The World Without Me

di Eternal Cosmos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap.1 ***
Capitolo 2: *** cap.2 ***
Capitolo 3: *** cap.3 ***
Capitolo 4: *** cap.4 ***
Capitolo 5: *** cap.5 ***
Capitolo 6: *** cap.6 ***
Capitolo 7: *** cap.7 ***
Capitolo 8: *** cap.8 ***
Capitolo 9: *** cap.9 ***
Capitolo 10: *** cap.10 ***
Capitolo 11: *** cap.11 ***
Capitolo 12: *** cap. 12 ***
Capitolo 13: *** cap. 13 ***
Capitolo 14: *** cap. 14 ***
Capitolo 15: *** cap. 15 ***
Capitolo 16: *** cap. 16 ***
Capitolo 17: *** cap. 17 ***
Capitolo 18: *** cap. 18 ***
Capitolo 19: *** cap. 19 ***
Capitolo 20: *** cap. 20 ***
Capitolo 21: *** cap. 21 ***
Capitolo 22: *** cap. 22 ***
Capitolo 23: *** cap. 23 ***
Capitolo 24: *** cap. 24 ***
Capitolo 25: *** cap. 25 ***
Capitolo 26: *** cap. 26 ***
Capitolo 27: *** cap. 27 ***
Capitolo 28: *** cap. 28 ***
Capitolo 29: *** cap. 29 ***
Capitolo 30: *** cap. 30 ***
Capitolo 31: *** cap. 31 ***
Capitolo 32: *** cap.32 ***
Capitolo 33: *** cap. 33 ***
Capitolo 34: *** cap. 34 ***
Capitolo 35: *** cap. 35 ***
Capitolo 36: *** Epilogo - della Traduttrice ***



Capitolo 1
*** cap.1 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 08/09/2008
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Capitolo 1: [Prologue-The Loser Dies and the Winner Loses All] Prologo- Il Perdente muore, e il Vincitore perde tutto
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Un vento gelido ululò la propria tristezza e disperazione contro la scena sottostante. Un castello in parte distrutto, abbandonato, e centinaia di corpi senza vita che giacevano sul terreno, scomposti nel caos senza alcun riguardo per le fazioni in cui erano stati combattenti.
C'era sangue che imbrattava ogni cosa, il cielo era oscurato, una luna buia piangeva la perdita di quelle vite. Tutto era mortalmente immobile; il vento si era fermato, rendendo il paesaggio sinistro e minaccioso. Ma nulla di spaventoso stava per apparirvi; la guerra era finita. Era finita… per tutti. Nessuno aveva realmente vinto, a causa della gran quantità delle perdite.
Un uccello si librò al di sopra della terra una volta verdeggiante, un uccello insolito. Un intenso lamento risuonò nell'aria, una melodia affranta e disperata che sfuggiva dalla sua gola, mentre tentava di trovare almeno una persona sopravvissuta.
A terra, d'un tratto qualcosa si mosse. Un corpo disteso a faccia in giù fu sospinto di lato per rivelare un esausto e completamente estenuato ragazzo dai capelli scuri con una caratteristica cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Harry Potter si guardò attorno disanimato, aveva il respiro affannoso e perdeva rapidamente le forze. Emise un singhiozzo soffocato quando vide il corpo della persona che gli aveva fatto scudo: Remus Lupin. Il licantropo aveva intercettato l'Avada Kedavra scagliato da Tom Riddle che sarebbe dovuto essere diretto a lui, mentre Harry stava usando la medesima maledizione sul Signore Oscuro, avendo loro spezzato il Priori Incantatem contemporaneamente. Solo che nessuno tra i seguaci di Voldemort aveva colto l'occasione per correre di fronte al proprio maestro per proteggerlo.
Voldemort era morto, come pure ogni altro Mangiamorte, incluso Snape la spia.
Infatti, la parte più dura per Harry era stata il testimoniare alla morte dei suoi amici e il vedere i loro corpi scomposti al suolo. Dumbledore, McGonagall, Flitwick, anche Hagrid; erano tutti andati. Come pure Ron ed Hermione… Maledizione, ogni studente che una volta frequentava Hogwarts. Non erano stati risparmiati.
Harry si limitò a rimanere seduto a terra, senza sbattere le palpebre, le braccia ricadute lungo i fianchi, mentre lacrime silenziose si facevano strada sulle sue guance. ‘Sono tutti andati. La Profezia… era corretta. Uno di noi sarebbe dovuto sopravvivere… mentre, tutti gli altri, morti.’
Si lasciò cadere disteso all'indietro e giacque con un tonfo sul terreno freddo, fissando con occhi vuoti il cielo piangente: stava cominciando a piovere… e non gli importava.
Che cossa ssuccede? Che cossa mi è accaduto?
Gli opachi occhi verdi di Harry si allargarono appena, mentre voltava la testa di lato per guardare chi aveva appena parlato. Nessun suono di sorpresa venne emesso dalle sue labbra e il ragazzo si limitò a sbattere le palpebre rivolto a Nagini, che stava strisciando lì accanto sull'erba sudicia di sangue.
Harry non aveva idea di come il maledetto serpente fosse sopravvissuto, ma, se aveva intenzione di morderlo e di porre fine alla sua miserabile vita, era più che il benvenuto a farlo. Ma il morso non giunse mai. Nagini si guardava attorno completamente disorientata e apparentemente inconsapevole su ciò che era accaduto sul terreno del castello una volta magnificente, cosa che attirò un poco l'interesse di Harry.
Perché ssembri cossì confussa, Nagini? Perché non mi uccidi, come il tuo padrone avrebbe voluto? Come hai cercato di fare cossì tante volte?” sibilò al Cobra per attirarne l'attenzione.
Funzionò; Nagini si voltò verso di lui e strisciò finché fu accanto allo stremato ragazzo. “Tu parli la lingua? Ma io non sso di cossa tu sstia parlando. Tutto ciò che ricordo è un uomo che mi guardava e che mormorava qualcossa che non ho capito, e poi il ressto è tutto ssolamente un'ombra, per me.
Harry quasi la sbeffeggiò, perplesso. “Non riessco a credere che ssia posssibile,” mormorò tra sè, ancora parlando in Serpentese senza rendersene conto. “Non penssavo che l'Imperiuss potessse funzionare ssu un sserpente. Sssuppongo che tu ssia sstata sssotto il controllo di Voldemort per tutto quessto tempo.
Il pericoloso serpente inclinò il capo di lato come se stesse riflettendo su ciò che Harry aveva detto. Ad ogni modo, sollevò lo sguardo quando il ragazzo dai capelli scuri si alzò d'un tratto a sedere, con uno strano pezzo di legno assomigliante a un bastoncino stretto nella mano.
“Non posso continuare così. Sono completamente solo…” disse disperatamente, e si puntò contro il bastoncino.
Nagini non capì una sola parola di quello che il ragazzo stava dicendo in quanto era tornato al linguaggio umano*, ma il serpente non era stupido; capì che voleva palesemente fare qualcosa d'irreparabile contro se stesso.
Il serpente sibilò e fece un balzo, arrotolandosi attorno alle braccia del ragazzo per impedirgli di compiere un qualsiasi sciocco gesto. Harry emise un gemito spaventato ma prese a dibattersi contro la catena vivente. “Lassciami andare! Non ho più alcun motivo di vivere!
Nagini gli mostrò rabbiosamente le zanne. “Sstupido ragazzo-sserpente! Non buttare via cossì la tua vita per nulla!
Harry stava iniziando ad avere la meglio sulla presa di Nagini; la creatura non voleva danneggiare la circolazione sanguigna di Harry e ferirlo più di quanto non fosse già. Ma non appena il ragazzo dagli occhi verdi riguadagnò la presa sulla propria bacchetta, un lamento acuto echeggiò proprio al di sopra della sua testa e Fawkes atterrò davanti a lui e a Nagini.
Naturalmente, la vecchia seguace di Tom sibilò contro la Fenice, ma si fermò quando realizzò che il volatile fiammeggiante non sarebbe stato una minaccia per la loro esistenza. Harry smise di lottare e fissò gli occhi affranti della Fenice.
“Così anche tu sei contro di me, Fawkes? Guardati intorno: sono tutti morti! Anche Dumbledore! Che cosa vuoi che faccia?!” domandò Harry alla Fenice con voce alterata e colma di pena.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto-di-Nuovo barcollò all'indietro quando udì una voce profonda e melodiosa echeggiare nella sua mente.
Io posso aiutarti… Restituirti le cose che hai perduto e che una volta tenevi così gelosamente nel cuore. Un'altra occasione di felicità, anche se dovrai forgiartela da solo, una prova non facile.
Harry giunse alla realizzazione che era Fawkes a parlargli. ‘Credo che fosse così che Dumbledore parlava con Fawkes…’ pensò silenzioso, e quindi replicò dolcemente: “Illuminami.”
L'uccello infuocato arruffò lievemente le ali prima di proseguire. “Esistono molti mondi, molte dimensioni parallele di cui sono a conoscenza. Potrei mandarti là, ma non riusciresti più a tornare, in quel caso. Diverrebbe la tua nuova casa per sempre.” Si fermò per osservare la reazione di Harry e parve annuire all'espressione del ragazzo.
Perché avrebbe voluto tornare qui? Era l'unico superstite di Hogwarts, di tutta questa maledetta guerra.
Fawkes continuò la propria spiegazione. “Tu non esisti in quel mondo; sei stato ucciso da neonato. Non c'è alcun Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto, nessuna speranza, e Voldemort detiene ancora una posizione di potere sul Mondo Magico, viene fuori dal proprio nascondiglio un po' più spesso e si comporta in modo più audace e provocatorio. Potresti ricominciare la tua missione là, e plasmare il tuo stesso futuro, perché, come tu già sai, sei l'unico con una connessione a Voldemort, e l'unico ed il solo capace di sconfiggerlo.
Harry annuì senza rifletterci, il suo volto teso in un'espressione determinata e i suoi occhi che brillavano di una rinnovata aspettativa e serietà. Questa non sarebbe stata una passeggiata, lo sapeva, e lui si sarebbe dannatamente assicurato di svolgere il proprio compito correttamente questa volta, e di proteggere questo nuovo mondo come era destinato a fare.
Dopotutto, aveva sconfitto Voldemort qui, e sapeva già come al bastardo piaceva giocare. Conosceva cose che le persone nell'altra dimensione probabilmente non avevano nemmeno sospettato, ed era dannatamente potente per un diciassettenne, più potente di quanto qualsiasi altro studente di Hogwarts sarebbe mai potuto essere.
“Dammi solo un secondo.” Harry sollevò in alto la bacchetta e mugugnò “Accio!” sottovoce.
Qualche secondo dopo, la sua lucida Firebolt, dono del deceduto Padrino, il suo album di vecchie foto, il suo mantello dell'invisibilità, un sacchetto di denaro dei maghi e la chiave della sua cassetta di sicurezza planarono verso di lui dalla semidistrutta torre di Gryffindor, e, cosa che lo sorprese abbastanza, la sua fedele civetta Hedwig stava seguendo i beni di Harry di sua propria volontà. Recuperò i preziosi oggetti e ridusse la loro grandezza così da poterli riporre in tasca e sollecitò la civetta candida a posarsi sul suo braccio disteso.
“Credo di essere pronto,” disse a Fawkes con voce fonda e autorevole. Non appena Harry fece un passo verso la Fenice ora in volo, qualcosa gli toccò la caviglia.
Ssstai andando da qualche parte? Possso venire con te? Non molte perssone qui parlano la lingua e non voglio sstare da ssola. E' sstrano, ma mi ssento anche come sse ti dovesssi la vita. Mi piaci, ragazzo-sserpente.
Harry fissò il Cobra supplicante e lentamente si chinò, tendendole il suo braccio semicoperto; i suoi abiti erano a brandelli ma a questo avrebbe rimediato più tardi.
Nagini sibilò contenta e si arrotolò attorno alla sua vita. Non appena il serpente smise finalmente di muoversi, fu quasi indistinguibile dal colore del mantello di Harry.
Fawkes volò vicino ad Harry per permettergli di carezzarla sulla testa un'ultima volta, e quindi si sollevò al di sopra del capo del giovane. La canzone della Fenice entrò in risonanaza con la bacchetta di Harry e il diciassettenne Gryffindor iniziò a rilucere di un colore rossastro.
Mentre Harry iniziava a sparire, udì le ultime parole di spiegazione di Fawkes. “Non dimenticarlo, Harry Potter: in questo mondo nessuno ti conosce e sarà difficile vivere senza attirare troppo l'attenzione su di te. Potrai dire ciò che vorrai quando sarai arrivato, e potrai tornare o meno a Hogwarts, non importa. Ma ricorda: delle cose SARANNO differenti, in quanto è una dimensione parallela. Buona fortuna, e che il mio altro me possa trovarti se dovessero sorgere dei problemi!
Harry percepì un forte strattone, anche più forte di una passaporta, ed essendo troppo stanco ed estenuato per aver resistito dopo essere stato bersaglio di così tante maledizioni e Imperdonabili, perse i sensi non appena le ultime parole di Fawkes gli risuonarono attorno.
Qualche secondo dopo, il paesaggio tornò mortalmente immobile non appena la Fenice scoppiò in fiamme. Ma non era la giornata delle fiamme, comunque, e dalle ceneri… nulla spuntò.

……………………
Fine prologo.



………………………………………………………………………………………………………



* In realtà Nagini dimostrerà di saper ben comprendere il linguaggio umano. Si può però attribuire la cosa al fatto che sia ancora rintronata




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Capitolo 2
*** cap.2 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 14/09/2008

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Capitolo 2: [The past editions of the Daily Oracle] Le edizioni passate della Gazzetta dell'Oracolo
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Un flash di luce scarlatta che illuminava la periferia di Hogsmeade in quella tarda notte di lunedì avrebbe dovuto allertare i cittadini che abitavano là, ma siccome si era in piena notte nessuno vide nulla e la strada rimase silenziosa e deserta, fatta eccezione per lo spesso strato di neve che copriva il terreno.
Le prime a svegliarsi furono Hedwig e Nagini. La povera civetta arruffò le penne e ululò d'indignazone all'essere stata quasi scaraventata a terra durante l'atterraggio. Nagini scivolò verso il proprio nuovo master, che giaceva a faccia in giù in una massa disordinata di abiti laceri, nel frattempo lamentandosi della rigidezza del clima. “Uomo-ragazzo?
Nessuna risposta.
Nagini scosse gentilmente con la coda il ragazzo dai capelli scuri, ma Harry era ovviamente troppo stanco per rispondere. Hedwig planò, atterrò accanto alla testa di Harry e lo beccò ripetutamente su una spalla.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto sussultò e mugugnò qualcosa, e quindi si alzò lentamente a sedere, tremando come una foglia. “Hedwig? Nagini?”
Harry si guardò attorno con espressione confusa e riconobbe vagamente il luogo in cui si trovava: la periferia di Hogsmeade, anche con tutta quella neve; riusciva a vedere la Stamberga Strillante sulla collina poco distante. si alzò con qualche difficoltà e lasciò che Hedwig gli si posasse sulla spalla ancora una volta.
Masster dove ssiamo? Che faremo ora?” domandò Nagini, decidendo di nascondersi sotto il mantello di Harry per tenersi al caldo.
Ssiamo nella periferia di Hogssmeade. La prima cossa da fare è trovare un possto in cui passsare la notte, poi raccoglieremo qualche informazione ssu quessto mondo. Diagon Alley è il possto migliore da cui partire; c'è una grande libreria e ssono ssicuro che consservano le vecchie copie della Gazzetta del Profeta. Ho molto ssu cui aggiornarmi sse non voglio passare per ignorante.
Harry puntò la propria bacchetta verso se stesso e mormorò “Reparo!” I suoi abiti laceri e il mantello tornarono al loro stato precedente; comunque, c'era un'ultima cosa che doveva fare prima di entrare nel villaggio dei maghi, e chiese a Hedwig e a Nagini di non spaventarsi.
Non sapeva ancora di chi avrebbe potuto fidarsi in questo mondo, ed era felice di aver imparato come usare il fascino sulla propria persona all'inizio del suo sesto anno. Naturalmente, erano state delle lezioni “extra-curriculari” gentilmente impartite da Lupin, un segreto ben custodito da Harry, come anche la sua nuova abilità di animagus, anche quella tutorata dal licantropo.
Era stata una necessità: era stato bersaglio di troppe minacce e non aveva avuto scelta se non quella di tornare alle notturne lezioni di Occlumanzia da parte di Snape e alle sue lezioni di Difesa Avanzata con Remus Lupin, che era rimasto nascosto in una delle tante torri di Hogwarts per il tempo necessario.
Harry era sicuro che sarebbe potuto essere un auror senza problemi, con il suo Incanto Patronus, la sua abilità di Animagus, la sua abilità in Occlumanzia come anche il perfezionato incantesimo di Fascino che era capace di formulare. Contando anche il fatto che era riuscito ad uccidere il ‘suo’ Voldemort a 17 anni di età, non c'era alcun dubbio sul suo potere magico, con o senza bacchetta.
Harry chiuse gli occhi e iniziò a farsi un'immagine di come sarebbe voluto apparire grazie al fascino; sapeva già che aspetto avrebbe avuto alla fine, dato che aveva già utilizzato in passato queste sembianze come prova.
I suoi capelli si allungarono e gli arrivarono in un attimo fin sotto le spalle, ma non cambiarono colore, il suo corpo crebbe di qualche centimetro e il suo viso si fece più aguzzo. Sollevò le palpebre e due iridi di un blu profondo si abbassarono a guardare il serpente dall'aria curiosa e il gufo silenzioso. Hedwig riconobbe la trasformazione, così ignorò Harry, ma a Nagini occorsero alcuni minuti per abituarvisi.
Non appena Harry iniziò il proprio cammino verso Hogsmeade, la sua mente vagò pensando al suo fascino e al modello che aveva usato. Era facile da ricordare: lunghi capelli scuri e occhi blu, dai lineamenti marcati: Harry aveva usato l'immagine del suo deceduto padrino per creare questa in particolare, anche se non poteva comunque mascherare la cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Non aveva esattamente l'aspetto di Sirius, naturalmente, cosa che sarebbe stata troppo difficile da sopportare per lui e per Remus, ma gli piaceva sapere che c'era un qualche cosa del suo padrino in lui.
Solo qualche finestra era ancora illuminata, ma quasi tutti i negozi erano chiusi. Harry procedette stancamente verso il pub di Rosmerta, i Tre Manici di Scopa, e sapeva per esperienza che era sempre aperto fino a notte molto tarda. Questo mondo non faceva eccezione e fu con fare confidenziale che aprì con una spintarella la porta di legno scricchiolante.
C'erano veramente pochi avventori a quell'ora, e i presenti non si accorsero di lui, avendo bevuto troppe Burrobirre. Rosmerta, d'altro canto, lo adocchiò immediatamente e si diresse lenta verso di lui. La donna stava probabilmente chiedendosi chi in nome di Merlino si fosse presentato a quell'ora e se fosse un amico o un nemico.
Nondimeno lo salutò con un sorriso. “Salve! Che cosa posso fare per te?*
Harry le indirizzò un sorriso stanco e prese cinque Galeoni dalla tasca, porgendoglieli. “Vorrei prendere una stanza per qualche giorno. Sono appena tornato da un viaggio abbastanza stancante e ho davvero bisogno di riposo.”
Rosmerta apparve sorpresa di vedere un ragazzino con così tanti soldi, ma chi era lei per rifiutare? Annuì e gli fece cenno di seguirla, evitando con uno scarto di lato un mago ubriaco che sarebbe presto caduto dalla propria sedia.
Harry carezzò Hedwig e le chiese gentilmente di non fare rumore, mentre fu silenziosamente grato che Nagini avesse deciso di starsene nascosta sotto il suo mantello. Non avrebbe voluto ripetere l'esperienza del suo secondo anno, specialmente qui dove Voldemort era ancora vivo e scalciante. Le conseguenze sarebbero state probabilmente dieci volte peggiori.
“Così… sembri terribilmente giovane per essere in viaggio tutto da solo.”
Harry riemerse dalla propria fantasticheria, sbattendo le palpebre, quando Rosmerta si rivolse a lui tutto d'un tratto. Probabilmente la donna voleva valutare la reazione e le risposte di Harry, per giudicare se fosse buono o malvagio, ed era molto cauta nel formulare le sue frasi. Parlò con tono casuale ma lo stratagemma non funzionò con lui. “In realtà, sembri uno studente di Hogwarts, con il mantello e tutto…” Se ne uscì.
Harry si lasciò sfuggire dalle labbra alcuni silenti risolini e scosse la testa negativamente, sotto gli occhi increduli di Rosmerta. “Mi spiace dirlo, ma si sta sbagliando, Madama. Quei mantelli neri sono piuttosto comuni e ad ogni modo, non ha visto nessuno stemma scolastico su questo, giusto?” le rispose amichevolmente.
Rosmerta lo scrutò e, dopo un breve momento di riflessione, annuì fra sè e ricambiò il sorriso, decidendo che il giovane era piuttosto simpatico e affatto una minaccia. “Mi scuso per tutte queste domande. Qui c'è la tua stanza e la chiave, chiamami se hai bisogno di qualcosa. Ora dovresti andare a dormire, sembri piuttosto affaticato.. Sei sicuro di stare bene?” domandò, preoccupata.
Harry si limitò a scuotere la testa e le disse di non preoccuparsi per lui, ma un'affermazione del genere era da considerarsi, da parte della donna, tale da farle temere ancora di più per le condizioni del ragazzo. Rosmerta lo occhieggiò esitante, ma al proprio sbadiglio se ne dimenticò; il suo letto le parve la miglior opzione da scegliersi, al momento. “Se ne sei così sicuro… Vado, ora, buonanotte!” E con ciò si allontanò e scese giù per le scale, per scacciare gli ultimi clienti.
Harry chiuse la porta e la serrò sia con la chiave che con una considerevole quantità di incantesimi sigillanti, includendo nel mucchio anche un paio di fascini del silenzio: non voleva che qualcuno sentisse Hedwig tubare o peggio, lui che parlava in Serpentese… o ancora peggio: lui che si svegliava gridando come un dannato per uno dei suoi incubi, occasionali ma onnipresenti.
“Buona notte Hedwig, buonanotte Nagini.
I suoi due famigli si addormentarono senza aspettare altro, mentre Harry si scagliò contro un 'Gratta&Netta'. Era troppo stanco per lavarsi con i metodi più lunghi e non se la sentiva di andare a letto tutto sudicio dalle recenti avventure della giornata.
Scivolò sotto le lenzuola e si addormentò istantaneamente con il fascino ancora addosso, domandandosi che cosa avrebbe condotto a lui e ai suoi compagni l'indomani.
………

Harry si svegliò molto tardi la mattina successiva, e si domandò vagamente come mai la taverna fosse così quieta e silenziosa; quindi si ricordò che aveva formulato un fascino di silenzio sulla sua stanza la notte precedente e con un sospiro ricadde sul letto e usò questa quiete a proprio vantaggio.
Qui, nessuno lo conosceva ed era lasciato in pace, cosa che procurava un piacere senza fine al ragazzo. Poteva anche fare magie senza venire rintracciato; in questo mondo era morto e non era neanche registrato al ministero. Harry guardò Hedwig: la civetta bianca stava ancora dormendo sulla scrivania in fondo alla stanza.
Nagini, al contrario, aveva cercato una fonte di calore e ora era strettamente arrotolata attorno al piede di Harry sulla coperta tiepida.
La sua mente tornò ai suoi amici caduti e scacciò il magone che gli si stava formando in gola. Ron, Hermione, Lupin… erano tutti morti. Erano sicuramente ancora vivi qui, dovevano esserlo, ma erano gli stessi o erano differenti? Che cosa era accaduto qui? Che cosa, in questo mondo, era così differente dal suo???
Harry chiuse strettamente gli occhi e rilasciò un sospiro frustrato rendendosi conto che non sarebbe riuscito a riaddormentarsi. Aveva troppe domande senza risposta e ipotesi che vagavano nella sua testa e il problema era: non se la sentiva di bloccare la propria mente con l'Occlumanzia. Lui VOLEVA conoscere le risposte.
Poiché il sonno non sarebbe tornato tanto presto, si alzò e indossò abiti e mantello, notando in silenzio che avrebbe dovuto fare altri acquisti a Diagon Alley.
Con un ultimo sguardo ai suoi due famigli addormentati, uscì dalla propria camera e scese le scale.
“Salve di nuovo! Stavo cominciando a chiedermi quando saresti venuto fuori dalla tua stanza!”
Harry fece un salto quando Rosmerta apparve all'improvviso dietro di lui con un ampio sorriso, facendo voltare gli altri avventori nella stanza verso di lui come se fosse parte di uno spettacolino. Fece sentire Harry a disagio ma la proprietaria dei Tre manici di Scopa gli disse soltanto di ignorarli. Non appena lo disse, l'attenzione rivolta ad Harry iniziò a recedere e presto l'atmosfera tornò normale.
“Hai fame? Posso preparti la colazione, signor…” si fermò e guardò interrogativamente il ragazzo dagli occhi blu. “In realtà, non ho capito il tuo nome.”
Harry parve spaesato per un momento ma mascherò rapidamente la propria sorpresa con un sorriso. “Questo, perché non gliel'ho mai detto. Che maleducato. Il mio nome è James, James Evans.”
Rosmerta si mise un dito sul mento e parve contemplativa per un momento. “Hmmm, non è un nome di mago comune. Ma è comunque un bellissimo nome!” Indirizzò al ragazzo dai lunghi capelli scuri un'occhiata inquisitoria non appena un sorriso molto triste comparve sulle labbra del ragazzo.
“Lo è, vero?” Ignorò lo sguardo indagatorio di Rosmerta e si preparò a lasciare la taverna.
“Oh! Ho lasciato la mia civetta nella mia stanza ed è molto stanca, così potrebbe non entrare, per favore? La poverina ha avuto abbastanza azione ieri da bastarle per il resto della settimana.” Omise il fatto che c'era anche un Cobra molto suscettibile nel suo letto e quindi lasciò i Tre Manici di Scopa, quando Rosmerta annuì in assenso.
“E' un tipo strano, ecco che cos'è,” grugnì un vecchio mago dopo che il ragazzo fu scomparso dall'entrata.
Rosmerta annuì con espressione neutrale. “Sì, lo è. E' arrivato davvero tardi la notte scorsa, con l'aria tutta scarmigliata e stanca, chiedendo di una camera. Ho pensato che fosse uno studente ma ha detto che non frequenta Hogwarts. Eppure, non sembra avere più di sedici o diciassette anni.”
Il mago, che aveva ascoltato la breve conversazione tra lei e il ragazzo, si voltò verso la porta attraverso cui il giovane era passato, con aria guardinga. “Forse è uno studente in mezzo a qualche guaio ed è fuggito dalla scuola? O peggio… uno dei ‘Suoi’ seguaci…” sussurrò sottovoce a Rosmerta.
La proprietaria del pub raggelò dalla paura per un momento, ma poi colpì la spalla del mago con rabbia. “Non dire cose del genere! E non ti azzardare ad allertare gli Auror per nulla! Se scoprirò qualcosa di sospetto sul ragazzo ALLORA glielo farò sapere e interverranno. Per ora non ha fatto nulla di male e inoltre credo che già mi piaccia.”
La donna tornò dagli altri avventori con uno sbuffo, lasciando il vecchio mago seriamente paranoico a fare il broncio da solo nella sua Burrobirra.
……...

Una volta che fu abbastanza lontano da Hogsmeade, Harry sollevò la bacchetta e fu sollevato nel constatare che il Nottetempo esisteva anche in questo mondo.
Anche con tutte le proprie capacità, Harry non riusciva ancora a Smaterializzarsi e a dirla con tutta franchezza, non aveva voglia di imparare. Odiava la sensazione che dava e non osava nemmeno pensare agli atterraggi; era capace a malapena di cadere sui propri piedi correttamente con la semplice Metropolvere, e la Smaterializzazione era fuori questione.
il ragazzo dagli occhi ora blu diede due falci a, sorprendentemente, Stan, che era bigliettaio del Nottetempo anche in questa dimensione. Non appena l'enorme bus scomparve alla vista, Harry tentò di restare saldo sui propri piedi senza farsi venire la nausea e riflettè su Stan. ‘E' davvero fatto per questo lavoro, no?’
Almeno alcune cose erano familiari, come Tom, il gestore del Paiolo Magico. Molte paia di occhi seguirono sospettosamente i movimenti di Harry mentre il ragazzo attraversava la stanza e si affrettava a colpire i vecchi mattoni rossi con la propria bacchetta per aprire l'entrata di Diagon Alley.
Le strade brulicavano di vita e ciò fece rilassare Harry quando nessuno fece caso a lui. Invece di andare dritto in libreria, Harry fece una rapida deviazione da Madama McClan - Abiti per tutte le occasioni, e comperò una buona quantità di camicie, pantaloni ed abiti, insieme ad un mantello più pesante intessuto in Dragonhide.
Optò per uno stile da mago e gettò via i propri vecchi vestiti immediatamente; il Signore Oscuro era potente in questo mondo e vestire abiti babbani non era la miglior cosa da fare, se si voleva restare vivi il più a lungo possibile.
Non appena mise piede fuori dal negozio, dopo un commento di Madama McClan sul suo buon occhio e sulla scelta degli abiti, Harry fu “attaccato” da un gufo molto arrabbiato. “Ow! Hedwig?! Ferma!”
La civetta candida stridette adirata e gli beccò le dita un'ultima volta prima di posarsi sulla spalla del suo padrone. Lo guardava come se fosse oltraggiata che lui se ne fosse andato senza di lei ed Harry poteva quasi sentirla dire “Dove diavolo sei stato?! Ti ho cercato dovunque!”
Harry la fissò dispiaciuto e le carezzò la testa. “Scusa bella. Ho pensato che avresti preferito dormire fino a tardi. Suppongo di essermi sbagliato.”
Si fece strada verso la libreria e fece mentalmente spallucce al pensiero di un Cobra furioso che aspettava il suo ritorno ai Tre Manici di Scopa . Marciò davanti al negozio di animali e fece un'altra deviazione per comprare un grasso, succoso topo per Nagini…e ne comprò uno anche per Hedwig dopo che la civetta sulla sua spalla fischiò la propria indignazione. “Ecco qua Hedwig. Prendi il tuo topo e aspettami sul tetto. Cercherò di non metterci troppo.”
La civetta prese il topo squittente** senza esitazione e volò sul tetto della libreria. Harry ridacchiò ma riguadagnò presto la propria serietà. Non c'erano molte persone, per fortuna, e Harry trovò velocemente la Vecchia sezione al secondo piano.
Harry scorse gli scaffali alla ricerca della Gazzetta del Profeta, ma sospirò frustrato quando non trovò nulla con questo titolo. Ad un tratto occhieggiò una pila di giornali con sopra la parola ‘Gazzetta’, così ne prese uno dal vecchio mucchio ingiallito.
“La Gazzetta dell'Oracolo? Strano, ma va bene. Deve essere l'equivalente della Gazzetta del Profeta nel mio mondo.” Harry prese la pila che iniziava con la data della morte dei suoi genitori e si sedette lì accanto, ponendo gli articoli su un tavolino di legno.

LA GAZZETTA DELL'ORACOLO
Godric’s Hollow SOTTO ATTACCO!!!

Harry si fece coraggio al vedere l'esplicito titolo del primo giornale che prese e iniziò a leggerlo, ripetendosi mentalmente che questa non era la sua dimensione. Ma apprendere che i suoi genitori erano stati uccisi anche qui, assieme al suo se stesso neonato, era ancora difficile da sopportare.
Ma una dichiarazione attirò la sua attenzione, qualcosa affermato da uno degli investigatori: “…il bambino di un anno di età, Harry James Potter, stranamente non è stato ucciso con l'Avada Kedavra come i suoi genitori. C'erano segni di strangolamento sul suo piccolo collo, pensiamo che siano stati lasciati da Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona, come se fosse stato un atto di pura rabbia e vendetta...
Harry riflettè su questo particolare; Voldemort aveva avuto notizia della Profezia? E prima di tutto, la Profezia esisteva qui? Non avrebbe potuto semplicemente andare al Dipartimento Misteri e vedere se c'era una sfera che contenesse la Profezia riferita da Sibyll Trelawney, così brancolava nel buio, al proposito. Comunque una cosa era certa: avrebbe vendicato la ‘sua morte’.
D'altra parte, fu sollevato e estasiato dal sapere che Pettigrew era stato catturato la stessa notte che Godric’s Hollow era stata distrutta, e che Sirius non era mai stato ad Azkaban.
Harry scorse ogni articolo con cura e lesse quelli che erano di suo interesse. Uscì due ore dopo, completamente scosso, ma doppiamente determinato a mettere fine al regno di terrore del Signore Oscuro… di nuovo.
Hedwig volò sulla sua spalla e gli becchettò l'orecchio con affetto: il topo era stato probabilmente molto apprezzato e Harry sperò mentalmente che Nagini avrebbe gradito il proprio.
Passeggiò nei pressi di Diagon Alley per un po' e quando si indirizzò nuovamente verso il Paiolo magico, passò davanti al negozio di Quidditch. Era un po' tardi per entrare, così si limitò a dare un rapido sguardo ai prodotti mostrati nella vetrina del negozio.
C'era il solito lucido per manici di scopa e il manico nuovo di quell'anno: la Nimbus 2004. ‘Nessuna Firebolt? Hm…’ Harry si pose brevemente alcune domande sulla questione ma non sprecò altro tempo al proposito.
Camminò rapido uscendo dal Paiolo magico dopo essere stato nuovamente occhieggiato con sospetto e chiamò il Nottetempo, nel frammentre sempre sperando che Nagini non l'avrebbe morso nel sonno o non appena avesse aperto la porta della sua stanza.
…...................

“Ahh! Sei tornato! Mi stavo chiedendo dove te ne fossi andato! Oh? La tua civetta ti ha trovato? Deve essere stata parecchio in ansia per te, allora!” esclamò Rosmerta non appena Harry entrò ai Tre Manici di Scopa .
Il ragazzo dagli occhi blu le dedicò un sorriso e annuì, carezzando le piume di Hedwig con enfasi. “Sì, è sempre stata protettiva, ma le voglio molto bene comunque.”
Harry stava per salire le scale quando Rosmerta lo fermò. “Hey, James! Non vuoi mangiare?”
‘James’ annuì affermativamente. “Oh sì, scenderò in un minuto. Ho qualcosa da spacchettare e torno.”
Poiché il ragazzo sembrava aver fretta, la proprietaria della taverna lo lasciò andare e tornò al proprio lavoro.
Harry quasi si mise a correre su per le scale e sbloccò la porta, agitando con discrezione la mano per metter su un fascino di silenzio, così da coprire il sonoro sibilo adirato che era sicuro sarebbe echeggiato non appena avesse aperto la porta.
E aveva ragione: Nagini lo stava aspettando sul pavimento, gli occhi dorati che lo fissavano con ira. “Era ora! Come hai ossato usscire sssenza di me quando ti ho asssicurato la mia fedeltà! non sso che cossa mi trattenga dal morderti! Io-
Harry deglutì e prese il topo dal suo contenitore, mostrandolo all'enorme Cobra. Ciò zittì rapidamente Nagini e il serpente seguì i movimenti del roditore con veemenza.
Guarda, sso che ciò che ho fatto era ssbagliato e per farmi perdonare ti ho comprato quessto piccolo regalo.
Se Nagini avesse avuto delle labbra sicuramente se le sarebbe leccate con fare famelico, ma il Cobra parve scuotersi da quel languore per un secondo e Harry potè quasi sentire addosso lo sguardo penetrante del serpente. “Ma ciò non ti fa sscontare ciò che hai fatto! Ti sseguirò dovunque andrai e ti proteggerò, Che ti piaccia o no!
Harry sospirò e annuì con un piccolo sorriso. “Non mi preoccupa per nulla, Nagini. Mi piace la tua compagnia.Avevo ssolo penssato che avressti preferito dormire un po' di più, come ho creduto che ssarebbe piaciuto a Hedwig. Puoi ssalire ssulle mie gambe e arrotolarti attorno alla mia vita e alle braccia. Ora, ssto per sscendere di ssotto a prendere qualcossa da mangiare, prima che Rossmerta venga qui ad imboccarmi.
Nagini continuò a seguire i movimenti del topo, che squittiva, e parve esitare per un momento. Harry ridacchiò e lo lasciò andare; il Cobra non sprecò un istante e lo morse per avvelenarlo.
Harry fu affascinato dalla maniera in cui Nagini catturò la propria preda e il perfido pensiero che il topo fosse Pettigrew lo fece ghignare tetramente. “Vieni, Nagini?
Harry tese il braccio per far salire il serpente ma Nagini sollevò lo sguardo su di lui con le fauci ingombre e roteò gli occhi dorati. “Troppo occupata. Mangiando… Più tardi. Sssì, più tardi ti sseguirò dovunque. Più tardi.
Harry scoppiò a ridere e scosse la testa mentre serrava la porta una volta ancora, i suoi acquisti sul letto che avrebbe sistemato dopo e Hedwig attaccata ancora una volta alla sua spalla.



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* ho preferito il 'te' al 'lei', data la differenza d'età tra i due,e il fatto che lei sia abituata a trattare con i ragazzi di Hogwarts [a cui rassembra Harry]


**Squittente, quindi è ancora vivo. E quello per Nagini? James Evans, sei entrato in una libreria con un topo 'Grasso e Succoso' VIVO sotto il mantello?!?!?

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Capitolo 3
*** cap.3 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 3: [Close encounter of the Hooch kind] Incontro ravvicinato del tipo Hooch *
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Era venerdì, 4 giorni dopo la sua improvvisa apparizione. La gente ad Hogsmeade era un po' più a proprio agio al vedere quel ragazzo così giovane che girava per la cittadina come se gli fosse totalmente familiare anche se dichiarava di non venire da quelle parti.
Ogni volta che vedevano volare lì attorno una civetta candida, sapevano che il ragazzo non era troppo lontano. Harry, all'inizio, davvero non aveva idea di che cosa fare là, di che farsene della sua vita. Non poteva solo presentarsi ad Hogwarts così, nel bel mezzo dell'anno scolastico.
Fuori da Hogsmeade nevicava, ma i maghi residenti nella cittadina avevano deciso di creare uno scudo magico che avrebbe respinto la neve. Sfortunatamente, era ancora molto freddo fuori così Harry aveva sempre indosso il suo nuovo mantello in dragonhide con una calda sciarpa, che, ovviamente, non era l'usuale sciarpa rossa e oro.
Aveva anche avuto l'idea perfetta per occupare il suo tempo e rendersi utile, non troppo tempo prima. Rosmerta aveva avuto dei problemi a gestire il pub con solo due sottoposti, che erano stati assunti solamente per cucinare, così Harry riuscì a convincere Rosmerta ad assumerlo ai Tre Manici di Scopa. La donna scoprì presto che James era un alacre lavoratore e ciò rese il suo lavoro in qualche modo meno pesante, con suo gran apprezzamento.
James salutò i clienti regolari che lo conoscevano non appena mise piede nell'affollato pub, tornando da una tarda commissione. Rosmerta prese la busta con un grato, seppur stanco sorriso.
I Tre Manici di Scopa era pieno di gente quella sera e la donna aveva troppo da fare per cavarsela da sola. Lanciò a James uno sguardo da cucciolo e il ragazzo dai capelli scuri sorrise giocosamente e annuì, andando di sopra a cambiarsi.
“Mi spiace James. Lo so che avevo detto che avresti avuto un giorno di riposo, ma non riesco a credere che ce la farei da sola stasera. Da quando ho ricevuto questa nuova varietà di Burrobirra la gente non sembra averne mai abbastanza,” spiegò la donna quando James tornò con la divisa da lavoro, mentre prendeva contemporaneamente le ordinazioni di due clienti.
Nagini aveva scelto di restare nella camera di sopra e sapeva che se Harry fosse stato nei guai, non sarebbe stata troppo lontana per aiutare il ragazzo.
Harry annuì e modulò un'espressione professionale. “Non c'è problema per me. Non avevo nulla da fare stasera, ad ogni modo. Dovrò aiutarti, prima che collassi.”
Rosmerta gli sbuffò contro e lo lasciò portare le ordinazioni ai clienti, cosa che fece efficientemente.
“Un nuovo impiegato? Sembra giovane, non credi?”
Rosmerta fece un salto alla voce invadente e si voltò per guardare uno degli insegnanti di Hogwarts. “Xiomara! Mi hai spaventato! Ancora problemi con i piccoli del primo anno, eh?”
L'insegnante fece una smorfia e mise il broncio, prendendo un considerevole sorso dalla sua Burrobirra. “E' un'altro modo di dirlo, sì.”
Non approfondì l'argomento, così Rosmerta la lasciò stare e camminò verso Harry, che stava trasportando tre piatti contemporaneamente e stava cercando a chi appartenesse ciascun ordine. “Hey James! Serve aiuto?” Rosmerta chiese con una risata negli occhi.
James roteò i propri occhi blu ma annuì comunque. Rosmerta indicò i giusti clienti e lo sguardo del ragazzo dai capelli scuri gelò sull'ultimo di essi. Rosmerta gli sventolò una mano davanti alla faccia e guardò l'insegnante. “Ha degli occhi favolosi, vero?” disse Rosmerta, riferendosi agli occhi gialli da falco di Xiomara.
Harry rinvenne dalla propria fantasticheria e sbattè le palpebre, rispondendo con un lento “Già. Chi è? Non l'ho mai vista qui intorno prima.” Finse perfettamente uno sguardo curioso. Interiormente, il cuore gli batteva in modo selvaggio. Era solo la sua istruttrice di volo del primo anno, ma Merlino, era bello vedere finalmente una faccia familiare da Hogwarts a Hogsmeade.
“Hm, probabilmente la vedrai di più dato che ora lavori qui. Il suo nome è Xiomara Hooch ed è istruttrice di volo a Hogwarts. So che è solo la metà della settimana ma viene qui solo quando i primi anni sono infernali a lezione. La rilassa e le fa dimenticare quei piccoli chiassoni. Sono sicura che ordinerà qualche altra Burrobirra prima di tornare al castello, lo fa sempre.”
Rosmerta sospirò e scosse la testa. “Farai meglio a servire quei pasti, prima che si raffreddino, James,” gli ricordò.
Il ragazzo sussultò e si affrettò verso una coppia dall'aria impaziente. “Scusate il ritardo!”
Scoccò loro un'occhiata dispiaciuta e la strega non potè resistergli. “E' tutto ok!” Gorgogliò lei mentre il marito alzava gli occhi al cielo e iniziava a mangiare. “Ragazzo mio! Sei un giovanotto così carino! Spero che sarai ancora qui la prossima volta che verremo!” disse con enfasi.
Harry sorrise e annuì. “Bene, sarà un piacere servirvi di nuovo. Se vorrete scusarmi, ho quest'ultimo ordine da consegnare. Chiamatemi se avete bisogno di qualcos'altro.”
Si scusò educatamente con la bella coppia e il cuore prese nuovamente a martellargli dietro le costole. ‘Dannazione, Harry! E' solo Hooch! Datti una calmata!’ Si schiaffeggiò mentalmente e posò il piatto di fronte alla borbottante insegnante, facendole fare un salto per il movimento improvviso.
“Oh! Scusa! Non ti avevo visto!” Xiomara arrossì d'imbarazzo e si avvicinò il piatto.
Harry ridacchiò. “Giornataccia?”
Hooch gli indirizzò l'ombra di un sorriso e prese a mangiare.
Il ragazzo dai capelli scuri voleva disperatamente scrollarla dal suo cattivo umore e chiederle degli abitanti di Hogwarts ma sarebbe sembrato troppo sospetto. Sapeva che alcuni ancora non avevano fiducia in lui a Hogsmeade, così si voltò dall'altra parte e andò a prendere altre ordinazioni per le successive ore, chiaramente con l'intenzione di parlare un po' di più con l'istruttrice di volo una volta svuotatosi il pub.
………

Erano circa le dieci quando gli avventori iniziarono ad andarsene verso casa per una buona notte di sonno. Rosmerta congedò James dal lavoro con un gran ghigno; gli affari erano andati particolarmente bene, oggi.
Il ragazzo dai capelli scuri chiese al cuoco due Burrobirre e si diresse verso una Xiomara Hooch ancora borbottante, seduta da sola in un angolo. L'insegnante sussultò quando un boccale di Burrobirra le fu posto davanti, e ancora di più quando il giovane aiutante di Rosmerta le si sedette davanti, sorseggiando un'altra bibita.
Harry ghignò e le fece l'occhiolino per alleviare la tensione. “Questo lo offre la casa, ma per lei è l'ultimo stasera. Ho avuto l'impressione che avesse disperatamente bisogno di un po' di compagnia per essere tirata su.”
Hooch annuì con gratitudine e fece un sorso. “Grazie. Mi scuso per la mia maleducazione di prima ma ho avuto qualche problema con le mie lezioni ad Hogwarts ultimamente. Ad ogni modo, il mio nome è Xiomara Hooch.”
Harry le strinse la mano al di sopra del tavolo. “Piacere. Rosmerta mi ha detto del suo problema. Mi chiamo James Evans. Così, che tipo di guai ha?” chiese con curiosità. Non aveva idea se anche la sua Hooch avesse sperimentato questi piccoli episodi depressivi e voleva sapere che cosa aveva potuto ridurla in quel modo.
La donna dagli occhi di falco sospirò sonoramente e ingoiò un'altra sorsata dalla bevanda. “Bene, probabilmente avrai capito che insegno ad Hogwarts; sono l'istruttrice di volo e insegno ai primi anni come usare correttamente un manico di scopa. Ho sempre avuto qualche problema negli anni passati ma i ragazzi a cui dò lezioni ora non sanno nulla del volare. Oh, qualcuno ne sa, ma non nella maniera in cui vorrei che lo conoscesse. Non hanno idea di ciò che intendo quando domando loro di capire la bellezza del volo.” Hooch apparve imbarazzata. “Non sto dicendo molto di sensato, mh?”
Harry scosse la testa. “Oh no, capisco perfettamente che cosa vuol dire. Anch'io amo volare, non sta parlando con un ignorante in materia. Adoro il brivido del volo, del galleggiare al di sopra delle nubi e poi piombare giù in un tuffo e tirar su la scopa all'ultimo secondo prima di schiantarsi sul terreno. Girare e piroettare con il vento e lasciarsi precipitare in una caduta libera e quindi tirarmi su di nuovo sfrecciando, è un'esperienza emozionante e una volta provata non se ne può più fare a meno. Sei libero di andare dovunque tu voglia, dimentichi i tuoi problemi e semplicemente –senti- il vento che ti soffia tra i capelli…”
Più parlava, più i suoi occhi sognanti si chiudevano e prese a ondeggiare lievemente sulla sedia come se fosse realmente su un manico di scopa, dimenticandosi di ogni cosa attorno a lui. Aveva un'espressione così rapita e appassionata sul volto che toccò l'anima di Xiomara.
Non appena il ragazzo finì, la donna rimase per un momento senza parole e Harry aprì finalmente gli occhi, arrossendo sotto lo sguardo interessato dell'insegnate.
“Non… non avevo mai sentito prima parlare del volo in maniera così appassionata…” sussurrò.
“E’ precisamente ciò che sento io, solo che non sarei mai stata in grado di descrivere le mie emozioni come hai fatto tu. Vorrei che i miei studenti potessero capire quel tipo di cosa. I primi anni, o sono spaventati o vogliono mettersi in mostra, ritrovandosi spesso nell’infermeria, a causa della loro imprudenza. Dal secondo anno in poi, fino al settimo vogliono giocare a Quidditch in maniera pesante e spesso diventano troppo competitivi; Slytherin e Gryffindor, soprattutto. Quelle due case non andranno mai d’accordo, sono nate per odiare l’un l’altra, lo giuro. Il Preside, Albus Dumbledore, ha tentato per molti anni di riunire le due case, ma inutilmente. Quello che non aiuta affatto è la rivalità tra due studenti del settimo anno di Gryffindor e Slytherin: Ronald Weasley e Draco Malfoy. Fin dal loro primo giorno, sono stati alla gola dell’altro, a causa dell’odio esistente fra le loro famiglie.” Xiomara portò la mano di fronte alla bocca, “Sto blaterando, perdonami.”
Ancora una volta Harry, scosse la testa, ma le mani, ora nascoste sotto il tavolo, stavano tremando. ‘Così Ron è qui. Grazie a Dio. Non m’interessa molto Malfoy, ma sembra che tutti quelli che conoscevo nella mia dimensione siano qui. Come per l’inimicizia tra Gryffindor e Slytherin...’
Harry dovette frenarsi dal far apparire sul suo volto un sorriso alquanto oscuro. Voldemort, inconsapevolmente, non solo aveva trasferito alcuni dei suoi poteri a lui quando era un neonato, ma anche una parte della sua eredità, facendo di Harry l’erede di Gryffindor E Slytherin. Non era un erede diretto di Slytherin, chiaramente, ma in un certo senso Tom Riddle era come un secondo ‘padre’ per lui, in un modo molto contorto, strano e oh, così sbagliato.
“Non stava blaterando. Ed io non ci bado per nulla. Meglio lasciare le emozioni uscire, piuttosto che lasciarle inacidire dentro. Ad ogni modo, questa specie di castello m’incuriosisce. Ma non è quello il punto. Che cosa pensa di fare con i suoi primi anni?”
Hooch scrollò le spalle. “Ancora non so. Di' James, quando è stata l’ultima volta che hai volato?”
James le diede un’occhiata affranta ed un triste sorriso. “E’ stato molto tempo fa. Realmente, troppo a lungo, e mi manca molto. Non posso volare nell’area del villaggio, e sta nevicando fuori dalla barriera magica. Non volo più tanto quanto desidero.” Sul suo viso apparve nuovamente quell’occhiata trasognata e Hooch sorrise furbescamente, negli occhi una nuova scintilla.
“Dimmi, forse potremmo organizzarci per una piccola sfida, un uno contro uno, un giorno o l’altro? Sono sicura che Albus, il nostro Preside, non farebbe problemi se t’invitassi. Che cosa conosci di Quidditch?” Gli chiese con un’occhiata abile diretta a lui.
Harry capì al volo e sorrise, un bagliore misterioso nei suoi occhi blu. “So abbastanza, che è tutto quello che LEI ha bisogno di sapere.”
La donna si inclinò di nuovo sulla sedia, l’umore acido dimenticato completamente. “Ooh? E’ così? Che posizione?”
“Mi hanno detto che sarei stato un buon battitore... ma che probabilmente sono nato con un Boccino nelle mani, cosa che senza dubbio dice qual’è la mia posizione.”
Xiomara fischiò. “Un Cercatore, eh? Mi chiedo quanto bravo tu sia. I buoni Cercatori, che realmente sanno come impugnare una scopa, sono rari a Hogwarts. Il meglio che abbiamo ora è Draco Malfoy, settimo anno di Slytherin, ma non capisce la reale bellezza del volare. Tutto quello che vuole fare, è schiacciare la squadra di Gryffindor fin da quando Oliver Wood, il miglior capitano che Gryffindor abbia mai avuto in molto tempo, si è laureato un paio d’anni fa. il Cercatore corrente di Gryffindor, Ginny Weasley, la più giovane sorella del capitano della squadra Ron Weasley, non sta andando bene fin da quando il padre di Malfoy,” e lo disse con un’espressione disgustata, “ha comprato delle Nimbus 2004 per l’intera squadra di Slytherin... Sto di nuovo blaterando, deve essere la Burrobirra.”
Harry ridacchiò, ma mentalmente ghignò. ‘Il vecchio Malfoy è ancora vivo e scalciante, qui, a quanto pare. Probabilmente è ancora nel Ministero. La maggior parte di loro deve essere corrotta, dato che Voldemort è ancora vivo. Questo è davvero un inferno di problema...’
Harry modulò un sorriso, quando Hooch gli chiese se volesse giocare un uno-contro-uno con di lei, per divertimento chiaramente.
Interiormente fu colto dal panico. Era pronto a risalire a Hogwarts ora? La battaglia finale ancora fresca e presente nella sua mente?
‘Non penso.’
Non era capace di annullare completamente il suo nervosismo. Harry non desiderava fare di sè uno sciocco e schiacciare qualcuno in un abbraccio, quando loro non lo avevano mai conosciuto qui. E dato che desiderava attirare l’attenzione di Tom su di sè e non su Hogwarts, era meglio restare il più lontano possibile per il momento.
“Mi spiace, ma non posso. Non adesso, ad ogni modo. Ci sono ancora molte cose da fare qui, per me e...”
Hooch gli diede un’occhiata delusa ma accennò col capo accettando. “Oh. Va bene. Ma se vuoi giocare, vieni a Hogwarts e chiedi di me, sono sicuro che non sarà un problema.”
Con tutto quel parlare, si era fatto abbastanza tardi. Hooch sbadigliò rumorosamente e Harry l’intese come il suo desiderio di risalire al castello. “Vuole che l’accompagni? Mi sembra un po' traballante.”
L’insegnante scosse la testa negativamente e apparve perfettamente lucida, anche se un poco stanca, nonostante il buon numero di Burrobirre. “Naah, starò bene,” la donna declinò l’offerta con un movimento della mano, ma Harry non era affatto dell'idea di permetterle di risalire a Hogwarts da sola, specialmente a quell’ora, fuori al buio e percorrendo la pista che confinava con la Foresta Proibita. Se Voldemort avesse attaccato, come Harry aveva sentito che aveva fatto molte volte, il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto sarebbe stato là a dargli una dannata lotta!
“Rosmerta, torno presto. Scorto Madama Hooch a Hogwarts.”
La proprietaria del pub fece un cenno col capo, mentre puliva un tavolo. “Molto premuroso, da parte tua, James! Ma sii accurato durante il viaggio. La neve è molto spessa, fuori.”
Harry annuì ed omise la seconda ragione ad alta voce: i seguaci di Voldemort erano dappertutto.
Xiomara si mise il mantello invernale ed aspettò che James tornasse dalla sua stanza con abiti più caldi. Quando arrivò, un gufo bianco era appollaiato sulla sua spalla e, inconsapevolmente alle due donne, un grande cobra era nascosto sotto il mantello di dragonhide. “Sono pronto, andiamo!”
Il vento freddo li attaccò appena avanzarono sull’altro lato della barriera magica. La neve, era profonda, così Hooch gettò un fascino di leggerezza su sè e il ragazzo, che le fu grato.
Il ritorno al castello fu silenzioso, e qualche volta Harry sorprese Hooch che gli gettava uno sguardo furtivo. All’inizio, non ci badò, ma dopo quindici minuti iniziò a infastidirlo.
Senza neppure guardarla, le chiese, “Ho qualcosa sulla faccia?” Era un modo gentile per dirle di smettere.
L’insegnante arrossì -e la temperatura fredda, non aiutò- volgendo immediatamente via lo sguardo. “Spiacente. Ma più mi fermo a guardarti più non posso fare a meno di pensare che assomigli molto ad uno degli insegnanti di Hogwarts. So che è sciocco...”
Harry inciampò nella neve, riacquistando a malapena l’equilibrio prima di immergere la faccia nella profonda e spessa coperta, bianca e gelata, che ricopriva la terra.
Hooch gli scoccò uno sguardo interrogativo ma Harry riguadagnò la propria andatura e continuò la sua camminata come se non fosse accaduto nulla, così lei non chiese oltre.
“Oh? Davvero curioso. Ma io non ho famiglia, è impossibile che sia imparentato con chiunque lei stia pensando.” Rispose noncurante.
Hooch gli diede un’occhiata compassionevole ma Harry l’ignorò; odiava quando le persone lo compativano. La sua mente continuava a urlare ‘SIRIUS E’ A HOGWARTS!’ Ma c’era davvero poco che potesse fare adesso, ricordando che doveva stare lontano da tutti per la loro sicurezza. Era il suo piano per sconfiggere Voldemort -di nuovo- e poi uscire alla luce.
Stavano giungendo alla fine del cammino e Harry poteva ora vedere Hogwarts, a malapena, a causa della neve cadente e l’oscurità. Hooch si fermò , guardando Harry con un sorriso grato. “Posso fare il resto del percorso da sola. E’ stato veramente gentile da parte tua, accompagnarmi fino a qui, ma ora sei tu che sei lontano da Hogsmeade.”
Harry le mostrò un sorriso rassicurante ed accarezzò il suo gufo. “Io starò bene, e comunque, ho compagnia. Stia attenta mentre procede per il resto della strada.”
Hooch annuì. “Grazie James! Sei un giovane molto gentile! Spero di rivederti presto! E ricorda! Mi devi un match di Quidditch!”
Harry ridacchiò alla festosità della donna, e salutando si voltò indietro. Hooch lo guardò scomparire nell’oscurità e rientrò senza problemi al castello.
“Sei andata di nuovo a Hogsmeade, vero?”
L’istruttrice di volo boccheggiò, saltando per la sorpresa, la mano che si mosse per giungere al petto. “Severus Snape! Non fare mai più una cosa simile, se non vuoi che Poppy mi visiti per un infarto!”
Hooch fece saettare un'occhiataccia contro il Direttore della casa di Slytherin e quasi fece il broncio all’accorgersi che non aveva effetto sul Maestro di Pozioni. “Giuro, Severus, che la tua camminata silenziosa mi porterà al St. Mungo, uno di questi giorni.” Mormorò, mentre scrollava la neve dal mantello. Gettò un rapido incantesimo essiccante su di esso, prima che potesse bagnare il pavimento; sapeva che Argus Filch poteva diventare alquanto seccante, quando si trattava di pulizie.
Snape osservò la donna, annoiato. “Ti farai uccidere, andando a Hogsmeade da sola di notte.”
Xiomara sembrò spaventata. Poi gli diede un sorrisino. “Severus, non sapevo che t’importasse!”
Il Maestro di Pozioni non abboccò all’esca, essendo conosciuto per la sua indifferenza, e gli ritornò un ghigno. “Appena. Stavo riferendomi solo al tuo comportamento che è comparabile, interessantemente, al comportamento imprudente tipico dei Gryffindor.” Con quelle ultime parole, si allontanò con un fruscio dei suoi abiti, andando a pattugliare i corridoi principali e lasciando Hooch dietro di sè, che alzò gli occhi al cielo per il SUO tipico comportamento da Slytherin.
“Oh! Se proprio lo vuoi sapere, non ero da sola!” Disse rumorosamente, ma non sapeva se l’uomo l’avesse sentita o se gli importasse, mentre scompariva in un’altra sala.
Hooch scosse la testa con un sospiro disperato e risalì ai propri alloggi per riposare.
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Harry sapeva per esperienza che nulla e nessuno stava per attaccarlo sulla sua via del ritorno. I suoi sensi indicavano che non c’era pericolo e la cicatrice non gli doleva. Harry aveva scoperto, durante un’esperienza fatta dopo il suo arrivo, che era fortemente connesso anche al Voldemort di questa dimensione. Aveva rilasciato per un solo minuto il suo permanente muro mentale, ed era stato costretto a richiudere il collegamento appena la testa aveva iniziato a fargli male sul serio.
Voldemort era decismente in forma qui, non c’era dubbio alcuno, ma non aveva il minimo sospetto che ci fosse un Harry Potter -vivo- da qualche parte capace di vedere attraverso i suoi occhi (i quali erano ancora blu, invece del color rosso sangue al quale era abituato Harry, poiché qui non era mai morto)**.
Harry avvertì muoversi qualcosa contro i suoi fianchi e Nagini mise la testa fuori della sua manica sinistra; dato che era un serpente, non le piaceva l’aria fredda, ma iniziava a sentirsi sola laggiù mentre il suo padrone parlava con Hedwig. “Ssei quasi caduto a terra, masster. Cossa è accaduto? Ssono quassi usscita fuori, in quel momento.
Harry guardò in giù verso Nagini e sospirò. “Non ti preoccupare Nagini. Ssono ssolo rimassto ssconvolto da qualcossa che ha detto l’inssegnante. Ti ho parlato tempo fa, di Ssirius Black, e che quando morì ssoffrii moltisssimo nel mio mondo. Bene, apparentemente, qui è un inssegnante a Hogwartss.
Il ragazzo sorrise malinconicamente, non riuscendo a dire di più. Il cobra capì e rimase silenzioso, ritornando ad avvolgersi alla vita di Harry, in un gesto confortante.
Rosmerta diede un grande sospiro di sollievo quando James ritornò. “Finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi! Spero che tu intenda prenderti una buona nottata di riposo, perchè ci sarà un fine-settimana a Hogsmeade per gli studenti di Hogwarts. I Tre Manici di Scopa si riempiranno nuovamente, domani.” Poi, andò a letto, stanca morta del giorno e per la preoccupazione che gli aveva dato il ragazzo finché non era passato attraverso la porta.
Harry ritornò alla sua camera e precipitò sul letto con un gemito. “Maledizione! Non avevo pensato ai fine-settimana ad Hogsmeade...”
Hedwig volò di nuovo sulla scrivania di Harry e Nagini si arrotolò in una ciambella alla fine del suo letto.
Harry si rigirò per tutta la notte, incapace di dormire pacatamente. Gli incubi della morte dei suoi genitori, Sirius che cadeva oltre il velo e Lupin che correva di fronte a lui per proteggerlo dall’Avada Kedavra, e la morte dei suoi amici, continuarono a tormentarlo senza tregua. Non importava quanto potente fosse la sua Occlumanzia, non potè dormire.
La Sleeping Draught che aveva preso non era neanche lontanamente abbastanza forte per fermare gli incubi, ed era in momenti come questo, che Harry ripensava al Maestro di Pozioni in maniera molto affettuosa. C’era, fortunatamente, un fascino di silenzio molto forte sulla sua stanza, perchè stava per avere un gran mal di gola, accompagnato da un mal di testa infernale.



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* Ovviamente il titolo è un richiamo del titolo "Incontri ravvicinati del terzo tipo" del film di Spielberg, la resa italiana non è proprio coincidente :P

** Il dettaglio è carino, peccato che fin dalla prima apparizione del Lord i suoi occhi siano al contrario cremisi anche qui. Svistuccia dell'autrice


- La Sleeping Draught è una pozione soporifera


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Capitolo 4
*** cap.4 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 4 : [No such thing as a shade of grey] Nulla che somigli ad una sfumatura di grigio
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Harry rilasciò un silenzioso gemito, e si girò su un fianco, cercando con le lenzuola di coprirsi il viso dall’implacabile luce del sole invernale. Soffriva di un mal di testa con proporzioni universali (anche detto mal di testa da cicatrice) e la sua gola era maledettamente dolente.
Desiderò avere una pozione per il mal di testa e un’antidolorifica a sua disposizione, ma quando mise la mano sul tavolino per trovare le bottigliette, un’abitudine che aveva acquisito negli anni, la sua mano non trovò nulla se non uno spazio vuoto. La cosa non contribuì ad attenuare il suo umore già molto acido.
Hedwig volò verso di lui, stridendo preoccupata, mentre Nagini spinse a parte le coperte con la sua coda. “Non ssembri molto in forma, giovane masster. Forsse è meglio sse rimani a letto, oggi”, sibilò il serpente, preoccupato.
Harry scosse la testa, stancamente, e si alzò con un grugnito silenzioso e le gambe tremanti; fece una smorfia quando notò il proprio riflesso nello specchio del bagno. “Uh!”
Tossì e fece nuove smorfie, quando il dolore alla gola s'intensificò ancora di più. “Solo la mia fortuna...” Mormorò, ma uscì solo un misero bisbiglio rauco.
Harry tentò di addomesticare le lunghe ciocche di capelli del proprio attuale aspetto e aggrottò le sopracciglia quando rifiutarono di cooperare, proprio come i suoi veri capelli. Quando spinse una parte di essi via dalla faccia, la cicatrice era là, di un adirato rosso, quasi prendendosi gioco di lui e assicurandogli che avrebbe ricordato i suoi doveri al maledetto intero mondo.
In una silenziosa fiammata di rabbia repentina, strinse la mano in un pugno e lo piantò nello specchio, senza rendersene conto... per poi mentalmente prendersi a calci quando il sangue ricoprì i pezzi di vetri rotti. Almeno, nessuno di essi si era conficcato nella sua mano, che era un inizio, ma faceva un male d’inferno, e c’era sangue su tutto il pavimento.
Harry aggrottò le sopracciglia - non faceva comunque male quanto la testa- e sussurrò “Scourgify”. I cocci e le gocce di sangue sul pavimento svanirono.
Nagini scivolò verso di lui quando sentì il suono di vetri rotti, chiedendosi che cosa fosse successo per farlo agire improvvisamente in modo così violento. Poi, il Cobra s'avvide di nuove gocce di sangue sul pavimento, cortesia della mano ancora sanguinante. “Ti ssei fatto male. Hai bissogno d’aiuto?
Harry rivolse un sorriso vuoto a Nagini e scosse negativamente la testa. Fabbricò una benda casalinga e finì di vestirsi, mettendosi un pesante mantello per nascondere la mano bendata senza che fosse sembrato troppo ovvio. Sapeva che Rosmerta aveva bisogno del suo aiuto, oggi più che mai: era un fine-settimana a Hogsmeade e, per la prima volta, Harry temeva tale evento.
Nagini si avvolse sotto il mantello, nel suo solito posticino, lo stomaco del ragazzo. Hedwig volò sulla sua spalla e Harry, camminò stancamente fuori dalla sua camera da letto.
Rosmerta, appena lo vide in quello stato e con la faccia esausta e malaticcia, iniziò ad agitarglisi attorno. “James! Sembra come se ti abbiano maledetto fino all’inferno e ritorno! E stai bruciando dalla febbre! Sapevo che non avrei mai dovuto permetterti di andare fuori, ieri notte!” Evidentemente, si sentiva colpevole ed adirata con se stessa.
Harry scosse la testa, facendola fermare nel bel mezzo della sgridata. “Incubo,” gracchiò a bassa voce lui, la gola incapace di produrre alcuna frase più lunga.
Rosmerta sembrava realmente preoccupata e piuttosto incuriosita dal fatto che un incubo potesse ridurlo in tale stato. “Non ho mai sentito di un incubo che potesse provocare un tale danno alla gola.”
Sembrava confusa, finché Harry bisbigliò “Fascino di silenzio. Sempre.”
Quello non aiutò definitivamente ad alleviare le sue preoccupazioni. “Perché non me ne hai parlato?” D'impulso gli prese una mano tra le proprie e non si avvide del sussulto del ragazzo. Comunque, sentì una sostanza appiccicosa che ricopriva lentamente le sue mani. Appena comprese che si trattava di sangue, il suo sangue, le lasciò libere.
“JAMES! Per Merlino, che cosa è accaduto alla tua mano?” Harry sembrò sconfortato, e mormorò dimesso “Incidente.” In un secondo, un cipiglio deciso oscurò il volto della donna, e Rosmerta abbrancò il braccio di Harry e iniziò a tirarlo verso il camino. Prese un una manciata di polvere e puntò un dito nella direzione del fuoco con una faccia austera. “Tu. St. Mungo. Adesso!” Vedendo che la donna non gli lasciava spazio per qualsiasi protesta, Harry sospirò visibilmente, gettò la polvere ed entrò nel fuoco verde.
“St. Mungo,” bisbigliò quanto più eloquentemente poteva e sentì l’odioso strattone verso la destinazione nuova, mentre Hedwig volava via dal fuoco con un verso roco e indignato prima che il fuoco verde potesse trovarla. Sarebbe stato una vista divertente vederlo inciampare sgraziatamente fuori del fuoco se, solamente, non fosse sembrato così pallido ed ammalato.
Un medi-mago che passava vide il ragazzo e camminò rapidamente verso di lui. “Tutto bene, ragazzo? Non mi sembri molto in forze!”
Harry si trattenne dallo sbuffare forte ed alzare gli occhi al cielo. ‘Questo è l'eufemismo del giorno.’
L’unica cosa che lui bisbigliò fu un debole “Mal di gola, mal di testa”, indicando con la mano le parti in questione.
Il medi-mago aggrottò le sopracciglia e mise la mano sulla fronte di Harry, spalancando gli occhi per l’evidente febbre... come anche per la cicatrice dalla strana forma. Diede a Harry un calamo ed un gruppo di carte e lo fece sedere prima che il ragazzo precipitasse inconscio o qualcosa di simile. “Può riempire queste carte? Tornerò in cinque minuti a visitarla.”
Harry aprì la bocca per protestare ma l’occhiata che il medi-mago gli rivolse gli fece chiudere la bocca, e sedette. Sapeva per esperienza che nulla poteva fermare un dottore una volta che si occupava di un paziente, esperienza che aveva guadagnato dal tentare inutilmente di fuggire dalle cure di Poppy Pomfrey.
“’Kay,” borbottò mezzo-rincuorato. Almeno là avrebbe trovato delle pozioni per il dolore alla testa di una certa qualità, in cambio.
Il medi-mago ritornò alcuni minuti più tardi, facendogli cenno di seguirlo. Arrivati nel suo ufficio, si sedettero e il medico iniziò a controllare la mano di Harry. Non sembrava molto a posto; la benda di Harry era piena di sangue essiccato, e quando il dottore scartocciò le bende, le ferite ritornarono a sanguinare.
“Quelle sono brutte ferite, giovane Mr. ...” Il dottore guardò le carte con la coda dell'occhio. “.. Evans. Che cosa è accaduto?”
Harry gli diede una timida occhiata, mentre il più vecchio puntò la bacchetta verso la sua mano e prese a dire un incantesimo salutare.
“Mi sono arrabbiato. Dato un pugno allo specchio.” Harry s'indicò la gola; non era realmente capace di dire più di poche parole alla volta.
Il dottore sollevò un sopracciglio, mentre gli trovava un qualche genere d’unguento. Si voltò di nuovo a metà strada e recuperò dal proprio scaffale una fiala etichettata contenente una pozione blu. Mise l’unguento sulla mano abusata del più giovane ragazzo, per poi avvolgerla con una benda pulita.
“Là, questo dovrebbe mettere a posto la mano. Per stanotte, sarà come nuova. Doveva essere abbastanza arrabbiato, per dar un pugno ad uno specchio e fare un simile danno!” Scherzò l’uomo. “Comunque, per cosa era così adirato?” Il dottore ridacchiò leggermente.
Harry spostò lo sguardo e si strinse nelle spalle. “Non ricordo.”
Non poteva annunciargli che aveva avuto un incubo causato dalla maledetta cicatrice, che gli aveva causato il bisogno di gridare finché la voce era diventata rauca e la gola dolorante, che aveva dato un pugno allo specchio per la sua vita men che meravigliosa!
Il medi-mago sentiva che il ragazzo stava nascondendo qualcosa, ma non era affar suo indagare, così lasciò cadere l'argomento scomodo. “Ora per la sua gola! Apra la bocca!”
Harry obbedì, benché di malavoglia. Continuava a sentirsi nervoso; non era abituato ad avere qualcuno così vicino a sè, faccia a faccia, ed avere il detto qualcuno che gli guardava dritto in bocca, rendeva tutto ancora più inconfortevole.
“Per Merlino, cos’è che ha fatto! Gridato abbastanza forte da risvegliare i morti e per poi ucciderli di nuovo sfondandogli i timpani? La sua gola è malamente danneggiata! Ci vorrà più di un giorno per farla guarire completamente, anche con la mia miglior pozione per il mal di gola! Bene, gliene darò parecchie dosi, da prendere per il resto del giorno e domani. Per ora, beva questo: è cattivo, ma l’aiuterà a far andare via il dolore, o almeno le gelerà la gola, così che non lo senta.”
Harry prese la fiala e la studiò attentamente. Tolse il tappo e diede un’annusata; non aveva alcun odore, cosa che non gli piacque. Ma ehi!L’uomo era un Medi-Mago qualificato e non un Mangiamorte, così ne ingoiò il contenuto in una volta... immediatamente se ne pentì. La sua faccia si contorse in una smorfia facendo ridere di cuore il dottore.
“Lei è un giovane coraggioso, sig. Evans! Non molte persone hanno il coraggio di bere l’intera fiala in una unica sorsata! Ha ha ha!” Harry gli sparò contro un’occhiataccia scura, ma il dottore l’ignorò, occhieggiando invece la sua cicatrice, con un’espressione seria.
Di questo... Harry provava antipatia anche di più che avere il dottore a pochi centimetri dal suo viso con un bastone conficcato sulla lingua.
Harry si agitò scomodamente, tentando di girare leggermente la testa, così che l’uomo capisse il punto. Non desiderava che il Medi-Mago tentasse di far scomparire la cicatrice; Harry sapeva benissimo che era impossibile nascondere la maledetta cosa, figurarsi guarirla. Aveva ucciso il suo Voldemort e non era scomparsa, così sapeva che la cicatrice era destinata a restare là.
Harry quasi sbuffò ironicamente; il suo marchio distintivo: Harry Potter, Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto-E-Ha-Ucciso-Voldemort, centro di tutte le Profezie, Extraordinaire Cercatore, Maestro nelle Arti Oscure, Animagus Non Registrato... e l’elenco poteva continuare per un bel po'.
Con tutto il suo irrigidirsi, avvertì Nagini avvolgersi più ermeticamente alla sua vita, come se il serpente fosse pronto per attaccare. Clandestinamente, la sua mano accarezzò il Cobra, cercando farla calmare.
Harry spostò via la fronte dallo sguardo indagatore del dottore.
“Per favore, non la tocchi. Questa cicatrice...è una parte di chi sono.” Il cuore di Harry si strinse dolorosamente nel petto alle proprie parole, ma era necessario. Il dottore non doveva scoprire che era una Cicatrice Maledetta, altrimenti avrebbe potuto allarmarsi, e portare attenzione su di lui. E con tutto questo, Harry sentì una improvvisa freddezza in gola; la pozione blu aveva avuto davvero effetto, anche se faceva ancora male quando parlava troppo.
L’uomo retrocesse con espressione abbattuta, come se studiare quella cicatrice fosse davvero interessante ed un mistero da risolvere. “Bene, ma aveva detto di aver anche mal di testa, vero? Pensavo che forse questa cicatrice fosse stata il principio di tutto. E’ piuttosto particolare...”
Harry si strinse nelle spalle ma interiormente s'irrigidì. Il dottore non aveva idea di quanto vicino fosse andato alla verità... o, anche, quanto fosse stato vicino ad incontrare un ex-servitore molto irritabile, anche se sotto Imperius all’epoca, di Voldemort.
Dopo una buona dose di pozione contro il mal di testa, Harry sospirò e finalmente si rilassò sulla sedia.
Il medi-mago ghignò. “Là, va molto meglio. Ho dimenticato qualcosa o è tutto?”
Harry aprì la bocca, esitò, e la richiuse, scuotendo negativamente la testa. Non si arrischiò a chiedere una bottiglia di pozione di Dreamless Sleep alla sua massima concentrazione; QUELLO sì che avrebbe creato del sospetto. “No, grazie mille per tutto.”
L’uomo sollevò un sopracciglio e poi scosse le spalle. Poi si diresse fuori dall’ufficio alla ricerca delle fiale di pozioni per il mal di gola di cui James aveva bisogno. “Ora, sig. Evans, dovrà berne la metà di una fiala ogni ora, finché la gola smetterà di bruciare. Questo e molto riposo.”
Harry accennò col capo al tipico discorso del medico e ritornò nuovamente ai Tre Manici di Scopa, ormai riempitosi durante la sua assenza. Con l’inverno e tutto, stava già iniziando a farsi buio all’esterno anche se erano solo circa le tre di pomeriggio.
I pochi studenti accorgendosi del suo arrivo, liberarono rapidamente lo spazio davanti al camino, ed il ragazzo dai lunghi, scuri capelli ne emerse goffamente. La sua occhiata stanca e rabbuiata li dovette spaventare, perché cambiarono tavole, andando quanto più lontano possibile dal camino, tutti accalcati insieme in un gruppetto.
Quella vista fece quasi sbuffare Harry. Erano tutti Hufflepuff di terzo anno, e ne riconobbe alcuni, anche se piuttosto vagamente. I suoi pensieri furono interrotti dall’assalto di Rosmerta, un ghigno sul viso mescolato ad un’espressione preoccupata.
“JAMES!” Le braccia della donna si chiusero attorno al ragazzo, che fremette quando l’attenzione dei clienti si rivolse a loro, specialmente quella degli studenti.
Harry s'irrigidì mentalmente, e s’incamminarono in un luogo più comodo in cui parlare in privato. I cinque Hufflepuff guardarono il nuovo venuto curiosamente e ad occhi spalancati, quando un gufo bianco volò sulla spalla del ragazzo. Rosmerta e Harry passarono accanto a loro per dirigersi verso la cucina.
“Penso che tu abbia impressionato i ragazzi!” Rise Rosmerta, per poi fargli cenno di sedersi.
Comunque, James le diede una lunga occhiata arcigna. “O come dici tu, o li ho spaventati a morte,” disse lui, in un mezzo bisbiglio.
Rosmerta alzò un sopracciglio, ma ignorò il commento. “La tua gola sembra stare un po' meglio, ma penso che sarebbe migliore per te seguire il consiglio del medi-mago e riposarti. Mi sono già occupata dei weekend a Hogsmeade da sola prima, non devi preoccuparti per me.”
Ma Harry scosse la testa. “Sto bene. Avrà bisogno del mio aiuto,” fu il suo bisbiglio.
Rosmerta sospirò, non sapendo cosa fare; il ragazzo era evidentemente molto stanco, per non dire che riusciva appena a parlare, ma d'altra parte gli studenti richiedevano sempre molta attenzione.
“Penso di avere un’idea. Se davvero vuoi aiutarmi, va bene, ma comincerai solo alle cinque. Nel frattempo, voglio che risali nella tua stanza e che riposi un poco, e non dimenticare di prendere la tua medicina. E se il lavoro diventa troppo pesante, ritornerai a riposare.”
James apri la bocca, per poi richiuderla sonoramente, annuendo. Sembrava un buon compromesso. Poteva godere di almeno due ore di sonno, prima di rialzarsi, sempre che i suoi sogni lo permettessero.
“Ci vediamo alle cinque, allora.” E con ciò James uscì dalla cucina, passando di nuovo accanto al gruppo di Hufflepuff, senza neppure gettare loro un’occhiata, e salì in camera sua.
Sigillò nuovamente la porta e si tolse il mantello con un sospiro. Nagini scivolò dalla sua vita al luogo preferito sul letto. “Finalmente! Credevo che quella creatura umana non ci permettessse più di tornare! Perchè vuoi andare a lavorare quando è evidente che hai bissogno di riposso? Passsare il tuo tempo con ragazzini noiossi e insopportabili; non è l’atmossfera di cui hai bissogno adessso!” L’ammonì il cobra.
Harry l’accarezzò sulla testa, per poi sedersi scompostamente sul letto. La verità era, che voleva tentare di non parlare con nessuno, e non solo perchè la sua voce non stava cooperando al momento.
Non desiderava, al momento, che chiunque diventasse troppo amichevole con lui; sarebbero stati a rischio. Aveva sempre preferito lottare da solo prima, almeno fin da quando il suo Sirius era morto. Harry era anche più vecchio e saggio, e sapeva che la vita non era un gioco più di chiunque altro.
Era riuscito a guadagnare anche il rispetto di Snape del suo mondo, e aveva fatto suo il proposito di non mostrarsi mai se non imponente, di non apparire mai debole; si comportava sempre orgogliosamente e aveva un aspetto implacabile, e quello era ciò che probabilmente aveva spaventato i terzi anni di Hufflepuff.
Harry sapeva anche di non essere un Mago della Luce, e nemmeno uno Malvagio. Ma conosceva molta magia oscura, e la sua mente aveva avuto la sua razione di Imperdonabili. Harry era un mago Oscuro, non malvagio come Voldemort, ma non intendeva dirlo al resto del mondo.
Per loro, Oscuro voleva dire Malvagio; non c’erano ombre in mezzo. Che mondo sciocco.
Con questi ultimi pensieri, le sue palpebre diventarono pesanti, e finalmente, si arrese al sonno.
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Non era stato facile alzarsi, quando Nagini lo aveva spinto leggermente per risvegliarsi, ed ora, piuttosto intontitamente, stava scendendo i gradini, non infastidendosi a mettersi il mantello; il Cobra aveva deciso di rimanere a letto e Hedwig stava ancora dormendo nella suo solito posticino sulla scrivania.
Rosmerta gli dedicò un mezzo sorriso quando lo vide, e Harry si diresse verso di lei, ignorando gli sguardi fissi che lo seguivano.
“Spiacente, James, ma sembri appena uscito dall’inferno. Forse è meglio per te se torni a letto.”
Gli studenti e gli altri clienti guardarono al ragazzo con curiosità, tentando di riuscire a captare pezzi della loro conversazione, parlando a bassa voce sull’aspetto del nuovo venuto; sembrava troppo serio per la sua giovane età, e piuttosto oscuro. Lo guardarono scuotere la testa ed aprire la bocca per rispondere, solamente per venir bloccato da una violenta tosse.
Il ragazzo recuperò una fialetta dalle tasche ed aprì il tappo, mentre Rosmerta posava le mani sui fianchi e gli lanciava un’occhiataccia. “Non hai preso la medicina prima? Ricorda quello che ha detto il medi-mago! Non voglio doverti rispedire a forza a St. Mungo di nuovo!” Lo sgridò.
Gli adulti fremettero, sapendo che Rosmerta poteva diventare molto paurosa quando era arrabbiata, ma videro che il ragazzo non pareva colpito minimamente. Harry fece una risata soffocata e abbatté metà del contenuto della fiala misteriosa che proveniva evidentemente da St. Mungo.
Il ragazzo fece una smorfia al gusto pessimo, ma riuscì a sorridere alla proprietaria del pub ad ogni modo. “Non si preoccupi di me.” Mentalmente, Harry fece una smorfia. ‘Non ti preoccupare davvero: sono stato attraverso cose peggiori, comunque.’
Rosmerta sospirò, alzando gli occhi al cielo, sapendo che il ragazzo era testardo come uno studente di Gryffindor. “Va bene, va bene. Solo consegna questi piatti agli studenti nell'angolo più lontano e ritorna. Ci sarà altro cibo pronto in un solo momento.”
Il ragazzo annuì e prese tre piatti allo stesso tempo, dirigendosi al più lontano angolo della taverna. ‘Oh, meraviglioso, Slytherin. Solo la mia fortuna.’
Harry modulò la sua faccia neutrale non appena riconobbe il colore verde della rigatura sui loro mantelli, ma non poteva dire chi fossero gli studenti o quello di cui stavano parlando. ‘Probabilmente Voldemort’, pensò con una smorfia. Siccome Riddle era ancora vivo qui, era normale che avesse più seguaci.
Harry depositò i piatti sulla tavola, intrudendosi nella loro conversazione. Gregory Goyle, Vince Crabbe e Draco Malfoy, Slytherin del settimo anno, lo studiarono attentamente e Malfoy lo trapassò con lo sguardo. “Chi diavolo sei? Non ti ho mai visto prima, qui.”
Harry mantenne la sua faccia neutrale, alzando solamente un sopracciglio alla scelta di parole del biondo. Draco Malfoy era certamente più rude qui, ed un evidente Mangiamorte dallo sguardo arrogante e freddo nei suoi occhi grigi.
Ma Harry non stava certo per dirglielo. Ingoiando l’odio, prima che la sua magia fuoriuscisse, rispose solamente: “Sono James Evans, e infatti sono nuovo qui.”
Come stava per voltarsi e tornare a prendere altri piatti, il ragazzo biondo gli afferrò il braccio. “Ehi! Sei un purosangue o un sangue-sporco, Evans?”
Harry lo guardò imperturbato. “Sono mezzo e mezzo, ma più questa metà che l’altra.”
Riguadagnò il possesso del proprio braccio con uno strattone, lasciando tre Slytherin molto confusi, per non dire irati. Malfoy si voltò e iniziò a mangiare, guardando il cibo come se volesse squalgliare il piatto. “Non mi piace quel ragazzo... e assomiglia troppo a Black, per i miei gusti.”
Goyle e Crabbe rimasero silenziosi ma evidentemente dalla stessa parte di Draco.
Le lunghe ciocche di capelli di Harry gli coprirono gli occhi mentre sorrise scuramente tra se. Non stava certamente per dire ad ognuno che aveva i poteri di Voldemort e i suoi. Vederlo sogghignare tra sè in quel modo ne faceva un vero ritratto disturbante e pauroso per i più giovani studenti presenti e coloro che stavano in piedi sul suo cammino gli lasciarono frettolosamente il passo.
Harry aveva appena parlato con una delle persone più malvagie di Hogwarts! Non avrebbero avuto fiducia in lui.
Poco dopo, Harry prese altri piatti e camminò nella direzione di una tavola piena di Gryffindor, con loro grande orrore.
Mentre si avvicinava a loro, Harry prese il suo tempo per guardarsi intorno; nessuna traccia di Ron o Hermione in nessun luogo. Neppure di Seamus o Dean, a cui piaceva frequentare questo luogo una volta ogni tanto. Infatti, gli unici Gryffindor presenti erano tra terzo e sesto anno.
Nessun segnale dei suoi amici; forse avevano tutti qualcosa da fare ed erano rimasti a Hogwarts? O era probabile che avessero deciso di non venire solo perché Malfoy era qui. L’animosità tra case rivali, senza alcun dubbio.
Ma era felice di vedere che Colin Creevey del sesto anno ed il suo più giovane fratello, Denis, erano qui con alcuni dei loro amici. Harry posò i piatti e diede al gruppo un piccolo sorriso. Loro s'irrigidirono, ma Harry era completamente rilassato e non mostrò nessun segnale d’ostilità verso di loro.
Colin deglutì e balbettò. “Uh, g-grazie.” Il ragazzo più vecchio accennò col capo e, con un’ultima occhiata a loro ed un “Prego”, andò a prendere degli altri piatti.
“Sei matto, Colin?” Denis Creevey chiese al suo più vecchio fratello. “Ora ti potrà riconoscere ovunque vai e forse tenterà anche di ucciderti! Hai visto Malfoy che gli parlava tanto quanto noi!”
Colin deglutì con paura; sapeva che suo fratello era eccessivamente drammatico, ma ciò non alleviò il sentimento di paura nelle sue viscere.
Un Hufflepuff che era con loro annuì ferventemente, guardando il nuovo cameriere con diffidenza. “Guardalo! Sembra così oscuro, con quel suo sguardo fisso e quella posa fiera! Non è possibile che sia buono!”
Il viso di Colin divenne pallido e respinse il suo piatto. “Grazie, ragazzi, avete appena rovinato la mia cena. Non sono più affamato. Risaliamo a Hogwarts.”
Tutti annuirono, ansiosi di uscire da là. Ebbero tutti la sgradevole sensazione, mentre pagarono e uscirono, che quegli occhi blu e profondi li seguissero finché la porta si chiuse.
Harry sospirò nel mentre dava a un vecchio mago il suo piatto. ‘Le cose sono come devono essere ora. Non mi posso avvicinare a nessuno.’ E con quello, continuò a servire, finché tutti gli studenti se n’andarono, inclusi Malfoy e i suoi scagnozzi.
Rosmerta gli sorrise mentre Harry si sedeva ed ingoiava l’altra metà della fiala. “Hai fatto un ottimo lavoro oggi! Gli studenti erano veramente calmi, in confronto ad altre volte! Penso che le tue occhiate li abbiano spaventati!” Rise la donna.
Ma Harry non lo trovò per nulla divertente. Senza rendersene conto, Harry rispose “Le cose sono come dovrebbero essere.”
Rosmerta lo guardò non capendo. “Che cosa?”
Harry uscì dalla sua fantasticheria e scosse la testa, si alzò, sbadigliò e stirò il corpo stanco. “Nulla. Scusami, stavo pensando ad alta voce. Penso che me ne andrò a letto.”
La donna annuì, dandogli un’occhiata calcolatrice. “Meglio di si, James.”




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- Dreamless Sleep: Sonno senza sogni


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Capitolo 5
*** cap.5 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 5 : [Encounter] Incontro
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Le seguenti due settimane trascorsero agevolmente per Harry. I suoi giorni passavano allo stesso ritmo: lavorare, dormire, fare un giro, e andare a Diagon Alley a fare acquisti per Rosmerta.
Ogni volta che andava a Diagon Alley, non gli mancava l’opportunità di andare alla gelateria di Florean Fortebraccio, anche se fuori faceva freddo: era il gelato migliore. Harry si teneva alla larga dalle persone e le persone si tenevano alla larga da lui.
Aveva guadagnato la reputazione d’essere misterioso ed un possibile Mangiamorte a Hogsmeade, un insulto enorme per Harry, ma almeno nessuno tentava di arrestarlo, dato che non aveva prove e lui non aveva fatto nulla di male.
Harry aveva la fiducia di Rosmerta dalla sua parte: la donna era popolare nel mondo magico.
Non aveva ancora incontrato nessuno dei servitori di Voldemort, Mangiamorte e Dissennatori inclusi, ma si teneva informato su di loro dalla Gazzetta dell'Oracolo. Ma Hogsmeade era stato tranquillo per troppo a lungo e Harry prevedeva che non sarebbe passato molto prima che Tom attaccasse il piccolo villaggio.
Gli studenti rimanevano sempre lontano da lui, durante i fine-settimana a Hogsmeade. Harry pensava di aver visto Seamus una volta, che camminava per la strada, ma era durante uno dei suoi turni e così non era stato capace di andare fuori per confermare se realmente era il Gryffindor del settimo anno.
Anche Malfoy stava evitando i Tre Manici di Scopa, con l’apprezzamento di Harry. Xiomara Hooch mantenne la sua abitudine di venire almeno una volta per settimana, anche se solamente per parlare di Quidditch con lui. Gli studenti del primo anno erano diventati più competenti sulla scopa, così le sue lezioni erano meno massacranti, grazie a Dio per lei.
Ma questa vita pacata non poteva durare per sempre.
Il giorno cominciò come una normale domenica di un qualsiasi altro fine-settimana a Hogsmeade. Colin Creevey ed i suoi amici avevano deciso di andare a Mielandia dato che i loro approvvigionamenti di dolci stavano toccando il fondo.
Era accompagnato dal suo più giovane fratello, come sempre, e da altri membri di Ravenclaw e di Hufflepuff. Giravano sempre in gruppi, e siccome tutti volevano andare a Hogsmeade, avevano deciso di andare insieme.
Sorprendentemente, non andarono ai tre Manici di Scopa -forse era la paura dello strano ragazzo che lavorava là- ma passarono il giorno intero appostandosi lì attorno e divertendosi. Stratchy&Sons, il negozio di calami Scrivenschaft, l'emporio degli scherzi di Zonko, MondoMago, non c’era che l’imbarazzo della scelta!
Il tempo passò rapidamente, e presto dovettero risalire a Hogwarts prima che il sole calasse completamente. Il gruppo decise che era ora di ritornare, ma Colin li ignorò. Bighellonò lì intorno e si divertiva troppo per dare loro ascolto, e decise di continuare a girovagare ancora un poco.
Luna Lovegood, che era con loro, guardò il cielo, rabbrividendo. “Ragazzi, è meglio se ritorniamo al castello. Sta iniziando a farsi buio fuori! Colin dovrà riprendersi prima o poi dal suo giro turistico; potremo prenderlo in giro quando tornerà a Hogwarts gridandoci di aspettarlo.”
Gli altri risero ed annuirono, tutti troppo ansiosi di andarsene da lì. Così risalirono, insieme ad ogni altro studente presente nel villaggio, al castello.
Harry, nel frattempo, si recò per Rosmerta a MondoMago. Una delle macchine da caffé magiche aveva iniziato a dare di matto, e spruzzare tutti quelli che le passavano vicino. La donna era stata costretta a lanciargli un Petrificus Totalus, per poterla fermare.
Così, Harry stava andando al negozio di riparazioni magiche. Il vecchio mago che vi lavorava grugnì al ragazzo come unico benvenuto, e gli disse di mettere la macchina sulla cassa. Harry spiegò all’uomo quale era il problema ed il vecchio annuì, pensierosamente. “Va bene. Ma dovrai lasciarmelo per stanotte. Non ho il tempo ora, di ripararlo; devo pulire il negozio.”
Harry si guardò attorno, e davvero, non aveva fatto caso al macello presente nel negozio. Era come se fosse passato un tornado. “Che cosa è accaduto qui?” Chiese, curioso.
L’uomo grugnì, e mormorando rispose. “Sono quei ragazzini di Hogwarts! I piccoli messaggeri di Satana, ecco che cosa sono! Hanno corso per tutto il negozio, quando avrebbero dovuto risalire a Hogwarts! Ho visto uno di loro che ancora girava qui attorno solo una decina di minuti fa, ed è già passato il momento di risalire a scuola. Era del tutto da solo; i suoi amici sono stati più intelligenti di lui.”
L’uomo continuò a mormorare, ma Harry non stava ascoltandolo più. I suoi occhi blu si restrinsero a fenditure, e camminò fuori del negozio, solo per sentire le persone che incominciavano a gridare per la paura.
Una strega quasi si scontrò con Harry, e lui l’afferrò per le spalle. “SONO QUI! SONO STATI VISTI!!! Torna ai Tre Manici di Scopa, ragazzo!” Era completamente impazzita, e si guardava selvaggiamente attorno, terrorizzata.
Harry si liberò dalla stretta presa e mantenne la calma. “Chi, chi è stato avvistato?” Chiese con cipiglio scuro ed un improvviso presagio.
“I MANGIAMORTE!!!! AHHH!” E con un ultimo grido, fuggì a cercare ricovero in casa propria, lasciando dietro di sè un ragazzo preoccupato.
Mangiamorte erano stati avvistati, ma non erano in Hogsmeade, a quanto sembrava. In tal modo, poteva significare solo una cosa: erano sulla strada per Hogwarts.
E lo studente che era rimasto da solo? Era anche lui in viaggio per Hogwarts? Il semplice pensiero, fece fermare Harry, per poi girarsi verso la pista che conduceva al castello... situata vicino alla Foresta Proibita.
“Merlino, spero di non essere in ritardo!” Pregò, mentre si assicurava ermeticamente il mantello ed il cappuccio. Harry sentì l'improvvisa aria gelida che attaccava i suoi sensi, mentre attraversò lo scudo attorno al villaggio, e scomparve attraverso il buio della notte... dimenticandosi di Hedwig e Nagini che stavano aspettandolo ai Tre Manici di Scopa.
....................................

Colin rabbrividì per la decima volta, osando alzare uno sguardo nervoso dietro di sè, bastonandosi mentalmente per non aver ascoltato gli altri. Desiderava poter camminare più velocemente, ma la spessa neve ed il freddo lo rendevano impossibile.
Il coraggio dei Gryffindor l’aveva abbandonato parecchio tempo prima, e a buona ragione, facendolo guaire di paura ad ogni suono sospetto che usciva dalla foresta misteriosa. Un ramoscello si spezzò, facendolo fermare, il corpo teso e la mano tremante che si abbassava nel cercare la sua bacchetta.
Ma, appena recuperò il pezzo di legno e lo alzò, fu colpito dall’incantesimo d’Expelliarmus, che lo fece finire gridando addosso ad un albero, con tale forza da farlo svenire.
Di conseguenza, non riuscì a sentire le risate soffocate che echeggiavano nell’atmosfera fredda.
Harry, al contrario, sentì fin troppo chiaramente il grido che aumentò la sua paura. Tentò di correre più veloce, ma imprecò forte al vedersi rallentato dalla neve. “Dannazione!” Mormorò cupamente, e si trasformò nella sua forma d’animagus, volando rapidamente verso il ragazzo in pericolo, con una nuova determinazione.
I due Mangiamorte avanzarono sul ragazzo inconscio con un’ansia malata. “Che piccolo ragazzo sciocco abbiamo qui. Ed un Gryffindor, per di più! Cosa dovremmo farne? L’uccidiamo ora o lo portiamo al nostro Lord?” Chiese il primo, impazientemente, mentre agitava la sua bacchetta.
Il suo complice ridacchiò oscuramente. “Che ne dici se lo torturiamo un po' prima? E’ un buon compromesso.”
Il primo annuì entusiasticamente, ed entrambi brandirono la loro bacchetta. La successiva cosa che seppero, però, fu che vennero gettati entrambi all'indietro da una violenta raffica di vento, e allo stesso tempo udirono un sonoro verso minaccioso che tagliò l’aria come un coltello attraverso il burro.
I due Mangiamorte si rialzarono velocemente; la bestia che li aveva abbattuti era sembrata abbastanza grande. Ma non appena si prepararono a colpirla con qualche maledizione, gelarono. Non c’era nessuna bestia, almeno non più. Al suo posto, c’era una persona coperta con un mantello che stava in piedi protettivamente di fronte allo studente.
“Chi diavolo sei?!” Chiese il secondo Mangiamorte, adiratamente, ma senza ricevere risposta. Questa persona era diritta di fronte a loro, mostrando calma e fiducia in se stesso.
“Che cosa dovremmo fare?” Chiese il primo uomo, con tono duro.
L’altro iniziò a beffare il nuovo arrivato. “Non pensavo che esistessero ancora persone così stupidamente coraggiose da ostacolarci, sfidando apertamente il Lord Oscuro. A parte quello sciocco amante dei babbani di Dumbledore e i suoi piccoli fedeli seguaci. Dovremmo portarlo al nostro padrone, così che possa ucciderlo lui stesso, quest’idiota.”
Mentre i due dibattevano sul suo fato, Harry ebbe il tempo di allungare una rapida occhiata verso Colin; era ancora svenuto.
Il Ragazzo-che-è Sopravvissuto sapeva che anche se lo superavano in numero, aveva ancora del vantaggio: lui sapeva chi stava affrontando, mentre loro no. I Mangiamorte avevano la tendenza a sottovalutare i loro nemici. E in tutti i suoi anni di lotta contro Voldemort, Harry aveva incontrato tutti i suoi seguaci, ed aveva imparato a riconoscerli dalla voce e da come agivano.
Così, Harry riconobbe che il secondo era il leader del piccolo duetto, e ghignò; non pensava che avrebbe rivisto così presto Lucius Malfoy.
L’altro era Antonin Dolohov, non meno pericoloso e sempre ansioso di accomodare il suo Lord e di torturare innocenti, il figlio-di-una-cagna.
“Non avrei mai pensato di rivedere voi due così presto, dopo il mio arrivo. Un peccato che non possa uccidervi oggi; adesso non ho voglia di essere accusato d’assassinio, specialmente dato che uno di voi STA lavorando per il ministero.”
I due Mangiamorte gelarono e guardarono verso di lui, tenendo sollevate minacciosamente le loro bacchette. “Tu! Come puoi dire una cosa simile?!”
Sotto il suo mantello, Harry sorrise tetramente. “Perchè io so chi siete. In realtà, io conosco tutti quelli che sono come voi.”
I due uomini s'irrigidirono visibilmente, ed il secondo, che Harry aveva identificato come Lucius Malfoy, chiese duramente; “Chi diavolo sei, ad ogni modo?!”
Harry decise di avere il proprio divertimento con loro, e fece cadere momentaneamente il fascino, mentre con la mano abbassò il cappuccio. Gli occhi di entrambi si spalancarono, quando riuscirono a vedere: il viso era poco distinto a causa della neve, d’accordo, ma abbastanza da scorgere un paio d’occhi verdi ardenti, che li fissavano con un’intensità tale, che Dolohov pensò per un attimo che l'Anatema Mortale stesse per colpirli.
“E’ solo un ragazzino! Un piccolo animale come l’altro!” esclamò Malfoy, scuotendosi dalla propria sorpresa, per poi ghignare. Questo marmocchio non poteva esser molto potente; probabilmente stava solo bluffando. E ci voleva più che solo un bluff, per spaventare un Malfoy. “Hai del fegato per tentare di intimidirci, marmocchio! Dimmi il tuo nome, così che possa andare sulla tua lapide dopo che ti avrò ucciso!”
I due servitori oscuri risero con cattiveria, ma il ragazzo sorrise furbescamente, per poi rimettersi il cappuccio ed attivare nuovamente il fascino. “Il mio nome, ora come ora, è irrilevante. Tuttavia, se insistete sul volermi chiamare in qualche modo, potete chiamarmi il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto.”
Harry recuperò la sua bacchetta dalla tasca ed indietreggiò all’interno della Foresta Proibita, quando Dolohov tentò di colpirlo con la maledizione Cruciatus. Usando l’oscurità attorno a sè a proprio vantaggio, così da non poter essere visto, Harry rise di loro beffardamente quando Dolohov fallì il suo obiettivo d’alcuni metri alla sua destra.
COME OSI PRENDERTI GIOCO DI NOI, RAGAZZO!? NESSUNO OSA BEFFARSI DI NOI, A MENO CHE NON ABBIA VOGLIA DI MORIRE!” Il calmo e aristocratico Malfoy era scomparso; ormai era furioso, livido dalla rabbia.
I due stavano preparandosi a scagliare contemporaneamente dei malocchi pericolosi verso la Foresta Proibita, quando Harry, audacemente saltò fuori dall’oscurità, cogliendoli di sorpresa con la sua rapidità. Velocemente decise di usare uno dei nuovi incantesimi che aveva imparato durante il periodo di guerra del suo vecchio mondo, un incantesimo che non avrebbe permesso loro di dimenticarlo molto presto. “Lacero!”
Harry sventolò la sua bacchetta e colpì entrambi i Mangiamorte allo stesso tempo, abbassando la voce così che non avrebbero sentito l’incantesimo da lui usato.
Malfoy e Dolohov non riuscirono a vederlo arrivare; come dolore era comparabile al Cruciatus, ma non era affatto il secondo Imperdonabile. I due gridarono dolorosamente, cadendo nella neve profonda, contorcendosi e piangendo mentre sentivano il dolore della pelle e delle loro viscere che si rompevano. Era come se quest’incantesimo ignoto fosse utilizzato per fare a brandelli una persona finché non sveniva o moriva.
Harry sorrise sadicamente, un tratto del volto che aveva guadagnato dall’affrontare Voldemort e vederlo faccia a faccia molte volte. Era gradevole essere quello col potere!
Ma Harry aggrottò le sopracciglia quando uno dei Mangiamorte colpiti riuscì a strisciare, MOLTO dolorosamente, verso la propria bacchetta, e prima che Harry potesse fare qualsiasi cosa fu colpito con un malocchio Penetrante lungo tutto il braccio sinistro, e venne squarciato anche il mantello di dragonhide in quell’area.
Quello lo fece grugnire e interrompere l’incantesimo che stava usando su di loro; i due si alzarono rapidamente, non senza lamentarsi per il dolore, e non persero tempo dallo Smaterializzarsi via, lontano da lui.
Harry ignorò il dolore nel braccio, e sbuffò rumorosamente per la loro ritirata frettolosa. Ora aveva l’attenzione dei Mangiamorte, precisamente quello che voleva. Ma avrebbero cercato il misterioso ragazzo chiamatosi ‘Il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto’. Non Harry Potter, non James Evans. Harry ghignò furbescamente; aveva innescato un inferno di ricerca!
Harry avvertì un lamento soffocato dietro di lui, e si voltò rapidamente, puntando la sua bacchetta contro qualunque cosa stesse tentando di strisciare dietro di lui. Colin Creevey, dall'aria parecchio sbattuta ma comunque con la solita energia, alzò le mani in aria e squittì.
Harry sospirò udibilmente, abbassando la bacchetta. “Non strisciarmi di nuovo alle spalle,” disse neutralmente, ma suonava più come un avviso serio che come una minaccia.
Colin riguadagnò rapidamente il solito entusiasmo e guardò la persona incappucciata con l'ammirazione negli occhi spalancati, facendo contorcere mentalmente Harry; Colin aveva visto la sua vera faccia?
“WOW! Li hai fatti andare via! E' stato grande! Che incantesimo hai usato contro di loro? Puoi mostrarmelo?”
Harry roteò gli occhi. Colin era ovvio e appiccicoso come sempre; Harry fu grato che il giovane Gryffindor non avesse con sè la sua fedele compagna -la sua macchina fotografica-. “No, non te lo mostrerò. Risali alla tua scuola,” gli borbottò, preparandosi a risalire a Hogsmeade.
Ma non appena si voltò sentì Colin afferrare il suo mantello. “Sei ferito! Ritorna con me a Hogwarts, sono sicuro che Madama Pomfrey accetterà di guarirti; è la miglior medi-strega dei dintorni, e aiuta le persone di Hogsmeade, a volte! E ad ogni modo, se ‘loro’ ritornassero?” Il ragazzo biondo insistette, tirandolo verso Hogwarts.
Harry sospirò e cedette; era troppo stanco per disputare e Colin era nel giusto. Malfoy poteva tornare di nuovo, con altri come scorta.
Ma quando il castello entrò in vista, Harry non pensò più che fosse una così buona idea. Era pronto a rivedere tutti coloro che lui aveva amato, vivi, ma ignoranti di chi lui fosse? Ancora più importante, loro erano pronti per lui? Un ragazzo strano, misterioso, con un potere segreto con cui non ci si poteva giocare e con una meta ignota? Un ragazzo che si comportava piuttosto oscuramente ed aveva la personalità di qualcuno che aveva visto molte, troppe morti e aveva combattuto più di quanto alla sua giovane età sarebbe stato permesso?
Harry sapeva di aver guadagnato alcune disturbanti, ed anche pericolose, caratteristiche in tutti i suoi anni come bersaglio, burattino ed arma per il mondo magico. Harry aveva più paura di far male ad un ragazzino innocente intento in una birichinata su di lui che del Direttore che lo guardava austeramente. ‘VIGILANZA CONTINUA!’ Si era inciso nella sua mente, ed i suoi riflessi erano mortali.
Ma era in ritardo per tornare indietro; Colin aveva aperto l’enorme porta ed avanzò, tirandoselo dietro con fervore. Il giovane Gryffindor strillò nervosamente, fermandosi improvvisamente sui suoi passi, quasi facendosi investire da Harry; Harry osservò cosa potesse aver provocato la sorpresa di Colin, e straanamente non rimase colto alla sprovvista dal vedere il Preside, Severus Snape e Minerva McGonagall che guardavano l’allievo con evidente sollievo, e poi lui con improvvisa cautela.
“Venti punti da Gryffindor per non aver rispettato le regole, sig. Creevey! Il coprifuoco durante i fine-settimana ad Hogsmeade è alle cinque.” Disse con un ghigno Severus Snape.
Harry non sapeva se in questo Severus Snape si poteva aver fiducia, ma era bello vedere l’insegnante di pozioni agire come d’abitudine.
Sotto lo sguardo duro ed intenso del Maestro di Pozioni, il ragazzo deglutì, iniziando a balbettare nervosamente un chiarimento. “B-bene, professore...” Iniziò Colin, nervosamente, e Snape stava quasi per azzannarlo quando Albus interferì, lo scintillio che Harry era abituato a vedere quasi non esistente nei vecchi occhi.
“Che cosa è accaduto, sig. Creevey? Sembra completamente arruffato.”
“Uh, sono stato attaccato dai M-Mangiamorte...”
Gli occhi d’Albus si strinsero, come quelli di Snape, ma Minerva boccheggiò di paura. Prima che la donna poté iniziare ad interrogarlo sul suo benessere, Colin continuò, questa volta indicando entusiasticamente l’estraneo incappucciato. “Ma lui mi ha salvato! Ero svenuto, perché mi avevano gettato contro un albero, ma quando mi sono risvegliato l’ho visto gettare un incantesimo ad entrambi loro e li ha fatti precipitare nella neve, gridando come pazzi! E poi uno di loro è riuscito ad usare la sua bacchetta e gli ha gettato contro un- Oh! Il malocchio Penetrante!” Ricordò Colin, fermandosi a metà frase, girandosi verso il suo Redentore.
“Sei rimasto ferito malamente dal malocchio Penetrante! Quasi me ne dimenticavo! Deve essere doloroso!”
Harry battè le palpebre, ricordandosi solo ora il dolore palpitante nel suo braccio sinistro.
“L'ho portato qui così che Madama Pomfrey potesse guarirlo! Per favore, professor Dumbledore! Mi castighi se vuole, ma lo aiuti! Mi ha salvato la vita!” Chiese con tono disperato Colin.
Il Preside sorrise leggermente. “Sig. Creevey, non c’è bisogno di implorare. Non sono il genere di persona che lascia soffrire gli altri. E lei verrà con noi all’infermeria così Poppy potrà controllare anche lei.” Poi si girò al nuovo venuto. “La ringrazio per aver salvato Colin. Questi tempi di guerra sono pericolosi, e non possiamo permetterci di perdere nessuno dei nostri preziosi ragazzi. Ragazzi che creeranno un giorno il futuro.” Albus chinò appena la testa.
Harry abbassò il cappuccio e chinò la propria in risposta silenziosamente, l’espressione seria. Quando li guardò nuovamente, non gli sfuggì che gli occhi d’Albus, Snape e Colin si spalancarono e l’ansito silenzioso di Minerva. Sapeva che avrebbe ottenuto tale reazione; lui sembrava Sirius, anche se lievemente diverso e più giovane. “Che c’è?”
Tutti schiarirono la gola, guardando altrove. Dumbledore fece segno a Harry di seguirlo e tutti si spostarono quietamente verso l’Infermeria.
“Assomigli ad uno dei miei insegnanti,” bisbigliò Colin, mentre camminava accanto a lui cercando il modo di evadere lo sguardo fisso di Snape.
Harry sollevò un sopracciglio, ma non commentò.
“Il sig. Creevey, è nel giusto, sa? Lei assomiglia molto al nostro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: il sig. Black. Qual’è il suo nome, giovane?” Chiese curioso il Preside, cercando di farlo sbottonare.
“Mi è capitato di ottenere la stessa reazione dalle persone di Hogsmeade. Mi ci sono abituato. Ad ogni modo, il mio nome è James Evans,” fu la sua risposta.
Snape ghignò all’ovvio nome babbano. “Bene, sig. Evans, sembra piuttosto giovane per essere fuori da scuola! E cosa stava facendo sul sentiero tra Hogwarts e Hogsmeade a quest’ora, per cominciare? Sono quasi le nove e trenta!” Era evidente che il Maestro di Pozioni stesse tentando di intimidirlo per fargli spargere i suoi segreti al vento, ma la tattica non aveva effetto su Evans.
“La mia vecchia scuola fu distrutta, così non c’è ragione di parlarne. Ho diciassette anni, ma penso di saperne abbastanza per sopravvivere. Un paio di settimane fa ho trovato un lavoro ai Tre Manici di Scopa, per occupare il mio tempo. Ero nel negozio di riparazioni, quando il proprietario affermò che uno degli studenti fino a dieci minuti prima stava ancora vagando nei dintorni, e quando uscii dal negozio le persone stavano gridando che dei Mangiamorte erano stati avvistati sul luogo.”
Il ragazzo scrollò le spalle. “Credo di aver reagito d’istinto.”
Snape non sembrò trovare divertente il fatto che l’estraneo avesse risposto a tutte le sue domande, ma rimase quieto. C’era, attorno al giovane, un’aura che stava agitandolo. Il Preside, probabilmente, si era già accorto di ciò, ma l’unica cosa che potevano fare era restare in guardia finché avessero potuto ottenere conferma da Rosmerta.
Dumbledore chiese a Colin e James di sedersi su di un letto mentre lui chiamava Madama Pomfrey.
“”Cosa è successo, Albus? Chi ha maledetto chi, questa volta, e a quest’ora? Malfoy? Weasley?” Poppy Pomfrey arrivò, ma sollevò le sopracciglia quando tre adulti dall'aria solenne, il sedicenne Colin Creevey ed un ragazzo che non aveva mai visto, la fissarono di rimando.
Gli angoli della bocca d’Albus si piegarono un poco all’insù, alla menzione di Malfoy e Weasley; quei due si odiavano a morte, e dopo un confronto finivano sempre in infermeria.
Harry rimase quieto, anche se il suo cuore iniziò a battere più veloce alla menzione del suo(morto) miglior amico. ‘No, lui non sa chi sono, qui. Non è lo stesso Ron.’ Si disse.
“Sono stati attaccati da due Mangiamorte, Poppy. Beh, il sig. Creevey è stato attaccato, ed il sig. Evans qui apparentemente ha salvato la sua vita. Può dargli uno sguardo, per favore?” Chiese Albus, ignorando l’anelito della medi-strega alla menzione di un altro attacco su uno studente.
Immediatamente si avvicinò ai due ragazzi, iniziando ad occuparsi prima di Colin. Dopo un paio di minuti, ed un paio di ‘OW!’ dal Gryffindor biondo quando gli toccava il retro della testa, la donna mormorò un incantesimo salutare con la sua bacchetta.
Il bernoccolo si sgonfiò e Colin sospirò di sollievo. Lei gli diede una piccola fiala contenente una pozione contro il mal di testa, che lui immediatamente bevve senza pensarci due volte. “Sig. Creevey, ha il permesso di risalire al suo dormitorio. Era una botta abbastanza brutta, ma nulla di troppo serio. Ora, è la sua volta, signor...”
Harry sorrise debolmente; i suoi occhi erano infossati e stanchi. “James Evans, Madama Pomfrey. Sono spiacente di provocarle tali fastidi a quest’ora.”
Poppy annuì, ma rifiutò di credere che lui stesse provocando problemi; aveva salvato uno degli studenti dai Mangiamorte, per la causa di Merlino! Per cosa stava scusandosi?!
“Non è per nulla un guaio, sig. Evans. E’ il mio lavoro guarire le persone. Ora, mi permetta di dare uno sguardo a questo braccio, vuole? Il sig. Creevey ha affermato che è stato colpito da un malocchio Penetrante, vero?”
‘James’ annuì ed iniziò a togliersi il mantello. Un contorcimento del suo occhio fu l’unico segnale evidente che stava soffrendo nel movimento. Nessun fremito, nessun lamento di dolore...certo, la ferita non poteva essere troppo brutta.
Colin stava tentando di rubare un’occhiata da sopra la spalla di Poppy alla ferità, senza molta preoccupazione. Ma Snape, Dumbledore e Minerva, anche se il loro portamento era rilassato, stavano aspettando di vedere il suo braccio -sinistro- con tutta la serietà del mondo.
Harry, silenziosamente sospirò, si tolse il mantello e la maglia, ma non senza difficoltà. Il suo braccio sinistro era, letteralmente, a bagno nel sangue ma Severus si disse che a volte i tagli potevano apparire peggio di quello che realmente erano.
Ma non appena Poppy disinfettò il taglio, anche lui si trovò a fissare una ferita impressionante. Dumbledore e Minerva sembravano shockati come gli altri, ma riuscirono ad annuirsi impercettibilmente l’un l’altra; a parte la ferita sanguinante, il braccio non era marchiato. Tutti loro si rilassarono e lasciarono che Madama Pomfrey facesse il suo lavoro.
“Mio Dio! E' stato realmente un malocchio Penetrante che ha fatto questo?! L’ha preso in pieno! Mi sorprende che lei non sia svenuto dalla semplice perdita di sangue o che non abbia gridato dal dolore nel muovere il braccio!” E aveva ragione: non era un taglio, era uno squarcio, ed uno grande, che cominciava un poco sotto la spalla per finire al polso. Era pericoloso. Ed era stato colpito con tale forza che l’incantesimo aveva tagliato fino all’osso, danneggiandolo.
“Dovrà rimanere qui per stanotte, mi spiace. Non c’è ragione per cui le permetterei di andarsene fuori dalla mia vista fino a che non sarà completamente guarito. Si stenda sul letto alla sua sinistra e si metta comodo, mentre trovo una fiala di Skele-Grow.” Disse Poppy, con una smorfia quando menzionò la pozione dal disgustoso sapore e molto dolorosa.
Minerva nel frattempo aveva allontanato il senza riposo e poco collaborativo Colin, e quando Poppy ritornò iniziò il lavoro rimarginando i lembi di pelle tagliata con la sua magia salutare. Poi fermò il braccio con una fascia per impedirgli di muoverlo.
Trasfigurò i suoi vestiti in un comodo pigiama e gli porse la fiala che doveva bere. “E’ stato molto fortunato, giovanotto. Il mantello di dragonhide ha creato abbastanza resistenza da rendere l’incantesimo meno effettivo. Altrimenti, l’intero osso del suo braccio poteva essere troncato,” disse Poppy con disgusto all’immagine mentale. “E questa pozione farà male.”
Ancora una volta, si sorpresero quando il ragazzo annuì assentemente e bevve il contenuto intero della fiala. L’unico chiarimento che offrì lui alle loro facce sconvolte fu: “Conosco gli effetti di questa pozione. Non è la prima volta che la prendo.”
Quando il Direttore alzò un sopracciglio indagatore, Harry chiarì la sua risposta. “E' stato durante il mio secondo anno alla mia vecchia scuola. Avevamo un vero incompetente come insegnante in Difesa Contro le Arti Oscure, e quando mi ruppi un braccio durante una partita di Quidditch, l’idiota non aspettò l’infermiera e tentò di sistemare le ossa lui. Invece, le fece completamente sparire. Non ricordo quante dosi di Skele-Grow ho dovuto prendere, ma fece un male d’inferno. Questa ferita, non è nulla comparata ad allora.”
Poppy scosse la testa al pensiero di qualcun altro che non fosse un medi-mago che si prendeva cura di un paziente.
Harry iniziò a sbadigliare e s’inclinò nel letto. Poppy mandò via i tre adulti fuori dall’Infermeria, annunciando che sarebbe stato meglio per tutti andare a letto. Era molto stanca, e non aveva voglia di svegliarsi male la mattina seguente. Con un’ultima occhiata al ragazzo nel letto, pronunciò “Nox”, spegnendo la luce e andò a dormire.
Harry aprì un occhio e, quando fu sicuro che nessuno era presente, gettò un incantesimo di silenzio attorno al suo letto. Fatto questo, finalmente, soccombé al sonno.




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Capitolo 6
*** cap.6 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 6 : [ She's going to kill me] Lei mi ucciderà
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Harry si svegliò con un gemito, in un ambiente molto familiare e con una faccia altrettanto familiare che l’osservava attentamente. Madama Pomfrey si aggirò su di lui, pungolandolo distrattamente e chiedendogli se sentisse male qui o là.
“Sto bene, Madama Pomfrey,” disse esasperato il ragazzo, con un sospiro, e tentando di alzarsi a sedere per provare la sua affermazione. Non ebbe l’effetto sperato, dato il dolore incredibile che sentì nel braccio; a quanto sembrava, non era ancora guarito completamente.
Harry tirò un sibilo quando spostò il braccio bendato, e l’infermiera immediatamente gli fu accanto per esaminare il braccio da tutti gli angoli possibili senza muoverlo troppo.
Harry alzò gli occhi al cielo, ma sapeva che era meglio non tentare di farsi valere, così le permise di dargli una fiala di pozione calmante per il dolore.
Il ragazzo diede il benvenuto alla sensazione di rilassamento, cogliendo l’occasione per osservare l’Infermeria; sembrava la stessa del suo vecchio mondo, omettendo il particolare che c’erano molte più mensole a fiancheggiare il muro, probabilmente perché Voldemort attaccava regolarmente, senza permettere alle persone di allontanarsi illese, se non morte.
Poppy sorrise e affermò che poteva alzarsi. “Scommetto che ha fame, sig. Evans. Venga con me; è quasi ora di colazione e non penso che il Preside obietterà se si siede accanto a me. Non ha l’abitudine di far morire di fame le persone, soprattutto se ammalate. Non voglio perderla di vista per adesso; la ferita al braccio può ancora riaprirsi facilmente, anche con le bende incantate che ho usato.”
Harry aprì bocca per controbattere, ma la richiuse subito ermeticamente, dopo che la donna lo fulminò con il tipico sguardo ‘è-meglio-che-tu-faccia-come-dico-io’. “Va bene. Comunque ho appetito,” fu la sua stanca risposta, e si diresse verso la Sala Grande, seguendo svogliatamente la medi-strega.
Camminare nei corridoi familiari fece provare a Harry un un’improvvisa nostalgia; l’ultima volta che aveva visto Hogwarts, l’edificio era stato parzialmente distrutto nella battaglia finale.
C’erano alcuni studenti già alzati, che stavano perdendo tempo nei corridoi o camminando verso la Sala. Alcuni fecero per salutare l’infermiera, ma quando lo videro, si fermarono a osservarlo apprensivamente o con curiosità.
Poppy sembrava pensare fosse necessario fare una lunga deviazione, per fargli fare una piccola escursione del castello, spiegando quale aula ci fosse su quel piano o cose simili. Harry annuiva distrattamente; lui era già al corrente di tutto quello che gli indicava, ma non desiderava apparire maleducato o così molto informato su Hogwarts.
Quando giunsero nella Sala, questa si era già riempita per almeno la metà della popolazione scolastica. Nessuno si soffermò ad osservare lui o l’infermiera, mentre tentava di non posare lo sguardo su nessuno e raggiungere la tavola del personale.
Ma quando Colin lo vide il suo sorriso fu talmente aperto che gli arrivava quasi alle orecchie, e per richiamare la sua attenzione iniziò a sbracciarsi come un pazzo. “JAMES! JAMES!”
Poppy rise, quando vide ‘James’ fremere e irrigidirsi improvvisamente, per avere richiamato un’attenzione indesiderata. L’attenzione di tutti si volse verso di lui che raddrizzò la schiena, mettendo sul volto un’espressione neutrale.
‘Oh Dio!’ Esclamò mentalmente Harry, tentando di trattenere le lacrime. ‘Sirius! E’ Sirius! E’ là, oh Dio! Tutto d’un pezzo! Vivo! E’ proprio davanti a me! Mi sta fissando! Oh Dio! Quello è Remus?!’ Pensava Harry, totalmente schockato. Anche con le sue abilità con l'Occlumanzia, non era capace di tenere la respirazione sotto controllo, anche se a occhio nudo sembrava perfettamente calmo.
Effettivamente, Remus Lupin era seduto accanto a Sirius, ed entrambi stavano guardando verso di lui in modo strano, in maniera guardinga.
Quando passarono accanto a Colin, il giovane l’assaltò, tanto che Madama Pomfrey dovette spingerlo via; la pozione antidolorifica aveva i suoi limiti, e Colin lo stava strattonando un poco troppo per i suoi gusti.
“James! Stai bene! Guarirai presto, vero? Quella ferita che il Mangiamorte ti ha fatto era proprio brutta!”
Gli altri Gryffindor che solitamente passavano il tempo con Colin, lo guardarono come se fosse improvvisamente impazzito; era il ragazzo misterioso dei Tre Manici di Scopa! Che cosa passava per la testa a Colin??! Denis Creevey si avvicinò incuriosito a suo fratello con un’occhiata incerta. “Mangiamorte? Che cosa è accaduto ieri, Colin? Non c’è ne hai ancora parlato!”
Il fratello maggiore stava quasi per rispondere, quando Madama Pomfrey s’intromise, tirando James per il suo braccio buono verso la tavola degli insegnanti. “Perchè non si siede e fa colazione, sig. Creevey? Il sig. Evans potrà anche avere una guarigione straordinariamente veloce, ma non è impervio a tutto. Può spiegare ai suoi amici in che guaio è andato a cacciarsi per colpa della sua piccola gita.”
Colin arrossì furiosamente, sedendosi, e mormorò un ‘mi scusi!’ sottovoce.
Harry non avrebbe mai creduto possibile che il suo cuore potesse battere così selvaggiamente; neppure contro Voldemort aveva sentito un simile assalto d’adrenalina.
Madama Pomfrey sorrise come se niente fosse, totalmente dimentica del disagio del ragazzo che stava trascinandosi dietro. Così s’incamminarono verso il tavolo degli insegnanti e di conseguenza verso Severus Snape, Maestro di Pozioni, che ammise a malapena la sua presenza, cosa che fece sentire Harry a casa: a quanto pareva, l’uomo era lo stesso, qui come nel suo vecchio mondo.
“Albus, si è svegliato poco fa, e gli ho permesso di alzarsi. Può sedere accanto a me? Non voglio che si allontani troppo, voglio tenerlo ancora sotto osservazione”, chiese Madama Pomfrey al Preside.
Albus annuì con un piccolo sorriso e trasfigurò un’altra sedia per permettere a James di sedersi. “Naturalmente. Deve aver fame, sig. Evans. Mangi pure tutto ciò che vuole, è il minimo che possiamo fare dopo quello che ha fatto per il sig. Creevey ieri.”
James trattenne il respiro, si sedette ed accennò impercettibilmente col capo. “Grazie.” Harry si accorse che la sua voce esitava ad uscire, sussultò sotto i molti sguardi fissi su di lui, che gli fecero contrarre lo stomaco.
Improvvisamente, non avvertì più così molta fame.
Harry poteva sentire Sirius e Remus che l’osservavano con la coda dell'occhio, ed il suo battito cardiaco accelerò ancora.
“Che cos’è accaduto ieri al sig. Creevey?” Chiese Sirius Black ad Albus. Era la giusta opportunità per dare un’occhiata al nuovo venuto che gli assomigliava così tanto.
Remus trovava la somiglianza molto curiosa, e non era l’unico. Harry tentò di rilassarsi e tenere sotto controllo la propria magia, cercando di riportare il proprio battito cardiaco ad un ritmo più normale; sicuramente il lupo mannaro poteva sentire il suo battito cardiaco senza alcun problema, ma se anche lo avvertì non disse nulla.
Potevano sentire bocconcini d’informazioni che venivano dal rumoroso Colin Creevey alla sua tavola, che stava raccontando ai suoi amici che cosa fosse accaduto con tutti i dettagli che poteva ricordare, e Harry si accorse che molti di quelli che stavano seguendo la storia, lo stavano adesso osservando stupiti e increduli.
Senza riuscire a sopportare ulteriormente quegl’occhi su di sè, gettò sguardi freddi a tutti: ottenendo l’effetto desiderato; i ragazzini ritornarono a volgere lo sguardo alla loro tavola,con un’ombra di paura negli occhi.
Percepì solo un altro sguardo che rimase fisso su di lui, e volgendo lo sguardo, vide che si trattava di Severus Snape, che aveva un sopracciglio sollevato in maniera inquisitoria e un'espressione preoccupante.
Harry l’ignorò senza batter ciglio.
Albus era inconscio di tutto questo silenzioso scambio di occhiate e della tensione presente nell’aria, e aprì bocca per rispondere all’insegnante di Difesa. “Bene—”
“James? JAMES! SEI tu! Non ci posso credere!”
Tutti rimasero sorpresi al vedere Xiomara Hooch entrare dalla porta di lato chiamando il ragazzo in modo tanto familiare. Con un enorme sorriso, si avvicinò al ragazzo, e lo colpì sulla schiena. “Razza di birbante! Non mi hai avvisata del tuo arrivo!”
“Oomph!” Harry fremette quando la donna gli colpì la schiena; il braccio ricevette le ripercussioni del colpo e sbattè piuttosto dolorosamente.
Pomfrey, nemmeno due secondi più tardi, allontanò l’istruttrice di volo, e tolta la benda controllò se c’erano stati danni; tirò un sospiro di sollievo quando constatò che la ferita non si era riaperta.
D’altra parte, gli insegnanti erano occupati ad occhieggiare alla ferita sul suo braccio, con occhi pieni di stupore. Xiomara era ammutolita. “O...key. Non penso che tu sia qui per quella partita di Quidditch che mi avevi promesso, vero?”
James la guardò e, sentendosi impacciato, si chiuse nuovamente la benda. “Spiacente, Madama Xiomara, ma quella sfida a Quidditch dovrà aspettare”, le rispose con tono dispiaciuto.
“Com’è che vi conoscete?”
Xiomara si girò verso di Severus Snape con un sopracciglio alzato. “Severus, ricordi quella sera che mi hai vista tornare molto tardi da Hogsmeade e mi hai spaventata a morte? Ti avevo assicurato che non ero da sola, ma tu eri già ripartito a spaventare altre persone. Era James quello che mi aveva accompagnato fino a Hogwarts. Lavora ai Tre Manici di Scopa.”
Minerva rilasciò il fiato che inconsciamente stava trattenendo. “Per Merlino, è forse il vostro lavoro, quello di accompagnare avanti e indietro le persone tra il villaggio e la scuola, sig. Evans?”
James rise alla battutina. “Stavo solo cercando d’essere cortese. I Mangiamorte non mi spaventano, non lo fanno più da ormai molto, molto tempo.”
A tale asserzione, seguì il silenzio; nessuno sapeva che cosa dire o fare realmente, e l’atmosfera ridivenne tesa.
Sirius ripresentò la domanda. “A proposito di quello che è accaduto ieri...” Lasciò la frase in sospeso, una domanda silenziosa a cui Dumbledore doveva ancora rispondere.
Il Preside, guardando verso James, alzò un sopracciglio. “In verità, è una domanda che dovresti fare a questo giovane, non a me. C’era lui là, non io.”
James si schiarì la voce, per poi dare un morso alla sua colazione. “I Mangiamorte hanno attaccato Colin, mentre stava tornando a Hogwarts ieri notte. Avevo sentito parlare di uno studente che era ancora in giro nonostante fosse scattato il coprifuoco, poco prima che gli abitanti del villaggio iniziassero a gridare che i Mangiamorte erano stati avvistati. Mi sono precipitato dietro di lui, giusto in tempo per aiutarlo, fine della storia.”
Sirius sollevò un sopracciglio all’eccessiva semplificazione della storia. “E COME sei riuscito a liberarti dei Mangiamorte?”
James sospirò e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, due paia d’occhi blu, anche se uno era falso, si incontrarono. Il fiato di Harry si smorzò, mentre fissava il suo Padrino. Merlino! Desiderava poter dire così tante cose, a Sirius, dirgli tutto! Ma non poteva, non lo avrebbe trascinato in questa confusione. Non di nuovo. Perchè Harry era sicuro che, appena la notizia della sua esistenza fosse stata scoperta, l’intero mondo magico, compreso Voldemort, ne sarebbe venuto conoscenza.
Quando guardò verso Sirius, Harry vide l’uomo che non era mai stato ad Azkaban per un assassinio che non aveva mai commesso, eppure i suoi occhi, per chiunque davvero lo conoscesse, apparivano vuoti.
Harry era una di queste persone.
Sotto il suo sguardo attento, Sirius si sentiva irrequieto. Lo indeboliva, come se il ragazzo avesse potuto, in qualche modo, leggere i suoi pensieri, la sua mente, il suo cuore.
Il giovane estraneo distolse lo sguardo, volgendolo verso gli studenti occupati a mangiare, per poi parlare. “Mi dica sig. Black, ha mai perso qualcuno di importante per lei?”
La domanda sorprese tutti gli insegnanti. Sirius iniziò a balbettare, aggrottando le sopracciglia ma Harry non gli permise di rispondere. Il ragazzo ridacchiò. “Chiaramente, che ha perso persone per lei importanti. I suoi occhi lo mostrano molto bene. Bene, mi permetta di dirle una cosa, sig. Black. Anch’io ho avuto delle perdite. Troppe. Non ho mai conosciuto i miei genitori; furono assassinati, quando ero solo un bambino. Sono cresciuto in un luogo dove ero odiato e dove la magia era considerata qualcosa di mostruoso. Tutti i miei amici, gli insegnanti e quelli che consideravo la mia famiglia sono morti perchè mi ci volle troppo tempo per fare quello che doveva essere fatto. Colin aveva bisogno di esser salvato; ho fatto quello che doveva esser fatto.” Finì Harry, con un tono di voce vuoto.
L’atmosfera divenne nuovamente tesa. Gli ci volle qualche minuto, a Harry, per accorgersi che impugnava così forte la forchetta che il suo pugno era diventato bianco, e che una mano stava coprendo la sua, cercando di confortarlo. La mano apparteneva a Xiomara Hooch, che saggiamente rimase in silenzio.
Harry mentalmente si colpì più volte per aver aperto la bocca senza pensare, poi fece un profondo respiro per calmarsi. Lavorò per fortificare il suo muro mentale con l'Occlumanzia, per poi smorzare qualsiasi rumore esterno. E, mentre lavorava su questo, fissava gli studenti. Solo un paio di questi continuavano a guardarlo, Colin compreso; mentre la maggior parte di loro era preoccupata più della loro colazione e delle loro lezioni.
Harry osservò la tavola di Ravenclaw, dove Cho Chang e Cedric Diggory, vivo e vegeto, erano presi dalla loro vivace conversazione. Il suo cuore richiamò alla memoria il quarto anno e Harry scacciò velocemente il pensiero dalla sua mente. Stranamente, Hermione era seduta alla tavola di Ravenclaw, intenta a parlare con un’altra ragazza. Harry non ricordava il suo nome. Tutti sembravano piuttosto dimessi, probabilmente a causa dell’influenza di Voldemort, anche se per ora non aveva alcun potere sulla scuola.
Gli Slytherin avevano il loro solito portamento orgoglioso, e Harry notò che Draco Malfoy lo stava fissando in un modo che non gli piaceva per niente. I due noti attacca brighe erano ai suoi lati, come il solito, e Pansy Parkinson stava spudoratamente tentando di sedurlo.
‘Blergh! Alcune cose sembrava non fossero cambiate.’
Harry indirizzò un sorriso piuttosto malevolo a Malfoy, che sparì tanto in fretta quanto apparve. Malfoy lo prese come una sfida, e Harry fu sicuro che sarebbe dovuto stare molto attento con lo Slytherin.
Decidendo di guardare qualcosa più piacevole, Harry, volse lo sguardo verso la tavola di Gryffindor, dove trovò alcune teste rosse. Ron Weasley e sua sorella Ginny stavano parlando con Dean Thomas, Seamus Finnegan ed un Neville nervoso; davvero, delle cose non erano mai cambiate. Harry sperava solo che Dumbledore non avesse scelto Neville come avversario di Voldemort. Affermare che era la persona sbagliata era l’eufemismo dell’anno.
Harry ritornò alla realtà, quando i ragazzi di Gryffindor iniziarono a spingere Ron in direzione della tavola di Ravenclaw, e guardò incuriosito. Ronald rimase interdetto per qualche secondo, ma preso il coraggio a due mani si diresse fiduciosamente verso Hermione Granger. Le sopracciglia di Harry sparirono tra i capelli, quando Ron baciò direttamente Hermione sulla bocca, e tossì, quando Hermione rispose al bacio.
Soffocando a causa della colazione, Harry prese un gran sorso di succo di zucca. “Scusate,” mormorò con voce ruvida, quando gli insegnanti gli spedirono occhiate incuriosite, mentre tentava di chiarirsi le idee su ciò che aveva appena visto.
Comunque, gli insegnanti sospirarono soddisfatti. “Finalmente!” Esclamò Xiomara, a voce un po’ alta.
Harry la guardò con occhi colmi di stupore, e lei diede alcune spiegazioni con un sorriso. “Il ragazzo è Ronald Weasley, quello di cui ti ho parlato, sai? Sta corteggiando la giovane Hermione Granger da parecchio tempo. Tutti sapevano che si sarebbero messi assieme, ed eravamo un po’ stanchi di vedere il signor Weasley correrle dietro a tutte le ore del giorno.”
Harry annuì. I dolorosi ricordi della guerra l’assalirono; i suoi amici non erano mai riusciti avere alcun’opportunità di vivere le loro vite. Harry chiuse ermeticamente gli occhi; la cicatrice iniziò a dolere, e il ragazzo alzò uno dei suoi muri mentali, più resistente possibile.
Nel frattempo, Albus Dumbledore lo stava guardando di sottecchi. Stava usando la magia, ma quale? Qualunque cosa fosse stata, era familiare...e molto forte. Il ragazzo stava nascondendo qualcosa? Chi era? Ma appena sentì quella sensazione, subito scomparve, e quando fissò nuovamente James, il ragazzo stava parlando con l’istruttore di volo normalmente, come se non fosse mai successo nulla. Si era sognato tutto?
Uno strido acuto interruppe le conversazioni, e tutti volsero lo sguardo verso un gufo bianco che volava in direzione della tavola degli insegnanti. Harry gettò uno sguardo al gufo e sorrise di gioia. “Ehi, Hedwig!”
Ma il gufo non sembrava avere alcuna intenzione di rallentare, e Harry scansò appena in tempo l’attacco degli artigli. “Ehi! Hedwig!” Gridò, indignato. “Cosa stai facendo?!”
Il gufo tornò nuovamente verso la tavola, posandovisi sopra. Quando Harry si avvicinò, gli diede una beccata di rimprovero al braccio sano. “OW! Hedwig! Mi spiace di non esser tornato la notte scorsa ma-”
Improvvisamente s’impietrì, impallidendo notevolmente.
Poppy stava quasi per esser colta dal panico e controllarlo quando Harry iniziò a sbattere, piuttosto violentemente, la testa sulla tavola, mormorando una sequenza di bestemmie che lasciò Minerva di stucco, mentre Remus Lupin e Sirius Black sollevarono le sopracciglia riconoscendone stranamente alcune, dato che appartenevano al vocabolario abituale del secondo. Imprecazioni molto colorite, in realtà.
La faccia di James era ancora bianca come il suo gufo, quando lo fissò nuovamente. “Si è arrabbiata con me perché me ne sono andato via senza di lei, vero?” Le chiese Harry.
Gli insegnanti rimasero confusi, quando il gufo stridette per risposta, come se capisse il suo padrone.
Il verso adirato fece nuovamente sbattere ad Harry la testa sulla tavola. “Ca**o. Questa volta l’ho combinata grossa. Mi ucciderà.”
Improvvisamente si alzò e distrattamente li ringraziò per l’ospitalità, mentre girava attorno alla tavola. Con un’occhiata seria sul viso, Albus si alzò. “E’ in qualche genere di pericolo, sig. Evans?”
Stupito dall’interesse, Harry ridacchiò. “No...no. Uhm, Rosmerta è un po’ super-protettiva e quando si arrabbia fa più paura del diavolo. Penso che vorrà una spiegazione e delle scuse. E’ meglio che io vada.” Ma non era la collera di Rosmerta quello che lo preoccupava; piuttosto quella di Nagini, quella era la volta che gli avrebbe messo le spire addosso!!
Si guardò attorno, improvvisamente nervoso e impacciato nel ritrovarsi lo sguardo di tutti addosso. “Uhm, grazie per tutto, si.” Retrocedette, inchinandosi mentre ringraziava, quindi divenne serio e s'irrigidì di nuovo.
Il sopracciglio d’Albus saettò in su; questo ragazzo cambiava atteggiamento più velocemente di quanto impiegava lui ad analizzarlo! Ma, sicuramente, stava nascondendo qualcosa. “Sicuro che tutto vada bene, ragazzo?”
Harry occluse la sua mente, annuendo. “Sì, ma ho paura di non poter più restare.”
“Ma la nostra sfida?” Quasi gridò Hooch in un uggiolìo, facendo ingelosire Draco poiché stava elogiando i meriti nel volare di James, invece che i suoi.
“Ho paura che non potrà essere oggi. Devo andare, mi spiace!” Poi si voltò, iniziando a correre.
Colin iniziò a balbettare, e tentò di corrergli dietro. “Ehi! Per favore non andartene così!!!”
Albus fece un cenno col capo a Sirius per fargli seguire il giovane Gryffindor. Sirius rispose al cenno col capo, impercettibilmente, e si incamminò fuori della Sala, per correre poi verso le porte d’ingresso che erano spalancate.
Silenziosamente tirò un sospiro di sollievo quando vide Colin all’ingresso, ma nessun segno del ragazzo dai lunghi capelli neri, che curiosamente gli assomigliava. “Sig. Creevey.”
Al suono della sua voce, Colin sobbalzò; Sirius Black non era una persona con cui poter scherzare. L’insegnante poteva essere pauroso, qualche volta, anche se era uno dei migliori tra gli insegnanti.
Il giovane biondo aveva sentito dire da qualche parte che Sirius Black nella sua gioventù era stato un’implacabile burlone. Ma dalla morte di quelli che lui considerava la sua famiglia, James e Lily Potter, era cambiato. E ancor più drasticamente, alla notizia che neppure il loro figlio era stato risparmiato.
Tutti pensavano che per Black la morte del bimbo fosse stata più dura di quella dei genitori; e anche Remus Lupin sembrava soggiogato dal dover sopportare il peso di questa conoscenza. Solo Merlino sapeva perché erano rimasti a Hogwarts dove il ragazzo avrebbe avuto l’opportunità di crescere e di mostrare le sue grandi capacità.
“Mi spiace, professor Black. Era già sparito, quando ho aperto le porte.”
Sirius corrugò le sopracciglia, quando Colin rientrò, ma rimase in silenzio. Mentalmente, comunque... ‘Come ha potuto scomparire così velocemente, il ragazzo? Anche con una corsa velocissima, la distanza tra scuola e Foresta Proibita richiedeva qualche minuto. Avremmo dovuto vederlo.’
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Il ragionamento era giusto, ma naturalmente quello che Sirius non sapeva era quello di cui James Evans era realmente capace. Appena Harry fu fuori dalla scuola, presa la sua Firebolt dalla tasca e mormorato un “Engorgio!” l’aveva ingrandita fino alla grandezza naturale. Montando sulla scopa si era alzato, ed era partito a razzo mentre sentiva le grida di Colin da dentro il castello. “Mi spiace.” Bisbigliò e lasciò che la scopa facesse il suo lavoro; in pochi secondi si trovò a metà strada per Hogsmeade, molto lontano dalla vista degli abitanti di Hogwarts.
Avvicinatosi abbastanza al villaggio, scese a terra. Una volta fermo, prese la scopa e la rimpicciolì nuovamente, era meglio non attirare l’attenzione con una scopa che non esisteva in quel mondo. Quando il braccio ricominciò a dolergli, fremette nuovamente; nella fretta di allontanarsi, aveva totalmente dimenticato la ferita, ed ora ne pagava il prezzo.
Harry si affrettò, senza disturbarsi a salutare chiunque incontrasse sulla via verso i Tre Manici di Scopa. In realtà, nessuno gli stava dando retta. Al massimo, ricevette qualche occhiataccia, che Harry considerò nella norma se si teneva conto che quando era sparito, i Mangiamorte erano stati avvistati, e lui stava tornando solo ora.
La fiducia delle persone era davvero difficile da guadagnare, e anche da mantenere, in quel paese. Quasi ridacchiò al pensiero di un Alastor Mad-eye Moody meno paranoico di loro. Decisamente un confronto esaustivo.
Harry tentò di passare quanto più possibile inosservato, quando entrò nel pub. Sfortunatamente, Rosmerta lo stava aspettando con occhi che sprizzavano fulmini, e le mani posate sui fianchi.
“JAMES EVANS!”
Harry si gelò immediatamente, fremendo al suono della forte voce che echeggiò nella taverna. La donna camminò impettita e furiosa verso il giovane, come se desiderasse fargli vedere l’inferno Gli occhi di Harry si spalancarono, quando lei invece l’abbracciò in una morsa ferrea, blaterando su quanto era stata in pena per lui. “James! Sia ringraziato Merlino, stai bene! Dov’eri? Pensavo che i Mangiamorte fossero riusciti a prenderti, ieri sera!”
Harry accarezzò la schiena della donna, un po’ goffamente, tentando di liberare il braccio danneggiato dalla sua presa mortale.
Rosmerta lo notò. “James? Qualcosa non va?” Chiese allontanandosi, squadrandolo quando lo vide massaggiarsi il braccio.
“Non preoccuparti. Madama Pomfrey ha iniziato a curare il mio braccio, ma stamattina, quando ho ricordato che non sapevi dov’ero, sono fuggito. Finirà di guarirsi da solo.”
Gli occhi di Rosmerta si spalancarono. “Madama Pomfrey? Cioè l’infermiera di Hogwarts? Cosa stavi facendo là a quest’ora? E’ pericoloso andare fuori, specialmente quando Mangiamorte e Dissennatori girano liberamente!” L’ammonì.
Harry le diede uno sguardo di scuse. “Lo so. Ho aiutato uno degli studenti, ma due Mangiamorte sono apparsi improvvisamente e mi hanno ferito. Il giovane Gryffindor è riuscito a cavarsela, fortunatamente, senza lesioni permanenti, solo con un grande spavento, immagino.”
La donna ansò. “Sei rimasto ferito?!”
Harry annuì distrattamente, ricordando Nagini che lo stava ancora aspettando nella sua camera. “Si, ma solo con un malocchio Penetrante piuttosto forte, sopravvivrò. Ora, scusami, sono veramente stanco. Non ho dormito molto a causa della pozione Skele-grow che ho dovuto prendere.”
Harry ignorò l’anelito della donna e salì i gradini due a due,con Hedwig che lo seguiva deferentemente; finalmente, sembrava essersi calmata.
Harry aprì la porta e si fermò, per poi spalancarla. Nagini era là, diritta di fronte a lui, ma nessun fischio adirato proveniva da lei.
Le sopracciglia di Harry si sollevarono per la sorpresa e l'apprensione. Aveva intenzione di morderlo? Chiuse lentamente la porta, poi mise un fascino di silenzio sulla stanza. Ma Nagini continuò a rimanere silenziosa. Questo lo spaventò anche di più che se lei avesse reagito.
Il serpente lungo più di due metri scivolò silenziosamente verso di Harry, che deglutì, ma lei si avvolse solo al suo petto, alzando la testa per guardarlo negli occhi. “Ssono contenta che tu sstia bene.” Sibilò Nagini, quietamente, sorprendendolo ulteriormente.
Non ssei arrabbiata con me, Nagini?” Chiese con calma Harry, mentre la sorpresa passava.
Lo ssono, ma ssono la ssola da biassimare per non averti sseguito. Il tuo benesssere è la mia prima preoccupazione, giovane master. Da ora in poi sstarò più attenta e ti rimarrò attaccata all’anca,… letteralmente.
Harry ridacchiò. “Bene. Ssono felice che tu ti preoccupi cossì di me, mia cara. Ma non sstarai sscomoda ssotto il mio mantello avvolta in quel modo a me?
Nagini sibilò negativamente. “Mi piace quessta possizione, e mi piace sstare al caldo. E’ per te che mi preoccupo. Comunque non potrai toglierti il mantello in pubblico.
Harry scosse le spalle, accarezzando la testa scagliosa. “Me la caverò.
Nagini si svolse da lui, per permettergli di stendersi sul letto. “Farò un pisssolino, e poi aiuterò Rossmerta. Sse lo merita dopo la paura che le ho fatto prendere.
Nagini alzò la testa dalla sua posizione. “Certamente. Ma devi, ancora, a me e Hedwig un topo ssuccoso per esssertene andato via ssenza portarci con te. Il gufo ssi era davvero arrabbiato con te.
Harry annuì, pensierosamente. “Più tardi troverò dei topi. Mi scuso di nuovo, Hedwig,” disse Harry in lingua umana perchè il suo primo familiare potesse capire. Hedwig stridette e si mise velocemente a dormire sulla scrivania.
Gli occhi del ragazzo si chiusero e presto era nel regno di Morfeo, sognando Hogwarts e i suoi abitanti vivi...specialmente un certo lupo mannaro ed il suo amico animagus canide.





