Più ci speri e meno si avvera. di eleanor89 (/viewuser.php?uid=19481)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui, Lei, L'altro. ***
Capitolo 2: *** Quello che ci sperava tantissimo, quella che ci sperava troppo, quello che non ci sperava davvero. ***
Capitolo 1 *** Lui, Lei, L'altro. ***
Ti svegli, ti alzi, ti sciacqui il viso, mangi una mela, ti lavi i
denti, ti fai la doccia, ti vesti, prendi il nuovo blocco da disegno e
i pennelli ed esci, in cerca di un soggetto. O almeno è
questo quello che ti dici, ma i tuoi piedi ti portano inevitabilmente
lì, dove sai che troverai Naruto.
C'è qualcosa che ti spinge ancora verso di lui, è
come una calamita per tutti coloro che hanno sogni e speranze, e non ti
dispiace neppure di vedere Sakura, perché quando hai bisogno
di trovare qualcuno che rappresenti bene l'umanità, in tutti
i suoi pregi e le sue debolezze, lei è la migliore in
questo: splende nella sua normalità e nella sua
determinazione, speciale perché non ha alcuna dote innata
particolare eppure riesce a tenere il passo degli altri e a crederci
sempre, in tutto.
Il team sette era la migliore cosa che potesse capitarti, l'unica che
potesse risvegliare quei sentimenti sopiti.
Non è un legame, è il legame.
Cammini lentamente però, non c'è fretta di
vederlo, e rifletti sui mesi passati. Su quello che hai sentito, il
sentimento nuovo eppure familiare che ti ha legato a loro, e quegli
elementi che ti hanno cambiato per sempre: il sorriso di Kakashi che ti
dà la sua fiducia, gli occhi di Sakura che si riempiono di
lacrime anche per te, la voce di Naruto che ti raggiunge, ti prende e
non ti lascia più.
Hai ricominciato a sperare grazie a loro.
Avere una famiglia,
avere dei legami, l'amicizia, l'amore. Avere dei sentimenti, essere un
uomo prima che un ninja. Non perdere più nessuno, non
restare più solo.
Non ci hai neanche dovuto pensare, al processo, quando si è
trattato di rivelare la verità su Danzo e sul clan Uchiha, e
hai visto gli occhi di Sakura fermarsi su di te, spalancati, e il
sorriso orgoglioso di Kakashi, e Naruto che diceva un graziegraziegrazie
senza voce ma che ti raggiungeva comunque e ti spingeva a continuare.
Non l'hai fatto perché “era la cosa
giusta”, ma perché era la tua ultima
possibilità, prima che l'altro tornasse da loro o se ne
andasse per sempre, l'ultima per incastonarti nel team sette.
E ora arrivi, e ti fermi tra gli alberi senza farti avanti. Si stanno
allenando, in tre, lui
lei l'altro, con il
quarto che li osserva dall'alto.
Sakura vede soltanto l'altro. Sgrida Naruto perché non tiene
conto delle sue difficoltà con la vista che è
calata, ma non lo guarda neppure, i suoi occhi sono fissi su quella
zazzera scura.
Naruto insulta, ride, provoca, ma parla soltanto con l'altro. E anche
quando si rivolge a Sakura, continua a tirarlo in ballo con mezze
offese.
Kakashi sorride bonario, e non distoglie mai lo sguardo, col libro che
giace dimenticato sul ramo. I suoi occhi sull'allievo preferito.
Tu li guardi, e sai già che il blocco da disegno anche oggi
resterà bianco. Non hai più voglia di disegnare,
riesci solo ad aspettare che Sakura come al solito, no, come in passato,
ti noti, che Naruto ti chiami o perlomeno ti urli qualcosa, e che
Kakashi ti inviti ad avvicinarti.
Non puoi fare a meno di sperarci, dopotutto.
La mano di Yamato si appoggia sulla tua spalla, e, per oggi, non
resisterai neanche domani e lo sai, annuisci e lo segui.
C'è solo l'altro.
Ma ci riproverai domani.
E inizia così questa mini nuova raccolta, con l'unica
oneshot dove sento pena per Sai, dato che lo odio e questo sentimento
va peggiorando.
Il titolo della raccolta non è nient'altro che la
frase del contest di suni
sulle leggi di Murphy,
e questa è una delle storie che ho eliminato. La prossima
che pubblicherò probabilmente sarà quella che ho
inviato al contest, dopo che ne vedrò i risultati.
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Capitolo 2 *** Quello che ci sperava tantissimo, quella che ci sperava troppo, quello che non ci sperava davvero. ***
Quello
che ci sperava tantissimo,
quella che ci sperava troppo, quello che non ci sperava davvero.
Quando
Naruto aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu dove
mangiare il
ramen per colazione.
Aveva
ben chiaro che la sua cucina era esclusa dalle opzioni: da quando
qualcosa
sotto il lavandino si era rotto e del liquido scuro non identificato
aveva cominciato a colare sul pavimento, inondando tra l'altro i
resti dei precedenti pasti, ogni volta che sostava troppo tempo in
quell'area veniva colto da capogiri.
Con
un sorriso, il primo della giornata, decise che avrebbe ancora una
volta approfittato della disponibilità di un caro amico, e
gettò
via le coperte con un calcio. Si sciacquò il viso, si
cambiò
decretando di non avere bisogno di una doccia, passò accanto
al
calendario e soltanto allora si accorse della data segnata in rosso.
Meno due giorni al Tanabata.
Senza
troppi dubbi, pensò che l'unica cosa che voleva, al momento,
era che
le
cose non
cambiassero.
Gli
piaceva tutto così com'era, né più
né meno.
Anche
se Sasuke e Sakura cominciavano a trascorrere più tempo
insieme, e
questo lo infastidiva in modo curioso: li sentiva entrambi come suoi,
ma separatamente.
Era un istinto strano, che aveva deciso di catalogare come paura di
quello che sarebbe potuto accadere se i due si fossero finalmente
decisi a stare assieme, e lui si fosse ritrovato come terzo incomodo
Non
poteva e non voleva intromettersi, ma dovendo esprimere un desiderio,
avrebbe chiesto che tutto restasse com'era.
E,
a dover essere sincero, ci sperava davvero tantissimo.
Quando
Sakura aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu quale
desiderio
esprimere quella sera, quando con gli altri avrebbe appeso
il suo tanzaku in attesa del Tanabata.
Non
erano più bambini, ma Naruto aveva talmente insistito
adducendo come
motivazione “è la prima volta che lo faccio e il
team sette è
finalmente riunito”, con una luce di cieca determinazione
negli
occhi azzurri neanche fosse qualcosa di scontato e impossibile da
cambiare, che Sakura aveva accettato e Sasuke aveva evitato di
ucciderlo sul posto, tra le risate degli altri.
