Ricominciare dal Principio

di kokylinda2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tornare Indietro ***
Capitolo 2: *** Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter ***
Capitolo 3: *** Un Mese Pieno di Impegni ***
Capitolo 4: *** Casa ***
Capitolo 5: *** La Prima Notte A Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Prime Lezioni ***
Capitolo 7: *** Una Serata Movimentata ***
Capitolo 8: *** Rapporti, Amicizie, e Alleanze ***
Capitolo 9: *** Alla Ricerca di Potter ***
Capitolo 10: *** Notte Da Brividi A Hogwarts ***
Capitolo 11: *** Il Centro di Ricerca Magico ***
Capitolo 12: *** Confronti Spiacevoli ***
Capitolo 13: *** Sorprese ***
Capitolo 14: *** La Detenzione ***
Capitolo 15: *** AVVISO, CHIEDO PERDONO! ***



Capitolo 1
*** Tornare Indietro ***


1- Tornare Indietro

E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Un Harry Potter diciassettenne adesso si ritrova nel suo corpo da ragazzino undicenne. Riuscirà a salvare le persone che ama e riparare ai suoi errori?

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Ciao! Sono ancora io. Ho una fissazione per le storie sui viaggi nel tempo! Questa storia riprende dall’ultima parte dell’incontro con Silente nella stazione di King’s Cross dopo che Harry viene colpito con l’Anantema che Uccide, quindi l’inizio è tratto dal libro.

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Capitolo 1

-

“Devo tornare indietro, vero?”

“Dipende da te.”

“Posso scegliere?”

“Ah, certo.” Silente gli sorrise. “Sei a King’s Cross, no? Credo che se decidessi di non tornare, potresti … diciamo … prendere un treno.”

“E dove mi porterebbe?”

“Avanti.”

Di nuovo silenzio.

“Voldemort ha la Bacchetta di Sambuco.”

“Si. Voldemort ha la Bacchetta di Sambuco.”

“Ma lei vuole che io torni indietro?”

“Ritengo,” rispose Silente, “che se tu scegliessi di tornare, ci sarebbe la possibilità che lui venga battuto per sempre. Non posso garantirlo. Ma so questo Harry: che se dovessi tornare qui avresti meno da temere di lui.”

Harry rifletté un attimo, “Questa è una seconda opportunità giusto?”

Silente lo guardò curioso per un attimo prima di annuire.

“Allora mi chiedevo se … fosse possibile anticipare il momento del mio ritorno,” scandì Harry lentamente.

Silente aggrottò le sopracciglia, “Che intendi dire, ragazzo mio?”

“Mi chiedevo se fosse possibile che io tornassi, non al momento in cui sono stato colpito da Voldemort, ma prima,” spiegò Harry. Cercò di non darsi troppe speranze in caso quell’ipotesi non fosse possibile.

Silente rimase in silenzio per quella che parve un’eternità, ma poi si decise a parlare, “Suppongo che sia possibile. Infondo è una tua scelta.”

Harry sospirò per il sollievo e sorrise, “Vorrei tornare indietro a quando ricevetti la mia prima lettera per Hogwarts,” affermò sicuro. Sarebbe stato abbastanza. Non poteva salvare i suoi genitori, ma poteva cambiare molte altre cose. E salvare molte altre persone. Cedric, Sirius, Silente, Moody, Remus, Tonks, Fred, Colin …

Silente gli sorrise, “Hai scelto un momento perfetto. Però devo avvisarti,” sembrò esitare un attimo prima di continuare, “Se cambierai troppo il passato, allora perderai il vantaggio di conoscere il futuro. Non condividere il tuo sapere con nessuno, soprattutto i tuoi amici. Dubito che loro sarebbero in grado di comprendere la gravità della situazione a soli undici anni.”

Harry annuì, mentre in lui si faceva largo la consapevolezza che una volta indietro sarebbe stato completamente solo.

“Un’ultima cosa,” disse Silente, “Fa attenzione. Ho fiducia in tè e so che puoi farcela, ma c’è la possibilità che qualcosa vada storto e gli eventi portino a un destino peggiore di quello prescritto. Potrebbero esserci più dolore e più perdite di quante non ce ne siano in questo momento.”

Harry si morse un labbro. Avrebbe dovuto seguire una strategia ed essere estremamente cauto. Se la sua conoscenza fosse caduta nelle mani sbagliate, allora avrebbe portato davvero più male che bene.

“È tutto?” chiese Harry mentre sentiva l’eccitazione e l’ansia che lo pervadevano. Stava per tornare indietro, stava per ricominciare. Poteva farcela. Doveva farcela.

Silente gli sorrise con affetto, “Si, è tutto. Arrivederci ragazzo. E buona fortuna.”

Poi Harry fu avvolto da una misteriosa nebbiolina bianca. La sagoma di Silente divenne sempre più indistinta.

E poi non vide più nulla.

-

“RAGAZZO! APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!” ruggì Vernon Dursley.

Harry spalancò gli occhi e si portò a sedere di scatto, solo per andare a sbattere con la testa contro il soffitto. No, non era il soffitto. Erano le scale. Era nella sottoscala nella quale aveva vissuto finché non era stato ammesso a Hogwarts.

Harry sorrise.

Tutto era andato secondo i piani.

-

 

 

Scusate se il capitolo è un po’ corto, ma questo è una specie di prologo. I prossimi capitoli saranno molto più lunghi. Fatemi sapere se volete che io continui e se vi piace come sta andando!

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Capitolo 2
*** Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter ***


2- Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter

Grazie per le recensioni! Perdonate il mio imperdonabile ritardo, ma non ho avuto internet per una settimana e non ho potuto postare niente! Ecco le risposte a:

Shiho93: sei davvero brillante! Come fai sempre ad indovinare gli eventi che scriverò?! Su Draco Malfoy, beh … vedrai più avanti in questo capitolo. Grazie per avermi lasciato una recensione! *-*

Yuukimy: ho già preparato il prossimo capitolo. Non posso anticipare molto nella storia, quindi mi sa che per avere risposte su Remus e Sirius dovrai aspettare. L’intero piano di Harry è incentrato solo su quello! Grazie per avermi lasciato una recensione, l’ho davvero apprezzata!

Lyrapotter: sono contenta di sapere che ti piace! Non posso anticipare molto su Remus e Sirius, però sappi che cercherò di migliorare le cose! Grazie per aver lasciato una recensione.

E infine un GRAZIE a tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti e alle storie seguite. Godetevi il capitolo!!

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Capitolo 2

Preparati Mondo Magico, Sta Arrivando Harry Potter

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Harry uscì in fretta dal suo sottoscala. Quella mattina c’era un odore terribile in cucina.

Si!! pensò Harry.

Sua zia Petunia stava preparando la sua divisa per Stonewall High. Quella era la mattina in cui avrebbe ricevuto la sua prima lettera per Hogwarts.

Questa volta, non sprecò nemmeno tempo a fare domande sull’uniforme ed andò direttamente a sedersi a tavola. Dudley e Vernon fecero il loro ingresso nella stanza poco dopo, ed entrambi arricciarono il naso per via dell’odore della ‘nuova’ divisa di Harry.

Iniziarono a mangiare, e dopo un paio di minuti si sentì il rumore di qualcuno che infilava la posta attraverso il buco per le lettere.

“Prendi la posta Dudley,” disse zio Vernon da dietro il suo giornale.

“Falla prendere a Harry.”

“Prendi la posta, Harry.”

Harry si alzò subito e si avviò verso la porta, leggermente ansioso. Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto prendere la lettera o consegnarla a suo zio? Alla fine fece la sua scelta.

Raccolse le diverse lettere da terra e diede loro una rapida occhiata, velocemente individuando la sua lettera per Hogwarts. Poi la mise infondo alla pila, come se non l’avesse vista.

Ritornò in cucina e porse la posta a suo zio.

Vernon Dursley guardò le lettere una ad una, distrattamente. Poi all’improvviso si bloccò, soffermandosi su una in particolare. Harry seppe che aveva notato la sua lettera, perché lo vede impallidire.

“P-P-Petunia!” farfugliò con voce piena di panico, che ovviamente stava cercando di nascondere.

La donna lo guardò confusa, “Si Vernon?”

L’uomo, ancora bianco come un fantasma, porse le lettere a sua moglie. Appena lei vide la lettera per Harry, divenne addirittura più bianca di suo marito e per poco non svenne.

“Vernon! Oh mio Dio – Vernon!” urlò.

“Voglio quella lettera,” ordinò Dudley con voce lamentosa. Harry dal canto suo mise su un’espressione confusa.

“C’è qualche problema?” chiese innocentemente sbattendo le palpebre.

Entrambe le teste dei suoi zii si voltarono di scatto verso di lui. Per un attimo, nessuno dei due seppe cosa dire, finché Petunia non porse le lettere a Vernon mormorando ‘bruciala’ e poi concentrò di nuovo l’attenzione sul ragazzo, piantandosi in faccia un sorriso falso.

“Harry, penso che tu sia cresciuto. La sottoscala è troppo piccola per tè ormai. Che ne dici di avere la seconda camera di Dudley?”

“Io non ce lo voglio là dentro!” si lamentò suo cugino.

Vernon lo zittì con un’occhiata. Harry fece finta di niente.

“Non so. Non vorrei essere di disturbo infondo, con tutto quello che fate per me …” affermò Harry con espressione preoccupata. Wow. Avrebbero dovuto dargli una medaglia per il suo talento da attore.

“Oh, nessun disturbo. Te lo meriti,” lo zittì sua zia brusca.

Harry le diede un piccolo sorriso, “Grazie.”

Un’espressione scioccata si fece largo sui volti dei suoi zii, ma Harry non se ne curò. Per il momento, tutto stava andando per il verso giusto.

-

Quella notte, nel suo nuovo – o era vecchio? – letto in quella casa, Harry non riuscì a fare a meno di pensare. Era tornato solo quella mattina, ma aveva molto da fare. Prima di tutto, voleva farsi più alleati e meno nemici possibili. Avrebbe riallacciato con Ron e Hermione, ma non avrebbe rivelato niente finché non sarebbero stati pronti. Poi doveva mettersi in contatto con Remus e liberare Sirius.

Un lampo di rabbia lo accecò solo al pensiero che Peter Minus fosse ancora vivo e con i Weasley. Avrebbe dovuto aspettare di incontrare Ron per far qualcosa al riguardo.

Per quanto riguardava i nemici, per il problema ‘Voldemort’ non poteva fare niente. In quel momento, si ricordò che quell’anno la pietra filosofale sarebbe stata nascosta a Hogwarts. E anche che Voldemort avrebbe condiviso il corpo con Raptor.

Ma infondo la pietra era relativamente sicura, o almeno lo sarebbe stata fino alla fine dell’anno.

Doveva a tutti i costi trovare e distruggere gli Horcrux. Per il medaglione, avrebbe aspettato che Sirius fosse libero per poter andare in vacanza a Grimmauld Place. Per il diario avrebbe dovuto aspettare il suo secondo anno. Lucius Malfoy doveva infilarlo tra i libri di Ginny, ma naturalmente non avrebbe permesso che venisse posseduta questa volta. Il Diadema di Corvonero era forse il più facile da trovare, visto che si trovava a Hogwarts. Durante la sua gita alla Gringott avrebbe cercato l’appoggio dei Goblin per quanto riguardava la Coppa di Tassorosso. E per l’anello dei Gaunt … avrebbe improvvisato.

Sentì un’ondata di sollievo quando si rese conto che non era più un Horcrux. Secondo i suoi calcoli, sarebbe ancora stato in grado di parlare in Serpentese, ma il problema era: anche se avesse ritrovato tutti gli Horcrux, come avrebbe fatto a distruggerli?

Il Basilisco era ancora vivo e vegeto e non aveva molta voglia di ucciderlo di nuovo. Anche se avere un Basilisco come alleato non sarebbe stato male … Non poteva utilizzare la spada di Godric Grifondoro perché, non avendola utilizzata per uccidere il serpente, non era intrisa del suo veleno.

C’era sempre l’Ardemonio, il fuoco maledetto … ma voleva utilizzarlo solo in caso di estrema emergenza. Si ricordava la fine che aveva fatto Tiger.

Poi c’erano i Serpeverde, e in particolare Draco Malfoy. Se fosse riuscito a farselo amico, allora si sarebbe risparmiato un bel po’ di rogne. Poteva funzionare.

E infine c’era lui. Piton.

Come avrebbe fatto a rivedere l’uomo dopo tutto quello che era successo? Sarebbe riuscito a fargli capire che era anche figlio di Lily? Di una cosa era certo, non si sarebbe arreso. L’aiuto del maestro di pozioni sarebbe stato mortalmente utile.

Questa volta tutto doveva andare per il meglio. Prima di agire avrebbe dovuto pianificare. Doveva solo fare piccoli cambiamenti, pochi alla volta.

Si ricordò di come le cose fossero state molto più semplici prima che Voldemort tornasse. Niente Mangiamorte, niente sparizioni, niente visioni … le visioni! Come avrebbe fatto questa volta senza di esse? Nonostante fossero state sgradevoli erano state un mezzo molto utile durante lo scorso anno, per non dire fondamentali.

Harry sospirò.

Perché la vita era sempre così complicata? Aveva ancora molto tempo a disposizione. Si ricordava che il primo anno non era stato poi tanto pieno di pressione, e in confronto a ciò che aveva affrontato recentemente, gli sciocchi pericoli di quando era undicenne gli parvero innocui. Ormai sapeva tutto della Pietra Filosofale e non avrebbe trascorso mesi nella biblioteca cercando di sbrogliare il mistero che lo aveva ossessionato all’epoca – cioè tra qualche mese.

Doveva tenere gli occhi aperti con Silente in giro. Non poteva dirgli niente. Se gli avesse rivelato la verità il vecchio preside avrebbe utilizzato le informazioni per il Bene Superiore, e questo lui non poteva permetterlo. Silente sarebbe stato disposto a sacrificare delle vite per il mondo magico. Harry invece avrebbe fatto di tutto per salvare le persone e il mondo. Nessuno sarebbe morto, apparte Voldemort e qualche Mangiamorte (Bellatrix Lestrange e Peter Minus in particolare, forse anche Dolohov … )Il preside aveva un talento naturale per l’impicciarsi negli affari altrui. Grazie al cielo la sua Occlumanzia era nettamente migliorata. Infatti, durante la battaglia finale, aveva a malapena notato il fatto che la cicatrice gli aveva fatto male.

Finalmente si sarebbe potuto godere qualche mese di pace. Non si sarebbe comportato allo stesso modo questa volta, adesso era lui che decideva. Aveva il coltello dalla parte del manico. Infondo lo studio non era un problema, gli incantesimi da primo anno gli venivano naturali come respirare. Magari poteva migliorare negli incantesimi non verbali e imparare a fare magie senza bacchetta? E doveva assolutamente diventare un Animagus, cosa che gli avrebbe dato un bel vantaggio. Ci avrebbe provato.

 Questa volta però non avrebbe seguito le regole! Avrebbe percorso i passi di suo padre, fatto scherzi e giocato a Quidditch. Si sarebbe divertito, per la prima volta in vita sua. Avrebbe aspettato fino a Natale per il Mantello dell’Invisibilità, ma sgattaiolare di notte non sarebbe stato un problema. Infondo conosceva tutti i passaggi segreti a memoria. Li avrebbe potuti utilizzare per andare a Hogsmeade! La Mappa del Malandrino però gli serviva per sapere la posizione delle persone all’interno del castello. Fred e George potevano aiutarlo con quello.

Sentì gli occhi pizzicargli. Fred … era una delle persone che aveva perso. Ma questa volta no. Sarebbe sopravvissuto e George sarebbe rimasto con entrambe le orecchie. Era una sua responsabilità. E lo stesso valeva per Remus, Tonks, Sirius …

Harry spalancò gli occhi. Sirius! Sarebbe potuto andare a vivere con lui! Le barriere a Privet Drive dovevano essersi annullate nel momento in cui era tornato. Infondo era diciassettenne no? E lo stesso valeva per la Traccia! Sarebbe stato un sollievo poter fare magie senza ricevere un gufo dal Ministero.

Harry aveva scoperto che la Traccia non era legata all’aspetto fisico delle persone, ma allo sviluppo mentale dell’individuo. Per questo Fred e George non erano stati in grado di oltrepassare la Linea dell’Età che aveva tracciato Silente intorno al Calice di Fuoco durante il suo quarto anno. Nonostante il loro aspetto fosse quello di un adulto, mentalmente erano ancora dei ragazzi.

E poi per quanto riguardava il Ministero, Harry conosceva Caramell e come governava. I suoi pochi pregi (tra il cui fatto che sarebbe stato facile manipolarlo) e i suoi numerosi difetti. Doveva imparare qualcosa sulla politica. Avrebbe dovuto provvedere a far cacciare Cornelius Caramell e a mettere al potere qualcun altro. Kingsley! Un piano iniziò a prendere forma nella sua mente …

Sorrise perfidamente.

Il Mondo Magico sarebbe cambiato drasticamente, perché Harry Potter stava per arrivare.

-

I giorni seguenti furono molto noiosi, almeno per Harry. I Dursley continuavano a ricevere le sue lettere per Hogwarts e lui continuava a far finta di niente, comportandosi innocentemente. Ogni giorno le lettere erano sempre di più.

Poi accadde.

Zio Vernon ebbe un esaurimento nervoso e in men che non si dica si ritrovarono tutti in una capanna sperduta in mezzo al mare.

Dudley continuava a lamentarsi perché non voleva perdersi i suoi programmi televisivi preferiti. Harry si era quasi scordato di quanto fosse petulante da piccolo. Lo preferiva di gran lunga dopo l’incidente con i Dissennatori all’inizio del suo quinto anno.

-

Era Martedì, e non un qualunque Martedì. Era quel Martedì. O almeno, lo sarebbe stato tra qualche minuto. Tra cinque minuti esatti sarebbe scoccata la mezzanotte e sarebbe stato il giorno del suo undicesimo compleanno. E Hagrid sarebbe arrivato.

Harry era per terra, al buio, e attendeva paziente. L’unico rumore era il russare di Dudley.

Iniziò a sentire rumori provenire da fuori. Sorrise. Finalmente

Tre … due … uno …

BOOM!

L’intera capanna tremò e Harry si preparò per quello che stava per accadere.

BOOM!

Dudley si svegliò di soprassalto, “Dov’è il cannone?” chiese stupidamente.

Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò slittando nella stanza. In mano brandiva un fucile. “Chi va là?” gridò, “Vi avverto … sono armato!”

Ci fu una pausa, poi—

SMASHH!

La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento.

E Hagrid fece il suo ingresso. Non era cambiato di una virgola dall’ultima volta in cui Harry lo aveva visto. “Che, non è potresti preparare una tazza di tè eh? Non è stato un viaggio facile … “ disse con il suo vocione.

Harry sorrise mentre gli eventi si ripetevano, ma poi cercò di mettere su un’espressione turbata. Infondo sarebbe sembrato sospetto se avesse sorriso di un mezzo gigante che entrava a forza in una capanna in mezzo al mare e terrorizzava la sua ‘famiglia’. Alla fine i Dursley si ritrovarono rannicchiati in un angolo con un fucile che più che un fucile somigliava a un pezzo di ferro.

Hagrid consegnò a Harry la sua torta di compleanno e si presentò.

“Chiamami Hagrid,” disse, “Tutti mi chiamano così. E ho il piacere di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts. Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts.”

Harry annuì saccente, alzando un sopracciglio, “Naturalmente.”

Vernon divenne paonazzo, “Tu sai?!?!?” urlò sconvolto.

“Perché non dovrebbe sapere?” domandò Hagrid con voce minacciosa. Vernon indietreggiò leggermente.

“Per farla breve, non mi hanno detto niente. Mi hanno raccontato che i miei genitori sono morti in un incidente d’auto. Non mi hanno neppure consegnato la mia lettera per Hogwarts,” chiarì Harry.

Hagrid era scioccato, si voltò verso i Dursley, “Non gli avete detto NIENTE?! DURSLEY!” ruggì con il viso rosso.

Petunia squittì e lei e Dudley si rannicchiarono dietro l’uomo, il quale sembrava volersi rannicchiare dietro di loro a sua volta.

“Beh, questa è la tua lettera Harry,” grugnì il mezzo gigante porgendogliela, senza però staccare gli occhi da Vernon.

Harry la prese già sapendo cosa avrebbe trovato al suo interno, ma infondo aveva bisogno della lista dei libri.

I Dursley continuavano a guardarli terrorizzati, poi Vernon sembrò ritrovare la sua voce, “Ma come fai a … sapere? Lo abbiamo tenuto nascosto così bene!”

Harry ci mise mezzo secondo per trovare una scusa, “Trovavo strano che dei perfetti sconosciuti mi salutassero in mezzo alla strada, così ho chiesto a uno di loro di spiegarmi cosa stesse succedendo,” mentì con facilità.

Vernon sembrava oltraggiato. Hagrid soddisfatto ma allo stesso tempo arrabbiato.

Poi suo zio esplose, “IO NON INTENDO PAGARE PERCHÉ UN VECCHIO PAZZO STRAVAGANTE GLI INSEGNI QUALCHE MAGIA!” urlò.

Harry per poco non rise dell’errore che aveva commesso Vernon. Come si aspettava, Hagrid si fece avanti, “MAI,” ruggì, “INSULTARE – ALBUS –SILENTE—DAVANTI – A—ME!”

E dopo quello, Dudley si ritrovò con una nuova coda.

-

Gli eventi continuarono a ripetersi. Presto Harry si ritrovò con Hagrid diretto verso il Paiolo Magico. Entrati dentro furono subito salutati da Tom, il barista.

“Il solito, Hagrid?” chiese l’uomo.

“Non posso, Tom, sono in servizio per Hogwarts,” rispose Hagrid  dando una pacca sulla spalla di Harry.

“Buon Dio!” esclamò il barista scrutando Harry. “Questo non è … non sarà mica …?”

Nel locale cadde d’un tratto il silenzio; tutti si immobilizzarono. Harry per poco non alzò gli occhi al cielo.

“Mi venisse un colpo … “ sussurrò con un filo di voce il vecchio barista. “Ma è Harry Potter! Quale onore!”

Poco dopo, decine di persone si stavano avvicinando a lui per stringergli la mano e conoscerlo. Che strana sensazione. Hagrid, come la scorsa volta, era raggiante.

“Bentornato signor Potter, bentornato.”

“Sono Doris Crockford signore … “

“Sono così orgoglioso, signor Potter, veramente orgoglioso.”

“Ho sempre desiderato stringerle la mano … Sono così agitato!“

“Oh, signor Potter, non so dirle quanto piacere mi fa conoscerla! Mi chiamo Lux, Dedalus Lux.”

E così via. Harry strinse mani a non finire, resistendo all’impulso di correre direttamente a Diagon Alley.

Poi …

“Professor Raptor!” disse Hagrid. “Harry, il Professor Raptor sarà uno dei tuoi insegnanti a Hogwarts.”

“P-P-Potter,” balbettò Raptor afferrando la mano di Harry. Il ragazzo si chiese come facesse a toccarlo senza bruciare, prima di giungere alla conclusione che non fosse ancora posseduto da Voldemort. “N-n-non so d-d-dirle qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscerla.”

Solo in quel momento Harry si rese conto di quanto suonasse falso. Come aveva fatto a cascarci la scorsa volta? In sua difesa poteva dire che era solo uno stupido moccioso di undici anni all’epoca, ma Silente? Come aveva fatto a non accorgersene?

“Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?” chiese comunque.

“D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure,” balbettò Raptor come se avesse preferito non saperlo. “N-n-non che a lei s-serva, eh, P-P-Potter?” e rise nervosamente.

Harry sorrise impertinente, tanto valeva stare al gioco, “Naturalmente professore. Le assicuro che voglio imparare il più possibile. Non è che insegna magia oscura, eh?” chiese, poi aggiunse con un filo di voce, “Sarebbe estremamente utile.”

Per un momento l’espressione di Raptor cambiò e a Harry parse di vedere un guizzo dell’uomo che aveva visto di fronte allo specchio. Voleva dargli l’impressione di non essere un Grifondoro candido ed innocente, voleva fargli credere che era un ragazzino orfano affascinato dalla magia oscura, proprio come Tom. “B-beh, n-n-non c-credo che p-possa a-andare b-bene. La m-magia o-o-oscura è i-illegale. S-se v-vuoi s-scusarmi,” disse l’uomo alzandosi in piedi e andandosene dopo aver chinato la testa.

Diamine, pensò Harry, lui e Hagrid dovevano muoversi e andare alla Gringott prima che fosse troppo tardi.

Dopo tutti i saluti, lui e il mezzo gigante fecero il loro ingresso a Diagon Alley. Harry non riuscì a trattenere un sorriso. La via era affollata e c’era un piacevole via vai di gente. Bambini giocavano da tutte le parti e mamme e papà li rimproveravano dicendo loro di fare attenzione. Diagon Alley non era stata in quello stato da quando Voldemort era tornato. Fu con disgusto che si ricordò di come era ridotta quella via durante la sua missione per recuperare la Coppa di Tassorosso. C’erano stati Mangiamorte che sfilavano come se niente fosse, persone spaventate che si rannicchiavano negli angoli …

Si diressero verso la grande banca di marmo bianco. Questa volta prese molti più soldi dalla sua camera blindata. Meglio essere pronto per ogni evenienza … Fu con sollievo che poco dopo vide Hagridi ritirare la Pietra Filosofale dalla camera blindata numero 713.

Una volta usciti fuori all’aria aperta, Hagrid dovette tornare al Paiolo Magico, e Harry si dovette avviare verso Madama McClan per le sue vesti.

Stai calmo, stai calmo, fa del tuo meglio, ce la puoi fare, continuava a pensare. Entrato nel negozio, sul retro, come si aspettava, Harry incontrò il solo ed unico Draco Malfoy.

“Ciao,” disse, “Anche tu a Hogwarts?”

“Si,” rispose Harry.

“Mio padre, nel negozio qui accanto, mi sta comperando i libri, e mia madre sta guardando le bacchette magiche, un po’ più avanti,” continuò il biondo con voce annoiata e strascicata. Poi iniziò a parlare di come li avrebbe trascinati al negozio di scope, di come ne avrebbe portata una di straforo, di come fosse ingiusto che i primini non potessero averne una, bla bla bla …

Non fare commenti, pensò Harry. Si era anche scordato di quanto Draco fosse stato petulante e viziato da bambino. Con gli anni era diventato molto più riservato.

“Sai già in che Casa andrai a stare?” domandò il biondo con voce strascicata.

“Si,” replicò Harry, pensando con soddisfazione che la scorsa volta non aveva saputo niente e aveva fatto la figura dello sprovveduto, ma che adesso era preparato,“Penso che finirò a Grifondoro, o forse Serpeverde,” c’era ancora quella possibilità.

“Beh, io sarò un Serpeverde, la casa migliore. Chi vorrebbe essere un Grifondoro?” pronunciò la parola con disgusto.

Calma, “Beh, non tutti la pensano così. Tu perché odi tanto i Grifondoro?” chiese Harry.

Draco sembrò preso in contropiede, “Beh, mio padre –“

“Non me ne frega di cosa pensa tuo padre, io voglio sapere cosa ne pensi tu,” affermò Harry.

Il giovane Malfoy era scioccato. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo e nessuno gli aveva mai chiesto la sua opinione. Tutti gli parlavano solo per suo padre.

“Beh, io … mio padre dice che –“

“Senti, anche tu avrai delle tue opinioni, no? Delle idee tue. Perché non usi quelle invece di quelle di tuo padre?”

Draco boccheggiò per un secondo, prima di studiarlo attentamente, valutandolo e aggrottando le sopraciglia.

“Chi  sei?” chiese infine il Malfoy.

Harry sorrise, “Vediamo se riesci ad indovinarlo. Me lo dirai sul treno.”

In quel momento tornò la sarta magica, “Ecco fatto, mio caro.”

Harry sorrise un’ultima volta al biondo prima di uscire, lasciandosi alle spalle un pensoso Draco Malfoy.

-

Dopo aver rincontrato Hagrid, e dopo aver ricevuto Edvige, i due si diressero da Ollivander per comprare la bacchetta di Harry. Il giovane mago aveva una strana sensazione. Quell’uomo era sempre riuscito a metterlo in soggezione. Sembrava che i suoi occhi ti potessero scrutare fin dentro l’anima … Harry rabbrividì.

“Hai freddo Harry?” gli chiese Hagrid con un sorriso incoraggiante.

Harry deglutì e scosse la testa, “No, solo un po’ nervoso. Questa è la mia prima bacchetta in fondo,” mentì ancora una volta. Era sorpreso da quanto gli riuscisse facile. Ma poi, lui era sempre stato un tipo riservato ed era sempre stato costretto a mantenere molti segreti. Avrebbe dovuto sapere che era un bravo bugiardo.

I due entrarono nel negozio di bacchette. Harry si guardò intorno meravigliato. Non lo aveva visto in quello stato da molto tempo, da quando il fabbricante di bacchette era stato rapito da Voldemort.

“Buon pomeriggio,” li salutò una voce.

Ollivander gli si presentò davanti, i suoi pallidi occhi che scintillavano, “Ah, si. Mi chiedevo quando l’avrei rivista signor Potter.” Lo osservò attentamente, “Ha gli occhi di sua madre. Mi sembra che fosse soltanto ieri quando entrò qui per comprare la sua prima bacchetta. Dieci pollici e un quarto, flessibile, in salice. Eccellente per Incantesimi.”

Il fabbricante gli si avvicinò di più. Harry lo trovava inquietante come la prima volta.

“Suo padre, invece, preferiva una bacchetta in mogano. Undici pollici. Flessibile. Con un po’ più potere – eccellente per la Trasfigurazione. Ma è la bacchetta che sceglie il mago, naturalmente.”

Harry annuì. Aveva iniziato a capire come funzionavano le bacchette durante l’ultimo anno, “Naturalmente.”

Hagrid sembrava un po’ perplesso dallo scambio, ma cercò di rimanere indifferente. Anche Ollivander sembrava sorpreso.

“Beh,” iniziò l’uomo, ancora impressionato dalla risposta del ragazzo, “Dovrò prenderti le misure allora –“

“Non credo che sarà necessario,” lo interruppe Harry. All’occhiata del fabbricante si affrettò ad aggiungere, “So già qual è la mia bacchetta.”

Ollivander alzò un sopracciglio, “Pensavo che lei avesse ammesso di essere a conoscenza del fatto che è la bacchetta che sceglie il mago, non il contrario.”

Harry sorrise, prendendo il fabbricante in contropiede, “E infatti è così. La mia bacchetta mi ha già scelto.”

Hagrid, che non si intendeva di bacchette né era riuscito a seguire il discorso, decise di intervenire, “Dicci allora qual è la tua bacchetta e facciamola finita.”

Harry gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a Ollivander, “Undici pollici, agrifoglio e piuma di fenice. Flessibile.”

Lo sguardo del fabbricante era impagabile. Lo shock dirò per circa un minuto, prima che l’uomo si affrettasse, eccitato, a recuperare la bacchetta.

Pochi attimi dopo, gli stava porgendo la sua vecchia bacchetta, emozionato.

Harry l’impugnò, felice di riaverla. Una sensazione di calore gli pervase il braccio, più forte dell’ultima volta. Era semplicemente così giusto impugnarla. Non aveva potuto farlo da quell’incidente a Godric’s Hollow in cui si era irreparabilmente rotta.

“Curioso … molto curioso … “ stava mormorando Ollivander. Harry non disse niente, ma si morse un labbro. Improvvisamente quello che aveva fatto gli sembrò una pessima idea. Se il fabbricante avesse detto a Silente che lui già sapeva qual’era la sua bacchetta, allora il preside avrebbe potuto insospettirsi.

“Signor Ollivander,” iniziò, “La pregherei di non informare nessuno di questa vicenda. Sarebbe alquanto inappropriato. Gradirei che restasse una cosa tra me e lei. Pensa che sia possibile?” chiese affabile.

Ollivander lo guardò per un attimo speculativamente, “Beh, dovrei informare Albus –“

“In particolare vorrei che non rivelasse una parola a Silente,” aggiunse Harry.

Il fabbricante di bacchette, seppur riluttante, annuì.

Harry sorrise, “Quanto le devo?”

-

Usciti dal negozio, Harry e Hagrid tornarono al Paiolo Magico. Sulla via del ritorno, Harry pregò il mezzo gigante di non parlare con il vecchio preside degli eventi del giorno.

“Ti prego Hagrid, è importante,” gli disse.

“Ma Silente dovrebbe essere messo a conoscenza dei fatti. Anche se non capisco cosa abbia di tanto speciale la tua bacchetta … “ replicò quello aggrottando le sopracciglia.

Harry si strinse nelle spalle. Questa volta aveva impedito al fabbricante di rivelare che la sua bacchetta era quella gemella di Voldemort, per questo Hagrid era confuso.

“Giuramelo e basta, ok? Non voglio che lo sappia, sono affari miei,” insistette il ragazzo.

Hagrid gli sorrise e annuì, “Sei determinato e testardo come i tuoi genitori. Non dirò nulla, hai la mia parola.”

Poi gli porse una busta, “Qui dentro c’è il tuo biglietto per Hogwarts. Primo settembre, King’s Cross – è tutto là dentro.”

Poco dopo, Harry si ritrovò dai Dursley.

Non era per niente impaziente di tornare a scuola, anzi, il contrario. Aveva bisogno di tempo per pianificare in modo da poter entrare in azione. Una volta arrivato a Hogwarts, con tutti gli impegni che doveva svolgere (lezioni, compiti, riallacciare vecchi – o nuovi?— rapporti …)sarebbe stato difficile trovare un modo per distruggere gli Horcrux e portare a termine la sua missione. Senza contare gli alleati che doveva farsi …

Harry sospirò.

Mondo Magico, arrivo.

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Fatemi sapere se vi piace! Volete che continui?

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Capitolo 3
*** Un Mese Pieno di Impegni ***


3- Un Mese Pieno di Impegni

Sono commossa giuro! Le vostre recensioni sono così gentili. Questa storia andrà per le lunghe, perché infondo si parla di tutti e sette i libri, daccapo. Cercherò di rendere gli aggiornamenti più rapidi possibili, ma ho circa otto o nove storie da scrivere/tradurre al momento. Penso che riuscirò a postare uno o due capitoli alla settimana.

Risposte a:

en86: mi spiace se ti ho rubato l’idea, non l’ho fatto apposta. La verità è che anche io ci stavo pensando. Ho letto un paio di storie così e ho pensato ‘perché non farne una anche io?’. Per il momento il rating sarebbe meglio lasciarlo così, perché è vero che Harry farà un po’ il bastardo in futuro, ma al momento ha undici anni. Tutti lo considerano candido e innocente. Qualche cosina illegale la farà (MOLTE COSINE!) e quando crescerà, alzerò il rating.

yuukimy: in questa storia Harry non si concentra molto sulle storie sentimentali, anche se ne avrà qualcuna, e non con Ginny. Ma dato che questo Harry non è OOC, penso che forse alla fine (tra qualche cinquantina di capitoli o forse di più XD!) quei due staranno insieme. Perdonami, ma non posso fare altrimenti! Spero che continuerai comunque a seguire la storia.

Zanna: ciao! Grazie mille per la recensione, mi ha fatto piacere sapere che ti piace. Temo che Malfoy non potrà finire a Grifondoro (ci avevo pensato ma poi ho dovuto scartare l’idea) perché ho bisogno che lui sia Serpeverde per realizzare alcuni parti. Ma non preoccuparti, la storia non sarà per niente accanita contro Draco, al contrario. Spero che ti piaccia comunque!

Marcolp: hello! Prima di tutto vorrei ringraziarti di avermi recensito! Poi ci tenevo solo a dirti che questa storia non è sul viaggio dimensionale di Harry, ma sul suo viaggio temporale. Lui vuole cambiare il futuro. Comunque spero che continuerai a seguirmi!

Rowan Mayfeir: grazie per il complimento e per la recensione! Per rispondere alla tua domanda devo dirti che questa storia non è una traduzione, l’ho scritta io. Il fatto è che ce ne sono molte su fan fiction.net, ma neanche una qui su efp, quindi speravo che scrivendone una avrei potuto ispirare qualcun altro a fare altrettanto! Quindi diciamo che l’originale è in italiano!

Ras Malfoy: grazie mille per la recensione! Sono davvero lusingata. Gli altri capitoli non sono già scritti, ma cerco di scriverli il prima possibile. Mi tengo sempre avanti di un capitolo, così se non ho tempo di scriverne uno posso sempre postare qualcosa. Hai ragione, Harry non si fida molto di Silente, o meglio, io non mi fido molto di Silente. Il fatto è che sull’altro sito –fanfiction.net – ho letto tante di quelle bashing che ho iniziato a vederci un paio di verità. Ad esempio, ‘la lettera di Hogwarts era stata indirizzata al sottoscala, questo significava che sapeva che Harry dormiva là. Perché non aveva fatto niente?’ oppure ‘se Silente era il capo del Wizengamot, perché non ha provveduto a far avere un processo a Sirius?’ insomma, cose così. In più odio quando Harry corre direttamente dal vecchio e svuota il sacco. Sarebbe come ammettere di essere un bambino perso che non sa cosa fare e quindi chiede aiuto. Preferisco quando Harry è indipendente. Ma non volevo inserire anche il grande Silente tra la lunga lista di nemici, quindi ho deciso di lasciarlo il più in disparte possibile. Ma ci sarà, e non sarà esattamente buono, ecco. Ciao ;D!

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Capitolo 3

Un Mese Pieno di Impegni

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Il resto del mese, Harry lo trascorse molto indaffarato.

Aveva letto, giusto per ripasso, tutti i suoi libri e li aveva trovati fin troppo facili. Persino il libro di pozioni era  semplice. Le Pozioni semplici, o almeno per lui, come il Distillato della Morte Vivente e la Polisucco, non erano del livello degli studenti del primo anno, ma del quinto-sesto. Finì tutti i suoi libri entro i primi due giorni.

Aveva cercato di guadagnare la simpatia dei suoi parenti. Con Dudley era piuttosto difficile, considerando che non riusciva neanche a restare nella stessa stanza con Harry per più di cinque secondi senza scappare urlando. Ma con sua zia Petunia andava meglio. Aveva utilizzato quel po’ di informazioni che era riuscito ad immagazzinare in Erbologia per aiutarla nel giardinaggio.

“Sai, ho letto in uno dei miei libri che c’è un fertilizzante che fa crescere le piante in mezz’ora. Se vuoi te lo posso procurare, avresti le piante più rigogliose dell’intero vicinato,” aveva detto a sua zia.

La donna era sembrata riluttante ad accettare qualcosa che appartenesse al suo mondo, ma alla fine aveva ceduto alla tentazione di avere un giardino più curato dei vicini, così Harry le aveva promesso che sarebbe tornato a Diagon Alley e le avrebbe comprato qualche prodotto per il giardinaggio.

Con Vernon la situazione era in fase di stallo. L’uomo detestava la magia e aveva guardato male Harry perché secondo lui il ragazzo lo aveva costretto a rifugiarsi su una rocca in mezzo al mare per niente. Lo zio lo aveva fatto per tenerlo lontano dalle lettere, e scoprire che Harry aveva saputo tutto sin dall’inizio lo aveva fatto infuriare. Adesso però aveva troppa paura per sgridarlo, quindi si limitava ad ignorare la sua presenza. Per Harry andava più che bene.

Harry, essendo ‘maggiorenne’ aveva già fatto un paio di incantesimi minori, naturalmente senza farsi vedere dai Dursley. La magia era molto utile per preparare colazioni perfette, lavare i panni facendoli sembrare come nuovi, e per pulire casa come non era mai stata pulita prima.

I Dursley erano molto soddisfatti. Pensavano che ora che Harry stesse per lasciare la loro casa, il giovane mago aveva capito quanto questa fosse importante per lui e che vi si fosse affezionato. Poveri sciocchi.

Harry era andato a Diagon Alley un paio di volte, (mentre i suoi zii pensavano che si stesse riposando nella sua camera), sotto travestimento naturalmente, e utilizzando la materializzazione. Aveva comprato i fertilizzanti per Petunia e un altro paio di vesti che gli calzavano a pennello.

Poi aveva fatto un giretto per Knocturn Alley.

Prima di tutto si era procurato un paio di mantelli con il cappuccio, per nascondere la sua identità. Uno era nero come la pece e l’altro blu notte.

Aveva poi trovato un negozio in cui aveva comprato un baule simile a quello che aveva visto in possesso di Moody durante il suo quarto anno. Al suo interno c’era un appartamento completo (in caso di fuga improvvisa) con una cucina moderna, tre bagni, cinque camere da letto, uno studio e un salotto accogliente. Tutto questo si trovava nel settimo comparto, visto che c’erano otto comparti diversi che si aprivano solo con una password vocale, che lui aveva impostato in Serpentese. Quei comparti sarebbe stati utili per metterci dentro gli Horcrux prima di distruggerli.

Era passato anche per un altro negozio, in cui aveva comprato una fondina invisibile da applicare sul suo avambraccio. In questo modo la sua bacchetta sarebbe stata facilmente accessibile e a portata di mano, ma nessuno avrebbe visto che era lì.

In seguito era passato per Magie Sinister. Lo aveva fatto per precauzione. Aveva comprato L’Armadio Svanitore; in questo modo, se qualcosa fosse andato storto, i Magiamorte non sarebbero potuti entrare nella scuola. Infilò l’armadio nel suo nuovo appartamento nel baule.

Il venditore del negozio lo aveva guardato sospettoso, ma non aveva fatto domande, se non come si chiamasse. Ovviamente aveva dato un nome falso: James Evans. Da quel momento in poi avrebbe utilizzato quel nome per far ciò che Harry Potter non poteva fare. James Evans aveva i capelli biondi ed estremamente spettinati come i suoi, occhi di un azzurro stupefacente con striature blu notte, una corporatura muscolosa ma non eccessiva, ed un fisico alto e slanciato. Dimostrava quindi o sedici anni. Ed era così che si era travestito per andare a Diagon e Knocturn Alley.

Era cosciente del fatto che Sinister sapesse che aveva mentito, ma rassicurato dal fatto che non avrebbe mai scoperto a chi lo aveva venduto veramente.

Infondo, chi avrebbe pensato che Harry Potter, un presunto ragazzino undicenne cresciuto da babbani e con la Traccia, sarebbe andato a Knocturn Alley sotto travestimento per comprare un oggetto potenzialmente oscuro da Magie Sinister?

Poi era passato per la libreria più fornita che c’era, dove aveva acquistato molti libri (circa tre quarti del negozio in pratica) di magia avanzata, tra cui alcuni che si trovavano nel reparto proibito a Hogwarts, una decina sulla politica, e anche un paio di dozzine di magia oscura. Aveva lasciato tralasciato solo quelli che già aveva letto o aveva reputato troppo al di sotto del suo livello. L’espressine sul volto del librario era stata impagabile. Li aveva poi infilati nella libreria nello studio del suo appartamento.

A due settimane dall’inizio della scuola, era tornato a Diagon Alley per l’ultima volta, ed era andato alla Gringott. Aveva bisogno dell’appoggio dei Goblin per riuscire a mettere le mani sulla Coppa di Tassorosso nella camera blindata dei Lestrange.

Aveva fatto il suo ingresso nella banca e si era diretto, a passo sicuro, verso l’ultimo Goblin con la quale aveva fatto affari. Unci-unci.

Mentre passava accanto alla gente, molti si voltarono per guardarlo, chiedendosi cosa ci facesse un così giovane ragazzo da solo alla Gringott.

Harry era abituato agli sguardi e non ci fece caso. Arrivò fino al Goblin e, con un inchino, gli rivolse il tradizionale saluto in Goblinese.

“Che l’onore e la fortuna ti assistano,” pronunciò il ragazzo con rispetto nella lingua dei Goblin.

Unci-unci era scioccato, ma rispose come voleva la tradizione, “E che le tue tasche siano sempre piene di oro.”

La gente adesso lo fissava a bocca aperta. Persino gli altri Goblin avevano smesso di lavorare per guardarlo curiosi.

“Le sarei grato se potessimo discutere di alcune faccende private in un luogo più consono,” mormorò Harry, per precauzione sempre in Goblinese, consapevole del fatto che molti lo stavano guardando e probabilmente anche cercando di origliare.

Unci-unci annuì, ancora sorpreso, e gli fece cenno di seguirlo.

I due uscirono dall’atrio principale sotto lo sguardo di quasi tutta la sala. Unci-unci lo guidò fino a una stanza le cui pareti erano ricoperte di antiche rune.

“La stanza è insonorizzata. Nessuno può sentirci,” gli disse il Goblin dopo che ebbe chiuso la porta.

Harry annuì. “Prima di spiegare il motivo della mia presenza, devo chiederti di non rivelare una sola parola di quello che sto per dire al di fuori di queste quattro mura senza il mio consenso.”

Unci-unci, sempre più incuriosito da quel giovane ragazzo, non esitò a rispondere, “Hai la mia parola.”

Harry sorrise, “Eccellente. Sono Harry James Potter,” e detto questo si tolse il suo travestimento, tornando al suo aspetto originale, “E sono qui per parlarti di una certa situazione … ” iniziò.

Unci-unci guardava il ragazzino davanti a sé aggrottando le sopracciglia. Ovviamente sapeva chi era, ed era risaputo che il ragazzo fosse stato cresciuto da babbani. Allora come faceva a conoscere così bene la lingua dei Goblin?

“Prima di andare oltre, devo farti una domanda. Cosa pensi di Tom Orvolson Riddle, meglio conosciuto come Lord Voldemort?” chiese Harry scrutandolo attentamente.

Il Goblin ci pensò un attimo, e poi rispose cauto, “Noi Goblin non siamo mai stati dalla sua parte. Durante la guerra, ci siamo dichiarati neutrali per non averlo come nemico, e soprattutto per non schierarci dalla sua parte. Se lui trova inferiori alcuni maghi, allora sappiamo che non porta il ben che minimo rispetto per noi Goblin.”

Harry valutò la sua risposta, “Quindi voi Goblin non vorreste che tornasse al potere?”

“No,” replicò Unci-unci guardandolo sospettoso. Dove voleva arrivare quel ragazzino?

“Tu pensi … che lui sia morto?” domandò infine il mago, guardando il Goblin dritto negli occhi.

Unci-unci esitò un attimo, “No, non lo penso. Il male è troppo difficile da distruggere. Non penso che sia davvero morto, ma se non è tornato per tutti questi anni, allora non è nemmeno del tutto vivo.”

Harry annuì, “E tu lo vorresti vedere morto?”

“Che scopo hanno tutte queste domande?” sbottò il Goblin frustrato.

“Rispondi alla domanda per favore, poi spiegherò tutto,” promise il giovane.

“Si, penso di parlare a nome di tutti i Goblin quando dico di volerlo vedere morto,” affermò Unci-unci.

“Bene,” disse Harry, “Cosa diresti se io ti dicessi che esiste un modo per farlo fuori una volta per tutte e per aiutare i Goblin ad acquistare un ruolo di importanza e rispetto nella comunità magica?”

Questa volta Unci-unci non riuscì a nascondere la sorpresa, “Suppongo che questo voglia dire che tu sai come fare?” indagò con una strana nota di speranza nella voce.

Il giovane mago annuì, “Vedi, c’è un modo per risolvere tutti i nostri problemi: Voldemort, la corruzione nel Ministero e il modo in cui i Goblin vengono trattati. Ho un piano, ma ho bisogno del vostro aiuto. Diciamo che potrebbe cambiare la sorte dell’intero mondo magico,” disse il ragazzo grave e con sguardo serio. Harry fece una pausa.

“Va avanti,” lo incitò il Goblin, capendo che quello non era un normale ragazzo e che non andava sottovalutato.

“Cosa sai degli Horcrux?”

-

Harry tornò a Privet Drive molto soddisfatto.

Aveva spiegato una parte del suo geniale piano per aiutare la comunità dei Goblin a Unci-unci. Il Goblin era rimasto così scioccato ed estasiato che era corso a contattare tutti gli altri Goblin e la banca era stata chiusa per circa due ore, con grande shock da parte dei maghi, mentre il Consiglio si era riunito in presenza di Harry, al suo interno.

Harry aveva condiviso alcune informazioni con tutti loro e, dopo essersi assicurato la loro discrezione, aveva spiegato che Voldemort aveva degli Horcrux e che uno si trovava nella camera blindata dei Lestrange (aveva omesso dove e quali erano gli altri però).

Non sapeva come, ma mostrando rispetto nei loro confronti e spiegando cosa aveva intenzione di fare, si era guadagnato la loro fiducia e lealtà. Per non parlare del rispetto.

Il capo dei Goblin in persona gli aveva fatto un inchino!

Inutile dire che la comunità di Goblin, percependo che lui non era un comune ragazzino di undici anni (si doveva essere ciechi per non notare il suo potere, il suo elevato intelletto e la sua impressionante conoscenza), l’aveva reputato degno di avere la loro alleanza. Per la prima volta in cinquecento anni, i Goblin aveva stipulato un patto con un essere umano, giurando di aiutarlo e di seguirlo nel suo piano.

Gli avevano assicurato che gli avrebbero consegnato l’Horcrux, ma che prima avrebbero cercato un modo per aiutarlo a distruggerlo. Se Harry ne avesse trovato un altro prima, allora non avrebbero esitato a darglielo.

Harry sorrise.

Aveva ancora due settimane, sperava che sarebbero bastate per portare a termine le prime fasi del suo piano.

Era ora di mettersi in contatto con un certo lupacchiotto.

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Remus John Lupin era seduto sulla poltrona nello studio del suo piccolo appartamento di Londra. Stava leggendo il giornale sorseggiando una tazza di caffè, quando sentì qualcosa picchiettare alla finestra.

Alzò lo sguardo. Rimase scioccato nel vedere che c’era un candido gufo delle nevi e che stringeva una lettera tra le zampe.

Non riceveva notizie dal mondo magico da anni. Chi poteva avere interesse a scrivergli via gufo?

Curioso e allo stesso tempo un po’ spaventato aprì la finestra, facendo entrare l’elegante gufo, che atterrò su un tavolino, aggraziato.

Fece cadere la lettera, ma rimase fermo. Non aveva intenzione di andarsene.

Remus prese la lettera in mano ed esitò un attimo prima di aprirla.

Sgranò gli occhi.

Caro Remus J. Lupin,

so che sai chi sono, anche se non mi conosci di persona. Il mio nome è Harry James Potter e ti scrivo perché ho saputo che eri un amico di mio padre. Mi piacerebbe incontrarti il prima possibile. Ho così tante domande da chiederti su di lui! Se non vuoi non importa, basta che invii una risposta con Edvige. Se sei disposto a incontrarmi, allora ci vediamo questa sera, alle 8:00 al Paiolo Magico. Fammi sapere se per te va bene o no.

HJP

P.S. come stai? Io bene!

Remus rimase immobile per un attimo, troppo sorpreso e scioccato. Harry Potter gli aveva scritto chiedendo di incontrarsi quella sera. Cosa doveva fare? Infondo era il figlio di James … non lo vedeva da quando aveva un anno.

Per una volta, seguendo l’istinto, corse alla sua scrivania ed afferrò una pezzo di pergamena e una piuma.

-

Harry era nella sua stanza, con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Edvige gli aveva appena riportato la risposta di Remus.

Caro Harry James Potter,

è curioso che tu abbia sentito parlare di me, ma mi farebbe piacere incontrarti questa sera alle otto, al Paiolo Magico, se va bene per i tuoi guardiani. Ti racconterò volentieri storie su tuo padre, James, e sui suoi vecchi amici, tra cui me stesso. Posso già dirti che tuo padre è stato il più grande ideatore di scherzi che Hogwarts abbia mai visto. A stasera.

Remus Lupin

P.S. anche io sto bene, grazie per l’interessamento.

Erano ancora le sette e quindi mancava un’ora, ma Harry già si stava preparando. Indossò delle vesti da mago verdi, che gli risaltavano gli occhi. Cercò di pettinarsi i capelli, ma era tutto inutile.

Non voleva sgattaiolare di nascosto questa volta, quindi scese le scale e andò in cucina, dove sua zia Petunia stava preparando una torta al cioccolato. Quando la donna vide come era vestito fece una smorfia di fastidio, ma non disse niente.

“Zia Petunia, io stasera vorrei uscire. Ho un appuntamento con un vecchio amico di mio padre. Per te va bene? Naturalmente prima di andare preparerò la cena,” si affrettò a dirle.

Sua zia sembrava aver succhiato un limone, ma dopo le ultime settimane, il loro rapporto era migliorato, “Non serve che tu prepari la cena, ho già qualcosa di pronto. Va pure,” rispose. Harry sapeva quanto le costasse.

Il giovane mago sorrise, “Grazie.”

Si mise il suo mantello blu notte, che aveva preso apposta per uscire (quello nero era per quando aveva a che fare con maghi oscuri e voleva nascondere la sua identità, come quando andava a Knocturn Alley).

Uscì dal numero quattro e si materializzò fuori al Paiolo Magico. Il locale era piuttosto affollato, ma Harry riuscì a trovare un tavolo libero infondo, dove era difficile essere visti ma da dove era facile vedere il resto della sala. Una posizione strategica perfetta.

Quando Tom passò, ordinò due Burrobirre. Il barista non lo riconobbe, visto che il suo volto era oscurato dal mantello.

Pochi minuti dopo, Remus fece il suo ingresso nel locale. Si guardò intorno, rivedendo quel posto per la prima volta in anni. Cercava il giovane Potter, ma non lo vedeva da nessuna parte. Che non si fosse presentato?

Harry, da infondo la sala, alzò una mano e gli fece cenno di avvicinarsi. Il licantropo lo guardò sospettoso, non riconoscendolo, ma si avvicinò comunque.

Dopo che Lupin gli si fu seduto davanti, Harry abbassò il cappuccio del suo mantello. L’uomo spalancò gli occhi. Era identico a James quando aveva undici anni. Tranne gli occhi, gli occhi di Lily …

“Ciao Remus, io sono Harry,” disse il ragazzino gioviale e allegro.

Remus cercò di non fissarlo esterrefatto, “Io s-sono Remus … ma a quanto pare tu già lo sai,” si corresse quando si rese conto di quanto suonasse stupido dato che il ragazzo lo aveva già chiamato con il suo nome.

Harry ridacchiò del fatto che Remus fosse così a disagio.

“Non essere così nervoso, non ti mangio mica!” esclamò Harry guardandolo divertito.

In quel momento arrivò Tom con le due Burrobirre. Harry lo ringraziò e iniziò a sorseggiare la sua.

Remus si schiarì la gola annuendo, “Allora, cosa vorresti sapere?” chiese volendo arrivare al dunque del loro incontro.

Harry sembrò pensarci un attimo, “Tutto,” decretò.

Remus sorrise e raccontò di come si erano incontrati, dei primi anni a Hogwarts, del rapporto di James con sua madre, gli scherzi che facevano, i guai in cui si cacciavano …

Harry ascoltò ogni parola rapito. Nonostante conoscesse il segreto dei Malandrini, nessuno gli aveva mai raccontato, a parte forse Sirius, della loro vita di tutti giorni, degli scherzi e dei bei momenti.

Remus gli raccontò tutto, tranne il segreto dei Malandrini, forse perché se lo avesse detto avrebbe dovuto rivelare la sua vera natura, e non voleva spaventarlo. Harry sbuffò per la frustrazione. Remus doveva dirgli del segreto per far funzionare il suo piano per cambiare il mondo magico. Senno come avrebbe giustificato il fatto che sapesse che Minus era un animagus? Remus gli avrebbe offerto la scusa perfetta.

Se avesse detto che Minus era un ratto nessuno gli avrebbe creduto senza prove, e anche se le avesse fornite, la gente gli avrebbe chiesto come faceva a saperlo. E a quel punto sarebbero stati guai.

“Sai Remus,” lo interruppe mentre l’uomo faceva una pausa per sorseggiare la sua burrobirra, “Ho letto dentro il mio libro di Storia della Magia che l’anno in cui mio padre è arrivato a Hogwarts è stato piantato il Platano Picchiatore …”

Remus impallidì.

“È un albero piuttosto raro, non si trova dovunque. Mi chiedevo se tu sapessi il perché lo hanno voluto piantare a Hogwarts, considerando poi che non è molto innocuo. C’entrava con mio padre?” indagò Harry guardandolo con un sopracciglio inarcato.

Remus deglutì, “Beh, ecco, vedi …” sembrò esitare un attimo. “Harry, tu hai paura delle creature magiche?”

Harry scoppiò a ridere. Tipico di Remus essere così cauto, “Certo che no! A Diagon Alley con Hagrid ho comprato un paio di libri sulle creature magiche e quelle oscure. Sai che molte creature innocue, come i Thestral, vengono considerate pericolose dal Ministero?”

Remus sembrò un po’ sollevato dalla risposta, “Beh, ecco, vedi … io … sono …” prese un respiro profondo, “Un licantropo,” concluse studiando attentamente la sua reazione.

Harry spalancò gli occhi guardandolo con meraviglia, “Fooorteeee,” disse, “Ho incontrato un licantropo! Non aveva mai incontrato qualcuno con questo, em, piccolo problema peloso.”

Remus lo guardò a bocca aperta, che poi si piegò in un sorriso sollevato e divertito al menzionare del ‘piccolo problema peloso’. Dopo quello, Remus gli raccontò tutto del suo stato, di quello che avevano fatto i suoi amici per lui, delle loro avventure sotto la luna …

“Che cosa è successo agli altri amici di mio padre?” domandò Harry nonostante già conoscesse la risposta.

Un lampo di dolore passò negli occhi di Remus, “Peter Minus è morto, ucciso da Sirius Black, che al momento è ad Azkaban,” rispose con voce priva di emozione, “Sirius Black è il tuo padrino.” Poi sorseggiò la sua Burrobirra.

Evvai! Esclamò Harry mentalmente. La prima fase del suo piano era andata in porto. Ora tutte quante le fondamenta del mondo magico sarebbero crollate come le tessere di un domino. Adesso poteva davvero mettere in azione l’intera operazione.

Harry e Remus parlarono ancora per una decina di minuti, prima di notare che si era fatto tardi e che era ora di andare. Il cielo si era oscurato e adesso si potevano intravedere delle stelle. Harry pagò le due Burrobirre, ignorando le proteste di Remus, e poi i due si diressero verso l’uscita.

“Scrivimi ogni tanto, mi farebbe piacere,” gli disse Harry.

“Certo, lo farò,” rispose Remus. Era felice di avere di nuovo qualcuno nel mondo magico, quello in cui apparteneva. “Ma come farai a ritornare a casa?” chiese il licantropo notando che nessuno era venuto a prendere il ragazzo.

“Oh, non preoccuparti. Ho i miei metodi,” replicò Harry godendosi l’aria fresca della notte che gli scompigliava i capelli. I babbani camminava per le strade, ignari del fatto che così vicino a loro c’era il passaggio a un mondo totalmente diverso dal loro.

“Allora ciao Harry,” disse Remus sorridendo.

“Ciao Remus,” lo salutò Harry facendogli l’occhiolino. Il giovane mago accelerò il passo e svoltò l’angolo.

Quando però il licantropo fece altrettanto, Harry Potter non era più lì.

-

Era il trent’uno Agosto. In quelle ultime settimane Harry si era tenuto in contatto con Remus, parlandogli di come era eccitato di andare a Hogwarts e di come avrebbe cercato di rendere suo padre fiero. L’uomo aveva replicato dicendogli di non fare niente di stupido e raccomandandogli di non farsi beccare. Gli aveva persino offerto aiuto per organizzare scherzi!

Il tempo era volato, ma Harry si sentiva pronto per rientrare ufficialmente nel mondo magico. Aveva ricevuto una lettera da Unci-unci, portata da un falco, che diceva che i Goblin forse avevano trovato un modo efficace per distruggere gli Horcrux, ma che prima lo avrebbero testato sulla Coppa.

Il giorno dopo Harry avrebbe preso l’Espresso per Hogwarts e avrebbe rivisto i suoi amici.

Harry rimase sdraiato sul suo letto, perso nei suoi pensieri. Aveva letto un paio di libri che aveva comprato a Knocturn Alley, in particolare quelli sulla politica e sull’Occlumanzia. Non poteva permettersi di affrontare Silente o Piton senza le adeguate protezioni.

Il giovane mago era consapevole del fatto che, il giorno dopo, una gran parte del suo piano sarebbe stato messa in atto. Avrebbe rivisto Codaliscia, avuto a che fare con Malfoy, riallacciato l’amicizia con Ron …

Aggrottò le sopracciglia pensoso. Tutti i pericoli che aveva affrontato con i suoi amici li avevano uniti. Adesso, senza situazioni di vita o di morte, come avrebbe fatto a far si che la loro amicizia fosse forte come prima?

Harry scosse la testa. Non doveva pensarci. Se fosse stato necessario, avrebbe creato dei pericoli lui stesso. Forse quello del troll poteva anche non evitarlo …

Come la volta precedente, Harry chiese ai suoi zii se potevano accompagnarlo alla stazione.

“Er – zio Vernon?”

Vernon grugnì per fargli capire che lo stava ascoltando.

“Er – devo essere a King’s Cross domani per – per andare a Hogwarts.”

Zio Vernon grugnì di nuovo.

“Mi potresti dare un passaggio?”

Un altro grugnito. Harry si ricordava che l’ultima volta era stato un sì.

Stava per tornare in camera sua quando sentì suo zio parlare, “Strano modo per andare a una scuola per maghi, il treno. Che è successo, i tappeti voltanti sono stati tutti bucati?”

“No, ma sono illegali in Gran Bretagna,” replicò Harry prima di salire le scale.

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Ed ecco qui il capitolo! Spero vi sia piaciuto. Nel prossimo Harry arriva a Hogwarts. Si parla del viaggio sul treno. Poi, una volta arrivato, inizierà la vera avventura! XD! spero vi sia piaicuto!


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Capitolo 4
*** Casa ***


4- Casa

Ancora una volta, vi ringrazio per le recensioni! Spero che apprezziate il capitolo! Perdonatemi per il ritardo madornale, ma ogni pomeriggio avevo troppo da fare per postare! XD!

jeginnybells: non ti preoccupare, alla fine si metteranno insieme! Infondo questo è sempre lo stesso Harry. Solo che a me ha dato un po’ fastidio il fatto che Harry sia stato così … quasi antisociale nella storia originale, quindi forse frequenterà altre persone prima. Harry amerà Ginny quando lei maturerà e inizierà a vederlo solo come Harry, non come il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.

Shiho93: Harry ha imparato il Goblinese da uno dei libri che ha comprato a Knocturn Alley, insieme a quelli di politica, Occlumanzia etc. So che può sembrare che Harry non sia più Harry, ma infondo è sempre stato un po’ serpeverde no? Il cappello parlante aveva preso in considerazione di metterlo in quella casa. Ma le sue intenzioni sono sempre nobili, infatti è pronto a fare tutto quello che aveva già fatto da solo e affrontare ciò che aveva affrontato la prima volta per salvare la vita delle persone che ama (Sirius, Remus etc.). Ho pensato di organizzare un po’ i suoi pensieri, ma ci saranno capitoli in cui si vedrà decisamente più Grifondoro. Grazie della recensione, mi ha fatto piacere sapere cosa ne pensi! Se mai avrai qualcos’altro da dire, fa pure!

Manda: grazie per la recensione! Volevo solo rassicurarti sul fatto che anche io amo le coppie della Rowling, quindi naturalmente il rapporto tra Ron e Hermione migliorerà e questa volta Harry li aiuterà un po’. Per quanto riguarda la coppia Harry/Ginny, non ti preoccupare, staranno insieme prima o poi, e non farò soffrire la ragazza, mi piace troppo per farla stare male. Solo che Harry è innamorato della Ginny adulta, matura, la ragazza forte e indipendente che diventerà, non la ragazzina di dieci anni alla quale importa solo del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.  Poi non sarò cattiva nei confronti di Silente, solo che non sarà messo al corrente delle informazioni come gli Horcrux. Il piano però è di Harry, non di lui. Anche se … ho un’idea su come coinvolgere il vecchio preside nell’intera faccenda senza però fargli prendere in mano le redini della storia.

Vale Lovegood: ciao! Volevo solo dirti che una parte della battaglia Harry l’ha combattuta. Se vedi a pagina 589 dei Doni della Morte paragrafo 7, Harry si rende conto che dall’inizio della battaglia si era a malapena accorto che la cicatrice gli faceva male. Poi la usa per guardare nella mente di Voldemort, andare alla Stamberga Strillante, procurarsi le memorie di Piton, vederle, andare nella Foresta, e poi dopo essere stato colpito, torna indietro nel tempo. Un’ultima cosa. Chi dice che al secondo anno non ci sarà Dobby? Hihihi!! Lui si che sarà d’aiuto in questa storia!

SATANABAAN: grazie per aver lasciato un commento! Per quanto riguardava le tue perplessità, ci tenevo a spiegare che Harry è sì in grado di materializzarsi, ma non di fare incantesimi più avanzati di quelli del quinto anno. Infatti, gli unici incantesimi che fa durante le vacanza sono per pulire o tenere in ordine la casa dei Dursley. Riesce a fare un po’ di Trasfigurazione umana di base, come cambiare colore degli occhi e dei capelli, ma i tratti solo sempre suoi e la cicatrice non la può nascondere. Legge un po’ di teoria avanzata, ma non è esattamente in grado di passare alla pratica, o almeno, non ancora. ;D!

RAS MALFOY: grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensi! So che nei libri si parlava dei folletti, infatti anche io l’ho notato. Il fatto è che nel libro, la lingua dei folletti, la chiamavano Goblinese. Allora, visto che nel libro originale in inglese i folletti venivano chiamati goblin (infondo la parola follettese non avrebbe molto senso …) ho deciso di tenere la parola goblin. Spero non sia un problema per te. Buona lettura! ;D!

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Capitolo 4

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Harry non era nervoso. Per niente, cosa che lo sorprese. Stava rientrando nel mondo magico e per riscriverne la storia. Perché non sentiva neanche un pizzico d’ansia?

Si era svegliato alle otto, con calma. Dopo essersi infilato un jeans scuro ed una maglietta nera, e dopo essersi assicurato che la sua bacchetta fosse al sicuro nella sua fondina, aveva preso il suo baule e la gabbia di Edvige, portadoli di sotto.

I suoi zii erano già a tavola e stavano mangiando con calma la loro colazione. Quando Harry fece il suo ingresso, zia Petunia si limitò a salutarlo con un cenno del capo, zio Vernon alzò a malapena lo sguardo dal suo giornale per poi tornare a leggerlo, e Dudley urlò precipitandosi fuori dalla stanza.

Harry alzò gli occhi al cielo.

“Appena avete finito possiamo andare,” affermò Harry stringendosi nelle spalle.

Due ore dopo, Harry si ritrovò alla stazione di King’s Cross.

“Quale hai detto che era la piattaforma?” indagò zio Vernon guardandosi intorno con aria nervosa, vagamente cosciente del fatto che probabilmente c’erano altri maghi in giro.

Harry scrollò le spalle, “9 ¾ , ma potete andare se volete.”

Vernon scoppiò a ridere, “Non c’è nessuna piattaforma 9 ¾, ci sono la nove e la dieci. A quanto pare la tua la devono ancora costruire.”

Harry sbuffò irritato e cercò di trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo per l’ennesima volta quel giorno. “Certo che c’è la piattaforma 9 ¾, dove credi che vadano tutti quelli come me? Si trova tra la numero nove e la dieci, basta attraversare il muro,” replicò semplicemente.

Suo zio era scioccato, sua zia sfoggiava un’espressione indifferente, e Dudley, beh, lui voleva attraversare quel muro.

“Voglio attraversare anche io i muri!” si lamentò come al solito.

Sua zia lo zittì, “No, Diduccio, è meglio di no, credimi. Non vuoi avere niente a che fare con quelli come lui … ” gli stava dicendo Petunia mentre la famiglia si allontanava.

Harry rimase fermo, guardandosi intorno, aspettando l’arrivo della famiglia Weasley. Poteva benissimo avviarsi sul treno, ma voleva cercare di riallacciare i rapporti esattamente come era successo la volta precedente.

Stava iniziando a diventare impaziente, quando …

“ – pieno zeppo di Babbani, figurarsi –“

La voce della signora Weasley giunse alle sue orecchie ed istintivamente sorrise. Harry si voltò verso il gruppo di teste rosse ed iniziò ad avvicinarsi.

“Allora, binario numero?” chiese la donna ai propri figli.

“Nove e tre quarti!” disse la vocina stridula di Ginny, “Mamma, posso andare anch’io …”

“Tu sei troppo piccola, Ginny. Sta’ zitta, adesso. Va bene, Percy, vai avanti tu.”

Il ragazzo alto si avviò verso i binari nove e dieci. Harry osservò la scena con un sorriso stampato sulle labbra. Come gli erano mancati i Weasley in quell’ultimo mese … poi con un fitta al cuore si ricordò che non erano le persone che conosceva nel suo tempo. Guardò i gemelli. George aveva tutte e due le orecchie! E Fred … lui era lì, vivo e vegeto, spensierato e pronto a cominciare il suo terzo anno. Era solo un ragazzino …

Il suo sguardo si posò su Ginny. Quella bambina di dieci anni non l’avrebbe amato per quello che era, o almeno, non ancora. Si ricordava benissimo di come lei fosse stata affascinata dal Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Quanto tempo avrebbe impiegato questa volta per vederlo solo come Harry? La guardò con espressione corrucciata; prima o poi avrebbe riavuto la sua Ginny, la ragazza forte, determinata e coraggiosa che conosceva. Doveva solo aspettare un po’ …

“Fred, ora tocca a te,” affermò la signora Weasley.

“Ma io non sono Fred, sono George,” replicò il ragazzo, “Parola mia, donna! E dici di essere nostra madre? Non lo vedi che sono George?”

“Scusami, George caro.”

“Te l’ho fatta! Io sono Fred!” esclamò il gemello prima di correre verso la barriera e scomparire. Il fratello lo seguì subito dopo.

“Mi scusi,” iniziò Harry facendosi avanti.

La donna l’osservò con un sorriso, “Salve ragazzo. È la prima volta che vai a Hogwarts? Anche Ron è nuovo.”

Indicò figlio e le orecchie di Ron divennero rosse per l’imbarazzo.

“Si, e mi chiedevo se … mi potesse indicare da che parte andare,” disse il Bambino-Che-È-Sopravvissuto con occhi da cucciolo smarrito.

La signora Weasley sembrò addolcirsi ancora di più, “Ma certo caro. Devi soltanto camminare dritto in direzione della barriera tra i binari nove e dieci. Non ti fermare e non aver paura di andarci a sbattere contro: questo è molto importante. Se sei nervoso, meglio andare di corsa. E adesso vai, prima di Ron.”

Harry annuì, “Grazie,” le disse cortese.

Poi Harry si avviò verso la parete con una falsa espressione impaurita ed iniziò a correre, serrando gli occhi di proposito.

Quando li riaprì, il familiare treno scarlatto per Hogwarts era davanti a lui. La piattaforma era, naturalmente, estremamente affollata.

Quando passò accanto al ragazzino rotondo che riconobbe come Neville Paciock, lo sentì dire, “Nonna, ho perso di nuovo il mio rospo.”

“Oh, Neville,” sospirò la donna.

Il ragazzo che riconobbe subito come Lee Jordan, con i suoi capelli ricci ricci, era circondato da una piccola folla.

“Dai, Lee, un’occhiata soltanto!”

Lee sollevò il coperchio di una scatola che teneva tra le braccia e quando qualcosa, da dentro, allungò una zampa lunga e pelosa, quelli che gli stavano intorno cominciarono a gridare e a strepitare.

Harry si fece largo tra la folla, finché non trovò uno scompartimento vuoto, casualmente quello che aveva utilizzato la prima volta, e cercò di sistemare il suo baule. Il problema stava nel fatto che non era forte come lo era a diciassette anni. Umm … doveva fare un po’ di palestra …

“Serve una mano?” chiese uno dei due gemelli.

“Si, grazie,” rispose Harry con un leggero sorriso sulle labbra, uno scherzo perfetto che prendeva forma nella sua testa …

“Ehi! Fred! Vieni c’è bisogno di aiuto!” urlò. Ora Harry sapeva per certo che quello era Fred e che aveva appena chiamato George. Tipico da parte loro invertire i ruoli.

Con l’aiuto dei gemelli, Harry riuscì ad issare il pesante baule.

“Grazie,” disse Harry.

I due gemelli stavano ansimando per lo sforzo, “Ma che ci hai messo dentro? Un intero alloggiò?!” scherzò George.

“Qualcosa del genere,” mormorò Harry, ma l’attenzione dei gemelli era stata catturata dalla sua cicatrice.

“Perbacco,” esclamò Fred. “Non sarai mica per caso …?”

“È proprio lui” disse George. “Non è vero?” aggiunse.

“Che cosa?” ribatté Harry, pur sapendo a cosa si riferissero.

Harry Potter,” dissero all’unisono.

“Ah, lui. No, non sono io, cioè lui,” disse Harry allegro.

“Chi sei allora?” chiesero i gemelli aggrottando le sopracciglia.

“Draco Malfoy,” affermò Harry sprezzante, cercando di non ridere,“Voi SIETE purosangue, vero?” li accusò con tono altezzoso.

I due gemelli, ammutoliti, annuirono.

“Sei Draco Malfoy?!” chiese Fred scioccato.

“Hai qualche problema?” disse Harry minaccioso, incrociando le braccia.

I due scossero la testa e lo guardarono dubbiosi, “E quella allora?” chiese Fred indicando la cicatrice.

“Ah, me l’ha fatta mia madre dopo che il fottutissimo Signore Oscuro è crepato, quando ero piccolo. La trovava fashion. Voleva che assomigliassi a quel figo di Potter,” disse Harry con voce strascicata ed annoiata, proprio come Malfoy.

Fred e George erano ancora più scioccati, “Ma … i tuoi genitori non erano biondi?” domandò George con un’espressione sorpresa.

“E il tuo punto è …?” Harry alzò un sopracciglio.

“Beh, come possono due biondi avere un figlio moro?” domandò Fred.

“E no! Mia madre non se la stava facendo pubblicamente con Severus Piton, come osate anche solo insinuarlo!” esclamò Harry indignato e con la voce stridula, una palese nota isterica era presente nella voce.

George alzò le braccia in segno di resa, “Calmati, non volevamo offenderti.”

“Beh, lo avete fatto. Infatti invierò un gufo a mio padre per dirglielo,” affermò Harry mettendo su un broncio.

“Ma non è ancora sulla piattaforma?” chiese Fred perplesso.

“Si, ma parlare ai propri parenti fa tanto mezzosangue,” Harry alzò il mento all’insù e li guardò con aria di sufficienza.

“Fred? George? Siete lì?” giunse una voce attraverso la porta ancora aperta.

“Veniamo mamma,” dissero all’unisono. Con un’ultima occhiata scioccata a Harry, i gemelli uscirono dallo scompartimento e scesero sul binario.

Harry era soddisfatto del suo scherzo. Adesso doveva solo aspettare per vederne il risultato.

Poco dopo sentì delle voci arrivare dalla piattaforma …

“Ehi, mamma, vediamo se indovini chi abbiamo appena incontrato sul treno,” Harry sentì uno dei due gemelli dire alla madre.

“Sai quel ragazzo coi capelli neri che era vicino a noi alla stazione? Lo sai chi è?” continuò l’altro gemello.

“Chi è?” domandò la voce della signora Weasley.

“Draco Malfoy!”

“Ma i Malfoy non erano tutti biondi?”

“A quanto pare è il figlio illegittimo di Severus Piton!”

“Nooooooo!” disse la madre scioccata, avvicinandosi ai figli avida di pettegolezzi. Questo è persino meglio di quel pettegolezzo secondo la quale Albus Silente era follemente innamorato di Gellert Grindelwald! Pensava la donna.

“Altroché! L’ha praticamente ammesso!” continuarono i gemelli.

Harry ridacchiò. Il treno si mise in moto poco dopo.

Harry aspettò paziente, la calma fatta a persona. Stava diventando davvero bravo in Occlumanzia. Faceva esercizi ogni sera prima di andare a dormire.

“Posso sedermi qui?” chiese una voce familiare, “Il resto del treno è pieno.”

Harry alzò gli occhi su Ron Weasley. Fu quasi uno shock constatare che non era alto come se lo ricordava, ma poi, aveva undici anni. Aveva i famosi capelli rossi dei Wealsey ed era ricoperto di lentiggini.

“Certo,” replicò Harry allegro.

Ron si sedette e lo guardò curioso, “Sei davvero Draco Malfoy?”

Harry alzò un sopracciglio, “Certo che no.”

Ron sembrava preso in contropiede, “Ma i gemelli vanno in giro dicendo che tu sei Draco Malfoy e che sei il frutto della passione infuocata e segreta tra Narissa Malfoy e Severus Piton.”

Harry scrollò le spalle e poi gli porse la mano, “Harry Potter,” si presentò.

Ron spalancò gli occhi, “Lo sei davvero?” poi il suo sguardo posò sulla sua cicatrice e ricevette la risposta.

“R-Ron Weasley,” balbettò il ragazzo guardandolo ammirato.

In quel momento i gemelli fecero capolino nello scompartimento, “Hey Ron – perché sei seduto con Draco Malfoy?” domandarono perplessi.

Ron alzò un sopracciglio, “Chi, lui? È Harry Potter.”

Le bocche dei gemelli si spalancarono e il loro sguardo corse a Harry, “Ma non avevi detto di essere Draco Malfoy?”

Harry scrollò le spalle, “Harry Potter, Draco Malfoy … a volte mi confondo.”

I due gemelli ghignarono, capendo di essere stati presi in giro, “Hai della stoffa ragazzo,” affermò Fred.

“Significa che Malfoy non è davvero l’erede illegittimo di Severus Piton?”domandò George deluso.

“Potrebbe esserlo,” replicò Harry, “Continuate pure a spargere la voce.”

Entrambi ghignarono e lasciarono lo scompartimento.

Ron si voltò verso il ragazzo. Indicò la sua cicatrice, “Allora è lì che Tu-Sai-Chi –?”

“No, io non so chi,” lo interruppe Harry. Non gli era mai andato a genio quel soprannome.

Ron deglutì, “Insomma, Tu-Sai-Chi!” il ragazzo gesticolò come se fosse ovvio.

Harry lo guardò interrogativo, “Sua madre l’ha chiamato così? Poverino, lo compatisco.”

Ron sorrise.

Harry sospirò esasperato, “Perché non vuoi dire il suo nome? È Voldemort, in caso non lo sapessi,” Ron era trasalito e lo guardava terrorizzato. “La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa,” pronunciò Harry, ricordandosi il saggio detto di Silente.

Ron fece una smorfia, “E va bene, devi essere davvero coraggioso,” constatò, poi trasse un profondo respiro, “È lì che V-Voldemort ti ha colpito?” chiese velocemente.

Harry annuì compiaciuto. Si ricordò di come Ron si fosse sempre sentito inferiore a lui durante i primi anni. Doveva fargli guadagnare più fiducia in sé stesso.

“E … ti ricordi qualcosa?” indagò Ron guardandolo pieno di aspettative.

Harry alzò un sopracciglio, “Ti rendi conto che avevo solo quindici mesi all’epoca?”Le orecchie di Ron divennero rosa, “Comunque, solo un mucchio di luce verde,” aggiunse poi.

“Wow,” soffiò Ron fissando Harry.

“Tutti quelli nella tua famiglia sono maghi?” chiese Harry, incoraggiando il ragazzo a parlare.

“Er, si credo,” disse Ron. “Penso che mia madre abbia un cugino di secondo grado che fa il contabile, ma non parliamo mai di lui.”

“Perché no?” chiese Harry con un brutto sentimento.

“In che senso?” domandò Ron confuso.

“Il cugino che fa il contabile, è un mago?”

“No,” replicò Ron.

“È per questo che non gli parlate?” indagò Harry mordendosi un labbro.

“Er …” Ron non sapeva come rispondere.

Harry sentì una morsa serrargli lo stomaco a quella rivelazione. Possibile che i Weasley, che affermavano di avere simpatie nei confronti dei babbani, avessero deciso di non rivolgere la parola a un componente della loro famiglia solo perché era un Maganò?

Harry tacque per un secondo, riflettendo.

Ron lo ridestò dai suoi pensieri, “Ho sentito dire che sei andato a vivere con babbani,” affermò Ron, “Come sono?”

“Orribili. Beh, non tutti, solo i miei parenti.”

Poi la conversazione andò avanti come la volta precedente. Ron raccontò a Harry della sua famiglia, di Bill, di Charlie, e poi arrivarono a …

“ – la vecchia bacchetta di Charlie, e il vecchio ratto di Percy.”

Ron tirò fuori dalla sua tasca un ratto grigio e grasso, addormentato.

“Si chiama Crosta ed è inutile, non si sveglia quasi mai. Percy ha ricevuto un gufo da mio padre dopo essere stato eletto prefetto, ma non potevamo permet – insomma, io ho ricevuto Crosta.”

Harry sapeva che Ron non voleva ammettere che in realtà i Weasley non potevano permettersi  certi lussi, come un nuovo animale. Cercò di rallegrarlo, come la prima volta, raccontandogli della sua vita dai Dursley. Funzionò.

Harry però continuava a pensare a Codaliscia, addormentato ed ignaro dei suoi piani, Non ancora, pensò il giovane, presto, molto presto …

Continuarono a parlare per un po’, finché non passò la donna con il carrello dei dolci.

Harry comprò mezzo carrello in pratica, e poi lo offrì a Ron. Il ragazzo sembrava riluttante ad accettare, ma poi alla fine cedette ed entrambi presero a magiare contenti. Harry notò subito la Cioccorana con la figurina di Silente e se la infilò in tasca. Sarebbe tornata utile più tardi.

Poco dopo, Neville arrivò nel loro compartimento, chiedendo notizie del suo rospo.

“Scusate, avete mica visto un rospo?” chiese con voce incrinata. “L’ho perso e continua a scappare!”

Harry scosse la testa, “No, ma posso aiutarti a trovarlo,” fece scorrere la sua bacchetta dalla fondina alla sua mano, “Accio Oscar,” pronunciò Harry, prima di rendersi conto del grandissimo errore che aveva commesso.

Primo, l’incantesimo d’Appello era del livello del quarto anno. Secondo, Neville non gli aveva detto il nome del suo rospo.

L’animale arrivò dritto nelle sue mani e lui lo porse a Neville, che lo fissava stupefatto.

“Come facevi a sapere il suo nome?” chiese. Naturalmente, non sapeva che l’Incantesimo d’Appello era più avanzato del livello di primo anno.

Harry non sapeva davvero che dire, “Me lo ha detto la mia cicatrice,” si affrettò a spiegare, rendendosi conto di come suonasse stupido.

Neville lo guardò con le sopracciglia alzate, “Quale cicatrice?”

Harry sospirò ed alzò la frangia quel tanto che bastava per mostrare la leggendaria saetta. Gli occhi di Neville per poco non schizzarono fuori dalle orbite.

“Lo sei davvero … ?” perse la voce guardandolo in soggezione.

“Già, faccio questo effetto,” disse Harry con aria spavalda. Ron ridacchiò.

Poi Harry sorrise, “Vuoi qualcosa?” chiese indicando i dolci che aveva comprato, “Io e Ron ne abbiamo tantissimi.”

Neville sorrise, ma scosse la testa, “No grazie, devo andare,” disse timidamente. Poi lasciò lo scompartimento.

Harry sospirò. Doveva lavorare sull’autostima di Neville. Sapeva che da qualche parte dentro di lui si celava un vero Grifondoro.

Ron lo fissava stranito, “Cos’è questa storia della cicatrice?”

Harry si strinse nelle spalle, “Ogni tanto so cose che non dovrei sapere. La mia cicatrice è ‘maledetta’ per così dire. Ogni tanto mi da informazioni utili,” mentì.

Ron alzò un sopracciglio, “Ad esempio?”

“Sono stato cresciuto da dei babbani eppure ho sparso una voce su Draco Malfoy, Narcissa Malfoy e Severus Piton. Secondo te come facevo a sapere chi erano?”

Ron ci cascò subito,“Forte!” esclamò il rosso.

Prima che potesse aggiungere altro, Hermione Granger aprì la porta del loro scompartimento, “Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo,” disse con tono autoritario.

“E lo ha ritrovato. O meglio, Harry glielo ha ritrovato,” disse Ron.

Hermione era sorpresa, “Io sono Hermione Granger, e voi sareste?” chiese.

“Ron Weasley,” mormorò Ron.

“Harry Potter,” si presentò Harry.

“Lo sei davvero?” chiese Hermione.

Harry alzò gli occhi al cielo, “Perché la gente continua a credere che io non conosca il mio nome?”

Sia Ron che Hermione ridacchiarono.

“Vuoi unirti a noi?” la invitò Harry. Questa volta non voleva che lei arrivasse a piangere in un bagno. Voleva riallacciare i rapporti il prima possibile.

Lei sorrise radiosa e si sedette nel loro scompartimento. I tre cominciarono a parlare del più e del meno. Questa volta, Ron non la trovò un’insopportabile so-tutto-io, o almeno, non la insultò per quello. Comunque i due non andavano particolarmente d’accordo, ma a entrambi piaceva Harry.

Poi la loro conversazione si spostò su discorsi più delicati

“Hai sentito di ciò che è successo alla Gringott?” chiese Ron, “Era sulla Gazzetta del Profeta. Qualcuno ha cercato di derubare una camera blindata di massima sicurezza.”

“Davvero?” domandò Hermione preoccupata.

Ron annuì cupo. Harry continuò a mostrarsi indifferente.

“Ogni volta che succede qualcosa del genere tutti si spaventano, in caso Voi-Sapete –“ Harry lo guardò malissimo, “Em, cioè, volevo dire, in caso V-Voldemort ci sia dietro,” il ragazzo deglutì rumorosamente.

Hermione annuì compiaciuta, “Sai, tutti gli altri maghi mi guardano in modo strano quando dico il nome ‘Voldemort’. È bello vedere che c’è qualcuno con un po’ di fegato.”

Questo sembrò rallegrare Ron.

“Davvero Ron. Perché hai paura di dire il suo nome? Non è che ti darà la caccia solo perché lo usi! E poi non è mica un tabù,” affermò Harry. Non ancora aggiunse mentalmente.

Proprio in quel momento la porta dello scompartimento si aprì. Draco Malfoy si fece avanti, sorprendentemente senza Tiger e Goyle alle calcagna.

“Neville Paciock!” esclamò trionfante.

Hermione e Ron lo guardarono perplessi. Harry rise e si alzò in piedi per ritrovarsi di fronte al ragazzo.

“E no. Non ci siamo ancora. Non hai indovinato il mio nome,” disse il moro.

Il bionde sembrava preso in contropiede, “Allora chi diamine sei?! Ho speso ore cercando di scoprire la tua identità!” sbottò frustrato.

“Oh, penso tu lo possa indovinare facilmente,” Harry si scompigliò i capelli come faceva suo padre, scoprendo la sua fronte per un attimo.

Gli occhi di Malfoy divennero enormi.

“Sono Harry Potter,” si presentò porgendogli la mano.

“Lo sei davvero?” chiese il biondo stringendogli la mano.

Hermione e Ron scoppiarono a ridere. Harry alzò gli occhi al cielo. Draco inarcò un sopracciglio irritato.

“Scusaci, è che ogni volta che qualcuno incontra Harry gli fanno la stessa domanda,” disse Hermione cercando di trattenere una risata.

La testa di Draco scattò nella direzione degli altri due residenti dello scompartimento, “E voi sareste? Aspetta, non dirlo,” disse guardando Ron dall’alto in basso, “Capelli rossi, abiti di seconda mano; devi essere un Weasley,” affermò sprezzante. Poi il suo sguardo si posò su Hermione, “E tu sei?”

“Hermione Granger,” lei gli porse la mano, alzandosi in piedi.

“Mezzosangue,” sibilò Draco arricciando il naso in disgusto, senza stringerle la mano..

“Ritira quello che hai detto!” Ron balzò in piedi sfoderando la bacchetta.

Harry si mise tra i due ragazzi, alzando le mani per separarli, “Calmiamoci tutti,” ragionò pacato, ma i due ragazzi si lanciavano sguardi degni dell’Avada Kedavra.

“Scoprirai presto che ci sono famiglie di maghi migliori di altre, Potter. Non vorrei che tu stringessi amicizie con quelle sbagliate,” disse Malfoy freddo, “Io posso aiutarti in quello.”

Harry iniziò a scuotere la testa. Perché stava andando tutto a monte? Se avesse scelto Ron, Malfoy sarebbe stato suo nemico come la volta precedente, e se avesse scelto Malfoy allora … avrebbe perso Ron e Hermione per sempre. No, non poteva scegliere. Doveva trovare un compromesso. Questo Draco era ancora ragazzino e in toccato dalla guerra. Non era un Mangiamorte e i suoi pregiudizi erano totalmente infondati e superficiali. Sarebbe dovuto essere facile farli crollare. O almeno lo sperava.

“Allora,” si voltò verso Ron, che aveva ancora la bacchetta sguainata, “Mettila via e siediti per favore,” il rosso, riluttante, fece come gli era stato detto ed Hermione lo imitò. Poi Harry si rivolse a Draco, “Senti, cos’hai contro Ron e Hermione? Che ti hanno fatto?”

“Beh, ecco, mio padre –“

“Ti ho già detto che non me ne frega di ciò che ne pensa tuo padre,” lo interruppe Harry quasi arrabbiato, “Che cosa hanno fatto a te?”

Il giovane Malfoy non rispose. Non sapeva cosa dire. Si limitava a fissare Harry boccheggiando in cerca di una risposta sensata.

Il moro sospirò,“Senti, ricominciamo daccapo. Io sono Harry Potter, lui è Ron Weasley, e lei è Hermione Granger. Tu sei …?”

Draco sembrò esitare, prima di sorridere. Harry era scioccato. Era un sorriso genuino, normale, senza malizia o cattiveria.

“Io sono Draco Malfoy,” si presentò il biondo.

Harry annuì, “Bene Draco. Vuoi unirti a noi? Abbiamo molti dolci e dubito che riusciremo a finirli da soli,” con la coda nell’occhio vide Ron e Hermione fare smorfie di disapprovazione.

Draco lo osservò attentamente, come valutandolo, “Perché fai questo?” chiese in un sussurro.

“Perché voglio vedere chi sei tu veramente, senza l’influenza di tuo padre,” replicò Harry tranquillo, la sua voce era perfettamente udibile nel silenzio teso che era calato nello scompartimento.

“Hai qualcosa contro mio padre?” sussurrò Malfoy, freddo e sulla difensiva, dopo diversi attimi di silenzio.

“No, ma voglio cercare di essere amico tuo, non di tuo padre. Senno lo avrei chiesto a lui.”

Questo sembrò convincere il Malfoy, che poi si sedette accanto a Hermione. Soddisfatto, Harry prese posto accanto a Ron.

Harry notò che Malfoy si stava sforzando di essere gradevole. Probabilmente a convincerlo era stato il fatto che Harry era la prima persona in tutta la sua vita che voleva essere suo amico solo per quello che era, non per suo padre.

“Avete sentito quella assolutamente ridicola voce secondo la quale io sarei il figlio illegittimo di Severus Piton?” domandò il biondo indignato, “Giuro che se scopro chi è stato a spargere quella voce, gliela faccio pagare cara. Parola di Malfoy. Che cosa dirà mio padre!” Il Malfoy rabbrividì al pensiero.

“Non preoccuparti Draco,” affermò Harry cercando di non ridergli in faccia, “Se ne scorderanno presto,” scrollò le spalle. Ron ridacchiò guardando Harry di sottecchi. Hermione li guardò perplessa. Probabilmente non aveva saputo a chi era riferita la voce e perché era così scandalosa.

Draco guardò Ron irritato, “Lo trovi divertente Weasley?”

Ron scosse la testa sorridendo, “Certo che no. Però deve essere stato qualcuno degli anni superiori. Nessun primino sarebbe in grado di fare uno scherzo del genere all’intera Hogwarts senza nemmeno averci messo piede,” lo disse con una nota reverenziale ovviamente destinata a Harry, che ghignò.

Draco annuì penoso, cercando di scoprire il colpevole.

Il resto del viaggio fu piuttosto tranquillo. Poi tutti si cambiarono e si prepararono per l’arrivo.

-

Scesi alla stazione di Hogsmeade, Harry notò subito Hagrid (era impossibile non vederlo) “Primo anno! Primo anno!” stava chiamando.

“Tutto bene, Harry?”, lo salutò il mezzo gigante con un sorriso, che Harry ricambiò.

Ron, Hermione e Draco si avvicinarono solo per restare vicino a Harry. Sembravano aver trovato nel giovane viaggiatore temporale un punto di riferimento.

“Ragazzi, questo è Hagrid, il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts. Lui sa tutto di questo posto,” lo presentò Harry mentre Hagrid arrossiva lusingato. I ragazzi guardarono il mezzo-gigante leggermente spaventati

“Beh, ehm …” Hagrid si schiarì la gola, ignaro delle occhiate timorose dei primini, “Penso sia meglio andare. Coraggio seguitemi … C’è qualcun altro del primo anno?! E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!”

Hagrid li condusse fino al Lago Nero, mentre gli studenti più grandi prendevano le carrozze trainate dai Thestral. Harry li guardò triste, e in quel momento si rese conto che tutto ciò che aveva vissuto non sarebbe mai stato cancellato del tutto, che anche se avesse cambiato il corso degli eventi, niente gli avrebbe restituito la vita spensierata di quando aveva undici anni. La sua mente aveva già visto molte, troppe, persone morire. Nonostante fosse nel corpo di un bambino, non lo era affatto. E si diede dello stupido per aver pensato di essere di nuovo un undicenne. Non aveva undici anni, e non li avrebbe mai riavuti.

Al lago, i primini si divisero in quattro per barca. Harry, Ron, Hermione e Draco ne presero una tutta per loro e Dean, Seamus, Neville e Hannah Abbott ne presero un’altra. Harry intravide Blaise Zabini e Daphne Greengrass condividere una barca con Theodore Nott e Pansy Parkinson, e Tiger e Goyle prenderne una con Millicent Bulstrode e un ragazzo ricordava che si chiamava Morag MacDougal. Justin Finch-Fletchly ed Ernie McMillan ne presero un’altra con Susan Bones e Terry Boot. In un'altra, Harry scorse Lavanda e Lisa Turpin con le due sorelle Patil.

Era come rivivere tutto un’altra volta. E poi si rese conto che stava vivendo tutto un’altra volta.

Poi le barche lasciarono la riva, e gli studenti alzarono lo sguardo sull’imponente castello in soggezione. Le torri di Hogwarts si stagliavano alte nel cielo notturno, dove le stelle e la luna brillavano luminose. Le finestre illuminate brillavano, risaltando contro il nero della notte. Una leggera brezza soffiava piano, rinfrescando la serata.

Harry sorrise e chiuse gli occhi, lasciando che il venticello gli accarezzasse il viso, investito da una sensazione di familiarità che non sentiva da tempo.

Nella sua mente continuava a ripetersi una sola parola.

Casa.

-

 

Allora? Che ne pensate? Avete qualche consiglio? Fatemi sapere per favore! Le recensioni mi aiutano a scrivere più in fretta!

 


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Capitolo 5
*** La Prima Notte A Hogwarts ***


5- La Prima Notte A Hogwarts

Perdonatemi se non ho potuto postare prima, ma essendo questa stata la settimana prima della fine della scuola a causa delle vacanze, i miei prof mi hanno bombardato di compiti, dandomi una verifica ogni giorno su ogni materia, e spesso più di una L spero che vi piaccia e un grazie a tutte le persone che hanno letto, messo questa storia tra le preferite, seguite, e hanno recensito!!!!

Shiho93: grazie per avermi fatto sapere che ti piace! Hai ipotizzato che Harry finirà a Serpeverde. Beh, non posso dirtelo, ma se leggi il capitolo lo scoprirai. Ho notato che hai recensito tutti i capitoli e per questo ti sono ancora più grata. Spero di non deluderti! Un bacio *_*

Kiry95: la tua è un’ottima idea. Infatti vedrò di far imparare l’Occlumanzia a Harry, perché né Silente né Piton devono sospettare niente. Grazie per la recensione e per avermi fatto sapere che ti piace! Ho notato con piacere che hai recensito tutti i capitolo e non riesco ad esprimere la mia gratitudine! Spero che il capitolo sia di tuo gradimento ;D

Manda: grazie per la recensione, l’ho davvero apprezzata. Penso che forse farò davvero fare della palestra a Harry e lui e Draco probabilmente diventeranno amici. Anche a me l’idea sembrava strana, ma Draco mi sta troppo simpatico per fargli fare il cattivo. Non ci riuscirei neanche se volessi! Spero ti piaccia il capitolo XD

Finleyna 4 Ever: hello! Ti sono grata per aver recensito, mi sento onorata! Vedrai in questo capitolo cosa succederà tra Draco e Harry, spero che non ti deluda. Spero che continuerai a farmi sapere se ti piace o no! ciao XOXO

Pecky: ei! Eccomi qui con il nuovo capitolo. Non sai quanto mi dispiaccia per non essere riuscita a postare prima, infatti mi sento in colpa. Poi però mi sono detta ‘prima di Natale devo per forza scrivere un capitolo’ così eccolo qui! Spero che ti piaccia, fammi sapere se è bello o no! ;D

Nan96: sono stata colpita in pieno dalla tua Avada Kedavra temo! Non sono riuscita a postare prima e per questo ti chiedo scusa. Spero che potrai perdonarmi! Grazie per aver recensito e mi augurò che tu mi faccia sapere se ti piace o no! XD

Vale Lovegood: sono contenta che ti sia piaciuto lo scherzo! Grazie per i complimenti e per avermi fatto sapere cosa ne pensi. Se avrai qualcosa da dire – se ti piace o no, oppure qualche suggerimento- sono tutt’orecchi. Fammi sapere se ti piace questo capitolo, un bacio! Xoxo

Emma95: grazie per aver recensito, anche solo per dirmi che ti piaceva.  Ti sono grata e mi sento onorata. Spero che continuerai a farmi sapere che ne pensi, anche solo con un ‘si, mi piace’. A presto, spero che tu mi possa perdonare per il ritardo!

DoraBlack: grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti piaccia e sono onorata per i tuoi complimenti. Mi rincresce non essere stata in grado di postare prima, ma vedrò di fare in fretta per il prossimo capitolo. A presto, spero che mi farai sapere se ti piace o no!

RAS MALFOY:  grazie per la recensione. Condivido la tua opinione su Draco, è uno dei miei personaggi preferiti in assoluto! In oltre adoro Sirius, ma non posso dirti troppo su di lui perché senno rovinerei tutto quanto il geniale piano di Harry per rovesciare il governo del mondo magico e prenderne il controllo (o almeno influenzarlo).  Anche io ci sono rimasta male leggendo il quinto libro, e per questo no, non lo farò morire. Spero che continuerai a farmi sapere se ti piace o no!

Marcolp: ecco qui il capitolo sullo smistamento. Per le sorprese devi vedere, ma non penso ce ne saranno troppe. Nel prossimo capitolo invece ho in mente di metterne un paio! Scusa se non ho aggiornato prima, ma non ho avuto il tempi di scrivere. Spero che il capitolo ti piaccia! ;D

Fantasy75: hola! Grazie per la recensione, mi sento davvero lusingata. Spero che questo capitolo, che comprende lo smistamento e la festa di inizio anno, ti piaccia! Fammi sapere se è di tuo gradimento o no!

Briciolina: grazie per aver lasciato un commento. Mi fa sempre piacere sapere che a qualcuno piace la storia! Mi spiace tantissimo e spero che mi perdonerai, ma il pezzo delle lezioni non ci entrava in questo capitolo, così lo metterò nel prossimo! Mi dispiace, ma spero che il capitolo ti piaccia comunque!

En86: ho cercato di aggiornare il prima possibile! Grazie per la recensione, *_* mi è piaciuto sapere che ti piace. Questo è il capitolo sullo smistamento e la festa di inizio anno e spero che ti piacerà. Per quanto riguarda la coppia Harry/Ginny, mi spiace davvero, ma non posso farci niente. L Spero che mi farai sapere se ti piace il capitolo, un bacio!

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Capitolo 5

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Gli studenti del primo anno erano in piedi davanti a una strega alta e con le vesti verde scuro. Aveva un’espressione severa sul volto e si capiva che era meglio non farla arrabbiare.

“Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt” disse Hagrid.

“Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io.”

Spalancò la porta, facendoli entrare nella Sala d’Ingresso. Mentre gli studenti camminavano e si guardavano intorno incantati, Harry iniziava per la prima volta da quando era arrivato in quel tempo a sentirsi nervoso.

Cosa sarebbe successo? Dove sarebbe stato smistato? Il cappello lo avrebbe rimesso a Grifondoro? Il suo stomaco fece una capriola mentre una nuova consapevolezza si faceva spazio dentro di lui.

Era a Hogwarts.

Era finito il tempo della strategia e della pianificazione. Ora doveva mettere in atto il suo piano per rovesciare il governo del mondo magico e cambiarne la storia. E se non ci fosse riuscito? Scosse la testa e il suo sguardo cadde sui suoi compagni. Doveva riuscirci.

Draco si era momentaneamente riunito ai suoi compagni Serpeverde, o almeno, che Harry sapeva lo sarebbero diventati tra poco. Ron e Hermione stavano battibeccando come al solito, cosa che lo fece sorridere.

La McGranitt stava spiegando ai nuovi studenti le diverse case e cos’era lo smistamento. Poi disse ai primini di aspettare in silenzio, ma nessuno lo fece. Tutti si chiedevano come sarebbero stati smistati, e alcuni pensavano addirittura che avrebbero duellato contro un drago. Harry ghignò. Come li compativa …

Poi la Professoressa McGranitt ritornò, “Mettetevi in fila e seguitemi,” li istruì.

A Harry venne un’idea. Affianco a lui c’era una graziosa ragazzina bionda che riconobbe come Daphne Greengrass. Sorrise e le porse il braccio, “Ti va?” le chiese galante con un inchino.

Le guance della ragazzina si tinsero di rosso, ma afferrò il suo braccio con presa sorprendentemente delicata. Dietro di lui, Ron decise di imitarlo e lo offrì ad Hermione. Draco decise di unirsi e lo offrì a Pansy, mentre Neville lo porse a Hannah Abbott. In poco tempo, tutti i primini, imitando Harry, porsero il braccio alle ragazze. Poi tutti quanti iniziarono ad incamminarsi verso la Sala Grande, con Harry e Daphne che guidavano la processione. Il giovane iniziò a conversare con Daphne, che sembrava trovarlo simpatico.

“Allora, nervosa?” le chiese gentile.

Lei arrossì leggermente, ma cercò di mantenere un contegno, “Si, un po’,” ammise mantenendo la postura regale.

Un sorriso si disegnò sulle labbra del ragazzo. Daphne Greengrass era stata una Serpeverde la volta precedente; probabilmente lo sarebbe stata ancora – era stata cresciuta alla maniera dei Purosangue – ma almeno poteva cercare di non farsi odiare da lei, “È normale essere nervosi,” disse casualmente.

Lei lo osservò un attimo, “Tu non sembri esserlo,” constatò.

“Cosa, nervoso o normale?”

“Credo entrambe le cose,” ammise la ragazza leggermente divertita.

Harry rise, “Me lo dicono spesso,” Era vero, nel suo tempo non era mai stato un ragazzo normale.

Gli angoli delle labbra di Daphne si contrassero, cercando di mascherare un sorriso.

Quando gli studenti fecero il loro ingresso, tutti gli occhi si puntarono su di loro. Harry era vagamente cosciente del fatto che Piton e Silente lo stessero osservando attentamente, il primo studiandolo e cercando di capire se era il figlio di James Potter o il figlio di Lily, il secondo curioso e genuinamente contento di vederlo per la prima volta da quando era un neonato.

Il Cappello Parlante cantò e poi iniziò lo smistamento.

“Abbott, Hannah!”

La ragazzina si fece avanti e il Cappello le fu appoggiato sul capo.

“TASSOROSSO!” urlò il Cappello.

“Bones, Susan!”

“TASSOROSSO!”

“Boot , Terry!”

“CORVONERO!”

“Brocklehurst, Mandy!”

“CORVONERO!”

“Bulstrode, Millicent!”

“SERPEVERDE!”

E così continuò. Lo smistamento fu identico alla volta precedente. Hermione e Neville furono messi a Grifondoro, mentre Draco fu messo a Serpeverde. Poi fu il turno di altri, Lunn, Nott, Parkinson, le gemelle Patil, Gaius Sally Anne. Infine …

“Potter, Harry!”

Tutti smisero di parlare. Il silenzio regnava sovrano nella Sala. Poi tutti iniziarono a parlare allo stesso tempo, mormorando, sussurrando e sibilando.

Potter, ha detto?”

“Ma proprio quell’ Harry Potter …?”

 L’ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli venisse messo in testa, fu lo sguardo di tutta la Sala puntato su di lui. Poi il cappello gli parlò.

‘Ah, signor Potter!’ Disse

‘Ciao, come va?’ Lo salutò Harry gioviale.

‘Bene, bene. Grazie per l’interessamento. Non me lo chiedono spesso’, affermò il cappello. ‘Ma cosa abbiamo qui? Un giovane viaggiatore temporale … uhm … difficile, molto difficile. Vedo che la volta precedente ti ho messo in Grifondoro … uhm … c’è coraggio, oh si! Una mente niente male. C’è talento, molto talento. E hai ambizioni molto elevate. Rovesciare l’intero mondo magico! Potere … sei molto potente. Uhm … dove dovrei metterti?’

‘Grifondoro?’ chiese Harry speranzoso.

‘Uhm … non so, staresti bene in Serpeverde, e ti porterebbe sulla via della grandezza’.

‘Ma io non voglio essere grande’ si oppose Harry.

‘Però vuoi fare grandi cose’ ribatté il cappello.Hmm … si, ho fatto la mia scelta. Fai attenzione, non sempre le cose andranno come ti aspetti’ lo avvertì prima di rivelare la sua casa.

Harry trattenne il fiato.

“GRIFONDORO!” urlò il Cappello Parlante. L’intera Sala esplose in un boato assordante. Harry si tolse il cappello e si diresse allegro verso il tavolo di Grifondoro, ‘Abbiamo Potter! Abbiamo Potter!’ stavano urlando i gemelli. Harry si sedette accanto a Hermione, che gli sorrise contenta.

Poco dopo fu il turno di Ron, anch’egli smistato a Grifondoro e che si sedette di fronte a lui. Dopo che l’ultimo studente fu smistato, Albus Silente si alzò in piedi, sorridendo e guardandoli con sguardo radioso.

“Benvenuti,” disse. “Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!”

Poi tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Harry sorrise. Intorno a lui, il cibo comparve nei piatti e tutti iniziarono a rimpinzarsi. Dai Dursley non aveva mangiato molto, ma almeno da quando era tornato indietro nel tempo era stato un paio di volte al Paiolo Magico, sotto travestimento, e aveva fatto rifornimento. Ron riempì la sua bocca con tanto di quel cibo che a Harry quasi passò l’appetito. Non aveva mai sentito parlare delle posate? O delle buone maniere?

“Ha l’aria di essere molto buona,” disse la voce triste di Nick-Quasi-Senza-Testa, guardando con sguardo languido la bistecca che Harry stava tagliando. “Sono circa cinquecento anni che non mangio. Naturalmente non ne ho bisogno, ma uno finisce col sentirne la mancanza. Forse non mi sono presentato. Sir Nicholas de Mimsy-Porpington al tuo servizio. Il fantasma ufficiale di Grifondoro.”

Ron alzò la testa dal suo piatto con la bocca ancora piena, “Ma io lo so chi sei! I miei fratelli mi hanno parlato di te … Tu sei Nick-Quasi-Senza-Testa.”

Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy …” cominciò a dire, ma Seamus lo interruppe.

“Quasi senza testa? Com’è possibile essere quasi senza testa?”

Il fantasma sembrava, come la prima volta, estremamente stizzito. Harry quasi rise della sua espressione, ma io suoi compagni non sembravano notarla.

“Così,” disse irritato. Si afferrò l’orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse incernierata. Compiaciuto, si rimise la testa apposto, “Allora … nuovi Grifondoro! Spero che riuscirete a vincere il campionato di quest’anno. Non è mai successo che Grifondoro non vincesse per tanto tempo: Serpeverde ha vinto la coppa per sei anni di fila! Il Barone Sanguinario sta diventando a dir poco insopportabile … ehm … sarebbe il fantasma di Serpeverde.”

Harry gettò un’occhiata a quel tavolo e vide il fantasma ricoperto dal proprio sangue argenteo. Adesso capiva perché il suo volto era così fisso e vuoto. Era seduto accanto a Malfoy, che alzò lo sguardo.

I loro occhi si incrociarono, e Harry sorrise. Esitante, Draco gli restituì il sorriso. Probabilmente si era chiesto se la loro appena nata amicizia potesse durare ora che erano in case nemiche.

Sentiva Seamus che chiedeva come il Barone si fosse ricoperto del suo sangue e Nick che gli rispondeva che non gliel’aveva mai chiesto con delicatezza.

“Si è ucciso,” rispose Harry quasi senza pensarci e senza staccare gli occhi da Draco.

Avvertì gli sguardi di tutti quanti puntati su di lui: di Seamus, Dean, Neville, i gemelli, Ron, Hermione e la maggior parte dei primini che aveva ascoltato alla conversazione di Nick. Il fantasma stesso era sconcertato.

“C-cosa?” chiese Sir Nicholas sbigottito. Tutti si fecero avanti per sentire, curiosi.

Harry distolse lo sguardo dal tavolo dei Serpeverde e, cercando di non mostrare l’improvviso disagio, si strinse nelle spalle, “Si è ucciso per amore,” affermò di nuovo.

“E tu come fai a saperlo?” domandò il fantasma aggrottando la fronte. Probabilmente lo aveva  sempre saputo.

Harry frugò nella sua mente in cerca di una risposta brillante, “Me l’ha detto la mia cicatrice,” immediatamente volle darsi uno schiaffo. ‘Me l’ha detto la mia cicatrice?’ stupido, stupido, stupido! Si stava dicendo.

“Quale cicatrice? Che baggianata è mai questa?” disse il fantasma guardandolo sorpreso.

“No, è vero,” s’intromise la vocina timida di Neville. Harry lo guardò ammirato. Neville lo stava difendendo? Il ragazzo paffutello notò il suo sguardo, che sembrò infondergli coraggio.