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Capitolo 7
*** cap.7 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 7 : [The voices in the forest] Le voci nella foresta
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Due giorni più tardi, Harry ritornava alla sua routine quotidiana prendendosi cura dei Tre Manici di Scopa con Rosmerta. Il braccio gli faceva ancora un po’ male perché non aveva avuto il tempo di guarire completamente, così era costretto a stare attento quando si occupava dei vassoi con il cibo.
Hedwig era andata a caccia e Nagini era avvolta comodamente alla sua vita, al riparo da occhi curiosi.
“Posso avere una Burrobirra, ragazzo?”
Harry spaventato si girò, quasi cadendo addosso al Preside della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts ; non era un avvenimento da tutti i giorni vederlo nel pub, alla luce del giorno e nel mezzo della settimana, nientemeno.
“Albus! Che sorpresa! Cosa la porta qui, in questo splendido mercoledì?” Chiese Rosmerta gaiamente.
Il vecchio uomo le fece allegramente l’occhiolino. “Sono venuto a godermi una Burrobirra…e forse anche qualcuno dei suoi eccellenti biscotti?”
Rosmerta ridacchiò e si allontanò per portare quello che le era stato chiesto, mentre il Preside si accomodava su una sedia. “Perché non si siede alcuni minuti con me, sig. Evans?”
Harry esitò mordendosi le labbra, ma poi il Preside lo guardò con uno sguardo da vecchio cucciolo, che lo fece addolcire e lo convinse a sedersi di fronte a Dumbledore.
Un piatto di biscotti fu depositato sulla tavola, così come un boccale di Burrobirra, e Rosmerta sollevò allegramente un sopracciglio. “Bene, bene! Aveva un altro motivo, per venire, dopo tutto! Sta cercando di rubarmi l’aiutante?”
Albus rise, scuotendo il capo negativamente. “No, niente affatto! Ma voglio parlargli.”
Rosmerta guardò James ed annuì; James le aveva detto che aveva aiutato uno degli studenti di Albus (non entrando nei particolari, però), e sapeva che il Preside aveva bisogno di passare un po’ di tempo col ragazzo da solo. La donna si allontanò lasciando soli il suo aiutante e il vecchio uomo, che erano oggetto di molti sguardi fissi da parte dei clienti.
Harry si mantenne ben eretto, con un’espressione neutrale sul viso rivolto ad Albus, aspettando che l’altro cominciasse a parlare.
Albus mise sul tavolo una fiala, proprio di fronte a James, che la guardò prudente. “Ho dovuto promettere ad un’infermiera rabbiosa che le avrei portato questa. Madama Pomfrey era sicura che il suo braccio le avrebbe fatto ancora male, e ha costretto il nostro Professore di Pozioni a preparare una dozzina di fiale di questa pozione salutare. Non penso che il povero Severus l'abbia presa in simpatia.”
Albus ridacchiò alla sua piccola battuta e Harry alzò gli occhi al cielo, mormorando tetramente a mezza bocca: “L'ha mai fatto?” Poi prese la fiala e ne bevve il contenuto in un fiato. Alcuni minuti dopo avvertì l’effetto, accolto più che cordialmente, sul braccio dolente. Harry sospirò dal sollievo e mosse il braccio su e giù, cercando di capire se ci fosse bisogno d’altra pozione.
“Può ringraziare Madama Pomfrey per me? Così come il Professor Snape?”
Albus lo guardò con uno scintillio negli occhi, uno scintillio che non appariva più da tanto tempo. “Perché non glielo dice lei? Poppy sta morendo dalla voglia di farle un controllo e Xiomara sta fremendo dal desiderio di cimentarsi in quell’uno-contro-uno che gli aveva promesso. E ha risvegliato la curiosità della maggior parte degli alunni, come quella degli insegnanti. Per non menzionare che ora Colin Creevey è un suo ammiratore. Nessuno ha mai avuto tale influenza su di loro. In qualsiasi momento vorrà, d'accordo?.”
Il ragazzo sospirò. Il Preside poteva vedere che era molto combattuto e usò la sua abilità di Legilimens, al livello più basso, per tentare di scoprire come mai il ragazzo fosse così incerto sull’andare a Hogwarts. Le sopracciglia del vecchio uomo si aggrottarono quando incontrò una barriera mentale -molto- forte.
‘Il ragazzo conosce l’Occlumanzia?! O la barriera è solo una pura coincidenza, non intenzionale?’ Una cosa era sicura: non voleva perdere di vista il ragazzo. Se c’era una cosa che Albus Dumbledore odiava, era farsi cogliere di sorpresa.
“Ci penserò.”
Albus si tirò fuori dalla sua fantasticheria alla risposta del ragazzo e annuì assorto mentre masticava rumorosamente un biscotto. James non mostrò di essersi accorto della sua intrusione, così Albus credette che la sua scoperta fosse una pura coincidenza. Probabilmente sarebbe stato capace di guardare nella mente di James un altro giorno, o di chiedere a Severus di farlo.
Harry si alzò, un modo silenzioso per dire ad Albus che lui aveva un lavoro da fare e che la conversazione era finita. Ad altri questo sarebbe potuto sembrare scortese, ma Albus si alzò soltanto, pagò il dovuto a Rosmerta e si voltò.
“Si ricordi, lei è il benvenuto a scuola.” Con quelle ultime parole di saluto il vecchio Preside uscì dal pub.
Harry ritornò ai suoi affari, evitando abilmente lo sguardo dubbioso di Rosmerta ed il proprio dispiacere nello scoprire che Albus era astuto, qui come nel suo mondo, e anche audace; aveva sentito il furtivo tentativo di scrutare la sua mente.
Vecchio sciocco.
Harry amava da morire il Preside, non c’erano dubbi, ma Dumbledore aveva tentato così tante volte di usarlo che non era più un seguace entusiasta di Albus e il suo Ordine. Harry ora stava lottando per la sua causa; era disposto a combattere Voldemort ed i suoi Mangiamorte solo per la propria gratificazione personale, e per nessun altro.
“Quindi che cosa voleva?” Chiese Rosmerta, mettendogli una mano sulla spalla e scoccandogli un’occhiata curiosa.
Harry scrollò le spalle. “Voleva sapere se intendevo andare a Hogwarts. Non ne sono sicuro; ho un lavoro qui.”
Rosmerta scosse la testa. “Dovresti accettare il suo invito e stare con persone della tua età. Ti farebbe bene. Sei troppo serio per essere un ragazzo.”
James sospirò, poi le annunciò che desiderava fare una pausa e si fermò per un momento con la porta mezza aperta, guardando la donna. “Sai, ho una buona ragione per essere come sono ora. E non sono stato un ragazzo per molto tempo.”
Harry uscì dal pub, lasciando Rosmerta a meditare su quello che le aveva detto. Una volta fuori inalò felicemente l’aria fresca dell’inverno. Era davvero una bella giornata.
“Hedwig!” Chiamò, ignorando i bisbigli e gli sguardi rivolti verso di lui mentre sorrideva al suo famiglio che si avvicinava. Una volta appollaiatasi sul suo braccio disteso, l’accarezzò. “Facciamo una passeggiata, eh?” Tubò dolcemente lui.
Harry uscì dal villaggio, camminando per un po’ lungo il sentiero accanto alla Foresta Proibita, ma che non conduceva direttamente al castello. “Nagini, ora puoi usscire. Non ci ssono umani vicino a noi.
Harry sentì il serpente scivolare sul suo braccio e sporgere la testa dalla sua manica. “Lo sso, ma è freddo. Ssperavo di potermi muovere sssul ssuolo” affermò bramosamente lei.
Harry sorrise, accarezzandola affettuosamente sulla testa. “Ssiamo in dicembre, amore. Non ssarà primavera per almeno altri cinque o ssei mesi. Dovrai aver pazienza,” fu la sua risposta. Dopo un po’ si voltò per rientrare a Hogsmeade, ma si fermò stringendo gli occhi al rumore di alcuni uomini che si spostavano nella Foresta, parlando tra loro. “Hedwig, vola via. Nagini, nassconditi.
Harry si mise il cappuccio e scomparve velocemente nella foresta. Camminò silenziosamente nella Foresta Proibita, finché i suoni divennero chiari; con rapidità si nascose dietro ad alcuni cespugli e vide quattro Mangiamorte nel bel mezzo di una conversazione. ‘Avevo ragione; non potevano essere i Centauri a fare un simile rumore.’
I Mangiamorte stavano parlando di un altro attacco imminente a Hogwarts, e Harry sorrise malignamente quando sentì menzionare che Malfoy e Dolohov si stavano ancora riprendendo dalle ferite che gli aveva inferto con i Lacero. Sembrava anche che il Lord Oscuro fosse piuttosto furioso, al riguardo.
Harry decise di giocare un po’ e di impartire loro una lezione sul presentarsi nel bel mezzo della giornata per attaccare la -sua- casa. Gettò un semplice incanto di Disillusione su sé stesso e si mosse senza muovere le foglie.
“Rictusempra!” Gridò improvvisamente ad uno degli uomini mascherati.
Spaventati, riuscirono appena a scansare l’incantesimo. L’incanto di Disillusione svanì e i Mangiamorte ringhiarono minacciosamente alla persona coperta dal mantello. “Chi sei, e come osi attaccarci!?!”
Da sotto il cappuccio, Harry nascose un ghigno. Si lanciò in una corsa, controllando se gli uomini lo stessero seguendo; lo fecero, ed era esattamente quello che lui voleva. ‘Idioti! Non conoscono la foresta come me.’
Nel profondo della foresta, sempre più dentro, allo stesso tempo più vicino a Hogwarts; non aveva scelta. Quello che stava cercando viveva vicino a Hogwarts. Presto arrivò a destinazione, e i Mangiamorte non erano troppo lontani da lui.
‘Sono così lenti!’ Pensò Harry; usò il tempo guadagnato per chiamare uno degli abitanti della foresta. “Aragog! So che sei qui! Mostrati!”
In pochi secondi fu circondato da centinaia di piccoli ragni e dall’Acromantula gigante Aragog, l’animaletto di Hagrid fin dal 1942, se ricordava bene. Ma ancora meglio, un altro ragno gigante si presentò accanto ad Aragog, sembrando altrettanto arrabbiato.
“Bene! Anche Mosag è qui.” Mormorò Harry silenziosamente tra sé.
Mosag era la coniuge di Aragog, una femmina di Acromantula che viveva vicino a Hogwarts, sempre nella Foresta Proibita.
“Aragog, Mosag! Ascoltatemi! Voglio fare uno scambio con voi!”
Aragog avanzò minacciosamente verso di lui ma Harry non retrocesse, rimanendo saldo al suo posto. “Umano! Come conosci i nostri nomi e come osi comportarti in tale maniera con noi?! Dovrei darti ai miei bambini come cibo!”
Harry sorrise astutamente. “Io da solo non sarei un pasto molto soddisfacente per i tuoi bambini così numerosi. Facciamo uno scambio: permettimi di andare. Molti Mangiamorte mi stanno seguendo e loro fornirebbero un bel pasto, non trovi? Specialmente da quando li ho sentiti parlare di un attacco a Hogwarts. Hagrid sarebbe in pericolo. Non vorresti una cosa del genere per Hagrid, vero?” Harry sapeva di aver colpito il punto debole di Aragog; il ragno gigante amava moltissimo Hagrid.
Il rumore dei Mangiamorte che si avvicinavano si dimostrò abbastanza per far decidere Aragog, che esternò rapidamente il suo assenso. “Molto bene. I miei bambini non ti danneggeranno. Ma sappi questo: se mai ritornerai, non mostrerò una tale misericordia nuovamente, e non sarai risparmiato.”
Il ragazzo annuì. “Chiaramente.” Non si aspettava nulla di meno dall’Acromantula, dopo tutto.
I Mangiamorte arrivarono col respiro affannoso, guardandosi attorno selvaggiamente. “TU!” Gridarono all’unisono.
Harry sorrise malignamente, indietreggiando, e finalmente i nuovi arrivati si accorsero dei ragni che li circondavano. Harry poteva affermare senza ombra di dubbio che erano completamente spaventati, anche se portavano la maschera. “Miei cari Mangiamorte, vi presento l’Acromantula Aragog, la sua compagna Mosag ed i loro bambini. Questo vi insegnerà a seguire un vecchio lunatico!”
I Mangiamorte balbettarono, spaventati ma anche irritati. “Come osi parlare così del Lord Oscuro?! Chi sei?”
I piccoli ragni iniziarono ad essere impazienti ed avanzarono verso i servitori oscuri. Harry semplicemente rise mentre questi ultimi brandivano le loro bacchette. “Potete chiedere al vecchio Malfoy e a Dolohov! Ditegli che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto manda loro i suoi saluti! Ah ah ah!”
Harry si voltò, fuggendo illeso mentre delle urla esplosero dietro di lui, assieme alle grida di anatemi e maledizioni. Harry era sicuro che alcuni di loro sarebbero riusciti a scappare, ma se i ragni fossero riusciti ad ucciderne anche soltanto uno o due sarebbero stati uno o due Mangiamorte in meno su questo mondo.
Una volta uscito dalla foresta si fermò a guardare Hogwarts. Sospirò rumorosamente e si passò una mano attraverso la massa scura dei suoi capelli. “Grande” mormorò, e si guardò attorno per vedere se qualcuno lo aveva visto.
Fuori c’erano alcuni studenti, ma sembravano troppo occupati per osservarlo: erano nel bel mezzo di una guerra a palle di neve, Ravenclaw contro Hufflepuff. Si era unito qualche Gryffindor del primo anno e anche, apparentemente, qualcuno dei secondi anni.
“Sono così giovani e non sembra che si curino del pericolo che li circonda. Che cosa sarebbe accaduto se uno di quei Mangiamorte li avesse catturati o feriti?” Si chiese Harry. Avevano davvero bisogno di essere protetti. Harry non voleva insultare il valore dell’Ordine della Fenice e le capacità di Dumbledore, Remus, Sirius o di qualche altro adulto nella scuola, ma nessuno di loro sapeva quanto complicate fossero in realtà le cose. Harry lo sapeva. Dannazione, nel suo mondo era stato in prima fila, al posto centrale dell’intera situazione di me**a.
Harry sentì delle grida che si sovrapponevano a quelle dei giovani e volse lo sguardo nella direzione del campo di Quidditch, dove era sicuro che qualche squadra si stesse allenando per una partita futura. Harry sospirò nuovamente e iniziò ad incamminarsi verso Hogsmeade. La decisione era presa. “Immagino che Xiomara sarà felice” disse divertito.
Stava camminando, quando le foglie frusciarono di nuovo ma questa volta vicino al limitare della foresta. Harry strinse gli occhi ed afferrò la sua bacchetta dalla fondina.
Thump. Thump.
Harry batté calmo le palpebre, rilassandosi e mettendo via la bacchetta. ‘Non è un Mangiamorte, a giudicare dai rumori. Quindi può essere solo una cosa.’
“Perché non smetti di seguirmi e ti fai vedere, Centauro?” Chiamò Harry, con voce tranquilla e fiduciosa.
Ci fu un silenzio improvviso e, come il ragazzo aveva predetto, un Centauro uscì lentamente dalla foresta, guardando verso di lui con gran diffidenza e molta curiosità. Gli occhi di Harry s’allargarono. “Firenze?”
Il Centauro indietreggiò e restrinse gli occhi. “Mi conosci, umano? Allora sarebbe equo che tu mi mostrassi il tuo viso.”
Harry spinse indietro il cappuccio e Firenze alzò un sopracciglio. Il ragazzo lo stava guardando come se lo conoscesse e con una totale fiducia che Firenze trovò a dir poco sconcertante.
“Sono James Evans. Volevi qualcosa, Firenze? Seguire una creatura umana fino ad uscire dalla Foresta Proibita, sono impressionato. Non dovresti dirlo a Bane, però. Merlino sa quanto disprezzi il nostro genere, come lui ci chiama…”
Le sopracciglia di Firenze si aggrottarono dalla sorpesa quando il ragazzo gli parlò come se stesse conversando con un amico. “Come mi conosci, James Evans, quando io non so nulla di te? Come sei al corrente di Bane e del suo odio verso la tua razza?” Chiese incuriosito il Centauro.
L’aura del ragazzo esalò fiducia e coraggio, ma anche qualcosa di più oscuro.
Il ragazzo ridacchiò malinconicamente. “Non hai bisogno di preoccuparti di questo. Non sono un nemico e questo è tutto ciò che hai bisogno di sapere. Perché mi stavi seguendo? Permettimi di indovinare: Marte in qualche modo splende su di me o qualcosa di simile?”
Firenze aprì la bocca, la chiuse, l’aprì di nuovo. Non era una cosa usuale riuscire a destare stupore in un Centauro, ammutolendolo. “Beh, sì, è così! Ma lascia stare! Sai che se non fosse stato per il tuo intervento durante la riunione dei Mangiamorte, avrei pensato che fossi un nemico e ti avrei ucciso a vista? Stavo per fermarli io per essere entrati nella Foresta Proibita e per aver invaso il nostro territorio! Sei stato fortunato con Aragog, non è un avvenimento che accade tutti i giorni quello di scamparla con lui! Mi confondi.”
James tirò di nuovo su il cappuccio e voltò le spalle a Firenze. “Beh, io sono un enigma per la maggior parte delle persone che conosco. Dovresti ritornare a casa tua Firenze, prima che Bane venga a cercarti e ti accusi di essere un traditore per il solo fatto di parlarmi. E non ti preoccupare di Hogwarts; intendo proteggerla, fosse l’ultima cosa che faccio. E’ la mia casa, dopo tutto.” Con quelle parole Il ragazzo si allontanò, lasciandosi alle spalle il pensieroso Centauro.
“Sì, sei davvero un rompicapo, James Evans. Prevedo che questa non sarà l’ultima volta che sentirò parlare di te, chiunque tu sia. L’aura profonda di mistero che ti circonda un giorno sarà dissipata. I tempi stanno cambiando, è in atto una rivoluzione.”
.................................................................................

“Sei tornato finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi!” Rosmerta ancora una volta era accorsa accanto a lui. James sospirò e si scostò da lei quando vide le sue mani indagatrici avvicinarsi al luogo in cui si trovava Nagini. “Sto bene, Rosmerta. Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria fresca per schiarirmi i pensieri. Ti spiace se domani mi prendo il giorno libero? Ho deciso di accettare l’invito del Preside.”
La donna esclamò felice: “Buon per te! Ma mi mancherà il tuo aiuto…”
James ridacchiò e scosse la testa. “Non ho alcuna intenzione di smettere di aiutarti, non desidero vivere là. E’ solo una questione di riorganizzare il mio orario. Potrei lavorare cominciando alle cinque o sei, quando il pub inizia a riempirsi, e dormire qui nella camera da letto che occupo ora.”
Rosmerta alzò un sopracciglio. “L’idea di lavorare alle cinque va bene, ma è il pensiero di te che viaggi da solo avanti e indietro tra il villaggio e la scuola che non mi piace.”
James roteò gli occhi, non preoccupandosi nemmeno minimamente della cosa. “Non mi è accaduto nulla e inoltre ho aiutato uno degli studenti. Non sono indifeso, Rosmerta.”
La donna aprì la bocca per protestare, poi la richiuse all’occhiata del ragazzo che non lasciò spazio ad argomenti.
“Oh, va bene” disse finalmente, addolcita “Ma se ti accade qualcosa e se la tua sicurezza è compromessa, questo piano cambierà. E’ chiaro, ragazzo?” Chiese lei austeramente, mani sui fianchi.
Harry lo trovò divertente e sbuffò, con gli occhi rivolti al cielo. “Sì, mamma.”
Poi ridendo corse sui gradini, mentre un boccale vuoto veniva lanciato nella sua direzione, schiantandosi dove Harry era stato fino ad un secondo prima.
“Pagherai per questo, James Evans!” Scherzò allegramente Rosmerta.



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Capitolo 8
*** cap.8 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 8 : [Constant Vigilance! ] Vigilanza Continua! - 1° Parte
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“Dio, penso che la Trelawney stia diventando più matta ogni anno che passa!” Esclamò Ronald Weasley, alzando gli occhi al cielo.
Neville stava mormorando incoerentemente qualcosa accanto a lui, annuendo all’asserzione di Ron. “E’ stato così strano!Si è bloccata davanti alla tua tazza da tè e ha cominciato a blaterare che ‘quello con gli occhi dal colore dell'Imperdonabile’ sarebbe arrivato presto! Voglio dire, cosa diavolo significa?!”
I due sedevano al tavolo di Gryffindor insieme a Dean e Seamus, che già avevano iniziato a mangiare. Hermione si avvicinò, sedendosi sul grembo di Ron, cosa che fece fischiare alcuni compagni di casa e inarcare le sopracciglia a Ron. Il rosso lanciò loro allegramente un paio di patatine fritte, mentre la ragazza di Ravenclaw sbuffò.
“Oh, davvero, siete tutti così immaturi!” esclamò Hermione nell’osservare il loro comportamento, mentre rubava un paio di patatine fritte dal piatto di Ron. “E ad ogni modo, perché continuate a frequentare le lezioni di quella vecchia matta? Non ho mai sentito nessuno dire che sia una vera Veggente, figuriamoci se può annunciare una vera Profezia. Se vuoi diventare un Auror, Ron, perché non hai scelto un’altra materia, una più utile?” Lo rimproverò lei.
Ron scrollò le spalle, mentre Seamus rispondeva alla domanda al posto dell’amico. “Perché, oh grande ed intelligente Hermione, a noi Gryffindor piace la via facile, diversamente da voi Ravenclaw, che preferite la via dura e quasi vi ammalate dal troppo studiare.”
I Gryffindor attorno a loro risero e Hermione si imbronciò. “Non è vero. E almeno i miei voti sono migliori dei tuoi!” Si rivalse amabilmente, ma la frase non impensierì minimamente Seamus.
“Certo che lo sono! Sei una Ravenclaw, ed è il tuo lavoro essere più intelligente di chiunque altro qui. Ma noi siamo Gryffindor, ed il coraggio è l’area in cui siamo esperti!”
“Ah già, il famoso coraggio dei Gryffindor! Personalmente, penso che sia tutta spazzatura. Le vostre sciocchezze e i comportamenti avventati saranno la causa della vostra morte” disse una voce dietro di loro, in modo lento.
I Gryffindor più Hermione si voltarono, guardando Draco Malfoy che sorrideva furbescamente, Prefetto di Slytherin di settimo anno.
Ron fece una smorfia all’indirizzo del biondo e Hermione dovette sforzarsi per farlo stare seduto. “Che cosa vuoi, Malfoy?” Il nome uscì dalla bocca del rosso come se fosse quello di una malattia.
Malfoy ghignò beffardamente. “Stavo solo affermando la verità, Weasley.”
Crabbe e Goyle risero stupidamente accanto a lui.
Hermione stava faticando sempre più a trattenere Ron, così Dean che sedeva accanto a lui lo prese per il braccio, in modo che non potesse alzarsi e cominciare una lotta di fronte agli insegnanti.
Ma Seamus non poté evitare di farsi valere al posto di Ron. “Sì, beh, sappiamo tutti che i dannati Slytherin sono tutti uguali: cattivi dentro! Come sta il tuo padrone, Malfoy? Ti ha fatto inginocchiare e baciare i suoi stivali?” Gli rinfacciò, con un sorriso malevolo.
Malfoy vide rosso e si controllò a malapena nel vedere i Gryffindor e anche la mezzosangue ridergli in faccia.
Ron riuscì a smettere di ridere, anche se i suoi occhi tradivano quello che pensava. “Sì, Malfoy! Che razza di vita è quella? Pensi di essere così superiore agli altri e tutto il resto, ma per l’inferno! Pagherei una fortuna, per vederti sulle ginocchia e baciare le sue scarpe, come se tu fossi lo strato peggiore di sporco sulla terra!”
Malfoy s'irrigidì e Crabbe e Goyle sfoderarono la loro bacchetta in un secondo, pronti a lanciare maledizioni al gruppo. Tutti i Gryffindor reagirono brandendo la loro bacchetta per affrontare gli Slytherin di fronte a loro, così come fecero quelli che si stavano alzando alle spalle del Prefetto biondo.
Gli insegnanti aggrottarono le sopracciglia ed immediatamente si alzarono appena videro i settimi anni estrarre le loro bacchette, ma non furono abbastanza veloci. Pansy Parkinson gridò il primo incantesimo:
“FURNUNCULUS!”
Ron, che non aveva visto la ragazza di Slytherin alzarsi, ansimò quando l’incantesimo si diresse verso di lui. Gli si strozzò la voce in gola nel momento durante il quale cercò di pensare ad un incantesimo schermante, la sorpresa dell’attacco aveva bloccato la sua capacità di muoversi.
PROTEGO! OBLITERO!
La maledizione si fermò di fronte a Ron, per poi svanire grazie all’incanto d’annullamento.
Tutti diressero il loro sguardo verso l’ingresso della Sala, dove James Evans stava in piedi, bacchetta bilanciata e pronta, con un sopracciglio alzato. Riabbassò subito la bacchetta, rimettendola nel suo fodero.
“Accidenti, che razza di comitato di benvenuto. Lasciate sempre che i vostri studenti combattano in questa maniera, in un luogo in cui si possono ferire delle persone, o è solo un gioco per loro, Preside?” Chiese James, con un tono di voce neutrale, nascondendo la sua antipatia per Draco Malfoy.
Albus gli indirizzò uno sguardo grato ma serio, che diventò colpevole quando guardò gli studenti. “Le assicuro che solitamente questo comportamento non è accettabile, in alcun momento del giorno, sig. Evans.” I suoi occhi non mostravano il solito scintillio mentre li posava su ognuno dei colpevoli, che arrossirono imbarazzati sotto l’espressione grave del Preside.
“Mi vergogno delle vostre azioni, specialmente visto che siete del settimo anno. Dovreste avere più cervello! Questa animosità non è durata abbastanza? Dovremo rimanere uniti se vogliamo scampare alla guerra che sta per arrivare su di noi, e voi siete invece tutti presi dalla rivalità fra le Case! Cento punti in meno a Gryffindor e Slytherin per le vostre azioni. Spero che questo vi faccia pensare un po’ prima di agire così stupidamente.”
Molte voci protestarono per l’ingiustizia della punizione, ma Dumbledore rimase fermo sulle sue posizioni. Severus Snape lanciò un’occhiataccia ai giovani membri della sua Casa, i quali si zittirono subito non senza lanciare però un’ultima sgradevole occhiata prima ai Gryffindor e poi al nuovo venuto che aveva fermato l’incantesimo.
Minerva McGonagall aveva un’espressione di pura delusione sul volto e quello bastò a far tacere i Gryffindor.
L’atmosfera era silenziosa, sia tra gli studenti che tra gli insegnanti, ma ognuno sembrò rilassarsi quando Dumbledore sorrise leggermente e fece cenno a James di sedersi accanto a lui.
Quando Harry passò accanto a Ron tentando di non guardarlo, una mano si posò leggermente sul suo braccio. Ron gli lanciò uno sguardo grato.
“Grazie. Per aver fermato l’incantesimo, voglio dire.” Era corta e borbottata, ma era una dimostrazione di gratitudine, così il ragazzo dai capelli neri annuì in risposta per poi continuare il suo viaggio verso la tavola dei professori, ignorando deliberatamente l’adirato ringhio che proveniva dalla tavola di Slytherin.
Harry salutò con un asciutto ciao Colin Creevey, che sembrò molto felice di vederlo.
Sedendosi sulla sedia offerta Harry ridacchiò per Poppy Pomfrey, che sedeva accanto alla sua sedia e cercava di trattenersi; sembrava che stesse tentando di tenere la bocca chiusa, ma Harry sapeva quello che la donna voleva fare in maniera così disperata.
Harry sospirò silenziosamente per poi stendere il braccio ferito di fronte a lei, senza guardarla. Il ragazzo udì i suoi strilli quando la donna tolse velocemente la benda per vedere in che condizioni era il suo braccio sinistro.
Mentre l’infermiera controllava felicemente il suo braccio mangiò un boccone del pranzo che era apparso di fronte a lui. “Così, ha scelto di accettare la mia proposta?” Chiese Albus, con lo scintillio infernale di nuovo nei suoi occhi blu.
Harry sospirò e posò la forchetta. “In parte. Non dormirò qui per la maggior parte del tempo, comunque. Sto mantenendo il mio lavoro ai tre Manici di Scopa; Rosmerta ha bisogno di tutto l’aiuto che può trovare. E dormirò là.” Rispose calmo Harry.
Albus aprì la bocca ma Harry l’interruppe prima che potesse dire qualcosa. “Lo so, questa sistemazione mi farà viaggiare molto tra Hogwarts e Hogsmeade quando si fa buio, ma o così o nulla. Ad ogni modo, ho già parlato di questo con Rosmerta e se qualcosa dovesse accadere, riconsidererò la faccenda.”
La sua decisione era irremovibile ed Albus non poteva contraddirlo, dato il tono deciso di voce che aveva usato.
“Va bene” si addolcì lui “ma se dovesse cambiare idea, me lo dica” disse amabilmente il vecchio uomo, ancora un po’ scontento perché non poteva far agire il ragazzo come desiderava.
Harry alzò mentalmente gli occhi al cielo. ‘Sì, restare qui, così che tu possa spiarmi e manipolarmi come un burattino? Non sono più un tuo giocattolo.’ Pensò tetramente.
Quando il braccio gli fu restituito sbatté gli occhi, ritornando alla realtà; aveva dimenticato che l’infermiera lo stava visitando. Madama Pomfrey gli sorrise soddisfatta. “Il suo braccio è pressoché come nuovo, sig. Evans! Ha preso la pozione che ho chiesto ad Albus di darle, vedo!”
James annuì, gettando uno sguardo al professore di Pozioni che aveva optato di ignorarlo col solito cipiglio sul viso.
“Sì, la ringrazio; mi hanno aiutato molto nella guarigione. Gradirei ringraziare anche il sig. Snape, per aver preparato queste pozioni eccellenti.”
Fu Snape stavolta a guardarlo, senza poter evitare di annuire verso di lui dopo aver ricevuto un tale complimento riguardo le sue pozioni.
Xiomara Hooch si poggiò la testa sulla mano e guardò allegra Harry. “Così, il figlio illegittimo di Sirius è ritornato! E’ venuto qui per una qualche ragione particolare o solo per fermare una lotta in corso tra i nostri studenti?” La donna rise quando James battè le palpebre. ‘Il figlio illegittimo di Sirius?’
Gli altri insegnanti ridacchiarono e Sirius guardò sbalordito l’insegnante di volo. “Mio figlio? Di cosa stai parlando, Xiomara?”
Remus, sempre acuto, inarcò un sopracciglio anche se ancora si poteva sentire il tono da presa in giro nella sua voce. “Dài, Sirius. Il ragazzo ti assomiglia molto. E’ solo uno scherzo tra insegnanti.”
L’animagus canino borbottò qualcosa, giusto per dare credito all’asserzione di Remus. “Sì, lei mi assomiglia , ma è il suo nome che mi intriga.” Sirius si rivolse a James, che alzò un sopracciglio.
Il cuore di Harry iniziò a pompare più veloce, ma cercò di mantenere la calma. “Oh? Che cos’ha il mio nome?”
Sirius lo guardò sospettosamente. “E’ imparentato, in qualche modo, con una Lily Evans?”
Il cuore di Harry saltò un battito, ma egli si costrinse a scuotere negativamente la testa, sembrando noncurante, e l’atmosfera alla tavola diventò più triste e grave. “No, mi spiace. Non ho mai conosciuto realmente i miei genitori, ma un caro amico mi disse una volta che erano stati entrambi dei grandi maghi.”
La testa di Sirius si abbassò ed egli sospirò. “Oh.”
Remus avvertì la tristezza del suo amico e guardò più da vicino il ragazzo. ‘Il suo odore…è qualcosa…di familiare…e perché il suo battito cardiaco è così forte? Ci sta nascondendo qualcosa?’
Il lupo mannaro lo squadrò attentamente constatando l’agitazione del ragazzo che, sentendosi spiato, mise su una maschera d’indifferenza.
Il capo di Albus si drizzò, mentre tentava di non guardare il ragazzo dai capelli scuri. ‘L’ho sentito di nuovo, ne sono sicuro! Sta usando la magia, ma per cosa?’ Albus scoccò al ragazzo un’occhiata calcolatrice, ma non fu capace di ottenere alcuna risposta da lui.
Harry stava iniziando ad essere irritato da tutte le occhiate che stava ricevendo. ‘Ho ricevuto un invito, ma ancora non possono evitare di cercare di spiarmi! Che nervi!’
Harry chiuse gli occhi ed alzò la voce, la sua voce dura come l’acciaio e spietata. “Per favore, smettetela di fissarmi. Non lo apprezzo.”
Gli insegnanti batterono le palpebre, avendo la decenza di arrossire e guardare altrove. Albus si scusò. “Siamo spiacenti. Non è cosa di tutti i giorni il fatto di invitare qualcuno e abbiamo la tendenza a diventare eccessivamente diffidenti.”
Harry strinse gli occhi e si alzò; gli insegnanti osservarono da vicino il movimento ed ansimarono silenziosamente quando il ragazzo tirò rudemente su la manica, mostrando il suo braccio sinistro a loro e ai pochi studenti che stavano guardando il tavolo.
“Avevate già visto il giorno scorso, ma ve lo mostrerò di nuovo, solo per essere sicuri! Il mio braccio non è marchiato! Non vi vengano idee strane su di me. Io non sono, e mai sarò, un seguace di Voldemort!” Ghignò, e ci furono parecchi gemiti e uggiolii per aver menzionato apertamente il nome del Lord Oscuro.
Gli insegnanti, fatta eccezione per alcuni, boccheggiarono, anche se i loro occhi si spalancarono per il coraggio del ragazzo. “Non hai paura di dire il nome del Lord, ragazzo?” Chiese calmo Albus. I suoi vecchi occhi si spalancarono anche di più, quando il ragazzo iniziò a ridere rumorosamente. “Che cosa?!”—ridacchiò—“io, impaurito di dire il nome di Voldemort?! Ha! Ha!Ha!” Harry continuò a ridere, anche quando gli studenti ansimarono e lo guardarono con timore reverenziale, ed anche un po’ di paura vera e propria. Lui non aveva paura di dire il nome del Lord Oscuro!
Harry smise improvvisamente di ridere, guardando dritto negli occhi di Albus, con espressione rabbuiata. “La paura di un nome, aumenta solo la paura della cosa stessa. Io non ho paura.”
Harry abbassò la manica e guardò Albus con un sorriso furbo;aveva completamente confuso il Preside. “Ora, lei voleva che io restassi qui, quindi cosa posso fare durante il giorno?”
Albus si lisciò la barba, tentando di riguadagnare il controllo. “Gradirebbe frequentare alcune delle lezioni? Solo per vedere quello che ne pensa, chiaramente. E mi ha detto che non ha mai frequentato il settimo anno alla sua vecchia scuola. Forse potrebbe imparare cose nuove?”
Harry si trattenne dal ribattere sarcasticamente e scrollò le spalle con indifferenza. “Io non ho problemi. Con quale gruppo di persone dovrei stare?”
Albus prese rapidamente la sua decisione, notando le occhiate di animosità che il giovane riceveva dagli Slytherin e in particolare da Draco Malfoy. “Può stare con i Gryffindor per il momento; il sig. Creevey sembra già molto legato a lei, e ha trovato anche la collaborazione del sig. Weasley. Le lezioni stanno per cominciare, e dovreste iniziare a muovervi.”
Albus si girò verso Minerva con un’occhiata curiosa. “Dimmi, mia cara, quale lezione hanno i Gryffindor del settimo anno, questo pomeriggio?”
L’insegnante di Trasfigurazione e Direttrice della Casa di Gryffindor fece apparire una pergamena e la guardò. “Credo che abbiano Cura delle Creature Magiche, con il professor Manx.”
Albus si alzò e spinse James in direzione della tavola di Gryffindor, dove tutti lo stavano aspettando. Harry si lasciò scappare il fantasma di un sorriso quando tutti si radunarono attorno a lui per salutarlo.
“Ehi, grazie di nuovo per prima! Mi chiamo Ronald Weasley, ma i miei amici mi chiamano Ron. Questa è la mia ragazza, Hermione Granger, lei è in Ravenclaw.”
James fissò Hermione per un secondo, mettendola in agitazione, ma poi spostò lo sguardo quando Seamus, Dean e Neville porsero i loro saluti, così come Ginny Weasley ed alcuni dei più giovani Gryffindor, Colin e suo fratello inclusi.
Harry mantenne neutrale la sua espressione, così probabilmente spaventò alcuni di loro. “Non è un problema, ma la prossima volta dovrai essere più accurato,” rispose il ragazzo a Ron. “Mi è stato insegnato ‘Vigilanza Continua’.”
Albus, che prima stava sorridendo, socchiuse gli occhi. Quella frase suonava molto familiare, ma tenne la bocca chiusa. Sirius vide la sua occhiata e lo chiamò, non appena gli altri insegnanti si alzarono per dirigersi alle proprie lezioni. Il vecchio Preside indietreggiò di un passo e Sirius e Remus lo seguirono.
“Ragazzi, io ho un presentimento su quel giovane. Il ragazzo è e sa più di quello che lascia vedere, ne sono sicuro ed è per questo motivo che l’ho invitato qui. Voglio che lo controlliate, quando avete tempo.”
I due Malandrini annuirono, seri, e gettarono un’ultima occhiata a James che si stava allontanando circondato dal settimo anno. Remus si era perso nei suoi pensieri, così Sirius gli diede una gomitata. “C’è qualcosa che non va, Remus?”
Il lupo mannaro scosse negativamente la testa, ma Sirius lo guardò con fare interrogativo. Remus sospirò. “E’ solo… mi sconvolge.”
L’uomo si passò nervosamente una mano fra i capelli, mentre il Preside e Sirius lo guardavano, in attesa un chiarimento.
“Ho avvertito del nervosismo in lui e poco dopo è stato capace di nasconderlo. Sono d’accordo con Albus, in questo; dobbiamo tenerlo d’occhio. Ma d’altra parte, sento di poter avere fiducia in lui con tutto me stesso.”
Sirius l’interruppe con una canzonatura maleducata e incrociò le braccia sul petto. “Non esistono più molte persone con cui farlo, Remus. Non avere fiducia nel ragazzo affidandoti solo ai tuoi istinti, potrebbe costarti la vita e mi distruggerebbe, lo sai” finì l’animagus quietamente, facendo rattristare Remus.
Il lupo mannaro abbassò gli occhi al pavimento, ma non poté evitare di aggiungere una cosa. “Non è solo istinto, Sirius. So che non dovrei aver fiducia così; so che l’aura del ragazzo è stranamente scura per la sua età, e che agisce come se ci stesse nascondendo qualcosa di molto importante, però… però, il suo odore è familiare, anche se contaminato leggermente. E’ il suo odore, Sirius, null’altro mi fa avere fiducia in lui, a parte il suo odore.”
Con quelle parole Remus lasciò i due uomini sconvolti dietro di sé. Sirius lanciò ad Albus uno sguardo e corse verso il suo compagno con rapidità; aveva ancora un lezione da tenere.


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Capitolo 9
*** cap.9 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 9 : [Constant Vigilance! ] Vigilanza Continua! - 2° Parte
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Con i loro mantelli ermeticamente avvolti addosso, i Gryffindor e gli Slytherin del settimo anno camminarono al di fuori del castello, verso una grande capanna vicino alla Foresta Proibita. Gli Slytherin non diedero alcun’attenzione ad essa, ma i Gryffindor videro l’ovvio interesse di James per l’abitazione.
Ron si avvicinò, e indicandola disse, “Quella è la capanna del guardiacaccia. Il suo nome è Hagrid, ed è un mezzo-gigante. Noi gli vogliamo bene e lui ci favorisce su tutte le altre case. Avremmo voluto che fosse lui, il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, ma non era possibile, con tutti gli ufficiali del Ministero che proibiscono tali cariche a quelli considerati creature oscure. Dumbledore fece in modo che Hagrid potesse stare qui e garantì che non era un seguace di ‘Tu-sai-chi’.”
James annuì. “E dov’è? Non l’ho visto a pranzo.”
Ron scrollò le spalle, riprendendo a seguire il resto della classe, dato che non potevano solo sedersi sulla neve. Seamus gli rispose, mentre Manx non stava guardando. “Non sappiamo dove sia, adesso. Tuttavia, dovrebbe tornare presto. Ogni volta che abbiamo chiesto di lui, Dumbledore ha detto che Hagrid stava facendo commissioni per lui.”
Il Professor Manx gridò alla classe di zittirsi, mentre lui contava gli studenti. Harry prese questa opportunità per pensare a ciò che gli era stato detto. ‘Hm, Hagrid, probabilmente è in missione per L’Ordine. Ma se le creature oscure sono controllate severamente, perché a Remus è permesso restare ed essere l’assistente di Sirius? Il Ministero non sa che è un lupo mannaro?’
Dopo averci pensato su, risultò ovvio che nessuno fosse a conoscenza di queste informazioni. Harry non pensò che i Gryffindor, o chiunque altro del corpo studentesco, ne fosse a conoscenza, perché gli Slytherin avrebbero già usato tale informazione. Harry si chiese se Hermione sapesse, ma poi ne dubitò fortemente. Questa Hermione, probabilmente, non conosceva Remus come faceva lui, e ad ogni modo, non era stata portata a indagare qui. Il Trio Dorato qui non esisteva.
Manx, un uomo sgarbato di circa trentacinque anni, improvvisamente guardò verso di lui.
“Lei deve essere James Evans, sì? Il Preside Dumbledore mi ha detto che sarebbe stato ospite in alcune delle lezioni. Tenti di restare quieto e seguire il gruppo.”
Harry sollevò un sopracciglio all’insegnante, che già stava dandogli sui nervi quando ancora non aveva fatto nulla di male.
I Gryffindor accanto a lui si arruffarono, mentre gli Slytherin risero. ‘Certe cose, a quanto pare, non cambieranno mai,’ disse mentalmente Harry.
“Seguitemi, ragazzi. Oggi andremo nella piccola radura. Restate insieme e non vi attardate dietro,” disse rumorosamente Manx.
Mentre stavano marciando verso la radura, Ron ed i suoi amici si avvicinarono a James. “Non ci piace Manx, e noi non siamo graditi a lui. Penso che sia meglio se stai attento perché, dato che stai passando tempo con noi, tenterà di intimidirti o provocarti. L’umiliazione è il suo forte, quando ci si mette d’impegno. Non so che genere d’animale vedremo oggi, così tenta di non esporti troppo. E’ solo un consiglio, amico.” Ron lo guardò apprensivamente, vedendo che James non sembrava minimamente preoccupato.
“Va bene, classe! Ora restate tutti dietro di me, perché la creatura che vedremo può essere molto pericolosa!” Disse il professore con l’intenzione di spaventare gli studenti. Gli Slytherin andarono affrettatamente dietro a Manx, mentre i Gryffindor fecero soltanto alcuni passi indietro.
Harry fu sicuro di aver sentito Neville frignare da qualche parte dietro di lui; tale suono familiare.
Fuori dal nulla, una creatura a quattro gambe apparve, facendo un verso roco adirato all’insegnante ed i suoi studenti. Harry avvertì quasi il bisogno di ficcarsi un pugno in bocca, per fermarsi dal gridare dalla sorpresa. ‘BUCKBEACK?!’
Manx fece alcuni passi verso la bestia e s'inchinò piuttosto rapidamente, con un’occhiata di disgusto. La bestia s'inchinò di nuovo altrettanto rigidamente e quasi morse una delle dita di Manx quando tentò di accarezzarlo, col godimento di Harry.
“Come ho detto, questa creatura è un Ippogrifo ed è molto pericoloso; siccome è uno degli animali domestici di Hagrid, lascia che le persone lo avvicinino. Grazie a questo, potremo studiarlo.”
Harry quasi rise, al tono da Io-so-tutto che Manx aveva usato. Questo era Buckbeack, e l’idiota pensava che fosse pericoloso?! Per lui, forse, ma non per Harry. L’insegnante continuò a insultare la creatura orgogliosa, trattandolo come se fosse una cosa, una bestia oscura, facendo chiedere ad Harry come potesse restare ancora illeso.
Harry lo beffò silenziosamente, e gli lasciò continuare la lezione; lui aveva già avuto questa lezione nel suo terzo anno. Una prima lezione, ma lui aveva visto cose più pericolose.
“Ora, come potete vedere, l’Ippogrifo ha il corpo di un leone e la testa di un’aquila. Hanno temperamento molto irascibile e questo, ancora di più da quando il mezzo-gigante è andato via,” finì Manx, con un tono disgustato che fece fare a Buckbeak un verso roco, e Harry restrinse gli occhi.
Come se volesse provare che l’uomo era in errore, Buckbeak avanzò verso gli studenti che, immediatamente, retrocedettero gridando di paura. Ron, anche se impaurito, camminò verso di lui con una mano tesa, anche se un poco tremante.
“Sig. Weasley! Si allontani all’istante! Non può toccare la cosa solo in quel modo!”
Ron si fermò immediatamente, solamente per vedere Buckbeak fare un verso roco adirato e galoppare verso l’insegnante. Apparentemente, Manx l’aveva insultato una volta di troppo.
Harry controllò rapidamente Ron e bestemmiò per la stupidità dell’insegnante. Harry corse di fronte a Manx e gli Slytherin spaventati, braccia spalancate e fece un profondo inchino.
“Ragazzo sciocco!” Esclamò Manx di colpo, ma non appena finì di parlare, l’Ippogrifo rallentò fino a fermarsi di fronte a James, apparentemente curioso a proposito di chi mostrava così molto rispetto alla sua specie. L’animale fece un verso roco, pieno di curiosità, e si avvicinò al ragazzo, estendendo la testa per annusare la creatura umana.
Ma Buckbeak si agitò, quando il suo becco arrivò allo stomaco di Harry. Harry sorrise, la testa ancora abbassata, così come i suoi occhi. “Ciao Buckbeak. E’ bello vederti. Non preoccuparti del serpente; lei è con me,” bisbigliò a bassa voce, così che nessun altro potesse sentire, riuscendo a trattenersi dal dire ‘è bello vederti -di nuovo-’.
Buckbeak fece un verso roco ed alzò rapidamente la testa, come se sorpreso, e guardò più da vicino la creatura umana. Harry, segretamente sorrise, ed i suoi occhi cambiarono momentaneamente colore… e forma. Le fenditure nere dei suoi occhi erano familiari per Buckbeak, che ora non considerava più il ragazzo una minaccia.
L’Ippogrifo inchinò di nuovo la testa con rispetto, con la sorpresa di tutti, eccetto Harry, che solo camminò verso di lui ed accarezzò il collo della creatura, come se fosse la cosa più naturale da fare.
“Come? Cosa? Quando?” Manx era a corto di parole e sembrava piuttosto umiliato dall’essere stato scavalcato da un mero ragazzo.
“Io e gli Ippogrifi, abbiamo una reciproca simpatia. Penso che lei l’abbia insultato, professor Manx,” disse James verso lo scontento insegnante.
“L’ho insultato?! Quando?!”
James guardò Buckbeak, che continuava ad offrire la testa per le sue carezze. “Un Ippogrifo non è una cosa o una creatura oscura come lei pensa. E’ una creatura molto orgogliosa e molto fedele, una volta che diviene suo amico. Buckbeak ha reagito alla sua mancanza di rispetto, tutto qui.” Spiegò calmo James, mentre Manx fumò silenziosamente.
Ron alzò un sopracciglio con curiosità, ancora in timore riverenziale della creatura e dell’audacia ovvia di James. “Buckbeak?”
Harry trattenne il respiro e mentalmente colpì la testa su un albero, per poi bestemmiarsi. ‘Ahh! Harry, razza di stupido idiota! Come potevo fare uno scivolone simile?’
Esternamente, scosse le spalle. “Il nome dell’Ippogrifo? Non può essere chiamato sempre 'una creatura' o cose simili, no?” Gli altri accettarono il chiarimento offerto, con suo grande sollievo.
Manx stava fumando di rabbia, così che tagliò la lezione di trenta minuti e lasciò gli studenti liberi di andare via. Lo stesso uomo si ritirò di nuovo al castello con alacrità, lasciando Harry con Buckbeak da soli. Ma le apparenze potevano ingannare, perché molti dei Gryffindor erano nascosti dietro agli alberi vicini, così come un paio degli Slytherin, sull’altro lato della radura. Entrambi i gruppi avevano ragioni molto diverse per spiare l’ospite di Dumbledore, tuttavia.
Harry, con i suoi sensi sviluppati dal lavoro di evitare Snape in cammino nei corridoi di notte, sapeva che molti studenti erano rimasti indietro ad osservarlo di nascosto.
Lui optò per permettere loro di spiarlo quanto volevano, ora non gli interessava…minimamente. “Ah Buckbeak, è un mondo matto, quello in cui viviamo.”
L’Ippogrifo fece un uggiolio, come se pensasse la stessa cosa e chinò la testa, guardandolo con i suoi grandi, intelligenti occhi. Harry capì rapidamente e, senza badare agli aneliti soffocati che sentì dietro agli alberi, si diede una spinta e salì sulla schiena di Buckbeak.
La creatura agitò le sue potenti ali e, dopo un piccolo salto, volò in alto attraverso l’aria e presto stava volando sopra il castello.
“LO avete visto?!” Disse Seamus, con timore reverenziale ed eccitamento, saltando su e giù. “Non posso credere che abbia montato quell’Ippogrifo!”
Il gruppo si allontanò dall’albero e nella radura. Ron aveva ancora la bocca aperta. “Aspetta che lo dica a Hermione!”
Neville era completamente silenzioso, cercando di vedere se James stesse per ritornare prima o poi; anche la sua bocca era aperta.
“E' stato maledettamente stupendo! Vorrei che lo avesse fatto durante la lezione! Avrebbe chiuso la bocca di Manx!” Esclamò Dean, con stupore.
Un altro fruscio di foglie fece girare ai ragazzi la testa verso l’altro capo della radura, dove un Draco Malfoy beffardo, con i suoi due compari Crabbe e Goyle, uscì da dietro agli alberi. “Quel ragazzo non è nulla più che un piantagrane e un esibizionista! Spero che quel -mostro- gli faccia male!” Lo derise il biondo.
Ron stava rapidamente diventando paonazzo. “Malfoy, razza di snob! Vattene via da qui! Nessuno ha chiesto la tua opinione! Personalmente, penso che tu sia geloso di James, perché lui ottiene più attenzioni di te!”
Anche il ragazzo irlandese aggiunse la sua parte; Seamus era arrabbiato e teneva le mani strette a pugni. “Sì! Zitto, Malfoy! Nessuno ha bisogno di conoscere i pensieri di un Mangiamorte junior!”
Tutti alzarono le bacchette per attaccare, finché Neville interruppe la loro lotta verbale con voce piena di disagio. “Uh, ragazzi, per quanto mi piacerebbe vedervi rovinare gli Slytherin, il sole sta calando e se saremo in ritardo gli insegnanti vorranno avere le nostre teste. Sapete bene che non dovremmo essere fuori dopo il tramonto!”
Malfoy ghignò, ma mise rapidamente la sua bacchetta nella tasca. Malfoy non aveva paura di quello che Snape poteva fargli, ma piuttosto dell’irritante professoressa McGonagall. “Non è ancora finita, Weasley! Puoi esserne sicuro!”
Con ciò, Malfoy si allontanò con le sue guardie a rimorchio. I tre stavano camminando abbastanza rapidamente; gli Slytherin erano davvero un gruppo di codardi.
Ron li beffeggiò e mise via rapidamente la bacchetta, mentre pensava a quello che Snape avrebbe fatto loro se li avesse pescati fuori, e rabbrividì al pensiero di un’altra punizione con Filch. Blegh!
“Venite, ragazzi. Dobbiamo ritornare a Hogwarts. Hermione mi ucciderà.”
Iniziarono a dirigersi nuovamente verso la scuola, ma Dean si voltò per guardare verso il cielo; l’Ippogrifo non era in vista da nessuna parte e la cosa lo preoccupò. “Ehi, ragazzi? Non riesco a vedere da nessuna parte James e l’Ippogrifo! Pensate che stia bene?”
Ron alzò lo sguardo e scrollò le spalle. Iniziava a gelare fuori, e il suo stomaco stava dicendogli di affrettarsi a posare il sedere nella Sala Grande per un bel pasto. “Sono sicuro che lo sia. Quella creatura sembra provare simpatia per lui, così penso che starà bene. Forse è tornato a Hogsmeade, chi sa? L’abbiamo sentito tutti dire che avrebbe dormito là, anche se era un ospite della scuola.”
Tutti annuirono al ragionamento ovvio di Ron e si affrettarono di nuovo verso Hogwarts.
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Harry sentì gli abitanti del villaggio gridare di paura quando Buckbeak atterrò diritto di fronte ai Tre Manici di Scopa. Harry non vi badò minimamente e, con un ultima carezza, diede alla creatura la buona notte.
Sospirò, quando fu assalito dal calore confortante del pub, e sorrise leggermente a Rosmerta, che si avvicinò con un ghigno. “Così James, come è stata la tua giornata?”
Il ragazzo scrollò le spalle. “Abbastanza buona. Mi sono fatto degli amici, soprattutto di Gryffindor, tuttavia. Gli altri erano piuttosto riluttanti a parlarmi o anche ad avvicinarsi a me.”
Rosmerta rise rumorosamente, guadagnando l’attenzione di molti dei clienti; la loro attenzione tornò rapidamente ai loro piatti, però, quando loro lo videro. Harry gliene fu molto grato.
“Non c’è da meravigliarsene, James! Spiacente dovertelo dire ma -davvero- sembri un po'... oscuro nell'aspetto e nel comportamento.” La donna non ricevette risposta per quell’asserzione e s’innervosì, anche se solo leggermente. “Bene, ad ogni modo ho bisogno del tuo aiuto. Dovresti andare alla tua stanza e cambiarti; sei tutto bagnato! Hai passato fuori l’intero pomeriggio?”
James annuì. “Si, per Cura delle Creature Magiche. Siccome sono un ospite, posso frequentare alcune delle lezioni per avere un’idea di quello che trattano. Oggi stavano studiando gli Ippogrifi.”
Rosmerta fremette e sollevò un sopracciglio. “Ippogrifi, eh? Creature pericolose, quelle! Hai avuto qualche difficoltà a ritornare dopo la lezione?”
Harry scrollò le spalle e prese a salire i gradini. “No, per nulla. Ne ho cavalcato uno per ritornare qui.”
Rosmerta gli diede un’occhiata stralunata. “Hai cavalcato un cosa?”
Harry era quasi fuori della portata d’orecchio quando sorrise furbescamente e le rispose. “Un Ippogrifo, ovviamente!”
Molti clienti lasciarono cadere le loro posate, che finirono rumorosamente sul pavimento, mentre Rosmerta rimase dietro a bocca aperta. “JAMES EVANS! NON SEI SERIO, VERO?” Strillò allarmata, ma non ricevette risposta; James era già arrivato alla sua stanza ed aveva messo un fascino di silenzio.
Harry sospirò e si tolse il mantello. Nagini sibilò felicemente e si arrotolò sul letto. “Ssono felice di esssere finalmente in un letto! Tutto quel volare mi ha fatto venire la nausssea!
Al suo ridacchiare, Nagini lo guardò. “Mi ssspiace, cara. Avevo dimenticato quanto i sserpenti odiano non esssere ssulla terra. Non avevo volato da parecchio tempo. Quesssto mi ricorda che Madama Pomfrey mi ha dato un certificato ssanitario immacolato, e voglio chiedere a Hooch ssse le piacerebbe avere quell’incontro uno-contro-uno che le devo.” Sibilò Harry, dando a Hedwig una crocchetta per gufi.
Harry giurò che Nagini gli stesse mettendo il muso. “Mi dirai quando farai una cossa ssimile; non voglio esssere con te quando voli ssulla tua scopa. Sscommetto che ssarà anche più pericolosso di un Ippogrifo.
Harry fece smorfia al ricordo. Fortunatamente per lui e Nagini, Buckbeak non aveva badato all’intruso sotto il suo mantello tanto quanto lui aveva pensato all'inizio.
Guardò giocosamente Nagini. “Oh, cosssì non ssarai con me la prosssima volta che volo? Che ne è della tua promesssa di sstare ssempre attorno a me, letteralmente?
Il serpente femmina lungo otto piedi estrasse la lingua, e se fosse stata umana, Harry era sicuro il gesto sarebbe stato beffardo. “Hn, la grande bocca. Io voglio resstare fuori, dove ssarò capace di guardarti. Ci pensseremo quando ssarà tempo. Per il momento, devi affrettarti a cambiarti coi tuoi abiti da lavoro; la donna di sssotto ti ssta asspettando.
Gli occhi di Harry si spalancarono quando guardò l’orologio incantato. “Dannazione!” Bestemmiò lui, e si cambiò rapidamente con vestiti asciutti e caldi. “Vieni, Nagini?
Il serpente sibilò negativamente e si acciambellò a spirale sul letto in un cerchio stretto. “Per oggi, passso; il volo mi ha fatto venire la naussea. Prendi il gufo con te, però, così se sssuccederà qualcossa, potrà venire a cercarmi volando attraversso la finesstra.
Harry annuì e chiamò Hedwig, che atterrò agevolmente sulla sua spalla. “Buona idea. Ci vediamo più tardi, Nagini.
Lei diede l’impressione di annuire, prima di dire ciao. “Lavora bene, giovane Massster. E vieni a letto ad un’ora normale; domani dobbiamo risssalire a sscuola presssto.
Harry sorrise e chiuse la porta.
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Padre,
Dumbledore ha un nuovo ospite che ha circa la mia età. Nessuno conosce nulla su di lui, neanche quello sciocco di un Preside. Non conosco realmente le sue intenzioni, ma passa parecchio tempo con quegli imbecilli dei Gryffindor, anche se alcuni di loro sembrano esser terrorizzati da lui. Sembra ragionevolmente potente e mostra un aura di mistero e oscurità attorno a sè. Ho pensato che fosse qualcosa di importante da riportare, se il vecchio buffone ha un qualche interesse nei suoi confronti. Ti consiglio di fare una piccola ricerca su di lui, però. Il suo nome è James Evans, e assomiglia stranamente a quel traditore, Black. Forse Bellatrix potrebbe sapere qualcosa su di lui? So che lavora ai Tre manici di Scopa a Hogsmeade e ho sentito che la sua scuola precedente era stata distrutta.
Spero che tu possa trovare delle informazioni su di lui, perché gradirei vederlo arrestato o qualsiasi altra cosa altrettanto sgradevole. Sta seriamente mettendo alla prova la mia pazienza, e sta facendomi sembrare uno sciocco agli occhi degli altri, cosa che trovo molto spiacevole.
Spero di ricevere notizie al più presto da te e dal nostro grande Maestro,
tuo figlio, Draco.




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Capitolo 10
*** cap.10 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 10 : [Mind games ] Giochi mentali - 1° Parte
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Harry ridusse la sua preziosa Firebolt e la mise al sicuro nella propria tasca. Ridacchiò brevemente e si accarezzò la vita dove poteva sentire un sibilo scontento.
Era una passeggiata corta dalla fine della Foresta Proibita al castello, e lui finalmente era felice di arrivare a scuola; oggi era un giorno particolarmente freddo. Molti studenti erranti immediatamente lo videro quando entrò, ma lui li ignorò per guardare invece le decorazioni di Natale recentemente messe. ‘Giusto. Gli esami cominceranno la settimana prossima, come nel mio vecchio mondo.’ Si ricordò Harry.
Harry ghignò quando Peeves ( Pix Ndt)gettò una CaccaBomba a degli Slytherin del quarto anno e per il modo in cui gridarono di disgusto.
“Pensi che sia divertente, vero?” Disse Draco Malfoy in modo lento appena vide il suo sorrisetto, e il biondo camminò verso di lui con occhi ridotti a una fessura.
Lo sguardo fisso di Harry rimase freddo su di lui. Malfoy non lo gradì; era abituato a persone che si ritraevano di fronte a lui. “Ora che sei da solo lascia che ti avverta, piccola nullità! E’ meglio che tu stia fuori dalla mia strada o altrimenti...!” L’avvertì il biondo.
James sollevò un sopracciglio divertito. “Altrimenti che cosa?” Poi ghignò, in una maniera che fece domandare a Draco se Snape ed il ragazzo davanti a lui fossero imparentati.
“E’ una minaccia, Malfoy?” E rise oscuramente e in modo beffardo, facendo sì che i due scagnozzi del biondo Prefetto ringhiassero. James ringhiò in risposta ed avanzò nella loro direzione, facendoli dubitare che stesse realmente per attaccarli.
“Io invece, voglio avvisare -te- di stare fuori dalla -mia- strada, Malfoy. Ho la tendenza a diventare pericoloso, quando mi fanno incazzare.” Disse Harry al sosia della sua seconda nemesi. Poi si voltò ed iniziò a camminare in direzione della Sala Grande.
“Vai! Vai pure dal tuo prezioso Dumbledore!” Gli rinfacciò Malfoy, un poco irritato dall'essere minacciato da un mero amico dei ‘Gryffinidioti’.
James si voltò, lo sguardo fisso sul biondo e ghignò tetramente, parlando a voce alta quel tanto che facesse sì che solo Malfoy ed i suoi due seguaci potessero udirlo. “Io non seguo nessuno, Malfoy. Io sono il mio proprio padrone. Faresti meglio a ricordarlo,” disse duramente, poi si girò, scomparendo attraverso le porte aperte della Sala.
Crabbe e Goyle si mantennero saggiamente silenziosi mentre Malfoy stava fumando silenziosamente dalla rabbia. “Ehi Peeves! Vieni qui un secondo!” Chiamò improvvisamente lui il poltergeist, che, con un ghigno malvagio che gli attraversava il viso, volò verso il ragazzo biondo ridendo e gettando CaccaBombe a tutto ciò che poteva vedere.
“Volevi parlami, biondino?” Chiese il fantasma, ridendo al nomignolo.
Malfoy ghignò al buffone trasparente, cercando di calmarsi, un Malfoy non allenta mai la sua calma, una lezione che suo padre gli aveva impartito. “Sì, Peeves. Voglio che tu lanci delle bombe su qualcuno…”
Il fantasma era tutto orecchi.
…………………….

“Ciao, James!” Lo salutò Colin Creevey energicamente, ignorando completamente il toast che stava mezzo-masticando.
James accennò col capo silenziosamente il suo ciao e sedette nel posto offerto accanto al ragazzo del quinto anno. Gli amici di Colin e il fratello tentarono di non fissarlo mentre James salutava il Preside con una semplice occhiata, alla quale il vecchio rispose con un sorriso.
“Spostatevi! Spostatevi!”
I più giovani studenti mugolarono quando Ron Weasley e la sua banda li spinsero un po' per sedere vicino al loro nuovo amico.
“Ehi!” protestò Colin. “Non è giuso! Io l’avevo invitato a sedere accanto a me, non perché ti sedessi tu accanto a lui! L’hai con te alle lezioni, non è abbastanza?”
Ron ghignò e scrollò le spalle. “Spiacente Colin, ma dovrai aspettare la tua occasione! Noi siamo più vecchi, noi facciamo le regole!”
Colin mise il broncio e Dean e Seamus risero cordialmente. Ron si girò verso James che semplicemente alzò un sopracciglio per esortarlo a parlare.
“Dimmi amico, la settimana prossima è la quella dei nostri esami e dopo ci saranno le feste. Hai fatto dei piani per il Natale?”
James prese un sorso di succo di zucca ed annuì; il sorriso precipitò dalla faccia di Ron. “Davvero? Peccato! Cosa farai?”
“Il pub di Rosmerta sarà pieno per le vacanze ed io voglio esserci per aiutarla. Spiacente Ron.” Fu la risposta di Harry al suo amico deluso.
Seamus fece una smorfia. “Lavorerai durante le vacanze?! Tu sei matto! Che genere di vita è quella? Hai solo diciassette anni, amico! Goditi un poco la vita!”
Il ragazzo sobbalzò quando James guardò verso di lui con gli occhi improvvisamente assottigliatisi, oscurati. Gli studenti attorno a lui smisero di parlare e sembrarono per un momento a disagio, finché i professori Black e Lupin intervennero.
“Tutto bene, ragazzi?” Chiese Black con uno sguardo diffidente diretto a James. Questi lo fissò di rimando con tale intensità che fu Sirius che in realtà dvette girare la testa, iniziando a ridere esitantemente, cosa che indusse Remus a guardarlo con preoccupazione.
Ron rivolse a Black un rapido ghigno e scosse la testa. “No, nulla di strano professore. Stavamo solo chiedendo a James se aveva piani per le feste; vuole solo risalire ai Tre Manici di Scopa.”
Sirius mugugnò, e Remus lo prese come la propria occasione per illuminare la conversazione. “ Così, sig. Evans, indovino che ci rivedremo questo pomeriggio! I Gryffindor hanno pozioni doppie con gli Slytherin e poi DADA con Sirius e me. Non posso aspettare!”
James dovette sorridere all’entusiasmo di Remus e alla sua voce calmante; gli era mancato moltissimo il lupo mannaro. “Sarò onorato di frequentare una delle sue lezioni,” rispose calmo James, un piccolo sorriso sulle labbra.
Tuttavia, quando Peeves apparve nella Sala iniziando a cantare, aggrottò le sopracciglia, dato che oltretutto era atroce nel canto. I suoi occhi si spalancarono in lieve panico quando sentì Nagini avvolgersi più stretta a lui, quasi strozzandogli il respiro nei polmoni; era evidente che provasse avversione al suono che il fantasma stava emettendo e stava appena contenendosi dal sibilare adiratamente.
‘Mer*a! Mer*a, mer*a, mer*a! Calmati Nagini!’ Harry posò rapidamente una mano sul suo stomaco e trovò la sua bacchetta, ed appena in tempo sembrava, perché Peeves sfrecciò rapidamente sulla tavola dei Gryffindor lasciando cadere le bombe su di esso.
“WADDI WASI!” gridò James nel momento in cui i proiettili volarono verso di lui. Le bombe si fermarono e rimbalzarono verso Peeves. Ma essendo Peeves un fantasma, le CaccaBbombe gli passarono diritto attraverso e si diressero verso quello che aveva chiesto a lui di lanciarle su James.
Gli Slytherin gridarono e rapidamente fuggirono dalla tavola. Crabbe e Goyle spinsero Malfoy fuori dalla traiettoria e ricevettero la maggior parte della roba limacciosa.
I Gryffindor iniziarono a ridere mentre Snape si fece rapidamente strada verso di loro con uno sguardo funereo. James fece una smorfia, ma sembrò quasi che lo sguardo non fosse diretto a lui.
Sirius stava ridendo rumorosamente, e Harry si divertì nel suono gratificante che gli era mancato così tanto. Remus stava tentando di soffocare una risata con un colpo di tosse e sorrise a James. “Non si preoccupi, sig. Evans. Sappiamo tutti che non era intenzionale. Waddi Wasi ha la tendenza a rimandare di nuovo un proiettile al suo mittente originale, così la mia supposizione è che il giovane Malfoy volesse vendicarsi di lei. Severus se ne occuperà. Per un’altra cosa dovrei ringraziarla. E’ la prima volta da molto tempo che sento Sirius ridere così.”
James annuì con un piccolo sorriso.
Tutti guardarono il professore di pozioni che mormorò un incantesimo di Scourgify sui due scagnozzi; il fango scomparve ma l’odorato rimase ancora, facendo chiudere ai due i loro nasi, mentre Malfoy aggrottava ancora di più le sopracciglia, non mettendo realmente in conto il fatto che l’avessero salvato da un momento totalmente imbarazzante.
“Razza di fogne! Non vi avvicinate a me finché non avrete mandato via il puzzo!” Il biondo Slytherin esclamò facendo una smorfia all’orrido odore.
Snape non tolse loro dei punti, ma un'occhiataccia d’avvertimento fu abbastanza per calmarli per il momento. Poi l’insegnante se ne andò impettito, probabilmente verso la sua prigione sotterranea in quanto le lezioni stavano quasi per cominciare.
Ron diede a James una pacca sulla schiena con un ghigno allegro e largo. “E' stato senza prezzo, amico! Non ho mai visto Malfoy così incazzato da quando lo battemmo nella nostra prima partita di Quiddich!”
Disapprovando, Hermione guardò il suo fidanzato. “Onestamente, Ron! A chi interessa Malfoy? Ritieni solo James fortunato per i suoi riflessi veloci!” Disse sorridendo lei voltandosi vrso il ragazzo in questione, ma il suo sorriso scomparve quando si avvide che lui non era più di fronte a lei, ma sulla strada per le prigioni sotterranee con, ancora, la sua faccia inespressiva.
“Whoa, folla difficile!” Mormorò dean sottovoce, ma tutti lo sentirono non di meno.
………………………..

Non c’erano molte persone alla lezione di pozioni, dato che era un settimo anno, così le quattro case si erano riunite insieme. Tutti erano già appaiati con qualcuno, così Harry pensò bene di sedersi da solo e provare a non farsi notare troppo od mettersi sotto il tiro di Snape.
Parlando di Snape, lui stava già scrivendo sulla lavagna e stava chiedendo, anzi, ordinando agli studenti di zittirsi nel suo proprio modo sgarbato. “La pozione di oggi sarà difficile da fare, specialmente poiché gli ingredienti devono essere tutti preparati in anticipo. Se chiunque di voi dovesse… perderli, rovinarli o farli esplodere, ad esempio il caso del sig. Longbottom o il sig. Weasley, avrà automaticamente un grande zero per questo progetto.”
Gli Slytherin nella classe risero mentre la faccia di Ron arrossì di rabbia e Neville frignò accanto al suo compagno.
Harry sollevò un sopracciglio; non aveva mai saputo che Neville desiderava davvero continuare pozioni quando evidentemente preferiva l’arte delle piante. Voleva diventare un Auror qui?
Mantenne il silenzio mentre Snape presentò la pozione e Harry si abbassò un po' sulla sua sedia e ringraziò Merlino per la miscela che stavano per fare. Era la pozione Polyjuice*, con la quale Harry era familiarizzato e, questa volta, Hermione che sedeva accanto a Ron stava aggrottando le sopracciglia verso la lavagna; lei non l’aveva mai tramata, a quanto sembrava.
Presto tutti si alzarono, raggrupparono i loro ingredienti ed iniziarono a leggere il più attentamente possibile le istruzioni alla lavagna. Snape si diresse verso James, pensando che lasciare solo Longbottom da solo per alcuni minuti non sarebbe potuto essere -così- disastroso.
“Sig. Evans, ho sentito che lei non ha mai finito la scuola. Quindi cosa vuole fare durante la mia lezione? C’e una pozione che gradirebbe tramare?” Chiese senza il suo solito sarcasmo degradante.
James si alzò e gli diede un veloce sguardo, prima di guardare la tavola che ancora conteneva alcuni ingredienti. “In realtà professore, se non le dispiace, gradirei tramare la pozione Polyjuice.”
Snape sollevò un sopracciglio. “Oh? Ma la Polyjuice richiede molto tempo e abilità e pratica, e dubito che-”
“Lo so, signore. Ma vede, io so come tramarla. Ho fatto questa pozione molto tempo fa.”
Snape batté le palpebre, aprendo la bocca dalla sorpresa, ma quando nessuna risposta venne, la richiuse e gli indicò la tavola.
Harry annuì silenziosamente il suo grazie e ritornò con gli ingredienti giusti, prese un calderone dal deposito ed immediatamente iniziò a lavorare senza guardare neppure le istruzioni della lavagna.
Severus stava guardando il ragazzo attentamente, in modo calcolatore mentre tagliò ciò che aveva bisogno di esser tagliato e macinò ciò che doveva esser macinato, e poi mescolò la mistura nella direzione giusta e con accuratezza che, senza dubbio, era indice di molta, datata esperienza.
“Mi dica. Sig. Evans, fin da quando è capace di tramare la Polyjuice? E’, dopo tutto, parte del curriculum del settimo anno.”
Snape guardò accortamente il ragazzo mentre sospirava e abbassava il fuoco sotto il calderone. “Ad esser onesto, sig. Snape, io ebbi bisogno di questa pozione, era primario che la usassi per trovare delle risposte di cui io e miei amici avevamo bisogno. Lo tramammo nel mio secondo anno, e non era certamente un compito di classe.”
Gli occhi di Snape si spalancarono. “CHE COSA?!”
Tutti gli occhi nella classe si girarono verso di loro, e l’insegnante abbaiò per farli badare alle loro pozioni.
“Mi sta dicendo che lei ha tramato la Polyjuce quando aveva dodici anni, e che lo faceva senza alcuna sovrintendenza da parte di un insegnante?!”
James sentì alcune esclamazioni soffocate, e divenne consapevole di star ricevendo occhiate stupefatte dagli studenti di Ravenclaw. “Sì,” fu l’unica risposta che diede mentre aggiungeva ancora un altro ingrediente e cominciava a mescolare di nuovo la pozione.
Snape era rimasto senza parole. “Sa che potrebbe esser esaminato e continuare i suoi studi qui, se dimostrasse qualche genere di conoscenza nelle altre materie?”
James scrollò le spalle. “Non sono realmente interessato a finire la mia istruzione. Almeno, non adesso. Ho cose da fare, prima.” Lui omise menzionare quali cose, in quanto alcune di loro, chiaramente, erano illegali, ma necessarie per impedire a Voldemort di vincere.
Snape scosse la testa e tornò dai suoi studenti, non capendo perché tale ragazzo evidentemente dotato d’ingegno era disposto ad abbandonare i suoi studi in tal modo.
Draco aggrottò le sopracciglia dal suo posto al ragazzo dai capelli scuri e che gli aveva rubato tutta l’attenzione. ‘La pagherai!’ Si promise silenziosamente con un’espressione irata.
Quando la lezione finì, tutti imbottigliarono la mistura e portarono il loro campione sulla scrivania di Snape per esser esaminati più tardi. Siccome James non era uno studente, lui aspettò che tutti uscissero prima di portare il suo calderone davanti. “Può esaminarlo anche se io non sarò classificato per questo? Sono abbastanza sicuro che sia buono, anche se non sono mai stato il migliore a pozioni. Davvero, ero pessimo.”
Snape sollevò un sopracciglio. “Realmente? Non l’avrei mai detto; mi sembrava abbastanza a suo agio durante il lavoro.”
James sbuffò. “Quello è perché la Polyjuice, per quanto pazzo possa sembrare, è una delle poche pozioni che sono davvero capace di fare senza gravi errori.”
“Cioè quali?” L’uomo più vecchio chiese curiosamente.
James sembrò pensarci un momento. “A parte la Polyjuice? Credo di poter fare la pozione Pepperup, il Dreamless, Skele-Gro, la pozione Calming Draught, e la Sleeping Potion…penso che sia tutto.”
Di nuovo, omise di dire di saper anche fare il Veritaserum, che era illegale e solamente per uso del Ministero; e la preziosa pozione di Wolfsbane, che non veniva menzionata in alcun libro di pozioni, dato che era stata creata da Snape stesso.
Harry aveva dovuto imparare a farle in caso qualcosa accadesse, e aveva dovuto sopportare lunghe ore di prove, errori ed ingiurie dal ‘suo’ Snape per finalmente esser capace farli senza far esplodere un calderone.
La mente di Snape era piena di pensieri diversi, ma rimase silenzioso e si diede il compito di ispezionare la pozione Polyjuice di fronte a lui. “La consistenza è giusta, come il colore, così il gusto dovrebbe andare bene. Le spiace se l’immagazzino nelle mie mensole? Sarebbe uno spreco buttarlo.”
James annuì con un’alzata di spalle e si scusò; stava diventando piuttosto affamato. L’insegnante imbottigliò la Polyjuice ed accompagnò l’ospite alla Sala, in quanto anche lui aveva piuttosto fame.
James sedette accanto a Ron, che gli aveva lasciato un posto e Severus sedette, sorprendentemente, accanto a Dumbledore invece che alla fine del tavolo. Minerva era sull’altro lato e Sirius era accanto a lei, con Remus subito dopo. Flitwick, Hooch, Trelawney e Manx erano all’altro.
“Così, Severus, com’è stata la lezione?” Il vecchio chiese con un sorriso scintillante.
L’umore di Snape non era docile alle canzonature di Albus. “Nessun calderone è esploso, il che è un inizio. Ma devo portare alla vostra attenzione il fatto che il nostro ospite è capace di tramare la pozione Polyjuice senza neppure leggere le istruzioni. Apparentemente è stato capace farla da quando aveva dodici anni.”
L’umore di Albus si fece serio e gli altri ascoltarono più da vicino. “Oh? Ma la Polyjuice è molto difficile da fare, anche per dei settimi anni. Perché avrebbe avuto bisogno di tale pozione?”
Alcuni di loro, specialmente Manx, sembrarono pensare che il ragazzo potesse essere qualcun altro mascheratosi usando la Polyjuice. Ma Snape era stato col ragazzo nel corso di un paio d’ore e, sapendo che l’effetto della pozione cessava dopo un’ora soltanto, accantonarono questa idea.
Gli occhi neri di Snape sembrarono scurirsi, ed Albus ne richiamò l’attenzione alla questione. “Conosce la pozione Polyjuice; un poco strano, ma possibile. Ma sono le altre pozioni che mi fanno chiedere chi realmente sia o quello che è stato o sarà. Albus, questo ragazzo conosce l’intero elenco delle pozioni mediche che io tramo per Poppy, e alcune altre!”
Dumbledore aggrottò le sopracciglia, mentre l’infermiera cercò di ascoltare. “Severus,” l’interruppe lei, “che genere di pozioni?”
Snape guardò Madama Pomfrey prima di rispondere. “Alcune delle più difficili, ti assicuro: Pepperup, corretto, non una delle più difficili, ma sono le altre che mi hanno reso diffidente. Dreamless Sleep, Calming Draught, Sleeping Potion, Skele-Grow…” elencò, osservando le sconcertate e apprensive facce dei suoi colleghi.
“E’ come se il ragazzo avesse imparato queste pozioni perché ne ha avuto bisogno! La cosa è completamente ridicola! Voglio dire, perché mai un ragazzo della sua età, se è realmente chi dice di essere, avrebbe bisogno di prendere la Dreamless Sleep, per la causa di Merlino! Questa pozione può essere estremamente pericolosa e creare dipendenza, se presa per troppo a lungo. Nessuno ha mai avuto bisogno del suo uso, anche al S. Mungo. Se lui ne ha realmente bisogno, deve avere dei veri incubi! E’ inconcepibile!” Finì il professore in un bisbiglio aspro pervaso di frustrazione.
Albus si lisciò la barba bianca e lunga dando un’occhiata al tavolo dei Gryffindor, dove Ronald e i suoi compagni di classe stavano divertendosi anche se James teneva le sue emozioni sotto controllo. “Mi sembra di aver avuto una buona idea facendolo venire qui. Meglio che teniamo d'occhio il ragazzo; voglio sapere quali sono i suoi interessi e su che lato è.”
Tutti annuirono, ma Xiomara Hooch sembrò riluttante a credere che l’aiutante di Rosmerta potesse essere un potenziale seguace oscuro o un Mangiamorte mascherato, Polyjuice o no.
Il popolino iniziò ad alzarsi e dirigersi fuori poiché le lezioni del pomeriggio stavano per cominciare. Sirius guardò Remus prima di alzarsi, ma l’uomo dagli occhi dorati tirò la manica di Sirius prima che potesse allontanarsi.
L’Animagus alzò un sopracciglio al sospiro di Remus. “Non fargli fare qualsiasi cosa di stupido o pericoloso in classe, Sirius. So che Dumbledore vuole che lo osserviamo, ma una parte di me vuole ancora credere che ci sia del buono sotto quella sua aura oscura…” Bisbigliò Remus indebolendo la sua presa sulla manica di Sirius.
Gli occhi intensi di Sirius si ammorbidirono per un secondo. “Anch’io voglio crederlo, Remus, ma ogni cosa che impariamo su di lui non aiuta la sua causa.”
Remus sospirò e si alzò, seguendo silenziosamente il suo partner verso la lezione di DADA.

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* Polyjuice= Pozione Polisucco
- Altre pozioni:
Pepperup: Decotto Tirami-sù (nel senso: eccitante, rivitalizzante)
Dreamless Sleep: Pozione Senzasogni
Skele-Gro: Ossofast
Calming Draught: Pozione Rilassante
Sleeping Potion: Pozione Soporifera





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Capitolo 11
*** cap.11 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 11 : [Mind games ] Giochi mentali - 2° Parte
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“Ragazzi, ascoltate! La lezione di oggi sarà diversa dalle altre già fatte, così voglio che teniate il vostro miglior comportamento, o la annullerò.”
Immediatamente gli studenti andarono ai loro rispettivi posti e si sedettero. C’era un posto rimasto vuoto accanto a Neville, sorprendentemente nel mezzo dell'aula, così Harry si sedette ed accennò col capo al ragazzo nervoso accanto a lui.
“Mi chiedo quello che impareremo oggi…”
Harry sentì dire da Ron, dietro di lui, e tutti aspettarono Black per avviare la lezione. Una volta soddisfatto del silenzio, Sirius accennò col capo seriamente e Remus si sedette su un angolo della cattedra ad osservare la classe con occhi attenti.
“Dato che la maggior parte di voi andrà a casa per le vacanze di Natale, vi insegnerò, sotto permesso severo, come difendersi contro il primo Imperdonabile, dato che nessuno di voi è impervio ad attacchi. Imparerete come difendervi dalla Maledizione Imperius, sebbene la maggior parte di voi non sarà capace di fermare i suoi effetti, di quello sono sicuro. E’ molto potente e da quando può controllare la vostra mente, non potete fare qualsiasi cosa contro di lui, davvero; ma almeno sarete capaci di riconoscerne gli effetti.”
Tutti iniziarono a parlare alla stesso tempo con entusiasmo e paura. “Imperius! Wow! Non posso credere che Black ci mostrerà un Imperdonabile!” Esclamò Seamus ai suoi amici che annuirono ferventemente.
Malfoy sorrise furbamente, arrogante, dal suo posto. “Non è nulla di speciale! L'Imperius può esser contrastato solo dal più forte, così nessuno di voi Gryffinidioti sarà capace di contrastarlo!” rinfacciò loro.
La faccia di Ron iniziò a diventare di un eloquente color-rabbia, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, gli occhi di Malfoy diventarono foschi; il ragazzo si alzò ed iniziò a correre per tutta l'aula, con la sorpresa dei Gryffindor e lo shock degli Slytherin.
“Malfoy?!” Strillò Pansy, “che diavolo stai facendo?!”
Improvvisamente gli occhi del biondo ritornarono normali e lui batté le palpebre stupidamente, guardandosi attorno confuso. “Perché diamine sono in piedi nel mezzo dell'aula?”
Sirius gli si avvicinò, mettendo una mano sulla spalla del ragazzo e lo spinse in giù nel suo posto,così che si sedesse di nuovo. “Sembra che lei non sia così forte come ha detto, sig. Malfoy. Lei, ragazzo, era sotto l’effetto dell’Imperius.” Disse Sirius con voce austera, scatenando l’ira nel Prefetto degli Slytherin per l’umiliazione e il suo disonore ad esser usato come una cavia.
“La prossima volta che qualcuno vorrà vantarsi, gli succederà la stessa cosa,” avvertì Remus, il tono di voce pericoloso.
Gli studenti rabbrividirono quando videro che i loro insegnanti non stavano scherzando questa volta. Stavano lavorando con un Imperdonabile, dopo tutto. Anche Ron tenne la bocca chiusa, prima che una qualche rapida beffa potesse uscire riguardo alla debolezza dello Slytherin.
Sirius chiese loro di provare l’Imperius in squadre di due, prima, così tutti rimasero ai loro banchi ed iniziarono a lavorare coi loro partner. Sventolarono le bacchette, alcuni con un poco più d'accuratezza che altri, e tutti presero a dire l’incantesimo. Nessuno, finora, stava avendo alcuna fortuna.
Harry tenne la sua bacchetta in tasca ed istruì Neville a provarlo per primo. Il ragazzo deglutì ed annuì col capo, mentre sventolava un poco troppo stravagantemente la sua bacchetta. James con un piccolo grido si spostò velocemente quando una scintilla di magia quasi lo scottò.
“Non tentare così forte, Neville. Non devi sventolare la bacchetta così. Normalmente, una persona può usare Imperius quando possiede una grande forza mentale. Io non mi aspetto che alcuno di voi riesca.” Siriius ammonì dolcemente il ragazzo nervoso; questi sapeva che i genitori di Neville erano stati uccisi dagli Imperdonabili, e che il ragazzo era suscettibile sull'argomento*.
Black continuò a girare per l'aula quando Neville accennò col capo. Draco stava avendo tanta difficoltà quanto gli altri, e Harry lo trovò divertente che il figlio di un Mangiamorte, diavolo! Probabilmente Draco stesso era un Mangiamorte, e non era capace di farlo.
Qualche volta uno studente iniziava a cantare orrendamente, o a correre là attorno come Malfoy aveva fatto, o anche a saltare sulla scrivania o a ballare. Sirius, l’istigatore di questi piccoli intermezzi, poneva poi fine all’incantesimo ed la vittima arrossiva solamente in imbarazzo per quello che non ricordava di aver fatto davanti a tutti.
Ron non fu un’eccezione quando iniziò a fare la ruota, quasi dando un calcio a Dean nel processo.
Quando ritornò in sè e i suoi amici gli dissero quello che aveva fatto, Ron si sorprese. “Una ruota!? Ma io non so farla! Come è possibile, professor Black?”
Sirius continuò a camminare là attorno come se non fosse accaduto nulla, ma rispose alla domanda.
“Le persone sotto l’Imperius non sono consapevoli delle loro azioni, sig. Weasley. Quindi se l’assalitore vuole che lei faccia qualcosa, lei lo farà, non è questione di quanto sia difficile. Lei non ha semplicemente controllo sulle sue azioni!” Improvvisamente, non appena gridò la parola ‘azioni’, si girò verso James che ancora stava tentando di aiutare Neville e che ancora doveva provare la maledizione. Sirius usò l’Imperius contro il ragazzo.
L’improvviso moto aggressivo allarmò Harry, i cui occhi si strinsero e scurirono, e non ci pensò due volte prima di innalzare la sua barriera mentale contro la prima maledizione oscura e spingere via l’intruso senza aver coscienza di chi lo faceva.
Sirius non era preparato per tale assalto furioso, così non ebbe neanche il tempo di ansare quando fu gettato indietro dalla forza del colpo. L’uomo piombò rudemente prima contro la sua scrivania, per poi scivolare in giù sul pavimento mentre Remus gridò alla vista dell’amico che veniva spinto così forte all'indietro.
L'aula era completamente silenziosa non appena James uscì fuori dalla sua barriera e corse verso l’insegnante caduto. Harry non ci pensò due volte prima di inginocchiarsi accanto ad un Sirius sfiatato e un Remus inginocchiato. “Merlino, sono così spiacente! Sta bene? Si è fatto male? Ha bisogno di andare da Madama Pomfrey?”
Remus sbattè le palpebre alla miriade di domande e fissò il ragazzo; L’intensità della preoccupazione nei suoi occhi lo stupì molto. Evans sembrava disperato e la preoccupazione che aveva mostrato, la prima vera emozione che il lupo mannaro lo vide mostrare in pubblico, era, per sua opinione, un poco troppa per un semplice insegnante che non conosceva neppure.
James continuò a lisciare dolcemente i capelli di Sirius e ad accertarsi che fosse tutto a posto, come se conoscesse l'uomo familiarmente.
Sirius fremette ma riuscì a mormorare “sto bene, non preoccuparti.”
Remus si alzò ed aiutò Sirius a rimettersi in piedi.
James stava respirando rapidamente, sembrando sull'orlo del pianto mentre continuava la sua ispezione di Sirius, cosa che Remus trovava un poco sconvolgente. Perché il ragazzo stava mostrando tali sentimenti, all’improvviso? Era a causa della colpa? Perché aveva fatto male a Sirius? Avrebbe agito allo stesso modo se fosse stato uno studente?
Remus pensò di no, perché il ragazzo stava guardando Sirius e lui con tale veemenza e preoccupazione che doveva essere solo nei loro riguardi. Remus trovò il modo di sorridere rassicurantemente ed allontanare allegramente via le mani curiose. “Non preoccuparti, Sirius è un uomo forte,” tentò di scherzare lui.
Sirius, ora in piedi, sorrise furbamente in ritorno. “Si, non preoccuparti di me, ragazzo!”
James sospirò di puro sollievo, poi i suoi occhi diventarono ottusi e ombrosi. S'irrigidì e improvvisamente si drizzò, la voce che diventava priva di qualsiasi emozione. “Bene. E non lo faccia mai più.”
Il ragazzo si voltò e il sorriso furbo di Sirius cambiò in un cipiglio ansioso. “Andrò un po' fuori a prendere dell’aria fresca.” E rigidamente, James si diresse fuori dall'aula senza ulteriori chiarimenti.
Draco Malfoy si strofinò il mento e sbirciò il ragazzo che usciva. “Hmm, dopotutto, forse c’è speranza per lui. Potrebbe essere un grande membro della casa di Slytherin.”
Gli occhi di Ron si spalancarono all’asserzione e lo prese come un’offesa personale. “MAI, PER NESSUN MOTIVO! Lui non sarà mai uno sporco Slytherin, Malfoy!” Gridò adiratamente.
Pansy sorrise furbamente, cosa che rese il suo aspetto anche più repulsivo. La ragazza si mise le mani sui fianchi e tentò di sembrare importante. “E perché no, Weasley? Ha appena contrastato una delle maledizioni più oscure che ci sia! E’ appropriato per la grandezza!”
Seamus balbettò un poco e poi spifferò fuori: “Bene, lui ha cavalcato un Ippogrifo!! Nessuno Slytherin può cavalcare un Ippogrifo! Lui è roba per Gryffindor!”
Tutti quelli che non conoscevano questo piccolo pezzo d’informazione boccheggiarono, e questo incluse gli insegnanti che si guardarono l'un l’altro, apprensivamente. Remus si appartò con Sirius da un lato e guardò bramosamente la porta aperta. “Sirius, per favore fa che si calmino. Io voglio -io voglio vedere se il ragazzo sta bene. Le sue reazioni mi hanno completamente colto alla sprovvista, e poi ricorda quello che ha detto Dumbledore, dobbiamo tenerlo d'occhio.”
Sirius guardò preoccupato e un po' incerto il suo amico. “Remus, si è liberato dell’Imperius come se non fosse nulla. Nulla! Non ho avuto neanche il tempo di entrare nella sua mente; mi ha spinto via prima che la mia mente lo toccasse. Quel ragazzo può essere pericoloso; ricorda che i Mangiamorte possono prendere qualsiasi aspetto vogliono con la Polyjuice o con qualche altro trucco.”
Remus scosse negativamente la testa e sospirò, sapendo che Sirius poteva essere veramente testardo quando ci si metteva. “Io lo seguo, Sirius.” E prima che l’Animagus potesse rispondere, Remus era fuori la porta.
“Va bene, classe, calmatevi! Io non desidero sapere in che casa il sig. Evans potrebbe stare, dato che per il momento è solo un ospite del Preside. Almeno ora, sapete quello che può fare una mente potente quando è ora per scuotere via la maledizione Imperius.” Barrì Sirius con una mancanza improvvisa di pazienza.
Gli studenti si sedettero di nuovo, anche se di malavoglia, per continuare la lezione, ed ora l’atmosfera era pesante, troppo pesante per continuare la parte pratica del corso. Sirius li fece leggere delle pagine del loro libro di difesa e si sedette alla sua scrivania.
L’uomo era completamente perso nei propri pensieri. “Una mente così potente…sii accurato, Remus,” mormorò a se stesso, girandosi a guardare fuori della finestra. ………………………………………………

Remus era preoccupato che il giovane se ne fosse andato, ma quando trovò James, questi stava solo godendosi un poco di aria fresca. Il lupo mannaro aggrottò un po' le sopracciglia al vedere James strofinarsi la vita per alcuni minuti ma non sembrava ferito così lasciò perdere. “Vorrei scusarmi per le azioni del mio collega, sig. Evans. Non mi ascolta mai, e fa sempre quello che vuole.”
La voce spaventò Harry che riemerse delle sue fantasticherie, e la mano prima posata sul suo stomaco scattò nella sua tasca. Harry sentì Nagini avvolgersi più strettamente a lui, ma lei non si mosse ulteriormente. ‘No, Sirius non ascoltava nessuno…’si disse mentalmente, con umorismo asciutto.
“Lo so… uh, l’ho notato.” Aggiustò rapidamente lo scivolone Harry quando Remus lo guardò, ma poi l’uomo si mosse accanto al giovane, fissando il cielo, anche se il più vecchio uomo sarebbe stato più desideroso di rivolgere il suo sguardo attento verso il ragazzo. “Così,” cominciò Remus inaspettatamente, “Com’è stato capace di liberarsi dall’Imperius così efficientemente?”
Il lupo mannaro pose la domanda in modo perfettamente onesto ed innocente, ma Harry non cadde nel tranello; l’uomo voleva delle risposte, e per una volta Harry iniziò dalla verità. Mentire a Remus, l’uomo che aveva dato la sua vita per salvarlo nel suo mondo, non gli sembrava proprio la cosa corretta da fare.
I suoi falsi occhi blu si scurirono e Remus annusò clandestinamente il ragazzo; quasi uggiolò infantilmente per il fatto di non riuscire ancora a riconoscere lo strano profumo. Ma c’era qualcosa di definitivamente oscuro sul ragazzo; che fosse oscurità buona o cattiva era ancora da determinare.
“L'Imperius non è così difficile da contrastare una volta che sai come farlo. Ma io non l'ho imparato facendo delle esercitazioni; è più una questione di quante volte vi sono stato sottoposto quando ero più giovane.”
Remus s'irrigidì alla rivelazione e lasciò parlare il ragazzo: ora, era davvero interessato, ma il ragazzo non elaborò ulteriormente l'argomento. Il giovane stava sicuramente rivelando solo delle informazioni cruciali, ma per ora era abbastanza che Evans si aprisse almeno quel poco.
“Sono stato sottoposto ad Imperius da uno dei miei insegnanti nel mio quarto anno. Risultò che era un Mangiamorte mascherato e che il vero uomo era stato chiuso in un baule a scomparti. Ad ogni modo, ora sono tutti morti, no? Ma per ritornare sulla questione, io mi liberai dell’Imperius al mio primo tentativo, ma non fu l'ultima volta che delle persone tentarono di assaltarmi grazie ad esso.”
Remus ritornò a respirare di nuovo quando il ragazzo finì il suo chiarimento, neanche consapevole di aver trattenuto il respiro. Ma venne impressionato anche di più dalle successive azioni del ragazzo.
James si girò verso di lui, le mani strette in pugni; stavano tremando… il ragazzo stava tentando, evidentemente, di non far tremare il suo intero corpo, mentre fissava il lupo mannaro con profondi occhi talmente pieni di emozioni che spaventò Remus.
“Non volevo far male a Sirius,” cominciò il ragazzo, la voce tremante, “Tu sai che non potrei mai fargli male, eh Remus? Sai che non potrei mai far male a nessuno di voi due? Non potrei mai…” Harry perse la voce mentre lacrime minacciarono di precipitare sulle sue guance arrossate.
Il ragazzo si avvolse le braccia attorno al petto, come tentando di confortarsi e gli diede le spalle, dandosi un mentale calcione per aver mostrato tale debolezza.
Remus non capì ciò di cui stava parlando il ragazzo, né capiva come il ragazzo potesse parlare di Sirius e lui con tale familiarità. Ma per una volta il più vecchio uomo ascoltò la sua voce interiore e quella degli altri e mise le sue mani sulle spalle del ragazzo in un gesto di conforto.
Harry alzò lentamente la testa e si permise, solo per quel momento, di rilassarsi e abbandonarsi al conforto datogli da Remus.
Tuttavia, Harry non si voltò mai a guardarlo, perché era sicuro che se lo avesse fatto, non sarebbe più riuscito a mantenere il suo segreto.
Dopo alcuni minuti di silenzio James si scostò dall’abbraccio di Remus, voltandosi per dare all’uomo un sorriso gentile che abbastanza presto si trasformò in un’occhiata d’indifferenza, con molta esasperazione di Remus. Il lupo mannaro avrebbe voluto penetrare le difese del giovane, ma James non gli lasciò il tempo per farlo.
“Sta facendosi tardi; devo risalire a Hogsmeade.”
Remus balbettò ed fece un passo verso di lui mentre si allontanava. “A-aspetta!”
James si voltò e aspettò che lui parlasse, ma era quello il problema: Remus non sapeva veramente perché, ma voleva che il giovane restasse per una qualche ragione ignota. Quando il silenzio divenne teso e James ancora stava aspettandolo per parlare, Remus buttò fuori la prima domanda che gli venne in mente. “E’ vero che hai cavalcato uno degli Ippogrifi di Hagrid?” Le guance del lupo mannaro divennero rosate a questa domanda, degna della curiosità di un bambino.
Gli occhi di James divennero allegri e misteriosi allo stesso tempo. Lui si voltò e portò due dita alle labbra, emettendo un forte fischio. Remus lo guardò stranamente, ma spalancò gli occhi quando un Ippogrifo venne verso di loro dalla Foresta Proibita, atterrando davanti a James, con un verso roco e tentando di farsi accarezzare sul capo dalle mani del ragazzo.
James salì in groppa alla creatura e sorrise furbamente quando vide la faccia di Remus. ‘Queste persone si sorprendono così facilmente che è come uno scherzo. Dovrebbero vedere quello di cui sono capace…’
“Mi è stato detto che Buckbeak appartiene al guardiacaccia mezzo-gigante chiamato Hagrid. Non vedo l’ora di conoscerlo!” Affermò sinceramente James, che poi colpì leggermente i lati della creatura per far volare Buckbeak.
Remus fissò silenziosamente il ragazzo che volò via sulla schiena dell’Ippogrifo e, una volta che non fu più in vista, si voltò per tornare dove Sirius stava certamente aspettandolo. “Lui certamente sarà interessato a lei come lei è interessato a lui, sig. Evans…” Mormorò Remus tra se, mentre alcuni studenti corsero accanto a lui. L’uomo li ignorò, perso nei propri pensieri. “Specialmente quando si suppone che ritorni domani.”
……………………………………………..

Draco,
sono molto orgoglioso. Quando ho detto al nostro Lord di questo James Evans, si è dimostrato molto interessato. Voglio che tu mi tenga informato delle attività del ragazzo o se lui mostra segnali di piegarsi verso il lato oscuro. C'è qualcosa che non quadra in lui, perché ho chiesto al nostro Lord se ci sia stata una qualsiasi scuola che fosse stata distrutta negli anni passati, e l’unica era in Francia, distrutta circa tre anni fa da uno dei suoi attacchi; evidentemente il ragazzo non è francese, da quello che tu mi hai detto. L’ospite di Dumbledore sta nascondendo qualcosa, o forse non è chi dice di essere. Sii cauto e tranquillo a proposito di questa faccenda, Non voglio ricevere una nota dagli insegnanti che affermano che hai causato un qualche genere di guaio a scuola. Le necessità del nostro Lord sono di sapere se l’ospite sarà pericoloso per i suoi piani futuri. Tenta di scoprire il livello dei poteri del ragazzo, anche se sono sicuro che non sia così forte, con quel suo sporco nome da Babbano e tutto il resto. Rispondi al più presto possibile,
Lucius.

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* Svista dell'autrice. Infatti i Signori Longbottom appariranno più tardi nella storia, anche se solo come comparse....




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Capitolo 12
*** cap. 12 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos


tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter.

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Capitolo 12: [Down memory lane] Oltre il sentiero della memoria
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“Te l’ho detto, Sirius! Devi parlargli! E’ praticamente crollato quando ieri ho discusso con lui . Era realmente molto dispiaciuto per quello che è successo! Penso che si senta talmente solo da nascondersi dietro una spessa corazza; ha bisogno di qualcuno con cui confidarsi. E tu potresti cominciare proprio dal chiedergli scusa.”
Sirius fissò Remus con incredulità. “Per cosa mai dovrei chiedere scusa!?”
Il Licantropo guardò torvamente l'amico. “Ti avevo detto di non forzare il ragazzo a far nulla durante la lezione ma tu non hai ascoltato, come al solito! E' in primo luogo colpa tua quello che è successo ieri!”
Sirius accusò il colpo e sospirò quando l’amico infuse un po’di enfasi nelle proprie parole di rimprovero, e lo scrutò altrettanto intensamente. “D’accordo, d’accordo! Andrò a parlare al ragazzo più presto che posso.” L’animagus sospirò di nuovo e se ne andò semplicemente con una malcelata espressione di mestizia.
Lo sguardo di Remus divenne triste nell’osservare il suo vecchio amico andar via demoralizzato. “Mi spiace Sirius, ma credo che tu e quel ragazzo siate più simili di quanto pensi, in un certo modo. Forse ti gioverà un po’, e forse tu gioverai un po’a lui. Sono certo di essere pronto ad aiutarlo qualunque cosa dica o pensi la gente di lui,” Sussurrò tra sè l’uomo biondo mentre camminava in una direzione differente.
Inaspettatamente, quando Remus entrò nella Sala Grande, James era già al tavolo degli insegnanti e stava salutando l'amichevole, sebbene imponente mezzo-gigante.
“Chi sei?” Chiese Hagrid col suo vocione profondo.
James, con sorpresa di tutti gli altri, non indietreggiò nè lo squadrò sgarbatamente; gli porse la propria mano con un gesto sicuro e Hagrid la prese con uno sguardo circospetto. James strinse con fermezza e lasciò andare la manona con un sorriso. Hagrid levò un sopracciglio e gettò un’occhiata a Dumbledore, che fece solamente spallucce e tornò a parlare con Minerva.
“Ciao! Mi chiamo James Evans e sono un’ospite qui. Ero impaziente di incontrarti! Non ho sentito altro che cose ammirevoli a proposito di Hagrid il Guardiacaccia. Devo congratularmi con te per esserti preso così buona cura del tuo Ippogrifo! Lo amo da morire!”
Harry non poté arginare il gran sorriso che lo illuminò tutto in volto non appena si fu rivolto allo sconcertato e lievemente arrossito mezzo-gigante. Hagrid era stato il suo primo sincero amico nel Mondo Magico e rivederlo era quasi altrettanto bello quanto vedere Sirius e Remus, e proprio prima di vedere Ron ed Hermione che erano stati i successivi.
“Um, grazie, Mister…um, Evans.” Hagrid non aveva davvero idea di che cosa dire a quest’ospite che mostrava un così vivo interesse per i suoi ‘animaletti’. era stato tutto così improvviso che rimase impalato sul posto.
L'uomo barbuto sobbalzò leggermente quando il ragazzo guardò dietro di lui e agitò repentinamente la mano.
“Ciao Remus!”
Il Licantropo, e quasi tutti gli insegnanti, per quanto importi, sollevò un sopracciglio in direzione di James. Come mai questo ragazzo di solito cupo era così vivace tutto a un tratto? Remus agitò la mano in risposta, titubante, e un po’ammusonito dal fatto che era stato Hagrid, e non lui, a far sorridere il ragazzo in quel modo. Ma c’era qualcosa di strano in quel sorriso, come se non raggiungesse completamente i suoi occhi, o era negli occhi il problema? Remus scosse la testa per schiarire i propri dubbiosi pensieri e si sedette al suo posto.
Quando Remus agitò la mano in risposta James si voltò nuovamente verso Hagrid. “Spero davvero che tu possa mostrarmi altre delle tue splendide creature! Mi è piaciuto molto Buckbeak, comunque!”
Gli occhi di Hagrid si spalancarono e guardò il ragazzo attentamente. “Come lo sai che si chiama Buckbeak? Te lo ha detto qualcuno?”
James mosse la testa negativamente e i suoi occhi d'improvviso restituirono un’occhiata misteriosa a quelli di Hagrid. “Hmm, no. Me l’ha detto un uccellino.” Il ragazzo ridacchiò sommessamente all’espressione diffidente di Hagrid e scosse il capo. “No, sul serio, mi piacerebbe davvero vedere le tue creature,” replicò, evidentemente aggirando la domanda di Hagrid.
Il guardiacaccia parve dimenticarsi della propria precedente cautela, al pensiero di mostrare i suoi animali a qualcuno realmente interessato, e, in ogni caso, se a Buckbeak il ragazzo era davvero piaciuto, non poteva essere così cattivo; anche Dumbledore lo lasciava restare così che era trattato come un ospite.
Hagrid era sul punto di rispondere con un largo sorriso, quando qualcuno dal tavolo degli insegnanti iniziò a sbuffare rozzamente. Risultò che era Manx, il professore di cura delle creature magiche,e il cipiglio di Hagrid divenne cupo e chiuso.
Manx ignorò l'occhiata che gli indirizzò Dumbledore e prese a deridere il mezzo-gigante. “Non lo farei se fossi in te, Evans. Le bestie di Hagrid sono feroci e pericolose per chiunque gli si avvicini troppo. Personalemente, ritengo che un Ippogrifo sia ottuso e un’assoluta minaccia per la società, come qualsiasi altra creatura oscura a questo mondo.”
L’uomo riprese a ridere, benché fosse l'unico insegnante che lo trovasse divertente. Un gruppetto di Slytherins trattenne dei risolini, ma tutti boccheggiarono al trovarsi di Manx davanti alla punta di una bacchetta.
Il professore di Cura delle Creature Magiche smise immediatamente di ridere e alzò con prudenza gli occhi all’adolescente dai capelli scuri, mentre gli altri insegnanti si alzavano rapidamente e puntavano le loro bacchette contro James, che comunque non battè ciglio e mantenne lo sguardo fisso su Manx.
L’occhiata che James gli rivolse era ostile e aggressiva, le gemelle pozze blu che mutavano in una gradazione più scura non appena ridusse i suoi occhi a fessure e sollevò la testa rapido, facendosi scivolare la lunga frangetta sugli occhi. Ciò lo fece apparire come un mago ancora più oscuro e Manx si alzò, quindi balbettò a ritroso. “Non puntarmi addosso quell'arnese, ragazzino!” Disse l'insegnante con rabbia.
James quasi ringhiò, ma ripose la bacchetta nel fodero con cautela, indirizzando a Manx un ultimo sguardo completamente indifferente. Si voltò, chiuse gli occhi e provò a riacquistare la calma. “La prossima volta che lo dirà non mi fermerò.” James iniziò tranquillamente; la sua voce fu l'unico suono udibile nella Sala Grande.
Nessuno studente osò aprir bocca; Quel ragazzo aveva minacciato un insegnante! Un insegnante! Manx sbuffò rudemente.
“Perché te ne preoccupi? E che cosa ti fa credere che potresti battermi!”
Fu in quel momento che Sirius entrò nella Sala Grande, ma s’arrestò sui propri passi quando notò l’agitazione e la tensione nell’aria. Non lo notò ancora nessuno, comunque, in quanto guardavano davanti a dove Manx ed Evans stavano palesemente avendo uno scambio turbolento.
‘Che cosa potrebbe aver reso Evans così furioso?’ Sirius si chiese tacitamente mentre osservava che cosa sarebbe accaduto.
“Non tutte le creature oscure sono considerate malvagie o cattive, Manx. Non dovrebbe giudicare le persone o gli animali dal loro titolo ma da che cosa essi sono come individui e dalle loro azioni.”
Se non fosse stato all'interno della scuola Manx avrebbe sputato per terra. “Stro**ate! Tutte le creature oscure sono nefande e indegne di qualsiasi cosa! Dovrebbero essere tutte uccise!” Replicò con disgusto.
La cosa successiva di cui ebbe coscienza fu che stava scivolando giù dal muro e sentendo una dolorosa ferita sullo stomaco a causa dell’Expelliarmus che aveva ricevuto dai rapidi riflessi di James.
Gli insegnanti non avevano neanche avuto il tempo di fermare l'adolescente, ma, anche se lo avessero avuto, dubitavano che avrebbero voluto farlo.
Gli studenti boccheggiarono dallo shock, non appena James, infine, abbassò la sua bacchetta; mantenne comunque il suo sguardo gelido, puntato continuamente sull’uomo raggomitolato. “Probabilmente è lei che dovrebbe essere ucciso. Sta apertamente chiedendo la morte di uno dei membri del corpo insegnante proprio di questa scuola, pazzo. E glielo assicuro: è un uomo migliore di quanto lei sarà mai.”
Manx ansimò e gettò una furtiva occhiata a Lupin; gli studenti non capirono perché o di che cosa James stesse parlando. Ron si voltò verso Hermione e i propri amici, e sussurrò con curiosità: “C’è un insegnante stregato qui?” Nessuno gli rispose, poiché al momento erano a corto d’indizi quanto lui.
Il cuore di Remus prese a martellargli sul costato e gli costò tutta la propria forza di volontà il non entrare in iperventilazione. ‘James sa che cosa sono!’ Gettò uno sguardo alla quasi esatta copia di Sirius, ma James non lo degnò d’uno sguardo; era troppo concentrato su Manx al momento per notare qualsiasi altra cosa.
Harry era interiormente felice che il personaggio di James Evans avesse infine mostrato i suoi reali colori, ma dovette trattenersi dal sussultare. La sua occasione di guadagnare la loro fiducia era ormai probabilmente perduta del tutto, ma se era questo il prezzo da pagare per essere lì e proteggerli, era pronto a pagarlo. Nessuno poteva insultare i suoi amici, e neanche la sua famiglia, in quanto Remus e Sirius erano affettivamente inclusi in quella categoria, anche se ora come ora non ne avevano idea.
Si diresse verso l’uscita senza guardare nessuno. Il cuore di Sirius quasi si fermò nell'istante in cui il ragazzo gli lanciò un’occhiata breve, mesta, e poi soltanto s’allontanò.
L’Animagus non poté impedirselo, per un esile momento, ma provò una sorta di affettuosità per il ragazzo. Non era sicuro se James fosse al corrente che Remus era un Licantropo –forse si era riferito allo stato di mezzo-gigante di Hagrid- perché nessuno possedeva queste particolari informazioni fatta eccezione per gli insegnanti. Erano stati molto accurati per tutti quegli anni nel nascondere la difficile condizione di Remus, poiché se gli studenti avessero saputo, lo avrebbero detto ai propri genitori, e allora il ministero avrebbe portato via il suo amico dato che le creature oscure erano considerate una minaccia e non degne d’affidamento. Molte di loro si erano già unite al Signore Oscuro, così, ciò non giovava alla difficile causa di Remus. Sirius raggiunse il tavolo degli insegnanti dove Manx stava tentando di alzarsi con quanta più dignità potesse riunire, borbottando sull'impudenza del ragazzo di attaccarlo. “Perché non lo hai fermato Albus!” Manx s'infuriò non appena riconquistò l'equilibrio.
Dumbledore corrugò la fronte in direzione dell’uomo. “Tu ed io dovremo avere una piccola conversazione nel mio ufficio, Magnus Manx. Il tuo comportamento di oggi è stato immaturo, e hai deliberatamente insultato un membro del mio corpo insegnante! Così, scriverai una lettera di scuse ad Hagrid, qui, che hai offeso pubblicamente. Io non rispondo delle azioni di Mr. Evans, ma aveva ragione a fermarti prima che la cosa si spingesse troppo oltre. Parlerò anche con lui; non devi preoccuparti di questo.”
L’anziano preside omise di menzionare che egli aveva offeso anche Remus, ma aveva idea che Manx sapesse di dover scrivere non una, ma due lettere. Questo non andava decisamente a genio a Manx, che così se ne andò impettito dalla stanza a grandi, pesanti passi.
Gli insegnanti tornarono a sedersi, un po’impacciati, e Albus sospirò. “Avremo mai una giornata normale? Fin da quando Mr. Evans è giunto qui, non ci sono stati altro che problemi.” Hagrid non sedette, si dimenava sul posto. “Beh, non ce lo pensavo così male quando mi si è presentato! Mi sembra che è uno a posto, magari un giovanotto un po’impulsivo. Non lo so proprio dove lo ha trovato, preside, ma mi piace!” L’omone concluse intrepidamente.
Minerva trovò il modo di far schioccare la lingua lievemente. “Hagrid, ti piace chiunque mostri interesse per i tuoi animali. Non è complicato.”
Gli altri professori assentirono e risero in modo soffocato mentre Hagrid arrossiva. “Ci parlerò, se mi riesce di trovarlo,” Hagrid replicò infine.
Passò camminando accanto a Sirius e l’Animagus lo bloccò, improvvisamente desideroso di dare una mano. “E’ andato fuori. Se cammini abbastanza velocemente puoi raggiungerlo prima che torni ad Hogsmeade.”
I professori indirizzarono a Sirius un’occhiata strana ma lui li ignorò. “Parlagli se vuoi; non credo che parteciperà volentieri a Trasfigurazione quest’oggi. Digli che oggi pomeriggio c’è Divinazione se se la sente, e di non tornare poi subito al villaggio. Mi piacerebbe discutere con lui.”
Hagrid annuì a Sirius con gratitudine e si allontanò a passo di marcia senza dire altro.
………
Quando finalmente Hagrid raggiunse James, fu sorpreso di trovare il ragazzo in piedi, vicino alla sua casupola, che chiaccherava incurantemente con Buckbeak. Quando l’ Ippogrifo vide il proprio padrone gracchiò allegramente e caracollò verso Hagrid, tendendo il capo in cerca di cibo e carezze. “Penso che gli piaci!” Hagrid disse a un tratto, rompendo il ghiaccio creatosi tra loro.
James fece un sorriso triste e sedette sui gradini della capanna di Hagrid, sebbene fossero freddi. “Bene, anche tu gli piaci. Posso dire che ti prendi buona cura dei tuoi animali. Ne hai altri?”
Hagrid annuì con entusiasmo e per poco non slogò un braccio a James per trascinarlo al proprio recinto di animali. “Guarda! Ci ho tre Schiopodi Sparacoda! Non sono adorabili?” Chiese fanciullesco il mezzo-gigante con un’espressione gioviale.
James ridacchiò nervosamente e balzò indietro per evitare una palla di fuoco scagliata nella sua direzione. “Già…adorabili.”
Hagrid annuì con fervore e lo spinse verso il recinto successivo con rinnovato entusiasmo; non era realmente cosa da tutti i giorni che qualcuno gli chiedesse di mostrargli i suoi animali e che non scappasse via non appena averli scorti.
Hagrid gli stava mostrando il secondo recinto, quando un cane enorme gli corse incontro e latrò festoso. Il mezzo-gigante rise di cuore e lo accarezzò gongolante. “Guarda James! Questo qua è Fang (Thor Ndt)! E’ il mio segugio, è! Di’ ciao a James, Fang!”
L’immenso cane si avvicinò al ragazzo dai capelli scuri e Hagrid lo ammonì a non spaventarsi. Non ebbe bisogno di avvertire James, tuttavia, perché l’adolescente non indietreggiò mai. “Ciao Fang!” Harry mise le mani davanti alla museruola del cane e Fang fiutò il suo odore, uggiolò quasi di pietà e leccò le mani tese. Harry si domandò brevemente se il cane avesse capito chi era, ma Fang non era certo quello che lo avrebbe detto a qualcuno.
“Bravo ragazzo.” Coccolò il segugio e Fang corse via, inseguendo un Asticello errabondo. Hagrid era felice che a Fang fosse piaciuto il ragazzo ed incitò James a proseguire la rassegna. “Questi qui sono Vermicoli e spero che già sai che cos’è la cosa in quella gabbia?" James annuì col capo. “È un folletto della Cornovaglia. Mi spiace di avere di loro un ricordo non così piacevole dal mio secondo anno.” Hagrid sembrò pensieroso per un momento ed annuì tra sè, inducendo Harry a domandarsi a che cosa pensava. “James, tu non hai nessun pregiudizio contro qualunque creatura considerata oscura, nevvero?” James scosse negativamente la testa e diede ad Hagrid uno sguardo curioso. “Assolutamente no. Non possono combattere contro ciò che sono; è nella loro natura e non possiamo cambiare nulla a proposito. Personalmente, sono stato in presenza di molte di esse durante gli anni scorsi: non era facile, ogni giorno, ma sono ancora qui, no?.. E quando dico che erano molte, erano MOLTE.”
Hagrid era adesso terribilmente curioso di sapere che tipo di creature avesse visto o con cui avesse vissuto, o anche da cui fosse fuggito, ma con un'occhiata al ragazzo fattosi serio il mezzo-gigante non fu più sicuro di voler davvero sentire altro. “Le persone mi guardano quasi sempre con disprezzo per la mia natura di mezzo-gigante e perché mi piacciono di più gli animali pericolosi, è così ingiusto.”
“Ma qualche volta le creature pericolose sono le più interessanti, dico bene?” Chiese James con aria complice.
Hagrid annuì allegro e gli fece l'occhiolino. “Sapevo che mi piacevi per una ragione! Li avresti adorati Fuffy e Norberto!”
Harry era interiormente intontito; Hagrid li aveva avuti anche qui dove la restrizione sulle creature oscure era alla sua massima vigilanza! Finse interesse in modo perfetto. “Fuffy e Norberto? Parlamene.”
Hagrid gliene raccontò nel mentre che camminavano verso la capanna. “Fuffy era un gigantesco cane a tre teste che acquistai qualche anno fa per proteggere una cosa. Ma quando alla fine a Dumbledore gli è riuscito di affidare l'oggetto al suo amico, ho dovuto lasciarlo andare, perché non potevo tenerlo. Norberto era un cucciolo di Dorsorugoso di Norvegia, un drago. L'ho amato da morire dal momento in cui ha rotto il suo uovo, ma il giovane Draco Malfoy, che era in punizione con Weasley e agli ordini di Filch (Gazza -Ndt), era fuori dalla scuola e ha messo il naso nei miei affari. Dumbledore ha dovuto dar via Norberto prima che il ministero sentisse le voci su di lui; uno dei fratelli di Weasley, Charlie, ha preso Norberto con sè. Lui lavora con i draghi, così sono sicuro che Norberto là è felice.”
Harry vide una lacrima sfuggita scivolare sulla larga guancia dell'uomo e sorrise lievemente; Hagrid aveva ancora un gran animo buono al di sotto di quella sua imponente figura. Gli diede una pacca sulla schiena e un sorriso rassicurante. “Sono sicuro che anche loro ti stanno pensando, Hagrid.”
Il Guardiacaccia annuì e tirò su rumorosamente col naso, la sua smorfia mutata in un ghigno non appena spinse la porta aprendo la casupola. “Ora sto nascondendo un'altra creatura nella mia capanna! Guarda James! Non è una bellezza questa qui?” Domandò Hagrid con entusiasmo indicando una scatola particolarmente custodita.
James s'avvicinò lentamente e sentì, ad ogni passo, la temperatura della stanza divenire più elevata. Sbirciò nella scatola e fece un balzo, portandosi una mano alla vita per impedire a Nagini di sibilare in allarme. “Quello è un Ashwinder! Hagrid, sono molto rari e pericolosi! Può incendiarti la capanna se non stai attento!” Esclamò James scioccato. Hagrid annuì e spiegò: “Dumbledore lo sa che ce l'ho qui. Infatti, è stato lui a porre l'incantesimo sulla scatola per evitare che mi bruci tutto quando depone le uova. E comunque, non glielo dò il tempo di bruciare qualcosa, prendo le uova quasi subito e le porto al professor Snape. Le uova di Ashwinder sono rare e molto ricercate per un Master di Pozioni. Sono preziose per alcune pozioni. L'unica cosa difficile è il prenderle; il serpente può essere davvero infido e bruciarmi per benino, cosa che mi è già successa un paio di volte.” Hagrid si strinse nelle spalle timidamente e mostrò la mano bendata.
James sospirò e scosse la testa con disapprovazione, ma si trattenne dal commentare al proposito. Poteva sentire il rabbioso borbottìo dell'Ashwinder rivolto contro lo “ssstupido mezzo-gigante ladro delle sssue amate uova” e tentò di nascondere un sorrisetto. Doveva di sicuro essere frustrante essere derubati delle proprie uova proprio davanti ai propri occhi. “Oh, giusto!” Hagrid parve ricordare quando gli cadde lo sguardo sull'orologio incantato che stava sul suo smisurato tavolo. “Sirius voleva parlarti!”
Il cuore di Harry iniziò d'un tratto a battere più rapidamente, e inclinò la testa da un lato. “Oh?”
“Sì, dopo le lezioni di oggi! Me l'ha detto proprio lui! Andrai alla lezione di Divinazione, giusto?”
L'umore di James sprofondò, ma annuì con indifferenza. Era ancora furioso con Manx, ma non era una buona ragione per ignorare tutti gli altri e guastare le buone disposizioni delle persone attorno a lui. Hagrid sembrò capire l'improvviso mutamento di umore di James. “Non preoccuparti di quello che è successo oggi . Il Professor Manx se lo è meritato quello che gli hai fatto, anche se ti consiglio di non farlo spesso. Hai spirito, te l'ho detto ragazzino!” Rise Hagrid, e si scusò momentaneamente quando sentì Fang abbaiare da fuori. Harry osservò il proprio amico chiudere la porta e si voltò di nuovo verso la scatola. Il serpente rosso fuoco stava ancora borbottando, e quando vide Harry si profuse in una serie di coloriti commenti che fecero sollevare al ragazzo un sopracciglio. “Non dovresssti pronunciare parole cosssì licenziossse, mia cara. Non sssi addicono alla tua eleganza.” L'Ashwinder smise di botto di sibilare e fissò Harry con occhi nuovi. “Tu parli! Tu parli il nobile linguaggio dei ssserpenti, e non hai ancora fermato il grossso uomo! Non gli hai ordinato di non sssottrarmi le mie uova mai più!” Cominciò a sibilare nuovamente con rinnovata collera ed Harry sospirò.
Vorrei poterlo fare, ma loro non devono sssapere che parlo la nobile lingua. Voglio però che tu sssappia che le tue uova sssono molto preziossse anche per gli umani. Sssono necesssarie ad un proposssito egualmente nobile, e dovrebbe esssere un onore per te contribuire alla causssa. Molte pozioni che contengono uova di Asshwinder sssono capaci di sssalvare delle vite. Dovresssti esssere orgliosssa di esssere una delle sssole creature a farlo.
Il serpente parve rifletterci per qualche momento. “Ammetto che è piacevole sssaperlo. Potrei lasssciare che il Gigante prenda le mie uova con un po' meno difficoltà, sssolo sse prometti di tornare a parlarmi qualche volta e di dirmi quante vite le mie uova hanno sssalvato. Mi sssento ssola, ogni tanto.
Harry annuì. “Potrei non esssere capace di venire sspessso, però. Ma sssono ssicuro che a Nagini non dissspiacerà passsare una volta o l'altra.
Chi è Nagini?
Harry sollevò la mano in avanti e una testa fece capolino dalla manica, sorprendendo l'Ashwinder. “Sssei tu!” Quella iniziò, ma Nagini interruppe il serpente scarlatto per rivolgersi con tono di rimprovero al ragazzo.
Provaci quanto puoi, non riussscirai a farmi lasssciare il tuo fianco cosssì facilmente. Ho promessso che sssarei rimassta con te e ti avrei protetto, uomo-sserpente!
Harry ridacchiò e disse a Nagini di non scaldarsi. “Okay, okay, non ti cossstringerò a venir fuori. Era sssolo un penssiero passseggero.
Nagini sembrò annuire e affacciandosi con la testa fuori dalla manica del mantello di Harry si girò in direzione del serpente del fuoco. “E tu, accetterò quesssto ma non dovrai mai far del male al mio uomo-sserpente! Ssse lo fai-
L'Ashwinder apparve terrificato da una simile idea. “Perché mai io! Io dovrei mai fargli del male! E' ssstato cossì rissspettosso con me ed è il primo umano che mi capisssce! Non gli farò mai del male.
Harry girò la testa avanti e indietro e s'accigliò seccato, vedendole parlare come se lui non fosse là. “Ragazze! sono ancora qui, ve lo faccio notare!
D'improvviso, Nagini tornò a nascondersi sotto il mantello e tutto si fece silenzioso. Hagrid riaprì la porta e si scusò per la sua breve assenza. “Scusami se ti ho lasciato da solo in questo modo, ma Fang ha acchiappato l'Asticello vagabondo alla fine! Ho dovuto metterlo in una gabbietta; non è stato mica facile.”
James annuì e si alzò in piedi, sperando che Hagrid non avesse sentito nulla. Il mezzo-gigante parve del tutto ignaro, così si rilassò lentamente. “Sarà meglio che io torni al castello. Gli altri devono starmi aspettando. Grazie di tutto Hagrid. Ci rivedremo.”
Si strinsero la mano ed Hagrid osservò James andar via. La temperatura nella stanza aumentò tutto a un tratto e il mezzo-gigante mosse cautamente alcuni passi verso la scatola: l'Ashwinder stava per deporre le uova.
Hagrid s'irrigidì non appena apparvero, ma quando allungò la mano nella scatola tutto ciò che sentì fu il solito calore della creatura. Non un morso, non un sibilo o nessun'altra forma di ribellione. Il serpente lo guardò per un istante e quello dopo si arrotolò su se stesso, ignorando la sua presenza.
Hagrid fissò le uova nella sua mano. “Strano.”
Guardò fuori, nella direzione in cui James si era allontanato. ‘L'Ashwinder non ha mai ceduto le uova volontariamente prima. Allora perché adesso?’
………
Parlare con Hagrid aveva preso più tempo di quanto avesse pensato e quando Harry giunse alla Sala Grande, ognuno era già andato alla propria prossima lezione. “Dannazione!” Imprecò, quindi si affrettò verso la torre di Divinazione.
Non era poi così tardi, solo una manciata di minuti, ma non voleva arrivare nel bel mezzo della lezione. Harry s'arrestò bruscamente, si guardò intorno per accertarsi che nessuno lo stesse spiando e mormorò una parola segreta davanti ad un ritratto. Con un ultimo sguardo in giro chiuse la porta e iniziò nuovamente a correre.
Arrivò meno di cinque minuti più tardi davanti alla porta dell'aula ed assunse un'espressione torva e distaccata non appena sentì la noiosa voce della Trelawney dall'altra parte.
Bussò leggermente e si fece coraggio; come la donna socchiuse la porta il penetrante odore dei fondi di foglie di tea gli aggredì le narici. L'aula era la stessa che nel suo mondo prima che Fiorenzo facesse la propria apparizione.
“Sì? Che cosa posso fare per te giovanotto?” Chiese Trelawney con la sua voce sognante e lo squadrò attraverso i suoi occhiali tanto spessi da farla sembrare un vecchio gufo un po' tocco.
James la fissò con uno sguardo prossimo allo sfacciato disprezzo ed entrò nell'aula. “La professoressa di Divinazione è lei, non io. Dovrebbe saperlo.”
Gli studenti iniziarono a sogghignare alla faccia che Sybill fece, mentre Parvati (Patil Ndt) si accigliò profondamente. “Non deridere la Professoressa Trelawney! E' una grande veggente!” James la ignorò e sedette accanto ad uno sghignazzante Ron. Seamus roteò gli occhi e mormorò “Cocca della prof!” Il che rese Parvati ulteriormente accigliata. Sybill non trovava divertente essere derisa da James ma si trattenne dal rispondere per continuare la lezione. “Ora figlioli! Guardate nella vostra sfera di cristallo e ditemi ciò che vedete! Spalancate la vostra mente!” Disse con tono drammatico mentre gesticolava con fare teatrale.
Ron roteò gli occhi e chiese a James di unirsi a lui e a Neville e di guardare assieme nella “dannata sfera”. James ridacchiò ed assentì, lasciando a Neville il primo turno.
“Così James,” Ron cominciò con un sussurro, “Ti sei davvero fatto un nome attaccando un professore-”
“E' stato maledettamente impressionante! Sono stato così a lungo sul punto di farlo a quel pezzo d'idiota!” Dean interruppe il rosso, improvvisamente, e ricevette un'occhiataccia d'avvertimento da Trelawney. Arrossì e tornò a fissare la sua sfera, ma non prima di aver quotato un pollice alzato in favore di James.
I ragazzi sghignazzarono di nuovo ma si voltarono indietro non appena lo sguardo fisso di Sybill si spostò su di loro. “Questa cosa è un totale spreco di tempo! Non vedo nulla!” Esclamò Neville mentre spingeva la sfera verso Ron.
Il più giovane dei Weasley grugnì e la spinse verso James. “Divertiti. Questo affare non funziona con me. Occhio interiore un corno! Quella là non ha mai predetto niente di concreto!” Borbottò cupamente sottovoce.
Harry capiva perfettamente a che cosa si riferiva, fatta eccezione per la parte della predizione corretta: il potere di veggente di Sybill Trelawney era incontrollato e a sprazzi, ma esso c'era (e rovinava in modo consequenziale la vita di Harry).
Sospirò, e fissò lo sguardo nella sfera con indifferenza, per passare il tempo. Ma più a lungo lo faceva, più i suoi occhi diventavano annebbiati e sfocati; presto non si mosse più.
Non Harry! Risparmia Harry! La luce verde stava venendo verso di lui quando d'improvviso rimbalzò contro il suo assalitore…
Lo sgabuzzino del sottoscala…
Il primo giorno di scuola ad Hogwarts…
La sua lotta contro Quirrell (Raptor Ndt) e Voldemort per raggiungere la Pietra Filosofale…
Il Basilisco e il ricordo di Tom Riddle…
Sirius Black che fuggiva da Azkaban con solo due nomi nella propria mente: Harry Potter e Peter Pettigrew, il Professor Lupin, i Dissennatori…
Il Torneo Tre-Maghi e il ritorno di Voldemort nel cimitero…
La Umbridge, le lezioni di Occlumanzia, Sirius! Sirius che cadeva oltre il velo!...
L'ultima guerra, morti, così tanti morti! Sangue! Dumbledore, McGonagall, Snape, Ron ed Hermione! REMUS! NOOO!

Harry tornò alla realtà quando sentì chiamare il nome di James e spinse via la sfera con un'improvvisa impazienza.
“Ehi amico! Ti sei estraniato per un minuto! Tutto okay?” Chiese Ron preoccupato.
“Hai visto qualcosa!” Trelawney fu al fianco di James in un batter d'occhio, spingendo via Ron e Neville. Cercò di guardare James negli occhi, ma lui evitò d'incontrare il suo sguardo; il suo stato d'animo s'oscurò, mentre fissava il pavimento e le sue nocche sbiancarono come se le stesse stringendo con forza.
“Mi sono solamente distratto per un minuto. Non è nulla. Non ho visto nulla.”
Sybill non pareva molto convinta e provò a insistere. Quando capì che il ragazzo non avrebbe parlato tanto presto, si offese, alternò lo sguardo tra la sfera di cristallo abbandonata e il non collaborativo giovane, e quando quello rifiutò ancora di ragguagliarla, s'inalberò di nuovo e fissò il proprio sguardo nella sfera.
Parvati e le sue amiche rimasero in avida contemplazione dell'insegnate che bofonchiava di fronte alla sfera trasparente. Sussultò ad alta voce, d'un tratto, sorprendendo gli studenti, e si portò una mano al cuore. “POVERO RAGAZZO! IL GRAMO! IL GRAMO STA CORRENDO ALL'INTERNO DELLA TUA SFERA DI CRISTALLO! LO SEGUIRA' LA MORTE!”
Tutti boccheggiarono per lo spavento e si rivolsero a James colmi di terrore, qualcuno impietosito, come se fosse sul punto di cadere morto in quell'istante. Ron grugnì, come pure Dean e Seamus, che ritenevano quella lezione niente altro che scempiaggini. “Non preoccuparti James! Trelawney adora annunciare la morte di ognuno in questo modo! Non è affatto vero!” Ron cercò di rassicurarlo. Neville frignò ma tentò lo stesso di dare una mano al rosso.
James sembrava annoiato da tutto ciò, ma oltre l'indifferente facciata la sua mente stava turbinando. ‘La morte mi segue perennemente, sciocca donna,’ Pensò astioso.
“Che marea di str-” Seamus cominciò con rabbia, ma prima che potesse terminare la frase Trelawney s'irrigidì come paralizzata e aprì la bocca. La sua voce, tuttavia, non era del tutto la sua; più simile ad una di un'ottava più alta dell'usuale, e rasposa.
E' quiiii! E' quiiii! Il prescelto dagli occhi che uccidono! Veerdi! Veerde ovunque! Il ragazzo-che-è-sopravvissuto! Luce e tenebre s'incontrano! Lui è quuiiii!” Gracchiò, poi diede un paio di colpi di tosse.
“Oh mio, che cosa è successo?” Chiese stupidamente, e sbattè le ciglia, quando nessuno si mosse continuando a fissarla come se fosse impazzita.
“Um, Professoressa? Dovremmo proprio andare da Dumbledore.” Parvati le prese il braccio e la guidò gentilmente fuori dall'aula.
“Lezione sospesa!” Fu l'unica cosa che si sentì prima che sparissero giù per le scale.
Tutti iniziarono a parlare animatamente della stranezza di Trelawney e del suo nuovo tentativo di spaventarli. Ci risero anche su. “E' stato cooosì fasullo!” Disse Dean con disprezzo, mentre Seamus mimava con voce spettrale ciò che l'insegnante aveva detto.
Ron stava facendo una smorfia di disgusto. “Questa è la seconda volta che fa una cosa del genere! Non è capace di dirlo senza quelle scene*! Non è cambiando qualche dettaglio della sua cosiddetta predizione che ce la farà credere vera! Sei fortunato a non essere un vero studente qui, James! James?” Ron si guardò intorno…
James non si vedeva da nessuna parte.
………
Harry sfrecciò lungo il corridoio e corse lontano dalla torre più veloce che poteva. Si guardò attorno nervosamente e fu preso da un improvviso sudore freddo. ‘Non posso crederci, di tutti i giorni possibili, ha dovuto fare una predizione veritiera SU DI ME durante la maledetta lezione! Sono fortunato che nessuno le ha creduto!’
Rabbrividì al pensiero e gli si fecero le gambe di gelatina. Si appoggiò ad un muro e scivolò fino a terra, accorgendosi solo ora di aver corso dall'ultimo piano al primo in solo una manciata di minuti, e senza usare passaggi segreti.
Il suo cuore stava battendo selvaggiamente e si prese il tempo di respirare profondamente e tentare di calmarsi e riordinare i propri pensieri. Nagini fece capolino dalla sua manica ma egli parve non accorgersene affatto. “Il tuo cuore sssta battendo troppo in fretta, uomo-sserpente. Non possso sstar ferma sse ssstai cossì. Che cosssa ti agita tanto? Devo mordere qualcuno?
Harry sobbalzò leggermente. “Nagini! Non è prudente mosstrarti in quesssto modo tra le mura della ssscuola! Non preoccuparti per me! Ssstarò bene. e' accaduto qualcosssa durante la lezione di Divinazione ed io ero ssemplicemente impreparato a sssentirla. Non ssarò colto di ssopresssa la prosssima volta.
Nagini fece di sì con la testa e scivolò di nuovo sotto il mantello.
“James?”
Harry trattenne letteralmente il respiro e si voltò verso Sirius. ‘M**da! M**da doppia! Avrà sentito?’ In lui iniziò nuovamente a montare il panico, ma Sirius non lo stava guardando come se fosse il diavolo in persona. Era un buon segno.
“Ah! SEI tu! Ti ho cercato dappertutto! Che stai facendo sul pavimento? Hai bisogno di vedere Madam Pomfrey?” Sirius Black s'inginocchiò di fronte al ragazzo e lo squadrò con occhi tanto blu quanto quelli falsi di Harry. Sembrava impensierito.
Harry scosse la testa e provò a sorridere; era confortevole avere Sirius che si preoccupava di nuovo per lui, anche se questo Sirius non lo conosceva o non gli credeva completamente. Harry era certo di una cosa, tuttavia: si fidava di Sirius con tutto se stesso, e Sirius avrebbe imparato a poter fare ugualmente.
“No, sto bene. Mi sono solo dovuto sedere un attimo per riprendere fiato. Ho corso per tutto il tragitto dalla torre di Astronomia a qui, solo in pochi minuti.”
“Oh, okay allora.” Sirius si alzò e gli offrì la mano, il che fece sollevare a James uno sguardo inquisitore verso di lui. Sirius ghignò il suo oh-così-famoso ghigno e aiutò il ragazzo a rialzarsi.
“Seguimi. Ho notato che non c'eri a pranzo e sono sicuro che tu abbia fame. Volevo parlarti in ogni caso. Non ti dispiace?”
James fece cenno di no; non pareva che gli importasse affatto, al contrario. Si fermarono davanti al quadro di una ciotola di frutta e Sirius diede un'occhiata a James. “Non mi chiedi che cosa facciamo qui?” Sirius sollevò un sopracciglio e strinse gli occhi quando James si fermò davanti a lui e solleticò la pera.
“Me lo ha mostrato un Elfo-Domestico,” Harry spiegò rapido, e sospirò silenziosamente di sollievo quando Sirius si rilassò visibilmente.
“Oh.”
Entrarono nelle cucine e furono subito assaliti da una dozzina di Elfi-Domestici. “E' Mastro Black! Mastro Black ha portato un amico! Mastro Black e il suo amico vogliono qualcosa?” Sirius rise e disse loro di preparare una zuppa leggera per lui e il suo ospite; quelli assentirono rapidamente e James sogghignò quando la loro “leggera” pietanza serale apparve. Sirius roteò gli occhi al di sopra del banchetto colossale, ma ringraziò i piccoli Elfi con noncuranza. Mangiarono in un silenzio confortevole, Harry che ogni tanto azzardava occhiate in direzione di Sirius. Quest'ultimo non ne diede segno se pure se ne accorse.
“quello che hai fatto questa mattina,” Cominciò Sirius, guardando appena James, “è stato davvero folle e molto oltraggioso. Sei fortunato ad essere solo un ospite, perché altrimenti saresti stato rispedito a casa.”
James sbuffò freddamente e guardò altrove. “Manx se lo è meritato. Non aveva alcun diritto di deridere Hagrid in quel modo. Oscuro non significa necessariamente malvagio, ma non molte persone lo capiscono.”
Sirius sbattè gli occhi alla considerazione molto matura, sebbene egli fosse una di quelle persone che, sfortunatamente, giudicavano la gente troppo rapidamente; in questo mondo loro dovevano farlo, tuttavia, se nessuno voleva essere colpito alla schiena.
“E in ogni caso,” James continuò abbattuto, “Non ho nemmeno una famiglia da cui tornare. E' per questo che resto ai Tre Manici di Scopa.”
Sirius non aveva realmente idea di che cosa fare; non era abituato a confortare un ragazzino con i problemi di James, così fece la cosa che gli parve più prossima a quella giusta da fare: parlò dei propri problemi per far sapere a James che non era da solo a questo mondo.
“Sai, il mio figlioccio avrebbe la tua età se fosse ancora vivo. Neanch'io ho una famiglia; non credo di averla mai avuta. I Blacks sono… bene, sono stati tutti Slytherins, all'inizio, finché io sono stato posto in Gryffindor quando ero giovane. Mi hanno sempre odiato e trattato come un fuoricasta. Infatti, sono convinto che l'unica famiglia che abbia mai avuto fossero Remus Lupin, James Potter, Lily Evans e il mio piccolo Harry, il mio figlioccio. Ma Remus è l'unico che mi è rimasto. E' così strano ma sento come se potessi connettermi a te perché sembri capire le avversità della vita. Non ho mai avuto figli, ma se ne avessi sceglierei di avere un ragazzo simile a te.”
Harry tentò di nascondere le lacrime al sentire l'accorata ammissione e notificò anche a stento che Sirius aveva omesso di menzionare Wormtail.
Ci volle tutta la sua volontà per non aprir bocca, per non gridare disperatamente che era lui Harry Potter. Voleva così tanto che Sirius sapesse, voleva che Sirius lo trattasse come un figlio. Voleva che Sirius parlasse con lui fino a notte tarda quando si sentiva solo, per confortarlo proprio come aveva fatto col personaggio di James Evans.
Ad Harry si ruppe il cuore al mentire al proprio Padrino ma sapeva che era la cosa migliore da fare. I mangiamorte stavano iniziando ad essere malvagi nei loro attacchi al Mondo Magico e se fossero giunte loro voci che il ragazzo che aveva attaccato Malfoy e qualche altro mangiamorte era lì ad Hogwarts, si sarebbero precipitati là per lui.
Doveva attaccarli di sorpresa, senza alcun preavviso perché funzionasse. Catturarli impreparati e intrappolarli, anche in qualche caso ucciderli se avesse dovuto. Aveva già dovuto uccidere, molti dei suoi nemici, infatti, così voleva che Sirius lo accettasse per come era, un assassino, un salvatore, un semplice ragazzo il cui passato era disseminato di dolore e violenza. Egli non era tutto Luce e riso senza alcun peso sulla sua mente e sul suo cuore, ed Harry era certo che sarebbe stato annientato se Sirius e Remus non avessero accettato ciò che era diventato. Ma una volta che tutto ciò fosse passato e Sirius e Remus fossero rimasti con lui…Harry avrebbe provato con gioia a ridere liberamente di nuovo. Si sarebbe assicurato che il dono di Fawke non andasse sprecato.
“La ringrazio per averlo detto, Mr. Black. Avevo bisogno di sentirlo. So che non sono la persona più gradita da avere intorno, ma non posso agire meglio se non essendo la persona che sono stato portato a divenire.” James sorrise tristemente e si alzò.
“La cena è stata eccellente; per favore, ringrazi gli elfi domestici da parte mia. Apprezzo ciò che ha tentato di fare per tirarmi su e spero che anch'io sarò considerato come una parte della famiglia.” Rise con aria malferma. “So che non riuscirò a venire la prossima settimana a causa degli esami, e dopo ci sono le vacanze di Natale, così se non ci vedremo, allora…Buon Natale.”
Si voltò indietro e s'apprestò ad uscire, quando Sirius lo bloccò concitato. “Aspetta!”
Sirius stava tremando interiormente. ‘Che cosa sto facendo? Che cosa mi sta facendo il ragazzo? Avanti Sirius! Fatti coraggio e agisci**!’ Si scosse mentalmente e deglutì.
“Io…io verrò a trovarti la settimana prossima, se potrò. E' un po' che non vedo Rosmerta, in ogni modo. Cercherò di portare anche Remus. E… sono sicuro che a Dumbledore non importerà se vieni qui durante le vacanze. Non rimangono molti studenti comunque e non sarebbe una difficoltà. Non saresti da solo per Natale! E, Merlino, per favore non chiamarmi Mister Black! Chiamami Sirius. Potrai anche essere ancora un'adolescente, sebbene uno maturo, ma non sei uno studente. Mister Black suona tanto come mio padre.” Sirius provò ad alleggerire l'atmosfera con un sorriso che non gli arrivò fino alle orecchie a causa di tutte quelle sfrenate emozioni.
James afferrò il messaggio e sorrise in modo più naturale, con il sollievo di Sirius. “Mi piacerebbe. Mi piacerebbe davvero molto. Arrivederci!”
Ed era già fuori dalla porta.
Sirius rimase silenzioso e si risedette, appoggiando il mento sulla mano pensierosamente. “La persona che è stato portato a divenire? Che cosa mai voleva dire?”


………

Padre,
Il ragazzo, Evans, ha avuto uno scontro con il nostro professore di Cura delle Creature Magiche quest'oggi. So che Manx è pronto a cambiare schieramento e ad allearsi con noi alla prima occasione, così potrebbe non essere la cosa migliore che Evans lo odi. E' anche molto preso dal mezzo-gigante, cosa che è del tutto ripugnante se devo dirtelo, e sebbene nessuno lo abbia realmente notato sembra che tenga gli occhi su Lupin e Black per qualche ragione. Non sono convinto che si schiererà dalla nostra parte di sua volontà e tentare di divenire suo amico sarebbe inutile e un totale spreco di tempo, visto come è quasi sempre accerchiato da quei maledetti Gryffindors, Weasley in particolare. Un altro fatto, ho avuto notizia che Trelawney, quell'irrecuperabile e patetica insegnante di Divinazione, ha reagito in modo alquanto bizzarro durante la lezione. Ha probabilmente tentato di spaventare gli studenti, ma allora poi, perché è finita nell'infermeria per un check-up da Pomfrey? questo è ciò che ha detto, e sono certo che la mia fonte è esatta:
E' qui! E' qui! Il prescelto dagli occhi che uccidono! Verdi! Verde ovunque! Il ragazzo-che-è-sopravvissuto! Luce e tenebre s'incontrano! Lui è qui!
... Sia che quella donna sia completamente impazzita o che abbia profetizzato qualcosa per la prima volta in vita sua, qualunque cosa significhi. Il “Ragazzo-che-è-sopravvissuto?” Voglio dire, che cosa in nome di Grinderwald è mai? Comunque, spero che questa informazione sarà utile al nostro grande Maestro.
Draco






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* Il significato originale della frase ["Can’t she tell that we don’t by that crap!"] mi sfugge, così ho dato un'alternativa basandomi solo sullo stesso tono.
**.. come sopra ["Get your act together and toughen up!"]

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Capitolo 13
*** cap. 13 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter.

