The Writer

di Stella Di Mezzanotte
(/viewuser.php?uid=12558)

Disclaimer: Questo testo proprietā del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dā diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Daddy ***
Capitolo 3: *** The Writer ***
Capitolo 4: *** Attrazione ***
Capitolo 5: *** Sephora ***
Capitolo 6: *** Notte Stellata ***
Capitolo 7: *** Una bambina speciale ***
Capitolo 8: *** Scricciolo ***
Capitolo 9: *** Scrivere ***
Capitolo 10: *** Dolora Sorpresa ***
Capitolo 11: *** Impossibile Realtā ***
Capitolo 12: *** pioggia ***
Capitolo 13: *** Di Nuovo Tu ***
Capitolo 14: *** Incontri Inaspettati ***
Capitolo 15: *** Impossibile ***
Capitolo 16: *** Menzogne ***
Capitolo 17: *** Sofferenza ***
Capitolo 18: *** Sinceritā ***
Capitolo 19: *** Piume ***
Capitolo 20: *** Amore ***
Capitolo 21: *** Rapimento ***
Capitolo 22: *** Dolore ***
Capitolo 23: *** Il Ritratto ***
Capitolo 24: *** Il Ritrovamento ***
Capitolo 25: *** Nuove Veritā ***
Capitolo 26: *** La storia di Christabel ***
Capitolo 27: *** Nuova Vita ***
Capitolo 28: *** Potere Mortale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                   




                  ρяσℓσgσ

Cercavo di respirare invano, a nulla valevano i miei tentativi di liberarmi da quella stretta d’acciaio. Ormai non avevo più la forza di ribellarmi e lentamente la mia volontà di sopravvivere si spense come la mia vita. Non credevo che sarebbe successo davvero. Lei mi aveva avvertito, mi aveva sempre messo in guardia sui suoi istinti di predatore, ma io accecato dall’amore e dall’attrazione che provavo verso quella creatura,  non mi ero lasciato intimorire da questo. Adesso quello stesso amore mi stava portando alla morte. Dentro di me sapevo che forse prima o poi sarebbe accaduto, ma non credevo che sarebbe successo così presto e soprattutto non dopo tutto ciò che avevamo condiviso. Era questo quello a cui ero andato incontro, per tutto questo tempo? Alla morte? Perché proprio ora non era riuscita a contenersi, che cosa era successo? In cosa avevo sbagliato? Ero convinto che oramai non ci sarebbero state più incognite nel nostro rapporto. Invece stavo morendo tra le braccia della donna che amavo più di tutto e che mi aveva regalato la gioia più grande della mia vita, la fonte della mia felicità.

Mentre il contatto con la realtà si faceva sempre più rarefatto e la coscienza di stare abbandonando questa vita si faceva sempre più reale, riuscii a sentire il pianto ininterrotto della piccola creatura a cui avevo dato vita insieme a colei che ora mi stava uccidendo. Si nutriva di me senza risparmiarsi mentre un dolore che non aveva nulla a che vedere con i suoi denti nel mio collo, mi lacerava l’anima. La mia piccola, perché avrei dovuto lasciarla? Perché la donna che amavo mi stava facendo questo? Avrei voluto continuare a vivere e a vedere crescere mia figlia, invece lei mi stava privando di tutto ciò, solo per assecondare il suo istinto.

Quella donna, la cui bellezza sovrannaturale mi aveva colpito e la cui dolcezza mi aveva catturato aveva deciso di porre fine alla nostra felicità qualcosa che mi aveva promesso di non fare mai. Avevamo condiviso momenti incredibili e persino cose impossibili come nostra figlia. Mai avrei creduto fosse possibile una cosa del genere eppure era successa.

I miei pensieri si fecero confusi e disordinati.

Mi avvicinavo sempre di più al nulla e nemmeno quel pianto disperato, che sentivo in sottofondo, era più capace di tenermi ancorato alla realtà. Era questa la morte? Eppure sentivo qualcosa dentro di me che non voleva mollare, che non voleva lasciare lì la mia ragione di vita. Eppure non riuscivo a riprendermi, cercavo disperatamente di fare qualcosa, ma il corpo della mia fidanzata mi sovrastava, trasformata ormai in quella creatura del male, impossibile da controllare.

All’improvviso però, successe: mi sentii libero dalla sua stretta, anche se era difficile rendersi conto di qualcosa nelle mie condizioni. I suoi erano ovattati e la percezione della realtà minima. Qualcosa di freddo toccò la mia schiena e stranamente riuscii solo a collegare il fatto che non ero più tra le sue mani. Quelle mani che mi avevano reso felice e mi avevano distrutto nello stesso tempo.

Mi abbandonai nell’oblio, mio malgrado. Non riuscivo più a combattere. Quel pianto si era trasformato in urla che immaginavo fossero acute, ma ormai era impossibile distinguere qualcosa. Ancora l’immagine della mia piccola, cercava di tenermi ancorato al presente, ma ormai non c’era più nulla che potessi fare. Più nulla.

Lentamente la mia vita si spense e caddi nel buio più oscuro.

 

 

*********************************************************************************

Sono tornata con questa nuova storia! Devo continuare le altre lo so, ma questa mi ronzava in testa da tempo. Ho già qualche capitolo così ho pensato di cominciare a postare il prologo.

Cosa ne pensate? Potrei anche smetterla qui, quindi ditemi il vostro giudizio!

Ringrazio tantissimo al mia tesora, lauretta, che come sempre mi aiuta con le cover! ( fa tutto lei) Grazie mille cara!!! <3

Ringrazio Nevia, che mi fa sempre da beta. Ecco l’elenco delle altre fic da lei betate:

tutte quelle di jessikina cullen

tutte quelle di vale_cullen1992

COSPLAY ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy

tutte quelle di ale03 su twilight

tutte quelle di anthy su twilight

tutte quelle di yaya

tutte quelle di sweet_apple_love

falling in love with you di meme90

the masquerade si shona

tutte quelle di wilderose

tutte quelle di isabella V

new life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud

inquilino, padre e figlia di bells1987

los angeles di valenessie

sogno proinito di bells1987

rehab di ladyglam

wild boy, carlisle story di death_devil

 

nevia consiglia: the real me di purelove

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Daddy ***


                            ∂α∂∂у

 


5
αииισρσ :

 

L’osservai attentamente. I miei movimenti erano studiati e silenziosi, non poteva sentirmi. Tuttavia sapevo che avvertiva un aura particolare proveniente da me, d’altronde ero una creatura della morte e questo doveva avvertirlo di sicuro. Mi muovevo tra le fronde tenendo d’occhio la mia preda. Non sarebbe riuscita a sfuggirmi. La vedevo muoversi circospetta, ma incurante di stare rischiando la vita. Quando mi trovai ad una giusta distanza, mi lanciai su di lui. Subito quel puma cominciò a correre, ma la mia velocità era pari e forse superiore alla sua e in pochi secondi lo buttai a terra e famelico la morsi. Mi beai della sua linfa vitale. I puma era gli animali che più preferivo. Oltre a un avvincente caccia erano un vero toccasana per una creatura come me. Non avevo molto tempo per nutrirmi oramai, ma ogni volta che lo facevo dovevo essere sicuro di essere sazio. Non potevo compromettere anche la sua vita. Non l’avrei mai permesso. Nonostante fossi un vampiro di pochi anni e non avevo l’autocontrollo di cui vantava la stessa creatura che quasi mi uccise cinque anni prima, mai e poi mai avrei attentato alla vita della mia piccola.

Continuai a cacciare a lungo, fin quando non mi sentii a disagio per essermi nutrito troppo. La mia dieta era a base di soli animali. Non avrei mai sopportato di porre fine a una vita umana, mi sarei fatto uccidere piuttosto.

Mentre camminavo verso la mia casa, immersa nel bosco, ripensai a tutto ciò che mi aveva fatto arrivare fino a questo punto. Quella che avrebbe dovuto diventare mia moglie, mi morse togliendomi quasi la vita, ma all’ultimo momento si era staccata da me e mi aveva abbandonato lì con Abigail. Il veleno ormai in circolo nelle mie vene mi aveva trasformato nel mostro quale ero. Quel periodo lo ricordo come il più brutto della mia vita. Se non fosse stato per le mie sorelle avrei ucciso anche lei, la mia bambina…

Preso da un impeto di rabbia mi scagliai contro un albero secolare, spezzandolo in due. Ignorai il frastuono e il tremore della terra quando la metà di questo sprofondò nel terreno, lasciando un solco profondo. Quei ricordi mi laceravano l’anima. Avevo dovuto lasciare mia figlia e andare via per cercare di controllare la mia natura. Ci avevo messo cinque anni per riuscirci e solo da pochi mesi mi ero concesso il lusso di poter stare al fianco di Abigail.

Mia figlia era dovuta crescere con le mie sorelle, le uniche a conoscenza del mio segreto e di quello della bambina. Oggi avrebbe compiuto sette anni e non volevo stare ancora lontano da lei. Era una mezza vampira, ma conduceva una normale vita da umana. Spesso sua madre, Cassandra, mi aveva parlato della natura dei mezzi vampiri ma Abigail a differenza degli altri rari esempi della sua specie, non era cresciuta velocemente, ma la sua crescita era uguale a quella degli altri umani. L’unica differenza era che ad una certa età della sua esistenza, ovvero quando avrebbe trovato l’amore della sua vita, si sarebbe fermata e così sarebbe rimasta per tutta la vita. A differenza mia, mia figlia non era del tutto immortale, infatti se un giorno la persona cui donerà la sua vita morirà, lei riprenderebbe la sua crescita umana fino al suo normale decorso. Era infatti possibile che si innamorasse e decidesse di condividere la sua vita con una sola persona, di natura qualsiasi.

Tutte queste cose erano state scoperte da Carlisle, mio padre, che era un medico ricercatore. Aveva studiato a fondo sua nipote e girato per il mondo pur di scoprire qualcosa. Forse neanche Cassandra era a conoscenza di tutte quelle cose riguardanti sua figlia. Non le avrebbe mai sapute. Dopo avermi lasciato inerme con una bambina terrorizzata si era fatta uccidere, infatti i vampiri potevano morire o per mano di un altro vampiro o di un licantropo. Non sapevo a chi si era rivolta e la cosa non mi riguardava. Non potevo dire che per me era un sollievo che fosse morta, perché era pur sempre la madre di mia figlia, ma di certo non gli avrei mai permesso di rivedere nè me nè Abigail, che fortunatamente aveva solo un anno quando tutto era successo.

La mia rabbia verso di lei era soprattutto dovuta al fatto che aveva messo fine alla nostra felicità. Adesso che anch’io ero un vampiro non potevo pronunciarmi sul fatto che avesse perso il controllo, anche se in certi momenti mi convincevo del fatto che si fosse lasciata andare al suo istinto, solo perché era insicura della vita che conducevamo. Era rimasta incinta, inaspettatamente. Era certa, infatti, di non poter mai avere dei figli, ma aveva successivamente scoperto che alcune vampire potevano aver dei figli e lei era tra queste. Nonostante tutto aveva tenuto il bambino, ma non mancava mai di farmi notare come fosse impossibile la nostra vita. Anch’io ne ero consapevole, soprattutto per il fatto che lei non voleva porre fine alla mia vita e trasformarmi, cosa che poi aveva fatto comunque. Ma come potevo rinunciare a mia figlia e alla donna che amavo? Anche nella mia breve vita avrei voluto vivere con loro e lei in un momento di follia, aveva deciso di togliermi tutto questo.

Perché aveva deciso di uccidermi? Sapevo che non era solo per il suo istinto che mi aveva morso. Lo sapevo. Lei voleva davvero uccidermi, non trasformarmi o nutrirsi. C’era qualcosa che la turbava profondamente, forse non voleva vedermi morire o non voleva vivere quella vita, secondo lei innaturale e impossibile. Lo era sotto tutti i punti di vista, ma non aveva avuto rispetto nemmeno per sua figlia, abbandonandola lì, terrorizzata nel vedere suo padre in fin di vita. Era molto piccola e speravo che non portasse alcun ricordo di quel giorno.

<< Papà, papà! >>

I miei pensieri si bloccarono improvvisamente quando un cucciolo d’uomo mi venne incontro correndo, rischiando di cadere tra le nodose radici degli alberi che c’erano intorno. Allungai le braccia per prenderla e lei mi si fiondò addosso. Risi piano e profondamente mente stringevo a me la mia piccola. Le sue piccole braccia mi strinsero il collo e i suoi capelli mi solleticarono il viso. Dopo qualche secondo si allontanò un po’, per schioccarmi un bacio sulla guancia.

Con un sorriso pieno d’amore la osservai. Aveva profondi occhi verdi, come lo erano i miei da umano e lunghi capelli mossi e biondi, come quelli della mamma. Per il resto era una mia piccola fotocopia, mentre lo sguardo era tipicamente quello di sua madre.

<< Papà, sei tornato! >>

Sentii pronunciare da mia figlia con un tono pieno di gioia. Il mio sorriso si spense lentamente. Abigail aveva il terrore che io la lasciassi di nuovo, infatti ogni volta che mi allontanavo da lei per cacciare la trovavo in lacrime, per la paura che potessi abbandonarla.

<< Certo piccola, non vado da nessuna parte. Sai che mi devo allontanare ogni tanto ma poi torno subito da te. >>

Con un dito le diedi un leggero colpetto al naso facendola ridere. Sorrisi e ripresi a camminare per rientrare in casa. Diedi un occhiata alla villa che Alice aveva scovato, in quella zona. Mia sorella era un arredatrice e aveva rimesso a posto quella casa, per me e Abigail, così da non dover ancora rimanere con i miei genitori. Sapevo che erano felici di stare con mia figlia, ma volevo cominciare una nuova vita con lei e sapevo che con la buona volontà ci sarei riuscito. Avrei dedicato la mia esistenza a mia figlia e a nessun altro. 

<< Papà, hai visto come è stata brava la zia Alice? >>

<< Si, tesoro, la zia è stata brava >>

La villa, situata nei pressi di un lungo sentiero di boschi nella parte meridionale dell’isola di Manhattan era stata ristrutturata e ora si ergeva su due piani. Al pian terreno vi erano una cucina – soggiorno, un bagno e un piccolo studio. Accanto alla cucina c’era un piccolo spazio recintato dove Alice e Rosalie avevano sistemato tutti i giochi di Abigail, mentre al piano di sopra c’erano tre stanze da letto e un altro bagno. Il tutto condito con un arredamento moderno, ma semplice. Era una casa modesta ma  per me e mia figlia andava benissimo.

<< Oh, ecco papà! Allora, tutto bene? >> mi chiese Rosalie che era appena uscita per controllare Abigail.

<< Si, Rose, tutto bene. Abigail ha fatto la brava? >>

<< Ehi, ma io sono sempre brava! >>

Sorrisi all’indirizzo di mia figlia, così come Rosalie. Lo facevo apposta a dirlo, sapevo che si imbronciava sempre ed era adorabile. Cominciai a farle il solletico, che lei soffriva tantissimo, e cominciò a dimenarsi tra le mie braccia, ridendo.

<< Forza Signorina, oggi è il giorno del tuo compleanno e devi ancora preparati come si deve. >>

A quelle parole sia io che mia figlia roteammo gli occhi al cielo. Quando Rosalie diceva così significava che l’avrebbe tenuta ore seduta su uno sgabello ad abbellirla come una barbie. Lasciai la piccola in braccio a mia sorella, schiacciandole l’occhio per incoraggiarla e mi sedetti sul divano mentre Alice mi venne accanto.

<< Allora Edward, parliamo un po’, ti và? >>

Sospirai e allungai un braccio per cingere le spalle al piccolo folletto che mi sedeva accanto e lei poggiò la testa sulla mia spalla. Spesso ci prendevamo quei piccoli momenti per parlare, ma sapevo bene che lei voleva che io mi sfogassi e che le dicessi cosa provavo in questa nuova non – vita.

<< Alice, vedi anche tu come stanno andando le cose. Non voglio sbagliare ancora, devo sforzarmi di essere un buon padre per Abigail. >>

<< Ma tu lo sei già! >> esclamò sollevando il capo e guardandomi dritto negli occhi.

<< Come puoi dirlo? Guarda che razza di mostro sono diventato e poi ho condannato anche lei ad una vita fatta di pericoli e restrizioni. Non posso mai uscire con lei in pieno giorno per una passeggiata, posso a mala pena andarla a prendere a scuola perché ho paura che il mio autocontrollo vacilli vicino a tutti quei bambini  e che dire di tutte le volte che sento il bisogno di cacciare per non ferirla o addirittura ucciderla? Abigail non merita nulla di tutto ciò… >> terminai in un sussurro.

<< Stai forse rinnegando la tua vita precedente con Cassandra? >>

Mi irrigidii a quelle parole e mi scostai un po’ da lei.

<< Non devi neanche nominarla >> ringhiai, ma non servì a metterla in guardia.

<< Edward, voglio solo dirti che non è colpa tua tutto quello che è successo. Abigail è il frutto del tuo amore per quella vampira. E’ la cosa più bella che ci sia capitata e tu lo sai bene. Per quanto riguarda te, perché non provi a vedere il lato positivo delle cose? Pensa che adesso non dovresti essere nemmeno qui, invece sei con tua figlia e puoi vederla crescere anche se ci sono dei limiti. Poi con gli anni sono sicura che  vanterai un perfetto autocontrollo. Guarda in così poco tempo cosa sei riuscito a fare. Non devi buttarti giù, me lo prometti? >>

Pensai a lungo alle parole di mia sorella e dovevo ammettere che aveva ragione. Almeno ero qui con mia figlia e con il tempo sarei riuscito a controllarmi di più. Con un sorriso ringraziai mia sorella e con una mano le scompigliai i capelli sbarazzini.

Proprio in quel momento scese Rosalie insieme alla mia principessina. In poco tempo ci raggiunsero anche i miei genitori ed Emmett e Jasper, i fidanzati delle mie sorelle. Nonostante fossi diverso da loro, mi sentivo sempre nella mia famiglia, come accadeva prima della mia trasformazione. Loro erano gli unici a sapere il mio segreto, fino a quel momento gli unici vampiri che erano stati con me, erano un gruppo che avevo incontrato in uno dei miei tanti pellegrinaggi post trasformazione, nella speranza di trovare un modo per tenere sotto controllo la mia natura. Mi avevano accolto e con loro mi ero abituato ad una dieta vegetariana, infatti loro si nutrivano solo di animali. Erano talmente abituati alla loro natura che passavano molto tempo con gli esseri umani, senza alcun problema. Alcuni di loro lavorano presso diverse agenzie e non avevano di certo problemi di soldi. Vivevano, infatti nel lusso più sfrenato. Passai diversi mesi con loro, senza vedere nessuno dei miei parenti e soprattutto senza vedere la mia bambina.

Passavo molto del mio tempo in solitudine oppure con Tanya, una vampira del clan che mi aveva accolto come un loro membro. Lei aveva manifestato più volte un interesse per me ma non me ne ero mai curato. Non volevo nessuno nella mia vita, ma solo dedicarmi ad Abigail.

Spesso mi dicevano che avrebbero accolto con loro sia me che mia figlia, ma volevo che Abigail stesse più con la mia famiglia e non solo con dei vampiri. Era già una situazione difficile e volevo che la bambina non avesse nessuna inibizione nello stare con gli esseri umani. Frequentava dei corsi provati, perché avevo paura che in qualche modo parte della sua natura prendesse il sopravvento, anche se sapevo bene che non aveva questo tipo di problema. I suoi atteggiamenti erano del tutto umani, quindi non dovevo preoccuparmi.

Avrei dovuto assecondare il desiderio di mia figlia, che voleva frequentare una scuola pubblica e avere degli amici. Per me sarebbe stato difficile, ma intendevo migliorare e poter stare con lei, anche in presenza di altri umani. La mia era più che altro paura perché avevo dimostrato più volte di poter stare in uno stesso luogo a stretto contatto con esseri umani.

Mi riscossi quando mia figlia mi tirò una manica della felpa che indossavo facendomi segno sulla torta su cui erano disposte sette candeline rosa, sul tavolo della cucina. Sorrisi e la presi in braccio. Mi avvicinai al piano della cucina e avvicinai mia figlia alle candeline sulle quali, dopo aver chiuso i suoi occhietti verdi per qualche attimo per esprimere un silenzioso desiderio, soffiò spegnendole tutte d’un colpo.

<< Papà, hai visto? >>  mi disse, sbattendo le mani contenta, facendomi notare come fosse stata così veloce a spegnere tutte le candeline.

<< Certo piccola, sei stata bravissima! >>

Ci avviammo tutti nel salone dove Abigail aprì gli innumerevoli regali da parte della mia famiglia. Cercava sempre di coinvolgermi e io non la lasciai nemmeno per un attimo. Quando venne il momento di dargli il mio regalo, tutti si allontanarono con la scusa di mettere a posto, lasciandomi da solo con lei.

Abigail era una bambina molto intelligente e si sedette sulle mie gambe aspettando paziente la mia sorpresa. Tirai fuori dalla tasca un piccolo cofanetto e lo deposi nelle mani di mia figlia che curiosa l’aprii.

La vidi sgranare gli occhi quando scoprì il contenuto della scatola. Estrasse una collanina con un ciondolo a forma di cuore. Poggiai un dito sul lato del ciondolo e con un piccolo scatto si aprì. Abigail osservò con occhi pieni di lacrime una foto che ritraeva me e lei.

<< Così anche se non sarò con te, basterà vedere questa foto. >> mormorai cancellando le tracce delle lacrime sul suo piccolo viso. Lei si buttò tra le mie braccia e io la cullai, baciandole il capo.

<< Grazie papà, so che a volte ti allontani da me però so che è per il mio bene. >>

Mi stupii delle sue parole, anche se infondo sapevo che lei aveva capito che c’era qualcosa che non andava in me. Non era una bambina come tutte le altre. La strinsi ancora più forte e notai appena i miei famigliari uscire silenziosamente dalla porta d’ingresso.

Lentamente sentii il respiro di Abigail divenire regolare e lentamente si addormentò, cullata dalle note di una melodia che le mormoravo all’orecchio.

Con un sospiro guardai fuori dalla finestra del soggiorno, incontrando il disco perfetto della luna. Sarei riuscito a occuparmi di mia figlia, non l’avrei mai più abbandonata, per qualsiasi motivo al mondo.

Con questi pensieri rimasi a cullare mia figlia e a vegliare sul suo sonno. 

 

  

*********************************************************************************

Salve! xD Spero di essere tornata abbastanza presto! Dato che non ho mai molto tempo, ne approfitto e vi lascio questo primo capitolo. Quando posso lo faccio molto volentieri, non mi piace lasciarvi in sospeso!

Qui… le cose si chiariscono un po’ di più, ma nel prossimo le cose cambieranno ancora! Il prossimo capitolo, Bella farà il suo ingresso nella vita di Edward, e sono curiosa di sapere cosa ne penserete di lei!

 

ѕρσιℓєя: Quando credevo di stare per avere un collasso le sue dita si poggiarono definitivamente sui miei fianchi. Inconsapevolmente socchiusi gli occhi e lui mi regalò un sorriso, avvicinandosi di più a me.

<< Ti fa male da qualche parte… o ti piace? >> disse stringendomi un fianco.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Il mio viso doveva essere sconvolto perché lui rise piano e profondamente, facendomi quasi tremare.

 

Beh, non so quale interpretazione darete a questo piccolo spoiler, ma sono curiosa… molto curiosa xD

Ringrazio chi ha letto e messo tra le preferite e le seguite questa storia, e naturalmente le mie adorate stelle che recensiscono!

Midnightsummerdreams: Ciao!!! Allora chi l’ha trasformato, come hai letto in questo capitolo, non è affatto Bella! Per quanto riguarda la nostra protagonista non ti anticipo nulla, che nel prossimo capitolo saprai tutto! Bella è un po’ particolare, diversa dal solito! Grazie mille per aver recensito, aspetto con ansia il tuo parere riguardo a questo capitolo, un bacione ^^

Serve: Mia adorata!!!^^ E’ sempre un piacere immenso trovarti a recensire qualche mia storia, davvero! I tuoi commenti sono di solito molto articolati e io sono sempre ben felice di leggerli! Allora, che ne pensi di questo Edward, papà? Bada bene, non è tutto oro quel che luccica… eheh.. nel senso che ora vediamo Edward in questa maniera… ma dopo… chi lo sa… ti lascio, con la speranza di ritrovarti per il prossimo capitolo! Un bacione, cara^^

Lau_ Twilight: Tesoro, non so mai come ringraziarti! Sono stra felice che il capitolo ti piaccia!!! Un bacione, ti voglio bene tesora!!! xD

 

Ringrazio Nevia, non solo per avermi betato il capitolo ma per avermi dato numerosi spunti per la storia! Ecco le altre ff da lei betate:

tutte quelle di jessikina cullen

tutte quelle di vale_cullen1992

COSPLAY ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy

tutte quelle di ale03 su twilight

tutte quelle di anthy su twilight

tutte quelle di yaya

tutte quelle di sweet_apple_love

falling in love with you di meme90

the masquerade si shona

tutte quelle di wilderose

tutte quelle di isabella V

new life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud

inquilino, padre e figlia di bells1987

los angeles di valenessie

sogno proinito di bells1987

rehab di ladyglam

wild boy, carlisle story di death_devil

 

nevia consiglia: the real me di purelove

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The Writer ***


                                                           тнє ωяιтєя

 

 

Tutti hanno qualcosa da raccontare.

Gioie, dolori, amori… ogni persona racchiude in sé storie e segreti da custodire. Ci sono giorni particolari, altri importanti, mentre c’è ne sono altri dolorosi. La vita è fatta di brevi attimi che vanno amati per quello che sono. Osservo le persone intorno a me, quelle che camminano lungo la strada, chi velocemente, chi ridendo abbracciata a qualcuno che da tempo non vedeva, chi sofferente o fremente per l’attesa di qualche notizia importante. L’essere umano è una creatura interessante, composta da tante sfaccettature impossibili da definire. Non mi stancherei mai di osservare i volti delle persone, per leggere nei loro occhi la loro vita.

Sorrido appena, mentre continuo a mangiucchiare la punta della matita. Gran brutto vizio, ma è talmente radicato in me che non me ne accorgo neanche più. Talvolta è mia madre che me la strappa dalle mani, quando capita che riesca a tornare a casa prima di notte. Il suo lavoro la tiene occupata tutto il giorno e non è facile incontrarsi. Alle volte tento di rimanere sveglia per aspettarla, ma quasi sempre cado addormentata e alla mattina è raro che riesca a vederla, dato che all’alba va via un'altra volta. Ci parliamo attraverso i biglietti che lasciamo in casa quando non ci vediamo. Lei mi avvisa delle solite cose: l’orario a cui arriverà, dove si trova la cena che mi ha preparato prima di andare via e le poche cose da comprare al pomeriggio nel supermercato sotto casa, quello più conveniente, dove spendevamo il meno possibile. Cercavo in tutti i modi di aiutare mia madre, ma non potendomi permettere l’università, facevo diversi lavori qua e là a Manhattan , quando cercavano una commessa o una cameriera. Era l’unico modo per poter guadagnare qualcosa in più e aiutare mia madre nelle spese, anche se lei mi raccomandava sempre di non preoccuparmi e pensare solo a me stessa, ma come potevo?

Continuo a guardare la via principale, affollata di tanta gente diversa. Seduta in una panchina guardo con interesse alcuni bambini che si rincorrono, urtando accidentalmente una signora ben vestita e ricoperta di anelli e bracciali che li guarda malamente. Sospiro, cercando di ingannare l’attesa rileggendo vari spezzoni della mia storia. Mia madre dice che è una perdita di tempo, ma io non ho mai smesso di scrivere. E’ la mia passione, fin da quando ero piccola. Mi inventavo strane storie, poi sempre più reali che rimanevano in fondo al cassetto della mia stanza. Non ho mai più riletto quelle storie di fantasia che scrivevo nei lunghi pomeriggi afosi dell’estate a Jolla, comunità prevalentemente balneare nei pressi di San Diego. Sono nata in quel posto e ho sempre amato quella lunga costa della California. Stavo sempre su quei promontori che davano sull’Oceano Pacifico, nella mia piccola villetta, dove prima abitavo con entrambi i miei genitori.

Da quando ci siamo trasferiti a Manhattan, dopo che mio padre se ne andò a cercare fortuna con un attrice, lasciando me e mia madre nella miseria, ci dovemmo arrangiare. Non eravamo mai stati ricchi, ma mio padre essendo un medico guadagnava abbastanza bene da far fronte a tutto, anche se mia madre non lavorava. Da quando se ne è andato le cose sono precipitate e un’ amica di mia madre le ha promesso un posto di lavoro al suo ristorante. Sempre meglio che rimanere senza lavoro, ma ci siamo dovute trasferire e quel poco che guadagna basta a pagare l’affitto, non molto alto data la zona in cui abitiamo, in periferia, e a fare la spesa. Io lavoro nello stesso ristorante, ma solo come aiutante dato che non c’è più posto e in qualche bar della città, anche se Reneè si spaventa a farmi girare da sola per la città.

Da un paio d’anni va avanti questa vita e nonostante tutto non posso considerami una ragazza infelice. Cerco di trovare sempre il meglio da tutte le situazioni, anche per non demoralizzare ancora di più mia madre che ha già tanti problemi per la testa. Da sola cercava di far fronte a tutto.

D’altra parte quando non riuscivo a trovare lavoro, non facevo altro che scrivere. Era qualcosa che non riuscivo a controllare, un bisogno per potermi estraniare da tutto ciò che avevo intorno. In quei momenti con la mente andavo indietro nel tempo, ai giorni in cui da piccola stavo su qualche promontorio della scogliera, a Jolla, e ascoltando il rumore delle onde che si infrangevano sulla rocce e poi sulla spiaggia immaginavo un mondo  diverso, con protagonisti romantici e valorosi. Certo, non ero mai stata ragazza da romanzi rosa ma mi piaceva pensare che là fuori ci fosse un uomo adatto per ogni donna, che sappia amarla e rispettarla come nessuno.

Spesso la sera Reneè mi ripeteva sempre che un giorno avrei trovato qualcuno che mi avrebbe fatto dimenticare tutto e che mi avrebbe reso felice, ma come potevo ancora pensarla così dopo ciò che mio padre le aveva fatto? Erano una coppia magnifica eppure era finita. Tutto solo per una ragazza. Ma come poteva mio padre averci fatto una cosa simile? Non sarei mai riuscita a spiegarmelo. Con una lettera ci aveva lasciate, scusandosi per non avere la forza di continuare la sua vita con noi.

Strinsi con forza la penna che tenevo in mano, fino a spezzarla quasi. Presi un respiro profondo e cercai di non versare più lacrime per quel fatto. Mio padre aveva deciso di vivere un'altra vita e io dovevo occuparmi di mia madre.

Provai a scrivere qualche altra cosa sul mio blocco appunti, ma in quel periodo non riuscivo a trovare la giusta ispirazione. Forse ero troppo stanca o stressata, ma solitamente era proprio in quei momenti che io mi isolavo da tutto e mi gettavo sulla scrittura, nel mio piccolo mondo personale.

Decisi di alzarmi per fare due passi, stando lì seduta non avrei concluso molto. Tra l’altro nel pomeriggio sarei dovuta andare al ristorante per dare una mano a mia madre, dato che mancava una cameriera. Percorsi il lungo marciapiede e poi feci per attraversare. Controllai che non ci fosse nessuno, solo una macchina in fondo alla strada, ma facevo in tempo a passare, dato che era abbastanza lontana da me.

Tenevo diversi fogli in mano e mentre camminavo cercai di sistemarli meglio, dato che il vento minacciava di farli volare via. Forse persi troppo tempo nell’attraversare la strada, forse la macchina aveva aumentato di colpo la velocità o semplicemente mi ero fermata in mezzo alla strada, sovrappensiero, fatto sta che sentii una brusca frenata e nemmeno mi accorsi che caddi a terra in mezzo ai fogli che volarono in tutte le direzioni. Sentivo l’asfalto sotto la mia guancia sinistra, e il vociare della gente che mi si affollò intorno. Cercai di capire come mi sentivo, ma tranne un leggero dolore al fianco e alla testa non sentivo altro. Vidi che la macchina che avevo visto in lontananza ora era a un paio di centimetri dal mio viso. I fari e il motore erano ancora accesi e sentii una portiera sbattuta con forza e una voce maschile dominare tutte le altre e infine un ragazzo farsi spazio tra la gente e abbassarsi su di me. Quasi mi mancò il respiro e non era dovuto alla caduta ma alla visione che mi si parò davanti.

Un angelo dai capelli bronzei e gli occhi verdi mi guardava preoccupato. Parlava ma non capivo cosa diceva, ma mi ripresi in fretta quando mi toccò il viso con una mano.

<< Stai bene? Vuoi che ti porti in ospedale? >>

La sua voce bassa e roca quasi mi fece girare la testa. Mi costrinsi a dire qualcosa anche se il mezzo sorriso che gli incurvava le labbra mi fece capire che aveva intuito il mio disagio. Non sembravo tanto sofferente, dato che non la smettevo di fissarlo e non mi decidevo a parlare.

<< Sto b-bene. Davvero. >> dissi solo questo e lui  mi aiutò a rialzarmi.

<< Sei sicura che vada tutto bene? >> disse e iniziò a toccarmi.

Ero ancora seduta a terra e sentii le sue mani percorrermi le gambe e poi risalire sui fianchi, lentamente. Il mio cuore perse qualche battito e sentivo l’aria mancarmi e la testa girare. Cosa stava facendo? E perché io reagivo in questo modo esagerato? Non era mica la prima volta che un ragazzo mi toccava dato che avevo avuto un paio di storie, anche se di poco conto, con due miei compagni di scuola a San Diego.

Sgranai gli occhi, quando una sua mano mi massaggiò lo stomaco, ma sapevo che voleva solo sincerarsi che non mi fossi fatta nulla. Oppure no? Bella, ma che razza di pensieri fai!?! Mi maledii mentalmente.

Cercai di mantenere la calma ma non era facile sentendo le sue mani scendere sulle mie braccia per  poi risalire sulle spalle. Quando credevo di stare per avere un collasso le sue dita si poggiarono definitivamente sui miei fianchi. Inconsapevolmente socchiusi gli occhi e lui mi regalò un sorriso, avvicinandosi di più a me.

<< Ti fa male da qualche parte… o ti piace? >> disse stringendomi un fianco.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Il mio viso doveva essere sconvolto perché lui rise piano e profondamente, facendomi quasi tremare.

<< Non mi fa male da nessuna parte, non si preoccupi. >> dissi cercando di mantenere un tono di voce fermo e deciso, ma non mi riuscii del tutto dato che mi si avvicinò pericolosamente.

Decisi che era ora di alzarmi e uscire da quella strana situazione. Quel ragazzo mi guardava in modo strano e il sorriso che aleggiava leggermente sulle sue labbra aveva un non so chè di felino e astuto.

Pensai che non sarei arrivata viva alla fine di quella giornata quando lo vidi alzarsi lentamente, con eleganza quasi e indifferente poggiarsi sul mio corpo fino a farmi poggiare la schiena sul parabrezza della sua auto.

<< Ne sei proprio sicura? >>

Il suo odore mi confuse, un misto di essenze che non riuscii a definire. Non era dovuto a qualche tipo di cosmetico ma sembrava facesse parte di lui.

Di cosa dovevo essere certa? Non capivo più nulla. Le sue labbra distavano pochi millimetri dalle mie e quando aveva pronunciato quella frase avevano sfiorato più volte le mie.

<< Mh… d’accordo. Credo proprio che tu stia bene. >> disse strofinando il suo naso sul mio collo, facendomi rabbrividire.

Ad un certo punto lo sentii respirare un po’ più velocemente e le sue mani strinsero più forte i miei fianchi. Non riuscivo più a pensare a nulla, quando infine sospirò pesantemente e strusciò la sua guancia sulla mia, provocandomi dei brividi di piacere quando avvertii la sua live barba pungermi la pelle.

La folla di gente intorno a noi si allontanò lentamente vedendo che stavo bene e il ragazzo che avevo davanti mi lasciò e riaprii lo sportello della macchina, si chinò facendomi deglutire un paio di volte a vuoto e tornò da me. Mi porse una piccola busta bianca, che io rigirai tra le mani, e poi si chinò a prendere tutti i miei fogli sparsi. Mi chinai anch’io cercando di precederlo, in modo da non fargli leggere i miei appunti. Non ci avrebbe capito molto in quelle bozze senza alcun senso apparente, ma dal modo in cui leggeva qualche riga di un foglio, che teneva in mano, mi sembrava curioso. Senza pensare glielo strappai dalle mani e lui mi guardò stupito.

<< Scusa, volevo solo darti una mano. Non volevo essere invadente. >>

Dov’era finito il ragazzo intraprendente di poco prima? Mi porse il resto dei fogli e velocemente tornò a sedersi in macchina. Mi si affiancò e abbassò il finestrino.

