L'AMORE PERDUTO

di Chichilina
(/viewuser.php?uid=49795)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** QUEL GIORNO ***
Capitolo 3: *** IN VIAGGIO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Non ci credo… ce  l’ho fatta a scrivere questo piccolo prologo!!!!

Chi mi conosce sa che ho in piedi un miliardo circa di storie ( le concluderò tutte ^_^ promesso!!!!) che a causa degli impegni universitari congiunti al mio lavoro full time (mi laureo il prox 3 novembre e lavoro in agenzia viaggi praticamente tutto il giorno) non riesco ad aggiornare ma…quando mi viene un’idea nn riesco a tenermela dentro..

Cmq…sarà a causa della giornata al Roomics insieme alla mia mitica amica Neptune87 (a cui dedico la storia) o sarà che…i miracoli sono più frequenti di quello che si crede, ce l’ho fatta.

Spero di poter aggiornare presto e raccontarvi questa mia storia. Un abbraccio. Chichilina

 

 

Non ricordo quasi più il giorno in cui ho iniziato a viaggiare.
Mi sembra essere tutta la vita che metto un piede d’avanti all’altro.
Passo dopo passo ho girato il mondo. Più di una volta forse. Ma … ancora non sono arrivato.

Non ho ancora i capelli bianchi. Non ho ancora le rughe. Dire che sono poco più che un ragazzo sembrerà paradossale ma non è una menzogna.

Niente valige, niente compagni di viaggio. Solo un obbiettivo a scaldarmi durante i lunghi inverni e a rinfrescarmi quando l’estate è troppo calda.

La mia meta non è una città, la mia destinazione non è una casa. Il mio traguardo si chiama VENDETTA, ed  è l’unica suola per le mie scarpe consumate.

Mi chiamo Ranma Saotome, sono un artista marziale e sono alla ricerca di chi mi ha tolto tutto quello per cui valeva la pena vivere.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** QUEL GIORNO ***


Ecco il secondo capitolo. Il primo è stato una specie di prologo. Diciamo che la storia inizia adesso. Spero vi piaccia.

Ringrazio tantissimo:

 laurastella 
spero continuerai a seguire questa avventura!
apple92 
Al Romics sono stata per qualche ora in compagnia di una mia carissima amica conosciuta su Efp. magari l'anno prossimo ci inotriamo lì ^_^. La storia inizia con questo cappY. Mi auguro di non averti deluso.
Dada88 
grazie per i tuoi complimenti. Che ne dici di questo cappy? Aspetto tuo parere.

Ringrazio tutti quelli che leggeranno e ancora di più elli che commenteranno...spero di non deludere nessuno. Un abbraccio . Chichilina

Quel giorno la mia vita è cambiata. Dopo non sarei mai più stata quella di prima. Quel disperato, incredibile giorno ho conosciuto la morte annegando nel blu dei suoi occhi infiniti e sono tornata alla vita diversa, trasformata del tutto, nell’incanto della sua voce.

La strada del ritorno mi sembrava incredibilmente più lunga, il nuvoloso tramonto stava lasciando spazio ad una notte senza stelle. La mia casa era lontana e la caviglia slogata teneva ben presente alla mia mente ogni metro percorso. Continuavo a ripetermi di essere stata una sciocca a sporgermi tanto per raccogliere uno stupido fiore spuntato su una stupida roccia a picco sulla vallata.  E per cosa poi? Per fare una ghirlanda ancora più stupida da indossare  alla festa del paese. Sciocca, pericolosa, inutile vanità!
Non potevo nemmeno accusare i Kami di avermi abbandonata…era già tanto non essermi rotta l’osso del collo con quella rovinosa caduta.

I miei vestiti erano logori. Malamente la camicia reggeva il peso dei miei seni. Speravo con tutta me stessa di non incontrare nessuno fino a casa. Non era certo la situazione migliore quella per un incontro: zoppa e seminuda in mezzo al bosco.

Le foglie si spezzavano sotto i miei piedi trascinati dalla forza di volontà, emettendo un fruscio che si faceva trascinare dal vento freddo.  Era ancora marzo e l’aria non era gentile.  Mi sentivo terribilmente stanca e avevo freddo. Avevo esaurito tutte le mie energie arrampicandomi lungo la scarpata dalla quale ero caduta. Cominciavo seriamente ad avere paura di non farcela a tornare a casa in quello stato.

Ed ecco la pioggia. Unica assente in quel quadretto di difficoltà. Quasi non mi stupii di trovarmi il viso bagnato dalle prime gocce. Quando si dice che al peggio non c’è mai fine!

Fu in quel momento che il destino sembrò darmi una mano. A pochi metri una piccola grotta avrebbe potuto diventare riparo e giaciglio per me, sfortunata, stupida ragazza vanitosa.

pochi, dolorosi passi e l'avevo raggiunta. Constatai subito che le pareti della grotta non erano per nulla umide, segno che la roccia non presentava infiltrazioni. Una buona notizia. Se fossi riuscita ad accendere un fuoco la mia situazione sarebbe notevolmente migliorata. Dovevo essere ottimista. Cosa poteva ormai succedermi di più?!!