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Capitolo 13: [ Tattoo ] Tatuaggio
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“James! Potresti andare a Diagon Alley per me? Ollivander mi ha comunicato via gufo ieri che ha riparato la mia bacchetta,” Disse Rosmerta, le ultime parole pensierosamente.
Aveva danneggiato la propria bacchetta piuttosto malamente tre giorni prima, e l'aveva mandata al negozio di bacchette di Ollivander per farla riparare e lucidare. James era ad Hogwarts quando era successo.
Harry annuì alla donna che brontolava; sapeva quanto streghe e maghi si sentissero sempre scoperti ed indifesi senza la propria bacchetta, e sapeva anche che ripararla era molto caro. Harry avrebbe voluto aiutarla col pagamento, ma non era ancora affatto in grado di usufruire del denaro nella sua camera di sicurezza.
“Certo che posso andare, Rosmerta. Ma non hai bisogno del mio aiuto oggi? OGGI è sabato.”
Rosmerta scosse la testa negativamente e gli diede un sacchetto di monete che lui sistemò in tasca. “Nah! Non ci saranno studenti in arrivo questo weekend, lo so per esperienza. Nessuno studente sano di mente uscirebbe proprio prima della settimana degli esami. Devono studiare ed esercitarsi.”
James assentì e mosse un passo nel caminetto, dopo avervi gettato la Polvere Volante. “Diagon Alley!” Svanì non appena le fiamme verdi lo ghermirono.
Quando riapparve (più compostamente che poté) al Paiolo Magico, tutti gli gettarono occhiate ostili prima di tornare alle proprie occupazioni. Lo sguardo fisso di Tom lo seguì gravemente fino a che oltrepassò la porta sul retro.
Harry picchiettò la bacchetta sui mattoni e s'incamminò verso la propria destinazione senza guardarsi indietro. C'erano molte persone nei paraggi, a far compere e regali di Natale.
Un gruppetto di ragazzini, non abbastanza grandi per entrare ad Hogwarts, stava giocando, e corsero nella sua direzione. Uno di loro lo spinse accidentalmente di lato, e così facendo il bambino cadde nella neve.
L'urto improvviso fece sibilare minacciosamente e in allarme Nagini, forse troppo sonoramente.
I ragazzini, che si stavano impegnando in una frettolosa scusa, gelarono e osservarono il giovane mago che d'improvviso parve loro molto più sinistro.
Harry si portò rapidamente una mano alla vita, trasalendo e imprecando tra sè e sè. Rivolse i ragazzini uno sguardo vuoto, e quelli corsero via, sull'orlo delle lacrime, senza dubbio a riferire ai loro genitori di quello strano e spaventoso ragazzo che camminava da solo a Diagon Alley.
Harry non se la sentì di indugiare là un secondo di più e fu invaso dal bisogno impellente di portare a termine quella commissione prima e più rapidamente possibile. Ignorò con usurata facilità tutti coloro che lo guardavano con sospetto, la sua maschera d'indifferenza severamente serrata sul suo volto.
Avrebbe dovuto trovare una soluzione migliore per “nascondere” Nagini, una volta tornato ai Tre Manici di Scopa; oggi aveva capito che il suo secondo famiglio* era troppo incostante per stare solamente sotto il suo mantello. Se sobbalzava al solo toccare qualcuno che lo spingeva o lo abbracciava, Harry non osava pensare a che cosa avrebbe fatto a una persona che lo avesse afferrato con cattive intenzioni.
Entrò nella bottega di Ollivander e attese che il vecchio si mostrasse. Harry sollevò e rafforzò la propria barriera mentale nel momento in cui Ollivander finalmente si diresse verso di lui. Il proprietario del negozio lo guardò con curiosità e parve smarrito una volta terminato il suo esame. “Curioso…” Sussurrò più rivolto a se stesso che ad altri. “Non ti ho mai visto prima… Che cosa posso fare per te, Mister?”
James salutò con un cenno del capo, l'espressione tesa. “James Evans. Vengo da parte di Rosmerta per prendere la sua bacchetta.”
Uno scintillio di comprensione parve illuminare gli occhi di Ollivander ed egli annuì, voltandosi attorno per prendere la nuova e lustra bacchetta della donna. La sua espressione era ancora pensosa, comunque, come se stesse cercando nella propria memoria l'identità del giovane uomo dalle sembianze oscure che lo stava aspettando. ‘L'atteggiamento di questo ragazzo… sembra simile ad un altro giovanotto che ho aiutato a trovare una bacchetta molto tempo fa…Sedici anni fa, all'incirca…ma questo è assurdo!’
Porse la bacchetta a James Evans stando con gli occhi strizzati dritti in quelli blu del ragazzo. “Dimmi, che tipo di bacchetta hai?”
Harry s'irrigidì e imprecò mentalmente contro la tenacia del vecchio. “Francamente, non sono affari suoi,” Rispose astioso. Diede all'incauto uomo il sacchetto con l'esatto ammontare di denaro e si voltò per andarsene.
Ma, non appena la sua mano si posò sulla maniglia, avvertì un lieve richiamo magico, e le centinaia di sottili scatole impilate alle spalle del fabbricante di bacchette iniziarono a scuotersi e a vibrare, spaventando molto Ollivander. “Che succede!?” il vecchio esclamò scioccato. “Tutte le bacchette tremano!”
Harry stava sulla soglia, paralizzato e impaurito, ma quando si mosse, a malapena di un millimetro, le scatole inaspettatamente s'acquietarono, a parte una, nera, che si diresse verso di lui in modo pericolosamente veloce.
Grazie ai propri rapidi riflessi da giocatore di Quidditch l'afferrò prima che potesse scontrarsi contro la sua faccia. Con l'altra mano impugnò la sua propria bacchetta dal fodero, e, non appena la toccò, un canto echeggiò nella bottega. Harry lo riconobbe senza fallo, alla stessa maniera in cui riconobbe la scatola che stava ora trattenendo nella mano.
Ollivander osservò ad occhi sbarrati e la bocca spalancata l'oscuro ragazzo stringere gli occhi blu con determinazione, aprire la scatola e sfiorare la bacchetta con un disturbante atteggiamento di familiarità.
La bacchetta sparò rosse scintille rabbiose e balzò nella mano di James. Con crescente timore e curiosità, sebbene non li mostrasse sul suo volto, Harry poggiò la scatola lì accanto e riprese la propria bacchetta, portandole entrambe all'altezza degli occhi.
Ollivander sobbalzò di soggezione, confusione e paura, e indietreggiò, sorpreso e spaventato forse per la prima volta in vita sua. “QUESTO NON E' POSSIBILE! DOVE HAI PRESO QUESTA BACCHETTA!” Gridò in preda al panico, non appena il ragazzo avvicinò ancora i due strumenti magici e la canzone della Fenice risuonò di nuovo, più rapida e forte.
La tensione magica nella stanza era greve e soffocante per Ollivander, che poté solo guardare con orrore le due identiche bacchette di piuma di fenice; la bacchetta di Evans, se davvero era quello il suo nome, non era sorella dell'altra, ma l'esatta coincidente originata dalla stessa piuma della Fenice di Dumbledore, Fawkes. Ma ciò era completamente IM-PO-SSI-BI-LE!
“CHE COSA STAI FACENDO?!” Strillò capendo ciò che il ragazzo, dagli occhi annebbiati, stava per fare.
Harry non sentì nulla di ciò che l'uomo canuto gli gridò con così pressante paura.
Le bacchette si toccarono.
Il cuore di Ollivander quasi smise di battere quando fiamme avvamparono attorno ad entrambi i legnetti, ma il ragazzo rimase illeso dal fuoco rovente. Magia si stava letteralmente riversando da lui, ma parte di questa non proveniva, con evidenza, dalle bacchette comunicanti ma dal ragazzo stesso.
C'era luce, c'era tenebra, era ovunque, dannoso e salvifico… Il ragazzo era una totale contraddizione vivente ed Ollivander non era più così sicuro di voler conoscere chi realmente fosse, come pure che tipo di vita avesse condotto per avere una tale aura.
Preferì tenersi in disparte, il più lontano possibile dall'adolescente, con gli occhi colmi di apprensione e paura.
Tutto d'un tratto, una sfera di fuoco si sollevò e diede l'impressione di colpire la guancia destra del ragazzo, e più in basso, il collo e il petto sul lato destro.
Nel breve lasso di tempo in cui mantenne gli occhi aperti, Ollivander fu sicuro e certo che vide momentaneamente il ragazzo cambiare sia in corporatura che in altezza, e qualcosa di rosso gli marchiava la guancia, ma non era un marchio a fuoco. Però quando sbattè e riaprì le palpebre James Evans era tornato normale, come anche il suo livello magico; ma ora il fabbricante di bacchette sapeva che in qualche modo la magia soverchiante che aveva percepito era stata soffocata.
Il vecchio scosse la testa, cercando di riordinare i propri pensieri turbinanti. ‘L'ho immaginato? Il cambiamento delle sembianze del giovane e la…cosa sulla sua guancia? Sono sveglio, comunque…’
Quando Harry riaprì gli occhi avvertì i mutamenti nel suo corpo, come se il reale potenziale della sua magia fosse stato finalmente espresso; aveva sempre percepito una sorta di stanchezza nei primi anni e a Hogwarts, forse la sua magia non era stata mai del tutto rilasciata e aveva sempre premuto per venire alla luce.
Era solo una sua congettura, comunque, ma in qualche modo era certo che ora potesse usufruire del potere dell'erede di Slytherin: Tom Marvolo Riddle. Oppure era stata la Sua magia di cui Tom si era alimentato fin dall'attacco a Godric’s Hollow? Questo era senz'altro un garbuglio incomprensibile.
Quando finalmente la bacchetta cessò di sfrigolare nella sua mano e il fuoco si spense, anche Ollivander non poté far altro che fissare lo spettacolo. Harry la mulinò in aria con fare esperto, spaventando il vecchio rintanato in un angolo, e oramai Ollivander non poteva evitare di continuare a fissarla: il catalizzatore magico era ora del tutto mutato ed era la più bella, forse la più letale, bacchetta che avesse mai visto.
Harry ignorò Ollivander e volle testare la flessibilità della sua nuova bacchetta. Quella, ora lunga quindici pollici di cuore di Fenice, era completamente rossa e così lustra da dare quasi l'impressione di brillare.
La rinfoderò, e si volse quindi ad un'altra fonte di problemi: Ollivander. Harry aveva sentito che il proprio fascino era caduto per qualche secondo a causa del lampo di magia e Ollivander lo aveva visto, che ci credesse o meno. Harry non aveva intenzione di dargliene l'opportunità.
“Confido che questo nuovo sviluppo degli eventi non giungerà alle orecchie di Dumbledore” Fu il sommesso monito che diede James Evans.
Ollivander non aveva idea di che cosa fare, ma optò per una considerevole dose di tremarella. “Albus Dumbledore mi ha personalmente ordinato di riferirgli non appena la seconda bacchetta di piuma di quella fenice fosse stata venduta. Perché non dovrei farlo?”
James quasi sbuffò, ma si trattenne; invece sogghignò divertito. “Forse perché l'ha già avvertito sette anni fa? Ha visto la bacchetta che impugnavo prima che cambiasse.”
Il negoziante era sconcertato, totalmente smarrito. Farfugliò “che cosa vuoi dire con 'sette anni fa'!? Io-Io non capisco nulla di ciò che dici!”
Harry sospirò e guardò l'uomo stupefatto, decidendo di risparmiargli un attacco di cuore. “Mi spiace, Ollivander, anche se posso assicurarle che non sono un nemico. In ogni caso, ho bisogno che il mio segreto resti tale ancora per un po'.”
Ollivander fissò l'adolescente dagli occhi blu con un sospiro sconfitto. “Hai intenzione di farmi dimenticare tutto, non è così?” Domandò con voce soffocata.
James continuò a guardarlo e rimase in silenzio, il muto avvertimento evidente da capire anche per il vecchio.
“D'accordo. Forse in ogni modo è meglio così. Ma come posso sapere che sei dalla mia parte e stai dicendo la verità? Ho bisogno di una prova, o altrimenti non mi lascerò stregare tanto facilmente. Ci SONO molti maghi e streghe qui fuori, pronti, solo per aiutarmi in caso di bisogno, e dubito che tu voglia quel tipo di attenzione,” Ollivander minacciò.
James rise. “Sai come contrattare, vecchio. Bene, avrai ciò che vuoi, se questo è l'unico modo perché tu mi lasci in pace.”
James si avvicinò al vecchio fabbricante di bacchette e si chinò su di lui per mormorargli all'orecchio: “Io non sono di questo mondo, anche se è qui che ormai vivrò. Il mio nome è Harry James Potter.”
Gli occhi di Ollivander si spalancarono fino ad un punto quasi inimmaginabile, non appena il ragazzo tornò in piedi e gli puntò contro la sua bacchetta rossa.
Aprì la bocca, ma il ragazzo dai capelli scuri scosse la testa e lo guardò come per scusarsi.
Le ginocchia di Ollivander cedettero sotto di lui, tremava dallo shock.
“Mi dispiace Ollivander. Sei un brav'uomo, ma nessuno può sapere, non ora. Oblivion!”
………

“Ecco Rosmerta, la tua bacchetta. Io vado nella mia stanza; ti basta chiamarmi, se ti serve il mio aiuto.”
Harry era sfrecciato ai Tre Manici di Scopa, aveva dato a Rosmerta la sua bacchetta ed era volato su per le scale, lasciandosi dietro la donna attonita, come pure un gruppo di clienti.
“Che gli è preso così all'improvviso?” Chiese un regolare cliente residente ad Hogsmeade.
Rosmerta fece mestamente spallucce.
Harry pose il solito rinvigorito incantesimo di silenzio sulla propria camera e si sfilò il pesante mantello invernale. Nagini sibilò il proprio sollievo, ma anche di curiosità, vedendo il ragazzo che quasi si precipitò nella stanza da bagno.
Ragazzo-sserpente? Che coss'è ssstato quello ssscoppio di magia che ho ssentito poco fa? Il canto era vagamente familiare e ssspaventoso, almeno per me. C'era una Fenice lì vicino? una Fenice come quella che ci ha trassportato in quesssto mondo?
Nessuna risposta.
Masster?” Nagini strisciò nella stanza da bagno proprio nel momento in cui il suo padrone faceva cadere rapidamente il fascino che lo circondava; per la prima volta da quando erano arrivati.
Hedwig fischiò e volò verso Harry, dando al padrone un po' di becchettii di riconoscimento. “E' bello vedere il mio vero me. Ma che cosa mi ha fatto la bacchetta!”
Harry girò la faccia per vedersi meglio la guancia destra, e toccò il 'tatuaggio', in mancanza di un termine più adatto. C'era il volto di una fenice infuocata che iniziava nel mezzo della guancia, vicino all'orecchio, e il collo e il corpo proseguivano giù lungo il suo proprio collo e sparivano sotto la maglietta.
Harry per poco si strappò la maglietta di dosso per guardare il resto del marchio; il corpo e la coda dell'elaborata riproduzione terminavano sul lato destro del suo stomaco. Era davvero una misteriosa opera d'arte, certamente al pari di quanto era disorientante.
Per quale motivo la bacchetta aveva voluto marchiarlo in quel modo? Era perché considerava Harry come il suo reale padrone? Perché ora Harry era completo e la sua magia ripristinata? Perché era un membro dell'ordine della Fenice? Solo Fawkes aveva la capacità di rispondergli.
Harry ricreò il fascino e, fortunatamente per lui, anche il marchio svanì sotto l'incantesimo. Tornò alla sua camera e si sedette, rimuginando su tutti questi nuovi sviluppi. Hedwig si poggiò sulla sua spalla e lui l'accarezzò distrattamente, mentre Nagini si arrotolò di nuovo attorno alla sua vita. Il movimento fece risvegliare Harry dal torpore, e osservò Nagini mettersi comoda.
Nagini, mi hai quassi messso nei guai oggi. Non puoi ssstare calma anche quando qualcuno mi tocca? SSai che ti chiamerei in aiuto ssse ce ne fossse bissogno.”
Mi dissspiace, masster, ma è una reazione normale per me. Voglio mosstrarmi ogni volta che credo che tu sssia in pericolo, che tu mi abbia chiamato o no. Possso nasscondermi ssotto il tuo mantello ma il tuo ssstomaco è un punto sscoperto, non dimenticarlo. Non vorrei esssere sschiacciata dalla ssstupidità di qualcuno.
Harry capiva il punto di vista di Nagini, ma ciò non risolveva il problema. “se solo ci fosse un sistema per nasconderti meglio…”
Harry sobbalzò non appena la sua tasca iniziò a brillare, e ne tirò fuori la bacchetta che vibrava. Un bagliore di un verde più scuro di quello dell'anatema mortale venne sparato dalla bacchetta ed Harry strillò non appena sentì qualcosa ardergli sul braccio sinistro; accadde tutto così all'improvviso che non fu in grado di fermarlo. Così veloce come era iniziato, finì, e la bacchetta rossa tornò normale, per quanto normale potesse essere.
Per un momento Harry pensò che la luce bruciante avesse inciso il Marchio Nero sul suo braccio sinistro, ma fu sorpreso nel vedere una sorta di strano linguaggio che non aveva mai visto. Dopo che i suoi occhi si furono abituati agli strani simboli, riconobbe che era Serpentese, ma in lingua scritta. “Non avrei mai immaginato che il Serpentese potesse essere scritto!” Esclamò meravigliato.
Provò a leggere e bisbigliò: “Ssserpente.
Sbattè le palpebre.
“Serpente? Tutto qui? Ma perché?”
Ci riflettè su, ma quando la voce sibilante di Nagini lo interruppe chiedendogli che cosa avesse provocato la strana luce e se si era fatto male, Harry ebbe un'idea. “Nagini, puoi sssalire ssul mio braccio sssinistro?
Nagini lo guardò con perplessità ma obbedì senza fiatare. Non appena toccò la parola sul suo braccio, Nagini iniziò a scivolare letteralmente sotto la sua pelle. Non era affatto doloroso: era come se fosse divenuta un tatuaggio animato, nel momento in cui si arrotolò al suo braccio.
Era un esperienza inquietante, tuttavia, vederla muoversi “sotto” la sua pelle. Dovette arrotolarsi molte volte e anche allora, occupava l'intera lunghezza del suo braccio, la testa sul polso e la coda che terminava proprio prima della spalla.
Harry s'impaurì per un momento. “Nagini, puoi tornare fuori?” Sollevò il braccio e quella lentamente si tirò, la testa e poi il resto, gradualmente, fuori dalla sua pelle, come distaccandosi da essa. Quando Nagini fu del tutto fuori Harry riprese a respirare, inconscio di aver trattenuto il fiato.
Nagini?” Harry cominciò con sguardo incerto, “Come…Come ti ssenti?
Il serpente gli fece l'occhiolino. “Sssto bene, masster! E' ssstata davvero un'essperienza affasscinante! La tua pelle mi teneva al caldo e non era per nulla ssscomodo. In realtà, preferirei sstarti vicino in quesssto modo invece che attorno al tuo ssstomaco.
Harry sbattè gli occhi. “credo di aver trovato il modo di portarti ovunque con me durante il giorno!” Il ragazzo quasi voleva baciare la propria bacchetta, ma dubitava che si sarebbe comportata un'altra volta in questo modo molto presto. Si lasciò cadere sul letto con un sospiro stanco e cadde in un sonno leggero con Nagini al proprio fianco.
………

Durante la settimana degli esami Harry continuò ad aiutare Rosmerta, ora servendo ai tavoli con indosso maglie a maniche lunghe invece che con il suo mantello. Aveva anche incantato un paio di guanti neri in dragonhide che si allungavano appena fin sotto le sue spalle; c'erano dei buchi per le dita, così Harry poteva muoversi con più facilità, e Nagini non ne era affatto infastidita, preferiva restare al buio.
Quando indossava i guanti doveva metterli entrambi, poiché non voleva che la gente s'insospettisse. Dopotutto, nascondere solo il braccio sinistro era una pessima idea, dato che tutti sapevano che era il braccio del Marchio Nero.
Xiomara Hooch era venuta spesso a fargli visita durante la settimana fino a che gli studenti non avevano avuto esami concernenti le lezioni di volo, e aveva nuovamente insistito con James a proposito di quella sfida uno-contro-uno di Quidditch che le aveva promesso.
James aveva riso tristemente al suo entusiamo e le aveva assicurato che l'avrebbe accontentata dopo le vacanze di Natale; ora come ora, i Tre Manici di Scopa stavano cominciando a riempirsi sempre più ad ogni giorno che passava.
Dumbledore non ebbe nessuna occasione di tornare, ma Sirius e un Remus dall'aspetto molto stanco lo fecero un paio di volte, per di più verso la fine della giornata. Harry aveva mal dissimulato uno sguardo preoccupato verso Remus perché non pareva molto in salute, ma entrambi gli uomini avevano fatto spallucce senza discutere della cosa.
Harry non era stupido: aveva controllato il calendario e la luna sarebbe stata piena molto presto.
……

Era giovedì ed Harry stava ancora lavorando. La giornata era al termine e Harry sospirò di sollievo. “Hey James! Finisci di pulire quel tavolo e poi puoi smettere per oggi! Bel lavoro!” Disse Rosmerta dalla propria postazione dietro il bancone.
James sorrise lievemente ed annuì. Prese un panno umido e passò a strofinare il tavolo, ma, non appena finì, sentì qualcuno che gli batteva sulla spalla. Voltandosi, sollevò un sorpreso sopracciglio all'unica e sola Ginny Weasley. “Ginny! Che stai facendo qui? Non dovresti essere ad Hogwarts come tutti gli altri?”
La ragazza sbatté le palpebre. “Sai chi sono?”
James strinse gli occhi, perché lei non aveva risposto alla domanda. “Certamente lo so. Anche se Ron non mi avesse parlato singolarmente di ogni membro della sua famiglia, comunque i capelli rossi sarebbero stati un indizio decisivo. Ora rispondi alla mia domanda! Sei venuta qui da sola?”
La sedicenne ebbe la decenza di arrossire e apparire mortificata. “Um…Sì… Ma sto bene!” aggiunse, rapida, e arrossì ulteriormente. Comunque, quando alzò appena lo sguardo verso James Evans, il suo imbarazzo svanì per far posto alla vergogna; il ragazzo non pareva per nulla contento.
“Perché sei venuta qui?”
Ginny deglutì. “Beh… Tutti sanno che sei bravo negli incantesimi, almeno per quel poco che hanno visto. Domani ho l'esame di Difesa contro le Arti Oscure e mi domandavo se potessi aiutarmi a fare esercizio.. Ne ho davvero bisogno in quella materia! Devo realmente diventare più forte per duellare meglio! Tu SEI bravo in questo genere di cose, giusto?” Esclamò con voce disperata e occhi speranzosi.
James si accigliò e sedette, lasciandosi sfuggire un sospiro dalle labbra. Ginny si sedette sollecitamente di fronte a lui, ma le sue speranze iniziarono a vacillare al vedere lui che si massaggiava le tempie facendo una smorfia.
“Difesa è la mia materia preferita, Ginny, ma il tuo esame è domani. Non posso aiutarti in questo e lo sai. E ad ogni modo, in un duello intelligenza e tattica sono più importanti della potenza.”
Ginny sprofondò, imbronciata, sulla sedia e incrociò le braccia. “Scommetto che lo dici per evitare di aiutarmi! Tutti sanno che devi avere più potere del tuo avversario per vincere un duello!” Borbottò sottovoce.
Harry la sentì, comunque, e la sua testa scattò in direzione di lei. La guardò con occhi intensi e penetranti, che la fecero indietreggiare un poco dall'occhiata dura.
“Se è questo ciò che hai creduto in tutti questi anni, allora ecco il tuo problema! Dimmi una cosa, Ginny: se la persona con cui stai duellando è più potente di te, ma è un totale imbecille, chi credi che vincerà? Lui, che duella solo con la potenza e sperpera le proprie riserve magiche senza il minimo criterio, o tu, se usi il cervello per escogitare tattiche che possano coglierlo di sorpresa?”
Ginny aprì la bocca per rispondere, ma la chiuse con uno schiocco quando finalmente capì.
James annuì con espressione cupa. “Lo immaginavo. credimi quando ti dico che ho sempre duellato con questo in mente.”
Ginny lo guardò timidamente. “E vinci spesso?” Chiese con una voce piccola piccola.
James chiuse gli occhi e sospirò di nuovo. Ginny vide così tante emozioni attraversargli il viso, qualcuna all'apparenza più arcigna, altre più malinconiche.
“Tutte le volte…”
Gli occhi di Ginny si spalancarono dalla soggezione.
“Ma ho perduto cose… persone più importanti di un misero duello. Non dovresti avere fretta di combattere. Lo sa Merlino che questa gioiosa atmosfera invernale non durerà per sempre.”
La ragazza dai capelli rossi rimase ancora in un silenzio poco confortevole, non sapendo che dire. Che cosa avrebbe potuto dire ad ogni modo? Lui era completamente perso nei propri pensieri.
“MISS WEASLEY! CHE COSA STAI FACENDO QUI?!”
Ginny strillò di sorpresa e saltò sulla sedia mentre Harry ebbe l'istintivo riflesso di tirar fuori la bacchetta. Si fermò subito, la mano ancora sul fodero, quando battè le palpebre e alzò lo sguardo a vedere una orripilata Rosmerta che fissava Ginny. La sua mano lasciò la bacchetta ancora non collaudata** ed egli assunse una posizione rigida sulla sedia.
Ginny ridacchiò nervosamente. “Ha-ha! Hum, ciao Madama Rosmerta…Volevo parlare con James e-”
“E hai disobbedito alle regole! Adesso è buio fuori e sai che i Mangiamorte e i Dissennatori vagano in questa zona! Alcuni sono stati individuati vicino Hogsmeade anche ieri! Come tornerai a Hogwarts ora?” Disse Rosmerta con una smorfia irosa e concitata.
Poiché la giovane Gryffindor pareva sull'orlo delle lacrime, James alzò gli occhi al soffitto, esasperato, e si alzò in piedi, facendo cenno a Ginny di rimettersi addosso il mantello. “Andiamo,” disse aspramente, “Ti riaccompagnerò a scuola.”
Ginny sembrava molto grata, mentre Rosmerta spostò il proprio sguardo preoccupato su di lui. “Sei sicuro che sia prudente? James, sono preoccupata per te. Uno di questi giorni ti sorprenderanno i Mangiamorte, se non loro, i Dissennatori!”
James scosse la testa e indossò il mantello. “Non lo faranno. Adesso andiamo, Ginny. Si sta facendo tardi e non ho intenzione di andare a letto a l'una.”
La ragazza augurò a Rosmerta la buonanotte e James accennò col capo alla donna prima di chiudere la porta.
Rosmerta raggiunse una finestra e si morse le labbra ansiosamente. “Oh, spero che vada tutto bene!”
Qualcosa scintillò al di sopra di lei e il suo sguardo si sollevò in alto, dove una forma astrale completamente tondeggiante traluceva e illuminava il cielo nero, dandogli un chiarore minaccioso.
………

“Su, Ginny! Non puoi camminare un po' più velocemente?” Chiese James voltandosi indietro verso la ragazza.
Ginny stava ansimando, tentando di camminare senza sprofondare nell'alta neve. Stava tremando. “C-come, d-dài, non hai f-freddo?” I suoi denti stavano proprio battendo.
James roteò gli occhi. “Mai sentito parlare di incantesimi riscaldanti?”
Ovviamente, non le avrebbe detto che lo aveva applicato senza bacchetta su se stesso.
La ragazza arrossì, tirò fuori la propria bacchetta, si incantò e quindi sospirò di sollievo e si rilassò.
Un ululato risuonò nell'aria, gelandoli entrambi. Ginny strillò di paura. “Lupi?”
Harry rabbrividì mentre la ragazza gli si avvicinava, terrorizzata, e alzò lo sguardo al cielo. “Oh m**da.” La sua espressione divenne mortalmente seria e afferrò la ragazza per il braccio, senza curarsi se le faceva male. Avrebbe fatto molto più male se Remus li avesse trovati nel suo stato trasformato.
Ginny gridò nuovamente come James la tirò con forza e velocemente verso il castello. Un altro ululato echeggiò ancora più vicino, facendo imprecare forte James. ‘M**da dannata Ca**o! Sirius non dovrebbe costringerlo a restare nella Stamberga Strillante?!’
“James! Che succede?! C'è un lupo che ci segue, non è vero?” Chiese Ginny tremando.
“Non un lupo, un Licantropo. Ora fai silenzio e sbrigati!” James si lasciò sfuggire con forza, e Ginny deglutì in puro panico.
Il castello era ora in vista, ma, non appena furono quasi in grado di lasciare il sentiero, il Licantropo venne fuori dalla Foresta Proibita con un balzo e cadde in piedi proprio davanti a loro, solo qualche metro più in là e pronto a scattare. Continuò a ringhiare e a mostrare i propri denti acuminati e gli artigli.
“Ginny, quando te lo dico, correrai verso il castello senza guardarti indietro. Lo terrò occupato, così avrai il tempo di scappare.”
Ginny farfugliò impaurita e scosse violentemente la testa avanti e indietro. “No! No!”
Harry avrebbe voluto suscitare un po' di coraggio e di buon senso nella ragazza, ma qualunque mossa sbagliata avrebbe indirizzato il Licantropo verso di loro. “Fai come dico!” Le disse aspramente, e lei sobbalzò leggermente. Deglutì ed annuì.
Ginny assistette con orrore al ringhiare di James e al suo correre incontro alla bestia, che latrò in risposta e balzò sul ragazzo. “GINNY ORA!”
La ragazza scoppiò a piangere quando entrambi scomparvero nella Foresta Proibita, e il Licantropo spinse James a terra, ma iniziò a correre verso Hogwarts tuttavia, completamente inorridita da ciò che stava accadendo. ‘Non sarei mai dovuta andare ad Hogsmeade!’ Ora la sua priorità era di raggiungere gli insegnanti se non era già troppo tardi.
James lottò con la bestia che era dieci volte più forte di lui e riuscì a disorientarla e a spingerla via da sè per un momento. Quel momento gli fu sufficiente per trasformarsi nella sua forma di Animagus.
Il Licantropo era occupato a scrollare la propria testa per vederlo e quando si guardò attorno fu spinto al suolo sul dorso mentre un massiccio Grifone nero gracchiò un lungo e minaccioso verso, i suoi occhi verdi che contrastavano in modo evidente con le piume nere.
Il Licantropo ruggì e ringhiò, provando a togliersi di dosso il Grifone e menando fendenti alla cieca cogli artigli. La creatura alata stridette rabbiosamente e colpì il Licantropo con uno scatto delle proprie zampe, stando attenta agli artigli: c'era ancora Remus lì dentro, dopotutto.
Il licantropo perse conoscenza per la botta e il Grifone tornò ad essere un ansante Harry, che dovette innalzare di nuovo il proprio fascino. “Mi spiace Remus.”
Con un ultimo sguardo al suo povero amico, tornò ad Hogwarts per assicurarsi che Ginny fosse in salvo. “Almeno stanotte dormirò per bene…” Bofonchiò tetramente. Nagini era probabilmente preoccupata da morire sul suo braccio e incapace di venir fuori a causa dei vestiti stretti che aveva indosso.
Quando aprì le imponenti porte di Hogwarts ogni movimento di fronte a lui s'arrestò e venne “attaccato” da una singhiozzante ragazza sull'orlo dell'isteria. “JAMES! STAI BENE! ERO COOSI' SPAVENTAAATA!” Gemette Ginny mentre lo abbracciava stretto.
Harry era solo felice che Nagini non fosse là in quel momento.
Spostò via da sè la ragazza piangente e sollevò un sopracciglio in direzione degli ancora sbalorditi insegnanti che avevano tutti il mantello indosso ed erano pronti ad uscire fuori. Sirius e Remus erano assenti, naturalmente, ma Dumbledore, McGonagall, Snape, Hagrid, Pomfrey e Manx erano là.
“James ragazzo mio! Sei sano e salvo!” Esclamò Albus con sollievo, ma dandogli un'occhiata ansiosa. “Sei ferito da qualche parte? Qualsiasi parte? Che è successo al Licantropo?” Harry sospirò; sapeva che erano preoccupati per la sua salute quanto per quella di Remus. “Sto bene. Un paio di graffi ma niente di più. Saranno guariti domani. Come per il Licantropo, l'ho tramortito con un incantesimo.”
‘Bugiardo!’ gli disse la sua mente. Era ad ogni modo ancora restio ad usare la sua nuova bacchetta.
Gli insegnanti si guardarono l'un l'altro con la coda dell'occhio, ovviamente sguardi sollevati. Manx, comunque, pareva disgustato. “Te l'ho detto, ragazzo! Le creature oscure sono pericolose e andrebbero tutte eliminate!”
James gli ringhiò contro, sorprendendo l'uomo. “La sfido! C'è un'anima umana che vive, in esse, folle! Non è loro la colpa se sono stati morsi o sono nati in questo modo! Possono a stento controllarlo, se non affatto!”
Gli altri componenti del corpo insegnante sembrarono rassicurati dal sentirlo da lui. Albus gli si parò davanti. “Bene, ora non c'è pretesto per cui ti lascerei tornare ad Hogsmeade da solo a quest'ora. Poppy ti darà un'occhiata e quindi Minerva ti mostrerà la sala comune Gryffindor, in quanto sembra che siano molto presi da te. Trasfigurerò un altro letto nella stanza che occupano Ronald Weasley e i suoi compagni.”
James protestò non appena Poppy gli sfilò il mantello e quella sollevò un sopracciglio vedendo i lunghi guanti che il ragazzo indossava. “Una nuova moda che dovrei conoscere?” Chiese con curiosità.
James fece spallucce e fermò l'infermiera dal toglierglieli. “Mi piacciono. E le mie braccia non sono ferite. E' solo la schiena, ma l'ho detto, i segni saranno spariti domattina.”
Poppy espresse la propria disapprovazione ma spostò l'attenzione alla schiena del ragazzo e gli lasciò andare le mani, con gran sollievo di Harry. Applicò un qualche unguento medicamentoso, che portava sempre con sè, sulla schiena di lui, e comunicò ad Albus che il ragazzo era a posto.
“Sei molto fortunato, Mister Evans. Non è cosa da tutti i giorni che qualcuno riesca a sfuggire illeso ad un Licantropo” Disse Severus Snape, guardingo, scrutandolo con i neri occhi sospettosi, ridotti a fessure.
Harry sussultò mentalmente. Snape sapeva qualcosa?
Minerva guardò con occhio torvo l'insensibile insegnante di Pozioni e lo colpì su una spalla. “Severus, sii clemente! Il ragazzo ha avuto abbastanza emozioni per una sola notte!” Si voltò verso James con un caloroso sorriso. “Ora, seguimi giovanotto. Anche tu Miss Weasley. Dovremo scrivere ai tuoi genitori di questa piccola impresa.”
Ginny trasalì e li seguì silenziosamente.
“Non posso restare qui, preside! Rosmerta mi starà certamente aspettando,” Disse Harry; sarebbe potuto tornare al villaggio con la propria Firebolt senza problemi, ma gli insegnanti non lo sapevano.
Albus scosse la testa, in un No definitivo. “Allora le spedirò un gufo e saprà che sei qui, al sicuro. Ora vai con Minerva.”
Harry sospirò e seguì la donna senza fare storie. “Mi ucciderà,” disse, inespressivamente. Tenne lo sguardo inchiodato a terra e aggrottava la fronte ad ogni minuto che passava.
Presero le scale semoventi e al secondo piano Harry si finse incuriosito. “Non sono mai andato in quel corridoio prima. Che cosa c'è?”
McGonagall si voltò indietro verso di lui. “C'è la mia aula: Trasfigurazione.”
Ginny interruppe. “E il bagno di Moaning Myrtle (Mirtilla Malcontenta Ndt)!”
James sollevò un sopracciglio incuriosito e Ginny spiegò; “Moaning Myrtle è una fantasma! Se ne sta sempre a piangere nel suo cubicolo, così nessuno ci va più. E' morta proprio lì una quindicina di anni fa o qualcosa del genere, e nessuno sa come!”
Harry era tutto orecchi ma Ginny non pareva essere ulteriormente informata sull'argomento. Portò la propria attenzione a McGonagall. “Così, nessuno sa come è morta?”
L'insegnante scosse negativamente la testa senza aggiungere altro. ‘Allora, nessuno ha detto agli studenti della Camera dei Segreti…’
“Spero che ciò che era accaduto tutti quegli anni fa non si sia mai ripetuto!” Harry esclamò innocentemente, e McGonagall scosse di nuovo la testa. Il ragazzo dai capelli scuri fu felice di sentire che Tom Riddle non era tornato ad Hogwarts a reclamare il Basilisco come nel suo mondo. Forse questa volta avrebbe potuto avere un'occasione per portarlo dalla propria parte, pensò. Si annotò mentalmente di verificarlo non appena possibile.
“Eccoci qui: la sala comune Gryffindor. Malfoy puzza!” Minerva roteò gli occhi e James inarcò un sopracciglio al sentire la parola d'ordine.
Ginny ridacchiò. “Ha scelto Ron la parola questa settimana!”
James sbuffò.
Il ritratto ruotò aprendosi.
“GINEVRA WEASLEY!” Ruggì Ron non appena la vide.
Ginny fece una smorfia non appena la faccia paonazza del fratello giunse a pochi centimentri dalla sua.
“DOV'ERI!? ERO PREOCCUPATO DA MORIRE!” Strillò.
Minerva ordinò a Ron di darsi una calmata non appena Seamus e Dean lo tirarono via. “Mister Weasley controllati. Tua sorella sta bene, grazie a Mister Evans. Era andata a Hogsmeade, per quale ragione è un mistero per me, e sono stati attaccati da un Licantropo quando James l'ha riaccompagnata qui. Lei è salva e James ha patito solo qualche graffio. Ora vi voglio tutti a letto. Mister Evans, vai pure con Mister Weasley. Albus ha probabilmente già provveduto al quinto letto nella stanza. Fai come fossi a casa tua. Buona notte.” McGonagall si voltò e andò via.
I ragazzi quasi saltarono addosso a James. “Che è successo!? Un Licantropo?! E sei ancora vivo?”
James sbadigliò e li spinse via, salendo gli scalini. “Scusate ma sono stanco. Voi avete gli esami domani, così suggerisco che dobbiate tutti riposare. Buonanotte.”
Ron lo osservò sparire oltre i gradini. “Come conosceva la strada per il nostro dormitorio?” Chiese perplesso agli altri, ma quelli si strinsero nelle spalle.
Seamus guardò Ginny, elettrizzato. “Dicci tutto, ragazza!”
Ginny era sin troppo ansiosa di raccontare loro quale eroico gesto avesse compiuto James Evans per salvarla.
Harry si lasciò cadere sul letto dopo essersi tolto il mantello. C'era un pigiama sul bordo del letto e indossò i pantaloni, ma esitò a mettere la maglia. ‘Che accadrebbe se i ragazzi vedessero il tatuaggio di Nagini sul mio braccio?’ Rabbrividì al pensiero.
Harry si tolse il guanto sinistro e Nagini gli sibilò il proprio saluto dalla sua posizione sotto la pelle. Iniziò a muoversi per separarsi dal suo braccio, quando il ragazzo la fermò, sibilando più piano che poteva.
No, Nagini. Non sstanotte. Dovrò tenere addossso il guanto; ssiamo ancora ad Hogwartss.
Nagini si arrotolò nuovamente attorno al suo braccio e lasciò che Harry si coprisse con il capo d'abbigliamento. Non le importava affatto di restare là per la notte, se ciò fosse servito a evitare guai al proprio master.
Harry tirò su le coperte dopo aver mormorato un fascino di silenzio senza bacchetta. Non sarebbe stato potente come uno formulato con la sua bacchetta, ma avrebbe dovuto funzionare, per il momento. Non voleva collaudare*** la propria bacchetta là, nel caso in cui succedesse qualcosa e lui facesse esplodere qualcosa o chissà che altro.
Si addormentò quasi istantaneamente, mentre gli altri erano ancora giù dalle scale e senz'altro svegli, ascoltando il racconto di Ginny.
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*Famiglio= animale domestico, compagno stretto
**.. Ho lasciato la versione dell'autrice, anche se in realtà è una piccola svista (su cui insisterà anche in seguito).. Harry l'ha usata per incantare Ollivander con l'Oblivion, no?.. Comunque, non so voi, ma per me non è un gran danno, comparato con la mole di coerenza e fantasia utilizzate per mandare avanti tutta la storia.. ;))
*** .. ecco qua. La storia del collaudo, comunque, finisce nel capitolo successivo. [consiglio personale:.. basta immaginare che Harry abbia incantato il fabbricante di bacchette con un Oblivion senza bacchetta, e le cose tornano a posto.]


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Capitolo 14
*** cap. 14 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 14: [Emotional Holidays] Vacanze movimentate
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Harry si svegliò il giorno dopo trovandosi da solo nella stanza; Ron e gli altri se ne erano tutti andati per completare i loro ultimi esami.
Erano all'incirca le dieci del mattino, e si sentiva abbastanza meglio ora. Indossò rapidamente i propri abiti dopo aver controllato Nagini e decise di darsi ad una prima esplorazione. Dal proprio taschino ripescò la versione miniaturizzata della Mappa del Malandrino e bisbigliò “Engorgio!” per farla tornare alle sue originarie dimensioni. Fortunatamente doveva solamente appoggiare la bacchetta su di essa, per attivarla.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Scandì Harry deferentemente, e fu felice di notificare che nessuno stava controllando i corridoi, e per essere precisi quelli del secondo piano. Filch and Mrs. Norris (Mrs. Purr Ndt) stavano pattugliando il quarto piano, e Snape era nelle sue segrete.
Lasciò la sala comune ed usò un passaggio segreto per giungere direttamente al secondo piano. Sospirando di sollievo del fatto che la porta dell'aula di McGonagall fosse chiusa, si fece strada nel bagno di Myrtle e localizzò il lavandino che indicava l'accesso alla Camera dei Segreti.
“CHI C'E' LA'?” gracidò improvvisamente una voce stridente, e Harry sussultò prima di voltarsi verso la mitica Myrtle. “Tu sei un RAGAZZO! Questo bagno è delle RAGAZZE! VAI VIA!”
Harry ridacchiò e si appoggiò al lavandino. “Ciao Myrtle. Come stai oggi?”
Il fantasma s'immobilizzò, spalancò la bocca e iniziò a piagnucolare. “Nessuno me l'aveva mai chiesto prima!”
Harry attese pazientemente finché il piagnucolio divenne un lieve singhiozzare.
“Tu sei quel ragazzo ospite, non è vero? Mi piaci! Se posso fare una qualsiasi cosa per te, basta che tu lo chieda!”
Harry ghignò mentalmente; Myrtle era facile da manipolare, una volta che sapevi come. “Bene, c'è qualcosa…La Professoressa McGonagall mi ha detto che cosa ti è successo. Non nei dettagli e in quale modo sei morta, perché nessuno sa come, ma sono curioso. COM'E' che sei morta?”
Myrtle sembrò deliziata dalla domanda e rise scioccamente. “Oh, non ricordo in realtà in che modo, perché sono un fantasma e i miei ricordi precedenti sono offuscati, in qualche maniera, ma è stata una cosa piuttosto rapida e indolore, lascia che te lo dica. Tutto ciò che ricordo è la vista di due grandi, luminosi occhi gialli... accanto al lavandino su cui tu sei appoggiato proprio ora.” La sua espressione tornò tetra, e prima che Harry potesse parlare di nuovo, stava già strillando cogli occhi di fuori e volando dritta nel suo cubicolo.
La stanza divenne di nuovo silenziosa.
Così silenziosa che Harry si agitò, e decise di entrare subito nella Camera, invece che starsene là. “Apriti.
Il lavabo si chiuse dietro di lui, non appena si lasciò cadere nel tunnel. La solita pila d'ossa era là, come Harry ricordava dal suo secondo anno. Era proprio sollevato che non ci fosse Lockhart (Allock Ndt) stavolta, quel maledetto idiota.
Si sfilò il guanto sinistro non appena giunse alla seconda porta sbarrata, e Nagini fu più che felice di essere finalmente in grado di muoversi liberamente sul proprio master. “Riconosssco vagamente quessto posssto… E' ssacro, giussto? Ma appartiene anche a te, perché posssiedi i poteri e i diritti del Voldemort defunto.
Harry annuì, le parole lo confortarono un po'. Non aveva la minima idea di come il Basilisco avrebbe reagito alla sua presenza.
Harry sibilò di nuovo, e il serpente di metallo stregato strisciò lungo la porta per sbloccarla. Harry guardò con calma il punto dove il Basilisco era caduto, nel suo mondo, dopo essere stato trafitto dalla spada di Gryffindor, e quindi la propria bacchetta.
Recuperò la propria bacchetta rossa, e la impugnò con non molta sicurezza. Se fosse successo qualcosa di brutto, almeno la sua bacchetta sarebbe stata capace d'incanalare meglio la sua magia…
Io ti chiamo, Bassilisssco, dal tuo giaciglio all'interno della bocca del più grande dei quattro di Hogwartss!
Sentì a stento Nagini sussurrare a proposito di “vanitossi sserpenti, e umani che creano una parola d'ordine talmente sssnob”, e avrebbe arricciato le labbra compiacentemente, se la bocca della gigantesca statua non si fosse spalancata per fare strada al Basilisco.
Chi mi disssturba dal mio ssonno? Un ssolo umano? Chi ssei tu e che cossa vuoi, raro parlatore del nobile linguaggio di Sslytherin?
Harry rimase in guardia e tenne gli occhi distolti dallo sguardo penetrante; il Basilisco non si stava palesando ostile, ma nemmeno gli dava il benvenuto. Curiosità dominava il forte sibilo, come anche un celato allarme.
Ssono qui per sstringere un patto, oh magnifica creatura.”
L'adulazione era una maniera per raggiungere il suo scopo più rapidamente, allora che fosse così.
Io vorrei che tu ti sschierasssi con me per difendere il casstello del tuo masster. Tom vuole disstruggerlo e ssta ssolo ussandoti, per i ssuoi sscopi perssonali-” Harry dovette fermarsi e letteralmente gettarsi sul gelido pavimento, quando il Basilisco si abbattè a terra con l'intenzione di morderlo o mangiarlo.
Come ossi inssudiciare il nome dell'erede di Ssalazar Sslytherin! Tom non mi farebbe mai quessto! Usssarmi!
Nella mente di Harry, anche se sapeva di essere in pericolo di vita, balenò: il Basilisco stava rifiutando la cosa. Stava per attaccarlo di nuovo quando, senza pensare, Harry brandì la propria bacchetta. “PETRIFICUS TOTALUS!”
La bacchetta pulsò pericolosamente e Harry dovette irrigidirsi quando l'incantesimo erruppe dal legnetto rifulgente. Colpì il Basilisco con così tanta potenza che pietrificò completamente la creatura, da capo a coda senza alcun problema…e per immobilizzare un intero Basilisco, sapendo che le sue squame erano spesse abbastanza da respingere quasi ogni tipo di magia, era davvero una gran impresa.
Harry guardò la propria bacchetta ad occhi spalancati e tentò coll'incantesimo Lumos. Cattiva idea, perché la luce proruppe ed illuminò l'intera sala. Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto grugnì e costrinse la magia nel proprio corpo a retrocedere a poco a poco.
In breve tempo ebbe la bacchetta sotto il proprio controllo, e poteva usarla senza danno, se si concentrava abbastanza.
Sospirò, e rivolse lo sguardo alla creatura paralizzata. Nagini sibilò ostilmente in direzione dell'altro serpente. “Masster, dovressti rinchiudere di nuovo quessto Bassilissco impudente nella sstatua! Non merita di sstare fuori!
Harry era più che desideroso di dare ragione a Nagini, ma questa non gli pareva ancora una causa persa. Si avvicinò alla bestia e diede un colpetto affettuoso sulle squame, i suoi occhi si fecero comprensivi e pacifici. “Sso che deve esssere difficile da accettare… ma non è mai tornato a farti usscire, o ssbaglio? Ti ha ussato quindici anni fa, e quando il ssuo piano è fallito, sse ne è ssemplicemente andato. Non ha mai tentato di comunicare con te, in sseguito, e non perché ssia sstato difficile. Sso di fatto che sse Tom avessse realmente voluto entrare ad Hogwartss ne ssarebbe sstato facilmente capace. Io voglio ssolo proteggere quessta sscuola. E' la mia casssa, come è la tua. Mi darai una chance? Finite Incantatem.”
Il Basilisco abbassò lentamente la testa alla sua altezza, per squadrare il ragazzo che gli offriva un'occasione di essere più utile ad Hogwarts e realizzò che lui era in qualche modo nel giusto: Tom non era mai tornato e lui era stato rinchiuso in quella statua per quindici anni perché serviva qualcuno che parlasse Serpentese, per aprirla. “Qual'è il tuo nome, ragazzo? Percepisssco cossì tanti odori misscelati sssu di te… Ssei ssicuramente l'erede di Gryffindor, eppure…
Harry sorrise tristemente e carezzò la testa tesagli. Nagini sibilò il proprio disappunto di essere così piccola rispetto al Basilisco, ma la creatura sibilò al famiglio di non preoccuparsi.
In quessto momento ho un nome fasssullo: Jamess Evanss. Ma il mio reale nome è Harry Jamess Potter. Ssono davvero l'erede di Gryffindor ma anche l'erede di Sslytherin a caussa del mio passsato. Non provengo originariamente da quesssto mondo. E' una sstoria veramente molto complicata.
Lo credo.
La testa di Harry scattò all'insù.
Non guardarmi in quel modo. I tuoi occhi mosstrano molto anche sse sssei masscherato. Ssono una creatura magica, Harry. Ssono in grado di vedere di più rissspetto ai meri umani. Comunque, la tua mente è ben protetta cossì non possso vedere il tuo passsato. Ma i tuoi occhi… mi rivelano che l'altro me ti ha caussato dei problemi. Ssono tremendamente disspiaciuto per quessto.
Qualche ricordo più oscuro tornò a galla ma Harry lo respinse. Il passato era passato. “Tom lo aveva corrotto oltre ragione. Ho dovuto ucciderlo. Ma non mi piace uccidere creature anche ssse appartengono alla parte più osscura del regno animale.
L'ho visssto ora. Quessta è la ragione per cui sscelgo di crederti, e di rinnegare Tom.
Harry annuì grato e Nagini gli ricordò che gli insegnanti lo avrebbero probabilmente cercato, se non lo stavano già facendo. “Devo andare. Ti lasscerò andare in giro, ma devi promettermi che non ti farai vedere né sssentire. Tornerò, qualche volta. Um, qual'è il tuo nome, ad ogni modo?
Il Basilisco parve pensarci. “Non lo ssso. Tom mi ha sssempre chiamato Sserpente. E' un nome?
Harry sbuffò cupamente; Tom difettava di qualunque facoltà immaginativa. “Sserpente non è un nome, è una desssignazione. Ti dirò quesssto: il tuo originale padrone fu Sslytherin e ovviamente tu hai molto rissspetto nei ssuoi confronti. Che ne dici sse ti chiamasssi Ssalazar?
Il Basilisco, ora di nome Salazar, sembrò deliziato e ringraziò profusamente Harry per il nome. Harry sorrise e disse a Salazar addio fino alla volta successiva, soddisfatto di avere un potente alleato dalla propria parte, un elemento di sorpresa se le cose fossero divenute troppo scottanti nel prossimo futuro.
………

Harry stava vagabondando per i corridoi quando Dumbledore finalmente lo trovò. “Ah James! Eccoti qui! Mi stavo chiedendo dove fossi andato quando mi sono accorto che non eri più nel dormitorio Gryffindor. Ti sei perso?”
Harry alzò il suo miglior sguardo falsamente innocente. “Stavo cercando Sirius e Remus. Sa dove sono? Avevamo dei progetti da fare per le vacanze.”
Lo sguardo di Albus si spostò ansiosamente da sinistra a destra. “Mi spiace ma sono.. come dire, indisposti, ora come ora. Sono entrambi in Infermeria, sotto le cure di Madam Pomfrey e non credo che saranno in uno stato abbastanza buono da poterti parlare.”
James parve così preoccupato per un momento, che il vecchio sospirò. “Ad ogni modo, stavo andando là proprio adesso, così, se vuoi venire con me non ti fermerò. Ma se Poppy ci caccia fuori non sarò responsabile per il nostro mal di orecchie.”
James sbuffò, e seguì il preside. “Che cosa gli è successo?”
Albus prese il proprio tempo per formulare la risposta. “Il licantropo che hai messo fuori combattimento ieri aveva già avuto a che fare con loro. Erano fuori la notte scorsa, quando li ha sorpresi. Sirius e Remus lo hanno fatto fuggire, ma hanno subito davvero molte ferite. Poppy li rimetterà in piedi subito, sono sicuro.”
James annuì senza parlare. ‘Bugiardo.’ I suoi occhi si scurirono. ‘Ma anch'io sto mentendo.’
Madam Pomfrey era occupata attorno ai due uomini, quando Dumbledore e James finalmente arrivarono. Albus camminò con naturalezza verso l'infermiera, sebbene avesse un'espressione preoccupata impressa sul volto.
Harry era piantato sul posto e rimase accanto al proprio Padrino e al suo amico.
Remus sfoggiava graffi quasi ovunque, ma non erano tanto gravi comparati con la contusione sulla sua fronte, ed Harry si sentì male; era stato lui, da Grifone, a causargli quella particolare ferita.
Sirius, comunque, sembrava messo molto peggio. Era strettamente bendato e aveva problemi a respirare.
Harry prese un profondo respiro e concentrò la propria abilità di Legilimens per usufruire di una infinitesimale porzione della memoria di Sirius della notte passata, così che l'Animagus canide non si sarebbe accorto che qualcuno era entrato nella sua mente.
Quello che vide gli fece sbattere le ciglia un paio di volte, per esprimere il proprio stupore.
Erano andati alla Stamberga Strillante, come al solito, ma Sirius rinchiudeva sempre Remus in un'ampia gabbia, dietro la richiesta dell'uomo. Ma il giorno prima le sbarre avevano ceduto sotto l'assalto particolarmente aggressivo del Licantropo. Sirius, come Padfoot, aveva provato a fermare la creatura furente, ma il Licantropo aveva soverchiato il povero cane, per quanto fosse grosso com'era.
La cosa ancora più sconcertante, però, era che Snape non era mai stato in grado di tramare una qualche pozione che impedisse all'intelligenza del Licantropo di dominare la controparte umana.
Wolfsbane. ‘Come sono riusciti a tenere il Licantropo a bada in tutti questi anni, senza la Wolfsbane! Sirius è stato ferito più di una volta? Non può continuare così! Devo fare qualcosa! Ma… Non posso soltanto dare regolarmente una bevanda a Remus e dirgli che è succo o qualcosa del genere. Porebbero insospettirsi e forse pensare che io voglia avvelenarlo…’
Gli occhi di Harry si strinsero con determinazione e risoluzione, non appena guardò i corpi malridotti della sua sola famiglia. “Preside Dumbledore, credo che per me sia meglio andare. Hanno di sicuro bisogno di riposo. Potrebbe per favore dir loro di venire a trovarmi, non appena gli sarà possibile? Spero che presto staranno meglio.”
Albus annuì, sollevato che il ragazzo avesse un qualche senso di delicatezza. “Glielo riferirò non appena si rimetteranno abbastanza. Stai tornando a Hogsmeade?”
James annuì e, con un ultima occhiata a Sirius e Remus, uscì dalla stanza.
Remus gemette lievemente, straziato. “Come? Come posso continuare così? Il ragazzo non sa neanche che sono stato io ad attaccarlo!” Sussurrò, disperato e pieno di vergogna.
Poppy fu al suo capezzale in un istante e Albus fu sollevato che almeno Remus fosse sveglio. “Che è successo, caro ragazzo?” Chiese con dolcezza.
Remus distolse lo sguardo con un'espressione sofferente. Era arduo per lui, e si vedeva. “La gabbia non ha retto. Padfoot ha tentato di fermarmi ma Moony non gli ha lasciato scampo. Era troppo furioso ieri anche per tentare di riconoscere Padfoot ed è corso via dopo averlo attaccato e tramortito. Moony voleva essere libero. Ma... Merlino! Non ho potuto far niente, Albus!” Disse Remus, tremando, e serrando gli occhi dorati.
“Li ho visti! Miss Weasley e James! Ho tentato così tanto di parlargli, di gridargli di correre via, ma non mi hanno mai sentito. James poteva essere ucciso quando è balzato su Moony! E' stato sufficiente affinché Ginny fuggisse, ma oh Dio! avrei potuto ucciderlo!”
Remus stava tremando in tal modo che Poppy gli diede una pozione calmante. Albus lo incitò con delicatezza a continuare il racconto, e in seguito avrebbe potuto riposare.
“E' saltato addosso a Moony e siamo caduti all'indietro, nella Foresta Proibita. E' stato capace di spingere via da sé Moony con un pugno, e la cosa successiva che so è che Moony stava venendo attaccato da un Ippogrifo… o qualcosa che somigliava molto ad un Ippogrifo. Era così buio, ma credo che fosse Buckbeak, o almeno uno degli Ippogrifi di Hagrid, dato che James sembra avere un rapporto speciale con loro. Era così grande, così forte, che ha avuto la meglio su Moony. Mi ricordo a stento di aver sentito la voce di James che mormorava qualcosa d'incomprensibile, e l'ultima cosa che ho fatto, è stata ringraziare il cielo che il ragazzo stesse bene, prima che Moony perdesse conoscenza, e che vedessi le tenebre attorno a me.”
Albus annuì pensierosamente, domandandosi come mai James aveva omesso di dire che una qualche creatura lo aveva aiutato con il Licantropo. Ma il ragazzo era ovviamente molto stanco quando alla fine era tornato, così l'anziano uomo lasciò stare. Scontrarsi con un Licantropo poteva far sì che ci si scordasse dei dettagli; chiunque avrebbe sicuramente pensato a salvarsi, prima di controllare se c'era chicchessia intorno a lui.
………

“Oy James! Stai ritornando ai Tre Manici di Scopa?”
James si voltò indietro e sicuramente Ron e gli altri Gryffindors stavano raggiungendolo. “Sì, ho da lavorare dalle tre, e non voglio fare tardi. Avete ultimato gli esami? qual'era l'ultimo?”
Ron fece spallucce con noncuranza. “E' andata bene. Avevamo Difesa Contro le Arti Oscure oggi pomeriggio. Mi chiedo come mai i Professori Lupin e Black non c'erano…”
Seamus ghignò. “Bene comunque, credo di aver fatto un bell'esame! Le lezioni aggiuntive di Hermione hanno funzionato stavolta!”
Gli altri ridacchiarono, ma concordarono con tutto il cuore. James sorrise appena, quando menzionarono la Ravenclaw, in realtà Gryffindor nel suo mondo. Il Trio Dorato non esisteva più, ma almeno qui non erano morti.
“Sono felice per voi tutti. Vogliate scusarmi.”
Ron lo prese per la spalla. “Aspetta! Volevo ringraziarti per aver slavato Ginny dal Licantropo ieri. E' stata una cosa davvero coraggiosa da fare, potevi rimanere ucciso,” Finì il rosso con un'espressione seria.
James aprì la bocca per rispondere, quando qualcuno lo interruppe, mentre i Gryffindor mormoravano e guardavano il ragazzo biondo.
“Un Licantropo? cerchi di salvare gli studenti da creature oscure adesso? Oppure ci fai affari con quelle?” Provocò Malfoy, appoggiandosi al muro dietro di loro. “In ogni caso non è stato coraggio, è stata stupidità, provare a salvare qualcun altro e mettere la tua vita in pericolo. Sei sempre lì quando ci sono guai? Sei quello che li causa, forse?”
Dean e Seamus fissavano Malfoy mentre Neville provava a trattenere Ron. James osservò Malfoy con disprezzo, sapendo che il biondo Prefetto stava facendo questo solo per farlo reagire; non era in vena di perdere la pazienza. “Non saprei. Sono i guai generalmente a trovarmi, quindi forse non dovresti starmi vicino; non vuoi morire troppo giovane, vero?” Replicò enigmaticamente.
Malfoy fece una smorfia e allungò la mano alla bacchetta. Crabbe e Goyle lo imitarono. “E' una minaccia, Evans?”
James sollevò un sopracciglio alla bacchetta puntata contro di sè, e non fece alcun movimento per prendere la propria. “Arrivederci Malfoy,” disse sarcasticamente.
“Buone vacanze, ragazzi. Probabilmente vi vedrò tra due settimane.”
Ron annuì mestamente mentre Malfoy ruggì al venire ignorato. “Come osi non rispondermi! SERPENSORTIA!”
I Gryffindor e gli studenti che si erano fermati lì attorno sussultarono di spavento non appena un serpente apparve sul pavimento, di fronte a James, che se ne stette lì fermo, senza neanche sbattere le ciglia. ‘Bene, questo mi è familiare…’
“Non muoverti, James! Quelli sono pericolosi!” Gridò Hermione, arrivata nel momento in cui Malfoy aveva pronunciato l'incantesimo.
“Malfoy, tu sei un PREFETTO! Il tuo compito è quello di dare l'esempio e hai osato attaccare un ospite! Lo dirò a Dumbledore!” Hermione stava per far sparire il serpente, ma Malfoy le si rivolse contro.
“STA' ZITTA! Stanne fuori, MEZZOSANGUE!”
Hermione boccheggiò e stavolta sia Dean, Seamus sia Neville ebbero serie difficoltà a trattenere Ron, forse perché anche loro avrebbero voluto slanciarsi su Draco.
Harry li ignorò e fissò lo sguardo direttamente negli occhi del serpente. Quello sibilò pericolosamente, infastidito dai rumorosi umani che bisticciavano, ma ricambiò lo sguardo di Harry una volta che si stabilì il contatto. Hermione strillò, facendo fermare gli altri e riportandoli alla realtà, in cui James cominciava a muovere dei passi nella direzione del serpente.
“E' pronto a mordere, James! Non avvicinarti!”
Ma James ignorò Hermione, si fermò proprio davanti al serpente, lo guardò con un'occhiata cupa e tese la mano verso l'animale.
Ginny urlò, come qualche altra ragazza, e chiuse gli occhi. Draco osservò con occhi avidi, aspettando che il ragazzo dai capelli scuri venisse morso ma, stranamente, il morso non giunse mai. Tutti guardavano, ora molto sospettosi, spaventati e tremanti, il serpente che scivolò lentamente sul braccio destro di James, attorno al suo collo e al suo braccio sinistro, mettendosi comodo. Harry allungò il braccio sinistro e lo mosse un po' di qua e di là, prima di portarlo davanti al proprio volto. I suoi occhi, più scuri, turbarono molti, non appena lo videro sussurrare lievemente e sollevare le labbra in modo quasi maniacale, in direzione della creatura.
“Uhhh…James?” Lo chiamò esitantemente Ron, non sapendo che cosa pensare in quella situazione. “E' un serpente quello che hai attorno al collo e al braccio…”
James roteò gli occhi, senza però interrompere il contatto con quelli del serpente. Era molto contento di essere tenuto così, pareva. “Le tue capacità di deduzione sono sbalorditive, Ronald. Bravo.”
Ron sembrò ferito dal sentirsi parlare in questo modo. “M-ma! Pensavo che ti piacessero i Gryffindor! Ti piacciono gli Ippogrifi! Non possono piacerti i serpenti! Sono malvagi! Pensavo che fossimo amici!” disse con convinzione, gettando un'occhiata ostile agli Slytherin.
Gli occhi di James si aggrottarono considerevolmente e ogni traccia di emozioni lasciò il suo volto. ‘Dillo a Peter Pettigrew (Peter Minus Ndt)!’ Harry avrebbe voluto rispondergli.
Ronald Weasley non era lo stesso suo Ron, che Dio l'avesse in gloria.
“Non tutti i Gryffindor sono santarellini, Weasley. E qualche volta anche uno Slytherin può salvare una vita.” Harry si fermò per un secondo, e chiuse gli occhi pensando a Severus Snape.
Ron parve sbalordito e disgustato da una simile idea. “Allora è così. Sei schierato con gli Slytherins. Sono stato uno sciocco a pensare che stessi dalla parte della luce.”
Colin, che ora era dietro Ron, fu terrificato di sentirlo, e sbiancò. I loro occhi si spalancarono, quando James iniziò a ridere di loro.
“CHE STA SUCCEDENDO QUI? Dovreste tutti essere sulla strada per andare in stazione!” Profferì una voce profonda alle spalle degli studenti, facendoli sussultare di spavento. Si fecero rapidamente da parte per permettere a Severus Snape di passare, deglutendo sotto il feroce, penetrante sguardo. Ma Snape gelò, al notare James, o più precisamente, il serpente che strisciava sul ragazzo.
“Ahh, Professor Snape! Come sta?” Domandò James come se niente fosse.
Snape fu lesto a reagire. “Che cosa stai facendo con quel pericoloso –coso- su di te!?” Disse semplicemente, con voce tagliente, ma si agitò quando il ragazzo battè le palpebre, rivolto a lui, e prese a carezzare amorevolmente il serpente.
“Oh, il serpente? E' un regalo da parte di Malfoy, veramente.”
Severus indirizzò un'occhiataccia a Malfoy, che indietreggiò, trasalendo.
“Ma è una bellezza, non è vero?” Disse James, facendo le fusa e guardando la creatura con calore. “Lo libererò nella Foresta Proibita sulla strada del ritorno.”
James mosse alcuni passi verso Snape, e portò la creatura sibilante al livello degli occhi dell'insegnante, per mostrargliela meglio.
Snape indietreggiò di un passo. “Non farlo!” Raspò. “Non sai quanto i serpenti siano disprezzati!? Essi rappresentano LUI!”
James s'accigliò. “LUI? Ahhh,” disse, quando capì. “Vuole dire Voldemort?”
Tutti arretrarono visibilmente.
“N-non pronunciare il suo nome!” abbaiò il Maestro di Pozioni.
James ignorò il suo mutamento di tono. “Non deve preoccuparsi al proposito. Non mi affiancherò mai a quel vecchio maniaco assassino. Voldemort può marcire all'Inferno, per quel che me ne importa.”
Indietreggiarono ancora, domandandosi se il ragazzo fosse squilibrato sul serio, per definire il Signore Oscuro un ‘vecchio maniaco assassino’.
“Comunque, mi piacciono le creature oscure. Ma lo sapete già. Hagrid ne è stato molto felice. Sono, dopotutto, molto dotato quando si tratta di Difesa Contro le Arti Oscure. Ora, se vorrete scusarmi, devo tornare ad Hogsmeade.”
Snape e gli studenti rimasero zitti, mentre James si fece strada attraverso la piccola folla, ma il ragazzo si fermò poco prima di girare dietro un angolo. “Oh, che maleducato. Auguro a tutti voi un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo. E prima che mi dimentichi… Ron, devi smetterla di essere di mentalità così ristretta. Se l'idea di un Gryffindor malvagio ti atterrisce tanto, pensa a questo: un tradimento del più alto livello, da parte di un mago una volta fidato e completamente della luce, può più facilmente germogliare ed attuarsi, se è una questione di potere. Sa Merlino che ne ho la mia esperienza.”
E con quell'ultima frase di saggezza, fu fuori dalla loro vista.
Il corridoio rimase silenzioso, finché Snape li sbatté tutti fuori. Il Maestro di Pozioni quindi si barricò nei propri alloggi privati, e sedette sul suo divano di pelle nera, versandosi un considerevole bicchiere di Brandy.
“James Evans…Chi sei, per l'Inferno? Il modo in cui ti muovi, il modo in cui parli…” *
Snape rabbrividì.
“Sembri affine al Signore Oscuro, a volte. Ti terrò d'occhio. Stai evidentemente cercando di nasconderci qualcosa di molto importante. Sei con LUI?... O sei con Albus?”
L'uomo ingollò un gran sorso del proprio drink, e imprecò forte. “Il Licantropo e il cagnaccio faranno meglio a tenere la guardia alzata, con lui. Quei due scriteriati abboccano subito.” Sentenziò tetramente.
“Guarda come sono approdati con Pettigrew.”
Fece una smorfia al pensero del traditore. Il Maestro di Pozioni era una spia di Albus, così sapeva che LUI voleva liberare Pettigrew da Azkaban molto presto. Se Black o Lupin, ma specialmente Black, avesse messo le mani sul traditore, quello non sarebbe vissuto a lungo.
Ciò che Snape non sapeva, era che se Pettigrew fosse fuggito… Sirius non avrebbe avuto tempo abbastanza da raggiungerlo; c'era qualcun'altro che stava aspettando proprio quest'occasione per rivelarsi.
………

Il Natale si stava avvicinando velocemente per Harry. I Tre Manici di Scopa era quasi sempre oltremodo affollato, e lui aveva poco tempo per mettere in atto i propri piani. Aveva ricevuto una lettera da Remus e Sirius, che lo invitavano ad Hogwarts per la Vigilia di Natale, sebbene sarebbe stato il benvenuto in qualsiasi momento lo volesse.
Quando Rosmerta gli chiese di farle una commissione, accettò senza farsi pregare. A Diagon Alley era quasi impossibile camminare; la gente si precipitava dentro e fuori dai negozi e nessuno guardava dove andava.
La seconda volta che qualcuno spintonò Harry di lato, quello mise su il suo miglior sguardo gelido, e poté poi farsi spazio tra la folla con facilità. Prima tappa: l'Emporio del Gufo.
Rosmerta voleva che James comprasse un gufo per la sua nipotina, così acquistò un giovane Gufo da granaio che sarebbe diventato grande e robusto. Dopo aver pagato il negoziante, aprì la gabbietta e insegnò al gufo a stare sulla sua spalla.
Un familiare fischio gli fece sollevare lo sguardo al tetto del negozio e sorridere ad Hedwig; lo aveva obbedientemente seguito fin dal pub di Rosmerta. La lasciò volare là intorno liberamente, ma se il giovane gufo avesse iniziato a farsi irrequieto, avrebbe potuto contare su Hedwig per tenerlo d'occhio.
Prossima tappa, la sua: la Farmacia. Il proprietario parve un tantino inespansivo, ma Harry non aveva bisogno del suo aiuto per trovare ciò che stava cercando. Sapeva che avrebbe dovuto avventurarsi a Nocturne Alley per uno dei propri aquisti ma ciò non era deleterio per la sua determinazione.
Trovò tutto quello per cui era venuto, fortunatamente, e ammucchiò gli oggetti di fronte all'addetto al bancone. Il vecchio negoziante sollevò un sopracciglio al vario, e quasi capriccioso, assortimento di ingredienti. “Una Pietra di Luna e Asfodelo? Belladonna ed Elleboro? Che tipo di pozione vuoi tramare, ragazzino? Questi ingredienti non vanno bene combinati tra di loro.”
Harry lo guardò torvamente. “Lo so! Chi è lei per criticare i miei acquisti? Io vengo a dirle come fare il suo lavoro?” scattò, e il vecchio incartò immediatamente tutto, accettò il denaro e osservò ad occhi spalancati il ragazzo che se ne andava.
Harry rilasciò il respiro, una volta fuori, e richiamò a sè Hedwig. “Hey bella. Puoi prendere il piccolo con te? Nocturne Alley non è un posto adatto a lui.”
Hedwig tubò e gli becchettò il dito come se stesse dicendo ad Harry che era pericoloso anche per lui. Obbedì come sempre, e volò via, con il gufetto che tentava di starle dietro, veloce quanto gli era possibile.
Il ragazzo dai capelli scuri scivolò nelle ombre ed entrò nel quartiere oscuro. L'atmosfera là era molto differente.
Harry dovette mostrarsi pericoloso più che poté, sotto il proprio travestimento, e diede freddamente le spalle a chiunque si avvicinasse troppo. Vecchi maghi e streghe, che parevano perfidi come intendevano sembrare, provarono ad accostarglisi e vendergli oggetti dall'aria sospetta.
“Bene, bene! Che abbiamo qui? Sei molto coraggioso, o forse sciocco, a girovagare a Nocturne Alley, ragazzino. Già che sei qui, che ne dici di comprare questa ricordella stregata?”
“O forse una bacchetta introvabile?”
“O un libro una volta appartenuto a Slytherin stesso?”
Si stavano assiepando intorno a lui e quasi gli sbavavano addosso, cercando di vendergli falsi oggetti oscuri. Harry ne ebbe la nausea, ebbe disgusto di loro. Gli stavano dando sui nervi e volevano metterlo ad un angolo, lui conosceva i loro metodi insulsi.
Drizzò le spalle e sogghignò, agitando la mano davanti a sè.
“VIA DALLA MIA STRADA!” Ringhiò, e un'onda magica spinse lontano i disonesti maghi. Tutti loro caddero con un tonfo a metri da lui, e una volta che ebbero recuperato il controllo, lo guardarono ad occhi spalancati e pieni di paura, e si allontanarono da lui come se fosse la peste.
Non c'è bisogno di dire che nessun altro gli impedì il cammino o tentò anche solo di andargli vicino.
Harry nascose il fatto che era stato sbalordito dalla magia senza bacchetta che aveva appena scaturito, senza essere nemmeno affaticato. ‘Così, è questo il tipo di potere che la mia bacchetta doveva incanalare… Non c'è dubbio sul perché si sia fusa con l'altra.’
Harry entrò nel negozio di Pozioni Oscure e si guardò attorno; ciò che cercava era dietro il bancone. “Voglio tutto l'Aconito che hai,” disse con voce ferma.
Un anziano, decrepito uomo lo guardò assottigliando gli occhi, ma prese ciò che era stato richiesto senza discutere, quando il ragazzò depositò sul banco il sacchetto con le monete. “E' tutto?” domandò il proprietario con voce arrugginita.
Harry annuì lievemente, pagò l'uomo e uscì rapidamente da lì; l'aria nel locale maleodorava del vecchio e degli ingredienti tossici.
Sapeva di poter fare affidamento che Hedwig portasse il piccolo gufo a Hogsmeade, così riapparve al villaggio più presto che ne fu capace. Hedwig arrivò non troppo tempo dopo di lui e Rosmerta fu deliziata dal piccolo Gufo da granaio. James le sorrise leggermente e poiché il suo turno di lavoro era ormai passato si chiuse nella propria stanza ed iniziò a tramare la pozione che avrebbe fatto sì che la gente lo amasse, oppure, che nascessero sospetti, e lo avrebbe messo nei guai.
Doveva tentare comunque. Ne ben valeva la pena.
………

“Hey James! Ti stavamo aspettando!” Disse Sirius con allegria una volta che James ebbe varcato la soglia della Sala Grande.
C'era solamente un tavolo apparecchiato e studenti ed insegnanti stavano tutti seduti là, Dumbledore incluso. I professori diedero a James il benvenuto con dei sorrisi, tranne Severus che gli allungò una fuggevole occhiata e rimase cupamente pensieroso.
Sirius suggerì al ragazzo dai capelli scuri di ignorare Snape e lo invitò a sedersi tra di lui e Remus, con intima gioia di Harry.
Manx non sprecò nemmeno uno sguardo nella sua direzione.
I pochi studenti che erano rimasti ad Hogwarts non sapevano realmente come comportarsi in sua presenza; la zuffa tra Weasley, Malfoy e lui aveva raggiunto le orecchie di tutti. Sirius pareva ignaro della cosa, e se Dumbledore ne era a parte, fingeva perfettamente di no, o semplicemente non gli importava…al momento.
James fu rapido a iniziare una conversazione con Hagrid sulle differenti creature al mondo, e ogni tanto Remus azzardava un commento o due. Ad un certo punto della serata il discorso deviò sul Quidditch, per il diletto di Sirius e Xiomara.
Hooch fu sollecita nel rivelare in quale posizione James giocasse, e che non stava nella pelle per quell' uno-contro-uno.
“E allora James, che tipo di scopa hai?” Chiese mentre maltrattava sempre più le proprie povere patate schiacciate, con il divertimento di Minerva.
James sorrise con fare misterioso e ingollò un boccone di stufato. “Lo vedrai. Ma lascia che ti assicuri che ti farò mangiare la mia polvere!” canzonò affabilmente.
Xiomara piagnucolò. “Adesso basta con i misteri! Perché non vuoi dirmi almeno che tipo di scopa sia?”
“Sì, Mister Evans. Perché devi nasconderlo così?” Domandò Snape tutto d'un tratto, cercando di indurre James a parlare.
Harry semplicemente mise il broncio e appoggiò il mento sulle mani. “Oh, non c'è divertimento. D'accordo, vi dirò il nome, sebbene io dubiti che ne abbiate mai sentito parlare. E' una Firebolt.”
Ricevette molti battiti di ciglia e sguardi fissi, anche da Albus e Manx. “Non ho mai sentito di questo tipo di scopa. E' nuovo sul mercato?” Interrogò curiosamente Albus.
James ridacchiò mentre Sirius rispondeva: “Non che io sappia. Hai suscitato il mio interesse, James!”
Il ragazzo fece spallucce con un ghigno e si rifiutò di rispondere a qualunque altra loro domanda.
La piccola festa finì sul tardi, e in poco fu tempo per ognuno di tornare alla propria sala comune. James venne invitato a stare con Sirius e Remus, che condividevano spaziosi alloggi, così il ragazzo non si sarebbe sentito fuori posto nel dormitorio vuoto di Ronald Weasley.
Harry dovette sorridere appena, quando entrò nelle stanze del proprio Padrino; ogni cosa era decorata di rosso e oro… tipicamente Gryffindor.
“Abbiamo allestito una camera in più per te, spero ti piacerà,” disse Remus con un lieve sorriso. Si sentiva ancora colpevole per l'incidente del licantropo, e si vedeva.
Per una tra le più rare occasioni, Harry abbandonò la sua espressione circospetta e sorrise il più luminoso dei sorrisi cui potesse fare appello. “E' perfetta, grazie!”
Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata e dei sorrisetti, ma guardarono con sconcerto il ragazzo quando la sua espressione divenne triste, e sedette su di un sofà di pelle rosso luminescente.
“James? C'è qualcosa che non va?” Domandò Sirius con preoccupazione.
James fece loro cenno di sedersi davanti a lui con un movimento della mano. Fecero come voleva, curiosi e turbati per un istante. Quando James li guardò, quasi indietreggiarono per l'intensità nei suoi occhi. C'era, rivolto verso di loro, uno sguardo di speranza e disperazione, che nessun ragazzo comune avrebbe potuto possedere.
Fu problematico per entrambi gli uomini più vecchi, ma James alzò una mano a impedir loro di parlare. “Per favore, non interrompetemi. Io-” sospirò nervosamente. “Io volevo darvi i vostri regali ora invece che domani mattina. Non voglio che l'atmosfera sia guastata, ma se voi due mi odierete per questo, bene, io piuttosto non aspetterò nè soffrirò in silenzio nell'attesa che arrivi lo sfacelo.”
Sirius e Remus aprirono la bocca, ma la richiusero altrettanto in fretta. Di che cosa parlava il ragazzo? Perché mai loro lo avrebbero odiato così all'improvviso? Che cosa avrebbe portato James a pensarlo? Sirius incalzò il ragazzo a continuare comunque, con un'occhiata penetrante.
James sospirò, tremando, recuperò due pacchetti dal suo taschino, e li ingrandì sussurrando un incantesimo. Sirius e Remus sollevarono un sopracciglio, sorpresi; il ragazzo aveva qualche abilità di magia senza bacchetta? Ignorarono questo fatto, per il momento, poiché la curiosità prese il sopravvento.
“Non avresti dovuto comprarci nulla. Eravamo felici di invitarti qui,” disse Remus, ma il ragazzo non parve ascoltare. A dir la verità, anche loro avevano comprato qualcosa a James.
Il giovane diede prima a Sirius il suo regalo, in quanto non sarebbe stato causa di problemi. L'Animagus lo prese con accuratezza e iniziò a scartarlo. Fu estasiato nel vedere lo stupendo, e apparentemente molto costoso, mantello in Dragonhide. Era completamente nero e decorato con degli intricati ricami d'oro.
Quando lo disvolse, un libro gli cadde in grembo e l'uomo lo guardò con interesse. James sorrise debolmente. “Spero che il mantello ti piaccia. Il libro, comunque, è stato difficile da trovare. E' sulla Difesa, ovviamente, ma si dice che sia stato scritto da Godric Gryffindor in persona. C'è un incantesimo di protezione su di esso, e la firma di Gryffindor.”
Sirius era impressionato da entrambi gli oggetti. “Devono costare una fortuna! ** Non puoi comprarci cose del genere!” A dire tutta la verità, Sirius era veramente estasiato, ma come poteva il ragazzo comprargli regali così, quando si conoscevano a malapena l'un l'altro?
James scosse la testa con risolutezza. “Ho comprato queste cose per te e solo per te. Valevano la spesa, credimi.”
Sirius sfiorò il libro, ed infine lo accettò con un ghigno.
Adesso la cosa si faceva più complicata.
Harry poté sentire la temperatura nel suo corpo che iniziava ad aumentare, e le sue mani tremavano nel porgere a Remus il suo regalo. Non appena Remus lo prese, James balzò su dal sofà e fece alcuni passi, allontanandosi da loro, dandogli le spalle.
Sirius lo richiamò ma James scosse il capo. Remus osservò il regalo con cautela. Perché il ragazzo era schizzato via da lui così all'improvviso?
Lui e Sirius guardarono il pacchetto con aria guardinga, ma, ancora una volta, la curiosità li vinse. Sirius impugnò la propria bacchetta, giusto nel caso che qualcosa saltasse loro in faccia, comunque. Ogni volta che Remus muoveva la scatola qualcosa vi tintinnava dentro.
L'aprì e Sirius fece una piccola smorfia non appena vide una serie di fiale. Remus parve spaesato. “Pozioni? Hai regalato a Remus delle pozioni?” Chiese Sirius con espressione sconcertata.
James si rifiutò di voltarsi a guardarli, ma diede loro una risposta, per quanto pronunciata debolmente. “Non è solo una pozione qualsiasi, Sirius. Se la bevi potresti ammalarti gravemente.”
Sirius e Remus spalancarono gli occhi. “Stai cercando di avvelenarci?!” esclamò Sirius.
James diresse all'uomo un'occhiata impaziente, ma il suo sguardo s'addolcì al posarsi su Remus. Si voltò nuovamente, non volendo vedere le loro facce quando avrebbe detto loro per che cos'era la pozione. “Ho detto che per TE sarebbe un male, Sirius. Non per Remus. L'uomo che mi ha mostrato come tramare questa pozione… beh, è morto, ma non mi attribuirò alcun merito per essa, nè voglio farlo. Ha insegnato come farla a me, e solo a me, così sono l'unico che sappia tramarla; non c'è in nessun libro di pozioni che potresti mai trovare.”
Remus era un po' meno impaziente di Sirius, e attese che il ragazzo continuasse. Comunque, era davvero interessato. “Allora, che cosa fa?” domandò con la sua voce quieta.
James chiuse gli occhi. “Devi bere una fiala ogni settimana, preferibilmente nello stesso giorno. In questo modo, Sirius non verrà ferito di nuovo, come non lo sarà ogni altro nelle vicinanze.”
A Sirius e Remus non piaceva dove stava andando a parare la conversazione; impallidirono poco a poco e apparvero impauriti. “Cosa? Di che diavolo stai parlando, James? Che cosa ti fa pensare che ho fatto del male a Sirius?” Chiese Remus tremando, mentre Sirius si rivolse duramente al ragazzo.
James fu rapido a precisare. “Oh, so che non è intenzionale, non preoccuparti,” Rispose pacatamente. “Ma questa pozione ti aiuterà molto. L'uomo che l'ha inventata aveva grandi progetti per essa, ma è morto, così… Una volta che la guerra sarà finita, credo che onorerò il suo nome e scriverò un libro su questa pozione.”
James finalmente si girò verso Remus, l'intensità nei suoi occhi mai affievolitasi. “Questa pozione, Remus, è chiamata Wolfsbane. Sai perché?”
Remus sbiancò completamente e quasi lasciò cadere le fiale, quando si alzò repentinamente, e per poco non incespicò, quando fece alcuni passi all'indietro. Sirius si parò di fronte al proprio amico con fare protettivo. “Stai tentando di avvelenarlo? Di ucciderlo? Che cosa sai?” interrogò astiosamente. ***
Harry indietreggiò appena; sentire Sirius parlargli in quel modo gli spezzava il cuore, ma almeno Remus si sarebbe sentito meglio. “So che Remus è un Licantropo, Sirius. Sì, lo so, perché siete tornati entrambi gravemente feriti il giorno dopo una luna piena. Era ovvio. Hai provato a fermarlo, sebbene io non sappia come, e il Licantropo ha avuto la meglio su di te. Le tue ferite sono del tipo di quelle causate da un Licantropo. So che è Remus quello che mi ha quasi sopraffatto, quella notte, ma non ti considero responsabile, nè lo dirò a qualcuno. Avevo anche un amico Licantropo, sappiatelo.” Harry si fermò e notò a malapena che le sue nocche erano sbiancate dalla forza con cui le stringeva.
Sirius e Remus lo fissarono, a bocca spalancata. “Come puoi non incolparmi? Come puoi volermi ancora stare vicino?” Chiese Remus con disperazione.
Sirius rimase zitto; c'era un attrito ora tra il suo amico e il ragazzo dai capelli scuri. Dopo un silenzio molto inconfortevole, Remus si calmò, poté ricomporsi, e chiedere timidamente: “Che… Che cosa fa la pozione?...”.
James gli mostrò un sorriso triste, ma un sorriso che prometteva anche giorni migliori. “Devi berne una fiala a settimana. La pozione Wolfsbane sa di cacca, come il mio amico l'ha così eloquentemente definita quando era ancora vivo, ma il commento è molto relativo, in quanto questa è una versione migliorata. Essa abilita l'uomo, quando la trasformazione è completa, a mantenere intatti i propri pensieri e a controllare la bestia. Emargina i pensieri della bestia, così avresti il controllo assoluto. La nuova versione, che hai tu ora, riduce anche il dolore durante la trasformazione.”
Remus si lasciò cadere sul sofà, e lacrime di gioia e speranza si fecero strada giù per le sue guance. “Oh Dio, è reale tutto ciò?” Alitò..
Sirius fu al suo fianco in un istante, dando piccoli colpi rassicuranti sulla schiena di Remus. “Possiamo azzardarci a sperare?”.
James sospirò. “Non è una cura, ma con questa pozione siamo sulla strada giusta. Desidero che ogni Licantropo possa beneficiare di questa pozione, ma non voglio che Voldemort ne venga a conoscenza. Potete dirlo agli insegnanti, comunque, perché lo scopriranno presto ad ogni modo. Avrò il fiato di Snape sul collo come non mai.” Mugolò il ragazzo, e Remus e Sirius non poterono trattenersi dal ridere. Era una risata nervosa, tremante e gonfia di emozioni, ma la felicità vi era celata all'interno.
“Non avrei mai potuto ricevere un regalo più bello. Non ho idea di come potrei mai ripagarti.” Si stropicciò gli occhi con le maniche..
James sorrise. ‘Se ti piace la Wolfsbane, aspetta, finché sarai sorpreso dalla comparsa di Harry James Potter…’.
“Buon Natale Sirius, Remus.” Replicò mestamente.
Ricevette un abbraccio di gruppo e fu rincuorato dal calore del proprio Padrino e zio, in mancanza di altro termine. Sirius si precipitò nella sua stanza, e porse a James il suo regalo. “Poiché ci hai già dato i nostri…” Spiegò gioiosamente..
James sorrise loro e aprì il regalo. Una piccola sfera d'oro sfrecciò davanti al suo volto e l'acchiappò con facilità di riflessi. Sirius fischiò. “Wow, Hooch non stava scherzando quando ci ha detto che eri un Cercatore. Dovrò scommettere su di te quando giocherai quel match contro di lei!”.
Remus roteò gli occhi e restò in silenzio, ancora scosso dal proprio regalo e da ciò che sarebbe significato per lui. In realtà doveva ancora collaudarla, ma voleva continuare a sperare per il momento.
James osservò la pallina dorata fluttuare sulla sua mano. “Un Boccino! Wow! Grazie!” Lasciò volare via la pallina, e quella gli svolazzò attorno alla testa. Spostò lo sguardo al pacchetto e trovò tre libri; uno su malocchi e contromaledizioni, il secondo sulle creature magiche, e il terzo sulle strategie durante un duello.
“Questi libri sono fantastici, grazie. Potete star sicuri che li leggerò tutti con viva attenzione.” ed era sincero al proposito. Aveva letto molti libri a proposito delle Arti Oscure e dei duelli, ma alcuni libri erano differenti in questa dimensione, ed era ansioso di impararne di più.
Si diedero la buonanotte l'uno con l'altro e andarono a letto, pensierosamente felici dei propri regali. Harry pose il fascino di silenzio, ma non si arrischiò con Nagini; il serpente stette tutta la notte sul suo braccio.
Hedwig si era affacciata alla sua finestra, così l'aveva lasciata entrare; stava appollaiata sulla spalliera del letto.
Il Ragazzo-che-è-Sopravvissuto si addormentò rapidamente con un sorriso soddisfatto. Se Remus e Sirius erano felici, era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Sirius stava per spegnere la luce nella propria camera, quando Remus si affacciò e si appoggiò allo stipite della porta. “Credi davvero che questa pozione potrà aiutarmi?” Domandò all'amico, incerto.
Sirius provò ad essere più incoraggiante e consolante che gli riuscì. “Possiamo solo sperare, Remus. Il ragazzo pareva sicuro di sè senza ombra di dubbio. Vale la pena tentare. Nulla di simile è stato mai fatto prima. Pensa alle conseguenze che potrebbe portare, se funzionasse! Mostreremo prima la pozione a Snape, se James è d'accordo. Voglio solo assicurarmi degli ingredienti. Non è che non credo al ragazzo, ma sei il mio migliore amico, Remus.”.
Il Licantropo annuì, ma non si era mai sentito così certo e ottimista in vita sua. “Sono sicuro che mi aiuterà. Questo ragazzo non è malvagio, Sirius. Lo so! Bene, Buonanotte.” Terminò con imbarazzo quando Sirius sbadigliò sonoramente.
Remus tornò nella propria stanza e spense le luci. Entrambi gli uomini caddero addormentati con la stessa velocità del ragazzo nella camera accanto alle loro, e per una volta tutto era come sarebbe dovuto essere..
………


“Padre.”.
“Draco. Hai qualche altra informazione a proposito di questo James Evans?”.
“Sta diventando fastidioso, padre. E ha insultato il nostro Lord davanti a tutti. Non si unirà mai a noi, e può divenire un problema. E' disorientante. Non so da quale parte sia schierato davvero! Un momento sta parlando male del nostro Master e il successivo si gingilla con un serpente che ho fatto apparire e gli sussurra come se lo capisse! Tutto ciò è assurdo!”.
Lucius fece una smorfia. “Informerò il nostro Lord. Ho ancora qualche ricerca da fare su di lui, e una volta che avrò abbastanza prove, avviserò il ministro. Farò pressioni affinché lo sciocco agisca contro il ragazzo.”
Draco lo fermò prima che potesse andar via. “Le tue ferite stanno meglio, padre?”.
Lucius quasi gli scagliò contro un maleficio. “Non parlarmene! Sto ancora tentando di trovare la me**ina che si fa chiamare: il ‘Ragazzo-Che-Visse’. Assaggerà la furia dei Mangiamortee dei Dissennatori una volta che l'avrò scovato!”.
Draco sussultò, poi lasciò la stanza. Stare con suo padre quand'era così furibondo non era una buona idea.






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* Riporto qui il mormorio di Snape in lingua originale, spinta da un'insopprimibile sensazione di soggezione. Trasmette, almeno alle mie orecchie, una musicalità impagabile.
“James Evans…Who the Hell are you? The way you walk, the way you talk…”

**Altra piccola svista dell'autrice(o forse è a me che è sfuggito qualcosa..?.. Non so): Harry aveva già considerato di non avere mezzi, al momento, per accedere alla propria cassetta di sicurezza -e così non poteva aiutare Rosmerta nel pagarsi la bacchetta- , ma allora come ha pagato i regali? Con lo stipendio accumulato? Mi sembra un po' inverosimile, dato che non lavora da molto ai Tre Manici di Scopa, e gli oggetti sono specificatamente molto costosi... Mah.
[Spero che questi interventi non vi dispiacciano.. insomma, mi ritengo una estimatrice quanto voi di ciò che leggo -e figuriamoci di ciò che scrivo, anche se solo in traduzione- , mi sento portata a mettere in luce ogni sfumatura degna di nota, pur continuando vivamente ad apprezzare la fic in sé per sé... Ehm. Ok, chiudo il becco ;))]

*** La reazione di Sirius è presto spiegata: la traduzione letterale di Wolfsbane [Ovvero: Wolf's bane] è: Veleno per Lupi... E, piccola annotazione che aggiungo dopo una segnalazione di lyrapotter: la pozione in realtà non era stata inventata da Snape, la Rowling dice che lui è uno dei pochi a saperla fare in quanto molto difficile... svista dell'autrice!






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Capitolo 15
*** cap. 15 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 15: [Dreamscape] Visione d'Incubo
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Albus, Minerva e Hagrid rimasero silenziosi e cupamente guardinghi al fianco di Sirius, che stava tentando di calmare il nervoso Licantropo di fronte a lui. Remus era agitato e si morse le labbra in più di un'occasione, aspettando di sentire il verdetto finale.
Harry era appoggiato al muro dell'aula di Pozioni, lontano da loro, e la sua espressione mostrava che già sapeva quale sarebbe stato il risultato dell'ispezione, dall'apparenza di quel ghigno.
Severus Snape non era mai sembrato così concentrato ed entusiasta di una pozione in tutta la sua vita; ma questa pozione non era in nessun libro che avesse mai letto o scritto. Era una pozione che semplicemente non sarebbe stato capace di tramare, per quante volte ci avesse provato.
Sapere che James era perfettamente abile a compiere un'impresa del genere… Severus non sapeva se volesse sentirsi furioso, invidioso, o semplicemente estasiato che qualcun altro fosse stato in grado di tramare l'impossibile.
Analizzò la pozione meticolosamente; l'annusò, provò a determinare quali ingredienti fossero nella miscela, e se qualcuno di quelli sarebbe stato tossico per Lupin. La pozione era un amalgama di così tanti ingredienti incompatibili fra loro, che non era sicuro di come avrebbe agito sul Licantropo; mai avrebbe pensato ad un composto simile.
Per quanto buona potesse essere, Severus aveva qualche dubbio: era ancora troppo diffidente nei riguardi di James Evans, ma poiché non voleva dare inizio ad una disputa con Lupin, mantenne soltanto la bocca sigillata al proposito, e proseguì nel testare la Wolfsbane.
Dopo due ore di tensione, Severus sospirò e spense il fuoco sul quale la pozione stava bollendo. Il respiro di Remus si strozzò, e Sirius strinse le spalle dell'amico, in appoggio.
“Ho finito. Questa pozione deve essere una delle più difficili che abbia mai visto. Alcuni ingredienti non vanno sempre bene combinati insieme, ma in qualche modo gli effetti collaterali devono essersi annullati in questa qui. Davvero non posso dire se aiuterà Lupin, ma non c'è nulla in essa che lo ucciderebbe.”
Remus rilasciò il fiato che aveva trattenuto, e guardò Sirius con un sorriso così ampio che Sirius stesso dovette ghignare, come anche gli altri insegnanti.
“Bene, questo è sicuramente il miglior regalo di Natale che tu potessi mai ricevere, Remus, ragazzo mio! Nessuno se lo sarebbe aspettato!” Esclamò giovialmente Albus, mentre camminava oltre, verso James, che stava ancora fermo in disparte. Il vecchio diede una pacca sulla schiena del ragazzo dai capelli scuri. “Ora devi solo prometterci che non dirai a nessuno della condizione di Remus.”
Remus scattò e corse verso James, fermandosi tra il Preside e il giovane ospite, con fare protettivo. “Ha già promesso Albus! Io gli credo” disse con convinzione.
Severus avrebbe voluto rispondere, ma si trattenne dal fare una smorfia al tono Gryffindor di Lupin.
Albus sollevò un sopracciglio e ridacchiò. “D'accordo, d'accordo! Non ho intenzione di infastidire ulteriormente il tuo piccolo protetto! Auguro una buona giornata a tutti voi!”
Dumbledore agitò allegramente la mano in direzione del gruppo e tornò nel suo ufficio. Harry sapeva che il Preside stava celando la propria preoccupazione e il sospetto con un aspetto gioviale. Decise che avrebbe potuto preoccuparsi meno, al momento.
Hagrid iniziò a felicitarsi di cuore con Remus, e Sirius si avvicinò a James, che stava immobile al proprio posto. “Hey ragazzino, stai bene?”
James sbatté gli occhi un paio di volte, e sorrise a Sirius per nascondere il proprio stato. “Scusa, ero immerso nei miei pensieri. Che facciamo oggi? I Tre Manici di Scopa è chiuso per il resto della settimana, per le vacanze. Potrò restare qui un po' più a lungo.” A dir la verità, la parola ‘protetto’ aveva sfiorato una corda sensibile dentro di Harry.
Sirius parve compiaciuto di sentirlo, ed invitò James a seguire Remus, lui e Hagrid per una battaglia a palle di neve, di fuori. James rise e si accodò ai tre uomini più grandi con spirito leggero.
“Oy Professore!” Hagrid apostrofò il Maestro di Pozioni, “che, vuol venire?”
Snape parve genuinamente oltraggiato e incrociò le braccia, alzando uno sguardo derisorio al quartetto. “Non esiste pretesto per cui denigrerei mai me stesso con una tale attività.”
Hagrid fece spallucce, mentre Sirius sghignazzò alla faccia di Snape. “A tuo scapito, Snape!”
Harry alzò gli occhi a Snape e i loro sguardi s'incontrarono. In quello dell'uomo c'era circospezione; James si voltò.
Sirius rise. “Dimenticati di lui, James! E' solo geloso, gli passerà!”
Severus stava per dire al cagnaccio di zittirsi e di occuparsi dei suoi propri affari, ma i quattro uomini erano già fuori dalla porta. “Cagnaccio pulcioso… idioti.”
………

Complessivamente, il resto della vacanza trascorse in un'atmosfera tranquilla. Harry non aveva dormito sempre ad Hogwarts, perché erano rare le volte in cui Nagini poteva mostrarsi. Era tornato a far visita all'Ashwinder un paio di volte, qualche volta quando Hagrid era là, e anche quando era assente dalla casupola, così da poter parlare al serpente del fuoco.
Naturalmente, aveva saggiamente tenuto la bocca chiusa, quando Hagrid era là con lui.
Harry era anche tornato alla Camera dei Segreti, come promesso. Il Basilisco era stato più accogliente della prima volta, con sollievo di Harry. aveva permesso a Salazar di uscire fuori attraverso i numerosi, giganteschi tubi che passavano attraverso Hogwarts e le sue fondamenta. Il ragazzo stesso l'aveva accompagnato, cavalcando il dorso di Salazar, e si era realmente divertito a vedere come il Basilisco cacciasse le proprie prede.
Rosmerta era deliziata di vedere che James si divertiva davvero, invece di stare ai Tre Manici di Scopa tutto il giorno, anche se passava le proprie giornate con adulti, invece che con ragazzi della sua età. La donna non riusciva ancora a comprenderlo, perché parlavano raramente della vita del ragazzo, ma lasciava che fosse così; glielo avrebbe detto quando si sarebbe sentito pronto.
Ma c'era stato anche un lato negativo in tutto ciò: era divenuto difficile restare da solo, pure per solo una manciata di minuti, ad Hogwarts. Quand'anche non era con Sirius o Remus, c'era Snape a spiarlo da dietro le spalle, con i suoi occhi calcolatori, sfidandolo a dire o fare qualcosa che avrebbe portato il Maestro di Pozioni a sfoderare la bacchetta.
Harry aveva dovuto recuperare il mantello dell'invisibilità di suo padre, per raggiungere il bagno di Mirtilla, ma anche così c'era pericolo: Dumbledore aveva la capacità di vedere attraverso di esso, ed Harry non riuscì a immaginare che cosa avrebbe fatto il vecchio se si fosse accorto che il ragazzo dai capelli scuri aveva il mantello di James Potter.
Sì, complessivamente la vacanza era stata divertente… in generale. Ma c'era stato un problema nella notte tra giovedì, il secondo giorno di gennaio, e venerdì. Gli ultimi giorni prima del ritorno degli studenti. Quest'incidente fece totalmente sprofondare l'umore di Harry, che allontanò da sè una volta ancora tutti coloro che gli erano vicino…Sirius e Remus inclusi.

Flashback
Harry aveva avuto una giornata grandiosa, assolutamente spensierata col suo inconsapevole Padrino e suo 'zio' Remus. Snape non si era fatto vedere, per prima cosa, ma forse era stato perché erano negli alloggi di Remus e Sirius, ed Harry stava malamente subendo una sconfitta agli scacchi dei maghi da parte di Remus. Era riuscito a battere Sirius, ma Remus si era dimostrato uno stratega migliore di lui, per quanto riguardava il gioco.
Erano andati a letto molto tardi, Sirius e Remus dormivano della grossa in pochi secondi, e le palpebre di Harry si erano abbassate nel momento in cui aveva poggiato la testa sul cuscino… dimenticandosi completamente del fascino di silenzio e dell'usuale, di notte rinforzata, barriera mentale d'Occlumanzia, per proteggersi dagli incubi; la normale dose di pozione Dreamless Sleep non ebbe alcun effetto su di lui.

Sedeva su quello che pareva essere un trono, e comprese ciò che accadeva non appena vide il circolo dei Mangiamorte inginocchiato di fronte a lui. Ma Harry non poteva far nulla, se non stare a guardare
“Mi sono stancato di aspettare.”
La voce era differente, meno ruvida, più risonante.
“Voglio che Wormtail sia liberato da Azkaban. Come vanno i preparativi?”
I Mangiamorte si agitarono nervosamente al tono di voce del loro Maestro. “Ci stiamo occupando di rivoltare i Dissennatori contro il Ministero. Azkaban è molto ben sorvegliata, comunque, così.. avremo problemi ad entrare,” Rispose tremando uno tra gli uomini.
Harry sentì che si alzava in piedi e perdeva la pazienza. Camminò attorno agli uomini prostrati con sguardo penetrante, e si fermò davanti ad uno specchio. Non poteva crederci! Se non avesse distrutto il corpo del suo Voldemort quando era un neonato, queste sarebbero state le reali sembianze di Tom, agendo normalmente.
Lucenti capelli corvini, con un principio di grigio, pettinati all'indietro, quasi come quelli di Malfoy, ma corti. Un volto aristocratico gli rivolse lo sguardo dal riflesso dello specchio, ma ciò che portò Harry a riconoscere Tom Marvolo Riddle furono i suoi occhi, le sue profonde, serpentine iridi cremisi. Tom era già giunto al punto di non-ritorno; la sua anima era offuscata dalle tenebre, così per il resto della sua vita.
Il suo aspetto non era così decrepito come era stato invece quello del suo Voldemort; no, questo Voldemort era davvero in forze, e non pareva vecchio quanto era in realtà, essendo un mago e tutto il resto. Poteva avere.. quanti anni? Tra i sessanta e settanta, di sicuro.
Gli occhi rossi luccicarono pericolosamente e Harry sentì la mano scivolargli ad impugnare la bacchetta nascosta nel mantello nero. “Idioti! Voi siete Mangiamorte! I MIEI Mangiamorte!” Ringhiò ad alta voce.
I seguaci rabbrividirono; sapevano ciò che stava per accadere.
“E i miei Mangiamorte non si nascondono nè operano in segreto! Vogliamo che l'intero pianeta sappia che il grande Lord Voldemort sta per prenderne il possesso! Non voglio alcuna pietà! UCCIDETE COLORO CHE SI PONGONO SULLA VOSTRA STRADA! CRUCIO!” Si voltò velocemente e si rivolse contro uno dei propri uomini, facendolo gridare ed iniziare a contorcersi sul pavimento della fortezza.
Harry sentì la cicatrice incendiarsi e se la sfregò. “Fermo! Fermati Voldemort!”
Tom sbatté le palpebre e l'incantesimo si dissolse.
Voldemort strinse pericolosamente gli occhi, quindi fece l'opposto; impresse ancora maggior potere nell'incantesimo e Harry, troppo orgoglioso per gridare, lo guardò con determinazione ed innalzò il muro mentale più potente che potesse creare al momento per destabilizzare la propria nemesi, tentando con davvero molta difficoltà di non far stridere i denti dal dolore.
Voldemort sentì come se la sua testa stesse per spaccarglisi tutto d'un tratto, e chiuse gli occhi, sibilando per la sofferenza. L'incantesimo terminò e il Mangiamorte fu inaspettatamente rilasciato, sebbene non si mosse dal proprio posto sul pavimento.
Tom si sostenne la testa, mentre i seguaci stavano tutti a guardarlo con aria insicura. Che stava accadendo al loro Maestro?
“Esci FUORI! Esci dalla mia testa! Come osi? Chi sei?” Chiese Voldemort ad alta voce; era sconvolto, livido di una rabbia insana!
Prima i Mangiamorte pensarono che il loro Lord stesse parlando con loro, ma si avvidero rapidamente che c'era qualcosa che non andava.
Harry stava tentando di tenere in piedi la barriera, ma il Cruciatus aveva svolto il proprio lavoro. Cedette, ma l'ultima cosa che fece prima d'interrompere la connessione tra di loro, fu quella di fare in direzione di Voldemort una faccia angelica, e di ghignare. “Non è ancora tempo, Tom,” Lo derise Harry con un sorrisetto malizioso.
Voldemort s'infuriò al sentire il proprio indegno nome babbano, e contro l'impudente figura che aveva, per la prima volta in tutta la sua vita, avuto successo nell'aggirare le barriere della sua mente. Fece forza con tutta la propria energia, e l'immagine del ragazzo sparì in un attimo.


Il silenzio tornò nella sua mente ed egli sedette sulla propria sedia, sospirando di fatica.
“Maestro?” Domandò prudentemente Bellatrix Lestrange, facendo un passo in direzione del Lord. L'occhiataccia di Voldemort la fece precipitare nuovamente indietro, tra i ranghi.
I Mangiamorte piagnucolarono quando il loro marchio si destò fiammeggiando, e la sensazione bruciante si diffuse sul loro braccio sinistro. Si sentì allora un sonoro POP! neanche alcuni secondi dopo, e un uomo mascherato e avvolto dal mantello si inchinò profondamente. “Maestro, avete chiamato?”
Voldemort riuscì nel sedersi nuovamente in maniera eretta, e il suo sguardo scarlatto penetrò in quello di uno dei suoi più fidati seguaci. “Lucius. Dimmi di più su questo ragazzo che ha catturato l'attenzione di tuo figlio.” La voce del Lord non tradiva ciò che gli era accaduto pochi minuti prima, e nessuno dei Mangiamorte era davvero abbastanza folle da chiedere qualcosa al proposito.
Malfoy sbatté le palpebre, confuso sul perché il suo Maestro lo avesse chiamato così d'urgenza per sapere di più a proposito di un insignificante ragazzo, ma chi era lui per non esaudire i desideri del suo Lord? “Come vi ho detto l'ultima volta, il suo nome è James Evans. Draco mi ha riferito di come il ragazzo possa passare per la copia adolescente di –Black-” Qui un ghigno, “occhi blu, lunghi capelli neri che gli arrivano appena un po' più giù delle spalle.”
Prima che l'uomo biondo potesse continuare, tuttavia, Voldemort sibilò qualcosa che suonò piuttosto concitato e furioso. “Lucius! Dovrai fare delle ricerche su questo ragazzo!”
Malfoy s'inchinò con un sorrisetto soddisfatto. “Ho già iniziato, mio Lord. Ciò che Draco mi ha detto suonava troppo sospetto per i miei gusti. Sto cominciando ad avere tutte le prove di cui ho bisogno per fargli una ‘visita ufficiale’ ad Hogwarts. Potrei chiedere, Maestro, come mai siete così d'improvviso interessato al ragazzo?”
“NO, NON PUOI! Vai, Lucius, prima che io perda la pazienza. andatevene tutti!” Ruggì.
Non c'è bisogno di dire che tutti obbedirono senza chiedere alcunché.


Ciò che svegliò i pochi studenti che erano rimasti e gli insegnanti di Hogwarts, quella notte, era stato più che un po' allarmante e spaventoso, davvero di più per Sirius e Remus, che erano negli stessi alloggi dell'ospite di Dumbledore.
Un grido agghiacciante di puro dolore risuonò nell'intero castello nel mezzo della notte, svegliando la maggior parte delle persone.
Sirius e Remus letteralmente caddero sul pavimento e si precipitarono nella camera di James, con le bacchette sguainate, pronti ad assalire qualunque nemico. Non erano preparati a vedere il ragazzo tremare e contorcersi dal dolore, e gridare come se fosse sotto Cruciatus, comunque.
Sudore ricopriva il volto di James mentre si agitava, la coperta non era più sul letto, ma gettata a terra, in disordine. Fortunatamente per Harry, aveva ancora indosso i guanti, essendo abituato ad indossarli sempre quando era nel castello.
“JAMES! SVEGLIATI! Per Merlino! Che gli succede?!” disse Sirius nel panico, tentando di svegliare il più giovane.
Remus stava per chiamare Dumbledore attraverso il caminetto (.. con la Polvere Volante Ndt) ma il Preside fu più veloce di lui, e comparve sulla porta,con Minerva, Severus e Poppy dietro di sè.
Non erano pronti a vedere ciò che videro: Sirius stava trattenendo il ragazzo come poteva per evitare che si facesse male durante il suo incubo, se così poteva essere chiamato.
Poppy strillò “CRUCIATUS!” ma come poteva il ragazzo manifestare i sintomi senza nessuno là che stesse lanciandogli l'Imperdonabile contro?
Dumbledore stava per accingersi a tentare di incantare James, quando le grida si interruppero bruscamente, e il giovane balzò su, nel letto, respirando affannosamente e sudando, imprecando e massaggiandosi la fronte con forza. “Figlio di una pu**ana!” Imprecò più forte che potè, che non fu comunque forte quanto sperava per esternare la sua frustrazione; la sua gola gli doleva d'inferno un'altra volta, ma il problema era la sua cicatrice, la sua maledetta cicatrice!
Sentì delle mani che tentavano di prendergli le sue per scostargliele dalla fronte, e si allontanò, cercando come poteva di riacquisire le propre facoltà.
Poppy sbuffò, ma ogni volta che cercava di toccarlo il ragazzo sgattaiolava via. Harry fece un lungo respiro e si raddrizzò, ora completamente calmo, sebbene stesse ancora interiormente tremando.
“Mister Evans, torna qui immediatamente!” Poppy Pomfrey strepitò, quando iniziò a perdere la pazienza. James la ignorò ed iniziò a vestirsi. Seguirono con gli occhi James che veniva lasciato mettersi i pantaloni, e quando prese il mantello Dumbledore fu rapido a domandare dove il ragazzo stesse andando.
“James, che cosa è successo? Dove stai andando a quest'ora?”
“Sto tornando a Hogsmeade,” disse con voce roca, “Mi dispiace di avervi svegliato in questo modo. Non avreste dovuto sentirmi, ma sono stato disattento. Per favore fatemi passare.”
Invece, Dumbledore stava bloccando la porta, la sua sola via d'uscita. Il Preside non si mosse e insistette sulla questione. “Una tua disattenzione? Di che cosa stai parlando?”
James lo guardò fissamente, ed evitò di spostare lo sguardo verso qualunque altra faccia dubbiosa, in special modo quelle preoccupate di Sirius e di Remus. Proprio il Licantropo fece alcuni passi verso di lui ed ebbe successo nel posare gentilmente una mano sulla spalla di James. “James, che ti è accaduto? Non possiamo aiutarti, se non ci dici qual'è il problema. Perché ti sfregavi la fronte in quel modo? Dovresti lasciare che Poppy gli dia uno sguardo. Ho sentito scorrere da te così tanto dolore, quando hai gridato…”
Harry serrò gli occhi con forza. ‘Dannazione a lui e alla sua voce rassicurante! Maledetto te, Remus! IO. DAVVERO. NON POSSO…!’
James si tirò via dalla presa di Lupin e guardò l'uomo, senza emozione, quando fu abbastanza lontano da tutti. Questo innervosì Remus. ‘Oh no! Si sta chiudendo in se stesso, come la prima volta che l'ho visto!’
“Se proprio dovete saperlo,” James sussurrò appena, “Sono i miei incubi, a farmi questo.”
Spalancarono la bocca, ma la richiusero altrettanto rapidamente, senza spiccicar parola. L'infermiera si rivolse verso di lui, e prima che potesse fermarla, aveva sollevato la sua frangia per rivelare la sua cicatrice ancora rossa e pulsante; si mosse per toccarla, mossa sbagliata.
“Non la tocchi!” scattò rabbiosamente James, facendo un altro passo indietro. Stava iniziando a sentirsi messo all'angolo sul serio, e lo odiava.
“Quella cicatrice…” mormorò Pomfrey pensierosamente.
James le lanciò uno sguardaccio. “Mi sono procurato questa cicatrice quand'ero appena un neonato. Non può guarirla, nessuno può. Detesto quando la gente la guarda. E' una cicatrice maledetta e mi fa sperimentare alcuni incantesimi,a volte.”
Poppy sbiancò. “E hai appena provato la maledizione Cruciatus, non è vero?”
Anche gli insegnanti divennero pallidi, e qualcosa scattò nella mente di Albus. “La magia che ti ho sentito usare qualche volta…”
Gli adulti guardarono Dumbledore interrogativamente, ma Harry capì alla perfezione che cosa il vecchio volesse sapere. “Sarà anche inclusa tra le Arti Oscure, ma mi è necessaria. Ho dovuto praticare l'Occlumanzia…”
Minerva boccheggiò e gli occhi dei Malandrini si spalancarono; Severus assottigliò gli occhi.
“Che mi dice della Legilimanzia, Mister Evans?” chiese Albus guardingo.
James inclinò la testa di lato, guardando nessuno in particolare. “E' stata necessaria. Ma non la uso spesso, e di certo non contro persone che so come non mie nemiche.”
Albus sembrò soddisfatto dalla risposta, e tornò a rilassarsi. Poppy si schiarì la gola. “Devo esaminare lui e quella sua cicatrice, adesso, Albus!”
“Non ho bisogno della sua pietà!” abbaiò James irascibilmente, prima di aprirsi un varco tra gli adulti che protestavano. Camminò più in fretta che potè, quasi corse, verso la sala principale, ignorando le alte proteste che risuonavano dietro di lui, come anche le facce di studenti spaventati che si affacciavano sulla sua strada.
“James fermati! Devi andare in Infermeria! Hai appena sperimentato il Cruciatus!”
‘Oh buondìo, urlalo al mondo intero, già che ci sei, no?’ Pensò Harry con frustrazione.
“Non puoi andare fuori a quest'ora!”
James si guardò indietro non appena raggiunse la doppia porta, e la spalancò. Aria gelida gli ghiacciò le ossa, ma era risoluto a tornare al villaggio. “BUCKBEAK!” chiamò rigidamente, e in poco tempo sentì il familiare gracchiare avvicinarsi.
“Torna qui –ragazzo!” ringhiò Snape pericolosamente, ma venne colpito da Sirius. “Non parlargli in questo modo, unticcio di un impiastro!”
“RAGAZZI!” Dumbledore diede un'occhiata d'avvertimento ad entrambi, e quando la loro attenzione tornò a James, il ragazzo non era più là, ma in alto, nell'aria, volando via in groppa a Buckbeak.
“Oh cielo, credo che stavolta lo abbiamo perso…” E Albus intendeva in molti sensi.
“che cosa vuoi dire?” domandò ansiosamente Sirius. “Andrò a trovarlo a Hogsmeade domani!” incalzò, “Gli chiederò di tornare!”
Dumbledore sospirò stancamente e chiuse gli occhi. “Forse sarebbe meglio per tutti noi che non tornasse. Sapevo che stava nascondendo qualcosa di grosso e ho l'impressione che i suoi incubi siano parte di questo segreto. Non posso proprio rischiare il benessere degli studenti. Vive nel suo proprio mondo.”
Sirius e Remus provarono a negarlo più vivamente che poterono, ma Snape ghignò e li interruppe. “Ho sempre avuto dei sospetti sul ragazzo. Ho sempre saputo che stava nascondendo qualcosa. Indossava sempre quel mantello oppure quei lunghi guanti che gli nascondevano le braccia. Non mi fido di lui… Conosce cose…”
“questa è una totale idiozia!” esclamò Sirius con rabbia. “Non ha mai fatto qualcosa di sbagliato, contro nessuno! Non hai il diritto di accusarlo in questo modo!”
Snape fece una smorfia. “La prossima volta che maneggerà un serpente come ha fatto due settimane fa, gli dirò di venirti a trovare!”
Iniziarono a bisticciare, ma s'interruppero rapidamente quando il Preside intimò loro di smetterla. “Non c'è motivo di starsene sulla porta, ragazzi. Mister Evans non tornerà, stanotte.”
Poppy stava smaniando per andare Hogsmeade, ma seguì tutti gli altri nuovamente all'interno, per dedicarsi ad un meritato riposo, anche se ad ogni modo non le sarebbe tornato il sonno tanto facilmente.
Fine Flashback

Così ora Harry stava silenziosamente servendo un cliente, cercando di non pensare a Sirius e Remus, che erano venuti a fargli visita non troppo tempo prima, senza esito, perché lui era rimasto chiuso nella propria stanza per tutto il tempo che erano stati là.
Con un'espressione abbattuta impressa in viso, Rosmerta aveva chiesto loro di andarsene, dopo due ore di suppliche davanti alla porta della camera di James.
Harry servì un'altro cliente ed ignorò lo sguardo di Rosmerta che lo pedinava. Semplicemente, la donna non aveva capito che cosa fosse accaduto, ma James tenne la bocca ben chiusa.
………

Passò una settimana.
Harry stava iniziando a diventare impaziente; sapeva che Voldemort aveva intenzione di fare qualcosa, lo sentiva, poteva sentire la tensione nell'aria… Ed aveva ragione. L'unica cosa di cui non era a conoscenza, era che il Signore Oscuro stava seguendo una pista.
Harry sospirò, frustrato, per la decima volta, quel giorno. Rosmerta, come tutti i presenti, ora si teneva a distanza da lui; stava quasi sempre facendo qualche smorfia, era irascibile, e la mano della bacchetta sempre pronta a scattare.
Stava lucidando un tavolo, quando iniziarono pianti d'orrore, grida. Gli astanti nel pub gelarono di paura non appena una vecchia strega grassottella spalancò la porta con uno scoppio e si nascose dietro il bancone. “MANGIAMORTE! UN ATTACCO! NASCONDETEVI!”
La gente inizò ad entrare nel panico, e prese a nascondersi non appena sentì il caos di fuori; incantesimi e maledizioni venivano scagliati in ogni direzione. Rosmerta fu sospinta verso il retro del proprio pub dai clienti che tentavano di nascondersi il più velocemente possibile. “James! JAMES!”
Harry rimase pietrificato dalla loro codardia, ma non perse tempo a biasimarli. Sfoderò rapidamente la bacchetta e corse fuori, sorpassando un abitante del villaggio che urlava. Delle persone venivano ferite; un mago che cercò di giungere in soccorso venne scaraventato in una casa vicina da un Expelliarmus, un altro si contorceva avendo subito gli effetti di un breve Cruciatus.
Un Mangiamorte rise e giunse alle spalle di quell'ultimo. Gli occhi di Harry si spalancarono rapidamente, ma si assottigliarono altrettanto in fretta; senza ancora usare la bacchetta, usò l'incantesimo di appello su una panchina di legno e la scagliò contro i due, riuscendo a colpire il Mangiamorte alla schiena e facendolo svenire.
C'erano altri tre Mangiamorte, e ognuno di loro causava devastazione nel villaggio. Ogni strega e mago sulla loro strada subiva il Cruciatus o gli venivano inflitte brutte ferite.
Notò due bambini tutti rannicchiati in un angolo, ma sembrò quasi che il Mangiamorte avesse visto lui e, seguita la direzione del suo sguardo, avesse ghignato sadicamente.
Harry vide rosso. Corse verso i ragazzini con fare protettivo e puntò la sua bacchetta rosso brillante contro il trio dei seguaci mascherati. I due giovinetti dietro di lui, di poco più di sette o otto anni, iniziarono a piangere e a supplicare James di proteggerli.
“Ha! Ha! Ha! Guardate che cosa abbiamo qui! Un ragazzino che crede di poter giocare a fare l'eroe!” Lo derise malvagiamente uno dei Mangiamorte.
Harry strinse gli occhi; quella era la voce di Rodolphus Lestrange, marito di Bellatrix Black… l'assassina del suo Padrino nell'altro mondo. “Non avvicinatevi ancora! Andatevene, o ne subirete le conseguenze!”
Il trio sghignazzò ed Harry gli lanciò contro un'occhiata glaciale.
“Ohh, sto tremando! Sono terrificato!” continuò un altro, sarcastico, e la voce provò che era nessun altro che Antonin Dolohov… di nuovo.
Harry ghignò in modo cattivo. ‘Così, Dolohov è tornato per un’altra lezione, non è vero? Non lo deluderò.’ Preparò la bacchetta, che iniziò a brillare pericolosamente.
I Mangiamorte prepararono le loro. “Hai fegato, ragazzino. E' un peccato che tu ci sia contro; il Signore Oscuro ti darebbe il benvenuto se divenissi un suo seguace!”
Harry rise sotto i baffi. “Non mi unirò mai a quel perdente miserabile! Al contrario di voi, che non avete dignità alcuna!”
Quello li fece agire, e Harry eresse rapidamente un incantesimo-scudo per evitare di essere colpito dal Cruciatus. I ragazzini dietro di lui strillarono di paura, e Harry realizzò che non aveva tempo di giocare con loro con i due alle spalle, scoperto per ogni attacco; contavano su di lui.
Con un forte grido puntò la bacchetta contro i Mangiamorte e rilasciò l'incantesimo scudo; “LACERO!”
Colpì chi Harry pensava fosse Rodolphus e l'uomo iniziò a urlare e tremare dal dolore, sul terreno coperto di neve, poiché gli effetti erano amplificati dalla bacchetta nuova.
Dolohov riconobbe all'istante l'incantesimo che aveva subito e cominciò ad indietreggiare.
“TU!” tuonò e gli si lanciò contro, afferrandogli il braccio con forza appena sopra il polso, sotto la manica. Mossa sbagliata. VERAMENTE sbagliata.
“RAHH!” lasciò andare di scatto Harry per assistersi la mano dolorante. “Qualcosa mi ha morso! Che cosa, diamine?!” Dolohov fissò la figura di un ghignante James Evans, ma non vide che cosa avesse potuto morderlo in quel modo.
Abbastanza in fretta, lui e l'altro suo complice furono colpiti dallo stesso incantesimo, ed ebbero tutte le difficoltà del mondo a gattonare via e smaterializzarsi con un sonoro pop, dimenticandosi completamente dell'ultimo di loro, che Harry aveva messo fuori combattimento davanti ai Tre Manici di Scopa.
Harry sospirò e ringraziò il cielo di aver lasciato che Nagini gli si arrotolasse attorno alla vita, oggi, invece di sparirgli sotto la pelle come un tatuaggio mobile. Si voltò, chinandosi in avanti per controllare i due ragazzi tremanti. Questi sussultarono e lo guardarono sospettosamente, ma accettarono la sua mano tesa senza pensarci due volte. “Wow! E' stato fantastico! Li hai fatti andar via!” esclamò con entusiasmo uno di loro.
Harry non comprese l'improvvisa energia del ragazzo. “State bene?”
Annuirono, ancora impressionati dal suo aspetto autoritario. Udirono una serie di grida e Harry si voltò rapidamente a puntare la bacchetta verso la fonte del rumore… ma presto l'abbassò, quando notò Rosmerta e gli altri abitanti del villaggio che guardavano nervosamente il corpo del Mangiamorte privo di sensi, non osando ancora togliergli la maschera bianca, e che lo fissavano.
“James!” Rosmerta strillò e gli corse incontro, assicurandosi che stesse bene prima di colpirlo dietro la nuca. “Ragazzaccio sconsiderato! Avresti potuto venire ucciso! Ero così preoccupata! Che è successo?!”
La madre dei due giovani ragazzini, finalmente li trovò e pianse di gioia, poiché non erano feriti, e quelli saltavano su e giù allegramente. “Li ha fatti andare via! Li ha fatti urlare così forte, mamma! Sono corsi via!”
Tutti lo guardarono e, dopo qualche minuto di silenzio, iniziarono a ringraziarlo. Rosmerta diede a James un'occhiata da vicino e gli mise una mano sulla spalla.
Le comunicò la propria inconfortevolezza per tutta quell'attenzione con uno sguardo.
“James, non puoi continuare così. Sei ancora un bambino! Non dovresti essere capace di misurarti con i Mangiamorte, non dovresti combattere con adulti come noi; dovresti essere ad Hogwarts, dove alla fin fine ti sei divertito durante le Vacanze di Natale. So che non ti trovi completamente a tuo agio qui con me; so che preferiresti essere ad Hogwarts. Non conosco quello per cui sei passato, ma sento che comunque ritieni che Hogwarts sia la tua casa, per quanto sembri assurdo. Dovresti andare.” Finì quietamente Rosmerta.
Harry la fissò senza risposte.
Rosmerta gli diede un confortante sorriso. “Dopo tutto, devi ancora a Xiomara un incontro di Quidditch! Non vuoi essere chiamato bugiardo, non è vero? Ora vai! Va' dove il tuo cuore ti comanda!”
Una lacrima si fece strada sulla guancia della donna, ma gli sorrise, spintonandolo nella giusta direzione. Harry le diede un pacato ma triste sorriso. Lei rise, cercando di alleggerire l'atmosfera. “Sai che sarai sempre il benvenuto qui James! E farai meglio a venire a farmi visita! Ora prendi le tue cose e vai ad Hogwarts!”
James annuì silenziosamente e, ignorando i ringraziamenti attorno a lui, tornò nella sua camera per ridurre e impacchettare i suoi possedimenti.
Sfortunatamente, non vide Lucius Malfoy ghignare vittoriosamente, nel mentre della battaglia, e sparire non appena entrò ai Tre Manici di Scopa.
Bel lavoro Nagini. Grazie,” Harry sussurrò all'animale.
Davvero non c'è di che, masster. Ma l'umano aveva un ssapore abbasssstanza ripugnante.”
Harry ridacchiò piano al proprio secondo famiglio, non appena finì di impacchettare le sue cose ed uscì fuori, con Hedwig che lo seguiva doverosamente.
………

Xiomara sospirò al riprendere i contenitori delle palle da gioco per il successivo allenamento di Quidditch. Non ricordava, in realtà, quale squadra avesse dovuto allenarsi quel giorno, tra Gryffindor e Slytherin, ma conoscendole entrambe, sapeva che tutte e due si sarebbero fatte avanti e avrebbero inziato a battibeccare su chi aveva eventulamente per primo il diritto di palla.
Posizionò le pesanti scatole al centro del campo, e alzò gli occhi al cielo azzurro e sereno. Sussultò al sentire come se qualcuno la stesse spiando, si voltò e sbatté le palpebre.
James Evans dietro di lei la guardava con un ghigno giocoso. “Ehilà! Che mi dice di quell'uno-contro-uno?”
Xiomara sorrise selvaggiamente. “Sei qua!”
………

Lucius s'inchinò con fare sottomesso davanti al prorpio Maestro. Dolohov, Lestrange e il terzo Mangiamorte mostravano ancora degli spasmi, in un angolo, e respiravano con difficoltà.
“Rapporto, Lucius. Dove il quarto membro della tua squadra?”
Lucius pareva in qualche modo compiaciuto, sebbene uno dei suoi fosse stato tramortito e catturato. “Il ragazzo lo ha fermato con una potente sferzata di magia senza bacchetta. Ha dimostrato di essere una considerevole minaccia ai vostri futuri piani. Ho riconosciuto perfettamente l'incantesimo che ha usato contro gli altri e me. Egli è colui che si è chiamato il ‘Ragazzo-Che-Visse’, oppure è connesso a lui. Quello che ci aveva attaccato la prima volta… aveva occhi verde scuro, è tutto ciò che siamo riusciti a vedere al buio. Se è realmente lui questo ‘Ragazzo-Che-Visse’, deve star usando un fascino davvero potente per ingannare anche Dumbledore.”
Lo sguardo di Voldemort scandagliò i più potenti tra i membri del suo esercito, e si posò quindi su Nagini, che gli sibilò dalla propria postazione sotto di lui.
“Sono compiaciuto, Lucius. Prendi i tuoi alleati più potenti dal ministero e va' ad Hogwarts. Voglio che la reale identità di questo ragazzo sia smascherata davanti a tutti, e se resiste lo voglio morto. Chiunque ponga resistenza a Lord Voldemort deve servire da esempio di come nessuno debba intralciami!”
Lucius s'inchinò profondamente. Antonin Dolohov gli afferrò una manica prima che il biondo potesse smaterializzarsi per radunare la propria squadra. “Fammi venire con te. Quel piccolo figlio di pu***na ha osato attaccarmi due volte! Voglio la mia vendetta! Voglio esserci, quando sarà sottomesso!” Disse con convinzione.
Malfoy annuì. “Indosserai il cappuccio e agirai come se fossi un Auror.”
“Aspetta! Anche io vengo!” un'altra voce, femminile stavolta, lo chiamò, e c'era una sola donna nell'intera armata dei Mangiamorte: Bellatrix Lestrange, conosciuta dai più come Bellatrix Black.
“Perché vuoi venire, Bellatrix? Non ho bisogno del tuo aiuto,” ringhiò Lucius.
Lei ridacchiò con malvagità. “Voglio vedere il ragazzo che ha avuto il potere di battere alcuni tra i più potenti servitori del nostro Lord. Non è di tutti i giorni che tu sia inferiore a un misero moccioso, Lucius. La vecchiaia t'infiacchisce?” lo prese in giro.
L'uomo fece appena una smorfia nella sua direzione, quindi sparì con un sonoro pop. Dolohov e Bellatrix indossarono i loro cappucci e lo seguirono in un istante.






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Capitolo 16
*** cap. 16 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 16: [The catch of the day] Giorno di caccia
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“Quando il Preside mi ha detto che probabilmente non saresti tornato…” Iniziò esitante Xiomara, guardando James.
Il ragazzo distolse lo sguardo tristemente.
“Sai, quando sono tornati da Hogsmeade e ci hanno detto che eri rimasto chiuso nella tua stanza finché non erano andati via, erano così abbattuti e tristi. Anche io mi sentivo confusa, ma allo stesso tempo avrei voluto venire là io stessa e darti un pugno, e dirti che non avevi ancora mantenuto la tua promessa! Ma… Non ho capito che cosa è successo, non lo capisco tuttora, nessuno ci riesce… a indovinare che cosa passa in quella testa che ti porti dietro…”
Una sferzata di vento arruffò giocosamente i loro capelli, ma senza farli rabbrividire; era un vento caldo per una giornata inusualmente calda di metà gennaio.
“Non mi sento di parlare del mio passato,” mormorò James cupamente, e poiché Xiomara sentì che stava perdendolo di nuovo, mise su una facciata allegra e un sorrisetto complice.
“Va bene! Ora che sei qui forse finalmente avrò la sfida che aspettavo! Ma ti avverto! Ero senz'altro la migliore giocatrice di Quidditch, ai miei anni! Non sono un'istruttrice di volo per nulla!” Il suo atteggiamento gioviale lo fece sorridere lievemente.
“Lo crederò quando lo vedrò.”
La donna sbuffò e corse al ripostiglio delle scope. Harry la vide sparire all'interno, ed era sicuro che sarebbe tornata fuori con una scopa della scuola, una Scopalinda, ma invece giunse con una lustra scopa marroncino chiaro, che riconobbe come la Nimbus 2004, dalle sue visite a Diagon Alley.
“Una Nimbus 2004, eh? Ha una gran bella scopa, ma non deve usarla molto spesso.”
Lei gli ghignò con orgoglio, facendogli vedere bene la meravigliosa scopa. “Ed è qui che sbagli! Faccio allenamento con questa scopa almeno tre volte alla settimana, quando gli studenti sono tutti dentro e il tempo me lo permette!”
James parve molto sorpreso. “Così spesso, eh? Io non ho inforcato la mia da un bel po' di tempo, devo essere un po' fuori allenamento. Mi darebbe qualche minuto per riprendere la mano?”
La donna fece schioccare la lingua. “Certo che no!”
James ridacchiò. “Come supponevo…”
Lasciò che Xiomara aprisse la scatola in cui stava la Pluffa e il Boccino d'Oro, e l'altra, separata, che conteneva i pericolosi Bolidi. Mentre la donna era occupata, cercò nel suo taschino e trovò la scopa miniaturizzata.
“Engorgio,” bisbigliò sottovoce, e osservò con soddisfazione come il regalo del suo Padrino riprese le normali dimensioni. La guardò con intensità e quasi appassionatamente. Il solo impugnare la sua scopa vibrante faceva sì che il suo spirito s'innalzasse.
‘Sirius…’ Harry chiuse gli occhi strettamente, e strinse la scopa a sè, da prezioso regalo che era.
“Woah! Che razza di scopa è questa?!”
Harry ritornò alla realtà e trovò Xiomara che stava dritta davanti a lui, china, a guardare con stupore il lucido, nero*, manico di scopa che emanava un'aura di potenza e velocità.
“Questa è la mia Firebolt. Ho vinto molti incontri con questa in passato. Era un regalo… da qualcuno che porto nel fondo del cuore.” La tristezza nella voce di James colpì l'insegnante, e la donna indietreggiò per dargli lo spazio per montarla.
‘Posso sempre domandargliene dopo la nostra piccola partita. Dopotutto, non ho mai visto un simile modello di manico di scopa finora; è davvero insolito.’ Xiomara lasciò che il Boccino d'Oro schizzasse via e sparisse nell'aria prima di prendere la Pluffa tra le mani.
“Ecco come faremo: proveremo ad accumulare punti segnando nella porta avversaria più volte possibile, tentando di evitare i Bolidi, e quando il Boccino d'Oro alla fine riapparrà, lasceremo andare la Pluffa e cerchermo di acchiapparlo prima dell'altro. Ti sta bene?”
James ci riflettè su, poi annuì.
Xiomara lasciò che i Bolidi volassero via e si diede la spinta sul terreno; Harry fece lo stesso e attese che l'insegnante lanciasse la Pluffa in aria, concentrandosi sulla palla. “Pronto? VIA!” La Pluffa venne lanciata, ed Harry lasciò decollare il suo istinto… letteralmente. Schizzò via come una freccia in un paio di secondi, facendo sussultare Xiomara non appena spinse la sua scopa ad andare più veloce. ‘M**da! Quella cosa è veloce! quasi più veloce di una Nimbus 2004, almeno per la partenza!’
Harry prese la Pluffa ed evitò i due Bolidi che si erano diretti verso di lui a piena velocità; la sua Firebolt era più veloce, comunque, così sfrecciò in direzione delle porte di Xiomara, pienamente consapevole del fatto che sebbene lui avesse la scopa più rapida, lei aveva comunque un vantaggio: era ben allenata in tutte le posizioni in cui un giocatore di Quidditch poteva trovarsi, mentre lui era sempre stato solo un Cercatore.
Un Bolide quasi lo colpì, e il ragazzo si lamentò lievemente, rallentando nel mentre la scopa; era abbastanza per Xiomara, che lo raggiunse e ghignò quando notò che James aveva ancora gli occhi sul Bolide e non si era accorto che lei era giusto dietro di lui.
Spinse al limite la propria scopa verso l'alto e venne in collisione con quella di James, facendo strillare il ragazzo, che allentò la presa sulla Pluffa. Lei la prese e schizzò via il più rapidamente possibile verso i cerchi di James con un sorriso derisorio. “GRAAZIEEE!”
L'occhio di Harry ebbe un piccolo movimento spasmodico, ed egli afferrò selvaggiamente la sua Firebolt. “Facciamole vedere!” ghignò e s'apprestò al fermarla dal segnare un punto.
Il cuore dell'istruttrice stava battendo a mille all'ora e l'emozione che provava era completa. La colse il nervosismo, tuttavia, quando allungò lo sguardo dietro di sè e notò che James non era lì.
‘Dov'è?’ Deglutì, ma scagliò la Pluffa nel cerchio centrale. ‘Sì… sì…!’
James venne fuori dal nulla e, come se stesse giusto passando di là, prese la Pluffa e scosse il dito in direzione di lei. “Nuh-uh!” Rise a lei che arricciava le labbra con disappunto, e le volò sopra sbattendo ripetutamente le palpebre giocosamente.
La donna ringhiò, ora del tutto presa dal gioco. Ora era dietro di lui, seguendolo da un metro di distanza, provando a spingere la propria scopa ad una maggiore velocità. Poteva quasi raggiungerlo! Ma un Bolide le venne davanti e dovette scartare sulla destra per evitare di essere colpita, imbroncendosi al sentire James che esultava; sapeva che aveva tirato in porta con successo.
Le volò accanto e le consegnò la Pluffa, ghignando alla sua faccia corrucciata. “Non è giusto! Un Bolide mi ha quasi colpito! In più la tua scopa, da dovunque provenga, è più veloce della mia!”
James non riuscì a non ridere alla sua espressione infantile. “Hey! E' lei che ha deciso di includere i Bolidi nell'incontro! e le avevo già detto prima che la mia scopa era più veloce, dunque perché se ne rammarica adesso?”
Mantenne il broncio, mentre si rigirava la palla tra le mani. “Ero sicura che la mia Nimbus 2004 fosse più veloce della tua…”
James roteò gli occhi. Quando i Bolidi si diressero una volta ancora verso di loro, furono cosrtetti a separarsi e a ricominciare a giocare.
Poiché la scopa del ragazzo era più veloce, Xiomara dovette usare differenti tattiche per sfuggirgli. Lui la raggiunse, fu al suo fianco, allungò il braccio per toccare la Pluffa, premuta sotto il braccio della donna, quando lei sogghignò e deviò dall'altra parte, quasi soffocandosi il fiato nei polmoni; Harry, d'altra parte, adorò l'emozione della caccia e fu lesto nel seguirla.
Ad ogni modo, il 'gioco di scopa' di lei era eccellente, ed iniziò a girargli attorno e a passargli sopra o sotto per evitare la sua mano tesa. Gli sfuggì un'imprecazione soffocata, quando fallì per l'ennesima volta il proposito di acchiapparla.
Xiomara rise di giubilo e scagliò la palla nel cerchio di destra, prima che lui potesse respingerla. “WHOOO!” Fece una piccolo balletto sulla scopa, facendo sollevare ad Harry un meravigliato sopracciglio per le sue stravaganze.
“Prendi questo, James!” rise, e gli lanciò la palla, così che potessero ricominciare.
“Era davvero una stupenda strategia, sono impressionato,” James disse, cordiale, mentre lei si batteva il petto; la donna si stava comportando come una ragazzina, adorabile.
Harry si concentrò, e ripartì non appena un Bolide schizzò tra di loro. Lei non perse tempo, sapendo che se avesse rallentato il ritmo per lui sarebbe stato facile segnare senza problemi.
Cioè, giocò con lei volandole a destra e a sinistra, sopra e sotto e attorno a lei, facendo grugnire e faticare Xiomaran per lo sforzo di condurre la propria Nimbus 2004. ‘Dannazione, è bravo.’ Pensò sinceramente, ma non si diede per vinta.
Iniziò a roteargli intorno come lui aveva fatto con lei, facendolo sembrare un grazioso balletto aereo. Harry stava iniziando a stancarsene e schizzò alto nell'aria. Xiomara lo seguì doverosamente e si diede una spinta, sorprendendo James quando sogghignò giusto dietro di lui.
Harry assottigliò gli occhi, allo scorgere uno scintillio a una trentina di metri sopra di lui. La donna dagli occhi di falco stava quasi per rubargli la Pluffa, quando il ragazzo la lasciò semplicemente andare ed accelerò verso l'alto. Lei prese la palla con un'espressione confusa, finché vide ciò che stava rincorrendo adesso James: il Boccino d'Oro.
‘Ha una vista acuta! Non l'avrei visto se non si fosse catapultato verso di esso!’ pensò, impressionata.
La donna sussultò quando lui frenò improvvisamente e quindi volò verso il basso, seguendo la pallina dorata che tentava disperatamente di fuggire. Non appena James le ripassò davanti, lo seguì subito, senza lasciare il piccolo Boccino fuori dal suo campo visivo.
I loro cuori battevano sempre più rapidamente, il vento fischiava loro attorno; non videro null'altro attorno a loro… fatta eccezione per i Bolidi, che evitarono con prontezza di riflessi per tornare quindi alla loro frenetica caccia pulsante d'adrenalina.
Xiomara tese un braccio, tenendo l'altro strettamente aggrappato al manico di legno che le permetteva di volare.
Erano ora fianco a fianco, una gara per vedere chi di loro avrebbe raggiunto per primo la preda.
Il Boccino accelerò, e il terreno di gioco si fece visibile e sempre più vicino. Xiomara respirava affannosamente e iniziò a sudare, mentre spingeva la scopa al limite, ma non fu abbastanza. James le fece mangiare la propria polvere non appena spinse la propria scopa alla sua massima velocità, di 280 chilometri orari, mentre quella di Xiomara poteva raggiungere solo i 190 orari**.
La donna non si sarebbe arresa, se il Boccino avesse deciso di cambiare direzione all'ultimo momento, ma quello andava giù e giù e sempre più giù… Il terreno divenne pericolosamente vicino e Xiomara boccheggiò, afferrò l'estremità del suo manico di scopa e lo tirò verso l'alto, per quanto con somma difficoltà. “JAMES!” strillò, a lui che continuò a volare verso il basso a piena velocità. “JAMES! TI SCHIANTERAI!”
Harry non la sentì, anche se la sua voce risuonò per l'intero campo di gioco. Harry non vedeva altro che il Boccino, e non sentiva nulla se non il frullare delle sue ali da folletto.
Lasciò andare completamente il manico della sua scopa e tese entrambe le braccia davanti a sè, trattenendo la Firebolt in modo esperto solo con le cosce tonificate dal Quidditch. Harry grugnì non appena la sua mano sinistra finalmente si chiuse sul Boccino d'Oro. Un grido d'allarme e paura lo fece tornare alla realtà, e s'avvide, non senza shock, che si sarebbe sfracellato sul terreno a piena velocità, se non si fosse tirato su… proprio ora.
Stando rilassato come potè, afferrò la sua Firebolt e la tirò su più forte che gli riuscì, sapendo che questo non era il solo grido d'avvertimento che aveva ricevuto. Sentì la scopa tremare sotto di lui, ma quella obbedì al comando senza protestare, non senza difficoltà.
Harry sospirò e si rilassò, guardando con soddisfazione la palla che nella sua mano sbatteva le alucce, mentre volava a pochi centimetri al di sopra del terreno coperto di neve. ‘non mi sentivo così libero e rilassato da secoli… avrei dovuto farlo molto tempo fa.’ Pensò, sapendo che, quando giocava a Quidditch, era nel suo elemento, poteva dimenticare ogni suo problema.
Finalmente si fermò, e quando posò i piedi al suolo la sua Firebolt divenne inanimata e cadde nelle sue braccia. Non era mai successo prima, e stava per ispezionarla, quando venne rapidamente colpito sulla nuca… due volte in una. “OW! Che colpo!” si voltò verso la scioccata istruttrice di volo dagli occhi spalancati, che stava ancora tremando per riprendersi dallo spavento che James le aveva procurato.
“Imbecille! Mi hai spaventato a morte! Potevi morire! Quanto sei stato imprudente e totalmente stupido, e solo per un Boccino!” gli strillò contro.
“Già, e lo ha preso.. ed è stato maledettamente entusiasmante!” Giunse la calorosa replica da dietro di loro.
Sbatterono le palpebre e si voltarono; Ron lo guardava con meraviglia, apparentemente dimentico della discussione che avevano avuto prima delle vacanze.
L'intera squadra Gryffindor era là e guardava James e Madama Hooch con gli occhi di fuori. Sirius era con loro, guardava James e solo lui, rendendo Harry nervoso. “Sei tornato…” Sirius disse con prudenza, non volendo che il ragazzo scappasse via come l'ultima volta.
James gli diede uno sguardo insicuro ma annuì in risposta.
Sirius sospirò di sollievo e fece una smorfia. “Dove hai imparato a volare in quel modo? Che tipo di scopa è questa? Xiomara ha ragione, ciò che hai fatto è stato una follia, potevi farti male sul serio.”
Xiomara annuì mentre i Gryffindor protestavano. Ron fu lesto nel mettersi a difesa di James. “Ma professore! E' stato maledettamente grande! Almeno deve ammetterlo, da fan di Quidditch! ragazzi, vorrei che Malfoy fosse stato qui per vederlo!” mormorò. “Si sarebbe pisciato nei pantaloni! La tua scopa è anche più veloce della Nimbus 2004! E so che il padre di Malfoy ne ha comprate per la squadra di Slytherin.”
I compagni di Ron fecero delle smorfie cupe all'ingiustizia di ciò. Seamus stava guardando avidamente James e la sua scopa. “Ragazzo, non puoi venire assegnato ad una casa? Potresti far parte della nostra squadra di Quidditch! Diverremmo imbattibili!”
James ridacchiò sonoramente. “Scusa, Seamus, ma non me la sento proprio di venire sorteggiato.”
‘Non ancora, comunque,’ concluse silenziosamente, ‘Non credo che gli piacerebbe sentire che potrei essere assegnato a Gryffindor o a Slytherin con la stessa facilità…’
Sbattè le palpebre. “Parlando di Quidditch e di scope… la mia ha qualcosa che non va.” Harry impugnò la sua Firebolt senza vita e la ispezionò. “Non reagisce più al mio richiamo. L'ho sentita tremare pericolosamente quando l'ho tirata verso l'alto, e semplicemente è caduta quando i miei piedi hanno toccato terra.”
Xiomara si esibì in uno sbuffo d'incredulità. “E' la prima volta che sento di qualcosa del genere. Hai spinto la tua scopa troppo oltre i suoi limiti, e ha bisogno di essere 'aggiornata'. Hai in pratica sorpassato la scopa ed essa non può più rispondere alle tue richieste. Incredibile!”
Gli altri erano strabiliati dal fatto che James potesse resistere a tale velocità e chiederne ancora, mentre Harry teneva stretta la sua Firebolt. ‘dovrò andare in un negozio di Quidditch e chiedere un kit d'aggiornamento… Non lascerò la mia scopa a nessuno, dovrò farlo da solo.’
“Capisco.”
Xiomara annuì e ripose il Boccino, la Pluffa e i Bolidi nei rispettivi contenitori. “Non posso ancora credere di essere stata battuta!” mormorò infantilmente.
Dean fu al suo fianco in un secondo. “Bene, poiché James evidentemente non vuol far parte della nostra squadra, potrebbe farlo lei?” chiese con voce suadente e compiacente.
Sirius ridacchiò mentre Xiomara roteava gli occhi. “Sono la tua insegnante di volo, Mister Thomas, non una studente. Ma rifletterò molto attentamente sulla tua richiesta, grazie.”
Sirius ridachiò, mentre i Gryffindor mugolarono, e mise un braccio attorno alle spalle di James. “Devo ammetterlo, James, il tuo modo di volare è impeccabile. E' stato davvero emozionante vedervi entrambi. Io…ho avuto un amico che raggiungeva la tua bravura… meno pericolosamente, ovvio. Ma…” Sirius si fermò ed esalò un tremulo sospiro.
Harry mise una mano sulla spalla del proprio Padrino, in conforto, non appena i suoi occhi tornarono ombreggaiti. “Capisco, Sirius. Anch'io ho perso molte persone importanti nella mia vita.”
Sirius annuì tetramente.
Xiomara avvertì che la conversazione stava diventando spinosa, così si schiarì la gola per attirare la loro attenzione. “Bene, perché non torniamo dentro? Non credo che dovremmo stare fuori tutto il giorno. E ad ogni modo, la squadra Gryffindor deve allenarsi.”
Ron e gli altri non parvero così entusiasti di giocare ancora, e scossero la testa. “Nah,” iniziò Seamus, “possiamo aspettare ancora un po' per fare allenamento. Il nostro prossimo incontro è contro gli Hufflepuff, non avremo problemi. Ed è quasi ora di pranzo.”
Gli altri annuirono e tutti seguirono Xiomara, Sirius e James di ritorno al castello. Ron stava parlando animatamente con i suoi amici sulla partita di James e Hooch, quando l'istruttrice di volo lo chiamò. “Di' un po' Mister Weasley, è un'occasione insolita, che la squadra Slytherin non sia qui contemporaneamente a voi. E' successo qualcosa?”
Ron fece spallucce. “Come posso saperlo? Non sto mica a seguire Malfoy tutto il giorno.”
Xiomara mugugnò, e aprì le porte del castello. Il gruppo chiacchierino si fece strada nella Sala Grande e notarono che erano quasi i primi ad essere arrivati. Albus era già lì e quando vide James sembrò sorpreso, e sollevato allo stesso tempo. “Ah, Mister Evans, allora ha deciso di tornare, dopotutto. Forse con qualche risposta su quel che è successo, hum?” disse con voce festosa.
James gli dedicò appena uno sguardo impassibile, e decise di sedersi al tavolo dei Gryffindor; non si sentiva in vena di discuterne al momento.
Xiomara gli dedicò un gran ghigno e Sirius gli arruffò i capelli scherzosamente prima di dirigersi al tavolo degli insegnanti.
Abbastanza presto la Sala grande iniziò a riempirsi e gli studenti furono sorpresi di vederlo di nuovo.
“Mi chiedo perché sia ancora qui… Non è uno studente ma Dumbledore gli permette di restare,” sussurrarono molti ragazzini che non capivano che Dumbledore lo faceva per tenere un occhio sul ragazzo dai capelli scuri.
Hermione raggiunse il proprio ragazzo e salutò James con un entusiasta ciao. James sorrise in risposta e le fece un cenno col capo.
Nel bel mezzo del pranzo, un brivido percorse Harry, che si fermò dall'ascoltare quello che Colin gli stava dicendo, per alzare lo sguardo in direzione delle porte della Sala Grande.
“James? Mi stai ascoltando?” chiese Colin, un po' disturbato dal non essere ascoltato. Il biondino mise il broncio e agitò una mano davanti alla faccia di James. Boccheggiò non appena la mano gli fu rapidamente afferrata in una ferrea stretta, il che allertò qualcuno dei suoi compagni.
James gli allungò uno sguardo esaustivo che diceva ‘non farlo mai più’ , che fece deglutire e ammutolire Colin davanti al suo pranzo. Era curioso, comunque, del perché James avesse spostato lo sguardo così gravemente in direzione delle porte, come se qualcosa stesse per saltare loro addosso in qualsiasi momento.
Nel frattempo, la mano di Harry stava inconsciamente avvicinandosi sempre più alla bacchetta nel proprio fodero. Il suo sguardo saettò verso il Preside; anche il vecchio aveva una smorfia impressa in viso.
‘Lo ha sentito anche lui?’ si chiese Harry, ‘gli scudi sono stati forzati con… Questo non è una buona cosa. Non sarei dovuto tornare.’
“Posso aiutarla, Mr. Malfoy?”
Gli occhi di Harry si spalancarono di botto ed egli tornò alla realtà, quando sentì la voce sospettosa e quasi allarmata di Albus. Rimase seduto e decise di vedere come Albus avrebbe gestito la situazione.
Lucius Malfoy ghignò quel suo infuriato sorriso, mentre ordinava che qualcuno degli uomini ammantati che lo accompagnavano bloccasse l'uscita, cosa che fece sfoderare al Preside la bacchetta. Gli studenti iniziarono a impaurirsi mentre gli insegnanti seguirono l'esempio del Preside.
“Non lo farei se fossi in te, vecchio. Non vorreste che nessuno dei vostri preziosi studenti si faccia male, vero? E ad ogni modo, non sono qui per te oggi.”
Gli studenti, che si erano mossi verso la sorgente di conforto che era il tavolo degli insegnanti, spostavano lo sguardo con molta confusione dal preside seduto, gli insegnanti apparentemente impotenti e Lucius Malfoy, il padre di Draco Malfoy. “che cosa succede, Signor Preside?” domandò un disorientato e abbastanza spaventato Colin a nome di tutti.
Dumbledore abbassò la bacchetta lentamente, ma la tenne stretta in una salda presa. Non c'era risposta che potesse dare al giovane Colin Creevey e se avesse fatto una qualsiasi mossa sbagliata, gli studenti avrebbero potuto essere coinvolti e feriti. “Che cosa vuole, Lucius Malfoy?” quasi ringhiò, facendo boccheggiare gli studenti dallo shock; mai il Preside aveva usato un simile, astioso tono di voce.
Lucius gli rivolse uno sguardo derisorio e compiaciuto mentre si rigirava pericolosamente la bacchetta nella mano. quindi, la strinse con forza e la sua espressione derisoria si trasformò in un ghigno. “Voglio colui che si fa chiamare James Evans!” ringhiò con violenza.
Singulti risuonarono nella Sala.
Harry chiuse gli occhi, mentre gli sguardi degli studenti scavavano un buco nella sua nuca. ‘Lo sapevo. Sarà meglio ascoltarlo prima che maledica tutti… Ma ciò non significa che andrò via senza combattere.’ ghignò mentalemente. ‘Sebbene, essere catturato adesso mi porterebbe direttamente di fronte a Voldemort; non avrei bisogno di cercare quel pazzo.’
“che cosa vuole da James, Malfoy?” Latrò Sirius rabbiosamente al biondo, la bacchetta pronta. Remus ringhiò.
“James! Che cosa diamine stai facendo?! Resta qua!” sussurrò Ron esasperato cercando di trattenere il ragazzo dai capelli scuri.
James lo ignorò e camminò al di fuori della massa di studenti, occhi all'erta e bacchetta sfoderata.
Lo sguardo di Malfoy scivolò su di lui, calcolatore e guardingo.
“Bene, bene, di ritorno, Malfoy? Pensavo che avessi imparato la lezione nella Foresta Proibita,” disse derisorio, sebbene il suo sguardo fosse molto duro.
Gli occhi di Malfoy si spalancarono al riconoscere la voce e il sangue gli ribollì nelle vene; se il Maestro non avesse chiesto che gli fosse portato il ragazzo vivo, avrebbe lanciato l'anatema mortale, ne era sicuro.
Anche Dolohov riconobbe la voce, e allo stesso modo coloro che erano stati intrappolati con gli Acromantula l'ultima volta. “Tu sei quel ragazzo! Quello che ha osato attaccarci e che si è soprannominato il Ragazzo-Che-Visse!” ringhiò Dolohov, e il suo autocontrollo non era forte come quello di Malfoy. Scagliò il primo incantesimo con un rapido movimento del braccio. “Crucio!”
Grida spaventate raggiunsero le orecchie di Harry, ma aveva già evitato la maledizione e puntato la sua baccheta contro Dolohov. “Impedimenta!” Harry provò di essere più rapido e il seguace oscuro fu gettato all'indietro violentemente.
Iniziò il caos e Harry dovette per prima cosa guardare tutt'attorno a sè. Gli studenti erano tutti raggruppati dietro la schiera degli insegnanti e Dumbledore provava ad aiutare James come più poteva dalla sua postazione sulla detta linea. “STUPEFICIUM!” gridò, colpendo un Mangiamorte che stava per attaccare James allo stesso tempo di un altro.
Sirius e Remus scagliavano incantesimi su ogni Mangiamorte che gli capitava a tiro e che stava tentando di avvicinarsi a James.
Nel frattempo, Harry stava in parte rivivendo l'incubo della guerra finale. “STUPEFICIUM! LACERO!”
Un Mangiamorte cadde sul pavimento, in agonia, non appena Harry riversò su di lui il proprio furore. Ogni movimento cessò progressivamente, quando le urla di pura tortura raggiunsero le orecchie delle persone, e videro con orrore come James Evans manteneva attivo l'incantesimo con uno sguardo di puro divertimento sadico. Il tetro ghigno che aveva e lo scintillio rosso nei suoi occhi non fecero nulla di meno che spaventare tutti; davvero pareva un mago oscuro.
“Che incantesimo è quello?! Lo ucciderà!” squittì con orrore Filius Flitwick.
Erano così concentrati sul seguace che si contorceva, che non si avvidero di un uomo ammantato che si avvicinò all'occupato ragazzo dai capelli scuri; ad ogni modo, Ron lo notò e sfuggì alla presa dei suoi terrorizzati insegnanti per correre alla cieca verso il pericolo. “JAMES! GUARDATI ALLE SPALLE! LASCIAMI ANDARE!” strillò Ron quando Lucius Malfoy lo bloccò e afferrò con sicurezza e minacciosamente nella propria morsa. Usò Ron come scudo mente James gli dedicava uno sguardo pieno d'astio.
“Se fossi in te rilascerei gentilmente l'incantesimo, prima che il tuo amico si faccia male. Ora!” disse con foga Malfoy, puntando la bacchetta alla tempia di Ron.
“RON!” pianse Ginny nella massa di studenti.
“MR. WEASLEY!” Minerva stava impaurendosi, ma Albus la prevenne dall'usare la propria bacchetta e fare qualcosa d'imprudente.
Harry abbassò la bacchetta, e allungò uno sguardo alla persona ammantata che si diresse verso di lui. Ron era completamente impotente tra le grinfie dell'uomo che lo aveva abbrancato e gemette quando Malfoy s'impossessò della sua bacchetta e la gettò a terra. “Ora,” iniziò Lucius quando la persona afferrò James, “getta via la tua bacchetta, da bravo ragazzo.”
Harry lasciò cadere la sua bacchetta rosso brillante, che rotolò sul pavimento.
Malfoy fece una smorfia al vedere l'insolito aspetto della bacchetta e fece cenno ad uno dei suoi complici di prenderla. L'uomo mascherato non l'aveva ancora toccato, che il rosso bastoncino di legno lo scagliò via in una fiammata di magia rabbiosa, prima di sparire semplicemente nell'aria.
“Che cosa diamine è stato?! Dov'è la bacchetta?!” L'ora scoperto Mangiamorte chiese mentre si rialzava; era Augustus Rookwood.
Harry ghignò ironicamente. “Pensavo che fosse il tuo lavoro, quello di scoprire misteri, Rookwood. Tu LAVORI nel Dipartimento Misteri,” James lo derise. “Dimmi, c'è stata qualche nuova Profezia ultimamente? Qualcosa che potrebbe interessare al tuo Maestro, forse?”
Tutti boccheggiarono e qualche studente iniziò a piangere quando James menzionò il Signore Oscuro; quelli che non se ne erano resi conto, ora sapevano di essere stati attaccati dai Mangiamorte.
Albus e i suoi compagni s'incupirono al sentir nominare il Dipartimento Misteri. ‘Come sa del Dipartimento Misteri?? Dovrebbe essere top secret… E ha parlato di una Profezia? Come conosce tutto questo?’ si domandò Albus.
Lucius stava ora facendo una smorfia. “Bene, pare quasi che non ci siano maschere a coprirci il volto. Allora perché non le abbassiamo, ragazzi? Il Nostro Signore ci ha detto che non avrebbe avuto comunque più importanza.”
Chiocciolii risuonarono nella stanza, quando le maschere furono abbassate dai volti e singulti stravolti uscirono dalle gole degli studenti per ogni persona che riconoscevano.
Gli studenti Slytherin che avevano parenti tra quelli o che erano essi stessi apprendisti Mangiamorte si affrettarono a lasciare il gruppo degli studenti spaventati e ingrossarono le fila oscure, con orrore degli altri.
Draco Malfoy faceva parte del gruppo, come anche Gregory Goyle e Vincent Crabbe, non che se ne potesse dubitare. Pansy Parkinson li seguì con Blaise Zabini e Theodore Nott, giusto per fare qualche nome; un gruppetto di Ravenclaw, Hufflepuff e anche tre Gryffindor si unirono alla schiera, cosa che fu un eterno insulto a McGonagall.
Con furore di Dumbledore, anche Magnus Manx fu della partita, mentre Snape stava indietro, a fianco del Preside.
Tra i Mangiamorte adulti c'era Lucius Malfoy, naturalmente, i Signori Crabbe e Goyle, Bellatrix, Rabastan e Rodolphus Lestrange, Nott e Rookwood, tra gli altri.
“Parlando di rivelazioni, James Evans, perché non ci dici il tuo vero nome? Ho esaminato ogni certificato di nascita del Ministero, e non c'è mai stato alcun James Evans. In più, l'unica scuola che sia mai stata distrutta era in Francia, ed è stato cinque anni fa. Chi SEI tu, ragazzo?” chiese Lucius con impazienza.
Insegnanti e studenti erano tutti orecchie, nonostante la situazione.
James si limitò a ghignare.
Il biondo aristocratico ringhiò e Rookwood, che tratteneva James, puntò la bacchetta contro il ragazzo, facendo gemere di paura Remus e Sirius.
“FINITE INCANTATUM!” ruggì Rookwood.
Harry aveva anticipato la sua mossa, avendo iniziato a mormorare il suo fascino ancora e ancora, sottovoce.
“James! James!” Ron iniziò a dibattersi nella stretta di Lucius, così Malfoy non ebbe scelta se non quella di schiantare il ragazzo dai capelli rossi.
Hermione era in lacrime; era ovvio che il suo ragazzo sarebbe stato usato come scudo e ostaggio.
Rookwood si stancò e percepì un mutamento nella magia del ragazzo che così si sarebbe protetto da ogni suo eventuale attacco per scoprire la sua reale identità, allora interruppe la serie di incantesimi rivelatori e usò il pugno per tramortire il ragazzo.
James sussultò e si accasciò nella presa dell'uomo, ma non prima di aver eretto un incantesimo scudo che lo proteggesse da qualsiasi attacco al suo corpo inanimato.
Rookwood ghignò verso Malfoy ed essi inziarono a indietreggiare verso le porte. “Non seguiteci,” avvertì Lucius, “o altrimenti ne pagherà il rosso.”
“No! Perché non lo lasciate andare?!” Il Professor Vector, insegnante di Aritmanzia, gridò loro disperatamente.
Fu Bellatrix a rispondere, cosa che fece sì che Sirius scoprisse astiosamente i denti contro la cugina. “Il nostro grande Maestro vuole colui che ha nome James Evans vivo, così avremo bisogno di un passatempo, no? Personalmente, mi è indifferente il fatto che il piccolo Weasley possa morire o no.” Bellatrix ghignò, mentre Albus la trapassò con occhi furibondi.
I Mangiamorte fuggirono e si rimaterializzarono lontano non appena raggiunto un luogo preciso oltre i confini di Hogwarts.
Hermione si lasciò cadere sul pavimento con Ginny, piangendo disperatamente per Ron. Qualche studente fece lo stesso, ma per pura paura.
Albus guardò intensamente e significativamente tutti e ognuno dei suoi insegnanti, che gli restituirono lo sguardo altrettanto attentamente. “E' tempo… di dire a tutti del nostro Ordine. Hogwarts diverrà il nostro quartier generale. Temo che il Signore Oscuro uscirà presto allo scoperto.”
Un silenzio incerto cadde attorno a lui, quando gli studenti ascoltarono rabbrividendo Albus Percival Wulfric Brian Dumbledore.
Remus si mosse davanti al solenne vecchio. “E che cosa faremo con il giovane Mister Weasley e James Evans…o chiunque egli sia… Non possiamo lasciarli nelle mani del Signore Oscuro! Li ucciderà entrambi! Non so come, Albus, ma il ragazzo conosce cose… cose che non dovrebbero cadere nelle mani sbagliate, ho questo presentimento…”
Albus annuì. “Il Signore e la Signora Weasley dovranno essere informati al loro arrivo; ne saranno devastati, ma dobbiamo fare del nostro meglio per recuperare entrambi i ragazzi. Ciò che dobbiamo fare ora è riunire le nostre forze. Preparate i gufi della scuola! Abbiamo un lavoro da fare e poco tempo davanti a noi!”


