Un rivale scomodo

di Castiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Disclaimer: I personaggi sotto descritti non sono miei, ma di Hiromu Arakawa; non ho scritto questa fic a scopo di lucro ^^

Dedicata a AliceCullen92

Piccolo esperimento, in quanto me la cavo meglio con il drammatico che con il comico, ma so che la mia gemella ci teneva un sacco e lei muore per queste cose xD Spero ti piaccia!

 

 

Roy chiuse l'agenda soddisfatto.
Aveva aggiunto ben due ragazze alla famosa "lista" quella settimana, ed era solo mercoledì.
"Un bel bottino, non c'è che dire".
Sorrise, compiaciuto di se stesso.
Nonostante avesse raggiunto i temuti 30 anni, il suo fascino da playboy continuava a spopolare tra le schiere delle ragazze di Central City.
Aprì il famoso "cassetto X", quello dove riponeva i regali delle sue ammiratrici.
Lì dentro c'era di tutto: lettere,ciondoli,braccialetti,portachiavi,orecchini...
"Per fortuna non vi tiene dentro pure le mutande, delle sue ammiratrici" pensava sempre Riza scocciata.
Era l'unica che dava "importanza" a quello stupido cassetto, oltre al suo superiore e a Havoc.
Quest'ultimo infatti, da quando ne aveva scoperto il contenuto, lo fissava con sguardo disperato: lui non aveva una straccio di ragazza e invece il Colonnello quante ne voleva.
Sembrava quasi gli bastasse schioccare le dita per averne subito pronta una ai suoi piedi, sbavante per i suoi capelli e i suoi occhi magnetici.
Che ingiustizia!
Il biondino però ultimamente si era rassegnato, e teneva il suo sguardo saldamente fisso sul Colonnello, quando entrava con delle comunicazioni.
Il Tenente, invece, non poteva fare a meno di guardare indignata Mustang, oltre a tirare fuori discorsi di "non professionalità" ogni qualvolta sentiva il famoso cigolio del mobile.
Mustang ripose l'ennesima lettera della sua ultima vittima fischiettando allegramente qualcosa che somigliava vagamente a "Sono alto e sono bello, sono Mustang, il Colonnello".
E mentre la sua autostima cresceva grazie a queste canzoncine, il lavoro si accumulava sulla scrivania.

Quasi l'avesse previsto, Riza entrò in ufficio con sguardo severo.
– Signore, le avevo detto di firmare quei documenti...- .
Roy deglutì. Riza sembrava parecchio arrabbiata, meglio non peggiorare le cose.
– Certo, Tenente – disse, e si mise di buona lena a firmare tutti quei fogli che la sua subordinata gli aveva gentilmente impilato accanto.
Mancavano ormai pochi minuti al termine dell'orario di lavoro, quando finalmente Roy firmò anche l'ultimo documento della giornata.
Si stiracchiò ruotando il collo in senso orario, e il suo sguardo venne attirato dal suo Tenente.
China sulla scrivania, controllava le pratiche del superiore leggendole attentamente.
Era risaputo, infatti, che Roy Mustang non sapeva neanche la metà delle cose che firmava.
Per questo ci pensava lei, la sua bionda assistente e guardia del corpo, ad adempiere ai doveri del suo ozioso capo.
Il ragazzo sorrise debolmente.
"Se non ci fosse lei, sarei totalmente perso" disse sospirando.
Ma questo tono malinconico venne prontamente spento dal suo animo da dongiovanni.
"Prima o poi sarai mia, mia cara Riza...nessuno resiste al mio fascino!" si disse con un sorriso arrogante e battendosi la mano sulla spalla.
Riza, che aveva assistito alla scena, non diede molto peso alla cosa: ormai non faceva più caso alle stranezze di Mustang.

Si infilarono il cappotto e scesero le scale a passo svelto: il tempo prometteva pioggia e nessuno dei due voleva trovarsi nel bel mezzo di un temporale senza l'ombrello.
Riza accompagnò velocemente Mustang a casa in macchina, poi si diresse verso la sua abitazione.
Si sentiva debole e aveva la nausea, aveva proprio bisogno di un pò di relax.
Salì le scale e frugò nella borsa in cerca delle chiavi di casa.
– Ma dove sono finite? – disse ad alta voce.
All'improvviso si sentì mancare.
Appoggiò la borsa per terra, prese le chiavi che finalmente erano riapparse e cercò di infilarle nella serratura, ma le gambe le cedettero e cadde all'indietro.
Sentì due forti braccia che la sorreggevano, e pensò di aver le traveggole.
Chi mai poteva averla presa in tempo? In quell'ala del condominio ci abitava solo lei.
Guardò il proprietario di quelle braccia così possenti e rischiò di svenire.
Non poteva essere, stava sicuramente delirando.
Forse aveva picchiato la testa cadendo e ora stava sognando.
Si, era per forza così.
La persona che la stava tenendo fra le braccia era...Roy Mustang.
O meglio, un gemello di Roy Mustang.
Occhi profondi come quelli del suo superiore, stessa altezza e corporatura, solo... biondo.
A Riza non erano mai piaciuti i biondi, ma dovette ricredersi stavolta.
Il fascino di quel ragazzo era innegabile, sarebbe stata una bugiarda a dire il contrario.
Restava una semplice domanda: chi era?
Riza si ricompose velocemente e raccolse la borsa da terra, tenendo gli occhi bassi.
– Si sente bene, signorina? - . Una voce calda e un pò roca, perfetta per quello sguardo penetrante...
– S-si...Credo di sì – balbettò Riza.
– Piacere, sono Andrew...abito qui a fianco – disse lui, aprendosi in un sorriso.
La ragazza decise che era ora di riacquistare la sua solita compostezza e il suo tono distaccato.
– Piacere, Riza Hawkeye – disse, tendendogli la mano.
Lui gliela strinse, e in un tono imbarazzato aggiunse: - Posso darle del tu? Sa, sono nuovo di qui, mi sono appena trasferito da un'altra città e non conosco nessuno...- .
Riza annuì. C'era qualcosa che non le permetteva di andarsene, sentiva che era suo dovere aiutare quel ragazzo.
Chissà, forse la sindrome da crocerossina che aveva quando si parlava di Roy Mustang si era accesa, a causa dell'acuta somiglianza.
– Allora, Riza, posso invitarti a prendere un caffè qui al bar dell'angolo? Così mi potrai raccontare qualcosa di questa città – le disse facendole l'occhiolino.
Il cuore di Riza ebbe un colpo.
"Ma che ti prende, Riza? E' solo una copia di Mustang, mica è lui in persona. Datti un contegno!".
– Sì, volentieri – rispose, cercando di sembrare il più indifferente possibile.

Il caffè a quell'ora era praticamente deserto, tranne qualche coppietta che tubava qua e là.
A Roy non piaceva quel posto, ma Julie aveva insistito così tanto che si era lasciato convincere.
Girò lentamente il cucchiaio nel caffè, fingendo di ascoltare i discorsi della ragazza.
"Ma quanto parla questa?!" si chiese sospirando.
A lui non interessava certo il carattere delle ragazze con cui usciva, ma questa gli stava dando sui nervi.
Sarà che non riusciva a togliersi dalla testa Riza ultimente.
Certo, voleva conquistarla, ma si era sempre detto che era più per orgoglio che per altro.
Si ritrovava però spesso a pensare ai suoi capelli, i suoi movimenti fluidi, quei rari sorrisi in ufficio...
Ecco si era distratto un'altra volta.
Fortuna che Julie non se n'era accorta, presa com'era a blaterare dei suoi sogni e delle sue ambizioni.
Portò la tazza alla bocca e sorseggiò il caffè, perlustrando con gli occhi il locale.
Era molto piccolo, ma nel complesso abbastanza accogliente.
Non i locali di lusso che era abituato a frequentare, ma per quella sera poteva accontentarsi.
Uno scampanellio lo costrinse a voltarsi verso la porta.
"Un momento...ma quella è...".
Sprut!
Roy sputò il caffè oltre il tavolo e centrò il barista in faccia.
– Ehm...mi scusi, buon uomo...- disse, rimpicciolendosi sulla sedia per la vergogna.
Si stropicciò gli occhi incredulo e tornò a guardare l'entrata.
Un cameriere stava parlando con una coppia...una coppia formata da un biondino e Riza, la sua Riza.
Nascose il naso dietro il menù e scrutò i due giovani.
Ma chi era quello sgorbio?! E che ci faceva con il Tenente?!
Sentì una voglia impellente di tirar fuori i guanti alchemici e incenerire quel bellimbusto, quando si accorse che i due si dirigevano nella loro direzione.
Fece finta di allacciarsi la scarpa (trucco vecchio come il cucco, ma non gli venne in mente altro) e sparì sotto alla tovaglia, appena in tempo per non essere visto dai nuovi arrivati.
Si rimise in piedi senza farsi notare e fissò il loro tavolo, poco distante dal suo.
Per fortuna Riza gli dava le spalle, o l'avrebbe sicuramente notato.
Congedò Julie con la scusa di un mal di testa (non era neanche troppo falso, visto quanto parlava quella ragazza) e rimase seduto al tavolo per decidere sul da farsi.
Non poteva tollerare che quel dongiovanni da quattro soldi gli soffiasse Riza da sotto il naso.
All'improvviso ebbe un'idea: si sarebbe avvicinato un pò, per sentire i loro discorsi...c'era una pianta che faceva giusto al caso suo.
Strisciò sotto dei tavolini vuoti e accorciò finalmente le distanze, accucciandosi dietro al vaso.
Sentiva il ragazzo ridere e Riza rispondere educatamente.
Sembrava si stessero divertendo, cosa che fece innervosire ancora di più il Colonnello.
"Ma che diavolo ha quel belloccio più di me?! E poi è totalmente insignificante, quel suo continuare a ridere...secondo me poi, è pure uno che ci prova con tutte. Insomma, si vede da come va in giro: camicia aperta, sguardo da seduttore...a Riza non potrebbe mai piacere uno del genere...!".
Era talmente concentrato su quel tipo da non rendersi conto di aver appena descritto se stesso.
Tese le orecchie, ma non riusciva a sentire le parole del suo Tenente, ovvero quelle che gli interessavano di più.
"Parla sempre a voce bassa" sbuffò.
Si sporse per riuscire a capire meglio, ma inciampò nel sottovaso della pianta e rovinò sul loro tavolo, sbrodolando il caffè sulla camicia del ragazzo.
"Così impari a rubarmi la ragazza, pivello" pensò, trattenendo a stento le risate.
– Colonnello...che ci fa qui – disse Riza, glaciale.
A Roy morì la risata in gola e gli si gelò il sangue nelle vene.
– Ehm...'sera Tenente...-.      

