Midnight Factory ; La Fabbrica di Mezzanotte. di pralinedetective (/viewuser.php?uid=84738)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** Luna calante. ***
Capitolo 3: *** Precipitare. ***
Capitolo 1 *** Introduzione. ***
Brevissimo
prologo per una long che conterà ancora non so quanti
capitoli.
Vorrei dedicarla a
chiunque, chiunque
mi sopporti. Senza nomi ;D.
Nasce in maniera
strana – mi stavo asciugando i capelli, lamentandomi per il
taglio bello, sì, ma difficile da portare per una
«mongospastica» come me, e ho
pensato a cosa succederebbe se avessi avuto una testina a disposizione
dove
provare l’acconciatura e l’asciugatura in
anteprima. Sì, sono malatissima XDD,
però poi è nata questa.
Non so,
l’idea mi attrae in maniera particolare, per questo ho deciso
di
provarci. Presto online una raccolta di spin-off che partecipa anche
alla mezza
dozzina – per ora ci accontentiamo della fan fiction
originale XDD.
Non prometto
aggiornamenti rapidissimi, anzi, pensavo di prendermela piuttosto
con comodo, qualcosa come un capitolo al mese. Vedremo, vedremo.
Per quanto sia breve e
Nonsense l’introduzione, auguro buona lettura ;D.
[Midnight
Factory]
La Fabbrica di
Mezzanotte.
Albert Einsten diceva: «Soltanto una vita vissuta per
gli altri è una vita che vale la pena vivere».
Forse è per questo che Vi siete rivolti alla nostra agenzia;
le motivazioni di
tale scelta sono completamente personali, l’ultima cosa che
ho intenzione di
fare in questo breve spazio a mia disposizione è
psicanalizzarVi e distrarVi da
questo evento.
Siete appena entrati a far parte del progetto Fabbrica di Mezzanotte,
Signori.
Emozionante, non è così?
Il lavoro di due generazioni racchiuso in poche righe scritte stampate
in
carattere formale su carta preziosa e recapitatoVi insieme con il
Vostro
acquisto. Illustrerò in breve quel che i Signori hanno fra
le mani – sono pressoché
certo apprezzerete.
Un essere umano a tutti gli effetti, illustri Clienti.
Non un androide o una stupidissima chimera, non una bestia contro
natura, non
una creazione da laboratorio.
Un essere umano.
Immortale, certo, e incredibilmente servizievole, ma un essere umano.
L’etica della nostra azienda è contraria a scempi
quali quelli elencati in
precedenza, per questo i nostri prodotti non dispongono di particolari
cip,
bottoni, telecomandi o dispositivi da pellicola cinematografica.
Un semplice, eterno, banalissimo essere umano.
Per quale motivo, Vi chiederete, avreste dunque dovuto scegliere noi e
il
nostro lavoro?
Perché i nostri prodotti sono quello che Voi cercate. Il
nostro prodotto nasce
come il cliente desidera che nasca.
Uomo o donna? Uomo? Uomo sia!
Fertile? Assolutamente!
Intelligente, pensante? Ma è ovvio!
Particolari doti? Nei limiti imposti dalla scienza, tutto quel che
volete!
Libero arbitrio? Se proprio insistete!
È per questo che Voi avete selezionato noi
nell’ancora in via di sviluppo
mercato delle Menti.
È proprio questo che Voi Vi trovate fra le mani in questo
momento.
Non un qualsiasi essere umano che Vi obbedirà e Vi
seguirà fin nella bocca dell’Inferno,
non un semplice foglio di carta. Il futuro,
miei Signori.
Complimenti per l’acquisto, i miei omaggi,
il direttore della
Midnight Factory ®,
B.
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Capitolo 2 *** Luna calante. ***
Capitolo uno
[I
Write Sins Not Tragedies – Panic! at the Disco
Maboroshi – Kanon Wakeshima
I'm Like A Lawyer With The Way I'm Always Trying To Get You Off (Me
& You) –
Fall Out Boy]
Dio,
come mi sento in colpa XDD: tutto questo tempo per presentarvi un
capitolo puramente
inutile che contiene personaggi puramente inutili. Serve più
che altro a
descrivere come lavorano, come ossia ha origine il rapporto che
coinvolge Prodotto
e Cliente...