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PS: so che il titolo l'ho completamente stravolto, ma si sembrava più coerente, in italiano, della traduzione letterale "La caccia del giorno". Mi sembra più che sia il giorno quello della caccia, che sia del caccia del Boccino, o di un certo ragazzo dal nome fittizio.. questa è tutt'un'altra storia. <__<

* ... nero? Ma il frassino non è marroncino (e dalle mie fonti la Firebolt è di frassino) ??. . . mah ^^

** ... allora. Con calma. da fonti ufficiali sapevo che la Firebolt raggiungeva i 240km/h. In conversione, invece, risulta che 180 miglia= 289.62 km, e 120 miglia= 193.079 km [e le cifre in miglia sono quelle riferite dall'autrice]. Allora, o è sfuggito qualcosa a me, o all'autrice, o a chi ha fatto le corrispondenze ufficiali ... mi rimetto comunque a voi, signori, personalmente la questione non mi è così pressante .

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Capitolo 17
*** cap. 17 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 17: [ Riddle Manor ]
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Mentre Hogwarts era ancora un luogo piacevole e comunque sicuro in cui stare, Little Hangleton era del tutto lontana dall'essere sicura. Una volta era stata una ridente e tranquilla cittadina, ma quel tempo era stato da molto dimenticato.
La neve ricopriva in parte le macerie di ciò che era rimasto dalla distruzione e delle case bruciate nella zona, rendendo il paesaggio vuoto, desolato, sinistro. I babbani avevano abbandonato la città molto tempo prima, e nessuno aveva osato mettervi nuovamente piede. Ora era protetta con vari incantesimi di custodia e tutti i maghi la chiamavano “Il quartier generale di Tu-Sai-Chi”, oppure “La Città della Morte”. E c'era una valida ragione per questi soprannomi.
Riddle Manor infatti era situata là, e Mangiamorte e creature oscure scorrazzavano liberamente nel luogo; erano talmente tanti che nessun Auror o Indicibile mai aveva tentato di fermarli.
Il Signore Oscuro aveva tramato la sua strategia lentamente, di nascosto, e aveva consolidato l'accordo con i propri alleati prima di uscire allo scoperto. Questo... era il giorno che ognuno aveva temuto.
All'interno di Riddle Manor un ragazzo dai capelli scuri, svenuto, e uno dai capelli rossi, schiantato, furono gettati brutalmente in una cella buia e umida, prima che questa fosse sprangata con molti potenti incantesimi, e per il momento furono dimenticati. Una crudele risata risuonò nell'aria ma i ragazzi rimasero privi di conoscenza, inconsci di ciò che si preparava per loro.
“Hey Nott? Che cosa pensi che ne farà il nostro Signore di questo James Evans?” chiese una voce rasposa.
“Non ne ho idea, Jugson, ma scommetto che sarà divertente! spero davvero che potremo assistere!” rispose Nott.
Un terzo Mangiamorte si tolse la maschera e ghignò; era Rodolphus Lestrange. “E' un peccato che il nostro Maestro non ci sia adesso. I nostri ospiti dovranno aspettare. Mi domando se potremmo avere il permesso di divertirci con loro già da ora…”
Bellatrix guardò indietro, verso il corridoio dove era situata la cella, con occhi avidi. “Credi che potremmo sul serio?”
Malfoy brontolò, zittendoli. Era al comando nel mentre che il Signore Oscuro era assente. “Sebbene mi piacerebbe dimostrare personalmente a quel ragazzo che cosa penso di lui, nemmeno penserei di farlo. Sapete che il nostro maestro ha reclamato la priorità su di lui.”
Gli altri apparvero piuttosto delusi, e sbuffarono. “Torniamo dagli altri e aspettiamo che Lui ritorni da Azkaban,” terminò Lucius con la sua aristocratica e autoritaria voce.
Lo seguirono obbedientemente.
“Credi davvero che riuscirà a conquistare l'appoggio dei Dissennatori? Non riesco a credere che Pettigrew si unirà finalmente ai nostri ranghi dopo così tanti anni... se è ancora sano di mente, cioè…” bisbigliò Travers a Mulciber.
Mulciber lo fissò brevemente. “Non lo so, ma ho fede nel nostro Signore. Sono felice che finalmente si mostrerà alla luce; ci riveleremo come suoi seguaci, e attaccheremo direttamente Hogwarts e il Ministero una volta che la nostra armata sarà abbastanza numerosa!”
Gli altri, che in qualche modo avevano sentito la conversazione sadicamente ardente, ridacchiarono allegramente. “Non c'è nulla che quel vecchio pazzo di Dumbledore possa fare ora!... NIENTE e NESSUNO può fermarci ora!”
Risa malvagie echeggiarono nell'oscura Manor non appena raggiunsero i propri compagni.
……

Gli doleva la testa. A parte quello; gli doleva ovunque e si sentiva sconquassato e malfermo. Gemendo, aprì gli occhi e con lentezza si alzò a sedere, studiando quell'ambiente mentre si strofinava la nuca. ‘Eccomi… sono dentro.’
Il suo sguardo cadde su un groviglio di capelli rosso fiamma ed imprecò forte. “C***o! Che cosa fa Ron qui?!”
Brontolò. ‘Non doveva andare così.’ Si sedette in un angolo e fissò il Gryffindor svenuto per qualche minuto, prima di sollevare una mano verso di lui. “Innerva.”
Ron si mosse e gemette.
Harry sollevò un sopracciglio, ma presto si calmò. ‘Hmpf, ha funzionato.’
Ron si tirò su a sedere ma non appena si accorse che non si trovava più ad Hogwarts cominciò a spaventarsi e balzò in piedi. “Che?! Dove sono?! Fatemi uscire!”
Le sbarre della cella rimasero là dov'erano e Ron diede un grido frustrato e allarmato.
“Potresti essere ancora più rumoroso? Chiama qui i Mangiamorte, vuoi?”
Ron rantolò e si guardò attorno, cercando la propria bacchetta che ovviamente non aveva più. Quando vide un arcigno James nell'angolo si rilassò lentamente e si lasciò scivolare sul pavimento; le sue gambe non lo avrebbero sostenuto oltre dopo un tale spavento. “Evans! hanno portato anche te qui-”
“IDIOTA!”
Ron boccheggiò e si ritrasse al gridare furioso di James contro di lui. “Come hai potuto lasciarti catturare così! stupido, irrazionale, tipico comportamento Gryffindor!”
Messo così era un insulto, ma Harry si rese conto delle proprie parole e tornò a sedersi fra le ombre. ‘Mi sento davvero felice di essere metà Gryffindor e metà Slytherin…’
Ron parve offeso, ma lo spavento gli fece trattenere la lingua. “Sembravi proprio Snape… E' stato inquietante. Come fai ad essere così calmo quando siamo tenuti prigionieri dai Mangiamorte senza nessuna idea di dove ci troviamo?” bisbigliò Ron dopo un po'.
James gli indirizzò uno sguardo penetrante, ma era vero, era sembrato precisamente Snape. “Nulla di loro può più realmente sorprendermi. Sono già stato in situazioni peggiori, ad ogni modo,,” rispose il ragazzo, calmo. “E so dove siamo.”
Ron gli lanciò un'occhiata impressionata e curiosa. “Oh? Allora, DOV'E' che siamo?”
“Riddle Manor, a Little Hangleton,” fu l'asciutta risposta.
Gli occhi di Ron s'allargarono oltre il possibile e iniziò a tremare. “Li-Little Hangleton! Siamo nella Città della Morte? Oh, Merlino, siamo morti!”
Harry ignorò le declamazioni di Ron per perdersi nei propri pensieri. ‘sembra che abbia riconosciuto il nome della città, ma non ha reagito al nome della Manor? E' possibile che il vero nome di Voldemort e la sua condizione siano stati tenuti segreti?’
Lo sguardo di Harry roteò per la noia quando Ron iniziò a iperventilare, e sospirò, frustrato. “Ron, perché non dormi un po'? Starò sveglio io,” consigliò James.
L'altro ragazzo scosse la testa negativamente. “No! Che succede se compare un Mangiamorte o qualcuno di peggio?!” Esclamò.
James ringhiò, e sbraitò: “RON! DORMI!”
Ron avvertì un'ondata di magia invisibile colpirlo, le gambe gli cedettero e gli occhi iniziarono ad offuscarsi. ‘No!... proprio come… il padre di Malfoy lui… mi ha Schiantato… Ed Evans non ha la bacchetta.. allora... come ha compiuto l'incantesimo?... Lui è mio... nemico o no?...’
Harry stette a guardare come il proprio scoppio di magia involontaria lentamente costrinse Ron in un torpore incostante; non era stata intenzionale magia senza bacchetta, ma Harry accolse il silenzio che ne seguì. ‘Spero che la mia bacchetta filtri meglio la mia magia e mi porti a controllarla di più.. dovrei proprio fare pratica mentre sono chiuso qui... Supponendo che non verrà nessuno fino a quando Voldemort non tornerà da dovunque egli sia.’
Harry iniziò ad esercitarsi in una manciata di incantesimi semplici come Wingardium Leviosa e Lumos, giusto per capacitarsi del procedimento. Ne avrebbe provati altri progressivamente.
“Lumos.”
Uno scoppio di magia incontrollata era più facile a crearsi di uno di magia controllata, pareva, ma un piccolo nucleo di luce apparve lentamente sulla punta del suo indice. “Che cosa sta facendo Tom? Non mi piace quest'aura negativa che mi arriva da lui…”
Inutile dirlo, Harry si esercitò più duramente che poteva senza attirare l'attenzione di nessuno.
………

La sua abilità di Occlumante era insuperabile, come pure in Legilimanzia, era un fatto risaputo. Ed ora era al proprio culmine, mentre i Mangiamorte rabbrividivano dietro di lui; non aveva alcun reale ricordo felice, senza contare che provava un incalcolabile piacere in un genuino inganno e nell'uccidere senza pietà, di conseguenza non era in grado di produrre un Patronus; ma il suo saldo potere e la sua sola impressionante presenza tenevano i Dissennatori a distanza, ad ascoltare le sue proposte.
Una dozzina di corpi giaceva sul lastricato di Azkaban, le guardie umane dell'infelice prigione che avevano tentato malamente di respingere Voldemort e i suoi seguaci, ma invano.
Alcuni Auror stavano provando a penetrare all'interno di Azkaban, ma c'era un manipolo di Mangiamorte a bloccar loro la strada e che lanciava incantesimi a chiunque osasse avvicinarsi. Gli schieramenti erano alla pari, per poco, e nessuno dei due gruppi sembrava poter avere ragione sull'altro.
Una maledizione mancò di poco Alastor “Malocchio” Moody, mentre l'uomo stava scagliando un suo stesso incantesimo, e l'auror imprecò pesantemente. La sua faccia temprata dalle battaglie mantenne un'espressione sardonica mentre caracollò su Nymphadora Black, solitamente chiamata Tonks. La giovane donna aveva una brutta ferita al braccio, ma sembrava illesa per il resto.
Lo scontro fu soffocante per loro, a causa della vicinanza di Azkaban; non erano abituati a stare così vicini ad un tale numero di succhia-anime; quello era il lavoro degli ora probabilmente morti guardiani della prigione.
“QUESTO E' L'INFERNO!” Malocchio gridò/ringhiò al di sopra del rumore spaccaorecchie. “E IO IN TEORIA GIA' DOVREI ESSERE –INCENDIO!- IN PENSIONE!”
Tonks respinse una maledizione. “-EXPELLIARMUS!- NON INIZIARE A PIAGNUCOLARE! SEI TU CHE HAI CHIESTO DI TORNARE PERCHE' TI ANNOIAVI! E AD OGNI MODO! ABBIAMO BISOGNO DELLA TUA ESPERIENZA –STUPEFICIUM!- ADESSO PIU' CHE MAI!”
Malocchio la spinse fuori dalla traiettoria di un incantesimo irrespingibile, prima di scagliarne un altro al Mangiamorte ghignante… che lo evitò. Tonks gli dedicò un'occhiata grata. “GRAZIE! E' BELLO SAPERE CHE MI GUARDI LE SPALLE!”
Malocchio non replicò e continuò a spedire maledizioni e fatture come palle infuocate. Iniziavano a guadagnare un po' di terreno, quando il suolo su cui poggiavano i piedi iniziò a gelare, e l'aria davanti alle loro bocche a condensarsi.
“M***a!” Tonks e Moody esclamarono. Gli auror si raggrupparono, Kingsley Shacklebolt era uno di loro.
“RITIRATA! RITIRATA! ATTIVATE LA PASSAPORTA!” gridò in fretta Moody e silenziosamente aggiunse “Abbiamo perduto Azkaban…”
Kingsley tirò fuori dalla tasca una piuma, la colpì con la bacchetta, mormorò “Portus, confini di Hogwarts” e tutti loro sparirono dopo aver toccato l'oggetto.
I Mangiamorte iniziarono a festeggiare e ad acclamare il loro vittorioso Signore; i Dissennatori erano ora dalla loro parte, pronti ad essere utilizzati. All'interno, le celle di tutti i prigionieri vennero aperte, e il caos si diffuse nella prigione.
Sulla torre dalla sicurezza più elevata, infine una cella si spalancò. Dementi e selvaggi occhi di rubino si sollevarono sulla figura imponente che bloccava la strada. “Bentornato, mio fedele servitore, Wormtail.”
Lenti risolini vennero fuori dall'ometto accucciato sul pavimento umido, fino a che divennero una folle risata del tutto sfrenata, che risuonò attraverso Azkaban. “HI! HI! HE! HE! HIEH! HIEH! HA! HA! HA! HA! HA! MAESTRO!”
………

Ad Hogwarts, coloro che erano sul lato della luce si riunivano, e l'interno del castello era stato ampliato per accogliere tutti. Gli studenti non potevano tornare a casa a causa degli attacchi dei Mangiamorte, e finché Hogwarts era il posto più sicuro al momento stavano là con i propri genitori.
Ora, ognuno stava venendo ragguagliato sulla situazione, anche gli studenti, a cui la cosa non piaceva neanche un po'.
Proprio ora erano nel bel mezzo di una riunione dell'Ordine nella Sala Grande. Gli studenti sedevano tutti da una parte, i membri dell'Ordine di fronte all'allargato tavolo degli insegnanti, e il resto degli alleati dall'altra parte.
“Ascoltate tutti, detesto essere il latore di cattive notizie,” iniziò gravemente Albus, “ma è necessario che io vi dica che i Dissennatori hanno tutti lasciato Azkaban per seguire il Signore Oscuro, come pure i prigionieri.”
Questa notizia causò un ruggito nell'immensa sala, e l'esternazione delle persone spaventate risuonò in una cacofonia di grida e pianti di puro terrore. Sirius e Remus digrignarono i denti; ciò significava che il traditore era libero ora di vagare su quella terra.
Furono riportati alla realtà da una piangente Molly Weasley; Arthur Weasley era seduto dietro sua moglie e provava a confortarla.
“Mamma…” Charlie spostò lo sguardo sui suoi fratelli e sua sorella. Percy era là, come Fred e George –la cui usuale allegria ora era smorzata- e anche Bill era con loro, confortando Ginny che era seduta al tavolo degli studenti.
“Che cosa mi dici di mio figlio, Albus!?” gridò Molly disperatamente. “Che cosa mi dici di Ron?!”
Sirius e Remus si guardarono preoccupatamente l'un l'altro. “E che cosa di James?...”
Severus Snape chiuse gli occhi e sospirò stancamente. “Non ho risposto alla loro chiamata. Sarà furioso, ma credo che stesse cominciando ad accorgersi comunque del mio doppiogioco. Sono probabilmente rinchiusi nel suo quartier generale, e se provo a mettere piede là, sarò ucciso all'istante. So che dobbiamo riportarli indietro, ma non posso aiutarvi in questo, mi dispiace. Quel luogo è una fortezza. E' una spedizione suicida. Quello che vi entra... non vi esce mai.”
Seguì il silenzio. Solo la voce di Albus, che diceva a Severus che non era colpa sua, si sentì, con l'eccezione di alcuni che piangevano, Molly e Ginny incluse. Malocchio e Tonks rimasero in silenzio e si medicarono le ferite più lievi.
………

Harry si alzò in piedi e Ron indietreggiò, due giorni dopo la loro cattura, quando dei Mangiamorte si avvicinarono finalmente alla loro cella, chiocciando e ghignando malvagiamente. “Allora, come stanno i piccoli mocciosi rinchiusi qui dentro?” Risate corsero nell'aria, gelarono il sangue di Ron e fecero venire ad Harry voglia di vomitare.
“Bellatrix, Avery, delizioso da parte vostra venire finalmente a farci visita,” salutò Harry con un ghignetto malizioso rivolto a loro.
Entrambi i Mangiamorte fecero una smorfia al ragazzo impudente. “Non so come tu paia conoscerci tutti così bene, ma smetterai di comportarti con questo stupido coraggio ora! HA! Dovrai rispondere al nostro Signore, poiché è tornato! Azkaban e i suoi Dissennatori sono nostri ora!” rise forte Bellatrix.
Ron squittì; conosceva le implicazioni del caso. Harry li derise mentalmente. ‘Mossa importante, è stato così anche nel mio mondo… ma questo complica la situazione; Ron non portà difendersi senza la sua bacchetta. Dovrò farlo uscire alla svelta. Solo due Mangiamorte…’ Harry valutò la situazione: non poteva usare la propria magia contro le sbarre della cella per liberarli, allora aveva solo un'opportunità. Mosse alcuni passi e andò dietro Ron, aspettò che la cella fosse aperta a che entrambi, Bellatrix e Avery, entrassero.
‘Ora!’ Harry non gli diede il tempo di reagire.
“OFFENDO!” L'ondata di magia li fece sbattere e li schiacciò dolorosamente sulle sbarre della cella; entrambi persero conoscenza per la botta alla testa.
La bocca di Ron si aprì per shock, stupore e una lieve apprensione, mentre James usciva dalla cella e gli intimava di uscire così da poterci chiudere i due dentro. “Ascolta Ron, puoi sbraitare dopo riguardo al prodigio di magia senza bacchetta, ma ora come ora dobbiamo andarcene di qui, il più presto possibile.”
Ron trovò un qualche coraggio nel proprio corpo per ribattere sarcasticamente; “Oh? E come pensi di scappare? I Mangiamorte sono ovunque, e hanno detto che il Signore Oscuro era tornato!”
James gli ringhiò contro di smettere di essere così chiuso di mente e pessimista. “Non preoccuparti di Voldemort-” Ron gemette ma Harry lo ignorò, “è un MIO problema. Ora salimi in groppa.”
Ron sollevò entrambe le sopracciglia. “Prego?!?”
Ma quando guardò James per rivolgergli un'altra replica ironica, gli si strozzarono le parole in gola. James Evans stava cambiando forma!
“E'… un Animagus!” sussurrò Ron con meraviglia, mentre un Grifone nero prendeva il posto delle sembianze umane di James. Fece un paio di tentativi di salire in groppa alla bestia dal manto nero e vi montò poi rapidamente, sebbene con scomodità, quando il Grifone gracchiò impazientemente.
Ron gridò non appena il Grifone iniziò a galoppare attraverso il labirinto che era il Quartier Generale come se conoscesse la strada d'istinto. Una volta che ebbero raggiunto la sala principale, Ron boccheggiò al vedere almeno una dozzina di Mangiamorte che bloccavano loro la strada e strillò quando quelli si accorsero dell'imponente animale con il rosso in groppa.
Dopo qualche esclamazione stravolta, le maledizioni volarono come uno scroscio di pioggia. Ron si aggrappò alla schiena del Grifone strettamente e provò a non essere d'intralcio mentre “James” evadeva gli attacchi. La bestia rabbiosa li fece cadere tutti a terra con alcuni colpi delle proprie zampe poderose e con gli artigli aguzzi.
Abbattendo la porta, il Grifone spalancò le sue gigantesche ali nere e stava per volare via, quando un incantesimo Reducto colpì la bestia direttamente dove l'ala destra si ricongiungeva alla sua schiena, vicino alla scapola.
Ron urlò allo schiantarsi sul terreno e il Grifone tornò ad essere un ferito James che si teneva la scapola destra, ed ora stava ghignando dolorosamente verso di…
Gli occhi di Ron si spalancarono con orrore puro, e gli sfuggì un singhiozzo.
Il Signore Oscuro, comunque, non gli stava dedicando alcuna attenzione, al contrario invece che al ragazzo dai capelli scuri. “Sembra che tu sia pieno di sorprese, ragazzo. La tua presenza mi infastidisce alquanto; sei un mistero che aspetta solo di essere rivelato, non lo sei forse?” disse Voldemort, sorprendentemente molto calmo, se non mortalmente, invece di apparire irritato come sarebbe stato l'altro Voldemort.
Harry ghignò sadicamente vero il Signore Oscuro, le cui forze stavano cominciando a concentrarsi; Harry poteva avvertire che anche i Dissennatori stavano arrivando. “Hmpf! Se ti piacciono così tanto i misteri, perché non rendere tutto questo un gioco, Tom?”
Ron guardava ora l'uno ora l'altro, e si chiese perché mai il volto del Signore Oscuro si fosse d'improvviso contorto in una smorfia di sorpresa, e poi di rabbia. “RAGAZZO! NON chiamarmi in quel modo! Come sai di questo nome ad ogni modo?!”
Anche i Mangiamorte furono sopresi dal tono di voce del loro Maestro. Il ragazzo di fronte a Voldemort ghignò e rapidamente si trasformò di nuovo. Ron si diede velocemente la spinta e saltò su. Con un potente battito d'ali furono in alto nell'aria, fuori dal tiro degli incantesimi.
Alcuni Mangiamorte corsero a prendere le scope per inseguirli, ma Voldemort mosse un braccio per fermarli.
“Mio Signore?” Lucius Malfoy domandò con brama di vendetta.
Voldemort sogghignò a se stesso, ignorando completamente i suoi seguaci. “Un gioco, huh? Mi piacciono i giochi.. e quando me ne stancherò ti ucciderò io stesso.”
………

Harry decise che avrebbe sorpassato i Dissennatori con la sua velocità di Grifone. Ron non era un Animagus, dunque non era immune al loro potere. In più, dubitava che il caso per cui gli “Animagus sono immuni all'influenza dei Dissennatori” fosse reale in questo mondo; ne era prova Pettigrew che aveva avuto bisogno di Voldemort per essere liberato.
La sua mente di Grifone era stata ancora capace di riconoscere il traditore che stava dietro Tom, comunque. Non aveva degnato Pettigrew di alcuna attenzione ma aveva mentalmente giurato che il ratto l'avrebbe pagata per i propri crimini. Era parso anche molto più provato e insano rispetto al Sirius che aveva passato dodici anni ad Azkaban, e anche rispetto al se stesso che aveva trascorso dodici anni come topo presso la famiglia Weasley, ma era lui.
Mentre volavano di nuovo ad Hogwarts, un'esclamazione di Ron richiamò la sua attenzione e la sua mente si mise in allerta. “Stai sanguinando! Perdi un sacco di sangue!” affermò Ron al vedere la sostanza rossa che scorreva continuamente dalla ferita inferta dal Reducto.
Il Grifone si limitò a far risuonare un rabbioso gracchio e Ron si zittì; probabilmente significava “dimmi qualcosa che non so! Ora chiudi quella bocca ho bisogno di restare concentrato!”
Quando finalmente Hogwarts giunse nel loro campo visivo, dopo faticose ore, nessuno era più felice di Ron. Harry fu davvero grato al che gli scudi che attorniavano il castello non lo respinsero. Il sangue non aveva smesso di scorrere, sebbene in quantità minore, poiché non poteva smettere di sbattere le ali, e ora la vista cominciava ad appannarglisi, una volta esauritasi la carica di adrenalina.
Ci mancò poco che precipitasse a terra, ma riuscì ad atterrare davanti alle porte del castello. Ron camminò con gambe tremanti e boccheggiò vedendo James ritrasformato e caduto, esangue, a terra, la neve che si era sciolta.
“JAMES! No!” Ron stava per toccare la ferita ma James gli spinse debolmente via la mano.
“No… Chiama gli adulti… Sirius… Remus…” Alitò prima di perdere conoscenza.
Ron agì in fretta e per poco non scardinò le pesanti porte nell'aprirle. Tutti i movimenti e gli argomenti in corso di discussione s'arrestarono e il rosso corse immediatamente nella Sala Grande. Il Gryffindor non parve accorgersi della quantità di persone che lo stava guardando o la quantità di bacchette puntate nella sua direzione. Ignorò anche lo strillo di sua madre “IL MIO BAMBINO!” e le esclamazioni di shock e gioia della sua famiglia, per correre verso Dumbledore e il resto degli insegnanti.
“SIGNOR PRESIDE! E’ EVANS! E’ PROPRIO QUI, FUORI HOGWARTS ED E’ GRAVEMENTE FERITO-”
Ron non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Dumbledore balzò in piedi; Sirius e Remus erano già fuori dalla porta.
Inutile parlare della cacofonia di voci curiose e spaventate che ricominciò non appena Dumbledore ordinò a chiunque non fosse coinvolto di restare seduto finché non gli fosse stato ordinato il contrario.


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Capitolo 18
*** cap. 18 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 18: [The clever one] Scaltro
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Un potente scudo fu innalzato alle porte dell'infermeria, in cui James Evans giaceva dopo aver ricevuto le cure di Poppy Pomfrey. Era ancora più che privo di conoscenza ma nessuno voleva correre rischi prima di sapere che cosa fosse successo e chi veramente il ragazzo fosse, senza tenere affatto conto di quante volte Ron ripetè e assicurò che Evans gli aveva salvato la vita.
“Non voglio sentire nulla, Ronald Weasley, finché Madama Pomfrey non ti darà un'occhiata! Il mio povero bambino!” pianse Molly Weasley rivolta al proprio figlio come un'irremovibile mamma chioccia.
“Mamma!” gemette Ron, ma non servì a niente.
Poppy iniziò un check-up mentre i più influenti membri dell'Ordine parlavano quietamente tra loro a distanza dal rosso. “E' certamente un fatto inaspettato, Albus. Che cosa hai intenzione di fare ora?” domandò Minerva con un'occhiata fuggevole in direzione del più giovane dei Weasley.
Albus si attorcigliò lentamente la lunga barba bianca. “Credo, per prima cosa, che sia un miracolo che entrambi i ragazzi siano qui oggi senza altre ferite se non quelle del nostro misterioso ospite. Chiederò a Mr. Weasley di mettere i propri ricordi di questi due giorni nel Pensatoio. Adesso ha bisogno di riposo.”
“Ovviamente ne ha,” lo interruppe Poppy con uno sguardo severo.
Molly e Arthur li raggiunsero, sembrando tutto d'un tratto più stanchi; lo stress del pensare ad un Ron prigioniero e probabilmente sofferente stava ora esigendo il proprio prezzo.
“Non ha alcuna ferita. E’solo stanco e ha bisogno di una dormita,” terminò Poppy con un sospiro.
Albus annuì. “Perché non vi prendete anche voi una pausa, Molly? Arthur? Non avete chiuso occhio in due giorni.”
Molly annuì, anche se la prospettiva di lasciare suo figlio la spaventava. “Che cosa mi dici dell'altro ragazzo, Albus? Ron ha detto che gli ha salvato la vita, anche se Poppy gli ha fatto bere una pozione soporifera prima che potesse dirmi come,” disse improvvisamente Arthur.
Albus agitò una mano con disappunto. “Ne terrò conto. Ora tutti fuori! Gli scudi attorno a James assicureranno che non accada nulla. Tornerò tra un'ora a parlare con Ronald. I suoi fratelli e Miss Weasley devono starvi aspettando nella Sala Grande. Minerva! Puoi congedare tutti, ora. Sono convinto che abbiamo tutti bisogno di una buona notte di sonno,” il Preside dichiarò.
Malocchio mosse un passo in avanti. “Farò la guardia davanti all'Infermeria.”
Sirius e Remus stavano per replicare, ma Albus gli scoccò un'occhiata significativa. Guardarono preoccupati verso il letto di James e camminarono fuori dalla stanza silenziosamente.
Gli altri adulti allungarono verso di loro sguardi dispiaciuti, ed Albus sospirò. “Spero davvero che quel ragazzo non sia un nemico, oppure Sirius e Remus ne saranno devastati; semplicemente li distruggerebbe.”
………

Finalmente tutti dormivano, quando Dumbledore tornò all'Infermeria. “Giuro sulla Fenice rinascente.”
Alastor annuì e lo fece passare, sbadigliando, e finalmente giudicò di poter andare a dormire, poiché Albus era là ad occuparsi di tutto.
Albus diede un'occhiata all'altro capo della stanza, prima di sedersi accanto al letto di Ron e scuotere delicatamente il ragazzo per svegliarlo.
Il rosso mugolò. “Ancora cinque minuti, mamma…” borbottò nel suo cuscino.
“Mi spiace ma insisto nello svegliarti, Mister Weasley. Dopo, potrai tornare nel tuo dormitorio.”
Gli occhi di Ron si spalancarono di botto e si tirò su a sedere velocemente quando riconobbe la voce del Preside. “Professor Dumbledore!”
Albus sollevò un mano a calmare Ron e guardò il ragazzo intensamente prima di porgergli un contenitore al cui interno c'era un liquido brillante, argentato. “Sai che cos'è questo, vero? Sai che cosa voglio che tu faccia?”
Ron annuì e alzò sul vecchio uno sguardo allarmato. “Preside! Mi ha salvato la vita!-”
Albus sollevò nuovamente la mano e Ron sospirò. “Dov'è la mia bacchetta?”
Il Preside sorrise lievemente e gli allungò la sua bacchetta, cosa che fece rilasciare a Ron il fiato che stava trattenendo. “Grazie.” Il ragazzo posò la punta della bacchetta contro la propria tempia ed estrasse i ricordi dei suoi giorni in cella e di come fossero fuggiti, e li depositò nel contenitore. “Credo sia tutto al proposito.”
“Grazie Mister Weasley. Puoi andare nel tuo dormitorio ora, ma devo pregarti di tenere per te ciò che è avvenuto finché non me ne farò una chiara idea.”
Ron annuì tristemente e si alzò. “Signor Preside? Chi è lui, se realmente il suo nome non è James Evans?”
Albus sospirò. “Non lo so, Ronald.”
Ron stava per uscire dall'Infermeria, quando mormorò tra sè, sebbene abbastanza distintamente perché Albus lo sentisse; “Mi chiedo perché mai James abbia chiamato il Signore Oscuro Tom, tuttavia. E LUI era così irritato…” quindi, il ragazzo fu fuori, e aveva chiuso la porta dietro di sè, perdendosi il modo in cui la testa del vecchio venne scossa per lo shock e la sorpresa.
Con rinnovato interesse, quasi si catapultò nei ricordi.
Riapparve dal contenitore tre ore dopo con un'espressione sospettosa, guardinga e curiosa assieme. ‘Il ragazzo potrebbe essere pericoloso come nemico… chi è? Perché non riesco a leggere attraverso di lui?! Io sono capace di praticare magia senza bacchetta, ma il modo in cui lui vi riesce e in cui la usa… E avrei dovuto prevedere che fosse un Animagus… Impressionante… ma la parte su Tom… Come conosce il vero nome di Voldemort? Come è possibile che sembri conoscerlo così bene, così da parlare al Signore Oscuro in maniera così casuale, mentre quello non dà segni di riconoscere il ragazzo?’
Albus pose di lato il Pensatoio e si avvicinò al letto di James; dormiva ancora molto profondamente, lo stretto bendaggio si poteva vedere sulla schiena e la spalla.
Trascorse un notevole lasso di tempo soltanto stando a guardare l'enigma di fronte a lui. L'aspetto del ragazzo improvvisamente lo infastidì al punto che spostò lo sguardo a nulla in particolare.
“Finite Incantatem,” provò con calma, anche se sapeva, in qualche modo, che non sarebbe stato così facile.
Albus sospirò e fu turbato dal non essere in grado di trapassare le difese di un semplice ragazzo. Si fece comparire in bocca una caramella al limone.
“Revelo!” Tentò qualcos'altro con determinazione, non volendo arrendersi. Nulla.
Albus ringhiò. “Accio Mappa del Malandrino!”
La sua impazienza si tese non appena la mappa si svolse tra le sue mani, tesoro prezioso di Sirius e Remus, molto utile ai membri dell'Ordine. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
Immagini apparirono lentamente sulla vecchia mappa e il vecchio puntò la bacchetta sulla parola “Infermeria”.
Fece una smorfia alla mappa, quindi al ragazzo, di nuovo alla mappa. Albus Dumbledore veniva mostrato, Poppy Pomfrey, i cui alloggi erano là accanto, era mostrata, ma il letto davanti a lui… era vuoto.
Nulla.
Nessun altro nome, come se il ragazzo nemmeno esistesse. Le sue sopracciglia si sollevarono e sparirono sotto il suo cappello violaceo. “Ora tutto ciò si sta facendo inquietante…”
Albus rimanse seduto accanto all'enigmatico ragazzo per tutta la notte, solamente osservando la figura addormentata, come se il mistero stesse per evaporare in qualsiasi momento.
………

Sguardi sollevati seguirono Ron, il giorno seguente, quando entrò nell'affollata Sala Grande, affiancato da quasi tutti i Gryffindor del settimo anno. Ginny ed Hermione erano aggrappate ognuna ad un suo braccio, per l'esasperazione di Ron, e i suoi amici gli chiedevano di continuo che cosa fosse accaduto; Ron rifiutava di rispondere, su ordine di Dumbledore, anche se moriva dalla voglia di dirlo.
Percy, Bill, Charlie, Fred, George e i suoi genitori lo accerchiarono, dando così l'apparenza di un'invasione di teste rosse. “Ronnicino!” gongolò verso suo figlio, cosa che fece ridacchiare tutti del soprannome, mentre gli occhi di Ron si spalancavano dall'orrore.
“MaAaMma!” gemette, “Non parlarmi in quel modo davanti a tutti quanti!”
Molly si portò una mano alla bocca e arrossì. “Scusami Ron…”
Fred e George diedero al fratello uno scappellotto sulla nuca in segno di affetto. “Felici di riaverti tutto intero, fratellino!”
Ron sorrise loro e annuì, salutando anche gli altri tre fratelli.
“Così, Ronnicino,” iniziò Seamus sbeffeggiandolo con un ghigno gioioso, “vuoi finalmente raccontarci che cosa è successo?”
Tutti lo stavano guardando, rendendo Ron molto nervoso. Aprì la bocca ma sospirò di sollievo al vedere Dumbledore che entrava nella Sala Grande, salvandolo da tutti quegli sguardi fissi. “Non lo farà, perché io gli ho chiesto di non farlo. Finché non saprò di più a proposito di Mr. Evans, non voglio vedere nessuno vicino all'Infermeria.”
Le persone iniziarono a mormorare e a protestare ma Albus tenne duro e cambiò argomento. Sirius e Remus furono particolarmente abbattuti al non poter essere ragguagliati nemmeno sulle condizioni di James, ma sedettero silenziosamente al lungo tavolo degli insegnanti senza protestare.
“Allora, che cosa mi sono perso?” pigolò Ron per alleggerire l'atmosfera.
I suoi amici lo guardarono, quindi si girarono attorno. “Dopo che sei stato catturato, il Preside ha annunciato che l'Ordine della Fenice, un gruppo segreto che era stato creato da lui, sarebbe dopo lungo tempo venuto allo scoperto e avrebbe preso l'iniziativa. Poiché il Signore Oscuro ha deciso di riunire le proprie forze, Dumbledore ha giudicato che Hogwarts sia l'unico posto sicuro dove stare, e a buon motivo: le sue barriere protettive sono le più potenti di tutta la Gran Bretagna, sono seconde solo a quelle della Gringott,” Hermione spiegò esaurientemente.
Ron le diede uno sguardo di gratitudine, e anche lui si guardò attorno. “Allora, è per questo che ci hanno raggiunti tutti qui. Hogwarts è diventata il quartier generale della Luce.”
Hermione annuì e mangiucchiò un poco della propria colazione, anche se il suo stomaco brontolava contrariato. “Mi mancano da morire le lezioni! Tutto quello che facciamo è starcene seduti qui ed ascoltare le loro riunioni e possibili strategie di combattimento tutto il santo giorno! Stupida guerra! Stupido Signore Oscuro!”
Qualche Gryffindor boccheggiò e Ron fece cadere il proprio toast per fissare la sua ragazza con due occhi così. “Hermione!”
Lei gli rifilò uno sguardo esasperato. “Che c'è?! Dimmi che non preferisci le lezioni a quest'inferno con cui per prima cosa non abbiamo nulla a che fare!”
Ron sbuffò e ammise che non aveva tutti i torti. “James sembrava averci a che fare, invece,” Ron mormorò cupamente, la testa china sul piatto.
Sguardi curiosi si spostarono su di lui. “Che cosa intendi?” interrogò Colin.
Ron sospirò e diede un'occhiata al tavolo degli insegnanti dove Dumbledore era nel bel mezzo di una conversazione con suo padre e Kingsley Shacklebolt. “Non posso dirvi tutto ma… siamo riusciti a scappare perché James è un Animagus, e uno davvero brillante! E’ un Grifone nero e io ho cavalcato sul suo dorso, davvero!”
I suoi amici erano impressionati. “Ma siamo stati quasi catturati; è stato quando James è stato colpito dal Reducto. LUI era là, ragazzi! LUI avrebbe potuto ucciderci, così facilmente… ma James ha iniziato a parlare con LUI... in maniera così casuale! Così impertinente! LUI era furioso! Ma… ci ha lasciato andare…”
I Gryffindor attorno a lui e coloro che ascoltavano la conversazione sussurrata diedero gemiti d'orrore.
“James davvero gli ha PARLATO!? Davvero tu lo hai VISTO!?” chiese Seamus, con la faccia che era un miscuglio di paura, meraviglia e curiosità.
Ron tremò, in risposta, e i suoi amici iniziarono a parlare animatamente, e così forte tra loro che la gente nella Sala Grande cominciò progressivamente a interrompere i propri discorsi per rivolgere loro l'attenzione.
“Che succede qui?” Minerva McGonagall camminò in quella direzione e dedicò loro uno dei suoi sguardi severi. “Non riusciamo a concentrarci al tavolo degli insegnanti con tutta questa confusione.”
“Ma professoressa McGonagall!” disse Neville, cercando di togliere i propri amici dai guai, “James Evans e Ron Lo hanno VISTO! James Evans Gli ha anche parlato! Ed è un A N I M A G U S!”
Minerva sobbalzò. “Chi?! Il Signore Oscuro?”
Ron stava per rispondere, quando Dumbledore si schiarì la gola. “Vedendo che il nostro giovane Mister Weasley non è capace di tenere un segreto con i propri amici,” iniziò il vecchio, e Ron chinò la testa e arrossì di vergogna, “Ritengo che sia opportuno mettervi a parte di qualche informazione. Ronald è stato realmente salvato da Mister Evans,” Molly inspirò distintamente, “poiché James Evans ha usato questa sua abilità nascosta per fuggire.” Dumbledore fece una pausa, e allungò un significativo sguardo verso un confuso Remus.
“Sembra che sia un Grifone nero, e uno non registrato.”
Mentre quest'informazione dava a tutti loro qualcosa di nuovo su cui parlottare, Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo e i loro occhi si spalancarono dalla comprensione. “Allora… era lui… quella notte nella foresta!” disse il Licantropo con voce soffocata.
“Quella forma di Animagus… con un colpo ben assestato avrebbe potuto uccidere il Licantropo… te, quella notte! Ma non lo ha fatto…”
“Perché ha risparmiato.. me? Il mostro in me?” sussurrò Remus.
Sirius guardò il proprio amico, e il rispetto per il ragazzo cresceva ad ogni momento anche se la maggior parte delle persone nella Sala avrebbe puntato contro James la bacchetta al primo pretesto.
“Bene, chiunque sia, comunque, non lascerò scoperta l'Infermeria un momento di più. Alastor mi terrà informato; per ora voglio fare la guardia alla stanza,” disse Kingsley con voce circospetta.
Sirius e Remus vollero immediatamente protestare ma Albus scoccò loro ancora una volta un'occhiataccia ed entrambi gli uomini sedettero di nuovo, riluttanti. Vedendo le loro espressioni insicure, gli occhi severi di Albus si addolcirono e richiamò l'Auror Shacklebolt; “Kingsley! Quando si sveglia non fargli pressioni. Sono sicuro che se sarai gentile ricambierà il favore e ti seguirà volontariamente. Credo che saprà di certo che abbiamo bisogno di risposte. Saremo qui.”
Shacklebolt annuì con un ghigno luminoso prima di sparire lungo un corridoio. Albus sospirò stancamente quando il chiacchiericcio alla fine raggiunse le sue orecchie e gli svegliò l'emicrania. “Merlino, sono troppo vecchio per queste cose… SILENZIO!”
Poteva essere vecchio, ma la sua voce aveva ancora l'effetto desiderato di zittire la gente rapidamente. “Così va meglio. Ora, occupiamoci della prossima questione in programma, possiamo?”
………

Il sole tramontò, il sole sorse.
Il sole tramontò, il sole sorse.
Il sole tramontò, il sole sorse di nuovo…
Le porte dell'Infermeria videro molti maghi e streghe a sorvegliare il ragazzo dai capelli scuri, ma fu soltanto il terzo giorno che James Evans finalmente diede segni di vita.
Harry grugnì; la luce del sole gli cadeva dritta in viso. Avrebbe voluto solamente tornare a dormire, ma avvertì uno scudo attivato e la sua abitudine lo fece balzare seduto nel letto a velocità pericolosa, solo per sobbalzare quando vide le stelle e sentì il lancinante dolore alla schiena. ‘Sono di nuovo ad Hogwarts, sì, ora ricordo.’
La porta dell'Infermeria fu quasi buttata giù quando lo scudo svanì, e fu Kingsley Shacklebolt a correre nella stanza. “Così, il nostro misterioso ragazzo è sveglio finalmente, huh? e' stata una dannata attesa!” disse l'auror piccato.
Harry sollevò un sopracciglio quando vide il membro dell'Ordine ma non lasciò che null'altro si mostrasse sul suo volto. “Auror Shacklebolt,” salutò semplicemente, facendo sgranare gli occhi dell'uomo più anziano.
“Come conosci il mio nome, ragazzo? Non ti ho mai visto.” quindi, l'uomo sbuffò prima che “James” potesse anche solo aprir bocca. “suppongo che non abbia importanza ora, dato che l'intera armata della Luce ti sta aspettando nella Sala Grande; hai qualche risposta da darci, ragazzino, e stai attento che non siano sbagliate,” lo avvertì Kingsley.
Harry gemette mentalmente alla sua sfortunaccia, ma si alzò silenziosamente e lo seguì obbediente. ‘Credo che presto o tardi sarebbe comunque accaduto; che possa essere ora una buona cosa..’ Il ragazzo concluse. ‘Ma il fatto è: sarò capace di accettarli, sapendo che non sono quelli che conoscevo? E loro accetteranno ME per ciò che sono?’
Perso nei propri pensieri, Harry non vide lo sguardo sospettoso che Kingsley gli dedicò, e neppure il brivido che percorse la spina dorsale dell'uomo vedendo il volto inespressivo di Harry. ‘Questo ragazzo è inquietante… la sua aura magica è… disorientante… affascinante, anche potente…’ senza nemmeno esserne consapevole, l'auror stava stringendo la sua bacchetta talmente forte che avrebbe potuto romperla.
Gli occhi di Harry si spalancarono quando vide la quantità di persone e di volti familiari nella folla. “Dumbledore! La Bella Addormentata si è finalmente destata!”
Tutte le teste si mossero nella loro direzione e ogni suono si dissipò nell'aria. Harry maledisse silenziosamente Shacklebolt.
Albus si alzò dalla propria sedia. “Bene; ora, credo che sia finalmente tempo di avere qualche risposta, non pensi?”
C'era un inclinazione nel tono della voce del Preside che ad Harry immediatamente non piacque, come se potesse essere messo sotto tiro di bacchetta in qualsiasi momento; NON gli piaceva sentirsi minacciato, ma soffocò l'ira per il momento.
“Può darsi, ma potrei avere qualcosa da mangiare, almeno? Non mangio nulla da un bel po' di tempo,” replicò in un modo freddo e ne aveva ben diritto: era la verità.
Severus stava per gridare contro il ragazzo di smettere di tergiversare, e di arrivare al punto, ma Sirius interruppe l'irritato Maestro di Pozioni. “Certamente che puoi! Prendi una sedia dove vuoi e un elfo domestico ti farà apparire qualcosa!”
Snape scoccò a Sirius un'occhiata terribile ma l'Animagus canide neanche lo vide, o semplicemente non se ne preoccupò.
Molte più persone erano stizzite dalla mancanza di giudizio di Sirius ma tennero la bocca chiusa; Sirius Black, se arrabbiato, non era uomo da avere contro.
Ron invitò rapidamente James a sedersi vicino a lui anche se gli altri erano riluttanti a lasciarglielo fare. Una pietanza leggera apparve quando si sedette, ed Harry sospirò prima di iniziare a mangiare, ancora in allerta per l'immenso numero di occhi puntato su di lui. ‘Mi manca Dobby…’
Stava apparentemente mettendo troppo tempo a mangiare, perché, a metà della sua cena, Severus sbattè la mano mano sul tavolo, facendo sussultare e strillare un gruppetto di persone. “Questo è. ABBASTANZA! Siamo stati troppo permissivi con te, ragazzo! DAVVERO troppo permissivi! CHI SEI?” In uno scoppio d'ira, l'ex-spia puntò la propria bacchetta minacciosamente verso il ragazzo, mossa di troppo per la suscettibilità di Sirius e Remus.
“SNAPE! Che cosa diavolo credi di fare!?” gridò Sirius ma fu interrotto da James, che sospirò e posò la forchetta nel piatto.
“Sempre quello impaziente e sospettoso, eh, Severus Snape? Sei lo stesso qui, è bello a sapersi.”
Il Maestro di Pozioni sbatté le palpebre guardingo e senza capire. “Di che cosa stai parlando, ragazzo?”
Harry scosse la testa, scoraggiato. “Se siete tutti così preoccupati, allora lasciate che vi dica questo: Giuro sul sacrificio di mia madre.”
Albus e gli altri membri dell'Ordine sollevarono le sopracciglia esterrefatti. “Come- come puoi?” balbettò Minerva, e James sogghignò lievemente.
“Come posso conoscere la formula segreta di riconoscimento dell'Ordine della Fenice? Piuttosto semplice. Conosco tutto di esso, in quanto io, io stesso, ne sono un membro.”
Albus fece una smorfia. “Non ricordo di averti mai iniziato. Devi aver ricevuto una piuma speciale per essere accolto tra noi. Chi sei tu per dichiarare una cosa del genere?”
Harry sospirò. “Vuole dire una piuma di Fawkes? Non si mostri così sorpreso, Preside; certo che l'ho ricevuta, anche se contenuta in un'altra forma. Ma Fawkes è morta, così quell'altra mi ha dato la sua piuma, l'autentica stessa piuma; è stato molto difficile da controllare all'inizio, ma ci ho fatto la mano.”
Ora erano tutti confusi dalle parole del ragazzo.
“Fawkes non è morta! Una fenice non può morire! Sei pazzo, ragazzo?” chiese Snape, seriamente dubitando della sanità mentale del ragazzo. Anche Ron e i suoi amici erano indietreggiati, allontanandosi da lui, guardandolo con occhi stralunati.
James ridacchiò tristemente. “Fawkes…”
Una fiamma divampò davanti al ragazzo ora in piedi, facendo allarmare le persone che s'impaurirono alquanto; ma Dumbledore riconobbe perfettamente quella fiamma.
Fawkes apparve qualche secondo dopo essere stata chiamata da qualcuno che non era il proprio master, e James le offrì il braccio destro* per poggiarvisi. Fawkes tremò lievemente nel riconoscere il ragazzo, e di felicità, mentre James le parlava dolcemente e accarezzava la creatura rifulgente. “Hey Fawkes, quanto tempo senza vederci, vecchia amica mia. Mi spiace di aver aspettato così tanto a chiamarti. Hai tu la mia bacchetta, non è vero?”
Fawkes diede l'impressione di annuire prima di tendergli la zampa; serrata tra gli artigli c'era una bacchetta rosso brillante e James la prese con uno sguardo grato e un piccolo sorriso. “Mi sei mancata, Fawkes. Mi sono mancati tutti loro così tanto… ma sono tutti morti. Sarei dovuto essere la sola vittima della guerra, ma hanno tutti sacrificato le loro vite per me,” disse Harry, la sua voce colma di emozioni che premevano per uscire, e Fawkes pianse una lacrima per lui, sorprendendo totalmente il Preside.
Harry sorrise dolcemente al salutare Fawkes non appena la fenice svanì tornando al più elevato ufficio del castello.
Qualcosa scattò nella mente di Dumbledore, ed egli si drizzò a sedere di scatto sulla sedia, facendo voltare verso di sè qualche insegnante con occhi confusi. “E' possibile? Dimensioni alternative?”
James ghignò. “Così ci è arrivato finalmente.” Quindi, cambiò umore. “E' stata Fawkes a mandarmi qui. Tutti coloro che avevo amato erano morti, così che cosa avevo da perdere? Ho avuto l'occasione di vedervi tutti di nuovo, ma è un peccato che, anche qui, i miei genitori non siano sopravvissuti.”
Diede un significativo sguardo a un tremante Remus e a Sirius, e disse piano; “Ma almeno voi siete ancora qui, Padfoot e Moony.”
“Oh Merlino!” fiatò Remus, davvero troppo consapevole che le sue ginocchia minacciavano di abbandonarlo. Sirius non riuscì a sopportare la pressione e si sedette.
Non sembrava, ma Harry era nervoso al pari, se non più, di loro. Ma doveva essere forte e rinsaldò la propria facciata. Abbassò il volto e si guardò le mani, che ora erano strette a pugno. “Quando sono apparso vicino Hogsmeade, proprio dopo l'ultima battaglia, sapevo che non avrei potuto andare liberamente in giro per com'ero; istinti di conservazione. Fortunatamente mi era stato insegnato un fascino molto potente da Tonks,” La Tonks nella stanza sobbalzò quando sentì il proprio nome, “e avevo anche, sebbene io non fossi un Metamorfomagus come lei, appreso quella tecnica molto in fretta. Così, in chi trovare trasformazione migliore che nella sola figura paterna che avessi mai conosciuto? Ho provato ad assumere la forma di quello che saresti stato tu da ragazzo della mia età ad Hogwarts, Sirius, con solo qualche minima differenza. Ma… è stato difficile stare sotto lo sguardo di quelli a cui una volta avevo voluto bene… Avrei voluto concludere tutto questo, prima di rivelarmi nelle mie reali sembianze. Ma credo che non potrò evitarlo. Almeno ora ho attirato l'attenzione di Tom.”
Ricevette sguardi perplessi ma li ignorò, ridacchiando tra sè. Ora Snape si interrogava sul serio sulla sanità mentale del ragazzo.
“Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive… Chi vincerà stavolta, Tom? Siamo alla resa dei conti, Tom… Io… Io sono… Harry…”
Sollevò lentamente il suo sguardo penetrante, e il suo aspetto mutò. Harry aveva dimenticato tutti gli altri intorno a lui ed era concentrato solo su Sirius e Remus; nemmeno Albus, che inspirò sonoramente al vedere le sue sembianze cambiare, fu incluso in questo fatidico momento. Albus, che aveva gli occhi spalancati e nemmeno una parola in gola, come tutti gli altri, tanto per cambiare.
“Io sono Harry James Potter.”
Solamente puro silenzio regnò, mentre Harry scostava di fianco un paio di ciocche della sua massa di capelli neri, rivelando un dettagliato tatuaggio di una Fenice che somigliava in modo sospetto a Fawkes, che iniziava sulla sua guancia e scendeva lungo il collo, per sparire sotto la maglietta. Le sue braccia erano scoperte, così si vedeva sul suo avambraccio sinistro un altro intricato ma oscuro marchio; non era il Marchio Nero, però.
“Sono il figlio di Lily Evans. Sono il figlio di James Potter… ma non sono affatto come lui,” disse Harry con veemenza e uno sguardo, osservando i volti meravigliati di Sirius e Remus mentre quelli lentamente, tremando, gli camminavano incontro e si fermavano davanti a lui.
Entrambi gli uomini iniziarono a toccarlo esitantemente, le sue guance, il groviglio di capelli, le sue spalle, le sue braccia, come se fossero troppo stralunati per capacitarsi di chi realmente fosse, almeno, in quello stesso momento. La mano di Sirius e il suo lento sguardo sognante si fermarono sul marchio sul suo braccio sinistro per un poco, poi Harry ritirò il braccio, a disagio.
Occhi blu e dorati caracollarono contro occhi di un verde sconvolgente, ed entrambi i Malandrini sbatterono le palpebre. “Merlino! I tuoi occhi! Guarda i suoi occhi, Remus! Nessun Potter li ha mai avuti di questo colore prima! Non posso crederci! Sei reale!” alitò Sirius rabbrividendo.
Harry gli diede un curvo sorriso ed immediatamente lo abbracciarono, sui loro volti lo sguardo ancora incredulo.
Severus li guardò con disapprovazione. “Come potete essere sicuri che stia dicendo la verità? A me suona tutto davvero una frottola, altre dimensioni... ” sbuffò l'uomo e si rivolse verso Albus.
Il Preside annuì, ancora insicuro su come reagire. “Posso sempre dargli del Veritaserum…”
“Se ne ha un po' con sé, me lo dia subito, così che potrò porre fine a tutto questo.” Harry sorprese tutti con la sua determinazione, il Preside e Severus inclusi. Quindi, gli occhi verdi del ragazzo s'oscurarono lentamente. “Ma vi avverto ora: una qualsiasi domanda troppo personale su di me o sul mio passato… e non avrete alcuna risposta. Non apprezzo l'essere forzato a raccontare del mio passato.”
Severus sbuffò e roteò gli occchi, facendo sì che Harry gli dedicasse un'occhiata cupa, prima che l'uomo si alzasse, prendesse una fiala dal proprio mantello e la porgesse al ragazzo.
Sirius fece una smorfia al Maestro di Pozioni, ma riportò all'istante la propria inquieta attenzione sul suo appena ritrovato figlioccio. “Oh sì! Quasi mi dimenticavo di chiederlo!” disse Sirius, sentendosi tutto frastornato d'un tratto. “Come stanno James e Lily e anche noi, per quel che importa, nell'altro mondo?”
Harry stava per versarsi il liquido della fiala fra le labbra quando gelò, i suoi occhi che perdevano luce e diventavano foschi dal dolore. “Sono morti. Tutti sono morti. Fawkes è morta. Hogwarts è morta.”
Quindi, senza guardare gli occhi orrificati di Sirius, strinse la fiala fra le dita e bevve il suo intero contenuto. I suoi occhi si fecero cerulei e Dumbledore formulò rapidamente un incantesimo su tutti i presenti in modo da permettere solo a lui di fare domande al ragazzo, con il disappunto di tutti.
“Qual'è il tuo vero nome e da dove vieni?” iniziò Dumbledore.
Quando rispose, la voce di Harry era vuota, come se fosse un automa. “Il mio nome è Harry James Potter. Vengo da un mondo parallelo a questo.”
Bocche si spalancarono nella Sala Grande per esternare il loro shock ma nessun suono ne uscì.
“Perché sei qui? Chi ti ha mandato qui e come ti sei fatto il tatuaggio della Fenice?”
“Sono qui per combattere nella guerra contro Voldemort. Fawkes mi ha mandato qui per darmi un'altra possibilità di vita dopo la battaglia finale. E per il tatuaggio, il dubbio è anche il mio, anche se penso che sia da parte di Fawkes. E' apparso quando le mie bacchette si sono unite. Non voglio che mi si facciano domande su questo,” disse Harry inespressivamente, ma con franchezza.
Albus fece una smorfia e fece una domanda che stava di sicuro appestando i pensieri di Severus. “Perché pensi che un ragazzino della tua età possa fare una differenza nella guerra? Perché non stai a parte da tutto questo? E che cos'è quello strano marchio sul tuo avambraccio sinistro? non c'era prima.”
Harry fece una smorfia ma i suoi occhi rimasero annebbiati. “Non sono un ragazzino, non ho mai avuto tempo abbastanza da esserlo. I pericoli mi inseguono e Tom è sempre alla loro conclusione. Non sabbe importato che io mi nascondessi o no quando sono arrivato qui; sarei dovuto essere coinvolto nella guerra in un modo o nell'altro, allora meglio prendere l'iniziativa e non aspettare l'ultimo secondo ed essere incastrato in qualcosa su cui non avrei avuto il controllo. E poi non voglio perdere nessuno di coloro a cui tengo, non di nuovo. Il marchio è apparso sul mio braccio poco dopo il tatuaggio della Fenice. In quel momento è stata una necessità ma non ho intenzionalmente richiesto che apparisse; è stata la mia nuova bacchetta a farmi anche quello. Non parlerò oltre di questo argomento.”
Sirius diede ad Albus uno sguardo implorante e il vecchio sospirò e cedette. “Che cosa è successo ai tuoi genitori, a Sirius e a Remus nel tuo mondo? Come mai tu sei ancora vivo?”
Gli occhi di Harry si chiusero strettamente, la sua bocca si aprì ma non vi uscì alcun suono. Quando aprì di nuovo gli occhi erano quasi del tutto schiariti e Sirius indietreggiò alla voragine di dolore che vide in essi.
“Io…” Harry stava palesemente lottando contro il Veritaserum ora. “I miei genitori… Un anno… Godric’s Hollow… Voldemort… Io non… Io mi rifiuto... ” Queste parole erano strascicate.
Albus diede a Severus il segnale così che desse ad Harry l'antidoto, anche se il vecchio avrebbe voluto sapere di più; il ragazzo iniziava a tossire e si sarebbe ammalato se avesse continuato a contrastare la pozione a quell'intensità.
Harry ingoiò rapidamente il contenuto della fiala e si sedette pesantemente, rivelando quando immediatamente fece effetto.
Remus s'inginocchiò di fronte a lui e gli dide uno sguardo preoccupato. “Ci dispiace. Non ti rivolgeremo mai più domande sul tuo passato. Ma devi sapere, che se eravamo in ansia per te prima, io e Sirius ci preoccuperemo anche di più ora. Così, è naturale che vogliamo sapere di più di te, lo capisci questo, Harry?”
Ovviamente, Dumbledore aveva rilasciato l'incantesimo di silenzio.
Harry fissò Remus con un'espressione che accumulava affetto, speranza, paura e apprensione… un turbine di essi. Il ragazzo fu il primo a interrompere il contatto visivo. “Quando vi dirò quello che sono in grado di fare, i poteri che possiedo, non sarete così entusiasti della mia presenza,” Harry mormorò tetramente, infittendo l'enigma per Sirius e Remus ancora di più.
“Che cosa vuoi dire, ragazzo mio?” chiese Albus, ma Harry scosse la testa negativamente.
“No…no…”
Sirius notò che Harry stava iniziando a respirare più velocemente, così d'improvviso abbracciò il ragazzo. Remus guardò il proprio amico, sicuro che Harry, un diciassettenne, avrebbe spinto via l'adulto, ma con sua silenziosa sorpresa Harry s'aggrappò a Sirius senza intenzione di lasciarlo andare anche se tutti li guardavano.
Fu sicuro che Harry l'indomani avrebbe pensato a questo gesto come a un momento di debolezza, ma parve a Remus così piccolo e vulnerabile in quell'istante, che lasciò sorpreso anche Sirius.
Harry stette solo stretto a Sirius e inspirò; il profumo del suo Padrino era diverso per qualche componente, qualcosa a cui Harry non era ancora completamente abituato.
Il suo Sirius aveva odorato di Azkaban, di disperazione, e speranza, rabbia e infantilità, se questi potessero mai essere annusati, e anche di cane bagnato.
Questo Sirius non aveva sofferto nemmeno la metà del suo Sirius, ma c'era un distintivo odore di fondo che rappresentava l'uomo ed era familiare.
Il pensiero del suo Sirius fece inabissare il cuore di Harry e lo riportò alla dura realtà. Il ragazzo si tirò via dall'abbraccio e si voltò, con confusione di Sirius.
“Harry?”
“Ho bisogno di uscire, prendere una boccata d'aria,” fu la sola risposta che ottenne prima che Harry corresse fuori dalla stanza.
Sirius stava per seguirlo ma Remus trattenne l'amico per la spalla e scosse la testa. “Per quanto anche io voglia stare là con lui, Sirius, credo che tutto ciò sia difficile per lui quanto lo è per noi. Dagli un po' di tempo.”
“Ma Remus! E' pericoloso di fuori!”
“In qualche modo, non penso che Harry potrà essere in qualche tipo di pericolo ora. Ricorda: ha molti segreti non detti.”
Sirius brontolò; ora che aveva riavuto il suo figlioccio, una nuova ragione di vita, non l'avrebbe lasciato. Il Problema era, che Sirius era impaziente e diventava brusco e impulsivo quando voleva qualcosa. Il suo rapporto con Harry in quel momento aveva bisogno di tutto all'infuori che quello.
………

Harry inspirò profondamente, sollevato di essere di fuori e annusò l'aria di una principiante primavera. Stare in presenza di così tante, facilmente impressionabili persone cui lui teneva terribilmente, ma che vedeva ancora morte nei propri occhi, gli faceva dolere il cuore.
Stava camminando nei dintorni del castello da circa un'ora, quando udì gracchiare. Sollevando la testa, Harry latrò una risata di gioia al vedere la familiare civetta candida. “Hedwig! Mi sei mancata!”
La civetta si posò sulla sua spalla e lui l'accarezzò e le mormorò qualche parolina dolce. Lei strinse gli artigli in segno d'affetto e probabilmente se non fosse stata un gufo il ragazzo avrebbe abbracciato anche lei.
Ma la vista di Hedwig lo fece improvvisamente pensare al suo secondo famiglio. “Hedwig?” la fissò con un tono preoccupato nella voce, “Sai dove sia Nagini? L'ultima volta che l'ho vista era ai bordi del campo di Quidditch, dove l'ho lasciata così da poter giocare con Madama Hooch.”
Hedwig fischiò ma non volò via; non conosceva l'ubicazione del serpente. Harry camminò verso il campo e la cercò ovunque lì attorno; Nagini non era là. Iniziava davvero a essere in ansia per lei.
“Forse è andata via per far visita all'Ashwinder…” ipotizzò Harry e corse alla capanna di Hagrid. Fortunatamente, il mezzo gigante era ancora nella Sala Grande con gli altri, così entrò nella casupola e si avvicinò rapidamente alla scatola con l'alone rosso brillante attorno.
Fang latrò festoso e il ragazzo gli carezzò l'enorme testa, ricevendo anche una sgocciolante leccata sulla mano come ringraziamento. Harry fece una smorfia e si asciugò la mano sul mantello, prima di chinarsi a parlare con l'Ashwinder. “Ehilà! Ssai dove sssia Nagini?
L'Ashwinder sollevò la testa per salutarlo. “Cossì alla fine hai decissso di farti nuovamente vedere, uomo-sserpente? E nelle tue reali ssembianze, nientemeno.
Harry le diede uno sguardo di scuse. “Mi dissspiace. Ssono sstato in grosssi guai e ho dovuto rissolverli. Ssono felice che sstiano tutti bene, e sspero che sssia cossì anche per Nagini.
Harry fu certo che se l'Ashwinder avesse avuto delle labbra, avrebbe sorriso di sollievo. “Mi fa piacere che tu ssia illessso, uomo-sserpente. Nagini era molto preoccupata per te. ssi trova nella Foressta oscura dietro quessta capanna, forsse a caccia con il Ssommo? Possso andare a cercarla, dirle che ssei tornato e che la sstai asspettando.
Si sollevò un sopracciglio. ‘Sommo? Oh! Il Basilisco! Giusto! Può uscire per cacciare ora, gli avevo dato il permesso.’
Ssarebbe molto gentile da parte tua, rosssa. Quando la troverai, dille che ci rincontreremo al casstello. La mia identità è stata ssvelata, ma lei dovrà ancora sstare in guardia sse non vuole esssere insseguita da maledizioni. I sserpenti non ssono affatto popolari di quessti tempi. Sssaluta per me anche il Sssommo. Ti ringrazio per il tuo aiuto.
L'Ashwinder diede l'impressione di annuire ed Harry lo aiutò ad uscire dalla scatola. Strisciò fuori e sparì nella Foresta Proibita.
Hedwig bubolò e il ragazzo le allisciò le piume con fare assente. “Spero che Nagini stia bene…”
Trascorse il resto della giornata seduto sui gradini davanti alla capanna di Hagrid sperando di vedere l'Ashwinder ritornare, ma invano.
quando il giorno fece posto alla notte, Hedwig volò via, a caccia. Harry decise che era ora di tornare ad Hogwarts per vedere che aria tirava.
Alcune teste si voltarono nella sua direzione quando entrò, ma Harry fu grato per il fatto che gli studenti fossero già tornati ai rispettivi dormitori a quell'ora. L'unica cosa che sorprese Harry fu che Sirius e Remus erano là, dando l'impressione di averlo aspettato per tutto il giorno, senza muoversi dal loro posto.
“Sirius? Remus?”
Entrambi gli uomini sobbalzarono quando li chiamò e corsero verso Harry, abbracciandolo e osservandolo cercando una qualche ferita. “Sei stato via così a lungo! Eravamo preoccupati!” esclamò Sirius, il panico che gli scemava in voce. “dov'eri?!”
Harry sorrise lievemente; era bello sapere che si preoccupavano così tanto per lui, ma avrebbero imparato presto che sapeva difendersi più che bene. “Ho passato tutta la giornata vicino alla capanna di Hagrid, aspettando il mio secondo famiglio. Sfortunatamente non si è fatta vedere, ma c'è ancora tempo. Sono stato via, separato da lei per troppo tempo, così ha deciso di nascondersi.”
Remus e Sirius gli rivolsero occhiate incuriosite. “Hai due famigli?” chiese Remus, interessato alla cosa.
Harry annuì. “Esatto… Avete già visto Hedwig. Sapete, la civetta bianca.”
Entrambi gli uomini annuirono ricordando il bellissimo volatile candido. “E scommetto che il secondo è un Ippogrifo o qualcosa del genere!” esclamò Sirius con un ghigno d'orgoglio.
Harry non rispose e s'incamminò su per le scale. Remus e Sirius l'occhieggiarono spaesati. “Harry? Dove stai andando? Ho detto qualcosa di sbagliato?” L'Animagus domandò.
Harry scosse la testa negativamente e sospirò, voltandosi per dedicare al Padrino un sorrisetto. “Sono solo stanco, tutto qui. Voglio andare a dormire. Ci vediamo domattina!”
‘Mi vedono solamente come un Gryffindor e null'altro… specialmente Sirius. Come reagiranno? Come reagirà l'Ordine?’ pensò Harry cupamente mentre spariva su per i gradini.
All'ingresso, Sirius e Remus stavano parlando quietamente quando Albus apparve dala Sala Grande con al seguito alcuni membri dell'Ordine; parevano tutti esausti. “Era Harry quello che ho visto salire le scale?” chiese con curiosità il Preside.
Sirius annuì. “Spero di non aver detto nulla che lo abbia offeso a proposito dei suoi famigli… ”
Albus sollevò un sopracciglio. “Ha più di un famiglio? Strano. Lo lascerò in pace, per ora, ma ho ancora qualche risposta da pretendere. Minerva? Puoi preparare due nuove stanze per gli ospiti? Diagon Alley è stata attaccata e così Madama Malkin (=McClan Ndt) e Ollivander staranno ad Hogwarts da ora in poi.”
McGonagall annuì e si allontanò con qualche studente che era ancora alzato a quell'ora.
“Io me ne torno al mio sotterraneo,” borbottò Severus, e la folla di membri dell'Ordine si disperse dopo un paio di minuti.
“Non posso credere che il figlio di James sia stato sotto il nostro naso tutto questo tempo. James Evans… così evidente, eppure difficile da immaginare. Il ragazzo sapeva che l'Harry di questo mondo era morto, così non ha neanche dovuto sforzarsi per il proprio falso nome. Non lo avremmo mai immaginato se non ce l'avesse detto.” Albus si tirò la bianca barba e storse le labbra in direzione di entrambi i Malandrini. “E' scaltro.”
Sirius e Remus poterono solamente annuire in silenzio. “E' strano. Mi sento come se andando a dormire non sarà più qui domani,” disse Sirius rabbrividendo.
Remus posò una mano sulla spalla di Sirius. “So quello che vuoi dire. Mi sento come se fossimo in un sogno.”
Il Preside li lasciò, e anche loro si ritirarono nei propri alloggi per una notte di riposante sonno.


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* .. braccio destro? Ma non era quello ferito? . . ehm....


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Capitolo 19
*** cap. 19 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 19: [ A game? ] Un Gioco?
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Harry si svegliò con la spiacevole sensazione di essere spiato. La presenza che avvertì, anche ad occhi chiusi, era troppo vicina, oltre la sua personale distanza di sicurezza, ma mentre stava per allungarsi a prendere la propria bacchetta sotto il cuscino, percepì quel familiare seppur differente odore del suo Padrino.
“Sirius, potresti per favore spostarti un po' indietro?” disse Harry con cortese irritazione quando aprì gli occhi.
Qualcuno ridacchiò nella stanza, mentre Sirius arrossiva e borbottava una scusa indietreggiando; era stato a qualche centimetro dalla faccia di Harry.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto non ebbe bisogno di guardare chi altro ci fosse là con loro; dove c'era Sirius Black, Remus Lupin non era molto lontano.
“Merlino! Sei reale! Sei davvero qui, vivo…” alitò Sirius con meraviglia e occhi sognanti.
Harry sollevò un sopracciglio e un angolo delle sue labbra si sollevò con divertimento leggero. “Oh sì, Sirius, sono molto reale.”
Remus tentò di nascondere le risa con la mano e pose l'altra sulla spalla dell'amico. “Ci spiace, Harry. Questa situazione è ancora nuova per noi, e difficile da assimilare. Sirius non è proprio riuscito ad aspettare per vederti, così abbiamo chiesto la tua parola d'ordine al Preside.”
Gli occhi di Harry rotearono per l'irritazione verso Albus, ma il suo sguardo s'addolcì quando cadde sul Licantropo. “D'accordo, Remus. Ad ogni modo, stavo usando la vecchia parola d'ordine di questa stanza*; ero troppo stanco per cambiarla ieri. Che ora è? E' successo qualcosa?”
Entrambi gli uomini lasciarono la stanza così che Harry potesse cambiarsi, ma Remus rispose dal piccolo salotto; “Sono già le dieci, ma non abbiamo avuto il coraggio di svegliarti. C'è stato abbastanza movimento stamattina, perché ieri Diagon Alley è stata attaccata. La maggior parte delle persone che erano presenti è riuscita a scappare via camino, ma ci sono stati alcuni incidenti, sfortunatamente. La Gringott è ancora al sicuro, come sempre, comunque, e avremo alcuni altri alleati e rifugiati. Madama Malkin starà qui da ora, come pure Ollivander e tutte le sue bacchette.”
Harry li raggiunse nel salotto e lo fissarono per un po', finché non andarono tutti nella Sala Grande.
Qualche studente e adulto camminava per i corridoi e si fermò a guardare Harry al passaggio del trio. Sirius mise un braccio attorno alle spalle di Harry quando si avvide quanto teso e a disagio il ragazzo fosse sotto tali ispezioni; rivolse uno sguardo ammonitore al gruppetto occhieggiante, come fece anche Remus, e quelli sgattaiolarono rapidamente via, per paura di diventare obiettivo dell'ira del Professor Black.
Sirius abbassò lo sguardo al suo Figlioccio – la parola era ancora pazzesca da dire – e ghignò con naturalezza. “Non sei tipo da metterti in mostra, eh? Non proprio come era James. A lui piaceva essere al centro dell'attenzione; si sarebbe potuto dire che quasi ne aveva bisogno…”
Remus ridacchiò all'immagine mentale di un giovane James che si arruffava intenzionalmente i capelli ancora di più, per distinguersi tra la folla, e che indirizzava larghi e seducenti sorrisi a tutte le ragazze.
Le labbra di Harry non si sollevarono di un millimetro.
“Non sono affatto come lui. Non ho mai ricercato attenzioni; non ho mai chiesto di essere…” Il ragazzo si fermò e sogghignò appena.
Sirius e Remus si guardarono l'un l'altro, preoccupati, e tentarono di spingere Harry a finire la frase. Il ragazzo dagli occhi verdi guardò altrove, rifiutando il contatto visivo. “Tutto ciò che ho sempre voluto è essere normale,” mormorò cupamente a se stesso, ma entrambi i Malandrini lo sentirono comunque; si sentirono impotenti e impreparati. Come potevano aiutarlo se non sapevano neanche che cosa affliggesse Harry?
Una volta ancora, quando entrarono nella Sala Grande, tutte le conversazioni s'interruppero. Sirius, Remus e Harry tennero la testa alta e il ragazzo dai capelli scuri guardò ognuno con occhi d'acciaio, determinati. “Preside,” Harry lo salutò con un cenno del capo, e il vecchio fece lo stesso con occhi scintillanti.
“Mr. Potter, Sirius, Remus, stupendo da parte vostra raggiungerci. Harry, sono sicuro che conosci già Madama Malkin e Mister Ollivander.” Dumbledore indicò le persone citate, che erano sedute al tavolo degli insegnanti.
Madama Malkin si alzò per stringere entusiasticamente la mano al ragazzo, contrariamente all'atmosfera serpeggiante nella sala. “Mio Dio, così è vero! Non puoi essere altri che il figlio di James e Lily! Pazzesco!” Scosse la mano così eccitata che Harry dovette districare la propria, dolorante, dalla presa. Le diede un tirato sorriso e mormorò un saluto.
Ollivander, comunque, stava colle sopracciglia aggrottate verso di lui, curioso come se non avesse capito qualcosa. Dumbledore lo chiamò ed Harry ghignò e si mosse in direzione del fabbricante di bacchette. “Oh già, ora che tutti sanno chi sono… ” lasciò la frase a metà e d'improvviso puntò la bacchetta contro Ollivander, facendo boccheggiare l'uomo canuto e tutta la gente attorno a loro.
“Che cosa stai facendo?!” quasi gridò Xiomara, ma Harry non le diede importanza.
Admoneo**!”
Prima che Ollivander potesse anche solo aprir bocca, l'incantesimo lo colpì dritto sulla fronte, facendogli sbattere le palpebre quando si accorse di non aver subito alcuna ferita. I suoi occhi si assottigliarono non appena i ricordi gli affluirono nella mente, e boccheggiò, poi balzò in piedi di colpo, facendo cadere la sedia dietro di lui. Indietreggiò e puntò un dito accusatorio contro Harry. “TU!”
Harry sollevò un sopracciglio.
Tutti guardavano con interesse, curiosi a proposito dell'incantesimo che il ragazzo aveva usato contro il fabbricante di bacchette.
“TU! T-tu MI HAI OBLIVIATO!” Strillò il vecchio indignato.
Le sopracciglia di Dumbledore schizzarono in alto e si voltò verso Harry. “E' vero, Harry?”
Il ragazzo dagli occhi verdi rivolse al Preside uno sguardo sfacciato e fece spallucce. “Aveva scoperto la verità prima che i tempi fossero maturi. Non lo sono nemmeno ora, ma visto che tutti sanno chi sono non ho visto il motivo per cui lasciare Ollivander all'oscuro su di me.”
Sirius osservò lo scambio tra entrambi gli uomini più grandi e il proprio figlioccio con interesse. “che cosa è successo per far sì che Ollivander scoprisse chi tu fossi?” chiese ad Harry, ma prima che il ragazzo potesse aprir bocca per rispondere, Ollivander lo precedette. “La sua bacchetta! Giusto! Albus! La sua bacchetta! E' La Gemella***!”
Ora erano tutti semplicemente perplessi.
“La Gemella? Di che cosa?” Severus chiese sospettosamente.
Harry sospirò e sedette, un'espressione calma sul volto. Gli altri adulti lo imitarono poco dopo. Il ragazzo dai capelli scuri prese nuovamente la propria bacchetta dal fodero e la prese fra le dita con cura.
Dumbledore, che sapeva ciò di cui Ollivander stava parlando, studiò con lo sguardo la bacchetta, ma non riuscì a riconoscerla. “Questa non è La Gemella, Ollivander. Sei sicuro di quello che stai dicendo?”
Il fabbricante di bacchette dedicò a Dumbledore un breve sguardo stizzito. “Certamente che lo sono!” scattò, “Non sono stato un fabbricatore di bacchette così a lungo senza conoscere ogni singola bacchetta che ho fabbricato col cuore!”
Dumbledore sollevò le mani in un gesto di resa.
Le labbra di Harry si sollevarono. “Dumbledore, è davvero La Gemella.”
La testa di Albus si girò così rapidamente verso di Harry che quasi schioccò. Sirius ringhiò d'impazienza. “Qualcuno potrebbe dirmi di che diavolo state parlando? Non siete i soli nella stanza!”
Harry sbattè le palpebre, verso Sirius, e mostrò al proprio Padrino la bacchetta rossa, che Sirius scrutò brevemente.
“Questa bacchetta non ha sempre avuto quest'aspetto,” iniziò Harry, catturando l'attenzione di ognuno. “Nel mio vecchio mondo, la mia bacchetta mi scelse anche sebbene la sua sorella appartenesse al mio nemico.”
Sirius sbattè le palpebre, ma Remus fu più svelto dell'Animagus. Il Licantropo impallidì considerevolmente. “Il Signore Oscuro…?” sussurrò in una domanda soffocata, e tutto quello ebbe conferma nella sola risposta del ragazzo, un sospiro.
“Sì… Tom ha la prima di due bacchette uniche, il cui cuore è fatto di piuma di Fenice, le piume di Fawkes. Ma quando mi sono recato a Diagon Alley per una commissione per Rosmerta, mi sono fermato nel negozio di Ollivander, perché ho avvertito una strana attrazione. E' stato uno shock per entrambi noi, vedere la seconda bacchetta di cuore di piuma di Fenice di questo mondo che si univa alla mia, le quali sono le esatte identiche bacchette ma di due mondi diversi. E' abbastanza complicato da spiegare, ma questo è il risultato della fusione. E' dovuto trascorrere del tempo perché mi abituassi ad usare questa nuova bacchetta, davvero, poiché il suo potere è maggiore. Ma mi sta aiutando a controllare meglio la mia magia, un fatto per cui le sono molto grato.”
Sirius lo occhieggiò preoccupato. “Che cos'ha la tua magia che non va?”
Gli occhi di Harry si scurirono e s'annuvolarono; stava pensando al tempo in cui finalmente aveva sconfitto il Voldemort del suo mondo. “Prima che io arrivassi… Io, noi, eravamo in guerra contro Voldemort.”
Tutti deglutirono al sentirlo pronunciare il nome senza esitazione.
Omise di dire null'altro della guerra e della sua conclusione per il momento; era una ferita ancora aperta nel suo cuore.
“Quando sono arrivato qui ho avvertito un tremendo cambiamento nell'essenza della mia magia. Potevo sentire che la mia vecchia bacchetta aveva delle difficoltà a canalizzare questo nuovo apporto di magia, ma ci ho fatto la mano. Usare magia senza bacchetta stava diventando più facile, notai con il tempo.” Harry si fermò e si guardò attorno; ricevette solo sguardi penetranti, se non alcuni preoccupati.
“Magia senza bacchetta? Non è esattamente un'Arte della Luce, sai…” disse Sirius a disagio, e quasi indietreggiò quando Harry prorruppe in un disturbante latrato di risa. “Sirius, quando mai ho detto che ero un mago della Luce?”
Gli occhi dell'Animagus si spalancarono in allarme, e qualcuno strillò sul serio e si allontanò da lui. Alastor Moody ebbe la propria bacchetta puntata contro di lui in neanche un secondo, ma Harry ricambiò impassibile lo sguardo dell'Auror. “Tu! Tu sei un Mago Oscuro?” il vecchio auror ringhiò minacciosamente.
Harry ghignò ma rimase seduto, senza mostrare alcun segno di aver bisogno di prendere la propria bacchetta. “Sciocchi! Vedete solamente quello che volete vedere; sentite solamente ciò che volete sentire!” scattò Harry, ma poi inspirò a fondo e si schiarì i pensieri usando l'Occlumanzia, prima che accadesse qualcosa di brutto.
“Non ho mai detto di essere un Mago Oscuro come Tom. Ho solo detto che non ero un Mago della Luce. Contrariamente a ciò che credete, ESISTE un'ombra tra di essi: grigio. Se tutti voi aveste vissuto il tipo di vita che ho vissuto io, sareste dovuti cambiare nel modo in cui lo sono io. I miei genitori furono uccisi quando avevo un anno; ho dovuto vivere con i Dursley –La famiglia della sorella di mia madre- che erano babbani e odiavano di cuore la magia, per undici anni, prima che fossi accettato ad Hogwarts. Non sapevo nemmeno che cosa fosse la magia, per l'amor di Dio! E non fatemi parlare di quello che successe ad Hogwarts gli anni successivi!” Harry aveva stretto i pugni così forte che le sue nocche erano bianche.
Nessuno osò parlare.
Sirius fece una smorfia e sussultò quando finalmente ricordò la sorella di Lily. “Sei stato mandato da Petunia Dursley! Quell'ossuta, deprecabile di sua sorella! Di chi è stata quest'idea balzana?! Perché non stare con me o Remus?”
Gli occhi di Harry divennero quasi Neri. “Non voglio parlare di questo qui.” La sua risposta era definitiva e Sirius si tappò la bocca, sapendo che la cosa era delicata.
Un silenzio inconfortevole cadde sulla Sala Grande e Dumbledore battè le mani con un sorriso gioviale che voleva alleggerire la crescente tensione. “Bene, cambiamo argomento, che ne dite? Avremo molto tempo per parlare del passato del giovane Harry qui.”
Harry era perfino troppo felice di cambiare argomento e si alzò dal tavolo degli insegnanti per sedersi vicino Ron al tavolo degli studenti. Ricevette ancora qualche sguardo incredulo, ma nessuno si azzardò a parlargli liberamente.
………

“JAMES! Huh…HARRY! Aspetta!”
Harry si fermò con un piede a mezz'aria e attese che Ron lo raggiungesse. Quando il rosso finalmente fu al fianco del ragazzo dai capelli scuri, Ron si chinò e riprese fiato, prima di scagliare contro Harry un'occhiata imbarazzata. “Diamine amico! Sei veloce! La riunione è appena finita e tu sei già qui fuori! Che fretta hai?”
Al contrario di altri, Ron stava lentamente iniziando ad abituarsi all'idea di “Harry Potter”.
Harry sorrise a Ron e rispose nel mentre che guardava attentamente il cielo, apparentemente aspettando qualcosa. “Voglio spedire un messaggio per Rosmerta; Tom sta iniziando a farsi spavaldo e non ho dubbi che attaccherà Hogsmeade una volta o l'altra.”
La verità era, che aveva abbassato il proprio mentale muro d'Occlumanzia e aveva sentito l'impazienza Voldemort di colpire ancora. Come facesse il Signore Oscuro a non sapere ancora chi lui fosse, era un mistero per Harry, ma il ragazzo sapeva che sarebbe stata solo una questione di tempo; lo avrebbe percepito di sicuro, quando fosse accaduto, indipendentemente dalla sua capacità di Occlumante.
Un fischio lo fece riemergere dai suoi pensieri ed egli tese automaticamente all'infuori il braccio così che la civetta bianca potesse posarvisi. “Hey Hedwig, scusa se sono stato via così a lungo, ragazza,” Harry mormorò dolcemente, ricevendo un fischiettìo e un becchettio sul dito come rimprovero.
Ron rimase in silenzio, guardando lo scambio tra il ragazzo e la civetta con curiosità.
Harry prese una lettera dalla propria tasca e lasciò che Hedwig la prendesse con cautela tra gli artigli. “Puoi portare questa a Rosmerta, bella? Prometto che ti darò un po' del mio pranzo, più tardi. Voglio solo che sia consegnata più presto che sia possibile.”
Hedwig fischiettò di nuovo, gli strinse un dito nel becco come a dire ‘Puoi contare su di me’ e in un attimo partì, e fu in cielo, sfrecciando sulla Foresta Proibita. Harry dunque fissò a lungo lo sguardo sulla detta Foresta, per una ragione a Ron sconosciuta, ma quest'ultimo non ebbe il tempo di porre domande a Harry, poiché quello semplicemente si voltò e si diresse di ritorno a Hogwarts.
Ron sollevò un sopracciglio in direzione del luogo dagli alberi scuri e fece spallucce, prima di correre per acchiappare Harry.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto era già dentro, parlando quietamente con Sirius e Remus. Hermione e gli altri raggiunsero Ron non appena lo videro ed Hermione gli diede uno scappellotto sulla nuca. “Ow! Per che cos'era questo, ‘Mione?!” Il rosso si strofinò il collo mentre la sua ragazza si metteva le mani sui fianchi.
“Ron! Ti stavamo cercando tutti! Potevi aspettarci! E sai che non abbiamo più il permesso di andare fuori da soli! Ordini degli insegnanti!” fu la rabbiosa risposta della strega.
“La signorina Granger ha ragione, Mister Weasley! A che stavi pensando? I Mangiamorte e i Dissennatori sono ovunque! Sei fortunato che la scuola sia sospesa, oppure Gryffindor avrebbe perso dei Punti.”
Ron alzò lo sguardo alla sua capo-casa: Minerva McGonagall.
“M-Ma Professoressa! Non ero così lontano dalla scuola e ho solo seguito Harry, prima di tutto! Perché lui non viene rimproverato?” Esclamò il rosso, puntando un dito in direzione di Harry.
Minerva fece una smorfia e spostò lo sguardo verso il ragazzo dagli occhi verdi, che, di seguito, le restituì l'occhiata. “Non hai tutti i torti.”
Harry aveva ascoltato parte della loro conversazione e sembrò che anche Sirius e Remus l'avessero fatto; entrambi si rivolsero a lui con disapprovazione. Sirius lo abbracciò immediatamente, quasi facendo gemere Harry.
“Ha ragione, Harry. Non è stato troppo prudente da parte tua andare così fuori allo scoperto. I Mangiamorte potranno anche essere chiusi fuori, ma qualche volta un Dissennatore può entrare,” disse Sirius a bassa voce, severamente. “Ti ho perduto una volta, Harry, e ha distrutto parte del mio cuore. Ora che ti ho nuovamente, non sarei capace di perdonarmi se ti accadesse qualcosa. Un Dissennatore… è una creatura malvagia, Harry. E' capace di-”
Harry, che si era sentito a proprio agio tra le braccia di Sirius, s'irrigidì d'un tratto e si spinse via dal torace dell'uomo così da fare un passo indietro dall'Animagus. Il suo volto era impassibile, all'inizio, ma poi il furore contenuto prese a fluire fuori dal ragazzo, come pure una profonda tristezza che, Remus ne era sicuro, non sarebbe potuta appartenere a nessun ragazzo della sua età.
“Harry?” chiamò dolcemente Remus, e fu tutto ciò che occorse alla rabbia di Harry per dissiparsi e far posto completamente alla tristezza e alla durezza della sua vita. “Io so che cosa fa un Dissennatore!” proferì brevemente Harry, con voce tesa e acida, gli occhi fissi al pavimento d'improvviso molto interessante.
Sirius fece un passo in direzione di Harry e lo guardò con occhi preoccupati. “Harry? Che cosa vuoi-”
Il portone d'ingresso si spalancò e tutti gli sguardi si voltarono immediatamente verso un Auror che Harry non riconobbe. “Dumbledore!” L'uomo pareva in agitazione. “I Mangiamorte stanno attaccando di nuovo Diagon Alley!”
Il Preside si mise prontamente all'opera, ordinando che i più potenti tra loro aggiungessero le proprie forze a chi aveva bisogno di aiuto. “Alastor! Tonks! Kingsley! Charlie! Bill! Sirius! Remus! Arthur! Andate con Nathaniel! Vi raggiungerò in un minuto!”
Coloro che erano stati chiamati iniziarono a correre fuori ma Harry richiamò quelli che considerava la propria famiglia. “Sirius! Remus! Vengo con voi!” Harry prese la propria bacchetta ma il suo braccio venne ghermito strettamente prima che potesse seguire il proprio istinto di combattere.
“Mi lasci andare!”
Pur se tentava quanto poteva, Snape non lo avrebbe lasciato andare.
“No, Harry! Tu resta qui! E' troppo pericoloso per qualcuno che non è propriamente preparato, per te! Questo non è un gioco!” abbaiò rigidamente Sirius.
Harry guardò Remus -che stava ancora impazientemente aspettando Sirius- in cerca di aiuto ma il Licantropo scosse la testa in un definitivo e non negoziabile NO.
Il ragazzo dai capelli scuri riportò lo sguardo a Sirius ed entrambi si fissarono intensamente. Sirius fece una smorfia e Remus gli ricordò che c'erano ancora persone in pericolo a Diagon Alley.
Harry abbassò il volto e smise di dibattersi dalla presa senza scampo del Maestro di Pozioni. Sirius annuì soddisfatto e corse via assieme a Remus così che potessero entrambi apparire fuori dagli scudi del castello.
Harry non li guardò correre via.
“Mi. Lasci. Andare.”
Severus fissò il retro della testa del ragazzo, prima di lasciarlo andare. “Per Merlino, ragazzo! Smetti di voler fare l'eroe! Questo non è affatto un gioco!” gridò l'uomo contro l'inquietante figura silenziosa di Harry.
Dumbledore diede qualche ordine agli insegnanti per far sì che la scuola si mantenesse sicura e rivolse un'occhiata severa al ragazzo che stava ancora mantenendo la sua postura rigida, silenziosa, con la schiena rivolta a tutti loro. “Mister Potter, non è il momento d'immischiarsi. Ti comporti come un bambino viziato,” disse il vecchio prima che, anche lui, andasse fuori.
Non appena queste parole ebbero lasciato la bocca di Dumbledore, Harry strinse le mani in due pugni serrati, e digrignò i denti così fortemente da farli quasi spezzare. Camminò, calmo, verso la scalinata, ma il suo corpo era visibilmente rigido come una trave.
“Harry? Lo sai che hanno ragione. Siamo solo dei ragazzini; non abbiamo nulla a che fare con tutto questo.” Il respiro coagulò in gola a Ron, quando la testa di Harry scattò nella sua direzione e il rosso ricevette uno sguardo glaciale.
Il ragazzo rabbrividì e abbassò rapidamente gli occhi, indietreggiando mentre Harry semplicemente sparì su per le scale.
“Ron?” Hermione posò una mano sulla spalla del proprio ragazzo e quello sobbalzò tremando “Avresti dovuto vederlo, ‘Mione. Lo sguardo che mi ha rivolto… era così freddo!”
Severus minimizzò sogghignando: “Bah! Lasciate che il ragazzo si metta nei guai, per quel che me ne importa.. Si comporta proprio come quello scapestrato di suo padre, vuole ricercare attenzione.”
“Severus! Il tuo commento non è stato richiesto!” Minerva lo redarguì torvamente e il Maestro di Pozioni si strinse nelle spalle, per poi tornare ai suoi sotterranei.
McGonagall sospirò e prese il controllo del castello nel mentre che Albus non c'era. I rimanenti studenti furono reindirizzati alle proprie stanze comuni; la maggioranza era già là, ad ogni modo.
“Professoressa McGonagall, che mi dice di Harry?” chiese Ron con cautela.
Minerva gli disse solamente che avrebbe chiesto ad alcuni insegnanti di sorvegliare il ragazzo dai capelli scuri, e di andare alla sua Stanza Comune direttamente, cosa che frustrò il Weasley. Dovette obbedire senza discutere e il piccolo gruppo Gryffindor, accompagnato da Fred e George, tornò alla torre Gryffindor.
“Hey Ron? Credi davvero che Harry cerchi di attirare l'attenzione?” chiese d'un tratto Dean.
Il rosso gli scoccò un'occhiataccia. “Ti stai schierando con Snape, Thomas?” scattò.
Dean ebbe la decenza di apparire imbarazzato e mormorò; “Beh, no… ma… hai mai provato a chiederti perché Ja- Harry sembri così intenzionato a combattere? Non lo riguarda neanche! Per me, vuole sul serio mettersi in mostra. Voglio dire, che cosa può fare un ragazzino contro un'armata di Mangiamorte e Dissennatori?”
“Dean non ha tutti i torti,” ragionò Seamus, e ad esso seguirono mormorii di consenso.
Hermione era rimasta silenziosa per tutta la durata della conversazione, con il cervello che lavorava oltremisura. “Io… Io non credo che sia così, ragazzi,” disse lentamente, ancora rimuginando sulle parole giuste da usare.
“Che vuoi dire, Hermione?” chiese Denis Creevey con curiosità.
La Ravenclaw si sfregò il mento e fece una smorfia, immersa nei propri pensieri. “Non so… ma non pensate che sia strano che voglia combattere in maniera tanto pressante? E' come se Harry sia convinto di avere una sorta di responsabilità, in questa guerra.”
Ron ridacchiò. “Basta pensare, ‘Mione. Non ha senso in nessun caso.”
La ragazza s'incupì e colpì il proprio fidanzato su una spalla, col divertimento degli altri.
………

Harry era anni-luce dall'essere alla ricerca di attenzioni, ad ogni modo.
Le sue intenzioni erano le più disinteressate, anche se di auto-sacrificio, ma nessuno sembrava capirlo, per dargli una chance.
Stretti, rilasciati. Stretti, rilasciati.
I pugni di Harry si muovevano come per loro volontà come se volessero far trasudare al di fuori la pressione.
‘Non capiscono. Non mi danno nemmeno una chance di spiegarmi. Mi trattano come fossi un ragazzino. Sono arroganti. Egocentrici. Loro non sono… non sono i miei amici. Sono solo immagini speculari di quelli di cui una volta mi importava.’ Gli occhi di Harry erano duri e senza emozioni, quando lo guardarono dal suo riflesso in uno degli specchi nel bagno di Myrtle al secondo piano.
Scrutò silenziosamente quel suo riflesso sul vetro, prima di lasciar uscire un breve grido di furore e tirare un pugno contro di esso con tutta la propria forza, facendo volare migliaia di schegge acuminate in ogni direzione, prima che piovessero sul pavimento bagnato del bagno.
Una scheggia colpì Harry sulla guancia sinistra, quella in cui non c'era il tatuaggio, e non si accorse nemmeno del dolore. Semplicemente, sollevò una mano e se la passò sul taglio, spandendosi il sangue ovunque sul volto e anche oltre, in quanto aveva usato la mano con cui aveva dato il pugno contro lo specchio, gocciolando sangue sul pavimento.
“Questo non è un gioco,” dichiarò irrequieto, prima che la sua rabbia prendesse nuovamente il sopravvento. La sua bacchetta vibrò nel proprio fodero, ma non fu capace di frenare lo scoppio eccessivamente potente di magia che fece esplodere tutte le finestre e gli specchi del bagno, uno dopo l'altro.
Harry non pareva affatto possedere alcun tipo di senno.
Si appoggiò al lavandino “giusto” e sussurrò in Serpentese; la manopola del lavandino iniziò a muoversi ed Harry indietreggiò così che potesse aprirsi del tutto.
“Lasciamogli fare ciò che vogliono, ma mentre loro si fanno del male e Tom avanza, radunerò i miei alleati e mi preparerò per una mossa che li destabilizzerà.” Harry sorrise tetramente e balzò nel tunnel, il lavandino che si chiudeva dietro di lui.
Silenzio regnò nel bagno, fatta eccezione per un'occasionale sgocciolìo d'acqua che stillava da un lavandino o di una scheggia rimasta attaccata al suo specchio che finalmente si staccava e cadeva a terra. Una mano translucida apparve da dentro uno dei cubicoli, e quindi fu seguita da una timida testolina. La figura di Moaning Myrtle si scosse tutta, al suo mostrarsi, alla fine.
Il fantasma si guardò intorno, rimirando la catastrofe rimasta nel suo bagno, e sentenziò. “Oh, sta facendo il cattivo ragazzo! Ha qualcosa in mente!” Le sfuggì un risolino. “Dovrei rivelarlo, ma perché? Nessuno è mai venuto qui a parlare con me, a parte lui, ecco qua.”
Mugugnò, quindi ridacchiò di nuovo. “Allora terrò la bocca chiusa! Gli serva di lezione, a tutti loro!”
………

Harry non lo sapeva ancora, ma aveva già ottenuto una sorta di alleato in Moaning Myrtle, una dei tanti che sarebbero venuti.
Uomo-sserpente? Ssei finalmente ritornato. Ssono arrivato più presssto che potevo, non appena il Fiammeggiante ci ha informato del tuo ritorno.
Harry fu felice e sorpreso di vedere Salazar che lo aspettava nella Camera dei Segreti, e carezzò il Basilisco con affetto. “Sssono ssollevato che tu sstia bene, Ssalazar, e mi sscuso per averti fatto preccupare in quessto modo. Che cossa mi dici di Nagini?” Domandò il Rettilofono sibilando.
Ssta tornando asssieme al Fiammeggiante, ma sstanno impiegando più tempo perché ssono più piccoli. Ci nasscondevamo molto nel profondo della foressta ossscura. Ssiamo anche venuti in contatto con qualche Esssere a Metà, ma non li abbiamo attaccati per i tuoi ordini, masster. Lo hanno ritenuto asssai inussuale, credo.
Harry rifletté su questo nuovo sviluppo.
Essseri a Metà, Ssalazar? Sstai forsse parlando dei Centauri che abitano la Foressta Proibita?
Il Basilisco sibilò una risposta affermativa e Harry fu colto da un'improvvisa, geniale, sebbene completamente insana, idea. “Ssai per casso dove Nagini mi asspetterà?
No, ma ssono convinto che ssia posssibile, per te, chiamarla; tu ssei ssegnato con un marchio, no?
Harry si guardò l'avambraccio sinistro pensierosamente. “Potrebbe funzionare, ti ringrazio Ssalazar.
Il Basilisco sibilò e tornò nella bocca della statua, intento a lacerare qualche corpo di animale predato.
“Forse darà davvero dei risultati, ma avrò bisogno di una gigantesca riserva di pazienza diplomatica… in particolare con Bane (Cassandro Ndt), se è anche lontanamente simile a quello del mio mondo.”
………

Quando uscì dalla Camera e si ritrovò nuovamente nel bagno, quale fu lo shock di Harry al vedere Myrtle che ridacchiava e gli strizzava l'occhio con fare cospiratorio, e con un dito sulle sue labbra chiuse, come se volesse dire: “Il tuo segreto è al sicuro con me!”
Fu grato al fantasma, comunque, e le rifece l'occhiolino prima di riunire e ricomporre senza bacchetta tutte le schegge nelle lastre originarie, quindi camminò via.
“Engorgio Mantello dell'Invisibilità,” mormorò dopo averne preso la versione miniaturizzata dalla tasca; non aveva mai più lasciato nulla nella propria stanza, da che Dumbledore era un po' troppo ficcanaso, a volte, per i suoi gusti. “Alcune cose non cambiano mai…”
Indossò il mantello e percorse i corridoi del castello senza essere individuato da Filch, Mrs. Norris o nessun altro degli insegnanti che lo stavano cercando. Con Dumbledore e Moody assenti a causa della battaglia, poteva servirsene senza paura di venire scoperto.
Dirigersi alla capanna di Hagrid non fu una gran impresa e quando alla fine raggiunse la propria destinazione, si concentrò sul marchio che lo connetteva a Nagini. Fu sollevato di sentire che era vicina e la salutò entusiasticamente quando venne fuori dalla boscaglia e strisciò sul suo braccio, mentre l'Ashwinder la seguiva a poca distanza.
Nagini! Che bellezza vederti! Il Fiammeggiante è sstato rapido a trovarti; quessto è una buona cosssa.
Nagini gli si arrotolò al braccio e alle spalle e lo salutò in risposta. “Giovane masster, ssono ssstata molto in ansssia per te. Ssono davvero ssollevata di vedere che sstai bene..”
Harry sorrise dolcemente e si sedette sui gradini della capanna di Hagrid, con l'Ashwinder che stava a terra e che ogni tanto inframmezzava la loro conversazione.
Un'ora dopo, Hedwig era tornata e li aveva raggiunti, posandosi sulla porta della casupola dopo aver consegnato ad Harry un'altra lettera che avrebbe letto dopo.
Harry guardò entrambi i sue due famigli e, dopo un momento di riflessione, tirò fuori una piuma e un foglio di pergamena, e iniziò a scrivere una lettera, indirizzata a qualcun altro.

Centauro Bane,
cerco aiuto dalla vostra nobile e antica razza in questa guerra contro un comune nemico: Voldemort. Sì, scrivo il nome così come lo pronuncio. Credetemi, conosco la vostra avversione per la specie umana più di chiunque altro, ma questa guerra, sono sicuro che voi lo sappiate bene anche se tentate di negarlo, è di nostra quanto di vostra preoccupazione. Siete indirettamente relazionati con essa, che vi piaccia o no; il vostro futuro dipende dal suo esito quanto ne dipende il nostro. La vostra imparzialità sarà dimenticata e messa alla prova; lui cercherà di reclutarvi oppure di distruggervi, e nessuna dimostrazione di forza che possiate mostrare sarà di certo in grado di avere effetto contro di lui se sarete isolati, se non quello della vostra morte.
No, io non sono Dumbledore, non gli somiglio affatto. Se non apprezzate il suo modo d'agire, potrete capire ciò che io provo. Ma, siccome questa questione non può essere discussa per intero con una sola lettera, dovremmo organizzare un incontro nella Foresta Proibita, il vostro dominio, in quanto sono ben conscio della vostra ostilità nei riguardi del mondo al di fuori di essa. Potete portare con voi dei membri del clan se volete, anche se Firenze è quello che vorrei rivedere più di ogni altro.
Se dubitate di me o delle mie parole, andate da Firenze e ditegli che Marte sta brillando intensamente; capirà questo, meglio che con il falso nome di James Evans.
Ho combattuto Voldemort una volta e non esiterò a farlo nuovamente; avete la parola del solo Harry James Potter (come ho detto, la mia vera identità non può essere discussa per lettera). Ritengo che farete la scelta giusta. Vi prego di non far del male ai miei famigli, ad ogni modo. So che essi sono differenti come il giorno e la notte, ma scoprirete che non nutro alcun pregiudizio o risentimento contro alcuna creatura, che sia considerata della luce od oscura. Avete già avuto modo d'incontrare, o almeno lo hanno fatto i vostri compagni, Salazar, il Basilisco. Ora, Nagini ed Hedwig saranno compiaciuti dall'attendere una vostra risposta.
Spero che stiate bene.

H.J.P.


Harry rilesse la lettera e chiamò a sè Hedwig. “Dài questa a Bane, Hedwig. Voglio che tu vada con Nagini, comunque. Nagini, tu sseguirai Hedwig. Lei mi riporterà la rissposssta e quando lo farà, mi asspetterai nella Camera dei Ssegreti cossì che potrai tornare al tuo possto ssul mio braccio sssinisstro ssenza che nessssuno ti veda. Sssii attenta.
Nagini scivolò sul terreno e Hedwig spiccò il volo lentamente così che il serpente potesse facilmente tenerle dietro. aveva probabilmente capito l'intenzione di Harry di shockare Bane con l'improvvisa apparizione di una civetta e un serpente (uno considerato come di possesso di Voldemort, non era un mistero), che consegnavano assieme una lettera.
Harry stava compiendo una mossa importante, contando sull'amore di Bane per la natura, gli animali e il suo senso di giustizia. Voleva suscitare dall'inizio il più vivo interesse nel Centauro, omettendo l'informazione più importante nella lettera. Poteva solo aspettare e vedere quale sarebbe stato il risultato.
Ssi sssta facendo freddo, dovressti ritornare al casstello, giovane uomo-sserpente, e aver cura della vita che ssta ssscorrendo fuori da te,” ammonì l'Ashwinder e Harry annuì, riluttante, accorgendosi che la sua “vita”, anche chiamata il suo sangue secondo gli standard umani, stava ancora scorrendogli lentamente giù dalla mano, goccia dopo goccia. Non era a un livello pericoloso, ad ogni modo, così Harry non se ne era accorto.
Dessideri ritornare nella capanna di Hagrid?” domandò prima di andarsene.
L'Ashwinder ci riflettè e rifiutò educatamente l'offerta, affermando che gli sarebbe piaciuto essere libero per un po' di tempo. Questo non gli avrebbe impedito di nascondersi nella capanna per cercare un po' di calore, comunque, e non sarebbe stato difficile per Harry trovarlo, se avesse avuto bisogno del suo aiuto.
D'accordo, ma non deporre le tue uova ovunque. Hagrid non ha bissogno che la sssua capanna venga bruciata dal calore,” scherzò il ragazzo e se ne andò dopo aver indossato di nuovo il mantello di suo padre.
Aspettò che un adulto venisse fuori ‘probabilmente ancora alla mia ricerca’, considerò, prima di farsi strada all'interno; una porta che si apriva da sola avrebbe suscitato troppi sospetti.
La Vice-Preside stava ancora dando ordini per trovarlo, a quanto sembrava. Fortunatamente, non potevano più entrare nei suoi alloggi, poiché aveva bloccato la via d'accesso del camino e cambiato la parola d'ordine; non sarebbero mai stati capaci di immaginare quale fosse, o, se l'avessero pensata, non sarebbero mai stati in grado di pronunciarla correttamente.
Semplicemente sorpassò gli adulti irrequieti e salì le scale con un ghigno amaro stampato in faccia. ‘Sarei dovuto restare come James Evans. Lo rispettavano, lo consideravano un pericoloso avversario, lo temevano, per lo meno. Ma stavo agendo come agisco ora, dunque che cosa è cambiato per loro così che mi trattano in questo modo, che semplicemente mi escludono dalle loro conversazioni? Così che… che mi trattano come un ragazzino indifeso?!’ Harry avrebbe voluto gridare forte l'ultima parte in modo che fosse sentita dal castello intero.
La sua aura magica stava per essere nuovamente rilasciata. Anche il ritratto che custodiva i suoi alloggi parve azzittirsi ed era solo un paesaggio! Ma il vento in esso si smorzò e gli alberi divennero immobili.
Sollevò lo sguardo al dipinto freddamente, come se volesse scavarci un foro ardente e, dopo qualche minuto in cui si domandò se davvero sarebbe mai accaduto o no, si accinse a mormorare la sua parola d'ordine. “Ssslytherin e Gryffindor uniti.
Ahh, il piacere di essere un Rettilofono.
Si lasciò cadere sul proprio letto e chiuse gli occhi verdi, pianificando le sue mosse future. C'erano alcune cose che aveva ancora bisogno di fare e non molto tempo per farle tutte. Aveva già ottenuto l'assicurazione della fedeltà di Myrtle, grazie a Merlino per quello, come pure Nagini e Salazar al suo fianco, preziosi alleati che erano.
Ora doveva portare Bane dalla sua parte; forse avrebbe provato di essere una meta più facilmente raggiungibile al confronto di Dumbledore, che Bane odiava di cuore. Il vecchio Preside parlava molto invece di agire, e se la manipolazione non funzionava, spesso diveniva una silenziosa ma tangibile minaccia.
Harry, ad ogni modo, stava allineeando le proprie carte sul tavolo con franca disposizione e voleva una durevole alleanza con i Centauri. Desiderava avere inoltre, anche una seconda chiacchierata con Aragog e Mosag; sebbene suonasse pericoloso.
Il Cappello Parlante avrebbe ricevuto allo stesso modo una sua visita, perché c'era sicuramente qualcosa che voleva da lui… qualcosa che apparteneva a lui più che a ogni altro, ad ogni modo.
Sospirò e si tolse il mantello stancamente, ora avendo troppe cose a cui pensare e da pianificare. Si alzò debolmente e cominciò a lavarsi via il sangue dalla guancia e la mano ferite, usando quindi una pozione medicamentosa per accelerare il processo guaritivo.
Si ricordò della lettera da Rosmerta e la lesse con rapidità. Era il solito “Non-posso-crederlo-Ho sentito-delle voci-ma-non-ho pensato-fossero-vere-Tu-sei-realmente-Harry-Potter!” tipo di lettera, fino a che menzionava il fatto che avrebbe chiuso i Tre Manici di Scopa e avrebbe raggiunto Hogwarts con qualche altro abitante del villaggio che si sentiva insicuro e riteneva che Hogsmeade non fosse un posto adatto in cui stare finché la crisi non fosse finita.
‘Bene, dovrò occuparmi di Rosmerta quando arriverà…’ Harry roteò gli occhi e mise da parte la lettera. Voleva solamente dormire un po' adesso. Era solo tardo pomeriggio ma non gli importava; sperò semplicemente che la battaglia a Diagon Alley terminasse a favore dei membri di mente ristretta dell'Ordine della Fenice, e non in un sanguinoso massacro.
Toccò il tatuaggio sulla sua guancia. “Anch'io sono un membro, Dannazione! E' proprio là, mi sfolgora in faccia, grande e ovvio nel più palese modo possibile! Perché mi ignorano? Bene, anch'io li ignorerò, se questo è ciò che vogliono. Lascerò che GIOCHINO mentre io AGISCO sul serio per dare una mano, per far sì che la bilancia si inclini in nostro favore. Loro subiscono perdite umane; io agisco per PREVENIRE le perdite.”
Ora come ora, nessuno avrebbe mai potuto cancellare l'espressione e la determinazione che aveva; si addormentò sul serio avendoli scolpiti in volto.


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* Harry è passato, dagli alloggi di Sirius&Remus, ad averne di propri, a quanto pare, anche se non viene proprio esplicitato

** Non sono riuscita a trovare la versione italiana dell'incantesimo -se è mai stata usata, non ricordo- , comunque è, naturalmente, il controincantesimo dell'Oblivion.

*** La traduzione letterale dall'inglese era 'la seconda' (=the second one), ma non mi piaceva..



Ndt
Qualche risposta:
Riguardo al Pensatoio, penso che la versione ufficiale sia quella che non consente al mago di ricordare i pensieri depositati, quindi l'autrice deve aver interpretato questa caratteristica a modo proprio.


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Capitolo 20
*** cap. 20 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 20: [ Alliance ] Alleanza
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Come Harry aveva previsto, l'ala dell'ospedale era piena il giorno seguente. Osservò, tra la folla degli studenti curiosi, Madama Pomfrey che gironzolava là attorno energicamente affaccendata, palesemente sotto l'effetto di una fiala di pozione Pepper-Up; all'apparenza, la donna ne aveva avuto fin da metà nottata.
Gli studenti curiosi furono scacciati dall'Infermeria da un Albus dall'aspetto esausto, ed Harry camminò a distanza per evitare di subire lo stesso trattamento. Spostò lo sguardo sui ragazzini piangenti che giacevano sui lettini e sugli adulti, feriti, che riferivano l'attacco a vari auror.
Percepì lo sguardo duro del Preside posarsi su di lui, quasi aspettandosi che Harry facesse qualche commento derisorio, ma con sua sorpresa non ne venne nessuno e il ragazzo semplicemente si allontanò senza proferire parola. Albus trovò questo nuovo atteggiamento piuttosto inusuale, ma lo attribuì al fatto che Harry probabilmente non aveva mai visto così tante persone ferite tutte assieme, una conseguenza dell'epoca pericolosa in cui loro vivevano.
Come se!
La verità era; che vedere Sirius e Remus che giacevano, addormentati e feriti, in brande separate, lo aveva fatto allontanare senza poter esprimere la rabbia per tutto ciò che aveva sentito... e visto. ‘Dumbledore li lascerà ridursi in questo stato, o peggio, li farà ammazzare. Non è abbastanza preparato. Devo agire. Per favore, Hedwig, torna presto con una risposta positiva!’ pregò mentalmente Harry facendosi strada verso la Sala Grande per mangiare qualcosa.
Ignorò l'occhiata sospettosa di McGonagall, come anche lo sguardo fisso di Snape, con usurata facilità. Scelse di comportarsi nella maniera più normale possibile e sorrise lievemente a Ron e agli altri, che rilasciarono tutti un sospiro collettivo. “Coosì… stai bene, Harry? Eri piuttosto… sconvolto, ieri,” il rosso cercò le parole giuste, con cautela, da usare con il ragazzo dai capelli scuri.
Harry fece spallucce e si servì un po' di zuppa. Un'ombra comparve dietro di lui e il ragazzo quasi mugolò d'insofferenza; sapeva molto bene chi c'era dietro di lui.
“Mister Potter, dov'eri ieri?”
Harry si voltò sulla sedia, e guardò freddamente la Vice-Preside. “Ero nei miei alloggi, perché?”
McGonagall lo scrutò intensamente con le mani posate sulle labbra. “Il Professor Flitwick ha bussato alla tua porta per una quantità innumerevole di volte, ma non hai risposto. E anche il passaggio dal tuo camino era fuori uso,” dichiarò lei, e Harry sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli, un'abitudine che parve molto familiare a tutti gli insegnanti che avevano una volta conosciuto James Potter.
“Ascolti: ero irritato e stanco, e volevo essere lasciato da solo. Volete sapere perché sembro così deciso a combattere? Bene, ecco la vostra risposta: ero molto coinvolto nella guerra del mio mondo. So come Tom agisce, so come pensano i suoi Mangiamorte. Ero un membro dell'Ordine, se ve lo siete già dimenticato. Avete dato fiducia a James Evans, allora perché non a me?”
Sapeva di avere un valido punto a suo favore, uno al quale Minerva avrebbe trovato difficoltà a replicare. La donna non sapeva davvero come rispondergli, ma ostinata com'era, non si lasciò mettere a tacere. “Bene, ma tu non sei più nel tuo mondo, o sbaglio? Qui, non c'è ragione per cui tu venga coinvolto. In più hai appena quanto? Diciassette anni? Non cadremo così in basso da dover chiedere agli studenti di aiutarci. Sei un po' troppo giovane per essere ucciso dai Mangiamorte,” replicò l'insegnante con una smorfia. “E sei sotto la nostra responsablità,” aggiunse dopo aver riflettuto.
Harry ebbe l'improvviso bisogno di scoppiare a ridere, cosa che fece, facendo sobbalzare, nervosi, coloro che erano seduti accanto a lui. “Non sarò ucciso dai Mangiamorte! Solo Tom può farlo.”
Quest'affermazione confuse molte persone, ma Harry continuò senza spiegare. “E chi avrebbe detto mai che io sono sotto la vostra giurisdizione?” domandò arrogante, facendo spalancare gli occhi di Minerva e chiudere la bocca della donna con uno schiocco.
“Sono un ospite qui, non uno studente, prima di tutto. In più, sono anche tecnicamente morto, qui, così non devo rispondere a nessuno. I miei genitori sono morti per mano di Voldemort quando avevo un anno appena e tutti coloro che io abbia amato sono morti, inclusi coloro che consideravo la mia sola famiglia; e non sto a parlare dei babbani che mi hanno 'allevato', mi dia retta. Petunia Evans Dursley e la sua famiglia mi odiavano di cuore.*
Minerva sbiancò. “Anche là James e Lily furono uccisi, dunque?” chiese tremando. “Allora, come sei sopravvissuto?”
Harry sogghignò. “Lo chieda alla maledetta cicatrice sulla mia fronte. Lo chieda alla gente che mi ribattezzò il ‘Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto’.”
La sua aura stava iniziando a farsi percepibile da coloro la cui magia era più potente. Minerva era così turbata e in attesa di risposte che parve non accorgersene affatto. Stava per porre un'altra domanda, quando una mano sulla sua spalla la fermò, riportandola alla realtà. La donna sbattè le palpebre e guardò Harry Potter, che non pareva affatto tranquillo.
“E' abbastanza, Minerva. Basta interrogarlo! Tutti abbiamo dei segreti, lascia che conservi i suoi! Personalmente, non so perché abbiate così d'improvviso mutato l'atteggiamento che gli riservavate da James Evans; è ancora lo stesso ragazzo ai miei occhi.”
Harry fu sorpreso di sentire queste parole che venivano dalle labbra di Rosmerta, e le scoccò un'occhiata di gratitudine. Si alzò, d'un tratto non più così affamato. “Ascolti, se non volete il mio aiuto, è un problema vostro. Posso non volervi raccontare tutto del mio passato, ma non c'è ragione per mettermi da parte e non darmi una chance. Coloro che vogliono combattere devono averne la possibilità, ragazzi o no. Nel mio mondo, ha fatto la differenza. Voglio combattere e non c'è nulla che possiate fare che mi fermerà.”
“Per quanto questa conversazione sia illuminante, non capisco ancora perché dovremmo lasciarti combattere assieme a noi. Fino a che non ci dirai in quale modo il Signore Oscuro del tuo mondo è stato distrutto, non tollererò la tua presenza nell'Ordine,” Sillabò Severus Snape con un'occhiata predatrice.
Harry avvertì Snape che tentava di insinuarsi nella sua mente, così solidificò la propria barriera mentale, con celata sorpresa del Maestro di Pozioni. “Non mi scruti nella mente, Snape,” Harry disse, pericolosamente inespressivo, “Sono un Occlumante e un Legilimens esperto, non mi faccia nulla che non vorrebbe che io facessi a lei. Difesa Contro le Arti Oscure era la materia in cui eccellevo per un ben preciso motivo...”
“Che vuoi dire, Harry?” chiese timidamente Ron, guadagnandosi un'occhiataccia di Snape.
Il ragazzo dai capelli scuri roteò gli occhi. “Chiedilo a Trelawney. E' lei quella che ha davvero predetto qualcosa di giusto per la prima volta in vita sua, sebbene condannandomi nel mentre lo faceva. Ora se non vi dispiace, ho altre cose da fare. Rosmerta, grazie per avermi difeso. Sono felice di vederti sana e salva.”
La proprietaria dei Tre Manici di Scopa annuì con un sorrisetto paziente, e Harry si fece strada per andar via.
Minerva lo guardò allontanarsi, quindi non appena non fu più a portata d'orecchio scoccò a Rosmerta un'occhiataccia, anche se la predica ricevuta fece squillare nella sua testa un campanello a cui per il momento non riuscì ad associare un ricordo. “Non aiuti! Non devi incoraggiarlo!” sibilò astiosamente.
Rosmerta, normalmente donna gentile e paziente, sorprese tutti quanti rispondendo all'insegnante. “Perché non dovrei? il su nome potrà non essere più James Evans, ma è sempre lo stesso ragazzo. Siete voi quelli che sono cambiati, non lui. Dategli solo una maledetta possibilità, potrebbe sorprendervi; so che per me è stato così,” disse con decisione.
McGonagall parve stordita. “Ma è il figlio di James e Lily…” disse debolmente.
Rosmerta ringhiò aspramente. “Gnè gnè!** avete sentito voi quanto l'ho fatto io, che i suoi genitori sono morti come lo sono in questo mondo. Può avere l'aspetto di James, ma le somiglianze terminano qui. Forse dovreste provare a conoscerlo meglio, invece di estorcergli delle risposte; potrebbe mostrarsi più cooperativo, in questo modo.”
“Forse, dovremmo dare ascolto a Madama Rosmerta,” interruppe d'improvviso Albus.
Entrambe le donne sobbalzarono e salutarono il Preside, porgedogli la sedia del tavolo degli insegnanti. “Albus, stai sul serio prendendo in considerazione la possibilità di chiedere al giovane Mister Potter di aiutarci?” domandò Minerva preoccupatamente. “L'Ordine può farcela da solo.”
Rosmerta le scoccò uno sguardo incredulo. “Oh certo, è per questo che metà di esso e coloro che avrebbero dovuto essere salvati sono nell'Ala dell'Ospedale,” disse con sarcasmo, attirando su di sè un altro intenso sguardo da parte di Minerva.
Albus ridacchiò debolmente e si fece comparire una caramella al limone*** in bocca. “Calma, ragazze. Ho detto che ci penserò; mi piacerebbe sapere che cosa abbia da offrire per aiutarci in questa guerra. Me ne sono fatto un'idea, ma…” si fermò momentaneamente e i suoi occhi azzurri s'impensierirono. ‘Se è veramente quello della Profezia… dovrebbe avere un marchio da qualche parte…’
Sospirò, ignorando lo sguardo inquisitorio che Severus gli rivolse.
“Non credo che Harry abbia molta fiducia in me, così voglio che Sirius e Remus trattino con lui. Non so perché, ma il ragazzo ha lo sguardo acceso da quello strano luccichio di speranza, negli occhi, ogni volta che li vede… deve avere a che fare con qualcosa del suo passato.”
………

Harry camminò abbastanza in fretta per i corridoi vuoti della scuola ora divenuta il quartier generale della Luce. Controllò sulla Mappa del Malandrino, per essere sicuro che nessuno si trovasse al piano di sopra, dove era situato l'ufficio di Dumbledore, e ri-intascò l'oggetto con un ghigno soddisfatto, quando non trovò nessuno; anche Filch e Mrs. Norris erano al primo piano e occupati a spaventare quelli che, dedusse Harry, erano alcuni degli studenti più giovani di Hogwarts. Non sarebbero stati un problema.
Quando si fermò davanti al Gargoyle che era a guardia dell'entrata dell'ufficio del vecchio, snocciolò ogni nome di dolciaria gli potesse venire in mente, senza alcun successo. Per l'Inferno, anche “Caramella al Limone” non funzionava, così iniziò a farsi impaziente, e scagliò contro l'oggetto immobile un'occhiata furiosa.
“Ascoltami un po' grosso ammasso di roccia! Lasciami passare, ora, o te ne pentirai!” abbaiò minacciosamente.
Il Gargoyle iniziò a muoversi, solo però per esibirsi in una smorfia derisoria e sbuffare vapore dal naso.
Harry stava cominciando lui stesso a far fumo, e chiuse la mano in uno stretto pugno; una luce blu metallico iniziò a formarsi attorno alla sua mano, ma mentre stava per scagliarla contro alla statua dagli occhi spalancati, Fawkes apparve dall'aria leggera davanti a lui, trillando un verso di felicità.
Harry sollevò un sopracciglio e capì che cosa la Fenice voleva fare: lasciarlo entrare nell'ufficio di Dumbledore con un'apparizione stile Fenice, appunto.
Il lucore blu retrocesse e il ragazzo spostò lo sguardo al Gargoyle imbronciato e ringhiante con fare beffardo, prima di fargli una pernacchia e carezzare le piume di Fawkes. Uno scoppio di fiamme quasi lo scorticò vivo non appena lui e Fawkes sparirono, lasciando un eco di risa giocose a risuonare nel corridoio deserto.
Quando riapparvero, Harry fece un'ultimo ringhio in direzione del Gargoyle e ringraziò la Fenice con un sorriso e qualche pacca sul dorso.
L'ufficio di Dumbledore sembrava molto simile a quello del suo vecchio mondo, con l'eccezione di alcuni apparecchi, qui e là, che Harry fu sicuro sarebbero stati utili per la guerra che stava giungendo.
“Bene, bene, che cosa abbiamo qui?” una voce grave e attenta, piena di superiorità, risuonò da dietro di lui.
Nemmeno due secondi dopo, un ritratto fu a tiro di bacchetta. Harry, guardando la figura nel ritratto, rinfoderò la propria bacchetta e osservò l'uomo con sguardo sollevato. “Phineas Nigellus. E'...‘bello’ vederla di nuovo,” dichiarò, e quindi cambiò atteggiamento. “Se è qui per crearmi problemi o denunciarmi, le conviene solamente star zitto o andar via, se non desidera che il suo dipinto sia maledetto con l'oblivion.”
Phineas Nigellus, o meglio, il suo ritratto, alla fine, si limitò a ridacchiare. “Hai fegato, ragazzino. Devi essere quel Potter di cui ho sentito parlare. I membri dell'Ordine sono tutti un ‘Potter-questo, Potter-quello’, in questi giorni.” L'antico preside di Hogwarts roteò gli occhi e sbuffò di fastidio.
Harry assottigliò gli occhi. “I membri dell'Ordine? Organizzano delle riunioni, qui, come quelle della Sala Grande?” domandò con tono pericoloso.
Phineas fece spallucce. “Già. Sembra quasi che il mondo magico sia nella me**a più di quanto ognuno avesse mai potuto pensare, ma l'Ordine non vuole informare la gente; credono di poter risolvere tutto da soli. Un ammasso di str***ate, se vuoi saperlo! Ma ad ogni modo, non sei venuto qui per parlare con me, non è vero ragazzo? Mi chiedo che cosa stia passando per quella testa che ti ritrovi sul collo,” disse furtivamente. “E se si tratta di fare qualcosa contro l'attuale registro voluto da Dumbledore, sarò lieto di collaborare.”
Harry ghignò appena. “Solo lei poteva essere disposto nell'ufficio di Dumbledore, dire una cosa del genere e passarla liscia. La riconosco anche qui, Nigellus. Ma ha ragione; sono qui perché ho bisogno di qualcosa che mi appartiene più di ogni altro. sa per caso dove potrebbe essere il Cappello Parlante****?”
Phineas apparve sorpreso. “Il Cappello Parlante ti appartiene? Che cosa diamine avresti intenzione di fare con quella vecchia cosa?!”
Harry sbuffò e tentò di non scoppiare a ridere forte. “Il Cappello non mi appartiene; non dica stupidaggini. Sa bene che è stato creato da Godric Gryffindor per assegnare gli studenti alle Case di Hogwarts, e dunque appartiene alla scuola. Ma c'è qualcosa che voglio da lui.”
Phineas fece spallucce, disinteressato, e indicò qualcosa dietro la scrivania di Dumbledore. “Lassù sulla mensola più alta. Quel coso sta dormendo perché non è l'inizio dell'anno scolastico, ma poiché ho sentito qualche volta che il vecchio gli parlava, so che c'è un qualche modo per svegliarlo.”
Harry annuì e si diresse verso la piccola scaletta dietro la scrivania, e arrivò alla mensola intasata dai libri. “Um, scusami, Cappello Parlante?” lo chiamò dolcemente, quindi lo ripetè un poco più forte quando l'unica risposta che ricevette fu un russare sonoro.
Quando il secondo richiamo non ebbe effetto, tirò fuori la bacchetta e grugnì un incantesimo che avrebbe di sicuro svegliato la cosa rattoppata. “Acerbus Sonitus!*
Un boato spacca-orecchie, in apparenza simile a quello di un'orchestra dagli strumenti scordati, risuonò nell'aria.
“AHH! CHE COSA SUCCEDE?!” Il Cappello Parlante si svegliò con un balzo e precipitò tra le braccia tese di Harry. “Chi sei tu?! Come osi svegliarmi in quel modo?!”
Harry roteò gli occhi e attese che quello terminasse di vaneggiare. “Hai finito? Devo parlarti.”
Il Cappello si zittì e lo guardò sospettoso prima di annuire lievemente. “Bene,” Harry mormorò e lo indossò; rimase dritto sul suo capo, invece di calargli sugli occhi in modo grottesco.
Fece spallucce quando avvertì che il Cappello curioso provava a scrutare i suoi pensieri celati, e decise che sarebbe stato meglio non nascondergli nulla. Non appena la barriera d'Occlumanzia venne calata, sentì l'esclamazione di shock e una bestemmia venire dal Cappello Parlante, cosa che sorprese e colpì Harry: non lo aveva mai sentito imprecare prima, ed era abbastanza divertente.
Dopo quella particolare manifestazione di confusione, la stanza divenne silenziosa ed Harry fu lasciato ad aspettare, lasciando che il cappello frugasse nella sua mente e nelle sue memorie del passato.
“Hai davvero una disturbante serie di ricordi, giovanotto. Una gran conoscenza per la tua età, e valuti l'amicizia con la parte più fonda del tuo cuore; Rowena e Helga (Priscilla e Tosca Ndt) ne sarebbero orgogliose. Ma tu sei una contraddizione vivente, ragazzo mio! Possiedi un'illimitata quantità di coraggio e lealtà, ma sei anche calcolatore come solo uno Slytherin può essere. Sei potente, ma non agisci in cerca di gloria. Non avrei mai pensato di essere posto un giorno sulla testa di uno Slytherinesque** erede di Godric Gryffindor. Dove metterti?...”
“HEY! Non sono qui per essere assegnato a una Casa!” scattò Harry aspramente.
Il Cappello Parlante diede l'impressione di arrossire fastidiosamente e mormorò una scusa. “Mi spiace, ma è un'abitudine, sai… Comunque, vuoi qualcosa che ho gelosamente conservato per centinaia di anni, della cui presenza nemmeno il Preside è a conoscenza. Ma tu ne sei degno, infatti il mio altro me te l'ha consegnata nell'infame Camera dei Segreti. Di un nemico hai fatto un alleato, e uno potente, di sicuro; ti auguro la miglior fortuna nella tua impresa. Terrò questo nostro incontro segreto. Addio, Harry Potter.”
Il Cappello Parlante divenne stranamente silenzioso e Harry se lo sfilò; gli occhi e la bocca erano completamente scomparsi, segno che il cappello era tornato di nuovo a dormire. Il ragazzo infilò la mano nel cappello e,dopo qualche minuto di ricerca, sorrise afferrando qualcosa di solido. “Ah, eccola.”
Phineas Nigellus stava guardando nella sua direzione con infantile interesse e sospirò in contemplazione non appena Harry sfoderò, dall'elsa, una spada ricoperta di rubini. “Hmm, così questa è la famosa spada di Gryffindor. ho sentito delle voci al proposito, ma non avrei mai pensato che l'avrei vista.”
Harry indirizzò uno sguardo a Nigellus e afferrò il cappello dormiente con la mano libera. “Wingardium Leviosa.”
Il Cappello Parlante fu facilmente rimesso al proprio posto, e Fawkes raggiunse Harry che ora stava di fronte all'interessato ritratto. “Quella spada è affascinante. Ti dispiacerebbe farla levitare, così che possa guardarla meglio?”
Harry fece spallucce ed eseguì, finché l'arma si fermò all'altezza degli occhi di Nigellus. “Hmmm, veramente interessante. Ho sentito dire una volta che questa spada possedeva un potere nascosto. Mi chiedo se sia vero…”
Harry sollevò un sopracciglio. “Oh? Davvero? Non ho mai sentito di una cosa del genere. Nel mio mondo, l'unica volta che l'ho usata è stato per uccidere il Basilisco nella Camera dei Segreti, cosa che ho fatto abbastanza crudelmente, con la spada.”
“Non lo chiedo nemmeno,” Phineas disse non appena Harry se la riprese.
Fawkes trillò e il ragazzo dagli occhi verdi si voltò. “Hedwig!”
Sicuro, era il suo famiglio che era tornato, e lo aspettava, posato sulla scrivania di Dumbledore. Harry accettò la lettera che stava portando con eccitazione e carezzò la civetta candida, promettendo una gustosa ricompensa per lei e Nagini, che ora era probabilmente sulla strada del ritorno, o lo aspettava da qualche parte vicino alla capanna di Hagrid.
“Una lettera da un alleato?” domandò Phineas con curiosità.
Harry si strinse nelle spalle e ghignò. “Forse. Ma sarà impegnativo.”
Phineas sogghignò tra sè. “Hai la testa salda sulle spalle; sono convinto che tu riesca a raggiungere qualsiasi obiettivo tu ti ponga in mente di conseguire. Chi stai tentando di reclutare, se non è troppo da chiedere?”
“I Centauri, per ora; come ho detto: sono impegnativi. Ma parlerò con le altre creature della Foresta Proibita più tardi.”
L'antico Preside fischiò di meraviglia. “Hai grandi piani. Buona Fortuna.”
Harry annuì silenziosamente e se ne andò dall'ufficio, non lasciando traccia del proprio passaggio là. Aveva due nuovi alleati adesso: il Cappello Parlante, che gli aveva promesso di mantenere il loro segreto, e Phineas Nigellus, che poteva riferirgli quello di cui l'Ordine discuteva privatamente nell'ufficio di Dumbledore, dato che poteva cambiare posto nei ritratti e trovarlo ovunque ad Hogwarts.
Hedwig era tornata alla Guferia, Fawkes stava di nuovo sul suo trespolo nell'ufficio, e lui si stava dirigendo fuori per incontrare Nagini, che meritava un'abbondante pasto. Non osava leggere la lettera già in quel momento, nel caso che qualcuno, più simile ad un certo Maestro di Pozioni o al custode, lo sorprendesse e gli chiedesse di mostrargliela. “Spero che abbia detto di sì…” sussurrò Harry a se stesso, i suoi occhi verdi pieni di speranza.
………

Ogni cosa era sinistramente silenziosa quando Harry fu finalmente capace di uscire da Hogwarts –dopo aver miniaturizzato la sua nuova arma- da solo, e di aspettare accanto alla casupola di Hagrid. Assottigliò sospettosamente gli occhi ma procedette a chiamare Nagini attraverso quello che Salazar aveva definito il “collegamento” tra di loro.
Le sue braccia erano coperte, ma non ebbe bisogno di toccare il simbolo sul suo braccio sinistro perché esso iniziasse ad animarsi. Avvertì una sensazione insolita, ma non spiacevole, forse la stessa che avrebbe provato con il marchio Oscuro.
Percepì che Nagini era vicina, e si voltò in direzione della Foresta Proibita quando udì un frusciare di ramoscelli. “Nagi-!” Harry chiamò forte e si chinò rapidamente non appena una saetta rossa di magia offensiva sfrecciò sopra di lui pericolosamente, e, in un istante, la sua bacchetta fu stretta nel suo pugno.
‘Bastardo! Un Mangiamorte? si sta nascondendo nella Foresta Proibita!’
Stava per scagliare un potente incantesimo di Disarmo, quando sentì una voce strillare e quindi smorzarsi rapidamente, prima che un corpo ammantato venisse scaraventato fuori dalla foresta sul terreno davanti a lui; era il Mangiamorte che aveva provato ad attaccarlo, e aveva un'aria davvero pesta e stordita.
“Hai abbassato la guardia.”
Harry roteò su se stesso e si preparò ad attaccare, ma si fermò immediatamente non appena Firenze venne per metà fuori dalla foresta oscura e lo guardò con la solita espressione misteriosa.
“Ho avvertito la presenza di Nagini attraverso il collegamento che condividiamo; ho pensato che fosse lei ad essere vicina,” offrì come semplice spiegazione.
Firenze abbassò lo sguardo alla figura, ancora distesa, con una smorfia rabbiosa, ma presto riportò la propria attenzione nuovamente sul mistero che era il ragazzo davanti a lui. Sollevò una mano e finalmente Harry notò qualcosa avvolto attorno al braccio muscoloso del Centauro.
Nagini!
L'unica sorpresa che Firenze mostrò al sentirlo parlare in Serpentese fu un singolo sbattere delle ciglia, non appena il serpente di quasi tre metri si srotolò da lui per scivolare sul proprio master. “Ahhh, uomo-sserpente! La mia misssione è compiuta, ho un gran bissogno di riposssare.
Harry sorrise e si tirò su una delle maniche. “Hai fatto un ottimo lavoro; ssono molto orgogliossso di te. Ripossa ora, cara Nagini.
L'amabile animaletto sibilò contento e toccò il marchio sull'avambraccio sinistro del ragazzo, che le permise di tornargli sotto la pelle come un tatuaggio mobile.
Firenze sbattè le palpebre due volte, ma non commentò come da suo comportamento usuale… per il momento. Osservò silenziosamente il ragazzo che si era fregiato del nome di Harry Potter che si fermava davanti al rannicchiato e tremante Mangiamorte e prendeva l'adulto per un lembo del colletto.
“Ora, diamo un'occhiata a quello con cui abbiamo il piacere di intrattenerci.” Harry abbassò la maschera bianca e diede un ringhio sordo dal fondo della gola, facendo dubitare Firenze del fatto che potesse essere stato allevato da cani o lupi per poter produrre un simile suono, cosa che non era poi troppo lontana dalla verità, in quanto Harry aveva trascorso la maggior parte del proprio tempo con Remus Lupin dopo che Sirius era stato ucciso; aveva assimilato alcuni tratti del Malandrino Licantropo.
“Conosci quest'uomo?” chiese Firenze con celata curiosità.
Harry osservò la figura tramortita e annuì. “Magnus Manx. Devi aver sentito parlare di lui, di sicuro. Gli era stata assegnata la cattedra di Cura delle Creature Magiche. Anche un maledetto traditore bastardo…”
Firenze fu curioso di vedere il ragazzo che lasciava andare il mantello dell'uomo e si alzava in piedi, ma shock si mostrò sul suo volto quando Harry mormorò il secondo Imperdonabile senza alcun tipo di preoccupazione sul viso.
“Silencio. Crucio!”
La bocca di Manx si spalancò in un silenzioso grido di agonia e si contorse sul terreno brevemente prima di perdere conoscenza.
“Devo guardarmi da te?” domandò Firenze lievemente, ma senza indietreggiare. “Non dovresti essere preoccupato per il fatto che sei minorenne e che il Ministero verrà a sapere che hai utilizzato una maledizione proibita?”
Harry scosse la testa e sbuffò, rinfoderando la bacchetta dopo aver posto un potente incantesimo d'ingabbiamento sul servitore oscuro. “No. Sono morto in questo mondo, ricordi? Non possiedo alcun file con la mia storia al Ministero,e la mia bacchetta non è registrata. E ad gni modo,” Harry sbuffò di nuovo, “non c'è più alcun Ministero, non credi?”
Firenze sollevò un sopracciglio e fece un verso di gola, pensandoci su. “Suppongo che tu abbia ragione. Vuoi lasciare l'uomo qui? Dobbiamo andare nella Foresta Proibita ora; gli altri ci stanno già aspettando.” Il Centauro non attese risposta e semplicemente si voltò per tornare nella foresta, sapendo che il ragazzo lo avrebbe seguito anche senza girarsi a guardarlo.
Harry fu lesto a seguirlo ma dedicò a Firenze uno sguardo confuso una volta che giunse al passo con l'essere a metà. “Già adesso? Chi sono gli altri? Non avrei mai pensato che le cose si sarebbero mosse così in fretta.” Firenze abbassò lo sguardo verso di lui con aria solenne. “Non hai letto la lettera che Bane ti ha inviato? Era tutto scritto là.”
Harry si strinse nelle spalle, imbarazzato. “Non ho avuto tempo di leggerla. Stavo solo aspettando Nagini quando ti sei mostrato, ma non mi preoccupa agire ora. Che cosa ha fatto sì che Bane reagisse così tempestivamente?”
Firenze sospirò. “Non lo ammetterà mai, ma è rimasto veramente sorpreso dal ricevere una lettera da un umano. Forse è stata la miscela nella lettera di serietà, conoscenza e il fatto che non agisci alla maniera di Dumbledore che lo ha portato a riflettere. Ma sono convinto che avesse già deciso quando poi ha trovato quattro Mangiamorte che vagavano nel nostro territorio; non c'è bisogno di dire che non sono sopravvissuti all'incontro. E' stato uno sbaglio da parte di Voldemort quello di lasciare i suoi Mangiamorte a scorrazzare in una zona 'privata' che non gli appartiene; ha agito senza pensare e ha fatto sì che Bane cambiasse idea a proposito della neutralità, credo.”
Harry annuì di comprensione: si era rivolto a Bane con tutto il rispetto che meritava, così sapeva che aveva la possibilità di essere rispettato da Bane. “Ci saranno molti Centauri? Volevo chiedere anche ad Aragog e a Mosag di unirsi a noi, sebbene questa prova sarà difficoltosa.”
Firenze fece un ampio sorriso. “Se avrai successo nel creare quest'allenza, potremmo aiutarti con loro. Per ora, invece, dovrai parlare al Consiglio. E' composto da venti di noi, facenti parte di cinque distinti clan che risiedono in differenti zone di questa vasta foresta. Ci sarà anche il resto dei clan, comunque, così per il momento è meglio che tu resti accanto a me. Qualche Centauro è più anziano di Bane e anche più irremovibile nella vecchia usanza d'odio nei riguardi degli umani, per quanto possa sembrare impossibile. Ma non hai di che preoccuparti; faccio parte del Consiglio e starò dalla tua parte dall'inizio dei negoziati. Non dovrebbe nemmeno durare a lungo, al massimo qualche ora umana; abbiamo altre faccende di cui occuparci, come punire i Mangiamorte che scioccamente se ne vanno in giro attaccando qualsiasi animale capiti loro a tiro, solamente per il gusto di farlo,” disse Firenze con convinzione, e Harry fu grato di avere in lui un tale buon amico e alleato.
Presto Harry sentì del vociare e qualche accesa discussione, e Firenze rallentò e assunse una postura protettiva e altera. “Sarà meglio che tu ancora non parli con nessuno dei membri del clan, giusto per precauzione, fino a che non ti presenterai al Consiglio,” avvisò il Centauro, e Harry lo ben considerò saggiamente. E fece davvero bene ad ascoltare Firenze, poiché si fermarono in una radura strettametnte sorvegliata.
I Centauri armati di tutto punto lo guardarono minacciosamente mentre Firenze passava tra di loro, il corpo teso e pronti ad attaccare in qualunque momento; la prospettiva di avere un umano nel loro territorio probabilmente li orripilava.
Harry annuì loro con rispetto e seguì il proprio amico, perdendosi gli sguardi sorpresi che quelli rivolsero alla sua schiena che si allontanava. “Un umano educato e prudente. Ora ho visto tutto. Ma è così giovane; come ha fatto a indurre il capo Bane a indire un incontro con il Consiglio?” s'interrogò una delle guardie cupamente.
Le altre quattro fecero spallucce, ovviamente prima di concentrarsi di nuovo e tornare al proprio posto.
Harry fu stupito dal numero di Centauri presenti nella radura e fu sicuro che là fossero più nascosti che tra le ombre della foresta. Ovviamente, ora era al centro dell'attenzione o del disgusto, a seconda della filosofia sugli umani di ciascuno.
C'erano almeno un centinaio di loro, di quelli che riuscì a scorgere, e stava per fare un commento sulla loro impressionante quantità, ma ricordò l'avvertimento di Firenze e tenne la bocca chiusa.
Alcuni clan erano differenti e facilmente distinguibili; alcuni Centauri erano rossicci, altri ancora dalla carnagine 'bionda', un altro clan aveva il manto nero. Harry lo trovò affascinante, e anche di più il fatto che sembrava che là ci fossero anche mezz'esseri più giovani dietro i propri genitori, che lo guardavano con una meraviglia e una curiosità che solo i ragazzi possono avere.
Qualcuno volle chiaramente andargli più vicino, probabilmente poiché non aveva mai visto prima un umano, ma venne tenuto a distanza dai membri più anziani del clan.
Harry si sentiva invece piuttosto piccolo in quel momento, anche se suonava un po' strano, e indirizzò un ampio sorriso ai giovani Centauri dagli occhi di fuori, e quindi a Firenze, che non potè evitare di farsi scappare un risolino dalle labbra.
I più grandi attorno a lui parvero perplessi, e quasi abbandonarono la presa sulla prole. Qualche piccolo ridacchiò, con l'orrore dei genitori, e qualcun altro non nascose il fatto che lo stava apertamente studiando con interesse; Harry si ripromise di provare a parlare con loro, se quell'incontro fosse andato per il verso giusto.
Per ora, lasciò che Firenze lo tirasse via e annuì rispettosamente a tutti loro prima di seguire il proprio amico.
………

Harry s'innervosì sotto lo scrutinio di tutti quegli sguardi, ma presto si sforzò di abituarcisi e si sedette in maniera un po' più confortevole sulla piatta roccia che avevano sistemato per lui. Firenze fu l'unico a rimanergli accanto, mentre gli altri membri del Consiglio si erano schierati in un semicerchio davanti a loro.
“Siete in ritardo,” dichirò uno di loro con tono grave, e Firenze voltò il viso in direzione del bronzeo, e all'apparenza più vecchio Centauro.
“Le mie scuse. Il ragazzo è stato attaccato da uno dei seguaci del Malvagio nascostosi nella nostra Foresta; ci siamo occupati di lui.”
Il Consiglio proruppe in esclamazioni rabbiose e vennero sbattuti numerosi zoccoli sul terreno. Bane sollevò una mano e il silenzio tornò, sebbene ora l'atmosfera fosse carica di tensione. “Voldemort sta davvero iniziando a farsi più audace e noncurante dei nostri costumi. E' maggiormente per il futuro dei nostri figli che ho cambiato la mia disposizione di idee e ho deciso di darti una possibilità. Ad ogni modo, non posso dire che la lettera che mi hai inviato, o anche il modo in cui me l'hai inviata, mi hanno lasciato indifferente. Dovrai dire solamente la verità, ragazzo, perché questa sarà la tua prima ed ultima occasione di parlare con il Consiglio, se osi mentire.”
Harry annuì e lo prese come il via per lui, per poter iniziare a parlare. “Vi ringrazio, Bane, per questa possibilità che voi e i vostri compagni mi state concedendo. E' un onore. Credo che comincerò dall'inizio, quindi raccontandovi la storia della mia vita.”
Bane annuì seriamente e Harry parlò e parlò; di cose che fu difficile rievocare come di momenti felici. Incluse il Salazar di ora e quello della sua Camera dei Segreti, e di come Nagini era passata dalla sua parte mentre quella di questo mondo obbediva ancora a Voldemort, Imperius o no. Del modo in cui aveva ricevuto il tatuaggio, e fece uscire fuori anche Nagini parlandole in Serpentese; non giunse come una sorpresa, dato che aveva già raccontato loro del suo secondo anno e di come era divenuto una sorta di erede di Salazar Slytherin come pure di Gryffindor. Ma non erano interessati a questo tipo di dettagli.
“Così, hai affermato di averlo ucciso, nel tuo mondo.”
Harry alzò lo sguardo al Centauro dal manto rosso con una gran barba grigia e annuì. “Sì. E' mortale, come lo siamo noi, e ho del vantaggio su di lui qui anche se non è temporaneamente scomparso nel 1981.”
“E perché mai?” Un altro Centauro, questo di nome Alta, domandò, come se stesse mettendo alla prova il ragazzo. “Qui dovrebbe essere più potente, invece, perché, come hai detto tu, non è mai stato eliminato.”
Harry ci riflettè su. “Vero, potrei non essere potente al pari di quanto lui lo è qui, ma lui non mi conosce quanto lo conosco io. Probabilmente scoprirà la mia vera identità, ma non ha idea del mio reale potenziale. In più, sto portando molti dei suoi alleati dalla mia parte; Salazar sarà una gran perdita per le sue forze, e la mia Nagini si occuperà della sua. Posso entrare nella sua mente senza essere scoperto, e so quali saranno i suoi piani prima che li metta in atto. Sono anche in grado di produrre un completo incanto Patronus per difendermi dai Dissennatori.”
Firenze stava silenzioso al suo fianco e, dopo aver riflettutto su qualcosa, la fece notare ad Harry. “E c'è anche la protezione di sangue che tua madre ha posto su di te, che si era attivata anche durante il tuo primo anno contro il professore posseduto, o sbaglio?”
Harry si fece sfuggire un piccolo suono di sorpresa. “Non ci avevo mai pensato! Voldemort s'impossessò del mio sangue durante il mio quarto anno, per cancellarne così gli effetti, ma dovrebbe ancora funzionare qui. Bella pensata, Firenze.”
Quando voltò il capo per guardare nuovamente il Consiglio, il respiro quasi gli si strozzò in gola; uno dei più anziani stava dritto davanti a lui, fissandolo direttamente negli occhi, come studiandolo, frugando alla ricerca di qualcosa nel fondo della sua anima. Non lo aveva nemmeno sentito avvicinarsi!
Senza parlare, Harry lo fissò di rimando senza sbattere gli occhi nè muoversi, sebbene si domandasse mentalmente come mai fosse esaminato a quel modo così all'improvviso.
Il vecchio dal manto bluastro davanti a lui fu il primo a sbattere le palpebre e ad allontanarsi. Harry non sapeva perché, ma Firenze rilasciò un quasi inudibile fiato di sollievo, dopo lo scambio di sguardi.
“E' degno.”
Harry chiuse la bocca, dopo che il vecchio ebbe parlato ai propri compagni.
Bane fece una smorfia. “Non puoi prendere la decisione da solo, Stratos. Tutto il Consiglio deve essere d'accordo.”
Quello chiamato Stratos annuì accondiscendente e si rivolse ad Harry. “Prenderemo una decisione. Perché non giri qua attorno per ora? I giovani erano piuttosto curiosi su di te, forse potresti parlare con loro. Non preoccuparti, nessuno ti farà del male.”
Harry annuì grato a Stratos e salutò Firenze.