 


Ecco, questo è il primo capitolo.
Non entusiasmante, lo so, ma spero abbia fatto sorridere ^^
Gemella, spero ti piaccia ^^
Critiche/complimenti sono bene accetti, la voglia di migliorare è tanta e sapere cosa ne pensa il pubblico è di vitale importanza per me, anche se non è il mio genere.
Grazie per la lettura, GLoRi    
    

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Riza lo invitò a proseguire con un rapido gesto delle sopracciglia.
Roy conosceva bene quello sguardo, voleva più o meno dire "ParlaSeNonVuoiCheTiriFuoriLaMiaPistola".
Il ragazzo non se lo fece dire due volte.
– Ecco, vede...io pensavo...pensavo che questo fosse un tizio sospetto, e l'ho raggiunta per chiederle di fare attenzione – disse, con tono autoritario e fintamente preoccupato insieme.
– Grazie, Signore, ma credo che in questi anni le abbia dimostrato di sapermela cavare – replicò Riza sorseggiando il suo tè, che per fortuna era rimasto intatto.
Roy rimase spiazzato dalla risposta.
Stava per ribattere, quando vide una mano che sventolava a pochi centimetri dal suo naso, per richiamare la sua attenzione.
Lo sconosciuto sembrava già essersi dimenticato del caffè sulla camicia, "anzi", pensò Roy "gli ho pure dato un motivo in più per slacciarsela ulteriormente".
Fissò disgustato la mano che il biondino gli porgeva, incerto sul da farsi.
"Ma che vuole questo? Fraternizza?".
Roy fissò con la coda dell'occhio la sua subordinata, che gli stava facendo cenno di presentarsi.
Il moro sbuffò. – Sono Roy Mustang, Colonnello dell'esercito, Flame Alchemist, galantuomo, raffinato...- cominciò, quasi volesse elencare (anzi, sbattere in faccia) tutti i suoi pregi a quell'odioso ragazzino sorridente.
– Piacere il mio nome è Andrew – disse quello, stringendogli la mano con forza.
– Ehm piacere Andrew...tu saresti...? - .
– Il fidanzato di Riza – disse quello candidamente.
Stavolta fu il turno di Riza di sputare il tè che stava bevendo.
Ma non fu quella la reazione peggiore.
Mustang, infatti, da pietrificato qual era rimasto, cominciò a arrossire (ma non certo di vergogna) e a schioccare dita a destra e a manca, incenerendo ora il bastone di una vecchina, ora il parrucchino del barista.
– Colonnello, si calmi! – urlò Riza disperata.
– Ehi, scherzavo. Sono solo il suo nuovo vicino di casa. Come siete suscettibili! – disse Andrew ridendo.
"Io suscettibile?! Per poco mi piglia un infarto! Ma vedi te sto ragazzino impertinente...Hai sbagliato a metterti contro Roy Mustang, caro il mio belloccio!".
Roy assunse un'aria fintamente distaccata e si rivolse alla ragazza.
– Mi dispiace avervi rovinato la serata, che ne dice Tenente, posso invitarla fuori a cena per sdebitarmi? - .
– Beh ecco, io...- iniziò Riza, ma fu subito interrotta da un esuberante Andrew, che quasi urlò: - Grazie Colonnello, dove si va? Ho una fame...! -.
"Ma questo è scemo?" si trovò a pensare il Taisa. "Chi diamine l'ha invit...".
Riza zittì i suoi pensieri rompendo l'atmosfera imbarazzante che si era creata.
– Veramente io, come stavo per dire, non sto molto bene... Preferirei andare a casa, se non vi offendete. Ma non c'è bisogno di rimandare la cena, potreste sempre andare voi due – suggerì.
– Io a cena con Andrew..? Hawkeye, ma che razza di idee...- .
– Fantastico, accetto! – si intromise l'altro.
– Molto bene – disse la ragazza. – Allora, a presto Andrew. Colonnello, a domani – e spezzando il saluto militare, la giovane uscì dal locale.
Roy Mustang la fissò incredulo.
Sarebbe dovuto davvero uscire a cena con quel "coso"?
Si girò e guardò negli occhi il giovane davanti a lui.
Alti uguali, tutti e due con un fisico discreto e con folti capelli, l'unica differenza stava nel colore di questi.
Biondi color del miele quelli di Andrew, neri come la pece quelli di Roy.
Quest'ultimo spezzò il silenzio.
– Andiamo? - .
Andrew annuì, e i due uscirono dal locale, senza curarsi di dare una mano a sistemare il trambusto che avevano combinato.

Per strada decisero che andare a bere qualcosa dava meno nell'occhio.
Per Roy, farsi vedere a cena con quel ragazzo, sarebbe equivalso alla perdita dell'autostima, ed era una cosa che non si poteva permettere.  
Presero posto a un tavolo nella penombra, ordinarono due birre e rimasero silenziosamente in attesa.
Dopo che il cameriere li ebbe serviti e si fosse accertato che la mancia fosse discreta, Roy e Andrew rimasero finalmente soli.
– Beh, carina quella Riza, non trov...- .
– Toglile subito gli occhi di dosso – ringhiò Roy.
Il tono amichevole di Andrew si spense.
Rise forte, poi riprese: - Non crederai davvero che io mi faccia da parte per te, vero? Ti facevo intelligente, Roy Mustang – disse, imitando la voce del ragazzo seduto accanto a lui.
Quest'ultimo si trattenne a stento dal tirare un pugno a quel biondino irritante, e sussurrò: - Perchè vuoi lei? Non mi sembri uno che ha problemi con le donne, puoi avere tutte quelle che vuoi - .
– Perchè, la stessa cosa non vale forse anche per te? – rispose Andrew, con un tono a metà tra il divertito e il provocatorio.
Già, perchè Roy Mustang voleva proprio lei?
Si tornava al discorso fatto poco prima: Riza non era soltanto uno sfizio, una sfida, un gioco per lui?
Non era un'altra tacca da aggiungere all'ultima pagina della famosa agenda?
Roy si mise le mani nei capelli.
Decise di tentare un approccio diverso.
– Ehi dai amico, consideralo un favore. In cambio posso fornirti quasi tutti i numeri delle ragazze di Central...- .
Il biondo finse di pensarci su, prima di aprirsi in un sorriso beffardo.
– Se uno come te non si vuole far sfuggire una ragazza del genere, vuol dire che ne vale davvero la pena. Perciò mi spiace amico, ma non mi ritiro dal gioco – e detto questo, si alzò dal tavolo e si diresse verso l'uscita.
– Ah, un'ultima cosa!- disse, voltandosi verso il tavolo.
– Io non ho mai perso - .
Roy sbattè violentemente il pugno sul tavolo.
Quella era la prima volta che trovava un rivale vero sulla sua strada.
Ma, cosa ancora più grave, quella era la prima volta che teneva così tanto a una ragazza.
Non avrebbe ceduto Riza a quello sbruffone, no di certo.
Era o non era il Flame Alchemist?! Da quando si arrendeva così facilmente?
Certo, quel tipo era carino, ma non aveva dalla sua parte anni di feeling con Riza come li aveva lui.
Era certo un bel vantaggio, doveva sfruttarlo appieno.
Rincuorato da quello spiraglio di speranza, salutò il proprietario del locale e si diresse verso la macchina.

Riza intanto, si era concessa un bagno rilassante, ed ora fissava Black Hayate giocherellare con il tappeto.
In condizioni normali l'avrebbe fermato, magari pure sparandogli qualche colpo di pistola, ma ora non ne aveva proprio la forza.
Si sentiva ancora un pò debole e inoltre aveva la testa da tutt'altra parte.
Ripensava a poco prima, a come si era sentita oggetto del desiderio dei due uomini al caffè.
Quell'Andrew era sicuramente affascinante, la conversazione con lui era stata piacevole, fino a quando era arrivato il Colonnello...già, il Colonnello.
Ma che ci faceva lì? E soprattutto, da quando si interessava di lei? Riza era più che confusa.
Da una parte, quella lieve attrazione per il nuovo vicino di casa; dall'altra, quella travolgente infatuazione che aveva sempre negato, a se stessa e agli altri.
Come doveva comportarsi adesso? Era tutto così complicato...
Più ci pensava, più aumentava il suo mal di testa.
Decidere in quel momento sarebbe stato inutile, e per di più lei non era quella che non era interessata all'amore?
Ma certo, era così.
Probabilmente aveva la febbre.
Era questa la causa dei suoi deliri, a lei non interessava avere una storia, ne con Andrew, ne con Roy.
Convinta di ciò, si infilò a letto e spense la luce.
Non sapeva che le giornate successive le avrebbero fatto cambiare idea...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Roy sbattè la porta dell'ufficio e si diresse a grandi passi verso la scrivania.
La notte prima non aveva dormito molto per via dello scontro con  Andrew, e inoltre Havoc gli aveva appena comunicato che Riza aveva telefonato per dire che quel giorno sarebbe stata a casa perchè non si sentiva molto bene.
Ma tutte a lui capitavano?
Il fatto che Riza non si trovasse al suo fianco, come tutti i giorni, gli dava un grande senso di vuoto.
Sul piano lavorativo, invece, era quasi una fortuna: non aveva nessuno che gli stava col fiato sul collo, e avrebbe potuto prendersela con calma.
Havoc entrò con una pila di documenti da firmare.
– Beh, il Tenente Hawkeye non c'è, devo prendere il suo posto...- disse, quasi a volersi scusare.
Roy grugnì qualcosa in risposta e girò la sedia verso la finestra.
Il cielo era grigio, ma in compenso sgombro da nuvole o presagi di pioggia: pareva solamente che si adattasse all'umore di Mustang.
Havoc lo guardò perplesso e posò le carte sul tavolo.
Vedendo che il suo superiore non sembrava avere intenzione di voltarsi o parlare, uscì silenziosamente dall'ufficio.
Aprì la porta dell'ufficio adiacente e vide Breda nascondere velocemente un panino sotto la scrivania, temendo l'arrivo di un superiore.
– Non preoccuparti, Heymans, sono solo io – disse Jean accendendosi una sigaretta.
– Ma che stai facendo, Jean? Lo sai che è vietato fumare in ufficio! Se ti vedessero...- si allarmò Falman.
– Stai tranquillo Vato, Hawkeye non c'è e il Colonnello non accenna minimamente a uscire dallo stato di depressione in cui si trova, quindi non credo si alzerà da quella sedia prima della pausa pranzo - .
- Stato di depressione?!- urlarono gli altri tre in coro.
– Shhh, fate silenzio! E' depresso, non sordo! – intimò Havoc.
– Si ok, ma che è successo? – domandò a bassa voce Fuery.
– Non ne ho idea, ragazzi. Ma penso sia per...una donna-.
A Breda cadde il panino sul pavimento.
- Ma vuoi scherzare?!- disse, raccogliendo il suo spuntino e dandogli un morso. – Insomma, è il playboy più conosciuto della città! Da quando gli importa di una ragazza in particolare? – continuò, masticando l'ultimo boccone.
Havoc, Fuery e Falman lo guardarono come se avesse appena parlato in un'altra lingua.
– Perchè mi guardate così? Che cosa ho detto? – chiese Breda.
– Vuoi forse farci credere di non aver mai notato il feeling che c'è tra il Colonnello e il Tenente? – chiese incredulo Havoc.
– Ragazzi forse non dovremmo fare gossip in ufficio – disse un prudente Falman.
– Uhm – riflettè Fuery. – Sarà, ma a me spiace vederlo in quelle condizioni! – disse, sbirciando dallo spiraglio della serratura il profilo di Mustang che fissava un punto imprecisato sul soffitto.
– Venite a vedere! - .
Gli altri tre lo raggiunsero, e sbirciarono a turno il loro superiore intento a pensare a chissà cosa con sguardo vacuo.
– Io propongo di aiutarlo – disse Havoc, spegnendo la sigaretta sul panino di Breda.
– Ehi ma che fai?! - .
– E' li da settimana scorsa, Heymans. Ti verrà il mal di stomaco - .
Breda lo fissò arrabbiato e si costrinse a gettare il panino nel cestino.
– Sarà – borbottò tra sè. – Io non ho sentito niente! -.