<< Devo andare ad una riunione e sono giù in ritardo. Non mi sembra che tu stia male, ma per qualsiasi problema chiama pure al numero che trovi nel mio biglietto da visita, all’interno della busta che ti ho dato. E’ quello del mio ufficio e puoi dire tutto alla mia segretaria. In caso contrario o per un urgenza chiamami direttamente al cellulare, il numero è sempre in quel biglietto, ma non ti assicuro di rispondere, anche quello di solito lo tiene la mia segretaria. >> 

Fece per andarsene ma fece marcia indietro e si fermò un'altra volta davanti a me.

<< Quasi dimenticavo. Io mi chiamo Edward Cullen, piacere di averti conosciuto. Credo che ci vedremo molto presto >>

Con un sorriso che mi fece tremare, accelerò allontanandosi, lasciandomi lì come una stupida a guardarlo andare via.

Che voleva dire con “ ci vediamo molto presto” ?

Che razza di giornata mi era capitata. Avrei voluto strappare quel biglietto e rispondergli a tono per quell’assurda insolenza, ma non me ne aveva dato il tempo ed era scappato via. Di colpo tornai lucida e nonostante la bellezza di Edward, sentivo di non sopportare quella sua aria di superiorità. Dal suo abbigliamento e dalla sua auto doveva di certo essere una persona molto ricca e si capiva dal suo modo di fare.

Mentre correvo verso il ristorante, dato che ero già in ritardo, detti un occhiata al biglietto da visita e poi lo misi tra i vari fogli degli appunti che tenevo in mano, senza più badarci. Non potevo non ammettere a me stessa che quell’incontro mi aveva scombussolato. La bellezza di quel ragazzo era devastante. I suoi occhi così intensi, quelle labbra dalla linea sensuale e quel fisico… basta! Non dovevo più pensarci. Di sicuro era qualche cosiddetto “ figlio di papà” e io non volevo avere nulla a che fare con quella gente.

Arrivai trafelata all’entrata del ristorante e subito mi fiondai a cambiarmi. Mi misi la divisa, composta da una gonna rossa, una camicia bianca e da un gilet anch’esso rosso e mi diressi in cucina. Rosanna, l’amica di mia madre, mi accolse con un sospiro.

<< Bella, tesoro, dov’eri finita? Oggi è una giornataccia e tua madre, poverina, si divide tra la cucina e i tavoli. >>

<< Si, hai ragione, ma ho avuto un contrattempo. >>

Preferii non dire che avevo avuto un piccolo incidente, altrimenti avrei fatto spaventare a morte mia madre, senza contare che stavo bene quindi non c’era alcun bisogno di dirlo.

<< D’accordo, vai ai tavoli e manda tua madre qui. >>

Feci come mi era stato detto e mi scambiai un occhiata con mia madre, che mi rivolse un sorriso per non farmi pesare il ritardo. Sorrisi anch’io e lei mi diede velocemente il blocchetto per le ordinazioni e scappò in cucina ad aiutare Rosanna e gli altri pochi cuochi della cucina del ristorante.

Non era un posto molto rinomato, ma era al centro, vicino ai negozi e uffici, e nell’ora di punta era molto affollato. Non so quanto tempo passò, ma tra un ordinazione e l’altra non riuscii a togliermi Edward dalla mente. E’ mai possibile che mi aveva sconvolto così tanto?

La bellezza di quel ragazzo era divina, sembrava quasi un fotomodello, ma era ricchissimo e con un bel lavoro di sicuro. Aveva uno stuolo di ragazze bellissime al suo servizio, ne ero certa, e non conosceva le vere sofferenze della vita. Certo, era presto per dirlo e non potevo giudicarlo così a prima vista solo dal suo aspetto e da qualche battuta che ci eravamo scambiati, ma avevo quell’impressione e il solo pensarlo mi infastidiva, eppure non riuscivo a smettere.

Lavorai fino a tarda sera, fin quando non tornai a casa insieme a mia madre. Andai a farmi una doccia e dopo mi buttai sul letto. Era stata una giornata davvero stancante, in tutti i sensi. L’indomani mattina avrei dovuto prendere un pullman per raggiungere l’altro capo dell’isola per poter raggiungere il bar dove lavoravo di tanto in tanto durante la settimana, a seconda dei turni con un'altra ragazza.

Presi la busta bianca che Edward Cullen mi aveva dato quella mattina e l’aprii distratta. C’erano due biglietti, uno doveva essere il suo biglietto da visita, infatti vi erano scritti il suo nome e due numeri di telefono e in fondo il nome di un azienda pensai. “ Denali Industries” Quindi era come pensavo si trattava di un ricco imprenditore. Storsi il naso e afferrai l’altro piccolo pezzo di carta bianco. Lessi velocemente le poche righe stampate su di esso e vidi che era un invito per presentare un nuovo progetto finanziario indetto appunto dai proprietari dell’azienda.

Ecco perché mi aveva detto che ci saremmo visti molto presto. Ma come si permetteva? Era davvero certo che ci sarei andata? Naturale… d’altronde era sicuramente abituato ad avere tutte le donne che voleva.

Bene… altro che ricco, era pure proprietario, insieme ad altri membri indicati in un elenco. Lessi infatti tra questi il suo nome.

Perché mi aveva lasciato quell’invito? Infondo non aveva motivo di interessarsi a me. Un così bel ragazzo aveva senza ombra di dubbio tantissime belle ragazze pronto a soddisfare ogni sua richiesta.

Posai bruscamente i due biglietti sul comodino e mi girai più volte sul letto, cercando di allontanare quel perfetto estraneo dalla mia mente.

Mi sarei dovuta addormentare subito, ma mi sentivo irrequieta, così presi carta e penna e mi distesi nuovamente. Le parole vennero da sole e mi ritrovai a scrivere su quel ragazzo dannatamente bello e sensuale che mi aveva quasi investito. Scrivevo senza preoccuparmi di dare un senso a ciò che scrivevo, limitandomi a scrivere ciò che avevo sentito guardando i suoi profondi occhi verdi e cosa avevo provato quando le sue mani mi avevano toccato.

Non sapevo se un giorno l’avrei rivisto, ma Edward Cullen aveva occupato del tutto la mia mente e non se sarebbe uscito tanto facilmente.

 

 

********************************************************************************

Buon Santa Lucia a tutti!

Non ci era messo questo aggiornamento ma ve lo lascio lo stesso^^ In questo capitolo conosciamo Bella! Beh, che dite?

Ho notato le aggiunte della mia storia in molti preferiti e seguite e vi ringrazio molto! Così come ringrazio le due persona che hanno recensito, spero davvero che mi facciate sapere cosa ne pensate di questo storia, perché a volte non so se le mie idee vi piacciono!

C’è molto da dire e spero che continuerete a seguirmi ( le mie idee sono assurde xD)

Lau_Twilight: Ciao tesoro! Grazie mille, sei sempre un angelo con me! Tvb!!!! xD

Serve: Ciao!!! Allora! Che bello leggere i tuoi commenti xD Dunque, come avrai letto in questo capitolo il ragazzo dello spoiler è proprio il nostro Edward! Dal prossimo capitolo si capiranno molte cose. Edward è sempre lo stesso e ritornerà ad essere quello del primo capitolo proprio con Bella. Pensa sempre ad Abigail ma vedrai ci sono delle novità! Non tutto è come sembra, Edward ha subito dei cambiamenti e li subirà ma sarà Abigail ad avere un ruolo importante! Vedrai…^^ Grazie mille per recensire sempre, aspetto con ansia il tuo commento, un bacio ciao^^

Purtroppo non riesco a lasciarvi lo spoiler perché sto modificando il terzo capitolo e nn so quale sarà il risultato finale, quindi ditemi davvero cosa ne pensate!

 

Capitolo betato da Nevia, che mi ha dato come al solito parecchi spunti per la storia! Ecco la lista delle altre ff da lei betate:

tutte quelle di jessikina cullen

tutte quelle di vale_cullen1992

COSPLAY ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy

tutte quelle di ale03 su twilight

tutte quelle di anthy su twilight

tutte quelle di yaya

tutte quelle di sweet_apple_love

falling in love with you di meme90

the masquerade si shona

tutte quelle di wilderose

tutte quelle di isabella V

new life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud

inquilino, padre e figlia di bells1987

los angeles di valenessie

sogno proinito di bells1987

rehab di ladyglam

wild boy, carlisle story di death_devil

 

nevia consiglia: the real me di purelove

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Attrazione ***


                                                                                               αттяαzισиє

 

Pressai il pulsante dell’ascensore e mi appoggiai ad una parete laterale, mentre le porte automatiche si chiudevano. Sospirai più volte e mi passai una mano sugli occhi per tentare di calmarmi. Nonostante fossero passati diversi mesi dal mio ritorno a casa, dai Denali, il mio autocontrollo aveva pericolosamente vacillato quando avevo sentito quel profumo paradisiaco. Quella ragazza, di cui non conoscevo neppure il nome, aveva rischiato di farmi perdere la ragione. Non avevo mai provato nulla di simile. Credevo che non sarei riuscito a trattenermi, invece il mio autocontrollo aveva vinto.

Ero al telefono con Tanya, che m’ informava di una riunione improvvisa, dove dovevamo decidere alcuni parametri aziendali, prima dell’inaugurazione del nostro nuovo progetto, durante il quale avremmo annunciato il mio arrivo come socio della società. Non ero ancora molto sicuro di quello che stavo facendo, ma era un modo per dare senso alla mia vita e occuparmi da solo di mia figlia. Tanya mi aveva convinto e così, dopo qualche settimana di prova, mi aveva detto che sarei diventato suo socio, insieme ad Eleazar. All’inizio mi aveva stupito, ma ero a conoscenza dei sentimenti della vampira nei miei confronti. Alle volte ero tentato di darle una possibilità, ma poi mi tiravo indietro. Non ero ancora pronto e nonostante Tanya fosse una vampira bellissima e molto intelligente, non riuscivo a vederla in altro modo. Ero in qualche modo attratto da lei, ma questo era normale.

Dopo il mio ritorno, mi era venuta spesso a trovare, ma notavo spesso che Abigail non gradiva molto la sua presenza. Probabilmente era solo gelosa e non dava confidenza più di tanto alla vampira. Tuttavia, durante qualche battuta di caccia, c’era stato qualche breve attimo in cui avevo smesso di pensare e mi ero dedicato a Tanya, ma erano eventi isolati perché non volevo altro da lei. Mi dispiaceva ma era così ed a quanto pare a lei bastava.

Quando le porte dell’ascensore si aprirono, mi avviai verso la sala riunioni. Già conoscevo bene i posti e sapere che tra qualche giorno sarei diventato proprietario di tutto questo mi faceva uno strano effetto.

Ritornai con la mente alla ragazza dell’incidente, non riuscendo a tenerla fuori dai miei pensieri. Non facevo caso alla strada, ma la vidi solo all’ultimo momento, grazie ai miei riflessi. Non seppi come riuscii a frenare, prima di colpirla, ed ero sceso spaventato dall’auto. In quel momento il suo odore mi colpì come uno schiaffo. Non avevo mai sentito nulla di simile, ma ero riuscito a trattenermi. Fino a qualche mese prima l’avrei ritenuto impossibile, in quanto riuscivo a perdere il mio autocontrollo anche con molto meno, eppure guardando quegli occhi profondi avevo accantonato ogni sorta di istinti.

Come mi era venuto in mente di invitarla alla festa di inaugurazione dell’azienda?

Stavo diventando matto. Probabilmente non sarebbe neanche venuta e anche se fosse stato così, avrei tirato fuori la scusa che volevo farmi perdonare per l’accaduto. Era una bella ragazza, anche se ero abituato a vedere ragazze con abiti firmati e dal trucco pesante. Lei nella sua semplicità mi aveva colpito.

<< Edward! >>

La voce di Tanya interruppe bruscamente il flusso dei miei pensieri e mi riportò alla realtà. Stavo per entrare in sala riunioni, ma da bravo gentiluomo mi fermai ad attenderla. Mi venne in contro in tutta la sua prorompente bellezza. Lunghi boccoli biondi, occhi dorati, come si conveniva ai vampiri vegetariani, lineamenti fini e un fisico a dir poco mozzafiato. Aveva tutto ciò che poteva far morire di desiderio qualsiasi uomo, me compreso, ma c’era qualcosa in lei che non mi convinceva. Oltretutto era ancora presto per poter pensare di avere una relazione seria e duratura con una donna. A volte credevo che non sarebbe mai più accaduto. Dopo la mia storia con Cassandra tutta la mia vita era cambiata, inevitabilmente.

<< Tempismo perfetto! >> esclamò, allungando le mani per sistemarmi il colletto della camicia.

Le sorrisi e dopo averle aperto la porta, mi preparai a quella riunione.

Dopo aver discusso per un paio d’ore degli ultimi accordi circa il futuro aziendale, dove avrei rivestito il ruolo di co-proprietario, mi diressi nel mio ufficio per sbrigare alcune pratiche prima di tornare a casa. Abigail frequentava una scuola privata e stava insieme ad alunni ovviamente umani, senza problemi. Si divertiva tantissimo, specie a fare scherzi ai suoi compagni, i quali rimanevano atterriti di fronte alle sue dimostrazioni. Tuttavia mi ero premunito di avvertirla di non esagerare. Mia figlia era abbastanza intelligente da capire cosa doveva e non doveva fare.

<< Edward, ti disturbo? >>

Alzai gli occhi dalla mia scrivania e trovai Tanya davanti ad essa. Non mi ero neppure accorto che era entrata.

<< No, dimmi. >>

Lei per tutta risposta si avvicinò a me fino a sedersi sulle mie gambe. Mi cinse il collo con le braccia e cominciò a posare baci languidi sul mio corpo.

<< Sei nervoso per l’inaugurazione? >>

Inaspettatamente i miei pensieri andarono alla ragazza che avevo quasi investito quella mattina. Pensai ancora se sarebbe venuta o meno, ma scacciai quei pensieri e mi concentrai sulla domanda della vampira seduta su di me.

<< Perché dovrei esserlo? >>

Lei rise e si sporse per baciarmi. Stavo per scostarmi ma non me ne dette il tempo e si avventò su di me. Era una vampira piuttosto passionale e non negavo che spesso abusavo delle sue attenzioni, tuttavia quella volta non l’avrei accontentata facilmente. Risposi al suo bacio ma quando tentò di sbottonarmi la camicia scivolai via da lei, lasciandola seduta al mio posto.

<< Devo andare da mia figlia, Tanya. >>

Le schiacciai l’occhio e la lasciai con un espressione stupita e risentita. Mi dispiaceva, ma lei conosceva bene le mie intenzioni.

Una volta fuori dall’edificio controllai l’orologio e chiamai Alice per dirle che sarei andato io a prendere Abigail. Raramente riuscivo ad andarla a prendere, di sicuro non si sarebbe aspettata di trovarmi lì.

Mancava quasi un ora, così mi fermai nel parco vicino la scuola. Posteggiai l’auto e uscii. Ero stato talmente tanto tempo con la paura di poter far male a qualcuno che non appena avevo la possibilità mi mischiavo tra la gente. Mi piaceva poter stare tranquillo, in mezzo agli altri.

Mi sedetti su una panchina e mi tolsi la giacca, poggiandola di lato. Grazie alla mia natura particolare potevo espormi al sole senza problemi. A differenza dei miei simili, la mia pelle non luccicava alla luce del sole e i miei occhi era gli stessi che avevo quando ero umano, ovvero verdi.

Non sapevo perché queste caratteristiche erano rimaste nel mio corpo, ma il clan dei Denali mi aveva detto che facevo parte di una categoria particolare dei vampiri. Per qualche ragione genetica la trasformazione non aveva influenzato i miei tratti somatici.

L’unica differenza stava ovviamente nelle mie capacità e nella resistenza del mio fisico. Avevo il potere di gestire il tempo. Potevo tornare indietro nel passato di ogni persona ma solo se riuscivo ad ottenere il loro inconscio consenso, il ché poteva avvenire in due modi differenti: ipnotizzando la persona interessata, oppure semplicemente forzando la loro volontà se si trattava di una persona debole.

Raramente lo avevo utilizzato, perché il lato più caratteristico di questo potere era che potevo fermare il tempo e quando andavo indietro manovrare tutto come se avessi un telecomando in mano e stessi mandando indietro un film. Tuttavia tutto ciò poteva accadere nel passato, nel presente potevo solo fermare il tempo.

Sospirai, ma ad un certo punto ricordai di avere qualcosa d’interessante nella tasca della giacca. Presi il foglio di carta che avevo preso a quella ragazza e lessi le prime righe. Erano più che altro appunti, non sapevo perché l’avevo preso. Era stato più forte di me. Di solito non mi curavo di cose del genere, non ero affatto un tipo curioso ma avevo agito d’impulso.

Impossibile a volte credere che la mia vita sia cambiata così tanto. In un posto dove non vorrei essere, cerco la mia strada, senza trovarla.

Doveva aver scritto lei queste cose. Tuttavia non sapevo se si riferiva a se stessa o meno. Non aveva l’aria di essere un diario, anche perché sarebbe stato insolito tenerlo in quel modo, in un foglio bianco anonimo. Tra l’altro ne aveva altri simili.

Che scrivesse delle storie?

Sorrisi, ancora più curioso. In realtà non nutrivo interesse per questo genere di cose, ma un tempo, quando ero ancora umano, mi dilettavo a scrivere storie di diverso genere. Grazie ai racconti di mio padre e mio nonno, ero affascinato dal passato e mi piaceva tornare indietro nel tempo e ricostruire i fatti avvenuti, anche se sotto forma di saggi o diari. Forse era da questo che aveva avuto vita il mio potere.

Saltai alcune righe, segnate da un asterisco come quella che avevo appena letto, in quanto rappresentavano sicuramente delle note e lessi alcuni spezzoni di un testo scritto all’inizio della pagina.

Mi piacerebbe fare un salto nel tempo per vedere cosa sarebbe successo se avessi preso decisioni diverse da quelle che ho preso, ma mi rendo conto che nulla di ciò che ho fatto fin ora nella mia vita è stato programmato o deciso per tempo. Tutto ciò che mi è accaduto è stato frutto di ciò che gli altri hanno fatto, dirigendo la mia vita in posti ignoti, obbligandomi a fare scelte dovute e a farmi diventare ciò che sono adesso.

Mi concentrai e rilessi più volte quelle righe. Mi ci ritrovavo perfettamente. La mia vita era stata guidata per poco tempo dalle mie decisioni, poi era stato tutto un susseguirsi di avvenimenti dovuti a ciò che altre persone avevano deciso per me.

Era stata veramente lei a scrivere quelle parole? Parlava di se stessa oppure no?

Lessi qualche altra cosa, ma una frase alla fine del foglio mi colpì particolarmente. Era segnata da un asterisco, quindi tra le cose che avevo saltato, ma mi incuriosì.

L’attrazione è qualcosa di inspiegabile e travolgente. Si avverte senza possibilità di sfuggirgli ed è sempre un dolce supplizio cedervi.

Inarcai un sopracciglio con un sorriso. Sembrava quasi che stesse parlando di passione più che attrazione, ma d’altronde l’attrazione era la strada più breve e la più naturale per arrivare al quel sentimento travolgente che era la passione.

A quel punto mi sentii particolarmente frustrato. Volevo assolutamente sapere se si trattava di una riflessione personale, ma in ogni caso lo rappresentava, sia che parlava di se stessa o meno.

Ero sempre più convinto che queste cose le aveva scritte lei, di conseguenza era un pensiero personale.

Una visione alquanto interessante. Ormai non sapevo più cosa significava veramente attrazione. Da quando la mia natura era cambiata tutti gli altri si sentivano attratti da me, ma questo era dovuto al fatto che ero un vampiro, di conseguenza non me ne curavo. Era una cosa normale per me.

Tuttavia, io non avevo mai provato particolare attrazione per qualcuna, tranne ovviamente quella causata al mio fisico.

Non sapevo perché, ma ero convinto di dover leggere tra le righe. Qualcosa mi suggeriva che l’attrazione di cui parlava lei non era solo ed esclusivamente fisica. Normalmente si intendeva in quel modo, ma potevano esistere altre forme di attrazione.

I miei pensieri vennero bruscamente interrotti da un piccolo uragano che si abbattè su di me. La mia visuale venne interamente oscurata da una massa di lunghi capelli biondi, mentre due piccole braccia mi cingevano il collo.

Sorrisi e strinsi più forte mia figlia.

<< Ciao tesoro! >>

Lei in risposta mi baciò una guancia e rise contenta. Poi un pensiero mi colpì all’improvviso.

<< Abigail. >> pronunciai severamente e lei capendo subito cosa stavo per dirle mi guardò con due occhioni innocenti.

<< Sì,papà? >> disse con noncuranza.

<< Come sei arrivata qui? Hai dovuto attraversare la strada da sola e sai che non lo devi fare, vero? >>

Lei abbassò lo sguardo e si torturò le manine. Sorrisi impercettibilmente senza cambiare la mia espressione. Sapevo che lei era una bambina diversa e i suoi sensi erano molto più sviluppati ma questo non mi permetteva lo stesso di rilassarmi.

<< Lo so. Ma ho sentito il tuo odore appena uscita dalla scuola e dato che non mi aspettavo di vederti sono corsa qui. >>

Mi guardò ancora con quello sguardo da cerbiatta e io non seppi resistere. La strinsi a me, dandole piccoli baci sul viso, facendola ridere. Ciò che mi aveva detto era stato un colpo al cuore. Purtroppo non riuscivo sempre ad andarla a prendere, tra impegni lavorativi e personali, così andava quasi sempre Alice a prenderla. Ancora una volta mi rattristai, pensando che forse non ero un buon padre per lei.

Abigail sembrò intuire i miei pensieri perché mi puntò un ditino contro e mi guardò minacciosa.

<< Papà non essere triste, sennò mi arrabbio. >>

Mi guardò male, ma la sua espressione divenne buffissima. Io risi e scompigliai i suoi capelli. Era davvero una bambina speciale.

Ad un tratto si fece curiosa e afferrò il foglio che prima stavo leggendo. Scese dalle mie gambe e seria cominciò a leggere ciò che c’era scritto. Io cercai di levarglielo dalle mani. Non che ci fosse scritto chissà cosa, ma Abigail era fin troppo intelligente e alcuni concetti li avrebbe capiti e assimilati immediatamente. L’ultimo che avevo letto mi preoccupava di più.

Quando cercai di afferrarla scappò via, ridendo come una matta e io scossi il capo e mi alzai per seguirla.

<< Vieni qui, monella! >>

Per essere una bambina era piuttosto veloce, soprattutto per la sua natura di mezza vampira, ma con la mia velocità non ebbi bisogno di attendere molto. La afferrai per la vita e me la caricai in spalla, facendola ridere ancora di più.

<< Forza, dammi quel foglio Abigail >>

Lei rispose con un “no” lamentoso, così la feci scendere e mi inginocchiai davanti a lei.

<< Cucciola, non puoi ancora fare tutto ciò che vorresti. Se papà ti dice una cosa vuol dire che c’è un motivo. >>

Mi guardò di colpo offesa, ma si allontanò di qualche passo cercando di leggere qualche ultima cosa.

<< Perché non posso leggere? Ho già letto tante cose, come il libro di storia del nonno! >>

Si, ricordavo quel giorno. Le piaceva soprattutto la storia, come era sempre piaciuta a me, ma non mi aspettavo che leggesse un intero libro in un giorno. Aveva delle capacità impressionanti e spesso cercavo di tenere a bada la sua curiosità.

<< Signorina, voglio quel foglio. Subito. >>

Le diedi un colpetto sul naso e lei sbuffando mi passò finalmente il foglio, che piegai, infilandolo in tasca.

Si strinse le braccia al petto e con fare impettito cominciò a camminare di nuovo verso la panchina, ricordandomi maledettamente sua madre.

Sospirai e la raggiunsi. Le feci il solletico e lei si sciolse come neve al sole e riprese a ridere spensierata.

Amavo quel piccolo demonietto. Era tutto ciò che avevo e rappresentava la cosa più importante della mia vita.

Tornammo a casa e le preparai da mangiare, anche se spesso non ne aveva bisogno e poi la costrinsi a fare i compiti che non voleva fare. Le sarebbe bastato poco per finirli, eppure faceva sempre delle storie.

Le mie sorelle quel pomeriggio non avrebbero potuto aiutarmi perché avevano molto lavoro da sbrigare e io mi ero preso il pomeriggio libero. Tanya mi chiamò un paio di volte facendomi intendere che alla sera sarei potuto passare da lei, dato che secondo la sua opinione ero molto dispiaciuto per averla lasciata lì nel mio ufficio. Ancora una volta mi stupii della sua sfacciataggine ma preferii lasciar correre.

Poco prima di cena, quando Abigail stava guardando con profondo disinteresse i cartoni animati che ai suoi compagni di scuola facevano impazzire, tornò all’attacco sul discorso della mattina.

Era proprio ostinata e più io non volevo fargli leggere quel foglio, più lei non si arrendeva. La soluzione più semplice sarebbe stata buttarlo, ma non volevo.

<< Tesoro, ho detto di no. Hai così tante cose da leggere, perché proprio quello? >>

Lei si sporse dal divano su cui era seduta, aggrappandosi allo schienale per guardarmi, mentre io mi ero girato verso di lei, dopo aver sistemato sul tavolo le sue cose da mangiare. Mi ero abituato a quegli odori che un tempo mi piacevano, così non era più un problema farle da mangiare.

<< Perché mi piace quello che c’è scritto. >>

Inarcai un sopracciglio, confuso. Le piaceva ciò che c’era scritto? Ma non era nulla di così bello da poterla incuriosire. Erano soltanto appunti scritti qua e là, insieme a diverse note senza alcun senso apparente.

E allora perché non lo butti?

Ignorai quella vocina fastidiosa e presi mia figlia in braccio e la feci sedere su una sedia. Le sbuffò sonoramente e prese a mangiare scocciata.

<< Basta Abigail. Non voglio tornare sull’argomento. Fa la brava e mangia tutto. >>

Lei mi fece la linguaccia e io scossi il capo esasperato, andandomi a sedere sul divano e cambiando canale. Certo che se ci si metteva era davvero testarda.

In quei momenti non riuscivo a fare a meno di pensare a Cassandra. In qualche modo continuava ad esistere per mezzo di Abigail. Si somigliavano in diversi aspetti e questo era normale, ma questo pensiero mi faceva sempre troppo male. Una parte di me si sentiva ancora legato a lei, nonostante tutto quello che aveva fatto. Ma era un sentimento naturale e nascosto nel mio cuore. Per anni era stata ciò che mi aveva reso felice e mi aveva comunque dato una figlia bellissima.

Per amore di Abigail avrei rifatto tutto cento volte, senza ripensamenti.

Mi voltai verso di lei, che aveva il viso appoggiato ad una mano e con l’altra mangiava, persa nei suoi pensieri. Era adorabile e quando mi sorprese a guardarla con un sorriso, si tirò su e posò la forchetta sul tavolo.

<< Papà sono ancora arrabbiata. >>

Le feci lo sguardo da cucciolo e lei nonostante l’espressione seria si tradì con un mezzo sorriso. Quando le feci cenno di raggiungermi, corse verso di me e mi si buttò addosso.

<< Uffa, lo fai apposta. Tanto ti perdono sempre. >> mi diede un bacio sulla guancia e la cullai un po’, fin quando non si addormentò.

La misi nel suo lettino e le accarezzai i capelli, prima di socchiudere la porta della sua stanza e tornare in cucina. Rimisi a posto tutto, perché non volevo abusare dell’aiuto delle mie sorelle e tornai in salone, spegnendo questa volta la televisione.

Sarei dovuto uscire per andare a caccia, ma non mi andava di lasciare sola Abigail. Di solito Rosalie o Alice dormivano qui quando accadeva e quella sera non c’era messa una mia battuta di caccia. Il fatto era che quella ragazza mi aveva confuso e stordito.

Il suo sangue era terribilmente attraente per me.

A quel pensiero mi tornò in mente ciò che avevo letto in quel foglio, conteso tanto tra me e mia figlia. Sorrisi e misi una mano in tasca per riprenderlo. Non potevo farlo con Abigail presente altrimenti me l’avrebbe strappato dalle mani. Era terribilmente veloce e la piccola aveva imparato a sorprendermi.

Dispiegai il foglio, che si era stropicciato parecchio, e rilessi l’ultima nota che mi aveva catturato.

L’attrazione è qualcosa di inspiegabile e travolgente…

Era vero. L’attrazione non era qualcosa che si poteva spiegare. Quando avevo visto quella ragazza a terra, un misto di sensazioni mi aveva sconvolto, senza possibilità di capire cosa mi stava succedendo.

… Si avverte senza possibilità di sfuggirgli…

Avevo subito avvertito quella sensazione prorompente e l’odore del suo sangue mi aveva richiamato come una calamità. Tuttavia non era quella solita sensazione di desiderio tipica dei miei istinti che avevo avvertito, ma un richiamo irresistibile, che mi lasciava il tempo di rispondergli.

… ed è sempre un dolce supplizio cedervi.

Su questo non avevo dubbi, ma se avessi ceduto non sarebbe stata una cosa molto dolce. Di sicuro non per lei.

Misi da parte il foglio, ricordandomi di posizionarlo al di fuori di quella furbona di mia figlia.

Non sapevo più cosa pensare, così mi distesi e chiusi gli occhi. Senza volerlo rividi gli occhi intensi di quella ragazza, rispecchiarsi nei miei e mi irrigidii. Non avevo mai visto nulla di tanto bello e profondo in vita mia come i suoi occhi.

C’era stata attrazione soprattutto per il suo sangue, ma anche per il suo corpo

Scacciai quei pensieri. In realtà i suoi abiti erano piuttosto semplici e non mettevano in risalto il suo fisico, che immaginavo essere migliore di quanto volesse far credere. Ero abituato a vedere ragazze e donne di ogni genere, ma ognuna di loro metteva in risalto qualcosa nel loro corpo, lei invece sembrava disinteressarsene. Non aveva abiti firmati ma semplici indumenti. Un jeans e una maglietta anonimi ma che su di lei facevano sempre un bell’effetto.

Edward ma cosa stai dicendo? A te non mancano mica le donne!

Cercai di zittire quella fastidiosa vocina interiore, pensando a quale follia mi aveva indotto ad invitarla all’inaugurazione della sera successiva. Avevo agito d’impulso e non ero certo di riuscire a resisterle.

Ormai il danno era fatto e mi ritrovai a pensare che la vera delusione sarebbe stato non vederla l’indomani sera.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Ciao a tutti! Sono un po’ fuori tempi ma spero comunque di non avervi delusi!

Allora, come sono andate queste feste? Io le ho passate in tutta normalità, non ho fatto nulla di eclatante dato che l’università mi aspetta. ù_ù

Questo capitolo non è betato perché non riesco a dare dei tempi giusti alla povera Nevia. Mi aspetta per tanto tempo e dato il ritardo, non appena finisco di scrivere posto subito.^^

Vorrei ringraziare coloro che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e le seguite ma ho notato che le recensioni non sono molte, in netto contrasto con le preferite e le seguite. La storia non vi piace? Fatemi sapere cosa ne pensate, è davvero importante per me, perché i vostri stimoli mi danno la carica per continuare!

Spoiler: Torniamo a Bella! “ Mi guardava come se fossi stata la sua preda. Con un bicchiere in mano che rigirava lentamente tra quelle dita lunghe e affusolate mi osservava come un puma pronto all’attacco. Sentivo di non sopportarlo ma allo stesso tempo non riuscivo a non smettere di guardarlo.

Risposta alle recensioni:

Serve: Ciao! Beh, cosa in Edward è normale?!? ^^ Ehhehe, hai ragione il comportamento di Edward è piuttosto anomalo, ma spero in questo capitolo di aver spiegato qualcosa riguardo al suo comportamento. Fammi sapere che ne pensi, un bacio!

Lau_Twilight: Ciao, mi bravissima scrittrice! Sei un portento tesoro!!! Grazie mille, per la tua presenza costante, non so cosa farei senza il tuo supporto! Povera Bella, quando l’ha visto è rimasta così O__O Eh, ci credo!!! Attendo il tuo commento, un bacione^^

Michelegiolo: Ciao, domanda più che lecita! Ho messo quel dubbio e te ne sei accorta! Beh, in questo capitolo ho appunto spiegato la situazione ( a me le cose semplici non piacciono ù.ù) Ehhee, in ogni caso grazie per il commento, aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sephora ***


                  

 

                                     ѕєρнσяα

 

 

Mi sembravano passati pochi secondi da quando mi ero addormentata, che un suono continuo e incessante rischiò di farmi impazzire. Buttai la sveglia giù dal comodino e nascosi la testa sotto al cuscino. Stetti per qualche minuto immobile, desiderando solo di riprendere sonno, ma se non mi fossi sbrigata avrei perso la corriera che mi avrebbe portato dall’altra parte dell’isola. Scostai il cuscino e mi abbassai per riprendere la sveglia. Sbadigliando rumorosamente vidi che avevo massimo un ora per preparami e andare a lavoro. Avrei tanto voluto darmi per malata e non andare al locale in cui lavoravo tre volte a settimana, ma sapevo che non potevo.

Mi feci coraggio e mi decisi ad alzarmi. Con ancora gli occhi socchiusi aprii la porta della mia camera e mi diressi in bagno per farmi una doccia fredda, altrimenti non mi sarei svegliata.

Quando finalmente ripresi lucidità, mi preparai e scesi in cucina. Mia madre non si era ancora alzata ma aveva ancora un ora abbondante, d’altronde per lei era ancora presto.

Mi feci velocemente un caffè e dopo aver preso la mia borsa a sacca, uscii cercando di ripararmi dal freddo di prima mattina. Erano ancora le luci dell’alba e io percorsi qualche metro per raggiungere la fermata del pullman. Trovai qualche altra ragazza già lì, insieme a qualche signora che sicuramente si occupava delle pulizie di qualche casa o ufficio a giudicare dal suo abbigliamento.

Dovetti aspettare solo qualche minuto prima di avvistare il pullman in lontananza. Salii e mi diressi agli ultimi posti, perché di lì a poco il mezzo si sarebbe riempito. La mia era l’ultima fermata, in quanto si trovava proprio dall’altro capo di Manhattan, per cui non avrei avuto problemi a scendere. Mi misi le cuffiette di un vecchio walkman e chiusi gli occhi, rannicchiandomi sul sedile. Mi estraniai da tutto il resto e per poco non cedetti al sonno. Purtroppo le persone che salivano e scendevano e le continue fermate del pullman mi ridestarono in fretta, così rivolsi lo sguardo all’esterno. Manhattan era davvero un isola molto bella, aveva le fattezze della grande mela, anche se io non ci ero mai stata. Avevo sempre vissuto a San Diego e a Jolla, situata nella costa californiana, quindi non ero mai stata in posti del genere. Amavo quel luogo e lasciarlo era stato per me quasi traumatico.

Avrei tanto voluto abbandonare un posto così caotico per tornare nella mai villetta, che si affacciava sull’Oceano Pacifico. La sera mi piaceva guardare il tramonto, i delfini e le orche che sia affacciavano sul pelo dell’acqua. Passavo interi pomeriggi a scrivere davanti la spiaggia e tutto questo mi mancava terribilmente.

Finalmente il pullman raggiunse il capolinea e io scesi per percorrere il breve tratto che mi avrebbe portato al Marea, il bar-pub dove lavoravo tre giorni alla settimana. In lontananza scorsi la scritta luminosa del locale e spinsi la pesante porta a vetri, rilasciando piccole nuvolette di vapore, dovute al mio respiro in contrasto con l’aria gelida.

Vidi alcune persone sedute ai tavoli, mentre sorseggiavano le loro tazze di caffè, altri mangiare qualcosa e infine incrociai lo sguardo di Jacob al di là del bancone. Nonostante fosse il proprietario si metteva sempre a lavoro.

<< Buongiorno Bells >>

Io mi allungai sul bancone e gli schioccai un bacio sulla guancia. Lui mi sorrise guardandomi negli occhi. Era davvero un bel ragazzo e nonostante i suoi tentativi di sedurmi fossero stati abbastanza numerosi io non riuscivo a vederlo se non come un amico.

Mi diressi verso una porta scorrevole per togliermi il giubbotto e lasciare la borsa, per cominciare a lavorare. Non dovevo indossare nessuna divisa, al contrario di come succedeva nel ristorante dove lavorava mia madre. Stavo per uscire da quella stanza quando incrociai Emily che stava sistemando alcune cose all’interno della sua borsa.

<< Emily? Che ci fai qui? >>

Ero sorpresa di vederla. Ci dividevamo i turni e quel giorno toccava a me, come mai era lì?