Harry era ancora occhieggiato con diffidenza da alcuni membri dei clan, in particolare i maschi, ma le femmine, che non aveva mai visto prima, gli indirizzavano sguardi fiduciosi.
I giovani, più coraggiosi, trotterellarono giocosi verso di lui e lo circondarono; erano in gran parte più alti di lui e la loro corporatura era quasi imponente come quella degli adulti.
“Ciao! Così sei quello che ha richiesto un incontro del Consiglio? Un umano?” domandò un maschio con curiosità e Harry seppe che non voleva significare un insulto, così sorrise.
“Già. Qualcuno deve impedire che Voldemort s'impossessi del mondo, ora, no?”
I ragazzini ridacchiarono.
“Sono sicura che Master Firenze*** potrebbe abbattere l'uomo malvagio senza problemi!” scoppiettò una voce tra le risate, e subito si smorzò. Voltarono tutti lo sguardo ad una giovane, ora arrossita, femmina dal manto biondo.
I maschi sghignazzarono all'espressione che aveva assunto dopo aver capito che tutti avevano sentito il suo commento.
Harry non capì il perché la trattassero in quel modo, così lo chiese. Uno dei maschi, che si presentò come Orion, rispose anche alla domanda silenziosa impressa sul volto del ragazzo.“Questa è Vega. Ha una cotta per Master Firenze. Non è vero, Vega?” La prese in giro quando quella arrossì ancora di più.
“Smettila di deridermi, Orion!” nitrì, e quando Orion iniziò a ridere della sua reazione, ringhiò e lo colpì rigidamente sul fianco con le zampe posteriori.
“OW!”
Harry sobbalzò quando iniziarono a ridere tutti insieme, notando che sarebbe dovuto sempre rimanere in buoni rapporti con loro; erano decisamente più forti di lui.
“Vega, è vero?”
La giovane femmina smise di ridere e annuì.
“Firenze sa dei tuoi sentimenti?” Harry non poté impedirsi di chiederlo.
Poiché era impossibile diventare ancora più rossa, lei rispose: “Master Firenze probabilmente lo sa, perché è molto perspicace. Non credo che farà nulla, comunque. Sono troppo giovane per lui,” mormorò ammusonita.
Harry sollevò un sopracciglio. “Troppo giovane? Quanti anni hai? E Firenze?”
I maschi parvero stupiti che Harry chiamasse Firenze per nome senza il titolo di Master.
“Oh, Master Firenze ha 131 anni. E' uno dei più giovani membri del Cinsiglio, se non il più giovane,” rispose Vega, l'ammirazione che le venava la voce. “Io ne ho solo 56.”
Entrambe le sopracciglia di Harry schizzarono in alto dallo stupore. “Cinquantasei! Sono molti, per gli standard umani.”
Fu il turno del più giovane tra loro di essere sorpreso. “Davvero?” domandò Orion dal gruppo.
“Sì. Gli umani divengono adulti a diciotto anni. Io ne ho diciassette, ma fin da quando ho detto loro della mia vera identità mi trattano tutti come un ragazzino. Lo odio. ad ogni modo, la maggior parte di noi non raggiunge il centinaio di anni, ma ci sono delle eccezioni. I maghi vivono più a lungo dei babbani; Albus Dumbledore ha qualche anno in più oltre il centinaio, sebbene non sia vecchio quanto Firenze, ne sono certo, e Nicholas Flamel, il Mago Alchimista, ha più di 630 anni ed è ancora in forze grazie alla sua Pietra Filosofale.”
Harry spiegò la storia di Flamel e i Centauri compresero.
“Hm, non abbiamo bisogno di una tale pietra. credo che il più vecchio di noi, Master Heracles, abbia più o meno 800 anni. viviamo molto a lungo se non rimaniamo coinvolti in delle guerre o feriti oltre la nostra capacità di rigenerarci. Ecco perché preferiamo la neutralità,” rispose uno chiamato Mathias.
“Davvero? Non avrei mai pensato che-”
“Harry Potter.”
Il mago sobbalzò leggermente, come anche i giovani.
“Firenze! Giuro, la tua furtività sarà la mia morte.”
Firenze lo guardò ammusonito, cosa che stupì i ragazzi e fece sospirare Vega. “Mi spiace.. ma devo dirti che il Consiglio ha acconsentito a creare un'Alleanza. Si sta fecendo circolare la novità, così sarai libero di camminare ovunque per la foresta.”
Harry era estatico. “Sono notizie meravigliose! Ringrazieresti il Consiglio per me?”
Firenze sorrise e congedò i ragazzi, con loro gran disappunto. Ad Harry non sfuggì lo sguardo che Vega indirizzò al Master prima di trotterellare via, e ridacchiò. Firenze si limitò a sbattere le palpebre e portò via il ragazzo. “Incamminiamoci di nuovo verso Hogwarts ora. Sono già passate tre ore e i tuoi amici si staranno domandando dove sei stato.”
Harry scelse saggiamente di non commentare e cambiò discorso. “Coosì… sei al corrente dell'infatuazione di Vega per te?”
Harry ridacchiò al vedere il volto turbato di Firenze. “Naturalmente; non potrebbe essere più palese. Ma è troppo giovane, sebbene prometta di diventare una femmina davvero straordinaria.”
Harry sbuffò. “L'età non conta se c'è l'amore di mezzo. In alcuni paesi, le ragazze spesso si maritano con uomini più vecchi, come i loro insegnanti, per esempio. Non dico che dovreste inziare subito a stare inseme; potebbe esserci una sorta di promessa per qualcosa tra qualche anno, quando lei sarà grande abbastanza.”
Firenze non rispose, così Harry seppe che il Centauro gli dava ragione.
Il Mezz'essere si schiarì la gola quando giunsero ai confini della foresta vicino alla casupola di Hagrid; il Mangiamorte non era più là.
“potrai comunicare con noi via gufo o serpente, a tua scelta. Chiederemo ai gufi della foresta se vogliono cooperare. Inoltre, non dovrai preoccuparti di Aragog e Mosag. Il Consiglio ha deciso che si occuperà della questione personalmente.”
Harry fu chiaramente grato e salutò il proprio amico, prima di uscire dalla Foresta Proibita e correre verso il più vicino passaggio segreto che lo avrebbe riportato all'interno del castello.
Quando Harry fu certo di essere sul piano dei propri alloggi, aprì il ritratto di qualche centimetro e trattenne il fiato vedendo McGonagall e Flitwick, che stava quasi correndo per raggiungerla, camminare lungo il corridoio.
Harry udì una parte della loro conversazione e dovette necessariamente ghignare.
“Così, gli Auror lo stanno trattenendo come progioniero alla Torre di Massima Sicurezza di Hogwarts? Mi domando ancora come abbia potuto essere ridotto in quel modo e legato, nello stato in cui è stato trovato vicino al casotto di Hagrid!” squittì Flitwick.
Minerva si fermò momentaneamente e Harry chiuse ulteriormente lo spiraglio.
“Non saprei. Ha quasi causato un infarto al povero Hagrid, comunque, quando è inciampato su Manx. Ma era veramente legato bene; sono dovuti intervenire tre Auror per riuscire a disfare l'incantesimo. Il traditore è ancora privo di sensi, comunque.”
Flitwick mugugnò e ripresero a camminare. “cambiando argomento, sai se Albus sia riuscito a parlare con il giovane Harry?” domandò il professore di Incantesimi con curiosità.
“No. Albus non è riuscito a penetrare negli alloggi del ragazzo via camino, per qualche ragione. Pensiamo che ci si sia rinchiuso dentro. Sono passate delle ore ormai; giuro che quel ragazzo è un testardo come lo era suo padre.”
“Ma non ha potuto passare dall'entrata del quadro?”
La conversazione stava iniziando a spegnersi.
“La cosa sta frustrando Albus. Harry ha cambiato la sua parola d'ordine e non ha detto a nessuno quale fosse. Però nemmeno il quadro è stato in grado di decifrarla…****
Girarono un angolo e Harry potè finalmente ridacchiare lievemente prima di affacciarsi al corridoio; non c'era più nessuno e il ragazzo uscì velocemente dal passaggio segreto, camminando poi verso il quadro che custodiva i suoi alloggi.
Stava per mormorare la propria parola d'ordine quando-
“Harry…”
Gli occhi del ragazzo si splancarono momentaneamente e si voltò. “Sirius…Remus…”
Lo stavano guardando preoccupati, probabilmente erano stati appena rilasciati dall'Infemeria. Avevano anche l'aria di essere stati ansiosi a morte per la sua assenza ed Harry si sentì marchiato dal senso di colpa.
‘L'unica famiglia che mi è rimasta…’ pensò mestamente, e quindi rilassò la testa e diede loro un dolce, sebbene pungente sguardo di giada.
“Sirius, Remus, è tempo di parlarci.”


…………………………………………………………………


*Sarà che io sono un po' insofferente ai momenti 'patetici' di Harry... ma che diamine c'entrava quest'ulteriore ripetizione accorata del suo passato col fatto che gli adulti non devono stargli a fare i protettori?... mah

** Avrei potuto tradurlo in maniera meno.. parlata, diciamo, una cosa del tipo: 'Niente affatto!'...[in inglese è proprio: 'Pish Posh!'].. ma non ho resistito alla musicalità dello GNE GNE!!... XD

*** Per chi non lo sapesse, la passione di Dumbledore in origine era per un particolare tipo di caramelle al limone, che i nostri 'simpatici' traduttori ufficiali hanno ben pensato di scambiare con un 'Sorbetto' al limone [vedete ad esempio inizio del primo libro]... ovviamente l'autrice si attiene alla VERA versione, e modificarla anch'io mi sembra un po' una carognata:
1 - perché, adesso che traduco anch'io, mi sono investita di un'indignazione tutta particolare verso questo tipo di 'sviste'
2- perché una caramella al limone te la puoi far tranquillamente comparire in bocca e magari non se ne accorge nemmeno nessuno, ma con un sorbetto è più difficile :-) ...anche se chi si è affezionato a quest'altra immagine di Dumbledore può tranquillamente immaginarselo per conto proprio ri-scambiando i termini. A voi.

****A-uhm... permettetemi l'inquisizione, ma un'altra domanda che mi sorge spontanea, mentre traduco, è: Chissà perché Diamine i nostri sempre 'simpatici' traduttori hanno fatto diventare il Sorting Hat [che dài, anche dall'inglese si capisce, SORTing= sorte ] un Cappello PARLANTE, deturpando del tutto la sua funzione di Sorteggiatore? La sua caratteristica preminente non è quella di parlare, ma di selezionare, scegliere, trovare, insomma, un oggetto magico che Guarda nell'animo e nella testa di chi lo indossa e lo assegna al suo futuro... è.. semplicemente straordinario, potevano inventarsi qualcosa di meglio, no? O no??... Aiutooo Ignoratemi o Indignatevi
Immobilizzatemi Imbavagliatemi Picchiatemi!! Sto diventando maniacale!! Sniff... chiedo venia ;-(

* [mammamia quante note in questo capitolo! Ricomincio da un asterisco, se no finisce che sono più quelli che le parole] Allora, ehm... credo che questo bell'incantesimo se lo sia inventato l'autrice: Acerbus Sonitus sta per: fracasso (o rumore) aspro(o doloroso) [grazie a Erika91]

** Qui l'autrice usa una formula latina, non chiedetemi perché: il 'que' alla fine della parola sta indicare che harry è erede di Godric Gryffindor 'e' degli Slytherin

***Ho preferito lascire il 'Master' inglese, dato che non ho trovato un corrispettivo italiano soddisfacente :P

**** Credo che, siccome si era già specificato che si trattava di un paesaggio, questo sia un equivoco dell'autrice, oppure si riferisce a ritratti che potrebbreo aver sentito harry mentre pronunciava la parola d'ordine, oppure è stata attribuita a Dumbledore una capacità tutta sua di comunicare con la struttura del castello... XD mah.


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Capitolo 21
*** cap. 21 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 21: [ The protectors] I Paladini
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Servirono alcuni secondi a Sirius e Remus per afferrare ciò che Harry aveva appena detto, ma quando finalmente lo fecero, rimasero in silenzio, sapendo che le cose non sarebbero state facili. Fecero bene a seguire il proprio istinto, perché il ragazzo dai capelli scuri rivolse loro uno sguardo significativo mentre si dirigeva nuovamente di fronte al quadro custode dei suoi alloggi.
Si limitarono a rimanere là, in apprensione e smarriti, finché non aprì bocca.
Sslytherin e Gryffindor uniti,” sibilò, ed entrambi i Malandrini fecero un salto all'indietro, sospetto e paura scritti sul viso.
Harry non se ne preoccupò ed entrò nei propri alloggi per stare più comodo. Una manciata di minuti dopo lui era dentro e quelli ancora non avevano varcato il ritratto. Si affacciò da esso, sorprendendoli nel loro stupore. “Beh, volete entrare o no? Vi avverto, comunque; se ve ne andate ora, non avrete una seconda opportunità.”
Sirius e Remus si guardarono l'un l'altro, dapprima, incerti, quindi con risoluzione. Con un unico passo furono dentro, sebbene sobbalzarono nuovamente quando il ritratto si richiuse alle loro spalle. Ora sapevano che cosa Harry volesse dire quando si riferiva al fatto che lo consideravano (e trattavano come) un ragazzino, al contrario del misterioso e pericoloso James Evans; si sentivano di sicuro minacciati ora, nella stanza da cui non potevano fuggire, e da Harry Potter, nientemeno. Entrambi i ragazzi erano al contrario uno solo, lo stesso.
“Um…” Sirius si schiarì la gola; la sua voce tremava. “Quindi dove?... Che cos'era… Perché?... Come?” La domanda giusta non gli venne proprio in mente, e Harry dovette sollevare un sopracciglio all'uomo usualmente deciso.
Sbuffò. “Dov'è il tuo coraggio Gryffindor, Sirius? Dimenticato sul comodino stamattina? Oh sì, giusto; eravate nell'ala dell'ospedale a causa del risultato dello stupido piano di contrattacco che Dumbledore ha messo in piedi, eravate tutti rimasti feriti!” ringhiò Harry e quindi si ricompose, inspirando profondamente.
“Perché non ci sediamo? Questa storia vi prenderà un po' di tempo. Volete qualcosa da bere?”
Sirius e Remus si erano radicati davanti all'entrata, e si guardavano attorno un po' disturbati dalla sua scelta dei colori: un brillante oro per Gryffindor, cosa che era accettabile, ma il verde profondo ricordava loro troppo la casa di Slytherin, fatto che li fece sobbalzare nuovamente ricordando la Rettilofonia che il ragazzo aveva inaspettatamente esternato.
La verità era: che il rosso Gryffindor ricordava ad Harry in maniera troppo viva il sangue, mentre il verde era un colore tranquillizzante, e non era il verde scuro dell'Anatema mortale.
Furono sorpresi al tono di voce più gentile che Harry usò, quando li invitò a sedere, cosa che fecero, e declinarono l'offerta di un drink. “Così Harry, vuoi dirci come riesci a parlare in Serpentese?” Remus domandò tutto d'un tratto mentre osservava il ragazzo dagli occhi verdi che prendeva qualcosa da una credenza.
Entrambi gli uomini furono incuriositi dal vedere Harry che posava un Pensatoio davanti a loro, sul tavolo. “Dovete capire che avrò bisogno della vostra lealtà, e dovete capire Voi Stessi prima che io possa anche pensare di mostrarvi la mia vita,” iniziò Harry senza la minima emozione. “Questo è il motivo per cui vi mostrerò per prima i vostri altri voi stessi, frammenti e sprazzi di ciò che ricordo, e sentimenti che abbiamo provato tutti quando eravamo insieme.”
Sirius e Remus rabbrividirono quando sfoderò la propria bacchetta e se la puntò alla tempia, solo per afferrare un piccolo fascio di bandoli argentei e trascinarlo fuori da essa e depositarlo nel Pensatoio. Il contenitore scintillò per un momento ed Harry quindi indietreggiò con un'espressione addolorata sul volto; aveva faticato molto per recuperare quei ricordi, quasi dal suo stesso cuore, dove le ferite erano ancora aperte anche dopo tutto quel tempo.
“Vi lascerò da soli, ora. Chiamatemi se avete bisogno di qualcosa; sarò nella mia stanza.”
I Malandrini occhieggiarono il contenitore davanti a loro, con un rinnovato bisogno di sapere e capire Harry, toccarono il liquido nello stesso istante e si persero in ricordi di tradimento, isolamento, prigione, speranza, paura e di ogni altra cosa nel mezzo.


Un'ora dopo, Harry udì aspri risucchi di respiro e si alzò calmamente dal letto. Hedwig, che stava accarezzando in quel momento, lo seguì e si accomodò sulla sua spalla.
Non fu sorpreso di vedere Sirius e Remus stralunati fino all'esaurimento, e l'orrore dipinto sulle loro facce e il loro corpo che tremava.
“Merlino…” Sirius respirò in modo quasi inudibile. “Azkaban, Remus. Io… Il mio altro Me stesso… Azkaban! Per dodici anni! E –Pettigrew-!” il nome fu pronunciato con somma rabbia. “Ti aveva così a cuore, Harry, quest'altro me. Ho potuto sentirlo. E'…”
“Indescrivibile,” finì Remus sottovoce, un migliaio di emozioni che correva attraverso di loro; erano ancora completamente sprofondati, comunque, nel divano di pelle verde scuro.
“Io-lui è morto per te. Ho fatto da scudo contro l'Anatema Mortale senza nemmeno esitare,” sussurrò il Licantropo, tremando dalla testa alla punta dei piedi.
“Perché? Perché eri là, Harry? Perché sei così intenzionato ad avere parte nella nostra guerra, quando tu hai visto che cosa ha prodotto, in prima persona? Perché questo Voldemort ce l'aveva con te in questo modo?” chiese Sirius in un sol fiato, un bel po' frustrato, e spaventato per la vita del suo Figlioccio.
Harry sospirò e mormorò, mentre svuotava il Pensatoio, “Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive…”
Sirius e Remus balzarono a sedere. “Cosa? Che cos'è che hai detto? Te l'ho sentito borbottare qualche volta,” disse l'Animagus.
“Così non ve l'ha mai svelato, ragazzi. Deve aver pensato che non poteva più esserci interesse nella Profezia,” disse tra sè Harry mentre inseriva nuovamente ricordi dopo ricordi nel Pensatoio; e questa volta ce ne erano molti.
Gli uomini gemettero e pensarono che il ragazzo stava letteralmente svuotandosi l'intero cervello, finché Harry si fermò e crollò sul divano davanti a loro, respirando affannosamente dalla fatica e guardandoli con una qualche stralunata espressione.
“Andate avanti. Io mi riposerò un po'; per questo ci vorrà davvero molto tempo e non c'è ragione per cui verrei mai con voi. Qualcuno di quei ricordi è davvero troppo doloroso da rivivere.” Harry si alzò lentamente e si lasciò alle spalle i due, che non esitarono questa volta ad entrare nei ricordi.
………

“Sto diventando impaziente, Lucius. Ho bisogno di risultati. Tuo figlio è un imbecille; sarebbe dovuto restare ad Hogwarts a racimolare informazioni,” una voce vibrò pericolosamente e Lucius Malfoy, inginocchiandosi nella Cerchia dei più potenti e leali Mangiamorte, tremò nervosamente e rimase silenzioso.
“Ora non è affatto degno di me. Forse dovrei punirlo per la sua idiozia,” disse tra sè Voldemort con un sorriso sadico, che fece tremare di nuovo il Malfoy più anziano.
“Fate come ritenete giusto, Maestro. Ma… Posso- posso dare un consiglio al mio grande Lord?” aspettò ansiosamente un dissenso che non venne.
“… Lo puoi.”
Malfoy sbattè le palpebre e annuì frettolosamente. “Forse, per sfogare la vostra… frustrazione, potreste giocare con qualche feccia babbana? Ce ne sono fin troppi, ad ogni modo.”
L'uomo dagli occhi rossi battè le mani una volta e si alzò,sorprendendo i membri della sua Cerchia. “Deliziosa idea. Sono impaziente di usare la bacchetta.”
Lucius rilasciò un silenzioso respiro di sollievo e indossò la propria maschera bianca nello stesso momento che i suoi colleghi, preparandosi a sparire, e stava per farlo, quando la voce del suo Maestro lo gelò.
“Oh, e Lucius?”
“S-sì Maestro?”
“Crucio!... Finite Incantatem. Questo, era per aver tentato di deviare la mia attenzione da tuo figlio. Sei fortunato che ho altre persone di cui occuparmi, come –Severus Snape-, la spia traditrice, e il ragazzo che ha osato affrontarmi, James Evans. Si pentiranno della loro scelta di non avermi seguito. Pettigrew!”
L'ometto dagli occhietti selvaggi saltò su e quasi si lanciò sulle proprie ginocchia. “Sì, mio Lord?”
“Portami il mio mantello; Sto uscendo.”
Il ratto fece come chiesto senza esitazione.
“Bravo. Ah, mi sono davvero mancati i tuoi leali servigi tutti questi anni.”
“Il mio Lord è troppo buono. Non merito tante attenzioni.” Pettigrew borbottò più forte che potè.
Voldemort abbaiò una risata raggelante e si guardò attorno. “Andiamo.”
Lucius digrignò i denti dalla gelosia per tutte quelle attenzioni che Pettigrew, l'ex-Gryffindor, stava ricevendo, ma una volta ancora rimase zitto e si smaterializzò con il resto della Cerchia. Quando arrivò, il suo Lord stava già spargendo distruzione e divertendosi a spaventare l'intero quartiere babbano.
“Sei così geloso, Malfoy! Ti è andata bene, oggi!” Lo derise Bellatrix e ghignò da dietro le sue spalle.
Lucius ringhiò e sogghignò, approfittando della disattenzione del suo Lord per indirizzarle uno schiantesimo, che lei evitò con un altro ghigno. Un giorno, tutto quel suo beffarsi di lui sarebbe stato la sua morte.
“Smettila di blaterare ed inizia ad uccidere. Fai un buon uso di quella bocca che ti ritrovi, per amor di Grinderwald!” il biondo ringhiò e lasciò il trio di Lestrange, Bellatrix, Rabastan e Rodolphus, in più Regulus Black da solo a cavarsela per proprio conto.
Aveva bisogno di scaricare la propria frustrazione e si allontanò dai membri della Cerchia, quasi travolgendo Peter mentre passava; l'omuncolo, mal temprato da Azkaban, emise uno squittio di indignazione e quasi si scansò rannicchiandosi su se stesso.
Per parte propria, Voldemort si stava divertendo; in accordo con la sua opinone di divertimento, naturalmente. Si sarebbe potuto pensare che stesse tentando di stabilire un nuovo record di uccisioni di babbani nel minor tempo possibile.
Casa dopo casa faceva saltare le fondamenta, non lasciando speranze di sopravvivenza agli spaventati abitanti. Uomini, donne, bambini; qualsiasi essere vivente in ogni casa fu torturato e ucciso sul posto.
Le case esplodevano e implodevano per l'uso di troppi Imperdonabili e di maledizioni pericolose.
Dopo aver eliminato un'anziana coppia, il Signore Oscuro si fece strada verso la casa successiva; era l'apoteosi della perfezione.
Gli dava il voltastomaco.
Prato perfettamente pareggiato, perfette aiuole fiorite che attorniavano la casa perfettamente dipinta. Ugh!
Voldemort agitò la bacchetta con un movimento fluido e la porta semplicemente esplose. Grida e pianti risuonarono dall'interno e l'uomo dagli occhi rossi ghignò sadicamente.
Non c'era nessuno al pian terreno, così si fece le scale con comodo, giusto per spaventare i babbani ancora un po' più a lungo.
Spalancò porta dopo porta e quando arrivò a quella che pareva la camera dei padroni di casa, si trovò davanti la parte di terminale della canna di un fucile.
“V-va' via, essere! Mostro!”
Il Signore Oscuro sollevò un sopracciglio e con un movimento della bacchetta l'arma era scomparsa e l'uomo, che stava tentando di proteggere sua moglie e suo figlio, arrancò all'indietro con la faccia paonazza.
“Osi parlarmi in questo modo, feccia Babbana? Io sono LORD VOLDEMORT! Faccio come più mi piace, uccido chi più mi piace… e ora, voi siete i prossimi sulla mia lista. Dovreste rallegrarvi del fatto che vi lascerò morire in fretta, Babbani. Normalmente faccio scegliere al padrone di casa quale sarà la mia prima vittima… Hm, è allettante l'idea, di farti decidere chi ucciderò per primo, tra tua moglie e tuo figlio...”
“ALLONTANATI DA NOI, MOSTRO!” strillò la donna, tentando disperatamente di salvare il proprio figlio schiacciandosi quanto poteva contro la parete più lontana della stanza; era un tentantivo patetico, e lo sapevano, ma una mente minacciata non ragiona mai lucidamente come dovrebbe.
Parlare al Signore Oscuro in quel modo non servì certo alla causa e il mago malvagio contorse il volto in una smorfia di rabbia. I suoi occhi scintillarono di un luccichio crudele e sollevò la bacchetta.
“AVADA KE - NOOOO!”
Voldemort boccheggiò e si portò una mano alla gola mentre i babbani trattenevano il respiro, completamente confusi da ciò che era appena accaduto.
“Mamma, la voce del mostro è cambiata veramente?” sussurrò il ragazzo a sua madre, che lo zittì con prontezza. “Shhh! E' distratto. Usciamo da qui!” La donna trascinò rapidamente il figlio alla porta e il marito li seguì quanto più velocemente potè.
Voldemort non stava dando alcun segno di aver notato la loro dipartita, o semplicemente non gli importava. Quella voce non era stata la sua, un momento prima. Qualcuno aveva compiuto l'impossibile: praticare la Legilimanzia su di lui! Ma come!?
La voce era stata familiare. I suoi occhi cremisi si assottigliarono considerevolmente quando capì; era stata la voce del ragazzo che era sfuggito alle sue grinfie, l'Animagus Grifone James Evans.
Quando percepì che la presenza stava ancora sgattaiolando all'interno della sua mente, si concentrò su di essa ed ebbe un flash di qualcuno che somigliava molto a Evans, ma anche a qualcun'altro che non riuscì ad identificare.
Quando la presenza diede l'impressione di essere sorpresa dal fatto di essere stata scoperta, il Signore Oscuro la scacciò dalla propria mente quanto più rudemente gli riuscì. Provava interesse verso il ragazzo, ma con l'invadere la sua mente aveva sorpassato il limite. Ora, era ancor più interessato a questa misteriosa persona.
“Ha cambiato aspetto. Polyjuice, forse? No, era rimasto nel nostro quartier generale troppo a lungo… Un incantesimo, allora?” si chiese Voldemort con aria calcolatrice. “Le sue nuove sembianze erano troppo familiari per essere solo una coincidenza. Devo sapere! Chi è che mi ricorda?!”
Riddle sfrecciò fuori dalla casa senza neanche distruggerla, con qualcosa di più pressante per la mente. Richiamò i suoi Mangiamorte, che quasi piagnucolarono al venire così duramente interrotti dal divertirsi con le volanti della polizia babbana che erano appena arrivate, e si prepararono a materializarsi di nuovo alla base senza pronunciare parola.
Travers scoccò uno sguardo stralunato ad Avery. “Che cos'è successo? Non ho mai visto il nostro Lord con una così gran fretta, prima. Deve essere accaduto qualcosa d'interessante.”
Avery era perplesso al pari di lui, così si riunirono al gruppo nel mezzo della strada.
“Morsmordre!” Malfoy gridò, e tutti sparirono con un sonoro POP dopo che il teschio e il serpente furono apparsi nel cielo buio.
………

Tornando ad Hogwarts, un ragazzo si svegliò con un gemito di dolore, trattenendo a stento un grido. Harry respirava affannosamente, e provò a scrollarsi di dosso gli effetti dell'essere scaraventato così violentemente fuori dalla mente di Tom, un manto di sudore gli copriva la faccia e il petto.
“Caldo… Troppo caldo...” mormorò Harry e si sfilò gli abiti pesanti; la febbre stava cominciando a scottargli sulle guance e si diresse verso il bagno per mandar giù un'intera fiala di Fever-Relieving (pozione Sollievo-dalla-febbre). Lo aiutò molto, ma stava ancora tremando molto.
Rabbrividendo, indossò un'altra maglietta e ignorò, per il momento, Nagini, che stava tentando di attirare la sua attenzione sul suo braccio. “Masster, la tua pelle ssscotta. non sstai affatto bene.
Harry si sedette sul letto una volta essersi cambiato di nuovo e cercò di riordinare i pensieri. ‘Tom non sa chi sono realmente ma ha visto il mio vero aspetto. E' una questione di tempo che finalmente capisca chi sono.’
sospirò stancamente e si distese sul letto; aveva sul serio bisogno di una pozione che alleviasse gli effetti delle Maledizioni che Tom aveva usato contro i babbani, ma non ne aveva alcuna con sè.
Passeggiare per il castello e chiedere a Snape qualche pozione del genere era decisamente fuori discussione.
“Mi scusi, Snape, ma ho appena mentalmente sperimentato il Reducto, una marea di Confringo, uno o due Malocchi Penetranti, e un Cruciatus di troppo. Potrei avere una pozione che mi allevi la terribile emicrania e il dolore che mi hanno causato?” Harry sbuffò ironicamente al pensiero di chiederlo al Maestro di Pozioni che, al momento, aveva fiducia in lui quanta ne poteva avere in Pettigrew.
Sospirò frustrato e si alzò a sedere, scompigliandosi la massa informe di capelli, e il respiro gli si coagulò in gola, quando si accorse delle figure stagliate sulla soglia della sua camera.
“Non avreste davvero dovuto sentirlo,” mugugnò Harry, ma invano.
Sirius e Remus stavano entrambi gelati sulla porta.
‘Devo essere più stanco di quanto credessi; non li ho nemmeno sentiti uscire dal Pensatoio.’
“Da quanto tempo è che siete lì?” sussurrò aspramente il ragazzo.
Non fu loro possibile fare affidamento sulla voce al momento, ma sorpresero Harry quando, in due grandi passi, furono in ginocchio davanti al Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto e lo abbracciarono come se la loro vita dipendesse da ciò.
“Oh Merlino, Harry!” gemette Sirius, provando con tutto se stesso a non piangere.
“Ci siamo rimasti abbastanza, Harry,” rispose Remus rabbrividendo mentre gli carezzava i capelli affettuosamente.
Harry era troppo attonito, confuso e stanco per rispondere e, per una volta, si lasciò solamente andare e li abbracciò di rimando, fortemente. “Sirius! Remus!”
Quelli non erano i suoi, ma erano un inizio per la sua nuova vita; lo comprendevano.
Remus si tirò indietro e posò una mano sulla spalla di Sirius. “Padfoot, lascia che Harry si distenda. Tormenterò Snape per qualche pozione Allevia Dolore, e che Dio lo aiuti se non vorrà darmene.” Il Licantropo s'incamminò velocemente fuori dalla stanza con un'espressione determinata e fu fuori e sulla strada per i sotterranei in pochi minuti.
Sirius fece come Remus aveva detto e si strinse brevemente nelle spalle; Harry sbattè le palpebre dalla cima della montagna di cuscini che l'Animagus gli sistemò dietro la schiena, e Sirius sorrise con calore. “E' solo che non vorrei proprio essere Snape in questo momento.”
Harry ridacchiò debolmente. “Sirius, tu non vorresti COMUNQUE essere Snape. Lo detesti!”
Sirius ghignò. “Troppo vero. cerca di dormire un po', Emeralds. Remus tornerà tra poco, ne sono sicuro.”
Harry sollevò un sopraccigliò e mimò ‘Emeralds?’
Sirius ripetè il gioco e mimò in risposta: ‘i tuoi occhi’.
Harry sorrise lievemente e, incapace di resistere al richiamo di Morfeo, si addormentò non molto tempo dopo.
Sirius sospirò, fece apparire una sedia e sedette accanto al letto del proprio Figlioccio, guardandolo dormire come un genitore premuroso. “Ti proteggerò, Harry. Sempre. Non sarai mai il Figlioccio che ho perduto e io non sarò mai il Padrino che hai perduto, come Remus non sarà mai il tuo, ma ti prometto questo: affronteremo tutto ciò assieme e forgeremo assieme il nostro futuro da ora in poi.”
“Sì, lo faremo.”
Sirius sobbalzò e Remus si ritrovò a stretto tiro di una bacchetta, fino a che l'Animagus non si accorse che il proprio amico era ritornato.
Remus rimase silenzioso e porse le fiale a Sirius, che quindi svegliò Harry per fargliele bere tutte. Il ragazzo sbattè le palpebre, grato di cuore a Remus, e immediatamente cadde addormentato di nuovo per l'effetto della dose massiccia di pozioni.
Non aveva realmente bisogno della pozione Soporifera, perché non aveva alcun effetto su di lui, così Remus non ne aveva chieste.
Con un'ultima occhiata al ragazzo appisolato, i rimasti Malandrini uscirono dalla stanza e si sedettero di nuovo sul divano. “Che cosa ha fatto Snape quando gli hai richiesto le sue pozioni più potenti?” domandò Sirius con curiosità.
“Non ha avuto davvero nulla da dire, quando l'ho sbattuto contro un muro. Mi ha dedicato la sua solita occhiataccia maligna, il caratteristico ghigno e sguardo sospettoso, ma è stato abbastanza saggio da tenere per sè qualsiasi commento avesse da fare,” rispose semplicemente Remus, facendo quasi sputacchiare a Sirius la Burrobirra che aveva evocato.
Padfoot gli diede uno sguardo di totale sconvolgimento e Remus si strinse nelle spalle, incapace di celare del tutto il ghigno demoniaco che gli era sorto sulle labbra. “Che c'è? Se hai problemi col mio cucciolo, hai problemi con me. Anche tu hai detto qualcosa del genere mi sembra, quando eri solo con Harry. Credo che sia la prima volta che ti ho mai sentito pronunciare parole così profonde.”
Sirius arrossì un poco per il commento ma il fatto era innegabile; chiunque avesse contrastato il suo Figlioccio sarebbe divenuto un nemico.
“… che cosa pensi che abbia sognato Harry, prima di svegliarsi? Che cosa avrà fatto Voldemort per stancarlo così?” chiese Remus tutto d'un tratto, e Sirius imprecò. “Me**a! Mi sono dimenticato di chiederglielo. Credo che fossimo troppo preoccupati al momento per pensarci. Dovremmo domandargliene quando si risveglia.”
“…Uh, Remus? Comunque, come diavolo sei riuscito ad entrare? Non sei un Rettilofono,” aggiunse l'Animagus con tono sospettoso.
Remus parve avere un'aria colpevole. “Prima di uscire ho trasfigurato una piuma in un sassolino, con cui ho bloccato l'entrata. Era piccolo, così era praticamente impossibile distinguere l'entrata aperta da quando era chiusa. so che è stato sbagliato, ma non volevo far alzare Harry. Credo che il quadro sia diventato furioso nei miei riguardi, perché ha rabbrividito quando l'ho toccato.”
Sirius roteò gli occhi.
………

“Harry? Harry svegliati! Emeralds?” Sirius scosse delicatamente la spalla del proprio Figlioccio per svegliarlo.
Il ragazzo miagolò un grugnito smorzato e in un istante fu seduto con la bacchetta puntata contro un tremante Sirius. Gli eventi della giornata riaffluirono nella sua mente ristorata dal sonno ed egli abbassò la bacchetta con cautela. “Scusa Sirius. E' un'abitudine, e poiché tu e Remus siete le prime persone che ho lasciato entrare nella mia camera, devo essermene dimenticato.”
Dopo aver ingoiato una grossa boccata d'aria, Sirius allungò le labbra in un sorriso. “E' tutto a posto, ragazzino. Non vorrei essere uno dei tuoi nemici, uomo!” scherzò, ma presto ritornò serio, catturando l'attenzione di Harry. “Mi spiace di averti dovuto svegliare in questo modo, ma Dumbledore sta radunando tutti per una riunione nella Sala Grande. Remus non conosce l'esatta ragione. E' solo salito qui per dirmi di svegliarti e se ne è tornato di sotto. Abbiamo immaginato che volessi essere tenuto informato.”
Harry annuì stancamente, ogni traccia di adrenalina scomparsa, e si vestì senza dire altro. Sirius lo guardò intensamente e fece un passo verso di lui, quasi esitante a toccarlo.
Harry sapeva ciò che voleva e sollevò il braccio sinistro. “Sì Sirius, questa è Nagini. Di' ciao al mio Padrino, Nagini. Non mordere,” sibilò quindi, spaventando Sirius quasi a morte, quando Nagini scivolò “fuori” dal suo braccio, sibilando in direzione dell'uomo e quindi tornandosene sotto la pelle di Harry.
Harry rise brevemente e indossò i propri guanti, nascondendo del tutto il serpente. “Ti ha solamente salutato, Sirius. Le ho chiesto di non morderti. Dovrò presentarla anche a Remus. E questa è Hedwig, il mio primo vero famiglio. Anche se credo tu debba già conoscerla, dai miei ricordi.”
Hedwig volò sulla spalla del proprio master e fischiò. Sirius sorrise e carezzò la civetta nivea. “Dovremmo andare, Harry.”
Il giovane annuì ed entrambi furono fuori in direzione della Sala Grande. “Così Sirius, davvero non hai alcuna idea di che cosa riguardi la riunione?”
L'Animagus fece spallucce. “Remus ha detto che il vecchio era parecchio agitato stamattina, così probabilmente Voldemort si sarà fatto vedere da qualche parte. E' passato del tempo dall'ultima volta che se ne è sentito parlare, e la cosa non mi sorprende. Se è una questione sul Signore Oscuro, comunque, sono sicuro che Dumbledore indirà una riunione privata dell'Ordine.”
Sirius occhieggiò iroso nulla in particolare. “Vorrei che potessi venire. Vorrei poterti dire che cosa accade in quegli incontri, ma siamo sotto Giuramento. Nessuno può parlarne al di fuori dell'ufficio.”
Harry non ricambiò lo sguardo arrabbiato e invece ridacchiò con fare cospiratorio. “Non preoccupartene. Ho già un informatore segreto nell'ufficio di Dumbledore che è più che pronto nel riferirmi tutto ciò che si dice là.”
“Oh?” Sirius fu curioso di sapere chi fosse.
Harry gli fece l'occhiolino. “Phineas Nigellus.”
Gli occhi dell'Animagus si spalancarono, e anche lui ridacchiò. “Sei andato nell'ufficio di Dumbledore, vero? Piccolo monello! Come hai fatto? Non l'ho visto nei tuoi ricordi.”
Harry inclinò le labbra. “Il gargoyle non voleva lasciarmi passare, ma non è stato un problema; ho Fawkes dalla mia parte. Ho avuto bisogno di andarci per riappropriarmi di qualcosa che mi appartiene più che a ogni altro.”
Padfoot ci pensò per un momento, mentre si trovavano nei pressi della Sala Grande. “Forse fin dal tuo secondo anno… La spada cha stavi brandendo nella Camera dei Segreti?”
Harry annuì. “Già. Può essere utile. La mia cerchia di alleati sta crescendo.”
Sirius stava per chiedergli al proposito, ma furono già davanti alle porte aperte della Sala. “Bene, suppongo che vorrai sederti assieme ai tuoi amici Gryffindor. Deve essere così difficile per te…”
Il luccichio negli occhi di Harry si affievolì e sorrise tristemente al proprio Padrino. “Andiamo, Sirius.” Era un modo di chiudere la conversazione ed entrambi si diressero ai rispettivi posti.
Snape dedicò ad Harry uno dei suoi migliori ghigni e sguardi mentre il ragazzo si faceva strada verso il tavolo degli studenti, cosa che Harry ignorò con perizia. ‘Si sta probabilmente chiedendo il perché del bisogno di Remus di tutte quelle pozioni…’ pensò Harry mentre si sedeva accanto a un silenzioso Ron.
Gli occhi del rosso, tuttavia, gli stavano gridando: ‘Dove diavolo sei stato tutto questo tempo!’ Ma Harry ignorò anche lui per ascoltare ciò che Dumbledore aveva da dire.
“Parlo a tutti, ho paura che il Signore Oscuro abbia ripreso le proprie attività.”
Sussurri pregni di panico scoppiettarono all'interno della Sala Grande, ma McGonagall li fece azzittire tutti facendo uscire scintille rosse dalla propria bacchetta.
“Grazie, Minerva. Ora, come stavo dicendo, il Signore Oscuro ha attaccato una cittadina babbana proprio qualche ora fa, e ha ucciso gli abitanti lungo un'intera strada. Dobbiamo fermarlo; sta diventando davvero incontenibile. I nostri Auror hanno riferito che si è comportato piuttosto stranamente, comunque, perché quando sono arrivati, stava già abbandonando il posto e appariva molto agitato.”
Malocchio Moody brontolò. “Ci sono stati dei sopravvissuti? Qualcuno che possa dirci che cosa è successo e perché abbia levato le tende così all'improvviso?”
Dumbledore annuì con aria seria. “In verità, sì… cosa che ho trovato alquanto sconcertante. Sono stati trovati non lontano dalla scena del disastro e li interrogherò personalmente.”
“Babbani?” domandò Tonks, e Dumbledore annuì di nuovo.
Harry, per parte propria, stava guardando sinistramente il Preside. ‘Non avrò bisogno di Phineas per sapere chi sono questi babbani.’
“…chiunque scopra qualsiasi informazione interessante sul come o il perché il Signore Oscuro abbia agito in questo modo, perfavore me lo dica immediatamente. Dovrebbe essere tutto.”
Le persone iniziarono a parlare animatamente e Harry fu, dalla maggior parte di loro, completamente dimenticato, al momento.
Un gufo marrone scuro volò improvvisamente verso di lui, ma nessuno attorno a lui sembrò notarlo realmente o preoccuparsene; Dumbledore e un gruppetto di insegnanti e di membri dell'Ordine lo fecero, comunque, e Remus e Sirius camminarono verso di lui, prima che il vecchio potesse aprire bocca. Gli occhi scuri di Snape s'assottigliarono.
“Grazie.” Harry carezzò il gufo proveniente dalla Foresta Proibita e gli diede un po' del proprio pasto che era apparso sul tavolo, non dimenticandosi di offrirne un po' anche ad Hedwig .
Harry ispezionò la pergamena arrotolata ma decise di non aprirla sul momento, giusto per precauzione.
“Harry? Da parte di chi è?”
Il ragazzo dagli occhi verdi fu grato per i propri agili riflessi da Quidditch, quando Seamus quasi gli strappò il rotolo dalla mano. “Scusa Seamus, è personale.”
“Aw Harry, non sei divertente! E' dalla tua ragazza?” chiese l'Irlandese, interessato, ma Harry non trovò l'argomento buffo e s'ammusonì cupamente, cosa che fece indietreggiare Seamus.
“Per favore, non importunare il mio Figlioccio, Mr. Finnegan,” Sirius s'intromise brusco, attirando l'attenzione di alcuni studenti quando anche Lupin intervenne, cosa che non faceva quasi mai.
“Andiamo, Harry. Devi essere ancora stanco; torniamo nella tua stanza.”
Non ebbero il tempo di fare due passi; Snape fu di fronte a loro, con una smorfia, e Dumbledore gli fu alle spalle, calmo. “C'è qualche problema, Albus?” domandò Remus quietamente, ma con un tono allarmato nella voce.
“Naturalmente che c'è, Lupin! Esigo sapere perché mi hai trattato così rudemente prima per avere delle fiale rigeneranti!” sputacchiò minacciosamente Snape e Remus sorprese il Maestro di Pozioni, quasi ringhiandogli contro come avrebbe fatto un lupo.
Sirius mise una mano trattenente sulla spalla dell'amico e Remus si calmò, posando protettivamente una mano sulla schiena di Harry.
“E' stato per me, Snape. Non coinvolga Remus in questo,” disse Harry rigido, provando a tirare il proprio amico Licantropo fuori dai guai. Sirius gli sibilò qualcosa, ma Harry scacciò via le sue preoccupazioni. “Ho avuto un incubo e, come sapete, possono essere molto reali. Remus stava solamente agendo mentre era fuori di sè, perché ero davvero scosso. Non accadrà di nuovo. Ora, se volete scusarmi-”
Dumbledore lo fermò e tentò di decifrare i suoi segreti guardandolo direttamente negli occhi verdi. Harry interruppe bruscamente il contatto e Albus sbattè le palpebre. “Che cosa è successo, Harry? Sai che cosa è accaduto?” domandò il vecchio con sguardo significativo.
Sirius e Remus non poterono aiutarlo in ciò, e s'irrigidirono nervosamente. Era per qualcosa nel suo sogno? Avevano visto nel Pensatoio di Harry: il ragazzo aveva una connessione con il Signore Oscuro a causa della sua cicatrice.
“So quello che è accaduto,” Harry semplicemente lo affermò come un dato di fatto, e il ragazzo udì il respiro smorzato di Minerva.
Snape afferrò strettamente il braccio di Harry, guadagnandosi un duplice ringhio da parte di Remus e Sirius e un'occhiata d'avvertimento da parte di Harry. “Non sbandierare menzogne, ragazzo! Come sarebbe mai possibile che tu possa conoscere ciò che è accaduto!”
Harry tirò via il braccio e strinse le labbra strettamente. Sirius camminò davanti ad Harry e indirizzò uno sguardo gelido a Snape. “Non toccare mai più il mio Figlioccio in quel modo, Snape, o altrimenti!”
Remus prese la mano di Harry nella propria ed entrambi uscirono frettolosamente dalla Sala Grande.
“Questa è una qualche sorta di ribellione, Black?! Il ragazzo ti ha fatto un totale lavaggio del cervello! Sai qualcosa, la sai! Stai trattenendo preziose informazioni!” dichiarò Severus irosamente ma Sirius non tentennò nemmeno sotto lo sguardo fisso e accusatorio di Dumbledore.
“Credo in lui e per questo lui ha fiducia in me, e anche in Remus. Includetelo negli incontri dell'Ordine.”
“Sai che non sono pronto a questo, Sirius,” replicò Dumbledore e Padfoot si strinse nelle spalle.
“Allora è un vostro svantaggio. Se volete scusarmi.”
Snape aprì la bocca ma Albus sollevò una mano e sospirò. “Sto iniziando seriamente a dubitare della mia decisione di non includerlo.”
Severus fece una smorfia. “Non riesco a vedere il motivo per cui Potter sarebbe così importante,” scattò rivolto al vecchio, e Minerva gli scagliò contro uno sguardo severo. “Severus! Contieniti! Siamo tutti sulla stessa barca qui!”
Albus si sedette dopo che un Hufflepuff del quinto anno ebbe ceduto la propria sedia al Preside. “Severus, ho paura che questo attacco sia direttamente connesso con Mister Potter. devo realmente parlare con lui.” Albus si alzò all'improvviso, un luccichio determinato nei vecchi occhi.
Sfortunatamente, non appena si fece strada verso l'uscita della Sala Grande, qualcun altro fu su quella dell'entrata. “Albus! Dissennatori! Stanno attaccando Hogsmeade!” Kingsley Shacklebolt respirò affannosamente e Pomfrey fu lesta a dargli un pezzo di cioccolata.
“Quanti, Kingsley?” Malocchio grugnì mentre sfoderava la bacchetta.
L'agitato auror gli diede uno sguardo tetro. “Come minimo un centinaio, questo è certo.”
L'occhio sano di Moody si spalancò mentre l'altro roteò nell'orbita, spaventando alcuni studenti.
Albus guardò gentilmente Shacklebolt. “Sono troppi anche per me da controllare. Chiunque sia in grado di incantare un forte Patronus si faccia avanti!”
Solo una ventina di persone tra le centinaia venne avanti, per la maggior parte Auror e Indicibili. Kingsley era uno di loro, com Alastor, Arthur e i suoi figli Bill e Charlie, e anche Frank e Alice Longbottom, i genitori 'ora molto sani' di Neville. Ma anche loro parvero insicuri delle proprie capacità al momento.
Albus prese la propria bacchetta e fece loro cenno di seguirlo. Poiché McGonagall era nel gruppo, Albus chiese a Severus, Flitwick e Sprout (la Sprite Ndt) di prendersi cura degli studenti durante la loro assenza.
Rosmerta e Xiomara si guardarono l'un l'altra e annuirono assieme, indietreggiando dalla massa di persone e correndo via sulla scalinata principale.
“Sai dove sono gli alloggi di Harry, Xiomara?” Rosmerta alitò affannosa mentre correvano.
“Sì! Suppongo che abbiamo avuto la stessa idea! Seguimi!”
Si fermarono davanti a un quadro e Xiomara lo guardò senza idea di che cosa fare. “Qual'è la parola d'ordine?” domandò Rosmerta e l'istruttrice di volo si strinse nelle spalle, spersa.
“Non la conosco! Um… apriti? avanti, dannato! E' importante! Apriti!” strillò Xiomara cominciando a menare pugni sul quadro, che non reagì sotto tutti quegli attacchi. Stava quasi per colpirlo di nuovo, quando il quadro si spalancò bruscamente.
Le donne alzarono lo sguardo imbarazzate ad un Sirius Black dall'aria decisamente arrabbiata. “Che c'è?”
“Um, Sirius! Abbiamo pensato che sarebbe stata una buona cosa dirvi che Dumbledore è andato ad Hogsmeade con circa venti persone perché i Dissennatori la stanno attaccando proprio adesso,” disse Hooch tutto in una volta e Sirius imprecò.
“Dannazione! Entrate,” scattò e lasciò il quadro aperto per far passare entrambe le stralunate donne.
“Harry! Remus! Dissennatori a Hogsmeade!”
Quelle parole da sole furono abbastanza per far correre Harry e Lupin nel salotto… che Xiomara e Rosmerta stavano occhieggiando con una sorta di morbosa fascinazione. Rosmerta mimò un ‘colori Slytherin e Gryffindor?’ a Hooch, che potè solo stringersi nelle spalle, completamente perplessa.
“Quanti Dissennatori?”
Furono riportate alla realtà da Harry, che pareva pronto ad andare in guerra, bacchetta alla mano e occhi decisi.
“Shacklebolt ha detto almeno un centinaio.”
Fu Remus che imprecò stavolta, e i tre uomini annuirono l'uno all'altro. “Sirius, credo che tu ricordi come si monta una scopa, giusto?”
Sirius annuì dubbiosamente e gemette quando Harry gli porse la sua Firebolt. “Tu e Remus volerete ad Hogsmeade. Non abbiamo tempo per correre.”
“Ma tu?” chiese preoccupato Remus, già scrutando il manico di scopa con incertezza e sfiducia.
Harry agitò noncurante una mano. “Non preoccupatevi per me, e la scopa non ti morderà, Remus! ANDATE!”
I Malandrini annuirono in fretta e aprirono una finestra. Entrambi si aggrapparono al manico e vi saltarono su, decollando ad alta velocità. Harry sbuffò quando li sentì emettere un gridolino; la Firebolt probabilmente era troppo veloce per loro.
Il ragazzo quindi si voltò verso Rosmerta e Xiomara e annuì loro con gratitudine. “Credo che questo significhi che posso contare su di voi. Ne parleremo più tardi; chiudete il quadro quando uscite.”
Non attese alcuna risposta, e si gettò dalla finestra, facendo strillare di paura entrambe le donne. Si precipitarono alla finestra e il respiro si mozzò loro in gola, quando non videro nessuno schiantato sotto di loro, ma un Grifone che volava via verso Hogsmeade a velocità rompicollo.
“Questo ragazzo è incredibile,” affermò Hooch, e Rosmerta potè solo annuire silenziosamente, gli occhi ancora spalancati e puntati sulla bestia.
………

Harry, ancora trasformato, non ebbe problemi a individuare dove i Dissennatori stavano attaccando il piccolo villaggio; una massa nera era sospesa sui Tre Manici di Scopa e su ogni casa e bottega là attorno.
Volando nelle vicinanze, per capire cosa accadeva al di sotto di lui, stava prendendogli troppo tempo, così decise di volarci direttamente attraverso, anche contando sul fatto che la sua abilità di Animagus annullava del novanta per cento gli effetti della presenza dei Dissennatori*, cosa che aveva imparato dal suo Sirius.
Con alcuni potenti colpi d'ala si fece strada attraverso il freddo e direttamente attaccando qualunque Dissennatore gli si facesse troppo vicino.
Dopo una manciata di sofferentemente lunghi secondi di volo, gracchiare e attacchi, finalmente precipitò al di sotto della massa, e una maledizione lo mancò di un paio di centimetri. Gracchiò contro un tremante auror fino a che Sirius, coperto da Remus, corse verso il giovane e gli disse di smettere di infastidire il Grifone.
“Non potevi arrivare in un momento migliore Harry! Stiamo per essere sopraffatti!” gridò Sirius alla bestia al di sopra della confusione, la bacchetta ancora spianata che emetteva una luce argentata.
L'auror che aveva attaccato il Grifone scoccò a Sirius un'occhiata disorientata. “Harry! E' Harry Potter! Ma Dumbledore ha detto-”
“Al diavolo quello che ha detto Dumbledore!” scattò Remus non appena raggiunse Sirius. Pareva completamente esausto e sull'orlo del collasso.
‘La luna piena è tra due giorni!’ Harry ricordò d'improvviso.
Il gruppo di Dissennatori si stava stringendo attorno a loro. “Harry può aiutarci!” Sirius finì con convinzione non appena riunirono i volontari.
Dumbledore apparve stanco, ma livido per il fatto che Sirius e Remus gli avevano disobbedito e portato Harry. Impugnò la bacchetta in alto e stava ancora tentando di scacciare i mostri succhia-anime; Alice Longbottom era incosciente tra le braccia del marito e alcuni altri erano parimenti lontani dallo stare bene.
Il Grifone li ignorò e si guardò attorno rapidamente, perdendo qualche colpo d'ala quando prese coscienza del numero di Dissennatori che gli si parò davanti, che era su di loro, e delle sue probabilità di successo. Fortunatamente, Harry aveva visto di peggio.
Catturò l'attenzione di ogni singola creatura trasformandosi nuovamente in umano, e gridò aggrappandosi alla propria cicatrice, quando l'assalto mentale iniziò.
“No! Non Harry! Prendi me!”
“Fatti da parte! Sciocca donna!”

Sirius e Remus trattennero il fiato impauriti mentre gli altri adulti venivano presi dal panico e guardavano il ragazzo con disturbato interesse; la sua reazione ai Dissennatori era troppo forte, non era normale.
Harry serrò i denti strettamente e, con un potente ma tremante movimento, si alzò lentamente brandendo al di sopra di sè la bacchetta sfolgorante. “EXPECTO PATRONUM!
Per qualche secondo non successe nulla, e Malocchio stava per aprir bocca quando accadde; la fiammata di luce argentea fu così intensa che vennero tutti spinti da parte, e i Dissennatori furono scaraventati via con una tale energia che quelli che erano troppo vicini vennero proprio distrutti.
tutti chiusero gli occhi strettamente; nessun contorno distinto era visibile dalla troppa luce. Quando finalmente furono in grado di aprire di nuovo gli occhi, sbatterono le palpebre per scacciare le bianche ombre danzanti che vi erano impresse sopra… e quindi sbatterono le palpebre qualche altra volta ancora per assicurarsi di non star sognando.
Non c'era un solo Dissennatotre rimasto nel cielo.
Una figura si stagliò davanti al gruppo silenzioso e attonito, facendoli sobbalzare, fino a che ripresero coscienza che Harry era là con loro.
Ma Harry non era realmente lì; gli occhi rovesciati, le gambe che si piegarono sotto di lui, e l'unica cosa che gli impedì di cadere sul terreno fu nient'altro che il suo Patronus, un enorme, intimidatorio cane d'argento, per essere precisi.
Fece fare un balzo a più di una persona, Sirius prima di tutti; non aveva visto nulla del genere nel Pensatoio.
Un'altra figura d'argento ringhiò, ringhiò davvero! Non appena si fece strada verso Harry; era Moony! Un Moony Patronus, un Licantropo.
Quello vero sbattè le palpebre e spalancò le mascelle. Nessun suono ne venne fuori. Remus guardò Sirius con incertezza, ma Sirius era sbalordito quanto lui.
Malocchio ringhiò pericolosamente sottovoce. “Okay. E' stata magia potente sul serio, anche per un ragazzino. Merlino, ha più di un Patronus! Non è normale. Voglio avere risposte, e le voglio adesso!”
L'auror furioso si mosse verso Harry con l'intenzione di svegliare il ragazzino con qualsiasi mezzo necessario, quando venne violentemente tirato via dal ragazzo incosciente, che era determinatamente protetto da Padfoot e Moony in versione argentea.
Moody cadde a terra con un tonfo sordo ed era pronto a polverizzare qualunque idiota avesse osato fare una cosa del genere, quando un'altra argentea e imponente figura torreggiò pericolosamente su di lui, le corna che si agitavano in avvertimento.
“Prongs…” sussurrarono Sirius e Remus all'unisono, mentre Moody era troppo shockato per muoversi.
Dumbledore perse l'abilità di parlare non appena “Prongs” venne via da Alastor e si avvicinò ad Harry, fermandosi solo qualche secondo con lo sguardo rivolto ai due Malandrini senza respiro.
Toccò gentilmente il ragazzo dai capelli scuri con il naso, e tutti e tre i Patronus guardarono Sirius e Remus con fiducia, prima di cominciare a dissolversi.
Minerva si accorse che, mentre le tre figure evaporavano, la bacchetta sfolgorante di Harry stava lentamente tornando al suo originario rosso.
Sirius e Remus si precipitarono dal ragazzo non appena sparirono del tutto, el'Animagus prese il proprio Figlioccio tra le braccia con fare protettivo. “Moony, torniamo al castello,” mormorò Sirius sottovoce e Remus annuì silenzioso.
Il Licantropo si scrollò di dosso la paura della scopa di Harry e prese il ragazzo tra le braccia, volando con cautela di ritorno al castello, mentre Sirius si trasformò e li seguì senza un solo sguardo indietro al gruppo basito.
Gli abitanti di Hogsmeade, impauriti e tremanti, iniziarono a venir fuori dai propri nascondigli, e si affollarono attrono a Dumbledore, che a stento rivolse un'occhiata significativa ai membri dell'Ordine e ai volontari mezzo inespressivi.

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[Lo so, ho stravolto il titolo anche di questo capitolo, ma ai 'Difensori' ho preferito i Paladini, non riuscendo a resistere all'associazione tra lo sfavillio delle armature dei prodi e l'argentea consistenza dei Patronus, senza contare il tono della dichiarazione di Sirius all'Harry addormentato... Abbiate pazienza]

* Piccola svista dell'autrice: aveva già affermato [cap.17] che questa caratteristica non era reale nel mondo alternativo, in quanto anche Pettigrew aveva avuto bisogno dell'aiuto di Voldemort per scappare da Azkaban...




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Capitolo 22
*** cap. 22 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 22: [The need to kill] L'urgenza di uccidere
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Albus Dumbledore si sentiva sconvolto e stanco; dopo essersi preso cura di tutti i sopravvissuti di Hogsmeade ed aver risposto alle loro milioni di domande con il meglio delle sue capacità, aveva dovuto sistemarli in dormitori e simili. alcuni si lamentavano di non aver più privacy, che Hogwarts era grande ma che ora stava iniziando a essere sovrappopolata, e aveva i suoi limiti.
Tutto per tutto, la tensione cominciava a gravare sui nervi di tutti. Il vecchio ora aveva l'emicrania e stava tentando di arginare il chiasso che i suoi compagni facevano, redarguendoli e strillandogli contro, tornati nel suo ufficio, a proposito di quello che era successo nel villaggio dei maghi. Era, ovviamente, una riunione privata dell'Ordine della Fenice.
“Vi sto dicendo che l'ho visto con i miei occhi! Potter, un semplice ragazzino, ha prodotto tre Patronus allo stesso tempo! Ed erano anche così potenti che anche il più potente prodotto da un Auror o da un Indicibile sarebbe parso pallido al confronto!” Il professor Vector, il professore di Aritmanzia, gridò contro il cocciuto e incredulo Maestro di Pozioni.
Snape si rifiutò di ascoltare la loro storia; facevano apparire Potter come un santo e i Potter non erano santi, a suo parere.
“Dimentichiamo il fatto che fossero tre per ora e concentriamoci sul fatto che erano dannatamente familiari!” Malocchio ringhiò rivolgendosi a coloro che conoscevano la vera identità di quei Patronus.
Il fatto che Malocchio fece riemergere scosse Albus, che sbattè le palpebre e dimenticò la propria emicrania, per il momento. I suoi occhi divennero, da insensibili che erano, seri e calcolatori in pochi secondi. “Alastor ha ragione. Dobbiamo anche parlare con Sirius e Remus. Il loro comportamento non è solo una coincidenza. Devono essere a conoscenza di qualcosa che non sappiamo. Ora come ora non sono capace nemmeno di affermare di fidarmi completamente di loro, e questo è anche il motivo per cui non li ho nemmeno fatti cercare. Devono essere negli alloggi di Harry, e sta diventando piuttosto frustrante il fatto che non riesca ad entrarci,” Albus mugugnò l'ultima parte cupamente.
“Che cosa vuoi dire? Che cosa c'è di così importante nell'apparizione dei Patronus del ragazzo?” Simeon McGavin, un Indicibile, domandò dubbiosamente.
Minerva gli scoccò un'occhiata nervosa, ma finì rispondendo: “Sono direttamente collegati a Black e Lupin. Non è di dominio comune, ma Remus è un Licantropo-”
“Lo sapevo già,” interruppe Simeon, “ma perché pensate che quel Patronus Licantropo fosse l'esatta rappresentazione di Lupin?”
Snape sospirò sonoramente, rude, esasperato, roteando gli occhi. “Per amor di Merlino, McGavin, sei piuttosto tardo per essere un Indicibile! Sei sicuro che il cervello non ti sia stato trasformato in pappa quando hai affrontato i Dissennatori?”
L'Indicibile stava per aprire la bocca e rispondere, ma Snape non aveva finito. “Quello che la maggior parte della gente non sa è che –Black- è un Animagus non registrato, un grosso cane nero ad essere più precisi. Non è una coincidenza che i Patronus di Potter avessero questa forma.”
“Black è un Animagus! Ma è illegale non essere registrati!” esplose scioccato l'impiegato del ministero.
Minerva sospirò. “Simeon, era necessario che la seconda identità di Black rimanesse segreta. Dimmi, hai mai sentito parlare prima dei Malandrini?”
McGavin annuì pensosamente. “Sì, ma molto tempo fa. C'erano quattro canaglie, buffoni scavezzacollo, inafferrabili, qui ad Hogwarts negli anni settanta, più o meno, giusto? Prongs, Padfoot, Moony e Wormtail? Che cosa c'entra con tutto ciò?”
“Bene, James Potter, Sirius Black e Remus Lupin erano i Malandrini,” rispose la professoressa di Trasfigurazione calma, mentre gli occhi di Simeon si spalancavano per l'incredulità.
“Black è Padfoot, il cane dall'aspetto spaventoso; Remus Lupin è, ovviamente, il Licantropo Moony e James Potter è… era Prongs, e la sua forma era di un magnifico cervo. Ti ricorda qualcosa?”
Simeon boccheggiò. “Anche James Potter era un Animagus illegale! Così il cervo che ha attaccato Alastor…”
“Bingo,” mormorò Snape sottovoce.
“Okay, ma allora il quarto Malandrino? Potter aveva solo tre Patronus, non quattro.”
Fu Albus a parlare, quindi, con voce cupa. “Spero di cuore che abbia solo quei tre. In questo caso, gli eventi del suo passato dovrebbero essere comparabili ai nostri. Vedi, Simeon, si scoprì che il quarto Malandrino era una spia di Voldemort, ma solo in seguito ai terribili fatti di Godric’s Hollow. Peter Pettigrew, ovvero Wormtail; un Animagus ratto che è meschino più dell'animale che rappresenta.”
“PETTIGREW!” Simeon urlò rabbioso, “Pettigrew era un Malandrino! Merlino, tutti i pezzi vanno al loro posto, ora.” L'uomo sedette e provò a raccogliere i pensieri.
Severus fece una smorfia. “Albus, credi che Pettigrew abbia tradito i Potter nel mondo del ragazzo così come nel nostro?”
Il Preside annuì severamente. “Ne sono profondamente convinto. L'unica domanda da porsi ora, è perché e come Harry sia riuscito a sopravvivere a quella notte fatale. Ho una mia idea, ma dovrò interrogarlo per esserne sicuro.”
“Interrogalo allora, e mettiamo fine a questa farsa, per Merlino! Sei un mago, no? Incenerisci quel dannato quadro davanti ai suoi alloggi ed entra!” scattò impaziente il Maestro di Pozioni.
Albus scosse la testa. “Per quanto lo voglia, non posso farlo. Ho già provato tutti gli incantesimi di scassinamento che conoscevo, più alcuni.. più pericolosi; nulla ha funzionato. C'è un nuovo scudo che protegge l'entrata, così anche Sirius e Remus hanno combinato la loro magia per porlo, o l'ha fatto da sè Harry stesso. Sembra che solo la parola d'ordine consenta l'accesso agli alloggi.”
Albus sospirò frustrato, facendosi apparire in bocca una caramella al limone, neanche preoccupandosi, stavolta, di offrirne ai suoi ospiti. “Ho preso una decisione. La prima persona che verrà in contatto col nostro giovane Mister Potter lo porterà nel mio ufficio immediatamente; usate la forza se necessario. Ho bisogno di risposte. Se Sirius o Remus sono con lui e cercano di interferire, tramortiteli. Harry sta evitando le mie domande da troppo tempo, e se c'è una cosa che detesto è essere lasciato all'oscuro. il Signore Oscuro si fa ogni giorno più pericoloso. Se Harry è chi credo che sia, le cose saranno molto più facili per noi. La riunione è terminata.”
Albus tornò a rilassarsi nella propria sedia, non appena i membri dell'Ordine iniziarono ad uscire. “Oh, un'ultima cosa: non riferite nulla di tutto ciò a Rosmerta o a Xiomara. Ho la sensazione che non siano del tutto dalla nostra parte, non in modo malvagio, ovviamente, ma non ho l'intenzione di lasciarle correre da Harry. Sono convinto che siano state loro ad aver avvisato Sirius, Remus e Harry che stavamo combattendo ad Hogsmeade.”
Il gruppo annuì e finalmente uscì.
………

“Odio i Dissennatori.”
Sirius e Remus sollevarono lo sguardo e interruppero la loro conversazione quando Harry si svegliò con quella frase sulle labbra.
Entrambi gli uomini si precipitarono accanto a lui e Harry ebbe la bocca intasata dal cioccolato in meno di un secondo, grazie a Remus. Il ragazzo gemette ma ingoiò la dolce invasione senza protestare, grato per l'effetto benefico che gli procurò.
“Odio essere debole di fronte a loro. Odio dover riascoltare i miei genitori, specialmente mia madre, che supplicano Voldemort di risparmiarmi.”
Sirius lo abbracciò immediatamente, ma prima che Harry potesse abbracciarlo a propria volta, l'uomo gli pose le mani sulle spalle e lo allontanò da sè, così che fossero faccia a faccia. Gli occhi dell'Animagus scintillarono di una forza e una sincerità che riportarono Harry alla realtà, ad ascoltare quello che il suo Padrino aveva da dire.
“Ascolta Harry! Tu. Non. Sei. Debole! Hai spazzato via centinaia di Dissennatori da solo, con una quantità di potere che farebbe ingelosire qualunque mago! Nessun altro ne sarebbe stato capace con i ricordi che ti perseguitano! E normalmente si crea un Patronus prima di essere in loro presenza, non quando sei già nel mezzo della battaglia! Era normale in quelle circostanze esserne colpiti malamente. Ma tu ti sei ripreso come niente fosse e hai vinto! Dumbledore deve essere così scocciato adesso!”
Harry non potè evitare di sorridere a Sirius. Remus pose una mano sulla spalla del ragazzo quando l'Animagus indietreggiò. “Sono orgoglioso di te, Harry. Quei Patronus erano davvero qualcosa di speciale.”
Harry ci pensò su. “E' la prima volta che sono capace di produrre un Patronus che non sia Prongs*. Suppongo che ora che i miei poteri magici sono aumentati, sia possibile per me creare anche Padfoot e Moony. Non è un segreto il perché siano i successivi ad apparire; tu e Sirius siete le persone più importanti della mia vita. Siete la mia famiglia; la famiglia che non ho mai avuto.”
L' Animagus e il Licantropo furono toccati da queste parole.
Hedwig volò nella stanza dalla finestra aperta e fischiò per farsi notare. Harry rise e sollevò il braccio per farla poggiare. “Ciao bella!” Harry le disse dolcemente. “Sono felice di vederti.” Carezzò la civetta candida e qualcosa scattò nella mente di Remus.
“Hey Harry? Non avevi ricevuto una lettera, prima dell'attacco? L'hai aperta?”
Harry si colpì la fronte con un mano e mugolò. “Me ne sono completamente dimenticato!”
Hedwig fischiò dal risentimento per non essere coccolata e volò sul tavolo. Harry prese la lettera da una delle proprie tasche e fece una smorfia; era tutta accartocciata per tutti quegli sballottamenti ma potè riconoscere la calligrafia dei Centauri.
“Da parte di chi è?” domandò Sirius, curioso; non aveva mai visto una calligrafia così armoniosa, pur intricata, finora.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto la aprì ed iniziò a leggere. “Dovevo ancora parlarvene. Ho stretto un'alleanza con i Centauri, con la collaborazione di Bane e di Firenze. Ci sono buone nuove.”
Harry voltò la lettera e sospirò di sollievo, perdendosi gli sguardi attoniti e meravigliati che gli spedirono i Malandrini. “Hai messo su un'alleanza con i Centauri! nemmeno Dumbledore ne è stato capace!” esclamò Sirius stralunato ed eccitato.
“Allora, quali sono le buone notizie?” chiese Remus una volta riacquistata la propria usuale fermezza.
“Volevo invitare le Acromantule a unirsi a noi in questa guerra, e Bane ha avuto successo nel persuadere Aragog e Mosag, suo discendente. Gli Unicorni si terranno in disparte ma i Thestral sono dalla parte di Hogwarts.” Harry ridacchiò. “Questo deve essere merito di Hagrid. Che sia benedetto per la sua passione per gli animali pericolosi. Ma mi domandò dove sia Fuffy… E Norberto… sarebbero stati di grande aiuto. E' una gran perdita che Grop non sia qui. dovrò parlarne con Hagrid.”
Fortuna che Sirius e Remus avevano visto i ricordi di Harry, altrimenti sarebbero stati completamente persi a proposito di chi o che cosa il ragazzo mugugnava.
“Hey Harry? Non devi presentare qualcuno a Remus?” chiese Sirius con aria complice mentre Harry evocava un foglio di pergamena. Remus occhieggiò Sirius allarmato. “Che cosa stai architettando, Padfoot?”
Harry sollevò lo sguardo al proprio Padrino, che gli strizzò un occhiolino e annuì in direzione del suo braccio sinistro coperto. Il ragazzo capì e fece spallucce, sfilandosi i guanti con cautela.
Lo sguardo sulla faccia di Remus quando vide il tatuaggio mobile fece tossicchiare Sirius, e quindi esplodere in un latrato incontrollato di risa, quando il serpente fuoriuscì davvero fuori dal braccio di Harry e iniziò a scivolare sul ragazzo.
Masster Che coss'è quessto? Quessst'uomo ha un odore buffo, non umano. Vuoi che lo morssichi?
No Nagini. Non puoi mordere Remusss. E' un Licantropo ma non metterebbe mai in pericolo la mia vita.
Remus era spaventato a morte davanti al serpente che lo guardava minacciosamente, ma la sorpresa superò quel sentimento quando Harry gli parlò in Serpentese. Apparentemente, qualunque cosa il ragazzo avesse detto, il serpente scostò lo sguardo, improvvisamente disinteressato.
“Okay, sono ufficialmente incapace di rimanere impressionato da qualsiasi cosa mi mostrerai mai,” alitò il Licantropo, senza nemmeno chiedere in che modo, in nome di Circe, Harry era diventato il padrone dell'animaletto preferito di Voldemort.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia, Moony! Era esilarante!” ridacchiò Sirius, guadagnandosi uno scappellotto giocoso sul capo da parte di Remus.
Harry aveva da molto lasciato i due alle loro schermaglie, e stava rispondendo a Bane, che gli aveva chiesto un altro incontro con lui, per discutere di altri piani di guerra. Ma il problema era che la Foresta Proibita stava iniziando a diventare un posto davvero molto pericoloso in cui vivere, a causa dell'attività dei Mangiamorte e loro, i Centauri, volevano incontrarlo sul terreno di Hogwarts, per quanto suonasse impossibile.
‘Bane e il resto del Consiglio devono essere disperati se vogliono lasciare la foresta. Devono voler proteggere i propri figli.’ Harry non li colpevolizzò, e scrisse loro che potevano venire quando più volevano; lui sarebbe stato il rappresentante della razza umana, ad ogni modo, perché era stato lui a stipulare l'alleanza. Dumbledore non avrebbe dovuto metterci parola.
“Ecco, finito. Hedwig? Puoi portare questo a Bane o a Firenze per favore?” La civetta gli si avvicinò, prese la lettera nel becco e volò via rapidamente.
“Dovrò vedere Salazar al più presto; è un po' che non ci incontriamo,” mormorò Harry passandosi una mano tra i capelli.
Sirius e Remus lo guardarono con curiosità. “Salazar? Chi, per l'inferno, ha il nome di Slytherin e può essere tuo amico?” domandò l'Animagus con aria guardinga.
“Salazar è il Basilisco proveniente dalla Camera dei Segreti. Nel mio mondo l'ho ucciso con la spada di Gryffindor, ma qui mi è riuscito di farlo passare dalla mia parte. Non credo che comunque fosse troppo pazzo di Tom.”
Remus si sedette. “Non sono impressionato, non sono impressionato…” cantilenò sottovoce, provando a non pensare ad Harry che andava nella terribile Camera e fronteggiava un Basilisco tutto da solo.
Sirius occhieggiò il proprio amico, preoccupato, e decise di non commentare.
“Se hai davvero bisogno di andare là, ti consiglio di aspettare.”
I tre uomini saltarono sui loro piedi e avevano le bacchette in mano prima che chiunque avesse potuto dire Quidditch.
“Nigellus? Che cosa diamine stai facendo nei miei alloggi?” domandò Harry una volta che il suo livello di adrenalina fu tornato normale.
L' ex-Preside sogghignò all'espressione allarmata che gli rivolgevano Black e Lupin ma, oltre a ciò, il ritratto ignorò la loro presenza. “Se dovete proprio saperlo, Dumbledore ha appena avuto una riunione dell'Ordine nel suo ufficio.”
Sirius parve furioso al non essere stato convocato per l'incontro. “A che cosa sta giocando quel vecchio! Non vede che Harry è direttamente coinvolto in tutto questo? Non ha il diritto di tenerci all'oscuro delle informazioni più importanti!” gridò l'Animagus rabbioso.
Remus ringhiò, ma serrò le labbra e si tenne i propri pensieri per sè.
Phineas ignorò la loro indignazione e si preoccupò dello stato in cui versava il quadro che stava attualmente occupando; Harry lo stava guardando in modo così calmo che fece quasi rabbrividire il ritratto.
“Tu… tu non puoi uscire adesso. C'è un auror a guardia della tua porta che aspetta che tu ti faccia vivo. Dumbledore ha chiesto ai membri del suo Ordine di catturarti, per mancanza di altri termini, e portarti nel suo ufficio. Anche di tramortire Black e Lupin se tentano di proteggerti.” Phineas gridò e fu capace a stento di saltare in un ritratto vicino nella stanza, prima che il quadro in cui stava esplodesse con un fascio di magia nera.
Sirius e Remus si fecero scudo magicamente e si tennero indietro mentre Harry sfogava la propria furia sull'arredamento.
“Perché. Sta. Facendo. Il difficile!? INCENDIO!”
Un sofà resistette tre meri secondi prima di essere bersaglio di un inferno di fiamme roventi e ridotto a pezzi di legno.
“Non mi dà nemmeno una chance! Perché deve sempre voler avere il controllo assoluto su tutto e tutti!? COORIOR PROCELLA**!”
Nigellus e i Malandrini erano scappati dal salotto e avevano deciso di cercare riparo in cucina. Del vento arrivò fino a loro, perché iniziò davvero a piovere nel salotto, una nuvoletta nera con tuoni e lampi inclusi.
Harry era asciutto, comunque, perché al momento la sua aura magica era abbastanza potente da schermarlo dalla pioggia che aveva provocato per esternare la propria frustrazione.
Finì rapidamente come era terminato, e quando tornarono in salotto Harry sedeva sul tappeto fradicio con un'espressione omicida sulla faccia solitamente imperscrutabile.
“Hai finito di scaricare il tuo malumore adesso?” domandò cauto Phineas e Harry annuì rigido. L'ex-Preside sospirò. “Ora torno nell'ufficio di Dumbledore. se viene fuori qualcosa di nuovo mi assicurerò di avvertirti.”
Sirius rise nervosamente. “Mi accerterò di non dovermi mai mettere contro di te Emeralds.”
Harry si alzò e si cambiò d'abito, brontolando per tutta la strada verso la propria camera. Quando finalmente venne fuori, sembrava che fosse riuscito a riarginare la propria ira e riassettò il salotto riportandolo allo stato in cui era prima con un turbinio della bacchetta, facendosi apparire nella sua poltrona preferita.
Remus gli si avvicinò con cautela, ma tante precauzioni non ebbero ragion d'essere quando si avvicinarono a lui. Harry gli fece cenno di sedersi e agì come se non fosse accaduto nulla. “Non dovete avere paura di me, ragazzi. Lo sapete, che non eravate l'oggetto della mia rabbia.”
Entrambi gli uomini annuirono in silenzio, e, poiché non c'era altro da fare e dovevano restare negli alloggi di Harry, si misero a cercare un buon libro di Difesa da leggere e provarono a non guardare l'orologio troppo spesso.
……….

Harry si riscosse ore dopo per un suono soffocato di qualcuno che litigava con qualcun altro. Dalle voci, pareva che Rosmerta e Xiomara stessero cercando di farsi strada verso i suoi alloggi e che l'Auror a guardia di essi stesse rifiutando loro il passaggio.
Mise il proprio libro di Difesa da parte, e sbadigliò senza far rumore, fregandosi la pancia quando brontolò dalla fame.
Sirius e Remus si erano addormentati con i libri in grembo e il ragazzo cercò di non svegliarli. Remus era molto stanco a causa della luna piena che ci sarebbe stata l'indomani, e sarebbero dovuti uscire in un modo o nell'altro.
Per ora decise di ignorare le donne che vociavano nel corridoio, e s'incamminò verso la cucina, facendo una smorfia quando notò che non c'era nulla da mangiare nel frigo magico.
“Grazie a Merlino per Hogwarts e i suoi passaggi segreti,” sussurrò Harry e aprì uno sgabuzzino in camera propria. Mise da parte i vestiti appesi e, dopo aver scritto un breve messaggio per il suo Padrino e Remus, sparì lungo un tunnel che portava lle cucine.
Nagini? Potressti cercare Ssalazar e dirgli che può andare a cacciare nella foressta? Deve esssere affamato. Puoi accompagnarlo, sse hai fame.
Il Cobra scivolò sul suo braccio e lungo la sua gamba, prendendo una deviazione del passaggio, sulla destra. “D'accordo Masster, ma tornerò non appena riferitogli il messsaggio. Ho già mangiato quessta ssettimana e mi ssento inquieta. Non voglio lassciarti da sssolo.
Harry decise di non discutere sulla questione e augurò buona fortuna al proprio secondo famiglio, prima di riprendere il proprio percorso verso le cucine.
Fu immediatamente “attacccato” da un gruppo di Elfi-Domestici non appena si fece vedere.
“Oh! Un giovane master! Siamo contenti di vederla! Non molte persone conoscono la strada per le cucine! Vuole qualcosa, signore?”
Harry sorrise lievemente, sapendo che gli Elfi Domestici erano creature leali e disponibili da avere intorno… Fatta eccezione per Kreacher, ma quel –coso- era tutta un'altra storia. Gli ricordarono Dobby e il suo sorriso si spense; gli mancava davvero il coraggioso, se non ambiguo Elfo Domestico che aveva dato la vita così prontamente per proteggere Harry.
“Ciao! Um, sono realmente affamato. Sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare? Qualsiasi cosa andrà bene, e un po' di succo di zucca sarebbe fantastico.”
I loro occhi si allargarono e annuirono freneticamente, sparendo con un sonoro POP! e riapparirono qualche secondo dopo con le braccia traboccanti di delizie e bevande. Posarono tutto sul tavolo e Harry si sedette e iniziò addentando una deliziosa fetta di torta. “E' molto buona, come al solito! Grazie mille!”
Gli Elfi Domestici spalancarono la bocca e iniziarono a saltellare eccitati. “Un rinrgaziamento da un giovane master! Nessuno ha mai ringraziato noi Elfi Domestici! Il signore è troppo buono!”
Harry ridacchiò ai loro modi pomposi. “Sapete, 'signore' mi fa sentire vecchio. Potete chiamarmi solo Harry.”
Le piccole ma energiche creature boccheggiarono dalla meraviglia al venire interpellati con così tanto rispetto e si affollarono attorno a lui.
“Master Harry signore è troppo buono! Troppo buono!”
“Nessuno ci ha mai detto di chiamarlo per nome!”
“Master Preside signore non viene mai qua, oh no, mai! E ci dà troppo lavoro da fare! Troppo, da quando sono arrivati i signori ospiti!”
‘Wow, devono essere davvero stanchi se si lamentano senza autopunirsi,’ pensò Harry stupito, ma ascoltò i loro compianti senza interromperli.
Improvvisamente smisero tutti di parlare e indietreggiarono impauriti, tremando e mormorando scuse mentre sparivano.
“Bene, bene, che cosa abbiamo qui?” una voce cupa ghignò dietro di lui.
Harry si schiaffeggiò mentalmente per la propria mancanza di cautela, ma rimase calmo e si voltò, dedicando uno sguardo glaciale a Severus Snape. “Non avrei mai pensato di trovarti qui, Potter. Proprio come tuo padre, infrangi le regole al tuo solito. Così irrispettoso. Che c'è? Pensi realmente di essere superiore a tutti gli altri?”
“Perché si comporta così? Così infantilmente? Il Severus Snape che conoscevo divenne civile dopo un po', ma lei sembra covare del rancore verso di me, anche se non mi conosce nemmeno, prima di tutto. So che mio padre non era perfetto così come tutti lo dipingevano, ma da insegnante non c'è ragione di trattare me in questo modo,” replicò Harry fermamente.
Gli occhi di Snape rotearono ma non diede altro segno di essere stato il bersaglio di tale discorso. Aveva astutamente atteso che il ragazzo cercasse di colpirlo per aver insultato James Potter ma Harry aveva solamente irrigidito i muscoli. Snape non sapeva che cosa replicare così sollevò semplicemente le labbra e osservò il ragazzino di fronte a lui . “Bene, ora che ti ho preso, non scapperai più via. Il Preside ti sta-”
“-aspettando nel suo ufficio? Sì, so tutto al proposito. Dopotutto, avete parlato di me durante un'intera riunione alla quale sarei dovuto essere stato invitato. Lo vede quel tatuaggio di una Fenice sulla mia guancia, professor Snape? Credo sia grande abbastanza, ma devo ancora essere invitato ad un incontro riservato dell'Ordine della Fenice,” Harry lo guardò rabbiosamente e minaccioso fece un passo verso il Maestro di Pozioni, che tentò come poteva di apparire intimidatorio.
L'uomo più vecchio afferrò Harry per il braccio e lo spinse fuori dalle cucine; Harry quasi inciampò lungo il corridoio ma tenne il passo, fissando e quasi sibilando contro Snape. La sua bacchetta fu fuori in un istante e ignorò le grida di studenti e ospiti che erano attorno, concentrandosi sul Maestro di Pozioni, che sfoderò allo stesso modo la propria.
“Non ci pensare, Potter! Ho il permesso di tramortirti, se necessario!” ringhiò Snape.
Harry gli scoccò uno sguardo fiero. “Non avrebbe il tempo di farlo, Snape! L'unica cosa che mi trattiene dallo scagliarle contro una maledizione per la sua rudezza sono le persone attorno a noi che potrebbero farsi del male.”
Snape rallentò e spinse Harry in modo da farselo camminare davanti in direzione dell'ufficio del Preside. Harry non se la sentiva troppo di parlare con il vecchio al momento, ma se non ora, quando?
Comunque, la maniera in cui Dumbledore aveva inviato i propri insegnanti alla sua caccia, era da codardi, a parere di Harry.
“Harry? Che succede?” Ron ed Hermione, accompaganati dalla solita banda di Gryffindor, guardarono allarmati Snape che li fissò duramente, sempre tenendo il ragazzo dagli occhi verdi a tiro di bacchetta.
“Nulla che abbia a che fare con voi, ragazzini. Tornate a qualunque cosa stavate facendo," ordinò Snape, ma Hermione scosse la testa e si pose di fronte ad Harry per fermarli. “Che cosa ha fatto, professore? Non è lui il nemico! Perché lo tiene sotto tiro in quel modo?”
“Miss Granger, ti suggerisco di ascoltare le suppliche del tuo” ghigno “fidanzato e di tornare da lui prima che ti pietrifichi. Questi non sono affari tuoi.”
Vero, Ron la stava supplicando di farsi da parte, ma la ragazza piantò saldamente i piedi sul pavimento e incrociò le braccia.
Harry, per un istante, riconobbe in lei la sua vecchia Hermione.
“No, non mi muoverò.”
Snape si strinse nelle spalle, solo un movimento quasi impercettibile ma Harry lo vide con la coda dell'occhio. La bacchetta cambiò rapidamente direzione e venne puntata contro una ora boccheggiante Hermione. ‘Non sta veramente per-’ iniziò Harry con incredulità e ira ma non potè terminare il proprio pensiero, perché Snape aprì la bocca, con l'orrore delle persone là attorno.
“Petrificus Totalus!”
“NO!” In un secondo, Harry fu di fronte ad Hermione. “PRAEMUNITIO!”
L'incantesimo si annullò contro lo scudo protettivo. Harry era fumante. Livido. “Come ha osato attaccare uno studente! Anche un semplice Petrificus Totalus è un incantesimo offensivo!” gridò Harry, gli occhi che gli si tinteggiarono di un tono più scuro di verde.
Snape fu sorpreso che il ragazzo avesse riflessi così rapidi. “Sto solamente eseguendo gli ordini di Dumbledore di condurti nel suo ufficio con o senza la tua cooperazione. Non lascerò che qualcuno mi fermi, e certamente non una studentessa senza cervello!”
Snape si zittì e impallidì non appena si accorse che non era stata decisamente la cosa giusta da dire, quando percepì un'aura magica aggressiva che iniziò a pulsare, e che poi gli si spinse contro, e l'uomo svenne per l'assalto.
Gli studenti gemettero non appena Snape cadde privo di coscienza sul pavimento; Harry non aveva sollevato neanche un dito, allora che cosa era accaduto? “Harry? Che cosa è successo?” Hermione sussurrò una volta che smise di tremare. Una Pastoia non sarebbe stata pericolosa, ma non era stata capace di reagire contro un insegnante.
Harry non le rispose. si diresse verso l'ufficio del Preside con la ferma intenzione di dargli una lezioncina. ‘Per quale motivo sta facendo il ca**one in questo mondo?!’
Hermione voleva seguire Harry ma una mano la trattenne prendendole una spalla e la fece tornare alla realtà. “Hermione, credo che sia meglio se lo lasci da solo.” Era Rosmerta, e Hooch non era troppo lontana.
L'istruttrice di volo tuonò. “Come diavolo è stato capace di uscire dai suoi alloggi senza che nessuno lo vedesse? Abbiamo provato ad avvicinarci per ore, ma Shacklebolt non voleva lasciarcelo fare!”
Ron afferrò rapidamente il braccio della sua ragazza e l'abbracciò. “Non farlo mai più! Mi ha quasi fatto venire un infarto!” mugolò il rosso.
Seamus rise. “Ma è stato dannatamente fico! Non sapevo che ne fossi capace Hermione! Immaginate, una Ravenclaw che va contro gli ordini di un insegnante! Saresti dovuta stare in Gryffindor!”
Hermione pareva spaventata, ma si vedeva che scherzava. “Io? In Gryffindor? Mai!”
Tutti ridacchiarono.
Rosmerta fece un passo indietro e Xiomara la seguì silenziosa. Si inginocchiarono davanti al Maestro di Pozioni e lo voltarono all'insù. “E' solo incosciente. Credo che Harry avrebbe potuto fargli seriamente molto più del male, se avesse voluto. Non so perchè ho questa certezza. Innerva!”
Sopracciglia si sollevarono quando il professore rimase silenzioso e immobile.
“Bene, penso sarà meglio portarlo da Madama Pomfrey,” disse infine Rosmerta e incantò Snape con un Mobilicorpus. “Voi ragazzi, è meglio che non rimaniate qui.”
Ron fece una smorfia. “Troppo ingiusto che non possiamo lasciare Snape sul pavimento. Avrebbe dato a Filch un infarto!”
………

Il ragazzo sobbalzò.
La donna tremò.
La faccia dell'uomo era completamente paonazza; stava per esplodere, e lo fece una volta che il silenzio si fu fatto troppo offensivo.
“BEH, CHE COSA VUOI DA NOI?! SIAMO PRIGIONIERI?! SIAMO SCAPPATI DA QUEL MOSTRO SOLO PER VENIRE CATTURATI DA TE?!”
Dumbledore mantenne il proprio volto inespressivo e calmo, facendosi apparire una caramella al limone in bocca. “Per favore, si calmi e torni a sedersi nella sua sedia. Siete stati condotti qui per la vostra stessa sicurezza, inoltre ho alcune domande che vorrei porvi. Gradite una caramella al limone?” chiese il vecchio, gioviale, facendo diventare la faccia dell'uomo che era in piedi davanti a lui nuovamente rubizza.
“VUOI AVVELENARMI CON LE TUE MOSTRUOSE CIBARIE? NON C'E' MOTIVO AL MONDO PER CUI PRENDEREI QUALSIASI COSA OFFERTAMI DA TE!”
La donna rabbrividì di nuovo, mentre suo figlio deglutiva nervosamente. “Papà, forse non dovresti trattare così quel mostr- voglio dire, uomo. Che facciamo se si arrabbia come quell'altro che ci ha attaccato e…” il ragazzo non finì la frase; era troppo spaventato dal poter dare qualche strana idea al vecchio mostro.
Dumbledore dedicò qualche attenzione al ragazzo. “Ah, giusto a proposito! Da quell'attacco…Voi siete la sola famiglia sopravvissuta.”
La donna boccheggiò dall'orrore e cacciò degli stridenti gridolini, ma nessuno le fece caso per il momento. Il babbano impallidì al ricordo ma grugnì e si sedette, incrociando le braccia. “che mi dice di quello, eh? E' la vostra razza mostruosa che ci ha attaccato! Noi stavamo soltanto vivendo normalmente le nostre vite! Non abbiamo fatto nulla!”
“Lo so, lo so. Per favore, non cercate di aggirare l'argomento. Ho bisogno di sapere come siete sopravvissuti. Che cosa è successo in casa quando-”
“Quando il mostro stava per ucciderci?” l'uomo sillabò. “Gli ho puntato contro una doppietta, lui ha fatto qualcosa di mostruoso e l'ha scagliata via. Allora ha fatto qualcosa di ancora più mostruoso e abbiamo avuto il tempo di scappare, solo per essere acchiappati da altri uomini pazzi in mantello e portati qui CONTRO LA NOSTRA VOLONTA'! Quando troverò un avvocato ve le canterà lui…” il babbano ghignò, ma al confronto col ghigno di Snape, era una bazzecola.
Albus ignorò il linguaggio distorto e la vuota minaccia facendosi apparire un'altra caramella al limone in bocca, succhiando allegramente la pozione tranquillizzante in essa contenuta (avete capito, ora, il perché ne mangia a volontà? Ndt XD). “Per volerle credere: che tipo di cosa mostruosa ha fatto prima che foste in grado di scappare?”
L'uomo si rifiutò di alzare lo sguardo al Preside; fu il ragazzo a farfugliare una risposta, quando vide quanto impressionante fosse il vecchio davanti a lui. “Ha detto qualcosa e poi si è interrotto!”
Il padre del ragazzo mugugnò. La donna era ancora impaurita e silenziosa.
“Che cosa ha detto? Che cosa è successo, ragazzo mio?” insistè Albus.
Il diciassettenne si spremette il cervello per ricordare. “Era, uh…A-Av…”
“Avada Kedavra?” lo interruppe rigido Dumbledore.
Il ragazzo annuì e il padre sbuffò.
“Quell'incantesimo è il più pericoloso di tutti, ed è proibito usarlo; è l'Anatema Mortale. Ma come potete essere ancora vivi?”
Il ragazzo mugolò. “Ma non ricordo che l'abbia detto tutto, perché si è fermato e ha gridato 'no' all'ultimo secondo e si è tenuto la testa come se gli facesse male. La cosa mostruosa è stata che: la sua voce era cambiata proprio in quel momento prima di tornare normale. Era la voce di qualcuno.. più giovane di quel mostro, la voce.. di un ragazzo.”
“… ho visto… Voldemort uccidere così tante persone. Solo provare ad usare l'Anatema Mortale può condannare un mago alla-”
“-Prigione di Azkaban e a subire il bacio dei Dissennatori.”
Tre paia di occhi enormemente spalancati si voltarono a guardare la donna che aveva sussurrato lievemente.
“CHE?! che cosa è un Dissennatore? Come conosci queste cose anormali?” chiese pericolosamente il marito.
La donna tremò sotto lo sguardo della propria famiglia, ma specialmente sotto quello penetrante del vecchio. La sua espressione tornò piatta e strinse le labbra. “Se volete saperlo, ho sentito mia sorella che ne parlava in un giorno d'estate tra un anno di scuola e l'altro, ma allora avevo già tagliato ogni relazione amichevole con lei e i suoi comportamenti mostruosi. Mamma e Papà potevano essere stati orgogliosi del suo... stato, ma io non-”
“DUMBLEDORE!”
La porta dell'ufficio di Dumbledore tremò, assalita da un'ondata di magia rabbiosa. Il ragazzo ebbe solo il tempo di squittire “E' quella la voce!” prima che la porta iniziasse immediatamente a liquefarsi.
La famiglia si precipitò in un angolo e provò per quanto le fosse possibile a farsi un tutt'uno coi muri. Quando la donna vide chi era appena entrato nell'ufficio, strillò puntandogli un dito contro.
Il ragazzo dai capelli scuri la ignorò o forse non la sentì nemmeno; era troppo concentrato sul Preside che stava attualmente dritto e rigido come una tavola di legno davanti a lui, guardando Harry allarmato. Non aveva ancora sfoderato la propria bacchetta, ma la stringeva nel fodero.
“Ciao Harry. Ero occupato nel mezzo di qualcos'altro, prima che tu l'interrompessi in modo così scriteriato. Vuoi salutare l'unica famiglia sopravvissuta dal massacro di Privet Drive? Dopo tutto, sono ancora vivi oggi grazie a te, dico bene?” disse Dumbledore tanto neutramente quanto potè, ma Harry poteva ancora sentire sottotoni di accusa.
Fu solo allora che vide dei movimenti nell'angolo dell'ufficio e guardò con occhi vuoti coloro che aveva salvato. “Così, li ha portati qui alla fine. Non so ancora perché li ho salvati, non è ironico?” si derise Harry, e tutti poterono sentire la casualità nella sua voce.
Dumbledore si sedette, ma tenne ancora la guardia alzata. “Quello che voglio sapere, è come per i Nove Gironi dell'Inferno sei stato capace di uscire da questo castello senza essere individuato, farti tutta la strada fino a Little Winghing e sopravvivere in presenza di una tale quantità spropositata di Mangiamorte, prima di salvare quest'unica famiglia. Mi hanno detto che la voce del Signore Oscuro è cambiata per un breve momento, e il ragazzo ha identificato la tua voce. Che cosa hai da dire al proposito?”
Harry gihgnò minacciosamente. “Non ho mai lasciato il castello! Ora, IO voglio sapere perché LEI ha indetto una riunione privata dell'Ordine nel suo ufficio, senza neanche pensare di chiedere a Remus, Sirius e me di parteciparvi, quando siamo stati noi ad aiutarvi a liberarvi dei Dissennatori a Hogsmeade E come ha avuto il CORAGGIO di chiedere ai suoi sottoposti di CATTURARMI contro la mia volontà! SE CREDE CHE AVRA' TUTTE LE RISPOSTE CHE VUOLE SU UN VASSOIO D'ARGENTO, ALBUS DUMBLEDORE, STA COMPIENDO UN PATETICO ERRORE!”
Una mezza dozzina di oggetti nell'ufficio scricchiolò ed esplose, facendo strillare i Dursley. Apparentemente, Harry si era dimenticato che fossero nella stanza.
Gli occhi del Preside si fecero mortalmente seri e interessati; la tensione era l'unica reazione superficiale che mostrò all'offesa dell'esser l'oggetto di quelle parole. “Come sei a conoscenza della riunione dell'Ordine?”
Harry sogghignò maliziosamente. “Sono un membro dell'Ordine. Ho i miei metodi. Ho i miei alleati. Ho le mie spie. E no, lei non saprà nulla fino a che non la finirà di fare lo stupido. Il Dumbledore nel mio mondo era invadente, ma in nessun modo arrogante quanto lei. E' vero, non ho lasciato che nessuno sapesse del mio passato fatta eccezione per Sirius e Remus, ed è stato anche da molto poco tempo, ma lei non ha il diritto di provare a forzarmelo fuori e di escludermi dalle battaglie per questo motivo. Non riuscirà mai ad aver ragione di Voldemort se agisce in questo modo. Mi creda, io lo so,” aggiunse Harry schiettamente.
Il tentativo di Dumbledore di trattenersi fallì miseramente. “sono quasi spaventato a chiderlo… La Profezia?”
Harry incrociò le braccia e, per un istante, Albus credette di vedere un lampo di dolore attraverso gli occhi di un verde inusuale, prima che fosse sostituito da indifferenza.
“Ha provato ad applicare la Profezia su Neville Longbottom, non è vero? Ma non ha funzionato. Tom non hai mai tentato di confrontarsi con Neville. Vero, sarebbe potuto essere lui, ma allora anche lui avrebbe avuto ” Harry sollevò una ciocca corvina, rivelando una rosseggiante cicatrice a forma di saetta “questa sulla fronte. Nel mio mondo sono stato chiamato il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto. Dopotutto, ero stato l'unico e solo in tutta la storia dei maghi a sopravvivere all'Anatema Mortale. Fu l'amore di mia madre e un po' della mia stessa magia, sebbene nè io nè Dumbledore sapessimo molto al proposito del secondo evento, cioè di ciò che fece rimbalzare la Maledizione via da me e che uccise il corpo mortale di Tom Riddle. Avevo un anno all'epoca. Ma ritornò già fin dal mio primo anno ad Hogwarts.”
Dumbledore apparve colpevole e curioso allo stesso tempo. “Che cosa accadde?”
Harry scoccò un'occhiataccia ad Albus, la sua magia che si stringeva attorno a lui. Fawkes trillò e gli volò attorno, provando a riportarlo alla realtà. Harry sbattè le palpebre alla Fenice e prese un gran respiro. “Le piacerebbe saperlo, eh?” domandò tentatore.
Albus sospirò, arreso. “Ascolta Harry, abbiamo bisogno di tutte le informazioni che puoi darci. Abbiamo bisogno del tuo aiuto in questa guerra. Se sei il predestinato della Profezia, allora perché l'Harry di questo mondo è morto?”
“Oh, così ADESSO vuole il mio aiuto? Perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive? Legga i vecchi giornali, Dumbledore. Non sono nemmeno originario di questo mondo, ma ho trovato questa risposta molto tempo fa. Non ridarò la mia fiducia così facilmente a chi per primo l'ha gettata nell'immondizia, -Preside-,” Harry strascicò la parola.
“Occupatevi dei vostri problemi se volete, ma dovrete ragionare a impegnarvi duramente se vorrete che vi metta a parte dei miei segreti.” Harry stava per voltarsi, quando si fermò per un istante. “Oh, e se mai pensiate di alzare un dito su Rosmerta, Hooch, Sirius o Remus…Ve ne pentireste amaramente. Snape ha già pagato il prezzo per avermi creato problemi. Non mi tratti come un ragazzino, potrebbe rivelarsi un errore fatale… uno che è costato la vita al Tom Riddle del mio mondo.”
Quindi si voltò e si diresse fuori dall'ufficio, lasciandosi dietro una famiglia tremante –il suo sguardo era stato gelido e senza perdono- e un Preside basito.
Il detto Preside ignorò le proprie caramelle al limone e sospirò sconsolato, abbandonando la testa sulla cattedra.
Fawkes ignorò i suoi guai.
Sono stato supremamente fottuto.***
Harry avrebbe adorato sentire QUESTO dalle labbra di Albus Dumbledore.
Dudley Dursley era ancora strettamente aggrappato alla giacca di sua madre. “Non ho capito neanche la metà di quello che si sono detti, ma sono sicuro di una cosa: non mi metterò contro quel ragazzo tanto presto.”
Petunia stava ancora tremando, non per la minaccia del ragazzo ma per il suo aspetto esteriore.
Vernon si comportava da Vernon; “Chi diavolo era quel ragazzo, Petunia?” se ne uscì rabbiosamente.
Sua moglie gemette, e balbettò. “Ho- ho creduto che fosse… Oh Signore!” L'ossuta donna rabbrividì di paura. “Ho creduto che fosse James Potter!”
Albus Dumbledore si alzò silenziosamente; il suo corpo era debole e i suoi occhi mostravano quanto realmente fosse stanco e si sentisse in colpa. “Vi mosterò i vostri alloggi. Fino a che questa minaccia penderà su di voi, non potrete lasciare il castello senza venire nuovamente individuati da Voldemort. Probabilmente sa che siete scappati, e non permette mai che gli si sfugga. Proverà a rifarsi.” La voce del Preside era stranamente vuota.
Vernon stava per aprir bocca e gridare il proprio sdegno all'essere trattenuto là con tutti quei mostri, quando il vecchio parlò di nuovo, ma questa volta rivolgendosi alla pallida donna.
“E quello non era James Potter, Mrs. Dursley. Era Harry James Potter, suo nipote che morì diciassette anni fa… ma questo viene da un'altra dimensione, per essere più precisi.”
La donna trattenne il fiato, ondeggiò sulle proprie gambe e svenne.
Vernon l'afferrò prima che cadesse al suolo e ringhiò a Dumbledore. “NOI non siamo imparentati con quel mostro! Smetti di cianciare e portaci dove dovremmo stare, vecchio, prima che io perda la pazienza!”
Albus annuì zitto e non si azzardò nemmeno a praticare l'incantesimo di levitazione sulla moglie dell'uomo.
La rabbia di Vernon si trasformò in terrore, mentre seguiva il Preside lungo i corridoi, da far perdere la testa, del castello; innumerevoli studenti e adulti correvano accanto a loro, davano ordini, ne eseguivano, FISSAVANO lui e la sua famiglia con curiosità o apprensione. ‘Mostri, tutti loro,’ pensò acidamente l'uomo robusto.
“Dumbledore! Snape è nell'Infermeria! Dov'è Potter?”
Dudley gemette e si nascose dietro suo padre quando un altro mago giunse di fronte all'uomo barbuto. Era mostruoso nel vero senso della parola: era ricoperto di cicatrici e zoppicava, ma la cosa più mostruosa era l'occhio che aveva in faccia, che roteava senza posa e spariva anche, come se stesse guardando pure dietro di lui. Dudley rabbrividì quando l'occhio si posò su di lui e nascose ancora di più il corpo grassoccio dietro suo padre.
Alastor grugnì di moderato disgusto quando vide la famiglia babbana ma scelse di ignorarli, per concentrarsi sull'ottenere le risposte da Dumbledore.
Albus sospirò. “L'ho già visto, Alastor. Dovremmo dargli ampiamente spazio, per un po'. Credo che lo abbiamo sottovalutato. Bisognerà anche fargli delle scuse, ma dovremo aspettare; Harry non le accetterà così facilmente. Riferisci a tutti coloro che lo stavano cercando di cessare e di lasciare lui e i Malandrini in pace. Anche loro verranno reinclusi in -ogni- riunione dell'Ordine, se Harry vuole che ci siano anche loro. Ora se vuoi scusarmi, ho una famiglia da sistemare.”
Gli occhi di Alastor si assottigliarono. “Perché questo cambiamento improvviso, Albus?”
Ma Dumbledore non rispose e l'Auror sospirò frustrato.
Comunque, sentì il ragazzo grassoccio mormorare qualcosa che fece trattenere a Moody il fiato d'incredulità, e correre all'ufficio del Preside per vedere i resti.
“Perché il cambiamento improvviso, ha chiesto?” sbuffò “Non era mica lì lui, quando il ragazzo ha squagliato la porta come se fosse niente!”
………

“CRUCIO!”
A Little Hangleton, Mansione Riddle per essere più precisi, un uomo mascherato e avvolto dal mantello cadde a terra contorcendosi in agonia, gridando di continuo finché il suo master si stancò di perpretrare l'incantesimo.
“Che. Cosa. E' successo.”
Tagliente, pericoloso e al limite.
Tom Marvolo Riddle NON era di buon umore.
Draco Malfoy sobbalzò al vedere il padre che subiva la punizione per il fallimento dell'attacco pianificato ad Hogsmeade con l'aiuto dei Dissennatori.
Il biondo aristocratico rimase al suolo, in ginocchio, provando a scrollarsi di dosso i residui del Cruciatus. “Noi- noi non lo sappiamo, mio Lord!”
“CRUCIO!”
Lucius cadde nuovamente e gridò a piena gola. Rapida come era venuta, la maledizione si spense.
“Lucius, sei uno dei miei seguaci più leali e potenti. Perché devi torturarmi così? Perché ti sottoponi a tutto questo, quando tutto ciò di cui avresti bisogno per restare illeso è una risposta alla mia domanda?”
Lucius restò in silenzio, non sapendo come rispondere. Era stato certo che l'attacco avrebbe ucciso tutti gli abitanti di Hogsmeade ma no! I Dissennatori erano tornati da loro, squittendo, e in minor numero! Non era stata una perdita preoccupante per l'armata del suo Lord, ma in nome di Grinderwald, che cosa era successo agli altri?!
Il biondo sobbalzò quando sentì il proprio master che affondava le unghie nei braccioli del trono in cui sedeva. “Sono così deluso,” sospirò Voldemort prima di porre Lucius sotto l'incantesimo, assieme a coloro che lo avevano aiutato a formulare i piani d'attacco.
Diverse grida d'agonia dopo, Riddle li rilasciò, apparentemente disinteressato. “Qualcuno ha informazioni su James Evans?”
Tom cambiò rapidamente discorso e fissò con intensità ognuno dei suoi seguaci presenti. ‘Voglio sapere… chi è?... Come ha fatto a farsi strada nella mia mente?... Mi sono stancato di questo piccolo gioco. Sembra che lui sia in vantaggio su di me, e sta vincendo. Non mi piace affatto.’
Nessuno rispose.
“Lo vedo.”
‘Patetici, inutili sciocchi.’ Stava per sollevare la bacchetta contro molti di loro per punizione, quando una voce lo interruppe timidamente.
“Io… Io forse so… chi sia in realtà…”
Tutti i Mangiamorte avrebbero voluto voltarsi a guardare Peter Pettigrew ma nessuno osò alzare il capo; il maledetto traditore poteva aver appena salvato loro la pelle.
“Wormtail. Vieni qui, mio piccolo traditore favorito.”
L'ometto dagli occhi selvaggi si fece rapidamente strada verso il proprio master e si gettò sul pavimento ai suoi piedi, baciandogli il mantello. “Master…Master… Stavano vincendo ad Hogsmeade. Vincevano, i vostri Dissennatori! Il vecchio e i suoi patetici membri dell'Ordine si stavano ritirando, quando sono arrivati loro!” Wormtail gemette e parve più agitato del normale.
Lucius era furioso. ‘sa quello che è accaduto ad Hogsmeade! Perché non ha detto nulla prima, quel piccolo sacco di m***a! Sono stato maledetto per bene perché lui non ha fatto rapporto! Una volta che gli metto le mani addosso…’
Le azioni di Peter, o meglio le sue reazioni, risvegliarono l'interesse di Tom. “Che cosa è successo, Wormtail? Sembri stranamente nervoso,” domandò sospettosamente Riddle.
Pettigrew quasi indietreggiò sotto il penetrante sguardo del proprio Master ma, per una volta, non erano stati gli occhi rossi a farlo tremare nel modo in cui lo faceva, ma al contrario tutti gli eventi e la comprensione di essi che aveva vissuto.
“E' stato… Erano loro, Master. Black e Lupin.” Entrambi i nomi riuscirono ad essere pronunciati, ma la paura era impressa sull'intero volto dell'evaso. “Sono arrivati dopo un po' per aiutare il gruppo in ritirata. Io li stavo spiando nella mia forma di Animagus. I loro Patronus hanno aiutato ma non erano abbastanza forti per respingere una così gran quantità di Dissenatori.”
“Allora? Arriva al punto!” Voldemort stava perdendo la pazienza.
Wormtail sussultò e si guardò attorno, agitato. “E' stato allora che è arrivato lui. L'Animagus Grifone che si fa chiamare James Evans.”
Voldemort si raddrizzò nella propria sedia.
“Il vecchio non è parso felice di vederlo, comunque. Deve essere accaduto qualcosa. Ma Black e Lupin sembravano sicuri che il ragazzo avrebbe fatto la differenza, per quanto suoni impossibile. Quando si è ritrasformato****, è sembrato provare un enorme dolore, di certo per la vicinanza dei Dissennatori, e quindi ha brandito la bacchetta e…”
“E?”
“…Ha tre Patronus. L'aspetto dei Patronus…” Pettigrew rabbrividì.
Lucius ghignò sotto la maschera. ‘Dillo, imbecille di un codardo, sei scappato per la paura, questo è certo... ma che cosa può averlo spaventato a tal punto?...’
“Un cervo, un cane minaccioso e un Licantropo.” Peter deglutì, un'immagine dei Malandrini a scuola che lo guardavano con una smorfia gli attraversò la mente. “James Potter, Sirius Black e Remus Lupin. Ho sentito qualcuno chiamare il ragazzo per nome… Harry… lo so che è impossibile…”
A questo punto, gli occhi cremisi di Voldemort scintillarono di comprensione e diede un pugno al bracciolo. “FUORI! FUORI TUTTI!”
I Mangiamorte si dileguarono tutti e Peter sussultò prima di seguirli di corsa; era quasi sull'orlo delle lacrime. Da quel pazzo venuto fuori da Azkaban che era, era stato sicuro di chi il ragazzo realmente fosse, primo ad averlo scoperto, tra tutti. Per Pettigrew, pareva essere più una sorta di vendetta da parte di James Potter giunta direttamente dalla sua tomba, e spaventava in maniera abissale la sua mente instabile.
……

Tom Riddle inspirò ed espirò forte ma non gli servì affatto a calmarsi. Non sapeva come fosse possibile, ma tutte le prove conducevano a quel fatto: James Evans era Harry Potter. Aveva anche usato i nomi dei suoi genitori morti sotto il maledetto naso di tutti, per Circe!
Harry –maledetto- Potter, il ragazzo che era stato sicuro al cento percento di aver ucciso con le sue stesse mani. Poteva ancora rievocare la sensazione di vittoria al tenere il corpicino senza vita del bambino di un anno, sedici anni prima.
‘Che razza di magia è questa?! Nessuno può essere riportato in vita!’ Respirò più profondamente ad ogni secondo che passava, finché implose.
RHAAAAAAAAAAAAAAAA!
Puntando la propria bacchetta contro ciò che lo circondava della stanza, il furioso Signore Oscuro procedette a distruggere qualsiasi cosa su cui avesse posato gli occhi, nel mentre squarciando le proprie barriere mentali.
Senza che egli ne avesse coscienza, quelle barriere erano connesse a qualcun altro… Qualcuno che potè percepire tutte quelle emozioni perfettamente.
La confusione.
La rabbia.
La nausea.
L'urgenza di uccidere.
Di distruggere.
Di annientare.
…Di vedere spillare il sangue…
………

E fu così che Amos Diggory, che stava innocentemente attraversando un corridoio, si trovò tra le braccia un catalettico Harry Potter dopo che il ragazzo ebbe improvvisamente gridato di pura agonia, ebbe iniziato a tremare come se ci fosse un terremoto, sfregandosi la cicatrice –tentando di scorticarsela via, quasi invasato, con le unghie-, e quindi fu crollato, incosciente, con un ultimo grido atroce, sanguinando dalla cicatrice sulla fronte e da un angolo delle labbra.
Non vide Sirius e un Lupin dall'aria molto stanca che gridarono il suo nome con orrore, e che spingevano via Diggory per tenerlo e chiamarlo disperati.
Non vide Diggory indietreggiare lentamente e quasi inciampare dalla paura.
Non vide il terrore assoluto impresso sui volti di ragazzini e insegnanti che avevano appena girato l'angolo.
No. Harry James Potter si era semplicemente inabissato nella tenebra assoluta.
…………………………………………………………………………




* Ma come fa a sapere di averne prodotto più di uno, se era incosciente? E non possono averglielo raccontato, si è appena svegliato....

** Coorior procella= Allora, o l'autrice usa un vocabolario di latino completamente diverso dal mio, o qui c'è una svista: letteralmente sarebbe 'io sorgo, tempesta', ma Forse voleva essere un imperativo ('Tempesta, impervèrsa!') che in latino sarebbe stato -> "Coorìre Procella!"... ovviamente, questa è pura elucubrazione personale.. a volte i vocabolari di latino fanno brutte sorprese anche di editore in editore, figuriamoci nelle altre lingue =_= vabbè ;

*** Letteralmente sarebbe stato una cosa del tipo 'ho commesso un supremo errore', ma l'espressione inglese era piuttosto forte, quindi ho risposto con un'espressione altrettanto forte. [= I royally fucked up]

**** Mi chiedo, se Petunia Dursley ha riconosciuto in Harry un James Potter che avrà visto sì e no una mezza dozzina di volte in vita sua, perché Peter che vi ha vissuto assieme per anni non ha mostrato alcun segno di riconoscimento alla somiglianza di Harry con lui? .. Svistuccia dell'autrice che mi delude un pochino :( ...




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Capitolo 23
*** cap. 23 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 23: [ Ssssnake ] Sssserpente
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Oscurità.
Soffocamento.
Dolore.
Solitudine.
Paura.
Rabbia.
Puro…
FURORE.
Harry si svegliò, boccheggiando e coperto di sudore, scattando a sedere nel letto. Si pentì immediatamente delle sue azioni, però, quando percepì il proprio corpo che protestava dolorosamente contro anche il più piccolo movimento che compiva, e si abbandonò nuovamente nel letto, sebbene riluttante.
‘Che razza di emicrania assassina!’ grugnì mentalmente poggiandosi una mano sulla fronte, solo per trovarsela strettamente bendata. ‘Sono nell'ala dell'Ospedale,’ dedusse, poiché aveva la vista offuscata, e l'amaro residuo del sapore delle pozioni medicamentose rimastogli in bocca non aiutava certo il suo già pessimo umore.
Sbattè le palpebre un paio di volte, per riuscire di nuovo a vedere, ringraziando l'Alastor del suo mondo per aver incantato delle lenti a contatto che potesse evocare su di sè ogni volta che ne avesse avuto bisogno. “Sirius? Remus?” chiamò interrogativamente, quando entrambi gli uomini comparvero nel suo campo visivo.
I Malandrini dimenticarono rapidamente le loro esitazioni e lo abbracciarono strettamente. “Stai bene! Per Merlino Harry, ci hai spaventato a morte ieri!” alitò Sirius.
Harry si guardò intorno e notò che l'Infermeria era piuttosto affollata. Madama Pomfrey scuoteva la testa riferendosi al comportamento di Sirius e Remus e probabilmente le prudevano le mani dal fare un check-up completo ad Harry, Dumbledore appariva contemplativo ma era silenzioso, e Amos Diggory sembrava traumatizzato tanto quanto il giorno prima, quando Harry gli era caduto tra le braccia; la maggior parte dell'Ordine era là, in più Rosmerta e Hooch, che scoccavano ancora delle occhiatacce a Kingsley Shacklebolt e a Moody.
McGonagall aveva le labbra serrate come sempre ma si trattenne dall'inviare ad Harry sguardi preoccupati, mentre Snape, sveglio, alla fine, stava in un angolo e pareva al contrario del suo solito mansueto e pensieroso, e indirizzava al ragazzo dagli occhi verdi degli sguardi strani.
Harry s'irrigidì tra le braccia dei Malandrini. “che cosa fanno qui?” Fece un cenno in direzione dei membri dell'Ordine.
Remus sospirò e si risedette nella propria sedia e Harry vide quanto realmente stanco fosse il Licantropo. Si dimenticò rapidamente della propria animosità nei confronti dei membri dell'Ordine della Fenice e spostò a Sirius e Remus tutta la sua attenzione. “Mi dispiace, Remus. Devi essere così stanco, e ti sto solo procurando altre preoccupazioni. Stanotte c'è la luna piena, giusto?” domandò il ragazzo, improvvisamente spaventato che avrebbero detto che era già passata.
Remus mise una mano su quella di Harry. “Già, stasera. ma non incolparti Harry; sono sempre stanco il giorno della luna piena. Davvero, credo che la Wolfsbane abbia aiutato parecchio. Normalmente sarei stato accanto a te, in un letto d'ospedale.”
Harry sorrise lievemente e rilasciò il respiro. “E' bello sentirlo. Non volevo perderla.”
Molly Weasley abbassò lo sguardo, allarmata. “Non avrai l'intenzione di andare nella Foresta Proibita con Black e Lupin, no, ragazzo?! O la Stamberga Strillante? E' troppo pericoloso!”
Harry non la guardò nemmeno. “Conosco il pericolo, ed è per questo che rimarremo all'interno di Hogwarts stanotte.”
Gli occhi di Remus si sgranarono mentre grida di protesta echeggiavano nell'Infermeria. Harry le zittì con una serie di occhiate penetranti.
Dumbledore si spostò in avanti verso il letto, e i suoi insegnanti lo lasciarono passare, indietreggiando. “Per prima cosa, non che io ne sia totalmente convinto, ma tu hai affermato che la pozione che Remus sta prendendo gli permetterà di conservare umana la sua mente durante la trasformazione, ma in che modo intendi nascondere un Licantropo in una scuola piena di brulicanti ragazzini e adulti? C'è un coprifuoco, ma è comunque troppo pericoloso nascondere un tale animale in qualsiasi aula.”
Harry roteò gli occhi. Remus era ancora molto preoccupato, come pure Sirius. “Onestamente, Dumbledore, crede che davvero lascerei Moony, anche con tutte le sue facoltà mentali intatte, a vagare nel castello o rinchiuso in una piccola aula? Conosco un posto dove sarà perfettamente al sicuro, e avremo tutto lo spazio che ci serve.”
Albus non riusciva ancora ad arrivarci così Harry sospirò dall'esasperazione.
“La Stanza delle Necessità, Dumbledore.”
Gli occhi del vecchio si spalancarono al ricordare e annuì, mentre gli insegnanti gli indirizzarono occhiate curiose; nessuno osò dar voce alle loro domande, comunque. “Mi ero dimenticato di quel luogo. Poiché tu e io siamo gli unici a saperne, credo sia meglio tenerlo segreto. Ora, a proposito dell'incidente di ieri…” Albus lasciò sospesa la frase, una volta che si trovò trapassato dallo sguardo penetrante di Harry.
Il ragazzo dagli occhi verdi svolse le bende che aveva attorno alla fronte, con molte proteste di Pomfrey, e si passò un dito lungo la cicatrice rimarginatasi, che era ancora arrossata ma non dava segno di voler risanguinare tanto presto. “Non vedo come potrebbe trattarsi di affari suoi. Ha già dimenticato la nostra chiacchierata di ieri?”
“Per favore, Harry!” pregò Albus, ma Sirius si pose davanti al proprio Figlioccio protettivamente. L'Animagus non potè evitare di essere ugualmente preoccupato per la sua cicatrice, tuttavia, e fissò Harry.
Il ragazzo sospirò, percependo la muta domanda di Sirius. “Voldemort sa chi sono.” gemiti di paura percorsero la stanza ma Harry li ignorò. “E' stato Wormtail. era presente quando ho affrontato i Dissennatori e ha visto i miei Patronus. Ha fatto rapporto a Tom e Tom ha fatto due più due. Non era felice, lasciatemelo dire. E' furente tuttora, ma riesco a tenere a bada la sua rabbia ora, con una barriera d'Occlumanzia abbastanza potente.”
Sirius e Remus annuirono, mentre gi altri lo occhieggiarono sospettosamente. “Come hai avuto tutte queste informazioni, Harry?” chiese Rosmerta in vece di tutti gli altri.
Harry si strinse nelle spalle, noncurante, e si alzò, intenzionato ad andarsene dall'Infermeria affollata. “Voldemort, il mio Voldemort, mi ha procurato quella cicatrice quando avevo un anno, e da allora le nostre menti sono connesse ogni volta che proviamo emozioni intense, o anche semplicemente se vogliamo introdurci nella mente dell'altro. Il Voldemort di qui non lo sa e voglio che le cose rimangano tali; è abbastanza scocciante, però, che io subisca gli effetti di ogni maledetta maledizione che scaglia contro le sue vittime. Non voglio che tenti con la forza di penetrare nella mia mente. Qualcuno dei miei ricordi è… già, sapete, il mio passato.”
Nessuno sapeva realmente come assimilare la nuova informazione, così Harry sfruttò il silenzio attonito che ne seguì per guadagnarsi la fuga, il suo Padrino e Remus che gli correvano dietro.
………

“Dove stiamo andando adesso?”
Harry sorrise al suo curioso Padrino che lo guardò andare avanti e indietro per tre volte di fronte ad un muro spoglio. “I Malandrini conoscevano un mucchio di scorciatoie e di passaggi segreti, ma non scoprirono tutto. Questa-” Harry aprì una porta che apparve magicamente“-è la Stanza delle Necessità.”
Entrò, e lasciò che i suoi amici dessero un'occhiata. “Wow! Non ho mai pensato che ci fosse una stanza come questa qui ad Hogwarts!” esclamò Sirius mentre Remus esplorò silenziosamente cogli occhi tutt'intorno. Non sembrava proprio una stanza, piuttosto una piccola foresta dentro una stanza allungata. C'era anche un muro di pietra vicino alla porta, con delle catene, in caso di bisogno, per il Licantropo, ma la stanza era una vera e propria replica di una radura della Foresta Proibita, cielo notturno incantato compreso.
Harry ridacchiò al loro stupore infantile. “Non stare in quel modo, Sirius. E' per questo che si chiama stanza delle Necessità. Tutto quello che devi fare è camminare tre volte davanti a quel muro pensando al tipo di stanza di cui avresti bisogno e quella apparirà, che sia solo un posto in cui rilassarsi, un arena da duelli, un'aula di pozioni, una biblioteca… fondamentalmente, può trasformarsi fin nei minimi dettagli in ciò che tu possa volere che sia.”
Sirius rabbrividì. “E' maledettamente stupefacente! Troppo ingiusto non averla mai scoperta durante i nostri anni da studenti.”
Remus si sedette dalla stanchezza; solo altre due ore, e la luna piena sarebbe stata alta nel cielo notturno. Erano anche dovuti sfuggire a un gruppetto di Gryffindor e Hufflepuff impiccioni, sulla loro strada, ed il Licantropo era esausto. “Sei sicuro che nessuno arriverà mentre sono trasformato? Non voglio far del male a nessuno,” disse preoccupato Remus.
Harry e Sirius gli si sedettero accanto. “Non preoccuparti. Ho posto un fascino di silenzio e uno di Non-Rintracciamento sulla porta.”
Remus si calmò, e scivolò nel sonno. Harry si alzò, facendo cenno a Sirius di restare seduto. “Tornerò, mi sono solo ricordato di una cosa. Controlli Remus?”
Sirius annuì e capì quando apparve una finestra dove Harry si fermò; dava proprio sulla torre di massima sicurezza. Harry l'aprì e vi saltò attraverso come se fosse una cosa da tutti i giorni.
Secondi più tardi l'Animagus potè sentire i potenti battiti d'ali e vedere una figura nera volare verso la torre più alta del castello.
Harry quasi sbuffò quando si posò silenziosamente e si ritrasformò. Mundungus Fletcher, ovvero Dung, era “a guardia” del prigioniero… cioè dormiva appoggiato alle sbarre della cella, con la bocca spalancata, di tanto in tanto borbottando di una vendita o di un calderone. Harry roteò gli occhi; Dung era sempre Dung e nulla l'avrebbe cambiato.
“Stupeficium,” sussurrò, puntando la bacchetta contro l'uomo addormentato. Mundungus si limitò ad irrigidirsi con la bocca aperta, senza neanche svegliarsi.
Ora che era certo che nessuno l'avrebbe disturbato, si appoggiò alle sbarre e ghignò all'attuale prigioniero: Magnus Manx. “Allora ti sei svegliato finalmente? Firenze ti ha fatto un bel giochetto.”
Manx fece una smorfia dall'angolo in cui giaceva ma non si alzò; sapeva che il ragazzo non doveva essere sottovalutato. “Che cosa vuoi da me? Ho detto a quei bastardi che non avrei spifferato nulla che avrebbe compromesso il mio Maestro! Verrà a prendermi!”
Harry rise dell'uomo. “Non lo credo! E' un po' che manchi; il Signore Oscuro ha altre priorità che mettersi a liberarti. Se non sono nella sua cerchia più stretta, i Mangiamorte sono sacrificabili. Non credo che tu abbia qualche informazione interessante, ad ogni modo.”
Manx contrasse il volto rivolto ad Harry ma l'espressione apparve più spaventata che rabbiosa. “Lui ver- verrà per me!” Ora l'uomo non suonava affatto così convinto.
Harry roteò gli occhi. “Certo.”
Gli occhi di Manx si assottigliarono. “Perché sei venuto? Di sicuro non solo per punzecchiarmi!”
Harry ghignò minacciosamente, gli occhi luccicanti nella notte quieta. “In realtà, sono venuto qui solo per accertarmi che non proverai a scappare.”
“E come hai pensato di farlo?” chiese incerto l'uomo.
Harry aveva tutti i vantaggi su di lui, e Manx lo sapeva. Il ragazzo frugò l'ancora rigido Mundungus e sogghignò quando tastò quello che stava cercando. Gli occhi di Manx si sbarrarono quando Harry impugnò la sua propria bacchetta. “No…no…”
“Vedi, Manx, io non sono così carino e clemente come lo sono i ‘bastardi’, come li ha così accoratamente chiamati. Ad esempio ho imparato, nel mio vecchio mondo, ad essere tanto spietato verso i miei nemici quanto lo sarebbero stati loro con me.” Harry afferrò le due estremità del legnetto e applicò un po' di pressione, giusto abbastanza per far sudare il traditore.
“Ho imparato che se non faccio questo, che è considerato come una delle peggiori offese del mondo Magico, i miei nemici potranno un giorno riprenderla e venirmi a cercare.” Harry spezzò la bacchetta dell'uomo in due e Manx esalò una lunga miserabile nota al vedere la propria bacchetta troncata che cadeva a terra con un acciottoliò, entrambe le estremità che rotolarono lontano dalle sbarre della cella.
Harry si rialzò e pietrificò Manx dopo aver cancellato la sua memoria degli ultimi cinque minuti; tutto quello che la spia avrebbe ricordato sarebbe stato che la sua bacchetta non era più utilizzabile*, ma non avrebbe ricordato chi l'avesse rotta.
Harry annullò l'incantesimo su Dung –l'uomo dormiva ancora- e quando alzò lo sguardo, la luna stava iniziando a sfavillare nel cielo. ‘Meglio che vada ora.’ Si trasformò e volò via di ritorno alla Camera delle Necessità, giusto in tempo per vedere Remus che iniziava a contorcersi, sebbene meno del solito.
Sirius si era già trasformato in Padfoot e il cane nero abbaiò un benvenuto prima che la sua attenzione si spostasse nuovamente sul Licantropo. Harry si ritrasformò nel sè umano e aspettò pazientemente.
Padfoot mugolò, come se volesse che Harry restasse animale giusto per stare più sicuri, ma Harry lo zittì con un 'shhht!' e camminò calmo verso un ora completamente trasformato, ma confuso, Licantropo. “Ciao Moony,” disse dolcemente il ragazzo mentre offriva la mano allla bestia per fargliela annusare. “Non combattere la pozione. Puoi sentirmi e capirmi, vero?”
Moony dapprima ringhiò confuso e fece minacciosamente qualche passo verso Harry, ma una volta data un'annusata all'odore del ragazzo, si calmò e leccò la mano. Harry carezzò la testa del Licantropo e ghignò mentre Padfoot abbaiava entusiasta e saltellava attorno all'ora giocoso Licantropo.
Harry ridacchiò e si trasformò nella propria controparte di Animagus, sotto lo sguardo eccitato di occhi blu e dorati. I tre animali corsero a perdifiato nella foresta, e non vennero fuori finché la luna non cedette il posto al sole.
………

Tutti gli insegnanti sapevano che cosa avrebbe prodotto la Wolfsbane, per le spiegazioni di Harry; tuttavia, fu comunque uno shock vedere Remus in piedi e proprio il giorno seguente, dall'aria assolutamente lontana dall'essere stanca. “Buon Giorno a tutti!” salutò il Licantropo gioiosamente mentre si sedeva al tavolo degli Insegnanti.
Sirius aveva lo stesso ghigno felice sul volto, cosa che fece sollevare ad Harry gli angoli delle proprie labbra maliziosamente.
“Suppongo che la pozione abbia funzionato?” domandò Albus, gli occhi azzurri che scintillavano pazzamente.
Remus e Sirius si guardarono l'un l'altro prima di ridacchiare. “Ha funzionato, come un incantesimo. Ho a malapena sentito gli effetti della trasformazione, e ho mantenuto la lucidità per tutto il tempo! Tutti i ringraziamenti sono per Harry!” L'uomo dagli occhi dorati arruffò i capelli di Harry ancora di più, prima che il ragazzo gli scostasse la mano giocosamente.
Una sedia grattò il pavimento mentre veniva tirata indietro e gli insegnanti guardarono Severus Snape camminare rigido via dalla stanza con un'espressione tra il pensieroso e il frustrato.
Una volta che il Maestro di Pozioni fu fuori dalla loro vista, Madama Pomfrey si voltò verso Harry. “Posso chiederti che cosa hai fatto a Severus l'altro giorno, Mister Potter? Non è stato più lo stesso dall'incidente.”
Harry si strinse nelle spalle. “Ho compiuto su di lui un forzato attacco di Legilimanzia al contrario. Suppongo che l'abbia sopraffatto. E per il suo comportamento di adesso, forse è solo geloso che non sia stato lui ad inventare la Wolfsbane.” C'era uno sguardo strano negli occhi di Harry quando lo disse, cosa che fece domandare seriamente a Remus chi avesse realmente creato per primo la pozione. Harry aveva detto solo di aver migliorato la versione originale della Wolfsbane, non di averla creata.
“Che cos'è la Legilimanzia al contrario?” chiese con curiosità Hooch mentre Albus dedicò una smorfia ad Harry per il fatto che aveva usato un'arte oscura su uno dei suoi insegnanti, anche se il detto insegnante lo aveva sempre punzecchiato per la maggior parte del tempo.
Harry sbattè le palpebre. “Solo qualcosa che ho inventato per zittire Snape e forse fargli anche capire quanto deplorevolmente abbia agito da quando ho rivelato chi sono. La Legilimanzia permette a chi la usa di penetrare nella mente di qualcuno e di invadere i suoi ricordi. Ho solo fatto il contrario: ho incamerato i miei ricordi in un'unico grande ammasso e li ho scagliati all'interno della sua mente. L'impatto deve essere stato troppo per lui. Deve essere piuttosto confuso adesso, perché nessuno dei ricordi che gli ho inviato era completo e del tutto distinguibile. Tutto quello che deve vedere e sentire ora sono frammenti e stralci di pensieri ed immagini del mio passato.”
“Quindi si sta facendo un bel tour,” mormorò Sirius sottovoce. Nessuno lo sentì.
“C'è qualcosa che posso fare per te Miss Granger? Mister Weasley?” domandò Minerva vedendo i due studenti avvicinatisi al tavolo con aria insicura.
“Um… Volevamo solo sapere se Harry si sentiva meglio. abbiamo sentito che è stato male dagli altri studenti…” Hermione iniziò timidamente e diede una violenta gomitata a Ron quando il ragazzo mormorò “Più che altro che si è raschiato la gola a gridare e è collassato fra le braccia di Mr. Diggory… OW! ‘Mione!”
“Ronald Weasley, sei totalmente privo di tatto,” la ragazza roteò gli occhi senza speranza, cosa che fece ridere Harry.
“Vi assicuro che mi sono totalmente ripreso, Ron, Hermione. Vi ringrazio per la vostra preoccupazione, comunque. E' come ai vecchi tempi. No, Voldemort ha ottenuto una qualche informazione che lo ha fatto diventare pazzo furioso e non ho potuto schermare la mia mente contro questo particolare cambio repentino d'umore.”
Quando vide le espressioni perse delle loro facce Harry seppe che doveva spiegarsi. “Vedete questa cicatrice?” spinse via una ciocca per rivelare la famosa cicatrice a forma di saetta. “Mi è stata causata da Voldemort quando avevo un anno a causa di … un incantesimo molto oscuro con cui voleva colpirmi e che gli è rimbalzato contro abbastanza spettacolarmente. Quella notte, mi ha trasmesso una sorta d'eredità e dei poteri, ma anche una connessione tra noi, allo stesso modo. Prima che imparassi ad Occludere propriamente la mia mente al mio sesto anno, sentivo ogni emozione violenta che Voldemort provava e avevo delle visioni incontrollate su di lui. Ho dovuto imparare l'Occlumanzia quando infine si è accorto della connessione che condividevamo e ha iniziato a inviarmi false visioni e anche a … possedermi.”
Sirius e Remus, che erano seduti ai suoi lati, si spostarono più vicino ad Harry automaticamente. Albus, gli insegnanti e i membri dell'Ordine stavano tutti ponderando ciò che Harry aveva detto, con volti gravi e calcolatori.
Ron sbiancò e parve sentirsi male, mentre Hermione mise assieme i pezzi e deglutì di paura. “Che… tipo di… eredità e poteri?” chiese nervosamente.
Ron sembrò ugualmente nervoso. “Non fare domande stupide, Hermione. Harry è un Potter, di conseguenza è un Gryffindor al cento per cento! Nessun Potter potrebbe mai essere un mago oscuro.”
Entrambi gli studenti e alcuni insegnanti ridacchiarono nervosamente, ma si fermarono immediatamente quando Harry non diede la minima impressione di voler ridere tanto presto.
“Sfortunatamente, caro Ron, io SONO un mago oscuro. Malvagio come Tom? No. Oscuro? Sì. Ho combattuto per il lato della Luce, ma la mia estesa conoscenza delle arti oscure mi colloca nella categoria oscura. Ho imparato ad accettare questo fatto quando ho realizzato che tra bianco e nero c'era un'altra ombra: il grigio.”
Ron non sapeva davvero come prendere questa notizia e fece un passo indietro; non disse nulla, ad ogni modo. Harry sapeva che Ron avrebbe reagito così, e non si sentì affatto insultato.
“M-ma!” Ron iniziò a protestare debolmente e Harry sollevò un sopracciglio e indirizzò al rosso un sorriso malinconico e di accettazione.
“Non mi sentirò offeso nè avrò una più bassa considerazione di te se credi che ciò sia inaccettabile, Ron. So che la tua famiglia è totalmente schierata dal lato della luce e so anche che i Gryffindor sono molto radicati nei pregiudizi di casa. In realtà pensano e agiscono troppo d'impulso senza analizzare la situazione, cosa che è un tratto solo dei Ravenclaw, analizzare la situazione, intendo.”
Hermione arrossì un poco, mentre Minerva pareva profondamente offesa e mortificata da quello che Harry aveva appena detto. “Non puoi essere serio!” Qualche insegnante stava probabilmente pensando la stessa cosa perché anche loro lo guardavano apprensivamente.
Sirius stava per aprir bocca, ma Remus gli allungò una gomitata nelle costole e gli scoccò uno sguardo d'avvertimento; ‘Non è il caso di tirar fuori una di quelle vecchie barzellette sul tuo cognome!’ Voleva dirgli.
“Parli come se tu non fossi affatto un Gryffindor!” McGonagall continuò innervosita. Stava probabilmente pensando che Harry stava tentando di screditare il nome di uno dei suoi favoriti ex-alunni: James Potter.
“Non ho mai detto che non ero un Gryffindor.” Harry fece una smorfia ma la sua espressione tornò calma. “Ad ogni modo, non vi ho mai detto che il Cappello Parlante voleva mettermi in Slytherin al mio primo anno, no? E' qualcosa che ho tenuto per me anche nel mio mondo.”
Minerva prese un gran respiro, come fece pure la maggior parte delle persone attorno a lui, e si lasciò ricadere sulla propria sedia, con visibile delusione di Harry. “Sommo Merlino!” alitò costernata, e sbattè le palpebre quando Harry ebbe il fegato di ridacchiare alla sua esternazione.
“Ma, essendo giovane e facilmente influenzabile, ho creduto, quando mi è stato detto, che tutti gli Slytherin fossero malvagi e dalla parte di Voldemort. Ho dovuto trattare con il Cappello per una buona manciata di minuti, fino a che non ha riluttantemente accettato di mettermi in Gryffindor…”
Harry si fermò e un'occhiata oscura gli attraversò il volto. “Forse le cose sarebbero state differenti se avessi accettato la prima opzione… ma non posso tornare indietro ora, non è vero?” Una gran tristezza e severità venne fuori dalle labbra di Harry assieme ad ogni sua parola. “Comunque, nel mio sesto anno indossai nuovamente il cappello giusto per il gusto di farlo, mentre Dumbledore non era nel suo ufficio. Ricordo chiaramente che non volevo avere niente a che fare con lui in quel periodo…”
“Mi domando il perché,” Sirius mormorò cupamente, inviando uno sguardo ambiguo ad Albus che non sapeva davvero che cosa dire. Non sapeva come Sirius fosse morto, là, o che cosa avesse fatto l'altro Dumbledore per aver causato tanto odio da parte di Harry.
“Comunque, il cappello mi disse che rimaneva del suo primo parere, anche se anche Gryffindor era un tratto preminente in me. Disse ‘Il tuo cuore apparterrà sempre a Gryffindor, ma la tua mente è Slytherin.’” Harry rilasciò uno sbuffo. “Non è ironico? L'erede di Gryffindor in Slytherin.”
La testa di Albus scattò verso Harry e Ron mugolò. “Tu- tu sei l'erede di Godric Gryffindor!”
“Così lo sapevi?” chiese il Preside, ignorando la reazione di Ron.
Harry annuì e prese qualcosa dalla propria tasca, mormorando l'incantesimo ridimensionante sul minuscolo oggetto. Gli occhi di Albus si sgranarono. “Come l'hai presa? Nessuno sa dove era stata nascosta tutti questi secoli!”
Minerva s'irrigidì al vedere l'oggetto, che si rivelò essere una spada. “Albus? che cos'è quella spada?”
“Quella spada è appartenuta a Godric Gryffindor in persona; c'è il suo nome inciso sopra. Ma non siamo mai riusciti a scoprire dove Godric l'avesse nascosta.”
Harry ridacchiò e incantò nuovamente la spada. “Sia Gryffindor che Slytherin hanno lasciato oggetti dietro di loro. Voi usate normalmente uno dei beni di Godric ogni anno. Con Salazar comunque, è un po' più complicato.”
“Ogni anno? Vediamo qualcosa appartenuto a Godric Gryffindor ogni anno?” chiese Ron, con due occhi così.
Hermione si colpì il palmo col pugno. “Ma certo! Il Cappello Parlante!”
“Merito ad Hermione per essere stata la prima ad arrivarci.” disse Harry ed Hermione arrossì.
“Dimenticherò il fatto che probabilmente sei entrato nel mio ufficio mentre non c'ero-” Albus scoccò un'occhiata significativa ad Harry, che si limitò a ghignare soddisfatto, “-per prendere quella spada, e ti chiederò che cosa volevi dire con 'mente di uno Slytherin'.”
Harry aprì la bocca per dirgli che non erano dannati affari suoi, quando sentì una sensazione di calore sul suo avambraccio sinistro coperto. Sorrise sfregandoselo.
Albus assottigliò considerevolmente gli occhi; quel gesto era molto familiare, ma solo da parte di Severus Snape. “Ci stai nascondendo qualcosa, Harry?” domandò sospettoso.
Il pugno di Sirius si abbattè sul tavolo e Remus lo guardò rabbiosamente. “Che cosa stai insinuando, Dumbledore!”
“Sirius Black, calmati!” scattò Minerva.
L'Animagus ringhiò. Stavano iniziando a dar vita ad una piccola baruffa e il chiasso nella Sala Grande iniziava ad aumentare. Ron e Hermione si stavano facendo da parte, non volendo venir coinvolti in una discussione con l'irascibile Professor Black.
Parvati Patil osservava le escandescenze là davanti come tutti gli altri, finché notò qualcosa che si muoveva vicino alle porte della Sala Grande. Guardò dietro di sè, ma non c'era nulla… finché non abbassò lo sguardo al pavimento. “AHHHHHHHHH!”
Tutti fecero un balzo e si voltarono giusto in tempo per vederla arrampicata sul tavolo e con il dito che indicava a terra. “UN SERPENTE! UN SERPENTE! MANDATELO VIA!”
I ragazzini presero tutti ad urlare e a correre via dal rettile, mentre un gruppetto di coraggiosi vi puntava contro la bacchetta. “VIPERA EVANESCA!”
Ma, con la sorpresa di tutti, l'incantesimo rimbalzò sul rabbioso serpente sibilante senza nemmeno scalfirlo. Harry assottigliò gli occhi al sentire Nagini indirizzare commenti astiosi e insulti agli umani.
Dissgussstossi umani! Vi azzannerò! Vi avvelenerò! Vi ucciderò tutti! Tutti quessti mezzossangue che potrei divorare, ma no! Il Masster vuole che trovi e ssspii un piccolo misserabile umano! Ma forsse potrei dargli un morsso? O paralizzarlo con il mio veleno cossì che muoia lentamente, in agonia?” Nagini rilasciò un lungo sibilo mentre rizzava il lungo corpo per colpire chiunque le fosse venuto troppo vicino.
Fu allora che Harry capì che era stato quasi ingannato: questa era la Nagini di Voldemort.
Harry sfoderò la bacchetta e la puntò contro il Cobra, avvicinandosi lentamente ma decisamente ad esso con espressione contratta.
“Harry? Che stai facendo?” chiese Sirius con curiosità. ‘Perché punta la bacchetta contro il suo stesso famiglio?’ si chiese tra sè ma realizzò rapidamente che Nagini aveva qualcosa di profondamente sbagliato, nell'avvolgere le proprie spire ad ogni passo che Harry faceva verso di lei.
“Nessuno faccia un gesto!” Harry disse con tono di voce smorzato mentre puntava i propri occhi in quelli terribili del serpente. “Appartiene a Voldemort e può attaccare alla prima mossa sbagliata.”
Seamus deglutì. “Ma siamo a metri di distanza… Non riuscirebbe a prenderci!” disse tremante.
“Mi spiace di infrangere le tue illusioni, Seamus, ma guarda la taglia e la lunghezza di Nagini. Se volesse darsi una spinta, potebbe raggiungervi in qualche secondo; non la vedreste nemmeno arrivare.”
“Com'è che conosci il nome del serpente, Harry? Che pensi di fare? Questo serpente non è magico, non è possibile farlo sparire. Il Signore Oscuro l'ha probabilmente anche munita di potenti scudi magici difensivi.”
Il Preside camminò lentamente verso Harry, ma fu fermato da Rosmerta quando la donna si accorse che ad ogni passo che il vecchio muoveva verso di loro, il serpente sibilava più sonoramente e dondolava da destra a sinistra.
Harry fece una smorfia ma non distolse il proprio sguardo dagli occhi del rettile. “Ho già incontrato Nagini prima.”
‘Ma perché il marchio sul mio braccio ha reagito? Questa Nagini non è connessa a me… O forse la mia sta arrivando e questa è solo una casualità. Sebbene una sfortunata.’ pensò Harry teso.
Il detto Cobra iniziò ad avanzare lentamente ed Harry reagì immediatamente, roteando la bacchetta luminescente, senza la sorpresa dell'animale del suo nemico. “Finite Incantatem!” L'incantesimo sfrecciò nella direzione del rettile e lo colpì alla testa. Harry attese.
Che cossa penssa di poter fare, il patetico umano?
Harry sospirò, frustrato. “Questo sarà un problema. Non è sotto l'Imperius…” Ma la sua attenzione vacillò per un istante e il serpente sibilante si gettò su di lui. Harry imprecò, mentre Nagini si arrotolava strettamente attorno al suo corpo e iniziava a spaventarlo preparandosi a mordere.
Un altro grido echeggiò nella stanza, ma stavolta nessuno osò muoversi, mentre un altro serpente scivolò rapido tra i tavoli, sibilando altrettanto minacciosamente… per ragioni differenti.
“Preside! Un altro serpente! Il Signore Oscuro ci attacca?! Sono identici!” gracchiò Hagrid col suo vocione. Amava gli animali pericolosi ma i serpenti da parte di Voldemort…
Burattino ripugnante! Infida asssassssina! Ssangue marcio! Lascialo! LASCIALO! Il mio umano! IL MIO UMANO!! Ti ucciderò!” La Nagini buona sibilò così forte, che sorprese la malvagia che allentò la presa su Harry e scivolò a terra davanti all'altra.
Che magia è quessta! Quessto non è posssibile!” disse la Nagini malvagia con tono pericoloso, mentre occhieggiava con cautela la gemella.
Harry ansimò e cercò di riprendere fiato, quindi ghignò.
Nessuna pietà per la parte del male.
NAGINI! UCCIDILA! Uccidi colei che ha ossato attaccarmi cosssì diabolicamente! Deve morire prima di poter riferire qualssiassssi cosa al ssuo masster!
Sirius desiderò avere una videocamera proprio in quel momento, quando le facce di tutti loro cambiarono al sentire il suo Figlioccio parlare in Serpentese.
Variarono dall'incredulità, alla paura al puro orrore. La bocca di Dumbledore avrebbe potuto toccare il pavimento ma nessuno l'avrebbe vista, però la vide l'Animagus che, anche all'erta per la serietà della situazione, stava sghignazzando sottovoce per l'esternazione del vecchio. “Un regalino di Voldemort…” sussurrò al vecchio incredulo.
Quando Nagini udì l'ordine di Harry non sprecò altro tempo e si lanciò contro la sua gemella perfida, che rispose altrettanto prontamente. Entrambi i Cobra si arrotolarono l'uno all'altro tentando di mordersi e ferirsi.
Harry tenne gli occhi fissi sul suo famiglio per assicurarsi che stesse vincendo e non il contrario. Dopo un po' di minuti, di colpi e sibili –linguaggio chiaro alle orecchie di Harry- il ragazzo dagli occhi verdi vide la sua occasione e fece un passo in avanti col cuore in gola pestando la coda di quella malvagia.
La Nagini cattiva sibilò un'oscena bestemmia e quando si voltò verso Harry era già troppo tardi: la Nagini buona usò quel momento di disattenzione e si arrotolò attorno alla seguace del Signore Oscuro. Morse la testa dell'altra con forza e la soffocò a morte.
Harry espirò sonoramente e sedette sul pavimento quando tutto fu finito. “Non voglio farlo mai più.”
Masster? Masster sstai bene? Ssapevo che ssarei dovuta rimanere con te! L'ho sssentito!” Nagini si arrotolò attorno alle braccia di Harry e gli passò la lingua su una guancia per rassicurarlo.
Harry la carezzò sulla testa, e si alzò. “Hai fatto un buon lavoro Nagini. Come mai ci hai messso tanto a tornare? E' sstato difficile trovare Ssalazar?
No, ma c'erano degli umani nella foresssta. Umani masscherati, malvagi. Il Fiammeggiante ha dovuto dar fuoco a dei cesspugli. Le bessstie-cavallo erano furiosse. I massscherati hanno ssferrato un attacco. Ho avuto difficoltà a trovare la via del ritorno. Ssalazar ssi era già ssspinto troppo lontano per poter venire con noi, ha detto che ssarà di ritorno qui in due albe al masssimo.
Harry ignorò completamente i mormorii di paura che correvano nella sala e si concentrò sul suo famiglio. Il suo corpo si era così irrigidito che Sirius e Remus furono sicuri che le notizie, quali che fossero, erano cattive.
I Mangiamorte sstavano attaccando i Centauri? Il Fiammeggiante ssta bene? chi ha vinto la battaglia?
Il Fiammeggiante è a posto, ssolo un po' ssconvolto. Le besstie-cavallo ssono riuscite a sscacciare gli uomini malvagi, ma credo che ritorneranno.
Harry sospirò e annuì. Nagini sibilò e serpeggiò la lingua prima di scivolare lungo le spalle di Harry. Harry si sfilò i guanti –non ne avrebbe più avuto bisogno- e, con la confusione di tutti, il serpente scivolò sotto la sua pelle finché non ne rimase più alcuna parte tangibile.
Il ragazzo dagli occhi verdi sorrise, mentre Nagini smetteva di muoversi del tutto e si addormentava, se lo era meritato.
“Questo è assurdo!” sussurrò Albus non appena Harry si diresse verso il serpente morto ancora steso al suolo come se la cosa sul suo braccio non lo interessasse più. Ragazzi e adulti si allargarono attorno ad Harry indietreggiando non appena il ragazzo prese l'inerte Nagini e la guardò con disdegno.
“Hum, Harry caro, che cosa hai intenzione di fare con quel serpente?” domandò Mrs. Weasley facendo una smorfia alla vista del rettile morto.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. “La porterò da Snape. Potrà usare il suo veleno e la pelle per le sue pozioni. Questo è tutto quello per cui è utile Nagini, ad ogni modo.” Harry sentì una sorta di prurito al braccio e aggiunse rapidamente: “Naturalmente, sto parlando di quella malvagia, non la mia Nagini.”
Scoccò un'occhiata annoiata al suo famiglio che, dal suo braccio, lo guardava severamente. “Non guardarmi in quel modo, Nagini! Eri malvagia anche tu, lo ssai! Non dimenticare che a tuo tempo mi hai ressso la vita un inferno!
Ma ero ssotto un incantesssimo, ragazzo-sserpente!
Harry ridacchiò alla sua replica e guardò Remus e il suo Padrino. “Padfoot, Moony, potete spiegare il mio rapporto con Nagini a tutti? Non vorrei che qualcuno fosse confuso su chi è e chi non è il nemico,” Harry mormorò cupamente.
I Malandrini annuirono. “Certo, Emeralds. Vai da Snape?” chiese curioso l'Animagus.
Harry annuì e se ne andò.
Sirius si voltò verso Remus. “Vorrei poter andare con lui. La faccia di Snape sarà esilarante quando vedrà il tatuaggio di Harry e anche di più al trovarsi davanti il corpo senza vita del servitore rettile del suo ex-master.”
Remus roteò gli occhi.
Albus si schiarì la gola. “Ora signori, potremmo avere una spiegazione di come per Merlino l'erede di Godric Gryffindor sia un Rettilofono e abbia il serpente del Signore Oscuro ai suoi comandi?”
Remus si strinse nelle spalle. “Nagini non è ai suoi comandi, per inteso. E' più simile a qualcosa come il suo secondo famiglio, in quanto la civetta Hedwig è il primo. E per il fatto che è l'erede di Gryffindor… sì, ma non è erede soltanto di Godric…”
………

“Così avete fallito nella conquista della Foresta Proibita? Quanto siete idioti, tutti quanti. CRUCIO!”
I Mangiamorte gridarono dal dolore finché Riddle ritenne opportuno fermare l'incantesimo. “M-Master! Per una ragione che non abbiamo compreso, i Centauri erano tutti radunati nello stesso posto! Il nostro attacco a sorpresa ha causato qualche danno ma non eravamo abbastanza numerosi da fermarli! E c'era un Ashwinder, Master! Ha incendiato dei cespugli, costringendoci a indietreggiare! Non potevamo fare nulla!” Nott balbettò, provando a salvarsi da un'altra maledizione.
Voldemort ringhiò e li scacciò. “Patetici, incompetenti sciocchi! Ma ciò è sconcertante… Un serpente, contro i seguaci di Lord Voldemort? Perché ho la sensazione che il ragazzo abbia a che fare con questo? Wormtail!”
Pettigrew squittì e saltò su prima di gettarsi ai piedi del suo master. “Master?”
“Wormtail, dirai al gruppo di attaccare di nuovo. Lascia che arruolino tutti coloro che credono opportuno aiutare. Dunque, voglio che tu ti trasforma e che vada ad Hogwarts. Spiali.”
“He, he, hi, hi, ha, ha! Sì mio Lord!” fu l'unica insana risposta.
…………………………………………………………………………




* Mmh. Allora, mi domando una cosa: da come risulta qui -e credo anche nella versione originale- , una volta spezzata la bacchetta di un mago in due, è come se si annullasse la sua capacità di usare anche qualsiasi altra bacchetta, lo si annulla come mago, eccezioni stravaganti a parte [vedi l'ombrello rosa di Hagrid ]... ma nei libri della Rowling, nessuno dei Mangiamorte, nè Voldemort stesso, che distribuisce Imperdonabili come caramelle, pratica mai un tale Esecrabile quanto indiscutibilmente Utile stratagemma.
Ho pensato quindi, che magari un'azione del genere, per avere lo specifico devastante effetto, debba essere compiuta dopo un qualche rito ufficiale approvato da tot. funzionari ministeriali... e già ha più senso, almeno limitatamente ai libri della Rowling. A questo punto, la scelta dell'autrice di ampliare la possibilità a chiunque, si presenta appunto come un'altra sua scelta rispetto alle caratteristiche dell'originale universo HarryPotteriano... Bisogna quindi ignorare tutte le incontenibili conseguenze che però questa realtà porterebbe nell'insieme dei meccanismi dei rapporti tra maghi-nemici.
In breve, chiudiamo un occhio... ma per l'autrice di The World Without Me, questo ed altro.. eheheh.