Ora
il ninja medico era indeciso tra due desideri: il primo si traduceva
nel “non
restare mai più indietro”,
frase a cui era attaccata in modo morboso e riferita alla tendenza
dei suoi due compagni di dimenticarsi di lei e combattere le loro
battaglie fianco a fianco; ciò era anche la causa dei suoi
incessanti allenamenti di quei giorni, in vista della missione che,
di sicuro, avrebbero affidato al team a breve.
Il secondo desiderio era un più elementare “Sasuke-kun”,
e che comprendeva il suo voler essere non solo moglie dell'Uchiha,
ma
anche felice e possibilmente trattata come una principessa.
Questo
dubbio
di vitale importanza riuscì a farle dimenticare la
colazione, ma
un'unica certezza le diede le forze di reggere all'allenamento pur
avendo mangiato l'ultima volta il giorno prima a pranzo: qualunque
fosse stato il suo desiderio, avrebbe dovuto impegnarsi per
ottenerlo.
E
per quei due desideri in particolare avrebbe dato l'anima.
Quando
Sasuke aprì gli occhi, il suo primo pensiero fu che un'altra
giornata inutile lo attendeva ancora, e li richiuse nel tentativo di
morire.
Quando
li riaprì, qualche secondo dopo, rinunciò
all'idea del coma, per
quanto allettante fosse, e si trascinò sino al bagno per una
doccia.
Non avendo troppo da fare, visto che quei bastardi della Foglia non
gli avevano ancora permesso di andare in missione,
optò
invece per un comodo bagno, e restò a mollo per mezzora,
aggiungendo
acqua calda di tanto in tanto.
Si
ricordò di che giorno fosse quando, guardando alla finestra,
scorse
dei mocciosi che in quel momento sarebbero dovuti essere
all'accademia.
Per
quanto lo riguardava, l'unico desiderio che avrebbe voluto esprimere
era quello di essere
lasciato in pace. Si
stava anche impegnando in merito, evitando di aprire bocca per
commenti spassionati sull'idiozia che lo circondava, a meno che non
fosse interpellato, limitandosi a insultare Naruto di tanto in tanto
e dando la giusta attenzione a Sakura: cioè non ignorandola
quel
tanto che bastava perché lei non si lamentasse.
Arrivato
in cucina vide una ciotola di ramen abbandonata sul tavolo, di sicuro
non sua, accompagnata da resti vari rovesciati in giro e un foglietto
con su scritto: “L'Eroe
di Konoha ti ringrazia, teme”.
Ecco,
appunto.
E,
inutile anche dirlo, che il suo desiderio si realizzasse non era
qualcosa in cui sperava più di tanto.
Il
pugno di Sasuke raggiunse
Naruto sulla testa, facendogli sbattere il mento contro il tavolo.
«Mangia
a casa tua, dobe.»
«Tutte
le case di Konoha sono
casa mia.» ribatté Naruto sfacciato, provando a
colpirlo senza
reale intenzione con un pugno che l'altro evitò facilmente.
«Sakura,
i tuoi compagni si
azzuffano!» avvertì Ino ilare, squadrando da capo
a piedi Sasuke e
sorridendo poi saputa, «Ehi, Sasuke-kun, stai d'incanto
così.»
civettò, riferendosi al kimono blu con lo stemma del suo
clan che
indossava sopra dei pantaloni scuri.
Lui
non replicò nulla, ben
consapevole che fosse vero, come sempre del resto, mentre Naruto lo
fissava con una smorfia di disgusto e Shikamaru si schiariva la gola.
La Yamanaka scoppiò a ridere, buttandosi sulle spalle di
quest'ultimo e schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Mi
fai cadere...» si lamentò
poco convinto il ragazzo.
«Ma
che carini.» commentò
Sakura beffarda, dando un colpetto leggero alla nuca dell'amica e poi
portandosi le mani ai fianchi, «Voi due, state a tre metri di
distanza.» ordinò, rivolta ai compagni di squadra.
«Fosse
possibile...» borbottò
Sasuke.
«A
me va benissimo, eh! Sei tu
che ti sei avvicinato!» puntualizzò Naruto, offeso.
«Basta.»
ripeté Sakura.
«Naruto, non volevi appendere qualcosa?»
E
Naruto sorrise di nuovo,
raggiante, tanto che Sasuke sbuffò e Sakura parve quasi
commossa da
tutta quell'eccitazione.
«Teme,
vieni anche tu?»
«Mi
hai preso per una ragazzina?» ribatté altezzoso
quest'ultimo.
Naruto rispose con una linguaccia, che gli strappò un:
«Maturo,
molto maturo...» stizzito, e poi corse all'albero.
Il
dramma avvenne in modo
piuttosto prevedibile: Sasuke era scomparso da qualche minuto e
Sakura, Ino, Lee e pochi altri stavano mangiando i dolci preparati
dalla madre di Choji. Naruto, in compagnia di Kiba, aveva alzato
leggermente il gomito, inquietato da quello che per lui era un
flirtare continuo tra Sakura e Sasuke, anche se per gli altri era
normale battibecco a senso unico, e si stava avvicinando con insolita
lentezza.
«Scommetto
che hai desiderato
qualcosa che comprende il nome di uno dei tuoi compagni di squadra,
così, uno a caso.» insinuò Ino
maliziosa, e Sakura arrossì.
«Ma
insomma! Saranno fatti
miei!» protestò la ragazza, incrociando le braccia.
«Sì,
Sakura-chan, dillo che
hai scritto il mio nome.» scherzò Naruto,
portandosi una mano al
petto. Tutti risero, e Sakura annuì gravemente, anche lei
non del
tutto sobria.
«Mi
hai scoperta. Del resto
sanno tutti quanto ci amiamo.»
«Ehi,
una dichiarazione me
l'hai fatta!» le ricordò Naruto, poggiando una
mano sulla spalla di
Shikamaru per sostenersi. Ciò risvegliò
l'attenzione di Kiba.
«Cosa
cosa?» fece il ragazzo,
avvicinandosi velocemente per ascoltare.
«Guarda
com'è ubriaco...»
commentò Tenten, ridacchiando.
«Ma
sì, c'eri anche tu!»
specificò Naruto.
«C'ero
anche io, ricordi?» lo
aiutò Lee, «Quando Sakura-san si era dichiarata
per finta...»
«Per
finta.»
ripeté Naruto in tono di rimprovero, facendola arrossire
maggiormente.
Kiba
si batté una mano sulla
fronte: «Sì, quando voleva convincerti a lasciar
perdere la
promessa di riportare Sasuke indietro! E tu l'hai respinta!
Oltretutto pensa se fosse stata una vera dichiarazione, sarebbe
stato...»
Nessuno
seppe mai cosa sarebbe
stato, perché Kiba colse chiaramente Sakura e Ino sbiancare
e voltò
lo sguardo all'istante verso il punto che fissavano con orrore,
ammutolendo. Naruto, per quanto fosse abbastanza alticcio da
rivangare un simile momento, era anche sufficientemente sobrio da
comprendere cosa stesse accadendo senza bisogno di voltarsi a sua
volta.