“Harry ha una cicatrice che gli fa sapere un mucchio di cose interessanti,” si unì Ron, fortunatamente dopo aver ingoiato il cibo.

“Harry?” il fantasma sgranò gli occhi prima di esaminare Harry più da vicino, “Per la barba di Merlino! Harry Potter! Perdonami, non ti avevo riconosciuto in mezzo a questa folla di primini. È interessante questo particolare della tua cicatrice, ma poi, cosa non è interessante di te?” disse Nick gioviale, “Se mai avessi bisogno di me, fammi solo sapere,” e poi svolazzò via per spargere il nuovo gossip agli altri fantasmi.

Harry sospirò per il sollievo. Se la voce della sua cicatrice si fosse sparsa, allora avrebbe sempre avuto una scusa credibile quando per sbaglio avrebbe detto qualcosa di troppo. Quando tutti ebbero finito di mangiare, i piatti sporchi scomparvero e apparvero i dolci. Harry prese un pasticcino al miele.

“Io sono un … mezzosangue,” stava raccontando Seamus tra un boccone e l’altro, “Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. È stato un bel colpo per lui!”

Tutti quanti risero, ma Harry non ci trovò niente di divertente. A Seamus sarebbe potuto succedere quello che era successo a Severus Piton. Anche l’uomo aveva la madre strega e il padre Babbano, ed era cresciuto vedendoli litigare e maltrattato. Per un attimo si ricordò di Piton nelle sue memorie, il ragazzino con i capelli unti e tremante. Scosse la testa cercando di rimuovere l’immagine dalla sua testa.

“Sei fortunato invece,” disse rivoltò a Seamus, che lo guardò inarcando un sopracciglio, “Cosa sarebbe successo se tuo padre non l’avesse presa bene?”

Finnigan non rispose. Non ci aveva mai pensato. Tornò poi a mangiare, cercando di cambiare discorso,“E tu, Neville?”

“Beh, io sono stato allevato da mia nonna, che è una strega,” prese a raccontare Neville, “ma in famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per anni di cogliermi alla sprovvista e di strapparmi qualche magia - una volta mi ha buttato in acqua dal molo in Blackpool e per poco non affogavo – ma non è successo … “ Neville raccontò a tutti di come poi aveva scoperto di non essere un Babbano quando il suo prozio lo aveva buttato dal secondo piano ed era rimbalzato fino alla strada. Tutti risero, ma Harry era disgustato.

“Quindi il tuo prozio ti ha buttato dal secondo piano solo per vedere se eri un mago? E se tu non lo fossi stato?” chiese Harry. Possibile che qualcuno avrebbe fatto del male al proprio nipote solo per quello?

Neville tacque e distolse lo sguardo. Harry stava iniziando a chiedersi come avesse fatto la prima volta a non notare tutti questi particolari.

Poco dopo, circa venti minuti prima della fine della cena, Harry decise di fare una scelta piuttosto avventata. Si alzò in piedi e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. Sapeva che gli occhi di quasi tutta la Sala erano su di lui, ma non se ne curò. Era abituato agli sguardi.

Arrivò accanto a Draco e il biondo gli fece spazio per lasciarlo sedere, capendo le sue intenzioni. Alcuni Serpeverde lo stavano guardando male perché era un Grifondoro, ma Harry non ci fece caso. Infondo non c’era nessuna regola che vietava che le persone di diverse case stessero insieme.

“Mi passi la torta al cioccolato?” chiese a Daphne, che era seduta affianco a Zabini, che era seduto di fronte a lui, rompendo lo strano silenzio che era calato.

La ragazzina sorrise e si affrettò a passargli la torta. Lentamente, sotto lo sguardo sconcertato degli altri tavolo, la vita riprese a quello di Serpeverde. Draco sorrise e gli presentò gli altri.

“Quella è Daphne Greengrass, lui è Blaise Zabini,” disse il Malfoy indicando il ragazzo dagli occhi azzurri e la carnagione scura, “Lui è Theodore Nott,” indicò un ragazzino pallido con i capelli scuri e gli occhi neri, “E lei è Pansy Parkinson. Ragazzi, lui è Harry Potter,” naturalmente, tutti lo sapevano.

Parkinson gli lanciò un’occhiataccia prima di alzarsi ed andarsi a sedere dall’altra parte del tavolo. Harry la ignorò e strinse la mano agli altri, che gli sorrisero calorosamente.

“E così eri Harry Potter. Sapevo che non eri normale,” affermò Daphne. Harry ghignò.

“Allora, cosa ci fa il Dio Potter dei Grifoni tra le Serpi?” domandò Nott.

Harry scrollò le spalle, “Non c’è una regola che vieta l’amicizia tra le persone di Case differenti.”

Questa risposta parve bastare al ragazzo, ma Zabini lo stava ancora guardando con sguardo calcolatore. Dopo un paio di attimi, annuì soddisfatto, “Sei un ragazzo a posto,” decretò.

“Felice di esserlo,” replicò Harry. Molti Serpeverde lo stavano guardando curiosi, altri diffidenti.

Harry lanciò un’occhiata al tavolo dei Grifoni. I gemelli erano sbigottiti, Percy indeciso, e Ron e Hermione sembravano averla prese abbastanza bene, sapendo che Harry conosceva Draco. Ma i due non erano sicuri se unirsi o no a Harry, così rimasero al loro tavolo a chiacchierare.

Poi guardò il tavolo degli insegnanti. Hagrid beveva dal suo calice. La McGranitt e Silente stavano conversando e ogni tanto gli lanciavano occhiate meravigliate. Il professor Raptor stava parlando con la professoressa Sinistra, dando le spalle al tavolo dei Serpeverde. Ma la cosa non piacque a Harry, perché il turbante era girato nella sua direzione. Cercò di non farci caso, di restare calmo e di non guardarlo, ma non resistette. Il momento in cui posò lo sguardo sul turbante, sentì una fitta alla cicatrice.

I suoi occhi si spalancarono per lo shock. Non poteva essere. Non era più un Horcrux, di questo era certo. Allora perché era successo? Forse per lo stesso motivo per la quale era ancora un Rettilofono.

Infine, vide Piton. L’uomo lo stava fissando con freddo sguardo calcolatore, cercando di decidere a quale dei suoi due genitori assomigliasse di più. Harry deglutì. Quando lo guardò dritto negli occhi, lo sentì tentare di entrare nella sua mente. Non era un tentativo vero e proprio, perché era un tocco leggero, e Harry riuscì a respingerlo. Il giovane distolse lo sguardo prima che riuscisse a provarci di nuovo, ma con più forza. Quando riposò lo sguardo sul maestro di Pozioni, l’uomo stava conversando con Raptor, ma la sorpresa era evidente sul suo volto.

“Chi è quello che sta parlando con il Professor Raptor?” chiese ingenuamente ai suoi compagni.

“Quello è Severus Piton, il maestro di Pozioni. Ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure,”  intervenne una voce più profonda.

Harry alzò lo sguardo e guardò alla sua sinistra. Un ragazzo alto, dalla bellezza di un nobile, con i capelli scuri e dei sorprendenti occhi blu elettrico lo stava guardando leggermente diffidenti. Al suo petto portava una spilla da Prefetto.

Harry sentì il sangue gelarsi nelle sue vene. Era estremamente simile a Sirius, e seppe, senza ombra di dubbio, che era un discendente dei Black.

“Harry Potter,” si presentò cautamente.

“Jeremiah Lestrange,” disse quello a sua volta, porgendogli la mano.

Harry la scosse, sentendosi a disagio. Stava scuotendo la mano al figlio di Bellatrix Lestrange, l’assassina di Sirius. Beh, tecnicamente la donna era ad Azkaban e Sirius era ancora vivo.

“Dovresti fare attenzione. Non a tutti i Serpeverde piacciono i Grifoni,” lo ammonì, con uno sguardo che diceva che lui era tra quei Serpeverde.

Harry si mise in bocca un pezzo della torta al cioccolato, senza mostrarsi minimamente intimidito, cosa che sorprese il Prefetto. Harry aveva affrontato molto peggio che un quindicenne Serpeverde. Poi Lestrange tornò a conversare con i suoi amici e Harry con i suoi compagni. Notò con piacere che Daphne era molto simpatica. I Greengrass erano dei purosangue Serpeverde da generazioni, ma erano tra i pochi che non si erano uniti a Voldemort ed erano rimasti neutrali durante la guerra. Draco sembrava trovare in Harry un possibile vero amico, visto che non lo frequentava solo per suo padre. Neanche Zabini e Nott erano tanto male. Infondo erano ancora dei ragazzini di undici anni. Era questo che dava a Harry un vantaggio.

Erano cresciuti in un’epoca in cui non c’era alcun Signore Oscuro. Qualsiasi cosa i genitori gli avessero insegnato era tutta roba che non avevano mai vissuto sulla loro pelle. Non sapevano quanto un morto potesse pesare sulla loro coscienza, quanto fosse difficile mantenere la propria identità nascosta. Quando i loro genitori erano nati, Voldemort già seminava il terrore, e i loro nonni già erano dei Mangiamorte attivi. Loro potevano anche avere degli ex-Mangiamorte per genitori, ma tra Mangiamorte ed ex-Mangiamorte c’era una bella differenza.

Parte del suo piano era anche offrire loro una possibilità. I Serpeverde si sarebbero tutti uniti a Voldemort se la guerra fosse ripresa, che lo volessero o no, perché erano l’unica possibilità che avevano. O unirsi a lui o morire come traditori. Ma se Harry avesse fatto capir loro che c’erano altre possibilità, allora avrebbero potuto scegliere. Sapeva cosa era successo a Draco. Era stato costretto a diventare un Mangiamorte ed accettare una missione che non voleva compiere solo per sopravvivere. Questa volta non sarebbe successo.

Ma solo il tempo avrebbe deciso. Già … che cosa curiosa il tempo …

Finalmente scomparvero i dolci e il professor Silente si alzò in piedi. Nella sala cadde il silenzio.

“Ehm … solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro,” gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un’occhiata in direzione dei gemelli Weasley, “Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi. Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell’anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra della sua Casa è pregato di contattare Madama Bumb. E infine, devo avvertirvi che da quest’anno è vietato l’accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa,” concluse in tono grave.

Harry notò anche questa volta che agli insegnanti si era congelato il sorriso sulle labbra. Harry invece sorrise furbo. Aveva già un piano in mente, ma che doveva attendere fino a dopo Natale.

Dal tavolo dei Grifondoro, Ron e Hermione gli scoccarono delle occhiate preoccupate e interrogative, come per sapere se la sua cicatrice gli avesse detto qualcosa. Harry scosse la testa; Ron aveva la bocca troppo larga al momento: sarebbe andato in giro dicendo che Harry sapeva. E Hermione era troppo ligia alle regole per seguirlo in avventure in cui bisognava romperle. In quel momento quasi desiderò che fosse già Halloween. Quasi. Aveva già molto da fare; più tempo aveva, meglio era.

Tutti quanti i studenti stavano mormorando, chiedendosi perché il terzo piano fosse stato chiuso. Poi venne cantato l’inno della scuola.

“Prefetti, guidate i ragazzi del primo anno ai rispettivi dormitori,” decretò infine Silente.

Harry si alzò dal tavolo dei Serpeverde salutando Daphne, Blaise, Theo e Draco. Si avvicinò ai Grifondoro e affiancò Ron.

“Ei amico,” lo salutò il rosso. Harry sorrise in risposta.

I primini seguirono Percy  per i corridoi del castello. Salirono diverse rampe di scale, con Percy che diceva loro di fare attenzione perché ad alcune piaceva cambiare. Arrivati al settimo piano, proseguirono fino alla torre di Grifondoro. Poi sentirono degli strani rumori.

“Pix,” sussurrò Percy a quelli del primo anno, “Un Poltergeist.” Poi alzando la voce, “Pix … fatti vedere!”

Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l’aria da un pallone.

“Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?”

Ci fu uno schiocco e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell’aria a gambe incrociate, e afferrò i bastoni.

“Ooooooooh!” esclamò con una risata maligna, “Pivellini del primo anno. Ma che bello!”

“Ehi! A chi hai dato del pivellino!?” si fece avanti Harry, sentendosi temerario.

Gli altri ragazzi lo guardarono ammirati, mentre Hermione e Percy lo guardavano ammonitori.

“E tu chi saresti?” indagò Pix quasi stizzito, ma anche divertito.

“Il mio nome è Potter, Harry Potter,” fece lui alla James Bond, passandosi una mano tra i capelli come suo padre, dandosi un’aria da fighetto. Le ragazze arrossirono e ridacchiarono.

Pix fischiò, “Il figlio di James Potter. Quale onore! Un nuovo portatore di misfatti mi auguro!”

Harry ghignò in risposta, che a Pix bastò. Il Poltergeist gli fece l’occhiolino prima di svanire e si allontanò di corsa, sbatacchiando armature al suo passaggio.

Arrivarono all’estremità del corridoio, dove la Signora Grassa attendeva.

“La parola d’ordine?” chiese.

Caput Draconis,” pronunciò Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un’apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani e con i piedi, e sbucarono nella Sala Comune di Grifondoro. Harry fu investito da un’ondata di familiarità. La stanza era esattamente come se la ricordava, accogliente e piena di poltrone soffici. Quella era casa sua, il luogo in cui apparteneva.

I ragazzi del primo anno salirono nel loro nuovo (o era vecchio?) dormitorio. Nel dormitorio di Harry c’erano cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro bauli erano già lì. Si gettarono tutti sui loro letti.

“Che bella mangiata, eh?” bofonchiò Ron a Harry da dietro i tendaggi, “Vattene, Crosta! Mi sta rosicchiando le lenzuola.”

Harry attese finché il respiro dei suoi compagni di dormitorio non si fece profondo. Era circa l’una di notte quando si alzò dal suo letto e andò al suo baule.

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” pronunciò in Serpentese. Il settimo scompartimento del baule si aprì e Harry ci entrò dentro, chiudendoselo alle spalle.

Scese una rampa di scale e si ritrovò in un salotto accogliente, simile a quello della Sala Comune di Grifondoro, con poltrone soffici e un caminetto. Si diresse verso la porta dello studio; dentro c’era la libreria. Iniziò a leggere un libro sull’Occlumanzia, giusto per prepararsi un po’ prima del giorno seguente. Silente e Piton lo avrebbero subito smascherato altrimenti. Lo lesse per un paio di ore, saltando la parte teorica – quando era stata inventata e perché – e passò direttamente alla parte pratica – come impararla. Era difficile far pratica senza che nessuno lo potesse aiutare.

Verso le tre del mattino, iniziò a sfogliare un libro sul latino. Aveva in mente di inventare qualche incantesimo utile per la protezione e quella lingua era essenziale, insieme al greco e al runico.

Erano circa le quattro e mezza quando si decise a ritornare nel suo letto, dopo tutto quello studio. Appoggiò la testa sul suo cuscino, ma non riusciva a dormire. Trascorse il tempo pensando al suo piano. Prima di tutto, il giorno dopo, sarebbe andato alla guferia per inviare una lettera a Remus e dirgli che era un Grifondoro. Probabilmente il licantropo già se l’era aspettato, ma gli avrebbe fatto piacere ricevere sue notizie.

Il cielo cominciò a schiarirsi e la luce fioca dei primi raggi di sole del mattino iniziò ad entrare nella stanza. Erano a malapena le sei, e Harry non aveva ancora chiuso occhio, ma non ne sentiva il bisogno. Non era stanco.

Stava per iniziare a preparasi e dirigersi verso il bagno quando sentì qualcosa bussare alla finestra.

Era un falco.

Harry seppe subito che era da parte dei Goblin e si affrettò ad aprire la finestra per farlo entrare. L’uccello atterrò con grazia sul suo letto e fece cadere una lettera che aveva nel becco e un pacco dall’aria pesante che teneva tra gli artigli. Poi volò fuori dalla finestra che Harry stava tenendo aperta.

Il giovane viaggiatore temporale prese la lettera e la lesse.

Lord Harry James Potter, dell’antica e rispettata Casata dei Potter,

sono lieto di comunicarti che abbiamo trovato un modo efficace per distruggere gli Horcrux e che è stato sperimentato sulla Coppa di Helga Tassorosso, oramai distrutta. È un nostro dono, non va restituito e dichiariamo che ormai appartiene a te. Ne esistono solo due, uno in nostro possesso e l’altro ora ce l’hai tu. Fanne buon uso.

Saluti

Ragnok,
Re dei Goblin            
Capo del Clan di Nebera

Harry sorrise. Un Horcrux in meno! Poi però aggrottò le sopracciglia. I Goblin non donavano mai niente. Anche quando un loro oggetto veniva comprato, loro lo consideravano solo preso in prestito. Cosa mai potevano avergli donato? Cos’era questo oggetto in gado di distruggere Horcrux della quale non aveva sentito parlare?

Prese il pacco tra le mani e constatò che era davvero pesante. Lo aprì e sul letto cadde un arma: il pugnale più bello che avesse mai visto. L’elsa era in cuoio ed incastonata di gemme preziose, che Harry sospettava fossero potenziate magicamente. In altre parole, qualcuno aveva incanalato la magia al loro interno, e adesso brillavano come nessuna gemma normale era in grado di brillare. La lama era affilata come solo quelle dei Goblin potevano essere. Sarebbe stata in grado di spaccare l’acciaio, dividere l’acqua, tagliare l’aria …                                                                                                                             

Harry era sbigottito. I Goblin non regalavano mai niente, men che meno se si trattava delle loro armi. Si sentì orgoglioso e onorato per quel gesto. Sapeva che gli Horcrux non si potevano semplicemente spaccare, quindi per essere stato in grado di distruggerne uno doveva essere potente magicamente, con la magia arcana ed antica che solo i Goblin potevano conoscere. Rilesse la lettera e spalancò gli occhi. Ne esistevano solo due, e loro gliene avevano dato uno! Non prestato, donato.

Ancora meravigliato e con un sorriso stampato in faccia, Harry aprì l’ottavo scompartimento del suo baule, la cui parola d’ordine in serpentese era ‘L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte’. Vi ripose delicatamente il pugnale dei Goblin e poi lo risigillò.

Sentì i suoi compagni di dormitorio rigirarsi nel letto, ormai prossimi al risveglio. Harry iniziò a prepararsi per una nuova giornata a Hogwarts; la prima per ogni undicenne, ma non per lui.

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Allora? Che ve ne pare? Fatemi sapere! Mi basta anche un ‘si mi piace’ o un ‘no non mi piace’. Scusate se ho fatto così tardi, ma non avevo il tempo di scrivere!

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Capitolo 6
*** Prime Lezioni ***


6- Prime Lezioni

Eccomi tornata con il prossimo capitolo. Grazie a tutti coloro che hanno lasciato delle recensioni, messo tra i preferiti, tra le storie seguite, o anche leggono solo per il gusto di farlo! BUON NATALEE!!!!

Risposte a:

shiho93: grazie per aver recensito. Per rispondere alla tua domanda, no, Harry non è un animagus, o almeno, non ancora. Ho intenzione però di fargli imparare, anche se non al momento, dato che c’è molto da scrivere prima!

Finleyna 4 Ever: ti sono grata per avermi fatto sapere che ti piace, è sempre un piacere ricevere una recensione positiva. Ho cercato di postare questo capitolo il prima possibile, spero che ti piaccia e che continuerai a farmi sapere se ti piace o no ;D

Sssweety: ciao! Volevo solo dirti che sì, Harry diventerà un animagus, che il Barone è un po’ arrabbiato con Harry, ma più avanti scrivere qualcosa sulla faccenda. Silente curioserà sulla sua cicatrice, ma ho già in mente un modo per depistarlo e allo stesso tempo renderlo attivamente partecipe all’azione. Spero che ti piaccia e grazie per avermi detto che ti piace!

Millyray: grazie per aver lasciato un commento e per i complimenti sulla storia e su come scrivo! Sì, Bellatrix Lestrange non aveva figli nella storia originale, ma essendo questa solo una fic, ho deciso di aggiungerlo. Inoltre, Jeremiah Lestrange avrà un ruolo di fondamentale importanza in questa storia. Avevo bisogno del figlio di un Mangiamorte celebre, il peggiore. Bellatrix mi è venuta subito in mente. Avevo in mente di farlo abitare magari con un il fratello di Rodolphus Lestrange, ma poi mi sono ricordata che anche lui è ad Azkaban, quindi ho ‘aggiunto’ un altro fratello all’albero genealogico. Spero che non ti dispiaccia troppo! Goditi il capitolo XD

Manda: grazie per i complimenti, mi sento molto lusingata! Comunque sì, ho già pensato a qualcosina a proposito di questa ‘amicizia’ con Daphne. Si nota così tanto? Comunque non ti preoccupare, Parkinston sta antipatica pure a me, è per questo che in questa fic non avrà un ruolo tra i buoni. Mi fa piacere che ti sia piaciuto il lato ‘figo’ di Harry, che farò uscire molto più spesso. Per quanto riguarda il cappello parlante, ho già qualcosa in mente per lui, ma no, non farà la spia, o almeno non rivelerà il segreto di Harry … comunque spero che ti piaccia il capitolo. XOXO

PoliniSquab: grazie per i complimenti sul mio modo di scrivere e sulla storia, non sai quanto significhino per me! In questa storia avevo bisogno che Harry finisse a Grifondoro, ma come vedi lo farò stare a stretto contatto con le Serpi. Spero che non ti deluderò! ;D

Atari: grazie per i complimenti, sono molto lusingata. Hai ragione, la pace non durerà a lungo, ma almeno per l’inizio, ho bisogno prima di spiegare la situazione iniziale e poi potrò cominciare con le sorprese! Comunque sì, il fatto che il legame tra Harry e Voldemort non sia del tutto scomparso potrebbe essere un problema. Spero che ti piaccia il capitolo; buona lettura!

Pecky: grazie per avermi lasciato un commento! Sono felicissima che ti piaccia! Ho cercato di aggiornare il prima possibile e di rendere il capitolo un po’ più lungo del solito. Sappi però che Harry è sempre un Grifone tra le Serpi, qualcosa potrebbe sempre andare storto …

Briciolina: ecco qui il capitolo da te tanto atteso sulla lezione con Piton! Mi spiace se ci ho messo tanto per mettere questa parte, ma il capitolo precedente, ovvero lo smistamento e la cena, si era fatto troppo lungo per contenere anche le lezioni del giorno dopo. Grazie per la tua recensione! Spero che continuerai a dirmi cosa ne pensi, un bacio ;D

SATABANAAN: grazie per la recensione, sono contenta che ti piaccia! Da questo capitolo in poi è tutto in salita per il povero Harry! Le sue capacità continueranno ad aumentare con il passare del tempo, così come le sorprese. Spero che non ti deluderò e che continuerai a seguire la storia! XD

Marcolp: grazie per la recensione. Mi piace sapere che alle persone piace la storia, mi aiuta a continuare a scrivere e ad andare avanti! Spero che il capitolo ti piaccia e di non deluderti. Se hai qualcosa da chiedere, qualche perplessità, o anche semplice curiosità, non esitare a dirmelo! Buona lettura xoxo

Scorpiusthebest: grazie per l’augurio! Ti auguro anch’io a mia volta delle buone feste e un buon capodanno! Per rispondere alla tua domanda: no, non diventerà una Draco/Harry. Loro due saranno soltanto amici, la maggior parte delle volte, almeno. Spero che comunque continuerai a seguire la storia, a presto!

En86: oddio, grazie per i complimenti! Questo capitolo ho cercato di farlo un po’ più lungo di un paio di pagine (di solito mi tengo sulle 10-11 pagine per capitolo, ma questo ne ha di più). Non la farò troppo semplice con i Serpeverde, o almeno ci proverò. Ron e Hermione non verranno mai accettati, forse sopportati, ma i Serpeverde non li vedranno mai come più di semplici Grifoni. Grazie per il consiglio sul nome del pugnale, vedrò di inventarmi qualcosa! Sì, Harry diventerà un animagus. Sono ancora indecisa sull’animale, ma avrei già una mezza idea (o almeno credo). Harry non studierà sempre di notte, perché senno diventerà davvero uno zombie. Ho aggiunto la parte dello studio solo perché prima dell’inizio delle lezioni voglio che sia pronto a respingere eventuali attacchi mentali da parte di Silente o Piton e che inizi già farsi qualche idea su come creare incantesimi. Già sa qualcosa riguardo la politica e le lingue di creature come i goblin (ma non posso dire su cos’altro, sarà una sorpresa!) In questo capitolo c’è la prima lezione di pozioni con Piton, che spero ti piacerà. Naturalmente, voglio –anzi, pretendo – che Harry abbia esperienza prima di mettersi con Ginny. Mi ha dato un po’ fastidio che la Rowling gli abbia fatto avere soltanto due ragazze in tutta la sua vita, quindi vedrò di rimediare. Per quanto riguarda Daphne, è così ovvio? Beh, buona lettura!

Era87: grazie per il commento. Ti auguro delle buone feste e un buon capodanno! Ho cercato di rendere questo capitolo un po’ più lungo, spero che andrà bene. Fammi sapere che ne pensi, conta molto la tua opinione! Un bacio ;D

Kiry95: grazie per la recensione (non credo che smetterò mai di ringraziare U_U) spero che questo capitolo ti piaccia. Ci sono le prime lezioni con Raptor e con Piton. Ti auguro un buon capodanno e quindi un felice anno nuovo. A presto, fammi sapere che ne pensi XD

Princesseelisil: ciao! Grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensi della storia, fanno sempre piacere le recensioni positive! *_* ho cercato di postare il prima possibile e spero che il capitolo ti piaccia! Non ti preoccupare per Sirius (anche io lo adoro!!!!!!) è in buone mani.

Aliena: hello! Grazie per avermi lasciato un commento, mi ha fatto molto piacere. Sono molto lusingata! Harry non si sente superiore a Piton o Silente, infatti li rispetta. Harry non sta cercando di scavalcare Silente o il suo maestro di pozioni, ma semplicemente di rimediare ai suoi errori, senza che loro interferiscano guastando il suo piano e causando problemi. Harry però susciterà non pochi sospetti, ma ha un piano per distogliere l’attenzione da sé stesso. Spero che continuerai a farmi sapere che ne pensi, buone vacanze!

Nan96: concordo con te! La scelta di andare al tavolo di Serpeverde è stata un po’ avventata, ma in questa storia prima o poi andava fatta, ed era meglio che la Casa dei serpenti capisse subito che lui non era loro nemico. Non so come mi è venuta la parte di Pix, l’ho scritta per sfizio, ma dopo mi sono accorta delle possibilità che comporta avere un Poltergeist come alleato invece che come nemico (e come nemico non sarebbe molto facile per Harry). Comunque mi reputo soddisfatta di quella parte. Grazie per avermi fatto sapere che ne pensi, buone feste e buon capodanno! XOXO

RAS MALFOY: grazie per la recensione, mi fa piacere che ti piaccia la storia e che non ti abbia deluso. Jeremiah Lestrange dallo zio, non Rabastan, ma un altro. Ti auguro anche io delle buone vacanza in Sicilia e se hai qualche domanda, chiedi pure, sono a tua disposizione! XD

Karmysev: grazie per i complimenti per il capitolo ‘Casa’. Per la tua domanda, ti basterà leggere il capitolo precedente, mentre per il tuo consiglio … sì e no. Piton sarà meno acido, a volte. Ma non all’inizio, perché non posso farla troppo facile. Beh, spero che il capitolo ti piaccia comunque. Un bacio! ;D

Vale Lovegood: grazie per il commento! Ecco il nuovo capitolo, spero che sia di tuo gradimento. Ho cercato di aggiornare il prima possibile. Fammi sapere se ti piace, a presto! XOXO

Giovy39: mi fa piacere che ti piaccia la mia storia. Non diventerà una Draco/Harry, non ti preoccupare, voglio che siano soltanto amici. Neanche io sono una fan del pairing. Il rapporto con Piton potrebbe migliorare (non posso anticipare troppo però). Ho scritto questo capitolo il prima possibile, mi auguro che ti piaccia, buone feste!

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Capitolo 6

Prime Lezioni

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“Guarda lì!”

“Dove?”

“Vicino a quello alto coi capelli rossi e la ragazzina castana.”

“Quello con gli occhi verde intenso?”

“Mi ci perderei …!”

“E la cicatrice, l’hai vista?”

“Merlino quanto è figo!”

Quella mattina, da quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu inseguito dalla solita miriade di bisbigli. Se li era aspettati. Infondo, era la prima volta che il mondo magico aveva l’opportunità di vedere Harry Potter. Aveva indossato la sua divisa di prima mano, aggiustato quasi del tutto la sua vista con un semplice incantesimo, e svegliato i suoi compagni per andare a lezione. La Sala Comune era stata affollatissima: tutti quanti erano stati disposti a trattenersi dall’andare a colazione, anche a costo di arrivare in ritardo alle loro lezioni, solo per dare un’occhiata al mitico Harry Potter.

Nei corridoi tutti quanti cercavano di vederlo, anche solo di sfuggita, a volte dando spintoni alla gente. Ma questa volta Harry era pronto. Non era un pivellino del primo anno, timido e intimorito dall’imponenza del castello e dall’inizio delle lezioni. Camminava nei corridoi a testa alta, con un’aria di importanza che aveva acquisito negli anni, e la gente, percependo che non era un novellino, si scansava per farlo passare. Ron e Hermione lo seguivano, ammirando la sua sicurezza e la sua aria di confidenza, cercando di non essere da meno, ma non riuscendo a nascondere i loro timori bene quanto Harry.

Ma non sapevano che Harry, in quel momento, non aveva timori, paure, o incertezze. Infondo poteva lui, Harry James Potter, figlio di uno dei grandi Malandrini, avendo speso sei anni della sua vita tra quelle mura, esplorandole quanto, se non più, di Voldemort stesso, aver mai il timore di perdersi? Poteva mai aver paura delle prime lezioni, lui che aveva duellato contro Voldemort più volte di quante ne capitasse ad un Auror, ed essere sopravvissuto per raccontarlo?

E poi il giovane viaggiatore temporale era di buon umore quel giorno. Quella settimana non avrebbe avuto lezione con Piton, cosa che gli dava altro tempo per prepararsi a dovere.

Il trio fece il suo ingresso in Sala Grande, non passando di certo inosservato. Le orecchie di Ron si fecero scarlatte e lui e Hermione abbassarono lo sguardo. Harry invece sorrise cercando di rassicurarli, guidandoli fino al tavolo dei Grifondoro, salutando allegramente tutti i compagni che incontrava strada facendo.

Una volta seduti tutti e tre, iniziarono a riempirsi i piatti di cibo. Ron presto si dimenticò dell’imbarazzo mentre si abbuffava, ma Hermione continuava a tenere lo sguardo basso, un leggero rossore sulle guance.

Harry alzò un sopracciglio, “Che c’è che non va?”

Hermione sussultò, colta di sorpresa. Si guardò un attimo intorno prima di tornare a posare lo sguardo su Harry, “N-niente, è solo che … ci guardano tutti!” spiegò con voce leggermente nervosa.

Harry scosse la testa mordendosi il labbro inferiore. Non aveva previsto che piccoli cambiamenti come il suo non essere timido avrebbero attirato così tanta attenzione. A quanto pareva, aveva fatto bene a restare anonimo la prima volta.

“Correzione, mi guardano tutti. Davvero Hermione, non capisco quale sia il problema. Infondo che c’è di male?” le chiese. Poi però si rispose da solo. Infondo, neanche a lui era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione nel suo tempo, no? Aveva avuto anni per abituarsi. Ron e Hermione erano sempre state persone comuni; questo doveva essere difficile per loro.

Harry le sorrise calorosamente, cercando di farle capire che lui ci sarebbe stato se lei avesse avuto bisogno di supporto. Questo sembrò rincuorare Hermione, che prese ad ignorare gli sguardi con più successo.

Harry sentì la nuca pizzicargli e si voltò per vedere chi lo stava osservando. Incrociò due occhi neri come la pece, che lo guardavano freddi e con malcelato astio. Severus Piton. Il maestro di pozioni doveva aver deciso che lui era il ‘figlio di James Potter, arrogante come il padre’. Harry sospirò. Ora come avrebbe fatto ad aggiustare le cose? Aveva contato su una buona prima impressione, ma a quanto pareva il fatto che fosse sicuro di sé aveva giocato a suo sfavore.

“Ehi Harry,” una voce interruppe i suoi pensieri. Alzò lo sguardo su Neville, Seamus e Dean, che lo guardavano curiosi, seduti vicino a lui e ai suoi amici.

“Hmm?” chiese.

“Volevo sapere se giochi a Quidditch,” affermò Seamus sorridendo eccitato. Harry ghignò.

“Si … mi piace il Quidditch, molto. Ma a quelli del primo anno non è permesso di entrare in squadra,” spiegò. Immediatamente il sorriso di Seamus scomparve, sostituito da un’espressione indignata.

“Perché non possiamo?! Non è giusto!” esclamò il ragazzo serrando i denti imbronciato.

“Cos’è il Quidditch?” chiese Hermione ingenuamente.

“È lo sport più bello che ci sia,” rispose Ron prontamente.

Hermione alzò un sopracciglio, “Secondo quali criteri?”

“Beh, diciamo che è praticamente lo sport più praticato dai maghi. A volte può essere pericoloso, ma ne vale sempre la pena,” replicò Dean emozionato.

“E come si gioca?” indagò Hermione incuriosita.

Ron, Seamus e Dean si lanciarono in una spiegazione dettagliata del gioco, alla quale Harry decise saggiamente di non unirsi. Fece bene, perché la spiegazioni si concluse in un litigio tra i ragazzi su quale squadra fosse la migliore, e ognuno aveva la propria opinione al riguardo. Hermione si limitava a seguire il discorso, affascinata.

Harry invece intavolò una conversazione gradevole con Neville.

“Allora, eccitato per l’inizio delle lezioni?” chiese.

Neville incassò la testa tra le spalle ed annuì, “S-sì,” poi sembrò guadagnare un po’ di coraggio, “Penso che me la caverò bene in Erbologia. A casa mia, mia nonna aveva sempre delle piante rare sparse in giro, e io me ne occupavo quando era impegnata.”

Harry sorrise, “Io invece sono ansioso di avere Difesa Contro le Arti Oscure.”

Neville alzò gli occhi al cielo e poi scoccò un’occhiata al tavolo degli insegnati, “Raptor sembra un incompetente.”

“Hai detto bene, sembra,” mormorò Harry più a sé stesso che al ragazzo di fronte a lui.

Neville lo guardò curioso, ma Harry si limitò a stringersi nelle spalle. Un quarto d’ora prima della fine della colazione, come la sera prima, Harry si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. Questa volta il suo approccio suscitò meno scalpore. Ancora una volta, quando la Parkinson lo vide avvicinarsi, la ragazza si alzò e andò dall’altra parte del tavolo, scoccandogli un’altra occhiataccia.

Harry si sedette di fronte a Draco, che alzò a malapena lo sguardo dal suo piatto, ma che sembrava leggermente compiaciuto. Daphne arrossì e gli sorrise calorosamente, mentre Blaise e Theo si limitarono a salutarlo con un cenno.

Harry prese del budino, non sapendo bene a che gusto fosse, ma incoraggiato dal fatto che fosse marrone e quindi al cioccolato. Prese il suo cucchiaio e se lo stava portando alla bocca, quando Malfoy lo interruppe.

“Non ti consiglierei ti mangiarlo,” lo fermò Draco, “È ai fagioli,” spiegò.

Harry lasciò il cucchiaio immediatamente, schifato, che cadde sul tavolo con un tintinnio. Ma il budino al suo interno schizzò ed andò a finire dritto in faccia a Derek Lawns, ragazzo del quinto anno e migliore amico di Jeremiah Lestrange. Il ragazzo se lo pulì con un fazzoletto e lo guardò male. Poi prese una fetta di torta alla panna e gliela lanciò addosso. Solo che il colpo lo mancò e colpì in faccia Penelope Light, prefetto di Corvonero che stava passando dietro a Harry.

L’intera sala ammutolì. La ragazza sembrò valutare se rispondere infrangendo le regole, oppure sgridarlo e basta come era suo dovere da prefetto. Notando poi che la torta aveva sporcato la sua maglietta preferita, e per giunta di Gucci, optò per la prima opzione.

Andò dritta al tavolo delle serpi, prese in mano una bella torta a due piani al pistacchio, e glielo spiaccicò in faccia.

Ora, nessuno seppe chi era stato, anche se molti, in seguito, giurarono di aver sentito il grande Harry Potter urlarlo, ma nessuno era certo. Fatto sta che il grido di guerra risuonò nella sala mentre la miriade di studenti si preparava all’epica battaglia.

“LOTTA COL CIBO!”

E poi fu l’inferno. Il cibo volò da tutte le parti, sporcando e macchiando qualunque cosa capitasse a tiro. Nessuno venne risparmiato. Hermione Granger si gettò sotto il tavolo dopo essere stata colpita con della gelatina a un orecchio. Poi afferrò un cucchiaio, ci mise dentro del cibo, e lo utilizzò come fionda per colpire il colpevole. Era strano, ma la ragazza, solitamente ligia alle regole, fu ricordata come una dei partecipanti più attivi alla battaglia.

Ron Weasley non perdette l’occasione per colpire i Serpeverde, lanciando qualsiasi oggetto cremoso o appiccicoso che gli capitasse per mano, ignaro dei colpi che lui stesso stava ricevendo. Combatte valorosamente dalla sua postazione sul tavolo, affiancando molti dei suoi compagni.

I Serpeverde non furono da meno e bombardarono ogni Casa, specialmente quella dei Grifoni. I ragazzi erano furiosi e le ragazze scandalizzate. Tutti però la vedevano come un’occasione per vendicarsi e nessuno la sprecò, divertendosi come quasi mai era consentito a dei purosangue come loro.

Nemmeno gli insegnanti furono risparmiati. All’inizio la McGranitt cercò di calmare le acque alzandosi in piedi.

“Studenti!” urlò, ma la sua voce si perse tra le grida, “Smettetela in questo istante o le conseguenze –“ ma non poté continuare perché una torta le fu lanciata in faccia. Quel giorno si scoprì che Minerva McGranitt aveva una mira infallibile. I suoi colpi centrarono sempre il suo bersaglio e presto gli studenti iniziarono a rispettare le sue abilità di combattente, chiedendosi se la McGranitt avesse partecipato ad altri scontri come quello.

Uno degli obbiettivi preferiti fu Severus Piton. La sua fama di professore più odioso della scuola poteva esserci centrata qualcosa, per sua sfortuna. Neville Paciock riuscì addirittura a centrarlo in faccia con un bignè, rendendosi poi conto di essersi rovinato da solo quando l’insegnante ruggì furioso ed arpionò il cibo nel proprio piatto.

Raptor era terrorizzato. Si guardò in torno in cerca di una via di scampo, quando poi sentì qualcosa sibilare dalla sua nuca. Qualcuno aveva tirato una torta ai mirtilli sul suo turbante, irritando il Suo Signore.

Il suo sguardo saettò per la sala alla ricerca del colpevole, incontrando lo sguardo smeraldino di Harry Potter, che ghignava soddisfatto e gli fece l’occhiolino impertinente. Ridusse gli occhi a fessure, ma poi barcollò sotto la furia del Suo Padrone, furioso per l’affronto.

Silente si alzò in piedi e gli insegnanti si tranquillizzarono visibilmente. Gli studenti avrebbero dato retta a lui.

Lo shock fu enorme quando l’uomo anziano prese una torta di mele e la lanciò tra la mischia di studenti con un grido esuberante.

-

Tre ore dopo, la battaglia si era calmata. Gli insegnati diressero gli studenti alle rispettive Case, annunciando che quel giorno le lezioni sarebbero state cancellate per il contrattempo.

Dopo essersi pulito e aver riso con i suoi compagni di dormitorio, Harry si era scusato dicendo che aveva una commissione da fare. Afferrò una pergamena, un calamaio e una piuma e attraversò il Buco del Ritratto, dirigendosi verso la Guferia, nell’ala ovest del castello.

Da là su si potevano vedere il Lago Nero e i terreni di Hogwarts, belli come se li era sempre ricordati. Scrisse una lettera a Remus, che sapeva la stava attendendo.

Caro Lunastorta,

ieri, come saprai, sono arrivato ad Hogwarts, il posto più bello che io abbia mai visto! Sono finito a Grifondoro e ho fatto amicizia con Ron Weasley, Hermione Granger, Draco Malfoy e un paio di altri Grifondoro e Serpeverde. Le lezioni oggi sono state cancellate perché qualcuno (e bada che io non centro niente, eh!) ha iniziato una lotta con il cibo, che sembra aver coinvolto tutte le case e persino gli insegnati (lo sapevi che la McGranitt ha una mira infallibile?). Ora che ci siamo tutti ripuliti abbiamo il tempo di esplorare un po’ il castello e cercare qualche passaggio segreto. Tu invece come stai? Bene? Qualche volta vieni a farmi visita, mi farebbe piacere e Silente non lo troverebbe un problema.

A presto

Harry

Diede la lettera a Edvige, promettendole dei biscottini al suo ritorno. Lei gli beccò le dita con affetto prima di prendere il volo. Harry sospirò e si diresse verso la Sala Comune di Grifondoro. I corridoi erano così familiari … non li vedeva da un anno, quello che aveva trascorso alla ricerca degli Horcrux. Stava per svoltare l’angolo quando notò Mrs. Norris, che miagolò malevola, guardandolo come se avesse appena infranto una regola. Harry alzò gli occhi al cielo e si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno. Quando constatò che il corridoio era deserto, tirò fuori la sua bacchetta e la puntò sulla gatta.

Pix si congratulò con lui quello stesso pomeriggio, sia per la lotta col cibo, sia per ‘l’incidente’ di Mrs. Norris. Il Poltergeist comunicò la notizia ai gemelli e Lee Jordan, che lo attesero quella sera in Sala Comune.

“Sei stato grande!” esclamò Lee con un ghigno enorme. I gemelli avevano due grossi sorrisi stampati in faccia.

Harry alzò un sopracciglio, “Non so di cosa stiate parlando,” ma in realtà lo sapeva.

“Di Mrs. Norris!” chiarì Fred compiaciuto.

“E io cosa centro con quello che è successo alla povera gatta?” fece innocentemente. Troppo innocentemente.

I gemelli ghignarono, “Brillante! Noi abbiamo sempre desiderato fare quello che le hai fatto!”

Harry li guardò con una strana luce negli occhi, quella di un bambino sorpreso con le dita in un vasetto di miele.

“Beh, buona fortuna, nostro fido compare di misfatti,” disse George solenne.

Harry fece un inchino e risalì nel suo dormitorio contento. Raccontò a Ron cosa aveva fatto alla gatta del custode e il rosso si sbellicò dalle risate. Harry capì che per riallacciare l’amicizia come prima doveva solo condividere con lui dei segreti. Magari non il suo, ma c’è ne erano molti altri che poteva rivelargli.

Per il resto della settimana, Mrs. Norris fu vista con il pelo viola a macchie arancioni.

-

La prima settimana di scuola passò velocemente e senza novità, a parte la voce su Narcissa Malfoy e Severus Piton. I gemelli non avevano perso tempo a spargerla, e Draco era spesso di cattivo umore. Qualche volta delle persone si sarebbero fermate nel corridoio per chiedergli se era vero. Ma se Draco era di cattivo umore, non era niente a confronto con Severus Piton, che dopo la lotta col cibo sembrava pensare che il responsabile fosse Harry, nonostante non avesse prove. Supponeva che essendo il figlio di James Potter, avendo causato casino la prima mattina di scuola dell’anno, allora poteva anche essere stato in grado di spargere la voce prima ancora di aver messo piede a Hogwarts.

I Grifondoro avevano spesso lezione con i Serpeverde, e in quelle occasioni Harry si sedeva sempre tra le due Case. Durante le lezioni con i Tassorosso, Harry aveva fatto amicizia con Justin Finch-Fletchley, Ernie McMillan e Susan Bones. Si erano tutti dimostrati gentili nei suoi confronti, specialmente Susan.

In quelle con i Corvonero, invece, aveva legato con Terry Boot e Morag McDougal. Non poteva dire di essere diventato il loro migliore amico, ma era su termini amichevoli con loro ed era bello fare una chiacchierata ogni tanto.

Ai pasti, Severus Piton lo guardava malissimo, in attesa della loro prima lezione per torturarlo. La McGranitt invece sembrava fiera di lui. Nella sua lezione, Harry era riuscito a trasfigurare lo stuzzicadenti in un ago al primo tentativo. La professoressa allora gli aveva chiesto di provare a fare qualcosa di un po’ più complesso. Harry aveva trasfigurato con successo un libro in un uccello e la donna era stata a dir poco scioccata. Gli studenti del primo anno non erano in grado di trasfigurare oggetti inanimati in esseri viventi. Il giovane Potter aveva imprecato per la sua stupidità, ma ormai il danno era stato fatto. Aveva trascorso il resto della lezione cercando di trasfigurare oggetti con incantesimi non-verbali. Ci era riuscito al terzo tentativo, ma la McGranitt aveva assegnato lo stesso trenta punti a Grifondoro.

La lezione con Vitious era stata gradevole. A Harry piaceva perché l’uomo era molto simpatico. Aveva cercato di levitate la piuma senza parlare, e ci riuscì al secondo tentativo. Ma poi, Incantesimi era più semplice di Trasfigurazione. Hermione, verbalmente, ci riuscì al primo, guadagnando cinque punti per Grifondoro. Ron sembrava avere problemi, ma Harry e la ragazza lo aiutarono.

La lezione con Raptor fu una noia mortale. Harry si era aspettato di meglio. Insomma, era di Voldemort che stavano parlando! Mentre l’uomo dal turbante spiegava loro cos’erano le Arti Oscure, Harry per poco non aveva urlato, ‘Tom! È questo il tuo nuovo strumento di tortura? La noia?” ma era riuscito a tenere la bocca chiusa.

Aveva ricevuto una risposta alla sua lettera da parte di Remus il Giovedì mattina.

Caro Harry,

io sto bene, nonostante la luna piena sia solo tra un giorno. Mi fa piacere che tu sia finito a Grifondoro come i tuoi genitori, ma voglio che tu sappia che anche se tu fossi finito a Serpeverde per me non avrebbe fatto differenza. Mi fa piacere che tu abbia fatto amicizia così in fretta, anche se sono sorpreso che molte tue amicizie siano tra i Serpeverde. Per quanto riguarda la lotta col cibo, dovrei rimproverarti a dovere, ma per questa volta ho deciso di chiudere un occhio. Comunque bel lavoro, nemmeno tuo padre è mai stato in grado di iniziare una lotta col cibo il primo giorno di scuola. Ho sentito dire che il figlio di Lucius Malfoy è il figlio illegittimo di Severus Piton. Io non ho molti rapporti col mondo magico, ma questa voce è stata un tale scandalo che si è sparsa a macchia d’olio e persino io l’ho sentita. Dato che sei amico di Draco, mi faresti sapere se è vera o no? A proposito, conosco una valanga di passaggi segreti che ti potrebbero tornare utili. Per esempio c’è un passaggio che ti può anche servire come sala di riunioni o luogo di ritrovo con i tuoi amici. Porta a Hogsmeade, ma mi raccomando, non abusarne. Si trova al quarto piano, dietro uno specchio.

A presto,

Lunastorta

Harry sorrise. Conosceva il passaggio. Era quello che era crollato ed era stato bloccato da una frana durante il suo terzo anno. Quindi si poteva ancora utilizzare. Cosa avrebbe detto però riguardo la voce riguardo Narcissa Malfoy e Severus Piton? La verità. Avrebbe detto tutto a Remus, infondo Ron e Hermione già sapevano.

Quel pomeriggio, lui e Hermione riuscirono a trascinare Ron nella biblioteca, che si lamentò per tutto il tempo. Mentre Hermione lo aiutava in Incantesimi, Harry fece un veloce ripasso di Occlumanzia. Sapeva di essere paranoico, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la strana sensazione che qualcosa sarebbe andata tremendamente male con Piton il giorno seguente.

“Che stai studiando?” chiese Hermione curiosa, cercando di leggere il titolo del libro.

Harry si affrettò a rimetterlo nella sua borsa, “Una cosa che vorrei insegnarvi il prima possibile,” ci aveva pensato. Se lui avesse insegnato loro l’Occlumanzia, in un paio di anni, quando sarebbero maturati, allora forse avrebbe potuto rivelare il suo segreto … forse …

Hermione annuì perplessa, non capendo il perché di tutto quel mistero.

Quella sera Harry andò a letto con quella stessa sensazione sgradevole,  e nei suoi sogni continuò a rivedere Nagini che mordeva Severus Piton, sotto lo sguardo di Raptor.

-

Il Venerdì mattina arrivò, finalmente. L’ultimo giorno di lezioni. Come ogni mattina, Harry guidò i suoi amici in Sala Grande. Senza di lui si sarebbero stati persi.

“Che abbiamo oggi?” chiese Harry a Ron versandosi dello zucchero in un tè calmante.

“Pozioni doppie con i Serpeverde,” replicò Ron con una smorfia. Ogni giorno, a quasi ogni pasto, Harry spendeva del tempo con i Serpeverde. La Casa si stava abituando alla sua presenza, ma più che altro la tolleravano soltanto, non ne erano felici. Harry sperava che un giorno lo avrebbero accettato. Draco sembrava apprezzare la sua compagnia, così come Daphne e Blaise. Theo sembrava essere un po’ più freddo nei suoi confronti; infondo suo padre era un Mangiamorte e lui era colui che aveva fatto ‘sparire dalla circolazione’ Voldemort. Probabilmente gli avevano insegnato ad odiarlo. Ma se ce l’aveva fatto con Draco, allora ce l’avrebbe fatta con lui.

I gufi planarono nella Sala e Harry aprì il biglietto che il suo gufo aveva lasciato cadere sul tavolo.

Caro Harry,

so che il venerdì pomeriggio sei libero: ti va di venire a prendere una tazza di tè con me intorno alle tre? Voglio sapere tutto della tua prima settimana. Mandami la risposta con Edvige.

Hagrid

Harry scribacchiò un ‘Si, grazie, ci vediamo più tardi’ e lo riconsegnò ad Edvige.

“Ragazzi, oggi vado a prendere un tè con Hagrid, vi va di venire?” chiese ai suoi compagni.

“Certo,” rispose Ron e Hermione all’unisono.

Dopo aver finito la colazione, tutti e tre lasciarono il tavolo dei Grifondoro e si diressero verso i sotterranei. Strada facendo, incontrarono Draco e gli altri Serpeverde, che lo affiancarono.

“Ehi Harry,” lo salutò il biondo.

“Draco, ciao. Mi chiedevo se ti andasse di venire a prendere un tè con me e i miei amici alle tre nella capanna di Hagrid,” propose Harry giusto per essere gradevole. Draco sembrava voler dire di sì, ma poi scosse la testa.

“Scusa, ma ho troppo da fare. Quella stupida voce,” sputò come fosse veleno, “non deve arrivare da mio padre. Non che qualcuno abbia il coraggio di comunicargliela ed affrontare la sua ira. Sto cercando la guferia da giorni per dirgli che va tutto bene, ma non la trovo. Credo che trascorrerò il pomeriggio cercando il corridoio giusto. Questo posto è enorme!”

Harry sorrise, “Io so dov’è la Guferia.”

La testa del biondo scattò nella sua direzione, “Dove?!” chiese speranzoso.

“Nella Torre Ovest. Se vuoi ti accompagno, ma devi venire con noi dopo,” gli disse furbo.

Draco sbuffò, “E va bene. Quando e dove ci troviamo?”

Harry scrollò le spalle, “Alle due e mezza fuori l’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde?”

Draco fece una smorfia, “Non posso dirti dov’è.”

“Non sarà necessario. So che è nei sotterranei, qui vicino, sotto il Lago Nero. E che si accede pronunciando la parola d’ordine a una porta dietro un muro bianco,” spiegò Harry.

Draco impallidì, “C-come …?” farfugliò.

Harry ghignò, “Ho le mie risorse. Allora, affare fatto?”

Draco annuì, “Fammi indovinare, la tua cicatrice?”

Harry registrò a malapena il fatto che l’informazione si era sparsa, “Esattamente.”

In quel momento fecero il loro ingresso nell’aula di pozioni. Harry e Ron si sedettero vicini in ultima fila, mentre Hermione, seppur contrariata, si mise davanti a loro, accanto a Neville, in penultima.

Piton iniziò la lezione prendendo il registro e si fermò al nome di Harry.

“Ah, vedo,” disse con voce melliflua, “Harry Potter. La nostra nuova … celebrità.”

Finito di fare l’appello, cominciò a parlare, “Siete qui per imparare la delicata scienza e l’arte esatta delle Pozioni.” Cominciò. Prese col suo discorso su quanto fossero utili, concludendo con un insulto rivolto alla classe.

“Potter,” disse Piton ad un tratto. “Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?”

Harry conosceva la risposta, ma in quel momento gli venne in mente una cosa che non aveva mai notato la volta precedente. L’asfodelo era un tipo di Giglio e rappresentava la morte nella mitologia greca. L’artemisia invece significava rimpianto della felicità e quindi tristezza. Messi insieme formavano, ‘rimpiango tristemente la morte del Giglio’. Harry guardò l’uomo che aveva vissuto tutta la sua vita cercando di ripagare per un unico errore e che mai si era perdonato. Voleva dirgli grazie, fargli capire che lui non gliene faceva una colpa. Ma tutto ciò che gli era concesso di dire era la risposta.

“Fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente, signore,” rispose Harry prontamente e con voce priva di emozione, sotto lo sguardo impressionato della classe. Piton però non sembrava soddisfatto. Ma naturalmente non si era aspettato che capisse il vero significato della domanda.

“Dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?”

“Nella pancia di una capra,” replicò Harry quasi annoiato.

Piton stava iniziando a guardarlo male, “Qual è la differenza tra l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum?”

“Sono la stessa pianta, signore, nota anche con il semplice nome di aconito,” ribatté Harry.

Piton sembrò esitare un attimo e un lampo di dolore attraversò i suoi occhi, “Vedo che hai ereditato il talento di tua madre,” mormorò, ma non gli assegnò punti.

Tornò alla sua cattedra e si sedette sulla sua sedia, “Le istruzioni per la pozioni di oggi sono sulla lavagna,” agitò la sua bacchetta ed esse comparvero.

Gli studenti si affrettarono subito a mettersi al lavoro. Piton non lo disturbò, al contrario di ciò che si era aspettato. Rimase seduto a fissare il vuoto per quasi tutta l’ora, senza controllarli come aveva fatto la volta precedente.

Ron mise l’acqua nel calderone mentre Harry si metteva dei guanti di drago per poi iniziare a tagliuzzare le ortiche secche. Il giovane viaggiatore temporale non aveva bisogno del libro. Ron all’inizio sembrava non fidarsi delle istruzioni che gli stava dando il moro, ma poi alla fine fece come gli era stato detto. Quando poi i ragazzi aggiunsero ad uno ad uno le zanne tagliuzzate di serpente, la pozione assunse la giusta sfumatura di verde acido-muschio. Dopo aver schiarito i gusci delle lumache cornute, polverizzati e infilati nel calderone, la pozione divenne marrone-rosa, esattamente come avrebbe dovuto. Dopo i primi quaranta minuti, mescolando dieci volte in senso antiorario e dieci in senso orario, la pozione raggiunse gradualmente la giusta tonalità di rosa salmone.

Finita la pozione, Harry si guardò intorno. Hermione, davanti a loro, stava avendo difficoltà con Neville come compagno. Le sussurrò come migliorare quel colore grigio topo che aveva assunto la pozione prima che potesse esplodere. Lei gli scoccò un’occhiata grata. Gli altri suoi compagni, notò Harry, erano consideratamente più indietro. Mise la pozione rosa salmone in una fialetta e alzò lo sguardo su Piton.

Solo in quel momento, fu cosciente del fatto che l’uomo l’aveva fissato per tutta l’ora. Gli si drizzarono i capelli sulla nuca e la sensazione della sera prima si insinuò prepotentemente dentro di lui. Nel momento in cui i loro sguardi s’incrociarono, Severus Piton lo bombardò. L’attacco mentale fu molto più forte di quella alla festa di inizio anno, e Harry non riuscì a fermarlo.

Pensa a qualcosa, pensa a qualsiasi cosa!’ si stava dicendo allarmato. Si concentrò sulla sua vita dai Dursley, ma il professore scavalcò le sue memorie quasi con facilità. Allora si concentrò sul momento in cui Hagrid gli aveva detto di essere un mago, sul suo incontro con Draco, con Ron, Hermione … tutto pur di non pensare alla sua vita precedente o al suo piano … il maestro scavalcò anche quei ricordi. Voleva di più.

Harry non riuscì ad evitarlo. Il professore lo vide entrare alla Gringott attraverso i suoi occhi (grazie al cielo non riuscendo a vedere il suo travestimento) e lo vide parlare in Goblinese mentre chiedeva una stanza privata per discutere. In un attimo, quella memoria fu sostituita da lui, davanti all’intero consiglio dei Goblin, mentre loro gli giuravano alleanza. Ma prima che Piton riuscisse a vedere cosa si erano detti al consiglio e capire il motivo per la quale era stato indetto, la fiala che Harry stava mantenendo cadde per terra.

Il rumore distrasse il professore abbastanza da permettere a Harry di respingerlo e sollevare delle barriere mentali forti. Poi Harry Potter distolse lo sguardo, respirando affannosamente.

Harry imprecò sottovoce. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di male. La campanella suonò, e lui fu il primo a lasciare l’aula.

-

Albus Silente era seduto nel suo ufficio e rifletteva. Harry Potter era finalmente arrivato a Hogwarts, e con lui una valanga di sorprese.

Il ragazzo camminava sicuro per i corridoi, mai perdendosi, con un aria da leader. Guidava i suoi amici come un generale guida i suoi soldati in battaglia, e loro si fidavano di lui.

Nonostante fosse un Grifondoro, gradiva la presenza dei Serpeverde e stava legando con loro. Albus non aveva mai incontrato qualcuno che avesse interesse a farlo. In un qualche modo, sentiva che le azioni del ragazzo avrebbero aiutato l’unità tra le Case.

I Professori gli avevano detto che era un vero prodigio. Era in grado di compiere un incantesimo al primo tentativo e Minerva gli aveva comunicato che era stato persino in grado di fare degli incantesimi non-verbali. Sorprendente.

Albus sospirò. Inoltre c’era quella voce sulla sua cicatrice. Possibile che una cicatrice maledetta rivelasse informazione a un ragazzo? Che sapesse della Pietra Filosofale? Doveva indagare sulla faccenda.

E poi il Cappello si comportava in modo strano. Gli aveva chiesto della sua impressioni su Harry, ma lui gli aveva solo detto che aveva una mente affascinante.

Era il momento di chiedergli di più. Lo prese dalla mensola e se lo appoggiò sul capo.

Oh, Albus! Che piacere,” lo salutò.

Altrettanto amico mio. Sai già cosa voglio chiederti, suppongo,” replicò il mago.

Eh, Albus. Non posso dirti ciò che mi chiedi. Te l’ho detto, quel ragazzo è affascinante,” disse il cappello.

Devo temerlo? Devi ammettere che le sue somiglianza a Tom sono impressionanti …

Sì, lui e Riddle sono molto simili. È stato quasi impossibile per me distinguerli. Ma non sono la stessa persona, Albus. Il cuore del ragazzo appartiene alla luce, per quanta oscurità abbia visto.

Silente aggrottò la fronte, “Di quale oscurità stai parlando? Ha solo undici anni e ha vissuto con dei babbani.

Il cappello ridacchiò, “Oh, non ti preoccupare di questo. Sappi soltanto che come Riddle, lui vuole fare grandi cose. Forse con gli stessi mezzi, ma mai con gli stessi fini.

Albus capì che la conversazione era finita e si tolse il cappello. Iniziò a pensare, cercando di dare un senso a quello che gli era stato detto. Grandi cose? Quanto grandi? Cosa mai può fare un ragazzino di undici anni di grande?  Si chiese. In quel momento bussarono alla porta.

“Avanti,” disse.

In quel momento entrò nella stanza un Severus Piton alquanto scosso.

“Albus, ti devo parlare.”

-

 

Ed ecco qui il capitolo. Spero che vi sia piaciuto e di non avervi deluso. Volevo postare qualcosa prima di Natale, quindi BUON NATALE A TUTTI! Per il prossimo capitolo però dovrete attendere la prossima settimana, al momento mi voglio godere un po’ la vacanza. A presto, fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 7
*** Una Serata Movimentata ***


7- Una Serata Movimentata

Ciao! Ecco qui il nuovo capitolo, spero che vi piaccia!

Risposte a:

GinnyPotter93: ti ringrazio per la recensione, non immagini quanto mi faccia piacere che ti piace la fic! Mi spiace, ma non posso proprio renderla una Draco/Harry. In realtà, al momento sto ancora decidendo con chi potrebbe avere una storia, ma adesso è troppo presto per pensarci. Tutti quanti i suoi amici hanno solo undici anni! Comunque, il rapporto con Severus Piton rimarrà sempre piuttosto complicato. Forse riuscirò a far diminuire l’odio, ma non sono certa che si potranno mai dire amiconi … devo ancora decidere, infondo, non ho programmato niente: scrivo quello che mi viene al momento. Sono felice che ti piaccia il rapporto con Remus, e presto entrerà in azione anche Sirius. In questo capitolo Harry inizierà già a spianarsi il terreno per tirarlo fuori da Azkaban. Spero che ti piaccia!

MaCcO: grazie per la recensione e per i complimenti, mi sento molto lusingata, come sempre del resto. Ogni volta che qualcuno mi dice che trova bella la storia è sempre come la prima volta, e mi appaga molto, istigandomi a scrivere! Spero che questo capitolo ti piaccia, a presto ;D

Malatadite: grazie per il tuo commento! Anche io spesso voglio tornare indietro alle elementari e ricominciare tutto d’accapo, è per questo che mi piacciono così tanto le storie sui viaggi temporali. Mi sto impegnando davvero tanto per scrivere questa e spero che ti piaccia e di non deluderti. Se hai qualche consiglio, dici pure, sono a tua disposizione! XD

Aliena: beh, prego! Sono contenta che ti piaccia. L’idea della cicatrice mi è venuta perché ho pensato: che alibi può utilizzare Harry? Cos’ha lui che gli altri non hanno? Ma una cicatrice maledetta da Avada Kadavra ovviamente! E beh, ho deciso di scriverlo. U_U spero di non deluderti e che il capitolo ti piaccia.

Sssweety: volevo solo dirti 1. Grazie per la recensione 2. Che sì, Voldemort/Raptor sta notando le somiglianze, ma crede di essere un Dio e che Harry sia comunque mediocre al suo confronto. Non sa quanto si sbaglia! Mi spiace, ma questa sarà una Harry/Ginny, anche se MOLTO più avanti nella storia, perché prima Harry farà altre esperienze. La parte in cui Harry inizia a lavorare per essere un animagus è più avanti nella storia; prima devo fare uscire Felpato da Azkaban! A presto, un bacio ;D

Scorpiusthebest: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Potrebbe (non posso dire troppo eh!) nascere un’alleanza con Piton … comunque, per quanto riguarda il significato nascosto della frase, avevo letto una storia su fan fiction.net in cui dicevano che mescolando l’asfodelo e l’artemisia si otteneva quella frase, così ho controllato e ho scoperto come si otteneva quella frase e cosa significasse ciascun fiore, così ho deciso di aggiungerlo anche io. XD spero che ti piaccia il capitolo!

Manda: grazie per i complimenti *me arrossita* mi hanno reso incredibilmente felice! Susan avrà una parte importantissima più avanti nella storia. In questo capitolo vedrai come reagirà Silente, ma tutto diventerà meno ingarbugliato dopo che Harry metterà in atto il suo piano e dirà la verità ai suoi amici, cosa che però succederà tra molto. Fammi sapere che ne pensi del capitolo!

p.s. sono contenta che ti sia piaciuto timely errors, io l’ho adorato!

SATABANAAN: Eccomi qui col nuovo capitolo, sono riuscita a scriverlo prima di capodanno. Sono felice che ti sia piaciuto quello precedente e mi auguro di non deluderti. Se hai qualche domanda o perplessità, chiedi pure, sono tutt’orecchi! Buon Capodanno! ;D

Kia 07: grazie per avermi lasciato un commento! Le recensioni come la tua sono sempre gradite, a me basta sapere che piaccia a qualcuno. Se la gente trova la fic bella, allora scrivo più velocemente. Comunque avevo già in mente di far conoscere Cedric a Harry, e magari anche una certa Tassorosso che tutti conosciamo … ma vabbè , non posso dire troppo! Harry diventerà un animagus dopo che Sirius verrà liberato, quindi mi sa che dovrai aspettare un po’. Spero che questo capitolo ti piaccia! Buon capodanno!

Samirina: grazie per avermi fatto sapere che ne pensi e per i complimenti sulla fic! *me onorata* spero che anche questo capitolo ti piaccia e di non deluderti. Buon capodanno e felice anno nuovo! ;D XD

Briciolina: ciao cara! Grazie per la recensione e per i complimenti. Sono contenta che la lezione con Piton sia stata all’altezza delle tue aspettative! Si, hai ragione, mi serve un antagonista all’interno della scuola. Ma Lestrange, beh … lui sarà … mi spiace, ma non posso proprio anticipare niente. Diciamo che sarà sì e no il cattivo. Spero ti piaccia, Buon capodanno! ;D

Finleyna 4 Ever: grazie per la recensione, mi fa sempre piacere sentire che a qualcuno piace. Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo e Buon Capodanno!! XD

Millyray: beh, che dire? Sono contenta che non ti importi troppo che ho aggiunto Jeremiah e grazie per aver lasciato una recensione, mi ha fatto piacere! Spero che ti piaccia anche questo capitolo, a presto! Buon capodanno! ;D

Nan96: ti ringrazio per i complimenti ^^ sei molto gentile! L’idea della lotta col cibo mi è venuta sul momento. Cercavo qualcosa che avrebbe coinvolto tutta la scuola e l’avrebbe fatta divertire senza esclusioni. Per quanto riguarda la tua domanda con Daphne, non lo so. Sicuramente diventeranno amici, e forse qualcosa di più, ma non ne sono certa. La storia la scrivo al momento, non ho pianificato niente, a parte il piano di Harry. Spero che ti piaccia comunque, a presto e buon capodanno!

Pecky: oddio! Non so cosa dire! Troppi complimenti, davvero. Mi fa piacere che ti piaccia la fic (a chi non farebbe piacere?) volevo dirti grazie di tutto! Per quanto riguarda il rapporto con Piton, non so, forse, vedrò come mi gira. Penso che sarà pieno di alti e bassi. Spero che il capitolo ti piaccia, buon capodanno!

Rowan Mayfeir: ciaoooo! Non ti preoccupare se pensavi che fosse una traduzione, non fa niente, basta che ti piaccia. In questo capitolo inizierò a mettere in atto il piano di Harry per liberare Sirius: quel poveretto è rimasto escluso dalla storia per troppo tempo. Spero che ti piaccia, buon capodanno!

Era87: grazie per aver lasciato un commento. Sono contenta che ti sia piaciuta la battaglia col cibo e la reazione di Piton. Ho cercato di fare il più presto possibile e vedrò di aggiornare entro la prossima settimana. Un bacio, buon capodanno!!

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Capitolo 7

Una Serata Movimentata

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Albus Silente era seduto nel suo ufficio. Era fiero del fatto che di solito era sempre a conoscenza di tutto, e niente oramai poteva scioccarlo. Erano gli altri che venivano da lui, perché lui sapeva tutto, aveva sempre una soluzione, sempre una risposta.

Ebbene, quel giorno non ne aveva.

Severus gli aveva comunicato la notizia che più lo aveva scioccato nell’ultimo decennio. I Goblin avevano giurato lealtà a qualcuno per la prima volta in cinquecento anni! La curiosità e la preoccupazione lo avevano assalito e aveva subito domandato altre informazioni. Ma quando aveva chiesto al maestro di pozioni con chi era stato stipulato il patto, l’uomo aveva esitato e aveva risposto che non lo sapeva.

Albus aveva deciso di credergli; Severus non avrebbe mai osato mentirgli, si fidava di lui.

Così il vecchio preside aveva cominciato a fare ricerche sulla Gringott ed aveva scoperto che quell’estate la banca aveva chiuso per due ore: un evento più unico che raro. Aveva la sensazione che qualcosa di grande stesse accadendo nel mondo magico, qualcosa che neanche lui riusciva a comprendere.

Qualunque cosa fosse, stava coinvolgendo anche i Goblin.

Albus si mise in bocca una goccia di limone e la succhio, lasciando che il sapore acido e dolce gli solleticasse il palato. Ebbe la certezza che di qualunque cosa si trattasse, doveva farsi coinvolgere anche lui.

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Harry si sentiva uno schifo. Aveva appena iniziato a mettere in atto il suo piano e Piton, e probabilmente anche Silente, già sapevano che aveva stretto un’alleanza con i Goblin. Doveva raddoppiare i suoi sforzi in Occlumanzia. A pranzo diede appuntamento ai suoi amici Grifondoro alla tre meno un quarto nella Sala d’Ingresso e poi si diresse verso il tavolo dei Serpeverde.

Draco non si stava dimostrando troppo male, a parte le occasionali battute acide in stile purosangue. Nott aveva preso le distanze; probabilmente i suoi genitori gli avevano ordinato di stare alla larga da Harry. Zabini invece era piuttosto socievole quando non faceva l’arrogante e Daphne continuava a comportarsi in modo stranamente gentile.

Mentre mangiava della torta alla melassa, Harry sentì addosso uno sguardo piuttosto arrabbiato. Alzò lo sguardo e incrociò quello verde di Derek Lawns, accanto a Jeremiah Lestrange. Entrambi lo stavano guardando malissimo.

Abbassò subito lo sguardo sul suo cibo. Diamine! Non poteva farsi piacere dagli anni più piccoli e lasciarsi escludere da quelli più grandi. Erano quelli più grandi che avrebbero partecipato alla guerra in caso fosse ricominciata.

Sospirando, salutò i suoi compagni Serpeverde, lanciando un’occhiata eloquente a Draco, per ricordargli del loro appuntamento. Il biondo annuì e poi tornò al suo cibo.

Harry lasciò la Sala Grande con passo sicuro, incurante degli sguardi di tutti sul grande Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Camminò casualmente per i corridoi, conoscendoli meglio di chiunque, persino dei Malandrini e dei gemelli Weasley. Arrivò al quarto piano: doveva controllare quel passaggio della quale gli aveva parlato Remus e le sue condizioni. Dietro lo specchio c’era un enorme atrio che conduceva poi a un corridoio; alla fine di questo c’era una porta che portava a Hogsmeade.

Il giovane viaggiatore temporale lo trovava un buon posto per fare delle riunioni con i suoi compagni o per sgattaiolare al villaggio ed oltre i confini del castello. Sicuramente era più comodo del passaggio della strega gobba. E soprattutto era meno segreto della Stanza delle Necessità: meno persone erano a conoscenza di quella stanza e meglio era. Non si sentiva pronto per dirlo a Ron e Hermione: sarebbero sgattaiolati nel bel mezzo della notte per utilizzarla per dei capricci o scopi futili.

Un cigolio dietro di lui lo avvertì della presenza di qualcun altro. Si girò di scatto, mentre la sua mente lavorava a mille in cerca di una scusa. Non fu molto sorpreso quando vide che dall’altra parte dello specchio c’erano i gemelli Weasley e Lee Jordan. Il trio entrò nel passaggio e lo guardò sbigottito.

“Che cosa ci fai tu qui?” chiese Fred sorpreso. Harry aveva imparato a distinguerli. Fred aveva una lentiggine sotto l’occhio sinistro, mentre George ne aveva una sotto l’occhio destro.

Harry scrollò le spalle, “Potrei farvi la stessa domanda.”

Lee lo guardò sospettoso, “Come hai fatto a trovare questo passaggio? Sei qui da meno di una settimana!” lo accusò.

Harry sorrise furbo, “Me l’ha detto la mia cicatrice,” rispose semplicemente.

George alzò gli occhi al cielo, “Dovevamo aspettarcelo,” disse divertito.

Harry alzò un sopracciglio, “Che altro vi potevate aspettare da Ramoso Junior?”

Gli occhi dei gemelli si fecero enormi. Lee li guardò confuso, non essendo a conoscenza dei Malandrini.

“R-Ramoso? J-Junior? Intendi dire c-che t-tu sei …?” farfugliò George scioccato.

“Pieno di sorprese? Sì, lo sono,” affermò Harry soddisfatto dell’impatto delle sue parole sui due Weasley.

Fred e George si scambiarono un’occhiata prima di gettarsi in ginocchio d’innanzi a lui.

“Non siamo degni! Non siamo degni!” iniziarono a cantare all’unisono lodandolo. Lee trattenne una risata.

“Te l’ha detto la tua cicatrice?” domandò George in soggezione, tenendo il capo chino.

“No, me l’ha detto Lunastorta,” replicò Harry come se niente fosse, ma con il sorrisetto di chi la sa lunga.

La reazione fu immediata. I gemelli gridarono e indietreggiarono sotto l’ondata di puro shock con un’espressione gioiosa.

“Ce lo presenti?!?!” urlarono euforici.

Harry ridacchiò, “Certo, ho ricevuto un gufo da parte sua proprio ieri. Lo conoscerete molto presto,” rispose misterioso.

“Ma di che cosa state parlando?” intervenne Jordan piccato, alternando lo sguardo tra Harry e i gemelli. Non gli piaceva essere escluso.

“Lee, vedi quel ragazzino, Harry Potter? È il figlio di uno dei quattro più grandi portatori di misfatti della storia di Hogwarts!” spiegò Fred come se fosse ovvio.

La comprensione comparve sul volto di Lee, “Quelli della quale parlate sempre e alla quale vi siete ispirati?”

Quando i due gemelli annuirono, Lee guardò Harry per un attimo, prima di gettarsi ai suoi piedi accanto ai Weasley.

“Non siamo degni! Non siamo degni!” ripresero in coro, “Cosa possiamo fare per te?!”

Harry si concesse una fragorosa risata, “Non dovete lodarmi come Merlino! Però avrei da chiedervi una cosa …”

Loro lo guardarono, pronti ad esaudire le sue richieste.

“La Mappa di mio padre,” affermò Harry.

I gemelli esitarono, “Te ne ha parlato Lunastorta?” chiesero con una smorfia.

Harry annuì, “Mi ha detto che era stata confiscata da Gazza, così sono entrato nel suo ufficio, ma non l’ho trovata,” mentì.

I gemelli annuirono, comprendendo, “Beh, Harry, noi …” abbassarono lo sguardo, mortificati.

Harry sapeva cosa stava succedendo. I gemelli non si sentivano pronti a dar via la mappa; era ancora troppo utile per loro. Sospirò.

“E va bene. Non fa niente. Vedrò di portare misfatti senza,” disse con falsa delusione; in realtà poteva attendere.

Le teste dei gemelli scattarono nella sua direzione, “Portare misfatti? È per questo che vuoi la mappa?”

Non soltanto, pensò il primino,“Sì, per infrangere le regole,” chiarì Harry.

“Potevi dirlo subito! Allora te la daremo: pensavamo che volevi consegnarla agli insegnanti. Ma se è per i misfatti e continuare la tradizione, allora saremo onorati di dartela!” disse Fred fiero e solenne.

George tirò fuori il pezzo di pergamena dalla sua tasca; era esattamente come se lo ricordava. Lee lo guardava interrogativo, non avendo mai visto la mappa. Harry si mise su un ginocchio e abbassò il capo, come un uomo pronto ad essere nominato cavaliere da un re.

“Giuri tu solennemente di non avere intenzioni?” chiese il gemello.

“Lo giuro,” decretò Harry. Sentiva che quella era una specie di iniziazione.

“Allora prendi questa pergamena, oh portatore di misfatti, e onora tuo padre,” continuò Fred.

“Lo farò,” giurò Harry. Si rialzò in piedi e i gemelli gli consegnarono la pergamene con due enormi ghigni stampati in faccia.

“Ok, tutto molto affascinante. Ora però qualcuno mi spiega che sta succedendo?” intervenne Lee alzando un sopracciglio.

-

Severus Piton era nel suo ufficio, pensoso. I suoi pensieri erano tutti rivolti a Potter. C’era qualcosa in lui che gli ricordava troppo James Potter per i suoi gusti; andava in giro come se il castello gli appartenesse, faceva casino ovunque andasse, e spargeva pettegolezzi per il gusto di farlo. Senza poi contare che era la copia spiaccicata del suo nemico d’infanzia.

Ma non poteva fare a meno di vedere anche Lily in lui.

Aveva i suoi occhi: lo stesso colore e la stessa forma. Li avrebbe riconosciuti tra mille. Si sentiva ancora in colpa, ogni singolo giorno della sua esistenza, per quell’enorme errore che aveva compiuto undici anni prima.

Era brillante come sua madre e come lei stava andando oltre i pregiudizi tra le Case, legando con dei Serpeverde nonostante fosse un Grifone. Aveva un debito da saldare e lo avrebbe saldato: lo avrebbe fatto per Lily. Ma allora di chi era figlio? Potter o Lily?

E poi c’erano i suoi ricordi. Il ragazzo era esperto di Occlumanzia. La prima volta che aveva cercato di entrare nella sua mente, durante la festa, lo aveva respinto sorprendendolo. La forza delle sue barriere mentali era notevole. Per questo aveva atteso un momento in cui era distratto per riprovarci. Probabilmente il ragazzo non era cosciente di quanto fosse forte.

Quando a pozioni era entrato nella sua mente, aveva visto l’inimmaginabile.  Potter aveva stretto un’alleanza con i Goblin! Era riuscito a nascondere lo shock solo per poco, il tempo necessario per dare le istruzioni al secondo anno di Tassorosso e Corvonero, e poi si era precipitato nell’Ufficio del preside.

Gli aveva detto che i Goblin avevano stretto un alleanza con qualcuno, ma quando Albus gli aveva chiesto con chi, le parole gli erano venute meno. Si era sentito in colpa per aver svelato il segreto di Potter. Qualunque cosa avesse fatto il ragazzo, non erano affari del preside, e neanche suoi.

Peggio ancora, si era sentito come se lo stesse tradendo. Come se avesse infranto la sua fiducia, quella di Lily, tradendo suo figlio. Il figlio di Lily. Ma Severus lo sentiva; c’era James Potter in lui, non soltanto Lily. Allora era il figlio di Lily o il figlio di Potter?

Forse era il momento che ammettesse che Harry Potter era il figlio di entrambi.

-

Alle due e mezza precise, Harry si ritrovò nei sotterranei, di fronte al muro che sapeva era l’ingresso alla Sala Comune dei Serpeverde. Draco era in ritardo: gli piaceva farsi attendere. Harry era fermo e fissava la parete con mente assente, ancora vagamente soddisfatto nell’avere una familiare pergamena nella sua tasca posteriore.

“Cosa ci fai tu qui?” ruggì una voce alle sue spalle.

Harry sussultò e si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con Jeremiah Lestrange. Il prefetto lo guardava furioso. Harry si guardò intorno, sperando che ci fosse qualche testimone nel caso succedesse qualcosa di sgradevole, ma il corridoio era deserto.

“Sto aspettando il mio amico Draco,” rispose calmo, cercando di ignorare il tono dell’altro e non mostrarsi nervoso; per Morgana, aveva affrontato cose molto peggiori! Il ragazzo del quinto anno era un tipo riservato, ma intimidiva non poca gente. L’aria di importanza e potere che aleggiava intorno a lui faceva capire che dietro la sua solita maschera di freddezza si celava un nemico che era meglio non avere. Harry non sarebbe stato sorpreso nello scoprire che già praticava delle arti oscure.

La tranquillità di Harry sembrò irritare il ragazzo, “E perché proprio qui?” chiese, probabilmente per capire se Harry fosse o non a conoscenza di ciò che c’era oltre il muro.

Il viaggiatore temporale scrollò le spalle, “Così appena esce mi troverà,” rispose Harry. Poi notando l’espressione del prefetto fece una smorfia; forse avrebbe dovuto fingere di non sapere della Sala Comune dei Serpeverde, ma ormai il danno era fatto.

“Quel piccolo bastardo!” sibilò Jeremiah, sembrando sul punto di pestare qualcuno, “Verrà punito per questo! Rivelare l’ingresso a un Grifondoro!”

“Non è stato lui a dirmelo,” lo difese Harry. All’occhiata diffidente del prefetto aggiunse, “Sono anche stato in altre Sale Comuni, se è per questo. Come quella di Corvonero.”

“Quindi sei stato dentro la nostra Sala Comune?”

Cavolo! Pensò Harry. Doveva fare più attenzione a quello che diceva.

“Senti, non è stato Malfoy a dirmi dov’era. Me l’ha detto la mia cicatrice,” spiegò Harry, arrampicandosi sugli specchi.

Lestrange parve calmarsi un po’, credendogli, e si ricompose. Lo sondò con sguardo freddo e calcolatore, “Perché continui a restare tra le Serpi? Ci stai spiando? Infondo sei un Grifone,” sbottò con tono accusatorio.

“Non vi sto spiando. Lo faccio perché …” Harry esitò un attimo, “Perché non tutti i Grifoni odiano i Serpeverde di principio, così come non tutte le Serpi devono per forza essere devote al lato oscuro. C’è sempre un’alternativa; dobbiamo solo trovare il coraggio di sceglierla.”

Il silenzio calò nel corridoio. Jeremiah lo fissò senza dire nulla e Harry non distolse lo sguardo da quello blu elettrico del ragazzo. Poi Lestrange fece un passò indietro e si voltò, dandogli le spalle, prima di camminare via senza rivolgergli neanche un’ultima occhiata.

In quel momento, mentre il primino lo guardava allontanarsi, la parete bianca accanto a Harry mutò in una porta, che si aprì rivelando Draco.

“Ehi Harry?” lo chiamò il biondo mentre la porta si rifondeva nel muro.

“Ehm, ciao,” lo salutò Harry, con i pensieri rivolti a Lestrange. Scosse la testa e guardò il giovane Malfoy, “Andiamo, ti dovevo accompagnare alla Guferia se non mi sbaglio?”

Draco sorrise compiaciuto, “Sì, con un po’ di fortuna quella stupida voce secondo la quale io sarei il figlio di Piton passerà e mio padre non ne verrà a sapere nulla.”

Harry annuì, ghignando mentalmente, “Certo, seguimi.”

Il giovane viaggiatore temporale aveva con sé una lettera da spedire a Remus. Dato che Draco aveva fatto tardi ed erano quasi le tre, non volendo far aspettare i suoi amici nella Sala d’Ingresso un’altra mezz’ora, Harry decise di consultare la Mappa per trovare una via più breve per la Guferia.

Sapeva che Draco era presente, ma avrebbe condiviso il segreto con lui per consolidare la loro amicizia. E se il Malfoy avesse fatto la spia ai professori, beh, avrebbe sempre potuto negare tutto.

Harry svoltò a destra in un vicolo cieco, dove in realtà c’era un passaggio segreto, lontano da occhi indiscreti, e tirò fuori la pergamena. Draco lo guardò annoiato, “Questo è un vicolo cieco, sei sicuro di sapere dove sia la Guferia?”

Harry sorrise, “Certo, ma visto che Sua Maestà ha fatto tardi e ho bisogno di fare in fretta, ho deciso di utilizzare un paio di passaggi altamente segreti per arrivarci.”

Il biondo spalancò gli occhi, “E tu come faresti a conoscerli? Siamo qui da meno di una settimana!” chiaramente non gli credeva.

“Conosco tutti quelli principali e più utili, ma non puoi pretendere che io abbia memorizzato anche i più corti e intricati. Me li ha rivelati la mia cicatrice, ma adesso ho qualcosa di meglio,” Harry puntò la bacchetta sulla pergamena, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” pronunciò.

L’inchiostro si sparse sul foglio; le linee andarono a formare i familiari corridoi della scuola di magia. Era tutto lì: le sale, le aule, i corridoi, i passaggi, gli studenti, gli insegnati, i fantasmi …

Draco sbirciò la pergamena e trattenne il fiato, “M-ma …!” non seppe continuare e lo guardò con sguardo interrogativo e sbigottito.

“Sì, lo so. È grandiosa. Si chiama la Mappa del Malandrino ed era di mio padre. Mostra ogni singolo passaggio segreto in questo castello, anche quelli per sgattaiolare fuori dai suoi confini e sui terreni. Era stata confiscata da Gazza ed è misteriosamente arrivata a me,” spiegò Harry con un ghignò.

Draco alzò un sopracciglio divertito, “Misteriosamente?”

Harry scrollò le spalle, “Sì, beh, comunque l’importante è che è mia e gradirei che tu non lo dicessi a nessuno, a parte Ron e Hermione, dopo che li avrò messi al corrente.”

“Quindi loro ancora non lo sanno?” chiese Draco con una nota di orgoglio. Era felice che Harry avesse rivelato il suo segreto prima a lui che ai suoi due migliori amici.

Harry sospirò; era esattamente per quel motivo che aveva voluto dirlo prima a lui, “No, non lo sanno ancora, ma glielo dirò oggi stesso.”

Questo sembrò rattristare il biondo, ma comunque non parlò. Harry individuò un paio di scorciatoie che lo avrebbero portato alla Guferia in tempo record, “Seguimi, il percorso è un po’ complicato. Fatto il Misfatto” la mappa tornò ad essere bianca e inusata.

Svoltò a sinistra e premette una mattonella nella parete, rivelando un passaggio. Harry condusse Draco fino alla Guferia in tre minuti e quarantatre secondi, seguendo un intricato percorso che indusse Draco a guardarlo stupefatto, chiedendosi come facesse Harry a ricordarselo dopo averlo visto solo per tre secondi sulla mappa. Non sapeva però che il giovane Potter ne aveva già percorsi la metà negli anni. Salirono fino la torre ovest, dove i gufi attendevano pazienti. Non c’era nessuno, ma Harry preferiva che fosse così.

“Edvige!” chiamò la sua civetta e le consegnò la lettera per Remus, mentre Draco allacciava la lettera per sua padre a un gufo dall’aria regale ed arrogante.

“Fatto?” domandò al Malfoy. Quando questi annuì, iniziò a far strada verso i piani più bassi, fino ad arrivare alla Sala d’Ingresso.

“Era ora!” sbottò Ron annoiato. Il rosso scoccò un’occhiata diffidente a Draco, mentre Hermione si limitò a sbuffare infastidita dal comportamento del Weasley.

“Davvero Ronald! Non capisco di cosa ti lamenti. Ci siamo persi nel castello e siamo arrivati qui solo un minuto fa, non è che abbiamo dovuto aspettare,” disse lei con aria autoritaria.

Vedendo che Ron stava per ribattere, Harry decise di intervenire, “Dai, andiamo. Siamo già in ritardo; se restiamo troppo a lungo con Hagrid avremo problemi a tornare. È proibito uscire dopo il coprifuoco.”

Hermione rabbrividì al pensiero di infrangere le regole. Draco si limitò a ghignare; probabilmente a lui non sarebbe importato. Ron, beh, Ron era Ron. Finché i suoi compagni erano con lui poteva anche sopportare il peso dei guai.

Spalancarono il portone e lasciarono il castello, attraversando i terreni. Raggiunsero in poco tempo la piccola capanna di legno ai margini della Foresta Proibita. Il pomeriggio passò bene. Harry presentò i suoi amici al mezzogigante, che evitò di fare commenti su Draco. Harry non poté fare a meno di fare una smorfia quando fu Draco a fare commenti.

“Che posto è questo? Tu questa la chiami casa?” ed ecco che era tornato il solito purosangue arrogante e schizzinoso.

“Sì,” rispose Hagrid semplicemente. Harry poteva vedere lo sforzo che stava facendo nel non rispondergli e mimò un ‘grazie’. Il guardiacaccia gli sorrise calorosamente.

Per il resto, a parte le occasionali frecciatine di Draco, tutto andò bene. Alla fine Hermione notò la Gazzetta del Profeta con in titolo: ‘Ultimissime sulla rapina alla Gringott’.

Ne rimase preoccupata, ma Harry decise di non far commenti, o almeno, non davanti a Hagrid. Non gli serviva che il mezzogigante capisse che sapeva qualcosa e che lo comunicasse a Silente.

Come previsto, fecero più tardi della prima volta, ed era ormai notte inoltrata quando lasciarono la capanna. Hagrid si era offerto di accompagnarli, preoccupato, ma Harry aveva detto che non serviva. Ron e Hermione lo avevano guardato malissimo per quello.

I quattro ragazzini si ritrovarono fuori, alle otto e mezza di sera, sotto il cielo stellato. Il castello era molto distante e le sue luci non giungevano fino a loro. Erano immersi nel buio, troppo vicini alla Foresta Proibita per i loro gusti.

“E adesso?” sussurrò Hermione spaventata. Uno strano rumore, come di un animale in fin di vita, raggiunse le loro orecchie dalle viscere della foresta, come un eco distante. Dei corvi si alzarono in volo dalle fronde degli alberi, gracchiando. I ragazzini osservarono mentre discendevano fino alle zucche nel cortile di Hagrid. Qualcosa era appena successa là dentro. I primini, tranne Harry, sussultarono.

Il moro sbuffò, “Torniamo al castello.” Lui non aveva paura, ma sapeva che da qualche parte, nella foresta, Raptor probabilmente stava uccidendo un unicorno. Quella era una motivazione più che sufficiente per farlo allontanare.

Ron tremò ed annuì spaventato.

“Paura del buio, Weasley?” lo stuzzicò Draco, distogliendo lo sguardo dalla foresta temuta anche da lui. Ron scosse la testa vigorosamente, trovando coraggio nella rabbia, cercando di non mostrarsi debole davanti ad una Serpe.

“Io no. Tu piuttosto Malfoy? Infondo le serpi non sono note per il loro coraggio,” gli rinfacciò Ron mentre le sue orecchie si facevano scarlatte.

“Già, sono note per il loro cervello, a differenza dei Grifoni,” replicò il biondo freddo. I due non si erano resi conti che si erano avvicinati e che adesso erano l’uno di fronte all’altro; se uno dei due avesse perso le staffe lo scontro sarebbe stato inevitabile.

Ron fece un passo verso il Malfoy mentre la mano di entrambi correva alla bacchetta.

“Per le mutande in raso rosa di Merlino! Siamo qui da meno di una settimana! Come pretendete di essere in grado di duellare?” intervenne Harry, alzando gli occhi al cielo e piazzandosi tra i due. Entrambi arrossirono ed abbassarono le bacchette. Hermione ridacchiò.

Era ancora buio pesto e rischiavano di inciampare in un ramo e rompersi l’osso del collo.

“Fate come me. Lumos” pronunciò Harry. La punta della sua bacchetta si illuminò. Gli altri si affrettarono a fare altrettanto.

“Però! Utile quest’incantesimo,” fece Ron, “Dove lo hai imparato?”

“E non dire che è stata la tua cicatrice,” lo procedette Hermione quando vide Harry aprir bocca.

Harry sorrise, “E va bene. L’ho letto in un libro di incantesimi. Comunque, voglio mostrarvi una cosa,” disse, cercando di cambiare argomento dalla sua conoscenza vasta di incantesimi.

Tirò fuori la pergamene apparentemente bianca dalla sua tasca. Draco si limitò a sorridere mentre Ron e Hermione si scambiavano un’occhiata perplessa.

“Una pergamena?” domandò la ragazza alzando un sopracciglio.

Harry e Draco scossero la testa con due ghigni identici stampati in faccia.

“No, è molto di più,” affermò Harry, puntando la sua bacchetta ancora illuminata sul foglio, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

Ron e Hermione spalancarono gli occhi, scioccati.

“Ecco a voi la più grande creazione dei Malandrini: Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia. La Mappa del Malandrino. Mostra ogni passaggio, corridoio o sala del castello e tutti coloro che vi sono all’interno, cosa fanno, dove sono, ogni ora, ogni giorno,” spiegò Harry solenne.

“E tu come hai fatto a metterci le mani sopra?” chiese Ron scioccato, guardando la mappa a bocca aperta.

Harry scrollò le spalle, “Non ha importanza, ma i tuoi cari fratelli potrebbero centrarci qualcosa.”

“Quei due! Non me ne avevano mai parlato!” sbottò il rosso irritato, “Ma perché te l’hanno data a te?”

“Perché si da il caso che io ne sia il legittimo proprietario in qualità di unico figli di uno dei creatori,” spiegò Harry paziente.

“Ma certamente tu non la terrai per te. La consegnerai alla McGranitt, vero?” chiese Hermione. All’occhiata di Harry sospirò, “Non c’è modo di convincerti a consegnarla alle autorità, non è così?”

Harry ghignò, “Sapevo che avresti capito.”

“Non pensate che sia ora di tornare al castello?” s’intromise Draco, “Io ho fame.”

Ron annuì, per la prima volta d’accordo con lui, “Idem.”

I quattro primini iniziarono a risalire verso il castello, e Harry trovò che quel momento fosse l’ideale per metterli al corrente dei fatti sulla Gringott.

“Avete presente la rapina alla Gringott? Quella in cui la camera blindata che è stata derubata era stata svuotata poco prima? Beh, io c’ero quando è ciò che c’era dentro è stato prelevato. Il giorno del mio compleanno Hagrid mi ha portato a Diagon Alley ed è stato lui a ritirare qualunque cosa ci fosse stata là dentro. Non era molto grande, ma deve avere davvero molto valore,” disse ai suoi amici.

“Quindi il guardiacaccia ha l’oggetto che hanno cercato di rubare?” chiese il giovane Malfoy, intrigato da quel mistero.

Harry scosse la testa, “No, ha detto che era una faccenda di Hogwarts. L’avrà dato a Silente.”

“Questa storia non mi piace,” affermò Hermione aggrottando le sopracciglia pensosa, “Chiunque abbia cercato di rubarla alla Gringott non si farà scrupoli a venire qui a Hogwarts.”

Ron la guardò spaventato, “Allora che facciamo?”

“Niente,” rispose Harry semplicemente, attirando su di sé gli sguardi increduli degli altri, “Insomma, non sappiamo cosa sia questo oggetto, dove sia nascosto, e perché il ladro lo voglia. Che pretendete di fare?”

Nessuno gli rispose, ma non sapevano che Harry aveva una risposta a tutte quelle domande. Il moro abbassò lo sguardo sulla mappa, “Non possiamo entrare dalla Sala d’Ingresso, o ci chiederanno che ci facevamo fuori a quest’ora. Sotto a quel cespuglio ci dovrebbe essere un passaggio che conduce fino al primo piano, usiamo quello,” quando gli altri annuirono, pronunciò “Fatto il misfatto” e la mappa tornò bianca.

Si avvicinarono al cespuglio indicato da Harry, “Io vado per ultimo e richiudo il passaggio.”

E fu così che tre Grifondoro e un Serpeverde si ritrovarono a sgattaiolare di nascosto nel castello in uno dei passaggi meno conosciuti dai tempi dei quattro fondatori, ma che i Malandrini avevano trovato in una delle loro esplorazioni notturne.

Arrivati dentro, si accorsero che la cena era appena finita e il coprifuoco appena scattato.

“No,” gemette Ron, “Io ho fame!” Draco, accanto a lui, annuì vigorosamente.

Hermione sembrava contrariata, “Il coprifuoco è scattato! Ci ritroveremo in un mare di guai se non torniamo subito in Sala Comune!” li rimproverò.

“Perché non andiamo nelle cucine?” propose Harry quando il suo stomaco brontolò. Draco, Ron e Hermione lo guardarono come se stato fosse un dono mandato da Merlino in persona.

“Sai dove sono?” chiese Draco speranzoso.

Harry si passò una mano nei capelli, scompigliandoseli, “Seguitemi prego.”

-

A mezzanotte, dopo aver finito di mangiare, parlare, e schivare insegnanti insegnanti lungo il tragitto, i Grifondoro scortarono Draco alla sua Sala Comune prima di proseguire verso la propria. Senza il Mantello dell’Invisibilità era difficile, ma con l’aiuto della mappa e la mente strategica di Ron, riuscirono a pianificare il percorso ed arrivare a destinazione senza essere visti.

“Come hai fatto a calcolare i tempi e le distanze così precisamente?” chiese Hermione meravigliata una volta che furono al sicuro nella loro Sala Comune, rigorosamente vuota. Erano tutti sfiniti dopo la prima settimana di lezioni.

Ron arrossì, “Scacchi,” rispose imbarazzato.

“Beh, è stato piuttosto eccitante, no, infrangere le regole?” disse Hermione elettrizzata.

Lo shock di Ron era nulla in confronto a quello di Harry. Possibile che fosse già riuscito a cambiarla così radicalmente? E chi se l’aspettava che tutto ciò che doveva fare per portarla sulla cattiva strada era accettarla nella sua cerchia d’amici, sgattaiolare attraverso degli intricati passaggi segreti dai terreni al castello, condurla nelle cucine e farle infrangere una valanga di altre regole entro la prima settimana di scuola?

“Uh-uh,” risposero i due ragazzi all’unisono, studiandola attentamente, aspettando che si rimangiasse le sue parole. Ma non avvenne.

“Beh, io vado a letto. È stata una bella esperienza, ma è meglio non ripeterla. Notte,” li salutò e risalì su le scale del dormitorio delle ragazze, ancora sorridente.

Harry sorrise: era proprio come la vecchia Hermione. Ligia al dovere e alle regole, ma pronta a infrangerle se ce n’era davvero bisogno. Non sarebbe mai arrivata a farlo per sfizio, solo per necessità.

“Beh amico, penso sia ora di andare a letto. Fortuna che domani non ci sono lezioni,” disse Ron sbadigliando.

Harry annuì, “Tu va avanti Ron. Io avrei una commissione da fare.”

Il rosso annuì; ora che l’adrenalina se n’era andata era sul punto di crollare dal sonno. Infondo aveva solo undici anni. Ron risalì le scale del dormitorio maschile, lasciando Harry da solo nella Sala Comune.

Il giovane viaggiatore temporale tirò di nuovo fuori la mappa e si diresse verso la Guferia.

-

Amelia Bones, Direttrice dell’Ufficio dell’Applicazione della Legge sulla Magia e membro onorario del Wizengamot, era seduta alla sua scrivania intenta a leggere dei documenti, accompagnata dalla sola luce di una candela quasi completamente consumata, stanca dopo un’intera giornata di lavoro.

Una civetta delle nevi bussò alla sua finestra.

La donna alzò lo sguardo e si tolse gli occhiali che utilizzava per leggere. Chi mai poteva essere a quell’ora di notte? Spalancò la finestra, facendo entrare l’aggraziata civetta, che depositò una lettera dall’aria ufficiale tra alcuni suoi documenti. Poi l’animale riprese il volo e lasciò l’ufficio, lasciandola di nuovo da sola.

Amelia Bones era una persona di alto calibro, direttrice del dipartimento forse più importante del Ministero, a parte quello degli Auror. Aveva una certa influenza nel mondo magico e pochi avevano il potere di metterla a tacere. Era una donna sui quarant’anni, con un forte senso di giustizia, e con una grande compassione e tolleranza nei confronti dei più sfortunati e delle creature magiche incomprese. Onesta e giusta. Quando si imponeva un obbiettivo, lo raggiungeva sempre.

Prese in mano la lettera che le era stata recapitata. Ad Amelia Susan Bones era indirizzata. La donna la esaminò con i suoi profondi occhi blu prima di decidersi ad aprirla.

Egregia signora Bones,

le invio questa lettera nell’interesse del mondo magico. Mi è giunta voce che il sistema giudiziario del Ministero della Magia potrebbe non essere infallibile quanto pensiamo. Le scrivo per avvertirla di una mia prossima visita; mi presenterò da lei per discutere riguardo una notizia scandalosa: un innocente è stato spedito ad Azkaban senza alcun processo dieci anni fa. Penso che sia nell’interesse di ogni libero mago fare il possibile per aiutarlo. Che ne dice di vederci domenica mattina alle dieci nel suo ufficio?

Saluti                                                                                                                                                                           
James Evans

Amelia era scioccata. Un milione di domande continuavano a ripetersi nella sua mente. Un innocente ad Azkaban? Com’era possibile? Certamente non sarebbe potuto accadere. Ma il dubbio si insinuò dentro di lei. E se fosse stato vero? Se un uomo innocente fosse stato davvero rinchiuso ad Azkaban per ben dieci anni? Rabbrividì al pensiero. E poi, chi era questo James Evans?

Non lo sapeva, ma aveva intenzione di scoprirlo. E in quel momento, il suo senso di giustizia tornò a farsi a sentire. Se davvero qualcuno era stato punito ingiustamente, allora avrebbe fatto tutto il necessario per aiutarlo.

-

 

Allora? Vi è piaciuto? Spero di sì! Vi auguro un buon capodanno, aggiornerò il prima possibile.

Tanti auguri e felice anno nuovo! ;D

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Capitolo 8
*** Rapporti, Amicizie, e Alleanze ***


8- Rapporti, Amicizie, e Alleanze

Salve a tutti! Vi sono grata per le recensioni! Vorrei avvisarvi che mi rincresce, ma Sirius non sarà liberato in questo capitolo, probabilmente nel prossimo. In questo capitolo non succede molto: Harry si limita a rafforzare i suoi rapporti e le sue amicizie con i suoi compagni e amici. Il prossimo capitolo potrebbe arrivare tra un po’.  Un bacio

Finleyna 4 Ever: mi fa tanto piacere che ti sia piaciuto, e spero che ti piaccia anche questo. Grazie per aver recensito la maggior parte dei capitoli e per i complimenti *me felice* XD! Spero che tu abbia trascorso delle belle vacanze, a presto XOXO

Manda: scusami, ma in questo capitolo non compare ancora Amelia Bones. Comunque posso dirti che Harry si presenterà come James Evans, quindi sotto travestimento. Il fatto che Harry smaschererà una realtà del genere causerà sicuramente sospetti, e quindi è meglio che ricadano su James Evans (ragazzo misterioso, privo di passato ed impossibile da rintracciare) e non Harry Potter (ragazzino di undici anni che non dovrebbe sapere niente del suo padrino, cresciuto da babbani, e a Hogwarts perché undicenne). Piton non si sta proprio fidando, più che altro, vuole scoprire la verità da solo, senza tradire la privacy del figlio di Lily. Spero che il capitolo ti piaccia, J

_HeRmY_DrAcO_: mi dispiace di aver dato quell’idea: io sinceramente non me ne sono accorta! *_* Ti chiedo scusa se ti ho dato l’impressione che Harry si senta superiore a Ron e Hermione; cosa te lo ha fatto credere (chiedo solo per curiosità XD)? È solo che Harry ha molti segreti e li voglio rivelare poco alla volta, infondo Ron e Hermione sono solo degli undicenni che non hanno mai affrontato niente di pericoloso. Ti assicuro che non volevo però che fossero inferiori! Spero che il capitolo ti piaccia. :P

Millyray: sono contenta che ti piaccia, scusa se ho tardato un po’ a postare, e temo che il prossimo capitolo arriverà ancora più tardi (ricomincia la scuola L) perché sarò molto impegnata. Spero che ti piaccia anche questo capitolo, mi basta anche un ‘sì, mi piace’ o un ‘no, non era come avrei voluto’. Un bacio ;D

Nan96: grazie per i tanti complimenti, anche se non credo di meritarli tutti! Draco potrebbe diventare amico di Ron e Hermione un giorno, ma penso che quel giorno sia ancora lontano. Per quanto riguarda il fatto che Sirius era stato mandato senza processo, è vero. Non so con precisione in quale libro venga detto, ma se avesse avuto un processo (utilizzando magari del Veritasserum) avrebbero capito che era innocente. All’epoca Voldemort era appena scomparso e un mucchio di Mangiamorte erano spediti ad Azkaban, quindi il Ministero era talmente occupato che alcuni furono spediti senza processo perché era scontato che fossero colpevoli, ma con Sirius si sbagliano. A processarlo fu Bartemious Crouch Senior. Se cerchi su google ‘Sirius Black - wikipedia’, dovresti trovare sotto la voce ‘L’incarcerazione ad Azkaban e l’evasione’ una parte che dice che non era stato processato. Per quanto riguarda Crosta/Peter, come farei a provare che Peter è vivo senza di lui? In questo capitolo vedrai come Harry metterà le mani sul ratto. A presto, spero che ti piaccia e che tu mi faccia sapere che ne pensi :D

GinnyPotter93: ti ringrazio di cuore per i complimenti!! *_* Severus sarà un po’ meno duro con Harry rispetto al libro, lo ammetto (semplicemente nei libri mi veniva voglia di prenderlo a pugni!) e qui voglio addolcirgli la pillola. Il rapporto con Draco sarà pieno di alti e bassi … ma devi leggere il capitolo per vedere la situazione attuale. Come penso di aver detto (non ricordo bene quando XD) prima Sirius dovrà essere liberato e poi Harry diventerà un animagus. Con Daphne, beh, penso che per il momento sia la candidata migliore. Spero che il capitolo ti piaccia J

Scorpiusthebest: non ti preoccupare, non farò morire il nostro carissimo Felpato, non potrei mai! Una delle ragione per la quale adoro i viaggi nel tempo è che spesso ci sono i Malandrini :P sono contenta ti piaccia la storia (XD) spero che il capitolo ti piaccia e che tu mi faccia sapere che ne pensi J

Sssweety: Piton non sarà poi tanto male, sicuramente però ne saprà più di Silente. Il rapporto con Draco sarà pieno di alti e bassi e no, suo padre non vede per niente di buon occhio la loro amicizia. Sì, la storia sarà una Harry/Ginny, mi dispiace, ma non lo sembrerà ancora per molto (infondo, questa non è una storia d’amore XD) Il rapporto con il figlio di Bellatrix sarà molto più complicato e per il momento non posso anticipare niente (odio quando alle mie recensioni rispondono così, ma davvero non posso fare altrimenti!) ‘forse’ Harry stipulerà un’alleanza con i centauri :D beh, grazie per la recensione ed è stato un piacere scrivere questa storia. A presto ;D

Mary Evans: scusamiscusamiscusami! Ma in questo capitolo non ci sarà la liberazione di Sirius, sarà nel prossimo! Inizialmente avevo in mente di metterla in questo capitolo, ma poi ho deciso di raccontare gli eventi del giorno prima (perdonami XD). La storia sarà molto modificata. Harry fino a questo momento ha fatto piccoli passi perché cambiando troppo il futuro potrebbe far sì che molte delle informazioni utili diventino inutili. Il rilascio di Sirius però cambierò talmente tante cose che il terzo libro sarà praticamente cancellato e sostituito da un’altra avventura causata dai cambiamenti portati fino a quel momento. Silente avrà molto da fare, ma al momento non sospetta di Harry perché troppo impegnato ad indagare sulla faccenda della Gringott. Spero che il capitolo ti piaccia, anche se non ci sono grandi eventi significativi, un bacio :P

Vale Lovegood: sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero che questo sia all’altezza delle tue aspettative. Come ho già detto un paio di volte nelle altre risposte (non so se le leggi, quindi te lo dico lo stesso XD) la liberazione di Sirius è nel prossimo. *_* spero che mi farai sapere se ti piace!

Pecky: ho cercato di far liberare Sirius al più presto (verso la fine della prima settimana di scuola di Harry) prima non ho potuto, anche se nel prossimo capitolo non sono sicura che metterò il personaggio di Sirius di per se. Devo ancora decidere, forse si parlerà soltanto di lui (ma non ne sono sicura, magari mi verrà voglia di infilarcelo o qualcosa del genere XD). Spero che anche questo capitolo ti piaccia! ^^

Rowan Mayfeir: mi ha fatto piacere vedere che ti è piaciuto il capitolo! La questione Sirius è nel prossimo, così come altri dettagli sulla mente di Piton (che qui non ho avuto l’occasione di infilare). Draco, beh, non posso dire molto su di lui; temo che dovrai leggere! (che tortura, vero? XD) comunque, spero che ti piaccia, alla prossima J

MaCcO: credimi, nessuno è più scioccata di me a causa della creazione di questa storia (non mi sarei mai ritenuta capace di scrivere!). Fino a un anno fa l’idea di leggere mi ripugnava, ma poi tutto è cambiato e la lettura è diventata una delle mie più grandi passioni! (non so con precisione cosa abbia messo in moto il mio cervellino da tredicenne XD) Vero che Draco è sprecato come antagonista, ma Harry e Draco non saranno sempre amici, qualche volta litigheranno (non posso mica farla tanto facile!)) Ho postato il capitolo al più presto, ma forse il prossimo farà un po’ tardi (finite le vacanze e il tempo per scrivere! L) spero che il capitolo ti piaccia ;D

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Capitolo otto

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Quel sabato mattina Harry si svegliò tardi. Non aveva dormito molto quella settimana, troppo impegnato a studiare o prepararsi per mettere in atto il suo piano. Per questo motivo, quel giorno si sentiva riposato e pimpante come non lo era da tempo.

Erano ormai le dieci quando scese in Sala Comune. Ron e Hermione stavano battibeccando sulle poltrone riguardo un progetto di Trasfigurazione, cosa che lo fece sorridere. La stanza non era molto affollata; fuori il sole spendeva ed era una bellissima giornata, quindi tutti avevano deciso di godersela. Alcuni si stavano anticipando i compiti per non ridursi all’ultimo minuto, altri stavano giocando a carte o scacchi, e altri ancora solo chiacchierando. C’era però una persona, seduta in un angolino per conto suo, cosa che gli dette fastidio.

Harry si diresse verso di lui, “Ehi Neville,” lo salutò cordiale.

Il ragazzo sussultò sorpreso ed alzò lo sguardo su di lui, quasi intimorito, “C-ciao Harry,” sembrava scioccato dal fatto che il grande Harry Potter fosse venuto a salutarlo.

Harry gli sorrise calorosamente, “Perché non vieni a sederti con me, Ron e Hermione?”

Neville lo fissò stupito e stranamente speranzoso, “Dici sul serio?”

“Certo,” ripose Harry, prendendolo per una manica e praticamente trascinandolo fino a un divanetto. I suoi amici lo guardarono interrogativi, ma Harry non ci fece caso, sedendosi accanto al ragazzino rotondo.

“Spero che non ti dispiaccia, ma volevo chiederti dell’aiuto. So che sei bravo in Erbologia e mi chiedevo se potessi darmi una mano, visto che non me la cavo tanto bene,” ammise Harry; in realtà non andava così male nella materia, ma voleva che Neville guadagnasse un po’ di fiducia in sé stesso. Quale modo migliore se non dare ripetizioni a un mito del mondo magico?