Rintanata  nel mio rifugio di fortuna mi misi  quindi a cercare un po’ di legna da accendere. Non dovevo avere paura. Infondo dovevo solo accendere il fuoco, far riposare la caviglia  e aspettare che si facesse giorno per tornarmene piano piano a casa.

La grotta era davvero buia però. Troppo buia.

Camminavo a tentoni pregando silenziosamente di non pestare niente di poco piacevole.

Fuori la forza della pioggia aumentava in continuazione. Un vero e proprio temporale batteva contro la roccia. Ero al quanto suggestionata.

Fu un attimo, un solo attimo. Un tuono, poi un fulmine e quella luce naturale, inondando la grotta, mi  mostrò la potenza di due occhi di fuoco fissi su di me.

      -Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh! 

Chiunque avrebbe gridato al mio posto.

 

-          -…

-          -O mio Dio? Chi c’è?

La luce del fulmine aveva di nuovo lasciato spazio al buio più profondo. Ero tornata al buio più completo. Ora però sapevo di non essere sola nella grotta. C’era qualcuno . Qualcuno con gli occhi più penetranti che avessi mai visto.  Ero terrorizzata. Mi sentivo morire.

 

-          -Dimmi che sei! Perché non parli?

-          -Sta calma.

La sua voce. Come potrei mai dimenticare quella voce!

-          Sta calma. Non ti farò del male.

Il rumore di due pietre che cozzavano. Una fiamma accese una fiaccola. Ora vedevo.

-          -Che ci fai qui, ragazzina?

-          -…io…

Non riuscivo a mettere insieme due parole. Mi sentivo pietrificata. Per un momento dimenticai la paura e credetti di avere d’avanti un Dio, magari un Dio dei boschi. La sua pelle rifletteva la fiamma della torcia e i suoi occhi brillavano di stelle. L’ombra sulla roccia non si poteva distinguere da un’aurea di potere come quelle che vedevo intorno ai grandi combattenti del villaggio durante gli addestramenti più duri.

 

-          -Non sai parlare forse? Oppure non capisci la mia lingua?

-          -No, no…io…

-          -Va bene, ho capito. Sei spaventata. Puoi stare tranquilla. Non sono uno che fa del male alle ragazzine come te. Puoi anche rilassarti.

All’improvviso mi resi conto che aveva, non so come, posato qualcosa, che poi riconobbi come una giacca, sulle mie spalle infreddolite. Capii da quello che non mi avrebbe fatto del male e mi tranquillizzai davvero. Ripresi lucidità e decisi di presentarmi.

  -Grazie…scusami se ho urlato ma mi ero spaventata. Io, io mi chiamo Ukio. Volevo solo ripararmi dalla pioggia e riposarmi un po’.

Non mi rispondeva. Come potevo illudermi di istaurare un dialogo con quella specie di Dio?!

Incurante di quello che gli avevo appena detto lui conficcò la fiaccola nella roccia e cominciò ad ammucchiare un po’ di legna secca per accendere un fuoco.

Restai in piedi a guardarlo.

Quando ebbe finito si sedette appoggiando la schiena alla roccia e fissando il fuoco con intensità.

Ero ancora in piedi.

Non sapevo dire se c’erano più fiamme nei suoi occhi oppure in quel focolare. Mi incantava.

Capii che non mi avrebbe più rivolto parola. Decisi quindi di sedermi anche io. La sua voce pacata di poco prima stonava con la durezza del suo sguardo.

Passarono più di due ore senza che nessuno di noi dicesse una parola. In quel silenzio sembravamo aver trovato entrambi la pace dopo una giornata difficile.

Una parte di me avrebbe voluto intessere con quello strano ragazzo una qualche conversazione ma sapevo che non ci sarei riuscita. Almeno mi tranquillizzava la convinzione di aver avuto la fortuna di non aver incontrato un qualche squilibrato.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** IN VIAGGIO ***


La mia guancia “rideva”. Un’espressione buffa la mia, lo so, ma è quella che usavo da bambina per dire che una parte del mio corpo formicolava per la poca circolazione sanguigna. Gli occhi divertiti di mio padre ogni volta che dicevo così erano sempre un buon motivo per decidere che una mano oppure un piede era vittima dell’odioso supplizio.

La mia guancia formicolava. Non ero più una bambina. La grotta aveva impresso nella mia pelle, non abbastanza resistente evidentemente,  le orme rocciose della sua pancia irregolare che avevo usato come cuscino.

Doveva essere da poco sorta l’alba. Un lieve spiraglio di luce mi aveva dato il buongiorno con il suo silenzioso tepore. Ci misi ben più di un momento per ricordarmi dove fossi.