<< Bella! Ciao tesoro, si anch’io farò questo turno perché devo mancare la prossima volta quindi recupero una giornata. >>

<< Allora perché non me l’hai detto? Potevo fare la giornata in cui saresti mancata! >>

Quel giorno avrei fatto a meno di andarci se me l’avesse detto.

<< Non te l’ho detto perché si è offerto Jacob di coprire anche il mio turno e poi sono giornate pesanti e due ragazze in più fanno comodo. >>

Io annuii incerta e sbuffai. Volevo un sacco di bene ad Emily ma certe volte proprio non la capivo! Avrei voluto svegliarmi con più calma dopo aver passato un intera notte a pensare a quel ragazzo e a scrivere qualcosa su di lui. Come mi era venuto in mente poi? Era stato più forte di me, avevo scritto tutto ciò che sentivo. Quegli occhi verdi e quei lineamenti forti avevano disturbato il mio sonno. Il suo sguardo era intenso e la sua voce una musica per me. Possibile che in pochi minuti avesse sortito quell’effetto su di me?

<< Bella? Pianeta terra chiama Bella. Ehi, ci sei??? >>

Mi resi conto che Emily mi sventolava una mano davanti al viso. Mi riscossi e sbattei un paio di volte le palpebre prima di tornare alla realtà.

<< Si, ci sono. Hai detto qualcosa? >>

Emily mi guardò come se fossi appena tornata dalla luna.

<< Ti ho detto molte cose a dire il vero, solo che tu avevi un espressione sognante in viso… a chi pensavi, eh!?! Dillo alla vecchia Emily! >>

Sbarrai gli occhi e fintamente indignata mi voltai, aprendo la porta per tornare in sala.

<< Non pensavo proprio a nessuno e adesso a lavoro! >>

Sentii la mia amica ridacchiare e mi detti dell’idiota per essermi incantata a pensare a Edward Cullen.

La mattinata passò nel solito caos: clienti di tutte le età si susseguivano entrando e uscendo dal locale. Stremata mi appoggiai qualche secondo al bancone, quando mi sentii chiamare da una ragazza seduta a un tavolo. Con un sospiro la raggiunsi e con un sorriso forzato sul volto presi il mio taccuino per attendere la sua ordinazione. La ragazza mi sorrideva mentre mi ordinava un caffè. Aveva corti capelli sbarazzini e scuri, come i suoi occhi. Indossava un elegante tailleur e portava diversi accessori abbinati al suo abbigliamento. Era molto carina ed elegante. Era la prima volta che la vedevo in quel posto, anche se poteva essere già venuta quando era in turno Emily.

Quando tornai con il suo caffè, stava consultando un agendina e mentre stavo posando la sua tazza sul tavolino qualcuno mi colpì facendo oscillare la tazza pericolosamente e schizzandole del caffè addosso, andando a bagnare non solo il suo vestito ma anche parte dell’agendina.

Mi voltai immediatamente per capire chi mi avesse spinto e non era altro che un bambino che ora mi guardava sorridendo, mentre si sedeva accanto a una signora anziana con gli occhiali calati sul naso. Questa mi mandò uno sguardo di scuse e io repressi un insulto perché si trattava di un bambino e mi voltai inorridita verso la ragazza che mi guardava sconvolta.

<< Scusami davvero, ma mi ha spinto quel bambino. Scusami… >>

Andai velocemente al bancone per prendere una pezza e la portai da lei. Feci per strofinarla sul suo vestito ma lei me la prese dalle mani e furente fece da sola.

Mi morsi un labbro quando vidi che la pagina dell’agendina era quasi del tutto zuppa, di conseguenza irrecuperabile.

Feci per dire qualcos’altro ma la ragazza scosse il capo con un sorriso leggero.

<< Ho visto quel bambino, non ti preoccupare. Sono cose che succedono. >> sospirò, continuando a strofinare la pezza sulla sua giacca.

<< Per fortuna è scuro… >> mi ritrovai a dire stupidamente e la vidi posare la pezza sul tavolo e sorridermi con più sincerità.

<< Si, è vero! Comunque io mi chiamo Alice Cullen, piacere di conoscerti >> disse facendomi capire di dirle il mio nome.

Un campanello d’allarme però si era acceso nella mia mente. Alice Cullen? Ma quel ragazzo non aveva lo stesso cognome? Edward Cullen?

Quanti Cullen ci potevano essere a Manhattan?

All’improvviso cominciai a sudare freddo. Che fosse la sorella? Oddio, in una città del genere potevo mai incontrare la sorella di quel bellissimo ragazzo?

<< Ehm… Bella, io sono Bella. >>

Lei sorrise e io mi resi conto che sarebbe stato più educato dirgli il mio nome per bene e anche il cognome dato che lei aveva fatto lo stesso. Solo in quel momento mi resi conto di ciò che avevo detto. Di solito non dicevo mai il mio diminuitivo… non più almeno.

<< Ok, Bella. Mi sembri un tipo simpatico. >>

La vidi assumere un espressione seria per poi scrollare le spalle e bere il suo caffè.

Sorrisi leggermente. Lei, piuttosto, sembrava un tipo simpatico.

Ecco… non poteva di certo essere la sorella di Edward. Troppo gentile e simpatica per uno come lui.

Ma Bella tu che ne sai? Ti basi su qualche scambio di battuta?

Mi imposi di non ricominciare con i viaggi mentali e tornai al bancone. Sistemai qualche cosa, quando sentii Alice chiamarmi un'altra volta.

<< Cia Bella! Magari ci rivediamo, vengo spesso qua quando sono in pausa. >>

Io annuii semplicemente e sorridendo la salutai con un gesto della mano. Lei mi sorrise e uscì.

Era davvero simpatica, su questo non c’erano dubbi. Dall’aspetto mi sembrava austera ma in realtà sembrava un tipo semplice.

<< Hai fatto amicizia con quella ragazza? >>

Jacob si buttò un panno sulla spalla e si appoggiò al bancone con un gomito. Mi guardò con un sorriso incerto che io ricambiai.

<< Beh, ci siamo appena conosciute. Comunque sembra una ragazza a posto. >>

<< Detto da te è già qualcosa! Di solito quella ragazza sta seduta a prendere il suo caffè e poi va via, anzi con te è stata loquace, oltretutto non me l’aspettavo dopo che le hai involontariamente rovesciato il caffè addosso. E’ sempre così elegante… >>

Si fermò pensieroso e io ripensai alla brutta figura che avevo appena fatto con Alice. Jacob aveva ragione, chiunque altro si sarebbe arrabbiato parecchio, anche se si trattava di un incidente, invece lei era stata molto gentile.

Alice Cullen…

Possibile che potesse essere qualche parente di Edward? Per un folle attimo avrei voluto chiederglielo ma poi mi ero miracolosamente trattenuta. Forse non c’era nulla di male, ma se fosse stata in qualche modo legata a lui, chissà che figura avrei fatto. Senza contare che se gliel’avesse detto, lui mi avrebbe preso in giro per anni. Mi ero comportata quasi freddamente nei suoi confronti e ora ricordavo persino il suo cognome?

Eppure la curiosità rimaneva.

<< Bella!!! Insomma, è la seconda volta che ti trovo così distratta. Mi dici come si chiama questo ragazzo? >>

Mi risvegliai dalle mie riflessioni e sgranai gli occhi in risposta allo sguardo malizioso di Emily.

<< Quale ragazzo? >> disse Jacob sollevandosi dalla sua posizione e incrociando le braccia al petto.

<< Nessun ragazzo. Emily stamattina è solo su di giri. >>

Mi voltai per tornare alle mie faccende, lasciandomi alle spalle le risate della mia malefica amica e lo sguardo interdetto di Jacob. Non volevo dare nessuna spiegazione. Maledizione! Aveva ragione però, ero sempre con la testa tra le nuvole.

Sbuffai e vedendo che non c’erano molte persone sedute ai tavoli decisi di andare qualche minuto nella nostra sala riservata e sprofondai in un piccolo divano. Allungai una mano verso la mia borsa e presi il mio inseparabile block notes.

Sbuffai sonoramente. Avevo cominciato un romanzo che sognavo un giorno di poter pubblicare. Nel momento in cui mia madre mi disse che non poteva più mantenere la nostra villa a Jolla e che dovevamo andare via e abbandonare per sempre San Diego, a causa della fuga di mio padre, sprofondai in una sorda sofferenza. Dopo giorni passati a piangere per dover dire addio a tutto ciò che faceva parte della mia vita, amori, affetti… mi buttai sulla scrittura. In quel momento desideravo qualcuno che mi capisse e mi sorreggesse e sapevo che questo sostegno non potevo averlo dal ragazzo di cui ero cotta in quel periodo e nemmeno dalle poche amiche che avevo, tantomeno da mia madre che doveva essere sostenuta e rassicurata a sua volta e non tormentata dai sensi di colpa nei miei confronti. Volevo qualcuno di diverso, che facesse parte di me e che mi avrebbe assicurato che tutto sarebbe andato bene. Per cui lo scrissi, pensai a lui cercando di descriverlo e immaginai la mia vita sotto forma di una storia.

Poteva sembrare qualcosa di assurdo ma non so cosa mi spinse a farlo. Tutto ciò che avevo scritto erano solo appunti, ancora non c’era nulla di concreto. Eppure non riuscivo a smettere di pensare a quella storia che tanto avrei voluto scrivere. Mancava ancora qualcosa, anche se non sapevo con sicurezza di cosa si trattasse.

Sfogliai le varie pagine del notes e mi fermai quando lessi una delle prime descrizioni del mio uomo immaginario che avevo scritto.

Avrei voluto averlo accanto lì in quel momento, ma non c’era e forse non ci sarebbe mai stato. La sua presenza e la sua esistenza sarebbe bastata a rendermi felice e ad aiutarmi a superare i momenti più difficili della mia vita.

Ritornai prepotentemente con i piedi per terra, quando sentii Jacob chiamarmi dalla sala. Avevo perso più tempo del dovuto, ripensando al passato. Sbuffando tornai al mio lavoro. Il tempo passò velocemente fino a quando anche quella pesantissima giornata terminò. Mentre io ed Emily ci preparavamo per andarcene, Jacob ci venne incontro dopo aver sistemato le cose al bancone e chiuso la cassa.

<< Ragazze volete un passaggio? Stasera fate             qualcosa di particolare? >>

<< Grazie Jacob ma stasera viene Sam a prendermi. E’ la sera del nostro anniversario. >>

Mi riscossi e sorrisi alla mia amica.

<< Che bello Emily! >> dissi con entusiasmo e lei ricambiò il mio sorriso.

<< Tu, Bella? >> mi chiese Jacob

Il mio pensiero andò all’invito di Edward Cullen ma ero certa che non ci sarei andata. Non ricordavo nemmeno a che ora era…

Bugiarda, Bella, te lo ricordi bene!

Scossi il capo e sorrisi a Jacob.

<< Non ho nessun impegno particolare e penso che andrò a casa a piedi. >>

<< Cosa, a piedi? Sei impazzita? >>

Beh, non aveva torto, infondo se andavo a piedi chissà quando sarei arrivata.

<< Non esiste, Bella. Ti accompagno, così decidiamo se fare qualcosa insieme stasera. >>

Sorrisi indulgente all’indirizzo del mio amico. Non avevo molta voglia di uscire ma accettai il suo passaggio. Così dopo aver salutato Emily salimmo sulla sua moto. Guardai con occhi pieni di malinconia la sua Ducati Monster rossa. Avrei voluto anch’io riavere la mia moto, quella che avevo a Jolla. Ma non potevo permettermi di mantenerla e poi non avevo un posto dove metterla, così l’avevo lasciata in custodia ai miei cugini. Ero sempre stata gelosa della mia moto ma chissà in che condizioni era dato che era diventata proprietà dei miei cugini.

Cercai di non pensarci e salii dietro a Jacob che nel frattempo aveva messo in moto e mi aveva passato il casco di riserva. Mi godetti il vento tra i capelli e l’ebbrezza della velocità. Ricordai quando mi godevo tutto questo a bordo della mia moto.

Nemmeno mi resi conto che eravamo già arrivati, così scesi e mi sfilai il casco ridandolo a Jacob, il quale lo prese con malavoglia.

<< Sicura di non voler fare nulla stasera? >>

Mi guardò intensamente e non potei non ammettere a me stessa che era davvero un bel ragazzo. Il suo fisico era invidiabile, i suoi occhi neri magnetici e il suo sorriso disarmante. In più era un ragazzo come pochi, dolce ma forte al tempo stesso. Purtroppo però non riuscivo a vederlo se non come un amico ma sapevo che lui provava ben altro per me. Ricordavo quando mi aveva confessato di essersi innamorato di me e nonostante ne fossi rimasta colpita e piacevolmente sorpresa non potevo ricambiare i suoi sentimenti. Troppe volte avevano giocato con i miei sentimenti e io non avrei mai fatto lo stesso a lui. Non era giusto illuderlo.

<< No, sono davvero stanca. >>

Mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia e ringraziarlo per il passaggio quando lui mi fermò tenendomi le mani sulle braccia.

<< Promettimi che se cambi idea mi chiami. Per me va bene anche una semplice passeggiata. >>

Sorrisi e annuii. Dopo averlo salutato mi avvicinai al portone del vecchio palazzo dove io e mia madre abitavamo, facendo sacrifici pur di mantenere l’affitto.

Presi l’ascensore e salii all’ultimo piano, questa era l’unica nota positiva, in quanto si godeva di un buon panorama, che dava sulla città. Non era come quello a cui ero abituata a Jolla o a San Diego, ma mi piaceva ugualmente.

Pensai a cosa fare da mangiare, anche se sicuramente mia madre avrebbe mangiato qualcosa al ristorante prima di tornare. Era sempre molto stanca e andava sempre a dormire, quindi spesso mangiavo da sola e l’aspettavo davanti la tv, anche se mi trovava quasi sempre addormentata. Cenavamo a casa insieme quando ero di turno con lei al locale, altrimenti era difficile far coincidere gli orari.

Sospirai stancamente e aprii la porta. La richiusi alle mie spalle e mi sorpresi di sentire un odore piacevole venire dalla cucina. Posai la borsa e levai il giaccone pesante appoggiando tutto sulla panchetta all’ingresso e mi diressi curiosa e timorosa al tempo stesso in cucina. Possibile che mi madre fosse già tornata? Non era mai successo.

Sgranai gli occhi quando la vidi davanti ai fornelli. Cominciò a fischiettare, muovendosi nello spazio ristretto del piano cottura.

<< Mamma?? >> chiesi titubante.

<< Oh tesoro, sei già tornata! >>

Mi fece un gran sorriso e si avvicinò a me  per schioccarmi un rumoroso bacio sulla guancia. Sorrisi impercettibilmente. Raramente la vedevo così spensierata. Mia madre era sempre così, ma da quando mio padre ci aveva abbandonate e ci eravamo trasferite, lei era sempre stanca e depressa, non potevo darle torto per questo. Piuttosto l’ammiravo per la sua forza, non saprei cosa avrei fatto al suo posto.

<< Mamma cosa ci fai già qui! Ne sono felice però non dovresti essere al ristorante di Rossana? >>

<< Si, piccola, però oggi non sono andata. >>

Questa risposta mi spiazzò. Si era forse alzata troppo tardi? Mia madre non si era mai concesso il lusso di restare a casa. Anche quando stava male ci andava.

<< Come mai? Tutto bene a lavoro? >>

Una strana sensazione si fece largo in me ma mi sforzai di non farci caso.

<< Sì, tutto bene. Stamattina Rossana mi ha detto che non aveva bisogno di me e per una volta le ho dato retta anche per restare qui con te e prepararti dopo tanto tempo una cena decente. >> mi schiacciò l’occhio ma ancora quella strana sensazione non voleva saperne di abbandonarmi.

<< Oh, bene, sono contenta. Allora che prepari? >> chiesi avvicinandomi.

<< Eh no, Bella, va pure in camera a rilassarti, ti chiamerò quando sarà pronto. >>

Mi sembrò di tornare bambina quando mi disse così e acconsentii con un finto sbuffo d’indignazione, provocandole un sorriso.

Decisi di farmi una doccia per cercare di mandar via la stanchezza di quella giornata, così mi diressi in bagno e poi in camera mia a cambiarmi.

Mi gettai sul letto e posai il cellulare sul comodino. Nel farlo mi accorsi della busta che mi aveva lasciato Edward. La guardai a lungo come se avessi Edward davanti. Sapevo bene cosa c’era scritto, allora perché rileggerla?

Mi torturai il labbro inferiore, fin quando arresa la presi e dopo averla rigirata tra le mani la lessi. Perché quelle dannate parole mi traevano in tentazione? No, non ci sarei andata. Poco ma sicuro.

Mi parve di risentire ancora le parole che mi aveva detto quella mattina…

<< Ci rivedremo presto… >>

<< Oh no, non contarci… >> sussurrai come se stessi davvero parlando con lui.

<< Bella, vieni a tavola, è pronto! >> sentii gridare da mia madre.

Scesi dal letto e andai in cucina, sovrappensiero.

Mi sedetti al tavolo e vidi con stupore che mia madre aveva cucinato parecchie cose. Insolito per me, abituata a mangiare un panino quasi ogni sera. Cerano le patate dolci che io adoravo e altre cose che cucinava quando eravamo a casa.

Le sorrisi e cominciai a mangiare con gusto. Dopo tantissimo tempo riuscii a parlare tranquillamente con mia madre e a mangiare senza fretta. Quando l’aiutai a sparecchiare e a preparare il caffè, lei mi fece segno verso il tavolo, interrogativa. Seguii il suo sguardo perplessa e solo allora mi accorsi di essermi portata la busta dietro.

Aprii la bocca un paio di volte senza sapere cosa dire.

<< Nulla di che, solo una busta. >>

Feci per prenderla ma lei mi precedette e prese la busta aprendola. Lesse il contenuto del biglietto e l’invito per poi guardarmi con un sopracciglio alzato.

<< Solo una busta eh? Chi è Edward Cullen? >>

E adesso? Cosa le avrei detto?

<< E’ un ragazzo che ho incontrato per caso… >>

Lei mi guardò per nulla convinta così mi decisi a dirle la verità.

<< L’altro giorno, quando stavo andando al ristorante, ho attraversato la strada e non so come lui stava per investirmi. >>

Mia madre spalancò la bocca e sgranò gli occhi, sembrando quasi un cartone animato, per cui misi le mani avanti affrettandomi a spiegarle meglio l’accaduto.

<< Non fare così! Non mi sono fatta un graffio, lui ha frenato in tempo. E’ sceso per vedere come stavo e mi ha dato il suo biglietto da visita insieme a quell’invito. Tanto non ho nessuna intenzione di andarci. >>

<< Isabella. >> disse e quando cominciava con il mio nome per intero significava che era arrabbiata.

Incrociai le braccia al petto e mi preparai alla ramanzina.

<< Quante volte ti ho detto di fare attenzione mentre attraversi la stra… >>

<< Mamma!!! Non sono mica una bambina. Ero sovrappensiero e poi non sono sicura che sia solo colpa mia, lui non andava di certo piano! >>

Lei sbuffò, sedendosi.

<< Ebbene? Hai intenzione di andarci? >>

Capii subito a cosa si riferiva e per un attimo non seppi cosa risponderle.

<< Certo che no! >>

<< Perché mai? Hai appena detto che non sei più una bambina, per cui è doveroso ringraziarlo per essere stato gentile con te. >>

Gentile? Chi aveva detto che era stato gentile? Beh, in qualche modo forse lo era stato, ma ricordavo anche la sua invadenza fuori luogo.

Bella ammettilo, non ti è dispiaciuto!

Sbuffai esasperata.

<< Tu non l’hai visto. E’ un ragazzo di sicuro molto ricco, infatti è un imprenditore, hai letto no? Senza contare che mi sentirei fuori luogo ad andare sola in un posto del genere. >>

<< Tu non hai nulla da invidiare a nessuno, Bella. Potresti farti accompagnare da qualche amico, no? >>

Il mio pensiero andò a Jake, forse lui mi avrebbe accompagnato. Poi ci teneva così tanto…

<< Non ho cosa mettermi… >>

Mia madre mi guardò male e mi prese per un polso per portarmi nella mia stanza. Aprì l’armadio e ne uscì una moltitudine di cose.

<< Mamma, sul serio io non sono tipo da abiti eleganti. >>

<< Si che lo sei, li indossavi prima di venderli per aiutarmi con i soldi. >>

Mi guardò in un misto tra dolore e dolcezza. Alla fine l’aveva scoperto. Era vero, avevo venduto gli abiti firmati regalati da mio padre, erano pochi e non li indossavo quasi mai tranne in qualche occasione, perché nonostante tutto ero sempre stata un tipo semplici senza fronzoli per la testa, per cui li avevo venduti per aiutare mia madre. Non ci avevo guadagnato poi molto, al mercatino dell’usato ma ricordavo come in quel periodo fosse difficile persino fare la spesa per cui qualsiasi cosa andava bene.

<< Piccola mia, sai quanto ti voglio bene, ma non voglio che tu ti privi della tua vita. Ora voglio che tu ti faccia carina come puoi, che esca a divertirti, senza pensare a quando potrai guadagnare domani per aiutarmi. >>

<< Ma io… >>

Lei mi fermò con un cenno della mano, mentre una lacrima le solcava il viso.

<< Ti sei sacrificata abbastanza per me. Questa è la tua vita e te la devi godere. So di averti tolto moltissimo andando via da San Diego, ma da sola non avrei potuto mantenere quella casa e tutti i nostri averi. Mi rimprovero ogni notte per questo, ma so che tu un giorno sarai felice e in quel momento anch’io lo sarò e tutte queste sofferenze saranno nulle al confronto. >>

Avevo anch’io gli occhi lucidi e abbracciai mia madre che mi accarezzava amorevole i capelli.

<< Tesoro ora basta con questi pianti. Forza sù. Fatti bella e non tornare presto. >> mi schiacciò l’occhio e uscii dalla stanza.

<< Ah, sbrigati, c’è un'altra sorpresa per te. >>

Uscì lasciandomi più curiosa che mai. Ma cosa aveva combinato quel giorno mia madre? Era indubbiamente strana, ma ero felice di essere lì in quel momento. Non importa se non eravamo più a San Diego o a Jolla, io avrei rifatto tutti quei sacrifici mille volte.

Mandai un messaggio a Jacob, che felice mi rispose che tra non molto sarebbe stato sotto casa mia. Poi scelsi qualcosa di semplice ma carino da indossare. Quindi decisi di mettermi un semplice vestito blu di raso, l’unica cosa che mi era rimasta. Era carino ma semplice. Erano mesi che indossavo jeans di ogni genere e tipo, ma abiti mai.

Sospirai e mi truccai appena, come avevo sempre fatto e mi sistemai i capelli, che lasciai sciolti sulle spalle e indossai un paio di scarpe con il tacco basso, le uniche scarpe eleganti rimaste…

Presi il giaccone e uscii, ben sapendo che Jacob era già di sotto.

Mi madre mi bloccò sull’uscio della porta e indossando anche lei il giubbotto mi prese per mano e scese con me. Salutò Jacob, che non appena ci vide scese dalla sua Ducati e ci raggiunse.

<< Jacob, accompagnami a dare a Bella la sua sorpresa. >>

Lui le sorrise, seguendoci, mentre io ero sempre più confusa. Cosa diavolo aveva in mente? Insomma a quell’ora della notte era assurdo che eravamo per strada e stavamo raggiungendo il garage della signora di fronte. Un momento, il garage?

Cosa mai avremmo dovuto farci lì?

Mia madre estrasse un paio di chiavi, che non riconobbi al buio e aprì il cancello automatico, fecendomi cenno di seguirla. Jacob mi si era affiancato con espressione curiosa ma quando vidi una moto Blu in lontananza, quasi mi venne un infarto.

Mi fermai di botto e mi portai le mani alla bocca. Stavo per urlare, ma quasi non ne avevo la forza. Mia madre sorridente mi porse le mie chiavi e io piansi di gioia!

<< Mamma, ma cosa hai fatto? Come… >>

<< Basta, vai dalla tua Sephora >>

Jacob ci guardò curioso, non sapendo a cosa si riferiva ma io si. Con una piccola corsa raggiunsi la mia Kawasaki Ninja Blu e mi gettai su di essa, accarezzandone i contorni. Sfiorai con le dita la scritta “ Sephora” posta a un lato. Non era un adesivo ma mio padre me l’aveva fatta scrivere direttamente sulla moto, quindi era indelebile. Non riuscivo a crederci. Mia madre mi aveva fatto riportare indietro la mia moto! L’avevamo lasciata a San Diego perché non avrei potuto mantenerla e non avevo un posto dove metterla.

Mi girai verso di lei che sorridente mi diede un bacio sulla guancia.

<< Mi ci è voluto tutto il giorno per organizzare tutto. La signora Flint mi ha detto che potevamo usare il suo garage senza problemi, dato che ormai ci conosce da tempo, così mi sono fatta mandare la moto dai tuoi cugini. >>

Abbracciai mia madre di slancio e le diedi un bacio sulla guancia.

<< Grazie mamma. >>

Lei mi sorrise e poi andò via salutando anche Jacob.

Lui mi raggiunse guardando abbagliato la mia moto.

<< Non mi avevi mai detto di avere un gioiellino del genere. >>

Io sorrisi orgogliosa, accarezzando il manubrio. Montai sulla moto anche se il vestito non aiutava molto e feci cenno a Jacob di salire.

<< Che ne dici se mettiamo qui la tua moto e andiamo a quell’inaugurazione con la mia Sephora? >>  

Lui mi guardò titubante.

<< Non si ancora se fidarmi o meno >>

Risi e gli schiacciai l’occhio.

<< Non preoccuparti arriveremo tutti interi. >>

Io feci ruggire il motore in attesa che Jacob riprendesse la sua moto e la mettesse in garage. Presi il casco poggiato dietro, anch’esso blu, e lo indossai. Ero emozionata e felice all’idea di riavere la mia moto. Quasi non mi accorsi che Jacob aveva posato la sua ed era salito dietro di me, fin quando non sentii le sue mani avvolgermi la vita.

<< Ancora non mi hai detto dove stiamo andando. >> mi disse.

<< Lo vedrai. >> gli risposi, ingranando la marcia e partendo a razzo fuori dal garage, che chiusi con il bottone del telecomando.

Sentii Jacob stringersi più forte a me, non aspettandosi la mia mossa. Assaporai la velocità e finalmente mi sentii felice. Ogni giorno sfrecciavo per le strade di San Diego a bordo di Sephora e a Jolla mi ci appoggiavo per scrivere le mie storie, sui promontori che davano sul mare. Era davvero tutto per me e riaverla era qualcosa di magnifico.

Ricordai l’indirizzo dell’invito, dato che l’avevo letto innumerevoli volte. Conoscevo già abbastanza Manhattan da riuscire a muovermi liberamente, così in poco tempo arrivammo.

Quasi mi dispiaceva scendere dalla mia moto ma lo feci e mi premunii di assicurarla bene. Ero tanto presa da questa sorpresa che mia madre mi aveva fatto, che mi ero resa conto a mala pena di dove mi trovavo. Un parcheggio lussuosissimo, con decine e decine di moto simile alla mia, ma Sephora brillava tra tutte.

Un enorme villa faceva bella mostra di sé e tantissime persone vestite in maniera a dir poco elegante entravano e uscivano dall’imponente portone d’ingresso. Una leggera musica si avvertiva dall’interno e nel vedere tutto ciò mi pentii di aver dato ascolto a mia madre. Tuttavia ero ancora in tempo ad andarmene.

Un fischio alle mie spalle mi ricordò la presenza di Jacob. Mi voltai verso di lui, che stava ancora alle mie spalle e lo vidi osservare con un sopracciglio alzato e una strana espressione ciò che avevamo intorno. Poi mi guardò e indicò la moto.

<< Sei brava, non mi aspettavo che nascondessi un segreto del genere. >>

Sorrisi appena, ma tutta la mia attenzione gravitava sulla mia scelta infelice, ovvero quella di partecipare a questa stupida e sfarzosa inaugurazione.

Mi feci forza, raccogliendo tutto il mio coraggio e la mia dignità ed entrai seguita dal mio amico, che mi seguiva scettico.

Come immaginavo all’interno vi era ogni genere di lusso. Camerieri in divisa bianca, portavano grossi vassoi stracolmi di bicchieri di Champagne e altri tipi di bevanda, gente di ogni tipo e vestita in modo elegantissimo parlavano animatamente tra loro, mentre un lungo palchetto stava infondo alla sala.

Ero abituata a questo genere di situazione, in quanto spesso mio padre, essendo un primario ne partecipava. Tuttavia mi sentivo fuori luogo, non soltanto perché il mio abito non poteva paragonarsi con quello delle altre donne presenti in sala ma perché proprio non riuscivo a ritrovarmi in un ambiente come quello.

<< Bella, sei sicura che sia questo il posto? Sembra un matrimonio qui… >>

Risi di cuore alla sua affermazione. Jacob riusciva a spezzare la tensione con poche parole.

<< Sì, Jacob, il posto è questo. >>

<< Ma non sono abbigliato come si conviene ad un posto simile. >>

Mi girai a guardarlo sorpresa mentre lui ridacchiava, fingendo di darsi delle arie, facendomi cenno a un gruppo di ricchi ragazzi a fianco a noi che ci guardavano con aria di superiorità.

<< Possiamo divertirci a prenderli in giro. >> meditò il mio amico e io scossi la testa con un sorriso.

Per fortuna che c’era lui perché non sarei mai riuscita a sopportare una situazione simile, da sola.

Chissà se Edward era già lì…

Sospirai, sentendomi una stupida. Magari non si ricordava più nemmeno come ero fatta e io ero andata a quella stupidissima festa per ricchi.

Presi distrattamente un bicchiere di Champagne da un tavolo vicino e lo sorseggiai indifferente. Osservai alcune signore squadrarmi dalla testa ai piedi e confabulare tra loro. Avevo ancora il mio semplice giubbotto che non avevo ancora intenzione di togliere, ma nel vedere come mi osservavano, posai il bicchiere nuovamente sul tavolo e me lo sfilai. L’abito non era dei migliori ma ero cosciente che valorizzava il mio corpo di cui non mi ero mai lamentata.

Le signore voltarono subito il capo e io sorrisi leggermente. Mi voltai verso Jacob che era rimasto a guardarmi sbalordito. Lui non era abituato a vedermi in quello stato, anche se non avevo nulla di speciale in confronto a tutti quelli che avevamo intorno. Certo per uno abituato a vedermi sempre in jeans, doveva essere una bella differenza.

<< Stai proprio bene, Bella. >> disse imbarazzato e io gli scombinai i capelli con un sorriso.

<< Cerchiamo di prendere ciò che c’è di meglio in questa serata. >>

Trascinai Jacob tra la folla e numerosi sguardi si posarono su di noi. All’inizio non me ne curai ma quando il mio sguardo si posò su un ragazzo vicino al palco, il respiro mi si mozzò nel petto.

Alto, capelli bronzei, occhi verdi e un fisico statuario. Edward Cullen stava divinamente in quel vestito elegante. Dovetti respirare più volte prima di riuscire a calmarmi, specie quando vidi una ragazza stupenda con lunghi boccoli biondi attaccarsi al suo braccio e sfiorargli le labbra con un bacio.

Molto bene… era fidanzato quindi. Come biasimarlo, quella ragazza era una modella. Pure Jacob la guardò con occhi sgranati, fissando il suo corpo fasciato da un abito di limè dorato. Infastidita gli strattonai un braccio e lui sorrise al mio indirizzo.

<< Tu non hai nulla da invidiargli. >> mi susurrò all’orecchio facendomi rabbrividire.

Non risposi ma sapevo bene che non era così.

Dunque Bella, cosa sei venuta a fare qui, eh?

La mia vocina interiore venne a disturbarmi e non potei darle torto. Cosa diavolo c’ero venuta a fare? Edward sorrideva amabilmente a quella gatta bionda e si era chinato per dirle qualcosa all’orecchio stringendola a sé, con un braccio intorno alla vita.

Stavo per andarmene quando lui si risollevò e guardò verso di me. Il sorriso gli morì sul viso e lasciò quella ragazza di colpo. Un moto di soddisfazione mi sorprese e non potei fare a meno di ricambiare il suo sguardo intenso.

Sentivo il mio cuore battere impazzito e il respiro farsi sempre più rarefatto. I suoi occhi erano profondi e intensi, tanto che mi sembrò che mi stesse scrutando l’anima.

Come poteva farmi quell’effetto. Non era solamente qualcosa di fisico…

Mi guardava come se fossi stata la sua preda. Con un bicchiere in mano che rigirava lentamente tra quelle dita lunghe e affusolate mi osservava come un puma pronto all’attacco. Sentivo di non sopportarlo ma allo stesso tempo non riuscivo a non smettere di guardarlo.

Il suo sguardo era altero e profondo e io mi sentivo attratta da lui come una calamita. Quasi svenni quando lo vidi avvicinarsi lentamente, sotto lo sguardo di quella modella che mi guardava in cagnesco, ma le davo poca importanza. Jacob si era allontanato senza che me ne accorgessi e non avevo più via di scampo per sfuggire da Edward.

Mi arrivò di fronte e mi sorrise sghembo. Ci guardammo a lungo e io avvertii la sua fragranza unica che non proveniva di certo da un cosmetico, ma faceva parte di lui.

Lo vidi abbassarsi su di me, come prima aveva fatto con quella bionda ma non mi toccò.

<< Te l’avevo detto che ci saremmo visti molto presto. >> mi sussurrò ad un orecchio scatenando in me sensazioni del tutto superiori a quelle che mi aveva dato Jacob, poco prima.

Di colpo mi ripresi e mi sentii in dovere di rispondere alla sua strafottenza e alla sua irritante sicurezza.

<< Non avevo nulla di meglio da fare, Cullen. >> pronunciai sadica, guardandolo con un mezzo sorriso.

Lui mi squadrò per bene ma non disse nulla. Posò il bicchiere e mi diede la sua mano.

<< Facciamo le cose per bene, ti và? Io sono Edward Cullen, non so se te lo ricordi. >> pronunciò ironico.

Io mi feci forza per non cedere alle mie emozioni e ricambiai la sua stretta.

<< Isabella Swan. >> dissi non molto convinta.

Pochi mi chiamavano Bella, perché era qualcosa o meglio qualcuno che apparteneva ad un passato doloroso. Non mi facevo chiamare in quel modo da tutti, ma per un attimo ero stata tentata di dirgli di chiamarmi Bella. Come mai? Non lo permettevo a molti, eppure mi stava venendo naturale.

<< Isabella… >> pronunciò come a volersi memorizzare il mio nome, mettendomi i brividi.

<< Sarebbe più comodo che ti chiamassi Bella! >> disse con un sorriso, lasciandomi pietrificata sul posto. Beh, ci si poteva arrivare facilmente a quella conclusione, ma perché non Isa? Era più scontato.

Bella, ma cosa stai dicendo, smettila con queste stupidaggini!

<< Si addice di più a te… >> disse ancora lasciando la frase a metà.

Era forse un mezzo complimento?

<< Isabella lo preferisco. >>

Lui mi guardò incerto e annuì leggermente.

<< Adesso mi devo allontanare, ma verrò a riprenderti, per cui non scappare Isabella. >> mi schiacciò l’occhio, lasciandomi inebetita a guardarlo allontanarsi.

Non scappare…

Sorrisi e ripresi il bicchiere che avevo posato prima sul tavolo, cercando di calmare il mio cuore che non voleva smetterla di battere all’impazzata nel petto.

 

********************************************************************************

Eccomi qui. In ritardo si, però con un capitolo più lungo del solito. Ho cancellato e riscritto più volte e partecipando a due contest ho perso più tempo del dovuto. Allora, che ne pensate?

Ringrazio tutti per le recensioni e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate, anche le vostre idee, dubbi, domande, critiche, tutto quello che vi pare! Senza i vostri commenti e le vostre riflessioni è difficile essere motivati a continuare. Tengo molto a questa storia e ci sono talmente tante novità ancora che spero che mi seguiate ancora!