Neville adesso lo stava guardando a bocca aperta, riflettendoci, chiaramente indeciso. Ron decise di dare una mano ad Harry.

“Anche a me un po’ di aiuto non guasterebbe. Infondo tu sei il migliore in quella materia, sono sicuro che avresti tantissimo da insegnarci,” affermò il rosso. Hermione lo guardò stupita; Ron che era disposto a sacrificare del tempo libero per impegnarsi nello studio?

Anche Harry era sorpreso e scoccò un’occhiata piena di gratitudine al rosso. Il complimento di Ron ebbe l’effetto desiderato su Neville.

“Ok, posso aiutarvi se volete,” concesse Neville, contento di essere utile.

“Grazie. Visto che tu mi aiuti è giusto che io faccia altrettanto. Che ne dici se ti insegnassi un paio di incantesimi di Difesa? Infondo non è che Raptor sia molto competente,” propose Harry, sperando vivamente in un sì. Voleva che i suoi amici raggiungessero un certo livello di maestria nelle arti magiche prima di rivelare il suo segreto. Prima lo raggiungevano e prima avrebbe potuto dir loro la verità. Doveva insegnar loro l’Occlumanzia, ad ogni costo.

Neville ci pensò un attimo, “C-credo di sì. Infondo non sarebbe tanto male.”

Harry ghignò, “Ottimo,” poi si rivolse a Ron e Hermione, “Che ne dite?”

Hermione annuì vigorosamente, eccitata. Ron accettò, soprattutto per stare con i suoi amici e non essere escluso.

“Ci insegnerai qualche incantesimo utile? Ad esempio?” chiese la ragazza elettrizzata all’idea di imparare qualcosa di nuovo.

Harry si strinse nelle spalle, “Pensavo di cominciare con le cose basilari. Che ne so: a disarmare, a proteggersi, magari anche a schiantare,” spiegò vago, come se fossero semplici per chiunque, nonostante nessuna delle cose venissero insegnate ad un primino. Ma infondo, sembravano incantesimi innocui, no? Harry sperava solo che Hermione non gli chiedesse come faceva a conoscerli dopo solo una settimana e con Raptor come insegnante.

Ron sembrava piuttosto contento dell’idea, “Perché no? Non mi sembra poi tanto male. Fa sempre bene sapere come difendersi.”

“Ma dove hai in mente di insegnarci? Non puoi lanciare incantesimi in giro per la Sala Comune, no?” chiese Neville brillantemente, guadagnandosi un’occhiata sbalordita da parte del trio. Paciock arrossì.

“In realtà avevo in mente di mostrarvi un posto. Per i duelli va bene e c’è abbastanza spazio per far pratica. È vuoto, ma possiamo decorarlo noi. Poche persone ne sono a conoscenza,” rispose Harry, “Però dovete giurare di non rivelarlo a nessuno.”

Ron, Hermione e Neville annuirono come se fosse ovvio.

“Allora vediamoci questa sera alle sette, fuori alla Sala Grande.”

In quel momento un gufo che Harry non riconobbe bussò alla finestra della Sala Comune. Un ragazzo del sesto anno che conosceva solo di vista si alzò da una poltrona e l’aprì.

“Ehi Potter! È per te,” gli disse porgendogli una lettera con su scritto, A Harry Potter. Harry riconobbe all’istante la scrittura di Remus. Prese la lettera e l’aprì.

Caro Harry,

dopo aver letto la tua lettera precedente, so che dovrei rimproverarti per aver sparso la voce su Severus Piton e Narcissa Malfoy. Forse non comprendi quanto peso quella voce abbia avuto al di fuori delle mura di Hogwarts, ma sappi che c’è mancato poco che non fosse messa sulla Gazzetta del Profeta! Ma dato che mi ha fatto ridere come non facevo da anni, ti dico solo di non rifarlo più. Ho parlato con Silente e gli ho chiesto se magari potevo venire a farti visita qualche volta. Mi ha detto che non c’erano problemi e arriverò al castello domani alle dieci. Essendo domenica non credo che avrai problemi. Non vedo l’ora di conoscere i tuoi amici e darti qualche consiglio sugli scherzi che potresti fare.

A presto

Lunastorta

Harry sorrise leggendo la lettera, prima di impallidire di colpo. Remus sarebbe stato lì il giorno dopo alle dieci. E lui il giorno dopo alle dieci aveva appuntamento nell’Ufficio di Amelia Bones. Cosa fare? Fu assalito dall’ansia. Non ci voleva, non ci voleva proprio: adesso doveva trovare un modo per risolvere la faccenda ed essere in due posti contemporaneamente. Non aveva alcun giratempo sfortunatamente, quindi avrebbe dovuto trovare un altro modo. I suoi amici corrugarono la fronte vedendo la sua espressione.

“Chi te l’ha inviata? Cos’è successo?” chiese Ron curioso e leggermente preoccupato dalla reazione del moro, cercando di sbirciare. Hermione lo colpì ad un braccio.

“Ronald Weasley! Rispetta la privacy altrui!” poi si rivolse a Harry, esitando un attimo, “Gradiremmo sapere chi te l’ha inviata,” aggiunse poi con un sorriso imbarazzato, curiosa anche lei.

Harry rise, “È da parte di un amico di mio padre, uno dei creatori della Mappa. Mi sono messo in contatto con lui durante l’estate e ci siamo mandati qualche gufo da quando sono a Hogwarts; viene qui domani alle dieci.”

Ron e Hermione sorrisero comprensivi. Capivano che per Harry fosse importante avere una figura paterna, qualcuno che lo amasse.

“Che mappa?” intervenne Neville. Si erano scordati che fosse presente. Ron e Hermione trattennero il fiato e guardarono Harry, cercando in un lui un appoggio o una soluzione. Il moro sorrise rassicurante.

“Va tutto bene, mi fido di Neville. E poi, glielo avremmo dovuto dire se davvero saremo andati in giro ad imparare incantesimi di Difesa in stanze e passaggi segreti,” disse Harry. Neville arrossì quando Harry disse che si fidava di lui.

“C-come fai a fidarti di me? Neanche mi conosci!” sbottò quello, ma si pentì subito delle sue parole, pensando che aveva appena indotto Harry a cambiare idea e a ritirare la fiducia che aveva in lui.

“Non lo so, è una sensazione. Penso che sia la mia cicatrice. Dice che sei un tipo affidabile e leale, un vero Grifondoro,” rispose Harry sorridendo. Neville divenne ancora più rosso.

“O-okay,” disse, poi deglutì rumorosamente, “Grazie,” sussurrò sincero prima di alzarsi e risalire nel suo dormitorio.

Harry, Ron e Hermione lo guardarono allontanarsi inteneriti.

“È stato molto carino da parte tua, Harry,” affermò Hermione piano, tornando a guardare il moro, “Neville ha bisogno di qualcuno che creda in lui.”

“Già, ma sei sicuro che mostrargli la Mappa sia una mossa saggia?” indagò Ron, ma era visibilmente sicuro che Neville non avrebbe aperto bocca quando gliel’avrebbero mostrata.

“Sicurissimo. Fidatevi, so cosa faccio,” fece Harry deciso. I suoi amici annuirono immediatamente, cosa che scatenò in lui un turbine di emozioni che variavano dalla semplice felicità, all’esaltazione, alla gioia. Si fidavano di lui. Forse non cecamente come nel suo tempo, ma già stavano iniziando a fidarsi di lui.

Con un sorriso stampato in faccia, li salutò prima di dirigersi fuori dal Buco del Ritratto.

-

Harry camminò a lungo per i corridoi di Hogwarts, guardandosi intorno e ammirandola all’apice del suo splendore. Poteva quasi sentire la magia che impregnava il castello, le scalinate, le pareti … tutto era così familiare, così giusto.

Non seppe per quanto si lasciò trasportare dai ricordi, ma alla fine si ritrovò al quinto piano. Stava per salire fino al sesto quando sentì un singhiozzo smorzato. Si guardò intorno, solo in quel momento notando la piccola figura nel bel mezzo del corridoio, che piangeva.

Si avvicinò, chiedendosi chi poteva essere. Una volta abbastanza vicino, si rese conto che era Susan Bones. La ragazzina aveva i capelli biondi raccolti un una treccia ed era piuttosto graziosa. Stava piangendo silenziosamente, le lacrime salate che le rigavano le guance rosa.

“Susan?” la chiamò gentilmente, facendola sobbalzare.

“Harry!” urlò e si gettò le braccia al collo, abbracciandolo forte e scoppiando a piangere sulla sua spalla.

“Susan, che cosa ti è successo?” le chiese preoccupato. La ragazzina indietreggiò leggermente, arrestando le lacrime.

“V-volevo raggiungere la Sala Grande per la colazione, ma mi sono persa. Ho iniziato a camminare per i corridoi alla ricerca di qualcuno, e mi sono imbattuta nel prefetto di Serpeverde con gli occhi blu. Sembrava piuttosto irritato, ma io gli ho chiesto comunque se poteva indicarmi la via. E l-lui ha iniziato ad urlarmi contro e a dirmi di smammare, e poi ha tolto dieci punti a Tassorosso per averlo disturbato,” spiegò Susan con voce tremante, scoppiando a piangere per la vergogna mentre diceva’ultima parte.

Harry l’abbracciò di nuovo e cercò di calmarla dicendole che andava tutto bene e che avrebbe parlato lui con Lestrange. Susan si calmò.

“Mi spiace, ma a quest’ora non servono più la colazione. Vuoi andare nelle cucine a mangiare qualcosa?” le propose gentile.

Susan sorrise contenta, “D’accordo,” acconsentì subito, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

Harry non sapeva spiegarsi il perché, ma quella ragazzina gli faceva un’immensa tenerezza. Inoltre si sentiva piuttosto protettivo nei suoi confronti, non come con Ginny, ma come se fosse un fratello maggiore. Era una sensazione strana, ma non poi tanto spiacevole. Susan era una brava ragazza; era stata una dei pochi ragazzi a credere nel ritorno di Voldemort e unirsi all’ES.

Harry la guidò attraverso un passaggio secondario fino ad una strada alternativa per le cucine, attraversando un mucchio di corridoi inutilizzati e scorciatoie sconosciute. Susan continuava a guardarlo affascinata dalla sua conoscenza del castello. La ragazza provò a memorizzare il percorso, ma fallì miseramente: era troppo complesso e intricato.

Arrivati di fronte al dipinto della frutta, Harry solleticò la pera e fece entrare la Tassorosso. Gli elfi domestici si precipitarono subito da lui, chiedendo istruzioni. Realizzando che neanche lui aveva fatto colazione, chiese un po’ di tutto e poi lui e Susan si sedettero a un tavolino. Gli elfi diedero loro uova con la pancetta, toast con marmellata, latte e biscotti, e torte di svariati gusti. Entrambi i primini cominciarono a mangiare come due affamati.

“Buonissimo,” disse Susan sorpresa, “Non sapevo che preparassero gli elfi domestici, sai?”

Harry si strinse nelle spalle, “Sì, ma ricorda che non puoi venire qui tutte le volte che vuoi per sfizio. Magari ogni tanto quando salti un pasto. E soprattutto non dirlo a nessuno, specialmente ai grandi: ne approfitterebbero.”

Susan annuì d’accordo e diede un morso al suo toast, “Capisco. Ma come fai a conoscere così bene il castello e i suoi passaggi? Siamo qui da solo una settimana,” chiese curiosa.

Harry ghignò, “Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti,” scherzò.

Susan mise su un’espressione spavalda, “Sono pronta a correre il rischio.”

Si guardarono per un paio di secondi prima di scoppiare a ridere. Poi Harry prese un cucchiaino di marmellata e gliela mise sul naso. Susan fece una finta faccia scandalizzata prima di prendere un toast con la nutella e spiaccicarglielo in testa. La faccia di Harry fu impagabile. Susan scoppiò a ridere.

“Hai osato sporcare i miei capelli?” mormorò Harry minaccioso. Susan trattenne una risata e scosse la testa mordendosi un labbro per non ridere.

“Bene, perché se tu lo avessi fatto, io avrei risposto così,” Harry prese un uovo ancora crudo, lo ruppe sul bordo di una ciotola, e lo aprì in testa alla ragazza.

Lei rimase ferma mentre quello scorreva sui capelli e chiuse gli occhi, “Tu non l’hai fatto,” disse pericolosamente, irritandosi.

“Esattamente,” confermò Harry con una faccia tosta inaudita e con sguardo innocente.

Susan alzò lo sguardo su di lui. I suoi occhi dicevano chiaramente ‘Vendetta’. Prese un bicchiere di frullato di mango (bello denso e appiccicoso per la precisione) e glielo versò in testa.

“Nooooo! Il mango noooooo!” urlò Harry melodrammatico mentre il frullato lo sporcava tutto. Prese un pacco di farina da uno scaffale e lo tirò addosso alla Tassorosso. Essendo già ricoperta d’uovo, la farina si attaccò facilmente, rendendola bianca come un fantasma.

Iniziarono a rincorrersi per la cucina, lanciandosi addosso del cibo e sporcando tutto – tavolini, sedie, pavimento, mobili. Le loro risate e le loro grida risuonarono per la stanza per i seguenti trenta minuti. Gli elfi domestici invece guardavano euforici: avrebbero avuto altro da pulire. Alla fine Harry scivolò su una pozza di latte e cadde con il posteriore per terra. Susan inciampò e gli finì accanto. Rimasero un attimo fermi, ansanti e stanchi.

Poi entrambi scoppiarono di nuovo a ridere, “Ma guarda come ci siamo conciati,” disse la ragazza, cercando di ripulirsi un po’. Si rialzarono in piedi, ancora leggermente barcollanti.

“Ah! Il mio prezioso sedere,” mormorò Harry massaggiandoselo. Susan lo guardò esasperata.

“Non pensi che sia il caso di darci una ripulita?” chiese Susan divertita. Harry sembrò pensarci.

“Sì, e so anche dove,” affermò con un ghigno stampato in faccia.

-

“Tu sei pazzo!” urlò Susan cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo mentre la trascinava per i terreni.

Avevano utilizzato la vasta conoscenza del castello di Harry per sgattaiolare fuori senza essere visti, ma fuori era pieno di studenti che si godevano la bella giornata ed era impossibile non farsi notare conciati com’erano. I ragazzi più grandi li guardavano divertiti, chiedendosi in che pasticcio si fosse cacciato Potter la leggenda. I più giovani invece li guardavano in soggezione e anche un po’ invidiosi. Per loro la prima settimana era stata una noia, mentre era palese che Harry Potter si stesse divertendo un mondo e avrebbero voluto essere al posto di Susan.

“E dai Susan! Non sarà così male,” sbottò Harry smettendo di trascinarla per mettersi di fronte a lei. Susan incrociò le braccia al petto.

“Non penso che sia una buona idea,” ripeté per la centesima volta, testarda. Harry sbuffò.

“Devi ammettere che è un buon modo per ripulirsi,” disse lui, inarcando un sopracciglio, sul punto di perdere la pazienza.

“Non se ne parla,” replicò Susan decisa.

“Ok, l’hai voluto tu,” l’ammonì il moro. Poi le circondò le gambe con le braccia, la sollevò e se la caricò in spalla come un sacco di patate.

“Potter!!!!!!!! Non osare!!!!!!! Mi stai ascoltando Potter?!?!? Potter!!” ma Harry l’ignorava. Iniziò a correre in direzione del Lago Nero, mentre Susan urlava a squarcia gola ed occasionalmente scalciava. Tutti adesso guardavano divertiti.

Il tuffo che fecero finì negli annali di Hogwarts.

-

“Incosciente!” sbottò Hermione riferendosi al loro amico. Lei e Ron erano usciti fuori a prendere un po’ d’aria quando avevano visto Harry e Susan, sporchi di cibo, arrivare su i terreni e finire nel Lago Nero.

“Io non capisco cosa ci sia di male. È stato divertente,” lo difese Ron, “Quasi quasi mi unisco anch’io.”

“Ronald Weasley! Non provarci nemmeno! Ronald!!! Torna subito qui!” Ron si era appena alzato e stava correndo verso il Lago.

Hermione alzò gli occhi al cielo e decise di seguirlo, più che altro per accertarsi che non si facesse male. Ron si gettò nel Lago con un tuffo a bomba, unendosi a Harry e Susan, che si stavano schizzando a vicenda.

“Ehi amico! Ma ch’è successo?” gli chiese il rosso, guardandoli curioso e divertito.

“Eravamo nelle cucine quando ci siamo accidentalmente sporcati a vicenda. Così siamo usciti per ripulirci,” spiegò Harry come se fosse la cosa più naturale del mondo. Susan ridacchiò schizzandolo.

“Ah, chiaro,” fu d’accordo Ron, annuendo. Hermione arrivò sulla riva del lago, autoritaria quanto la McGranitt.

“Uscite fuori immediatamente. Farsi una nuotata nel Lago Nero è contro le regole,” iniziò con la sua irritante voce da so-tutto-io. Harry e Ron si scambiarono un’occhiata.

“Lo fai tu o lo faccio io?” domandò Harry alzando un sopracciglio. Ron sospirò.

Poco dopo Hermione Granger si ritrovò nel Lago.

-

Draco Malfoy era seduto su una poltrona nella Sala Comune dei Serpeverde, intento a fissare il fuoco nel camino, che scaldava, anche se di poco, quella fredda stanza. Fuori era una bellissima giornata, ma lui non aveva voglia di uscire. Suo padre gli aveva inviato una risposta alla sua lettera. Già, suo padre …

Gli aveva detto di non fidarsi di Harry Potter, che era colpa sua se il loro Signore era scomparso. Non sapeva ancora della voce su sua madre, ma era convinto che Narcissa già la conoscesse. Ma chi mai avrebbe avuto il coraggio di comunicarla all’uomo?

Ma non era questo il problema. Il problema era che Draco Malfoy era confuso, per la prima volta nella sua vita. A chi avrebbe dovuto credere, a suo padre o a Potter? Alla sua famiglia o a un ragazzino che gli stava rubando tutta la gloria? Perché era così: Harry Potter era sempre al centro dell’attenzione. Tutti volevano essere amici di Potter, del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Era Harry Potter che stava simpatico a tutti. Harry Potter che aveva degli amici fedeli che gli andavano dietro come cagnolini. Harry Potter che tutti fissavano in soggezione e meraviglia. Harry Potter che aveva la media più alta in classe. Harry Potter che sempre era al centro dei pettegolezzi. Harry Potter che era il preferito persino dal preside.

Tutto ruotava intorno a Harry Potter.

Ma lui non era come gli altri. Non sarebbe stato l’aiutante di Potter, non sarebbe rimasto nell’ombra. E se lui non poteva essere meglio di Potter, allora non valeva la pena stare dalla sua parte. Avrebbe fatto come gli aveva detto suo padre. Se non potevano essere amici, allora sarebbero stati rivali.

Ma il giovane Malfoy non sapeva che tutti quei pensieri erano dettati dalla gelosia. Il biondo non avrebbe mai ammesso di essere geloso di Harry. Nella sua mente, il ragazzino non stava facendo altro che seguire il volere di suo padre. Pensava che stava facendo la cosa giusta.

Non sapeva quanto si sbagliava.

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Harry camminava per i corridoi della scuola, diretto al suo dormitorio per cambiarsi e mettersi qualcosa di asciutto. Si era divertito un mondo fuori con i suoi amici: aveva riso come non faceva da tempo. Neanche quando era al suo primo anno si era mai divertito così tanto. Era forse perché questa volta non era impegnato a scoprire il segreto della Pietra Filosofale? Probabile.

Mentre passava per il corridoio del sesto piano, incrociò l’ultima persona che si sarebbe aspettato di incrociare. I suoi occhi si spalancarono per lo shock e rimase a guardarla come un ebete, ancora incredulo. Nymphadora Tonks, con i suoi sgargianti capelli rosa, stava attraversando il corridoio con una valanga di libri in mano, che reggeva a fatica.

In quel momento, Harry si rese conto che la donna era ancora una studentessa. Con una fitta al cuore, si ricordò del suo corpo, accanto a quello di Remus, durante la battaglia finale, e per un momento si sentì mancare l’aria, fissando il vuoto in uno strano stato di trance.

Alla ragazza caddero i libri di mano, colpendo il pavimento con un tonfo e riportandolo alla realtà. Harry si precipitò in suo aiuto, aiutandola a raccogliere i libri.

“Grazie,” disse lei con la sua solita voce squillante e allegra, “Penso che siano davvero troppi libri.”

“Non c’è di che,” replicò Harry porgendole i libri che aveva raccolto. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli.

“Ehi! Ma tu sei Harry Potter! Piacere, io sono Tonks, Tassorosso del settimo anno,” si presentò porgendogli la mano, sorridendo.

“Sì, beh, tu sai già io chi sono, quindi inutile presentarmi,” Harry abbozzò un mezzo sorriso e gliela strinse, “Tu sei la figlia di Andromeda Black, giusto?”

Tonks parve sorpresa e lo guardò leggermente sospettosa e diffidente, “Sì, sono io,” rispose cautamente, “Perché?” aggiunse.

Harry si strinse nelle spalle, “Il mio padrino è il cugino di tua madre, me ne ha parlato bene.”

Tonk alzò un sopracciglio, “E tu come fai a sapere che io sono sua figlia?” domandò divertita.

“Due ragioni,” ripose Harry, contandole sulle dita, fingendosi pensoso, “La prima è il mio padrino mi ha detto che eri una Black, la seconda è che me l’ha detto la mia cicatrice.”

“Ah, sì,” fece Tonks sarcastica, “La tua cicatrice è leggenda. Questa storia che ti da informazioni ha fatto il giro della scuola. Tra poco la gente verrà a chiederti di leggere il loro futuro: sarai sicuramente meglio della Cooman.”

“Sì beh,” ammise Harry vago, “Anche la Cooman ha i suoi momenti. Solo che è un evento più unico che raro,” ammise Harry con un tono amaro. Possibile che l’unica volta che quella ci azzecca lo fa per rovinarmi la vita?

Tonks sembrò rifletterci, “Sì, suppongo tu abbia ragione. Infondo è la discendente di una veggente famosa.”

“Oh, credimi,” le disse il moro arricciando il naso, “Fino ad oggi ci ha azzeccato solo una volta. Non prevederà il futuro per i prossimi due anni,” si pentì subito di quello che aveva detto. Aveva parlato troppo; ma con Tonks era così facile parlare …

“Eh tu come fai a saperlo?” chiese Tonks ancora una volta sorpresa. Quel ragazzino la incuriosiva. Sembrava sapere sempre più di quello che dava a vedere. Curioso, molto curioso …

Harry scrollò le spalle, sorridendo seducente,“Questo, mia cara, resterà un mistero,” poi ammiccò nella sua direzione, “Ci si vede,” la salutò allegro, voltandosi e poi avviandosi verso la fine del corridoio.

Sentì Tonks ridere dietro di lui e istintivamente sorrise contento. Chissà se questa volta lei e Remus si sarebbero rimessi insieme? Se non l’avessero fatto, allora lui ci avrebbe messo sicuramente lo zampino. Parola di Potter.

-

Il pranzo trascorse privo di eventi significativi. Per il dolce andò ancora una volta tra i Serpeverde. Daphne e Blaise lo accolsero calorosamente, ma Draco ignorò la sua presenza. Qualche volta, mentre il Malfoy pensava che non stava guardando, il biondo gli aveva scoccato delle occhiatacce.

Harry era piuttosto perplesso. Che cosa era successo? Perché adesso il biondo sembrava odiarlo? Ma accantonò via la faccenda. Gli sarebbe passata, si disse. Aveva problemi più importanti da risolvere.

Salutando i suoi amici al tavolo di Grifondoro e quelli al tavolo dei Serpeverdi, Harry lasciò la Sala Grande.

-

Dopo pranzo, Harry si decise a fare una cosa altamente rischiosa, ma che andava fatta. Per questo alle tre si diresse fino al Bagno di Mirtilla Malcontenta al secondo piano. Una volta dentro, si guardò intorno in cerca del fantasma, ma fortunatamente in quel momento non c’era.

Si avvicinò al lavandino, trovando subito quello guasto e con il serpente sopra. Si ricordò di come al secondo anno lui e i suoi amici avevano trascorso il tempo preparando là dentro la pozione Polisucco. Si rese conto di quanto fossero stati in pericolo …

Apriti,” sibilò nella lingua dei serpenti, immaginandosene uno. Fece un passo indietro mentre il lavandino si apriva, mostrandogli l’accesso alle tubature. Trattenendo il fiato entrò nel cunicolo, lasciandosi cadere sempre più in basso, sotto le fondamenta stesse del castello.

Là sotto era pieno di ossa di animaletti, ma questa volta non c’era la pelle del Basilisco, non essendo ancora stato liberato. Si avvicinò all’ingresso della leggendaria Camera dei Segreti, con le ossa che scricchiolavano sotto ai suoi piedi ad ogni suo passo. Trasse un respiro profondo, preparandosi psicologicamente per quello che stava per fare.

Il suo istinto gli diceva di correre via a gambe levate, mentre la sua testa gli diceva che non c’era niente della quale aver paura. Come se un serpente alto sei metri non fosse una cosa della quale aver paura.

Apriti,” ripeté ancora una volta ai due serpenti con gli occhi incastonati di smeraldi. E poi si ritrovò dentro. La Camera era ancora più magnifica di come se la ricordava. La prima volta non aveva avuto molto tempo per guardarsi intorno (dover salvare la sorella del tuo migliore amico dal diario di Voldemort mentre sei inseguito da un Basilisco richiede tutta la tua concentrazione) ma adesso notava tutti i dettagli, anche quelli più difficili da individuare.

La Camera gli piaceva, decise infine.

Si avvicinò alla scultura di Salazar Serpeverde e deglutì rumorosamente. Non sapeva bene cosa dire, quindi avrebbe improvvisato.

Parlami, Ssalazar Sserpeverde, il più grande dei quattro fondatori di Hogwartss,” pronunciò solenne, cercando di nascondere il timore.

La bocca della scultura si aprì. Harry attese, con il cuore a mille. Sentì un sibilo e il rumore di qualcosa che strisciava. Appena vide il muso della creatura, Harry si affrettò a chiudere gli occhi, e il mondo intorno a lui si fece nero.

Chi mi ha rissvegliato?” sibilò una voce profonda.

Ssono sstato io,” rispose Harry, ancora tenendo gli occhi chiusi. Il Basilisco abbassò lo sguardo sul ragazzino. Lo vide ed iniziò ad abbassarsi fino a ritrovarsi con il muso di fronte al suo viso, a poco meno di un braccio di distanza. Il moro poteva sentire il fiato del mostro. La creatura lo annusò, e Harry sentì l’aria intorno a lui venire succhiata via. L’enorme serpente schiuse leggermente le fauci, rivelando le sue affilate zanne.

Non ssei l’erede,” constatò minaccioso, “Dovrei ucciderti.”

Harry deglutì; non poter vedere il nemico si stava dimostrando piuttosto problematico, “No, non ssono l’erede, ma possso parlarti. Asspetta, prima di uccidermi,” Harry si stava praticamente arrampicando sugli specchi, cercando di non farsi prendere dal panico e prendere tempo. Questa volta, Fanny non gli avrebbe portato il capello.

Ti asscolto, giovane sstraniero,” concesse il Basilisco, “Puoi aprire gli occhi. Non ti guarderò.

Il moro aprì gli occhi lentamente: se il serpente gli aveva mentito era morto. Fu con sollievo che notò che la creatura aveva voltato la testa di lato e aveva chiuso gli occhi. “Sso che conossci Tom Riddle,” sibilò Harry, attendendo una risposta. Un sibilo fu tutto ciò che ottenne: lo interpretò come un sì.

Non ssiamo essattamente amici. Non andiamo molto d’accordo. Voglio chiederti di non uccidere nesssuno. Hogwartss è casa tua, non dovressti nuocere ai ssuoi abitanti,” tentò Harry, non staccando gli occhi dal corpo enorme del serpente.

Il Basilisco si ritrasse di scatto, “Chi ssei?” era quasi arrabbiato.

Harry Jamess Potter,” replicò Harry leccandosi le labbra nervosamente.

Io non ho mai voluto nuocere a Hogwartss. Ssono sstato concepito per far ciò che l’erede detta. Sse mai lui dovessse chiedermi di farlo, io lo farò. Non dipende da me,” spiegò il serpente con voce piena di disprezzo.

Harry non sapeva se esserne rincuorato o meno, ma visto che era ancora vivo, lo interpretò come un buon segno.

Non c’è un modo per far ssi che tu ti posssa ssottrarre al volere dell’erede?” chiese Harry speranzoso.

Il Basilisco fece una pausa, “No che io ssappia.” Le speranze del moro andarono in frantumi.

Ci deve esssere un modo!” urlò Harry frustrato, la sua voce che risuonava nella camera.

Il mio padrone non mi ha detto come ssottrarmi al ssuo comando e ucciderlo,” affermò la bestia sarcastica. Wow, pensò Harry, quel mostro aveva pure un senso dell’umorismo.

Ma sse io trovasssi un modo? Ssarebbe posssibile formare un’alleanza?” propose Harry.

Il Basilisco restò un attimo in silenzio, chiaramente esitando, “Non ne ssono ssicuro,” affermò, “Trovalo e poi ne disscuteremo.

Ok, ritornerò pressto,” promise Harry. “Fino ad allora, ti chiedo di non fare niente di ciò che ti chiederà Riddle.

È nel casstello?” chiese il Basilisco sorpreso.

Harry annuì, “Ssì, e potrebbe tornare per controllarti. In quel caso, cerca di prendere tempo. E soprattutto, non dirgli niente di quessto incontro.

D’accordo,” acconsentì il Re dei Serpenti prima di strisciare verso la scultura di Salazar e scomparivi all’interno.

Harry rilasciò un respiro che non si era accorto di trattenere prima di dirigersi verso l’uscita della Camera. Tutto sommato era andata piuttosto bene. Ora doveva solo trovare un modo per far sì che il patto di fedeltà tra il Basilisco e l’erede venisse distrutta. Ma infondo, quanto complicato poteva essere?

-

Quando Harry uscì dal bagno di Mirtilla, non ebbe neanche fatto dieci passi che incrociò l’ultima persona che avrebbe voluto incrociare in quel corridoio. Il Professor Raptor.

“P-Potter, c-che cosa c-ci fai q-qui?” chiese guardandolo dall’alto in basso. Harry però non poté fare a meno di notare che scoccò un’occhiata in direzione del bagno delle femmine.

Harry scrollò le spalle casualmente, “Stavo solo attraversando il corridoi diretto al primo piano, per poi raggiungere il piano terra ed uscire. Fuori è una bellissima giornata e ho intenzione di godermela con i miei amici,” mentì con infinita naturalezza.

Ma in realtà era a disagio. Non gli piaceva quella situazione, per niente. Lui e Voldemort, in un corridoio deserto, faccia a faccia. Ora che ci pensava, non era mai stato così a lungo in sua presenza senza essere minacciato e/o quasi ucciso.

Raptor si era per metà bevuto la sua storia, anche se doveva ammettere che la menzogna gli era uscita perfettamente. Harry notò che stava cercando di istaurare un contatto visivo. Fossi scemo, si disse Harry. Non avrebbe mai guardato Voldemort negli occhi e lasciato che il suo piano venisse mandato all’aria. L’uomo era troppo bravo in Legilimanzia per resistergli.

“B-bene P-Potter,” acconsentì Raptor freddo e con uno sguardo che diceva chiaramente ‘So che menti’. Sorrise forzatamente; era un sorriso strano, distorto, e a Harry non piacque per niente. Ma non si sarebbe mostrato intimorito. In quel momento Voldemort era debole, non sarebbe stato difficile sconfiggerlo. O almeno sperava.

Harry e Raptor rimasero lì, in silenzio, fissandosi in mezzo al corridoio; nessuno dei due osava muoversi. Per un momento, la maschera di entrambi sembrò cedere involontariamente. Per un momento a Harry cadde la sua maschera di candida innocenza e spensieratezza da primino, mentre a Raptor cadde la sua di incompetenza e paura del mondo, mostrandosi per come era veramente.

Il risultato? Entrambi rimasero sorpresi da quello che videro. Harry sentì una familiare fitta alla cicatrice, ma prima che uno dei due potesse parlare, un’altra voce, glaciale, l’interruppe.

“Che cosa succede qui?”

Severus Piton svoltò l’angolo e li guardò entrambi. Raptor e Harry si affrettarono a rimettere la loro maschera a posto, ma non fecero in tempo. Ormai Piton aveva visto uno squarcio di entrambi. Non lo diede a vedere, ma ne era preoccupato. Il preside gli aveva chiesto di tenere d’occhio Raptor, e non ci aveva messo molto a capire che l’uomo stava fingendo e che era una potenziale minaccia.

Ma cosa ci faceva in un corridoio deserto con Potter? Che cosa si erano detti? Cosa centrava il figlio di Lily in quella faccenda? E soprattutto, perché il ragazzino che aveva visto non era sembrato affatto un primino?

“Professori,” disse Harry interrompendo lo strano silenzio che era calato, “Con permesso.” E poi si diresse verso la fine del corridoio, senza risparmiare un’occhiata ai due uomini che lo guardarono allontanarsi; uno freddo e calcolatore, l’altro preoccupato e pronto ad indagare.

-

Raggiunto il primo piano, Harry virò in direzione di un passaggio segreto che lo condusse fino al settimo. Si diresse verso la Sala Comune dei Grifondoro. I problemi e le complicazioni non facevano che perseguitarlo.

Diede la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrò nella stanza accogliente, dove molti grifoni si erano riuniti per stare insieme e chiacchierare. In una poltrona in un angolo individuò i gemelli Weasley, intenti a cospirare su Merlino solo sapeva cosa.

“Ei ragazzi,” li salutò lasciandosi cadere nella poltrona accanto alla loro. Entrambi lo guardarono con espressione angeliche.

“Harry,” dissero all’unisono, mettendosi in tasca un oggetto che Harry non fece in tempo a vedere.

Harry alzò gli occhi al cielo, “Non provateci nemmeno. Avanti, che cosa state macchinando i vostri cervellini diabolici?”

I gemelli ghignarono soltanto. Harry sospirò affranto, “Okay, non ditemelo. E pensare che io avevo in mente di farvi incontrare Lunastorta …”

A questo i gemelli si rizzarono sulle loro sedie, “I-incontrare Lunastorta?!” fece Fred in soggezione.

Harry annuì, “Proprio così.”

“Okay, avevamo in mente di fare uno scherzo, qualcosa di grosso. Non c’è ancora niente di concreto, ma lo vorremmo fare su tutti gli studenti, inclusi noi stessi per non destare sospetti. Qualcosa di innocuo ma divertente,” si affrettò a svuotare il sacco George.

“Qualche suggerimento?” domandò Fred speranzoso.

Harry ghignò, “Io non ne ho, ma domani Lunastorta sarà qui, alle dieci. Potrete chiedere a lui.”

“Che cosa?!?!?!” urlarono i gemelli. Nella stanza calò il silenzio e tutti si voltarono verso di loro: nella opinione della popolazione di Hogwarts, il fatto che fossero euforici non era un buon segno.

Dopo trenta secondi di silenzio ininterrotto in cui tutti si limitarono a fissare, Harry si decise a parlare, “Che c’è? Non avete mai visto i due gemelli qui presenti felici di passare del tempo a studiare innocentemente, senza alcuna macchinazione diabolica in mente?”

“No,” rispose eloquentemente la sala come fosse una sola persona. Harry notò Percy da qualche parte che scuoteva la testa vigorosamente.

Harry scrollò le spalle, “Neanche io. Beh, comunque qui non c’è niente da vedere. Potete tornare a chiacchierare, a giocare o a pomiciare. Fate come preferite,” Harry si scompigliò i capelli con una mano e un paio di ragazze del primo, secondo, e terzo anno sospirarono.

La vita riprese nella Sala, anche se alcuni lanciarono occasionalmente delle occhiate sospettose in direzione dei gemelli.

“Sentite, quando mi ha detto che veniva domani alle dieci io aveva già un impegno. Ho bisogno che voi lo tratteniate per un paio d’ore finché non ho finito. Potete farlo?” chiese Harry guardandoli inarcando un sopracciglio.

I due Weasley annuirono. “Ma che devi fare?” indagò George.

Harry scosse la testa, “Questo non posso dirvelo. E neanche a lui. Per questo ho bisogno che voi non gli diciate che me ne vado,” immediatamente si pentì delle sue parole.

I gemelli spalancarono gli occhi, “Lasci il castello?” lo avevano notato.

“Sì,” ormai il danno era fatto, “Ma lui questo non lo deve sapere. Affare fatto?”

Fred e George annuirono, “Non ti preoccupare. Sei coperto amico.”

Harry sorrise riconoscente.

-

Erano le sei.

Tra un ora si sarebbe visto con Ron, Hermione e Neville per insegnar loro Difesa. Aveva cercato di invitare anche Draco, ma appena si avvicinava il biondo si allontanava: erano come due poli positivi in una calamita. La situazione lo irritava. Ma continuò a ripetersi che sarebbe passata, doveva essere solo una fase.

Non avrebbe insegnato ai suoi compagni nella Stanza delle Necessità, o almeno, non ancora. Per questo motivo, Harry si ritrovò in biblioteca, cercando un paio di libri sulla difesa basilare e sull’Occlumanzia. Voleva iniziare con cose semplici, adatte a dei primini, ma la triste realtà era che gli undicenni di Hogwarts non avevano molti incantesimi di difesa utili nel loro programma scolastico. Nel suo libro c’erano solo teoria e un paio di incantesimi patetici, che avrebbero fatto inciampare un ragazzino ma che non avrebbero neanche fatto il solletico a un Mangiamorte. Persino ‘Expelliarmus’ era considerato materiale superiore.

Per quanto riguardava l’Occlumanzia, beh, sapeva che era molto avanzata, ma sperava che con il tempo avrebbe potuto far sì che i suoi amici avessero delle barriere mentali quantomeno decenti. Ci sarebbe andato piano e in un paio di mesi già avrebbero mostrato progressi, ne era certo.

L’unico problema era che i libri sull’Occlumanzia erano tutti nel Reparto Proibito. La bibliotecaria non gli avrebbe mai fatto portar via uno di quei libri: primo perché era solo al primo anno, e secondo perché non avrebbe mai lasciato che un ragazzino mettesse le mani su un libro di magia avanzata senza chiedere spiegazioni. Sicuramente avrebbe detto tutto a Silente; il vecchio preside sarebbe stato più che curioso di sapere come facesse a sapere cosa fosse l’arte avanzata dell’Occlumanzia.

Soluzione?

Harry si ritrovò a sgattaiolare di nascosto in suddetto reparto. Tecnicamente non avrebbe rubato, ma solo prendendo in prestito. Con la miriade di libri nella biblioteca, ci sarebbero volute settimane, se non mesi, prima che Madama Pince si accorgesse che ne mancava uno. E a quel punto lui lo avrebbe già restituito.

-

Harry saltò la cena quella sera, impegnato com’era a cercare un buon libro sull’Occlumanzia. Al tavolo di Grifondoro, Ron, Hermione e Neville avevano parlottato eccitati, in attesa che arrivassero le sette. Draco Malfoy era rimasto taciturno per tutto il pasto, nonostante i tentativi di Blaise di coinvolgerlo in una conversazione. Poi era stato visto lasciare la Sala di fretta, dicendo che aveva una ‘commissione’ da fare.

Al tavolo degli insegnati, il professor Raptor aveva sondato la sala, alla ricerca di quello che nella sua opinione era il suo studente più particolare, senza però trovarlo. Anche un altro professore aveva cercato il giovane Potter a cena. Severus Piton era sempre più preoccupato. Harry Potter era chiaramente diverso dai suoi coetanei. Dove aveva imparato a parlare il Goblinese? Perché e come aveva stretto un patto con i Goblin? Cosa era successo tra lui e Raptor? Cos’era quella storia sulla sua cicatrice? Dove aveva imparato l’Occlumanzia?

Albus Silente però, non stava pensando a Harry quella sera. Era ancora concentrato sulle indagini sulla Gringott. Piton gli aveva detto che una persona in grado di parlare il Goblinese aveva stretto un’alleanza con i Goblin.

 Ebbene, c’erano dei testimoni oculari che avevano assistito all’entrata nella banca di un ragazzo, piuttosto giovane, biondo e con gli occhi di un azzurro stupefacendo con striature blu notte, che aveva parlato in Goblinese. Il preside aveva indagato e scoperto che lo stesso ragazzo era stato visto a Knocturn Alley, in particolare da Magie Sinister. Il proprietario del negozio gli aveva dato un nome: James Evans. Sapeva che il nome era probabilmente era falso, ma era tutto ciò che aveva per il momento. Doveva solo aspettare la prossima mossa del giovane, e poi avrebbe potuto ficcare il naso di nuovo.

-

Alle sette precise, Ron, Hermione, Neville e Harry (che aveva trovato il libro e lo aveva attualmente nella sua borsa) si ritrovarono fuori la Sala Grande.

“Dove andiamo Harry?” chiese Neville curioso. Harry fece cenno di seguirlo mentre si avviava per un corridoio poco usato. Vi si fermò al centro e si girò verso i suoi amici.

“Neville, prima devo mostrarti una cosa. Devi giurarmi di non dirla a nessuno,” disse Harry solenne. Neville annuì, leggermente confuso. Ron e Hermione affiancarono il moro.

“Mio padre era un combina guai. Lui e i suoi amici avevano i loro mezzi per muoversi nel castello di notte senza essere scoperti. Io ne ho uno. Si chiama la Mappa del Malandrino,” Harry tirò fuori la pergamena dalla sua tasca, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

L’inchiostro andò a formare una mappa precisa di Hogwarts e di tutti suoi passaggi. Neville trattenne il fiato, meravigliato.

Ron e Hermione ghignarono, “Anche noi abbiamo reagito così,” ammise il rosso. Harry sorrise.

“Su questa mappa ho trovato un passaggio. È bello ampio e forma quasi una sala. È al quart –“ Harry si interruppe improvvisamente, “Fatto il Misfatto,” sussurrò velocemente, ricacciandosi la pergamena in tasca in un battito di ciglia. Gli altri lo guardarono confusi.

“Bene, bene. Cosa abbiamo qui?”

Trasalirono tutti tranne Harry, che rimase calmo e composto. Gazza aveva appena svoltato l’angolo e li guardava compiaciuto.

“Mi è stato riferito che voi piccoli monellacci avete una scorta di caccabombe, non è così?” prima che uno di loro potesse negare, il custode li interruppe, “Svuotate le borse!”

Harry sentì il sangue gelarsi nelle vene. Il libro! Il libro che aveva preso dal Reparto Proibito! Deglutì rumorosamente. Se Gazza lo scopriva, era morto. Un centinaio di punti sarebbero stati sottratti alla sua Casa e avrebbe ricevuto una luuuunga detenzione.

Ron, Neville e Hermione iniziarono a fare come chiesto, ma Harry esitò. Hermione, brillante come sempre, capì che il ragazzo aveva con sé qualcosa che non voleva mostrare al custode. Si guardò freneticamente intorno, alla ricerca di qualcosa per salvare il suo amico.

Wingardium Leviosa,” sussurrò appena la ragazza, tenendo la bacchetta dietro la schiena, utilizzando l’unico incantesimo utile che avessero imparato. Un candelabro accesso alle spalle di Gazza fu sollevato in aria e fluttuò fino ad un arazzo, che prese fuoco.

“Al fuoco!” esclamò Ron. Gazza si voltò di scatto, correndo verso il fuoco, cercando immediatamente di estinguere le fiamme.

Hermione si avvicinò subito a Harry, “Nascondi qualsiasi cosa tu abbia con te mentre lui è distratto,” mormorò piano. Harry annuì grato, sorridendole.

“Sei una strega brillante,” le disse. Hermione arrossì per il complimento. Harry tirò il libro fuori dalla sua borsa e lo rimpicciolì con un incantesimo non verbale, ficcandoselo poi in tasca.

Gazza riuscì, in qualche modo, a spegnere il fuoco. Harry ne fu sorpreso: infondo era solo un Maganò. Fatto sta che quando il custode esaminò le loro borse, in quella del moro non trovò niente di compromettente.

Chi era stato a dire a Gazza che avevano delle caccabombe? Adesso l’uomo li avrebbe tormentati per tutto l’anno! Harry si guardò in torno, giusto in tempo per vedere una familiare chioma bionda scomparire dietro un angolo. Ma quando il giovane Potter andò a controllare, là dietro non c’era nessuno; il passaggio conduceva ai sotterranei.

-

“Miseriaccia, questo posto è enorme.”

La voce di Ron risuonò nell’ampio passaggio. Harry, ancora turbato da chi sospettava avesse fatto la spia a Gazza, aveva guidato i suoi amici fino al passaggio al quarto piano. Ron, Hermione e Neville si erano guardati intorno meravigliati, concordando sul fatto che fosse perfetto per dei duelli.

Harry scrollò le spalle, “Beh, mettiamoci subito al lavoro.”

Hermione lo interruppe, “Prima voglio sapere cosa avevi di importante nella tua borsa.”

Harry sorrise, “Come vuoi. È una cosa che volevo insegnarvi,” tirò fuori il libro sull’Occlumanzia e lo riportò alla sua grandezza naturale. Hermione squittì meravigliata, Neville e Ron rimasero indifferenti all’incantesimo.

“Quell’incantesimo sembra complesso! E lo hai fatto senza fiatare!” Hermione era letteralmente estatica.

“Calma, Mione,” le disse Ron divertito, osservandola mentre spostava il peso da un piede all’altro, curiosa.

“Che libro è?” chiese Neville per la ragazza.

Harry sospirò, “È un libro sull’Occlumanzia,” spiegò.

Le sopracciglia dei suoi amici si sollevarono, “Mai sentito parlare di una cosa simile,” ammise Ron perplesso.

“Certo che no, sarei preoccupato se tu sapessi che cos’è,” concordò Harry. Hermione sembrava non vedere l’ora di mettere le mani sul libro.

“Che cos’è l’Occlunazia?” domandò Neville, inarcando un sopracciglio.

“È Occlumanzia,” lo corresse Hermione. Poi anche lei si voltò verso di Harry, in attesa di una spiegazione.

“Allora, dovete sapere che ci sono altre ragioni per la quale io so così tanto. Vorrei dirvele, davvero, ma c’è un problema. Ci sono persone, come Silente e Piton, che possono leggere nella mente delle persone,” a questo Neville, Ron e Hermione trattennero il fiato.

“Ti possono entrare nella testa?” chiese Neville terrorizzato all’idea che qualcuno potesse invadere la sua privacy in quel modo.

Harry annuì, “Sì, l’arte di leggere nella mente è nota come Legilimanzia. Io ho dei segreti, segreti che non voglio loro sappiano. Così ho imparato l’Occlumanzia, l’arte di proteggere la propria mente da eventuali Legilimens, lettori di menti.”

“Quindi tu vuoi che noi impariamo a proteggere le nostri menti?” ragionò Hermione, brillante come sempre.

Harry annuì, “Ma non è così facile. L’Occlumanzia è una cosa estremamente avanzata: molti maghi adulti non riescono a praticarla. Non vi voglio costringere ad impararla, ma finché non sarò certo che nessuno possa leggere i miei segreti nelle vostre menti, allora non potrò rivelarveli.”

“Io ci sto, amico,” acconsentì subito Ron, dandogli una pacca sulla spalla. Hermione annuì d’accordo. Neville sembrava più incerto.

“E se io non ci riuscissi?” domandò con voce fioca e insicura. Harry gli sorrise incoraggiante.

“Puoi farcela Neville. Io credo in te.”

Quella semplice frase risuonò nello strano silenzio che cadde. Ron e Hermione rimasero immobili mentre il loro sguardo saettava da Harry a Neville. I due ragazzi si stavano guardando, nessuno dei due osava interrompere il contatto visivo.

“Io …” Neville esitò un attimo, “Lo farò,” annunciò infine con voce decisa. Aveva un’espressione di pura determinazione dipinta sul volto, e Harry credette di vedere il suo Neville, quello che aveva guidato gli studenti all’anarchia durante il dominio dei Carrow.

Ron e Hermione sospirarono di sollievo e Harry sorrise, “Bene. Allora si comincia.”

-

Harry trascorse le tre ore seguenti ad insegnare loro come disarmare un opponente. Hermione riuscì a farlo decentemente dopo la prima ora ed entro la fine della terza la ragazza era già in grado di farlo fluidamente e con padronanza impeccabile. Ron e Neville riuscirono poco dopo di lei. Dopo aver imparato a disarmare con successo, Harry spiegò che era sempre meglio tenere una presa ferrea sulla propria bacchetta e migliorò la loro impugnatura. Il moro fu deliziato da come potessero disarmare bene.

Poi trascorse mezz’ora spiegando le basi dell’Occlumanzia. Aveva cominciato con il farli sedere e calmare, per poi dir loro di rilassarsi e svuotare la mente. Erano rimasti in silenzio a meditare per un quarto d’ora e poi Harry aveva detto che poteva bastare.

Entro la mezzanotte, tutto quello che avevano potuto fare era stato fatto. I suoi amici sembravano voler imparare di più, ma si era fatto tardi e lui il giorno dopo avrebbe avuto molto da fare.

“Che cosa devi fare domani?” indagò Ron curioso.

Harry scrollò le spalle, “Te lo dirò quando avrai imparato l’Occlumanzia, Ron. Ma ti devo chiedere una cosa; non è che lasceresti Crosta nella sua gabbia? Ne ho bisogno.”

Ron lo guardò perplesso, “Hai bisogno di Crosta?”

Harry annuì, “Ti spiegherò tutto, non ti preoccupare. Non è che è in vendita?”

La bocca di Ron si spalancò per lo shock, “C-cosa?”

“Sì,beh,” Harry si strinse casualmente nelle spalle, “Ho pensato che magari, visto che ti lamenti sempre di quanto sia pigro, potrei comprarlo e disfartene. In questo modo ti potresti procurare un gufo. Offro dieci galeoni.”

A questo Ron annuì immediatamente: dieci galeoni era una bella cifra per un topo inutile come Crosta. Si sarebbe comprato un gufo e sarebbe avanzato anche qualche galeone.

“Andiamo Harry?” chiese Hermione sbadigliando. Era soddisfatta di quello che aveva imparato.

Con l’aiuto della Mappa, i quattro ragazzini raggiunsero il settimo piano e la Sala Comune. Evitarono Gazza al quinto piano, ma quando videro Miss Purr al sesto non poterono fare a meno di darle un bel calcio. L’onore era andato a Neville.

Durante il tragitto, Harry non fece altro che riflettere su come avrebbe voluto che anche Draco fosse stato con loro. Il biondo era una parte essenziale del suo piano, ma sembrava essersi fatto più freddo e distante nei suoi confronti. Il moro sospettava che fosse stato lui a dare a Gazza la soffiata sulle caccabombe.

Rientrando nella torre di Grifondoro, nonostante tutti i problemi che aveva, Harry non poté fare a meno di pensare che fosse il momento, dopo un’intera settimana, di far sentire la sua presenza a Hogwarts. Infondo, era o no il figlio di un Malandrino?

Harry ghignò sdraiandosi a letto. Un bello scherzo non avrebbe fatto del male a nessuno.

-

 

Eccomi tornata. Spero che vi sia piaciuto. In questo capitolo non c’è la liberazione di Sirius e per leggerla dovrete attendere il prossimo, quindi per farmi perdonare l’ho fatto più lungo del solito.

L’amicizia con Draco sembra vacillare (non potevo mica farla tanto facile, eh?) e questo mi dispiace persino a me, ma per il momento è necessario. So che molti avranno da ridire.

Susan sarà molto importante più avanti, per questo ho messo il pezzo su di lei.

E Neville, beh, lui non fa proprio parte del trio, ma inizierà ad andarci molto vicino. Come Susan, anche lui sarà importante, molto importante, con il passare del tempo.

Nel prossimo ci sarà anche Lestrange.

 Ringrazio ancora tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, quelli che l’hanno messa tra le seguite, e quelli che l’hanno letta e basta. Un grazie va anche a chi recensisce, a presto ;D

koky

 

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Capitolo 9
*** Alla Ricerca di Potter ***


9- Alla Ricerca di Potter

Ecco il nuovo capitolo. Vi avverto, le scene cambiano molto: vanno da un luogo all’altro, mostrando ciò che accade sia a Hogwarts (diverse parti di Hogwarts) sia al Ministero. Spero che vi piaccia. Mi spiace dirvi, però, che non aggiornerò tanto presto. Ho gli esami di metà anno (povera me) e devo studiare. Penso che per un paio di settimane non riuscirò a postare. -.-^

Risposte a:

ron1111: grazie per i complimenti *me arrossita*! Non pensi di meritarli proprio tutti, perché infondo sono solo bravina. Ho cercato di tenere tutti i personaggi il più IC possibile, ma non so se ci riuscirò sempre perché Harry li sta cambiando tutti. Comunque, Lestrange non è figlio di Voldemort. Ci avevo pensato, ma poi mi è venuto in mente che l’idea del figlio di Voldy a Hogwarts avrebbe potuto complicare un po’ troppo la situazione XD quindi alla fine penso che sarà figlio di Rodolphus. Spero che questo capitolo ti piaccia ;P

giovy39: anche a me spiace molto per Draco (io lo adoro :P) e non ti preoccupare, faranno pace presto, anche se non in questo capitolo e forse nemmeno nel prossimo. Prima ho bisogno che faccia una cosa, e poi vedrò. Sì, metterò presto un dialogo Raptor/Voldemort, nel prossimo capitolo. Grazie per la recensione, mi ha davvero resa contenta. Spero che questo capitolo non ti deluda, un bacio :D

Vale Lovegood: ciauuu! Sono contenta che la storia ti stia piacendo e cercherò di non deluderti. Ho fatto litigare Harry e Draco perché mi stava iniziando a dar fastidio come subito fossero diventati amici, nonostante all’inizio Draco fosse Serpeverde fino all’osso. Così, beh, non potuto fare altro se non farli litigare. Ho cercato il più possibile di tenere Harry IC, ma credo che ogni tanto sarà diverso, perché è più maturo e non può affrontare le stesse cose allo stesso modo. Goditi il capitolo, XD

Nan96: hello! Volevo dirti che mi spiace, ma davvero neanche io mi ricordi il punto preciso in cui diceva che Sirius veniva spedito senza processo. Credo che sia da qualche parte nell’Ordine della Fenice, comunque. Hai ragione su Crosta, perché infatti nel terzo libro Ron non era proprio intenzionato a cederlo a Remus e Sirius nella Stamberga, ma senza il ratto Harry non avrebbe avuto prove che fosse vivo: doveva per forza consegnarlo. Ho cercato di aggiornare presto, ma visto che questo capitolo è circa dieci pagine più lungo di quanto mi aspettassi ci ho messo di più. I gemelli più che altro faranno dei dispetti a Remus per distrarlo. Spero che ti piaccia il capitolo. A presto!

GinnyPotter93:  ecco qui il nuovo capitolo, che spero che ti piaccia. Lo scherzo non sono riuscita ad infilarcelo, ma penso che arriverà o nel prossimo capitolo o quello successivo. Comunque sì, Draco è molto stronzo, lo ammetto, ma l’amicizia tra lui e Harry stava venendo troppo facile per essere passata solo una settimana, così ho dovuto rovinarla (e mi dispiace anche a me XD) Spero di riuscire a rendere il legame con Neville, Susan e magari anche con un paio di altre persone più forte che quello nei libri. Raptor e Piton non compaiono molto in questo capitolo, ma ci saranno sicuramente nel prossimo. Silente, beh, anche lui ci sarà nel prossimo. Visto che è un po’ (ma un po’ tanto) ficcanaso, più avanti troverò un modo per distrarlo. L’ES in miniatura comincerà ad allargarsi fino a diventare qualcosa di molto, MOLTO, di più. Sarà fondamentale. Spero che il capitolo ti piaccia. ;P

Scorpiusthebest: hola! Grazie per il commento *_* ho notato che hai recensito diversi capitoli e ti ringrazio in generale anche per quello. In questo capitolo troverai le risposte alle tue domande e spero che ti piaccia, anche se io non ne sono esattamente soddisfatta e non so perché. Mi spiace anche a me per Draco, ma non sarà sempre così. A presto :D

Millyray: ciao! In questo capitolo mi dispiace, ma non ci sarà lo scherzo di Harry. Magari nei prossimi! Spero che ti piaccia, l’ho reso un po’ lunghetto e mi auguro che non ti annoi. O.O grazie per la recensione, fammi sapere che ne pensi anche di questo capitolo. Un bacio, koky.

Finleyna 4 Ever: salveeee! Anche le mie vacanze sono andate benissimo, anche se sono state un po’ troppo corte ^^. Mi spiace ma sì, è stato Draco a dare la soffiata, ma non ti preoccupare, non tornerà ad essere il solito viziato. Inoltre mi devi perdonare perché … ehm … penso di non aver proprio capito il significato della parola ‘shippi’. Che significa? XD Comunque, la coppia mi piace. Mentre leggevo il libro pensavo che Harry si sarebbe messo con Hermione, ma poi ho notato che si è messo con Ginny e da quel momento ho preferito Harry/Ginny a Harry/Hermione. Ma alla fine mi stanno bene entrambe. Spero che il capitolo ti piaccia, a presto ;P

Manda: non ti preoccupare, non mi offendo. Lo preferisco quando le persone sono sincere! Anche io il precedente l’ho trovato noiosetto. All’inizio avevo avuto intenzione di infilarci la liberazione di Sirius, ma poi ho deciso di scrivere un po’ di un normale Sabato tra Harry e i suoi amici, per rafforzare un po’ i rapporti. Spero che questo capitolo ti piaccia di più, fammi sapere che ne pensi, se ti va. Ciao! :P

Schuyler: grazie per i complimenti *me lusingata*. Mi fa piacere che ti piaccia la storia, anche se sono sicura di non meritare tutti i tuoi complimenti. Ho cercato di aggiornare presto, e ho fatto il capitolo un po’ più lunghetto per il ritardo. Si nota? Beh, comunque spero che ti piaccia XD

Kiry95: hello! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Comunque, ci saranno altre scene con Raptor (ormai è leggermente –forse non poi così poco – interessato a Harry e, come Piton, vuole svelare il suo segreto). Ho aggiornato il prima possibile, spero che ti piaccia. Un bacio ;P

RAS MALFOY: concordo con te quando dici che Harry è molto sicuro di sé. Ha programmato un po’ tutto, ma non sa che io sto già programmando una paio di delusioni pesanti (muahahahah!! Risata maligna) poi magari dopo sarà più cauto. Lo scherzo di Harry verrà più avanti e a danni di molti. Ha una passione per le guerre col cibo, lo ammetto. Da piccola anche io volevo sempre fare come nei film e scatenare una lotta col cibo (un paio di volte è successo e gli insegnanti non ne sono stati poi tanto contenti O.O). spero che il capitolo sia di tuo gradimento, a presto J

SATANABAAN: grazie per la recensione e per i complimenti. Mi fa piacere che la storia sia ancora di tuo interesse, ma fammi sapere se ti annoia, perché io non voglio assolutamente essere noiosa! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, fammi sapere e dai un’occhiata alla votazione alla fine del capitolo! Un bacio J

Samirina: non ti preoccupare se non puoi sempre recensire, non è assolutamente un obbligo! Sono contenta che ti siano piaciuti i capitoli. Sono lusingata dal fatto che tu l’abbia fatta vedere anche ad una tua amica *me arrossita come peperone*.  Non farò esattamente così con tutti i libri. Harry ha un bel vantaggio in questa storia, quindi la guerra durerà molto meno e penso che arriverò fino al quarto libro, forse quinto. Grazie per i complimenti! Anche io adoro Draco, quindi non penso che farà una brutta fine. Spero che ti piaccia anche questo capitolo.

Pecky: ecco qua il capitolo con la visita di James Evans e l’entrata in scena di Lunastorta. Non farà molto, a parte andare in panico XD. anche a me spiace che Draco si stia allontanando, ma non sarà sempre così. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacio, koky.

Sssweety: hola! Sì, qualcosa nel futuro è già cambiata. E anche di molto. Diciamo che interi libri sono stati cancellati. Remus tenterà di tenere a bada i gemelli, ma aimè, non sa ancora quanto siano imprevedibili. Susan capirai più avanti a cosa sarà utile. Centra anche con sua zia, che è Amelia Bones. Spero ti piaccia anche questo capitolo, a presto. ;P

MaCcO: mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte col Basilisco, anche se in questo capitolo non sono riuscita ad infilarcelo. Cavolo, questo capitolo è di circa trenta pagine! Per me è un record. Anche a me Neville faceva tanta pena nei libri L quindi in questa storia, visto che Harry lo vuole includere nel suo gruppo, sarà più sicuro di sé e felice in generale. Un bacio ;P

Kia07: sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo. Con Susan non devi pensare male: non rientrerà assolutamente tra le ragazze di Harry. La vede troppo come una sorellina per guardarla in quel modo. La Cooman ci sarà più avanti (infondo il futuro è cambiato ^^) cercherò di non deluderti. Grazie per la recensione, spero che ti piaccia.

Muryhana: grazie per i complimenti, anche se non scrivo poi così bene XD. Remus ne vedrà delle brutte in questo capitolo (poverino, quasi quasi lo compatisco!) comunque spero che il capitolo sia di tuo gradimento, fammi sapere che ne pensi. A presto J

Rowan Mayfeir: hey! Sì, Harry ci sta prendendo gusto a fare le lotte col cibo. Però dagli tregua; è la prima volta che può comportarsi da undicenne spensierato e divertirsi. Non credo che ci saranno altri disastri col cibo però. Susan non sarà mai la ragazza di Harry perché diventeranno come fratello e sorella. Con Daphne non sono ancora sicura. Più avanti incontrerà anche altre ragazze da altre Case. Tu vuoi che sia una Dramione? Non sono sicura, per questo alla fine del capitolo ho messo una proposta per una votazione. Se la maggioranza vuole che sia una Dramione, allora lo sarà. Sirius non c’è qui, solo la sua ‘liberazione’ se così posso chiamarla. Spero che ti piaccia, un bacio ;P

Myrtle Y: grazie per i complimenti! Sono contenta che anche se sei nuova hai trovato carina la mia storia. Presto ti abituerai meglio a EFP, e mi scuso perché gli aggiornamenti non saranno proprio dei più rapidi. Spero che questo capitolo ti piaccia come i precedenti e mi auguro che tu mi faccia sapere che ne pensi. Alla fine del capitolo c’è una votazione, mi piacerebbe che tu mi dicessi la tua opinione al riguardo :D

BlackFra92: wow! Quanti complimenti, sono lusingata, sul serio! Ho cercato di rendere Harry più simile a James senza però modificare troppo la sua personalità, togliendogli la timidezza e facendolo diventare più brillante durante le lezioni. Per il momento c’è ancora il rischio che Piton faccia la spia, ma vedrò di metterlo alle strette tra un paio di capitoli. Per quanto riguarda il fatto di Daphne e Harry … forse. Prima il giovane Potter deve trovare un po’ di tempo per se stesso; cosa che accadrà quando avrà finito con le prime fasi del suo piano. Scusa per il ritardo di quasi due settimane nell’aggiornamento, ma prima non ho potuto postare. Spero che ti piaccia e da un’occhiata alla votazione alla fine del capitolo J

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Capitolo  9

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Quella notte Harry non dormì.

Stranamente, non era stanco: da quando era tornato indietro nel tempo non aveva avuto bisogno di molto riposo. Un paio di ore di sonno erano abbastanza per rimetterlo in sesto e poteva trascorrere parecchie notti insonni.

Ma quella sera non riusciva proprio a dormire, nonostante ci stesse provando. Arrendendosi, Harry si portò a sedere sul suo letto e diede un’occhiata al suo orologio: erano le tre di notte.  Aveva un po’ di tempo per organizzarsi.

Un dubbio si insinuò in lui. C’era una falla nel suo piano. Doveva disfarsene, o tutto sarebbe andato in rovina e Sirius avrebbe fatto una brutta fine.

No, non lo avrebbe permesso. Un altro piano altamente diabolico gli venne il mente. Ghignò maligno e fu grato del fatto che nessuno lo potesse vedere lì, al buio della sua stanza, o si sarebbero chiesti se Harry Potter fosse davvero il ragazzino assatanato che ghignava come un maniaco perverso.

Con questi pensieri, e con il suo Piano Altamente Diabolico in mente, Harry scrisse velocemente una lettera e si diresse verso la Guferia, facendo bene attenzione a non farsi beccare da Gazza o dai professori. Il suo piano era semplice, a dir il vero.

Avrebbe soltanto dovuto minacciare, ricattare e corrompere un po’ di gente. Infondo, se il Ministro giocava sporco, chi era l’uomo per dirgli di non fare altrettanto?

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Il sole stava sorgendo e Severus Piton era nel suo laboratorio privato, intento a preparare una pozione che gli sarebbe stata molto utile. Sapeva che ciò che aveva in mente di fare era illegale, ma aveva lui il coltello dalla parte del manico.

Harry Potter nascondeva qualcosa. Non sapeva cosa, con precisione, ma presto lo avrebbe scoperto. Doveva sapere perché il figlio di Lily aveva stretto un’alleanza con i Goblin, come faceva a parlare il Goblinese, in che modo se la intendeva con Raptor, e perché era così sfuggente.

C’era un che di sospetto nel modo in cui si aggirava. Anche quando era rilassato, c’era qualcosa nella sua postura che suggeriva che in caso di pericolo sarebbe stato pronto ad entrare in azione; era in perenne stato di allerta, di vigilanza costante. La cosa curiosa era che il ragazzo sembrava non accorgersene: era come istintivo.

Cosa aveva visto e vissuto che lo aveva cambiato in quel modo? Chi era lo sconosciuto che aveva visto in quel corridoio al secondo piano? Gli era sembrato uno che aveva visto l’inferno, non un ragazzino di undici anni appena arrivato a Hogwarts.

E poi doveva ammettere che il ragazzo era potente: era un prodigio in tutte le classi. Minerva e Filius gli avevano detto di averlo visto fare incantesimi non-verbali.

Spense il fuoco sotto il suo calderone. La pozione era pronta. Presto il mistero di Harry Potter sarebbe stato svelato.

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Erano circa le nove quando Harry si diresse a colazione con i suoi amici. Ron e Hermione continuavano a parlare della notte precedente, contenti di aver imparato qualcosa di utile. Prima di andare a letto avevano svuotato le loro menti come il moro aveva consigliato. Non c’erano stati progressi visibili, ma con il tempo ce l’avrebbero fatta.

Harry mangiò con i Grifondoro per i primi venti minuti, chiacchierando con Ron e Hermione.

“Ragazzi, oggi forse non mi vedrete. Ho degli impegni. I gemelli però mi stanno coprendo,” spiegò il moro rassicurante.

“Ma oggi non veniva l’amico di tuo padre?” Hermione aggrottò la fronte perplessa.

“Sì,” ammise Harry, “Ma avevo già degli altri impegni prima di ricevere la sua lettera. Lui questo però non lo deve sapere, ok?” i suoi amici annuirono, anche se sembrava che Ron fosse troppo preso dal suo mangiare per averci capito qualcosa, “In caso di complicazioni, copritemi, vi prego.”

Poco dopo si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. Si sedette accanto a Daphne, che arrossì e farfugliò un veloce ‘buongiorno’. Lui le sorrise e ricambiò il saluto. Anche Blaise lo salutò, mentre Draco rimase in silenzio, senza neanche risparmiargli un’occhiata.

“Ei Harry, non è che oggi vuoi unirti a noi? Vorrei farti vedere un libro che mi ha spedito mia madre. È stupendo: ci sono tantissimi incantesimi utili. Non sono in grado di farne quasi nessuno, ma tu sei bravo in Incantesimi, magari potrai farmi vedere come si fa,” propose Blaise dando un morso al suo toast e guardandolo pieno di aspettative.

“Sì, mi piacerebbe. Ma non questa mattina, ho … delle faccende da sbrigare,” mentì in tono vago. Non si accorso degli occhi penetranti di Draco che lo stavano studiando attenti.

“Magari questo pomeriggio,” offrì Daphne. Harry annuì. “Allora che ne dici di vederci alle cinque fuori? Puoi portare i tuoi … amici,” la biondina arricciò il naso. Probabilmente non le piaceva l’idea di vedersi con dei Grifondoro, ma Harry apprezzò il gesto.

“Ci saremo,” rispose, “Beh, io devo andare. Ci si vede,” Daphne e Blaise lo salutarono, Draco rimase silenzioso. Harry si diresse verso Jeremiah Lestrange e i suoi amici; gli dava ancora fastidio come si erano comportato con Susan e doveva fargli capire che era sbagliato.

“Ei,” lo chiamò Harry. Il suo tono non era freddo e privo di emozioni, ma al contempo deciso e determinato.

Lestrange si voltò verso di lui lentamente, guardandolo dall’alto in basso, come se si stesse chiedendo se fosse il caso di prendersi il disturbo di rispondere. Dovette aver deciso di no, perché tornò a chiacchierare con i suoi compagni come se non l’avesse visto, ignorandolo completamente. I suoi amici però lo guardavano curiosi.

“Parlo con te,” lo richiamò Harry, a voce più alta.

Questa volta il ragazzo lo guardò irritato, alzando un sopracciglio, “Che cosa vuoi?” chiese acidamente.

“Soltanto chiederti perché hai trattato Susan Bones in quel modo ieri,” indagò Harry, leggermente brusco.

Jeremiah scoppiò a ridere derisorio, imitato dai suoi amici, “Stai parlando della ragazzina? Mi ha scocciato, così le ho detto di lasciarmi in pace, tutto qui,” replicò come se la diretta interessata fosse un moscerino.

“Beh, a me non mi sta bene che tu la tratti così, quindi non riprovarci,” lo avvisò Harry, rimanendo composto. Fece per andarsene, quando Jeremiah si alzò in piedi. Era piuttosto alto e non ebbe problemi a torreggiare sul primino, da piccolo undicenne qual’era. Molti sarebbero stati intimiditi, ma non Harry. Questo sorprese Lestrange, ma non lo diede a vedere.

“Altrimenti?” domandò con un ghigno.

Harry ghignò a sua volta, “Altrimenti, sarei costretto a rivelare ai gemelli Weasley l’entrata alla vostra Sala Comune,” rispose. Il prefetto impallidì drasticamente. I suoi amici, dietro di lui, sbiancarono.

“Non oseresti,” mormorò Jeremiah con occhi sgranati.

Harry inarcò un sopracciglio in segno di sfida, voltandosi in direzione del tavolo di Grifondoro, “Ei Fred! George!” gridò attraverso la Sala, attirando l’attenzione di non poche persone. I due gemelli, che stavano parlottando eccitati dall’arrivo di Lunastorta, lo guardarono in attesa che continuasse.

Jeremiah afferrò Harry per un braccio e lo trascinò fuori dalla Sala Grande prima che il primino potesse aggiungere altro, seguito dagli sguardi perplessi di molti studenti. Una volta fuori e lontani da sguardi indiscreti, il prefetto lo studiò attentamente, “Che cosa vuoi Potter?” sbraitò irritato.

Harry scrollò le spalle, “Solo che la smetti di prendertela con i più deboli: è scorretto. Abuseresti della tua spilla da prefetto, e credimi quando ti dico che potrei facilmente togliertela.”

Questa volta Lestrange non replicò; probabilmente aveva capito che Harry non scherzava e che ne era capace.

“Senti, io e te abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Tu mi odi a causa dei pregiudizi tra i Serpeverde e i Grifondoro. Che ne diresti di mettere le faide tra Case da parte?” offrì Harry esitante.

“Certo, e i sono il Signore Oscuro in persona,” commentò Lestrange acido, “Le altre Case detestano i Serpeverde, perché dovrei crederti?”

“Lo sai che è un ragionamento ipocrita?” disse Harry innocentemente, “Dici che le altre Case odiano i Serpeverde mentre tu stesso odi tutti i Grifondoro di principio.”

“Perché loro odiano i Serpeverde!” sbottò Jeremiah perdendo la pazienza.

“Ma io non odio le Serpi. Quindi tenendo fede al tuo ragionamento, tu non dovresti odiarmi,” ragionò Harry.

Lestrange lo guardò ancora una volta con i suoi occhi blu elettrico, così simili a quelli di Sirius ... Sirius. Harry spalancò gli occhi. Doveva andare a salvarlo!

“Senti, io devo andare. Pensaci almeno,” fu tutto quello che disse il primino prima di correre verso le scale, diretto verso la Torre dei Grifondoro. Erano quasi le dieci, doveva sbrigarsi!

Jeremiah continuò a fissare il vuoto per un paio di istanti, tentato di mettere le faide da parte. Si ricordò della sua ultima conversazione con Potter nei sotterranei, e le parole del moccioso gli tornarono in mente contro la sua volontà.

“ … non tutte le Serpi devono per forza essere devote al lato oscuro. C’è sempre un’alternativa; dobbiamo solo trovare il coraggio di sceglierla.”

E se avesse ragione? Possibile che Potter lo potesse capire? No, non poteva. Potter non poteva sapere come ci sentiva ad essere odiati solo per gli errori dei propri genitori. I suoi erano Auror, morti per ‘salvare’ il mondo magico. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al suo posto. Potter era cresciuto senza madre perché lei aveva dato la sua vita per salvarlo. Lui era cresciuto senza madre perché la sua era rinchiusa in una cella ad Azkaban. Forse Potter aveva ragione infondo. Forse poteva davvero scegliere.

Ma qual’era la sua alternativa?

-

Harry si precipitò nel suo dormitorio e afferrò la gabbia con dentro Crosta. Il ratto stava ancora dormendo, fortunatamente. La incantò in modo che non potesse romperla e fuggire al suo risveglio. Scese, o meglio corse, in Sala Comune, dove incrociò i gemelli, concentrati a fare quello che veniva loro meglio: complottare. Avevano in mano diverse pastiglie e pasticche colorate dall’aria sospetta.

“Tutto a posto? Il piano è ancora valido?” chiese, cercando di mascherare l’agitazione. Loro annuirono con due identici ghigni stampati in faccia.

“Non potrebbe-“

“Andare meglio-“

“Ramoso Junior,” conclusero in coro.

“Bene, io devo andare. Lunastorta sarà qui a momenti. Sapete cosa fare,” affermò Harry rincuorato.

“Ma cosa fai con Crosta?” domandò George, osservando la gabbia con curiosità.

“Emm … Ron me l’ha venduto ieri. Devo … mi serve, ecco,” rispose Harry a disagio. I gemelli accantonarono la faccenda da parte, e Harry ne fu grato. Li salutò e lasciò la stanza.

Corse fino al quarto piano, decidendo che il passaggio dietro lo specchio era decisamente più comodo di quello della Strega Gobba. Una volta che raggiunse l’immenso atrio, si diresse verso la porta che portava verso Hogsmeade, senza però accorgersi della familiare testa bionda di una serpe di sua conoscenza, che lo guardò mentre entrava nel passaggio che portava fuori dal castello.

-

Arrivato nella cittadina di Hogsmeade, Harry si infilò in un vicolo abbandonato, che portava probabilmente alla Testa di Porco. Crosta dormiva ancora, ignaro di ciò che stava per accadere. Tirò fuori la sua bacchetta e cominciò a modificare il suo aspetto. I suoi capelli si fecero più corti e biondi; i suoi occhi cambiarono colore e divennero azzurri; divenne più alto e il suo fisico si fece slanciato e muscoloso al punto giusto. Di Harry Potter non rimase nessuna traccia: ora al suo posto c’era James Evans.

Una volta pronto, Harry uscì fuori dal vicolo e cominciò a percorrere le strade del villaggio, diretto alla stazione della Metropolvere, guardandosi intorno circospetto. Nessuno lo notò. Aveva l’aspetto di un sedicenne; non poteva materializzarsi al Ministero o avrebbe destato sospetti. Entrò nell’ufficio e chiese ad un impiegato un camino per il Ministero della Magia. Gettò la polvere al suo interno pronunciando ‘Ufficio di Amelia Bones’ e poi scomparve. Nel momento esatto in cui se ne andò, delle fiamme verdi si accesero nel cammino affianco e Remus Lupin ne uscì fuori.

-

Remus raggiunse Hogwarts alle dieci in punto. Non vedeva l’ora di rivedere Harry, dopo tutte quelle lettere. La sola visione del castello gli riportava alla mente i bei anni passati esplorandolo con i suoi più cari amici. Salì i gradini e spalancò il portone, entrando nella Sala d’Ingresso.

Ad attenderlo, invece del ragazzino moro undicenne che si era aspettato, c’era due gemelli dai capelli rossi con due identici e terrificanti ghigni stampati in faccia.

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Amelia Bones era nel suo ufficio ed attendeva trepidante l’arrivo di James Evans. Non era certa che si sarebbe presentato; forse era tutto uno scherzo. Sì, doveva solo essere uno scherzo. Ma nel caso non lo fosse, aveva preparato tutto il necessario per accoglierlo. Aveva messo le sue carte in ordine, pulito la stanza, e preparato del tè. Un elegante servizio di porcellana con un piattino di biscottini era su un tavolino posto tra due comode poltrone.

Il suo ufficio era piuttosto spazioso ed era arredato secondo il suo gusto personale. Sulla sua scrivania c’erano foto della sua famiglia: di suo fratello defunto, di lei, e di sua nipote Susan. L’orologio segnava le dieci meno due minuti quando nel camino si accesero delle fiamme verdi e un giovane di sedici anni, biondo e con dei sorprendenti occhi azzurri, ne uscì fuori, guardandosi intorno con una gabbia in mano.

“Posso fare qualcosa per te?” chiese cortese la donna. Probabilmente aveva sbagliato ad utilizzare la Metropolvere ed era capitato nel suo ufficio per caso.

Il ragazzo sorrise, “A dir il vero sì. Sono James Evans,” si presentò porgendole la mano, con una sicurezza sorprendente. Dentro di sé, però, Harry non era mai stato più insicuro e nervoso.

Amelia Bones cercò di restare calma mentre la stringeva. Lui? James Evans? Lo stesso che le aveva inviato la lettera? Ma era un ragazzino!

“Temo che ci sia un errore. Io stavo attendendo un ospite di grande importanza per discutere di una faccenda della massima urgenza,” spiegò lei gentile.

“Nessun errore,” la corresse il ragazzo mentre il suo sorriso si ampliava, “Sono io James Evans, colui che le ha spedito la lettera, Madama Bones.”

“Oh,” fece lei eloquentemente, sorpresa. Lo osservò meglio. Sembrava un ragazzo piuttosto normale, tranne per gli occhi, di un azzurro sorprendente con striature blu notte. Intorno a lui aleggiava un’aura di potenza, e il suo sguardo, che faceva intendere che non era un ragazzino qualunque, era quella di un uomo il cui passato lo tormentava, “Perdoni la mia inadeguatezza, se vuole accomodarsi,” disse poi indicando le poltrone.

“Trovo che sia un’ottima idea,” replicò il biondo affabile, sedendosi, “Come ha detto lei, è necessario discutere di una faccenda della massima urgenza. Si tratta di una lunga storia,” James Evans appoggiò la gabbia, con dentro un ratto addormentato, accanto al vassoio del tè.

“Certamente,” fu d’accordo lei con tono grave, “Nella sua lettera ha accennato qualcosa riguardo a un uomo innocente spedito ad Azkaban senza processo.”

“Sì,” ammise lui, “Prima di tutto vorrei che lei mi desse del tu. Come vede non sono ancora un adulto, anche se le posso assicurare che sentirà parlare di me, quindi mi chiami James,” cominciò abbozzando un sorriso, quasi imbarazzato.

“Allora credo che sia meglio se anche tu mi chiamassi Amelia, non credi?” ricambiò la donna rassicurante.

“D’accordo, Amelia,” acconsentì James, “La storia che sto per raccontarti ha inizio dieci anni fa,” la Bones gli fece cenno di continuare.

“Cosa sai di Sirius Black?”

-

“Dov’è Harry?” chiese Remus ai due rossi, facendo saettare lo sguardo alla sua ricerca.

“Harry è un attimo impegnato. Ha una detenzione con Piton. Ma non ti preoccupare, ti faremo fare noi un giro del castello,” rispose Fred cercando di non ridere. Lui che faceva vedere il castello a uno dei creatori della Mappa del Malandrino!

“Fred e George Weasley, al tuo servizio. Io sono Fred e lui è George,” li presentò George con un inchino, invertendo i loro nomi.

“Piacere,” disse Remus guardandoli sospettoso.

“Beh, cosa stiamo aspettando? Vieni con noi,” istruì Fred con un ghignò che non prometteva nulla di buono.

-

“Sei sicuro Draco?” chiese Piton guardando il suo alunno preferito da dietro la sua cattedra.

“Sicurissimo signore. Ho visto Potter lasciare la scuola questa mattina, poco prima delle dieci, attraverso un passaggio segreto,” ripeté Malfoy compiaciuto.

Severus sembrò pensarci, “Il preside e la McGranitt dovranno essere avvisati e Potter punito, in tal caso,” mormorò, “Ma prima voglio accertarmi che davvero non sia sui terreni o nel castello. Se non lo troverò, allora verrai ricompensato.”

“Certo signore,” acconsentì Draco sorridendo malignamente, seguendo il suo professore fuori dal suo ufficio, alla ricerca di Harry. Era certo che non avrebbero trovato Potter e che il moro si sarebbe beccato una brutta punizione.

-

“Fammi vedere se ho capito bene,” iniziò Amelia Bones, alzandosi in piedi. Aveva il bisogno di muoversi perché troppo sconvolta da quello che aveva sentito. Iniziò a fare avanti e dietro per la stanza con le mani congiunte dietro la schiena.

“Peter Minus era un animagus illegale. Gli amici di tuo padre erano lui, Sirius Black e Remus Lupin. James Lily Potter scelsero Peter Minus come Custode Segreto al posto di Sirius Black, perché pensavano che nessuno avrebbe sospettato di lui, mentre Black faceva da esca. Corretto?” chiese. James annuì.

“Ma, secondo la tua storia, Peter Minus era un Mangiamorte, e quindi rivelò la posizione dei Potter a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. I Potter perirono e Sirius Black, in qualità di unica persona in vita a conoscenza della vera identità del Custode Segreto, cercò Minus e lo trovò in mezzo a una strada Babbana. Minus ha urlato che era stato lui a vendere i Potter a Tu-Sai-Chi, fece saltare in aria mezza strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, uccidendo una dozzina di Babbani nel processo, e poi si è tagliato un dito, si è trasformato in un ratto, ed è fuggito nelle fognature?”

“Esattamente,” replicò il biondo annuendo con veemenza.

“Incastrando Black, rimasto sulla scena?”

“Uh-uh.”

“E, ciliegina sulla torta, nessuno gli ha concesso un processo?”

“Vedo che hai capito.”

“Devi ammettere che è una storia inverosimile,” Amelia Bones inarcò un sopraciglio, scettica. Quella storia era troppo fantasiosa per essere plausibile. Amelia era sempre stato un tipo concreto. E adesso un ragazzino piombato da Merlino sapeva dove gli stava dicendo che era vera.

“Ascoltami, Amelia,” le disse James gentile, “So che può sembrare … impossibile, ma ho le prove.”

Amelia lo guardò sorpresa, “Bene, mostramele.”

“Prima,” ribatté James alzandosi in piedi, “Richiedo la presenza del Capo del Dipartimento degli Auror e alcuni assistenti. Se possibile, vorrei che fossero presenti anche Alastor Moody e chiunque sia coinvolto nella registrazione di un animagus e degli archivi del Ministero,” pretese.

Amelia sembrò ponderare l’idea, “Sai che se tutto questo è falso potresti finire in guai seri, vero?”

James sorrise, “Allora significa che sto dicendo la verità, no?”

La Bones annuì e si diresse fuori dal suo ufficio per comunicare alla sua segretaria di contattare chi il biondo aveva richiesto.

-

“Insomma, dov’è Harry!?” adesso Remus stava cominciando ad irritarsi. I due gemelli gli avevano dato una caramella per rilassarsi, e adesso aveva la lingua blu e delle pustole. E aveva anche inghiottito una pillola il cui effetto non conosceva, ma sapeva si sarebbe rivelato presto. Avrebbe dovuto capire sin dall’inizio che i due rossi erano dei burloni.

Era passata più di un’ora e di Harry non c’era nessuna traccia. Aveva seguito i due Weasley per tutta la scuola, mentre loro gli indicavano dove si trovavano i bagni e le aule. Era un Malandrino, per Morgana. Non ne aveva bisogno. Ma era stato paziente, li aveva seguiti in silenzio, accondiscente. Poi per sbaglio era scivolato su una saponetta, messa da Fred accidentalmente per terra, e aveva battuto la testa, procurandosi un bernoccolo immenso. A causa della botta, i gemelli avevano cominciato a trattarlo come un ritardato, portandolo all’esasperazione.

“Se-tu-avere-bisogno-di-bagno, tu-dovere-solo-chiedere, capito?” scandì George come se avesse cinque anni, o fosse un qualche straniero che non conosceva bene la lingua. Erano al quarto piano da ormai dieci minuti, nel bel mezzo del corridoio, guadagnandosi sguardi perplessi da parte dei passanti.

“Perché diamine dovrei voler andare al bagno?” glielo avevano chiesto tre volte di fila. I gemelli si scambiarono un’occhiata.

“Tu-ricordare-la-pillola-che-noi-ti-avere-dato-prima?” chiese Fred lentamente.

Remus annuì esasperato.

“Era-un-lassativo,” chiarirono in coro.

“Era un che COSA?!” sbraitò Remus indignato e, soprattutto, inorridito.

“Che cosa succede qui?” giunse la voce glaciale di Severus Piton. Il maestro di pozioni aveva appena raggiunto il corridoio con un Draco Malfoy alquanto compiaciuto alle calcagna.

“Ah! Severus, che piacere rivederti, e meno male che sei qui,” disse Remus voltandosi verso di lui, alquanto ridicolo con il suo bernoccolo, le pustole, e lingua blu, “Perché diamine hai dato una detenzione a Harry?”

I gemelli impallidirono. Piton alzò un sopracciglio, “Io non ho assegnato nessuna detenzione a Potter e … per l’amor di Circe che cosa ti è successo?!”

Lupin ignorò la seconda parte, “Ma come non hai dato una detenzione a Harry? Loro mi-“ Remus non completò la frase, perché il suo stomaco brontolò improvvisamente. Il rumore di una scoreggia risuonò nel silenzioso corridoio.

Draco fece una smorfia di disgusto, “Che cos’era quella?” fece arricciando il naso e tappandosi il naso.

Remus si voltò lentamente verso i gemelli, con gli occhi spalancati e accusatori. Ci fu il rumore di un’altra scorreggia.

“Lupin! Un po’ di contegno, ti prego!” esclamò Piton: l’odore era (non voglio descrivere i dettagli, quindi diciamo sgradevole *_*)

“Sì, certo,” fu d’accordo Remus. Un'altra scorreggia e poi una più lunga. I gemelli si tapparono i nasi e si allontanarono di un passo dal licantropo.

 “Penso di aver bisogno di un bagno.”

-

Gli Auror Kingsley Shacklebolt, John Dawlish e Alastor Moody, i responsabili dei registri degli animagus, Charles Lopker e Frederic Elliot, e il Membro del Wizengamot, Hartemis Morrinson erano tutti riuniti nell’Ufficio di Amelia Bones.

“Perché ci hai fatto chiamare? Sono un uomo impegnato io,” sbottò Frederic irritato. Era un uomo sui quarant’anni, dai capelli già grigi e con gli occhi color fango. Era piuttosto scorbutico e amava lamentarsi anche delle piccole cose.

“Vorrei che incontraste una persona. Il suo nome è James Evans e penso che sia il caso che lo ascoltiate,” affermò la donna solenne. Gli sguardi dei nuovi arrivati si posarono sul ragazzo sedicenne, scettici. Il giovane era appoggiato casualmente sul braccio di una poltrona.

James si raddrizzò, schiarendosi la gola, “Salve, probabilmente non mi conoscete, ma io conosco voi. Sono venuto qui al Ministero per discutere di una faccenda piuttosto delicata. Sirius Black, accusato per l’assassinio di dodici Babbani e di tradimento dei Potter, in realtà è innocente.”

Lo squadrarono tutti come se fosse pazzo. Infondo, chi avrebbe mai creduto a un sedicenne che veniva a dire a un Auror che un assassino di massa?

“Hai delle prove, ragazzo?” chiese Malocchio, studiandolo con il suo occhio magico. Riusciva a percepire delle tracce di magia, e di conseguenza sapeva che quello non era il suo vero aspetto.

“Naturalmente. Ho delle prove che confermano che il vero responsabile è Peter Minus,” spiegò James calmo.

“Baggianate! È morto per mano di Black,” si oppose Charlus. Aveva circa trentacinque anni, ed era biondo con gli occhi azzurri. Aveva lavorato tutta la sua vita tra gli archivi del Ministero ed era un uomo onesto, ma che cercava di non finire sotto i riflettori. Accanto a lui, Hartemis però si fece pensoso.

Il sedicenne scosse la testa, “No, è vivo ed è un animagus. È stato lui a far saltare in aria la strada uccidendo i Babbani. Poi si è tagliato un dito ed è fuggito, incastrando Sirius Black.”

“Non è possibile che sia un animagus. Lo avremmo saputo,” decretò deciso Frederic.

James Evans sorrise, “Io non ho mai detto che fosse registrato.”

“Perché mai Peter Minus avrebbe dovuto diventare un animagus, e per lo più non registrato?” indagò John Dawlish. Kingsley restava in silenzio e si limitava a studiare il ragazzo assorto, come valutandone il potenziale.

“Questo non è di vostro interesse,” replicò il biondo, con tono leggermente distaccato. Non avrebbe rivelato il segreto dei Malandrini a degli impiegati del Ministero.

“Non ricordo di essere stato presente al processo di Sirius Black,” s’intromise Hartemis. Era uno dei membri onorari del Wizengamot e vi faceva parte da trentasei anni. Aveva i capelli grigio topo e gli occhi chiari, tra il grigio e l’azzurro. Le rughe che gli solcavano la fronte erano profonde, ma per il resto il suo volto era piuttosto giovanile. Era un osservatore, e amava lo studio della filosofia. Passava quasi tutto il suo tempo libero a pensare e riflettere.

“Infatti,” replicò James soddisfatto che qualcuno avesse nominato quel dettaglio, “A Sirius Black non è stato dato alcun processo.”

“Impossibile,” grugnì Frederic. Aveva molta fiducia nel Ministero.

“Io invece penso che sia molto più che possibile,” interruppe Moody brusco, “All’epoca sono stati arrestati talmente tanti Mangiamorte che nessuno si è preso la briga di processarli. Li hanno tutti spediti ad Azkaban,” disse burbero.

“Il Ministero ha delle leggi che non infrangerebbe mai,” ribatté Charlus, ma la sua voce parve esitante.

“Io non credo che-“

“Signori,” interruppe Amelia, “Siamo qui per discutere di un innocente ad Azkaban, non della competenza del Ministero.”

“Inammissibile,”affermò Hartemis annuendo, ignorando il commento di Amelia, “Tutti hanno notato che il governo si è fatto più corrotto da quando Caramell è al potere.”

“Sono d’accordo,” affermò Alastor annuendo, “Albus Silente. Lui si che sarebbe stato un gran Ministro.”

Prima che qualcuno potesse ribattere, Kingsley parlò per la prima volta, “Allora, quali sono le tue prove?” chiese tornando all’argomento principale, guardando il biondo in attesa.

“Ho con me Peter Minus,” spiegò James. Tutti quanti lo guardarono scioccati.

-

Remus era stato al bagno per circa trenta minuti e aveva ancora i crampi allo stomaco. Oh, quanto l’avrebbe fatta pagare a quei due gemelli! Uscendo fuori, trovò ad aspettarlo nel corridoio i gemelli, Draco Malfoy e Severus Piton. Gli ultimi due parevano piuttosto spazientiti.

“Ahm, molto gentile da parte vostra aspettarmi, ma a cosa devo l’onore?” chiese il licantropo ansante, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e appoggiandosi alla parete.

“Volevo sapere,” cominciò Piton, voltandosi verso di lui, parlando con la sua solita voce fredda, “Perché pensavi che Potter fosse in punizione con me.”

“Perché, non è così?” domandò Remus guardando i gemelli. Loro misero su facce innocenti e sbatterono le palpebre come angioletti.

“No. Infatti, il signor Malfoy mi ha detto che Potter potrebbe aver lasciato la scuola, e in tal caso, dovrà essere punito e la direttrice della sua Casa avvertita,” chiarì il maestro di Pozioni, “Ero giusto sul punto di andare ad avvisare Minerva –“

“Harry non ha lasciato la scuola!” lo difese un gemello.

“Già, noi sappiamo perfettamente dov’è!” continuò l’altro rigorosamente.

“Ah, davvero? Dove?” s’intromise Malfoy ghignando.

“Beh, è ovvio. Con Ron e Hermione,” rispose Fred sicuro.

“Allora sarebbe meglio cercare Weasley e la Granger, non credete?” Piton alzò un sopracciglio. I gemelli deglutirono nervosi.

“Se Harry è con loro, io sono d’accordo,” annuì Remus.

In quel momento, Ron, Hermione e Neville svoltarono l’angolo, diretti verso la Torre di Grifondoro. Lo strano gruppetto formato da un Malandrino, i due gemelli, l’odioso insegnante di pozioni e Malfoy, osservò i tre primini attraversare il corridoio insistentemente. A metà strada, gli undicenni si resero conto di essere fissati e cominciarono a sentirsi a disagio.

“Che abbiamo fatto?” chiese Ron sulla difensiva. Hermione entrò in modalità ‘non-ho-infranto-alcuna-regola-e-posso-provarlo’. Neville invece rimase in silenzio, intimorito dallo sguardo di Piton, indietreggiando leggermente.

Il Professore dai capelli unti si voltò verso i gemelli in uno scatto, facendo ondeggiare la sua untuosa chioma, “Con Weasley e Granger, eh?” era palese che avevano mentito.

Ma i gemelli annuirono sicuri, cercando una scappatoia, “Certo, magari è andato al bagno o è tornato alla Torre di Grifondoro. Non è vero Ron?”

“E io che centro? Di cosa diamine state parlando?” sbottò il rosso. Hermione gli diede una gomitata.

“Aww! Perché lo hai fatto!?” si lamentò Ron. Hermione indicò Remus col capo, come cercando di fargli capire cosa stava succedendo. “Colazione … Harry … coprire … faccende,” sibilò piano, cercando di fargli ricordare quello che il moro aveva detto a colazione.

“Ma stiamo parlando di Harry, Ron. Hai presente, Harry, il tuo amico, quello che tu hai visto fino a dieci minuti fa, capisci?” fece George guardandolo con sguardo eloquente.

“Ohhh,” fece Ron stupidamente, capendo e facendo ripetutamente sì con la testa, “Ma certo, Harry, il mio amico. Sì, era con noi fino a cinque minuti fa. Lo abbiamo lasciato nei sotterranei, diceva che aveva da fare con … con … Lestrange,” inventò gesticolando.

“Quindi Potter non ha lasciato la scuola?” indagò Piton alzando un sopracciglio, poco convinto.

“Harry ha lasciato la scuola?!” intervenne Remus sconvolto. Il quel momento gli venne in mente che forse Harry aveva utilizzato il passaggio che gli aveva rivelato. Santo Merlino. Il licantropo stava per andare in iperventilazione, quando una vocina interruppe i suoi pensieri.

“C-certo che no, signore,” balbettò Neville arrossendo. Lupin parve calmarsi, anche se di poco.

“Bugiardi!” sibilò Malfoy, facendo un passo minaccioso verso i tre primini.

“Su via Draco,” disse Piton con voce carezzevole, mettendogli una mano sulla spalla e trattenendolo. “Se Potter è a Hogwarts, meglio informare la McGranitt che è il caso cercarlo, non trovate?”

Tutti annuirono, alcuni più esitanti di altri.

“Informarmi di cosa, Severus?” intervenne la voce dell’interessata, che svoltò l’angolo, composta e solenne come sempre.

“Che Potter è nei sotterranei con Lestrange, Minerva. Perché non andiamo a cercarlo? Sono sicuro che Lestrange ci darà tutte le risposte che cerchiamo,” rispose Severus ghignando.

“Che storia è questa?” chiese la donna confusa, alternando lo sguardo tra i presenti. Sapeva che tra Potter e Lestrange non correva esattamente buon sangue. Il suo sguardo si posò sul licantropo, “Remus? Remus Lupin? Che cosa ci fai tu qui?” esaminò il suo viso, indugiando sul bernoccolo, le pustole e la lingua blu. Inarcò un sopracciglio e scoccò un’occhiata ai gemelli Weasley, che cominciarono a fischiettare con aria spensierata.

“È un piacere rivederti Minerva,” la salutò Lunastorta cordiale avanzando per salutarla.

“Altrettanto,” replicò la McGranitt, lanciando sguardi ammonitori a Fred e George, ‘ignari’ delle sue occhiate.

“Sì, certo, possiamo rinviare i saluti a dopo,” li interrupe Piton impaziente.

“No, perché non li facciamo adesso, eh?” disse Fred speranzoso, cercando un modo per prendere tempo.

“Infondo non si vedono da tanto tempo. Da quando Lunastorta non veniva a scuola,” continuò George, tappandosi poi la bocca. Ma ormai era troppo tardi, perché il licantropo l’aveva sentito.

“V-voi sapete …?” cominciò Remus sbalordito, e poi arrabbiato, “E mi avete fatto fare il giro del castello inutilmente! Sapendo che io ero un Malandrino. A proposito, come fate a saperlo? Ve l’ha detto Harry?” i gemelli annuirono con veemenza.

“I gemelli sono fatti così. Adorano fare scherzi,” sospirò Ron affranto. Era ancora confuso. Diede un’occhiata alla combriccola che si era formata: Piton, la McGranitt, i gemelli, Remus Lupin, Hermione, Neville, Malfoy, e se stesso. Tutti riuniti nella ricerca di … Harry?

“Che succede qui?” intervenne la voce del preside, calma e pacata come al solito.

Albus Silente, avendo sentito il gran casino proveniente dal quinto piano, aveva deviato dalla sua rotta verso la Sala Grande per il pranzo e si era personalmente avviato verso il luogo da cui proveniva di persona, trovando un gruppetto piuttosto insolito.

Malfoy scioccò la lingua, “Si unisca a noi. Ora le spighiamo tutto sulla strada verso i sotterranei.”

“Qui ci vuole un diversivo,” sussurrarono i gemelli, senza che nessuno li sentisse.

-

“Peter Minus?” domandò Frederic scioccato. Tutti quanti non avevano parole. Che James stesse mentendo?

“Mostraci ragazzo,” fece Moody in tono urgente, interessato dalla faccenda.

Il biondo annuì e si avvicinò al tavolino sulla quale aveva appoggiato la gabbia con dentro Crosta, “Vedete questo ratto?” chiese mostrandolo ai presenti.

“È un normale ratto,” affermò Charlus guardandolo perplesso.

Kingsley trattenne il fiato, “Gli manca un dito,” mormorò capendo.

James Evans annuì, “Esattamente. Tutto ciò che trovarono di Peter Minus fu un dito.”

In quel momento il ratto si svegliò. Si guardò intorno leggermente confuso; poi notando in presenza di chi si trovava, iniziò a dimenarsi nella sua gabbia.

“Vedete? Si è reso conto di essere fra dei membri del personale del Ministero: ha paura,” spiegò il sedicenne sorridendo compiaciuto. Presto Sirius sarebbe stato libero …

“Poggia la gabbia per terra,” grugnì Moody osservando l’animale con attenzione, mentre il suo occhio magico ruotava di trecentosessanta gradi.

Harry/James fece come chiesto ed indietreggiò di un passo. Moody e Kinsgley tirarono fuori le loro bacchette. Crosta si dimenava talmente tanto che rovesciò la gabbia, ma grazie alle precauzioni di Harry, non riuscì a scappare.

I due Auror pronunciarono all’unisono l’Incantesimo Homosembiante, “Animaleus Nobodyx.”

L’effetto fu immediato. All’interno della gabbia, Crosta iniziò a cambiare: il suo muso si appiattì, prendendo sembianze umane; il corpo cominciò ad ingrandirsi; i peli cominciarono a scomparire; le zampe divennero mani e piedi.

Con un veloce incantesimo non-verbale, James fece scomparire la gabbia. Non che qualcuno se ne accorse. Stavano tutti fissando la trasformazione inorriditi. Pochi attimi dopo, dove prima c’era il ratto, ora c’era Peter Minus. L’omino si guardò intorno disperatamente, alla ricerca di un qualche buco nelle pareti; il suo sguardo si posò sullo spiraglio di porta aperta.

“Chiudete la porta!” gridò James. Moody, con uno scatto sorprendente, sbarrò la porta e vi mise alcuni incantesimi. John Dawlish si precipitò in azione e lanciò un Incarceramus su Minus prima che si potesse trasformare di nuovo, ma lo mancò. Peter corse verso la finestra, pronto a tornare nella sua forma di ratto.

Pietrificus Totalus!” gridò James, centrandolo proprio mentre Codaliscia stava per fuggire. Il corpo cadde a terra con un tonfo.

Il silenzio regnò sovrano per alcuni secondi mentre tutti digerivano ciò che era successo. Nessuno notò che il sedicenne avesse fatto una magia, cosa che di per sé avrebbe dovuto essere illegale, visto che era minorenne, o almeno lo sembrava.

“Per le sottane di Merlino,” esalò Amelia Bones lasciandosi cadere su una poltrona, fissando l’uomo pietrificato, letteralmente sotto shock.

“Incredibile,” sussurrò Hartemis con gli occhi spalancati, iniziando a camminare intorno al corpo, esaminandolo.

“Ma come facevi tu a saperlo? Dove hai trovato queste informazioni?” indagò Kingsley Shacklebolt, mentre Moody sondava il ragazzo sospettoso.

Il sedicenne sorrise, “Non è questo l’importante. Un giorno saprete, ve lo assicuro. Ma al momento, è necessario liberare Sirius Black, non trovate?”

“Certo,” John Dawlish annuì solenne, “Ma prima bisognerà indire un processo a nome di Peter Minus. Non possiamo solo prendere la tua parola alla lettera. Somministreremo del Veritasserum e convocheremo il Wizengamot. Poi attraverso delle procedure legali, una volta esaminati i diritti di Minus – “

“Non mi sembra che qualcuno abbia preso in considerazione i diritti di Black, o mi sbaglio? Eppure era innocente,” sbraitò James perdendo la pazienza ed alzandosi in piedi. Non avrebbe permesso che Sirius trascorresse un solo giorno di più in quell’inferno. Aveva provato la sua innocenza: allora perché nessuno correva a liberarlo?

“Calmati ragazzo!” lo rimbeccò Frederic; era ancora leggermente scosso.

“Ma ha ragione,” lo difese Amelia rialzandosi in piedi e stirandosi le pieghe della gonna, ridandosi un contegno, “Se Sirius Black è davvero innocente non c’è tempo da perdere!”

“Io non credo che sia così facile,” fece Kingsley ragionevole. Se fosse dipeso da lui si sarebbe già messo in azione.

“Sciocchezze!” interruppe Moddy, “Io lo avevo sempre detto che la faccenda di Black puzzava!”

“Andrò ad Azkaban io stesso se qualcuno non libera Sirius Black entrò oggi!” affermò James Evans deciso. Tutti quanti lo guardarono impressionati dalla veemenza e forza delle sue parole.

“Ragazzo,” disse Hartemis con voce pacata, “Ragiona. Sirius Black è innocente e con ogni probabilità sarà liberato. Ma se tu dovessi infrangere la legge per farlo più rapidamente, allora potresti solo metterlo nei guai. Se aspetti, allora sarà scagionato da tutte le accuse.”

“Quindi dovrei lasciarlo a marcire in una cella finché non avrete finito di esaminare il caso di Minus?” chiese il biondo con voce fredda.

Kingsley sospirò, “Temo di sì.”

“Bene,” acconsentì James, stringendosi nelle spalle,“Lascio questa faccenda a voi. Se volete scusarmi, avrei un appuntamento.”

“Con chi?” domandò Amelia perplessa. Erano tutti sorpresi da come si fosse arreso facilmente.

Il sorriso che fece il ragazzo era terrificante, subdolo, e leggermente maligno, “Con un inviato della Gazzetta del Profeta. Conosco Caramell e non vorrei che per sbaglio oggi fosse amministrato il bacio a Black per coprire la faccenda. Penso che sia nell’interesso di ogni mago libero che esca da quella prigione senza il minimo danno, non trovate?”

E con quello, James Evans lasciò l’ufficio di Amelia Bones. Tutti quanti rimasero per un attimo a fissare la porta, senza muovere un muscolo.

“Chi è quel ragazzo?” mormorò Moody ad Amelia, impressionato.

“Non lo so. So solo che non ho mai incontrato nessuno come lui,” rispose lei leggermente in soggezione.

-

“Allora Lestrange, hai per caso visto Potter?”

Piton, la McGranitt, Silente, Remus, Fred, George, Malfoy, Ron, Hermione e Neville erano tutti andati alla ricerca di Harry nei sotterranei. Avevano cercato Lestrange per circa venti minuti, finché gli amici del ragazzo non avevano detto che il prefetto era nella Biblioteca.

I gemelli avevano già messo in atto un piano per distrarre tutti e dar tempo a Harry, ma prima avevano bisogno che Lestrange coprisse il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto; impresa quasi impossibile. Quasi, perché niente era impossibile per loro.

Così si erano tutti diretti verso il sacro regno di Madama Pince. La donna li aveva sgridati indignata quando aveva visto un così folto gruppo di persone arrivare, ma poi, notando il vecchio preside tra loro, era tornata a rilocare i libri.

Avevano trovato Lestrange seduto un tavolo, intento a finire un tema di Pozioni, e Piton non aveva perso tempo a chiedere a Jeremiah se sapesse dov’era Potter.

“Eh?” chiese confuso, alzando gli occhi dal suo tema.

“Il signor Weasley qui presente dice che Potter era con lei mezz’ora fa,” spiegò il maestro di Pozioni con voce strascicata, “Mentre il signor Malfoy afferma di averlo visto lasciare la scuola alle dieci.”

Lestrange scoccò un’occhiata a Draco, che sembrava piuttosto irritato dal casino che aveva creato Potter e che non vedeva l’ora di andare a pranzo, e poi a Ron, che gli diede uno sguardo implorante. Dietro di lui, i gemelli lo guardarono minacciosi. Jeremiah deglutì; a nessuno faceva piacere entrare nel mirino degli obbiettivi dei loro scherzi.

“Allora?” indagò Remus, cercando di restare paziente. Dove diamine si era cacciato quel ragazzino?!

Uno dei due gemelli, da dietro, si passò un indice sulla gola, come a dire ‘mentì o sei morto’.

“Ahmm … sì. Sì era con me. Abbiamo discusso per circa … ehm … quindici minuti … e poi ha detto che doveva andare da … da quella ragazzina … la Tassorosso … Bones, sì, Bones,” inventò Lestrange sotto lo sguardo soddisfatto dei Weasley.

“Bene,” decretò la McGranitt, “Allora non ti dispiacerà venire con noi a cercarla per vedere se la tua storia combacia?” la donna alzò un sopracciglio.

Prima che il prefetto di Serpeverde potesse aprir bocca, Hermione lo intercettò, “Lo fa con piacere, professoressa, vero?” i gemelli incrociarono le braccia al petto, assumendo una posa da gangster.

“Naturalmente,” concesse il ragazzo tra i denti. Raccolse il suo –incompleto – tema , se lo ficcò in borsa e seguì i suoi professori, i primini, i gemelli, il preside, e l’uomo dalla lingua blu che non conosceva fuori dalla Biblioteca.

“Goccia di limone?” offrì Silente gioviale. Lestrange grugnì.

“Questa me la paghi Potter,” sibilò Jeremiah, quasi come se il diretto interessato potesse sentirlo.

-

Nel frattempo, al Paiolo Magico, James Evans fece il suo ingresso. Era ora di pranzo ed il locale era piuttosto affollato, quindi nessuno notò la sua presenza. In un angolo, infondo, intravide la testa bionda della reporter. Ghignò e si diresse verso di lei con passo sicuro e moderato.

“Salve,” la salutò sedendosi nella sedia di fronte. Lei lo guardò irritata.

“Smamma ragazzino, ho da fare,” lo cacciò lei, allungando il collo alla ricerca della persona che aspettava.

“Temo di non essermi presentato, Rita Skeeter. Il mio nome è James Evans,” si presentò causalmente. Con questo guadagnò l’attenzione della donna.

“James Evans? Sei stato tu ad inviarmi la lettera questa mattina alle tre e mezza?” domandò alzando un sopraciglio, scettica.

“Sì, sono stato io,” ammise il biondo, stringendosi nelle spalle.

“Ma sei un ragazzino!” sbottò, facendo per andarsene. Stava raccogliendo le sue cosa, quando James riparlò, per niente sorpreso dalla reazione della donna.

“Ho per le mani uno scandalo che ti farebbe diventare molto famosa e rispettata,” dichiarò lui calmo. Come si aspettava, lei si bloccò e si risedette, soppesando le sue parole. Lo osservò, come cercando di capire se ne valeva davvero la pena.

“Sì?” sospirò poi prendendo la sua piuma prendi-appunti e un block notes. Immediatamente, la sua penna cominciò a scrivere magicamente.

“Prima, voglio che giuri che non la censurerai e che scriverai solo, unicamente, ed esclusivamente la verità. Sei una scrittrice decente quando non pubblichi solo frottole. In cambio, io ti offro un’esclusiva sulle mie storie,” propose lui. Era una buona proposta, ragionò. E se riusciva ad avere la Skeeter dalla sua parte, allora avrebbe avuto una certa influenza, per non dire potere, sulla Gazzetta del Profeta e di conseguenza sul mondo magico.

“Come vuoi,” fece lei sbrigativa, facendogli cenno di continuare, senza però riporre la sua penna prendi-appunti, che continuò a scrivere.

“Se cerchi di ingannarmi, allora potrei accidentalmente lasciare una soffiata all’Ufficio Dell’Applicazione Della Legge Sulla Magia riguardo il fatto che sei un animagus non registrato,” minacciò lui, facendo capire che faceva sul serio.

Rita afferrò la penna prendi-appunto che stava scrivendo a mezz’aria e la appoggiò sul tavolo, “Non so di cosa tu stia parlando,” replicò sulla difensiva.

