All or nothing

di DreamyVale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't love you ***
Capitolo 2: *** Everybody Hurts ***
Capitolo 3: *** Rockstars ***
Capitolo 4: *** Take a bow ***
Capitolo 5: *** Un giorno così ***
Capitolo 6: *** Touch my body ***
Capitolo 7: *** Damn Girl ***
Capitolo 8: *** Seventeen Again ***
Capitolo 9: *** Angel with a dirty face ***
Capitolo 10: *** Waterloo ***
Capitolo 11: *** It's ok ***
Capitolo 12: *** Livin' on my own ***
Capitolo 13: *** Epilogo - All or Nothing ***



Capitolo 1
*** I don't love you ***


Piccola premessa a questo primo capitolo, innanzitutto per ringraziare Ju (Magical_Illusion) per il sostegno e la correzione e poi per precisare qualcosa su Becky. E' un personaggio del tutto inventato che nella mia testa ha il volto della modella Bar Rafaeli, per il resto vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia!

29-12-2009: da oggi questa fanfic è dedicata alla memoria di Jimmy "The Rev" Sullivan, dopo aver appreso della sua morte stamattina non posso fare altro che fare questo piccolo minuscolo gesto per ricordare una persona siuramente fantastica. RIP Jimmy, ci mancherai

Capitolo 01 - I don't love you

  Well when you go
Don't ever think I'll make you try to stay
And maybe when you get back
I'll be off to find another way
When you go
Would you even turn to say
"I don't love you Like I did Yesterday"
My Chemical Romance – I don’t love you


[02 marzo 2008 - Denver]

Denver non era male come cittadina, abbastanza grande, ma non molto, era il posto giusto per un concerto grosso ma non troppo caotico da essere insopportabile.
I ragazzi degli Avenged Sevenfold erano nel backstage a prepararsi, mancavano ancora due ore al concerto, ma erano già arrivati all’arena per mangiare qualcosa prima di salire sul palco ed evitare la ressa dell’ultimo minuto.
“Ma perché non ci entrate voi in quella cosa?” esclamò Jason, uno dei ragazzi dello staff rivolto a Synyster che stava cercando di spingerlo dentro una delle casse della batteria della band.
“Perché no, cazzo! Entra lì dentro che dobbiamo filmare quel cazzo di sketch!”  sbottò il chitarrista continuando a cercare di chiudere l’anta del baule.
“Porca puttana, mi merito un fottuto aumento!” borbottò Jason lasciandosi finalmente chiudere; il suo gemello sarebbe dovuto entrare facendo qualche battuta sulla città in cui erano, la band si sarebbe poi chiesta dov’era lui e sarebbero andati a liberarlo, era una scenetta completamente idiota, non per niente l’idea era venuta a Johnny Christ che in quel momento era mezzo ubriaco.
Dopo sei o sette ciak riuscirono a filmare qualcosa di decente, che sarebbe poi andato in onda sui mega schermi più o meno un quarto d’ora prima della loro esibizione, per scaldare il pubblico e prepararlo al concerto.
Jimmy stava su una poltrona a giocare con le sue bacchette, leggendo una rivista di musica che aveva trovato sotto uno dei divanetti quando sentì il cellulare vibrare nella tasca, lo estrasse guardando il nome sul display: Becky.
“Te lo giuro ti ho pensata! Dieci minuti fa quando Jason ha nominato Tutankhamon!” disse non appena ebbe risposto sentendo la risata della sorella dall’altra parte un po’ ovattata.
“Non so se voglio sapere perché l’avete nominato, né perché mi hai pensata… Anche se credo sia per Halloween dell’anno scorso … E tra l’altro dì a Jason che mi deve ancora un fusto di birra…” rispose la ragazza, e Jimmy quasi subito riuscì a sentire che sotto il tono apparentemente normale qualcosa non andava, aveva la voce troppo bassa e che non era decisamente la solita ironica e decisa.
“Glielo dirò” commentò lui “Come va?” chiese poi, sapendo che quella era un po’ una domanda fatidica.
Non ottenne risposta sentendola solo tirare su con naso, Rebecca stava piangendo.
“Hey, Bex?” disse lui tirando su la schiena e appoggiando i gomiti sulle ginocchia “Bex?”
“L’ho trovato a letto con un’altra” la frase arrivo troppo chiara e troppo limpida per essere vera, avrebbe potuto essere uno degli soliti scherzi della ragazza se la voce non fosse stata così rotta e flebile.
“Cosa?” chiese Jimmy praticamente incredulo alzandosi dalla poltrona mentre gli altri li rivolgevano uno sguardo stupito; il batterista camminò fino alla stanzetta sulla destra richiudendosi la porta alle spalle.
“Bex, cosa vuol dire che l’hai trovato con un’altra…?” chiese rendendosi conto che quella domanda era veramente stupida.
“Secondo te Jim?” disse lei abbozzando una risata “Sono stata a San Francisco per lavoro e sono tornata prima, un giorno prima… Hai presente no quelle commedie romantiche di serie B in cui lei lo trova a letto con la segretaria? Beh, fanculo non so se fosse la segretaria ma ti assicuro che si stava scopando una nel nostro letto…” spiegò la ragazza mentre il batterista guardava fuori dalla finestra passandosi una mano sul viso, sentendo chiaramente un rabbia a lui non così familiare salirgli dentro.
“Dove sei?” chiese Jimmy sedendosi su una poltroncina.
“Da mamma” rispose Becky tirando su con il naso “Merda! Sono patetica” rise “Non ho una casa, Jim” aggiunse poi “L’ho venduta perché saremmo dovuti andare a vivere da lui dopo il matrimonio; non ho una casa, ok? Non ho una cazzo di casa!” disse ancora incredula.
“Bex…”
“…Mi dovevo sposare! Porca puttana Jimmy mi dovevo sposare tra due fottutissime settimane!” urlò nella cornetta sentendo la frustrazione venire fuori, era stata buona e ragionevole con sua madre, ma adesso con il fratello poteva finalmente lasciar uscire tutto, sapeva che con lui poteva farlo.
“Vengo lì, ok? Ho un concerto stasera e poi prendo il primo aereo e vengo lì” le disse il ragazzo cercando di usare un tono calmo e non perdere la testa, bastava Bex.
“No, Jim, sul serio hai un casino di date del tour, lascia stare.” commentò lei “E poi non ci voglio stare neanche io qui, che cazzo ci vieni a fare tu…” rise ironica.
“Vieni in tour!” esclamò lui scattando in piedi “Abbiamo almeno altri due o tre mesi, ti giri l’America completamente spesata come mia… Psicologa personale?” azzardo mettendosi a ridere, sentendo la sorella dall’altro capo fare lo stesso.
“Jim…” sospirò lei.
“…Senti che cazzo fai te ne stai a casa di mamma ad aspettare che arrivi la nonna a piangere perché morirai zittella?”
“Grazie per il tatto bastardo!” lo interruppe lei ritrovando un briciolo della sua grinta.
“Chi meglio di un gruppo di deficienti può farti divertire?” riprese a dire il batterista.
“Se il gruppo di deficienti siete tu e l’allegra combriccola di ubriaconi nessuno…” constatò lei alla fine lasciandosi cadere indietro sul letto.
“Prendi un cazzo di aereo per Denver domani mattina, noi siamo qui altri due giorni, ti vengo a prendere all’aeroporto e ti fai un tour come si deve, alla vecchia maniera quando non eri una quasi sposina rompipalle!” rise Jimmy prendendo una birra dal frigo.
“Non sono più una cazzo di sposina Jim, sono una fottuta cornuta del cazzo!” sbottò lei.
“Che finezza…” rise il fratello.
“Non farmi la predica per come parlo, avresti dovuto sentirmi quando insultavo Dylan, meritavo un cazzo di Oscar alla carriera!” riprese a dire Becky “Guarda che ho aperto il portatile e sto prenotando il biglietto sul serio… Che poi non ti lamenti, tu o uno dei tuoi amici psicopatici…” rise.
“Nessuno si lamenta, Matt al massimo stappa la bottiglia buona di champagne sapendo che sei tornata single, e anche Jason credo” la rassicurò il ragazzo divertito.
“Due gemelli al prezzo di uno, ok sto prenotando!” riprese a dire “Grazie Jim” aggiunse poi.
“Grazie al cazzo Bex, mi dispiace” rispose lui.
“Atterrò alle undici, voglio un tappeto rosso e un paio di limousine” mise in chiaro.
“Imbottite di Jack ovviamente” le fece eco Jimmy.
“E spogliarelliste, dopo questa l’unica è diventare lesbica cazzo, vedi che Gates aveva sempre avuto ragione a dire che dovevo darmi alle donne?” commentò Bex.
“Saranno tutti felici di ciò” rise il batterista “A domani”.
“Buon concerto, saluta le teste di cazzo, ti voglio bene Jim!” rispose lei.
“Anche io cornuta” la salutò.
“Fottiti!” rise lei prima di riattaccare.
Jimmy uscì dalla stanza sbattendo la porta un po’ troppo forte alle sue spalle.
“Hey, che cazzo succede?” chiese Brian appoggiando la chitarra a terra.
“Bex ha trovato Dylan a letto con un’altra” esclamò Jimmy senza preamboli, mentre Zacky iniziava a tossire quasi soffocandosi con la birra.
“Scusa?” chiese Syn alzandosi in piedi, quello era chiaramente uno scherzo dei due fratelli Sullivan.
“Il futuro maritino si stava sbattendo una a letto, a casa loro” continuò il batterista camminando fino a raggiungere il divano.
“Io gli spezzo il collo” sbottò Zacky senza pensarci.
“Mettiti in fila” sorrise Jimmy.
“Porca puttana ma si dovevano sposare, tra due settimane” esclamò Matt sedendosi vicino all’amico.
“Infatti non credo che Bex l’abbia presa molto bene, sai com’è fa la figa come al solito ma credo… Non penso che questa volta sia proprio così semplice” spiegò il batterista “Vieni qui domani, le ho detto che magari può stare un po’ in giro con noi, se sta a casa con mia madre si impicca con la doccia, me la vedo che piange perché la sua bambina non si sposa più” rise facendo sorridere anche tutti gli altri.
“Merda!” commentò Syn sedendosi di nuovo “E io che avevo comprato lo smoking per il matrimonio!” scherzò.
“Dovranno anche annullare tutto… Pensa che casino” intervenne Johnny.
“Penso di sì… Non ho idea di come…” iniziò a dire Jimmy “Spero che addebiti tutto a lui quantomeno…” continuò prendendo in mano le bacchette e giocandoci “Hey domani quando arriva niente musi lunghi o poi se la prende con me che la trattiamo come una povera zitella” scherzò indicandoli tutti.
“Figurati, domani dopo il concerto la portiamo a fare casino!” esclamò Zacky saltando in piedi “Insomma quanti sono due anni che non si fa un tour con noi?” riprese “Deve ricordarsi l’A7X style come si deve…” concluse mentre tutti si mettevano a ridere prima di venire richiamati dal resto dello staff: stava per iniziare in concerto.

[03 marzo 2008 - Denver]

L’aereo era in orario, stranamente, l’ultimo che aveva preso aveva ritardato di quasi due ore e, se non fosse successo non sarebbe arrivata a casa alle cinque del pomeriggio di un sabato qualunque, e non avrebbe trovato Dylan a letto con un’altra e non avrebbe mai lasciato LA, e non si sarebbe trovata a Denver in quel momento.
Per tutta la durata del volo si era convinta di essere qualcosa di molto simile a Gwyneth Paltrow in Sliding Doors, ed era quasi certa che in qualche altra dimensione un’altra lei, con i capelli meno spettinati e le occhiaie meno marcate, stava continuando a organizzare il matrimonio perfetto, invece che essere al rullo porta bagagli a sgomitare per recuperare la sua valigia, pronta ad unirsi a un gruppo di ubriaconi in un metal tour che prometteva solo grandi bevute e risate.
Non ci mise molto a riconoscere suo fratello in mezzo alla folla: Jimmy sfiorava i due metri e si poteva vedere probabilmente da ogni punto del salone; Rebecca sorrise trascinando la sua valigia fino a essergli davanti facendosi abbracciare e sollevare praticamente da terra nonostante neanche lei fosse tanto piccola.
“Hey, ciao sorellona!” rise lui stringendola fino quasi a toglierle il respiro.
“Ciao scemo!” rispose lei staccandosi per guardarlo “Cazzo guarda che occhiaie, ma quanto casino fate voi metallari da strapazzo?” rise schioccandogli un bacio sulla guancia, mentre il ragazzo prendeva la valigia facendole strada verso il parcheggio.
“Vedrai, questo tour è enorme, un casino veramente!” rise lui passandole un braccio sulle spalle.
“Ho vaghi ricordi del Warped e se questo è peggio siamo nei guai!” scherzò lasciandosi coccolare un attimo, le faceva bene stare con lui, era la prima persona a cui aveva pensato dopo tutto quel casino.
Quando era in giro per il mondo Becca sentiva molto la mancanza di Jimmy, delle chiacchierate davanti a una birra, delle cene fuori anche solo dei pomeriggi passati a fare qualche spesa. Ormai erano anni che gli Avenged avevano raggiunto un discreto successo e si era abituata al fatto che The Rev, come ormai lo chiamavano tutti, fosse costantemente in giro per il mondo, per lei però quella stanga di quasi due metri altro non era che il suo fratellino psicopatico che aveva iniziato a fare casino nel garage di casa con un gruppo di amici con la fissa del rock.
Salirono in macchina restando fermi in silenzio per un attimo “Cibo?” chiese lui e la ragazza annuì con un sorriso, le chiacchierate migliori nascevano sempre davanti a una pizza e parecchie bottiglie di birra.
Rebecca iniziò a giocare con l’autoradio della macchina a noleggio con cui Jimmy era venuto a prenderla fino a trovare una canzone che conosceva e che le piaceva parecchio.
“Cazzo Bex, e poi? Ci tagliamo le vene a vicenda?” sbottò Jimmy ridendo mentre nemmeno lei riusciva a rimanere seria iniziando a cantare:
“When you go
Would you even turn to say
I don't love you
Like I did
Yesterday”

Bex rise mentre seguiva la voce di Gerard Way dei My Chemical Romance, scuotendo la testa e abbassando il volume dopo il primo ritornello.
“Cazzo se fa male Jim…” disse senza neanche pensarci, tirando i piedi sul sedile e appoggiando la testa al finestrino guardando fuori.
“Lo so Bex” disse lui accarezzandole la gamba con la mano.
“Era tutto pronto, dovevi vedere che razza di vestito che avevo, e la chiesa quella vicino alla baia che mi piaceva tanto, e i fiori, il catering…” iniziò a dire “…E io…” rise scuotendo la testa.
“Insomma è o non è la cosa più pazzesca il fatto che fossi pronta a sposarmi?” chiese girando lo sguardo e incontrando quello del fratello che aveva appena svoltato per entrare in un enorme parcheggio.
“Un po’…” ammise lui “Mi ero anche fatto una ragione del fatto che quel figlio di puttana ti stesse per mettere una fede al dito” aggiunse con un sorriso fermando la macchina notando che la sorella si stava guardando la mano sinistra, su cui scintillava un grosso anello di fidanzamento.
“Non ho proprio voglia di sedermi in un ristorante” ammise Becca.
“Lo so, infatti vado a prendere la pizza e la mangiamo in macchina in ricordo delle migliori serate di Huntington” disse Jimmy facendole cenno di aspettare lì prima di scendere dalla macchina e tornare dopo un quarto d’ora con un sacchetto pieno di birre e un cartone della pizza in mano.
Una volta entrato passò tutto a Becky mettendo in moto e spostandosi più avanti, fino alla fine del parcheggio, all’ombra, sotto degli alberi, abbassando i finestrini e spegnendo il motore.
Si stapparono una birra in silenzio e Jimmy prese una fetta di pizza, sapeva che sua sorella aveva i suoi tempi per iniziare a parlare e che non era il caso di incalzarla e innervosirla perché poteva essere pericoloso.
“Siamo stati insieme sei anni e che cazzo ne so io che non se ne è scopate un’altra ventina?” disse a un certo punto tenendo lo sguardo fisso in avanti.
Jimmy non rispose, a dire il vero quel pensiero era passato anche a lui per la testa.
“Ma se se ne fosse fatte altre perché chiedermi di sposarmi? Perché mettersi un cappio al collo quando voleva solo sbattersi mezzo mondo!” continuò.
“Perché tu…”
“Perché così io ci sarei sempre stata a casa ad aspettarlo mentre lui si dedicava a mezza Los Angeles” lo interruppe sapendo che stavano pensando la stessa cosa.
“L’hai più sentito?” chiese il batterista stappandosi una seconda birra.
“Dici da quando gli ho sfasciato in testa il quadro per cui aveva appena speso venticinquemila dollari?” sorrise lei facendolo ridere “No.” aggiunse poi.
“Sono entrata” esclamò dopo poco “Entrata in casa, ho sentito dei rumori, sono andata in camera e li ho visti lì, ho urlato sono andata in soggiorno, mi ha seguita, gli ho sfasciato il quadro, gli ho tirato qualche vaso e sono uscita” concluse come se avesse appena elencato la lista della spesa; “Poi sono tornata il giorno dopo a prendermi la mia roba quando sapevo che lui era fuori, basta”.
“Mi dispiace” disse lui con un sospiro.
"Sì, beh, niente grande addio al nubilato, uh?" rise Becky facendo finta di niente e asciugandosi gli occhi lucidi "Che poi a Dylan non andava molto che ne facessi un secondo addio con te e i ragazzi della band!" scherzò guardando gli occhi chiari del fratello con i suoi praticamente identici.
"Dovevo capirlo che era un coglione quando non ha voluto fare paracadutismo con me e Matt!" commentò Jimmy tirando contro di sé la ragazza per abbracciarla.
“Ho voglia di vedere gli altri, mi spupazzo un po’ Johnny e il mondo tonerà a sorridermi!” scherzò lei.
“Johnny ha appunto detto di essere a tua disposizione” replicò Jimmy.
Becca fin dal primo momento che il bassista era entrato a far parte della band sostituendo il precedente l’aveva sempre considerato come il suo orsacchiotto personale, piccolo e coccoloso. Il più delle volte era per far rosicare gli altri membri del gruppo che lo prendevano costantemente in giro.
I ragazzi degli Avenged avevano sempre avuto per lei la classica cotta da sorella maggiore del migliore amico, quella sorta di piccola venerazione per una più grande di loro e che, negli anni del liceo, sembrava essere inarrivabile e inafferrabile, in più c’era da aggiungere che Becky aveva dalla sua il fatto di essere una gran bella ragazza, e quello aveva fomentato l’infatuazione.
Quando era arrivato Johnny Christ, essendo il più piccolo dei cinque, aveva anche iniziato ad essere bersaglio degli scherzi e delle prese in giro, sempre in maniera bonaria, certo, ma era di sicuro il più martire dei cinque e così lei se l’era preso a cuore e, in barba agli altri tre, gli riservava sempre abbracci e attenzioni particolari, cosa che il bassista non disdegnava e non mancava di far notare agli amici.
 “Mi porti a fare shopping?” esclamò la ragazza dal nulla alzando lo sguardo “Ti giuro sento proprio un bisogno viscerale di shopping, di quello maniacale… Magari con la tua carta di credito!” aggiunse mentre il batterista si metteva a ridere.
“Direi che questa volta te lo meriti” le disse mentre lei gli schioccava un bacio sulla guancia rimettendosi dritto al posto del guidatore.
“Sì, sono certa di meritarmelo…” sorrise guardandosi allo specchio per sistemarsi il trucco leggermente sbavato mentre il fratello rimetteva in moto dirigendosi verso il centro della città.

“Signori e… Signori… Direi…” esclamò Jimmy ridendo entrando nella stanza in cui si trovavano gli altri Avenged Sevenfold e qualche altro membro dello staff, in quel momento interamente maschile “…Direttamente dalla California… Mia sorella!” esclamò indicando dietro di lei Becky che stava avanzando lungo il corridoio e alzava le braccia in segno di vittoria.
“Nah… Non ci passo!” disse la ragazza fermandosi e indicando la porta,  guardando poi suo fratello “Sul serio è bassissima con le corna che mi ritrovo mica ci passo di lì!” rise prima Jimmy allungasse la mano trascinandola dentro e dicendole che era una cretina.
“Io, io per primo!” disse Brian alzandosi e avvicinando a Becky per salutarla abbracciandola “Ciao stronza!” le disse mentre lei con una mano gli pizzicava il fondoschiena.
“Ciao sciupa femmine, come andiamo?” rispose la ragazza dando un bacio sulla guancia del chitarrista.
“Al solito, tu?” chiese lui staccandosi.
“Ho visto tempi migliori, ne vedrò di peggiori, cosa vuoi che ti dica!” sorrise lei scompigliandogli i capelli, cosa che Brian odiava e Bex lo sapeva bene.
“Cat!” esclamò Zacky, usando quello stupido soprannome che ormai aveva da troppo tempo, da quella volta ad Halloween, quando lei aveva 17 anni e loro poco meno di 15, in cui era scesa dalle scale di casa vestita da Catwoman, scombussolando, a quanto le avevano detto parecchi anni dopo, gli ormoni di tutto il gruppo di ragazzi, almeno una decina, che stazionava davanti alla tv di casa loro.
“Ciao Zee!” sorrise lei facendosi abbracciare.
“Ho già assoldato uno squadrone della morte per far fuori Dylan, tranquilla!” le disse a bassa voce facendola ridere prima di staccarsi per permetterle di salutare gli ultimi due.
Matt le si avvicinò tirandola su da terra “Cat ci eri mancata un casino!” rise prendendola in braccio.
“Lo so, i tour senza di me sono una palla!” scherzò lei stampandogli un bacio sulla guancia per passare poi a guardare Johnny che stava sul divano e rideva beatamente.
“Johnnyno!” esclamò lanciandosi contro il ragazzo e travolgendolo fino a farlo finire disteso sui cuscini.
“Cazzo, basta con questa cazzo di discriminazione!” tuonò Jason che guardava il bassista e la ragazza avvinghiati sul divano.
“Piantala clone numero uno, questo è l’uomo della mia vita!” lo zittì facendogli una linguaccia “Ciao anche a te clone numero due!” aggiunse poi rivolta a Matt, il gemello.
“Ciao stronza!” la salutò lui scuotendo la testa divertito.
Becky si mise a sedere prendendo una delle birre sul tavolino e stappandola prima di appoggiarsi allo schienale del divano “Allora, vi siete dati ad un allegro Gay Pride perché non vi sopporta più nessuno? Su, dove le nascondete le ragazze?” chiese bevendo un sorso e guardandosi intorno.
“Jackie e Haylie arrivano la settimana prossima” rispose Zacky guardandola divertito.
“Già… Haylie, la donna del mio uomo!” scherzò lei fissando Johnny “Inutile che fai il finto tonto, me la devi presentare” rise mentre lui alzava le mani in segno di resa e annuiva.
“Io sono ancora single!” statuì Brian tutto sorridente.
“Sì immaginavo” commentò la ragazza fissandolo “Controlli ancora che l’encefalogramma sia piatto prima di farti qualcuna?” lo prese in giro.
“Rigorosamente” rispose lui bevendo un sorso di birra dopo aver alzato la bottiglietta in un brindisi “Comunque è single anche l’idiota lì…” aggiunse poi indicando Matt.
“Sì ma per lui l’encefalogramma è secondario, gli basta una terza e lo fai felice…” commentò Bex mentre Jimmy si sedeva vicino a lei che gli appoggiava la testa sulla spalla.
“Che ci vuoi fare! Mi tratto bene!” rise il cantante allargando le braccia.
“Gente che cazzo di sketch facciamo per stasera…?” chiese Zacky alzandosi in piedi mentre Becky li guardava confusa prima che il chitarrista le spiegasse che durante quel tour mandavano in onda piccoli filmati, idioti, del dietro le quinte prima di salire sul palco.
“Mi chiudo con la stronza in doccia e vediamo che succede!” esclamò Syn battendo le mani soddisfatto mentre la diretta interessata alzava il dito medio nella sua direzione.
“Hey, è geniale!” esclamò Jimmy “Siamo tutti qui che ci prepariamo e alla fine non troviamo più Syn, apriamo la doccia e lo troviamo dentro con Bex”.
“Forse andrebbe meglio con Matt, il cantante fa più scena, lo mettiamo pure in asciugamano” disse Johnny ridendo mentre Syn lo mandava candidamente a fanculo iniziando a borbottare che lui sarebbe stato molto meglio in doccia.
“E con gli occhiali da sole!” esclamò Jason ad alta voce dall’altra stanza.
“E Bex anche senza asciugamano” gli fece eco Matt mentre la ragazza buttava gli occhi al cielo sentendosi bellamente ignorata.
“Posso esprimere un’opinione?” chiese e tutti la guardarono.
“No” dissero all’unisono prima di ricominciare a parlare di come girare la scena.
“Becca muoviti, togliti la felpa e entra in doccia!” disse Syn alzandosi per prendere la video camera.
“No” rispose lei finendo la sua birra.
“Non rompere!” le disse Jimmy facendole il solletico mentre lei scattava in piedi per sfuggirgli.
“Forza donna, in doccia!” rise Matt caricandosela sulle spalle e attraversando la porta del bagno.
“E in tutto questo faccio la bella statuina o come mi faccio trovare dal pubblico? Come la zoccola che gli sta facendo…” la frase venne interrotta visto che fortunatamente il cantante le aveva messo la mano sulla bocca per impedirle di continuare.
“Usate la fantasia, no?” rise Zacky richiudendo la porta, mentre Brian dava a Jason la videocamera iniziando a girare.
La carrellata sui membri del gruppo che dicevano il proprio nome e poi Zacky che si chiedeva dove fosse M. Shadows, la porta della doccia che si apriva e nessuno sapeva bene cosa si sarebbero inventati i due lì dentro: dopo qualche secondo ecco uscire Becca con i Rayban, la maglietta e il cappello di Matt in testa.
“Hey Detroit come state?” disse imitando la voce un po’ roca del cantante “Il resto del gruppo stava decisamente architettando qualcosa, eh?” continuò mentre gli altri cercavano di non ridere notando che la ragazza si era anche messa sul labbro il piercing del cantante “Detroit siete pronti a fare casino stasera? Cazzo, siete pronti a fare casino?” ripeté alzando il tono di voce mentre qualcuno le ticchettava il dito sulla spalla.
“Becca potresti ridarmi la mia roba?” disse il cantante che se se ne stava, ovviamente senza maglietta a braccia incrociate fissandola scocciato.
“Detroit! Chi preferite lui o me?” disse la ragazza ridendo mentre Matt si riprendeva i suoi Rayban e se li metteva su.
Jason fece girare la videocamera sul gruppo inquadrando Syn che sgranava gli occhi facendo una faccia veramente strana mentre a bassa voce diceva “Io sceglierei lei…”.
L’obiettivo si riportò poi su Matt che aveva ripreso possesso anche del suo cappello “Ci vediamo tra un quarto d’ora!” disse indicando la telecamera “Senza di lei…” aggiunse poi ridendo prima che Jason schiacciasse stop.
Rebecca si divertiva sempre a vedere gli A7X live, i concerti erano sempre energici, lei poteva cantare a squarcia gola tutte le canzoni che conosceva fin troppo bene, e poi aggirarsi nel backstage come se fosse casa sua la rilassava sempre. Si sedeva di solito da qualche parte con Matt, Jason e Gabriel, il tecnico delle luci, a bere birra e fotografare le facce dei fan più esaltati in prima fila, avevano una scatola in cui tenevano un numero spropositato di polaroid, dal primo concerto che la band avesse mai fatto fino agli ultimi con migliaia di persone.
Inoltre, in mezzo a tutta quella confusione, Becca poteva permettersi di non pensare, di concentrarsi su altro, sulle risate, sugli scherzi, sulle birre da lanciare ai ragazzi sul palco, poteva permettersi di dimenticare per un attimo Dylan e il suo matrimonio fallito, poteva far finta di non sentire un enorme peso allo stomaco ogni secondo, e mascherare quella sensazione di malessere con lunghe chiacchierate senza senso.
I ragazzi scesero dal palco dopo aver ringraziato e salutato il pubblico rifugiandosi come sempre nei camerini per farsi una doccia prima di tutto mentre Becca si perdeva a chattare sul portatile con la ragazza di suo fratello che, per fortuna, si sarebbe aggiunta al tour in un paio di giorni. Aveva proprio voglia di vedere Jess, era una brava ragazza, un po’ iperattiva ma veramente simpatica, con cui era andata subito d’accordo, e poi stava insieme a Jimmy da cinque anni, quindi la considerava di famiglia. Stavano elencando i 101 modi per uccidere Dylan quando Matt uscì dalla stanza sul retro infilandosi una maglietta.
“Ci vieni al club a bere una birra, Cat?” chiese sedendosi per infilarsi le scarpe.
“Non è che abbia molta voglia…” rispose lei salutando Jess su MSN e richiudendo il portatile “Ho preso l’aereo stamattina alle cinque” continuò affondando un po’ indietro nel divano.
“Non ti lasciamo in albergo a deprimerti, chiaro stronza?” esclamò Syn tirandole una lattina di birra prima di venire interrotto dal tour manager che diceva loro che il bus per riportarli verso il centro era pronto.
Nell’arco di un quarto d’ora erano tutti a bordo, l’arena si trovava a una mezzora dal centro città e quindi ci sarebbe voluto un po’ sia per raggiungere il club dove alcuni volevano andare sia per raggiungere l’hotel.
“E dai, vieni…” sorrise Syn sedendosi nel divanetto vicino a Becky.
“Non stasera, ok Gates? Non ho proprio voglia” rispose lei guardandolo.
“Cazzo, va proprio male se rinunci a una folle serata con noi, eh?” commentò il ragazzo mentre lei annuiva “Vieni qui” proseguì passandole un braccio sulle spalle e tirandosela contro “Non aspettavo altro che il tuo addio al nubilato per riempirti di scherzi e il tuo matrimonio per poterti dire che ormai eri una vecchia spacciata” rise mentre lei si lasciava un po’ coccolare da quello che dei cinque le era forse più affine come carattere.
Brian era sempre stato quello più sopra le righe, a parte suo fratello, ma anche quello più incline a parlare, quello senza mai peli sulla lingua, quello che a sedici anni andava da lei e le chiedeva costantemente di uscire e dopo aver incassato il no le chiedeva i numeri di telefono delle sue amiche.
Synyster Gates era un amico, non uno di quelli così stretti da passarci le ore al telefono o da raccontargli tutto, non uno di quelli che dovevi sentire spesso per sapere come stavano, ma uno di quelli che quando se ne aveva bisogno c’era: sempre.
“Beh puoi farlo a maggior ragione adesso sai? Ho quasi trent’anni e sono ufficialmente zitella!” scherzò lei facendolo ridere, senza perdere quel suo senso dell’umorismo neanche nelle situazioni peggiori.
“Quindi da stronza adesso cambio il soprannome in zitella?” si informò lui.
“O stronza zitella, vedi come preferisci…” puntualizzò Becca sistemandosi meglio sul sedile e lasciandosi cadere indietro contro il finestrino “E’ ancora valida l’offerta della birra?” chiese mentre lui annuiva, “Allora andrò a truccarmi che devo essere una specie di zombie” commentò alzandosi e stiracchiandosi un attimo, prima di schioccargli un bacio sulla guancia “Devo riprendere le tecniche del rimorchio, mi aiuti?” sorrise scoppiando a ridere.
“Tesoro, puoi rimorchiarmi quando vuoi!” scherzò indicandosi con un sorriso mentre lei camminava verso il bagno del tour bus.
“In un’altra vita Gates!” rise lei.
“Io attendo, sono un tipo paziente…” commentò distendendosi per godersi un quarto d’ora di sonno finché non fossero arrivati al locale.
“Tu un tipo paziente? Ma se una non te la dà dopo quindici minuti la scarichi?” esclamò Zacky ricevendo come risposta due dita medie alzate nella sua direzione.

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Capitolo 2
*** Everybody Hurts ***


Capitolo 02 - Everybody Hurts

Well, everybody hurts sometimes,
Everybody cries. And everybody hurts sometimes.
And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on.
Hold on, hold on. Hold on, hold on. Hold on, hold on.
(Everybody hurts. You are not alone.)