Prima di passare alle vostre recensioni e lasciare lo spoiler del prossimo capitolo, vi devo chiedere una cosa. Qualcuno sa come mettere la schermata delle recensioni, come quella del sito? Non so se sono riuscita a spiegarmi, però è più comodo avere quella schermata ma non ho idea di come si faccia a inserirla! xD

Spoiler : La  strinsi a me con forza, strusciando il naso sul suo collo. << Dove credevi di andare? >> La mia razionalità mi stava abbandonando nel sentire il suo corpo morbido attaccato al mio. Il suo profumo era meraviglioso e mi attraeva terribilmente. Non mi sarei più staccato da quella posizione. La sentii respirare irregolarmente e la allontani un po’ da me fissando insistentemente quei boccioli rossi che aveva al posto delle labbra, avvicinandomi pericolosamente…

Michelegiolo: Ciao! Allora, beh Edward è diverso dal solito, cioè ha poteri differenti, come quello che ho descritto nel capitolo scorso, ovvero quello del tempo ed appartiene a un gruppo diverso di vampiri infatti ha mantenuto i suoi tratti somatici, ovvero gli occhi verdi ecc… più il fatto che non brilli al sole. Non che non mi piaccia l’originale, anzi, ma per la storia mi serviva una cosa del genere e lo volevo rendere un po’ diverso! Abigail è il vero nome della bimba, mi piace molto anche per il suo significato. Che ne pensi di questo capitolo? Un bacione^^

Volpessa22: Ciao Bianca! ( Che bel nome, mi piace *__*) Allora!!!!! Ti dico subito che in effetti Edward tiene diversi comportamenti, nel senso che con la bimba è se stesso e poi si comporta da papà, ama sua figlia ma con gli altri, ad esempio con Tanya è un po’ il ragazzo che è stato un tempo. Lo fa perché è pur sempre un uomo xD, ma soprattutto perché cerca di sfuggire alla sofferenza che vedrai lo tartassa continuamente. Dubbi, incertezze… purtroppo fanno parte di lui e questo lo condividerà con Bella! Poi lui non voleva che Bella andasse all’inaugurazione perché lei lo mette in qualche modo in soggezione, cosa alquanto insolita per lui, non sa come giustificare il suo interesse e lei ha un effetto potente su di lui, ma come vedi bella ci è andata alla faccia sua xD Che te ne pare del capitolo, ti piace la moto? xD Un bacione, ciao!

Alexia_18: Ciao! Sono onorata di essere la prima a cui lasci un commenti, davvero! Il nome della bimba, Abigail ha un significato particolare e rappresenta la gioia più pura, ma in questo caso io lo leggo come una forza potente e una cosa appunto gioiosa e dolce per Edward. A giudicare dal suo difficile rapporto con Cassandra e la natura oscura della loro relazione, ho voluto mettere una cosa che rompesse del tutto gli schemi e che desse la speranza ad Edward, che in comune con l’originale si ritiene un essere dannato, invece lei è la sua speranza e la sua gioia. Non so se sono riuscita a spiegarmi bene xD  Jacob sarà presente nella storia,ma non costituirà un vero problema anche se la storia prenderà svolte molteplici! Scusa se mi sono dilungata ma mi piace davvero parlare con voi e che mi facciate delle domande! Grazie mille per i complimenti e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi, ci terrei molto! Un bacio ciao!

Lau_Twilight: La mia cucciolotta! Ahaha, grazie mille tesoro, hai visto che Edward è un bel ladruncolo? Le ha rubato il foglio ( Cattivo Edward, cattivo U.U) ehehehhe, beh vedremo cosa succederà! Grazie mille per la recensione, ti voglio troppo troppo bene! Un bacione^^

Serve: Ciao cara xD Si, Edward ha una doppia facciata, come dico io, ma vedrai le cose cambieranno. Non ti assicuro che diventerà un agnellino perché purtroppo io lo vedo come un tipo molto carismatico, vedrai che Tanya farà la sua brutta fine ( o forse no..mmmm) comunque non darle molto peso, vedrai che Edward metterà a posto anche lei! In ogni caso sono davvero contenta che la storia ti piaccia! Bella come hai visto ci è andata ma vedrai cosa succederà nel prossimo! Un bacione^^

Asul: Giulietta mia! Come farei senza di te io proprio non lo so! Tanya si farà delle comparse, mi serve ai fini della storia, ma non c’è di che preoccuparsi! Abigail è stata arrendevole secondo te? Eheh, è solo una facciata. Sta bimba mi somiglia sempre di più, ehehe, vedrai che si vendica, eccome! Un Bacione, Giuly! Ciao!

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Notte Stellata ***


                           иσттє ѕтєℓℓαтα

 

 

La osservavo da tempo senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Quando l’avevo vista con quel bicchiere in mano e quell’abito blu, che la fasciava come una seconda pelle, sentii invadermi da brividi che non ero più abituato a sentire.

Quella piccola umana suscitava in me non poche emozioni, nonostante la conoscessi da appena un paio di giorni. C’era qualcosa di profondamente interessante in lei che mi attraeva irrimediabilmente.

Avevo notato quel ragazzo starle vicino ma non me ne curavo, i miei occhi erano solo per lei.

Durante il mio breve discorso lo sguardo di quasi tutte le donne in sala era concentrato su di me e non perché fossero interessante a ciò che stessi dicendo, ma per ciò che la mia immagine suscitava su di loro. Per fortuna non sapevo leggere nel pensiero altrimenti mi sarei sentito male a causa dei pensieri osceni e continui di quelle assatanate.

L’unica che sembrava disinteressata a tutto ciò che stavo dicendo, evitando il mio sguardo, era proprio Bella, come mi piaceva chiamarla.

Avevo capito che la infastidiva quel soprannome.

Quando gli avevo chiesto se potevo chiamarla in quel modo aveva risposto troppo velocemente, quasi irritata, per non crearmi dei sospetti. Anche questo l’avrei scoperto con il tempo…

Sbuffai per i miei stessi pensieri, rimproverandomi di curarmi troppo di una ragazza umana, tra l’altro molto difficile da gestire.

Da circa un ora stringevo diverse mani distrattamente, appartenenti a persone che si congratulavano con me per il mio incarico, perseguitato da Tanya che non si era ancora scollata dal mio braccio. Il suo profumo troppo intenso mi infastidiva e avrei voluto mandarla via subito. Solo che lo sguardo di Bella sembrava piuttosto infastidito ogni volta che si posava sulla vampira bionda, di conseguenza mi divertivo a sondare le sue reazioni.

<< Edward, non sei contento? >> mi sussurrò Tanya all’orecchio mordendomi leggermente il lobo.

Io mi spostai e mi fermai per guardarla.

<< Sono soddisfatto, Tanya. >>

Feci per divincolarmi dalla sua presa ma lei mi avvolse il collo con le braccia e mi sorprese posando le sue labbra sulle mie, in un bacio veloce.

<< Vedrai quanto sarai soddisfatto dopo… >> mi rispose allusiva.

Io sospirai e con lentezza e senza staccare gli occhi dai suoi mi liberai dalla sua presa e dopo averle lasciato una lieve carezza sul viso, le voltai le spalle. Mi dispiaceva per lei, ma cominciava a diventare troppo appiccicosa.

<< Non lo metto in dubbio, ma stasera ho da fare. >>

Cercai con lo sguardo Bella e come mi aspettavo non la vidi più. Cercai con lo sguardo tra la folla e infine la vidi vicina all’uscita, attaccata al braccio di quel ragazzo moro. Infastidito li raggiunsi e presi Bella per un braccio, voltandola verso di me e facendo sbilanciare il ragazzo che era con lei.

Non seppi il perché di quella reazione, potevo benissimo lasciarla andare, infondo era indifferente per me che ci fosse o meno… eppure mi ritrovai risucchiato dal suo sguardo profondo.

Sembrava arrabbiata e sulle mie labbra apparve un sorriso mal celato. Questo comportamento era forse dovuto al bacio di Tanya?

Notai che dopo una prima reazione sorpresa il suo sguardo si indurì e fece per divincolarsi dalla mia presa. Mossa assolutamente inutile.

La strinsi a me con forza, strusciando il naso sul suo collo.

<< Dove credevi di andare? >>

La mia razionalità mi stava abbandonando nel sentire il suo corpo morbido attaccato al mio. Il suo profumo era meraviglioso e mi attraeva terribilmente. Non mi sarei più staccato da quella posizione.

La sentii respirare irregolarmente e la allontanai da me fissando insistentemente quei boccioli rossi che aveva come labbra, avvicinandomi pericolosamente.

Sentivo il suo respiro caldo sulle mie labbra e il correre impazzito del suo sangue nelle vene. Non mi era mai capitata una situazione simile con un umana e faticavo a resistere ai miei impulsi. Non era solo la brama del suo sangue ad attirarmi a lei, ma un attrazione fuori dal comune che non avevo mai provato.

Le nostre labbra si sfiorarono, ma inaspettatamente Bella voltò il viso di lato e le mie labbra si scontrarono contro la sua guancia.

Cercai di nascondere la delusione e la lasciai andare bruscamente. Non dovevo lasciarmi andare così tanto, sarebbe stato un errore imperdonabile. Feci qualche passo indietro e la guardai con ironia.

Quel momento fu spezzato dall’arrivo di mia sorella, che si congratulò con me e si fermò a guardare,  curiosa, Bella che era impallidita improvvisamente.

<< Bella, sei tu? >>

Non le lasciò il tempo di rispondere che l’abbracciò di slancio, lasciandomi sorpreso.

Si conoscevano? E perché la chiamava Bella? Non odiava forse questo soprannome?

La vidi sorridere appena e ricambiare l’abbraccio della nana. Nel frattempo il ragazzo di prima si era avvicinato a noi e mi guardava con odio. Era ovvio che provasse qualcosa per quell’umana. Gli sorrisi mellifluo e tornai a concentrarmi sulle due ragazze.

<< Ma che sorpresa trovarti qui! >> esclamò mia sorella.

Mi lanciò uno sguardo interrogativo e poi si rivolse di nuovo alla fonte del mio tormento, che non la smetteva un attimo di torturarsi i capelli con le dita. Forse era nervosa?

<< Beh, si… >>

<< L’ho invitata io. >> tagliai corto io, interrompendola.

<< Quindi vi conoscete? >> mi chiese Alice.

<< Potrei farti la stessa domanda, ma la risposta è chiara. Entrambi conosciamo… Bella. >>

Sottolineai il suo soprannome e la vidi imbronciarsi e guardarmi seccata.

<< Io l’ho conosciuta stamattina! Per sbaglio mi ha rovesciato il caffè che avevo ordinato, ma non è stata del tutto colpa sua! >>

Che cosa? Quindi serviva ai tavoli?

Inarcai un sopracciglio e la vidi arrossire e mordersi il labbro inferiore, agitata.

Avrei voluto dire qualcosa ma mia sorella di nuovo ci interruppe.

<< Adesso devo scappare! Bella lascia il tuo numero telefonico a mio fratello, così poi lo da a me, ci terrei molto a risentirti! >>

Bella rimase scioccata dalla richiesta di Alice e per poco non scoppiai a ridere. Lei serenamente le diede un bacio sulla guancia e andò via, dal suo fidanzato che le faceva cenno di raggiungerlo.

<< E così… >> cominciai, avvicinandomi al suo orecchio.

<< …ti toccherà darmi il tuo numero. >>

Sorrisi nel vederla andare quasi a fuoco. Era incredibile questa ragazza!

<< Bella che ne dici di andare? >>

Io e lei ci voltammo verso il ragazzo che l’accompagnava. Sembrava piuttosto arrabbiato con me…

<< Si, Jacob, andiamo subito. >>

Si voltò verso di me e in quel momento pensai che non volevo che andasse via.

<< Dì a tua sorella che sicuramente ci rincontreremo al bar, quindi le darò in quel momento il mio numero. >>

Si voltò velocemente ma io con altrettanta velocità le tagliai la strada, bloccandola per le spalle e fronteggiandola.

<< Penso che Alice si offenderà. Perché non vuoi darmi il tuo numero? Credi forse che potrei importunarti? >>

Sorrisi, per nulla rincuorante e lei dopo avermi lanciato un occhiata di fuoco si voltò e uscì, seguita da quel ragazzo insopportabile.

Non volevo assolutamente che andasse via, eppure la lasciai andare. Non potevo fare altrimenti. Non potevo utilizzare nessuno dei miei poteri in quelle condizioni e in mezzo a tutta quella gente.

Sospirai e  vagai per un po’ senza sapere bene che fare. Non mi piacevano tutte quelle attenzioni quindi cercai con lo sguardo mia sorella, dato che ero curioso di sapere il modo in cui aveva conosciuto Isabella.

La trovai artigliata al braccio di Jasper, mentre parlava con un gruppo di persone che non conoscevo. Le passai accanto, silenzioso come un felino e con lo sguardo le feci capire di seguirmi.

La vidi scusarsi con i suoi interlocutori e seguirmi al di fuori dell’Hotel.

<< Cosa c’è fratellino? >>

<< Vorrei sapere come fai a conoscere Isabella. >>

Sentii mia sorella ridere e la guardai curioso.

<< A me ha detto di chiamarla Bella. Comunque l’ho incontrata al bar dove lavora. Mi stava per servire un caffè, ma un bambino l’ha spinta e mi ha inavvertitamente rovesciato tutto addosso. >>

Quindi lavorava in un bar… una delle poche cose che adesso sapevo di lei.

<< Come mai questo interessamento per Bella? >> mi chiese la nana con voce suadente

Mi fermai indispettito e le lanciai un occhiataccia.

<< Nessun interessamento, solamente curiosità. >>

Ripresi a camminare più velocemente e lei dovette fare una corsetta per raggiungermi.

<< Tu non mi hai detto invece come l’hai conosciuta. >>

Sorrisi nel ricordare il nostro “ incontro”.

<< Per poco non la investivo. >>

Sorrisi alla faccia sbalordita di Alice e con una mano le chiusi la bocca.

<< Rischi di inghiottire mosche in questo modo >>

<< Senti Edward, sei davvero strano! Dici che Bella non ti interessa ma ti comporti come una persona… interessata! >>

<< Ma smettila… >>

Insomma non potevo negare che tutta quella curiosità era fuori luogo per una ragazza come tutte le altre, appena conosciuta, eppure era più forte di me cercare di conoscerla maggiormente.

Il suono del telefono di Alice mi distrasse e lei lo prese per rispondere.

<< Pronto?! Amore! Sì, papà è qui con me te lo passo subito, ma cosa ci fai ancora sveglia? >>

Non lasciai il tempo ad Alice di attendere la risposta che le strappai il telefono dalle mani.

<< Abigail, che ci fai ancora sveglia? >> dissi con tono severo.

<< Hei! Questa l’ho detta io… >> sentii borbottare da mia sorella a cui rivolsi un breve sorriso.

<< Papà perché non rispondi al telefono? La bionda antipatica ha risposto al posto tuo e mi ha detto che tu eri occupato con lei e che quindi non ti potevo parlare. >>

Raggelai al tono triste di mia figlia. Quindi Tanya aveva risposto al mio telefono, dato che la “ bionda antipatica” era il soprannome che Abigail le aveva affibbiato. Ciò che più mi fece infuriare furono le parole che le aveva rivolto.

Ero occupato con lei e quindi non le potevo parlare?

Ma come si permetteva? Avrei presto fatto due chiacchiere con quella vampira.

<< Tesoro non dare retta a ciò che ti ha detto Tanya. Ho solo dimenticato il cellulare nella giacca ed ero uscito a fare due passi con la zia. Comunque non mi hai ancora risposto signorina: come mai siamo ancora sveglie? >>

<< Ma Papà! Come faccio a dormire se non mi dai la buonanotte? Te ne sei scordato… >> mi disse con tono sconsolato mia figlia dall’altra parte del telefono.

Sorrisi pensando che in effetti le davo sempre la buonanotte, ma non mi aspettavo che fosse ancora sveglia a quell’ora. Sapevo che non era una bambina comune, ma le imponevo sempre di dormire, anche se sapevo che l’indomani non sarebbe stata molto stanca. Era pur sempre per metà umana ed era la mia piccola e mi veniva naturale comportarmi in quel modo.

<< Hai ragione cucciola mia. Allora, ti sei messa a letto? >>

Avvertii il tramestio delle coperte, segno che la piccola peste non si era neppure distesa a letto.

<< Certo papà, da moltissimo tempo ormai! >> mentì, facendomi sorridere.

<< Uhm… va bene. Mi raccomando copriti bene e chiudi gli occhi. >>

<< Fatto >> mi disse con voce ovvia.

<< Adesso dormi… Buonanotte amore mio. >>

Questa era la solita routine. La sentii ridere tutta contenta e mandarmi un bacio dalla cornetta, per poi chiudere la chiamata.

Con un sospiro ridetti il cellulare a mia sorella che mi guardava tra il curioso e il rassegnato.

<< Questa Tanya… >> cominciò a dire con espressione disgustata.

<< Lo so, lo so. >> la liquidai con un gesto della mano.

Inutile dire che la mia famiglia non sopportava Tanya, per varie ragioni e infondo non gli potevo dare torto.

<< Edward io rientro. Mi raccomando se vedi Bella prima di me fatti dare il numero! >>

Scappò via senza darmi il tempo di dire niente.

Già, il numero di Bella.

Ricordavo ancora la sua espressione accigliata, con quel dolce musino che cercava di incutermi paura. Sorrisi nell’immaginare quella scena. C’era qualcosa di lei che mi attirava terribilmente. Era di una bellezza semplice ma particolare al tempo stesso. Ciò che più mi aveva colpito di lei, erano stati i suoi occhi profondi e grandi e le sue labbra, così invitanti…

Sospirai ancora una volta. Dopo tanto tempo per la prima volta non era solo il richiamo del sangue a rendere un umano interessante ai miei occhi.

Camminai sulla riva del mare, mentre una leggera brezza mi riportò sensazioni che credevo di aver dimenticato. Da umano mi piaceva molto stare vicino al mare. Svuotava la mia mente e mi dava pace e serenità.

Nonostante fosse ormai buio, portai lo sguardo all’orizzonte e poi alle stelle che illuminavano il cielo.

Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni anche se non avevo bisogno. Fu in quel momento che un profumo particolare mi giunse alle narici. Mi voltai sorpreso e in lontananza vidi una moto arrivare. Si fermò in prossimità della spiaggia e osservai una figura scendere e spegnere le luci del veicolo.

Sapevo benissimo chi fosse dal suo odore e rimasi ancora più sorpreso. E così aveva una moto? Non mi sembrava il tipo.

Osservai la ragazza togliersi il casco e liberare i suoi lunghi capelli castani e mossi. Con una mano se li ravvivò e con il casco in mano si incamminò lentamente verso la sabbia.

Non mi aveva ancora notato e passeggiava con lo sguardo rivolto alle stelle. Nonostante fossimo a poca distanza l’uno dall’altro lei continuava a non accorgersi della mia presenza, così infilai le mani in tasca e con un sorriso la raggiunsi, camminandole alle spalle. Indossava ancora l’abito blu e dovevo ammettere che aveva delle gambe davvero niente male, anche se non era molto alta. Nel complesso era molto carina ed aveva un bel fisico, come avevo immaginato il giorno in cui ci eravamo incontrati, nonostante gli abiti semplici che indossava.

<< A forza di guardare il cielo, finirai per cadere. >> sussurrai al vento.

Lei si fermò, ma la mia voce era di una tonalità particolare, era come se facesse parte del suo inconscio e non fosse del tutto reale. Era una tecnica specifica della mia natura.

Bella riprese a camminare, stavolta con lo sguardo rivolto al mare. La vidi togliersi le scarpe con il tacco e bagnarsi i piedi nell’acqua del mare.

La ammirai per qualche minuto, fin quando non mi decisi ad avvicinarmi di più.

<< A quanto pare il mare ti piace molto. >> sussurrai al suo orecchio facendola voltare spaventata.

Non appena mi vide si portò le mani alla bocca e lasciò cadere le scarpe, che raccolsi prima che venissero portate via dalla corrente.

<< Ma cosa ci fai qui? >> mi chiese con voce sorpresa.

<< Quello che ci fai tu… sono semplicemente venuto a fare una passeggiata. Non potevo? >>

Lei sbuffò e si rimise a camminare. Dovevo ammettere che provavo un certo gusto nello stuzzicarla.

Mi affiancai a lei e camminammo per qualche minuto in assoluto silenzio. Mi beavo del suo profumo, ma cercavo di mantenere un buon autocontrollo anche se più per paura di poterle fare del male che per altro. Non sentivo il desiderio di ucciderla e questa era una novità per me. Credevo che il suo odore mi avrebbe schiavizzato e mi avrebbe tormentato ma con lei mi sentivo quasi un essere umano.

Ovviamente non sarei mai riuscito a tornare quello che ero prima di essere trasformato ma sentivo che con lei stavo bene. Avvertivo questa strana attrazione per lei. Mi piaceva sentire l’odore del suo sangue ma non era per me indispensabile, quanto invece la voglia di starle accanto.

Ero forse esagerato? Sicuramente si…

<< Non eri occupato a stringere mani e a strusciarti su quella gatta morta? >> esclamò all’improvviso, salvo poi portarsi le mani sul viso e fermarsi per darmi le spalle.

Non riuscii a trattenermi e risi di cuore come da anni non mi accadeva. Bene! Era gelosa quindi…

<< Gatta morta? Davvero? Non mi sembrava che ci fossero delle gatte in giro per l’ Hotel… >>

Si voltò verso di me e mi puntò un dito contro. Aveva un espressione adorabile e io mi stavo divertendo sempre di più.

<< C’è ne erano parecchie in giro, ma quella era una gatta insopportabile, esattamente come te! >>

Cercai di trattenere altre risate e mi avvicinai pericolosamente a lei, attirandola a me prendendole la mano che mi puntava contro.

<< E così, sarei insopportabile? >> sussurrai appena e lei mi guardò per un attimo smarrita.

<< Si, lo sei. >> rispose autoritaria, facendomi sussultare stupito.

Aveva ripreso il controllo nonostante la mia opera di persuasione. Quella ragazza era davvero fuori dal comune.

Si sedette sul bagno asciuga incurante del suo abito e appoggiò il casco accanto a lei. Si strinse le ginocchia al petto e posò il mento su di esso, guardando il mare davanti a lei.

Stetti qualche secondo ad osservarla, bellissima nella sua semplicità. Era la prima volta dopo tanto tempo che incontravo una ragazza del genere. A suo tempo, Cassandra, nonostante la sua immensa bellezza, si comportava come una semplice ragazza umana nonostante la sua natura fosse molto diversa. Forse era stata la stessa semplicità a colpirmi così tanto.

Scacciai quei pensieri, soprattutto perché ogni volta che pensavo a lei mi tormentavo a causa della sua improvvisa decisione di uccidermi. Ancora non capivo i motivi che l’avevano spinta a prendere quella decisione.

<< Edward, tutto bene? >>

Mi riscossi a quelle parole. Isabella mi guardava preoccupata e una sua mano stringeva il bordo della mia camicia. Non mi ero accorto del suo gesto e mi allontanai forse troppo bruscamente, perché si ricompose velocemente e ripuntò il suo sguardo all’orizzonte.

Come aveva fatto a notare il mio cambiamento d’umore? Avrei dovuto rimanere impassibile ma forse non mi ero accorto di aver esternato le mie emozioni.

La sua voce era stato come un balsamo per i miei pensieri.

Tornato completamente alla realtà, decisi di rimediare al mio gesto di poco prima, così mi sedetti accanto a lei, mettendomi nella sua medesima posizione.

<< Tutto bene, Bella. >>

Sospirò nel sentire quel soprannome e riuscii a strapparmi un sorriso.

<< Mi spieghi perché ti ostini a chiamarmi in quel modo? >>

<< Mi spieghi perché ti ostini a non volere essere chiamata in questo modo? >>

Avevamo posto quelle domande all’unisono e ridemmo insieme.

<< Solo poche persone utilizzano questo soprannome, anzi solo una mi chiamava così… >>

La sua voce si spense sulle ultime parole, facendomi intuire che c’era molto di più dietro a quell’ostinazione. Stetti in silenzio, aspettando che continuasse.

<< Adesso che questa persona mi ha abbandonato, non voglio più risentire quel soprannome. >>

Stavolta la sua voce si fece dura e risentita e mi stupii di quell’improvviso cambiamento. C’era qualcosa che le faceva molto male e mi dispiaceva vederla così.

<< Eppure ad Alice lo permetti. >> quasi mi pentii di averlo detto, ma ormai era tardi per tornare indietro.

La colpa era sua e di tutta quella curiosità che mi metteva addosso.

<< E’ stato un caso e ormai il danno è fatto. Possiamo cambiare argomento? >>

La guardai e la vidi osservarmi attenta. Mi persi nella profondità dei suoi occhi e allungai una mano verso il suo viso. Il suo tono era stato quasi supplichevole.

Cosa ti turba così tanto mia piccola umana?

Ritirai la mano ancor prima che raggiungesse il suo volto e la strinsi a pugno, riportandola sulla sabbia.

Ma cosa mi prendeva?

<< Avevi uno sguardo così triste e arrabbiato prima. Come mai? >>

Eh no! Era forse questo il suo modo di cambiare argomento?

Questo era uno dei tanti motivi che mi spingevano a non aprirmi mai con nessuno. Non volevo che fosse a conoscenza della mia vita.

<< L’hai rifatto. >> mi disse prima ancora che potessi parlare.

Inarcai un sopracciglio e la guardai stupito, ancora una volta.

<< Rifatto cosa? Isabella non ho voglia di parlare di me. >> dissi duro e lei sospirò, alzandosi.

<< Va bene. Si è fatto tardi e dovrei andare. >>

Riprese il casco e dopo essersi scrollata un po’ di sabbia dal vestito camminò in direzione della moto.

Ma certo che quella ragazza era strana. Insomma non pretendeva mica che parlassi dei miei affari con lei. Senza contare che mi innervosiva parecchio il suo modo di comprendere così velocemente i miei stati d’animo.

La raggiunsi e le presi il casco dalle mani. Eravamo in prossimità della sua moto, quindi poggiai le sue scarpe a terra e lei le indossò.

<< Tu sei troppo curiosa, Isabella. Comunque non ho nulla di importante. >>

Lei non rispose e fece per riprendersi il casco ma io non glielo permisi e lo indossai, raggiungendo la moto e salendoci sopra. Lei quasi urlò a quel gesto e si aggrappò alla mia camicia tentando di farmi scendere da quella che capii essere una bellissima Kawasaki Ninja blu notte.

Aveva buon gusto la piccola umana!

<< Non vorrai mica andare a casa da sola a quest’ora della notte, vero? >>

<< Edward, scendi subito dalla mia moto. Nessuno può osare guidarla! >> sbottò infuriata e io mi beai di quella visione paradisiaca. Era davvero molto bella anche arrabbiata.

<< Poche storie, Isabella. Sali! >>

<< Assolutamente no! Non ho neppure il casco di riserva. >>

Mi levai il casco e glielo infilai velocemente, per poi mettere in moto. Senza che se ne rendesse conto la feci salire davanti a me e partii subito. La posizione era molto precaria, sarebbe stato impossibile per me guidare da quella posizione, ma essendo un vampiro i miei sensi era molto più sviluppati quindi mi bastava poter impugnare il manubrio con le mani, il resto non mi veniva difficile.

Tuttavia non sapevo dove abitava quindi dopo pochi chilometri mi fermai sul ciglio della strada e lei scese come una furia, levandosi il casco di dosso.

<< Edward, sei pazzo! >> urlò fuori di sé.

<< Potevamo morire entrambi. Come diavolo hai fatto a guidare in quel modo? >>

Sorrisi e mi posizionai nel modo corretto, facendole cenno con la testa, di salire dietro di me.

<< Ho solo molta esperienza. Adesso sali, non ho molto tempo. >>

Avrebbe voluto rispondermi a tono, lo vedevo dal suo sguardo, ma dato che eravamo in mezzo alla strada si convinse a salire. Mi disse il suo indirizzo e rimasi sorpreso ancora una volta. Il posto in cui abitava era in periferia e non era una zona raccomandabile.

All’inizio fredda e distaccata avvertii la sua presa intorno ai miei fianchi aumentare e sorrisi mentre sentivo il vento sferzarmi il viso. Era piacevole quella sensazione. Da umano mi piacevano molto le moto, mi davano la possibilità di correre libero, cosa che da quando ero un vampiro non era più un problema.

Era la prima volta che salivo nuovamente su una moto, dopo la mia trasformazione. Cassandra diceva che grazie alla sua normale velocità le moto le apparivano inutili e non le erano mai piaciute, quindi pian piano anch’io mi ero allontanato da quella mia grande passione.

Sapere che Bella possedeva una moto così bella e che la guidava con estrema tranquillità mi aveva stupito non poco.

Arrivai al suo numero civico e mi fermai davanti a quello che appariva come un vecchio palazzo, illuminato da poche luci. Come ricordavo non era affatto una bella zona, ma immaginavo che Bella non appartenesse a una famiglia del tutto agiata.

Allora come mai possedeva una moto così costosa? Poteva anche esserle stata regalata… anche se sentivo che c’era qualcosa che faceva parte del suo passato e che aveva cambiato il suo presente.

Avvertii Isabella scendere e scesi anch’io dalla sua moto. Stavo per spegnere il motore ma lei me lo impedì e salì. Non la persi di vista e la osservai raggiungere una vecchia saracinesca, che si aprì automaticamente, probabilmente attivata da un radiocomando. Raggiunsi Isabella scendere dalla moto, spegnerla e sistemarla, mentre con rabbia si levava il casco.

Con le mani in tasca mi misi accanto a lei e quando mi guardò furente, le sistemai delle ciocche di capelli, scombinati dal casco.

<< Non essere arrabbiata, volevo solo accompagnarti a casa. >> le dissi sincero.

Lei mi fissò per molti minuti, ma notai la sua espressione addolcirsi un pò.

<< Considerati fortunato. Sei l’unico ad aver guidato la mia Sephora. >>

Con un sospiro mi precedette verso l’uscita e quando la raggiunsi puntò un piccolo telecomando verso il garage e  il rumore della saracinesca che si chiudeva.

<< Sephora? E’ questo il nome che hai dato alla tua moto? >>

<< Sì >> mi rispose, senza guardarmi.

<< Non significa “ uccellino” ? >>

Lei accennò un sorriso e annuì.

<< Mi sento libera come se volassi, per questo l’ho chiamata… l’ho chiamata così. >>

Ancora una volta si era bloccata nel bel mezzo di una frase, di conseguenza anche questo faceva parte del suo passato.

<< Anch’io avevo una moto. >>

<< Davvero? >> mi chiese curiosa. Sembrava aver messo da parte l’astio nei miei confronti.

Eravamo giunti al suo portone e io mi appoggiai contro una vecchia colonna, macchiata da diverse scritte e disegni.

<< Sì, ma è passato molto tempo ormai dall’ultima volta che l’ho guidata. >>

Per un attimo mi persi tra i ricordi. Quella moto c’era ancora, ma non ero mai più andato a vederla, ne tanto meno usarla.

<< Mi piacerebbe tanto vederla! Perché non la usi più? >>

Ecco un'altra domanda a cui non potevo rispondere.

Ancora una volta il mio passato ritornava. Sembrava che sotto questo punto di vista io e Isabella fossimo molto simili. Nessuno dei due voleva toccare il passato.

<< Fai troppe domande. Ora che sei a casa, io andrei. >>

<< E come? Sei venuto con me. >>

<< Non preoccuparti, chiamerò un taxi. Tu sali in casa intanto. >>

Stavo per andarmene quando lei mi prese una mano e la strinse tra le sue. La guardai curioso, cercando di ignorare i prepotenti brividi che aveva scosso il mio corpo a quel contatto.

<< Scusami, non ho una penna qui con me. Mi dai il tuo cellulare? >>

Confuso glielo consegnai e lei prese a digitare sui tasti del telefonino. Me lo ridiede e solo dopo capii che mi aveva appena dato il suo numero.

<< Beh… per Alice. >> disse soltanto, abbassando lo sguardo.

Io le sorrisi e le alzai il mento con un dito, per potermi specchiare in quegli occhi da cerbiatta.

<< Quindi se per caso volessi chiamarti, non potrei farlo? >>

Lei sorrise e si sporse per darmi un bacio sulla guancia. Fui più veloce di lei e cambiai velocemente posizione per far scontrare le nostre labbra. Fu un bacio breve ma che mi accese come un fuoco. Le sue labbra erano morbide e calde. Avrei voluto assaporarle meglio, ma lei si staccò arrossendo.

<< Se vuoi usarlo oppure no, sarai tu a deciderlo. >>

Mi sorrise timida e si voltò per entrare nel portone. La vidi armeggiare parecchio con le chiavi, borbottando imbarazzata. Era assolutamente tenera. Di certo la serratura di quel vecchio portone era ormai malandata e quando finalmente riuscì ad aprire, si voltò un ultima volta verso di me.

<< Edward, se il passato ti fa male, come fa male a me, lascialo fuori e non permettere che interferisca con il tuo presente. >>

Mi guardò a lungo e io faticai a riconoscere la ragazza timida e dolce di pochi attimi prima.

Il sorriso che aleggiava sulle mie labbra si spense e lei entrò senza più voltarsi.

Non seppi per quanto tempo rimasi fermo a riflettere sulle sue parole, ma di una cosa sola ero certo: Isabella Swan mi stava sconvolgendo l’esistenza.

 

****************************************************************************

In estremo ritardo ma sono qui! Tra i tanti impegni mi sono anche demoralizzata perché vedo che ci sono molte preferite e seguiti ma con i pochi commenti mi sono convinta che chi segue la storia non è talmente incentivato da lasciarmi un segno del suo passaggio! Va benissimo lo stesso^^

Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la storia! Avrei voluto postare ieri sera, per il mio ventunesimo compleanno, ma c’è l’ho fatta solo ora!

Anche se in ritardo vi faccio i miei auguri di Pasqua!

Alexia _18 : Ciao Alexia, sono contenta che il nome ti piaccia! Tra Bella e Alice ci sarà un rapporto davvero particolare! Spero continuerai a seguirmi, un bacio ciao!

Poeticdream: Ciao sono davvero contenta che la storia ti piaccia! Anch’io adoro Abigail, quante ne farà passare a Tanya! xD a presto!!!

Rosa62: Ciao Rosa, ti ringrazio moltissimo per la tua recensione! Mi ha fatto molto piacere leggere ciò che mi hai scritto! Si Bella e la madre avevano una vita molto diversa ma da quando il padre se ne è andato hanno dovuto fare tutto da sole. L’età di Edward si vedrà nei prossimi capitoli, in una discussione tra Bella e Edward, comunque posso dirti che non è molto distante dai suoi 17 anni! E’ un po’ più grande però! Un bacio a presto!

Lau_Twilight: Ciao lauretta, grazie mille per il commento, sei sempre gentilissima, spero che anche questo capitolo ti piaccia, un bacione ciao!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Una bambina speciale ***


                                      υиα вαмвιиα ѕρє¢ιαℓє

 

 

Il rumore della carta che si strappava era incessante, non facevo altro che eliminare tutto ciò che appuntavo sul mio blocco appunti. Quel giorno mi ero ripromessa di stare tranquilla, nel mio parco preferito e scrivere qualcosa per rilassarmi. Era domenica e il parco era piuttosto affollato, ma io ero posizionata in un posto particolare vicino a una piccola fontana, in una panchina semi nascosta dalla fitta vegetazione, ai piedi di un albero secolare. Era un posto molto bello ma quasi nessuno andava lì. Mi stiracchiai piano e chiusi gli occhi, beandomi della leggera brezza primaverile. Per fortuna l’inverno stava passando e la primavera era alle porte. Adoravo quel periodo, dove le giornate erano fresche e piacevoli.  

Sospirai più volte, osservando bambini correre impazziti e giocare a palla con i loro amici o con i genitori. Venditori ambulanti di zucchero filato e hot dog giacevano agli angoli del vasto parco mentre una grande fontana, sormontata da alcune statue, si trovava poco distante da me. Guardavo tutto questo cercando di farmi venire qualche idea per finire una strana storia che mi ronzava da tempo nella mente. Il punto era che non riuscivo a concretizzare le varie idee che mi ronzavano per la testa e definire i miei desideri. Ci sarei mai riuscita?

Cercai di concentrami sul foglio che avevo davanti ma continuavo imperterrita a scrivere qualche frase e strappare i fogli. Prima di andarmene mi sarei curata di raccogliere tutto ovviamente.

Stavo per richiudere il blocco appunti, ormai stufa di tutta quella situazione quando una piccola mano si posò sul mio braccio. Quasi caddi a terra dallo spavento quando mi accorsi di avere una bambina accanto. Era seduta comodamente e mi sorrideva tranquilla. La osservai curiosa. Era davvero una bambina molto bella. I suoi capelli erano dello stesso colore del grano maturo, i suoi occhi erano di un verde brillante e la sua pelle era bianca come la neve. Rise vedendo che non accennavo a staccare gli occhi da lei e mi voltai imbarazzata. La sua risata si prolungò e somigliava tanto a uno scampanellio.

Bella, ma pure una bambina ti mette in difficoltà? Sei ridicola!

Con un sospiro mi voltai di nuovo quella bellissima bambina. Che begli occhi che aveva… somigliano tanto a quelli di…

Ma Bella, finiscila! Sai quante persone esistono con gli occhi verdi?

Sbuffai sonoramente per porre fine a quella vocina petulante nella mia testa e portai lo sguardo sulla  bimba che nel frattempo aveva smesso di ridere e mi guardava con un sorriso. Solo in quel momento mi accorsi che teneva tra le mai dei fogli stropicciati. Trattenni il fiato quando capii che erano quelli che poco prima io avevo strappato, ma lei perché li teneva in mano?

