Il Richiamo della Terra

di Usagi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Ritorno non Concesso ***
Capitolo 2: *** Destino di Distruzione ***
Capitolo 3: *** Il Patto dei Draghi ***
Capitolo 4: *** I Sentimenti che attirano l’uno verso l’altro ***
Capitolo 5: *** Il Guymelef di Gaea ***
Capitolo 6: *** Il Popolo Ispano ***
Capitolo 7: *** Presagi ***
Capitolo 8: *** La Terra di Asgard ***
Capitolo 9: *** Paradiso in Bilico ***
Capitolo 10: *** Preludio di Tempesta ***
Capitolo 11: *** L'Ultima Salvezza ***
Capitolo 12: *** Volare fino al Cielo ***
Capitolo 13: *** L'ultimo Sigillo ***
Capitolo 14: *** Un Destino di Sacrificio ***
Capitolo 15: *** Una Determinazione Sfavillante ***
Capitolo 16: *** L'Abbraccio della Terra ***
Capitolo 17: *** Barlume di un Inizio ***
Capitolo 18: *** Il Corso del Destino ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il Ritorno non Concesso ***


 

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


1
Prologo
Il Ritorno non Concesso

« Il destino avverso è inarrestabile:
se continua così Gaea subirà
la stessa fine di Atlantide! »

 

 

« Van! Ho udito chiara la voce di Hitomi: ti sta aspettando! » era stato strano sentirselo dire da lui, Allen Schezar, il suo nemico il cui valore di rivale aveva inspiegabilmente perso senso non appena aveva udito la sua voce.
« HITOMI!!! » La chiamò con tutta la sua voce, facendo uscire tutta l’aria nei polmoni mentre il suo gilet andava strappandosi a causa dell’apertura delle sue ali immense.
« Un drago, un bianchissimo drago, si leva nel cielo » indicò un soldato, con voce spenta dalla stanchezza e dallo stupore.
E le armi erano cadute, il fragore della guerra era cessato. Tuttavia, in quel momento, un solo pensiero era stato più importante di qualsiasi altro: raggiungere la persona che amava.

« Potrà mai questo momento, creato dalle fragili menti delle persone, divenire eterno? »


Adesso era lontano quel momento, il momento in cui i sentimenti li avevano fatti attirare uno verso l’altro. Lei stava per ascendere da quella colonna di luce che l’avrebbe ricondotta nel proprio mondo, la Luna dell’Illusione. Sarebbero stati troppo lontani.
« Hitomi… » la stava osservando mentre lei continuava ad urlare già a qualche metro dal suolo.
« Giuro che non ti dimenticherò mai! »
Poi successe qualcosa di strano. Il ciondolo che brillava nella sua mano sembrò pulsare, fu tutto estremamente veloce. Mentre apriva la mano per osservare il pendente, la colonna di luce si assottigliò e Hitomi giaceva a terra svenuta, nel punto in cui era partita.


« La causa di tutte le sofferenze di Van e degli altri, sei tu. »
Aveva riconosciuto quella voce, era l’angelica voce della madre di Van. Quella voce così sicura e dolce al contempo, la tipica voce che aveva sua madre. La voce di chi non ha timore ed è colma di fiducia.
« Le paure che covavi nel cuore, amplificate dalle tue doti di chiaroveggenza, sono state decisive affinché tra i tanti futuri possibili, a realizzarsi fosse quello dalle conseguenze più tristi e dolorose. »
Era stata lei. Non aveva dimenticato nemmeno quanto la consapevolezza di quella verità l’aveva fatta sentire in colpa. Perché le stavano venendo in mente tutte quelle cose?
Adesso ricordava. La guerra era finita e aveva appena salutato Van, stava per tornare nel suo paese, dalla sua famiglia, dal Sempai Amano e dalla sua cara amica Yukari. Chissà perché in quel momento sembravano non avere più alcuna importanza.

« I tuoi sentimenti hanno legato Van e adesso gli stessi ti legheranno indissolubilmente a Gaea. Questo è il prezzo da pagare per chi utilizza il potere di Atlantide. »
Aprì gli occhi, una tormenta di neve infuriava intorno a lei. Non aveva freddo.
Il rumore di una girandola di carta, di quelle che le bambine tenevano alle feste di paese.
« Sei stata brava Hitomi, hai avuto fiducia nella persona che ami. Hai salvato Gaea dalla distruzione e dal destino di guerra. Tuttavia, adesso il tuo destino è legato a questa stessa terra, poiché tu stessa ne diverrai il fulcro vitale. »
Hitomi sollevò lo sguardo. Era sua nonna, aveva le medesime sembianze di quando l’aveva vista nella sua visione. Le sorrideva, sembrava felice. Eppure le sue parole suonavano come una condanna.
« Che cosa vuoi dire, nonna? » domandò con voce sottile, riemergendo appena da quel baratro che sembrava essere diventato il suo destino.
« Puoi stare accanto alla persona che ami, ma devi trovare il modo per restare in vita, senza di te Gaea morirà e se tu andrai via, anche tu finirai col morire. » adesso la voce di sua nonna adolescente, così somigliante a lei, si era fatta più cupa, profonda.
Poi vi fu il buio totale. La tormenta era sparita.
« Nonna, Nonna!? » la chiamò quasi con voce isterica, prima che la sua attenzione venisse attirata da una piuma bianchissima che svolazzava vicino al suo raggio visivo.
« Devi fare in fretta Hitomi: la macchina di Atlantide è stata distrutta, ma tutto il peso delle sofferenze delle sue vittime, è gravato sulle tue spalle da una maledizione: entro una luna dalla fine della guerra, la ragazza che viene dalla Luna dell’Illusione dovrà redimere le vittime di Gaea. Se non vi riuscirà, pagherà con la sua stessa vita e la terra morirà con lei. »
E la madre di Van sparì e con se quella piuma che aveva toccato il suolo.

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Capitolo 2
*** Destino di Distruzione ***


Ciao a tutti! Ebbene ecco il secondo capitolo della fanfiction.
Inizio con il dire che, forse, leggendo avrete notato sicuramente che sotto il titolo sono state inserite delle frasi. Esse provengono direttamente dalla versione italiana dell'anime. Ho reputato inserirle perché sono indicative per ogni capitolo. Inizio con il dire che ancora sono con la stesura della storia ma ho già in mente tutto quanto quindi credo che non ci saranno ritardi con la pubblicazione che avverrà in media circa una volta a settimana.
Ringrazio anticipatamente le persone che hanno inserito questa storia fra i preferiti, alexiell e leidia.
Spero di ricevere tanti commenti e suggerimenti e perché no, anche delle critiche se le riterrete opportune.
Ho cercato di dare quell'ambientazione tipica dell'anime dove gli episodi venivano conclusi sul "più bello" lasciando noi povere telespettatrici con la bocca aperta e l'ansia fino alla settimana prossima. Non me ne vogliate! ^_^
Comunque sia, adesso vi lascio alla lettura del capitolo, ringraziando ancora un volta chi commenterà.

 

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


2
Destino di Distruzione

« Non mi resta altra scelta che accettare quello che è il mio destino!
Mi caricherò io del peso di questa guerra
insieme alle sofferenze di tutti coloro
che ne saranno vittime! »

 



« Ha perso i sensi così all’improvviso? » una voce preoccupata. Familiare.
« Te l’ho già detto, era a terra svenuta esattamente dove era apparsa la colonna di luce! » un’altra voce, nonostante la rabbia era evidente la preoccupazione. 
« Guardate, sembra che si stia svegliando! » aveva detto una voce più infantile, che l’avrebbe fatta sorridere.
Il buio diventava sempre più chiaro, come se una luce volesse farle spazio in quelle tenebre profonde. Quando Hitomi si rese conto che aprire gli occhi non sembrava esserle così faticoso, la prima cosa di cui si accorse fu che era notte.
« Hitomi! » e la sua mano venne immediatamente stretta da una presa sicura.
« Van… dove..? » cominciò a parlare, confusa.
Ma lui scosse il capo mortificato, « Perdonami Hitomi, sei ancora su Gaea. Stai bene? »
Le ci volle qualche attimo per capire, per rimettere tutti i pezzi al loro posto.
« Cos’è successo? » domandò, e con piacere, si accorse che l’uso della parola sembrava esserle tornato.
« Non lo sappiamo ancora. » proprio in quel momento la voce di Allen la raggiunse prima che la sua figura si spostasse verso la candela, concedendole così di vederlo chiaramente.
« Signor Allen… voi qui? » anche questo fu difficile da concepire. Lei era a Fanelia, come poteva trovarsi Allen lì? Sapeva che era rimasto ad Asturia a proteggere la Principessa Millerna.
« Sono venuto appena ho visto la colonna di luce sparire ancor prima di raggiungere la Luna dell’Illusione. » parlava con sincera preoccupazione, i modi ancora da cavaliere.
« Hitomi… » proprio in quel momento, una ragazza gatto le saltò sul letto, aveva gli occhi inondati di lacrime.
« Merle.. Non preoccuparti, sto bene! » aveva sorriso, rimettendosi a sedere.
« Hai dormito per giorni, non sapevamo che cosa ti fosse successo! Eravamo così preoccupati! » ricominciò a piagnucolare mentre le mani, più simili a zampe, stringevano le coperte candide del letto.
Ci fu un momento di silenzio, dove incontrò gli occhi di Van, sembravano così preoccupati. Proprio come aveva detto la ragazza-gatto.
« Adesso andiamo Merle, lasciamo che Hitomi riposi.. » la voce di Allen, dopo qualche istante, sembrò risvegliarla ancora una volta, si accorse che aveva mosso i suoi passi fino a raggiungere la soglia della porta. La gattina sembrò comprendere in ritardo di qualche secondo il vero contenuto di quel messaggio ma poi anche lei si uscì dalla stanza richiudendosi la porta dietro le spalle. 

Prima che potesse dire qualsiasi cosa, le braccia di Van la circondarono e fu avvolta dal suo profumo, mentre si rendeva conto che la stava stringendo a sé.
« Ho avuto tanta paura, non riuscivo a svegliarti. » mormorò semplicemente vicino al suo orecchio.
Hitomi si riprese in fretta, nonostante fosse arrossita profondamente. Allungò le braccia per ricambiare l’abbraccio a sua volta.
« Perdonami se ti ho fatto preoccupare, però dimmi cos’è successo: ricordo solo che stavo per tornare sulla terra… » s’interruppe vedendo il suo sguardo.
« Hitomi, ho sentito chiaramente una vibrazione dal tuo ciondolo e poi, eri lì. Sei stata quasi tre giorni incosciente, tranne quando deliravi. Hai avuto la febbre molto alta. »
Hitomi sembrò sorpresa: non ricordava sintomi simili. In effetti, non ricordava proprio nulla.
« Adesso mi sento bene. » lo rassicurò muovendosi per togliersi le coperte di dosso. Aveva fame. La mano di Van fu più veloce.
« Hai detto cose strane mentre eri preda del delirio della febbre. » il tono di voce si era fatto più serio.
« Se c’è qualcosa che ti turba, voglio essere il primo a saperlo. Ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per farti tornare a casa.
»
« Van.. io.. » ma prima che potesse concludere la sua frase, si portò una mano alla testa, le faceva molto male.
« Stai bene? » Van era di nuovo allarmato e preoccupato.
Hitomi annuì, con poca convinzione.
« Se hai fame ti farò portare qualcosa, ma sarà il caso che riposi almeno per questa notte, domani se starai bene ti alzerai. »
La ragazza della Luna dell’Illusione annuì.
« Tornerò quanto prima. » gli aveva sorriso, prima di baciarla castamente sulla fronte, era arrossita.
L’aveva osservato uscire dalla porta guardandola ancora una volta poi si era distesa nuovamente chiudendo gli occhi.
Quando Van era tornato con un vassoio carico di cibo, Hitomi si era di nuovo addormentata.  

Era in un campo di battaglia, poteva percepire il fragore delle armi a pochi metri da lei. Voltandosi vide ciò che più temeva: Van a bordo dell’Escaflowne, stava combattendo contro un altro guymelef.
Proprio in quel momento sentì una vibrazione provenire alla sua destra. Incauta si voltò.
Una luce viola l’avvolse facendole tremare la terra sotto i piedi: sarebbe precipitata. Tentò invano di avanzare cercando di fuggire dalla crepa sempre più fragile ma mettendo un piede avanti finì per sbilanciarsi e cadere.
Ebbe come una sensazione di deja-vu: era già successo, sapeva che cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Aprì gli occhi, sperando di veder apparire Van con il braccio rivolto verso di lei per sostenerla e salvarla, ma non arrivò nulla. Vide solo il buio avanzare contro la luce che andava facendosi più fioca man mano che precipitava.
Sentì qualcosa di freddo e viscido legarsi contro il suo braccio proteso e con orrore apprese che si trattava di un ramo, un ramo vivo e sorprendentemente liscio. Aveva vita propria.
Il ramo le si attorcigliò lungo tutto il braccio fino a risalire sulle spalle e avvolgere anche il resto del corpo. Tentò di divincolarsi, ma quanto più tentava di staccarselo di dosso, tanto quello le stringeva le carni. Quando le avvolse il collo, proruppe in un grido atroce.

« Hitomi!! » la voce di Merle sembrava cercar di superare gli urli di Hitomi, invano.
Aprì gli occhi e contemporaneamente sentì la presa della gatta contro le sue braccia, sembrava che stesse cercando di trattenerla ed in effetti era così.
« Hitomi, adesso basta, svegliati! »
D’un tratto riuscì a fermarsi, con le labbra ancora dischiuse pronte ad urlare, la mano destra stringeva con forza il braccio sinistro, in quel momento avvertì il dolore della sua stessa morsa.
« Merle. » sussurrò Hitomi abbandonando le braccia sul letto, con un sospiro di sollievo.
« Hitomi, sei pallidissima. » sentenziò la gatta riprendendo fiato.
« Si può sapere che cosa diavolo hai visto? Mi hai fatto prendere un colpo! »
La candela ardeva ancora alta, possibile che fosse passato così poco tempo da quando si era riaddormentata?
Aveva il respiro corto ed un milione di immagini nella propria testa.
« Ehi mi senti? » ripeteva Merle, con tono più preoccupato che ironico.
Hitomi si alzò di scatto, mettendosi seduta.
« Ehi, ehi! Non puoi alzarti così, se non mi dici che cos’hai! O andrò a chiamare il Signorino Van! » e la gatta incrociò le braccia al petto. « Sempre che non ti abbia già sentito, con tutte quelle urla. »
« Merle. Ascoltami, devi dirmi quanto tempo è passato da quando la guerra contro Zaibach è finita. »
La gatta storse di lato la testa, visibilmente perplessa.
« Domani saranno già tre settimane, è incredibile come il tempo sembra passare in fretta, vero? »
« Tre settimane? » Hitomi deglutì un nodo in gola.
« Esatto. Lo sai che sei proprio strana? »
« Devo parlare con Van! » sentenziò la ragazza, liberandosi dalle coltri, saltando dal letto.
« Ehi aspetta! »
Ma Hitomi era già fuori dalla sua stanza e correva attraversando un corridoio illuminato semplicemente dalle fiaccole nel grande palazzo reale di Fanelia.
 
Van era immerso nei suoi pensieri.
L’aria, nonostante preannunciasse l’arrivo della primavera, era fredda al punto tale che persino il Re di Fanelia, aveva la pelle d’oca.
Cercando di allontanare le preoccupazioni si era rifugiato in un fitto allenamento con la spada, visto che solo in quel momento, quando gli impegni di palazzo non richiedevano la sua presenza di continuo, aveva tempo per se stesso.
Fanelia sarebbe stata risorta presto dalle ceneri così come l’antica fenice: il solo pensiero sembrava risanare ogni sua stanchezza.
Tuttavia, era angosciato per Hitomi e, a peggiorare la situazione, persino i draghi si erano pericolosamente avvicinati alla città. Per esperienza sapeva che non era una buon segno.
Non possedeva le doti di chiaroveggenza di Hitomi, ma anche senza queste, sapeva benissimo che c’era qualcosa che non andava. Tutto era cominciato da quando la colonna di luce era sparita all’improvviso, come se qualcosa non avesse funzionato.
Il fendente che aveva appena rivolto contro un invisibile nemico si fermò a mezz’aria quando gli parve di udire un urlo. Era troppo lontano perché riuscisse a capirne l’esatta locazione e scacciò il pensiero che fosse stata proprio Hitomi ad urlare.
Non era possibile, Merle era lì con lei.
Sollevò lo sguardo fissando il cielo e la Luna dell’Illusione, azzurra e splendida.
Come un lampo, la sua mente venne attraversata dal viso sorridente di Hitomi, per sparire immediatamente dopo.
Proprio in quel momento gli parve di sentire qualcosa, come dei passi veloci. Stette allerta, prima che si rilassasse: erano delle calzature che solo una persona poteva indossare, poiché non ne esistevano altre uguali.
« Van! »
La sua voce lo fece voltare immediatamente.
Riconobbe Hitomi fermarsi a pochi metri da lui con il fiatone.
« Hitomi, cosa succede? » aveva riposto la spada nel fodero e l’osservava.
« Sta per succedere qualcosa! » esclamò lei, piegandosi in avanti, mettendo le mani sulle ginocchia. Aveva corso molto.
« Gaea sta.. »
Ma il verso di un animale che ben conosceva, straziò la tranquillità della notte.
« Un Drago! Un drago della terra, ai confini della foresta! »
La voce del soldato seguì l’ennesimo ruggito.

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Capitolo 3
*** Il Patto dei Draghi ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


3
Il Patto dei Draghi

« Sono il tuo odio e le tue paure
ad attirare i draghi contro di te! »

 

Avanzare di notte attraverso la foresta, non sembrava essere un problema per il giovane drago, i suoi sensi erano del tutto attenti e nonostante il suo obiettivo sembrava esser quello di raggiungere un preciso punto oramai non poco distante, le voci degli umani che lo seguivano a poca distanza, sembrava preoccuparlo non poco.
Un altro ruggito più vicino sembrò rianimarlo: la sua compagna lo aveva raggiunto. Poteva sentirne l’odore ed udirne l’avanzare veloce poco distante da lui.
Il Drago, li stava aspettando.

« Hitomi! Dove stai andando!? »
Era incredibile come fosse veloce quella ragazza. Si stava inoltrando all’interno della foresta tutta sola. Allen svelto salì sul suo cavallo, anche lui avvertito dall’imminente caccia al drago.
« Hitomi, dammi la mano! » le urlò quando fu abbastanza vicino, avrebbero fatto prima a cavallo.
Quando furono entrambi abbastanza vicini Hitomi finì con il riuscire a salire in groppa al cavallo di Allen.
« Presto, Signor Allen, vada più veloce! » esclamò, stringendo il suo pendente fra le mani.
Cercava di concentrarsi, di visualizzare come sempre il luogo che desiderava raggiungere.
Due draghi. L’Escaflowne. Van. Una grande tomba.
« Di qua! Signor Allen!! » urlò d’un tratto, facendo segnale all’uomo in sella davanti a lei di cambiare direzione.
Un’altra visione: Van con la spada insanguinata. Un drago a terra, l’altro pronto a divorarlo.
« Van! Non farlo! » urlò Hitomi.
« Hitomi, ma cosa? » rispose Allen, visibilmente perplesso. Nonostante fosse abituato alle sue improvvise visioni, non era mai riuscito a comprenderla del tutto.
« Presto Signor Allen, più veloce. Dobbiamo raggiungere il luogo dove sono sepolti la madre ed il padre di Van! »
Un ruggito più vicino, tremendamente vicino, interruppe ogni parola.
Fu in un attimo e le fiamme li avvolsero.
L’istante successivo Hitomi era a terra, protetta da Allen, il cavallo alle loro spalle, scappava imbizzarrito.
« Hitomi, stai bene? » domandò lui sollevandola per le spalle.
« Van! dobbiamo andare da Van! » e si sollevò in piedi, nonostante si fosse sbucciata un ginocchio. Riprese a correre, seguendo una direzione ben precisa.
« Aspetta Hitomi! » ed Allen si lanciò all’inseguimento.

Van stava correndo con tutte le sue energie attraverso il confine della foresta. Nonostante avesse cercato più volte di attirare l’attenzione del drago che sembrava sfuggirgli, questo continuava a correre velocemente attraverso la foresta.
Quando un altro ruggito si frappose a quello del drago che stava inseguendo, capì di essere in netta minoranza. Nonostante i suoi uomini fossero addestrati per saper fronteggiare un drago, sapeva che avrebbe comunque avuto numerose perdite.
« Ehi! Drago! Sono qui! » urlò ancora una volta, cercando di attirare la sua attenzione.
Ed ancora una volta il drago continuava imperterrito nella sua corsa.
Di questo passo avrebbe raggiunto..
Il fuoco alla sua sinistra lo fece voltare, il secondo drago aveva usato la sua arma, ma contro di chi?
« Maledizione! » sbraitò, correndo più veloce. Si sorprese di essere stato seminato dal drago. Ma poco dopo, si ritrovò d’innanzi la radura dove erano seppelliti suo padre, sua madre ed anche Folken. L’Escaflowne, faceva di guardia ai suoi cari.
Ciò che lo sorprese più di ogni altra cosa, fu quella di vedere i draghi inchinati davanti al suo Guymelef.
« Van! »
La voce di Hitomi lo raggiunse e se la ritrovò pericolosamente vicina.
Quando i draghi la videro, la puntarono immediatamente.
Quella che doveva essere la femmina, gonfiò ancora una volta il suo petto pronta a caricare l’ennesima fiammata.
« Hitomi spostati! » Allen si gettò contro di lei, facendole ancora una volta da scudo, mentre cadevano a diversi metri di distanza da dove le fiamme avevano arso l’erba.
« Maledetti! » Van si lanciò con la spada sguainata contro il drago a lui più vicino.
« Allen pensa ad Hitomi! »
Spiccò un salto così alto da cogliere di sorpresa il drago, sapeva che il punto debole si trovava all’altezza del cuore e che le sue scaglie proteggevano il dorso ma non il ventre.
Ma Hitomi, si alzò prima che Allen potesse fermarla e si lanciò correndo verso Van.
Sembrò non preoccuparsi quando si frappose fra il drago e l’uomo che amava.
« No Van, non farlo! » urlò lei, e sembrò che anche il Drago avesse compreso.
« Hitomi, va via! »
Ma le braccia di Van raggiunsero più velocemente le parole di Allen.
Fu in quel momento che si sprigionò una luce fortissima.
Entrambi si voltarono in quella direzione.
La gemma incastonata nell’Escaflowne, sede del Drag-Energyst, era entrata in risonanza con il ciondolo di Hitomi.
Una fortissima luce li costrinse a tenere gli occhi chiusi.

« Ragazza che provieni dalla Luna dell’Illusione. »
Hitomi aprì gli occhi, Van era accanto a lei.
« Hitomi, cosa succede? » domandò lui, ma la ragazza osservava un’altra direzione.
Seguendo lo sguardo Van si trovò a fissare gli occhi del drago che prima stava per attaccare.
« Ragazza, sei destinata ad entrare in simbiosi con il destino del pianeta di Gaea. »
Era il drago ad aver parlato.
« Re di Fanelia, il tuo destino è quello di proteggere la Ragazza dalla Luna dell’Illusione. Quest’ultima è la chiave di volta per la salvezza di Gaea. Noi draghi abbiamo ascoltato la voce del Drago, l’Escaflowne. Con la nostra vita, concediamo il patto fra Gaea e la ragazza. Ma non è ancora finita. Le vittime non sono ancora soddisfatte. »
Van deglutì, profondamente confuso, si volse a guardare Hitomi.
I suoi occhi erano assenti, vacui. Sapeva che cosa significava.
Stava avendo una delle sue visioni.

Stava fluttuando sulla capitale di Atlantide.
L’aveva già vista tempo addietro, nel suo periodo più bello.
Una creatura alata le passo accanto, senza guardarla. Era stupenda.
« Questo luogo... »
Il tempo cambiò prima ancora che potesse prevedere quello che sarebbe successo.
Scoppiarono dovunque incendi e la terra cominciò a tremare.
« Perché… deve essermi mostrato tutto questo? » si domandò Hitomi con le lacrime agli occhi.
Poteva udire chiaramente le urla di coloro che venivano sorpresi dalle fiamme, di coloro che venivano inghiottiti nelle viscere della terra. Sentiva la loro stessa sofferenza.
« Perché devi sapere. Gaea subirà la stessa fine di Atlantide se non riuscirai a rompere gli altri tre sigilli. »
Hitomi lo vide, era il drago che li aveva attaccati. Parlava con lei. Prima che potesse sorprendersi di sentire la sua voce, quest’ultimo parlò ancora.
« I draghi ti hanno concesso il loro patto, ma ci sono ancora tre sigilli da sciogliere o Gaea è destinata a soccombere insieme a te. »
La sua visione cominciava ad offuscarsi.
« Aspetta! Come farò a capire che cosa devo fare!? E cosa c’è nella Valle dell’Illusione? »
« In quel luogo tutto avrà una fine ed un inizio. »
Hitomi sussultò: la terra sotto i suoi piedi si sbriciolò e cadde nella voragine.
Un ramo l’afferrò e cominciò ad avvolgere il suo braccio.
« Ma cosa..?! No, no! Lasciami! »
E la sofferenza si moltiplicò quando il ramo stritolò il suo corpo in una morsa.

« Hitomi, Hitomi!! »
La voce di Van risuonava nelle sue orecchie.
Quando si rese conto di essere cosciente, riconobbe le sue urla.
Si ritrovò fra le braccia del Re di Fanelia.
« Van.. I draghi! » esclamò mettendosi a sedere, proprio in quel momento si accorse che Van stringeva fra le mani due drag-energyst.
« Ma quelli sono.. »
« Si. Sono apparsi quando mi sono risvegliato. » rispose lui, ancora sorpreso.
« Allora anche tu... Signor Allen! »
La sua attenzione cadde inevitabilmente su Allen, era appoggiato contro un albero, con gli occhi sbarrati, sembrava terrorizzato.
« Allen, che cosa ti succede? » domandò Van con sincera preoccupazione.
Allen ancora appoggiato al tronco dell’albero sembrava mortalmente pallido.
« Mio padre.. ho visto mio padre, davanti a voi.. »
Un’altra enorme luce li avvolse. Essa scaturiva dai drag-enegyst, dal ciondolo di Hitomi e a chiudere il triangolo, l’Escaflowne.
« Ma cosa..!? » La luce fu nuovamente così intensa da costringerli a chiudere gli occhi.
Hitomi però riuscì a vedere chiaramente quello che successe.
I due drag-energyst si librarono per aria. Il primo, corse nella sede di attivazione dell’Escaflowne, il secondo diventò molto piccolo e corse nel proprio ciondolo, quando vi entrò dentro, Hitomi sentì la potenza dell’energyst dentro di se.
Ancora una volta, le tenebre.

*****

 

Ciao a tutti!
Finalmente è online il terzo capitolo della storia. Spero che vi sia piaciuto!
Come vedete la storia va ad infittirsi ed il tempo è sempre meno.
A questo proposito, trovo doveroso ringraziare le 4 persone che hanno aggiunto la storia nei loro preferiti:
alexiell
leidia
Mione1986
shairah

A voi rivolgo un grazie, con la speranza di ricevere commenti su questo capitolo.
Infine, rispondo ai commenti che mi sono arrivati.

Leidia: Ciao! Ti ringrazio per i tuoi complimenti, sono lieta che la storia ti stia appassionando, spero mi farai sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
Selhnin: Ciao! Grazie per aver messo la mia storia fra quelle segui. Ho proprio cercato di scrivere come se stessi descrivendo immagini dell'anime, sono lieta che riesca a trasmettere la stessa cosa anche a chi legge. Sembra che il mio esperimento stia funzionando. Infatti non è proprio nel mio stile scrivere in questo modo. Probabilmente, una volta conclusa questa storia, scriverò qualche one-shots, sulla mia coppia preferita. Ho riletto quella parte che mi hai fatto notare che nonostante siano pensieri di Hitomi in terza persona, la ripetizione non è molto piacevole alla lettura, per cui ho modificato. Grazie! Mi servono degli occhi in più! Infine, ti rispondo dicendo che la storia va a "rilento" proprio perché non voglio mettere tutti i capitoli in una volta. Attualmente sono quasi arrivata a scrivere altri 9 capitoli, per cui puoi tranquilla che la storia andrà avanti tranquillamente. Pubblicherò ogni 4-5 giorni, a seconda degli impegni vari. Non ci saranno ritardi comunque, ve lo posso assicurare :)

Bene ragazze, allora aspetto nuovi commenti sul capitolo!
A presto!

Usagi.