“Io invece penso di sì. So molte cose sul tuo conto, Skeeter, come il fatto che la tua forma  animagus è uno scarabeo. Ti ho fatto una proposta conveniente, dalla quale entrambi trarremo profitto. Io voglio rivelare le verità che il Ministero nasconde, e tu vuoi pubblicare degli scandali. Abbiamo lo stesso fine, ma se mi inganni, tu finisci ad Azkaban. Allora, ci stai?”

“Ho scelta?” chiese lei alzando un sopracciglio.

“Io ti racconto la storia; poi sta a te decidere se pubblicarla o meno. Se non vuoi, va bene. Se vuoi, la racconti a modo mio,” corresse James, ma era sicuro che lei avrebbe voluto pubblicarla.

“E va bene. Tentar non nuoce,” la Skeeter frugò nella sua borsa e tirò fuori un blocco per gli appunti ed una penna normale, “Di cosa tratta questa storia?”

“Di un uomo innocente finito ad Azkaban per dieci anni senza processo, incastrato da un animagus illegale che è stato consegnato in mano agli Auror circa venti minuti fa. E il tutto è strettamente collegato con la morte dei Potter e il nostro famoso Ragazzo-Che-È-Sopravvisuto,” sintetizzò il biondo.

Rita lo guardò scioccata. Si ricompose e il suo volto fu pervaso dall’eccitazione, “Okay, comincia dall’inizio. Voglio ogni singolo dettaglio!”

-

Susan Bones stava mangiando al tavolo di Tassorosso, chiacchierando con Hannah Abbott e Ernie McMillan. La Sala Grande era gremita di studenti, e molti erano preoccupati dall’assenza di Silente, Piton, e la McGranitt al tavolo degli insegnanti.

In quel momento, le porte della Sala si spalancarono.

Tutti ammutolirono e si voltarono per vedere di chi si trattava. A guidare la parata c’erano Piton, la McGranitt e Draco Malfoy, seguiti da Ron Weasley, Hermione Granger e Neville Paciock. Dietro di loro c’era un Jeremiah Lestrange piuttosto irritato, con alle spalle i due gemelli Weasley, che lo controllavano come avvoltoi. Infine c’erano Silente e un uomo che nessuno riconobbe, con un bernoccolo enorme, delle pustole, e la lingua blu. Chiacchieravano come vecchi amici.

Raptor, al tavolo degli insegnanti, era piuttosto confuso. Non che gli studenti e gli altri professori non lo fossero. Cosa stava succedendo? Osservò la combriccola dirigersi verso il tavolo dei Tassorosso a passo spedito.

Piton individuò Susan e si precipitò da lei, con Malfoy dietro.

“Signorina Bones, le vorrei porgere un paio di domande,” decretò freddo, esaminandola dall’alto in basso.

“Si professore?” chiese lei cortese, aggrottando la fronte davanti alle facce ansiose di risposte del gruppetto.

“Vorrei sapere cosa stava facendo fino a venti minuti fa,” pretese il maestro di pozioni.

Confusa dalla domanda, e senza sapere che doveva coprire Harry, Susan aprì la bocca per rispondere. Non fece in tempo a parlare e si sentì un esplosione e il tanfo degli escrementi di qualche animale riempì la sala. Il fumo verde puzzolente era così fitto che sembrava nebbia.

Le porte della Sala si spalancarono e Gazza corse dentro urlando, “Mocciosi! Sapevo che qualcuno aveva una scorta di caccabombe!” ma la sua voce fu smorzata dal fumo e l’uomo cominciò a tossire dopo aver inalato quella roba. Era insopportabile!

Gli studenti si portarono i fazzoletti al naso e scoppiò il caos; alcuni si gettarono sotto il tavolo, mentre il rumore di altre esplosioni risuonava come quello di una bomba atomica. La McGranitt e Silente si precipitarono verso il tavolo degli insegnanti, dove l’odore era meno forte, seguiti a ruota da Remus. Piton si perse nella ‘nebbia’, facendosi strada spalancando le braccia per non scontrarsi con nessuno, gesticolando come un pazzo e scontrandosi contro alcuni studenti. I gemelli si diedero il cinque, soddisfatti del proprio diversivo. Erano servite solo trentadue caccabombe, infondo. Hermione, Ron, e Neville rimasero fermi dov’erano, tappandosi il naso, mentre Fred spiegava a Susan la situazione con Harry. Draco era furioso. Sapeva che era tutta colpa loro; lo stavano facendo a posta! Lestrange invece corse verso il tavolo dei Serpeverde, inciampando un paio di volte, riunendosi alla propria casa e facendo finta di niente, come a dire ‘io quelli là non li conosco’.

Quando finalmente i professori riuscirono a disfarsi del fumo (all’incirca tre quarti d’ora dopo) Piton tornò alla carica, ovviamente. Non sapeva neanche lui perché, ma aveva bisogno di avere la certezza che Potter non fosse a scuola. Sentiva il bisogno di sapere se stava tramando qualcosa. E in più, francamente, cercava una scusa per dargli una punizione.

Piton, Silente, la McGranitt e Remus tornarono al tavolo dei Tassorosso, dove Hermione, Ron, Neville, Susan e Draco stavano aspettando. I gemelli erano al tavolo dei Serpeverde, cercando di riportare Lestrange tra loro. Il prefetto li mandò semplicemente a quel paese.

Il maestro di pozioni dovette intervenire, minacciando di dargli una detenzione per circa tre mesi. Quando non reagì, minacciò di dargli una detenzione per tutto il resto dell’anno. Quando ancora non reagì, minacciò di dargli una detenzione fino al giorno del suo diploma. Sbuffando più irritato di prima, se possibile, Jeremiah si unì al gruppo di undici persone, di nuovo.

“Allora signorina Bones?” chiese Piton, picchiettando il piede per terra impaziente.

Susan sorrise smagliante, “Fino a circa un’ora fa, prima dell’incidente, ero con Harry nella Torre di Astronomia. Abbiamo chiacchierato un po’ e poi io me ne sono andata. Forse è ancora là,” offrì la ragazzina, dicendo che Harry era nel punto più remoto del castello. Quello sì che gli avrebbe ridato il tempo di tornare.

Tutti quanti, tranne i gemelli, grugnirono. Si stavano stufando di quella maledetta caccia al tesoro.

“Sicura che Harry sia lì?” domandò Remus. Gli effetti della roba che gli avevano dato i gemelli stavano svanendo e la sua lingua ora era di una strana sfumatura di blu sbiadita. Le pustole erano più piccole e il bernoccolo stava svanendo.

“Non al cento per cento …” cominciò Susan, facendo una smorfia insicura.

“Signorina Bones,” interruppe la McGranitt. I suoi capelli erano insolitamente spettinati e gli occhi le brillavano di una strana luce maniacale, “Ci dica la verità. Potter è a Hogwarts?”

La primina non esitò a rispondere, “Sì, professoressa.” Avrebbe coperto Harry fino alla fine.

La donna annuì, con una determinazione quasi perversa. L’esasperazione e il fumo delle caccabombe avevano suscitato un effetto inquietante, “Bene, in tal caso lo troveremo! Albus, avverti i ritratti e mettile sulle tracce di Potter. Non so dove si è cacciato quel ragazzino, ma giuro su Morgana che lo ritroverò!”

-

James concluse il suo racconto e lasciò il Paiolo Magico, lasciandosi alle spalle una Rita Skeeter alquanto esaltata, che corse alla redazione della Gazzetta.

Ormai era giunto il momento di tornare a Hogwarts. Chissà se qualcuno si era accorto della sua assenza? Probabilmente no. E poi, chi si sarebbe preso il disturbo di cercarlo? Decidendo che di sicuro i gemelli erano stati in grado di tenere a bada Remus e gli insegnanti, il biondo si diresse con calma verso una gelateria poco lontana dall’uscita babbana del Paiolo. Se la prese con comodo, guardandosi intorno e fischiettando allegro.

Hmm … gusto cioccolato o vaniglia? Scelta ardua …

-

“Eleuterio, squadrone nell’ala est! Sir Cadogan, nei sotterranei! Atanazio, nell’ala ovest! Genevier, allerta tutti gli altri ritratti! Voglio che il castello venga setacciato da cima a fondo, in ogni singolo passaggio. Trovate Harry Potter!” stava urlando Silente a destra e a manca. I ritratti corsero a fare come richiesto. La Signora Grassa venne interrogata per informazioni. In poco tempo, i ritratti che abbellivano i muri intorno alle scale magiche si svuotarono.

La scuola era nel panico più totale.

Dopo l’esplosione delle caccabombe, Gazza aveva cominciato a requisire tutti quanti gli oggetti dall’aria ‘sospetta’. I personaggi dei ritratti comparivano e scomparivano in svariate cornici, spesso urlando nella loro corsa, portando il caos nei corridoi. Pix, sotto ‘consiglio/ordine’ dei gemelli, approfittò della situazione per demolire l’87% delle armature presenti nel castello, mettere a soqquadro le aule, appiccare il fuoco nei posti meno immaginabili, e portare generalmente scompiglio nei luoghi più inappropriati. A parte gli undici componenti del gruppo coalizzato per cercare Potter, nessuno studente, né insegnante a dir la verità, aveva idea di cosa stesse succedendo.

Gli studenti non sapevano cosa fare. Il fatto che Silente, la McGranitt, e Piton fossero coinvolti in qualunque cosa stesse accadendo faceva intendere che si trattava di qualcosa di grave. O almeno così pensavano. Le esplosioni nei corridoi divennero frequenti e presto non fu fuori luogo vedere studenti che correvano urlando con capelli viola o un braccio in più. I più paranoici pensavano che fosse l’inizio dell’Apocalisse.

Raptor, invece, era piuttosto compiaciuto. Leggendo nella mente del giovane Malfoy, aveva scoperto che tutto quel casino era stato causato da Potter. Quel ragazzo attirava la sua attenzione come pochi. E poi, era impossibile per il Suo Signore non trovare delle somiglianze tra loro.

Entrambi orfani, entrambi cresciuti da babbani che detestavano, entrambi mezzosangue, ed entrambi estremamente brillanti. Ma c’era anche un’altra cosa. A scuola, Tom Riddle era sempre stato bravo a nascondere le sue vere intenzioni, passando per innocente davanti agli occhi degli insegnanti e del preside. Quel ragazzino nascondeva qualcosa; c’era qualcosa di diverso in lui. Proprio come c’era stato qualcosa di diverso in Tom.

Avrebbe dovuto tenerlo d’occhio … ma nonostante tutto, il caos che aveva portato la sua ‘non presenza’ poteva essere usato a suo vantaggio. Era il momento più opportuno per darsi un giretto al terzo piano …

La Compagnia che cercava il giovane mago era diretta verso la Torre di Astronomia. I gemelli, Susan e i giovani Grifondoro cercavano di avanzare il più lentamente possibili, angosciati. Avevano cercato di coprire Harry il più a lungo possibile, ma ormai erano passate più di quattro ore e di lui nessuna traccia. Non potevano fare nient’altro: erano a corto di idee.

Silente e Remus erano seriamente preoccupati e stavano davvero cominciando a chiedersi dove fosse il primino. E se fosse stato nei guai? Finché era Hogwarts sarebbe stato al sicuro, per questo dovevano sapere se era ancora lì.

La McGranitt era fuori di sé, ma non dalla rabbia. Non le avrebbe fatto male una, anzi, meglio un paio, di pozioni calmanti, o magari un sedativo bello forte. Sembrava aver preso la scomparsa di Potter come una faccenda personale.

Draco Malfoy e Severus Piton invece erano compiaciuti e gongolavano euforici: sapevano praticamente per certo che Potter non era a scuola e che sarebbe stato in guai grossi quando lo avrebbero beccato in flagrante. La Torre di Astronomia era l’ultima meta; poi Potter sarebbe stato dichiarato assente.

Jeremiah Lestrange, beh, lui era incazzato nero. Non vedeva l’ora di trovare Potter, fargli una sfuriata e fargliela pagare. Era tutta colpa del moccioso se adesso si trovava in quella situazione. Tu guarda in che guaio si era andato a cacciare!

Era in un gruppo di matti – contro la sua volontà per giunta – , sotto la minaccia di una lunga detenzione con il professore più sadico della scuola, alla ricerca di un ragazzino odioso che nemmeno gli piaceva, e aveva mentito agli insegnanti.

Se Potter non era a Hogwarts, né sui suoi terreni – cosa della quale era certo, ormai – allora sarebbe stato punito per averlo coperto. Se invece confessava di aver mentito e scampava la punizione, i gemelli Weasley gliel’avrebbero fatta pagare cara. Poteva andare peggio di così?

A quanto pareva, sì.

-

James aveva impiegato circa dieci minuti per scegliere tra cioccolato e vaniglia; alla fine aveva optato per cioccolato e vaniglia. Che geniaccio, eh? Comunque in quel momento si rese conto che la sua pallina di cioccolato era finita. Possibile che i gelati li facessero così piccoli? Lui aveva chiesto la cialda grande!

Magari non gli avrebbe fatto male un giretto per Londra? Infondo era stata una mattinata stressante. Hmmm … tanto se nessuno si era accorto della sua assenza …

Sì, una bella passeggiata non avrebbe fatto male a nessuno.

-

La Compagnia raggiunse la Torre di Astronomia e prese a salire i gradini, guidati da Silente in persona. Impiegarono una vita per arrivare in cima, e ormai erano quasi le tre. Alla fine, arrivati a destinazione, impiegarono un paio di secondi per riprendere fiato.

Remus aprì la porta in uno scatto e tutti quanti entrarono nella Torre come fossero una sola persona. Si guardarono intorno, alla disperata ricerca di Potter.

Fred, George, Susan, Ron, Hermione, Neville, e persino Lestrange, sospirarono afflitti. Harry Potter non c’era. La Torre era completamente vuota.

“Bene, bene,” cominciò Piton con un ghigno stampato sul volto, alquanto soddisfatto, voltandosi verso i gemelli. I due rossi deglutirono, ma a parte quello, non mostrarono alcun segno di colpevolezza.

“Dov’è Harry?” esclamò Lupin sul punto di avere una crisi isterica. Silente si guardò intorno con i suoi occhi penetranti occhi blu, ma non vide il ragazzino.

Draco Malfoy rispose alla domanda del povero Remus, “Potter è-“

“Qui.”

Tutti quanti si voltarono verso la fonte della voce. Harry Potter era in piedi dietro di loro, intento ad osservare i terreni di Hogwarts con un’espressione perplessa ed innocente.

“C’è qualcosa che non va?” chiese candidamente, sbattendo le palpebre confuso. Naturalmente, già era a conoscenza del panico che si era scatenato al castello. Alla fine aveva deciso che non valeva la pena di farsi un giro per Londra ed era tornato a scuola.

Notando il caos nei corridoi, aveva chiesto informazioni al primo studente che aveva visto: Percy. Il prefetto non aveva saputo dirgli molto; solo che l’apocalisse era vicina. Ancora confuso, aveva visto di striscio la chioma rossa dei gemelli. Ci aveva messo un po’ per notare che era in dolce compagnia. Un’occhiata nella mente di Lestrange gli aveva fornito tutti i dettagli della quale aveva avuto bisogno e, tagliando per tutti i passaggi presenti per la Torre più alta del castello, era riuscito a precederli di circa quattordici secondi.

“Harry!” gridò Remus correndo ad abbracciarlo, sollevandolo da terra.

Lestrange lo guardò con sufficienza, ma nei suoi occhi era chiaro il messaggio ‘facciamo i conti dopo’. “Beh, se la mia presenza non è più richiesta, io tolgo il disturbo,” e con quello lasciò la stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

“Signor Potter! Si può sapere dov’era?” la McGranitt alzò un sopracciglio, ancora non esattamente calma.

“Prima sono stato con i gemelli, poi con Ron, Hermione e Neville. In seguito, li ho lasciati per andare nei sotterranei e discutere con Lestrange. Dopo circa quindici minuti ho raggiunto Susan ed io e lei siamo rimasti qui per un po’. Poi lei è andata a pranzo ed io sono rimasto qui,” mentì facilmente, scrollando le spalle, ghignando internamente.

Minerva annuì rigidamente, “Bene. Ora, se volete scusarmi, devo chiedere a Poppy se ha qualcosa che possa calmare i miei nervi,” e così, anche la professoressa di Trasfigurazione lasciò i ragazzi, seguita da Silente, che li salutò con un cenno del capo e un sorriso cordiale.

“Non finisce qui, Potter!” sbraitò Malfoy irritato, “So che non eri più a Hogwarts e lo proverò!” quelle parole ferirono il moro. Perché Draco lo detestava così? Cos’era cambiato? Il biondo alzò il mento e lasciò la Torre.

Piton lo osservò per un lungo istante, quasi come se volesse dire qualcosa. Alla fine scosse la testa e se ne andò, lasciandosi dietro i Grifondoro, Susan e Remus, tornandosene nel suo laboratorio privato.

“Harry, sono così felice di rivederti. Sono cinque ore che aspetto! I due rossi qui presenti,” lanciò un’occhiataccia verso i gemelli, che lo guardarono innocentemente, “Mi hanno fatto esaurire, e siamo tutti venuti alla tua ricerca perché Malfoy ha detto che avevi lasciato la scuola. A proposito; non eri amico di Draco?”

Harry esitò e fece una smorfia, “Lo ero … ma … credo che abbiamo litigato.”

“Credi?” Remus inarcò un sopracciglio. Harry non rispose. I gemelli lo trovarono un buon momento per intervenire.

“Ei Lunastorta!” lo chiamarono. Il licantropo si voltò verso di loro timoroso, guardandosi intorno con ansia. Ron, Hermione, Susan e Neville scoppiarono a ridere.

“Ma che cosa gli avete fatto?” chiese Harry divertito. Fred scrollò le spalle casualmente.

“Gli abbiamo solo fatto vedere come ci piace divertirci. Adesso però vorremo parlare di cose serie,” affermò George con un tono che non ammetteva repliche, talmente solenne da essere comico.

“Voi? Parlare di cose serie?” li schernì Ron. Hermione, Susan e Neville non conoscevano bene i gemelli, ma avevano ‘intuito’ che non  erano tipi molto seri o ligi al dovere e alle regole.

Fred agitò una mano, come per scacciare la voce del fratello, neanche fosse una mosca fastidiosa.

“E di cosa, esattamente, vorreste parlare?” indagò Lupin guardingo.

“Mi sembra ovvio, no?” fece Fred, “Sei una leggenda quando si tratta di scherzi. Sei un Malandrino. Raccontaci la tua storia e ispiraci,” detto questo, i gemelli ricaddero in ginocchio.

“Guidaci! Oh grande malfattore!” esclamarono, mentre i presenti scoppiavano in una fragorosa risata.

-

Le seguenti ore passarono in un battito di ciglia. Harry presentò Ron, Hermione, Neville e Susan a Remus. Lupin era al settimo cielo. Era la prima volta in dieci anni che tornava a Hogwarts e che finalmente riacquistava contatti col mondo magico. Guardandolo, Harry non riuscì a fare a meno di essere felice per lui. Sapeva che in tutti quei anni doveva essere stata dura per il licantropo, ma era certo che presto le cose sarebbe migliorate e la sua solitudine scomparsa.

Perché Sirius sarebbe uscito da Azkaban. Il giovane Potter voleva essere presente durante la loro riconciliazione. Era sicuro che sarebbe stato uno dei momenti più felici delle loro vite. Gli ultimi due veri Malandrini, escludendo il traditore, sarebbero tornati insieme.

Ron e i gemelli gli fecero domande su dove si trovasse Crosta, alle quali si limitò a rispondere che l’aveva dato a un giovane ragazzo di nome James Evans, che aveva insistito molto per averlo. Sembrarono rimanerci male, ma Harry era certo che con la prossima edizione della Gazzetta la loro nostalgia sarebbe scomparsa.

Alla fine, decisero che Remus sarebbe rimasto per la cena. Tanto meglio, si disse Harry. Avrebbe potuto assistere alla sua reazione quando avrebbe scoperto dell’innocenza di Sirius.

Alle cinque, Harry si scusò dicendo che doveva vedersi con i Serpeverde. Avrebbe voluto far venire con sé i suoi amici, ma non gli sembrava giusto lasciare Lupin da solo. Alla fine, però, Remus gli disse che non gli sarebbe dispiaciuto restare per un’oretta da solo con i gemelli. Il giovane viaggiatore temporale aveva esitato, riluttante a lasciare i due gemelli e un Malandrino da soli. Merlino solo sapeva cosa ne sarebbe venuto fuori. Alla fine, cedendo allo sguardo da cucciolo bastonato dei due rossi, aveva acconsentito.

Così, alle cinque si ritrovò con Susan, Neville, Ron e Hermione fuori. Blaise, Daphne, e con sua grande sorpresa Theo (Nott) si presentarono. Nott era ancora un po’ freddo, ma interpretò il fatto che si fosse unito a loro come un buon segno. Si salutarono tutti cortesemente, anche se il sorriso di alcuni fu tirato.

Si radunarono vicino a un albero vicino il Lago Nero, sotto l’ombra delle sue fronde.

“Allora Harry,” iniziò Blaise, tirando fuori un libro dall’aria pesante dalla sua borsa. Hermione squittì eccitata, mentre Ron alzò gli occhi al cielo, “Questo è libro che mi ha dato mia madre. Volevo sapere se sapevi fare questi incantesimi e magari insegnarcene qualcuno,” esitò prima di aggiungere, “Naturalmente, puoi insegnarli anche ai tuoi amici,” indicò Ron, Hermione, Neville e Susan. Sembrarono lusingati e sorpresi dal fatto che un Serpeverde fosse stato gentile con loro.

“G-grazie,” fece Ron, ancora sbalordito. Harry sorrise: per Ron, cresciuto con pregiudizi nei confronti delle Serpi, doveva essere stato difficile. Il moro divenne pensoso per un attimo: che stesse aiutando i rapporti tra Case? Non ci aveva pensato. All’inizio si era avvicinato ai Serpeverde solo a causa del suo piano, ma adesso che si guardava intorno, notava che aveva riunito tre Case su quattro pacificamente.

“Fammi vedere il libro,” affermò Harry, estendendo una mano. Blaise glielo porse e Harry cominciò a sfogliarlo. Erano incantesimi piuttosto semplici, che variano dal livello di un primino a quello di uno studente del secondo anno. Per lui sarebbero stati facili, ma per gli altri, ancora alla prima settimana di scuola, magari ci sarebbe voluto un po’ di aiuto. Erano simpatici: il genere di incantesimi che si potrebbero studiare in Incantesimi, ma che essendo banali non avevano la necessità di rientrare nel programma. Era sicuro, però, che l’Hermione del suo tempo li conosceva.

“Allora, proviamo con questo qui,” iniziò in modo pratico.

Il resto del pomeriggio lo spesero facendo pratica, scherzando e ridendo. Dopo la prima mezz’ora, il ghiaccio si ruppe tra le Serpi e i Grifoni. Certo, non erano davvero amici, ma adesso non avrebbero più dovuto forzare sorrisi. Impararono un paio di incantesimi e poi, contenti, cominciarono a chiacchierare.

Albus Silente osservava da una finestra al secondo piano, sorridente. Harry Potter era un ragazzo speciale, decise. In una settimana era riuscito a fare quello che generazioni di presidi avevano tentato inutilmente di portare a termine. Sapeva che quello sarebbe stato l’inizio della pace tra le Case e di un’amicizia che sarebbe durata a lungo. Quel ragazzo, un giorno, avrebbe cambiato le sorti dell’intero mondo magico.

-

Quella sera in Sala Grande, durante la cena, Remus si sedette al tavolo dei Grifondoro. Sorprendentemente, per una volta, non fu Harry ad andare dai suoi amici di Serpeverde; furono loro a venire da lui. Consumarono tutti quanti il pasto allegramente, finché non arrivarono i gufi, portando con loro un edizione serale speciale della Gazzetta del Profeta.

 

 

Il Prigioniero di Azkaban

Di Rita Skeeter

Oggi è stata rivelata una realtà scandalosa. Sirius Black, ingiustamente accusato per i crimini di un altro, è stato spedito ad Azkaban senza processo per dieci anni.

Dieci anni fa, il signor Black è stato incarcerato per l’omicidio di una dozzina di Babbani nel bel mezzo di una strada di Londra e per l’assassinio di Peter Minus. Come alcuni sapranno, Sirius Black era il migliore amico dei coniugi Potter. Quando la coppia si nascose utilizzando un Incanto Fidelius, venne visto come il traditore, in qualità di Custode Segreto, che li vendette a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Ebbene, tutto ciò è una menzogna.

Oggi stesso si è scoperto, grazie all’aiuto di un misterioso ragazzo di nome James Evans, che Peter Minus, creduto morto per tutti questi anni, era in realtà vivo e un animagus non registrato dalla forma di un ratto. La verità è che Minus era il Custode Segreto dei Potter, mentre Black era solo un’esca per ingannare Voi-Sapete-Chi. Sfortunatamente, Peter Minus era anche un Mangiamorte da circa un anno e tradì i coniugi Potter, rivelando la loro posizione al Suo Signore. Quando Black lo trovò, Peter, meglio noto come Codaliscia a causa della sua forma animagus, fece saltare in aria la strada, si tagliò un dito, e fuggì nelle fogni insieme agli altri ratti. Infatti, tutto ciò che venne rinvenuto di lui fu un dito. Sirius Black venne mandato ad Azkaban, senza alcun processo, e lasciato a marcire in una cella fino ad ora.

Minus ha vissuto negli ultimi dieci anni come animale domestico all’interno della famiglia Weasley, nota famiglia purosangue di maghi. Alle dieci di questa mattina, James Evans si è presentato all’Ufficio per l’Applicazione della Legge sulla Magia, con una gabbia contenente un ratto senza un dito, dichiarando che fosse Peter.

In presenza di diversi testimoni, quali Amelia Bones, Direttrice dell’Ufficio dell’Applicazione della Legge sulla Magia, Kingsley Shacklebolt, Capo del Dipartimento Auror, gli Auror John Dawlish e Alastor ‘Malocchio’ Moody, il noto membro del Wizengamot, Hartemis Morrinson, e i due responsabili degli Archivi del Ministero, Charlus Lopker e Frederic Elliot, il giovane (di circa sedici anni) ha dimostrato attraverso un semplice Incantesimo Homosembiante di aver ragione.

“All’inizio ero piuttosto scettico,” ammette Hartemis Morrinson, membro onorario del Wizengamot, “Ma alla fine aveva ragione. Siamo rimasti tutti scioccati dalla veridicità delle sue parole, e impressionati dalla sua determinazione e veemenza. È un prodigio.”

“Quando l’ho visto, ho capito subito che non era un ragazzo normale,” afferma Amelia Bones, ancora scossa dai recenti eventi, “Sono certa che sentiremo ancora parlare di lui e mi auguro di incontrarlo di nuovo.”

Inoltre, una fonte anonima ci ha comunicato che Black è il padrino di Harry Potter, il Ragazz-Che-È-Sopravvissuto.

Adesso Peter Minus dovrà essere sottoposto a un processo e Sirius Black dovrà essere liberato. Ma io non posso fare a meno di domandarmi come il nostro Ministro, Cornelius Caramell, possa aver commesso un errore del genere. Che ce ne siano stati altri? Che altri innocenti siano stati spediti nella più temuta prigione magica al mondo? Aimè, temo che questa sia un’ulteriore prova della corruzione presente nel nostro governo.

E poi chi è James Evans? Molti stanno cominciando a vederlo come un paladino della giustizia, pronto a svelare la verità ed aiutare gli innocenti. Qual è il suo passato? Ulteriori indagini saranno svolte presto per riuscire a rispondere a tutte le domande ancora non risposte dal giovane ragazzo.

Ma si sa. Certi misteri sono fatti per rimanere tali.

 

Per altre informazioni sulla storia dei coniugi Potter, andate a pagina 3

Per altre informazioni sulla storia di Sirius Black, andate a pagina 5

Per ulteriori informazioni sul misterioso James Evans, andare a pagina 7

Per altre informazioni su Peter Minus, andate a pagina 9

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 Ed ecco qui il capitolo che stavate tutti aspettando! Non ne sono al cento per cento soddisfatta, ma spero che vi sia piaciuto. È il capitolo più lungo fino ad ora, per questo ci ho messo così tanto ad aggiornare. Fatemi sapere che ne pensate e se avete consigli, dite pure. Il prossimo potrebbe metterci un po’ ad arrivare.

A causa di un paio di richieste, vorrei proporvi una votazione. Sono insicura riguardo una cosa e vi lascerò decidere.

Chi vuole che sia una Draco/Hermione?

Chi vuole che sia solo una coppia temporanea o permanente?

Se non una Dramione, allora proporreste Draco/? (chi?)

 

Ditemi che ne pensate e la maggioranza vincerà.

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Capitolo 10
*** Notte Da Brividi A Hogwarts ***


10 - Notte Da Brividi A Hogwarts

Hello!! Finalmente sono riuscita a postare! I miei esami sono finiti, e adesso dovrei avere più tempo per scrivere. In certo senso, sono frustrata da come ogni volta io voglia scrivere di qualcosa e alla fine mi ritrovo a scrivere di qualcos’altro. Il tempo sta passando troppo lentamente nella fic, ma ogni volta che penso di accelerarlo mi vengono in mente altre cose da aggiungere e in poco tempo mi ritrovo con un intero capitolo, anche se si concentra in solo una serata. Spero comunque che vi piaccia J Vi ringrazio per le recensioni e per aver messo la storia tra le preferite o seguite, e anche se leggete e basta perché vi piace ^^. Il risultato del sondaggio è a fine capitolo.

Kiry95: ti ringrazio di cuore per i complimenti *me taaaanto contenta*! Questo capitolo è più lungo dell’ultimo, ma spero comunque che ti piaccia. XD so che i gemelli sono delle pesti, infatti in questa storia non sarà la prima volta che coprono Harry. Inoltre, sembra che Potter abbia un talento naturale per cacciarsi nei guai ^^. Un baio, koky.

Pecky: ciauu! Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo. Ti ringrazio per aver votato e troverai il risultato del sondaggio alla fine del capitolo. Spero che ti piaccia come quello precedente. Se ti va, fammi sapere che ne pensi; fa sempre piacere. XOXO

MocciosaMalfoy: (posso chiamarti con questo nickname?) beh comunque sono contenta che ti sia divertita leggendo il capitolo sulla caccia al tesoro. La riconciliazione con Sirius non è in questo capitolo (mi odio anch’io perché ci sto mettendo troppo -.-^) e non so ancora quando ce la metterò, ad essere sincera. Mi auguro che anche questo capitoletto ti piaccia ;P

Amanda Malfoy: non ti preoccupare, Malfoy non sarà sempre versione snob. Entro quella settimana di scuola sospetto che torneranno di nuoco amici (non potevo proprio farli essere amici così presto! ^^) e poi Draco mi piace troppo come personaggio per tenerlo sempre come nemico. Spero che questo capitolo ti piaccia. J

Nan96: holaaa! Mi ha fatto piacere sapere che ti è piaciuto il pezzetto sulla caccia al tesoro. So che Draco in questo momento è un po’ (ma un po’ tanto) odioso in questi ultimi capitoli, ma presto cambierà idea … comunque anche a me i gemelli piacciono troppo (salverò ASSOLUTAMENTE Fred! ) grazie per i complimenti, perché mi aiuta tantissimo a scrivere sapere che la storia vi piace. Spero che il capitolo sia di tuo gradimento :D

_Giuli85_: ti volevo ringraziare per aver recensito, per i complimenti, e per aver detto la tua opinione riguardo le coppie. Ho cercato di aggiornare il prima possibile, eppure ci ho messo quasi tre settimane (lo so, sono imperdonabile!) ma l’importante è che ce l’ho fatta! Spero che ti piaccia il capitolo e che tu mi faccia sapere che ne pensi. Un bacio ;P

SATANABAAN: mi dispiace tantissimo per non essere riuscita a postare prima, ma con gli esami e lo studio non ho avuto tempo per scrivere. In pratica scrivevo una pagina ogni due giorni e oggi ne ho scritte circa dieci (mi sono venute di getto XD) ma meglio tardi che mai, no? (spero che la risposta alla domanda non sia ‘no’) grazie per i complimenti *me arrossita*. Per i pairing, come ho citato sopra, basta andare alla fine del capitolo per vedere quale userò.

Miley2805: ma come sei gentile! *_* grazie per i complimenti. Il capitolo è lunghetto (sulle trenta pagine). Ho postato con un po’ di ritardo, purtroppo, ma spero che questo capitolo ti piaccia comunque e che tu mi faccia sapere che ne pensi. J

Finleyna 4 Ever: helloooo! Prima di tutto ti ringrazio per aver lasciato un commento. Sono contenta che ti sia piaciuto, comunque presto Harry avrà una terza identità (Harry, James e ****) non posso ancora rivelare niente però, e anche a quel punto alzerà l’ennesimo polverone. Ecco il nuovo chap, spero che ti piaccia. ;P

Rowan Mayfeir: ciao! Sai, credo che a Harry, in questa storia, segretamente piaccia fare casino e portare confusione. (Prima con la lotta col cibo, poi con la squadra di ricerca e più avanti, chissà … XD) Ron e Hermione, e anche i gemellini ovviamente, faranno da palo non poche volte in futuro, infondo sono le persone della quale Harry si fida di più. L’incontro tra Remus e Sirius non sarà in questo capitolo, magari più avanti. Prima Sirius riceverà una visitina da un certo James Evans di nostra conoscenza … Comunque non mi sei sembrata per niente invadente, al contrario, mi fa piacere sapere l’opinione di chi legge la storia ^^. Spero che il capitolo ti piaccia, a presto J

ali_smile: grazie per aver recensito e dato la tua opinione nel sondaggio! Non ti preoccupare, Draco tornerà buono molto presto, neanche a me piace cattivo, anche se non posso fare altrimenti. Spero che ti piaccia anche questo capitolo e che tu mi faccia sapere che ne pensi. ;D

millyray: salveee! In questo capitolo ci sono le reazioni di tutto e anche un piccolo scontro, giusto per aggiungere un personaggio di mia invenzione che mi tornerà utile più avanti. Sì, è vero che a me piace Draco Malfoy, ma non mi offendo se a te invece no (ognuno ha le sue opinioni, giusto?) e poi anche a me stava antipatico, ma poi a furia di leggere fics in cui era buono, ho cominciato a vedere il buono anche nella versione cattiva XD. Grazie per la recensione e mi auguro che questo capitolo non sia troppo male. ;P

erika91: un mega grazie per i complimenti! Ne sono stracontenta, davvero! Il fatto della cicatrice hai ragione, Harry usa la scusa quando deve spiegare ai suoi amici qualcosa che non può spiegare, ma Piton non ci crede per niente (infatti è più che sospettoso …) e Silente non ha avuto esattamente molto tempo di pensare a Harry per via di James Evans (cosa che a Harry fa comodo, perché il preside è così occupato ad infilarsi in un vicolo cieco che non si accorge di quello che a proprio sotto il naso XD) il risultato del sondaggio è a fine capitolo, come ho scritto sopra. Ma dove hai letto della Rowling? Ogni tanto qui su efp la gente parla di alcune sue interviste, e mi piacerebbe leggerle, magari trovo alcune curiosità che mi sono sfuggite nei libri. Beh, comunque spero che ti piaccia. A presto J

GinnyPotter93: wow! Davvero ti è piaciuto così tanto il capitolo? Beh, ne sono contenta *_* Jeremiah Lestrange a me piace troppo, anche se per il momento odia Harry. Più avanti però voglio riuscire ad instaurare un rapporto di rispetto/collaborazione/lealtà tra i due. Lestrange non compare in questo capitolo, perché non ho proprio avuto l’opportunità di infilarcelo, forse magari nel prossimo … Piton più che altro sta osservando Harry perché sa che nasconde qualcosa e non riesce bene a capire cosa. Si sente in dovere nei confronti di Lily di ‘proteggere’ suo figlio e per farlo deve sapere che sta facendo, perché ritiene che Harry si stia mettendo nei guai e vuole vedere se è il caso di intervenire. Vuole metterlo in punizione primo per sfizio (infondo è sempre figlio di James Potter!) e secondo per tenerlo d’occhio tutto un intero pomeriggio. Quello che ha preparato compare nel prossimo capitolo (e saranno dolori per Harry! XD) Paddy esce in questo qui da Azkaban, e nei prossimi sarà scagionato da tutte le accuse (lo adoro Felpato!)  La felicità vera e propria arriverà solo quando Voldie se ne andrà a farsi friggere purtroppo, ma vivranno tutti insieme molto presto! La Rowling, secondo me, è stata crudele. Ogni volta che leggo una fic sui Malandrini, penso a come da giovani la loro vita fosse stata semplice e felice, e come in pochi anni tutti sia caduto in rovine e la loro amicizia distrutta. E poi sono morti tutti. No, no, no. In questa fic non farò fare agli ultimi due veri Malandrini una così tragica fine! Per quanto riguarda se mai si scoprirà che Harry è James Evans … forse (vorrei poterti dire di più, ma ho le mani legate XD) di sicuro le persone alla quale tiene di più lo sapranno. Draco diventerà amico di Harry tra poco, a cominciare dalle riflessione del biondo in questo capitolo. Harry sta diventando amico dei Serpeverde, sì, ma per il momento riesce a legare solo con i primini, perché ormai i ragazzi più grandi sono diventati più freddi e distaccati nei confronti delle altre Case. Ci saranno sempre alcuni che odieranno Harry, ma quando le cose con Lestrange andranno meglio, Harry riuscirà ad instaurare un rapporto anche con i ragazzi del quinto-sesto anno. Susan per il momento sarà una ragazzina dolce e timida, ma più avanti farà vedere di che pasta è fatta seriamente! Tonks ricomparirà, così come Cedric Diggory. A differenza della storia della Rowling, voglio cercare di rendere Harry più aperto e farlo legare anche con gli anni più grandi. Questa risposta alla tua recensione si sta allungando troppo! Allora, senza ulteriori indugi, spero che ti piaccia il capitolo J

SakiJune: ciao! Grazie per la recensione. Sì, è una What if? Ma ho deciso di aggiungerci Lestrange perché la Rowling non parlava molto dei Serpeverde più grandi, allora ho deciso di aggiungerne uno inventato XD spero che non ti dispiaccia troppo. Sapevo che Tonks non c’era quando Harry è arrivato, ma mi sono sentita di aggiungerla perché volevo che la conoscesse prima che lei diventasse un Auror, così avranno un anno per legare. So che scrivo sempre ‘ei’, ma il fatto è che quando scrivo ‘hey’ o ‘ehi’ il mio computer lo corregge in automatico, e non so come toglierlo, anche perché ‘ehi’ dovrebbe andare bene. Comunque grazie per avermi indicato gli errori e per i complimenti! *_* spero che anche questo capitolo ti piaccia ;P

Briciolina: hello! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Grazie per la tua opinione nel sondaggio e per i complimenti *me lusingata* Certe volte pure la McGranitt può cedere allo stress (povera donna! Con i gemelli sempre a combinare guai! XD). Spero che il capitolo sia di tuo gradimento.

Scorpiusthebest: ti è piaciuto il capitolo precedente? Beh, grazie, non mi aspettavo che piacesse a tanta gente. Trovavo che mancasse qualcosa … comunque, finalmente Sirius è libero: avrei voluto mettere qualcosa di più su di lui in questo capitolo, ma non era il momento giusto per farlo. Presto però entrerà nella storia. Spero che il capitolo non ti deluda e se vuoi, fammi sapere che ne pensi ^^

Manda: holaa! Sono felice che ti sia piaciuta la parte della caccia al tesoro, sinceramente non so proprio come mi sia venuta -.-^. Penso che alla fine (molto fine) mi atterrò ai pairing della Rowling. Manca ancora molto, però, perché le relazioni cominceranno a iniziare da dopo il terzo anno (prima sarebbe troppo presto). La fic temo che durerà molto, perché sì, racconterò la storia anno per anno. Adesso so che può sembrare lenta, ma è perché Harry ha molto da fare (liberare Sirius, insegnare ai suoi amici l’Occlumanzia, farli diventare più bravi negli incantesimi di difesa, accumulare influenza nel mondo magico – a partire dalla Gazzetta del Profeta – e farsi alleati). Dubito che per lui ci saranno giorni rilassanti! Beh, comunque spero che mi seguirai. A presto J

Mary Evans: grazie per la tua opinione riguardo ai pairing. Naturalmente, non ci sarà niente riguardo a una relazione per i prossimi anni (sono solo undicenni infondo XD) In questo capitolo ci sono le reazioni di tutti, e nel prossimo ci sarà quella di Sirius stesso. (in questo capitolo accenno appena a quello che gli succede) spero che ti piaccia, un bacio :P

En86: hello! Grazie per avermi fatto notare il particolare sul primo ministro (anche se avevo già controllato che Caramell era salito al potere nel 1990) ma penso di essermene scordata XD beh, però Caramell avrebbe comunque dovuto controllare no? Infondo nei libri quando Sirius scappa continua ad accusarlo anche se era innocente e, nel quinto, da la colpa delle sparizioni causate da Voldemort a Felpato (quanto mi faceva rabbia!!!!). Anche io penso che ci sto mettendo troppo con il tempo della fic (10 capitoli e ancora stanno alla prima settimana di scuola!) ma continuano a venirmi in mente altri dettagli da aggiungere e da un dettaglio nasce un capitolo intero! Per l’animagus accetto il tuo consiglio: a me non mi piacciono le fic in cui Harry è una fenice o un grifone, perché a parte il fatto che tecnicamente non sarebbe possibile, io proprio non ce lo vedo Harry come un animale saggio come la fenice o perfettamente grifone (visto che Harry è anche Serpeverde, lo dice il Cappello Parlante). Io voglio seguire il canon (infatti Harry si metterà con Ginny) e devo dire che non sono nemmeno una fan tanto accanita delle Dramione (non ho mai letto nemmeno un fic su quella coppia, non mi attrae) ma pensavo di far decidere ai lettori per vedere a chi piaceva. Poi, beh, la maggioranza vince. Spero che il capitolo ti piaccia e puoi controllare alla fine per vedere il risultato del sondaggio. ;P

Ili91: wow, grazie per  complimenti! *me estasiata* mi fa piacere che tutti i capitoli ti siano piaciuti. In questo capitolo compare il primo grosso cambiamento causato dal viaggio di Harry, perché succede una cosa che non è successa nei libri. Mi auguro che ti piaccia :D

Kia 07: sono contenta che ti sia piaciuto (mi rende sempre contenta quando un capitolo piace a qualcuno!) So che è ancora troppo presto e sono troppo piccoli, ma devo cominciare a sapere che pairing farò più avanti (voglio instaurare per lo meno un rapporto prima di passare a una relazione) Comunque penso che comincerò durante il terzo anno. Spero che ti piaccia il chap, un bacio, koky.

Sammy Malfoy: mi sento onorata davvero! Sono felice che ti sia piaciuta questa storia nonostante non sia una yaoi. Draco diventerà indipendente dal padre tra un po’, forse per la fine dell’anno, quando Harry e i suoi amici faranno … beh, qualcosa di estremamente rischioso e serio, che li farà crescere tutti. Mi dispiace tantissimo dovertelo dire, ma non posso far altro che rendere la storia una Harry/Ginny, perché devo seguire il canon almeno con loro due. Comunque si metteranno insieme tra una cinquantina di capitoli perché per il momento sono tutti troppo piccoli. Spero comunque che la storia ti piaccia. J

Piccola Vero: prima di tutto, devo sinceramente ringraziarti per i complimenti *_* è bellissimo sentirsi dire che la propria fic riesce a coinvolgerti. Come sempre non sono sicura di meritare tanti complimenti, ma ringrazio comunque! Alla fine penso che Ron e Hermione si metteranno insieme, anche se non sono ancora certa di come o quando (se hai consigli sono tutt’orecchi). Spero di non deluderti con questo capitolo! J

Bianchimarsi: CIAO! Mi dispiace, ma dovrò fare di questa storia una Harry/Ginny. So che per il momento Ginny non centra molto, ma è perché non è ancora arrivata a Hogwarts. L’anno prossimo (nella storia intendo) la più piccola di casa Weasley sarà molto più presente. Spero che il chap ti piaccia e mi farebbe piacere sentire la tua opinione al riguardo. :P

Elita: e già, finalmente ho liberato Siriusino … in questo capitolo ci sarà una minuscola parte riguardante lui, ma nel prossimo ci sarà la sua reazione alla propria liberazione. Grazie per i consigli sulle coppie, mi hai fatto venire un’idea … non so se evolverla. Non ti preoccupare, Harry e Ginny alla fine staranno insieme. Spero che continuerai a seguirmi. ;D

Shiho93: hello carissima! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo sulla caccia al Potter e la liberazione di Sirius. Avrei volentieri liberato Sirius moooolto prima, ma Harry è tornato indietro solo due anni prima, ma il lato positivo è che Felpato sarà fuori Azkaban da uomo libero stavolta. Beh, goditi il capitolo e spero che mi farai sapere che ne pensi. Baci, koky

Jeginnybells: scusa scusa scusa! In questo capitolo non c’è Sirius, nel prossimo però ci saranno i suoi pensieri sulla liberazione. Grazie per aver dato la tua opinione nel sondaggio, potrai vedere i risultati infondo. Spero di non deluderti con quest’ultimo chap, :P fammi sapere se ti piace o no!

Marcolp: ciauu! So che per il momento è troppo presto per sviluppare relazioni (infondo hanno soli undici anni) ma quando ho fatto la domanda per il sondaggio mi riferivo al futuro, perché mi piacerebbe sapere già da ora chi dovrei mettere insieme. Ma vabbè! Spero che il capitolo ti piaccia comunque. Presto risfocerà un’amicizia tra Harry e Draco. ;P

Jayne: ciao! Beh, non ti preoccupare se non hai mai recensito, non è assolutamente obbligatorio, a me basta sapere che segui la storia perché ti piace. Harry per il momento ha soli undici anni, e beh, il suo corpo (perdona la franchezza XD) non produce ancora testosterone. A dir il vero, non si è ancora accorto che deve riaffrontare la pubertà (e quando se ne accorgerà … muahaha! *risata sadica*) la sua mente però, certamente più sviluppata, ha davvero bisogno di far vedere di che pasta è fatta. Ogni tanto gli da fastidio non poter mostrare le sue vere capacità, per questo ho creato James Evans: ogni volta che deve fare qualcosa che risulterebbe ‘troppo’ per Harry Potter, può diventare qualcuno senza passato, il cui segreto è impossibile svelare. Quindi sì, diventerà spesso James Evans. Lestrange è uno dei miei personaggi preferiti e più avanti inizierà a delinearsi. Mi spiace dirti che purtroppo questa storia non sarà un slash. Comunque, visto che Harry non si metterà subito con Ginny, trovo che magari pure Draco potrebbe divertirsi prima di mettersi con la sua anima gemella … o almeno credo, non so … beh, comunque spero ti piaccia il capitolo, un bacio, koky.

Ron1111: merci per i complimenti, che fanno sempre piacere! So che sembra molto che Harry nascondi qualcosa, infatti Piton gli sta addosso! Silente è troppo preso da James Evans per prestare attenzione a Harry, ma se Severus si lasciasse sfuggire qualcosa … in questo capitolo quasi lo fa. Tra i suoi amici primini, solo Hermione ha forte sospetti, e infatti Harry ha detto che avrebbe spiegato tutto quando avrebbero imparato l’Occlumanzia, e quindi per il momento lascia correre. La storia della cicatrice serve solo per prendere tempo, ma Harry sta già pianificando altre scuse. L’accio che ha usato su Oscar lo hanno visto solo Neville e Ron, e nessuno dei due sa che è un incantesimo di quarto anno, perché Harry tende a sminuire le sue conoscenze magiche dicendo che gli incantesimi che fa sono semplici incatensimini facili, che potrebbero essere eseguiti da qualunque primino. Appena avranno imparato l’Occlumanzia però spiegherà tutto! Spero che continuerai a seguirmi comunque J

Brando: l’incontro con Sirius avverrà … penso tra uno o due capitoli, non ne sono ancora sicura. Harry alla fine (ma proprio fine fine) si metterà con Ginny, ma prima farà un po’ di esperienza. Il fatto che ha già vissuto i suoi anni ha Hogwarts gli da più sicurezza, eliminando il troppo imbarazzo presente dei libri e dandogli più sicurezza. Inoltre, gli innumerevoli anni con Hermione gli hanno fatto capire, anche se di poco, la mente delle donne, ma rimane comunque un maschio, quindi non si accorge delle stranezze di Daphne. In questo capitolo c’è una piccola parte su Draco e i suoi pensiere. Spero che ti piaccia :D

PoliniSquab: grazie dei complimenti! *me taaanto feliceeee* sono contentissima del fatto che ti piaccia la storia. Ho cercato di aggiornare il prima possibile (per quanto i miei esami me l’abbiano permesso XD) e spero vivamente che ti piaccia il chap e che non ti deluda. Se ti va, fammi sapere che ne pensi. Un bacio, koky.

Sssweety: grazie per i complimenti! Oddio, sono lusingata. Non era intenzioni di Harry farsi sentire a Hogwarts, per niente. Anzi, voleva restare nell’ombra, ma ahimè, non è proprio destino. Cercherò di non esagerare, ma Harry sa così tanto sul futuro, che ogni tanto qualcosa gli scappa. Nessuno potrebbe mai indovinare che sia dal futuro (chi mai ci crederebbe?) ma con Piton, la sua copertura è saltata nel momento in cui il maestro di pozioni gli ha letto nella mente. Non avevo per niente pensato a come Harry avrebbe reagito a vedere Hermione con un altro O.O e quindi sono sicura che alla fine si metterà con Ron. Il terzo libro è completamente andato, e anche il quarto è stato modificato. In questo capitolo c’è il primo cambiamento evidente. Il primo è modificato e sarà in assoluto il più vicino alla realtà. Il secondo … non ho idea, sono tutti quanti andati! Ci saranno alcune somiglianze, ma per il resto cambierà tutto! Spero che la storia continui a piacerti comunque. J

Kiketta: ti ringrazio sinceramente per i complimenti. Alla fin fine Harry si metterà con Ginny, sì, ma prima gli farò avere un po’ di esperienza (un po’ mi dava fastidio quanto NON fosse come suo padre in quel senso) ma con Susan, Harry non si metterà mai. Avranno più il rapporto che c’è tra fratello e sorella. Mi auguro che chap ti piaccia e che tu mi faccia sapere che ne pensi ;P

Selene_90: grazie per avermi dato una tua opinione e per aver lasciato un commentino ^^. Mi disp, ma alla fine questa storia sarà una Harry/Ginny (so che è scontata, ma devo seguire il canon XD) spero che continuerai a seguire la storia comunque, anche se odi la coppia (infondo questa non è assolutamente una storia d’amore). Un bacio, a presto!

Schuyler: questo capitolo è molto più lungo del precedente (quando sono lunghi ho sempre paura che risultino noiosi …) ti ringrazio di cuore per i complimenti, che mi hanno lasciata estasiata (non importa quante volte mi sentirò dire che la fic piace a qualcuno, per me sarà sempre come la prima volta! XD) mi auguro che il chap ti piaccia nonostante la lunghezza (forse esagerata). Al prossimo capitolo, koky :D

Edocast92: holaaa! Sono felice di averti intrigato con questa storia! *me rossa come zucchina, cioè, come pomodorino* Mi spiace, ma alla fine dovrò attenermi al canon e rendere questa fic una Harry/Ginny, però spero che continuerai a seguirmi comunque J spero che il chap sia di tuo gradimento e che tu mi faccia sapere che ne pensi. Un bacio, koky

Giovy39: ciao! Anche io adoro Jeremiah Lestrange, è uno dei miei personaggi preferiti (più avanti verrà delineato di più) Harry e Skeeter insieme saranno micidiali, perché in questo modo Harry avrà in pugno tutti i lettori della Gazzetta. Ho notato l’errore e non riesco a credere di averlo fatto! Dev’essermi scappato, ma quando ho letto la tua recensione sono corsa a modificare quel pezzetto (ti sono grata per avermelo fatto notare!!!) Grazie per aver detto la tua opinione riguardo il sondaggio (il cui risultato è a fine chap) e spero che continuerai a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi. Se trovi altri errori, non esitare a farmeli notare, ti prego. J

Hermione_95: sono contentissima che ti piaccia la storia. Non preoccuparti se non avevi molte idee, per me la tua opinione è già abbastanza. Se poi hai consigli, sei libera di dirmeli, e cercherò di prenderli in considerazione. Il ‘ricatto’ di Harry sulla Skeeter la lasciata alquanto scossa, ma alla fine il patto/alleanza che ha stretto con lui risulterà fruttuoso per entrambi. Le è stato esplicitamente VIETATO di rivelare l’aspetto di James Evans, per farlo rimanere ancora più misterioso … spero che il chap ti piaccia come il precedente. :P

BlackFra92: grazie mille per i complimenti *me taaanto contenta* Grazie anche per aver dato la tua opinione riguardo il sondaggio. Con ogni probabilità, questa storia sarà una Draco/Astoria. Spero che il capitolo non ti deluda (è piuttosto lungetto) e mi auguro che tu mi faccia sapere la tua opinione al riguardo. Un bacio, koky

Kiry95: hello carissima! Vedo con piacere che sei tornata a commentare! Un po’ hai ragione, oggi le recensioni sono salite a 50. Ci ho messo ORE per rispondere a tutte quante una ad una … sono sfinita. Aveva in mente di postare ore fa e invece … beh, comunque non posso lamentarmi perché la storia piace XD, anche se ho fatto sette pagine di risposte! Goditi il chap, piuttosto lungo ad esser sincera, magari i prossimi li farò più corti. A presto ;D

MaCcO: merci per i complimenti (forse un po’ troppi, visto che non penso di essere così brava). Inoltre ti ringrazio per aver dato la tua opinione nel sondaggio (neanche io sono una grande fan delle Dramione XD) Spero che il capitolo di piaccia e di sapere che ne pensi. Al prossimo capitolo, un bacio :P

Nefertari83: hola! Sì, hai ragione quando dici che Harry è troppo sicuro di sé. In questo chap, sarà molto sicuro di sé e invece prenderà un palo, poi pentendosi di aver trascinato in una situazione più pericolosa di quanto si aspettasse. Il risultato del sondaggio è fine capitolo, quindi non dovrai aspettare fino al terzo anno per scoprire i pairing (mi sembrava giusto informare i lettori, ecco) spero che il capitolo ti piaccia e sapere che ne pensi. Koky

Chariss: wow, quanti complimenti. Sono felice che ti piaccia la storia. Mi fa piacere che ti piacciano Harry e Susan, e non ti preoccupare, neanche io reggerei il colpo della perdita di Sirius. Cercherò di trovare più tempo per scrivere, anche se sono sorpresa da quanto lunghi sto facendo i capitolo (all’inizio aveva in mente di farli sulle 14-15 pagine, e invece scrivo il doppio!) Mi auguro che il chap ti piaccia, a presto ;D

Muryhana: poveretto Remus, non sarà la prima volta che i gemelli gliela faranno. Qui ci sono le reazioni di tutti meno che Sirius, che sarà nel prossimo. Grazie al tuo consiglio, sto seriamente considerando l’idea di mettere Neville con Susan. Prima non ci avevo proprio pensato, quindi ti ringrazio per il consiglio. Spero che il chap ti piaccia, un bacio, koky

Myrtle Y: sono contenta che ti piaccia il capitolo! Ecco il continuo, anche se con un ritardo di quasi tre settimane! Mi dispiace. Spero che continuerai a seguire la fic, anche se gli aggiornamenti sono leeeenti XD fammi sapere che ne pensi (se ti va, senno non importa) e mi auguro di non deluderti. ;P

WhatIWant: wow! Davvero adori tutto della mia fic? Sono lusingata, sinceramente! Susan la metterò con Neville, la trovo un’ottima idea, alla quale prima non avevo proprio pensato. Scusa se ho aggiornato così tardi, ma a causa di uno dei mali che attanagliano il mondo, alias lo studio, sono stata troppo impegnata per scrivere. Il prossimo capitolo non dovrebbe arrivare tra molto, però. Spero che il chap ti piaccia, al prossimo, koky.

Serenin: anche io adoro le storie in cui ci sono dei viaggi temporali, sono in assoluto le mie preferite! Piton farà il terzo grado al povero Harry nel prossimo chap, che spero leggerai (ho sempre paura che la storia smetta di piacere T_T) Hermione alla fine si metterà con Ron, di questo sono sicura. Spero che continuerai a seguire la fic e che mi farai sapere, sempre se vuoi, che ne pensi. :P

 

E adesso, dopo sette pagine di risposte alle recensioni, ecco il capitolo!

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Capitolo 10

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Il silenzio investì la Sala. Fu come se il tempo stesse rallentando.

Nessuno parlava, nessuno si muoveva. Pareva quasi che nessuno respirasse. Il solito brusio delle chiacchiere era scomparso, sostituito da un silenzio quasi tangibile. Tutti quanti, studenti e insegnanti, stavano fissando sconvolti quell’edizione speciale della Gazzetta del Profeta.

Harry, dentro di sé, ghignava soddisfatto, nonostante a chiunque sarebbe apparso scioccato come il resto della Sala. Poi, in un attimo, il tempo riprese a scorrere e il mormorio degli studenti si sparse a macchia d’olio per tutta la stanza.

“OH SANTA MORGANA!”

“Non ci credo …!”

“Ma … Sirius Black?!”

“Ad Azkaban! Per dieci anni!”

“Innocente … che storia … ”

C’era persino chi aveva preso a fissare il vuoto, incapace di parlare, limitandosi a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua. Harry trattenne una risata; la notizia aveva fatto scalpore. Si guardò intorno per studiare le reazioni dei presenti e dei suoi compagni, continuando a fingere sorpresa per non destare sospetti.

Ron aveva gli occhi spalancati, con la forchetta ancora sollevata a mezz’aria nel gesto di portarsela alla bocca, ma il pezzo di bistecca che aveva voluto mangiare era caduto sul tavolo. Leggeva e rileggeva la stessa frase in continuazione: “Minus ha vissuto negli ultimi dieci anni come animale domestico all’interno della famiglia Weasley …

Hermione cercava di calmarlo, nonostante lei stessa avesse problemi a digerire la notizia. Era stato un duro colpo per lei: aveva sempre avuto una fiducia a dir poco cieca in qualsiasi forma di autorità, dagli insegnati, al preside, al Ministero. Le sue certezze, o almeno una gran parte di esse, erano crollate.

Neville invece sembrava averla presa abbastanza bene, sorprendentemente. Aveva ripreso a mangiare e stava sfogliando il giornale alla ricerca delle informazioni extra che davano sulla storia, curioso. Harry era colpito da come il ragazzino avesse preso facilmente la notizia.

Daphne, Blaise, e Nott avevano preso a parlare frenetici, mormorando nomi e nominando alcune famiglie di Purosangue a Harry sconosciute. Distinse frasi come, ‘zia Morgan ha detto che la cugina di Ernest era imparentata con lo zio diseredato della sorellastra di un McKinnon, moglie del padre del cugino di Walburga Black’. Tra Purosangue, ovviamente, si conoscevano tutti. Il giovane Potter avrebbe scommesso che erano stati costretti a memorizzare i loro alberi genealogici a memoria.

Guardando verso la fine del tavolo, Harry notò i gemelli, con le bocche spalancate, che si guardavano a vicenda interrogativi. Poi, il ricordo di Crosta riaffiorò nelle loro menti e scoccarono a Harry occhiate sbalordite. Il giovane Potter scrollò le spalle, tenendo un’espressione sorpresa, e mimò un ‘non ne sapevo niente’. Credendogli, i gemelli presero a parlottare con Lee Jordan.

Harry poi guardò in direzione del tavolo degli insegnanti. Si era scatenato un putiferio: alcuni erano rossi dalla rabbia e sbraitavano imprecazioni nei confronti del Ministero, Hagrid in primis, mentre altri invece erano bianchi come un lenzuolo e si tenevano in disparte, in particolare chiunque avesse conosciuto Sirius e si sentiva in colpa per averlo giudicato colpevole, come la McGranitt. La donna sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. La Sprout, accanto a lei, stava mormorando parole di conforto. Harry si concentrò sulle sue labbra, cercando di capire ciò che stava dicendo. Riuscì solo a riconoscere qualcosa del tipo ‘non hai colpa’ e ‘tutti commettono errori’.

Piton era rigido come una tavola di legno, pallido, forse più del solito, e fissava il vuoto con espressione assorta. Harry fece una smorfia sapendo che l’uomo detestava Sirius, ma non provava almeno un po’ compassione nei suoi confronti? Guardando la furia gelida negli occhi del maestro di Pozioni, capì che la risposta era no. Il suo odio per l’ultimo Black era troppo forte, e probabilmente avrebbe preferito che marcisse ad Azkaban.

Raptor sembrava … turbato. Harry stavolta si concesse un ghigno. Scommetteva che si stava chiedendo chi fosse James Evans e come facesse a sapere della notte dei Potter, rimasta un mistero per tutti tranne che per James, Lily, Sirius, Peter, e Voldemort, ovviamente. Magari aveva persino paura, perché si sa: la gente ha sempre paura di ciò che non conosce.

E poi c’era Silente.

Harry aggrottò la fronte. L’uomo sembrava … cercò di decifrare lo stato d’animo finché non trovò il modo adatto per descriverlo. Curioso e compiaciuto. Che fosse solo felice per la liberazione di Sirius? Poi vide il vecchio preside girare le pagine con un’espressione molto soddisfatta, saltandone un paio. Ne contò sette saltate: stava leggendo di James Evans, i suoi occhi esaminavano il foglio con aria quasi morbosa.

La preoccupazione si fece spazio in lui. Che sospettasse qualcosa? No, non era possibile. Nell’ultima settimana non l’aveva mai guardato sospettoso.

Al tavolo dei Serpeverde, tutti quanti erano confusi. Si guardavano intorno, non sapendo cosa pensare, persi. Conoscevano tutti la famiglia Black di fama, ma nessuno poteva vantare di saperne molto della storia di Sirius Black, perché scappato di casa a sedici anni. Jeremiah Lestrange, invece, aveva un’espressione a metà tra il torvo e il sollevato. Un momento! Sollevato? Perché il prefetto era sollevato per la notizia? Per quanto ne sapeva, Bellatrix e Sirius si detestavano.

Infine, Harry si voltò verso la persona la cui reazione temeva di più in assoluto.

Remus John Lupin.

Non aveva mai visto Remus più pallido di quel momento, neanche prima di una luna piena. I suoi occhi erano lucidi, ma non piangeva. Il suo sguardo era vacuo: stava fissando l’articolo, senza però vederlo veramente. Il dolore si poteva leggere nei suoi tratti, e anche il rimorso … e il senso di colpa. Sapeva che sarebbe stato ore a infliggersi pene e a castigarsi in una specie di auto-depressione, ma non poteva permetterlo. Doveva distrarlo, sollevargli il morale.

“Remus!” esclamò Harry. Il licantropo non rispose, non l’aveva sentito, perso com’era nei suoi dolorosi ricordi.

“Lunastorta!” riprovò il giovane con più determinazione. Questa volta l’uomo alzò lo sguardo. C’era un che di distante nei suoi occhi.

“Senti, ti devo parlare, ma non qui,” gli sussurrò piano l’undicenne, guardandolo attentamente. Lupin lo fissò per un momento, indeciso. Alla fine, arrotolò il giornale e si alzò in piedi, senza però riposarlo sul tavolo. Anche Harry si alzò e lasciò la Sala, seguito dal licantropo e dallo sguardo di tutti. Gli insegnanti sapevano che Remus e Sirius erano stati amici, quindi li guardarono preoccupati, mentre gli studenti, che avevano appena saputo che Black era il padrino del giovane Potter, li osservarono curiosi.

Harry e Remus camminarono per i corridoi in silenzio. Il primino avrebbe voluto portarlo al settimo piano, mostrargli la Stanza delle Necessità, e raccontargli tutto. Ma non poteva fare nessuna di quelle cose. Remus avrebbe potuto rivelare la posizione della Stanza a Silente. Non che Harry non si fidasse di lui, ma il vecchio preside era maledettamente bravo ad estorcere informazioni, e Harry non poteva rischiare che sapesse di cosa si nascondeva al settimo piano. Non aveva il timore che l’avrebbe utilizzata: se fosse stato per quello avrebbe detto lui stesso al preside dove si trovava. Ma sarebbe venuto un giorno in cui la Stanza sarebbe stata di vitale importanza per lui, e se Silente lo avesse beccato lì dentro, allora la sua copertura sarebbe saltata. Avrebbe mandato a monte il suo piano.

Così, lo portò fino ad un aula in disuso. Non era certamente la stessa cosa, ma sarebbe bastata. La finestra si affacciava sul Lago Nero e i terreni di Hogwarts; il sole era da poco tramontato e il cielo era ancora tinto di azzurro chiaro, con sfumature rosa e arancioni nel punto all’orizzonte dov’era calato. Non faceva freddo e nel cielo si potevano solo intravedere delle occasionali nuvolette bianche. Una volta dentro, Harry chiuse la porta a chiave. Avrebbe voluto mettere qualche protezione, ma non ne conosceva nessuna. Doveva tornare alla biblioteca …

“Harry,” la voce di Remus lo riscosse dai suoi pensieri. Si voltò verso il licantropo, notando il viso contratto in una smorfia, “So che la notizia potrebbe averti sconvolto …” cominciò. Harry sentì una fitta al cuore: tipico di Remus cercare di consolare lui, mentre l’uomo stesso aveva bisogno di conforto.

Harry scosse la testa e sorrise raggiante, “Più che sconvolto, sono al settimo cielo! Pensaci Remus! Zio Felpato è libero! Non è un assassino come tutti credevano. Forse potrò andare a vivere da lui! Non pensi a quanto sarà grandioso? Guarda il lato positivo di questa storia: rivedrai il tuo migliore amico! Questo James Evans dev’essere una forza. Se non avesse rivelato la verità, Sirius sarebbe rimasto in quel posto per …” s’interruppe senza sapere come continuare. Probabilmente per sempre, avrebbe detto, ma non voleva nemmeno solo pensarci.

Remus sembrava completamente perso nei suoi pensieri, mentre si ripeteva in mente le parole speranzose di Harry. Alla fine sorrise: Sirius era libero e Harry aveva ragione. Quella era una buona notizia. Non aveva dimenticato il senso di colpa, però. Avrebbe dovuto farsi perdonare dal suo amico per aver sospettato di lui, ma come?

Dopo aver discusso della situazione per circa un quarto d’ora, parlando di tutto quello che avevano scoperto, Harry (contento di essere riuscito a risollevare il morale di Lunastorta) decise di lasciarlo un po’ solo con i suoi pensieri, salutandolo e invitandolo a tornare presto a fargli visita. Gli aveva parlato con tutta l’innocenza di un undicenne, facendo ragionamenti semplici. Non voleva che Remus sospettasse di lui.

Una volta che Harry se ne fu andato, il licantropo tirò fuori la Gazzetta del Profeta che aveva arrotolato in Sala Grande e continuò dal punto dalla quale si era interrotto. Non diede nemmeno uno sguardo alla parte su Peter. Dopo aver fatto un po’ di luce sul mistero della notte del 31 Ottombre 1981 leggendo le informazioni date nelle pagine successive, il sollievo lo pervase.

Aggrottò improvvisamente le sopracciglia e rilesse l’articolo una seconda volta per accertarsi di aver letto bene. Strano che, nonostante avessero detto che Minus era un animagus, non ci fosse niente sul motivo per la quale lo era diventato. Sapeva che i giornalisti non si sarebbero fatti scrupoli a rivelare la sua licantropia. L’unica risposta doveva essere che non lo sapevano. Ma James Evans sapeva tutto sulla storia dei Malandrini, questo sembrava ovvio. Come mai, allora, non aveva rivelato il suo Piccolo Problema Peloso?

Sfogliò le pagine fino alle ulteriori informazioni sul misterioso ragazzo. Fu molto deludente, a dir il vero. Il suo aspetto fisico non veniva descritto. Diceva solo che quando ti guardava, non potevi fare a meno di rispettarlo. Non si sapeva niente sul suo passato: c’era chiaramente riportato che un dipendente del Ministero,un certo Frederic Elliot, dopo la rivelazione da parte del ragazzo, era corso agli Archivi per trovare informazioni su di lui, solo per trovare il vuoto.

Remus si accorse che l’articolo, più che far luce sul ragazzo, stava cercando di renderlo ancora più misterioso. Ma lui voleva saperne di più. Intuì poi che era proprio quello il punto: tenendo James Evans nell’ombra, il mondo magico sarebbe stato ancora più ansioso di avere informazioni su di lui e avrebbe dato più importanza alle sue rivelazioni.

Fu in quel momento che Remus Lupin decise che avrebbe cercato James Evans. Doveva assolutamente ringraziarlo per quello che aveva fatto per Sirius e per non aver rivelato il segreto dei Malandrini.

Poco dopo, Remus Lupin aveva lasciato il castello, decidendo che era il caso di dormirci sopra.

-

Quirinus Raptor era nel suo ufficio e aveva un gran mal di testa. Il Suo Padrone era piuttosto arrabbiato. No, più che arrabbiato, era furioso. La sua più grande disfatta, fino a quel giorno un mistero, era stata rivelata, nero su bianco, sul giornale più letto del Mondo Magico.

“M-Mio Signore,” balbettò Raptor prendendosi la testa tra le mani. Dalla sua nuca si udì un sibilo furioso.

“Che mi sai dire sulla Pietra Filosofale? Progressi?” indagò una voce, fredda come il ghiaccio, che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque. Quirinus sicuramente ce li aveva.

“S-Sono salito al terzo p-piano, M-Mio Signore, proprio questa mattina. M-Mentre tutti erano o-occupati nella r-ricerca di P-Potter,” farfugliò il servitore, rabbrividendo.

“Non voglio i dettagli! Dimmi ciò che sai,” ordinò ancora la voce. La stanza era vuota, tranne che per il Professore, il cui turbante malandato era stato gettato sulla cattedra.

“Gli insegnati hanno messo m-molte precauzioni, Mio S-Signore,” Raptor deglutì, “La Pietra, però, non è ancora stata trasferita al terzo piano. S-Significa che Silente ce l’ha ancora con sé. Ma e-entro la fine d-delle vacanze Natalizie, Padrone, s-sono sicuro che finalmente v-verrà riposta dove p-previsto.”

Un altro sibilo, stavolta più compiaciuto, risuonò nella stanza. Quirinus rabbrividì.

“E dimmi …” cominciò la voce carezzevole, “Cosa sai di … James Evans?” il nome fu pronunciato con disprezzo, ma allo stesso tempo, curiosità.

“N-Non lo so, Mio S-Signore. Non avevo m-mai sentito p-parlare di lui,” farfugliò Raptor spaventato. Come si aspettava, una fitta di dolore alla testa contribuì alla sua emicrania.

“Come fa a sapere?! Come può aver scoperto di Minus?” tuonò la presenza, di nuovo adirata. La tensione e la paura erano palpabili nell’aria. Raptor fece una smorfia di terrore.

“Controllerò, M-Mio Signore. Sono sicuro c-che Silente ne sappia qualcosa,” rispose il servitore. Ci fu un breve silenzio, interrotto solo dal battito irregolare del Professore di Difesa.

“Alla luce dei recenti eventi,” riprese la voce, fredda e priva di emozioni. Senza pietà. “Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me.”

“C-Certo, Mio Signore,” acconsentì subito Quirinus aggrottando la fronte, mentre il Suo Padrone gli rivelava il suo piano attraverso le loro menti strettamente collegate. Raptor sgranò gli occhi e poi si affrettò ad annuire.

“Stasera,” sibilò la voce di Lord Voldemort divertita, “Sarà una notte da incubo qui ad Hogwarts.”

La sua risata glaciale risuonò per la stanza e per i corridoi del castello, raggelando chiunque la sentisse, solo per poi essere scambiata per una folata di vento.

Il cielo, fino a quel momento sereno, cominciò a scurirsi e grossi nuvoloni neri apparvero sopra Hogwarts.

-

Un uomo anziano dalla lunga barba bianca era seduto nel suo ufficio, con Fanny appartata di fronte a lui, che lo guardava attentamente. Ogni tanto la fenice emetteva qualche suono, inquieta. Era ormai buio fuori, ma nonostante l’ora sempre più tarda, il vecchio preside non sembrava intenzionato ad andare a dormire. I vetri delle finestre tremarono nell’attimo in cui un tuono rimbombò in lontananza. L’acqua poi prese a scrosciare, violenta e incessante.

Ma Albus Silente sembrò non notare l’improvviso e repentino cambiamento nel tempo. I suoi pensieri erano rivolti altrove: James Evans aveva di nuovo fatto un’apparizione, e questa volta, aveva portato con sé la rivelazione di uno scandalo di enorme portata. Ora che il giovane aveva agito, Silente poteva finalmente rimettersi sulle sue tracce.

Era come aveva previsto. Qualcosa di grande, molto grande, stava per sconvolgere il Mondo Magico, e quel giovane sembrava essere coinvolto in quella faccenda. Prima gli era giunta la notizia che aveva stretto un’alleanza coi Goblin, poi che era stato avvistato a Knocturn Alley, e adesso aveva letto di lui sul giornale. Ma chi era quel ragazzo in realtà? Sulla Gazzetta non aveva trovato molte informazioni.

Fanny emise un altro verso, guardandosi intorno spaventato, mentre un altro tuono risuonava distante.

“Che brutta nottata,” mormorò il preside, ancora perso nei suoi pensieri, accarezzandosi la barba,“Cosa c’è che non va?” chiese Albus gentilmente alla sua fenice notando che si comportava in modo strano, passando una mano tra le sue piume e cercando di rassicurarla, “Ti vedo inquieto, mio caro amico.”

Fanny emise un gemito e camminò fino al proprio nido, scoppiando poi in fiamme.

Silente sospirò, “Sarà che è il giorno del Falò.”

Tornò poi ai suoi pensieri. Decidendo che doveva scoprire come facesse James Evans a sapere dell’innocenza di Sirius Black, Albus Silente si alzò in piedi e si diresse verso il camino. Poteva assentarsi da Hogwarts solo per una notte; la scuola era appena ricominciata, non c’era pericolo.

Prese una manciata di metropolvere e la lanciò al suo interno, urlando ‘Ufficio di Cornelius Caramell’. E con quello, Albus Silente lasciò il castello, non sapendo di averlo fatto nel momento meno opportuno possibile.

-

Nella Sala Comune di Grifondoro, nonostante le lezioni il giorno seguente, tutti erano in piedi. Erano ormai quasi le undici di sera, ma gli studenti sovraeccitati non avevano sonno. Tutti quanti erano intenti a parlare tra di loro di ‘Sirius Black’, persino quelli che, per loro sfortuna, dovevano completare i compiti. Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, come se potesse avvertire l’entusiasmo degli studenti.

Fuori era ormai buio pesto, ma non era questo a rendere quella notte inquietante.

Il vento soffiava con forza inaudita, facendo tremare le finestre dell’antico castello e alcune volte spaventandone gli abitanti. La temperatura, da tiepida e confortante che era stata quel giorno, era scesa di diversi gradi, raggiungendo lo zero.

Dai terreni, inoltre, provenivano diversi rumori sinistri. In lontananza si potevano avvertire gli ululati di creature sconosciute persino ai maghi. Ogni tanto si sarebbe sentito un tuono che avrebbe fatto tremare l’intera scuola, facendo trasalire tutti. L’atmosfera era vagamente spettrale.

A contribuire poi c’era pure un temporale coi fiocchi. Se qualcuno vi avesse prestato più attenzione, si sarebbe reso conto che non era un comune temporale. Le nuvole nere erano scure come l’inchiostro stesso e avevano assunto un colore innaturale. I fulmini colpivano i terreni circostanti, creando enormi fossi, che con la pioggia poi si riempivano di acqua e fango.

Ma, a causa del nuovo pettegolezzo in voga, nessuno studente si era reso conto delle terrificanti condizioni meteorologiche, impegnati com’erano a sparlare. I Grifondoro chiacchieravano spensierati, incuranti del tempo.

I primini purosangue stavano spiegando la storia dei Black ai nati babbani curiosi, che non avevano ben capito i concetti come Azkaban, l’Incanto Fidelius, cosa fosse un Custode Segreto, chi erano i Mangiamorte e chi fosse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

“Mia mamma mi ha detto che Tu-Sai-Chi aveva dei seguaci, si facevano chiamare con un nome da paura: Mangiamorte …”

“Azkaban è una prigione, la più temuta del Mondo Magico. Le guardie non sono umane! Ci credi? Si chiamano D-Dissennatori e fanno venire la pelle d’oca! …”

I più grandi, invece, dal quinto al settimo anno, stavano discutendo della situazione con maggior serietà e con aria solenne. Persone come Percy Weasley commentavano l’efficienza Ministeriale. Il prefetto era stato sentito mentre diceva frasi del tipo ‘quando lavorerò al Ministero mi accerterò che errori del genere non vengano commessi’ ai suoi compagni.

Solo uno studente si era reso conto che c’era qualcosa di strano nella tempesta. Harry Potter si sentiva inquieto. La sua cicatrice gli pizzicava ormai da un’ora e aveva uno strano presentimento che non prometteva nulla di buono.

Verso la mezzanotte, i più piccoli cominciarono ad andare a letto, stanchi. Gli unici primini che rimasero, alla fine, furono Ron, lui, e Hermione. Il moro si teneva la testa tra le mani, sentendo le tempie pulsare per via del ‘mal di testa da cicatrice’, mentre cercava di ignorare le voci di Ron e Hermione che litigavano per l’ennesima sciocchezza.

Fred e George, per una volta senza Lee, che stava raccontando una qualche storia inventata dell’orrore per spaventare dei ragazzini del secondo anno sfruttando il temporale, si sedettero sul divanetto di fronte ai tre undicenne. Lanciarono a Harry un’occhiata sospettosa, il quale cercò di evitare il loro sguardo. Sapeva cosa volevano chiedergli.

“Harry,” cominciò Fred, con tono stranamente serio. I gemelli non stavano scherzando, questo era certo. Le loro espressioni erano piuttosto aperte, come ad incoraggiarlo a parlare.

“Vorremmo chiederti … cosa nei hai fatto di Cros- cioè, volevo dire Peter? Ci hai detto di averlo dato a James Evans,” continuò George al posto del fratello.

“Puoi raccontarci del vostro incontro in modo più … dettagliato?” chiese di nuovo il primo.

Ron e Hermione smisero di battibeccare e diedero la loro completa attenzione alla conversazione. Ron sembrava essere parecchio a disagio, considerando che il ratto aveva dormito con lui, nel suo letto, cosa della quale si era lamentato con i suoi amici fino a quel momento. Solo adesso si era ricordato, grazie all’intervento dei gemelli, che Harry doveva aver incontrato il misterioso James Evans per avergli dato Crosta. Hermione era altrettanto curiosa: non aveva mai prestato attenzione al ratto di Ron, e non avrebbe mai immaginato che potesse essere un ex-Mangiamorte.

Harry sospirò, cercando di sembrare il più ingenuo possibile, “Vi ricordate che questa mattina vi ho detto che avevo delle faccende da sbrigare?” quando tutti annuirono, alcuni con una certa veemenza, proseguì, “Beh, la verità è che sono sgattaiolato ad Hogsmeade.”

Lo guardarono scioccati, spalancando gli occhi. “Vuoi dirci che avevi davvero lasciatola scuola?” fece Hermione scandalizzata con la sua insopportabile voce da so-tutto-io, pronta a fargli la predica. I gemelli invece ghignarono e Ron lo guardò impressionato.

Harry scosse la testa rapidamente, negando, e al contempo aumentando il dolore della sua ormai prossima emicrania, “Non sono rimasto lì tutta la mattinata. Era la prima volta che lo facevo: volevo solo dare un’occhiata al villaggio, ma non potevo rischiare di essere visto. Stavo per rientrare, quando un ragazzo biondo mi è venuto a sbattere contro. Avevo Crosta in tasca, e quando l’ho urtato, il ratto è scivolato per terra. Il ragazzo lo ha fissato per un attimo prima di chiedermelo. Io non ero sicuro se volevo Crosta o meno, ma visto che insisteva tanto, alla fine ho ceduto. Io ho chiesto solo come si chiamasse, e lui ha risposto ‘James Evans’. Non ha chiesto il mio nome, e se ne andato,” finì Harry, sperando che bastasse. Notò le facce deluse dei suoi amici, che ovviamente avevano sperato in qualcosa con più azione. Ma era meglio così: più banale sembrava, e meno sospetti avrebbero avuto. E meno domande avrebbero fatto.

“Ma allora cosa hai fatto tutta la giornata? Abbiamo setacciato tutto il castello!” indagò Ron, cercando di cambiare discorso. Ci riuscì, perché la sua domanda era la stessa degli altri.

“Beh,” Harry si guardò intorno freneticamente, cercando una scusa, “Sono stato tutto il tempo … nel … passaggio al quarto piano,” inventò il moro su due piedi. Alzarono tutti un sopracciglio.

“Stavo facendo pratica con un paio di incantesimi che volevo insegnarvi,” si affrettò a spiegare in direzione di Ron e Hermione, “Prima di spiegarveli devo impararli io da solo,” questo avrebbe potuto spiegare come faceva a conoscere tutti quegli incantesimi dopo solo una settimana, “E il tempo è volato. Poi sono venuto a cercarvi, ma si è fatta ora di pranzo. Sono andato a mangiare nelle cucine e quando ho notato il caos che si stava scatenando nei corridoi ho chiesto a Percy cosa stesse succedendo. Mi ha detto che era giunto l’inizio dell’Apocalisse,” continuò Harry, ora più convinto perché parte di quello che stava dicendo era la verità. I gemelli scoppiarono a ridere, Ron ridacchiò ed Hermione si concesse un sorriso, nonostante lo stesse ancora guardando severa.

“Comunque,” riprese il giovane Potter stringendosi casualmente nelle spalle, “Ho notato che stavate andando verso la Torre di Astronomia e vi ho preceduto.”

I fratelli Weasley annuirono, ma Hermione non sembrava convinta, “Come facevi a sapere di tutte le scuse che ci siamo inventati per coprirti? Sapevi esattamente cosa avevano detto i gemelli, Lestrange, Susan e persino noi! Come hai fatto?” chiese la ragazzina studiandolo attentamente.

Harry fece una smorfia. Perché Hermione doveva essere così furba? “Beh …” Harry abbassò lo sguardo, evidentemente a disagio. Sentiva lo sguardo dei suoi amici addosso.

“I-Io –“ cominciò il moro, solo per essere interrotto dalla voce amplificata della McGranitt.

A tutti gli studenti Grifondoro. Prefetti, andate a chiamare chi è salito a dormire. Ho da fare un annuncio della massima urgenza,” la voce della Professoressa era ansiosa e la sua espressione tradiva il suo panico. Harry notò che nessuno sembrò notare l’espressione, che guardando meglio era mascherata alla perfezione. Che tutti quegli anni con la donna lo avessero aiutato a leggerla meglio? Mah.

La voce della Professoressa risuonò per la Sala Comune e tutti gli studenti balzarono in piedi all’istante, ogni traccia di sonno svanita del tutto. Rimasero tutti in silenzio, mentre i prefetti salivano di corsa nei dormitori per chiamare chi si era già congedato.

I gemelli si avvicinarono rapidamente a Lee, mentre Ron e Hermione guardavano Harry confusi. Il viaggiatore temporale era altrettanto perso, ma il dolore alla testa era peggiorato. Che stava succedendo? Perché la McGranitt li aveva fatti chiamare? La Professoressa era estremamente pallida e Harry notò che le sue mani tremavano leggermente.

Neville scese, o più che altro inciampò, giù dal dormitorio e si avvicino a loro con occhi spalancati. Indossava ancora il suo pigiama ed era spettinato; aveva gli occhi gonfi di sonno, così come gli altri primini, i quali erano tutti frastornati.

“Che succede?” domandò il ragazzo timido, guardandosi intorno spaventato. Tutti gli studenti parlavano concitati tra loro.

“Non lo sappiamo. La McGranitt è appena arrivata e sta facendo riunire l’intera Casa,” spiegò Ron di getto, facendo spazio a Neville sul divanetto dov’era seduto.

Ci siamo tutti?” chiamò la Professoressa di Trasfigurazione con voce ancora amplificata. Senza attendere una risposta, la donna cominciò a fare l’appello.

“Pensiate che sia grave?” sussurrò Ron a Hermione, Harry e Neville, facendo attenzione a non farsi sentire. La ragazzina annuì preoccupata.

“Senno perché chiamarci tutti a quest’ora della notte? Dev’essere successo qualcosa!” mormorò piano Mione, tenendo gli occhi fissi sulla McGranitt.

“Magari non è così preoccupante come pensiamo,” interruppe il giovane Paciock. Gli sguardi di Ron, Hermione e Neville corsero a Harry, attendendo una sua opinione riguardo la faccenda.

Harry scosse la testa con un sospiro, “Deve esserlo. Scommetto che gli altri Direttori sono già andati nelle rispettive Case a fare lo stesso annuncio.”

I suoi amici parvero solo più ansiosi. Harry sorrise rassicurante, nonostante il sorriso fosse falso e tirato,“Ma per ora siamo al sicuro. Qui a scuola abbiamo Silente. Lui non permetterà che ci succeda niente di male,” le sue parole calmarono ragazzini all’istante. Harry lo trovò piuttosto strano: un attimo prima stavano andando in panico, e quello dopo diceva loro che andava tutto bene e si calmavano. Erano rassicurati dalle sue parole o solo dal fatto che lui non stesse mostrando timore?

Bene,” riprese la McGranitt, cercando di nascondere il tremolio nella sua voce, richiamando l’attenzione. L’ennesimo tuono risuonò fuori, facendo sobbalzare molti.“Vi ho riuniti qui perché c’è stato un malfunzionamento nelle barriere di Hogwarts. Qualcosa che non siamo ancora riusciti ad identificare è entrato nel castello,” diverse persone trattennero il fiato e alcuni studenti squittirono spaventati. Le ragazze emisero gridolini, “La scuola verrà setacciata: nel frattempo, devo avvisarvi di non uscire da qui. Rimanete nella vostra Sala Comune: è severamente vietato uscire fino ad ulteriore avviso. Troverete le vostre colazioni domattina nei vostri dormitori. Le lezioni, per il momento, sono cancellate –

Tutti quanti cominciarono a mormorare allo stesso tempo, coprendo la voce della Professoressa. La donna fu costretta a far uscire scintille rosse dalla sua bacchetta per riportare la stanza all’ordine.

È necessario mantenere la calma, mi sono spiegata?” tutti annuirono, anche se molti si scambiarono sguardi cupi. La McGranitt si portò la bacchetta alla gola ed annullò l’incanto Sonorus.

“Professoressa. Dov’è il Professor Silente?” chiese una ragazza del sesto anno, una certa Marie Logan, che voleva sentirsi dire che tutto sarebbe andato bene e che Silente avrebbe risolto la situazione al più presto.

La Professoressa di Trasfigurazione perse ancora più colore. Esitò un attimo prima di dare piano, in un mormorio appena udibile, la risposta che nessun Grifondoro si sarebbe aspettato o avrebbe voluto sentire in quel momento.

“Non ne ho idea, signorina Logan.” E con quello, la McGranitt lasciò la Sala Comune.

-

Erano le tre del mattino e non un singolo individuo era ancora andato a dormire. In tutte le Sale Comuni, gli studenti di ogni Casa si erano riuniti davanti al camino. La temperatura era scesa ulteriormente, e su alcuni vetri si poteva addirittura notare una sottile patina di ghiaccio, che non si scioglieva nonostante la pioggia incessante.

La paura e l’ansia non scemavano, ma almeno, le Serpi, i Tassi, e i Corvi stavano meglio dei Grifoni: loro non erano stati avvertiti del fatto che il preside non fosse a scuola mentre una creatura potenzialmente pericolosa si aggirava per i suoi corridoi, e in più, Silente non sarebbe potuto ritornare finché la creatura non fosse scomparsa.

Hogwarts aveva attivato un suo meccanismo di difesa personale; avvertendo la presenza di qualcosa di oscuro e poco umano nell’aria, le barriere che la proteggevano si erano rafforzate, ma lo avevano fatto con qualche secondo di ritardo: tempo che la creatura aveva utilizzato per sgusciare tra le sue mura prima che potesse rimanere chiusa fuori. Tutti i camini erano inutili: gli studenti e i professori erano tagliati fuori dal resto del mondo, senza alcun modo di chiamare rinforzi o aiuto.

Gli insegnati perlustravano i corridoi in coppie perché era troppo pericoloso girare da soli. La McGranitt era in coppia con la Sprout, e Piton con Raptor. Il Maestro di Pozioni continuava a guardarlo sospetto, ma Quirinus lo ignorava e faceva conversazione balbettando aneddoti noiosi sui vampiri della Transilvania.

La furia del temporale era aumentata e continuava a crescere. Il vento rasentava  l’urlo straziato di qualcuno che chiedeva aiuto. Nella Foresta Proibita, persino i centauri erano inquieti. Quell’estate, poco prima della fine di Luglio, le stelle erano cambiate, insieme al futuro. Quello che stava succedendo non era stato previsto.

Hagrid, il guardiacaccia, era in difficoltà. Il vento scuoteva la sua capanna con forza e non osava accendere un fuoco per ripararsi dal freddo, temendo che uno spiffero troppo forte avrebbe fatto prender fuoco a casa sua. Infondo la sua capanna era di legno. Ma poi, col temporale che riversava fuori, dubitava che le fiamme sarebbero rimaste accese a lungo. Thor continuava a mugugnare ed a nascondersi sotto una poltrona, spaventato.

Nella Sala Comune dei Grifondoro, dove tutti erano svegli in attese di notizie sul ‘mostro’ che era entrato nella scuola, Harry rifletteva. Era a Hogwarts da una settimana. Possibile che i guai lo perseguitassero? Un altro pensiero, terribile, gli venne in mente: durante il suo primo anno non era mai entrata una creatura nel castello. Che fosse colpa sua? Che avesse scombussolato troppo il corso degli eventi? Si ritrovò a chiedersi quali altre cose aveva inconsapevolmente cambiato.

Un tuono fece tremare il castello, ed improvvisamente, andò via la luce. Il fuoco nel camino, che prima ardeva intensamente, si spense in mezzo secondo.

Non era un buon segno: a Hogwarts non c’era l’elettricità. Come avevano fatto le luci a spegnersi? Gli studenti cominciarono a gridare terrorizzati, facendosi prendere dal panico, e si scatenò il pandemonio. Tutti correvano da tutte le parti, scontrandosi contro i compagni, essendo rimasti al buio. L’unica luce rimasta era quella della luna che filtrava in modo inquietante attraverso le finestre.

Harry afferrò Ron e Hermione, e quest’ultima afferrò Neville. Rimasero in un angolino, lontani dalla confusione. Non volevano perdersi tra la marea di Grifondoro. Un fulmine saettò, vicinissimo ad una finestra, illuminando la stanza per un attimo, mostrando ai quattro primini il caos che vi regnava: c’erano libri per terra con pagine strappate da tutte le parti; alcune federe delle poltrone si erano rotte, riversando le piume d’oca dappertutto.

Poi una folata di vento, accompagnata dall’ennesimo tuono, sfondò tutte le finestre provocando un rumore assordante. Le schegge volarono da tutte le parti, graffiando chiunque si trovasse abbastanza vicino. Harry, Ron, Hermione e Neville si fiondarono dietro un divanetto, usandolo come scudo, cavandosela con qualche graffietto. Il vento, ora non più tenuto fuori dalle finestre, si fece spazio nella Sala Comune, facendo rabbrividire i presenti. L’acqua del temporale entrò dentro, bagnando i mobili e le persone.

I quattro primini rimasero fermi, senza muoversi, nonostante il freddo e l’acqua che li stava inzuppando, mentre i compagni di Casa si sgolavano e correvano verso i dormitori. La urla si affievolirono fino a quando, quindici minuti dopo,piombò il silenzio. Alzandosi da terra e guardandosi intorno, registrando il fatto che la stanza era distrutta e ridotta a un cumulo di macerie, notarono che tutti gli studenti si erano messi al riparo.

“Miseriaccia,” mormorò Ron con occhi sgranati, notando le schegge di una sedia distrutta. Aveva un graffio sulla guancia destra e i suoi vestiti erano sgualciti, ma per il resto, a parte il fatto che fosse fradicio, stava bene.

Hermione annuì, sentendosi mancare la voce, “O mio dio,” esalò. Lei si era solo beccata un taglio sullo zigomo sinistro e sul polso destro.

“Andiamo,” fece Harry con voce autoritaria, “Qui fa freddo e ci stiamo bagnando. Hermione, sali con noi nel nostro dormitorio,” le consigliò. Ancora scossi, i suoi compagni lo seguirono su per le scale verso la loro stanza senza replicare. Hermione non disse niente nonostante fosse contro le regole.

Dentro trovarono Dean e Seamus che balbettavano terrorizzati tra di loro, al buio, non avendo più alcuna luce.

“Oh santissimo Godric! C-Che sta succedendo? Non ho mai sentito di incidenti del genere a Hogwarts!” stava dicendo Seamus. Notò Hermione con Harry, Ron, e Neville. Corrugò la fronte, ma non disse niente al riguardo.

“Lumos,” mormorarono Harry, Ron e Hermione all’unisono. La stanza si rischiarò e posarono le loro bacchetta sui letti, in modo che illuminassero il dormitorio in modo più o meno uniforme.

“Che vi è successo?” domandò Seamus notando lo stato in cui erano ridotti, zuppi e graffiati.

“Harry? Cosa succede? Cos’è successo!? Eravamo qui dentro quando abbiamo sentito delle urla dalla Sala Comune,” disse Dean guardandoli mentre si sedevano sul letto di Harry.

“Eravamo giù quando è successo,” cominciò Hermione per il moro, “Tutte le luci si sono spente insieme e poi una folata di vento pazzesca ha sfondato le finestre,” spiegò.

Ron le diede manforte, “È stato terrificante! Il vetro è volato dappertutto. Tutti hanno cominciato a strillare e a correre da tutte le parti. Abbiamo dovuto utilizzare un divano per proteggerci.”

Dean e Seamus si unirono ai quattro ragazzini sul letto di Harry e tutti insieme formarono un cerchio. In qualche modo, la sola presenza di Harry, ancora calmo e composta, era in grado di rassicurarli tutti. Stranamente, finché restavano vicino a lui si sentivano … al sicuro, protetti.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, solo guardandosi, finché il giovane Potter sospirò, mentre il ‘mal di testa da cicatrice’ tornava a farsi sentire, “Qualsiasi cosa sia entrata circa tre ore fa, gli insegnanti non l’hanno ancora trovata, o ci avrebbero avvertito.”

Neville lo guardò inorridito, “E se invece … se invece fosse successo qualcosa agli insegnati?” chiese piano.

Harry rimase un attimo incerto. Doveva accertarsi che tutti stessero bene, ma non poteva utilizzare la Mappa davanti a Dean e Seamus, “Beh, io direi di andare a dormire. Prima ci addormentiamo e prima ci sembrerà che questa storia avrà fine,” affermò alzandosi in piedi.

I suoi compagni lo guardarono sorpresi, “Andare a dormire? In una situazione del genere?!” fece Ron, ma anche lui si alzò, imitato dagli altri.

Harry si strinse nelle spalle, “Avete paura?” domandò divertito, cercando di far passare la situazione per una sciocchezza e far credere che non c’era nulla da temere.

“Certo che no!” si difese subito Dean piccato. Harry sorrise; classico orgoglio da Grifondoro.

“Bene, allora perché non andare a dormire?” propose innocentemente. Esitarono tutti, ma alla fine ognuno andò al proprio letto, lasciando da sola Hermione in piedi, che arrossì imbarazzata. Ron e Neville si diressero verso il bagno per cambiarsi e mettere qualcosa di asciutto.

“Ehm …” balbettò la ragazzina, guardandosi intorno e realizzando solo in quel momento che si trovava in un dormitorio maschile. Rimasero in silenzio per un paio di minuti, mentre tutti si preparavano per dormire. Dopo circa cinque minuti, Ron e Neville tornarono dal bagno in pigiama puliti.

Harry sorrise smagliante, “Puoi dormire nel mio letto Mione,” mormorò mentre i suoi compagni scivolavano sotto le coperte. Ron spense la sua bacchetta e la appoggiò sul suo comodino.

Hermione scosse la testa, diventando ancora più rossa, “C-Con te?” farfugliò a disagio.

Il giovane Potter per poco non rise, “No, io non ne ho bisogno,” ed era la verità. Avrebbe potuto benissimo non dormire quella notte, soprattutto con quello che stava succedendo.

Lei inarcò un sopracciglio, “Ma allora dove dormi?” chiese guardandosi intorno. Afferrò la sua bacchetta e quella di Harry e spense la propria, porgendo al ragazzo la sua.

“Starò comodo anche per terra,” il ragazzo si strinse nelle spalle e si stese su un tappeto morbido. Non aveva intenzione di dormirci davvero, solo far finta.

“No! Dormo io per terra, oppure torno nel mio dormitorio …” cominciò ad opporsi  Hermione, sentendosi in colpa per aver costretto Harry a cederle il suo letto.

Harry ridacchiò, “No, va bene così. Va a letto,” decretò con un tono che diceva che il discorso era chiuso.

Sentì la ragazza sdraiarsi sotto le sue coperte, e poi mormorò ‘Nox’ per spegnere la bacchetta. La stanza sprofondò nel buio, illuminata solo dalla luna. La pioggia batteva ancora contro il vetro, provocando l’unico rumore udibile.

Harry attese paziente, aspettando che si addormentassero. Ci vollero all’incirca trenta minuti prima che il respiro dei suoi compagni diventasse profondo e regolare. Dopo altri dieci minuti, si alzò in piedi e camminò silenziosamente fino al proprio baule.

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” sibilò piano nella lingua dei serpenti. Il settimo compartimento si aprì e scese la rampa di scale, fino a raggiungere il salottino accogliente. Era contento di aver fatto dormire i suoi amici: avrebbero avuto bisogno di riposo. Era meglio che tormentarsi per tutta la notte.

Si lasciò cadere su una poltrona e tirò fuori la Mappa del Malandrino dalla tasca dei suoi pantaloni.

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” ripeté, stavolta in inglese, puntando la sua bacchetta sulla pergamena bianca. Le linee di inchiostro corsero a disegnare le mura del castello e Harry cominciò a controllare i suoi abitanti.

Tutte le Sale Comuni erano vuote, mentre i dormitori erano pieni di studenti. I corridoi erano deserti, persino Gazza era nel suo ufficio. I fantasmi, apparentemente, stavano aiutando i professori a pattugliare i corridoi, non potendo morire anche in caso avessero incontrato il ‘mostro’.

La McGranitt era con la Sprout al sesto piano, la professoressa Sinistra era con la professoressa Vector al pian terreno, la Cooman era rinchiusa nella sua torre da sola (Harry dubitava che sarebbe stata d’aiuto in caso di attacco), la professoressa Burbage era con Vitious al terzo piano, e infine, c’erano Piton e Raptor, nella Torre di Astronomia.

Harry notò qualcosa di particolare. Mentre tutti quanti i puntini della Mappa erano neri, ce n’era uno che era rosso, nella … Sala Grande? Confuso, il ragazzo si chiese perché fosse rosso. Un’orrenda verità si fece spazio dentro di lui: quel puntino rosso non doveva essere umano. Era il mostro.

“Oh Merlino,” sussurrò a sé stesso. Che fare? E se avesse fatto del male a uno dei professori? Ma non era pronto, o almeno, non si sentiva pronto per affrontare qualsiasi cosa fosse. E se avesse avvertito tutti gli insegnanti? Le loro forze congiunte sarebbero bastate?

Rimase immobile, pensando e ripensando a quello che avrebbe dovuto fare. Non poteva affrontare il mostro da solo: sarebbe stato troppo sospetto e la sua copertura sarebbe saltata. Non poteva nemmeno avvertire gli insegnanti direttamente: gli avrebbero fatto troppe domande. Improvvisamente, gli venne in mente una soluzione per entrambe le cose. Non avrebbe affrontato il mostro da solo. Lo avrebbe fatto con le uniche persone alla quale aveva giurato che un giorno avrebbe detto la verità, che non gli avrebbero chiesto spiegazioni sulla sua conoscenza.

“Fatto il misfatto,” mormorò disincantando la Mappa. Erano le quattro del mattino. Alzandosi in piedi, Harry corse verso le scale ed uscì dal suo baule, ritrovandosi nel suo dormitorio immerso nel buio. Si avvicinò rapido al letto di Ron e cominciò a scuoterlo.

“Ron,” sibilò piano, cercando di non svegliare nessun altro. Il rosso si voltò nella sua direzione ed aprì un occhio. Notando l’espressione eccitata di Harry, si affrettò ad aprire anche l’altro occhio.

“Harry? Che succede?” mugugnò passandosi una mano sugli occhi.

“Il mostro,” rispose Harry con naturalezza. Ron spalancò gli occhi e si portò a sedere, per poi affrettarsi ad alzarsi in piedi. Nella fretta inciampò nelle coperte e finì con la faccia spiaccicata sul pavimento.

Hermione si svegliò a causa del rumore e si guardò intorno frastornata, non riconoscendo il suo dormitorio. I ricordi di quella notte la investirono ed arrossì di botto. Era nel letto di Harry. Voltandosi verso destra, notò un ombra intenta ad aiutare una figura ad alzarsi in piedi da terra. Afferrò immediatamente la sua bacchetta.

“Lumos,” sussurrò e la punta illuminò i volti di Harry e Ron, che si portarono una mano davanti al viso per coprirsi dalla luce intensa.

“Cavolo, Mione, spegni quell’affare prima che ci accechi,” sbottò Ron strizzando gli occhi. Lei lo fece e li guardò confusa.

“Che succede?” chiese preoccupata. Ron, scontroso perché non aveva dormito molto e per il brusco risveglio, scoccò un’occhiata irritata a Harry.

“È quello che mi chiedo anch’io,” Ron inarcò un sopracciglio in direzione del moro.

Harry si morse un labbro, “Ho utilizzato la Mappa. Tutti i professori stanno bene,” Ron e Hermione trassero un sospiro di sollievo, “Ma non è l’unica cosa che ho visto … ho individuato anche il mostro.”

Le espressioni dei suoi amici passarono dal sollievo al terrorizzato, “D-Dov’è?” mormorò Hermione con voce tremante.

“Nella Sala Grande,” replicò Harry stringendosi nelle spalle con fare noncurante.

“E allora cosa si fa? Lo andiamo a dire agli insegnanti?” propose Ron, ogni traccia di sonno scomparsa, gli occhi sgranati.

Harry scosse la testa, “No.”

Hermione spalancò gli occhi, “Come sarebbe a dire ‘no’?!? C’è un mostro a piede libero per Hogwarts e tu lo vorresti lasciare in pace?” la sua voce si stava facendo sempre più acuta e rischiava di svegliare gli altri.

“Shh,” la zittì Harry con sguardo ammonitore, facendo un cenno in direzione dei compagni dormienti, “Non intendevo questo. Solo che non possiamo dire niente agli insegnanti: non posso rivelare l’esistenza della Mappa, ti pare? Pensavo –“

“Non rivelare l’esistenza della Mappa?!” urlò Hermione interrompendolo. Dean e Seamus mugugnarono qualcosa nel sonno, ma per fortuna non si svegliarono. La ragazzina continuò a voce più bassa, “Non ho detto niente alla McGranitt di quella dannata Mappa perché serviva solo per andare nelle cucine o in caso di bisogno. Adesso però parliamo di cose serie: gli insegnanti devono sapere del mostro!” cercò di fargli capire.

“Mione ha ragione, amico,” la difese Ron, “La cosa è seria. Qualcuno si potrebbe fare male.”

“C’è un’alternativa,” si oppose Harry quasi disperato, “Possiamo sempre … occuparci noi del mostro.”

Silenzio. Hermione e Ron lo guardavano come se avesse due teste.

“Stai … stai scherzando, spero,” disse Hermione sotto shock. Rise nervosamente, “Non stai dicendo sul serio, Harry! Siamo qui da una settimana. Cosa possiamo fare contro un mostro?”

Ron stava battendo le palpebre, guardandolo in attesa di una risposta, sconvolto dalla proposta.

“Qualsiasi cosa sia il mostro, possiamo batterlo. Andiamo! Dov’è il vostro coraggio da Grifondoro?” chiese Harry sorridendo. Le orecchie di Ron si fecero scarlatte e il rosso cominciò ad annuire deciso.

“Ronald! No! non ci pensare nemmeno! Non possiamo infrangere altre regole! Adesso andiamo dalla McGranitt a dirle dove si trova il mostro e –“ cominciò Hermione in tono pratico.

“Vorrei farti notare,” la interruppe Harry, “Che, tecnicamente, lasciare la Torre di Grifondoro per andare dagli insegnanti è già infrangere le regole, considerando il fatto che è vietato uscire da qui,” disse trionfante, “Ma se battiamo il mostro, gli insegnanti chiuderanno un occhi,” affermò. Ron stava annuendo sempre più convinto. Hermione stava cercando disperatamente un modo per tirarsene fuori e trascinare con sé i suoi amici.

“Come facciamo a sconfiggere una creatura del genere? Conosciamo solo il Wingardium Leviosa e l’Expelliarmus!” si oppose risoluta.

Harry si strinse nelle spalle, “Quei due incantesimi sono più utili di quanto pensi. Magari prova ad utilizzare l’Immobilus. Ma se non vuoi venire, non sarò certo io a costringerti,” il moro si voltò e cominciò a dirigersi verso la porta.

“Vengo con te.”

Harry si voltò sorpreso, ritrovandosi di fronte a Neville, non più in pigiama, con bacchetta in mano e un espressione determinata sul volto. Il giovane Potter non si era neanche accorto che durante il suo battibecco con Hermione, Neville si era svegliato e si era cambiato.

Sorrise, “Se vuoi venire, io non te lo posso impedire,” dentro di sé sentiva qualcosa di simile all’orgoglio. Dopo solo una settimana, Neville già si comportava da vero Grifondoro. Ron li affiancò e poi tutte e tre i ragazzi si voltarono verso Hermione, che li guardava furiosa.

Sbuffò esasperata, “E va bene, vengo. Ma solo per accertarmi che non facciate qualcosa di stupido!” aggiunse. I tre primini ghignarono e lasciarono il dormitorio, seguiti a ruota da un’ Hermione fumante.

-

Draco Malfoy era nel suo dormitorio, sdraiato sul suo letto, e fissava il soffitto con mente assente. Quella notte non riusciva proprio a dormire. Non solo aveva troppi pensieri per la testa, ma in aggiunta c’era un mostro in giro. Il Professor Piton non aveva dato troppe spiegazioni e a lui non importava gran che.

I suoi pensieri erano tutti rivolti a Potter.

Era così ingiusto! Tutti adoravano Potter, tutti volevano stare con Potter. Potter di qua, Potter di là. Tutti stravedevano per Potter. Il cocco dei Professori e del Preside. Per non parlare della sua popolarità tra gli studenti.

Ma non era la fama che gli invidiava.

Più che altro era il fatto che nonostante non avesse genitori, nonostante avesse vissuto tra Babbani, lontano dal suo mondo così a lungo, Potter era felice. Aveva degli amici che tenevano davvero a lui, amici che gli erano leali. E lui questo glielo invidiava.

Tra Serpeverde non esisteva la lealtà. Ognuno stava per conto suo e avrebbe volentieri lasciato indietro i propri compagni per salvarsi l’osso del collo. Sapeva che se mai un giorno avesse avuto bisogno di qualcuno su cui contare, tra le Serpi non ci sarebbe stato nessuno a dargli supporto.

Ma Potter non era una Serpe. Potter era un Grifondoro, coraggioso e leale, per giunta. Harry Potter gli aveva offerto la sua sincera amicizia e lui, Draco Malfoy, l’aveva rifiutata. Aveva rinunciato all’opportunità di avere un vero amico.

Ma suo padre gli aveva detto di non fidarsi di Potter, che era colpa del moro se il potere dei Malfoy si era indebolito, se il loro Signore era stato sconfitto proprio quando era stato sul punto di conquistare il mondo.

Okay, detto così il Signore Oscuro sembrava un pazzo nevrotico con manie di grandezza. Ma non era quello il punto! Il punto era che suo padre aveva ragione, suo padre aveva sempre ragione.

La voce di Potter gli tornò prepotentemente alle orecchie.

Non me ne frega di cosa pensa tuo padre, io voglio sapere cosa ne pensi tu.

Così gli aveva detto la prima volta che si erano incontrati, a Diagon Alley. Stupidi ricordi …

Draco lo osservò,“Perché fai questo?” chiese in un sussurro.

“Perché voglio vedere chi sei tu veramente, senza l’influenza di tuo padre,” replicò Harry tranquillo.

“Hai qualcosa contro mio padre?” sussurrò Malfoy, freddo e sulla difensiva, dopo diversi attimi di silenzio.

“No, ma voglio cercare di essere amico tuo, non di tuo padre. Senno lo avrei chiesto a lui.”

Era quello che gli aveva detto sul treno. Gli aveva detto che voleva essere suo amico, senza l’influenza di suo padre. Ma lui era come suo padre, glielo dicevano tutti, e lui ne era sempre stato fiero.

Per la prima volta si chiese se invece aveva sbagliato ad esserlo.

-

“Ricordatevi del piano,” sussurrò Harry ai suoi compagni.

Dopo essere usciti dalla Torre di Grifondoro e aver dato uno sguardo alla Mappa, erano scesi fino al pian terreno, dove si trovava la Sala Grande. Fortunatamente, le professoresse Vector e Sinistra avevano già completato la loro pattuglia, ignorando la Sala, ed erano salite al terzo piano.

I quattro ragazzini erano attualmente nascosti dietro l’angolo, sentendosi fortunati perché Gazza non sarebbe passato per i corridoi quella sera. Avevano solo una creatura non ben definita di cui occuparsi al posto del guardiano.