<< Scusa piccola, ma quei fogli li hai raccolti per terra vero? >>

Lei annuì con uno strano sorriso e poi si mise in piedi sulla panchina per essere alla mia stessa altezza. D’istinto feci per prenderla per paura che cadesse ma lei appoggiò una mano sulla mia spalla e sbirciò sul mio block notes dove prima stavo scrivendo.

<< Scrivi ancora le stesse cose? Perché hai strappato tutti questi fogli? >>

La guardai con sguardo interrogativo per poi guardarmi intorno. Ma dove erano i suoi genitori? Magari la stavano cercando? Oltretutto cos’avrei dovuto dirle? Era solo una bambina, come mai era interessata a ciò che scrivevo?

<< Ehm, tesoro ma dove sono mamma e papà? >>

Lei mi guardò ad un tratto triste e io ebbi il terribile presentimento che avessi detto qualcosa di sbagliato. Si sedette di nuovo come prima e abbassò lo sguardo a terra. Stette per qualche minuto così e io mi sentii maledettamente in colpa. Non volevo assolutamente che quella bimba soffrisse.

Mi alzai e le porsi una mano. Lei alzò lo sguardo e mi guardò in silenzio.

<< Ti va un gelato? >>

Lei dapprima non rispose e io mi abbassai sulle ginocchia.

<< Uhm… vediamo… non dirmi che il gelato non ti piace. >> le feci il solletico e lei finalmente rise.

Si alzò in piedi e mi prese per mano.

<< Si, mi piace, ma solo al cioccolato! >>

Le strinsi l’occhio e dopo aver raccolto tutto nella mia borsa ci incamminammo verso il piccolo chiosco vicino.

La bambina non chiese di nessuno dei genitori e dalla sua reazione alla mia domanda capii che non erano lì con lei, in ogni caso non mi sarei allontanata molto, era pur venuta con qualcuno.

Durante il piccolo tragitto la osservai. Era davvero molto bella con quei lunghi capelli mossi e biondi e con quegli occhi verdi. Notai che camminava con una certa grazia e teneva il visino alto.

Dopo averle preso il gelato cercò disperatamente di non sporcarsi ma qualche goccia di cioccolato le macchiò la magliettina bianca che indossava e io risi della sua faccia terrorizzata e la aiutai con un fazzolettino anche se il risultato peggiorò disastrosamente.

<< Oh no! Zia Alice e zia Rose mi uccideranno. >>

<< Ma no, la maglietta si può lavare. >>

<< Sì, ma questi sono tutti pezzi unici e loro si arrabbieranno lo stesso. >> disse per poi pulirsi il musino con il fazzolettino che le avevo dato. Era anche bene educata. Sembrava più grande della sua età, infatti poteva avere si e no sette anni.

<< Piccola non mi hai neanche detto il tuo nome. >> le dissi strizzandole l’occhio.

Lei rise e mi puntò un ditino contro.

<< Posso dire lo stesso a te. >>

Sorrisi colpevole. Era davvero sveglia!

<< Hai ragione. Io mi chiamo Isabella ma puoi chiamarmi Bella! >>

Oh no! L’avevo rifatto. Ma perché gli avevo detto il mio soprannome? Già l’avevo detto a quella ragazza, ora anche a lei. Sbuffai e riportai l’attenzione alla piccola che mi fissava. Ricambiai il suo sguardo fin quando lei non mi riprese per mano e mi portò nella stessa panchina in cui prima ero seduta.

<< Il mio nome è Abigail. >>

Che bel nome, pensai. Molto particolare e non si sentiva spesso. Doveva anche avere un significato particolare.

<< Un bellissimo nome! >>

<< Sì, l’ha scelto papà, perché a mamma non piaceva molto. >>

A quelle parole si intristì, ma questa volta si mise in ginocchio sulla panchina e mi guardò negli occhi, molto seriamente.

<< La mia mamma è morta tanto tempo fa. Da quel momento c’è sempre stato solo papà, ma ho rischiato di perdere anche lui e questo non l’avrei mai sopportato. >>

Mi dispiaceva molto che aveva perso la madre. Doveva essere una cosa terribile e lei giustamente ne soffriva parecchio.

<< Dicono che assomiglio sia alla mamma che a papà, ma gli occhi sono i suoi! >>

A quelle parole mi venne in mente uno strano pensiero ma lo scacciai velocemente. Beh, a quanto avevo capito suo padre aveva gli occhi verdi. Davvero belli a giudicare dalla figlia.

Ancora l’immagine di Edward mi affollò la mente e io sospirai rumorosamente. No, Edward non aveva figli… oppure si?

<< Bella a cosa pensi? >>

Mi voltai mortificata verso Abigail e le accarezzai i capelli con un sorriso.

<< A nulla di particolare. Allora, che vuoi fare ora? >>

Lei mi guardò pensierosa.

<< Ti voglio aiutare. Cosa scrivevi? >>

<< Oh! Nulla di importante, credimi! >>

Cercai di sviare il discorso ma quella bambina non era facile da gestire.

<< Non mi freghi! Sai a me piacciono molto le storie. Se vuoi ti posso aiutare. >>

Sorrisi delle sue parole e improvvisamente curiosa mi appoggiai allo schienale della panchina.

<< Bene, dimmi cosa ti piace? >>

<< Sono una bambina strana, Bella. >> mi sorrise in modo strano e inarcai un sopracciglio.

<< In che senso? >>

Lei spalancò i suoi stupendi occhi verdi e mi guardò di nuovo con innocenza.

<< Volevo dire che ho dei gusti particolari. Ti piacciono le storie sui vampiri? >>

Io la guardai sorpresa. Mi ero aspettata che mi dicesse che le piacevano le principesse, i folletti, le fate, ma… i vampiri? Forse da un maschietto ma non da lei.

<< Beh, non ci ho mai pensato veramente. Ho letto qualcosa ma è un genere a cui non mi sono mai dedicata. >>

Lei sembrò delusa dalla mia risposta e io scoprii che mi dava molto fastidio vederla triste, quindi cercai di rimediare.

<< Non ho detto che non mi piacciono! Sono creature… interessanti. >> dissi stupidamente non sapendo cosa aggiungere.

A dire la verità erano degli esseri umani morti che si nutrivano di sangue. Cosa c’era di così bello? Eppure Abigail sembrò di colpo interessata alle mie parole.

<< Si, sono molto interessanti! >>

Si coprì la bocca con una mano per soffocare le risa.

<< Va bene. Quindi ti piacciono i vampiri. >>

<< Sì e tu perché non scrivi qualcosa sui vampiri? >>

Storsi il naso. C’erano già tante storie sui vampiri e non era il mio genere.

<< L’idea non ti piace vero? >>

La osservai con un sorriso ma non dissi nulla.

<< Tu vuoi scrivere qualcosa che ti preme scrivere ma non sai bene cos’ è. >>

Non era una domanda e io mi stupii non poco. Come faceva a saperlo? Era vero, sentivo il bisogno di scrivere ma non avevo capito bene cosa.

Lei capii di avermi sorpreso e si alzò in piedi camminando da una parte all’altra davanti a me. Sorrisi nel vederla concentrata, una mano sotto il mento e il visino corrucciato per lo sforzo di pensare a qualcosa.

Ma come poteva una bambina così piccola aiutarmi? Eppure c’era qualcosa di veramente speciale in lei. Mi ci ero già affezionata.

<< Ho trovato! >> disse improvvisamente facendomi venire un colpo.

Trotterellò tutta contenta verso di me e si sedette sulle mie gambe.

<< Dimmi Bella, c’è qualcosa che in questo periodo ti ha sconvolto in modo particolare? >>

La guardai confusa. Quella bambina era davvero strana.

<< Ecco… veramente… >>

Di nuovo l’immagine di Edward mi apparve nella mente. Era lui ciò che mi aveva maggiormente sconvolto, però non bastava. Guardai Abigail che nel frattempo si era appoggiata al mio petto e con le mani aveva preso ad intrecciarmi le ciocche di capelli che arrivava ad afferrare. Era adorabile!

Riflettei sulle sue parole e all’improvviso mi scorsero davanti tantissime immagini diverse. Il mio trasferimento, il tradimento di mio padre, la sofferenza che nascondevo in fondo al cuore, i sacrifici di mia madre, la difficoltà nel mantenere una vita diventata di colpo così difficile e infine lui… Edward.

All’improvviso quella voglia di scrivere non mi parve per nulla immotivata. Io volevo esternare in qualche modo ciò che mi era successo e mi stava succedendo. Poteva non essere una biografia, quello no, però potevo scrivere della mia vita su un libro, come una voce narrante. Come dipingere un quadro per poter immortalare qualcosa di importante, che ci sconvolge.

L’dea mi sembrò a tratti stupida e a tratti no. Cosa dovevo fare?

Abigail… anche lei era entrata così violentemente nella mia vita e come Edward aveva acceso in me questa voglia di scrivere tutto ciò che mi stava succedendo.

<< Non devi scrivere come se fosse un diario, ma crea un personaggio e fai in modo di costruire un romanzo con le tue esperienze. >>

Era davvero troppo intelligente Abigail ma mi ritrovai d’accordo con lei. Non capivo però il motivo del suo sguardo particolare.

<< Sì, hai ragione. Farò così! >>

Lei rise e poi mi guardò ancora con curiosità.

<< Quindi c’è stato davvero qualcosa che ti ha sconvolto la vita in questo periodo… >>

Neanche questa suonava come una domanda e ancora una volta faticai a seguire i suoi ragionamenti. Era ovvio che pensasse a qualcosa ma non capivo a cosa.

Di colpo il suo sorriso si aprì e si allungò verso la mia borsa e prese un foglio del blocchetto. Si distese a terra e cominciò a disegnare freneticamente con una matita, anch’essa presa dalla mia borsa. La guardai curiosa. Era molto veloce nei movimenti e aveva un dono innato nell’arte del disegnare. Dopo pochi minuti mi mostrò il suo disegno e il respiro mi si mozzò in gola. Aveva disegnato il volto di un ragazzo, i tratti non erano precisi ma qualcosa mi richiamò nuovamente l’immagine di Edward.

No! Stavo diventando paranoica. Lo vedevo ovunque!

In ogni caso non capivo perché avesse fatto quel disegno.

Quando la guardai per avere spiegazioni la vidi con un espressione tra il felice e lo stupito.

<< Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima! >>

<< Abigail ma cosa dici? E poi… >>

<< Meno male che i vampiri non le piacevano… >> le sentii dire in un sussurro che mi lasciò a dir poco stupefatta.

<< Abigail ma cosa stai dicendo? >>

<< Oh no, no! Nulla! Scusa Bella ma ora devo scappare! >>

Afferrò il piccolo blocchetto di fogli spiegazzati, ovvero quelli che si era tenuta prima e dopo avermi stampato un bacio sulla guancia, prese a correre.

<< Abigail, dove vai? Torna qui! >>

<< Tranquilla, c’è mio padre che mi aspetta! >>

Non mi fidavo tanto della sua risposta ed ero preoccupata per lei, ma poi mi dissi che non c’è ne era bisogno. Era davvero una bambina in gamba.

<< Bella ci vediamo qui domani! >>

Poi sparì alla mia vista e io sbuffai. Ma guarda che razza di bambina mi era capitato di incontrare.

Sorrisi però, ero davvero contenta di averla conosciuta. Riguardai quel ritratto e mille brividi mi invasero il corpo. Chissà Edward che stava facendo…

La sera prima non mi aspettavo che mi seguisse e che guidasse la mia moto, né che mi baciasse! A quel pensiero mi sentii avvampare. Non avevo quasi chiuso occhio per tutta la notte per via di quel pensiero. Avvertivo ancora la pressione delle sue labbra sulle mie.

Scossi il capo con forza e piegai il foglio per rimetterlo nella borsa. La misi a tracolla e mi avviai all’uscita del parco. Era quasi sera e mi madre si stava sicuramente chiedendo che fine avessi fatto.

Edward era di certo abituato ad avere tute le donne che voleva, allora perché quell’interessamento nei miei confronti?

Avevo sentito tante di quelle emozioni in quel bacio che quasi mi sentii male nel ripensarci.

Sentii il cellulare suonare e pensai fosse mia madre. Lo cercai all’interno della borsa e quando finalmente lo trovai scoprii che era un messaggio.

“ Bella, sono Abigail. Domani è festa, te ne sei dimenticata? Le scuole e gli uffici sono chiusi quindi ci possiamo vedere di mattina al parco perché di pomeriggio non posso. Non accetto scuse, a domani! “

Mi fermai inorridita. Ma come faceva ad avere il mio numero di cellulare? Ricordavo bene di non averglielo dato.

Il suono di un altro messaggio bloccò i miei pensieri.

“ Non ti starai forse chiedendo come ho avuto il tuo numero di cellulare, vero? Oh, Bella! Sei veramente distratta! Te l’ho chiesto mentre pensavi alla mia idea e tu me l’hai detto senza accorgertene! Mi raccomando, non fare tardi domani mattina! “

Sorrisi come una scema. Me l’aveva davvero chiesto? Ma io non lo ricordavo affatto! Era vero che ero distratta però… no, qualcosa mi puzzava dietro a tutta questa storia, ma glielo avrei chiesto domani mattina.

Camminai fino a casa mia e trovai mia madre intenta a sfogliare delle riviste, seduta sul piccolo divano del salone.

<< Ciao Mamma. >>

<< Bella, tesoro, cos’hai fatto tutto il giorno? >>

<< Ah, da non crederci. Sono andata al parco e ho conosciuto una bambina stranissima! >>

Mi sedetti accanto a lei, che mi cinse le spalle con un braccio e mi fece appoggiare a lei.

<< Davvero? Come mai era strana? >>

<< Non so, è una bambina molto sveglia e speciale! >>

<< Da come ne parli deduco che ti stia simpatica. >>

<< Si, è vero, pensa che mi ha dato appuntamento domani mattina perché mi vuole aiutare. >>

<< Aiutare per cosa? Sai che ci sono anch’io per qualsiasi cosa! >>

Mi alzai e le diedi un bacio sulla guancia.

<< Lo so, mamma, solo che lei mi ha fatto riflettere su alcune cose e poi riguarda la scrittura. >>

Mia madre sapeva che adoravo scrivere ma non era a conoscenza del fatto che in quei giorni ero davvero fissata nello scrivere quella storia immaginaria!

<< Posso darti una mano se vuoi, cosa vorresti scrivere? >>

Andai in cucina per preparare qualcosa ma vidi che mia madre aveva già preparato tutto, così cominciai ad apparecchiare per aiutarla in modo che dopo mi sarei potuto fare una doccia.

<< E’ molto complicato. Non so nemmeno io cosa voglio fare, ma Abigail mi ha detto che dovevo concentrarmi sulle mie emozioni così ho pensato di scrivere tutto ciò che mi è capitato fin ora… però non come un diario! >> dissi ripensando con un sorriso alle parole di Abigail.

<< Abigail? >> mi chiese Reneè entrando in cucina e aiutandomi ad apparecchiare.

<< Si chiama così quella bambina. >>

<< E’ un nome di origine ebraico, più precisamente un nome biblico. Ha un significato particolare ed è molto bello. >>

<< Sì, è molto particolare. >>

Finimmo di apparecchiare e mia madre mi seguì nella mia stanza.

<< Da quanto mi sembra di capire, scrivere qualcosa che abbia a che fare con il tuo passato e con il tuo presente ti è stato consigliato da Abigail, giusto? Sarebbe anche un modo per esternare e concretizzare ciò che senti. >>

<< Sì, probabilmente è così. >>

Forse era questa la sensazione pressante che non mi lasciava in pace.

<< Mi ha detto anche di scrivere sulla cosa che mi ha sconvolto la vita. >>

Sorrisi e pensai di nuovo a Edward. Ormai mi ero rassegnata a smettere di rimproverarmi per questo. Conoscevo a mala pena quel ragazzo bellissimo ma già faceva parte dei miei pensieri. Chissà se mi avrebbe richiamato e se ci fossimo rivisti…

<< E cosa ti ha sconvolto la vita? Da quanto non ne parli a tua madre? >> mi disse con voce fintamente alterata.

La guardai colpevole ma lei mi sorrise di rimando. Non le avevo ancora detto nulla perché infondo sapevo che Edward non sarebbe mai stato interessato a una ragazza come me. Era vero, dai suoi atteggiamenti sembrava il contrario, ma di certo eravamo due persone molto diverse e qualsiasi cosa fosse successa tra noi non sarebbe durata.

<< Non c’è molto da dire. Spero che ciò che mi sta capitando non svanirà come tutto il resto… >>

Mia madre capì a cosa mi riferivo. Tutte le mie certezze erano svanite nel nulla, in un soffio, di conseguenza non ne avevo più.

<< Tesoro, sei una ragazza forte e vedrai che la vita ripagherà i tuoi sforzi e le tue sofferenze. >>

Le sorrisi e le strinsi la mano mentre uscivo per dirigermi in bagno per una doccia che mi schiarisse le idee.

<< Però ricorda che quando vorrai mi potrai raccontare di questo ragazzo misterioso… >>

<< Mamma! >> esclami voltandomi di scatto.

Io non avevo parlato di nessun ragazzo ma lo sguardo di mia madre la diceva lunga.

<< Su forza! Fatti questa doccia, io ti aspetto di là. E’ tutto pronto. >>

Mi schiacciò l’occhio e uscì dalla mia camera. Io le sorrisi di rimando e mi feci la doccia tanto agognata. Nonostante tutto le idee non mi si schiarirono come pensavo. Uscii dalla doccia e mi frizionai i capelli con un asciugamano. In quel momento sentii il telefono suonare dalla mia stanza, così mi avvolsi meglio nell’asciugamano che mi fasciava il corpo ed entrai nella mia stanza.

Era ancora dentro la borsa, lo controllai ed era un nuovo messaggio. Sorrisi, pensando fosse di nuovo Abigail ma quasi svenni quando lo lessi.

“ Isabella… come stai? Domani pomeriggio hai da fare? Se sì, disfati da ogni impegno, ti sequestro! Dai scherzo, pirata della strada! Ho bisogno di te... ti passo a prendere per le cinque. Edward. “

Mi sedetti sul letto e mi portai una mano sul cuore, cercando di calmare i battiti impazziti. Davvero Edward mi sarebbe venuto a prendere l’indomani pomeriggio? Mi aveva davvero pensato?

Sorrisi come un ebete e mi buttai sul letto. Non riuscivo davvero a crederci.

Quando mia madre mi chiamò, mi vestii velocemente e sistemai il bagno. Mangiai di fretta, senza sapere il motivo e dopo aver sparecchiato e aiutato Reneè a lavare i piatti, le schioccai un bacio sulla guancia e scappai nella mia stanza.

Mi ributtai sul letto e strinsi felice il cuscino. Non potevo ancora credere che avrei visto Edward domani! Sospirai felice e risentii il cellulare suonare, non feci in tempo a prenderlo che suonò un'altra volta. Due messaggi.

Quando lessi il numero di Edward, che avevo ormai registrato, il cuore mi balzò di nuovo in gola.

“ Buonanotte Isabella. “

Sospirai e gli risposi nello stesso modo. Era davvero un ragazzo ambiguo. Dolce e misterioso allo stesso tempo.

Lessi il secondo nome e vidi che era Abigail.

“ Notte Bella! Sogna tanti bei vampiri, mi raccomando! “

Risi come non mi capitava da tempo. Quella bambina era un fenomeno! Ma che si era data l’appuntamento con Edward?

A quel pensiero ricollegai Abigail con Edward e rividi gli stessi occhi.

Ma no Bella, cosa vai a pensare. Sono solo della casualità!

Stavolta diedi ragione alla voce dei miei pensieri e dopo aver mandato la buonanotte anche a quella piccola peste mi abbandonai tra braccia di Morfeo, pensando alla giornata piena che mi aspettava l’indomani.

 

 

*********************************************************

Salve! ^^

Mi volete linciare vero? Sono in ritardo ma questo capitolo non sapevo proprio come terminarlo, spero quindi di non avervi deluso! Che ne pensate del rapporto tra Abigail e Bella? Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle! Per questo non vi lascio lo spoiler e vi lascio l’intera sorpresa, infondo da questo capitolo avrete capito cosa succederà, anche se scommetto che moltissime cose non ve le aspetterete di certo!

Mine: Ciao! Grazie per gli auguri^^ Sono molto contenta che la storia ti piaccia, scusa il ritardo ma il prossimo arriverà prima perché ho già costruito quasi tutto! Allora che ne pensi di questo capitolo? Aspetto la tua recensione mi raccomando, un bacio ciao^^

Sessly: Ciao Mari, grazie per gli auguri! Per quanto riguarda le recensioni, hai ragione, però considera che leggere cosa ne pensa il lettore è importantissimo, perché non serve solo vedere quanto è seguita la tua storia ma anche cosa ne pensano nello specifico. Poi a me piace interagire con i lettori quindi è una vera sofferenza non sentire le vostre opinioni! Spero che ti farai risentire, perché ci terrei molto. Un bacio, ciao!

Jma: La mia Giuly! Grazie mille tesoro! Quella frase l’ho scritta di getto e la penso davvero! Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, un bacio^^

Luis: Ciao!!! Sono molto felice che la storia ti abbia incuriosito. Abigail avrà un ruolo fondamentale nel loro rapporto, decisivo direi! Spero davvero che continuerai a seguirmi, un bacione^^

Rosa62: Ciao Rosa, non sai quanto mi faccia piacere leggere i tuoi commenti. Hai espresso tutto quello che volevo mandare attraverso il capitolo. Edward e Bella hanno molto in comune e lo scopriranno con il tempo. Aspetto con ansia la tua recensione, un bacio, ciao!

Lau_Twilight: Ciao tesoro!!! Non manchi mai e di questo ti ringrazio sempre! Si Tanya è davvero insopportabile, ma anche lei mi servirà!!! * risata sadica * Grazie davvero, ti aspetto eh?! xD Un bacione!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Scricciolo ***


                                                                                   



 

                             ѕ¢яι¢¢ισℓσ

 

<< Papà, no! Ti prego! >>

<< Abigail, non puoi pretendere che io… >> dissi con un mezzo sorriso.

<< Invece si! >>

Incrociò le braccia al petto e mi fulminò con lo sguardo. Io feci finta di non notarlo e cercai di afferrare quel piccolo coso di pelo che lei tentava di non farmi prendere, ma mia figlia lo afferrò prima di me e si nascose dietro il divano. Sussultò quando la sorpresi alle spalle, impressionata dalla mia velocità e io risi scombinandole i capelli.

<< Dai Papà! Scricciolo è mio! >>

<< Si dia il caso che il tuo scricciolo mi tenti troppo! >>

Mi divertivo a vedere il suo visino arrabbiato. Naturalmente non ero davvero interessato a quel piccolo coniglietto, non mi avrebbe mai sfamato abbastanza e poi non gliel’avrei mai ucciso. Sapevo quanto Abigail si fosse innamorata di quel coniglietto grigio. Era effettivamente grazioso, ma io creature così le uccidevo troppo spesso per impietosirmi davanti alle sue piccole zampette e quegli occhioni neri. Era come se un piatto molto carino come presentazione lo si volesse conservare per osservarlo, come si faceva? Al massimo lo si osserva per mangiarlo! Tuttavia non era quello il caso, anche se la mia piccola era particolarmente preoccupata dai miei atteggiamenti.

<< L’ho trovato solo da poche ore e ho tutta l’intenzione di prendermi cura di lui, per cui tieni i tuoi denti lontani dal mio coniglietto! >>

Fece per scappare ma io l’afferrai per la vita e la sollevai fino ad appoggiarla sulla mia spalla, lei scalciò per farsi liberare ma quando presi a farle il solletico cominciò a ridere come una matta.

<< Non è giusto, questo è il mio punto debole! >>

La rimisi a terra e le schioccai un bacio sulla guancia.

<< Tranquilla piccola mia, scricciolo non intendo mangiarlo >>

A quelle parole strinse più forte il coniglietto tra le braccia, facendomi sorridere.

<< Però almeno me lo fai vedere? >> chiesi, ben sapendo la sua risposta.

<< Assolutamente no! Adesso devo uscire e scricciolo viene con me. >>

Andò verso la porta e raccolse il suo zainetto rosa e io l’afferrai prima che uscisse.

<< Ehi signorina, aspetta un attimo. Dove stai andando di preciso? Ieri sei stata tutto il pomeriggio al parco, dicendomi che eri con Zia Alice. >> le dissi con tono severo.

<< E infatti è così! >>

Scossi la testa e mi abbassai alla sua altezza, trovandomi così con il coniglietto davanti al viso. Gli accarezzai il muso con due dita, ma l’animale si tirò indietro riconoscendo la mia aura da cacciatore. Sospirai e tornai a guardare mia figlia.

<< Abigail, zia Alice ti ha lasciato a casa davanti ai cartoni animati, ma quando sono tornato a casa non ti ho trovato. Mi sono preoccupato tantissimo e poi ti ho trovato al parco. >>

Se ripensavo al giorno prima mi salivano i brividi. Mi ero davvero spaventato quando non la trovai a casa. Di solito non succedeva mai anche se Abigail era perfettamente in grado di rimanere a casa da sola per qualche ora, ma in quel caso Alice aveva un impegno molto urgente che però stava già abbandonando, dato che non c’era a chi lasciare la bambina. Tuttavia, ero stanco di pesare così tanto sulle mie sorelle, così le avevo detto di lasciarla a casa che io sarei arrivato in pochi minuti.

<< Veramente sono io ad aver trovato te. >> mi disse mia figlia con tono saccente.

<< Hai sentito il mio odore e mi sei corsa incontro. A proposito, come mai tutta quella fretta con cui mi hai portato fuori dal parco? >>

Ricordavo come Abigail mi avesse trascinato quasi a forza fuori dal parco. La conoscevo bene e non l’avevo mai vita così agitata. Per non parlare del fatto che l’avevo dovuta praticamente obbligare ad addormentarsi quella sera, dato che era distesa sul suo lettino e leggeva senza sosta dei fogli stropicciati che mi aveva proibito di leggere. Speravo che una volta addormentata potessi capire il motivo di tanto fermento e quei fogli mi avrebbero senz’altro aiutato nel mio intento, dato che non smetteva un attimo di fissarli, ma quella furba di mia figlia li aveva nascosti per bene e non potevo e non volevo cercare nella sua stanza. Anche se era ancora una bambina dovevo rispettare la sua privacy ma essendo suo padre era difficile ragionare lucidamente.

Era innegabile che fosse strana da un periodo a questa parte e volevo solo capire e metterla al sicuro da qualsiasi cosa.

<< Allora, mi rispondi? >>

<< Papà, ma sono in ritardo! >>

<< Ritardo per cosa? Ti devo forse ricordare che sei ancora solo una bambina? Devi dirmi tutto quello che fai e poi non puoi uscire da sola. >>

<< Ma ieri l’ho fatto e non è successo nulla, hai visto no? >>

<< Appunto, ieri l’hai fatto e non devi farlo più. >>

<< Devo vedermi con una mia amica, va bene? E devo tornare al parco. >>

<< Hai un amichetta? E perché non me l’hai detto. Ti accompagno io al parco e ci rimango pure. >>

Presi le chiavi della macchina e feci per aprire la porta di casa, ma Abigail si attaccò alle mie gambe, piagnucolando.

<< No, papà ti prego! Fai andare me! >>

La presi in braccio e la guardai dritta negli occhi. Le asciugai una lacrima che le solcava il viso e corrucciai il viso seriamente preoccupato. Ma che le prendeva?

<< Amore mio non posso farti andare da sola, sei troppo piccola! >>

<< Ma sai che so badare a me stessa, non sono come tutte le bimbe delle mia età. >> disse con voce tremula.

<< Lo so, ma questo non basta. Perché non vuoi che stia con te al parco? Infondo la tua amichetta verrà pur accompagnata da qualcuno. >>

<< No, anche lei viene da sola. >>

Inarcai un sopracciglio e la guardai curioso. Sospirai e uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle.

<< Ma quanti anni ha questa bambina? >>

Lei sorrise e si portò una manina alla bocca.

<< Che importanza ha, è mia amica. >>

<< Abigail non vai da sola. >> dissi con tono autoritario, mettendo fine alle sue proteste.

La feci sedere in macchina e quando salii anch’io misi in moto, verso il parco. Volevo capire chi era questa sua amica, perché la cosa cominciava a non piacermi.

Diedi un occhiata a mia figlia, che stringeva ostinatamente a sé scricciolo e guardava fuori dal finestrino, imbronciata.

Arrivammo al tanto discusso parco e scesi. Abigail era già entrata e la raggiunsi velocemente. Si guardò un po’ attorno e un sorriso le illuminò il viso.

<< E’ in ritardo, meno male… >>

<< Come? >> feci finta di non capire.

<< Hai sentito benissimo papà. Tuttavia c’è sua madre laggiù, vedi? >>

Mi indicò una signora che leggeva un giornale poco distante da noi.

<< Viene prima lei e poi sua figlia? >>

Mi voleva forse fare fesso?

<< Te l’ho detto che viene da sola. >> sussurrò poco convinta e io con un falso sorriso annuii.

<< Bene, vado a parlarci. >>

<< NO! >> urlò Abigail, come pensavo, infatti non mi ero nemmeno mosso, sapevo che mi aveva detto una bugia.

La guardai eloquente e lei sbuffò.

<< E va bene, è più grande di me ma mi ci sono già affezionata. E’ una ragazza molto intelligente e abbiamo tanti interessi in comune. >>

La guardai con curiosità. Forse il fatto che fosse più matura rispetto alle sue coetanee l’aveva avvicinata ad una ragazza più grande? E come mai una ragazza perdeva tempo con una bambina? Certo Abigail era davvero speciale e di certo non stupida, quindi se lei si fidava di questa ragazza un motivo doveva pur esserci.

<< Perché non me l’hai detto prima? La cosa non mi è molto chiara, ma potrei benissimo conoscerla anch’io per poter stare più tranquillo, no? >>

Lei mi guardò terrorizzata e poi mi camminò intorno.

<< Papà, ma non puoi fidarti di me? Starò qui tranquilla con lei e poi tu mi verrai a prendere, cosa c’è di male, non vuoi forse vedermi felice? >>

Mi guardò seriamente e lessi nei suoi occhi sofferenza e tristezza. Forse avrei potuto fidarmi, sarei rimasto a una certa distanza, fin dove continuavo ad avvertire la scia del suo odore, così se fosse stata in pericolo l’avrei subito capito.

<< Va bene. Però la prossima volta non raccontarmi bugie ma dimmi subito la verità, capito? >>

Lei annuì e mi abbracciò felice. La sollevai e la tenni stretta per qualche minuto. Abigail era tutta la mia vita.

<< Sei il papà migliore del mondo! >>

Sorrisi tra i suoi capelli, pensando che infondo non era proprio così.

<< Però adesso vai… >>

Risi alle parole di mia figlia e la rimisi giù. Poi allungai una mano e afferrai il cosino peloso che teneva ancora tra le braccia.

<< Non sarebbe meglio se lui venisse con me? Lo potresti perdere. >> dissi con un ghigno.

Lei mi strappò scricciolo dalle mani e mi spinse via, io riuscì a darle un bacio tra i capelli e poi mi allontanai non perdendola d’occhio.

<< Elimina i conigli dalla tua dieta! >> mi urlò da lontano facendomi ridere di nuovo.

Mi incamminai lentamente, non sapendo bene cosa fare. Non sapevo se era stata una buona idea lasciare mia figlia lì, ma ero rasserenato dal fatto che sentivo il suo odore quindi la tenevo sotto controllo. Non capivo il motivo per cui si comportava in quel modo. C’era qualcosa che tentava a tutti i costi di nascondermi, ma non sapevo bene cosa.

Stavo per attraversare la strada diretto alla mia macchina, quando un odore familiare mi paralizzò sul posto. Cosa ci faceva lì?

<< Edward. >>

<< Leandro. >>

Mi voltai lentamente e fronteggiai il vampiro che mi guardava con un leggero sorriso. Erano anni che non ci incontravamo. Da quel giorno lo avevo visto rare volte. Era stato lui ad assistermi quando ero in fase di trasformazione e aveva portato via mia figlia, lontano da me e dal pericolo che rappresentavo per lei. Non mi aveva abbandonato un attimo e si era occupato di Abigail insieme alla mia famiglia, che per fortuna già conosceva la natura di quella che credevo essere la donna che mai mi avrebbe tradito.

All’inizio fu difficile fidarmi di lui. Come potevo stare tranquillo vicino al fratello di Cassandra? Era a tutti gli effetti lo zio di Abigail e sapevo quanto lui ci tenesse. Era stato lui ad aiutarmi e a sforzarmi di non uccidere gli esseri umani e cibarmi semplicemente di animali. Mi aveva accompagnato durante quegli anni difficili e nonostante il dolore che provassi nell’osservare quel vampiro così simile alla madre di mia figlia, non potevo che essergli grato.

<< So che non sei felice di vedermi. Lo capisco. >>

Scossi il capo e mi avvicinai a lui.

<< Io ti devo molto Leandro. Mi hai aiutato e ti sei preso cura di mia figlia quando io non potevo farlo. Credo sia normale che sia sorpreso di vederti. Sono molti anni che non ci incontriamo. >>

Lui mi sorrise leggermente e io osservai a lungo la sua figura. Dimostrava di avere non più di trent’anni, quindi qualche anno meno di me, dato che quando ero stato trasformato da Cassandra avevo ventisei anni. I suoi occhi erano color topazio, tipico dei vampiri vegetariani, a differenza mia che avevo mantenuto sia il colore degli occhi che i miei altri tratti somatici. Era alto quanto me e la sua muscolatura era molto più sviluppata della mia. Sapevo che lui era al servizio dei Volturi, gruppo di vampiri reali che risiedevano a Volterra, in Italia e che erano venuti a conoscermi per le particolarità della mia natura. Erano stati attirati anche dal mio potere che però non avevano capito appieno. Desideravano che anch’io come Leandro mi unissi a loro, ma lui stesso mi aveva aiutato a sfuggire dalle loro grinfie. Volevo stare accanto a mia figlia e anche lui voleva lo stesso per me.

<< Hai ragione. Vivere in Italia, con i Volturi, mi impedisce di fare ciò che voglio. >>

Mi guardava in modo particolare e conoscendolo capii che aveva qualcosa da dirmi ma era indeciso se dirmelo o meno.

<< C’è qualcosa che vorresti dirmi? Non è solo una visita di cortesia, la tua, non è così? >>

Lui si avvicinò a me ulteriormente, fino a poggiarmi una mano sulla spalla.

<< Devo parlarti di una cosa importane, ma non è ancora il momento adatto. Trascorrerò del tempo con te e con la mia nipotina se per te non è un disturbo. >

Sorrisi e gli detti una pacca sulla spalla.

<< Certo che non è un disturbo. Abigail sarà felicissima di incontrarti. >>

Il suo sorriso si illuminò e si voltò verso il parco dove di sicuro aveva sentito il suo odore. In quel momento, quando anch’io mi concentrai sull’odore di mia figlia ne sentii un altro, confuso con il suo, ma che non mi era nuovo.

Stavo per concentrarmi di più, quando Leandro mi sottrasse ai miei pensieri.

<< Abigail è una bambina straordinaria e con un grande potere… >>

Lasciò la frase in sospeso e io mi voltai verso di lui. Spesso mi aveva parlato di questa cosa, ovvero del potere di Abigail, ma io credevo che esagerasse. Sentivo che Abigail nascondeva qualcosa di particolare. Lo notavo quando spesso anticipava i miei movimenti o le mie decisioni. Era molto sveglia ma era evidente che avesse un potere che ancora doveva maturare in lei.

<< Non è un potere ancora chiaro. >> dissi pensieroso a Leandro.

<< No, non lo è ma sarà potente. Dipende molto dal tuo e da quello di Cassandra. >>

A quel nome mi irrigidii e lui fece finta di non accorgersene. Cassandra aveva il dono di creare uno spazio temporale dove proiettava i ricordi e le paure delle persone, facendogli credere cose che non erano e facendogli vedere cose che non esistevano, ma che erano intrinseche nell’essere della sua vittima. Metteva quindi mano a ricordi e paure, giostrandole a suo piacimento.

Spesso se ne era servita su di me all’inizio della nostra storia, perché io ero ossessionato da lei e dalla sua presenza e lei cercava un modo per allontanarmi. Cosa che non era servita, perché anche lei mi amava profondamente. Ricordai i suoi sorrisi, i suoi baci e spesso pensavo che tutto ciò che ci era capitato fosse soltanto un incubo.

<< Che significa che dipende dal mio potere e quello che aveva Cassandra? >> chiesi, scacciando prepotentemente quei ricordi che rischiavano di distruggermi ancora una volta.