REM – Everybody Hurts

[04 marzo 2008 – Denver/Albuquerque]

Erano le nove quando qualcuno iniziò a bussare alla sua porta con un po’ troppa insistenza, Becky scostò le coperte e si alzò passandosi senza successo una mano tra i capelli prima di andare ad aprire e trovarsi davanti Jimmy.
La ragazza mugugnò qualcosa di simile a un buongiorno prima di ributtarsi a letto facendolo ridere.
“Bex svegliati, devi venire giù, fare colazione e poi partiamo per Albuquerque…” le disse andando alla finestra e spalancando le tende.
“Ma la vita da rockstar non comprende che si folleggia di notte e si dorme di giorno?” si lamentò lei nascondendo la testa sotto il cuscino.
“Sì, questo è quello che credono tutti, in realtà folleggi di notte, ti svegli presto la mattina, stai in giro tutto il giorno e arrivi la sera distrutto con sempre meno forza per uscire a folleggiare” rispose lui togliendole le lenzuola do dosso “Dai muoviti che gli altri stanno per scendere!”.
Rebecca si alzò entrando in bagno per farsi una doccia veloce, Jimmy intanto aveva acceso la tv e iniziato a guardare Spongebob, canticchiando anche la sigla, Becca aveva il sentore che prima o poi gli A7X ne avrebbero fatto una versione metal.
Ora era decisamente più sveglia, tornò in camera infilandosi un paio di jeans e una maglietta pescata a caso dalla valigia prima di prendere la borsa dalla sedia “Andiamo?” chiese al fratello.
“Chocolateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee” esclamò lui a voce altissima “Did you say chocolateeee?” ripetè imitando il pesce che stava minacciando Spingebob e Patrick sullo schermo.
“Yes sir with or without nuts…” rispose lei, ricordava l’episodio, l’aveva visto con i nipoti di Dylan qualche settimana prima.
“Chocolateeeeeeeeeeeeee” urlò Jimmy saltando in piedi sul letto mentre lei si metteva a ridere “Chocolateeeeeee” urlò di nuovo nel momento in cui dalla porta finestra che avevano aperto per far cambiare l’aria faceva capolino Matt con gli occhi sgranati nell’osservare la scena.
“Peggiora quando ci sei tu…” sorrise il cantante scuotendo la testa entrando nella stanza.
“Peggiora quando c’è Spongebob!” rise Becca prendendo Jimmy per un braccio.
“Dai andiamo giù che magari hanno della cioccolata!” rise mentre il ragazzo si metteva in piedi e le passava un braccio sulle spalle avviandosi verso la porta seguiti da Matt.
“Potremmo far vestire Johnny da Spongebob in uno dei prossimi sketch!” disse il cantante quando erano ormai davanti all’ascensore.
“E io faccio Patrick!” rise Becky.
“Hey non è che perché ti abbiamo ripreso ieri adesso devi esserci ovunque!” arrivò presto il commento di Syn che si stava avvicinando a loro dalla parte opposta del corridoio ricevendo come risposta una linguaccia.
“Credo che il pubblico maschile abbia gradito la sua presenza” convenne Matt mentre salivano e schiacciava il tasto del piano terra.
“Non strumentalizzeremo mia sorella” obiettò Jimmy abbracciandola nell’esatto momento in cui mettevano piede fuori dall’ascensore.
“Disse quello che a quindici anni vendeva a caro prezzo le sue foto in costume da bagno!” arrivò come voce fuori campo la puntualizzazione di Zacky che era appena sceso dalle scale.
“L’avevo sempre sospettato…” borbottò Becca incrociando le braccia al petto indispettita.
“Bex, non è che di soldi in casa ne girassero molti, ci si arrangiava come si poteva!” rise Jimmy cercando di giustificarsi mentre tutti ridevano guardando la ragazza vagamente e ironicamente scocciata.
Dopo la colazione si ritrovarono tutti nel tourbus, il viaggio sarebbe durato poco meno di sette ore, il brutto di fare quel genere di tour era che si viaggiava sulla strada e non in aereo e la cosa era spesso noiosa e stancante; nel frattempo i ragazzi avrebbero fatto qualche intervista telefonica e ingannato il tempo nel miglior modo possibile.
Becca avrebbe forse dovuto chiamare in ufficio, certo aveva lasciato detto agli altri quattro soci che si prendeva un periodo indeterminato di vacanza, e nessuno aveva obiettato essendo lo studio comunque suo per un quinto. Lavorava in una agenzia pubblicitaria abbastanza grossa a Los Angeles, dopo il college aveva aperto lo studio insieme a due amici, uno dei professori del suo corso e un collega di quest’ultimo, che, grazie alla loro esperienza, avevano portato subito qualche cliente abbastanza grande alla neofita Neon Light. Era brava nel suo lavoro, le piaceva e ci metteva passione, ma era un lavoro creativo e in quegli ultimi giorni la sua creatività era stata ridotta a zero.
Si sistemò meglio sul divanetto che aveva occupato infilandosi gli auricolari mentre il bus si immetteva nell’autostrada e lasciavano Denver per la nuova destinazione; i ragazzi avevano da fare, Matt e Zacky stavano facendo un’intervista al telefono, Syn, Johnny e Jimmy una via chat nell’angolo opposto, lei appoggiò semplicemente la testa sul finestrino e schiacciò play sul lettore tirando fuori dalla borsa un libro e rannicchiando le gambe sotto il resto del corpo.
Le cose rimasero tranquille per un paio d’ore finchè Bex non sentì qualcuno sedersi vicino a lei e sfilarle un auricolare mettendoselo.
“Cat, cazzo, cosa cazzo è questa cazzo di roba?” sbottò Syn sentendo la canzone che stava ascoltando la ragazza che si girò a guardarlo sgranando gli occhi per la sequela di parolacce.
“Bryan Adams” rispose lei serafica.
“Bex!” sbottò Jimmy “Non puoi ascoltare Bryan Adams!” continuò allargando le braccia “Non te lo ricordi? Che ci sono due cose per cui il Canada deve chiedere scusa? Bryan Adams e…”
“…Celine Dion!” lo interruppe la ragazza buttando gli occhi al cielo.
“E Avril Lavigne!” aggiunse Syn.
“E Shania Twain…” gli fece eco Matt.
“A me piace Shania Twain!” obietto Zacky alzando la testa dalla rivista che stava leggendo.
“Ti piace solo il fatto che in quel video è tutta leopardata” rise Johnny mentre Zacky scuoteva la testa come a dire ‘Cosa volete da me, io volevo solo dire che mi piaceva’.
“E comunque sto solo cercando di deprimermi come si deve” rise la ragazza togliendosi anche il secondo auricolare, mentre Brian sistemava comodamente la testa sulle sue gambe per mettersi a dormire “Con comodo Gates” commentò lei riprendendo in mano il suo libro e rimettendosi a leggere.
Dopo poco Matt si sedette sul divanetto di fronte a loro sistemandosi con un cuscino dietro la testa e appoggiandosi al vetro del tourbus.
“Kerouac?” chiese lei vedendo il nome dell’autore sulla copertina del libro che il ragazzo teneva in mano.
Matt annuì “L’hai letto?” ribattè.
“Sì, e l’ho anche trovato pesante!” rise “Ok, ‘Sulla strada’ è d’obbligo va letto almeno una volta nella vita, ma io l’ho proprio trovato pesante!” sorrise.
“Un po’ in effetti sì” commentò il ragazzo “Sono a metà e lo pensavo diverso…  Beh se pensi che l’ultimo che ho letto è stata la biografia di Nikki Sixx” rise poi guardandola.
“Ok, decisamente un altro genere…” gli andò dietro lei divertita.
“Qualcuno sta cercando di dormire qui” borbottò Brian tenendo gli occhi chiusi e girandosi su un fianco senza muovere la testa dalle gambe di Becca che lo guardò scuotendo la testa.
“E io sto cercando di parlare con un esemplare della tua specie dotato di cervello Gates, quindi cercati un altro cuscino se non ti piace la conversazione” rise la ragazza pizzicandogli un fianco senza che lui battesse ciglio.
“E poi ci chiediamo perché sei zitella” riprese lui divertito cercando di bloccare le mani di Becca che volevano continuare a pizzicarlo, rimettendosi poi comodamente a dormire.
“Tu?” chiese Matt ignorando il compagno di band e indicando con un cenno della testa il libro della ragazza che alzò la copertina per fargliela vedere “Mille splendidi soli” lesse il cantante.
“E’ l’autore de ‘Il cacciatore di aquiloni’, l’hai letto?” chiese Becky e il ragazzo scosse la testa “Te lo devo prestare allora, non so se sia il tuo genere ma è bello e questo ancora di più…” sorrise “…Un po’ forte, parla dell’Afghanistan, della condizione della donna, della guerra… Mi piace proprio”.
“Poi proverò a rubartelo, tanto di tempo per leggere in questo tour ce n’è viste le distanze” convenne Matt distendendosi per iniziare a leggere mentre Bex faceva lo stesso.
Viaggiarono senza sosta fino a mezzogiorno e mezzo, quando si fermarono a mangiare qualcosa e a sgranchirsi le gambe dopo una mattina passata seduti a non fare quasi niente; una volta tornati sul bus i ragazzi decisero di guardarsi un film, sistemandosi tutti sul divano mentre Johnny metteva su il DVD de ‘Le verità nascoste’ che, nonostante fosse abbastanza vecchio, nessuno aveva ancora visto.
Bex si sedette accanto al fratello appoggiandogli la testa sulla spalla, si rilassava da morire a stare vicino a Jimmy, più stava lì, anche se erano poco più di ventiquattrore, più si rendeva conto che raggiungerlo era stata di certo la scelta migliore, perché aveva bisogno di lui e non di sua madre che andava nel panico pensando a tutte le cose che dovevano annullare, ai fiori, ai vestiti.
Per fortuna Becky aveva un’amica, una vera e propria migliore amica, Vanessa, che non appena aveva saputo di quanto successo con Dylan si era presa carico di tutto, di disdire ogni singola cosa riguardante le nozze: sapeva quanto sarebbe stato difficile per Becca e quindi non aveva esitato a prendere in mano la situazione, assolutamente felice del fatto che l’amica salisse su quell’aereo per raggiungere il fratello.
Non aveva voglia si seguire il film per quanto sembrasse interessante e così si alzò dicendo a Jimmy che leggeva un altro po’, si rimise sulla panca vicino al tavolino indossando le cuffie e rimettendosi a leggere dopo essersi presa una Coca Cola ghiacciata dal frigo e un enorme sacchetto di Marsh Mallows che, per qualche ragione, non mancavano mai nel tourbus degli A7X.
Jimmy distolse lo sguardo dallo schermo portandolo su Rebecca, faceva male a lui vederla così, poteva solo immaginare quanto potesse starci male lei: era un tipo solare e divertente, una che solitamente sapeva sempre reagire ai momenti di no, ma in quel momento la stava vedendo veramente schiacciata dal peso di quello che era successo. A tutti poteva sembrare quasi normale, le battute verso Brian, le chiacchierate con Matt, gli scherzi a Zacky, le coccole a Johnny, tutto come al solito, ma lui riusciva a vedere oltre: a capire che se non aveva voglia di guardare un film era perché non aveva voglia di concentrarsi, che se mangiava Marsh Mallows era perché erano il dolce preferito di Dylan, che se non si toglieva mai gli occhiali da sole era perché ogni tanto le venivano gli occhi lucidi ma non voleva farlo vedere. Jimmy conosceva Becca fin troppo bene, come fratello e come amico, aveva intuito fin quasi dal primo appuntamento che si era innamorata del suo ex futuro marito, che lui era stato fondamentale per la sua crescita, che lei con lui era veramente felice, e vederla adesso adattarsi all’idea di aver perso tutto lo faceva imbestialire.
Notò gli occhi della sorella staccarsi dal libro e posarsi sul cellulare che vibrava sul tavolo, si tolse un auricolare e lo prese in mano fissando il display con uno sguardo che non prometteva niente di buono, aprì il telefono a conchiglia continuando a guardare lo schermo interno mentre si mordeva il labbro sbattendo le ciglia un po’ troppo velocemente probabilmente per ricacciare indietro qualche brutto pensiero o qualche lacrima, prima di schiacciare un pulsante, chiudere il telefono e appoggiarlo di nuovo sul tavolo.
Jimmy restò lì a fissarla, non ci voleva molto a capire chi l’aveva appena chiamata, Becca si rimise l’auricolare appoggiando il libro accanto a sè per appoggiarsi ancora al finestrino guardando fuori la strada che scorreva sempre uguale mentre nel lettore partiva una canzone che di certo suo fratello le avrebbe fatto cambiare per quanto era deprimente…

When the day is long and the night, the night is yours alone,
When you're sure you've had enough of this life, well hang on.
Don't let yourself go, everybody cries and everybody hurts sometimes

Sometimes everything is wrong. Now it's time to sing along.
When your day is night alone, (hold on, hold on)
If you feel like letting go, (hold on)
When you think you've had too much of this life, well hang on.

Forse non era decisamente quello che le serviva, avrebbe avuto bisogno di una botta di vita non della voce di Michael Stipe che le diceva che tutti soffrono ma bisogna andare avanti, eppure continuava a lasciar proseguire la canzone senza neanche pensarci, chiudendo gli occhi e chiedendosi con che coraggio Dylan aveva preso il telefono in mano per chiamarla. Perché di sicuro ci aveva pensato, aveva composto il numero dopo essersi detto ‘Chiamiamo Becky’, e non riusciva veramente a capire cosa avesse potuto spingerlo a farlo, se il senso di colpa o la speranza che lei volesse parlargli, e non voleva.

Everybody hurts. Take comfort in your friends.
Everybody hurts. Don't throw your hand. Oh, no. Don't throw your hand.
If you feel like you're alone, no, no, no, you are not alone
If you're on your own in this life, the days and nights are long,
When you think you've had too much of this life to hang on.

Per fortuna se n’era andata da Los Angeles.
Se fosse rimasta, si conosceva troppo bene, se gli avesse parlato, di certo qualcosa sarebbe andato storto, lo sapeva lei così come lo sapeva Jimmy che infatti le aveva proposto di raggiungerlo come prima cosa, di prendere e lasciare casa, perché se Dylan l’avesse cercata di persona lei forse non sarebbe stata così forte.
Infatti non se l’era fatto ripetere sue volte, Becky era ben conscia delle sue debolezze e quindi aveva preso il primo aereo per scappare di lì.

Well, everybody hurts sometimes,
Everybody cries. And everybody hurts sometimes.
And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on.
Hold on, hold on. Hold on, hold on. Hold on, hold on.
(Everybody hurts. You are not alone.)

Aveva chiuso gli occhi e non vide Jimmy avvicinarsi a lei, sentì solo che qualcuno le stava togliendo una cuffietta e così si girò incontrando gli occhi azzurri del fratello.
“Facciamo che usi il mio lettore dopo, così evitiamo strazi?” sorrise mentre lei abbassava lo sguardo per nascondere gli occhi lucidi prima di annuire; “Non rispondergli…” disse poi il ragazzo.
“Tranquillo, non ne ho nessuna intenzione” sussurrò lei, che in realtà pochi minuti prima aveva pensato eccome di farlo, ma poi si era trattenuta, perché non voleva assolutamente che Dylan la sentisse piangere e parlandogli l’avrebbe fatto di sicuro.
Non aveva versato una lacrima quando gli aveva urlato dietro e l’aveva trovato con l’amante, non aveva pianto con sua madre o con suo padre ma aveva cercato di dimostrarsi forte come al solito, si era lasciata andare solo con Jimmy al telefono prima e poi in macchina quando aveva parlato, ma ancora non era esplosa, anche se era solo questione di tempo.

 

***

 

 

Note dell'autrice: Vorrei ringraziare tutti quello che hanno letto ed ovviamente in particolare Magical_Illusion e ms_reverie per aver commentato, nonchè le persone che seguono o hanno aggiunto ai preferiti questa storia. So che questi primi due capitoli sono stati molto incentrati su Becky, ma dal prossimo ci saranno molti più A7X!

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Capitolo 3
*** Rockstars ***


Capitolo 03 - Rockstars

“'Cause we all just wanna be big rock stars
And live in hilltop houses driving fifteen cars
The girls come easy and the drugs come cheap
We'll all stay skinny as we just won't eat
And we'll
Hang out in the coolest bars
In the VIP with the movie stars
Every good gold digger's gonna wind up there
Every Playboy bunny with her bleach blond hair and well,
Hey hey I wanna be a rock star”

Nickelback - Rockstar

[06 marzo 2008 – San Antonio]

“Non posso crederci che stiamo facendo tutto questo casino per uno sketch di qualche minuto!” rise Becca che stava disegnando a Zacky degli enormi baffi finti “E poi non ha senso questi baffi non c’entrano nulla con tutto il resto!”.
“Lo so, ma li voglio!” rise il chitarrista.
“Ripeto: la mia idea di inquadrare Becca e Jess nell’idromassaggio era migliore ma voi pensate che sia una stronzata!” commentò Brian che stava mangiandosi il suo cheeseburger ignorando il resto del gruppo che non voleva dare seguito alle sue idee.
“Aaaaaaaaaa chi mi ha nominato!” la voce della ragazza di Jimmy risuonò nella stanza, era appena arrivata da Los Angeles per unirsi al tour per qualche settimana “Becky!” esclamò allargando le braccia verso la ragazza che le andò incontro abbracciandola “Dio se lo uccido quel figlio di puttana, lo squarto, lo appendo per le palle, sul serio!” continuò a dire Jess abbracciando l’amica.
“Vedete anche filmare questo abbraccio in minigonna sarebbe stato una buona idea!” commentò Brian indicandole con una patatina fritta.
“Passano le settimane e tu sei sempre il solito pervertito, uh?” rise la più piccola delle due salutando tutti quanti con un rapido giro di abbracci, e un coppino ben assestato a Brian “Ok, ora che abbiamo ristabilito l’equilibrio visto che io e Becca siamo l’equivalente della vostra mandria di maschioni ditemi un po’ cosa state facendo con questa storia degli sketch pre-concerto!” rise la biondina sedendosi in braccio al suo ragazzo, le proporzioni tra i due erano ridicole, Jess raggiungeva il metro e cinquanta, Jimmy sfiorava i due, eppure nessuno avrebbe osato dire che non fossero perfetti.
“Fanno cazzate come al solito solo che questa volta si filmano e non aspettano di raccoglierle in un DVD per farle vedere ai fans” spigò Becca ultimando i baffi di Zacky e guardando soddisfatta il suo lavoro.
“Stronza, senti disegna qualcosa anche a me, magari non una scritta MANIACO, come l’ultima volta” disse Brian ricordando due anni prima quando Bex gli aveva scritto in fronte quella parola con il pennarello indelebile e lui aveva dovuto fare un intero concerto con il cappello calcato in testa più del solito.
“Cosa vuoi che ti disegni scusa?” chiese sedendosi vicino a lui e portando le gambe su quelle del ragazzo agitando la matita nera in aria.
“Boh intanto truccami gli occhi poi vediamo” rispose lui appoggiando la testa all’indietro per farsi mettere l’eye-liner.
“Agli ordini maestà” rise lei.
“Oh fermi, fermi!” esclamò Jimmy e la sorella lo fissò mentre anche Brian riapriva gli occhi, “E se filmiamo noi cinque che ci trucchiamo e prepariamo?”
“Non fa ridere, Ji!” gli disse la sua ragazza.
“Come non fa ridere tesoro” esclamò Zacky che sotto i baffi si era appena messo il rossetto rosso di Bex.
“Ti prego Zack, sei agghiacciante!” sbottò Matt fissandolo con una faccia alquanto comica.
“Che palle… Vedete? Da sobri le idee vengono sempre più lentamente…” commentò Brian, mentre nell’arco di una quindicina di secondi tutti gli occhi si catalizzarono su Johnny Christ che stava beatamente dormendo su uno dei divanetti.
“Tu ti infili sotto le coperte con lui!” disse Syn indicando Bex,  “Io vado a svegliarlo e lui non solo si alza già vestito ma dopo vieni fuori tu che gli dici ‘Johnny il basso’ e glielo passi da sotto le coperte!”.
“Quando vuoi hai un cervello Gates!” esclamò Jess mentre il chitarrista alzava educatamente il dito medio verso di lei che, altrettanto educatamente rispondeva.
“Ma devo sempre esserci in mezzo io adesso che sono qui?” rise Becca, mentre Zacky svegliava non troppo delicatamente Johnny spiegandogli il da farsi.
In un decina di minuti lui, Bex e il basso erano sotto le coperte “Johnnyno fai il bravo, non allungare le mani che sei un uomo impegnato!” gli disse Matt che stava sistemando la videocamera.
“Sfottete sfottete, io intanto qui sono l’unico non parente a essere finito a letto con lei!” esclamò il bassista mentre gli altri, Jason, Brett e resto dello staff compreso, non potevano fare a meno di annuire.
“Anche io sono stata a letto con lei!” rise Jess mentre un indefinito numero di paia di occhi maschili si spostava su di lei che se la rideva divertita “Quando siamo tutti a casa nostra e Jimmy russa io dormo con Becca!” continuò mentre una serie di borbottii di disapprovazione accompagnavano quella spiegazione.

[09 marzo 2008 – Houston]

“Mamma… Mamma… Mamma per favore…” la voce di Becky attirò l’attenzione di Brian e Zacky che erano usciti dall’Arena a fumare una sigaretta, fissarono la ragazza appoggiata al tourbus che scuoteva la testa.
“Mamma!” sbottò a un certo punto alzando la voce un po’ troppo, proprio quando Jimmy uscì dalla porta per raggiungere i due compagni di band.
“Cazzo ma non può smetterla di romperle i coglioni!” commentò il batterista.
Sua madre non aveva lasciato in pace Bex in quei giorni nemmeno un attimo, nonostante non fosse lei a occuparsi di disdire il matrimonio ma Vanessa, non perdeva mai occasione di chiamarla per chiederle qualche particolare, o, in poche parole, per ricordarle che avrebbe dovuto sposarsi ma tutto era saltato in aria.
“Non voglio che tu lo tenga mamma, perché non lo dai in beneficenza?” disse Becky alzando lo sguardo e notando i tre ragazzi, fissò il fratello e scosse la testa allargando il braccio libero con un’espressione incredula “Mamma anche se dovessi risposarmi non penso che mi metterei quel vestito…” disse mentre Jimmy scendeva le scale di metallo e le si avvicinava “E credimi non ho intenzione di perdonare Dylan se è questo che stai nuovamente cercando di dirmi…” riprese a dire sentendo sua madre che continuava a dire che il ragazzo aveva sbagliato, che forse non voleva ferirla, che lei doveva pensarci, essere accondiscendente.
Non appena il batterista le fu accanto Bex gli passò il telefono “Parlaci tu perché se continua così restiamo orfani…” disse lasciandolo lì e allontanandosi verso i due chitarristi a cui aveva voglia di scroccare una sigaretta, non fumava quasi mai, solo quando sua madre le rendeva la vita impossibile.
“…Tesoro è un vestito stupendo, lo tengo qui in casa magari può servirti…” Jimmy sentì la voce di sua madre non appena portò il cellulare vicino all’orecchio.
“Ciao ma’…” disse per farle capire che l’interlocutore era cambiato.
“Jimmy, tesoro, ciao…” lo salutò “…Tua sorella ti ha scaricato di nuovo il telefono? Non ci posso credere e io cosa faccio con tutte queste cose? I regali e il suo vestito!” esclamò la donna.
“Mamma è un vestito da sposa perché non lo dai via o lo rivendi come ti ha chiesto Becky?” disse lui sospirando, ogni tanto pensava di essere solo figlio di suo padre.
“E’ un vestito fatto su misura tesoro, apposta per lei, per questo matrimonio!” disse la madre.
“Ecco appunto, non credo che Bex abbia un matrimonio a cui metterlo…” commentò il ragazzo.
“James…” quando usava quel nome la stava per sparare grossa “…Forse dovresti parlarle almeno tu e dirle di ripensarci! Dylan ha sbagliato ma è un così bravo ragazzo…”
“…Mamma… Mamma…Non ti sento…” iniziò a dire il ragazzo fingendo delle interferenze “…No …Dop … Sent… Segn… Ciao” detto questo riattaccò tutto felice tornando verso gli altri e porgendo il cellulare alla sorella.
“Grazie” disse lei mettendoselo in tasca espirando una boccata di fumo.
“Quando morirai per quella merda almeno potrai dare la colpa a mamma fumi solo quando ti incazzi con lei.” le disse Jimmy mentre lei si metteva a ridere.
“Lo aggiungo alla lista di cose da rinfacciarle” scherzò tirando fuori dalla borsa le carte da uno e una bottiglia di Jack Daniels.
“Oh ma che cazzo hai lì dentro un supermercato?” sbottò Zacky fissandola.
“Si chiamano beni di prima necessità” puntualizzò lei sedendosi a terra “Chi gioca?” disse poi dopo aver guardato l’orologio, il concerto non sarebbe iniziato prima di due ore.
“Io sì!” disse Brian sedendosi vicino a lei “Hey ma sono carte porno!” rise poi.
“Al tabacchino qui dietro avevano solo quelle, accontentati!” rispose la ragazza mentre anche gli altri due si sedevano a terra e Zacky apriva la bottiglia di liquore bevendone un sorso e passandola a Jimmy vicino a lui.
“Non bruciare le carte come l’ultima volta per impedirci di contare i punti, chiaro?” disse Bex rivolta a Synyster proprio mentre Matt usciva dalla porta dello stabile.
“Hey, gioco anche io!” disse rubando la bottiglia dalle mani del batterista e sedendosi poi tra lui e la sorella.
“Chi perde?” chiese Zacky guardando le sue carte pensieroso.
“Corre in mutande per il palco…” statuì Syn senza alzare gli occhi.
“Scordatelo… Che poi vi coalizzate per farmi perdere…” commentò Becca.
“Chi? Noi? Ma va…” rise Matt fissandola divertito.
“Togliti quella espressione da cucciolone tu, che ti conosco!” lo prese in giro mentre scartava la prima delle sue carte.
“Sono assolutamente inoffensivo” si difese lui.
“Sì lo dicono parecchie ragazze…” lo prese in giro Jimmy ricevendo un pugno dal cantante.
“Chi perde va a chiedere l’autografo a Paris Hilton alla festa della DCMA di domani!” statuì Becca mentre tutti si scambiavano uno sguardo d’intesa.
“Fatta!” esclamarono all’unisono iniziando a impegnarsi seriamente nel gioco, la posta era veramente alta.

[10 marzo 2008 – Houston]

Non era molto chiaro perché i due gemelli Madden avessero voluto fare una così grande inaugurazione di uno dei loro negozi proprio a Houston, forse solo perché si trovavano anche loro lì in tour proprio al momento dell’apertura e ne avevano approfittato. Fatto sta che la cittadina del Texas era per quella sera sotto le luci della ribalta con un grosso party, un bel po’ di fotografi e personaggi più o meno famosi.
Erano le undici quando Becky si avvicinò a Brian sedendosi sulle sue ginocchia e abbracciandolo con sguardo sognante “Lo sai cosa devi fare vero?” disse sbattendo le ciglia mentre lui borbottava un paio di insulti.
“Non potevi rimanertene a casa tua, stronza?” chiese fissandola.
“No” rispose lei serafica con un gran sorriso mettendogli un mano un blocchetto e una penna “Alza il tuo imperiale fondoschiena e vai da Paris!” continuò la ragazza mentre Brian si alzava senza tanta delicatezza rischiando di farla finire a terra.
“Sta andando sul serio?”  rise Matt avvicinandosi a Becca che annuì mentre Zacky accendeva la telecamera puntandola su Synyster che stava temporeggiando e girandosi verso gli amici che lo incoraggiarono scoppiando a ridere, mentre lui li mandava a quel paese.
Ma Brian non era così sprovveduto come sembrava, è vero doveva chiedere un autografo a Paris, ma nessuno gli aveva posto dei paletti su come avrebbe dovuto formulare la richiesta e, visto che la malefica idea era venuta da Becca, sapeva esattamente come vendicarsi.
“Hey Paris!” disse sorridendo alla bionda ereditiera che stava parlando con un paio di conoscenze comuni.
“Synyster, ciao!” esclamò sporgendosi per dargli due baci e salutarlo.
“Senti guarda, mi dispiace disturbarti ma è tutta la sera che un’amica mi rompe le palle…” iniziò a dire il ragazzo mentre Paris lo guardava incuriosita “…Rebecca la sorella del nostro batterista è una tua grande fan, solo che è un po’ timida e… Mi ha chiesto se potresti farle un autografo” spiegò con un gran sorriso…
Chi di Paris ferisce… Di Paris perisce!
“Sul serio?” rise la bionda “Voglio conoscerla!”.
“Ma certo!” sorrise Brian girandosi “Hey Bex!” esclamò poi rivolto alla ragazza che lo fissò con gli occhi spalancati mentre lui le faceva cenno di avvicinarsi.
Becca camminò fino a raggiungere i due “Ciao, sono Paris…” si presentò l’ereditiera e Becky sorrise stringendole la mano mentre lanciava di sfuggita uno sguardo a Brian.
“Sei stata carina a mandare Syn a chiedermi l’autografo visto che non ci conosciamo ma te lo faccio volentieri di persona!” riprese a dire la bionda mentre Rebecca si metteva a ridere.
“Ah, sai voglio veramente bene a Brian e so che da tanto tempo cercava una scusa per avvicinarsi a te senza scatenare le ire del tuo ragazzo e così ho voluto fargli un piacere!” rispose la ragazza sorridendo amabilmente.
“Bex tesoro, potevi portare la foto di Paris che hai in camera, almeno ti avrebbe autografato quella!” esclamò Syn con una faccia da sberle per cui si sarebbe probabilmente meritato un Oscar.
“Tesoro, ti piaceva così tanto che se ben ricordi te l’ho regalata la settimana scorsa…” ripose Becky.
“Ma state insieme voi due?” chiese Paris.
“Sì!” rispose Becca abbracciando il chitarrista che la fissò perplesso “E ti giuro essere in continua competizione con te non è semplice per una ragazza, ma ho capito che Brian ha proprio il chiodo fisso quindi ormai ho imparato a conviverci, diciamo che sei un po’ la nostra terza incomoda…” continuò stringendosi al ragazzo e stampandogli un bacio sulla guancia.
“Becca voleva proporti una cosa tre con noi due!” sbottò Brian beccandosi una gomitata dalla ragazza e uno sguardo allibito da parte di Paris che sorrise.
“Io vado a cercare Benji…” disse la bionda muovendo un passo indietro e allontanandosi mentre Brian e Bex aspettavano un secondo prima di scoppiare a ridere senza alcun ritegno.
“Siamo riusciti a shockare Paris Hilton!” commentò la ragazza mentre tornava verso il gruppo con le lacrime agli occhi.
“Oddio spero abbiate ripreso ragazzi, è stato epico!” disse Brian ridendo come un matto “Le abbiamo proposto una cosa a tre ed è scappata a gambe levate!” spiegò scuotendo la testa.
“Posso sapere come cazzo siete arrivati a proporre una cosa a tre a Paris Hilton? Non le dovevate anzi, non le dovevi solo chiedere un autografo?” chiese Matt rivolgendosi prima a entrambi poi a Brian.
“Che ci vuoi fare… Sono imprevedibile!” rise Synyster allargando le braccia e iniziando a raccontare un po’ meglio la storia.

[14 marzo 2008 - Monterrey – Messico]

Una settimana di ferie.
Dal dodici al diciassette marzo non erano stati previsti concerti e così, dopo una nottata di grandi discussioni la scelta era stata presa: Messico. Si trovavano a Houston e così per attraversare il confine ci sarebbero volute sei ore o poco più; con tutti i chilometri che macinavano ogni giorno quella sembrava una passeggiata.
Avevano optato per Monterrey, una città in cui nessuno era mai stato e che nessuno si ricordava come era stata scelta, Johnny era convinto di essere andato su Google e aver scritto Messico, cliccando poi sull’opzione ‘Mi sento fortunato’, e così era venuta fuori; la verità era che erano tutti troppo ubriachi per ricordarselo e che Monterrey era in effetti una tra le mete più grosse e più vicine che avrebbero potuto raggiungere.
Si erano trovati alle quattro del mattino in camera di Jimmy dopo una serata per locali, mentre Matt, Becky Jess e Jason Berry cercavano di iniziare a giocare a Risiko e nel frattempo avevano deciso di andare in Messico e si erano messi a pensare a dove di preciso... Tutto il resto era abbastanza nebuloso...
In quel momento era da poco passata la mezzanotte ed erano usciti da una piccola taverna non troppo lontana dal loro albergo in cui avevano cenato, di tutto lo staff del tour solo pochi intimi si erano uniti al viaggio messicano, gli altri avevano preferito tornare a casa o rimanere negli Stati Uniti, e così la comitiva contava poco più di una quindicina di persone.
Non avevano programmi precisi, erano lì da due giorni e la città un po’ l’aveva esplorata, la maggior parte di notte ma alcuni anche di giorno, e per alcuni era da intendere soltanto Becca, Matt, Zacky e Jess, mentre gli altri avevano preferito staresene a dormire.
“Voglio andare a vedere il palazzo del governo illuminato di notte!” esclamò Becky che se ne stava mezza abbracciata a Brian con una birra in mano, le apparenze ingannavano, quello che stava facendo era sorreggere un parecchio ubriaco Synyster Gates che a tavola aveva iniziato a dire che da grande sarebbe di certo diventanto un barbone perchè era un gran lavoro! Potevi non fare niente per tutto il giorno, e poi lui sarebbe stato un barbone ricco, quindi vedeva già la sua vita come un perfetto susseguirsi di giornate seduto su una panchina di un qualunque parco. Bex stava cercando di spiegargli che per essere un barbone doveva essere povero e che, quindi, l’unica opzione che aveva era donare a lei tutti i suoi soldi.
“Piantala di far finta di fare l’acculturata!” rise Jason scuotendo la testa mentre con il gemello inziava a saltellare sul marciapiede seguendo le linee di un gioco tracciato con il gesso probabilmente dai bambini del quartiere.
“Non dovete mica venire con me, vado io!” esclamò lei bevendo un sorso di birra.
“Non vai in giro da sola” sbottò Jimmy fissandola, nonostante tutto un po’ di responsabilità a qualcuno doveva pur rimanere.
“Ok, ok come non detto” borbottò lei scocciata, sapeva che suo fratello aveva ragione, il quartiere era bello ma non era il caso di sfidare la sorte.
“Dai...” disse Matt con la sua risata divertita “...Ti accompagno io, sono due giorni che rompi che vuoi vederlo, almeno la fai finita!” le disse mentre Bex senza tanti preamboli scaricava Brian addosso a Johnny, saltando poi sulle spalle di Matt neanche fosse un koala.
“Lo ripeto, tu sei il mio preferito!” rise mentre lui le prendeva per bene le gambe sistemandola meglio e rivolgendosi al resto del gruppo.
“Vi chiamiamo tra un po’!” disse iniziando a camminare verso destra mentre tutti li salutavano e alcuni insultavano Becca per quello che aveva appena detto.
Rimasero in silenzio per un po’ guardandosi in giro, ci volle qualche minuto perchè Bex si rendesse conto che si stava facendo portare in giro a peso morto per la città.
“Guarda che puoi mettermi giù!” rise appoggiando il mento sulla spalla del ragazzo.
“Non pesi mica!” rispose lui girando il viso.
“No, ma tra un po’ se i pantaloni continuano a scendere mostro il fondoschiena al messico intero!” scherzò lei mentre Matt divertito le lasciava le gambe facendole riappoggiare i piedi a terra, “Grazie” sorrise mentre riprendevano a camminare.
“Avevo bisogno di due passi prima di chiudermi in un’altra taverna a bere, non reggo più come una volta!” commentò il ragazzo indicandole poi sulla destra la facciata di un palazzo completamente coperta da un murales.
“Già, stai invecchiando” lo prese in giro Bex tirando fuori la macchina fotografica e facendo qualche scatto.
“Disse quella che va pericolosamente verso i trenta!” ribattè lui soddisfatto.
“Ah, ah, ah...” fu la risposta poco divertita della ragazza che cercò di tirargli un pugno sulla spalla senza però riuscire a prenderlo.
Girarono l’angolo della strada arrivando in quella che sembrava una delle vie principali, se non ricordavano male svoltando poi a destra avrebbero dovuto arrivare al Nuevo León, il palazzo del governo; non c’erano molte persone in giro, solo un gruppo di ragazzi che sembrava abbastanza ubriaco e pieno di voglia di fare casino, alcuni avevano gli skateboard, altri le biciclette e ridevano come matti bevendo birra e chissà cos’altro.
A un certo punto da una delle laterali spuntò però un altro gruppo di persone, meno chiassose e, sembrava, decisamente meno amichevoli, non fu molto chiaro quello che successe perchè fortunatamente Matt e Becky erano ancora un po’ distanti ma sentirono il rumore di qualche vetro rotto e qualche frase in messicano detta a voce troppo alta. Istintivamente rallentarono il passo, portandosi all’esterno dell’enorme marciapiede per stare il più lontano possibile da gruppo che con i nuovi arrivi non sembrava più tanto pacifico.
“Vieni qui...” disse Matt a bassa voce passando un braccio sulle spalle di Becky che gli cinse la vita lasciandosi stringere contro di lui “...Non li guardare, ok? Tiriamo dritti...” aggiunse poi.
Aveva pensato di attraversare la strada o anche di prendere una delle laterali, ma nessuna delle due gli sembrava una buona idea, se li avessero visti allontanarsi avrebbero potuto richiamarli credendoli spaventati e le strade che si aprivano sulla destra erano troppo strette e buie per i suoi gusti.
Non poteva capire cosa si stessero dicendo perchè parlavano messicano ma i toni erano alti e la voce aggressiva, era una fortuna che Bex non avesse percorso quella strada da sola, non che lui si ritenesse capace di tenere testa a quelle che sembravano quindici persone, ma comunque almeno era lì.
“Stiamo per morire?” chiese Bex facendolo ridere, apposta per smorzare la tensione.
“Non credo, ma se ti succede qualcosa poi chi lo sente tuo fratello!” replicò lui guardandola.
Erano arrivati all’altezza del gruppo che sembrava essersi calmato, ora stavano parlando normalmente e la cosa un po’ tranquillizzava entrambi.
“Hombre!” qualcuno si rivolse verso di loro che continuarono a camminare.
“Amico! Ferma!” dissero questa volta nella loro lingua e un ragazzo con i capelli scuri si avvicinò a Bex e Matt che furono costretti a fermarsi “Hai una sigaretta?” chiese poi il messicano.
“No, amico mi dispiace non fumiamo” rispose Matt con un sorriso.
“Hey Miguel, chiedigli se ci offre la sua ragazza allora!” rise qualcuno dietro di loro, ma il tono era divertito e allegro e infatti il ragazzo che stava davanti a loro si mise a ridere scuotendo la testa.
“Pablo non vede molte ragazze, cercate di scusarlo!” disse con il suo forte accento messicano.
“Nessun problema amico” sorrise Matt mentre Becky faceva lo stesso “Ma ti dirò sono un po’ geloso, me la tengo per me!” scherzò ancora il cantante mentre si stringeva Bex contro di lui.
“Come darti torto amico! Scusate il disturbo, buona serata” disse Miguel tornando dal gruppo, quella che sembrava essere una rissa era stato invece un semplice incontro tra i due gruppi che si erano salutati forse in maniera troppo animata.
“Chica!” esclamò il secondo ragazzo, Pablo “Quando vuoi lasciare l’American-boy mi trovi qui!” urlò rivolto a Becca mentre lei e Matt avevano già ripreso a camminare  e lei si girò alzando la mano e salutandoli senza però dire niente, restando ben attaccata al cantate e alla sua massa di muscoli che la facevano sentire più che sicura.
“E anche per questa volta siamo salvi!” disse una volta girato l’angolo della strada, quando si trovarono esattamente davanti a quello che erano venuti a cercare, il Palazzo del Governo.
“Beh ne è valsa la pena!” rise il ragazzo vedendo l’enorme piazza e l’edificio completamente illuminato.
Becky frugò nella borsa tirando fuori la macchina fotografica e avvicinando il suo viso a quello di Matt “Io non fermo nessuno per fare una foto eh? Quindi accontentati!” rise mentre davano le spalle alla piazza e il ragazzo prendeva la fotocamera allungando il braccio per scattare lui stesso la foto mentre lei girava il viso schicciocandogli un bacio sulla guancia facendolo ridere.
“Penso che non si veda niente se non le nostre teste!” commentò Matt toccando sul display i tasti per vedere la foto appena scattata.
“E’ bella!” esclamò Becky guardando le loro espressioni, il palazzo si vedeva ben poco ma Matt rideva divertito e lei anche contro la sua guancia.
“Grazie per avermi accompagnato, da sola non era il caso!” disse Bex iniziando a camminare per la piazza guardando l’imponente costruzione davanti a loro.
“Figurati” rispose lui seguendola.
“Domani dobbiamo comprarci un sombrero!” disse lei dal nulla guardando un poster di alcuni Messicani con il classico cappello.
“Ok, il prossimo concerto lo apro con il sombrero!” scherzò lui.
“Non ne avresti il coraggio...” lo sfidò guardandolo.
“Vuoi scommettere?” rispose Matt indicandola mentre lei tendeva la mano “Cosa scommettiamo?” chiese ancora “Niente Paris Hilton questa volta!”.
“Se vinco quando siamo a Orlando mi porti a Disneyland!” esclamò Becky mettendosi a ridere mentre lui buttava gli occhi al cielo.
“Se vinco mi regali i tuoi Rayban da collezione” replicò lui mentre la ragazza lo fissava truce, ci teneva a quegli occhiali ma non avrebbe mai ammesso che quella scommessa, per lei, era persa in partenza... Matt sarebbe salito su quel palco con il sombrero, certo se lei non l’avesse sfidato forse no: l’aveva fatto apposta, infatti.
Becky strinse la mano del ragazzo e entrambi sorrisero divertiti: game on!