Ron, Hermione e Neville annuirono alle sue parole; avevano ideato un piano, tutti insieme, cosa che aveva sorpreso il moro. Da Hermione si era aspettato dell’aiuto, certo, ma non dagli altri due. L’astuzia di Ron negli scacchi era innegabile, e in quel momento, proprio prima di affrontare un mostro senza la ben che minima idea di come fare, la mente stratega di Ron si era improvvisamente illuminata, forse per la prima volta in vita sua. E poi c’era Neville. Il ragazzino rotondo era piuttosto bravo quando si impegnava. Forse era solo l’adrenalina: i tre undicenni non si erano mai trovati in situazioni pericolose. Harry invece sì, e per una volta ne era contento. Proprio quell’estate aveva passato il tempo pensando a come rafforzare la loro amicizia, e adesso eccoli, pronti ad affrontare qualcosa di ignoto dopo aver ideato un piano coi fiocchi.

In quei dieci minuti scarsi che avevano avuto, Harry aveva spiegato loro la teoria dell’Immobilus e dell’Incarceramus. Ma solo la teoria: le possibilità che sarebbero riusciti ad usarli in un combattimento erano pressappoco nulle.

Harry diede il segnale e cominciarono a camminare lentamente verso il portone. Lui e Ron si fermarono davanti ad esso, mentre Hermione e Neville svoltarono a sinistra e scomparvero dalla loro vista. Ron fece un respiro profondo per calmarsi e poi guardò il giovane Potter.

“Pronto?” chiese Harry, talmente piano che il rosso per poco non lo sentì. Il moro poi chiuse gli occhi, sentendo l’adrenalina montare dentro di lui. Cercò di aprire le porte che conducevano alla Sala, e trovandole chiuse usò l’Alohomora. Quando neanche quello funzionò, alzò la bacchetta e la puntò verso il portone facendo qualche passo indietro, imitato da Ron.

Bombarda Maxima!” urlò Harry.

L’esplosione che ne derivò fu devastante. Le grosse ante delle porte esplosero verso l’interno della Sala, e qualcosa dal suo interno urlò. Harry e Ron si precipitarono dentro, attraversando la polvere e gli ammassi di cemento staccati dalla parete derivati dal Bombarda di corsa, con le bacchette sguainate.

Appena la polvere cominciò a disperdersi, la identità del mostro venne loro rivelata. Spalancarono gli occhi, sotto shock. Harry deglutì; aveva sottovalutato la situazione. Si era aspettato un Troll di Montagna o anche un’Acrumantula. Ma non questo.

In piedi in mezzo alla Sala, c’era una giovane donna di circa vent’anni.

I suoi tratti erano delicati, e la sua carnagione era pallidissima. I capelli lisci erano di un biondo così chiaro che sembravano quasi bianchi, e gli occhi erano color ghiaccio. La sua bellezza era a dir poco mozzafiato. Pareva fragilissima e istintivamente, Ron e Harry abbassarono le loro bacchette. Indossava un vestito bianco corto, aderente, che le fasciava il corpo snello. Il busto sembrava molto resistente, come una corazza. Portava degli stivali alti fino a metà polpaccio e teneva le mani congiunte dietro la schiena, come una bambina che voleva nascondere una sorpresa. Harry e Ron cominciarono a guardarla con espressione ebete.

Lei li guardò, e poi sorrise. Fu solo vedendo il sorriso che Harry si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto. Il sorriso era freddo, privo di emozioni. In quel momento notò i suoi occhi, duri e crudeli. Trasalendo, si rese conto che la donna davanti a sé non batteva neanche le palpebre.

Strattonò Ron con un braccio per riguadagnare la sua attenzione, con il cuore che gli batteva all’impazzata per la paura. Quella giovane vent’enne non era umana, ne era sicuro. Era lei il mostro, la creatura che era entrata facendo scattare i meccanismi di difesa del castello.

Ron si pulì la bava e lo guardò interrogativo. Harry stava per spiegargli la situazione, ma la donna non glielo permise. Mostrò quello che aveva tenuto dietro la schiena fino a quel momento e Harry sbiancò. Era una spada, una molto lunga e molto affilata. E Harry non sapeva duellare combattendo corpo a corpo.

Con una mossa fulminea, la donna arrivò di fronte a loro, sovrastandoli, con lo stesso sorriso crudele stampato in faccia. Alzò la spada e sferrò un affondo, proprio tra Harry e Ron, che dovettero balzare di lato per evitare di essere colpiti, venendo separati. La lama si scontro col pavimento, spezzando in due una piastra di marmo.

 Harry indietreggiò e rialzò la bacchetta cauto, imitato da Ron, che sembrava terrificato.

La donna rise freddamente e si voltò verso Harry, senza però dare le spalle a Ron. Probabilmente considerava il moro una minaccia più grande del rosso. La sua lama sferzò l’aria e il giovane Potter dovette indietreggiare non di poco per evitare la traiettoria del colpo.

Expelliarmus!” gridò Ron puntandolo verso la creatura.

La donna fece un passo di lato e l’incantesimo la evitò, centrando Harry in pieno. La bacchetta volò via dalla mano del primino mentre lui faceva un volo di diversi metri, atterrando con un tonfo. Ron spalancò gli occhi mortificato, “Scusa amico!”

Harry si rimise in piedi massaggiandosi la testa, “Ouch.” Era andato a cozzare con la testa contro uno dei blocchi di cemento sparsi per terra e si fatto un brutto taglio, che adesso sanguinava. E per giunta era disarmato. Il pavimento era così pieno di schegge di legno, polvere, e cocci di pietra che non riusciva a trovare la sua bacchetta.

La donna si avvicinò a lui con la spada in mano, mentre l’aria nella Sala sembrava farsi gelida. Un tuono risuonò poco lontano. Harry schivò un altro colpo prima di distanziarsi dalla creatura, ritrovandosi però con le spalle al muro.

Ron alzò la bacchetta, ma aveva paura di colpire Harry di nuovo. Il ‘mostro’, perché ormai si era capito che non era assolutamente umana, si portò davanti al giovane Potter un’ultima volta. Ron deglutì e si guardò intorno freneticamente, Ma quando arrivano Hermione e Neville? si chiese. Individuò un grosso blocco di pietra ed agì d’istinto, proprio mentre la donna rialzava la spada per colpire il suo amico.

Wingardium Leviosa,” sussurrò pianissimo. Il blocco si sollevò da terra e il più rapidamente possibile, lo fece volare sopra la creatura e glielo fece cadere in testa. La donna barcollò, la spada le cadde di mano, ma rimase comunque in piedi. Harry approfittò del momento per sferrarle un calcio nello stomaco, facendola piegare in due e gemere. Poi corse verso Ron, sorridendo raggiante e riconoscente.

“Ti devo un favore,” mormorò, tornando a fronteggiare la creatura.

“Non dirlo neanche per scherzo,” replicò Ron con tono noncurante, ma stringendosi nelle spalle con un’espressione orgogliosa.

Adesso la donna sembrava proprio incazzata nera. Riprese la spada e si precipitò da loro, seriamente intenzionata a riportare danni gravi. Harry e Ron saltarono sui tavoli della Sala, rispettivamente quelli di Tassorosso e Corvonero, correndoci sopra e calciando posate e piatti per farsi strada.

Lei però era veloce, molto veloce, e si mise davanti a Ron, interrompendo la corsa del rosso. Gli diede un pugno, sorprendentemente forte, e Ron cadde all’indietro, scivolando giù dal tavolo, frastornato. Harry andò in panico: aveva bisogno della bacchetta. La individuò a due tavoli di distanza, tra i cumuli di macerie, e fece l’unica cosa che gli venne in mente, sentendo l’adrenalina scorrere nelle sue vene.

Allungò il braccio ed gridò, “Accio bacchetta!” Sorprendentemente, la bacchetta con la piuma di fenice si sollevò da terra e in pochi attimi fu tra le sue mani. Non ebbe neanche il tempo di meravigliarsi per il fatto che aveva compiuto una magia senza di essa, che la puntò verso la bionda che era sul punto di scendere dal tavolo e ferire Ron.

Stupeficium!” urlò, prendendo la mira in pochi attimi, con una precisione acquisita negli anni. Lo schiantesimo la colpì e cadde dall’altra parte del tavolo. Harry corse da Ron e gli porse la mano, aiutandolo a rimettersi in piedi. Solo in quel momento notò il taglio sulla gamba del rosso che sanguinava copiosamente.

“Wow,” fece Ron guardando la donna priva di sensi e facendo una smorfia di dolore “Quello me lo devi insegnare,” affermò riferendosi all’incantesimo.

“Che cosa pensi che sia?” chiese Harry intrigato riferendosi alla donna, per poi occuparsi della ferita di Ron, “Epismendo,” sussurrò, fermando la perdita di sangue, “Tergeo,” il sangue in eccesso venne ripulito, “Ferula,” delle candide bende bianche fasciarono il punto leso.

Ron lo guardò scioccato, “Non ho idea di cosa sia,” rispose, “Ma da quando sai curare una ferita?”

Harry scrollò le spalle, “Conosco solo un paio di incantesimi base che è meglio conoscere in casi di pericolo,” replicò con nonchalance.

Ron ridacchiò, facendo un gesto in direzione della donna e della distruzione nella Sala, “In casi come questo?”

Harry sorrise, “Esattamente. Ve li insegnerò appena avrò finito di spiegarvi l’Incantesimo Scudo.”

Sospirarono di sollievo e poi Ron adocchiò la bacchetta del moro, “Ma non te l’avevo fatta volare via?”

Harry esitò, incerto se dire la verità o meno. Probabilmente Ron già era scioccato per via dei incantesimi che aveva usato, quindi sarebbe stato meglio andare per gradi, “L’ho recuperata,” si limitò a dire. Ron accantonò la faccenda.

Un urlo squarciò l’aria, facendo venire i brividi ai due primini, che si raddrizzarono all’istante, spaventati.

Alzando lo sguardo, si ritrovarono faccia a faccia con la donna, ora sveglia, che li guardava furiosi. La creatura dava le spalle al tavolo degli insegnati, fronteggiandoli. Li attaccò e questa volta Harry non fu abbastanza veloce da schivare il colpo. La lama gli provocò un taglio sul braccio, fortunatamente non troppo profondo, ma non per questo meno doloroso.

Stava per aggredirli di nuovo, quando Ron sorrise e una voce, da dietro le spalle della donna e quindi dal tavolo degli insegnanti, glielo impedì.

Incarceramus!”

La donna si ritrovò per terra, legata da dalle corde doppie e resistenti, incapace di muoversi. Neville e Hermione erano arrivati, e sorprendentemente, era stato Neville a colpire la creatura.

I due ragazzini corsero in direzione del moro e del rosso, “State bene?” domandò Mione preoccupata, mentre i suoi occhi si posavano sul braccio ferito di Harry e la ferita fasciata di Ron.

Si scambiarono un’occhiata ed entrambi ghignarono, “Mai stati meglio,” affermarono all’unisono. Hermione scosse la testa mormorando ‘uomini’.

Neville si chinò sulla donna ancora legata e le tolse la spada di mano prima che potesse usarla per liberarsi, “Wow, è lei il mostro?” chiese scioccato. Lei lo guardò male.

Hermione adocchiò la bionda e spalancò gli occhi sotto shock, “Oh Merlino!!!” urlò facendo un passo indietro.

Ron alzò un sopracciglio, “Che c’è?”

La ragazzina scosse la testa ammirata, “Non riesco a credere che siate ancora vivi! Quella è una Valchiria!”

Alle occhiate perplesse dei ragazzi, si affrettò ad elaborare, “Pensavo fossero solo una leggenda. Le Valchirie sono le figlie del Dio Odino e fanno parte della mitologia norrena. Sono le Vergini Guerriere, le Regine dei Ghiacci, praticamente imbattibili. Sono esperte nell’arte del combattimento! Naturalmente non è umana, ma come ha fatto ad entrare nella scuola?”

Harry aveva una mezza idea, mentre Neville e Ron sembravano persi. Il moro si avvicinò alla Guerriera.

“Ti ha fatto entrare qualcuno, vero?” chiese piano. I suoi amici sussultarono sorpresi.

La Valchiria sorrise senza calore, “Sei un ragazzino sveglio,” affermò. Sgranarono tutti gli occhi. La voce della dea era chiara e cristallina, ma ogni sua parola sembrava essere pronunciata  tre persone in contemporanea, come se avesse tre voci diverse.

Harry annuì: aveva confermato i suoi sospetti. Alzò la bacchetta, “Hai già creato abbastanza panico questa notte, è meglio se torni nella tua terra nativa. Dobbiamo farti uscire dal castello, o le protezioni non si annulleranno e Silente non potrà tornare per calmare le acque,” spiegò calmo, ma con voce determinata e decise, da leader. Ron, Hermione e Neville annuirono d’accordo con lui.

“Inoltre,” s’intromise Hermione, “Penso sia meglio che i professori non sappiano di ciò che è successo qui,” si guardò intorno, sembrando solo in quel momento notare la distruzione portata dal combattimento.

Neville fece un cenno d’assenso, “Harry e io possiamo portare la Valchiria fuori di qui, mentre tu e Ron potete mettere a posto. Se i Professori arrivano, allora uscite dalla stanzetta dalla quale siamo entrati,” disse indicando col capo la piccola stanza vicino il tavolo degli insegnanti dalla quale avevano fatto il loro ingresso.

Annuirono tutti e Harry tirò fuori la Mappa del Malandrino, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” pronunciò. Il moro non sapeva assolutamente come, ma nonostante tutto il trambusto che avevano causato, nessun insegnante li aveva sentiti. La McGranitt e la Sprout erano al secondo piano, la Cooman ancora rinchiusa nella sua torre, la Vector e la Sinistra erano al quarto piano, Vitious e Burbage al settimo e Raptor e Piton … stavano correndo verso la Sala Grande!

Harry spalancò gli occhi, “Stanno venendo! Presto!” iniziarono tutti a correre verso la stanzetta accanto al tavolo degli insegnanti, quasi scordandosi della Valchiria.

Harry diede un’occhiata in giro e con un rapido Wingardium Leviosa rimise tutte le posate cadute sui tavoli, riparando quelle rotte. Ripulì il più possibile, finché l’unica traccia di battaglia era vicino alle porte, dove pietre, polvere e schegge di legno indicavano un’irruzione.

Mobilicorpus,” mormorò poi Harry, sollevando in aria e facendo fluttuare la donna dietro di lui. Entrò nella stanzetta con la dea e Ron chiuse la porta alle sue spalle. Hermione e Neville lo guardavano con ammirazione.

“Hai ripulito quasi tutto, e non conosco quell’incantesimo,” fece Mione impressionata, guardando la Vergine Guerriera sospesa per aria. Harry si strinse nelle spalle.

“Ho soltanto usato qualche Wingardium Leviosa e Reparo. L’incantesimo si chiama Mobilicorpus. È simile all’incantesimi di levitazione, solo che è più potente e io lo preferisco,” si limitò a spiegare, “Vi insegnerò moltissimi incantesimi appena potrò ma ora …” si portò un dito alle labbra, facendo cenno di non fare rumore. Annuirono e trattennero il fiato quando sentirono i due professori entrare di corsa nella Sala.

Piton osservò la stanza, percependo subito tracce di magia, “Qui è successo qualcosa,” constatò, osservando quello che rimaneva del portone di legno. I suoi occhi esaminarono le tavole, non trovando altro di compromettente.

Raptor si finse spaventato, “P-Pensi che il m-mostro sia s-stato qui?” balbettò.

“Ovviamente,” replicò Severus con voce atona, “E non ha ancora lasciato la scuola, dato che le barriere protettive sono ancora in stato di allerta.”

Raptor trasalì, “Oh c-cielo!”

Lo sguardo gelido di Piton si posò sulla porta della stanzetta accanto al tavolo degli insegnati e cominciò ad avvicinarsi.

I primini trattennero il fiato.

“Da questa parte,” sussurrò sbrigativo Neville, indicando il passaggio che lui e Hermione avevano utilizzato per entrare lì dentro prima. Gli insegnati non ne sapevano niente, ed era solo stato grazie all’aiuto della Mappa se avevano scoperto che c’era un’entrata secondaria. Tirando giù una delle lanterne, compariva un piccolo passaggio stretto il cui ingresso scompariva dopo pochi secondi.

Hermione e Ron s’infilarono nello spazietto che conduceva fuori da lì, seguiti da Neville. Harry si affrettò a far entrare la Valchiria, che lo guardò male ma non disse niente. Poi entrò lui; non ebbe nemmeno fatto quattro passi che dietro di lui il muro tornò, impedendogli di fare retromarcia e chiudendo il passaggio.

Quando Severus Piton entrò nella stanzetta, seguito da un balbettante Raptor, i due professori la trovarono vuota.

-

Essendo la scuola chiusa, e tutti i portoni sigillati a causa delle barriere protettive, i quattro ragazzini corsero fino al primo piano ed utilizzarono lo stesso passaggio che avevano utilizzato due notti prima per far uscire la Valchiria. Una volta fuori sui terreni, esitarono prima di liberarla.

“Se ti liberiamo ci farai del male?” chiese Ron, con la gamba che ancora gli procurava fitte ogni tanto.

La Guerriera non rispose, si limitò a scrutarli fredda.

Harry sospirò, “Non ti vogliamo fare del male,” cominciò, zittendo Ron, che aveva aperto bocca per correggerlo, con un’occhiata, “Ti lasceremo al limitare del bosco e poi potrai andartene. A circa due chilometri da dove ti lasceremo le barriere di Hogwarts finiscono e allora potrai smaterializzarti o quello che sai fare.”

La Valchiria ancora non parlò.

“Ti serve che ti accompagniamo noi?” chiese Neville, per niente contento dell’idea, ma mostrando tutto il suo coraggio da Grifondoro.

Silenzio.

“Perché non parla?” domandò Ron frustrato. Hermione si strinse nelle spalle, per la prima volta senza risposta, perplessa.

“Non siete come mi aspettavo,” affermò la dea distaccata, mentre le sue tre voci risuonavano intorno ai primini. Sobbalzarono e la guardarono confusi, “Gli umani sono degli esseri sciocchi, ma voi, per quanto giovani, siete destinati a fare grandi cose.”

Poi la Valchiria inclinò la testa di lato, e le corde le scivolarono di dosso, liberandola. I Grifondoro indietreggiarono sguainando le bacchette e puntandole su di lei. La creatura non disse, li guardò un’ultima volta con quei suoi occhi di ghiaccio in modo indecifrabile, prima di correre in direzione della Foresta Proibita e scomparire dalla loro vista.

Non se ne erano accorti, ma il cielo aveva cominciato a rischiararsi e il temporale era cessato. Adesso il sole stava sorgendo e l’alba portava con sé il sollievo per la fine della nottataccia. E mentre tornavano al castello, ancora confusi, le barriere di protettive causate dalla presenza della Guerriera si dissolsero.

Harry Potter aveva la strana impressione che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbero visto la Valchiria.

-

Su un’isola in mezzo al mare del Nord, dove il sole splende molto di rado, un uomo con la veste da Auror entrò nella prigione più temuta del mondo magico. Le guardie lo ignorarono mentre camminava per i corridoi, passando davanti alle celle, ma per precauzione il suo Patronus, una lince, gli girava intorno.

Kingsley Shacklebolt aveva passato tutto il giorno sfruttando la sua posizione di Capo di uno dei Dipartimenti più importanti del Ministero, per ricevere il permesso di togliere da quel buco dimenticato da Merlino un uomo innocente. Ancora non poteva crederci! Il suo incontro con quel misterioso James Evans sembrava essersi impresso a fuoco nella sua mente.

L’uomo che cercava sarebbe rimasto in custodia al Ministero finché il processo di Peter Minus non fosse stato indetto, seguendo la procedura standard, e poi finalmente avrebbe ricevuto la tanto meritata libertà.

Finalmente arrivò davanti alla cella che cercava. Dentro l’odore era quasi insopportabile e vi risedeva un uomo, magrissimo, con i capelli neri e sporchi.

“Sirius Black?”chiese incerto Kingsley.

Il prigioniero alzò lo sguardo, rivelando un paio di tormentati occhi grigi.

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Albus Percival Wulfric Brian Silente era attualmente nell’Ufficio del Ministro Cornelius Caramell. Quest’ultimo sembrava alquanto agitato e arrabbiato: non era stato avvertito del contenuto dell’edizione speciale della Gazzetta del Profeta, che metteva il Ministero in cattiva luce, e rischiava le dimissioni.

Albus, d’altro canto, aveva bisogno di informazioni su James Evans. I due uomini, che rappresentavano i pilastri del bene, aveva discusso tutta la notte riguardo le informazioni che avevano sul suo conto, accorgendosi, circa cinque ore dopo, che non sapevano niente di lui. Silente non aveva detto niente al Ministro dell’alleanza coi Goblin: sospettava che Caramell sarebbe subito saltato alla conclusione che il giovane sedicenne voleva prendere il controllo del Mondo Magico.

La notte era passata tranquillamente, e Cornelius aveva anche fatto domande su Harry Potter.

“Un ragazzo brillante. Deve aver preso tutto dai suoi genitori,” rispose Albus, “È identico al padre, tranne che gli occhi: gli occhi sono sicuramente quelli di sua madre.”

Caramell annuì, “Come ha preso la notizia di Black?” chiese preoccupato. Non voleva che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto odiasse il Ministero, o la loro reputazione sarebbe peggiorata ulteriormente.

“Con calma sorprendente, a dir il vero,” ammise Silente aggrottando la fronte, “Sembrava estasiato. Penso che voglia vivere con Sirius. Ahimè, purtroppo non è possibile,” sospirò il preside.

Cornelius alzò un sopracciglio, “E perché no?”

“Ci sono delle barriere protettive a casa di sua zia,” spiegò Albus, “Finché vivrà là, sarà al sicuro.”

“Al sicuro da cosa?” indagò il Ministro con una smorfia. Non gli piaceva la piega che stava prendendo la conversazione.

“Da Voldemort.”

Il silenzio calò tra i due, carico di tensione. Caramell non disse niente per un attimo, ma poi parlò, “Sono sciocchezze Albus. È morto,” affermò sicuro.

Silente scosse la testa tristemente, “No, Cornelius. È ancora vivo, da qualche parte, là fuori,” indicò la finestra col capo e per la prima volta dall’inizio di quell’incontro, l’uomo anziano sembrava dimostrare la sua vera età, “Non serve a niente negarlo.”

Cornelius scosse la testa con vigore, “Baggianate. Se fosse stato vivo, allora sarebbe tornato.”

Il preside aprì bocca per ribattere, quando le fiamme del camino di accesero e mostrarono un volto accigliato.

“Minerva? A cosa devo il piacere?” chiese gioviale Albus. Si accigliò quando notò l’espressione tirata della donna e le borse sotto gli occhi, “È successo qualcosa?”

La professoressa annuì, “La tua presenza è richiesta qui a Hogwarts. Questa notte abbiamo cercato di contattarti, senza successo. Ti prego di non farti attendere,” e con quello, la testa della donna scomparve.

Silente si alzò in piedi, “Il dovere mi chiama,” affermò in direzione del Ministro. Quello annuì e lo salutò con un cenno del capo.

Albus prese una manciata di metropolvere e la gettò nel camino.

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Come promesso, quella mattina gli studenti si ritrovarono con la colazione a letto. Alcuni non avevano chiuso occhio, mentre altri invece si erano riposati. La McGranitt era entrata a mezzogiorno nella Torre di Grifondoro, notandola stranamente vuota a causa dei danni riportati dal temporale, e aveva provveduto ad aggiustarla.

Aveva poi annunciato che il mostro aveva lasciato il castello e che la presenza di tutti loro era richiesta in Sala Grande a ora di pranzo. Naturalmente, Harry, Ron, Hermione e Neville non erano stati nella Sala Comune per ascoltare l’annuncio. Si erano invece rifugiati nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano, dove Harry aveva spiegato loro un paio degli incantesimi. Harry si era fasciato il braccio e la testa, e poi aveva ripulito i vestiti suoi e dei suoi amici con un semplice ‘Gratta e netta’.

Dopo Neville, anche gli altri riuscirono ad eseguire con successo l’Incarceramus. Ormai erano esperti nell’Expelliarmus, e stavano facendo pratica con l’Impedimenta. Mentre facevano pratica tra di loro, Harry si era assentato un attimo per andare alla Guferia, dicendo che doveva spedire una lettera. Tornò poco dopo dai suoi amici e alla fine si diressero insieme verso la Sala Grande. Arrivarono per ultimi, attirando l’attenzione di quasi tutta la Sala, così si affrettarono a raggiungere il tavolo dei Grifondoro.

“Dove siete stati?” chiese subito Seamus, curioso.

“Questa mattina non c’eravate nel dormitorio, e neanche nella Sala Comune,” constatò Dean più sospettoso dell’amico di origini irlandesi.

Ron, Hermione e Neville guardarono Harry per supporto, “Non eravamo nella Torre di Grifondoro,” rispose il moro, sotto lo shock generale dei suoi amici, che non si erano aspettati che dicesse la verità, e quello di Dean e Seamus.

“Ma era proibito fino a nuovo avviso!” fece Seamus con occhi sgranati, ma guardandolo in soggezione, “Wow …”

Dean sorrise, “E dove siete stati?”

Hermione decise di intervenire prima che Harry dicesse altro, “Siamo usciti solo questa mattina. Eravamo scesi in Sala Comune e abbiamo sentito la voce della professoressa Cooman dire che il mostro se ne era andato, e visto che ci sentivamo come dei topi in gabbia e ormai non c’era più alcun rischio, ci siamo fatti due passi,” mentì causalmente, sotto lo sguardo impressionato dei ragazzi che sapevano la verità. Lei arrossì a disagio, ma sembrava soddisfatta di sé stessa.

In quel momento, Albus Silente si alzò in piedi al tavolo degli insegnati, facendo calare il silenzio nella Sala.

“Credo che delle spiegazioni siano obbligatorie,” annunciò, “Ieri sera, mi sono assentato per andare al Ministero, dalla quale sono stato richiamato questa mattina all’alba. Mi è giunta voce che una creatura non identificata sia entrata nel perimetro delle protezione di Hogwarts e nel castello. La presenza di questo essere ha impedito il mio ritorno e ha fatto sì che gli insegnanti non potessero contattarmi fino a che, verso le sei, suddetta creatura se n’è andata. Nessuno si è fatto male questa notte, e ora è possibile circolare per i corridoi. Vi assicuro che siete tutti al sicuro. Le lezione, per oggi, saranno comunque cancellate.”

Gli studenti applaudirono entusiasti. Le lezioni venivano cancellate molto spesso quell’anno.

Harry salutò i suoi amici di Grifondoro e andò a sedersi al tavolo dei Serpeverde, dove Blaise gli fece spazio. Daphne lo salutò con un sorriso caloroso, che lui ricambiò, e Nott con un cenno del capo. Draco lo ignorò, tenendo stranamente lo sguardo basso.

“Harry, che hai fatto al braccio?” chiese Daphne preoccupata, notando la ferita fasciata.

Il giovane Potter si strinse nelle spalle, “Ieri sera il vento ha rotto i vetri della nostra Sala Comune e mi sono tagliato,” mentì facilmente. Lui e i suoi amici avevano deciso di utilizzare quella scusa per le eventuali ferite derivate dal loro scontro con la Valchiria.

“Beh, comunque sono curioso di sapere cos’era il mostro. Chissà se era pericoloso,” rifletté Theo picchiettandosi il mento con la forchetta.

“O pericolosa,” corresse Harry. Alzarono tutti un sopracciglio, “Poteva essere una lei.”

Daphne ridacchiò, “Sono contenta di vedere che non sei maschilista come certa gente di mia conoscenza,” disse scherzosa guardando Nott e Blaise, che arrossirono. Harry si concesse un sorriso. Guardò Draco per un attimo e notò le borse sotto gli occhi: non doveva aver dormito molto quella sera. Malfoy alzò lo sguardo e per un attimo i loro occhi si incrociarono. Poi il biondo prese la sua roba e lasciò la Sala. Harry continuò a chiacchierare con gli altri Serpeverde, inquieto.

Era forse pentimento quello che aveva letto negli occhi di Draco Malfoy?

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Severus Piton stava conversando animatamente con il preside riguardo l’incidente di quella notte al tavolo degli insegnanti; c’era un fatto che non tornava, e la cosa disturbava entrambi.

“Come ha fatto la creatura a lasciare il castello? Il portone si era auto-sigillato. Le barriere non hanno ceduto finché non ha lasciato i terreni di Hogwarts,” stava dicendo Piton.

Albus si accarezzò la barba pensoso, “Hai detto che il portone della Sala Grande era distrutto?”

Severus annuì, “Qualcuno lo ha fatto esplodere dall’esterno. Sospetto che il mostro si trovasse qua dentro quando qualcuno è arrivato e lo ha portato fuori,” affermò. Era quella la sua teoria. Aveva sentito il rumore di un combattimento in quella stessa stanza prima di precipitarsi lì con Raptor. La scuola si era chiusa da sola, e questo significava che qualcuno che conosceva molto bene i suoi passaggi aveva portato qualsiasi cosa vi fosse entrata fuori.

“Sospetti di qualche studente?” indagò Silente curioso.

Lo sguardo di Piton saettò per la Sala, posandosi su Potter per un istante, notando immediatamente il braccio ferito.

“No, non ho idea di chi possa essere stato,” rispose invece l’insegnati di Pozioni, evitando lo sguardo del preside.

Albus sospirò, “Per il momento è meglio non pensarci.”

Un gufo dall’aria regale, che nessuno aveva mai visto, entrò nella Sala, con una lettera tra le zampe. Iniziò a discendere e planò proprio davanti al preside. Lasciò la lettera accanto al piatto dell’uomo e poi volò via, senza aspettare una risposta.

Silente aprì la lettera e cominciò a leggere.

Egregio Professor Albus Silente,

avrà probabilmente sentito parlare di me. Io certamente ho sentito parlare di lei. Volevo solo informarla che la creatura entrata nella Scuola di Magie e Stregonerie di Hogwarts questa notte era una Valchiria. Dopo un breve scontro, ho personalmente provveduto a scortarla fuori dai confini del castello. Sospetto, per non dire che sono certo, che qualcuno l’abbia aiutata ad entrare. L’ho trovata nella Sala Grande, e mi scuso per non essere riuscito a ripulire a dovere, ma non ne ho avuto il tempo.

Cordiali saluti,

James Evans

-

 

 

Allora? Che ne pensate? Ci ho messo un po’ per scriverlo, lo ammetto. Il prossimo non so con esattezza quando lo posterò. Ecco qua il risultato del sondaggio:

 

Draco/Hermione – 12

Draco/Hermione temporanea – 4

TOTALE A FAVORE DI DRAMIONE= 16

Draco/Astoria –  10

Draco/Pansy - 5

Draco/Susan – 4

Draco/Daphne – 4

No draco/hermione – 10

TOTALE A SFAVORE DI DRAMIONE = 30

p.s. alcune persone hanno dato più di un opinione, ma sul totale ho aggiunto solo 1 punto per persona

 

E vince … DRACO/ASTORIA

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Capitolo 11
*** Il Centro di Ricerca Magico ***


11- Centro di Ricerca Magico

Ahhh!! Un altro capitolo postato. Qui troverete un po’ tutti: Sirius, Silente, Piton, Jeremiah Lestrange, James Evans, Draco, e nuovi personaggi. Mi scuso con tutti, perché questo capitolo mi è uscito così lungo che non sono riuscita a mettere tutto quello che originalmente avevo deciso di infilarci. Per Piton vs. Harry dovrete aspettare il prossimo chap. L

SATANABAAN: rituali oscuri e malocchi?!?!? Oh Merlino, devo preoccuparmi? Ho aggiornato il prima possibile e penso che questo sia il chap più lungo fin’ora, e infatti ho dovuto dividere gli avvenimenti della giornata in due, perché solo la mattinata ha riempito più di trenta pagine. So che il capitolo precedente era un po’ caotico, e spero che questo qua ti piaccia di più. Un bacio, koky ;P

Pecky: grazie per i complimenti, sono contentissima del fatto che la storia sia di tuo gradimento fino ad ora. Alla fine, la storia sarà una Draco/Astoria, anche perché non avrei saputo come scrivere una Dramione, non ci ho mai provato prima. Ecco qui il nuovo aggiornamento, piuttosto lungo, e che spero ti piaccia. :D

Kiry95: ho scampato l’omicidio anche questa volta, o ho aggiornato troppo tardi? *me timorosa* mi fa piacere che l’idea della Valchiria ti sia piaciuta, e il troll arriverà più avanti (so che è scontato, ma nel canon c’era, quindi … XD)  ecco le risposte alle tue domande:

Domanda uno: beh … diciamo … fammi pensare … non so … e va bene, sì! Probabilmente, non sicuramente, andrà a vivere con Felpato. Adoro quell’uomo!!

Domanda due: diciamo che Voldie troverà un altro modo per tornare, e Harry … potrebbe centrarci. Non sarà il rituale nel cimitero che gli ridarà un corpo, sarà qualcos’altro, ma al momento non posso dirti cosa. Solo che tornerà prima del quarto anno.

Domanda tre: Jeremiah Lestrange non è ASSOLUTAMENTE il figlio di Bellatrix e Sirius, ma di Bellatrix e il marito Rodolphus. Ha le caratteristiche dei Black perché Bellatrix era una Black, ma non centra assolutamente nulla con Felpato! Non ti preoccupare, il pensiero non ha nemmeno sfiorato la mia mente.

Domanda quattro: il prossimo incontro tra Harry e Raptor avverrà nel prossimo capitolo. Vedrai poi … ^^ in questo chap proprio non sono riuscita a farcelo entrare, anche perché Harry non è esattamente Harry. È James *me sorride malugna*

Domanda cinque: allora, per quanto riguarda Lestrange, vive con suo zio Marcus. Quando aveva cinque anni i suoi genitori sono finiti ad Azkaban per aver torturato i Paciock, e lui non li ha mai perdonati per averlo ‘abbandonato’. In un certo senso, odia il fatto che siano diventati Mangiamorte, perché prima di finire in una cella, erano così presi dal loro Signore che suo zio era l’unico che gli concedesse del tempo. Marcus non era un Mangiamorte, ma appoggiava le ideologie dei purosangue, che gli ha tramandato. Suo zio è un fanatico della Magia Oscura, e lo ha cresciuto imponendogli di diventare quello che in qualità di unico erede dei Lestrange dovesse essere. In questo chap vedrai cosa ne pensa Jeremiah.

Spero di non averci impiegato troppo ad aggiornare e di aver risposto bene alle tue domande XD. Al prossimo capitolo, xoxo

Brando: la prima parte di questo chap è tra Harry e Sirius, in qui Sirius quasi scopre Harry. Draco si ricrederà, ora lo posso dire per certo, nel prossimo capitolo. Questo l’ho dovuto dividere in due parti, perché stava uscendo decisamente troppo lungo. Spero che ti piaccia, un bacio ;P

Piccola Vero: ciauu! Il discorsetto tra Harry e Piton, mi rincresce, sarà nel prossimo chap *me ride perifda fregandosi le mani* naturalmente, Piton vuole vederci chiaro, e non si fermerà davanti a nulla. A differenza dei libri, non riesce ad usare la Legilimanzia in modo appropriato su Harry, e per questo deve trovare altri modi per estirpargli informazioni. Non andranno mai pienamente d’accordo, ma … beh, impareranno a rispettarsi a vicenda. Harry già lo rispetta a causa di quello che visto nei suoi ricordi, ma Severus … beh, Potter sta cercando un modo per riuscire a fargli capire che può fidarsi. Mi spiace, ma Harry e Ginny staranno insieme. Magari cercherò di renderla meglio in questa storia, non so, coinvolgerla di più e farla apparire diversa. Grazie per i complimenti, spero ti piaccia anche questo chap. A presto, koky

Erika91: grazie per avermi consigliate lexicon.com, lo adoro!!! Ho trovato un sacco di cose che non sapevo e molti nomi che userò più avanti in questa storia. Se non mi sbaglio è uscito un libro che si chiama Lexicon su Harry Potter. Beh, comunque spero che il chap ti piaccia. Un bacio ^^

Muryhana: ma grazie!!! *me rossa rossa* l’idea della Valchiria mi è venuta perché ogni tanto cerco creature mitologiche su internet. Ho persino scoperto che c’è una leggenda anglosassone che parla di un cane nero, descritto come un cane fantasma, spettrale, e incarnazione del demonio, che quando trovato di razza Yorkshire prende il nome Padfoot (ovvero Felpato). Nel prossimo capitolo arriverà un altro colpo per Silente, perché in questo chap James Evans fa la sua ricomparsa (anche se non lo fa apposta XD). spero ti piaccia, kiss, koky

MocciosaMalfoy: ciaooo! Hai ragione quando dici che Harry si sta stufando si sentirsi dire che farà grandi cose. Soprattutto perché quella frase lo spaventa: teme di non esserne all’altezza. Comunque come pairing, ci sono Harry/Ginny, Ron/Hermione, Draco/Astoria, e forse Neville/Susan. Naturalmente Remus/Tonks, magari troverò qualcuna per Sirius, e sto considerando l’idea di far riprendere il caro vecchio Severus. Hagrid finirà con Madame Maxime, e Bille con Fleur, naturalmente. Molti quindi seguiranno il canon. So che è scontato, ma non posso farci niente! Spero che il capitolo ti piaccia, un bacio, koky ;P

MaCcO: hello!! Ti ringrazio di cuore per la recensione e i complimenti. Sono contenta che il chap ti sia piaciuto. Questo è di gran lunga il capitolo più lungo, che spero ti piaccia come quello precedente. Se ti va, fammi sapere che ne pensi. Un bacione, a presto, kokylinda2 J

Miley2805: hola carissima!!! Grazie per i complimenti, sono felicissima che ti piaccia la storia *me saltella eccitata*. Nel prossimo capitolo, Draco e Harry faranno finalmente pace. Non so i particolari, ma so per certo che mi sono stufata di scrivere di Draco come un nemico. A me lui piace troppo! Mi auguro che questo chap ti piaccia, kisses, XOXO

Giovy39: ciaoo! Sono felice di essere riuscita a stupirti. Qui ci sono i pensieri/emozioni di Sirius, spero di averli descritti bene. Ci sono anche i pensieri di Harry, o meglio, James, al riguardo. Posso già dire che nel prossimo chap finalmente Draco si risveglierà, e sono lieta del fatto che ti stia bene la Draco/Astoria. Se ti va, fammi sapere che ne pensi di questo capitolo. Un bacio, koky

Finleyna 4 Ever: sono contenta che ti piaccia il chap. A Harry, un’identità basta e avanza, ma poi ha dovuto creare James Evans. Presto, verso la fine dell’anno circa, dovrà fare una cosa molto importante, e avrà decisamente bisogno di un’identità adulta. James è pur sempre minorenne, e può spingersi solo fino ad un certo punto. Capirai tutto quando arriverà il momento. Al prossimo chap, kokylinda2 J

Myrtle Y: mi fa piacere che trovi il chap precedente stupendo. Spero che questo sia all’altezza delle tue aspettative. Se ti va, fammi sapere che ne pensi, mi renderebbe contenta. Un bacio, koky ;P

Schuyler: mi dispiace che non ti piaccia la Draco/Astoria, ma a differenza dei libri cercherò di renderlo un personaggio più presente. anche perché devo attenermi al canon il più possibile. Devo ammettere che leggendo i libri anche io avevo pensato che Draco si sarebbe messo con Pansy, e poi sono rimasta piuttosto sorpresa. Spero che il chap ti piaccia, un bacio J

Elita: grazie per i complimenti! Devo dire che neanche a me è venuta in mente l’idea della Valchiria fino all’ultimo istante. Ho deciso di far entrare un mostro nel castello e poi mi sono chiesta: e adesso quale mostro m’invento? Non so come mi sia venuta in mente lei, sinceramente. Draco farà l’ultima delle cavolate nel prossimo capitolo e poi farà pace con Harry (uno dei motivi per la quale l’ho fatto diventare cattivo è proprio per la cavolata che farà XD). Non so ancora a chi Harry dirà del suo viaggio nel tempo. Suppongo solo a certe persone, come i suoi amici, Sirius e Remus. Magari pure a Silente, non lo so ancora. Mi auguro che il chap ti piaccia, a presto :D

Nan96: wow!! Sono contentissima del fatto che ti stia piacendo la fic. L’amicizia con Draco riaffiorerà presto, anche se non sarà esattamente facile. Anni e anni di pregiudizi non si cancellano in pochi giorni! In questo capitolo non c’è l’incontro Sirius-Harry, ma il nostro Felpato farà la conoscenza di qualcun altro *me ride sadica*. Spero che ti piaccia, un bacio ;P

Sammy Malfoy: sono felice che ti stia piacendo la storia. Anche io ho sempre trovato fastidioso il fatto che Silente sapesse tutto, soprattutto perché poi non diceva mai niente. È anche per questo che Harry non gli andrà a dire del viaggio nel tempo. La Valchiria non è proprio una mia invenzione, è una creatura mitologica che esiste sul serio XD. Naturalmente includerò Astoria di più nella storia, non mi sognerei mai di non farla partecipare agli avvenimenti! Spero ch riuscirò a rendere Ginny in modo migliore, ma per il momento non sono certa di poterci riuscire. Tenterò! Mi auguro che il chap ti piaccia, al prossimo. Koky

Sssweety: ciaooo! Penso che Neville lo metterò con Susan, ma non ne sono certa. Naturale che Harry voglia andare a vivere con Sirius, ma deve prima trovare il modo di convincere Silente. Non può chiederglielo, quindi deve indurlo in segreto a cambiare idea. Voglio cercare di dare a Neville un po’ più di sicurezza, farlo diventare un po’ più coraggioso; nei libri mi dispiaceva così tanto per lui! Draco e Harry faranno sicuramente pace, questo è sicuro! Anche perché Draco sarà di vitale importanza nell’evolversi della storia. Per il momento, Silente non sa ancora che Harry ha dato Crosta a James Evans, ma quando lo saprà saranno guai, perché la sua attenzione si focalizzerà su Harry e comincerà a guardarlo più da vicino. Ron, Hermione e Neville sono pazienti. Capiscono che Harry nasconde loro qualcosa, ma con tutto l’aiuto che sta dando loro, non hanno il coraggio di fargli un terzo grado, anche se un paio di domande gliele porgeranno. Spero che ti piaccia il capitolo, un saluto J

GinnyPotter93: volevo farti sapere che non devi assolutamente sentirti obbligata a recensire!!!!!! Mi fa piacere anche se segui soltanto la storia, non devi dispiacerti perché non puoi commentare! Non importa se non lasci sempre un commento, a me fa piacere anche se leggi soltanto J spero che il chap ti piaccia, un bacio, koky

DiNozzo323: sono contenta che la storia ti sia piaciuta tanto. Alla fine sarà una Harry/Ginny, per seguire il canon, ma per il momento è troppo presto per far mettere i personaggi insieme (hanno tutti solo undici anni XD). Mi auguro che continuerai a seguire la storia, al prossimo chap ;D

Rowan Mayfeir: ciao!! I miei esami sono andati … bene, credo. Posso ritenermi soddisfatta. I tuoi invece? Spero bene, davvero! Draco finalmente sta cominciando a pensare e a pentirsi, e la cosa solleva anche me. Sirius compare finalmente in questo chap, e sì, avrebbe bisogno proprio di una spalla su cui piangere! Anche io lo adoro! Tua sorella si chiama come una Valchiria?! Posso sapere il nome? Magari lo do alla Valchiria in questa storia! Voldy sarà in assoluto più forte rispetto ai libri, infatti la battaglia finale sarà molto diversa. Harry non sa utilizzare la magia senza bacchetta, quella con la Valchiria è stata solo fortuna, purtroppo per lui ^^. Spero ti piaccia anche questo chap, un bacio ;P

Samirina: hello! Neanche io ho mai letto una Draco/Astoria, per cui non so bene come farli mettere insieme, ma farò del mio meglio! Voldemort comparirà nel prossimo capitolo, e spero ti piaccia anche questo qua come il precedente. Sono felice che la storia sia di tuo gradimento *me saltella sul posto contenta*, alla prossima, koky

Scorpiusthebest: grazie per i complimenti, mi hanno davvero fatto piacere. Sono contenta che l’idea della Valchiria sia piaciuta, anche perché la rivedremo più tardi. Sto già pensando a un paio di cose da fare con i vampiri, infatti ho cominciato a fare un paio di ricerche! Ma compariranno più avanti, per il momento Harry ha già tanto da fare! Spero che il chap ti piaccia, ;P

Vale Lovegood: ciao!! Grazie per aver recensito, mi ha reso contenta sapere che il capitolo era di tuo gradimento! Sì, Harry si sta stufando di sentirsi dire che farà grandi cose, ma un po’ tutti riescono ad intuirlo, da come si comporta. Harry per il momento accetta la situazione, anche se penso che presto scoppierà. Mi auguro che anche questo chap ti piaccia, un bacio, koky ;D

Mary Evans: come vedi, ho aggiornato, anche se chiedo perdono per il ritardo! Beh, sono contenta che il chap ti sia piaciuto, anche se hai preferito quello precedente. Mi auguro che questo sia di tuo gradimento! In questo c’è Sirius, naturalmente, e Raptor/Voldy compare nel prossimo. Forse, un giorno, Harry dirà a Sirius e Remus la verità. Non posso ancora promettere niente, però! Un bacio, J

Bimba91: oh Merlino!!!  Grazie mille per i complimenti *me arrossita vistosamente* sono sinceramente lusingata. Mi spiace, ma la storia sarà una Draco/Astoria, una Dramione infondo non ci stava molto bene. Comunque, sono contenta che la fic ti piaccia così tanto e spero di non deluderti. Un bacio, koky

Serenin: sono felicissima che ti stia piacendo la storia. Anche io sono soddisfatta di Silente che brancolla nel buio, anche perché non sopportavo la sua onniscienza nei libri! In questo chap troverai Sirius, un minuscolo pezzetto su Piton, ma nel prossimo mi rifarò! Più che altro ho dovuto divedere un capitolo a metà perché si stava facendo troppo lungo. Spero che ti piaccia, alla prossima J

Kury: helloooo! Harry non dirà niente a Sirius sul fatto che lui è James, almeno, non per ora. Ma Sirius non è stupido, e potrebbe, ecco … intuire qual cosina, come vedrai in questo chap. Anche io adoro Felpato, ed è per questo motivo che posso affermare che NON morirà in questa fic. Mi auguro ti piaccia, un bacio, koky

Manda: non ti preoccupare se non puoi sempre recensire, a me basta che la storia ti piace, se no, pazienza! Comunque Draco sta cominciando a svegliarsi, come vedrai più avanti in questo chap, che spero inoltre ti piaccia come quelli precedenti. Se ti va, lasciami un commento. Un bacione, alla prossima, kokylinda2

Jayne: hello! Mi spiace aver smontato le tue fantasie, ma mi rifarò più avanti! James Evans non ha proprio un corpo da sedicenne. È il corpo di un undicenne modificato, che Harry ha trasfigurato, perché infondo sono la stessa persona. Anche io adoro Lestrange, anche se non so bene per quale motivo, bah! Non sarà un slash, scusa, e quindi non credo che si potranno baciare (anche perché se no le loro future fidanzate di dispererebbero XD) il risveglio totale di Draco è nel prossimo chap, e l’indipendenza arriverà alla fine dell’anno. James Evans verrà svelato solo a pochi, e tra MOLTO tempo. Naturalmente, la Valchiria ricomparirà più avanti, anche se non so bene quando e in che circostanze! ^^ suppongo che sì, Harry dirà a Sirius e Remus la verità, ALLA FINE. Un giorno, magari, Piton e Harry si sopporteranno, ma non posso promettere nulla, le mie labbra sono sigillate!! In un certo senso, Harry diventerà il nuovo Silente, che dovrà aiutare tutti restando nell’ombra. Neville presto diventerà all’altezza del trio, gli farò guadagnare un po’ di coraggio. Spero che questo chap ti piaccia come i precedenti, alla prossima. Se ti va, lasciami un commentino. Un bacio, kok J

E adesso, ecco a tutti il nuovo capitolo!!! Il continuo sarà nel prossimo.

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Capitolo 11

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Una figura, anonima e avvolta da un mantello blu notte, si stava facendo strada per le strade affollate di Londra. Si muoveva agilmente e con sorprendente velocità, e tutti coloro che la incrociavano, stranamente, sembravano deviare dal suo percorso. I passanti le scoccavano occhiate curiose, ma nessuno riusciva a vederne bene il volto a causa del cappuccio calato, cosa che aveva causato non poche sopracciglia alzate.

Il misterioso individuo, d’altro canto, non si curò degli sguardi, e non avendo molto tempo, accelerò il passo. Non ce la faceva più ad aspettare: erano passati quattro giorni, e ancora non aveva avuto sue notizie. Sulla Gazzetta erano comparsi diversi articoli sul fatto che il Ministro stava avendo qualche difficoltà: la gente gli stava inviando valanghe di Strilettere per la faccenda di Black. Alcuni chiedevano addirittura le sue dimissioni.

La figura sorrise soddisfatta; tutto andava secondo i piani. Il Mondo Magico era in subbuglio e la sfiducia nel Ministero stava incrementando. Ancora un paio di mosse e sarebbe stato scacco matto.

Sbucò in un minuscolo vicolo sporco, vicino a dei bidoni. Scorse, con la cosa nell’occhio, alcuni impiegati stavano entrando nel Ministero dall’Ingresso principale. All’inizio aveva pensato di entrare dalla cabina telefonica rossa, ma quello era l’ingresso per gli ospiti. Avrebbe dovuto fornire il suo nome, il motivo della visita, e far controllare la sua bacchetta, e lui non poteva fare nessuna di quelle cose.

Con un po’ di fortuna, avvolto nel mantello blu, lo avrebbero scambiato per un addetto alla Manutenzione Magica. Quel vicolo era così ricco di ricordi … ricordava di quando lui, Ron e Hermione erano sgattaiolati nel Minstero per recuperare il medaglione … di Hermione che Schiantava Mafalda Hopkirk … di sé stesso nelle vesti di Runcorn …

Una morsa al cuore lo attanagliò. Si chiese se i ragazzini undicenni che erano attualmente a Hogwarts sarebbero mai diventati le meravigliose persone che lui si era lasciato indietro nel futuro … chissà com’era finita la Battaglia Finale … chissà se era finita.

Scosse la testa. Non era il momento di perdersi nei suoi pensieri e fare il sentimentale. Si avviò verso la strada principale, e non poté evitare di ricordarsi del mese passato a spiare gli impiegati del Ministero sotto il Mantello dell’Invisibilità.

Stava per sgattaiolare di nuovo nel Ministero, ma questa volta senza i suoi amici. Stranamente, nonostante avesse visto Ron e Hermione poco prima al castello, gli mancavano.

Non loro, ma quelli che sperava sarebbero diventati. Ma forse li aveva persi per sempre. Forse ormai il futuro era cambiato troppo per renderli gli stessi. Non avrebbero fatto le stesse cose, vissuto gli stessi momenti. Non ci sarebbe stata alcuna caccia agli Horcrux … o almeno, non con loro. Non li poteva più mettere in pericolo, non dopo l’incidente con la Valchiria. E pensare che lei si sarebbe potuta liberare in qualunque momento e attaccarli alle spalle!

Con un sospirò, si mescolò tra la folla di impiegati che stava entrando nel bagno pubblico, sorprendentemente senza farsi notare dai Babbani. Come facevano a non vedere una tale quantità di persone entrare in un bagno allo stesso tempo?

Una volta dentro, sentendosi di nuovo straordinariamente stupido, Harry si infilò nel water.

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Era … felice. Ma allo stesso tempo dubbioso, curioso, sollevato, e angosciato.

Sirius Black non sapeva bene come si sentiva. Dieci anni. Dieci anni di vita rinchiuso in quello che gli era parso l’inferno. Erano passati quattro giorni da quando era uscito, da quando aveva respirato di nuovo aria pulita. Un Auror, Kingsley Shacklebolt, era arrivato così, senza preavviso, e lo aveva liberato.

Si ricordava tutto di quel preciso giorno, di come l’uomo avesse aperto la porta della sua cella, e gli avesse detto, con un sorriso rassicurante:

“È ora di uscire da qui. Andrà tutto bene, la verità è venuta a galla.”

La verità era venuta a galla, ancora non ci credeva! All’inizio non ci aveva creduto; aveva atteso così a lungo che alla fine aveva perso la speranza. Ma poi Kingsley lo aveva aiutato ad alzarsi, non avendone lui la forza, e lo aveva portato via da lì, da quella prigione.

Respirare aria pulita, lontano dalla putrida cella che aveva occupato così a lungo, era stato stupendo. Per un attimo aveva creduto di sognare, ma poi si era reso conto che non era possibile, perché quello sarebbe stato un sogno, non un incubo. E con i Dissennatori a pochi metri di distanza che brulicava ad Azkaban, i sogni erano totalmente inesistenti.

Era stato in quel momento che aveva capito che non era un sogno, né uno scherzo.

Una volta arrivato al Ministero, gli era stata data una camera lussuosissima, omaggio del Ministro. La prima cosa che aveva fatto era stata mangiare fino ad essere finalmente sazio, e poi si era dato una ripulita con un lungo bagno. In seguito, Kingsley e una certa Amelia Bones gli avevano dato le loro più sincere scuse e spiegato la situazione.

Gli avevano detto tutto ciò che sapevano.

Gli avevano detto di James Evans, spuntato fuori all’improvviso, e di come aveva smascherato la verità; di Peter Minus, prossimo ad essere sottoposto ad un processo; dell’articolo sulla Gazzetta del Profeta, che aveva suscitato grande scandalo nel Mondo Magico. E gli avevano riassunto tutti gli eventi principali che si era perso in tutti quegli ultimi anni in cui era stato rinchiuso.

Poi lo avevano lasciato da solo, per concedergli un po’ di privacy, e finalmente aveva pianto.

Pianto per il sollievo, perché finalmente non era più alla mercede dei Dissennatori; per la felicità, perché finalmente il Mondo Magico sapeva che lui non aveva tradito il suo migliore amico e perché era libero; e per l’angoscia, perché in tutti quegli anni rinchiusi ad Azkaban, sotto l’influenza delle sue guardie, non aveva mai avuto davvero il tempo di rimpiangere le sue azioni, o di piangere per la sorte dei suoi amici.

James era morto. Il suo migliore amico era morto.

E Remus? Che fine aveva fatto? Il senso di colpa lo aveva investito, perché anni fa, aveva pensato che fosse stato lui il traditore, quando invece era stato Minus.

E Harry? Il suo figlioccio? Aveva deluso James: Ramoso avrebbe voluto che si prendesse cura di suo figlio, e invece si era fatto sbattere ad Azkaban, e in aggiunta il traditore non era stato punito.

In quei quattro giorno, aveva trascorso tutto il tempo a pensare e ripensare alla sua vita, ai suoi errori, al male che avevano causato con le sue scelte. Era stato lui a consigliare a James e Lily di scegliere Peter come Custode Segreto. Era colpa sua. Era tutta, unicamente, e solamente colpa sua se il suo migliore amico era morto.

Era sdraiato sul divanetto della camera/suite che gli era stata assegnata, intento a fissare il vuoto, quando sentì qualcuno bussare lievemente alla porta.

“Avanti,” disse piano, senza staccare gli occhi dal soffitto, immerso nei suoi dolorosi pensieri.

La porta si aprì e lui si portò a sedere, lentamente, aspettandosi di vedere Kingsley o Amelia, le uniche due persone che avevano accesso alle sue stanze. E invece si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo; era alto, con i capelli biondi e spettinati, e gli occhi di uno stupefacente azzurro con striature blu notte, intonate al suo mantello, il cui cappuccio non era calato. Per un attimo rimase spaesato: avrà avuto più o meno sedici anni. Cosa faceva nei suoi alloggi?

Il ragazzo fece un passo avanti, senza staccare gli occhi da lui.

E solo in quel momento si rese conto di chi fosse: Kingsley e Amelia glielo avevano descritto in ogni singolo dettaglio. Sgranò gli occhi, sorpreso di ritrovarselo davanti. Aveva sperato di poterlo incontrare, ma non in quelle circostanze, e certamente non così presto.

“James Evans,” sussurrò scioccato e con gli occhi sbarrati. Come aveva fatto ad entrare? Nessuno aveva il permesso di fargli visita, non fino alla conclusione del processo di Peter.

Il ragazzo rimase in silenzio, fissandolo con un’espressione indecifrabile. Il viso era contorto in una specie di smorfia e la fronte aggrottata mentre esaminava l’ex prigioniero, ancora sciupato per via degli anni ad Azkaban.

Sotto lo sguardo attento di quei penetranti occhi azzurri, Sirius non poté fare a meno di sentirsi in soggezione. Glielo avevano detto, lo aveva anche letto sulla copia della Gazzetta che gli avevano mostrato, ma aveva pensato che probabilmente era un’esagerazione dire che ad una sola occhiata da parte di James Evans non si potesse fare a meno di rispettarlo.

Ma evidentemente si era sbagliato.

Il ragazzo davanti a lui quasi irradiava forza e decisione, e intorno a lui aleggiava un’aura di superiorità che avrebbe potuto eguagliare il più potente tra i maghi.

Sirius tentò di sostenere il suo profondo sguardo, che sembrava lo stesse scrutando fin dentro l’anima, ma alla fine cedette e dovette distogliere il proprio. Il volto di James Evans si distese, aprendosi in un sorriso gentile e genuino.

“Noto con piacere che ti stai riprendendo,” affermò il biondo, mentre si avvicinava casualmente, senza smettere di sorridere, fino a sedersi sulla poltrona di fronte a Black. In realtà, dentro di sé, non sentiva neanche una frazione della sicurezza che stava mostrando, ma stava diventando bravo a fingere.  

“S-Sì,” farfugliò Sirius, battendo le palpebre frastornato, cercando di ricomporsi e riprendersi dalla sorpresa iniziale.

James annuì soddisfatto, sentendosi più Serpeverde che mai. Quando aveva imparato a nascondere le sue emozioni così bene? Quasi non si riconosceva, ma infondo, in quel momento non era Harry Potter, “Bene. Volevo accertarmi che –“

“Grazie,” lo interruppe Sirius, cercando di non far tremare la voce,“Grazie per aver smascherato Minus,” pronunciò il nome con ribrezzo, “E per aver provato la mia innocenza. Se non fosse stato per te, probabilmente sarei ancora rinchiuso ad Azkaban.”

James lo guardò solenne, perdendo per un attimo il sorriso, “Sei innocente. Non potevo rimanere indifferente alla faccenda, sapendo che in realtà non avevi alcuna colpa,” agitò la mano, come a scacciare una mosca irritante.

Sirius lo guardò corrucciato, mentre una miriade di domande gli affollavano la mente,“Come facevi a sapere? Nessuno sapeva, a parte me, Lily, J-James, e Minus, che il Custode era cambiato,” questa domanda era forse quella che più lo interessava.

James si strinse nelle spalle casualmente, sorridendo criptico, “Tutto a suo tempo, Black. Ti assicuro che un giorno capirai. Diciamo solo … che ho le mie fonti.”

Adesso sì che l’ex prigioniero era confuso. Chi era questo ragazzo? Come aveva fatto a sapere? Quali erano le sue fonti?

“Intendi dire che un giorno me lo dirai?” indagò intrigato e speranzoso, sporgendosi dal divanetto.

James Evans rise, “Ho detto che capirai, non che saprai.”

Sirius sorrise, anche se un po’ deluso, e il silenzio cadde tra i due. Stranamente, era confortevole. Non c’era imbarazzo, e gli sembrava quasi come se conoscesse il giovane da sempre, o almeno, pareva che fosse il ragazzo a conoscere lui.

“Per che motivo hai detto di essere passato?” chiese dopo un po’, distratto.

“Non l’ho detto,” replicò James con nonchalance, appoggiandosi allo schienale della poltrona, “Comunque, sono passato primo per accertarmi che il Ministro ti stesse trattando bene,” il giovane scoccò un’occhiata alla stanza raffinata, annuendo compiaciuto tra sé, “E secondo, perché immaginavo che avresti voluto avere notizie sul Mondo Magico, su Hogwarts, su chi è ancora in circolazione. Insomma, tutto ciò che l’Auror Shacklebolt e Amelia non ti hanno detto, o perché non ne erano a conoscenza, o perché non volevano.” Lo sguardo di James Evans si posò, penetrante, sull’ex prigioniero.

Sirius annuì, arrossendo leggermente. Quel ragazzo era così … particolare, con un’aura di mistero che lo affascinava, e con gli occhi tormentati che gli facevano capire che avevano qualcosa in comune. Un passato sofferente. Gli piaceva il giovane. Anche se quando lo guardava lo faceva sentire piccolo, insignificante in confronto a lui. Eppure era solo un sedicenne! Come faceva ad avere quell’effetto sulle persone?

“Perché vuoi aiutarmi? Mi hai liberato, ed è già abbastanza. Perché ti ostini a darmi una mano?”fu la prima domanda che fece. Infondo era legittima; aveva il diritto di sapere.

James Evans parve ritrarsi leggermente, e Sirius capì di aver centrato il punto. Il biondo considerò a lungo la domanda, e proprio quando Sirius pensava che non avrebbe risposto, lo sorprese.

“Perché è la cosa giusta da fare,” replicò lentamente il biondo, senza guardarlo negli occhi. Aveva paura che se avesse incrociato lo sguardo di Sirius, l’uomo avrebbe notato l’affetto nel suo, portando solo a fare altre domande, “Dopo tutte le ingiustizie che hai subito, serve che qualcuno ti aiuti. Io ti ho liberato, e adesso non posso lasciarti a brancolare nel buio.”

Sirius lo guardò perso. Questo ragazzo si sentiva in dovere di fare la cosa giusta? Quel solo pensiero gli fece ricordare un’altra persona, che aveva la stessa ‘mania’ un tempo. Un amico che aveva perso per sempre …

“Vorrei sapere …” cominciò pensandoci su, ritornando all’offerta di James, allontanando quel pensiero. Cosa voleva sapere? Dopo tutti quegli anni, si sentiva un estranio. Era come se tutta la sua vita fosse finita, e adesso dovesse ricominciare daccapo. Il mondo era totalmente cambiato in quei ultimi dieci anni. Alla fine si decise: voleva sapere che fine avevano fatto le persone dell’Ordine della Fenice, i suoi vecchi compagni. Era improbabile che James Evans, per quanto famoso, fosse a conoscenza dell’esistenza dell’Ordine, ma magari sapeva qualcosa sui suoi componenti – infondo erano stati quasi tutti Auror.

“Che n’è stato di … Marlene McKinnon?” domandò con naturalezza, cominciando dal primo nome che gli era venuto in mente.

James fece una smorfia, “Uccisa, insieme al resto della sua famiglia,” scandì piano. Un lampo di dolore attraversò gli occhi dell’uomo di fronte a lui, ma non commentò, deciso ad andare oltre.

“Oh … Dorcas Meadowes?” tentò di nuovo, più esitante stavolta.

James deglutì, quasi pentendosi di essere venuto. Perché doveva essere proprio lui a rivelare le drammatiche sorti dei membri del primo Ordine della Fenice al suo padrino? Perché si era offerto volontario, gli rispose una voce nella sua testa, “Uccisa da Voldemort in persona,” mormorò piano, chinando il capo.

“Alice e Frank Paciock?” indagò Sirius, quasi disperato. Possibile che non fosse rimasto nessuno? Sentiva gli occhi bruciare, ma si trattenne.

James si sforzò di mantenere un’espressione neutra, “Torturati fino alla follia e attualmente al San Mungo.”

Il silenzio ripiombò nella stanza, prepotente. Sirius sembrava cercare ricacciare indietro le lacrime, “Alice e Frank …” sussurrò, con la voce che gli s’incrinava.

“Mi dispiace Black,” sussurrò il sedicenne piano.

Sirius per un attimo non rispose, “Tu non li conoscevi. Non dirmi che ti dispiace, perché tanto saprei che stai mentendo,” disse tagliente ed abbassando lo sguardo, mentre il senso di colpa e di perdita, unito all’angoscia, tornavano a farsi sentire.  Si prese la testa tra le mani, cercando di reprimere un singhiozzo. Alice e Frank! Chi? Chi poteva aver fatto loro una cosa del genere?!

Le parole di Sirius ferirono James come un pugno nello stomaco. Come poteva il suo padrino dirgli una cosa del genere? Certo, non poteva soffrire in prima persona per quelle perdite, ma gli dispiaceva per lui, per Neville, per tutti coloro che avevano perso qualcuno di caro durante la Guerra. E poi cosa credeva? Anche lui aveva perso i suoi genitori. Anche lui aveva sofferto per la perdita di molti suoi amici. Anche se adesso erano vivi, era consapevole del fatto che non erano le stesse persone.

Ma questo Sirius non poteva saperlo, e fu per quello che non gliene fece una colpa. Probabilmente il suo padrino ancora non era riuscito a superare il trauma di essere uscito da Azkaban ed essersi ritrovato in un mondo che non conosceva, che non aveva visto evolvere. Doveva affrontare il peso di tutto quello che aveva perso negli anni in pochi giorni, senza nessuno accanto che lo potesse sostenere.

“Hai ragione, non posso dire di soffrire per loro,” la voce di James gli uscì più fredda di quanto avesse voluto, facendo alzare il capo al Black, “Ma non credere che tu sia l’unico a soffrire. Io ho perso i miei genitori durante la guerra contro Voldemort.”

Sirius sbarrò gli occhi ed alzò lo sguardo di scatto, trasalendo. James Evans non aveva paura a pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi. Stranamente, non fu quello ad attirare la sua attenzione, quanto più il fatto che il ragazzo davanti a lui fosse orfano. Eppure sembrava così forte … ma avrebbe dovuto aspettarselo. Nessun genitore avrebbe mai permesso che il figlio di sedici anni s’intromettesse nelle faccende del Ministero. Quale ragazzo sarebbe finito sul giornale per aver smascherato un Mangiamorte con tale abilità?

“Mi dispiace,” gli scappò prima che riuscisse a trattenersi, facendo la stessa cosa che aveva fatto pochi momenti prima il ragazzo, e pentendosene. Attese la risposta irritata del biondo, che stranamente non arrivò.

James sorrise amaramente, senza replicare, perché anche se non ne era cosciente, a Sirius dispiaceva davvero per la morte dei suoi genitori. Soffriva anche lui per Lily e James.

E così ripiombò il silenzio.

Vedendo il suo padrino in quello stato, James sentì l’impulso di consolarlo, anche se non era particolarmente bravo nel consolare la gente. Tentò comunque,“So che può essere dura, io ho … recentemente perso delle persone a me care,” le immagini della Battaglia di Hogwarts, avvenuta solo pochi mesi prima per lui, gli tornarono in mente, insieme ai corpi inermi dei suoi amici, “Ma dopo un po’ si comincia a capire che non serve a niente rimanere nel passato, e dimenticarsi di vivere il presente,” mormorò, guardando Sirius con uno di quegli strani sguardi che Black non riusciva ad interpretare, “Bisogna solo trovare la forza di guardare avanti.”

“E se io non fossi forte? Se non ci riuscissi?” chiese Sirius disperato, mentre un paio di lacrime sfuggivano al suo controllo. Si affrettò ad asciugarle: non voleva piangere davanti a James Evans.

James sorrise, ma non c’era né calore né felicità nel gesto, “Forte non è chi cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.”

Di nuovo silenzio, ma stavolta sembrava che l’ex detenuto stesse cercando di digerire le parole che gli erano state dette. Alla fine, ridandosi un contegno, Sirius fece una delle domande che più gli premevano: il resto poteva attendere.

“Cosa ne è stato di Remus Lupin?” domandò piano, pregando che non fosse successo qualcosa anche a lui.

Il sorriso di James ritornò, “Fortunatamente è ancora vivo. Negli ultimi dieci anni non se l’è passata molto bene,” dovette ammettere, “Si è distanziato dal Mondo Magico, non trovando opportunità di lavoro e a causa di alcuni problemi dovuti alla sua condizione.”

Sirius sospirò per il sollievo, e poi spalancò gli occhi quando si rese conto che James Evans sapeva del ‘problema’ di Lunastorta.

Il biondo sospirò di fronte alla sua espressione scioccata, “Penso che tu debba sapere una cosa di me: sono sempre molto bene informato, anche quando si tratta di segreti mai rivelati. Quindi ti prego di non rimanere sconvolto se so qualcosa di troppo.”

Sirius annuì e gli fece cenno di andare avanti, comprendendo che il ragazzo davanti a lui non era uno sprovveduto e che le sue ‘fonti’ dovevano essere piuttosto accurate.

“Comunque, è da un mese che si sta riavvicinando al Mondo della Magia. Ha ricominciato ad inviare lettere via gufo ed è stato recentemente ad Hogwarts,” concluse James sorridente al ricordo.

Sirius alzò un sopracciglio, “Se sei davvero così informato, allora sapresti dirmi con chi si sta scrivendo?” fece trepidante, con un leggera sfumatura di malizia nella voce, immaginandosi il lupacchiotto che si scriveva ed incontrava una bella strega con la quale –

“Harry Potter,” affermò il sedicenne, interrompendo le improbabili fantasie di Black. Faceva uno strano effetto parlare di sé stesso come un’altra persona …

“Prego?” chiese Sirius, credendo di aver sentito male.

“Harry Potter,” ripeté James paziente, “È con lui che si scrive Remus Lupin. Per questo è andato ad Hogwarts.”

Qualcosa di confortevole riscaldò Sirius a quelle parole: le due persone alla quale teneva di più al mondo si stavano incontrando e conoscendo. Un giorno, magari, sarebbero potuti vivere insieme come una vera famiglia, “Sarebbe possibile incontrare uno dei due?” domandò speranzoso.

Il sedicenne davanti a lui esitò un momento, e qualcosa brillò nei suoi occhi per un attimo, qualcosa che Black non seppe interpretare. Perché non riusciva a capire la metà degli sguardi che gli riservava James Evans?

“Temo che per incontrare il giovane Harry dovrai andare ad Hogwarts di persona, perché dubito che lui possa lasciare la scuola, al momento,” cominciò James, mentre i suoi occhi azzurri scintillavano divertiti, per qualche motivo a lui sconosciuto, “Ma Remus Lupin … forse lui riuscirò a farlo venire qui …” il biondo si fece pensoso, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli.

Sirius lo fissò per un attimo, notando qualcosa di familiare nei suoi tratti, nei suoi gesti, nella postura ... Decidendo di ignorare la strana sensazione che si andava formando dentro di lui, guardò il sedicenne curioso, “Ma come? Pensavo che nessuno a parte la Bones e Kingsley potessero farmi visita.”

James Evans ghignò … malandrino, “Infatti è così.” Quel ghigno era identico a quello di …

Sirius sgranò gli occhi e nel processo la sua bocca si spalancò, quasi involontariamente. Scacciò il pensiero all’istante, e quando si capacitò di cosa avesse ammesso il ragazzo, sorrise trepidante, “Ah … capisco,” fece emozionato.

“Quindi, in teoria, sarebbe nel mio interesse che questo nostro incontro restasse … come dire, privato,” enfatizzò il biondo in modo eloquente, con uno sguardo complice.

Sirius cominciò ad annuire con veemenza, restituendo il ghigno. Per un attimo, sembrò quasi che non fosse mai stato ad Azkaban; era incredibile come un solo sorriso facesse la differenza, “E, sempre teoricamente, Remus potrà farmi visita?”

“Senza che nessuno sappia niente, ovvio,” replicò James.

Sirius lo guardò riconoscente, “Non aprirò bocca. Farai venire Remus?” Questo James Evans gli piaceva sempre di più! Si comportava proprio come …

“Teoricamente,” ripeté James, facendogli l’occhiolino prima di alzarsi in piedi. Black si affrettò ad imitarlo. Si strinsero la mano, e Sirius rimase sorpreso da quanto fosse salda e decisa la stretta del sedicenne.

“A presto, Black,” lo salutò James, ancora sorridente.

Sirius rise, genuinamente divertito, “Puoi chiamarmi Sirius. Infondo ti devo tutto.”

Il biondo si strinse nelle spalle, “Allora tu puoi chiamarmi James,” solo dopo aver pronunciato le parole si rese conto di che impatto avrebbero potuto aver sull’ex detenuto. Sgranò gli occhi, mentre quelli di Sirius si fecero lucidi, e guardando James Evans riuscì finalmente a ricollegare i suoi tratti a quelli James Potter. Se non fosse stato per il colore degli occhi e dei capelli, sarebbero stati identici.

Sirius aggrottò la fronte, studiandolo attentamente, ma proprio in quel momento, nascondendo il panico crescente, James Evans cominciò a dirigersi verso la porta, dandogli le spalle.

“Alla prossima, Sirius. Ti farò sapere quando tornerò con Lupin.”

E con quello il ragazzo uscì dalla stanza, lasciandosi alle spalle un intrigato Sirius Black.

Devo aver visto male, rifletté Sirius scuotendo la testa, Dev’essere stata la luce.

-

Albus Silente era, ancora una volta, nel suo ufficio. Rimaneva lì spesso. Erano quattro giorni che aveva un chiodo fisso nella sua mente: James Evans. Aveva un migliaio di domande da porgergli, e per questo non poteva fare a meno di desiderare di incontrarsi con lui.

L’incontro con Caramell non aveva dato i suoi frutti, perché a quanto pareva, il giovane che stava sconvolgendo il Mondo Magico o era molto bravo a nascondere le sue tracce, o non ne lasciava.

Era indubbiamente potente, e c’era sempre da prendere in considerazione la sua alleanza con i Goblin.

Non aveva detto a nessuno della lettera che aveva ricevuto: sapeva che probabilmente James Evans non voleva essere rivelato. In più, anche se non l’avrebbe mai ammesso, aveva preso il mistero che era questo ragazzo come una faccenda personale. Di solito sapeva tutto, tutto. Ma quando si trattava di James Evans, non ne sapeva niente.

La curiosità dei primi tempi si stava facendo sempre più intensa, soprattutto perché aveva intuito che le azioni del giovane erano pianificate, e che probabilmente erano parte di un qualcosa di più grande, qualcosa che, ne era sicuro, non era ancora pienamente in grado di comprendere e che lo intrigava.

E poi, si sentiva in debito col ragazzo.

Se non si fosse sbarazzato lui della Valchiria … Albus rabbrividì. Le Valchirie erano creature leggendarie talmente potenti che se avessero voluto, avrebbero riportato il mondo all’Era Glaciale. Erano le regine dei ghiacci e per questo il loro regno era situato al nord, perché avevano deciso di concedere agli umani un luogo dove abitare.

Era stato Merlino in persona l’ultima persona a trattare con loro, cedendo alle Valchirie i luoghi più freddi e desolati della Terra, per avere in cambio un posto in cui gli uomini e le altre creature potessero vivere.

Ma era stato solo un trattato, e Merlino era morto da secoli, o almeno così si credeva. Se avessero voluto, le Vergini Guerriere avrebbero potuto riprendere facilmente il controllo del Mondo, portandolo alla Glaciazione.

Come aveva fatto James Evans, ragazzo sedicenne, a sbarazzarsi di una delle creature più potenti sulla faccia della Terra? In genere, le Valchirie non parlavano mai, almeno non con gli umani. L’unico umano con la quale avevano mai parlato era stato appunto Merlino, e anche allora, era stata solo una frase.

Sei destinato a fare grandi cose.

Le Guerriere non avevano mai più avevano comunicato con qualcuno da allora. E Merlino era davvero stato grande.

Silente era sicuro che non sarebbe riuscito a sconfiggerne una, soprattutto con l’età che avanzava. E poi, come aveva fatto James Evans ad entrare ed uscire se le barriere intorno alla scuola si erano fortificate? Doveva conoscere un qualche passaggio a lui sconosciuto, ma come? Evidentemente James Evans non era mai stato ad Hogwarts, o almeno, non come studente.

Severus gli aveva detto che quando lui e Raptor si erano avviati verso la Sala Grande si potevano ancora sentire i suoni di una battaglia dal corridoio, cessati di botto pochi secondi prima che fossero entrati di corsa. L’unico ingresso alla Sala era il portone principale, trovato ridotto in schegge, ed entrambi i professori non avevano visto nessuno lasciare la stanza con una Valchiria. Sarebbe stato decisamente appariscente.

Piton gli aveva anche spiegato che per un momento aveva sentito dei sussurri provenire dalla stanzetta vicino al Tavolo degli Insegnanti, ma ispezionando non aveva trovato nessuno al suo interno. Come aveva fatto James Evans a lasciare il castello? Che si fosse Smaterializzato? Impossibile! Non ci si poteva smaterializzare a Hogwarts. Ma allora come aveva fatto?

Questi pensieri continuarono a tormentare il vecchio preside per tutta la giornata, e concentrato com’era, non si accorse dell’assenza di Harry Potter e dei suoi amici a ora di pranzo.

-

Spero che al castello stia andando tutto bene.

Questo era il pensiero principale di Harry Potter, o meglio, James Evans, mentre camminava per uno dei tanti corridoi del Ministero della Magia. Aveva programmato tutto, questa volta. I suoi amici lo stavano coprendo alla perfezione, nonostante le rabbiose proteste di Hermione, che lo aveva rimproverato per quindici minuti di fila prima di lasciarlo andare.

Durante la colazione, aveva detto a Ron, Hermione e Neville che quella mattina doveva assolutamente assentarsi per una questione della massima urgenza. Quando gli avevano chiesto di cosa si trattasse, aveva semplicemente replicato con un ‘giuro che spiego dopo’.

Era stata una giornata perfetta per lasciare il castello, un’occasione grandiosa: alla prima ora avevano Incantesimi, alla seconda un’ora buco, alla terza Storia della Magia e poi il pranzo. Era sgusciato fuori dal castello dopo la lezione con Vitious. Nessuno avrebbe notato la sua assenza durante l’ora buco, considerando che i suoi amici si erano a loro volta assentati per far pratica nel passaggio al quarto piano. Tutti avrebbero creduto che era con loro.

Durante Storia della Magia, poi, erano tutti così impegnati a dormire, e nel caso del professore, a parlare a vanvera, che nessuno avrebbe fatto caso ad uno studente in meno.

Per il pranzo aveva suggerito ai suoi amici di mangiare nelle cucine, perché la sua assenza dal gruppo avrebbe destato solo sospetti in Sala Grande, soprattutto quelli di un certo Maestro di Pozioni. Meglio non avere una replica dell’ultima volta.

Sperava che Draco non rifacesse la spia. Cos’era successo, poi? Il Malfoy continuava ad evitarlo come la peste, e quando non lo evitava, o lo guardava male, oppure sofferente. Non gli c’era voluto molto per capire che il ragazzino era in pieno dibattito interiore.

Voleva aiutarlo, davvero, ma non sapeva come. Non sapeva nemmeno cos’era cambiato. Un giorno sembrava essersi comportato come un amico, e quello dopo lo aveva trattato come un estranio. Sapeva che presto avrebbe dovuto fargli un discorsetto, ma cercava di rinviare l’evento al più tardi possibile.

Ed ora eccolo lì. Perso nel Ministero. Fantastico eh?

Sbuffò irritato. Come aveva fatto a perdersi? A sì, era stato perché non aveva prestato attenzione a dove metteva i piedi dopo il suo incontro con Sirius. Dire che l’aveva scosso era un eufemismo. Il suo padrino lo aveva quasi riconosciuto! Lo aveva notato da come lo guardava.

Il suo nucleo magico non era ancora abbastanza sviluppato per svolgere magie complesse, solo alcuni semplici trasfigurazioni basi. Per questo aveva scelto di modificare in modo più radicale possibile i suoi occhi e i suoi capelli, alcune delle poche cose sulla quale sapeva lavorare, fino a diventare apparentemente l’opposto di chi era. Ma i suoi tratti, anche se leggermente modificati a causa del suo aspetto di qualche anno più grande, erano pur sempre quelli di Harry Potter.

Nessuno poteva riconoscerlo, perché al momento Harry Potter era un bambino rotondetto, di undici anni, con i lineamenti infantili. Nessuno sapeva che crescendo sarebbe diventato identico a James Potter. Perciò, al momento c’erano più somiglianze tra James Potter e James Evans che tra James Evans e Harry Potter. Era uno dei motivi per la quale aveva costretto Skeeter a non pubblicare una sua foto: in un primo momento nessuno lo avrebbe riconosciuto, ma a furia di esaminare la sua foto qualcuno avrebbe notato le somiglianze con suo padre.

Dopo dieci anni, molti faticavano a ricordare con precisione i lineamenti di James Potter, ma Sirius Black non li avrebbe mai scordati. Se qualcuno poteva notare le loro somiglianze in un battito di ciglia, quello era Sirius. E forse lo aveva fatto.

E la cosa peggiore? Quel pomeriggio ci sarebbe stata la prima lezione di Quidditch, e se non fosse tornato, non solo tutti avrebbero notato la sua assenza, ma non avrebbe neppure potuto volare dopo un anno passato a dar la caccia agli Horcrux.

Sbuffò di nuovo, svoltando a destra ed inoltrandosi nell’ennesimo corridoio. Aveva l’impressione che invece di salire fino all’Atrium stesse scendendo sempre più in profondità. Impressione che si rivelò fondata quando, svoltando dietro l’ennesimo angolo, si ritrovò in un lungo corridoio, estremamente familiare …

Il suono di due voci lo fece sobbalzare. Istintivamente, si appiattì contro la parete: aveva come l’impressione che le cose sarebbero finite molto male se qualcuno lo avesse visto lì, in uno dei corridoi dell’Ufficio Misteri, mentre si aggirava con aria furtiva.

“ … pensaci, sarebbe una grandissima aggiunta!” stava dicendo una voce in tono concitato. Era … familiare, ma Harry non riusciva proprio a ricordarsi dove l’avesse sentita.

“Non credo che funzionerebbe. E poi lo sai, non è così semplice,” affermò una seconda voce sbrigativa.

“Andiamo Croaker! Devi ammettere che sa il fatto suo. E se fosse a conoscenza di ciò che ci sfugge? Se sapesse porre fine al Mistero?” ribatté la prima voce, suonando piuttosto convincente.

“È proprio questo il punto! Che scopo avrebbe l’Ufficio Misteri se il più grande Mistero venisse svelato? E dopo? L’intero Dipartimento verrebbe chiuso!” si oppose quello di nome Croaker esasperato.

“Ma il nostro compito è proprio quello di svelarlo. E poi sai che non andrebbe così. Sai su cosa si fonda il nostro Dipartimento. Ci sarà sempre un nuovo mistero da svelare, anche se questo in particolare venisse risolto. Facciamo così: se sa del Mistero, allora non se ne fa nulla. Se lui non ne sa niente, allora lo si mette al corrente. Ci potrebbe dare una mano a scoprire la verità!” ribatté la prima voce, quasi come se stesse cercando di far capire un concetto basilare ad un bambino.

Ci fu un attimo di silenzio, “Considererò l’idea, Bode. Ma anche se fosse, come lo contattiamo?”

“Beh,” riprese Broderick Bode, adesso un po’ meno deciso,“In qualche modo ci riusciremo. Potremmo chiedere  alla Bones, oppure Moody, o Shacklebolt. Ma prima devi scegliere.”

Un sospiro, “Meglio se …”

Le voci cominciarono ad affievolirsi man mano che i due uomini, Indicibili, suppose James, si allontanavano. Di cosa stavano parlando? Cos’era il Mistero? Bode … conosceva quel nome … doveva l’aveva sentito? Sentiva la risposta sulla punta della lingua! E cosa centravano Amelia, Malocchio e Kingsley? Decidendo che probabilmente non erano affari che lo riguardavano, James Evans uscì dal suo nascondiglio e cominciò a camminare nella direzione dalla quale erano arrivati i due uomini.

I corridoi dell’Ufficio Misteri, a differenza del resto del Ministero, non gli erano estranei. Dopo il suo quinto, non sarebbe mai riuscito a dimenticarsi di quel luogo. Camminando con passo sicuro, decise che non era il caso di calarsi il cappuccio del mantello: avrebbe solo attirato l’attenzione.

Nessuno aveva mai visto una foto di James Evans, e quindi nessuno lo avrebbe riconosciuto. Attraversò agilmente quel labirinto che era l’Ufficio Misteri, fino a ritrovarsi di fronte all’ascensore. Era vuoto, grazie al cielo. Vi si fiondò dentro e cominciò a risalire. Tra la folla nell’Atrium, nessuno avrebbe fatto caso alla sua presenza, non a quest’ora. Non voleva incontrare nessuno.

L’ascensore scorreva dritto verso i piani superiori, con suo sollievo, ed era ormai vicinissimo all’atrio principale al livello zero. Un po’ più su … ancora un po’ … e …

E poi accadde. Una lucina si accese, segnando un richiamo dal secondo livello. Pregando che non fosse nessuno che conosceva, James si raddrizzò. Il suo viso divenne una maschera neutra e fredda.

Le porte si aprirono ed entrò una donna, molto giovane, probabilmente appena diplomata. Era molto carina, con i capelli neri e gli occhi blu elettrico. Per poco Evans non saltò dalla gioia mentre il sollievo lo investiva: niente Kingsley, Amelia, Moody, Dawlish, Elliot, Lopker o Morrinson. Ma aveva cantato vittoria troppo presto. La giovane si voltò verso di lui, lo esaminò per un attimo, e poi lo guardò minacciosa.

“Chi sei e per quale motivo ti trovi al Ministero?” chiese lei artica, mentre la sua mano correva alla bacchetta. Fu in quel momento che James lesse la targhetta sulla sua camicia, ‘Allison Sparks. Auror’. La comprensione investì il biondo. Lui non aveva la targhetta! Era evidente che non era un membro del Ministero, e che di conseguenza era un ospite. Sembrava troppo giovane per essere un impiegato, e quindi sarebbe dovuto essere targato.

I pensieri di James corsero a mille all’ora. Aveva due opzioni:

Opzione uno: si faceva prendere dal panico, dimostrando di essere colpevole, ma la seguiva senza fare storie. La sua copertura saltava, veniva interrogato – possibilmente con il Veritasserum – a Hogwarts si accorgevano della sua assenza, tutti si sarebbero messi alla sua ricerca – di nuovo – e una volta appurato che non era al castello, Silente sarebbe corso al Ministero per parlare con Caramell, solo per ricevere la notizia che James Evans era stato catturato e che aveva confessato sotto Veritasserum di essere Harry Potter. Il resto solo Merlino poteva prevederlo.

Opzione due: la prendeva un po’ in giro, ci scherzava magari, e – a mali estremi, estremi rimedi – se necessario ci flirtava. Continuava a dimostrarsi sicuro e si comportava in modo causale, per poi escogitare – con una scusa brillante – un modo per salvare la giornata.

Uhm … la sua mente non impiegò molto a trovare una risposta. Era ora di comportarsi come suo padre e mettere in gioco le sue doti da attore. Merlino, come si vergognava di doverlo fare.

“Whoa, whoa, whoa!” fece divertito, alzando le braccia in segno di resa con un sorriso di scherno, “Se vuoi che venga con te, non ci sono problemi, bellezza. Ti seguirei in capo al mondo se tu me lo chiedessi!” La squadrò da capo a piedi con un’espressione maliziosa. James ancora non capiva come avesse fatto a non arrossire dicendo una cosa del genere.

Le guance della giovane si fecero color porpora, ma non abbassò la bacchetta, “C-Chi sei?”

“Chiunque tu voglia che io sia, dolcezza,” rispose con fare amicante.

Lei si morse un labbro ed abbassò leggermente la bacchetta, esaminandolo dall’alto in basso, soffermandosi per un momento sul suo fisico muscoloso. Arrossì di botto e distolse lo sguardo, ricacciandosi la bacchetta in tasca, “Comunque chi diamine sei?” richiese brusca, senza però guardarlo in faccia, imbarazzata.

James abbassò le braccia ghignando, “Mi chiamo James,” si limitò a dirle, stringendosi nelle spalle con naturalezza. Avrebbe potuto vincere il Premio Oscar.

“James e …?” pretese lei inarcando un sopracciglio.

“Solo James,” le rispose lui sorridendo e disarmandola.

“Beh, i-io sono Allison, piacere,” si presentò lei, porgendogli la mano esitante. Lui la prese e gliela baciò, facendo un leggero inchino da galantuomo. Non arrossire, non arrossire, non arrossire, si stava ripetendo il ragazzo in testa come un mantra.

“Enchanté,” replicò lui in francese, invece, facendola diventare ancora più rossa. Solo in quel momento James si rese conto di quanto fosse divertente avere questo effetto sulle ragazze. Sorrise, per una volta senza finzione.

“B-Beh, cosa ti p-porta al M-Ministero?” farfugliò lei, cercando di ridarsi un contegno. Era un Auror per la miseria!

“Sono venuto a far visita ad un amico,” rispose James casualmente. Tecnicamente era la verità, “E, se posso, cosa ci faceva una così bella ragazza sul secondo livello?” chiese, fingendo di non saperlo e spostando l’argomento della conversazione su di lei.

Allison sorrise lusingata ed abbassò un attimo lo sguardo, “Sono un Auror,” spiegò fiera.

James alzò un sopracciglio, “Non sei un po’ giovane per esserlo?”

Lei si morse un labbro, “Naturalmente sono ancora in fase di addestramento, ma essendo tra le migliori mi assegnano qualche compito di tanto in tanto, e l’accesso agli archivi dei criminali,” spiegò onesta, ma ingenuamente. Mai rivelare un’informazione del genere al primo che capita.

James assorbì l’informazione come una spugna. Allison aveva accesso ai file dei Mangiamorte! Sarebbero stati estremamente utili in caso …

In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono ed entrambi si affrettarono ad uscire mentre una marea di impiegati si fiondavano dentro.

“B-Beh, allora c-ci si vede,” balbettò lei sorridendo esitante, mordicchiandosi poi il labbro inferiore. Lui annuì e le fece l’occhiolino. La giovane parve recuperare un po’ del coraggio iniziale e si avviò a passo spedito verso uno dei tanti camini dorati.

A quel punto, James decise che fosse il caso di filarsela da davanti all’ascensore prima di incrociare qualcuno diretto a lavoro che conoscesse per sbaglio, tipo Moody. Se Malocchio lo avesse visto al Ministero, avrebbe fatto molte domande, e lo avrebbe costretto a rispondere.

Si guardò intorno per un momento, osservando il via vai di persone che tornavano dalla pausa pranzo, pronti per lavorare. Il suo stomaco fece una capriola quando avvistò la chioma rossa di Mr. Weasley, che chiacchierava amichevolmente con un amico. Individuò, in un angolo, un piccolo bar magico, e decidendo di aver bisogno di una Burrobirra per schiarirsi le idee, si diresse verso la sua appena stabilita meta.

Solo cinque minuti, si disse. Poi sarebbe tornato a Hogwarts.

-

Severus Piton stava cominciando ad irritarsi. Potter e i suoi amichetti non erano venuti a pranzo, e questo significava che stavano combinando qualcosa. Anni ed anni a scuola con i Malandrini gli avevano insegnato ad interpretare le assenze.

E questa era un’assenza del tipo ‘sta succedendo qualcosa che non vogliamo si sappia’. Il problema era: cosa?

Voltando il capo verso la sinistra, notò Albus, che negli ultimi tempi non faceva altro che fissare il vuoto, perso in chissà quali pensieri e vedendolo applicarsi a teorie che non rivelava a nessuno.

Sospirando, spostò lo sguardo al tavolo della sua Casa. Draco Malfoy si comportava in modo strano. Erano giorni che quasi non parlava, che sembrava crucciarsi con un pensiero fisso. Ogni tanto lo vedeva scoccare occhiate al tavolo di Grifondoro ed abbassare lo sguardo, deluso. Intorno a lui, i suoi compagni chiacchieravano allegri, osservando il libro di Blaise Zabini.

Non capiva come tutti potessero parlare per quattro giorni di fila di solo tre individui: Harry Potter in primis, e poi di James Evans e Sirius Black. Cosa c’era di tanto interessante in James Evans? Un ragazzo che aveva dato una semplice soffiata agli Auror? Più che altro, Piton lo detestava. Aveva liberato Black, e a suo parere il reietto sarebbe potuto stare ad Azkaban fino a marcirci.

La vita sembrava procedere quasi normalmente – quasi perché la notizia di Black aveva sconvolto tutti – ma allora perché non riusciva a non pensare a Potter? Guardando alla sua destra, notò Raptor, che fissava con insistenza il tavolo di Grifondoro. Che anche il professore di Difesa stesse pensando al giovane Grifondoro? Perché poi? Cosa era accaduto tra Potter e Quirinus?

Nella sua borsa continuava a tenere l’oggetto che gli avrebbe permesso di far luce sui misteri che circondavano il primino, pronto a mettere in atto il suo piano.

Quella sera, il segreto di Harry James Potter sarebbe stato svelato.

-

Riflettendo, James Evans, alias Harry Potter, concluse che la sua ‘gita’ al Ministero era stata piuttosto istruttiva. Aveva parlato con Sirius, origliato due Indicibili, Croaker e Bode se rammentava … Bode … il nome continuava a suonargli stranamente familiare, e poi aveva ‘flirtato’ con un’Auror piuttosto carina, Allison Sparks, che aveva accesso ad alcune informazioni che gli avrebbero fatto piuttosto comodo in caso la Terza Guerra Magica fosse cominciata (dopo quella con Grindelwald e la prima ascesa di Voldemort).

James sospirò soddisfatto, dopo aver finito la sua Burrobirra, e cominciò a camminare verso l’uscita.

Perso com’era nei suoi pensieri, non fece molta attenzione a dove stesse mettendo i piedi. Fece appena in tempo ad alzare lo sguardo che … BAM!!

Si ritrovò per terra, seppellito sotto una valanga di fogli, mentre un mago di circa venticinque anni cominciava a scusarsi, raccogliendo i documenti rapidamente. Possibile che continuasse sempre ad incrociare gente in quel posto?! Il suo piano era quello di sgusciare via silenziosamente senza attirare l’attenzione per Morgana! Non farsi conoscere da mezzo Ministero.

“Scusami amico! Sarei dovuto stare più attento!” esclamò il mago, cominciando a fare una pila di fogli caduti. James si riscosse, nonostante la botta in testa, e decise di aiutare il giovane mago. Probabilmente era solo un’apprendista che stava trasportando dei documenti al suo capo.

“Non c’è problema, infondo è stata colpa mia,” rispose il biondo sedicenne scrollando le spalle. Mentre raccoglieva i fogli sparsi per terra, non poté evitare di lanciare un’occhiata al testo. Erano dei file targati Top Secret. Il titolo di uno dei documenti attirò la sua attenzione e non poté evitare di leggere.

Centro di Ricerca Magico:

Progetto ZK3, Prototipo – Sperimentale

Informazioni Universali di Codice CN405WL54

Accesso Consentito Solo Ai Membri Di Livello A

Aggrottò la fronte, pensieroso. Il venticinquenne alzò lo sguardo dopo aver raccolto tutti i fogli, vedendolo che leggeva il documento. Sbiancò e glielo strappo di mano, allarmato e furioso.

“Sono informazioni strettamente professionali,” affermò stizzito, mascherando la rabbia. Il venticinquenne era alto, con i capelli castani ben pettinati e gli occhi verde acqua. Si guardò intorno freneticamente prima di afferrare James rudemente per un braccio e portarlo lontano da sguardi indiscreti.

Il biondo era a dir poco scioccato. Ma che …?! Non ebbe nemmeno il tempo di finire il pensiero che il venticinquenne lo stava trascinando in un corridoio spoglio, le cui uniche fonti di luce erano dei globi di energia bianca che fluttuavano silenziosamente a mezz’aria. Non era mai stato lì. Avrebbe giurato che prima non ci fosse alcun corridoio e non l’aveva mai visto dall’Atrium. Guardandosi alle spalle, notò che c’era un muro nel punto in cui erano passati. Avevano attraversato una parete solida?!

“Era un’illusione. Nessuno può vedere questo posto senza esserne a conoscenza,” spiegò irritato il castano, senza però allentare la presa sul braccio del sedicenne, continuando a procedere verso la fine del corridoio.

James lo strattonò, “Levami le mani di dosso!”

Ma la presa del venticinquenne era ferrea. James decise di lasciarlo fare: se avesse voluto, avrebbe già preso la bacchetta e steso l’impiegato, ma era curioso di vedere dove lo stesse conducendo. Si fermarono davanti ad una porta di legno scuro, senza maniglia, l’unica presente.

Il giovane uomo tirò fuori la bacchetta e James si irrigidì all’istante, rilassandosi quando notò il venticinquenne usarla solo per picchiettare sette volte un punto preciso della porta. Quella si aprì senza emettere alcun suono.

Il mago lo trascinò in un altro atrio, brulicante di persone, ma molto più piccolo di quello del Ministero, “Benvenuto al Centro di Ricerca Magico,” disse distaccato. La stanza era ampia ed illuminata, e le pareti erano composte da vetri e specchi che si alternavano. Fuori si potevano intravedere dei giardini e alcune serre, dove alcune piante enormi e rare sfoggiavano sgargianti colori.

La maggior parte delle persone nell’edificio indossava un camice bianco e manteneva delle cartelle in mano. James udì alcune conversare riguardo a dei progetti e scorse altri sfogliare dei fogli pieni di rune. Al centro della stanza c’era una rampa di scale che portava ai piani superiori, e ai piedi della rampa, sia a sinistra che a destra, c’erano file di corridoi.

Ad un lato della Sala c’era un tavolo in mogano con dietro una donna dall’aria professionale e severa, sui trent’anni. Il venticinquenne lo trascinò lì.

“Samantha,” la salutò cordiale.

“Ian,” replicò la donna. Aveva i capelli rossi raccolti in uno stretto chignon, dalla quale non sfuggiva una singola ciocca. Gli occhi marroni saettarono su James, e poi tornarono sul venticinquenne, oltraggiata e furiosa.

“Non sono ammessi ospiti!” sbraitò, “Vuoi che ti ricordi il Codice?”

Ian, il mago venticinquenne, fece una smorfia, “Ha letto il file sul Progetto ZK3. Non potevo lasciarlo andare,” spiegò.

La donna annuì, dando il suo consenso e guardando James ancora arrabbiata, come se avesse appena commesso un crimine imperdonabile, “Bene, allora segui la procedura,” istruì.

Ian sorrise, “È quello che avevo in mente di fare.”

Ian poi lo afferrò e cominciò a trascinarlo, sotto lo sguardo curioso di molti ricercatori, in un angolo della sala e lo guardò dall’alto in basso, “Ascoltami, ragazzino. Hai letto dei file della massima segretezza. Che cose ne hai capito?” sondò cauto.

James ghignò. Voleva sapere quanto ci aveva capito per mentirgli al riguardo e sminuire l’importanza delle informazioni ai suoi occhi. Un tempo, Harry Potter non avrebbe capito niente di quello che aveva appena letto.

Ma in quel momento era James Evans, e non poteva permettersi di fare la figura dello sprovveduto, che Ian sapesse il suo nome o meno. Il panico cominciò a montargli dentro, e si guardò rapidamente intorno, registrando i particolari della Sala, cercando di dare un senso a quel luogo, della quale prima di allora non aveva conosciuto l’esistenza. Si concentrò per un attimo, cercando di capire il significato di tutto ciò che aveva letto e visto. Non aveva mai riflettuto così velocemente prima! Da quando sapeva pensare così?

 “Beh,” cominciò affondando le mani nelle sue tasche, cercando di mascherare l’esitazione, “Penso di aver capito che il Progetto ZK3 sia un modo per ottenere informazione universali, ancora sperimentale, alla quale per il momento hanno accesso solo i membri del personale del livello A. Una specie di enorme libreria …” guardò Ian alzando un sopracciglio, sperando di averci azzeccato almeno un po’.

Il mago era impallidito così tanto che pareva un vampiro. Deglutì rumorosamente: non si era aspettato che il sedicenne avesse capito tanto, “V-Vedo che sei più furbo di quanto pensassi,” sussurrò osservandolo, “Come hai detto di chiamarti?”

James si chiese se fosse il caso di dire la verità … “Mi chiamo James.” Sperava che abboccasse all’amo e non facesse altre domande.

Fortunatamente, Ian non chiese altro. Lo esaminò per un attimo, rabbrividendo quando i loro sguardi s’incrociarono. James sapeva perché: i suoi occhi rispecchiavano il suo passato, le situazioni pericolose in cui si era trovato, le perdite e la sofferenza. La gente lo rispettava solo guardandolo negli occhi. Anche Ian probabilmente aveva notato che il suo sguardo non era quello di un ragazzino.

Prese un respiro profondo e si decise a parlare, cercando di convincersi di qualcosa, “Questo posto …” fece un ampio gesto, indicando la sala, “È un Centro di Ricerca. È qui che si fanno le maggiori scoperte magiche: tutte le persone che vedi qui hanno un progetto da portare a termine. C’è chi sta sviluppando nuovi incantesimi, chi sta testando nuove pozioni, chi cercando usi alternativi per delle piante, e così via.” Ian gli fece cenno di seguirlo.

James lo guardò sorpreso, ma si mise con naturalezza al passo col venticinquenne.

“Ti sto dicendo questo perché ho notato che sembri un tipo sveglio. E la prova è che hai capito qualcosa del file che hai letto. Non molti ci riescono,” spiegò Ian, lanciandogli un’occhiata di sottecchi, dirigendosi verso la rampa di scale e cominciando a salire, seguito a ruota da James. Samantha, la strega dietro alla scrivania, scoccò loro un’occhiata scioccata, che Ian ignorò con maestria.

“Vedi,” riprese, “Gli unici che possono entrare nel Centro sono i ricercatori e i loro apprendisti, che naturalmente devono giurare di tenere la bocca chiusa riguardo questo posto. Lavoriamo tutti in segreto qui. Se in giro si sapesse dei materiali o dei prototipi sulla quale lavoriamo, qualcuno potrebbe cercare di rubarli, o peggio, trovare un modo per corrompere un impiegato e farseli dare. Con tutte quelle famiglie purosangue lì fuori … ” Ian sembrò rabbuiarsi un attimo, “Per questo, tutti quelli che vedi qui hanno stretto un vincolo alla segretezza.”

James scosse la testa, “Io non faccio nessun giuramento,” gli disse prontamente. Non voleva avere vincoli magici addosso.

Ian alzò un sopracciglio, “Tu non sei né un ricercatore, né un apprendista. Sei, come dire … esonerato dall’impegno,” fece una pausa, pensandoci, “Anche se qui dentro nessuno è mai stato esonerato, a parte il Direttore Generale. Considerati ‘speciale’. Noi ricercatori possiamo fare entrare apprendisti solo quando siamo sicuri che non diranno nulla di questo posto a nessuno.”

Arrivarono al primo piano e Ian svoltò a destra.

James alzò le sopracciglia. Aveva pensato che il venticinquenne fosse solo un apprendista, “Noi ricercatori? Intendi dire che sei un ricercatore anche tu?”

Ian annuì con un’espressione fiera, “Il più giovane,” poi scosse la testa, “Ma non è questo il punto. Il punto è che ti ho portato qui dentro, nonostante tu non sia un apprendista e senza richiedere un giuramento, perché la nostra procedura richiede l’obliviazione di ‘informazioni segrete’ assimilate dalla mente di estranei al nostro sistema. Tu non sei del nostro sistema. E hai letto un nostro file Top Secret.”

James s’irrigidì e smise di camminare, costringendo Ian a fare altrettanto. Adesso capiva. Era per questo che lo aveva fatto entrare, perché tanto non si sarebbe ricordato niente quando sarebbe uscito. Dovevano obliviarlo.

“Ma naturalmente,” continuò il venticinquenne con tono rassicurante, “Tu potresti essere l’eccezione alla regola.”

Ma James si ricordava che Ian aveva detto a Samantha che aveva in mente di seguire la procedura. Perché diamine aveva letto quello stupido file? Il mago di fronte a lui sembrò interpretare i suoi pensieri.

“È per questo che ti sto portando dal Direttore Generale,” disse Ian, “Voglio vedere se è possibile che tu rimanga a conoscenza di questo posto senza essere un apprendista o un ricercatore. Se è possibile, non verrai obliviato.”

James non era convinto, “Sarei un ‘ospite’?” chiese, mantenendosi sulla difensiva. Vigilanza Costante, come avrebbe detto Moody.

Ian scosse la testa, “Non abbiamo ospiti qui. Tutti quelli che leggono per sbaglio i nostri file vengono obliviati all’istante e poi torniamo alla nostra solita rutine. Caso chiuso. Qui ci sono solo ricercatori e apprendisti. Ma tu sembri avere del cervello e sarebbe un peccato non renderti partecipe quando potresti esserci d’aiuto. Magari posso farti diventare una specie di ‘collaboratore’, a meno che tu non voglia diventare un apprendista,” Ian lo guardò stranamente speranzoso.

Ma James negò col capo. Con Hogwarts (e Piton addosso), non ne avrebbe avuto il tempo, “No, non posso diventare un apprendista.”

Ian sembrò deluso, “Peccato. O beh, magari potresti ancora aiutarci come ‘collaboratore’.”

James sorrise, “Forse.”

Ian esitò, “Se non sei né un apprendista, né un ricercatore, e se decidi di non diventare il nostro primo ‘collaboratore’, allora non avremo altra scelta se non obliviarti.”

Il biondo sospirò, “Fammi capire bene cosa intendi con ‘essere un collaboratore’ e poi vedremo se accetterò.”

I due ripresero a camminare in silenzio, mentre la mente di James digeriva le informazioni che gli erano state dette. Con un po’ di fortuna, magari avrebbe avuto accesso alle informazioni di quel Centro. Chissà cosa stavano sperimentando …

Arrivarono di fronte a una porta con un targhetta d’oro. Sopra c’era incisa la scritta, ‘Direttore J. Perkin’. Ian bussò piano ed attese paziente. Accanto a lui, il sedicenne si guardò intorno a disagio.

“Avanti,” chiamò una voce profonda da dentro.

Ian aprì la porta e fece un passo indietro, facendo cenno a James di entrare per primo. Titubante, il ragazzo entrò. L’ufficio era spazioso, con il pavimento di legno scuro, e i mobili, un divanetto e due poltrone, erano color panna e rivolti verso un maestoso camino in marmo, spento. Una scrivania in mogano, inondata di fogli, si stagliava davanti a una libreria che percorreva tutto il muro. C’erano due finestre ai lati, che illuminavano la stanza e si affacciavano su delle serre, dove James aveva capito si facessero degli esperimenti sulle piante.

Seduto sulla sedia di pelle dietro la scrivania, c’era un uomo. Avrà avuto circa cinquant’anni, mediamente alto, robusto, ma non grasso, con gli occhi blu e i capelli biondo sporco. Qualche ruga gli contornava gli occhi e gli angoli della bocca.

Sembrava un tipo gentile, o almeno, così sperava il biondo.

Quando l’uomo vide il giovane sedicenne, alzando lo sguardo dai documenti che stava esaminando, aggrottò la fronte e si voltò verso Ian interrogativo.

“Che storia è questa?” chiese severo, “Non sono ammessi ospiti.”

Ian annuì, “Lo so, signore. Non volevo disturbarla, è solo che questo ragazzo,” ed indicò James, che per poco non arrossì, “Ha letto parte del file riguardante il Progetto ZK3.”

L’uomo, Perkin, alzò un sopracciglio, “Non vedo dove sia il problema. Non è la prima volta che capita. Segui la procedura.” Poi tornò ai suoi fogli.

Ian si schiarì la gola per richiamare l’attenzione del Direttore, mentre James rimaneva in religioso silenzio, imbarazzato, “A dire il vero, signore, questo ragazzo ha capito di cosa parlavano.”

Questo attirò l’attenzione dell’uomo, “Davvero?” domandò intrigato. Non attese una risposta e si alzò in piedi, “Temo di essere stato imperdonabilmente scortese. Prego, si accomodi,” fece un cenno in direzione delle poltrone e si sedette su una. Ian si sedette su quella di fronte, mentre James optò per il divanetto.

Perkin congiunse le mani e guardò il ricercatore in attesa di una spiegazione.

“È successo mentre stavo vendendo qui,” cominciò Ian, “Portavo con me i file del Progetto. Ci siamo scontrati e mi sono caduti, e lui si è affrettato ad aiutarmi a raccogliere. Per sbaglio,” e scoccò un’occhiata a James, che stavolta arrossì sul serio, “Ha letto un paragrafo, ma sorprendentemente gli è bastato per dedurre di cosa si trattasse,” concluse.

Perkin rivolse la sua attenzione al giovane, curioso, “Qual è il tuo nome, ragazzo?” indagò cordiale.

“James,” rispose, cercando di mostrarsi il più sicuro possibile, evitando lo sguardo del Direttore.

Perkin lo guardò interessato, “James e …?”

Il sedicenne scrollò le spalle, “Solo James.” Se davvero lo avrebbero obliviato, non voleva lasciarsi dietro tracce del suo passaggio.

“I tuoi genitori sanno che sei qui? Non dovresti essere ad Hogwarts?” riprese l’uomo, non soddisfatto della risposta, ma decidendo di lasciar perdere.

Il biondo sorrise, “Non ho genitori e non frequento Hogwarts,” risultò molto più misterioso di quanto avesse voluto.

Perkin e Ian si scambiarono delle occhiate perse. Quest’ultimo si schiarì la gola, “Sorvolando,” riprese in tono concitato, guardando James in modo strano e poi rivolgendosi al Direttore, “Sembra avere del buon potenziale, ma non è disposto a diventare apprendista.”

Perkin alzò un sopracciglio, “E non ha fatto alcun giuramento prima di venire qui?” il suo sguardo si fece duro.

Ian deglutì, “N-No signore. Ma pensavo,” si affrettò ad aggiungere quando notò lo sguardo accigliato del suo superiore, “Perché non renderlo un nostro … collaboratore?”

“Collaboratore?” ripeté il Direttore, grattandosi il mento, “Che intendi per ‘collaboratore’?”

“Beh,” fece Ian, “Solo perché non lavora per il Centro non significa che non possa aiutarci. Sarebbe uno spreco rinunciare a qualcuno con il suo potenziale. Potrebbe darci una mano con un paio di Progetti di tanto in tanto e farci visita.”

Il Direttore guardò il biondo scettico, “È piuttosto giovane,” commentò, appoggiandosi allo schienale della poltrona.

Ian parve dubbioso, “Sì,” esaminò il sedicenne attentamente, “Ha ragione, è molto giovane,” ammise, “Quanti anni hai?” domandò poi in direzione del ragazzo, che aveva seguito la conversazione distrattamente, “Quindici?”

“Sedici,” ribatté James secco, perforandolo con i suoi penetranti occhi azzurri. Ian dovette distogliere lo sguardo.

“Beh, abbiamo un paio di progetti incompiuti che potrebbero cambiare il Mondo Magico. Magari saprà aiutarci in uno,” riprese subito il venticinquenne, facendo di tutto per non guardare James in faccia, quasi intimidito.