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Capitolo 4
*** I Sentimenti che attirano l’uno verso l’altro ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


4
I Sentimenti che attirano l’uno verso l’altro

« Io combatto col solo scopo di proteggerti! »


« Che cosa vuol dire che Gaea sta per essere distrutta?! »
« Shh! Sta riposando, abbassa la voce. »
« Scusa, Van. È solo che mi sembra tutto così assurdo. »
« Ho visto quello che vedeva anche lei. Ma credo che ci sia dell’altro che ancora non ha avuto occasione di spiegarci. »
« E’ dunque così? La distruzione è inevitabile per il nostro pianeta a causa di quella maledetta macchina per il controllo del destino? »
« I draghi parlavano di altri tre sigilli e sono sicuro che anche tuo padre conosceva questa storia. È per questo che lo hai visto. »
« E tu come fai a dirlo con certezza? »
« In effetti non lo so. Ma tuo padre conosceva forse anche più dell’imperatore Dornkirk riguardo Atlantide. »

« Van.. » mormorò Hitomi oramai sveglia. Aveva udito parte della conversazione, anche se era ancora intontita dal sonno.
« Hitomi, stai bene? » domandò lui, mettendosi accanto a lei.
Annuì lievemente.
« Signor Allen, sta bene anche lei? » domandò, allungando lo sguardo alla ricerca dello spadaccino di cui un tempo si era innamorata.
Lui le sorrise limitandosi ad un cenno con il capo.
« Faccio un giro attorno alle mura di guardia, in caso di pericolo. » disse, facendo un sorriso in direzione di Van.
« Grazie, Allen. »
E poco dopo, la porta si chiuse alle sue spalle.
Hitomi sprofondò sul cuscino. Era distrutta.
« Sta per spuntare l’alba. » constatò Van.
« Oh no, di già? » mormorò Hitomi, e nonostante avesse dormito per giorni interi, la stanchezza era nuovamente pressante come se non avesse mai riposato.
« Tranquilla, puoi restare a dormire per quanto tempo desideri. » rispose lui, gentile.
« Van. » lo chiamò lei.
Lui si sedette sul letto osservandola.
« Dimmi Hitomi. »
« Ho avuto una visione quando sono svenuta qualche giorno fa. » cominciò lei, mettendosi seduta.
« Ho visto un’altra battaglia e te con l’Escaflowne, affrontare un guymelef. » strinse le mani contro le lenzuola, lo sguardo pacifico di Van gli diede però sicurezza per continuare, deglutì lentamente.
« Non riconoscevo il campo di battaglia, però. Prima di questo, ho visto mia nonna, e tua madre. »
« Mia madre? » adesso Van sembrava incredulo ma preoccupato.
« Ha detto che, che se io me ne andrò il pianeta di Gaea e tutti i suoi abitanti verranno distrutti. Anche mia nonna mi ha ripetuto la stessa cosa.. »
« Hitomi.. » non poté fare a meno di prenderla fra le sue braccia, stringendola.
« Farò in modo che tu possa tornare sulla Luna dell’Illusione e non lascerò che ti accada nulla. »
« Voi l’amate non è vero? » In quel momento le parole di Merle pronunciate molto tempo prima, ritornarono alla sua mente con forza.
Quando sentì le lacrime di Hitomi scivolare sulla sua spalla parlò nuovamente.
« Hitomi, c’è una cosa che non ti ho mai detto. »
Lei si volse a guardarlo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, aveva uno sguardo così ingenuo e dolce che Van non poté fare a meno di sorridere.
« Sin dal nostro primo incontro, avevo capito che fossi una persona speciale. Eppure, ho dovuto sentire la tua mancanza prima di rendermene conto; quando sei tornata sulla Luna dell’Illusione e non ti ho più avuta accanto, ho capito che cosa mi mancava. »
Hitomi trattenne il fiato, sentiva il suo cuore battere velocemente.
Van dal canto suo, era sicuro delle sue parole, ma nel momento in cui si crearono quei pochi secondi di silenzio, arrossì lievemente.
« Hitomi.. io.. ho bisogno di te perché ti amo, con tutto me stesso. » e strinse le sue mani, incapace di prevedere una reazione di lei.
Questa era la prima volta che qualcuno le faceva una dichiarazione come si deve. Non aveva mai avuto il tempo di poter rivelare i suoi sentimenti a causa del fatto che sarebbe presto tornata sulla terra, ma adesso, le cose sarebbero cambiate. Quando non era stata teletrasportata era accaduto qualcosa, qualcosa di imprevisto è strano. Era stata felice di essere su quel pianeta. Come lo era stata quando aveva desiderato vederlo, come quando aveva visto la sua piuma in mezzo al quaderno. Come aveva avuto il desiderio di ripetere quella giornata, al solo scopo di arrivare alla sua fine per poterlo ritrovare. E lui, era stato lì per lei. Adesso sapeva quale era il suo posto.
« Van.. » mormorò lei, ancora in lacrime.
« Perdonami Hitomi, non avrei dovuto.. »
Ma lei gli si gettò addosso ancor prima che potesse completare la frase.
« Anche io Van, sono sempre stata innamorata di te. » era strano, come potesse piangere ed al contempo essere felice.
Van sorrise, e quando lei si appoggiò al suo petto, l’accolse amorevolmente.
« Non permetterò che ti succeda qualcosa. »
La sua mano sinistra accarezzò il suo viso, la destra stringeva la sua mano.
Hitomi sollevò il capo mostrando gli occhi pieni di lacrime.
« Che piagnucolona.. » scherzò, arrossendo.
E delicatamente, Van posò le sue labbra sulle sue. 

Quando si svegliò era ancora mattina.
Dovevano essere trascorse solo poche ore.
Sollevò istintivamente il polso, cercando il suo orologio.
Segnavano le 10:35. Van non era con lei nella stanza.
Arrossì quando si ricordò cosa era successo.
Lui le aveva rivelato i suoi sentimenti e lei aveva finalmente espresso i suoi.
Sorrise quando ripensò al bacio che si erano dati e alle parole che gli aveva detto.
Aveva temuto il momento in cui sarebbe dovuta andar via, perché sapeva, che non avrebbe potuto rivelargli quello che provava.
Ma adesso le cose erano cambiate.
Una dolorosa fitta alla testa sembrò riscuoterla. Stava diventando sempre più frequente.
In quel momento la sua attenzione venne attirata dal suo ciondolo.
Era ancora attaccato al suo collo benché lei lo avesse dato a Van.
Lo prese fra le mani e ne sentì il calore.

Improvvisamente non era più a Fanelia.
Una fugace visione le mostrò cosa era successo la notte prima.
I due Drag-energyst che si dividevano e uno andava all’interno del suo ciondolo.
Era lo stesso calore che aveva avvertito.

La potenza della visione l’intontì solo per qualche minuto.
Riaprendo gli occhi, si accorse che era di nuovo nella sua stanza.
Sospirò brevemente: doveva parlare con Van e con il Signor Allen, dovevano assolutamente partire per la Valle dell’Illusione.

« Quindi, quello che stai cercando di dirci è che le vittime della guerra contro Zaibach desiderano vendicarsi sull’intero pianeta di Gaea?! »
« Più precisamente, tutte le vittime della macchina per il controllo del destino. La stessa che portò alla rovina Atlantide. »
« Hitomi, questo vuol dire che.. »
« Si Van, quella volta, quando sei rimasto preda dell’Escaflowne hai visto compiersi la medesima distruzione di Atlantide esattamente come potrebbe accadere a Gaea! »
« Questo vuol dire che allora Gaea è condannata alla distruzione?! »
« No, Merle! Non permetteremo che un simile destino possa compiersi. » rispose Van, guardando poi Hitomi negli occhi.
Lei annuì.
« Allora che cosa dobbiamo fare? » riprese la gatta, con voce piagnucolosa, stringendosi spaventata contro Van.
« I Draghi sono venuti spontaneamente. Il fatto che Van non li abbia uccisi e che sia stata proprio io a fermarlo, è stato decisivo per loro. Se Van li avesse uccisi non avrebbero mai sciolto il loro sigillo. »
« Sigillo? » domandò Allen, perplesso.
Fu Van ad intervenire.
« Ci sono altri tre sigilli da sciogliere, altre tre alleanze da stipulare. Quella dei draghi è stata la prima, ma quali saranno i prossimi? »
« Oh, è tutto così confuso, non ci sto capendo niente! » sbottò Merle, agitata.
« Occorre partire per arrivare nella Valle dell’Illusione. Non c’è altra scelta. » sentenziò Van.
« Allen, so che ti chiedo un enorme favore, ma il Regno di Fanelia non possiede una flotta volante. »
Il Cavaliere Celeste sorrise.
« Perché, pensavate che vi sareste liberati di me? La Crusade è pronta a partire. »
Hitomi sorrise: aveva degli amici splendidi.

Il giorno era trascorso troppo velocemente per il Re di Fanelia.
Accettare di lasciare ancora una volta il suo regno, significava esporlo a grossi rischi.
Tuttavia, la guerra era finita e poiché ogni regno era stato coinvolto nella guerra contro Zaibach, era quantomeno certo che non ci sarebbero state nuove battaglie.
Si trovava all’interno della foresta, nel luogo dove i draghi erano apparsi e aveva ricevuto un drag-energyst.
« Madre mia. »
Le tre tombe che si ergevano sullo spiazzo erano avvolte da cespugli di rose e fiori profumati. Era stata Hitomi a suggerire di piantarli quando avevano eretto una piccola colonna commemorativa per suo fratello Folken.
« Così avranno sempre fiori freschi » aveva detto, con tono gentile.
« Fratello. Si trattava di questo? Era questa la fine che volevi che Gaea evitasse? »
Ma non ricevette risposta.
« Padre, una volta ho lasciato che il Regno di Fanelia venisse distrutto, ma ciò è successo perché non ero preparato, perché ero ancora indegno di ricevere la corona. »
Van strinse la mano che portava al cuore, esattamente come avesse fatto se fosse stato d’innanzi al suo sovrano e padre.
« Non vi deluderò più padre, ve lo prometto. » disse con enfasi le ultime parole.

Si sollevò in piedi, volgendo lo sguardo alla sua destra: l’Escaflowne giaceva ancora nella posizione in cui l’aveva lasciato.
 Solo un piccolo particolare era cambiato.
La sede del drag-energyst era attivata.
Van si avvicinò al drago. Era in simbiosi con quella macchina, anche se nessuno poteva sapere quanto.
« Sembra che il tuo riposo non sia durato poi a lungo. » mormorò con un mezzo sorriso.
Si mosse verso di lui, saltò agilmente lungo la gamba del guymelef per raggiungere la grande gemma rosa. Quando il palmo della sua mano si appoggiò alla superficie, vi si immerse completamente.

« Van..Van! »
« Siete voi, madre?! »
« Van, devi darmi ascolto: devi proteggere la ragazza della luna dell’illusione, hai capito? Fino a quando non sarà giunto il momento devi prenderti cura di quella ragazza e lasciare che non le accada nulla. »
« Madre..»

« Van..»
Il Re di Fanelia si riscosse. Teneva la mano poggiata ancora sulla gemma dell’Escaflowne.
Voltandosi, riconobbe Hitomi.
« Sapevo di trovarti qui. » disse lei, avvicinandosi.
« Scusami, mi cercavi? » domandò lui, compiendo un agile salto per tornare a terra.
« Sei sicuro..? » cominciò lei, avanzando di qualche passo verso di lui.
« Sei sicuro di voler lasciare Fanelia? »
Van annuì.
« Hitomi, ti ho promesso che.. »
« No, non si tratta di questo! » ribatté lei, prima che potesse concludere.
« Van! Fanelia è il tuo regno! Ho visto cosa hai provato la prima volta che è stato distrutto, so cosa significa per te, separartene! »
Van si stupì di quelle parole.
Quella ragazza aveva capito i suoi sentimenti meglio di chiunque altro.
L’abbracciò con forza stringendola a se.
« Sarebbe più doloroso se dovessi separarmi da te. »
« Ma Van..»
« No Hitomi, non dire altro. Sai quali sono i miei sentimenti per te: non lascerò che ti accada qualcosa. Saremo di nuovo io e te. Te lo prometto. »
E sigillarono quella promessa con un bacio. Osservati dalle stelle e benedetti dal destino.

*****

 

Ciao a tutti! Chiedo scusa anticipatamente per l'attesa che vi ho riservato per la pubblicazione di questo capitolo. A dire la verità l'assenza di commenti e recensioni mi ha un po' intristito... ;(
Comunque ringrazio ancora coloro che seguono la storia e chi l'ha inserita nei preferiti.
Spero di non dovervi far attendere per il prossimo capitolo (già pronto, comunque).


E ricordate, un commento è la felicità :)
A presto!

Usagi.
 

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Capitolo 5
*** Il Guymelef di Gaea ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


5
Il Guymelef di Gaea

« I guymelef costruiti dal popolo Ispano hanno
la particolarità di scegliere attraverso un patto di sangue
il loro possessore. E tale egli rimane fino alla sua morte »

 


La Crusade aveva già lasciato i confini del Regno di Fanelia già da molte ore e Van non si era mosso dalla sua posizione.
Continuava a guardare fisso verso la sua terra anche quando essa non era stata che un minuscolo puntino all’orizzonte.
« Signorino Van, state bene? » Merle le si era avvicinata e come al solito si era stretta al suo braccio.
« Certo, Merle. » aveva risposto lui, con tono vago.
« Non preoccupatevi Signorino Van, Fanelia sarà al sicuro. » disse Merle, sorridendo tranquilla.
« Piuttosto, non mi avete detto nulla. Mi meraviglio di voi. » cominciò lei, con tono stizzito.
Van si volse finalmente verso di lei, osservandola di sbieco.
« Che cosa Merle? »
« Di voi e di Hitomi, no?! » disse lei, appena più forte.
Van arrossì.
« I vostri sentimenti l’hanno raggiunta, così come vi hanno raggiunto i suoi quando l’avete trovata a Zaibach. » riprese, con tono più gentile, sincero.
Van annuì lievemente, incapace ancora di parlarle.
« Si però, avreste potuto dirmelo! Ma l’ho capito subito, quando ho sentito Hitomi rientrare con voi. Io ho fatto finta di dormire.. » rispose lei sogghignando.
« Ma Merle! » fece lui, apparentemente indignato.
« Eh no, non dite così. Lo sapete che noi abbiamo l’udito più fine di quello di voi umani. »
Van sospirò, sconfitto.
« Sapete, Signorino Van? Sono felice che Hitomi sia rimasta. »
« Lo sono molto anche io, Merle. » rispose lui sereno.
« Questo vorrà dire che non lascerà più Gaea? » domandò lei, con un sorriso sul volto.
« Tutto dipende da ciò che desidera. Se vorrà tornare a casa, noi non potremmo negarglielo. » rispose lui, con tono triste e serio.
« Ma adesso che lei conosce i sentimenti del Signorino Van, non andrà più via, vero? »
« Vorrei che fosse così Merle, lo vorrei tanto. »
In quel momento nella sua mente apparve un’immagine dell’Escaflowne, sembrava pronto ad attivarsi.
« Signorino Van? »
« L’Escaflowne! » esclamò Van, correndo verso l’hangar dove risiedevano i guymelef.


« Non credi che sia prematuro sforzarti troppo? »
Allen interruppe la sua concentrazione. Era lì ferma da così tanto tempo da averne perso completamente la cognizione.  Sollevò la fronte corrucciata dallo sforzo prima di incrociare lo sguardo di Allen.
« Signor Allen.. » sobbalzò Hitomi chiudendo in fretta la mano che stringeva il ciondolo.
« Non c’è alcuna ragione di sforzare i tuoi poteri di chiaroveggenza, avevo già tracciato la rotta per la Valle dell’Illusione la prima volta che vi siamo andati. » disse lui, comprensivo.
« Non si tratta di questo, Signor Allen. » rispose Hitomi, sembrava in imbarazzo.
Allen storse appena il capo di lato, perplesso.
« Hai forse avuto un’altra visione, Hitomi? »
« No, Signor Allen. Voglio rendermi utile,  tutto qui. »
« Non credi che dovresti stare con Van, adesso? » lo spadaccino sorrise.
« Eh? Lei.. le come lo sa, Signor Allen? » non poté fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo.
« E’ evidente, Hitomi. Anche se non lo dimostrate, tutto l’equipaggio se n’è accorto: un vero peccato per il Sergente Gadeth, sembrava che avesse un debole per te. »
Hitomi arrossì violentemente.
« Signor Allen.. »
« Hai ragione, perdonami. Non è da me parlare in questo modo, solo che sono davvero felice per entrambi. »
Hitomi sorrise, un po’ più a suo agio.
« La ringrazio. »
Proprio in quel momento una visione la colpì violentemente.
Vide l’Escaflowne attivarsi e prendere le sembianze di un drago bianco.
« Hitomi! »
Riaprendo gli occhi si accorse che Allen la teneva per le spalle.
« Signor Allen.. l’Escaflowne.. sta.. »
Non fu difficile divincolarsi dalla presa dell’uomo per correre in direzione del luogo dove era stato portato l’Escaflowne.

Quando arrivò nell’hangar dove era stato alloggiato il guymelef, Van era già lì.
« Van! » lo chiamò, con il fiatone.
« Hitomi, anche tu..? » domandò lui, perplesso.
Lei annuì: bastava così poco per capirsi.
Con passo più lento si avvicinò all’Escaflowne.
« Van, sta per succedere qualcosa. »

Il sergente stava scrutando l’orizzonte, quando una luce luminosa attirò la sua attenzione.
« Accidenti, ma quello…! »
Guardò ancora una volta attraverso il cannocchiale.
« Maledizione, avvertite il capitano! Un Guymelef ci sta venendo contro! Kio, tieniti pronto a virare a sinistra! »
« Si Sergente! » rispose lui, serrando le mani con forza sul timone.
Gadeth andò verso il meccanismo di comunicazione, che rappresentava un tubo di metallo capace di portare la propria voce dovunque.
« Capitano, Guymelef in avvicinamento! »

« Ripeto: Guymelef in avvicinamento, Capitano! »
La voce metallica del Sergente Gadeth giunse anche all’interno della stiva.
« Che cosa?! Com’è possibile?! » esclamò Allen, che aveva seguito Hitomi.
« Andrò con l’Escaflowne! »
« No Van, aspetta! » e Hitomi lo afferrò per il braccio.
« Prima vediamo che cosa ha intenzione di fare! Forse non si tratta di un nemico! »
D’un tratto, l’intera nave fu sbalzata di lato. Hitomi trovò fortunatamente Van a sorreggerla ma Merle e Allen caddero a terra.
« Ma cosa sta succedendo!? »
« Capitano, ci viene addosso! »
« Maledizione! » imprecò Allen, prima che si appoggiasse ad un altro tubo per la comunicazione.
« Aprite il portello! »
« No! Signor Allen! » esclamò Hitomi, ma Van aveva già attivato il dispositivo per aprire l’Escaflowne.
« Hitomi, allontanati! Allen, conto su di te! »
« Van!! »
E velocemente, la nave vibrò dei passi dell’Escaflowne prima che questo si trasformasse in un drago bianco.

Risalire sull’Escaflowne fu per Van un’esperienza unica.
Solo adesso si era reso conto quanto gli fosse mancato pilotare il suo guymelef.
Era proprio vero che fra i due intercorreva un legame simbiotico che solo grazie ad Hitomi aveva potuto sviluppare.
Rivolse un ultimo sguardo verso la Crusade, poteva scorgere Hitomi guardare verso di lui preoccupata e con il suo ciondolo fra le mani.
Poi cercò il guymelef.
Non fu difficile trovarlo. Stava puntando in sua direzione.
Assomigliava ad un guymelef di Zaibach, ma la fattura era completamente diversa.
Sarebbe apparso un guymelef ornamentale tanta era la sua bellezza.
Alla solita forma antropomorfa si aggiungeva una corazza i cui ornamenti ricordavano una foresta. Portava una lunga catena, come alcuni modelli con cui Van aveva dovuto destreggiarsi ad Asturia, solo che, più che sembrare una catena fatta di anelli, assomigliava più al corpo di un serpente.
All’inizio Van venne colto di sorpresa, e per un soffio la catena non colpì l’Escaflowne.
« E’ veloce! » esclamò, sconvolto.
E il suo drago impugnò la spada pronto ad attaccare.

« E’.. il guymelef della mia visione.. » mormorò Hitomi, con gli occhi sbarrati dalla paura.
« Hitomi, lo avevi già visto?! » domandò Merle preoccupata almeno quanto lei.
« Si.. »
Ed ancora una volta le tenebre calarono.

Il Guymelef era almeno tanto veloce quanto il proprio.
Certo, aveva la capacità di prevedere le sue mosse di qualche istante, ma in forma draconica era davvero difficile poter colpire un avversario di quel tipo.
Van cercò di concentrarsi per amplificare le sue percezioni.
I suoi movimenti furono chiari e decisi, pronti ad attaccare.
Sentì la spada incontrare il metallo della corazza del nemico.
Quando finalmente riuscì a colpire l’energyst del guymelef, percepì un urlo che proveniva dalla Crusade, l’urlo di Hitomi.

« Van, attento! » urlò Hitomi dall’alto della sua visuale, stava fluttuando ad una decina di metri dal luogo dello scontro e cercava di aiutare Van anticipandogli le mosse nemiche.
Ma il guymelef puntò contro di lei, ignorando l’Escaflowne.
La catena dalla forma attorcigliata di un serpente la ghermì a se, stringendola.
« Van… aiuto.. » mormorò quando questa cominciò a risalire, proprio come un serpente.
No, adesso somigliava ad un ramo di un albero.
Sapeva cosa sarebbe successo.
Ma questa volta il dolore fu più forte della volta precedente.
« Van!! »

« Hitomi! Hitomi!! » dall’Escaflowne l’urlo di Van venne chiaramente udito.

***

Ciao a tutti! :)  Spero che questo capitolo, un po' più movimentato degli altri, dove finalmente comincia ad arrivare un po' di sana azione, vi sia di gradimento :)
Rispondo all'unico commento ricevuto:

leidia: Ciao! Innanzitutto ti ringrazio per i tuoi complimenti che come sempre mi rendono estremamente felice. No, non è mia intenzione smettere di scrivere la storia, anche se devo dire che mi sono "bloccata" al capitolo dieci. Ma è ancora lontano dalla pubblicazione, quindi per adesso non dovrete subire ritardi di sorta e sono sicura, che per quando dovrà essere pubblicato qui, sarò già andata avanti (e magari la storia sarà anche finita. Chi lo sa! XD )  Spero che questo capitolo ti piaccia, fammi sapere che cosa ne pensi: anche le critiche - così come i commenti positivi - sono ben accetti :D

Un bacio e alla prossima!

Usagi.

 

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Capitolo 6
*** Il Popolo Ispano ***


  The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


6
Il popolo Ispano

« Se sigillato con il sangue
di un membro della stirpe
degli uomini draghi divini
gli Ispano non possono dare garanzie »


Hitomi era incosciente già da qualche minuto.
Nonostante Merle la chiamasse a gran voce, i suoi occhi erano spalancati, le sue pupille dilatate.
La ragazza-gatto si era piegata per sentirle il cuore.
Non c’era battito, i suoi sensi persino più sviluppati di quelli umani, non potevano sbagliarsi.
« E’ come quella volta! Sta succedendo di nuovo! Hitomi! »
Quando era caduta per terra, dopo aver lanciato un urlo, Merle aveva cercato di svegliarla.
Pochi istanti e Van era atterrato con l’Escaflowne, senza preoccuparsi di altro.
« Hitomi,Hitomi! » e si era piegato su di lei.
Questa volta non c’era Millerna che avrebbe potuto aiutarlo.
Doveva fare tutto da solo.
« Merle, fai allontanare gli altri, ha bisogno di respirare. » esclamò e non ci fu bisogno di dire altro, poiché gli altri indietreggiarono istantaneamente.
« Maledizione…! Capo! » la voce di Gadeth si udì d’un tratto.
Ma Van non vi prestò attenzione.
Le tolse la strana giacca che indossava e le sbottonò più velocemente che poteva la camicetta.
Tirò un respiro profondo, poi cercò di isolarsi, cercando di percepire i battiti del proprio cuore.
« Capitano, quella luce!! » Gadeth parlava forte, oramai dimentico della situazione.
Van però sembrò non accorgersene.
Sollevò entrambe le mani e le mise al centro del petto di Hitomi.
Un altro respiro profondo, poi cominciò a spingere forte, cercando di emulare i battiti del cuore.

« Hitomi, Hitomi »
Una voce dolce la chiamava, anche se non riusciva a capire da dove provenisse.
« Chi sei..? » domandò lei, con voce sottile.
« Hitomi, vuoi che il pianeta di Gaea venga distrutto? » la voce sembrava triste, sconsolata.
« Certo che no! » rispose lei, questa volta risoluta.
« Allora perché hai lasciato che la tua ansia e la tua preoccupazione ti dominassero? »
Hitomi non rispose, si volse soltanto alle sue spalle, in quella oscurità cercando di capire di chi fosse la voce.
La madre di Van le ricambiò lo sguardo.
« Hitomi, se continuerai  così morirai. »
E d’un tratto, riuscì a vedere quello che accadeva.
Come una nuvola poté vedere ciò che Van stava facendo per lei, vide il suo corpo riverso a terra, pallido e con gli occhi spalancati, il respiro assente. Van stava cercando di rianimarla.
« Van! » lo chiamò, cercando di fargli capire che stava bene.
« Non posso permettere che Van soffra! Non voglio! » riprese a dire, con la medesima voce.
Il ciondolo brillò nelle sue mani.
E cominciò a correre, in direzione opposta a quella della madre di Van che sorrideva.

« Capitano! Quella nave è..! »
Poi si udì un respiro profondo, un respiro di chi ritorna nuovamente alla vita.
L’eccesso di aria la fece tossire immediatamente e si ritrovò fra le braccia di Van senza nemmeno accorgersene.
« Menomale. » sorrise Van, rinfrancato. Stringendola a se.
« Hitomi! » e Merle le saltò addosso.

« Quella è la Nave Bottega del popolo Ispano!! » urlò Allen.
 In alto nel cielo, si era spalancato un enorme portale, come un vortice azzurro, da dove era calata una enorme nave.
La nave più grossa che avessero mai visto.
Che avevano visto soltanto una volta in tutta la loro vita.
La luce emanata dal portale e dalla nave stessa rischiarò a giorno nonostante stesse quasi per calare il sole.
« Gli Ispano?! Che cosa vorranno?! »
Van sollevò Hitomi fra le braccia, era ancora semi incosciente.
« La porto nella sua stanza..»
Ma la mano di Hitomi lo fece sussultare.
« Dobbiamo.. restare. Io l’ho visto. » mormorò lei, socchiudendo gli occhi, la respirazione ancora incerta.
« Che cosa, Hitomi? Che cosa hai visto? » domandò ancora Van.
Proprio in quel momento dal portello di attracco discesero da una passerella alcune figure.
Bassi di statura, il popolo Ispano era quasi interamente coperto da mantelli che ne occultavano l’aspetto, fatta eccezione per quello che sembrava un grande occhio al centro della testa e dei baffi impertinenti come quelli dell’Uomo-talpa.
« Voi siete il Re di Fanelia. » Van si voltò, udendo la voce di uno di quegli individui alquanto sinistri, nonostante dovesse essere una domanda, sembrava più una minaccia.
« Si sono io. » rispose Van, con tono sicuro, muovendo ancora un passo.
Si volse verso Allen e con uno sguardo s’intesero.
In breve Hitomi passò fra le braccia del Cavaliere Celeste.
« Siete voi, dunque, che avete distrutto il nostro Guymelef. »
Si levarono mormorii dall’equipaggio della Crusade.
« Poiché voi ci stavate attaccando. » rispose lui, con fermezza.
Anche se non poté vedere con i suoi occhi, Van avrebbe potuto giurare di aver visto l’omuncolo ghignare.
D’un tratto volse lo sguardo verso Hitomi.
« Come pagamento dei danni subiti, vogliamo quella ragazza. » disse pacato, con la mano spalancata rivolta verso Hitomi ancora fra le braccia di Allen.
« Che cosa?! E’ assurdo! » esclamò Van, portandosi avanti.
« Quella ragazza ha dei poteri che provengono sicuramente dalla conoscenza degli uomini draghi divini. Simili conoscenze non ci sono pervenute a noi e desideriamo studiarla. » spiegò il portavoce degli Ispano con voce tranquilla.
« Non solo ci avete attaccati di vostra spontanea iniziativa, ma adesso volete anche che vi paghiamo i danni!? E’ una follia! » arrancò Van, mettendo le mani sulla spada.
L’altro sorrise.
« Bene, visto che le cose stanno così.. » e si voltò, dando le spalle all’equipaggio della Crusade.
Pochi istanti dopo alzò le mani in cielo.
« Oh, dahgehnuch. » cominciò e poco dopo si levò la medesima nenia in coro.
Hitomi aprì gli occhi di scatto e cercò di divincolarsi dalla presa fra le braccia.
« Van! »
« Oh, dahgehnuch »
Van si voltò, osservando Hitomi che avanzava verso di lui.
« Oh, dahgehnuch »
« Hitomi! » e anche lui si allungò verso di lei.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Quando entrambi sfiorarono l’uno le mani dell’altro, il ciondolo di Hitomi s’illuminò e si propagò una luce fortissima che costrinse persino gli Ispano a voltarsi sorpresi.
Van ed Hitomi invece, vagavano nell’oscurità.

« Hitomi! Hitomi! » chiamava lui, cercando di scorgerla nel buio.
Quando vide un piccolo bagliore luminoso, stagliarsi in quelle tenebre, capì che doveva andare verso quella direzione.
E così fece, correndo con tutte le sue forze.
« Van, perdonami.. » la voce di Hitomi la udì chiaramente, era alle sue spalle.
Si voltò, giusto in tempo per vederla in piedi con il ciondolo luminoso intrecciato fra le dita, in profonda concentrazione.
Van cercò di allungare le proprie mani verso Hitomi ma sembrava che non riuscisse a raggiungerla.
Quando la sfiorò la sua immagine scomparve e apparve un piccolo Ispano.
« Van Fanel! Gaea vuole la vita di quella ragazza. » gli parlò con voce atona, quasi metallica.
« Che cosa?! » domandò Van, visibilmente perplesso e confuso, sembrava sul punto di attaccare.
« Noi Ispano non lasceremo che un simile potere venga distrutto. Il guymelef ha mostrato il suo vero potere così come esso ha rivelato la vostra forza. Noi Ispano abbiamo ereditato la nostra conoscenza direttamente dalla stirpe degli uomini draghi divini, se il pianeta di Gaea venisse distrutto potremmo fuggire, ma non abbiamo mai visto un potere come quello della Ragazza della Luna dell’Illusione. »
« Voi volete Hitomi viva al solo scopo di sfruttare il suo potere, non ve lo permetterò! » e sfoderò la spada.
« Fermati, Re di Fanelia. Non è con la tua spada che otterrai la sua salvezza: noi Ispano ti concediamo la nostra alleanza e schiuderemo uno dei quattro sigilli di Gaea. »
E l’essere più basso di un uomo, sparì nell’oscurità.
« Hitomi! » cercò ancora una volta di chiamarla, arrancando nell’oscurità.
Fu in quel momento che la vide.
Stava in piedi nell’esatta posizione in cui l’aveva vista poco prima.
Poi aprì gli occhi e come se fosse animata da una profonda fretta allungò la mano verso di lui.
« Van, presto! Dammi la mano! »
L’istinto ebbe il sopravvento sulla ragione: la strinse nella sua, e la luce tornò nuovamente a risplendere l’oscurità.