Sasuke
stava guardando Sakura
dritto negli occhi, con tanto disprezzo che la kunoichi
arrossì
furiosamente, chinando per un istante il capo. Quando rialzò
il
viso, l'espressione di Sasuke era diventata gelida indifferenza.
«Ah,
no, è che...» annaspò
Ino, cercando di venire in soccorso dell'amica.
«Non
mi interessa.» tagliò
corto Sasuke, in tono perfettamente neutro, prima di voltarsi per
andare via.
«Dove
vai allora?» domandò
Naruto, che lo osservava dal riflesso sul suo bicchiere.
«Devo
chiederti il permesso per
andarmene a dormire, adesso?» sbottò l'Uchiha,
contrariato.
«Ti
accompagno.» decise
l'altro, alzandosi in piedi.
«No,
non mi sembra il caso.»
provò a bloccarlo Shikamaru, prontamente ignorato. Sakura si
alzò a
sua volta, con aria determinata: «Vengo anche io.»
«Bene.»
sussurrò Kiba di modo
che soltanto gli amici lo sentissero, «Domani dovremo andare
di
nuovo a recuperare un membro del team sette fuggito.»
«Magari
non scappa nessuno, ma
per me li fa neri.» replicò Ino. Choji scosse la
testa:
«Chi?»
domandò.
«Uno
qualunque agli altri due.»
spiegò la ragazza, con sicurezza.
E
infatti i tre arrivarono sino
a casa di Sasuke in perfetto silenzio, col disagio palpabile tra
loro, e infine Naruto, incapace di restare ancora muto,
azzardò un:
«Per quella vecchia storia...»
Sasuke
sembrava non aspettare
altro: «Parliamoci chiaro: non me ne importa nulla. Chiudiamo
qui il
discorso.»
«Sì,
per questo non sei
gelido.» fece presente Sakura, sarcastica, cercando di
nascondere
quanto Sasuke nonostante tutto la intimidisse ancora tanto.
«Lo
sono sempre. Mi ha forse stupito
il fatto che tu mi avessi pugnalato alle spalle, ma evidentemente
persino io ogni tanto pecco di eccessiva fiducia.»
«Ma
che faccia da cazzo!»
esplose Naruto, pronto alla rissa dopo le sue parole.
«Non
ce l'ho con te.»
puntualizzò Sasuke, bloccando il suo prevedibile momento di
ira.
L'Uzumaki boccheggiò, con un pugno già alzato a
mezz'aria, e guardò
prima l'uno e poi l'altra, perplesso.
«No?»
«No.
Non intrometterti sempre.»
spiegò Sasuke in tono quasi calmo, mentre Sakura alzava gli
occhi al
cielo.
«E
ti pareva che non ce
l'avesse solo con me...» borbottò la kunoichi.
«Sei
tu che mi cerchi di continuo.» le rinfacciò
Sasuke, «Io vorrei
soltanto essere lasciato perdere. Da entrambi.»
ricordò loro, con un'occhiataccia a Naruto, «Ma
voi non volete
sentire da quell'orecchio. Perlomeno ora so chi ha sempre mantenuto
questo atteggiamento, e chi invece va dove lo porta il vento. Ma come
ho già detto non mi interessa particolarmente, trovo solo
che sia
più fastidioso non essere lasciato in pace da chi in passato
se n'è
sbattuto, che non dagli altri.» terminò,
malcelando la luce furiosa
nel suo sguardo e dando loro ancora una volta le spalle per entrare
in casa.
Sakura,
annichilita, non ebbe
neppure il coraggio di ribattere con tutti gli improperi e le accuse
che le erano saliti alla mente, e Naruto, dal canto suo, si
poggiò
con la schiena contro il muro.
«Credo
che vomiterò,
stanotte.» annunciò, nauseato. Sakura a malapena
lo guardò,
decidendo di tornarsene a casa propria a tentare di calmarsi, prima
di seguire Sasuke di corsa e colpirlo.
«Sakura-chan!»
tentò di
fermarla Naruto, tornando lucido nel momento in cui la vide in
faccia, con quell'espressione che fu un calcio nello stomaco.
«Non
ce l'ha con te,
non hai sentito? Tu non te ne sei sbattuto, al contrario di me,
quindi non interferire.» sbottò lei, avviandosi.
Lo stomaco di
Naruto si chiuse, cancellando persino la fastidiosa nausea, a favore
di un senso di vuoto ben peggiore.
«Ma
lo sai che non lo pensa!»
provò a ribattere Naruto, non troppo convinto e senza
ottenere
risposta. La guardò allontanarsi con una stretta al cuore,
poi
valutò l'idea di sfondare la porta di casa dell'amico e
prenderlo a
calci fino a farlo rinsavire, ma finì col restare immobile a
guardarne il muro.
Sasuke
era offeso ma
soprattutto, probabilmente, era geloso. E lui non sapeva bene come
collocarsi in tutta questa storia, già che persino l'Uchiha
l'aveva
escluso dalla sua rabbia.
Decise
di prendere la via da cui
era arrivato e di tentare di affogare i pensieri nell'alcol, come
aveva cominciato a fare con Kiba qualche ora prima, dicendosi che ci
avrebbero pensato loro due nei giorni a venire, o in caso contrario
lui, ma soltanto come ultima spiaggia. Si era scocciato di fare da
balia ai loro battibecchi amorosi.
Sakura
invece, sola coi propri
sconnessi pensieri, riuscì ad arrivare giusto sino a casa
propria
senza crollare. Fu la grande specchiera accanto al letto a tradirla,
mostrandole il bellissimo kimono indossato per festeggiare con gli
altri, nella speranza che persino Sasuke potesse vederla più
donna
con quell'abito indosso. Ripensò a ciò che aveva
immaginato per
quella serata e per la sua conclusione, e si abbandonò in
lacrime
contro il letto, affondando la testa nel cuscino.
Naruto,
scolando una bottiglia di saké sotto lo sguardo preoccupato
degli
amici, pensò che
fosse già inevitabilmente cambiato tutto, e che di
lì in poi
sarebbe stato sempre peggio.
Kakashi,
abbastanza perplesso,
dedicò un'altra occhiata fugace al suo team. Tutti e tre
erano
pallidi, e Sasuke non era una novità in ciò, ma
avevano anche delle
vistose occhiaie; Sakura sfoggiava gli occhi arrossati di chi ha
pianto troppo, Naruto dei capelli più inguardabili del
solito e la
giacca allacciata a casaccio e Sasuke uno sguardo spaventoso. Per di
più era chiaro che non avessero chiuso occhio anche per via
del loro
grado di concentrazione pari a zero, tanto che dovette ripetere loro
in cosa consistesse la missione urgente che gli era stata affidata.
