Ecco il secondo capitolo. Il primo
è stato una specie di prologo. Diciamo che la storia inizia
adesso. Spero vi piaccia.
Ringrazio tantissimo:
laurastella
|
spero continuerai a seguire questa avventura!
|
|
apple92 |
Al Romics sono stata per qualche ora in compagnia
di una mia carissima amica conosciuta su Efp. magari
l'anno prossimo ci inotriamo lì ^_^. La storia
inizia con questo cappY. Mi auguro di non averti deluso.
|
|
Dada88 |
grazie per i tuoi complimenti. Che ne dici di
questo cappy? Aspetto tuo parere. |
|
Ringrazio
tutti quelli che leggeranno e ancora di più elli che
commenteranno...spero di non deludere nessuno. Un abbraccio . Chichilina
Quel giorno la mia vita è
cambiata. Dopo non sarei mai più
stata quella di prima. Quel disperato, incredibile giorno ho
conosciuto la
morte annegando nel blu dei suoi occhi infiniti e sono tornata alla
vita
diversa, trasformata del tutto, nell’incanto della sua voce.
La strada del ritorno mi sembrava
incredibilmente più lunga,
il nuvoloso tramonto stava lasciando spazio ad una notte senza stelle.
La mia casa
era lontana e la caviglia slogata teneva ben presente alla mia
mente ogni
metro percorso. Continuavo a ripetermi di essere stata una sciocca a
sporgermi
tanto per raccogliere uno stupido fiore spuntato su una stupida roccia
a picco
sulla vallata. E
per cosa poi? Per fare
una ghirlanda ancora più stupida da indossare
alla festa del paese. Sciocca, pericolosa, inutile
vanità!
Non potevo nemmeno accusare i Kami di avermi abbandonata…era
già tanto non
essermi rotta l’osso del collo con quella rovinosa caduta.
I miei vestiti erano logori.
Malamente la camicia reggeva il
peso dei miei seni. Speravo con tutta me stessa di non incontrare
nessuno fino
a casa. Non era certo la situazione migliore quella per un incontro:
zoppa e
seminuda in mezzo al bosco.
Le foglie si spezzavano sotto i miei
piedi trascinati dalla
forza di volontà, emettendo un fruscio che si faceva
trascinare dal vento freddo. Era
ancora marzo e l’aria non era gentile. Mi
sentivo terribilmente stanca e avevo freddo.
Avevo esaurito tutte le mie energie arrampicandomi lungo la scarpata
dalla
quale ero caduta. Cominciavo seriamente ad avere paura di non farcela a
tornare
a casa in quello stato.
Ed ecco la pioggia. Unica assente in
quel quadretto di
difficoltà. Quasi non mi stupii di trovarmi il viso bagnato
dalle prime gocce.
Quando si dice che al peggio non c’è mai fine!
Fu in quel momento che il destino
sembrò darmi una mano. A
pochi metri una piccola grotta avrebbe potuto diventare riparo e
giaciglio per
me, sfortunata, stupida ragazza vanitosa.
pochi, dolorosi passi e l'avevo raggiunta. Constatai subito che le
pareti della grotta non erano per
nulla umide, segno che la roccia non presentava infiltrazioni. Una
buona
notizia. Se fossi riuscita ad accendere un fuoco la mia situazione
sarebbe
notevolmente migliorata. Dovevo essere ottimista. Cosa poteva ormai
succedermi
di più?!!
Rintanata nel
mio
rifugio di fortuna mi misi quindi
a
cercare un po’ di legna da accendere. Non dovevo avere paura.
Infondo dovevo
solo accendere il fuoco, far riposare la caviglia e
aspettare che si facesse giorno per
tornarmene piano piano a casa.
La grotta era davvero buia
però. Troppo buia.
Camminavo a tentoni pregando
silenziosamente di non pestare
niente di poco piacevole.
Fuori la forza della pioggia
aumentava in continuazione. Un vero
e proprio temporale batteva contro la roccia. Ero al quanto
suggestionata.
Fu un attimo, un solo attimo. Un
tuono, poi un fulmine e
quella luce naturale, inondando la grotta, mi
mostrò la potenza di due occhi di fuoco fissi
su di me.
-Ahhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Chiunque
avrebbe gridato al mio posto.
-
-…
-
-O mio Dio? Chi
c’è?
La
luce del fulmine aveva di nuovo lasciato spazio al buio più
profondo. Ero
tornata al buio più completo. Ora però sapevo di
non essere sola nella grotta.
C’era qualcuno . Qualcuno con gli occhi più
penetranti che avessi mai visto. Ero
terrorizzata. Mi sentivo morire.
-
-Dimmi che sei!
Perché non parli?
-
-Sta calma.
La
sua voce. Come potrei mai dimenticare quella voce!
- Sta
calma. Non ti farò del male.
Il
rumore di due pietre che cozzavano. Una fiamma accese una fiaccola. Ora
vedevo.
-
-Che ci fai qui, ragazzina?
-
-…io…
Non
riuscivo a mettere insieme due parole. Mi sentivo pietrificata. Per un
momento dimenticai
la paura e credetti di avere d’avanti un Dio, magari un Dio
dei boschi. La sua
pelle rifletteva la fiamma della torcia e i suoi occhi brillavano di
stelle. L’ombra
sulla roccia non si poteva distinguere da un’aurea di potere
come quelle che
vedevo intorno ai grandi combattenti del villaggio durante gli
addestramenti
più duri.
-
-Non sai parlare forse? Oppure
non capisci la mia
lingua?
-
-No,
no…io…
-
-Va bene, ho capito. Sei
spaventata. Puoi stare
tranquilla. Non sono uno che fa del male alle ragazzine come te. Puoi
anche
rilassarti.
All’improvviso
mi resi conto che aveva, non so come, posato qualcosa, che poi
riconobbi
come una giacca, sulle mie spalle infreddolite. Capii da quello che non
mi
avrebbe fatto del male e mi tranquillizzai davvero. Ripresi
lucidità e decisi
di presentarmi.
-Grazie…scusami se ho
urlato ma mi ero
spaventata. Io, io mi chiamo Ukio. Volevo solo ripararmi dalla pioggia
e
riposarmi un po’.
Non mi rispondeva. Come potevo
illudermi di istaurare un dialogo con
quella specie di Dio?!
Incurante di quello che gli avevo
appena detto lui conficcò la fiaccola
nella roccia e cominciò ad ammucchiare un po’ di
legna secca per accendere un
fuoco.
Restai in piedi a guardarlo.
Quando ebbe finito si sedette
appoggiando la schiena alla roccia e
fissando il fuoco con intensità.
Ero ancora in piedi.
Non sapevo dire se
c’erano più fiamme nei suoi occhi oppure in quel
focolare. Mi incantava.
Capii che non mi avrebbe
più rivolto parola. Decisi quindi di sedermi
anche io. La sua voce pacata di poco prima stonava con la durezza del
suo
sguardo.
Passarono più di due
ore senza che nessuno di noi dicesse una parola. In
quel silenzio sembravamo aver trovato entrambi la pace dopo una
giornata
difficile.
Una
parte di me avrebbe voluto intessere con quello strano ragazzo una
qualche
conversazione ma sapevo che non ci sarei riuscita. Almeno mi
tranquillizzava la
convinzione di aver avuto la fortuna di non aver incontrato un qualche
squilibrato.
|