Perkin rimase un attimo in silenzio, “Senza alcun giuramento?” chiese piano, chiaramente restio all’idea.

“Senza alcun giuramento,” s’intromise James glaciale e deciso, facendo scattare la testa di entrambi nella sua direzione.

Perkin non rispose, ma poi lo adocchiò sospettoso, rigido, “Come faccio ad avere la certezza che non dirai niente a nessuno?”

James rimase interdetto. Doveva assolutamente dirlo a Ron e Hermione! E … e Neville! Non poteva tenerli allo scuro: più segreti aveva, più doveva mentire. E stava cominciando ad odiare le menzogne che diceva.

“Non potete,” replicò il sedicenne, “Anche perché ci sono certe persone alla quale non credo potrei tenere questo posto nascosto,” replicò onestamente.

Ian chiuse gli occhi con aria sconfitta e quando li riaprì lo guardò come a dire ‘io ti avevo dato una chance! Tu l’hai rovinata.’

Perkin inclinò la testa di lato, “Sei onesto. L’onestà è una delle qualità che più rispetto.” Rifletté per un secondo, “Se dai prova di essere brillante come Ian dice, allora forse … forse potremmo lasciarti andare.”

James lo guardò sorpreso, notando lo shock impresso nel volto di Ian, “O-Okay, quando cominciamo?”

“Adesso naturalmente,” rispose il Direttore alzandosi in piedi, “Non sappiamo ancora se possiamo lasciarti andare. Vedilo come un test. Se lo superi, potresti essere libero. In caso contrario … ” lasciò la frase in sospeso.

James annuì, alzandosi a sua volta. Incatenò lo sguardo col Direttore, e quest’ultimo spalancò gli occhi, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta.

“Fagli strada Ian, io vi raggiungo tra un attimo,” affermò Perkin con voce atona, battendo le palpebre un paio di volte per rimuovere l’immagine di quei due occhi azzurri con striature blu notte tormentati, che lo scrutavano fin dentro l’anima, e voltando le spalle ai due giovani maghi.

Ian sorrise, “Certo signore,” si voltò verso James, “Andiamo.”

-

Joshua Perkin attese finché entrambi non ebbero lasciato il suo ufficio prima di lasciarsi cadere sulla sua sedia di pelle, massaggiandosi le tempie. Quel ragazzo, James, aveva qualcosa di strano, che lo inquietava. Guardandolo negli occhi, si era sentito stranamente a disagio.

Eppure era un ragazzino! Sedici anni! Era tre volte più grande di lui.

Non sapeva se rendere il ragazzo un ‘collaboratore’ fosse una buona idea. Non ne avevano mai avuti prima, e la sola idea che qualcuno non vincolato alla segretezza uscisse dal Centro di Ricerca lo spaventava. Il Centro era segreto, e il Ministro della Magia, Caramell, non aveva la benché minima influenza tra quelle mura.

Sapeva a malapena che esisteva un Centro.

Ma c’erano famiglie, come quella Malfoy, che con un po’ di soldi, qualche maledizione, o qualche minaccia, sarebbero riuscite ad impossessarsi dei prototipi e oggetti sperimentali custoditi là dentro, e che avrebbero portato più male che bene nelle mani sbagliate.

Questo James …  come faceva a fidarsi? James cosa poi? Non conosceva il suo cognome, o qualcosa del suo  passato. Inoltre era intrigato dal fatto che non si mostrasse minimamente intimidito davanti a un mago di alto calibro, e dal fatto che fosse orfano. Cosa ci faceva al Ministero della Magia non accompagnato? E come faceva poi a non frequentare Hogwarts? Tutti i maghi e le streghe minorenni dagli undici anni frequentavano la scuola.

Decise che fosse il caso di controllare come se la stesse cavando nella ‘prova’ che doveva superare, e che doveva assolutamente conoscere il ragazzo meglio per essere sicuro che il Centro di Ricerca rimanesse segreto.

-

Impedimenta!”

Ron, Hermione e Neville erano nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano. Harry li aveva lasciati quella mattina, raccomandando loro di far pratica in modo da poter proseguire. Aveva promesso che se avessero imparato l’Impedimenta alla perfezione, avrebbe insegnato loro l’Incantesimo Scudo.

Attualmente, Neville e Ron stavano duellando, mentre Hermione osservava in attesa che fosse il suo turno. Non potendo bloccare gli incantesimi, i primini li schivavano. Harry diceva che era un buon modo per migliorare i riflessi e che Schivare era essenziale in alcuni combattimenti, perché c’erano maledizioni impossibili da respingere.

Non aveva detto quali, però.

Neville evitò l’incanto per un soffio, e cadde in ginocchio, per poi rialzarsi in piedi velocemente. Sia lui che Ron stavano ansimando per lo sforzo, stanchi. Duellavano da quindici minuti ormai.

Incarceramus!” esclamò, riuscendo a colpire il rosso con successo. Delle funi avvolsero Ron, che cadde a terra come un salame. Hermione balzò in piedi e corse ad aiutarlo.

“Bravo Neville,” si complimentò la ragazzina, sorridendo raggiante. Paciock arrossì furiosamente, abbassando la bacchetta.

“Anche Ron è stato bravo,” ammise Neville, modesto, ma la fierezza era evidente. Sua nonna sarebbe stata così contenta! Forse non era un caso disperato come tutti credevano. Ron si liberò dalle corde e si rimise in piedi, guardandolo sorridente.

“Bel duello amico,” gli disse.

“Bene. Ora è il mio turno contro Neville,” fece Hermione, eccitata, pronta a mettersi alla prova. Avevano provato l’Impedimenta una decina di volte, e dopo i tentativi iniziali erano riusciti ad ottenere dei buoni risultati. Adesso dovevano solo concentrarsi sul padroneggiare bene l’incantesimo, così da poterlo usare sempre con successo.

I due ragazzini annuirono e Ron fece un passo indietro, sedendosi con le spalle appoggiate al muro, preparandosi ad assistere al duello. Ogni tanto, uno di loro provava qualche trucco, e gli altri due cercavano di impararlo, migliorando di volta in volta.

Hermione e Neville si sorrisero e poi tornarono ad alzare le bacchette.

Expelliarmus!” attaccò subito quest’ultimo, non dando tempo alla ragazza di fare niente se non gettarsi di lato per non venire disarmata.

Immobilus!” contraccambiò Mione, decisa più che mai. Utilizzava quei pochi incantesimi che Harry aveva loro insegnato con quanta più accuratezza possibile. Nei loro duelli, avevano alternato solo gli Immobilus, gli Expelliarmus, gli Incarceramus, e gli Impedimenta, in attesa che Harry mostrasse loro altro.

Raptor non insegnava loro niente del genere! Hermione ancora non ci credeva. Era stata così eccitata di poter apprendere Difesa, e così delusa quando aveva capito che Raptor era un incompetente. Ma era impossibile. Era un insegnante: doveva essere competente. Tutti gli insegnanti lo erano, e lei aveva la più piena fiducia in loro … o no?

Hermione si sentì assalire dal dubbio.

Infondo, non erano stati gli adulti a trovare la Valchiria e disfarsi di lei. Non erano stati loro a salvare Sirius Black da un destino crudele. Non erano loro che avevano a disposizione una Mappa dettagliata di Hogwarts per poter individuare eventuali minacce e conoscere ogni singolo passaggio segreto.

Hermione Granger si ritrovò a realizzare, per la prima volta in vita sua, che gli adulti non erano sempre pronti a tutto; non avevano sempre una soluzione ai problemi.

Semmai, in quel momento le sembrava il contrario. Harry era così forte, così sicuro, che era certa sarebbe riuscito in tutto ciò che i professori, il preside, e il Ministero avevano fallito. Solo la vicinanza del moro le trasmetteva sicurezza, e vedeva che era lo stesso anche per Ron e Neville. Era giusto con tutti: non gli importava se uno fosse Grifondoro o Serpeverde. E poi lui li stava aiutando, trasmetteva loro forza, senza chiedere nulla in cambio. Insegnava loro incantesimi, li faceva divertire, condivideva con loro le sue avventure scalmanate dopo il coprifuoco …

Come poteva una persona dal passato così tragico, senza genitori, essere così buona e generosa con tutti? Perché continuava a stare con loro, comuni ragazzini di undici anni, quando era evidentemente molto più intelligente e maturo? Maturo poi … a volte era l’esatto opposto! Insomma, quale persona matura avrebbe dato il via ad una lotta col cibo in Sala Grande?

Sembrava avere due personalità completamente opposte; da un lato, c’era un ragazzino undicenne, con una gran voglia di vivere la propria vita al meglio, e che si diverte a cacciarsi nei guai, per quanto rischiosi; dall’altro c’era un ragazzino il cui passato sembrava tormentarlo, ma che al contempo lo aveva reso forte, e che lo faceva apparire molto più grande di quanto non fosse in realtà.

Neville schivò il suo Immoblius con uno scarto a sinistra e ricambiò con un Impedimenta. Persa com’era nelle sue congetture, non si accorse dell’incantesimo finché non l’ebbe colpita e non riuscì più a muoversi.

Ron scattò in piedi e si avvicinò a lei, aiutandola a liberarsi dall’effetto dell’incanto di Neville come lei aveva fatto con lui. Neville le sorrise imbarazzato, grattandosi la nuca.

“Penso che per il momento possa bastare,” affermò Ron, mentre Neville si guardava l’orologio da polso.

“Sono le due e mezza,” fece Paciock aggrottando la fronte preoccupato, “Harry dovrebbe essere già qui. Alle tre e mezza abbiamo la prima lezione di volo, e aveva promesso di esserci,” al solo pensiero, il ragazzino rabbrividì. Lui e le scope non andavano molto d’accordo.

Ron sorrise agli altri due primini: entrambi sembravano ansiosi per la lezione, “Volare non è così difficile! Visto che per il momento abbiamo finito, volete che vi spieghi un po’ di teoria? Magari vi aiuterà con la pratica.”

Neville e Hermione annuirono contenti, e tutti e tre si sedettero per terra in cerchio.

“Allora,” cominciò Ron, “Prima di tutto, quando andremo troveremo delle scope per terra. Non dobbiamo prenderle, ma dobbiamo dire ‘su!’. Quella poi, dovrebbe schizzare nelle nostre mani. Per farla obbedire al comando, bisogna …”

Ron si perse nella spiegazione di come fare, ma lui stesso non riusciva a nascondere la preoccupazione crescente. I suoi pensieri continuavano a saettare sul suo amico famoso. Dove si era cacciato? Si sentì leggermente infastidito dal fatto che scomparisse così spesso, e ripensando al periodo da quando lo aveva conosciuto, non poté fare a meno di notare che molte cose di lui non quadravano. Stava nascondendo loro qualcosa, e di grosso anche.

Dov’era finito Harry?

-

I sotterranei erano, come sempre, bui e freddi. Nessuno capiva come riuscissero i Serpeverde a viverci. Molti pensavano che fossero il posto ideale, per quelli come loro. Sempre i più odiati, sempre i più emarginati. Per molti, Serpeverde era sinonimo di Mago Oscuro.

Jeremiah Lestrange era stanco di quella situazione, stanco di essere odiato. Tutti detestavano i Serpeverde, e lui rientrava nella categoria.

Con gli anni, era diventato quello che gli altri si erano aspettati che diventasse, quello che gli altri volevano che fosse. Il Serpeverde per eccellenza. Figlio di famosi Mangiamorte, ricco e celebre purosangue, parte di una famiglia dedita alla Magia Oscura, freddo e distaccato, a volte minaccioso, con un forte ascendente sugli altri, e un promettente futuro. Aveva eretto un muro impenetrabile attorno a sé, capace di proteggerlo dall’odio di coloro che lo circondavano. Tutti lo temevano, persino i professori preferivano non dirgli niente quando non prestava attenzione alle lezioni.

Tutti tranne una persona.

Harry Potter non era per niente intimidito da lui. Per quanto cercasse di fargli capire che lo odiava, l’undicenne non correva mai quando gli scoccava occhiatacce, non piangeva mai quando gli urlava contro, non andava mai a fare la spia agli insegnanti. Qualunque primino lo avrebbe fatto. Persino i primini nella sua stessa Casa.

Ma Harry Potter non era come gli altri, questo lo aveva capito anche da solo. Era sempre così calmo e ragionevole con lui, e la cosa lo irritava. Lo guardava come se sapesse sempre cosa pensasse, come se potesse capirlo.

Ma che ne sapeva lui? Era il mago più famoso del Mondo Magico, nessuno lo aveva mai detestato, a parte gli ex-Mangiamorte. E allora perché ogni volta che lo guardava negli occhi, riusciva a scorgere un qualcosa di tormentato?

E soprattutto, perché la cosa lo metteva a disagio?

Scacciò via questi pensieri, restando seduto sulla poltrona in pelle nera della sua Sala Comune. Potter non si era presentato a pranzo quel giorno, e questo significava che stava tramando qualcosa, di nuovo. Seriamente, cosa aveva quel ragazzino che non andava? Era un primino, per Morgana! I primini non scomparivano di tanto in tanto durante le prime settimane di scuola; di solito erano contenti di stare a Hogwarts.

Sospirò, massaggiandosi le tempie. Negli ultimi tempi, non faceva che pensare alle parole di Potter, cercando di decifrarne il significato.

“ … non tutte le Serpi devono per forza essere devote al lato oscuro. C’è sempre un’alternativa; dobbiamo solo trovare il coraggio di sceglierla.”

Lui non aveva mai voluto far parte del Lato Oscuro. Lui non era come i suoi genitori. Ma aveva sempre pensato che tutta la sua famiglia fosse marcia, da sempre, e che lui non avesse scelta, doveva essere come loro. O no?

Infondo, Sirius Black non era come gli altri Black. La notizia che il cugino di sua madre non fosse mai stato un Mangiamorte lo aveva sollevato tantissimo, più di quanto volesse ammettere. Gli aveva dimostrato che non era l’unico, non era il solo ad essere diverso in quella famiglia di squilibrati.

Ma non poteva diventare come Black, sarebbe stato diseredato.

Forse era questo che intendeva Potter quando diceva ‘trovare il coraggio’. Ma lui non era un Grifondoro, non era conosciuto per il suo coraggio. Eppure aveva visto che fine facevano i codardi: diventavano schiavi del Signore Oscuro e si ritrovavano ad Azkaban, come i suoi genitori.

Era un purosangue, certo, e fiero di esserlo; non si mescolava alla feccia, ai sanguesporco. La Magia Oscura lo affascinava, e trovava il Potere una delle poche cose che valesse davvero la pena di possedere.

Ma non per questo era come gli altri nella sua famiglia. Non era un pazzo, e di certo non sarebbe mai voluto diventare un Mangiamorte.

E se … se davvero fosse riuscito a mettere da parte le faide e avesse accettato la proposta di Potter? Che sarebbe successo? I suoi genitori erano lontani e non avevano modo di sapere cosa stesse facendo, ma suo zio Marcus non sarebbe stato tollerante. Era sempre stato così fiero di lui, del fatto che fosse il purosangue perfetto, l’erede degno di due casate prestigiose. Non aveva mai sospettato che stesse recitando il ruolo che gli avevano affibbiato sin dalla nascita.

Ma adesso … Sirius Black era libero. Era un suo parente, non poi così lontano. E se fosse andato a vivere –

No. Scacciò immediatamente l’idea. Assolutamente no. Scosse la testa con forza; che razza di idee gli venivano in mente!?

In quel momento si rese conto di quanto fosse stato stupido ad anche solo pensare di accettare la proposta di Potter. Black era stato un Grifondoro. Aveva avuto il coraggio di andare contro la sua famiglia, perché non aveva mai avuto mai niente in comune con loro.

Per lui era troppo tardi. Non poteva più tornare indietro. Era un Serpeverde, a differenza di Sirius. Non aveva altra scelta.

Tutto ciò che poteva fare era continuare a recitare il suo ruolo, quello di Jeremiah Lestrange.

-

Ian lo stava conducendo, sorridente, per uno dei corridoi meno usati del Centro. Aveva notato, solo dopo l’incontro col Direttore Perkin, che c’era una porta dietro la rampa di scale, talmente nascosta che dubitava molti al Centro ne fossero a conoscenza.

Ian gli aveva fatto cenno di seguirlo e ne aveva attraversato i battenti con aria furtiva. Sì, decisamente pochi sapevano di quel corridoio.

“Dove andiamo?” chiese James, guardandosi intorno circospetto. Il corridoio era simile a quelli dell’Ufficio Misteri, e la cosa lo faceva sentire a disagio.

Ian sorrise raggiante, accelerando il passo,“Ti mostro il Progetto ZK3. Lì potrò farti scegliere quale Progetto vorrai portare a termine, e poi ti porterò da coloro che ne sono responsabili.”

James non ci aveva capito niente. Lo stava portando da un Progetto?

“Mi raccomando,” riprese Ian, stavolta serio, “Solo i membri di livello A conoscono l’esistenza di questo posto. Quindi anche se diventerai un nostro collaboratore, acqua in bocca.”

James spalancò gli occhi, “Vuoi dire che questo è il Progetto ZK3,” indagò indicandosi intorno.

Ian scosse la testa divertito, “Non questo corridoio,” replicò, raggiungendo una porta di legno. Tirò fuori una carta magnetica, di quelle che si usano negli alberghi, o che almeno James pensava lo fosse. Intravide una foto del venticinquenne con un paio di informazioni personali.

Ian appoggiò la propria carta in un piccolo riquadro accanto alla porta. Un laser ci passò sopra, esaminandone l’autenticità.

“Ian Fowl, Ricercatore di Livello A, attualmente responsabile del Progetto XYRT,” decretò una voce fredda, che sembrò risuonare nello spazio intorno a loro. La porta di legno si aprì da sola senza emettere rumore.

Quello che James vide dall’altra parte gli tolse il fiato.

Si ritrovarono su una pedana sospesa nel vuoto. Era spaziosa (lunga circa sei metri e larga sette) e c’erano un tavolo largo che occupava un quarto della pedana, una fontana di Burrobirra, e un paio di sedie in un angolo. Davanti a loro, distanti dalla pedana di un paio di metri, si estendevano file e file di scaffali enormi carichi di libri che continuavano all’infinito, di fronte e sotto di loro, dal soffitto al pavimento. Sarebbe stato normale, se solo il soffitto non si fosse trovato ad una quindicina di metri al di sopra delle loro teste, mentre il pavimento … James azzardò un’occhiata in basso, intravedendo solo il vuoto. Il pavimento non si vedeva nemmeno.

La stanza era illuminata da finestre poste tra uno scaffale e l’altro, che davano a quel posto un’aria ancora più maestosa. Un paio di fiaccole, al momento spente, erano sospese ad intervalli regolare per l’illuminazione notturna.

Il mago venticinquenne, ignorando la faccia scioccata del biondo, lo fece sedere su una sedia, sistemandosi di fronte a lui, aspettando che fosse James a parlare per primo.

Il sedicenne rimase con la bocca spalancata per un paio di momenti, boccheggiando mentre fissava quell’enorme sala. Una volta ripresosi dallo stupore, si voltò verso il mago che lo aveva trascinato là dentro.

“Per Merlino, Morgana e Circe!” esclamò il biondo, adocchiando un paio di pergamene che stavano fluttuando per aria con grazia. Oggetti magici, alcuni dei quali simili a quelli residenti nell’Ufficio di Silente, erano sospesi a mezz’aria, riflettendo sulla loro superficie la luce del sole che filtrava dalle finestre.

“Questo è il Progetto ZK3. Ci avevi azzeccato, è una specie di libreria,” gli spiegò Ian scrollando le spalle, “Qui sono stipate tutte le informazioni del Mondo Magico, ma è ancora in fase sperimentale, perché dobbiamo trovare un modo per far auto-aggiornare le informazioni. Per il momento, non sappiamo ancora come, e i Responsabili devono venire di persona ogni settimana per aggiungere file recenti.”

“Wow,” esalò James a corto di fiato. Quel posto era … era … non sapeva nemmeno come descriverlo.

“Già,” fu d’accordo Ian, gonfiando il petto,“Hanno dato vita al Progetto due secoli fa, e ancora non è completo, come vedi. Questi sono gli Archivi del Ministero. Il Responsabile di questo Progetto è il signor Lopker, e il suo assistente è Frederic Elliot. Non sanno che ti ho portato qui, forse avrei dovuto chieder loro il permesso. Infondo, tu non sei di livello A,” il venticinquenne si fece pensoso, “Vabbè! È inutile piangere sul latte versato.”

James sorrise, ricordandosi di Charlus Lopker ed Elliot nell’Ufficio di Amelia, “Li conosco. Charlus Lopker e Frederic Elliot, intendo.”

La bocca di Ian si spalancò, “L-Li conosci? Ma sono inavvicinabili! Sempre impegnati, quei due. Non dirmi che li hai incontrati di persona?” fece scioccato.

James annuì. Ian boccheggiò un paio di volte prima di tornare alla mega-libreria. Ancora impressionato, Ian si alzò in piedi e fece un passo in avanti, senza però sporsi troppo dalla pedana. Se si cadeva nel vuoto, si faceva una brutta fine.

“Bisogna solo chiamare, a voce alta, la cosa della quale hai bisogno,” spiegò il ricercatore. Poi si voltò verso le file di scaffali, “PROGETTI INCOMPLETI,” chiamò. La sua voce riecheggiò un paio di volte, perdendosi tra le file della libreria.

Si udirono diversi tonfi e il rumore di carta che veniva sfogliata. Poi, da un paio di scaffali nella Sala, giunsero dei libri e delle pergamene fluttuanti, che si andarono ad accatastare sul largo tavolo, ordinati. James li guardò affascinato; si sentiva come se avesse appena fatto Jack-Pot. Se solo avesse avuto sempre accesso a quella libreria …

Ian si avvicinò alla fontana di Burrobirra con calma, “Ne vuoi?” chiese cortese, porgendogli un bicchiere. James scosse la testa, ne aveva già bevuta prima. Ian si strinse nelle spalle e mandò giù tutto d’un sorso.

“Ahh! Ci voleva proprio. Ora, tornando a noi,” riprese in tono pratico, andando al tavolo e prendendo in mano le pergamene, “Questi sono i resoconti di tutti i Progetti incompleti, quelli che non siamo riusciti a portare a termine. Nessuno è riuscito a risolverli per settimane, così alla fine sono stati scartati.”

“E voi volete che io ne completi uno in poche ore?” domandò James indignato. Era un sedicenne per la miseria. Anzi, tecnicamente undicenne. Oppure diciassettenne? Che confusione! Quanti anni aveva?

Ian sorrise, “Dobbiamo vedere se riesci, per vedere se sei all’altezza. Nemmeno io ne sono capace. Se fallisci questo … ‘esame’, diciamo, dovrai essere obliviato.”

James deglutì, “Fa vedere,” disse frettolosamente.

Ian gli porse le pergamene e il sedicenne le afferrò, sentendo il panico crescere. Non era un Corvonero, e non era Hermione. Non sarebbe mai riuscito a completare un Progetto. Cominciò a leggere la lista delle categorie: Difesa, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia, Pozioni, Antiche Rune, Manufatti Antichi, Guarigione, Aritmanzia e così via. In cosa andava meglio? La risposta gli venne naturale: Difesa.

Passò alla lista relativa alla Difesa, e lesse i nomi dei Progetti e in cosa consistevano. Trovare uno scudo alla Maledizione Cruciatus, uno per l’Imperius, o uno per l’Anatema che Uccide; creare un congegno in grado di mettere fuori gioco un’intera guarnigione di maghi in una volta … sembrava tutto così complicato! Non sarebbe mai riuscito a fare quel genere di cose! Lo avrebbero sicuramente obliviato.

Si guardò l’orologio da polso: erano quasi le tre. Merlino, doveva tornare a Hogwarts!

Non era così avanzato in Difesa, ma … forse il libro del Principe Mezzosangue lo aveva aiutato. Forse. E se … se avesse preparato una pozione inventata da Piton? Se una delle pozioni all’interno di quella lista fosse stata inventata nel futuro … allora significava che avrebbe potuto prepararla e farla passare come una scoperta.

James scosse la testa. Non poteva farlo, era scorretto. Non si sarebbe abbassato al livello di Allock e preso il merito di qualcun altro. Rilesse la lista relativa alla Difesa, concentrandosi sullo scovare qualcosa una cosa che avrebbe potuto considerare possibile. Niente.

Ian lo stava osservando, curioso, esaminando le sue espressioni. Ogni tanto ridacchiava, cosa che lo stava irritando. Alla fine, James decise di chiudere gli occhi e sceglierne uno a caso. Ian scoppiò a ridere.

“Che cosa fai?” chiese tra una risata e l’altra, tenendosi la pancia.

James lo fulminò con un’occhiataccia, “Scelgo un Progetto.”

“A caso?!” Ian ricominciò a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi. James lo ignorò bellamente e fece scorrere il suo dito sulla lista, senza guardare. Fermò il suo dito a metà pagina – o almeno credeva – e finalmente abbassò lo sguardo sulla pergamena.

Sbiancò.

Aveva scelto la voce ‘Trovare uno scudo alla Maledizione Cruciatus’. Alzò lo sguardo verso il cielo, come se potesse vedere attraverso il soffitto.

“Ma allora devi odiarmi!” urlò, rivolto a qualche entità celeste. Il Fato sembrava farlo a posta, diamine. Non era bastato vivere tutta la sua pericolosa vita fino ad essere ucciso con l’Anatema che Uccide dal più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, no? Adesso doveva rivivere la sua strazio di vita e attraversare il doppio di situazioni pericolose.

Ian inarcò un sopracciglio e si avvicinò per vedere cosa avesse scelto di fare. Impallidì, “Ma tu sei pazzo!!!”urlò sconvolto, indietreggiando. Scosse la testa, “Scegli qualcos’altro. Quel Progetto è un caso perso. Specie per te.”

James si sentì ferito nell’orgoglio, “Pensi che non riuscirei?”

“Proprio così,” replicò il ricercatore senza ritegno, stringendosi nelle spalle,”Maghi più esperti ci hanno provato e fallito.”

James assottigliò lo sguardo, “Lo faccio,” affermò deciso. Ian scosse la testa, contrariato.

“Utilizzare una Maledizione Senza Perdono è già sbagliato di per sé. Utilizzarla su un sedicenne, poi …” non continuò, scuotendo la testa, “Non è il caso di rischiare, anche perché se il tuo scudo fallisce verresti colpito dalla Maledizione.”

“Sono già stato messo sotto Cruciatus. Non è un problema,” si oppose James. Dannato orgoglio da Grifondoro. James già si pentiva delle sue parole.

Ian sgranò gli occhi, inorridito, “S-Sei … s-sei … oh Merlino …” sbatté le palpebre un paio di volte, “M-Mi dispiace,” si scusò, senza sapere per cosa.

James sorrise forzatamente, “È stato tempo fa. L’ho superato ormai.” Il silenzio cadde tra i due. Ian sembrava troppo mortificato per parlare, così James decise di prendere in mano la situazione, “Allora, non mi dovevi portare dai responsabili di questo Progetto per discuterne?” aveva poco tempo, e nella sua voce traspirò della fretta.

Ian esitò, ma alla fine cedette ed annuì. Si voltò in direzione degli scaffali, “PROGETTO MSPC,” chiamò. Ancora una volta, pergamene, fogli, appunti e libri su quel progetto si andarono ad accatastare sul tavolo. James afferrò un paio di appunti che contenevano le informazioni sulla Maledizione.

Non ne lesse gli effetti, perché in fondo già li aveva provati. Non lesse nemmeno le informazioni relative alla sua storia. Cosa poteva aiutare a proteggerti da una Maledizione? James ci pensò su, fino a concludere che bisognava sapere quali erano le sue intenzioni.

Ian si morse un labbro, “Sei sempre in tempo a scegliere qualcos’altro, seti va.” Ma James scosse la testa risoluto, facendo sospirare il ricercatore, preoccupato, “Bene, seguimi.”

Si diressero verso la porta da cui erano entrati e ripercorsero corridoio poco usato. Durante il tragitto, James non fece altro che pensare a come respingere la Maledizione. Ian lo capì, e non lo disturbò, ma pareva molto a disagio.

Una volta fuori, il venticinquenne lo condusse da Samantha, che guardò male entrambi, “Che storia è questa!?” sbraitò, in attesa di spiegazioni. Che caratterino, si ritrovò a pensare James divertito.

Ian arricciò il naso, “Top Secret, Sam. Ordini del Direttore. Voglio sapere dove si trovano al momento i Responsabili del Progetto MSPC,” disse freddo.

La strega sembrò presa in contropiede, e il suo sguardo si posò guardingo su James, “Corridoio B6, Ufficio 57,” rispose pronta. Ian annuì e la salutò con un cenno della mano.

Mentre il ricercatore conduceva James lungo in corridoio indicato, il biondo continuava a pensare. L’intenzione della Maledizione Cruciatus era quella di far del male, certo, ma quando si subivano gli effetti ci si sentiva tagliati fuori dal mondo, e non si sentiva niente, non si vedeva niente.

James pensò che se avesse avuto qualcuno al suo fianco sarebbe stato molto più facile da sopportare. Il dolore era sempre più facile da sopportare quando si aveva accanto qualcuno che si amava. Un’idea si andò a formare nella sua mente, pian piano. Era assurda, ne era certo. Ma i conti tornavano. Qual’era l’unica cosa che poteva sconfiggere il male? L’unica cosa che era mai stata in grado di fermare Voldemort, quel grande potere che Albus Silente tanto spesso gli attribuiva.

Entrarono in un Ufficio, piuttosto spoglio, a dir il vero. C’erano un paio di monitor e oggetti fluttuanti che il biondo non seppe catalogare. Dentro stavano parlando tre uomini. Uno era alto e magro, con gli occhi blu e i capelli castani, e con un accenno di barba. Indossava il classico camice bianco dei ricercatori, e a James ricordò molto il Dr. House della serie Babbana. Accanto a lui, c’era un uomo basso e tarchiato, con gli occhiali rotondi e gli occhi vispi, che sembrava poter notare anche i più piccoli particolari. E infine, a chiacchierare con entrambi, c’era un uomo di statura media, con i capelli che si stavano ingrigendo e gli occhi color cioccolato.

Al loro arrivo, tutti e tre alzarono la testa di scatto, mettendo da parte i fogli riguardanti chissà quale Progetto, e tacquero. Procedure di sicurezza quando si trattava di roba Top Secret.

L’uomo dagli occhi vispi sorrise, “Nuovo apprendista, Ian?” domandò cordiale esaminando James, che prontamente evitò il suo sguardo, “Mi sembra piuttosto giovane,” constatò.

Ian scosse la testa, “Non è un apprendista, Gary.” I tre uomini parvero spaesati e si scambiarono un’occhiata.

“Un nuovo ricercatore?” chiese l’uomo che ricordava il Dr. House, perplesso.

“No. Nessuno dei due,” replicò il venticinquenne. L’informazione impiegò poco a penetrare, e i tre ricercatori s’irrigidirono e balzarono in piedi, le loro espressioni maschere impassibili.

“Un ospite?” esalò Gary con freddezza, adocchiando James sospettoso, “Perché non hai eseguito la procedura?” l’accusa nella voce era più che evidente. I suoi due colleghi annuirono con aria grave.

Ian sospirò, “Questo ragazzo ha del potenziale. Invece di seguire la procedura l’ho portato dal Direttore, che ha consentito a metterlo alla prova. Se riesce, allora diventerà un nostro ‘collaboratore’. Se non riesce, ci atteniamo alla procedura iniziale.”

Il terzo mago alzò un sopracciglio, “E quale sarebbe questa ‘prova’? Perché lo hai portato qui?”

Ian si morse il labbro inferiore, “La prova sta nel portare a termine un Progetto Incompiuto. E lui ha scelto l’ MSPC,” spiegò. Tutti e tre i ricercatori impallidirono e scoccarono delle occhiate preoccupate in direzione del sedicenne.

“Ma è così giovane …” si oppose il mago – Dr. House. Gli altri due assentirono.

“Come ti chiami, ragazzo?” domandò piano il mago dagli occhi color cioccolato, dopo un attimo di pausa.

“James,” replicò quello, ancora scervellandosi per trovare uno scudo contro la Cruciatus. I maghi nella stanza sembrarono notare la sua espressione concentrata, che non fece altro che incrementare il loro timore.

“James, sei consapevole del pericolo di questo Progetto?” chiese gentilmente Gary, guardandolo compassionevole.

Ian annuì, decidendo di risparmiare al ragazzo la fatica di ripetere ciò che gli aveva detto, “Altroché. Ha già … avuto esperienza con la Cruciatus.”

I tre ricercatori trattennero il fiato, “Ma è … è … quanti anni avrà? Sedici?!” esclamò Dr. House. Ma James non lo stava ascoltando. Forse aveva trovato un modo per superare la prova. Si ricordò del movimento della bacchetta di Voldemort quando gli aveva scagliato la Maledizione contro …

“Beh, è stata una sua scelta, Rick. Sa a cosa va incontro,” lo difese Ian prontamente, ma lui stesso risultò dubbioso.

“Io non capisco come possa il Direttore permettere una cosa del genere!” sbottò il mago dai capelli grigi e gli occhi color cioccolato, “È solo un ragazzo. Non è neanche pronto per essere un apprendista! Come possono affidargli una prova del genere!? Se fallisce, non solo verrà sottoposto alla Cruciatus, ma verrà pure obliviato. Tanto vale rimuovergli i ricordi di questo posto e mandarlo a casa!”

“Ma è anche vero che è stato lui a scegliere la prova. E se dicono che può farcela, un motivo ci dev’essere, Matt,” gli fece notare Gary, senza staccare gli occhi da James.

Matt sbuffò, per niente convinto, “È una totale perdita di tempo. È impossibile bloccare una Maledizione Senza Perdono.”

Rick, alias il Dr. House, si grattò la barbetta pensieroso, “Non so … perché non provare?”

Matt s’indignò,”Stai … stai scherzando spero …”

Ian decise che fosse il caso di intervenire, “Signori, siamo qui per metterci al lavoro, non per discutere.”

“ … e invece io penso che sia –“ stava dicendo Gary, ignorando l’intervento di Ian.

“SONO PRONTO!” sbottò James, facendo scattare la testa dei ricercatori nella sua direzione. Deglutirono tutti quando notarono i suoi occhi azzurri, tormentati, che brillavano di una strana luce. I tre colleghi si resero conto, dalla sua espressione, che non era un pivellino.

Rimasero tutti in silenzio per un paio di secondi, finché Matt non si schiarì la gola, “M-Molto bene. Se vuoi seguirci,” e poi si diresse verso una porticina laterale, imitato dagli altri. Conduceva in una piccola stanzetta vuota, insonorizzata. Si stabilirono tutti in un angolo e i tre Responsabili del Progetto cominciarono a decidere chi dovesse scagliare la Maledizione. James diede le pergamene che aveva preso dal Progetto ZK3 ad Ian, senza mostrare la benché minima paura, nonostante ciò che stava per fare.

“In bocca al lupo,” gli sussurrò il venticinquenne preoccupato. James annuì, ancora concentrato. Alla fine, i tre ricercatori stabilirono che sarebbe dovuto essere Rick ad usare la Cruciatus. Avevano litigato un po’ perché erano tutti molto restii ad utilizzare una Maledizione illegale.

Gary, Matt e Ian si appiattirono contro la parete, mentre Rick e James si posizionarono al centro della stanzetta, l’uno di fronte all’altro, “Ti daremo tre possibilità. Dopodiché, game over. Chiaro?” domandò Rick con fermezza.

James annuì e la sua bacchetta passò dalla sua fondina invisibile alla sua mano, sorprendendo gli uomini nella stanza. Li ignorò, cominciando a svuotare la mente con l’Occlumanzia …

“Pronto?” chiese Rick mettendosi in posizione; la voce dell’uomo gli arrivò ovattata. Gli altri maghi nella stanza trattennero il fiato in anticipazione.

James chiuse gli occhi e pensò ai suoi genitori, a Sirius, Ron, Hermione … “Pronto.”

Rick esitò un attimo, ma poi con lentezza alzò la sua bacchetta, “Crucio,” pronunciò con una smorfia.

Il fascio di luce fuoriuscì dalla sua bacchetta e sfrecciò in direzione di James. Il sedicenne agitò la bacchetta nell’esatto movimento opposto che aveva adoperato Rick, e che anni prima aveva adoperato Voldemort nel cimitero, cercando di solidificare l’emozione più intensa che avesse mai provato.

Qualcosa di gommoso si andò a formare intorno a lui, a pochi centimetri dal suo corpo.

Sperava di esserci riuscito, ma la Maledizione penetrò e lo colpì dritto al petto.

Cadde in ginocchio e si morse il labbro, trattenendosi dall’urlare, mentre il dolore lo accecava, facendogli perdere il contatto con la realtà. Scorreva come veleno nelle sue vene, annebbiandogli la vista, ed impedendogli di pensare lucidamente. Il tempo parve rallentare, e i secondi divennero infiniti. Si sorprese, però, quando con fatica riuscì a formulare un pensiero coerente. Per un solo attimo, il volto di sua madre gli balenò davanti agli occhi.

In quel momento il dolore scomparve, e James intuì che Rick aveva sollevato la Maledizione, con suo grande sollievo. La vista era ancora sfocata, e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per rimettere a fuoco la stanza. Sentì un braccio aiutarlo a rialzarsi in piedi, e sollevando lo sguardo incontrò quello verde-acqua di Ian. Stava muovendo le labbra, e James ci mise un po’ per capire le sue parole.

“ … tutto bene, amico?” stava chiedendo, la preoccupazione evidente. Il sedicenne annuì e voltò la testa in direzione degli altri tre ricercatori, che lo fissavano pallidi come fantasmi. Il braccio che impugnava la bacchetta di Rick tremava, mentre i suoi occhi lo guardavano mortificati.

Inaspettatamente, James sorrise e si staccò da Ian, rimettendosi in piedi da solo, “Beh, perché quelle facce?” domandò gioviale.

I quattro ricercatori lo guardarono come se fosse matto. Si scambiarono uno sguardo scioccato e tornarono a guardarlo come se fosse da San Mungo, “Sei appena stato sottoposto alla Cruciatus,” spiegò lentamente Gary, leggermente scosso.

James si strinse nelle spalle, sentendole lievemente indolenzite, “E con questo?”

Lo guardarono tutti frastornati; forse stavano cominciando a dubitare della sua sanità mentale. Ma questo a James non importava: aveva notato quella sottile pellicola gommosa che aveva rallentato la Maledizione, e in più era riuscito a fare un pensiero coerente, dimostrando che il dolore era stato meno acuto rispetto a quella volta nel cimitero.

Sentiva di essere sulla buona strada e di potercela fare. Infondo, era meglio essere ottimisti, no?

“Riproviamo, allora?” chiese il sedicenne alternando lo sguardo tra i presenti. Questi sembrarono riprendersi dallo stupore ed annuirono. Rick però fece cenno a Matt di continuare, non disposto a scagliare la Maledizione un’altra volta.

“Pronto?” domandò il ricercatore dai capelli grigi, mentre James svuotava di nuovo la mente. Concentrato com’era, non notò il Direttore Perkin, che sbirciava dalla porta socchiusa.

L’espressione dell’uomo, l’unico che avesse notato la pellicola durante la prova precedente, era piena di soggezione e ammirazione. Quel ragazzo aveva forse trovato un modo per respingere una delle Maledizioni Senza Perdono, e questo non avrebbe potuto portare che bene.

Sentiva che James avrebbe scritto la storia del Mondo Magico.

-

Draco Malfoy era rinchiuso nel suo dormitorio, in piedi, con un foglio in mano.

Stava rileggendo la lettera che suo padre gli aveva spedito il mattino precedente, che continuava a ripetergli che Harry era un pallone gonfiato come suo padre, sempre in cerca di guai. La lettera diceva di stargli lontano, che i Malfoy non si mescolavano a certa feccia.

Ma Draco non ne era poi tanto sicuro. Insomma, Harry non era poi così male … voleva dire Potter. Potter, non Harry. Per lui il Grifondoto era solo Potter.

Ma più lo evitava, più faceva come gli diceva suo padre, e più si sentiva in colpa e rimpiangeva le sue azioni. Ogni tanto parlava con Blaise, Daphne e Nott, che sembravano trovarlo simpatico. Aveva notato che anche quest’ultimo aveva ricevuto una lettera dai suoi genitori, che lo metteva in guardia da Potter, ma Theo sembrava non avervi fatto cosa.

Anche se all’inizio era stato più freddo, pian piano si era sciolto, e adesso almeno non evitava più Harry. Perché non riusciva a fare come lui? Perché continuava a fare come gli diceva suo padre?

Non seppe rispondersi. Si lasciò cadere sul suo letto sconfitto, con in testa tanta di quella confusione che non sapeva da che parte sbatterla. Perché era tutto così complicato? Non sapeva proprio cosa fare, ma era anche vero che in quei giorni Potter non lo aveva cercato.

Era stato troppo impegnato con i suoi amici. Quegli stupidi Grifondoro. La rabbia e l’indignazione montarono dentro di lui; possibile che Harry preferisse quegli idioti a lui? Ma lui era Draco Malfoy, per Salazar! Come faceva a stare con Paciock e non degnare di uno sguardo lui?

Si ricordò della Ricordella che aveva ricevuto il ragazzo paffuto quella mattina in Sala Grande, ripromettendosi di rubargliela alla prima occasione. Magari durante la prima lezione di volo.

Con questi pensieri, Draco Malfoy schizzò in piedi e lasciò la stanza, diretto suoi terreni di Hogwarts, pronto a volare.

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Ecco qui il chap. Scusatemi per il ritardo. Questo chap era troppo lungo, quindi il continuo sarà nel prossimo, che non so ancora quando posterò, mi spiace! Un bacio a tutti coloro che leggono, spero che vi sia piaciuto.

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Capitolo 12
*** Confronti Spiacevoli ***


12- Confronti Spiacevoli

Aloha! Beh, mi scuso per le settimane di ritardo, ma davvero, non ho avuto molto tempo per scrivere. T_T Presto gli aggiornamenti potrebbero rallentare ulteriormente a causa degli esami che dovrò sottostare L Ma non lascerò la storia, non preoccupatevi! Ringrazio tutti coloro che leggono! Spero che vi piaccia, comunque. Koky ;P

Kiry95: ciao! Spero che tu non abbia perso interesse nella fic, anche se con un ritardo come quello che ho fatto mi aspetto di tutto XD Sono contenta che ti sia piaciuta l’idea dello scudo! In questo chap ho infilato un paio di confronti che il povero Harry ha dovuto sopportare: alcuni sono più significativi, ma con Raptor non è ancora arrivato il bello … succederà più avanti! Mi sento quasi in colpa per aver scritto così tanto … magari dovrei cominciare ad accorciare i capitoli? Un bacio, koky

Sssweety: aloha! Finalmente Draco ed Harry chiariranno … o almeno credo. Più che altro riescono a ritrovare il loro equilibrio. Fantastichi su Harry che fa un viaggetto nel loro regno? In futuro, magari … In questo capitolo ho già creato segnato la data (più o meno) dell’incontro che molti aspettano: quello tra Felpato e Lunastorta. Ti ringrazio di cuore per i complimenti, anche perché io non mi sono mai considerata tanto brava a scrivere, e quando me lo sento dire quasi non ci credo *_*  Perdonami per il ritardo, spero che il chap ti piaccia! J

Manda: beh, sono felice che ti sia piaciuto l’arrivo di Sirius (purtroppo non c’è in questo capitolo XD). Non ho ancora potuto approfondire molto sul Centro di Ricerca perché Harry va di fretta, ma presto ci tornerà, te lo assicuro! Per lo scudo contro la Cruciatus … beh, diciamo che lì potrebbe esserci qualche intoppo. Leggerai più avanti! L’Auror tornerà in scena … prima o poi. Mi auguro che sia di tuo gradimento e di non deluderti :P

Elita: hello!!! Ormai non so se si è notato, ma mi piace cercare di sorprendere e di non essere banale. Non so se sempre riesco nel mio intendo, ma almeno ci provo XD Draco rinsavisce presto … e no, durante la lezione di Quidditch non … oh, non ti rovino la sorpresa! Non so se mai un giorno si troverà una cura agli effetti della Cruciatus … è una possibilità che non avevo tenuto in conto. Tra una decina di capitoli dovrebbe cominciare il secondo anno (il tempo scorrerà più in fretta, spero, ma non ne sono sicura … magari di più XD) Un bacio, :D

Erika91: alla fine ho seguito il tuo consiglio e non ho comprato il libro Lexicon in italiano. Io in pratica sono madre lingua inglese (non sono proprio italiana al cento per cento), quindi mi sono attenuta a trovare le informazioni sul sito. Mi è stato estremamente utile, e sto già cominciando a fare progetti per un futuro remoto O.O Scusami per il mostruoso ritardo, XOXO

Piccola Vero: in questo capitolo Sev c’è e come! Non esattamente buono, devo dire … anzi, forse l’ho fatto un po’ troppo perfido … beh, comunque sono contenta che ti piaccia l’idea del centro di ricerca, che userò più avanti per … vedrai! (lo so, irrita quando qualcuno ti dice così XD) spero di non deluderti con questo chap, un bacione J

Miley2805: non ti preoccupare, per me non risulti mai monotona, anzi *_* A me basta sentire che il chap piace a qualcuno e la cosa mi aiuta a scrivere, ma anche se nessuno me lo dicesse lo farei, almeno finché continuerò ad avere anche solo un lettore. J Grazie per i complimenti, che mi hanno fatto sinceramente sorridere e mi hanno alzato il morale, che in questo periodo è un po’ giù. Un bacio, koky

Kia07: ma grazie! :D Sentirmi dire che la mia fic è geniale mi ha fatto saltare di gioia, e non sto scherzando. A me basta sapere che piace, e il fatto che tu la consideri decente è capace di farmi venir voglia di continuare, per quando ardua sia la scuola -.-^ Sai che in inglese, studiare (studying) è un insieme delle parole ‘student’ e ‘dying’ (uno studente moribondo).  Spero che il chap ti piaccia!!! :D

Samirina: holaaa! Sirius ormai non si farà sentire per un paio di chap (e la cosa spiace anche a me) ma James Evans … non lo so ancora. In questo c’è, però. Nei prossimi è poco probabile a causa di un paio di problemi che sorgeranno in questo. Scusami se ho ritardato così tanto, e temo che il prossimo aggiornamento sarà il prossimo mese, anche se cercherò di sbrigarmi! I capitoli li dovrei fare più corti? Beh, un bacio ;P

Schuyler: ti prego, non sperare tanto in me! Mi fa solo più male quando poi deludo la gente! Ad essere sincera, non ho mai scritto storie di amore, e per il momento non sono ancora concentrata sui pairing … cercherò di rendere Astoria il meglio possibile, ma non posso garantire nulla! Silente presto smetterà di brancolare nel buio, e mi sa che dovrei scrivere di un testa a testa tra lui e Harry … La storia della Cruciatus, beh, volevo ci fosse il Centro per alcuni motivi che mostrerò più avanti, e non sapevo cosa fargli fare per dimostrare di avere della stoffa … qualcosa di impossibile, mi sono detta. E non mi è venuto in mente altro :P Se mi sono inspirata a qualcuno per James Evans … non penso, no. Io voglio renderlo un po’ come un ragazzo che sa sempre tutto e compare di tanto in tanto per fare cose che nessuno crede possibili, ma lo fa nell’interesse del mondo magico. Mi è proprio sfuggita l’appunto sul Dr. House, è solo che io Rick me lo immaginavo simile, e allora l’ho menzionato per farlo immaginare ai lettori più o meno allo stesso modo. Spero che il chap ti piaccia, J

Muryhana: oddio!!! Perdonami per il ritardo, probabilmente hai perso interesse nella fic (e ti capirei pure). T_T Ho un paura di scrivere dell’incontro tra Remus e James E. perché temo che la mia mente mi faccia scrivere qualcosa di compromettente: infondo sì, Remus è molto perspicace. Sirius e Remus si vedranno poco dopo. Sei una dei pochi che ha notato Bode e Croaker, che avranno un ruolo della massima importanza più avanti. Grazie per avermi fatto venire l’idea che Jeremiah possa stare con Ninfadora (non in quel senso però, perché sono cugini XD). Vedrò, anche perché non ho pianificato niente, a parte la trama più generale. Un bacio ;D

Shiho93: ciao!!! L’idea del Centro di Ricerca mi è venuta perché mi sono sempre chiesta … dove si inventano i nuovi incantesimi e le nuove pozioni? Il fatto che fosse segreto mi è venuto sul momento .. bah. Spero che ti piaccia e di non averti deluso, un bacione, koky (p.s. sai che adoro la tua fic, l’Altra Faccia della Medaglia? So che non centra niente, ma volevo fartelo sapere ^^)

Giovy39: sono felice che ti sia piaciuto l’incontro, e concordo con te: Sirius non ci cascherà per molto. Perdonami se ti dico che non è il più vicino a scoprire la verità, ma che probabilmente sarà il secondo. Harry non è molto abituato a fare il playboy, ma almeno qualche volta pure lui ci riesce! Silente e James Evans? Umm …. Prima devo controllare l’agenda di quest’ultimo. Se non mi sbaglio, ha ancora mooolti incontri da fare prima di avere un attimo libero. Scusami per il ritardo, e mi scuso per il finale un po’ strano anche di questo chap. Sei stata l’unica a notare la frase riferita a Merlino … e no, non è proprio un caso. Ma non posso dire di più! Quindi, non farmi parlare, oppure rischio di dire qualcosa di troppo! Un bacio, koky

SATANABAAN: mi dispiace se il capitolo precedente non ti è piaciuto, ma a me piacciono le persone oneste e sono contenta che tu me lo abbia detto ^^. Forse hai ragione, ho un po’ esagerato con l’idea di un Centro di Ricerca magico segreto, ma vabbè, ormai non posso farci nulla! Grazie comunque per aver letto fino a qui, e se stai continuando a leggere, mi auguro che questo chap ti piaccia di più di quello precedente. ;D

Vale Lovegood: ciauuu! Beh, posso dirti che Harry si ricorderà presto di Bode, ma fino ad ora non ha avuto tempo per pensarci seriamente. Con tutta la pressione dovuta al tornare ad Hogwarts in tempo, non ha dato molta importanza al discorso di due Indicibili. Comunque, non è proprio sulla Ricordella che … umm … non voglio rovinarti la sorpresa! Devi leggere il capitolo per capire che non è come si pensa … spero ti piaccia J

Rowan Mayfeir: hello!!! Sì, Sirius è comparso, anche se per breve. Sirius/Harry undicenne dovrebbe arrivare tra mooolto tempo: dopo il processo di Peter (e a proposito, non vedo l’ora di scrivere quello XD Minus è fritto!) Sono felicissima che ti piaccia Jeremiah, perché è anche uno dei miei personaggi preferiti nella fic. Ian ritornerà presto alla riscossa. Per quanto riguarda il centro di ricerca, Hermione ci rimarrà davvero secca (ma non ti dico altro)! Miriam è un ottimo nome, mi piace! Penso che lo userò, se non ti spiace, ovvio. Un bacio, koky

Brando: sono stracontenta che ti sia piaciuta la parte su James e Sirius! Per quanto riguarda Silente, ti dico che hai assolutamente ragione O.O. Fai bene a preoccuparti di Piton, ma non dico altro perché lo leggerai XD Ormai è solo una questione di tempo prima che Ron comincia a mostrarsi un po’ invidioso (infondo è ancora un piccolo undicenne) e cercherò di coinvolgerli di più. Non penso che Jeremiah accetterà mai del tutto l’amicizia di Harry, ma il loro rapporto col tempo potrebbe mutare. Il fatto che ti piacciano le mie idee è grandioso ^^. Scusa se ho aggiornato tardi :P

Mary Evans: grazieeee! È bello sapere che la storia ha successo XD Non penso che si riuscirà mai a contrastare l’Avada Kedavra, però. Sarebbe troppo. Poi che storia sarebbe, se la più potente delle maledizioni fosse contrastabile? Ti posso dire che no, o non ancora, o non lo so, o non l’ho pianificato, e non ci penserò ancora per un po’ quando si tratta della scelta di far andare Harry a vivere con Sirius e Remus. Beh, spero ti piaccia il chap e di non deluderti ;)

Lady Riddle: perdona il mio spiacevole ritardo!! XD Non preoccuparti, non avevi bisogno di commentare. Posso capire se la scuola ti impegna, infondo è anche il motivo per il quale non aggiorno da tanto! Mi fa tanto piacere che ti piacciano la storia e le idee (a volta –spesso – un po’ stravaganti) che  ogni tanto aggiungo nel mix. Comunque è carino il nick ‘Lady Riddle’, anche perché io adoro Tom! Goditi il chap, anche perché non ne arriverà uno fino al prossimo mese T_T un bacio, :D

Karem&Amico: grazie ad entrambi!!!! Per quanto riguarda come ho scelto il fatto che il pairing sarà una Draco/Astoria, beh, ho fatto un sondaggio, qualche capitolo fa. La maggioranza avrebbe vinto, e la domanda principale era: volete che sia una Dramione o no. Nei commenti, la maggioranza ha detto di no, e poi ho chiesto con quale ragazza si poteva mettere la Serpe se non come Hermione (mi sono giunte proposte di Draco/Astoria, /Susan, /Pansy, /altre etc.) Ancora una volta, la maggioranza ha chiesto che io mi attenessi al Canon e che lo mettessi con Astoria. Allora Draco/Astoria sia! Spero che adesso ti sia chiaro e che il capitolo ti piaccia!

GinnyPotter93: hello!!! Sì, beh, è proprio per dar modo a Harry di esprimersi che ho creato James Evans. L’incontro non poteva essere troppo caloroso perché ‘James’ e Sirius non si conoscevano, o almeno, Sirius non conosceva ‘James’. Ad essere sincera, la parte della comprensione non la stavo scrivendo io: le mie mani si muovevano senza che io potessi controllarle. Quando mi sono resa conto che stavo andando verso una strada pericolosa (stavo per far scoprire tutto a Sirius! XD) mi sono fermata e ho modificato. Harry parlerà con Felpato un po’. Grazie, perché continui a seguirmi. Un bacio, koky

Pecky: non preoccuparti se hai recensito tardi, se eri impegnata potevi anche non farlo. Insomma, non è mica obbligatorio! Certo, mi fa piacere se lo fai *_* Scusa se ho postato così in ritardo, ma almeno il chap è bello lungo (più di trenta pagine) e lo so, adesso penserai che ho scritto troppo e ti annoierai leggendo -.-^ Beh, spero comunque che ti piaccia almeno un po’ J

Bimba91: scusa, scusa, scusa!! Non volevo fare tanto tardi (più di un mese! T_T) Se stai ancora seguendo, e ti capisco se invece no, sappi che sono contenta che ti faccia la mia fic. Piton sta prendendo una brutta strada O.O Spero che il chap ti piaccia, e non vorrei averti deluso. XOXO

Kury: giuro che ho postato appena ho potuto! Non so proprio cosa mi sia preso … insomma, non mi era mai capitato di fare così tanto ritardo su questa storia XD Beh, almeno ho aggiornato, no? *me si fa piccola piccola dietro un sasso* mi auguro che ti piaccia (l’ho fatto bello lungo per sdebitarmi). Un bacio :P

Veris: quando ho letto la tua recensione sono arrossita fino alla punta dei capelli! Sono lusingata dai tuoi complimenti e ancor più dal fatto che hai detto che la mia storia sia tra le tue preferite su efp *_* Cercherò di postare entro il prossimo mese, ma ho sempre meno tempo. Scusami, spero che tu mi stia ancora seguendo e che ti piaccia. ;D

E adesso vi lascio alla storia!!

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Capitolo 12

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Nymphadora Tonks, o per meglio dire Dora, era seduta comodamente nella Sala Comune dei Tassorosso quel Giovedì, intenta a fissare il vuoto. La notizia dell’innocenza di Sirius Black l’aveva sorpresa, certo, ma il fatto che fosse il padrino di Harry Potter l’aveva sconvolta. E per un buon motivo.

Quel ragazzino era strano. Sapeva più di quanto dava a vedere, ed era irritata dal fatto che le avesse mentito. Perché lo aveva fatto? Quando si erano incontrati pochi giorni prima, ciò che Harry le aveva detto l’aveva confusa.

“Tu sei la figlia di Andromeda Black, giusto?”

Tonks parve sorpresa e lo guardò leggermente sospettosa e diffidente, “Sì, sono io,” rispose cautamente, “Perché?” aggiunse.

Harry si strinse nelle spalle, “Il mio padrino è il cugino di tua madre, me ne ha parlato bene.”

Tonk alzò un sopracciglio, “E tu come fai a sapere che io sono sua figlia?” domandò divertita.

“Due ragioni,” ripose Harry, contandole sulle dita, fingendosi pensoso, “La prima è che il mio padrino mi ha detto che eri una Black, la seconda è che me l’ha detto la mia cicatrice.”

Ora sapeva che era impossibile. Il cugino di sua madre, ovvero il padrino di Harry, era Sirius Black, scarcerato Domenica. Lei aveva parlato con Potter Sabato. Qualcosa non quadrava. E poi quella storia della cicatrice … sapeva che non esistevano altre da Anatema che Uccide, ma sembrava piuttosto improbabile che davvero gli desse informazioni improvvise su tutti coloro che lo circondavano.

Tutto ciò l’aveva portata ad una sola conclusione: Harry Potter stava nascondendo qualcosa. Non che non le piacesse, al contrario, lo trovava simpatico: era proprio per questo che voleva vederci chiaro in quella faccenda. Se il primino si era cacciato in qualche guaio, voleva aiutarlo.

Sospirò, mentre i suoi capelli diventavano verde smeraldo, come gli occhi dell’undicenne alla quale stava pensando.

“ … Dora? Dora, mi stai ascoltando?” la voce della sua amica, Lucy Dirt, la riportò al presente. Tonks scosse la testa, riprendendosi.

“Sì, credo …” sorrise imbarazzata.

Lucy sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, mentre le sue labbra si incurvavano in un sorriso tra l’infastidito ed il divertito, “Non hai sentito una sola parola di quello che ti stavo dicendo, vero?”

Dora si strinse nelle spalle, “Scusami, avevo la testa tra le nuvole,” ammise mentre i suoi capelli si tingevano di azzurro cielo.

La Dirt si portò una ciocca dei suoi corti capelli castani dietro l’orecchio, guardandola maliziosa, “L’oggetto dei tuoi pensieri non sarà mica un ragazzo strafico, eh?”

Tonks rise, “Beh, se consideri un ragazzino di undici anni un ‘ragazzo strafico’, allora sì.”

Lucy aggrottò la fronte, “Un primino? Ti sei persa il mio illuminante discorso su Jason Scott per via di un primino? Avevo ragione … tu sei matta.”

Tonks ridacchiò, “Non un qualunque primino. Harry Potter.”

Questo attirò subito l’attenzione della sua amica, per non parlare di quella di metà Sala Comune. Susan Bones, poco lontana, si sforzò di origliare la conversazione senza far sì che se ne accorgessero.

“Harry Potter?” chiese Lucy incredula, “Stavi pensando a lui?”

La Metamorphmagus annuì, “C’è qualcosa di diverso in lui, non l’hai notato?”

Dirk ci pensò, portandosi una mano sotto il mento, “È più allegro e popolare di quanto un primino sia normalmente. Non vedo cosa ci sia di male in questo. Se solo fosse qualche annetto più grande … Infondo, lui è il Harry Potter.”

Dora scosse la testa, “Non intendevo questo … voglio dire … insomma, la storia della sua cicatrice, il mistero della notte in cui Tu-Sai-Chi è scomparso … devi ammettere che per essere un’icona del Mondo Magico, si sa molto poco di lui.”

Lucy ponderò l’idea, “E se invece non ci fosse poi molto da sapere? È vero che è geniale, famoso e potente,” ammise la Dirt con un ghigno, “Ma questo non vuol dire che cova un segreto degno di un Signore Oscuro.”

Tonks la guardò oltraggiata, “Non intendevo questo, solo … che è un tipo bizzarro.”

“Uh-uh,” Lucy alzò un sopracciglio. Rimasero in silenzio per un attimo, mentre Dora si riprometteva di chiedere spiegazioni all’undicenne. La sua amica castana ritrovò subito la sua parlantina.

 “Tornando a Jason Scott …”

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James si rialzò in piedi a fatica, respirando affannosamente. Era la seconda volta che si faceva colpire con la Maledizione Cruciatus, e ancora non era riuscito a bloccarla. Ci era andato vicino, ma non ce l’aveva fatta. Sapeva che in quel Centro non importavano gli sforzi, ma solo i risultati.

Era semplice. O si bloccava la maledizione, oppure non si bloccava. Non c’erano vie di mezzo. Per quanto vicino ci potesse andare, non sarebbe importato.

I Ricercatori cominciavano ad essere restii all’idea di fargli provare un’ultima volta a proteggersi. Ma lui ignorò le loro espressioni preoccupate, cercando di sorridere rassicurante.

“Allora, continuiamo?” chiese, guardando Matt dritto negli occhi con determinazione.

Matt esitò un attimo, prima di puntargli la bacchetta contro, “Questa è la tua ultima chance, sia chiaro,” lo ammonì. Il sedicenne biondo si limitò ad annuire, riprendendo a pensare alle persone a lui più care. Era la sua ultima possibilità, dopo lo avrebbero obliviato.

Crucio.”

James agitò la bacchetta, concentrato. Ancora una volta, la pellicola gommosa trasparente ricomparve a pochi centimetri da lui, spessa un pollice. Il fascio di luce della Maledizione andò a cozzarci contro e lui trattenne il fiato con apprensione.

 Anche se con qualche difficoltà, alla fine la luce rossa riuscì ad attraversare il debole scudo.

La Cruciatus lo colpì per la terza volta, e James si ritrovò di nuovo in ginocchio, tagliato fuori dal mondo, mentre il dolore saettava in tutto il suo corpo. Non riusciva più a sentire le braccia, le gambe, o gli arti, né a vedere i Ricercatori di fronte a lui.

Avrebbe voluto urlare, ma doveva mostrarsi forte: ne andava anche del suo orgoglio. Non poteva cedere. Come prima, riusciva a pensare nonostante la sua mente fosse annebbiata. Si concentrò sulle persone che amava, sui suoi genitori, i suoi amici, la sua Ginny …

Incredibilmente, la sofferenza sembrò diminuire e la sua vista si fece più nitida. Ma fu solo questione di attimi, e poi la maledizione venne sollevata.

Senza accorgersene, sospiro per il sollievo. Ian fu immediatamente al suo fianco, aiutandolo ad alzarsi.

“Ci hai provato, amico,” mormorò piano, guardandolo triste. Anche i Ricercatori sembravano un po’ delusi.

Non ci era riuscito.

Il peso del fallimento gli crollò addosso, accompagnato da un’opprimente delusione. Per un attimo aveva pensato davvero di potercela fare. Ma era stato colpito tre volte dalla maledizione. Poteva dire addio ai suoi ricordi. Si allontanò da Ian, scuotendo la testa, sorridendo forzatamente. No. Non poteva finire così. Non poteva non esserci riuscito. Non poteva venire obliviato.

“Ci dispiace ragazzo, ma queste erano le condizioni. Tre chance,” disse Gary severamente, con un tono che non ammetteva repliche.

“Io …” James cercò le parole per dirlo, “Voglio provarci ancora.”

Silenzio.

Per un po’, nessuno osò fiatare. Tutti pensavano di aver sentito male. Alla fine, i Ricercatori si risvegliarono dallo stato di sorpresa in cui erano caduti e presero a scuotere la testa con vigore, guardandolo come se avesse appena deciso di sfilare in mutande per l’atrio.

“Non se ne parla. Sei stato già colpito tre volte. Nessuno qui è più disposto a lanciarti contro una maledizione illegale. Siamo stati propensi ad accontentarti, nonostante sapessimo che era un pessima idea. Tuttavia, quando è troppo è troppo,” affermo Rick freddo.

“Ma –“ tentò il biondo.

“La risposta è no,” decretò Rick fermamente. James puntò il suo sguardo penetrante su di lui, e l’uomo dovette distogliere lo sguardo a disagio, mormorando un ‘peccato, il potenziale c’era’.

Ian lo afferrò per un braccio, ma non rudemente come quando lo aveva trascinato là dentro, “Dai James. Forse era destino. Ti ammiro; io non sarei mai riuscito a farmi mettere sotto Cruciatus tre volte. Ma adesso è ora di andare. Non ti preoccupare per l’obliviazione, non ricorderai nemmeno di essere stato obliviato,” lo rassicurò.

James si liberò dalla sua presa, “No.”

“Non fare l’idiota, ragazzo,” s’intromise Matt, irritato dal comportamento del giovane,“Questi erano i patti.”

Gary si avvicinò al sedicenne con espressione contrariata, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, “Non costringerci a portarti via con la forza.” Si notava dalla sua espressione che non voleva farlo.

“Non sarà necessario,” interruppe una nuova voce.

I presenti si voltarono tutti verso la porta. Sulla soglia, in tutta la sua maestosità, c’era il Direttore Perkin. Il suo volto era impassibile, i suoi occhi freddi. Scoccò un’occhiata indecifrabile al sedicenne e poi entrò nella stanzetta imponentemente. I Ricercatori si affrettarono a porgere i loro saluti.

“Direttore Perkin, signore,” fecero all’unisono, tenendo lo sguardo basso.

James rimase in silenzio, non mostrando il minimo disagio e mantenendo la testa alta. Non si sarebbe fatto intimidire da nessuno, e soprattutto, non si sarebbe fatto rimuovere alcun ricordo.

“Se nessuno di voi è disposto a lanciare di nuovo la Cruciatus sul ragazzo, allora lo farò io,” affermò il Direttore senza scomporsi e con voce pacata.

Rick, Matt e Gary spalancarono involontariamente la bocca. Ian invece sembrava … speranzoso. L’ultimo tentativo di James era stato quasi un successo. Magari, se gli fosse stata data un’ultima possibilità, sarebbe riuscito a fare ciò che per anni era stato creduto impossibile. Solo pensare al bene che uno scudo contro la Cruciatus avrebbe potuto portare al Mondo Magico … se non si sbagliava, c’erano delle persone al San Mungo che erano state torturate fino alla follia dalla Maledizione. Nessun’altro avrebbe dovuto subire lo stesso destino …

“Signore,” subentrò Matt rispettosamente, “James” fece una pausa, “Vede, è stato sottoposto alla Cruciatus tre volte di fila. Potrebbe essere nocivo subirne gli effetti per la quarta volta,” cercò di essere ragionevole, mentre i suoi occhi color cioccolato si oscuravano per la preoccupazione.

“Signor Butler, spero lei non stia mettendo in discussione le mie scelte,” fece Joshua Perkin tagliente. Matt parve mortificato e scosse la testa con rassegnazione.

James non poté evitare un sorriso. Il Direttore stava cercando di aiutarlo, voleva dargli un’altra chance. Mentre Perkin e i Ricercatori riprendevano a discutere della situazione, lui ricominciò a pensare alle persone a lui più care. Forse Silente aveva ragione: il potere più forte di tutti era l’Amore. Infondo, se l’Amore era riuscito a respingere l’Avada Kedavra quando aveva un anno, perché non poteva fare altrettanto con la Cruciatus? Non conosceva propriamente la formula per creare uno scudo (suppose che ne avrebbe trovata una dopo, con un po’ di pratica) ma incanalare i suoi sentimenti attraverso la sua bacchetta poteva aiutarlo ad ottenere una sorta di incantesimo.

Alla fine, il Direttore riuscì a persuadere i tre addetti al Progetto MSPC (Maledizione Senza Perdono Cruciatus). Ian sembrava piuttosto eccitato all’idea di rivedere la pellicola trasparente di James in azione, e gli sorrise carico di aspettative.

Perkin e il sedicenne si portarono al centro della stanzetta, l’uno di fronte all’altro. Gli altri si appiattirono contro il muro, pronti ad assistere, alcuni ansiosi e altri contrariati.

“No,” fece Joshua, scuotendo la testa, “Signori, vi prego di lasciarci da soli.”

Non senza protestare, i quattro uomini lasciarono la stanza. James aggrottò la fronte: a che gioco stava giocando il Direttore? Perché non voleva testimoni? La diffidenza s’insinuò prepotente nella sua mente, mentre aumentava la presa sulla sua fedele bacchetta.

Quando la porta si fu richiusa e nella stanza insonorizzata rimasero solo loro due, cadde il più pesante dei silenzi. Il signor Perkin non staccava gli occhi dal biondo, penetrandolo con sguardo calcolatore. James, dal canto suo, non aveva la minima intenzione di essere il primo ad interrompere il contatto visivo. Rafforzò i suoi scudi mentali per precauzione, ma Joshua non tentò di entrare nella sua mente.

“Ti starai chiedendo perché li ho fatti uscire,” il mago maggiorenne fu il primo a parlare. James non mostrò di aver sentito e preferì tenere la bocca chiusa. Il Direttore sospirò.

“Voglio che tu sappia che qualunque sia l’esito di questo tentativo, non verrai obliviato,” disse piano, per una volta senza utilizzare la sua voce autorevole. L’espressione del sedicenne rimase vuota, ma internamente trasse un sospiro di sollievo, e le sue spalle si rilassarono.

“Semplicemente, possiedi troppo potenziale per sprecarlo altrove,” il Direttore dovette ammettere, “Parlerò io con i Ricercatori quando questa faccenda sarà conclusa. Chiuderò il file sul Progetto. È meglio che nessuno tenti di portarlo a termine, dopo di te.”

Ancora una volta, James non parlò.

“Non voglio, però, che tu riveli l’esistenza di questo posto a nessuno,” il tono autorevole era di nuovo presente nella voce di Perkin, “Non importa chi sia. Spero che tu capisca il rischio che comporterebbe esporre il Centro. Il Mondo Magico non ne deve venire a conoscenza.”

Il biondo si morse il labbro. Sapeva che un giorno avrebbe dovuto dirlo a Ron e Hermione. Dubitava che un segreto del genere avrebbe aiutato la loro amicizia. Alla fine, decise che ci avrebbe affrontato il problema quando questo si sarebbe presentato.

“Va bene,” James parlò per la prima volta, rifiutandosi però di chiamare il Direttore ‘Signore’. Non era il suo capo. Joshua annuì, sollevando la bacchetta per puntarla sul sedicenne.

“Pronto?” indagò.

James aumentò la presa sulla sua bacchetta, facendo cenno all’uomo di andare avanti, mentre la sua mente si focalizzava su sua madre, suo padre, Sirius, Remus, Ron, Hermione, Ginny, Silente, su quella mezz’ora in cui al terzo anno aveva pensato che finalmente sarebbe andato a vivere con Sirius, sul Natale a Grimmauld Place del suo quinto, sulle estati con i Weasley …

Crucio.”

Una scarica di adrenalina attraversò il corpo del ragazzo mentre agitava la bacchetta. Estese il suo braccio destro, pensando a nient’altro se non a quella che ormai era diventata la sua famiglia, su quel sentimento che lo aveva spinto nel bosco per sacrificarsi per loro, sul futuro che ancora poteva dare alle persone alle quali teneva.

La pellicola questa volta non era trasparente. Era rosa. Strano. Ma nonostante il colore, James (o per meglio dire, Harry) percepiva che era molto più densa. Era come minimo tre pollici più spesa dell’ultima volta.

La Maledizione andò a sbatterci contro, e per un attimo, James si preparò a subirne di nuovo gli effetti. Serrò gli occhi, mentre si preparava a subire quel dolore che aveva sperimentato per la prima volta la notte in cui Voldemort era tornato.

Ma non sentì nulla.

Attese per qualche secondo, poi si decise ad aprire un occhio.

Il Direttore Joshua Perkin lo stava fissando, pallido e sbalordito, battendo le palpebre un paio di volte. Dietro di lui, i tre Ricercatori del Progetto MSPC erano rientrati e facevano altrettanto, allibiti. Ian, invece, aveva stampato in faccia un ghigno tanto largo che pareva il risultato di un qualche intervento plastico ai muscoli facciali.

“Oh Morgana,” esalò Rick, deglutendo a fatica, “Ma si può sapere chi sei?”

Joshua fu il primo a riprendersi del tutto, schiarendosi la gola, “Gradiremmo conoscere il tuo nome completo, James,” tuttavia, dalla sua espressione si capiva che ne aveva già un’idea. I suoi occhi brillavano di una strana luce, che gli ricordò stranamente quella che albergava negli occhi azzurri di Albus Silente.

Il sedicenne sorrise, scrollando le spalle, “Sono James Evans.”

“Per Morgana, Merlino, Circe, e le sottane di Tarzan!” esclamò Ian, attirando le occhiate di rimprovero e confuse degli altri adulti, e quella divertita del giovane biondo.

“Trovo che sia il caso di avvertire subito la Gazzetta del Profeta,” fece Gary eccitato, ignorando la colorita esclamazione del ricercatore venticinquenne, “Naturalmente, bisognerà omettere qualsiasi informazione riguardante il Centro di Ricerca.”

“Se permettete,” interruppe James. Tutti quanti gli prestarono attenzione, guardandolo come se non lo avessero mai visto prima, in soggezione e rispetto ora che sapevano chi fosse veramente e cosa avesse fatto, “Conosco giusto il Reporter che farebbe al caso nostro.”

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Dopo essersi messo d’accordo con il Direttore e i Ricercatori ed aver guadagnato l’onore di essere un collaboratore del Centro, fu deciso che lui ed Ian avrebbero incontrato Rita Skeeter alle sei per dare la notizia al Mondo Magico. Potevano già immaginarsi lo stupore generale.

James lasciò il Centro poco dopo, piuttosto di fretta, dicendo che aveva un impegno importante. In un certo senso era vero. Erano quasi le tre e mezza! Inoltre, sapeva che i Ricercatori dovevano ancora digerire i recenti eventi.

Non solo avevano scoperto che James Evans, l’ormai famoso e misterioso liberatore di Sirius Black, aveva decifrato i file riguardanti il Progetto ZK3, dando mostra di grande intelletto e abilità deduttive, ma avevano addirittura assistito mentre il potente sedicenne aveva trovato uno scudo alla Maledizione Cruciatus, una delle Maledizioni Senza Perdono, fino a quel giorno considerata impossibile da bloccare.

Già, era il caso di dar loro tempo.

Uscendo dall’atrio del Centro, la rossa dietro il tavolo di mogano, Samantha, lo guardò malissimo, come se secondo lei lui avesse dovuto essere obliviato sin dall’inizio, e non portato a spasso per quell’ala segreta del Ministero, riservata solo alle menti più acute. Lui non la degnò nemmeno di uno sguardo, anche se dovette ammettere che era strano che fosse riuscito ad innescare l’antipatia di una persona senza nemmeno parlarle.

Tornato all’atrio ufficiale del Ministero della Magia, ora poco frequentato perché tutti erano nei rispettivi uffici, James si diresse verso uno dei tanti maestosi camini.

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Non era mai corso buon sangue tra i Serpeverde e i Grifondoro.

Avevano mentalità ed ideologie troppo differenti. Per non parlare di un passato pieno di rancore. Tra i primini, tuttavia, l’odio non era ancora tanto intenso quanto quello degli anni superiori. Si trattava ancora di giovani undicenni, troppo occupati a pensare ai compiti e alla separazione dai propri genitori per concentrarsi sullo sviluppo delle divergenze tra Case. Ma maturando, col tempo, si cominciava a capire il proprio posto tra le mura del castello di Hogwarts, e si portava avanti l’antica tradizione, ovvero il disprezzo reciproco tra Serpi e Grifoni.

Quell’anno, però, l’odio e il rancore erano quasi del tutto assenti.

Harry James Potter, il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, aveva deciso di essere amico di entrambe le Case. I maghi undicenni sono facilmente influenzabili, e di conseguenza, volendo imitare una delle più grandi icone del loro Mondo, i ragazzini del primo anno avevano deciso di seguire il suo esempio e mettere da parte le faide.

Fu così che Madama Bumb, arrivata al campo di Quidditch per la prima lezione di volo, trovò Grifondoro e Serpeverde che chiacchieravano, se non amichevolmente, almeno in modo civile. I manici di scopa giacevano ancora per terra in toccati. Il suo sguardo saettò sul gruppo, piacevolmente colpito, finché non notò che mancava uno studente.

Harry Potter non era presente. La cosa, stranamente, la deluse: sapeva che il padre era stato un eccellente giocatore e segretamente aveva sperato di poter vedere il figlio montare una scopa. Dove si era cacciato il ragazzino?

Proprio in quel momento, lo intravide mentre si precipitava giù dalla collina. Sfoggiava un’espressione serena ed entusiasta. I suoi capelli neri erano talmente scompigliati che gli davano l’aria di essere appena balzato giù dal letto, e i suoi occhi smeraldini brillavano quasi di luce propria.

Si unì rapidamente ai suoi tre amici di Grifondoro, salutando al contempo i suoi compagni dalle cravatte verdi e argento. Quasi tutta la Casa di Salazar sembrava averlo accettato, o almeno, quasi tutti i primini. Le eccezioni c’erano, naturalmente. Pansy Parkinson non sembrava volere avere niente a che vedere con Potter. Persino Draco Malfoy, che inizialmente si era mostrato amico di Harry, adesso manteneva le distanze.

Dopo pochi attimi, l’insegnante dagli occhi gialli si riprese, “Be’, che cosa state aspettando?” sbraitò, “Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!”

Tutti quanti si affrettarono a fare quanto richiesto, non volendo contraddire la donna. La maggior parte dei ragazzini sembrava nervosa, tranne Harry, Draco, Ron, Hermione e Neville e quei pochi ragazzini provenienti da famiglie magiche che avevano già volato prima.

“Stendete la mano destra sopra la vostra scopa,” disse Madama Bumb guardandoli tutti, “E dite: ‘Su!’”

“SU!” gridarono tutti in coro.

A Harry, naturalmente, la scopa saltò subito in mano, e lui l’afferrò fluidamente grazie ai tanti anni di pratica. La stessa cosa fecero le scope di Draco e Ron, mentre entro il secondo tentativo, Hermione e Neville riuscirono ad ottenere il risultato sperato. Dopo un paio di minuti in cui risuonarono richiami, tutti quanti, finalmente, ebbero tra le mani la propria scopa.

Madama Bumb si affrettò a mostrare loro come impugnare il manico e montarla, insieme a tutte le altre svariate tecnicità. Una volta finito di correggere tutti, si portò di lato.

“E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra,” disse la donna, “Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio … tre … due …”

Harry pregò che questa volta Neville non si facesse male.

Ma non fu Neville a perdere il controllo della scopa. Fu Lavanda Brown, desiderosa di non rimanere per terra, che per sbaglio applicò una minima pressione mentre si preparava a darsi la spinta. Cominciò a fluttuare in aria, e subito Madama Bumb le intimò di tornare giù.

Non sapendo controllare la scopa e ormai in balia del panico, la ragazzina non l’ascoltò. Harry imprecò sottovoce aumentando la presa sulla propria vecchia scopa mentre osservava impotente. Lavanda stava cominciando a raggiungere i sette metri d’altezza e si era allontanata verso destra.

La classe, guidata dall’istruttrice di volo, fece l’unica cosa che in quel momento potesse fare: la seguì nella direzione in cui la scopa la stava portando da terra. Harry lasciò che tutti lo superassero e rimase indietro per guardare da lontano. A causa dell’incidente della giovane Grifondoro, che ora urlava mentre le lacrime le rigavano le guance, nessun primino aveva il coraggio di montare la scopa e raggiungerla in aria.

Nessun primino, ovviamente, tranne Harry.

Lavanda raggiunse i quindici metri e allentò la presa sul manico, scivolando giù. Harry spalancò gli occhi e si chiese perché nessuno stesse facendo niente. Stava cadendo, per Merlino! Si sarebbe fatta male. Per un attimo si chiese se fosse il caso di intervenire o meno. Infondo, la prima volta non lo aveva fatto. Ma era anche vero che la prima volta non aveva saputo come aiutare Neville. Adesso, tuttavia, poteva aiutare Lavanda in molti modi.

Decidendo che non se lo sarebbe perdonato se fosse rimasto fermo ad osservare, e dando la colpa per il salvataggio che stava per portare a termine alla sua stupida mania di fare l’eroe, Harry si precipitò in azione. Prese la rincorsa, superando gli altri studenti imbambolati, e poi balzò sulla scopa della scuola.

Lavanda stava precipitando rapidamente circa venti metri più avanti, e per un momento temette che lui stesse volando troppo lentamente. Si appiattì ulteriormente, sporgendosi per aumentare la velocità. Afferrò la Brown quando furono a poco più di due metri da terra, in una presa che dal suolo sarebbe potuta risultare calcolata ed eccezionale, ma che Harry aveva eseguito senza neanche sapere cosa stesse facendo. La ragazzina cadde sul manico proprio davanti a lui, schiacciandogli la mano, e per poco non fece sbilanciare quel vecchio bastone di legno che alcuni avevano l’audacia di chiamare scopa. Solo il talento e la fortuna di Potter riuscirono ad impedire loro di schiantarsi.

Poi Harry si affrettò ad atterrare, la sua mano destra dolente, mentre la primina gli gettava le braccia al collo, “Grazie, grazie, grazie, grazie …” ripeteva Lavanda come un mantra.

I Grifondoro e i Serpeverde corsero tutti nella loro direzione, mormorando tra di loro, eccitati ed euforici mentre si complimentavano con Harry per il suo strabiliante salvataggio.

“Sei stato grande!”

“Dove hai imparato a volare così?!?”

“Per Circe, non ho mai visto niente del genere!”

“Tutto bene, amico?” chiese Ron, affiancato da Hermione. A differenza degli altri, ancora giubilanti per lo spettacolo appena assistito, loro due erano genuinamente preoccupati. Harry annuì sorridendo mentre smontava dalla scopa ed aiutava Lavanda a fare altrettanto.

Lei si aggrappò al suo braccio, per niente intenzionata a staccarsene. Draco Malfoy sembrava aver appena succhiato un limone. Inconsciamente, Harry si ritrovò a chiedersi cosa avesse fatto di male per meritarsi quello sguardo tanto carico di astio.

Madama Bumb si fece largo tra la folla di undicenni che si era radunata attorno a loro e immediatamente tutti tacquero. I suoi occhi erano gelidi ed esaminavano Harry e Lavanda con espressione grave.

“SIGNOR POTTER! In anni di insegnamento non ho mai visto nessuno fare una cosa tanto incosciente! Poteva farsi seriamente male. Tuttavia,” e qui la sua espressione severa si aprì in un ampio sorriso, “Devo anche ammettere di non aver mai visto tali riflessi.”

“Sono pienamente d’accordo,” intervenne una voce dura da dietro di loro.

I primini trattennero il fiato. La Professoressa McGranitt si era avvicinata a loro di corsa, i suoi occhiali che lampeggiavano furiosamente mentre puntava gli occhi su Harry.

Mai … da quando sono a Hogwarts …” scosse la testa, senza parole per l’indignazione, “Avresti potuto romperti l’osso del collo!”

Dalla sua espressione, si capiva che non era per niente contenta dei recenti avvenimenti. Harry però non si scompose minimamente: rimase tranquillo e calmo, senza lasciar traspirare il minimo accenno di ansia. Questo non fece che innervosire la Direttrice della sua Casa. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma un’idea prese forma nella sua mente e la richiuse con un sonoro ‘clack’.

“Potter, seguimi immediatamente,” fece all’improvviso, con tono brusco, sorprendendo i presenti. Una strana luce brillava negli occhi della donna. Harry intuì immediatamente di cosa si trattasse, riconoscendola come la stessa che aveva intravisto quando aveva afferrato la Ricordella di Neville.

“Certo Professoressa,” rispose pacato, mentre Lavanda scioglieva riluttante la presa sul suo braccio per lasciarlo andare. Lo guardavano tutti timorosi, pensando al peggio. E se il grande Harry Potter fosse stato espulso? Ma lui si limitò a guardare i suoi amici e mimare un ‘andrà tutto bene’.

Detto questo, seguì la Professoressa di Trasfigurazione dentro il castello.

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Era ora!

Questo era il pensiero di Draco Malfoy mentre osservava Potter che seguiva la McGranitt. Finalmente qualcuno si decideva a punire il ragazzo. Ben gli stava, concluse. Così imparava a mettersi in mostra. Intorno a lui, tutti quanti stavano chiedendo alla Brown come si sentisse e facendo congetture sulla punizione che il celebre Harry Potter avrebbe dovuto sottostare.

I suoi amici, Granger, Weasley e Paciock, non sembravano avere le stesse preoccupazioni.

Aveva notato che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto li aveva rassicurati. Possibile che si fidassero della sua parola? Sciocchi! Era ovvio che sarebbe finito nei guai. Abbassando lo sguardo sull’erba, con la coda dell’occhio vide la Ricordella di Paciock. L’idiota doveva averla fatta cadere. Fece per prenderla, ma qualcosa lo bloccò. Era forse … senso di colpa? No. Lui era Draco Malfoy. Come poteva sentirsi in colpa? Rimase un attimo interdetto, indeciso se farlo o meno.

Alla fine, decise di prenderla ed infilarsela in tasca.

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“ … Baston … ti ho trovato un Cercatore.”

“Dice sul serio, professoressa?”

“Ci puoi giurare,” rispose lei tutta animata. “Il ragazzo ha un talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Era la prima volta che salivi su un manico di scopa, Potter?”

Harry annuì, come da copione, mettendo su un’espressione perplessa per mantenere le apparenze. Come l’ultima volta, la McGranitt lo aveva trascinato fino all’aula del Professor Vitious e aveva chiamato Baston. Attualmente, si trovavano in un’aula vuote e la donna stava spiegando l’accaduto al Portiere.

“Ha salvato una ragazzina a soli quindici metri da terra, utilizzando una delle vecchie scope della scuola, e uscendone senza un graffio. Neanche Charlie Weasley ci sarebbe riuscito,” stava dicendo la professoressa a Baston.

Baston aveva l’aria di uno il cui più grande sogno si fosse realizzato.

“Hai mai assistito a una partita di Quidditch, Potter?” gli chiese tutto euforico.

“Baston è il capitano della squadra di Grifondoro,” spiegò la McGranitt.

Lei e Oliver presero ad esaminarlo e parlare tra di loro riguardo il Quidditch, mentre Harry internamente ghignava come un forsennato. Senza volerlo, era riuscito ad entrare nella squadra una seconda volta. Meglio così, si disse. Non pensava sarebbe riuscito ad attendere un altro anno prima di poter volare di nuovo.

Poi gli venne in mente l’espressione acida di Draco Malfoy e si accigliò. Doveva assolutamente parlare alla Serpe.

-

“Stai scherzando?”

Fecero all’unisono Ron e Neville. Hermione era combattuta tra l’essere felice per Harry e l’indignazione perché se l’era cavata senza punizione. Era ormai ora di cena, e nella Sala Grande c’era il solito vociare di centinaia di voci, tutte intenti a scambiarsi pettegolezzi riguardo la giornata.

Si parlava ancora molto di Sirius Black, e popolare era anche la voce sul fatto che Draco Malfoy fosse il figlio illegittimo di Severus Piton (ed entrambi avevano giurato vendetta nei confronti dell’artefice). La notizia del salvataggio di Harry si era sparsa entro la prima ora dopo l’avvenimento, naturalmente. Molti gli si erano avvicinati per congratularsi: sospettavano che non fosse stato punito perché aveva salvato la vita a un’alunna.

Harry aveva appena finito di rapportare tutto ciò che era accaduto con Baston a Ron, Neville e Hermione. Appena tornato a Hogwarts dopo il suo appuntamento alle sei con Ian, li aveva trovati in Sala Grande. Adesso, finalmente, aveva del tempo da trascorrere con loro, ed era consapevole che presto gli avrebbero fatto il terzo grado riguardo la sparizione di quella mattina e di quel pomeriggio. Le loro espressioni alla notizia del suo ingresso nella squadra, tuttavia, erano state impagabili.

Cercatore?” disse il suo amico rosso, “Mai quelli del primo anno … Tu devi essere il più giovane cercatore del Grifondoro da …”

“Da un secolo,” completò Harry, cacciandosi in bocca un’immensa fetta di torta, “Me l’ha detto Baston. Comincio l’allenamento la settimana prossima. Solo, non ditelo a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa.”

Tutti e tre annuirono. Fred e George entrarono in quello momento nella sala, scorsero Harry e si avvicinarono in fretta.

“Complimenti,” fece George a bassa voce, “Ce l’ha detto Baston. Anche noi siamo nella squadra … Battitori.”

“Ve lo dico io, quest’anno la coppa la vinciamo noi,” affermò Fred, “È da quando Charlie se n’è andato che non vinciamo più, ma quest’anno la squadra promette bene. Devi essere proprio bravo, Harry; Baston stava praticamente saltando di gioia quando ce l’ha detto.”

“Bene, ora dobbiamo andare. Lee Jordan è convinto di aver trovato un nuovo passaggio segreto per uscire dalla scuola.”

“Scommetto che è quello dietro alla statua di Gregory il Viscido che abbiamo scoperto la prima settimana. Ciao!”

E in un batter d’occhio se ne furono andati. Harry mandò giù il suo succo di zucca tutto d’un sorso, sbattendo frustrato il suo calice sul tavolo quando Draco non si presentò per sfidarlo al duello di mezzanotte come la prima volta. Come avrebbe fatto ad incontrare Fuffy? Beh, avrebbe trovato un modo. Era un passo troppo importante da saltare: doveva ripeterlo o il futuro sarebbe cambiato radicalmente.

In quel momento, centinaia di gufi si riversarono nella sala, con un’altra edizione speciale della Gazzetta del Profeta.

 

 

Il Ritorno di James Evans!

Di Rita Skeeter

Maghi e Streghe del Mondo Magico, siamo fieri di annunciarvi che oggi stesso, alle ore 15:13, è stato creato uno scudo in grado di respingere una delle più temute delle Maledizioni: la Maledizione Senza Perdono Cruciatus.

L’inventore di questo rivoluzionario scudo di Difesa avanzata è nessun’altro che l’ormai celebre James Evans. Recatosi presso i responsabili del Progetto relativo alla sopracitata Maledizione, sotto la supervisione del Direttore Generale del Reparto, Joshua Perkin, il giovane sedicenne si è offerto di venire sottoposto agli effetti della Cruciatus per testare un potenziale metodo per respingerla, che in seguito si è rivelato un successo.

“Un miracolo,” afferma Ian Fowl, uno dei Ricercatori con la quale il giovane Evans ha già sviluppato un rapporto amichevole. “Non ho mai visto niente del genere. Dobbiamo ancora discutere di alcuni aspetti tecnici, ma ho la sensazione che presto potremmo mostrare la teoria al Dipartimento Auror. Questo rivoluzionerà le fondamenta stesse della teoria magica.”

A quanto sembra, James Evans è un giovane pieno di sorprese. Non possiamo ancora rivelare molto riguardo lo scudo, ma ulteriori test saranno apportati per verificarne la resistenza. È ormai noto che la Imperius, se dotati di una impressionante forza di volontà, può essere respinta. Ora che è stato trovato un modo per fare altrettanto con la Cruciatus, sta nascendo la speranza che un giorno si riuscirà finalmente a bloccare l’Anatema che Uccide.

“Prodigioso,” ci dice Joshua Perkin, Direttore Generale delle Ricerche in ambito magico. “Io stesso ho scagliato la Maledizione che è stata bloccata. Non penso di essere mai stato tanto sbalordito in vita mia.”

Tra i testimoni dell’evento, troviamo Matt Butler, Gary Stevenson e Rick Marshall, che non sono stati disponibili per rilasciare un commento.

Il grande mistero ormai catalogato col nome James Evans s’infittisce. Gira voce che molti membri del Wizengamot farebbero carte false per riuscire a vederlo e parlargli. Il nostro attuale Ministro della Magia, Cornelius Caramell, ha richiesto un appuntamento con il ragazzo, ma non è stato in grado di rintracciarlo.

 

Per  ulteriori informazioni sullo scudo contro la Cruciatus, andate a pagina 3

Per ulteriori informazioni su Cornelius Caramell, andate a pagina 4

Per altre informazioni sulle azioni precedenti di James Evans, andate a pagina 6

 

 

Prevedibilmente, l’intera sala fu invasa dai mormorii concitati sulla notizia. Harry alzò lo sguardo, sorpreso dal fatto che Caramell volesse incontrarlo, per studiare le reazioni dei suoi amici. Ron manteneva il giornale nella mano sinistra, fissandolo a bocca aperta, mentre nella destra manteneva il suo boccone di stufato ancora a mezz’aria.

La reazione di Neville fu sorprendente: cominciò a piangere silenziosamente. Non per la tristezza, al contrario. La notizia che qualcuno avesse trovato uno scudo alla maledizione che aveva incapacitato i suoi genitori sembrava averlo profondamente colpito.

E poi c’era Hermione.

Se possibile, la reazione della ragazzina lo turbò. Lo stava guardando, una strana espressione impressa sul suo volto. Harry si ritrovò a deglutire. Che avesse capito? Che sapesse? Non era possibile. Ma allora perché lo guardava in quel modo, con quell’espressione indecifrabile?

Scoccò un’occhiata al tavolo degli insegnanti. Silente aveva la bocca leggermente aperta per lo stupore, il luccichio era più presente che mai nei suoi occhi. Lo vide chiuderli e contare fino a dieci in un tentativo di calmarsi.

Infine Harry osò un’occhiata al posto di Piton …

E lo trovò vuoto.

Solo in quel momento si accorse dell’ombra che stava oscurando la sua visione del giornale che manteneva in mano, incombendo su di lui. Ron, che gli stava seduto di fronte, era intento a guardare oltre la sua spalla terrorizzato.

“Signor Potter,” giunse la voce fredda del Maestro di Pozioni, “La prego di seguirmi.”

Harry si voltò, incrociando gli occhi neri come la pece del Direttore della Casa di Serpeverde. Il tono che aveva utilizzato non ammetteva repliche. Perché si sentiva tanto nervoso? Cos’era quella spiacevole sensazione che lo stava pervadendo? Decidendo che ci avrebbe pensato dopo, si alzò in piedi e seguì il professore fuori dalla Sala Grande.

Pensò di aver visto Hermione esaminare preoccupata il suo calice di succo di zucca prima che le porte di legno si chiudessero alle sue spalle.

Piton non disse niente e cominciò a guidarlo velocemente verso i sotterranei, diretto al suo Ufficio. Chissà perché, l’idea di rimanere da solo con l’uomo non lo allettava tanto. Cominciò ad innalzare le sue difese mentali in caso fossero servite.

Quando infine raggiunsero la piccola stanza mal illuminata, Piton chiuse la porta alle sue spalle. La cosa più inquietante? La chiuse a chiave. Adesso sì che Harry si sentiva nervoso.

“Perché sono qui, professore?” chiese mentre i suoi occhi verdi esaminavano l’Ufficio, notando i diversi libri nella piccola libreria e i barattoli pieni di strane sostanze e oggetti sugli scaffali. Harry pensò di aver visto un cervello galleggiare in un liquido verde non identificato.

Il Maestro di Pozioni si sedette dietro una scrivania in legno scuro, facendogli cenno di prendere posto davanti a lui. Con riluttanza, Harry fece come richiesto. Sentiva la stessa sensazione che aveva provato prima della prima lezione di Pozioni, e sapeva che non era definitivamente un buon segno.

“Vedi Potter,” cominciò Piton, la sua espressione impassibile, “Ti ho portato qui per parlarti.”

Harry annuì, “E di cosa, signore?”

“Vedi, ho notato alcune … anomalie nel tuo comportamento, che non trovo si addicano a quello di un comune undicenne,” scandì lentamente il professore. L’undicenne si limitò ad inclinare la testa di lato.

“Potter, sei stato tu a sbarazzarti della creatura entrata nella scuola pochi giorni fa?” indagò il Maestro a bruciapelo.

“Sì, signore,” rispose fluidamente Harry. Quando realizzò la risposta che aveva dato spalancò gli occhi, inorridendo. Si ricordò dell’espressione preoccupata di Hermione mentre esaminava il suo calice di succo di zucca, quello dalla quale aveva bevuto, e della strana sensazione che lo aveva pervaso mentre si era alzato per seguire il suo professore.

“Veritaserum,” sussurrò, sentendo un groppo in gola. No, no, no! Perché capitavano tutte a lui?!

Severus Piton annuì, osservandolo curioso, “Non preoccuparti Potter. Non abuserò di questo vantaggio. Ti farò solo un paio di domande che ritengo necessarie, quindi non indagherò sulle tue conoscenze o su come tu faccia a sapere della pozione.”

Se pensava di averlo rassicurato, si sbagliava di grosso. Harry era cosciente del fatto che covasse talmente tanti segreti che ad anche la più semplice delle domande avrebbe rivelato qualcosa di grosso. Disperato, cercò di dissuadere il professore dal suo intento, “È illegale somministrare del Veritaserum agli studenti!”

“Non penso che tu sia nella posizione di dettare condizioni, Potter. Potrei farti una qualunque domanda personale e poi dirti che se tu facessi parola di questo incontro con qualcuno, rivelerei i tuoi segreti,” lo contraddisse Piton, dando mostra della sua furbizia da Serpeverde.

Harry ribollì di rabbia in silenzio, “Si sbrighi,” quasi sputò, mentre si preparava ad impugnare la sua bacchetta in caso fosse servita.

Piton sembrò rifletterci. Il fatto che Potter si fosse sbarazzato della creatura non lo aveva sorpreso più di tanto: già lo aveva sospettato. Aveva altre domande sull’accaduto, però.

“Ti hanno aiutato a sbarazzarti della Creatura? Cos’era?” domandò osservando il ragazzino.

“Sì, sono stato aiutato dai miei amici,” sembrava che parlare gli costasse un grosso sforzo, “E la creatura era una … Valchiria.”

L’unica reazione che le sue parole innescarono fu la leggera dilatazione delle pupille del Maestro, ma per il resto, l’uomo non si scompose.

“Come avete fatto a lasciare la Sala Grande senza che io e il Professor Raptor vi vedessimo?”

“Ecco …” Harry esitò un attimo, cercando un modo per non menzionare come fosse a conoscenza del passaggio nella stanzetta laterale, “Abbiamo utilizzato un passaggio segreto che avevano già utilizzato Neville e Hermione,” con un po’ di fortuna, Piton avrebbe pensato che fossero stati loro a trovarlo.

Severus assorbì la notizia; la tentazione di indagare oltre era tanta, ma sapeva sarebbe stato scorretto, “Eri nella scuola, Domenica mattina?” chiese, nonostante già fosse a conoscenza della risposta.

“No,” Harry fu costretto ad ammettere, digrignando i denti.

Gli angoli delle labbra di Piton si arricciarono in un ghigno soddisfatto,“Trenta punti in meno da Grifondoro per aver lasciato Hogwarts ed altri dieci per aver mentito agli insegnanti, Potter.”

Harry strinse i pugni e si costrinse a rimanere in silenzio. Era così ingiusto! Se non fosse stato sotto Veritaserum non lo avrebbe mai ammesso. Non parlò per paura che Piton gli chiedesse dove fosse stato: quello sì che sarebbe stato problematico. Sentiva l’effetto della pozione scemare, e scoccando un’occhiata l’orologio a pendolo presente nell’Ufficio, calcolò che sarebbe svanito in dieci minuti.

“Dove tu sia stato non mi riguarda. Tuttavia,” la voce glaciale di Piton stava cominciando a farsi più dura, “Mi chiedo se sia il caso di avvertire il preside.”

Gli occhi smeraldini di Harry trafissero il professore e, in un attimo, il ragazzo era già balzato in piedi e aveva la bacchetta puntata contro l’uomo. L’espressione impassibile di Piton non mutò.

“Dieci punti in meno da Grifondoro per aver puntato la bacchetta contro un insegnante, Potter. Ringrazia la tua buona stella se non ti ho ancora assegnato una detenzione. Prova a lanciarmi un qualunque incantesimo e ti assicuro che non sarò indulgente: non pensavo tu fossi tanto arrogante da anche solo pensare di poter duellare contro un professore. Non poi così diverso da tuo padre, a quanto vedo,” la voce strascicata del Direttore di Serpeverde non fece che irritarlo maggiormente.

Utilizzando un buon senso che non pensava di possedere, abbassò la bacchetta, concludendo che duellare contro Piton avrebbe solo rivelato ulteriormente le sue abilità all’unto Maestro di Pozioni. Si risedette, guardandolo torvo.

“C’è altro?” domandò aspramente. Ancora poco e l’effetto della pozione sarebbe scomparso.

“Cosa è accaduto tra te e il Professor Raptor, al secondo piano, Sabato?”

Harry rimase in silenzio. Che cosa era accaduto? Neanche lui ne era certo. Rispetto a quello che sarebbe potuto succedere senza l’intervento di Piton, non era avvenuto niente.

“Niente, signore,” replicò tranquillamente dopo una paio di minuti di pausa.

Severus si rilassò immediatamente. Era un sollievo sapere che il figlio di Lily e quell’uomo, Raptor, non condividessero alcun segreto sinistro. In quel momento, le lancette dell’orologio appese alla parete segnarono le nove di sera. Pochi secondi e l’effetto della pozione si sarebbe dissolto.

“Perché hai stretto un’alleanza con i Goblin, Potter?” sparò l’ultima delle sue domande, pregando di aver fatto in tempo.

“Perché ho bisogno del loro aiuto,” e detto questo, Harry James Potter si decise ad andarsene, con o senza il permesso del suo professore. Si alzò in piedi, camminò fino alla porta tirando fuori la sua bacchetta, e mormorò piano ‘alohomora’. La serratura scattò con un sonoro ‘clack’ e il giovane varcò la soglia senza guardarsi indietro.

Se lo avesse fatto, avrebbe notato l’espressione intontita del suo Maestro di Pozioni.

-

Non può essere.

Si stava sbagliando, lo sapeva. Per quanto la ferisse nell’orgoglio, Hermione sapeva che doveva aver centrato un palo. Insomma, quello strano dubbio che le aveva illuminato la mente a cena doveva solo essere frutto della sua immaginazione.

Il suo nuovo amico, Harry Potter, non poteva essere … Morgana, non riusciva neanche a pensarlo.

Eppure combaciava. Tutti i tasselli del puzzle sembravano aver trovato il loro posto. Ma ciò portava solo ad altre domande. Come? Come era possibile? Come aveva fatto? Come avrebbe agito in futuro?

Troppe domande e nessuna risposta. Doveva forse … rivelare le sue teorie a Ron e Neville? Oppure era meglio confrontare direttamente Harry? Pensandoci, anche il suo amico rosso aveva il diritto di sapere: infondo c’era andato di mezzo con la storia del suo ratto. Ma anche il giovane Potter aveva il diritto di mantenere il proprio segreto.

Occlumanzia. La parola le balenò in mente per un attimo, insieme a ciò che le aveva detto Harry pochi giorni prima.

 “Allora, dovete sapere che ci sono altre ragioni per la quale io so così tanto. Vorrei dirvele, davvero, ma c’è un problema. Ci sono persone, come Silente e Piton, che possono leggere nella mente delle altre persone,” a questo Neville, Ron e Hermione trattennero il fiato.

“Ti possono entrare nella testa?” chiese Neville terrorizzato all’idea che qualcuno potesse invadere la sua privacy in quel modo.

Harry annuì, “Sì, l’arte di leggere nella mente è nota come Legilimanzia. Io ho dei segreti, segreti che non voglio loro sappiano. Così ho imparato l’Occlumanzia, l’arte di proteggere la propria mente da eventuali Legilimens, lettori di menti.”

“Quindi tu vuoi che noi impariamo a proteggere le nostri menti?” ragionò Hermione, brillante come sempre.

Harry annuì, “Ma non è così facile. L’Occlumanzia è una cosa estremamente avanzata: molti maghi adulti non riescono a praticarla. Non vi voglio costringere ad impararla, ma finché non sarò certo che nessuno possa leggere i miei segreti nelle vostre menti, allora non potrò rivelarveli.”

E se lei avesse imparato? Era per il meglio e le sarebbe tornato utile nel corso della sua vita. Avrebbe amplificato i suoi sforzi e convinto i suoi altri due amici a fare altrettanto, mettendo da parte le sue supposizioni su Harry.

Sperava solo che questo bastasse a farle capire come stavano le cose.

-

Harry correva per il corridoio del secondo piano, il suo stomaco contratto per il timore.

Non ci poteva credere. Piton aveva usato il Veritaserum su di lui! Diamine, adesso sapeva praticamente tutto. Del suo patto con i Goblin, della sua uscita di Domenica, della sua avventura con la Valchiria, e probabilmente presto avrebbe scoperto che era James Evans. Morgana, no. Se lo avesse scoperto sarebbe stata seriamente la fine.

La rabbia lo stava accecando. Rabbia nei confronti di Piton, nei confronti del Fato, e nei confronti di sé stesso. Come aveva potuto farsi prendere in giro in quel modo? Farsi mettere con le spalle al muro così facilmente? Eppure lui era quello che doveva salvare il mondo magico, maledizione! Non poteva permettersi tali errori.

Avvertì l’impellente bisogno di spaccare qualcosa, e a quel punto comprese che doveva calmarsi o avrebbe perso il controllo delle proprie azioni. In passato (o futuro?) aveva notato quanto tendesse ad essere irrazionale se aveva la mente offuscata dalle emozioni. Si ricordava di cosa fosse accaduto al suo quinto anno con Sirius.

Fermò la sua corsa per guardarsi intorno. Con il fiatone e il respiro irregolare, appoggiò le mani sulle ginocchia. Cominciò a svuotare la mente, sentendo immediatamente la sua furia interiore scemare, lasciando posto ad un’infinita stanchezza. Era stata una lunga giornata.

Era certo, tuttavia, che non fosse ancora finita. Doveva ancora affrontare le domande dei suoi amici; e con amici, intendeva anche Draco Malfoy.

Cosa gli era successo? Dove aveva sbagliato? Sospirando frustrato, si raddrizzò, concludendo che non poteva più aspettare. Quella sera avrebbe chiarito con Draco. Il problema era come. Prima, però, avrebbe tenuto fede alla promessa che aveva fatto quella mattina al Ministero.

Percorse il corridoio, diretto verso la Torre Ovest, pregando di non rincontrare Piton. Una volta al giorno bastava ed avanzava. Ma quando svoltò l’angolo, non gli si presentò davanti il volto del Maestro di Pozioni.

Però si ritrovò a desiderare che lo fosse, perché davanti a lui c’era il Professor Quirinus Raptor. Harry gemette sconsolato. Ci voleva pure questa. Con cupa ironia, si rese conto che era la seconda volta che incrociava il Professore al secondo piano.

“P-Potter,” balbettò pateticamente il servitore che ospitava Voldemort, “C-Ci incontriamo a-ancora, v-vedo,” il sorriso che gli rivolse era così forzato che sembrava una smorfia.

Il ghigno di Harry fu altrettanto falso, “A quanto pare.”

Raptor non poté evitare un’altra occhiata silenziosa in direzione del Bagno di Mirtilla, “S-Sembri aggirarti s-spesso p-per questo c-corridoio,” farfugliò, celando il proprio sospetto.

“Mai quanto lei, Professore,” fece Harry allusivo. Si morse la lingua; doveva smettere di rispondere in modo tanto sfacciato. Che cosa avrebbe dedotto Voldemort da quella sua risposta? Continuava sempre a parlare a Raptor come se lo stesse sfidando, e non lo faceva neppure apposta. E se un giorno Riddle avesse accettato il suo guanto di sfida?

Il maestro di Difesa si guardò a destra e a sinistra, assicurandosi che fossero soli, prima di tornare a posare lo sguardo sul giovane Potter. L’undicenne deglutì rumorosamente, ghiacciandosi sul posto: non gli piaceva come Quirinus lo stava guardando. Sentì un lieve pizzicore alla cicatrice e dovette reprimere l’istinto di portare una mano alla fronte, come ai vecchi tempi.

“Vieni con me, Potter,”disse sbrigativo l’uomo. Nella fretta, Raptor si era scordato di balbettare. Gli fece cenno di seguirlo, ma Harry non era tanto idiota da cascarci.

“A dire il vero, Professore,” calcò in particolare la parola finale, “Avrei altro da fare, se non le dispiace.” Non avrebbe mica seguito Voldemort in una classe vuota. Non era nato ieri. Fece per continuare lungo il corridoio, oltrepassandolo, quando la voce dell’uomo risuonò di nuovo.

“Sono il tuo insegnante, Potter,” affermò Raptor, guadagnandosi un’occhiata divertita da parte del primino, “Pretendo un minimo di rispetto.”

Harry ci provò. Davvero. Ma alla fine non riuscì più a trattenere le risate. Voldemort gli stava chiedendo di rispettarlo? Il solo pensiero lo fece ridere più forte, fino a quasi fargli venire le lacrime agli occhi. Quirinus lo fissava indignato.

“Detenzione, signor Potter,” Harry smise di ridere immediatamente, spalancando la bocca in una smorfia, “Questo sabato nel mio ufficio, dopo cena,” Raptor lo guardò con gelida sufficienza prima di alzare i tacchi e andarsene.

Harry guardò torvo il suo turbante mentre si allontanava. Forse non era stata la cosa più furba da fare, perché notò qualcosa muoversi sotto la stoffa e avvertì una fitta alla cicatrice.

Grandioso, pensò sarcastico, adesso per evitare cinque minuti da solo in un’aula con lui si era beccato un’ora di detenzione. Cinquanta punti in meno da Grifondoro con Piton ed una detenzione con Raptor. Che serata da favola.

Si avviò verso la Torre Ovest del castello, ripromettendosi che dopo avrebbe parlato con Draco.

-

Dove posso trovarlo?

Remus continuava a camminare avanti e dietro per il soggiorno del suo appartamento di Londra ripetendosi questa domanda, grattandosi il mento pensoso. Ogni tanto avrebbe scoccato un’occhiata fuori dalla finestra, scuotendo la testa. Due edizioni speciali della Gazzetta del Profeta erano appoggiate su un tavolino, una della domenica e una di quella sera.

Dal giorno della scarcerazione di Sirius, aveva cercato di ottenere il permesso di incontrare il suo vecchio amico; permesso che gli era stato negato più volte perché Black non era ancora ufficialmente un uomo ‘libero’. Lo sarebbe stato appena il caso di Peter Minus si fosse concluso.