 

***

Ciao a tutti!
Ed anche questo capitolo è stato approntato.
Ho voluto volontariamente lasciare una nota di mistero per quanto riguarda il Popolo Ispano. Visto che non si hanno informazioni notevoli anche nella serie, ho pensato di lasciare in sospeso le vere intenzioni - ambigue e incomprensibili - degli Ispano così come accade nella serie.
Passiamo ai commenti :)
Toru85: Ciao :D spero che questo capitolo ti sia piaciuto :D fammi sapere :)
leidia: Ciao! ;D Sono contenta che Merle ti sia piaciuta, cerco sempre di mantenermi sul tipico carattere dei personaggi che abbiamo visto nella serie. Spero che riesca a rendere allo stesso modo anche gli altri personaggi :) Fammi sapere che cosa ne pensi di questo capitolo!

Infine, era in cantiere, un progetto di "Scene". Insomma, dei "Capitoli Speciali" dove si approfondivano scene che apparivano solo sommariamente nella storia. Ma sicuramente, se saranno scritte verranno pubblicate dopo la fine della storia :) Se avete suggerimenti, proponete e cercherò di esaudirvi!

Alla prossima!

Usagi

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Capitolo 7
*** Presagi ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


7
Presagi

« E’ giusto credere nei propri desideri
ma forse un giorno sarò costretto a rinchiuderti
in una gabbia per uccellini »

 

Quando la luce si diradò concedendo anche all’equipaggio della Crusade di poter osservare quello che era successo, restarono ammutoliti.
Mentre la nave bottega degli Ispano risaliva tanto veloce da scomparire ben presto fra le nubi, Hitomi e Van stavano in piedi uno davanti all’altro.
Hitomi teneva nella mano destra che stringeva la sinistra di Van, il ciondolo che oscillava compiendo dei semicerchi lenti ma visibili.
« Cos’è successo, Capo? » domandò uno dei membri dell’equipaggio in direzione di Allen ancora visibilmente sconvolto.
« Io, non lo so Kio. Non lo so. » mormorò, confuso.
Proprio in quel momento Van aprì gli occhi e sentì la presa della mano di Hitomi venire meno sulla sua.
Hitomi, priva di conoscenza perse il sostegno sulle sue ginocchia, ma prima che potesse toccare il suolo, Van l’aveva sostenuta prendendola fra le braccia.
« Van! » e Allen si avvicinò, apprensivo.
« Non preoccuparti, sta bene. È solo svenuta. » mormorò fra i denti, sembrava furioso.
« Van, che cosa è successo? » domandò Allen, osservando Hitomi: era davvero pallida.
« Ti spiegherò ogni cosa, ma adesso lascia che conduca Hitomi nella sua stanza, ha assoluto bisogno di riposo. Stanno forzando i suoi poteri oltre ogni limite. »
Allen trasalì, « Che cosa?! Chi lo sta facendo, forse gli Ispano?! »
« No, è Gaea stessa che ci sta mettendo alla prova. » rispose il Re di Fanelia.

Non seppe dire per quanto tempo dormì, né se riuscì a riposare tanto quanto gli altri speravano.
Si sentiva così confusa e scossa, che non avrebbe avuto la forza di muoversi, né sembrava essere intenzionata a farlo, giacché le proprie gambe, completamente abbandonate sul letto, erano intorpidite.
Tuttavia era una sensazione piacevole, una sensazione di quiete e di pace, era calma finalmente, non c’erano visioni che potessero turbarla.
Quando sentì qualcosa di caldo proprio accanto a lei, all’altezza dell’addome, restò un attimo sorpresa.
Aprì gli occhi e si accorse che Merle le sorrideva tranquilla, accoccolata contro di lei, come una tenera gattina.
« Hitomi, ti sei svegliata? » quando si accorse che non riusciva a scorgerla se non grazie alla luce di una candela, capì che era notte. Ed era ancora su Gaea.
« Merle.. » mormorò lei, senza riuscire a muoversi.
« Il Signorino Van era tanto in pena per te, dormivi così profondamente che temeva non ti saresti svegliata più… Hitomi, stai bene? »
Quando percepì le lacrime sul proprio viso, si rese conto di star piangendo.
« Oh, Merle. Si sto bene. Adesso dov’è Van? » domandò lei, sorridendo lievemente.
« Se mi prometti che non fai la piagnucolona vado a chiamarlo. »
Hitomi annuì: « Va bene. »
E con movimenti fluidi e agili da gatta, sparì oltre la porta.
Hitomi si volse sulla schiena, osservando il soffitto.
Nel silenzio riuscì a sentire i motori della Crusade girare lentamente ma con solerzia: erano ancora in movimento.
Chiuse gli occhi solo per qualche istante, cercando di ricordare quello che era successo prima, la consapevolezza delle immagini che seguirono nella tua testa ebbero la forza di stordirla.
Restò con gli occhi spalancati per qualche istante, sorpresa e spaventata,  ed in quel momento la porta si aprì.
« Hitomi? » sussurrò una voce, colma di apprensione.
Hitomi si fece forza per sollevarsi, riscoprendo l’uso delle gambe anche se ancora notevolmente intorpidite.  Si sedette sul letto.
« Van.. » lo chiamò e prima che potesse concludere il suo nome, lui era già seduto sul suo letto, ad un palmo dal suo viso.
Fu in quel momento che Hitomi colse un bagliore negli occhi di Van del tutto diverso e strano, era come se fosse consapevole di qualcosa che lei stessa ignorava.
« Come ti senti? » domandò e Hitomi sobbalzò appena, riscossa dai suoi pensieri.
« Adesso molto meglio, davvero. »
« Hitomi, ti stai sforzando troppo a causa delle tue visioni, non voglio che tu stia male. »
Ma Hitomi scosse il capo.
« Van, ma che cosa dici? Io sto benissimo, è solo un po’ di stanchezza. »
Van le prese la mano.
« Hitomi, ho promesso che ti avrei protetto, ma qui, quella che sta proteggendo tutti noi, sei tu. »
L’aveva detto con voce grave, come se il peso di quella verità sconvolgesse anche lui.
« Rammento quello che mi dicesti, quando non volevi che io ti usassi per sfruttare il tuo potere. Adesso capisco perché non volevi avere quelle terribili visioni. » Rispose lui, abbassando lo sguardo, colpevole.
« Van.. »
« Ed è per questo che, Hitomi. Io ti prego: non usare i tuoi poteri. »
Hitomi sospirò lievemente.
« Van, lo sai che non posso controllarli. »
« E allora non sforzarti di usarli anche quando non occorre. Allen mi ha detto che sei rimasta concentrata tutto il giorno cercando di individuare qualcosa. »
Il Re di Fanelia strinse le mani della donna che amava.
« Per favore, Hitomi. Non voglio perderti. »
E sollevò una mano, a sfiorarle il mento.
Lei sollevò il viso e socchiuse gli occhi, unirono le loro labbra silenziosamente.
Il bacio durò diversi minuti in cui i due sembrarono comunque comunicare.
Era un bacio casto, di quelli dolci, senza alcuna fretta, malinconico e al tempo stesso amorevole.
Hitomi si appoggiò allo schienale del letto e Van la seguì senza sforzarsi.
Era così naturale per loro capirsi, che non una parola fu detta.
Poi un istante, Van si allontanò, nonostante la luce flebile della candela Hitomi riuscì a vedere il suo sguardo.
« Hitomi. Se ti chiedessi di restare a Gaea, tu lo faresti? » la sua domanda era tranquilla, forse con una nota di malinconia, di chi conosce già la risposta.
Hitomi sembrò incupirsi.
« Vorrei tanto restare Van, ma la mamma ed il papà sarebbero tanto preoccupati.. »
Van si allontanò appena turbato, ma la mano di Hitomi lo sorprese.
« Ma sono sicura che se sapessero che sto bene e che non mi succederà niente, si. Resterei per sempre con te. »
« Hitomi, una volta desideravo averti vicino ma credevo che fosse soltanto a causa del fatto che grazie a te potevo essere più forte, che grazie al tuo potere mi saresti stata d’aiuto. Ma poi, ho capito che quello di cui avevo bisogno non era la tua straordinaria forza, ma te, solo te. Hitomi. È per questo che quando sei tornata sulla Luna dell’Illusione ti ho cercato e sono riuscito a raggiungerti.. allora stavo quasi per dirti quanto ti amo. »
Van sorrise e Hitomi fece altrettanto, erano uniti.
Poi qualcosa successe.
Un soffio d’aria e la candela si spense.
Calò l’oscurità e Hitomi cercò la mano di Van.
« Cos’è successo? » domandò Hitomi, sembrava in ansia.
Van nell’oscurità sorrise.
« E’ solo finita la candela, aspetta, ne prendo un'altra.. » e fece per alzarsi.
Ma ancora una volta Hitomi lo trattenne.
« Non andare.. Non fa nulla. »
« Non ti facevo timorosa del buio. » scherzò lui, serenamente.
« Non ho paura del buio, ma non voglio che ti allontani da me neanche per un attimo. »
« Allora non mi allontanerò, ma vorrà dire che dovremmo attendere il sorgere del sole..»
« Mi sembra un’ottima proposta. »
E gli fece spazio fra le coperte.
Lei si accoccolò contro di lui, appoggiandosi alla sua spalla e stringendogli la mano.
Lui l’osservava con attenzione, come se stesse vedendola per la prima volta.
Nonostante l’oscurità, riusciva a scorgere i lineamenti del suo viso e la profondità dei suoi occhi.
« Non ti ho mai ringraziato davvero, quando mi salvasti la vita la prima volta, quando affrontai la Caccia al Drago. » disse d’un tratto, stringendole la mano e portarla alle labbra, la baciò castamente.
« Non importa, dopotutto io ti avevo detto che avrei fatto meglio a non salvarti visto quello che mi avevi risposto. » ridacchiò Hitomi, divertita dal ricordare.
« Hitomi? »
« Mmh? »
« Ti Amo. » gli sussurrò fra le labbra.
« Anche io, Van. »
E si addormentarono stretti l’uno contro l’altra.

Qualche ora dopo, Hitomi sobbalzò aprendo gli occhi di scatto.
Aveva il respiro accelerato e la fronte imperlata di sudore, era visibilmente scossa.
Quando riuscì a mettere a fuoco si accorse che Van era ancora accanto a lei, la stava osservando e la teneva stretta a se.
Sentiva il suo cuore martellare nel petto, ma la presenza del giovane Re di Fanelia la rassicurò: era solo un sogno.
« Rilassati » le sussurrò facendola appoggiare contro di lui.
« Van.. » rispose lei, ancora intontita dal brusco risveglio.
« Vuoi parlarne? » domandò lui, cercando di rassicurarla.
Lei scosse il capo. « Non lo ricordo più »
Van sorrise. « Allora non preoccupartene, cerca di dormire ancora. »
Ma Hitomi continuò « Ma tu.. non hai dormito? »
Van annuì « Si, ma ho fatto il tuo stesso sogno. Poco fa mi sono svegliato anche io. Quando ti ho visto avevi il viso sofferente e ho capito che anche tu stavi sognando. »
« Van.. E se questa volta non riuscissi a fermare il corso del destino? » domandò lei, con voce tremante.
« Non m’importerebbe perché senza di te, non vorrei vivere in nessun luogo. »
Hitomi arrossì e chinò il capo.
« Van.. non devi dirmi queste cose.. » e si accoccolò contro di lui, respirando il suo profumo.
« Ti proteggerò a qualunque costo, Hitomi. Adesso riposa, fra qualche ora sorgerà il sole. »
Hitomi annuì, poi chiuse gli occhi stringendo con fermezza la mano di Van.
E per quella notte i sogni non ritornarono più.

 

***

Ciao a tutti ;D scusate per il piccolo ritardo, ma sono stata davvero poco sul pc di questi tempi.
Spero che mi perdonerete :)
Passiamo ai commenti:
leidia: Ciao! Come sempre, sei troppo gentile, anzi. Le tue parole mi lusingano davvero tanto. Se vuoi considerare la mia storia come naturale conclusione della serie ne sarei particolarmente contenta, ma forse.. è meglio aspettare la fine prima di giudicare, che ne dici? ^__*
Toru85: Ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto ;D fammi sapere cosa ne pensi di quest'ultimo!

Il progetto per la stesura di "Scene" mostrate a livello introspettivo quando qui vengono affrontate in maniera marginale o solo accennata è in fase di elaborazione. Come sempre, se avete qualche idea o suggerimento per questo mio progetto in cantiere che avverrà dopo la fine di questa storia, non avete che da dirmela e la prenderò in considerazione :)

A presto!
Usagi.

 

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Capitolo 8
*** La Terra di Asgard ***


  The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


8
La Terra di Asgard

« Ho intrapreso questo lungo viaggio
per liberarmi di tutti i vincoli da cui ero legato.
Tuttavia, quando ti guardo, quando guardo i tuoi occhi
tutto sembra perdere ogni significato.  »

 

Il mattino sorse troppo presto per Hitomi che si rigirò nel letto nascondendosi fra le lenzuola.
Tuttavia fu proprio la troppa libertà di movimento che la fece render conto che Van non si trovava più al suo fianco.
Certo, probabilmente non era stato tanto comodo per lui, in quel lettino dove c’era spazio solo per una persona.
Sbuffò appena, e si mise a sedere. Fu piacevole stiracchiarsi e svegliarsi senza un peso sul cuore. Come di consueto infilò la mano sotto la camicia per prendere il suo ciondolo. Era ancora con se nonostante lo avesse affidato a Van.
Sospirò di rassegnazione: avrebbe preferito svegliarsi tra le braccia di Van piuttosto che rigirarsi da sola nel letto.
Ad un tratto arrossì: da quando faceva questi strani pensieri? Da quando desiderava avere Van così vicino al punto da voler dormire con lui?
Scosse il capo con rassegnazione: doveva darsi una calmata.
Lo sguardo cadde sulla sua borsa, dove teneva quel minimo indispensabile che teneva per gli allenamenti. Improvvisamente uno strano desiderio di malinconia l’avvolse.
Desiderava ritornare a casa, rivedere la sua famiglia, i suoi amici, Yukari. Aveva smesso di pensare oramai al Sempai Amano da troppo tempo per associare a lui sentimenti d’amore.
Si era resa conto che la sua migliore amica, chissà da quanto tempo, nutriva sentimenti così forti, solo per lui e lei non se n’era mai accorta. In cuor suo però sapeva, che adesso le cose andavano meglio. Sorrise. Quel mondo le sembrava così lontano, così irreale.
Il suo cuore mancò un battito.
Istintivamente, si portò le mani al petto stringendo la camicia, sentiva l’aria mancarle e quando la sensazione si attenuò cadde sulle ginocchia, dopo un vano tentativo di risollevarsi.
Che cosa le stava succedendo?
Non aveva avuto alcuna visione connessa a quello strano fenomeno fisico. Eppure sentiva che, c’era qualcosa che non andava.
« Tuttavia, adesso il tuo destino è legato a questa stessa terra, poiché tu stessa ne diverrai il fulcro vitale »
Le parole che aveva udito le ritornarono alla mente.
Impallidì. Questo voleva dire che..
Scosse nuovamente il capo, cercando di respirare nuovamente.
Di questo passo, Gaea..
Si sollevò in piedi e vestitasi, uscì dalla sua stanza.
Appena oltrepassato un angolo si ritrovò faccia a faccia con Merle.
« Hitomi! Ti sei svegliata presto, strano..! »
« Merle, dove siamo arrivati? » quella mattina non aveva proprio voglia di scherzare.
« Uh? Non manca molto per arrivare alla Valle dell’Illusione, sempre se riusciremo ad entrarvi.. » rispose lei, osservandola di sbieco, perplessa di non aver ricevuto risposta alla provocazione.
« Van..? » domandò guardando direttamente la cabina principale dove venivano effettuati i comandi.
« L’ho visto in sala comandi, poco fa. Certo che sei proprio strana! » e indicandole proprio la cabina di pilotaggio la superò.
Mentre correva, cercò di rammentare quanti giorni fossero passati da quando si era risvegliata dopo che aveva tentato di ritornare sulla terra ed erano ricominciate le sue visioni. Merle le aveva detto che erano passate quasi tre settimane, questo voleva dire che avevano poco tempo.
In quel momento qualcosa attirò la sua attenzione, la Valle dell’Illusione, ricoperta di bianco, dalla candida neve, sembrava tremare. Si appoggiò all’estremità del corridoio, dove i vetri lasciavano scorgere il paesaggio.
Impallidì.
Una valanga.
C’era stata una valanga. Ogni cosa si spiegava.
Ecco cos’era stata la fitta che aveva provato.
Gaea stava soffrendo.
Solo un terremoto avrebbe potuto creare uno smottamento tale da sfociare in una valanga di quelle dimensioni.
Nonostante dall’alto sembrasse tutto assolutamente sicuro, Hitomi sapeva quali disastri potevano comportare una valanga. Scosse il capo: non c’era tempo da perdere.
Proprio in quel momento la porta della cabina di pilotaggio si aprì e Allen ne uscì, alquanto preoccupato.
« Signor Allen! »
« Hitomi, sei sveglia! »
« C’è stata una valanga! »
« Dovuta ad un terremoto, i nostri strumenti lo hanno rilevato. Non è possibile atterrare. » concluse, con tono sicuro.
Proprio in quel momento una visione le arrivò in testa.
Una tempesta di neve. La Valle dell’Illusione. L’Escaflowne. Van. Il gelo.
Riaprì gli occhi, barcollando appena.
« Hitomi! » la richiamò Allen vedendola così assorta.
« Van! Dov’è andato Van!? »
Allen si rabbuiò.

Stava sorvolando la zona che era stata sommersa dalla valanga già da qualche minuto. Aveva immediatamente notato come l’Escaflowne fosse inquieto e rispondesse appena in tempo ai comandi che gli impartiva.
Sentiva una grande energia ma non riusciva a comprendere da dove venisse. La nebbia era intensa, anche troppo.
« Che ti succede, Escaflowne?! »
La gemma rosa brillò fortemente, ma non si disattivò.
In quel momento sollevò lo sguardo nel cielo, nonostante si fosse equipaggiato con vestiti più pesanti,  la temperatura era troppo rigida, troppo diversa da Fanelia. Inoltre, le nubi sembravano starsi avvicinando pericolosamente ed un freddo così intenso non poteva che preannunciare una nevicata.
Ancora una volta i comandi dell’Escaflowne vacillarono.
« Avanti! » cercò di incoraggiarsi, inutilmente.
Un attimo dopo, l’energyst si disattivò e l’Escaflowne cominciò a cadere in picchiata verso la Valle.
Tirò i comandi al limite e le briglie gli consentirono di tenere il drago fino a qualche metro. Ma quando cadde nella neve, persino il re di Fanelia non riuscì a restare in sella.

« Abbiamo perso l’Escaflowne! » annunciò il Sergente guardando le nuove apparecchiature, dopo la sconfitta del regno di Zaibach tutte le conoscenze scientifiche ed alchemiche erano giunte fino ad Asturia e la Crusade adesso disponeva di uno strumento capace di rilevare a distanza i guymelef.
« Che cosa?! » esclamò Allen, guardando lui stesso. Strinse i pugni quando poté confermare lui stesso.
« Maledizione, bisogna trovare un posto dove atterrare, sta per arrivare una tempesta! » ordinò e l’equipaggio rispose con coraggio.
Hitomi era rimasta senza parole, per tutto il tempo. Continuava ad osservare ogni lembo di terra bianca, nella speranza di vedere Van in volo. Ma la visibilità era calata di colpo e la nebbia non lasciava spazio ai dubbi: non si vedeva più niente.
« Signorino Van.. » mormorò Merle accanto a lei, tremante e preoccupata.
« Merle, stai tranquilla. » rispose Hitomi cercando di apparire più tranquilla possibile. In realtà, anche a lei la nebbia faceva paura, soprattutto quando le nascondeva ciò che doveva vedere.
« Possiamo riparaci dietro quel crinale! » urlò Gadeth verso Allen.
« Saremo nei guai se ci fosse un altro smottamento, ma non abbiamo scelta! Virare a dritta! » ordinò il Cavaliere Celeste.
Pochi minuti dopo imperversò la tempesta.
Hitomi si portò le mani alla testa, ancora una volta le doleva in modo atroce.
« Hitomi stai bene? » domandò la ragazza-gatto, preoccupata.
Hitomi annuì con il capo.
« Si Merle, tutto bene. » mentì e cercò di concentrarsi.
Strinse con tutte le sue forze il ciondolo fra le sue mani invocando il potere dei desideri.

« Van Fanel.. »
Aprì gli occhi ed il freddo glieli fece bruciare immediatamente. Era come avere un milione di spilli sul viso.
« Re di Fanelia, alzatevi! » una voce imperiosa quella di un uomo riusciva a superare il suono della tempesta.
Van riuscì ad alzarsi, e voltandosi, riuscì a scorgere l’Escaflowne, inginocchiato, nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato quando avrebbe dovuto proteggere i suoi cari.
In quel momento capì che cosa stava facendo. Con il suo manto l’aveva protetto dalla tempesta. Sorrise in sua direzione prima di rivolgersi verso l’uomo.
Indossava degli indumenti da viaggio ed un grande cappello scuro. Si sarebbe detto un viaggiatore.
« Il mio nome è Leon »
« Voi siete… »Van sembrava sorpreso e turbato al contempo.
« Gaea rischia di scomparire se non farete in fretta, la Ragazza della Luna dell’Illusione sta già soffrendo e la terra sta morendo. »
« Che cosa?! »
« Si, Re di Fanelia. La Ragazza della Luna dell’Illusione è entrata in simbiosi con Gaea e lei stessa ne soffrirà della sua caduta. Non c’è più molto tempo. Questo luogo sarà il primo a distruggersi e poi tutto il reso lo seguirà. »
« Ma abbiamo soltanto sciolto due sigilli, non sappiamo quali sono i restanti! » rispose Van, osservando l’Escaflowne.
« Il prossimo sigillo è quello del tempo e dello spazio, che solo io posso concedervi. »
« Che cosa bisogna fare? » domandò Van, sentendosi rincuorato da quella rivelazione.
« Io ho solo un desiderio… »

Hitomi cadde sulle ginocchia, la mano stretta al petto sofferente.
« Hitomi, che ti succede! » esclamò Merle, vedendola crollare.
Hitomi appoggiò una mano a terra, cercando di risollevarsi, stava per succedere qualcosa, ancora una volta.
« E’ quasi trascorso il tempo a disposizione, Merle. » rispose lei, e la ragazza-gatto non capì.
« Che cosa, Hitomi? »
« Sta per esserci un altro terremoto! » esclamò, respirando a fatica, Allen era accanto a lei.
« Che ti succede, Hitomi? »
« E’ Gaea, io.. posso sentirla. Bisogna subito trovare Van! Ci sarà un’altra valanga fra poco. » e annaspò, cercando aria.
« Hitomi..! Presto! A tutto l’equipaggio prendiamo quota! »
« Signor Allen.. » mormorò Hitomi, cercando di riprendersi.
Con facilità, Allen la sollevò fra le braccia.
« Devi riposare, Van aveva ragione.. » biascicò lui, frustrato.
« Eh..? »
« Capo, abbiamo rilevato l’Escaflowne! » la voce di Gadeth rasserenò Hitomi.
« Coraggio Van.. » mormorò Hitomi facendosi forza. Non poteva restare lì.
« Signor Allen.. mi faccia scendere. » parlò con sicurezza sebbene non era sicura che sarebbe riuscita a stare in piedi.
« Ma Hitomi.. » protestò lui.
« La prego.. Signor Allen » riprese lei, e con delicatezza venne rimessa con i piedi per terra dallo spadaccino.
Si sollevò in piedi e trasse un profondo respiro, teneva ancora fra le mani il ciondolo quando Allen esclamò.
« Ma quello.. Padre! »
Persino l’equipaggio si volse sorpreso verso la direzione in cui stava osservando il loro capitano.
La nebbia sembrò diradarsi appena e consentì anche  agli altri di scorgere quello che Allen per primo aveva visto.
Un uomo, anche se sembrava irriconoscibile da quella distanza, stava camminando con passo stanco lasciando profonde impronte sulla neve.
« Presto! Ripiegare le vele! Diminuire la pressione attorno ai massi galleggianti: scendiamo! »
« Ma Capitano..! » protesto Gadeth, visibilmente perplesso.
« Fate come vi dico! Hitomi, quanto tempo ci resta? » domandò verso la ragazza che in breve si concentrò.
Ignorando l’ennesima fitta alla testa strinse il ciondolo nelle sue mani, questo produsse in risposta una luce fortissima.

Van aveva perso di vista l’uomo con cui aveva parlato, Leon. Il padre di Allen.
Egli era morto, come poteva essere ancora lì?
Proprio mentre cercava con lo sguardo la Crusade, vide Hitomi ancora una volta, nella sua mente. Ancora una volta assorta in concentrazione.
In quel momento sentì la stessa sofferenza che la ragazza che amava stava provando.
« Hitomi!! » l’urlo che uscì dai suoi polmoni lo riscosse e nonostante il freddo intenso, sentì il calore emanato dall’energyst dell’Escaflowne nella sua pelle nel momento stesso in cui si attivò.
Si formò una colonna di luce che illuminò tutt’intorno ed il cielo sopra la sua testa.
Conosceva quella luce, l’entrata della Valle dell’Illusione si stava aprendo.

****

Ciao a tutti! ;D
Finalmente eccomi con un nuovo capitolo!
Proprio in questo momento sto scrivendo l'ultima parte della storia.
Prometto che il prossimo aggiornamento sarà più vicino rispetto ai precedenti.
Lasciatemi commenti e vostre impressioni. ;D

A presto!

Usagi.

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Capitolo 9
*** Paradiso in Bilico ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


9
Paradiso in bilico

« Tutti gli elementi necessari si trovano finalmente
riuniti nelle mie mani. »


Non sentì più dolore né fastidio, sembrava tutto così tranquillo nella sua mente, che per un attimo pensò di essere in un meraviglioso sogno, di quelli che duravano poco e che di solito precedevano una pessima giornata.
« Hitomi! » la voce di Merle però la destò: non sarebbe potuto durare a lungo.
Stancamente aprì gli occhi e si ritrovò ancora in piedi. Non era svenuta come temeva.
Barcollò leggermente prima di assicurarsi su entrambe le gambe.
« State tutti bene? » la voce di Allen raggiunse le sue orecchie.
« Si signore! » rispose Gadeth dopo aver dato una rapida occhiata ai suoi compagni, sembrava che tutti fossero rimasti abbastanza frastornati da quella luce.
« Siamo proprio ritornati.. »
« ..Nella Valle dell’Illusione! » rispose un altro indicando l’ormai familiare capitale di Atlantide.
Hitomi si concentrò ad osservare la città in rovina che si stagliava a perdita d’occhio, non era passato così tanto tempo da quando vi era stata già la prima volta.
In quel luogo, sembrava esserci la calma assoluta ed un piacevole cielo azzurro.
« Guardate tutti lì, quello è l’Escaflowne! » urlò Kio, senza staccare gli occhi di dosso dal cannocchiale.
Improvvisamente, sia Hitomi che Merle si rianimarono.
« Dove, dove?! » sbraitò la gattina per qualche istante, prima che i suoi occhi s’illuminassero.
« Signorino Van!! » cantilenò, saltellando felice.
Hitomi si mosse di qualche passo verso la finestra.
« Menomale.. »
E come successe la prima volta, un fascio di luce l’avvolse e venne teletrasportata via dalla Crusade.
« Hitomi! » urlò Allen, ma questa volta la medesima cosa non accadde per lui.
« E’ proprio come l’ultima volta! » si lamentò Merle, incrociando le braccia.
« Sarà sicuramente qui, da qualche parte.. » sbuffò Allen, turbato.

« Io, ho già visto questo luogo. » sussurrò Hitomi dall’alto di una collina erbosa.
Stava osservando da qualche istante quel luogo così tranquillo e privo di pericoli, dove gli alberi sembravano fuoriuscire dalle pavimentazioni, dove la natura aveva scacciato la civiltà di cui restavano pochi frammenti.
Si appoggiò ad una colonna semi distrutta ma avvolta dall’edera.
Anche la prima volta che vi era stata, il cielo era esattamente in quel modo, sereno e caldo, come una mattinata estiva sulla terra.
Cercò la Crusade con lo sguardo, sollevando il viso per poter scrutare il cielo, il sole era così forte, da costringerla a mettere una mano sulla fronte, all’altezza degli occhi
Non era difficile scorgerla, sembrava l’unico segno di vita in quel luogo così calmo.
Ma l’Escaflowne..?
In quel momento l’assalì il dubbio: e se l’Escaflowne non fosse riuscito a passare attraverso il portale?
Sollevò lo sguardo, cercando il portale. Con sorpresa si rese conto che il cielo era azzurro e sereno, ma del portale non c’era ombra.
Come avrebbero fatto ad uscire da quel luogo?
In quel momento rammentò: il portale era andato distrutto l’ultima volta che erano stati nella Valle dell’Illusione.
Questo voleva dire che..
Doveva esserci un altro modo per uscire, visto che allo stesso modo dovevano essere entrati.
Si, non c’era alcun dubbio. Doveva essere così.
Tale pensiero confortò Hitomi per un istante.
L’attimo successivo, udì dietro di se uno sonoro schianto.
Si voltò velocemente, ancora con il ciondolo stretto nella mano.
Ed il suo volto s’illuminò.