Insomma,
puramente inutile <3
@ DiraReal; La traduzione del
titolo
mi serve a distinguere questa, che è un po’ come
la «fan fiction principale»,
dalle successive (per ora due) raccolte che coinvolgeranno tema e
personaggi.
Grazie per l’entusiasmo, sei carissima *O*, spero i primi
sviluppi, per quanto
ancora lenti e poco significativi, possano piacerti ^^.
@ BloodNyar; Voglio dalla vita
tutto
meno che un’Asami sulla coscienza, per questo aggiorno il
prima possibile XDD.
Ancora introduzione, lunga introduzione, tanta introduzione –
più lunga è l’introduzione
più bella sarà la fan fiction (?), non lo sapevi?
XDD Ho fatto una ricerca sul
manga da te nominato poiché anche Elisa ha fatto quel nome
°^°, spero sia meno
shoujo di come lo presenta Wiki XDD Comunque sembra belloccio mki-,
magari lo
cercherò (c’è anche l’anime
oppure ho fatto confusione? XDD) Be’, se ho capito
correttamente, la mia idea era sostanzialmente molto diversa riguardo
l’impiego
di questi «prodotti», non vorrei evolvesse durante
la scrittura in una
direzione tanto da commedia, proprio non è il mio genere di
scrittura òwò.
@ _BellaBlack_; Ricevere una tua
recensione è per me un onore *__*, spero di non deludere le
tue aspettative con
questo primo puramente inutile capitolo =3.
@ Nene; Ohh, padre mio! Le vostre
dimostrazioni d’affetto mi commuovono XDD, spero tu non ti
sia scervellata
troppo ;D
@ Pierrot; Spiacente, posso
offrirle
solo un Matsuda-pensante [?]. Spero di poter essere perdonata con
questo
capitoluSSo *huhu*
@ keli; Salve, bellissima *O*
È un
po’ difficilotto definirla geniale, dato che ancora non
è stato il via alla
storia – spero di poterci riuscire con il secondo capitolo,
questo introduce in
maniera piuttosto sommaria i nuovi ruoli dei personaggi...
Be’, indubbiamente
una vostra recensione fa sempre piacere ;D Fammi sapere, neh!
Grazie alle splendide persone che hanno aggiunto nei preferiti o nei
seguiti.
Buona lettura!
[Midnight
Factory]
La Fabbrica di Mezzanotte.
La donna canta
fra sé, prendendo fra le mani la
piccola busta blu.
In testa ha ancora le parole di quel giovane che, a distanza di appena
una
settimana, le ha descritto con gentile professionalità
pregi, difetti e
modalità d’utilizzo.
Prende una sedia del soggiorno e la trascina verso l’atrio,
dove l’appoggia a
un paio di metri dalla porta. Si siede con un verso di soddisfazione,
la
lettera in grembo.
Osserva il nome dell’azienda stampato in un elegante
carattere tutto curve.
Segue l’andamento delle linee bianche sulla superficie
morbida, le traccia con
il dito, l’unghia dipinta di rosa pallido che sfiora il
cartone.
Gonfia le guance, lasciandosi sfuggire un sospiro.
Alza poi gli occhi in direzione dell’orologio a muro. Sono ancora le dieci e un diciassette minuti.
Si alza e cammina rapidamente in direzione della cucina. Uno, due
bicchieri
d’acqua. La gola gratta un po’ – forse
dovrebbe prendere un cucchiaio di miele,
così da evitare che la sua voce risulti sgraziata; si
convince a non
pasticciare troppo durante l’attesa.
«Sei riuscita a resistere tre lunghe settimane», si
dice, «Perché dovresti
farti dei problemi adesso?»