Ndt
Hey lettori!
... la parte più bella del capitolo, a mio modesto parere? La terribile Nagini che grida, fuori di sè: "Il mio umano! I L M I O U M A N O ! " ... :)


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Capitolo 24
*** cap. 24 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 24: [ Roaming rodent ] Roditore a piede libero
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Tutto era lo stesso nell'area dei sotterranei. Nessuno vi aveva più messo piede, fatta eccezione per Severus Snape, e Albus Dumbledore neanche così spesso. Così era, finché la porta dell'aula di pozioni si aprì lentamente tutto d'un tratto e ne sbucò un ragazzo egualmente silenzioso.
Harry Potter scoccò un'ultimo sguardo all'uomo seduto alla propria cattedra, prima di chiudere la porta con un lieve click. La prossima mossa sarebbe toccata a Severus, sembrava, ma erano almeno giunti a una sorta di tregua.
Da parte propria, l'ex-spia stava confortevolmente seduta nella sua poltrona di pelle nera. La sua fronte gli poggiava pesantemente sul palmo e stava ancora occhieggiando duramente i resti di Nagini.
Era così stressato che chiamò un Elfo Domestico e gli chiese, o meglio gli ordinò, un bicchiere di whisky Incendiario, che ottenne immediatamente prima che la creatura tremante tornasse nelle cucine. L'uomo ignorò l'Elfo Domestico e ingollò il drink in una volta sola. Aveva molto su cui riflettere…

Flashback (Severus POV*)
Camminavo avanti ed indietro borbottando tra me e me, quando qualcuno bussò alla porta dell'aula. “CHE C'E'?” Non lo sapeva la gente di sopra che volevo essere lasciato in pace!?
Spalancai la porta e cambiai colorito in rapida successione per due volte. “Che cosa stai facendo qui Potter?” Infierii su di lui con un'occhiata sospettosa, ma dannato ragazzo: non indietreggiò di paura e sostenne il mio sguardo con tutta la serietà del mondo.
“Mi permetterà di parlare o si limiterà solamente ad insultarmi?”
Il fegato che aveva quel ragazzo! Ma replicai che avrei trattenuto la mia lingua tagliente finché non fosse stato fuori dalla mia vista. La risposta mi parve abbastanza buona, perché sorrise risoluto e prese qualcosa da sotto il proprio mantello –Mi era sembrato che avesse un aspetto più rotondeggiante del solito- ed io feci immediatamente un balzo all'indietro.
“SANTA MADRE DI MERLINO!” Potter, per nulla scoraggiato dalla mia sonora esclamazione, si limitò a seguirmi nell'aula e chiuse la porta dietro di sè.
Ebbi la bacchetta puntata contro di lui in un attimo. Il mio braccio tremava; lo vide ma non fece commenti.
Lo scrutai guardingo mentre deponeva il serpente immobile sulla mia cattedra e si sedeva. Il suo dannato sguardo m'innervosiva.
“Non sono Voldemort, sa. Può abbassare la bacchetta.”
Parlò con calma, sorprendendomi. Ghignai, tentando di recuperare un po' della mia perduta dignità. “Allora che cos'è che hai sul braccio?”
Potter spostò per un momento lo sguardo sul proprio braccio. “Lei possiede frammenti di ricordi che non le sono propri, da quando l'ho spedita nell'ala dell'ospedale, giusto?”
Quello che disse mi fece sobbalzare e mi ricordai del perché la sua presenza mi infastidisse, prima di tutto. “Non è certo un tuo merito! Mi hai attaccato!”
Stavo rapidamente perdendo la pazienza ma quindi il ragazzo mi disse che avevo dato senza dubbio io inizio allo scontro, e lui si era difeso. Non volli ammetterlo ad alta voce, ma la bestiolina aveva ragione; mi ero spinto un po' troppo oltre quel giorno perché volevo assolutamente che al ragazzo andasse storto qualcosa.
Sospirai stancamente e mi sedetti sulla mia sedia. Lui occhieggiò senza espressione il mio bicchiere vuoto di whisky Incendiario, aspettando che fossi io a dire per primo qualcosa. “Perché sei qui? Che cos'è questo?” Dissi interrogativamente, puntando un dito pallido alla –cosa- sulla mia cattedra.
“Ho pensato che avrebbe potuto usare i suoi resti per le sue pozioni dato che già usa le uova dell'Ashwinder di Hagrid. Ad ogni modo, di sicuro le saranno utili la sua pelle e il suo veleno.”
L'aria pensierosa di Potter mi diede da pensare: non era affatto simile a suo padre. E come diamine faceva a sapere del serpente del fuoco di Hagrid?
“Ma prima di tutto come hai fatto ad ucciderla? Appartiene… Apparteneva al Signore Oscuro, deve aver avuto su di sè degli incantesimi protettivi.” Fu allora che poggiò il suo braccio tatuato sulla mia cattedra.
“E' qui che la mia Nagini entra in scena.”
‘La sua Nagini!’ Se fossi stato uno studente me ne sarei uscito con un echeggiante “E che c***o è?” Ma dato che non lo ero, optai per un ben dosato sguardaccio alla “Adesso-Spiegami-tutto”.
Nagini, vieni fuori per favore e non fare del male all'uomo di fronte a te.
Mi spostai all'indietro ed ebbi di nuovo la bacchetta in pugno quando il tatuaggio si mosse sul serio e fuoriuscì dal braccio di Potter.
‘IlragazzoèunRettilofono!IlragazzoèunRettilofono!!’ si srotolò ancora e ancora nella mia testa.
“Si sieda per favore, e metta la via la bacchetta. Le ho chiesto di non attaccarla, ma diventerà ostile se si sente minacciata, e anche di più se crede che io sia in pericolo.”
Non potevo credere a ciò che il ragazzo mi stava chiedendo, mentre occhieggiai all'esatta copia di Nagini che mi scrutava con intensità, quasi invitandomi a fare una mossa sbagliata. Non le diedi quella soddisfazione e misi via la bacchetta, tenendomela però vicino giusto in caso di bisogno.
“Bene. Ora, sanno già tutti che sono un Rettilofono, e non dovrà mantenere la riservatezza. Spero solo che non accada nulla di simile al mio secondo anno…” mormorò Potter sottovoce.
Lo pressai a continuare con un grugnito impaziente.
“D'accordo. Non le spiegherò tutto, ma durante l'ultima battaglia ho scoperto che Nagini era stata per tutto il tempo sotto l'influenza di Voldemort. Mi ha chiesto se poteva venire con me e io ho accettato, per quanto possa suonare bizzarro. quando le mie bacchette si sono unite in una, mi è apparso questo tatuaggio sul braccio.” Potter indicò il marchio nero sul suo avambraccio sinistro.
Non era un Marchio Oscuro, di quello ne ero sicuro, ma non mi riuscì di decifrare che tipo di linguaggio fosse. La mia curiosità ebbe la meglio e il ragazzo replicò che era Serpentese scritto. Il marchio voleva dire ‘serpente’, niente di più semplice.
Potter interruppe le mie riflessioni quando continuò. “Ogni volta che la mia Nagini è vicina sento del calore, ma non mi fa male. Sono quasi caduto in errore quando quella malvagia si è mostrata prima della mia ma il modo in cui parlava mi ha immediatamente messo in allerta. Mi lasci dire che ero davvero in una brutta situazione, fino a che la mia cara” carezzò il capo di Nagini amorosamente “è arrivata e ha minacciato quest'altra.” fece un cenno col capo verso il serpente morto con disgusto.
“Hanno iniziato a combattere ma poiché hanno la stessa forza, ho usato un momento di distrazione per pestarle la coda. Così c'è stato abbastanza tempo per la mia Nagini di strangolare l'altra. Ho lasciato Remus e Sirius nella Sala Grande a spiegare a Dumbledore come sono divenuto un Rettilofono, anche se solo a lui e agli insegnanti. Ho realmente bisogno di imparare a fidarmi di loro, se voglio che abbiano fiducia in me.”
Aprii la bocca ma il ragazzo mi bloccò con uno sguardo prima che potessi pronunciare una sola parola.
“Non ho mai desiderato essere famoso nel mio mondo.”
Sbattei le palpebre all'inaspettata affermazione.
“Famoso a causa di qualcosa di cui non possedevo nemmeno il ricordo; qualcosa che ho fatto quando avevo appena un anno. Voldemort giunse a Godric’s Hollow proprio come in questo mondo. Quello che li differenzia è che io sopravvissi e che l'Harry di qui non ci riuscì. Voldemort ha fatto qualcosa di diverso qui. Non ha tentato di uccidermi con...Beh, qui, mi ha ucciso strangolandomi.”
Supposi che questo voleva dire che qualunque cosa fosse accaduta nel suo mondo quando era un bambino, gli aveva procurato quella cicatrice maledetta sulla fronte. Non gli domandai quale fosse stata la maledizione che il Signore Oscuro gli aveva scagliato contro; per qualche motivo ebbi il presentimento che una domanda simile avrebbe oltrepassato i limiti del ragazzo e sarebbe equivalso ad un intrusione in ambito molto personale. “Perché hai deciso di dirmi tutto questo proprio adesso? Ho tentato più di una volta di ottenere da te queste informazioni con la forza.”
La luce negli occhi del ragazzo ebbe un guizzo. “Vero, è stato una PIAGA da quando sono arrivato qui.”
IL FEGATO DI QUEL RAGAZZINO!
Stavo per dargli una lezioncina, quando ridacchiò tristemente. “Ma suppongo che sapevo che avrei potuto fidarmi di lei ad ogni modo, se avessi avuto bisogno di aiuto. Nel mio mondo la nostra amicizia non si sviluppò fino alla fine del mio sesto anno. Ci punzecchiavamo e ostacolavamo l'un l'altro in continuazione. Lei tentava di subissarmi di punizioni alla minima mossa falsa durante le sue lezioni, favoriva gli Slytherin, era pungente, sarcastico e sempre sospettoso. Heh! Era un Mangiamorte… ma anche una spia.”
Il mio cuore fece un balzo: il ragazzo sapeva che avevo qualcosa di vile marchiato sul braccio sinistro. Perché mi sentii così soddisfatto quando riconobbe che ero una spia? Anche lui lo disse con una sorta d'orgoglio nella voce.
“Sa, non l'ho mai realmente odiata. Il modo in cui mi trattava, sì, ma non lei. Mi ha sempre trattato come se fossi un qualsiasi studente, non un ragazzo dorato messo su un piedistallo pronto per essere compatito. In realtà, è stato lei a insegnarmi l'Occlumanzia. Richiese molti sforzi, ma riuscii a padroneggiarla sotto la sua tutela al nostro secondo tentativo. Il primo durante il mio quinto anno… Non voglio parlarne.”
Rimasi sorpreso e credo che risultò evidente sulla mia faccia, perché il ragazzo sorrise. “Come siamo diventati… amici?” Chiesi con un po' d'insicurezza.
Potter rise, e quindi ghignò. “Suppongo che sia stato soltanto che ci siamo salvati l'un l'altro la pelle troppe volte.” Quindi mutò espressione. “Volevo anche parlarle della Wolfsbane. Avevo programmato di dirglielo, ad ogni modo. In realtà, non so il motivo per cui non sia riuscito a crearla qui. Credo che avere continuamente Voldemort attorno non le abbia concesso il tempo per finire la pozione.”
“Vuoi dire…?”
“Già. Fu lei ad inventare originariamente la Wolfsbane, e io l'ho perfezionata in modo che la trasformazione fosse meno dolorosa e il sapore meno repulsivo. Chi avrebbe mai potuto sapere che non avendo lei intorno, a fissare ogni movimento che facevo e standomi col fiato sul collo, avrei mostrato un qualche talento in Pozioni? Comunque, Difesa Contro le Arti Oscure è ancora la mia materia preferita. L'unica lezione in cui battevo Hermione e ne vado fiero, sebbene non fossi mai stato troppo lontano dal suo livello. Essere “educato” dai Dursley non aiutò quando entrai per la prima volta nel Mondo Magico.”
Fissai il muro dietro il ragazzo. ‘Stupidi babbani…’
Potter si alzò e si diresse alla porta. Il suo serpente era avvolto comodamente attorno alle sue spalle. Mi agitava ancora avere sotto gli occhi Nagini ma non lo diedi a vedere; dopotutto, la sua controparte aveva terrorizzato innumerevoli Mangiamorte su richiesta del suo Master. I nostri sguardi s'incrociarono prima che il ragazzo uscisse, e provai un'immenso sollievo in testa d'improvviso. Fui grato che avesse finalmente annullato l'influenza dei suoi ricordi nella mia mente e glielo dimostrai con un cenno del capo. Sì, avevo molto su cui riflettere.
Fine Flashback (Fine Severus POV)

Harry chiuse la porta e sospirò. ‘E' andata meglio di quanto mi aspettassi.’
Stava per risalire le scale in direzione della Sala Grande quando sentì alcuni rumori nell'ombra. I suoi occhi s'assottigliarono immediatamente e con un movimento del polso ebbe la bacchetta in mano. Si tese, aspettando un attacco che non venne mai. I suoi occhi rotearono di disappunto quando sentì ridolini e lievi sussurri; sapeva esattamente chi era.
“C'è una ragione per cui stareste nella parte del castello di Snape, Fred e George Weasley?” chiamò pigramente.
Il rumore cessò. “Come hai saputo che eravamo noi?” Fred, o era George? domandò curioso, una volta che furono fuori dalle ombre.
Harry sospirò. “Lo sapevo e basta. Perché siete qui? Lasciate in pace il povero Snape. Ha già avuto la sua razione di scherzi e gli basterà per una vita intera, e non sto parlando dei vostri. I Malandrini gliene giocarono uno pesante. Su, andiamo via da qui, fa freddo.”
Entrambi i rossi lo seguirono, occhieggiando il serpente silenzioso sulle sue spalle con cautela, ma non senza un certo interesse. “Che dici di te, Potter? Che facevi nell'aula di Snape?”
“Chiamatemi Harry. Abbiamo semplicemente sostenuto una conversazione mediamente lunga.”
“Di' un po'… che effetto fa parlare con i serpenti? Non ti spaventa?”
Harry guardò i gemelli e dedusse che fosse stato Fred a porgli la domanda. “Sono sorpreso che tu abbia avuto le pa**e di chiedermelo. So che chiunque altro mi svaluterebbe a causa di Nagini. Ma suppongo che fosse anche per questo che mi piacevate molto nell'altro mondo: non avevate mai paura di dire quello che vi passava per la testa.”
Entrambi i ragazzi arrossirono.
“A dire la verità, non ho saputo di essere un Rettilofono fino al mio secondo anno ad Hogwarts. Malfoy e io stavamo duellando quando lui usò un Serpensortia. Il serpente s'irritò quando Lockhart usò alcuni incantesimi ridicoli contro di lui e io gli dissi di trattenersi dall'attaccare. Fu allora che mi dissero che ero un Rettilofono e ci mancò poco che tutta la scuola mi linciasse per questo. Quest'abilità non sarebbe potuta venir fuori in un momento peggiore, perché la Camera dei Segreti era stata riaperta e i nati babbani venivano pietrificati. Stava diventando pericoloso ma in un modo o nell'altro me la cavai. Ginny venne quasi uccisa quel giorno.”
Fred e George lo guardarono con espressioni orripilate. “Non so che cosa sia la Camera dei Segreti, ma suona spaventoso. E hai detto Lockhart? Perché era qui?”
“Era il mio insegnate del secondo anno.”
“CHE?!” Entrambi i gemelli gridarono all'unisono.
“Non parlatemene. Il posto di Difesa era maledetto. Nessun insegnate di Difesa riusciva a rimanere per più di un anno; o si dimettevano, o impazzivano o si dimostravano semplicemente dei seguaci di Tom in incognito,” Harry mormorò cupamente, pensando a Quirrell.
“Che sfortunaccia, amico. Chi erano gli altri insegnanti?”
“Preferisco non parlarne… ma l'unico decente tra tutti fu Remus, al mio terzo anno.”
Gli occhi di Fred e George si sgranarono, attoniti. “Mr. Lupin è stato un insegnante, da solo, nel tuo mondo? E Mr. Black?” Entrambi sussultarono mentalmente quando gli occhi di Harry si scurirono e l'intero atteggiamento del ragazzo mutò drasticamente. “Scusa amico. Non volevamo offenderti o rievocare brutti ricordi.”
Harry sospirò. “No, sono io a scusarmi. Sebbene abbia imparato l'Occlumanzia ho ancora la tendenza a far sì che le emozioni abbiano la meglio su di me a volte, specialmente a proposito di Remus e Sirius. La vita non è stata proprio carina nei miei confronti e sono geloso di chiunque mi sia vicino. Sono Remus e Sirius che mi fanno sentire a casa qui, ed è naturale che abbassi le difese con loro.”
George annuì. “Possiamo capirti. Speriamo soltanto che ci considererai tuoi amici un giorno, come consideravi gli altri nel tuo mondo.”
Harry sorrise con aria complice quando ebbe un'idea, rendendo perplessi i due gemelli. “Siete già miei amici, ragazzi.” Harry frugò nella propria tasca e emise un piccolo suono di vittoria quando trovò quello che cercava. “Engorgio.”
Il minuscolo sacchetto s'ingrossò e Harry lo depose nelle mani dei gemelli stupefatti. “Che? Harry? che cos-”
“Ho fatto questo anche nel mio mondo. Devono esserci più o meno cinquecento galeoni qui. Dovrete iniziare con questi e avrete il resto quando potrò accedere alla Gringotts.Voglio che voi due mettiate su un negozio di scherzi e che vi mettiate in competizione con Zonko. Non pensate nemmeno a restituirmeli. consideratemi il vostro socio segreto e permettetemi di avere ogni nuovo prodotto che creerete.”
I rossi annuirono completamente stralunati. “Perché fai questo?” chiese Fred senza fiato, mentre suo fratello ancora occhieggiava incredulo il sacchetto.
Harry sorrise lievemente. “siamo nel mezzo di una guerra. Abbiamo feriti e morti ogni giorno. Il morale di tutti è a terra. Abbiamo bisogno di ridere di questi tempi; credetemi, lo so.”
La gente iniziava a fluire dalla Sala Grande, così Fred e George s'affrettarono a nascondere il grosso sacco.
“Un'ultima cosa ragazzi,” Harry sussurrò piano, così che nessuno potesse sentirlo, “non dite alla Signora Weasley chi vi ha dato quei soldi, o mi spellerà vivo.”
I gemelli ridacchiarono prima di dirigersi alla sala comune Gryffindor.
Harry sospirò quando ciò che aveva predetto accadde: le persone evitavano di guardarlo negli occhi e cercavano di non passargli vicino. Solo gli insegnanti gli dedicarono sguardi intensi; McGonagall sembrava essere sul punto di dissezionarlo e gli diede i brividi. Le indirizzò uno sguardo significativo e la donna arrossì d'imbarazzo.
Qualcuno gli diede un'amichevole pacca sulla schiena. “Non far caso a loro, Harry. Sono davvero di strette vedute.”
il ragazzo dagli occhi verdi dedicò ad entrambe le donne uno sgaurdo grato. “Grazie Rosmerta, Xiomara, ma credo che ci vorrà un po' di tempo prima che la gente mi accetti per quello che sono.”
“Dove vai Harry?” chiese Sirius quando il ragazzo iniziò a correre via.
“Ho solo bisogno di un po' d'aria Sirius. Non preoccuparti di me.”
L'Animagus stava per andargli dietro ma Remus gli mise una mano sulla spalla e scosse la testa tristemente. “Fermo. Credo che abbia bisogno di stare da solo per un po'.”
Sirius sospirò di frustrazione. “Spero solo che starà bene Remus.”
Il Licantropo sapeva che cosa stava passando il suo amico molto bene. “Lo so Sirius, lo so. E' prezioso, non è vero?”
“…Già… ma se continua a tenere sulle spalle ogni problema come fa adesso, si consumerà.”
………

Harry ebbe la sensazione come di essere seguito di nuovo, non appena s'incamminò nei pressi della Foresta Proibita. Si sedette: chiunque fosse non si preoccupava di nasconderlo. “Vieni fuori. So che mi stai seguendo,” ordinò con voce d'acciaio.
Qualche secondo dopo una piccola figura si fece avanti, o megliò rotolò, fuori dalla Foresta, sputacchiando scuse a dozzine e picchiando la testa sul terreno.
“Dobby!”
L'Elfo Domestico si bloccò nel bel mezzo di una scusa e sbattè le palpebre verso il ragazzo umano che appariva abbastanza scioccato dal vederlo. “Voi conoscete Dobby? avete mai visto Dobby prima?”
Harry s'irrigidì ma il suo cuore era ancora turbinante per aver visto un altro volto familiare. “E' una lunga storia Dobby. ma che cosa stai facendo qui?” Il ragazzo dagli occhi verdi non potè che sperare che Dobby non fosse là per spiarlo. Riemerse da quelle elucubrazioni per ascoltare la risposta del piccolo elfo; Dobby si guardava nervosamente attorno per andare a sbattere una volta ancora la testa contro un albero, prima di controllare di nuovo di qua e di là quasi cercando qualcosa e sbattere la testa ripetutamente.
“Cattivo Dobby! Cattivo Dobby! Se il Padrone sa che Dobby è qui, Dobby sarà punito a vita! Ma Dobby doveva venire! Già! Cose terribili! Cose terribili accadranno!” La creatura stava per sbattere di nuovo la testa ma Harry intervenne rapidamente.
“Fermati Dobby! Ti farai solo del male! Ora, suppongo che Lucius Malfoy sia il tuo padrone?”
Dobby emise un acuto lamento.
‘Credo che sia questa la mia risposta.’ Harry gemette nella propria testa.
L'elfo sembrava troppo terrorizzato per parlare, così Harry prese una delle sue ossute mani nella propria e portò Dobby verso la capanna di Hagrid dove avrebbero potuto parlare in relativa sicurezza. Gli occhi già enormi di Dobby si spalancarono all'inverosimile quando il ragazzo lo toccò. “Voi siete buono! Siete Harry Potter! Dobby ha sentito di Mister Harry Potter dal suo Padrone” gemito “che parlava di attacchi falliti.”
Dobby annuì. “Dobby ascolta, sì. Ma a Dobby non piace quello che sta succedendo, no.”
Harry sorrise dolcemente quando l'Elfo domestico iniziò a rantolare e a borbottare sottovoce; era una vista fin troppo familiare. Si sedettero sui gradini della casupola di Hagrid e Dobby divenne silenzioso. Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto sapeva che il suo amico sarebbe dovuto andar via presto o Malfoy avrebbe sospettato qualcosa.
“Dobby, perché sei qui? E' successo qualcosa?” carezzò la testa della creatura per calmarla.
“Beh… c'è un serpente sulle spalle di Mister Harry Potter?” domandò con visibile stupore e paura.
Harry rilasciò un sospiro. “Non cambiare argomento Dobby. Perché sei qui?”
“Hum…Dobby ha sentito… Dobby ha sentito quando il suo Padrone ha ricevuto strani ospiti nella sua casa. Gente cattiva. Cattiva! Dobby ha sentito che il Padrone stava progettando un altro attacco nella Foresta,” Dobby indicò la Foresta Proibita con una delle sue dita smagrite, “e che un animale avrebbe spiato ad Hogwarts.” Il lungo dito cambiò direzione e puntò sul castello.
“Un animale?” chiese Harry inquisitorio.
Dobby agitò la testa su e giù energeticamente. “Sì! Un ratto! Un ratto!”
Harry strinse le mani in due pugni stretti, facendo squittire Dobby. “Grazie Dobby,” disse a denti stretti, “Apprezzo grandemente quest'informazione. Ora, quando hai detto che avverrà il secondo attacco alla Foresta Proibita?”
“Dobby non lo sa. Dobby stava servendo al padrone e ai suoi ospiti delle bevande quando il Padrone si è arrabbiato e ha detto a Dobby di uscire. E' quello che Dobby ha fatto.”
Harry annuì con aria seria. “Grazie Dobby.”
L'Elfo Domestico saltellò su e giù e squittì eccitato. “Voi state ringraziando Dobby! Nessuno lo ha mai ringraziato finora! Voi siete buono! Davvero buono, Harry Potter signore!”
Harry diede una pacca sulla piccola schiena, ridacchiando al modo in cui Dobby parlava. “Puoi farmi un favore, Dobby?”
La creatura annuì fervidamente.
“Vedi questo serpente? C'è un modo per il quale potresti portarlo vicino alla mansione Riddle?”
“Sì! Dobby va lì ogni giorno con il suo Padrone! Dobby deve seguire ovunque il suo Padrone, per ordine del Padrone!”
Il ragazzo dagli occhi verdi annuì soddisfatto e prese Nagini fra le braccia. “Asscolta tessoro, ssei pronta per una misssione? Una misssione pericolossa?
Naturalmente. Credo di ssapere già che cossa vuoi che faccia.
Harry ghignò. “Bene. Ssspia il vecchio Voldy, lo farai? Agissci come agivi quando eri ssotto Imperiuss. Forsse potrai esssere capace di uccidere qualche Mangiamorte per ssuo ordine, o in ssegreto. Decima i ssuoi ranghi, d'accordo?
Nagini sibilò ed Harry lo tradusse come un suono di piacere. Porse il serpente a Dobby, che occhieggiò il rettile con occhi stralunati. Il Cobra avrebbe potuto arrotolarsi completamente attorno all'Elfo Domestico per strangolarlo ma non passò mai per la mente di Dobby. Non parve accorgersi nemmeno dell'abilità di Rettilofono di Harry.
“Dobby va adesso, prima che il padrone sappia che Dobby non c'è. Dobby proverà a tornare per far visita a Mister Harry Potter, comunque.”
Dopo qualche minuto Harry realizzò una cosa.
“…Non posso credere che Dobby abbia fatto una cosa del genere a Malfoy!**” esclamò attonito Harry.
Si diresse nuovamente verso Hogwarts dopo alcuni momenti di silenzio e quasi corse addosso a Sirius che sembrava stesse dando alcune direttive su come duellare con i Mangiamorte a qualche studente Ravenclaw, Gryffindor e Slytherin. “Oi Harry! C'è qualcosa che non va?” chiese preoccupato l'Animagus quando il suo Figlioccio non gli dedicò nemmeno uno sguardo.
Gli studenti rimasero silenziosi quando il ragazzo non rispose neanche e iniziò a salire in fretta le scale. Moody, che aveva ascoltato le parole di Black assieme ad alcuni Auror, puntò improvvisamente la bacchetta contro il ragazzo. “Diffindo!”
L'incantesimo lacerante sfrecciò verso il ragazzo dagli occhi verdi ma Harry lo aveva percepito senza voltarsi. ‘Dannazione! Non ho tempo per questo! Devo fare in fretta, prima che Wormtail acquisisca informazioni importanti!’
“Praemunitio! Furnunculus!” Harry non aspettò neanche di vedere se i suoi incantesimi avrebbero colto nel segno e corse via.
Moody balzò via giusto in tempo e rilasciò un urletto; non gradiva avere pustole su tutto il corpo. Il vecchio Auror ridacchiò alle facce scioccate di Sirius e Remus.
“Perché lo hai attaccato?!” Black sembrava furioso ma Alastor lo zittì. “Volevo solo vedere se era pronto. Il monello ha dei maledetti riflessi eccellenti.”
Sirius si raddrizzò tutto orgoglioso. “E' ovvio che sia forte. E' un Potter, dopotutto.”
Remus ridacchiò quietamente, in disparte, dell'atteggiamento del suo amico. “Parli come se fosse tuo figlio, Padfoot.”
“… Lo vorrei…”
………

“Perché l'ho lasciata qui?”
Harry aprì il proprio baule*** e prese la Mappa del Malandrino con espressione tesa. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” toccò la mappa con la bacchetta. “Trova Peter Pettigrew.” La massa di puntini rossi scomparve finché non ne rimase uno solo. “Eccoti qua piccolo traditore. Adesso, vediamo… Trova Mrs. Norris e Filch.”
Filch non era assieme al suo prezioso animaletto, fortunatamente. Harry voleva che Wormtail avesse da temere per la sua vita, prima di divertirsi col roditore. Corse fuori dai propri alloggi con la mappa in mano e seguì le tracce del gatto fin su al quarto piano. Si stava leccando gli artigli e soffiava contro degli studenti che passavano, spaventandoli prima che Filch avesse il tempo di venir fuori e spaventarli ancora di più.
“Mrs. Norris?”
Il gatto gli soffiò contro ostilmente.
Harry fece una smorfia. Era certo che potesse capire tutto ciò che dicevano gli umani, eppure si sentiva molto stupido a fare una cosa del genere. “Mrs. Norris, c'è un ratto nella scuola. Un ratto molto infido, un piccolo vile bastardo. credo che faresti un gran piacere a Mr. Filch se lo catturassi.”
Le orecchie del gatto si drizzarono e fissò Harry come se stesse valutando delle opzioni. alla fine, si alzò pigramente e si stiracchiò, mostrando i denti appuntiti e gli artigli affilati.
“Il ratto è al secondo piano,” aggiunse, per precisare.
Mrs. Norris si leccò le labbra prima di balzare via a cacciare la propria preda. Harry guardò la Mappa del Malandrino e seguì rapidamente il gatto prima che Filch si mostrasse dal corridoio. Venti lunghi minuti dopo e molti soffi, corse e ingiurie dopo, Mrs. Norris aveva finalmente catturato Wormtail nella sua presa.
Harry ridacchiò sadicamente non appena il roditore iniziò a squittire dal terrore e provò a sfuggire ai denti puntuti che gli si avvicinavano.
“Mrs. Norris? Dove sei dolcezza?”
Harry fece un balzo e utilizzò il momento di disattenzione del gatto per acchiappare il ratto e correre via con esso, con la delusione del felino. Se ne dimenticò presto, comunque, quando Filch la raggiunse e si chinò per accarezzarla. “Dove sei stata, animaletto mio? Non c'è nessuno da spaventare su questo piano, andiamo al quinto.” ricevette un miagolio in replica.
………

Era di nuovo il terzo anno, allora. Solo che adesso non sarebbe stato così indulgente e non era nella Stamberga Strillante con l'immagine terrorizzante di Sirius Black tornata allo stato di quel tempo.
Sirius Black.
Remus Lupin.
Erano morti ora e tutto era iniziato con Peter Pettigrew nel momento in cui li aveva traditi.
Era stato a causa sua il fatto che lui non avesse avuto dei genitori.
Era stato a causa sua il fatto che Sirius fosse stato ingiustamente accusato e spedito ad Azkaban.
Era stato a causa sua il fatto che Remus avesse vissuto isolato dalla società.
Era stato a causa sua che Voldemort era risorto.
Harry non vedeva alcuna differenza tra il suo Peter e l'altro di fronte a lui. Per lui era ancora lo stesso uomo ma senza una mano d'argento.
Non appena l'incantesimo rivelatore colpì Wormtail, Peter gli apparve invaso dal panico prima che si gettasse letteralmente ai piedi di Harry provando a toccargli il mantello. “Harry! Harry! Assomigli così tanto a tuo pad-”
“PETRIFICUS TOTALUS! SILENCIO!” Dopo aver pietrificato l'intero corpo -fermandolo e azzittendolo prima che aggravasse le proprie condizioni, Harry puntò la bacchetta verso la porta del bagno di Moaning Myrtle dove si trovavano in quel momento.
Era perfetto: nessuno sarebbe mai venuto là ad ogni modo.
“COLLOPORTUS! IMPERTURBATUS!”
Gli occhi di Pettigrew rotearono selvaggiamente nelle orbite quando la sua unica via di fuga venne bloccata e sottoposta ad un incantesimo anti-origliamento. il ragazzo dagli occhi verdi sorrise sinistramente e aggiunse un fascino di silenzio forte abbastanza da coprire l'intera stanza.
Gli occhi di Peter iniziarono a farsi lucidi.
“Oh ssssì, Wormtail,” Harry mormorò con perverso piacere, i suoi occhi verdi che scintillarono significativamente.
Moaning Myrtle non si vedeva da nessuna parte.
“Sai che sto per divertirmi con te, vero? Posso sentire l'odore della tua paura da qui; è così denso che posso assaporarlo.”
Harry rabbrividì.
“Sto per farti provare tutto ciò che ho provato da quando hai dato via a quest'abominio. Nessuno potrà aiutarti ora. Sto per. Farti. Gridare.” Harry fece una smorfia cupa rilasciando i due incantesimi posti sulla sua vittima.
Peter cadde sul pavimento e iniziò a piangere pateticamente. “Harry! Harry! Mi ha costretto a farlo! No! Harry! Tuo padre non avrebbe mai-”
“Non sono affatto simile a mio padre. Chiediti come mai, perché non ci pensi? E non sono nemmeno come Voldemort.”
Peter sobbalzò al nome.
“Non sono misericordioso quanto quel bastardo.”
Gli occhi lucidi di Wormtail si sgranarono e provò a trasformarsi nella sua controparte Animagus, senza successo. Potter considerava il suo Lord misericordioso? Non suonava bene. L'ex-Malandrino singhiozzò e pianse, indietreggiando finché la schiena non gli cozzò contro uno dei cubicoli.
‘Perché non riesco a-’
“Trasformarti?” Harry ghignò quando l'uomo squittì. “Come faccio a leggerti nella mente? Mio non-così-caro Pettigrew, stai formulando pensieri così rimbombanti che non devo nemmeno usare la mia abilità di Legilimens per sapere che cosa ti passa per la testa. Ma posso usarla deliberatamente per confonderti la mente e bloccare la tua abilità di trasformarti. La chiamano magia, Pettigrew, e tu stai per sperimentarla fino a che mi supplicherai di limitarmi ad ucciderti. Vedi, Tom non è il solo a non farsi scrupoli ad usare un Imperdonabile contro i suoi nemici. CRUCIO!
“AAAAAARRRRGH!”
Qualsiasi persona normale avrebbe trovato una tale vista priva di attrattiva e innecessaria, ma per Harry, che osservava l'uomo contorcersi in agonia e gridarsi la gola provando a supplicare per il suo perdono, di tutte le cose per cui supplicare, era uno degli spettacoli più entusiasmanti da vedere.
Anche se guardare non era ancora abbastanza.
In quella stanza sbarrata e silenziata si lasciò andare. In quella stanza sbarrata e silenziata lasciò che le sue emozioni prendessero totalmente il controllo delle sue azioni. Uno dopo l'altro, incantesimi oscuri colpirono Wormtail. Maledizioni Laceranti, maledizioni che infliggevano insopportabili dolori al cuore… dovette usare tutto il proprio autocontrollo per non usare un Malocchio Eviscerante; Harry semplicemente non se la sarebbe sentita di ripulire tutto dalle sue budella, dopo una mossa del genere.
Usò il Serpensortia, ad ogni modo, e ordinò ai serpenti di morderlo più volte. Infettò la vista di Wormtail con un incantesimo Conjunctivitus così potente che Harry fu certo che l'ometto dagli occhi acquosi non avrebbe visto mai più. Non importava affatto ad Harry. Pettigrew non meritava di vedere Sirius o Remus o anche lui, per quel che contava. Non meritava di vedere tutto quello che lui aveva così vilmente abbandonato per servire Tom Marvolo Riddle.
Quando fu finalmente soddisfatto incatenò il traditore al muro, solo nel caso -di cui dubitava- in cui Pettigrew si sarebbe svegliato presto. L'uomo era del tutto privo di sensi, una massa sanguinante, e lasciò una strana sensazione di soddisfazione in Harry. “Stai lì Wormy. Tornerò presto,” disse Harry con sarcasmo mentre toglieva gli incantesimi dalla porta.
Quale fu la sua sorpresa quando vi trovò qualcuno proprio dietro, una mano pronta a bussare. “Dudley! Che diamine stai facendo qui?”
Il ragazzo grassoccio sobbalzò e abbassò rapidamente la mano. “Io-Io… Hey! Sei quel ragazzo che abbiamo visto nell'ufficio del vecchio!”
Harry roteò gli occhi. “Eccellenti doti di osservazione Dudduccio. Ora puoi dirmi che cosa stai combinando qua? Mi stavo domandando dove vi avesse messo a stare Dumbledore.”
Dudley lo guardò duramente ma non fece alcun effetto sul ragazzo dagli occhi verdi. “come mi hai chiamato? Come conosci quell'orribile soprannome? Voglio solo andare in bagno! Hey! Che cos'è quello che hai sui tuoi strani vestiti?”
Dudley provò a toccarlo ma Harry ringhiò e si mosse per prendere la bacchetta. I suoi strani vestiti, come suo cugino li aveva incantevolmente chiamati, erano coperti di sangue.
Il Mago ghignò di superiorità e tentò di bloccare l'accesso ai bagni dagli occhi sbircianti di Dudley. “Sai che questo è un bagno per le ragazze, giusto?” gli chiese pigramente.
“Torniamo a te. Che facevi qui? che stai cercando di nascondere?”
Ah.
Dudley: uno, Harry: zero.
Con un'alzata di spalle il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto fece passare suo cugino. La vista che lo accolse lo fece strombazzare come un elefante nel panico. “QUELL'UOMO E' FERITO!” stava per chinarsi sull'uomo incosciente quando una mano lo fermò.
“Lascialo là. Ha avuto quello che si meritava. Stavo per chiamare qualcuno che si 'prendesse cura' di lui. Una simpatica cella ad Azkaban sarebbe stata adatta ma sfortunatamente i Dissennatori non si stanno mostrando troppo cooperativi di questi tempi.”
“TU GLI HAI FATTO QUESTO? SEI UN MOSTRO!” gridò Dudley e distolse lo sguardo da tutto il sangue e i grumi; l'odore stava iniziando a dargli la nausea.
Harry ghignò e forzò la faccia tremante di suo cugino a stare a qualche centimetro dalla propria. “Ascolta –Dudduccio- perché non mi ripeterò. Quell'uomo è un evaso ed è stato accusato di omicidio. Vuoi sapere come facevo a conoscere il soprannome che ti ha dato tua madre? E' semplice: sono tuo cugino.”
Dudley fece una smorfia. “Non ho nessun cugino da parte di mia madre.”
“Naturalmente, poiché quel RATTO è una delle principali ragioni per cui tua madre non ha più una sorella.”
Dudley gli scoccò un'occhiata perplessa e parve contemplare l'idea. “Mamma non mi ha mai parlato di una sorella prima. Credevo che fosse figlia unica.”
Harry spinse Dudley da dietro così che potessero uscire da lì e trovare un adulto che fosse un membro dell'Ordine. “Ovvio che non ti abbia mai parlato di Lily. Era una strega e Petunia odia qualunque cosa abbia a che fare con il mondo magico. Chiamala gelosia. Non sono sorpreso del fatto che Vernon lo odi, perché Vernon odia qualsiasi cosa che non risulti normale ai suoi occhi ma tu? Che cosa abbiamo fatto per farci chiamare mostri da te?”
Dudley deglutì. “Mamma e papà mi hanno detto che non siete buoni. E' la vostra razza che ha ucciso tutti a Privet Drive, ricordi?”
“Starai ad ascoltare tutto quelllo che ti dicono mammina e papino per il resto della tua vita, Dudduccio?” Harry lo derise. “Avanti, so che puoi fare di meglio. Tu e Piers non avete mai avuto belle amicizie e so che nascondevate i pacchetti di sigarette nel retro delle mutande.”
Gli occhi di Dudley si sgranarono.
“E TU devi ricordarti che se siete ancora vivi oggi è grazie a me e agli Auror che vi hanno portati qui quel giorno. Ti basta stare lontano dal vecchio Voldy e i suoi Mangiucchia Morte… e i Dissennatori.”
“Il chi e i che?”
“Lunga storia,” mormorò il ragazzo dagli occhi verdi, i quali si illuminarono di gioia sadica quando scorsero Alastor Moody. “Malocchio!” Harry agitò una mano per fargli cenno di avvicinarsi mentre Dudley –tentava- di nascondersi dietro il suo 'nuovo' cugino. “Non farlo venire! E' mostruoso! Guardagli l'occhio! E la gamba!”
Harry roteò gli occhi una volta ancora alle strette vedute di suo cugino. Alastor si fermò davanti a lui e il suo occhio magico rimase fisso su Dudley mentre parlava come se stesse divertendosi a spaventare il povero babbano. “Che cosa vuoi Potter?”
“Ho un regalo per te. Non è in ottime condizioni, ma non c'è possibilità di rimborso. Credo che comunque ti piacerà.”
L'occhio magico di Moody roteò e si concentrò unicamente su Harry. Dopo qualche minuto di riflessione, l'uomo annuì. “fammi strada.”
Il tragitto fino al secondo piano fu silenzioso, l'unico suono intermittente fu quello della gamba di legno di Moody che batteva sul pavimento con ritmo cadenzato. Dudley si guardava attorno nervosamente e sobbalzava ogni volta che un ritratto salutava i maghi. Fece ridacchiare Harry e Alastor quando il Barone Sanguinario volò dritto attraverso di lui, cosa che face squittire il ragazzo grassoccio come un suino.
Harry aprì la porta del bagno e mise da parte Myrtle; il fantasma borbottava qualcosa a proposito di orrendi uomini moribondi nel suo bagno, ma quando vide Harry un sorriso le illuminò il volto e lo salutò con la mano prima di fare un tuffo in un cubicolo.
Alastor Moody si fece strada nella stanza, ma gelò dallo shock quando finalmente si accorse del rivoletto di sangue che proveniva da un corpo molto familiare. Sollevò un sopracciglio in direzione di Harry ma il ragazzo si strinse nelle spalle, facendo sì che anche l'Auror facesse spallucce e ghignasse. “Bene, bene, bene! Che cosa abbiamo qui?”

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* ... Per tutti coloro che se lo fossero sempre domandato (e vi assicuro che anch'io che adoro l'inglese ci ho messo un po' per arrivarci, quando ero nuova a bazzicare per fanfiction) la simpatica sigla POV sta per 'Point Of View', cioè 'Punto Di Vista', il che vuol dire che cambia la voce narrante. In questo caso, il Narratore passa da onnisciente ed esterno alla storia ad, appunto, Severus, perciò vedremo e sentiremo gli eventi dalla sua prospettiva. Spiacente per quelli che già lo sapevano, se vi ho fatto perdere tempo a scendere alle note... ma se ripenso alla mia vecchia me, un appunto così mi avrebbe fatto sorridere e sbattere la mano sulla fronte con un gran << A-ahhhhh!!! Ecco!! >> ..

** Non sono riuscita a capire l'espressione :( . . . . [ I can’t believe Dobby just pulled a Kreacher on Malfoy! ]

*** baule che, non si sa da quando, possiede certamente nei propri alloggi



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Capitolo 25
*** cap. 25 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 25: [Trust -part 1-] Fiducia -prima parte-
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“E' davvero in brutte condizioni. Ho il sospetto che abbia qualcosa a che fare con te,” Moody disse infine, non appena terminò la propria ispezione sul preferito numero uno di Voldemort. Il vecchio Auror scoccò al ragazzo uno sguardo sospettoso quando notò una traccia di magia oscura su Wormtail ma rimase in silenzio.
Dumbledore, ad ogni modo, non avrebbe lasciato perdere quando l'avrebbe trovata.
‘Il ragazzo è grande abbastanza da sapere ciò che vuole. Albus non ha neanche un briciolo di potere su di lui. Non sa abbastanza di Potter per giudicarlo o condannarlo e dubito che il ragazzino se ne preoccuperebbe comunque. Basta che Black e Lupin siano dalla sua parte, e gli basta.’
Dopo aver riportato Dudley di nuovo ai suoi alloggi, in cui stava con i suoi genitori, Harry e Alastor si diressero all'Infermeria; Pettigrew stava levitando dietro di loro con l'aiuto dell'incantesimo Mobilicorpus usato da Moody.
Le persone che incrociarono per i corridoi fissavano la strana coppia, ma soprattutto Harry. Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto ghignò; praticare un incantesimo di non rintracciamento sul traditore era stata un'idea particolarmente brillante.
“Andrò in cerca di Dumbledore e proverò a prepararlo mentalmente… sebbene non sono sicuro che lasciarti da solo con Pettigrew sia una così buona idea,” mormorò il vecchio.
“Non preoccuparti, la mia rabbia è stata ben sfogata. Puoi riportare anche Sirius e Remus con te? Tutto ciò è affar loro più che di Dumbledore.”
Moody grugnì e uscì. Harry marciò verso una delle finestre e abbassò lo sguardo al campo di Quidditch.
C'era sole oggi, ma l'atmosfera gravava opprimente; ogni cosa era surreale –niente vento, e di certo nessuna risata di ragazzi. Quella che poteva essere una fantastica giornata per un incontro di Quidditch era divenuta tale da dare l'impressione che stesse arrivando il Giorno del Giudizio.
Harry si sentì in colpa per aver usato l'Imperdonabile, ma un ulteriore sguardo al traditore fu abbastanza per fargli cambiare opinione. Wormtail aveva avuto solo un assaggio della sua stessa medicina e non aveva nemmeno mantenuto attivo l'incantesimo tanto a lungo da dargli danni permanenti. ‘Forse mi ha fatto sembrare Voldemort per un momento, ma dannazione, è stato appagante.’
I movimenti e il baccano fuori dalla porta dell'Infermeria lo fecero riemergere dai suoi pensieri e innalzare la sua barriera mentale. Il primo che apparve fu, ovviamente, Madama Pomfrey e le parole dell'infermiera le morirono in gola quando vide Pettigrew.
Strillò di spavento, esitò e quindi si avvicinò lentamente all'uomo ferito sul letto ricordando a se stessa che, da MediMaga, aveva il dovere di prendersi cura dei suoi pazienti senza curarsi di chi fossero o di che cosa avessero fatto.
La persona successiva a farsi avanti fu Albus Dumbledore –con un'espressione piuttosto seria stampata in volto- e lo seguirono subito dopo Sirius, Remus e Malocchio Moody. I due Malandrini rimasti fedeli gelarono alla vista di Peter e Albus esplose. “CHE COSA E' SUCCESSO!?” Gracchiò, prendendo una caramella al limone dalla tasca e cominciando a succhiarla furiosamente. Il suo vecchio volto da livido si fece calmo, ma non smise di fare smorfie di disapprovazione verso il ragazzo incauto.
Poppy mormorò un'ultimo incantesimo medicamentoso e si sedette stancamente. “Ugh! Gravi lacerazioni, un attacco di cuore, anche gli occhi sono stati danneggiati. Quello che è peggio è che ha subito diversi Cruciatus, ma solo per un breve lasso di tempo; non gli daranno conseguenze nel futuro.”
“Sfortunatamente” Sirius mugugnò mentre Remus annuì al commento dell'amico.
“Chi gli ha fatto questo? Voldemort si è stancato di lui?” chiese il Licantropo occhieggiando allarmato la figura ancora incosciente.
Malocchio allungò uno sguardo ad Harry e Remus lo vide. “Che? Harry!”
Gli occhi di tutti si trasferirono addosso al calmo ragazzo dagli occhi verdi. Albus fece un passo in avanti quando “Haaaarrrryyyy!” Sirius nitrì all'improvviso, “Volevo essere io a dargli una lezione!”
Inutile dire che infranse del tutto l'atmosfera cupa. Harry scoccò un unico sguardo al suo padrino. “Scusa Sirius.”
“E' meglio che tu sia seriamente dispiaciuto! Reclamo i miei diritti su Bellatrix, a questo punto!”
Il ragazzo ghignò. “Come desideri.”
Albus osservò lo scambio di opinioni e li fissò entrambi. “Sirius Black! Mi vergogno di te! Come puoi incoraggiare il tuo Figlioccio, IL FIGLIO DI JAMES, ad usare un Imperdonabile! E' !.. Beh, è imperdonabile! Quante volte ne hai fatto uso Harry? E' un attacco grave! Se quest'informazione raggiunge orecchie pubbliche… sono così deluso! Dovresti essere mandato ad Azkaban per questo se non fosse per il fatto che non è più in servizio-”
“PER L'APPUNTO!” scattò Harry.
“Questa è guerra! Se credete che vinceremo con Avis o con degli incantesimi del solletico non resterete vivi fino alla fine! So che cosa la guerra fa e non giustifica nessuno. Dovrete chiedere ai ragazzi di combattere.”
Sirius sospirò, mentre Dumbledore si rifiutò di rispondere. “Harry, abbiamo insegnato loro la Difesa ma non a questi livelli.”
Harry fece una smorfia. “Volete dire che Tom è rimasto in vita per tutti questi anni e non avete mai ritenuto opportuno istruirli meglio?”
I Malandrini gli rivolsero sguardi vergognosi. “abbiamo parlato degli Imperodnabili ma questo è tutto. Non li hanno mai visti, eccezion fatta per coloro che ne sono stati vittima. Albus non voleva che includessimo alcuna trattazione oscura nel nostro programma,” concluse Remus con uno sguardo indignato rivolto al Preside dall'aria rigida.
“Non posso crederci,” mormorò Harry sottovoce. “neanche l'Incanto Patronus?”
Albus scosse la testa e gli rivolse uno sguardo sorpreso. “Il Patronus! Nessuno sarebbe stato capace di immaginare che i Dissennatori avrebbero abbandonato Azkaban per unirsi al signore Oscuro. E ad ogni modo, il Patronus è di livello Auror. Nessuno studente, Miss Granger inclusa, sarebbe capace di produrlo.”
“Pfft! Non ci vuole di certo Trelawney per prevederlo! E vi siete maledettamente assicurati che nessuno fosse capace di farlo,” sussurrò indignato il ragazzo. “Dannazione! Sono riuscito a padroneggiarlo al mio terzo anno! Ho messo fuori combattimento un Troll di montagna al mio primo anno! Non avete neanche la minina fiducia nei vostri studenti?”
Albus aprì la bocca e la richiuse con un udibile snap quando non riuscì a trovare una replica.
Harry sospirò profondamente e sedette. “Così, per riassumere, non siete abbastanza preparati per questa guerra. Vero che ci sono centinaia di adulti qui, ma alcuni di loro non hanno mai neanche sperimentato metà degli incantesimi che conosco. Gli studenti sarebbero obiettivi facili nella scuola. Voldemort ha centinaia di Dissennatori, Mangiamorte, serpenti e probabilmente qualche Licantropo. D'accordo, forse la battaglia non sarà di luna piena, ma i Licantropi, anche se in forma umana, sono più forti e hanno delle effettive capacità di rigenerazione. Guardate anche solo Remus!”
Harry indicò l'imbarazzato Remus e Dumbledore ebbe la decenza di apparire abbattuto. Il ragazzo dai capelli scuri roteò gli occhi stanchi verso il cielo e quindi si prese la faccia tra le mani. “Ha realmente sconfitto Grindelwald?”
Albus aprì la bocca per rispondere ma fece una smorfia e la chiuse quando capì che era una domanda retorica. “Ho combattuto contro di lui ma è stato in un regolare duello, non nel mezzo di una guerra. Le circostanze ora sono diverse da allora.”
“siete solo fortunati che IO sia preparato.”
“Che vuoi dire?”
Un gemito interruppe la risposta di Harry e tutte le teste scattarono verso Wormtail. “Ugh! Dove sono?” chiese impaurito mentre si guardava attorno e sbatteva le palpebre in tutte le direzioni. “Dove sono!?”
Madama Pomfrey fece un smorfia, catturò la faccia dell'uomo fra le mani e gli ispezionò gli occhi. “Pettigrew è cieco.”
L'uomo sobbalzò al riconoscere la voce di Poppy.
“Um…Oops?” Harry offrì come scusa insincera.
Il Preside trovò il coraggio di scoccare ad Harry un'occhiata penetrante, ma quando il suo scopo non venne raggiunto si rivolse a Peter che era tenuto inchiodato al letto da Alastor. “Sai dove ti trovi, Mister Pettigrew?” chiese rigidamente.
Il prigioniero gemette.
“Oh, sa dove si trova, bene. La vera domanda è: sai chi si trova in questa stanza con te?”
quando udì la voce minacciosa di Sirius, Pettigrew divenne improvvisamente terreo e iniziò a piagnucolare e a balbettare incomprensibilmente.
SLAP!
Peter si zittì quando Sirius lo schiaffeggiò. “Finalmente!” L'Animagus rilasciò un lungo sospiro.
Remus ridacchiò. “hai desiderato farlo per un bel po', non è vero?”
Sirius si fece scrocchiare le nocche pericolosamente. “Tra le altre cose. Hey Poppy? Puoi curare la sua vista o la sua cecità è permanente?”
Anche Wormtail aspettò avidamente la risposta, mentre la MediMaga mormorava un potente incantesimo di guarigione oculare. “Nessuna speranza. Il danno è permanente.” alzò lo sguardo ad Harry con disapprovazione mentre Peter iniziava a singhiozzare.
“NOOO! C-Che cosa dirà il Master!”
Remus colpì rudemente la nuca di Peter e Malocchio gli rispose: “Se io fossi in te sarei più preoccupato di noi che del tuo –Master-,” ringhiò sdegnoso. Fece oggetto l'uomo di un incantesimo del sonno, e così Wormtail ricadde sul letto.
“che cosa faremo con lui?” Tutti guardarono il Licantropo, e quindi l'uomo in questione.
“Possiamo sempre tentare di estorcergli qualche informazione, ma dubito che coopererà,” suggerì Albus con un pesante sospiro.
Harry sbuffò. “Non funzionerebbe. Avreste bisogno di un siero della verità o la versione più potente: Veritaserum. La Legilimanzia dovrebbe funzionare ma non credo che Wormy abbia tante informazione da darci,”
“Um Harry? Per usare la Legilimanzia ci sarebbe bidogno del contatto visivo con la vittima, giusto? Wormtail non vedrà mai più,” ragionò Sirius.
Il suo Figlioccio ghignò. “Quella è la Legilimanzia per principianti. Posso farla senza guardare ma se non mi credete potete sempre chiedere a Snape. Sono sicuro che sarà entusiasmato dal poter aiutare. So che non mi sarà utile nulla di ciò che dirà ad ogni modo.”
‘…Perché Nagini sta probabilmente facendo un lavoro favoloso al pazzo Voldy in questo momento…’ finì mentalmente.
Albus scosse la testa negativamente. “Proveremo prima il siero della verità.”
Harry grugnì. “Infermiera guastafeste,” mormorò sottovoce, e quindi sollevò la testa per incrociare lo sguardo del vecchio. “Se non avete più bisogno di me, vado. Ho ancora molte cose da fare.”
Il Preside sbarrò rapidamente la porta con un incantesimo prima che Harry potesse anche solo allontanarsi d'un passo. “Aspetta un minuto giovanotto! Non crederai di passarla liscia dopo aver usato un Imperdonabile!” la schiena di Albus si raddrizzò in una postura imponente e magia iniziò a farsi precepibile attorno a lui, facendo ricordare ad Harry quanto realmente fosse potente Dumbledore.
Ad ogni modo, anche lui aveva un asso nella manica così non indietreggiò come fecero gli altri. “E che cosa vuol farmi? Mettermi in punizione?” Sghignazzò al pensiero. “Non ha alcuna giurisdizione su di me.”
“questo è il motivo per cui potrei attaccarti se ce ne fosse bisogno.”
“Davvero attaccherebbe il Prescelto?” domandò Harry rigido; non gli piaceva quella descrizione del suo –ruolo- ma fermò Albus dal rispondergli con una replica bellicosa.
Tutti poterono avvertire un tono d'avvertimento nella voce del più giovane, ed entrambi gli uomini si fissarono per una buona manciata di minuti fino a che Harry ghignò e usò il controincantesimo sulla porta senza bacchetta.
La risposta negli occhi di Albus era evidente.
“E' quello che pensavo. Dovrebbe davvero iniziare a fidarsi di me, Dumbledore. Il Rispetto si guadagna, non viene offerto gratuitamente. Sono stanco di discutere con lei in questo modo. Ora se vorrete scusarmi.”
Sirius e Remus lo seguirono.
“Dovresti sul serio lasciarlo in pace, oppure permettergli di mettere in atto i suoi piani invece di ossessionarlo e cercare costantemente di avere il controllo su di lui.” Alastor lasciò la stanza.
Poppy osservò il proprio vecchio amico pazientemente. “Lascerò che decida tu che cosa fare di Mr. Pettigrew, Albus. Sebbene so che non dovrei ragionare così, ti dirò ciò che penso: quell'-uomo- si è meritato tutto ciò che il figlio di James e Lily gli ha fatto. E sono sicura che una parte di te, per quanto ti nausei ammetterlo, è d'accordo con me.”
Dumbledore si avvicinò alla stessa finestra attraverso la quale stava guardando Harry prima che entrassero. “Tutto è cambiato da quando Harry è arrivato qui. Tutto avviene ad una rapidità impressionante. Voldemort ha agito più in fretta dell'usuale quando probabilmente avrebbe potuto ancora starsene nascosto nelle tenebre prima di mostrarsi. Non posso più ignorarlo: Harry Potter ha destato paura, o perlomeno apprensione, nel cuore nero di Voldemort, se quell'uomo non può più aspettare.”
Albus sospirò. “Credo che dovrò lasciargli fare ciò che vuole fino a che questa guerra non finirà. Gli concederò il beneficio del dubbio.”
Poppy sorrise lievemente in risposta.
………

L'Auror Whitcombe era di guardia con Arthur Weasley e stava pattugliando i margini della Foresta Proibita quando iniziò a rabbrividire. Gli occhi marroni dell'uomo si spalancarono dalla comprensione e si mise pronto con la bacchetta. “Expecto Patronum!”
Un bisonte argentato spuntò fuori all'improvviso e mise in allarme Arthur che, da parte propria, brandì la bacchetta e gridò l'incantesimo. Una volpe si aggiunse al bisonte, ma anche assieme, stavano già iniziando a perdere consistenza; il suolo e gli alberi iniziavano a ricoprirsi di brina nella foresta oscura e il gelo si diffondeva…veloce.
Whitcombe grugnì, esausto, e si voltò verso il proprio compagno. “Arthur! Torna ad Hogwarts e allerta gli altri! VAI! Proverò a trattenerli qui! Fa' in fretta! E non guardarti indietro!”
Arthur fece un passo indietro e s'irrigidì “M-ma poi tu come-”
“VA'!”
L'uomo dai capelli rossi deglutì e corse via. Tra gli alberi, gli stridenti strilli dei Dissennatori echeggiarono inquietanti e Arthur disobbedì all'ordine di non guardarsi indietro… giusto in tempo per vedere il prorpio amico che scivolava a terra e subiva il risucchio dell'anima.
“M**DA! Whitcombe!” Arthur ricacciò indietro le lacrime di disgusto e impotenza e corse più in fretta che poteva per allertare gli abitanti del castello così da evitare morti ulteriori.
In molti gelarono o strillarono di paura quando le porte vennero spalancate con uno scoppio. “Dissennatori! Vicino la Foresta Proibita! Dov'è Dumbledore?”
Ron e il resto dei suoi fratelli e sorella, assieme a Molly, corsero verso Arthur e lo aiutarono a stare in piedi; la faccia dell'uomo era pallida e stava tremando malamente.
“Ron! Vai a cercare Madama Pomfrey! Il Preside non sarà troppo lontano!”
Hermione aiutò Molly a calmarsi. “Sono sicura che sia con Madama Pomfrey. Ho visto l'Auror Moody chiedergli di andare con lui all'Infermeria per qualche ragione.”
Ron corse via quando un gruppo di Auror e genitori equipaggiati alla lotta si diressero fuori, dove la temperatura iniziava a farsi gelida.
“Dumbledore! Dumbledore!” gridò il nome del vecchio finché non arrivò al piano giusto.
Albus fu lesto a girarsi attorno. “Che c'è Ronald?”
“Dissennatori! Madama Pomfrey! Papà! Serve aiuto! La Foresta!” s'affannò Ron, senza dar a tutto un senso. Ma era abbastanza per il vecchio barbuto, che capì al volo e seguì Ron, con Poppy dietro di loro che aveva intanto preso le sue pozioni medicamentose e una grossa scorta di cioccolato.
Il rosso correva a piena velocità ma fu costretto a fermarsi quando il vecchio glielo intimò, di fronte ad un ritratto. “Che stai facendo, Albus?” chiese Poppy una volta che li raggiunse, riflettendo alla perfezione i pensieri di Ron.
“Dietro questo quadro ci sono gli alloggi di Harry. Dovrò chiedergli aiuto.”
L'infermiera sorrise tiratamente come ad intimargli di sbrigarsi e chiese a Ron di portarla da suo padre. “Per favore fa' in fretta!”
Il vecchio annuì e i due sparirono lungo il corridoio; bussò sulla porta finché non ne uscì un irritato Sirius. “Preside? Che problema c'è?” il volto dell'Animagus si fece rapidamente solenne da annoiato quando vide la faccia di Albus.
“Abbiamo bisogno di Harry. Mr. Weasley è stato attaccato dai Dissennatori vicino la Foresta Proibita e dubito che l'Auror Whitcombe sia sopravvissuto, perché non è tornato con Arthur, o almeno così mi hanno detto i ritratti mentre stavo venendo qui.”
Una figura ammantata si catapultò tra loro e svanì nel corridoio.
“Harry!” Sirius esclamò dalla sorpresa.
Anche Remus uscì rapidamente. “Vi stava ascoltando fino a quando ha sentito le parole Dissennatori e Foresta Proibita. Dopodiché ha solo preso le sue cose ed è corso via,”spiegò il Licantropo mentre anche loro si facevano strada giù per le scale.
Gli studenti erano stati inviati alle loro stanze comuni, quando arrivarono, e Poppy stava già occupandosi di Arthur Weasley. “Dov'è Harry?” Black chiese allarmato.
La gente allungò un'occhiata tetra alle porte principali. Remus scosse la testa e trattenne Sirius per una spalla. “Richiama gli studenti nella Sala Grande. Harry sa quello che fa Sirius, abbi solo fede in lui. Ora come ora non vorrebbe che perdessimo la testa ma che insegnassimo ai ragazzi a difendersi contro l'armata oscura. facciamolo.”
Minerva McGonagall strinse le labbra e rimase piantata dov'era. Fu Xiomara a battere le mani con uno schiocco e a latrare: “Lo avete sentito! Chiamiamo i marmocchi e insegnamo loro qualcosa di utile!”
Minerva aprì la bocca ma Rosmerta mise le mani sulle strette spalle della donna. La guardò tristemente. “E' la cosa migliore che ora possiamo fare Minerva. Lo sai bene, al pari di noi.”
Le spalle dell'insegnante di Trasfigurazione si mossero come se avesse fatto venir fuori un piccolo “Lo so.”
………

Harry corse e corse. L'aria gelida stava iniziando ad insidiargli i polmoni ma non lasciò che deteriorasse la sua volontà, soprattutto quando vide, anche da lontano, il corpo senza vita di Whitcombe che giaceva a terra e una dozzina di Dissennatori che ancora lo attorniavano. Metà del gruppo era appena più lontana e stava venendo intrappolata dalle creature senz'anima.
EXPECTO PATRONUM!
Moony e Padfoot balzarono fuori e caracollarono verso la foresta, mentre Prongs si affrettò a difendere il gruppo. “Merlino, spero che non sia troppo tardi! Non possono morire! Abbiamo bisogno di loro per vincere questa guerra! Sarei dovuto andare da loro non appena ricevuta la lettera!”

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Capitolo 26
*** cap. 26 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 26: [Trust -part 2-] Fiducia -seconda parte-
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C'era un totale pandemonio nella foresta. Aragog, la sua compagna e i loro figli ora erano ben nascosti, cercando di non attirare su di sè la rabbia dei Dissennatori, mentre gli Unicorni avevano tutti lasciato la zona poco prima.
Solo le creature più oscure e potenti erano rimaste nella foresta, come i Thestral e i fantasmi, per esempio, come se fossero immuni al bacio dei Dissennatori per via della loro sinistra disposizione.
Altri, come i Leprecauni e i Troll, stavano disperatamente tentando di difendere le proprie case dalle terribili creature; i Leprecauni avevano il loro immenso tesoro a cui fare la guardia e non avevano potuto trasportarlo in un luogo più sicuro a tempo debito –sebbene i Dissennatori non avessero il minimo interesse nella loro fortuna- e i Troll erano semplicemente troppo stupidi per correre via.
Ad ogni modo, i Dissennatori non erano affatto interessati a quelle creature, perché poco lontano si stava svolgendo una battaglia, una battaglia che stava venendo lentamente vinta dagli esseri succhiaanime. I clan dei Centauri erano stati separati in diversi piccoli gruppi dai Dissennnatori non appena erano arrivati; una tattica astuta, frutto del genio di Voldemort. Separare gli anziani, le femmine, i guerrieri e i giovani e concentrare le forze prima di tutto sugli oppositori più forti, questo era quello che ora stavano facendo.
Il gruppo dei guerrieri stava provando a mantenere la propria posizione contro i rapidi attacchi, usando lance e frecce ogni volta che la distanza dal nemico lo permetteva. Non c'è bisogno di dire che erano in abbastanza serie difficoltà.
Nel profondo della foresta, due luci argentee sfavillarono intensamente in contrasto con le ombre spaventose. Muovendosi a gran velocità, si sarebbe pensato che fossero fantasmi, quando in realtà erano Patronus.
Harry non si vedeva da nessuna parte, ora; aveva scelto di trasformarsi e sorvolava alto la zona selvaggia, tentando di localizzare il branco di Centauri. Uccellini spaventati e Pixy incrociarono per breve tempo la veduta del Grifone e questo fece scattare il becco contro di loro, rabbiosamente.
Un Augurey berciò indignato ed iniziò a piovere.
Harry non potè roteare gli occhi. ‘Questo è proprio quello di cui avevo bisogno. Accidenti!’
Quando gli si schiarì la vista notò la massa sfortunatamente familiare di neri mantelli strappati che volteggiava poco al di sopra degli alberi, così si tuffò all'ingiù. Padfoot e Moony stavano girando attorno a qualcosa a terra, e il grifone si ritrasformò immediatamente quando vide che cos'era.
“M***a! Il vecchio Heracles!”
Il più anziano giaceva immobile sul terreno freddo, da solo. Harry chiuse gli occhi della mezza-creatura e rispettò qualche minuto di silenzio per lui, mentre si guardava intorno. Non c'era reale segno di lotta, così l'attacco al capo del consiglio era dovuto essere rapido e indolore. Nessun dubbio che aveva causato un terribile panico tra i ranghi.
Padfoot spinse il muso contro la mano di Harry, e il ragazzo tornò alla propria forma Animagus.
………

“Avanti Zargoth! Dobbiamo continuare a respingerli!”
Zargoth, uno dei guerrieri del clan blu, grugnì mentre scagliava un'altra freccia contro il Dissennatore più vicino. “Lo so Grim! Ma non faccio in tempo a colpirne uno, che un altro prende il suo posto! Il mio corpo non riuscirà a resistere al loro potere estenuante per sempre!”
Il suo amico Grim, anche lui dello stesso clan, rispose semplicemente al compagno di non arrendersi, anche se anche lui era allo stremo delle forze. C'era circa un centinaio di guerrieri attorno a loro facenti parte di vari clan, più alcuni sfortunati che giacevano scomposti sul terreno, non avendo resistito ai ripetuti attacchi.
Una massa di Dissennatori si stava preparando per un improvviso attacco combinato, che li avrebbe sicuramente sterminati, quando un'intensa luce argentea illuminò la scena. I succhia-anima più vicini vennero disintegrati, mentre gli altri gridarono di dolore.
Mentre la maggior parte si ritirava, due di loro si avvinghiarono senza sforzo a Thor, un guerriero dal manto biondo della tribù di Alta. Thor tentò di colpirli con la spada e sbattè rabbiosamente gli zoccoli, cercando invano di allontanare le terribili creature.
La luce misteriosa sfavillò e qualcosa saltò addosso ai Dissennatori all'ultimo secondo. Thor sussultò non appena un lupo d'argento, no, un Licantropo, accompagnato da un cane d'argento spinsero violentemente le creature oscure a terra e le morsicarono ferocemente. Quelli emisero immediatamente degli strilli di agonia e svanirono in aria sottile.
Il gruppo di guerrieri abbassò la guardia davanti ai Patronus e un Grifone volò verso di loro trasformandosi in Harry.
“Se non è questa una bella sorpresa! L'umano di cui Firenze ha così tanto parlato!”
Harry sorrise rigidamente. “Sono venuto non appena ho sentito voci sulla battaglia. Sarei dovuto stare più in allerta, comunque, perdonatemi.”
Un Centauro dal manto rosso si avvicinò ad Harry; era in parte ricoperto di sangue e zoppicava lievemente per una ferita sulla zampa anteriore, ma, se gli doleva, il suo orgoglio comunque non lo mostrò mai. “Quello che è importante è che sei qui ora ad aiutarci. I Dissennatori hanno separato l'intera tribù. Siamo in ansia per i piccoli. Dunque ti chiedo: per favore, trovali e portali ad Hogwarts con te. E' una richiesta molto inusuale, ma gli anziani sarebbero d'accordo con me se fossero qui, specialmente Mastro Heracles,” aggiunse Altaïr quando qualcuno iniziò a protestare.
Gli occhi di Harry si intristirono. “a proposito di Heracles…”
“Che ne è di lui?” Zargoth sollevò uno spesso sopracciglio.
‘Così, non lo sanno’ pensò cupamente il ragazzo. “L'ho trovato nella foresta-”
“Davvero?! Che è accaduto agli anziani?” fece Grim pressante, interrompendo Harry.
Il ragazzo sospirò e fece cenno a Moony di dirigersi verso alcune grida di aiuto nel fondo della foresta. “Non abbiamo tempo. Questo probabilmente vi suonerà senza cuore, ma Heracles è morto. Gli altri anziani non erano con lui e credo che sia un buon segno, almeno.”
Un significativo silenzio accolse la sua dichiarazione, prima che tutti esplodessero in un unico fiotto corale di rabbia.
“Impossibile!”
“Non è concepibile! Il nostro più onorato anziano!”
“Quelle creature pagheranno! Voldemort ne soffrirà le conseguenze amaramente!”
Harry fece materialmente un passo indietro; sembrava che sotto i suoi piedi la terra tremasse per una mandria in carica. ‘Se davvero Tom ha creduto che si sarebbero arresi sotto un assalto del genere, ha fatto un errore fatale. Li ha solo resi più forti. Idiota.’
Il ragazzo osservò Altaïr che trottava verso di lui, la sua espressione severa ma con la voce sotto il più perfetto controllo. “Combatteremo i Dissennatori. Trova i piccoli e le femmine, se puoi, e portali ad Hogwarts. Tenteremo di trovare gli anziani; Firenze e Bane probabilmente sono ancora con loro e sono degli abili guerrieri.”
Fu allora che Harry notò che Altaïr aveva lo stesso manto rosso dei Centauri prima menzionati. “Sei della tribù di Firenze?”
Altaïr annuì vigorosamente in risposta. Harry ordinò a Moony di seguirli quando il Patronus fu tornato da lui e quelli proseguirono per la loro strada. “Andiamo Padfoot, dobbiamo trovare i ragazzi.” Si ritrasformò, ma stavolta galoppò sul terreno; non voleva rischiare di perderli.
Padfoot faceva strada e latrava silenziosamente ad ogni Dissennatore che incrociava. Anche in tutto quel caos Harry considerò che era il suo giorno fortunato: trovò le femmine con facilità grazie alle loro grida di guerra e in più tutti i piccoli erano raggruppati insieme strettamente all'interno del cerchio che esse avevano formato per proteggere la loro prole.
Il Grifone e il cane si liberarono di quelle infernali scocciature e riunirono tutti quanti, con loro gran meraviglia. “Harry!”
Il ragazzo sorrise quando notò i suoi amici Vega, Mathias e Orion, sani e salvi, solamente un po' arruffati. “Hey ragazzi! Dovete seguirmi. Ho incontrato il gruppo dei guerrieri e mi hanno detto di condurvi ad Hogwarts con me.”
Le femmine gli scoccarono degli sguardi scettici, ma non osarono contraddirlo; le aveva salvate ed era nelle grazie di Firenze, in più se piaceva ai loro figli potevano definitivamente avere fiducia in lui. “Ti seguiremo. Facci strada,” disse una femmina dal manto nero, mentre il gruppo stringeva i ranghi.
Harry non si ritrasformò così Mathias lasciò che l'umano lo cavalcasse giusto per il gusto di farlo, con la sorpresa degli altri. Xi, la femmina che aveva parlato precedentemente, camminava di lato a Mathias tenendo tutti quanti sott'occhio.
Padfoot prese a correre in cerchio attorno a loro per impedire che qualche Dissennatore si avvicinasse, finché la luce del Patronus scintillò e Prongs li raggiunse. “Da dove arriva?” chiese curiosa Vega, additando il maestoso cervo.
“Stava combattendo contro i Dissennatori ai margini della foresta. devono essersene tutti andati se Prongs è ancora qui,” offrì Harry come spiegazione. Padfoot abbaiò silenziosamente ma felicemente verso Prongs ed essi ripresero insieme a vegliare su tutti.
Dopo una serie di cattivi incontri non richiesti, Harry finalmente notò una figuretta tremante che si nascondeva tra Orion e un altro “ragazzo” Centauro che non aveva mai incontrato. Vega si avvide di dove stava guardando e spiegò: “Quel piccolino si chiama Trix. Sua madre era stata uccisa dai Dissennatori, così Orion e Strauss si stanno prendendo cura di lui fino a che troveremo il padre di Trix. Ha solamente quindici anni, così non può restare senza nessuno che gli stia accanto.”
“E' molto bello da parte loro.”
Il resto del viaggio trascorse in silenzio, fatta eccezione per un occasionale grido di Dissennatore. Non c'era nessuno nei paraggi a dar loro il benvenuto ai margini della foresta, nessuno che fosse vivo, per lo meno. Diversi corpi giacevano a terra e Harry fu addolorato nel riconoscere alcuni di loro come validi membri dell'Ordine.
Il gruppo fu molto riluttante all'avventurarsi al di fuori dell'area ombreggiata della foresta, ma Harry ricordò loro che la guerra era ovunque, e che gli scontri fatali si verificavano anche ad Hogwarts che, al momento, era la fortezza più sicura contro Voldemort. Beh, la Gringott era più sicura, ma i Goblin si erano rifiutati di lasciare che gli umani invadessero la loro preziosa banca.
“Stiamo per entrare nel castello, Harry?” chiese tutto d'un tratto Vega.
Le femmine più anziane rabbrividirono ad una tale prospettiva.
“So che questo non piacerà ad alcuni di voi ma ho dato la mia parola che vi avrei tenuto al sicuro fino al ritorno dei guerrieri. Non possiamo restare qui allo scoperto e voi tutti lo sapete. Domanderò a Dumbledore perché vi faccia avere una stanza isolata.”
Il gruppo in risposta si fece più compatto e Harry fu costretto a scendere dalla groppa di Mathias prima che le sue gambe fossero schiacciate tra due femmine iperprotettive. Van, un settantacinquenne del clan di Bane, s'irrigidì dietro di lui quando il ragazzo spinse le porte per aprirle.
La sala principale era così silenziosa che Harry pensò che stessero dormendo tutti, finché McGonagall mostrò il volto da dietro le porte della Sala Grande. “Oh, per il fantasma di Merlino! Albus, è tornato! No! Tu stai qui! Mr. Potter ha… compagnia! Vai a sederti Signorino Creevey!”
Harry tentò di non ridere quando Minerva chiuse rapidamente le porte affinché gli studenti curiosi non potessero vedere. Dumbledore le riaprì qualche minuto dopo assieme ad un eccitato Sirius e Remus al suo fianco. Gelarono tutti al notare gli speciali ospiti del ragazzo.
“Per le pa**e di Merlino…” mormorò l'Animagus sottovoce.
Albus fu il primo a recuperare un certo contegno. “Devo supporre che tu e i tuoi amici vogliate rifugiarvi qui per qualche tempo?”
Harry annuì. “Già. Rimarranno qui fino al ritorno dei guerrieri. Non credo però che vorranno restare ingabbiati qua troppo a lungo.”
Ora fu Xi ad annuire. “Sì, senz'altro, ma grazie per la vostra ospitalità.” Sembrò sforzarsi di pronunciare le parole, ma se lo notò Dumbledore non fece comunque commenti.
“Seguite Harry, allora. Sono certo che sa quale sia per voi il posto migliore in cui andare.”
Harry sogghignò. “la Stanza delle Necessità, e so anche quale strada potremo prendere per non farci vedere.” Si allontanò col riluttante gruppo al seguito, non senza aver prima indirizzato ai due Malandrini un'occhiata del tipo “ci-vediamo-nei-miei-alloggi-più-tardi”.
“che cos'è questa Stanza delle Necessità, Harry?” domandò Vega una volta che furono fuori dalla portata d'orecchio delle porte.
“Lo vedrai una volta che saremo lì, ma credo che ti piacerà. Apriti” sibilò a una parete di pietra levigata in una caverna nascosta. I Centauri furono sorpresi al vedere il muro che ruotava rivelando l'estesa apertura di una galleria grande abbastanza da far passare tutto il clan e anche qualcun altro.
“Questo è uno dei tanti passaggi usati da Salazar per muoversi all'interno e nei pressi del castello senza essere visto, escluse le tubature. C'è davvero un labirinto qui, ma conosco la strada. La stanza è su uno dei piani più alti.”
Presero a muoversi silenziosamente lungo il tunnel, con la bacchetta di Harry che emanava tutta la luce di cui avevano bisogno. Il piccolo Trix a un certo punto chiese chi fosse Salazar, e rimase poi definitivamente silenzioso quando Orion gli rispose che Salazar era un Basilisco leggendario.
“Siamo arrivati. Aspettate qualche secondo, per favore. Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” La Mappa del Malandrino si riattivò nelle sue mani. “Bene. Non c'è nessuno in giro. Filch e Snape sono nella Sala Grande ma ciò non significa che possiamo perdere tempo.”
Harry camminò tre volte davanti ad un altro muro finché apparve una porta. Le creature mezzo-bestia vennero tutte colte dallo stupore davanti alla foresta all'interno della stanza.
“Credo che dovrò proprio rivedere il mio giudizio su Hogwarts. Questo castello è realmente colmo di sorprese,” disse Xi una volta che i più giovani iniziarono a correre lì vicino, momentariamente dimentichi della traumatizzante esperienza che avevano avuto non troppo tempo prima.
Harry sorrise lievemente a quella sua espressione più morbida. “Vi lascerò ad ambientarvi, e porterò i maschi una volta che avranno raggiunto Hogwarts. Non avrete nulla da temere, finché resterete in questa stanza: l'ho resa irrintracciabile, e se avete bisogno di qualcosa vi basta pensarla molto intensamente, ed apparirà.”
Xi annuì e raggiunse il gruppo per farli accampare, mentre Harry uscì dalla stanza e dal castello, una volta ancora.
………

“Qual'è il vostro piano, mio Lord? Tenteremo di riappropriarci di Pettigrew?”
Tom Riddle fissò Lucius Malfoy. “Ssei felice, Luciusss? Certo che lo ssei; ti tradisscono i tuoi occhi, i tuoi penssieri.” *
“M-mio Lord! Non gioirei mai delle vostre disgrazie!”
Gli occhi scarlatti di Tom si assottigliarono pericolosamente. “Balle. Osssi mentirmi! CRUCIO!”
L'aristocratico biondo si contorse sul pavimento in visibile agonia. Gli altri Mangiamorte, incluso il suo stesso figlio, guardavano lo spettacolo con piccoli scatti involontari dei muscoli.
“Per risspondere alla tua domanda, comunque, no, non farò nulla. Non metterò a rissschio i miei piani per ssalvare il ratto. Non ssa abbasstanza del mio progetto per metterlo in pericolo, e sse vuole ssalvarssi dovrà trovare il modo da ssolo.”
“Maestro!” Un uomo della stazza di Vernon Dursley si precipitò nella stanza, il respiro affannoso.
“Karkarov. Un'entrata cossì poco dignitossa. A che cossa devo il disspiacere?”
Karkarov rabbrividì e s'abbassò miserandamente su mani e ginocchia all'altezza del mantello del suo maestro, per baciarne l'orlo. “Mio Lord! L'attacco contro i Centauri è stato vanificato! E' stato quel ragazzo con tre Patronus! I Centauri sono tutti al di fuori della foresta e schierati con lui, all'interno di Hogwarts! I Dissennatori sono tornati in minor numero di quanti ne avevamo inviati!”
Karkarov si zittì quando iniziò a percepire il malevolo flusso magico del suo maestro.
“CHE COSA? Quel-quel ragazzo!”
Al suo fianco, un serpente prese a farsi irrequieto e sibilò contro l'uomo tremante e gli altri Mangiamorte, che iniziarono lentamente ad indietreggiare.
Ssì, certo che puoi giocare con lui. Il ssuo fallimento sservirà da essempio per gli altri,” sibilò Voldemort rispondendo con un tono di voce disgustosamente dolce.
Il serpente scivolò addosso al terrorizzato ex preside di Durmstrang e si avvolse attorno a Karkarov, che iniziò a piagnucolare e a gemere incoerentemente perché il suo maestro gli perdonasse il fallimento. L'uomo si agitava troppo, così il boa sibilò e gli piantò le zanne nella gola, soffocandolo. I Mangiamorte sussultarono visibilmente quando infine il serpente lasciò andare Karkarov che cadde inerte a terra.
Tom sollevò un sopracciglio con incredulità verso il suo animaletto. “Quessta è la ssesssta volta quessta ssettimana che perdi il controllo, Nagini. Non è da te.
Nagini strisciò nuovamente sul proprio “master”. “Mi disspiace, ma non riessco a ssopportare la vissta di una tale ssconfitta da parte delle tue forze, Masster.
Hm… Ssei nel giusto, ma vedi che non accada nuovamente.
Naturalmente.
Nagini avrebbe potuto applaudirsi per la propria recitazione ineccepibile se solo avesse avuto le mani. Ma ora se Voldemort non accettava più uccisioni gratuite avrebbe dovuto farlo segretamente. Si era già presa cura di quattro Mangiamorte e di due Licantropi, e quando Voldemort avrebbe scoperto quelle morti lei sarebbe stata già lontana, tornata sotto la protezione di Harry.
Dobby l'elfo-domestico veniva ogni giorno assieme alla famiglia dei Malfoy e aveva abbastanza tempo per sè per controllare che il serpente stesse bene e riferirlo ad Harry. Doveva stirarsi le dita almeno due volte al giorno ma ne era ben contento.
………

Pettigrew fu svegliato di soprassalto dalla spiacevole sensazione di venir colpito nelle costole, e strillò di dolore quando ciò si aggiunse alle ferite che gli erano state precedentemente inferte.
“Svegliati, razza di buonanùlla sacco di m***a! Hai dormito abbastanza!” una voce arrochita, senza dubbio appartenente al proprietario del piede che gli aveva appena dato un calcio, disse con disgusto.
L'Animagus ratto gemette dalla sofferenza quando le sue costole diedero una gran protesta ad ogni movimento e prese a stropicciarsi furiosamente gli occhi. “Che succede?! Dove sono? Chi è là?!” piagnucolò dal terrore, quando tutto rimase nero.
Venne schiaffeggiato su una guancia. Violentemente.
“Calmati idiota! Siamo nella torre di sicurezza di Hogwarts. Sono io, Manx. Credo che tu sia stato drogato col Veritaserum perché quando ti hanno scaraventato qui eri completamente fatto.”
L' ex insegnante fece una smorfia quando Wormtail continuò a guardarsi attorno disperato, e quando il suo sguardo si fermò un po' più a sinistra rispetto a dove si trovava lui, Manx gli prese la sudicia camicia tra le mani e lo scosse. “Andiamo, scemo! Concentrati un po'! Che sei, cieco?” lo derise.
Peter gemette. “SI'! LO SONO!” E iniziò a lamentarsi non appena Manx lo lasciò andare dalla sorpresa.
“Bella me**a. Sono rinchiuso con un instabile neonato piagnucolante in una torre che è probabilmente stata serrata da maledizioni, incantesimi e scudi anti-apparizione e questo qui non sarebbe nemmeno in grado di aiutarmi a scappare, perché è cieco!”
Pettigrew sentì, invece di vederlo, Manx che percorreva lo spazio ristretto della cella, poi si sedeva con uno sbuffo. “Beh s-c-u-s-a! Non avevo capito che stessi cercando di scappare!” replicò con uno scatto e si sedette a propria volta, chiudendo i suoi occhi ciechi. Qualche secondo dopo li riaprì di scatto e iniziò a piangere di nuovo.
“Che c'è ora?” Magnus Manx scattò.
“N-non riesco a trasformarmi! WhaAaaAa!”
Manx roteò gli occhi e sbuffò. “Idiota. Ti ho detto che questa torre è stata assicurata da incantesimi protettivi. Ti piacerebbe che ti lasciassero trasformare e correre via sotto il loro naso ora che ti hanno prigionero.. E smettila di frignare, questo chiasso mi strema e irrita l'Ippogrifo a guardia della cella. Ritieniti fortunato a non poterti trasformare; potresti essere divorato come antipasto non appena sorpassate le sbarre.”
In quel momento, risuonò nell'aria uno strillo gracchiante, che fece rabbrividire Pettigrew, che squittì. “Oh, è vero.”


………………………………………………………………………………………………………

* D'improvviso Voldemort si mette a parlare anche normalmente in modo vagamente serpentino, probabilmente dipenderà dal suo stato d'animo


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Capitolo 27
*** cap. 27 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 27: [Nagini’s collection (Interlude)] La collezione di Nagini (Interludio)
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Riddle manor era immensa: un edificio a tre piani con un numero pari, se non maggiore, di trappole rispetto a quello della grande Hogwarts. Ad ogni modo, per qualcuno che avesse tanta esperienza d questa trappola mortale di villa, come Nagini, la cui memoria era infallibile, non c'era problema alcuno nel muoverlesi liberamente all'interno.
Ciò che era grandioso per la nostra spia favorita era che, chiamate personali di Voldemort a parte, poteva muoversi come voleva, andare dovunque, in qualsiasi momento lo desiderasse e rappresentava un simbolo di rispetto e paura per i seguaci di Tom. Inoltre, era messa a parte di tutte le informazioni possibili sia andando in giro come faceva, sia perché doveva essere presente a tutte le riunioni. Comunque, non c'era alcuna riunione adesso, e il padrone di casa era fuori a sbrigare qualcun altro dei suoi sudici affari, per cui Nagini aveva l'opportunità di colpire senza paura di venire scoperta.
“Che cosa credi che il nostro Lord vorrà fare quando metterà le mani su quel marmocchio di Potter?”
Nagini si fermò nel bel mezzo del corridoio e strisciò nelle ombre all'udire due Mangiamorte che si avvicinavano dibattendo sul destino del suo master. Camminavano così svelti che non ebbe il tempo di udire la risposta, ma ovviamente seppe che doveva essere stato qualcosa di malvagio. “Inizierò da quesssti due.
Rapidamente, ma furtivamente, seguì l'odore dei seguaci e fu più che in visibilio quando vide che avevano organizzato una piccola riunione finché Voldemort era assente dalla villa. Si fece due conti e decise che venti Mangiamorte non erano un'impresa così difficile con cui misurarsi; avrebbe solamente avuto bisogno di agire velocemente e di svignarsela dannatamente in fretta fuori da lì non appena Dobby fosse tornato col suo attuale padrone, Lucius Malfoy. Ritenne troppo ingiusto che il biondo aristocratico non fosse lì; si sarebbe divertita un mondo a morderlo.
Scivolò nell'oscurità della stanza e si mosse verso un'altra camera, ad essa collegata e adeguatamente priva di una qualsiasi fonte di luce. Il suo piano era semplice: attirare un Mangiamorte nella stanza facendo del rumore, e colpire come un lampo. Un altro avrebbe controllato se fosse tutto a posto, e lei avrebbe colpito ancora.
Usò la coda per far cadere un posacenere da un tavolo, e sibilò quietamente di vittoria al sentire un uomo che domandava del trambusto. Lentamente, pericolosamente, si posizionò per l'attacco e quindi…
COLPI'!
Lo scioccato Mangiamorte scivolò a terra dopo una manciata di secondi, e Nagini si srotolò dal suo collo. “Uno è andato, ne rimangono diciannove.
“Hai sentito quel rumore Wilkes? Veniva dall'altra stanza.”
“Ti immagini le cose, Brahms.”
Il suono di lenti passi echeggiò nuovamente in direzione di Nagini. “Ti ho detto che ho sentito qualcosa.” Ma non ci fu risposta da parte del suo compagno, fatta eccezione forse per uno sbuffo d'indifferenza.
Nagini attaccò di nuovo non appena quello chiamato Brahms avanzò nell'ombra che essa aveva scelto per nascondere lei e la sua prima vittima. Questa volta era più pronta e non un suono venne emesso dalle labbra del Mangiamorte quando questo si accasciò sul pavimento, sebbene gli ci volle un po' di più per morire.
La lingua di Nagini assaggiò l'aria, e le zanne, gocciolanti del sangue dell'uomo, si protesero minacciose dopo aver colpito. “Hmmm. Quessto qua era un Licantropo. Ssstomachevoli creature.
Per un momento ci fu solo silenzio, mentre Nagini metteva il secondo corpo accanto al primo.
“Brahms? Che stai combinando per restartene lì tanto a lungo? Brahms? Oi, Derrick! Vieni con me, Brahms sta cercando di prenderci in giro.”
Una risatina.
“L'idiota. Prendi la bacchetta, lo staneremo.”
Hm, così sarebbe stato un po' più difficile per Nagini.
Gli uomini entrarono con le bacchette pronte ed entrambi si guardarono attorno, curiosi, quando non videro il loro compagno. “Brahms? Razza di scemo, vieni fuori dal tuo nascondiglio, non ci imbrogli!” chiamò Wilkes con voce brusca e impaziente.
Non appena mise un piede nelle ombre della stanza, lanciò un gridolino e cadde sul proprio sedere.
Derrick si voltò di scatto puntando la bacchetta in un punto a caso davanti all'altro Mangiamorte, ma ridacchiò e si rilassò quando vide Wilkes sul pavimento, che si sfregava il fondoschiena e borbottava oscenità sottovoce.
“Mio caro, caro, Wilkes. Sei così pieno di grazia, oggi.” rise Derrick e si diresse verso il proprio amico, rimettendo a posto la bacchetta.
“Non è divertente Derrick. Giuro che qualcosa mi ha preso la caviglia e mi ha tirato giù!”
“Oh, avanti! Probabilmente sei inciampato su qualcosa.” cercò di dimostrare il proprio punto di vista camminando nell'oscurità ma gli si mozzò il respiro in gola quando, anche lui, sentì qualcosa attorno alla caviglia e che lo strattonò forte, facendolo cadere nella stessa dolorosa posizione di Wilkes.
“Dannazione! Che cosa c***o è stato?!” farfugliò, provando a scrutare nel buio mentre il suo amico continuò a ridacchiare deridendolo, ferendone il già leso orgoglio.
Erano così presi nel loro piccolo siparietto che non videro nemmeno la pesante, luccicante coda squamosa avvicinarsi alle loro teste. Si arrotolò poi attorno alle loro gambe inerti e li trascinò nella tenebra. La collezione di Nagini stava crescendo, lenta ma inesorabile.
C'erano ora sedici Mangiamorte che rimanevano da far morire. Nagini si nascose di nuovo ma nessuno venne nella stanza a cercare i quattro che mancavano. Era giunto il momento di rischiare e di contare sul suo stato di famiglio di Voldemort. Mosse un vaso dall'apparenza preziosa e lo fece deliberatamente cadere dal tavolo. Cadde sul pavimento e si ruppe con un crash.
“Che cos'è stato?” Chiese una voce dall'altra parte.
Molti tonfi di passi pesanti dopo, sei Mangiamorte giunsero nella stanza con le bacchette spianate. “C'è qualcuno là? Fatti vedere!” Chiamò minacciosamente uno.
Qualcosa si mosse nelle ombre.
“Stupeficium!” L'incantesimo rimbalzò inaspettatamente e colpì colui che l'aveva scagliato che era, nessuna sorpresa, Theodore Nott, ex-Slytherin.
“Theodore!” Nott, il padre e veterano Mangiamorte, s'inginocchiò accanto al figlio immobile. “Finite Incant- Che cos'era quello?” Chiese, quando improvvisamente la 'cosa' venne lentamente fuori dall'angolo buio della stanza.
Gli altri cinque puntarono immediatamente la bacchetta in quella direzione, ma l'abbassarono in fretta quando riconobbero il terrore strisciante che era l'animaletto del loro Maestro.
“Eeh, è solo Nagini,” disse Travers facendosi aria con la mano.
“Che diamine sta facendo qui?” Barty Crouch Junior alitò con sdegno.
Nagini si inalberò segretamente per il suo tono di voce.
“Come faccio a saperlo?” replicò stizzito Terrence Higgs, irritato anche lui dalla presenza del serpente.
“Probabilmente è qui per spaventarci solo per il gusto di farlo, ancora. Lo giuro, questo coso capisce tutto quello che diciamo qualche volta e sta facendo tutto quello che può per destabilizzarci. Avete visto come ha ucciso Karkaroff? Era una cosa congegnata.”
Non ne hai la minima idea, ssstupido umano’ pensò Nagini mentre attraversava la stanza liberamente, sempre più vicino a loro. Usò la propria smisurata lunghezza a proprio vantaggio. Con un rapido scatto fu loro addosso e li sopraffece, senza effettivamente lasciare che emettessero un suono prima di toccare terra. Era già pronta al di sopra di loro quando si ripresero.
Ogni morso fu fatale.
Theodore Nott, ancora paralizzato* al suolo, iniziò a delirare di paura. I suoi occhi presero a muoversi da destra a sinistra, cercando di vedere quel che accadeva, ma senza successo. Dopo alcuni tonfi sordi, la stanza mal illuminata fu accerchiata da un sinistro silenzio.
Quindi, un sibilo.
Prima basso e debole, ma che aumentava di volume rapidamente.
Mosse le pupille verso la propria sinistra, lentamente. Gli tremavano le viscere. Probabilmente stava sudando l'intera quantità d'acqua del suo corpo, ma non non poteva farci nulla nelle condizioni in cui era.
Il sibilo sonoro era ora proprio dietro al suo orecchio.
Non volle girare gli occhi dall'altra parte; temeva ciò che avrebbe visto. Lo sapeva, non era uno sciocco sebbene fosse appena diciassettenne, un giovane Mangiamorte in apprendistato.
Occhi rivolti a lei o no, a Nagini non importava per nulla. Poiché il suo obiettivo era immobilizzato, non c'era nemmeno bisogno di applicare troppa forza attorno al collo del ragazzo.
Gli occhi di Nott si sgranarono dal dolore per un breve momento, finché presero a chiudersi debolmente. L'ultima cosa che vide fu un indistinto verde squamoso che scintillava sempre più lontano.
Nagini nascose i sei corpi con gli altri. Nessun rimorso per il lato oscuro.
Ora il momento era propizio perché agisse contro il resto dei seguaci oscuri che stavano discutendo nell'altra stanza, prima che iniziassero a preoccuparsi per quelli che mancavano. Strisciò nell'altro locale con gran cura che non la scoprissero, impresa abbastanza difficile a causa della presenza di alcuni Licantropi, e di uno, forse il più pericoloso tra loro se i suoi sensi non l'ingannavano.
Aspettò finché tutti loro non furono lontani dal tavolo del cibo e delle bevande, quindi spalancò silenziosamente le fauci e fece stillare il veleno dalle zanne protese sul cibo. Dopodiché, adocchiata una brocca con un liquido ambrato dall'odore dolce, ripetè l'azione.
Si ritirò rapidamente dal tavolo e aspettò avidamente che tutti si servissero.
“Sento il Marchio bruciare. Spero che il nostro Maestro stia bene. Non è stato più lo stesso da quando quel ragazzino dei Potter è uscito allo scoperto.” Una dei Mangiamorte, Millicent Bulstrode, rabbrividì visibilmente e si strinse il braccio marchiato. Ricevette uno scappellotto dietro la nuca dal proprio ex- compagno di classe ad Hogwarts, Adrian Pucey, e rimase zitta sotto l'occhiataccia dei seguaci più anziani.
“Stai dicendo che dubiti del potere del nostro Lord? Vuoi che diventiamo i loro bersagli?” le sussurrò aspramente Pucey, cogli occhi che scattavano verso gli altri.
“Hai ragione. Sono stata stupida.” La ragazza provò a sfuggire al nervosismo che provava prendendo un bicchiere di Burrobirra, e invitando gli altri a fare lo stesso. “UN BRINDISI! A Lord Voldemort e alla guerra che ci ha offerto!”
Questo gesto parve allentare la tensione nella stanza e tutti risposero all'appello di fiducia. “Cin cin! Hogwarts sarà presto del nostro Lord, e poi il mondo!”
Branco di ssciocchi
Minuti dopo, due tonfi risuonarono nella stanza silenziosa. Gli adulti si precipitarono su Millicent e Adrian che giacevano inerti al suolo. “HEY! Tutto ok? Ugh!” Prima che potessero raggiungere i ragazzi, caddero uno dopo l'altro.
Greyback si teneva il petto con una mano, ma riuscì a prendere la bacchetta. “Che cosa diavolo sta succedendo?!”
Nagini avrebbe fatto una smorfia se avesse avuto le sopracciglia. ‘Ssstomachevole creatura!’ scivolò dietro l'ultimo uomo rimasto in piedi e lo fece inciampare con la propria coda.
“M***a!” La sua bacchetta cadde sul pavimento e rotolò via, cosa che diede a Nagini il tempo necessario per attaccare. Si avvolse rapidamente attorno al suo corpo e lo morse con rabbia nel collo muscoloso.
Greyback gridò ma afferrò il corpo di Nagini cercando di strapparsela di dosso con una presa molto stretta. Le fece talmente male che Nagini lo lasciò quasi andare, ma al contrario gli ghermì il petto con la coda in un doppio attacco.
Greyback boccheggiò e strinse forte, ferendo la sottile pelle di Nagini con i suoi artigli acuminati; gli artigli di un Licantropo. Il serpente strinse con più forza il collo e il petto dell'uomo, sibilando furiosa.
“P-perché?” gemette Greyback in agonia, un disperato quesito a sentirsi. “Perché il nostro Maestro ci ha inviato c-contro il suo serp-pente?” Gli occhi gli rotearono all'interno della testa, e finalmente scivolò al suolo, e su Nagini allo stesso tempo, se per lei non fosse stato ancora abbastanza. Lo spinse via impazientemente e stancamente. ‘E' finita finalmente, per ora.
Col Licantropo finalmente all'altro mondo, si rilassò. Era completamente estenuata ma aveva un'ultima cosa da fare: uno ad uno, lentamente, ma senza fermarsi, li nascose con gli altri nella stanza buia e serrò la porta. Il Cobra quindi smise di muoversi completamente e si addormentò all'istante dove si trovava.
La giornata trascorse lentamente.
Nessun altro giunse nella stanza deserta.
Ad un certo momento durante la notte, la casa ridivenne viva non appena il Signore Oscuro tornò dalla caccia con i membri più intimi della Cerchia. I seguaci che erano rimasti si affaccendarono per accomodare il loro Lord.
Un crack risuonò in una stanza desolata della mansione. Il suo singolo occupante non si mosse. “Dobby è qui! Dov'è il serpente del Signor Potter? Ah, eccolo qui! Serpente? Dobby è qui per… Serpente? Perché stai ignorando Dobby?” l' Elfo-domestico allungò un dito ossuto per dare un colpetto gentile al rettile, così da svegliarlo.
Nagini aprì gli occhi e sibilò debolmente, ma non si mosse.
“Il serpente del Signor Potter non si sente molto bene? Dobby non sa come curare i serpenti. Dobby dovrebbe portarti dal Signor Potter, così lui si prenderà cura di te.” il piccolo elfo prese riguardosamente in braccio Nagini e scomparve con un altro sonoro crack.
.....................................

"Mio Lord, dovete essere stanco dopo una tale caccia, così lunga. Perché non vi sedete?” disse Rabastan Lestrange con tono ossequioso.
Occhi cremisi scagliarono un'occhiataccia contro l'uomo. “Non prenderti il privilegio di dirmi che cossa dovrei fare, Rabasstan, ssse non vuoi esssere berssaglio della mia bacchetta.”
“Naturalmente mio Lord” fu l'unica preoccupata e stentorea risposta che l'uomo più vecchio ottenne prima di decidersi a sedersi.
“Dove ssono gli altri? Perché non ssono qui a sssalutarmi?” borbottò Riddle pericolosamente. Rabastan e quelli nella stanza con lui percepirono il Marchio Oscuro che ardeva in avvertimento.
“A-andrò a chiamarli immediatamente, Maestro!” il fratello di Rodolphus Lestrange si inchinò più che potè e corse via.
Riddle ghignò e congedò il resto della cerchia. Perso nei propri pensieri com'era, sentì a malapena Rabastan che tornava poco dopo, chiamando a gran voce il suo Lord. “MAESTRO! MAESTRO!”
“Vorressti ssmettere di urlare, Lesstrange? Non ti piacerebbe esssere la caussa di un mio mal di tessta. Comportati come converrebbe ad un uomo del tuo grado,” scandì debilitato Voldemort, la testa piegata di lato.
Rabastan si gettò a terra in una scusa frettolosa. “Mi spiace, mio Lord, ma c'è un'emergenza! Ho trovato i venti uomini scomparsi!”
“Dunque, dove sono, razza di idiota?” lo interruppe impaziente Tom.
“Mio Lord! Loro sono- loro sono morti!”
COSA!?” Riddle si alzò così di scatto che la sedia su cui era seduto schizzò all'indietro contro il muro, facendo sussultare pateticamente Rabastan. Gli occhi rossi dell'uomo più vecchio scintillavano di furia e, Rabastan osò pensarlo, perplessità, come se non avesse idea di come comportarsi a queste notizie, prima che recuperasse un totale controllo.
Il Marchio Oscuro bruciò e degli echi accompagnarono le urla di agonia di Rabastan, ovunque nella mansione e oltre.
“Chi?”
“Mi-mio Lord?”
Voldemort sghignazzò. Era talmente vicino allo scagliare un Cruciatus su quel balbettante, incompetente sciocco..
“I morti, immensa dilapidazione del mio tempo!” disse infine digrignando i denti.
Rabastan strinse le palpebre e si abbassò sulle ginocchia finché la sua testa non toccò il pavimento. Non riusciva a sopportare il sentore dello sguardo fisso del suo Lord che lo trapassava. “David Quill, Ludovic Bagman, Augustus Rookwook, Crouch Junior, Jugson,” La voce di Rabastan tremò al pronunciare il nome successivo “Rodolphus Lestrange.”
Inspirò profondamente, anche se la sua voce tremava ancora. “Nott –sia il padre che il figlio-, Travers, Wilkes, Rita Skeeter, Derrick, Terrence Higgs, Montague, due delle nuove reclute: Adrian Pucey e Millicent Bulstrode, Abigail Kent e…” Rabastan mugolò fino a zittirsi. Riusciva quasi a sentire il suo Maestro scosso da rabbia pura.
Il Marchio Oscuro si rinfocolò dalla vita momentariamente.
Tom Marvolo Riddle non era un uomo che potesse venir facilmente colto di sorpresa ma la misteriosa morte di venti suoi Mangiamorte, nella SUA PROPRIA MANSIONE, nientemeno, lo stava portando ai suoi limiti. Qualcuno di loro era stato un suo seguace per anni, il meglio del meglio quando era ora di eseguire perfettamente i suoi ordini. Maestri nel loro campo, dannazione! Aveva bisogno di loro per questa guerra! Tutto ciò creava una frattura all'interno del suo piano. Come erano morti? Chi DIAVOLO aveva osato ucciderli? Chi sarebbe stato tanto incline al suicidio da infiltrarsi all'interno del suo dominio? L'immagine del ragazzo Potter apparve in un flash nella sua mente, brevemente, ma era quasi impossibile da credere. Abbastanza assurdo, non si risolse nemmeno ad uccidere Rabastan giusto per sfogare un po' del suo furore. I ranghi dei suoi mangiamorte erano già abbastanza decimati.
“Sono diciassette persone, Lestrange.” Non era per nulla una domanda, soltanto un po' più che un'atona constatazione.
L'uomo inchinato sussultò, una cosa che non passò inosservata. “Gli ultimi tre saranno un problema, mio Lord. Pen, Brahms e… Greyback. La comunità dei Licantropi ci aveva dato fiducia attraverso di loro. Come possiamo dirgli che due dei loro membri migliori sono morti assieme al loro leader?”
CRUCIOOOO!
ARGHHHHHH!
Ok, magari, non lo avrebbe ucciso, ma il Cruciatus aiutava a diluire la sua furia, pur se solo momentariamente.
Dannazione, se li aveva chiamati Mangia Morte non era stato così che potessero morire!
“Dove e come ssono morti? Avete trovato qualcossa o qualcuno di ssosspetto?”
Rabastan era sull'orlo dell'incoscienza quando Riddle pose fine alla maledizione. “N-no,” sillabò con voce acuta. “Salone ac- accanto alla stanza delle riunioni. M-Mulciber sta investigando…” L'uomo perse i sensi dopo aver balbettato le informazioni più importanti di cui aveva bisogno il suo Lord.
Tom uscì dalla stanza a grandi passi e mise da parte i Mangiamorte che incontrava nel corridoio. “Via dalla mia strada, imbecilli! Fate qualcosa di utile e serrate la sicurezza in tutta la casa! Malfoy, tutti e due! Non restatevene lì, andate con loro!”
Lucius e Draco sobbalzarono nervosamente e lasciarono che il loro orgoglio s'inabissasse quando il loro Lord li congedò con tale sbrigatività. Draco osservò rapito Voldemort che spariva lungo il corridoio e si voltò verso il padre che era occupato a dare ordini agli altri così da non farsi punire per disobbedienza. “Padre, che cosa credi sia accaduto? Deve essere grave se Lui è tanto agitato. Non L'ho mai visto così furioso prima, eccetto quando ha saputo di Potte-”
SLAP!
Il più giovane Malfoy si portò una mano alla guancia ora bruciante e chinò il capo davanti al padre. “NON DEVI menzionare quel nome qui! Hai dimenticato che cosa ti ho insegnato, ragazzo? Non sei altro che una recluta qui! Non impicciarti degli affari del nostro Lord, è solo lui a conoscerli! Se si sente magnanimo può capitare che ce ne parli ma non provare a metterti in mezzo! Hai capito?” sussurrò aspramente Lucius al figlio, che annuì velocemente in risposta. “Bene. Ora, porta Stone con te e conduci Lestrange alla sua stanza. Non sarebbe opportuno che l'Oscuro Signore lo vedesse ancora disteso là al suo ritorno.”
Draco annuì ed esortò Pierre Stone a seguirlo. Lucius tornò al proprio lavoro.
………

“Allora Mulciber, che cossa ssuccede?” Tom entrò imperiosamente nel laboratorio e s'incupì al vedere i venti corpi che giacevano sui tavoli da lavoro.
Mulciber sollevò la testa dalle molte provette di pozioni. “Sto ancora analizzando il sangue delle vittime e ogni cosa che hanno mangiato e bevuto.”
“Non ti riessce di lavorare più in fretta? Crucio!”
“ARGHHHHH!”
Tom occhieggiò le pozioni ribollenti che gocciolavano sul tavolo e pose fine noncurante all'incantesimo.
“M-mi dispiace, mio Lord! M-ma non sono un Maestro di Pozioni! queste cose p-prendono tempo! Perdona la mia lentezza!” implorò Mulciber mentre tentava di tornare alle pozioni.
Gli occhi di Voldemort traboccarono di ripugnanza. “Se solo quel traditore mezzosangue fosse ancora qui! Severus Snape, lo ucciderò alla prima occasione! Sono a corto di un Maestro di Pozioni! Mulciber!”
L'uomo interpellato fece un balzo e cercò di recuperare la propria instabile presa su una bottiglietta piena di liquido rosso, quando il Signore Oscuro scattò verso di lui. “Sì mio Lord?” raspò.
“Voglio un rapporto conclusivo tra un'ora! Non più tardi, non prima! Se fallisci nel darmi i risultati ti assicuro che la tua famiglia non ti riconoscerà quando ti rimanderò a casa!”
“SìMioLord!” disse in un sol respiro, inchinandosi più che poteva mentre Voldemort usciva.
Mulciber rilasciò il respiro che stava trattenendo; sussultava ad ogni movimento; il Cruciatus lo aveva ben maltrattato.
“Il Maestro era davvero arrabbiato. Mi spiace per te, Mulciber.”
L'uomo interpellato si voltò verso uno dei Mangiamorte a guardia del laboratorio. “Sono uno Specialista in Imperius, Goyle, non un Maestro di Pozioni. Ma dato che il traditore non è qui qualcuno deve fare tutto il lavoro sporco. Ho ricevuto un Oltre Ogni Previsione in Pozioni, non un Eccezionale! Non posso lavorare più in fretta di così e tu non aiuti affatto! Vai al tuo posto o il Maestro mi farà la pelle!” scattò, di rabbia e nervosismo.
Goyle, il padre di Gregory Goyle, sollevò un sopracciglio stupidamente e tornò a fare doverosamente la guardia.
Mulciber tornò al suo tavolo di lavoro, mormorando nel frattempo. “Stupido idiota. Tutto muscoli e neanche un po' di cervello a dar loro uno scopo. Che spreco di talento. Non so proprio come faccia Malfoy a sopportare di avere Crabbe e Goyle tutto il tempo attorno. Suo figlio si è scelto la stessa compagnia, ora che ci penso…”
………

“Mio Lord, abbiamo stretto il cordone della sorveglianza e setacciato l'interno e l'esterno della villa, come il territorio al di fuori di Little Hangleton. I pressi della Foresta Proibita sono inaccessibili purtroppo. I nostri esperti di scudi hanno riferito che Dumbledore al contrario si è limitato, assieme ai rimanenti dei suoi Auror, a rafforzare ed espandere le barriere protettive e anti-apparizione attorno alla scuola. David Hugh è rimasto ucciso dopo aver tentato di apparire nella foresta e Macnair non ne è uscito indenne. Prima che gli dessimo una pozione medicamentosa e una soporifera ha detto di aver visto centinaia di ragni sparsi nella zona. Pensiamo che siano Acromantule, uno dei tanti.. animaletti del mezzo-gigante.”
Voldemort metabolizzò l'informazione e fece cenno a Lucius di tornare tra i ranghi senza nemmeno una parola. “Tempus.” Un orologio apparve davanti a lui non appena mosse la bacchetta.
“MIO LORD!”
“Hm, giusto in tempo. Non male, Mulciber.”
L'uomo si precipitò nella stanza, col respiro affannoso e facendo tintinnare nella mano una fiala. “Mio Lord! Ho i risultati! ma non penso-”
“Non ti ho incaricato di pensare, Mulciber. Ora parla! Chi è il responsabile di questo carnaio?”
Mulciber tremò e si chinò sul pavimento, rifiutandosi di guardare il suo Maestro dritto negli occhi; non era pazzo, sapeva che cosa sarebbe accaduto quando avrebbe riferito i risultati a Voldemort. “Maestro, qualcuno dei corpi mostrava segni di strangolamento, come se qualcosa gli si fosse arrotolato attorno strettamente, soffocandoli. Ho anche notato lividi e fratture ossee come se qualcuno li avesse colpiti con qualcosa di pesante. Ma non tutti mostravano quei segni, così ho analizzato il sangue delle vittime e il cibo che hanno consumato. Ho ripetuto i test molte volte e ho avuto sempre lo stesso risultato. Non vorrei crederci, ma ho controllato i corpi e ho trovato la prova definitiva: segni di morsi. Sia le analisi del sangue che quelle del cibo mostravano tracce di veleno. Veleno di serpente. Mi scuso per la mia impudenza, mio Lord, ma l'unico serpente che vediamo qui in giro ogni giorno e che mostra segni d'intelligenza è il vostro.”
Tom sgranò gli occhi, e poi li assottigliò in fessure pericolose. La magia nell'aria divenne tangibile. Mulciber avrebbe voluto perdere i sensi: poteva quasi assaporarla e lo nauseava. Uno solo avrebbe potuto sopportare un tale apporto di magia in così poco tempo. Gli altri inginocchiati dietro di lui rabbrividirono.
Il Signore Oscuro iniziò a sibilare, a lungo e con tono basso. Nulla accadde. I Mangiamorte solitamente rimanevano in soggezione da tale talento, ma in quel momento desiderarono solamente andar via. Il sibilo li fece sentire a disagio. MOLTO a disagio.
Il sibilo in poco tempo divenne sonoro e poi s'interruppe, minaccioso, assassino.
Nulla.
Gli occhi scarlatti di Voldemort divennero quasi neri.
I Mangiamorte, per la prima volta da sempre, fuggirono fuori dalla stanza senza che fosse stato loro ordinato.
Qualcosa stava per accadere.
Dovevano uscire fuori da lì.
Non volevano morire.
Nemmeno Voldemort li vide correre via, per la rabbia, o forse non gli importava.
Un'aura di tenebra venne rilasciata.
La stanza e tutto ciò che vi era dentro venne disintegrato.
Fatta eccezione per una persona, che torreggiava nel mezzo della distruzione.
NAGINIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!


………………………………………………………………………………………………………


* In realtà lo Stupeficium avebbe dovuto lasciarlo tramortito, ma qui sembra che abbia l'effetto di un Petrificus Totalus, svista dell'autrice

Ndt
... Lasciatemelo dire, la dimora del Signore Oscuro abbardata come un laboratorio di CSI mi fà un po' ridere.... ma tant'è.

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Capitolo 28
*** cap. 28 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 28: [When things finally fall into place] Quando le cose finalmente vanno a posto
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“Credi che si farà vivo presto?”
“No. Non da quando quello strano Elfo esuberante gli ha riportato il suo serpente da chissà dove. Era messo davvero male. Dovevano essere davvero disperati per domandare l'aiuto di Hagrid.”
“Mi dispiace.”
“Spero solo che starà bene. Harry le è davvero affezionato.”
Mentre Remus decise di restare negli alloggi di Harry fino a che il ragazzo non avesse trovato un modo per medicare Nagini, Sirius, Alastor, Rosmerta e Hagrid avevano risposto alla chiamata di un'altra riunione dell'Ordine. Apparentemente il Signore Oscuro aveva ricominciato a portare avanti una serie di violenti attacchi in ordine sparso con rinnovata intensità senza una manifesta ragione. Forse aveva qualcosa a che fare con il fatto che Nagini era stata ferita, ma chi diamine aveva idea di che cosa avesse in testa Harry quando aveva mandato il suo animaletto in qualche sconosciuto vagabondaggio?
……

“Ahh, Sirius! Vi stavamo aspettando per cominciare. Harry non è con voi, vero?” domandò Albus Dumbledore, guardando alle spalle dell'Animagus e cercando di trovare un groviglio di scombinati capelli scuri, senza successo.
Sirius scosse negativamente la testa e si sedette.
L'ufficio del Preside era un po' affollato e Fawkes trillò una nota sdegnosa quando Alastor la scacciò per trasfigurare il suo trespolo in una sedia. La Fenice fiammeggiò sparendo in un luccichio, ovviamente teletrasportandosi, alla ricerca di un qualche luogo più tranquillo.
“E' ancora nei suoi alloggi con Remus, provando a trovare un modo per guarire il suo serpente. Non credo che ne uscirà tanto presto,” rispose Rosmerta in vece di Sirius mentre prendeva posto accanto a McGavin. “Dove sono Kingsley, Frank e Alice?”
“Ho deciso che sarebbe stato meglio che loro rimanessero nella Sala Grande ad insegnare un po' di Difesa ai ragazzi, seguendo il consiglio di Mr. Potter. Siete certi che non si farà vivo?” insistette ancora Albus, apparendo più che un po' insofferente che Harry fosse assente alla sua prima riunione ufficiale (per quanto li riguardava comunque) dell'Ordine della Fenice. Si fece comparire una caramella al limone in bocca e s'inclinò nella propria sedia quando tutto ciò che Sirius fece fu stringersi nelle spalle con nonchalance.
“Albus? Possiamo iniziare? Se Potter non se la sente di raggiungerci non vedo perché dovremmo trascinarlo qui,” disse con impazienza Snape. Si era irrigidito sulla sua sedia e di tanto in tanto si aggrappava al proprio braccio sinistro, in allarme. “Il Signore Oscuro non si è certo preso una pausa trastullandosi con tè e pasticcini, sapete? Abbiamo bisogno di un piano d'azione.”
“Lo so, Severus, ma contavo sul Signor Potter perché si presentasse oggi, specialmente dal momento che Voldemort ha ripreso la propria attività. Credo che Harry abbia qualcosa in mente per modificare le forze in gioco in questa guerra, ma per esserne sicuro devo parlare con lui. Sirius, ti ha detto nulla?”
Gli occhi di Sirius si sgranarono d'un tratto e scosse la testa. “Oh no, non chiedermelo! Ho promesso che non avrei detto nulla e non so nemmeno se i suoi piani abbiano avuto buon fine. Tutto ciò che so per certo è che ha chiesto aiuto ai Centauri, ma non so se abbiano risposto di sì o di no… sebbene l'attacco di Voldie dovrebbe aver cambiato le loro prospettive…” mormorò tra sè.
Minerva sospirò. “Ho seguito le istruzioni di Albus e ho tentato di entrare nella Stanza delle Necessità stamattina presto, ma la porta non è apparsa. Non credo che vogliano che ci intrufoliamo nelle loro vite.”
Le persone nell'ufficio presero a parlare allo stesso tempo, qualcuna lamentandosi che i Centauri non volessero aiutarli. “Li abbiamo accolti qui al sicuro e non vogliono nemmeno ripagarci per la nostra generosità-”
“In realtà,” interruppe Sirius, scagliando un'occhiataccia risentita all'Auror Edge, “E' stato più Harry che ha offerto loro ospitalità. Noi abbiamo semplicemente lasciato che facesse come voleva. Non cercare di riscuotere i vantaggi di ciò che ha fatto il mio figlioccio, Marcus.”
“Sta' zitto, Black. Se non avessi scoperto che quel ragazzo era il tuo -prezioso- Figlioccio non avresti preso le sue difese così rapidamente!” Edge sbattè le ciglia alla parola 'prezioso', quindi fece una smorfia colpendo il tavolo con un pugno, con frustrazione e con fare accusatorio.
Sirius si alzò dalla sedia così rapidamente che quella gli tremò sotto. “Che cosa?! Ho lasciato intendere che mi fidavo del ragazzo anche prima che scoprissimo chi era in realtà! Quindi puoi anche metterti qualsiasi cattiveria tu abbia da dire su di lui su per il-”
“RAGAZZI! SEDETEVI!” interruppe bruscamente Albus.
Xiomara risistemò la sedia di Sirius dietro le sue ginocchia e quello le mormorò un ringraziamento prima di sedersi con uno sbuffo senza guardare nessuno.
“Onestamente, Black, non potresti agire in maniera appena più matura per cinque minuti?” commentò Snape sebbene Dumbledore lo trapassò con uno sguardo d'avvertimento con la coda dell'occhio.
“Zitto, Snape.”
“Sirius, per favore… E Severus, potresti TU cercare di non provocare Sirius ogni cinque minuti? Non c'è tempo per infantili rivalità.”
Sirius ghignò rivolto a Severus che si limitò a distogliere lo sguardo dall'Animagus.
“Bene, dobbiamo iniziare. Ora, so di fatto che abbiamo gli Elfi domestici dalla nostra parte. Potrebbero non sembrare una forza a cui affidarsi, ma sono molto potenti quando combattono contro qualcuno che non sia il loro padrone. La magia Elfica è fuori dalla nostra giurisdizione, così non è facile competere con essa; gli uomini di Voldemort avranno delle serie difficoltà a respingere i loro attacchi.”
“Albus,” interruppe il professor Vector, “che faremo con i Licantropi? Remus è riuscito a trattare con loro?”
“Sfortunatamente no, e ciò potrebbe essere causa di un gran problema. Fenrir Greyback è alla testa delle loro truppe e tutti sappiamo bene, Remus per primo, quanto sia assetato di sangue…”
………………………………………………………………………

Se Harry avesse saputo che Dobby sarebbe tornato con una Nagini gravemente ferita , forse avrebbe riflettuto con più ponderatezza sul mandarla a Riddle Manor prima di farlo per davvero. Ora ne stava pagando il prezzo: vedere il proprio famiglio in quello stato lo faceva sentire doppiamente colpevole rispetto a prima, e il terribile mal di testa che si era aggiunto lo rendeva maldisposto.
Dobby era immediatamente tornato a fianco dei Malfoy per non destare alcun sospetto e lui aveva deposto Nagini sulle proprie coperte calde non appena si era reso conto delle sue condizioni. Provò a svegliarla ma nulla funzionò. Aveva anche supplicato Hagrid e Poppy di medicare le spaventose ferite all'apparenza inflitte da artigli che aveva sulla schiena. La MediMaga era parsa un po' scombussolata da una richiesta simile, Harry lo notò, e aveva detto che lei curava esseri umani, non animali. Comunque, prima di tornare all'infermeria, diede voce alla propria opinone a proposito delle ferite, che sembravano molto graffi di artigli di Licantropo, aiutando Harry e Hagrid a trovare la causa dell'incoscienza di Nagini.
Hagrid era andato alla sua capanna per prendere alcune erbe medicamentose; erano per creature magiche, ma avrebbero ad ogni modo fatto un tentativo, Harry diceva che Nagini aveva veduto ed era stata sotto la protezione della propria parte di magia bianca*. Apparentemente aveva funzionato a qualcosa perché le ferite si erano richiuse lentamente ma definitivamente, sebbene Nagini dovesse ancora svegliarsi.
Un Elfo domestico bussò al quadro dell'entrata e, poiché Harry non voleva staccarsi dal giaciglio del suo famiglio, fu Sirius che andò alla porta.
“Signor Black, signore! Il signor Dumbledore ha detto che i signori sono invitati nel suo ufficio per una riunone!” squittì l'Elfo prima di sparire in uno sbuffo di fumo.
Sirius chiuse momentariamente la porta e guardò gli altri negli alloggi di Harry. “Sembra che siamo invitati ad un incontro dell'Ordine. Ho sentito che Voldie stava iniziando a farsi impaziente, di nuovo. credo che sia la volta giusta, ragazzi. Dumbledore starà sudando adesso.”
Gli altri annuirono e si allinearono per uscire. L'Animagus guardò il proprio Figlioccio immobile. “Vieni, Harry?”
Il ragazzo dagli occhi verdi scosse la testa negativamente.
Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata e il Licantropo mimò con le labbra ‘Vi raggiungo dopo. Sto con lui, per ora.’ Sirius annuì e gli inviò uno sguardo grato, prima che tutti uscissero, Hagrid che si chinava per passare senza sbattere la testa all'architrave della porta.
“Remus.” Il Licantropo ebbe un sussulto, prima di avvicinarsi al ragazzo. “Credi che le artigliate di un Licantropo possano essere fatali ai serpenti?” lanciò uno sguardo ad Hedwig che volò via dalla finestra, probabilmente diretta a riposarsi ora che non c'era nulla da fare, e quindi riportò la propria attenzione al Cobra.
Remus si strinse nelle spalle. “Non lo so davvero Harry. Mi spiace. Ma se può calmare la tua ansia, non credo proprio che possano esserlo, almeno non per un serpente della taglia di Nagini. E' forte abbastanza per cavarsela.”
“Grazie Remus.”
L'uomo rispose con un mugolio d'assenso. “Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? Non hai toccato nulla da quando quell'Elfo domestico la ha riportata.”
Harry scosse la testa. “No. Con la mia emicrania non credo che potrei digerire nulla.”
“Hai mal di testa? Perché non ce l'hai detto? E' a causa Sua?” ringhiò.
“Non preoccuparti. Ho rafforzato le mie barriere Occlumanti attorno a tutta la mia mente. Qualcosa ha reso Tom molto arrabbiato e il suo cattivo umore riesce parzialmente a infiltrarsi fino a me. Ho un po' di nausea ma passerà. Sono riuscito a bloccare l'afflusso emotivo non troppo tempo fa.”
Remus non apparve meno preoccupato. “se dici così… Credo che mi prenderò qualcosa da bere, tu resta qui.”
Harry annuì e rivolse una volta ancora l'attenzione sul Cobra dormiente, carezzandola dolcemente.
Masster?
Harry boccheggiò e si chinò al livello di Nagini. “Nagini! Ssei ssveglia! Merlino, ero cossì ssspaventato! Che cossa ti è ssuccesso laggiù?
Nagini si mosse lievemente ma sibilò dal disagio; era ancora parecchio pesta. “Non preoccuparti per me, Masster. Nulla che un buon riposso non posssa curare. Devo ammetterlo, comunque, il Licantropo mi ha fatto un bello sscherzetto.
Licantropo?” sibilò interrogativamente il ragazzo, il volto teso dall'attenzione. “Che cossa è accaduto a Riddle Manor?
“Harry? Che cos-”
Harry sollevò una mano per interromperlo e Remus si zittì, sorpreso che Nagini fosse sveglia. Guardò rapito il modo in cui Harry conversava col proprio secondo famiglio. Dopo alcuni minuti di intensi sibili Nagini si quietò e strisciò dolorosamente sul braccio scoperto di Harry, rimanendo immobile non appena il suo corpo fu del tutto sotto la pelle del ragazzo.
‘deve essere accaduto qualcosa,’ pensò Remus, non appena vide la scioccata, e quindi complice espressione di Harry.
“Andiamo Remus!”
“Andare? Andare dove? Che succede Harry?”
“Pensi che la riunione sia ancora in corso?” continuò Harry, ignorando completamente l'inondazione di domande da parte di Remus e prendendo diversi oggetti sparsi nella stanza prima di dirigersi rapidamente fuori dai propri alloggi.
Remus dovette quasi mettersi a correre per tenere il passo del ragazzo. “Deve esserlo. Dumbledore ha fatto la chiamata solo una mezz'ora fa.” mormorò Harry dietro di lui e continuarono il loro percorso verso l'ufficio del Preside.
…………………………………………

"... trattare con loro?”
“Sfortunatamente no, e ciò potrebbe essere causa di un gran problema. Fenrir Greyback è alla testa delle loro truppe e tutti sappiamo bene, Remus per primo, quanto sia assetato di sangue…”
Stavano ascoltando le voci soffuse di Vector e Dumbledore nel mezzo di una conversazione dall'altra parte dell'ufficio rispetto alla porta, e quando Harry la aprì entusiasticamente ogni bacchetta nella stanza venne puntata contro lui e Remus.
“Preside!” Harry ignorò completamente la minaccia mentre Remus alzò le mani in aria. “WHOA RAGAZZI! Siamo noi! Puntate le bacchette da un'altra parte, vi spiace?”
“Beh, non ci aspettavamo di certo che voi due interrompeste la riunione in quel modo! Non fatelo di nuovo!” abbaiò Malocchio.
Tutti abbassarono lentamente le bacchette una volta passato lo spavento. “che succede, Harry? Vedo che Nagini è tornata sul tuo braccio quindi dovrà sentirsi meglio,” Sirius salutò il suo Figlioccio e fece apparire due sedie per Remus e il ragazzo, così che potessero sedersi attorno al tavolo.
“Già, si è svegliata poco fa e si è messa al proprio posto per riposare, ma non prima di avermi riferito novità eccellenti. A quanto sembra il mio prezioso animaletto ha avuto a che fare con ventisei Mangiamorte e li ha fatti fuori tutta da sola, creando un forte disagio nelle forze di Tom. Alcuni di loro erano Licantropi e potete immaginare a quale dei due gruppi appartenesse quello che è riuscito a ferirla, se prendete in considerazione il fatto che l'ho protetta contro gli attacchi magici, non contro quelli di mani artigliate.”
Gli occhi di Albus si spalancarono e battè le mani con gioia. "Finalmente qualche buona notizia!”
Snape sembrava dubbioso. “Non che io voglia insultare il tuo… animaletto, ma come può un serpente uccidere ventisei tra umani e Creature Oscure tutto da solo?”
“Sappiate che Nagini è molto intelligente e capace di formulare pensieri. Il suo stare sempre attorno a degli umani ha contribuito molto a che la sua coscienza si sviluppasse. Ha fatto ciò che un serpente sa fare meglio: strisciare là attorno, avvelenare, stordire e colpire, se contate la sua coda come un'arma. E' così che li ha sopraffatti, sebbene abbia dovuto raddoppiare gli sforzi quando si trattava di affrontare i Licantropi.”
“E conosce, ad ogni modo, i nomi di coloro che... avrebbe affrontato?” s'arrischiò Minerva.
“Non di tutti. Più tardi redigerò un lista dei nomi che ha sentito menzionare ma ce n'è uno che vi rivelerò subito…” Harry fece una pausa per accentuare l'effetto drammatico, facendoli sudare.
Sembrava stranito e fece tremare gli altri sulle sedie.
“Il leader dei Licantropi”
Remus sgranò gli occhi.
“Fenrir Greyback! Un insidioso nemico con cui misurarsi! E' lui che ha ferito Nagini.”
Tutti sussultarono sulle sedie ed espirarono collettivamente. Remus mostrava ancora uno sguardo che era tra la sorpresa, la felicità e l'incredulità.
“Mio Dio, Remus! Sai che cosa significa? Colui che ti aveva morso…” disse Sirius strascicando le parole.
Remus era troppo scioccato per annuire. “Merlino,” alitò infine, “Harry, se Nagini non fosse un serpente la bacerei.”
Snape fece una smorfia mentre il resto dell'Ordine rise. “Questa è di sicuro la più bella notizia che avremmo potuto ricevere da tanto tempo! Tom passerà dei brutti momenti a cercare di controllare i Licantropi senza Greyback attorno, specialmente poiché era sotto la sua protezione,” giubilò Albus.
“Non saranno contenti del fatto che Greyback sia stato ucciso nel territorio di Riddle, lasciate che ve lo dica,” proseguì Harry con un ghigno.
“E a proposito dei Centauri? Combatteranno con noi?” chiese curiosa la Professoressa Sprout.
“Hm, devo ancora parlarne con loro ma credo che alcuni di loro si schiereranno con noi. L'azione di Voldemort con i Dissennatori li ha resi davvero furiosi contro di lui, perché quei succhia-anime hanno ucciso il loro compagno più anziano. E che mi dite di voi? Siete riusciti a stringere alleanze con qualcuno?”domandò Harry al Preside.
“fatta eccezione per le centinaia di maghi all'interno di Hogwarts e forse per i ragazzi? Gli Elfi domestici sono pronti ad aiutarci e Bill e Charlie Weasley sono riusciti a convincere i Goblin della Gringott a prestarci uno dei loro draghi, cosa non da poco.”
Molly e Arthur guardarono i propri figli così orgogliosamente che i due uomini arrossirono alle parole del vecchio. “faremmo qualunque cosa per aiutare, giusto, Bill?”
“Sicuro! potete contare su di noi.”
“Parlando di elfi domestici, Harry, chi era quello che ha riportato indietro Nagini?”
Il ragazzo dagli occhi verdi ghignò. “E' la mia spia all'interno del territorio di Voldie. In realtà lo conoscevo anche nel mio mondo. Dobby è lo schiavo dei Malfoy ma non rinfacciateglielo! Odia i Malfoy a morte. L'unica cosa che lo tiene legato a loro è il contratto tra schiavo e padrone. Pensate al rapporto di Sirius con Kreacher e ne avrete una generale idea.”
Sirius rabbrividì al nome del detestabile Elfo domestico di sua madre.
“Sul serio, è un po' esuberante ma è dannatamente leale a coloro a cui tiene.” Gli occhi di Harry si rannuvolarono al pensiero della eroica complicità di Dobby e del suo entusiasmo ogni volta che entrava nelle cucine a visitarlo o a portargli un regalo. Era noioso ma oh anche così amabile.
Sirius e Remus si scambiarono un'occhiata saputella e l'uomo dagli occhi dorati pose una mano confortante sulla spalla di Harry. Gli altri, che non conoscevano i dettagli del passato di Harry, si limitarono ad osservare interrogativamente con la sensazione di essere impotenti al proposito.
Anche Rosmerta e Xiomara si guardarono brevemente l'un l'altra prima di sorridere lievemente. “Sono certa che era un grande amico. Deve esserlo anche qui,” disse Rosmerta con dolcezza, mentre l'istruttrice di volo annuiva in assenso.
Harry sbattè le palpebre lentamente e le guardò entrambe, restituendo loro il sorriso. “Già, era insuperabile… e lo è ancora. Sono felice di averlo conosciuto anche in questo mondo.” Non menzionò solamente il fatto che Dobby lo aveva quasi ucciso in un paio di occasioni durante il suo secondo anno. La mania di protettività di Dobby sfiorava i limiti dell'ossessione e probabilmente dell'insania, sebbene non l'avrebbe mai detto a voce alta.
“Ok, credo che andrò a far visita ai Centauri, ci vediamo dopo ragazzi.”
“H-Harry? Aspetta!” chiamò Sirius, ma il ragazzo era già fuori dalla porta.
…………………………………

Fortunatamente per Harry, la porta della Stanza delle Necessità si aprì subito per lui. Solo alcuni membri del Consiglio erano lì a salutarlo, comunque, il resto dei cinque clan si nascondeva all'interno della fitta foresta.
“Ah, Harry. Stavamo cominciando a domandarci quando saresti venuto da noi,” disse Firenze, mentre gli altri finalmente prestavano loro attenzione invece di parlare quietamente tra loro.
“Sì, mi dispiace per il mio ritardo ma Nagini è stata ferita ieri e aveva bisogno di cure mediche.”
“Capisco. spero che colui che l'ha ferita ne stia ora pagando il prezzo.”
“Oh, è morto come doveva.”
Il Centauro annuì. “Ti stavamo aspettando per sapere che cosa fare. Non possiamo assolutamente vincere questa guerra da soli. Siamo resistenti alla maggior parte della magia, ma temo che quei Dissennatori saranno la nostra fine se ci attaccano come l'ultima volta. Stiamo ancora piangendo la perdita di Master Heracles,” disse lievemente Firenze.
Gli zoccoli di Bane vennero sbattuti sul terreno con rabbia. “Dicci che cosa fare e noi Gliela faremo pagare! I ranghi dei Centauri sono a tua disposizione!” latrò mentre gli altri annuivano complicemente, i volti rigidi come pietra. La tensione poteva essere facilmente tastata. Erano pronti a combattere fino alla morte per vendicare il loro Leader.
“Sono onorato che abbiate deciso di annettere le vostre forze alle nostre, ma, non per sembrare indiscreto… Bane, non ti ho mai visto come uno che si schiera dalla parte degli umani così rapidamente.”
Bane sbuffò. “Ai miei occhi tu sei l'unico umano degno di rispetto, con cui combattere fianco a fianco. Così è naturale che Firenze sarà quello che continuerà i negoziamenti con il vecchio, in quanto è l'unico capace di tollerarlo fino ad un certo punto. Continueremo ad addestrare sempre di più i ragazzi grandi abbastanza per questa guerra. Anche le femmine che non sono in attesa ci aiuteranno.”
“D'accordo, se questo è quello che desiderate. Un'ultima cosa: sapete che cosa stia facendo Aragog?”
Fu Stratos, il leader del clan blu, a rispondere. “Stava piuttosto bene l'ultima volta che ho sentito di lui. Lui e il resto della sua famiglia si stavano godendo un'ottima… cena.”
Harry fece una smorfia ma i suoi occhi mostravano una qualche risata maliziosa. “Hmmm, Mangiamorte à la crème. Eccellente scelta dal menu.”
I leader decisero di non commentare il suo crudo senso dell'umorismo.
“Andrebbe bene se venissi con te adesso? Non c'è tempo da sprecare se vuoi che ti aiutiamo, dobbiamo discutere di alcune cose,” esclamò Firenze, facendo qualche passo verso Harry.
“Certo. Andiamo, allora.”
“Aspetta,” disse Alta, “prendi Orion con te. Sembra che voglia seguirti, giovane umano. Forse, se viene con te, si tratterrà dallo spiare un incontro privato, la prossima volta?” il leader della tribù bionda pose la domanda in maniera casuale tutto d'un tratto, tuttavia il suo sguardo era fisso verso la foresta. Ghignò quando ne uscì un arrossito Orion. “Mi dispiace.”
Firenze ridacchiò. “Non c'è bisogno di scusarsi. Ma lascia che la tua curiosità rimanga tale, e non divenga un'ossessione. Vai, giovane Orion.”
“Grazie per questo privilegio, Master Firenze. Cercherò di fare del mio meglio per non essere una scocciatura.” Il Centauro biondo trottò verso Harry e sorrise ansiosamente.
Harry scosse la testa ma i suoi occhi luccicavano di divertimento al vedere l'entusiasmo dell'amico. “Non sarai una scocciatura. Cerca solo di stare attento e rimanerci vicino; qualche mago, anche appartenente al lato della Luce, ha ancora qualche difficoltà ad accettare relazioni e trattative tra umani e non-umani. Potrebbero non attaccarti direttamente ma riconoscerai determinati segnali nel loro linguaggio del corpo.”
“Capisco. Sono ancora diffidente della razza umana. Non interpretare male la mia impazienza. Desidero solamente vedere come è preparata una guerra e… um… in realtà, credo di ammirarti.”
Harry sbattè le palpebre e arrossì, ma non rispose.
“Sei ancora così giovane ma riesci ad ottenere la fiducia altrui davvero facilmente. Ero sorpreso e più che un po' scettico quando ho sentito che un umano aveva chiesto la mobilitazione del Consiglio, ma quando ti ho visto camminare a fianco di Master Firenze, da pari, niente di meno…”
“Comprendo, Orion. Sono onorato di aver conquistato la tua fiducia ed amicizia. Gli amici e la famiglia mi sono molto preziosi,” disse quietamente il ragazzo dagli occhi verdi.
Le labbra di Orion si curvarono all'insù ed egli tese la mano davanti ad Harry. “Allora stringiamoci la mano, amico mio! Vinciamo insieme questa guerra!”
Harry annuì con aria complice e ghignò. “Già, la vinceremo!”
Non visto dai due giovani che si stringevano la mano, il gruppo dei più anziani sorrise e si scambiò cenni di assenso. “Questo è l'inizio di una grande alleanza,” disse piano Bane, “Le cose si stanno mettendo per il meglio. Abbiamo la speranza e la passione della generazione futura al nostro fianco.**




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* non ho capito l'espressione, l'ho resa un po' letteralmente, nella maniera più sensata che mi è riuscita :P [Harry saying that Nagini had seen and been under her fair share of magic.]
** L'autrice non lo specifica, ma Orion prende proprio il posto di Firenze, ed andranno lui ed Harry soli

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Capitolo 29
*** cap. 29 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 29: [Orion’s visit] La visita di Orion
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Il viaggio fino alla Sala Grande fu fatto in silenzio; Orion era troppo occupato a fissare ogni cosa attorno a lui, e gli studenti che incrociarono per i corridoi erano occupati a fissare Orion, che non sembrava notarli o preoccuparsene.
Harry si chiuse in se stesso pensando a un piano d'azione che avrebbe permesso loro di assicurarsi la vittoria. I suoi piedi si fecero automaticamente strada verso la Sala Grande e Orion lo scosse quando si fermarono davanti alle porte.
“Allora, che si fa adesso?”
Riuscivano a sentire delle voci dall'altra parte, probabilmente studenti che facevano pratica con i loro allenamenti negli incantesimi.
“Speriamo che vada tutto bene. Tu restami accanto se non ti senti a tuo agio con così tanti umani.”
Orion annuì comprendendo e Harry aprì le pesanti porte con una spinta. Centinaia o quasi di teste scattarono verso di loro con curiosità, fino a che gli insegnati e gli Auror presenti richiamarono l'attenzione dei ragazzi al loro dovere. Qualche adulto s'irrigidì alla vista del Centauro che attraversò la sala accanto ad Harry come se fosse un eguale, ma non ci fu alcun comportamento aggressivo fatta eccezione per qualche sonoro commento irrispettoso nei riguardi della creatura magica.
‘Meglio di quanto mi aspettassi…’ Harry si rese conto. ‘Dumbledore deve aver detto loro che c'erano dei Centauri nel castello.’
Ron e Hermione salutarono Harry con la mano, come anche Colin e i suoi amici, ma la loro attenzione fu rigidamente richiamata da Severus che era, con suo gran rammarico, incaricato di -tentare di- insegnar loro l'Incanto Patronus… senza successo, pareva.
“Hey Harry!” Il ragazzo dagli occhi verdi e Orion si voltarono verso Sirius che agitò verso di loro la mano facendo cenno di raggiungere il tavolo degli insegnanti.
Harry arrischiò un lieve cenno di mano verso i sofferenti Gryffindor sotto la tutela di Snape e si fece strada verso il proprio Padrino che era fiancheggiato da Remus, come sempre. “Di nuovo ciao Sirius, Remus. Che fate qui? La riunione è già finita?”
“Già. Poiché eravamo quasi certi che ti saresti fatto vedere qui abbiamo deciso di aspettarti nella Sala Grande,” rispose dolcemente il Licantropo.
Harry sorrise. “Ragazzi, voglio presentarvi il mio amico Orion. era molto curioso al proposito del castello e dei preparamenti, così il suo Leader gli ha dato il permesso di accompagnarmi… dopo che era stato sorpreso a spiare una conversazione privata tra me e i Leader,” aggiunse il ragazzo con un ghigno giocoso.
Le guance del Centauro si colorarono impercettibilmente e allungò uno scappellotto dietro la nuca ad Harry per ripicca.
“Hey! Orion, questo è un mio amico… potresti definirlo uno zio o qualcosa del genere, ma credo che siamo ancora più uniti di così, Remus Lupin, un Licantropo, e questo è Sirius Black, il mio Padrino. Ti ricordi dei miei Patronus?”
Orion annuì.
“Beh, il Licantropo è Moony, o Remus, e il cane è Sirius quando prende la propria forma di Animagus. Il cervo è… era la forma di Animagus di mio padre quando era ancora vivo, ed è anche la forma del mio primo Patronus. Ho ottenuto gli altri due ad un certo punto dopo il mio arrivo qui.”
Orion inclinò rapido la testa rispettosamente quando non percepì cattive intenzioni provenienti da loro. Remus gli tese la mano e il Centauro biondo gettò un'occhiata ad Harry prima di scuoterla un po' a disagio, in segno di saluto.
“E' un piacere incontrarti, Orion.”
“Um, grazie, Signor Lupin. Devo dire che ho qualche difficoltà ad adattarmi alle tante differenze tra le nostre culture, ma Harry qui è di molto aiuto. Dunque grazie per lo star prendendovi cura di lui.”
“Puoi chiamarmi Remus, Orion. Posso essere un Licantropo ma non mordo.”
“Non finché non c'è la Luna Piena,” mormorò Sirius sottovoce, cosa che gli costò una gomitata nelle costole dal detto Licantropo.
“Un po' di serietà!” L'uomo dagli occhi dorati sibilò prima di sorridere una volta ancora al Centauro. “E certo che ci stiamo prendendo cura di Harry adesso. E' come un figlio per entrambi.”
Questo commento toccò profondamente Harry ma il ragazzo rimase silenzioso, osservando lo scambio di battute tra alcune tra le persone più importanti per lui.
“Oh, non mi importa davvero che tu sia un Licantropo. Noi Centauri non siamo discriminatori al pari degli umani, in questi casi. Ma grazie per la concessione del nome, comunque.”
Sirius roteò gli occhi al saluto fin-troppo-formale e schiaffeggiò Orion sulla schiena con vigore, facendo sgranare gli occhi e sputacchiare la mezza-bestia dallo shock e dalla sorpresa, completamente dimentico dell'usuale postura impassibile dei Centauri.
“Ciao Orion! E' fantastico conoscere un buon amico di Harry! Puoi chiamarmi Sirius!”
Remus si sbattè una mano sulla faccia mugugnando “solo Sirius può fare questo genere di cose” sottovoce.
Harry era troppo occupato a cercare di trattenere le risa per sentirlo.
“Ah… Ciao… Sirius.” Orion offrì un tentativo di sorriso all'Animagus e Harry scoppiò a ridere prima di chiedere a Orion di seguirlo.
“Non far loro caso, e specialmente non far caso a Sirius. Sono le persone a me più vicine, e le più care. Sirius può essere un po' esuberante a volte ma è una persona in cui ho la più grande fiducia.”
Orion, voltandosi indietro, scrutò un'ultima volta Sirius, che era occupato con Remus.
“Buono a sapersi.”
“NO! NO! NO! Asini! Non così! Perché sono stato gravato io del compito di insegnarvi questo incantesimo complesso?...”
L'attenzione di Harry venne deviata verso un esasperato Maestro di Pozioni che, dopo lo scatto d'ira, prese a mormorare tra sè. “C'è qualche problema, Professore?” chiese curioso il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto.
Snape s'interruppe e si voltò. “No. Preoccupati dei tuoi affari, Potter.”
Harry sbattè le palpebre, non apparendo minimamente offeso. “Oh. Volevo solo aiutare. Ora non c'è tempo per fare i difficili e ricordare insulse rivalità, Professore. Devo ricordarle che non sono affatto mio padre?”
“HO CAPITO! Ho capito! Fa' ciò che vuoi ma lasciami in pace!” Snape si voltò una volta ancora e concentrò i propri pensieri da un'altra parte, non degnando Orion di alcun gesto di benvenuto.
“Che caratteraccio…” Il suddetto Centauro mormorò cupamente, fissando la schiena dell'uomo pallido, desiderando usare la spada che aveva appesa al proprio fianco.
“Non preoccuparti di lui, fa sempre così,” sussurrò Harry all'amico quadrupede.
“Hey Harry!” chiamò Hermione, facendogli cenno di raggiungere il gruppo. Ron stava ancora scoccando contro Snape delle occhiatacce distruttive.
“Ciao a tutti. Snape vi stava dando delle grane?”
“-Quando mai
-Non
-Ne dà?” i gemelli Weasley mugugnarono contemporaneamente.
“Hanno ragione!” Colin additò Fred e George. “Stava cercando di insegnarci l'Incanto Patronus ma lo sanno tutti che è un incantesimo da livello Auror. Non possono sul serio aspettarsi che riusciamo a farlo! Nemmeno Hermione ci riesce!” il ragazzo biondo esclamò con frustrazione.
Ma l'ultimo commento gli fece guadagnare una botta in testa, da parte di un'irritata Hermione. “Non dirlo così ai quattro venti, ti spiace?”
Dean e Seamus cercarono di mantenere il volume delle loro risatine ad una quantità minima di decibel e si schiarirono la gola quando la ragazza Ravenclaw gli scoccò un'occhiata d'avvertimento.
“Solo perché gli adulti vi hanno detto che è un incantesimo di alto livello non potete rinunciare così facilmente,” disse severamente Orion mettendo una mano sulla spalla di Harry, cercando silenziosamente appoggio perché non sapeva che effetto avrebbero avuto le sue parole sugli umani.
I ragazzi fecero ampio spazio attorno a lui e lo occhieggiarono allarmati, anche se un po' in soggezione. Harry fu certo che Luna Lovegood guardava il Centauro con occhi sognanti dal suo gruppo con McGonagall e ridacchiò al pensiero. “questo è il mio amico Orion, non dovete aver paura di lui.”
Gli altri lo guardarono scettici ma annuirono lentamente. Anni su anni ad ascoltare il discorsetto di Dumbledore alla cerimonia dello smistamento, che affermava che tutto ciò che risiedeva nella Foresta Proibita era oscuro e pericoloso, avevano contribuito a far radicare quei concetti nelle loro menti, ma stavano concedendo a Harry il beneficio del dubbio.
“Sapete, Orion ha ragione. Non ritengo che Severus sia abbastanza paziente per questo particolare incantesimo, ma io fui capace di padroneggiarlo al mio terzo anno con l'aiuto del Professor Lupin.”
“TERZO ANNO?!” i più tra loro boccheggiarono.
Hermione gli indirizzò un breve sguardo di gelosia ma sospirò, sapendo e ammettendo che Harry aveva un talento speciale per la materia. “Il Professor Lupin al terzo anno? Ma tu non eri qui con noi al terzo anno…”
“E' una lunga storia, dimenticatene. Per tornare al problema, devi solo concentrarti sul tuo ricordo più felice, non su uno a caso.”
“E' facile a dirsi per te! Non devi sopportare Snape come insegnante! Hai mai provato a concentrarti su un ricordo felice con quello spettacolo davanti agli occhi?” chiese acidamente Ron.
Harry ridacchiò e si girò a guardare intensamente Snape. “Expecto Patronum,” mormorò. Una luce erruppe dalla punta della sua bacchetta e Prongs si formò. L'animale si guardò intorno, e quindi si voltò verso il proprio creatore e chinò la testa per salutarlo, per poi sparire, non percependo alcun pericolo immediato.
Snape tirò su col naso dallo sdegno e si allontanò.
“Whoa!” Denis Creevey esclamò stupito, “era anche più brillante del Patronus del Professor Snape!”
“Snape ha un Patronus? Non l'ho mai visto,” disse Harry.
“e' un corvo,” Hermione rispose subito.
“Un animale repellente per un uomo repellente con un carattere repellente,” Fred, o era George? aggiunse con un'alzata di spalle.
Harry scosse la testa ai loro pregiudizi. “E pensare che credevo che avesse qualcosa di simile a un pipistrello come Patronus, cosa che aveva a che fare con il modo in cui si gettava su studenti insospettabili in giro dopo il coprifuoco…”
Qualche risatina.
“Ad ogni modo, messa da parte la personalità di Severus, sono sicuro che potreste pensare a qualcosa di più felice.”
Hermione mugugnò, e aggrottò la fronte per concentrarsi, puntando la bacchetta davanti a sè. “EXPECTO PATRONUM!” la bacchetta sputacchiò un qualche miscuglio bianco come se tossisse ma null'altro.
“Beh, ha funzionato più ora che con Snape, è un inizio,” propose Ron ma si zittì all'occhiata della propria ragazza.
“Rilassati Hermione. Ti stai sforzando troppo. Non forzar fuori le parole, solo concentrati su una sensazione felice,” spiegò il ragazzo dagli occhi verdi.
Hermione sbuffò ma chiuse gli occhi, la fronte ancora leggermente corrucciata. “Expecto Patronum!”
Un fiotto informe d'argento svolazzò dalla punta della bacchetta di Hermione prima di sparire.
“Va meglio, vedi?”
“Ma non ha ancora la minima forma! Era solo un insulso pastrocchio!” esclamò la ragazza, frustrata.
“Abbi pazienza, che ricordo stai utilizzando, se non sono ineducato a chiederlo?”
La ragazza scoccò ad Harry uno sguardo interrogativo ma rispose impassibile. “Il mio primo giorno ad Hogwarts.”
“Ah.” Harry ridacchiò. “Elementare, il ricordo-felice-di-ogni-mago.”
Lei lo fulminò con un'occhiataccia irosa.
“Non preoccuparti. Anch'io la prima volta ho usato questo ricordo, lo ammetto. Tenta con più intensità con un altro ricordo.”
Hermione capì e annuì, mettendosi al lavoro con Ginny Weasley al proprio fianco, la più giovane che cercava di capire il complesso incantesimo.
“Qual'è il TUO più felice ricordo, compare?” domandò Bill Weasley, che spuntò dietro gli irrigiditisi Harry e Orion. “Scusate, non ho potuto evitare di ascoltare la vostra conversazione. Io so già come fare l'incantesimo, anche se il mio Patronus non è consistente quanto il tuo.”
Harry parve dibattuto sul dovere o meno rispondere allo Spezza-Incantesimi. “…Quando ho visto Sirius e Remus qui per la prima volta…”
‘Quando ho realizzato che finalmente avrei avuto l'opportunità di avere una famiglia che fosse mia…’ finì interiormente.
L'atmosfera si fece solenne. Bill diede un colpetto alla schiena di Harry in una sorta di gesto di comprensione, prima di tornare da Charlie e dal sempre sospetto Mundungus Fletcher.
“Bene, suppongo che tutto ciò che ora dobbiamo fare sia lavorarci su,” disse riluttante Ron.
Tornarono al lavoro mentre Harry notò una certa agitazione tra gli adulti. Lasciò i Gryffindor al loro compito e marciò diretto nuovamente verso Sirius. “Che succede?” sussurrò al proprio Padrino.
L'uomo più vecchio tirò Harry assieme a lui verso il gruppo di Dumbledore e Orion li seguì silenziosamente. Il gruppo, a parte Dumbledore, si affrettò fuori dalla Sala Grande e dal castello fermandosi fuori dagli scudi di quest'ultimo. “Diagon Alley è sotto attacco. Pensiamo che Voldemort stia cercando di introdursi nella Gringott. Ognuno sa quello che deve fare? Bene. Afferrate la Passaporta, ci porterà davanti all'entrata,” grugnì in gran fretta Moody.
Harry si attaccò al vecchio manico di scopa e si voltò a guardare accanto a sè il nervoso Centauro. “Moody! Funziona anche per i Centauri?” esclamò d'un tratto.
Il vecchio Auror ebbe soltanto il tempo di dire “huh?” prima che Harry agisse d'impulso: prese la mano di Orion e gli fece toccare la scopa all'ultimo secondo. Il Centauro si fece sfuggire un forte grido di spavento dalla gola quando furono tutti catapultati via.
Il loro atterraggio fu anche meno dignitoso: mentre la maggior parte degli adulti atterrò senza problemi, Orion e Harry, che non erano preparati, caddero ammucchiandosi a terra. “Odio le Passaporte,” alitò il ragazzo dagli occhi verdi mentre si rialzava lentamente.
Orion stava ancora boccheggiando ma riuscì a rialzarsi dopo molti borbottii. “Che cos'era quello?!”
“Era una Passaporta: permette a una persona di essere trasportata in un'altra destinazione voluta.”
‘O non-voluta, se conti il mio quarto anno…’ Brutti ricordi gli riaffiorarono alla mente.
Moody caracollò su di loro. Orion mise la mano sull'elsa della sua spada, allarmato.
“Potter! A che cosa diamine stavi pensando?!” sibilò. “Nessuno ha mai testato le Passaporte con i Centauri prima!”
Gli occhi di Orion si sgranarono e quello colpì Harry sulla spalla quando il detto ragazzo si limitò a fare spallucce. “Beh, ora sappiamo che funziona.”
Alastor stava per aprire nuovamente bocca ma Kingsley scosse la testa e si mosse verso il centro della strada. Si nascosero rapidamente. “Mangiamorte!” sussurrò Bill, velenoso.
Le bacchette vennero sguainate.
“E i Dissennatori non sono lontani,” Harry aggiunse cupamente mentre con la testa fra le mani aveva abbassato il proprio scudo mentale. “Possiamo non vederli ma li pecepisco. Stanno arrivando.”
Le urla di supplica di sua madre si fecero immediatamente impercepibili quando usò l'Occlumanzia ma tenne la bacchetta pronta. Poteva solo fare abbastanza da bloccare la mente contro i Dissennatori.
“Che dobbiamo fare?” chiese Arthur con un lieve tremore nella voce. “Con Albus a Hogwarts ho paura che non avremo abbastanza potere da respingerli.”
Sirius sbuffò rudemente, guadagnandosi un'occhiata di Remus. “Abbiamo Harry con noi e non siamo comunque da sottovalutare. E chi ha mai detto che volevamo respingerli? Non li ci limiteremo a scacciarli: faremo prigionieri e li sconfiggeremo, questo è tutto. Più ne toglieremo di mezzo, meno la gente ad Hogwarts dovrà combattere con loro.”
“E' tutto giusto, ma che facciamo ora?”
Moody rimase in silenzio e brontolò tra sè, prima di voltarsi riluttante verso Harry. “Potter, il tuo serpente sarebbe in grado di spiarli?”
Harry lo fissò con uno sguardo: mi-prendi-in-giro?
Moody fece un cenno con la mano. “Non in quel senso, Potter! Sto solo chiedendo se è abbastanza in forze da spiarli, dopo ciò che gli è successo.”
“LEI dovrebbe poterci riuscire, a seconda di quanto sia pericoloso.”
L'uomo ringhiò, non volendo ammettere che aveva davvero bisogno dell'aiuto del serpente. “Vorrei… che lei controllasse quanti Mangiamorte ci sono così da valutare le nostre forze e decidere una strategia.”
Harry lo guardò stranito. “Ma non riesci a farlo con il tuo occhio?”
“Non con tutte queste fiamme e questo fumo nero attorno.”
Harry si guardò intorno. Davvero, Diagon Alley aveva visto giorni migliori.
I Mangiamorte avevano distrutto molti negozi e li avevano incendiati. Poiché quello era un mondo magico, gli oggetti magici che avevano preso fuoco avevano cominciato ad emettere vibranti fiamme magiche nere. Harry sapeva che alcuni di quegli oggetti erano anche esplosi, perché, da quello che poteva vedere, il negozio di scope non aveva più la parete frontale. Non osò pensare al negozio di pozioni o che cosa sarebbe accaduto se Ollivander avesse lasciato le bacchette nel suo emporio.
Fortunatamente tutti erano stati evacuati da Diagon Alley ma i Mangiamorte sicuramente stavano andando a divertirsi un po' nella parte più oscura del luogo…
Dopo aver dato un lungo sguardo al posto, il ragazzo distese il braccio e mormorò in Serpentese. Il marchio sul suo braccio sinistro tornò alla vita e Nagini scivolò lentamente lungo il suo braccio. Lasciò che Harry riducesse considerevolmente la sua taglia, mentre le diceva che cosa doveva fare. “Ssei ssicura di sstare bene?
Certo. Non ci metterò molto, tu asspettami qui.
Occorsero alcuni minuti prima che Nagini tornasse, illesa. Riportò le informazioni a Harry, che le riferì al gruppo. Il ragazzo annullò l'incantesimo restringente sul proprio famiglio e quella tornò a riposare sotto la sua pelle, sebbene pronta a tornare in vita se ce ne fosse stato bisogno.
“Tutti sanno che cosa fare? Andiamo!”