La Crusade riuscì ad atterrare solo quando trovò uno spazio abbastanza ampio da essere sufficiente per ospitare la grande nave volante.
Non appena la passerella si aprì, la prima a scendere in tutta fretta fu Merle, che correndo a quattro zampe cominciò a volgersi a destra e a manca.
« Signorino Van! Dove siete?! » i suoi richiami sembravano stonare profondamente con quel luogo di quiete.
« Lì c’è la stele...è rimasto tutto come quel giorno. » parlò Allen con tono sorpreso, prima di allora, non aveva potuto osservare bene la Valle ma adesso poteva vederla in tutto il suo splendore.
« Signorino Van! » continuò a chiamare Merle, con tono piagnucoloso.
Allen si avvicinò verso la grande stele di pietra scura, abbracciata ai lati da due grandi alberi che si stagliavano ad alcuni metri di altezza.
Ne osservò i caratteri indecifrabili scolpiti con accurata precisione.
Quando si prodigò per sfiorare con le proprie mani la pietra stessa, restò sorpreso, ed i suoi occhi si spalancarono.
« Siete Voi.. Padre.. »
« Proprio così Allen. Figliolo, questo mondo sta per giungere al suo ultimo giorno. » la sua voce era sicura e mortificata al contempo.
« Che cosa..?! No! » sbottò il Cavaliere Celeste.
« Allen, desidero rivedere quella ragazza o il mio animo non potrà sciogliere il sigillo. »
« Padre! Che cosa dite? »
« Solo una volta.. » e sparì lasciando Allen immobile.
« Capo, vi sentite bene? » la voce di Gadeth lo fece ritornare alla realtà.
Aveva visto davvero suo padre?
« Si, Gadeth è tutto sotto controllo. » rispose con poca convinzione.
« Oh! Uffa! Dove sono finiti quei due?! » la voce di Merle era quella che si udiva ancora più forte.
E la terra cominciò a tremare.


« Non puoi sapere quanto sono stata in pensiero per te, Van! » esclamò Hitomi stringendosi al corpo del Re di Fanelia, che ricambiava.
« Dovevo andare Hitomi, perdonami se.. »
« No! » lo interruppe lei, « Invece avresti dovuto dirmelo, ho avuto tanta paura.. »
« Mi farò perdonare Hitomi, adesso dobbiamo tornare alla Crusade, non è molto distante »
Ma Hitomi s’irrigidì.
« Hitomi che ti succede?! » domandò Van, abbassando lo sguardo per vederla.
Hitomi aveva gli occhi sbarrati ed una mano stretta al petto.
Una visione?
Era come se il fiato le si fosse mozzato in gola.
Stava succedendo.
Era cominciato.
Tremando, cercò di appoggiarsi a Van, sentendo le proprie ginocchia cedere.
« Hitomi, Hitomi! »
La voce di Van sembrava essere così lontana, cercò di parlare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
« Van » si rese conto di poter parlare, quando la sensazione si calmò.
Nello stesso istante, avvenne un terremoto, il primo.

« Re di Fanelia. » e lo spirito del padre di Allen, Leon Schezar, apparve davanti a lui.
Hitomi se ne accorse e si voltò.
« Siete proprio Voi?! » e a quel punto, Van vide l’uomo sorprendersi.
« Tu.. »
Van sembrava non capire.
« Sei riuscito a portarmi quella ragazza? No. Ma le somiglia così tanto. » ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Hitomi cercò di staccarsi da Van e lentamente vi riuscì.
La terra smise di tremare.
« Siete stato voi a donare a mia nonna questo ciondolo. » non era una domanda.
Hitomi era così pallida, sembrava sul punto di crollare.
« Allora non avevo capito, lei aveva raggiunto Gaea affinché mi trovasse ed io gli dessi prima di morire quel ciondolo. Ogni cosa, doveva convergere in te, ragazza. »
Van si mosse di un passo, cercando di dire qualcosa.
« Questo che cosa significa?! »
« Che il sentiero è già stato preparato affinché tu lo percorra, insieme al Re di Fanelia. »
E fece per allontanarsi, voltando loro le spalle.
« Aspettate! » esclamò Hitomi, muovendo un passo e allungando il braccio.
Leon indugiò sui propri passi e concesse uno sguardo dietro di se.
« Quanto.. quanto tempo c’è rimasto? »
« Sta per iniziare, ragazza. Io vi ho aperto il sigillo del tempo e dello spazio, che mi ha permesso di incontrarvi e di portarvi alla Valle dell’Illusione. Adesso non posso fare più nulla. »
La terra riprese a tremare, ma Leon continuò ad avanzare, sparendo.
« Adesso, devo andare da mio figlio. » e sparì dalla loro vista.


Quando il sisma aveva scosso tutta la Valle dell’Illusione, Allen aveva temuto che le visioni funeste di Hitomi avessero cominciato a concretizzarsi.
Invece, fu proprio lui a dover tranquillizzare gli uomini.
« Non facciamoci prendere dal panico, occorre trovare Hitomi e Van! » parlò con il solito tono sicuro ed autoritario a Gadeth. La voce del loro comandante, rincuorò anche i più timorosi.
« Sarà successo qualcosa al Signorino Van?! » Merle continuava ad agitarsi e a muoversi senza nessuna direzione, sembrava volersi allontanare, consapevole però che non sarebbe stata di alcun aiuto e che avrebbe finito col perdersi.
Camminando, si avvicinò verso la sporgenza di un burrone che dava su ampia vallata sottostante.
Prese aria a pieni polmoni.
« SIGNORINO VAN!! » urlò, sporgendosi completamente verso il ciglio della vetta.
Quando la voce si espanse riecheggiando per gran parte della valle, Merle restò in ascolto, come se s’aspettasse che da un momento all’altro Van le rispondesse.
Dopo alcuni secondi, sbatté il piede a terra, arrabbiata: non aveva ricevuto alcuna risposta.
Fece per voltarsi, per ritornare insieme ai compagni di viaggio.
« Merle, attenta »
Le orecchie della gattina si drizzarono: era la voce di Hitomi.
Si voltò immediatamente, seguendo l’origine della voce che aveva appena udito.
« Allontanati immediatamente!! »
L’urlo di Allen attirò completamente la sua attenzione. Prima di capire quello che le stava succedendo, sentì la terra sotto ai suoi piedi franare bruscamente.
« Maledetta! » esclamò, facendo un balzo con l’ausilio di tutte e quattro le zampe, mentre il crepaccio alle sue spalle si riduceva in polvere e scivolava lungo il pendio.
« Merle! Non ti avvicinare ai crepacci, dopo questo terremoto il luogo non è sicuro! » riprese Allen, facendole segno di avvicinarsi.
Merle riprese a muoversi, perplessa: aveva udito chiaramente la voce di Hitomi. Anche se era diversa, come se provenisse dalla sua testa. L’aveva cercata con lo sguardo ma non l’aveva vista da nessuna parte.
Improvvisamente, la comprensione di quello che era accaduto, si affacciò alla mente di Merle lasciandola senza parole.
Hitomi le aveva parlato con la mente.
Non sapeva come aveva fatto, ma più ci pensava, più era convinta che quella fosse la risposta più azzeccata a quello che era successo. Sicuro! Hitomi possedeva così tanti poteri extra-sensoriali che sicuramente quello per lei sarebbe stato un gioco da ragazzi.
« Sarebbe un guaio se non riuscissimo a ripartire.. » sentiva distrattamente le voci di Gadeth ai suoi uomini: nonostante la Valle dell’Illusione fosse un luogo così calmo e pieno di pace, era impossibile liberarsi dai lacci che legavano quel luogo alla maledizione degli uomini draghi divini.
« Signorino Van... » mormorò la gattina, sollevando lo sguardo verso il cielo azzurro, sperando di incrociare un drago bianco.

Allen stava dando ordini a destra e a sinistra, per cercare di riorganizzare al più presto il viaggio di ritorno. Anche se cercava di ignorare il fatto che fosse tutto perfettamente inutile.
A differenza della prima volta, non sapevano come avevano fatto a raggiungere la Valle dell’Illusione senza l’ausilio del Portale di Atlantide. Per cui, credeva che raffreddare i massi galleggianti e prepararli per l’assetto di partenza fosse completamente inutile fino a quando non avessero capito cosa fare per uscire da quel luogo.
Aveva bisogno di fare qualcosa e con lui i suoi uomini.
Se non avesse avuto la certezza che gli erano fedeli come nessuno fino ad ora, avrebbe avuto ragione di temere un ammutinamento di gruppo. Ed invece, eccoli lì a lavorare, un po’ preoccupati dopo il terremoto, ma assolutamente sicuri del loro comandante.
Gadeth gli si avvicinò.
« Capo, non sono ancora stati avvistati » asserì con voce sicura, riferendosi chiaramente a Van e ad Hitomi.
« Non importa, la Crusade è abbastanza visibile da qualsiasi luogo, troveranno il modo di raggiungerci, continuiamo il nostro lavoro. Come procede il raffreddamento dei massi galleggianti? »
« I lavori sono quasi ultimati, Capo. »
« Perfetto, Gadeth. » e si volse di spalle, facendo comprendere chiaramente che non voleva sentire altro, s’incamminò verso la sporgenza, stando ben attento a non commettere lo stesso errore della ragazza gatto.
Cercò ancora una volta lo sguardo della gattina, Merle. Prima aveva rischiato di cadere. La vide osservare il cielo. Sollevò anche lui il capo, seguendo istintivamente il suo gesto.
« Padre mio.. Ancora una volta è questo il luogo in cui ogni cosa sarà rivelata..? »

« Esattamente, Figliolo. »
La voce di Leon lo fece voltare, suo padre era alla sua sinistra, al suo fianco. Indossava ancora gli abiti da viaggio con cui l’aveva incontrato dopo anni. Comprese che si trattava ancora una volta del suo spirito.
« Padre, che cosa sta succedendo? » la voce di Allen, sebbene incrinata dall’emozione, era ancora lucida e fredda.
« Gaea rischia di morire, e quei due ragazzi da soli non riusciranno a salvarla. » anche la voce dell’uomo era avvolta dalla consapevolezza, forse dalla delusione.
« Perché dite così, Padre? Hitomi e Van hanno già una volta scongiurato la guerra. » ma il viso dell’uomo che l’osservava lo costrinse a tacere.
« Sacrificheresti la donna che ami per salvare il tuo pianeta? »
Allen sbiancò in viso e non riuscì a rispondere alla domanda.

Nessuno si accorse che il cielo si era fatto più scuro e che nuvole temporalesche si avvicinavano minacciose,  fino a quando la terra non riprese a tremare più forte di prima.

 

****

Ciao a tutti ^__^
Ecco il capitolo 9 della fanfiction! E che dire..
Ci avviciniamo sempre di più al finale! ^__^ E qualche indizio è già emerso! ehehe! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
leidia: Si si, ho praticamente quasi finito la fanfiction, diciamo che devo scrivere l'epilogo, uhuhu! Cercherò di aggiornare prestissimo ma tu mi raccomando: continua a seguirmi! ^__^

E ricordate, che i commenti sono l'Amore!

A presto,
Usagi.

 

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Capitolo 10
*** Preludio di Tempesta ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


10
Preludio di Tempesta

« Se non si da fiducia nulla si può ottenere..  »

 

Non era riuscita più a rialzarsi da quando il terremoto l’aveva fatta barcollare e Van era rimasto così sorpreso dal sisma che non era riuscita a sostenerla in tempo.
Sentiva le gambe così molli che riuscì persino a dubitare di essere stata una promettente atleta della sua scuola.
« Hitomi! » Van le si era fatto immediatamente vicino, la guardava con preoccupazione già da qualche minuto.
Aveva il respiro accelerato e non riusciva a respirare correttamente.
« Van.. » riuscì a mormorare semplicemente, prima che si sentisse sollevata in braccio.
Il Re di Fanelia la stava portando sull’Escaflowne.
Sentì il freddo metallo della catenella del ciondolo che teneva sempre con se, era avvolto nelle dita della sua mano.
Se solo potessi, con i miei desideri..
Quando l’Escaflowne si alzò dal terreno, dimenticò il senso di tremore dovuto dal terremoto, ma non era possibile ignorare il fatto che esso continuasse ancora.
« Hitomi, che ti succede?! » Van continuava a parlarle ma lei sembrava in un altro luogo. Teneva gli occhi socchiusi, come chi non riesce ad osservare la luce del sole e tenta di ripararsi anche dai raggi più forti.
L’Escaflowne era riuscito a librarsi per aria ed il suo pilota cercava di individuare la Crusade. Non ci volle molto tempo, la nave volante del Cavaliere Celeste, spiccava in mezzo alla completa vegetazione della Valle dell’Illusione.

« Il Signorino Van! » esclamò una Merle ancora a terra, che si appoggiava ad una radice, quasi temesse di precipitare verso il centro della terra.
« C’è anche Hitomi! » continuò rincuorato Allen.
Poi si volse guardando i suoi uomini.
« Presto, preparate i massi galleggianti: prendiamo quota! »
Con l’arrivo di Hitomi insieme a Van l’umore degli uomini di Allen sembrò migliorare immediatamente e anche se con qualche difficoltà a causa delle scosse continue ben presto i massi galleggianti cominciano a riscaldarsi dall’interno del loro nucleo.
La Crusade cominciò a sollevarsi in aria, insieme al suo equipaggio.
Quando il portello si aprì per accogliere l’Escaflowne, quello che più preoccupò Merle erano le condizioni di Hitomi.
Mortalmente pallida, la Ragazza della Luna dell’Illusione, sembrava sfinita. Con gli occhi chiusi e appoggiata contro la spalla di Van, che non poteva far altro che sostenere insieme lei e le redini, sembrava aver difficoltà a respirare.
Per Van non fu troppo difficile scendere dall’Escaflowne con Hitomi fra le braccia.
« Abbiamo bisogno di un medico! » cominciò lui, con voce accesa dalla preoccupazione.
Ma Allen scosse il capo.
« Van.. non abbiamo avuto tempo.. se solo ci fosse la Principessa Millerna.. »
Ma Van proseguì verso l’interno della nave volante, senza dire una parola.
« Signorino Van.. » Merle avanzava accanto a lui, tenendosi a debita distanza da Hitomi, per non apparire troppo invadente.

Sentiva di star bruciando dentro.
Era questa la sensazione che attanagliava la sua gola e non la faceva respirare.
Nella sua mente, cercava di combattere contro quelle fiamme provando a fuggire, fino a rendersi conto che era impossibile scappare.
« Van!! » lo chiamò, desiderando urlare, ma il sussurro che arrivò alle sue orecchie, stentò a riconoscerlo lei stessa.
« Hitomi.. sono qui. » rispose lui, e con sollievo capì che era vicino anche se non poteva vederlo ancora.
Aprire gli occhi fu più difficile dell’altra volta e pensò che le fiamme avrebbero potuta arderla completamente.
« Gaea.. La Valle dell’Illusione.. » si maledì mentalmente, perché non riusciva a farsi capire. Ad ogni sillaba la gola protestava ed il fiato veniva meno.
Vedere lo smarrimento negli occhi di Van e la sua frustrazione nella consapevolezza che non poteva aiutarla, le fece prendere un po’ di coraggio. Non poteva lasciarsi sconfiggere. Se Gaea era davvero in simbiosi con lei, forse sarebbe potuto accadere il processo inverso.
Quando vide Merle, accanto a Van, con un bicchiere d’acqua, la ringraziò con lo sguardo e le sue mani si avventarono – padrone di una forza che lei stesse ignorava – sul bicchiere che la gattina le stava porgendo.
Quando il liquido freddo scese all’interno della sua gola, sembrò che l’incendio venisse domato ed ebbe il tempo di respirare.
« Van, sta succedendo qualcosa.. bisogna evitare che venga distrutta. »
Van sembrò perplesso e curioso al contempo, il suo sguardo si era fatto più sereno da quando aveva ripreso i sensi.
Hitomi deglutì ancora un altro sorso prima che decidesse di sollevarsi.
I movimenti improvvisi furono fatali, non riuscì nemmeno a far un passo che le braccia di Van la cinsero per sostenerla. Tremava. Come la terra sotto di loro.
Pallida e madida di sudore per contenere lo sforzo e la continua emicrania, Hitomi ignorò le proteste di Merle unite a quelle di Van e decise comunque di avanzare.
« Hitomi! Si può sapere che cosa hai intenzione di fare?! » adesso la voce di Van si era fatta più seria e preoccupata.
« Io devo.. andare..! » esclamò lei, finendo con il cadere in avanti, senza arrivare mai al suolo, sorretta dalle braccia di Van.
« Hitomi! » la voce di Merle era piagnucolosa e preoccupata.
« Hitomi, adesso smettila. Non riesci a reggerti in piedi! » Van era lontano dal perdere la pazienza, ma l’insistenza con cui quella ragazza si ostinava a muoversi quando era evidente che non aveva la forza nemmeno per muovere un passo, lo stava facendo preoccupare per l’urgenza di quelle motivazioni.
Hitomi sembrò obbedire alle parole del Re di Fanelia e restò immobile. Le sue mani stringevano le braccia di Van e le dita della mano destra erano avvolte dalla catenella di metallo del ciondolo. Il viso chinato, sembrava che fosse sul punto di crollare.
« Hitomi..? » la chiamò Merle con voce sottile.
Proprio in quel momento, qualcosa urtò la Crusade e la nave venne violentemente sbalzata verso sinistra, insieme a tutto l’equipaggio.
A causa dell’imprevedibilità e del forte sbalzo, nessuno all’interno della cabina di Hitomi riuscì a rimanere in piedi, persino alcuni oggetti che erano poggiati sui mobili saldamente ancorati al pavimento, si ruppero e caddero.
Hitomi cadde direttamente sopra Van ma finì comunque per sbattere la spalla sinistra.
Tra un miagolio e l’altro di protesta, Merle finì a sbattere contro un cassettone di legno.
I danni di Van furono ben pochi, impegnato ad evitare ad Hitomi una brutta caduta, aveva volentieri ignorato la botta sul sedere che aveva preso.
Ed in mezzo a tutto quel trambusto, il ciondolo di Hitomi si illuminò per un istante.
« Ma che cosa diavolo sta succedendo?! » esclamò Merle prima di volgersi verso l’oblò presente nella stanza. Quando vi si accostò e poggiò le mani sul muro, la gattina rabbrividì.
« E quello che cos’è..? » domandò con voce spaventata, volgendosi verso Van.
Ma Van non sembrò udirla, si sollevò portando su anche Hitomi che nel frattempo aveva smesso di parlare.
« Stai bene..? » domandò lui, trovando un accenno positivo nell’abbassarsi del capo verso di lui.
Hitomi prese un respiro, il primo dopo tanti, constatando che la sensazione di incendio nella sua gola, sembrava essersi attenuata.
« Diventerà pericoloso qui.. io l’ho già visto! » esclamò Hitomi sollevando il viso e parlando più forte. Van vide che il suo viso, aveva ripreso colore.
« Ti senti meglio..? » domandò lui, sospettoso. La Ragazza della luna dell’Illusione annuì.
« Si, ma non so fino a quanto tempo durerà..! Dobbiamo avvertire il Signor Allen! »
Con lo sguardo preoccupato si volse nella medesima direzione di Merle, ancora visibilmente scioccata.
« ..Altrimenti quel tornado ci spazzerà via! »

L’onda d’urto che aveva sconvolto la Crusade, sbalzandola violentemente, aveva reso l’equipaggio instabile e preoccupato. Inoltre, il grosso tornado apparso dal nulla, stava mettendo in agitazione persino i più coraggiosi.
« E’ proprio vero che questa terra è maledetta…! »
« Moriremo tutti, in questo luogo! »
« Silenzio! Vi siete per caso rammolliti?! » esclamò Gadeth, mettendo a tacere alcune voci fastidiose, gli uomini colpevoli si ritirarono appena di qualche passo, ma nel loro viso non era cambiato nulla.
« Capitano.. qui le cose si mettono male, se non scendiamo immediatamente, rischiamo di venir spazzati via da quella cosa. »
Allen stava osservando il paesaggio della Valle dell’Illusione divenuto improvvisamente scuro. Non c’era possibilità di scampare a quel  turbine d'aria impetuoso e la Crusade non avrebbe retto qualora fosse stata risucchiata nell’occhio del ciclone. L’unica cosa saggia da fare era quella di trovare un riparo dietro una montagna e far scendere l’equipaggio.
Ma la Valle era, appunto, una valle, le montagne erano troppo lontane per essere raggiunte nel poco tempo che avrebbero avuto a disposizione.

« Signor Allen!! »
La voce di Hitomi, insieme al fatto che stava correndo con la stessa velocità di quando era in forma, stupì tutti i soldati, compreso Allen.
« Hitomi... ma cosa?! »
« Presto dobbiamo scendere.. conosco un luogo dove potremmo atterrare senza rischi, ma bisogna fare in fretta! »
Lo scintillio del ciondolo di Hitomi, unito allo sguardo risoluto di lei, convinse il Cavaliere Celeste a mettere la sua vita nelle mani di quella ragazza le cui doti avrebbero potuto salvare Gaea.
 

 

***

 

Ciao a tutti! In effetti questo capitolo è un po' più corto dei precedenti, ma è il preludio a ciò che avverrà.
Vi assicuro che i capitoli successivi sono più lunghi e poiché ci stiamo avvicinando al finale, molto più interessanti!
Non dimenticate di commentare e ringrazio come sempre la mia commentatrice che con fiducia aspetta i miei aggiornamenti ^__^
A presto!

Usagi

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Capitolo 11
*** L'Ultima Salvezza ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


11
L’Ultima Salvezza

« Se la distruzione è il nostro destino,
non ci resta che accettarlo »

 

« Avanti! Tenete saldo quel timone! »
« Si Capitano! » era la pronta risposta del timoniere, alle parole di Allen e all’incitamento dei compagni.
Mantenere la rotta della Crusade in quelle infauste circostanze si stava rivelando assai più complicato di quanto tutti si aspettassero.
Il ciclone aveva guadagnato terreno ed il nucleo che riforniva e dava potenza alla grande nave volante del Cavaliere Celeste, era attivato a piena potenza.
Hitomi aveva indicato un luogo poco distante, sembrava una vallata, ma persino Allen aveva dovuto ricredersi. Vi era una voragine profonda, probabilmente un cratere formato dalle esplosioni e poiché era incassato nella roccia, come se fosse un buco naturale – e probabilmente a causa dei venti e dell’erosione del tempo lo era diventata – poteva essere perfetto per nascondere la Crusade alla furia del vento.
Van non poteva ignorare il fatto che Hitomi era di nuovo impallidita.
Ancora non era riuscito a capire la complessa alchimia che intercorreva fra Gaea e la sua donna. Aveva visto Hitomi soffrire come mai prima d’allora, e questo lo aveva lacerato. Ma quello che gli aveva scavato già quelle ferite, rendendole così dolorose, era la consapevolezza di non poterle essere d’aiuto e non riuscire a sanarle quei dolori.
Perché la vedeva soffrire, in ogni istante. Aveva seguito ogni suo spasmo, ogni suo respiro più corto, mentre il suo cuore cercava di fondersi con il suo, ma i suoi battiti erano troppo veloci per eguagliare la sua adrenalina. Era così innaturale che soffrisse così.
Per un momento pensò a quello che gli era successo quando l’Escaflowne era stato danneggiato ed anche lui aveva riportato ingenti ferite interne: sarebbe morto se non fosse intervenuto il Popolo Ispano, insieme alla sua resistenza dovuta alla giovinezza.
Forse, quello che stava succedendo ad Hitomi era la stessa cosa.
Si, era inevitabile. Gaea soffriva e conseguentemente, soffriva anche Hitomi. Che stolto a non averci pensato prima! Eppure era così evidente. Glielo avevano anche detto.
In realtà, comprese subito dopo, aveva faticato più ad accettarlo che a capirlo.
« Hitomi.. presto finirà tutto questo. » le mormorò sommesso, vicino all’orecchio. Nessuno se ne accorse, ma la Ragazza della Luna dell’Illusione gli sorrise dolcemente.
Quando la Crusade cominciò a scendere di quota per infilarsi nell’apertura naturale, unico loro rifugio sicuro, Allen sembrò rincuorato. La nave era l’unico mezzo che potevano utilizzare per tornare indietro.
Incredibilmente, la Valle dell’Illusione, fino a qualche tempo prima soleggiata e ricca di pace, adesso si stava trasformando in un luogo di desolazione, come lo era stata Gaea durante la guerra, quel cielo oscuro era la prova che i desideri delle persone si avverano e quando essi sono manovrati dal desiderio di potere e di rivalsa, pagano un prezzo alto, coloro che restano in vita. Quel cielo aveva già emesso la sua condanna.
Ma Van sapeva, che avrebbe condannato il suo stesso Regno e Gaea intera, pur di far vivere Hitomi.
Solo quando sentì le voci euforiche dell’equipaggio si rese conto che erano atterrati.
La voragine non era così profonda e la sua ampiezza conteneva perfettamente la Crusade. Era l’unica speranza di salvezza ed Hitomi l’aveva trovata.
Si volse a guardare Hitomi che sorrideva soddisfatta. Il desiderio di fare il possibile per salvare gli amici e il pianeta di Gaea brillava nei suoi occhi.
Si maledì per aver anche solo pensato di poterla anteporre a quel pianeta: lei non gli avrebbe mai concesso.
« E’ prudente restare qui, fino a quando quel tornado non si allontanerà. Ci sono provviste sufficienti per più di un mese, non c’è ragione di preoccuparsi. »
La voce di Allen si era sollevata alta e aveva placato anche gli animi più inquieti. Sebbene non avessero modo di poter constatare con i propri occhi tutto quello che – sopra le loro teste – accadeva, i loro Comandante sapeva esattamente come calmarli.

D’un tratto il ciondolo di Hitomi brillò nuovamente, diffondendo una luce forte, violetta. Come una visione, apparve il padre di Allen, ancora con i suoi indumenti da viaggio.
Ignorando le voci concitate del suo equipaggio, il Cavaliere Celeste mosse un passo.
« Padre Mio.. » mormorò, sorpreso e preoccupato. Chiunque all’interno della Sala Comandi, poteva vederlo.
« Figliolo, non c’è più molto tempo. » la sua voce era grave, preoccupata.
« Ho viaggiato a lungo, per scoprire il segreto del potere di Atlantide e della leggendaria stirpe degli uomini draghi divini. Quando infine riuscì a carpirne il meccanismo, fu troppo tardi. Isaac, era sulle mie tracce e non potei fare altro che distruggere due pagine fondamentali. Sapevo però che il suo intelletto avrebbe presto compreso quello che io avevo cercato di nascondergli. »
Gadeth era impallidito, impressionato dal fantasma del padre del suo Capitano. Nel suo viso, incredulità e paura serpeggiarono nel suo animo, ma si lungi dal dimostrarlo davanti ai suoi compagni, restò in silenzio, insieme agli altri. Volgendo lo sguardo verso Hitomi la vide con il capo sollevato verso l’alto, come se stesse scrutando qualcosa oltre le paratie della Crusade. Quando l’uomo continuò a parlare, lui si era perso solo qualche parola.
« Conoscete questa storia. Ma quello che io non avevo ancora intuito e quello che Isaac nemmeno sospettava, non era il come attivare la macchina di modifica del destino, ma cosa sarebbe accaduto a Gaea, al fulcro stesso della terra una volta che la ruota del fato avesse ricreato su questo pianeta, il luogo della fortuna assoluta. »
« Il luogo della fortuna assoluta? » sussurrò Hitomi, tornando ad osservare nuovamente lo spettro del padre di Allen.
Sapeva che cosa il luogo della fortuna assoluta. Lo era stato per un momento tutta Gaea ed in particolare il fronte di guerra dove si era combattuto contro il Regno di Zaibach.
« Quando il luogo della fortuna assoluta avrebbe esaudito ogni desiderio e la macchina si sarebbe disattivata, Gaea sarebbe andata incontro alla distruzione assoluta. Questo pianeta è stato creato dai desideri degli uomini draghi divini. Erano esseri umani e provenivano dalla Luna dell’Illusione. Ma il sigillo che imposero, affinché la macchina non portasse alla distruzione avrebbe definitivamente distrutto Gaea. Se gli abitanti avessero compiuto nuovamente lo stesso errore, non avrebbero conosciuto salvezza. »
Van osservò Hitomi, che aveva gli occhi sbarrati. Stava vedendo qualcosa. Probabilmente, quello che il padre di Allen stava narrando, lei lo stava direttamente rivivendo. Era già successo. Si avvicinò a lei sfiorandola appena. Hitomi non si mosse.