«Oltre a crearli», sorrise
come per
discolparsi: «Questo termine è sostanzialmente
errato, spero di non averla
spaventata, signorina Gomez».
«Continui, per favore», si chinò in
avanti. Il discorso l’attraeva
profondamente, quelle informazioni dopotutto frammentarie la
incuriosivano non
poco sul fantomatico Prodotto che
tanto l’aveva resa dubbiosa.
Lui si schiarì la voce e la donna si riprese,
indietreggiando improvvisamente
sulla propria sedia.
«Oltre a crearli e avendo delle richieste da soddisfare senza
poter installare
programmi di comportamento da noi, li sottoponiamo a dei corsi rapidi e
molto
efficaci che stimolino in loro l’interesse nella direzione
corretta. Avete
indicato sul vostro modulo – indicò con la mano
sinistra il foglio poggiato
sulla scrivania – di star cercando una compagnia con la quale
poter discutere
d’arte».
Serena abbassò gli occhi, arrossendo.
Come le era venuto in mente?, andare a cercare un
«amico» in una fabbrica di
esseri umani! Si giustificò mentalmente, incolpando
nuovamente quella società
troppo frenetica che si rifiutava di dar tempo al tempo, vietandosi un
momento
di stasi durante il quale restare a gioire del calore di un salotto
confortevole durante una tormenta.
Il signor Hunt s’interruppe per un istante, riprendendo poi
con la propria
spiegazione.
«Perché soddisfino le richieste del Cliente,
sottoponiamo quindi il cervello
del Prodotto a stimolazioni che favoriscano la successiva interazione e
l’attenzione
rivolta alla materia. Sono come dei bambini affascinati dal mondo che
li
circonda – noi forniamo i confini di quel mondo da
apprezzare, consci che tali
limiti verranno raggiunti e superati con l’intervento del
Cliente».
Nel momento in cui il campanello suona, il cuore di lei fa un balzo.
Interrogativi di ogni sorta si accavallano nella sua mente –
c’è qualche
possibilità che lui la rifiuti? E se quel mix di fattori
avesse dato origine a
un individuo che le fosse incompatibile? Per quanto secondario, quale
sarebbe
stato il suo aspetto?
Respira a bocca aperta per tranquillizzarsi, poi apre (finalmente) la
busta che
le è stata consegnata la mattina.
«Noi forniamo
un’identità al Prodotto.
Non tutti approvano questa procedura, perciò consegniamo il
nome e altre
informazioni personali al Cliente; sarà questo a decidere di
utilizzarle o
meno».
La donna si trattenne dallo storcere il naso.
Porre il nome fra le mani dell’acquirente equivaleva a
privare della libertà
prima dell’essere umano, quella cioè di possedere
una propria individualità, un
qualcosa che mai avrebbe potuto andar perduto.
Alec lasciò cadere uno studiato silenzio sulla
conversazione, contando sulla
risposta di lei.
—
Il momento in cui quelle precise parole avevano lasciato le labbra di
Lawliet,
quasi con noncuranza, una risata era nata spontaneamente in
“Beyond”.
«Devi essere molto disperato, ottimista o stupido
per chiedermi una cosa del genere, L», aveva risposto, il
volto trasformato da
quel ghigno. «Quel che mi chiedo è contro ogni tuo
precedente».
«Questo significa che hai già provato a creare un
essere umano al di là degli
stupidi giocattoli che rifili ai
“clienti”».
«Sì, la curiosità mi ha già
vinto una volta, però non lascio di certo simili
mostri in vita – l’uomo è capace di
tutto, nessuno meglio di noi può saperlo;
immagina dunque uno di questi privo di limiti quali
l’età e le capacità».
“L” si concentrò sulla tazza di
tè che aveva di fronte.
«Se dovessero rendere l’umanità
immortale non ci sarebbe alcun problema,
giusto?»
Il primo tentativo aveva inorgoglito non poco il direttore.