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Capitolo 30
*** cap. 30 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 30: [Beneath and Black Creatures] Creature inferiori ed oscure
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Avanzarono con furtività, guadagnando lentamente terreno e avvicinandosi alla loro meta. A quanto aveva riferito Nagini, un gruppo di circa venti Mangiamorte aveva preso posizione davanti alla Gringott ma non aveva compiuto altri movimenti per entrarvi.
Ciò aveva reso perplessi alcuni del gruppo di Moody, ma Harry sapeva piuttosto bene che le difese della Gringott non erano da prendere alla leggera. L'insegna all'entrata non era lì per nulla e i Goblin avevano sicuramente barricato le porte con la loro magia.
Il ragazzo dagli occhi verdi fece una smorfia quando smisero di avanzare, abbastanza lontani da non essere scorti ma abbastanza vicini da attaccare con precisi effetti. Orion si nascose dietro un muro parzialmente distrutto che ancora fumava.
“Che cosa aspettano?” Charlie mormorò inquisitorio, assottigliando gli occhi alla vista dei Mangiamorte immobili.
Moody stava per ordinare di andare allo scoperto e attaccare mentre quelli erano distratti, quando i seguaci di Voldemort divennero mortalmente immoti e silenziosi. Si percepiva una tensione palpabile e Harry pensò per un istante che fossero stati scoperti ma divenne chiaro che il silenzio aveva qualcosa a che fare più con rispetto e deferenza che con astio.
“M***a, chi sono quelli?” Kingsley bofonchiò agitato. “Questa faccenda ci sta sfuggendo di mano!”
Di fatto, un altro gruppo sebbene di minor quantità di uomini ammantati apparve apparentemente dal nulla e raggiunse i Mangiamorte; non pareva che volessero interagire troppo con i seguaci del Lord e rimasero a distanza di alcuni metri, quasi confondendosi con le ombre.
Il giorno stava iniziando a scemare, colorando il cielo di un brillante colore vermiglio. Rosso sangue. I nuovi arrivati erano così ben coperti che Harry non riuscì nemmeno a vedere i loro volti. Erano totalmente abbigliati dalla testa, alle dita, alla punta dei piedi. Nessuno tra i due gruppi parlò. Sembrava che stessero aspettando qualcosa con bramosa inquietudine.
“Che cosa aspettano?” Remus echeggiò il mormorio precedente di Charlie. Le dita dell'uomo si stavano lentamente serrando attorno alla bacchetta che impugnava, in un gesto protettivo di estremo nervosismo.
“C'è qualcosa che non va in questo nuovo gruppo,” mormorò Orion ad Harry, scoccando all'amico un sguardo preoccupato. Gli prudevano gli zoccoli a terra, ma per cosa? Impazienza di combattere? Paura? Non lo sapeva, ma di una cosa era certo: quel nuovo gruppo avrebbe portato guai.
“Che cosa te lo fa dire?” chiese Harry, provando a osservare meglio i nuovi arrivati ma nuovamente senza successo.
“non lo so esattamente, ma i miei sensi sono in allerta. Non percepisco nulla che provenga da loro e quando dico nulla, intendo nulla. Nessuna emozione, nè astio, niente. Un nemico è più facile da affrontare se puoi sentirlo arrivare e anticipare le sue mosse, ma quelli… davvero non lo so,” finì rigidamente il Centauro in un sussurro ancora più lieve, contrariato dal non poter essere di maggior aiuto. Aveva paura di essere sentito dagli altri e il gruppo di Moody non lo prese alla leggera: un Centauro non si spaventa per nulla.
Per dirla in maniera nuda e cruda, stavano tutti pensando di tornarsene ad Hogwarts, al diavolo la missione, ma lasciare la Gringott al suo destino era fuori questione, anche se prima di tutto non erano sicuri al cento per cento che i Mangiamorte stessero per riuscire a penetrare nella banca.
Tutto d'un tratto tutti i Mangiamorte presero a bombardare le gigantesche porte della banca dei Maghi. Gli incantesimi rimbalzarono tutti indietro dall'entrata e si diressero contro coloro che li avevano scagliati, i quali balzarono via dalle rispettive traiettorie.
Il secondo gruppo rimase fermo nella propria originaria posizione, così Harry dedusse che erano lì solo in caso che qualcosa fosse andato storto. I Mangiamorte si compattarono nuovamente in una stretta formazione e iniziarono a formulare un qualche incantesimo sommessamente, puntando tutte le bacchette nello stesso punto.
Harry e gli altri s'irrigidirono. “Dobbiamo agire subito! Questa è Magia Antica, Voldemort deve avergliela insegnata!”
Moody stava ancora osservando la scena indeciso ma fu incitato da Tonks che lo scosse dal suo stupore. “Dannazione Malocchio! Andiamo adesso! Una volta che saranno dentro sarà più difficile affrontarli!”
Si mossero tutti assieme ma sfortunatamente le porte della Gringott furono spalancate con forza prima che potessero raggiungere il nemico. I Mangiamorte non si voltarono nemmeno indietro a guardare il gruppo di Auror e si affrettarono all'interno, un comportamento che confuse grandemente la fazione del lato della Luce.
Fu così finché il secondo, meno numeroso gruppo bloccò l'entrata e sibilò loro contro prima di gettarsi su di loro a gran velocità.
Gli occhi dorati di Remus si spalancarono e quindi s'assottigliarono considerevolmente prima che ringhiasse forte. “VAMPIRI!”
Sirius trattenne il respiro e si preparò a combattere. Gli altri fecero lo stesso e presto maledizioni vennero scagliate in ogni direzione.
I Vampiri erano dannatamente difficili da buttar giù; ogni volta che Harry stava per colpirne uno quello evaporava e poi riappariva da un'altra parte, sibilando minacciosamente.
Remus, con la sua forza inumana, riuscì a sovrastarne due con una mano sola e ad ucciderli con un pezzo di legno appuntito.
Harry non potè sentirsi più orgoglioso dell'uomo, e fu impressionato che Remus potesse in realtà mostrare una parte di sè tanto bestiale pur rimanendo in forma umana. La sua forza era probabilmente potenziata dall'odio che i Licantropi nutrivano per i Vampiri; ad ogni modo il ragazzo dagli occhi verdi fu sollevato che Remus fosse dalla sua parte.
Un istante di disattenzione lo portò a tiro di uno dei nemici. Il Vampiro, dai capelli corvini, stava per affondare i canini puntuti nel collo di Harry, quando il succhiasangue fu violentemente spinto di lato e quasi lasciò l'impronta del viso nella polvere quando Orion lo colpì con un calcio rabbioso.
Il Centauro si levò sulle due zampe posteriori e brandì la spada con furia. “Andate via, Vampiri! Non siete i benvenuti qui! Noi siamo contro i Mangiamorte, non contro la vostra razza! Lasciateci passare o subitene le conseguenze!”
Harry non potè essere più grato di avere Orion con sè oggi e Remus e Sirius rilasciarono il respiro che avevano trattenuto.
Mentre quelli erano distratti, Harry fece cenno a Charlie di dirigersi verso la Gringott. Dopo un rapido cenno al gruppo e un ‘Vi raggiungiamo dopo’ mimato da Sirius, Harry e Charlie si fecero celermente strada all'interno della banca.
Udirono l'eco della battaglia che ricominciava e Charlie stava per tornare indietro quando Harry gli afferrò velocemente il braccio e tirò via il più grande dai capelli rossi. “Harry! Quelli sono Vampiri! Non possiamo lasciare che combattano quei mostri da soli!”
“Ho fede che loro e Orion non si faranno mordere. Ora come ora dobbiamo accedere al cuore della Gringott prima che i Mangiamorte ci mettano le mani! Avrò bisogno di te per respingerli, ecco perché ho chiamato te per venire,” sussurrò piano Harry, fermandosi ad ogni angolo per essere sicuro che non fossero stati visti o che nessuno li seguisse.
“Io!” Charlie scoccò al ragazzo un'occhiata d'incredulità, prima di abbassare la voce dopo uno sguardo d'avvertimento da parte di Harry. “Perché diamine hai bisogno di me?!” sussurrò il rosso, stralunato.
Harry grugnì e si allontanò ancora, evitando un incantesimo di protezione Goblin con uno scarto a sinistra. “Maledizione, Charlie! Quale credi che sia la protezione numero uno della Gringott!?”
“Oh…OH!”
Harry roteò gli occhi. “Già, proprio oh. Ora vieni, presto!”
Dopo alcuni giri e svolte scendendo lungo parecchie gradinate quasi mai utilizzate, Harry formulò un incantesimo d'interferenza sonora (=Muffliato NdT) e si nascose dietro un angolo. Gli occhi di Charlie si spalancarono e seguì Harry. Un lungo corridoio che conduceva a una serie di porte gigantesche, anche più imponenti di quelle di Hogwarts, era ora parzialmente nascosto alla loro vista.
Centinaia di Goblin erano a terra, scomposti, e c'era così tanto liquido vermiglio a terra che Harry non potè essere totalmente sicuro che fossero tutti morti.
“Fan***o,” sussurrò Harry, “Voldemort deve aver mostrato loro un rituale oscuro per distruggere le difese dei Goblin. E' magia davvero potente.”
Charlie non biasimò Harry per il suo linguaggio; dopotutto, la situazione era realmente critica. Se la magia e le ricchezze della Gringott fossero cadute in mano a Tom non ci sarebbe stato modo di esprimere quanto avrebbe sofferto il mondo magico, perché ciò avrebbe ribaltato con portata immensa l'equilibrio che Harry aveva creato con tanta cura in tutti quei mesi passati in questo nuovo mondo.
Fortunatamente, l'ultima entrata era anche la più protetta da incantesimi-scudo, più di qualunque altra e non avrebbe ceduto sotto i rinnovati attacchi dei Mangiamorte, che stavano apparentemente perdendo la pazienza sempre più ad ogni assalto fallito.
Essendo sicuro che non avrebbero avuto successo, almeno per i successivi dieci minuti circa, Harry trascinò il proprio amico rosso verso un altro corridoio. Quest'ultimo, ad ogni modo, non aveva alcuna protezione di nessun tipo e le scale parevano portare ad una sezione anche più scura e inesplorata dell'edificio, vicino alle fondamenta vere e proprie di esso.
“Lumos! Ignis!” Una sfera di luce comparve sulla punta della bacchetta di Harry, facendoli vedere meglio, e quindi Harry usò un piccolo incantesimo igneo per bruciacchiare tutte le ragnatele che bloccavano la strada. “Avanti Charlie, siamo quasi arrivati. Dovrai occuparti di questo per la maggior parte da solo; non credo che potrò gestirlo da me.”
Charlie annuì, pronto per il compito che Harry gli aveva assegnato. Sollevò la bacchetta quando giunsero davanti ad un'altra titanica serie di porte. Le porte parevano molto antiche e sorprendentemente fatte di spesso metallo babbano, un po' rugginose, ma Harry seppe dalle complicate rune incise su di esse che avrebbero bloccato qualsiasi cosa.
“Perché non si è aperta quando i Goblin sono stati attaccati? Si supponeva che lo facesse, per proteggere la Gringott come ultima risorsa,” mormorò Charlie.
Harry si strinse nelle spalle, e puntò la bacchetta contro le porte. “Voldemort ha accesso ad ogni sorta di informazioni. Probabilmente ha pensato a un modo di scavalcare gli scudi responsabili dell'apertura delle porte e ha comunicato l'informazione ai suoi seguaci. Ad ogni modo non possiamo pensarci adesso, è giunto il nostro momento. La mia bacchetta vibra; stanno praticando magia potente ed oscura di sopra. Dobbiamo aprire questa porta. Sei pronto? Potrebbe essere pericoloso poiché non saranno brevettati scudi ad aprire la porta.”
Charlie annuì, le labbra strettamente tirate assieme. “Sì, fallo.”
Harry si concentrò sulla porta e iniziò a intonare delle sillabe sottovoce. La doppia serie di porte tremò pericolosamente, l'incantesimo di protezione sfrigolò, e un imponente ruggito fece tremare il pavimento in avvertimento.
Charlie azzardò un'occhiata verso Harry; il ragazzo più giovane aveva chiuso gli occhi e un'espressione di assoluta concentrazione era impressa sul suo volto. La sua bacchetta stava brillando violentemente e, quando Harry mormorò le ultime sillabe di magia, l'incantesimo protettivo si liberò di schianto sotto il tremendo assalto magico della bacchetta del ragazzo.
La porta si aprì lentamente e a circa metà apertura rumoreggiò per far strada ad una gigantesca zampa con artigli e scaglie. Il ruggito che seguì fu così assordante che Harry e Charlie s'accucciarono e crearono una bolla protettiva attorno ai propri corpi.
Spesso fumo riempì lentamente il locale non appena il resto del corpo a cui apparteneva la zampa squamosa infine attraversò la soglia. “Umani…… pericolo……. libertàaaaa…… uccidere…….
Harry sgranò gli occhi al comprendere brani e sillabe di ciò che la pericolosa creatura magica stava dicendo. ‘Ma allora perché non ho capito l'Ungaro Spinato al mio quarto anno? Forse è a causa dell'incremento delle mie abilità magiche?... Possibile… Ma mi pare di non riuscirlo a capire completamente… Probabilmente perché è solo in parte della famiglia dei rettili…’
Non ebbe ulteriore tempo per ponderare sulle possibilità, comunque, quando Charlie iniziò a fare il proprio lavoro. Scagliando abilmente un incantesimo che Harry non riconobbe, Charlie condusse lentamente il Drago davanti a loro. Ovvio che Charlie conoscesse simili incantesimi; il suo compito era lavorare con i Draghi, catturarli e sottometterli.
Questo era probabilmente più docile e addestrato rispetto a quelli selvaggi, comunque, perché normalmente una sola persona non avrebbe avuto possibilità a stare da sola di fronte ad un Drago dopo avergli lanciato contro un incantesimo.
“Bene,” mormorò Charlie, assicurandosi di non compiere alcun movimento improvviso che avrebbe potuto rendere l'animale agitato più di quanto probabilmente fosse, “mi ha riconosciuto come uno dei suoi addestratori. Ma sembra scosso, come se non sapesse che cosa fare, perché l'allarme non è stato fatto scattare e lui è stato forzato a venir fuori. Non posso mantenere attivo l'incantesimo per sempre e diverrà violento se lo lascio libero. capisce solo il lingaggio Goblin, e io non lo conosco!” sussurrò il rosso, perso su come doveva agire.
Harry rabbrividì. “Lasciami provare una cosa. Non so se aiuterà o peggiorerà le cose, ma è meglio di niente. Drago, assscoltami!
Charlie fece un piccolo salto quando Harry iniziò a parlare in Serpentese. Il Drago voltò rapidamente la testa verso Harry e uscì del fumo quando aprì le fauci per ringhiare contro di Harry minacciosamente.
“Sei certo di ciò che stai facendo?” chiese Charlie nervosamente; stava iniziando a colargli il sudore dalla fronte.
“No. Ma sono riuscito parzialmente a capirlo, quando è uscito, così la mia supposizione è che anche lui riesca parzialmente a capire me. Non c'è nulla da perdere ormai. Ci ssono dei Mangiamorte vicino al tesssoro, la Gringott è sssotto attacco e i Goblin e le loro difessse ssono sstati ssconfitti. Devi affrontarli prima che ssia troppo tardi!
Il Drago probabilmente fraintese ciò che Harry disse perché ruggì con forza e provò a far di Harry un boccone con un rapido schiocco delle fauci. Non vi riuscì, comunque, perché Harry rotolò via dalla sua mira spingendo via Charlie. Stava per attaccare nuovamente quando Nagini improvvisamente si staccò dal braccio di Harry e sibilò un avvertimento.
Ciò parve evocare un altro sibilo che giungeva da qualche parte nella stanza, ma questo tipo di sibilo echeggiante e minaccioso fece impallidire anche Charlie dallo spavento. Si voltò attorno freneticamente, cercando la sorgente del suono e iniziò ad entrare nel panico quando non vide niente fuori dall'ordinario.
Ma il sibilo divenne più sonoro e il Drago si calmò davvero indietreggiando, non mostrando più alcun segno di voler attaccare Harry.
Le sopracciglia del detto ragazzo si sollevarono al tono del sibilo che mutava sonorità ma non parlò nuovamente in Serpentese; si limitò ad indicare le scale in un gesto di comando e il Drago ruggì e volò letteralmente verso i Mangiamorte.
“Che cosa diavolo è successo?!” le gambe di Charlie smisero di supportarlo ed egli cadde sulle ginocchia.
Harry non disse nulla. Ridacchiò soltanto rivolto al proprio famiglio che sibilava ancora e sputacchiava pericolosamente, avvolta al suo braccio, e mise una mano sulla testa di Nagini per calmarla. “Un tale linguaggio, cara. Non dovrebbe provenire da qualcuno con la tua educazione. Ma ho apprezzato il pensssiero.
Aborro i Draghi. Sono besstie imponenti, lo ammetto, ma anche ibridi che non comprendono appieno il nobile linguaggio dei sserpenti. Ssselvaggi! Primitivi! Esssseri antichi con meno cervello di un pavone!
Il resto del suo sibilo fu coperto dal ridacchiare di Harry, che le pose la mano più saldamente attorno al muso, ignorando lo sguardo stralunato di Charlie.
La loro attenzione fu riportata alla situazione da un altro ruggito e grida di terrore che venivano dalla camera di sopra. Nagini si tenne forte mentre Harry e Charlie entrarono in azione e corsero verso i rumori, Bacchette pronte.
………………………

Sirius lanciò una maledizione ad alta voce, figurativamente e letteralmente, non appena un Vampiro gli alitò dietro il collo. Dimenticandosi della propria bacchetta per un momento, colpì il Vampiro con il nudo pugno, cosa che gli fece guadagnare un grido malvagio di ritorno e uno scatto di artigli nella sua direzione. Black sibilò non appena gli artigli raggiunsero il suo braccio e si trasformò momentariamente nella propria controparte di cagnaccio per affondare i propri denti affilati nella gamba del Vampiro.
La creatura oscura strillò di nuovo e lo colpì con un pugno così forte che Sirius rilasciò un acuto uggiolìo e fece un volo all'indietro di almeno qualche metro. “Dannazione!” imprecò Sirius quando si ritrasformò, massaggiandosi le costole pulsanti. “Credo che quella Cosa mi abbia rotto qualcosa,” rantolò, il sangue che gli colava delicatamente dalle labbra fino a terra.
Remus corse rapidamente verso di lui e formulò il Cruciatus contro la creatura ma quella evitò l'incantesimo prima che esso colpisse il suo marchio. Il Licantropo digrignò i denti con rabbia e s'inginocchiò protettivamente accanto all'amico ferito. “Riesci ad alzarti, Sirius?”
Sirius provò a muoversi ma grugnì in risposta. “Scusa Remus. Chi avrebbe pensato che così pochi Vampiri potessero essere una tale spina nel fianco?” l'Animagus tentò di alleggerire l'atmosfera e rise forte, quindi sussultò e si strinse il braccio attorno al petto.
Non stavano facendo attenzione a ciò che li circondava e l'Animagus si spaventò quando Remus fu violentemente tirato via da lui e gettato di lato. Il Vampiro sibilò di disgusto contro il Licantropo e Sirius gemette quando la creatura si chinò sulla giugulare di Remus, chiaramente con l'intenzione di uccidere il suo migliore amico.
“Remus! Maledizione!” l'Animagus tentò di muoversi e di puntare la bacchetta in direzione del Vampiro ma un altro gli volò addosso e quasi lo colpì in faccia, se non fosse stato per Tonks che scagliò contro la creatura un potente malocchio che sfrecciò a qualche millimetro dal naso di Sirius e prese il Vampiro.
Sirius lanciò contro la cugina un'occhiata scura, e quella si strinse nelle spalle.
“Dannazione Nymphadora! Avresti potuto colpire me!” rantolò Sirius fissandola, gli occhi resi due fessure dal dolore e disgusto quando altro sangue gli colò dalle labbra socchiuse.
“Beh ScuUsA!”
“UGH! RAGAZZI! Un po' d'aiuto qui!”
I cugini battibeccanti tornarono alla realtà e al povero Remus che era ancora a terra, con le mani strettamente avvinghiate attorno ai polsi del Vampiro per scampare a un morso mortale. Ringhiò ma non riusciva a toglierselo di dosso e venne graffiato su una guancia mentre tentava di scagliarlo via da sè.
Nemmeno due secondi dopo una spada trafisse la creatura oscura e quella lasciò andare immediatamente Remus per potersi occupare della ferita sanguinante che aveva in pancia. Remus si rialzò rapidamente da terra e raggiunse Sirius, aiutandolo ad alzarsi e facendogli da appoggio. Scoccarono ad Orion uno sguardo grato e il Centauro annuì verso di loro a labbra strette, brandendo nuovamente in alto la spada.
Ma i rimanenti Vampiri non raccolsero la sfida e optarono per raggrupparsi dopo essersi resi conto che gli altri del gruppo erano feriti e stanchi abbastanza da non agire in modo tanto efficente quanto avrebbero voluto. Si sollevarono in volo e atterrarono sulla cima del tetto di un negozio in parte distrutto, senza mostrare altro segno di voler attaccare.
“Che cosa stanno facendo?”
“Non mi piace come ci guardano!”
Gelarono tutti nello stesso istante.
“Oh, semplicemente fantastico,” Sirius esclamò quando le fiamme che li circondavano improvvisamente svanirono per far posto a spessi ghiaccioli. La nauseante sensazione di perdita delle forze trapassò loro il cuore e si prepararono al peggio.
“Sembra che Harry dovrà occuparsi della Gringott da solo con Charlie,” disse debolmente l'Animagus, provando a restare sveglio a dispetto dell'orrenda sensazione che aveva in gola e del dolore crescente all'addome.
“Sirius! Resta con noi!” Remus implorò, e si preparò ad usare l'Incanto Patronus mentre tentava invano di aiutare l'amico a restare cosciente.
“Harry…”
I Dissennatori si avvicinarono.
Sirius perse i sensi.
Remus strinse strettamente a sè il prezioso amico, pronto a dare la vita per lui, ed evocò il proprio Patronus.
Orion si fece forza, ma cadde sulle ginocchia anteriori qualche secondo dopo, non appena un'ondata di disperazione si riversò sui suoi sensi acuti.
Il resto del gruppo si compattò assieme e seguì l'esempio di Remus usando i propri Patronus. La loro debole condizione comunque non permettè loro di usarli alla loro piena potenza.
I Vampiri osservavano, deliziati.
I Dissennatori discesero in un'unica picchiata di massa oscura.
E furono quasi tutti bruciati a, beh, a morte, quando una gigantesca palla di fuoco letteralmente saettò nel cielo verso di loro, mandandoli immediatamente allo sbando. Il gruppo fu assalito dallo shock quando un Drago, un Drago! Sfrecciò sulle loro teste e catturò alcuni tra i pochi rimanenti Dissennatori tra i suoi artigli mortali. I Vampiri strillarono e furono catapultati di lato da un'unica sferzata da parte di una coda puntuta e morirono non appena un'altra sfera infuocata fu scagliata nella loro direzione, sradicando ciò che era rimasto del Negozio di bacchette di Ollivander e dei suoi dintorni.
La rabbiosa creatura rossastra diede un gran ruggito quando tutti i segni di pericolo scomparvero e si sollevò libera in volo nel cielo tenebroso, contenta di poter finalmente sgranchirsi le ali in tutta la loro lunghezza senza costrizioni.
“Che cosa diavolo?!” raspò Alastor fuori di sè dallo stupore.
“Harry.” Orion indicò il proprio amico e mormorò il suo nome dolcemente, con sollievo.
Gli sguardi del gruppo si spostarono dall'enorme bestia ad Harry con difficoltà, ma furono felici di vedere che nè Charlie nè Harry erano gravemente feriti. Un solo Goblin stava in piedi dietro di loro, avendo l'aspetto più malandato tra i tre ma ancora molto consapevole di ciò che accadeva attorno a lui.
Charlie corse verso il proprio padre zoppicante e Harry raggiunse Remus non appena vide il proprio Padrino incosciente. “Sirius! Remus, che cosa gli è successo?!”
Remus grugnì e lasciò che Harry lo aiutasse a sorreggere l'Animagus. “Non è in pericolo di vita per ora, ma dobbiamo portarlo da Poppy perché lo curi, non appena torneremo. E' stato graffiato malamente al braccio e uno dei Vampiri gli ha rotto qualche costola. Ha perso molto sangue.”
Harry annuì serio, spostando dolcemente una ciocca di capelli neri dalla fronte di Sirius in un gesto preoccupato. Fece una smorfia; al suo Padrino stava rapidamente salendo la febbre. “Ci sono altri gravemente feriti nel gruppo?”
Tonks si guardò intorno nervosamente quando il Drago ruggì di nuovo. “Huh, Hestia è stata morsa ad un braccio… anche lei ha perso i sensi…”
Harry si avvicinò alla detta donna e le controllò i segni vitali. Sospirò. “Non sta morendo e non è stata infettata. Il peggio che può accaderle è di soffrire di una moderata anemia per qualche giorno. Questo, e probabilmente dovrà evitare il contatto diretto col sole quando potrà. Passerà. Non è stata morsa tanto a lungo da morire o Girare*. Mi spiace di non essere arrivati prima,” si scusò Harry, lo sguardo a terra.
Una mano gli si posò sulla spalla per confortarlo e il ragazzo voltò la testa verso Orion. “Non è colpa tua. Non potevi far nulla per prevenire ciò che è accaduto. Cose come questa avvengono in guerra, devi accettarlo. Ma sono curioso di sapere che cosa è successo a voi due,” fece contemporaneamente cenno anche a Charlie, “nella Gringott. Dove sono i Mangiamorte?”
Harry e Charlie si scambiarono uno sguardo. Il rosso ghignò, dando a tutti la vaga impressione di trovarsi davanti Fred e George. “Mangiamorte? Quali Mangiamorte?”
Tutti diedero un respiro di sollievo.
Ma l'espressione di Charlie cambiò rapidamente in una d'incertezza, giusto per un paio di secondi. Nessuno lo notò. Che cosa era successo là, quel terribile suono sibilante che aveva sovrastato quello di Nagini in intensità? ‘Harry deve sapere qualcosa… quel sibilo… Harry non ha reagito ad esso e non ne è sembrato nemmeno allarmato… Qualcosa che avrebbe fatto indietreggiare persino un Drago… Harry ci sta nascondendo qualcosa o quella -cosa- era un'altra delle difese della Gringott?’
Il suono di mani che sbattevano una contro l'altra face fare a tutti un balzo e si voltarono nervosamente verso il dimenticato Goblin. “Dovreste tornare ad Hogwarts per medicarvi le ferite. Lascerò che il Drago circoli un poco qua attorno nel caso che i Mangiamorte decidano di fare una replica di questo totale fiasco, fino a che arriveranno i rinforzi. Devo ringraziarvi, Mr. Weasley, Mr. Potter, per il vostro aiuto. Mi assicurerò comunque che ciò non accada di nuovo. Ci incontreremo sicuramente un'altra volta in circostanze più favorevoli se sopravvivrete a questa guerra, questo è tutto.”
“Ma voi che farete, Mastro Gambitts? Ci sono molti Goblin feriti dentro, molti di più di quanto voi possiate curare.”
“La magia Goblin funziona in modo differente dalla vostra, Mr. Weasley. La Gringott sarà di nuovo sicura in qualche ora; molto più sicura. Ho mandato richieste di aiuto alle altre nazioni dove sono stabilite altre banche della Gringott. Guerrieri e Incantatori Goblin stanno arrivando per aiutarci e altri due Draghi sono sulla strada assieme a loro.”
Harry, apparentemente soddisfatto dello stato della Gringott, esortò tutti a toccare un altro manico di scopa che aveva trasfigurato e trasformato in Passaporta.
Orion fissò l'amico con occhi ansiosi quando vide l'oggetto; non gli piaceva affatto questo metodo di viaggio ma cedette quando realizzò di non avere altra scelta se non quella di toccarlo, per tornare dai suoi simili il più velocemente possibile e raccontar loro le sue avventure. Ciò non gli impedì, comunque, di aggrapparsi saldamente alla spalla di Harry con la mano libera, per calmare un poco la propria preoccupazione.
Abbastanza presto furono trasportati via e la Gringott fu nuovamente isolata dal resto del mondo, i suoi tesori e segreti salvi ancora una volta…con gran scoramento di Voldemort.



………………………………………………………………………………………………………


Mi scuso nuovamente per la traduzione del titolo, che non mi convince affatto.. ma quel 'Beneath' mi sconvolge alquanto. Non ho saputo interpretarlo in maniera più coerente di così - Scusate!

*Qui il termine si riferisce specificatamente ad un 'Giramento', cioè un mutamento improvviso, di specie [umana -> vampiresca]


Ndt
... avete capito il segreto di quel sibilo?


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Capitolo 31
*** cap. 31 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 31: [Three] Tre
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“Dimmi Malfoy perché non ho nelle mie mani il potere della Gringott in quessto essatto momento.”
L'aristocratico biondo sussultò e fremette sotto la maschera alla voce sibilante venata di veleno… temendo il Signore dei Serpenti. Ma lo era davvero? Nagini aveva apparentemente tradito Voldemort…No. Meglio non seguitare con tali pensieri mentre il suo Lord era lì lì per leggerli.
Ora come ora, strisciare era l'unica cosa che Lucius potesse fare, ma sapeva che quella era una domanda retorica perché non aveva dubbi che, qualunque cosa lui avesse risposto, il suo Lord gli avrebbe fatto assaggiare un Cruciatus o due, e non rispondere era certamente fuori questione.
O si stava prendendo troppo tempo per rispondere, o il suo Lord aveva (irosamente) il suo stesso ordine di idee, perché una mano chiusa in uno stretto pugno colpì il bracciolo del trono. “E' a caussa sssua sse quessto piano è fallito, Luciusss! Il dannato ragazzo dei Potter! CRUCIO!”
Draco sussultò dietro il padre urlante, ma non si mosse per aiutarlo.
“Finite Incantatem.” Un noncurante gesto della mano, un noncurante tono della voce.
“E dimmi, caro Luciusss, chi ssi era fatto avanti con quessta brillante idea di prendere posssessso del potere della Gringott, che mi è inevitabilmente cosstato CINQUE alleati Vampiri, Ssignori e Rampolli dei loro risspettivi Cassati?”
Lucius stavolta rimase in silenzio e si preparò per il peggio. Ovviamente, questo giunse sottoforma di un altro Cruciatus, che lo lasciò debole e abbastanza disorientato quando venne finalmente rilasciato.
“Ssei fortunato che io abbia bissogno di TUTTI gli alleati che possso avere per le mani, perché altrimenti avrei possto fine a ogni tua ssofferenza molto tempo fa. Luciusss, Luciusss, che cossa ne è rimassto di te?”
Voldemort si alzò e si diresse con passo elegante verso il proprio tremante seguace, tendendo una mano ben curata a sollevare il mento dell'uomo biondo. “Una volta eri magnificente, un ineguagliato sstratega e un maesstro della tortura. Guardati ora, fremente per la paura invece che di eccitazione e ssete di ssangue.”
Lasciò andare Malfoy piuttosto rudemente, e l'uomo ricadde immediatamente sulle ginocchia dopo essere stato rilasciato dalla forte presa sotto il mento, quindi il Lord alzò lo sguardo a tutti i lì presenti Mangiamorte.
“Guardatevi, tutti voi! Non vedo altro che un ammassso di malmesssi Maghi, sse ssi posssa ancora chiamarvi cossì! Non molto tempo fa tenevate la tessta alta, non molto tempo fa camminavate a sschiena dritta! Tremate ed essitate quando dovresste disstruggere e uccidere! Ohhh, che cossa è diventata la mia Armata Osscura? Ma quessta è ancora un'armata?” fu il sibilato lamento.
Voldemort fece qualcosa di davvero non-alla-Voldemort; si praticamente gettò sulla propria sedia-trono e si nascose la faccia nella mano, un gomito sul bracciolo come unico supporto per evitare di cadere dalla sedia incerimoniosamente.
Molti Mangiamorte diedero scatti nervosi di vergogna. Il loro Lord aveva ragione. Da quando era arrivato il ragazzo dei Potter, molte cose avevano iniziato ad andare completamente per il verso sbagliato.
La perdita di molte forze alleate, per la maggior parte quelle dei Licantropi, per prima cosa. Voldemort era stato abile nell'impedire la loro totale diserzione dai ranghi oscuri, ma la perdita di Fenrir Greyback aveva fatto sì che molte delle bestie rivoltassero loro le spalle.
C'era anche la perdita di molti dei loro compagni per mano... no, per morso di Nagini. La perdita del famiglio del loro Master; a nessuno era mai piaciuto l'invadente rettile fin dal principio ma era stato dannatamente utile come spia.
Il piano di invadere la Foresta Proibita era stato stravolto ancora prima che iniziasse davvero.
E il numero dei Dissennatori era grandemente diminuito.
Ora il ragazzo stava minacciando le loro trattative con i Vampiri!
“No mio Lord! Non siamo ancora battuti!” una coraggiosa, folle voce gridò dal gruppo dei Mangiamorte.
Calò il silenzio.
Pesante e insopportabile silenzio.
Tutte le teste si voltarono verso il folle mascherato, quindi lentamente tornarono a Voldemort. Stava scrutando i suoi Mangiamorte con espressione indecifrabile, un pericoloso quanto incoraggiante scintillio negli occhi scarlatti.
Al vedere che quello non era dell'idea di maledire lo sciocco che aveva parlato, gli altri presero lentamente a seguirne l'esempio, pensando che era ciò che il loro Lord aveva bisogno di sentire.
“Ha ragione!” gridò una voce da qualche parte da sinistra.
“Abbiamo ancora le nostre fratellanze negli altri paesi!” qualcun altro vociò da destra.
Presto il loro entusiasmo per la lotta fu ravvivato e iniziarono tutti ad infervorarsi e a parlare e urlare della prossima guerra.
Un rumore simile ad un esplosione fece fare a tutti loro un balzo e tutti gli occhi si sollevarono ad ammirare il serpente verde che si attorcigliava attorno al teschio, in venerazione.
Voldemort si alzò dal suo trono e tutte le pupille vennero attratte verso di lui, in un istante. “Sse è quessto ciò che voi tutti volete, chi ssono dunque io per trattenervi dal vosstro sscopo? Bene! Volete una guerra, avrete una guerra! Voglio qui ogni Mangiamorte dissponibile in tre giorni!”
I Mangiamorte urlarono di gioia e intonarono un inno al Signore più Oscuro di tutti i tempi. Voldemort si massaggiò le tempie. “Perché ve ne state qui a perdere tempo? Andate e fate come vi ho ordinato, patetica masssa di inetti!”
Tutti si affrettarono all'esterno in una manciata di minuti, non avendo l'insulto apparentemente alcun effetto nel minare il loro rinnovato entusiasmo.
………………………………………

“…E allora il Drago si è sollevato nel cielo buio e ha annientato i Vampiri e ha disperso i Dissennatori per aria!”
Un coro degli impressionabili tra i più giovani risuonò eccitato, mentre gli adulti ridacchiarono al modo in cui Orion raccontava e al suo selvaggio gesticolare, un raro sospiro che veniva dal Centauro usualmente quieto.
“Sembra proprio che tu abbia avuto una gran avventura, giovanotto, e anche pericolosa. Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasto qui con noi.”
Orion fece una smorfia e sussultò lievemente mentre Xi continuava a disinfettargli le ferite. La femmina nera sbuffò elegantemente. “E' grande abbastanza da poter combattere. E' stato addestrato e lo sapete che la guerra è inevitabile. Era solo una questione di tempo prima che l'affrontasse.”
“E allora perché non è stato chiesto anche a noi di combattere?” Mathias del Clan Rosso domandò con un picco di gelosia nella voce. Chiaramente era irritato per essersi perso l'azione e sicuramente un'occasione per dare prova di sè agli occhi dei suoi pari.
Bane sbattè lo zoccolo sul terreno un paio di volte. “Non essere adirato. Avrai possibilità di combattere e di certo non la troverai così piacevole quanto pensi.”
Harry, che se ne stava in piedi dietro il Centauro ferito, annuì al ragionamento di Bane. “Orion era solo là al momento giusto, sebbene, più che altro, stesse spiandoci.”
Le guance di Orion divennero scarlatte in un fulmineo imbarazzo quando i più giovani tentarono di nascondere le risa.
“E inoltre, Bane non parla a sproposito. Potrai essere impaziente ora, ma te ne pentirai più tardi quando sarai sul campo di battaglia. Questo non è affatto come uno dei combattimenti di addestramento. La gente muore o viene gravemente ferita, c'è sangue ovunque e grida e caos. Non sai chi siano i tuoi amici e chi i tuoi nemici a volte, perché c'è così tanto rumore e così tante persone attorno a te che non hai davvero il tempo di differenziarli tutti. E devi stare constantemente all'erta perché non sai mai se sopravvivrai o no. E poi c'è il fatto che non sai mai quanti dei tuoi amici e familiari perderanno la vita da eroi di guerra fino a che non trovi i loro corpi sparsi a terra per esserlo stati, i loro occhi aperti eppure ciechi…”
La voce di Harry divenne fioca mentre lui si perdeva nei propri ricordi, gli occhi usualmente verdi si fecero opachi al richiamare gli orribili accadimenti della sua guerra.
Mathias rabbrividì, il suo umore combattivo che svaniva del tutto per far posto all'incertezza. Gli altri rimasero in silenzio e distolsero lo sguardo da Harry percependo che il ragazzo emanava ondate di rabbia, angoscia e solitudine. La loro empatia non sopportava molto bene questo tipo di emozioni e fu col cuore pesante che Orion mise una mano sulla spalla di Harry, gentilmente, per farlo rinvenire dagli orrori del suo passato.
Il ragazzo sbattè le palpebre ma non disse nulla. Neanche i suoi occhi tradirono le sue emozioni ed egli si allontanò un po' dalla mandria e camminò verso la porta della Stanza dellle Necessità. “Harry?” iniziò Orion incerto solo per venire fermato con un gesto della mano dal detto ragazzo.
“Voglio far visita a Sirius e Remus nell'Ala dell'Ospedale e poi farò un sonnellino. Ti consiglio di fare lo stesso. Ci vediamo più tardi.”
E con ciò se n'era andato.
“…Starà bene?” Vega del Clan Biondo chiese tentennante dopo un momento di silenzio.
“Sì. E' solo naturale che desideri accertarsi delle condizioni delle persone a lui più care, specialmente se costoro sono morti nel mondo da cui lui proviene. Ti assicuro che ciò non fiaccherà la sua risolutezza, ma anzi l'amplificherà in modo da poter essere usata ai suoi scopi. E' un ragazzo forte, un forte umano con una buona testa sulle spalle,” disse Firenze mentre posava una mano sulla schiena di Vega.
Lei s'irrigidì e le apparve una piccola macchia scarlatta sulle guance, facendo ridacchiare Mathias e i suoi amici. Firenze sbattè le palpebre e ritirò la mano. Vega spostò lo sguardo da quella mano ai propri amici sorridenti e scoccò loro una fonda occhiata per ammonirli. Quelli provvidero a chiudere rapidamente la bocca.
Jihl del Clan Nero si schiarì la gola dopo un altro istante di silenzio. “Hum, bene allora, suppongo che dovresti andare a riposare per un po', per far sì che le tue ferite si riemargino senza problemi. Ti chiameremo se sorgeranno dei problemi.”
“Ma devo ancora pulire la mia spada…”
Una testolina si strusciò contro una delle sue zampe e Orion abbassò lo sguardo a Trix, il piccolo puledro quindicenne rimasto orfano. “Posso farlo io?” domandò lentamente, sorprendendo gli altri con il suo improvviso ardimento.
Orion sbattè le palpebre e aprì la bocca, la richiuse e quindi lanciò una rapida occhiata a Xi che era la femmina a capo del gruppo Nero. La detta femmina annuì con un sorriso tremulo e Van, il settantacinquenne per cui Trix provava un attaccamento fraterno, gli disse che era fantastico che Trix volesse partecipare a suo proprio modo, in quanto era troppo piccolo per combattere.
“Se la mettete in questa maniera allora. Eccotela, solo abbi cautela nel non ferirti.”
Il puledro annuì entusiasta e galoppò via per cercare una sorgente d'acqua in cui pulire la spada. Van rise al trasporto del più giovane e seguì Trix a passo più cadenzato. “Non così veloce o inciamperai e ti farai male! C'è tempo!”
Orion scosse la testa divertito e salutò gli altri. Trovò un albero dall'aspetto invitante che facesse abbastanza ombra e si distese al di sotto di esso, cadendo addormentato dopo qualche secondo al suono del canto degli uccellini.
……………………………………………………

Gli studenti, curiosi, che stavano bloccando il passaggio si allontanarono immediatamente quando Harry giunse nel loro campo visivo. I gemelli Weasley scacciarono i loro amici impiccioni non appena videro l'espressione del suo viso.
“Harry! Che cosa ti è successo?”
“Già! Sei lordo di sangue come tutti gli altri!”
Harry sospirò. “Non ha importanza ora. Come vanno le cose nell'Ala dell'Ospedale?”
“Era ancora nel caos qualche minuto fa-”
“-ma ora le cose si sono calmate. Snape-”
“-era anche lui là, provando a versare qualche pozione giù per la gola del Professor Black quando quello si è svegliato-”
“-ma ha rifiutato con veemenza di prenderle e hanno dovuto schiantarlo per fargliele bere. E' stato-”
“-esilarante. Anche se un po' sanguinolento. Tutti coloro che non erano feriti ora se ne sono andati.”
Entrambi i ragazzi dai capelli rossi sorrisero malgrado la situazione tesa. Harry sospirò, cercando di scacciare un'emicrania che prometteva di essere senza perdono. “D'accordo. Potete farmi un favore? Per piacere, barricate la porta quando sarò entrato. Non voglio essere disturbato da nessun guardone curioso e sono sicuro che anche loro desiderano un po' di privacy per poter guarire.”
George e Fred annuirono, una tinta di rosa si sparse sulle guance lentigginose. Dopotutto, erano stati lì anche loro a spiare le attuali vittime di Poppy Pomfrey.
“Naturalmente, caro il nostro compagno di crimini! Qualsiasi cosa per te!”
“Sì, qualsiasi cosa di certo, oh nostro grande Imprenditore segreto!”
Harry ridacchiò stancamente. “Bene. Un'ultima cosa…” il suo volto riguadagnò un'espressione spaventevolmente seria. “Dite a tutti di addestrarsi seriamente per questa guerra.”
I sorrisi dei gemelli sparirono e un coro di “sì” fu l'ultima cosa che Harry udì prima che chiudessero e sbarrassero le porte dell'Ala dell'Ospedale. Harry chiuse gli occhi, sollevato per il repentino silenzio, finché sentì il proprio nome pronunciato da una voce quieta.
“Harry?”
“Remus? Sei sveglio? Stavamo parlando a voce troppo alta?” Harry si avvicinò al letto di Lupin; l'uomo si stava lentamente tirando su poggiandosi sui gomiti e si ridistese sui cuscini.
“Nah. Stavo solo riposandomi un po'. La scelta era tra questo e subire il destino di Sirius. Poppy gli ha dato una forte dose di pozione soporifera prima di annullare lo schiantesimo.”
Gli occhi di Remus si alzarono al soffitto mentre Harry roteò i propri.
“Perché non faccio alcuna fatica a crederti?”
Remus sorrise gentilmente e colpì piano il letto con una mano in un cenno ad Harry così che si sedesse. Il ragazzo non perse tempo e gli si sedette accanto, appoggiandosi un poco a lui.
“Non fare quella faccia. Voleva andar via perché desiderava prima vedere te. Sai che si preoccupa, no? Lo facciamo entrambi.”
Harry lasciò che Remus lo tirasse contro il proprio petto e sistemò la schiena più al caldo. La mano ruvida dell'uomo quindi prese lentamente a carezzargli i capelli. Harry sospirò e si rilassò del tutto, gli eventi della giornata che esigevano il loro improvviso tributo.
“Sì, lo so. Ed entrambi sapete che siete le persone più importanti della mia vita, no?”
Harry percepì l'uomo che annuiva e che rafforzava la stretta*.
Quando l'inaspettato silenzio si fece sgradevole, Harry domandò degli altri.
“Stanno tutti dormendo. Nessuno è in pericolo. Poppy ha dovuto richiedere l'aiuto extra da qualche infermiere del St.Mungo che aveva preso residenza qui per curare il morso di Hestia ma come hai detto tu sarà solo anemica per qualche giorno e sensibile al sole. In realtà è per questo che le tende sono chiuse; normalmente avremmo dormito anche con la luce del giorno ma rendeva rossa la pelle di Hestia così Poppy le ha tirate giù.”
“Sono sollevato…”
Di nuovo silenzio.
Harry provò a scacciare uno sbadiglio ma fallì miseramente, facendo ridacchiare Remus divertito. L'uomo più vecchio si sistemò in modo da giacere sulla schiena e fece cenno ad Harry di stendersi accanto a lui. “Avanti, faremo meglio a riposare un po' o Poppy avrà le nostre teste. E a differenza di te, la mia età avanzata comincia a mostrarsi. Non sono più giovane come ero abituato ad essere, sai.”
Harry si allungò dalla propria parte, usando il braccio di Remus come un cuscino e il calore del corpo dell'uomo come coperta. “Bugiardo,” mormorò Harry prima di sbadigliare ancora “non sei così-vecchio e i Licantropi hanno una vita più lunga rispetto alle nostre.”
L'uomo ridacchiò di nuovo, il petto che si sollevava rapido ad ogni respiro. “Mi hai fregato, cucciolo. Ora dormi, ne abbiamo bisogno.”
Harry annuì, scoccando un'occhiata al proprio Padrino che dormiva in un letto lì accanto e lasciò che il respiro tranquillizzante dell'uomo gli cullasse il sonno.
………………………………………………………………………

Harry si svegliò parecchie ore dopo boccheggiando senza voce. La sua fonte umana di calore se n'era andata; al suo posto era stata posata su di lui una coperta. alzandosi, si guardò attorno e notò che tutti gli altri erano ancora là. Remus era stato il solo ad alzarsi. si diresse verso Sirius che russava lievemente e si sedette accanto al corpo addormentato del suo padrino, carezzando lievemente i lunghi capelli neri.
Gli occhi di Harry si addolcirono e il ragazzo baciò la fronte di Sirius, abbracciandolo un po'. “Non lascerò che accada nulla a te o a Remus, lo prometto. Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggervi entrambi e Hogwarts…” Harry si alzò e prese a riaprire la porta dell'Ala dell'Ospedale**, “…anche se dovrò dare la mia vita per far sì che ciò accada…”
Sorrise con determinazione e si voltò. “Ma se cado, non sarà senza un inferno di battaglia e porterò Tom con me.”
Formulò un incantesimo di Disillusione su se stesso e usò un passaggio segreto per passare al secondo piano. Moaning Myrtle strillò di spavento quando il muro dietro il suo cubicolo si aprì e cadde nella tazza, spruzzando acqua ovunque con la forza del tuffo.
Harry la ignorò e si diresse direttamente verso il lavandino. “Apriti.”
Nagini si affacciò fuori dalla sua maglietta con la testa e il ragazzo sorrise carezzandogliela.
“Finite Incantatem.” L'incantesimo di Disillusione fu annullato.
“Wingardium Leviosa.” Usando l'incantesimo su di sè, fu capace di scendere lentamente giù per i tubi prima che il passaggio si chiudesse nuovamente.
Dopo circa dieci minuti Harry stava di fronte alla statua di Salazar Slytherin. Invocò il grande Basilisco e Salazar scivolò dalla grande bocca quando si aprì. “Ahh, Masster Harry. Sstavo iniziando a chiedermi quando ssaresssti venuto a trovarmi. Ssembri sstar bene, cossì come Nagini.”
Nagini porse i propri ringraziamenti alla maniera dei serpenti, e così fece Harry. “Dovevamo ringraziarti, non è vero? Ma come hai fatto a ssapere dove io fosssi e come hai fatto a raggiungerci? Diagon Alley è molto lontana da qui,” sibilò Harry al suo terzo compagno, essendo rispettivamente la prima e la seconda Hedwig e Nagini.
I suoi pensieri volarono alla civetta che doveva star ad aspettarlo nei suoi alloggi, ma Harry fu riportato alla realtà quando Salazar parlò di nuovo.
Sspero che non penssi che io ssia sscivolato fuori all'aperto. L'unica sstrada che possso percorrere furtivamente ssono i tunnel. Cossì sse non ci ssono tunnel, ne creo qualcuno. Ho dato vita a una sserie di reticolati ssottoterra da quando ssei venuto la prima volta a trovarmi. Possso venir fuori dal terreno quassi ovunque nei dintorni del casstello, cossa utile per gli attacchi a ssorpressa. Anche a Diagon Alley, ti ho sseguito da ssottoterra, creando il tunnel che ssi dirigessse versso il luogo in cui ti percepivo. Penssalo come un collegamento di qualche ssorta. Non potevo lassciarti andare così lontano ssenza una protezione di tipo maggiore.
Harry posò una mano sul naso del Basilisco. “Beh, ti ringrazio per avermi sseguito. Non penssavo ci ssarebbero sstati dei Vampiri fuori dalla Banca e ssenza di te io e Charlie ssaremmo sstati cibo per Draghi.
Salazar fece una smorfia ed esclamò qualcosa di intelleggibile a proposito dei Draghi e del loro nobile e potente stato. Nagini concordò entusiasticamente, facendo sbattere ad Harry le palpebre guardandoli entrambi e ridendo forte della loro seriosità.
Ssalazar, è una buona cossa che tu abbia penssato a creare quei tunnel in più. Ne avremo bissogno ora più che mai. Sii preparato, Ti chiamerò quandò verrà il momento.
Il Basilisco acconsentì e Harry lo salutò, tornando in superficie con lo stesso metodo con cui era disceso. Non appena l'entrata si richiuse, Fawkes apparve con una fiammata. Harry tese il braccio e la Fenice lo usò come un trespolo. “Hey Fawkes. c'è una Riunione dell'Ordine nell'ufficio di Dumbledore?”
L'uccello magico trillò negativamente. ‘Hm, sallora sono l'unico ad essere chiamato dal Preside…’
“Puoi farci apparire là?”
Fawkes trillò di nuovo e scomparvero in una fiammata.
………………

Albus stava succhiando una caramella al limone quando riapparvero. Il vecchio ne offrì ad Harry qualcuna, che quello rifiutò educatamente, e si rifiutò di sedersi.
“Molto bene, Harry. Ti ho chiamato qui perché volevo sapere che cosa è accaduto nella Gringott. Tu e Charlie Weasley ne siete usciti davvero illesi dopo aver fronteggiato un Drago. Ho invitato il Signor Weasley prima di te e mi ha detto che c'era qualcos'altro al di sotto dei vostri piedi che ha fatto calmare il Drago. Il caro ragazzo era molto nervoso quando me lo ha detto. A quel che ne so io non c'è null'altro a guardia della Gringott così mi stavo chiedendo se tu sapessi qualcosa.”
Harry restò calmo sotto lo scrutinio del Preside e sollevò un sopracciglio quando percepì un sottile tentativo di Legilimanzia contro il proprio muro mentale solido come non mai e impenetrabile.
Albus lo osservò arrendevole e fece spallucce. “Era un innocuo tentativo. Ma seriamente, sai qualcosa a proposito di ciò che è accaduto?”
Harry sospirò. “Qualunque cosa sia accaduta è stata benefica e ci ha tenuti in vita, lasciamo le cose così. Ora è il mio turno di chiederle una cosa. La gente qui è preparata per questa guerra?...” Il volto di Harry s'oscurò considerevolmente. “Perché abbiamo tre giorni.”
Gli occhi di Albus si sgranarono. “Ne sei certo? come lo sai?”
Harry scosse la testa. “Lo so. Lo so e basta. Allora, siamo pronti?”
Il vecchio dimostrò improvvisamente la propria età. “Dirò agli altri di accelerare i tempi di addestramento. Se vuoi vedere Remus ora è nella Sala Grande.”
Harry annuì. “Faccia pure, ma li lasci anche dormire. Un Mago stanco è un Mago morto. E grazie dell'informazione.”
“Certamente. Buona giornata Signor Potter.”
Harry fece un cenno col capo all'uomo, dando un'occhiata clandestina al ritratto di Nigellus e uscì.
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Stava andando a cercare il proprio amico Licantropo quando a metà strada un paio di mani spuntarono da un angolo buio e lo ghermirono da dietro, rendendogli impossibile parlare o allungare la mano a prendere la bacchetta per puntarla contro il suo aggressore.
“Non muoverti.”
Harry raggelò e assottigliò gli occhi al riconoscere la voce di Charlie Weasley.
“Voglio sapere dov'eri. Sto per toglierti la mano dalla bocca; prendi in considerazione il fatto che ho la bacchetta puntata alla tua gola. Grida e ti imbavaglierò e zittirò tanto in fretta che non riuscirai nemmeno ad accorgertene.”
La mano sulla sua bocca si ritrasse lentamente.
Harry assunse un tono leggermente derisorio. “Sono ben lontano dal gridare, Charlie. Che cosa credi di star facendo-”
La mano attorno alle sue braccia e al petto strinse la presa e la bacchetta dell'altro ragazzo premette di più sulla sua gola. “Non aggirare la domanda.”
Harry roteò gli occhi. “Ero nell'ufficio di Dumbledore.”
La bacchetta premette un poco più a fondo. Harry si sforzò di non sussultare.
“Non giocare con me. Dove eri proprio prima di andare là? Dumbledore mi ha chiesto di vederlo proprio prima di te. Mi ha detto che voleva incontrarti per chiederti la stessa cosa che ha chiesto a me. La cosa che nessuno di voi due ha preso in considerazione è che, al di fuori della portata visiva del preside ma sotto i miei occhi, giusto al lato della sua cattedra, c'era la Mappa del Malandirno. Ho visto il tuo nome scendere dall'Ala dell'Ospedale ma poi è improvvisamente scomparso al secondo piano. Dov'eri?”
Harry imprecò mentalmente.
“Hogwarts nasconde molti segreti, Charlie. Io mi limito a mantenere tali quelli di cui sono a parte, nel modo migliore possibile.”
Charlie sapeva che sarebbe stata l'unica risposta che avrebbe ricevuto sulla questione.
“Allora dimmi che cosa è accaduto alla Gringott!” sussurrò ansioso. “E non tirare fuori la balla che non lo sai! Qualunque cosa ci fosse lì sotto era abbastanza minacciosa da intimorire un Drago fino alla sottomissione! Mi ha terrorizzato a morte! C***o ho ancora paura! Ma tu! Non hai nemmeno battuto ciglio! Tu sai che cos'era quella cosa! Maledizione Potter! Se ti azzardi a minacciare la mia famiglia ti sbudello vivo!”
‘Allora è questo quello per cui ha fatto tutta questa scena. Devo complimentarmi con Charlie per amare la sua famiglia a tal punto. Specialmente perché ha avuto abbastanza fegato da minacciarmi. He! He! Troppo ingiusto che non ha funzionato come avrebbe dovuto.’
Harry ridacchiò, facendo affondare più in dentro la bacchetta, ancora di più. Harry ignorò completamente la minaccia.
“Perché non cooperi? Dannazione! Hai la mia bacchetta puntata al tuo collo ed è pronta ad essere usata!”
Harry chiuse gli occhi e ghignò. “Non saprei. Probabilmente perché Nagini è fuori e sta aspettando un mio ordine per morderti il braccio.”
Gli occhi di Charlie si spalancarono e quegli spinse via Harry da sè con un gridolino. Il serpente era realmente là allo scoperto e allo stesso modo in cui era rimasto silenzioso mentre si preparava ad attaccare, ora stava sibilando piuttosto minacciosamente.
Il ragazzo dagli occhi verdi sospirò e mise una mano sul capo di Nagini per farla smettere di sibilare.
“I miei complimenti, Charlie. Non molte persone hanno le pa**e per attaccarmi. Ma è inutile. Sono dalla parte della Luce anche se sono un Mago –grigio-. Sono specializzato nelle Arti Oscure ma non farei mai intenzionalmente del male ad un Weasley. Lo sai perché? Perché vi consideravo la mia famiglia, e lo faccio ancora, sebbene non siamo così vicini qui come lo eravamo nel mio vecchio mondo. Cerchi di proteggere la tua famiglia e lo ammiro.”
Harry rilasciò il respiro.
“Charlie, ciò che è accaduto alla Gringott accadrà di nuovo se la mia vita sarà in pericolo sul campo di battaglia, e lo sarà. Puoi chiamarlo il mio… guardiano, se vuoi. Non rappresenterà alcuna minaccia per te se tu non rappresenterai alcuna minaccia per me.”
Charlie finalmente si rilassò. “Mi… mi dispiace. ma dovevo avere qualche risposta. Non permetterò che alla mia famiglia venga fatto del male.”
Harry annuì e si voltò. “Ti dirò ciò che ho detto a Dumbledore: abbiamo tre giorni, non di più, non di meno. Farai meglio a prepararti.”
“Tre giorni! Non è abbastanza!”
Harry iniziò ad allontanarsi. “Lo so. Dumbledore lo sa. Ma è quello che abbiamo. Però lascia che ti dica questo: Hogwarts sa come difendere se stessa.”
Charlie apparve perplesso e poco prima che Harry girasse l'angolo il ragazzo dagli occhi verdi volse la testa per scoccargli un'ultima occhiata. “Oh, e un'ultima cosa. Prima o poi sarà meglio che tu chiuda gli occhi sul campo di battaglia. Ciao Charlie, allenati per bene.”
E con ciò, Harry sparì dal campo visivo del rosso.
“Che cosa diavolo voleva dire con quelle parole? Chiudere gli occhi? E' pazzo? Morirò se chiudo gli occhi! E' così strano…” Charlie mugugnò prima di andare ad allenarsi con suo fratello Bill che lo aspettava in un'aula.
…………………………………………………

Harry raggiunse Remus nella Sala Grande dopo aver salutato i propri amici e aver spiegato loro la difficile situazione.
“Così abbiamo tre giorni…”
Remus si mise ad una certa distanza da Harry e puntò la bacchetta contro il proprio protetto. “Allora allenati con me, cucciolo. Mostriamo al Signore Oscuro che non cadremo senza combattere!” disse con veemenza il Licantropo.
Le persone che stavano ascoltando guardarono con stupore Harry e Remus che s'inchinarono e presero a scagliarsi contro incantesimo dopo incantesimo, maledizione dopo maledizione. Qualche studente prese appunti,come Hermione, e qualcuno sussultò al vedere usati un paio di incantesimi ovviamente oscuri.
Snape apprezzò l'idea e si offrì di duellare contro il vincitore.
Tutti ripresero l'addestramento e raddoppiarono gli sforzi.
Harry evitò un Sectumsempra da Snape e s'acquattò a terra come un predatore. ‘Non perderemo!’ Si trasformò quindi nella sua controparte di Animagus e attaccò il Maestro di Pozioni con rinnovato vigore.



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* L'autrice non lo precisa, ma penso che si tenessero la mano

**Piccola svista dell'autrice: se era ancora chiusa a chiave come ha fatto Remus ad uscire?...


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Capitolo 32
*** cap.32 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 32: [The Challenge] La sfida
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Ron si accasciò sul pavimento e prese a respirare pesantemente. “Accidenti, questo era un allenamento!”
Alcuni tra i ragazzi Gryffindor grugnirono e seguirono il suo esempio.
“Non riesco a credere che Harry ci abbia fatto fare per davvero tutti quegli addominali e flessioni babbani! Devo dirvelo, se vado a dormire adesso dovrete trascinare il mio corpo sul pavimento perché non mi sveglierò mai più!” Seamus gemette.
Hermione si mise a sedere con appena un po' più di eleganza e sbuffò. “Oh, finitela di lamentarvi. Harry ha a cuore il nostro miglior interesse. Non ha fatto un solo lamento anche quando è stato bombardato di incantesimi da ogni direzione dai professori. Dimostra che è più in forma di tutti noi.”
“Humph! Schiavista…” mormorò Ron, cosa che gli fece guadagnare un'occhiataccia dalla sua ragazza. “Che c'è? Ho ragione! Harry era allenato per questo genere di cose! E' già pronto!” Fred e George, che stavano passando in quell'esatto momento, si fermarono momentariamente e puntarono entrambi gli indici contro il petto del fratello più giovane.
“E tu farai meglio”
“a prepararti!”
“O altrimenti la tua vita sarà”
“perduta ancora prima che la battaglia inizi.”
Ron schiaffeggiò le due dita. “Lo so, lo so.”
I gemelli gli scoccarono un'occhiata significativa e si allontanarono, lasciandosi dietro un perplesso Ron. Ginny rabbrividì. “Che cos'hai Ginny?” Chiese Luna alla sconvolta ragazza.
“Hmm… Avrei potuto giurare che erano seri…”
Ron si scambiò uno sguardo con la sorella. “Lo so… straniante…”
………………………………………………

“Remus! Aspetta!”
Harry corse verso il Licantropo non appena quello si avviò su per le scale. “Vai a vedere Sirius?”
Remus annuì. “Già, credo che sia più o meno ora che l'effetto della pozione svanisca.”
“…Credi?”
Remus ridacchiò e si strinse nelle spalle. “Beh, Madama Pomfrey gliene ha data talmente tanta che non possiamo esserne completamente sicuri. Eccoci!”
L'uomo più vecchio spinse la porta dell'Infermeria e lasciò entrare Harry per poi seguirlo subito. Il ragazzo dagli occhi verdi quasi raggelò al notare che Dumbledore era nella stanza, chinato sul letto di qualcuno; quello di Malocchio, per essere più precisi. Quindi notò Malocchio, sveglio e disteso sui cuscini, che rispondeva al Leader dell'Ordine.
‘Probabilmente a proposito di ciò che è accaduto alla Gringott.’ Deridendoli mentalmente, procedette diretto al letto di Sirius senza dedicare ad Albus un secondo sguardo.
Remus s'irrigidì appena quando Dumbledore guardò furtivamente Harry con la coda dell'occhio ma il Licantropo seguì il proprio cucciolo senza reagire. Era troppo preoccupato per la salute di Sirius per dare considerazione al Leader dell'Ordine ora come ora.
“Sirius, come stai?” chiese ansioso Harry.
L'Animagus fece spallucce. “Mah, sto bene ora.” Sirius fece cenno a Harry e Remus di venire più vicino e sussurrò loro: “Madama Pomfrey ha fatto un lavoro eccellente ma non ditele che ho detto una cosa del genere… dopo la terribile pozione che mi ha fatto bere…”
Harry e Remus ridacchiarono quando Sirius fece una smorfia. “Beh, mi ha visitato per benino e mi ha trovato in salute, così sono libero di andare. Altri non sono stati così fortunati e dovranno restare ancora un po', come la povera Hestia.”
“Grandioso, Sirius. Potremo continuare ad allenarci,” finì Remus.
Non appena uscirono tutti e tre, metà della famiglia Weasley si fece strada all'interno e Harry urtò Molly che camminava al fianco del marito. Harry sussurrò una scusa e si allontanò rapidamente dall'Infermeria, completamente conscio che Charlie e Bill Weasley stavano scavandogli un buco nella nuca con i loro intensi sguardi. Il ragazzo dagli occhi verdi risolse il problema chiudendo le porte dietro di sè.
“Sembri teso, cucciolo. C'è qualcosa che non va?” domandò dolcemente Remus.
Harry, che aveva accelerato il passo e stava camminando davanti a loro, rallentò così che potessero raggiungerlo.
“Hmm. Charlie mi ha avvicinato poco fa, infatti prima ero andato alla Sala Grande per allenarmi. C'è qualcosa che m'innervosisce… Dumbledore lo aveva chiamato prima di me così che potesse riferirgli la sua versione dei fatti alla Gringott. Quando alla fine sono uscito, Charlie… mi ha preso da parte e mi ha chiesto dove fossi prima di andare da Dumbledore ma dopo essere stato con i Centauri. Mi ha detto che ha visto il mio nome che se ne andava in giro per il castello sulla mappa posata a un angolo della scrivania di Dumbledore, ma ha affermato che il mio nome è scomparso quando ha raggiunto il secondo piano. Il fatto è: la Mappa del Malandrino di questo mondo non dovrebbe mostrare il mio nome, ma la mia lo fa, e io non ho mai dato la mia Mappa ad Albus.”
Harry occhieggiò Sirius con sospetto quando l'Animagus sussultò. “Aw, m***a! L'ho usata non molto tempo fa per rintracciarti e invece di lasciarla nella tua stanza devo averla portata con me. Probabilmente mi è caduta e un membro dell'Ordine l'ha raccolta e ha riconosciuto la pergamena. Scusa Harry.”
Il ragazzo dagli occhi verdi sospirò mentre Remus roteò gli occhi.
“Beh, quello che è fatto è fatto ma io rivoglio indietro quella mappa; ha un valore sentimentale”.
“Lo faremo, cucciolo. Charlie probabilmente è l'unico ad avere visto il tuo nome su di essa e non credo che Dumbledore sarebbe così sciocco da lasciarla sulla propria scrivania se avesse notato la differenza. Credo che potremmo aver lasciato la nostra nella stanza delle Riunioni dell'Ordine.”
Harry sospirò e sollevò il braccio. “Nagini, puoi fare una cossa per me?
Il serpente scivolò giù dal braccio di Harry e a terra. “Ssssì?
Puoi andare al terzo piano e recuperare la Mappa del Malandrino per me? L'incantessimo di protezione non è formulato per reagire sse un animale entra nella sstanza, lo sso perché Fawkesss può entrare ogni volta che vuole. Potrai entrare da un buco nella porta.
Ahh ssì, l'uccello che ssembra un Pavone… Ma certo, prenderò la mappa. Ci vediamo più tardi, Masster Harry.
Il trio guardò Nagini che scivolava via e Harry ridacchiò. “che c'è di divertente?”
Domandò Remus con curiosità. Sirius sollevò un sopracciglio. “Scusate… Nagini ha appena chiamato Fawkes: un uccello che sembra un Pavone. Siamo fortunati che Fawkes non l'abbia sentita.”
Sirius tossì per mascherare un accesso di risa. “Solo un serpente può trovare il modo di parlare male di una Fenice. Bene, andiamo. Nagini ti troverà quando avrà trovato la Mappa.”
“Giusto.”
“…Allora Harry, che cosa è successo realmente alla Gringott?”
“…Salazar.”
Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo. “Vaaa bene.”
……………………………………………………………………………………………………………………

Masster?
Harry sbattè le palpebre e abbassò lo sguardo. Il gruppo di Ravenclaw che stava ascoltando le sue istruzioni lo guardò allarmato non appena il ragazzo dai capelli scuri prese su il proprio serpente e gli parlò in Serpentese.
“Potter?” domandò esitante Cedric.
Il ragazzo riemerse dalla conversazione e il serpente tornò sotto la pelle del suo master.
“Scusa Diggory. E' successo qualcosa. Bene, spero che tutti voi sappiate cosa fare quando verrà il momento. Dovrete solo cercare qualche altro incantesimo in biblioteca se avete bisogno di qualcosa in particolare.”
“Ma Potter, la tua conoscenza degli incantesimi dovrebbe essere abbastanza per noi! Perché non vuoi insegnarci di più?!”
Harry sospirò e stava per rispondere, quando la voce di Sirius echeggiò dietro di lui. “Non è che non vuole, Mister Diggory, è che non può insegnarvi nient'altro. Le conoscenze di Harry riguardo gli incantesimi da usare in battaglia sfortunatamente hanno la tendenza a sforare nel lato oscuro.”
“Professor Black!” esclamaromno alcuni Ravenclaw. Guardarono Harry per un istante, quindi si allontanarono mormorando qualche scusa.
“Hey Harry, Nagini è tornata?”
“Sì. Grazie per avermi aiutato con quelli. Può rivelarsi un'impresa distogliere uno studente Ravenclaw dal suo obiettivo… quale quello di ottenere informazioni. E per Nagini, ha preso la Mappa. L'ha posata sulla scrivania nella mia stanza. Potete farmi un favore voi due e trattenere Dumbledore per un po'? Farò lo scambio subito.”
“Sicuro, ma fai attenzione. L'ufficio di Dumbledore può essere protetto da degli incantesimi.”
Harry annuì e si avviò a prendere la Mappa del Malandrino.
“Spero che vada tutto bene…” disse Remus con un po' d'ansia.
“Non aver paura; il ragazzo ha le sue risorse.” Sirius menò una pacca sulla schiena dell'amico. “Ora andiamo a trovare il Preside!”
………………………………………………………………………………………

Guardando alla propria destra e sinistra, Harry si diresse dritto alla statua che era a guardia dell'entrata dell'ufficio di Dumbledore quando non notò alcun segno di pericolo nè una presenza sgradita. Comunque, quando si fermò davanti al gargoyle quello gli ringhiò letteralmente contro e si voltò di spalle.
“Ancora tu…” ringhiò in risposta Harry.
“Fawkes!”
La Fenice apparve in una fiammata, trillò melodiosamente e gli prese il braccio prima di sparire ancora, lasciando un gargoyle colmo di disappunto nel corridoio.
Riapparvero dall'altra parte nell'ufficio di Albus e Fawkes volò al proprio trespolo dopo che ebbe ricevuto alcune carezze di ringraziamento sulla schiena.
“Bene, bene! Guarda chi c'è! Non ti ho visto per un po', ragazzo! Hm, le riunioni si sono fatte più rade ora, mi chiedo che cosa stia succedendo…”
Harry guardò in su. “Ciao Phineas. Voldemort attaccherà tra pochi giorni così tutti occupano con gli allenamenti gli ultimi minuti. Non mi tratterrò a lungo; Sirius e Remus stanno distraendo Albus mentre mi riapproprio di qualcosa che è mio qui. Hai visto Dumbledore che metteva via un foglio di pergamena, ad ogni modo?”
Il corpo di Nigellus si chinò per osservarlo meglio. “Un foglio di pergamena, hai detto? Ne ho visti parecchi qui in giro.”
Harry grugnì e si mosse con impazienza, cercandolo sugli scaffali, non osando aprire nessun mobile. “Non come questo, di sicuro. L'ultima volta che ero qui era in disparte sulla scrivania. Charlie Weasley è venuto qui prima di me e l'ha visto. E' la Mappa del Malandrino.”
“Ah, allora non ero qui l'ultima volta che sei stato in questo ufficio. Invece ho visto Mister Weasley e ho ritenuto opportuno andare a cercarti quando ho sentito dove stava andando a parare la loro conversazione. Sfortunatamente, non sono riuscito a trovarti in tempo e sono tornato dopo che te ne eri andato dall'ufficio. Ho visto il vecchio, comunque, che metteva via una pergamena nell'ultimo cassetto della sua scrivania, tempo dopo. Forse quella che cerchi tu è nascosta là dentro?”
“Grazie per l'informazione.” Harry si diresse rapidamente verso la scrivania e pose incoscientemente la mano sulla maniglia del cassetto… e si prese la scossa della sua vita.
“OUCH! Maledizione!”
Si guardò la mano ustionata. La bolla protettiva che era stata visibile solo qualche attimo prima, quando aveva toccato la maniglia, sparì di nuovo, come se lo stesse prendendo in giro. “M***a!”
“Ah sì, fai attenzione agli scudi, va bene? Possono essere abbastanza pericolosi!”
“Dannazione Phineas! Me lo dici solo adesso! L'incantesimo mi ha quasi scorticato via la mano!” Harry usò un incantesimo medicamentoso sulla mano pulsante.
L'uomo nel ritratto si limitò a fare spallucce in modo irritante e continuò a osservare Harry mentre il ragazzo squadrava la cattedra e provava qualche controincantesimo.
“Alohomora!...Abscindo!”
“Sai che questi semplici incantesimi non funzioneranno. Dumbledore potrà anche essere incredibilmente vecchio e in alcuni casi considerabile senile ma non è considerato uno dei più grandi Maghi di tutti i tempi per nulla.”
Harry posò le mani sulla scrivania e abbassò la testa, prostrato. “Beh allora perché non MI AIUTI?!”
“Mi spiace, non posso, giovanotto. Non so che tipo di incantesimo abbia usato. Probabilmente uno molto difficile e potente, comunque. Alloooora… potresti dirmi come mai non ti ho trovato l'altro giorno?”
Il ritratto continuò a fargli la ramanzina mentre Harry si faceva sempre più frustrato nella propria battaglia contro il cassetto stregato. Nessuno dei suoi incantesimi stava avendo effetto. “Non ero da nessuna parte che fosse conosciuta da qualsiasi insegnate o studente di Hogwarts: la Camera dei Segreti di Salazar Slytherin. Erumpo!...Dilorico!”
Gli incantesimi si limitarono a rimbalzare sullo scudo e svanirono in aria sottile.
“Ah sì, l'infame Camera! Vero, nemmeno io conosco dove sia situata, e anche in quel caso non credo che ci siano quadri là in cui potrei affacciarmi.”
Il pugno di Harry colpì la scrivania, facendo strillare Fawkes dalla sorpresa prima che la fenice tornasse a dormire. “Ancora non funziona! Conoscendo Dumbledore ha probabilmente incorporato tutta una serie di incantesimi differenti in questo scudo, forse anche delle rune! Non ho tutto il giorno!”
Harry puntò la bacchetta contro il cassetto, di nuovo, e stava per tentare con un altro dei propri incantesimi quando risuonò un allarme. Phineas fece un salto e Fawkes si svegliò, svolazzando agitata per l'ufficio, senza comunque lasciarlo.
“Per Merlino, siamo stati già invasi?! Hai detto che Hogwarts aveva ancora alcuni giorni!” ruggì l'ex-Preside, coprendosi le orecchie dal suono infernale.
Harry corse alla finestra più vicina e abbassò lo sguardo. “M***A!”
Si voltò verso Phineas e quindi verso la scrivania con rinnovata determinazione. “Puoi dirmi come DIAVOLO ha fatto Voldemort a procurarsi Nundu e Manticore?!”
Gli occhi di Phineas quasi gli schizzarono fuori dalle orbite e fece una faccia impotente al vedere Harry puntare ancora la bacchetta contro la scrivania.
“Quell'uomo E' un Signore Oscuro!”
Harry ghignò. “Se tutto fila liscio in pochi giorni sarà anche un uomo morto e un Signore Oscuro ancora più morto.”
Phineas ridacchiò debolmente. “Ma si può dire 'più morto'?”
Harry fece spallucce. “Hai recepito il messaggio. Ora risolviamo questa faccenda!”
“Risolvere che? Il cassetto è troppo ben protetto! Lascialo perdere e vai ad aiutare gli altri!”
“Non. Senza. La mia. Mappa!”
E con ciò semplicemente schiaffò la bacchetta nella bolla, facendola sibilare e sputacchiare e scagliare disturbanti e pericolosi spruzzi di magia a caso tutt'intorno. La bacchetta di Harry iniziò a illuminarsi di un rosso acceso e il ragazzo la lasciò quasi andare quando prese letteralmente a bruciargli la mano per l'intensità del processo magico.
“AVANTI! APRITI!
Neanche conscio di aver parlato in Serpentese, cominciò a riversare sempre più della propria magia nella bacchetta per contrastare l'incantesimo. “Ho bisogno solo che receda per un paio di secondi!... Tutto qua! COHIBEO!”
La sua bacchetta sfolgorante rilasciò una nebbia rosso sangue che fece recedere lo scudo dovunque toccò la bolla, come se lo stesse mangiando. Quando Harry considerò il buco abbastanza grande da potervi mettere la mano lasciò che la nebbia si solidificasse, impossibilitando l'incantesimo di Dumbledore a richiudersi sulla sua mano. Aprì rapidamente il cassetto e scambiò le due mappe prima che il suo incantesimo tremasse e fosse annullato, la sua bacchetta non più lì a stabilizzare più a lungo il controincanto.
La bolla si riformò silenziosamente e ridivenne invisibile, facendo sì che fosse impossibile per Dumbledore sapere se qualcuno aveva davvero manipolato il suo incantesimo.
L'allarme lo riscosse rapidamente dalla sua breve vittoria e il ragazzo corse fuori dall'ufficio dopo un rapido saluto a Fawkes e Phineas, chiaramente con l'intenzione di andare ad aiutare i suoi compagni residenti ad Hogwarts.
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Alcuni insegnanti, genitori e studenti più anziani erano già all'opera per chiudere tutte le porte e ordinavano agli studenti più giovani di tornare nei loro dormitori quando Harry corse oltrepassandoli, volendo evidentemente aiutare di fuori. Qualcuno lo prese per il braccio prima che potesse aprire la porta principale di Hogwarts.
“Ugh!” grugnì al proprio impeto bruscamente fermato.
“Harry! Non puoi andare là fuori! L'entrata è stata sbarrata da Dumbledore! Nessuno può passare!” spiegò Rosmerta rapidamente quando il ragazzo tentò di farle perdere la presa su di sè.
“M***a! Non ho abbastanza tempo per sbloccare la porta. Chi c'è fuori?”
Rosmerta lo lasciò quando fu certa che Harry non avrebbe toccato il pericoloso incantesimo. “E' di fuori Dumbledore in persona, dovrebbero stare bene. Gran parte dell'Ordine è con lui per prendersi cura del problema.”
Harry si rilassò. Si guardarono intorno quando videro Minerva che cercava di impedire a uno studente di passare.
“Ma Professoressa!”
“Ho detto di no, Mister Creevey! Abbiamo specificatamnete ordinato che ogni studente ritorni al proprio dormitorio! Così ci disobbedisci!”
“Ma Professoressa!”
La donna lo rimproverò di nuovo duramente quando un altro studente accorse trafelato dalle scale, questa volta un Prefetto Ravenclaw. “Che cos'è questa?! La giornata-non-ascoltare-il-professore?!” piagnucolò McGonagall di rabbia. Si mise davanti al Prefetto per fermarlo.
“Professoressa! Ho fatto l'appello e manca Hermione Granger!”
“CHE COSA?!”
Molti insegnanti si voltarono spaventati.
“Professoressa! E' quello che ho cercato di dirle!” disse finalmente Colin, disperato. “Li ho visti che scivolavano in un passaggio segreto prima che potessi fermarli! Credo che siano andati fuori!”
Tonks si precipitò sul giovane e quasi lo tramortì quando prese Colin per il colletto. “CHI, ragazzo?!” domandò concitata.
“Gah! Hum, Hermione Granger, Ron Weasley, Dean Thomas e Seamus Finnegan! Ron ha fermato Ginny prima che potesse seguirli. Hanno detto che volevano aiutare e che erano stanchi di essere messi da parte come bambini!”
Un gruppetto di persone boccheggiò e la MetamorfoMaga stava per dire qualcosa, quando Harry li spinse da parte e corse su per le scale, imprecando a voce alta per tutto il tempo.
“LI RIPORTERO' INDIETRO!”
“…Anche se probabilmente ciò impartirà loro una lezione da considerare seriamente…” mormorò tra sè.
……………………………………………………………………………

Quando Harry arrivò, essendo saltato giù dalla finestra della sua stanza con la sua fidata Firebolt, il problema era stato più o meno messo sotto controllo. L'Ordine aveva ovviamente scoperto gli studenti ribelli e cercando di proteggerli la loro offesa aveva subito un calo, sebbene Dumbledore stesse mantenendo una ferma linea di attacchi.
Volò rapidamente accanto a Xiomara che, con la sua sopraelevata posizione di vantaggio, stava praticamente bombardando i pericolosi animali magici, o almeno ci stava provando; I Nundu erano creature maledettamente veloci e se l'istruttrice di volo avesse anche cercato di avvicinarsi uno di loro avrebbe fatto senza difficoltà un balzo in alto abbastanza da raggiungerla o alitarle addosso il proprio respiro quasi letale.
“Harry! che cosa stai facendo -STUPEFICIUM!- qui?!” chiese Xiomara mentre volava con destrezza e scagliava incantesimi.
“Ho sentito che alcuni Gryffindor sono stati abbastanza sciocchi da uscire fuori impreparati. Vi darò una mano. Distrarrò le creature, tu di' a tutti, studenti inclusi, di far fuoco contro di loro con schiantesimi o qualunque altra cosa ritengano utile!”
“Aspetta Harry!”
Ma il ragazzo dagli occhi verdi si stava già facendo strada al di sotto di loro dove la maggior parte dei Nundu e delle Manticore stavano prendendo posizione.
Xiomara si affrettò quando vide che Sirius e Remus stavano assumendo una tinta davvero mortale di pallore al vedere il loro Figlioccio.
“Ragazzi! Harry li sta distraendo! Ha detto di non preoccuparsi per lui e di scagliare schiantesimi e maledizioni, tutto ciò che sia utile!”
Remus gemette mentre si metteva pronto. “quel ragazzo mi farà venire un infarto un giorno di questi!”
La donna sulla scopa ringhiò. “Puoi sempre dare a questi quattro” fece un cenno verso i tremanti Gryffindor, “una maledetta punizione se escono vivi da questa guerra! E' soprattutto colpa loro se il ragazzo è uscito! Non perché non ha fiducia nell'Ordine!”
Poiché sapevano che erano stati tirati in ballo, trovarono un po' di risoluzione e allinearono le bacchette, pronti. “Siamo venuti fuori perché non volevamo essere più trattati come ragazzini! So che è nostra la colpa, e che ciò che abbiamo fatto è completamente irresponsabile, ma non me ne pento! Ora ho un poco di coscienza di ciò che stiamo per trovarci contro. Voglio dare una mano, e non essere spaventata da tutto ciò che sicuramente mi troverò davanti quando verrà il momneto!” disse coraggiosamente Hermione.
Le stava sanguinando la gamba sinistra e aveva un'aspetto piuttosto pallido, ma le sue parole fecero annuire gli altri tre e iniziarono a scagliare maledizioni per rallentare le creature.
L'Ordine scelse di ignorare il guaio che avevano causato per il momento seguendo il loro esempio e presero a lanciare incantesimi. Il povero Harry stava volando troppo lentamente per i propri gusti e molte volte mancò poco che una Manticora o un Nundu chiudesse le proprie fauci impressionanti sulla coda della sua scopa o attorno a una sua gamba.
Le tre serie di zanne acuminate delle Manticore sembrarono ad Harry una buona motivazione per sperimentare i limiti della sua scopa.
L'Ordine, più i quattro Gryffindor, stava finalmente facendo progressi quando un Nundu evase dalla visuale di Harry per un secondo e saltò in alto abbastanza da dargli una forte spinta con la zampa artigliata.
Il respiro di Harry gli si coagulò in gola non appena venne catapultato sul terreno, sbattendo la testa contro un albero e con la Firebolt che sparì nella Foresta Proibita tutto in un attimo.
Sirius e Remus lanciarono un grido quando Harry non si rialzò immediatamente e fu rapidamente circondato dalle rimanenti creature. Sapevano che non potevano arrischiarsi a lanciare schiantesimi ora come ora; erano troppo lontani e una di quelle creature avrebbe potuto fin troppo facilmente spostarsi dalla traiettoria dell'incantesimo, facendo sì che fosse colpito Harry al proprio posto e che non potesse più muoversi per difendersi.
Sirius, spaventato per la sorte del proprio Figlioccio, stava per affrettarsi verso di lui quando Ron lo spinse via e corse verso le creature, agitando un braccio in aria per attirare la loro attenzione.
Tutti gli gridarono di tornare indietro e riprendere la formazione ma era troppo tardi quando un Nundu saltò addosso al rosso e gli morse un braccio. Ron strillò dal dolore ma mise a tappeto il Nundu con un ben messo Refracto nelle costole, colpendole con la bacchetta a bruciapelo.
Gli altri animali magici presero a girargli intorno e il ragazzo allineò la bacchetta con difficoltà, provando invano a fermare il sangue che fuoriusciva anche più in fretta. Almeno la sua mossa fece scattare tutti e un gigantesco cagnaccio dall'aspetto feroce saltò su una Manticora che stava per scagliarsi su Ron.
Incantesimi iniziarono a volare in ogni direzione. Harry, che ora aveva ripreso totalmente conoscenza dopo aver udito il grido di Ron, si trasformò anche lui e aiutò Padfoot a scacciare il resto delle creature.
Quando furono certi che ognuna di loro era morta o inoffensiva, Harry e Sirius si ritrasformarono nei loro sè umani e raggiunsero il resto della banda, che ora stava soccorrendo un pallido Ron.
Hermione piangeva sopra di lui e lo stava colpendo istericamente al petto. “Ron! Stupido idiota! E' stata la mossa più imbecille che avresti mai potuto fare!”
Dumbledore prese la ragazza piangente per le spalle e quella si voltò per piangere nel mantello del vecchio mago.
“Va tutto bene Miss Granger. Mister Weasley starà bene dopo un buon riposo. Madama Pomfrey lo rimetterà in sesto.”
Severus sollevò il suo pesante mantello e ne tirò fuori una fiala di pozione che mise fra le mani tremanti del rosso. “Bevi questa, Weasley. E' una pozione coagulante. Niente di tutto ciò sarebbe accaduto se voi tutti non aveste deciso di agire da coraggiosi piccoli eroi Gryffindor! Sfortunatamente non ho alcuna pozione qui con me per arrestare l'infezione dell'alito del Nundu sul braccio di Weasley. Dovremmo essere rapidi a raggiungere i MediMaghi,” ammonì severamente prima di essere interrotto da Minerva*, che gli scoccò un'occhiata al ‘Me-ne-occuperò-io-di-questo’.
Il quartetto abbassò il capo, ora preparato alla propria punizione.
Harry sospirò e si massaggiò la testa dolente. “Almeno ora sanno com'è combattere in questo tipo di situazioni. Dubito che faranno lo stesso errore due volte.”
Remus posò una mano sulla spalla del ragazzo dagli occhi verdi, preoccupato. “Dovrai andare da Poppy per farti visitare la testa; hai colpito l'albero piuttosto violentemente, Harry.”
Il ragazzo lanciò a Remus uno sguardo grato quando l'uomo usò un lieve incantesimo lenitivo e medicamentoso per aiutarlo.
Sirius era solo felice che il suo Figlioccio stesse bene mentre guardava gli altri membri dell'Ordine e i quattro Gryffindor che ritornavano al castello.
Harry fece un Accio senza bacchetta alla propria Firebolt dalla foresta e la ridusse nuovamente. “Non vorrei essere nei panni di Ron adesso. Non so dire nulla a proposito degli altri genitori, ma Molly Weasley lo rimprovererà solamente dopo il proprio famoso abbraccio-mortale,” disse Harry con volto neutrale.
Sirius e Remus ridacchiarono. “Avanti, torniamo a Hogwarts. Non è bene restare qua fuori, ad ogni modo. Chiederemo ad Hagrid di disporre del resto delle creature,” mormorò Sirius.
Harry sbuffò. “Di positivo c'è che Aragog e la sua famiglia staranno in allerta se Hagrid dovesse avere dei ‘problemi’. Speriamo soltanto che non decida che Nundu e Manticore sono carini animali da compagnia e voglia tenerli. Norberto e Fuffy mi ritornano in mente…”
I due uomini più vecchi poterono soltanto annuire disperati per le... tendenze di Hagrid. Harry aveva fin troppa ragione.




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* Ma Minerva non era dentro il castello?? ... Svista! :)

** ... Piccola imperfezione: si è continuato a parlare di quattro Gryffindor, anche se sappiamo che sono tre più Hermione, una Ravenclaw.

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Capitolo 33
*** cap. 33 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 33: [The Black Army] L'Armata Oscura
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“Così, ci sono state alcune complicazioni dopotutto…”
L'atmosfera generale era decisamente cupa al momento. Molly Weasley piangeva silenziosamente tra le braccia del marito e la massa dei loro figli che cercava di rassicurarla.
Madama Pomfrey li osservava con un muto, ma consolatorio sguardo mentre Sirius e Remus erano in disparte, facendo scudo a Harry dalla loro vista, o era il contrario?
Harry si trattenne dal guardare verso il letto in cui Ron stava dormendo in quel momento, con un braccio annerito e avvolto da bendaggi e unguenti salutari.
Lo stesso Severus aveva preparato le pozioni sotto l'occhio dei Guaritori del St-Mungo e di Hogwarts, ma tutti loro avevano sottovalutato i poteri del respiro del Nundu.
Almeno avevano prevenuto la morte di Ron.
Harry sapeva dentro di sè che era stata colpa del rosso se si trovava in quella condizione, ma si sentiva ancora in qualche modo responsabile. Remus lanciò un'occhiata al volto triste di Harry e quindi a Sirius, supplichevole. L'Animagus prese un tremante respiro e pose entrambe le mani sulle spalle del Figlioccio, facendolo voltare e avvolgendolo in uno stretto abbraccio, come per volerlo schermare del dormiente Gryffindor e dalla famiglia in lacrime.
“Non è stata colpa tua.”
“… Lo so.”
“Tutti e quattro non hanno ascoltato gli ordini di Dumbledore e hanno deciso di andar fuori da soli quando erano stati avvisati che c'era grande pericolo.”
“… Lo so.”
“Non devi incolparti di nulla.”
“… Lo so… ma se solo fossi stato più attento-”
Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo e portarono silenziosamente Harry fuori dall'Infermeria senza che fossero noatti dalla famiglia Weasley. Una volta che furono fuori marciarono dritti verso i loro alloggi, ignorando gli sguardi curiosi degli studenti al loro passaggio.
Sirius sospirò e quasi spinse Harry sul divano.
“Ascolta Harry, e ascoltami bene. Ti stai facendo carico di troppe preoccupazioni e responsabilità in questi ultimi giorni-”
“Forse sarebbe meglio dire negli ultimi mesi da quando è arrivato qui” Remus mormorò sottovoce.
Sirius gli scoccò un'occhiata e il Licantropo sollevò le mani in segno di resa, lasciando la stanza.
“Harry, so che sei turbato da ciò che è accaduto a Ronald ma se lo è andato a cercare. Sai che non è lo stesso Ron Weasley che conoscevi. Non era stato addestrato a dovere e non è rimasto a gironzolare dentro Hogwarts come avevi fatto tu quando eri più giovane. Nessun ragazzino qui è stato mai ferito così gravemente. E' uscito di sua propria volontà, Fine. Della. Storia.”
“Ma che sarebbe accaduto se non fossi uscito? Forse-”
Sirius pose un dito sulle labbra del Figlioccio per farlo smettere di scervellarsi. “Se tu non fossi stato lì che sarebbe accaduto? Forse lui sarebbe stato bene, forse sarebbe morto. Nessuno sa che cosa sarebbe accaduto. Tutto qua. Hai preso la decisione che consideravi giusta e per questo sono eternamente grato. Ron non è morto, Harry. Solo non sappiamo se sarà capace di utilizzare ancora il braccio. Lascia che si preoccupi delle conseguenze della sua azione; tu preoccupati di ciò che dovrai affrontare molto presto. Credo in te, ragazzo. Nel poco tempo che siamo stati insieme, ho sentito come se ti avessi conosciuto da tutta la mia vita. Dio, Harry, ti sento come se fossi un figlio, il figlio che non ho mai avuto. Non voglio assolutamente prendere il posto di James ma colmare il vuoto…”
Harry interruppe le parole del Padrino abbracciandolo strettamente.
“Sirius…” la voce del ragazzo dagli occhi verdi era stranamente quieta.
“Nell'altro mondo… non sono mai stato amato dalla sorella di mia madre o dalla sua famiglia. La cosa più vicina che potei prendere come base di ciò che potevo percepire come una famiglia erano i Weasley. Ma… ma quando tu sei apparso nella mia vita… ho finalmente sentito che cosa significasse avere una famiglia. Con te e Remus… Ma quando ti ho perduto… Non posso… non sarò capace di sopravvivere se ti perdo di nuovo. Sei come il padre che desideravo di avere da bambino.”
Sirius ricambiò l'abbraccio di Harry, facendo del suo meglio per non lasciarsi sfuggire le lacrime, per essere forte per il ragazzo. Era solo una questione di tempo prima che la guerra si scaraventasse tra loro come una mazza, distruggendo tutto quello che avevano faticato così tanto a costruire. Voleva dire così tante cose al proprio Figlioccio e aveva così poco tempo!
“Non voglio fare da intruso in questa –accorata- conversazione ma-”
Sirius e Harry s'irrigidirono e si allontanarono l'uno dall'altro, facendo del loro meglio per non mostrare quanto profondamente la loro conversazione aveva smosso all'interno del loro intimo. Remus ridacchiò silenziosamente al loro vano atteggiamento e, provando ad alleggerire l'atmosfera, fece levitare un foglio di pergamena fino ad Harry, che lo prese con espressione perplessa.
“Che cos'è, Remus?”
Lesse le prime righe, e deglutì, le rilesse di nuovo. I suoi occhi s'allargarono mentre continuava a leggere il resto, in essi sfavillava la speranza.
Remus e Sirius si guardarono l'un l'altro con incertezza, e quindi verso il ragazzo dai capelli scuri che ora stava seduto con un'espressione nebulosa sul volto.
“Sappiamo che adesso probabilmente non è il momento migliore,” Sirius cominciò,
“E sappiamo che stai pensando a te stesso come indipendente e adulto a tutti gli effetti,” Remus continuò,
“ma una volta che questa m***a sarà sorpassata, cosa a cui noi SICURAMENTE sopravvivremo in un modo o nell'altro… beh… cioè…”
“Quello che Sirius sta cercando di dire in maniera così eloquente è che una volta che tutto questo sarà finito ci piacerebbe adottarti come se fossi nostro e che vivessi con noi OMPH!”
“SI'!!!” gridò Harry e balzò addosso a Remus prima che l'uomo avesse anche il tempo di finire la frase.
Sirius era entusiasta e rise alla predica dell'amico. “Seriamente, non so perché fossimo così spaventati di chiedertelo. Quella pratica di adozione è rimasta immobile sulla mia scrivania a prendere polvere per un mese con oggi.”
Invece, anche se era vicino al suo diciottesimo compleanno Harry era ancora un bambino in qualche modo, nel profondo. Non aveva mai avuto un'infanzia normale (come sarebbe potuta essere una normale infanzia da mago, specialmente per uno come Harry Potter) e l'assenza dei genitori che si prendessero cura di lui aveva lasciato Harry un po' troppo sprovvisto di attenzioni. L'attenzione che Sirius e Remus ora promettevano di elargire al ragazzo più spesso che potevano.
‘Ora se solo Voldemort non esistesse…’ pensò cupamente Sirius, ma non voleva che quel pensiero si vedesse sul suo volto mentre Remus e Harry sembravano così fiduciosi.
‘Affronteremo tutto questo insieme, come una famiglia.’ Sorrise.
Harry e Remus sorrisero in risposta.
Una famiglia. Ora aveva un suono così dolce.
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“Master.”
“Mio Lord.”
“Voldemort.”
Cremisi occhi indagatori e impietosi fissarono l'armata di uomini, morti, non-morti o ancora parecchio vivi di fronte a lui. Tutti qui per servirlo, inchinarsi a lui e al suo potere. Il suo petto si sollevò con superiorità ed arroganza. I suoi Mangiamorte si inchinavano a lui, sulle ginocchia, come un gregge di piccole pecore che aspettavano di essere condotte al pascolo più verde sul quale avessero mai messo gli occhi, o nel loro caso a un mondo pieno dell'odio che loro stessi avrebbero portato.
I suoi seguaci di sempre, potenti per parte loro sì, ma troppo codardi per esprimere il loro disdegno verso il mondo da soli, che avevano bisogno di un leader che li guidasse. ‘Un piccolo gregge di pecore invece.’ Sollevò un sopracciglio ma rimase in silenzio, seduto sul proprio trono, al di sopra dell'assemblea, su un balcone della propria mansione.
Da ogni parte nel mondo avevano risposto alla sua chiamata. Era particolarmente orgoglioso delle sue nuove reclute da Durmstrang. La morte di Igor Karkarov era stata proprio quello di cui avevano bisogno per essere motivati, era parso, anche se la morte dell'uomo non era stata pianificata.
I suoi occhi si assottigliarono.
La folla di fronte a lui sussultò.
‘Dannata, Nagini! perché?!’
Strinse la presa sul bracciolo ma non mostrò altro segno di cattiveria ribollente. No, ora semplicemente non era il momento.
La sua Cerchia più Stretta si tenne di lato, silente e orgogliosa. Le nuove reclute si mischiarono nella folla ai Mangiamorte da ogni parte del mondo.
Le creature magiche erano tenute in disparte in un'altra parte, sicura, della sua mansione, mortali e consapevoli esseri che erano.
Il suo sguardo si spostò da sinistra a destra, dove i Licantropi e i Vampiri stavano al momento, all'apparenza non impressionati dalle dimensioni dell'armata. O forse erano troppo preoccupati a occhieggiarsi l'un l'altro, sul chi vive per qualcunque eventualità.
‘Hum, Licantropi e Vampiri non ssono mai ssstati bene accoppiati inssieme, a caussa di quella faida antica di ere tra entrambe le Cassse Principali…’
Anche così, Voldemort poteva considerarsi fortunato ad avere alcuni componenti dell'una e dell'altra parte al proprio fianco. La maggior parte aveva deciso all'ultimo momento di non partecipare alla Guerra che veniva, per la perdita di fiducia con la morte di Greyback e i suoi comandanti e, naturalmente, il totale massacro di cinque Vampiri Nobili per mano dell'Ordine e in particolare del Guardiano sputafuoco della Gringott.
Era riuscito a prendere possesso di due Draghi particolarmente malvagi tenuti, naturalmente, in gabbie dietro ai suoi domini. Era piuttosto orgoglioso anche di loro, poiché tali creature erano non poco... difficili da ottenere. Troppo ingiusto che non aveva potuto avere anche quello della Gringott, ma almeno i Goblin avevano rifiutato il suo uso anche a Dumbledore.
Difficili da battere ma non particolarmente intelligenti, le Mummie e gli Zombie erano tenuti nelle sue sempre utili segrete; decrepite, insalubri, umide e molto ben fornite di attrezzi di tortura e simili… per la maggior parte giocattoli che poteva usare sulle proprie vittime per giocarci un po' se gli capitava di non riuscire a prendere sonno.
Hey, anche un Signore Oscuro ha i suoi trucchi!
Anche se erano molto lontani, non aveva bisogno di sforzare gli occhi per vedere una dozzina di Giganti accampati che accendevano fuochi con tronchi caduti ovunque a Little Hangleton.
In minor quantità di come aveva immaginato di averne, ma era una dozzina in più di Dumbledore. Gli altri non avevano voluto mettere a rischio le famiglie, specialmente con la nuova minaccia. ‘Hm, vedremo ciò che farò a coloro che hanno rifiutato di aiutarmi dopo che avrò sterminato i miei nemici e questo… questo –ragazzo-!’
E, aveva sempre i suoi Dissenatori. Li aveva lasciati nutrire tanto in tutte le città dei dintorni che erano riusciti a riprodursi fino ad un numero più che accettabile.
Il silenzio iniziava a far rabbrividire ciascuno. Little Hangleton non era abituata a questo silenzio; rendeva la cittadina ancora più sinistra senza le grida.
“Bellatrix! Malfoy! Badate che tutti seguano il piano. Non voglio che nessuno sia lasciato indietro,” Disse il Signore Oscuro finalmente con voce calma e regale.
Entrambi annuirono e s'inchinarono appena, Malfoy più rigidamente di Bellatrix, i cui occhi mostravano sete di sangue che rasentava l'insania.
Tutti rimasero immobili, poi s'inginocchiarono quando Voldemort infine si alzò dal suo trono e si puntò la bacchetta alla gola, neanche sprecando le parole per formulare l'incantesimo ad alta voce. Un semplice pensiero ‘Sonorus’ fece effetto.
“DOMANI SARA' L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA! DOMANI, ANDIAMO IN GUERRA! NON RISPARMIATE NESSUNO! COLPITE AL CUORE DEI VOSTRI AVVERSARI! DISTRUGGETE OGNI COSA SULLA VOSTRA STRADA! MA RICORDATE, IL RAGAZZO DEI POTTER E' MIO! ORA FACCIAMOCI STRADA VERSO HOGWARTS, QUARTIER GENERALE DEI RIBELLI!”
L'immensa folla giubilò e incantesimi pericolosi schizzarono in cielo con colori inquietanti. Il Signore Oscuro puntò assentemente la bacchetta sulla propria gola e sparì dietro l'entrata del balcone.
Le truppe presero a preparare le armi per il giorno fatale. Un ruggito di Drago echeggiò nei dintorni, il fumo era visibile dietro la Mansione Riddle. Ognuno era sovraeccitato; i Mangiamorte provarono con tutti loro stessi a fermare i Licantropi e i Vampiri che stavano per gettarsi l'uno contro l'altro, promettendo un grandioso bagno di sangue il giorno dopo.
Sì, era ciò che sarebbe avvenuto.
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In alto, al sesto piano, Sirius e Remus stavano guardando Harry che si batteva in tre con Orion e Mathias. Bane e Firenze avevano raggiunto i due uomini più vecchi dopo delle faticose ore di allenamento uno contro l'altro e stavano ora parlando quietamente con il Licantropo e l'Animagus.
Orion e Mathias quasi decapitarono Harry quando il ragazzo improvvisamente s'immobilizzò in una mezza piroetta e gelò, la spada di Godric Gryffindor che brillava nella luce della stanza preparata per loro.
Sirius e Remus furono in piedi in un istante ma Harry era già riemerso nel mondo della coscienza. I suoi occhi verdi scavarono un foro in quelli di Sirius e l'uomo si trasformò nel cagnaccio. Quello corse fuori dalla Stanza delle Necessità tanto veloce quanto glielo permettevano le enormi zampe.
Il Gargoyle a guardia dell'ufficio del Preside, sentendo odore di guai, saltò di lato non appena il cane giunse in vista. La porta dell'ufficio di Dumbledore fu spalancata di schianto e Sirius vi marciò attraverso, neanche preoccupandosi della riunione dell'Ordine che vi si stava tenendo. Snape aprì la bocca per protestare ma il suo arci-nemico lo precedette e fece zittire tutti con una sola semplice parola;

“Domani.”





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Capitolo 34
*** cap. 34 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 34: [At Last] Infine
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Nel capitolo precedente:
In alto, al sesto piano, Sirius e Remus stavano guardando Harry che si batteva in tre con Orion e Mathias. Bane e Firenze avevano raggiunto i due uomini più vecchi dopo delle faticose ore di allenamento uno contro l'altro e stavano ora parlando quietamente con il Licantropo e l'Animagus.
Orion e Mathias quasi decapitarono Harry quando il ragazzo improvvisamente s'immobilizzò in una mezza piroetta e gelò, la spada di Godric Gryffindor che brillava nella luce della stanza preparata per loro.
Sirius e Remus furono in piedi in un istante ma Harry era già riemerso nel mondo della coscienza. I suoi occhi verdi scavarono un foro in quelli di Sirius e l'uomo si trasformò nel cagnaccio. Quello corse fuori dalla Stanza delle Necessità tanto veloce quanto glielo permettevano le enormi zampe.
Il Gargoyle a guardia dell'ufficio del Preside, sentendo odore di guai, saltò di lato non appena il cane giunse in vista. La porta dell'ufficio di Dumbledore fu spalancata di schianto e Sirius vi marciò attraverso, neanche preoccupandosi della riunione dell'Ordine che vi si stava tenendo. Snape aprì la bocca per protestare ma il suo arci-nemico lo precedette e fece zittire tutti con una sola semplice parola;

“Domani.”
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Dopo che Dumbledore ebbe placato le esclamazioni di terrore e le grida spaventate, si voltò verso Sirius e lo guardò dritto negli occhi. “Ne sei certo? Conosci qualche dettaglio di come o quando esattamente attaccherà?”
“E di che genere sarà l'armata che affronteremo?” aggiunse ansiosamente Minerva.
Sirius scosse la testa. “Non ho chiesto alcun dettaglio ad Harry. Mi sono solo precipitato qui più rapidamente che potevo quando mi ha guardato con quegli occhi…”
“E' troppo presto! Non saremo mai pronti in tempo! Domani!” Gemette Molly Weasley. “Che ne sarà di mio figlio! O delle altre persone nell'Infermeria? E dei ragazzi più piccoli?!”
“Non concluderemo nulla se resteremo qui a compiangere la nostra miseria!” scattò Sirius, effettivamente zittendo la matriarca Weasley. “Sono arrivato qui più in fretta che potevo solo per riferire la notizia! Ora, fate ciò che volete ma io suggerisco di sbrigarci e prepararci!”
“Il cagnaccio ha ragione. Dobbiamo affrettarci. Se il Signore Oscuro è già pronto ad attaccare, dovremo fermare qualunque cosa ci stia mandando contro,” Severus tranciò rigidamente tutto lo strascico di pensieri esagitati.
“Giusto… Giusto. Sirius, torna da Harry e chiedigli se è possibile avere qualche ulteriore informazione. Ora Minerva…”
Sirius non ascoltò il resto degli ordini di Dumbledore; era già fuori dalla porta non appena ricevuti i propri.
………

La serata venne spesa per i preparativi per l'invasione e per il rafforzamento degli scudi. La cena fu consumata in silenzio e nessuno era in vena di risate. I ragazzini più giovani erano terrificati e i loro genitori stavano facendo del loro meglio per rassicurarli, con esiguo successo.
Nemmeno Sirius, Remus nè Harry si fecero vedere a cena, cosa che rese più di qualcuno leggermente nervoso anche con Dumbledore e gli Auror nella Sala Grande. La famiglia Weasley aveva deciso di mangiare in Infermeria con Ron, che fu molto sconvolto dall'apprendere che non sarebbe stato in grado di unirsi alla battaglia a causa del proprio braccio.
Nel frattempo, Harry stava spiegando i propri piani nella Stanza delle Necessità.
“Allora, vuoi che spingiamo più Mangiamorte che possiamo in un'area ristretta?” chiese a voce quieta Stratos del Clan Blu.
Harry assentì. “Sì. So che sarà difficile con tutto il caos che l'attacco causerà senza dubbio, ma se funziona potremmo ridurre considerevolmente il loro numero, e ciò significa meno incantesimi potenti da respingere. Le creature magiche sono prevedibili, in qualche modo. Prendi un Drago, per esempio. Può volare così devi chinarti; sputa fuoco e così devi fartene scudo, o respingerlo, o usare un incantesimo congelante… questo, oppure miri agli occhi da subito. I Mangiamorte, invece, sono imprevedibili. Non sai mai quali incantesimi e strategie useranno, sempre se non ti attaccano direttamente con l'Anatema che Uccide. Il loro stato mentale li rende più pericolosi di qualsiasi creatura magica, secondo me, perché sono capaci di pensare per conto proprio. Capite?”
Sirius, Remus e i Centauri annuirono.
“Bene. Quando mi sembrerà il momento buono farò usare a Salazar la sua coda in un attacco a sorpresa. Quindi lo lascerò agire come riterrà opportuno.”
“Ma non ci ucciderà con il suo sguardo letale?” Un Centauro nel gruppo domandò.
Remus e Sirius si scambiarono un'occhiata. “Quello che ha parlato ha ragione.”
Il detto Centauro si avvicinò dopo essere stato chiamato da Jihl, uno dei Membri del Consiglio, ed essere stato presentato come il Leader del Clan dei Centauri Neri.
“Sono Argos, Guerriero del Clan Nero.”
Remus continuò dopo le presentazioni. “Argos ha ragione. Sguinzagliare Salazar non è una cattiva idea, di per sè, ma come ci assicureremo che non uccida senza volerlo uno o molti dei nostri combattenti?”
Harry ghignò con fare complice. “Non preoccupatevi di Salazar. Gli ho già dato le sue istruzioni.”
“Credi veramente che Voldemort abbia dei Draghi?” domandò Perseus, uno degli amici di Mathias. Le labbra di Harry si tesero in una linea dura. “Non escluderei affatto che sia stato in grado di procurarsene qualcuno. Non per niente è un Signore Oscuro. E sono sicuro che ha più di una brutta sorpresa tra i suoi ranghi.”
Altaïr mise una forte mano sulla spalla di Harry e la strinse appena. “Non sei stato in grado di Scrutare nella sua mente o di Guardare attraverso i suoi occhi?”
“Tutto ciò che ho potuto vedere e sentire ora è un intenso bisogno di uccidere. Ma dobbiamo ricordare che Mastro Gambitt ha accettato di prestarci uno dei suoi Draghi dato che la Gringott ne ha ora tre. Ha preso in considerazione il fatto che li abbiamo salvati, loro e la loro banca. Charlie Weasley ha anche spedito una lettera ai suoi amici in Romania. Spero solo che ci aiuteranno e se sarà così, che arriveranno in tempo.”
Il guerriero dal manto rosso annuì, soddisfatto dalla risposta.
“Credi che avremo il supporto delle comunità dei Licantropi e dei Vampiri? E le altre Creature Magiche? O i Giganti?” chiese Strauss d'improvviso giocherellando con il fodero della sua spada.
Harry sospirò.
Remus gli mise una mano sulla spalla e il ragazzo dai capelli scuri lasciò che l'uomo parlasse. “Ho cercato anch'io di dare il mio contributo scrivendo alla tribù dei Licantropi. So di fatto che Voldemort ha perduto più della metà dei Licantropi che aveva a causa della morte di Greyback. Il resto della comunità si è completamente isolato da lui e dalla guerra. Non ci aiuteranno. Solo i più assetati di sangue tra loro hanno accettato di combattere ancora, ma più per loro ragioni personali. Come per i Vampiri, crederei sia accaduta la stessa cosa da quando hanno perduto i loro Membri che erano a Diagon Alley.”
Il ragazzo dagli occhi verdi annuì. “Anch'io la penso così. Ho affrontato già una volta i Vampiri prima e quelli a Diagon Alley erano lontani dall'essere comuni. Credo che alcuni di loro fossero Maestri. Ciò che è accaduto non può essere stato buono per l'alleanza di Tom con la loro tribù. E almeno domani non è luna piena, così i Vampiri non saranno al culmine della loro potenza e gli umani non saranno capaci di traformarsi in Licantropi; saranno solo limitatamente più forti e rapidi di noi.”
Remus e Sirius condividevano la sua opinione, fino a che Remus rabbrividì ad un pensiero. “Ma che si fa se qualcuno di loro è del calibro di Greyback e riesce a trasformarsi anche senza la luna piena?”
Mathias rabbrividì. “Trasformarsi senza l'apporto della luna piena? Sarebbe un suicidio allora attaccare una simile bestia spinta dal desiderio di sangue.”
“L'affronteremo se ce la troveremo davanti. Per ora concentriamoci su un problema alla volta. Se Tom ha dalla sua qualche altra Creatura Magica dovremo lasciarla alla buona cura di Aragog. Abbiamo anche i Thestral in caso di emergenza e almeno un Drago. Poi abbiamo gli Elfi Domestici e Fawkes, la Fenice di Dumbledore. Salazar sa che cosa fare al momento e c'è un Ashwinder nella Foresta Proibita che freme dalla voglia di bruciare qualcuno.” L'espressione calma di Harry rassicurò l'assemblea di Centauri davanti a lui.
“Hai ragione. Affronteremo i nostri avversari man mano che li avremo davanti,” fu il saggio commento di Isaac, un altro componente anziano ma non a capo del clan Nero.
Harry annuì rivolto a lui e strinse la mano al suo buon amico Orion prima di lasciarlo e raggiungere i suoi Padrini. “Dovete dormire un po' ora, tutti voi. Non sarebbe un bene per voi essere stanchi e pesti per i troppi allenamenti. Andremo in battaglia noi tutti insieme domani. E ricordate,” aggiunse com per un ripensamento, “Dumbledore, sebbene ad alcuni di voi possa non piacere, probabilmente avrà qualche altro alleato di cui non siamo a conoscenza.”
Annuirono tutti e Harry sorrise appena, chiudendo la porta dietro di sè. Sirius e Remus lo seguirono in silenzio fino agli alloggi di Harry dove sarebbero rimasti tutti per la notte. “Hai detto loro di dormire. E dormiresti TU in un momento del genere?” mormorò Sirius.
Harry ghignò. “Neanche per idea.”
L'Animagus sbuffò. “L'avevo immaginato.”
Remus rimase zitto.
……………

Il giorno seguente venne fin troppo presto per l'opinione di molti. I più giovani e i più anziani che non erano in grado di combattere vennero fatti stare in una sicura stanza comune o nell'Infermeria. Molti scudi furono alzati in modo che nessun Mangiamorte sarebbe stato capace di entrare, sebbene non avrebbero fermato Voldemort se costui avesse vinto.
Ogni persona che potesse combattere raggiunse il territorio circostante Hogwarts dopo una robusta colazione, lontano dal castello ma non tanto da non poterlo raggiungere se il nemico avesse abbattuto ogni loro difesa. Tutti erano tesi.
Harry, Sirius e Remus restarono a fianco dei Centauri per un po', aspettando che finalmente Voldemort si mostrasse.
“Quando pensi che attaccheranno? Stanotte?” chiese Argos, gli zoccoli che solcavano il terreno con impazienza.
“Non posso esserne sicuro. Di notte sarebbe il momento migliore ma non credo che Tom riuscirà ad aspettare oltre. Dobbiamo tenerci in allerta.”
Il ragazzo e Dumbledore si guardarono l'un l'altro da lontano ma il vecchio tornò al proprio posto, dicendo ad ogni gruppo che cosa doveva fare.
Gli Elfi Domestici erano tutti schierati insieme, coltelli, forchette e attrezzi da cucina affilati che tenevano stretti nelle manine. Harry riuscì quasi a vedere Dobby in prima fila, pronto come sempre a dar battaglia per ciò in cui credeva. Sfortunatamente Dobby era ancora al comando di Malfoy; Harry avrebbe trovato un modo per aggirare l'ostacolo.
U'ombra si frappose al sole per qualche momento. Tutti sollevarono lo sguardo per vedere Fawkes che volava via, probabilmente spedita in ricognizione. ‘Buona idea, Preside. Almeno sapremo quando aspettarli. Siamo tutti troppo nervosi ora come ora,’ pensò Harry con aria cupa.
Qualche studente si sedette a terra, con le gambe che tremavano troppo dal nervosismo e dalla lunga attesa. Alcune ore passarono e qualcuno iniziò a rilassarsi quando una piccola ombra scivolò di nuovo sotto il sole. Si alzarono in fretta. “Fawkes è tornata!” Denis Creevey indicò il cielo.
Harry guardò in su, strizzando le palpebre contro il bagliore del sole, ma assottigliò immediatamente gli occhi quando l'ombra cominciò ad ingrandirsi ed ingrandirsi. “ALZATEVI E SFODERATE LE BACCHETTE SCIOCCHI! E' UN DRAGO!!!” gridò di rabbia alla loro disattenzione e si preparò a scagliare qualche seria fattura.
L'ombra finalmente divenne distinguibile tra i raggi solari e senza possibilità di fraintendimenti, un Opaleye degli Antipodi ruggì e alitò loro contro una larga sfera infuocata.
Urla di terrore erruppero e tutti presero a scappare via dal pericolo. “SMETTETELA DI SCAPPARE DI QUA E DI LA' COME UNA MASSA DI IDIOTI SENZA CERVELLO E USATE DEGLI INCANTESIMI D'ACQUA!” ringhiò Harry, con la bacchetta pronta che emetteva un pericoloso luccichìo sanguigno.
Remus e Sirius erano già dietro di lui. Anche Dumbledore e il suo Ordine ci avevano pensato. Dopo un bel po' di grida “AGUAMENTI MAXIMUS!,” spessi getti d'acqua provenienti da tutte le direzioni si raggrupparono insieme e colpirono con forza la sfera che si stava avvicinando. Fumo venne provocato dall'impatto, come anche un sonoro e strano rumore sfrigolante.
La pressione li sospinse indietro, i loro piedi scivolarono a terra creando dei solchi. Harry pensò immediatamente a un incantesimo attacca -piedi mentre Remus e Sirius, troppo concentrati sul loro incantesimo, scoccarono sguardi grati a Perseus e Major che li trattennero in posizione.
L'attacco finalmente recedette ma prima che potessero fare un fiato il Drago ruggì di nuovo e si precipitò su di loro, sguainando denti acuminati come lame e artigli ricurvi. ‘M***a! Non credevo che Tom avrebbe usato un Drago così presto!’
Nagini sibilò d'avvertimento sul suo braccio e strinse la sua presa attorno a lui.
Udì vagamente alcuni strilli di “Arresto Momentum!” e “Petrificus Totalus!” da qualche parte nella massa ma gli incantesimi si limitarono a scivolare addosso al corpo del Drago fino a spezzarsi.
I Centauri sollevarono il loro grido di guerra e iniziarono a scagliare frecce e lance verso la bestia enorme. Sebbene qualcuna venne in contatto con le squame del Drago, la maggior parte venne solo spezzata o fatta schizzare via una volta in collisione con la superficie scagliosa.
Harry puntò la bacchetta alla creatura volante e si concentrò, mentre gli altri Maghi gli scagliavano contro tutto ciò che veniva loro in mente.
“SECTUMSEMPRA!” La maledizione oscura saettò in direzione del Drago e quello ringhiò quando venne colpito sul grugno. ‘Dannazione! Volevo prenderlo agli occhi!’
Snape raggelò momentariamente sentendo la propria personale creazione che veniva scagliata, ma capì al volo le intenzioni di Harry.
“Tutti quanti! Provate a colpire i suoi occhi!”
I membri dell'Ordine seguirono velocemente l'esempio di Harry e Snape, finché uno degli incantesimi vaganti giunse a segno. Il Drago emise un ruggito frammisto ad uno strillo che gelò loro il sangue. Nessuno si mosse mentre volava in circolo scuotendo violentemente la testa. Ma invece di volare via, divenne ancora più furioso e annusò l'aria, prima di ringhiare ancora e prepararsi ad un nuovo attacco.
“Non avrebbe dovuto fermarlo?!” gemette Hermione dallo spavento. “Non si comporta nel modo previsto! Questo non era nel libro!”
Stava entrando nel panico e tremava tutta, prima che McGonagall le desse una vera e propria sberla sulla guancia. “Calmati un po' Miss Granger e usa la testa! Non siamo in un libro! Questa non è una storia! Questa è guerra! Ora utilizza la conoscenza che hai acquisito invece di terrorizzarti così!” strillò l'insegnante usualmente moderata.
Hermione sussultò ma annuì, risoluta. Alcuni Gryffindor e Ravenclaw si posizionarono alle sue spalle, decidendo di stare in gruppo.
Il Drago li prese di mira e Harry prese una decisione a bruciapelo. “ACCIO FIREBOLT!”
Prima che la bestia potesse alitare fiamme su di loro Harry prese il volo, ignorando le grida di Sirius e Remus, e sfrecciò al di sopra dell'animale inferocito, scagliando maledizioni e incantesimi contro di esso per distoglierne l'attenzione dalla gente al di sotto. Funzionò magnificentemente ma ora doveva concentrarsi per restare più lontano che poteva da lui.
Zigzagò tutt'intorno, quasi in una replica del suo quarto anno, provando a confondere il Drago e a indurlo a cadere da qualche parte o finire contro le rocce. Ma per una creatura cieca il trucco non serviva a molto, ed era in grado di rintracciarlo comunque. Con un potente battito d'ali l'Opaleye si fece abbastanza vicino da poterlo colpire. Harry imprecò e si gettò di lato rapidamente. Il Drago lo udì e cambiò direzione. Aprì le fauci e si preparò a far fuoco, letteralmente.
Harry si voltò indietro a guardarlo con rabbia. La sua guancia destra e il petto iniziarono a pizzicare ma prima che potesse chiedersene il perché un imponente ruggito echeggiò nell'aria e un altro Drago si precipitò contro l'inseguitore di Harry. Il ragazzo dai capelli scuri si fermò, sbattè le palpebre, e quindi ghignò quando mise chiaramente a fuoco il suo salvatore. Era un Lungocorno Romeno, e per essere più precisi lo cavalcava un Goblin su una sella di spesso cuoio. Il soccorso promesso dalla Gringott era finalmente arrivato.
Mentre l'accecato Opaleye ricompattava la guardia, il Goblin disse qualcosa in Goblin e il Lungocorno volò fino ad Harry. “Tu sei Master Harry Potter, presumo? Sono il Guerriero Goblin Gramdam. Mi prenderò io cura di questa minaccia, avete fatto bene a renderlo cieco. Abbiamo sentito dire che Voldemort ha ottenuto un altro Drago. Non sappiamo quando lo userà, comunque. Ma l'aiuto da parte degli amici rumeni di Charlie Weasley giungerà. Stanno volando qui e non so quando arriveranno,” disse la piccola creatura in tono misurato.
L' Opaleye prese ad annusare intorno a sè per trovarli così Gramdam diede un ordine alla propria bestia in Goblin. Il Lungocorno sputò tre sfere infuocate consecutive contro l'altro Drago, temporeggiando.
Harry ringraziò per l'informazione con un cenno del capo. Il Goblin annuì e quindi ghignò. “Mi occuperò di questa bestia; puoi tornare al castello. Ma con questo considera il nostro debito verso di voi come ripagato. Una volta terminata questa missione tornerò alla Gringott.”
“E' più che abbastanza, Master Gramdam. Grazie.” Harry annuì rigidamente e volò via a gran velocità, già sapendo che i Goblin non gli avrebbero concesso più aiuto di così ad ogni modo. Ma almeno avevano un Drago di meno di cui preoccuparsi.
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Quando tornò alla scuola, i suoi dintorni erano già divenuti un campo di battaglia.
Notò Parvati Patil che sedeva terrorizzata a terra –sarebbe stato più da lei gridare davanti alla propria peggiore paura- prima che sua sorella e qualche Ravenclaw iniziassero a scagliare incantesimi contro le Mummie. Le loro bende presto s'incendiarono e le creature non -morte strillarono pazzamente prima di tentare di smettere di divenire cenere.
Considerando che al momento erano in grado di difendersi da sè, si diresse a fianco di un preoccupato Sirius, che, dopo aver scorto Harry, apparve immensamente sollevato. Insieme evitarono un saettante Anatema Mortale e cominciarono a gettare i loro propri incantesimi contro il nemico.
“Dov'è –FRIGUS!- Remus?”
Sirius sussultò quando l'attuale vittima di Harry, uno dei Mangiamorte di Voldemort, prese a strillare dallo spavento e si strinse ingobbendosi, come se stesse cercando di spingere qualcosa via da sè. La bocca del Mangiamorte iniziò ad emettere della nebbiolina e divenne blu come se preso da ipotermia prima di cadere in ginocchio e a terra, morto.
“Non lo so!”
L'Animagus boccheggiò quando Harry lo spinse a terra, mentre un getto scarlatto di luce passava diritto dov'era stato lui fino ad un istante prima.
“Grazie Harry! IMPEDIMENTA!”
Entrambi si alzarono e contrattaccarono. “L'ultima volta che l'ho visto era in prima fila assieme all'Ordine! GENI RETRORSUM!” l'opponente di Sirius, uno Zombie, trovò le proprie ginocchia rivoltate al contrario e cadde al suolo. “CONFLO MAXIMUS!” La creatura prese a gonfiarsi e esplose come un palloncino, colpendo un altro nemico disattento.
Al momento nessuno stava realmente vincendo. Harry notò i Centauri che avanzavano compatti e incitò Sirius a continuare a combattere, ordinandogli esplicitamente di non morire. L'uomo sorrise grottescamente ma annuì impassibile prima di sparire nella mischia, probabilmente andando ad aiutare gli studenti che ne avevano bisogno.
Orion incontrò Harry a mezza strada e il Centauro biondo lasciò che l'umano gli montasse in groppa così da poter raggiungere più in fretta la Foresta Proibita, in cui i Centauri erano già spariti. Nessuno li notò realmente mentre si dirigevano nella foresta oscura, troppo occupati con i propri avversari.
Harry ghignò cupamente quando vide i Mangiamorte catturati, gli occhi verdi gli divenirono più scuri. Qualcuno lo riconobbe; studenti di Hogwarts, per esempio, e anche qualcuno proveniente da Durmstrang. Vide Dolohov nella massa, trattenuto da due Centauri perché cercava di liberarsi dibattendosi ferocemente. “Potter! Il Mio Maestro ti ucciderà!” disse l'uomo con voce folle, con una smorfia e sputando sulla mezza-bestia che lo tratteneva.
Harry rimase seduto in groppa a Orion e scoccò a Dolohov un così gelido sguardo assetato di sangue che l'uomo fece un vero e proprio passo indietro, prima di riconquistare nuovamente la propria sfacciatezza.
I suoni della guerra echeggiavano sonoramente nei dintorni ma non giunsero nemmeno alle orecchie di Harry.
“Dolohov, dov'è il tuo Maestro adesso? Si nasconde? Com'è che non è sul campo di battaglia, a rischiare la sua vita come ogni altro? Tu sai di non essere indispensabile; se muori, un'altra stupida pecora prenderà il tuo posto!” Harry ridacchiò quando l'uomo gridò di rabbia contro di lui. Non avrebbe potuto fare nient'altro contro di lui comunque; la sua bacchetta era stata già spezzata dai Centauri.
Gli altri (venti o giù di lì) Mangiamorte iniziarono ad agitarsi, al sentir menzionato il loro Lord, ma, alcuni colpi di lancia e frecce dopo, si ‘calmarono’.
“Che cosa ne farai di noi?” domandò uno degli uomini oscuri con una smorfia.
Harry ignorò la domanda e si rivolse ai Centauri. “Miei cari amici, è giunto il momento che voi torniate alla battaglia.”
Annuirono e spinsero rudemente il gruppo catturato ai margini della Foresta, fermandosi ad un passo dietro Orion, apparentemente in attesa di qualcosa. I Mangiamorte, curiosi ma senza sospetti della ragione per la quale erano stati improvvisamente liberati, presero a correre più nel fondo della foresta per scappare.
Harry ridacchiò e gli altri Centauri corsero via dalla foresta con rinnovato entusiasmo.
Sssalazar! il Pranzo è sssserrvito.
Il gruppo in fuga udì solo un profondo strascichìo al di sotto dei propri piedi prima che un'ombra gigantesca si stendesse su tutti loro.
Nagini sibilò, distogliendo Harry dalle gorgoglianti grida di agonia, e il ragazzo abbassò lo sguardo per vedere una striscia scarlatta sul terreno. “Fiammeggiante, sstavo iniziando a chiedermi dove fosssi. Vieni con me, puoi esssermi utile.
Orion s'inchinò appena e Harry lasciò che l'Ashwinder scivolasse sul suo braccio e si arrotolasse saldamente attorno al suo polso come un braccialetto fluorescente. Il serpente magico livellò la propria temperatura corporea in modo che la pelle del giovane non venisse ustionata. “Sssempre un piacere essssere al tuo sservizio!
“Andiamo, Orion.”
“E Salazar?”
“Verrà quando lo chiamerò. E' il mio asso nella manica, non posso ancora mostrarlo, no?”
Orion ghignò, preparò la spada e posizionò lo scudo prima di trottare fuori dalla foresta con un grido di guerra. Harry strinse la propria presa sui fianchi dell'amico e, imitando Orion, sfoderò la spada di Gryffindor.
Bisognava davvero smettere di sbattere le ciglia se si voleva discernere l'amico dal nemico: persone, creature e non-morti combattevano ovunque, i corpi erano sparsi sul terreno e tingevano l'erba di vermiglio.
Menando fendenti con la spada, Harry prese a spingere via ogni nemico che incrociava il cammino suo e di Orion. Spinse l'amico a un galoppo più rapido ed entrambi letteralmente impalarono Crabbe Senior e Junior allo stesso tempo, giusto di fronte a degli spaventati Hufflepuff e Slytherin del quinto anno, che vennero inzuppati di sangue. “Non restatevene lì a far da bersaglio alle maledizioni! Usate le bacchette!” scattò Harry contro il gruppo prima che Orion galoppasse via.
……

Per parte propria, Remus non se la stava cavando altrettanto bene. Combatteva a fianco di Dumbledore e a un gruppo di membri dell'Ordine ma il disturbante numero di Zombie che dovevano affrontare era fenomenale. L'Anatema Mortale li fermò per un momento ma essendo non-morti non potevano realmente morire. L'uomo dagli occhi d'oro aveva anche scorto un povero Elfo Domestico divorato dalle creature carnivore mentre cercava di difenderli.
Erano estremamente resistenti alle maledizioni ordinarie e usare un così gran numero di incantesimi di alto livello richiedeva più energia di quanta ne osassero usare, nel caso sopraggiungesse qualcosa di più orribile. Dumbledore, Flitwick e Moody, finalmente ristabilito, combinarono le proprie forze e usarono il più potente incantesimo esplosivo che conoscessero. Il risultato fu dannatamente assordante, l'esplosione che produsse fu una prova del potere dei tre maghi.
Gli Zombie di fronte esplosero in una pioggia di fumanti arti deceduti e ossa polverizzate, ma quelli che erano più lontani dietro di loro furono solo catapultati al suolo e si rialzarono, con gran sgomento degli incantatori.
Alcuni minuti dopo una dozzina di Centauri li aveva raggiunti e aveva scalciato via teste e arti, con sorpresa vittoriosa dell'Ordine. I Maghi raddoppiarono gli sforzi e ringraziarono mentalmente Harry per essersi fatto simili alleati. Improvvisamente i Centauri che stavano aiutandoli scapparono dagli Zombie.
Snape usò la propria creazione favorita per fare a pezzi uno dei non-morti più vicini, nel frattempo facendo una smorfia. “Che cosa diavolo sono venute a fare le mezzo-bestie se scappano da ciò che non riescono ad affrontare?!”
Ma, al contrario di come aveva pensato, i Centauri non erano fuggiti, ricongiungendosi alla massa dei combattenti, per quella ragione. Xiomara e Rosmerta strillarono e quasi scagliarono una maledizione contro Harry quando il ragazzo sfrecciò tra di loro sul dorso di Orion diretto contro gli Zombie rimanenti, un ghigno cupo che gli stirava il viso usualmente calmo.
Altri tre Centauri si precipitarono oltre le due donne e raggiunsero i loro compagni, aiutando Orion a raggruppare le creature rabbiose. Alzandosi sulle gambe posteriori, ce la misero tutta, anche usando le spade per tranciare qualunque minaccioso arto bendato che si parasse sulla loro strada. Orion guardò sorpreso i propri amici ma fu felice di vederli sani e salvi, anche se un po' arruffati.
Mathias, Vega e Strauss ricambiarono lo sguardo con aria complice, dei ghigni disegnati in volto.
“Non potevamo lasciare che avessi tutto il divertimento da solo, no?” disse Vega mentre colpiva una delle creature in testa.
“Dopotutto, non vogliamo che abbia tu tutto il merito, nobile destriero!” scherzò Mathias.
Se Orion non fosse stato occupato a stringere in un gruppo gli Zombie senza venir ucciso, avrebbe menato uno scappellotto dietro la nuca del Centauro rosso, per punirlo del fatto che lo stava deridendo perché lui aveva lasciato che Harry gli montasse in groppa come a un qualunque cavallo comune.
“Okay ragazzi! Indietreggiamo!” esclamò Harry con urgenza una volta che considerò i nemici abbastanza raggruppati insieme.
Rosmerta credette di aver visto qualcosa di brillante sul braccio di Harry che fece uno scatto e sparì nella massa, ma lo imputò alla propria immaginazione. Non avrebbe dovuto, perché non appena Orion e i suoi tre amici furono abbastanza lontani dalla minaccia Harry sibilò qualcosa in Serpentese.
Gli Zombie iniziarono tutti a gridare e strillare quando un'imponente sfera di fiamme li inglobò del tutto. Era così incandescente che anche Harry dovette erigere uno scudo per proteggere se stesso dall'intenso calore. Alcuni minuti dopo era tutto finito, la massa di non-morti era stata ridotta in cenere. Harry esortò il Centauro biondo ad andare nel mezzo dei resti carbonizzati e a riprendere l'esausto Ashwinder. Il volto del ragazzo era serio ed egli non sprecò nemmeno un'occhiata verso l'Ordine prima che i quattro Centauri galoppassero via.
Rosmerta scambiò uno sguardo con Hooch mentre la Sprout esaminò la cenere. “Credevo che questi cosi fossero resistenti agli incantesimi incendiari...?” chiese lentamente Rosmerta, ancora guardandosi attorno in cerca di eventuali nemici.
La Sprout si voltò a guardarle. “se i miei occhi non mi hanno ingannato, allora l'animale tra le mani di Harry era un Ashwinder!”
Hooch annuì mentre un luccichio di comprensione attraversò l'espressione di Rosmerta. “Ah, fuoco magico dunque. Più potente.”
Alcuni Mangiamorte scagliarono delle maledizioni contro di loro. La Vector** fu colpita con una Fattura Nervimolli*** prima che Alastor Moody li maledisse con un Cruciatus. La Vector cadde a terra priva di sensi così Dumbledore usò un Levicorpus per adagiarla fuori dalla visuale degli aggressori. Sfortunatamente, Poppy Pomfrey era barricata nell'Ala dell'Ospedale con altri pazienti e i residenti di Hogwarts, e non potevano correre dei rischi per portare tutti i feriti nel castello.
Un movimento improvviso conquistò la loro attenzione e Remus imprecò a voce alta. Voldemort aveva ordinato ad un'altra fazione della sua armata di attaccare, e questa volta erano i Licantropi in forma umana. Erano facilmente riconoscibili; la maggior parte di loro era vestita di abiti cenciosi e stava usando artigli e denti per farsi strada nella massa di umani e creature in combattimento.
“Mi prenderò cura di loro!” ringhiò Remus sprima di sparire nella loro direzione.
“Remus! Aspetta! Albus, vado con lui!” disse d'improvviso Minerva, affrettandosi dietro al professore di Difesa contro le Arti Oscure con una rapidità che nessuno a scuola credeva che possedesse. Snape scoccò un'occhiata al Preside e seguì la sua collega, maledicendo ogni Mangiamorte che gli capitava a tiro.
Quando Remus sopraggiunse, i Centauri avevano già iniziato a battersi con gli animaleschi umani. Erano veloci, e alcuni Centauri sfortunatamente caddero a terra, sconfitti, dopo essere stati morsi e graffiati al ventre e alle zampe. Il membro del Consiglio Stratos fu uno dei feriti e stava per prepararsi a difendersi da un attacco mortale quando qualcuno si precipitò addosso al Licantropo che stava dirigendosi verso di lui e lo spinse a terra.
Remus si alzò e ringhiò contro il pericolo e se fosse stato trasformato i peli gli si sarebbero rizzati minacciosamente. Non poteva trasformarsi del tutto, ma le sue unghie e i denti si allungarono lentamente e i suoi occhi si fecero di un color oro più brillante.
L'altro Licantropo riprese i sensi e iniziò a ringhiare di rimando, ma si fermò, esitando, quando vide Remus, come se riconoscesse l'insegnante. Anche gli altri Licantropi presenti fecero un passo indietro e si limitarono ad aggredire e ad allontanare tutti coloro che si facevano troppo vicini al loro gruppo.
Molti Maghi approfittarono di quell'indecisione e iniziarono a bersagliarli di incantesimi, cogliendo impreparati molti Licantropi.
“Che cosa succede?! Perché avete esitato, branco di bastardi buoni a nulla?!” da dietro latrò una voce roca. Un uomo dall'abbigliamento consunto balzò contro uno dei Maghi che li stavano attaccando e lo morsicò selvaggiamente prima di spingere via questo o quel Licantropo del gruppo, facendosi strada fino in prima fila. Scoccò un'occhiata all'uomo accovacciato, prima che il suo sguardo si posasse su Remus.
McGonagall e Snape finalmente raggiunsero il gruppo e livellarono le bacchette pericolosamente di fronte a loro. Quello che riconobbero come il leader del suo branco iniziò a ringhiare contro Remus dopo aver annusato l'aria. Remus gli ringhiò in risposta ed entrambi si gettarono l'uno alla gola dell'altro in pochi secondi, non dando a Minerva e a Severus abbastanza tempo per avere bene a tiro il leader.
“Perché Remus sta combattendo come quegli animali?!” s'impaurì Minerva, con la bacchetta che andava da destra a sinistra, provando a seguire i loro movimenti. Snape prese alcune fiale dal proprio mantello e prima che gli altri Licantropi, accovacciati, potessero fare qualunque altra cosa gliele lanciò contro. Quelle si spaccarono a terra e ne fuoriuscì un denso fumo grigio. Il gruppo iniziò a guardarsi intorno confuso, poiché non sapeva che cosa fare nei riguardi dei due che ancora combattevano.
Snape fece apparire una spessa corda e li prese tutti insieme. “Heh, Intruglio Confondente,” spiegò a Minerva quando questa gli scoccò un'occhiata inquisitoria. La comprensione le balenò in viso e guardò Remus che veniva gettato in aria dall'uomo più robusto. Gridò di spavento per Moony e stava per scagliare una maledizione contro l'altro Licantropo quando Snape la fermò. “Severus?! Che cosa..? Ha bisogno di aiuto!”
“Lascia che il lupo combatta, Minerva. Apparentemente questo qui ha preso il posto di Greyback come leader ma chi credi che sia il vero erede di Greyback? chi credi che Greyback abbia morso per primo?”
Gli occhi di Minerva si sgranarono. “Allora l'attuale leader sta mettendo alla prova Remus? Ma vogliono uccidersi!”
“Naturalmente! non possono esserci due lupi Alpha nello stesso branco. Spero che il cagnaccio sappia che cosa sta facendo.”
Entrambi guardarono il duo che si batteva con la coda dell'occhio e ripresero a scagliare maledizioni contro il nemico. Un bagliore giallastro brillò negli occhi dell'ex-Mangiamorte e quegli sparì nel caos, lasciando McGonagall a combattere da sola.
………