Lo stesso, fuoco, le stesse fiamme che avevano distrutto Atlantide, stavano distruggendo la Valle dell’Illusione, ed Hitomi sapeva, che da quel luogo, che era il fulcro stesso di Gaea, sarebbe stato distrutto tutto il pianeta. Era inevitabile.
« Dove mi trovo..? » mormorò muovendo qualche passo in quella terra bruciata.
Il ringhio di un drago la fece sobbalzare, si volse a destra e a sinistra, cercando di capire da dove provenisse. Ma alzando lo sguardo si era resa conto che quest’ultimo volteggiava direttamente sopra di lei. Istintivamente, riconobbe se stessa come la preda di quell’enorme cacciatore. Cominciò a correre, avendo con se ancora i suoi indumenti da terrestre. Salì alcune scale, consapevole in fondo, che era inutile nascondersi, la creatura l’avrebbe comunque trovata. Quest’ultima cominciò ad inseguirla e quando la raggiunse planò con furia a qualche metro da lei, sbarrandole la strada.
Il verso, simile ad un grugnito, era spaventoso. La creatura si stava preparando ad attaccarla e lei non aveva alcuna difesa. Il drago della terra si puntellò sulle zampe e si preparò a divorarla. Solo in quel momento, atterrita dalla sorpresa, un paio di ali, bianche come la luna l’avvolsero nascondendola dal vedere il drago.
« Signor Folken! » esclamò Hitomi, sorpresa.
L’uomo non rispose, ma Hitomi lo vide: fissò negli occhi la creatura per qualche istante, lunghi ed interminabili secondi si accavallarono l’uno dopo l’altro.
Hitomi sapeva che cosa sarebbe successo ed il drago si allontanò da loro.
Quando Folken le si mostrò le parve estremamente più giovane. Le sue ali nere erano di nuovo tornate bianche.
« Hitomi. » parlò e sorrise.
« E lei che cosa ci fa qui..? » domandò Hitomi, turbata e sorpresa al contempo.
« Hitomi, Gaea è in grave pericolo. »
Non era una novità. Ma il tono grave con cui lo disse, fece rabbrividire Hitomi.
« Avete già sciolto i tre sigilli. Ma ve ne rimane ancora uno. Quando il popolo di Atlantide decise di sigillare il suo potere, decretò che chiunque l’avesse usato, avrebbe condannato l’intera Gaea alla distruzione, anche se avesse scongiurato il destino di guerra. Tuttavia, amavano questo pianeta, era stato creato dalla forza dei loro desideri e non avrebbero concesso che venisse distrutto irrevocabilmente. »
Hitomi restava in silenzio, avvolta dalle sue parole, in attesa.
« Ricordi perché l’Imperatore Dornkirk, ti voleva a tutti i costi? »
Hitomi scosse il capo.
« Perché eri l’elemento indeterminato. Quando tu e Van eravate vicini, il futuro si oscurava e lui non poteva scorgere il destino. »
« Perché io..? » domandò allora lei, una domanda che le venne inevitabilmente spontanea.
« Perché provenivi dallo stesso pianeta dalla quale il popolo di Atlantide era fuggito. Tu stessa, saresti potuta essere una di loro. »
« Non capisco, anche l’Imperatore proveniva dalla terra.. »
« Si, ma tu. Possedevi il tuo ciondolo. »
« Il mio ciondolo? » fece eco lei osservando il ciondolo avvolto fra le sue mani.
« Esattamente, quel ciondolo, che racchiude il potere dei desideri di Atlantide, amplificato dalle tue naturali doti di chiaroveggenza, ti rendevano unica. Eri perfetta. Se solo non fossi stata con Van, il futuro era chiaro e limpido. »
« Non riesco a capirla, Signor Folken. » ed abbassò il capo sulla spalla sinistra, reclinando il viso di poco.
Folken sorrise.
« E’ stato l’amore che tu e Van provate l’uno verso l’altra a disattivare la macchina di modifica del destino. Ma tu, avevi tutte le qualità per salvare Gaea dall’imminente distruzione. I sigilli si sarebbero dischiusi solo a te e Van. È per questo che tu, sei diventata Gaea stessa. Una ragazza che proveniva dalla Luna dell’Illusione. Tu, sei entrata in comunione con Gaea e sei diventata lei. »
Hitomi perplessa, non sembrò comprendere quello che le veniva detto. Adesso lei, era il fulcro di Gaea?
« La Valle dell’Illusione ha cominciato a distruggersi. E presto accadrà anche a te. Se la Valle dell’Illusione verrà distrutta, anche tu, finirai per morire, cara Hitomi. » e le mise una mano sulla spalla. Come avrebbe fatto un buon fratello maggiore.
« Hitomi. I Sigilli sono l’ultima speranza di salvare Gaea dalla distruzione. Solo l’amore può sciogliere l’ultimo sigillo. »
« Ma dove si trova?! È nella Valle dell’Illusione? » domandò con più veemenza, quasi sentisse che il contatto con quel mondo in distruzione stava per concludersi.
« Dovunque ed in nessun luogo. » rispose lui, enigmatico.
« Che cosa vuol dire, Signor Folken? »
« Solo tu e Van potrete saperlo e potrete liberare Gaea dal suo destino. Vi prego di perdonarmi entrambi, per tutto quello che ho fatto quando ero al servizio dell’Imperatore Dornkirk. Se avessi compreso prima quali erano le vere intenzioni di quell’uomo, tutto questo forse, sarebbe stato evitato. »
« Signor Folken! » esclamò Hitomi, percependo la consistenza della sua visione dissolversi.
« Io ho fiducia in te. È questo il tuo potere. » e sorrise per l’ultima volta, prima che l’immagine si dissolse dalla sua mente.

Quando riaprì gli occhi il padre di Allen svanì insieme alla luce emanata dal suo ciondolo. Barcollò lievemente trovando sostegno da Van.
« Cos’hai visto..? » domandò lui, in un sussurro stringendola per le spalle.
Hitomi si volse appena, perplessa.
« Ho visto tuo fratello. » rispose lei, ancora un po’ frastornata.
« Folken?! » esclamò lui, in un misto di agitazione nell’animo e di rimpianto. Aveva odiato a lungo suo fratello, ed il tempo che era stato concesso per riappacificarsi era stato davvero poco. I sentimenti che lo legavano a quel fratello, poi nemico, ed infine alleato, erano contrastanti ma aveva infine trovato pace anche per quello.
« Ha detto che l’ultimo sigillo è dovunque ed in nessun luogo. »
« E questo che cosa vuol dire…? »
« Van.. io credo che l’ultimo sigillo, per liberare definitivamente Gaea sia… »
Ma un colpo forte, seguito da quello che sembrava essere un terremoto, attraversò a lungo tutta la Sala Comandi.
La Crusade vibrò fortemente scuotendosi fin nelle profondità.
« Capo! Il ciclone è sopra di noi! » Esclamò Gadeth con il viso nascosto all’interno del binocolo d’osservazione che con un complesso sistema di specchi rimandava anche la visuale direttamente sopra di loro.

Quando Hitomi si riprese si aggrappò a Van per non cadere.
« Van, l’ultimo sigillo è oltre il Vento. Nel cielo. »

 

***

Ciao a tutti!
Ebbene, ci avviciniamo sempre di più alla parte finale della storia ^_^
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
leidia: Ciao, mia commentatrice di fiducia! *_* Fai bene ad essere in vacanza, spero che te le stia godendo come si deve ^__^ ahahh! ti ringrazio, quando dici che vorresti rubarmi la storia per leggerla prima mi fai morire..! Hai visto, questo aggiornamento l'ho postato prima del solito, spero che tu ne sia contenta! Fammi sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo ^_*
Terry Alchemist 22: Ciao Terry, grazie per aver commentato la mia storia, sono felice che ti piaccia ^__^ Spero di aver fatto salire ancora di più la tua curiosità con questo capitolo! Fammi sapere ^_*

Allora, a prestissimo..! Vi anticipo il nome del prossimo capitolo: "Volare fino al Cielo" ^__*
 

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Capitolo 12
*** Volare fino al Cielo ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


12
Volare fino al Cielo

« L’Alba di un nuovo futuro è ormai sempre più vicina. »



« E’ una follia! »
« E’ l’unica soluzione, Signor Allen. »
« Non vi permetterò di mettere a repentaglio la vostra vita in questo modo! » esclamò il biondo Cavaliere di Asturia.
« Mi dispiace tanto, Allen. » la voce del Re di Fanelia risuonò come una decisione sancita, ed in fondo, Allen sapeva che non sarebbe mai riuscito a dissuaderli dalla loro proposta che ai suoi occhi appariva suicida.
« Nel momento esatto in cui il ciclone sarà posizionato sopra di noi, voleremo nel suo centro con l’Escaflowne, solo in questo modo sarà possibile evitare di essere trascinati dalle correnti. » a parlare era stata Hitomi. Sulla Terra, aveva studiato che al centro esatto di un ciclone, i venti erano deboli o addirittura del tutto assenti.
« E se sbagliaste i vostri calcoli? »
« Non ci faremo distrarre da questioni superflue: abbiamo solo una possibilità e punteremo tutto su quella. » la voce di Van, questa volta, era stata perentoria, impossibile controbattere ad una simile testardaggine.
Allen sembrò reticente, ma trovatosi costretto, non poté fare a meno di accettare.
« Abbia fiducia, Signor Allen. »
Il suo cuore sobbalzò: era stata Hitomi a parlare. Posando gli occhi su di lei, si sentì stranamente rincuorato dalle sue parole. Il sollievo per un momento circolò nel suo corpo e il Cavaliere Celeste si rese conto che Hitomi era cambiata. Aveva qualcosa di più adulto, come se avesse acquisito una maturità che la faceva apparire diversa da tutte gli altri, qualche cosa che in fondo al suo cuore gli ricordava il rispetto che suscitavano in lui i Venerabili Sacerdoti del Principato di Freid.
Si ritrovò ad annuire, come se non fosse più padrone del suo corpo.

« Hitomi, sei sicura di farcela? » domandò Van, quando porse la mano ad Hitomi affinché salisse a bordo dell’Escaflowne.
Hitomi annuì, convinta.
« Si, le mie percezioni si sono fatte ancora più sottili: è come se riuscissi a vedere lo sviluppo degli eventi nella più profonda natura di Gaea. Non sbaglierò. »
Van annuì, ma non poteva non dirsi preoccupato per la loro sorte.
Se Hitomi si fosse sbagliata anche solo di qualche secondo, probabilmente i venti non avrebbero concesso loro di risalire. L’osservò richiudere le mani attorno al ciondolo, una volta appartenuto a chissà quale abitante del Popolo di Atlantide.
Trascorsero alcuni secondi, che a Van parvero ore. Nel silenzio dell’hangar dove era alloggiato l’Escaflowne, il Re di Fanelia, poteva avvertire i venti ed il temporale che imperversava sopra di loro. In quel momento si trovò a considerare l’ipotesi di volare con la tempesta e pensò che il suo drago non avrebbe retto e lui non sarebbe riuscito a guidarlo senza precipitare. I rumori cominciarono a farsi più forti; Van osservò Hitomi, cercando di intuire nel suo sguardo un segno che gli avrebbe fatto capire di andare, ma la fanciulla sembrava completamente assorta. Solo dopo qualche minuto, il ciondolo venne scosso da una forte vibrazione, che non proveniva dai movimenti di Hitomi.
« Adesso è sopra di noi, Van! » esclamò la ragazza, d’un tratto.
I portelloni dell’hangar, si aprirono lentamente ma il tempo che avrebbero impiegato per aprirsi del tutto, era già stato calcolato e la solita lentezza dei meccanismi d’apertura non turbò affatto il Re di Fanelia.
Strinse i comandi dell’Escaflowne, che assomigliavano più a redini, quando era nella forma volante. L’Energyst brillò di una forte luce rosa ed in pochi secondi, si trovarono fuori la Crusade.
Una volta fuori, si trovarono ancora all’ingresso dell’imboccatura naturale, della voragine nella quale era nascosta e ben protetta la nave volante. Il vento mescolato alla pioggia, frustò il volto di entrambi, confondendo i loro sensi e facendo rabbrividire le loro pelli, ma l’Escaflowne era pronto.
« Coraggio.. » esclamò Van, quindi, con tutte le sue forze, spinse l’Escaflowne ad avanzare verso l’alto, andando incontro al ciclone il cui centro era proprio sopra di loro.

Superare la prima barriera di vento, non fu un’impresa facile. Nonostante i venti fossero indubbiamente più calmi, rispetto a quelli che imperversavano accanto a loro, l’Escaflowne era rallentato dalla pioggia ed il suo pilota aveva notevoli difficoltà. L’impossibilità di vedere il cielo sopra di loro, quello li spaventò.
Hitomi era accovacciata nell’alloggiamento riservato al pilota quando era possibile guidare l’Escaflowne stando comodamente seduto, non era proprio quello il momento.
« Van, più veloce! » urlò rivolta all’uomo, fradicio d’acqua e con i muscoli contratti per mantenere la rotta dell’Escaflowne.
« Più veloce di così, mi è impossibile! » rispose lui senza poterla guardare, troppo impegnato a mantenere la rotta in salita.
« Van, attento! » esclamò Hitomi, sollevandosi in piedi per aggrapparsi a Van che si sbilanciò all’indietro, proprio in quel momento una pietra più grossa attraversò a velocità lo spazio che pochi attimi prima aveva occupato il Re di Fanelia.
Lo sguardo che riuscirono a scambiarsi anche se solo per un attimo, trasmise ad Hitomi tutta la gratitudine e la fiducia dell’uomo che amava.
« Escaflowne, più veloce!! » sbraitò Van, trovando sempre più difficoltoso manovrare il drago in quelle condizioni.
Proprio in quel momento Hitomi sussultò, con gli occhi spalancati.
« Van, il vento è cambiato! » esclamò, in evidente stato di agitazione.
Guardò sotto di se, non riuscendo a scorgere adesso, nemmeno la Crusade sotto di loro.
« Dobbiamo fare in fretta! » la voce di Hitomi arrivò solo come un sussurro alle orecchie del Re di Fanelia, il vento era davvero cambiato. Più forte. Sembrava volesse risucchiarli all’interno del vortice stesso.
« Maledizione, Escaflowne! Vai più veloce! »
Proprio in quel momento, una corrente più forte, sbalzò Hitomi di lato. Disperatamente cercò di aggrapparsi alla schiena di Van, ma fu tutto inutile. Tuttavia, le sue mani trovarono l’appiglio in qualche attimo. Il corpo stesso dell’Escaflowne.
« Van! » quando urlò, riuscì a scorgere il viso del Re di Fanelia, la sua espressione era di puro terrore.
« Hitomi! » istintivamente, lasciò con una mano le redini dell’Escaflowne ma questo, subendo il repentino squilibrio, si piegò maggiormente verso sinistra.
« No Van, non farlo! » Esclamò Hitomi, trovando il suo appiglio ancora più debole di prima.
« Non posso lasciarti! » esclamò lui, tendendogli la mano.
« Non preoccuparti per me! Pensa solo a salire più velocemente possibile! »
Van sapeva, che nonostante la situazione fosse disperata, Hitomi aveva ragione. Se avesse abbandonato le redini dell’Escaflowne in quel momento, probabilmente non sarebbero più riusciti a riprendersi.
Le mani di Hitomi cominciarono a perdere la presa, se ne accorse immediatamente.
« ESCAFLOWNE!! » l’ira ed il desiderio di salvare Hitomi riuscirono a raggiunger la più profonda ed intima coscienza dell’Escaflowne e l’energyst, in risposta a tale forza di volontà, brillò di una forte luce rosa.


« Signorino Van… » inginocchiata e con gli occhi pieni di larime, le parole di Merle risuonarono udibili in tutta la sala di comando, dove gli uomini si erano raggruppati per osservare sopra di loro, da quando l’Escaflowne aveva lasciato la Crusade.
Erano oramai molti minuti che l’Escaflowne era sparito dalla loro vista e Merle non era riuscita a contenere la sua preoccupazione, scoppiando a piangere.
« Quella luce..! » esclamò Allen, quando scorse fra le raffiche di vento l’inconfondibile luce rosa emanata dall’energyst.
« Signorino Van! » come rianimata da una speranza, la  gattina si sollevò in piedi, osservando anche lei la luce rosa.

E la terra, incominciò a tremare scuotendo ogni cosa.

Quando la luce consentì al Re di Fanelia di poter vedere, la calma regnava assoluta.
Si trovava oltre le nuvole, e l’Escaflowne, era proprio appoggiata ad una di questa.
Un enorme tappeto di nuvole si estendeva a perdita d’occhio.
Erano nel cielo.
Forse erano morti, si disse. Ma proprio in quel momento si accorse che Hitomi non era con lui, non dove sarebbe dovuta essere.
« Hitomi! » la chiamò, scendendo dal mezzo, con sorpresa, si rese conto che le nuvole erano più consistenti di quanto avesse immaginato.
Scorse a qualche metro di distanza, Hitomi a terra, svenuta.
Immediatamente fu da lei.
« Hitomi, Hitomi stai bene?! »
Ma la ragazza non dava segni di risveglio. Quando la mosse spostando il suo capo all’altezza del proprio petto, il ciondolo le scivolo lungo le dita, senza cadere: la catena era abilmente attorcigliata lungo le dita sanguinanti. Nell’estremo tentativo di aggrapparsi al bordo dell’Escaflowne, la catenella aveva inevitabilmente lacerato la fragile pelle delle articolazioni delle dita della mano destra, provocando dei solchi non gravi ma comunque piuttosto dolorosi.
« Van.. » mormorò lei, risvegliata proprio dal fastidio della ferita che oramai non sanguinava più.
Il Re di Fanelia sorrise rincuorato, stringendola più forte a se.
« Hitomi, ci siamo riusciti, abbiamo oltrepassato il ciclone. »
La ragazza si sollevò con la schiena restando seduta guardandosi intorno.
Tutto sembrava avvolto da una pace assoluta.
Il cielo azzurro si estendeva per tutto il campo visivo così come per le nuvole, un infinito tappeto di nuvole, correva fino all’orizzonte. Il silenzio, era palpabile.
« Questo posto io l’ho già visto.. » mormorò Hitomi, mettendosi in piedi.
« E’ esatto. » una voce davanti a loro, l’interruppe.

Un’anziana figura, si mostrò davanti a loro. Sollevandosi da una spessa coltre di nube, come se arrivasse dal basso. Avvolta in uno scuro mantello blu, sorretta da un bastone di legno, come un’eremita.

« Tu..! » ma Van fu il primo a superare la sorpresa e con un balzo si frappose fra Hitomi e l’uomo, in una posizione di difesa, sguainando la spada, pronto ad attaccare.
Ma l’uomo, non si scompose minimamente e rivolse il suo sguardo profondo negli occhi di Hitomi.

« Questo è il luogo dove si compirà il tuo destino o dove Gaea conoscerà il suo ultimo giorno, Hitomi Kanzaki. » 
 

***

E adesso si comincia a ballare ^__*
Ecco, prima del previsto, ad una settimana esatta di distanza dall'ultimo capitolo postato, ecco la pubblicazione di quest'ultimo.
Che dire? Adesso cominciano i guai, per tutti ^__^
Vi preavviso che i capitoli saranno in tutto 19 comprendente l'epilogo.
Probabilmente farò qualche capitolo extra ma sicuramente vi farò sapere più avanti, visto che oramai la storia è già stata scritta nella sua totalità.
Aspetto con ansia i vostri commenti ^__^ soprattutto adesso che la storia è più avvincente.
leidia: Ciao cara ^__* come faccio poi a pubblicare se mi vuoi spulciare il pc? Non vorrai mica tenerti tutto per te il seguito della mia storia? :D ihih spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
Mimmola: Ciao! Benvenuta nella mia storia! Sono contenta che ti stia piacendo! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo! ^_*
Ringrazio le 7 persone che hanno aggiunto la storia nei preferiti: alexiell - Femke - leidia - Mione1986 - shairah - Terry Alchemist 22 - Toru85
Ed anche coloro che l'hanno inserita fra le seguite: Amber - ka chan - Laurelin - Mimmola - Mozzi84 - Rayne

A prestoo!!

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Capitolo 13
*** L'ultimo Sigillo ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»

13
L’Ultimo Sigillo

« E’ dolce il pensiero di poter morire nel vostro abbraccio... »


« Situazione dei massi galleggianti? »
« Non sono state riscontrate anomalie, hanno retto l’urto »
« Situazione delle vele laterali? »
« Erano già state ripiegate, ma la frana ha colpito i sostegni in ferro, non sappiamo se riusciremo a spiegarle al momento opportuno. »
Per Allen Schezar la situazione era meglio di quella che immaginava.
Sebbene quell’anfratto dove si erano rifugiati era stato provvidenziale contro il ciclone, adesso si rivelava una possibile trappola di morte se la terra avesse continuato a tremare. Se le “mura” che proteggevano la Crusade cedevano, la morte per seppellimento era di certo la realtà più plausibile da affrontare.
« Capitano, propongo di tentare una risalita, è probabile che riusciamo ad allontanarci abbastanza dal ciclone per metterci in salvo e fuggire. »
« E’ impossibile Gadeth, non possediamo i mezzi per andarcene dalla Valle dell’Illusione, solo Van e Hitomi possono portarci fuori da questo luogo. »
« Ma Capitano, rischiamo che la parete ci crolli addosso! I terremoti sono frequenti e sempre più forti.. è impossibile prevedere che cosa potrebbe succedere. »
« Ma se usciamo da questo anfratto, rischiamo sicuramente di distruggere la nave e di essere trascinati via dalla corrente. E’ prudente non muoversi, state tenendo d’occhio la situazione del crepaccio dove siamo alloggiati? »
« Si Signore, oltre allo smottamento di poco fa, sembra che sia tutto tornato stabile, ma non possiamo prevedere cosa accadrà alla prossima scossa. »
« Maledizione.. Spero solo che Hitomi e Van stiano bene lassù.. »

 

« E così, ci siete anche Voi, Re di Fanelia. Vostro fratello ne sarebbe stato orgoglioso. »
« Non osate anche solo menzionare il mio povero fratello: egli vi ha disprezzato quando ha capito a che cosa portavano i vostri piani. Voi volevate manipolare il destino degli uomini su Gaea! »
Hitomi poteva percepire la rabbia ed il rancore che Van covava per quell’uomo. Era stato lui ad uccidere Folken e lei l’aveva visto con i propri occhi. Il risultato della morte del fratello maggiore di Van era stato il risultato delle fortissime forze di azione e reazione. Egli aveva ucciso l’Imperatore Dornkirk ma nel luogo dove risiedeva il fulcro della modifica del destino ogni azione corrispondeva ad un’azione uguale e contraria e la spada che aveva trapassato il vecchio corpo di colui che sulla terra era stato Isaac, aveva ferito mortalmente anche l’angelo dalle ali nere.
« Adesso pagherete la morte di mio fratello! » l’urlo di Van mentre si lanciava contro l’Imperatore Dornkirk riscosse Hitomi dai suoi pensieri.
« No Van, non farlo! »
Ma con sua sorpresa, Van trapassò con la sua spada la figura di Dornikirk che si dissolse.
« Ma cosa..?! Quale stregoneria è mai questa?! » Van si volse tornando a guardare Hitomi, ancora con il braccio alzato in un inutile tentativo di fermare il Re di Fanelia.

« Semplicemente, è che il mio corpo fisico ha cessato di esistere. » la voce di Dornkirk risuonò come un eco lontano, stonando con quel cielo azzurro e quell’atmosfera idilliaca.
« Maledetto, fatti vedere! Sei solo un codardo! » esclamò Van, ancora con la spada fra le mani e la guardia alta, come se il nemico dovesse attaccare da un momento all’altro.
« Van.. »
La voce di Hitomi lo distolse dai suoi pensieri.
« Van, credo che dovremmo ascoltarlo. Non può farci più alcun male. » la sua voce calma e distaccata, fu l’elemento che riuscì a convincere il giovane.
Proprio qualche istante dopo, lo spettro dell’Imperatore Dornkirk si materializzò davanti a loro.
« Kanzaki Hitomi, tu hai già capito da dove proveniva il Popolo di Atlantide? »
« Si, essi provenivano dal pianeta che qui è chiamato Luna dell’Illusione. Erano degli esseri umani, proprio come me. »
Van conosceva già questa porzione di storia, ma sentirla raccontare con tale convinzione proprio da Hitomi, gli provocò un brivido lungo la schiena.
« Forti della propria intelligenza, costruirono una macchina capace di trasformare i desideri delle persone in realtà. In virtù di questo, gli uomini poterono sviluppare ali sul dorso e cambiare il loro aspetto. » Dornkirk sembrò recitare quello che Hitomi aveva già letto, qualche tempo prima, nella stele di pietra scura, posta nella Valle dell’Illusione.
Il silenzio che seguì le sue parole fu intriso di consapevolezza. Tutti conoscevano l’epilogo di quella storia.
« Gaea non avrebbe dovuto subire la stessa sorte della loro capitale. Per questo, sigillarono il grande potere dei desideri. Chiunque avesse attivato la macchina avrebbe avuto poco tempo per redimersi e coloro i quali ne sarebbero state vittime avrebbero sciolto i sigilli e la distruzione di Gaea sarebbe iniziata. Quando il luogo della fortuna assoluta cessò di esistere e la macchina da me costruita venne distrutta, i sigilli si liberarono definitivamente: le perdite erano state troppo alte, troppi esseri umani erano periti nel vano desiderio di un futuro migliore, ed ancora non sapevo che quello che sarebbe successo avrebbe condannato Gaea. »
« Maledetto, è successo tutto a causa tua. » s’infuriò Van, sapendo che la sua ira sarebbe stata vana.
« Ho espiato le mie colpe pagando con la mia stessa fragile esistenza. Il mio desiderio di vedere il destino non è stato realizzato, ma mi è stato affidato il compito di proteggere colei che può salvare dal destino di distruzione il pianeta di Gaea. Hitomi. Con il tuo sacrificio, con il sacrificio della Ragazza della Luna dell’Illusione, che possiede il potere dei desideri ed è capace di prevedere e determinare il futuro degli uomini, solo con questo sacrificio, unendoti a Gaea e rinunciando alla tua esistenza, la salverai dalla distruzione assoluta. »
Calò nuovamente il silenzio. Hitomi era di nuovo impallidita. Van era semplicemente atterrito ma riuscì per primo a protestare.
« No! Non accetterò che Hitomi debba sacrificare la sua vita! Lei non ha alcuna colpa. »
« Ragazzo, non c’è altra scelta, se fuggirà, morirà insieme a Gaea. Ogni terremoto che scuoterà la terra, sarà come una morsa al suo cuore ed ogni morte che ne deriverà faranno crollare il suo spirito. Gaea l’ha scelta, lei adesso rappresenta la vita su questo pianeta. Il suo fulcro. »
Hitomi, che fino ad ora non aveva parlato, mosse un passo.
« E se lo farò? » la sua voce era ridotta ad un sussurro.
« Hitomi, no! Non pensarci neanche! »
« Tutto ritornerà alla normalità e Gaea conoscerà la prosperità. » concluse lui.
Ma Van si frappose davanti ad Hitomi, prendendola per le spalle.
« Hitomi, sei impazzita!? Non puoi fare una cosa del genere.  Hitomi!! »
Ma Hitomi non rispondeva. Il suo respiro però era accelerato.
« Hitomi…! » la chiamò Van, scuotendola ancora.
« Van.. è stata tutta colpa mia. » mormorò lei.
« Da quando sono arrivata su questo pianeta, non sono stata altro che fautrice di eventi tristi e spiacevoli. Le tue ferite con l’Esclaflowne, l’aver desiderato cambiare il destino alla Principessa Millerna prima delle nozze, la morte del Principe Freid, la morte di tuo fratello Folken, del Sommo Balgus.. è stata tutta colpa mia. »
Quando Hitomi sollevò il capo, i suoi occhi erano pieni di lacrime. Van scosse il capo, intuendo dove volesse arrivare nel suo discorso.
« Hitomi, non ti lascerò commettere una pazzia! Non è vero che la colpa tua, tutto questo è cominciato da quando l’impero di Zaibach ha cercato di conquistare l’intera Gaea. Tu non hai colpa. Hai capito..? »
Ma Hitomi scosse il capo lasciando cadere qualche lacrima.
« E’ stato il mio cuore, il mio continuo preoccuparmi per te, il mio continuo pensare all’eventualità peggiori ha determinato questo futuro, non lo capisci..?! E’ stata tutta colpa mia, io non- »
Ma Van soffocò le sue ultime parole premendo le sue labbra contro quelle di lei.
Non provò nemmeno ad opporsi a quel contatto, era quello che entrambi desideravano. Restare uniti e restare in vita, insieme. Non avrebbero chiesto nient’altro alle potenze della terra. Si abbracciarono stretti godendo della presenza dell’altro.
Quando si staccarono, una luce avvolse Hitomi.
« Che cosa..? » Esclamò Van, sorpreso.
Proprio in quell’istante, una morsa invisibile o un vento improvviso, scansò Van lontano da Hitomi.
« Van!! » allungò il braccio verso di lui, muovendo un passo. E fu proprio in quel momento che il banco di nuvole cominciò a dissolversi sotto i suoi piedi, a sorprenderla fu il vuoto che immediatamente percepì, poi la forza, fortissima a spingerla verso il basso.
« Hitomi, no!! »
Ma l’urlo di Hitomi, preannunciò la sua caduta dal cielo.


« Capitano! E’ incredibile! » la voce gioiosa di Gadeth fece temere ad Allen che egli avesse perso il senno.
« Il ciclone sopra di noi! E’ svanito, si è dissolto nell’aria! » ma l’ennesima scossa di terremoto gli fece perdere immediatamente il buon’umore.
Il forte boato non si arrestò come previsto, qualche secondo dopo, ma continuò per diversi minuti.
« Individuate nuove crepe nelle parete di sinistra: di questo passo finirà per crollare completamente! » la voce di Kio, che ancora si reggeva allo strumento simile ad un cannocchiale sottomarino.
« A tutti gli uomini, presto! Avviare il riscaldamento dei massi galleggianti, portare il nucleo ai massimi livelli di energia, prendere immediatamente quota! »
Gadeth sorrise ed impugnò il timone mentre Allen ripeteva il messaggio.
Immediatamente gli ingranaggi della Crusade ripresero a muoversi e gli uomini lavorarono al meglio delle loro possibilità.
« Riscaldamento completato, nessuna anomalia nel sistema di raffreddamento del nucleo. » la voce dal tubo di comunicazione rassicurò il Cavaliere Celeste.
« Partenza immediata!! »
La Crusade riuscì a sollevarsi, dapprima lentamente cercando di non scontrarsi con le pareti dell’anfratto naturale che proprio in quegli istanti cominciarono a crollare sotto di loro.
« C’è mancato davvero poco. » esclamò Gadeth rincuorato, con il terrore negli occhi.
Qualche minuto dopo, la Crusade uscì completamente intatta e si affacciava nella Valle dell’Illusione, dove la pioggia continuava a cadere ed il temporale imperversava, ma di venti pericolosi, non ve ne era più traccia.
« Dobbiamo trovare il Signorino Van, dobbiamo fuggire da questo luogo! » finalmente Merle aveva ripreso a parlare, con le lacrime agli occhi, ma più rincuorata.
Un lampo più forte abbagliò l’intero equipaggio, il tuono che ne seguì fu la naturale conseguenza di una scarica davvero forte.
« Capitano..!! C’è qualcosa nel cielo, che sta precipitando! » Kio, ancora di vedetta, sobbalzò preoccupato, con il viso di chi aveva compreso una realtà difficile da accettare.
Ad Allen mancò un battito mentre faceva spostare di forza il suo compagno per guardare meglio, una spiacevole sensazione s’impossessò del suo animo quando trovò la conferma.
Merle adocchiò quella che sembrava essere uno spiraglio di luce, apparso da una nuvola alta e lontana che si stava diradando sempre di più, scorse anche lei il piccolo oggetto in caduta libera.
Bastò un solo sguardo con i suoi occhi felini, per comprendere di cosa si trattasse.