Brillante e indipendente, nutriva una predilezione per le materie
inquadrate con
una logica rigida, confine sul quale giocava più che
volentieri. Aveva
l’aspetto di un giovane di circa vent’anni e nei
suoi occhi viveva una gloriosa
ribellione.
Dopo i primi esami, “B” lo aveva visitato a propria
volta.
L’aveva trovato seduto sulla piccola branda, vestito con una
tuta grigia; i
capelli biondi ricadevano sul volto pallido. In lui, Beyond aveva visto
il
riflesso di un uomo sull’orlo del suicidio, alieno a quel
mondo sconosciuto,
quasi irreale.
Gli aveva affidato un nome, «Mihael Keehl», da
custodire gelosamente. Aveva
parlato per qualche minuto, sicuro che la mente ancora vergine avrebbe
ricordato e interpretato le sue parole in un secondo momento.
«Non sarai l’ultimo», si era congedato,
«però esigo che tu
resti il primo».
Aveva quindi salutato con un cenno del capo, imitato prontamente dal
ragazzo,
ed aveva abbandonato definitivamente la stanza.
Quell’esperimento si era scoperto essere intelligente, molto
più dei suoi
predecessori. Gli scienziati si chiedevano se la ragione risiedesse nel
DNA,
nel maggior tempo d’incubazione o, ugualmente probabile,
nelle continue
stimolazioni a cui era sottoposto da “L”.
Dopo quasi due mesi, era stato presentato al primo vincitore un nuovo
risultato: i capelli rossi erano un tratto
decisamente insolito – genotipi rari venivano inseriti su
richiesta del Cliente
e solo in quel caso, la tendenza era rendere i Prodotti il
più anonimi
possibile. “Mello” aveva alzato gli occhi dal libro
di Fisica e, senza aprir
bocca, aveva passato velocemente la mano fra i capelli di
“Matt”, come per
assicurarsi che non si trattasse di una parrucca; era quindi tornato
alle sue
letture.
Mail Jeevas era dotato di minori capacità non per mano degli
studiosi:
l’intento era quello di avvicinarlo alla tecnologia, nei
confronti della quale
il precedente tentativo nutriva una quasi completa insofferenza.
Quel che mancava agli esperimenti era un bugiardino per segnalare
modalità di
somministrazione ed effetti indesiderati – non che questi si
manifestassero al
pari di comuni rash,
spasmi
muscolari, ritardi nella crescita, tremori, vertigini o cataratte in
coloro che
si trovavano, fortunatamente o meno, a dialogare con «le due
Emme della parola
Inferno».
Come fosse una barzelletta, talvolta si raccontava di quel professore
giunto in
gran segreto da Greenwich per interessare il duo alla scienza
astronomica e che
si era trovato, dopo un’importante discussione con i
«mocciosi senza fede
alcuna», uscito pazzo e rinchiuso in istituto
d’igiene mentale.
Uno studioso di Teologia era invece incorso nell’improvvisa e
ingiustificata
ira di Mello, il quale non aveva ucciso l’ospite per
miracolo, fermato prima da
Matt e poi dalla sicurezza. Conserva da quel giorno il ciondolo
strappato allo
sfortunato visitatore, e rimane in silenzio di fronte a ogni domanda
che gli si
rivolga al riguardo.
Trascorso un anno e qualche mese di relativa pace, si era aggiunto a
loro «l’Acca
di Paradiso»; a Nate River il destino aveva riservato le
sembianze di un
sedicenne albino, capelli tanto chiari da parer bianchi e occhi grigi.
Gli
scienziati si erano mostrati più che scettici – il
suo fisico era debole, il
meglio sarebbe stato riprovare con le stesse premesse ma attraverso un
procedimento differente.
Contrariamente a quel parere, dopo due settimane
“Near” era stato sottoposto al
suo primo test.
I risultati avevano lasciato allibiti ed estasiati i ricercatori, anche
un
sorriso sorpreso aveva approfittato dell’occasione e si era
fatto strada sul
volto di Lawliet.