I
primi quattro giorni di
missione Sasuke li passò in totale silenzio, mentre Naruto
ogni
tanto riusciva a coinvolgere Sakura in qualche breve discussione che
moriva sul nascere, e si limitava a sospirare all'indirizzo
dell'Uchiha. Fosse stato per lui sarebbero potuti tornare indietro di
una settimana, e non si sarebbe più lamentato del rapporto
stretto
che si stava creando tra gli altri due. Anzi, avrebbe bruciato
l'alcol e benedetto la coppia da sobrio, cancellando dai ricordi
quella malaugurata falsa dichiarazione d'amore.
Fu
dopo aver recuperato il
rotolo che cercavano, al quinto giorno, nonché primo del
viaggio di
ritorno a Konoha, che Sakura, gonfia di indignazione, non
riuscì più
a trattenersi.
«Sasuke,
posso parlarti?»
accennò a mezza voce, accostandosi all'Uchiha. Lui le
rivolse
un'occhiata di fredda condiscendenza, e sbuffò un:
«Le corde vocali
sono le tue.» poco convinto.
«Da
soli.» specificò Sakura
con un ringhio.
Naruto
si voltò a guardarli e,
dopo aver scambiato un breve sguardo d'intesa con i due jonin di
supporto, che si erano rivelati inutili quando la kunoichi aveva
deciso di sfogare l'ira repressa contro i nemici, accelerò
il passo
per distanziarsi dai due. Erano giunti in una piccola radura erbosa,
e Sakura frenò di scatto, bloccando anche Sasuke per un
braccio.
Gli
altri tre proseguirono,
decidendo di rallentare per restare a portata d'orecchio, consapevoli
di rischiare di essere coinvolti rimanendo troppo vicini ai
litiganti.
«Tu...
Tu sei impossibile.
Detestabile.» cominciò Sakura, riottosa.
«Come puoi essere così...
così...»
«Mi
hai bloccato per
insultarmi?» la interruppe Sasuke, con un sopracciglio
pericolosamente inarcato.
«Sì!
No!» si corresse
immediatamente lei, facendo un passo indietro. Si ravviò i
capelli
con una mano, sfinita, e sospirò: «E' colpa tua.
Sinceramente non
capisco perché tu te la sia presa tanto per qualcosa che
appartiene
al passato.»
«Al
passato.» ripeté Sasuke a
mezza voce, come assaporando le parole, e assottigliando poi lo
sguardo, «Al passato?»
Sakura,
turbata, non rispose
subito, e lui si accigliò maggiormente.
«Perché,
dopo averti avuta tra i piedi tutto il tempo, sarebbe quantomeno
disturbante sapere che in realtà se fosse stato per te
Naruto
avrebbe dovuto ammazzarmi e farla finita. Capisco il vostro
fantomatico legame fraterno, anzi, romantico,
ma a quel punto avresti potuto evitare di-»
«Fermo
un secondo.» lo zittì
Sakura, sollevando una mano, «Punto primo: io non ti sono
stata “tra
i piedi”. Io ti ho permesso di non perdere la vista, se non
fosse
stato per me a quest'ora saresti cieco.»
Sasuke
alzò gli occhi al cielo,
sarcastico, «Grazie per aver fatto il tuo lavoro di medico,
anche se
non posso usare lo sharingan e quindi devo salutare l'allenamento di
anni, ormai inutilizzabile.»
«Il
mio lavoro di medico? Come
medico avrei potuto sbattermene una volta curate le tue
ferite!»
s'innervosì Sakura, e l'Uchiha ghignò gelidamente.
«E
avresti dovuto, io sono un
imprevisto nei tuoi piani. Ti avrebbe fatto comodo trovarmi
già
morto, ma dato che così non è stato, per
mantenere la tua coscienza
pulita hai...»
Fu
interrotto ancora, stavolta
da uno schiaffo che gli fece voltare il viso, giunto tanto
inaspettato da non permettergli di scansarsi. Il ragazzo la
fulminò
con lo sguardo, muto, ma le sue spalle rigide precipitarono di botto
verso il basso nel vederla già con le labbra tremanti e gli
occhi
lucidi.
«Guarda
cosa mi fai fare!» gli
urlò contro lei, passandosi una mano sugli occhi,
«Sei una persona
orribile!»
«Questo
lo avevo intuito
all'inizio del tuo brillante discorso.» commentò
Sasuke, evitando
di guardarla.
«E
piantala, si può sapere
perché te la prendi tanto?» si lamentò
esasperata, tornando a fare
qualche passo avanti e trovandosi faccia a faccia con lui.
«Guardami,
Sasu-» si bloccò, incredula.
«Ma...» esitò, catturando infine la
sua attenzione, «Sei geloso?»
«Tu...
sei un'illusa, oltre che
stupida.» si rassegnò Sasuke, che mai avrebbe
ammesso ciò che per
lui era una bestemmia.
Sakura
non rispose,
riflettendoci seriamente sopra come se non lo avesse sentito.
«E'
l'ultima volta che te lo
ripeto, mi dà fastidio che tu non mi abbia mollato un
secondo da
quando sono tornato già di per sé, ma
è peggio scoprire che tu eri
dalla loro parte.»
«Dalla
parte di chi?» domandò
lei.
«Lo
sai.» replicò lui
malevolo, con un gesto vago della mano a indicare oltre lei.
«Se
stai insinuando che io la
pensi come il resto del villaggio, lo schiaffo era meritato.»
«E
con questo io me ne vado. E'
ridicolo sprecare tempo qui.»
Lei
capì che avrebbe potuto
continuare con quell'atteggiamento anche per sempre, a causa del suo
orgoglio. E sempre seguendo il filo dei suoi pensieri, trovò
che con
tale orgoglio non avrebbe mai potuto ammettere di essere geloso.
Di
sicuro, era totalmente
diverso dal Sasuke che sperava di trovare accanto a sé,
addolcito
dall'amore.
Eppure
non riuscì ad abbandonare quell'idea, quel sogno, e solo a
vederlo
far cenno di voltarsi, esclamò: «Così
confermi soltanto la mia
teoria! Tu sei
geloso!»
Ci
fu un guizzo sulla linea
della sua fronte aggrottata, un segno del fastidio disumano che
Sakura sapeva di poter provocare con quelle parole, dette per farlo
restare. Ne fu quasi intenerita, a dispetto di tutto, e
accennò un
sorriso.
«Senti,
non importa se tu non hai mai ricambiato i miei sentimenti, ammetto
che potrebbe
darsi
che le parole degli altri... il sentire quel fatto raccontato
così,
di colpo, possa averti ferito. No, d'accordo, non guardarmi a quel
modo, non “ferito”, ma perlomeno
“indispettito”. Sembra un
tradimento da parte mia, per quanto sia buffo che proprio tu possa
pensare una cosa simile.», ora Sasuke sembrava sul punto di
sputar
veleno, ma Sakura continuò a precedere le sue obiezioni,
«Anche a
livello di compagno di squadra o di amico, ammetto che potesse
essere... sgradevole. Quindi vorrei che tu mi lasciassi spiegare
meglio. Anche se non ti interessa essere il mio fidanzato.»
buttò
lì, sebbene non ci credesse del tutto. Provava a sotterrare
l'ascia
di guerra, aggrappandosi a quella infantile e forse romantica gelosia
nella speranza che ancora i suoi sogni non fossero da buttare.