 

***

Ecco qui il terzo capitolo! D'obbligo i ringraziamenti a Magical_Illusion e ms_reverie che continuano a commentare e un enorme grazie anche a Dominil, ti ringrazio davvero del commento e sono felice che Becky ti piaccia come personaggio, è vero che spesso in questo genere di fic vengono fuori pg un po' tutti simili, io per prima ci scado sempre e comunque, spero che non mi succeda questa volta!
Grazie anche a chi segue e 'preferisce' questa storia!

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Capitolo 4
*** Take a bow ***


Capitolo 4 - Take a bow

“An' don't tell me you're sorry
'cause you're not
Baby when I know you're only
sorry you got caught
But you put on quite a show
Really had me going
But now it's time to go
Curtain's finally closing
That was quite a show
Very entertaining
But it's over now (but it's over now)
Go on and take a bow”
Rihanna – Take a bow

[19 marzo 2008 - New Orleans/Memphis]
"Hey..." disse Becca a bassa voce entrando nella stanza posteriore del tourbus, quella dove c'erano le cuccette; le tende erano tirate ed era quasi buio nonostante fosse solo primo pomeriggio.
"Hey" arrivò roca la risposta dalla persona sdraiata su uno dei letti: Matt.
"Come stai?" continuò lei richiudendosi la porta alle spalle e avanzando fino ad accucciarsi davanti a lui.
"Di merda, grazie e ti conviene uscire di qui se non vuoi prenderti la peste!" rispose abbozzando una risata.
"Infatti hanno mandato me proprio perchè sono sacrificabile e anche se mi attacchi qualcosa non gliene frega niente a nessuno!" commentò la ragazza sedendosi per terra "Ti sei misurato la febbre?" chiese poi.
"Non ho proprio un cazzo di voglia" sbottò lui.
"Non metterti a fare il super uomo con me Matt, chiaro? Non hai idea di quanto posso essere rompipalle!" disse lei sorridente "Quindi prendi quel cazzo di termometro e vedi quanta febbre hai, così decido quante delle schifose pastiglie che ho appena comprato per te devi prendere..." aggiunse perentoria mentre il ragazzo mi metteva a sedere sul letto.
"Sai quando Jimmy stava male sognavamo tutti di essere al posto suo per averti come infermiera, ma adesso capisco quanto ci sbagliavamo..." le disse mentre lei si alzava per tirare un po' una delle tende e far entrare un po' di luce di modo che Matt potesse almeno trovare il termometro sul tavolino lì di fianco.
"A volte le cose sono meglio nella nostra testa che nella realtà" lo prese in giro sedendosi sul letto di fronte a quello su cui stava il ragazzo.
"Sei troppo seria ultimamente per i miei gusti, sai?" sorrise il cantante appoggiando la testa indietro contro la parete e chiudendo gli occhi "Rimpiango la stronza che non diceva mai niente di sensato dopo mezzogiorno!" la prese in giro.
"Già, anche io..." commentò lei rannicchiando le gambe al petto prima di sentire qualcosa vibrare nella tasca, mentre la suoneria del suo telefono risuonava per la stanza.
Becca tirò fuori il cellulare fissando il display per un attimo mentre Matt girava la testa per fissarla.
"Non rispondi?" chiese lui dopo un po'.
"No" disse lei buttando il telefono sotto il cuscino per attutire la suoneria mentre il bip del termometro elettronico li avvertiva che aveva calcolato la temperatura esatta; Bex si alzò andandosi a sedere vicino a lui e prendendo il termometro per leggerlo.
"Continua a chiamare non fa altro da giorni" disse ripassandolo al ragazzo mentre si sporgeva per prendere la confezione di pastiglie che aveva appoggiato sul tavolino.
"Non è che continuerà a farlo finchè non gli parli?" ipotizzò lui prendendo le pillole che lei gli metteva in mano, restando zitta e alzandosi poi per prendere una bottiglietta d'acqua prima di tornare sul letto.
"Non ho voglia..." commentò Becca semplicemente scuotendo la testa "...di sentire le sue scuse, se sono scuse quelle che vuole dirmi, o di sentirlo... non ancora..." riprese a dire mentre Matt buttava giù le medicine con un paio di sorsi d'acqua.
"E' che stare qui con voi a volte va bene... ma altre volte mi sembra che sia solo una parentesi..." continuò la ragazza fissandolo "Che tanto quando tornerò a casa... avrò ancora una casa e Dylan... e..."
"...e sarà tutto com'era prima..." intervenne il cantante mentre lei annuiva distogliendo lo sguardo per non far vedere gli occhi lucidi "Hey..." le disse passandole una mano sul braccio mentre Bex si buttava giù contro di lui senza neanche pensarci, si deprimeva ogni volta che vedeva il nome di Dylan sul display, non riusciva a farne a meno, le piombava di nuovo tutto addosso, tutto quello che in altri momenti riusciva a nascondere e ricacciare lontano dalla sua testa.
"Ti attacco di tutto così lo sai?" scherzò Matt abbracciandola mentre lei si lasciava scappare una risata tirandosi su poco dopo.
"Scusa" disse asciugandosi gli occhi cercando di non farsi troppo vedere "Tu devi anche dormire o non ti passa niente per domani e poi i fan se la prendono con me se non fai il concerto!" aggiunse abbozzando un sorriso.
"Ti diamo in pasto alla folla!" la prese in giro fermandosi un attimo "La prossima volta rispondo io, mh? Mi fingo il tuo nuovo ragazzo e gli dico che gli spacco la faccia se richiama!" disse facendola ridere.
"Ok, ok volentieri" rispose lei alzandosi, mentre il ragazzo si distendeva di nuovo per rimettersi a dormire, aveva la testa che gli scoppiava e ancora un bel po' di febbre.
"Non rispondergli, ok?" aggiunse con gli occhi già chiusi "Lascia che si senta una merda ancora per un po'..."
Becca sorrise recuperando il telefono e cancellando l'ultima chiamata senza risposta prima di uscire dalla stanza chiudendo la porta per lasciarlo riposare.
E' vero stare con i ragazzi in tour non era una soluzione ma un semplice diversivo, ma, al momento, non voleva altro che essere in un altro posto, con altra gente, possibilmente in una vita un po' lontana da quella che era la sua, e la band era di certo la soluzione migliore; era coccolata e viziata un po' da tutti, forse anche compatita ma al momento non le dava troppo fastidio, forse solo un po', a volte... Poteva farsi consolare quando era depressa, poteva trovare quasi sempre qualcos'altro a cui pensare quando Dylan le tornava in mente.
Riusciva anche, a volte, a stare bene, a ridere sul serio, a divertirsi, cosa che a casa, con sua madre e magari lui che l'avrebbe cercata ogni giorno, non sarebbe mai potuta succedere.
Quindi andava bene essere lì a chiacchierare senza sosta con suo fratello, a giocare alla XBOX con Zacky e Johnny, a bere birra e fare stupidaggini con Syn, a scambiarsi libri con Matt o a guardare film inutili con i gemelli Berry nel backstage, dopo interminabili giornate di shopping con Jess, mentre i ragazzi provavano per i concerti.
Forse sì, era solo una parentesi e poi avrebbe dovuto confrontarsi con la realtà una volta tornata a casa, ma al momento le andava bene come e dove stava vivendo, non aveva assolutamente voglia di pensare ad altro...

[21 Marzo 2008 Memphis]
“Non mi metto una testa di mucca addosso!” esclamò Jess piantando le mani sui fianchi “Scordatevelo!” aggiunse.
“Amore dai, è più divertente se ve le mettete tu e Bex!” rise Jimmy.
“Ricordando che la Bex in questione ha detto che non se la metterà neanche dopo morta!” commentò proprio Becca mentre Brian cercava di zittirla soffocandola con un cuscino.
La scena era sempre la solita, il momento prima di un concerto in cui bisognava trovare uno sketch da proiettare sugli schermi in attesa dello show vero e proprio.
“Ma perchè non facciamo le cose vecchio stile e pagate un po' di spogliarelliste che lasciamo girare mezze nude per il backstage?” riprese a dire la ragazza dopo aver disarmato Syn del suo cuscino.
“Fanno sempre la loro porca figura le spogliarelliste, eh?” commentò il chitarrista a cui l'idea non dispiaceva per niente.
“Io voglio usare le teste di mucca!” ribattè Jimmy che aveva trovato nascoste in fondo al vano bagagli del tourbus due maschere bovine bianche e nere che nessuno ricordava da dove provenissero ed era desso più che intenzionato ad usarle.
“Voi spremetevi le meningi, mh?” esclamò Becca alzandosi “Io vado a bermi una birra!” aggiunse uscendo dalla stanza e raggiungendo lo spiazzo aperto in cui Zacky si stava fumando una sigaretta in santa pace.
“Tu stai qui come un pirla e gli altri parlano di teste di mucca, lo sai?” rise la ragazza arrivando alle sue spalle e rubandogli una bottiglia di birra che teneva magicamente nella tasca posteriore dei jeans.
“Tanto alla fine le facciamo mettere a Matt e Jason...” commentò lui porgendole la sigaretta appena accesa che lei accettò volentieri, non era una fumatrice accanita come lui, ma qualche tiro scroccato non si rifiutava mai.
“Mi dispiace che Jackie sia stata solo un paio di giorni” continuò Becky riferendosi alla ragazza del chitarrista che era dovuta tornare quasi subito a Los Angeles per lavoro.
“In realtà è un bene, per lei dico, sembra che produrranno davvero la sua collezione di gioielli, non aspettava altro da mesi!” rise Zacky guardando la collana che aveva addosso Bex e che le era stata regalata proprio da Jackie.
“Io adoro le sue cose!” commentò la ragazza toccando il ciondolo a forma di rondine “Se gliela producono davvero campa solo grazie a me, le compro tutto!” rise ancora buttando a terra il mozzicone ormai finito.
“Saranno due anni che state assieme, no?” chiese poi saltando giù dal muretto su cui si era seduta.
“Tre a giugno, tesoro!” rise lui passandole un braccio sulle spalle iniziando a rientrare.
“Wow, si fa seria la cosa” lo prese in giro.
“Guarda che sono ancora disposto a mollarla per te, eh?” rise il ragazzo iniziando a correre su per le scale.
“Ma figurati, c'hai l'aria da fringuello innamorato quando stai con lei...” commentò Bex guardandolo dal basso verso l'alto.
“Fringuello...” ripetè lui colpito dalla singolare scelta della parole.
“L'ho trovata prima con Johnnyno nelle parole crociate e abbiamo deciso che dobbiamo usarla almeno una volta ogni quindici minuti!” spiegò lei ridendo e salendo le scale fino a raggiungerlo.
“Quindi tra un po' lo vedremo correre sul palco urlando 'Fringuelloooooo'....” ribattè Zacky ad altissima voce.
“Non so se voglio sapere perchè qualcuno dovrebbe urlare 'Fringuello'...” arrivò pronto il commento di Syn che sbucò dalla porta del bagno alla loro destra.
“Tu dovresti, nello sketch di stasera” rispose Becca “Ci sono due tizi con le teste di mucca che fanno finta di parlare con Matt e poi passi tu urlando 'Fringuello'!” rise mentre tutti e tre si fermavano lanciandosi una sguardo d'intesa: l'idea era fondamentalmente geniale.

Il concerto era andato bene, come al solito, era ancora presto, neanche le undici e i ragazzi dello staff avevano portato pizza per tutti, per mangiare lì all'arena senza doversi spostare in centro.
Bex e Jess stavano commentando le foto che avevano fatto durante lo show, certe volete i ragazzi facevano delle facce spettacolari, Brian in particolare sembrava avere solo espressioni stupide quando suonava, e per il pubblico doveva essere un vero spasso.
Erano arrivate a una foto in cui Johnny tirava una pacca sul sedere di Matt quando il cellulare di Becca si mise a suonare: sul display lampeggiava la scritta 'Mamma'.
“Jim, cazzo adesso la mamma mi chiama anche alle undici di sera!” disse la ragazza rivolta al fratello, alzandosi per andare a rispondere nella stanza accanto dove c'era meno confusione, mentre il batterista sospirava pensando che doveva proprio fare un bel discorsetto a sua madre.
“Pronto?” disse Becca dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
“...non riattaccare” la voce non era quella di sua madre, non era decisamente la sua, era maschile, era fin troppo conosciuta: era Dylan.
La ragazza non disse nulla, vedere il numero di sua madre e poi sentire lui al telefono bastava a confonderla, e sentire la sua voce, quando aveva solo cercato di dimenticarla negli ultimi tempi bastava a toglierle il fiato.
“Bex dobbiamo parlare, sul serio” cominciò a dire il ragazzo.
“No” rispose lei semplicemente.
“Ti prego, devi lasciarmi spiegare... non è come credi, è stato uno sbaglio, piccola ti prego, ti amo...” iniziò a dire lui con un tono che iniziò subito a innervosirla.
“Sei a casa di mia madre, che mi chiami a tradimento perchè io non riconosca il tuo numero dopo che ti sei scopato una in casa nostra e hai anche il coraggio di dirmi ti amo?” replicò lei incredula, quella situazione aveva del surreale, probabilmente stava sognando, si era addormentata sbronza e quell'incubo era solo frutto dell'alcool.
“Mi dispiace Bex, non mi rispondevi, non rispondi a nessuno se non a Vanessa e tua madre, cosa potevo fare?” disse Dylan.
“Recepire il messaggio? Capire che non voglio sentirti e non voglio parlarti...?” disse lei cercando di mantenere la calma, avrebbe voluto urlare e piangere, avrebbe tanto voluto piangere ma si era giurata di non farlo con lui e così respirò.
“Becky...”
“...no Dylan, smettila!” lo interruppe “A te non dispiace di avermi tradito a te dispiace di essere stato scoperto” continuò “Di aver scombussolato i tuoi piani perfetti, beh scusa se non torno strisciando da te dopo che ti ho trovato a sbatterti un'altra... E risparmiati le scuse perchè non serviranno a niente, io non torno da te, perchè credimi l'unica cosa che vorrei è non averti mai incontrato...” aggiunse e avrebbe voluto continuare ma sentì chiaramente di non averne la forza.
“Cristo Becky ho sbagliato, non è una cosa di cui possiamo parlarne al telefono! Voglio vederti, dobbiamo...”
“...io non ho niente da dirti” lo interruppe di nuovo “Vai all'inferno Dylan” concluse prima di riattaccare restando ferma immobile a fissare il buio fuori dalla finestra.
Sua madre l'aveva appoggiato, l'aveva fatto entrare in casa e gli aveva detto di chiamarla, così avrebbe risposto; sentiva dentro una rabbia terribile, verso di lei, verso Dylan e soprattutto verso se stessa perchè a sentire di nuovo la sua voce era persino riuscita a pensare che lui le mancava.
Le mancavano i weekend in barca, le serate passate a guardare i vecchi film in bianco e nero, le vacanze che spacciavano come viaggi di lavoro facendo pagare tutto alla società di Dylan, alloggiando in alberghi di lusso tra saune e idromassaggi, le mancava lui che le portava il caffè a letto ogni mattina e le ore passate sul divano a progettare il loro viaggio di nozze, a fare la lista degli invitati lasciando a casa le persone che non sopportavano anche se sarebbe stata maleducazione, le mancava tutto, dal modo in cui le diceva ti amo a quello in cui le dava la buonanotte.
Scosse la testa per costringersi a tornare alla realtà e trasse un paio di lunghi respiri per riprendere il controllo di sé, prima di riaprire la porta e tornare nella stanca accanto dove tutti stavano mangiando e parlando; camminò fino al tavolino e si prese una birra stappandola e bevendone metà con un sorso.
“Becky?” chiese suo fratello vedendo l'espressione più seria nel solito ma lei non rispose, a dire il vero neanche l'aveva sentito “Bex” ripetè il ragazzo attirando questa volta la sua attenzione “Che cazzo aveva mamma?” chiese poi mentre la sorella lo guardava.
“Non era la mamma, era Dylan a casa della mamma” rispose senza tanti giri di parole.
“Scusa? Tua madre l'ha fatto entrare e l'ha fatto telefonare a te? Da casa vostra?” chiese Jess incredula fissandola come se avesse appena detto di aver visto un alieno e di averci fatto amicizia.
“Sì” rispose Bex finendo la birra e tornando al tavolino a prenderne un'altra.
“No, no non ci credo!” rise Jimmy alzandosi dal divano “No, è troppo anche per la mamma una cosa simile, non ci credo...” continuò.
“Inizia a crederci Jim” sbottò Bex che non aveva decisamente voglia di sprecare parole “Perchè credimi io non ho parlato con nostra madre ma con Dylan che mi diceva quanto gli dispiace e quanto mi ama e quanto mi vuole parlare a quattrocchi perchè abbiamo miliardi di cose da dirci!” continuò la ragazza senza accorgersi di aver alzato esponenzialmente il tono di voce ad ogni parola attirando l'attenzione di buona parte delle persone presenti.
“Bex, mi dispiace...” iniziò a dire Jimmy avvicinandosi a lei.
“ANCHE A ME!” urlò, zittendo praticamente tutti i presenti.
“Bex... mamma è stata un stronza, ma devi calmarti, ok? Siamo tutti qui e...” ricominciò a dire il fratello.
“Sono stufa!” sbottò lei “Che mamma faccia la stronza e che mi dica di perdonarlo e di fare finta che non sia successo nulla, che tu mi dica di calmarmi perchè non voglio stare calma Jim, perchè lo sai che domani avrei dovuto sposarmi? E invece sono qui con voi, con una cazzo di band che fa dei cazzo di concerti e invece avrei dovuto essere a festeggiare il mio addio al nubilato!” continuò tutto d'un fiato “E sono stufa che siate qui tutti per me perchè non dovreste esserci voi dovrebbe esserci Dylan a passare il fottuto resto della sua vita con me!” urlò alla fine, e neanche si era accorta che si era messa a piangere e che tutta la sala, una trentina di persone almeno aveva assistito alla sua scenata. Se ne rese conto solo in quel momento e senza pensarci prese la borsa ed uscì di lì, perchè dovevano smettere tutti di guardarla, non aveva bisogno della loro compassione, che le dicessero che doveva stare calma, che sarebbe passato tutto...
Uscì dall'arena con lo sguardo basso, sentì alcune fan che le chiedevano quando sarebbero usciti i ragazzi, se si sarebbero fermati a fare degli autografi ma lei proseguì dritto verso la strada dove aveva quasi subito individuato un taxi e ci montò senza neanche pensarci.
“Colonial Inn Hotel per favore” disse all'autista che annuì facendo partire il tachimetro.
Rivoleva la sua vita, la sua casa, con Dylan, la sua routine, rivoleva quella sensazione che aveva ogni volta che lo vedeva, gli abbracci, i baci, i loro progetti...
Arrivarono all'hotel in venti minuti, per fortuna non c'era molta gente in giro e riuscì ad andare subito in camera dove aprì il frigo bar facendo incetta di tutte le minibottiglie che riuscì a trovare, rovesciandole tutte nella borsa dove si accorse di avere anche il pacchetto di sigarette che Syn le aveva dato prima; uscì in terrazza e se ne accesa una, sedendosi su una sdraio ed aprendo la prima bottiglietta di gin, bevendola in un solo sorso...
Faceva male anche solo pensare al fatto che lui aveva voluto parlare, al fatto che pensava che lei avrebbe potuto dimenticare tutto e dirgli che lo perdonava, che voleva ancora sposarlo, che voleva passare il resto della sua vita con uno che l'aveva tradita e ingannata.
Era incredula per il fatto che sua madre l'avesse appoggiato, aveva capito che avrebbe voluto rivederla con Dylan ma non aveva creduto che sarebbe arrivata a tanto.
Aprì un'altra bottiglietta, e poi un'altra, la terza era appena finita quando sentì il rumore di una delle porte finestre aprirsi e dei passi alle sue spalle, girò appena lo sguardo trovandosi davanti Jimmy.
Il ragazzo non disse nulla sedendosi solo sul lettino dietro di lei abbracciandole la vita.
“Non volevo urlare” sussurrò Becca con lo sguardo basso.
“Hey, tranquilla...” sorrise lui.
“Mi manca Jim...” aggiunse lei girando il viso per guardarlo “...io volevo solo...” continuò senza sapere cosa dire reprimendo un singhiozzo mentre lui se la tirava contro distendendosi all'indietro, capendo che il momento dell'esplosione era finalmente arrivato.
E infatti Becky scoppiò a piangere, come non l'aveva mai sentita, accoccolandosi contro di lui e lasciando uscire tutto quello che si era tenuta dentro per due settimane, perchè quella avrebbe dovuto essere la sera prima del suo matrimonio, ed invece era stata una serata con uno stupido concerto, una pizza fredda nel backstage e troppe bottiglie di birra.
E aveva bisogno di sfogarsi, di lasciarsi andare, di piangere perchè ancora non l'aveva fatto e Jimmy lo sapeva, ed era davvero lì solo per quello.
Restarono forse più di un'ora in silenzio distesi lì, senza dire assolutamente nulla prima che lei si calmasse un po', prima che lei senza neanche accorgersene si addormentasse addosso a quel fratello di cui aveva veramente bisogno.
Jimmy si alzò prendendola in braccio e rientrando in camera della ragazza, aveva detto a Jess di non aspettarlo, che lui doveva rimanere con sua sorella e infatti la mise a letto distendendosi poi accanto a lei, sperando che la mattina dopo Bex si svegliasse con un po' meno lacrime addosso.
L'unica cosa che il batterista aveva in mente era salire su un areo per Los Angeles e picchiare Dylan fino forse a ucciderlo, perchè Becky era sua sorella, la maggiore, quella da cui lui andava per i consigli e le certezze, quella che aveva sempre, o quasi, la cosa giusta da dire, e vederla totalmente persa quando invece avrebbe dovuto essere la persona più felice del mondo lo mandava in bestia.
Gli altri ragazzi della band si erano offerti senza tanti preamboli di prenotare i biglietti e di andare e tornare da LA in giornata, ammazzare di botte l'idiota e tornare come se niente fosse, ma forse non era la cosa più intelligente da fare, anche perchè l'idiota in questione era persino appoggiato dalla madre.
Quella era la ciliegina sulla torta, la cosa che più gli faceva perdere la testa: sua madre che si metteva contro la sua stessa figlia, senza capire che non le stava facendo un bene ma, anzi, la stava completamente annientando con quel comportamento.
Ma aveva in mente un bel discorso da farle, e non gli importava se era di sua madre che si parlava, in quel momento Bex per lui veniva prima di tutto.

[ 22 Marzo – Memphis ]
Becca aprì gli occhi dopo essere rimasta distesa a letto in dormiveglia per una decina buona di minuti, sentì il rumore della doccia e capì che suo fratello era rimasto lì a dormire e che, come al solito, si era svegliato prima di lei e si preparava prima di buttarla giù dal letto.
“Buongiorno” la voce di Jimmy risuonò per la stanza poco dopo, seguita dal suo peso sul materasso.
“Giorno” disse lei mettendosi a sedere e stiracchiandosi.
“Ti direi di muoverti sto morendo di fame” rispose lui con un sorriso “Come va?” chiese poi e lei ci pensò un attimo su.
“Va...” rispose con un sorriso cercando di sistemarsi i capelli “Non me lo sono sognato, vero Ji? Dylan mi ha davvero chiamato dal telefono di mamma...” disse poi mentre il ragazzo annuiva “Sai più cresco più mi si chiarisce perfettamente perchè papà l'ha lasciata e ha chiesto il divorzio...” sbottò lei saltando giù dal letto.
“Guarda, pensavo esattamente la stessa cosa, anzi pensavo di farlo Santo Subito per aver resistito dieci anni” commentò il batterista alzandosi a sua volta e andando alla finestra con solo l'asciugamano legato in vita.
“Jim, sei mezzo nudo” gli fece notare la sorella.
“Non mi rimetto le mutande di ieri se è quello che vuoi che faccia, quindi adesso me ne vado in camera mia e mi vesto...” ribattè lui.
“Lasciando qui le tue mutande!” esclamò la ragazza ad alta voce per farsi sentire mentre si guardava allo specchio con una smorfia notando le sue occhiaie paurose.
“Ci sono persone che pagherebbero per le mie mutande!” obiettò Jimmy.
“Non le metto in vendita su Ebay, scordatelo, ma che cazzo avete tu e Brian con questa storia delle mutande messe all'asta!” gli fece eco Becky aprendo l'acqua della doccia.
“Tutte le grandi star mettono qualcosa all'asta!” sbottò Jimmy apparendo sulla soglia della porta del bagno.
“Non le mutande del giorno prima!” lo sfidò lei incrociando le braccia e sorridendo mentre Jimmy borbottava qualcosa uscendo poi in terrazza per andare in camera sua e di Jess.
Bex sapeva che tutta quella conversazione surreale era stata fatta apposta per iniziare la mattina senza niente di troppo serio a cui pensare, sapeva che per tutto il giorno suo fratello avrebbe fatto di tutto per non lasciarla mai da sola e non farle mai ricordare che quella mattina, ci sarebbe dovuto essere il suo matrimonio.
Il cellulare che aveva appoggiato vicino al lavandino vibrò e la ragazza lo prese per leggere un messaggio

Da: Syn Gates – a Becca
22/03/2008 – 09.30
Stronza! Come va? Psicotica come ieri? Hey scherzo... che poi mi uccidi... Siccome pensavo che mi devi il fatto che mi ero comprato uno smoking nuovo apposta per te, oggi ti tocca una giornata di shopping. Niente scuse, nessuno dice di no a Synyster Gates...

Becky rise, sapeva che tutti, più meno, avrebbero fatto i cretini per tenerla su di morale, sapeva anche che per non farle pesare quel giorno non sarebbero stati zitti, non avrebbe ignorato l'argomento matrimonio come molti avrebbero fatto, anzi, l'avrebbero esorcizzato parlandone, rendendolo ridicolo, ricordandole che era fortunata ad essere ancora single, perchè il matrimonio è un cappio al collo che nessuno si merita.
Scosse la testa e iniziò a digitare sulla tastiera.

Da: Becca – A: Syn Gates
22/03/2008 – 09.32
Quale onore... Non potevo immaginare modo migliore di passare la mia giornata...
Ps Se sei già giù al buffet e ti finisci le brioches alla cioccolata ti abbandono a morire in un camerino...

Non fece neanche tempo a schiacciare invia che arrivò subito un altro messaggio.

Da: Matt – A: Becky
22/03/2008 – 09.33
Vengo anche io fuori, così portiamo Gates in libreria, lui inizia a lamentarsi e noi abbiamo la scusa per seminarlo per un po'!

Da: Becky – A: Matt
22/03/2008 – 09.34
Sei sempre stato il mio preferito...

Da: Syn Gates – A: Becca
22/03/2008 – 09.36
Chi è il tuo preferito, stronza del cazzo?

Da: Johnnyno – A: Becca
22/03/2008 – 09.36
Già, chi? è_é

Da: Zacky V – A:Becca
22/03/2008 – 09.37
Io, ovviamente...

Becky si mise a ridere, probabilmente erano tutti giù al tavolo a colazione con il cellulare in mano che battibeccavano e si dicevano su mandandole messaggi, poteva vedersi benissimo la scena.

Da: Clone numero 1 (Jason Berry) – A: Becca
22/03/2008 – 09.37
Caghi solo loro perchè sono famosi?

Da: Clone numero 2 (Matt Berry) – A: Becca
22/03/2008 – 09.37
Gates fa bene a chiamarti stronza...

Da: Bex – A: Zacky V, Johnnyno, Syn Gates, Matt, Clone numero 1 (Jason Berry), Clone numero 2 (Matt Berry)
22/03/2008 – 09.40
Grazie...

Chiuse il telefono per entrare in doccia, sapeva che quando ne fosse uscita avrebbe trovato sei risposte, alcune più o meno educate; sapeva che anche se le era sembrato squallido essersi rifugiata lì con loro in realtà non lo era, perchè non era andata in mezzo a degli estranei, ma in mezzo a gente che a lei ci teneva sul serio.

Da: Syn Gates – A: Becca
22/03/2008 – 09.47
Mi aspetto una cazzo di ricompensa in natura, stronza...

Da: Matt – A: Becky
22/03/2008 – 09.47
Hey, questo ed altro per la mia infermierina...

Da: Zacky V – A: Becca
22/03/2008 – 09.48
Cat, tesoro, se vuoi ringraziarmi risfodera il costume da Catwoman, no?

Da: Johnnyno – A: Becca
22/03/2008 – 09.49
Il tuo preferito sono io. Punto

Da: Clone numero 1 (Jason Berry) – a Becca
22/03/2008 – 09.49
Lecchina... solo perchè senza di me nel backstage ti annoi.

Da: Clone numero 2 (Matt Berry) – a Becca
22/03/2008 – 09.50
Lo sai che sei la sola ed unica

Da: Jess – A: Becca
22/03/2008 – 09.51
Tesoro sono in mezzo a degli uomini psicopatici ti muovi a scendere?

Da: Jimmy – A: Bex
22/03/2008 – 09.52
Te l'avevo detto che era possibile annegare nella doccia, e tu “No, non è vero,” mentre è chiaro che adesso sei annegata!

“Syn ti sta malissimo!” esclamò Becca facendo capolino dentro il camerino del ragazzo.
“Non è vero!” ribattè lui convinto.
“Hey amico, non può stare bene a nessuno una camicia giallo vomito!” gli fece eco Jason Berry che era uscito con loro e con il cantante della band a fare spese.
“Dai toglitela” aggiunse Becca.
“Non puoi proprio resistere, devi vedermi mezzo nudo o scleri, mh?” rise lui beccandosi una sberla sulla testa da parte della ragazza che uscì dal camerino per andare a cercare qualcosa per se stessa.
“Hey, bella...” commentò vedendo Matt che si provava una felpa davanti allo specchio e avvicinandosi a lui.
“Se compro un'altra felpa mi esplode la valigia!” rise il ragazzo mentre lei gli si metteva davanti e chiudeva la cerniera tirandogli poi su il cappuccio divertita.
“Però è proprio bella, c'è da donna?” chiese mentre lui annuiva e la portava dove aveva trovato la sua iniziando a cercare con Becky la taglia giusta.
“Una felpa con i teschi e pensare che avrei dovuto indossare un vestito da sposa oggi, bel cambiamento...” sorrise la ragazza tirando su un maglioncino viola che aveva trovato in mezzo alla pila di vestiti appoggiandoselo addosso per vedere come le stava mentre si guardava allo specchio, buttandolo poi dove l'aveva trovato.
“Pensavo avessi deciso di sposarti con quel vestito nero su cui avevi fatto disegnare il deathbat” scherzò il cantante facendola ridere.
“Sì, avrei potuto, mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Dylan” commentò lei scuotendo la testa e restando un attimo in silenzio “Ti posso chiedere una cosa?” aggiunse poi guardandolo mentre il ragazzo annuiva spostando lo sguardo su di lei.
“Se tu fossi in lui... Se tu fossi Dylan, adesso dico...” iniziò a dire “Pensi che verrà qui? In tour dico? Pensi che mi verrà a cercare?” chiese con un tono leggermente preoccupato.
“Non lo so Becky...” iniziò a dire lui.
“Tu lo faresti?” lo interruppe seria.
“Sì” rispose lui senza girare intorno alla cosa, se fosse stato in quella situazione lui l'avrebbe fatto già da qualche settimana di abbandonare l'approccio via telefono e di cercare Becca.
“Bene” borbottò lei rimettendosi a cercare la felpa, anche se la voglia di shopping le era decisamente passata.
“Hey” disse lui mettendole una mano sulla schiena “Diamo una foto di Dylan a Thor e vedrai che non ti si avvicina di certo se gli diciamo di non farlo passare...” scherzo facendola ridere.
“Giusto, dopo lo facciamo sul serio, eh?” disse lei mentre Matt annuiva, magari Becky non doveva sapere che Jimmy l'aveva già fatto, aveva mostrato una foto dell'ex della ragazza alla security dicendo a tutti che se lo vedevano dovevano riempirlo di pugni...
“Ok, adesso andiamo nel reparto abiti da sera” esclamò proprio Jimmy comparendo dal nulla con Jess, probabilmente si erano imbucati in qualche camerino a provare cosa assurde, o fare altro che riguardava loro e loro soltanto.
“Perchè abbiamo un gran galà?” rise la sorella mentre anche Syn e Jason si univano al gruppo.
“No, ma avremmo dovuto essere tutti eleganti per il tuo matrimonio e quindi adesso andiamo a provare vestiti chiccosi!” rispose Jess prendendo la ragazza per un braccio e trascinandola verso le scale mobili.
Rimasero nel negozio per due ore filate, a provare qualunque abito le commesse indicassero o nominassero, finchè uno della security del grande magazzino non arrivò da loro dicendo che se volevano restare dovevano comprare qualcosa, e così fecero: uno smoking viola scuro per Brian, completo che probabilmente non avrebbe mai indossato in vita sua ma che voleva assolutamente, una giacca di pailettes dorate per Jimmy, degna dei migliori prestigiatori di Las Vegas, un cilindro e una giacca da frac per Jason e un completo completamente nero, comprese camicia e cravatta per Matt.
Mancavano solo le due ragazze, Jess uscì dopo poco dal camerino con addosso un vestito verde-azzurro dallo spacco interminabile, da inizio coscia fino a lasciare scoperta tutta la gamba...
“Lo prendiamo!” esclamò Jimmy vedendola, mentre lei si metteva a ridere guardandosi allo specchio.
“E quando lo metto Ji? E' troppo elegante...” commentò.
“Quando vuoi amore, anche adesso, o stasera in camera, o inizi ad andarci in giro per il resto della tua vita, che problema c'è?” scherzò il ragazzo alzandosi e andando dietro di lei “E' deciso, lo prendiamo!” rise dandole un bacio sul collo mentre lei continuava a guardarsi convenendo sul fatto che quel vestito le stava proprio bene.
Matt era uscito a fare una telefonata e tornando dentro ne aveva approfittato per pagare, mentre gli altri si erano appena messi in coda alla cassa e così lui si era offerto di vedere dove si fosse persa Becca che stava probabilmente ancora provandosi qualcosa.
“Becky, sei qui?” chiese appoggiandosi al muro vicino alla porta di un camerino.
“Sì” rispose la ragazza.
“Pensi di morirci lì dentro o esci?” scherzò il cantante mentre lei usciva guardandosi nello specchio di fronte a loro, stessa cosa che fece Matt fissando la sua immagine riflessa con gli occhi sgranati.
“Cazzo” commentò ridendo “Ti sta bene” continuò “Cazzo se ti sta bene” aggiunse schiarendosi la voce memorizzando più o meno ogni centimetro di quel vestito nero, lucido e corto.
“Se me lo prendo mi dovete portare a qualche enorme premiazione in cui posso fare la figa, tirarmela da morire e mettermelo!” scherzò lei inclinando la testa e girandosi per guardarsi meglio nello specchio.
“Tre settimane e ci sono i premi di MTV Overdrive... quindi ti ci porto, e sia chiaro solo per il vestito mica per te!” propose mentre si mettevano a ridere tutti e due.
“OH MIO DIO!” la voce di Syn risuonò per la stanza dei camerini mentre il ragazzo si buttava a terra in ginocchio “Posso morire felice!” continuò con un gran sorriso guardando Becky.
“Imbecille” commentò lei cercando di tirargli una sberla.
“Allarme gambe scoperte!” disse Brian saltando in piedi mentre Becky tornava nel camerino per cambiarsi.
“Stronza posso entrare? Giuro che non guardo” continuò scherzando il chitarrista mentre Matt scuoteva la testa ridendo, l'amico non aveva mai mezze misure, con nessuna donna, tanto meno con Bex.
“Certo!” arrivò pronta la risposta della ragazza.
“Sul serio?” chiese Syn che voleva evitare di trovarsi una scarpa con il tacco piantata in fronte.
“No” ribattè Becky mentre il ragazzo iniziava a farle il verso visto che lei aveva cominciato a parlare, rivolta a Matt, di non sapeva quale film.