 

La campanella della mensa risvegliò Mustang dal torpore.
Non era dell'umore giusto per parlare con gli altri, ma aveva proprio un certo languorino e non poteva di certo saltare il pranzo.
Sbuffò e uscì dall'ufficio, raggiungendo la sua squadra che si stava già incamminando alla mensa.
– Oh scusi, Colonnello, non ricordavamo che oggi era da solo a scend...- iniziò Breda.
Havoc gli pestò un piede, e gli fece segno di terminare lì il discorso.
Mustang non rispose e proseguì il tragitto.
Si sedettero al solito tavolo e mangiarono in quasi assoluto silenzio.
Roy era troppo concentrato a pensare ad assurdi piani di conquista del Tenente, e i suoi ragazzi troppo imbarazzati per incominciare a intavolare una qualunque discussione.
Videro poco dopo il loro Colonnello alzarsi e uscire dalla mensa e decisero di seguirlo, desiderosi di dargli una mano.

Roy aveva appena incominciato a firmare i documenti quando sentì bussare alla porta.
"Spero che non sia Havoc con altre pratiche" sospirò.
– Avanti – rispose annoiato.
In effetti, colui che aveva bussato era proprio Havoc, ma con in mano qualcosa di ben peggiore dei documenti.
Havoc arrossì, visibilmente imbarazzato.
– Ehm, non fraintenda Colonnello, io non ho niente a che fare con tutto questo...so solo che sono per il Tenente Hawkeye – disse, appoggiando un gigante mazzo di rose rosse sulla scrivania della collega.
Roy era sicuro di sapere il mittente.
Si trattenne dall'incenerire tutto (Havoc compreso) e respirò profondamente.
Almeno Andrew non sapeva che Riza non era in ufficio, quel giorno. Saperli vicini di casa lo rendeva nervoso.
Oppure era una stratagemma di quel damerino per provocarlo?
Roy non sapeva più che pensare.
Si passò una mano tra i capelli e congedò Havoc, ma egli non se ne andò. Anzi, fece cenno anche agli altri della squadra di entrare.
– Cos'è, una riunione fuori programma? – commentò sarcastico vedendo la sua squadra (quasi) al completo nel suo ufficio.
– Vogliamo aiutarla, Signore - .
– Aiutarmi? – domandò Mustang, fingendo incredulità. – E in che cosa? Io sono a posto così...- .
– Non menta, per favore – intervenne il più piccolo. – Le si legge in faccia che c'è qualcosa che non va! - .
Roy sospirò.
Perchè lui faceva così fatica a capire gli altri mentre gli altri sapevano così bene analizzare i suoi stati d'animo?
A volte si chiedeva se era così facile da comprendere.
I quattro lo guardavano in silenzio, attendendo una risposta.
– Beh ragazzi, tutto è cominciato da...- .
Per la prima volta, Roy Mustang si sfogò apertamente con qualcuno.
Quella era la sua squadra, composta da persone pronte a sacrificare tutto per il suo ideale, e lui non era mai riuscito a trattarli da qualcosa di più che sottoposti.
Si accorse solo in quel momento di quanto potevano essere di supporto, e di quanto in fondo fossero suoi amici.
Il solo pensarlo gli scaldò il cuore.
L'unico che aveva davvero considerato un amico forse era stato Maes, e ogni giorno che passava sentiva la mancanza di quel legame d'amicizia speciale che c'era tra loro.
Ed ora, parlando con Havoc, Fuery, Breda e Falman, si rese finalmente conto di non essere più solo.
Raccontò loro di come il giorno prima avesse incontrato Riza, e anche della sfida lanciatagli da Andrew.
I quattro lo fissavano a bocca aperta.
Havoc fu il primo a parlare: - Signore, non avrà intenzione di arrendersi così, vero? Lei non è mai stato un codardo! - .
– Havoc, sei interessato ai miei sentimenti o alla mia agendina? – chiese Mustang dubbioso.
Scoppiarono tutti a ridere, e anche Roy finalmente si sciolse in una risata, la prima della giornata e sicuramente liberatoria.
Quella risata aveva sigillato la loro amicizia, adesso tutto poteva avere inizio.
– Signore, siamo dalla sua parte! – urlò Falman lasciando tutti senza parole.
Il Colonnello sorrise.
La sua era davvero una magnifica squadra.

Riza intanto, seduta sul divano sfogliando l'ultimo numero di "Donne e pistole", non aveva la minima idea di cosa i suoi uomini stessero tramando in ufficio in sua assenza...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Riza rientrò in ufficio il giorno dopo sentendosi molto meglio.
Aveva passato la giornata precedente a rilassarsi, per una volta tanto, ed il suo umore non poteva essere dei migliori quella mattina.
Aprì la porta dell'ufficio e fu subito inebriata da uno strano profumo di fiori che impregnava l'aria.
Spaesata, si guardò intorno e le bastarono pochi secondi per scorgerne la fonte: un gigantesco mazzo di rose, dall'aria un pò appassita ma dal colore sgargiante, se ne stavano appoggiati sulla sua scrivania, quasi fosse una cosa abituale.
Riza sgranò gli occhi. "Ma che...?" si disse, avvicinandosi al tavolo e prendendo il biglietto vicino ai fiori.
Aprì la busta delicatamente, e dal suo interno scivolarono fuori un piccolo biglietto e una chiave.
Incuriosita, appoggiò l'oggetto di ferro sul tavolo e guardò il foglietto.
"Per una ragazza bellissima, ci vogliono fiori bellissimi. Allego una chiave, come avrai notato. Sarà la chiave del mio appartamento, o quella del mio cuore? Una ce l'hai già, quindi indovina tu...Tuo, Andrew".
Riza si dovette aggrappare alla sedia per non cadere.
Era rimasta sconvolta da quelle parole, le sembravano da sbruffone e un po' sfacciate. In effetti, se non ci fosse stata la firma, avrebbe potuto addirittura attribuirle al suo superiore.
E le chiavi, poi? Certo, era lusingata da quelle attenzioni, ma non si stava forse esagerando un po'?
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da Havoc, che entrava nell'ufficio con un carico di documenti per Mustang.
– Ah, Tenente, è tornata! Le stavo rubando il lavoro, mi scusi...- .
– Non si preoccupi Havoc, piuttosto...Il Colonnello si è comportato bene ieri? – chiese Riza indagatoria.
Havoc ripensò alla chiaccherata tra soli uomini del pomeriggio prima e trattenne un ghigno.
– Si certo Tenente, era un agnellino – mentì il biondino. – Ora la lascio lavorare, raggiungo gli altri in ufficio. A più tardi – .
– A più tardi...- rispose Riza, ma il Sottotenente erà già sparito.
Dopo dieci minuti, in anticipo rispetto al solito orario, arrivò anche Mustang.
– Buongiorno Tenente Hawkeye - .
– Buongiorno Signore – salutò lei sorridendo.
Roy si sciolse vedendola. Gli piaceva così tanto quando sorrideva...e quei sorrisi erano sempre e solo rivolti a lui.
Ricambiò il sorriso abbassando gli occhi, mentre Riza appoggiava sulla sua scrivania i documenti da firmare quel giorno.
Roy prese una penna e si rassegnò al fatto che quella mattina non avrebbe potuto far altro che firmare documenti.

 

Nonostante le aspettative del moro, la mattinata passò in fretta e anche la pausa pranzo sembrò al militare più corta del solito.
Egli sorseggiava il suo caffè assorto, pensando a come comportarsi con Riza e soprattutto a come comportarsi con quell'Andrew.
Il suo desiderio sarebbe stato incenerirlo all'istante, ma si rendeva conto che un omicidio a sangue freddo non avrebbe giovato al tentativo di conquista del suo biondo Tenente. Doveva tentare un'altra tecnica, magari parlandone con gli altri avrebbe trovato una soluzione.
Già il fatto che Riza era lì, quel giorno, assopiva la sua sete di sangue (di Andrew, ovviamente) e lo faceva pensare con più lucidità.
Guardò le sedie accanto a lui già vuote: i suoi sottoposti, chi per una cosa e chi per un'altra, erano dovuti scappare in ufficio e lui era rimasto solo al tavolo. Anzi, guardandosi bene intorno, era rimasto il solo nell'intera mensa.
Si alzò con calma e passò in rassegna la sala: quando se n'erano andati tutti? Era talmente assorto che non si era accorto di nulla.
Decise che gli avrebbe fatto bene parlare un pò con i suoi "nuovi amici": uscì dalla stanza e prese a salire le scale.
Hawkeye si sarebbe arrabbiata moltissimo, vedendolo arrivare in ritardo.