«Non
è che “non mi interessa
essere il tuo fidanzato”,» precisò
Sasuke, e Sakura si
immobilizzò, sgranando gli occhi per la sorpresa,
«E' che tu non mi
interessi proprio come essere umano.» terminò, con
voce piatta.
La
ragazza fece un passo
indietro, stringendo i pugni.
«Bugiardo.
Sei un...»
cominciò, per poi fermarsi a guardarlo e rendersi davvero
finalmente
conto che non importava davvero, e che per quanto ci avesse provato,
Sasuke non sarebbe mai stato quello che lei avrebbe voluto. Non le
avrebbe sorriso gentile, non le avrebbe fatto alcuna dichiarazione,
non l'avrebbe fatta sentire speciale mostrandole un lato romantico
che non sembrava avere, né null'altro. Sasuke era come si
mostrava,
non nascondeva nessun atteggiamento tenero, non era proprio in grado
di comportarsi come un normale fidanzato dopo tutto quello che aveva
passato, e probabilmente non ne sarebbe mai stato capace.
«Che?»
la incalzò Sasuke,
sarcastico, nascondendo la sorpresa nel vederla tornare così
silenziosa, mentre fissava con concentrazione un punto indefinito
alla sua destra. «Se hai finito con gli insulti a caso, io
andrei.»
Sakura
si inumidì le labbra con
la lingua, batté le ciglia un paio di volte di troppo, poi
sollevò
di scatto il capo e con lentezza disse: «Vai bene
così.»
Fu
il turno di Sasuke di
assottigliare lo sguardo, tentando invano di comprendere cosa le
passasse per la testa.
«Sai...
stronzo e tutto il
resto. In fondo vai bene così. Molto in fondo, ma vai bene
così.»
dichiarò, senza ulteriori chiarimenti, annuendo poi per
confermare
la propria sentenza.
Sasuke
non sarebbe mai stato il
fidanzato perfetto? Bene, lei avrebbe smesso di sperare nel fidanzato
perfetto. Le bastava desiderare con tutta se stessa di avere lui,
così com'era.
«Tu
e Naruto vi allenate per
diventare sempre più idioti, o è tutto
naturale?» sbottò Sasuke,
per poi aggiungere a mezza voce, canzonatorio: «Tra una
dichiarazione e l'altra, ovvio.»
Sakura
batté un piede a terra
per via dei nervi che tornavano a fior di pelle, arrossendo poi per
il gesto infantile, «E ancora! Non ho mai amato Naruto! Vedi
che la
mia spiegazione serviva anche se non mi lasci mai parlare? Era un
tentativo di salvargli la vita, e non dire che non ti importa nulla
del fatto che io mi sia dichiarata, o non lo tireresti fuori di
continuo!» lo accusò, spingendogli un braccio con
la mano nella
foga.
«E
vedi di non allargarti.»
sibilò Sasuke. «O pensi che ti lascerò
prendermi a schiaffi di
nuovo?»
«Io
mi allargo quanto mi pare!»
fu l'istintiva replica di Sakura, che arrossì per il senso
di colpa,
«Se tu non avessi fatto un mare di scelte di merda ora non
saremmo
in questa situazione! Per carità, non posso dire che tu non
fossi in
una brutta situazione, ma hai fatto degli errori e ora ci devi
convivere! Uno di quelli era cercare di uccidere Naruto, quella
volta, al covo di Orochimaru! Non so se saresti andato sino in fondo,
ora penso di no, ma quando eravamo ancora in guerra io non potevo
saperlo, come diavolo pretendi che potessi lasciar andare Naruto a
parlarti senza tentare di fermarlo, sopratutto pensando che lo
facesse per mantenere la promessa? Dovevo tentare, dovevo dirgli
qualsiasi cosa, e ho mentito! Ma lo sai che ho sempre amato te,
persino Naruto lo sapeva e mi ha respinta, dicendomi che stavo
mentendo a lui e a me stessa! Io voglio soltanto...»
l'accorata
spiegazione fu spezzata a metà da Sasuke, che
l'afferrò per un
braccio e la mandò malamente a sbattere di schiena contro un
tronco,
mentre il fischio dei kunai lanciati contro di loro la faceva
irrigidire, sconvolta all'idea che per via del litigio non si fossero
accorti dei nemici. Uno spiedo si conficcò accanto al suo
collo e
sgranò gli occhi, per poi spostare lo sguardo su Sasuke, che
le era
barcollato davanti, dopo aver ricevuto una serie di shuriken al posto
suo.
Sakura
gemette, sorpresa, e udì
chiaramente l'urlo di Naruto che arrivava nella radura e assisteva
alla scena.
«Sas...»
cominciò a
chiamarlo, senza fiato.
«Niente.
Zitta.» ringhiò lui,
portando una mano alla katana, con una mano dimenticata che stringeva
la spalla di Sakura per mantenere l'equilibrio mentre si riprendeva
dal dolore delle armi conficcate nella schiena. Dietro di lui Naruto
già faceva il diavolo a quattro, invocando i loro nomi per
sapere le
loro condizioni.
Erano
passati tre secondi in
tutto, ed entrambi non ebbero modo di rendersi conto di quello che
accadde dopo, se non col senno di poi: il nemico che aveva lanciato
loro le armi si era mosso a velocità sorprendente, ed era
arrivato
alle loro spalle mentre Sasuke riprendeva l'equilibrio e Sakura si
schiariva le idee dopo la botta improvvisa contro l'albero; con
un'unica spinta si gettò alle spalle di Sasuke, affondando
maggiormente gli shuriken già presenti sulla sua schiena e
mandandolo di schianto addosso a Sakura, che, intrappolata, non
riuscì neppure più a respirare.
Il
nemico strappò via uno
shuriken dalla schiena di Sasuke, mentre con l'altra mano gli
afferrava i capelli e tirava la testa indietro perché
potesse
assistere, e sussurrò: «Per
Orochimaru-sama.»
Poi,
semplicemente, passò la
lama per collo di Sakura, mentre l'urlo di Naruto che cercava di
raggiungerli diventava un ruggito disumano, e, spingendosi indietro a
sua volta, con l'altra mano premette più a fondo lo shuriken
che
ancora stava piazzato al centro della schiena dell'Uchiha.