Hitomi, precipitava a peso morto dal cielo.

 

****

Ciao a tutti!
Non vi sto facendo attendere tantissimo, adesso la storia entra nel suo vivo. *_* Mi aspetto tanti commenti.
leidia: ihihi sono contenta che ti stia piacendo, adesso non si gioca più ed i nostri protagonisti passeranno un brutto quarto d'ora..! (O forse un po' di più..)
Mimmola: Ciao! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, fammi sapere cosa ne pensi, mi raccomando ^__^

E.. vi lascio anche con il titolo del quattordicesimo capitolo: "Un Destino di Sacrificio"

Ciao!

 

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Capitolo 14
*** Un Destino di Sacrificio ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


14
Un Destino di Sacrificio

« Tuttavia quando due sentimenti divergenti si scontrano
possono dare vita a forti contrasti »

 

« Quella è Hitomi.. » mormorò Merle coprendosi le labbra con le mani, troppo stupita per crederci.
L’ennesimo terremoto fu più forte dei precedenti, l’equipaggio della Crusade poté vedere con i propri occhi quello che accadde alla leggendaria Valle dell’Illusione.
I crepacci creati dalle radici degli alberi che spuntavano dal suolo, crebbero fino a divenire dei veri e propri squarci nella terra che cominciò progressivamente a dividersi.
Le poche colonne che si reggevano ancora in piedi caddero una dopo l’altra. Intere porzioni di territorio si sollevarono, ed altre, specularmente, si abbassarono, inghiottendo tutto quello che veniva trascinato giù.
« Rilevata una grande emissione d’energia dal sottosuolo! »
« Che cosa?! » urlò Allen, nel panico.
« Sembra che l’origine delle scosse provenga proprio dal punto in cui viene emanata la suddetta energia.. ma.. cosa..?! Sembra che stia avanzando verso la superficie! »
« Che sia un guymelef?! »
Un altro lampo, l’ennesimo, li accecò.


L’urlo le si era consumato in gola, poi aveva disperatamente chiamato Van, ma progressivamente che andava cadendo, aveva riconosciuto sotto di se la Valle dell’Illusione, completamente distrutta dal passaggio del ciclone e dai frequenti terremoti.
La pioggia le stava oramai facendo appannare la vista e la grande velocità con la quale stava cadendo stava schiacciando i suoi polmoni, non concedendole di respirare.
Sarebbe dovuta morire, ma avrebbe salvato davvero in questo modo, Gaea?
Chiuse gli occhi, sentendo le lacrime calde unirsi alla pioggia fredda.
« Van.. » mormorò soltanto, prima che la pressione dell’aria le facesse mancare i sensi, mentre continuava a precipitare.


Era sparita, così velocemente da non accorgersene. Era rimasto qualche attimo immobile, fino a quando non aveva udito il suo urlo. Poi si era rialzato e correndo si era portato in quella porzione di cielo, lì dove le nuvole si erano aperte.
« Hitomi!! »
Senza pensarci due volte, si gettò anche lui, a capofitto, nel vuoto, lanciandosi nella tempesta sotto di lui.
Il cambio di temperatura e la forza dell’aria erano come sempre piuttosto forti, ma gettandosi a capofitto come se stesse tuffandosi, non solo aveva aumentato la propria velocità di caduta ma risultava per lui più semplice respirare.

« Hitomi!! »
Quando la scorse, provò un minuscolo moto di sollievo, ma era ancora così lontana da lui e lei cadeva alla sua stessa velocità. Temeva non sarebbe riuscito a raggiungerla. Sapeva che se avrebbe aperto le sue ali la velocità di caduta sarebbe stata decelerata e avrebbe perso ogni speranza di raggiungerla.
Il boato che seguì i suoi pensieri lo riscosse. Non si trattava di un tuono.
Allontanando il suo sguardo da Hitomi, lo volse per osservare la Valle dell’Illusione, con suo smarrimento ciò che sentiva era la prova indiscussa del fatto che Gaea stava morendo, stava sgretolandosi. Più a fianco, notò la Crusade in volto, il sollievo durò pochi istanti, quando s’avvide della voragine che si stava aprendo direttamente sotto di lui.
Prima di poterlo constatare con i propri occhi, ne udì il suono: la terra stava crollando, risucchiando i resti dell’antica città situata nella Valle dell’Illusione.
Hitomi, era sempre più vicina alla voragine.
« Se non faccio in fretta..Ma quello cosa..?! »
Un lampo più forte degli altri, come una luce, lo accecò.
 

I suoi sensi erano così intorpiditi che non avrebbe saputo dire se stava ancora cadendo nel vuoto oppure fosse già morta.
Sentiva l’aria fredda contro di lei, la pioggia a rendere oramai i suoi capelli e le sue vesti fradice. No, non poteva essere morta, quella pioggia era reale.
Riaprì gli occhi, incontrando il grigio temporale e qualche goccia di pioggia le ferì la vista.
Proprio in quel momento, quando la ragione tornò a martellare pesantemente nella sua testa, si riebbe da ogni torpore e tentò di sollevarsi.
Con suo sgomento, si accorse che qualcosa la tratteneva, cercò le sue mani, ma trovò i suoi polsi legati da quelli che sembravano proprio.. rami.
Lo sguardo si affacciò sotto di lei e allora lo vide, sollevata ad una ventina di metri da dove sarebbe dovuta esserci uno spiazzo di terra battuta dove si ergeva qualche colonna in procinto di cadere nello squarcio creato dalla divisione di due porzioni di territorio, un lungo ramo, come quelli degli alberi secolari, era spuntato dal nulla per sollevarsi fino alla sua altezza, imbrigliandola in una morsa sicura che aveva arrestato la sua caduta.
Poi, vide una piuma bianca, candida come la neve, sembrava così irreale. Un’altra ancora come se volesse seguire la precedente nella discesa.
« Hitomi!! »
La voce di Van fu un sollievo per lei, sollevando lo sguardo, vide che stava scendendo ad aiutarla.
In quel momento, una visione la colpì nel profondo della sua coscienza, qualche attimo, non ne comprese il significato, ma le sue parole uscirono dalle sue labbra contro la sua razionalità.
« No Van, allontanati!! »
Sentì la stretta contro i suoi polsi aumentare mentre anche le caviglie e l’addome venivano stretti con la stessa intensità. Poi un altro ramo, più simile ad una liana fatta di sottile legna, la sorpassò risalendo velocemente e puntando contro Van.
Il Re di Fanelia, atterrito, cercò di allontanarsi, ma venne preso in controtempo e ricevette una frustata sull’addome esposto e privo di copertura, giacché l’apertura delle ali ne aveva lacerato le vesti, scagliando Van lontano da Hitomi.
«Van, non avvicinarti! » urlò lei, quando si rese conto che il sovrano di Fanelia era rimasto praticamente illeso. Forse la prossima volta non sarebbe stato ancora così veloce.
In quel momento, sentì un fastidio all’altezza delle dita, senza rifletterci troppo comprese che si trattava del suo ciondolo.
Forse i suoi desideri avrebbero potuto…
No, probabilmente con l’ansia e la preoccupazione e lo stato in cui imperversava il suo cuore avrebbe nuovamente dato l’impulso per un nuovo destino colmo di eventi drammatici.
In quel momento se ne accorse.
Era la terra. Era Gaea. Gaea si stava rivoltando contro Van, perché non si avvicinasse a lei, perché era lei quella da sacrificare. Nessuno avrebbe potuto frapporsi.
Come nella sua visione.
Sotto di loro, la terra continuava a tremare, ma aveva smesso di piovere. I tuoni però erano ancora vicini, troppo vicini per presagire la fine del temporale.

Van non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
Vedere Hitomi afferrata da quella sorta di mostro che assomigliava più ad un albero che ad una qualche creatura da un lato aveva alleviato le sue paure, ma quando si era reso conto che quella sorta di albero era offensivo, aveva capito lui stesso di cosa si trattava.
Il sacrificio di Hitomi, era appena iniziato e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo.
Estrasse la spada e si preparò a combattere contro quella cosa anche se non aveva idea di come avrebbe fatto per fronteggiarla.
L’urlo di Hitomi attirò la sua attenzione e per un lungo istante la fissò senza fare nulla.
I suoi occhi erano colmi di lacrime e nonostante fosse fradicia, si dibatteva con tutte le sue forze per cercare di liberarsi. Quando i rami la strinsero ancora di più urlò di sofferenza e Van comprese che non avrebbe atteso ulteriormente.
Con uno slancio le sue ali si piegarono, seguendo un movimento che gli veniva naturale, come se dovesse muovere un braccio o una gamba. La spada in pugno pronta a colpire ciò che gli si sarebbe parato di fronte.
« Van, dietro di te!! » l’urlo di Hitomi lo fece immediatamente scattare all’erta, quando si voltò, il suo cuore pregò in un istante che i suoi riflessi potessero salvarlo ancora una volta.


« Che cos’è quell’affare..!? » piagnucolò Merle, con le mani appoggiate sui vetri della cabina di comando della Crusade.
L’intero equipaggio era radunato attorno ai vetri, stavano osservando meravigliati e sorpresi ciò che stava accadendo.
« Questa è la fine per noi tutti… » mormorò un uomo tarchiato, calvo.
« Non saremmo mai dovuti venire qui.. »
E ricominciò il chiacchiericcio spaventato.
« Fate silenzio! » tuonò Allen, redarguendo i suoi uomini e allontanandosi dalla finestra diretto verso l’esterno della cabina.
« Ehi Capo, dove state andando? » la voce di Gadeth fermò l’avanzata del Cavaliere Celeste.
« Mi sembra ovvio no? Lo Sheherazade è pronto? »
« Ma Capo.. »
« Ti ho fatto una domanda, Sergente Gadeth! » lo interruppe lui, restando fermo sui suoi passi ma con il capo rivolto lateralmente.
« Si Signore, il vostro guymelef è stato già approntato. »
« Ottimo, aprite il portellone principale, allora. »
« Capo, ma siete sicuro di voler uscire? »
« Credi che tutto il divertimento lo voglia lasciare al Re di Fanelia? » sorrise lui, con fare scherzoso, mascherando la sua preoccupazione. Ma Gadeth comprese.
« Avete ragione Signore, allora al vostro ritorno brinderemo. » ma nella sua voce non c’era traccia di sincera gioia, quanto più di velata preoccupazione. Un sarcasmo mal riuscito.


Hitomi trattenne il fiato, fino a quando non vide cadere nel vuoto un ramo inanimato. Allora capì che Van era riuscito a difendersi in tempo.
Tuttavia, prima che potesse parlare ancora, sentì stringere ancora di più la presa dei rami contro di lei fino a quando questi non cominciarono ad avvolgerla completamente.
« Oh no.. Van.. Van!! Aiutami! »
Inutili erano i suoi tentativi di liberarsi, giacché più strattonava, più le sue costrizioni diventavano dolorose. Quando non riuscì più a muovere le gambe, la sua protesta fu ridotta ad uno scrollare di spalle.
Nel frattempo, Van si era avvicinato, tentando di recidere con la sua spada i rami che tenevano prigioniera Hitomi, ma senza alcun risultato, l’ennesimo ramo si era rivolto contro il Re di Fanelia, ingaggiando un vero e proprio duello contro di lui.

Fu allora che la vista le si oscurò, innumerevoli altri rami risalirono dal suolo, inglobandola completamente.
« Van!! » Urlò, a pieni polmoni cercando di divincolarsi.
« Hitomi!!! » ne udì il richiamo, ma non lo vide più.
Sentì le proprie lacrime bagnare il proprio viso.
« E’ questa.. la fine.. » mormorò, un gemito soffocato.
L’oppressione e l’oscurità si fece sempre più fitta, fino a quando una sensazione di tranquillità s’impossessò della sua mente e chiudendo gli occhi, perse conoscenza della realtà e del luogo, abbandonandosi all’abbraccio della morte.

« Hitomi, no!!! » urlò così forte che sentì ogni singola particella d’aria uscire dai propri polmoni. Era stata intrappolata dai rami che avevano formato attorno a lei una sorta di involucro, poteva scorgere a malapena il suo viso.
Dopo di che l’aveva vista perdere i sensi e si era sentito accecare dall’ira.
« Maledetto, no! »
 Ma fu allora che una luce lo distrasse, proprio dove era situata Hitomi cominciò ad irradiarsi una luce. I rami si attorcigliarono di più inspessendone la prigione, la luce lentamente venne occultata dai rami, come in un bosco sempre più fitto.
« Hitomi!! » la chiamò ancora, ma senza alcun risultato. Tuttavia, osservò con sorpresa e stordimento quello che stava accadendo, alcuni rami non si erano avvolti, come i restanti, racchiudendo Hitomi, ma stavano mulinando esattamente sotto di lei, come se stessero preparando un’alcova.
« Ora vedrai! » e Van si lanciò nuovamente, contro la barriera di legno. Ma non vi arrivò, altri innumerevoli rami, ricoperti di terra, risalirono prontamente per evitare l’interferenza. Di questo passo, non sarebbe riuscito a far breccia in quella sorta di barriera.
L’ennesimo tuono più forte lo fece rabbrividire, poi una sensazione gli fece capire di non essere più solo.

Gettò uno sguardo verso la Crusade, dove riuscì a scorgere Merle, era terrorizzata.
Si voltò, ed il suo viso si riempì di stupore.
Una colonna di luce apparve davanti a lui, ne emerse l’Escaflowne, la luce dell’energyst brillava di un rosa acceso.

Tre guymelef d’imponente grandezza, scendevano dal cielo.
Guymelef che Van Fanel non aveva mai visto.

 

***

Ciao a tutti!
E' triste vedere che l'affluenza di visite alla fanfiction è calato bruscamente, ma forse sono le ultime vacanze o forse che la storia sta oramai concludendosi.. spero comunque che questo capitolo vi piaccia.
leidia: Ecco, come promesso ho pubblicato prima anche questo capitolo! Spero che tu ne sia contenta! Oramai sei la mia commentatrice di fiducia e sono davvero contenta di vedere che ogni volta lasci un pensiero per questa mia storia! Grazie!

Beh, allora alla prossima con.. "Una Determinazione Sfavillante"..
Usagi

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Capitolo 15
*** Una Determinazione Sfavillante ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


15
Una Determinazione Sfavillante

 

« Il Potere di Atlantide risiede nella forza dei desideri delle persone
e nonostante esso abbia segnato la rovina di un intero popolo
non significa che il mondo di Gaea sia destinato
a subire la medesima sorte »



« Ma quelli.. cosa..? »
Van era basito, davanti a lui, si ergevano tre imponenti Guymelef di magnifica fattura.
Il primo che riconobbe lo fece rabbrividire: era il guymelef ispano che li aveva attaccati all’ingresso della Valle dell’Illusione. Credeva di averlo distrutto ed invece si era sbagliato di grosso.
Inoltre, l’Escaflowne lo aveva raggiunto, come se avesse intuito il pericolo. La colonna di luce era svanita subito dopo. Che fosse stato lo stesso Escaflowne?  Si voltò, ancora una volta verso Hitomi. La luce che l’avvolgeva era quasi impossibile da scorgere a causa dei fitti rami che continuavano a circondarla e ad avvolgerla. Che fosse stata Hitomi?
« Re di Fanelia, se tenterete di ostacolare il sacrificio saremo costretti ad eliminarvi. »
Era stata nuovamente la voce di Dornkirk a parlare. Facendo scattare l’ira di Van.
« Non permetterò a nessuno di fare del male ad Hitomi! » urlò, saltando a bordo dell’Escaflowne, mentre faceva sparire le sue ali in un turbine di piume candide.
« Perché vi ostinate, Re di Fanelia? Non volete forse un nuovo futuro per il vostro regno? » continuò Dornkirk. Si materializzò davanti al groviglio di rami dove prima vi era Hitomi. Il suo sguardo era calmo ed il viso assente, non sarebbe di certo stato in grado di combattere.
« Non accetterò mai un futuro creato dal sacrificio di Hitomi! »
« La Ragazza della Luna dell’Illusione è venuta su Gaea proprio per questo: per espiare i peccati dei suoi abitanti. »
Van stava per ribattere, quando fu costretto a difendersi dal primo attacco frontale. E da quel momento non ebbe più tregua. A capeggiare i tre guymelef era quello ispano, era più veloce degli altri e sembrava che fosse stato riparato, la catena con la quale l’attaccava sembrava brillare, come se la pioggia avesse lasciato una sottile nebbiolina di luce che lo rendeva maggiormente inquietante e pericoloso. Un altro guymelef assomigliava in modo particolare allo Sheherazade di Allen, tuttavia il suo metallo era completamente bianco e la sua testa era a forma di drago, per fronteggiare l’Escaflowne, possedeva una lunga spada. Il terzo invece, sembrava un normalissimo guymelef e Van intuì che poteva essere il più debole, si difendeva per mezzo di una lunga alabarda. Tutti e tre avevano la capacità di volare.
« Mi è impossibile attaccarli tutti e tre restando in volo. » mormorò Van tra sé e sé, cercando di trovare una breccia per far fronte all’attacco combinato di tre guymelef.
Decise di spingersi fino al suolo, avrebbe scelto lui il terreno, visto che loro erano in netta maggioranza numerica.
I tre guymelef lo seguirono senza indugi senza risparmiare i colpi.
Quando l’Escaflowne tornò nel suo assetto da combattimento su terra, il viso di Van fu finalmente coperto dall’elmo e guadagnò un po’ di tempo.
In un attimo estrasse la spada e riprese a fronteggiare i nemici.
« Il destino non può essere modificato se non per mezzo degli uomini. E adesso, questa ragazza ha deciso di salvare Gaea per sua spontanea volontà. »
Dornkirk continuava a restare immobile, ad osservare pazientemente l’involucro dove si trovava Hitomi. I rami avevano smesso di attorcigliarsi e la luce al suo interno era appena visibile.
« No, Hitomi!! » esclamò Van, ma furono proprio quelle parole a fargli perdere il ritmo e l’asta dell’alabarda lo colpì su un fianco. Il corpo incassato gli fece perdere l’equilibrio ed il guymelef cadde all’indietro. Il successivo colpo sarebbe stato fatale, le sue difese erano crollate.
« Maledizione!! » esclamò Van, consapevole di non riuscire a parare il fendente del guymelef con la lunga spada.
Allungò il braccio che reggeva la spada, come per difendersi, ma un’ombra cadde su di lui, quando sentì spada infrangersi con spada, capì che aveva ancora una possibilità. Qualche attimo dopo si accorse che ad essere venuto in suo soccorso era stato proprio Allen.
« Mi sa che anche questa volta, hai bisogno di me! » esclamò il giovane Cavaliere Celeste, la voce metallica, proveniente dall’interno del guerriero meccanico.
« Allen! Appena in tempo! » esclamò Van, rimettendosi in piedi, giusto il tempo per riprendere la lotta.
« Cos’è successo a Hitomi? » domandò lui, mentre fronteggiava uno dei tre guymelef.
Van era ancora in minoranza, fronteggiava ancora contro il guymelef bianco e con quello costruito dagli ispano, dopo l’ennesimo colpo e aver respinto per qualche attimo i due guymelef, riprese fiato.
« Non lo so, Allen! Credo che le stia accadendo qualcosa all’interno di quell’albero, bisogna fare in fretta! »
Allen gettò un’occhiata in alto, scorgendo l’intrico di rami che teneva prigioniera Hitomi, era impossibile scorgerla da lì, tuttavia la luce che emetteva al suo interno, si era fatta più forte.
« Adesso basta! » urlò Van, piantando la spada contro l’energyst del guymelef con l’armatura bianca e la testa da drago, quando il metallo incontrò il nucleo dell’energia del nemico, quest’ultimo si frantumò e qualche attimo dopo il guymelef cadde pesantemente al suolo, inanimato.
« Bel colpo, Van! » esclamò entusiasta, Allen, tenendo in pugno il guymelef con l’alabarda.
Van volse lo sguardo verso i rovi che tenevano intrappolata Hitomi, la luce era diventata più intensa, questo non sembrava promettergli nulla di buono.
Il guymelef bianco era potente in volo, ma evidentemente lo era di più su terra. La sua catena era quasi sempre infallibile e con difficoltà riusciva a mancare i suoi colpi.
« In questo guymelef non può esserci una persona » mormorò Van, intuendo che i guymelef erano troppo veloci e troppo “vivi” per poter essere pilotati da qualcuno. Il guymelef ispano aveva perso la sua notevole velocità che lo aveva reso quasi impossibile da avvicinarsi in volo, ma restava comunque un nemico efficace e il Re di Fanelia era sicuro che fra i tre, quello fosse il più potente.
« Van, devi andare da Hitomi! » esclamò Allen, che cercava di far breccia nelle difese del nemico. Il suo volto era completamente madido di sudore, stessa cosa per Van, pilotare dei guymelef voleva dire combattere con tutte le proprie forze ed oltretutto non erano adatti per scontri a lunga durata; infatti i duelli fra due guymelef duravano ben pochi minuti. Si Van che Allen erano allo stremo delle forze, ma entrambi sapevano che non sarebbero caduti per primi.
D’un tratto, un grido agghiacciante proruppe per tutta la Valle.
Era la voce di Hitomi. Van l’avrebbe riconosciuta fra mille.
« Hitomi!! » urlò Van, cercando di aggirare il nemico per raggiungere Hitomi. Ma i suoi movimenti furono vani, ed il suo braccio venne afferrato dalla lunga catena del guymelef ispano, impedendone i movimenti.
« Che tu sia dannato! » esclamò Van tentando di recidere con la propria spada la spessa catena che lo teneva in pugno, inutilmente. La catena era più resistente di quello che immaginava e dopo il primo tentativo fu costretto ad elaborare una strategia. Tentare di allargare gli anelli facendo si che la catena si spezzasse era fuori discussione, se non si era frantumata con la propria lama, affilata come un rasoio, era impensabile che fosse abbastanza debole da permettere agli anelli di allentarsi a causa della tensione fra i due guymelef, si rese conto che avrebbe dovuto agire diversamente.
Mentre Allen sebbene in difficoltà, teneva ancora testa al suo avversario, Van ebbe l’idea. Ruotò il braccio che era stato afferrato dalla catena affinché con la mano potesse prendere la catena e tirarla verso di se, ingaggiando una sorta di tiro alla fune con il guymelef, quest’ultimo, temendo che volesse avvicinarlo solo per poter sferrare un attacco ravvicinato e frontale, aumentò dalla sua parte la spinta, tirando a sua volta verso di se. Van allora comprese che avrebbe potuto fare un tentativo. Stringendo la catena con la mano priva di spada la tirò contro di se, poi, immediatamente dopo, quando il guymelef fece altrettanto verso la propria direzione, allentò la presa, lasciando di proposito la catena. Il guymelef ispano, subì il contraccolpo: non ricevendo alcuna resistenza finì con lo sbilanciarsi all’indietro, portando l’Escaflowne con se. Fu in quel momento che le labbra di Van si incurvarono in un sorriso di vittoria. Con uno slancio, affondò la spada verso il centro dell’energyst del suo avversario, quest’ultimo preso in controtempo non riuscì ad evitarlo. Diversamente da prima, il contatto della spada con il nucleo e la sua conseguente distruzione, generarono una grossa esplosione.
Van si portò il braccio a difesa mentre già fumo nero si levava per tutta la valle.
« Van, stai bene?! » la voce di Allen era affaticata dal combattimento, ma Van fu comunque in grado di udirla.
« Si, Allen! Tu? » domandò Van, già pronto a cambiare il suo guymelef in drago per potersi rimettere in volo.
« Qui me ne occupo io, tu va da Hitomi! »
Van annuì, sapendo che Allen se la sarebbe cavata.
« E’ giunto infine il momento in cui i peccati di Gaea verranno mondati e la terra sarà salva, il sacrificio è oramai compiuto! Il sangue della Ragazza della Luna dell’Illusione ripulirà il mondo che ho sempre desiderato vedere! »
« No!! Hitomi!! » esclamò Van, portandosi dopo poco più di qualche secondo davanti alla moltitudine di rami, aggrovigliatisi attorno alla ragazza.
Tenendo salde le briglie dell’Escaflowne, un primo fendente colpì alcuni rami, che, come se fossero rinsecchiti, ricaddero al suolo.
« E’ tutto inutile oramai, Re di Fanelia. Nonostante abbiate affrontato e sconfitto i Guardiani dei Sigilli, il tempo è ormai scaduto »
Ma Van non avrebbe risposto a quelle provocazioni, con maggior vigore riprese a tranciare il nodo di rami che questa volta non si animava per attaccarlo.
« Hitomi, Hitomi! Rispondimi!! »
Sentì il suono di un guymelef che cadeva al suolo ed in quel momento si accorse che lo Sheherazade aveva respinto infine l’ultimo dei Guardiani. Tuttavia anche lo Sheherazade si piegò in ginocchio, evidentemente esausto.
« Allen! Stai bene? »
Il Cavaliere Celeste dall’interno del suo guymelef osservò la ferita causata dall’albarda, la spalla era stata ferita in profondità ed il sangue scorreva copioso.
« C’è mancato poco.. » mormorò lui, tra se e se, sorridendo vittorioso.
« Si Van! » esclamò d’un tratto, verso l’Escaflowne ancora in volo.
E lo Sheherazade perse aderenza al suolo e cadde di lato.
« Maledizione, Allen!! » Van stava già per soccorrerlo, quando vide aprire il boccaporto del guymelef ed emergervi un Allen ferito ma ancora in piedi.
« Van, devi pensare ad Hitomi, non le è rimasto molto tempo! » esclamò lui, urlando, piegandosi ancora sulle ginocchia. Rivolse poi uno sguardo ai suoi compagni che correndo si stavano avvicinando. Van annuì, rassicurato.

« Gli uomini compiono gli errori del passato, per mezzo delle loro stesse mani. Che la Ragazza della Luna dell’Illusione, si accolli il peso di questo destino. »

« Voi, siete stato voi!! Voi avete fatto sì che si arrivasse a questo punto, Hitomi non ha alcuna colpa!! » replicò Van, distruggendo alcuni rami. Quando finalmente, dall’intrico di rami ne emerse appena il viso di Hitomi, Van si sentì rincuorato.
Hitomi era avvolta da una calda luce dorata ed era priva di sensi.
All’ennesimo colpo della grande spada dell’Escaflowne gli ultimi rami crollarono ma non erano ancora sufficienti per liberare Hitomi.
D’un tratto, la calda luce che avvolgeva Hitomi e si diradava contro l’Escaflowne entrò in sintonia con l’energyst dell’Escaflowne.
Quando Van sentì resistenza ai comandi, l’energyst si disattivò completamente.
Mentre Van precipitava ancora una volta, tentò di far planare l’Escaflowne, inutilmente, precipitando al suolo finì per essere disarcionato e cadde malamente al suolo.

« Signorino Van! »
Anche se non l’avesse vista, avrebbe riconosciuto il tono di voce di Merle.
Poco dopo, sentì i suoi passi raggiungerla, e lui si mise in piedi, ignorando i graffi che nella caduta si era procurato.
« Signorino Van, state bene? Ma siete ferito!! » esclamò la gattina aggrappandosi alle sue vesti. Aveva gli occhi pieni di lacrime.
« Sto bene, Merle. Adesso però devo andare. »
« Signorino Van, Hitomi.. sta… »
« Non le succederà niente, te lo prometto. »
Merle annuì, poi fece qualche passo indietro, poi sollevò lo sguardo ed osservò le piume danzare nell’aria.
Van aveva già spiccato il volo per raggiungere Hitomi.

« Fate presto.. Signorino Van. »

 

*****

Ciao a tutti!
Sono tornata dalla mia settimana di vacanze e ho notato una cosa assurda!
Le visite dell'ultimo capitolo sfiorano le 150 visite! Davvero assurdo considerato che ho ricevuto solo una recensione e per di più, gli altri capitoli erano scarsamente visitati. Chissà quante ne farà questo..!
leidia: Ciao tesorina! Come vedi qui le tue domande trovano risposta! ^__^ Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine ed i nostri protagonisti non se la passano bene! Aspetto trepidante la tua recensione!

Alla prossima settimana con il prossimo capitolo: "L'Abbraccio della Terra"!

Usagi.

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Capitolo 16
*** L'Abbraccio della Terra ***


The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


16
L’Abbraccio della Terra

« Nell’eterno futuro, sotto lo stesso cielo,
sotto i chiari raggi della stessa Luna. »

 

« Ciò che adesso puoi vedere è invisibile; ciò che adesso puoi udire non ha alcun suono.. »
Hitomi aprì gli occhi. Un mondo di luce, ecco cosa riusciva a vedere. Come nelle sue visioni, tutto sembrava avere un senso.
« Chi sei..? » domandò, sussurrando, intuendo nella voce una presenza femminile.
« Bevi l’antico e la distante verità ti sarà mostrata… Adesso, abbandona il tuo corpo. »
Hitomi chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare da quella luce che l’avvolgeva completamente.

« Hitomi!! »
Con un battito d’ali, Van si portò nuovamente d’innanzi al viluppo di rami dalla quale emergeva Hitomi, avvolta in uno stato perenne di incoscienza. Emanava una calda luce dorata, che era stata in grado di disattivare l’energyst dell’Escaflowne.
D’un tratto il corpo di Hitomi cominciò a muoversi e le braccia si distesero per abbracciare i rami che assecondando quel movimento si stringevano a lei, fondendosi con la luce.
« E’ cominciato. Non puoi fare più nulla, ragazzo. Adesso il futuro di Gaea è nelle sue mani. » mormorò Dornkirk dissolvendosi nel nulla.
« No!! Hitomi! Hitomi! » a pieni polmoni, continuò a chiamarla.
E brandendo la spada, cominciò nuovamente a farsi breccia, sperando che non l’avrebbe ferita. Hitomi era racchiusa nelle profondità del fitto della ramificazione. Aprendosi un varco, cercò di entrarvi anche lui, non avrebbe potuto raggiungerla in altro modo.