 

***

 

Note dell'autrice: Come sempre un ringraziamento a Magical Illusion per commentare tutti i capitoli nonostante li abbia già letti e straletti! Grazie a msreverie e a tutti i lettori che seguono la storia, soprattutto a quelli che commentano :p

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Capitolo 5
*** Un giorno così ***


Capitolo 05 - Un giorno così

Basta un giorno così
a cancellare centoventi giorni stronzi e
basta un giorno così
a cacciare via tutti gli sbattimenti che
ogni giorno sembran sempre di più
ogni giorno fan paura di più
ogni giorno però non adesso adesso adesso
che c’è un giorno così
Un giorno così - 883

[ 08 Aprile 2008 ]

Andare in tour non significava solo fare concerti, spesso, anzi, significava sopratutto concedere interminabili interviste, servizi fotografici, ore passate con i fans e molte altre cose. Non erano attività molto impegnative, ma occupavano quasi tutte le ore del giorno in cui i ragazzi avrebbero volentieri voluto riposarsi dopo le nottate folli passate in questo o in quel locale.
Erano più o meno le undici della mattina e i ragazzi degli Avenged erano, appunto, andati a rilasciare un’intervista a una delle radio locali, sarebbe stata una cosa lunga, con un meeting con il fanclub ufficiale, e la loro presenza a un contest di chitarristi compresi tra i quattordici e i sedici anni: non sarebbero tornati in albergo prima del tardo pomeriggio.
Hailey, la ragazza di Johnny, e Jess, quella di Jimmy, erano uscite a fare un giro in città, Becky invece aveva preferito rimanere in hotel, seduta su una delle comode poltroncine imbottite a leggere un libro che le aveva consigliato un delle figlie adolescenti del manager della band: Twilight. Ne aveva sentito parlare in lungo e in largo ma l’aveva sempre ignorato, non era tipo da storie di vampiri, o almeno non credeva di esserlo perché in quel preciso momento si stava macinando capitoli su capitoli senza riuscire a smettere, neanche fosse la più potente droga sul mercato.
Si sentiva privilegiata a poter passare intere giornate così senza dover fare niente, senza doversi preoccupare del lavoro visto che era riuscita, essendo uno dei titolari, a prendersi fin troppe ferie, che i colleghi le avevano concesso senza problemi finché non se la fosse sentita di tornare. E lei si stava godendo la cosa, seduta tranquillamente con il cameriere che le portava da bere ogni volta che ne aveva voglia, riusciva quasi a sentirsi tranquilla e rilassata; erano ore che non staccava gli occhi dal libro ma l’arrivo di un taxi giallo e dalla marmitta un po’ troppo rumorosa le fece alzare lo sguardo.
Se non avesse ritenuto impossibile l’arrivo di quella determinata persona non avrebbe avuto dubbi, se non fosse stato assolutamente e completamente fuori discussione che si fosse potuta trovare lì Bex non si sarebbe neanche posta la domanda di chi potesse essere un individuo biondo, rumoroso, vestito con una maglietta che aveva visto anni, se non secoli, migliori e un cappello di pelle misto tra Indiana Jones e Mr Crocodile Dundee.
No, non poteva proprio essere lui, l’ultima volta che si erano sentiti via mail si trovava in Angola… no forse Congo o Burundi… Poteva davvero essere…
“Mike?” chiese la ragazza incredula appoggiando il libro sul tavolino mentre il soggetto in questione si levava il cappello mostrando un enorme sorriso e un volto come sempre troppo abbronzato.
“Ma che cazzo di faccia fai Bex? Ti sembra davvero così impossibile vedermi qui?” rise lui scuotendo la folta chioma di capelli biondi salendo a due a due le scale che portavano alla terrazza esterna dell’albergo dove stava la ragazza.
“Non ci posso credere, ti sapevo in Africa, Australia, sperduto in qualche isola dimenticata da Dio!” scherzò lei alzandosi e abbracciando l’amico che non vedeva da tanto tempo, non un amico qualunque, un suo simile, in quanto fratello maggiore di uno dei membri della band, precisamente di Matt.
“Sono atterrato tre giorni fa in terra natia!” rise Mike “Dopo due anni in giro per l’Africa!” spiegò il ragazzo staccandosi per guardarla ancora una volta con uno di quegli enormi sorrisi che l’avevano sempre contraddistinto.
Michael Sanders, per tutti Mike, era un personaggio a dir poco singolare, laureato in zoologia aveva dedicato la sua vita alla natura e agli animali, diventando uno tra i più affermati e famosi giovani documentaristi del panorama internazionale, grazie alla sua spregiudicatezza, qualificabile spesso come mancanza di buon senso, e al suo talento nell’immortalare scorci incredibili della natura. Aveva trent’anni, uno più di Becca, ed anche lui, come la ragazza, era stato, volente o nolente, uno dei primi supporter della band dei fratelli, e, proprio per questo, si erano trovati più e più volte al bancone di questo o quel locale come unici spettatori di concerti non proprio fortunati.
Quando la carriera di Matt e degli A7X era decollata era successo lo stesso anche per Mike, che aveva iniziato a girare il mondo senza quasi mai fermarsi alla ricerca dei paesaggi più selvaggi o degli animali più strani, diventando una sorta di desaparecido che famiglia e amici sentivano si e no una volta al mese, vedendolo molto, molto di meno. Becky infatti non riusciva a ricordare l’ultima volta che gli aveva parlato di persona: dovevano essere passati almeno tre o quattro anni.
“Dio non ci posso credere, allora esisti ancora non sei solo un agglomerato di lettere, e-mail e cartoline!” scherzò la ragazza.
“Esisto, esisto! Sono stato un paio di giorni a casa e poi ho saputo che i ragazzi erano in tour e che, udite udite, c’eri anche tu e mi sono detto, perché no? E anzi ho anche chiamato rinforzi!” scherzò Mike mettendo le mani in tasca e inclinando la testa per fissare la sua interlocutrice.
“No, no dai no… Non puoi aver chiamato davvero le gemelle!” rise lei divertita.
“Domani si uniranno a noi non solo Annie e Belle Baker, ma anche… L’unico e solo…” iniziò a dire alzando la voce “Ryan… Haner!” esclamò scoppiando a ridere e alzando le braccia al cielo in segno di vittoria.
Becca non poteva crederci, che davvero quel pazzoide davanti a lei fosse riuscito a convincere non solo le sorelle di Zacky a venire per qualche giorno in tour, ma anche Ryan, il perfetto maritino americano aveva davvero accettato di lasciare per qualche giorno la famiglia e unirsi alla vecchia follia?
“Solo tu e il tuo ritorno potevate riuscirci!” commentò la ragazza sedendosi di nuovo sulla sedia mentre Mike faceva lo stesso ringraziando con un cenno il facchino che gli stava portando dentro i bagagli.
“Sono qui ogni dieci anni, volevo approfittarne, no?” sorrise lui stiracchiando le gambe in avanti e incrociando le mani sulla pancia “Allora voci di corridoio mi hanno detto che sei ridiventata carnivora!” riprese a dire il biondo.
“Mike il periodo vegetariano è durato dai diciotto ai diciannove anni, poi ho scoperto che senza costicine non vivo…” gli ricordò Becky “Però sei riuscito a convertirmi per quasi due anni, non è male!” scherzò.
“Già, sei la mia conquista più duratura in quello…” sorrise lui “…Per il resto ho sentito che sei felicemente di nuovo single!” riprese a dire con un tono quasi allegro, anzi decisamente tale, un tono rilassato che per qualche ragione non fece sentire a Bex il solito peso allo stomaco.
“Cornuta e single per la precisione…” lo corresse.
“Non volevo iniziare subito a insultarti così su due piedi!” le fece eco Mike girando il viso per guardarla “E comunque la poligamia nel mondo degli animali è molto diffusa, non vedo perché tu non possa accettarla!” continuò ordinando una birra al cameriere.
“Sono all’antica!” sospirò lei rimettendosi gli occhiali da sole e rilassandosi un po’, le piaceva poter parlare anche di quello che l’aveva fatta stare tanto male senza problemi, e Mike era una di quelle persone che le permetteva di farlo: lui era così con tutti. Era verità universalmente riconosciuta che per quanto il maggiore dei Sanders fosse fastidioso, strano, ai limiti della pazzia, fosse in realtà una persona capace di mettere a proprio agio chiunque parlando di qualunque cosa, fossero le abitudini di accoppiamento di qualche strana specie di serpente o, semplicemente, un matrimonio andato a monte.
“E i bambocci con la passione per il rock? Come se la passano?” continuò a chiedere il ragazzo, anche se con suo fratello si sentiva spesso, ed anzi l’aveva addirittura avvertito del suo arrivo, non lo vedeva da quasi un anno, e sentirlo al telefono o tramite mail non era decisamente la stessa cosa.
“Alla grande come sempre, se a quelli dai un palco non avranno mai qualcosa che non va” rispose Becky bevendo un sorso di aranciata “E’ così strano vederli, è così ogni volta anche se ormai avrei dovuto anche farci l’abitudine, è che mi viene da ridere a vedere migliaia di ragazzi o ragazze che urlano in delirio per chi? Per quel pirla di mio fratello e i suoi degni compari?” si mise a ridere seguita da Mike che scuoteva la testa.
“Io e te ci diciamo sempre le stesse cose da quella prima volta in quel buco di locale in cui hanno suonato davanti a sì e no venti persone, e dieci eravamo noi fratelli con i rispettivi compagni!” scherzò il ragazzo “Tra l’altro ho provato a sentire anche la sorella di Johnny ma sua maestà è stata trasferita a Parigi a lavorare, quindi non riesce a raggiungerci”.
“Mi dispiace veramente un casino” commentò Becky con tono piatto e vagamente ironico.
“Sì ti vedo distrutta” la prese in giro lui.
“Non è colpa mia se non la sopporto, neanche a scuola andavamo d’accordo, ok? Me l’hai anche spiegato tu l’ultima volta perché, no? Quella storie delle due femmine del branco che si sbranano a vicenda per la supremazia! Ecco io e Janet siamo così, meglio che non ci ritroviamo nello stesso branco!” mise in chiaro la ragazza con tono divertito.
Janet Seward, la sorella maggiore del bassista, aveva tre anni più di Rebecca, avevano frequentato lo stesso liceo e fin da subito si era visto che i loro caratteri erano incompatibili e decisamente poco adatti l’uno all’altro: non si sopportavano. Avevano accolto per civile convivenza qualche serata in onore della band, qualche premiazione o particolare celebrazione, ma anche in quelle occasioni si limitavano a un ciao: Janet era troppo egocentrica e Becca era una che dal canto suo odiava essere messa in disparte. Era stata abituata male, lei in quel gruppo era sempre stata coccolata da tutti, un po’ viziata, trattata fin troppo bene, e le piaceva che fosse così; ma quando arrivava Janet le cose cambiavano, i ragazzi della band erano molto legati anche a lei e quindi, ovviamente le attenzioni si dividevano, ma la cosa non andava a genio a nessuna delle due prime donne che si ritrovavano sempre ai ferri corti.
Era per questo che Becky non aveva nemmeno chiesto a Mike di lei, limitandosi ad apprendere con sorpresa e piacere che li avrebbero raggiunti gli altri fratelli, ovvero Ryan, Annie e Belle.
“Comunque” statuì Bex “Tornando a discorsi piacevoli, i bambocci stanno più che bene, sono a fare qualche intervista e a distribuire sorrisi a ragazzine adoranti, figurati se non stanno bene… Anzi se vuoi andiamo pure a trovarli, so che a pranzo erano in pausa, magari li raggiungiamo!”.
“Ma sì dai!” esclamò Mike alzandosi mentre lei faceva lo stesso, prendendo poi il ragazzo a braccetto.
“Non hai animali strani nella valigia questa volta vero?” chiese Bex divertita mentre iniziavano a scendere i gradini andando al parcheggio dove c’erano le macchine a noleggio messe a disposizione dall’albergo.
“Becca, quello scorpione nella valigia non era voluto, c’è finito per caso!” rispose Mike ricordando l’episodio di molti anni prima, quando erano tutti nel tourbus dei ragazzi e lui aveva aperto la sua valigia facendo scappare l’orribile esserino che aveva seminato terrore tra tutti quanti.
“Sì beh, non si sa mai con te, non mi ispiri fiducia!” scherzò la bionda lanciandogli le chiavi e salendo al posto del passeggero.

“Sai inizio a capire perché tuo fratello lo devo vedere solo una volta ogni 3 anni…” esclamò Rebecca ridendo, uscendo sulla terrazza dell’albergo, raggiungendo Matt che stava seduto su una sedia a bere una birra; il ragazzo si girò a guardarla divertito.
“E’ un idiota!” commentò con un sorriso.
“Oh, puoi dirlo forte! Eppure ogni tanto quando lo penso in giro per il mondo quasi mi manca, è paradossale!” scherzò Bex sedendosi sulla sedia vicino a lui “Se poi ci aggiungi gli altri tre… Ryan in primis…” continuò scuotendo la testa.
“Anche se a qualche chilometro di distanza siamo di nuovo tutti qui, fratelli, sorelle… tutti!” commentò Matt appoggiandosi all’indietro contro lo schienale.
“Tutti quelli che contano!” aggiunse lei.
“Arpia… Janet non è così male…” la riprese lui divertito, sapendo benissimo del rapporto non proprio idilliaco tra le due.
“Janet? Ho nominato Janet, io? Hai fatto tutto da solo mi pare mio caro, chi è lo stronzo adesso?” gli fece eco lei bevendo un sorso di birra.
“Tuo fratello aveva una cotta per Janet spaziale al liceo, e lei lo trattava veramente malissimo…” ricordò Matt mentre Becca annuiva, ricordandosi perfettamente quel particolare.
Tutti facevano finta di avere una sbandata per Becca al liceo, più o meno vera, più o meno accentuata, l’unico che rimaneva sempre fuori dal gioco, ovviamente, era Jimmy, che aveva dovuto trovare qualcun altro di cui invaghirsi; le gemelle, le sorelle di Zacky, avevano ben undici anni più di loro, e la cotta sarebbe risultata veramente troppo impossibile, e così Jimmy aveva dovuto scegliere Janet.
Purtroppo la ragazza era decisamente meno gentile di quanto non lo fossero le altre sorelle maggiori, e anche molto, molto più selettiva in fatto di ragazzi e il povero Jimmy non solo si vedeva sempre rifiutato, come tutti a quell’età quando ci provavano con le ragazze più grandi, ma il più delle volte anche vagamente deriso: Becca aveva deciso che erano quelli gli anni in cui aveva iniziato ad odiare Janet.
“Questa rimpatriata è la cosa migliore che potesse capitare, veramente…” sospirò la ragazza, sentendosi veramente bene, come non le capitava da settimane “…È come stare in famiglia ma per fortuna lontano da casa!”  scherzò.
“Hey, guarda che ti vedo decisamente meglio ultimamente…” le disse lui inclinando la testa mentre Bex si girava a guardarlo.
“Sto meglio, non ho intenzione di fare la fidanzatina sedotta e abbandonata tanto a lungo, non fa per me. Ho i miei alti e bassi, quello sì, ma mi sta sulle palle pensare di avere così tanti problemi per un imbecille del genere…” sorrise allungando la mano per prendere la felpa di Matt che lui aveva appoggiato sul tavolino e mettersela addosso dopo un soffio di vento più freddo degli altri.
“Te la ricordi Vicky, no?” chiese lui mentre la ragazza annuiva, incrociando le gambe e sedendosi girata per riuscire a guardarlo, “Sono, boh, quattro anni che ci siamo lasciati? Ancora se mi incontra per strada mi evita perché dice che ci sta male, dice… Lei a me non dice niente, le sue amiche me l’hanno detto” continuò fermandosi un attimo “Quattro anni sono tanti…” aggiunse poi.
“Sono una vita! Ma cosa le hai fatto a quella poveretta! Quattro anni Matt, quattro anni?” esclamò Becky incredula.
“Hey, è lei che mi ha detto che se volevamo stare insieme mi dovevo trovare un lavoro più stabile, che non mi facesse girare il mondo; con tutto il rispetto possibile a ventidue anni preferivo pensare a me stesso che a una del genere!” rispose il ragazzo allungando le gambe in avanti, con il tono forse un po’ più duro del previsto. Era un storia che non aveva mai capito quella, la sua ultima storia veramente seria si poteva definire, stavano bene, erano innamorati, e poi lei gli aveva chiesto di scegliere, e lui aveva deciso in tempo netto compreso tra i cinque e i dieci secondi.
“Ti avrei preso a randellate se avessi scelto lei.” Statuì Becky con tono terribilmente serio mentre Matt la fissava confuso “Avete occupato per anni prima il garage di casa dei miei, poi di quel buco di casa che mi ero presa io per le vostre dannatissime prove, se una volta che finalmente avevate trovato uno studio di registrazione mandavi tutto a puttane avevo tutto il diritto di staccarti la testa” continuò con tono saccente, annuendo alla fine, facendo ridere di gusto il ragazzo.

[11 Aprile 2008]

“O mammaaaa!” esclamò Becca guardando le foto “Ma da un membro della famiglia Haner come ha fatto a venire fuori una bimba così bella!” riprese sfogliando l’album che Ryan, il fratello maggiore di Brian aveva portato loro “E’ un amore Ry veramente!” continuò la ragazza.
“Infatti mia madre mi dice sempre che non mi somiglia…” commentò l’uomo divertito.
“E dai, non è vero! Ha i tuoi stessi occhi e, dì quello che vuoi, ma il naso è uguale a quello di tuo fratello!” commentò Annie, una delle gemelle che stava seduta accanto a Becky.
Erano più o meno lei sette, erano tutti seduti attorno alla piscina a bere qualcosa e scambiare le ultime chiacchiere, l’indomani i fratelli, ad eccezione di Becca, sarebbero tutti tornati a casa.
Ryan Haner stava mostrando al gruppo le foto dei figli: di Melanie, cinque anni, e Sammy, tre; l’uomo era il più vecchio della compagnia, trentasei anni, sposato da sette, era in molte cose l’inverso di Syn, nella serietà, verso la moglie e i figli, e anche, spesso, nel modo di affrontare la vita. Molti però erano i tratti comuni ad entrambi, l’ironia, la simpatia, quel riuscire a prendere sempre un po’ tutto alla leggera pur avendo un enorme dedizione per il proprio lavoro, senza contare gli identici occhi castani e scuri, o la massa di capelli indomabile e perennemente spettinata: li si vedeva vicini e nessuno avrebbe potuto obiettare la loro terribile somiglianza. Ryan era stato bene con il vecchio gruppo in quel weekend, ma ora aveva voglia di tornare a casa, non tanto al lavoro, quanto dalla sua famiglia, lui era così, votato ai figli, al matrimonio e felice di esserlo.
Becky un po’ lo invidiava: aveva sempre trovato la situazione del ragazzo come privilegiata, innamorato con due figli stupendi, ma mai come allora vedere qualcuno felice e sposato l’aveva un po’ buttata giù, forse perché dopo tanto tempo aveva iniziato a vedersi anche lei in quella situazione e poi tutto era sparito nel giro di pochi istanti.
“Comunque la prossima volta veniamo anche con i bambini!” esclamo Belle, la gemella sposata e con famiglia a sua volta, “Magari non in tour… Magari organizziamo davvero il 4 luglio tutti insieme quest’anno, sarebbe bello!” continuò pensierosa.
“Possiamo farlo da me!” intervenne Annie, l’altra Baker, sedendosi accanto alla sorella “Tempo un mese mi finisco i lavori e ci stiamo tutti, con annessi e connessi!” sorrise.
Becky adorava quelle due, i volti identici la bocca sempre sorridente, gli occhi grandi e verdi, i capelli biondi una e tinti di nero l’altra; al liceo le aveva sempre invidiate per essere in due, certo lei adorava il fratello che aveva, ma a sedici anni avere l’appoggio di una sorella, gemella per giunta, era qualcosa che l’aveva sempre incuriosita.
“Basta che questa volta ti ricordi di chiamare l’uomo del gas o niente grigliata neanche quest’anno!” rise Zacky ricevendo un’occhiataccia da parte della sorella maggiore al ricordo di quell’anno in cui erano arrivati tutti pieni di carne che era rimasta cruda perché Annie si era dimenticata di pagare l’allacciamento del gas e il barbecue si era rivelato inutilizzabile.
“Ma per quanto me la rinfaccerete quella?” chiese la ragazza incrociando le braccia al petto.
“A vita Nina, a vita!” rise Mike, il fratello di Matt “Loro, io no, sono vegetariano, ho mangiato comunque!” puntualizzò, si divertiva sempre a dirlo e ripeterlo che lui non mangiava carne.
“Si peccato che anche le tue preziose verdure grigliate fossero rimaste ben poco grigliate!” lo prese in giro Brian bevendo un sorso di birra.
“Beh… Dettagli!” rise l’altro divertito ordinando per tutti un terzo giro di aperitivi: la serata doveva iniziare subito in quarta, e così fu.
Erano le due passate quando il consierge venne a dire loro di fare più piano perché alcuni ospiti dell’albergo, le cui camere davanti sulla terrazza del ristorante accanto alla piscina, si erano lamentati per il rumore, le risate, la confusione eccessiva dovuta al ricordo della festa dei ventun’anni di Jimmy, serata in cui, apposta per l’occasione, le gemelle Baker erano spuntate dalla torta di compleanno del festeggiato, con somma disapprovazione del fratellino minore che aveva sperato in qualche spogliarellista di cui anche lui avrebbe potuto godere; per sua fortuna poi erano arrivate le professioniste e quella di Belle ed Annie si era dimostrata solo una sorpresa mista ad uno scherzo per l’uomo della serata.
“Io invece mi ricordo la festa dei diciotto anni di Bex…” rise Matt che stava seduto accanto alla ragazza.
“Io mi ricordo te, Brian e Zacky nel mio armadio a dirla tutta!” ribatté la ragazza arrossendo mentre gli altri tre se la ridevano da morire.
“Sì quando tu se entrata con l’idea di darci dentro con Dean Ford e noi siamo rovinosamente piombati in camera perché ci siamo appoggiati troppo alle ante sfondandole!” esclamò Brian quasi con le lacrime agli occhi.
Becca abbasso lo sguardo, ricordando la vergogna per più motivi: verso Dean perché suo gli amici di suo fratello si erano dimostrati dei deficienti, e verso i suddetti deficienti che quasi non l’avevano sgamata e vista in pieno con Dean.
“Che imbecilli!” borbottò la ragazza.
“E dai Bex!” rise Matt.
“Dai Bex un cazzo!” rise lei mentre il cantante le passava un braccio sulle spalle senza smettere di ridere nemmeno un attimo.
“Non puoi avercela ancora con noi per averci provato!” continuò lui divertito alzandosi per andare al bagno mentre lei lo guardava male.
Finì la sua birra in un sorso, la quarta della serata almeno, senza contare gli aperitivi e si alzò per andare anche lei alla toilette, era vagamente brilla, se ne rendeva conto, pur essendo ben consapevole di essere forse quella che aveva bevuto di meno, non reggeva tantissimo, rispetto al resto della comitiva, e voleva evitare di stare veramente, veramente male.
Aveva appena iniziato a rispondere a un sms quando arrivò davanti alla porta che aprì senza neanche alzare lo sguardo se non… Troppo tardi: quello era il bagno degli uomini, tanto che, davanti a lei, per fortuna di spalle, c’era Matt in tutta la sua stazza.
“Oh cazzo!” disse lei ad alta voce scoppiando a ridere mentre il ragazzo girava la testa sgranando gli occhi.
“Bex…” fece appena tempo a dire prima che lei fuggisse praticamente fuori dal bagno entrando nella porta accanto, fortunatamente quella giusta; si appoggio al lavandino ancora ridendo per un attimo e si chiuse poi dentro, a chiave, dietro una delle porticine che si aprivano sulla destra uscendone poco dopo per lavarsi le mani e tornare nuovamente fuori.
Lì ad aspettarla c’era il cantante che la fissava cercando di trattenere una risata.
“Non ho visto niente lo giuro!” esclamò lei alzando le mani e ridendo, trovando assolutamente impossibile rimanere seria.
“Sei una pervertita l’ho sempre detto!” rispose lui mentre la ragazza spalancava la bocca assumendo un’espressione scioccata.
“Ma senti chi parla! Tu! Proprio tu!” lo indicò puntandogli un dito al petto “Che avevi manomesso la serratura dello spogliatoio delle cheerleader al liceo!” lo accusò facendolo ridere.
“Che c’entra tu sei coscientemente entrata in bagno mentre c’ero io!” ribatté il ragazzo incamminandosi nuovamente verso fuori.
“Coscientemente?” arrivò pronta la risposta, “No ma dico ti sembra che dopo tutto quel Martini io possa essere cosciente?” riprese a dire camminando veloce e attaccandosi al braccio di Matt per non cadere da quei tacchi al momento troppo instabili.
“Tua sorella ci prova con me!” tuonò il cantante non appena furono davanti a tutto il gruppo.
“Sé, ti piacerebbe…” lo prese in giro Brian accendendosi una sigaretta divertito.
“E’ volutamente entrata in bagno mentre c’ero io!” si difese il ragazzo.
“Stronza!” esclamò il chitarrista alzando la testa “E comunque se vuoi vedere qualcosa basta chieder…” riprese a dire senza riuscire a finire la frase a causa di un ben assestato pugno sulla testa da parte della stessa Bex.
“Hey, capiamola, è in astinenza, quanto è, tre settimane che sta qui? E voi non le fate battere chiodo!” iniziò a dire fin troppo divertito Mike fissando la ragazza che lo avrebbe volentieri ucciso.
“E’ lei che non vuole figurati se io mi tiro indietro!” scherzò Brian, perdersi un’occasione come quella per prenderla in giro era impensabile, sarebbe stato imperdonabile.
“La tua sfiga dipende dal karma della famiglia Haner, Bri!” iniziò a dire Annie mentre Syn borbottava qualche insulto “Non andrai mai in porto, tuo fratello dava buca a Becca e Becca adesso dà buca a te!” continuò la gemella ridendo.
“E basta con questa storia! Ci ho provato a una festa mica per mesi!” si difese la ragazza cercando l’approvazione di Jimmy che invece sembrava essere troppo divertito dal poterla prendere un po’ in giro.
“Infatti ragazzi dai, è cosa morta e sepolta…” esclamò Ryan a cui non piaceva troppo parlare del periodo prima del suo matrimonio, semplicemente perché era vagamente timido e si sentiva in imbarazzo.
“Non ci crede nessuno che non vi è rimasto nemmeno un rimpiantino!” commentò Annie.
“Basta!” esclamarono all’unisono Becca e Ryan ridendo.
La storia non era tanto strana, solo, per tutti, molto divertente: il maggiore degli Haner aveva ventitre anni, Bex diciassette, e a una festa i due si erano ritrovati in qualche angolo a sbaciucchiarsi dopo qualche drink di troppo; interrotti dal taglio della torta Bex aveva sperato a lungo di poter riprendere la conversazione interrotta ma Ryan era ripartito per il college, dove aveva poi conosciuto la sua futura moglie e tutto era caduto senza troppi dolori o problemi per nessuno dei due, a parte le continue battute che tutta la “famiglia A7X” faceva ogni volta che si ritrovavano insieme, per ricordare il gran due di picche rifilato a Becca o l’occasione persa da Ryan che, come tutti avevano sostenuto per anni, stava riversando la sua sfortuna sul fratello minore che invece non se la sarebbe voluta lasciar scappare.

Erano ormai le quattro o mezza: le coppiette, Jimmy e Jess, Hailey e Johnny, nonché Ryan che doveva prendere l’indomani un volo molto presto, e le gemelle, per lo stesso motivo, erano ormai andati a letto e rimanevano solo pochi eletti ancora al tavolo, mangiando uno spuntino notturno un po’ troppo pesante fatto di alucce di pollo e patatine alla paprika.
“Ragazzi, se non vi dispiace io andrei a vedere se la cameriera di prima ha staccato veramente e magari a offrirle l’ultimo drink…” esclamò Brian alzandosi con un sorriso compiaciuto: il chitarrista aveva tampinato tutta la sera la ragazza che non sembra esserne tanto disturbata, tanto che tutti l’avevano vista più volte lanciare sguardi inequivocabili alla tavolata.
“Andate e riproducetevi!” esclamò Mike ridendo.
“Io vado semplicemente senza riprodurmi!” esclamò Zacky sbadigliando e alzandosi, aveva bevuto troppo ed era decisamente distrutto, e così decise di andare a letto senza pensarci due volte.
“Una volta me lo devi far fare sul serio un giro dell’Australia in jeep!” riprese a dire Becky addentando un’ala di pollo.
“Certo! Basta che mi dici quando vieni…” le rispose il ragazzo “Vi organizzo un bel tour, anche questo idiota sono anni che me lo dice e poi non viene mai!” continuò indicando con un cenno della testa il fratello minore.
“Hey, si lavora…” scherzò il cantante.
“Questa no, sembra essere in ferie a vita!” rise Mike rivolto a Bex.
“Finché posso me la godo!” sorrise lei mangiucchiando ancora qualcosa.
“Ragazzi io invece vi saluto, domani il mio volo non è presto ma è di 23 ore con non so quanti scali…” riprese a dire il maggiore dei Sanders.
“Ok vecchiaccio che non sei altro!” lo salutò Bex “Vai se vuoi, io non ho sonno ma non devi farmi compagnia per forza, poi faccio un’altra gaffe…” sorrise la ragazza rivolta poi verso Matt dopo che Mike si era allontanato.
“Tranquilla non ho sonno neanche io, e anzi mi farei un’altra birra” commentò ordinandone direttamente due al povero cameriere che non vedeva l’ora di poter chiudere il bar.
“Facciamocela portare su” propose la ragazza “Ci guardiamo un film?” aggiunse poi e il cantante si trovò ad annuire convinto alzandosi e modificando la propria ordinazione; andarono in camera di Matt dove una breve sosta al tourbus che era fermo nel parcheggio dell’albergo per scegliere un DVD da guardare, optando poi per “Nella rete del serial killer” comprato la settimana prima e non ancora guardato.
Becky fece una tappa veloce in camera per infilarsi una tuta prima di raggiungere il ragazzo in camera.
“Grazie per la compagnia!” esclamò la ragazza lasciandosi cadere a letto e sistemando il cuscino dietro la testa.
“A te, ultimamente dormo di merda, o proprio non mi addormento” rispose lui scrollando le spalle, spegnendo la luce e distendendosi a letto a sua volta.
“Come mai?” si informò la ragazza, l’aveva visto un po’ stanco ultimamente, ma Matt era uno capace di mascherare bene ogni preoccupazione, quando ne aveva una.
“E che ne so” sospirò affondando la testa all’indietro “Sono due mesi che stiamo in giro altri due ne abbiamo, mi farei anche volentieri una sosta a casa” ammise poi sorridendo “Niente di che, sono solo stanco…”
“Sei stanco e non dormi, regolare no?” sorrise lei a sua volta girando il viso per guardarlo “Non hai pensieri strani, vero?” proseguì poi mentre Matt la guardava confuso “Io non dormo quando ho troppe cose per la testa, mi basta un pensiero minimo e vado avanti tutta la notte a rimuginarci su e tanti saluti al sonno, è sempre stato così quando sono nervosa”.
“Niente pensieri strani io, giuro, solo che ogni tanto i letti degli alberghi non sono così comodi come sembrano, mi piacerebbe di più il mio materasso ma non mi lamento” commentò lui “Pensieri strani sull’idiota?” aggiunse poi mentre Becky annuiva.
“Continua a chiamare, ormai non rispondo più a nessuno che non sia Vanessa o i colleghi fidati di lavoro, chissà quello da chi riesce ad arrivare dopo mia madre” disse lei mentre partivano i titoli di testa del film “E poi ho ancora paura che si presenti qui, e spero che se non lo sento non sappia dove sono, anche se è ridicolo perché basta che guardi dove siete voi, lo so.”
“Se arriva lo sistemiamo noi, promesso” la rassicurò Matt sorridendo, a bassa voce mentre iniziava il film.
“Se a sedici anni mi avessero detto che mi sareste stati così utili voi sbarbatelli vi avrei trattato meglio!” scherzò facendolo ridere di gusto.
“Va bene anche così, ormai l’hai capito che a te perdoniamo e permettiamo tutto” la prese in giro rimanendo poi in silenzio mentre iniziavano le prime scene del film

 

***

Note dell'autrice: rieccomi! nuovo capitolo! Direi che a poco a poco si entra nel vivo della storia e si conoscono tutti i personaggi vari ed eventuali collegati! Spero di averli descritti bene! Ovviamente tutte le famiglie dei ragazzi sono inventate! Ancora una volta grazie ai miei lettori, a quelli che mi seguono, preferiscono e, soprattutto, commentano!.

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Capitolo 6
*** Touch my body ***


Capitolo 06 - Touch my body

Touch my body put me on the floor
Wrestle me around play with me some more
Touch my body throw me on the bed
I just wanna make you feel like you never did.
Touch my body let me wrap my thighs
All around your waist just a little taste
Touch my body know you love my curves
Come on and give me what I deserve
And touch my body
Mariah Carey – Touch my body

[22 Aprile]

Matt andò ad aprire la porta della camera, qualcuno aveva bussato, e si trovò davanti Becca con le mani affondate nelle tasche dei jeans e un sorriso stampato in faccia.
“Ti ho portato dei libri!” esclamò mentre lui si scostava per lasciarla entrare.
“Bene, domani abbiamo un viaggio di otto ore mi serviva qualcosa!” commentò lui guardando la ragazza sedersi sul bordo del letto ed aprire l’enorme borsa che portava a tracolla.
“Questo è figo se vuoi, non so se hai visto il film!” esclamò tirando fuori il primo, intitolato ‘Follia’, il cantante lo prese tra le mani per leggere la trama dietro.
“No, mi manca, ma mi fido…” commentò poi aprendolo “Eri incazzata con la prima pagina?” scherzò vedendo che era stata strappata in malo modo, anzi quasi martoriata.
Bex si sporse per vedere mordendosi il labbro “Sì, qualcosa di simile, me l’aveva regalato Dylan c’era una dedica, qualcosa di ovviamente stupido e idiota e melenso sul fatto che ero la donna più bella del mondo, credo l’avesse scritto prima di cambiare idea” rispose la ragazza continuando a frugare nella borsa cercando di far finta di niente.
“Per me non ha cambiato idea” scherzò lui mentre lei lo fissava incuriosito “L’ho conosciuto, dai non era così coglione da cambiare idea su una cosa simile” riprese a dire mentre Becca si metteva a ridere “Nessun uomo con un cervello cambierebbe idea su quello”.
“Già, magari lo pensava mentre aveva la fila di sgualdrine fuori casa” disse lei continuando a cercare qualcosa di probabilmente inesistente dentro la borsa.
“Hey, io te l’ho già detto, riesco a vedermelo perfettamente in questo momento che si mangia le mani piangendo e urlando il tuo nome” scherzò facendola ridere.
“Già, me lo dite sempre, dovrei fidarmi” sorrise.
“Io lo farei!” disse indicandosi “Probabilmente sarei fermo davanti allo specchio da due mesi a prendermi a pugni se fossi in lui…” .
“Se tu fossi lui non saresti stato così stronzo” puntualizzò la ragazza appoggiando a terra la borsa “Non lo so ogni tanto mi prende male, mi ci metto io davanti allo specchio e mi chiedo cosa ho che non va, cosa aveva quella più di me, cosa…” lasciò cadere il discorso scuotendo la testa.
“Non fare discorsi del cazzo Bex, potrei metterci la mano sul fuoco che sei mille volte meglio di quella” la rassicurò, gli faceva tenerezza a volte che dovesse sentirsi dire, in quel periodo, cose così banali e scontate.
“Magari a letto sono una mezza sega e quindi ha dovuto ripiegare su quella…” disse.
“Sai, magari dovrei evitare di parlare di cose che non conosco ma… Sinceramente dubito che tu non ci sappia fare…” ammise Matt con un sorriso mentre lei girava la testa per guardarlo.
Lui si sentiva sempre un po’ in sospeso ad affrontare con lei certi discorsi, una parte del suo cervello non riusciva a non pensare che era assolutamente uno schianto anche con un semplice paio di jeans e una maglietta. Lle voleva bene, a volte si convinceva a considerarla una sorella, ma altre volte bastava una canotta troppo scollate per fargli realizzare che Becca, per fortuna, non era assolutamente sua parente.
“Sai ogni tanto ci penso ed è un po’ mortificante sapere che l’uomo con cui dovevi sposarti non era praticamente più attratto da te” replicò lei a voce bassa continuando a sostenere lo sguardo di Matt, aveva sempre pensato che avesse due occhi meravigliosi, tremendamente espressivi, e poi in quel momento non era difficile vederci dietro qualcosa che decisamente le piaceva.
Nello sguardo del ragazzo c’era qualcosa di velato, qualcosa che però, dopo lo smacco subito con l’ex, le piaceva sentirsi addosso; i movimenti degli occhi erano impercettibili ma scendevano lungo tutto il suo corpo probabilmente senza che neanche lui se ne accorgesse: a Becky quella situazione piaceva perché sentiva che in fin dei conti qualcuno era ancora decisamente attratto da lei, e non nella maniera ridicola e ironica in cui lo faceva Brian, ma in maniera molto più reale e riservata.
“… Insomma magari è così anche per tutti gli altri uomini, e resterò sola a vita!” aggiunse vagamente ironica, chiedendosi a che gioco lei stessa stava giocando, visto che, neanche troppo inconsciamente, si stava divertendo a provocarlo un po’.
“Io parlo per me e potrei assicurarti che non è decisamente così” commentò lui senza girarci tanto attorno, mordendosi la lingua alla fine, perché non era decisamente il tipo di risposta a cui il suo cervello aveva pensato.
Rebecca si alzò per una manciata di secondi, giusto il tempo di coprire la distanza che c’era tra lei e il ragazzo e sedersi sopra di lui mettendo a tacere una voce, decisamente non tanto piccola ma paragonabile a un coro da stadio, che le diceva di prendere e uscire da quella stanza in quel preciso momento; e invece fece l’esatto opposto, prese il viso del ragazzo tra le mani e si abbassò per baciarlo.
Tutto si sarebbe aspettato tranne quello.
Gli aveva detto che gli avrebbe portato dei libri per il viaggio e adesso, dopo lo scorrere confuso di una manciata di minuti, si era seduta sopra di lui e lo stava baciando, senza un apparente, coerente motivo.
Non fece praticamente nemmeno in tempo a rispondere al bacio che lei si staccò portandosi i capelli dietro le orecchie continuando a fissarlo, con il fiato leggermente corto, sistemandosi meglio sopra di lui.
“Quindi non era una frase di cortesia quando dicevi di essere attratto da me…” disse Becky a bassa voce abbozzando un sorriso, mentre Matt senza neanche pensarci le portava le mani sulla vita.
“No, direi di no…” rispose a voce bassissima prima che lei si abbassasse di nuovo ricominciando a baciarlo, e questa volta lui non aspettò nemmeno un secondo prima di rispondere.
Non sapeva bene cosa le fosse preso, non è che avesse mai pensato prima a un simile scenario: Matt era un bel ragazzo, un gran bel ragazzo, uno dei migliori amici di Jimmy, uno di quelli a cui non salti addosso solo perché hai il disperato bisogno di farlo con qualcuno, perché senti che ti piace avere addosso quello sguardo.
Sì perché Matt l’aveva guardata proprio in quel modo, come a dirle che lui da quel corpo sarebbe sempre stato attratto, mentre forse pensava che se avesse potuto provarlo gliel’avrebbe fatto capire lui che a letto ci sapeva fare eccome; e lei si era lasciata travolgere, perché voleva proprio quello, sentire qualcuno che avesse per la testa solo lei, che per un solo momento si sentisse fortunato per avere le sue attenzioni.
Becca gli sfilò la maglietta, annotando mentalmente che il ragazzo aveva un fisico non indifferente, si staccò dal bacio passandogli le mani sul petto, sentendo il respiro di Matt fermarsi per un attimo.
“E’ una cosa stupida…” disse lei guardandolo, senza smettere per un secondo di accarezzargli le spalle e il collo.
“Sì…” rispose lui portandole la bocca contro il collo, ma lei gli prese il viso riportandolo di nuovo davanti al suo.
“Possiamo ancora… Smettere…” riprese con un tono di voce che non avrebbe convinto nessuno, nemmeno se stessa.
“No” rispose lui alzando il volto e riprendendo a baciarla prima di sfilarle la maglietta soffermando lo sguardo sul reggiseno verde brillante che contrastava con la carnagione abbronzata mettendo a tacere anche quell’ultimo bisbiglio che gli consigliava di fermarsi.
Bex lo spinse indietro fino a farlo distendere baciandogli il collo e scendendo fino a slacciargli i jeans, alzandosi solo per sfilarglieli prima di tornare a sedersi sopra di lui che la guardava esattamente con quello sguardo che lei voleva sentirsi addosso. Alzò il busto prendendola e buttandola sul letto levandole i pantaloni e fermandosi a osservare quel tatuaggio che aveva sul basso ventre, quell’angelo che scompariva sotto la biancheria colorata come il reggiseno; si abbassò percorrendo il disegno con le labbra, mentre con le mani le sfilava il pezzo superiore.
Becca sapeva benissimo che era troppo tardi per fermarsi, e sapeva anche che non aveva nessuna voglia di farlo perché si stava sentendo viva in quel momento come non lo era da mesi: era una questione chimica, era sapere che Matt la voleva, lo riusciva a sentire in mille particolari, da quelli più ovvi a quelli più nascosti.
Le mancava fare l’amore con qualcuno, dopo un tradimento così grosso non era certa di quanto tempo le ci sarebbe voluti per fidarsi di qualcuno, ma lì non si trattava di fiducia, si trattava di pura e semplice alchimia, di una persona che aveva cercato di non farle capire che la voleva, ma le si era sentita desiderata comunque e aveva avuto bisogno di portare la cosa fino in fondo.
Fu di nuovo lei a mettersi sopra di lui quando ormai la biancheria era finita a terra, voleva avere un minimo di controllo su quello che stava succedendo, su come stava succedendo; Matt sì tirò su ancora una volta mettendosi a sedere soffocando il proprio respiro affannoso contro il collo di Bex che con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi era decisamente una delle visioni più eccitanti che avesse mai avuto davanti agli occhi in vita sua.
Sapeva come muoversi e come accarezzarlo, se Dylan si era lasciato sfuggire una cosa simile si meritava probabilmente di marcire da qualche parte, solo e in completa astinenza, perché perdere qualcosa come quello che stava provando Matt in quel momento era per il ragazzo la più grossa follia che mente umana, maschile, potesse anche semplicemente immaginarsi.