Ron non riusciva a credere ai propri occhi. Aveva pensato che la guerra fosse sanguinosa, ma non a questa portata. E cosa peggiore in tutto ciò, la sua ragazza era laggiù da qualche parte e non aveva idea se stesse bene o no. Era chiuso in Infermeria, affacciato a una delle tante finestre, unico mezzo attraverso cui avere una buona visione di ciò che accadeva di fuori… e ciò lo rendeva maledettamente frustrato senza limiti. “Dovrei essere laggiù!”
Alcuni alunni del primo anno fecero un salto dallo spavento alla sua improvvisa esclamazione.
“Non essere stupido, Mister Weasley.” lo ammonì Pomfrey, “Non sei in condizioni di combattere con quel tuo braccio.”
“Ma non è nemmeno il braccio della bacchetta! Potrei star combattendo ora invece che rimanere seduto a far nulla!” disse, il volto paonazzo di rabbia.
“Oh, silenzio! Mi sono stancata delle tue lagne! Potremmo essere assaltati in qualsiasi momento! Credi che abbiamo chiesto noi di venire chiusi qui con la TUA razza, e contro la nostra volontà?!” una donna magrolina con un lungo collo cavallino sentenziò contro il ragazzo dai capelli rossi, con malcontento.
Poppy roteò gli occhi e le disse di star zitta. Dumbledore l'aveva avvertita che questa famiglia babbana avrebbe creato problemi se non tenuta sott'occhio, specialmente l'uomo che sembrava un'orca e anche la sua troppo magra moglie.
Lei, la sorella dell'amabile Lily Potter, una volta Evans?! Quasi impensabile!
Ma il ragazzo si alzò e, con enorme sorpresa di Poppy, annuì rivolto al giovane Weasley. Petunia e Vernon si guardarono completamente orripilati e provarono a trattenere il loro figlio ma quello si allontanò dal letto in cui erano seduti, e loro non volevano avvicinarsi ai Maghi. Guardarono ammutoliti mentre il loro prezioso figlio si avvicinava al ragazzo dai capelli rossi.
“Ha ragione! Sono un campione dei pesi medi di box e anch'io voglio combattere! Ci sono le nostre vite in gioco!”
Hestia, che si era finalmente svegliata ma si era ritirata in un angolo buio, osservò il babbano con disgusto. “Grassone, sai quanto ti servirà il tuo supposto titolo una volta che avranno spezzato le difese di Hogwarts..” mormorò cupamente sottovoce. “E che cosa vorresti fare? Siamo in una torre, in alto, e non abbiamo alcun modo di raggiungerli!” Disse quindi a voce alta.
La bocca di Dudley si aprì e si richiuse. “Ma voi siete mos- voglio dire M-Maghi! Conoscete la m-magia!”
Petunia sussultò all'udire le parole fatali e Vernon quasi raggiunse una non-proprio-amabile tinta prugna.
“Già! Ha ragione! Se –noi- non possiamo raggiungerli, potremmo fare in modo che li raggiungano degli oggetti!” disse Ron con una rivelazione improvvisa.
Tutti lo guardarono come se fosse matto. Sospirò e sollevò lo sguardo come chiedendo al Cielo di aiutarlo ad attraversare tutto ciò. “Avanti ragazzi! Pensateci! Lo ha detto lui,” disse Ron, sorprendendo Dudley quando lo indicò, “siamo dei maledetti Maghi! Possiamo ancora usare la magia! Conosciamo maledizioni in grado di scagliare lontano gli oggetti e incantesimi di levitazione! Dobbiamo soltanto usare tutto ciò che c'è in questa stanza e lanciarlo contro il nemico laggiù! Sono certo che Madama Pomfrey conosce un buon incantesimo AmpliaVista così che possiamo vedere meglio i nostri obiettivi, e là ci sono molte pozioni che possono essere dannose!”
Poppy gli scoccò un'occhiata malefica. “non osare pensare di dissacrare la mia Infermeria!” strillò, ma si fermò con uno sguardo da parte del giovane Weasley.
Dapprima l'idea sembrava squinternata ma più ci pensavano più pareva acquisire senso. Quelli del primo anno e alcuni Maghi feriti che potevano ancora praticare incantesimi si riunirono tutti in gruppi attorno alle finestre e Poppy incantò i loro occhi, accettando di aiutare. Dopotutto, Hogwarts era anche la sua casa.
Indicò a coloro che non potevano combattere le pozioni giuste da prendere, e quelli si disposero in modo da farsele passare di mano in mano fino alle finestre; presero le pozioni e le portarono a coloro che potessero usare la levitazione per scagliarle contro il nemico.
Ron iniziò con una serie di maledizioni di lancio che conosceva e andò avanti con alcuni incantesimi più complicati cha aveva imparato in Sala Grande all'ultimo minuto, ringraziando mentalmente il Professor Black e Lupin. “M***a!”
Dudley abbassò lo sguardo a dove Ron pareva aver diretto gli occhi sul campo di battaglia. “Hermione!”
Ah! La sua ragazza, quindi, dedusse il ragazzo babbano.
Lei e un gruppo di studenti erano accerchiati da degli uomini avvolti da lunghi mantelli neri. Molti dei ragazzi con lei erano a terra e alla mercè del nemico.
Il ragazzo si guardò attorno disperato alla ricerca di qualcosa di abbastanza grande da poter essere lanciato e il suo sguardo naufragò su uno dei letti vuoti. Fece spallucce. “Hey tu!”
Ron gli scoccò una rapida occhiata. “il mio nome è Ron, non 'tu'!”
“Dudley. Hey Ron, credi che potremmo usare questo per salvare i tuoi amici?”
Ron spostò nuovamente lo sguardo su Dudley e da lui al letto che il ragazzo indicava. I suoi occhi incrociarono quelli del babbano e i due ghignarono. “Può andare! Portalo qua!”
Dudley annuì con entusiasmo e provò a sollevare il letto. “Accidenti se pesa! Papà! Smettila di fare il broncio e aiutami a portare questo letto vicino a Ron!”
Vernon apparve insultato.
“Dannazione pa'! Non vuoi far male a quei Maghi?” disse Dudley quasi casualmente, sapendo che non c'era cosa al mondo che suo padre volesse fare di più.
L'uomo non ebbe bisogno di altri incentivi e si affrettò al fianco del figlio. Insieme sollevarono il letto e lo portarono da Ron, che riuscì a farlo levitare fuori dalla finestra. Alcuni nella stanza si fermarono per osservare il letto galleggiante.
Il rosso stava per lanciarlo ma Poppy mise una mano sulla sua spalla e, con un movimento della bacchetta, lo ingrandì di almeno tre volte la sua normale misura. “Gli sto insegnando a far male alla gente! Posso essere un medico ma non ho bisogno di minacciare i miei pazienti giorno e notte!”
Ron usò l'incantesimo e il letto partì. Ci mise qualche secondo e i Mangiamorte attornianti il debole gruppo furono tutti schiacciati dal letto. Fece sì che Hermione e i suoi amici lo fissassero, un letto, tra tutte le cose che li avrebbero potuti salvare.
“Che cos..?” Sollevò lo sguardo quando udì uno strillo di gioia e sussultò al vedere il proprio ragazzo che gridava e li salutava prima di ricominciare a scagliare oggetti fuori dalle finestre dell'Infermeria assieme ad altre persone. Sorrise e salutò in risposta agitando la mano, aiutando i feriti ad alzarsi. Il gruppo guardò il letto, che pareva davvero fuori posto rispetto alla scena, ma nessuno osò fare battute e tornarono tutti ai propri posti, sapendo che qualcuno guardava loro le spalle.
“Ssssììì!” Ron e Dudley si scambiarono un cinque e un'amichevole spallata.
Vernon apparve piuttosto soddisfatto. “non è stato così male. Li abbiamo anche feriti. Petunia cara! portami quello sgabello laggiù!”
La donna cantilenò improperi senza senso ma obbedì con espressione risoluta.
…………………………………

Gli occhi di Dumbledore scintillarono di piacere al vedere i ‘prigionieri’ dell'Infermeria che contrattaccavano. Il letto volante aveva attirato di certo l'attenzione di molte persone prima di schiantarsi a terra.
Il vecchio guardò in alto e sospirò. La guerra non era ancora al culmine, e ne distava di molto. Non tutti gli alleati di Voldemort si erano mostrati. Il lato della Luce ancora aveva qualche alleato dalla propria parte. Ma sarebbero stati di egual potenza?
I Thestral, ora di sicuro visibili a tutti, avevano iniziato ad aiutare attaccando i rimanenti Zombie e Mummie, e a volte anche un Mangiamorte isolato. E conoscendo la loro predilezione per la carne fresca e al sangue…
Il sole cominciava a tramontare, dipingendo il cielo di una sanguigna sfumatura di rosso e di arancione; si stavano stancando e Albus temette il peggio per quando gli ultimi raggi solari sarebbero svaniti.
“Albus!”
Il vecchio Preside si voltò per guardare la propria Vice che correva verso di lui. La donna aveva un aspetto piuttosto malandato quanto ad abiti ma pareva in buone condizioni per continuare a combattere.
“Ah, Minerva! Sono felice di vedere che sei ancora viva. Abbiamo perso la Vector, Horace e la cara Augusta Longbottom (nonna di Neville NdT) a causa delle maledizioni dei Mangiamorte.”
La donna boccheggiò e inviò loro una preghiera silenziosa prima di sollevare nuovamente lo sguardo sull'uomo barbuto. “Albus, ho buone notizie! Remus è riuscito ad uccidere l'attuale leader del branco di Licantropi e ora hanno acconsentito ad aiutarci! Apparentemente non era loro di troppo gradimento il fatto di dover stare schierati al fianco dei Vampiri. Ma ora Remus non è più in grado di lottare. Sirius e Harry sono con lui ora e aiuteranno Remus a mettersi in salvo.”
Dumbledore annuì. “Finalmente qualche buona nuova. Sono anche sollevato che il ragazzo stia bene. Ma ciò che temevo sarebbe accaduto sfortunatamente sta avvenendo ora. Il sole è calato. Possiamo aver ucciso e catturato quasi tutti i Mangiamorte ma che cosa faremo con i Vampiri? Sarà difficile. Sono resistenti alla magia e uccidono con velocità e silenziosità. Faremo meglio a radunare tutti coloro che sono ancora in grado di combattere e a dir loro del pericolo incombente.”
Minerva annuì e, con l'aiuto di un gruppetto di studenti del settimo anno, fece come il Preside aveva detto.
Nel frattempo, Harry e Sirius aiutavano un vacillante Remus a trovare riparo nella Foresta Proibita. Orion zoppicava appena alle loro spalle, ma teneva con forza la spada, ancora pronto a continuare la battaglia.
Avevano perso le tracce di Mathias, Vega e Strauss poco tempo prima, ma avevano incontrato Firenze, Bane, Altaïr e Thor sulla strada per la foresta. Stavano facendo la guardia ai prigionieri legati mentre gli altri proseguivano la lotta.
Harry usò il Lumos per illuminare un sentiero nell'oscurità e Remus sospirò quando finalmente potè sedersi. Sirius si accertò che stesse comodo e Orion assicurò loro che avrebbe vegliato lui sul loro amico, con gran gratitudine di Harry. “Nagini, tu ressta con lui. I tuoi ssensssi ssono acuti e conto ssu di te per allertarli di qualssiassssi pericolo.
Quindi il maestoso serpente fu allungato il doppio della propria usuale misura e si arrotolò attorno a Remus e Orion, facendo un cenno affermativo col capo anche sebbene le dispiacesse di vedere Harry che la lasciava. Il ragazzo dai capelli scuri abbracciò Remus strettamente e scambiò un cenno con Orion prima di iniziare ad allontanarsi.
Remus sospirò ed evocò la luce più brillante che gli riuscisse, con la propria bacchetta, abbastanza da lasciarli vedere. Rimasero immobili e pregarono per la salvezza dei loro amici. Ma ad un tratto udirono, o meglio percepirono, il terreno che tremava pericolosamente attorno a loro.
“Giganti…” sussurrò Orion con sguardo torvo.
Remus mantenne la luce ma chiuse gli occhi strettamente. “Harry, Sirius…”
……………………

Dumbledore e la sua armata stavano ancora tentando di impedire ai dodici Giganti di avanzare quando Harry e Sirius li raggiunsero.
Jihl e Zargoth corsero contro uno di quelli, tenendo tra loro una spessa corda, tesa. Evitarono una mano enorme diretta verso di loro che li avrebbe sicuramente uccisi se li avesse colpiti e il Gigante cadde al suolo con un sonoro schianto quando inciampò con i piedi nella corda. Hermione, Dean, Seamus e altri cinque Gryffindor unirono le proprie bacchette e usarono il più potente incantesimo paralizzante che conoscessero. McGonagall li raggiunse poiché quello si muoveva ancora, e quindi Bathsheba Babbling, l'insegnante di Antiche Rune, che usò la propria conoscenza per intrappolare il Gigante in una gabbia.
Più di una volta dovettero gettarsi a terra per non essere colpiti da un albero divenuto una mazza che i Giganti impugnavano. Una buona parte dei Licantropi, loro alleati da poco, furono gettati da una parte quando tentarono di attaccare un Gigante particolarmente feroce e molti di loro non si rialzarono.
“PROCELLOSUS VERTEX!” la bacchetta di Harry prese ad emettere un violento bagliore cremisi e la sua guancia iniziò di nuovo a bruciare. Tenne strettamente la bacchetta e la diresse verso il terso cielo notturno.
Sirius scagliò una maledizione Cruciatus contro un Gigante il cui obiettivo era Harry, prima che potesse lanciare contro il suo Figlioccio un masso dalle dimensioni considerevoli. Harry gli scoccò un'occhiata grata ma rimase concentrato sul proprio incantesimo.
Voluminose nuvole nere apparvero in un vortice roteante in cielo, prima che il ragazzo compisse, con la bacchetta rilucente, un deciso movimento contro la propria vittima. Un enorme tornado seguì alla mossa e discese direttamente addosso all'impreparato Gigante. Si sollevò davvero da terra con i grandi piedi pelosi e roteò molte volte su se stesso prima di venire catapultato via, caracollando brutalmente su un altro dei propri compagni.
Non appena caddero al suolo tutti e due, il tornado si ritrasse e il cielo tornò di un sereno blu mezzanotte, senza lasciare traccia di ciò che era accaduto e nemmeno un soffio di vento. In molti boccheggiarono guardando tutto ciò ma non ebbero il tempo di commentare l'impressionante incantesimo.
Harry lasciò ricadere le braccia e s'inginocchiò sull'erba, col respiro un po' affannato e tentando di raccogliere nuovamente le energie. Si mise una mano sulla guancia quando questa smise di prudergli, chiedendosi il perché di quel bruciore, ma in quel momento udì vagamente Sirius gridare, prima che qualcosa gli venisse addosso violentemente e lo schiacciasse a terra.
Udì molte persone che gridavano e strillavano ma era un po' troppo occupato con il nuovo arrivato per essere in grado di aiutarli. Il Vampiro su di lui sibilò minacciosamente e scagliò via da sè Padfoot quando il cane tentò di staccarlo dal ragazzo.
“Padfoot!” Harry voltò la faccia verso il proprio assalitore e scoprì i denti con rabbia, ma non ebbe alcun effetto se non che la presa sui suoi polsi si fece più stretta. Lunghi capelli neri contornavano il viso del Vampiro e due occhi rosso rubino, non dissimili da quelli di Voldemort, ricambiarono il suo sguardo, assetati di sangue. Aveva una presa forte ed era molto più robusto di Harry, e più alto. Se Harry non fosse stato così disperato nel cercare di liberarsi dalla sua morsa ferrea, avrebbe trovato il Vampiro affascinante, dall'apparenza giovane e aristocratica. Ma il Mago sapeva che non doveva lasciarsi incantare da tali sembianze. “Lasciami andare!”
“Harry Potter, noi ci incontriamo finalmente,” disse il Vampiro con voce quieta e incantatrice. Osservò Harry come se volesse analizzarlo, passando lentamente dai vivi e ribelli occhi verdi, alle mani che si dibattevano nella sua morsa, e che ancora trattenevano la bacchetta rossa, prima di finire su un collo dall'aria appetitosa. L'uomo più vecchio si leccò le labbra e si chinò, prendendo un gran respiro dell'odore del collo del ragazzo. “Hmmm, quale sapore avrà tuo sangue, io mi domando?”
Harry non potè evitare di rimanere perplesso. Se ne stava là immobilizzato al terreno con un'armata di Giganti e Vampiri che combattevano con violenza muovendosi lungo il campo di battaglia attorno a loro, e l'antica creatura sopra di lui stava ignorando il pericolo di essere schiacciato a morte da un piede di Gigante mal disposto solo per poter avere un assaggio del suo sangue!
Il Vampiro prese a leccare il collo di Harry quando il ragazzo disse la prima cosa che gli venne in mente. “Qual'è il tuo nome?!”
Il Vampiro s'immobilizzò in una mezza leccata e il suo sguardo s'incrociò con gli occhi smeraldo. Prima che l'essere avesse tempo di rispondere prese Harry tra le braccia e saltò via con agilità invidiabile. Un Gigante cadde a terra dove erano stati loro fino ad un attimo prima, insanguinando tutto intorno.
“Mi hai appena salvato la vita?” chiese Harry, scombussolato ma ancora sul chi vive.
Il Vampiro sollevò un sopracciglio perfettamente modellato. “Voldemort vuole te vivo.” Spiegò, le labbra atteggiate ad una smorfia di disdegno nel mentre pronunciava il nome del Signore Oscuro.
Harry sbuffò. “Mi pare che tu abbia delle riserve sul vecchio Riddle. Tu SAI che non terrà mai fede alle sue promesse, vero? Pensi realmente che lascerà che i Vampiri siano di stato pari a lui? Siete solo pedine sulla sua scacchiera! Non è nemmeno qui sul campo di battaglia ora così sai che ho ragione!”
Il Vampiro ghignò e gli strinse il collo con forza, mentre con l'altra mano teneva lontano la mano di Harry con la bacchetta. Gli occhi verdi di Harry rimasero fissi in quelli dell'altro uomo, la bocca stretta in una linea ferma, assolutamente sicuro delle proprie parole.
“Tu sei un inszolente.” Canini appuntiti si posarono sul collo di Harry che ancora non sussultò.
Ma il Vampiro dovette chinarsi e lasciare andare il ragazzo quando un Mangiamorte isolato spedì contro di loro un Anatema Mortale. Harry reagì d'istinto, neanche considerando il fatto che il colpevole era infatti Mulciber, e con un gesto della mano un incantesimo sconosciuto sfrecciò contro il seguace oscuro e lo decapitò là dov'era.
Il Vampiro rimase silente per un po' con uno sguardo contemplativo che gli adornava il volto nobile, e quindi sollevò gli occhi quando l'atmosfera cambiò.
Harry seguì il suo sguardo e imprecò ma livellò comunque la bacchetta contro il pericoloso Vampiro.
Il più vecchio dei due si limitò a sogghignare e prese ad indietreggiare, apparentemente sollevandosi in aria e sparendo nell'oscurità della notte. “Hey! Dove stai andando?!”
“Tu avresti potuto farmi del male senza la tva bacchetta, giovane mago. Io mi chiedo perché tu non lo hai fatto?” una pausa. “Aleksandr Mikhailov. Qvesto è il nome con cvi mi chiamano. Ora vediamo di che cosa tu sei capace, giovane mago. Il risultato di qvesta gverra probabilmente sarà determinato da dove noi decideremo di schierarci. Forse noi ci incontreremo ancora in circostanze più favorevoli o forse io banchetterò svl sangve del tvo corpo inerme. Do svidanja, Harry Potter.”
Il Vampiro sparve nel caos.
L'aria iniziò a farsi gelida e il respiro di Harry si condensò quando espirò. Si guardò intorno; molti corpi giacevano sul terreno che rapidamente si ricopriva di brina. Alcuni si muovevano ancora ed Harry non osò pensare a quelli che non lo facevano. Erano rimasti ancora tre Giganti, un gruppetto di Mangiamorte che ancora si aggiravano là attorno, ma che arretravano rapidamente, secondo la parte successiva del piano di Voldemort, e i Vampiri il cui numero era grandemente diminuito.
Incontrò alcuni Licantropi e Centauri che aiutavano l'Ordine a buttare giù i rimanenti Giganti e fu sorpreso di vedere Hagrid che ordinava al suo fratellastro Grawp di gettarsi contro i nemici. Non aveva nemmeno visto arrivare Hagrid in tutto quel trambusto. Dumbledore comunque non pareva sorpreso dalla presenza del Mezzogigante, e nemmeno alcun altro membro dell'Ordine, così dovevano aver saputo che Hagrid aveva avuto successo nel contattare l'unico membro della propria famiglia.
Il ragazzo dagli occhi verdi corse rapidamente verso uno dei Centauri, che si rivelò essere Isis, una delle femmine del clan di Bane e Firenze. “Dobbiamo liberarci di questi Giganti ADESSO! I Dissennatori stanno arrivando e a giudicare dal freddo crescente direi che sono riusciti a riprodursi fino ad un numero allarmante!” Esortò.
La femmina guardò i Giganti, il cielo, e quindi di nuovo Harry. “Va bene allora. Credo che sia giunto il momento per le creature della foresta di adempiere alla loro parte.” Sganciò un corno dalla propria cintura e vi soffiò dentro. Il suono fece voltare molte teste nella loro direzione e Bane galoppò verso di loro.
Una serie di scricchiolii nella foresta fu l'unico avvertimento che ci fu prima che centinaia di Acromantule, della taglia di grossi cani fino all'altezza di intere case, si precipitassero fuori dalla boscaglia, presto seguite da Aragog e Mosag. Gufi ed altri uccelli dalla Foresta Proibita volarono attorno alle teste dei Giganti e gli enormi ragni usarono le proprie ragnatele appiccicose per avvolgere e catturare i bestioni mentre erano occupati a scacciare gli uccelli.
Gli uomini alti venti metri caddero con schianti assordanti e Aragog e la sua compagna si assicurarono che fossero completamente invischiati e immobilizzati nelle tele prima di compiere una frettolosa ritirata quando il freddo si fece troppo intenso da sopportare.
Dumbledore e gli altri Auror usarono un complesso incantesimo per farli momentaneamente addormentare e quindi rivolsero la propria attenzione al cielo oscuratosi. Gli altri seguirono l'esempio del Preside. “TUTTI COLORO CHE CONOSCONO L'INCANTO PATRONUS ALZINO LA BACCHETTA E SI PREPARINO! VOGLIO CHE GLI ALTRI STIANO NEL MEZZO DEL CIRCOLO DOVE SARANNO PROTETTI!” Dumbledore quindi rimosse la bacchetta dalla propria gola, annullando l'incanto Sonorus.
“Stanno arrivando! Tutti insieme ora!”
EXPECTO PATRONUM!
Animali di tutte le varietà, a partire da un minuscolo topo fino a qualcosa di grosso come un elefante o due, si sollevarono nell'aria in uno scroscio di luce argentea. Qualcuno, avvertendo in maniera eccessiva la disperazione a causa della vicinanza dei Dissennatori, riuscì solo a creare nebbia bianca. I rimanenti Auror, ufficiali del Ministero e membri dell'Ordine ordinarono ai circa quaranta Patronus di allinearsi attorno allo stretto cerchio, quelli in grado di volare che li proteggevano dall'alto, creando una sorta di cupola luccicante.
Harry sospirò di sollievo quando vide un Pastore Tedesco argenteo che si affiancava al suo Padfoot d'argento. Ora almeno sapeva che Sirius era da qualche parte nel circolo, il fiero e leale Sirius, proprio come la sua forma di Animagus e il suo Patronus ideale.
Ma il suo sollievo mutò presto in orrore, e non fu l'unico, quando finalmente vide i Dissennatori avvicinarsi. Le centinaia, no, migliaia di mostri succhia-anime volarono verso di loro in una glaciale massa oscura. Harry sperò solo che Remus fosse in salvo dov'era, prima di ordinare mentalmente, non senza voltarsi contro il sentore freddo che filtrava attraverso la cupola argentea, a Moony e a Padfoot di attaccare i Dissennatori in arrivo. Prongs sarebbe rimasto accanto a lui in caso di bisogno.
Tutti assieme, i guardiani di Azkaban si precipitarono in un subitaneo attacco e puntarono violentemente contro la cupola anche se i Patronus li danneggiavano; alcune sfortunate perdite erano necessarie per scovare una falla nello scudo, dei Patronus deboli, per così dire. Più volte la cupola s'appiattì verso il basso per la forza delle sferzate oscure.
Le persone al centro iniziarono a gridare dallo spavento e a piangere per dei ricordi troppo angoscianti. I Centauri, anche loro rifugiatisi nel gruppo, tentarono di mantenere un atteggiamento stoico, ma parvero fallire rapidamente. Molti Patronus scomparvero contemporaneamente quando i Dissennatori attaccarono di nuovo, e qualcuno di loro iniziò a perdere consistenza.
Gli esperti del Patronus, Harry incluso, posero maggiore potere e pensieri felici nel proprio incantesimo, ma si vedeva che anche se la luce aumentava d'intensità e molti Dissennatori svanivano con delle grida tra i denti, il loro numero complessivo semplicemente non sembrava diminuire. Forse era il freddo, i crescenti pensieri oscuri o la stanchezza che faceva sì che sembrasse così.
Stanco o semplicemente in attesa di una sorta di miracolo che potesse accadere, Harry chiuse gli occhi e lasciò Padfoot e Moony a briglia sciolta.
‘Sirius e Remus, mi adotteranno. Sono vivi. Mi vogliono bene per come sono. Loro saranno la mia… famiglia.’
Tali pensieri incrementarono il suo incantesimo ed entrambi i canidi brillarono più che mai, anche Prongs venne influenzato dall'improvvisa ondata di felicità di Harry.
Intuendo le sue intenzioni, i membri dell'Ordine imitarono il ragazzo e presto i Dissennatori si dispersero tutt'intorno, strillando e svanendo una volta raggiunti.
Al suo fianco Prongs partì davvero alla carica con le corna contro uno di loro e Harry credette di aver sentito Lee Jordan che esclamava di disgusto da qualche parte dietro di lui, ma poteva essere stata la sua immaginazione.
Ma un tale capovolgimento della situazione non poteva durare per sempre e presto i Dissennatori iniziarono a contrattaccare, emanando con sempre più forza il loro potere ammorbante. Poiché molti Patronus ora scorrazzavano in giro, la cupola non li proteggeva più e i Dissennatori furono in grado di superarla e fare le prime vittime.
Dumbledore e Moody non potevano permetterlo e inviarono i propri Patronus contro i nemici fluttuanti in un rabbioso tentativo di distoglierli dai poveri innocenti. Molte persone caddero al suolo tremando violentemente con le anime succhiate fuori a metà, ma il cuore di Harry si spezzò quando udì molti genitori gridare per la morte del proprio figlio e viceversa.
La sua bacchetta prese a brillare ancora più forte, e la sua guancia destra riprese a bruciargli.
Maledizione! Avevano fatto tutto ciò per che cosa?
E quanto era passato? Minuti?
Ore?
Certamente a lui erano parse ore, e se le sentiva addosso come tali.
La sua bacchetta emise luce con ancora più forza. I suoi Patronus divennero così luminescenti che cominciarono ad emettere una sorta di larga aura. In molti che stavano vicino a lui per venirne protetti boccheggiarono quando non solo iniziarono a sentirsi inondati da sentimenti di speranza, ma videro anche il cervo d'argento divenire lentamente marrone.
Harry comunque non vide nulla di tutto ciò. Era troppo preso dalla frustrazione per realizzare ciò che accadeva.
E ca**o perché la guancia gli doleva a quel modo?!
Era come se fosse stato pestato, graffiato e bruciato contemporanemente, come se la sua pelle gli si stesse staccando dalla faccia… ancora ed ancora!
Ma quando credette che avrebbe ceduto, una sfera d'inferno fiammeggiante colse impreparata una legione di Dissennatori, in maggior parte quelli più lontani da terra, e i rimanenti scapparono in tutte le direzioni; comunque non lasciarono i territori di Hogwarts.
Un maestoso ruggito si sovrappose alle grida inumane delle creature imperdonabili e, con la mente confusa, Harry fu certo che Mastro Gramdam avesse deciso di tornare indietro ad aiutarli. Il dolore pulsante recedette una volta ancora e il ragazzo batté le palpebre uscendo dal proprio stato di concentrazione quando udì i saluti dei suoi compagni, e specialmente le urla di gioia di Charlie. Così, i contatti Rumeni di Charlie erano finalmente arrivati.
Ce ne erano due, da ciò che poteva vedere. Harry usò quel momento di ripresa per cercare Sirius. Trovò il proprio apparentemente stanco ma ancora combattivo Padrino giusto accanto a Charlie, Bill e Firenze.
Charlie sembrava più che felice; le borse sotto i suoi occhi non gli facevano giustizia. Era ancora estasiato.
Ora che i Draghi erano più vicini Harry poteva vedere che aspetto avevano. Uno era decisamente un Dorsorugoso di Norvegia e il grido di gioia di Hagrid “NORBERT!!!” lo confermò, con il piacere di Harry. Solo che “Norbert” non era più tanto piccolo nè indifeso.
Entrambi i Draghi avevano una sella sul dorso simile a quella che aveva usato Mastro Gramdam ma i loro cavalieri erano umani, addestratori di Draghi come Charlie. Non riconobbe la razza del secondo sputafuoco ma lo seppe dopo una rapida domanda al Weasley: era un Verde Gallese Comune.
Harry ne aveva sentito parlare in classe ma non ne aveva ma visto uno****. Era sfortunato che fosse una… razza forse un po' più mansueta ma altrettanto pericolosa per i Dissennatori, specialmente quando sputò una frecciata di fuoco rovente su di loro.
I Patronus erano impegnati nella battaglia a terra mentre i due Draghi percorrevano il cielo: non volevano avvicinarsi troppo alle persone a terra, i Draghi erano Draghi dopotutto. Il Verde Gallese Comune non mangiava umani, solo pecore, e Norbert si era in qualche modo ammansito quando aveva riconosciuto Hagrid come la sua cara ‘mamma’, ma non era il caso di correre rischi.
Gli ammaestratori di Draghi fecero un buon lavoro. I ranghi dei Dissennatori erano stati rapidamente decimati e quando Harry pensò che avrebbero finalmente potuto riposare un altro ruggito scosse la terra. Harry temeva che ciò sarebbe accaduto prima o poi; Voldemort doveva aver saputo in un modo o nell'altro che avevano dei Draghi e aveva sguinzagliato il secondo dei propri. Ma ne avevano due dalla propria parte, che cosa sarebbe potuto andare storto?
Però il ruggito parve innervosire grandemente Norbert e il Verde Gallese Comune. Harry boccheggiò e usò un Sonorus quando finalmente scorse la bestia in arrivo. “METTETEVI AL RIPARO!”
Secondi dopo ci fu un grido di dolore e il Gallese Comune si abbattè al suolo con tanta violenza da lasciare un cratere gigantesco al suolo. L'Ungaro Spinato di Voldemort stava al di sopra di lui e cercava di uccidere il Gallese stringendogli il collo tra le fauci affilate. Il suo cavalcatore non era sopravvissuto alla fatale caduta.
La gente a terra si raggruppò rapidamente ma alcuni erano stati colpiti da delle fiammelle vaganti. Senza nemmeno il tempo di piangere il defunto, i più esperti eressero in tutta fretta degli scudi protettivi attorno agli altri, con i loro Patronus in allerta fuori dagli scudi magici.
Ora che Harry ebbe tempo di vedere il Drago da vicino come potevano tutti, non potè evitare di venire orripilato dalle sue sembianze. Il Gallese Comune stava cercando con tutte le proprie forze di contrattaccare ma tutti erano in grado di vedere che la sua era una battaglia persa; l'altro domatore di Draghi tentava di avvicinarsi ma ogni volta un getto di fuoco di venti metri teneva a distanza lui e Norberto.
Questo Spinato non era affatto come quello che Harry aveva affrontato al suo quarto anno; questo era del tutto furioso! Era anche estremamente grande, anche per uno Spinato. Erano stati davvero molto fortunati che i loro Draghi lo stessero tenendo occupato, o sarebbero stati i primi sulla lista.
Aveva scaglie nere, dure come diamante, una coda puntuta che avrebbe potuto spezzare il Platano Picchiatore in un attimo e occhi di un giallo malaticcio con le pupille verticali. Qualcuno aveva usato il Muffliato sulle loro orecchie per attutire il suo verso ululante di strilli.
Harry sentì Sirius che gli metteva una mano sulla spalla e la stringeva in qualcosa di rassomigliante al conforto ma quando il ragazzo sollevò lo sguardo il Padrino aveva uno sguardo molto cupo. Davvero, quella bestia era terrificante e stava facendo un boccone del Gallese Verde.
“Non ho mai visto un Drago, anche il più rabbioso, agire in questo modo. E' un comportamento inaudito! Che cosa può essergli accaduto? Che cosa gli avrà fatto Tu-Sai-Chi?!” si chiese tra sè Charlie, con l'orrore scritto negli occhi.
Harry tornò a guardare il Drago nero e assottigliò gli occhi quando finalmente quello reclamò la vita della sua vittima. Il sangue del Gallese ricoprì tutto il terreno di Hogwarts in una macabra parodia di pioggia rossa quando la principale arteria del collo venne morsa violentemente. “Credo…”
Charlie azzardò uno sguardo verso Harry.
“Questo pare essere stato affamato fino a giungere alla massima aggressività. Non è difficile immaginare che Voldemort abbia potuto far questo a una qualsiasi creatura.”
Charlie chiuse gli occhi e annuì indignato. “Probabilmente hai ragione.”
Un ruggito da parte di Norbert riportò l'attenzione dello Spinato al cielo e la bestia riprese nuovamente il volo. Il Drago nero tentò come poteva di trascinare a terra Norbert come aveva fatto con il Gallese ma Norbert lo evitava ogni volta con degli scarti. Entrambi presero a scagliarsi l'un l'altro getti di fiamme. Norbert, per pura fortuna, riuscì a ustionare il fianco destro dello Spinato. Il Drago nero ululò di dolore ma non venne meno la sua sete di sangue.
Molti Dissennatori isolati perirono in questo cruento scontro aereo. I minuti scorrevano angosciantemente lenti e nessuno dei due Draghi pareva pronto ad arrendersi, anche se cominciarono a mostrare della stanchezza. Hagrid, al di sotto di un altro scudo assieme alla maggior parte dei Centauri, scoppiava in singhiozzi ogni volta che Norbert stava per essere bruciato o scaraventato a terra. L'animaletto di Hagrid comunque subì alcuni brutti graffi.
Dopo un po', vedendo che non sarebbe riuscito ad averla vinta con Norbert tanto presto, lo Spinato rivolse la propria attenzione alle persone sotto di lui e si voltò rapidamente.
Un pericoloso getto di fiamme testò la resistenza degli scudi. Uno quasi cedette e quello sotto cui stava Harry tremò violentemente. McGonagall, che lo stava sorreggendo, gridò e cadde sulle ginocchia, con rivoli di sudore che le scendevano giù per il viso. Prima che chiunque potesse fare qualcosa per aiutare l'insegnante il Drago attaccò di nuovo, e questa volta si concentrò sul loro scudo, con il loro orrore.
La gente al di sotto degli altri scudi gridò e strillò di spavento non appena lo Spinato colpì lo scudo con gli artigli posteriori. Dumbledore, sotto il proprio scudo, dovette essere trattenuto da un Centauro e tre Elfi Domestici quando lo scudo della Vice-Preside collassò, assieme a lei.
Sirius imprecò a voce alta e corse ad aiutare l'insegnante caduta, provando a radunare insieme l'intero gruppo strillante. Scattarono tutti come animali selvaggi, neanche pensando che avevano le loro bacchette per proteggere se stessi. Lo Spinato si precipitò verso il basso e quasi afferrò Amos Diggory se non fosse stato per Norbert che scattò all'ingiù e lo fermò. Ma lo Spinato fu troppo veloce e colpì il Drago sellato con la coda puntuta. Il cavaliere di Norbert cadde e il Dorsorugoso fu catapultato via, abbattendosi a terra direttamente nella foresta. Attesero col fiato mozzato ma Norbert non tornò.
Harry udì vagamente Hagrid che gridava ma non potè fermarsi a domandarsi se Norbert fosse o no ancora vivo; lo Spinato lo aveva puntato e stava dirigendosi verso di lui. Harry pronunciò una parola davvero brutta ad alta voce quando realizzò che era rimasto isolato, mentre gli altri del suo gruppo stavano al sicuro sotto il nuovo scudo di Amelia Bones e Auror Dawlish. Sirius stava gridando e colpiva coi pugni lo scudo, provando a raggiungere il proprio Figlioccio, fino a che fu trattenuto dall'Obliviatore Arnold Peasegood.
“Infindo Infidi Infissum!”
La sua bacchetta brillò ma lo Spinato evitò l'oscuro incantesimo lacerante e continuò ad avanzare verso di lui. I suoi occhi brillarono nel buio della notte.
Harry digrignò i denti. “Depulso!”
L'incantesimo colpì le scaglie nere ma vi rimbalzò sopra.
Ebbe per un attimo l'idea di testare la spada di Gryffindor nella parte molle del corpo del Drago ma le scaglie lo proteggevano ovunque. Tentò con l'incantesimo che non aveva ancora mai usato: l'Anatema Mortale si dimostrò inefficace.
La terra tremò pericolosamente.
Harry non voleva usare tutta la propria magia contro il Drago perché sapeva che era ciò che Voldemort stava aspettando: un momento di debolezza. Il Drago accelerò abbassandosi su di lui…
La sua guancia prese a pizzicargli di nuovo, come se pungesse.
Chiuse gli occhi strettamente.
Non vide la sua bacchetta divenire di un rosso rilucente.
Ovunque la gente gridò di rifiuto, ma non appena la sua fine si avvicinò udì solo suoni ovattati.
Poi, nulla.
Quindi, tutto d'un tratto, fu consapevole che era caduto sul terreno intriso di sangue e che un enorme… qualcosa al di sopra di lui gli faceva ombra dai raggi della luna. Lo proteggeva dall' Ungaro Spinato.
Il cuore gli battè più veloce nel petto.
Non riuscì a capire in un primo momento che cosa lo avesse salvato ma vide un enorme buco nel terreno di fronte a lui. Riconobbe quel tipo di buco! Erano prodotti da…
Un sibilo oscuro lo riportò alla realtà e ghignò cupamente mentre si rialzava.
Ora Voldemort avrebbe pagato!
Non avrebbe lasciato che il Vampiro, qual'era il suo nome? Ah sì, Aleksandr Mikhailov. Non avrebbe lasciato che quell'essere bevesse il suo sangue dalla sua carcassa annientata. Non avrebbe lasciato che l'improvvisa dimostrazione di pietà del Vampiro andasse sprecata!
Tutti occhieggiarono il Basilisco con orrore. Qualcuno chiuse automaticamente le palpebre, come Hermione e alcuni Ravenclaw. Sirius e i Centauri furono gli unici a sospirare di sollievo. La comprensione balenò sul volto di Charlie; ricordò che cosa era accaduto col Drago alla Gringott.
Lo Spinato strillò un verso terribile, facendo un passo verso il Basilisco.
Salazar, occhi chiusi nel caso ci fossero umani nei paraggi, aspettava ordini dal proprio master ma sibilò una lunga nota d'avvertimento.
I pugni di Harry si chiusero strettamente e un luccichio sinistro gli germogliò negli occhi.
Iniziò a sibilare.
Dapprima piano, ma molti, umani o no, sussultarono violentemente quando il sibilo si fece sonoro, tagliente ed ostile.
Rosmerta, che stava alle spalle di Albus, guardò tutto ciò che stava accadendo col fiato in gola. Lo sguardo sul volto di James…no… di Harry la spaventò. “Vedere Harry combattere così…”
Albus le scoccò un'occhiata; ascoltava per metà, come altri del loro gruppo.
“Mi ricorda di James Evans, e di quanto ci apparisse potente. Mi ricorda che James Evans e Harry Potter sono uno e lo stesso. Mi ricorda che Harry E' pericoloso e non da sottovalutare.”
Nessuno obiettò.
Nel frattempo, Salazar attaccò, gli occhi ancora chiusi, aspettando il momento giusto in cui il suo padrone gli avrebbe detto di riaprirli.
Il terzo famiglio di Harry non aveva bisogno di vedere la propria preda per poterla attaccare; una buona annusata fu abbastanza e quando il Drago si mosse nell'aria il serpente si spostò. Salazar attaccò così rapidamente che lo Spinato non ebbe il tempo di evitarlo; il Basilisco diede un rapido morso a una delle ali del Drago, i canini forti abbastanza da trapassarla senza problemi.
Lo Spinato emise un grido di dolore e tentò di mordere Salazar che lo evitò con destrezza e quindi lo morse ad una delle zampe anteriori.
Un altro ruggito.
Lo Spinato, rabbioso e sulla difensiva per la prima volta, divenne più violento quando avvertì di essere davvero in pericolo. Harry lo vide prepararsi a far fuoco, letteralmente.
Sssalazar vieni da me e sscendi nel tunnel da cui eri venuto! Veloce adessso!
La maestosa bestia obbedì e strisciò repentina verso il ragazzo dagli occhi verdi. Tutti pensarono che sarebbe stato ingoiato vivo dal serpente magico ma Harry li sorprese tutti saltandovi sopra quando lo raggiunse, usando un incantesimo incollante per restare su di lui quando scivolò rapidamente sottoterra.
La gran sfera di fuoco colpì null'altro che terra e forse qualche scudo.
Lo Spinato smosse nervosamente il terreno con una zampa; poteva sentire che c'era qualcosa sottoterra, che aspettava solo il momento giusto per colpire… e non era più in grado di volare. La zampa ferita era tenuta sollevata dal terreno dal dolore e il sangue, mischiato con qualcos'altro di inidentificabile, scorreva senza freno.
Sirius mormorò brevemente “veleno”. Alcuni tra loro erano già giunti a questa conclusione.
Improvvisamente il terreno venne nuovamente scosso e Salazar venne fuori da un nuovo buco giusto al di sotto del Drago, mordendolo al ventre giusto in tempo. Lo Spinato non ebbe neanche il tempo di emettere un ruggito; si scontrarono in pochi secondi.
Harry sibilò minacciosamente. Salazar si arrotolò attorno al collo del Drago sofferente e pose il muso proprio di fronte a quello dell'altra creatura. Le persone attorno poterono udire lo spaventoso rumore del respiro mozzato che il brutale soffocamento provocò.
Ssalazar, apri gli occhi e uccidilo. E' sstato ssspinto troppo oltre ormai perché ssi posssa tentare di ssalvarlo.
Come dessideri, Massster Harry.
Nessuno vide gli cchi gialli che si aprivano a parte il Drago e in quello stato, avvelenato ed esausto, morì all'istante senza emettere un altro suono.
Gli scudi scomparvero uno dopo l'altro e gli esulti erruppero nella folla alla morte del Drago ma Harry non gioiva affatto di quella piccola vittoria. Il povero animale non si era meritato quel destino. Fosse dannato Voldemort per la sua crudeltà!
“E ad ogni modo dov'è lui?” mormorò Harry tra sè.
Fu ripescato fuori dai propri pensieri da Salazar, che aveva nuovamente chiuso gli occhi anche se quelli attorno a lui oramai sarebbero stati accorti. “Masster Harry, arrivano delle perssone. Perssone con intenzioni malvagie, possso percepirlo. Hanno lo sstessso odore del mio vecchio massster.
Harry non ebbe il tempo di avvertire nessuno perché vennero già bombardati dagli incantesimi; una seconda ondata di Mangiamorte, meno numerosa della prima ma probabilmente più potente, stava correndo silenziosamente verso di loro. I Seguaci Oscuri avevano preso vantaggio dalla loro distrazione, euforici nell'attacco in forze.
Salazar fece scudo ad Harry da una maledizione Cruciatus, che rimbalzò contro il suo scagliatore. Il ragazzo dagli occhi verdi notò un piccolo gruppo di Mangiamorte separato dal resto e compì un Accio su di loro con un gesto della mano. Harry fece un passo di lato e quelli finirono tutti a terra violentemente. Un breve ordine sibilato e gli occhi di Salazar si aprirono di nuovo, e nel gruppo erano tutti morti in una frazione di secondo.
Il ragazzo imprecò quando vide un Mangiamorte della seconda ondata che liberava quelli che il lato della Luce aveva precedentemente catturato.
“Voldemort sapeva dove inviare le proprie truppe. Può vederci, ne sono sicuro. Ma non è così stupido da stare vicino alla battaglia; vuole me e sa che lo so. Conta sul fatto che sarei capace di trovarlo, conta sul fatto che agirei abbastanza scioccamente da confrontarmi con lui da solo. Ma dove potrebbe essere? In qualche luogo vicino Hogwarts ma lontano abbastanza da essere fuori dalla vista… Hogsmeade? No…”
Mentre il caos regnava ancora una volta attorno a lui e lui era troppo concentrato per curarsene, Salazar decise di fargli nuovamente da scudo arrotolandosi in un cerchio attorno al ragazzo e mordendo chiunque si facesse remotamente vicino. Il Basilisco non poteva rischiare ad aprire gli occhi senza un ordine di Harry poiché avrebbe potuto uccidere un volto amico ma di certo aveva altri metodi per uccidere.
“Non Hogsmeade… Almeno non direttamente esso……”
Un grido di vittoria da parte di Sirius lo fece tornare alla realtà e Salazar mosse appena la coda via da lui, giusto in tempo per far vedere ad Harry la folle Bellatrix che veniva uccisa dal suo Padrino sanguinante ma ancora in piedi. La donna si estrasse un pugnale trasfigurato dal cuore e Harry non potè essere più felice nel vedere Sirius avere la propria vendetta. Dopotutto, se Remus era rimasto da solo nel suo vecchio mondo era stato per colpa della malvagia donna, non sua; lo capì ora.
‘Remus… Sirius……… Remus…… Moony…………. La Stamberga Strillante! Ma certo! Perché non ci avevo pensato? Voldemort è nella Stamberga Strillante: si possono vedere i terreni di Hogwarts dall'ultimo piano! Devo andare fin là ma non posso mettere in pericolo nessun altro permettendogli di seguirmi. In più, sono già occupati con i Mangiamorte ma non è nulla di troppo preoccupante… Dovrò solo strisciare via senza destare sospetti…’ pensò Harry, mordendosi tanto forte il labbro da farne spillare del sangue quando allungò un'occhiata al proprio distratto Padrino.
“Scusa Sirius,” mormorò a nessuno in particolare, “scusa Remus. Spero che starete bene fino a quando tornerò, se mai lo farò. Perfavore state attenti.”
Salazar creò la distrazione perfetta in quanto nessunò osava davvero avvicinarsi più a lui. Harry ordinò al serpente magico di restare nella stessa posizione arrotolata come se lui fosse ancora lì e il ragazzo sgattaiolò via da dietro il proprio famiglio, la fuga grandemente avvantaggiata dal mantello dell'invisibilità. Se non lo avesse rimpicciolito e riposto in una delle tasche avrebbe usato un semplice incantesimo di Disillusione. Ebbe paura che Dumbledore o Moody potessero notarlo ma apparentemente erano troppo preoccupati a guardare da null'altra parte che verso il nemico di fronte a loro.
I minuti trascorsero. Il suono della guerra si fece indistinto e venne sostituito da quello dei suoi passi che calcavano la terra morbida. Il sentiero fino a Hogsmeade, e quindi alla Stamberga Strillante, non gli era mai parso tanto lungo in tutta la sua vita. Il suo cuore accelerava ed accelerava il battito; non dalla trepidazione ma in una qualche sorta di eccitazione all'idea di poter ancora una volta combattere contro Tom ma senza nessuno che si sarebbe buttato tra loro per salvarlo.
Sapeva ciò che stava facendo. Sapeva che in uno scontro uno-contro-uno Tom era più potente di lui e più esperto in incantesimi, specialmente poiché qui non era morto e aveva avuto tempo di studiare le Arti Oscure. Ma lui aveva l'elemento sorpresa dalla propria e un presentimento in fondo allo stomaco che gli diceva di non preoccuparsi. Ad ogni modo, uno sarebbe sopravvissuto e ne sarebbe uscito vittorioso, mentre l'altro sarebbe perito della più ripugnante delle morti.
………

Harry si sfilò il mantello non appena entrato nella decrepita stamberga, riducendolo e rimettendoselo in tasca. Poteva sentirlo: non c'era nessuno lì intorno, il Signore Oscuro era da solo.
I vecchi gradini scricchiolarono sinistramente ad ognuno che saliva. Sfoderò la bacchetta e quella luccicò lievemente nell'oscurità, ma al contrario dell'usuale luce bianca del Lumos, questa aveva un colore rossastro. Per alcuni minuti rimpianse l'assenza di Nagini ma il serpente stava meglio di guardia a Remus.
Quando finalmente raggiunse il piano superiore, si prese alcuni secondi per liberare completamente la mente dai pensieri; Remus, Sirius, la battaglia, i suoi amici… non poteva lasciare che fossero una debolezza nello scontro che stava per iniziare contro Voldemort. Dunque udì una voce.
“Ahh, ti ho aspettato per un poco, Potter. Entra pure.”
La voce, anche senza il duro tono sibilante, suonava ancora aristocratica come la ricordava. Harry spinse la porta e l'aprì, la bacchetta in mano, seppure non credeva che il Lord avrebbe usato un attacco a sorpresa su di lui. Era solo una precauzione.
Come pensava, Voldemort si alzò da una sedia di ciliegio con un cuscino, con atteggiamento cerimonioso e la bacchetta fuori dalla vista. Harry non si fece ingannare; sapeva che la bacchetta di tasso era lì da qualche parte, nascosta nelle lunghe maniche del mantello del Lord. Il ragazzo impiegò solo qualche secondo a osservare la stanza; era stata stregata per sembrare una sala del trono, con tutti i ninnoli immaginabili disposti intorno… anche pericolosi, ma comunque interessanti da guardare.
“Harry Potter. Ancora una spina nel mio fianco anche dopo che ti ho ucciso. Credevo che ti saresti fatto vedere un po' prima. Come puoi vedere ho dovuto mettermi a mio agio. Mi perdonerai se non ti offro tè e biscotti, temo di averli finiti.”
Harry non stette al gioco. I suoi stoici occhi verdi vibranti trapassarono quelli cremisi.
“Tom, sono rimasto davvero molto deluso quando non ti ho visto sul campo di battaglia. Ma di certo hai avuto molti vantaggi nello sceglierti una tale postazione.”
Il Signore Oscuro ridacchiò. “Nevvero?” Ma poi il suo volto si contorse dall'ira. “Invece tu e la tua patetica armata avete trovato la maniera di resistere più a lungo di quanto avessi previsto. Naturalmente ho guardato tutto da qui e ho disposto ogni attacco quando vedevo che il momento era più opportuno. Ho anche visto” qui la sua voce si fece appena più sonora “il mio Basilisco che eseguiva ordini qui e là!” disse con furia. Non menzionò Nagini ma Harry sapeva che si riferiva silenziosamente anche al Cobra.
Arrabbiato com'era, Voldemort trovò una maniera di calmarsi, la sua faccia tornò all'usuale apparenza impassibile. “Tuttavia sono ancora disposto a dimenticare tutto ciò se ti schiererai dalla mia parte. Sarei anche pronto a disporre un fato meno terribile per quel cane del tuo Padrino e quel suo amico Licantropo.”
Harry roteò mentalmente gli occhi. ‘Oh dio, rieccoci di nuovo.’
“Ho paura, Tom, che dovrò declinare la tua offerta. Vedi, sono stato piuttosto dispiaciuto quando mi sono reso conto che avevi ucciso i miei genitori anche qui. Scusa se non trovo un posticino nel mio cuore per perdonarti. Per questo, e poi perché semplicemente non ti sopporto.” Harry fece spallucce.
Gli occhi dell'uomo più vecchio si assottigliarono. “Lo vedo…” Sollevò lentamente il braccio e la sua bacchetta gli scivolò in mano. “E' un peccato uccidere un Mago Oscuro così talentuoso; anche uno spreco di Rettilofonia. Saresti stato una tale delizia per gli occhi, inchinato al di sotto del mio trono come mio secondo in comando. Ma vedo che hai le idee chiare. Ad ogni modo non piangerò a lungo la tua perdita. Devo ammettere che ti odio anch'io.”
“Mi spezzi il cuore,” Harry drammatizzò.
Tom fece una smorfia e sollevò la bacchetta in un battito di ciglia, spedendo un Anatema Mortale contro il ragazzo. Harry si gettò a terra di riflesso e gli inviò di rimando la sua maledizione lacerante preferita, l'incantesimo Lacerus. Voldemort lo respinse con facilità ma Harry fu pronto a scagliare un Occido. Tom scartò di lato evitandolo e rinviò una delle proprie creazioni. “Exsanguis!” Era un pericoloso incantesimo, creato perlopiù per combattere contro i Vampiri poiché dissanguava le proprie vittime.
Harry sollevò la propria bacchetta sfolgorante. Ora avrebbe visto se il Priori Incantatem funzionava con quest'altra bacchetta. “Cingo Cingere Cinxi Cinctum!”
Un luccicante scudo blu scuro attorniò Harry dalla testa ai piedi e Voldemort scosse la testa come se disapprovasse Harry quando l'incantesimo rimbalzò. “Tsk, tsk, Mr. Potter. Che cosa direbbe Dumbledore se ti vedesse usare simili incantesimi oscuri? E il tuo-prezioso -Padrino? Stai diventando malvagio, Potter?” Le labbra si piegarono in un ghigno deforme.
Harry ghignò in risposta, facendo infuriare Voldemort col proprio atteggiamento. Davvero un peccato che il Priori Incantatem non si fosse attivato ma ora non aveva importanza.
“Primo, non mi curo di ciò che Dumbledore pensa di me. Secondo, Sirius sa tutto di me. Posso quasi sentirlo mentre mi raccomanda di portare il tuo c**o all'età della Pietra. Ricordo l'espressione sul suo volto quando ha ucciso quella traditrice di sua cugina, Bellatrix. E lo sguardo di lei quando ha realizzato che aveva un pugnale nel cuore giusto prima di morire. E' sstato deliziossso,” sibilò Harry in Inglese leccandosi le labbra di piacere.
Gli occhi di Voldemort brillarono cupamente e gridò di rabbia. Lo scudo di Harry collassò brutalmente e il ragazzo fu scagliato attraverso la stanza da una violenta ondata di magia. Colpì la parete e trapassò il legno logoro, l'illusione sulla stanza era completamente svanita.
La caduta fu brutta ma ben governata. Sentì un paio di costole rompersi e sussultò nel rialzarsi.
“Meliusculus Ossis.” Mormorò un rapido incantesimo medicamentoso verso il proprio petto e sospirò quando le ossa malmesse presero a dolergli di meno. Quell'incantesimo non era molto avanzato comunque, e avrebbe aggravato delle lacerazioni interne fino a che non fosse intervenuto un vero MediMago.
Voldemort superò con eleganza una trave di legno putrefatto, la bacchetta ancora puntata contro Harry. Pareva livido quando scagliò il Cruciatus all'altro. Harry lo evitò di lato ma Voldemort sapeva che lo avrebbe fatto e ripetè l'attacco con una scarica di colpi del secondo Imperdonabile.
Harry non riuscì a evitarli tutti e fu colpito due volte. Ingoiò un grido mentre il suo avversario rideva con macabro piacere.
“Ha! Ha! Ha! Come ti senti ora, Potter? Non così arrogante adesso, non è vero? E' una vista così piacevole quella di te qui davanti che tenti di resistere alla maledizione prima che accada l'inevitabile. Tu GRIDERAI per me, Harry Potter! Tu SOFFRIRAI e MORIRAI quando sarò andato fino in fondo con te! E poi ti riporterò indietro con la Necromanzia e ti ucciderò da capo! E ancora e ancora e ancora ! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha!
Era la risata di un folle.
Harry sentì la guancia pungergli ancora una volta. Strinse la presa sulla bacchetta e digrignò i denti prima di pronunciare, con le braccia distese in avanti. “EXOSSO!
Voldemort, che non aveva previsto che il ragazzo si sarebbe ripreso così in fretta, non ebbe il tempo di usare un incantesimo scudo e istintivamente si voltò su un fianco, proteggendo il braccio della bacchetta con l'altro. Non potè evitare di strillare dal dolore quando le sue ossa letteralmente gli scomparvero dal braccio, rendendolo inutilizzabile. Contrattaccò con un Anatema Mortale a raggio esteso e Harry dovette gettarsi sul pavimento e rotolare per non venirne colpito.
Fece una smorfia di dolore quando la guancia dal pungergli prese a bruciare e le costole protestarono contro il movimento.
Dopo questa luminosa ondata verde l'uomo più vecchio scagliò maledizione lacerante dopo maledizione lacerante, mischiando con esse alcuni pericolosi malocchi e attacchi elementali. Questa gragnuola d'incantesimi ebbe il desiderato effetto di far indietreggiare il ragazzo abbastanza da lasciar curare al Lord il suo braccio penzolante. Dopo un'ampia movenza di bacchetta e un lungo incantamento Voldemort flesse l'arto, ricresciuto sebbene ancora molto vulnerabile.
Approfittarono del momento per riprendere fiato e guardarsi cupamente l'un l'altro. Entrambi ansimavano, esausti, ma nessuno dei due aveva l'aria di essere disposto a cedere presto. Le pareti attorno a loro erano sovraccariche di fori per le maledizioni potenziate e la Stamberga Strillante grugnì di protesta all'uso di magia così pericolosa, essendo le sue già fragili fondamenta messe alla prova come mai prima; entrambi gli uomini non avevano dubbi sul fatto che l'intero edificio stesse per cadere sulle loro teste a momenti.
In pochi secondi entrambi ripresero a tentare di uccidere l'altro.
“DEFLAGRATIO!”
“CONTORQUEO TRABIS!”
Voldemort spedì un'enorme sfera di fiamme contro di lui e Harry pensò in fretta. Prese di mira una trave di legno caduta e la scagliò in direzione del fuoco. L'intero legno esplose in guizzi rosso scuro e la cenere cadde al suolo. Harry e il Signore Oscuro furono costretti a fare un passo indietro quando i loro incantesimi collisero ma recuperarono rapidamente il terreno perduto.
“SERPENSORTIA!” fu controbattuto con “SERPENSORTIA!”
Ciascun serpente ricevette l'ordine di uccidere il nemico del proprio creatore ma finirono invece per uccidersi a vicenda.
“Tutto questo continuerà fino alla fine dell'eternità? Perché non ti limiti a –morire-?” ringhiò Tom, esasperato dallo stato di stallo in cui erano forzati.
“Lo stesso per te, Riddle!” sputò Harry, inondandosi la faccia di sangue quando tentò di tergersene il sudore che gli scendeva sulla pelle, la polvere e lo sporco. Subiva anche le conseguenze delle proprie costole maltrattate. Era solo felice che Voldemort non se la passasse meglio di lui e che apparisse altrettanto stanco.
Rimasero immobili per un po', solo fissandosi, raccogliendo ogni energia rimasta in loro per porre fine a tutto e una volta per tutte.
Il silenzio fu tirato e inconfortevole, rotto soltanto dagli occasionali mormorii e pericolosi tremiti della stamberga.
Harry fece un passo avanti per attaccare ancora… e parte del pavimento davanti a lui scricchiolò forte e crollò al piano sottostante e a quello seguente finché tutto si schiantò davanti all'entrata con un boato. Harry strillò e indietreggiò rigidamente, quasi rimettendoci un piede o cadendo di sotto. Voldemort mugolò di vittoria per il momento di debolezza. “AVADA KEDAVRA!
Harry fu certo di stare per essere colpito ma riuscì giusto in tempo a pronunciare lo stesso incantesimo, inginocchiandosi sul pavimento. Ciascun Anatema Mortale colpì l'altro nel centro esatto del raggio e iniziò dunque la battaglia di volontà.
A lungo trattennero saldamente le proprie bacchette, soltanto mantenendo attivo l'Imperdonabile.
Lo sforzo era terribile ed Harry non aveva mai dovuto tenere attivo l'incantesimo tanto a lungo. La nebbia verde formatasi attorno a loro li soffocava lentamente. Voldemort ruggì con soverchiante urgenza e raddoppiò la pressione del proprio attacco, rendendo l'ampiezza del suo raggio magico due volte maggiore, tanto che quello di Harry veniva lentamente inghiottito e respinto indietro verso il ragazzo.
Harry grugnì dal dolore e dalla fatica, chinandosi sempre più sotto la forza surclassante. ‘Ecco qua,’ pensò brevemente in un momento di lucidità, ‘è solo lui o me.’
I suoi occhi verdi iniziarono ad appannarsi e le palpebre ad abbassarsi. L'intero corpo si fece più debole e il braccio della bacchetta perse fermezza a poco a poco. Il suo Anatema Mortale decrebbe di misura.
‘No…’ pensò fievolmente, neanche conscio di averlo anche detto a voce.
“No,” ripetè ancora, gli occhi che riguadagnavano un poco del loro brillio e il braccio che si irrigidiva ancora, “NO! OGGI NON SARO' IO A MORIRE!!!
Gridò.
Gridò il più terrificante urlo che Tom Riddle avesse mai sentito; da raggelare le ossa, anche le sue.
Gridò di dolore.
In agonia.
Per la prima volta in vita propria Tom Marvolo Riddle, ovvero il grande Lord Voldemort, fu spaventato, terrorizzato a morte per la propria vita quando l'Anatema di Potter crebbe fino ad un'estensione anormale e iniziò a rovesciarsi sul suo. La magia stessa del ragazzo letteralmente deflagrò da lui, rendendo impossibile per il Signore Oscuro anche guardare nella sua direzione.
E Harry continuò a gridare, dimentico di tutto, lasciando andare la bacchetta quando l'intensità della magia emessa gli bruciò la mano.
Con le unghie si graffiò la guancia destra e il petto, strappando anche i vestiti per arrivare alla pelle.
Faceva male. Dio faceva così male!
Perché non poteva strapparsi via la pelle?!
Il sangue fluì sul suo volto e sul petto ma a lui non importava.
Se solo avesse potuto. Stracciarsi. Via. La. PELLE!
Perché era ciò che sentiva; come se parte della sua pelle stesse letteralmente lacerandosi e staccandosi dal suo corpo assieme ad una parte della sua anima.
Il dolore durò un'eternità. L'eternità durò qualche mero istante.
Prima di perdere completamente i sensi credette di sentire un canto di Fenice solo per lui. Almeno così pensò; sembrava la cosa giusta. Ma nel suo stato di delirio poteva essere stata solo la sua immaginazione. Stava per morire? Almeno non faceva più male. La canzone intorpidì il suo cuore e lo fece sorridere, quindi non seppe più nulla.
Voldemort, anche, udì l'insopportabile canzone. La udì per intero, giusto prima di venire spazzato via nell'oblio da un'esplosione di magia allo stato grezzo così intensa che fece crollare del tutto la Stamberga Strillante in una pioggia di rimasugli lignei e che fu udita e percepita a miglia di distanza dal punto di deflagrazione iniziale.
Poi tutto si fermò.
Più nessuna fonte di magia.
Più nessun suono.
Più nessuna Stamberga Strillante.
E soprattutto più nessun Voldemort.
Solo tenebra, una tenebra gradualmete ingoiata dagli affamati raggi del sole.
………………………..

In quell'istante tutti sul campo di battaglia si gelarono nel mezzo dei propri attacchi e si girarono verso Hogsmeade quando udirono, videro E percepirono l'enorme esplosione. Gli alberi nella Foresta Proibita fremettero sotto un'invisibile ondata di potere.
Tutto e tutti restarono mortalmente immobili anche quando la detonazione si spense. E quindi i Mangiamorte tutto intorno presero a gridare e ad aggrapparsi al proprio braccio Marchiato contemporaneamente.
Il lato della Luce in poco si occupò di loro.
Sirius ebbe un'improvvisa rivelazione e si voltò verso il Basilisco che si stava ritirando. Harry non era lì.
Guardò in direzione dell'esplosione con panico e orrore. “Oh Dio Harry!” rantolò e si trasformò imediatamente in Padfoot, precipitandosi sulla via per il villaggio. Non udì mai l'entusiasmo dei suoi compagni, non udì Moony che lo chiamava debolmente dal suo posto accanto ad Orion.
………

Arrivò davanti ad un panorama piuttosto desolato da guardare: Hogsmeade era stata completamente rasa al suolo.
L'esplosione, comunque, sembrava essersi originata dalla Stamberga Strillante…
O da ciò che ne era rimasto…
Al momento la collina su cui era sempre stata semplicemente non esisteva più.
Padfoot ululò forte e caracollò fino a dove una volta c'era stata la catapecchia. Si ritrasformò e non riuscì a trattenere a morsi un gemito quando raggiunse la sua destinazione: non vi era rimasto nulla, nemmeno una minuscola scheggia di legno.
Ciò che rimaneva era solo un cratere carbonizzato largo il doppio di quella che era stata la stamberga piena dei loro ricordi.
E finalmente gli occhi di Sirius si posarono sulla persona che aveva così disperatamente cercato senza un solo pensiero al mondo sul fatto che Voldemort fosse vivo o meno. Proprio là, abbandonato nel centro dell'immensa voragine c'era il suo Figlioccio, quasi nudo come il giorno in cui era nato.
Sirius chiamò il nome del ragazzo con gioia.
Harry non rispose.
Il sorriso dell'Animagus svanì in allarme e lui si fiondò fino al ragazzo immobile, al suo prezioso Figlioccio. Inciampò mentre correva giù per il cratere e cadde in avanti proprio davanti ad Harry, lo scosse. Lacrime gli si rovesciarono sulle guance quando il ragazzo rimase silente e inerte. Sirius prese Harry tra le braccia e prese a scrollarlo avanti e indietro quasi in delirio.
“Harry! Harry, non farmi questo! Non morire! Non lasciarmi! Mi hai promesso che saresti tornato! Abbiamo promesso di adottarti! Oh Remus! Che cosa farà Remus? Che cosa farò io senza di te?!”
Iniziò a ridere istericamete mentre ancora lacrime di angoscia gli grondavano sul mento, cadendo su quelle insanguinate del suo Figlioccio. Teneva il corpo prezioso con forza, troppo oltre ormai anche per cercare un minimo segno vitale. “HarryHarryHarryHarryHarry-”
“Signor Black!”
“-HarryHarryHarryHarryHarryHarry-”
“SIRIUS!” Singhiozzò qualcuno. “Petrificus Totalus!”
Sirius s'irrigidì a terra, ancora trattenendo un inanimato Harry.
Remus si fece stancamente strada giù nel cratere con l'aiuto di Orion. Il respiro gli si annodò in gola quando vide le condizioni di Harry e chiuse gli occhi strettamente prima di chinarsi lentamente per liberare il ragazzo dalla stretta morsa del suo suo amico.
“Dio Sirius, perché non mi hai aspettato? Non avevi bisogno di vedere Harry così. Non sei mai stato capace di controllare le tue emozioni.”
Raccolse gentilmente Harry tra le braccia e, con mani tremanti che tradivano la sua apparenza esteriore calma, cercò una pulsazione, anche il più gracile segno di vita.
“E'… è vivo?” chiese ansiosamente Orion.
Un fievole singhiozzo di sollievo rispose al Centauro prima delle parole.
“Sì. Grazie a Merlino lo è… ma non è ancora fuori pericolo. E' molto debole; riesco appena a percepire i suoi segni vitali. Dio, che cosa è successo qui?!”
Sollevò Harry tra le braccia con gran difficoltà e Orion si offrì di prenderlo dal momento che era quello più in forze. Forse praticare della magia su Harry nel suo stato avrebbe fatto più danni che bene, così il Licantropo non rischiò.
Remus accettò l'offerta con uno sguardo grato e si preparò a svegliare Sirius. “Finite Incantatem.”
Sirius battè le lacrime assieme alle palpebre sui suoi occhi blu e saltò in piedi. “HARRY!”
Remus lo schiaffeggiò.
Forte.
“Sirius! Harry è vivo ma ha bisogno di essere visitato da un MediMago immediatamente. Mi serve che tu sia lucido! Non perdere il controllo adesso.”
Sirius annuì lentamente e Remus tolse le mani dalle spalle dell'amico quando fu certo che l'Animagus non sarebbe ricaduto in un altro attacco di panico.
“Dov'è? Dov'è Harry?!” si guardò intorno con occhi colmi di lacrime e iniettati di sangue finché la sua ricerca finì sul Centauro. “Dallo a me.”
Orion e Remus si scambiarono un'occhiata.
Sirius riuscì ad apparire disperato e determinato allo stesso tempo. “Voglio tenerlo! Lo voglio nelle mie braccia! E' il MIO Figlioccio!” intonò con forza. Non c'era da ragionare con lui in quelle condizioni.
Remus fece cenno ad un esitante Orion di obbedire a Sirius, le cui braccia erano tese in avanti per ricevere il ragazzo. Quando Harry fu finalmente tra le sue braccia lo tenne delicatamente, come se fosse fatto di vetro.
“Dobbiamo andare. Deve essere curato immediatamente o lo perderemo.”
Sirius annuì e baciò teneramente la fronte del ragazzo incosciente, mormorandogli parole senza senso. Remus pose il proprio mantello rattoppato sul ragazzo mezzo nudo. “Non è molto ma è meglio che gelare a morte.” Voleva aggiungere anche un incantesimo riscaldante ma cambiò idea, nuovamente per la pericolosità di praticare magia su qualcuno così vicino alla morte.
Sirius lo tenne solo più vicino a sè per condividere con lui un po' del proprio calore corporeo. “Remus, guarda nelle tasche dei suoi pantaloni. Di solito porta la sua Firebolt ovunque vada.”
Remus obbedì.
“Il suo mantello dell'invisibilità. Ecco come è riuscito a scappare senza essere visto.”
Remus guardò nell'altra tasca e ne tirò fuori il manico di scopa.
“Ingrandiscilo. Lo cavalcherò con Harry. Arriveremo ad Hogwarts più velocemente così.”
Il Licantropo non apparve così sicuro del piano di Sirius.
“Non preoccuparti Remus. Non ho perduto il senno come credi. Sai che Harry è una delle persone più preziose per me, insieme a te.”
L'uomo dagli occhi dorati finalmente cedette quando vide che il sole era quasi sorto. “Engorgio.”
Sirius montò sulla scopa con cautela e tenne Harry in salvo tra le braccia. Orion fece cenno a Remus di saltargli sul dorso. Normalmente non avrebbe lasciato che qualcuno lo facesse ma questi uomini avevano a cuore Harry al pari e probabilmente anche di più di lui, e quello valeva qualcosa.
Remus fece stancamente come richiesto e si allontanarono tutti da quel luogo senza voltarsi indietro; il luogo dove tutto-finalmente- terminò.
Orion galoppò non troppo in fretta, tenendo il passo con Sirius che non voleva spingere la Firebolt troppo forte. Abbastanza presto raggiunsero il castello, dove tutti aspettavano di entrare.
Si affrettarono all'interno.





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** ... Forse non tutti lo sanno [io stessa l'ho scoperto al momento], ma Septima Vector è una professoressA, sebbene per un disguido di traduzione spesso sia stata considerata un uomo

*** Chiunque conosca una traduzione ufficiale di questa bella fattura [Jelly-Brain jinx], che dovrebbe avere sui processi mentali del bersaglio lo stesso effetto che ha quella Gambemolli [Jelly-Legs Jinx] sulle gambe, me lo faccia sapere, thanks!

**** ... in realtà uno lo ha visto, o almeno, il suo modellino: nella prima prova del Torneo Tremaghi, era il drago affrontato da Fleur Delacour




Ndt
PS - Grazie a Erika91 che mi ha trovato la traduzione dell'Antipodean Opaleye..


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Capitolo 35
*** cap. 35 ***



The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 35: [ Looking up ] Migliorare
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Nel capitolo precedente:
Sirius montò sulla scopa con cautela e tenne Harry in salvo tra le braccia. Orion fece cenno a Remus di saltargli sul dorso. Normalmente non avrebbe lasciato che qualcuno lo facesse ma questi uomini avevano a cuore Harry al pari e probabilmente anche di più di lui, e quello valeva qualcosa.
Remus fece stancamente come richiesto e si allontanarono tutti da quel luogo senza voltarsi indietro; il luogo dove tutto-finalmente-terminò.
Orion galoppò non troppo in fretta, tenendo il passo con Sirius che non voleva spingere la Firebolt troppo forte. Abbastanza presto raggiunsero il castello, dove tutti aspettavano di entrare.
Si affrettarono all'interno.
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Naturalmente, la prima cosa che accadde fu che Sirius fu intrappolato da una folla di Gryffindor agitati. L'uomo quasi gli latrò contro di togliersi dalla sua strada e seppure Remus gli scoccò un'occhiata ammonitrice, non cercò di dire all'amico di mostrare un po' di pazienza o compostezza.
Il Licantropo li spinse da parte gentilmente così che Sirius potesse passare, ma Hagrid completò del tutto l'opera quando quasi fece rotolare sul pavimento Ritchie Coote, Victoria Frobisher e uno dei fratelli Creevey mentre passava barcollando e spariva di fuori, borbottando nervosamente a proposito di “Norbert”.
Remus scosse la testa alla partenza frettolosa del MezzoGigante ma quando si voltò dovette correre su per le scale per poter raggiungere Sirius che era già scomparso dalla sua vista.
La baraonda nell'Infermeria quasi si fermò quando Sirius vi si precipitò all'interno. Tra tutti i MediMaghi presenti, Poppy fu la prima a raggiungerli e indicò all'esausto uomo un letto su cui depositare Harry. Pochi secondi dopo il giovane, non cosciente, fu sottoposto ad ogni tipo di controllo magico da parte della Matrona che berciava ordini a destra e a manca.
Remus si diresse silenziosamente verso il letto di Harry e fu preso dalla nausea quando oltrepassò un letto su cui una piccola pecora bianca era completamente distesa sopra il corpo del paziente, testa inclusa. ‘Merlino del cielo, per favore aiuta Harry…’ mise una mano sulla spalla di Sirius e strinse piano. L'Animagus era silenziosamente grato del silenzioso appoggio da parte dell'amico ma il suo sguardo rimase fisso sulla pallida figura del suo Figlioccio.
Un gruppetto di preoccupati membri dell'Ordine si avvicinò a loro, Albus in testa. “Che cosa gli è successo, Remus?” Il Preside capì che sarebbe stato meglio chiedere a lui piuttosto che a Sirius; l'uomo pareva totalmente annichilito.
Il Licantropo dedicò loro a malapena un'occhiata. “Abbiamo trovato Harry in un cratere, dove una volta c'era la Stamberga Strillante. Era già in questo stato quando siamo arrivati…”
Alcuni Ufficiali del Ministero spinsero agitatamente da parte i membri dell'Ordine.
“Che cosa vuoi dire con: dove una volta c'era la Stamberga Strillante?”
“Potresti essere un po' più specifico?”
“Dov'è Tu-Sai-Chi?”
Remus perse la pazienza. Ringhiò e sollevò uno degli uomini da terra per poi limitarsi a spingerlo contro una parete, praticamente strangolandolo. Bacchette vennero puntate contro di lui quando gli occhi di Remus divennero di un oro compatto e la sua voce assunse una tonalità più animalesca. “Non me ne importa nulla di dov'è! Voi idioti potreste fare il vostro lavoro per una volta e andare a vedere da voi! Non tollererò il vostro comportamento esasperante quando il nostro” indicò se stesso e Sirius, “Figlioccio giace su un letto d'ospedale mezzo morto!” Il Licantropo furioso lasciò andare l'uomo quando quello gemette dallo spavento e tornò accanto a Sirius, le bacchette puntate contro di lui che si abbassavano lentamente una dopo l'altra.
Mentre gli Ufficiali sgattaiolavano via Poppy si diresse verso il nervoso uomo dai capelli scuri e sospirò. “Ho fatto tutto ciò che ho potuto e l'ho sottoposto ad ogni controllo che conosco; non è in buone condizioni.” La MediMaga non era mai apparsa tanto stanca in tutta la sua vita, una mano che spostava qualche spenta ciocca grigia di capelli via dalla fronte lucida di sudore.
Il duo sedette sul letto di Harry, occhieggiando preoccupatamente le numerose bende che avvolgevano la figura prona del ragazzo, e i tubi che lo connettevano all'equipaggiamento medico. Albus sospirò e anche se avrebbe realmente voluto sapere che cosa stava accadendo a Harry, esortò chiunque non fosse del personale MediMago e chi non avesse bisogno di cure a uscire dall'Infermeria, con il loro disappunto.
Ron e il resto dei Weasley, eccetto Bill che stava ancora disteso su una barella, uscirono in fila inviando un ultimo sguardo ansioso ad Harry. I Dursley si affrettarono fuori tornarono alla confortevolezza degli alloggi loro assegnati, lontano dalla circolazione di Maghi.
L'Infermeria riconquistò il proprio pacifico silenzio, Fatta eccezione per gli occasionali lamenti di dolore e i passi dei MediMaghi tutto intorno alla stanza.
“Harry vivrà, Poppy?” Remus domandò finalmente, la voce ridotta non più che a un tenue sussurro.
Sirius non aveva ancora spiccicato parola.
“Non lo so, Remus. E' ricoperto di ferite che anche con i miei incantesimi curativi impiegheranno probabilmente mesi, se non anni, a guarire. Aggiungi questo al fatto che è stato esposto ad incantesimi oscuri superiori ed è il più grave caso di estenuazione magica che abbia mai visto… Anche… Non so davvero come spiegarlo… ma c'è qualcosa che non va in lui a un livello più profondo a cui non sono in grado di operare…”
La Strega dovette sforzarsi per udire la voce di Remus quando l’uomo si fece ancora più pallido di prima. “Poppy…”
La donna scosse la testa. “Dovete capire; Harry è in stato di coma e non ho idea se si sveglierà mai. Mi dispiace, ma non c'è nient'altro che posso fare per lui. Deve farcela da solo.”
Le parole “se mai ce la farà” furono tenute impronunciate.
Lei chiuse gli occhi per un momento per scuotere via da sé la disperazione che aveva visto in quelli di Remus. “Se volete restare qui con lui non ve lo impedirò, ma perfavore restate in silenzio. Devo aiutare altri pazienti. Avete bisogno di qualcosa prima che vada?”
Sirius si limitò a giacere accanto ad Harry e a trasformarsi in Padfoot, tenendo il ragazzo al caldo. Prendendo il gesto come la risposta di Sirius, Remus chiese soltanto una fiala di Pepper-Up così che avrebbe potuto almeno vegliare sul ragazzo senza addormentarsi.
Poppy obbedì anche sapendo che il Licantropo aveva bisogno di dormire. Dunque lasciò Sirius e Remus ai loro propri pensieri e tornò dagli altri MediMaghi.
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Remus si svegliò al sentire dei sussurri agitati e grugnì quando il collo e la schiena protestarono al più piccolo movimento. Abbassando lo sguardo vide Padfoot e un Harry ancora comatoso nel letto e l'uomo rilasciò un lamento al pensiero che il ragazzo avrebbe o non avrebbe potuto svegliarsi, per sempre.
La Pepper-Up non era stata una così buona idea dopotutto; i suoi effetti si erano deintensificati col trascorrere del giorno e ora era dolorante dappertutto e alcuni dei profondi graffi che aveva ricevuto durante la lotta con l'altro leader Licantropo si erano raggrizitiin sangue secco. Queste ferite sarebbero state terribilmente dolorose da pulire più tardi.
Si diresse verso le voci che lo avevano svegliato, in un'area più ampia dell'Infermeria e raggiunse Dumbledore che osservava le infermiere indaffarate attorno ad un nuovo paziente. Il preoccupato Preside fece un cenno di saluto col capo a Remus che sbatté le palpebre quando finalmente notò Snape che giaceva sul letto incosciente e ferito in modo molto grave.
“Che-” Remus gracchiò nel proprio mal di gola, “che cosa gli è successo?”
Guidò uno scosso Dumbledore su una sedia.
“Hagrid lo ha trovato nella foresta mentre cercava Norbert. Siamo piuttosto certi che abbia duellato contro Lucius Malfoy poiché abbiamo trovato il suo corpo non troppo lontano da quello di Severus. Moody ha anche trovato il giovane Draco pietrificato accanto al padre; lo ha portato al Ministero per interrogarlo. Non so davvero che tipo di punizione gli verrà inflitta…Azkaban di certo è fuori questione ora.”
Remus parve pensieroso. “Non riesco a credere alla velocità con cui gli Ufficiali stanno rimettendo in piedi il Ministero e la Monarchia. E' già stato nominato un nuovo ministro?”
Dumbledore scosse la testa. “No. Stanno tutti portando avanti un dibattito proprio ora su chi avrà il privilegio. Credo che sia vergognoso il modo in cui stiano combattendo tra loro su una questione tanto semplice dopo la guerra attraverso cui siamo appena passati.”
Remus sbuffò dolcemente. “Hn, sono politici.”
Il Preside scosse la testa disperato e si alzò quando una delle MediMaghe si avvicinò loro. “Come sta Severus, Guaritrice Magdala?”
“Starà bene; ha solo bisogno di alcune settimane di riposo. Ha subito parecchi incantesimi oscuri e deve essere svenuto dopo aver sconfitto Mister Malfoy Senior… sebbene anche la fortuna sia stata dalla sua parte… Probabilmente è sopravvissuto tutto questo tempo grazie alle pozioni che aveva con sé. Alcune fiale nascoste nel suo mantello erano vuote, deve averle bevute per tenersi in vita fino a quando qualcuno lo avesse trovato.”
Lupin e Dumbledore sospirarono di sollievo. “Albus, hai davvero alle tue dipendenze il miglior Maestro di Pozioni di tutta la Gran Bretagna…”
Gli occhi blu del vecchio brillarono in risposta, ma quella luce si spense quando si voltò verso il letto di Harry. “E che cosa puoi dirmi a proposito del nostro giovane eroe?”
Remus abbassò lo sguardo a terra. “Nessun cambiamento…” rispose abbattuto.
Albus mise una mano confortatrice sulla spalla del Licantropo. “Chiederò a Poppy di visitarlo di nuovo. Anche tu e Sirius dovreste farvi dare un'occhiata, per sicurezza. Parevate davvero molto malmessi quando siete arrivati qui stamattina. Nel frattempo io cercherò di trattenere gli Ufficiali del ministero e i giornalisti a distanza di sicurezza. Vorranno sapere che cosa ne è stato di Voldemort ma temo che nessuno lo saprà realmente fino a quando Harry non si sveglia.”
‘Se mai si desterà…’
Nessuno dei due lo disse a voce alta, ma non poterono evitare di considerare una tale deprimente possibilità.
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I successivi cinque mesi trascorsero rapidamente, indistinti. Naturalmente, Hogwarts non poté essere riaperta per il resto di quell'anno scolastico a causa della distruzione di gran parte del suo territorio e, diciamolo, all'interruzione eccessivamente lunga del programma annuale.
Il nuovo ministro eletto, Amelia Bones, fece tutto ciò che era in suo potere per ricostruire Diagon Alley, la scuola e Hogsmeade e a riportarli alla loro antica gloria; comunque il gigantesco cratere dove una volta c'era stata la Stamberga Strillante fu mantenuto com'era come monumento Storico alla memoria, con degli scudi che impedivano a chiunque di avvicinarsi fino a che non avessero avuto delle risposte su ciò che era accaduto lì. E la donna fece tutto ciò giusto in tempo per l'arrivo della nuova generazione del primo anno.
Per la prima volta, anche Dumbledore fu contento della persona eletta come ministro; Amelia Bones era riconosciuta per la propria imparzialità e fermezza nel mantenimento delle leggi. Non avrebbe accettato corruzione o voltafaccia sotto pressione ed era in grado di cavarsela da sola in un duello, davvero distante dal modello di infantile incompetente solitamente eletto.
Poiché gli studenti del settimo anno avevano "sofferto" più di chiunque altro l'interruzione dell'andamento scolastico (quelli degli anni precedenti avevano dovuto imparare incantesimi più potenti per poter affrontare la guerra, e così in premio gli era stato concesso di passare all'anno successivo) avevano optato di rimanere ad Hogwarts per alcuni mesi per terminare gli studi e passare gli esami. Hermione non avrebbe potuto essere più felice mentre ci volle un po' perché Ron si sentisse motivato.
La maggior parte delle cose era tornata alla normalità, sebbene alcune persone portassero ancora il lutto.
I Centauri erano tornati alla loro amata foresta e nessuno aveva avuto loro notizie da allora. Norbert, con lacrimosa gioia di Hagrid, fu ritrasportato in Romania con Charlie che gli faceva da responsabile. Il Drago aveva un'ala rotta malamente così usarono molte pozioni calmanti, bende e una larga barca magica per riportarlo a casa.
Un fatto buffo: i contratti di appartenenza di tutti i Mangiamorte sui loro Elfi Domestici furono stracciati dal ministro, così ora Hogwarts aveva una gran quantità di loro a disposizione… E Dobby non aveva perso un minuto a creare disordini tra loro chiedendo a uno stralunato Preside di essere pagato per i suoi servigi.
Anche Hestia si reggeva ormai sui propri piedi e si era messa all'opera per riacquistare un po' d'abbronzatura. Severus stava ancora riprendendosi dal malanno così Bill Weasley aveva accettato di prendersi una pausa dal proprio lavoro di SpezzaIncantesimi per insegnare Pozioni, una materia che aveva superato con E, così che era più che competente per insegnarla. Ciò non impedì a Snape dal minacciare il più grande dei fratelli Weasley che, se una qualsiasi cosa fosse stata fuori posto quando fosse tornato glielo avrebbe fatto scontare fino alla successiva elezione al trono. Bill si limitò a prenderla con umorismo ma assicurò all'uomo che ogni ingrediente prelevato dalla sua preziosa riserva sarebbe stato rimesso al suo posto senza ritardo.
Così ora un nuovo anno scolastico, pacifico per una volta, andava avanti. Il primo Trimestre era già cominciato e un quinto tavolo era stato aggiunto per i più vecchi del settimo anno, tutte le case assieme. Albus, come suo solito, teneva sott'occhio ciascuno di loro mentre mangiava, sebbene il suo sguardo non poteva evitare di cadere in direzione del suo insegnante di Difesa contro le Arti oscure; Sirius Black.
Un Sirius Black dall'aspetto profondamente solo.
Tutti non potevano che provare simpatia per l'uomo: il suo migliore amico e Assistente-insegnante Remus Lupin non era lì a dare una mano quell'anno, essendo troppo occupato nel tentare di negoziare una tregua tra la comunità dei Licantropi e il Ministero, una meta davvero lontana dall'essere facile da raggiungere. E per rendere le cose peggiori, Harry Potter era stato posto in un reparto per ferite permanenti -con gran furia di Sirius e Remus- al San Mungo, ancora irresponsivo a qualsiasi tentativo di svegliarlo. Anche gli insegnanti e gli studenti che lo conoscevano bene restarono allibiti alla decisione dei Guaritori di porlo nel Reparto per Ferite Permanenti ; il nome rivelava da sé che avevano perso la speranza in una ripresa del ragazzo dagli occhi verdi. Ma ciò non aveva fermato Sirius e Remus che lo andavano a trovare ogni sera senza eccezioni per parlare al comatoso ragazzo, unica occasione in cui i rimanenti Malandrini si vedevano anche tra loro in quei giorni. Non potevano rimanere a lungo durante i giorni feriali, ma si mettevano in pari con i fine settimana.
Così fu il modo in cui, anche questo fine settimana, si videro l'un l'altro.
Sirius si guardò alle spalle quando udì un fruscio al di fuori della stanza del suo Figlioccio, ma non si alzò dalla sedia; sapeva già chi era. L'altro uomo entrò con il fiato corto.
“Sei in ritardo.”
Remus roteò gli occhi, posò il lungo cappotto sullo schienale della sedia di Sirius e sedette sul letto di Harry, spostando dolcemente una ciocca di capelli dal volto del giovane. La cicatrice stregata a forma di saetta fece capolino e, come se si fosse bruciato, Remus riportò l'attenzione all'Animagus. “Mi dispiace. L'uomo che hanno assunto per aver cura del nuovo Programma di Tregua Mago-Licantropo è un idiota fatto e finito. E' riuscito ad insultarli tre volte nell'incontro di oggi e ho dovuto disfare tutte le sue mosse imbecilli prima che si ritrovasse ammazzato.”
Sirius sbuffò piano. “Non capisco ancora come non sia TU quello a capo di questo programma; i negoziamenti non durerebbero così a lungo.”
Remus scosse la testa tristemente. “Sai che la gente ha ancora dei pregiudizi sui Licantropi. Non vogliono assumerne uno al Ministero. Ma Mrs. Bones se ne sta occupando.”
Sirius rispose solo con un grugnito, lo sguardo perso sul Figlioccio ancora una volta. “Continuano a chiedere novità su di lui.”
Remus scoccò all'amico uno sguardo interrogativo.
“La gente a scuola, voglio dire. E' difficile essere costantemente e ripetutamente cosciente delle condizioni di Harry, giorno dopo giorno. Stavo pensando di lasciare il lavoro,” finì Sirius quasi silenziosamente.
Gli occhi di Remus si sgranarono e scosse la testa. “Non farlo! Sirius, non lo avrebbe voluto! E questo lavoro è l'unica cosa che ti tiene lontano dal cadere in depressione al momento. Dobbiamo solo essere pazienti.”
“Pazienti? PAZIENTI! Maledizione, Remus! Ogni volta che vengo qui le infermiere mi dicono la stessa dannata cosa! ‘Mi spiace Mr. Black, non ci sono stati cambiamenti! Ci dispiace, ma le sue riserve magiche sono ancora prossime a zero!’ Ci spiace, ci spiace, ci spiace! E' tutto ciò che dicono!”
Remus si ritrasse all'improvviso cambio di tono dell'amico. “Calmati, Sirius. Non otterrai nulla facendo ciò a te stesso. Sono in ansia quanto te, lo sai,” replicò il Licantropo con voce addolorata.
L'uomo dai capelli scuri si calmò immediatamente e ripiombò sulla sedia, una mano a massaggiarsi le tempie. “Scusa Moony. Credo di essere davvero stressato ultimamente. Continuo a ricevere posta da chiunque, chi che sia, nel Mondo Magico con domande su che cosa sia accaduto quel giorno e che cosa sia accaduto ad Harry. La gente mi perseguita ovunque io vada come se realmente gli importasse di lui! Non lo conoscono nemmeno! Vogliono solo uno scoop! Continuo a collezionare sguardi impietositi, come se fossero affranti per la mia perdita! Ma quale c***o di perdita! Il mio Figlioccio è ancora vivo!” Sirius si prese la testa fra le mani e cercò di fare ampi respiri dopo aver detto quello che si stava tenendo dentro come un veleno.
Sentì la mano di Moony sulla schiena a dargli conforto ma nessuno dei due parlò di nuovo per molto tempo dopo che si fu svuotato.
Dopo un'ora circa, una MediMaga bussò lievemente alla porta e disse loro che l'orario delle visite era terminato. Fu col cuore greve che entrambi gli uomini si alzarono, stretti nei mantelli e salutarono il ragazzo comatoso nel letto.
Sirius inspirò profondamente quando furono fuori. “Allora ci vediamo domani?”
Remus sorrise appena, la voce che riuscì ad addolcire il cuore pesante dell'Animagus. “Certo. Ho del lavoro da finire stanotte ma sai che sarò lì. E, Sirius?”
L'altro uomo sollevò lo sguardo.
“Continua solo a credere che tutto andrà bene. Harry è una persona forte, non ci abbandonerà. Troverà un modo per tornare da noi.”
Sirius sorrise triste, ma un luccichio di speranza gli sfarfallò nei profondi occhi blu. “Hai ragione come sempre. Abbi cura di te, ci vediamo domani.”
Presero le loro strade e tornarono alle interrotte occupazioni.
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Il tempo passò. Un mese divenne due.

Hogwarts
“Sirius, potresti aspettare un momento?” Albus Dumbledore lo chiamò nel corridoio. Sirius si fermò brevemente e sollevò lo sguardo verso il vecchio, un piede già fuori dalla propria aula di lezione. Alcuni studenti passarono lì accanto e scoccarono loro un'occhiata con curiosità prima di affrettarsi ad andar via, non osando fare domande.
“Che cosa c'è, Albus? Non ho molto tempo; voglio andare a vedere Harry.”
Il Preside fece cenno a Sirius di camminargli a fianco. “Questo è esattamente il motivo per cui sono venuto a parlarti. Forse dovresti restare ad Hogwarts oggi e riposarti un po'. Puoi andare a trovare Harry domani.”
Sirius scosse la testa, frenetico. “No! Devo vederlo! Io-”
Albus sollevò una mano per interromperlo. “Lo so, mio caro ragazzo. Ma devi capire; sei esausto per questo tuo andare e venire dal San Mungo, e allo stesso tempo tentando di gestire i tuoi doveri scolastici. Hai anche parlato in malo modo ad alcuni studenti durante la tua lezione, ieri. Tutto ciò non è davvero da te. Harry non scomparirà e non vorrebbe vederti così duro con te stesso. E inoltre, Remus gli fa sempre visita per un po' di tempo, così sai che Harry avrà comunque un po' di compagnia.”
Sirius sospirò stancamente, sapendo che non c'era modo in cui avrebbe potuto averla vinta contro la logica di quelle argomentazioni. Non voleva dire che non si sentisse in colpa, comunque. “Vorrei davvero andare ma so che hai ragione. Sono realmente stanco per questo andirivieni e ammetto che è stato un inferno avere a che fare con me in questi ultimi giorni. Credo… che mi prenderò questo giorno di riposo e andrò a dormire prima.”
Gli occhi di Albus scintillarono di allegria alla saggia decisione, anche se Sirius mostrò invece un'espressione triste sul volto.
“Bene.” Il vecchio accompagnò l'Animagus ai suoi alloggi e si accertò che Sirius sarebbe stato bene. “Non preoccuparti ragazzo mio, Remus andrà a trovare Harry oggi come fa sempre. Sono sicuro che capirà la tua assenza.”
Sirius sorrise, appena rincuorato e chiuse il ritratto dietro di sé, rovesciò una pila di fogli di compiti da correggere sulla propria scrivania già straripante e si lasciò cadere sul letto, addormentandosi quasi istantaneamente.

Al Ministero
“Signor Lupin, aspetti!”
Remus sospirò e roteò gli occhi, esasperato. “Che cosa c'è questa volta, Jonathan? L'incontro è finito e devo andare a vedere Harry.”
L'uomo dall'aspetto da ragazzo, Jonathan, scosse umilmente la testa e indicò la sala delle riunioni. “Mi spiace, ma sembra che Brom abbia insultato di nuovo uno dei membri del suo branco… Credo che di là stiano per uccidersi a vicenda.”
Remus gemette e riprese la strada da dove era venuto, scaraventando incerimoniosamente il mantello tra le braccia del suo titubante aiutante.
“Quell'idiota! Che cosa ha detto stavolta? Stavamo facendo così tanti progressi! Se i miei compagni di branco non lo spellano vivo credo che lo farò io!”
Jonathan boccheggiò quando gli occhi di Remus divennero di un nitido oro. “Non stava dicendo sul serio, vero?” Impallidì quando il Licantropo non rispose.
Quando vide dei raggi di luce scagliati da una parte e dall'altra e udì ringhiare dietro la porta chiusa, Remus accelerò e la aprì letteralmente di schianto. “TUTTI VOI SEDETEVI E STATE ZITTI!” ruggì, facendo immobilizzare e sedere tutti quanti.
Milo Brom aprì la bocca e la richiuse parecchie volte ma nessuna parola ne venne fuori dopo che Remus gli scoccò quello sguardo, lo sguardo “di'-una-sola-altra-parola-e-vedrai-che-cosa-ti-succede”. Il Negoziatore nascose anche rapidamente la bacchetta sotto il tavolo, come se Remus non l'avesse già vista. Ma l'irritante omuncolo ebbe il fegato di sogghignare in faccia ai Licantropi, come se non fosse stato colpevole di nulla.
‘Merlino, odio quest'uomo’ pensò tetramente il nostro povero Licantropo, sapendo che sarebbe stato costretto a rapportarsi con Milo fino alla fine di quel dannato Patto di Negoziamento.
I Licantropi al controllo di Remus abbassarono lo sguardo e mostrarono la gola in segno di sottomissione, ma riuscivano ancora a spedire occhiatacce contro l'offensivo ufficiale del ministero.
Remus inspirò ed espirò, percorrendo la stanza in tutta la sua lunghezza, seguito a breve distanza dal proprio aiutante Jonathan, quindi sedette di nuovo sulla propria sedia. “Ora signori, quale sembra essere il problema?”
E tutti iniziarono di nuovo ad accusarsi a vicenda con una sonora cacofonia d'insulti. Remus sprofondò nella sedia, sconfitto, una mano gli salì alle tempie, provando a massaggiare l'incombente emicrania, per liberarsene. ‘Suppongo che Sirius capirà se non vengo per una volta. Terrà compagnia ad Harry stanotte come fa sempre e lo vedrò domani.’
Povero Remus.
Povero Sirius.
Non sapevano che era proprio quello che LORO stavano aspettando, per poter finalmente colpire.
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I due umani non sarebbero arrivati oggi, lo sapevano; le ore di visita erano già iniziate e nessuno si era fatto vedere. A quest'ora almeno uno dei due era sempre già lì, nella stanza del ragazzo.
Finalmente, potevano fare come il loro Maestro aveva ordinato loro e prendere il ragazzo senza che nessuno lo sapesse, cosa che avrebbe dato loro abbastanza tempo di fuggire a una distanza di sicurezza tra il Mondo dei Maghi e il loro.
Potevano “rapire” il ragazzo soltanto durante le ore di visita, quando tutti erano invitati ad entrare nell'ospedale. Le infermiere non si sarebbero fatte vedere stanotte per esortare i due uomini a tornare il giorno successivo; non c'era nessun altro nella stanza se non Harry Potter.
La finestra si aprì silenziosamente e due esseri strisciarono all'interno dopo aver controllato gli scudi potenzialmente pericolosi che la circondavano. Fortunatamente per loro essi erano disattivati durante le ore di visita o sarebbero stati ridotti in polvere sottile.
Osservarono tutti gli strumenti magici applicati al corpo del ragazzo comatoso e li annusarono con disdegno prima di staccarli metodicamente uno ad uno, quindi estraendo tutti gli aghi dalle braccia magre. “Metodi talmente primitivi,” derise uno sottovoce.
L'altro annuì ma rimase in silenzio, prendendo con attenzione il giovane tra le braccia. “E' stato fin troppo facile. Andiamo.” Ed entrambi, insieme ad un terzo stavolta, saltarono giù dalla finestra, nella notte silente senza che nessuno ne avesse idea.
Le ore di visita terminarono.
In ogni stanza fu chiesto ai visitatori di andar via.
Ogni stanza tranne una, in cui non era venuto nessuno stavolta.
Le luci gradualmente si spensero in ogni corridoio.
Una leggera brezza da una finestra aperta, e che prima era chiusa, era l'unico segno che qualcosa non andava. I MediMaghi non lo avrebbero scoperto fino al giorno seguente.
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Sirius si sentiva già meglio. Si era svegliato completamente rinvigorito e pronto per un nuovo giorno e ora stava facendo una sostanziosa colazione prima di iniziare le lezioni. Così fu, finché non ricevette una lettera da un gufo postale mentre gli altri ricevevano i loro giornali. Sputò il succo di zucca su tutta la sua parte di tavolo, con gli occhi di fuori, quindi si alzò così in fretta che la sedia cadde a terra dietro di lui. “CHE COSA?!
Tutti gelarono al mezzo-gemito, mezzo-grido e si voltarono verso il loro insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure. Entrambe le sue mani tremarono al tenere il foglio che stava terminando di leggere e gli insegnanti presero a farsi preoccupati al vedere la sua faccia pervasa dall'incredulità, quindi dallo shock, fino al furore che infine fece posto a paura e preoccupazione estreme. Tenendo la lettera, stordito, si allontanò dal tavolo degli Insegnanti e fu fuori dalla Sala Grande prima che chiunque avesse potuto pronunciare una parola.
Quindi, come al solito, tutti presero a parlare contemporaneamente a proposito dello strano comportamento del loro insegnante fino a che un breve gemito li fece immobilizzare tutti di nuovo. Hermione si alzò, tremando come un fuscello. “P-professor Dumbledore!” Non riuscì a dire altro e prese a piangere silenziosamente. Ron immediatamente prese a confortarla.
Minerva, dal proprio posto al Tavolo principale, fece una smorfia preoccupata in direzione di una dei suoi studenti migliori. “Miss Granger? C'è qualcosa che non va?”
Hermione si limitò a sventolare il giornale nella propria mano di fronte a loro.
Il Preside srotolò rapidamente il proprio giornale e la sua faccia divenne di un bianco spettrale dopo aver letto soltanto poche righe. “Le lezioni sono cancellate per oggi. Minerva, chiama l'Ordine. Temo che potremmo essere costretti a trattenere Sirius dal fare qualcosa di cui poi potrebbe pentirsi.”
La detta insegnante guardò il Preside sparire lungo un corridoio.
“Vado di sopra. Per favore, raggiungetemi al più presto possibile.”
“Aspetta Albus! Dove stiamo andando?! Che cosa succede?!”
Dumbledore lanciò la Gazzetta dell'Oracolo di fronte a lei e se ne andò celermente. Gli occhi della donna si sgranarono quando vide la prima pagina di quel giorno. “Oh Merlino, no.”
Là davanti a lei, a grandi e nitidi caratteri neri, stava l'allarmante titolo che gridava al mondo: “HARRY POTTER SCOMPARSO DAL SAN MUNGO, RAPITO DURANTE LA NOTTE?
Non lesse il resto. Gli occhi erano incollati al titolo. Solo il rantolo di Xiomara e il borbottio della Sprout le fecero finalmente sollevare lo sguardo con risoluzione. “Tornate tutti ai vostri dormitori. Riceverete istruzioni dai vostri Capi-Casa. Bill rimetterai il Professor Snape a capo degli Slytherin. Xiomara, tu prendi i miei Gryffindor. Mi terrò in contatto con voi.”
Ron quasi fermò McGonagall per chiederle se lui ed Hermione sarebbero potuti venire ma cambiò idea quando vide la faccia della professoressa di Trasfigurazione mentre quella gli sfrecciava accanto.
“Povero Harry! Che gli succederà? Dove sarà stato portato?” Hermione pianse piano per l'amico. Vedere nell'editoriale le parole “nemici”, “Mangiamorte sopravvissuti”, “seguaci Oscuri contro ciò che Harry Potter aveva aiutato a realizzare” e tutte quelle scempiaggini sul fatto che forse il giovane sarebbe stato già morto…
Ron lo guardò disgustato e puntò la bacchetta contro di esso, mandandolo in fiamme con un buon vecchio incantesimo Incendio. “Non credere a questa spazzatura. Sono sicuro che lo troveranno. DEVONO farlo.” Ma anche le sue parole erano tremolanti, traditrici rispetto alla facciata coraggiosa.
COME PUO' ESSERE ACCADUTO QUESTO?! NOI VOLEVAMO CHE RESTASSE AD HOGWARTS MA VOI CE LO AVETE NEGATO! LO ABBIAMO LASCIATO ALLE VOSTRE CURE! VI ABBIAMO DATO FIDUCIA! COME AVETE POTUTO NON CONTROLLARLO LA NOTTE SCORSA, ANCHE SE NOI NON ERAVAMO LA'?!
Sarebbe stato buffo se non fosse stato così tragico. Chiunque avrebbe pensato che fosse Sirius Black a gridare in quel modo, a due centimetri dalla faccia di un tremante MediMago ma no, Sirius Black era già sul pavimento, completamente Pietrificato da uno degli incantesimi di Dumbledore, incantesimi che il vecchio doveva tenere attivi perché l'Animagus li stava contrastando anche sebbene non potesse muoversi.
D'altra parte, l'usualmente razionale Remus era colui che gridava, gli occhi completamente dorati e le zanne pericolosamente scoperte, trattenuto a stento da Shacklebolt e da Malocchio Moody. Ma quindi semplicemente cedette e scivolò a terra, nascondendo le lacrime dietro le mani. “Harry…Oh Dio, Harry……”
Al vedere che stava per avere un crollo nervoso se non avessero fatto qualcosa subito, un'infermiera gli fece bere una fiala di pozione Dreamless Sleep senza che l'uomo nemmeno lo realizzasse.
Albus sospirò. “Suggerisco che la stanza di Harry venga perquisita per cercare indizi su chi possa averlo portato via… E se si tratta di nemici o di alleati.”
“E perché crede che un alleato lo avrebbe rapito?!” Un ufficiale del ministero proruppe.
Il vecchio lo fissò. “Perché ci sarebbe stato probabilmente del sangue su tutto il pavimento. Gli strumenti che mantenevano stabile Harry sono stati ovviamente rimossi con molta cura. Un Mangiamorte non sarebbe stato incalzato a preoccuparsi dello stato del ragazzo.”
Un Auror che esaminò rapidamente la stanza sbuffò piano, pensando che nessuno potesse sentirlo. “Oppure lo volevano nelle migliori condizioni possibili per poter infliggere più danni…”
Non vide mai Sirius che si liberava dalla presa di Albus, non vide l'incantesimo che lo colpì e di certo non udì la piccola battaglia che seguì per soggiogare l'urlante Padrino del loro eroe scomparso.
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Altrove
“Abbiamo avuto successo, Milord. Il ragazzo è stato recuperato.” Due figure si inchinarono lentamente di fronte a una terza, che sedeva su un'alta sedia decorata con spessa pelle d'animale.
“Bene. Lo avete posto nella Camera degli Ospiti?”
“Come avevate ordinato, Milord. Ma è in terribili condizioni. I Maghi non hanno proprio fatto un buon lavoro nel tenerlo in vita.”
L'alta figura mosse una mano in congedo e si alzò. Altre ombre da ogni lato dell'ampia sala s'inchinarono velocemente mentre il Maestro della Casa passava silenziosamente, alcuni bisbigliando sdegnati all'avere un umano sotto il proprio tetto, specialmente un mago... e uno potente, oltretutto.
Il Maestro ringhiò una minaccia senza parole contro di loro, gli occhi che brillavano fieramente, e le ombre svanirono rapidamente.
“Grazie, Dmitriev, Sergeev. Come sempre sapevo che avrei potuto contare su di voi. Veglierò il ragazzo per un po'. Vi chiedo di fare un'ultima cosa per me; occupatevi di tutti coloro che tramano contro il mago. Egli si trova nella MIA Casa e non tollererò disobbedienza. Siete congedati.”
“Viviamo per servire, Milord.” Entrambi replicarono allo stesso tempo e s'inchinarono un'ultima volta, come da costume. Ma uno dei due disse, prima che il Maestro potesse andar via; “Aleksandr, dovreste scrivere una lettera ai due uomini che stavano prendendosi cura del ragazzo. Il cane e il Licantropo. Loro, almeno, meritano di sapere dove si trova il loro pupillo.”
Il Lord Vampiro più alto annuì leggermente senza guardarli. “Hai ragione, mio vecchio amico. Seguirò il tuo consiglio.”
E quindi sparve dalla vista.
Non c'era luce nella camera degli ospiti ma ciò non lo ostacolava minimamente; i suoi occhi quasi scintillarono quando si posarono sulla figura comatosa sul letto. Si mosse lentamente verso Harry Potter fino a che fu dritto di fronte al letto e toccò fugacemente una guancia e la fronte del ragazzo, solo in una piccola carezza.
“Anche in qvesto stato tva pelle è più calda della mia. Ma Dmitriev e Sergeev avevano ragione: tu non saresti durato ancora molto nelle loro mani. Io percepisco che qvalcosa manca in te. Forse è qvel qvalcosa che impedisce a te di svegliarti. O forse sono le ferite che loro non hanno potuto curarti per paura di danneggiare tuo corpo più di quanto già non fosse… Non importa. Io accelererò tva gvarigione e allora vedrò se tu sei davvero degno di diventare nostro alleato. Spero di non aver preso la decisione sbagliata qvando ho lasciato andare te su campo di battaglia.”
Aprì un un cassetto in un comodino lì accanto e vi prese pugnale dall'aria affilata. Chiunque altro avrebbe pensato che il Vampiro stava per uccidere il ragazzo, ma quello diresse la punta della lama sul proprio polso e fece un rapido movimento, deciso. Sibilò lievemente quando il suo sangue vitale prese a scivolare fuori dal taglio e pose il detto polso al di sopra delle labbra del ragazzo, massaggiandogli lentamente la gola con l'altra mano, così che deglutisse.
“Il Consiglio sarà terribile con me per aver fatto qvesto, ma non me ne importa molto al momento. Aiuterà ad ottenere una risposta da tvo corpo e tve ferite gvariranno più in fretta. Spero che tu sarai consapevole di tutti i gvai che io passerò con gli altri.”
Ritirò il polso quando ritenne che il sangue ingerito fosse abbastanza e leccò la ferita non così profonda, di modo che non ne spillasse altro sangue. Il graffio sparì rapidamente grazie al suo potere ed egli si alzò, scoccando un ultimo sguardo al ragazzo prima di chiudersi la porta alle spalle.
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L'immane caccia all'uomo che seguì fu caotica, per dire il meno. False segnalazioni arrivavano da ogni dove. Gli Auror stavano tentando di mettere le mani sui rimanenti Mangiamorte più in fretta possibile e la popolazione, tentando di aiutare, non era affatto di aiuto.
Il Direttore del San Mungo era nei guai a causa sia di Sirius Black sia del Ministero, per negligenza, come anche le infermiere che avrebbero dovuto controllare i loro pazienti in ogni momento.
La Scuola proseguiva, con Dumbledore che comandava le ricerche dell'Ordine nel tempo che aveva a disposizione, e che dovette assumere un sostituto per rimpiazzare Sirius, che volle dedicare tutto il suo tempo per trovare il suo Figlioccio. Remus aveva anche domandato che la trattazione con i Licantropi fosse sospesa temporaneamente, assicurando che nessun Licantropo avrebbe creato problemi ai Maghi nel frattempo.
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Il tempo passò.
Nessun altro aveva udito notizie del giovane, e i rimanenti seguaci di Voldemort erano stati chiari: se fossero stati loro a rapire Harry Potter lo avrebbero semplicemente ucciso. Nota: dopo che avevano detto ciò, Sirius li aveva attaccati ed erano appena riusciti a rimanere in vita prima di essere posti in una Azkaban sorvegliata dagli Auror.
Si era ormai in pieno inverno. Sirius e Remus tornarono a Grimmauld Place ancora una volta con le facce lunghe e un altro fallimento. Un altro giorno e ancora zero novità o chiarimenti su dove poteva trovarsi Harry. Sirius aprì la porta mentre Remus controllava che non ci fossero Babbani in giro, ed entrambi diedero i loro mantelli a un nuovo Elfo Domestico, quindi andarono in cucina da dove sentivano arrivare delle voci.
Era un fatto quotidiano da quando Sirius aveva donato la casa dei suoi all'Ordine. Ma stavolta l'uomo fu assalito da Molly Weasley che gli sventolò una lettera sulla faccia. Shacklebolt la seguiva silenzioso, fissando la Matriarca Weasley con sguardo quieto; apparentemente la donna aveva preso la lettera dalle mani dell'Auror senza il suo permesso.
“Sirius! Gli Auror hanno trovato questa lettera ad una delle entrate del Ministero Babbano! E’ indirizzata a te e a Remus e ha il nome di Harry scritto sopra!” Non appena lo disse l'Animagus quasi le saltò addosso per prendere la lettera. Alcuni altri membri dell'Ordine giunsero vicino all'entrata e fecero cenno ai due agitati uomini di sedersi in cucina.
Shacklebolt aveva ancora sul volto la sua smorfia. “Cautela, Black. Può benissimo essere una trappola.”
“Sono disperato, Shacklebolt, ma non così stupido da aprirla senza prima aver analizzato la busta,” grugnì Sirius.
Remus se ne occupò e dopo molti incantesimi di rivelazione non fu trovato nulla di male. L'Animagus la aprì con attenzione e iniziò a leggere. Molly, che stava guardando da sopra la sua spalla, fece una smorfia di disappunto. “E' tutta scarabocchiata.”
Remus, che era in piedi di fianco a lei e guardava allo stesso modo il foglio di pergamena, la guardò, non capendo. “Io riesco a leggerla perfettamente.”
Moody sbuffò sonoramente, facendo sobbalzare tutti. “Da come sembra, chiunque l'abbia scritta ha voluto che solo Black e Lupin la leggessero. Potete dirci che cosa dice?”
Sirius finì di leggere, ma quando tentò di dirgli dove fosse Harry nulla venne fuori dalle sue labbra. Shacklebolt scosse la testa. “E' come pensavi, Moody. Chiunque l'abbia scritta, non è un principiante. Sembra quasi che sia stato sulla lettera parte del processo dell'Incanto Fidelius. Ma potete dirci se menziona il vostro Figlioccio?”
Sirius aprì la bocca. “Sì. Dice che è ancora incosciente ma che stanno applicando su di lui un trattamento speciale per accelerare il ricovero di Harry, almeno per le ferite magiche. Non ho maggiori dettagli sulle sue condizioni, e fintanto che l'area in cui è attualmente trattenuto è sotto Fidelius, è una descrizione troppo vaga per andare a cercarlo, se lo volessi.” L'Animagus parve particolarmente abbattuto per questa ragione.
“E' firmata?” Percy Weasley chiese dal proprio posto al tavolino, anticipando la domanda successiva di Moody.
Remus rispose, con una smorfia. “Dice che abbiamo già incontrato colui che sta cercando di curare Harry, sebbene brevemente, e sebbene il contesto non fosse una piacevole camminata nel parco. Non c'erano nomi nella lettera eccetto quello di Harry, ma colui che l'ha scritta ha lasciato le proprie iniziali: A.M.”
Tutti si scambiarono sguardi, rimuginando sulle due lettere. Alcuni nomi vennero fuori ma furono altrettanto rapidamente scartati. “Potrebbe essere una falsa traccia,” insistette Moody, ma Remus scosse la testa. “C'è una traccia dell'odore di Harry sulla lettera: la persona che l'ha scritta deve essere stata vicino a lui quando l'ha fatto. Ma non riesco proprio a identificarlo l'odore dell'altro. Mi spiace. Che cosa ne pensi, Sirius?”
Il Malandrino scosse la testa. “Non ho realmente idea di chi sia colui cui appartengono queste iniziali. Possiamo sempre chiedere a Dumbledore di visionare la lettera per maggiori indizi, se possibile. Se no, temo che la nostra unica opzione sia quella di aspettare.”
La stanza si fece silenziosa, i suoi occupanti persi nei loro pensieri.
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Era nei guai, concluse con consapevolezza, quando ricevette una lettera di convocazione da parte del Leader dell'Onorabile Consiglio proprio alcune settimane dopo aver preso il ragazzo. Uno dei suoi servitori minori dalla bocca larga aveva senza dubbio parlato un po' troppo per i suoi gusti. Fissò l'ingiallito foglio di pergamena.
Due ombre s'inchinarono dietro di lui.
“Dmitriev, Sergeev, qualcuno qui ama spettegolare. Trovateli mentre sono via, lo farete?”
“Naturalmente.” Entrambi ghignarono e si alzarono. “Siete certo di voler andare da solo, Aleksandr? Uno di noi potrebbe accompagnarvi.”
Il Maestro della Casa scosse lentamente la testa. “Non sareste di alcuna utilità per me lì. Trovate solamente quella malelingua e assicuratevi che sappia tenere la bocca ben chiusa in futuro.” L'ordine di tenere in salvo Harry Potter durante la sua assenza non fu pronunciato ma brillava onnipresente negli occhi dell'uomo più vecchio.
I suoi due amici annuirono e si confusero con la tenebra fino a che il Maestro non riuscì più a percepire la loro presenza.
Aleksandr sospirò. “Come dicono i Babbani: è l'ora della resa dei conti.” Usando uno speciale strumento simile alla Passaporta mormorò un incantesimo Russo e sparì in una nube di fumo grigio.
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Il tempo passò. Un anno, per essere esatti. Per evitare che Sirius e Remus fossero vittime di un crollo nervoso il Maestro Vampiro aveva spedito loro varie lettere. Le condizioni di Harry erano stabili, anche sebbene doveva ancora svegliarsi. Le sue ferite erano apparentemente tutte guarite, o almeno così affermavano le lettere, così i due Malandrini dovettero continuare a sperare che l'autore di queste non stesse facendo tutta una commedia.
Orion, Vega e Mathias erano usciti dalla Foresta Proibita alcune volte per avere novità su Harry ma non rimasero mai a lungo quando Sirius disse loro che era ancora incosciente, dovunque fosse. Remus aveva ripreso a lavorare al Trattato e lo aveva completato da alcuni mesi. Le relazioni tra il Ministero e i Licantropi erano ancora instabili ma era meglio di prima.
Sirius era tornato ad insegnare, coma anche Severus, ma ora l'Animagus non parlava mai molto al di fuori delle lezioni. Gli studenti lo trovavano a pensare, perso nel suo proprio mondo, fermo nel bel mezzo del corridoio, talvolta; le prime volte avevano pensato che fosse buffo, ma sapevano che stava solo pensando alla salute del Figlioccio e a dove potesse trovarsi.
Nessuno aveva visto o sentito di Nagini, Salazar o Hedwig dalla sparizione di Harry. Alcuni fantasticavano che fossero con Harry, altri ritenevano che i famigli si stessero nascondendo nella Foresta Proibita o anche nella Camera dei Segreti. Ad ogni modo, la vita andava avanti.
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“Lui dov'è?”
Sergeev si voltò e si inchinò agli ospiti del suo Maestro; Sokolov, Solovei e Vetrov. Tutti e tre erano membri del Consiglio e Maestri dei propri rispettivi clan.
Era stato deciso un anno prima, dopo molti noiosi dibattiti, che l'umano sarebbe potuto stare sotto la protezione di Aleksandr, e sotto la sua unica responsabilità. Se fosse accaduto qualcosa, sarebbe stato messo in conto al Leader del Clan Mikhailov e sarebbero stati presi severi provvedimenti. Per essere sicuri che tutto fosse in ordine, tre Membri del Consiglio si sarebbero recati a Mikhailov Coven una volta a settimana per accertarsi della situazione.
A Sergeev piacevano due dei tre che erano venuti quel giorno.
Sokolov era come un vecchio falco; fiero, saggio e protettivo. La bionda Solovei, una delle poche donne del Consiglio, si rappresentava da sé, come sempre; la sua voce era sempre tranquillizzante con quel suo dolce timbro alla Nightingale*. Vetrov, invece, era ancora giovane e sempre impulsivo, che cambiava idea con la stessa rapidità con cui girava il vento. Il suo carattere lunatico gli aveva fatto guadagnare una cattiva reputazione ed era uno dei pochi che non volevano davvero che Harry sopravvivesse, in quanto Mago, mero essere mortale.
“Si trova nella stanza del giovane, come sempre. Vi prego di seguirmi, vi guiderò da lui.” Sergeev cercò di ignorare il basso mormorio di Vetrov dietro di lui. Nel momento in cui stava per voltarsi e dire qualcosa di probabilmente molto sciocco al maestro barbuto, Solovei lo zittì con un'occhiata.
“Non siamo qui per disonorare il nome di Aleksandr nella sua stessa casa, Vetrov. Aleksandr può restare nella stanza del ragazzo tutto il tempo che vuole; Questi sono tempi pacifici e lui può permetterselo.”
La replica rispettosa fece sorridere Sergeev; Vetrov sembrava sempre un ragazzino rimbrottato quando lei interferiva con quella sua voce melodiosa.
D'improvviso, il pavimento prese a tremare. Non appena fecero per aggrapparsi a qualcosa per rimanere in piedi, tutto finì, rapidamente come era iniziato. Le ombre presero a bisbigliare rumorosamente e Sergeev ringhiò ai Vampiri minori di fare silenzio.
Suoni di passi risuonarono nei corridoi vuoti e Sergeev rapidamente notò Dmitriev che correva verso di loro. “Che cosa succede? Che cos'era quella scossa?!”
Dmitriev si fermò di fronte a loro e si voltò indietro subito, facendo loro cenno di seguirlo. Sergeev non era più preoccupato, comunque, perché Dmitriev sembrava quasi speranzoso. “Il tremore veniva dalle camere di Harry Potter! Il Maestro pensa che si sveglierà presto! Venite!”
Quando arrivarono, Aleksandr era in piedi sulla soglia. Poterono vedere il perché: c'era una luce vivida che veniva da dentro e tutti dovettero schermarsi gli occhi sensibili per dare un'occhiata nella stanza.
“Che cosa sta succedendo?! Ci distruggerà tutti! Dovremmo uccidere il ragazzo prima che si svegli!”
Aleksandr sibilò e diresse contro Vetrov un breve sguardo d'avvertimento. Quando l'intensa luce finalmente iniziò a spegnersi, furono tutti sorpresi di vedere una Fenice posatasi sul petto del ragazzo.
“Il pezzo mancante…” Aleksandr bisbigliò tra sé, ottenendo le occhiate interrogative degli altri. “Era il motivo per cui non si svegliava. Questa Fenice è la rappresentazione del potere e dell'anima del ragazzo. Una volta che la sua forza si è ricostituita anche lei ha fatto ritorno.”
Dunque si rivolse alla creatura. “Ho ragione?”
Il fiero volatile trillò una volta in risposta, e lentamente si fece di fiamme che vorticarono nella stanza prima di colpire la guancia del giovane Mago e scendere al di sotto della sua veste da notte, bruciandola un poco nel proprio cammino. Quando tutto fu finalmente finito, i sei Vampiri entrarono nella camera, con cautela, i membri del Consiglio più che i residenti di Mikhailov Coven.
Gli occhi di Aleksandr brillarono di riconoscimento quando scorse il tatuaggio della Fenice sulla guancia e il collo del suo protetto e la bacchetta magica che giaceva dove era stata la Fenice. Sulla fronte del giovane, una cicatrice a forma di fulmine stava brillando lievemente e pulsò sotto lo sguardo inquisitorio di Aleksandr. Il Vampiro abbassò delicatamente il colletto del ragazzo e vide il tatuaggio che continuava al di sotto di esso.
Un sospiro.
Tirò via le mani così in fretta che apparvero indistinte nell'aria per un istante.
Gli occhi verdi si aprirono appena, solo due spicchi sottili, e le labbra si mossero piano prima che il Mago cadesse debolmente di novo addormentato.
Il silenzio arrivò nella stanza, dunque: “Sembra che dovrò dire ai cuochi di preparare qualcosa di leggero da mangiare per il ragazzo.”
Aleksandr spostò lo sguardo su Sergeev. “Sì. Sì, qualcosa da mangiare. Non sangue.”
Apparve così deliziato che gli altri Vampiri non ritennero opportuno guardarlo.
Vetrov interruppe quel momento quando si diresse fuori dalla stanza senza una parola, senza dubbio tornando al Consiglio per annunciare le novità sul risveglio del ragazzo. Solovei e Sokolov augurarono un buon giorno all'incantato Vampiro, promettendo che si sarebbero tenuti in contatto e se ne andarono più quietamente del loro terzo compagno.
Dmitriev pose una mano sulla spalla del proprio Lord e l'altro ritornò di botto alla realtà. “Sì,sì. C'è molto da fare! Le cose si muoveranno finalmente più in fretta ora che si è svegliato. Vediamo se ho fatto una buona scelta a lasciarlo vivere.” Si affrettò fuori dalla stanza come un uomo con un nuovo proposito nella vita e sparve tra le ombre.
Entrambe le sue guardie si scambiarono uno sguardo divertito. “Sembra dal ragazzo ci si dovranno aspettare molte cose. E' raro che Aleksandr nutra davvero un genuino interesse per qualcuno che non sia un altro vampiro… Il ragazzo sarà speciale, o verrà ucciso.”
Uscirono dalla stanza e la porta si chiuse quietamente dietro di loro.
Quando Harry si svegliò di nuovo, fu per il dolce profumo della zuppa calda. Il suo stomaco gorgogliò e lui grugnì, mettendosi a sedere con qualche difficoltà. Udì ridere e s'irrigidì, cercando la bacchetta, ma non riuscì a trovarla. Fu allora che due figure emersero dalle ombre della sua stanza.
Ma non si trovava ad Hogwarts.
I suoi occhi si assottigliarono pericolosamente. “Chi siete voi? Dove mi trovo?”
La sua aura magica si solidificò attorno a lui ed entrambi gli uomini sollevarono le mani in segno di resa. “Ah, nostro oszpite essere sveglio. Non ti preoccupa, Harry Potter, se noi avessimo voluto te morto ti avremmo già ucciso nel sonno.”
L'altro uomo annuì. “Ti trovi a Mikhailov Coven, dove esattamente io non te lo dirò. Io sono Sergeev, ma tu pvò chiamare me Sergei, è più facile da pronunciare. E qvesto è mio amico Dmitriev.”
Quello di nome Dmitriev sorrise a denti scoperti, e Harry immediatamente notò i canini appuntiti. “Tu pvò chiamare me Dmitri. Noi ci prenderemo cura di te mentre ti recuperi, sebbene io dubito che sarà a lungo poiché nostro maestro ha fatto bere a te un poco di suo sangue.”
“Che cosa?!” Harry scoccò loro un'occhiata scossa.
“Oh, non ti preoccupa! Probabilmente tu sai che cosa noi siamo, ma sai che noi non ti abbiamo morso. Il Maestro ti ha dato semplicemente gocce di suo sangue così che tu avresti recuperato più in fretta. Parte di tva anima era 'andata' qvando noi “trovato” te, sai. Tu hai dovuto solo recuperare le forze prima che Fenice tornasse da te.”
Harry si strofinò la guancia con fare assente. Ricordava vagamente di aver sentito la canzone della Fenice e aver sentito del calore nel cuore, come anche di aver visto una figura confusa quando si era svegliato, ma nulla più. “Il vostro Maestro, era qui quando mi sono svegliato?”
Sergei annuì. “Allora tu ricorda. Era Maestro Aleksandr, ma tu lo ha già visto prima.”
Allo sguardo inquisitorio di Harry, continuò, “Su campo di battaglia. Era qvello con cvi tu hai combattuto per poco tempo.”
Harry sbatté le palpebre, ricordando. “Ah, il Vampiro che mi ha risparmiato.”
“Infatti.”
Harry fece un salto e la sua mano si mosse di sua propria iniziativa, rilasciando un rapido incantesimo tagliente senza pensare. Fortunatamente il nuovo venuto aveva riflessi rapidi, e il muro ora mostrava una fenditura.
“O sei stato tu a risparmiare me?” Un sopracciglio ben modellato si sollevò quando Harry scoccò ad Aleksandr un'occhiata colpevole.
“Mi spiace per quello. Per favore, non sorprendermi di nuovo. Non reagisco molto bene a quel genere di apparizioni.”
“Sì, l'ho visto. Avevo dimenticato qvanto i Maghi divenissero apprensivi in territorio non loro.”
Harry si strinse nelle spalle. “Non puoi condannarmi. Mi sono svegliato Merlino sa dove circondato da sconosciuti. Scusa, ma non sono esattamente popolare in certi ambienti. Sareste potuti essere Mangiamorte, per ciò che ne sapevo.”
Quello chiamato Sergeev, o Sergei, sbuffò. “I segvaci del Lord deceduto? Impossibile. Sono stati qvasi tutti catturati e/o uccisi un anno fa.”
Harry non poté evitarlo, spalancò la bocca. “Un anno? Mi state prendendo per il c**o!?” Quindi si schiarì la gola e gli occhi verdi si assottigliarono. “Credo che ci sia molto che avrete bisogno di dirmi.”
Aleksandr annuì e sedette in una sedia lì accanto, congedando le guardie con un gesto. Quelli si inchinarono, scambiarono un'occhiata coll'umano nel letto e scivolarono di nuovo tra le ombre. “Prima, suppongo che tu gradirai sapere che tvo Padrino e svo amico Licantropo sono vivi e stanno bene.” Si fermò vedendo Harry che rilasciava visibilmente un tremante respiro e si rilassava nel letto. “Mondo Magico si stava ancora riorganizzando qvando io ho ordinato tvo 'rapimento'…”

Ed Harry ascoltò, gli occhi fissi in quelli oro del Vampiro.
“…Wow, non credevo che fossero accadute così tante cose da quel giorno. E mi hanno dato davvero l'Ordine di Merlino Prima Classe?” domandò Harry con curiosità dopo aver udito la storia di Aleksandr. Aveva finito la zuppa un po' di tempo fa e ora entrambe le guardie di Aleksandr erano tornate.
Il Maestro annuì, ghignando. “Già. Devi essere stato il primo ad aver ricevuto quest'onorificazione in stato di coma. Congratulazioni.”
Harry sospirò e mormorò tra sé sottovoce mentre Sergeev e Dmitriev si avvicinavano al loro amico e gli bisbigliavano qualcosa nell'orecchio. L'unico umano presente nella residenza guardò le labbra di Aleksandr che si assottigliavano, e il Vampiro si alzò con grazia. Quindi si rivolse ad Harry senza la minima traccia di preoccupazione e offerse al ragazzo un mano d'appoggio, che quello prese.
Il Vampiro Maestro guidò Harry fuori dalla stanza ma calmò i sospetti del ragazzo dicendo che doveva incontrarsi con il Consiglio per dimostrare loro che non era una minaccia. Harry accettò, non aveva scelta comunque, ma se le cose gli fossero sfuggite di mano almeno aveva la propria bacchetta con sé. Un peccato che non ci fosse Nagini, comunque. O Salazar.
Hm, adesso si sentiva nostalgico. Realizzò solo che sentiva grandemente la loro mancanza, come anche quella di Hedwig. E non appena la sua prova sarebbe finita avrebbe scritto a Sirius e Remus. Merlino, i due poveretti erano probabilmente preoccupati da morire per lui. Pensò al tempo addietro e alle sue mani che stringevano quei fogli di adozione per firmarli. I pensieri di tornare ad una Hogwarts salva lo elettrizzarono internamente e il ragazzo si schiaffeggiò mentalmente per calmarsi, poiché i Vampiri accanto a lui potevano percepire i suoi mutamenti d'umore.
Sergei lo occhieggiò brevemente ma nessuno disse una parola non appena arrivarono in una stanza ampia, forse uno studio. Harry non poté trattenersi dal guardarsi intorno e osservare tutti quegli oggetti sconosciuti e ammirare le pareti di marmo nero. “Trovato niente d'interessante?”
Harry sobbalzò e Aleksandr si scoprì a trovarlo divertente. “Beh, è una stanza molto.. imponente. E' bellissima.”
“Aspetta di vedere resto di mia Casa, allora. Ma per ora prendi mia mano e non lasciarla; dovremo andare in altra residenza con un oggetto simile a vostre Passaporte. Io ti assicuro che il viaggio non sarà altrettanto turbolento, comunque.”Aggiunse rapidamente quando il ragazzo dagli occhi verdi guardò l'oggetto nelle sue mani con disgusto e molta incertezza. ‘Hm, una brutta esperienza con le Passaporte, vedo.’
Ma l'umano mise la mano esitantemente su quella del Vampiro e sull'oggetto in questione. E partirono.
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Avrebbe dovuto controllarsi se voleva fare una buona impressione, Harry concluse. La maggior parte delle guardie Vampiro là lo stavano guardando con disprezzo, tanto che Aleksandr dovette camminargli molto vicino solo nel caso che uno di loro decidesse di farsi un drink.
Una lunga serie di porte si aprì di fronte a loro e i due vi passarono attraverso quietamente, Harry che cercava ogni via di uscita possibile e che osservava tutti i Vampiri presenti. “Sono tutti dei Lord?” Il ragazzo dagli occhi verdi mormorò piano al proprio compagno.
“Hai bvon occhio. Sì, provengono tutti da vari Coven in tutto pianeta. Percepisco che rendono te nervoso.”
A Harry e Aleksandr venne chiesto di restare al centro dell'enorme sala in stile gotico.
“Chi non lo sarebbe? Dopotutto, ne ho uccisi alcuni a Diagon Alley un anno fa.”
Il Lord Mikhailov ridacchiò così piano che Harry quasi non lo sentì. “Non porteranno rancore verso di te. I cinqve Lord che sono stati uccisi volevano segvire Voldemort come cuccioli. Veri Vampiri rimangono liberi da qvalunqve capo che voglia asservire loro. Erano deboli e sarebbero stati eliminati comunqve, da te o da noi.”**
Harry annuì e rivolse l'attenzione al Consiglio ora silente di fronte a lui. Suppose che la schiera davanti a lui fosse composta dai tutti i più influenti Vampiri così tenne l'attenzione rivolta più che altro in quella direzione. Dietro di loro c'era un angolo buio in cui, riusciva a percepirlo, c'era qualcuno nascosto. O forse era solo seduto? Un mantello nero quasi trasparente stava celando la persona alla vista.
“Così qvesto è lvi. Harry Potter, Zarubin. Colvi che ha portato a gverra dello scorso anno.”
Harry guardò nuovamente di fronte a sé quando uno dei membri del Consiglio ruppe il silenzio. Aleksandr annuì, il suo volto serio come il loro.
“Non dovrebbe essere qui! Dovremmo ucciderlo ora prima che si rivolti contro di noi!”
Entrambi gli uomini che stavano in piedi nel mezzo occhieggiarono Vetrov che aveva parlato, situato alla loro destra tra i membri ordinari del Consiglio. Harry lo riconobbe da quando si era svegliato la prima volta; era quello con ovvio disgusto verso gli umani.
Aleksandr s'irrigidì al suo fianco quando il grido di Vetrov spinse altri a condividere la sua opinione.
“SILENZIO.”
La voce diede i brividi ad Harry e il ragazzo guardò di fronte a sé, scegliendo di ignorare le altre voci attorno a lui. “Dimmi, Zarubin, qvali sono tve intenzioni ora?”
Harry sbatté le palpebre e mimò con le labbra ‘Zarubin?’ interrogativamente ad Aleksandr,che indicò la sua fronte. ‘La tua cicatrice.’ Mimò in risposta. Il ragazzo dai capelli neri annuì. “Beh, desidererei vivere in pace per una volta. E forse imparare di più sui Vampiri. Non potremmo creare un'Alleanza? Lord Mikhailov mi ha detto che i Licantropi hanno finalmente firmato una tregua col nostro Ministero.”
‘Cosa sbagliata da dire,’ pensò Harry con un sobbalzo quando quasi tutti i Vampiri presero a gridare tutti in una volta, gli occhi che divenivano di un rosso sangue più vivo ad ogni istante. Una volta ancora un gesto della mano dal vecchio Vampiro li fece smettere, ma stavolta anche i membri più anziani apparivano insultati. Non una buona prospettiva.
“Impossibile. Noi non ci fidiamo a tal punto di tvo ministero per proporre una cosa del genere.”
“Ack, ja! Non verremo trattati come esseri inferiori!”
“Il a raison. Nous serions traités comme des chiens et suivis par le Ministère, obligés d’obéir à des règlements impossible à suivre pour assurer notre survie!”***
Harry aveva sentito abbastanza quando quasi la totalità di loro aveva vociato la propria opinione contro la possibile idea di un trattato. MA capì questo: anche loro volevano vivere in pace.
“Allora fatelo con me!” Gridò, facendo interrompere uno di loro in mezzo ad una frase. “Se non avete abbastanza fiducia nel Ministero, abbiatela in me! Lord Mikhailov ne ha!... Io credo... Ho sempre evitato accuratamente di usare la mia popolarità, ma so di detenere abbastanza potere nel Mondo Magico come colui che ha sconfitto Voldemort per far credere i Maghi in ciò che io credo. Se qualsiasi cosa andasse storta posso fare da mediatore. Remus ha creato un trattato con i Licantropi, cosa che era considerata impossibile, e io ho creato un trattato con i Centauri. Ma i Centauri non rispondono al Ministero! Non sono nemmeno miei schiavi, sono miei amici! Siamo semplicemente disponibili uno per l'altro se sorge un problema e c'è necessità di aiuto. Perché non potremmo fare lo stesso?”
Silenzio accolse la sua dichiarazione.
Quindi Aleksandr rise e gli diede una pacca sulla schiena, facendo sbuffare appena Harry. “Sapevo che mi sarebbe piaciuto! Posso garantire per lvi se volete che lo faccia.” Aleksandr non stava più guardando i membri del Consiglio, ma la persona nascosta tra le ombre dietro i dieci Vampiri più anziani.
Harry udì una voce rasposa replicare in un linguaggio che non riconobbe ma Aleksandr dovette capirlo perché annuì. I membri del Consiglio parvero un po' spersi a quello che disse poiché un buon numero tra loro sobbalzò sulla propria sedia. Sokolov, anche lui riconosciuto da Harry, lo guardò con occhi che lo trapassarono. “Allora come potremo sancire questo patto e sapere che non ti rivolterai contro di noi?”
Harry si guardò intorno. “Avrei bisogno di una fidata controparte Vampiro, per creare un duraturo trattato tra noi tutti.”
I membri del Consiglio annuirono. “Allora ne ho già uno, se voi lo approvate.” Mise una mano su una spalla del colpito Aleksandr.
Una volta ancora il Vampiro nascosto nelle tenebre parlò, facendo annuire il capo del Consiglio. “Lord Mikhailov lo farà. Ma come intendi sancire il patto?”
Harry ci pensò con cura, quindi un foglio di pergamena dall'aria ufficiale apparve tra le sue mani. “Così. Tutte le condizioni menzionate sono scritte e dobbiamo solo firmare; la manderò al Ministero così diverrà ufficiale che avete creato un'Alleanza, non con loro ma con me.”
Aleksandr la lesse e annuì soddisfatto. “E' sicuro, nessuna clausola nascosta.” Premette il proprio indice su uno dei suoi canini appuntiti e scrisse il proprio nome con il sangue.
Harry fece levitare la pergamena verso il Vampiro tra le ombre così lui o lei avrebbe potuto leggerlo e approvarlo. Il foglio tornò indietro con una addizionale firma sanguigna, cosa che sorprese il Lord Mikhailov, come anche tutti gli altri Vampiri presenti.
‘Questa persona deve essere realmente importante se stupisce anche i Lord Vampiri… mi chiedo chi sia…’ si domandò silenziosamente Harry mentre firmava sul foglio; la firma sottostante quella di Aleksandr non era scritta in un dialetto leggibile, almeno non uno che conoscesse. Quindi fece roteare la pergamena e quella sparì dopo un incantesimo.
“E infine per sancire il patto tra Lord Mikhailov e me…”
Tutti guardarono con curiosità quello che stava per fare. Gli occhi di Harry si animarono quando trovò ciò che stava cercando e si diresse verso un tavolo posto non troppo lontano da dove era lui. Harry trasfigurò una piuma in un calice di vetro, portandolo al proprio 'compagno di trattato', che lo prese con un sopracciglio sollevato.
Harry gli sorrise. “Non riesco a pensare a nessun altro modo per legarci in maniera più Vampirescamente ufficiale.” Spiegò mentre sfoderava la bacchetta. I Vampiri tutti intorno a lui s'irrigidirono, preparandosi ad attaccare. Ma egli mormorò solo “Scindo” puntandola contro il proprio polso.
Aleksandr boccheggiò quando Harry premette la propria ferita appena autoinferta contro il brodo del calice e non poté evitare di inspirare una profonda boccata dell'odore di sangue fresco che assalì i suoi sensi.
“Mi hai fatto bere un po' del tuo sangue così che guarissi più in fretta, così non sono capace di immaginare una maniera migliore per mostrarti la mia fiducia e gratitudine.” Ritirò il polso e mormorò un incantesimo minore di guarigione quando il calice fu finalmente colmo abbastanza.
“Per questo, e per il fatto che non ho potuto evitare di notare che avresti realmente voluto bere il mio sangue sul campo di battaglia,” aggiunse malizioso il giovane.
Aleksandr ridacchiò con lo sguardo luccicante di piacere ancora impresso sul volto. “Bene, qvesto era inaspettato, ma apprezzo davvero qvesta prova di tva fiducia in me.”
I Vampiri attorno a loro annuirono, ancora sorpresi da una tale dimostrazione di fiducia tra un mago umano e un vampiro.
Quando il sangue finalmente toccò la sua lingua e scorse lungo la sua gola Aleksandr trattenne a stento un gemito di piacere. “Sì, credo che nostri rapporti saranno ottimi.”
Harry sorrise.
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Sirius sobbalzò di nuovo sulla sedia, versando un po' di Burrobirra sul tavolo di legno. Remus sollevò lo sguardo dalla propria lettura, dedicò un sorriso all'amico e lo abbassò di nuovo. Appariva calmo, come sempre, ma era nervoso fradicio. Stropicciava la lettera di Harry con così forza che udì uno strappetto e Sirius gli scoccò un'occhiata. Il Licantropo sospirò e decise che sarebbe stato meglio poggiare la pergamena prima di lacerarla a metà; Sirius non avrebbe apprezzato.
Non riusciva ad aspettare di poter finalmente rivedere Harry. Si sentiva come se non lo avesse visto per anni; la prima lettera che aveva spedito loro era stata una benedizione e quando avevano ricevuto notizie dal Ministero che era stato firmato un nuovo trattato tra l'erede dei Potter e i Vampiri era stata una prova inconfutabile del fatto che fosse vivo e che le lettere che lui e Sirius avevano ricevuto non erano un'illusione.
Dumbledore era riuscito a dare un'occhiata, su loro richiesta, al documento in questione. Era un vero e proprio contratto magico vincolante ed era stato firmato da tre persone: Harry James Potter stesso, Aleksandr Mikhailov di Mikhailov Coven e un Vampiro sconosciuto, possibile che fosse un Anziano o L'Anziano, se l'oscuro dialetto era ben decifrabile.
Almeno sapevano che colui che aveva spedito loro le lettere sulle condizioni di Harry era lo stesso Lord di Mikhailov Coven, il cui nome corrispondeva con le iniziali A.M.
Al Ministero non erano stati felici che Harry avesse firmato un contratto senza di loro, all'inizio. La Gazzetta dell'Oracolo aveva fatto scoppiare una tempesta di parole, sbraitando che Harry stava cominciando ad agire per prendere il posto di Lord Voldemort e raccogliendo nuove Forze Oscure. Le voci erano state rapidamente smentite e gli articoli pieni di insulti corretti dopo che la popolazione aveva iniziato ad appoggiare Harry nelle sue decisioni. Sirius non aveva dovuto fare nulla stavolta per difendere l'onore del proprio Figlioccio. Remus sogghignò a quel pensiero. ‘Oh, era così stizzito…’
La porta si aprì lentamente, il suono del campanello echeggiò appena nel rumore dell'ambiente. Nessuno notò realmente il nuovo arrivato, all'inizio, finché una civetta bianca come la neve volò rapidamente all'interno proprio mentre la porta si chiudeva. Rosmerta mosse una mano per scacciare l'uccello e si mosse con irritazione verso lo straniero con una smorfia sulla faccia. “Mi spiace signore ma qui gli animali non sono permessi all'inter-” Si fermò a metà frase e fissò il nuovo venuto che si abbassava il cappuccio e che la guardava con un sopracciglio sollevato e un ghigno giocoso stampato sulle labbra.
Stava per gridare dalla gioia, quando lui le fece cenno di fare silenzio. La donna si portò rapidamente la mano sulla bocca per fermare qualsiasi suono in arrivo e annuì in fretta, quasi scrollandolo perché si togliesse il mantello dalle spalle. “Parliamo dopo?” Disse lui con un sorriso lieve. La donna lo ricambiò e scoccò una rapida occhiata verso i rimanenti Malandrini prima di tornare al lavoro, ghignando come mai più in vita sua.
Occhi spalancati seguirono i suoi movimenti mentre attraversava il retro del pub, ma nessuno osò alzarsi a parlargli, rispettando i suoi silenti desideri. Si aggiunga a ciò il fatto che un serpente sibilava piano sulle sue spalle e si capisce come fosse convincente.
Gli occhi verdi scintillarono quando notò i due uomini che non lo avevano ancora visto. “No, no, mi sento un po' tagliato fuori. Non mi avete nemmeno ordinato una Burrobirra. Avete davvero sentito la mia mancanza tanto quanto avete scritto nelle vostre lettere?”
Rise forte quando Remus si alzò così in fretta che i fogli che teneva tra le mani, le sue lettere, notò, volarono dappertutto e si sparpagliarono sul pavimento. Sirius era già davanti a lui, provando a strangolarlo in un abbraccio soffocante.
“HARRY!”
Il Licantropo abbrancò Sirius e lo spostò di lato così che anche lui potesse abbracciare il giovane.
“Sì, sono tornato.” Rise quando udì il sibilo infastidito di Nagini. “Scusate, sono un po' in ritardo. Ho dovuto fare una fermata nella Foresta Proibita per prendere Hedwig e Nagini e sono caduto addosso a Salazar. Poi un Centauro mi ha trovato e sapete… Ho dovuto salutare Orion e il resto del clan. Non sono potuto restare a lungo così ho promesso che sarei tornato un'altra volta.”
Remus ricacciò indietro un paio di lacrime di gioia e fece un passo indietro, occhieggiandolo con cura. “Sembri totalmente guarito. E non sei un po' più alto? Che cosa sono questi vestiti che indossi?”
Sirius fece loro cenno di sedersi e chiese un'altra Burrobirra per Harry.
“Beh, è una lunga storia.” Le guance di Harry si colorarono un po'. “Ma sì, sono un po' più alto. E non avevo abbastanza tempo per cambiarli in normali vestiti da Mago. E poi, credo che mi piacciano così. Aleksandr li ha fatti fare per me.”
Sirius carezzò il soffice abito nero di stile Vampiresco, con ammirazione. “Non è seta di Acromantula?”
Harry annuì. “Già. Mi piace proprio. Non gli avevo chiesto vestiti così costosi ma l'ordine era già stato fatto. Così ho accettato il regalo gentilmente.”
“Wow, dovrai dirmi tutto al proposito.”
“Solo se mi dite nel dettaglio tutto ciò che è accaduto mentre non c'ero,” replicò il più giovane dei tre.
“Ma prima!” interruppe Remus, facendo girare entrambi gli altri interrogativamente, “dovrai firmare questo. Credo che abbiamo tutti aspettato abbastanza a lungo.”
Sirius fece un salto sulla sedia quando Remus tirò fuori un foglio di pergamena da una tasca e l'Animagus ghignò e annuì eccitato. “Sì, quella è la priorità numero uno.”
Harry li guardò entrambi come se fossero pazzi prima di srotolare la pergamena. I suoi occhi si addolcirono e sorrise di un sorriso sincero quando lesse e riconobbe le prime righe scritte sulla carta. Non lesse nemmeno il resto prima di far apparire una piuma e firmare prontamente il suo nome a fianco delle due altre firme.
La pergamena sparve rapidamente e i tre si sedettero nelle proprie sedie, percependo la magia al lavoro. “Benvenuto in famiglia, piccolo Prongs.” Sirius ghignò e lui e Remus misero una mano su quella di Harry. “Sì, benvenuto in famiglia, Harry.”
Harry chiuse le proprie mani attorno alle loro e chiuse gli occhi, lasciando straripare alcune lacrime.
“E’ bello essere a casa.”

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ED E' FINITAAAAAA!!! RAGAZZI!
Voglio ringraziarvi a nome mio e di Eternal Cosmos, è stato un percorso avvincente, mi sono divertita, ho imparato tanto e spero di avervi intrattenuto bene...
Grazie a quelli che hanno storia o autore nei preferiti, grazie ai recensori, grazie ai lettori silenziosi... Grazie, grazie, grazie. UN BACIO A TUTTI VOI!



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- Nota generale: ho preferito, contrariamente a quanto fatto dall'autrice, non alterare il linguaggio dei vampiri quando questi parlavano solo tra di loro: in quel caso era riportato in linguaggio comprensibile un discorso che in realtà quelli facevano nella propria lingua [un inglese harrypotteriano senza lì presente harry potter da cui farsi capire era un po' inutile, se non improbabile] e in quella non ci dovrebbero essere sbavature di sorta, essendo una traduzione nella traduzione... no? E poi così il mistero è durato un po' più a lungo ;-) ..
Riguardo la riunione del Consiglio, ho cercato di trovare un'alternanza precisa nelle alterazioni dell'autrice, ma, ahimè, non l'ho trovata. Ho quindi supposto che abbiano parlato tutti in inglese più o meno corretto [riportandolo dunque in italiano più o meno alterato] per rispetto al componente estraneo, trattandosi di Vampiri nobili con un considerevole senso dell'onore e, credo, dell'educazione e della sensibilità.
Spero comunque che questa mia piccola libertà non abbia infastidito nessuno. Per i dissensi [salvo quelli eccessivamente accalorati] lo spazio recensioni è disponibilissimo. Come la sottoscritta, d'altronde u.u

* Per i pigri che non se l'andranno a cercare su Wikipedia :-P, Florence Nightingale è l'infermiera britannica per eccellenza, considerata fondatrice del nursing moderno. Il che vuol dire che la Vampira ha una voce estremamente pacata e rassicurante, o almeno, questa è la mia interpretazione u.u

** ... Sarò anche cattiva, ma voglio ricordarvi che anche il nostro Aleksandr, che adesso parla tanto bene, era andato a combattere con loro... il fatto che si sia salvato [o si sia ritirato anticipatamente] non toglie che avesse voluto seguire Voldemort, in principio... no? >:-P

*** AAARGH!! Non so se sia una scelta deliberata di Eternal Cosmos, o se, in quanto canadese, abbia fatto un po' di confusione... comunque il francese non è il mio forte, ma il senso dovrebbe essere: << Lui ha ragione. Saremmo trattati come dei cani e monitorati dal Ministero, costretti a obbedire a delle regole impossibili da seguire per garantire la nostra sopravvivenza! >>




Ndt
Post scriptum: sembra che Eternal Cosmos abbia intenzione di scrivere un sequel di un capitolo con tanto di slash Aleksandr/Harry... vi farò sapere quando lo farà ;-)
Per i non interessati, cito l'autrice dicendo di considerare il comportamento del Vampiro da attribuirsi alla sua natura di 'sexual creature'... non credo ci sia bisogno di tradurre.
A presto, lettori! This is the end!! :-D


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Capitolo 36
*** Epilogo - della Traduttrice ***



Epilogo - della Traduttrice 21/11/2009

Sì, molti di voi staranno già storcendo il naso (ma come? La storia era già finita e lei aggiunge questo epilogo inutile solo per farla tornare in cima alla lista delle Ultime Storie?!??)
In parte è così, in realtà. Ma lo faccio solo perché solo oggi finisco ufficialmente di pubblicare TUTTI i capitoli ri-tradotti e corretti, e credo che questa storia meriti davvero un'occhiata ora che il lavoro è sul serio finito -anche se non sarà mai perfetto, con qualche inevitabile errore di digitazione-
Ho finito di ri-postare le traduzioni sostituendole a quelle di madjoker, e spero che ciò faccia tornare la voglia di rileggerlo anche a chi già conosce la storia.
Aggiungo solo che per me tradurre questa fic è stata un'esperienza unica e irripetibile. E basta. Non vi rompo più le scatole. Adieu!

Per chi abbia letto la versione originale e dovesse rimanere confuso dalla disuguaglianza del numero dei capitoli [quelli sono 33, questi 35] spiego subito l'inghippo: madjoker aveva tradotto fino al nono capitolo, ma gli ultimi due erano stati postati in quattro metà, così che l'ottavo è diventato l'ottavo e il nono, e il nono è diventato il decimo e l'undicesimo. Pensavo di ripristinare la successione corretta ma mi sono accorta che sarebbe stato troppo complicato con le recensioni e tutto il resto, quindi ho deciso di lasciare l'ordine alterato.
Un saluto,


Mezzo_E_Mezzo

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