- E ora che facciamo? Quello incenerisce noi! – disse Fuery istericamente.
– Shhh, Kain, abbassa la voce! Il Tenente ha anche un ottimo udito, oltre che un'infallibile vista – sussurrò Havoc coprendo la bocca al piccolo militare.
Falman intanto, dall'angolo del corridoio, faceva da palo in attesa del ritorno del Colonnello dalla caffetteria.
– Ma siamo sicuri che quello sia "il nostro uomo"? – biascicò Breda ingoiando una ciambellina dolce.
– Stai ancora mangiando?! Ma sei appena tornato dalla mensa! – disse incredulo Falman, voltandosi a guardare l'amico che gustava il pasticcino con aria soddisfatta.
– Vato! Torna a controllare, o quello ce lo troviamo qui all'improvviso! – ordinò Havoc all'altro.
Questi annuì e tornò a fissare le scale, pronto ad avvisare i compagni al momento giusto.
– Certo che assomiglia proprio a Mustang...- notò il piccolo Fuery osservando assorto il giovane nel corridoio.
Havoc fissò serio gli altri due. – Questo non gioca certo a favore del Colonnello...insomma, si parla del Tenente Hawkeye...- .
Gli altri annuirono abbassando il capo.
– E con questo? Dove sta il problema? – chiese Breda, l'unico che non aveva ancora capito bene la situazione.
I tre uomini lo fissarono perplessi: quando Breda mangiava, non c'era verso di fargli cogliere al volo le allusioni.
– Credete che dovremmo fermarlo...? – chiese timidamente Fuery.
– C'è da chiederlo?! – rispose Havoc, con un tono tra lo spaventato e il divertito. – Quello è capace di farne un mucchietto di cenere in men che non si dica...- .
– Speriamo solo che se ne vada prima che torni il Capo – commentò Breda, che finalmente cominciava a partecipare seriamente al tentativo di aiuto a Roy.
Passarono i due minuti successivi nella speranza che quel biondino che parlava con la loro collega se ne andasse presto e "senza passare dal Via" (ovvero senza incrociare il loro irascibile superiore) ma purtroppo le loro richieste non furono esaudite.
Infatti, un Roy decisamente troppo sorridente stava salendo le scale e li salutava amichevolmente con un cenno della mano.
– Che facciamo, ora? – chiese Falman, temendo già il peggio.
– Dobbiamo fermarlo. A ogni costo. Fuery, inventa qualcosa! – ordinò Havoc spingendo il più giovane verso Roy che ormai aveva già finito di salire le scale.
– Ehm, salve Signore...le han detto che...la cercava il Maggiore Armstrong, in caffetteria? - .
– Sono appena uscito da lì, e non c'era nessuno – sorrise il moro superando un disperato Fuery.
Falman e Breda, avvertito il pericolo, cercarono di fermarlo creando ipotetiche storie di spasimanti dall'altro lato dell'edificio, ma Mustang non si lasciò convincere e rispose al tutto con una bella risata, credendo che quella dei suoi sottoposti fosse una semplice battuta riferita alla sua rinomata fama da donnaiolo.
Il sorriso però si spense quando Havoc con una faccia seria gli si parò davanti allargando le braccia.
– Di qui non si passa Signore...stanno...stanno lavando! – inventò Havoc sul momento, sperando fosse una scusa credibile.
Roy lo fissò inarcando un sopracciglio e disse, in tono sospettoso : - L'impresa di pulizie non passa il pomeriggio...vi vedo strani, ragazzi. Che cosa c'è che non va? - .
I quattro si scambiarono occhiate furtive e tornarono a fissare l'uomo in attesa di una risposta.
– Ecco, vede...- si decise a rispondere Breda, ma Mustang non lo stava più ascoltando.
Aveva infatti superato tutti loro, ed ora aveva appena girato l'angolo, quasi conscio che stesse succedendo qualcosa al di là di esso.
– Oh no! – urlarono i militari, correndo per raggiungerlo. Ma ormai era troppo tardi.
Non solo Roy aveva girato l'angolo, ma si era pure accorto di quel che stava accadendo.

 

Riza e Andrew, invece, non lo avevano notato e continuavano a parlare accanto alla porta dell'ufficio del Flame Alchemist.
La bionda, rientrata dalla mensa, aveva notato il giovane appoggiato al muro, e aveva quasi avuto voglia di girare i tacchi e aspettare che qualcuno l'avesse mandato via.
Il gesto della mattina era ancora impresso nella sua mente, e non era sicura di averlo apprezzato del tutto.
I fiori erano bellissimi, ma che per tipo di donna l'aveva scambiata Andrew? Se pensava di aver a che fare con una facile, si sbagliava di grosso.
Riza Hawkeye era una donna tutta d'un pezzo, le storielle e i flirt non le erano mai interessati.
Anzi, a pensarci bene, non le era mai interessato niente.
Lei aveva sacrificato la sua vita, privata e lavorativa, per quell'uomo conosciuto anni prima e di cui aveva sempre avuto stima e rispetto, oltre che un inconfessabile (ma innegabile) interesse.
Se Roy Mustang le avesse chiesto di sacrificarsi per lui, non avrebbe esitato un secondo. Chissà se Roy lo apprezzava...
Scacciò questo pensiero dalla mente e si diresse verso Andrew a grandi passi.
Questi vedendola si alzò, e le rivolse un sorriso splendente. – Eccoti, io mi chiedevo se...- .
– Se avessi ricevuto i fiori? Si, molto belli – tagliò corto la ragazza. – E ho anche letto il biglietto – aggiunse in tono gelido.
Andrew, notata la reazione della ragazza, si fece serio e iniziò a dilungarsi in una serie di scuse che, agli occhi di una poco avvezza a parlare con gli uomini come Riza, potevano addirittura sembrare credibili.
– Ti prego Riza, perdonami, non volevo assolutamente dire che...- continuava imperterrito a ripetere il biondo davanti a lei.
Alla fine, stanca di quella conversazione, la ragazza decise di finirla lì e troncò la questione con un : - Va bene, ma questa non mi serve, quindi riprenditela – e porse la chiave al ragazzo.
Roy, che si stava avvicinando, si fermò di colpo,e così i suoi subordinati alle sue spalle.
Il Colonnello, troppo lontano per sentire tutto il discorso dei due, aveva interpretato il gesto della ragazza nel peggiore dei modi: Riza aveva passato la notte da Andrew, e ora gli stava restituendo la chiave dell'appartamento.
Anche gli uomini dietro al moro erano sconvolti, e se ne stavano increduli a distanza di sicurezza, indecisi sul da farsi.
Riza si voltò e vide l'insolita scena nel corridoio.
Tutti i suoi colleghi la fissavano con aria scioccata, ma la cosa peggiore era la faccia di Mustang.
I suoi occhi correvano da lei al ragazzo accanto e dietro la solita scintilla di vita che emanavano c'era una velatura, un qualcosa di profondo e oscuro che li incupiva come mai lei aveva visto: era forse tristezza, quella che riusciva a scorgervi?

Roy smise di guardare i due ed entrò in ufficio senza dire una parola, sbattendo poco educatamente la porta.
Riza, sconvolta da quella reazione, restò qualche secondo imbambolata a fissare il punto dove un secondo prima c'era il suo superiore, poi si girò verso i suoi colleghi per cercare spiegazioni.
Anche i quattro militari però stavano tornando nel loro ufficio, e avevano decisamente sguardi poco amichevoli. E, per dirla tutta, la ragazza sentiva di essere il motivo di tutta quell'ostilità.
Liquidò velocemente Andrew e tornò al lavoro, riflettendo su cosa poteva essere successo senza che se ne fosse accorta.

Andrew, rimasto da solo nel corridoio, sorrise.
"Il mio piano ha funzionato perfettamente".

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Andrew scese le scale del QG fischiettando allegramente.
Dopotutto non era stato così difficile insinuare il dubbio di una relazione tra lui e Riza nella testa del Colonnello.
Sarebbe arrivato persino a abbracciarla o baciarla, anche se temeva di una risposta "pesante" da parte della ragazza ( le pistole che portava sempre lo spaventavano non poco ) . E poi per il bacio c'era ancora tempo, lui aveva già calcolato tutto per filo e per segno.
Per sua fortuna l'ingenuità del suo rivale gli aveva evitato il pericolo, facendo sì che potesse finire quella farsa ben prima del previsto.
"E' bastata una semplice chiave per far cadere le tue certezze, eh Mustang? Ti facevo un pò più sveglio" pensò compiaciuto.
Aprì la portiera dell'auto e salì velocemente.
Non aveva molto tempo, il suo piano non era ancora terminato.

Riza rientrò velocemente in ufficio ancora scossa dall'insolito comportamento del suo superiore. Chiuse rapidamente la porta dietro sè e gettò un'occhiata verso la scrivania di Mustang.
La scena che le si parò davanti la fece rimanere a bocca aperta: il suo capo, Roy Mustang, stava lavorando.
Niente minacce, niente intimadazioni con la pistola: egli, di sua spontanea volontà, si era messo a firmare i documenti diligentemente.
Riza lo fissò per un pò, ma sembrava che Roy non avesse intenzione di alzare gli occhi dal suo lavoro.
Se in tempi normali questa cosa l'avrebbe rassicurata non poco, oggi non si capacitava del cambiamento repentino dell'uomo. Anzi, se doveva essere sincera, stava cominciando a preoccuparsi.
Sentiva un gelo nelle ossa, e di certo non era provocato dalla temperatura nella stanza.
Fece un passo incerto verso Mustang e si azzardò a parlare: - Colonnello, si sente bene? Le è successo qualcosa? - .
– Non è niente – replicò quello, gelido, senza smettere di firmare le pratiche.
Quella risposta fu come una doccia fredda per la ragazza che, spiazzata da tanta freddezza, fece un rapido saluto e uscì con la scusa di andare a controllare l'operato dei ragazzi.
Entrata nel suo ufficio notò che l'atmosfera era la stessa dell'altra stanza: gli occhi di tutti erano fissi sui rispettivi tavoli, il silenzio era così fitto da risultare quasi tagliente e nessuno accennava a voler rivolgere la parola al Tenente.
Riza non sapeva più che pensare. Che avevano tutti contro di lei quel giorno? Non le sembrava di aver fatto nulla di sbagliato nei confronti dei suoi colleghi, eppure la trattavano come se li avesse traditi.
Si ecco, si stavano esattamente comportando come se lei fosse una voltagabbana.
La ragazza sperò di sbagliarsi e incominciò ad adempiere i suoi compiti: prima li avrebbe finiti, prima sarebbe andata dal Colonnello. Era davvero preoccupata.

Roy intanto, posò la penna accanto a sè e ruotò la sedia verso la finestra.
Aveva voglia di urlare, ma non poteva di certo attirare l'attenzione di tutto il Quartier Generale.
Si alzò per chiudere a chiave la porta, per fare in modo di non venire disturbato o visto da nessuno e si sdraiò sul divanetto. Aveva davvero visto giusto? No, non poteva crederci...Riza e quel damerino...Da quanto si conoscevano? 2-3 giorni forse? Riza era davvero quel tipo di donna?
Domande confuse gli affollavano la mente, domande a cui non riusciva a dare una risposta concreta, accecato com'era dalla gelosia.
Il solo pensare che Andrew aveva potuto toccare il corpo di Riza gli fece venir voglia di incenerirlo.
" Eppure..quelle chiavi...Riza, davvero tu...?" si chiese sbattendo il pugno sul muro.
Il tonfo sordo che produsse e delle frasi sconnesse furono le sole cose che si sentirono in quell'ufficio quel pomeriggio, in quanto Mustang cadde in un sonno agitato.

Si trovava in un quartiere ben conosciuto, quello di Riza. In una mano aveva dei fiori profumati, nell'altra una scatola che assomigliava vagamente a uno di quei regalini che ci si manda tra innamorati.
Camminava svelto verso l'appartamento della donna, senza curarsi della pioggia che gli bagnava incessantemente il volto.
L'ombrello era rimasto a casa di Riza, perciò era stato costretto a uscire senza, ma poco gli importava: stava andando da lei, e tutti gli imprevisti valevano se l'obiettivo era ricevere un suo sorriso.
Salì velocemente le scale per annullare quella minima distanza che ormai li separava e suonò impaziente il campanello: quei giorni lei era stata malata e non si erano potuti vedere, ma Roy stanco di aspettare e aveva deciso di farle una sorpresa.
Già pregustava il volto sorpreso della donna, l'avrebbe sicuramente accolto con un sorriso e magari con un bacio.
La porta si aprì e il cuore di Mustang perse un colpo: era davvero la sua Riza?
A parte per i capelli un pò spettinati, non sembrava certo una appena uscita da un'influenza.
Guardandola meglio, Roy notò che non indossava i pantaloni, ma solo una camicia blu di almeno una taglia in più della sua...un momento, ma di chi era quella camicia?
– Roy...- disse la ragazza – non ti aspettavo proprio... – continuò, in tono quasi mortificato.
L'uomo non capiva cosa stava succedendo: non le era forse piaciuta la sorpresa? Dov'era il sorriso che aveva a lungo atteso in quei giorni?
– Riza, tesoro, c'è qualche problema? – una voce all'interno dell'appartamento fece sussultare i due.
Roy, sentendola, indietreggiò di qualche passo, sconvolto.
Un uomo sulla trentina si affacciò alla porta d'ingresso: Biondo, occhi scuri...Andrew.
Roy lasciò cadere i fiori e il regalo e scese le scale senza dire una parola. Riza...Andrew...i loro vestiti...
Si rituffò nella pioggia a testa alta: nessuno avrebbe potuto vedere le sue lacrime.