C’era un silenzio che sapeva di imbarazzo, di calma, forse di errore; stavano distesi a letto, Matt fissava il soffitto con gli occhi sbarrati, Bex gli stava accanto girata su un fianco con il viso nascosto contro il suo collo.
“Becca” disse lui a un certo punto, nel momento in cui la sua mente mise a fuoco un piccolissimo particolare di cui non aveva assolutamente tenuto conto fino a pochi istanti prima; lei alzò il viso per guardarlo “Cazzo, io… Ho dimenticato… Dico mentre lo facevamo…”
“…Hey” lo interruppe mettendogli una mano sul petto “Tranquillo io non me ne sono dimenticata, ok?” sorrise “Prendo ancora la pillola” lo rassicurò mentre il ragazzo si metteva a ridere.
“Scusa, sul serio io… Penso sia l’ultima cosa a cui avrei pensato” ammise mentre lei si metteva giù di nuovo senza riuscire a trattenere un sorriso: era così completamente preso da lei da aver dimenticato tutto il resto, anche il necessario.
“Dimmi che non sembra strano solo a me” riprese a dire Matt dopo qualche minuto di silenzio, mentre la ragazza tirava di nuovo su la testa reggendosela con una mano per guardarlo.
“No, decisamente, è terribilmente… Strano!” rise mentre lui faceva lo stesso portando gli occhi in quelli chiari della ragazza.
“Ora lo posso dire con certezza che Dylan è un coglione e che a letto sei brava” esclamò mentre lei rideva abbassando il volto forse vagamente imbarazzata, prima di ributtarsi contro di lui facendosi stringere per un attimo. Si sentiva strana, come se un po’ avesse sfruttato quell’attrazione che Matt aveva per lei per sentirsi meglio, per non sentirsi più rifiutata.
“Matt” disse mentre ancora una volta alzava la testa per guardarlo “Mi dispiace, voglio dire per come ti sono praticamente saltata addosso, io… Scusa…”
“Scusa?” rise lui interrompendola veramente divertito mentre Becca lo fissava “Ti stai forse scusando per aver realizzato il sogno di una vita?” le chiese poi facendola sorridere “Quella precisa fantasia di un sedicenne che ti guardava in piscina e che a essere sinceri non avevo mai del tutto abbandonato?” continuò mentre lei abbassava il viso per tornare poi a fissarlo.
“Me l’avresti dovuto dire a sedici anni che eri così bravo, ci avrei decisamente fatto un pensierino” commentò lei mordendosi il labbro con un sorriso vagamente diabolico che Matt trovava decisamente sexy.
“Sai probabilmente a sedici anni non ero così bravo” rise “L’esperienza aiuta” continuò togliendole i capelli dalla faccia.
“Già, anche a te è andata meglio adesso che dieci anni fa, credo” scherzò mentre lui  la guardava.
“Mi sarei accontentato!” scherzò prima di venire interrotto dallo squillo di un cellulare; Bex si mise a sedere ricordandosi poi di aver lasciato la borsa ai piedi del letto e recuperando il telefono all’ultimo.
“Pronto?” disse mentre il ragazzo si perdeva a guardare la curva della sua schiena completamente scoperta mentre con una mano si reggeva il lenzuolo sul davanti.
“Sorella, dove cazzo sei?” chiese Jimmy dall’altra parte.
“Jim…” disse lei girandosi istintivamente a guardare il cantante “…Sono da Matt, sono venuta a portargli dei libri!” disse mentre istintivamente si sporse dal letto verso sinistra a tirare le tende della porta finestra, suo fratello aveva la pessima abitudine di passeggiare per le terrazze e non voleva correre rischi.
“Venite a cena voi due topi di biblioteca?” chiese Jimmy.
“Andiamo… A cena?” chiese Becca rivolta a Matt che annuì, quella situazione era sempre più strana.
“Sì, tempo di…” di fermò impedendosi di dire la parola ‘rivestirci’ che avrebbe tradito tutto, tutto quello che stava succedendo “…Scendere” aggiunse “Tempo di scendere e ci siamo!” concluse riattaccando.
“Ci aspettano giù?” chiese Matt e lei annuì mentre entrambi rimanevano un secondo a fissarsi prima che lei si voltasse recuperando la biancheria e infilandosela velocemente; il ragazzo rimase fermo qualche istante prima di alzarsi e iniziare a vestirsi.
In cinque minuti erano fuori dalla stanza, fermi davanti all’ascensore, uno vicino all’altra senza guardarsi, Becca sentiva il calore del corpo del ragazzo subito dietro di lei, era successo tutto un po’ troppo velocemente, la telefonata, alzarsi di lì e solo in quel momento si rendeva conto che era andata a letto con Matt e che ce l’avrebbe avuto davanti ogni giorno per parecchi mesi.
Le porte di metallo si aprirono ed entrambi mossero il primo passo contemporaneamente andando a sbattere uno contro l’altra “Scusa” dissero all’unisono abbozzando un sorriso, cercando poi goffamente di salire senza nemmeno sfiorarsi, perché Matt aveva chiaramente sentito una piccola scarica elettrica quando lei gli era andata contro.
Arrivarono nella hall dove gli altri, compresa Jess, la ragazza di Jimmy, e quella di Johnny, Hailey, li stavano aspettando; uscirono nel parcheggio dove li aspettavano le macchine a noleggio che avevano preparato per loro, Syn ne avrebbe guidata una, Johnny l’altra.
Becca stava parlando con Brian e lo seguì fino alla prima auto, aprì la portiera posteriore e per quanto Matt si stesse costringendo a non farlo trattenne il respiro quando vide il bordo della biancheria colorata spuntare dai jeans mentre lei si sedeva sul sedile; deglutì rendendosi conto che Synyster lo stava chiamando e con un paio di falcate li raggiunse salendo al posto del passeggero vicino a lui, non poteva rischiare di sedersi dietro con lei, non quando sentiva ancora troppa adrenalina in circolo per tutto il suo corpo.

[24 Aprile]

I tourbus non sono molto spaziosi, certo sono confortevoli, ci possono stare molte persone ma non sono di certi i posti adatti ad evitare qualcuno, soprattutto se quel qualcuno sta viaggiando con te. Becky se ne stava rendendo perfettamente conto: era impossibile non avere sott’occhio Matt, ovunque girasse lo sguardo se lo trovava davanti e la cosa stava diventando impegnativa da gestire.
Il cantante dal canto suo aveva la fortuna che non sembrava tanto strano vederlo sempre e costantemente con un paio di Rayban addosso, specchiati, per di più, e quindi il suo sguardo, ovunque lo rivolgesse, era ben mascherato e la cosa era per lui un vero e proprio sollievo.
Avevano evitato il discorso, o meglio, entrambi avevano fatto in modo di non trovarsi mai soli senza nessun altro in giro dal momento in cui, quel tardo pomeriggio di due giorni prima, erano usciti da camera di Matt per andare a cena con il gruppo: se stavano in mezzo alla gente non poteva venire loro in mente di tirare fuori la cosa e, al momento, quella sembrava la soluzione migliore.
“Bex, dai vieni che inizia!” esclamò Jimmy buttandosi sul divanetto, mentre la ragazza inviava un ultimo sms all’amica Vanessa per prendere poi posto accanto a lui allungando i piedi in avanti sul tavolino.
“Arriviamo anche noi!” esclamò Brian lanciandosi, letteralmente, sull’ultima poltroncina libera, mentre Matt, che gli stava dietro, lanciò una fugace occhiata all’ultimo posto rimasto libero: quello accanto a Becky.
“Dai Shad, prendi la birra e siediti che ho già fatto play!” esclamò il batterista mentre partiva la sigla di Prison Break, telefilm che seguivano tutti e di cui dovevano vedere le ultime tre puntate trasmesse.
Matt non trovò una scusa buona per andarsene di lì: se avesse detto che non gli interessava nessuno ci avrebbe creduto, era stato lui per prima a far vedere quella serie al resto del gruppo, se avesse chiesto a uno dei suoi compagni di fare scambio di posto gli avrebbero semplicemente chiesto perché e la ragione non poteva essere rivelata, se avesse chiesto a Becca di spostarsi di lì la cosa sarebbe sembrata agli altri altrettanto strana.
E così si sedette.
Non c’era niente di strano nel trovarsi vicini su un divano a guardare la televisione, l’avevano fatto decine di volte fino a qualche giorno prima, anche, se in quel momento, c’era qualcosa che nessuno dei due aveva mai sentito prima: tensione.
Matt sentiva il braccio della ragazza appoggiato al suo, vedeva la mano ferma sullo stomaco, i capelli che gli solleticavano la spalla.

Le passò una mano tra i capelli buttandole indietro la testa, sporgendosi a baciarle il collo, accarezzandole la schiena cullato dal ritmico alternarsi dei loro respiri.

Becky si sporse in avanti prendendo l’elastico che aveva appoggiato sul tavolino e facendosi una coda spettinata, recuperando poi anche una bottiglietta di birra.
“Me ne passi una?” chiese Matt alla sua sinistra e lei si girò per passargli quella appena aperta, sfiorando le dita del ragazzo per un secondo.

Le mani armeggiarono per un attimo con la chiusura del reggiseno prima di lasciarla cadere di nuovo sul materasso, tornando sopra di lei, il tocco deciso sulla pelle appena scoperta le stava dando una inaspettata scarica di adrenalina.

Matt bevve mezza birra in un solo sorso cercando di concentrarsi sul telefilm e più che su quello che gli stava succedendo intorno, teneva lo sguardo fisso per non perdersi nemmeno un movimento e anzi si mosse solo per prendere il telecomando e alzare un pochino il volume, quasi per non sentire nessuno dei rumori nel tourbus. Ci riuscì per quasi mezzora, a estraniarsi da tutto e da tutti, senza mai staccare gli occhi dal televisore.
“Ragazzi facciamo una pausa che devo andare in bagno!” esclamò Jimmy alzandosi un attimo, rompendo quella  bolla di sapone in cui si era riuscito a rinchiudere.
“Muoviti” gli disse Becky stendendo le gambe in avanti, portandosi la bottiglietta di birra alle labbra senza però spostare lo sguardo da dove lo stava tenendo, cioè lontano da Matt.

Gli lasciò scendere le labbra lungo il collo, scendendo poi a tracciare i bordi dei tatuaggi colorati, staccandosi solo per slacciargli e sfilargli i pantaloni.

Finirono di guardare il dvd giusto in tempo per la prima sosta ad ora di pranzo, tutti erano già scesi per fumarsi una sigaretta e sgranchirsi le gambe, Becky invece stava andando nel retro a prendere la sua borsa, era già a metà del bus quando vide Matt venire nella sua direzione, uscire dalla stanza con le cuccette per andare verso l’uscita. Era la prima volta che si trovavano da soli: certo fuori c’erano almeno una cinquantina di persone, ma in quel momento, lì con loro, non c’era nessun altro.
“Vieni… A… Mangiare?” chiese lui quando inevitabilmente si ritrovarono faccia a faccia.
“Sì… Devo prendere la borsa… Arrivo…” rispose lei evitando per quanto possibile il suo sguardo.
“Ok” si affrettò a commentare il ragazzo facendosi da parte per lasciarla passare.
“Bex…” esclamò dopo che lei gli era passata davanti ed era quasi arrivata alla fine del corridoio.
Rebecca si girò senza sapere cosa aspettarsi, trovandosi davanti a Matt che la guardava con uno sguardo strano, imbarazzato e lei era sicura di avere negli occhi la stessa identica espressione leggermente tesa.
“…Niente…” aggiunse lui scuotendo la testa “Ci vediamo giù” concluse girandosi e scendendo dal pullman senza aspettare nessun commento da parte della ragazza.
Aveva combinato un casino, uno di quelli enormi che dopo che li hai fatti venderesti anche l’anima pur di cancellarli. Aveva infranto ogni sua regola, soprattutto quella che si era imposta di non fare cose stupide dopo la batosta con Dylan, soprattutto quella che le aveva suggerito il buonsenso di non invischiarsi MAI con gli amici di suo fratello perché loro erano una sorta di seconda famiglia e le gaffe non erano ammesse in quell’ambito.
E invece l’aveva fatto: non solo si era portata a letto uno che conosceva da più di dieci anni, che era una delle persone a cui Jimmy era più legato sulla faccia della terra, non solo aveva ceduto ma, anzi, aveva anche preso l’iniziativa, aveva spento il cervello e agito d’istinto, cosa che, a lei, non aveva mai portato niente di buono.
E questa volta non aveva fatto eccezione.
Ora tutto era cambiato, il periodo di relax post fallimento del matrimonio era diventato molto più teso, lei stava ancora molto bene in tour con i ragazzi, ma non poteva essere così ipocrita da dire che stava volentieri accanto a Matt esattamente come prima. Non era così: non che ci stesse male ma non riusciva a togliersi dalla testa quello che avevano fatto e, soprattutto, il desiderio che aveva sentito per lui e che aveva creduto difficile ritrovare, e invece si era riacceso, solo che questo la faceva sentire una vera e propria sgualdrina.
Voleva un gran bene a Matt, su quello non c’erano dubbi, ma i suoi pensieri, in quei momenti, erano ben poco sentimentali, a lei era piaciuto fare sesso con lui, non lo pensava perché gli piaceva nel senso di voler stare con lui, lo pensava perché andarci a letto era stato grandioso e l’aveva fatta stare bene.
Punto.
Niente battiti di cuore accelerati o altro, solo adrenalina, solo voglia di stargli di nuovo addosso, di fare di nuovo puro e semplice sesso, e questo non le piaceva perché si sentiva una persona come non si era mai considerata.
Non che i pensieri di Matt fossero tanti diversi in quei momenti, non era un ragazzo insensibile, anzi, era una persona spesso attenta ai sentimenti e più dolce di quanto si potesse immaginare, ma era innegabile che nella sua testa non stesse pensando ad una cena romantica con Becky, ma a una pura e semplice… Scopata. Era brutto da dire, forse volgare, troppo terra-terra e anche vagamente prevedibile vista l’attrazione che aveva sempre avuto per lei, ma cosa poteva farci? Era un uomo, di ventisei anni che si trovava attorno una ragazza che aveva sempre guardato con la coda dell’occhio, che tutti avevano sempre ritenuto bellissima, su cui, con gli amici aveva sempre pensato le cose peggiori proprio nell’ambito sessuale e adesso lui aveva chiaro e cristallino tutto quello che avevano sempre immaginato, e la cosa era andata oltre ogni aspettativa.
Era chimica, era attrazione, era la voglia di farlo di nuovo, di prenderla e sentire di nuovo tutte quelle sensazioni, non era idilliaco amore, era voglia di toccare di nuovo quel corpo.

 

***

 

Note dell'autrice: Come sempre ringraziamenti d'obbligo ai lettori, in particolare a Magical_Illusion e ms_reverie per i sempre apprezzati commenti

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Capitolo 7
*** Damn Girl ***


Capitolo 07 - Damn Girl

I've been around the world seen a million hunnies
Really special girls gave all my time and money
But, there something 'bout ya
Something that's kinda funny
Girl it's what you do to me it's got me saying
Damn girl...... you're so fine
The way you let me put it down, girl blows my mind
I guess I gotta put it down tonight
I gotta put it down

Justin Timberlake – Damn Girl

[26 Aprile]
Era andata a letto con Matt.
Anzi, sarebbe stato più giusto dire che era saltata addosso a Matt, senza un briciolo di dignità.
C’era da dire anche che lui non aveva mosso un dito per fermarla, anzi aveva mosso tutto il resto del suo corpo per farla continuare.
In quei momenti però il cervello si spegne, per riaccendersi, per esempio, quattro giorni dopo quando si è nel tourbus, tutti insieme appassionatamente, con tuo fratello e altre tre idioti, senza contare i due gemelli, la ragazza di Jimmy e anche lui, Matt…
Il buon senso cercava di farsi sentire nella testa di Becca facendole tenere lo sguardo basso sul suo libro, convincendola ad ignorare tutto e tutti; gli ultimi tre giorni erano stati una escalation di imbarazzo, si erano comportati in maniera quasi normale se non fosse che ogni loro gesto era perfettamente calcolato per non toccarsi. Questo perché, la mattina dopo essere finiti a letto insieme, Becca l’aveva inavvertitamente sfiorato a colazione passandogli il caffè e aveva sentito la pelle d’oca in ogni centimetro del suo corpo, e la cosa era decisamente pericolosa.
E così aveva preso le distanze, e sembrava aver fatto lo stesso anche Matt, che, persino a cena, prendeva solitamente posto dall’altra parte del tavolo per evitare che le loro gambe si sfiorassero lì sotto, provocando reazioni che non erano pronti a conoscere.
Becca trovava assolutamente ridicola e impossibile una sua simile reazione, come potesse sentirsi così attratta da uno che, in fin dei conti, aveva ignorato per più di dieci anni, ci aveva pensato ed era giunta alla conclusione che vederlo completamente senza vestiti aveva fatto scattare nel suo cervello una molla non indifferente: la voglia di stargli addosso il più possibile.
Dal canto suo Matt quel desiderio l’aveva sempre avuto, represso ma c’era sempre stato, e quella sessione tra le lenzuola aveva aperto la gabbia di una passione che aveva tenuto a cuccia per un po’ troppo tempo: si sarebbe volentieri preso a pugni. Qualunque cosa Bex facesse, dall’accavallare le gambe a mangiare quegli inutili marshmallows, dallo sporgersi troppo in avanti per passare una dvd a Jimmy fino a bere quella bottiglietta di acqua ghiacciata gli facevano venire in mente solo una cosa, e stava decisamente diventando frustrante.
Per non parlare delle magliette troppo corte e dei pantaloni troppo bassi, che lasciavano venire fuori l’angelo tatuato sul ventre della ragazza, un viso serafico che lo stava candidamente mandando all’inferno dopo che l’aveva visto a una distanza tanto ravvicinata. All’inizio aveva pensato che fortunatamente quel giorno Bex aveva un vestito che copriva la pancia per bene, dopo però l’aveva osservata seduta e si era reso conto che le gambe rimanevano scoperte dalla stoffa per il novantanove per cento, e la cosa non era semplice da sopportare.
Erano in viaggio da un’ora e mezza e ne mancavano altre quattro, ognuno aveva qualcosa da fare, tranne Matt che era stanco morto perché quella notte i due della stanca accanto alla sua erano stati decisamente troppo rumorosi e lui aveva dormito malissimo; si alzò deciso ad andare a buttarsi dietro nelle cuccette per cercare di riposarsi. Attraversò tutta la sala principale, si trovava nel piccolo corridoio che portava alle cuccette dietro quando si aprì la porta del bagno e Bex gli andò a sbattere contro senza neanche rendersene conto.
“Scusa!” esclamarono entrambi ritraendosi e mettendosi a ridere in maniera ben poco naturale.
“Dovevo… Andare dietro…” disse lui cercando di scansarsi.
“Vai… Io… Passa…” disse lei facendo lo stesso per un secondo, prima di cercare di passare visto che il ragazzo si era fatto da parte, ma lui fece lo stesso andandole di nuovo contro.
“Passo… Io passo, ok?” sorrise la ragazza scuotendo la testa, prendendosi mentalmente a sberle perché si sentiva una liceale alle prese con la prima cotta.
“Certo… Vai…” disse lui abbassando lo sguardo mentre lei iniziava a camminare lungo il corridoio, non riuscendo a fare a meno di alzare gli occhi per darle almeno un’occhiata.
Entrò nella stanza sul retro richiudendo la porta e appoggiandosi all’indietro, tirando un lungo sospiro mentre si passava una mano sulla faccia: ma mente come aveva potuto cedere a Bex?
Ci aveva riflettuto parecchio e si era dato costantemente dell’idiota per quasi due giorni, arrivando poi però alla conclusione che lui non aveva colpa: lei si era seduta sopra di lui che se l’era trovata lì intenta a mandare un messaggio assolutamente non equivoco. Cosa avrebbe dovuto fare? Non era un idiota, anzi, e solo un idiota avrebbe detto ‘No, grazie”, lui invece si riteneva un tipo abbastanza intelligente, infatti aveva fatto l’unica cosa da fare: se l’era fatta.
Nessuno avrebbe mai osato fargliene una colpa, nessuno che avesse mai visto Bex anche solo da un chilometro di distanza, chiunque gli avrebbe battuto una pacca sulla spalla dicendogli che lo invidiava parecchio, ne era certo.
Si buttò su una delle cuccette chiudendo gli occhi, era veramente stanco, e, non appena riuscì a liberare la mentre prese sonno.
Bex si era seduta di nuovo a leggere, almeno così teneva la mente occupata ed evitava di pensare: no, non a Dylan, erano tre giorni che il suo problema era più vicino, più grosso e anche più piccolo di lei.
Si immerse nuovamente nella lettura, doveva e voleva finire quel libro, avrebbe così occupato almeno un’ora di viaggio; era quasi alla fine quando sentì il cellulare vibrare nella tasca, lo estrasse e vide un nome ben conosciuto lampeggiare sul display.
“…’Nessa!” esclamò sorridendo, aveva proprio voglia di sentire l’amica di sempre.
“Ciao Becky!” rispose l’altra mentre nel bus risuonavano le risata di Syn, Johnny, Brett e Jason che guardavano Southpark. Bex si alzò andando nel corridoio per avere un po’ di privacy.
“Come stai tesoro?” riprese a dire Vanessa.
“Bene, siamo in viaggio per non so dove!” rispose l’altra “Ma ripeto, sto molto meglio che lì a LA, tu? E la mia nipotina?” chiese poi.
“Oh, stiamo benissimo tutte e due, Julie però dice che le manca la zia Becca!” esclamò la ragazza mentre Bex vide sua fratello venire verso il bagno e così sgattaiolò oltre la porta della camera delle cuccette per starsene in santa pace.
“Giuro che torno!” rise “Potreste venire anche voi a trovarmi, mi mancate ma… Non ho una gran voglia di tornare ancora, mi giro l’America spesata per un altro po’…” scherzò appoggiandosi con la schiena a uno dei due letti a castello.
Non si ricordava assolutamente che ci fosse qualcuno, soprattutto non Matt, che invece si era addormentato nel letto lì accanto ma era stato svegliato dalla voce della ragazza e ora la osservava dal basso verso l’alto senza muovere un muscolo.
“Fai bene tesoro, qui è sempre la solita palla e finché in ufficio ti lasciano fare la bella vita approfittane” convenne Vanessa.
“Infatti, finché posso tiro la corda” disse Bex sentendo in lontananza la bambina che piangeva “Dai vai, che quel mostriciattolo vuole la mamma!” scherzò.
“Vado, vado! Ti chiamo più con calma!” rise l’amica “Ciao Becky!”
“Ciao Ness!” rispose lei riattaccando, le mancava molto non avere Vanessa lì con lei, quella con cui poteva parlare sempre e comunque di tutto e di tutti.
“Su questo bus non esiste la privacy, eh?” una voce risuonò alle sue spalle e lei si girò spaventata vedendo Matt che si era messo a sedere sul letto.
“Oddio, oddio scusa… Oddio mi hai fatto prendere un colpo!” rise Becky tenendosi una mano sul cuore, non aveva proprio pensato che lui potesse essere lì, altrimenti non ci sarebbe mai entrata o almeno non avrebbe… Chiuso la porta.
“Tranquilla, un po’ sono riuscito a dormire comunque!” disse alzandosi a stiracchiandosi un po’, ora che era in piedi quella stanza era troppo piccola perché potessero starci entrambi.
Un bip dal cellulare della ragazza le ricordò che aveva la batteria quasi a zero.
“Lo metto in carica e… Ti… Lascio… Scusa…” disse girandosi per prendere il caricabatterie e infilarlo nella presa che stava vicino all’interruttore della luce; gli dava le spalle e la moquette sul pavimento attutì i suoi passi, tanto che Becky non si accorse finché lui non le fu dietro a una manciata di centimetri, con le mani appoggiate sulla sua vita e il viso premuto contro i suoi capelli.
Trattenne il respiro perché averlo così vicino era di sicuro una tentazione, soprattutto perché a quella distanza non era difficile sentire e capire che anche per lui era lo stesso.
Bex si girò per fronteggiarlo e lui mosse un altro passo in avanti spingendola contro la parete e chiudendo completamente lo spazio tra di loro.
“Non riesco a pensare ad altro” ammise il ragazzo con un filo di voce fissandola.
“Matt…” iniziò a dire lei.
“…Ti prego, un’altra volta…” la interruppe lui facendosi ancora più vicino a baciandole il collo mentre allungava una mano fino alla porta facendo scattare la serratura per chiuderla a chiave.
Chi era lei per dire di no?
Anche se avesse voluto non ci sarebbe mai riuscita, non in quella situazione, in quella posizione; girò il viso ricambiando il bacio del ragazzo mentre sentiva le sue mani scivolare sotto il vestito e sfilarle la biancheria lasciandola poi cadere a terra; fece lo stesso slacciandogli la cintura e sbottonandogli i jeans prima che Matt la spingesse contro il mobile che stava alla loro sinistra facendola sedere sul ripiano, mentre una pila di riviste cadeva dalla parte opposta.
Era una cosa dannatamente sbagliata.
C’era suo fratello nella stanza accanto e altre dieci persone che, viste le inesistenti pareti del tourbus, avrebbero potuto sentire tutto, a cominciare dal respiro troppo accelerato, finendo con i gemiti che stavano cercando entrambi di reprimere senza troppo successo.
Matt aveva perso la testa: a vederla lì non aveva capito più nulla. Solo loro senza nessun altro in quella stanza e si era detto che sarebbe stato da stupidi non approfittarne e così l’aveva fatto, e tutto in quel momento gli stava dicendo che aveva fatto bene, fin troppo.
Fu veloce e completamente travolgente per entrambi: sapevano di non avere tempo, che chiunque avrebbe potuto bussare da un momento all’altro e che se li avessero scoperti ci sarebbe state troppe domande, troppi casini e anche molte altre cose, quindi cercarono di godersi quel momento più velocemente e intensamente possibile.
Rimasero qualche istante uno  contro l’altra cercando di riprendere fiato, respirando e guardandosi prima che lui si staccasse e lei scendesse di lì, recuperando la biancheria caduta a terra.
“Vai prima…” disse il ragazzo dopo poco.
“Meglio…” sorrise lei: l’imbarazzo adesso sarebbe stato ancora peggiore, ma almeno tutta l’attrazione che avevano avuto da quella mattina ogni volta che si erano guardati aveva trovato, in parte, la sua soddisfazione.
Bex si sporse prendendogli il viso e baciandolo “Vado…” disse poi girandosi e facendo scattare lentamente la serratura prima di uscire richiudendosi la porta alle sue spalle.
Matt per un attimo non si mosse, ributtandosi poi pesantemente indietro su una delle cuccette: quante volte ancora sarebbe successo così?
A essere sinceri lui sperava parecchie.

[28 Aprile]

“Forse dovremmo passare a salutare papà…” propose Becky uscendo dal camerino e guardandosi allo specchio con una smorfia, quei jeans erano orribili.
“O forse anche no” rispose serafico Jimmy che stava seduto su una poltroncina di fronte ai camerini con una lattina di Coca Cola in mano.
“Jim… Dai…” sospirò lei girandosi “Da quanto non lo vedi?” chiese poi rientrando per provarsi un secondo paio di pantaloni.
“Mesi, anni, secoli e sinceramente va bene così” replicò il ragazzo scocciato mettendosi addosso gli occhiali da sole nonostante fossero dentro un negozio.
“Sono passati quattro anni, Elenoire non sarà la persona migliore del mondo ma potresti provare a dare loro una seconda possibilità!” commentò lei uscendo di nuovo.
“No” rispose il ragazzo senza tanti giri di parole.
Jimmy odiava la nuova moglie del padre.
Non c’erano tanti altri modi per dire la cosa, non c’erano eufemismi, né modi dire, non c’erano parole più dolci o meno dirette: lui la odiava.
I genitori di James e Rebecca avevano divorziato quando i ragazzi erano ancora alle scuole medie, ed il rapporto con i due era sempre stato normale, anzi buono, soprattutto con il padre, finché, quattro anni prima, questo non si era risposato con una avvocatessa di New York, figlia di un importante avvocato di New York, nipote e bisnipote di due importanti avvocati di New York. Lei e i suoi due figli, che avevano un paio di anni meno di Jimmy entrambi, erano la cosa più distante potesse esserci dai due fratelli Sullivan, e lo stesso poteva dirsi per la stessa Elenoire.
Con Becky il rapporto era civile, normale, quasi buono, il tasto dolente era stato, naturalmente, Jimmy; per una famiglia di laureati ad Harvard, vestita Armani da capo a piedi, proprietaria di un intero grattacielo in piena Manhattan un batterista completamente tatuato, spesso svampito e altrettanto spesso ubriaco, non era il massimo a cui essere associati.
“Jim, lo so che l’ultima volta ti hanno trattato di merda, non è che la cosa sia andata tanto a genio neanche a me, ma ho parlato con loro, Elenoire si è anche scusata…”
“…Scusata un paio di palle Bex…” sbottò il ragazzo alzandosi in piedi “Tutti credevano che papà avesse una figlia sola e che io non esistessi, e continuerà ad essere così, io per quella famiglia non esisto, punto” concluse con un tono di chi assolutamente non ammetteva repliche.
Becky sospirò rientrando nel camerino, se Jimmy diceva che la conversazione era chiusa lo era e basta; non era uno che si imponeva spesso, cordiale, giocherellone, ma quando metteva la parola fine a qualcosa difficilmente era possibile fargli cambiare idea, e quella volta era successo così.
Sapere che Elenoire aveva detto alla sua famiglia che Elijah Sullivan aveva una sola figlia invece che due, e che il padre non si era mai realmente imposto, puntando i piedi per far cambiare la cosa, l’aveva ferito e anche profondamente deluso. Becky aveva litigato con il genitore fino quasi a togliergli il saluto, si scrivevano via mail qualche volta, nonostante questo, però, cercava sempre di spingere Jimmy a riappacificarsi con il padre, sapeva che , in fondo in fondo, non l’aveva fatto con cattiveria ma, sbagliando, solo per il quieto vivere, e pensava che, una volta risolta la cosa con suo fratello, sarebbe poi stato più semplice anche per lei.
Uscirono dal negozio con qualche sacchetto di troppo, insieme erano una coppia mortale per lo shopping, non solo avevano un budget che permetteva loro di non dare troppa importanza ai cartellini del prezzo, ma erano anche due a cui fare spese piaceva moltissimo, e di certo non erano adatti a limitarsi a vicenda.
“Così, a puro titolo informativo, posso chiederti come va?” sorrise Jimmy mentre si sedevano al tavolino di un bar per bere qualcosa.
Bex rimase un secondo un silenzio, giusto il tempo di vedersi passare davanti agli occhi troppe scene che doveva nascondere al fratello “Bene” rispose alla fine con naturalezza, mordendosi la lingua.
“Bene” convenne lui iniziando a leggere il menù, mentre Becca lo guardava tentata di dirgli tutto, un monologo lungo un’ora che, nella sua testa, doveva iniziare con ‘Non uccidermi sono andata a letto con Matt’. Non aveva mai mentito a suo fratello, certo qualche bugia ovviamente c’era stata, ma mai sulle cose importanti, e quello era il punto, non riusciva a capire se quello che gli stava nascondendo era importante o meno. Due volte, per due volte era stata con uno dei suoi migliori amici e di certo quello una qualche importanza doveva pur averla, anche se non era certo la sua prossima avvincente storia d’amore, era sesso, e quello sembrava invece togliere importanza alla cosa.
Non sapeva cosa fare, se dirglielo, non dirglielo, non sapeva come avrebbe reagito, se si sarebbe arrabbiato, se le avrebbe detto che aveva fatto bene o che aveva fatto decisamente male: una parte di lei voleva solo sputare il rospo, un’altra aveva una gran paura di farlo perché stare zitti equivaleva a non affrontare la cosa e, al momento, sembrava decisamente la via più semplice da percorrere.
“Hey Shads!” la voce del fratello interruppe il flusso contorto dei pensieri che stavano cercando di trovare il proprio capo e la propria coda, Becky alzò il viso e vide Matt dall’altra parte della strada che li salutava, Jim l’aveva visto e con un urlo ben assestato aveva richiamato la sua attenzione.
La cosa sembrava quasi fatta apposta.
“Hey…” disse il cantante arrivando vicino a loro “…Shopping, mh?” rise poi guardando i sacchetti.
“Puoi dirlo forte amico!” rise Jimmy “Dai siediti poi torniamo insieme in albergo!” aggiunse poi e Matt rimase per un secondo interdetto prima di scostare la sedia e accomodarsi con i due.
“Ordinami una Guinness, io vado in bagno” riprese a dire il batterista rivolto alla sorella, alzandosi e scomparendo poi all’interno del locale.
C’era un silenzio vagamente imbarazzante. Rotto solo dall’arrivo della cameriera per prendere le ordinazioni, era un silenzio pesante, che nessuno dei due sapeva bene come rompere.
“Matt…”
“Bex…”
E ovviamente lo fecero insieme, sorridendo poi in maniera nervosa, quasi a voler smorzare quella tensione.
“Vai…” disse lei facendogli cenno di continuare.
“Io… Volevo dire… Jimmy non… Tu non gli hai detto…”
“No!” lo interruppe lei di colpo fissandolo “Cioè non mi sembrava il caso che… Non so come potrebbe… O cosa sia… Cioè…”
“Penso sia meglio che… Sì insomma, magari non lo sappia, dico per ora cioè…” inizio a balbettare Matt, se qualcuno li avesse sentiti li avrebbe presi di sicuro per due dementi che non riuscivano a formulare una frase di senso compiuto senza lasciarne la metà in sospeso.
“Credo anche io, è sempre mio fratello” sorrise Becca “Non so se…” aggiunse allargando le braccia.
“Lo conosco credimi, ma questa volta non ho idea di cosa farebbe” commentò il cantante abbassando lo sguardo, finendo la frase giusto in tempo per l’arrivo del diretto interessato e delle loro ordinazioni.