<< E’ una specie di unione di entrambi i poteri. Non ne sono molto sicuro ma in teoria dovrebbe essere in grado di giostrare il tempo e invece di creare scenari agli altri e manomettere ricordi e paure in negativo come faceva mia sorella, lei riesce a percepire le paure più profonde di una persona e raccogliere i ricordi più importanti e crearsi lei stessa uno scenario complessivo della persona che ha davanti. Riesce inoltre, in comunione con il tuo potere, di prevedere gli effetti che avranno le sue azioni, poco prima che queste accadano. >>

Ascoltavo attento le sue parole e in effetti riconobbi diverse sfumature che avevo colto da mia figlia. Sembrava sempre sapere ciò che avrebbero causato le sue azioni, specie quando riguardavano me.

<< Vuoi dire che lei sa l’effetto che avranno le sue azioni? >> chiesi curioso.

Leandro incrociò le braccia al petto e volse lo sguardo verso il parco. Ancora quell’odore familiare solleticò le mie narici. Tuttavia era mescolato con quello di mia figlia o quella furba aveva fatto in modo di confondere il suo odore, perché mi sembrava strano di non riuscire a dividere quello di mia figlia da quello dell’altra persona. Avrei voluto andare a vedere, ma Leandro non sembrava voler porre fine alla nostra discussione e poi non avvertivo nella persona accanto a mia figlia un pericolo.

<< Sì, in realtà sa l’effetto che avranno nel futuro prossimo, quello che avviene subito dopo le sue azioni. Però ho l’impressione che questo valga solo per le persone a cui è veramente collegata. Per il resto il suo potere dovrebbe essere quello che ti ho detto prima. Lei avverte e riconosce le paure altrui e sente i ricordi più importanti di una persona. Riesce ad avere un quadro completo della situazione quindi fa leva su tutto questo per raggiungere i suoi scopi. >>

Sospirai rassegnato. In fondo nulla era ancora definito in mia figlia, ma sapevo che Leandro aveva ragione. Lui non sbagliava quasi mai.

<< E’ anche per questo che sono qui. Sai che ho fatto desistere i Volturi ad avere sia te che Abigail, ma c’è qualcos’altro o qualcun’ altro interessato a voi. >>

<< Che vuoi dire? Non permetterò a nessuno di far del male ad Abigail. >>

<< Neppure io lo permetterò, ma ti ho detto di non preoccuparti. Se ci sarà un vero e proprio problema sarò il primo a parlartene. >>

A quelle parole mi rassegnai. Era vero, se c’era qualche problema Leandro mi avrebbe avvertito subito. Tuttavia ero anche curioso, chi mai oltre ai Volturi, mirava a mia figlia e a me?

<< Dato che Abigail non vuole che tu stai con lei, posso andare io? >>

Sorrise e io ricambiai. Non ero stupito del fatto che lui sapesse ciò che era successo, dato che era un veggente.

<< Certo, almeno starò più tranquillo, oltretutto… >>

<< Più tardi hai impegni. Non ti preoccupare terrò io Abigail. Ci vediamo stasera. >>

Se ne andò senza darmi il tempo di rispondere e scossi la testa con un sorriso. Mi avviai alla macchina e decisi di raggiungere subito la mia meta. Ormai Abigail era al sicuro quindi potevo dedicarmi a ciò che dovevo fare.

Avrei incontrato Bella… non sapevo perché avevo dato ascolto a mia figlia la sera prima, quando mi aveva detto che avrei dovuto rimettere mano alla mia moto e sistemarla. Sapeva che avrei avuto bisogno di aiuto e spesso mi diceva che lei si sarebbe divertita ad aiutarmi, ma ieri non ne aveva alcuna intenzione e mi chiese se c’era qualcuno a cui piacevano le moto e che ne capisse qualcosa per assistermi nella rimessa a posto della mia vecchia moto. In quel momento mi era venuta in mente Isabella. In realtà era grazie a lei che quella sera stessa, quando mi aveva detto di lasciarmi alle spalle il passato e guardare verso il futuro, ero andato al vecchio garage, nella casa dove io, Cassandra e Abigail abitavamo insieme, per riprendere la mia moto.

Non era la prima volta che rientravo in quella casa, nonostante all’inizio non volessi più metterci piede. Un giorno avevo cercato Abigail dovunque, senza trovarla. Quando voleva camuffava il suo odore per non farsi trovare, ma poi una strana sensazione mi aveva guidato in quella casa, ed era lì che l’avevo trovata, distesa sul suo lettino abbracciata ad un orsacchiotto di peluche che io e Cassandra le avevamo regalato per il suo compleanno. In silenzio mi ero disteso accanto a lei che si era aggrappata a me, piangendo a dirotto. In quel momento mi ero sentito inutile. Lei ancora soffriva per via della madre, erano molto attaccate ma da quando mi ero risvegliato dalla mia trasformazione lei non voleva neanche sentirla nominare. Cassandra aveva strappato la vita anche a lei e per questo non l’avrei mai perdonata.

Strinsi con forza il volante rischiando di romperlo e mi concentrai su ciò che dovevo fare. Mi sembrò un errore aver coinvolto Bella. Era una ragazza dolce e combattiva e mi attirava questo suo modo di essere così contrastante. Non aveva una bellezza particolare ma per me era terribilmente affascinante.

Il pensiero del suo viso arrabbiato quando ero salito sulla sua moto mi strappò un sorriso e con un sospiro mi fermai in un negozio di ricambi per auto e moto, prendendo ciò che mi serviva. Non so cosa lei si aspettava dal nostro “ appuntamento” ma sapevo che non le sarebbe dispiaciuto.

Il tempo passò senza neanche accorgermene e mi feci portare la moto nel mio posto preferito. Un piccolo giardino abbandonato alla periferia di New York. Lì di sicuro saremmo stati in pace.

Posizionai la mia Honda VFR rossa e nera vicino ad un albero. Non era in cattive condizioni. Doveva solo avere qualche ritocco alla vernice, cambiare i fari e aggiustare uno specchietto. Poi aveva bisogno di una rimessa a punto e controllare varie cose tecniche. Per il resto era apposto. Questa moto sarebbe uscita a breve nei mercati di tutto il mondo ma io l’avevo ricevuta da un mio vecchio amico anni prima, quando era ancora in progetto.

Quando mi accorsi che era ora di andare a prendere Isabella, come lei voleva essere chiamata da me, legai la moto con una catena e risalii in macchina per andarla a prendere.

Nel lungo percorso verso casa sua, poiché abitava alla periferia di Manhattan, telefonai a mia sorella Alice per sapere se Abigail era tornata a casa. Sapevo che era con Leandro ma mia sorella l’avrebbe comunque aspettata a casa e non sapevo cosa Leandro avrebbe fatto dopo. Tutte le volte che ci era venuto a trovare, molto rare a dire il vero, aveva sempre rifiutato di stare con noi e preferiva rimanere fuori. Infondo era un vampiro particolare, che amava la solitudine.

<< Alice tutto bene? Abigail è a casa? >>

<< Si, fratellone, non ti preoccupare. Leandro l’ha riaccompagnata a casa da poco e ora le sta facendo fare i compiti anche se lei non voleva! >>

Sorrisi nel pensare ai capricci di mia figlia. Fortuna che anche Leandro la conosceva bene e sapeva come toccare i punti giusti per farla studiare.

<< A proposito, ma cosa ci fa qui? >>

Capii il dubbio di mia sorella, che era anche il mio. Presto avrei scoperto quale fosse il reale motivo della sua visita.

<< Non so, Alice, ma lo scoprirò… >>

Stavo per finire di parlare e chiudere la telefonata quando sentii la voce squillante di mia figlia nel ricevitore.

<< Papi! Sai che lo zio Leandro voleva prendersi scricciolo? Fortuna che ho messo a posto anche lui! >>

Risi e rassicurai la mia piccola. Sapevo che anche Leandro scherzava, ma lei sembrava aver preso sul serio la salute di quel piccolo coniglietto.

<< Tranquilla amore, quando torno difenderò io scricciolo dalle grinfie dello zio. >>

<< Sì, come no! Tu stai lontano, ci penso da sola! >>

Risi ancora di più e Abigail dopo qualche secondo mi seguì.

<< Tesoro, adesso devo chiudere che devo andare ad un appuntamento. >>

<< Certo, certo. Non tornare presto. >>

Chiuse la telefonata e io rimasi per alcuni secondi con il telefono attaccato all’orecchio. Come? Non tornare presto? Ma che diavolo aveva? Di solito quando uscivo voleva sapere quando tornassi, mai mi aveva risposto in questo modo. Forse la presenza di Leandro la rendeva così?

Mi riconcentrai nella guida e sperai che Isabella fosse pronta. Arrivai sotto casa sua e osservai ancora  quel palazzo rovinato e consunto. Scesi dall’auto e mi guardai intorno. Nonostante fosse pomeriggio, quella zona non era affatto raccomandabile. Isabella stonava con quell’ambiente. Avevo la sensazione che in realtà lei non fosse ciò che sembrava. C’era un passato particolare alle sue spalle e avvertivo il desiderio di conoscerlo. Non ci conoscevamo ancora bene ma volevo sapere tutto ciò che la riguardava.

Suonai al citofono e dopo qualche secondo sentii la sua voce dire che stava scendendo. Sorrisi quando avvertii degli strani rumori prima della sua risposta. Sicuramente aveva fatto cadere qualcosa al suo passaggio, sbadata com’era!

Misi le mani nelle tasche dei jeans e aspettai il suo arrivo. Indossavo degli abiti semplici dato ciò che ci aspettava e notai che anche lei aveva optato per qualcosa di comodo. Nonostante non gli avessi detto la natura del nostro appuntamento non si era vestita con abiti succinti e provocatori, come di solito facevano le ragazze che saltuariamente uscivano con me, questo dimostrava quanto fosse semplice la sua personalità. Questa era una cosa che mi piaceva parecchio.

L’unica nota stonata nel suo abbigliamento era il fatto che indossava abiti chiari, di sicuro si sarebbero sporcati irreversibilmente. Aveva dei jeans chiari, una camicetta bianca e un copri spalle grigio. Infine ai piedi degli stivaletti anch’essi grigi.

Osservai con interesse la sua figura longilinea. Nonostante fosse magra aveva le curve al posto giusto, era davvero affascinante nella sua semplicità. Non appena mi vide sospirò e fece per scendere i pochi gradini che l’avrebbero condotta da me. Mi tesi automaticamente e infatti lei scivolò sul primo gradino e rischiò di fare una brutta caduta se non l’avessi afferrata in tempo.

In pochi secondi me la ritrovai stretta tra le braccia. I lunghi capelli mi solleticavano il viso e il suo corpo era stretto al mio. Il suo odore mi mandò per qualche attimo in paranoia, ma ancora una volta non sentii il bisogno di morderla ma quello di tenerla stretta a me e non lasciarla mai andare.

Solo quando lei si schiarii leggermente la gola, imbarazzata, mi decisi a lasciarla. Mi sistemai gli occhiali da sole sopra la testa e la sentii sospirare più forte. Sorrisi e le sistemai una ciocca di capelli.

<< Ciao Isabella. >>

Lei mi sorrise e mi guardò con sguardo colpevole.

<< Ciao Edward. Grazie per avermi salvato la vita! >>

Scossi il capo e le presi la mano senza pensare, guidandola verso la macchina.

<< Non preoccuparti. Allora, pronta per il nostro appuntamento? >> le chiesi per stemperare la tensione. La sentivo terribilmente in imbarazzo.

<< Dove andiamo esattamente? Sai, io non sapendo… >> mi indicò il suo abbigliamento e io sorrisi prima di farla entrare in auto.

<< Sei perfetta, solo che i tuoi abiti sono come dire… “ troppo chiari” >>

Lei mi guardò confusa, mentre mettevo in moto e mi immettevo nel traffico cittadino.

<< In che senso?  >>

<< Lo vedrai! >> dissi con un sorriso smagliante.

<< Dai Edward, dimmi dove stiamo andando. >>

Con mia sorpresa si slacciò la cintura e si sporse verso di me. Io la guardai con la coda dell’occhio, curioso.

<< No Bella, non posso. >>

Appositamente usai il suo soprannome, infatti mi guardò male e si rimise nervosamente la cintura.

Risi tra me, non riuscendo a controllare la voglia di stuzzicarla.

<< E va bene, vorrà dire che la prossima volta che mi chiederai di uscire, non lo farò se prima non mi dici la nostra meta. >>

<< Chi ti dice che staserò avrò ancora voglia di invitarti a uscire? >>

Lei mi guardò sconvolta e aprì lo sportello come per scendere. Io frenai di colpo, anche se andavo piano, avendo paura che quell’incosciente scendesse sul serio. Accostai e tirai con forza il freno a mano.

<< Sei impazzita? >> alzai la voce istintivamente e mi allungai per richiudere lo sportello. Lei mi fissò spaventata e io non mi tirai indietro. Ero cosciente di averla spaventata, in quanto il mio tono e la mia espressione da predatore dovevano averla turbata più del dovuto.

<< Io stavo solo… >>

<< Non mi interessa quello che volevi fare. Non farlo più. >> dissi con tono più basso ma sempre minaccioso a pochi millimetri dalle sue labbra.

La sentii trattenere il fiato per poi chiudere gli occhi e abbassare il capo. A quella visione mi calmai sempre di più, sentendomi anche in colpa. Forse avevo esagerato ma mi sentivo tremendamente protettivo nei suoi confronti e anche le cose più semplici che potevano metterla in pericolo mi spaventavano. Era forse l’istinto che si era maturato in me grazie ad Abigail a rendermi così? No, con lei era molto diverso.

Con un dito le sollevai il viso e lei mi guardò titubante.

<< Isabella, non volevo alzare la voce, ma mi hai spaventato. >>

Lei mi sorrise forzatamente e poi respirò a fondo.

<< Scusami, hai ragione. Stavo solo scherzando. A volte non mi rendo conto delle mi azioni. >> disse voltando il viso verso il finestrino.

Inarcai un sopracciglio, pensando a quanto fosse strana quella ragazza e quanto questo… mi piacesse! La sorpresi dandole un bacio all’angolo delle labbra e tornai a guidare.

<<  Anch’io stavo scherzando. >> dissi spezzando il silenzio che si era creato improvvisamente.

<< Che vuoi dire? >> mi chiese, guardandomi con quegli occhioni da cerbiatta.

Le diedi un colpetto sul naso e sorrisi.

<< Quando ho detto che forse non avrei avuto più voglia di uscire con te. Non credo sia possibile. >>

Vidi l’ombra di un sorriso soddisfatto sul suo viso fin quando, poco prima di essere arrivati alla nostra meta lei non si sporse ricambiando il bacio che poco prima le avevo dato, stampandomene uno dolcissimo sulla guancia.

Sospirai mentre posteggiavo l’auto, poco lontano dalla mia moto. Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire!

 

*******************************************   

Buonasera!!! Sono stata puntuale, eheh ( ehm.. non ho detto che avrei postato dopo una settimana ma nei miei intenti sono stata puntuale xD ) Allora, che mi dite di scricciolo? Il mio coniglietto si chiama così, guai a chi me lo tocca *_*

L’ho inserito nella storia perché mentre scrivevo saltellava vicino al mio portatile e così mi si è accesa la lampadina! ( quale? Quella della tua stupidità? Nd tutti. ) xD

Forza, ditemi che ne pensate? Dove avrà portato Edward la povera bella? E Leandro? Ehhehe, spero di avervi incuriosito. In realtà questo capitolo doveva finire in altro modo, ovvero dovevo inserire l’appuntamento di Ed e Bella ma dato che ho inserito tante altre cose non volevo renderlo pesante così me lo tengo per il prossimo capitolo, che riserverà delle piccole sorprese *_*

Vi dico solo una cosa, state attenti a Leandro. Anche il suo potere non è proprio come sembra. Ecco vi ho lasciato abbastanza dubbi xD

ѕρσιℓєя : Osservavo il suo viso macchiato da piccole macchiette rosse e i suoi abiti colorati di rosso e nero. Cercava di pulirsi le mani con un panno ma era un impresa difficile! Le accarezzai il viso strofinando le dita su quelle piccole macchie, fin quando il mio sguardo non cadde sulle sue labbra…

 

Allora, ringrazio come sempre chi ha inserito la mia storia tra i preferiti e le seguite, chi legge soltanto e naturalmente i miei adoratissimi recensori *_*

Sessily: Ciao! Mi è piaciuta tantissimo la tua recensione, sono davvero felice di averti resa “ partecipe” della mia fantasia a tal punto da coinvolgerti! Spero davvero che questo capitolo ti piaccia, fammi sapere, un bacio ciao^^

ELLAPIC: Ciao, beh il potere di Abigail, come avrai letto in questo capitolo non è ancora ben definito ma è molto particolare e spiega il suo comportamento nel primo incontro con Bella. Alice stavolta essendo umana non è proprio veggente, infatti lo è Leandro, però diciamo che è molto sensibile quando si parla di Abigail! Attendo il tuo commento, sono davvero curiosa, ciao!

DarkViolet92: Ciao, mi piace il tuo nick *_* Comunque si, Abigail è un piccolo terremoto ma è anche molto dolce! Fammi sapere che ne pensi del capitolo, un bacio, ciao^^

Jma: La mia adoratissima Giulia^^ Come farei senza di te?! Eh??? xD Quanto mi piacciono le tue domande ( risata sadica ) no, beh, Abigail è interessata a Bella perché si è fatta un bel quadro e ha unito diversi punti, capendo che è collegata a suo padre. La piccola ha qualche amica si, ma con la sua natura non si trova molto bene con quelli della sua età, troverà in Bella non solo un amica ma molto di più. Abigail già sapeva molte cose e infatti il tempismo delle chiamate, dei messaggi ecc.. non sono un caso. Che ne pensi di questo capitolo e di Leandro?? A presto, un bacione!

Lau_Twilight: Lauretta!!! Tesoro sei dolcissima come sempre. Ti ringrazio tantissimo!!! Ehhe, si Abigail è un amore e poi vedrai che sorprese riserverà! Un bacione!!!

Rosa62: Ciao Rosa, sono sempre felice di leggere le tue recensioni! Riguardo al tuo dubbio, hai pensato bene, non è stata Abigail a scrivere i messaggi da parte di Edward e in questo capitolo lo avrai di sicuro capito. Aspetto con ansia la tua recensione, un bacio ciao^^

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Scrivere ***


                 ѕ¢яινєяє


Non riuscivo a fare a meno di sorridere. La sua espressione era un vero spettacolo. Osservava la mia moto con estremo interesse. Ne studiò i particolari e poi mi rivolse un radioso sorriso.

<< E’ questa? E’ la tua moto? >>

Annuì con lo stesso sorriso e posai il sacchetto carico di barattoli di vernice, olio e varie cose a terra e la raggiunsi.

<< Ma come fai ad averla? Deve ancora uscire nel mercato. >>

Allora ne sapeva di moto. Avevo intuito che le piacevano ma a quanto pare si documentava spesso.

<< Sì, mi è stata data da un amico alcuni anni fa, quando era ancora in progetto. Non ho mai avuto modo di usarla, tranne qualche giro di prova quando me l’hanno portata. >>

Bella sembrava sul punto di chiedermi il motivo ma poi non lo fece e si riconcentrò sulla moto. La ringraziai mentalmente, lodando la sua sensibilità. Aveva capito che era qualcosa di cui non mi piaceva parlare.

Tuttavia non potei impedire ai miei ricordi di invadermi la mente. Era un sabato pomeriggio, due settimane prima che succedesse l’irreparabile. Abigail era molto piccola e in braccio a Cassandra osservava la mia moto con occhi curiosi. Dopo aver fatto qualche giro di prova Cassandra mi disse che era meglio posare quella moto che tanto non ci sarebbe servita, inoltre diceva che era pericolosa per la bambina perché insisteva per salirci. Fu così che la misi in garage e da quel giorno questa era la prima volta che la riprendevo. I miei genitori l’avevano tenuta in custodia ma a causa di qualche manovra sbagliata di mia sorella Alice, che in macchina era meglio non metterla mai, si era un po’ rovinata.

<< Prima che tu ti perda nei tuoi pensieri, resta qui con me. >>

Osservai Bella sorridermi per poi levarsi il copri spalle grigio, poggiandolo sul sedile della macchina, poco lontana da noi, e alzandosi le maniche della camicetta bianca che indossava.

<< Mi hai invitato fuori solo per aiutarti a sistemare la tua moto, non è così? >>

Potevo sbagliarmi ma sentii una lieve nota malinconica nella sua voce. Era forse delusa? Si aspettava qualcosa di diverso?  Sicuramente sì, ma a giudicare dal sorriso entusiasta che rivolse alla moto mi dissi che non le dispiaceva poi così tanto.

Lei non poteva immaginarlo, ma averla lì in quel momento era qualcosa di importante per me. Se non avessi avuto il suo aiuto non avrei mai ripreso quella moto, nonostante la mia evidente passione per le moto.

Cercai comunque un modo per spiegarmi e farle capire cosa provavo in quel momento. Le presi una mano e lei si bloccò nell’atto di toccare lo specchietto rotto della moto. L’avvicinai lentamente a me, fin quando non fummo uno di fronte all’altra. Mi persi ancora una volta nel colore profondo dei suoi occhi e poi mi abbassai fino al suo orecchio.

<< E’ importante che tu sia qui con me… in questo momento, Isabella. >>

Lei sorrise imbarazzata e poi tornò a studiare la moto.

<< Dobbiamo dargli una bella sistemata, ma non credo che abbia grossi problemi! Vedrai entro stasera sarà come nuova! >>

Mi schiacciò l’occhio e mi sentii bene guardandola. Mi dava un senso di sicurezza e tranquillità che poche volte avevo provato nella mia vita.

Mi alzai anch’io le maniche della camicia nera che indossavo e mi misi all’opera. Sistemammo dapprima lo specchietto, sostituendolo. Bella insisteva nel volerlo fare lei, ma con la sua famosa sbadataggine finì per graffiarsi con il vetro rotto. Quasi svenne alla vista del sangue e io risi con tensione. Riuscii però a legargli un piccolo pezzo di stoffa per fermare il corso del sangue e lei mi ringraziò con un sorriso. Come avevo già avuto modo di sperimentare, il suo sangue era come una musica per me, mi tentava ma non troppo e questa era una cosa nuova per me. Forse per la diversità della mia specie rispetto ai vampiri tradizionali faceva sì che la mia cantante avesse un effetto diverso su di me.

C’era il desiderio di morderla ma sapevo tenerlo a bada con sicurezza.

Smontai io stesso lo specchietto e mi feci aiutare da Bella per rimettere a posto quello nuovo. Alla fine di questo piccolo lavoro, entrambi sorridemmo soddisfatti.

<< Adesso dobbiamo dare qualche colpo di vernice? >> mi chiese aprendo un barattolo, contenente vernice rossa.

<< Sì, mia sorella mi ha lasciato qualche regalino e si è levata in più punti. >>

<< Sì, lo vedo. E’ stato un vero peccato, ma ora la rimettiamo a posto. >>

Detto questo lasciò cadere il pennello nella vernice, troppo velocemente, e qualche schizzo le sporcò la camicia bianca che indossava. Storse la bocca e sospirò. Mi sorprese parecchio. Un'altra ragazza si sarebbe messa ad urlare. Tanya per esempio avrebbe fatto un macello, invece lei si era limitata a guardare scocciata la macchia. Di sicuro quella camicetta sarebbe stata da buttare. La vernice era difficile da togliere.

<< Mi dispiace. >> dissi accennando all’accaduto.

Lei rise e scosse il capo.

<< Fa nulla! Dovevi vedere come mi riducevo quando a Jolla trafficavo con la mia moto! >>

<< Sephora. >> dissi ricordando quando qualche sera prima me l’aveva detto.

<< Sì, la mia Sephora. Tu non hai dato un nome alla tua moto? Si usa sai… >>

<< Davvero? Si usa? Beh io non ci ho mai pensato… almeno, non ne ho mai avuto il tempo. >>

Lei ancora una volta non disse nulla e dopo aver cominciato a spennellare sulla moto, si sedette in un muretto vicino a gambe incrociate.

<< Potremmo pensarci adesso. >>

Io sorrisi e le tolsi il pennello dalle mani per continuare il lavoro che aveva lasciato a metà.

<< Non saprei da dove iniziare. Non ho proprio idea di che nome dargli. Oltretutto a che serve? La chiamo per nome quando mi serve? >> dissi ironico.

<< No, ma è una cosa carina. >>

<< Una cosa da ragazze. >> ribattei.

<< Sei noioso! >>

Balzò giù e aprì il barattolo di vernice nera. Si era per caso offesa? Eppure era vero, non sapevo che nome dare alla moto e poi non mi sarebbe servito. La guardai di sottecchi. Sembrava seccata e come temevo si macchiò un'altra volta. Quella ragazza era incorreggibile!

Sbadata com’era sbuffò e si strofinò il viso, dimenticandosi che anche le sue dita erano macchiate. Non se ne accorse neppure e io rimasi a guardarla. Mi sollevai in piedi e lasciai il pennello nel barattolo. Tra noi due io ero perfettamente a posto e lei era sporca dalla testa ai piedi di vernice.

Non si accorse che mi ero avvicinato a lei e io la osservai, con quelle macchiette sul viso e i suoi abiti colorati di rosso e nero. Cercava di pulirsi con un panno ma era un impresa difficile!

Le accarezzai il viso, strofinando le dita su quelle piccole macchie, fin quando il mio sguardo non cadde sulle sue labbra.

Isabella sorpresa dal mio gesto poggiò una mano sul mio petto ma non mi allontanò da lei. Sentivo il suo odore pervadermi le narici e senza rendermene conto continuai ad accarezzarle il viso. Perché ero così attratto da lei? Era una ragazza dalla bellezza semplice ma che sapeva scuotermi dentro.

Mi abbassai sempre di più fin quando non sentii il contatto morbido con le sue labbra. Per la seconda volta mi ritrovai a baciare Isabella Swan, per me poco più che una sconosciuta con cui avevo parlato poche volte, eppure mi sembrava di conoscerla da una vita.

A differenza della prima volta il bacio divenne da subito passionale, cercai il contatto con la sua lingua e quando avvenne sentii il suo cuore esploderle quasi nel petto. All’improvviso fu lei a staccarsi da me ansante. Mi ero dimenticato che lei avesse bisogno di respirare.

Mi guardò a lungo e poi si voltò di scatto tornando ad occuparsi della moto. Io sospirai e strinsi brevemente gli occhi. Probabilmente ero stato troppo avventato ma le sue labbra erano per me un richiamo irresistibile.

Mi avvicinai a lei e le bloccai il polso, mentre dava qualche ritoccata di vernice. Lei si fermò ma non alzò lo sguardo.

<< Isabella guardami. >>

Lei però non lo fece e io le sollevai il mento con due dita.

<< Bella, ti prego. >>

Lei si irrigidii e spostò il viso di lato, sfuggendo dalla mia debole presa.

<< Ti ho già detto di non chiamarmi in quel modo. Sarebbe meglio continuare a fare ciò per cui mi hai invitata ad uscire, altrimenti non riusciremo a finire. >>

<< Non mi importa di finire. >> le risposi brusco

L’attirai a me, stringendola tra le braccia e lei mi guardò per un attimo sorpresa. Mi specchiai in quegli occhi profondi senza riuscire a smettere.

<< Edward cosa c’è? >> mi chiese interdetta.

<< Nulla. E’ che a volte sei così scostante… è per il bacio di prima? >>

Lei sospirò e poggiò entrambe le mani sul mio petto. Il calore del suo corpo mi regalò brividi inaspettati.

<< Non è solo quello. Le cose tra noi sembrano andare troppo velocemente e io ho sofferto troppo nella mia vita per illudermi. >>

Inarcai un sopracciglio, cercando di capire cosa volesse dire.

<< Io ho sofferto più di quanto tu possa immaginare, Isabella. Il fatto è che quando sono con te tutto mi viene più naturale e mi dimentico di tutto il resto. Scusa se sono stato troppo avventato. >>

La lasciai irritato, non sapendo neanche io il perché e finii velocemente di ritoccare la moto. Mi accorsi che potevo fare quel lavoro benissimo da solo e se non fosse stato che Abigail mi avesse detto quelle parole io non ci avrei neppure pensato. Rimisi quasi tutto a posto, mentre Bella sembrava incantata a guardarmi. Era rimasta nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata e mi aveva fatto lavorare da solo in quei pochi minuti, osservandomi con le braccia lungo i fianchi.

<< Adesso cosa c’è? Ti dispiace se ripongo a te la domanda? >> le sbottai

Ma si può sapere perché ero così nervoso? Isabella non aveva detto nulla di sbagliato ed aveva ragione. Ecco che la parte più strafottente e indifferente di me riaffiorava. Insieme a mia figlia avevo dovuto patire le pene dell’inferno e spesso dimenticavo ciò che avevo promesso a me stesso : non fidarmi mai più di nessuno. Eppure lo stavo facendo, mi stavo fidando di Bella, eppure lei non sembrava comprendere questo. E come avrebbe potuto?

<< Non c’è nulla. Hai finito? >>

Pensavo che il suo tono sarebbe stato irritato invece era stato estremamente dolce. Quando la guardai di nuovo mi stava sorridendo appena.

Che avesse capito? Certo che non ero il solo ad essere lunatico! Oppure mi aveva capito molto più di quando credessi. Sorrisi anch’io, sentendo la rabbia sciogliersi come neve al sole. Le allungai una mano e lei la prese con un sorriso.

<< Direi che adesso è a posto, tu che dici? >>
  Lei fece il giro della moto, trascinandomi con lei e io la seguii stringendole forte la mano. Questa ragazza   riusciva a farmi sentire bene, senza far nulla di particolare, con solo la sua presenza.

  << Direi che va bene. Non aveva bisogno di molte cose per essere rimessa in sesto. >>

  Sorrisi alla sua espressione critica e le baciai il capo.

  << Direi che ora è il momento di provarla. >>

  Lei rise a annuì.

  << Certo andare in giro in questo modo non sarà adeguato, ma pazienza! >>

  La guardai sempre più sorpreso. Quella ragazza era incredibile.

  << Credo che tu sia bellissima, soprattutto conciata in questo modo. >> le sussurrai all’orecchio,  sentendola rabbrividire.

  Misi tutto l’occorrente nella mia macchina e poi salii sulla moto. Le feci cenno di sedersi dietro di me e    lei lo fece, per poi aggrapparsi alla mia vita, con titubanza. Le passai il mio casco, perché non avevo altri    di riserva e lei mi guardò arrabbiata.

<< Edward ma se succede qualcosa, tu non puoi non avere il casco. >>

Io sorrisi amaro ma mi allungai all’indietro e le baciai la punta del naso.

<< Tranquilla piccola, non mi succederà nulla. >>

Non le diedi il tempo di rispondere e quando vidi che stava indossando il casco, misi in moto e partii. Volutamente accelerai subito e lei mi si aggrappò e strillò ridendo << Edward! >>

Risi anch’io. Adoravo sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra. Sospirai rilassato e mi godei per la prima volta la mia moto. La prima volta ero stato da solo, ma per me non contava, data la situazione, mentre adesso che ero con Bella le cose erano molto diverse.

Sfrecciai a lungo per le strade ignorando tutti i limiti di velocità, ma Isabella non si lamentava affatto. Sapevo bene che lei guidava anche più veloce di me. Più di una volta la sentii stringermi la vita e sapevo che non era di certo per paura. Quando potevo tenevo il manubrio con una mano sola e ricambiavo la stretta delle sue mani, stringendone una sua.

Mi avvicinai al lungo mare e mi beai del rumore delle onde, grazie al mio udito più sviluppato e dell’aria che sapeva di iodio.

Senza rendermene conto mi fermai nello stesso posto in cui io e Bella avevamo parlato, fuori da quell’Hotel.

Mi fermai ma ne io ne lei scendemmo subito dalla moto. Sentii Isabella sciogliersi da me e levarsi il casco. Osservai dallo specchietto i suoi lunghi capelli mossi, scendere fluenti sulle sue spalle. Trattenni il fiato a quella vista seducente.

<< Sembra che questo posto ti piaccia. >> mi disse lei, guardandomi sullo specchietto.

Non dissi nulla e scesi, mentre lei facevo lo stesso.

<< A te piace? >>

Lei mi schiacciò l’occhio e mi battè una mano sulla spalla.

<< Io sono cresciuta con il mare. >>

Quella risposta mi affascinò e la seguii mentre lei camminava lentamente sulla sabbia. Mi accorsi di quanto poco riuscivo a stare attento al resto del mondo e di come facile mi risultasse fissare tutti i suoi movimenti. Il vento giocava con i suoi capelli e la sua espressione era rilassata mentre osservava l’orizzonte e le onde che si infrangevano in riva.

<< Mio padre mi ci portava sempre da piccola. >>

Vidi la sua espressione cambiare per poi allungare il passo. Probabilmente non si era resa conto di ciò che aveva detto.

<< Ehi, aspetta. >>

Lei si fermò ma rimase in piedi a guardare il tramonto. Ormai era quasi sera ed entrambi guardammo il sole morente all’orizzonte.

<< A Jolla? >>

Lei si voltò a guardarmi sorpresa.

<< Prima hai detto che trafficavi con la tua moto a Jolla. Se non sbaglio è una località balneare nei pressi di San Diego. >>

<< Non sbagli. Ho passato a Jolla tutta la mia infanzia. Sono nata a San Diego ma mio padre comprò una villa davanti al mare, a Jolla. Ero molto piccola quindi ricordo poco di questo cambiamento. Jolla è sempre stata la mia casa. Frequentavo soltanto la scuola a San Diego, che dista davvero poco da Jolla. Amavo la mia casa, perché aprendo la porta finestra del salone, attraversavo il giardino e subito ero sulla spiaggia, davanti al mare. Passavo il mio tempo a sognare il futuro e a scrivere. >>

Ascoltai con curiosità e attenzione tutto ciò che stava dicendo. C’era molto dolore nelle sue parole ma anche tanta gioia al ricordo dei tempi in cui era stata davvero felice. Perché ne ero certo, stava bene lì e adesso soffriva.

<< Scrivere? >> domandai all’improvviso.

Ricordavo bene il giorno in cui ci eravamo incontrati, o sarebbe meglio “ scontrati “ . Le avevo rubato quel foglio ed ero rimasto colpito dalla sua definizione di “ attrazione” era la stessa che sentivo nei suoi confronti, nello stesso modo in cui lei lo concepiva. Chissà come avrebbe reagito nel sapere che io le avevo sottratto quel foglio. Di sicuro si sarebbe arrabbiata e questo non era un buon momento.

<< Ehm, sì. Scrivo spesso. E’ la mia vera passione. >>

Sorrisi nel vedere che era arrossita.

<< E’ una cosa bella. Cosa scrivi di preciso? >>

Lei si voltò con un sorriso.

<< Davvero lo vuoi sapere? >>

<< Sì, che c’è di male? >>

<< Beh non pensavo ti interessasse. E’ difficile dire cosa scrivo di preciso. Mi è sempre venuto naturale fin da piccola. Ho cominciato con dei diari personali, poi sono passata nell’inventare strane favole, probabilmente perché mio padre ne inventava una diversa a sera. >>

Sorrise a quel ricordo ma poi ritornò subito seria e si accinse a continuare.

<< Con il tempo ho cominciato a scrivere storie che non avevano nulla a che vedere con le favole. Piccoli racconti rimasti anonimi… >>

Avvertivo che c’era qualche altra cosa che voleva dire e la incitai con lo sguardo a continuare.

<< Quando io e mia madre ci siamo trasferite a Manhattan, ho cominciato a scrivere pensieri isolati e brevi sprazzi di qualcosa che ancora non conosco bene. Una storia senza una trama precisa. Scusa… è difficile da spiegare. >>

Rise nervosamente e io le accarezzai il viso. Lei mi prese la mano e ci giocò per un po’ con la sua. Non aveva nominato suo padre quindi dedussi che non era più con loro. Non chiesi il motivo, sapevo che non voleva parlarne.

<< Secondo te è possibile sentire la mancanza di qualcosa o qualcuno che ancora non conosci? >>

Mi fermai un attimo a pensare sulle sue parole. Sembrava una cosa assurda ma in qualche modo sapevo ciò di cui stava parlando.

<< Credo che non sia impossibile. >>

Ci guardammo per lunghi minuti, in una muta discussione.

<< Per lunghi anni ho avvertito questa sensazione e l’avverto tutt’ora, ma in modo diverso. E’ per questo che ho ricominciato a lavorare su quella storia. Sperando un giorno di riuscire a terminarla. >>

Dietro ciò che diceva c’era molto di più e io non avevo intenzione di abbandonarla.

<< Ti aiuterò io. >>

Le presi il viso tra le mani e lei mi sorrise. Guardai ancora quegli stupendi occhi da cerbiatta e lentamente la baciai a lungo e profondamente. Questa volta Bella si strinse a me e io la strinsi ancora più forte.