- Noooo! – urlò svegliandosi di soprassalto.
Non erano passati nemmeno 5 secondi che la serratura della porta esplose e una Riza armata di pistola entrò di corsa, seguita da Havoc, Fuery, Breda e Falman.
– Che è successo, Colonnello? – gli chiese Riza poggiando una mano sul suo braccio.
Roy si liberò in malo modo della presa e si alzò dal divanetto: il sogno era ancora troppo vivido, e lui era ancora troppo ferito dagli avvenimenti della giornata per comportarsi come se nulla fosse con lei.
– Era solo un sogno. – spiegò irritato Roy. – Ora, Hawkeye, la pregherei di farmi la cortesia di andare a richiedere una serratura nuova...questa ormai è inutilizzabile - .
Riza lo fissava mortificata. – Mi scusi Signore, io pensavo...- .
– So benissimo che pensava – rispose un pò troppo in fretta il moro. – Ehm...grazie – continuò forzatamente.
Gli sembrava di avere esagerato, ma d'altronde non era lui ad aver iniziato il tutto, no?
La donna si aprì in un inchino e uscì dall'ufficio il più in fretta possibile.
Quando il suono dei passi si spense, Roy sbuffò: come poteva averla trattata cosi male? Sentiva di aver fatto un passo falso, di aver incrinato qualcosa nel loro fino ad allora perfetto rapporto.
Sentendosi fissato alzò lo sguardo sui suoi uomini, e nei loro occhi vi lesse la stessa cosa che stava pensando lui: "si sta allontanando da te, Roy".

Riza aveva voglia di stare da sola, e ringraziò mentalmente che l'ufficio richieste si trovasse esattamente dalla parte opposta dell'edificio.
Fece la strada con molta calma, cercando di capire quale poteva essere il motivo di tanta freddezza da parte dei suoi colleghi ma soprattutto da parte di Mustang, ma più ci pensava e meno ci capiva.
Provò a tardare il più possibile (per la prima volta nella sua vita) il suo rientro in ufficio, ma alla fine si arrese all'idea di dover controllare le pratiche di Mustang e si avviò verso la stanza.
Appena rientrata, notò il Colonnello in piedi con in un mano la cornetta del telefono.
Sembrava di pessimo umore, ancora peggio di come l'aveva lasciato.
Si accinse a sedersi quando la voce del suo superiore la costrinse a voltarsi.
- E' per lei, Tenente – pausa di qualche secondo – E' Andrew – concluse, sottolineando l'ultima parola con tutto l'odio che riuscì a mettervi.
Riza prese la cornetta stupita e l'appoggiò all'orecchio sinistro.
"E questo che vuole ora?"

 

Ecco il nuovo capitolo per la mia impaziente geme XD
Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite o addirittura alle preferite (o.O e chi se lo aspettava? XD )
Mi sembra di aver risposto a tutte le recensioni in un modo o nell'altro, ma se non è così fatemelo sapere: io voglio rispondere a tutti, in quanto "vivo" per le recensioni!
Mi fa piacere riceverne, mi permette di migliorarmi ^^
Al prossimo capitolo! :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


- Sì? – disse Riza, prendendo in mano meglio il telefono con aria seccata.
– Sono Andrew. Cominciavo a pensare che il Colonnello avrebbe riattaccato! – buttò lì ridendo l'uomo.
Vedendo che però Riza non dava segno di aver apprezzato la sua battuta, riprese : - Il motivo della mia telefonata in realtà è molto serio. Prima non ho avuto il tempo di chiedertelo, ma...ti andrebbe di uscire a cena con me, Riza? - .
La ragazza si aspettava una proposta del genere ma non poté fare a meno di stupirsi. Era un tipo che bruciava le tappe, questo Andrew.
Non che non le piacesse, insomma, era pur sempre una versione bionda del suo adorato Mustang, però le sembrava un pò troppo presto per un appuntamento.
"Se fosse lui a chiedermelo non esiterei un attimo a rispondere" si ritrovò a pensare fissando il suo superiore e cercando di decifrarne l'espressione.
– Riza? Ci sei ancora? – domandò Andrew all'altro capo dell'apparecchio.
– Oh sì – si riprese lei. – Ecco, vedi, non mi sembra una buona idea. Suona così intimo... Preferirei ci conoscessimo meglio - .
Andrew rimase deluso dalla risposta, ma non lo fece intendere.
– Certo, capisco benissimo...Inutile dire che spero di conoscerti meglio al più presto, vero? – tentò di sdrammatizzare.
– Già, inutile dirlo – replicò lei, lasciandosi andare a un sorriso.
Non l'avesse mai fatto!
Il livello di paranoia di Roy Mustang raggiunse il punto di non ritorno.
Egli aveva fissato la sua bionda sottoposta durante tutta la conversazione con sguardo imbronciato, ma "finora", aveva pensato, "Riza è sempre rimasta fredda come se non le importi".
Si era quasi convinto di ciò quando aveva visto le sue labbra piegarsi in un sorriso leggero.
In un secondo tutto l'"ottimismo" rimasto in lui (ed era ben poco) era svanito, per lasciare spazio alla certezza che tra quei due ci fosse qualcosa.
La guardò poggiare la cornetta dopo essersi congedata garbatamente da Andrew e avviarsi verso l'armadietto delle armi.
Riza aveva voglia di allenarsi un pò al poligono quel giorno, perciò prese a lucidare l'arma mantenendo le spalle alla scrivania.
L'aveva sempre aiutata a rilassarsi, quel gesto, ma quel giorno non riusciva a darsi pace.
C'era qualcosa che non andava quel giorno in ufficio.
Ripensò allo strano comportamento dei suoi colleghi e in particolare al comportamento del suo superiore.
Era più silenzioso del solito, lavorava senza che nessuno lo obbligasse, non dormiva sulla scrivania...che qualcuno l'avesse rapito e avesse lasciato lì una sua copia più responsabile?
Stupido da pensare, però sembrava quasi essere la risposta più logica a quella stranezza.
Smise di pulire l'arma senza però voltarsi.
Lo sguardo di Mustang la stava trapassando, lo sentiva nella schiena.
Se ne stava lì, in rigido silenzio, guardandola come se gli avesse fatto un enorme torto.
– Mi ha chiesto di uscire, ma io ho rifiutato – disse, ponderando con calma le parole.
Non sapeva perché l'aveva detto, ma sentiva che Roy stava aspettando una spiegazione da lei.
"Forse adesso la smetterà di fissarmi con quello sguardo arrabbiato" pensò.
– Perché? -
La domanda dell'uomo la spiazzò completamente, costringendola a voltarsi per controllare se avesse sentito bene o se fosse solo frutto della sua immaginazione.
Che diavolo voleva dire quella domanda? E poi, da quando si interessava a lei e ai suoi appuntamenti?
– Non mi sembrava opportuno – rispose, cercando di mantenere il suo solito tono distaccato.
– Eppure mi sembra che ci sia molto feeling tra di voi – continuò lui, in tono arrogante.
Riza si chiese dove volesse andare a parare.
"Sta cercando di litigare" si disse poi, dandogli mentalmente del bambino.
Decise di non rispondergli e si diresse alla sua scrivania, prendendo dei fogli e cominciando a ordinarli, tornando a volgergli le spalle.
– Stareste molto bene insieme – riprese Roy, che nel frattempo era tornato al lavoro.
Quell'affermazione innervosì Riza a tal punto che si trattenne a stento da estrarre la pistola e bucherellare la scrivania del Colonnello.
– Io non credo – si limitò a rispondere in tono scocciato.
– Perché no? Se non gli dà una possibilità non potrà mai saperlo - .
Adesso stava davvero esagerando.
Perché era così interessato alla sua vita sentimentale?
E tutta la scena del bar, era stata solo una finzione quella? E dire che si era davvero sentita oggetto del desiderio di Roy...e le era piaciuto così tanto...
"Stupida" si disse mentalmente.
Mustang poteva avere tutte le donne che voleva, di certo non avrebbe cercato lei. Sarebbe stata solo una delle tante, probabilmente Roy si era già dimenticato di quella sera e aveva già in lista una nuova donna e nuovi regali da mettere in quel dannato cassetto.
Si sentì ferita come non mai, voleva scappare lontano da quell'uomo così irraggiungibile e così terribilmente attraente.
Roy intanto continuava a decantare i vantaggi di uscire con Andrew, quasi fosse stato ingaggiato da quest'ultimo per convincerla a concedergli un appuntamento.
– Sa cosa le dico, Colonnello? Ha ragione! Perchè correre tutta la vita dietro un uomo che non vede al di là del proprio naso? Accetterò l'invito di Andrew, e uscirò a cena con lui! – sbottò con un tono di voce un pò troppo alto.
Roy roteò gli occhi incredulo. Alla fine si era decisa a svelare il suo interesse per quel bellimbusto!
– Bene! Si diverta, Tenente! – urlò, alzandosi in piedi di scatto. 
– Bene! Lo farò, Colonnello! – replicò lei, alzando per la prima volta la voce con il suo superiore.
Raccolse le sue cose e aprì violentemente la porta dell'ufficio, che finì in faccia al povero Breda.
Riza rivolse uno sguardo glaciale a lui e agli altri tre "ascoltatori" (che avvertito il pericolo, si erano spostati in tempo) e se ne andò a passo svelto senza voltarsi indietro.