 

***

 

Note dell'autrice: un ringraziamento è come sempre d'obbligo a tutti i lettori, in particolare:
Prinzesschen: Grazie per i commenti, sono davvero felice che ti piacciono i personaggi, Bex in primis! Spero ti sia piaciuto anche questo cap!
ms:_reverie: Grazie come sempre per seguirmi così fedelmente LOL
Magical_Illusion: ti ringrazio anche qui, come sempre, grazieeeee

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Capitolo 8
*** Seventeen Again ***


Scusate se ho usato alcuni termini o descrizioni un po' forti ma me lo vedevo proprio così!


Capitolo 08 - Seventeen Again

Times might break you
Godforsake you
Leave you burned and bruised
Innocence will teach you
What it feels like to be used
Thought that you'd done everything
You didn't have a clue
And it feels like
I'm 17 Again
Feels like I'm 17
Eurythmics – Seventeen again
 

Non sapeva neanche lei perchè stava lì in terrazza davanti a quella finestra. Erano le due del pomeriggio, i ragazzi erano stati fuori tutta la mattina, si erano visti a pranzo in un posticino vicino all'albergo e poi erano rientrati tutti quanti.
E adesso se ne stava lì, mentre cercava di convincersi a non entrare, soprattutto non dalla portafinestra, mentre si diceva di dimenticare quello che era successo a tavola poco prima, di far tacere i suoi dannati ormoni e ricominciare a ragionare con il cervello.
Si era alzata per andare in bagno, a fine pasto, e quando era tornata Matt si stava lamentando per un dolore al collo e così senza neanche pensarci gli aveva messo le mani sulle spalle, così davanti a tutti massaggiandogli i muscoli. Per tutti era stata una cosa normalissima, ma non per loro.
Bex aveva sentito distintamente il corpo di Matt contrarsi al suo tocco, mentre lei, forse per gioco gli aveva fatto scivolare le dita oltre il collo della maglietta e in quel momento le era nata l'insana idea, il desiderio di averlo di nuovo per sè, perchè dopo quella seconda volta rubata nel tourbus, non era riuscita a togliersi quello che avevano fatto dalla mente nemmeno per un istante.
E ora stava lì, sapeva che sarebbe entrata, e poi? Cosa poteva fare? Guardarlo e dirgli 'Hey non riesco a fare a meno di pensare all'ultima sveltina dell'altro giorno, vorrei il terzo round'?
No non era decisamente il caso.
Stava ancora pensando a come affrontare la cosa quando si accorse di essere entrata nella stanza, Matt aveva la pessima abitudine di lasciare le finestre aperte: aveva appena messo piede sulla moquette che lo vide uscire dal bagno situato sulla parete opposta con un asciugamano legato il vita e uno sulle spalle.
La fissò per un attimo prima di parlare, di dire semplicemente il suo nome.
"Bex?" chiese abbozzando un sorriso.
"Ciao" disse lei infilando le mani nelle tasche, cercando di ordinare al suo cervello di trovare una scusa che non veniva fuori, lasciando solo il silenzio a fare compagnia ai loro sguardi.
"Ti... ti serve qualcosa?" chiese lui a bassa voce inclinando la testa e lei non rispose tirando solo un forte sospiro e muovendosi verso di lui fino ad essergli davanti.
Gli prese il viso continuando a guardarlo prima di iniziare a baciarlo, senza aspettare un solo secondo, perchè aveva semplicemente voglia di farlo, senza pensare ad altro, smettendo di porsi qualunque domanda.
Matt rimase sorpreso per un istante, ma forse neanche tanto come voleva farsi credere, aveva sperato in qualcosa di simile fin da quando lei gli aveva appoggiato addosso le mani prima durante il pranzo, e adesso che le stava facendo scivolare in giù fino alla sua vita lasciando cadere a terra l'asciugamano non riusciva a pensare ad altro che alla voglia terribile che aveva avuto addosso fin da quella volta nel tourbus.
Bex invece si sentiva una sgualdrina.
In quel momento riusciva solo a pensare che era entrata in camera del ragazzo e gli era saltata addosso, gli aveva tolto l'asciugamano a anche ora mentre lo stava spingendo verso il letto per farlo sedere non riusciva a non chiedersi che cosa stesse pensando lui di quel suo comportamento tanto sfacciato; il fatto era che ogni volta che lo sentiva vicino a lei si sentiva desiderata, non era una stupida ingenua lasciata all'altare ma una persona per cui Matt perdeva la testa, quella che voleva, che si era trovato nella stessa stanza del tourbus senza riuscire a resistere alla tentazione, dicendole che non riusciva a smettere di pensare a come era stato farlo con lei.
Becca voleva solo quello, sentirsi l'unica, qualunque fosse il motivo, e quando erano in quelle situazioni Matt riusciva a farla sentire così e no, non per amore o devozione, anche solo per  il modo in cui il suo corpo le rispondeva, per come diceva il suo nome, per altre decine di motivi che lei aveva bisogno di avere bene in mente.
Lo fece indietreggiare fino al letto inginocchiandosi davanti a lui per baciarlo prima di far scendere le labbra lungo il suo corpo.
"Bex..." non riuscì a trattenere il nome della ragazza mentre le affondava la mano tra i capelli, cercando almeno di ricordarsi come si respirava ad un ritmo decente, o semplicemente umano. Era la prima volta che lei si dedicava a lui in quel modo e Matt ringraziò mentalmente di essere seduto perchè era abbastanza certo che, se fosse stato in piedi a quel punto le gambe gli avrebbero ceduto; non aveva idea di quanto fosse passato quando lei si alzò sedendosi sulle sue gambe guardandolo, aprì la bocca per dire qualcosa prima di venire interrotta da un rumore proveniente dall'ingresso della suite d'albergo del ragazzo, una serratura che scattava e delle voci ben conosciute.
"Ohi, Shads, dove cazzo sei?" la voce di Jimmy risuonò nel corridoio, oltre la porta, fortunatamente chiusa, della camera da letto.
Becky si alzò si scatto così come Matt che recuperò da terra l'asciugamano legandoselo in vita prima di girarsi verso la finestra da cui lei stava già uscendo fermandosi un attimo a guardarlo, cosa avrebbero potuto dire se non 'Merda'? Niente avrebbe avuto senso e così Bex uscì sul terrazzo scomparendo oltre le tende scure.
"Ah ma ci sei allora!" disse Syn entrando nella stanza in quel momento.
"Sì" rispose forse troppo velocemente Matt.
"Sei pronto?" chiese Jimmy apparendo alle spalle del chitarrista.
"No" disse, ancora una volta immediatamente "Devo... farmi una doccia" aggiunse passando davanti agli amici ed entrando in bagno.
"Hey non ti avremo mica disturbato!" lo prese in giro Syn lasciandosi cadere sul letto.
"Magari avevi da fare!" gli fece eco Jimmy mentre lui chiudeva a chiave la porta del bagno aprendo l'acqua della doccia.
"No figurati..." disse a voce bassissima, tra sè e sè "...prima che tu arrivassi tua sorella mi stava solo facendo il pompino del secolo" aggiunse scuotendo la testa "Ah sì, e tempo dieci secondi me la sarei sbattuta su quel letto dove state guardando Spongebob..." borbottò nuovamente rivolto a se stesso prima di infilarsi sotto l'acqua per darsi una calmata.
 
Erano stati in giro tutto il pomeriggio a fare due interviste e un servizio fotografico, era ormai ora di cena passata e tutti si erano organizzati in qualche modo, tranne Matt che aveva detto di non avere molta fame ed era salito con un'unica idea in mente, una che non era riuscita a togliersi di quando Jimmy e Brian erano entrati in camera sua interrompendo... qualunque cosa stesse succedendo in quel momento...
Uscì dall'ascensore con le mani in tasca e lo sguardo basso: non aveva le idee molto chiare, da un certo punto di vista sì, ma da un altro... Cosa poteva fare? Bussare alla porta di Becca e poi?
Non che la ragazza quel pomeriggio si fosse fatta di quei problemi, a dire il vero non aveva neanche bussato, era entrata, dalla finestra, e si era presa quello che voleva, anzi aveva dato a lui quello che aveva desiderato fin troppo, venendo interrotta quando era decisamente venuto il momento di ricambiare il favore.
Decise di non pensarci, rimase per un attimo davanti alla porta e bussò, qualcosa gli sarebbe venuto in mente, di sicuro.
“Jim che palle!” la voce della ragazza risuonò da dentro mentre la porta si socchiudeva “Sei sempre in anticipo di almeno un'ora, entra cretino, devo farmi la doccia!” continuò.
Matt si ritrovò lì con la porta mezza aperta e un invito a entrare non esattamente rivolto a lui; sentì l'acqua della doccia da dentro la stanza, chiuse gli occhi per un attimo e si mosse fin dentro la camera, richiudendosi la porta alle spalle.
Era nel corridoio che portava alla stanza vera e propria, sulla sinistra c'era il bagno, la porta mezza aperta, la luce che ne usciva insieme al vapore dell'acqua calda.
Trasse un sospiro: era possibile che con lei dovesse sempre essere una questione di tentazione irresistibile? Era chiaro che mentre lui se ne stava lì fermo Bex era sotto la doccia, e quel pensiero bastava, in quel momento, a spegnergli completamente il cervello, a mandarlo nel più completo e totale blackout.
Rebecca adorava passare ore sotto il getto dell'acqua calda, anche se nell'altra stanza c'era suo fratello che l'aspettava non aveva assolutamente voglia di fare in fretta: se lui era sempre in anticipo e mai puntuale avrebbe aspettato i suoi tempi, ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Iniziò a bagnarsi i capelli allungando la mano per prendere le shampoo, il rumore dell'acqua le rimbombava nelle orecchie, tanto che non sentì il box della doccia aprirsi, percepì solo l'aria fredda addosso.
“Jim... che caz...” disse girandosi appena in tempo per vedere che non era suo fratello intento a mettere in atto uno dei suoi soliti scherzi, la persona che era appena entrata con lei era decisamente un'altra.
“Abbiamo un conto in sospeso noi due...” sorrise Matt avvicinandosi finendo sotto il getto dell'acqua con lei, iniziando a baciarla senza neanche aspettare una risposta, di tempo ne aveva lasciato passare abbastanza quel pomeriggio.
Quella mossa, quell'intrusione, aveva colto Becca completamente alla sprovvista: aveva pensato parecchio a quanto era successo dopo pranzo, al modo in cui era andata da lui ed era poi dovuta scappare, si era detta più volte che doveva darci un taglio che non poteva andare lì solo perchè lo voleva, che non era giusto verso di lui.
Ma adesso Matt stava facendo lo stesso, senza chiedere né dire niente era entrato e sembrava abbastanza sicuro di quello che voleva e di quanto lo voleva, visto il modo in cui, senza neanche pensarci, l'aveva spinta contro il muro sollevandola di peso con una facilità impressionante.
Il ragazzo ci sapeva decisamente fare.
Bex l'aveva pensato la prima volta, ancora di più la seconda, e in quel loro terzo tentativo si ritrovò a dirsi di nuovo che per divertirsi aveva scelto effettivamente la persona giusta; sapeva prendere l'iniziativa, anche se la prima volta si era lasciato dominare da lei, le aveva poi fatto capire nel tourbus che lui faceva solo quello che voleva, e che lo faceva anche piuttosto bene, cosa che, in quel preciso momento, sotto la doccia bollente, stava mettendo in chiaro in maniera inequivocabile.
Becky si ricordò che la sera prima aveva sentito i due della stanza di sopra fare sesso per quasi tutta la notte, e pensò che di certo almeno metà dell'albergo stava sentendo lei, sperava solo che suo fratello se ne stesse andando in giro con l'ipod come faceva il novanta per centro delle volte, o avrebbe dovuto dargli delle scomode spiegazioni.
Non aveva mai fatto del sesso fine a stesso, al liceo l'aveva fatto con persone con cui diceva di stare insieme, e poi al college c'era stato qualche ragazzo e poi Dylan; quella era la prima volta in cui era solo puro e semplice divertimento, e doveva ammettere che la cosa le stava piacendo parecchio e che Matt sembrava spassarsela tanto quanto lei.
Aveva decisamente ragione a pensarlo.
Il ragazzo era assolutamente convinto che quella precisa sessione sotto la doccia si meritasse, votata all'unanimità da ogni singola parte del suo corpo, il podio delle esperienze sessuali della sua vita. Non sapeva se semplicemente perchè si era represso per chissà quante ore dopo che lei l'aveva lasciato lì con un impellente desiderio di concludere, o forse perchè appena l'aveva vista sotto la doccia aveva pensato che quella visione, quella reale, era molto, molto meglio di tutte le volte che si era immaginato quell'esatta scena nella sua testa.
Dovette sedersi sul gradino di muratura alla loro sinistra per riprendere fiato, portando con sé Becca che continuò a rimanergli in braccio trovandosi seduta sulle sue gambe.
Gli appoggiò la testa contro la spalla e Matt sentì distintamente che anche lei aveva il fiato corto, molto corto, fin troppo.
“Cazzo...” sussurrò la ragazza senza muoversi mentre lui non riuscì a reprimere un sorriso, cercando poi di mascherarlo.
“Già, qualcosa del genere...” scherzò appoggiando indietro la testa e chiudendo gli occhi rilassandosi, sentendo le mani di Bex scorrergli lungo il petto.
“Grazie dell'intrusione” disse lei a bassa voce alzando la testa per guardarlo, mentre lui sorrideva riaprendo gli occhi per fissarla.
“Avevo un po' il pensiero fisso da oggi pomeriggio...” rispose mentre lei lo zittiva con un bacio lasciandogli poi scorrere le labbra lungo il viso fino all'orecchio.
“E se ne è andato adesso?” gli chiese a voce bassa mordendogli il lobo dell'orecchio “O pensi che ce ne voglia ancora per scacciarlo?” riprese a dire facendolo sorridere.
“E' fermo lì, non si è mosso” rispose Matt senza muoversi.
“Vediamo cosa possiamo fare per scacciarlo, mh?” aggiunse Bex portando di nuovo il viso davanti al suo ricominciando a baciarlo.
Ormai non c'erano dubbi, la doccia meritava decisamente la medaglia d'oro e da come prometteva la cosa ne avrebbe vinte almeno un altro paio...
 
Matt uscì dall’albergo fino ad arrivare in giardino, erano circa le undici di sera e vide subito Brian seduto a uno dei tavolini che si accendeva una sigaretta espirando il fumo in aria dopo qualche istante: aveva bisogno di parlare con qualcuno e la persona più adatta gli era sembrata decisamente lui.
Avanzò fino ad essere vicino all’amico.
“Hey” gli disse prendendo posto dopo aver appoggiato la birra sul tavolo.
“Hey a te” rispose Syn con la sigaretta tra le labbra stappando una bottiglia e lasciando cadere poi il silenzio per qualche minuto.
“Se sei qui per spiegarmi la ragione del tuo umore delle ultime due settimane spara pure…” aggiunse poi con una risata divertita mentre anche Matt si metteva a ridere.
“Tanto se te lo dico non ci credi” commentò il cantante appoggiandosi all’indietro contro lo schienale prima di bere un sorso di birra.
“Mettimi alla prova credo a tutto” scherzò il chitarrista divertito buttando a terra la cenere della sua sigaretta.
“Sono andato a letto con Bex” disse senza pensarci Matt prima di bere un altro sorso, mentre l’amico scoppiava a ridere divertito scuotendo la testa.
“Io facevo sul serio testa di cazzo quando ti dicevo se volevi dirmi perché sei così nervoso” disse Syn scrocchiando il collo a destra e a sinistra.
Matt non rispose limitandosi a guardare la bottiglia che teneva tra le mani alzando solo per poco lo sguardo verso la piscina davanti a loro.
“Oh, Shads, che cazzo…” iniziò a dire Brian girando lo sguardo “…o porca puttana, Matt porca troia!” aggiunse con uno degli sguardi più increduli della storia “Gira quella testa di cazzo che ti ritrovi e dimmi che stai scherzando” sbottò abbassando il tono di voce.
Matt lo fece girò lo sguardo ma non proferì parola.
“Ok, lo sappiamo tutti e due che… miseria ladra Matt ti sei scopato Becky?” riprese a dire il chitarrista appoggiandosi in avanti sul tavolino “O merda!” rise poi scuotendo la testa.
“Sì, qualcosa del genere…” commentò il diretto interessato.
“No, no dico, merda… insomma… cazzo!” riprese a dire Brian che non riusciva veramente a credere che fosse vero, una parte del suo cervello era ancora convinto che Matt lo stesse prendendo in giro e che sarebbe scoppiato in una sonora risata da un momento all’altro.
“Potresti…” iniziò a dire di nuovo Synyster “Potresti ripeterlo per favore?” continuò.
“Cosa testa di cazzo, che sono stato a letto con Becca?” sbottò il cantante girando lo sguardo, non gli sembrava possibile che l’amico stesse facendo tutta quella scena, anzi sì l’aveva pronosticata alla grande solo che avercela lì dal vivo era tutta un’altra cosa.
“Cazzo, cazzo, cazzo l’hai detto di nuovo!” rise Syn “Ok, seriamente, adesso mi calmo” statuì facendo un respiro e per qualche istante calò il silenzio.
“Ok, ti rendi conto di cosa hai fatto o hai ancora il cervello troppo annebbiato?” riprese a un certo punto Brian girando la sedia per fronteggiare Matt che in tutta risposta lo fisso con uno sguardo inceneritore “Voglio dire stiamo parlando di Rebecca, Rebecca, dico quella Rebecca che è la sorella di Jimmy, non una che magari hai conosciuto ieri sera e tra una birra e l’altra l’hai scambiata per Bex…” spiegò.
“Ma porca puttana Brian, la so riconoscere, ok? Ho presente come è fatta la cazzo di sorella di Jimmy! E non ero sbronzo quindi me la ricordo bene!” ribattè il ragazzo.
“Cazzo non eri sbronzo!” esclamò Syn allargando le braccia “Questo è fantastico significa che ti ricordi tutto!” aggiunse con un sorriso soddisfatto “Ok, come è stato?” chiese poi a bruciapelo.
“Scusa?” replicò Matt.
“Non fare la testa di cazzo, sono dieci anni che ci chiediamo come sarebbe sbattersi Bex, con rispetto parlando, quindi vedi di non metterti a fare il timido adesso!” esclamò Brian indicandolo con uno sguardo terribilmente serio.
Matt scosse la testa sospirando “Hai presente quando pensavamo che…” iniziò a dire lasciando cadere la frase ma gesticolando ampiamente con le mani.
“…decisamente…” gli fece eco l’altro.
“Ecco…” Matt si fermò per schiarirsi la voce “Di più…” aggiunse poi scoppiando a ridere mentre Brian faceva lo stesso buttandosi indietro contro lo schienale scuotendo la testa come un matto.
“Ora” Syn si schiarì la voce “Devo farti una domanda e sai meglio di me che non posso non fartela” inspirò cercando di non ridere “Siamo entrambi consapevoli del fatto che Bex ha un tatuaggio sulla pancia, quel fantastico, meraviglioso… angelo che poi sappiamo bene a un certo punto scompare…” iniziò a dire “…ora: quanto va giù?” disse alla fine con un sorriso diabolico.
“Va…giù…” rispose Matt pensieroso.
“Giu… giù…?” replicò l’altro.
“Giù…” fu la risposta del cantante.
“Giù!” ripetè Syn schiarendosi la voce e bevendo un sorso di birra “…ci sono eh sto solo pensando a…” si schiarì di nuovo la voce “…giù”
“Giù” fu il commento di Matt, mentre entrambi fissavano la piscina che stava davanti a loro.
“E come è successo?” chiese dopo un minuto buono Brian attirando l’attenzione del cameriere per ordinare altre due birre.
“Dici la prima volta?” chiese sovrappensiero Matt.
“La prima…” Syn scattò in avanti “…più di una? È successo più di una fottutissima volta?” proseguì mentre il cantante rideva.
“Tre… nelle ultime.. due settimane” rispose passandosi una mano tra i capelli cortissimi.
“E tu vieni da me adesso? Dopo la terza volta? Sei uno stronzo!” sbottò Syn ringraziando il ragazzo che aveva portato al tavolo le loro ordinazioni.
“Non fare il coglione, pensavo che fosse una cosa fatta e da dimenticare, ok? Che non è che ce ne sarebbe stata una seconda, né tantomeno una terza… poi…” si fermò “Che cazzo ne so…” concluse alla fine con un tono diverso da quello ironico e rilassato che aveva fino a un istante prima.
“E la prima volta quindi, come…” lo invitò a continuare l’amico.
“Ha iniziato lei” rispose di getto, mentre Brian chiudeva per un attimo gli occhi per rimanere serio, sapeva che per Matt la cosa in quel momento lo era e doveva cercare di risparmiarsi le battute che gli stavano nascendo in testa una dopo l’altra. “Eravamo in camera mia e non so cosa stessimo dicendo cosa no… ma comunque lei… ha fatto tutto lei, cioè non tutto ovviamente ma… non l’ho presa io l’iniziativa comunque” spiegò giocando nervosamente con la sua bottiglietta di birra.
“Ti giuro che ti sto ascoltando ma ti giuro anche che stai più o meno dicendomi che è diventato realtà il sogno di quanto ero un ragazzino quindi perdona se ogni tanto cado in trance!” scherzò Syn con un sorriso.
Gli piaceva buttarla un po’ sul ridere, le cose erano molto cambiate da quando aveva sedici anni e adesso Becca era la sorella di un amico nonché un’amica,  si divertiva a far finta di avere ancora la cotta per lei ma non era così, l’adolescenza era passata, la reputava uno schianto di donna, ma morta lì; però sentire che uno di quelli che la spiava con lui dall’armadio di  camera di Jimmy quando si cambiava per uscire era effettivamente riuscito a colpire il bersaglio suscitava comunque invidia, nonché un piccolo, piccolissimo smacco al suo orgoglio di playboy.
“Poi?” chiese Syn che era abbastanza curioso di conoscere il seguito.
“La seconda volta è tutta opera mia” rise Matt.
“E bravo Shads…” commentò l’amico.
“Eravamo sul…” il cantante si schiarì la voce “…tourbus? Da Atlanta a New York…”
“Wooooooah” esclamò Brian un po’ troppo ad alta voce “Mi stai dicendo che mentre io guardavo Southpark con Johnny Christ tu stavi… cazzo! Fanculo, sei uno stronzo!” continuò steccando la birra in un sorso e ordinandone un’altra.
“Non ho capito più niente, stavo dormendo, e lei è entrata a telefonare e cazzo Brian aveva quel… vestitino… verde che…” si fermò per respirare “…hai presente quando ti si spegne completamente il cervello…”
“…e ti si accende qualcos’altro, sì, sì… ho presente…” borbottò Syn prendendo direttamente dalla mano del cameriere la sua nuova birra.
“Già…” commentò Matt.
“Senti” riprese a dire Brian “Ma quindi il tatuaggio dicevamo va proprio… giù?”
“Syn” disse Matt girandosi a guardarlo “Sì, ho visto fin dove arriva, ok?”
“Non lo dire di nuovo” lo minaccio Brian chiudendo gli occhi “Non dire mai più che hai visto dove arriva cazzo, o stanotte non dormo… so già che non dormirò… se uno degli interessati non fossi tu sono certo che non dormirei a pensarla… woah…” riprese a dire bevendo un sorso di birra.
“E l’ultima? Dico l’ultima volta quando, come… perché?” riprese continuando a essere incuriosito dalla cosa.
“Due ore fa?” disse Matt cercando di nascondere un sorriso sapendo che Syn avrebbe rosicato non poco a sapere la cosa.
“Già, quando ti ho chiamato per scendere e non hai risposto… certo!” commentò Brian scuotendo la testa “Ma… quindi… cioè… dico… voi due?” riprese a dire senza un briciolo di coerenza.
“Se lo sapessi non sarei nervoso” rispose l’altro senza mezzi termini.
“Anche tu hai ragione” convenne Synyster “E’ un po’… complicato credo, nel senso che è la sorella di Jimmy, che neanche due mesi fa si doveva sposare che… puttana miseria Matt ti sei scopato Becky che cazzo te ne frega del resto?” disse senza neanche pensarci mentre il cantante si metteva a ridere veramente divertito.
“Già, potrei fregarmene e quando capita capita…” disse a bassa voce.
“Non è che ti sei… dico, lei è sempre Becca, no? La stronza!” rise “Ti piace perché è una gran figa, non è che… ci siamo capiti no?” concluse Brian con un tono un po’ più serio di quello usato fino a quel momento.
“Non ne ho idea” ammise Matt scrollando le spalle e bevendo un po’ di birra “Non ne ho idea” ripetè più a bassa voce, quasi stesse parlando con se stesso.
“Immagino che Jimmy…”
“No!” esclamò Matt “E giuro su… tieni chiuso quel cesso di bocca Gates, non solo con Jimmy con il mondo, chiaro? Ti ammazzo…” lo minacciò mentre Syn alzava le mani in segno di resa.
“Zacky avrebbe il diritto di saperlo, gli prende un colpo” commentò però il chitarrista.
“Syn” tuonò l’amico.
“Tranquillo, sto zitto, sul serio, anche con lei… non saprà che me l’hai detto” lo rassicurò e Matt capì che diceva sul serio.
Syn sentì qualcosa vibrare in tasca ed estrasse il cellulare per leggere un messaggio.
 
Da: Becca – A: Syn Gates
14/05/2008 – 00.18
Dove ti nascondi Gates? Sono nella hall con Jimmy che cercava te e Matt visto che gli altri due sono con le dolci metà, vieni a bere una birra? Sai dov’è Shads?
 
“Si parla del diavolo e ci scrive se andiamo a bere una birra con lei e Jimmy, che dici?” chiese Brian guardando l’amico “Se ce la fai a…”
“…fai finta di niente? Sì, decisamente, lo faccio da due settimane…” lo interruppe Matt alzandosi dalla sedia mentre il chitarrista faceva lo stesso digitando il messaggio di risposta.
 
Da: Syn Gates -  A: Becca
14/05/2008 – 00.20
Stiamo arrivando, Matt era con me in giardino.
 
Si trattenne con tutto se stesso dallo scrivere altro, miliardi di frasi diverse gli erano venute in mente, da “Adesso un giro lo devi anche a me, stronza”, a “Finalmente so dove atterra quel dannato angelo”, ad altre mille che però costrinse a rimanere nella sua testa, convinto che prima o poi sarebbero venute fuori tutte.

 
***

Note dell'autrice: Come sempre grazie a tutti i commentatori, anche alla mia nuova arrivata Frollina che si è unita al gruppo di EFP... e a ms_reverie che non mi abbandona mai!

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Capitolo 9
*** Angel with a dirty face ***


Capitolo 09 - Angel with a dirty face
Angel with a dirty face
Angels with dirty faces
Angels from nowhere places
Kids like me and you
I'm never sad but sometimes lonely
Doing things someones told me
We're the people you don't wanna know
We come from places you don't wanna go

[giugno 1999]
“Rebecca io esco, tuo fratello è giù un garage con gli amici, torno tardi non aspettatemi!” la voce della madre risuonò dal piano terra mentre lei non si alzava neanche dal letto urlando un semplice ‘Va bene’ senza distogliere lo sguardo dal piede a cui stava mettendosi lo smalto.
“Hai di nuovo giù la banda di metallari?” rise Vanessa sfogliando un giornale mentre Bex alzava lo sguardo fissandola.
“No perché, ti sembra una novità? L’altro giorno uno si stava facendo la doccia nel mio bagno, è un invasione di sbarbati metallari rompipalle!” esclamò richiudendo la boccetta dello smalto “Ho minacciato Jimmy di morte se non se ne va via di casa venerdì, la mamma è fuori e non voglio lui e i suoi amici tra le palle” continuò sentendo il rumore, perché altro non si poteva definire, che proveniva dal garage.
“Sono via anche i miei, lascia la casa a loro, io e te stiamo da me, pensavo di fare una festa, magari non troppa gente” propose Vanessa legandosi il pezzo sopra del costume e guardandosi un attimo allo specchio “Ma a te come fa ad andare bene questo scusa che ci sto dentro io a malapena?” chiese rivolta all’amica.
“Ma infatti mi è piccolo tienitelo” le rispose Becca alzandosi e camminando in modo un po’ ridicolo per non rovinare lo smalto “Dai andiamo giù, dopo una settimana di pioggia sento la necessità di prendere un po’ di sole”.
Scesero le scale uscendo poi in giardino, dove il suono delle prove della band i Jimmy era ancora più forte e fastidioso “Domani allora andiamo a fare shopping, mica te ne dimentichi?” chiese Vanessa sedendosi su un lettino.
“Ness me ne parli da tre settimane, non ti preoccupare che andiamo” la prese in giro la bionda stendendo l’asciugamano “Che poi io non ho ancora deciso se ci vengo a quello stupido ballo, non ho proprio voglia” riprese.
“Lo dici ogni anno e poi vieni sempre” commentò Van aprendosi una Diet Coke.
“Dean ci va con Amanda e sinceramente io con Chris non ci voglio andare, punto” rispose lei.
“Mi pare giusto perché non ci vieni con me?” una vocina fastidiosa risuonò alla loro sinistra, Bex non potè che buttare gli occhi al cielo scuotendo la testa.
“Brian perché non torni a divertirti con la tua chitarra?” esclamò lei girandosi per guardare il ragazzo che si stava avvicinando con i capelli terribilmente spettinati e una sigaretta in bocca.
“Se fumo dentro tua madre mi ammazza” rispose lui “E comunque volevo vederti”.
“Mi hai vista, vai a fumare sul retro, mh?” ribattè Becca schermandosi gli occhi con la mano per fissarlo: Brian era fastidioso.
Vanessa intanto se la rideva “Me ne offri una?” chiese al ragazzo che le passò il pacchetto e porse l’accendino.
“Ciao!” una seconda voce risuonò, poi una terza, una quarta.
“Tutta la combriccola ci voleva…” borbottò Bex contrariata.
Vanessa riteneva i ragazzi del gruppo di Jimmy molto simpatici, ed anche Becca in certe situazioni, anche se ultimamente averli sempre e costantemente in casa era una vera e propria violazione della sua privacy, visto che, qualunque cosa facesse c’era qualcuno sparso per la casa ad osservarlo.
“La mamma stasera non c’è, vero?” chiese Jimmy togliendosi la maglia e iniziando poi a salire sul trampolino per tuffarsi in piscina.
“No, questo vuol dire che state qui tutto il giorno?” si informò Becky alzandosi in piedi.
“No, beh non vogliamo…” iniziò a dire Matt che si era seduto sul lettino accanto a quelli delle ragazze.
“…ovvio che sì!” lo interruppe Brian con un sorriso, “Sappiamo che ormai senza di noi le vostre giornate sono vuote!” continuò “E poi devo convincerti a venire al ballo della scuola con me”.
Per fortuna la risposta di Becky fu interrotta da un sonoro splash nell’acqua da parte di Jimmy che dopo quasi due ore delle loro interminabili prove aveva proprio sentito il bisogno di una rinfrescata.
“Vieni Bex?” chiese Vanessa levandosi il copricostume, particolare che non sfuggì a nessuno dei cinque ragazzi presenti mentre la Rebecca borbottava un no stendendosi poi sul lettino mentre tutti gli altri si tuffavano per quello che sarebbe stato di sicuro un bagno molto lungo.
 