Sakura
lo guardò incredula,
avvertendo la lama incidere la pelle e il fiotto istantaneo di
liquido caldo che cadeva sul petto, e pensò con assoluta
calma che
non solo non avrebbe dovuto mai perdere tempo a sperare in un Sasuke
principe azzurro, ma che se non si fosse impegnata tanto per non
“restare indietro” nei giorni precedenti,
stancandosi troppo con
gli allenamenti e anche nel tentativo di mantenere il passo di Naruto
e Sasuke, che avevano molto più chakra di lei, forse non
sarebbe
stata così distratta all'arrivo del nemico.
Quando
il nemico estrasse la
lama, si rese conto di essere sul punto di morire.
Era
rimasta indietro del tutto.
Sasuke
sentì mancare le forze
alle gambe, e crollò a terra in ginocchio, mentre Sakura
cadeva con
lui, con un braccio sopra la sua spalla e la bocca semiaperta.
I
loro sguardi si incontrarono
nuovamente, entrambi terrorizzati, poi la kunoichi rovinò su
di lui,
esanime, scivolandogli sulla spalla e sbattendo a terra. Sasuke
restò
per qualche secondo incapace di muoversi, pietrificato, e infine si
ritrovò a sbattere la fronte contro il tronco, con le mani
sulle
radici dell'albero per sostenersi e gli occhi sulle caviglie di
Sakura. Una spaventosa e veloce ondata di calore passò
accanto a
lui, Naruto aveva perso il controllo ma era riuscito per fortuna a
sballottare il nemico via di lì senza colpire loro.
Sasuke
si fece forza, muovendosi
con l'aiuto delle mani per potersi voltare indietro, seguendo con gli
occhi la gamba macchiata di sangue, i vestiti che riuscivano a
nasconderlo perché di tessuto nero e rosso, e infine lei,
con gli
occhi spalancati dalla paura, la bocca ancora aperta nel tentativo di
respirare o forse parlare. Si spostò verso di lei a tentoni,
stringendo i denti per non urlare dal dolore alla schiena, senza
riuscire a controllare bene le gambe e domandandosi in che pietose
condizioni fosse la sua spina dorsale e se sarebbe riuscito a
sopravvivere. Le crollò accanto, affondando un braccio nella
pozza
di sangue accanto al suo collo, e Sakura lo chiamò senza
voce. Aveva
le lacrime agli occhi, di nuovo, eppure in quell'inferno
riuscì a
sorridergli, quasi per incoraggiarlo.
E
Sasuke si rese conto che
sarebbe morta, morta davvero, come suo fratello, come tutti, e
pensò
che in qualche modo fosse colpa sua, che l'aveva intrappolata tra
sé
e l'albero, che si era lasciato distrarre. Lei era sempre stata
quella sentimentale, lui avrebbe dovuto mantenere alta la guardia,
erano in missione, ed era tutta colpa sua. Un ruggito riempì
l'aria,
e Sasuke istintivamente chiuse gli occhi, ma li riaprì di
scatto per
vedere Sakura, che stava lentamente chiudendo i propri.
Si
chinò su di lei, d'istinto,
poggiando le labbra sulle sue in un fugace bacio leggero, e le iridi
verdi si specchiarono nuovamente sulle sue, quasi vittoriose. Fu solo
una breve ventata di vita, prima del nulla.
Sasuke
distolse immediatamente
lo sguardo, cercando Naruto e cominciando a tremare violentemente
alla vista del Kyubi che stava tornando a prendere il controllo,
esattamente come durante la guerra. L'ultima volta vi aveva perso non
solo la possibilità di usare l'abilità innata
senza rischiare la
cecità, ma anche la salute mentale.
Chiuse
gli occhi, e come sempre
la prima cosa a balzargli in mente fu il sorriso di Itachi che lo
colpiva alla fronte prima di morire, seguito dall'immagine di Sakura
che gli urlava il suo amore poco prima, senza aver ottenuto una vera
risposta.
Riaprì
gli occhi, stavolta
rossi.
Quando
Sasuke tornò in sé non accennò ad
aprire gli occhi, preso da
domande quali chi fosse e dove si trovasse. Alla prima si diede
risposta quasi subito, poi l'odore di disinfettante e medicinali
chiarì più o meno il secondo quesito.
Una
mano gli afferrò le dita con delicatezza, leggermente
tremante.
«Dai,
Sasuke, svegliati...» lo pregò la voce stranamente
bassa di Naruto,
a metà tra una risatina isterica e un pianto.
Naruto.
Sakura.
Sasuke
spalancò gli occhi, ferendosi con la troppa luce ma cercando
di
mettere a fuoco la stanza e poi il viso entusiasta del dobe.
«Lo
sapevo!» gioì il ragazzo, spalancando gli occhi
azzurri.
Bastò
quell'espressione, quel sorriso e quello sguardo felice, e Sasuke si
rilassò di botto, perché se Sakura fosse morta
mai, mai
Naruto avrebbe potuto comportarsi a quel modo.
La
seconda azione di Sasuke fu tentare di ritirare bruscamente le dita
ancora prese dalle mano di Naruto, facendogli ricordare che le ferite
c'erano ancora. Poco mancò che urlasse di dolore,
perché
irrigidirsi nel tirar via la mano era stato come ficcarsi un tizzone
incandescente al centro della schiena.
«Così
impari.» decretò Naruto. «Neanche io
fossi infetto.»
L'Uchiha
gli regalò uno sguardo particolarmente ostile, evitando di
parlare.
«Comunque,
prima che arrivi qualcuno e mi passi la voglia... anzi, prima che tu
dica una delle tue solite cazzate e mi passi la voglia,»
cominciò
Naruto, ignorando lo sguardo dell'altro diventare più cupo,
«Grazie.
Sul serio, eh.»
Sasuke
lo fissò confuso, e infine si decise a chiedere: «'rché?»
scoprendo che la propria voce era più un rantolo.
«Cosa
che? Ah! Per aver salvato Sakura-chan in quel modo,
ovviamente!»
spiegò Naruto, battendosi una mano contro la gamba.
«L'hai spinta
contro l'albero, dice Raido-san. Eravamo troppo lontani, siamo stati
trattenuti da altri nemici. Quando sono arrivato ho visto soltanto
che tu stavi davanti a lei e quel bastardo... Beh, sembrava le avesse
tagliato la gola. Per fortuna ha mirato troppo basso e troppo poco
profondo, e probabilmente perché c'eri tu in
mezzo.»
Sasuke
aggrottò la fronte, ripensando a quei momenti e cercando di
dar loro
una collocazione temporale.
E
poi se ne rese conto.
Aveva
salvato Sakura a discapito della propria vita, aveva formulato strani
pensieri sicuramente dovuti al dolore e al dissanguamento e l'aveva
anche baciata. Stupendo. Esattamente il quadretto in cui lui sarebbe
dovuto morire per non dover affrontare le conseguenze.
E
invece eccolo lì.
Nella
merda.
«Ti
odio.» comunicò, a titolo informativo.
Naruto
fece spallucce: «Anche io, Sasuke. Anche io.»