Hitomi scivolava nella luce, come se stesse cadendo. Una sensazione di meraviglioso appagamento sembrò rassicurarla. Poi, d’un tratto lo vide. Gaea, era meravigliosa.
Ne vide le foreste lussureggianti, gli specchi d’acqua cristallini, gli animali correre nelle praterie.
« Questa sensazione.. è la beatitudine? » mormorò a se stessa, una domanda che non conosceva suono in quella dimensione, ma solo voce.
« Ogni cosa è Uno, e tutto diventerà una sola cosa. Tutto è collegato ad esso. »
« Perché.. mi trovo qui? Tu sei, Gaea? »
« L’avidità degli uomini, il loro continuo combattersi a vicenda, mi sta distruggendo. La terra assorbe il sangue versato e la corrode. »
D’un tratto si vide lei stessa seduta sui talloni, d’innanzi ad un grande albero. La coscienza si trasmise a lei comunicando il suo dolore.
« L’inizio è stato inevitabile, la fine è solo una conseguenza. Nulla potrà mai cambiare. Questa esistenza è falsa. E’ un tentativo inutile. »
« Si.. Non cambierà mai nulla. Nonostante quanto io mi preoccupi, nonostante quanto lui conti per me, nessuno potrà mai comprendere il dolore del mio animo. » rispose Hitomi, abbassando il capo.
« Diventa una cosa sola con me altrimenti, cercherò di mettere fine al mio stesso movimento. A Gaea, benedetta dai desideri delle persone, non è permesso di crollare. »
« Si. Tutto diventerà nulla ed anche io.. preferisco non vedere quel futuro dove io non ci sarò.. si. Tornare al nulla, tornare al tutto. Gaea.. Fino alla fine di tutto. »

« Hitomi, ti prego apri gli occhi! » Esclamò Van, ancora con la spada in pugno, cercando disperatamente di aprire un varco per raggiungere Hitomi. Mancava oramai così poco.
D’un tratto si sentì afferrare da qualcosa. I rami, avevano ripreso a muoversi. Si stringevano attorno a lui e nel contempo sbocciavano, minuscole foglioline davano origine a migliaia di boccioli. Gli avevano afferrato le spalle e cercavano di impedirgli i movimenti, quel piccolo santuario dove la luce dorata sembrava esserne il fulcro stava catturando l’energia di Hitomi per rinascere a nuova vita.
« Hitomi!! » allungò un braccio, a meno di un metro da lei, cercando di sfiorarla, di toccarla, ma ancora era troppo lontano.
Si oppose con tutte le sue forze alla stretta che voleva costringerlo a fermarsi. Mosse un passo e poi un altro mentre Hitomi svaniva diventando una cosa sola con la luce e l’immenso albero.


Hitomi sorrise, un vento caldo le scompigliava i capelli.
« Questa è la felicità per chi accetta di unirsi al tutto. »
« Non vi è nessun altro in questo luogo? » domandò d’un tratto, guardandosi attorno, i prati e le colline verdeggianti non gli restituivano l’immagine di nessuna forma simile a lei.
« La gloria per chi va verso il tutto non può essere condivisibile se non con se stessi. Ogni cosa qui ha perso la sua reale forma ed è concretizzato nel volere di questo movimento. »
« Hitomi..!! Hitomi!! »
Una voce raggiunse le sue orecchie, distante, troppo distante per essere compresa.
« Questo è.. il mio nome? »
« Il tuo nome costituisce il tuo essere e tu in questo momento sei una cosa sola con me. La tua individualità si sta progressivamente unendo alla mia »
Hitomi si rabbuio, abbassando il capo.
« Quindi questo vuol dire, che se sarò in ogni luogo è come se non esistessi, non avendo una forma non riuscirò ad esistere! »
« Il tuo essere sarà il tuo stesso movimento, la tua reale presenza sarà concepita dalla terra, nutrita dall’acqua e accarezzata dal vento, sarai la vita. »
« Hitomi! Hitomi! »
« Eppure, questa voce.. io la conosco.. »

I rami, oramai fioriti, avevano creato dei grossi solchi nella pelle di Van, egli aveva le braccia completamente avviluppate ma cosa che lo preoccupava di più era che anche Hitomi stava cominciando a perdere di consistenza, poteva chiaramente vedere come le sue braccia, rivolte in alto fossero attorcigliate ai rami in fiore, fiori bianchi e meravigliosi. Per poter entrare all’interno del groppo di rami era stato costretto a far sparire le sue ali, altrimenti non avrebbe potuto accedervi.
Davanti a lui, senza riuscire a fare nulla, Hitomi continuava a sparire nella luce, inglobata dalla stessa.
« Hitomi, ti prego apri gli occhi! »
La vide appena muoversi, un impercettibile movimento delle dita delle mani, ma forse, si disse, non era che il ramo che come un serpente, racchiudeva il suo intero braccio destro e apriva naturalmente il suo palmo da dove nacquero altri meravigliosi fiori.
Decise di sperare. Non poteva fare altrimenti. Ignorando la presa costrittiva dei rami, continuò ad avanzare lentamente, un passo dopo l’altro, di pochi centimetri.
« Hitomi, Hitomi! Torna indietro! »

« Questa non è la realtà.. non ci sarà nessuno qui. »
« Si, hai ragione. Eppure, questo è il luogo che tu hai scelto per salvare Gaea. »
« Gli abitanti di Gaea.. i loro desideri potrebbero evitarne l’inevitabile distruzione? »
« Gli uomini hanno la capacità di creare il proprio destino, di renderlo reale. Si, riuscirebbero anche ad evitare la distruzione di Gaea se lo volessero. »
« Hitomi!! Torna indietro! »
Hitomi la udì ancora una volta, quella voce così carica di coraggio e di disperazione. Invocava il suo nome. Lo riconobbe, finalmente.
« Ragazza che provieni dalla Luna dell’Illusione, tu sei stata la prima ad avere fiducia nei desideri delle persone che ti stavano accanto. Tale potere, ti ha unito a me. Se lo desideri, non è necessario che i nostri esseri si uniscano in uno solo. »
« Io.. non lo so, non so cosa sia giusto. »
« Non hai più fiducia? »
« Non è così. E’ solo che c’è qualcosa che non posso lasciare. Non posso abbandonarlo. »
« Fino a quando vorrai continuare a vivere io vivrò. Se saremo una cosa sola, io continuerò a vivere con te e tu continuerai a vivere con me. »
« Eppure.. tu continuerai a vivere, anche se io non diventerò una cosa sola con te? »
« Solo se avrai fiducia e se non lascerai questo mondo, fino a quando i suoi abitanti non conosceranno l’Amore. »
« L’Amore? »
« Si: Amore. Non ricordi quando hai capito anche tu, il valore di questo sentimento? Questo può salvare Gaea dalla distruzione. »

Van era oramai allo stremo delle forze, aveva capito che l’albero stava prendendo la sua energia esattamente come stava facendo con Hitomi, i fiori ed i frutti che crescevano rigogliosi, non erano altro che il risultato dell’utilizzo dell’energia e della forza di entrambi. Aggrappandosi disperatamente a quell’unico ramo che ancora lo separava dal corpo di Hitomi, cercò di spezzarlo utilizzando solo la forza delle sue mani. Dopo pochi istanti, ricrescette. Era intriso di luce dorata e quando ritentò a reciderlo era inspiegabilmente resistente, come metallo.
« Hitomi.. se tu non apri gli occhi.. se tu adesso non ritorni, non avrà alcun senso vivere! » urlò, sforzando più che poteva, i muscoli delle braccia.
Hitomi era diventata più che un contorno, nella quale si riuscivano a distinguere appena i tratti del viso. La sua essenza fisica stava sparendo, il suo corpo era completamente imprigionato dall’albero. Van se ne accorse: era lei l’albero!
Van abbassò il capo, serrando i denti, cercando di trattenere le lacrime, oramai prossime a solcare i suoi occhi.
« Proprio adesso che avevo capito quanto tu fossi importante per me, proprio adesso che la guerra è finita.. Non lasciarmi, Hitomi.. »

« Mi dispiace, non posso essere una sola cosa con te. Io sono io. Non posso diventare te. »
« Con la forza del tuo amore, potrò ancora vivere a lungo. I sigilli sono stati spezzati e non sarò più costretta a vivere secondo i desideri di coloro che sono periti a causa della Macchina di Atlantide. Se tu vuoi amare, Hitomi, io potrò attingere questa forza da te e continuare e prosperare. »
« Non lasciarmi, Hitomi. »
Van. Hitomi sobbalzò, guardandosi alle spalle, il sole sorgeva proprio dietro di lei. Il sole di un nuovo giorno, un giorno meraviglioso, pieno di speranze. Di futuro. Di fiducia.
« Ti sta chiamando. »
« Devo andare da lui. Se restassi qui, sarei comunque sola e ti condurrei alla morte, ma così, tornando in quel mondo dove ho incontrato persone meravigliose e gentili, allora potrai nutrirti dai nostri desideri e continuare a vivere. »
Hitomi aveva preso la sua scelta. Non sarebbe rimasta in quel luogo.
Non era necessario sacrificare la sua vita per dare un futuro a Gaea. Tutto ciò che bastava era solo..Amore e fiducia.
« Avresti ottenuto la felicità eterna ed il completo appagamento, se fossi divenuta una cosa sola con me. Le tue sofferenze ed i tuoi dolori sarebbero stati sublimati e ogni tua paura sarebbe scomparsa. »
« Lo so, eppure c’è solo una cosa che non puoi darmi ed è per quella cosa che io adesso devo tornare. »
« Perdonami: ho condiviso le mie sofferenze con te, perché solo tu potevi porre fine a tutto questo, ma adesso che hai capito, ti prego: crea insieme a lui, un mondo di pace e di prosperità. »
Hitomi, riacquistando una nuova consapevolezza fisica e recuperando la sua realtà corporea  si separò da quell’albero e fece il tipico inchino giapponese.
« Lo faremo. Ti ringrazio infinitamente per averci concesso una seconda opportunità. »
« Speravo che tu fermassi e sciogliessi i sigilli, in altro modo, io avrei continuato a vivere con loro ed il tuo sacrificio sarebbe stato necessario. Necessitate di un futuro. Ed io non sarò mai sola. »
Hitomi sorrise, lieta che Gaea non dovesse più patire solo i sentimenti di guerra e di odio ma che avrebbe potuto vivere anche solo di amore.
Si girò, dando le spalle all’albero, il sole nascente sembrò indicarle la strada che le avrebbe concesso di tornare.
« Raccogliere il coraggio! » mormorò mettendosi in posizione: sarebbe stata una lunga corsa e non voleva più indugiare.
Scattando in avanti e cominciando a correre, Hitomi sentì che avrebbe potuto riacquistare la sua forma e tornare dalla persona che amava e che avrebbe continuato ad amare.

Quando infine Van riuscì a spezzare l’ultimo ramo che lo separava dal corpo immobile avvolto dalla luce di Hitomi, esso era ridotto a più che un’ombra, una proporzione indistinta a malapena riconoscibile come una figura umana.
« Hitomi! » mormorò, allo stremo delle forze, ignorando la forte presa dei rami avviluppati nel suo corpo che continuavano a tenerlo fermo a bloccare i suoi passi, estremamente vicino ad Hitomi. Allungò la sua mano, riuscì a sfiorarle il viso, prima che le sue dita passassero oltre affondando nella sua pelle, sentì la sua consistenza quasi del tutto dissolta. Gli mancò il respiro: non poteva permettere che ciò accadesse.
« HITOMI!! » La sua rabbia, il suo dolore e la sua disperazione si concretizzarono in un ultimo e forte urlo. Non poté fare a meno di piangere, mentre sfiorava il suo volto.
Poi accadde qualcosa che non si sarebbe aspettato. Il viso di Hitomi si mosse impercettibilmente e le sue labbra si schiusero.
« Van.. »
Il suo sussurro, la sua voce spezzata. Credeva di star sognando.
Poi rivide ancora una volta le sue labbra muoversi e le parole fluire stanche.
« Van.. »

Ed in quel momento, finì tutto. Non con un boato, ma con un sussurro.

 

****

Ciao a tutti!
Anche questo capitolo ha riscosso moltissime visite! Ma passiamo direttamente ai commenti!
leidia: Eccoti accontentata! Spero che questo capitolo ti piaccia! Fammi sapere! ;D
Amber: Ciao! Vedo che hai un ottimo spirito di osservazione! ;D Quando ho scritto questa parte non avevo ancora visto l'Anime di RomeoxJuliet, è stato una sorpresa vedere quanto avessi inconsciamente carpito. Tuttavia in questo capitolo si evidenziano grosse differenze. Se hai letto dal primo capitolo la storia, dovresti rammentare la prima visione di Hitomi, quella dove lei sta precipitando e poi viene "salvata" dal ramo che si avviluppa contro di lei come un serpente. Ebbene, già da quel primo capitolo era stata focalizzata in questo modo la scena. Eppure, Hitomi non si sacrifica per le colpe degli abitanti, ma si sacrifica per ristabilire l'equilibrio che era stato infranto quando Dornkirk aveva adoperato la macchina di modifica del Destino. Nel mio immaginario, anche il Popolo di Atlantide avrebbe dovuto porre un sacrificio umano come compie adesso Hitomi, tuttavia loro preferirono creare - ancora forti del loro potere - un nuovo mondo, dove poter ricominciare, senza sacrificare nessuno. E' evidente che non ci sarebbe stata una seconda scelta, il potere immenso di Atlantide è sparito, anzi una piccola parte è concentrato in Hitomi. Il titolo è in effetti un omaggio, l'ho messo di proposito, perché volevo dare un indizio ed in qualche modo ricordare l'affinità (del tutto casuale, ci tengo a dirlo) con questa parte di storia. Spero che nessuno si offenda, spero mi farai sapere cosa ne penserai di questo capitolo, dove anche se la scena può in effetti rammentare l'ultimo episodio, fondamentalmente non si tratta della stessa cosa. Se riesci a toglierti lo schema di somiglianza nella testa e leggi il capitolo senza pensare ad alcun riferimento, ti accorgerai che è molto più diverso di quello che pensi. Fammi sapere!


Alla prossima settimana con il prossimo capitolo!! ^___*

Ciao!
 

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Capitolo 17
*** Barlume di un Inizio ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


17
Barlume di un Inizio

« Un’attrazione esiste.
Presto la Ragazza della Luna dell’Illusione
Farà ritorno su Gaea. »




 Quando riaprì gli occhi, la prima persona che vide, fu sua madre.
« Hitomi, figlia mia, finalmente ti sei svegliata. »
La luce del giorno sembrava davvero forte, si trovava su un prato. In pochi istanti capì che si trovava nel suo giardino.
Un cinguettio delicato e vivace si frappose al suono del vento che le accarezzava i capelli.
Indossava ancora i pantaloncini corti e la canottiera che usava per allenarsi.
« Possibile che tu abbia dormito per tutto questo tempo? Avresti potuto riposare in casa dopo la corsa anzi che crollare qui sul prato! Non sei più una bambina! »
Hitomi sbatté più volte le palpebre, confusa.
 « Mamma..? » domandò guardandosi intorno, soffermandosi poi sul viso della madre che la guardava perplessa.
« Hitomi, la prossima volta non sforzarti così tanto, la Festa dello Sport non sarà che fra tre settimane, avrei avuto bisogno del tuo aiuto in cucina. »
Hitomi si sollevò e guardò il cielo, era il tramonto. Il sole era oramai calato e già le luci della città si erano accese,  dietro di lei la sua casa, non era cambiato nulla.
« Sono tornata? » domandò, più a se stessa che a sua madre, oramai sulla porta di casa.
Si chinò appena, prendendo il suo borsone, che evidentemente aveva lasciato a pochi passi da lei e si diresse dentro casa.

Il calore dell’acqua calda si diffuse per tutto il suo corpo, rilassandolo nel profondo.
Sua madre le aveva preparato un bagno caldo, l’ideale dopo aver corso per tutto il pomeriggio. Solo che.. lei non ricordava affatto di aver corso.
Non aveva dimenticato un solo istante di ciò che le era successo su Gaea.
« Ma se io sono qui… allora!! »
La consapevolezza si diffuse nella sua mente, risvegliandola completamente.
« Gaea sarà distrutta..» il fiato le si bloccò in gola.
« Van.. »

« Non temere. »
Hitomi si voltò, aveva riconosciuto la voce di sua nonna.
Era ancora in piedi davanti a lei, come l’ultima volta che l’aveva vista. Non era più tanto giovane e le teneva un asciugamano.
« Nonna.. ma tu..! »
« Io non sono più in questo luogo. E nemmeno tu. Sei nelle coscienze dei tuoi genitori, nell’animo di tua madre e di tutta la tua famiglia. Sei nei loro sogni. »
Hitomi sobbalzò. « Quindi, vuol dire che sto dormendo? »
La donna scosse il capo, sorridendo.
« No. I tuoi genitori ti stanno sognando. Questo è l’unico modo per rivelare loro la verità. »
Hitomi l’osservò, perplessa.
« Che cosa vuol dire? »
« Significa semplicemente, che uno dei tuoi desideri si è avverato. Restare su Gaea, ma anche quello di poter rivelare ai tuoi genitori che cosa ti è successo e dire loro che stai bene e che non devono preoccuparsi. »
Hitomi comprese e sorrise.
« Ti ringrazio, nonna. Sei sempre stata qui con me per aiutarmi. »
« Il tempo è un cerchio, Hitomi. Ed il tuo destino è circolare come lo era il mio, ma tu hai potuto vivere quello che a me non fu concesso. Ma non temere, anche sulla Terra, così come su Gaea esistono persone meravigliose e non ho rimpianti. Il ciondolo che ti ho dato ti avrebbe condotta a questo: essere la custode dell’antico potere di Atlantide e degli abitanti di Gaea. »
Hitomi sorrise, non avrebbe lasciato nulla in sospeso, anche se quello fosse stato un addio definitivo.


S’inchinò con sincera riverenza davanti alla sua famiglia riunita al tavolo. Tutti erano perplessi e sua madre era in lacrime.
« Potrai tornare a trovarci, Hitomi? » domandò quest’ultima con voce rotta dal pianto.
« Certamente, poiché i vostri sentimenti mi raggiungeranno, potrò sempre trovare la strada per ritornare da voi. »
Suo padre sorrise e suo fratello minore gli schiacciò l’occhiolino.
« La prossima volta portaci un souvenir! »
Hitomi sorrise, e si avvicinò ancora ad una volta ai suoi familiari.
« Abbi cura di te, Hitomi. »
La voce di suo padre la rasserenò, anche lui aveva capito quanto fosse fondamentale la sua esistenza per tutto il pianeta di Gaea.
Stringendoli con forza sentì le loro coscienze svanire ed i loro colpi dissolversi. Si stavano svegliando dal loro sogno, ed anche lei.
Sorrise alla sua famiglia un’ultima volta prima di abbandonare quella dimensione.
L’ultima cosa che vide fu il sorriso di sua nonna e la mano alzata in segno di saluto.

 

Umido sulle guance.
Una sensazione fredda, qualcosa di bagnato sul suo viso.
Pioggia?
Hitomi, aprì stancamente gli occhi, prima che li richiudesse in fretta, a causa della luce.
Sentiva una voce, forte nelle sue orecchie, ma che non riusciva a decodificare, conosceva quella voce ma il suo cervello non si era ancora del tutto svegliato per poter capire che cosa stava accadendo.
Poi sentì che la luce che affliggeva i suoi occhi d’un tratto fu oscurata dalla presenza di qualcuno che la cingeva per le braccia. Fu allora che riebbe coscienza del suo corpo.
Una mano le accarezzò il viso, togliendo quelle umide gocce dalle sue guance.
Riaprendo di nuovo gli occhi, scorse una sagoma umana, illuminata come una divinità dal sole che si lo illuminava dall’alto.
« Hitomi! »
Finalmente riusciva a comprendere, il proprio nome e quella voce familiare che non avrebbe potuto confondere con nessun’altra.
Il suo viso si distese ed i muscoli delle labbra si inarcarono in un sorriso.
« Van.. ho sentito che mi stavi chiamando. »
Si riscoprì più debole di quanto immaginasse, parlare le sembrava un’impresa, eppure, la gioia che provava in quel momento avrebbero potuto farla librare in aria.
« Si, Hitomi. Ti prego, perdonami... »
Le mani che le strinsero le spalle si spostarono verso il suo collo, sollevandolo lentamente prima che quelle labbra che avevano pronunciato parole così sincere, si posassero sulle proprie, in un bacio lento e fuggevole, ma che aveva risvegliato nuove sensazioni.
Si scoprì desiderosa di ricambiare quel contatto, riuscendo soltanto a muovere appena le labbra su quelle dell’uomo, che aveva approfondito il gesto e premuto le labbra con più forza su quelle sue.
« Perché mi chiedi scusa Van? » domandò Hitomi, sollevando il viso e riaprendo gli occhi. Il Re di Fanelia aveva ancora gli occhi pieni di lacrime, ma la gioia del suo volto era impagabile, insieme al suo rimorso.
« Perché stavo per lasciare che quella cosa ti portasse con se, perché non sono stato abbastanza forte da proteggerti ed evitare che il potere di Gaea ti risucchiasse. Io, sono stato inutile! »
Hitomi ne percepì il sincero rancore prima ancora che la sua mano stringesse fortemente la propria che si risvegliava dolcemente a quel tocco, formicolando.
« Ti sbagli Van.. se non fosse stato per te, avrei deciso di restare in quel luogo. È stata la tua voce a condurmi di nuovo qui. Hai visto..? Te lo dicevo che i tuoi sentimenti mi avrebbero raggiunta.. » sorrise prima che le sue mani scivolassero prive di forza parallele al terreno. Vide Van allarmarsi per qualche istante, prima che ne udisse la voce chiamarla ancora una volta per nome. Seguirono altre voci, tutte familiari, tutte conosciute e pensò di essere al sicuro. Poi non vide più niente, lasciò che le sue membra si adagiassero completamente al sostegno delle forti braccia dell’uomo che amava, prima di sprofondare in un sonno ristoratore.

« Hitomi!! »
Il suo nome, ancora ripetuto, ancora chiamato. Ma perché?
Il sole accecò i suoi occhi ancora chiusi, svegliandola del tutto.
« Van..? » cercò di mormorare, mettendosi un braccio sugli occhi, la luce era troppo fastidiosa.
« Hai davvero un’immaginazione meravigliosa, Kanzaki. »
Hitomi sussultò: conosceva quella voce.
« Sempai Amano?! » dandosi uno slancio con gli addominali, si mise a sedere, riaprì gli occhi velocemente, riuscendo a scorgere il viso del suo compagno di classe, seduto accanto a lei.
Si trovavano in una collinetta che dava sul mare, proprio all’interno della loro scuola.
« Finalmente ti sei svegliata.. » riprese lui, con un sorriso sul volto.
« Eh già! Ancora cinque minuti e ti avremmo lasciata qui! »
Hitomi si volse, riconoscendo anche la seconda voce.
« Yukari, sei proprio tu! » e con entusiasmo l’abbracciò finendo nuovamente sul prato.
« Ehi, ehi! Così mi schiacci, Hitomi! Si sono proprio io che diamine ti è preso adesso?! » Yukari sorrideva e le sue parole erano ridenti così come i suoi occhi, ricambiava l’abbraccio cercando di risollevarsi nuovamente per mettersi seduta.
« Io.. cos’è successo? » Hitomi riconobbe che a quel punto, sarebbe stato inutile cercare di intuire da sola cosa stava accadendo.
« Ma come, non ricordi? » intervenne il ragazzo alla sua sinistra, in tono perplesso.
« Hitomi, certo che sei proprio incorreggibile! » esclamò Yukari, schiacciandole l’occhiolino. « Ci hai appena raccontato una storia assurda per giustificare la tua lunghissima assenza e poi ti sei addormentata! Ma insomma, è questo il modo di interrompere una storia così avvincente? »
Hitomi sorrise, sollevandosi in piedi. La seguirono gli attenti sguardi dei suoi migliori amici.
« La storia si conclude con un ritorno. Devo andare. » disse lei, con un’espressione tranquilla in volto.
La prima a reagire fu proprio Yukari.
« Che cosa?! Ma Hitomi, che cosa stai dicendo?! »
« Si, Kanzaki. Cosa stai cercando di dirci? » intervenne anche il ragazzo.
Entrambi si alzarono, mettendosi davanti ad Hitomi.
« Quello che vi ho raccontato è vero e anche se adesso voi state sognando, in fondo lo avete sempre saputo. Perdonatemi se vi ho fatto preoccupare. »
Gli occhi di Yukari si riempirono di lacrime, allargando le braccia strinse Hitomi.
« Ma tu sei la mia migliore amica, come farò senza di te?! Perché devi partire?! »
Hitomi strinse l’amica a se e con la mano destra andò ad accarezzarle la testa.
« Per lo stesso motivo per cui, qualcuno rimane. » e alzò la testa verso il Sempai Amano, che arrossì e volse il capo leggermente di lato, di chi è stato colto in flagrante.
« Hitomi ma verrai a trovarci? » domandò la ragazza ancora abbracciata ad Hitomi.
Lei annuì, delicatamente.
« Non preoccupatevi, avrete sempre mie notizie, qualsiasi cosa succeda. »
Yukari si distaccò per guardare negli occhi la propria migliore amica.
« Allora.. non dimenticarti di noi. » e detto questo prese un fazzolettino dalla tasca della sua gonna e si soffiò il naso.
Fu la volta del Sempai Amano.
« Ci mancherai tantissimo, eravamo una squadra. » commentò lui, con un sorriso amaro.
« E lo siamo ancora! » rassicurò Hitomi con un sorriso, poi Amano l’abbracciò.
Una volta avrebbe avuto il batticuore ad una simile vicinanza, ma adesso che i suoi sentimenti per il Sempai erano completamente cambiati, sentì che non albergavano più in lei se non sentimenti di sincera amicizia, si ritrovò ad abbracciarlo in una maniera del tutto naturale, senza irrigidirsi.
Proprio in quel momento una luce partì fortissima dal cielo, tramutandosi in una colonna di luce che avvolse Hitomi.
« Hitomi! » esclamò Yukari, ancora con gli occhi colmi di lacrime.
« Abbiate cura di voi, ragazzi. Amici miei.. Vi voglio tanto bene! »
Hitomi si sollevò dal terreno, come se fosse stata di piuma, conosceva quella meravigliosa sensazione di leggerezza che la colonna di luce era in grado di offrirle quando veniva trasportata da un mondo all’altro.
I suoi amici sporsero le mani, ed Hitomi le sfiorò entrambe con le proprie. Anche lei cominciò a piangere.
« Amici miei.. Arrivederci..!!! » esclamò, quando le loro mani si separarono dalla propria stretta.
Riuscì a vedere un sorriso nei volti dei suoi amici, prima di restare abbagliata dalla luce, che la trasportava nuovamente su Gaea.
 

*********

Ed anche questo capitolo è finito. ^___^
Spero che vi sia piaciuto il modo in cui ho sistemato le cose :D
Amber: Ciao! ^__^ Qui le cose prendono una diversa piega, cosa ne pensi? :D fammi sapere, oramai siamo agli sgoccioli della storia!
leidia: ciao! come vedi ho trovato il modo di risolvere la situazione anche con gli affetti di Hitomi. Spero che questo capitolo così calmo e risolutivo ti sia piaciuto!


Allora ci rivediamo fra sette giorni!
Ciao!

Usagi
 

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Capitolo 18
*** Il Corso del Destino ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


18
Il corso del Destino

« Questa notte alla luce della Luna dell’Illusione
splendente sulle montagne dell’Ovest, per me
sarebbe giunto l’uomo del destino. »



Van stringeva il corpo di Hitomi senza vita.
La luce dorata era esplosa per tutta la Valle dell’Illusione, una luce calda, dorata ed accogliente. Quando aveva riacquistato la vista, Hitomi era accanto a lui, avvolta dalla luce che la faceva librare in aria, affinché non precipitasse. Van l’accolse fra le sue braccia mentre la luce svaniva e lei ritornava a subire la forza di gravità.
La gioia dell’averla salvata si fece spazio alla consapevolezza di non essere arrivato in tempo, di non essere riuscito ad evitare che perdesse comunque la vita.
« Hitomi, apri gli occhi.. » riuscì a mormorare il Re di Fanelia, con lo sguardo sbarrato e la voce spezzata. Le lacrime che era riuscito a versare prima, adesso erano impigliate da qualche parte e non volevano più uscire dai suoi occhi.
Hitomi aveva gli occhi chiusi, le labbra ancora dischiuse nell’ultima parola che aveva pronunciato, non rispondeva ai richiami né alle carezze di Van sul suo viso.
Allen e Merle, seguiti dall’equipaggio della Crusade, si avvicinarono correndo al Re di Fanelia, inginocchiato al suolo dove prima vi erano i resti dell’albero che aveva imprigionato Hitomi, solo arbusti rinsecchiti.
« Signorino Van, state bene..e Hitomi?! » la voce di Merle si spezzò quando si accorse che Van non si muoveva dalla sua posizione.
Allen chinò il capo e strinse i pugni, soffocando fra i denti un’imprecazione.
Merle cominciò a singhiozzare.
L’equipaggio della Crusade s’irrigidì in un profondo silenzio.
Poi Allen mosse un passo, raggiungendo Van.
« Non devi rimproverarti di nulla, lo sai. » la sua voce era comprensiva
« Ha pronunciato il mio nome, il mio nome è stata l’ultima cosa che ha detto. »
Allen trasalì, il Re di Fanelia era irriconoscibile, la sua voce era priva di qualsiasi tonalità.
Non riuscì a replicare alle sue parole, si soffermò a guardare il viso di Hitomi che lentamente cominciava a perdere il suo colorito naturale.
Qualcosa attirò l’attenzione di tutti. Una piccola luce, grande quanto un seme, si librò da un ramo rinsecchito. Un residuo della grande luce che prima aveva pervaso l’intera Valle.
Pulsava dolcemente e librandosi in aria si avvicinò come se fosse portato dal vento al Re di Fanelia che finalmente sollevò il capo, sorpreso.