[2009]
Era una giornata veramente calda, anche troppo, pieno giugno in Florida sotto il sole, l’unica cosa da fare era stare in piscina, a mollo nell’acqua gelata cercando di non squagliarsi. Erano arrivati quella mattina e sarebbero rimasti a Orlando per soli due giorni, il concerto era programmato per la sera dopo e così, quel pomeriggio, potevano permettersi di restare in albergo a non fare nulla se non godersi quell’estate ormai alle porte.
C’erano almeno una ventina di persone distese sui lettini, alcune già in acqua a giocare a pallavolo: Johnny si godeva i massaggi della sua ragazza, Zacky stava all’ombra mentre Jackie prendeva il sole accanto a lui, Jimmy e Jess erano nell’idromassaggio sul lato nord della piscina, Matt e Syn erano al chiosco a bere qualcosa riparandosi sotto il tetto di paglia.
“Uh… ecco che arriva l’attrazione del mio pomeriggio!” scherzò Brian guardando l’amico, da quando avevano avuto quella chiacchierata qualche sera prima non poteva fare a meno di girare il coltello nella piaga fin troppo spesso.
Matt si girò giusto in tempo per vedere Becca sbucare da dietro una delle siepi e appoggiare la sua borsa su uno dei lettini liberi prima di sfilarsi il copricostume restando solo con un microscopico bikini viola.
“A cuccia Fido…” rise Brian fissando il cantante che si abbassò i Rayban per incenerirlo con lo sguardo “Ancora non riesco a crederci che tu…” iniziò a dire riportando lo sguardo sulla ragazza che adesso si era seduta ed era intenta a mettersi la crema protettiva “…Dio che tu ce l’abbia ben presente anche senza quella sottospecie di fazzoletto che si ritrova addosso in questo momento” riprese a dire.
“Gates, piantala” sbottò Matt, che si stava quasi pentendo di aver scelto l’amico come confidente.
“No, dico sul serio. Tu adesso te ne stai seduto qui con me e a pochi metri di distanza c’è lei con un corpo che personalmente… sai sono abbastanza convinto che l’abbiano adottata, a parte l’altezza è un po’ troppo per essere davvero la sorella di Jimmy” scherzò poi mentre entrambi la fissavano senza un gran ritegno, non curandosi assolutamente di chi potesse vederli.
“Sei un coglione…” borbottò Matt bevendo un sorso del suo drink mentre cercava di convincersi a toglierle gli occhi di dosso senza in realtà nemmeno provarci. Era bellissima, di certo non lo pensava solo lui, ma anche un’altra decina di ragazzi che la stavano fissando in quel momento, la madre aveva sempre provato a farle fare la modella ma lei non aveva voluto, non si sentiva a suo agio troppo al centro dell’attenzione, e così aveva rifiutato, con enorme disappunto della popolazione maschile mondiale.
Aveva un corpo perfetto e in quel momento a Matt passavano per la testa tutti gli istanti in cui se l’era sentito contro, in cui l’aveva avuto tutto per sé senza che nessun altro lo potesse vedere: più la guardava più peggiorava la sua situazione e nessuna doccia sarebbe stata abbastanza fredda da calmarlo.
“Dimmi a cosa pensi…” lo prese in giro Syn “…a quanto vorresti alzarti e sbatterla su quel lettino, no perché io lo farei…”
“Gates…” disse Matt “…non aiuti…” aggiunse guardandolo “Porca troia lo vorrei  sì, che cazzo vuoi che ti dica che la trovo un cesso? Non riesci a controllarti neanche tu, figurati io che…”
“… che hai un’idea di ben precisa di cosa ci sta là sotto!” rise Brian scuotendo la testa “E invece devi stare qui con me…” lo canzonò divertito “…perché c’è troppa gente in giro, persino il fratellino!” continuò mentre Matt buttava gli occhi al cielo.
“Bella fregatura dover star qui con un coglione” sbottò subito dopo il cantante.
“E pensa che magari per lei tre è il numero perfetto quindi adesso con te ha chiuso e non c’è più speranza di fartela” continuò, era un gioco troppo divertente per farne a meno.
“Pensa che almeno io ho avuto il mio tre mentre tu porti a casa uno zero…” ribattè serafico Matt con un sorriso compiaciuto.
“Touchè…”  replicò l’altro ammettendo il punto a favore dell’amico, prima di notare che la ragazza si era alzata e si stava dirigendo verso di loro “Pericolo, pericolo… enorme pericolo!” esclamò a bassa voce mentre Becca arrivava vicino a loro.
“Hey!” disse prendendo senza chiedere il bicchiere dalle mani di Syn e bevendo un sorso di qualunque cosa fosse “Vi alcolizzate in solitudine?” chiese poi appoggiandosi alla spalla del chitarrista mentre lui le passava un braccio attorno alla vita, la cosa bella di quella situazione era che per lui non era cambiato nulla, aveva ancora con la ragazza lo stesso contatto fisico che aveva sempre avuto, era Matt quello che non riusciva quasi più a sfiorarla senza perdere completamente la testa.
“Teniamo d’occhio la situazione” commentò lui, mentre Becca beveva un altro po’ di quel cocktail alla frutta “Sai che con questo costume sei un attentato alla mia sanità mentale?” chiese poi squadrandola senza alcun problema da capo a piedi.
“Quindi non corro rischi” rispose lei serafica, era convinta che la sanità mentale di Synyster Gates fosse morta e sepolta da anni.
“Dico sul serio, ci sono persone che a vederti così potrebbero reagire in maniera animalesca” continuò senza troppi problemi mentre Matt sentiva chiaramente l’impulso di prenderlo e lanciarlo in piscina.
“Ritira gli artigli tigre, non attacca!” rise lei scompigliandogli i capelli “Voto del silenzio?” chiese poi rivolta al cantante che era rimasto lì praticamente senza proferire parola.
“Aspettavo che il suo ego andasse a cuccia” rispose mentre Syn inscenava un risata divertita fissandolo e abbracciando Becca con aria di sfida.
“Sai cosa penso?” disse Brian dopo poco alzandosi dallo sgabello “Che sia arrivata l’ora del bagno!” proseguì caricandosi Becca sulle spalle dopo averle preso il bicchiere di mano appoggiandolo al bancone.
“Syn, Syn… mettimi giù… SYN!” esclamò la ragazza che non aveva fatto a tempo a muoversi, colta alla sprovvista, attirando l’attenzione di parecchie persone “Matt, Matt fai qualcosa ti prego!” rise mentre cercava di tirare pugni alla schiena del chitarrista.
E Matt lo fece, mentre Brian stava per lanciare Bex in piscina si alzò dandogli una vigorosa spinta, facendo finire in acqua anche lui.
“Qualcosa di meno drastico!” disse Bex non appena riemersa guardandolo male mentre Brian la tirava di nuovo sottacqua iniziando una lotta senza fine.
Matt si mise a ridere decidendo poi che era arrivato il suo momento per una pausa, Syn quando ci si metteva sapeva essere stronzetto, e il fatto che si stesse  rigirando Bex a quel modo ne era la prova.
Tornò negli spogliatoi sul retro per prendere il libro che aveva dimenticato nella sacca e il suo asciugamano.
“Hey” sentì mentre richiudeva la cerniera dello zaino, si girò vedendo Becca che entrava avvolta in un telo bianco con i capelli che gocciolavano e un sorriso divertito “Cosa fai mi lanci in acqua e poi scompari?” rise mentre prendeva dalla sua borsa un secondo asciugamano passandoselo nei capelli.
Gli spogliatoi erano comuni, c’era una stanza con gli armadietti e una lunga panca, e poi tante cabine, almeno una decina, dove ci si poteva cambiare.
“Ho lanciato Gates, non te” la corresse lui mentre la ragazza abbandonava gli asciugamani sulla sedia accanto a sé.
“Hai parlato con Syn o sbaglio?” gli chiese mentre lui la fissava spalancando la bocca per un attimo colto di sorpresa “Lo conosco lo stronzetto, tutti i commenti che faceva e il prendermi e buttarmi in acqua” rise lei scuotendo la testa avvicinandosi al ragazzo e appoggiandogli le mani sul petto.
“E’ un po’ una testa di cazzo…” convenne Matt mentre lei annuiva “…e anche un po’ invidioso!” aggiunse senza riuscire a trattenersi.
Becca rise sporgendosi in avanti per baciarlo “Perché non gli diamo qualcosa di cui essere invidioso?” disse a bassa voce mentre sul viso del ragazzo si dipingeva un sorriso a metà tra il compiaciuto e il sadico, pensando alla faccia che avrebbe fatto l’amico.
“Perché no…” rispose spingendola indietro fin dentro una delle cabine chiudendo poi la porta a chiave; la fece sedere sulla panca dietro di lei inginocchiandosi poi a terra per ricominciare a baciarla.
“Sai…” disse staccandosi un attimo “…l’idiota è un po’ fissato con questo…” aggiunse sfiorandole con la mano il tatuaggio che aveva sulla pancia “Pensavo di darci un’occhiata da vicino per fargli capire quanto bene l’ho visto…” aggiunse con un sorriso mentre lei si metteva a ridere sentendo la bocca del ragazzo scendere lungo il suo corpo.
Stava diventando un gioco più divertente del previsto quello di stare con lui, fin troppo divertente: lo vedeva e aveva solo voglia di passargli le mani lungo quelle braccia meravigliose, di sentire i muscoli della schiena contrarsi, l’eco delle sua risata nelle orecchie. Era iniziata come una piccola sfida per se stessa e adesso ci stava prendendo anche troppo gusto, soprattutto nei momenti in cui lui tirava fuori il suo vero carattere, quello un po’ sfrontato, vagamente aggressivo, dimostrandole che quello non accadeva solo perché lei voleva lui, ma decisamente anche per il contrario.
E poi Matt aveva una bocca capace di ucciderla, in quasi ventinove anni di vita non aveva mai conosciuto un ragazzo capace di fare le cose come le faceva lui, e quello di certo aumentava il divertimento, soprattutto in certi momenti, come quello che stava prendendo luogo in quell’istante; il ragazzo si mise in piedi portandola con sé, appoggiandola contro la parete mentre lei gli si aggrappava alle spalle mordendosi il labbro, perché erano in un dannato spogliatoio pubblico e fuori da quella porta poteva esserci chiunque a sentire un urlo che sarebbe stato inconfondibile.
 
Era passata meno di mezzora quando Brian vide Becky tornare a distendersi sul lettino per mettersi a prendere il sole, passarono un’altra manciata di secondi e sentì una mano sulla sua spalla accompagnata dalla voce di Matt che risuonava alla sua destra.
“Allora Gates, chiedimi quanto bene l’ho visto quel cazzo di tatuaggio…” disse sedendosi su uno sgabello prima di ordinare una birra, Brian lo fissò un attimo confuso “Non so se hai notato che l’ala destra è più lunga della sinistra” riprese a dire ringraziando il barista “Ah, sì e ha gli occhi quasi chiusi, guardano verso il basso in realtà, molto in basso” aggiunse con un gran sorriso soddisfatto.
“Ok, ok…” commentò Syn “…me lo merito, guarda che lo so!” disse con un’espressione diabolica “Puttana miseria se invidio questi particolari, brutto stronzo!” rise poi mentre anche il cantante rideva di gusto “Quindi siete spariti insieme…” riprese a dire Brian.
“Decisamente” rispose l’altro “Sai com’è mi sono dedicato a quel cazzo di tatuaggio così adesso posso farti un bel disegno e te lo puoi guardare anche tu mentre io mi godo l’originale” aggiunse veramente fiero di se stesso.
“Fottiti” sbottò Syn.
“Appena fatto amico mio” gli fece eco l’altro mentre si guardavano prima di venire interrotti da un bip di entrambi i loro cellulari.
 
Da: Becca  - A: Synyster Gates – M.Shadows
20/05/2008 – 16.42
All’angelo stanno iniziando a fischiare le orecchie, io la smetterei di parlare di lui…
P.S. Gates d’ora in poi fai meno lo stronzo
P.P.S. Shads, vedi di non tirartela troppo o l’angelo potrebbe decidere di chiudere i battenti
 
I due scoppiarono a ridere alzando gli occhi verso la ragazza che però continuava a prendere seraficamente il sole distesa a pancia in giù senza degnarli di uno sguardo.
“Uh… ti ha messo al tuo posto amico…” rise Syn.
“Hey senti chi parla, lo stronzo!” commentò Matt indicandolo.
“Ma io i battenti li ho chiusi a prescindere, tu vedi di non fotterti la fortuna che hai…” disse fermandosi un attimo “…anche se forse fottere non è il verbo giusto, mh?” rise alzandosi, aveva appena adocchiato un gruppo di ragazze che valeva la pena andare a conoscere.


***

Ndr: Ormai non faccio altro che ripetermi ma non posso fare altro che ringraziarvi tutti per i complimenti soprattutto verso becky! Mi rendono davvero felice essendo lei un personaggio che mi sono immaginata da testa a piedi! Spero che questo scorcio nel passato vi sia piaciuto!

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Capitolo 10
*** Waterloo ***


Capitolo 10 - Waterloo

My my, I tried to hold you back but you were stronger
Oh yeah, and now it seems my only chance is giving up the fight
And how could I ever refuse
I feel like I win when I lose
Abba - Waterloo

[ 01 giugno 2008 ]
“Forse dovrei andare, prima che vengano a chiamarti per la cena...” disse Becky mettendosi a sedere sul letto e girandosi a guardare Matt disteso accanto a lei.
“Sono tutti fuori, andavano a vedere quel film che noi due avevamo già visto...” rispose il ragazzo accarezzandole la schiena.
“Giusto...” sorrise lei inclinando la testa “Tu scendi a... a mangiare?” chiese poi.
“Resta qui” disse Matt fissandola “Ordiniamo la cena in camera e ci guardiamo un film...” aggiunse mentre Bex lo guardava titubante “Resta...” sorrise “Non puoi resistere a Johnny Depp!” continuò divertito prendendo dal comodino il DVD di Sweeney Todd che gli aveva prestato Zacky “E so che non l'hai visto...”
“...perchè Dylan odia i musical” lo interruppe lei guardandolo.
“Esatto” convenne il ragazzo “Non puoi farmelo vedere da solo...” aggiunse con un sorriso.
Becca non sapeva bene cosa fare; non era una decisione così grande da prendere, eppure a lei un po' sembrava che lo fosse. Era da un po' che lei e Matt andavano a letto insieme, poco meno di un mese e non c'era mai stato altro: non avevano mai dormito insieme, non erano mai stati a letto a parlare, a guardare la tv, finito quello che dovevano fare uno dei due si alzava e lasciava la camera, il bagno, lo sgabuzzino o qualunque fosse la stanza in cui si trovavano, perchè avrebbero potuto vederli, e non volevano che succedesse.
Ma quella sera era diverso, non c'era nessuno in giro, nessuno che potesse entrare, disturbare, c'erano loro due, ed anche se fossero scesi avrebbero cenato insieme, ma magari con qualcuno dello staff, magari non da soli, ma lui le aveva chiesto di restare lì, di mangiare lì...
La cosa non era strana per niente, da un certo punto di vista, ma da un altro decisamente sì; perchè Becca sapeva che non era del tutto giusto fermarsi, ma che aveva comunque voglia di farlo di buttarsi di nuovo a letto a parlare come facevano quando erano vestiti ed in mezzo alla gente, avevano molto in comune e parlavano sempre moltissimo in situazioni normali, non c'era niente che vietasse loro di farlo da distesi su un letto e molto meno vestiti...
“Ok” rispose alla fine mettendosi i capelli dietro l'orecchio e Matt sorrise prendendo il menù dell'albergo e alzando il busto sedendosi accanto a lei per farle leggere.
“Io prendo la bistecca e doppia porzione di patatine” statuì la ragazza.
“Strano...” rise Matt mentre lei lo guardava incuriosita “Tu mangi sempre carne e la doppia porzione di patatine è un obbligo, la prendi ogni volta” spiegò mentre lei rideva abbassando lo sguardo.
“Tu scommetto che prendi gli spaghetti” rispose mentre lui spalancava la bocca stupito dal fatto che lei avesse indovinato “Non sei l'unico osservatore!” scherzò la ragazza.
Si conoscevano, su quello non c'erano dubbi, non alla perfezione, ma abbastanza da far sì che Matt non dovesse chiederle quanto cotta voleva la carne perchè sapeva già che la voleva al sangue, e che Becca non dovesse dirgli di prendere anche la birra perchè l'avrebbe ordinata per entrambi...
“Vado a farmi una doccia, chiami tu?” disse lei mentre il ragazzo annuiva guardandola alzarsi dal letto coprendosi con il copriletto che cadeva basso sulla schiena lasciandola scoperta.
Non sapeva bene neanche lui perchè le aveva chiesto di stare lì, avrebbero potuto scendere o raggiungere gli altri per mangiare qualcosa ma non ne aveva voglia, aveva progettato di rilassarsi un po' e siccome lei era lì, in camera sua, gli era venuto naturale chiederle di restare; avevano guardato decine di film insieme nel tourbus durante gli spostamenti, avevano gusti simili e una grande passione per il cinema, quindi non vedeva perchè dovesse essere impossibile guardarlo lì, a letto... insieme.
Chiamò la reception ordinando la cena prima di accendere la tv e mettersi a fare un po' di zapping.
“Waterloo” la voce di Becca risuonò dalla sua destra, era appoggiata al muro, aveva addosso una sua enorme maglietta e si stava asciugando i capelli con un asciugamano.
Matt la guardò ridendo “E dai, “Celebre successo 'napoleonico' degli ABBA”... Waterloo!” rise lei indicando la tv e la domanda di 'Chi vuol essere miliardario' che stavano ponendo in quel momento al concorrente.
“Waterloo” risuonò la risposta esatta dalla televisione e Becky fece segno di vittoria mettendosi a ridere mentre Matt si alzava infilandosi velocemente i boxer.
“Vado a far una doccia anche io, apri tu quando bussano?” chiese andandole vicino e mettendole una mano sulla vita mentre lei rispondeva di sì prima di andare a sedersi sul divanetto davanti alla televisione.
La cena arrivò dopo una decina di minuti, Becky non ci fece neanche caso andando ad aprire così com'era, con la maglietta di Matt addosso, senza neanche pensare che magari avrebbe potuto essere Zacky, o peggio, suo fratello; per fortuna invece era il cameriere sul serio e la ragazza lo ringraziò lasciandoli la mancia prima di portare dentro il carrello e sedersi di nuovo davanti alla televisione.
“Matt” esclamò ad alta voce addentando una patatina “C'è la cena...” continuò nel momento in cui lui uscì dal bagno con addosso solo un paio di pantaloni della tuta mentre leggeva un messaggio sul cellulare sorridendo divertito.
Becky si ritrovò a pensare che il ragazzo aveva davvero un sorriso straordinario, sì era una delle cose di lui che preferiva... beh a parte qualche altra, più censurabile e meno poetica della precedente.
Matt si sedette dietro di lei facendole guardare lo schermo nel suo cellulare “Mio fratello ti saluta...” rise mostrandole la foto del maggiore dei due Sanders che, vestito senza motivo da Crocodile Dundee, indicava l'obiettivo con la faccia da duro “Ha detto di mostrartela appena la ricevevo perchè era dedicata a te!” continuò mentre anche Becca si metteva a ridere.
“Sai penso che lavorare alla National Geographic gli faccia davvero male, sta peggiorando con gli anni... e si parla di uno che mi ha regalato una rana toro per il mio sedicesimo compleanno... Dio Che schifo!” commentò lei prendendo il telefono per guardare meglio la fotografia.
“Hai iniziato a urlare come una matta!” la prese in giro Matt “Non lo dimenticherò mai, giuro! Hai lanciato quella cosa in piscina e hai iniziato a insultare mio fratello” continuò ridendo sempre di più.
“Era viscida e verde e...gracidava!” si difese Becky indicandolo in maniera non molto minacciosa con il dito.
“Era una rana Becky!” ribattè lui che aveva quasi le lacrime agli occhi mentre la ragazza lo guardava senza riuscire a non sorridere, cercando allo stesso tempo di sembrare minacciosa ma invano.
“Smettila!” esclamò “Che se sorridi così non riesco neanche ad arrabbiarmi!” si lamentò mentre lui si calmava guardandola incuriosito, inclinando la testa “Mi piace quando sorridi, ok?” aggiunse mordendosi il labbro “Hai un sorriso che... mi piace e basta e non riesco a non ridere anche io...” continuò a voce più bassa fissandolo mentre Matt senza neanche pensarci si sporgeva in avanti per baciarla mettendole una mano sotto la maglietta.
“Scordatelo...” si staccò lei ridendo diverta “...ho fame! Adesso si mangia...”
“Allora ha ragione Syn, sei veramente una stronza...” la accusò lui cercando di baciarla di nuovo e di far scivolare la mano ancora un po', senza riuscire però a restare del tutto serio.
“A cuccia bello” lo prese in giro staccandosi e allontanandolo con le mani mentre Matt la guardava cercando di farle pena ma lei allungava la mano prendendo una patatina e cacciandogliela in bocca scoppiando a ridere mentre il ragazzo si allungava agganciandole la vita e prendendola di peso fino a portarla seduta sulle sue gambe.
“Ho fame...” disse la ragazza prendendo un'altra patatina questa volta per se stessa.
“Sei fortunata che sto morendo anche io” replicò lui fingendosi serio.
“Wow altrimenti mi avresti fatto vedere di cosa sei capace?” lo provocò ironica.
“Hey, dovresti averne una vaga idea a questo punto, che ne dici?” rise il ragazzo.
“Diciamo che non sono qui solo per la conversazione!” lo prese in giro scoppiando a ridere mentre lui spalancava la bocca fingendosi risentito e scioccato.
“Quindi mi stai usando...” scherzò lui.
“Certo, per farmi offrire una cena in camera senza sborsare un dollaro!” rispose lei divertita, scivolando a sedere sul divano prima di togliere i coperchi dai piatti che aveva disposto sul tavolo.
Si distese sul divano appoggiando la schiena al bracciolo e portando le gambe su quelle di Matt che si allungò per prendere il suo piatto portandoselo davanti sul tavolino per iniziare a mangiare.
“Guarda di non farti strane idee che dopo cena mi hai promesso che guardiamo Sweeney...” disse lei dopo il primo boccone mentre lui si girava a guardarla con un sorriso malizioso.
“Non sei così irresistibile come credi Cat, è ovvio che guardiamo il film, tra te e Johnny Depp vince decisamente lui” rispose il ragazzo serafico.
“Oh, va bene... ricordamelo la prossima volta che mi blocchi nel bagno del tourbus, ok? Così poi so come comportarmi...” esclamò Becca lanciandogli addosso una patatina mentre il ragazzo si metteva a ridere.
Doveva cercare di essere più serio, perchè ogni volta che rideva Bex si fermava a fissarlo e la cosa, soprattutto in pubblico, stava diventando pericolosa.

Zacky e Jimmy erano appena usciti dalle loro camere e si erano trovati nel corridoio dell'albergo, Brian e Johnny erano già scesi mentre Matt ancora non si era visto, cosa abbastanza strana visto che, solitamente, era il più mattiniero dei cinque.
Decisero di andare a vedere se era ancora a letto, magari non aveva sentito la sveglia e nel frattempo erano anche passati a bussare da Becky che, però, sembrava non essere in camera, e anche quello era strano perchè la ragazza non si poteva certo dire una capace di svegliarsi in orario, anzi, era paragonabile a una sorta di ghiro.
Matt era sveglio, ma aveva deciso di rimanere ancora un po' a letto a riposarsi, accanto a lui Becky stava invece ancora dormendo beatamente; si erano addormentati dopo aver visto non solo Sweeney Todd ma anche buona parte di Tutti Pazzi per Mary che replicavano sulla tv via cavo, Bex aveva detto che finito il film sarebbe tornata in camera sua, ma aveva preso sonno prima e Matt non aveva certo pensato di svegliarla, aveva spento la televisione e si era messo a dormire.
La sentì muoversi e sbadigliare: era la prima volta che si svegliava con lei, avevano fatto sesso un numero imprecisato di volte, anzi, un numero decisamente molto alto, ma non avevano mai dormito insieme prima di quella notte.
Becky rimase qualche istante con gli occhi chiusi, fu colta da un semplice istante di smarrimento quando sentì le braccia che la stringevano e per un secondo, un solo secondo, le venne in mente Dylan, prima che il suo cervello le ricordasse che non era lui quello disteso lì accanto ma Matt, e la differenza era abbastanza semplice da cogliere.
Era una cosa che la ragazza aveva notato fin dalle prime volte che era stata con lui: il cantante aveva un profumo buonissimo; non che Dylan non l'avesse, ma era decisamente diverso. Dylan era un fumatore e in qualche modo si portava sempre dietro il retrogusto delle sue amate sigarette, cosa che Becca non amava poi così tanto, Matt invece no; non era un profumo riconoscibile, forse era solo quello del suo docciaschiuma, o forse no, era dolce ma non troppo e veramente buono.
“Giorno...” sorrise lui mentre Becky apriva gli occhi.
“Buongiorno” rispose guardandosi un attimo in giro “Quindi alla fine mi sono addormentata qui” commentò con un sorriso mentre lui annuiva togliendole qualche ciocca di capelli dalla faccia assonnata.
Lei si sporse in avanti rubandogli un bacio a cui lui rispose senza farsi pregare, non era per niente male come risveglio, pensò, mentre si girava su un fianco facendo distendere Becky con la schiena contro il materasso: averla lì così di prima mattina era una tentazione troppo grande per potervi resistere.
Non fece neanche a tempo a far scivolare la mano sotto la maglietta che qualcuno arrivò a guastare le feste, o meglio a bussare alla porta della camera.
“Matt!” la voce di Zacky risuonò dal corridoio mentre i due si staccavano fissandosi: quello poteva essere un problema.
“Maaaaaatt sappiamo che sei lì dentro apri!” esclamò Jimmy.
“Che cazzo facciamo?” rise il cantante a bassa voce mentre Bex scuoteva la testa mettendosi a ridere, se non erano entrati voleva dire che questa volta non avevano le chiavi della camera, e che erano relativamente al sicuro.
“Rispondi!” gli sussurrò lei.
“Sì sono... sono qui, non ho sentito la sveglia!” esclamò il ragazzo mentre guardava Bex che sorrideva divertita.
“Non è da te Shads...!” rise Zacky.
“Hey hai mica visto mia sorella? Ieri sera eravate insieme no?” arrivò la domanda di Jimmy mentre i due, a letto si guardavano.
“Cazzo...” commentò Becky “...dobbiamo vestirci!” rise cercando di alzarsi dal letto e recuperare i suoi vestiti mentre Matt faceva lo stesso.
“Jim!” esclamò la ragazza “Ero qui ieri sera mi sono addormentata qui!” continuò, non era una cosa stranissima per lei prendere sonno davanti alla televisione, quindi come scusa reggeva perfettamente, l'unico particolare era non presentarsi con addosso solo una delle magliette di Matt ma magari con dei normali vestiti.
“Sempre la solita, ma potete aprire?” chiese il batterista mettendosi a ridere, quella conversazione da un lato all'altro del muro era abbastanza comica.
“Non trovo la chiave” disse Matt troppo velocemente mentre Becky gli tirava una pacca sul braccio dopo essersi infilata i pantaloni.
“Idiota in questo albergo resta attaccata alla porta!” sbottò Zacky mettendo le mani in tasca mentre Matt andava, molto lentamente ad aprire, dando tempo a Becky di cercare di sistemare il letto che era decisamente troppo sfatto per averci solo dormito sopra.
“Alla buonora! Che cazzo dovevate fare coprire le tracce del vostro sesso selvaggio?” scherzò il secondo chitarrista non appena Shads ebbe aperto la porta e il cantante inscenò una finta risata mente Becky recuperava la borsa ed appariva dietro di lui.
“Io mi... vado a fare una doccia!” disse dopo aver salutato Jimmy e Zacky.
“Siamo in ritardo però, quindi vi aspettiamo giù” commentò il batterista “Non ci posso credere Bex, di solito Matt è il primo ad alzarsi, ti addormenti una volta da lui e diventa un ghiro peggio di te...” scherzò ancora mentre si incamminava con Zacky verso l'ascensore, entrando non appena le porte si aprirono.
“C'è mancato poco” rise Matt mentre lei si girava a guardarlo.
“Già...” commentò passandosi una mano tra i capelli “Ci... vediamo giù...” aggiunse mentre lui annuiva.
Forse avrebbero dovuto fare qualcosa, troncare quella cosa, qualunque cosa fosse, o almeno non farla così segreta...
Becky entrò in camera sua appoggiandosi un attimo alla porta, la cosa stava diventando complicata, ogni giorno, sempre di più, qualcuno rischiava di beccarli in pieno, di scoprire che quando stavano insieme lei e Matt non parlavano solo di cinema, o di libri...
Lei non voleva una storia.
Stava bene con Matt, il sesso era grandioso ed era una persona veramente fantastica ma no, lei non voleva un ragazzo, non in quel momento, non così presto: non aveva mai vissuto una cosa come quella, una sorta di reciproco sfruttamento per il piacere comune, non si era mai ritenuta il tipo capace di separare l'attività fisica da quella sentimentale, eppure al momento ci stava riuscendo, anche se, in realtà non era del tutto vero.
Perchè non era esatto dire che a lei di Matt non importava, gli voleva bene, passava con lui intere giornate nei backstage, nel tourbus, a parlare a ridere, o anche in compagnia era quello che poteva considerare un amico... e poi, quando erano solo loro due veniva fuori l'altra faccia della medaglia, l'attrazione che non riusciva a controllare, e che non sembrava essere ben gestita neanche dal ragazzo.
Matt si infilò sotto la doccia per svegliarsi, era un po' confuso, a dire il vero, lo era quasi sempre nell'ultimo periodo e la ragione era sempre la stessa: Becky.
Inutile dire che ne aveva avute altre di storie basate sul solo e semplice sesso, la differenza era che le ragazze con cui le aveva avute non le conosceva da quindici anni, non erano le sorelle di uno dei suoi migliori amici, non avevano con lui così tanto in comune, spesso avevano una personalità abbastanza piatta compensata da una certa spregiudicatezza a letto che non guastava vista la situazione, in poche parole non erano Bex.
Con lei sembrava più difficile perchè quando si lasciavano dopo essere stati insieme si trovavano comunque nella stessa stanza, con le stesse persone, a parlare, a ridere, a passare comunque fin troppo tempo insieme: le storie di sesso non funzionavano così, alzati dal letto non ci si vedeva fino al momento di ritornaci, e invece in quel caso era totalmente diverso. Ce l'aveva sempre intorno, bene o male si cercavano per parlare, erano nello stesso gruppo, nella stessa compagnia ed era forse troppo difficile per entrambi non cogliere nell'altro tante piccole cose che due normali amici non avrebbero colto: che Matt per una settimana aveva usato solo magliette con le mezze maniche e mai le sue amate canottiere per coprire il graffio che lei gli aveva lasciato sulla spalla, che Becky aveva finto un torcicollo mettendosi una sciarpa per non far vedere il marchio leggero di un morso che le aveva lasciato sulla pelle...
Non poteva più mettersi senza malizia a massaggiargli le spalle dopo un concerto perchè aveva scoperto che la cosa per lui era tutt'altro che innocente, lei non gli si stava più troppo vicino perchè a sentire il suo profumo le veniva solo voglia di baciarlo, e, più di tutto, doveva convincersi a fare finta di niente quando lui rideva, si costringeva a non fissarlo, a non incantarsi sulle fossette che gli si formavano sulle guance perchè le trovava terribilmente sexy.
Era un gioco strano, una strana attrazione fisica che forse non era solo quella: Bex sapeva bene quello che voleva, o meglio che non voleva, non voleva un ragazzo, una storia in cui dover rendere conto a qualcuno di quello che faceva, non voleva impegni, voleva poter cercare chi voleva quando voleva, di questo ne era assolutamente certa.
Matt dal canto suo non lo era così tanto, forse: gli andava bene non avere legami, fare un po' quello che voleva senza dover avere la gelosia di una ragazza, ma sotto sotto, da quando lui e Becky andavano a letto insieme, non aveva cercato altra compagnia femminile, trovando in lei tutto quello di cui aveva bisogno, e la cosa, forse, un po' lo spaventava.

Bex scese a colazione in meno di venti minuti, gli altri erano già a tavola e anche lo staff si trovava già tutto lì.
“Alla buonora stronza!” rise Syn vedendola, da quando aveva saputo che Jimmy e Zacky l’avevano trovata ‘addormentata’ in camera di Matt non aspettava altro che poterla prende un po’ in giro.
“Buongiorno!” rispose lei appoggiando la borsa alla sedia e andando poi al buffet per prendersi da mangiare seguita, ovviamente dal chitarrista.
“Allora” iniziò a dire a voce mediamente alta “Dormito bene o Matt ha allungato un po’ troppo le mani, visto che a quanto mi hanno detto ti hanno trovata lì?” continuò con una gran faccia da sberle e un sorriso soddisfatto.
“Andrai avanti così tutta la mattina?” chiese lei fissandolo.
“Veramente pensavo anche di più, quantomeno finchè non mi date qualcosa di nuovo con cui sfottervi...” rispose lui mettendo nel piatto la bellezza di quattro croissants.
“Ti giuro che se qualcuno...”
“...scopre che te la fai con Matt?” la interruppe Syn a voce non troppo bassa mentre lei gli tirava un pugno.
“Testa di cazzo!” sbottò la ragazza fissandolo.
“Lo sai vero che non morirebbe nessuno a saperlo?” le fece notare lui mentre arrivavano al tavolino con la roba da bere.
“Brian” esclamò Becky guardandolo un po’ troppo seria, finchè si scherzava si scherzava, ma poi era il caso di smetterla “Non impicciarti di cose che non ti riguardano” continuò.
“E’ il mio passatempo preferito, spiacente Cat!” sorrise lui notando che però Becca si era fatta veramente seria a parlare di quella cosa e che, forse, era il caso di prenderli in giro senza però esagerare.
Bex era una con del gran senso dell’umorismo, era la sorella di Jimmy, dopotutto e i geni restavano quelli dei Sullivan, ma la sua vita sentimentale era una cosa su cui non amava scherzare, quantomeno dopo Dylan, prima non se ne sarebbe fatta un gran problema.
Sapeva che Syn avrebbe continuato a marciarci su, e le andava bene, che avrebbe riso, e scherzato per tutta la colazione e lei era pronta a rispondere, ma aveva messo in chiaro che lei agli scherzi ci stava ma che più in là non voleva spingersi, perchè lei e Matt erano affari suoi.
Lei e Matt.
Come se ci fosse un canonico lei e Matt, non c’era, non c’era assolutamente... quindi forse era anche inutile preoccuparsi tanto.
“Dormito bene?” chiese Syn a Matt non appena si fu seduto al tavolo mentre il cantante lo fissava praticamente incenerendolo.
“Sì, grazie” rispose.
“Becca non scalcia? Perchè una volta ci siamo addormentati nel tourbus e scalciava da morire?” continuò Syn mentre Becky gli tirava un calcio sotto il tavolo: se voleva che scalciasse l’avrebbe fatto.
“Dormivo e come sai ho il sonno profondo quindi non saprei dirti...” gli disse Matt addentando un muffin, doveva rimenre calmo e non rispondere a Brian come avrebbe voluto, dicendo che Becca non scalcia ma morde, l’avrebbe fatto rosicare non poco, ma non poteva, proprio non poteva...
“Non siete divertenti voi due, insomma, stesso letto e volete farci credere che avete solo dormito?” scherzò Brian, sapendo che anche Zacky avrebbe iniziato innocentemente a scherzare a quella provocazione, facendo dannare un po’ i due.
“Giusto, Matt dai non ci crede nessuno!” rise infatti il secondo chitarrista che stava solo facendo una battuta senza malizia, a differenza di Syn, perchè non avrebbe mai potuto immaginare che in realtà i due non dormivano e basta quando stavano insieme.
“Guardate che a differenza vostra è un gentiluomo!” esclamò Becca con un sorriso mentre un coro di ‘Sèèèèèèhhhhh...’ si levava dalla tavolata che si stava divertendo fin troppo a prendere in giro Matt.
“Io ne avrei approfittato!” esclamò Matt Berry guardando Becky con un sorriso.
“Lo so, è per questo che mi sono addormenta con un altro Matt e non te...” rise lei facendogli una linguaccia.
“Quando vuoi il cambio io ci sono!” le fece eco il ragazzo divertito.
Brian intanto si sporse verso Bex per parlarle nell’orecchio “Comunque devi stare più attenta se non volete farvi sgamare...” la provocò con un sorrisone.
“Se tu non fossi un completo coglione ti assicuro che la mia copertura non correrebbe rischi...” gli fece notare a bassa voce.
“Non so quel morso sul collo è abbastanza visibile” obiettò lui mentre lei istintivamente si copriva la zona indicata dal ragazzo con la mano, no si era guardata allo specchio non c’era mica niente lì; a dire il vero quella mattina non ci aveva fatto caso, ma non le sembrava che... e se invece ci fosse qualcosa? Che scusa poteva inventarsi.
“Gates...”
“...dai scherzavo non c’è niente... o forse sì...” continuò lui con un sussurro, sorridendo come un idiota, quale era, che si stava divertendo fin troppo.
Finirono di mangiare e tornarono di sopra per finire di prepararsi, i ragazzi avevano le prove del concerto, mentre Becky, Hailey e Jess avevano deciso di fare un giro per la città.
Erano in ascensore e Bex si guardo con noncuranza alla specchio, sul suo collo non c’era assolutamente niente: Syn doveva aspettarsi una vendetta con i fiocchi.

 

***

 

Ndr: Ormai ci siamo! Manca veramente poco alla fine di questa storia (anche se magari a voi non sembra :D) e sono felice di vedere sempre nuovi commentatori anche dopo tutti questi capitoli! Per questo voglio ringraziare _eleNina_, hollerbaby, come sempre ms_reverie, la Frollis, Prinzessechen e, ovviamente, Magical_Illusion...
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** It's ok ***


Capitolo 11 - It's ok
I believed in you,
I must have been a fool,
All my dreams were with you...
I say it's ok,
I can promise you it's
alright, you ain't keeping
me up all night, no more,
You're not here but it's ok,
I assure you, babe, it's
alright, you ain't keeping me
up all night, no more,
You're not here but it's ok

Atomic Kitten - It's ok


Non era ancora sicura che quello che era successo fosse successo veramente, ancora una parte di lei era convinta che fosse stato solo l'ennesimo brutto sogno, l'ennesimo scherzo della sua piccola mente bacata. Ma le bastava uno sguardo alla mano sinistra e la mancanza di quel grosso anello scintillante a ricordarle che, invece, era successo davvero, esattamente come se lo ricordava in quel momento

* sei ore prima *
Erano seduti ad un tavolino del bar dell'albergo, erano le sette, poco prima di cena, la consueta birra e qualche risata di troppo: Zacky stava raccontando una delle sue solite improbabili barzellette e, chi più chi meno, tutti stavano ascoltandolo, o quasi.
Becky era troppo intenta a sfogliare con Matt il menù per la cena di quella sera, il pomeriggio libero trascorso dai due a praticare una certa interessante attività fisica aveva messo fame a entrambi.
Alzò lo sguardo quasi per caso sentendo aprirsi la porta d'ingresso dell'Hotel e, in un primo momento credette di avere un qualche genere di allucinazione: non poteva essere lui e non poteva essere lì.
Dylan.
Rimase immobile con lo sguardo fisso per una manciata di secondi, esattamente come stava facendo lui che, con le mani in tasca aveva gli occhi su di lei, fermo in mezzo alla hall, con la maglietta viola che LEI gli aveva regalato per l'ultimo compleanno, abbronzato, con i capelli spettinati: semplicemente Dylan.
Fu Matt il primo ad accorgersi di lui non appena vide Bex con lo sguardo perso nel vuoto.
Lo riconobbe subito, l'aveva conosciuto ed incontrato in più occasioni, non si aspettava di vederlo lì, o forse sì, aveva sempre pensato che, se fosse stato in lui, avrebbe di certo preso il primo aereo per andare da Becky, e a quanto pare Dylan alla fine aveva accolto questa idea.
Era sicuro che l'unica cosa che avrebbe provato vedendolo, se mai fosse successo, sarebbe stata una gran rabbia per quello che aveva fatto, e, invece si rese conto che la rabbia c'era ma solo in secondo piano, che la prima cosa che sentiva era qualcosa che non sapeva identificare, che aveva già provato e che scaturiva, più che altro, dallo sguardo che aveva Becky in quel momento.
"Brutto testa di cazzo" furono le parole di Jimmy ad interrompere il silenzio non appena, seguendo lo sguardo dell'amico e della sorella, mise a fuoco Dylan.
Si alzò di scatto senza neanche pensarci ma Bex fu più veloce mettendogli una mano sul braccio.
"Siediti" gli disse fredda.
"Becca..."
"Jim ho detto siediti!" intimò con un tono di voce che non ammetteva repliche alzandosi a sua volta, costringendosi a mettere uno dopo l'altro una lunga serie di passi incerti verso di lui.
"Cosa vuoi?" chiese fredda.
"Ciao" sorrise Dylan cercando i valutare la situazione.
"Cosa vuoi?" ripetè la ragazza cercando di mantenere il controllo, perchè avrebbe voluto urlare e prenderlo a pugni, ma si era ripromessa di non farlo.
"Parlare" rispose lui calmo.
"No" sbottò lei senza mezzi termini.
"Bex... Non ti sto chiedendo di perdonarmi, so che non è possibile, credimi, ti sto chiedendo di ascoltarmi..." spiegò con un tono di voce che non aveva mai sentito, basso, rassegnato, ma sincero.
"Una cena non ti ucciderà e poi basta" riprese a dire Dylan guardandola, rendendosi conto di quanto era stato idiota e di quanto lei gli mancasse, ingoiando il più grosso rospo della sua vita: la consapevolezza che tanto ormai era tutto finito.
Becky rimase ferma un attimo a guardarlo prima di annuire incorciando le braccia e voltandosi senza dire nulla per tornare al tavolo a prendere la sua borsa.
"Bex se vuoi gli spacco..." iniziò a dire Brian fin troppo serio.
"Esco a cena" disse lei interrompendolo, prendendo le sue cos e cacciando il cellulare in borsa, evitando accuratamente gli sguardi di tutti, soprattutto uno.
"Sei sicura?" le chiese Jimmy e lei annuì.
"Ce lo devo" rispose senza troppa convinzione sentendo gli occhi di Matt addosso, pesanti come non erano mai stati mentre, senza salutare, si allontanava da loro tornando da Dylan.