Oltre a grandi capacità logiche e mnemoniche, dimostrava una
destrezza non da
poco nell’utilizzo di sofisticate strumentazioni
avvicinategli dallo stesso L.
Il ragazzino, il cui sviluppo era stato seguito non con indifferenza da
Matt e
Mello, si era ritrovato ben presto trascinato in una sfida che aveva
dell’incredibile.
All’ombra della già soffusa figura del loro
«maestro», i tre impegnavano la sorprendente
intelligenza artificiale nella risoluzione di casi presentati loro
sotto forma
di giochi ed enigmi.
Così un pericoloso serial-killer attivo nella zona di Dallas
diventava il protagonista
della tragedia opera di un autore sconosciuto, il bottino di una
consistente
frode informatica la fuga estiva del signor Pierre, gli indizi di una
scaltra
coppia di ladri in Italia l’unico modo per avere accesso al
dolce.
Con l’avanzare del tempo, anche il modo di pensare degli
impegnati assistenti mutava,
si evolveva seguendo il
normale corso vitale forse in maniera più rapida e
consapevole.
Mihael era attivo da undici anni, Matt da dieci e Near quasi nove,
quando
Lawliet li coinvolse per la prima volta nel caso
«Kira».
[Prossimo capitolo:
«Precipitare».]
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Capitolo 3 *** Precipitare. ***
Midnight (2)
[I Want It All
– Queen
Disturbia – Rihanna
Russian – Sting]
Sono
soddisfattissima *O*
Non per il capitolo in sé, va be’, quello
è davvero brutto XD, per mi piace che
la trama inizi a svilupparsi – mi sento incredibilmente
realizzata XD, non
posso proprio negarlo!
Presentiamo la situazione attuale dei personaggi e (in maniera
piuttosto
superficiale) le relazioni che intercorrono fra essi: dipingiamo a
grandi
linee, dopo l’antefatto, i primi accenni di trama.
C’è anche un personaggio
originale *mki-*, peccato muoia XD! Chi individua la citazione vince un
biscotto :D
Felice perché sto andando a trovare la mia teeneeraa E-chan
e Noemi... Aww, che
cosa splendida! XD
Mini-pubblicità: ho vinto il contest “New
Couples” indetto da amimy con una mia
storia già edita e che forse alcuni di voi già
conosceranno, «Save
the last
dance for me»:
se per caso vi dovesse capitare di passare di là... XD
@ Thyarna: Grazie per la recensione
d’apprezzamento *O*, spero di riuscire a mantenere lo stesso
alto profilo da te
descritto ;D
@ redseaperl: Ciao :D Be’, grazie
^^, il «L e B alleati» verrà chiarito e
si prolungherà – un elemento che
tornerà, in un modo o nell’altro XD
@ BloodNyar: Aww, che donna dolce
siete XD Il tuo aiuto è stato fondamentale per la messa
online dello scorso
capitolo O__O, lo sai? Non penso mi sarei convinta prima di un paio i
giorni a
postare XD Grazie per l’entusiasmo dimostrato *__*, mi doni
gioia ogni volta XD
@ Nene: XDD Mi ero quasi illusa che
non ti fosse piaciuto *sasa*, ero pronta a eliminarlo *amykettismo
all’ennesima
potenza* Con questa parte, due baci e un pullman 13 in omaggio ;D!
@ _BellaBlack_: A quel “l’unica
cosa che non mi è piaciuta” mi
è venuto un colpo che non immagini XD Grazie, grazie, grazie
*w*
Grazie, come al solito, a chiunque degni questa storia anche solo di
una
lettura.
*Au revooiir!*
[Midnight
Factory]
La Fabbrica di Mezzanotte.
«Perché così incredulo,
Mello?»
Non aveva avuto bisogno di voltarsi, Lawliet: conosceva la risposta di
ognuno,
una volta che avesse dato le proprie ragioni.
«La teoria
ci aiuta a sorreggere la nostra ignoranza sui fatti»,
citò Mihael: «Perché non
vuoi credere che si tratti di una semplice mandria di idioti al seguito
di una
moda particolarmente cruenta?»