In quel momento capii quanto io lei fossimo uguali, seppur così diversi.

Isabella Swan mi era entrata nel cuore e sapevo che lì sarebbe rimasta per sempre.


*******************************************  



Eccomi qui!
Avrete notato che mi piacciono le moto! Beh in realtà non sono una vera patita perchè ho una passione sconfinata per le macchine *__* però mi piacciono e ho deciso di usarle in questa storia xD
Vi piacciono le moto che ho scelto per i due? ( ma che domade fai? a chi interessa??) vabbè lasciando perdere la vocina interiore che rompe, passo a ringraziare per i vostri commenti e anche a chi ha letto in silenzio! Vi invito sempre a farmi sapere cosa ne pensate, perchè se voi non mi dite nulla io non trovo la forza per continuare!!!! xD

Prima però vorrei chiarire solo qualche cosa riguardo alla storia. Molti di voi si chiederanno se io non sia impazzita. I pensieri di Bella sono confusi ma si deve leggere per lo più " tra le righe" quella frase che lei dice ad Edward ovvero " Secondo te è possibile sentire la mancanza di qualcosa o qualcuno che ancora non conosci? " ha un senso tutto suo e si capisce anche dalla risposta di Edward. Con il tempo tutto verrà chiarito!

DarkViolet92: Ciao, si ribadisco, il tuo nik è particolare!!! Sono davvero contenta che il capitolo ti piaccia, per quanto riguarda la madre di Abigail, non ti dico molto ma sappi che qualche altra cosa verrà fuori e forse di più... uhm... basta che sennò dico troppo, un bacione^^

ELLAPIC: Ciao! Allora ricordi bene, Edward ancora non ha detto che ha una figlia, ne Abigail tra l'altro, anche se come avrai capito lei ha già capito qualcosa. Leandro sarà un personaggio importante quindi non perderlo di vista xD Succederanno varie cose per cui ovviamente Bella sarà coinvolta! Grazie mille per la recensione aspetto con ansia di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, un bacione ciao^^

luis: Luis!!!!!!!!!!!! E' vero mi sei mancata nello scorso capitolo e sono contenta di rivederti ora! Si, Abigail cerca il calore materno e Bella è molto dolce con lei, ma Abigail grazie al suo potere e al legame con il padre capisce che Bella è davvero molto di più. Ha compreso tante cose e come ho detto nel precedente capitolo Abigail fa un copia e incolla di ricordi quindi legge molto dalle righe di Bella e vede tutto ciò che c'è da vedere su di lei. Un mix tra i poteri di Cassandra che usava questo per mettere in difficoltà le sue vittime e quelli di Edward che comuqnue controlla il tempo! Il nostro bel vampiro nasconde molte altre cose e sa essere molto pericolo e forse per un pò lo sarà... vedremo... non vedo l'ora di sapere cosa ne penserai di questo capitolo! Un bacione grandissimo, ciao^^

Lau_Twilight: Lauretta mia xD Sono felice che questa storia ti piaccia, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi!!! Un abbraccio ciao^^

Rosa62: Ciao Rosa, come sai è sempre un piacere leggere i tuoi commenti! Dunque, comincio subito col dirti che Abiagail ha le idee piuttosto chiare ma sa le intenzioni del padre e quelle di Bella sebbene nessuno dei due parli dell'altro alla bimba, che credono all'oscuro di tutto. Prima di tutto lei vuole capire per bene, grazie ai suoi poteri, sa cosa succede con le sue azioni, ma nel futuro più vicino, quindi per ora non fa nulla. Dai ricordi di Bella sa che ha delle cose in comune con il padre ma ben diverse al tempo stesso quindi vuole ancora tempo! Leandro lo vedremo molto d'ora in poi. Non posso dirti con precisione quale futuro vede perchè si scoprirà con il tempo, ma sappi che è davvero particolare, perchè è molto legato ad Edward. In ultimo posso solo dirti che Edward conosce chi li sta cercando, ma sappi che non gli vuole fare proprio del male, almeno non a loro precisamente e non nel modo in cui penserebbe! E dopo questa filippica xD spero soltanto di non averti messo ancora più in confusione! Le cose si capiranno meglio a partire dal prossimo capitolo. Che ne pensi dei due piccioncini? Un bacio ciao^^

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Dolora Sorpresa ***


                               σℓσяσѕα ѕ¢σρєятα

 

 

Non vedevo l’ora che quella giornata finisse. Ero davvero stanca morta. Erano appena le quattro del pomeriggio e avevo altre tre ore prima di poter tornare a casa.  Mi scambiai uno sguardo eloquente con Jacob, che mi ricambiò con la stessa espressione demoralizzata.

Tuttavia un sorriso spuntò sulle mie labbra. Quella sera Edward sarebbe tornato da un viaggio di lavoro durato una settimana e finalmente ci saremmo rivisti. Il nostro rapporto non era definito ma lui non mancava di farmi notare quanto importante fossi per lui e questo mi riempiva di gioia. Non sapevo se il sentimento, devastante e bellissimo al tempo stesso che mi investiva ogni qual volta pensavo a lui o lo vedevo, si potesse classificare come “ amore “ ma sapevo che difficilmente sarei potuta rimanere senza di lui ormai.

Per la prima volta ero soddisfatta della mia vita. Il libro l’avevo già cominciato sotto le pressioni di Abigail, che mi chiamava ogni sera, prima di andare a dormire. Quella bambina era un vero portento e mi ci ero davvero affezzionata.

Jacob mi richiamò all’ordine e io mi voltai nello stesso momento in cui vidi Alice e Abigail entrare dalla porta d’ingresso del bar. Mi fermai paralizzata. Cosa ci faceva Abigail con Alice Cullen?

In quel momento un campanello d’allarme suonò nella mia mente e sudai  freddo quando Alice mi salutò e Abiagail mi corse incontro.

Sorrisi forzatamente e la presi in braccio al volo mentre lei mi stampava un bacio sulla guancia. In quella settimana ci eravamo viste solo due volte, sempre al parco, diventato ormai il nostro incontro abituale. L’ultima volta però mi aveva sorpreso quando era venuta accompagnata da un bel ragazzo, alto, dai capelli scuri e gli occhi color oro.

Abigail me l’aveva presentato come suo zio e lui era stato di compagnia e mi aveva fatto molte domande sulla mia vita. Mi piaceva il suo sguardo. Era un ragazzo molto intelligente e mi faceva ridere spesso con le sue battute.

<< Bella, sono contenta di vederti. Conosci già mia zia Alice non è vero? >>

Io guardai confusa Alice che mi osservava con la bocca quasi spalancata.

<< Sì piccola, io e la zia ci conosciamo già >>

<< Sì è vero. Ma come fai a conoscere mia nipote? >>

Alice si sedette al tavolo più vicino a noi e io feci scendere Abigail che si sedette accanto alla zia, guardandomi con un sorriso.

Mi sedetti anch’io altrimenti sarei caduta a terra. Ero veramente sorpresa. Che diavolo stava succendendo? Se Alice era la zia di Abigail ed era sorella di Edwrad, questo significava che …

Le lacrime mi salirono agli occhi ma non capii subito il motivo. Cercai di dissimulare respirando profondamente e rivolgendomi direttamente alla piccola che mi osservava seria e attenta.

<< Tesoro il tuo cognome è Cullen? Tuo padre si chiama Edward? >> chiesi con voce tremula.

<< Sì Bella, Abigail è la figlia di Edward >>

Al suo posto mi rispose Alice che mi guardava curiosa e Abigail annuì in assenso.

Il mondo mi crollò addosso. Tutto ora era molto più chiaro. Edward era forse sposato? Ma non indossava una fede. E se la togliesse quando mi vedeva? No impossibile, Abigail mi aveva detto che sua madre era morta anni fa…

Ma perché non me l’aveva detto prima? Certo… ero solo un passatempo per lui, mi teneva fuori dalla sua vita  per poi potermi scaricare come nulla fosse… che illusa.

Mi alzai velocemente mentre le lacrime minacciavano di sopraffarmi.

Abigail mi prese una mano e la strinse. La guardai e lei mi osservava con il visino corrucciato. Povera piccola, lei non c’entrava nulla. In quel momento però non sapevo cosa fare. Edward non sapeva che io conoscevo sua figlia, altrimenti me l’avrebbe detto, quindi non voleva di sicuro. Chissà in che guaio mi ero cacciata e non volevo più avere niente a che fare con lui.

A quel pensiero mi si strinse lo stomaco, ma mi imposi la calma e mi liberai piano della stretta di Abigail, mentre Alice ci osservava in silenzio.

<< Mi dispiace Abigail, ma io adesso devo lavorare. Manderò qui Jacob per prendere i vostri ordini. >>

Raggiunsi il bancone velocemente ma sentii qualcuno aggrapparsi a me da dietro e mi bloccai stupefatta.

Mi voltai spaventata quando sentii dei lievi singhiozzi e vidi anche Alice alzarsi per prendere Abigail, che si era aggrappata a me.

<< No piccola, non piangere. >>

Mi inginocchiai davanti a lei, che tirava su con il nasino, facendomi intenerire.

<< Adesso non mi vuoi più vedere, vero? >>

Sebbene fosse quello il mio intento in quel momento, scossi il capo con decisione.

<< Ma no cucciola. Certo che voglio ancora vederti. Quando vorrai io ci sarò sempre. >>

Le accarezzai il viso e vidi Alice accarezzarle i capelli.

<< Non sei sincera. >> singhiozzò ancora la piccola.

<< Invece lo sono, Abigail. Purtroppo ho molto lavoro ma in questi giorni ci sentiremo. >>

Lei mi guardò dubbiosa e mi sentii morire dentro. Volevo troppo bene a quella bambina e sarebbe stato terribile per me separarmene. Tuttavia speravo che crescendo mi dimenticasse, così come avrebbe facilmente fatto suo padre…

<< Me lo prometti? >>

La vocina dolce dell’angelo di fronte a me mi riportò alla realtà e io sorrisi annuendo.

<< Lo prometto. >>

Lei sorrise appena e poi si lasciò prendere in braccio da sua zia.

Alice mi guardava con un sorriso.

<< Bella, questa piccola tiene molto a te e non solo lei. Non farti idee sbagliate e dagli il tempo di spiegarti. >>

Mi sorrise e io rimasi interdetta a quelle parole. Cosa voleva dirmi? Volevo forse giustificare suo fratello? Io non l’avrei fatto…

Non dissi nulla e lei dopo avermi salutato andò via con la piccola, senza neppure aver preso nulla.

Sospirai e tornai al bancone. Jacob mi stava fissando ma io lo superai e mi recai nella saletta dove presi la mia borsa.

<< Dove stai andando? >>

<< Scusa Jacob ma non mi sento bene. Mi sento mortificata ma ho davvero bisogno di tornare a casa. >>

Lui mi prese per le spalle obbligandomi a guardarlo. La sua espressione era a dir poco furiosa e non ne capii il motivo.

<< Si tratta di lui vero? Di quel maledetto Edward Cullen. >>

Io scossi il capo senza energia ma lui mi strinse al suo petto, lasciandomi senza parole.

<< Non voglio vederti soffrire ancora. >>

Mi staccò da lui e mi asciugò una lcrima dal viso, che non mi ero accorta di avere.

Non dissi niente e lo scansai per andarmene. Raggiunsi la mia moto che ormai utilizzavo continuamente e asciugandomi gli occhi maldestramente, perché non mi facevano vedere bene la strada, misi in moto senza neanche mettermi il casco e partii alla volta di casa mia.

Senza accorgermene arrivai a destinazione e lasciai la moto fuori dal portone, senza neppure metterla nel garage, cosa insolita per me e salii in casa velocemente.

Non appena chiusi la porta d’ingresso, mi ci appoggiai contro e mi concessi di sfogarmi. Piansi lacrime amare e mi accasciai lentamente a terra. Perché mi aveva fatto questo? Perché non mi ha detto di avere una figlia? Contavo così poco per lui?

Mi gettai sul letto e dopo molti minuti passati a piangere caddi in un sonno fatto di stanchezza e delusione.

Quando mi risvegliai, trovai mia madre seduta accanto a me, sul letto. Non appena la vidi le lacrime ripresero a scendere e mi buttai tra le sue braccia, già pronte ad accogliermi.

<< Che ti succede piccola mia? >>

Mi cullò per molti minuti fin quando non mi decisi a riprendermi e mi scostai un po’ per guardarla in viso.

<< Mamma, perché la vita è così ingiusta con me? >>

I suoi occhi divennero profondamente tristi e sospirò più volte prima di parlare.

<< Perché dici così, Bella? >>

Mi portai le mani ai capelli, scostandoli dal viso nervosamente.

<< Tutte le persone più importanti della mia vita ad un certo punto mi abbandonano, lasciandomi sola. Mi illudono e poi mi spezzano il cuore. Prima Papà, adesso Edward… >>

Mi fermai e mia madre mi prese una mano, attirando su di lei il mio sguardo.

<< Bella, alle volte le persone che più ci rendono felici sono anche quelle che ci fanno soffrire di più.  E’ un  prezzo da pagare purtroppo. Quando qualcuno ci entra nel cuore, qualsiasi movimento sbagliato che compie ci riempie di dolore… ma dimmi, cosa è successo? >>

Era vero purtroppo. In punta di piedi Edward mi era entrato nel cuore e sarebbe stato troppo doloroso farlo uscire dalla mia vita.

<< Ha una figlia. >>

Mia madre mi strinse la mano più forte.

<< Edward ha una figlia? >> mi chiese stupita e io annuì

<< Sì, una bellissima bambina, ma la cosa più sconvolgente è che è proprio Abigail. >>

Mia madre spalncò la bocca e sgranò gli occhi.

<< Non posso crederci. La bambina che ti è stata vicino fino ad ora è sua figlia? Ma è assurdo! >>

<< Già. Ti rendi conto? Non mi ha mai detto nulla, perché? >>

<< Tesoro, so che è una sorpresa devastante, ma può darsi che non te l’abbia detto per paura. >>

<< Paura di che cosa, Mamma? >>

<<  Paura della tua reazione. Sai molte donne non reagiscono bene se sanno che il ragazzo a cui sono interessate ha una figlia o un figlio. Lo considerano come un ostacolo per il loro rapporto, se non addirittura un peso. >>

<< Un peso? Io non considererei mai Abigail un ostacolo o un peso. Adoro quella bambina. Certo ne sarei rimasta sorpresa ma con il tempo mi sarei abituata all’idea, ma non dicendomelo non posso non pensare che io per lui valgo meno di niente. >>

<< So che sei una ragazza dal cuore d’oro Bella, ma Edward non poteva sapere che tu conoscevi sua figlia ne tantomeno che le avresti voluto bene. >>

<< No Mamma, non riesco a giustificarlo. Mi fa un male terribile sapere che mi ha tenuto all’oscuro di tutto. >>

Mi madre si alzò e mi baciò i capelli.

<< Preparo la cena. Ti prego pensaci bene e non prendere decisioni affrettate. Non voglio vederti soffrire e vedo nel tuo sguardo quanto Edward ti abbia colpito nel profondo. >>

Abbassai lo sguardo a quelle parole. Per quanto non lo volessi ammettere Edward era sempre più importante per me. Ma come potevo fare adesso?

Sbuffai e in quel momento mi suonò il cellulare. Risposi senza vedere chi era.

<< Bella… >>

Il cuore mi si strinse a quella voce sussurrata.

<< Tesoro. >> risposi con lo stesso tono.

<< Sei arrabbiata con me? >>

<< No piccola, come potrei essere arrabbiata con te? >>

<< Ti ho visto oggi al bar, eri arrabbiata e delusa. E’ tutta colpa mia, ho rovinato tutto. >>

<< Abigail ma cosa dici? Cosa hai rovinato? Cucciola stai tranquilla, io e te ci vedremo sempre. >>

Non ero sicura di quelle cose. Non sapevo perché ma ero certa che Edward non avrebbe accolto con gioia la notizia che conoscevo sua figlia, altrimenti non me l’avrebbe tenuto nascosto.

<< Papà ti vuole bene… tanto bene, Bella. >>

Tratteni il fiato a quella parole. Mi chiesi cosa poteva saperne una bambina così piccola e per la prima volta mi domandai come mai lei non era gelosa di suo padre. Di solito le bambine lo sono e se per caso fosse successa a me una cosa del genere non avrei visto subito di buon occhio un “ amica “ di mio padre.

<< Credo che ti sbagli Abigail, ma posso dirti che quando vorrai venire a trovarmi io sarò felice di vederti. >>

Questo purtroppo era tutto ciò che potevo dirle.

<< Non dire così, io voglio che le cose si sistemino. Come fa Papà senza di te? >>

Sorrisi della sua ingenuità. Edward avrebbe fatto molto in fretta a dimenticarsi di me.

<< Vedrai, tuo padre starà bene. >>

<< Invece no! >>

Stavo per risponderle quando qualcun altro prese il suo posto.

<< Bella, sono Leandro. >>

Al suono di quella voce rimasi a bocca aperta.

<< Ciao Leandro. >>

<< Scusami questa interruzzione ma capisco che forse Abigail sta esagerando. >>

<< No, no, cercavo solo di rincuorarla. Le cose non andranno come lei desidera. >>

<< Perché no? >> mi chiese con la sua voce profonda.

Non seppi cosa rispondere. Mi sembrava assurdo parlare con un ragazzo che avevo visto una volta sola e che ovviamente conosceva Edward e la sua storia passata.

<< Acolta, mi sembra davvero strano parlarne con te, ma Edward avrebbe dovuto dirmi che aveva una figlia. Adeso non so più cosa fare e sono molto confusa. >>

Mi distesi a letto e mi portai una mano sulla fronte.

<< Bella, parla con Edward… lascialo almeno spiegare. >>

<< Tu lo conosci bene, vero? >> chiesi senza pensare.

<< Sì, lo conosco fin da quando si era innamorato di mia sorella. >>

Deglutii un paio di volte a vuoto. Quindi sua sorella era la fidanzata o la moglie di Edward, la madre di Abigail…

<< Scusa io… >>

<< Di cosa devi scusarti? Comunque ora Bella devo lasciarti. Cerca di fare la scelta giusta. >>

Chiuse la telefonata e io posai il telefono sul comodino.

Cosa dovevo fare? Edward di sicuro non si immaginava che conoscevo non solo sua figlia ma addirittura il fratello della sua ex moglie o fidanzata. Mi avrebbe trovato invadente? Ma io cosa ne sapevo? Era certamente assurdo, ma tutto era capitato all’improvviso.

Andai in cucina per dire a mia madre che non avevo fame, ma in quel momento suonò il citofono facendomi sobbalzare. Rispose mia madre e prima che potessi fermarla aveva già detto a qualcuno che poteva salire.

<< Mamma ti prego non dirmi che era Edward. >>

<< Sì, tesoro, era lui. >>

<< Santo cielo, MAMMA! >> urlai alla fine.

Lei non rispose e mi strinse la spalla con una mano e andò in camera sua.

Io mi mossi agitata, non sapendo cosa fare. Non ero pronta a vederlo così presto.

Sobbalzai quando suonò alla porta e quasi quasi pensai di lasciarlo fuori. Poi decisi di fare la persona matura e dopo qualche respiro profondo aprii la porta.

Quasi mi venne un colpo quando incontrai il suo sorriso e i suoi magnifici occhi verdi.

<< Scusa per l’improvvisata ma ho pensato di venire a vederti. >>

Io continuai a guardarlo e poi mi scansai per farlo passare.

<< Ti ho disturbato? >> mi chiese mentre si guardava attorno.

Per un attimo pensai che non era mai salito a casa mia, perché proprio quel giorno?

<< Allora? >> mi chiese vedendo che non gli rispondevo.

<< No, vieni di là. >>

Entrai nella mia stanza e lui mi seguì.

<< Ho la netta sensazione che non sei contenta di vedermi. Forse è meglio che me ne vada. >>

Io in silenzio lo presi per un braccio e lo feci sedere accanto a me.

Sentivo di nuovo le lacrime salirmi agli occhi. Era così bello rivederlo e risentire la sua voce calda e roca.

Mi prese il viso tra le mani e mi osservò preoccupato.

<< Bella, cosa è successo? >> mi domandò cauto e mi ritrassi con rabbia.

<< Mi chiedi cosa è successo? Perché non mi hai detto che hai una figlia? >>

Lui si alzò di scatto e io lo guardai. La sua espressione era tra l’arrabbiato e il turbato, come immaginavo.

<< Come fai a saperlo? >>

<< Conosco tua figlia da un bel po’. Il giorno dopo la prima volta che ci siamo incontrati, dopo l’inaugurazione. >>

Lui mi guardò furente.

<< Come sarebbe a dire? Non ti sei mai accorta che era mia figlia? >>

Mi alzai arrabbiata e lo fronteggiai.

<< Non essere stupido, come avrei potuto accorgermene. Non sapevo il suo cognome, solo i suoi occhi mi ricordavano i tuoi ma come potevo immaginare una cosa del genere? >>

Prese a camminare nervosamente avanti e indietro, innervosito.

<< Perché non me l’hai detto? >>

Lui si fermò di colpo e mi strinse un braccio, tanto che mi fece male.

<< Perché avrei dovuto? Nessuno deve avvicinarsi a mia figlia. >>

Mi lamentai sommessamente e lui mi lasciò.

<< Tutto adesso torna. Ecco perché tutti quegli strani comportamenti da parte di Abigail. Eri tu che vedeva ogni volta al parco? >>

Io annuii confusa e lui gemette di frustrazione.

<< Non posso crederci… >> mormorò.

<< Neppure io posso crederci. Mi hai deluso Edward, avevo il diritto di saperlo? >>

Lui rise nervosamente.

<< Ne avevi il diritto? Ma se ci conosciamo da poco, hai forse pensato di essere così importante per me da doverti includere nella mia vita? Sei solo un illusa Isabella. >>

Lo guardai stupita e lui mi si avvicinò fino a trovarsi a pochi millimetri da me.

<< Non conti nulla di più di tutte le altre per me, Isabella. Stai lontana da mia figlia. >>

Fece per andarsene ma io agghiacciata dalle sue parole lo presi per la giacca che indossava facendolo voltare.

<< Abigail si è molto affezzionata a me e ne soffrirà. >>

Lui si scostò da me con rabbia.

<< Non dire idiozie. Ti dimenticherà e penserò io a questo. Tu stai fuori dalla sua vita e dalla mia. >>

Se ne andò sbattendo la porta, ma prima che potesse farlo gli urlai ciò che pensavo con rabbia.

<< TI ODIO EDWARD CULLEN >>

Perché doveva comportarsi così? Era irriconoscibile.

Mi gettai a letto piangendo. Dovevo dimenticare sia lui che quella bambina, prima che il mio cuore si ditruggesse definitivamente.

 

 

*********************************** 

Grazie a tutti, per avermi aspettato, in particolar modo a Rosa62 e prudence_78. Non so come ringrazirvi per il vostro supporto.

Prometto di essere più presente ma purtroppo è stato un periodo davvero pesante da cui non sono ancora uscita del tutto.

Spero che ci siate ancora tutti e spero davvero che continuerete a farmi sapere cosa ne pensate. Siete un grande supporto per me!

 

Rosa62: Ciao Rosa. Ti ringrazio tanto per le tue parole e per il fatto che mi hai aspettato. Mi sono molto emozionata nel leggere la tua recensione nello scorso capitolo, come tutte le volte del resto. Ti sembrerà stupido ma con i tuoi commenti mi ricordi mia madre quando leggeva le cose che scrivevo. Di solito nessuno dei miei parenti o amici legge ciò che scrivo, perché la ritengo una cosa personale, ma non so come mai, mentre mia madre lo aveva scoperto e si metteva accanto a me per leggere ciò che scrivevo!

Tu con la tua parentesi mi hai fatto solo piacere! Io e tuo figlio siamo coetanei allora! Io ho preso la maturità due anni fa e ora studio all’università e uso sempre la mia macchina perché anche se le moto mi piacciono mia madre non me le ha mai fatto toccare così come mio padre, per paura appunto. Infondo è meglio così! Quindi ti capisco molto bene!

Spero che continuerai a seguirmi e a commentarmi!

Purtroppo mia madre è morta quando avevo 17 anni e mi manca qualcuno che commenti in questo modo ciò che scrivo… per cui… grazie davvero.

Un bacio.

 

Prudence_78: Ciao, sei diventata quasi il mio angelo custode! Ahah xD Mi fa sempre piacere ritrovarti in ogni momento o situazione della storia, mi rincuora molto! Grazie per avermi aspettato. Sì, hai ragione i momenti brutti ci sono e io ne ho passati tanti, molti in cui credevo di non riuscire più a rialzarmi. Ma infondo è la vita stessa che ci insegna a come rimetterci in piedi, non è forse così?

Grazie di tutto.

 

ELLAPIC : Ciao! Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi del capitolo. Purtroppo vedrei dopo perché Edward si è comportato in modo così duro, ma non disperare! Aspetta e vedrai! Scusa questo immenso ritardo. Del libro beh… le cose dovrebbero andare nel modo in cui dici tu ma aspetta ancora anche su questo! Un bacio ciao^^

DarkViolet92: Ciao! Sono contenta che le moto ti piacciono! Per quanto riguarda Leandro avrà un peso davvero notevole nella storia quindi non perderlo di vista! Per quanto riguarda Abigail… hai letto della sua reazione ma tutto ha un suo perché. Spero che continuerai a seguirmi, un bacione ciao!

LauTwilight: Come farei senza di te? Grazie mille per il commento, aspetto di sapere cosa ne pensi, un bacione tesoro!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Impossibile Realtā ***


                                                                                              ιмρσѕѕιвιℓє яєαℓтà

 

 

Sbattei la porta con tanta forza che quasi la ruppi. Furente gettai la giacca sul divano e ringhiai sommessamente mentre cercavo disperatamente di calmarmi. Come era potuto succedere una cosa del genere? Bella conosceva Abigail? Come aveva fatto a trovarla?

Tutto questo era assurdo. E se fosse stata mia figlia a trovare lei?

Non potevo permettere che Bella si intromettesse così nella mia vita. Durante questa settimana passata senza di lei pensavo che ci fosse qualcosa di speciale, ma avevo pensato a lungo se dirle di Abigail o meno e poi avevo deciso che non era ancora il momento. Non potevo scombussolare la vita di mia figlia, ogni qual volta avevo intenzione di cominciare una relazione…

Una relazione?

Mi sedetti prendendomi la testa tra le mani. Non sapevo come classificare quel profondo interesse che nutrivo per lei. Stavo bene ma era ancora troppo presto per fidarmi e io non volevo più soffrire, tanto meno far soffrire mia figlia.

Quando mi aveva fatto quella domanda mi era crollato il mondo addosso. Era come se un ladro fosse entrato in casa mia e mi avesse derubato del tesoro più importante. Era come se si fosse infilata nella mia vita con la forza.

Specie poi quando mi disse che Abigail era affezionata a lei non ci avevo visto più. Ma chi si credeva di essere? Mia figlia era ancora una bambina e io stavo facendo di tutto per cercare di darle quanta più stabilità possibile in quella situazione che di stabile non aveva proprio nulla.

Eppure non potei non ricordarmi le lacrime di Abigail quando insisteva che voleva essere lasciata libera di andare da sola al parco. Era stranamente felice in quei giorni nonostante la mia lontananza e il fatto che tutto questo, in qualche modo, fosse legato a Bella mi faceva infuriare ancora di più.

Perché?

Non sapevo darmi una risposta. Sapevo soltanto che non volevo che si avvicinasse ad Abigail.

<< Edward? >>

Non risposi quando mia sorella mi chiamò. Si sedette accanto a me e non disse nulla per qualche minuto.

<< Dal tuo atteggiamento deduco che tu abbia visto Bella. >>

Mi alzai irritato cominciando a ringhiare sempre più forte senza neanche accorgermene.

<< Bella, Bella, Bella, sempre lei! Adesso la conoscete tutti e cosa volete da me?! >>

<< Edward nessuno vuole niente da te. Credo che sia una brava ragazza e Abigail è molto attaccata a lei. >>

<< MOLTO ATTACCATA? >>

Urlai inferocito facendo per la prima volta spaventare mia sorella.

Mi imposi calma e poi mi risedetti.

<< Anche lei dice così e io non voglio più sentire queste cose, va bene? >>

Guardai Alice e mi sentii in colpa per aver urlato così, lei però dopo un primo attimo di paura ora mi guardava quasi con pena.

<< Ascoltami… so che ti sembra quasi un invasione il fatto che a tua insaputa Bella e tua figlia si conoscevano, ma non devi prendertela. Ho visto io stessa come Abigail vuol bene a Bella e di questo ne devi solo prendere atto. >>

<< No, ti sbagli. Lei deve stare fuori dalle nostre vite. Mia figlia è affar mio e di nessun altro. >> ribattei senza più energia.

<< No Edward stai sbagliando. Anche tu sei diverso, non lo vedi? Perché adesso consideri Bella un problema, di cosa hai paura? >>

A quell’ultima frase mi pietrificai. Io avevo paura, ma di cosa? Che anche lei se ne andasse, che mi facesse del male, che rovinasse la vita di mia figlia come aveva fatto…

<< Edward. >>

Mi sentii chiamare da una voce decisa e alzando lo sguardo vidi Leandro che teneva per mano mia figlia. Io e Abigail ci scambiammo un lungo sguardo ma non mi corse incontro come faceva di solito.

<< Le tue urla si sentono fin sopra e hai svegliato Abigail, facendola spaventare. >>

Alle parole del vampiro cominciai ad irritarmi sempre di più, forse aveva ragione ma in quel momento non mi andava di essere trattato così, specie davanti alla bambina.

<< Anche tu a dirmi cosa devo fare con mia figlia? >>

Leandro non staccò i suoi occhi dai miei e io mantenni il suo sguardo, lo abbassai per guardare mia figlia quando vidi che stava singhiozzando quasi silenziosamente.

<< Abigail, vieni da papà. >>

La mia espressione era ancora arrabbiata e lei lasciò solo la mano allo zio ma si muoveva titubante senza ancora accennare a venire da me. Questo mi ferì molto e mi sentii uno schifo. Cosa diavolo stavo facendo?

Ignorai tutti e mi misi in ginocchio, allungai una mano verso di lei e addolcii il mio sguardo.

<< Amore mio, non avere paura. Vieni qui. >>

I suoi occhi dolcissimi si riempirono di lacrime e corse da me. La presi in braccio e mi alzai, uscendo nel giardino della casa. La cullai per molti minuti perché la mia piccola non accennava a calmarsi e io mi pentii maledettamente per essermi arrabbiato in quel modo.

 

<< Tesoro, non sono arrabbiato con te, però avresti dovuto dirmi che conoscevi Bella. >>

Lei si scostò da me e io le asciugai le lacrime, baciandole una guancia.

<< Perché sei arrabbiato con Bella? >>

Io sospirai rumorosamente e la posai su una panchina.

<< Abigail, sei ancora troppo piccola. Non puoi comportarti così. Ci sono cose che ancora non puoi capire. Devi dimenticare Bella, va bene? >>

<< No. >>

Mi guardò non più con paura ma con determinazione e io seppi in quel momento che Bella aveva ragione. Mia figlia le si era davvero affezionata, perché non si sarebbe mai comportata così con me.

<< Abigail non è una tua scelta e la mia non era una domanda. Tu devi dimenticarti di Bella. >>

<< Ma tu le vuoi bene! >>

Inarcai un sopracciglio ma non demorsi.

<< Tu che ne sai? Comportati come la bambina che sei, Abigail. Se ti dico una cosa la devo fare, te l’ho già detto o sbaglio? >>

Lei scese dalla panchina e cammino nel giardino, la seguii fin quando non si fermò nella sua piccola casetta in legno. Entrò dentro e ne uscii qualche minuto dopo.

Mi porse due fotografie e io le guardai con curiosità.

Con grande stupore vidi che una ritraeva me e Bella il giorno prima che io partissi, ma non sapevo da chi e come era stata scattata. Riconoscevo gli abiti di Bella, ovvero la sua divisa per lavorare al bar. L’ero andata a trovare, dopo aver chiesto a mia sorella dove si trovasse il posto in cui lavorava e poi ero andato via.

L’altra ritraeva Abigail e Bella al parco. Bella aveva un block notes in mano e credevo che stesse scrivendo, mentre Abigail era seduta sulle sue gambe e sorrideva felice.

Mi si strinse lo stomaco a vedere quelle cose. Erano davvero così in sintonia? Non seppi perché ma ricominciai ad irritarmi sempre di più.

<< E queste? Da dove saltano fuori? >>

<< Quella dove ci siete tu e Bella l’ho scattata io. Ero con zia Alice e le ho detto che volevo passare dal bar quando mi ha detto che c’eri già andato tu, così con la macchina fotografica della zia l’ho scattata. L’altra nel parco, l’ha scattata Leandro. >>

<< LEANDRO??? >>

Lei mi guardò impassibile nonostante il tono. Anche lui la conosceva? Roba da pazzi!

Scoprii che questa cosa mi dava molto fastidio ma accantonai questo pensiero e continuai a guardare mia figlia in attesa di una risposta.

<< Anche zio Leandro vuole bene a Bella. >>

Io e mia figlia ci guardammo a lungo. Cosa voleva dire che anche Leandro le voleva bene? Abigail voleva farmi arrivare un messaggio preciso e io non seppi se lo stesse inventando oppure no. Sapevo del suo potere quindi qualsiasi cosa lei diceva o faceva aveva un suo scopo.

Dove voleva farmi arrivare?

<< Adesso basta Abigail. Finiscila. Questi affari non ti riguardano. Dimenticati di quella ragazza. Punto. >>

Lei riprese a piangere.

<< NO! Te lo scordi. Io voglio vedere Bella! >>

Feci cadere le foto e l’acchiappai quando stava per scappare. Cercò di liberarsi dalla mia stretta ed era ovviamente impossibile.

<< Ti prego piccola non fare così. >>

Lei smise di dimenarsi ma continuò a piangere.

La colpa era mia di tutto questo. Infatti non facevo mai conoscere nessuno ad Abigail. Tanya era stata un eccezione perché le volte che le mie sorelle mi portavano a vedere mia figlia, quando ancora ero dai Denali lei c’era sempre ed era inevitabile. Per fortuna Abigail non la sopportava ma non si poteva dire lo stesso di Bella.

Non l’avevo mai vista fare così.

Non dovevo interessarmi a Bella, ma cosa mi era venuto in mente? Quella ragazza mi stava creando problemi gravissimi con mia figlia e questo non sarebbe più dovuto accadere.

<< Amore mio non voglio alzare la voce con te. Ma devi accettarlo e dimenticare quella ragazza. >>

Lei volle scendere da me e si avviò a passi lenti verso la sua casetta e ci si chiuse dentro.

Io sospirai e misi due dita sui seni nasali. Cosa dovevo fare?

Bella non solo aveva sconvolto la mia vita ma anche quella di mia figlia.

<< Non è colpa sua. >> disse una voce ben conosciuta alle mie spalle.

Non presi la briga di girarmi ma mi sedetti sulla panchina dove prima stava Abigail e attesi che Leandro si sedesse accanto a me.

<< Lasciami in pace, per favore. >>

<< Edward, stai sbagliando. >>

<< Ah si? >> mi girai verso di lui.

Anche zio Leandro vuole bene a Bella…

Sospirai e continuai a guardare il vampiro.

<< Sì. Sai quanto male stai facendo a entrambe? >>

<< Non ti ci mettere anche tu Leandro. >>

<< Bella non se ne andrà. >>

Lo trucidai con lo sguardo.

<< La smetti di leggermi nella mente? Non lo sopporto. Fatti i cazzi tuoi Leandro. >>

Lui non battè ciglio.

<< E’ vero voglio molto bene a Bella. >>

I miei occhi mandavano fuoco quando tornai a guardarlo.

<< Non funziona con me. Potresti anche amare Bella alla follia a me non importa più. >>

Più lo guardavo però più capii che non mentiva.

<< Bravo. Non mento. E’ una ragazza incredibile, ma per mia sfortuna ama te. >>

Risi nervosamente.

<< Ma che diavolo stai dicendo? E’ un tuo gioco insieme ad Abigail? Io non tornerò indietro stanne certo. Ho deciso di continuare la mia vita e dopo tutti gli sforzi che ho fatto per cercare di andare avanti non rovinerò tutto per una stupida umana. >>

Ma a chi volevo darla a bere…  Più passava il tempo più mi sentivo in colpa con quella ragazza. Mi amava? No, impossibile… e io?

Scacciai quei pensieri con forza. Dovevo chiudere quella storia e in fretta anche. Già vedere come aveva reagito mia figlia a quella situazione era abbastanza. Se dopo sarebbe successo qualcosa, che ne sarebbe stato di me e mia figlia?

<< Non dividerai facilmente Abigail dalla tua umana. >>

<< Sciocchezze. >> ribettei stizzito.