 

Roy era ancora indietro e fissava furioso la porta da cui era appena uscita la sua subordinata.
"Avevo ragione!" si disse respirando affannosamente senza staccare gli occhi dall'entrata.
Non ebbe il tempo di pensare altro che la sua squadra entrò sgraziatamente guardandolo in malo modo.
– E voi che diavolo avete? Non avete mai visto qualcuno litigare? – sbraitò, mettendosi a sedere e girando la poltrona verso la finestra.
– Signore, ma cosa le è saltato in mente? Si è per caso rimbambito tutto d'un tratto? – chiese Havoc in tono serio.
Roy ruotò nuovamente la sedia e guardò incredulo il suo Sottotenente.
– Cosa?! Havoc non ti permetto di parlarmi così, sono pur sempre il tuo superiore e...- .
– Non tiri fuori la storia dei gradi adesso. Si è comportato davvero male con il Tenente, era inevitabile che finisse in questo modo! -.
– Inoltre – aggiunse Falman, - Se l'è cercata, l'ha stuzzicata fino a quando i suoi poveri nervi hanno ceduto -.
– Già – convenne Fuery – a sentirla parlare sembrava volesse farla allontanare da lei, più che avvicinarla - .
– Quellò che vogliamo dirle, Signore – concluse Breda, scartando un panino appena preso dalla tasca, - è che è stato un'idiota - .
Gli altri tre lo guardarono a bocca aperta: Heymans era fin troppo schietto a volte.
Roy affondò il viso tra le mani disperato.
– Ma lei...lei sembrava davvero interessata a quell'uomo...non avete sentito come gli parlava al telefono...- .
– Certo che abbiam sentito! – disse Fuery, prima di ritrovarsi sei mani a tappargli la bocca.
– Che cosa? Ci avete spiato tutto il tempo?! – chiese incredulo il moro.
Gli sguardi imbarazzati dei suoi sottoposti non avevano bisogno di spiegazioni, perciò riprese: - Beh, non fa niente. Comunque ormai l'ho persa del tutto, non ho più alcuna speranza...vero? – chiese, quasi la conferma dei suoi uomini avrebbe addolcito la pillola fin troppo amara.
Havoc, Fuery e Falman si guardarono incerti su cosa rispondere per non peggiorare l'umore del loro capo, che era già sotto le scarpe.
Breda finì di sorseggiare il suo thè e ruppe il silenzio.
- Ma come, si arrende dopo la dichiarazione che le ha fatto il Tenente? –.
Roy alzò gli occhi dal tavolo e li piantò in quelli del rosso.
Lo stava forse prendendo in giro? Eppure sembrava serio.
Anche i suoi tre colleghi lo fissavano senza parole, incerti se credergli oppure no.
– Che avete da guardarmi così? – chiese Breda offeso. – Sto solo dicendo la verità! -.
Mustang si alzò e fece il giro del tavolo, piazzandosi davanti alla sua squadra. – Che intendi dire? Parla! – ordinò al suo sottoposto.
– Beh, il Tenente Hawkeye ha detto che non può correre tutta la vita dietro a un uomo che non vede al di là del proprio naso...mi pare logico che si stesse riferendo a lei –disse quello semplicemente.
– Breda, ma sei un genio! – commentò Havoc dandogli una pacca sulla spalla, subito imitato dagli altri due.
Roy però non sembrava del tutto convinto, e chiese in tono scettico: – E perché mai io sarei uno che "non vede al di là del proprio naso"?-.
- Perché lavorate insieme da anni e non vi siete mai accorto dei vostri reali sentimenti – risposero in coro i quattro.
Roy si stupì del tono in cui avevano dato la risposta i suoi uomini: quasi fosse una cosa ovvia e nemmeno da specificare.
Tornò a sedersi e in tono triste chiese loro: - Cosa dovrei fare ora? -.
Non era da lui chiedere consigli, soprattutto in campo amoroso, ma fino a quel momento la sua squadra si era dimostrata molto più sveglia e attenta di lui.
– Vada da lei, e subito! – suggerì Falman.
– Cosa? Ma io...-.
– Niente ma, Colonnello Mustang. Lei è innamorato, e anche il Tenente ricambia i suoi sentimenti. Forse voi non l'avete ancora capito, ma noi l'abbiamo intuito da un pezzo. Avete un feeling molto forte...un feeling che Hawkeye non ha mai avuto con nessun uomo e che lei non potrà mai avere con nessun'altra donna, per quanto possa cercare. Non sprecate quello che avete, è speciale - .
Tutti guardarono stupiti il giovane Fuery, che aveva tenuto il discorso tutto d'un fiato.
– Beh, è solo il mio modesto parere...- aggiunse, arrossendo.
Mustang si alzò e prese il cappotto dall'appendiabiti.
– Voi...avete ragione. Forse sono ancora in tempo! – disse, uscendo di corsa dall'ufficio.
– In bocca al lupo! – urlarono loro di rimando, ma ormai Mustang era già sparito.


Angolo autrice

Innanzitutto volevo ringraziare chi ha il coraggio di leggere XD
Spero che questo capitolo non abbia deluso, personalmente la storia non mi soddisfa appieno, mi sembra di cadere nel banale ogni parola che scrivo >.<
Va beh, spero sia solo una mia sensazione e che invece a voi piaccia ^^
Ora rispondo alle recensioni del precedente capitolo :)
Superkirby: Grazie per seguire la storia ^^ Personalmente anche io odio Andrew (e chiunque si metta tra Roy e Riza, a priori proprio XD) e per colpa sua la situazione sta degenerando...vedrai che Roy riuscirà a fermarlo (o almeno si spera XD) però non so dirti se Andrew morirà a causa sua XD
AliceCullen92: Beh geme, che dirti...questa storia è per te, e spero di non deluderti man mano che si avanza...Non ti preoccupare se ti vengono infarti o ti gelatinizzi mentre leggi, ho sempre il cerchio alchemico del parquet pronto a riportarti in vita per leggere il capitolo successivo (sarà un bene o un male? XD)
Astrea89: Ti ho tenuta volontariamente per ultima perchè ci tengo davvero a ringraziarti. Vedo che segui molto le mie storie, mettendole anche nei preferiti, cosa che mi fa capire che forse non sono una pessima scrittrice XD Inoltre ti ringrazio per tutti i complimenti, spero di continuare a meritarmeli ^^ Eh si, Roy è proprio un bel gelosone (e anche molto paranoico come avrai notato XD ) però forse alla fine ce la farà a farsi perdonare da Riza...Si sa, quando gli uomini sono accecati dalla gelosia non capiscono più niente XD Grazie ancora!
(Anche per aver messo nei preferiti la mia ultima storia, "Scusa")

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Fece le scale il più velocemente possibile e presto si ritrovò nel cortile del Quartier Generale.
Gli ci volle qualche secondo per realizzare che era cominciato a piovere a dirotto e che lui non aveva con sé l'ombrello e neppure la macchina.
Sbuffò, coprendosi la testa con il cappotto e oltrepassando il cancello dell'edificio. Quello non era il momento per lamentarsi, doveva raggiungere al più presto Riza e chiederle scusa.
La pioggia gelida gli rigava il viso e grosse gocce gli entravano nel colletto della giacca e gli scivolavano lungo la schiena, provocandogli piccoli brividi e un gran freddo.
La strada sembrava allungarsi invece di diminuire, e la casa del suo Tenente non gli era mai parsa tanto lontana.
Il sogno di quel pomeriggio era vivido nella sua mente, gli sembrava di riviverlo in ogni suo doloroso istante.
Alzò gli occhi verso l'appartamento della ragazza: le luci erano spente e le tende alla finestra tirate, segno che in casa probabilmente non c'era nessuno.
"Non mi do per vinto" si disse Roy stringendo i pugni. Fece un lungo respiro e entrò nel portone.

- Dite che quei due ce la faranno stavolta? – chiese Fuery osservando la sagoma di Mustang che si allontanava veloce nella pioggia.
– Lo spero – rispose in tono serio Havoc. – Sarebbe un peccato se finisse tutto - .
– Io dico che questa è la volta buona! – intervenne Falman energico. – Avete notato gli occhi di Mustang? Sarebbe sciocco dire che vi era dentro il fuoco, ma poco vi mancava. Stavolta è deciso a giocarsi il tutto per tutto - .
Gli altri annuirono e rimasero in silenzio.
– Ragazzi, è inutile rimanere qui: andiamo a controllare che vada tutto bene! – propose Breda alzandosi dalla sedia.
Non ci fu bisogno di ripeterlo una seconda volta: i tre compagni accettarono al volo e presero i cappotti prima di chiudere a chiave l'ufficio e dirigersi verso la macchina.

Riza si chiuse la porta alle spalle cercando di riprendere la calma.
Era ancora agitata per la lite di poco prima, e la sua mano tremava mentre rivolgeva un piccolo saluto a Black Hayate.
Le parole di Roy le rimbombavano in mente come un'ossessione e non poteva fare a meno di vergognarsi della sua ingenuità.
Aveva davvero creduto che tra lei e lui sarebbe potuto nascere una storia? Si chiese da dove potesse esserle uscita un'idea tanto stupida.
Ripensò alla dichiarazione nascosta che aveva rivolto al suo superiore poco prima.
Aveva capito che quella frase era riferita a lui?
Certo lei non avrebbe voluto dirla, ma aveva perso per un attimo il suo famoso autocontrollo e le parole erano uscite istintivamente. Ormai il danno era fatto, e non si poteva tornare indietro.
Avrebbe mantenuto la promessa fatta al Colonnello però, ovvero sarebbe uscita con Andrew quella sera. Dopotutto, non era quello che voleva lui?
Si fece una rapida doccia, s'infilo un paio di jeans e una maglietta non troppo appariscente e sciolse i capelli, buttando il fermaglio sul divano.
Mise le scarpe e osservò il suo appartamento un attimo, prima di uscire e chiudere dentro Black Hayate e –pensava- le sue preoccupazioni.

Andrew, appena uscito dalla doccia, sentì il campanello suonare improvvisamente.
"Ma chi diavolo è a quest'ora?" si chiese maledicendo l'ospite inatteso. "Almeno fosse Riza...".
Aprì e rimase sbalordito quando sulla porta di casa vide proprio la ragazza.
– Ehm..Ciao – cominciò lei imbarazzata. – So che sono venuta all'improvviso, ma mi chiedevo...è ancora valido quell'invito a cena? – chiese, sorridendo timidamente.
Andrew pensò a uno scherzo e si guardò attorno spaesato. Era veramente Riza quella che gli stava parlando?
– Beh, non ti aspettavo di certo, però...- rispose lui, accorgendosi solo in quel momento del suo "abbigliamento". – Scusa – si interruppe – vado a mettermi qualcosa di più comodo. Tu intanto accomodati pure, fai come se fossi a casa tua – disse, lasciandola passare e chiudendo la porta.
Riza entrò nell'appartamento e si sedette sul divano, aspettando il ritorno di Andrew.
Perché si trovava lì? Il suo posto non era lì, e in ogni caso non con quell'uomo, e lei lo sapeva bene.
Ma ora, seduta nel soggiorno di Andrew, non riusciva a muoversi, a reagire.
Lei, sempre riflessiva e pronta a muoversi per adempiere alla promessa di tanti anni prima, si sentiva svuotata, come se le avessero tolto una parte importante della sua vita.
Era ancora presa dai suoi pensieri quando un leggero rumore le annunciò che Andrew aveva fatto il suo ingresso nella stanza.
Un profumo di colonia invase l'aria e Riza si costrinse a far finta di nulla e voltarsi.
La visione fu una specie di shock: Andrew indossava una camicia bianca, slacciata sul collo per far risaltare i pettorali e un paio di jeans stretti che seguivano il suo fisico quasi fossero dipinti sul suo corpo.
I capelli, tirati indietro con un'abbondante quantità di gel, lasciavano scoperta la fronte abbastanza alta dell'uomo, e facevano risaltare i suoi occhi anche nella penombra.
Si sedette sul divano accanto a lei prendendo due bicchieri di vino da dietro la schiena.
Riza prese il suo titubante, incerta se rimanere ancora oppure andarsene con una scusa e apparire maleducata. D'altronde si era presentata lei, senza preavviso, a casa di Andrew e ora non poteva sottrarsi a quella specie di appuntamento.
In ogni caso si sentiva molto insicura, l'atmosfera intorno a lei era stranamente soffocante, e gli sguardi del biondo non la rassicuravano affatto.
La compagnia era indubbiamente piacevole, la conversazione procedeva tranquilla e il vino era ottimo, ma non poteva fare a meno di pensare a Roy.
Non aveva avuto rispetto e aveva urlato contro il suo superiore e, benché lui se lo fosse ampiamente meritato, Riza non se lo poteva proprio perdonare.
Guardò l'orologio appeso alla parete e con tristezza scoprì che era passata poco più di un'ora dalla litigata in ufficio.
Abbassò lo sguardo e lo rialzò un secondo dopo, decisa a chiudere in un cassetto della sua mente le sue pene d'amore.