L'Uchiha
si coprì il volto con la mano libera, affondando
maggiormente nel
cuscino.
«Mi
sembrava...» farfugliò, e Naruto si sporse verso
di lui con un
assordante “Eh?”.
L'Uchiha
si schiarì la gola, sentendo il sapore ferroso del sangue,
«Niente.»
Gli
era parso che la gola di
Sakura fosse stata tagliata bene a fondo, ma era inutile farsi troppe
domande. Se erano tutti e tre vivi, erano vivi.
E
lui stava già vagliando
l'idea di riandarsene da Konoha. Tanto lo sharingan lo poteva
evidentemente usare di nuovo, quindi...
«Comunque,
teme,
pensa che fortuna che tu non sia cieco.» stava appunto
dicendo
Naruto.
«Noto.»
si limitò a
concordare Sasuke.
«Però
Shizune-san dice che non
devi usarlo più, sul serio. Ti hanno salvato gli occhi
all'ultimo. A
proposito, come vedi?» domandò Naruto, tornando ad
abbassare la
voce, come se questo contribuisse al tatto che gli mancava.
Sasuke
borbottò: «Passabile.»
constatando che il colore dei capelli di Naruto era fin troppo
accecante.
L'amico
sorrise raggiante.
«Ma...»
cominciò Sasuke,
spostando l'attenzione sul soffitto, «Quell'altra
lì, è in piedi?»
domandò, palesando distacco. Il motivo della domanda era che
non
voleva rischiare di trovarsela in camera senza essersi prima
preparato un discorsetto per spiegarle che quel bacio era un addio e
simili cose.
Naruto,
ovviamente, rise
credendo di capire, cosa che lo irritò come al solito.
«No,
certo che no.» lo sentì
dire, con tono decisamente diverso, «Ha perso troppo sangue,
è
debolissima.»
«Quando
è successo?» si
sforzò di chiedere con le ultime forze rimaste.
«Quattro
giorni fa. Eri in
rianimazione. Alla fine l'unico a stare bene ero io.» rispose
Naruto, suonando leggermente colpevole.
Gli
occhi di Sasuke saettarono
per un istante soltanto su di lui. Non ricordava quasi nulla, a
partire dall'aver attivato lo sharingan, ma era sicuro di aver
rischiato di uccidere Naruto nel tentativo di combattere il Kyubi.
Di
nuovo.
«Yamato-daichou
era nei
dintorni e mi ha messo il sigillo per bloccare il Kyubi. Abbiamo
avuto una fortuna sfacciata.» continuò l'altro,
grattandosi la
testa e poi osservandolo con remota preoccupazione, «Sembri
stanco
morto, chiamo un'infermiera. Meglio che mi sbrighi, non era neanche
sicuro che ti svegliassi.» rivelò candidamente.
Sasuke
stavolta lo guardò
apertamente, sconcertato.
«Volevo
parlarti prima io, per
dirti di Sakura-chan!» si giustificò Naruto,
ridendo di nuovo e
saltando in piedi. «Ben svegliato, comunque!» lo
salutò, per poi
correre a chiamare urlando la sventurata infermiera che aveva di
sicuro avuto il dovere di tenerlo d'occhio tutto il tempo.
Sasuke
chiuse gli occhi, e
quando li riaprì gli parve che fosse passato un solo
istante.
Probabilmente era svenuto, si disse, mentre, ricordandosi dei dolori
alla schiena, si limitava a strisciare con estrema delicatezza verso
la testata del letto per cercare un sostegno che lo aiutasse a
mettersi a sedere.
«Fermo,
ti fai male.» lo
bloccò la voce preoccupata di Sakura, alla sua destra.
Sasuke
si immobilizzò,
osservandola di sottecchi: una benda le circondava il collo, e la
kunoichi sedeva su una sedia a rotelle, troppo debole per camminare,
ma per il resto stava davvero bene. La benda era molto più
in basso
di quanto si aspettasse, era sicuro di ricordare che il taglio fosse
avvenuto a metà del collo, ma ciò spiegava come
fosse potuta
sopravvivere alla ferita.
“Immaginazione
di uno schizzato e spiccato pessimismo non sono una sorpresa per te”,
gli
suggerì una vocetta mentale orribilmente simile a quella
beffarda di
Suigetsu.
«Sei
stato grande a tenere a
bada il Kyubi prima dell'arrivo di Yamato-daichou.» disse
Sakura
tutto d'un fiato, arrossendo e apparendo quasi come la bambina che
era stata, ansiosa e timida. Sasuke aggrottò la fronte,
senza dir
nulla, e la ragazza giocherellò col bordo della propria
camicia
ospedaliera.
«E...»
cominciò poi, non
senza visibili tentennamenti.
Sasuke
temette sinceramente che
volesse tirar fuori l'argomento bacio, e prese in esame la
possibilità di fingersi dolorante per distrarla.
«Quel
litigio idiota...»
continuò Sakura, tamburellando con le dita su una sua gamba,
«Abbiamo rischiato di morire senza chiarire nulla, abbiamo
rischiato
di morire mentre litigavamo. Sarebbe stato orribile.»
ricordò,
fissandolo intensamente negli occhi.
«Lasciamolo
perdere.» si sentì
di proporre Sasuke, magnanimo.
«E
il resto... dopo il
litigio?»
Sasuke
sussultò, mossa che gli
costò cara, e trattenne un gemito di dolore alla schiena.
«Lo
lasciamo perdere?»
azzardò, incerto. Lei inarcò le sopracciglia,
scettica. Sasuke, con
suo sommo orrore, si rese conto del troppo calore sul proprio viso, e
guardò altrove.
La
risatina di Sakura gli
comunicò che i suoi timori erano totalmente fondati.
«Se
vuoi mi dichiaro di nuovo a
Naruto.» scherzò Sakura.
Sasuke
pensò che
no,
dopotutto non aveva mai sperato seriamente nell'idea di essere
lasciato in pace. Che suo malgrado gli andava di vivere senza sperare
più in nulla, accettando quello che gli veniva offerto. E
che
sarebbe stato più tranquillo senza gli assalti sentimentali
di
Sakura, lei ottenuta la preda avrebbe smesso di avere cambi di umore
così repentini, mentre con Naruto non sarebbe cambiato nulla
perché
quello sarebbe rimasto una perenne rottura di scatole.
«No.
Cioè, come ti pare.»
decretò quindi.
«Come
mi pare?» ripeté
Sakura, stupita. Lui la guardò, trovandola sorridente ma
ancora in
guardia. E non si fidò minimamente della sua espressione
rassicurante, memore dei suoi sbalzi d'ira preceduti da sorrisetti
tranquilli.
«Non
sono fatti miei.» si
sforzò di dire in maniera comprensibile, cercando
così un punto di
incontro. Evidentemente Sakura non colse l'offerta di pace,
perché
fece lo sforzo di tirarsi in piedi con una smorfia di dolore,
lasciando che la sedia a rotelle scivolasse indietro bruscamente, e
si buttò a sedere sul letto facendolo dondolare con palese
sadismo.