Così, Remus aveva dedicato il suo tempo alla ricerca di James Evans, che si era ripromesso di trovare per ringraziarlo. Senza contare che il giovane oramai era un’icona, soprattutto in seguito allo scudo contro la Cruciatus. Come molti membri del Mondo Magico e Wizengamot, desiderava incontrarlo, anche solo per scambiare due parole.

Lupin scoccò l’ennesima occhiata fuori dalla sua finestra, scuotendo la testa incredulo.

Come avrebbe fatto se il Ministro Caramell in persona non riusciva ad ottenere un appuntamento con la nuova celebrità?

Un classico gufo marrone planò sul davanzale: aveva una lettera agganciata alla sua gamba, e sembrava avere fretta. Remus spalancò la finestra, ma l’animale non entrò: si limitò a porgergli la zampa. Lupin afferrò la lettera e il gufo volò via tanto velocemente quanto era arrivato.

Curioso, l’aprì.

Egregio signor Lupin,

la sto contattando per farle una proposta. So che un tempo lei era amico di Sirius Black. Oggi stesso, sono passato al Ministero per fargli visita. So bene che non è consentito, ma sotto richiesta di Black, potrei riuscire a farvi incontrare. Se desidera che ciò avvenga, la prego di incontrarmi Domenica a mezzogiorno in punto al Paiolo Magico.

James Evans

OH MERLINO!

Per poco non fece cadere il foglio per terra, scioccato. James Evans si era messo in contatto con lui e gli stava offrendo la possibilità di incontrarlo su un piatto d’argento. Meglio ancora, gli stava offrendo la possibilità di incontrare lui e Sirius nello stesso giorno.

Remus si appoggiò al muro per non cadere a terra. Certo che sarebbe andato al Paiolo Magico! Ma … come avrebbe fatto James Evans a fargli incontrare Sirius? Il permesso gli era stato negato … non voleva farli incontrare illecitamente, vero?

Rileggendo la lettera, soffermandosi sulla frase ‘So bene che non è consentito’ concluse che sì, James Evans era un portatore di guai, incurante delle regole, e peggio, della legge.

Ma questo non significava che lo ammirava di meno, semmai il contrario.

-

Jeremiah Lestrange era di cattivo umore.

Per tutto il giorno non aveva fatto altro che rispondere male a tutti, che fossero studenti più piccoli, i suoi amici, o gli insegnanti. Il motivo? Una tanto non-desiderata lettera da parte di suo zio, che ancora una volta si era dimostrato più interessato al suo rendimento scolastico che al proprio nipote.

Era sempre così.

Più alti erano i suoi voti, e più opportunità di lavoro avrebbe avuto al Ministero. Così lo volevano: furbo, intelligente, affabile, con un atteggiamento appropriato, potente, e, soprattutto, schifosamente ricco. Naturalmente, a casa o in presenza di pezzi grossi non gli era consentito comportarsi come faceva a scuola, dove poteva fregarsene dell’etichetta.

Chiuse in uno scatto il suo libro, che trattava un ramo della magia poco lecito. Era così che faceva sempre, quando era di umore nero: s’immergeva nella Magia Oscura. Era una specie di sfogo. C’era qualcosa di calmante nel potere, che ti faceva sentire invincibile, come se niente potesse sopraffarti. Lo rassicurava e gli dava forza.

Perché lui non voleva essere debole.

Quella era forse la sua più grande paura. Non si curava di ciò che potevano pensare gli altri, ed era certo che con il comportamento che aveva sfoggiato nei suoi anni ad Hogwarts, tutti lo trovassero un ‘tipo tosto’. Ma il fatto che tutti lo considerassero forte non gli faceva né caldo né freddo.

Lui voleva sentirsi forte.

Poteva fingere di esserlo, far credere alla gente che lo fosse, ma sapeva che non lo era. E il fatto che fosse un Serpeverde non faceva altro che ricordargli di quanto fosse codardo. Solo i coraggiosi erano i forti. Non parlava di forza fisica – sapeva che di quella ne aveva – ma di forza morale.

Se ne avesse avuta, avrebbe detto al suo caro zio cosa ne pensasse davvero dei suoi genitori. Se ne avesse avuta, sarebbe riuscito a ribellarsi dalla situazione in cui era stato confinato per anni. Ma non lo faceva, perché temeva che se fosse caduto, poi non avrebbe avuto la forza di rialzarsi. E a quel punto non avrebbe più potuto negare di essere debole.

Si sentiva in gabbia, quasi senz’aria.

Con una mossa fluida, balzò in piedi, diretto verso l’uscita della sua Sala Comune. Sapeva che il coprifuoco era appena scattato, ma non se ne curò. Dubitava che i Professori, con l’eccezione forse di Piton e la McGranitt, lo avrebbero punito. E Gazza, beh … dopo un incidente al suo terzo anno aveva capito che era meglio stargli alla larga.

Arrivò presto alla Sala d’Ingresso, non incrociando nessuno. Tuttavia, mentre passava davanti alla scalinata di marmo, diretto al portone principale, notò di non essere l’unico fuori dal suo letto oltre l’orario consentito.

Harry Potter stava correndo giù per le scale, apparentemente di fretta, con un’espressione determinata impressa sul volto. Essendo già irritato di conto suo, il giovane rampollo della Casata dei Lestrange fu quasi soddisfatto di aver trovato una nuova vittima sulla quale sfogarsi.

“Fuori oltre il Coprifuoco, Potter?” indagò con un ghigno derisorio. Sarebbe stato divertente punire il primino.

Harry alzò i suoi occhi smeraldini, sorpresi, sul Serpeverde. Era appena passato dalla Guferia per spedire un gufo a Remus, e ora era pronto per affrontare Malfoy. Non aveva notato la figura alta e silenziosa della Serpe avvicinarsi, “Potrei dirti lo stesso, Lestrange,” replicò freddamente, mentre i suoi occhi saettavano nella direzione dei sotterranei. Non aveva proprio voglia di perdere tempo con il quindicenne.

Jeremiah indicò la spilla da Prefetto appuntata alla sua divisa con aria trionfante, “Come puoi ben notare, sto eseguendo la mia ronda. E quindi, dovrei toglierti dieci punti per l’insubordinazione,” mentì spudoratamente.

Harry esitò un attimo, guardandosi intorno, e poi sorrise, “Sono sicuro che la McGranitt sarà felice di toglierti la spilla e darti una detenzione quando scoprirà che stai abusando della tua posizione. Non credere di potermi ingannare: lo so che non stai facendo la ronda. Neanche tu hai il permesso di essere fuori, adesso.”

Lestrange si accigliò, “Di cosa stai parlando, Potter? Certo che ce l’ho il permesso.”

Harry alzò un sopracciglio, “Allora dov’è il tuo compagno di ronda? E perché ti stavi dirigendo verso il portone?”

Il Prefetto non rispose, e il sorriso di Harry si allargò, “Tu non mi hai visto, e nemmeno io ho visto te,” decretò stringendosi nelle spalle con indifferenza. Poi oltrepassò Jeremiah e s’incamminò verso la Sala Comune dei ragazzi dalle cravatte verde e argento. Intuendo dove fosse diretto, Lestrange lo afferrò per un braccio.

“Comportamento molto da Serpe, per un Grifondoro,” disse gelido il quindicenne, “Dove credi di andare?”

Harry non si scompose minimamente, “Non penso siano affari che ti riguardino. Da quando le Serpi sono così impiccione?” stranamente, nel suo tono non vi era alcuna accusa, e nel suo sguardo non c’era traccia di astio. Sembrava quasi … divertito.

Jeremiah ritrasse la mano, celando la sorpresa.

“Hai ripensato a quello che ti ho detto?” continuò subito il giovane Potter, passandosi stancamente una mano tra i capelli, appiattendosi poi la frangia sulla cicatrice. Era un abitudine nasconderla.

Lestrange s’irrigidì, “Non so di cosa tu stia parlando.” Si voltò e si affrettò a raggiungere il portone principale, dando le spalle a Harry, così che non potesse vederlo in volto, “Per quanto mi riguarda, tu sei nel tuo dormitorio ed io nel mio. Questo incontro non è mai avvenuto.”

E poi uscì sui terreni di Hogwarts. Harry poté giurare di averlo visto tirar fuori una sigaretta babbana.

-

Quella sera, stranamente, Albus Silente non era nel suo ufficio.

Aveva sentito il forte bisogno di fare due passi per sbollire la sua frustrazione, che ormai aveva raggiunto un punto che, ne era certo, poteva essere considerato di non ritorno. Stava cominciando a perdere la speranza nella sua crociata su James Evans.

Quel ragazzo non si lasciava alle spalle la minima traccia, nemmeno un indizio.

Nell’articolo di quella sera, sconvolgente di per sé, venivano menzionati diversi maghi – ricercatori, suppose  – che non aveva mai sentito nominare. E in più, cosa ancor più strana, non aveva mai sentito parlare del reparto ministeriale addetto alle ricerche magiche.

Certo, sapeva che ne esisteva uno. Altrimenti, da dove sarebbero provenute tutte le nuove scoperte in ambito magico? Ma non aveva mai davvero riflettuto su dove venissero svolte. E se lui, Albus Silente, mago centenario con una grande influenza nel Mondo Magico, considerato da alcuni il più potente dai tempi di Merlino stesso, non conosceva il luogo in cui avvenivano, come aveva fatto un semplice sedicenne a saperlo?

Forse era il caso di ammettere che James Evans non era un semplice sedicenne.

Dopo l’incidente con la Valchiria, Albus si era reso conto che si era concentrato così tanto sul giovane adolescente che aveva trascurato i suoi doveri in qualità di preside di Hogwarts. Ne era prova il fatto che mentre una creatura non identificata girovagava al suo interno, lui era andato a discutere di James Evans con il Ministro.

Non era poi tanto sorpreso dal fatto che il ragazzo fosse riuscito a trovare uno scudo contro la Cruciatus. Dopo i recenti avvenimenti, era certo che in futuro niente sarebbe riuscito a sorprenderlo.

Forse era per questo che inizialmente era stato così ossessionato da James Evans; erano anni che nessuno sapeva più sbalordirlo, che nessuno riusciva a fornirgli una sfida personale in grado di tenerlo sveglio la notte e farlo riflettere per ore e ore. Tom Riddle, un tempo, ci era riuscito.

E adesso, a cosa mai poteva pensare un vecchio preside per trascorrere il suo tempo?

Ai suoi studenti, ovviamente. Cominciò a passare in rassegna i loro nomi, cercando in ognuno di loro qualcosa di rilevante sulla quale era il caso di indagare. Un nome, uno studente, poteva ancora fornirgli un mistero intrigante sul quale la sua mente potesse concentrarsi.

Harry Potter.

Lui sì era un alunno particolare, speciale. Esaminò il suo comportamento dal giorno del suo arrivo, sorprendendosi nel constatare che non aveva prestato poi tanta attenzione al celebre Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Che grave negligenza da parte sua, rifletté. In futuro, avrebbe dovuto fare più attenzione all’undicenne.

-

Harry fissava concentrato la parete bianca che sapeva conduceva alla Sala Comune delle Serpi da ormai quindici minuti. Una volta, Gazza era passato di là ed era stato costretto a nascondersi in uno stanzino. Adesso, tuttavia, il corridoio era deserto.

Sarebbe dovuto entrare? Come, poi?

Aveva la vaga sensazione che i Serpeverde non ce lo volevano un Grifondoro nel loro regno, se Lestrange era di alcuna indicazione. Tirò fuori dalla sua tasca la Mappa del Malandrino e la esaminò. Il puntino con il nome Draco Lucius Malfoy risiedeva nel dormitorio dei ragazzini del primo anno, insieme a quello di Blaise Zabini, Theodore Nott, Vincent Tiger e Gregory Goyle.

Nella Sala Comune invece c’erano Derek Lawns, amico di Mister Socialità che era appena uscito sui terreni, insieme ad altri ragazzi i cui nomi erano David Urquhart e Graham Pritchard, poi c’era Marcus Flitt, della squadra di Quidditch, insieme a Warrington, e Adrian Pucey accanto a quello di Kain Montague, entrambi del terzo anno, e Millicent Bulstrode e Pansy Parkinson, del primo. Un paio di ragazzi degli ultimi anni, come Jake Hopkins, Charlie Dalton, e Chet Danburry occupavano i posti migliori vicino al camino.

Da quanto ricordava Harry, non era simpatico a nessuno dei presenti.

Sospirò afflitto: non voleva proprio entrare in un ambiente tanto ostile quanto quello. E se non entrava lui, allora usciva Draco. Doveva solo capire come farlo uscire. Umm … magari i gemelli potevano dargli una mano. Era sicuro al cento per cento che quei due non fossero nei loro dormitori, nonostante il coprifuoco fosse già scattato.

Osservando la Mappa, notò che non erano pochi gli studenti che uscivano oltre l’orario consentito. Gli sgabuzzini erano pieni di coppiette che si ‘riavvicinavano’ dopo l’estate, ragazzini del quarto e quinto anno facevano passeggiate o si dirigevano verso le cucine, e alcuni era fuori giusto per il gusto di infrangere le regole.

Con un sorriso, notò che il corridoio del terzo piano a destra era completamente deserto.

Scuotendo la testa, si costrinse a pensare solo al suo obiettivo: trovare Fred e George. I suoi occhi scrutarono la pergamena finché non li trovarono. Erano al primo piano, in un passaggio segreto dietro un arazzo. Non era molto lontano.

Ricacciandosi la Mappa in tasca, corse via dai sotterranei e di nuovo nel Salone d’Ingresso e su per la scalinata di marmo. Quella sera aveva fatto un bel po’ di esercizio, e già sentiva la stanchezza che aveva avvertito prima tornare.

Mentalmente, si annotò di cominciare a fare qualche giro di corsa intorno al Lago la mattina. Non dormiva molto comunque. Da quando era tornato indietro nel tempo aveva problemi ad addormentarsi. Che soffrisse d’insonnia?

Arrivato di fronte all’arazzo, sentì il risolino di qualcuno provenire da attraverso la stoffa. Sì, erano là. La scostò velocemente con una mano ed entrò nel passaggio.

I gemelli erano per terra, chini su qualcosa che non riusciva a vedere.

“ … solo metterlo alla prova,” stava dicendo uno.

Harry ghignò quando si rese conto che non lo avevano ancora notato. Non resistette alla tentazione: si portò la bacchetta alla gola e mormorò piano un incantesimo.

“Mettere cosa alla prova, signori Weasley?” chiese severa la voce della McGranitt.

I due rossi balzarono in piedi, voltandosi di scatto con la stessa espressione di panico. Uno dei due aprì la bocca per sparare una scusa mentre l’altro fece un passo per coprire la cosa sulla quale stavano lavorando.

Poi videro che l’unica persona presente nel passaggio, oltre loro, era Harry, che se la rideva come un matto.

“AH – le vostre facce – HAHA – dovreste vedervi,” il moro era letteralmente piegato in due dalle risate.

Gli occhi dei gemelli si assottigliarono, ma poi anche loro cominciarono a ridacchiare, fino ad unirsi a Potter e scoppiare a ridere.

“Ci hai fatto prendere un colpo, Harry,” ridacchiò Fred, dandogli una pacca sulla spalla.

“Un vero portatore di misfatti,” affermò George orgoglioso.

Harry sorrise, “Sì, beh … sono passato perché – aspettate, quello non sarà mica un Detonatore Abbindolante, vero?” esclamò vedendo l’oggetto sul quale stavano discutendo i Weasley prima del suo arrivo.

I due rossi si guardarono perplessi prima di aggrottare la fronte, “Detonatore Abbindolante? Non sappiamo di cosa tu stia parlando, amico. Quella è una nostra invenzione; sai com’è, ci divertiamo a trovare nuovi modi per far infuriare Gazza. Il suo scopo è … abbindolare le persone! Wow! Il nome è perfetto: Detonatore Abbindolante. Che ne dici Forge?”

“Sono d’accordo Gred,” replicò George, mentre si scambiavano un cinque.

“Ma come facevi a sapere cosa faceva?” chiese Fred alzando un sopracciglio.

Harry si morse una lingua. I Tiri Vispi Weasley non erano ancora stati inventati, ma sapeva che i due gemelli avevano cominciato a fare esperimenti molto prima di aprire il negozio.

“Umm, beh, ecco … l’ho intuito perché sembra che sopra ci sia installato un clacson, e allora gli ho dato il primo nome che mi è venuto in mente che avesse a che fare con il distrarre, o meglio abbindolare, e poi, beh, l’ho definito detonatore perché … perché … ecco … ” era consapevole del fatto che stesse rantolando, ma che altro avrebbe potuto fare?

“Ehi, ehi, calma. Abbiamo capito,” lo interruppe divertito George, con grande sollievo da parte di Harry; non aveva idea di come avrebbe continuato la spiegazione se non fosse stato fermato.

Harry si schiarì la gola, “Beh, vi ho sentito dire che dovete sperimentarlo, giusto?”

Fred annuì cautamente, e lui e George incrociarono le braccia al petto all’unisono, facendogli cenno di continuare, “Giusto.”

“So esattamente dove potete farlo.”

-

Draco si rigirava la Ricordella in mano da un po’, ormai. Il fumo al suo interno era rosso, e lui sapeva benissimo cosa si era dimenticato: si era scordato di ristituirla al legittimo proprietario.

Il biondo sbuffò, attirando gli sguardi preoccupati dei suoi compagni di dormitorio.

Possibile che si sentisse in colpa? E peggio ancora, possibile che gli mancasse Potter? Era ridicolo! Ma allora perché quando lo vedeva con i suoi amici, quando li sorprendeva a sussurrarsi segreti, quando notava le loro misteriose assenze, e quando andavano in giro a vivere chissà quale avventura, si sentiva uno schifo? Perché continuava ad immaginarsi con loro? Perché continuava a desiderare di stare con loro?

Sbuffò di nuovo.

“Draco, tutto bene?” gli chiese Zabini, aggrottando le sopracciglia, “È la settima volta che sbuffi.”

“Sì, Blaise,” ribatté acido, seccato dalle occhiate costernate del purosangue, “Stavo solo –“

BOOM!!

Un sonoro scoppio li fece saltare tutti. Draco s’infilò la Ricordella in tasca e corse alla porta del dormitorio per affacciarsi sul corridoio. Non era il solo: decine di facce di Serpeverde di tutti gli anni avevano le teste fuori.

Un denso e acre fumo nero, accompagnato da uno strano rumore ripetitivo, stava svegliando i pochi studenti che già si erano messi a letto. Il casino proveniva dalla Sala Comune, dove tutti si stavano dirigendo per vedere cosa fosse accaduto.

Il giovane Malfoy decise di fare altrettanto.

Arrivato sul luogo del misfatto, all’inizio non fu in grado di vedere nulla a causa della cortina fumogena. Intorno a lui, tutti quanti o stavano tossendo per via dell’aria sporca, oppure stavano urlando in preda al panico. Uno dei due Prefetti (dell’altro non c’era traccia) corse fuori per chiamare il Direttore della loro Casa. Molti la seguirono per allontanarsi da lì e prendere qualche boccata d’aria pulita. Tra le spinte generali, anche il primino riuscì a farsi strada fino a raggiungere un luogo dove l’aria era più respirabile.

Appena Draco ebbe messo piede fuori dalla Sala Comune dei Serpeverde, avvertì una mano afferrarlo per un braccio e trascinarlo via. Se fosse stato un Grifondoro, avrebbe urlato. Ma lui non era Serpeverde per niente, e sapeva rimanere calmo e composto. Il più delle volte.

Per questo, quando il suo aggressore lo rilasciò in un’aula vuota da qualche parte al secondo o terzo piano, cominciò a gridare come un forsennato.

“AAAAIIIIUUUUTOOOO!!”  sicuramente lo avevano sentito per tutta Hogwarts. Agitò i pugni freneticamente, e sentì quello destro colpire qualcosa di duro.

Ci fu un tonfo ed una sedia si rovesciò. Una voce cominciò ad imprecare. Draco sgranò gli occhi; non aveva mai sentito tante esclamazioni colorite in vita sua.

“Draco, si può sapere che cazzo ti prende?!” sbottò una voce da terra. Abbassando lo sguardo, Malfoy incrociò quello verde smeraldo di Harry Potter, che si massaggiava forte la testa.

“P-Potter?” balbettò confuso il biondo.

Harry alzò gli occhi al cielo, “Sai, riesci a balbettare il mio nome alla perfezione. Hai preso lezioni da Raptor?” il moro si rimise in piedi con una smorfia, “Morgana, mi hai dato un pugno in testa!”

Draco si riprese dallo stupore iniziale, “Non avrei dovuto, se qualcuno non mi avesse sorpreso alle spalle e trascinato in un’aula vuota senza dirmi niente.”

Harry sospirò, “Beh, in qualche modo dovevo farti venire qui. Senti, ho già perso abbastanza tempo cercando un modo per farti uscire dalla Sala Comune. Non potevo escogitare un altro piano per portarti in quest’aula: trascinarti è stata la soluzione più rapida –“

“Sei stato tu?! Tu hai creato quel casino nella mia Sala Comune?!” la bocca di Malfoy si aprì involontariamente.

Potter ghignò e scrollò le spalle, “Due miei amici mi hanno dato una mano.” Si passò casualmente una mano tra i capelli, mentre la sua espressione si faceva seria, “Scherzi a parte, ti ho portato qui per parlarti.”

Il silenzio cadde mentre entrambi ripensavano al loro rapporto negli ultimi tempi. Draco sembrava essersi fatto freddo e distante, ricordandosi che non erano più amici. Ma allora perché faceva così male pensarci?

“Draco, che cosa è successo? Hai cominciato a comportarti in modo strano,” cominciò il moro nervosamente.

“Dimmelo tu, Potter,” fece la Serpe con quell’odiosa voce strascicata, “Non eri tu quello impegnato ad andare in giro a salvare ragazzine mentre cadevano dalle scope?”

“E questo che vuol dire?” domandò Harry, aggrottando la fronte e mettendosi le mani in tasca. I suoi occhi si spalancarono, inorriditi. Cominciò a tastarsele, e poi le frugò da cima a fondo. Un paio di frasi sconnesse giunsero alle orecchie di Malfoy, cose del tipo ‘l’avevo con me’ e ‘dove l’ho messa?’.

La sua ansia evidente sembrò contagiare anche Draco.

“Che succede, Potter?” indagò avvicinandosi preoccupato.

“La Mappa!” Harry si morse il labbro. Era scomparsa: era sicuro di averla avuta in tasca quando aveva aiutato i gemelli a sganciare il Detonatore, “Dev’essermi caduta nei sotterranei.”

Draco scosse la testa, “Allora è persa. Mezza Serpeverde è uscita dalla Sala Comune per colpa di quel … coso … che ha provocato il fumo. Se era per terra e qualcuno l’ha trovata, sta pur certo che non te la ridaranno.”

Potter strinse i pugni e si impose di concentrarsi sulla questione del momento: chiarire con Malfoy. Alla Mappa avrebbe pensato dopo.

“Sì, beh … tornando al discorso di prima … che cosa è successo? Un giorno andava tutto bene, e quello dopo non mi rivolgevi più la parola. Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

Draco si rese conto che no, Har-Potter non aveva fatto niente di male. Ma questo lui non glielo avrebbe detto, “Vai in giro come se fossi il padrone di Hogwarts! Continui a fare strane assenze e sei sempre al centro dell’attenzione! Non ti bastava essere il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, vero? Dovevi anche essere il migliore della classe, e … e il più popolare! Potter di qua, Potter di là, Potter, Potter, Potter! Sanno tutti parlare solo di te! Il preferito da tutti! Il più simpatico, il più allegro, il più tutto! Scommetto che la McGranitt non ti ha nemmeno punito per esserti quasi ammazzato oggi, durante la lezione di volo. O mi sbaglio?”

Harry rimase a fissarlo, gli occhi spalancati per lo stupore, “Tu … sei geloso, Draco?” come aveva fatto a non capirlo? Draco Malfoy era sempre stato viziato, sempre considerato un principe dai suoi genitori. E lui cosa aveva fatto? Era arrivato e gli aveva rubato la scena. Era logico che aveva innescato l’antipatia dell’undicenne.

Immediatamente, la furia di Draco sembrò ritrarsi, sgonfiata dal menzionare della gelosia, “Non hai risposto alla domanda,” disse debolmente.

Harry scosse la testa, mortificato. Non sapeva che la sua fama aveva turbato la Serpe. Non aveva mai pensato che potesse essere un problema. Avrebbe dovuto, invece. Si ricordava bene di quanti problemi avesse causato a Ron e Hermione, mentre era l’Indesiderabile Numero Uno. Il fatto che fosse famoso non era una fortuna, era una maledizione.

“Draco,” disse piano, “Pensi che io lo voglia? Tu vorresti essere famoso per essere sopravvissuto mentre i tuoi genitori sono morti? So bene di non meritare la fama. Semmai, dovrebbero averla i miei genitori. Se non fosse stato per loro, il Mondo Magico sarebbe in mano a Voldemort.”

Malfoy trasalì, “Osi pronunciare il nome del Signore Oscuro?”

“Non anche tu, ti prego,” grugnì il moro seccato, “Prima di tutto, non chiamarlo Signore Oscuro: solo i Mangiamorte lo fanno. E in secondo luogo, la paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.”

Draco ci rifletté un attimo, “Ma mio padre dice –“

“Non deve importarti cosa dice tuo padre!” esclamò Harry stizzito. Poi realizzò cosa fosse accaduto, “È stato tuo padre a dirti di non frequentarmi?”

Il biondo non parlò.

“Lo prendo per un sì,” Harry si afflosciò su un banco, “Ascolta, per quanto io rispetti Lucius Malfoy,” dovette sforzarsi per accostare il termine ‘rispettare’ con il nome di un Mangiamorte che aveva più volte tentato di ucciderlo, “Io sono dell’idea che quella testolina bionda che ti ritrovi sia solo ed esclusivamente tua. Ogni persona è unica e diversa così com’è. Se cerchi di imitare tuo padre, allora non diventerai altro che una sua copia fatta male. Tieni a mente che anche se entrambi portate Malfoy per cognome, non siete la stessa persona. È più che giusto che abbiate pensieri ed idee differenti.”

Draco rimase in silenzio per un tempo che parve infinito. Doveva forse dargli ragione? Infondo, far parte degli amici di Harry Potter sembrava divertente. E gli mancava. Gli mancava terribilmente poter andare in giro infrangendo le regole in modo spensierato. Stare con Harry gli dava sicurezza, e sentiva che niente poteva nuocergli se era in sua presenza. Era come andare in giro con un adulto.

“Adesso io ti chiedo,” mormorò serio Potter, “Tu che cosa ne pensi di questa storia?”

Malfoy sorrise ed aprì bocca per dirgli …

“HARRY!”

I due primini si voltarono verso la soglia della stanza. Hermione, Neville e Ron erano lì, tutti con il fiatone. Sembravano spaventati a morte. Quest’ultimo si fece avanti e lo strattonò per un braccio, ignorando Draco completamente.

“Dobbiamo andare, amico! Piton è su tutte le furie per l’incidente nella Sala Comune delle Serpi, e con l’aiuto degli altri insegnati e Gazza sta setacciando il castello angolo per angolo, dai sotterranei ai piani alti. Bisogna scomparire prima che arrivino su questo piano, o sarà la fine, anche con l’aiuto della Mappa,” spiegò sbrigativo.

Harry si morse il labbro, “Per quanto riguarda la Mappa …”

“Ce l’abbiamo noi,” intervenne Hermione, tirandola fuori da una tasca, “Quando non sei tornato dal tuo incontro con Piton ti siamo venuti a cercare, e abbiamo incrociato Fred e George, che ci hanno detto tutto. Siamo arrivati sul posto proprio mentre il Prefetto di Serpeverde tornava con Piton, e siamo riusciti a prenderla prima che qualcuno ci vedesse. Lestrange non si trova, e l’intero dormitorio è stato evacuato.”

Il moro sospirò per il sollievo, “Grazie a Merlino. E comunque Lestrange è sui terreni a fumarsi qualcosa, credo.”

I primini sembravano tutti scioccati dalla rivelazione, ma Harry si limitò a scrollare le spalle ed esaminare la pergamena con la piantina del castello, grato di non averla persa. Lui e i suoi amici erano al terzo piano, mentre gli insegnanti stavano finendo di controllare il secondo. Sarebbero arrivati da un momento all’altro.

“Ci conviene muoverci, se non vogliamo farci beccare,” decretò. Gli altri assentirono e si precipitarono tutti insieme fuori dalla porta e lungo il corridoio. Ironicamente, Harry si rese conto che l’aula che avevano appena lasciato era di fronte a quella di Incantesimi, dalla quale Pix non tardò ad uscire. Esattamente come nell’atra linea temporale.

“In giro per il castello a quest’ora, pivellini? Oh, ma c’è Harry Potter! Ho sentito che qualcuno ha fatto casino nei sotterranei, non è che centri qualcosa?” chiese curioso, mentre gli occhi gli brillavano maligni.

Harry ghignò, “Forse sì,” alzò un sopracciglio, “O forse no.”

Pix gli fece l’occhiolino e poi fluttuò via indisturbato. Rimasero immobili ad osservare la sua figura svanire per un paio di secondi, come sotto trance.

Presto sentirono dei passi affrettati e delle voci concitate, tra le quali quella maniacale di Gazza e quella severa della McGranitt. Impallidirono, senza sapere che fare o da che parte andare, completamente in preda al panico.

Neville, non abituato a trovarsi in situazioni del genere e forse il più facilmente impressionabile, sembrava sul punto di svenire. Respirava a fatica, e stava probabilmente per avere una crisi di nervi/isterica/pianto. O forse tutte e tre.

 “Venite,” sussurrò Hermione, afferrando Draco per un braccio e cominciando a dirigersi verso la fine del corridoio.

La Serpe si sciolse dalla sua presa con espressione schifata, “Non toccarmi, sudicia –“

“Prova a finire quella frase!” intervenne Ron, rosso per la rabbia.

Harry imprecò. Ci mancava solo che cominciassero a litigare. Le voci dei professori si stavano facendo sempre più chiare, e seppe che il loro tempo stava per scadere. Stava per riprendere la situazione in mano, anche perché Ron e Draco avevano cominciato quasi ad urlarsi addosso, quando Hermione intervenne.

“Ma la piantate voi due? Non riesco nemmeno a sentirmi pensare. Siete peggio di una coppia di sposini,” l’effetto delle sue parole fu immediato. Ron divenne tutt’uno con i suoi capelli, mentre la pallida carnagione di Draco si fece scarlatta.

“Non è vero!” si difesero.

“Andiamo,” disse Neville, cominciando a correre verso la fine del corridoio con Hermione. Harry fece lo stesso, seguito a poca distanza dagli altri due primini, che ora si tenevano ostinatamente il broncio.

Si ritrovarono davanti ad una porta. Quella porta. Harry sapeva cosa c’era dall’altra parte.

“Siamo arrivati al capolinea,” disse Ron sconfortato, quando notò che la porta era chiusa a chiave, “Siamo perduti! È la fine!”

I passi erano ancora più vicini ormai. Harry intravide l’ombra untuosa di Piton proprio dietro l’angolo.

“Fatti da parte,” sbottò Hermione, tirando fuori la sua bacchetta, “Alohomora!”

Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro. Tutti s’infilarono dentro, Harry per ultimo. Appoggiarono subito le orecchie sul legno.

 “Erano qui! Lo so!” sentirono la voce di Gazza esclamare dall’altra parte della porta. Dei passi si avvicinarono a dove erano nascosti, e i primini trattennero il fiato in anticipazione.

Lentamente, come a rallentatore, la maniglia si abbassò.

Ma quando la persona tirò la porta, cercando di aprirla, questa, sorprendentemente, rimase chiusa. Gli undicenni sospirarono per il sollievo.

“Andiamo Severus. È chiusa. I responsabili, evidentemente, non sono qui,” fece pacata la voce del Professor Vitious. Altri passi, solo che questa volta si allontanavano.

Quando furono sicuri che non ci fosse nessuno dall’altra parte, Hermione guardò tutti confusa, “Io la porta l’avevo aperta.”

“Ed io l’ho richiusa,” si scusò Harry, scuotendo la testa, “Sapevo che Piton avrebbe cercato di –“

Neville emise un gridolino terrorizzato. All’unisono e con lentezza, quasi in slow motion, i primini si voltarono per guardare il resto del corridoio. Harry aveva sempre saputo che era il corridoio proibito per una buona ragione, ma non poté evitare di indietreggiare. Insomma, il fatto che sapesse di Fuffy non significava che lo temesse di meno!

I nasi delle tre teste si stavano contraendo e vibravano nella loro direzione. Il cane era immobile, colto di sorpresa. Ma poi il suo ringhiare sordo li fece sobbalzare. Tutti quanti si voltarono verso la porta, cercando afferrando disperatamente la maniglia, e ricordandosi troppo tardi che fosse di nuovo chiusa a chiave.

Harry, consapevole del fatto che li avesse appena rinchiusi in quella stanza con un cane a tre teste sul punto di sbranarli, capì che doveva risolvere la situazione. Cominciò a fischiettare un motivetto. I suoi amici lo guardarono come se fosse una delle teste del cane, ma lui non si fermò.

All’inizio, non accadde nulla, ma poi le teste di Fuffy si abbassarono, posandosi docilmente sulle zampe della creatura. Senza smettere di fischiare, Harry avanzò (ignorando bellamente le proteste dei suoi amici e gli urletti virili di Ron e Draco) e gli accarezzò il muso.

“Bravo, bello,” mormorò sorridendo, mentre il cane gli leccava la mano, ricoprendola di bava. Dietro di lui, sentì Hermione far scattare la serratura. Riprese a fischiare e diede le spalle a Fuffy, uscendo insieme ai suoi amici nel corridoio non proibito vicino l’aula di incantesimi.

Per un momento nessuno parlò.

“M-Ma c-che … ?” provò Ron, guardando Harry ad occhi spalancati. Fece per parlare di nuovo, ma Harry alzò una mano zittendolo.

“Non qui. Potrebbero tornare in qualunque momento,” disse, incamminandosi verso le scale che portavano al quarto piano. Non guardò nessuno dei suoi compagni in faccia mentre li guidava al passaggio dietro lo specchio. Era ancora spoglio e privo di decorazioni, ma non ci badò. Si sedette per terra, e Ron, Hermione, Neville, e Draco (che si stava guardando intorno perplesso) lo imitarono.

“Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?” chiese infine Ron, “Se mai c’è stato un cane che ha bisogno di fare moto, è proprio lui.”

Si scambiarono tutti occhiate furtive, finché Hermione non ne poté più del silenzio e riportò le sue osservazioni, “Non avete visto dove poggiava le zampe?”

“Per terra?” suggerì timido Neville

“Non pensavo che le zampe fossero degne di nota. Ero più preso dalle sue tre teste,” commentò Draco tagliente.

Hermione sbuffò, esasperata dal comportamento del biondo, “No, Neville. Stava sopra una botola. È evidente che fa la guardia a qualcosa,” aggiunse scrutandoli tutti, in attesa che capissero.

“Intendi dire … che quel coso fa da guardia all’oggetto che Hagrid ha preso dalla Gringott?” suggerì Ron, deglutendo rumorosamente.

Harry rimase in silenzio: sapeva che le domande sarebbero arrivate, ma almeno così non avrebbe attirato subito l’attenzione su di sé e avrebbe lasciato che i suoi amici si facessero strada da soli attraverso il mistero.

“Hagrid? Gringott? Ma di cosa state parlando?” domandò ingenuamente Neville. Lui non era stato con loro la notte in cui Harry aveva rivelato loro le informazioni riguardanti la rapina alla Gringott.

Sorprendentemente, fu Draco a chiarire cosa si fossero detti quella sera, “Il giorno del compleanno di Harry, lui e Hagrid sono andati alla Gringott, e il mezzogigante ha preso un oggetto di valore da una camera blindata. Poco dopo, qualcuno ha cercato di rubarlo, ma è arrivato troppo tardi. Hagrid ha detto che si trattava di una faccenda di Hogwarts, e quindi sapevamo che l’oggetto era nel castello. Questo spiega perché Silente ci ha detto di non andare al terzo piano: è lì che l’hanno nascosto.”

Neville annuì, “Ma che cos’è questo oggetto?”

“Non lo sappiamo,” continuò Draco, scoccando un’occhiata veloce a Harry, “Sappiamo solo che se è davvero una cosa importante, il ladro cercherà di rubarlo anche qui ad Hogwarts.”

Hermione sembrava turbata, e prese anche lei a fissare Harry. Rimasero tutti in silenzio per un po’.

“Umm …” cominciò la ragazza, piuttosto nervosa, “Come facevi a sapere come calmare il cane, Harry?”

Il chiamato in causa chiuse gli occhi stanco e si morse il labbro. Proprio oggi dovevano capitarne tutte a lui: Sirius e il Centro di Ricerca, la Maledizione Cruciatus, Piton, Raptor, Lestrange, e adesso anche i suoi amici, “Beh … ecco …” non sapeva davvero cosa inventarsi, ormai. Sapeva che la storia della cicatrice gli avrebbe solo dato un po’ di tempo, e non se la sentiva più di mentire.

“Non posso dirvelo,” optò per la verità. I suoi amici lo guardarono confusi.

“Dov’eri questa mattina?” continuò Hermione, mentre una strana consapevolezza le scintillava negli occhi.

“Io …” Harry abbassò lo sguardo, colpevole. Si prese la testa tra le mani e la scosse.

“E questo pomeriggio?” intervenne Ron, “E dopo cena, cosa voleva Piton?”

“Piton voleva … farmi delle domande,” rispose Harry, ignorando la prima domanda.

“E questa domenica?” indagò Neville timidamente, “Hai detto che ci avresti detto dove andavi.”

Harry rimase in silenzio. Gli faceva male mentire ai suoi amici. Non si sarebbero più fidati di lui, mai più, se non la smetteva di avere segreti.

Hermione lo osservò per un attimo, traendo un respiro profondo, “Io penso di sapere cosa succede. Insomma, tutte quelle assenze, tutte quelle informazioni che solo tu sai, come casualmente il ratto di Ron sia finito tra le mani di … James Evans,” mormorò piano il nome.

Harry sgranò gli occhi. O Medusa. Hermione sapeva. Hermione aveva capito. O per Merlino, Morgana, Cir–

“Sei un amico di James Evans,” concluse la ragazzina sicura, “Eravate d’accordo. Tu gli avresti dato il ratto di Ron in modo che lui lo potesse consegnare alla giustizia. Era tutto programmato. È lui che ti passa tutte le informazioni che sai: scommetto che ti ha anche detto che per addormentare i cani a tre testi bisogna fischiettare. Ti ha insegnato tutti quegli incantesimi che un primino non dovrebbe conoscere, e quando lui andava al Ministero, tu ti incontravi di nascosto con i giornalisti per dir loro cosa stesse facendo.”

Harry esitò. Doveva far credere ai suoi amici che Hermione avesse ragione? Oppure doveva dir loro la verità? No. Era troppo presto per quello, e avrebbe solo creato nuove domande. Non poteva ancora dire loro che era un viaggiatore temporale. Semplicemente, non poteva.

“Sì,” ammise, sbalordendo i suoi compagni, “Sono un amico di James Evans. Mi ha fatto giurare di non dire niente a nessuno. Vi prego, non dovete dirlo ad anima viva. Il Mondo Magico farebbe di tutto per incontrarlo. Io so dove lui si nasconde: mi ha contattato perché aveva bisogno di una spia dentro Hogwarts. E chi, meglio del celebre Harry Potter?” li guardò uno ad uno, sentendo i sensi di colpa ribollirgli dentro, “Siete disposti a mantenere il mio segreto?”

Hermione annuì subito, insieme a Ron e Neville. Harry guardò Draco.

Il biondo ci stava pensando, combattuto. Alla fine, dopo un paio di attimi, annuì e si mise una mano in tasca, “Pacio-Neville,” si corresse, “Oggi al campo di Quidditch ti è caduta questa,” fece tirando fuori la Ricordella, il cui fumo era ancora rosso.

Il Grifondoro timido sorrise riprendendola, mentre il fumo tornava bianco, “Grazie D-Draco,” il nome gli sembrava quasi estraneo.

Harry non disse niente, ma sapeva che quel gesto significava molto di più. Significava che Draco si era pentito delle sue azioni, e la cosa lo fece sorridere. Draco ricambiò il sorriso. Magari tutto sarebbe tornato come prima … Ron aveva l’aria di uno appena caduto da una scopa.

“Miseriaccia,” esalò, “Malfoy l’ha fatto sul serio.”

“Mi devi un galeone,” esclamò Hermione trionfante. Neville, Harry e Draco li guardarono confusi, “Abbiamo visto Draco raccoglierla da terra, e io ho scommesso che l’avrebbe restituita al legittimo proprietario. Ron ha scommesso il contrario. Ho vinto io,” elaborò la Grifondoro.

“È tardi,” disse Harry all’improvviso, “È stata una lunga giornata. È meglio tornare ai dormitori.” Si alzarono tutti in piedi e Harry tirò fuori la Mappa. I professori e Gazza erano al sesto piano e stavano sgridando due Corvonero del quinto anno che erano stati beccati fuori oltre l’orario consentito.

I cinque undicenni uscirono dal passaggio segreto e salutarono Draco, che sorrise e poi s’incamminò verso le scale, diretto ai sotterranei. Harry si sentiva come se un peso fosse stato rimosso dal suo petto mentre con i suoi compagni tornava alla sua Sala Comune. Incrociarono solo un paio di fantasmi, dalla quale si nascosero prontamente. I professori dovevano essere saliti a perlustrare le torri.

Quando raggiunsero il ritratto della Signora Grassa, lei rimase atterrita nel vederli fuori a quell’ora, “Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?” chiese.

“Non ha importanza. Grugno di porco,” replicò rapido Ron. Una volta nella sala di ritrovo, ognuno si diresse verso le scale per il proprio dormitorio.

“Notte, Hermione,” salutarono Ron e Neville salendo come razzi su, verso quello maschile.

“Notte, Mione,” la salutò a sua volta Harry, camminando più lentamente dei suoi compagni per la stanchezza.

“Buonanotte, James Evans.”

Harry si ghiacciò sulle scale e si voltò di scatto. Ma Hermione era già salita nel dormitorio femminile. Doveva aver sentito male, concluse. Il sonno gli stava facendo qualche brutto scherzo.

Era stata sicuramente la sua immaginazione.

 

 

-

 

Allora? Che ne pensate? Troppo lungo? Se sì, ditemelo, e i chap li farò più corti. Il prossimo aggiornamento non so quando arriverà … per il prossimo mese (credo). Ditemi se è orrendo o no, un bacio,

koky

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Capitolo 13
*** Sorprese ***


13- Sorprese

Scusate per il ritardo, ma è stato un mese pieno di impegni e non ho avuto accesso al computer. Gli esami sono sempre più vicini, e il tempo per scrivere è sempre meno. Faccio quello che posso, ma penso che fino alla fine di Giugno gli aggiornamenti saranno un po’ lenti. Inoltre, so che il tempo nella storia per ora procede molto piano, ma tra due o tre capitoli comincerò a far passare più tempo tra un capitolo e il seguente (non di aggiornamento, s’intende, sempre nella storia XD) Spero che almeno il capitolo vi piaccia! Non avviene niente di troppo emozionante … diciamo che una fase in cui mi concentrerò su particolari che voglio mettere in chiaro in questa storia e che non erano presenti nei libri. Scusate, ma se devo rispondere a tutte le recensione, una alla volta, allora dovrete aspettare giorni prima di poter leggere, e penso di avervi già fatto attendere abbastanza. Quindi, scusate, ma niente risposte per questo capitolo! T_T Un bacio,

koky

p.s.  x alcune domande alla quale DOVEVO rispondere o x cose ke DOVEVO dire.

Bimba 91: ho letto la tua storia, e mi piace tantissimo!

Manda: un giorno, forse (probabilmente) Harry dirà la verità a Sirius.

Kury: scusami, ma non si incontreranno in questo chap. Nei prossimi!

Maury: scusa, ma devo seguire i pairing canon! Per quanto riguarda Astoria, come Ginny, voglio renderla più presente più avanti nella storia.

Grazie a tutti per aver recensito!

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Capitolo 12

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“… zucche vuote come voi. Ma d’altronde, che altro sarei potuto aspettarmi da dei Grifondoro? Lo avevo detto che …” Severus Piton continuava a rantolare quel venerdì, durante la lezione dei primini condivisa da Grifondoro e Serpeverde.

I sotterranei erano gelidi, come sempre, e i fumi di svariate tonalità di viola, blu e nero che fuoriuscivano dai calderoni non facevano che alimentare l’atmosfera tetra. Gli undicenni erano tutti, senza esclusione, terrorizzati.

Ma poi, come si faceva a non temere il Direttore della Casa delle Serpi? Solo uno sciocco non avrebbe compreso che non era una persona con la quale discutere e che, per rimanere nelle sue grazie, il minimo da fare fosse prestare attenzione ai suoi lunghi quanto boriosi discorsi sull’imbecillità del corpo studentesco. Nessuno avrebbe osato fare il contrario.

Per questo, tutti erano tesi come una corda di violino, intenti a non perdersi una sola parola proferita dal Maestro di Pozioni, mentre al contempo cercavano di preparare una pozione che non meritasse un voto al di sotto di una ‘T’.

Ma,naturalmente, le regole non valevano mai per Harry Potter, il quale, dopo aver finito la sua pozione, si era poggiato sul suo banco e aveva cominciato ad addormentarsi sotto l’influsso della voce monotona di Piton.

Quel mattino si era svegliato presto, molto presto, e aveva lasciato la Torre di Grifondoro per cominciare il suo ‘allenamento’. Era uscito sui terreni e fatto un paio di giri di corsa intorno al Lago Nero (l’intero Lago, lungo circa una quindicina di chilometri), per concludere poi con una ventina di addominali. Doveva mettersi in forma, soprattutto per compensare il fatto che non fosse ancora abituato, come diciassettenne, a vivere nel corpo di un primino. Specialmente se suddetto corpo era gracilino a causa dei precedenti mesi passati nello strepitoso sottoscala di casa Dursley senza cibo.

Inoltre, l’esercizio fisico avrebbe aiutato la sua resistenza in caso di battaglia, per non parlare dell’agilità e la forza. Doveva farne una routine. Aveva già provveduto a sbarazzarsi, la sua prima notte al castello, dei suoi occhiali, che anche durante le partite di Quidditch gli avevano procurato non pochi problemi.

Quando era uscito quella mattina, tuttavia, non aveva preso in considerazione quanto il suo corpicino non fosse abituato all’esercizio, e per questo, adesso doveva fare i conti con la stanchezza e l’acido lattico. Era così stanco, e la voce di Piton era così piatta …

Hermione tossì rumorosamente da dietro di lui, dando un calcio alla sua sedia scoccandogli un’occhiata d’ammonimento, come a dire ‘Non addormentarti, faresti solo imbestialire Piton ancora di più’. Come se fosse possibile. Il solitamente composto Maestro sembrava avere un diavolo per capello quel giorno, e non faceva che urlare addosso a tutti, terrorizzando a morte Neville, e sputacchiando saliva da tutte le parti.

Stranamente, la sua rabbia non si era ancora riversata sul giovane Potter. Anzi, il Professore non aveva neanche scoccato un’occhiata nella sua direzione dall’inizio della lezione. Neanche per sbaglio. Sembrava quasi che lo stesse evitando di proposito.

Harry però non si lamentava, perché, tutto sommato, doveva ammettere che l’uomo stesse digerendo le sconvolgenti rivelazioni che aveva rivelato sotto Veritaserum piuttosto bene.

Con Piton che volutamente non voleva prestargli attenzione e la fiacchezza dovuta alle poche ore di sonno e all’attività fisica di quella mattina, il banco non gli era mai sembrato più invitante e comodo. Appoggiò la testa sulla superficie liscia e fresca, accanto al calderone ormai vuoto, e chiuse gli occhi.

Hermione diede un altro calcio alla sua sedia, costringendolo a sedersi di scatto.

A già. E poi c’era Hermione.

Harry con lei non sapeva proprio come comportarsi. Non riusciva a capire se sapesse o meno della sua identità segreta, ma la ragazza si era comportata come se niente fosse quel giorno, e quindi suppose di no. Insomma, quella della notte prima poteva essere stata solo la sua immaginazione. Lei non poteva sapere … o forse sì?

Infondo era la strega più brillante del suo corso. Harry sapeva di non essere bravo quanto lei: era vero che i suoi voti erano più alti e riusciva a fare incantesimi meglio e più in fretta, ma quello era solo ed esclusivamente dovuto al fatto che fosse diciassettenne. La sua prima volta, era stato una frana. Non era tanto arrogante da pensare di essere più intelligente di lei solo perché in quel momento sapeva di più. Tra i due, lei era quella che avrebbe fatto concorrenza ad un Corvonero.

Era così perso nelle sue contemplazioni che quando la campanella suonò, a malapena se ne rese conto. Ron gli diede una gomitata bisbigliando ‘è finita l’ora’. Cavoli. Persino Ron si era reso conto che non aveva prestato attenzione alla lezione. Era stato così evidente?

Il rosso schizzò fuori dall’aula, lasciando a lui il compito ingrato di portare la fiala con la pozione a Piton. Deglutendo nervosamente, Harry si affrettò a consegnare il suo lavoro, non avendo voglia di essere l’ultimo studente all’interno della stanza con il Professore.

Piton non lo guardò nemmeno quando lasciò la fialetta sulla cattedra. Harry non poté che esserne contento. Cercò di simulare una camminata casuale, sperando che la sua agitazione non fosse evidente.

Era ormai sulla soglia dell’aula, quando sentì il Maestro parlare.

“Potter … non dirò nulla.”

Harry si fermò di botto, mentre il suo cervello andava in black-out per un nanosecondo, registrando le parole di Piton. Poi, in qualche modo riuscì a riacquistare il controllo delle sue capacità motorie e lasciò i sotterranei, diretto alla sua prossima lezione, mentre un sorriso di gratitudine gli si andava disegnando sulle labbra.

-

Finite tutte le lezioni della giornata, Harry, i suoi compagni Grifondoro (Hermione, Ron, Neville, Dean, Seamus) i suoi compagni Serpeverde (Draco, Blaise, Daphne, Theo), i suoi compagni di Tassorosso (Susan, Ernie McMillan, Justin Finch-Fletchley) e un paio del suo anno di Corvonero (Terry Boot, Morag McDougal, e Michael Cornor) si ritrovarono tutti sulle rive del Lago Nero per fare i compiti. Sapevano che era Venerdì, ma nonostante le proteste di Ron, avevano tutti convenuto che in quel modo avrebbero avuto il weekend libero. O almeno, lo avrebbero avuto tutti tranne Harry, che dovette spiegare della sua detenzione con Raptor.

Raptor? Ti sei fatto dare una detenzione da Raptor? Che hai fatto, gli hai dato dell’incompetente?” sghignazzò Blaise.

Si erano cominciati a conoscere meglio tra di loro, e Harry aveva sorriso entusiasta quando aveva notato che era riuscito a riunire le quattro case di Hogwarts pacificamente. Era incredibile quanto si fossero trovati in sintonia: certo, ognuno aveva i suoi pregi e difetti, ma era bello trovarsi tutti insieme. I Corvonero l’intelletto, i Serpeverde la furbizia, i Tassorosso la lealtà e l’amicizia, e i Grifondoro il cuore. Un mix esplosivo. Harry sapeva che l’unione tra case, a lungo andare, avrebbe dato vita ad una potenza formidabile.

“Qualcosa del genere,” ammise Harry  con una smorfia.

“Il lato positivo è che il massimo che ti farà fare è catalogare dei libri. Insomma, siamo solo alla seconda settimana di scuola, ed è di Raptor che stiamo parlando,” fece Terry sagace. Era un ragazzino dai corti capelli scuri, con gli occhi chiari e l’aria onesta. Harry si ricordava di lui: era stato un membro dell’Esercito di Silente e quello che aveva urlato in Sala Grande, durante il dominio dei Carrow, che lui, Ron e Hermione avevano rapinato la Gringott; lo aveva visto nella Stanza delle Necessità quando era arrivato ad Hogwarts dal passaggio dalla Testa di Porco. Era un bravo ragazzo, e sapeva che sarebbe rimasto fedele alla sua causa e quella della luce.

“Forse non è stupido come sembra,” propose Neville, guardando Harry cautamente e mettendo via i suoi compiti di Erbologia, “Tu dicevi che … magari non è un idiota … intendevi dire che finge?”

Harry non rispose. Tutti lo guardarono curiosi, attendendo che dicesse qualcosa.

“Non mi fido di lui,” spiegò piano Potter, “Potrebbe essere pericoloso.” Pensava che sarebbero scoppiati a ridere, deridendo la sola idea che qualcuno di pericoloso fosse ad Hogwarts. Invece, tutti si fecero pensosi. Merlino, non aveva idea del fatto che gli studenti lo prendessero così sul serio.

“Ma anche se fosse,” intervenne Morag McDougal, un ragazzino purosangue un po’ strano ma simpatico, “Non sembra avere cattive intenzioni nei confronti degli studenti. Sarà qui solo per insegnare, e magari poi se ne andrà. Insomma, cosa potrebbe mai esserci di nascosto qui ad Hogwarts da potergli interessare?” chiese retoricamente scrollando le spalle.

Neville, Ron, Hermione e Draco trattennero il fiato, ricordandosi della sera prima, mentre i loro occhi si dilatavano fino all’inverosimile. Si scambiarono occhiate allarmate.

Morag li guardò confuso, “Che ho detto?”

I quattro primini fissavano spaventati Harry. Neville sembrava sul punto di farsela sotto, Draco si guardava intorno agitato, Ron stava per svenire, ed Hermione lo guardava quasi chiedendogli se la sua congettura fosse corretta, come se si aspettasse che Harry già ne fosse a conoscenza.

Harry, dal canto suo, rimase impassibile, facendo finta di niente. C’era troppo gente lì, una buona parte dei primini, e non era il caso di far sapere a mezza Hogwarts di Fuffy e la botola al terzo piano.

Seamus e Dean capirono, “Ha a che fare con dove eravate ieri sera dopo il coprifuoco?”

“Già, dov’eri Draco? Dopo l’esplosione di quel coso in Sala Comune non ti abbiamo più visto,” notò Theo, mentre una scintilla di curiosità si accendeva nei suoi occhi per la prima volta.

“Esplosione di che nella vostra Sala Comune?” s’inserì Justin Finch-Fletchley, alzando lo sguardo dalla pergamena dove stava finendo un tema di Trasfigurazione. Sempre meno primini si ostinavano a studiare, ormai.

Daphne posò per terra il suo libro di pozioni e si schiarì la gola, decidendo di fare da portavoce per i suoi compagni di Casa, “Ieri sera,” la sua voce attirò l’attenzione di tutti, che cominciarono ad avvicinarsi per sentire meglio, “Dopo lo scattare del coprifuoco, nella nostra Sala Comune c’è stata un’esplosione. All’inizio non sapevamo che cosa fosse: c’era solo un frastuono assordante e tanto fumo nero. Non si capiva più niente; gente correva dentro e fuori dai dormitori urlando, e molti sono usciti in corridoio.

Un prefetto è corso a chiamare Piton perché sistemasse la situazione, ma l’altro prefetto, Lestrange,” qui Susan fece una smorfia, “ … non c’era, e allora senza alcun prefetto né Caposcuola, l’intera casa è andata in subbuglio. Un quarto d’ora dopo, Piton è arrivato con la McGranitt e Vitious, e sono riusciti a spegnere l’affare che stava causando il casino: era uno strano aggeggio con delle zampe … beh, comunque hanno riunito tutti e ci hanno chiesto cosa fosse successo, ma nessuno è riuscito a dare una spiegazione.

Così, sono saltati alla conclusione che si sia trattato di uno scherzo, e sospettando che i malfattori fossero ancora nelle vicinanze, hanno rastrellato i sotterranei, il piano terra, e tutto il resto del castello. I colpevoli, tuttavia, non sono ancora stati trovati,” concluse il suo epico racconto con sicurezza la biondina, solo in quell’istante notando che tutti la stavano guardando a bocca aperta, pendendo dalle sue labbra. Le sue guance s’imporporarono e riafferrò il suo libro, usandolo per coprirsi.

“Ma come fai a sapere che i colpevoli non sono ancora stati trovati?” chiese Ernie McMillan, intrigato dalla storia.

“Ma è ovvio,” fece Michael Cornor, guardandolo come se fosse particolarmente denso, “Ieri sera due Corvonero del quinto anno sono stati beccati oltre l’orario, e quando sono tornati in Sala Comune ci hanno spiegato che Piton era fuori di sé. Se avesse messo le mani sui colpevoli, avrebbe fatto della loro punizione un esempio davanti a tutta la scuola, e naturalmente tutti lo avrebbero saputo,” dedusse brillantemente.

I cinque primini che sapevano la verità rimasero stranamente in silenzio. Hermione sembrava arrabbiata con sé stessa per essersi fatta coinvolgere in un’altra avventura a discapito delle regole, che mai e poi mai avrebbe voluto infrangere.

“Aspettate, ma tornando alla domanda principale,” riprese Blaise, guardando Draco, Harry, Ron, Neville, e Hermione, “Voi cinque dove eravate ieri notte? E come avete fatto a non essere beccati durante il ‘rastrellamento’?”

“Beh …” cominciò Ron guardandosi i piedi a disagio. Non era bravo con le bugie.

“Siamo andati nelle cucine, e abbiamo scampato Piton per miracolo. Sarà stata fortuna,” intercettò Neville. Harry e Draco lo guardarono sbalorditi dalla sua audacia.

La risposta non sembrò soddisfare molto Blaise, che lo guardò freddo e calcolatore prima di tornare al suo tema, aggrottando la fronte pensoso.

“Ehi Harry! Non è che mi aiuteresti con questo incantesimo? La McGranitt ce lo ha assegnato per compito,” chiarì Terry alzandosi in piedi e mostrandogli la pagina del libro con l’incanto.

Harry annuì, riconoscendolo come l’incantesimo per tramutare in pietra. Si rimise in piedi e si avvicinò ad una pianta poco distante, seguito da Terry. Ignorò lo sguardo di tutti, che avevano smesso di studiare per osservare.

Harry puntò la bacchetta sul cespuglio, sforzandosi di non dire la formula. “Duro,” pensò. Non accadde nulla. Terry lo guardava in attesa. “Duro,” pensò di nuovo. Sospirando, si concentrò di più, immaginando la pianta che si trasfigurava lentamente e poi più veloce.

Duro,” rifletté con determinazione, agitando la bacchetta nel corretto movimento. Stavolta ci riuscì, e le foglie ed il fusto della pianta cambiarono consistenza e colore, fino a diventare di pietra.

Alzò lo sguardo soddisfatto su Terry, che lo fissava sbalordito e pieno di soggezione. Potter alzò un sopracciglio interrogativo, chiedendosi perché lo stesse guardando in quel modo. Aveva solo eseguito un semplice incantesimo non-verbalmente.

Un attimo. Non ricordava di aver appreso l’incantesimo per tramutare gli oggetti in pietra al primo anno. Abbassò lo sguardo sul libro che il Corvonero reggeva. Il titolo recitava ‘Trasfigurazioni Avanzate: Guida Alle Piccole Trasmutazioni Utili o Quotidiane’. No. Non era decisamente materiale da primo anno.

Harry imprecò mentalmente. Perfetto. Aveva appena attuato una Trasfigurazione del quarto o quinto anno non-verbalmente, davanti a quasi tutti i primini di Hogwarts. Perché aveva deciso di provare a farlo non-verbalmente?

“C-Come … c-come hai fatto?” mormorò con occhi sgranati Terry, “Sapevo che eri bravo, ma non immaginavo che …” la sua voce si perse.

“Ha studiato in anticipo,” proruppe Hermione. Harry sobbalzò: non l’aveva neanche vista arrivare. Lei gli afferrò il braccio, “Io e Harry dobbiamo un attimo andare. Mi deve prestare il suo gufo per inviare una lettera ai miei. Ci si vede.” Cominciò a trascinarlo verso il portone senza dargli il tempo di rispondere.

Draco, Ron e Neville alzarono un sopracciglio interrogativi, ma la Grifondoro scosse la testa e continuò imperterrita. Harry era troppo preso nel pensare a quanto le fosse grato per averlo tirato fuori da quella situazione per opporsi.

Una volta al sicuro tra le mura del castello, e cosa più importante, da orecchie indiscrete, Hermione gli rilasciò il braccio e si voltò per fronteggiarlo. Lo guardò per un attimo, indecisa, chiedendosi come iniziare. Si tormentava le mani, e Harry capì che non era un buon segno.

“Ehm … Harry … ecco …” trasse un respiro profondo, “Per farla breve … io so.”

Harry non ebbe bisogno di chiedere altro, intuendo cosa intendesse. Si preparò all’imminente interrogatorio, sapendo che lei avrebbe preteso delle risposte. Sapeva che non si sarebbe mai più fidata di lui quando le avrebbe detto che non poteva dargliele.

Hermione, tuttavia, lo sorprese di nuovo, “Non ti farò domande. Volevo solo che tu sapessi … che puoi contare su di me. Non lo dirò a nessuno, nemmeno a Ron, Neville, e Mal-Draco, se è ciò che vuoi. Ma ... prima o poi me lo dirai?"

Harry sopirò sollevato, “Certo Hermione … e grazie. Non hai idea di quanto significhi per me. Ti dirò la verità, un giorno. Quando tu e gli altri sarete pronti per ascoltarla. Ma non oggi, e di certo non domani. Per il momento … fidati di me.”

La ragazzina, inaspettatamente, lo abbracciò di slancio. Harry ricambiò l’abbraccio goffamente: non era mai stato molto bravo nel dimostrare il suo affetto.

Hermione fece un passo indietro, “Senti, non ti chiedo di dirmi tutto. Solo … non potresti rendermi partecipe di quello che fai qualche volta, invece di mentirmi con scuse idiote? Preferisco che tu mi dica ‘questa è una di quelle cose che al momento non posso dire’ o qualcosa del genere. Non voglio più sentire quella stupidata sulla tua cicatrice.”

Harry annuì, “Sì, suppongo che sia meglio.”

Hermione si morse il labbro, “Sto imparando l’Occlumanzia; faccio pratica ogni giorno. Ho letto di più sull’argomento, e ho capito che ci vogliono mesi prima di avere risultati soddisfacenti. Ma quando sarò brava … mi spiegherai come fai a sapere tutto quello che sai?”

Il moro le sorrise di nuovo, “Naturale. Fino ad allora cercherò di non mentirti. Ma come faccio con gli altri? Secondo te dovrei dirglielo?” fece preoccupato.

Hermione ci pensò su, “È una tua scelta. Devi decidere se vuoi dir loro che sei James Evans o aspettare che lo scoprano – e credimi, lo scopriranno. Fino ad allora, posso aiutarti a coprirti,” offrì.

Harry era senza parole. Non aveva nemmeno preso in considerazione il fatto che Hermione potesse essere così … comprensiva. Infondo era solo un’undicenne. Eppure una parte di lui gli diceva che avrebbe dovuto aspettarselo: lei era sempre stata la più pratica, riflessiva, e imparziale tra loro. Lui e Ron non riuscivano a rimanere lucidi nei momenti di crisi, ma lei sì.

“Ne sarei felice,” replicò sinceramente, “Ah, e grazie per avermi tirato fuori dai guai con Terry.”

Hermione lo guardò, compiaciuta del fatto che si fosse resa utile, “Quando vuoi.”

“Ehi Harry!”

Entrambi si voltarono verso la fine del corridoio, da dove una giovane donna dai capelli blu elettrico si stava avvicinando. Sorrideva smagliante, allegra e solare come sempre.

“Non mi presenti la tua amica?” gli chiese divertita.

Harry le sorrise, “Ehi Nimpha – cioè, volevo dire Tonks,” si corresse in fretta. Si voltò verso Hermione, che guardava affascinata i capelli della Tassorosso mentre si tingevano di viola, “Tonks, lei è Hermione. Hermione, lei è Tonks, una Tassorosso dell’ultimo anno.”

Dora le porse la mano, “Piacere di conoscerti, cara.”

La ragazzina gliela strinse guardandola con tanto d’occhi, “Ma tu sei una Metamorphmagus!” esclamò, “Ho letto sull’argomento. È assolutamente strabiliante con quanta facilità siete capaci di mutare! È un talento piuttosto raro, e non so dirti quanto sei fortunata a possederlo. So per certo che al giorno d’oggi ce ne sono pochissimi, e non pensavo che in vita mia ne avrei mai incontrato uno. Inoltre, so che potete –“

Tonks scoppiò a ridere, “Però, vedo che sei molto informata.” Harry ridacchiò, ricevendo un’occhiata rovente da parte della sua amica di Grifondoro, che avvampò imbarazzata.

“Comunque, spero non ti spiaccia se ti rubo Harry per qualche minuto,” affermò la Tassorosso.

“Ehm … no, figurati. È tutto tuo,” con un’ultima occhiata nella direzione del moro, e un’altra di sottecchi in quella della Metamorphmagus, Hermione ripercorse il corridoio in direzione del portone principale, diretta fuori.

“Allora,” cominciò Harry, focalizzando la sua attenzione sulla donna di fronte a sé, “C’è qualcosa di cui hai bisogno di parlarmi?” domandò curioso.

Tonks parve riscuotersi, “Sì, ma non qui. Chiunque potrebbe interromperci.”

Lo condusse fino alla prima aula vuota disponibile, mentre i suoi capelli si facevano rosa chicca. Harry non poté evitare un sorriso. Era così piena di vita, e per quanto lei si stesse preparando per diventare un Auror, era chiaro che in lei c’era ancora ingenuità. Lui a diciassette anni non era stato così innocente e spensierato. Un po’ l’invidiava.

Tonks si schiarì la gola ed abbassò lo sguardo, “Io … non so bene come dirtelo …”

Harry abbozzò un mezzo sorriso, cercando di non apparire apprensivo. Che qualcun altro avesse scoperto il suo segreto? “Puoi essere franca con me. Quindi, qualunque cosa sia, spara.”

“Beh … Harry, so che non ci conosciamo da tanto, e so che probabilmente non vorresti sentirti dire questo da una sconosciuta –“

Harry la interruppe, “Non ti preoccupare; salta i preliminari e va direttamente al punto.”

Dora esitò, “Perché mi hai mentito?”

Il primino sbatté le palpebre confuso, “Prego?”

“Quando ci siamo incontrati, mi hai detto che il tuo padrino, Sirius Black ti aveva parlato bene di mia madre. Ma Sirius Black è stato scarcerato solo il giorno dopo … qualcosa non torna, e apprezzerei che tu mi dicessi la verità,” spiegò Tonks a disagio.

Harry chiuse gli occhi ed imprecò mentalmente. Lo faceva spesso, ormai. Possibile che fosse così stupido da lasciarsi scappare sempre frasi compromettenti? Come avrebbe fatto a mantenere il suo segreto per anni, se non per sempre? Sospirò pesantemente.

“Ascolta, Tonks. Io –“

“No, scusami. Non volevo essere invadente o qualcosa,” si affrettò a rimediare la Tassorosso.

Harry scosse la testa e si sedette su un tavolo, “Non è questo il punto. Il fatto è che … non sono bravo a dare spiegazioni alla gente. Dico spesso cose che possono risultare assurde, e che poi non posso giustificare. Comunque, ammetto di aver mentito dicendo che Sirius mi aveva parlato di te, ma è solo perché ho davvero sentito parlare di te, ma non posso esattamente dirti dove,” era un mezza verità, infondo.

Tonks sorrise, “Non posso dirti che capisco la situazione, ma penso che voglia dire che dovrò abituarmi alle tue stranezze. Infondo, non hai cattive intenzioni. Ah, dimenticavo. Sono contenta del fatto che il tuo padrino sia stato scarcerato. Devi esserne felice.”

“Infatti lo sono,” ammise sollevato. Per un momento, aveva seriamente temuto che anche Dora avesse scoperto della sua identità segreta.

Chiacchierò con lei per un paio di minuti, ed entrambi espressero le loro opinioni riguardo la faccenda di Sirius. Girava voce che Caramell se la stesse passando male: la notizia dell’innocenza di Black aveva dato il via a svariate insinuazioni sulla corruzione del Ministero. Tonks si mostrò interessata alle sue lezioni, e gli raccontò di aneddoti riguardanti il suo primo anno.

Harry invece le parlò del suo rapporto con Draco. Sinceramente, ancora aveva paura che potesse prendere una brutta piega. Lui e il biondo avevano discusso solo il giorno prima, e sapeva che presto avrebbe dovuto dirgli che era entrato nella squadra di Quidditch, perché altrimenti si sarebbe sentito escluso. La notizia non gli avrebbe fatto piacere, ne era sicuro.

Tonks cercò di consigliarlo come meglio poteva, ma dovette ammettere di non essersi mai trovata in una posizione del genere. E poi non capiva perché Harry si ostinasse a voler essere amico della giovane Serpe.

Il tempo volò, e Harry decise che doveva tornare dai suoi compagni. Salutò Dora, promettendole di farsi sentire presto, e tornò fuori.

-

Nell’ufficio di Silente, lo staff si era riunito intorno a un largo tavolo per tenere la prima riunione annuale dei Direttori delle Case. Avveniva sempre al concludersi delle prime due settimane di lezioni, quando erano pronti a discutere degli studenti appena arrivati e organizzarsi per l’anno.

La Professoressa Sprite aveva appena finito di raccontare ai suoi colleghi del suo problema riguardante la serra numero tre, un cui vetro si era rotto e faceva sì che l’aria che andava sempre di più raffreddandosi penetrasse all’interno, nuocendo ai suoi germogli.

Dopo aver discusso degli studenti appena tornati, i professori si concentrarono sui primini, scambiandosi opinioni su di loro e valutandone le potenzialità.

“Io trovo che Potter sia assolutamente brillante,” affermò eccitato Filius, “Non insegnavo ad un alunno del genere da anni! È tutto sua madre, ha lo stesso talento per gli Incantesimi! Pensate, l’ho addirittura visto, un paio di volte, mentre eseguiva incantesimi non-verbalmente.”

“Non me ne parlare Filius!” ne approfittò per aggiungere Minerva, “Durante la prima lezione dell’anno, non solo è riuscito ad eseguire la trasfigurazione al primo tentativo, ma ha addirittura trasfigurato un oggetto inanimato in un essere vivente! Non avevo mai visto alcun primino eseguire qualcosa di tanto complesso. Devo ammettere di averlo sorpreso spesso cercando di non pronunciare le formule ad alta voce in classe, ed entro la fine dell’ora ha sempre successo nelle sue trasfigurazioni.” I suoi occhi brillavano orgogliosi.

Pomona rise, “Da come lo descrivete, pare sia seriamente un prodigio! Il signor Paciock ha il pollice verde, ma Potter … sembra sappia già come e cosa fare, come se avesse esperienza nel settore. Una vera sorpresa, devo dire. Lo vedo spesso incoraggiare il giovane Neville, e la cosa sembra dare i suoi frutti. Paciock sta guadagnando un po’ di autostima, che secondo me non può fargli che bene.”

“Ora che mi ci fai pensare, anche io l’ho notato,” Vitious si era fatto pensoso, “Vedo sempre Potter aiutare i suoi compagni. Finisce il suo lavoro entro i primi due o tre tentativi e poi passa il resto della lezione dando consigli a Weasley e Paciock, e occasionalmente anche agli altri primini, come la signorina Bones.”

La McGranitt lo guardò sorpresa, “Chi l’avrebbe mai detto! Non solo ha talento e sete di conoscenza, ma è anche disposto a condividere il suo sapere con gli altri.” Scosse la testa sorridendo, non potendo evitare di chiedersi come mai Potter non fosse finito a Corvonero.

Silente osservava gli insegnanti, assorbendo quante più informazioni possibili. Essendosi recentemente accorto di non aver prestato attenzione a Harry dal giorno del suo arrivo, sentiva il bisogno di saperne di più sull’undicenne. E da come ne parlavano i Direttori, sembrava essere davvero un ragazzino straordinario.

Tuttavia, sapeva che il loro giudizio poteva essere intaccato da ragioni personali e non essere oggettivo. Nonostante dubitasse che fosse così, sapeva che c’era la possibilità che lo stessero favorendo a causa delle sue circostanze speciali. Infondo, era pur sempre il figlio di James e Lily agli occhi di Filius, Minerva, e Pomona.

Per questo, si voltò verso l’unica persona che ancora non aveva parlato. Il silenzio cadde sul resto del tavolo.

“Severus?” lo spronò piano.

Il Maestro alzò lentamente lo sguardo e sospirò, “Per quanto io detesti ammetterlo … il ragazzo è bravo. Molto. E ha talento. Le sue pozioni, fino ad ora, sono state impeccabili. In tutti i miei anni di insegnamento, nessun primino ha mai raggiunto tali risultati,” esitò per il più breve degli attimi, “Suppongo che qualcosa l’abbia ereditata anche da sua madre.”

Lo shock era impresso  con chiarezza sul volto di tutti i presenti. Nessuno si era aspettato che Piton desse un giudizio che potesse risultare lontanamente positivo nei confronti di Potter. Il fatto che lo avesse fatto la diceva lunga sull’undicenne.

Silente sorrise. Harry aveva impressionato tutti gli insegnanti. Era solo una sua impressione, o sul volto di Severus non c’era più l’odio accecante mentre parlava del figlio di James e Lily? Che avesse superato il suo rancore? Che Potter fosse davvero riuscito a fare l’impossibile?

Sì, si ridisse Silente, Harry Potter era davvero un ragazzo speciale.

-

“Ripetimi perché siamo qui,” grugnì stanco Ron, lasciando che la sua testa cadesse sul duro tavolo di legno.

Dopo aver finito i compiti e aver salutato tutti, Harry aveva detto di dover passar in biblioteca. Naturalmente, Hermione aveva deciso di unirsi, seguita a ruota da Draco e Neville. Anche Ron aveva deciso di andare con loro, giusto per non venire tagliato fuori.

Così si erano ritrovati tutti tra gli scaffali polverosi e pieni di libri tenuti sotto lo stretto controllo di Madama Pince. Harry non aveva esattamente detto di cosa avesse bisogno, ma Draco poteva giurare di averlo visto sgusciare nella Sezione Proibita.

I restanti Grifondoro e la Serpe si erano seduti ad un tavolo e lo avevano aspettato per mezz’ora, ma di Harry non avevano più avuto notizie. Annoiati, ognuno aveva cominciato a prendere un libro per passare il tempo: Neville Erbologia, Draco Pozioni, ed Hermione Incantesimi. Ron si era categoricamente rifiutato di aprire anche il più sottile dei tomi.

Harry, dal canto suo, continuava a cercare informazioni sui Basilischi. Con Riddle nel castello, doveva trovare un modo per liberare il Basilisco nella Camera dei Segreti dall’influenza dell’erede. Ma non trovava nulla. Doveva trattarsi di un tipo di magia o davvero avanzato, o davvero proibito. Forse entrambi. Sperava solo che non fosse anche molto oscuro. Fino a quel momento, aveva solo dato un’occhiata a libri che trattavano la storia, le caratteristiche fisiche, e le proprietà magiche del Re dei Serpenti, ma non c’era altro. La cosa lo frustrava da morire.

Con un sospiro, ripose l’ennesimo libro sullo scaffale.

Forse la stava pensando in modo sbagliato. Insomma, in genere i Basilischi erano creature libere, no? Solo Salazar Serpeverde doveva essere stato l’unico ad aver esercitato del controllo su uno. E se l’incanto non fosse stato specifico per i Basilischi? E se fosse stato un tipo di magia più generico? Magari … una specie di legame simile ad un patto, o un voto. Che magari funzionava anche con le persone.

In quel caso, non si trattava di una cosa da Basilischi, ma da umani. O almeno credeva. Ma allora come avrebbe fatto a trovare informazioni sui legami magici? Non sapeva nemmeno se esistevano libri del genere.

Arrendendosi di fronte all’evidenza che ad Hogwarts non ci fossero tomi che trattassero l’argomento, Harry lasciò la Sezione Proibita e si mise alla ricerca dei suoi amici. Li ritrovò riuniti intorno a un tavolo di legno, immersi nella lettura di qualche libro. Tranne Ron, che fissava irritato il vuoto.

“Eccoti finalmente!” sbuffò il rosso, facendo si che gli altri alzassero lo sguardo, “Ma dov’eri? Sono ore che ti aspettiamo.”

Harry scrollò le spalle, “Stavo cercando un libro, ma non l’ho trovato.”

Le sopracciglia di Draco si inarcarono, “In questa biblioteca? Quella di Hogwarts è la più fornita di tutta l’Inghilterra, a quanto ne so. Insomma, hai mai visto un posto con così tanti libri in vita tua? Nemmeno i Malfoy hanno una biblioteca tanto ricca!”

Harry stava per rispondere che no, non c’era alcun posto con così tanti libri in tutto lo stato, quando però si rese conto che c’era un posto con molti più libri. Il Centro di Ricerca. Quel posto immagazzinava tutto il sapere magico accumulato nei secoli. Forse lì avrebbe trovato delle risposte.

Prima che potesse trovare una soluzione, Neville decise che fosse il momento di parlare, “Che ne dici, andiamo? Tra poco sarà ora di cena.”

Harry puntò il suo sguardo su Hermione in una muta richiesta d’aiuto, che lei sembrò capire.

“Harry, tu continua pure a cercare quello che ti serve. Noi cominciamo ad avviarci in Sala Comune. Ci vediamo a cena, va bene?” chiese ai presenti. Annuirono tutti immediatamente, ognuno per le proprie ragioni, “Bene,” concluse autoritaria la Grifondoro, alzandosi in piedi. Con un’ultima occhiata in direzione di Harry, uscì dalla biblioteca. I suoi compagni di Casa salutarono il moro e fecero altrettanto.

Draco però rimase indietro, “Senti, non so cosa hai in mente, ma non mi va di tornare nella mia Sala Comune. Ti serve una mano per qualcosa?” chiese rimettendo a posto il suo libro di pozioni.

Harry frugò nella sua mente alla ricerca di una scusa, “Come hai detto tu, se quel libro non è in questa scuola, allora non posso trovarlo in nessun altro posto. Grazie per l’offerta, ma non penso che sia necessaria.”

Lui e Draco cominciarono ad incamminarsi verso l’uscita della biblioteca. “Di che cosa tratta il libro?” indagò Draco, cercando di mascherare la sua curiosità.

“Difesa Contro le Arti Oscure,” mentì rapidamente Harry, “Sai com’è, con Raptor l’incompetente, ho bisogno di altre fonti di apprendimento.”

L’espressione di Draco si fece gelida, “Non mi sembrava che tu avessi bisogno di aiuto in Difesa. E poi non eri tu che dicevi che Raptor non è stupido come vuole far credere?” i due primini continuarono a camminare per il corridoio che si affacciava sul lato est del castello.

“Perché tanto interessamento per i miei studi?” replicò Harry tagliente.

“Semplice curiosità. Non mi sembra un crimine,” fece Draco con naturalezza, ma si vedeva che c’era sotto qualcosa.

“Perché ho l’impressione che tu mi stia facendo queste domande per altri fini?” ribatté irritato Harry. Da quando Draco era così insistente?

“E perché ho l’impressione che tu mi stia mentendo?”

Harry si fermò di botto, costringendo Draco a fare altrettanto. Il biondo sembrava piuttosto arrabbiato, “Anche se fino a ieri non ti rivolgevo la parola non significa che non ho prestato attenzione al tuo comportamento. Sei sempre così evasivo e sfuggente! Scompari in continuazione e fai cose che nessun primino è in grado di fare, coprendo tutto con scuse ridicole. I tuoi stupidi amici Grifondoro possono pure cascarci, ma io no. Non capisco come faccia Granger a non sospettare nulla. Oppure a lei hai detto la verità?” sembrava un’accusa.

Harry scosse la testa. Ci voleva solo questa, “Draco, ascolta –“

Un falco planò su una delle finestre di marmo. Lo stesso falco che gli aveva consegnato il pugnale dei Goblin e la lettera comunicante la distruzione della Coppa di Tassorosso. Attirò subito l’attenzione di Draco, “Cosa ci fa un falco qui? Aspetta, è una lettera quella che sta portando tra gli artigli?” fece sbigottito.

Harry si avvicinò e prese la lettera, cominciando a leggerla curioso.

Lord Harry James Potter, dell’antica e rispettata Casata dei Potter,

ti scrivo per informarti che, dopo la tua visita qui alla banca e gli eventi che ne sono derivati, vorremo discutere con te di alcune faccende importanti e che richiedono la tua presenza. Non hanno a che fare con gli ‘oggetti’ appartenenti a Tom Riddle, né hanno a che vedere con James Evans. Al momento la Gringott è molto occupata, quindi ti chiediamo: è possibile ricevere una tua visita entro oggi? In tal caso, attendiamo il tuo arrivo. In caso contrario, ti contatteremo noi quando potremo di nuovo occuparci della questione, ma ti avvertiamo che potrebbero volerci mesi.

Cordiali saluti

Unci-unci

Harry aggrottò la fronte. Di cosa mai volevano parlargli i Goblin se non aveva a che fare con gli Horcrux? Che la faccenda potesse aspettare qualche mese? E se fosse stato urgente? Doveva assolutamente andarci oggi, allora. Prima di cena, possibilmente. E questo significava che non aveva molto tempo.

“Chi è Tom Riddle? E quali sono i suoi ‘oggetti’?”

Gli si congelò il sangue nelle vene.

Voltò la testa, trovandosi faccia a faccia con Draco, che aveva letto la lettera da sopra la sua spalla, “Hai intenzione di andare adesso alla Gringott?” gli chiese. Harry continuò a fissarlo come un fesso. La Serpe alzò un sopracciglio, “Allora? Mi vuoi rispondere?”

Harry si schiarì la gola, “Ecco … per la faccenda di Tom Riddle … è una cosa di James, non so se posso dirtela,” verità parziale, “I suoi oggetti sono … degli affari di valore che ha rubato e della quale James sta cercando di riappropriarsi,” altra verità parziale, “E in quanto a se andrò alla Gringott … beh, credo di sì. Potrebbe essere urgente.”

Draco sospirò, “Okay, puoi andare. Non lo dirò agli altri.” Harry gli sorrise. “Però io vengo con te.” Il sorriso di Harry si spense.

“Che cosa?!?” esclamò scandalizzato il Grifondoro, “Stai scherzando, vero? Già sarà difficile lasciare il castello e andare là. Non so se poi i Goblin vogliono che tu ci sia. Magari è una cosa privata e che vogliono comunicare solo a me.”

“E allora? Basta che tu gli dici che sono con te e loro mi lasceranno essere presente. Mio padre fa così quando vuole che ascolto come si fanno affari con i Goblin,” spiegò il biondino allegro ed eccitato alla prospettiva di imbarcarsi con Harry in una delle sue avventure, “E poi non penso che per te sia difficile lasciare il castello. So che lo hai già fatto Domenica scorsa.”

Lo aveva incastrato.

Harry fece per replicare, ma Draco lo interruppe, “Oppure c’è qualcosa che non vuoi dirmi?” chiese innocentemente.

Dannata astuzia da Serpe.

Harry sbuffò, “E va bene,” concesse di malavoglia. Infondo se non aveva a che vedere con la sua doppia identità o Riddle, perché mai avrebbe dovuto mantenere la faccenda segreta? Aveva già abbastanza segreti, e magari condividerne uno con Draco avrebbe riallacciato il loro precario rapporto, che nonostante gli eventi del giorno precedente non si era risanato del tutto.

“Useremo il passaggio più comodo … non mi va proprio di usare quello della Strega Gobba,” borbottò tra sé il moro. Draco lo guardò in attesa che continuasse, “Andiamo, non abbiamo molto tempo.” Harry cominciò a correre lungo il corridoio e verso il quarto piano, decidendo di utilizzare il passaggio dietro lo specchio. Sapeva che era rischioso mostrare a Draco come lasciare la scuola – una volta scoperto come fare, avrebbe potuto sgattaiolare ad Hogsmeade in ogni momento. Ma per una volta, decise di fidarsi.

Una volta al sicuro da sguardi indiscreti, poco prima di varcare la porta conducente al villaggio magico posto fuori dai confini del castello, Harry tirò fuori la sua bacchetta, “Due undicenni alla Gringott senza nessuno che li accompagni non passano inosservati in questo periodo dell’anno. Anzi, non passano mai inosservati. Quindi, è meglio modificare il nostro aspetto per farci sembrare più grandi.”

Draco si morse il labbro, “Non so eseguire una trasfigurazione tanto complessa. Sai, sono qui da sole due settimane,” fece sarcasticamente.

Harry scacciò via la questione come si scaccia una mosca, “Farò io le trasfigurazioni, anche se ti avverto che non sarà nulla di complesso. Posso solo lavorare sul colore degli occhi e capelli. Magari anche modificare anche un po’ la corporatura per farci sembrare più alti.”

Draco annuì, “Va bene. Come ci cambiamo?”

Il Grifondoro rifletté un attimo, “Meglio farci diversi da come siamo normalmente. Entrambi veniamo da famiglie molto conosciute ed assomigliamo molto ai nostri padri. Per te …” inclinò la testa di lato, “Che ne dici di avere i capelli color grano e gli occhi verdi?”

Al biondino piacque come proposta, “Buona idea. E per te … che ne dici di capelli biondi e occhi azzurri?”

Harry sgranò gli occhi. Stava per dire di no, quando un’idea gli balenò in mente. E se invece fosse andato in giro come James Evans? Infondo nessuno lo aveva mai visto, a parte alcuni al Centro di Ricerca e al Ministero, e non lo avrebbero riconosciuto.

“Perfetto,” concesse agitando la bacchetta e modificando il loro aspetto.

I capelli di Draco, da platinati che erano, si fecero più scuri, così come i suoi occhi chiari. Si fece più alto di una dozzina di centimetri, fino ad arrivare quasi ad un metro e ottanta. Il suo corpo divenne tonificato e agile, come quello di un giocatore di Quidditch. A vederlo, sembrava un sedicenne piuttosto in forma e attraente, dati i suoi tratti ancora aristocratici.

Harry tornò ad essere James Evans. Alto, slanciato, biondo, e muscoloso al punto giusto. Il classico principe azzurro delle favole babbane. Per un attimo lui e Draco si osservarono, quasi non riconoscendosi. Poi scoppiarono a ridere.

“Dai,” lo incitò Harry ridendo, “È ora di fare una visita alla Gringott.”

-

Amelia Bones stava controllando dei fascicoli, annoiata a morte. I venerdì erano sempre i giorni più pesanti della settimana. Sbuffò infastidita, esaminando i fogli che aveva davanti. Quanto avrebbe dato perché qualcosa di eccitante avvenisse, almeno per una volta.

Senza contare, poi, la voglia che aveva di discutere con James Evans. Lo aveva incontrato solo quella Domenica, ma aveva un miliardo di domande da porgergli. Era un tipo curioso, misterioso, e anche simpatico, a dirla tutta.

Qualcuno bussò alla sua porta.

“Avanti,” chiamò senza distogliere lo sguardo dai fogli.

Qualcuno entrò nella stanza e si schiarì la gola. Amelia si tolse gli occhiali da vista ed alzò gli occhi sull’individuo. Un’espressione perplessa le si stampò sul volto.

“Posso fare qualcosa per lei?” chiese cortese come sempre, armandosi di pazienza. Dinnanzi a lei c’era un uomo con la pelle olivastra e il volto funereo. Indossava degli abiti neri, e la donna riconobbe lo stemma degli Indicibili.

L’uomo si schiarì di nuovo la gola, guardandosi intorno nervoso, “È lei Amelia Bones?”

“Sì, sono io,” rispose la Direttrice mettendo via i fascicoli per prestargli la sua indivisa attenzione, “E lei è …?” chiese.

“Bode. Broderick Bode,” rispose, ancora con quel tono ansioso, “Sono qui per chiederle un favore. Mi manda il mio Direttore.”

Amelia batté le palpebre un paio di volte, “Oh?” fece sorpresa, “La prego, si accomodi,” disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle poltrone nella stanza. “Tè?” domandò dopo che Bode si fu seduto di fronte a lei.

“No grazie. Sono in servizio,” Broderick congiunse le dita e sospirò, “Mi spiace disturbarla, ma lei sembrava la scelta più ovvia da fare …” l’uomo si fece pensoso, “Lei è più facile da contattare di Moody, Lopker, Elliot, o Morrinson.”

Amelia aggrottò la fronte. Non rammentava alcuna occasione in cui le persone citate si erano riunite se non … “Il favore che vuole chiedermi ha a che vedere con James Evans?” indagò, scrutandolo attentamente.

Bode annuì, “Vede, il mio Direttore ha bisogno di parlare con lui, ma è impossibile rintracciarlo. Lei lo ha incontrato, quindi mi chiedevo se per lei fosse possibile mettermi in contatto con lui,” spiegò sepolcrale.

La Bones soppesò la domanda, “Non posso garantire nulla. Al contrario di quanto si possa pensare, ho avuto il piacere di conversare con lui solo ed esclusivamente riguardo la faccenda di Peter Minus. Tuttavia, potrei cercare di contattarlo,” affermò, contenta di aver trovato una scusa per rivedere il giovane. Era un’ottima occasione.

Broderick le sorrise, o almeno, ci provò, “La ringrazio. Gli chieda solo se può presentarsi all’Ufficio Misteri entro la settimana prossima. Al resto penserò io. Se accetta, me lo faccia sapere.”

Amelia annuì. Non chiese perché gli Indicibili avessero bisogno del sedicenne: tanto sapeva che non glielo avrebbe detto, “Sarà fatto.”

-

Harry e Draco si diressero rapidamente verso la Gringott, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Il giovane Malfoy continuava a fissare Harry ammirato; camminava con una confidenza e sicurezza incredibili. Quasi non lo riconosceva. Si faceva strada per Diagon Alley con destrezza, conoscendola meglio del palmo della sua mano, e muovendosi agilmente e con un’aria d’imponenza. Che fosse il suo nuovo aspetto che gli dava quell’impressione di grandezza?

Insieme, salirono la scalinata di marmo e varcarono l’ingresso della banca.

Era pieno di Goblin e persone che volevano attuare prelievi o gestire le loro finanze e camere blindate. Draco guardò Harry interrogativo, chiedendogli con lo sguardo istruzioni. Il moro (ora biondo) gli fece cenno di seguirlo fino a dove un Goblin di sua conoscenza li stava guardando.

Che l’onore e la fortuna ti assistano,” salutò Harry nella lingua dei Goblin. Accanto a lui, Draco sussultò e lo guardò sotto shock. Come l’ultima volta, attirò l’attenzione di molti i maghi presenti. Gli altri Goblin alzarono lo sguardo, s’inchinarono rispettosamente riconoscendolo, e poi ritornarono alle loro faccende.

Unci-unci chinò leggermente il capo, “E che le tue tasche siano sempre piene d’oro,” replicò in Goblinese. Il suo sguardo cadde su Draco, “Chi è? E cosa ci fa lui qui?” domandò tornando all’inglese.

Draco sembrava paralizzato: i suoi occhi spalancati, la sua bocca aperta, e non sembrava essere in grado di proferire parola.

“Lui è un mio amico. Può essere presente mentre discuteremo?” fece Harry, sapendo che anche se avesse dato il suo consenso, il Goblin aveva tutto il diritto di rifiutare di divulgare informazioni davanti a Draco.

Unci-unci guardò il Serpeverde attentamente, “Un Malfoy?” tirò ad indovinare, riconoscendo i suoi tratti facciali. Il Goblin alzò un sopracciglio, “Sei sicuro di poterti fidare?” indagò scettico, rivolgendosi ancora a Harry.

Draco si sentì punto sul vivo, “Che cosa stai insinuando?”

“Sì,” intervenne Harry, volendo sedare il litigio che stava per nascere, “Mi fido di lui.”

Draco gli sorrise. Unci-unci annuì appena, “Bene. Allora seguitemi,” scese dal suo sgabello e li condusse ad una delle tante porte presenti, attraversando la sala.

“Ti conosce e ti ha riconosciuto nonostante il travestimento. Non è la prima volta che nascondi la tua identità per venire qui, vero?” chiese Draco, mentre lui e Harry seguivano il Goblin lungo una contorta serie di corridoi.

“Beh … sì, diciamo che l’ultima volta che sono stato qui avevo questo aspetto,” replicò il moro-biondo senza specificare quando era stato lì. Ovvero prima ancora di andare ad Hogwarts, durante l’estate. Quando ‘tecnicamente’ non sapeva ancora come utilizzare una bacchetta ed eseguire trasfigurazioni.

Arrivarono davanti ad una porta con due Goblin in armatura e delle asce in mano che facevano da guardia. Le sentinelle si fecero da parte appena li videro e l’aprirono.

Unci-unci si fece di lato per farli entrare nella stanza del Direttore Ragnok, Re dei Goblin. I due umani si fecero avanti, e l’istante in cui varcarono la soglia, i loro travestimenti scomparvero, mostrando le loro vere identità. Draco sgranò gli occhi, facendosi prendere dal panico. Ma poi vide che nessuno aveva fatto caso al loro cambiamento di aspetto e si rilassò.

Ragnok era un Goblin basso, massiccio, e con la barba folta. Sembrava quasi un nano. Eppure, aveva un che di rispettabile nella sua postura. Anche in mezzo ad una folla di Goblin, sarebbe stato facile intuire che lui era il loro leader.

Unci-unci si chiuse la porta alle spalle, s’inchinò, e si portò alla sinistra del suo superiore, seduto dietro un grosso tavolo in quercia. Harry si sedette su una delle sedie di fronte al mobile, imitato da un nervoso Malfoy, i cui occhi non facevano che saettare per la stanza, inquieti.

Suo padre gli aveva insegnato a considerare tutte le creature magiche esseri inferiori. Ma al momento si trovava da qualche parte nella banca dei Goblin, nel loro regno in pratica, e qualcosa nel volto di Ragnok gli faceva capire che, di inferiore ai maghi, aveva ben poco.

Harry chinò il capo in segno di rispetto, “Voleva parlarmi, Sua Maestà?”

Draco aggrottò la fronte. Sua Maestà? Notò che nonostante Harry avesse lo sguardo puntato sul viso del Goblin, non lo stava guardando dritto negli occhi.

“Sì, giovane Potter,” la voce del Goblin era roca e profonda, “Non preoccuparti. La faccenda non riguarda … ciò della quale abbiamo discusso la volta scorsa,” disse cautamente, scoccando una rapida occhiata a Draco. “Provenendo da una delle più antiche e rispettate famiglie del Mondo Magico, e avendo dimostrato di essere pronto per assumere un ruolo di importanza nella società, ho ritenuto necessario metterti al corrente della tua eredità.”

Harry sbatté le palpebre, “La mia … eredità?”

Ragnok annuì, “Esattamente. Non pensavi davvero che tutto ciò che i Potter ti avessero lasciato fosse il piccolo cumulo d’oro in quella stanzetta? Quella camera blindata è per finanziare i tuoi studi ad Hogwarts, ma, naturalmente, ce ne sono altre.”

Adesso sì che Harry era confuso, “Ma di cosa sta parlando?” non si ricordava di niente del genere nella precedente linea temporale.

Ragnok sospirò, “Legalmente, tu non dovresti essere in grado di entrare in possesso della tua eredità prima di raggiungere la maggiore età, ovvero i diciassette anni, ma data la tua condizione … particolare, è il caso di fare un’eccezione.”

Draco sgranò gli occhi. Si sbagliava, o Ragnok aveva appena fatto l’occhiolino a Harry? E perché adesso il moro ghignava in modo cospiratorio? Si era perso qualcosa? E qual era la ‘condizione particolare’ di Harry?

“Ora capisco,” ammise Harry. La scorsa volta non era venuto a conoscenza della sua eredità a causa della guerra contro Voldemort. È difficile mettersi in contatto con la Gringott mentre sei ricercato e ti stai dando alla macchia.

“Allora,” Ragnok si schiarì la gola, “Prima di tutto, ti procurerò il testamento dei tuoi genitori,” fece un cenno ad Unci-unci, che immediatamente lasciò la stanza. “Possiedi altre due camere blindate, in aggiunta a quella che già hai utilizzato una volta. Una, la numero 23, contiene solo denaro. Molto denaro.”

“Ma non ho già una camera blindata per il denaro?” chiese Harry, facendo riferimento alle montagne di galeoni alle quali aveva accesso.

Ragnok sorrise, o almeno sembrava un sorriso, “Come ho già detto, quella è solo per finanziare i tuoi studi finché frequenterai Hogwarts. I tuoi genitori sapevano di essere in pericolo, e non potevano permettersi di lasciarti solo una camera blindata alla quale avresti avuto accesso da maggiorenne. Come avresti fatto durante l’infanzia e l’adolescenza? Comunque, se dovesse avanzare del denaro in quella stanza, verrà versato nella camera blindata 23 appena raggiungerai l’età adulta. La tua seconda camera blindata, la numero 7, invece contiene tutto il resto: cimeli di famiglia, quadri, opere d’arte e mobili, effetti personali, documenti … devo dire che è molto grande.”

Draco, che fino a quel momento non aveva osato parlare, inclinò la testa di lato, “Anche i beni dei Malfoy sono divisi in questo modo,” osservò, “Abbiamo una camera blindata per il denaro, e una per il resto.”

Ragnok annuì, “È così per tutte le vecchie famiglie.”

Unci-unci rientrò, con in mano un plico di fogli. Tornò rapidamente al lato del Direttore e appoggiò i fascicoli sul tavolo.

“Inoltre,” continuò Ragnok, esaminando i documenti che gli erano stati portati, “I tuoi genitori possedevano un paio di proprietà: il Maniero dei Potter, la Casa di Godric’s Hollow, una casetta a Londra, e una villa sul mare, a sud, nel Galles.”

Harry non seppe cosa dire. Boccheggiò un paio di volte prima di decidersi, “E qualcuno sa di dove sono posizionate? Hanno delle protezioni?”

Ragnok prese un altro foglio e lo lesse rapidamente, “Sappiamo per certo che nessuno è a conoscenza dell’esistenza delle ultime due. Per quanto riguarda le protezioni … beh, il Maniero dei Potter è protetto da barriere molto resistenti, che noi Goblin stessi abbiamo installato un paio di secoli fa. La Casa di Godric’s Hollow era protetta da un Incanto Fidelius, ma non sappiamo se il Custode Segreto è ancora in vita,” Harry sembrò sul punto di interrompere, ma decise di contenersi, “La casa di Londra è leggermente occultata, con barriere anti-apparizione, ma è visibile ai Babbani. Infine, c’è la villa sul mare, protetta solo da un paio di incantesimi che la rendono impossibile da rintracciare.”

Harry annuì, “Bene,” esalò sorpreso; non si era aspettato tanto, “Mi chiedevo … è possibile sciogliere un Incanto Fidelius?” non voleva che Minus continuasse ad essere il Custode della casa a Godric’s Hollow. Il solo pensiero lo ripugnava.

Ragnok ci pensò, “Sì, suppongo di sì. Ma deve essere il Custode Segreto a scioglierlo.”

La bocca di Harry si piegò in una smorfia. Sembrava avesse appena succhiato un limone particolarmente aspro. Draco capì perché: sull’articolo della Gazzetta diceva che il Custode Segreto era anche quello che aveva tradito i suoi genitori.

“Andando avanti,” riprese il Re dei Goblin, “I tuoi genitori hanno anche fatto un paio di investimenti, che negli ultimi anni hanno contribuito ad aumentare l’oro presente nella camera blindata 23. Al momento, a Diagon Alley possiedi il 14% del Ghirigoro, merito di tua madre, il 10% di Olivander e il 16% di Madam McClan, per scelta di entrambi i tuoi genitori, e il 19% della Gelateria Fortebraccio, opera di tuoi padre. A Hogsmeade, invece, il 40% dei Tre Manici di Scopa, il 25% di Mielandia, e …” qui il Goblin alzò gli occhi al cielo, “Tuo padre ha ottenuto il 48% di Zonko.”

Le facce dei due undicenni erano un vero spettacolo. Harry ne aveva sentito di cose assurde, ne aveva anche viste di cose assurde, ma da quando era tornato indietro nel tempo, niente lo aveva sorpreso come quello. Draco sembrava seriamente sul punto di svenire. Quando aveva deciso di lasciare il castello con Harry, non si era aspettato di a) cambiare identità b) scoprire che Harry parlava il Goblinese c) incontrare un pezzo grosso tra i Goblin e d) venire a conoscenza che ora Harry possedeva alcuni dei negozi più frequentati del Mondo Magico.

Ragnok, infine, estrasse una busta dall’aria ufficiale dal plico di fogli, “E questo è il testamento dei tuoi genitori.” Glielo porse.

Le mani di Harry tremavano mentre lo afferrava. Lentamente, aprì la busta.

Queste sono le nostre ultime volontà.

In caso di una nostra prematura dipartita, desideriamo che nostro figlio, Harry James Potter, venga lasciato nelle fidate mani del suo padrino, Sirius Orion Black. Dovesse Sirius non avere la possibilità di crescere Harry, allora quest’ultimo dovrà essere affidato o a Remus Lupin, o a Peter Minus, o a Alice e Frank Paciock, o a Emmeline Vance. Comunque vada, nostro figlio non dovrà essere lasciato, in alcuna circostanza, a Petunia Dursley e la sua famiglia.

Lasciamo a nostro figlio, Harry James Potter, tutti i nostri averi.

Lasciamo al nostro amico, Sirius Orion Black, un aiuto finanziario per crescere Harry di 15,000 galeoni.

Lasciamo al nostro amico, Remus John Lupin, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo al nostro amico, Peter Minus, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo ai coniugi Paciock, una somma di 15,000 galeoni.

Lasciamo alla nostra amica, Emmeline Vance, una somma di 15,000 galeoni.

Desideriamo che a nostro figlio venga data la possibilità di vedere questo testamento, in modo che possa leggere questo:

Ehi Harry! Se stai leggendo questo allora vuol dire che noi non ci siamo più. Ma non ti abbattere! E soprattutto, non pensare mai che sia stata colpa tua a causa di quella stupida profezia. Il giorno in cui sei nato è stato il più bel giorno della nostra vita, e qualsiasi cosa ci sia successa, se tu stai bene, allora n’è valsa la pena. Nella camera blindata di famiglia troverai i nostri diari, che riportano le nostre avventure ed esperienze ad Hogwarts. Sono sicuro che i Malandrini, però, ti avranno già raccontato tutto ciò che c’è da sapere, eh? Ti amiamo, e sappi che qualsiasi cosa deciderai di fare della tua vita, saremo fieri di te. Ti osserveremo, sempre.

Con tanto amore,

Mamma e Papà

Lily e James Potter

Nel momento in cui finì di leggere, Harry si accorse che stava piangendo. Alzò lo sguardo, incrociando quello preoccupato di Draco. Ragnok gli porse un fazzoletto, che accettò di buon grado ed utilizzò per asciugarsi il viso.

“Grazie,” disse con voce roca.

Il Goblin gli sorrise, “È il minimo che possa fare.” La sua espressione si fece grave, “Come avrai notato, tuttavia, il volere dei tuoi genitori riguardo il tuo affidamento è stato volutamente ignorato.”

Harry deglutì, “Intende forse dire … che Albus Silente sapeva che i miei genitori non volevano che io andassi dai Dursley?”

Ragnok annuì, “Silente era presente quando il testamento è stato scritto.”

Questo irritò l’erede dei Potter, e immediatamente si ricordò che il motivo della sua infanzia da incubo era stata la sua sicurezza, che Silente aveva messo prima della sua felicità. Però, quando si era trattato della profezia, Silente aveva detto di aver messo la sua felicità prima della sicurezza. Ma che cosa stava combinando il vecchio preside? Che fosse ancora colpa del ‘Bene Superiore’? Sospirando, Harry posò il testamento sul tavolo.

“Per quanto riguarda le somme di denaro lasciate alle persone sulla lista,” Ragnok non aveva ancora finito, “La camera blindata del signor Black, essendo lui ad Azkaban, era stata bloccata. Ma appena sarà scagionato, il versamento verrà eseguito. Remus Lupin si è rifiutato di accettare il denaro, così come Emmeline Vance. Perché il versamento avvenga comunque, abbiamo bisogno del tuo consenso,” Harry annuì, segnandosi mentalmente di scoprire chi fosse Emmeline Vance, “Fino alla settimana scorsa, Peter Minus è stato creduto morto. Quindi, adesso sta a lei decidere se dargli il denaro o meno, ma dopo i recenti eventi, dubito che lei lo voglia,” Harry annuì di nuovo, “Infine, c’è il problema dei Paciock. È a conoscenza della loro condizione?”

“Quale condizione?” Draco non riuscì a trattenersi.

“Ecco,” Harry si grattò la nuca a disagio, “I genitori di Neville … sono stati … ecco …” non se la sentiva di dire a Draco che sua zia e suo zio erano ad Azkaban per aver torturato i genitori di un suo compagno di classe.

Ragnok gli risparmiò la fatica, “I coniugi Paciock sono stati torturati fino alla follia da dei Mangiamorte, e al momento risiedono permanentemente al San Mungo.”

Gli occhi di Draco si dilatarono, “CHE COSA?!?” urlò in faccia al Re dei Goblin.

Unci-unci gli scoccò un’occhiata di rimprovero. Il Malfoy si ritrasse sulla sedia, mortificato, “Mi scusi. Non era mia intenzione urlare.”

Ragnok agitò la sua grossa mano con disinvoltura, “Nessun problema. La tua reazione è comprensibile. Ora, tornando alla faccenda iniziale: signor Potter, vuoi eseguire il versamento nonostante la loro condizione?”

“Certo che lo voglio. E lo stesso vale per Remus Lupin ed Emmeline Vance,” chiarì il moro, “Ma non versate niente per Minus,” aggiunse freddo come un iceberg.

Unci-unci annotò tutto su un foglio. Ragnok continuò, “Penso che sia tutto, per il momento. Ti spediremo mensilmente un resoconto di ciò che è presente nelle tue camere blindate, gli incassi di ogni mese, e i prelievi. Desideri vedere le tue camere blindate oggi?”

Harry ci rifletté un attimo, “Non penso di aver bisogno di vedere la numero 23, ma nella 7 ci sono i diari dei miei genitori, e vorrei poterli prelevare.”

Ragnok annuì, “Eccellente. Unci-unci vi scorterà.” E poi li congedò.

Gli undicenni si alzarono in piedi, s’inchinarono dinnanzi al Re dei Goblin, e poi seguirono Unci-unci fuori la porta. Le due guardie li salutarono prima di tornare al loro dovere. Draco rimase sorpreso dal rapporto del suo amico con le creature. Sembrava quasi … di amicizia. Possibile? Un umano e un Goblin? Beh, infondo era di Harry Potter che si stava parlando. Il ragazzino sapeva fare tutto.

“Ma cosa sei venuto a fare qui la scorsa volta?” chiese Draco curioso, mentre seguivano Unci-unci fino a uno dei carrelli su ruote della Gringott.

“Ehm … sono venuto con James Evans, a dir il vero. Ha modificato il mio aspetto e mi ha insegnato a fare altrettanto. Un giorno te ne parlerò, davvero,” promise il moro mentre salivano sul carrello ed il Goblin lo faceva partire.

Saettarono attraverso la fitta rete di cunicoli sotterranei, scendendo sempre più in basso, verso le viscere della Terra stessa. Più in profondità andavano, più volte era possibile intravedere le fiamme emesse dai draghi. Cominciò a fare freddo. Harry non ricordava di essere sceso tanto in profondità nemmeno per entrare nella camera blindata dei Lestrange.

“Manca molto?” chiese Draco battendo i denti.

Harry agitò la bacchetta in un semplice incantesimo per fornire calore. L’aria si fece più calda, cosa che fu un sollievo.

“No, siamo quasi arrivati. Quella dei Potter è una delle camere blindate più antiche. La settima ad essere stata costruita qui alla Gringott,” spiegò Unci-unci, quasi scusandosi.

“Merlino,” fece la Serpe, “Quella dei Malfoy è la numero 14,” aggiunse dopo un po’.

Dieci minuti dopo, il carrello arrestò la sua corsa e i due ragazzini e il Goblin scesero. Harry si guardò intorno. Si era aspettato che ci fosse un drago, o qualche altra creatura. Invece, davanti al battente della camera, non c’era niente, e un po’ ne fu deluso. Avanzò di un passo.

“Fermo!!” esclamò Unci-unci freneticamente, “Non ti muovere! Dovrebbe esserci una barriera invisibile. Se ci sbatti contro, sei morto in meno di sessanta secondi.”

Quello fu abbastanza per bloccare entrambi gli undicenni, che socchiusero gli occhi nel tentativo di individuare lo scudo letale. Il Goblin cominciò a recitare una strana formula, ma Harry non riconobbe il Goblinese. Doveva essere una lingua più antica e arcaica: sembrava una specie di canto. Dopo cinque minuti in cui Unci-unci non aveva smesso un solo attimo, la barriera cominciò a farsi visibile sotto forma di energia pulsante. Poi il Goblin disse qualcosa, e quella scomparve.

“Ecco fatto,” decretò stanco. Fece un paio di passi ed appoggiò la sua mano sulla porta, che si aprì con un sono clack. Era evidente che era molto antica e in disuso da anni. Sia Draco che Unci-unci si fecero da parte per far passare Harry per primo.

Il moro varcò la soglia e rimase senza fiato. La camera era grande quanto tre volte la Sala Grande. All’estrema destra c’erano quadri che ritraevano maghi e streghe famose appartenenti alla Casata, tavoli con zampe di leone, sedie con ricami in seta, candelabri in oro, scrigni stracolmi di pietre preziose e gioielli, armature sfavillanti, spade con else incastonate di rubini grossi quanto uova, stoffe rare e pregiate, calici di cristallo, altri mobili, e montagne d’oro – non galeoni, qualche altra moneta con strane rune incise sopra. Accanto, c’era una dispensa lunga sei metri ed alta cinque, ricolma di ingredienti rari e introvabili per le pozioni più complesse.

L’intera parete a sinistra, invece, era occupata da un’immensa libreria. Libri di tutti i generi, in tante lingue diverse, su tanti tipi di magie, con alcune copie originali. Harry avrebbe scommesso che alcuni di quei libri erano unici e che non ce ne fossero altri.

Nella parete di fronte, invece, c’era una bacheca piena zeppa di bacchetta, ognuna con sotto una targhetta che recitava un nome. Harry si avvicinò e vide quelle dei suoi genitori.