«Non riconosci uno schema fra quei nomi?»
L. sorrise nel prendere la propria tazza di tè;
«Mi deludi».
—
Lancia uno sguardo all’orologio da polso, abbandonandosi poi
a una
manifestazione di sconforto più totale.
Ancora dieci minuti, si promette, e darà il via
all’«inondazione». Nove
minuti e mezzo.
Si costringe a non contare le macchine che passano nella stradina
secondaria
sulla quale si affaccia la finestra; appoggiato al davanzale della
stessa con
il gomito, prende il portasigarette dalla tasca con un gesto quasi
istintivo. Mentre
una mano allontana e riporta la stecca di tabacco alle labbra,
meccanicamente,
l’altra tiene stretto l’astuccio di metallo,
accarezzando con il polpastrello
il punto d’incontro, nell’angolo basso destro, con
una pallottola vagante,.
Quell’ennesimo momento di vuoto dura anche troppo poco:
quando controlla
nuovamente l’orario, si accorge che l’ora X
è vicina.
Un brivido lo scuote; «Basta così»,
mormora quasi senza aprire la bocca.
Afferra il gilet e il laptop, chiuso e tenuto sotto il braccio mentre
scavalca
il davanzale. Percorre a tre a tre i gradini della scala antincendio,
adocchiando la propria automobile, all’interno della quale
una ragazzina, non
più di quattordici anni, attende con tranquillità.
«Tu»: attira la sua attenzione aprendo la portiera,
«scendi».
Obbedisce, attardandosi un attimo per recuperare dal sedile del
passeggero una
giacca in pelle e un paio di jeans. China il capo di lato, come in
cerca di
approvazione. A un cenno positivo di Matt, lei indossa gli abiti sopra
al
vestito bianco.
Silenziosa, accetta il casco che le viene porto.
«Aspetta qui per cinque minuti»,
le ordina. «Se non succede
nulla, sei libera di tornare alla fabbrica».
La sottoposta annuisce, voltandosi in direzione della strada.
I midnighters,
affettuoso nomignolo
dato ai primi prototipi di SP, Prodotti di Supporto, non sono dotati di
particolare intelligenza né carattere: loro principali
caratteristiche sono il
fisico, spropositatamente forte ma facile da condizionare e rendere
inutilizzabile, e la durata massima è di metà
giornata, due giornate al mese.
Allo scattare dell’«ora X», ossia la
mezzanotte, qualsiasi ordine impartito dal
Prodotto Affidatario sparisce dalla memoria del midnighter, il quale
si può solo avviare alla volta della propria
fabbrica o quartier generale.
Mancano quattro minuti al nuovo giorno, quando a Lady Midday
è finalmente permesso
di adempiere al proprio compito.
Una moto accosta rumorosamente al marciapiede, la figura familiare del
guidatore smonta e, prima che la sostituta prenda posto, apre
velocemente il
vano portaoggetti.
Cartellina di
cartone blu, «Vai!», sgommata.
«Sembra tutto sia andato secondo il mio
piano»; Mello si inginocchia al fianco della macchina rossa e
si sfila il casco
con un sospiro soddisfatto, al riparo dalle auto che passano
all’inseguimento
del suo precedente mezzo.
Matt lo riprende. «Per ora, idiota».
L’altro storce il naso, nascondendo un sorriso divertito.
Prende possesso del
posto del passeggero con un altro sbuffo.
«Per
ora».
—
Near resta in silenzio, le parole che scorrono senza sosta sul monitor.
Nero su bianco, nero su
bianco
– lettere che si allontanano e s’incontrano
nuovamente in un ordine differente, lettere a formulare pensieri e
ipotesi
immediatamente scartati, poi ripresi, infine cancellati
dall’attuale monologo.
Un odore di malattia, quasi un sapore sul palato a disturbare la sua
opera di
riflessione. Un gesto della mano, e al fastidio viene posto rimedio.