Roy si fermò a riprendere fiato in cima alle scale e si avviò velocemente all'appartamento del suo Tenente.
Quando si trovò davanti alla porta blu appoggiò il dito sul campanello, senza tuttavia premerlo.
E se l'avesse respinto? E se si fosse davvero stancata di aspettarlo? Lui avrebbe retto il colpo?
Fece scivolare il dito lungo il muro, indeciso se suonare sul serio.
"Sei arrivato fin qui...forza, provaci!" si disse mentalmente.
Fece nuovamente un respiro profondo e suonò.
Si passò nervosamente le mani dei capelli in attesa di vedere la porta spalancarsi, o almeno la voce di Riza dall'interno chiedere qualcosa.
Non avvenne nessuna delle due cose e questo gli fece ricordare le luci spente e le tende tirate.
Riza era davvero andata a cena con Andrew?
Si accasciò al suolo e appoggiò la testa sulle ginocchia.
L'avrebbe aspettata per un altro po', dopo di che si sarebbe arreso all'evidenza di aver perso la battaglia più importante della sua vita.

 

Angolo commenti autrice^^
Mi scuso immensamente per l'attesa, ma i compiti mi stanno uccidendo T_T
Allora, eccoci qui: Roy accasciato sulla porta di Riza e Riza poco distante, nell'appartamento accanto. Si incontreranno e chiariranno finalmente?
Lo scopriremo nel prossimo (e molto probabilmente ultimo) capitolo ^^
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/seguite, e in particolare oggi il mio ringraziamento va a EleFMAlkemist, sia per questa fic che per il commento alla fic "Questioni di cuore" ^^
Per quanto riguarda le recensioni:
Superkirby: Sono contenta che tu abbia apprezzato Breda ^^ Poverino, io lo prendo in giro e lo faccio mangiare continuamente, però in realtà lo stimo XD
Nel prossimo capitolo si tirano le conclusioni, Roy entrerà in azione oppure si tirerà indietro? Chi lo sa eheh ^^
AliceCullen92: Ormai tu non fai più testo, ho acquisito il potere di gelatinizzarti e ricomporti a mio pacimento XD
Povero Roy che sclera XD
A volte ho paura di cadere nell'OOC, ma dato che finora ne nel manga ne nell'anime si è vista una scena del genere ho dato la mia interpretazione...poi non ho fatto fare loro niente di pazzesco, quindi spero di essermi salvata XD
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


*arriva timidamente* ....Scusate!
Non sono in ritardo con questo capitolo, di più! Perciò se volete insultarmi nelle recensioni siete autorizzate a farlo. Mi insulterei da sola, ma non posso autolasciarmi recensioni, quindi mi accontento di guardarmi allo specchio e lanciarmi maledizioni da lì.
Con questo capitolo la fic si conclude...Se qualcuno se la ricorda ancora T__T
Buona lettura!



Havoc spense la macchina e raggiunse gli altri tre, che per la fretta erano scesi con il veicolo ancora in movimento.
– Volete forse ammazzarvi? O peggio, far sapere a tutti che siamo qui? – li apostrofò stizzito il biondo accendendosi una sigaretta.
Almeno la pioggia era sparita, anche se l'odore permeava ancora la strada.
– Manteniamo la calma, ragazzi – consigliò Falman, aiutando Fuery a posizionare il tattico cannocchiale professionale rub...ehm, preso in prestito dal Quartier Generale.
– Posso guardare io? – chiese Breda mettendo in bocca l'ultimo boccone di frittella.
– E quella da dove è sbucata?! E poi scordatelo, non vorrai sporcare il nuovo cannocchiale dell'esercito...- rispose subito Havoc.
Breda si spostò sbuffando e lasciò lo spazio a Fuery, che subito si mise ad osservare nell'oggetto verso la casa del Tenente.
– Ehm, ragazzi...le tende sono chiuse. Che si fa ora...? – chiese sospirando il piccoletto.
– Come sono chiuse?! – si intromise Falman. – Fammi dare un'occhiata...- disse, costringendo il povero Kain a indietreggiare. – Hai ragione...ma, un momento! Quella non è il Tenente Hawkeye?! – domandò incredulo guardando all'interno del cannocchiale con la bocca spalancata.
– Fammi vedere! – urlò Breda, facendosi largo tra Havoc e Fuery. – Certo è lei...ma quello non è il suo appartamento! Vuoi vedere che quello è l'appartamento di...ANDREW! – urlò poi, agitando convulsamente il dito verso la finestra.
Havoc si grattò la testa e aspirò una boccata dalla sigaretta. – Ma che diamine sta succedendo? E dov'è il Colonnello? Ragazzi, vogliamo andare a dare un'occhiata? - .
Gli altri asserirono col capo e si diressero verso l'ingresso principale.
– Forza, andiamo! –

Roy stropicciò gli occhi e si guardò intorno.
Era bagnato fradicio, gocciolava sino alla punta dei capelli e non riusciva più a muovere le mani dal tanto che si erano congelate.
"Che sto facendo qui?".
Un cerchio alla testa lo costrinse a rimanere seduto.
Infastidito, estrasse l'orologio dalla tasca e controllò l'ora. Erano passati più di 30 minuti dal suo arrivo, ma di Riza neanche l'ombra...forse era meglio andarsene.
Eppure non riusciva a muoversi, se ne stava lì, quasi paralizzato. Per il freddo? Certo, in parte.
Ma la verità era che non voleva arrendersi e dirle addio.
Sospirò appoggiando l'orologio al suo fianco in modo da poterlo vedere.
Dieci minuti soltanto, dopo di che se ne sarebbe andato.

Silenziosamente, la squadra Mustang arrivò al piano dell'appartamento del Tenente e si appartò dietro l'angolo, in modo da non essere vista.
Il primo che si affacciò fu Breda, subito seguito dagli altri tre.
– Ma che ci fa il Colonnello lì per terra?! Non dovrebbe essere da Hawkeye?!- bisbigliò agitato Fuery.
Nessuno sapeva rispondere.
Riza con Andrew e Mustang seduto fuori dalla porta dell'appartamento...sbagliato.
Che scena insolita.
– Ma perché non va da lei? – continuò il moro, rivolgendosi a nessuno in particolare.
Rimasero in silenzio un paio di minuti indecisi sul da farsi, quando Havoc ebbe un'illuminazione.
– Ma certo! Ragazzi, Mustang non sa dove si trovi il Tenente! Per questo se ne sta lì sulla porta, la sta aspettando! -.
– Perfetto, andiamo a dirglielo! – disse Breda avviandosi, ma venne subito fermato dagli altri tre.
– Non per essere considerato un codardo, ma se il Colonnello scoprisse che siamo qui ci incenerirebbe all'istante – spiegò Falman al rosso.
– Hai ragione. Ma allora come possiamo farli incontrare? – rispose questo grattandosi il mento.
– Dovremmo far uscire il Tenente dalla casa di Andrew, per prima cosa – suggerì Havoc gettando la sigaretta nel posacenere in fondo alle scale.
– E se la chiamassimo? – suggerì Fuery.
– Sì ma non abbiamo un telefono...e poi che le potremmo dire? -.
– Mi è venuta un'idea! Lasciate fare a me ragazzi! – disse un entusiasta Breda, suonando all'appartamento vicino all'angolo.
– Sì? – disse una vecchietta aprendo la porta.
– Scusi signora, mi farebbe gentilmente usare il telefono? – chiese il giovane, sfoderando un sorriso brillante e cercando di imitare il suo superiore.
– Oh, ma voi siete dell'esercito! Entrate, figliuoli, entrate! – li invitò l'anziana signora sorridendo.
Fuery, che fu l'ultimo a varcare la soglia, notò Breda all'apparecchio e lo raggiunse di corsa.
– Ma che...? - .
– Shhhh! – gli intimarono Havoc e Falman.
– Pronto, parlo con il Signor Andrew? Sì? La signorina Riza Hawkeye è lì con lei? -.
– Sì. Chi la desidera? – chiese la voce dell'uomo all'altro capo della cornetta.
– Suo cugino Johann -  mentì Breda.
– Un secondo solo -.
Dopo pochi istanti, una voce femminile parlò. – Pronto? -.
– Pronto...- subito la voce di Breda si fece strascicata e minacciosa, degna del miglior criminale.
Anche la voce all'altro capo del telefono cambiò tono. – Chi siete? Che volete da me? - .
Breda riprese: - Lei deve uscire da quella casa, signorina Hawkeye. E lo deve fare ora. A meno che lei non voglia che...il suo cane faccia una brutta fine! -.
Sdleng!
Il rumore della cornetta riappesa brutalmente segnò la fine della conversazione.
Breda si girò verso i suoi compagni ed alzò entrambi i pollici. – E' fatta! - .

Andrew stava quasi per carezzarle la guancia, quando il telefono squillò.
"Per fortuna" pensò lei, tirando un respiro di sollievo.
Lo guardò allontanarsi e sussurrare qualcosa alla cornetta prima di girarsi e di dirle, atono: - E' per te. Tuo cugino Johann-.
La delusione di essere stato interrotto "sul più bello" era ben visibile sul suo volto.
Comunque da quando aveva un cugino che si chiamava Johann? Beh, almeno questo fantomatico Johann l'aveva salvata dai tentacoli di Andrew, quindi aveva già guadagnato dei punti simpatia.
Riza diede le spalle al biondo e prese la cornetta. – Pronto? –. Una voce bassa e per niente rassicurante le rispose all'altro lato. – Chi siete? Che cosa volete? – continuò lei, agitandosi un poco.
Quello aveva la tipica voce da rapitore. Che Mustang fosse in pericolo? Lei era la sua guardia del corpo.
- ... A meno che lei non voglia che...il suo cane faccia una brutta fine! –
Black Hayate in pericolo? Voleva dire che quell'uomo si trovava in casa sua? Sbattè la cornetta e prese rapida tutte le sue cose.
– Scusa Andrew, devo scappare. Addio -.
– Aspetta, Riza! – tentò di fermarla lui, ma la ragazza era già corsa via dall'appartamento.
Fissò il suo bicchiere e lo bevve d'un sorso. – Stasera, buon vino, sarai il mio compagno...ma domani ci riproverò! –

Cercò di sfilare la pistola dalla caviglia mentre avanzava nel buio del piano.
Rapidamente adattò gli occhi e si guardò intorno in cerca di persone sospette.
Il suo sguardo cadde su una persona accucciata a terra davanti alla sua porta.
Stava tentando di rialzarsi dal pavimento e le voltava le spalle, ma Riza non poteva sbagliarsi.
- ...Roy? -.