Infine, c’era un enorme tavolo sotto il quale c’erano un paio di scatoloni con sopra il nome i nomi Lily e James. Sopra c’erano due diari e gli oggetti che a chiunque sarebbero parsi privi di valore, ma che in realtà per Harry erano inestimabili: un boccino d’oro, tre album di foto, un orologio da polso, due sciarpe con i colori di Grifondoro,  tante lettere, e cianfrusaglie varie.

Qualcuno dietro di lui batté le mani e delle fiaccole appese alle pareti si accesero, ma lui non vi fece caso. Lentamente, e con mano tremante, Harry afferrò il boccino d’oro. Il fuoco delle fiaccole e il suo viso si specchiarono sulla sua superficie liscia. Era il boccino di suo padre, quello che aveva visto nelle memorie di Piton. Emozionato, cominciò a rigirarselo in mano, immaginandosi quante volte suo padre aveva fatto lo stesso. Non seppe per quanto rimase a fissarlo, ma ad un certo punto sentì una mano leggera posarsi sulla sua spalla.

“Tutto bene?” gli sussurrò Draco, abbassando lo sguardo sul boccino.

Harry annuì, sorridendo leggermente, “Sì. Tutto bene,” alzò l’oggetto per farglielo vedere meglio, “Era di mio padre. Quando si annoiava lo lasciava svolazzare intorno per poi riacchiapparlo. Faceva parte della squadra di Quidditch di Grifondoro,” spiegò piano.

Draco arricciò il naso, “Beh, allora hai preso da lui. Ho visto come hai salvato la Brown … beh, in realtà tutti i primini delle nostre Case lo hanno visto. Sono sicuro che entrerai anche tu a far parte della quadra, appena potrai.”

Il moro distolse lo sguardo, sentendosi a disagio, “A dir il vero, Draco … ehm … io già faccio parte della squadra.”

“Oh, congratulazioni,” fece il biondo, guardandolo un po’ ferito, “Perché non mi hai detto niente?”

Nonostante sapesse di non aver fatto niente di male, di fronte allo sguardo bastonato di Draco non poté non sentirsi in colpa, “Fino a ieri non mi rivolgevi nemmeno la parola! Ho dovuto far evacuare la tua Sala Comune per poterti parlare!” si giustificò in fretta il Grifondoro.

Draco fece un mezzo sorriso, piuttosto imbarazzato. Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, “Già … a proposito di quello … io volevo … scusarmi per essermi comportato male con te, durante l’ultima settimana.”

Harry sgranò gli occhi. Draco Malfoy che si scusava? Pensava che non sarebbe mai vissuto abbastanza a lungo  per vederlo, “N-Non fa niente,” replicò balbettante per la sorpresa. Sospirò, “Mi dispiace se … se sto attirando così tanto l’attenzione. Non lo faccio apposta! Qualsiasi cosa io faccia appare grandiosa agli occhi di tutti, ma è solo perché sono ‘Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto’ , e non perché realmente lo sia. La mia vita non è perfetta come tutti pensano: anche io ho i miei problemi. E soprattutto, ho molte responsabilità,” concluse, pensando al destino dell’intero Mondo Magico.

Perché la sua vita assomigliava così tanto a quella dei supereroi in TV? Lui, il ragazzo ‘speciale’; Voldemort, il cattivone che vuole conquistare il mondo; lui solo con il ‘potere’ di sconfiggerlo, e quindi con il destino del mondo sulle sue spalle. Senza nemmeno contare la sua identità segreta. Quand’è che la sua vita si era fatta così complicata? Ma chi vuoi prendere in giro, lo derise una voce nella sua testa, la tua vita è sempre stata complicata.

Draco scrollò le spalle, “No problem,” una parte di lui però pensava il contrario. Si riprese velocemente, “Hai finito qui? Perché sai, la cena è cominciata mezz’ora fa. E Piton ti sta alle calcagna. Se non ti presenti, si potrebbe verificare una replica di Domenica.”

Harry si guardò intorno, e il suo sguardo cadde sui diari dei suoi genitori. Li afferrò e se li mise in tasca, “Ora possiamo andare. Tornerò un’altra volta per il resto.” I suoi occhi si posarono sui libri, “Aspetta, ne prendo qualcuno.”

Sapeva di avere già tantissimi libri nel suo appartamento/baule, ma probabilmente non sarebbe tornato alla Gringott fino alle vacanze, e non gli andava di lasciare tutto quel sapere lì, senza la possibilità di avervi accesso. Afferrò un paio di tomi: Offesa: La Migliore Difesa, L’Utilità delle Antiche Rune, La Teoria Magica, Trasfigurazioni in Combattimento, Maestri  del Duello, Manuale di Guarigione, L’Arte del Creare Pozioni: Imparare le Proprietà degli Ingredienti. Un paio, come quello sulla teoria magica e sulla guarigione, non erano in inglese, ma in lingue straniere delle quali aveva letto nei libri che aveva acquistato nella libreria di Knocturn Alley. Qualcosa tipo elfico o qualcos’altro di arcaico. Infine, afferrò uno dei libri che considerava più importanti: I Meandri del Tempo. Magari lo avrebbe aiutato a capire come aveva fatto, esattamente, a finire nella ‘stazione di King’s Cross’ e a tornare indietro nel tempo.

Draco lo guardava sbigottito, “Tutti quelli?”

Harry ghignò, “Aspetta a vedere quelli che ho nel mio baule,” gliene porse tre, “Dai, aiutami a portarli.” Sorprendentemente, il biondo fece come chiesto senza fare storie. Poi, entrambi i primini si avvicinarono alla porta della camera blindata.

Unci-unci gli guardò le mani, “Non hai preso l’Anello.”

Il moro si arrestò, “Quale anello? Ce ne sono tanti,” puntualizzò puntando alle montagne di gioielli e pietre preziose al lato della stanza.

“Non un qualunque anello,” lo corresse il Goblin, “Intendo l’Anello.” La creatura puntò gli oggetti sparsi sul tavolo. Harry lo guardò senza capire.

Unci-unci sospirò come se fosse particolarmente denso. Prese una piccola borsa di pelle e gli fece cenno di metterci i libri dentro. Dalle dimensioni dell’accessorio, il Grifondoro intuì che doveva esserci stato applicato un qualche incantesimo per renderlo senza fondo, oppure i grossi tomi non ci sarebbero mai entrati.

“Questa,” il Goblin puntò un lungo dito sulla borsa, “È direttamente collegata alle tue camere blindate. Potrai usarla per effettuare prelievi a distanza.” Gliela ficcò tra le mani e si avvicinò al tavolo di legno. “Ora, l’Anello,” mormorò setacciando il mobile, “Ah, eccolo qua.”

Da sotto le sciarpe dei suoi genitori, tirò fuori un piccolo cofanetto in ebano intarsiato. Era estremamente elegante: solo a guardarlo si capiva che valeva una fortuna. Lo aprì e lo porse al giovane Potter.

Dentro c’era un anello. E che anello.

Era d’oro massiccio, con un rubino rosso acceso; sopra la pietra c’era l’immagine di un leone, simile a quello che rappresentava i Grifondoro. Perfetto, dalla lavorazione fine, con un che di maestoso. L’anello di un re. Harry alzò lo sguardo, confuso, sul Goblin.

“Quello,” spiegò Unci-unci indicandolo, “È l’Anello dei Potter. Tramandato di padre in figlio da più di un millennio. È di solito proprietà del membro più anziano della Casata, ma dato che tu sei l’unico Potter in vita, è tuo. E lo sarà fino a che non morirai o deciderai di darlo a tuo figlio. Ogni famiglia antica ne possiede uno, con sopra inciso il loro emblema.”

Harry guardò il gioiello, esitante, “P-Posso indossarlo?”

Il Goblin alzò un sopracciglio, “Ho o non ho detto che è tuo?”

Senza farselo ripetere due volte, Harry s’infilò l’Anello. Uno strano calore gli pervase il braccio, fino ad arrivare al suo petto. Era quasi come con le bacchette: adesso si sentiva … completo. Un’ondata di potere gli si riversò addosso, stordendolo per un attimo. Sentiva la sua magia pulsare, seguendo il ritmo del suo cuore; che sensazione strana!

“Harry?” intervenne Draco, fissandolo, “Da quando ti interessi ai viaggi temporali?”

Per poco Harry non ebbe un infarto. Notò che il libro sul Tempo era in cima alla pila che la Serpe stava reggendo, “Ehm,” cercò una scusa convincente, “Fin da piccolo mi sono interessato perché sarei voluto tornare indietro e rimediare ai miei errori; non so, un’insufficienza, o un piatto rotto. Mi sono chiesto come fosse possibile … beh, in questo modo spero di scoprirlo.”

Draco lo studiò tristemente, “Non hai mai pensato di tornare indietro nel tempo per salvare la vita a qualcuno, come ad esempio i tuoi genitori?”

“Sì,” esalò il moro, pensando a tutti i caduti durante la guerra contro Voldemort, “L’ho pensato.”

-

Tornarono a Hogwarts in tempo per mangiarsi qualcosa al volo, dato che la cena era quasi conclusa. Per la prima volta, furono i Serpeverde a sedersi al tavolo dei Grifondoro, più specificamente Draco, Daphne, Blaise, e un riluttante Theo. Susan aveva visto la combriccola e si era unita a loro.

Il pasto fu breve, e per tutto il tempo, Harry avvertì lo sguardo torvo di Piton e Raptor su di lui. Nemmeno la sua prima volta ad Hogwarts era riuscito ad inimicarsi due insegnanti entro le prime due settimane. Ma si accorse di un’altra persona, più amichevole, che lo osservava con curiosità.

Finalmente, Albus Silente si era accorto di lui, e sapeva che non era un bene. Con la coda dell’occhio, vide Piton avvicinarsi all’uomo e cominciare a parlargli in modo concitato. Entrambi presero a scoccarsi occhiate furtive di tanto in tanto durante la loro conversazione. Quando Harry giunse alla conclusione che Piton gli stava rivelando ciò che aveva scoperto con il Veritaserum, fu come ricevere un pugno ben assestato nello stomaco. Ma aveva promesso che non avrebbe rivelato i suoi segreti, il bastardo! Come aveva fatto a fidarsi di lui?

Per uno strano scherzo del destino, proprio in quel momento, l’anziano preside si alzò in piedi e lasciò il tavolo degli insegnanti. Diretto proprio verso di lui. Harry fece del suo meglio per ignorare l’avanzante mago, ma quando i suoi amici ammutolirono e alzarono il loro sguardo sul preside, fu difficile far finta che non stesse per rivolgergli la parola.

“Signor Potter,” Silente non aveva perso tempo, “Le sarei grato se si presentasse nel mio ufficio appena ha finito. Mi piacciono le Api Frizzole, comunque,” aggiunse facendo l’occhiolino.

Harry quasi sorrise di fronte alla scena tanto familiare, ma la rabbia e la frustrazione per la rivelazione del suo segreto ebbero la meglio. Poi si ricordò che tecnicamente era un primino, e che al suo primo anno non aveva saputo come trovare l’ufficio del preside. Mise su un'espressione perplessa, “Mi scusi, Professore, ma non credo di sapere dove si trovi il suo ufficio. Ho finito la cena, quindi non è che potrebbe mostrarmi la via?” chiese ingenuamente. Hermione lo stava guardando, totalmente sbalordita dal fatto che un mago del calibro di Albus Silente gli stesse rivolgendo la parola.

Il mago annuì, mentre quel luccichio per la quale era conosciuto compariva nei suoi occhi azzurri, “Certamente, signor Potter.”

Il giovane Potter si alzò in piedi, si accostò a Ron per mormorargli, ‘cinque minuti prima del coprifuoco al solito posto, includi Draco’ e poi seguì il preside fuori dalla Sala Grande, con lo sguardo di ogni singolo studente puntato addosso.

-

“Allora, c’era qualcosa della quale voleva parlarmi?” chiese Harry cortesemente, accomodandosi sulla sedia di fronte alla scrivania di Silente. Quante volte si era trovato in quella situazione? Quante volte erano stati solo lui e il preside, da soli, nell’ufficio di quest’ultimo? Eppure sapeva che non era lo stesso: tra lui e il mago non si era ancora instaurato il rapporto che era fiorito negli anni nella precedente linea temporale.

Dal canto suo, Albus osservava sorpreso il giovane di fronte a lui. Le voci erano vere: era identico a James, tranne per gli occhi della madre, di un vivissimo verde smeraldo. Il ragazzo che gli stava davanti non aveva l’aria di un undicenne, perché la sua espressione era … matura e responsabile. Inoltre, sembrava essere completamente a suo agio. E nessuno studente era mai stato a suo agio nel suo ufficio, o in sua presenza.

Silente congiunse le punte delle dita in una posizione alquanto saggia, “Beh, signor Potter, ho sentito dire, da tutti i suoi insegnanti, che lei è uno studente modello e impeccabile. Il suo rendimento scolastico è piuttosto elevato, e ho come l’impressione che lei sia molto più avanti col programma rispetto ai suoi compagni di classe. La mia assunzione è corretta?”

Esitante, Harry annuì, arrossendo per le lodi di quello che per lui era stato quasi un nonno, “Me la cavo.”

“Anche modesto, a quanto vedo,” affermò il mago accarezzandosi la barba pensieroso, “Oh, mi perdoni, goccia di limone?” offrì gioviale, porgendogli un sacchetto pieno di caramelle gialle.

“Sì, grazie,” accettò per una volta Harry, prendendone una. Aveva sempre avuto l’impressione che fossero ripiene di una qualche pozione, forse calmante, e sinceramente voleva provarle. L’anziano preside sorrise radioso, contento che per una volta qualcuno avesse accettato.

“Tornando al motivo della sua presenza qui,” riprese Silente, riposando il sacchetto in uno dei cassetti della sua scrivania, “Vorrei farle un offerta.”

Succhiando la dolce e al contempo aspra caramella, Harry gli fece cenno di andare avanti, ancora non avendo capito se Silente sapeva o meno del suo segreto.

Il Professor Piton si è offerto di darle delle lezioni avanzate di pozioni in privato,” il preside aveva sganciato la bomba.

Harry per poco non si strozzò con la caramella. Cominciò a tossire senza ritegno, mentre il suo viso si colorava di nuovo, “C-Cosa?!” la sua mente cercava di registrare le parole che gli erano state dette, ma era inconcepibile per lui mettere ‘Piton’ e ‘offerto’ e ‘lezioni’ e ‘in privato’ nella stessa frase.

“Ho detto: il Professor Piton si è offerto di darle delle lezioni –“

“Sì, sì, ho capito cosa ha detto,” interruppe Harry, non accorgendosi di aver appena mancato di rispetto al mago più potente del mondo dopo Merlino, “Ma come? E soprattutto, perché?”

“Ma mi sembra ovvio,” fece Albus sorpreso, “Con il suo talento, essendo lei già più avanti rispetto ai suoi coetanei, potrebbe imparare molte cose che non rientrano nel curriculum scolastico. Continuerebbe comunque ad imparare le pozioni standard durante i suoi corsi, ma con l’aggiunta di pozioni non presenti nel programma che potrebbero tornarle utili in futuro. O almeno, è ciò che mi ha detto il Professor Piton. Ha insistito parecchio sulla faccenda, e devo ammettere di esserne rimasto perplesso all’inizio, ma ora è tutto più chiaro,” concluse guardandolo da sopra i suoi occhiali a mezzaluna, “Accetta la proposta?”

Il Grifondoro dovette resistere all’istinto di urlare ‘NO’. La scorsa volta che aveva avuto delle lezioni private con Piton, non erano andate molto bene. E poi, il professore unto sembrava detestarlo ferocemente. E poi, era una delle persone a sapere di più su di lui in quel momento. E poi, non era tanto sicuro di voler trascorrere più tempo dello strettamente necessario con l’uomo. E poi, era sicuro ci fosse qualcosa sotto: Piton sicuramente non voleva solo trascorrere del tempo di qualità con lui. E poi, beh, la lista andava avanti all’infinito.

Ma tra i tanti fattori negativi, ce n’erano un paio positivi: Piton non sembrava tanto accanito contro di lui, in questa linea temporale, e forse avrebbe potuto migliorare il loro rapporto, facendogli capire di non essere come suo padre. Magari avrebbe pure imparato qualcosa di utile.

Era sempre andato più per istinto ed emozioni che per cervello, quindi, naturalmente, fece la scelta più illogica.

“Accetto.”

-

Protego!” esclamò Ron, puntando la bacchetta in avanti. Un debole scudo comparve di fronte a lui, ma fu disarmato comunque dall’Expelliarmus di Harry.

Il coprifuoco era scattato da più di un’ora, ormai, e quattro Grifondoro e un Serpeverde erano nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano, facendo pratica con l’incantesimo scudo, che il giovane Potter aveva loro appena insegnato.

I primi dieci minuti, Draco e Harry avevano raccontato agli altri della loro gita alla Gringott, con tanto di dettagli, lasciandoli di stucco. Hermione, in particolare, aveva fatto loro la predica per un buon quarto d’oro prima di sbuffare scocciata e mettere su il broncio. “Possibile che io sia l’unica a non voler essere espulsa, qui?” aveva detto.

Poi Harry aveva risposto alle domande riguardanti l’incontro con il preside nel suo ufficio. Le espressioni inorridite dei suoi amici quando aveva menzionato le lezioni private con Piton erano state impagabili. Neville lo aveva guardato come se stesse scegliendo i fiori da deporre sulla sua tomba.

Infine, il giovane Potter aveva osservato, uno alla volta, mentre tutti provavano gli incantesimi che aveva loro insegnato fino a quel momento, ovvero l’Expelliarmus, l’Incarceramus, l’Immobilus, e l’Impedimenta. Draco, che non era stato presente durante le ‘lezioni’  di Harry, li aveva guardati in soggezione per tutto il tempo, soprattutto quando erano riusciti a lanciare ogni fattura con successo.

Tutti i Grifondoro avevano poi aiutato Draco ad imparare a fare altrettanto, e, cosa sorprendente, il biondo aveva padroneggiato gli incanti con successo dopo una decina di tentativi per ognuno.

Una volta portati tutti allo stesso livello, Harry aveva spiegato loro come evocare uno scudo contro un suo Expelliarmus. Aveva deciso di essere lui a scagliarlo, e non lasciare che a farlo fosse qualcun altro come Hermione, perché l’incantesimo disarmante era il suo marchio, o almeno lo era stato nel futuro, e voleva che il loro scudo fosse in grado di respingere un incantesimo potente come i suoi.

Per quanto bravi fossero, rimanevano pur sempre primini, e non c’era una grande forza dietro i loro incanti. Certo, sarebbero stati efficaci contro qualsiasi studente di Hogwarts, ma contro maghi oscuri quanto i Mangiamorte, ad essere onesti, non avevano speranze.

Ron sospirò afflitto, “Posso provare ancora?” chiese afflitto.

“Certo,” concesse Harry rimettendosi in posizione, “Pronto?”

Ron alzò il mento, come a dire ‘fai del tuo meglio’. Harry sollevò la sua bacchetta, “Expelliarmus!”

Il suo amico rosso provò a difendersi di nuovo, e di nuovo fallì, e la sua bacchetta volò dritta nelle abili dita di Potter, “Per stasera credo possa bastare,” decretò quest’ultimo. Nessuno era riuscito a bloccare il suo Expelliarmus, e il morale dei suoi compagni era a terra.

“Non abbattetevi, ragazzi,” li incoraggiò Harry, “Il sortilegio scudo è roba davvero avanzata, e voi siete solo al primo anno.”

“Anche tu sei solo al primo anno,” gli fece notare Draco, irritato dal proprio fallimento, “Eppure sei in grado di evocarlo.”

Harry scacciò via la questione, “Io ho fatto più pratica.”

“Come?!” domandarono tutti all’unisono, esasperati. Era evidente che Harry avesse fatto pratica, ma non avevano idea di come avesse fatto, in quelle due settimane di scuola, a trovare il tempo di provare tutti quegli incantesimi e padroneggiarli così bene.

“Cosa vi avevo detto?” ricordò il Grifondoro alzando gli occhi al cielo.

“Occlumanzia,” borbottò Ron, annoiato, “Ma ci vorranno mesi prima di riuscire a costruire solo delle basi solide. Anni per diventare davvero bravi.”

“Allora non c’è tempo da perdere, o mi sbaglio?” Harry inarcò un sopracciglio.

“Ci stiamo provando, davvero, ma è difficile capire se ci stiamo riuscendo o meno,” spiegò Hermione, “Se tu ci testassi, ci facessi capire com’è avere qualcuno che cerca di entrarti in testa, allora forse potremo trovare un modo per resisterti.”

Harry si morse il labbro e scosse la testa, “Io non conosco la Legilimanzia. Prima dovrei impararla, e anche ci vorrebbe molto tempo.”

Draco, che era stato informato delle arti delle menti dai suoi compagni, decise di proporre un’idea che sapeva non sarebbe stata bene accetta, “Perché non chiediamo a Piton?”

I Grifondoro lo guardarono allibiti. “Dico, stai scherzando, vero?” esclamò Ron, “Piton? Lui è la ragione per la quale dobbiamo imparare l’Occlumanzia. È solo perché lui è un Legilimens se dobbiamo imparare a proteggere la nostra mente.”

“Concordo con Ron,” affermò Hermione, guadagnandosi le occhiate stupite dei suoi amici. In genere lei non avrebbe rinunciato all’occasione di poter migliorare, ma si sentiva di essere in dovere di farlo, in questo caso. Conosceva una parte del segreto di Harry, e non essendo ancora brava a proteggere la propria mente, rischiava di svelare al loro professore la sua identità segreta.

“Io sto con Draco,” si unì Neville, superando la sua timidezza e la sua paura di Piton, “Quali alternative abbiamo? E se fosse l’unico modo per imparare?”

Attesero tutti la parola di Harry, intuendo che la scelta finale spettasse a lui. Il moro chiuse gli occhi e trasse un paio di respiri profondi, cercando di decidere se il gioco valesse la candela.

“Ci sto,” disse infine. Hermione sgranò gli occhi, ma lui evitò il suo sguardo, “Non ora, però. Tra qualche settimana, magari. Il tempo di farmi odiare di meno durante le nostre lezioni private, e glielo chiederò.”

Tutti sembrarono concordare, alcuni più riluttanti degli altri. Si guardarono, ognuno promettendosi di imparare l’Occlumanzia per la fine dell’anno, cosicché finalmente Harry potesse condividere il suo segreto con loro.

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Ed ecco qui, finalmente completo! Ho deciso di continuare a fare capitoli lunghetti, perché corti non riesco proprio a farli. J Le vostre recensioni mi incoraggiano molto, quindi fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 14
*** La Detenzione ***


14 - La Detenzione

Hola! So che probabilmente mi detestate per l’imperdonabile ritardo, e probabilmente non vi interessano le mie scuse L Comunque, ammetto che il capitolo non lo volevo ancora postare perché era incompleto, ma visto che stasera parto e torno a settembre, ho pensato che non fosse giusto farvi aspettare così a lungo. Così mi sono affrettata a scrivere un finale, che però a me non è piaciuto per niente. L’ho scritto di fretta, perché volevo postare, e perciò non ne sono affatto soddisfatta. In più, so che avevo promesso di rispondere a ciascuno di voi singolarmente, ma purtroppo per farlo ci metterei molto tempo, e io non ne ho.

Questi sono un paio di punti che dovevo chiarire per chi ha recensito:

- nel prossimo capitolo Remus e Sirius si incontrano per la prima volta con l’aiuto di James Evans. Quello tra Sirius e Harry (l’Harry 11 enne) dovrà attendere un paio di capitoli.

- l’Anello dei Potter è un cimelio di famiglia. Non ha ‘mistici poteri’, ma essendo stato tramandato da generazione in generazione, ha acquisito, oltre che un certo valore, anche molta magia. Non è un’arma, ma essendo stato creato dai Goblin, può essere considerato magico.

- il rapporto tra Draco e Harry è un po’ precario, perché anche se a Draco piacerebbe essere amico di Harry, non vuole voltare le spalle alla sua famiglia e deludere il padre. Sta cominciando a riconsiderare le opinioni che gli sono state imposte, ma le vecchie abitudini sono difficili da sedare. È improbabile che tutti i Malfoy si schiereranno in futuro con Harry, anche perché, anche se una volta ho pensato di magari far pentire Lucius o qualcosa di simile, rileggendo alcuni passaggi nei libri, ho capito che per lui non posso fare molto.

- Emmeline Vance è un personaggio che davvero c’era nella saga di Harry Potter (come molti di voi sapranno) e che ha anche fatto parte dell’Ordine della Fenice. Nella storia originale Harry ne ha sentito parlare e l’ha vista qualche volta, ma non le ha mai parlato.

- so che fino ad adesso ho concentrato molti avvenimenti in poco tempo, ma dopo che Sirius sarà finalmente libero (tra 2 o 3 chaps) comincerò a far passare più tempo tra un capitolo e l’altro, più o meno un mese o al limite qualche settimana. Credo che entro il ventesimo capitolo (o forse prima) comincerà l’estate e poi il secondo anno. È solo all’inizio che i tempi sono un po’ stretti -.-^

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Capitolo 14

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Caro James Evans,

mi auguro che ti ricordi di me. Ti starai chiedendo il motivo per la quale ti scrivo. Beh, diciamo che ieri ho ricevuto una visita inaspettata da parte di un uomo che desidera vederti. Si tratta dell’Indicibile Broderick Bode, che ha richiesto il mio aiuto nel contattarti. Vorrebbe che ti presentassi al Dipartimento Misteri entro la settimana prossima, se ti è possibile. Inoltre, ti scrivo per informarti che Martedì, alle undici in punto, al decimo livello, aula dieci, si terrà il processo di Peter Minus, con la testimonianza di Sirius Black, e quest’ultimo vorrebbe che tu fossi presente per aiutarlo ad incastrare il ratto e dargli sostegno. Includerò il tuo nome sulla lista delle persone il cui accesso è consentito. È stato constatato che nessuno, a parte forse Black stesso, è a conoscenza  della serie di avvenimenti che hanno condotto alla sua ingiusta condanna meglio di te, e per questo sei invitato ad essere l’ufficiale pubblica  Accusa contro il signor Minus e la Difesa del signor Black. A causa della gravità della situazione, l’intero Wizengamot e il Ministro in persona saranno presenti. Spero che ci sarai ed accetterai l’incarico. In caso contrario, inviami un gufo.

Cordiali Saluti

Amelia Bones

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Harry alzò lo sguardo dalla lettera che aveva appena ricevuto.

Quel Sabato si era di nuovo svegliato molto presto per fare i suoi esercizi mattutini intorno al Lago Nero, ancora una volta concludendo sfinito. Sorprendentemente, la sua giornata era passata normalmente. Ormai sembrava che ogni giorno gliene capitasse una nuova. Tuttavia, non si pentiva minimamente di essere tornato indietro nel tempo.

Tutte le persone che aveva perso erano lì, e aveva l’occasione di rivederle, aiutarle, e di parlarci. Sembrava che le cose stessero andando nel modo giusto, per una volta: finalmente Minus stava per essere punito per i suoi crimini, Sirius stava per essere scagionato da tutte le accuse, e il Mondo Magico non aveva più la minaccia incombente di Voldemort.

Non ancora, almeno.

Proprio quella sera aveva la sua detenzione con Raptor, e sinceramente non sapeva proprio cosa aspettarsi. Se da una parte, a causa della Pietra Filosofale presente nella scuola, Raptor non poteva rivelare ancora la sua identità a meno che non volesse rinunciare ai suoi piani, dall’altra, il suo professore di Difesa aveva il sospetto che, almeno con Harry, parte della sua copertura fosse saltata. E la cosa, per quanto il giovane cercasse di non farci caso, lo spaventava. Non avrebbe dovuto mostrarsi così apertamente ostile nei suoi confronti, ma ormai il danno era fatto.

Non era mai stato pronto per affrontare Voldemort. Mai. Non era nemmeno pronto per uccidere. Eppure doveva farlo per colpa di quella dannata profezia. Solo pensare che sarebbe diventato un assassino lo nauseava … eppure, aveva già ucciso una volta, no? Era stato lui ad uccidere Raptor durante il suo primo anno ad Hogwarts.

E poi, non aveva ancora capito il perché di quelle fitte alla cicatrice, a partire da quella della sua prima notte ad Hogwarts, e poi con il mal di testa che aveva dovuto sorbirsi la notte in cui la Valchiria era ‘entrata’ ad Hogwarts. La faccenda era preoccupante, e non solo perché poteva significare che il suo legame con Voldemort fosse ancora attivo, ma anche perché poteva indicare una possibile alleanza tra il Signore Oscuro e quelle antiche e potenti creature.

Non aveva nemmeno cominciato a distruggere gli Horcrux, escludendo la Coppa di Tassorosso, della quale si erano occupati i Goblin. Certo, aveva a disposizione il pugnale, un modo sicuro e più pratico della Spada di Grifondoro per distruggerli, ma finché Raptor era tra le mura del castello era troppo rischioso far fuori il Diadema di Priscilla Corvonero. E se Riddle fosse passato per la Stanza delle Necessità per controllare che il suo frammento di anima fosse intatto? Non trovandolo, sarebbe subito saltato alla conclusione che qualcuno avesse scoperto il suo segreto, e sarebbe corso o a raddoppiare le protezioni sugli altri Horcrux, o a nasconderli in luoghi a lui sconosciuti e inaccessibili. O forse entrambi.

Non poteva decisamente rischiare, o il suo unico vantaggio in quella guerra ancora in procinto di cominciare, ovvero la sua conoscenza accumulata nel futuro, sarebbe diventato futile.

Sempre più persone si stavano insospettendo.

Hermione aveva scoperto che era James Evans, Tonks aveva notato che la fitta rete di bugie che divulgava aveva delle falle, Silente aveva cominciato a tenerlo d’occhio, Raptor lo guardava con diffidenza dovunque andasse, e Piton … Piton sapeva decisamente troppo.

E aveva l’impressione che anche i suoi amici Ron, Neville e Draco, stessero cominciando a chiedersi cosa nascondesse.

Si rigirò l’Anello dei Potter tra le mani, mentre il rubino che vi era incastonato emetteva bagliori vermigli sul baldacchino del letto. Era davvero bello, ma non era certo di volerlo indossare. Una pietra del genere avrebbe dato molto nell’occhio e dato inizio a un turbine di domande. Poteva già immaginarsi Silente mentre si scervellava cercando di capire come facesse a possedere già un oggetto che avrebbe dovuto ricevere a diciassette anni e le voci dei suoi compagni di Casa.

Ma quello è vero?

Wow, dove lo hai preso?

Deve avere molto valore. Sembra essere stato fatto dai Goblin.

La pietra è magica? È strano che brilli così intensamente.

Quando lo indossava, sentiva uno strano calore avvolgerlo. Non sapeva esattamente cosa fosse, ma lo faceva sentire più forte, invincibile. Più potente. Ecco cosa doveva essere: potere. E gli piaceva indossarlo, anche troppo per i suoi gusti. Non voleva diventare schiavo del potere dell’Anello.

Si sforzò di pensare ad altro, riponendo il cimelio di famiglia nel cassetto del suo comodino.

Le sue lezioni supplementari con Piton cominciavano ad Ottobre. Parlando con Silente quella mattina dopo la colazione, avevano convenuto che erano solo trascorse due settimane dall’inizio della scuola, e aveva bisogno di tempo prima di abituarsi alla sua ‘nuova’ vita nel Mondo Magico e trovare una routine quotidiana. O almeno, questa era la versione di Silente. La sua versione era che non si sentiva pronto ad affrontare il suo professore e trascorrere con lui tutto quel tempo.

E adesso, nel mix si era aggiunto anche il processo penale di Minus, nel quale doveva assumere il ruolo di Accusa. Sinceramente, quella parte lo aveva lasciato molto sorpreso. James Evans aveva solo sedici anni, per Morgana. Come potevano affidargli un tale incarico? E di fronte a tutto il Wizengamot, per giunta.

In quel momento gli venne in mente che non ne sapeva assolutamente niente di politica. Certo, aveva comprato dei libri quell’estate e aveva cominciato a leggerne alcuni, ma doveva prepararsi molto di più se voleva evitare di fare la figura dell’imbranato. Il Mondo Magico credeva che James Evans fosse all’altezza, anche alla sua giovane età, di un tale incarico. Lo immaginavano tutti potente, carismatico, un eroe e un prodigio.

Harry ridacchiò. Non aveva avuto in mente di rendere James Evans un’icona. Solo una copertura.

Che ne era poi della parte su Bode? Bode … Broderick Bode … quello stesso Indicibile che aveva origliato durante la sua ‘gita’ al Ministero qualche giorno prima.

Improvvisamente, la sua mente corse indietro al giorno del suo processo.

“Atrium,” annunciò la fredda voce femminile, e le griglie si aprirono, offrendo a Harry uno scorcio remoto delle statue dorate nella fontana. Una strega grassa scese dall’ascensore, e salì un mago con la pelle olivastra e un viso molto funereo.

“’Giorno, Arthur,” salutò con voce sepolcrale mentre l’ascensore cominciava a scendere, “Non ti si vede spesso quaggiù.”

“Affari urgenti, Bode,” rispose il signor Weasley, che saltellava per l’impazienza e scoccava sguardi ansiosi a Harry.

“Ah, certo,” disse Bode, scrutando Harry senza battere ciglio, “Naturalmente.”

Harry sgranò gli occhi. Bode! Ma certo! L’Indicibile che Lucius Malfoy aveva messo sotto Imperius ed era finito al San Mungo cercando di rubare la profezia. Come folgorato, si ricordò della sua visita al signor Weasley durante le vacanze natalizie del suo quinto anno, e di come lì aveva trovato Neville, sua nonna, Frank e Alice Paciock, il Professor Allock, e infine lui, Broderick Bode. Impiegò mezzo secondo per rammentare il fatto che fosse stato strangolato dal Tranello del Diavolo che gli avevano mandato dei Mangiamorte.

Un’ondata di senso di colpa lo investì, seguito da un senso di vergogna, quando si rese conto che era stato presente nel momento in cui la Guaritrice gli aveva portato la ‘piantina innocua’, e che avendo già affrontato un Tranello del Diavolo ad undici anni, se avesse riconosciuto la pianta … allora un povero uomo innocente non sarebbe morto.

Si riscosse con veemenza.

In quel momento, Broderick Bode era ancora vivo e vegeto, e aveva chiesto di incontrarlo. Nessun morto. Nessuna guerra era in corso. Nessun Signore Oscuro era a piede libero. Poteva ancora fermarlo, evitare che il futuro si ripetesse.

Sospirando, si rimise in tasca la lettera di Amelia. Sentiva il forte bisogno di parlare con qualcuno. Parlarci davvero. Qualcuno in cui confidarsi e sfogarsi, spiegare i suoi problemi. Nel futuro, aveva sempre avuto Ron e Hermione al suo fianco. Ma adesso, si sentiva come durante il suo quinto anno, solo ed incompreso. Con l’aggiunta del peso dell’intero mondo sulle spalle. E se non fosse riuscito a salvare tutti? Se le sue decisioni avessero portato a più male che bene?

Adesso sapeva come si era sentito Silente prima di morire. Con la sua conoscenza, poteva cambiare il mondo, ma tutto dipendeva dalle sue decisioni. E anche il preside aveva ammesso che delle volte aveva sbagliato a farne alcune, commettendo errori. Come ad esempio non avergli detto della profezia fino all’ultimo momento.

La sua vita era così complicata, dannazione.

“Tutto bene?” gli chiese Ron preoccupato, entrando nel dormitorio, “Sei rimasto qui per quasi tutto il giorno.”

Harry storse il naso, senza muoversi dal suo letto, “È solo … non lo so. Mi sono reso conto che ho un sacco di cose di cui pensare, e un sacco di faccende da risolvere. Essere Harry Potter fa schifo.”

“Ti va di parlarne?” offrì Ron esitante, sedendosi sul lato del letto.

Harry ponderò l’idea. Questo Ron gli sembrava un undicenne più maturo di quello che era stato nella linea temporale originale, e forse lo avrebbe capito. Ma poi, non conosceva il suo segreto, e non voleva costringerlo a portare un simile fardello sulle sue spalle. Ron era solo un primino: non poteva coinvolgerlo nei casini di James Evans. Era già abbastanza grave che Hermione sapesse.

Scrollò le spalle, “Non è niente. Magari un’altra volta,” disse senza distogliere lo sguardo dal soffitto, evitando accuratamente quello ferito del suo amico rosso, che aveva sperato che si sarebbe aperto con lui.

“Va bene,” acconsentì debolmente il giovane Weasley, alzandosi in piedi, “Hai intenzione di scendere?”

Harry scosse la testa, sentendosi colpevole per aver rifiutato di confidarsi con quello che considerava il suo migliore amico.

Una strana luce si accese negli occhi di Ron, “E invece tu scenderai!” esclamò irritato, “Si stanno tutti chiedendo cosa ti stia succedendo. Tu non sei così, Harry. Non sei il tipo che si chiude in dormitorio tutto il giorno, crogiolandosi nei propri problemi. Quindi adesso alza il tuo prezioso sedere da quel letto e vieni fuori con i tuoi amici,” ordinò Ron con forza.

Il moro lo sguardo senza parole, con l’espressione di uno che era stato appena schiaffeggiato, “Eh?” fece stupidamente.

Lo sguardo di Ron si assottigliò, “Hai capito.”

Ancora sorpreso dallo sfogo del suo amico, Harry si alzò in piedi cautamente. Ron annuì compiaciuto, “Bene, andiamo,” gongolò il rosso, soddisfatto di essere riuscito a smuovere Potter.

-

“ … e poi abbiamo deciso di cominciare ad Ottobre,” concluse Harry sospirando.

Lui, Ron, Hermione, Neville e Draco erano seduti sotto il faggio vicino al Lago Nero, lo stesso del peggior ricordo di Piton. La cosa, all’inizio, lo aveva fatto sentire a disagio, ma dopo un po’, aveva deciso di voler ricordare quell’albero come qualcosa di più piacevole che l’albero vicino al quale suo padre aveva dimostrato di essere un arrogante bullo. L’albero dei Malandrini sarebbe diventato l’albero suo e dei suoi amici, cosicché non avrebbe ripensato a quel ricordo terribile ogni qualvolta lo avesse intravisto.

Aveva appena finito di riassumere il suo incontro di quella mattina con Silente, e tutti i suoi amici sembravano ancora sbigottiti dal fatto che avesse seriamente accettato di ricevere lezioni private da Piton.

Neville scosse la testa, “Devi aver battuto forte la testa.”

“Io invece trovo che sia geniale,” squittì estasiata Hermione, “Insomma, imparerai a preparare un mucchio di pozioni avanzate che non si trovano nel nostro curriculum,” sospirò con aria sognante, “Quanto vorrei essere al tuo posto. Sarei persino pronta a sopportare il Professor Piton.”

Harry roteò gli occhi. Solo Hermione poteva essere eccitata alla prospettiva di seguire corsi supplementari con l’insegnate più odiato di Hogwarts.

“E che dici del Quidditch?” chiese Ron, puntando dritto sull’argomento che più gli interessava.

“Beh,” cominciò Harry, “Non posso volare sulle vecchie scope della scuola, ma per i primini è contro le regole possederne una, quindi penso che dovrò arrangiarmi,” disse, ricordandosi che la Nimbus 2000 che gli aveva regalato la McGranitt era stata una sorpresa, e che quindi non poteva dire ai suoi compagni che sapeva ne avrebbe ricevuta una, “E Oliver dovrebbe testarmi non so quando la settimana prossima: è entusiasta di vedermi all’opera.”

Con la coda dell’occhio, notò Draco accigliarsi leggermente. Evidentemente, non aveva digerito del tutto il fatto che il grande Harry Potter fosse il più giovane Cercatore del secolo. Ma non fece commenti, il che era un bene … no?

“Ehi!”

Alzando lo sguardo, i primini videro Tonks avvicinarsi al faggio di corsa, con un immenso sorriso stampato sulle labbra. In mano reggeva la Gazzetta del Profeta.

Una volta sedutasi di fronte a loro, mostrò fiera il giornale, “La madre della mia amica Lucy Dirt è la co-direttrice della Gazzetta del Profeta, e mi ha fatto avere un’anteprima del giornale di domani.” Mostrò loro la prima pagina.

 

 

La Giustizia È Servita!

di Agatha Cruz

Le nostre fonti ci comunicano che Martedì 17 Settembre, nell’Aula Dieci del nostro Ministero, si terrà un doppio processo.

Quello di Peter Minus, accusato di essere un animagus non registrato, un Mangiamorte, aver venduto i coniugi Potter a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, aver ucciso dodici Babbani, e in seguito aver incastrato Sirius Black, fuggendo e rifugiandosi presso una famiglia di noti maghi purosangue.

Subito dopo, avrà luogo quello di Sirius Black, il quale dovrà essere scagionato da tutte le accuse che lo avevano ingiustamente fatto spedire ad Azkaban dieci anni fa.

Ad entrambi i processi, sarà presente la Corte plenaria, ovvero tutti i membri del Wizengamot e il Ministro Cornelius Oswald Caramell in persona.

L’Accusa del primo processo, ci è stato riferito, sarà rappresentata da James Evans, il misterioso e prodigioso ragazzo che ha riportato a galla la verità dopo un decennio, e che ha trovato uno scudo per la Maledizione Senza Perdono Cruciatus, impresa da sempre ritenuta impossibile.

La Difesa ci è ancora sconosciuta.

Diversi testimoni contribuiranno ad entrambi i processi, tra cui il noto Mangiamorte della cerchia ristretta di Voi-Sapete-Chi, Rodolphus Lestrange, al momento sotto la sorveglianza degli Auror, i quali hanno temporaneamente sospeso la sua pena per il tempo del processo, ma che farà ritorno ad Azkaban subito dopo.

Possiamo ormai dire che dopo dieci anni, la giustizia sarà finalmente servita.

Noi della Gazzetta del Profeta facciamo i nostri più sentiti auguri a Sirius Black, attendendo che venga finalmente decretato un uomo libero.

 

Per rivedere l’articolo sulla scarcerazione di Sirius Black, andate a pagina 3

Per ulteriori informazioni sul passato di Peter Minus, andate a pagina 7

Per altre informazioni su James Evans, andate a pagina 9

Per altre informazioni su Rodolphus Lestrange, andate a pagina 11

 

 

Era un bel articolo, certo, ma Harry rimase piuttosto turbato. Prima di tutto, perché l’articolo non riportava la Difesa, cosa che lo metteva a disagio. Non aveva preso in considerazione il diritto di Minus di avere un ‘avvocato’; a dir il vero, era sorpreso che qualcuno si fosse preso la briga di organizzarsi per difenderlo.

Ma la cosa peggiore era che l’articolo avrebbe umiliato sia Neville che Jeremiah Lestrange. Non solo diceva apertamente che il padre di Jeremiah era un Mangiamorte. A pagina undici c’era un resoconto dettagliato del perché Rodolphus fosse finito in gatta buia: la tortura dei coniugi Paciock.

E poi, gli venne in mente un fatto al quale non aveva fatto caso fino a quel momento. James Evans sarebbe stato la pubblica Accusa. E di conseguenza l’intero Wizengamot lo avrebbe visto. Il processo equivaleva ad una specie di debutto in società, e il suo aspetto, fino a quel momento segreto, sarebbe stato rivelato ad una cinquantina di persone. Se i giornalisti si fossero presentati e avessero scattato una sua foto, allora non avrebbe potuto più operare indisturbato perché tutto il Mondo Magico lo avrebbe visto sulla prima pagina dei giornali.

Se quell’articolo fosse uscito, fuori all’aula dieci si sarebbe presentata un’orda di paparazzi per avere lo scoop riguardante l’esito del processo e la prima foto mai scattata a James Evans.

Merlino. Non poteva permettere che venisse pubblicato.

“Qualcosa non va?” chiese Dora, perdendo il suo sorriso radioso, “Non è un bene? Sirius Black sarà un uomo libero e Minus finirà ad Azkaban!”

Neville aveva assunto una sfumatura verdastra, e fissava il giornale come se volesse bruciarlo solo con lo sguardo. C’era una scintilla di odio nei suoi occhi. Harry non poteva biasimarlo: infondo Neville non era il solo a provare una profonda avversione per colui che gli aveva strappato i genitori.

Hermione, d’altro canto, guardava Harry ferita. Probabilmente perché non le aveva comunicato che James Evans avrebbe partecipato al processo nelle vesti dell’Accusa. Harry la guardò mortificato: aveva voluto dirglielo, davvero, ma non aveva avuto con lei un singolo momento in privato per tutta la giornata.

Draco, incuriosito dalla parte di suo zio Rodolphus, aveva sfogliato la Gazzetta fino a pagina undici. Adesso era piuttosto pallido. I suoi occhi erano puntati verso il Lago, e sembrava si stesse sforzando di non guardare Neville.

Ron … beh, Ron era Ron. Faceva saettare lo sguardo da un suo compagno all’altro, non capendo il significato dello sguardo nauseato di Neville, quello accusatorio di Hermione, quello dispiaciuto e calcolatore di Harry, o quello disgustato di Draco.

“Non è una buona notizia?” domandò il rosso confuso, facendo da eco a Tonks.

“Sì, Ron,” disse Harry lentamente, non sapendo bene come spiegargli la situazione, “Ma questa edizione della Gazzetta … dice un paio di cose, tra le righe, che sarebbe meglio se non venissero lette. Senza contare il fatto che sicuramente James Evans non vuole questa pubblicità” spiegò. La comprensione comparve sui volti dei suoi amici. Abbassò lo sguardo sul giornale, “Devo impedire che venga pubblicato,” affermò deciso.

 “Cosa?!” Dora sgranò gli occhi, “Perché? Come?”

“Ho un contatto nella Gazzetta, e posso fare in modo che l’articolo non venga pubblicato o al limite venga modificato perché non fornisca data, ora, e luogo dell’udienza. O almeno posso provarci,” rispose il moro, ignorando la prima domanda. Si alzò in piedi, “Ho una lettera da scrivere.”

-

“Cosa ha fatto questa volta?” chiese Albus stancamente, massaggiandosi le tempie e guardando Minerva da sopra le lenti dei suoi occhiali a mezzaluna. Il ragazzo accanto a lei sembrava parecchio irritato.

“Ha dato fuoco a uno dei reparti della Biblioteca,” replicò tagliente la McGranitt, “Deliberatamente,” aggiunse furiosa.

“Glielo ripeto, è stato un incidente!” si difese Jeremiah, “Ero solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.”

“Madama Pince l’ha vista con i suoi occhi, Lestrange,” le labbra della donna erano unite in una linea talmente sottile da essere quasi invisibili, e il suo sguardo severo ribolliva di rabbia, “Sono sicura che si tratti di un altro dei suoi atti di vandalismo.”

Jeremiah sbuffò.

Sapeva che non era la prima volta che succedeva qualcosa del genere. Come quella volta, al secondo anno, in cui aveva demolito la statua di Corvonero nella rispettiva Sala Comune e gli insegnanti avevano impiegato un mese per rimetterla apposto. O quell’altra, al terzo, in cui aveva fatto esplodere il tetto della Torre di Divinazione perché la Cooman aveva predetto la sua atroce morte (tra l’altro, era stato cacciato dal corso). O quell’altra ancora, sempre al terzo anno, in cui aveva allagato la Sala Grande. E poi c’era quella volta, al quarto … beh, vi siete fatti un’idea. Ma stavolta, per una volta, era innocente.

Era stato Derek. Merlino, se fosse uscito vivo da quell’ufficio (ovvero, se la McGranitt prima non lo avesse scuoiato vivo), Lawns gliel’avrebbe pagata cara. A chi mai verrebbe in mente di portare un drago sputafuoco in miniatura in una biblioteca scolastica? E, naturalmente, Derek era dovuto andare in bagno e lasciargli quel mostriciattolo in custodia. Ma davvero, come diavolo avrebbe potuto sapere che il drago era allergico alle piume di canarino? Dannato compito di Incantesimi!

Nel momento preciso in cui aveva pronunciato l’incanto, Madama Pince aveva svoltato l’angolo della sua sezione, il draghetto aveva starnutito … e il resto è storia. Quando Derek era finalmente tornato dal cesso, ormai il danno era stato fatto. E se l’era data a gambe prima che la bibliotecaria psicopatica lo vedesse.

“Sono innocente!” ripeté Jeremiah esasperato.

Le narici della McGranitt vibrarono per l’indignazione, “Suppongo che adesso ci dirà che il Drago non è nemmeno suo,” sibilò. “Crede che siamo nati ieri?” la donna assottigliò lo sguardo pericolosamente.

Lestrange gemette sconsolato, passandosi una mano tra i capelli. Era inutile. Quella non lo avrebbe creduto neanche se fosse stato messo sotto Veritaserum; probabilmente lo avrebbe accusato di aver sostituito le scorte della pozione personali di Piton con della Sprite Babbana.

“… totalmente irresponsabile. E con tutti i suoi precedenti …” ma quella non la smetteva mai di blaterare? E poi, come aveva fatto Derek a far entrare quel drago nel castello? Uhm … doveva chiederglielo. “… una punizione esemplare …” se solo ripensava alla faccia della Pince mentre osservava le fiamme bruciare i suoi preziosi libri. “… quindi, dopo aver sottratto clementemente 40 punti a Serpeverde, mi sono accertata che non …” Morgana, ma quella non la finiva più. Era solo una sua impressione, o anche Silente sembrava averne piene le scatole? Un momento! Conosceva quello sguardo vacuo negli occhi del preside: era lo stesso che aveva durante le lezioni di Storia della Magia. Aha! Allora non era il solo che se ne fregava altamente di quello che stava dicendo la vecchia megera.

“… per due mesi a cominciare da stasera,” concluse trionfante Minerva, sembrando molto compiaciuta di sé stessa.  Buon per lei.

“Sì, certo Minerva, sono d’accordo. Trovo sia appropriato,” fece l’uomo anziano, annuendo accondiscendente. Incredibile. Sembrava quasi che la avesse ascoltata davvero. Era un vero professionista, si ritrovò a constatare Jeremiah ammirato.

“Ci sarebbe un problema: stasera devo preparare dei test di Trasfigurazione per il quinto anno, e non avrò la possibilità di supervisionare la punizione di Lestrange,” la donna gli scoccò un’occhiataccia, come se lui fosse il motivo per la quale dovesse perdere tempo a fare i test, mentre invece voleva impiegarlo torturandolo senza pietà.

Jeremiah fece una smorfia contrariata, avendo solo in quel momento appreso che il giorno seguente avrebbe avuto un test di Trasfigurazione.

“Ma,” riprese imperterrita la Mc. Che non si dicesse che Minerva McGranitt non fosse perseverante, “Ho sentito dire che Harry Potter deve scontare una detenzione con Raptor, dopo cena. Sono sicura che potrà benissimo controllare un teppista in più.”

Un momento. La McGranitt gli aveva appena dato del teppista?!? Ma quella era discriminazione! Non sapeva che lei fosse razzista nei confronti dei poveri Serpeverdi sfortunati e innocenti incastrati dai propri ex-migliori amici.

Però doveva ammettere che Raptor era l’unico impiegato del corpo docenti con cui non aveva scontato una punizione. E, a dir il vero, l’uomo sembrava un idiota. No, meglio. L’uomo era un idiota. Adorava gli insegnanti facili da intimidire. Una ristata sadica riecheggiò nella sua mente (sarebbe stato inquietante se l’avesse fatta ad alta voce).

L’unico lato negativo era che ci sarebbe stato anche quel moccioso di Potter.

Silente annuì docile ancora una volta, “Naturalmente.” Cadde il silenzio per un paio di secondi. “Goccia di limone?” chiese gioviale.

-

Expelliarmus!”

Protego!”

Ancora una volta riuniti nel passaggio dietro lo specchio al quarto piano, cinque primini, uno dei quali era il grande Harry Potter, davano prova di essere più avanti col programma di Difesa rispetto ai loro coetanei. Nessuno, per il momento, era riuscito a proteggersi con successo dall’incantesimo di disarmo di Harry, ma facevano progressi. Ogni volta che provavano il loro scudo si faceva più resistente.

“Okay, ragazzi. Ora mettetevi in coppia: uno disarma, e l’altro tenta di proteggersi,” istruì il giovane Potter, decidendo di fare una pausa e concentrarsi  un po’ sul proprio progresso magico.

Posò la sua bacchetta infondo al passaggio e si diresse verso il lato opposto. Aveva deciso di cominciare ad imparare a fare magie senza bacchetta. Era consapevole del fatto che fosse difficile, ma ci era già riuscito una volta, durante lo scontro con la Valchiria. Poteva farcela.

Accio bacchetta,” disse fermamente, estendendo il braccio in avanti.

Non accadde nulla, ma se l’era aspettato. Infondo era solo il primo tentativo.

Accio bacchetta,” ripeté, immaginandosi la bacchetta mentre sferzava l’aria, diretta nella sua mano.

Ancora niente.

Accio bacchetta,”  questa volta ci mise più convinzione e forza.

Il bastoncino di legno non si mosse di un millimetro.

Harry aggrottò le sopracciglia, continuando a provare e a riprovare, ma la sua bacchetta semplicemente non sembrava voler collaborare. Si sforzava, davvero, faceva tutto quello che tecnicamente sarebbe servito: si concentrava, pronunciava l’incanto con forza, ci metteva tutta la propria volontà … ma niente. Era così frustrante!

Si avvicinò alla sua borsa e sfogliò il libro sulle magie senza bacchetta che aveva comprato a Knocturn Alley quell’estate, rileggendo con attenzione tutte le istruzioni e i passaggi principali. Il testo diceva che si trattava di una questione di forza di volontà e potere. Non per vantarsi, ma gli era sembrato di avere entrambe le doti. Con un sospiro, ripose il libro e riprese i suoi tentativi.

Col passare dei minuti, quelli cominciarono a sembrargli sempre più patetici. Ad un certo punto, arrivò semplicemente ad implorare alla sua bacchetta di fare come le era chiesto.

“Che stai facendo?” chiese Hermione con un sopracciglio inarcato, interrompendo il suo duello con Draco e facendo saettare lo sguardo dalla bacchetta a Harry, che la stava guardando torvo.

Harry distolse con calma lo sguardo dalla stecca in legno di agrifoglio. Si strinse nelle spalle, “Voglio provare a fare una magia senza bacchetta.”

Neville e Ron trattennero il fiato. A Draco cadde la bacchetta di mano, “Hai perso la testa?!?”

Potter sospirò, “Possibile.”

“Su questo non ho dubbi,” commentò Hermione divertita, “Con tutte le stramberie che fai, tutte le regole che infrangi, e tutte le tue trovate assurde, non mi sorprenderei se uno di questi giorni ci venissero a dire che sei stato ricoverato nel reparto psichiatrico del San Mungo.”

“Haha,” fece Harry acidamente, fissando la sua bacchetta come si fissa una caccabomba sul punto di esplodere, “Sto morendo dal ridere.”

Se Hermione aveva notato il malumore di Harry, non lo diede a vedere, “Scherzi a parte, perché ti è venuto in mente di cimentarti in un’impresa tanto disperata?”

Il moro la guardò incredulo, “Non è ovvio? Immagina quanto sarebbe utile in caso fossi disarmato. Non si può contare solo sulla propria bacchetta, altrimenti in casi urgenti si rimane fregati.”

In un flash, si ricordò di quando era stato catturato e portato a Villa Malfoy, e che non avendo avuto la bacchetta, non erano riusciti a fuggire. Se non avesse avuto con lui il frammento di specchio per contattare Aberforth Silente, sarebbero tutti morti. Era stata tutta fortuna. Solo ripensare alle urla di Hermione, alla disperazione di Ron, e alla paura sua e dei presenti nella cella oscura, gli dava la nausea.

Draco ghignò, “Non mi sembra che tu abbia avuto molto successo,” lo provocò, facendo un cenno nella direzione della bacchetta con la piuma di fenice, che rimaneva ostinatamente nello stesso punto.

Harry lo fulminò con lo sguardo, “So come si fa,” ribatté piccato. “In teoria,” aggiunse poi.

“Se c’è qualcuno che può farcela, quello è Harry,” lo sostenne Neville, guardando l’erede dei Potter fiducioso, “Sono sicuro che un giorno ce la farai, anche se forse adesso è un po’ presto.”

Hermione scosse la testa, non sembrando essere molto d’accordo, “Fare magie senza la propria bacchetta è un’impresa pressappoco impossibile. Nemmeno Silente ci riesce, e Silente è … beh, è Silente!” spiegò con ovvietà, come se solo il nome spiegasse tutto.

“Concordo con Mione,” ammise Ron scuotendo la testa, “Scusa amico. Potrai anche essere bravo, ma insomma … non puoi essere così bravo. Hai solo undici anni,” gli fece notare, “Quello che sai fare è già tanto, ma non puoi arrivare ad eseguire una cosa del genere dopo solo due settimane di scuola. Sii realista.”

Harry sospirò, decidendo di tentare un’ultima volta, “Accio bacchetta!” urlò, in un misto di rabbia e disperazione, concentrandosi tanto da avere quasi mal di testa.

Quella non si mosse.

“Rinunciaci, è un caso perso,” gli consigliò Draco, un po’ troppo soddisfatto per i suoi gusti.

Sbuffando, Harry recuperò la sua bacchetta manualmente, attraversando tutto il passaggio a passi svelti, “E va bene,” disse, per niente contento dei suoi scadenti risultati, “Vediamo i vostri Sortilegi Scudo.”

I suoi compagni annuirono, preparandosi a respingere i suoi Expelliarmus.

-

Cornelius si prese la testa tra le mani mentre osservava la Strillettera rosso acceso appena ricevuta stracciarsi da sola in una miriade di brandelli di carta.

Il Ministro della Magia aveva un aspetto malandato: era pallido, delle profonde occhiaie gli segnavano il volto, dandogli molti più anni di quanti non ne avesse in realtà, e le linee intorno agli occhi e sulla sua fronte sembravano essersi fatte più marcate. I suoi occhi cerulei erano stanchi e fiacchi, ed i suoi capelli, quasi del tutto grigi, erano spettinati, facendogli assumere un’aria trasandata.

Da quando si era sparso lo ‘Scandalo Black’, la situazione all’interno del Ministero si era fatta estremamente caotica. L’ingiustizia smascherata la settimana precedente era solo stato l’inizio: era stato come aprire la prima voragine in una diga, e poco alla volta, quella stava cedendo, dando spazio a un fiume di lamentele.

Gli impiegati si lamentavano per i loro salari, molti membri del Wizengamot lo accusavano di corruzione, i Guaritori al San Mungo chiedevano altri fondi, Albus continuava a dar voce all’assurda idea che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse ancora a piede libero, e il Mondo Magico era deluso dall’indifferenza ai suoi problemi da parte del Ministero negli ultimi decenni.

La tensione e lo stress prima o poi lo avrebbero costretto a dare le dimissioni.

E tutto per colpa di quel ragazzo, James Evans. Chi diamine si credeva di essere? Era un ragazzino! Come osava fare irruzione all’interno del suo Ministero, smascherare la verità senza che fosse presente, e poi far si che un articolo fosse pubblicato sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta senza il suo consenso? Era il Ministro della Magia, per Morgana! E aveva fatto si che rimanesse escluso dalla serie di eventi che avevano portato a uno scandalo di enormi proporzioni.

Se solo il suo predecessore avesse dato un processo a Black dieci anni prima, adesso non si sarebbe trovato in quel pasticcio. Doveva rimediare agli errori del Ministro Millicent Bagnold. L’intero Mondo Magico si aspettava che facesse qualcosa, che stipulasse delle riforme per migliorare il governo.

L’ultima sua speranza era quella di diffamare Sirius Black, facendo fare a James Evans la figura del bugiardo. In quel caso, tutti gli avrebbero dovuto delle scuse e i suoi problemi sarebbero stati risolti. Ma per fare ciò, aveva bisogno di aiuto.

Alzandosi in piedi, si avvicinò al suo camino afferrando un po’ di polvere. La gettò al suo interno.

“Villa Malfoy!”

-

“Mi passi le costolette?” chiese Ron, non curandosi di inghiottire il suo cibo prima di parlare.

“Ronald!” Hermione arricciò il naso disgustata, “Sto mangiando. Hai mai sentito parlare di buone maniere?”

Harry sospirò. Sempre i soliti Ron e Hermione. Prese il vassoio delle costolette e lo passò al suo amico rosso, che gli rivolse un sorrisone, ignaro del pezzetto di prezzemolo che aveva incastrato fra i denti.

Neville finì le sue patate, “Avete notato che Piton sembra preoccupato?”

Lo sguardo dei Grifondoro saettò sul tavolo degli insegnanti. La McGranitt chiacchierava amabilmente con il preside, il Professor Vitious con la Professoressa Sinistra, e Piton fissava il suo piatto senza toccare cibo. Aveva un’espressione assorta, ed era chiaro che qualcosa lo stesse turbando.

Harry controllò il tavolo alla ricerca di un altro insegnante di sua conoscenza. Ma non c’era. Il Professor Raptor era assente.

Improvvisamente, lo stomaco gli si chiuse e non ebbe più fame. Spinse via il suo piatto, deglutendo un paio di volte per calmarsi. I suoi amici stavano cominciando a fissarlo interrogativi, e lui forzò un sorriso. Indicò il tavolo dei Serpeverde e si alzò in piedi per raggiungere i suoi altri compagni, ignorando lo sguardo assassino di molti studenti dalle cravatte verdi, che a quanto pareva non avevano ancora digerito del tutto la sua presenza.

“Allora?” gli chiese Blaise appena si fu seduto, “Nervoso per la detenzione?”

“Perché dovrei esserlo?” replicò atono, il suo volto una maschera inespressiva.

Daphne gli sorrise calorosamente, “Sarà solo per un paio d’ore, non c’è niente di cui aver paura. Sei o non sei un Grifondoro?”

“Io non ho paura,” mentì in fretta Harry, cercando di convincere sé stesso del fatto che fosse vero.

“Sì, certo. E io sono una ballerina messicana di nome Linda,” fece Theo sarcastico, divorando voracemente la sua fetta di torta al cioccolato.

“Te la sei cercata,” disse Draco, con un sorrisino sulle labbra, “Primo o poi dovevi finire nei guai, con tutto quello che combini. Peccato che sia stato per qualcosa di così stupido.”

Harry si sforzò di non rispondergli male. Seriamente, ma che gli prendeva a Draco? Era tutto il giorno che commentava le sue azioni, e la cosa gli stava cominciando a dar fastidio.

“E poi, non sei il solo ad essere finito nei guai. Ho sentito dire che a Blaise hanno tolto trenta punti per aver fatto saltare in aria un bagno con uno di quei incantesimi nel libro che gli ha regalato la madre,” disse Theo con noncuranza.

Zabini arrossì, assumendo una sfumatura color porpora, “Taci, Linda.”

Nott lo guardò male e poi ritornò alla sua cena.

Harry inghiottì un bignè alla crema e scrollò le spalle, “Beh, infondo non potrà essere tanto male. Che potrà mai succedere?” si maledisse per aver fatto quella domanda, che immediatamente gli fece pensare a sé stesso e Voldemort, l’uno di fronte all’altro, con le bacchette sguainate.

-

Respirò profondamente prima di bussare sulla porta di legno con cautela.

“Avanti,” disse la voce dall’interno.

Raddrizzandosi e decidendo di non mostrarsi impaurito, Harry spalancò fluidamente la porta, entrando e poi chiudendosela alle spalle.

L’aula di Difesa era vuota e puzzava come sempre di aglio, che si diceva dovesse tenere lontano i vampiri dei quali il Professore era ‘terrorizzato’. Dietro la cattedra sedeva Raptor, il ritratto della tranquillità in persona. L’uomo gli indicò una sedia di fronte a sé.

“Siediti, Potter,” la voce era tagliente e glaciale, l’espressione altrettanto fredda.

Senza proferire parola, il primino fece come richiesto. Una volta seduti l’uno di fronte all’altro, tra loro calò un silenzio teso, interrotto solo dal monotono ticchettio dell’orologio appeso alla parete, le cui lancette indicavano le otto e mezza.

Si squadrarono per un paio di altri momenti, entrambi determinati a non rompere il contatto visivo per primi. Ma Harry non era idiota: non lo guardava dritto negli occhi, nonostante Raptor stesse cercando determinato di incrociare il suo sguardo.

Frustrato, il burattino del Signore Oscuro si decise a parlare, “Io non tollero l’impertinenza, Potter.” Si alzò in piedi con lentezza, cominciando a spostarsi per la classe, senza però staccare gli occhi dall’undicenne. Harry dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non voltarsi e seguire i suoi movimenti. Era spiacevole dare le spalle al proprio nemico. Alla fine, però, riuscì a rimanere immobile come una statua, impassibile.

Raptor raggiunse la finestra, e la cicatrice cominciò a pulsargli dolorosamente.

“Non ho idea di cosa ti abbiano detto sul mio conto,” riprese il Professore voltandosi verso di lui, “Ma credimi quando ti dico che sono tutte voci, la maggior parte delle quali infondate. Sono solo un semplice professore, con un paio di fobie, certo, ma che comunque ha intenzione di dedicare la propria vita nell’incessante lotta contro le Arti Oscure. Per questo ho fatto domanda per la cattedra di Difesa.”

Bugiardo, per poco non lo accusò Harry. Raptor credeva che Silente lo avesse messo in guardia sul suo conto? Era per questo che gli stava dicendo di diffidare delle ‘voci’ su di lui? Voci che, tra l’altro, erano inesistenti.

“Quindi, Potter,” l’uomo si portò dall’altra parte della scrivania, di fronte al giovane. Appoggiò le mani sul legno, cercando di instaurare di nuovo un contatto visivo. Harry tenne la testa bassa. “Cosa sai?” gli chiese piano.

Harry valutò un attimo la domanda, decidendo che fosse il caso di rispondere, “Che lei è un ottimo attore.”

Raptor sbiancò. “Spiegati Potter!” gli abbaiò contro, temendo che la sua copertura fosse saltata.

Harry alzò un sopracciglio, cercando di ignorare le fitte alla cicatrice, “Lei è molto astuto. Recita la parte dell’insegnante debole, suggestionabile, facile da intimidire, e balbettante. Fa si che tutti la sottovalutino. Ma io non me la bevo. Ho già visto persone come lei,” a questo punto dovette trattenere una smorfia per il dolore alla fronte, “A lei non importa niente della cattedra di Difesa. Ci deve essere qualcosa sotto,” finse un’espressione pensosa, come se non sapesse davvero che si trattasse della Pietra Filosofale.

Raptor cominciò a ridere. Era una risata sinistra e priva di divertimento, che gli fece rizzare i peli sulla nuca, “Ma bravo Potter,” sputò il nome, “Sei molto più furbo di quanto pensassi. Mi domando perché tu non sia finito tra i Corvonero.”

Harry si strinse nelle spalle, “Il Cappello Parlante voleva mettermi a Serpeverde,” sapeva che quell’informazione avrebbe stuzzicato l’interesse di Voldemort.

“Sì,” annuì Raptor pensoso, “Sarebbe stata una Casa decisamente appropriata. Devo ammettere che anche tu sei un grande attore,” gli occhi dell’uomo saettarono per la stanza, perdendosi nei dettagli dell’aula, “Far credere a tutti di essere il simpatico, talentuoso ed innocente undicenne, diventare il cocco dei professori e del preside assicurandoti la loro protezione, forgiare ‘amicizie’ in tutte le Case … molto furbo.”

L’uomo ricominciò a muoversi per l’aula. Harry s’irrigidì istintivamente. Detestava non poterlo vedere, e il fatto che il professore gli stesse ruotando intorno gli ricordava un predatore che studiava la sua preda.

“Anche io ho visto ragazzini come te,” continuò il Professore di Difesa con voce melliflua, “Ambiziosi, e che sanno ciò che vogliono e come ottenerlo.” Harry si chiese se quella non fosse una referenza a Tom Riddle. “Ma sanno anche,” fece una pausa, arrestando la sua lenta andatura, “Quando è il momento di farsi da parte e lasciare che gli eventi svolgano il proprio corso, senza interferire.”

Harry fu colto da un’ondata di rabbia e strinse i denti. Raptor stava cercando di dirgli di tenere la bocca chiusa e lasciare che si impossessasse della Pietra? Era certo che il suo professore non sapesse che era a conoscenza della presenza della Pietra nella scuola, ma davvero pensava che fosse tanto stupido e codardo da dargli retta?

“Naturalmente,” disse Harry distaccato, facendogli credere di averla avuta vinta. Raptor quasi sorrise vittorioso. “Vuol dire che aspetterò quel momento, nonostante dubiti che arriverà mai,” aggiunse il primino, premiato da un’altra dolorosa fitta alla cicatrice.

“Avevo detto che non tollero l’impertinenza, Potter!” ringhiò l’uomo, finalmente perdendo la pazienza.

La bacchetta di Harry passò in un lampo dalla fondina sul suo avambraccio alla sua mano, mentre si preparava ad un eventuale attacco. Balzò in piedi, mettendosi faccia a faccia con Raptor, mentre il cuore gli batteva all’impazzata nel petto.

Entrambi sollevarono le loro bacchette.

Era il momento che, sin dall’inizio della scuola, sapeva sarebbe arrivato. Lo aveva atteso a lungo, era semplicemente inevitabile: lui e Voldemort, da soli, nella stessa stanza, non poteva stare per più di dieci minuti senza cominciare a duellare.

Raptor agitò rapido la bacchetta, “Reducto

“È permesso?”

Per la sorpresa, Harry per poco non scansò la maledizione. Si mosse all’ultimo secondo, e quella colpì uno scaffale ricolmo di libri alle sue spalle, polverizzandone una dozzina con un forte bang che risuonò nell’aula.

“Ma che cazzo –“

“Signor Lestrange,” lo interruppe freddamente Raptor, mettendo immediatamente via la bacchetta, “Cosa ci fa lei qui?”

Jeremiah aveva gli occhi talmente spalancati che sembravano sul punto di saltargli fuori dalle orbite. Continuava a scoccare occhiate allibite dalla libreria fumante, a Harry, a Raptor, e poi di nuovo alla libreria. Si ricompose in fretta, cercando di non far traspirare la sua sorpresa.

“La McGranitt mi ha assegnato una detenzione, signore. Avendo altri impegni stasera, mi ha detto di venire da lei, che già stava supervisionando la detenzione di Potter,” inarcò un sopracciglio, sfacciato, “Ho interrotto qualcosa?” aggiunse sarcastico.

Harry per poco non sorrise. Jeremiah aveva avuto un tempismo perfetto. Se solo avesse saputo che era Voldemort quello con la quale stava avendo a che fare …

Lestrange sembrava totalmente a suo agio, ma dentro era piuttosto agitato. Possibile che Raptor l’incompetente avesse appena attaccato Harry-Il-Moccioso-Potter? Allora non era un idiota. E cos’erano quelle urla che aveva sentito dal corridoio? Un litigio? Cosa stava accadendo tra il grande Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto  e il nuovo Professore di Difesa?

Quirinus, d’altro canto, non sembrava molto contento della presenza del prefetto alla detenzione, e non si curò nemmeno di mostrare il contrario, “B-Bene,” riprese a balbettare, “V-Venite con m-me.”

L’uomo si diresse verso la porta, facendo loro cenno bruscamente di seguirlo. I due studenti si scambiarono uno sguardo quasi d’intesa prima di fare come richiesto.

I corridoi del castello erano deserti a quell’ora, considerando che il coprifuoco era scattato da almeno quaranta minuti. Non incrociarono nessun insegnante di pattuglia, né alcun prefetto in giro per le proprie ronde, né Gazza, né alcun fantasma. Tuttavia, una volta passarono davanti a Mrs. Purr, che miagolò serafica osservando i due malcapitati seguire il professore per la scuola, senza avere la minima idea di quale fosse la loro destinazione.

Arrivati al settimo piano, Raptor li guidò fino al corridoio che conduceva alla torre sud. Arrivò ad una porta all’apparenza molto antica, e aprendola si udì un sinistro cigolio. La stanza era ampia, quadrangolare, e molto mal illuminata. Ed era colma, fino al soffitto, di cianfrusaglie. Vecchie armature arrugginite, sedie a dondolo disfatte, scacchiere rotte, frisbee zannuti, liquidi non identificabili, schegge di vetro, lampade, mobili sottosopra, libri, cibo andato a male, e oggetti confiscati che Harry non riuscì a nominare. Il tutto ricoperto da tre spesse dita di polvere e in alcuni casi muffa. C’erano solo due fiaccole appese alle pareti, che emettevano una fredda luce azzurrina, che si sarebbe potuta confondere con quella lunare che filtrava dalla finestra aperta.

“B-Buon lavoro,” augurò Raptor, guardando soddisfatto il macello nella stanza, grande quanto la metà della Sala Grande.

“Vorrà scherzare, spero,” si lamentò Jeremiah, guardando l’insegnante truce, “Perché non lo fa fare agli elfi domestici?”

Raptor sorrise, e Harry capì che c’era qualcosa sotto, “Gli elfi hanno paura di questo posto. Alcuni di loro hanno tentato, e non hanno fatto più ritorno.”

Lestrange scoppiò a ridere di gusto, credendo che lo stesse prendendo in giro. Poi notò la faccia cupa di Potter e quella compiaciuta del suo Professore, e capì che era vero. Sgranò gli occhi ed esaminò meglio l’enorme stanza, persino più grande della sua Sala Comune. Gli parve di vedere un’ombra muoversi dietro un’armatura.

“Niente m-magia,” puntualizzò Quirinus, ghignando malevolo. Posò per terra un secchio pieno d’acqua, una spugna, una scopa, ed uno straccio. Poi li lasciò da soli, chiudendo la porta con un sonoro clank, causato dai cardini pesanti e di metallo.

Quando furono sicuri di essere soli, Harry sospirò, “Beh, mettiamoci a lavoro,” disse, alzandosi le maniche della sua divisa fino ai gomiti.

“Correzione,” fece Jeremiah acido, “Tu ti metti a lavoro. Io supervisiono.”

“Te lo scordi!” esclamò il primino, per niente spaventato dallo sguardo minaccioso del quindicenne, “Non faccio tutto io! La detenzione dobbiamo scontarla entrambi.”

“Io non ho fatto niente di male,” sbraitò Lestrange. Afferrò lo stracciò e glielo lanciò addosso, “Ergo, tu fai tutto il lavoro.”

“Neanche io ho fatto niente di male!” gli urlò contro l’undicenne, “Non ho infranto alcuna regola!” si difese. All’occhiata che gli diede Jeremiah si dovette correggere, “Non mi hanno messo in punizione perché ho infranto una regola. Mi è stata data una detenzione per aver riso, e quindi tecnicamente sono innocente.”

“Oh, povero piccolo,” lo derise il Serpeverde, “Dispiaciuto perché Raptor non ha calcolato il tuo status di     Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto?”

Harry lo guardò furioso. Non gli era mai piaciuto essere famoso, e nella precedente linea temporale, uno dei motivi per la quale aveva odiato Draco Malfoy era che gli rinfacciava la sua fama di continuo. Emotivo com’era, si lasciò trasportare dalla rabbia, “E tu? Sei sempre così frustrato perché sai che probabilmente c’è già una cella ad Azkaban con il tuo nome?”

Il momento in cui lo disse, desiderò rimangiarsi tutto indietro. Guardò Lestrange mortificato, “I-Io non volevo. Io –“

“Fanculo Potter,” sibilò il prefetto con astio, dandogli le spalle e raccogliendo la scopa, dirigendosi al lato opposto della stanza.

In silenzio, ancora vergognandosi per essersi sfogato così su Jeremiah, Harry raccolse lo straccio, lo immerse nell’acqua del secchio,  e poi andò a pulire il primo tavolo che trovò.

La superficie era grigia. Dovette passare il panno sette volte sullo stesso punto per vederla veramente, liberandola dalla polvere. Quel posto doveva essere in disuso da anni, anzi meglio, decenni. Continuò a pulire con acqua per circa mezz’ora, e anche allora finì solo metà del tavolo.

Alzando lo sguardo, vide che Lestrange non era in condizioni migliori di lui. I capelli neri del ragazzo erano ricoperti di sporco e i suoi vestiti piuttosto spiegazzati. Per il resto però, a causa del suo aspetto aristocratico, non si era scomposto. Certo, aveva allentato la cravatta e portava la camicia fuori dai pantaloni, ma non per questo aveva un’aria meno regale. Anche perché di solito era così che portava l’uniforme.

Il quindicenne smise un attimo di spazzare, e appoggiandosi alla scopa si passò una manica sulla fronte per asciugarsi le poche gocce di sudore che vi erano. Osservò un attimo il suo lavoro: aveva spazzato un quarto della stanza, ma per far risplendere il pavimento bisognava pulire con acqua. A quello avrebbe pensato dopo. Il secchio era vicino al moccioso, e non gli andava di avvicinarsi a Potter.

Come aveva osato giudicarlo a causa degli errori commessi dai suoi genitori? L’idiota! Si credeva davvero tanto superiore perché i suoi genitori erano dei grandi Auror? Gli avrebbe fatto capire chi era il migliore tra i due.

Un’armatura crollò per terra, facendo sobbalzare entrambi.

Si voltarono a guardarla, un po’ apprensivi e scoccando occhiate agitate negli angoli più bui della stanza.

“Sei stato tu, Potter?” chiese Lestrange, tentando di essere pungente e non far tremare la voce. Non era una femminuccia che si faceva spaventare facilmente. Per quanto ci provasse, non riuscì a nascondere il nervosismo dal suo sguardo.

“N-No,” rispose Harry, non riuscendo a mascherare la sua paura bene quanto il quindicenne. Involontariamente, si avvicinò al ragazzo più grande.  Aveva bisogno di supporto, e nonostante Jeremiah Lestrange non fosse il candidato ideale, era meglio che niente. Onestamente, Harry ne aveva abbastanza di situazioni pericolose e per una volta non voleva essere lui a risolverle.

Un tavolino si rovesciò, facendo cadere per terra un calice di cristallo che, stranamente, si polverizzò da solo al contatto con il suolo. Una folata di vento dalla finestra aperta spense le fiamme delle fiaccole, lasciandoli al buio.

Lestrange afferrò il braccio di Harry per accertarsi di non perderlo nell’oscurità. I cuori di entrambi i ragazzi martellavano freneticamente nel loro petto al pensiero di cosa fosse accaduto a quei poveri elfi domestici che non avevano mai più fatto ritorna da quella stanza.

“HAHAHA!” una risata diabolica riecheggiò intorno a loro. Una risata che entrambi conoscevano.

“PIX!” urlò irato Jeremiah, grato del fatto che Potter non potesse vederlo arrossire al buio. Si era fatto spaventare da un poltergeist, per Circe! In quel momento notò che il calice aveva sporcato tutta la zona che aveva spazzato. Perfetto! Di bene in meglio; adesso doveva ricominciare.

“HAHA! Ma guarda chi c’è! Lestrange, due settimana e sei già in punizione? Hai battuto il tuo record personale,” sotto i loro occhi, il poltergeist tornò visibile. I suoi occhietti vispi si posarono su Harry, “Potter! Che sorpresaaaa!” Pix fluttuò per la stanza, facendo cadere altre quattro armature, “Mi spiace Lestrange, ma ti ha battuto. Neanche tu sei riuscito a farti dare una detenzione dopo due settimane di scuola al primo anno.”

E ridendo sguaiatamente, soffiò la polvere presente sulla metà sporca del tavolo che Harry stava pulendo sulla parte che già aveva pulito.

“Pix, se non te ne vai, giuro che dirò al Barone Sanguinario che hai importunato la Dama Grigia,” minacciò calmo il giovane primino, guardando scocciato il tavolo che prima aveva diligentemente liberato dallo sporco.

La reazione fu istantanea. L’essere irritante smise di ridere e lo guardò allibito, “Tu sai?!” disse a voce sorprendentemente bassa.

Harry si strinse nelle spalle. Pix annuì, e ancora leggermente sorpreso, volò attraverso la porta, decidendo di non voler mettersi contro l’erede dei Potter. Ma non prima di aver rovesciato un’altra dozzina di mobili.

Lestrange fissò Potter male, ancora non avendo dimenticato l’offesa di poco prima, “Allora? Cos’era quello? La faccenda del ‘tu sai?’” chiese burbero, riprendendo la scopa e cominciando a spazzare di nuovo.

“Beh,” Harry decise che non fosse poi una grande tragedia se diceva una verità, almeno parziale, “Mi è stato detto che Pix prende ordini solo dal Barone Sanguinario, e ho scoperto che da vivo lui aveva una cotta per la Dama Grigia,” spiegò, cercando di celare il senso di colpa per l’allusione che aveva fatto ai genitori del ragazzo che aveva di fronte.

“Davvero?” gli occhi blu elettrico del prefetto sembrarono brillare, per un solo istante, della stessa luce di quelli si Sirius, “Come hai fatto a scoprire una cosa del genere?”

“L’ho chiesto alla Dama Grigia,” ammise l’undicenne. Sorrise appena, “Avevo troppa fifa per chiederlo al Barone Sanguinario.”

“Fifa?” Lestrange alzò un sopracciglio, “Da quando i Grifoni hanno fifa? Non eravate l’emblema del coraggio e della stupidità?”

“Non sono Grifone al cento per cento,” Harry si morse un labbro. Perché si stava confidando con un Serpeverde che lo detestava? “Il Cappello era indeciso tra Grifondoro e Serpeverde, e sembrava più incline a mettermi in quest’ultima Casa. Alla fine mi ha messo a Grifondoro perché,” esitò un attimo. Se gli avesse detto che aveva rifiutato di essere smistato tra le Serpi ed aver chiesto di finire nella casa rossa e oro, Lestrange non lo avrebbe mai più ascoltato, “Perché avevo già fatto amicizia con tre Grifondoro, e allora pensava che sarebbe stato più facile per me adattarmi alla vita scolastica.”

“Eppure, a me non sembra che ti saresti trovato male tra le Serpi,” puntualizzò Jeremiah sospettoso, “Avevi già fatto amicizia anche con Malfoy, e a quanto vedo vai d’accordo con quasi tutti i primini della mia Casa. Non sarebbe stato così difficile se tu fossi diventato uno di noi.”

Harry si chiese che cosa intendesse con ‘non sarebbe stato così difficile’. Intendeva difficile per lui inserirsi nella Casa, oppure che non sarebbe stato tanto difficile per il Black accettare la sua offerta di pace?

“Sì, forse hai ragione,” concesse l’undicenne, scrollando le spalle e riprendo lo straccio per pulire il tavolo, ricoperto di nuovo di polvere.

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Raptor ripassò a mezzanotte per controllare a che punto fossero arrivati. Avevano solo pulito per bene una porzione della stanza, così, disse loro di continuare finché non avessero finito, promettendo che sarebbe ripassato per accertarsi che non stessero battendo la fiacca.

Fu molto più difficile di quanto si aspettassero, perché dovettero anche lucidare gli oggetti in argento e riparare i mobili rotti. Verso le due, i due studenti stavano ancora navigando in alto mare, ben lungi dal completare la loro straziante detenzione.

“Non ce la faccio più,” si lamentò stanco Harry, sedendosi sulla prima sedia che trovò. Chiuse un attimo gli occhi nel tentativo di riposarli un po’. In quelle ultime quattro ore, lui e Jeremiah avevano parlato molto, ed aveva scoperto che il prefetto non era tanto male. Aveva molti difetti, come la sua aggressività, il suo pessimismo, e il suo caratteraccio, ma quando non ti insultava, stargli intorno era quasi decente.

“Piantala di fare pause e rimettiti a lavoro, Potter!” sbraitò Lestrange genuinamente incazzato. Eh già. Il loro rapporto era proprio cambiato. A quanto pareva, il quindicenne era uno di quelli che diventavano irascibili se non dormivano ad una certa ora.

Sospirando, l’undicenne si rialzò in piedi e si diresse verso il lato non pulito della stanza, portandosi dietro il secchio d’acqua (che tra l’altro aveva dovuto cambiare con escursione dalla stanza al bagno dei prefetti al quinto piano. E trasportare un secchio pesante su e giù le scale non era esattamente il massimo). Si avvicinò alla parete e notò un quadro. Delle spesse ragnatele lo coprivano completamente, e quindi non si vedeva cosa raffigurasse.

Per niente impaurito dalla possibilità che ci fossero dei ragni (ce n’era a dozzine nel sottoscala di casa Dursley), Harry le afferrò e strappò via, mostrando il ritratto impolverato di un uomo dall’aria regale. Quello lo guardò, ma non proferì parola né si mosse dalla sua posa. Tutto ciò che fece fu puntare il dito affusolato in direzione di qualcosa che evidentemente era al di fuori della cornice.

Harry seguì l’indicazione fino al muro, dove vide un … foro. Era piccolo e poco profondo; ci sarebbe entrata la punta di una penna o di un dito sottile. O di una bacchetta.

Colto da un’improvvisa ispirazione, Harry sollevò la propria.

“Che fai?” chiese brusco Lestrange, notando che aveva in mano l’oggetto magico, “Non possiamo usare la magia. Se Raptor torna e ti vede allora ti farà pulire altre dieci stanze come queste per la prossima settimana. Chi l’avrebbe mai detto che era un tipo più rigido della McGranitt?”

“Ho sempre saputo che fosse un tipo più diabolico della McGranitt,” replicò Harry, indeciso se infilare la bacchetta nel buco o meno. E se avesse combinato qualche casino?

“Ti sbagli,” lo corresse Jeremiah, “Più perfido forse. Ma nessuno è più diabolico della Mc. Secondo me trascorre le giornate ad inventare nuovi metodi per torturarmi,” era chiaro dal suo tono che lui e la professoressa non avevano mai avuto un gran rapporto, “Ora, vuoi dirmi che vuoi fare con la bacchetta?” chiese irritato, lasciando la scopa per terra ed avvicinandosi.

“Vedi questo,” Harry indicò il buco superficiale nella parete, “Penso che bisogna infilarci dentro la propria bacchetta.”

“E poi?” indagò il Serpeverde, guardando guardingo il piccolo foro.

“E poi … non lo so cosa accadrà,” ammise il primino, preparandosi ad infilare la sua fidata bacchetta.

Il quindicenne gli afferrò il braccio di scatto, guardandolo come si guarda uno Schiopodo Sparacorda, “Sei più imbecille di quanto immaginassi! Ma come ti viene in mente di testare una cosa del genere? Dico, hai mai preso in considerazione la possibilità che potresti morire? Sei almeno dotato di un briciolo d’istinto d’auto sopravvivenza?”

“Merlino come sei paranoico!” sbottò Harry scocciato, sciogliendosi dalla presa del prefetto, “Siamo a Hogwarts, uno dei luoghi più sicuri dell’intera Gran Bretagna. Pensi davvero che qui si possa morire? Non c’è niente di pericoloso in questa scuola!” non era tecnicamente la verità, considerando che un serpente col potere di uccidere con lo sguardo stava facendo un pisolino sotto il castello, ma questo Jeremiah non doveva saperlo.

Lestrange si prese la testa tra le mani e cominciò a scuoterla, “Se vuoi finire male, fai pure,” disse facendo un passo indietro.

Attingendo al suo coraggio da Grifone, in un unico fluido movimento, Harry infilò la punta della bacchetta nel foro della parete.

Niente.

Attese un paio di secondi e riprovò di nuovo. Non accadde nulla. Notando che non succedeva niente di potenzialmente invalidante, Jeremiah si fece avanti fino ad affiancarlo, “Sai,” sussurrò piano, come se gli stesse confidando un segreto di enormi proporzioni, “Penso sia solo un piccolo foro su una parete.”

Sentendosi immensamente ridicolo, Harry arrossì. Guardò accusatorio il ritratto dell’uomo, che ricambiò lo sguardo prima di dirigersi verso una porta nello sfondo, farne scattare la serratura, ed uscire dal ritratto come se nulla fosse.

Harry sgranò gli occhi, comprendendo cosa voleva che facesse, “Ho capito!” esclamò. Infilò la bacchetta nel buco e la girò di novanta gradi a destra.

Quello che avvenne dopo fu talmente rapido che nessuno dei due adolescenti comprese cosa fosse accaduto finché non fu troppo tardi. Il pavimento scomparve. Letteralmente. O almeno, la parte sotto i loro piedi. Un momento prima c’era, e quello dopo no.

Entrambi urlarono come femminucce mentre il mondo che li circondava rimaneva in alto e loro sprofondavano nel vuoto. E così andò anche a farsi benedire la dignità di Jeremiah.

L’oscurità li avvolse, e presto non furono più in grado di vedere ciò che li circondava. Smisero di urlare dopo i primi cinque minuti; dopodiché compresero che la caduta sarebbe stata molto più lunga di quanto era parso all’inizio.

Furono i riflessi da Cercatore di Harry che li salvarono. Prima o poi avrebbero raggiunto il suolo, e non era il caso di morire schiantati. Afferrò la sua bacchetta, ed evocò un materasso.

Rimbalzarono sulle molle, facendosi un po’ male al primo impatto, e poi caddero per terra.

“Ugh,” grugnì Lestrange, sentendo la fredda pietra sotto la guancia. Fece forza sulle braccia e si portò a sedere, guardandosi intorno indolenzito. Sgranò gli occhi.

“Oh Morgana,” sussurrò Harry pietrificato.

Si trovavano in una caverna. Un’immensa caverna circolare. Era altissima e spaziosa, e nelle pareti asciutte e di roccia erano presenti passaggi grossi quanto case che conducevano Merlino solo sapeva dove. Sembrava che fossero nelle viscere stesse della Terra. L’aria era umida e afosa, e il silenzioso gocciolio delle stalattiti alle stalagmiti continuava la sua costruzione di colonne calcaree.

E naturalmente, c’era la cosa più sconvolgente di tutte. Quello che li aveva più sconvolti. O meglio, ciò che li aveva terrorizzati.

Al centro della caverna, dormiente, c’era un Drago.

Era lungo nove metri, con squame nere e ruvide. Lungo la schiena aveva una fila di creste basse ma affilate come rasoi, la sua coda terminava con una punta a forma di freccia, e possedeva delle ali simili a quelle di un pipistrello. Ad ogni suo respiro, dalle narici venivano emesse nuvolette di fumo nero, e dal rumore sembrava stesse russando. Aveva un’aria estremamente minacciosa ed aggressiva.

“Dannazione,” mormorò Jeremiah, guardandosi intorno allarmato. “Non ti muovere Potter. È meglio che non si svegli,” come se l’undicenne avesse avuto in mente di fare il contrario, “Ma che ci fa questo … questo coso sepolto sotto Hogwarts?” si chiese.

“E che ne so io?” fece Harry, guardando timoroso l’imponente creatura. Ne aveva abbastanza di Draghi. La maggior parte dei maghi che li affrontavano non viveva per raccontare di averci avuto a che fare, eccetto forse i domatori. Era tanto da parte sua chiedere di non rivederne più uno? L’Ungaro Spinato al quarto anno e il Drago alla Gringott non erano stati un pericolo sufficiente?

Eppure, doveva dire che Lestrange non aveva tutti i torti. Che ci faceva un bestione del genere sotto il castello? Pensandoci, non era la prima volta che trovava una creatura pericolosa sotto la scuola, ma insomma, quello era un Basilisco. Questo era un Drago. Okay, forse non c’era poi tanta differenza. Entrambi non avrebbero avuto problemi a far fuori un mago ed erano carnivori.

“Era una domanda retorica, idiota,” il prefetto accanto a lui roteò gli occhi scocciato. “I Draghi stanno cominciando a starmi sulle palle. Portano solo guai,” commentò aspramente. Ignorò l’occhiata interrogativa del primino mentre internamente rigiurava vendetta nei confronti di Derek.

Rimasero in silenzio per un attimo, osservando la creatura in silenzio. Quella continuò a russare sommessamente.

“Sai di che razza è?” indagò piano l’undicenne, allentandosi la cravatta. Nella caverna, il calore che produceva il Drago era pazzesco.

Il quindicenne inclinò la testa di lato, esaminando la creatura più attentamente, “Non ne sono sicuro. Penso che sia un … Nero delle Ibridi. È uno dei due draghi nativi della Gran Bretagna. È peggio del Verde Gallese, da quanto ne so.”

Harry deglutì, “Ma infondo non può essere peggio di un Ungaro Spinato, vero?”

Jeremiah per poco non scoppiò a ridere, nonostante la situazione piuttosto critica, “Stai scherzando? Un Ungaro Spinato? Non c’è paragone. L’Ungaro è l’esemplare più raro, aggressivo e pericoloso mai esistito. Tuttavia, questo qui non scherza. Guardati intorno: ti sembra che abbia mangiato negli ultimi decenni?”

Harry si rese conto con disgusto che la caverna era disseminata di piccole ossa, forse di ratti o talpe, ma sempre di piccola taglia. Oh santa Circe. Erano ossa di elfo domestico quelle ai piedi del bestione? Potter deglutì di nuovo. Per quel Drago, loro due sarebbero stati lo spuntino dell’anno. Ma inspiegabilmente, il giovane si sentì rassicurato dalle parole della Serpe. Non perché fosse al sicuro o in buona compagnia, ma perché se era riuscito a sopravvivere in un testa a testa contro uno Spinato e quel Nero delle Ibridi era meno pericoloso, almeno aveva una chance di sopravvivenza in caso di attacco.

“Allora, Lestrange,” cominciò Harry casualmente e con calma invidiabile, “Come usciamo di qui?”

“Dimmelo tu, Potter,” fece il quindicenne sprezzante, “Non eri tu il più brillante studente che Hogwarts avesse mai visto? Il ragazzo prodigioso? Il grande Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto?”

Harry si sentì prendere dal panico, “Aspetta. Mi stai dicendo che siamo bloccati qui? Con questo coso? Senza via di uscita?”

Jeremiah emise un verso di scherno, “Wow. Allora è vero che hai un cervello, anche se sei un po’ lento ad usarlo.”

Uno strano verso partì dal Drago, che fletté una zampa lievemente. Harry sobbalzò guardando male il ragazzo più grande, “Non mi sembra il momento di scherzare.”

“E chi scherza?” replicò prontamente il Serpeverde.

Irritato, l’undicenne si alzò in piedi e si avvicinò al materasso sulla quale erano atterrati, le ossa degli animaletti che scricchiolavano mentre le calpestava. Alzò lo sguardo verso l’alto, per vedere se il passaggio verso la stanza delle cianfrusaglie al settimo piano fosse ancora aperto, ma vide solo il buio.

“Potter?”

 “Non penso che possiamo tornare da dove siamo venuti,” Harry non degnò Lestrange di uno sguardo, mentre continuava a guardare in alto per controllare l’improbabile via d’uscita.

“Potter?”

“Anche se riuscissimo a trovare un modo per scalare la parete, non possiamo sapere se il passaggio è ancora aperto,” continuò a riflettere il Grifondoro, “Quindi forse ci conviene provare con uno di quei tunnel,” disse riferendosi al gran numero di aperture sotterranee presenti.

“Potter.”

“Che c’è?” sbottò frustrato il primino, cercando di non perdere il filo delle sue riflessioni sulle vie di fuga. Le sue parole furono ricambiate da un tanto sperato silenzio tombale. Sospirò soddisfatto, ma poi aggrottò la fronte.

E in quel momento si rese conto che il regolare russare del Drago era cessato.

-

Severus Piton procedeva a passo svelto per i corridoi di Hogwarts.

Non si fidava di Raptor. E guarda caso, lui e Potter dovevano servire una detenzione insieme. Questo significava solo una cosa: male. Molto male.

Eppure, Potter aveva ammesso sotto Veritaserum che non ci fosse niente di losco sotto. Allora perché aveva l’impressione che stesse avvenendo qualcosa tra i due, proprio davanti i suoi occhi, e non riuscisse a capire di cosa si trattasse? Era sicuro che non si stesse sbagliando.

Era appena stato da Minerva, che gli aveva detto che Lestrange sarebbe stato presente alla punizione. Tuttavia, quell’informazione non aveva alleviato le sue preoccupazioni. Merlino solo sapeva cosa sarebbe scaturito da un mix di Raptor/Potter/Lestrange. Lestrange odiava Potter. Potter odiava Raptor. Raptor odiava Potter e provava antipatia per Lestrange. Non sarebbe stato sorpreso se ci fosse già stata un’azzuffata.

Senza bussare, fece irruzione nell’aula di Difesa e si guardò intorno. Era deserta. L’unico particolare fuori posto era uno scaffale pieno di libri semidistrutto, i cui tomi dovevano essere stati polverizzati da qualche maledizione. Severus sentì il sangue gelarsi nelle vene.

Silente gli aveva affidato gli incarichi di sorvegliare Raptor e proteggere Potter. E non era riuscito nel primo e forse aveva fallito nel secondo.

Imprecò sottovoce lasciando la stanza, dirigendosi a passo spedito alla ricerca dei due studenti. Dove diamine si potevano essere cacciati?

“… vile scarto della natura!” decantò Gazza da dietro l’angolo, seguito dalla risata sguaiata di Pix ed una pernacchia.

“Qual è il problema, Argus?” chiese calmo il Maestro di Pozioni con voce completamente piatta. Si avvicinò al custode sadico, tenendo il poltergeist nel suo campo visivo. Era una serie minaccia se lasciato a piede libero. Non aveva mai incontrato essere più irritate. Eccetto i Potter, naturalmente.

“Ero di pattuglia, alla ricerca di studenti da punire … aahhh, quanto mi mancano i vecchi tempi. All’epoca si appendevano per i pollici nei sotterranei,” una strana luce, vagamente folle, brillava negli occhi del vecchio uomo, “Oppure peggio. Bei tempi,” ammise con un sospiro sognante e gli occhi socchiusi, come se stesse rivivendo i suoi momenti preferiti, “Proprio bei –“

“Argus,” tagliò corto Piton, seccato, mentre Pix cominciava a fluttuare via emettendo suoni sconci, “Ti spiacerebbe venire al punto.”

Il custode sembrò riscuotersi, “Ah sì. Il punto, certo,” aggrottò la fronte e barcollò leggermente, “Non ricordo esattamente quale fosse …”

Severus roteò gli occhi e lo scansò per procedere lungo il corridoio.

“Mrs. Purr!” sentì Gazza tubare smielato, “Come cara?” la gatta miagolò e il vecchio proruppe in una risata satanica, “Potter e Lestrange dici?”

Okay. Era piuttosto inquietante il fatto che il pazzo parlasse con il proprio gatto, e ancor più inquietante il fatto che lo capisse. Ma infondo aveva le informazioni che gli servivano. Così, Piton fece dietrofront e con un alquanto ‘affascinante’ movimento dei capelli, tornò sui suoi passi.

“Come hai detto, Argus?” indagò con freddo disinteresse, “Riguardo Potter e Lestrange?”

“Ah sì! Quei due sono in detenzione. Da quanto ho sentito, sono da soli al settimo piano. Nell’Aula 739,” un’altra risatina gli sfuggì, “Devono ripulirla.” E poi si allontanò gongolante.

E mentre Severus Piton si affrettava a raggiungere la sua nuova destinazione, non poté fare a meno di chiedersi se il custode, Argus Gazza, avrebbe mai smesso di bere dalle scorte che sequestrava agli studenti mentre era in servizio.

-

Esistono tre reazioni diverse alla morte.

In genere, quando ti ritrovi faccia a faccia con quella che potrebbe essere la morte, vedi la tua vita passarti davanti agli occhi. Semplicemente, quando stai per morire, viene naturale pensare alla propria vita.

Ci sono persone che invece vanno in blackout. In altre parole, il loro cervello sembra spegnersi. Smette di funzionare. Non puoi fare altro che rimanere fermo ed aspettare che arrivi. Non pensi. Il cervello si offusca, e non puoi fare assolutamente nulla per salvarti. A malapena di rendi conto che si tratti della fine.

E poi c’è la terza categoria. Quella dei pochi con i riflessi sempre pronti e che non reagiscono con la mente, ma con l’istinto. La categoria di coloro che, specialmente ad un passo della morte, sono perfettamente lucidi.

Harry poteva dire per certo, dopo tutte le sue esperienze di quasi morte, di appartenere a quest’ultima.

In quel momento, probabilmente, stava guardando negli occhi la morte. Ed aveva gli occhi viola. Viola brillante. Eppure, nonostante la paura, sentiva il proprio istinto dirgli di spostarsi molto lentamente. I suoi occhi si mossero in fretta, registrando tutti i dettagli della caverna, ogni singola squama sul corpo della possente creatura magica.

Fortunatamente, anche Lestrange sembrava la stesse pensando allo stesso modo. Entrambi cominciarono ad indietreggiare con cautela.

“Hai qualche idea, Potter?” sussurrò il Serpeverde, a malapena muovendo le labbra. Il cervello dell’interpellato stava correndo a mille all’ora, sforzandosi di trovare una soluzione.

Il Drago ruggì e spalancò le fauci nella loro direzione.

“Dietro il materasso!” urlò Harry, gettandosi su di esso e rotolando per terra dall’altra parte. Vide Jeremiah saltare e ripararsi, inseguito dalle fiamme eruttate dal Nero delle Ibridi.

Il caldo era insopportabile e tangibile. Poterono chiaramente avvertire le molle del materasso sciogliersi per il calore mentre lo usavano come scudo.

 Niente panico,” ragionò un Harry sul punto di farsela sotto, avvertendo il mastodontico Drago ergersi sulle zampe posteriori. La coda della creatura ondeggiò ed andò a sbattere contro un muro alla loro destra, facendone staccare un pezzo, che crollò proprio a pochi metri da dove era rannicchiati.

Sentì Lestrange sbuffare, “È tutto ciò che sai dire? Siamo a tre secondi da una morte certa, e tutto quello che sai dire è niente panico?!?” la sua voce lasciò trapelare una vaga nota di isterismo. Il quindicenne rinsavì un attimo, riacquistando lucidità, “Okay. Facciamo il punto della situazione. Il Drago è feroce, ma non particolarmente scaltro. Inoltre, la sua considerevole mole, in uno spazio ristretto come questo, è un altro punto in nostro favore,” il suo tono pratico tranquillizzò il giovane Potter, che cominciò a seguire la sua logica. Poi il Serpeverde lo guardò dritto negli occhi, “Senti, per quanto mi dia fastidio ammetterlo, se vogliamo uscirne vivi, dovremo collaborare.”

Harry non esitò ed annuì, “Trovo sia giusto. Che si fa?”

Jeremiah tirò fuori la sua bacchetta dalla propria veste, “Siamo maghi, no? Usiamo la magia.”

Harry rifletté, “Siamo proprio sicuri che sia il caso di ucciderlo? È un esemplare piuttosto antico. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere qui dall’epoca dei fondatori.”

Lestrange arricciò il naso, “Preferisci essere mangiato da una lucertola gigante?”

Un altro ruggito fece loro accapponare la pelle. Una delle zampe del Drago sprofondò nei resti di quello che un tempo era un materasso, dietro la quale tra l’altro si stavano ancora nascondendo, ed alzando lo sguardo, i due studenti si ritrovarono a fissare la pancia della creatura da sotto.

“Io dico di svignarcela prima che decida di sedersi su di noi.” Harry e Jeremiah scattarono in piedi, un po’ barcollanti, e corsero verso il lato opposto a quello del muso del Drago, non guardandosi indietro.

Evidentemente, la creatura era a disagio e non aveva lo spazio necessario per muoversi facilmente, perché quando sembrò notare la fuga dei due e si voltò all’improvviso, la sua coda ondeggiò di nuovo, colpendo Harry di schiena e spingendolo in aria in un volo di quattro metri.

“Whoaa!!!!!!!!!” Il ragazzo atterrò sulla ruvida roccia con un tonfo, sbucciandosi mani e ginocchia. Merlino! Brucia, pensò stringendo gli occhi.

“Potter!” Lestrange si affrettò a raggiungerlo e lo aiutò a rimettersi in piedi, “Bel volo. Ti sei rotto qualcosa?”

“No,” sbottò Harry irritato. Era tardi, aveva sonno, gli bruciavano i graffi che si era fatto, aveva sopportato un Serpeverde per circa cinque ore, era quasi stato affatturato da Raptor, e adesso era da qualche parte nelle viscere della terra con un Drago. Che giornata di merda.

Una vampata di fuoco interruppe i suoi pensieri, costringendolo a gettarsi di nuovo per terra. Per un secondo pensò che sarebbe finito arrostito allo spiedo, ma uno scudo lo risparmiò dalle fiamme, e ringraziò mentalmente il fatto che Lestrange fosse molto più versatile ed esperto di lui nelle arti magiche. Lui quel tipo di scudo non lo conosceva.

Le ali del Drago non si riuscivano ad aprire del tutto, e la sua coda ondeggiò pericolosamente, scontrandosi contro il soffitto di pietra, e quasi generando una frana nella caverna.

“Cazzo!” imprecò Lestrange, proteggendosi il capo con le braccia. Ad Harry era venuta un’idea, ma prima che avesse l’occasione di metterla in pratica, una roccia gli cadde in testa, e il giovane sibilò per il dolore.

Il Drago reagì al suono in modo strano: sembrò ritrarsi leggermente.

I due studenti si scambiarono un rapido sguardo, intenzionati ad approfittare di quell’attimo di distrazione. Harry estrasse la sua bacchetta dalla fondina sull’avambraccio, “Confrigo!” urlò, puntandola sul soffitto.

Mezza caverna esplose sopra il bestione, e una spaventosa valanga di massi e pietra gli crollò addosso, seppellendolo. Con un ultimo ruggito furioso, la testa del Drago finì sotto le macerie.

Nella caverna regnò il silenzio, fatta a eccezione per il respiro affannoso dei due ragazzi al suo interno.

Si guardarono, ricoperti di sudore, sporco, e sangue. A Lestrange sanguinava il labbro, la punta dei suoi capelli era carbonizzata, e la sua divisa era tutta squarciata. Harry non aveva un aspetto migliore: sentiva che la roccia che gli era caduta in testa lo aveva tagliato, e poteva avvertire un rivolo di sangue rigargli il lato del volto. Le sbucciature gli bruciavano in modo assurdo, e i suoi vestiti erano da buttare.

Jeremiah fischiò, “Però,” commentò, fissando la montagna che era crollata addosso al Drago, “Quell’incantesimo non è roba da primini.” Si passò una manica logora sulle labbra, rimuovendo il sangue.

Harry scosse la testa, “Pensiamo a come uscire, piuttosto.”

“Per una volta, sono d’accordo con te,” ammise il Serpeverde con una smorfia.

Harry guardò uno dei tanti tunnel che si diramavano da quella caverna, “Ne percorriamo uno?”

“Ma anche no!” esclamò Lestrange, incavolato, “Siamo finiti in questo casino per colpa del tuo istinto suicida. Non ho intenzione di incamminarmi in un labirinto di gallerie sotterranee in cui non solo potremmo perderci e non sapere come tornare, e in tal caso perderemmo anche il nostro unico punto di riferimento sottoterra, ma c’è anche la non tanto improbabile possibilità che ci possa essere qualche altro Drago qui sotto,” concluse il quindicenne, soddisfatto della sua brillante esposizione.

“Non ci avevo pensato,” bofonchiò Harry, lievemente imbarazzato.

Jeremiah roteò gli occhi, “Ma davvero? Quando hai infilato la bacchetta in quel dannato foro avevi forse riflettuto sulle conseguenze?” domandò sarcastico.

“E comunque,” riprese Harry, ignorando l’altro ragazzo, “Quello che tu chiami ‘istinto suicida’, io lo chiamo spirito d’avventura,” si difese, mantenendo la testa alta.

“Oh, se non volevi che lo chiassi ‘istinto suicida’, bastava dirlo. Potevo anche usare imbecillità, idiozia, stupidità, stoltezza, ottusità, deficienza –“

“Ho afferrato il concetto!” lo interruppe Harry. Si guardò intorno, “Ma, tornando al discorso principale, non credo che ci sia altro da fare se non percorrere uno dei tunnel.”

Lestrange considerò la situazione, e purtroppo si rese conto che non vi erano alternative se non fare come aveva detto Potter, “Bene,” concesse di malavoglia, “Ma quale? Ce ne saranno una dozzina.”

Harry non rispose e si morse il labbro inferiore. Aprì e chiuse la bocca svariate volte, ma non riuscì a replicare. Si concentrò sull’area circostante, cercando di venire a capo di quell’enigma.

Per la prima volta da quando era precipitati lì sotto, Harry si sentì completamente svuotato e smarrito, come un qualunque undicenne. Desiderò non essersi mai cacciato in quella situazione e non essere mai quasi morto. Desiderò avere una comune e noiosa vita, con genitori assillanti e iperprotettivi. Desiderò  non avere una profezia sulle spalle, o l’intero Mondo Magico da salvare. Desiderò essere una persona libera.

E in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa perché quei desideri si avverassero e lui fosse chiunque, tranne che Harry Potter.

 

 

-

 

Umm … come avrete notato il capitolo è incompleto. Di solito non lascio un capitolo a metà, ma in questo caso, dovrete aspettare il prossimo per leggere di come Harry e Lestrange riusciranno ad uscire da quella situazione. Come ho già accennato, parto, e quindi non ho la minima idea di quando ricomincerò a scrivere. Probabilmente a Settembre, il che significa che il nuovo capitolo arriverà probabilmente ad Ottobre. So che la parte finale è orrenda, ma …. Boh, non so come mi sia venuta, sinceramente.

Spero che comunque il resto del capitolo vi sia piaciuto . Un bacio e buone vacanze,

koky

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Capitolo 15
*** AVVISO, CHIEDO PERDONO! ***


AVVISO Beh .... ciao! Non so proprio da che parte cominciare per scusarmi. So che molti di voi speravano in un aggiornamento. Anche io detesto quando l'autore lascia una nota invece di un capitolo. So anche che probabilmente non vi interessa del perchè non ho potuto aggiornare, ma solo del fatto che non c'è stato alcun aggiornamento.
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma davvero non so quando potrò postare il nuovo capitolo. Potrei farcela entro Novembre, o forse Dicembre. Non ho assolutamente abbandonato la storia, però!
Ho cambiato scuola, e questa è talmente dura che ogni sera finisco i compiti tardissimo e non ho il tempo di scrivere. A malapena ho il tempo di leggere! Aggiungendo poi le visite dentistiche, gli esami per la patente, e le numerose volte in cui mi vedo con le mie amiche, si fanno le dodici di sera e poi crollo distrutta dalla serie di attività della giornata -.-"
Ho già scritto circa un quarto del prossimo capitolo, ma non è molto.
Pensavo che almeno dovevo avvertirvi, perchè mi stavo sentendo troppo in colpa!
Un bacio, mi dispiace,
koky 

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