Sulle mie spalle la sua giacca continuava a scaldarmi. Forse lui era ancora lì con me, non riuscivo a vederlo. Era una giacca nera, slavata e ruvida. Profumava come niente altro però. L’avevo tenuta addosso per tutta la notte e sentivo anche sulla mia pelle lo stesso odore di buono. Chissà cosa avrebbe potuto raccontarmi del suo padrone se  quell’indumento avesse potuto parlare?Mi ritrovai scioccamente a immaginare una vocina provenire da quell’indumento desiderosa di raccontarmi chissà quale verità. Ma era solo una giacca logora e certo non avrebbe soddisfatto la mia curiosità, ahimè morbosa, che sentivo.

Decisi di alzarmi, la caviglia non sembrava farmi  più male. Dovevo provare a camminare e rendermi conto dove esattamente fossi per poter tornare a casa. Ma, soprattutto, dovevo vedere se lui c’era ancora oppure no. Infondo mi aveva ceduto la sua giacca e aveva acceso il fuoco per scaldarmi. Se fino a qualche  momento prima di vedermi, o meglio se fino a qualche momento prima che io lo vedessi, la grotta era completamente buia nonostante il temporale voleva dire che, forse, lui preferiva starsene senza luce.

Si, mi convinsi di essere in debito con quel ragazzo. Chiusi un momento gli occhi per ricordare l’ emozione provata qualche ora prima nel vedere il suo viso illuminato dal fulmine.

-Puoi tenerla…

Era lui, di fronte a me che ancora tenevo gli occhi chiusi.
Sembrerò sfrontata nel dirlo ma … era davvero bellissimo. Teneva la sua casacca annodata in vita e il torso sudato. Probabilmente era sveglio da molto e aveva fatto qualche tipo di allenamento. I suoi capelli erano neri e a vederli sembravano morbidissimi. Erano racconti in una treccia alla base del collo. Mi sembrò magnifico.
Cercai di rispondergli nonostante lo stupore e l’ammirazione.


-… Ma, è tua. Sicuramente ne avrai bisogno.

-Ne farò a meno.

-Preferisco ridartela, sei stato già così gentile da prestarmela per la notte. Grazie…

 

Si allontanò e subito sentii il vuoto dello spazio che abbandonava.

 

-Credo tu ne abbia più bisogno di me. La tua camicia non credo  reggerà ancora per molto.

 

Non so spiegare di che colore divenne la mia faccia. Mi resi improvvisamente conto di essere seminuda davanti ad uno sconosciuto e sentii crescere dentro di me  una tale vergogna che mai più mi sono sentita così imbarazzata in tutta la mia vita.

Strinsi a me fortissimamente l’indumento sgualcito e ruotai su me stessa per nascondermi a quegli occhi sconosciuti.

 

-Non volevo metterti in imbarazzo ragazzina. Comunque è ora che io vada.

 

Se ne stava andando via. La sua voce morbida e ruvida insieme, non aveva avuto inflessioni, nonostante fosse chiaro lo sforzo di essere educato nei miei confronti e nonostante non mi dovesse nessuna spiegazione.

Riuscivo ad immaginare comunque l’intensità del suo sguardo anche se gli ero di spalle, anche se stava andando via.

Sentii il mio cuore sussultare, avrei capito molto tempo dopo il perché, e non resistetti a girarmi nella sua direzione per parlargli prima che fosse troppo lontano per ascoltarmi.

 

-Dove stai andando?

-…

-Mi hai sentita?

-Perché vuoi saperlo?

-Dimmelo…te ne prego…

-A Sud…a Nerima.

 

 

Non si era voltato per rispondermi, ma si era fermato un istante  e mi aveva detto dove stava andando. Non saprò mai il perché di questa confessione. Capìì subito però che era stata una specie di eccezione per lui.

 

Sentivo gli uccelli cinguettare. Tutti insieme facevano una gran confusione nella mia mente.
Non gli avevo chiesto nemmeno il suo nome.
Sapevo solo che era diretto a Nerima ed era l’uomo con il volto e il corpo più simile ad un dio che avessi mai visto  o potuto immaginare.

Nerima era molto, molto lontana, il mio villaggio invece non distava che un’ora di cammino.
Nessuno lì mi stava aspettando, però quella era la mia casa e avrei dovuto tornarci.
Lì avrei potuto riposare, mangiare, cambiarmi e tornare alla mia vita di sempre.

La mia noiosa, solitaria vita di sempre.

E invece … in quel momento volevo solo avere più tempo per ringraziarlo e magari conoscerlo prima di vederlo scomparire per sempre dalla mia vista con passo spedito.
In quel momento volevo…

Non so, ormai non ricordo più cos’altro desideravo in quel momento, ma ricordo bene cos’ho fatto. Senza riflettere presi la decisione che cambiò per sempre la mia vita. Senza pensarci cominciai a camminare nella direzione che lui aveva intrapreso. Ero in viaggio per Nerima…anche io.

Angolo dell'autore:

per chi volesse lascio il link per vedere una mia fan art di questo capitolo. Spero proprio vi piaccia.

Anche se non ho la fortuna di una conoscenza diretta, dedico questo disegno al meraviglioso staff di NRDP che mi ha ispirato l'idea delle immagini dedicate ad ogni capitolo. Siete bravissimi!!!

Chichilina


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=419838