« Ho cercato a lungo qualcuno che potesse accogliere un simile potere. »
La voce, proveniva direttamente dal piccolo globo di luce, una voce femminile, amorevole.
« Chi sei tu? » domandò Van, trasalendo.
« Io sono Gaea, l’intera forza che ha creato questo mondo dai desideri del popolo di Atlantide. Sono la luce della speranza. La forza che governa e da vita a questo mondo. Ho atteso a lungo che qualcuno potesse accogliermi perché i desideri degli uomini che vivevano su questo mondo si nutrivano dell’odio e del rancore, mentre io, avevo solo bisogno di speranza e Amore. »
Merle aveva smesso di piangere e osservava la scena sorpresa e atterrita, insieme al Cavaliere Celeste e all’intero equipaggio della Crusade.  
« Fino a quando non è giunta questa fanciulla, lei possedeva un residuo di quel potere andato perduto per sempre e fino ad ora è stata la sua forza a mantenere in vita il pianeta. Sono io la causa delle sue sofferenze e adesso della sua morte. »
Van strinse il corpo di Hitomi a se, sentendo l’inevitabile condanna, le sue mani tremarono.
« Tuttavia, voglio donare la mia luce scintillante, questo seme di speranza a questa fanciulla, per favore. Illumina ancora questo mondo con la luce della tua speranza. »
E la luce si spostò fino a raggiungere il corpo di Hitomi e lì si fermò all’altezza del cuore, Van lo vide chiaramente: la luce oltrepassò i vestiti di Hitomi, sparendo all’interno del suo corpo.
Proprio in quel momento il viso di Hitomi riassunse un nuovo colorito, le sue guance passarono dal pallido chiarore al rosa delicato.
Van trasalì ed i suoi occhi si spalancarono quando sentì il corpo di Hitomi pulsare a nuova vita.
« Hitomi! » la voce squillante di Merle ruppe quell’innaturale silenzio generato dalla tensione e dallo stupore.
La mano di Hitomi si mosse appena stretta da quella di Van.
I suoi occhi lentamente si mossero da sotto le palpebre, schiudendosi lentamente quest’ultime si sollevarono.
Quando Hitomi riuscì a mettere a fuoco vide gli occhi di Van e con estrema lentezza riuscì ad incurvare le labbra in un sorriso.
« Van.. allora avevo udito veramente la tua voce.. » sussurrò appena, ricambiando la stretta della mano che stringeva la sua.
« Hitomi!! » esclamò Merle, avvicinandosi fino a leccare amorevolmente per intero la guancia di Hitomi che ridacchiò.
Van, con le lacrime agli occhi si chinò per abbracciarla e stringerla, mentre l’equipaggio della Crusade scoppiò in acclamazione e urla di gioia.
Anche Allen stava per cedere alla commozione, ma si limitò semplicemente ad inchinarsi e a baciarle la mano.
« Hitomi, hai salvato tutti noi. » parlò semplicemente, sorridendo grato.
Hitomi sorrise, grata della presenza di tutti.
« No, Allen.. Tutti voi, avete salvato Gaea. » rispose lei, guardando Van.

« Ehi! Guardate! » esclamò Merle, indicando il cielo.
Così presi dal risveglio di Hitomi non si erano accorti che il sole splendeva radioso sulla città una volta capitale di Atlantide, completamente intatta.
« La Valle dell’Illusione è.. »
« E’ tornata al suo antico splendore, Allen. Questa città è il fulcro stesso di Gaea, il luogo dove tutto ha avuto inizio. » rispose Van, mentre aiutava Hitomi ad alzarsi.
Hitomi si sollevò in piedi, ed ancora aggrappata a Van annuì.
« Si, questa terra risplende del raggio della speranza. »
Il vento si sollevò ed i prati ricolmi di fiori si mossero provocando un fruscio che si unì allo scuotersi delle fronde degli alti alberi, rinati dalla luce.
Il profumo arrivò fino a dove si trovavano loro.
« E’ meraviglioso. »

 

« Sergente, entro quando arriveremo nel regno di Asturia? » domandò Allen visibilmente impaziente, nei suoi occhi si leggeva il desiderio di far ritorno in patria e di narrare ciò che era successo, la Principessa Millerna sarebbe stata felice.
« Entro il tramonto, Comandante se proseguiamo a questa velocità. » rispose Gadeth controllando dal suo cannocchiale.
Allen Schezar annuì soddisfatto.
Erano passati solo due giorni da quando avevano lasciato la Valle dell’Illusione ritornata al suo antico splendore e già Allen sembrava impaziente di ritornare nel suo regno. Gli eventi in rapida successione avevano fatto dimenticare al Cavaliere Celeste quanto fosse bello trascorrere le sue giornate al Palazzo, dopo la guerra contro l’Impero di Zaibach. Poi c’era stata la colonna di luce che non aveva mai raggiunto la Luna dell’Illusione.. Allen scosse il capo, cercando di dimenticare quello che era appena stato.
Gaea sembrava risplendere di luce nuova quella mattina, persino il cielo sembrava benevolo nei confronti di quella terra che aveva sofferto. Se non ci fosse stata Hitomi, probabilmente Gaea sarebbe infine andata al collasso e tutti i suoi abitanti sarebbero morti. Meglio non pensare ad un’eventualità del genere. Hitomi aveva salvato, ancora una volta, quel mondo, dapprima da un destino di guerra e poi, da un destino di distruzione completa. Da quando erano risaliti a bordo della Crusade, Van non aveva lasciato Hitomi un solo istante e lei era sprofondata in un sonno pacifico e sereno. Si chiese dunque se la cara fanciulla della quale si era per un breve periodo innamorato, sarebbe cambiata. Se quella luce che era entrata nel suo corpo corrispondeva alla forza di Gaea che aveva deciso di abitare nel suo cuore e nutrirsi del suo amore per il Re di Fanelia, allora quella ragazza sarebbe stata gravata da un peso enorme e per tutta la vita. Tuttavia, i cupi pensieri del Cavaliere Celeste durarono poco: fino a quando sarebbe stata affiancata da Van, Hitomi era al sicuro, da ogni pericolo.
« Gadeth, aumenta la velocità. Cerchiamo di arrivare in tempo per i festeggiamenti in nostro onore a Palazzo! »


Hitomi si mosse fra le coperte, oramai in procinto di svegliarsi.
Sentiva il suo corpo inspiegabilmente leggero e riposato, sentiva di aver dormito per molto tempo.
« Van.. » mormorò, allungando una mano verso l’esterno del letto, immediatamente sentì quelle di lui circondare le proprie.
« Hitomi, sono qui. » rispose lui ed Hitomi si accorse immediatamente che nel suo tono vi era più sollievo di quanto avesse potuto mai udirne.
Hitomi finalmente aprì gli occhi, i raggi del sole filtravano oltre le tendine della finestra-oblò che era posizionata di fronte al letto.
« Oh, no. Ho di nuovo dormito troppo. » esclamò lei, guardando fuori dalla finestra le prime luci del pomeriggio.
« Evidentemente ne avevi bisogno. Adesso avrai fame.. » e Van fece per alzarsi dalla sedia accanto al letto.
Hitomi si sollevò appena.
« No, aspetta. »
Van sollevò un sopracciglio, perplesso.
« E’ tutto a posto? » domandò lui, con una punta di preoccupazione.
Hitomi scosse il capo e lo guardò negli occhi. Li vide profondamente cambiati, riuscì a scorgere in lui un ombra di ansia. Doveva aver sofferto molto a causa sua.
« Van io.. mi dispiace tanto! » esclamò d’un tratto, spiazzando il giovane sovrano di Fanelia.
« Hitomi, ma cosa..? »
« Perdonami se sono stata solo una preoccupazione in questo ultimo periodo. Adesso.. vedo le cose con più chiarezza. Sono stata impulsiva, ho agito senza pensare ai vostri sentimenti, voi che eravate tutti preoccupati per me. »
Van l’osservò, le mani che prima aveva stretto con tanta rassicurazione, adesso stringevano, contrite, le lenzuola dove aveva riposato dopo quegli orribili momenti.
Inspiegabilmente, Van scoppiò a ridere.
« Eh..? » Hitomi chinò appena il capo verso destra, visibilmente perplessa.
Van si portò le mani all’altezza dello stomaco, e si sedette sulla sedia.
« Si può sapere che cos’hai da ridere? » esclamò lei, con tono stizzito.
« E’ solo che.. tu, salvi l’intero pianeta di Gaea dalla distruzione e poi.. » non riuscì a continuare, le risate uscivano radiose senza dar spazio alle parole.
Hitomi si sollevò avvicinandosi a lui.
« Insomma la vuoi smettere?! Le mie scuse erano sincere! » riprese, indispettita.
Van continuò a ridere ed Hitomi pensò di non averlo mai visto in quello stato. Era passato molto tempo da quando aveva visto Van realmente felice, probabilmente una simile gioia non appariva nei suoi occhi, da quando Fanelia non era ancora stata distrutta.
La risata di Van contagiò in breve anche Hitomi, che incominciò a ridere, forse più per la contentezza sul volto dell’uomo che amava che per qualche motivo specifico.
Dopo qualche secondo, le risa si quietarono e calò il silenzio. I loro respiri erano accelerati ed ancora, un leggero sorriso incurvava le loro labbra.
Sembrava come se non fosse accaduto nulla.
Senza nemmeno accorgersene, Hitomi finì fra le braccia di Van. Non capì mai se a dar origine al movimento fosse stato solo lui, oppure entrambi, ma adesso le braccia che circondavano il suo corpo, erano un buon pretesto per stringere a sua volta quello di lui, in un contatto che per troppo tempo avevano desiderato e che avevano temuto di non poter più avere.
Hitomi cominciò a tremare, cercando di celare i singhiozzi.
« Non voglio vedere più sofferenza sul tuo volto.. » sussurrò Van, direttamente al suo orecchio. Hitomi trasalì e sorrise.
« Se adesso piango, è solo perché sono felice, Van. » rispose lei, con voce calma.
« E allora sorridi, perché quando lo fai, sembra brillare tutto intorno a te. »
Hitomi arrossì, non abituata a simili complimenti. Riusciva ancora ad emozionarsi per parole così sincere e dolci.
Il contatto richiamò i due a staccarsi reciprocamente per potersi unire in un bacio.
Contrariamente ai precedenti, fu estremamente lento.
Hitomi sfiorò lentamente le labbra di Van prima che facesse scivolare la mano all’altezza del suo collo. Lui rispose a quel movimento, stringendola delicatamente a se, come se non volesse più lasciarla andare.
Per un breve istante, condivisero le medesime paure e le medesime gioie, la consapevolezza che se non si fossero amati, sarebbe finito tutto. La ragione per cui Gaea sarebbe ancora esistita era per il loro amore. Se non si fossero amati per tanto tempo, silenziosamente, inconsapevolmente, il destino di distruzione avrebbe avuto luogo molto tempo prima.
« Se ti chiedessi di restare con te, me lo permetteresti..? » la voce di Hitomi arrivò come un sussurro, le labbra che nel loro movimento sfioravano quelle di Van, che non riuscivano del tutto a separarsi da quelle che amava.
Van, sorpreso, la guardò negli occhi, interrogativo.
« Perché mi fai questa domanda..? Sai già la mia risposta. » rispose lui, sorridendo dolcemente.
« E’ solo che, sono stata sulla terra, credo. Quando ero ancora.. » s’interruppe, sapendo che la sua morte apparente, non avrebbe reso felice l’uomo che amava.
La mano di Van si posò sul suo volto, accarezzandole la gota destra.
« Ti prego, vai avanti. »
Hitomi annuì delicatamente e riprese a parlare.
« Credo di aver raggiunto la mia famiglia, ho parlato con loro, in sogno. Sembrava tutto così reale. Ho detto loro la verità. »
Van sollevò un sopracciglio, perplesso.
« Hai detto la verità su Gaea e su di noi? »
Hitomi annuì.
« Si, e hanno compreso. Mi hanno augurato ogni bene e di non dimenticarli. »
Van la guardò, e con le dita della mano destra accolse una lacrima che stava per scivolare dal suo viso.
« Ti mancheranno? » domandò lui, con tono gentile.
Hitomi annuì ancora una volta, sorridendo appena.
« Certo, però..»
« Se il tuo desiderio è quello di fare ritorno sul tuo pianeta troveremo un modo. » rispose lui, abbassando gli occhi.
Hitomi scosse il capo, con veemenza.
« Van, quando sono tornata sulla terra, prima che cominciasse l’ultima battaglia, non desideravo altro che fare ritorno su Gaea. Sentivo che mi chiamavi, sentivo i tuoi sentimenti e ho capito che sarebbe stato inutile mentire a me stessa. Io volevo rivederti. »
Van restò silenzioso, ascoltando le parole di Hitomi, il cuore che martellava forte in petto.
Lei prese le sue mani, stringendole delicatamente.
« Van, quello che sto cercando di dirti è che si, la mia famiglia mi mancherà tantissimo. Però.. non so se potrei allo stesso modo, resistere senza di te. »
« Hitomi..»
« Quindi, se per te non è un problema, vorrei restare a Fanelia.. Potrei dare una mano alla ricostruzione o semplicemente badare che Merle non faccia danni e.. » ma la mano di Van si era poggiata delicatamente sulle sue labbra.
Il Re di Fanelia scosse lievemente il capo, sorridendo dolcemente facendo scivolare le mani sulle sue.
« Se i tuoi sentimenti sono sinceri quanto lo sono i miei, io vorrei che tu vivessi con me, al castello. Io.. ti chiedo di sposarmi, Hitomi. » la sua voce rivelava perfettamente il suo imbarazzo e la sua tensione.
Hitomi arrossì fino alla punta dei capelli e restò senza fiato.
Van ebbe finalmente il coraggio di sollevare lo sguardo, per osservare la sua reazione e cogliere una sua risposta.
Improvvisamente il volto di Hitomi si distese in un enorme sorriso.
Le sue braccia s’allargarono e con slanciò si gettò addosso al Re di Fanelia.
« Si, Van! Lo voglio!! » esclamò, con sincera gioia.
Un tonfo sordo fece capire ad entrambi che erano finiti sul pavimento.

***
Ehii! *O* Vi ho fatto penare per questo capitolo eh?!
Postato con quasi una settimana di ritardo! Eh si, lo ammetto, volevo farvi attendere un poco!
Il prossimo sarà l'ultimo... mi commuovo! ç___ç
Rispondo al commento della mia carissima leidia:

Ciao tesorina! *_* Sono riuscita a farti arrivare alle lacrime?? Addirittura!? Suvviaaa che adesso c'è la parte migliore no? :D
Spero che sarai contenta di questo capitolo :) aspetto con ansia una tua recensione!
Arrivederci alla prossima settimana con l'Epilogo della storia! *__*

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Nuova pagina 1

The Vision of Escaflowne

«Il Richiamo della Terra»


Epilogo

« Se il desiderio è grande dentro di te,
un giorno raggiungeranno le stelle,
e queste di daranno il potere
per superare ogni ostacolo. »



Il sole splendeva alto nel cielo di Fanelia. Era una meravigliosa giornata primaverile.
Nel grande palazzo posto alla sommità della città, si respirava un’aria di quiete.
I corridoi silenziosi, avvolti dalla penombra delle tende ancora chiuse, rivelavano la totale assenza di servitù.
Non era un caso, infatti. Quel giorno l’intera servitù aveva ricevuto un giorno di libertà ed anche questo non era dovuto ad una gentile concessione. Era un giorno speciale.
« E ovviamente devo fare tutto io! » esclamò Merle, oramai spazientita.
Infatti gli ultimi accorgimenti della cerimonia erano stati affidati alla gattina, anche se, era stata proprio lei ad essersi proposta per tale onorevole incombenza.
« Avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa... la prossima volta quella sfaticata di Hitomi non la passerà liscia! » biascicò tenendo in mano il mantello rosso che non doveva in alcun modo sgualcirsi, non quel giorno e non a causa sua, soprattutto.
Merle si trovò dunque ad aggirare un angolo del palazzo da dove emergeva una grande porta scorrevole.
« Signorino Van..? » domandò, bussando alla porta.
Attese qualche attimo, ma quando le sue orecchie sensibili non riuscirono a captare alcuna risposta, con un colpo secco del braccio andò ad aprire di colpo l’uscio, rivelando in effetti la stanza completamente vuota.
« Signorino Vaaan!! » urlò, quindi, completamente spazientita, sbattendo un piede a terra.


Silenziosamente, ascoltava il suono del vento fra gli alberi.
In quel luogo la quiete era palpabile ma lui, che conosceva quei luoghi, sapeva che la vita degli animali e delle piante pulsava, ora più fulgida che mai.
Era inginocchiato, d’innanzi alla tomba della sua famiglia, era rimasto solo lui.
La colonna commemorativa sotto la quale giacevano le spoglie di Folken, si erano riempiti di fiori, come quelle dei suoi genitori.
Van sapeva che quel giorno era importante, forse più importante di tutti gli altri.
Aveva portato a termine il suo obiettivo ed onorato la sua promessa.
« Adesso sono pronto a diventare Re, padre. » mormorò guardando appena la lapide più grande ed alta.
« Padre, quest’oggi Fanelia è risorta dalle sue ceneri. La mia incapacità ha fatto sì che uomini forti e coraggiosi come Balgus, perdessero la loro vita per salvare la mia. » e Van non poteva fare a meno di stringere il pugno, preda di momentaneo rancore e della tristezza. Tuttavia sparì subito. A quel giorno non si addiceva alla rabbia.
 « Eppure, oggi quegli uomini sono stati vendicati ed io ho potuto ricreare grazie anche alle loro forze, il nostro splendido regno. Ho finalmente mantenuto la mia promessa, padre. Spero siate orgoglioso di me, da lassù. »
Chinò il capo, con rigore e rispetto, per il suo re.
E lo sguardo si rivolse alla tomba di sua madre, una colonna più piccola, costruita in una pietra più chiara.
« Madre mia.. vi ringrazio. Senza di voi, non ci sarebbe stato un futuro. Non solo per me, ma per tutta Gaea. Finalmente ho trovato la persona che potrà condividere con me questo regno e la mia vita. Avevi ragione tu. La fiducia ed il credere nei nostri desideri, ci hanno permesso di sopravvivere alle guerre ai disastri. »
Rivolse un sorriso, carico di affetto, pensando per qualche breve momento alla dolce dei modi che avevano caratterizzato la persona di sua madre e soprattutto al suo profumo e alla delicatezza della sua voce.
A quel punto, rivolse il suo sguardo alla colonna dedicata a suo fratello, dalla pietra scolpita più da recente, dove s’inerpicavano alcune rose, alcune già aperte ed altre in boccio.
« Fratello. Tu avevi già capito tutto, avevi desiderato sin da principio un nuovo mondo pieno di pace e di speranze. Hai sacrificato la tua vita per permettere che tutto ciò avvenisse. Se oggi Fanelia e l’intera Gaea splende alla luce del sole e viene benedetta dai raggi della luna dell’illusione, il merito è anche tuo. Grazie. »
Concluse, restando ancora nella posizione inginocchiata, ad osservare le tombe ed il roseto che era cresciuto intorno. Poteva percepire la terra, pulsava di nuova vita, adesso era piena e satura di amore.
Era solo merito di una persona, se tutto ciò aveva avuto luogo. La persona che aveva concesso che tutto questo potesse sopravvivere e rifiorire nel suo pieno splendore, era la stessa a cui lui aveva donato il suo cuore. Nonostante vivesse in un mondo lontano dal suo, nonostante un tempo aveva creduto di averne solo bisogno per poter essere più forte e per poter sconfiggere i suoi nemici, aveva ben presto capito che non si limitava solo a questo. Hitomi era la donna che il suo destino le aveva messo lungo il cammino e non avrebbe mai saputo ringraziare divinità alcuna per il fatto che lei lo ricambiasse allo stesso modo.
« Van.. »
Il sovrano di Fanelia sussultò lievemente e si voltò, un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra.
La fanciulla che lo aveva chiamato con dolcezza, risvegliandolo dai suoi pensieri, era la stessa che stava pensando così ardentemente.
« Hitomi, sei splendida.. » rispose lui, osservando il vestito azzurro che stava indossando. Era della stessa fattura di quelli che erano appartenuti a sua madre, dai toni blu come i zaffiri più splendidi. Aveva acconciato i capelli e adesso erano tenuti leggermente sollevati dal lato destro da un prezioso ferma capelli di lapislazzuli che illuminava il suo volto e risaltava il colore dei suoi occhi.
Hitomi arrossì lievemente, quando le giunse all’orecchio quel complimento.
« Sapevo di trovarti qui. » disse lei, quando si fu ripresa, solo dopo qualche momento.
Van annuì. Hitomi era cambiata tanto in quell’ultimo periodo, ma era rimasta sempre la stessa, in fondo. Era diventata più riflessiva e le sue doti medianiche si erano ancora più rafforzate, le sue previsioni erano sempre esatte, ancora più chiare del passato. Ciò l’aveva portata a maturare ulteriormente. Inoltre, da quando Gaea le aveva concesso di vivere, facendo rinascere il suo spirito in quel corpo che aveva perduto il proprio, Hitomi riusciva a sentire gli elementi e a prevedere qualsiasi mutamento nelle condizioni climatiche. Era diventata più riflessiva ed il suo carattere più mite. Tuttavia, la cosa che non era cambiata, era il suo amore, le sue continue liti con Merle e la sua passione per la corsa. L’aveva vista molte volte, indossare gli abiti che le erano appartenuti quando viveva sulla Luna dell’Illusione, quelle strane scarpe che la facevano scattare e correre così veloce che solo lui stesso poteva pensare di competere con lei.
Non le era stato difficile abbandonare le vecchie maniere tipiche della Luna dell’Illusione, anche se pensò che gli fosse costato caro attuarlo, nei suoi discorsi, era sempre presente una certa diversità, qualcosa che lui non riusciva a spiegarsi, ed ogni volta lo attribuiva alla sua terra natale.
Adesso si mescolava perfettamente all’ambiente di Gaea e – se non fosse avuto la fama che la precedeva – probabilmente nessuno l’avrebbe mai riconosciuta come una straniera.
Nel frattempo si era avvicinata, con tutta la grazia che aveva acquisito in quei pochi mesi. Grazie che le era comunque da sempre appartenuta, in fondo.
« Anche queste rose presto diventeranno meravigliose. » affermò, sfiorando con la punta delle dita un bocciolo che sporgeva, ancora troppo piccolo per poter sbocciare.
« Sono venuto per controllare che l’Escaflowne potesse ritornare a muoversi, è da tanto che non viene usato in combattimento » e volse uno sguardo all’enorme gigante che stava inginocchiato accanto alle tombe, dove sarebbe dovuto stare.
Hitomi annuì.
« Non preoccuparti, per la parata sarà nella sua miglior condizione. » promise Hitomi, sorridendo allegra.
« Posso avvertire la pace e la protezione dell’Escaflowne su questo luogo, non è solo una sensazione » disse Van, fissando la grande armatura davanti a lui.
Il capo di Hitomi si abbassò lievemente ancora una volta, un gesto eloquente.
« Hai ragione. In questo luogo, sebbene sia in stato dormiente, il potere dell’Escaflowne è ancora presente e ravviva la terra, non può davvero che proteggerlo. » confermò la fanciulla, serenamente.
Dunque Van si sollevò e si mosse verso Hitomi, lei non indietreggiò conosceva quei movimenti e ben presto, quando sentì i suoi fianchi ghermire da mani che già conosceva e che le donavano dolci carezze, seppe abbandonarsi ancora una volta a quell’abbraccio, che non aveva nulla di diverso dai precedenti per passione e sentimento, ma che le comunicava ogni volta le medesime sensazioni che le avevano fatto scoppiare il cuore la prima volta.
« Promettimi una cosa. » le sussurrò all’orecchio, il giovane Re di Fanelia, volgendosi poi, per guardarla dritta negli occhi, di una profondità tale che egli si sarebbe potuto perdere, e probabilmente sarebbe stata un’ottima idea.
« Mmh? » le labbra di Hitomi restarono chiuse, ma profuse nel miglior sorriso incoraggiante che conosceva.
« Promettimi che qualsiasi cosa succeda, io sarò il primo a conoscere ciò che ti turba. »
Hitomi arrossì, non si aspettava una simile richiesta. Quando trovò nei suoi occhi quella verità che spesso cercava durante la quotidianità, seppe di non aver bisogno di altro, che sarebbe stato sufficiente anche che tutto il mondo fosse crollato in quel momento.  
« Te lo prometto, Van. » rispose lei, sollevandosi appena per poter unire le proprie labbra con quelle di lui, in un contatto che probabilmente non avrebbe voluto smettere mai, se non avesse saputo che avrebbe potuto tranquillamente avere molto di più e fu per questo che probabilmente si strinse maggiormente a lui, unendosi in quell’abbraccio che prima si era sciolto lievemente, solo il tempo di qualche parola, e che adesso riprendeva e che li trovava uniti persino nelle labbra e nelle mani, intrecciate in un desiderio spasmodico di unirsi, di provare a diventare un unico essere. Quell’intesa in altri non poteva esserci che nell’animo, così come nel corpo, ancora probabilmente troppo candido e puro per quel desiderio inespresso dei loro fuochi interiori che già conoscevano quella danza che solo le loro lingue tentavano goffamente di evitare, pur donando reciprocamente dolcezza e piacere ad entrambi.
Solo dopo qualche minuto decisero di allontanarsi reciprocamente l’uno dall’altro, non perché il desiderio era già inutilmente sfumato, ma per la mutua consapevolezza che se avessero proseguito ancora, il tempo sarebbe sfuggito loro dalle mani così velocemente e con tanta inconsapevolezza, che neanche loro avrebbero compreso un tale fenomeno scaturito da loro stessi.

« Signorino Van!! » una voce interruppe quel silenzio candido, voce che entrambi riconobbero nel medesimo istante e che li fece sobbalzare senza alcun preavviso.
I cuori in tumulto, come due ladri colti sul fatto.
« E’ Merle! » esclamò Hitomi, con gli occhi sbarrati e le mani pericolosamente vicine alla propria veste.
« Oh, no! Avevo completamente dimenticato che dovesse occuparsi lei dei miei vestiti per la cerimonia! Mi starà sicuramente cercando, sarà furiosa! » ribatté senza nascondere il tono preoccupato ed al contempo colpevole.
« Signorino Van.. Hitomi! Vi ho sentiti! » esclamò nuovamente la voce, il cui suono giungeva estremamente più vicino rispetto a qualche secondo prima. Non c’erano dubbi: li aveva localizzati.
« Presto Hitomi, passiamo dall’altro sentiero, verso il castello! » Suggerì Van, prendendola per mano e direzionandola verso sud, imboccando un sentiero secondario, rispetto a quello principale dalla quale erano giunti.
La risata di Hitomi si udì nuovamente cristallina.
« Così è questo il piano di guerra del grande sovrano di Fanelia.. La fuga dal nemico! » lo canzonò, senza eppur decelerare il passo.
Van sorrise, sicuro.
« E’ bene che le nostre truppe si riorganizzino, non voglio rischiare perdite inutili. Il nemico è troppo agguerrito: meglio fronteggiarlo in un’altra occasione »
« Davvero molto saggio..! » assentì la ragazza, stringendogli la mano, come se temesse di separarsi dall’uomo.
E proprio quando i due s’inoltrarono nel bosco, la figura di Merle invece, proruppe all’interno della radura dove vi era l’Escaflowne.
Il viso della gattina s’inasprì e le gote diventarono rosse di rabbia.
« Maledizione!! Ma dove sono finiti!? » urlò, tant’è che alcuni uccellini si librarono dai loro rami sulla quale erano appollaiati.
« Adesso mi sentiranno! » esclamò, ritornando a grandi passi verso il luogo dalla quale era appena giunta.
Nessuno se ne accorse, ma in quel luogo dove la pace regnava adesso incontrastata, si levò il vento, una gentile brezza che proveniva dal centro stesso del mondo e che nei profili degli alberi disegnava i contorni della famiglia Fanel mostrando i loro volti, radiosi di una gioia che mai fino ad allora avevano provato.

 

FINE

 

Ebbene si! *__* Ecco qui l'epilogo della storia..!
Ho quasi le lacrime agli occhi, non ci posso pensare, sono riuscita a riscriverlo.
Ed è per questo che ci ho messo tutto questo tempo. E' da ottobre che sono senza il mio pc principale, quello dove, ahime, tenevo gelosamente custodita la fanfiction completa. Fortunatamente (e dico fortunatamente) avevo già pubblicato tutti i capitoli (meno ovviamente l'epilogo) su EFP quindi non ho perso la storia, eppure è andato perduto l'epilogo, che avevo già scritto ma che non riuscivo più a riscrivere quando mi sono dovuta trovare a riproporlo. In realtà quello che ho scritto qui non è proprio come l'avevo scritto in precedenza, ma forse il lavoro mi è riuscito anche meglio.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno supportata in questi mesi e tutti quelli che hanno recensito, ma anche coloro che si sono limitati a leggere, da appassionati, senza lasciare un commento. A voi tutti dedico questo ultimo capitolo, lasciandovi con la probabilità di un ulteriore seguito che dovrebbe essere completamente inventato dalla sottoscritta e che quindi troverà innumerevoli elementi nuovi da aggiungere alla ricca composizione della serie.
Che dire..
Spero che vi sia piaciuta la mia versione della storia, così come sarebbe dovuta andare a finire, perché chiunque abbia apprezzato The Vision of Escaflowne, ed abbia amato i suoi personaggi e la sua atmosfera mistica e fantasy, non avrà sicuramente apprezzato il finale che gli è stato riservato.
Nonostante Escaflowne non sia il mio anime preferito in assoluto, è paradossale che io sia riuscita a scrivere questa long-fanfiction che è stata l'unica che io sia mai riuscita a completare.  Quindi spero, che riesca a scrivere qualcos'altro di questo meraviglioso Anime/Manga.

Spero chiunque voglia lasciare un commento, alla fine di questa fanfiction, voglia esprimermi il suo parere ed anche eventuali critiche.

Vi ringrazio, vi ringrazio con tutto il mio cuore e spero che tornerò presto a pubblicare su questo fandom!

Usagi/Federica.

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