Roy si voltò di scattò, quasi spaventato da quella voce così familiare.
– Riz...voglio dire, Tenente Hawkeye – la salutò, rigido.
Riza si limitò a guardarlo, apprensiva. Il suo superiore, bagnato da capo a piedi, si sarebbe di certo preso una bella influenza se non avesse fatto subito una bella doccia e cambiato i vestiti.
A dir la verità, nemmeno i suoi occhi la rassicuravano: erano lucidi e molto arrossati, segno che la febbre lo aveva già colto.
– Forza, Colonnello. Venga ad asciugarsi o si beccherà un malanno peggiore di quello che ha già - .
Lui la fissò stralunato, appoggiandosi al muro. – Perché, Riza? – chiese, biascicando un po' le parole.
La donna infilò le chiavi nella toppa e si voltò a guardarlo. – Beh, Colonnello, è tutto bagnato e dal suo viso si vede benissimo che si è preso il raffredd...-.
– No, non intendevo quello. Perché fai tutto questo per me, Riza. Io non me lo merito -.
Lei abbassò lo sguardo, non sapendo come rispondere.
Era arrivato il momento della verità, lo sapeva bene. Era pronta a svelare tutto a quell'uomo?
– Perché...perché è mio dovere, Colonnello. Ho promesso di seguirla e di essere la sua guardia del corpo. Io...la voglio proteggere, Signore -.
No, non era pronta. Non ancora. Rivelare i suoi sentimenti sarebbe stato troppo. Non era mai riuscita nemmeno a dimostrarli.
Neanche con suo padre, quando da piccola la educava e le faceva scoprire il mondo. Non un gesto, non una parola d'affetto. Era davvero rimasta la piccola bambina che non sapeva amare?
Alzò lo sguardo, sorpresa, sentendo che Roy rideva. Sì, rideva, ma era una risata triste, dolorosa. Riza non la poteva sopportare, la lacerava internamente.
Finalmente l'uomo smise, e disse: - Sai, Riza...sono stato un illuso. Io, il dongiovanni di Central City, il Colonnello più famoso del Quartier Generale, il grande Alchimista di Fuoco...tutte bugie. Di quei soprannomi non me ne merito nemmeno uno. Le donne le uso, le ho sempre usate per convincermi che i miei sentimenti verso una persona non fossero reali. Fin da quando l'ho conosciuta ho sentito un legame speciale con lei, ma non potevo dirglielo. E sai perché? Per quello stupido orgoglio che mi caratterizza. Non potevo concedermi "il lusso" di amare, era una debolezza e andava scacciata. Questo, pensavo. Ma ora, quella persona si è allontanata da me. E vedendola allontanarsi, ho capito quanto non possa fare a meno di lei, quanto lei sia tutto per me. Strano, vero, come ti accorgi del valore di qualcosa solo quando lo perdi? Io spero che un giorno quella persona vorrà perdonarmi -.
Si avvicinò a Riza, ora erano così vicini che i loro occhi non potevano non guardarsi a vicenda.
– Concedimelo – e senza aggiungere altro, appoggiò le labbra sulle sue.
La bionda chiuse gli occhi, incapace di reagire. Perché si sentiva così bene, con Roy accanto?
E cos'era quel sapore sulle labbra? Erano forse...lacrime?
Roy si staccò da Riza e si incamminò verso l'uscita.
"Addio".

Riza lo guardò allontanarsi.
A cos'era dovuta quella sensazione di vuoto, all'altezza del cuore?
Era forse la consapevolezza di star perdendo l'ultima occasione per conquistare l'uomo della sua vita?
Ce la poteva fare, bastava solo un po' di coraggio. Lei, che era pronta a sacrificare la vita per lui in qualsiasi momento, non riusciva a fargli sapere quanto l'amava.
Non era ammissibile la sua codardia. Non più.
Senza neanche accorgersene si ritrovò a inseguire Roy giù per le scale.
Aveva solo pochi secondi di vantaggio da lei, ma sembrava essersi volatilizzato nel nulla.
Riza uscì dal portone e si guardò intorno. Roy era là, doveva solo raggiungerlo.
Affrettò il passo e si fermò proprio dietro di lui.
Istintivamente, gli poggiò una mano sulla spalla, costringendolo ad arrestare il suo cammino. – Io...so già che mi pentirò di questo, eppure...Mi sono innamorata di te, Roy Mustang -.
Roy si girò appena, incerto se credere alle parole di Riza.
– Riza, io...Eeee-cciù! -.
La donna gli prese il braccio e lo trascinò di nuovo dentro l'edificio. – Ora vieni, hai bisogno di cambiarti. Non accetto obiezioni di alcun genere, Colonnello -. Sorrise, calcando l'ultima parola.
Finalmente il suo desiderio si era realizzato: era cresciuta, ed era riuscita a confessare il suo segreto.
Mettersi in gioco talvolta non era così male...

Falman porse un fazzoletto a Havoc, Breda e Fuery.
– Era ora, non trovate anche voi? – disse la vecchina, facendosi spazio e sbirciando dalla serratura.
– Ma come, anche lei signora sapeva di questa storia? – chiese incredulo Havoc.
– Certo. Roy Mustang è il principale argomento di noi ragazze del Club del cucito! -.
Breda trattenne a stento una risata al suono delle parole "noi ragazze" pronunciato dall'anziana.
Prese un biscottino dal tavolo e si rivolse agli altri tre: - Credo che abbiamo disturbato abbastanza la signora. Perché non andiamo al bar a fare una partita a carte? Al primo giro da bere ci pens...a Falman!" urlò, e uscì correndo dalla porta.
– Io?! – si lamentò l'uomo. – Perché tocca sempre a me?! – aggiunse, seguendo il collega fuori dall'appartamento, subito seguito da Havoc e Fuery.
– Ehm, ragazzi...- il tono insicuro di Havoc costrinse gli altri tre a voltarsi verso di lui.
– Che c'è? -.
– Credete che...potrò avere almeno un numero di una ragazza presente nel "cassetto X"? - .
Gli altri lo guardarono a bocca aperta e scoppiarono in una fragorosa risata.
– Sei un fissato, Jean -.
– Puoi pure scordartelo -.
– Mi ci gioco il panino che la risposta sarà no –.
Le risposte dei tre fecero ridere pure Havoc.
– Con amici come voi, chi ha bisogno di quei numeri? – disse sorridendo e abbracciando i suoi compagni. – Forza, il bar ci aspetta! –

 

 

EPILOGO...

- Riza, hai ancora le chiavi dell'appartamento di Andrew? – chiese Roy con un ghigno stampato in faccia.
– Beh sì, dovrebbero essere ancora nella busta. Perché me lo chiedi? -.
– Me le presteresti, per favore? È una cosa...top secret - .
Riza sapeva benissimo che dar in mano quelle chiavi al suo superiore sarebbe stato come dare una caramella a un bambino molto goloso, ma acconsentì, a patto di non venire a sapere nulla della faccenda.
Roy promise baciandole la fronte e uscì sgattaiolando dalla porta principale.

- Perchè proprio io?! – si lamentò Breda incrociando le braccia.
– Perché sei il meno "appetibile" alla mattina e perché è un ordine del Colonnello – risposero gli altri in coro.
– Forza ragazzi, è ora...- li chiamò Mustang, aprendo piano la porta dell'appartamento di Andrew.
– Tocca a te...-.

Breda fece ciò che gli era stato ordinato sbuffando e borbottando maledizioni a destra e a manca, mentre gli altri quattro uomini posizionavano accanto al letto il vino bevuto da Andrew e Riza la sera prima e alcune bottiglie vuote.
– Fai del tuo meglio, Heymans! Fallo per il pranzo gratis! -.

Un'ora dopo...

- Mh..- borbottò Andrew stiracchiandosi nel letto.
Improvvisamente urtò contro quella che sembrava una persona.
Frastornato dal troppo vino bevuto la sera prima, stropicciò gli occhi per capire bene.
– 'Giorno, caro -. L'ultima parola fu pronunciata con talmente tanto disprezzo che non ci sarebbe cascato nessuno, tranne Andrew perché ubriaco.
Roy era già riuscito a farlo infilare nel letto di un uomo mezzo nudo, non poteva certo pretendere da Breda anche di essere credibile...

Andrew fissò il rosso spaventato. – Io...?! Tu...?! Noi...?! – urlò, in preda a una crisi isterica.
Breda scoprì una gamba, togliendo il lenzuolo. – Beh, più di una volt...- non ebbe il tempo di finire la frase, perché Andrew era uscito dalla porta urlando come impazzito.

...

E fu questa la fine della vacanza a Central City di Andrew.
C'è chi crede che abbia scelto una vita da eremita per la vergogna di quella notte mai avvenuta.
Altri dicono che si sia trasferito chissà dove .
Una cosa è certa: ha capito che una persona in grado di batterlo c'è.
Ah, dimenticavo: tutti convengono di una sua strana repulsione per il fuoco. Strano, vero?


Angolo dell'autrice:
Fine! Rileggendo la mia storia devo dire che credo di avere qualche problema psicologico, non può essere concepita da una mente sana questa cosa XD
Beh che dire...c'è l'happy ending!
Strano, io sono più "specializzata" nell'angst e nella tragedia, ma credo che se non l'avessi fatto AliceCullen92 mi avrebbe uccisa XD
E poi, da Royaier, ogni tanto l'happy ending piace pure a me X°DD
Ringrazio tutti coloro che han letto/recensito/messo la storia tra le seguite o le preferite, vedervi mi ha invogliato a continuare (anche se non si direbbe, visto il ritardo con cui posto T___T).
Mi scuso con Breda, l'ho fatto sembrare un deficente in questa fic XD Scusa, Heymans, mi servivi così U.U Per farmi perdonare ti ho fatto pure fare l'eroe della situazione...anche se alla fine nell'epilogo ho dovuto sfruttarti XD Mi spiace, niente di personale comunque U.U
Passo alla risposta alle recensioni ^^
astrea89: leggere le tue recensioni è sempre un piacere ^^ Grazie mille per tutti i complimenti, spero che ti soddisfi anche questo capitolo!
Non ti preoccupare, continuerò a scrivere, dovrete sopportarmi tutti! (è una minaccia XD ).
OT: Speriamo che nel manga la cosa si sviluppi e Roy si dia una bella mossa ;)  
AliceCullen92: Allora, Geme, è finita! Mi sono impegnata tanto, sono stata piena di cose da fare ma ho cercato di finirla e di darle la priorità.
Spero davvero che tu l'abbia apprezzata e che ti sia piaciuta, ma se hai eventuali critiche da fare, dimmi tutto! Bacioni!
Superkirby: Scusa anche a te per l'attesa ^^
Non sono stata cattivissima con Andrew, ma ho deciso di non usare la violenza...(anche se un po' se la sarebbe meritata U.U era davvero odioso!).
Spero di aver soddisfatto la tua richiesta di lieto fine ^^
Grazie ancora a tutti, e scusate ancora l'attesa.
Un bacione, Glori ^^

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