«Non
crederai davvero che io ti
permetta di fare marcia indietro ora, vero? A costo di
costringerti.»
minacciò.
Sasuke
più che infastidirsi la
trovò parecchio idiota, ed evitando di mostrarle quanto gli
stesse
facendo male con quei movimenti bruschi perfetti per stuzzicare le
sue ferite, domandò perplesso: «Nel senso, tipo,
che mi
violenteresti?»
Sakura
arrossì, ma sostenne lo
sguardo ironico dell'altro: «Sì, anche.»
proclamò convinta.
L'Uchiha
sospirò. Dopotutto era
libero di fare quello che voleva, e se voleva chiudere il discorso,
accontentare Sakura sarebbe risultato utile.
«Come
ti pare, te l'ho detto.»
bofonchiò, scontroso, tenendola sott'occhio.
Lei
gli parve sul punto di
arrabbiarsi, ma evidentemente colse finalmente il via libera e rise,
felice, prima di gettarglisi contro.
Avrebbe
dovuto fargli molto
male, Sakura come medico doveva valere due soldi, eppure Sasuke non
riuscì a badare al dolore alla schiena mentre lei lo
ricopriva di
baci felici, né alla risata di Naruto che
riecheggiò per il
corridoio.
Forse,
anche se non l'avrebbe mai ammesso, nonostante la sua ostentata
voglia di solitudine e tranquillità, aveva un po' sperato
nel
contrario:
che gli dessero fastidio a vita.
Shizune
terminò di osservare le
mancate reazioni oculari del paziente alla luce della piccola torcia,
e si rizzò in piedi all'arrivo di Tsunade.
«Come
sta?» domandò
stancamente la donna, entrando nella stanza.
«Come
al solito. E' in uno
stato di catatonia totale, non ha alcun tipo di reazione agli
stimoli. Ma Naruto-kun... L'ha visto oggi?»
Tsunade
annuì, «Sta meglio.
Credo che potrebbe svegliarsi da un momento all'altro.»
Shizune
sospirò.
«E
vorrà non averlo fatto.»
mormorò.
«Non
posso dargli torto.»
concordò cupamente Tsunade. «Dovremo comunicargli
che Sasuke...»
«Che
la sua mente è andata in
pezzi a causa del Kyubi. O forse prima, con la morte di...
Sakura.»
terminò per lei Shizune, vedendola sobbalzare a quel nome.
«Immagino
che di lei sia già a conoscenza, Raido-san e Iwashi-san sono
stati
chiari su cosa sono riusciti a vedere prima che Naruto-kun perdesse
il controllo.»
«Credo
che al suo risveglio
sarà comunque convinto di trovarla accanto a sé,
conosciamo
Naruto.» la contraddisse l'Hokage, addolorata.
«E
si darà le colpe per quanto
è accaduto a Sasuke. Non vorrà credere neppure al
fatto che non si
riprenderà mai. Tutto questo è
orribile.» non riuscì a non
commentare Shizune, spostandosi e lasciandosi cadere su una sedia.
Tsunade si passò le mani sul viso stanco, tirando lievemente
la
pelle sulle tempie e chiudendo gli occhi.
«L'hai
detto...» sussurrò,
sentendo il peso dei suoi anni precipitarle sulle spalle ancora una
volta.
Naruto
aprì gli occhi.
E
due tanzaku, strappati
dall'insolito vento che batteva Konoha da giorni, volteggiarono verso
il cielo per poi precipitare a terra, come le speranze in essi
contenute.
Note
per capire meglio:
Così come ho descritto prima la mattinata seguendo l'ordine:
“Naruto, Sakura, Sasuke”, ho continuato
distruggendo le speranze
nello stesso ordine. Naruto è quello che ci
spera tantissimo, e
ovviamente che “tutto resti com'è” non
può accadere. Ritorna
alla fine perché è lui quello che
dovrà constatare quanto le cose
siano in effetti cambiate. E che ovviamente si incolperà a
vita per
non aver seguito Sasuke in casa e averlo preso a calci, giusto per
gelosia. Gelosia nei confronti di Sakura ma anche di Sasuke,
sì,
sono stata traviata da qualcuno con strane idee.
(E
non mi aspetto che Naruto
viva a lungo dopo questo casino.)
Sakura,
quella che ci spera troppo, come sempre l'ho resa un po' -tantino-
protagonista, perché per me lei è quella che vive
di speranze, la
rappresentazione di esse, sia per i suoi occhi che per la sua anima.
Naruto vive più di certezze che devono ancora accadere,
passatemi la
definizione, perché non si limita a sperare ma è
sicuro che ciò
che vuole avverrà, così è stato per
Sasuke e così per il resto,
escluso in questo caso il “che nulla cambi”.
Sakura
ha osato
sperare tantissimo in due cose, e con lei sono stata particolarmente
crudele: prima ha (umanamente) sperato che Sasuke fosse il suo
principe azzurro, e quando ha capito che non sarebbe avvenuto, si
è
spostata nello sperare di avere lui. A quel punto non l'ho
accontentata neanche in questo, perché muore e non
può averlo. La
morte distrugge anche la sua speranza più grande, quella che
ha
sempre avuto e per cui ha lavorato tanto, il “non voglio
restare
indietro”.
C'è
da dire però che, dato che
in un certo senso si è “accontentata”,
sperando in modo più
moderato di avere almeno Sasuke tutto per sé, un po' la sua
speranza
di avere Sasuke per sé si è avverata. Nella mente
di quest'ultimo.
Sasuke:
lui non ci ha mai sperato veramente nell'essere lasciato in pace, e
secondo me non ci spererebbe mai del tutto. Lui finge
di
sperare di essere lasciato in pace, e per questo nella sua mente
è
avvenuto il contrario: un'eternità di Sakura e Naruto.
Mentalmente,
viceversa, spera il contrario, e infatti nella realtà ha
perso
Sakura e perderà Naruto, anzi, si è perso proprio
lui. Ma mi sento
di dire che la sua fine, la pazzia, è stata la
più dolce. Ah, spero
si noti quanto ogni sua domanda realistica abbia una risposta pronta
nei suoi pensieri, qualcosa che spieghi in modo razionale che
“va
tutto bene, avevi capito male tu”, e questo è solo
un suo
meccanismo di difesa, l'ultimo rimasto. Anche Sakura che lo
“costringe” a stare assieme a lei serve soltanto
perché gli fa
comodo.
(Nella
realtà è cieco,
paralizzato da metà schiena in giù, ma non
importa perché tanto la
sua mente è al diavolo. Ci sarebbe finita comunque anche
solo con la
morte di Sakura, ma è il Kyubi ad aver dato la stoccata
finale)
Come
sempre, note più lunghe
della storia, sì.
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