Quindi era successo.
Ci era uscita a cena e ci aveva parlato per quasi tre ore, normalmente, l'aveva ascoltato e, a poco a poco, aveva fatto uscire tutto quello che pensava; non l'aveva insultato, non sarebbe servito, ma ci aveva parlato, facendogli domande, immagazzinando le risposte.
Aveva capito tante cose, capito che sì la colpa era stata di Dylan, al 99%, ma che quel matrimonio l'aveva terrorizzato, capito che lui l'aveva amata davvero e che no, non si era fatto nessun altra se non quella, e gli credeva.
Avevano parlato, chiarito, consapevoli entrambi del fatto che lei non avrebbe mai potuto fare come se niente fosse e riprenderlo, rimettersi con lui, pensare a una vita insieme, ma Dylan allo stesso modo aveva sentito il bisogno di chiedere scusa anche senza ottenere perdono, e lei aveva alla fine deciso che almeno quello glielo doveva concedere.
E così dopo le parole era arrivato un gesto l’unico possibile per scrivere la parola fine, quello a cui lui si era opposto ma lei l’aveva pregato, perché il suo unico modo di concludere.

* due ore prima *
Lo fece scivolare sulla destra fino davanti alla sua mano.
"Bex no questo..."
"Prendilo Dylan, io non lo voglio" rispose lei guardando il suo anello di fidanzamento con un sorriso vagamente triste.
Il ragazzo lo prese giocandoci tra le dita "Ci ho messo due ore a sceglierlo" sorrise ricordando quando aveva coinvolto tutte le commesse del negozio perchè doveva essere la scelta migliore che si potesse fare.
"Era perfetto" convenne lei.
"Mi dispiace Bex" disse guardandola e in quel preciso momento lei capì che aveva scritto la parola fine a qualcosa che non voleva più trascinarsi dietro.
Si alzò dal tavolo prendendo la borsa "Anche a me" disse semplicemente prima di uscire dal locale senza voltarsi, con il terrore di avere in quel momento un grosso ripensamento.

Se ne stava lì nella sua stanza a metabolizzare la fine del suo fidanzamento, dicendosi che, allo stato dei fatti, in realtà era finito già da un po' di tempo e che aveva già pianto abbastanza per lui.
Una parte di lei voleva stare da sola, un'altra, appena tornata in albergo, aveva avuto l'irrefrenabile impulso di chiamare Matt, l'aveva fatto e lui non aveva risposto; Becca si era convinta che fosse stata quasi una fortuna, se fosse andata da lui, forse, avrebbe veramente toccato il fondo. L'avrebbe usato per non pensare, sarebbe stata seriamente una di quelle sgualdrine che in quel momento odiava tanto.
Matt era al secondo posto nei pensieri di quella serata, e ora che Dylan era stato accantonato tornava prepotentemente alla ribalta: il modo in cui l'aveva guardata quando lei era andata via con Dylan era strano. L'aveva fissato solo per qualche secondo ma non aveva capito la sua espressione, o forse non ci aveva prestato poi tutta questa attenzione in quel momento.
Che cosa aveva pensato vedendola andare via? Probabilmente niente, dopotutto non è che ci fosse molto da pensare, andavano a letto insieme mica erano una coppia, lei non stava tradendo nessuno, lei non stava ingannando nessuno.
O forse sì, ma non Matt.
Giorno dopo giorno sentiva sempre di più un peso, quello di una enorme bugia, anzi di un segreto che stava tenendo a una delle poche persone con cui non ne aveva mai avuti: in qualche modo avrebbe dovuto porvici rimedio.
Si alzò di scatto prendendo la chiave della stanza e uscendo, arrivando in pochi minuti davanti alla stanza ed iniziando a bussare, senza ottenere risposta.
"Matt?" disse a bassa voce per farsi riconoscere, ma dalla stanza nessun segno di vita.
Appoggiò l'orecchio alla porta, la Tv era accesa, lui c'era ma non voleva aprire.
Sospirò pensando che probabilmente se lo meritava, però voleva vederlo e no, non solo per un motivo fisico.
Nei cinque secondi in cui aveva riflettuto prima di alzarsi da camera sua aveva fatto un semplice ragionamento: se al posto di Dylan ci fosse stata la ex di Matt, se fosse stata lei quella lasciata lì dopo un pomeriggio passato come l'avevano passato, lei ci sarebbe rimasta davvero male.
Erano stati a letto, a ridere, guardare un film, a parlare, a rivedere il testo di una canzone, a fare una miriade di cose normali, poi erano scesi, poi era arrivato Dylan e lei non aveva degnato Matt neanche di uno sguardo, di un messaggio, di una spiegazione, supponendo di non dovergliene.
Ma forse non era proprio così.
Delle due l'una.
Si spostò davanti alla porta successiva iniziando a bussare forse un po' troppo forte finchè, una manciata di secondi dopo vide comparire, dietro l'anta suo fratello.
"Cazzo Bex ho provato a chiamarti venti volte!" le disse facendola entrare "Cosa..."
"Ho chiuso definitivamente se è questo che volevi sapere" lo interruppe alzando la mano sinistra "E gli ho anche ridato il suo anello. No, non sto benissimo ma mi riprenderò almeno adesso so tante cose che prima non sapevo, ma questo non è il punto" riprese a dire tutto d'un fiato.
"Beh almeno sappiamo che è chiusa, qual è il punto?" chiese poi sedendosi sul letto, quando sua sorella era così tanto valeva assecondarla.
Becky ci penso per un solo secondo, poi parlò.
"Vado a letto con Matt da un paio di mesi"
Semplice, chiara, cristallina, senza tante complicazioni o giri di parole. Aveva detto quello che doveva dire.
Jimmy la fissò assorbendo la notizia senza però dire niente.
"Jim, parla" gli disse sedendosi su una sedia, quasi spaventata da quel silenzio.
"Parliamo di Matt il cantante no?" disse lui.
"Sì!" esclamò la ragazza "Cosa pensi che mi faccia Matt Berry?" chiese trovando del tutto normale che dovesse sembrare una cosa folle che lei potesse farsi uno dei due gemelli, mentre il fatto che avesse una mezza storia con Matt il cantante fosse tutto normale.
"Chiedevo per dovere di precisione!" si difese Jimmy con un sorriso.
"Non hai niente da dire?" gli chiese Bex che si era aspettata una reazione qualunque.
"Un po' di cose, non me l'aspettavo a dire il vero" commentò lui con un sorrisetto che non lasciava presagire niente di buono.
"Avrei voluto dirtelo prima, ma è Matt che ne sapevo come l'avresti presa" si giustificò lei.
"Perchè adesso?" le chiese.
"Perchè non mi apre la porta e allora volevo entrare dalla finestra di camera sua ma per farlo dovevo passare di qui" rispose serafica mentre si guardavano divertiti "E perchè tenerti un segreto mi fa schifo quindi al diavolo, volevo dirtelo" continuò.
"Volevi andare nella stanza accanto alla mia a fare sesso con il mio migliore amico?" rise il batterista.
"Esatto" confermò lei "Cioè veramente volevo anche parlargli..."
"Inizio a capire il suo umore di merda di stasera" esclamò Jim.
"C'è rimasto male...? Per Dylan dico..." si informò lei.
"Non avevo capito molto bene cosa avesse ma era nervoso, parecchio e sinceramente adesso che mi dici che... beh direi che era ovviamente per quello" confermò il ragazzo stiracchiando le braccia in alto "Come se la cava?" chiese poi di punto in bianco.
"Scusa?" gli fece eco lei.
"A letto dico, a meno che non ti abbia fatto anche dei trattati filosofici nel mentre..." puntualizzò il ragazzo.
"Bene cazzo" esclamò lei convinta mentre scoppiavano a ridere entrambi "Scusa se non te l'ho detto Jim" aggiunse poi.
"Nah, dai... Lo capisco, me l'hai detto alla fine..." sorrise "Ma gli altri...?"
"Solo Gates" rispose lei buttando gli occhi al cielo.
"E non l'avete ancora ucciso?" scherzò Jimmy.
"Vi serve per suonare poi mi chiedevate i danni" scherzò Becky alzandosi in piedi "Ti rompe se...?" aggiunse poi indicando la finestra.
"Vai, vai... Mi farà un po' strano starmene qui a dormire ma vai..." la prese in giro mentre lei gli schioccava un bacio sulla guancia.
"Ti voglio bene Jì!" disse uscendo sul terrazzino girando subito a destra trovandosi davanti alla porta finestra della camera di Matt: aperta.
Entrò senza troppi preamboli ed, in effetti, lui c'era.
Si voltò stupito a guardarla, era disteso a letto che guardava la televisione.
"Bex..." disse semplicemente, colto totalmente di sprovvista.
"Lo so che non volevi vedermi o mi avresti aperto ma... Sai che non sono brava ad accettare i rifiuti no?" disse lei con un mezzo sorriso a cui il ragazzo non rispose restandosene in silenzio "Ho anche provato a chiamarti prima..." riprese a dire, sempre senza ottenere da lui una sola parola "...Non so bene cosa dirti, ok? Ma... Insomma... Pensavo di doverti dire qualcosa".
"Non mi devi dire niente" esclamò lui finalmente rompendo il silenzio.
"Già, ma se fossi al posto tuo vorrei che tu mi dicessi qualcosa" obiettò lei.
"Non mi devi dire assolutamente niente Bex, non mi devi spiegazioni niente di niente" ripetè Matt abbastanza convinto "E' normale che tu gli abbia voluto parlare".
"Ne avevo bisogno" convenne lei, "di sentirgli dire un po' di cose".
"Lo so Bex e non è un problema" replicò lui abbozzando un sorriso mal riuscito.
"E perchè non mi hai aperto?" azzardò lei fissandolo mentre il ragazzo scrollava solamente le spalle.
Becky si avvicinò, sedendosi lentamente sopra di lui "Matt..."
"Shh..." sorrise il cantante dandole un bacio non aveva assolutamente voglia di parlare in quel momento, di dirle che vedendo Dylan si era sentito geloso, che poi ci aveva pensato e aveva capito che era inutile esserlo, che a lui andava bene qualunque cosa ne venisse fuori da loro due, che a lui bastava, in quel momento continuare ad avere qualcosa, qualunque cosa fosse.
Non aveva voglia di affrontare un discorso serio che non era riuscito ad affrontare neanche con se stesso, non aveva voglia di chiarire quello che gli passava per la mente o di mettersi ad analizzare cosa ci vedeva lui in loro due.
Aveva solo voglia non pensare.

 

***

 

Ndr: Eccoci qui, sempre più vicini alla fine :) Grazie alle commentatrici, come sempre, _eleNina_, ms_reverie, whatsername_ e hollerbaby, e ai lettori!


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Capitolo 12
*** Livin' on my own ***


Capitolo 12 - Livin' on my own

Sometimes I feel I'm gonna break down and cry
Nowhere to go nothing to do with my time
I get lonely so lonely living on my own
Sometimes I feel I'm always walking too fast
And everything is coming down on me down on me
I go crazy oh so crazy living on my own
Queen - Livin' on my own

Era arrivato il momento di tornare a casa, di tornare ad affrontare la vita normale, di rimettersi al lavoro e smetterla di girare per gli Stati Uniti spesati e mezzi ubriachi in un tourbus.
I ragazzi degli Avenged erano felici, dopo mesi sentivano la nostalgia di casa loro, Becky no.
Tornare a Los Angeles significava ricominciare il solito tran tran, doversi cercare una casa, ricominciare a lavorare, riorganizzare una vita totalmente diversa senza Dylan, una vita da single che non faceva da ormai un bel po' di anni, e la cosa la terrorizzava.
Erano appena atterrati a LAX, l'accordo era che Becky stesse da Jimmy e Jess per un po', l'opzione "andare a casa di mamma" era stata scartata in un secondo netto, anzi a dire il vero non era stata proprio presa in considerazione, dal giorno successivo avrebbe iniziato a cercare un posto tutto suo, magari la sua vecchia casa, che aveva liberato solo qualche mese prima, non era ancora stata data in affitto a qualcun altro e avrebbe potuto riprendersela.
I ragazzi dal canto loro avrebbero avuto ancora un paio di concerti e qualche intervista, poi si sarebbero chiusi in studio a registrare il nuovo album.
Jimmy lanciò un'occhiata a Matt che se ne stava appoggiato a una colonna in attesa dei loro bagagli, aveva lo sguardo pensieroso, un po' perso, e il batterista aveva un brutto presentimento.
"Vuoi andare lì a dirgli di fare il bravo con tua sorella?" scherzò Brian ridendo e Jimmy sorrise.
"Stavo pensando l'esatto contrario..." rispose sovrapensiero.
"Scusa?" chiese Syn incuriosito.
"Per come la vedo io se c'è uno che deve rimanerci sotto quello non sarà Bex..." spiegò il ragazzo mettendo le mani in tasca. Lui l'aveva capito subito e conosceva sua sorella, per quanto fosse brutto da dire Matt era il suo ripiego, la cura per far stare un po' meglio il suo spirito ferito da Dylan, Becky non cercava un compagno, cercava una distrazione.
Per Matt... Non lo sapeva, ma temeva fosse tutta un'altra storia, temeva che fosse iniziata in un modo e stesse proseguendo in un altro e c'erano tanti piccoli segnali che mettevano Jimmy in allarme. Anche dopo che Becky gliel'aveva detto e che, praticamente, avevano tacitamente aperto la strada anche alla conoscenza di tutti gli altri non era cambiato assolutamente nulla e, infatti, se non fosse stato per la bocca larga di Brian che l'aveva detto a Zacky nessuno avrebbe saputo niente: il comportamento dei due non era assolutamente cambiato e il batterista temeva che fosse stata Becca a mettere dei paletti per sottolineare che loro non stavano insieme.
Brian guardò il cantante, pensando che probabilmente Jimmy aveva ragione... aveva visto subito Matt non del tutto a suo agio in quella situazione sinceramente poteva capirlo: era Becky.
Non era una fan sconosciuta di cui poteva fregarsene, era una ragazza che conoscevano fin troppo bene e che, probabilmente, con Matt aveva tirato fuori dei lati che nessuno di loro conosceva, e, per una volta, non intendeva un doppio senso, non intendeva fisicamente, intendeva qualcosa di diverso, che Matt doveva aver trovato e scoperto in lei e che loro neanche immaginavano.
"Staremo a vedere" commentò il chitarrista.
"Mi sa che è l'unica" rispose Jim allungandosi a prendere le sue valigie, magari si sbagliava, anche se, sinceramente, credeva proprio di no.

***

* 4 mesi dopo *

“Amore, tua sorella quando arriva?” chiese Jess che stava preparando la lunga tavolata nel giardino di casa loro.
“Non arriva, è a San Francisco per quattro giorni” rispose Jimmy mentre Matt alzava la testa nella sua direzione colto alla sprovvista da quella risposta, incontrando lo sguardo dell’amico “Giusto?” chiese il batterista come per conferma, ormai sua sorella e il cantante si frequentavano da un po’ probabilmente ne sapeva più Matt di lui.
“Già, probabile” rispose secco il ragazzo buttando via la sua bottiglietta di birra nel cestino ed entrando in casa. Lei faceva sempre quello che voleva, lei non rispondeva mai di niente a nessuno, neanche quando sarebbe bastato un messaggio per dirgli che sarebbe sparita per quattro giorni, quello che c’era tra di loro, qualunque cosa fosse non era decisamente alla pari.
“Qualcosa mi dice che non lo sapevi” commentò Syn entrando in cucina subito dopo l’amico.
“Penso non reputasse necessario che io lo sapessi” sbottò l’altro aprendo il frigo e prendendosi un’altra birra “Così come non reputa necessaria un’altra infinità di cose…” continuò abbassando il tono della voce.
“Hey, Shads…”
“…sto iniziando a incazzarmi” sbottò il cantante interrompendolo “Francamente ne ho le palle piene…” aggiunse.
Brian si sedette sul bancone della cucina guardandolo, Matt stava decisamente per esplodere e dopo quattro mesi sarebbe stata una esplosione bella grossa, quasi nucleare.
“Posso capire che non voglia prendere la cosa troppo sul serio, ok?” riprese a dire Shadows “Posso capire che sia stata tradita e mollata all’altare, ma che cazzo di colpa ne ho io? Perché lei non si fida più del genere maschile devo rimetterci io?” chiese.
“Matt, senti…” iniziò a dire Syn “…diciamo che quando avete iniziato sapevi che…”
“…sì sapevo che era in un periodo di merda, che è venuta a letto con me perché non aveva niente di meglio da fare e che mi considerava la cosa più lontana da una relazione che si potesse immaginare, ma porca puttana Gates sono sei mesi che andiamo a letto insieme e non le ho chiesto di vivere con me, ma di mandarmi un messaggio se va per una fottuta settimana a San Francisco magari sì!” spiegò tutto d’un fiato fissando l’amico.
Brian non sapeva bene cosa dire, era successo quello che Jimmy aveva previsto e che anche lui aveva immaginato: Matt ci era rimasto sotto, mentre Becca, scottata se non ustionata dalla storia con Dylan, viveva quel rapporto come un bel passatempo, o almeno così sembrava, perché in realtà non era da lei, la conoscevano, e non era da lei.
“E’ quasi un miracolo quando si ferma a dormire da me e non scappa perché la mattina dopo deve svegliarsi presto” riprese a dire Matt “Ok, facciamo un po’ di cose insieme ma…” lasciò cadere il discorso.
“…ma vorresti di più” concluse Syn.
“Sì, solo che nella sua testa penso sia o così o è stato bello finchè è durato, e sinceramente fino adesso preferivo la prima ipotesi, ora sinceramente non lo so” ammise appoggiandosi indietro al frigo.
“Non gliele hai mai dette tutte queste cose?” chiese Brian ricevendo un’occhiata ben poco convinta “La conosci, coglione, non è il tipo da fare così, non lo era… magari…”
La conversazione venne interrotta da Jess che rientrava in cucina dicendo a tutti che la cena era praticamente pronta, e che dovevano sistemare il barbecue; sfogarsi con Syn forse un po’ era servito, ma Gates aveva ragione, forse avrebbe dovuto parlarne con la diretta interessata.

Matt entrò in casa di Becca richiudendosi la porta alle spalle, seguendo la voce della ragazza che gli diceva di essere in cucina.
“Hey!” sorrise vedendolo e avvicinandosi per dargli un bacio, si era ripromesso di mettere subito le cose in chiaro ma in realtà rispose senza farsi pregare “Spengo il fuoco!” sorrise poi allontanandosi per tornare davanti ai fornelli “Sono proprio appena tornata quindi perdona il casino”.
“Tranquilla” rispose lui a bassa voce.
“Tra l’altro mi hanno perso il bagaglio a San Francisco, quindi non ti dico la trafila, un pomeriggio perso…” riprese a dire la ragazza.
“Sì me l’ha detto tuo fratello che eri là” commentò lui più caustico di quanto non avesse voluto mentre lei si girava a guardarlo “Magari potevi farmelo presente” continuò, erano tre giorni che si portava dentro quel discorso e se avesse aspettato ancora sapeva come sarebbe andata a finire, lei, le sue attenzioni, quella dannata attrazione, sarebbero finiti a farlo sul tavolo lì dietro e avrebbe perso tutta la carica che aveva in quel momento.
“E’ stata una cosa veloce, quattro-cinque giorni mi è passato di mente…” rispose lei.
“Già, succede spesso” sbottò lui.
“Matt…”
“…sono un po’ stanco Bex” sbottò lui fissandola “Di essere l’ultimo a cui pensi qualunque cosa succeda” aggiunse serio.
La ragazza rimase a fissarlo interdetta, non si sarebbe aspettata una cosa simile, non avrebbe mai pensato che lui potesse tirare fuori una simile conversazione; aprì la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì alcun suono, a conti fatti non sapeva cosa dire.
“Prendi e vai via per lavoro almeno una volta al mese e ogni volta lo vengo a sapere da tuo fratello, anzi no a dire il vero la volta prima da Johnny!” esclamò Matt ridendo ironico e nervoso.
“Era stata una chiamata improvvisa e…”
“…non cercare delle cazzo di scuse Bex” la interruppe “Quando lo sappiamo entrambi che il motivo è che quello che vuoi è vivere la tua cazzo di vita e trovare qualcuno da scoparti quando torni a casa…”
“Hey!” sbottò lei a quel punto alzando la voce e fissandolo “Vedi di darti una calmata, chiaro? Se ti sono girati i cinque minuti direi che non è abbastanza per darmi della puttana!” continuò tagliente, la sopportazione aveva un limite.
“E allora cos’è, mh?” la incalzò il ragazzo “Siamo amici che si divertono più degli altri?” riprese.
“Cristo Matt, tutto questo perché non ti ho detto di San Francisco? Fanculo se vuoi ti do il numero della mia segretaria così ti fai dare il mio cazzo di calendario!” sbottò a voce veramente troppo alta.
“Non è solo questo cazzo!” urlò lui lasciando cadere il silenzio per qualche secondo, mentre si fissavano impassibili “Ci sono miliardi di altre cose cazzo Bex! C’è il fatto che la sera scappi da casa mia inventandoti non so quali scuse, sinceramente ne ho perso anche il conto… c’è che se ti chiedo di uscire con qualcuno che non sia il gruppo hai sempre qualche fottuto impegno… c’è che della tua cazzo di vita non conosco un cazzo se non quanto sei brava a letto!” spiegò scuotendo la testa.
Becca rimase zitta, aveva ragione, aveva ragione su tutta la linea; lei aveva evitato ogni tipo di contatto che potesse far pensare a loro come a una coppia, lei continuava a tenerlo distante mille miglia dalla sua vita, rilegandolo in un ambito preciso: una camera da letto.
“Che cosa vuoi Matt?” gli chiese con un tono molto più calmo abbassando lo sguardo per un attimo, come faceva quando sapeva di essere nel torto, torto marcio.
“Voglio qualcosa di più” rispose lui “Voglio svegliarmi con te qualche volta, venirti a prendere in quel cazzo di posto dove lavori, voglio farti conoscere i miei amici… voglio… penso di voler stare con te e basta…” aggiunse mentre lei portava gli occhi fuori dalla finestra.
“Matt… perché…”
“…perché per me non è più solo una serie di gran scopate.” La interruppe mentre Bex tornava a guardarlo “Perché a me quando non siamo insieme viene voglia di vederti, perché quando scopro che gli altri sanno di te più di quanto ne sappia io beh… francamente non mi va bene Bex, non mi va bene per niente…” continuò.
“Quindi ci mettiamo a fare la coppietta felice?” sbottò lei fissandolo quasi con cattiveria “Fino a quando Matt? Fino a quando non trovi qualcosa in me che non va bene e giri l’angolo trovandotene un’altra da scopare? E cosa? Le farai questo stesso discorso quando ti sentirai messo da parte?” sapeva di sbagliare, sapeva che quello che stava dicendo non aveva quasi senso, ma non riusciva a controllare le parole che le uscivano dalla bocca.
“Se lui ha fatto così non significa che lo farò anche io” rispose perentorio il ragazzo.
“Chi me lo assicura?” chiese lei a bassa voce.
“Nessuno” le fece eco Matt “Ma se hai bisogno di qualcuno su cui sfogare la tua cazzo di frustrazione e il tuo odio per gli uomini trattandolo di merda non credo di poter essere più io” aggiunse mettendo insieme l’ultimo coraggio che aveva.
“Vattene” disse lei semplicemente chiudendo gli occhi, Matt si lasciò sfuggire una risata.
“Giusto, quando si tratta di affrontare i problemi allontanarli è la cosa più semplice, vero Bex?” disse il ragazzo “Come quando sei venuta da noi scappando da Dylan…”
“VATTENE!” ripetè la ragazza alzando il tono di voce fissandolo “Vattene di qui” disse di nuovo senza muoversi.
“Forse questo è l’unico modo in cui potevamo chiuderla” concluse il ragazzo prendendo le chiavi della sua macchina dal tavolo e uscendo di casa sbattendosi la porta alle spalle.

***

Ndr: Eccolo qui, il penultimo capitolo... cosa succederà alla fine di tutto questo tour? Forse ci sarà un lieto fine, ma forse Becky ha veramente capito di aver bisogno di starsene un po' per conto suo... Per scoprirlo l'unica è aspettare e continuare a leggere...
Nel frattempo ringrazio le mie commentatrici: ms_reverie, _eleNina_ e hollerbaby che hanno commentato l'ultimo capitolo, ma ovviamente anche tutte le altre!

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Capitolo 13
*** Epilogo - All or Nothing ***


Epilogo - All or nothing

I know when he's been on your mind
That distant look is in your eye
I thought with time you'd realize
It's over over
It's not the way I choose to live
And something somewhere's got to give
As sharing this relationship gets older older
You know I'd fight for you
But how I can fight someone who isn't even there
I've had the rest of you now I want the best of you
I dont care if that's not fair

Cause I want it all
Or nothing at all
There's no where left to fall
When you reach the bottom it's now or never
Is it all
Or are we just friends
Is this how it ends
With a simple telephone call
You leave me here with nothing at all

There are times it seems to me
I'm sharing you with memories
I feel it in my heart
But I dont show it show it
And then there's times you look at me
As though I'm all that you can see
Those times I don't believe it's right
I know know it

Don't me make me promises
Baby you never did know how to keep them well
I've had the rest of you
Now I want the best of you
It's time for show and tell

Cause you and I
Could lose it all if you've got no more room
No room inside for me in your life
Cause I want it all
Or nothing at all
There's no where left to fall
It's now or never
O-Town - All or nothing

*… una settimana dopo…*

Era praticamente appena uscito dalla doccia, neanche il tempo di infilarsi la tuta che qualcuno aveva suonato alla porta; era sceso per le scale infilandosi una maglietta e aveva aperto senza chiedere chi fosse, aveva già fatto aspettare l’inatteso ospite un po’ troppo.
Certo non aveva immaginato di trovarsi lì davanti Becca, alle otto e trentacinque del mattino.
“C’era il tuo spazzolino nel mio bagno” disse lei su due piedi, senza un ciao, senza un saluto, la prima cosa che disse fu quella e Matt la guardò per un attimo interdetto “Ogni tanto tu ti fermavi da me e ti avevo comprato un cazzo di spazzolino a dire il vero” riprese “E allora ho pensato che io da te non l’avevo lasciato lo spazzolino perché non dormivo mai a casa tua e perché odi il dentifricio alla pesca che uso quando mi lavo i denti, ma è un dentifricio, non c’entra lo spazzolino, anche se poi lo spazzolino sa di pesca.”
Non aveva senso, quella conversazione, anzi, quel monologo non aveva alcun senso, dopo che avevano deciso di rompere, dopo che avevano litigato lei arrivava lì alle otto del mattino parlando di spazzolini e di dentifricio alla pesca.
“Bex, cosa cazzo…” cercò di dire Matt ma lei fu più veloce.
“E allora sono andata a comprare uno spazzolino stamattina, così non sa di pesca e magari uso il tuo dentifricio” riprese lei alzando lo sguardo, tirando fuori dalla borsa uno spazzolino da denti nuovo di zecca “Certo Jimmy dice che quando una lascia lo spazzolino a casa tua sei fottuto, quindi vedi tu…” aggiunse scuotendo la testa “…perché se vuoi io lo lascio qui…” aggiunse incrociando le braccia al petto mentre Matt non poteva fare altro che fissarla vagamente confuso “Non è una questione di dentifricio… è… che mi manchi” continuò “Che quando non siamo insieme mi viene voglia di vederti” riprese citando le parole che il ragazzo aveva usato solo una settimana prima.
Matt la guardò e sentì distintamente un sorriso nascergli sul viso, e avrebbe voluto reprimerlo, perché era ancora un po’ incazzato ma…
“Il mio ufficio e tra la sessanataseiesima e Millor Street” riprese a dire Becca alzando il viso ma senza fissare gli occhi nei suoi “C’è il parcheggio grande anche per i non impiegati se vuoi. Esco a cena con i colleghi ogni secondo martedì del mese da Giuliano, di fronte alla palestra dove andate tu e Brian; la mattina se non bevo il caffè sono isterica, se lo bevo e non mangio sono di cattivo umore per tutto il giorno, quindi magari non so… possiamo andare a fare la spesa… visto che in casa non hai mai niente di diverso dal cibo surgelato e dalla pizza…” disse tutto d’un fiato: stava evidentemente delirando.
“Odio quella cazzo di maglietta con i ragni che ti sei comprato in quattro colori diversi, io odio i ragni e quando te la metti faccio fatica ad abbracciarti, ma lo faccio lo stesso perché poi sorridi e io non capisco più un cazzo…” riprese a dire “…e sì ho cercato di tenerti fuori da tutta la mia vita perché ho una paura fottuta di tornare a casa una cazzo di mattina e vedere una macchina parcheggiata davanti, e tu sei dentro magari e ti sei completamente rotto di me e lei magari ha questi capelli neri pazzeschi…” Becca non fece in tempo a finire la frase.
Matt fece un passo avanti prendendole il viso per baciarla, e la ragazza non aspettò neanche un secondo prima di rispondere.
“Dopo questo discorso non ho più dubbi… cazzo tu sei proprio la sorella di Jimmy…” rise a bassa voce staccandosi di pochi millimetri per una manciata di secondi ricominciando poi a baciarla con un sorriso indietreggiando fino a trovarsi in casa e chiudere la porta, facendole appoggiare le spalle contro l’anta di legno.
Allontanarono i loro volti di poco per guardarsi “Non sto dicendo chissà cosa… cioè… voglio dire…”
“Non ti sto chiedendo di sposarmi o di venire a vivere qui, ti sto chiedendo di stare con me sul serio” la interruppe lui.
“Esatto” sorrise la ragazza mentre lui faceva lo stesso “Dio ma come cazzo facevo a resistere a queste fossette?” rise prendendolo in giro mentre Matt la baciava di nuovo.
“Allora, portiamo di sopra lo spazzolino?” chiese poi lui, che non voleva altro che effettivamente portarla di sopra e fare l’amore con lei per il resto della giornata, ok stavano insieme sul serio ma questo non voleva dire che il loro passatempo preferito doveva cambiare… no?
“Veramente già che ero al supermercato non ho preso solo lo spazzolino…” rise Becca mordendosi il labbro, ricevendo un’occhiata curiosa da lui “Insomma se mi sveglio qui e sono senza shampoo? Tu hai quello per i capelli corti, e poi non hai il balsamo! E il tuo doccia schiuma sa troppo di buono me lo mangerei non posso usare quello!” esclamò mentre Matt si metteva a ridere “E allora ho preso anche un phon, perché tu con i capelli che hai non lo usi e se non mi asciugo i capelli poi mi stanno di merda…” riprese “E poi c’era la crema alla mandorla per il corpo e quella piace anche a te… e…”
“…vuoi colonizzarmi la casa, Cat?” chiese lui mentre Becca inclinava la testa.
“Ho esagerato, mh?” sorrise “Hey, o tutto o niente…” scherzò.
“Prendo tutto, anche quel terribile olio di cocco che ti metti per prendere il sole” disse Matt passandole una mano tra i capelli.
“Ne ho presa un’altra marca” confessò la ragazza “Che poi non ti piace e magari scappi…” aggiunse a voce più bassa.
“Dove vuoi che scappi? Stai per depositare un supermercato in casa mia…” la prese in giro mentre Bex si metteva a ridere “Però niente dentifricio alla pesca.” Statuì dopo.
“Promesso!” rispose lei sfiorandogli la guancia con la punta del naso.
“La prendiamo dopo la roba in macchina, mh? Prima portiamo su te e lo spazzolino…” propose Matt a bassa voce senza smetterle di tormentarle le labbra con una serie infinita di baci.
“Al diavolo lo spazzolino, Shads, muoviti a portare su me!” rise lei mentre il ragazzo se la caricava in spalla iniziando a salire le scale.

“Ci avevo pensato a venire prima… ma…” disse Becca, erano a letto, lei distesa contro di lui mentre gli baciava il collo e le spalle, e ogni singolo centimetro di quel fisico pazzesco.
“…ma la coda alle casse per pagare lo spazzolino era lunghissima immagino…” rise lui passandole una mano sulla schiena.
“Esatto…” convenne la ragazza alzando il viso per mordergli il lobo dell’orecchio.
“Volevo chiamarti anche io” ammise Matt fissandola “Ma sinceramente pensavo che per te fosse una cosa chiusa, che noi fossimo un passatempo e morto un papa…” lasciò cadere la frase mentre Bex sorrideva passandogli una mano tra i capelli corti e ispidi.
“Lo era” ammise senza troppi problemi “Eravamo due che facevano del gran sesso” sorrise mentre Matt annuiva soddisfatto e concorde “E poi ho iniziato ad avere paura” continuò “Perché mi piaceva quando mi parlavi e mi raccontavi di te, perché alla lunga dopo il tour quando ti si avvicinava qualcuna odiavo che tu le sorridessi, perché quando sorridi… Dio quanto mi piace quando sorridi…” aggiunse ancora, mentre lui, di fatto, sorrideva.
“E mi sono resa conto che non era più come all’inizio che ti prendevo e ti lasciavo quando ne avevo voglia, che ti pensavo e ti giuro che sono andata nel panico, perché tu hai la tua vita, le tue conoscenze e se io non sapevo con chi eri pensavo sempre che tu fossi con un’altra e allora mi sono detta che non poteva succedere di nuovo, e ti ho allontanato” spiegò senza smettere per un attimo di guardarlo.
“Ed è stupido, e patetico, e lo è anche il fatto che io te lo stia dicendo…” concluse.
“No…” commentò il ragazzo girandosi su in fianco, facendola mettere con la schiena contro il materasso “Non lo è…” aggiunse a bassa voce baciandole il collo, prendendole la gamba destra e agganciandola alla sua vita.
“Iniziavo a odiare che persino Brian ti abbracciasse” iniziò a dire con la bocca sempre contro la sua pelle “E quando scoprivo che non sapevo dov’eri… cazzo… iniziavo a dare di matto…” continuò muovendo impercettibilmente il bacino strappandole un sospiro, mettendosi poi sopra di lei.
“E pensavo in continuazione che tu volessi tornare da Dylan…” aggiunse risalendo con la bocca lungo il collo fino al viso.
“Non dire stronzate…” commentò lei con un filo di voce, subito prima di perderla completamente nell’istante in cui Matt entrò in lei senza alcun preavviso iniziando a muoversi e fare l’amore come aveva voluto fare per tutta quella settimana.
“E non voglio che nessuno ti veda come ti sto vedendo io adesso…” continuò con il respiro più affannoso, alzando il viso per guardarla, pensando che con gli occhi socchiusi e quel mezzo sorriso di piacere era veramente stupenda.
“Allora perché non la smetti di parlare e ti impegni un po’ ragazzone…?” disse con l’ultimo sprazzo di lucidità, strappandogli una risata roca e divertita.
“Agli ordini…” le sussurrò nell’orecchio: lui gli impegni li prendeva sempre molto seriamente.

* Fine*

Ndr: che dire eccoci arrivati veramente alla fine, doveroso ringraziare tutti voi che mi avete seguito dall'inizio fin qui, e spero che questo lieto fine vi sia piaciuto... Ho dovuto farla finire così, non poteva essere altrimenti, ho un animo troppo romantico.
Ancora, grazie a tutti quanti dal primo all'ultimo anche da parte di Becky e dei ragazzi... di tutti quanti ma soprattutto da parte mia! E per la cronaca vorrei segnalarvi che ho messo online un piccolo sito dove trovare tutta la fanfic! Eccolo qui: All or nothing

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