Le labbra di Nate si muovono senza produrre alcun suono, le dita della
mano
sinistra che si alternano nella tortura di una ciocca di capelli
chiari; di
tanto in tanto esordisce qualcosa, eppure ogni domanda o richiesta dei
collaboratori cade nel silenzio.
«Ricominciamo da capo», afferma
all’improvviso.
«Come?»
Per la prima volta da ore, il giovane solleva lo sguardo dallo schermo
per
rivolgersi a Stephen.
«Gevanni, reset». Aggrappandosi all’aria,
si tira in piedi: «Domani partiremo
da zero. Potete andare».
L’uomo non sa cosa rispondere, solo segue con gli occhi il
superiore mentre
questi si allontana e infine sparisce in direzione delle scale. Sospira
dolorosamente, avviando la procedura.
Anche
ora che «L»
ha gli occhi chiusi e
cerca di riposare sul duro materasso, il volto al soffitto e le mani
sulla
pancia come un morto, le
informazioni
viaggiano frenetiche sotto le palpebre.
Per ogni informazione un’immagine, collegamenti infiniti con
altre nozioni, una
lettera dopo l’altra come marchi a freddo – il
fuoco si è raffreddato, negli
ultimi anni: l’improvvisa scomparsa di Lawliet ha spento ogni
fiamma di
competizione nel giovane River, accendendo invece un odio del tutto
nuovo in
Mihael.
È difficile individuare un vero schema: forse il collega aveva ragione a dubitarne, magari
si tratta sul serio solo
del timore causato da una massa di persone incitate alla vendetta in
criminali
particolarmente conosciuti e altri di secondaria importanza.
Eppure non è molto difficile individuare quei particolari
nomi e volti fra i
tanti – non è difficile, quando si ha imparato a
riconoscere ogni singolo nome
e volto. Surreale il comportamento di alcuni
«seguaci», suicidatisi dopo aver
diffuso messaggi sotto il nome di Kira.
“Perdonami,
ho deluso te e il mondo”.
Messaggi senza
firma né destinatari reali.
La madre di Helena Cross aveva dichiarato che «mia figlia non
era capace di
usare il computer, non sapeva farlo! Com’è
possibile che si sia spacciata per
qualcun altro quando neppure sa ap—... sapeva aprire la
casella di posta
elettronica?»
«Com’è possibile che individui tanto
differenti fra loro abbiano assunto la
falsa identità di Kira, abbiano redatto messaggi nel suo
stesso stile e si
siano suicidati senza essere a conoscenza dei precedenti?»
Nate mormora fra sé, non ascoltandosi più di
tanto. La mano sinistra gioca con
i capelli, la seconda poggiata sul petto, resta sdraiato sul pavimento
a
osservare il soffitto.
—
Per l’ultima volta, guarda per intero il proprio ufficio:
tutto appare in
ordine e non gli sembra di aver dimenticato nulla. Eppure ha una strana
sensazione, come se qualcosa gli stesse sfuggendo, come se qualcosa
stesse per accadere
– come se qualcosa fosse appena
cominciato.
Scuote il capo.
Afferra la ventiquattrore e finalmente apre la porta, chiudendola poi
con
particolare cura alle proprie spalle. Già quella mattina ha
trovato le proprie
carte in un ordine differente: vuole essere sicuro che sia tutto chiuso
a
chiave e perfettamente inaccessibile.
Sta per chiamare l’ascensore, quando la voce della segretaria
chiede la sua
attenzione.
«Signor Mikami!», gli si affianca, trafelata.
«Mi perdoni, ero in pausa
caffè...»
«Io sto andando a casa, se è qualcosa
d’importante manda via mail e lavorerò
dopo cena».
«A dire il vero», la donna recupera un foglio dalla
cartellina che tiene sotto
braccio, «quella donna vi
ha
contattato nuovamente. Questa volta ha mandato questa busta
chiusa».
Nel dire ciò, estrae una lettera scura. «A
domani», gli sorride.
[Prossimo capitolo:
«Perfezione».]
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