<< E non parlare di Bella in quei termini. >> continuai.

<< Edward non sai quello che stai facendo. >> sibilò

<< Vai tu a consolare Bella. Sei interessato a lei no? >>

Ci lanciammo occhiate glaciali.

<<  Lo farò. >>

Strinsi i pugni e comincia a ringhiare senza accorgermene.

<< D’altronde tu avrai altro a cui pensare… >>

<< Di cosa parli? >> chiesi con rabbia.

<< Mi dispiace, ma non potevo dirtelo prima. >>

Diresse lo sguardo alle mie spalle e io feci lo stesso.

Smisi di respirare e se fossi stato ancora umano il cuore mi si sarebbe fermato all’istante. Una miriade di emozioni mi sconvolse.

Mi alzai lentamente, con gli occhi sgranati.

<< Tu cosa… >>

<< E’ così che tratti mia figlia? >>

Rimasi basito nel sentire di nuovo la sua voce…

 

 

 

******************************************************* 

Ok, ho fatto presto?

Ringrazio tutti quelli che hanno continuato a seguirmi, ma ho visto che ci sono state solo due recensioni.

Dite che è colpa del mio ritardo? Forse avete ragione, probabilmente me lo merito ma purtroppo non sempre le cose vanno come vorrei. Ora sto andando più veloce che posso perché sarò occupata con l’università ma continuerò a scrivere ormai me lo sono ripromessa.

In teoria sono arrivata a un punto a cui avrei dovuto arrivare forse più avanti ma per vari fattori le cose sono un po’ cambiate. Cosa ne dite? Avete capito chi è tornato?

Fatemi sapere cosa ne pensate! Per me è davvero importante!

Scusate eventuali errori, ma purtroppo scrivo velocemente e poi scappo a studiare! L’università non perdona xD

Le cose cambieranno… eccome, ma non disperate tutto ha un suo perché e vi ricordo che io amo Edward e Bella per cui…

Aspetto con ansia di sapere cosa ne pensate!

Sandy69: Ciao Sandy, ti ringrazio tanto per la recensione e per le tue belle parole che mi sono state di conforto! E’ vero ci sono momenti pesanti però hai ragione, bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto come dice mio padre, quindi si deve sempre continuare! Purtroppo certi dolori sono veramente brutti e quando si perde una persona cara come una madre è veramente pesante, però si cerca di andare avanti, sempre! Nonostante siano passati ormai quasi quattro anni è sempre troppo difficile a volte.

Qui prendo la situazione di Renee a cui ho dato questo carattere per ovvi motivi! Sono contenta che ti piaccia, davvero!

Per la storia, tranquilla sono un inguaribile romantica e amo la coppia Ed e Bella, quindi niente è come sembra! Vedrai con questa storia quanti colpi di scena ci saranno!
Jacob per ora rimane un amico, ma anche di lui vedrai cosa farà. Oltre a Tanya ora c’è anche Leandro che ti consiglio di tenere d’occhio xD
Come avrai capito da questo capitolo in poi le cose cambiano radicalmente, cosa ne pensi?
Purtroppo Edward vede solo un lato delle cose ma vedrai che anche lui capirà!
Adesso le cose si complicheranno anche per me, ahah, quindi sono curiosa di sapere cosa ne pensi!
Grazie di tutto, un bacio, ciao!

 

Prudence_78: Ciao! Come sono contenta di leggere queste tue recensioni! Non hai idea!
Sono anch’io amante dei lieto fine e questo dice tutto! Cosa ne pensi del capitolo? Non vedo l’ora di saperlo! Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** pioggia ***


                              ρισggια

 

 

La sveglia suonava incessantemente e ci volle qualche minuto prima che capissi che non si trattava di un martello pneumatico che mi torturava la testa. Con un gesto secco la spensi ma non mi alzai. Mi strinsi con forza alle coperte e sentivo gli occhi pesanti come il piombo.

Era più forte di me, non riuscivo nemmeno ad aprirli da quanto ero stanca. Mi sembravano passati pochi secondi da quando mi ero addormentata e forse era davvero così.

Non ricordavo l’orario ma doveva essere molto tardi quando finalmente mi ero abbandonata al sonno.

Il pensiero di essere in ritardo sfiorava la mia mente come la luce di una sola lucciola illumina il buio più pesto. Era impossibile per me in quel momento riprendere lucidità.

A mala pena sentii una carezza sul viso e una voce dirmi di continuare a dormire, fin quando non sprofondai di nuovo nel buio.

Quanto tempo era passato?

Mi sollevai lentamente dal letto e mi stiracchiai. Un forte luce mi infastidiva gli occhi e quando lentamente tornai in me capii che era il sole mattutino di Manhattan.

Sgranai gli occhi e afferrai la sveglia con un gesto improvviso.

Le 10: 08.

Assurdo! E mia madre?

Mi voltai verso il comodino e trovai un biglietto dove mia madre mi diceva che potevo dormire, ci avrebbe pensato solo lei al ristorante.

Sbuffai, quello era il giorno dove facevo da aiutante al ristorante dove lavorava ogni giorno.

Mi sentii talmente stanca e distrutta che mi diressi a farmi una doccia che mi schiarisse le idee.

Erano ormai le undici quando finito di sistemare la mia camera e varie cose in cucina non sapevo che fare. Forse sarebbe stato meglio raggiungere il ristorante ma al solo pensiero mi sentivo male. Proprio non mi andava.

Come un fulmine a ciel sereno le lacrime di Abigail e la collera di Edward mi piombarono addosso. In quell’ora precedente avevo cercato di scacciare quei pensieri ma ora non potevo più scappare.

Ricordavo alla perfezione il suo viso trasfigurato dalla rabbia e la potenza distruttiva delle sue parole, che sapevo mi avrebbero per sempre perseguitato.

Lui non voleva che io avessi nulla a che fare con sua figlia, ma sarebbe stato difficilissimo dimenticarla…

Abigail… chissà cosa stava facendo. Magari era a scuola o magari no…

Ormai non potevo più far parte della sua vita.

Ma perché? Pensava che volessi portargli via sua figlia? Cosa diavolo pensava? Era assurdo…

Sapevo che si sarebbe arrabbiato ma non immaginavo che arrivassimo a questo punto.

Presi un respiro profondo e senza pensarci troppo, presi la mia giacca e le chiavi di casa, infine uscii per una passeggiata.

Posai la moto nel garage, dato che era rimasta fuori, ma andai a piedi.

Erano settimane o forse mesi che non mi concedevo una normale passeggiata per Manhattan. Andavo sempre di corsa e non avevo mai un attimo per me stessa.

Il freddo cominciava a farsi sentire, tra poco sarebbe stato Natale.

Per un attimo ripensai a quanto da piccola mi piacesse quel periodo, da passare con la mia famiglia nella mia casa, ma ormai era un ricordo quasi doloroso. Avrei voluto saltare del tutto questa festività.

Mi strinsi di più nella mia giacca e guardavo distrattamente i negozi. Le mie finanze personali non mi permettevano molto quindi mi limitai ad osservare.

Senza preavviso l’ultimo ricordo dove Edward era stato gentile con me, ovvero prima che partisse per lavoro, mi riempì la mente.

<< Bella! >>

Mi girai e lo trovai bello come il sole mentre mi guardava con un sorriso. Posai dei piatti sul bancone e feci il giro per raggiungerlo. Lui mi prese per la vita e mi baciò la fronte.

Il mio cuore cominciò a battere forsennatamente a causa di quel semplice contatto.

<< Lavori? Sei stanca? >>

Gli sorrisi mentre mi accarezzava una guancia.

<< Non ti preoccupare. Tu che ci fai qui? >>

<< Ti dispiace? >> mi domandò con quel suo sorriso sghembo.

<< No affatto! >> mormorai rossa di vergogna.

Lui mi alzò il viso con un dito sotto al mento e mi guardò con un sorriso.

<< Sei bellissima quando ti imbarazzi. >>

Non dissi altro, troppo emozionata dal suo sguardo assorto.

<< Sono venuto a salutarti. Tra poco parto e torno tra una settimana >>

<< Davvero? >> pronunciai con delusione.

<< Tranquilla torno presto… >>

Io annuì distratta anche se uno strano senso d’ inquietudine mi prese. In qualche modo non volevo che partisse e stesse via tutto quel tempo lontano da me…

<< Mi mancherai Bella… >> mi sussurrò in un orecchio.

Ci guardammo finchè lui non mi posò un fugace bacio sulle labbra, poi sparì con il suo solito sorriso, facendomi rimanere lì imbambolata a guardarlo…

Mi fermai prepotentemente accanto ad una vetrina.

<< Basta Bella, maledizione! >> pronunciai ad alta voce.

<< Già Bella, basta! >>

Guardai la persona che aveva detto quelle parole e sorrisi interdetta quando mi trovai Leandro di fronte.

Dovetti ammettere che era molto affascinante in quel jeans scuro, quella giacca a vento e le mani in tasca.

<< Leandro? >>

<< In persona! Come stai? Andavi da qualche parte? >>

Io sorrisi titubante.

<< Oh no, facevo solo una passeggiata. >>

Per un attimo nessuno dei due disse nulla e lui mi guardava con un sorriso… ironico?

<<… Ok… quindi posso farti… compagnia? >>

Rise e lo seguii.

<< Va bene! >>

Camminammo fianco a fianco e ogni tanto ci scambiavamo un occhiata.

<< Allora? Cosa mi dici? Niente lavoro oggi… >>

Non era una domanda ma doveva sembrare ovvio, lui sapeva che lavoravo.

<< Stamattina mi sono alzata troppo tardi >>

<< Non hai dormito bene, vero? >>

Lo guardai e sospirai.

<< No, purtroppo non ho quasi chiuso occhio. >>

<< Mi dispiace Bella, non meriti di soffrire. >>

Mi guardò a lungo e io abbassai lo sguardo intimidita.

<< Hai mangiato, Bella? >>

<< Ehm… no. >>

Non mi ero accorta che era arrivata l’ora di pranzo già da un po’.

<< Ti porto in un posto carino. >> mi schiacciò l’occhio e dopo avermi preso per mano mi condusse verso un piccolo ristorante lì vicino.

Sorvolai sul fatto che mi avesse preso per mano, ma la mia presa era debole in confronto alla sua, decisa e sicura.

La sua pelle era fredda ma detti la colpa alla temperatura di quella giornata.

Entrammo in un posto abbastanza rustico e tutto in legno, diverso dai soliti raffinati ristoranti presenti in città. Non lo avevo mai visto.

Ci sedemmo ad un tavolo vicino la vetrata dove potevamo guardare fuori, mentre la pioggia cominciava a cadere.

<< Appena in tempo. >> disse Leandro mentre guardava anche lui fuori.

<< Già! >>

Venne il cameriere e ci chiese se volevamo ordinare.

Io non avevo molto appetito ma ordinai comunque dei ravioli ai funghi e guardai Leandro.

<< No io ho mangiato prima di uscire. >> si giustificò e io non potei che crederci, infatti il mio orologio segnava quasi le tre.

<< Mi dispiace che tu debba stare a guardarmi mentre mangio. >>

Lui rise e scosse il capo.

<< Non ti preoccupare, mi fa piacere stare con te, se mangi o no non fa differenza. >>

Sorrisi anch’io a quelle parole. Era decisamente un tipo molto gentile.

Volevo chiedergli di Abigail ma non sapevo se potevo o meno, infine mi decisi.

<< Leandro ascolta… non vorrei sembrarti invadente ma non voglio che Abigail stia male a causa mia, quindi posso chiederti come sta? >>

Lui mi sorrise rassicurante.

<< Ma certo che puoi chiederlo. Abigail non è andata a scuola perché oggi doveva stare con suo padre, ma sta bene, stai tranquilla. >>

Doveva stare con suo padre? 

Speravo che le cose andassero veramente bene come diceva. Mi sembrava che ci fosse qualcosa che in realtà non volesse dirmi.

<< A volte penso che non avrei mai dovuto incontrare Edward. Per non creare tutto questo. >>

Senza accorgermene il pensiero che da ieri notte mi assillava venne fuori.

Arrivò la mia portata e Leandro attese che io cominciassi a mangiare prima di parlare.

<< Non dire così. Edward ti vuole molto bene Bella. >>

Posai la forchetta sul piatto forse troppo bruscamente e quasi rischiai di affogarmi.

<< Tu e Abigail ne siete davvero convinti? Tu non l’hai visto ieri sera. Le parole che mi ha detto sono state terribili. Non le dimenticherò mai. >>

<< Bella, la vita di Edward è stata molto difficile e… >>

<< Anche la mia! >> ribattei forse in maniera un po’ troppo aggressiva. Me ne vergognai ma Leandro andò avanti senza problemi.

<< Lo immagino, ma vedi lui ha solo paura di perdere di nuovo una persona cara e dato che la bambina si è molto affezionata a te lui non vuole fare passi falsi e farla soffrire. >>

<< Lo capisco, ma a me non ha pensato? Io non sto forse soffrendo? Vedi Leandro, dovresti capirlo tu stesso, lui non prova nulla per me, sono stata solo un inutile passatempo. >>

Rigirai in modo maleducato i ravioli nel piatto. Ormai il poco appetito che era tornato si era volatilizzato.

Mi sorpresi quando la mano di Leandro si posò sulla mia, fermando i miei movimenti. Mi persi nel suo sguardo profondo e non seppi più cosa dire.

<< Bella purtroppo deve essere Edward a raccontarti ogni cosa. Sappi che le cose sono molto difficili ma sono certo che con il tempo saprete superare queste difficoltà. >>

Sarebbe stato veramente così? No… di sicuro si sbagliava.

<< Vorrei dirti tante cose, ma l’unica cosa che posso fare è dirti di aspettare. >>

<< Aspettare che cosa? >>

Lui non mi rispose e dopo avermi carezzato una guancia mi intimò di mangiare.

Mi feci coraggio e per non fare una brutta figura finii di mangiare anche se alla fine avevo quasi la nausea. Non mi dette il tempo di pagare che lo fece lui e mi riprese stranamente per mano e mi portò fuori.

<< Ti dà fastidio? >>

Mi indicò le nostre mani unite.

<< No. >> risposi senza pensare e lui me la strinse più forte.

Nel resto del pomeriggio scoprii che Leandro era un ragazzo davvero dolce e forte al tempo stesso. Era piacevole parlare con lui e riuscii a farmi sorridere quando lo vidi prendere un gattino per strada e darmelo.

<< Ma io non posso tenerlo! >>

<< Perché no? >>

Mi accompagnò ad un negozio di animali e mi comprò il necessario per tenerlo. Il proprietario del negozio disse che era una gattina davvero molto bella. In effetti era un amore, con quegli occhi azzurri e il pelo bianco come la neve.

<< Davvero, tu sei pazzo. >> dissi ridendo e indicando la gattina tra le mie braccia.

<< Perché? Per strada sarebbe morta di freddo! >>

<< Sì ma io non so se mia madre sarà d’accordo! >>

<< Sì che lo sarà, vedrai! >>

Mi schiacciò l’occhio e mi sentii bene a guardarlo. Era davvero un ragazzo speciale. Aveva qualcosa di misterioso che mi affascinava.

In quelle poche ore riuscii a non pensare per un attimo ad Edward, ma quando arrivammo vicino casa mia e lasciò la mia mano i pensieri su di lui tornarono.

<< Mi ha fatto piacere passare del tempo con te Bella. >>

<< Ha fatto piacere anche a me. >>

Ci sorridemmo e poi lui si avvicinò parecchio a me, tanto che ormai erano pochi centimetri a separarci.

<< Spero di rivederti presto, ma ti prego non soffrire più. Non lo sopporto. >>

I suoi occhi erano sinceri e le sue parole decise. Una strana emozione mi pervase. Era davvero bello che lui si preoccupasse per me e in quei giorni avevo solo bisogno di qualcuno che mi facesse capire che a me ci teneva.

Dopo ciò che aveva fatto Edward mi sentivo un essere inutile.

Persa in questi pensieri non lo sentii avvicinarsi ma mi risvegliai bruscamente quando lo sentii darmi un bacio troppo vicino alle mie labbra.

Trattenni il respiro e quando si allontanò non seppi cosa dire.

<< A presto Bella. >>

Mi sorrise ancora ma prima che si allontanasse del tutto lo richiamai.

<< Leandro? >>

<< Sì? >>

<< Salutami Abigail… se puoi. >>

Lui aspettò qualche secondo prima di rispondermi e mi sorrise.

<< Mia nipote non ti abbandonerà facilmente. Avrai tu stessa sue notizie, prima di quanto pensi. >>

Mi voltò le spalle e sparì tra la folla di gente sul marciapiede.

Mi ridestai quando sentii un lieve miagolio dalle mie braccia. Sorrisi nel guardare la gattina.

<< Hai fame piccola? >>

Risi e mi avviai verso casa. Ero sovrappensiero quando iniziò di nuovo a piovere lievemente e io mi affrettai a camminare. Giunta davanti il mio portone quasi mi venne un colpo.

Una bellissima bambina dai lunghi capelli mossi e biondi stava seduta sui gradini che precedevano il portone, del tutto incurante della pioggia che ormai aveva aumentato di densità e le ruscellava addosso.

<< Abigail! >> la chiamai senza parole.

Lei alzò il visino ma i suoi occhi erano spenti. Si teneva il viso tra le mani e non si mosse fin quando non la raggiunsi.

<< Tesoro cosa ci fai qui? Tuo padre lo sa? Vieni entra subito dentro. >>

La presi per mano e lei si fece trasportare all’interno del palazzo. La portai a casa mia e posai il gattino sul divanetto in cucina e posai la borsa e la giacca.

Tolsi il giubbottino rosa di Abigail e presi un asciugacapelli. Lei si sedette sulle mie gambe mentre io le asciugavo i capelli zuppi d’acqua.

<< Tesoro cosa succede? Perché eri lì sotto la pioggia? >> le chiesi quando spensi il Phon.

Lei non rispose e accarezzò la gattina che era appena salita sulle sue gambe e la guardava curiosa mentre continuava a miagolare.

<< E’ molto carina. >>

<< Sì amore, ma adesso rispondimi va bene? >>

Le spostai i capelli dal viso e le portai alcune ciocche dietro un orecchio.

<< Bella non posso stare tanto tempo qui, prima che mio padre mi trovi. >>

<< Abigail... sai che tuo padre si arrabbierà. Devo assolutamente riportarti a casa. >>

<< NO! Ti prego no, no… >>

I suoi occhi si riempirono di lacrime.

<< Shhh, no piccola non piangere. Rimaniamo qui un altro pò. >>

Lei annuì e si appoggiò a me.

Cosa dovevo fare? Edward sarebbe andato su tutte le furie, eppure lei non voleva tornare a casa. Che fosse per suo padre? Lo ritenevo però impossibile. Lei adorava suo padre e Edward era un padre meraviglioso ne ero certa.

<< Perché non vuoi tornare a casa? >> mormorai cullandola.

<< Non posso dirtelo, ma vorrei tanto. >>

Si scostò da me e sospirò.

<< Perché non puoi? Si tratta di tuo padre? >>

Lei scosse il capo.

<< No, Papà non c’entra nulla. >>

Mi arresi dato che non voleva dirmi nulla. Evidentemente era successo qualcosa e voleva vedermi. Questo mi riempiva di orgoglio e commozione, ma questa bambina in questo modo avrebbe sofferto di più.

Quanto avrei pagato per poter tornare indietro e ridare a quest’angelo la sua tranquillità.

<< So a cosa stai pensando. Da quando ti conosco sono più felice Bella. Non sei tu quella che adesso mi sta facendo del male. >>

Guardai i suoi occhi verdi di solito così luminosi e vivaci, ora stanchi e sofferenti.

Se non c’entrava la mia situazione, cosa era successo?

<< Eri con lo zio? >>

Non seppi se dirle la verità, ma alla fine decisi di si.

<< Sì, ci siamo incontrati per caso. >>

Non sapevo perché ma cercavo in qualche modo di giustificarmi, senza sapere il motivo.

Lei mi guardò seriamente per qualche minuto e vidi in lei una bambina molto più grande rispetto alla sua età.

<< Capisco… non ti dimentichi che Papà ti vuole bene vero? >>

Chiusi per un attimo gli occhi ma decisi di accontentarla.

<< No piccola. >>

Sorrisi rincuorante. Aveva già tanti problemi, non volevo perseverare.

Come immaginavo sorrise e poi scese dalle mie gambe e mi dette la gattina. L’accarezzò un po’ e poi si avvicinò alla porta.

<< Ehi aspetta, ti accompagno. >>

<< No, meglio di no. Papà è già qui vicino… >>

A quelle parole quasi mi venne un colpo.

<< Lo raggiungerò io. >>

Guardò la gattina con un sorriso.

<< Te la darei volentieri sai? >>

Lei mi guardò sorridendo come la ricordavo.

<< No, papà e zio le faranno fare una brutta fine. >>

Inarcai un sopracciglio e lei per la prima volta rise.

Accantonai le sue parole e mi rilassai nel sentire quel dolce scampanellio.

Dopo un po’ il sorriso però sparì dal suo viso e si avvicinò alla porta.

<< Piove ancora forse, prendi un ombrello. >> le dissi insicura.

Tuttavia sapevo che Edward in qualche modo era veramente vicino e la sarebbe venuta a prendere.

<< Bella non sono così debole come pensi! >>

Mi abbassai e lei mi dette un bacio sulla guancia.

<< Ti verrò a trovare! >>

<< Non metterti nei guai >> dissi severa.

Lei mi schiacciò l’occhio e uscì. Tuttavia io mi affacciai dalla finestra perché non ero tranquilla e quello che vidi quasi mi fermò il cuore.

Edward stava chiudendo lo sportello della sua macchina, quando Abigail gli corse incontro. Lui la prese in braccio al volo e la tenne in braccio per un bel po’, rimanendo entrambi sotto la pioggia. Quella scena mi fece una gran tenerezza e mi salirono le lacrime agli occhi. Non volevo davvero rompere il loro equilibrio e mi sentivo sempre più in colpa, nonostante quella situazione mi fosse piovuta addosso.

Stavo per allontanarmi dalla finestra della cucina quando Edward alzò gli occhi e incrociò i miei. Lasciai scivolare la gattina a terra che cercava di chiamare la mia attenzione aggrappandosi con le unghia alle mie gambe.

Il mio respiro era quasi assente. Il suo sguardo era profondo e penetrante. Era indecifrabile.

Dopo mi accorsi che anche Abigail mi stava guardando. Edward mise in macchina sua figlia e partì lasciandomi lì a guardare la pioggia scendere mentre non mi accorgevo delle lacrime che mi solcavano il volto.

 

 

****************************  

Eh beh, che dire, ci ho preso gusto nell’essere breve negli aggiornamenti!

Questo capitolo è molto particolare, ma come dico sempre niente è come sembra! Sono veramente curiosa delle vostre opinioni.

Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite e preferite e chi solo legge!

Non posso che essere felice delle tre recensioni dei miei tre angelo, ormai vi riconosco così!! Grazie mille!

 

Prudence_78: Ciao! Ribadisco per i lieto fine! Per quanto riguarda la madre di Abigail dovrai aspettare il prossimo capitolo. Quello è molto più impegnativo ma scoprirai tutto lì e avverrà presto vedrai! Edward sa cosa prova ma sotterra tutto sotto le sue paure e ora a causa di qualcosa di più importante… fammi sapere cosa ne pensi! Un bacione!

Sandy69: Ciao Sandy, hai ragione spesso è come dici tu e spero che con il tempo anche gli altri mi faranno sapere qualcosa, perché sai per chi scrive è davvero un aiuto enorme sapere cosa gli altri ne pensano. Comunque meno male che adesso ci siete sempre voi che commentate, non saprei cosa fare senza!
Sì, Edward ha paura purtroppo ma vedrai come si evolveranno le cose. Leandro non ti dico nulla per non rovinarti la sorpresa ma sai com’è la situazione di Bella e Leandro sa molte cose…
Il prossimo capitolo sarà per me molto impegnativo per ovvie ragioni ma anche quello arriverà presto! Un bacio!

Rosa62: Ciao! I tuoi due commenti sono stati stupendi! Ahaha beh hai visto come sono stata veloce? Mi sono detta che devo recuperare quindi ce la sto mettendo tutta!
Edward ha paura, Bella ed Abigail ne soffrono ma per quanto riguarda Cassandra scoprirai tutto nel prossimo capitolo!
Grazie di tutto Rosa!
Un bacione, ciao!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Di Nuovo Tu ***


                                                                            










               ∂ι иυσνσ тυ

Il tempo sembrava essersi cristallizzato. Guardavo quegli occhi dorati e quei capelli lunghi e biondi con un groppo in gola. Di nuovo il suo viso… così amato e sofferto. Di nuovo quel corpo che avevo adorato. Di nuovo quella voce che era capace di regalarmi miliardi di brividi.

Eppure quei brividi adesso erano di sorpresa e disgusto.

Come poteva essere? Lei era morta… doveva essere morta. Perché era tornata adesso?

Inspiegabile la sensazione devastante che mi provocava la sua presenza.

Era più bella di quanto ricordassi. I miei sensi da vampiro erano più sviluppati e ora la vedevo per com’era veramente. Un angelo…

Strinsi i pugni e mi maledii per quel pensiero. Un Angelo? Un diavolo semmai con le sembianze di una creatura ultraterrena, che mi aveva quasi tolto la vita.

<< Non puoi essere davvero qui… >> sussurrai e la vidi sorridere melliflua.

<< Hai ragione amore. Dovrei essere morta e ci ho provato, ma il pensiero di nostra figlia mi ha sempre fermato. >>

<< Non ti ha fermato quando stavi per uccidermi, vero? >> alzai la voce di colpo e lei stupita venne verso di me e mise una mano sul mio petto.

A quel contatto persi quasi del tutto la lucidità. Quanto tempo era passato da quando le sue mani mi avevano toccato?

<< Non mentire a te stesso. Mi ami più di prima, non mi odi sul serio. >> sussurrò seducente al mio orecchio e io chiusi gli occhi non sapendo cosa fare.

Avrei voluto esternare tutta la mia rabbia nei suoi confronti ma sentire quella mano che si muoveva lenta sul mio petto mi faceva sragionare. Perché mi faceva quell’effetto? Non provavo più nulla per lei… o almeno me ne convincevo…

<< Sta lontana da me, Cassandra. >>

Mi allontanai e lei rimase ferma a guardarmi.

<< Capisco come ti senti. Non deve essere facile per te rivedermi, dopo che credevi fossi morta, ma sono qui e non andrò mai più via. >>

Furente la presi per un braccio e la feci scontrare con il mio corpo.

<< Devi andartene invece. Non voglio più vederti. >>

<< Sciocchezze. >> quasi urlò lei.

<< Abigail? Non ci pensi a lei? E’ stata fin troppo tempo senza una madre. >>

<< UNA MADRE? >>  la sovrastai.

<< Una madre che l’ha abbandonata e che ha quasi ucciso suo padre. Tu questa la chiami una madre? >>

Lei cercò di liberarsi dalla mia stretta ma con un sorriso malvagio non glielo permisi. Stavolta ero io il più forte dei due o almeno eravamo equivalenti a livello di forza.

Anche lei sorrise, ma questo non arrivò agli occhi.

<< Molto bene amore mio. Sei più forte ora, ma sei sempre lo stesso per fortuna. Ne sono sorpresa. >>

Mi circondò il collo con le braccia lasciandomi spiazzato. Non mi aspettavo questo cambio di posizione.

<< I tuoi occhi… sempre così meravigliosi. I miei smeraldi. E le tue labbra che mi hanno sempre fatto impazzire… >> si avvicinò e io non riuscii a fermarla.

Le sue labbra si posarono lievemente sulle mie e io mi irrigidii e non ricambiai. Non riuscivo però a muovermi. Strane sensazioni riaffioravano e io non ero capace di fermarle.

<< Mamma? >>

Entrambi ci dividemmo e Cassandra corse da Abigail.

<< Piccola mia non avere paura. Sono io, la tua mamma, non sei contenta di vedermi? >>

Si inginocchiò davanti a lei ma Abigail aveva gli occhi sbarrati e pieni di lacrime.

<< Papà… >> disse piagnucolando e io mi affrettai a raggiungerla.

Lei tese le braccia verso di me e io la presi in braccio.

Cassandra mi guardò quasi male ma io non lasciai mia figlia.

<< Calma tesoro… va tutto bene. >> le sussurrai accarezzandole i capelli.

<< Cassandra non così, la spaventi ancora di più. >> dissi poi rivolto alla donna che un tempo amavo.

<< La spavento? Sono sua madre, com’è possibile? >>

Inarcai un sopracciglio e continuai a guardarla in silenzio. Davvero non riusciva a capire la situazione?

Abigail aveva un ricordo vago di lei e poi era troppo piccola. Doveva essere terrorizzata.

<< Leandro? >>

Sapevo che era lì da qualche parte e infatti lo vidi apparire da dietro un albero dopo pochi secondi.

Lo guardai cercando di capire perché non mi avesse avvertito. Ma poi ricordai le parole che mi aveva detto quando ci eravamo rivisti. Era lei il motivo per cui era venuto?

Il suo volto era impassibile e senza parlare prese la bambina e la portò via.

<< Perché hai dato la bambina a mio fratello? >>

<< Perché io e te dobbiamo parlare. Mi dispiace che Abigail ti abbia visto. Devo sapere cosa sei venuto a fare e perché stai distruggendo di nuovo la vita di mia figlia. >>

<<NOSTRA FIGLIA >> urlò lei indignata.

Ma come poteva esserlo? Lei non era una vera madre dopo tutto ciò che aveva combinato.

<< Adesso è NOSTRA figlia? Quando te ne sei andata allora? >>

<< Ho dovuto farlo. >> disse lei quasi sussurrando stavolta.

<< Hai dovuto farlo, eh? Come dovevi uccidermi? >>

<< Non puoi capire. E’ troppo complicato… >>

Mi avvicinai lento come un felino e lei fece finta di non accorgersene. Mi fermai a pochi millimetri da lei e la osservai ancora. Quanto era bella? Eppure la sua presenza mi rievocava solo ricordi lontani e dolorosi.

<< Spiegami. >> dissi solamente e poi attesi.

Lei mi spinse e andò a sedersi sulla panchina. Si prese il viso tra le mani e l’unica cosa che vidi furono i suoi splendidi capelli biondi e mossi, identici a quelli di Abigail.

<< Edward… sei anni fa vennero da me i Volturi. Dissero che se non ti avessi ucciso avrebbero preso nostra figlia. Sapevano quanto fossi importante per me. Mi volevano con loro, come mio fratello, già da tempo e quando vennero a sapere che avevo dato alla luce una mezza vampira volevano sia me che lei. >>

Mi sedetti accanto a lei sorpreso. Perché non me l’aveva detto?

<< Perché volevano uccidermi? >>

<< Davvero non lo capisci? >>

Si sollevò di scatto e io mi scontrai con i suoi stupendi occhi dorati. Il suo viso era serio e addolorato e io ero tentato di crederle.

<< Sapevano che il mio punto debole eri tu. Uccidendoti poi sarei andata da loro e la bambina avrebbe dovuto venire per forza con me. Contavano sul fatto che se io avessi ceduto al loro ricatto, sarei corsa da mio fratello che era già tra le loro guardie. In questo modo avrebbero avuto sia me che Abigail senza problemi, eliminando il vero e inutile ostacolo che eri tu. >>

Stavo per parlare ma lei si alzò nuovamente e con le braccia incrociate camminava lentamente davanti a me, avanti e indietro.

<< Il giorno in cui ti ho… attaccato, Leadro era venuto ad avvisarmi che presto sarebbero arrivati a prendersi Abigail e sai che non avrei potuto fare nulla per fermarli, se non abbassarmi al loro ricatto. >>

Si fermò e io ebbi la certezza che se fosse stata umana avrebbe pianto. Si inginocchiò davanti a me e mi prese le mani.

<< Presa dalla paura di perdere Abigail ho agito d’impulso e il pianto di nostra figlia mi ha fermato. Volevo rimanere con te ma mi vergognavo. Non sapevo se era troppo tardi e Leandro mi ha fatto scappare prima che mi vedessero i Volturi, ma non andò così. Mi portarono via con loro comunque perché dissero che non ti avevo ucciso e se non mia figlia almeno dovevano portarsi via me. >>

Si sedette sulle mia gambe e mi abbracciò.

<< Ti prego Edward perdonami. In tutti questi anni ho cercato di seguirti, facendomi aiutare dal potere di Leandro. I volturi non sanno che sono qui altrimenti sono capaci di uccidermi. Avrei voluto tornare prima ma avevo paura della tua reazione. >>

Mi guardò e io non seppi davvero cosa dire.

Non mi aspettavo tutto questo, ma dovevo davvero crederci? Infondo perché doveva mentirmi. Questo giustificava le parole di Leandro, eppure non mi sentivo del tutto sicuro.

Sentii una mano che mi accarezzava il viso e tornai a guardarla.

<< Pensi che potremmo tornare a vivere come una volta? Mi odi davvero? >>

Fissai quegli occhi dorati e senza sapere perché mi abbassai per baciarla.

Ma cosa mi prendeva? Non ero sicuro che dicesse il vero e allora perché non riuscivo a controllarmi? Quella donna mi aveva quasi ucciso anche se c’erano di mezzo i Volturi.

Lei gemette e si strinse a me. Baciarla di nuovo… non credevo che sarebbe potuto accadere. Eppure lei era tornata ma io l’amavo ancora?

L’immagine di una ragazza bellissima, con gli occhi da cerbiatta e le labbra a forma di cuore mi inondarono la mente.

Mi staccai bruscamente da Cassandra e la feci alzare. Ringhiai sommessamente e mi passai più volte le mani sui capelli.

Cosa stavo facendo? E perché Bella mi veniva in mente in quel momento?

Bella… quella ragazza non abbandonava neppure i miei pensieri.

Una mano si appoggiò sulla mia spalla e io mi voltai fino a fissare di nuovo Cassandra.

Cosa dovevo fare? Dare un'altra possibilità a Cassandra? Lei era la madre di mia figlia e questo non potevo ignorarlo, ma io cosa provavo ancora per quella vampira?

Ancora il volto di Bella mi apparse all’improvviso e io sospirai frustrato e mi allontanai dalla mano di Cassandra, ancora posata sulla mia spalla.

<< Edward… hai bisogno di tempo. >>

<< Non sarà facile dimenticare Cassandra e forse non ci riuscirò mai. >>

<< C’è un'altra donna, è così? >>

Mi irrigidii ma ancora le diedi le spalle.

<< Leandro mi aveva avvisato, ma una stupida ragazza umana non intralcerà il nostro amore. >>

<< Ma di cosa parli? >>

Mi voltai di scatto e la fronteggia.

<< Come fai ad essere sicura che io ti amo ancora. >>

<< I tuoi occhi lo dicono… anche se quella maledetta ragazzina ti ha preso. Un tempo non avresti rifiutato un mio bacio. >> disse con malizia.

<< Un tempo. Le cose sono cambiate e non parlare di Bella in quel modo. Lei vale molto più di te. >>

Mi stupii io stesso di ciò che avevo detto.

<< Non lo pensi davvero. Tu sei mio e lo rimarrai in eterno. >>

Non le risposi e rimanemmo a guardarci per molto tempo, fin quando Alice non corse da me, fulminando Cassandra. Doveva già averla vista ma non l’aveva mai sopportata.

<< Edward, Abigail è scappata. >>

Inorridii a quelle parole, ma dovevo aspettarmelo. Avevo perso troppo tempo con Cassandra, quasi un intera giornata spesa per lo più in sguardi che richiamavano il passato, quando invece dovevo stare di più con la mia bambina.

<< Vado io. >> disse Cassandra ma io la fermai prima ancora che si muovesse.

<< Non ti azzardare. Hai già fatto troppo. So io dove cercarla. >>

Corsi fuori e presi la macchina. Qualcosa mi diceva che davvero sapevo dove si trovasse. Provai a cercare il suo odore ma doveva essere troppo lontana.

Perché ero certo che fosse andata d Bella? Incredibile come questa ragazza aveva stravolto la mia vita. Perché quando baciavo Cassandra pensavo a lei?

Strinsi con forza il volante fin quasi a sbriciolarlo.

Arrivai a casa di Bella e come immaginavo Abigail era lì. Mi corse incontro e io la presi in braccio. Rimanemmo un bel pò sotto la pioggia e poi il mio sguardo incontrò il suo.

La mia piccola e dolce Bella. Stava piangendo e neanche se ne accorgeva. I  suoi occhi da cerbiatta mi osservavano. Non potei fare a meno di vedere come guardava in modo dolce Abigail. Le voleva un gran bene.

Di colpo la mia rabbia nei suoi confronti era sparita. Uno spaventoso desiderio di abbracciarla e baciare le sue labbra mi travolse.

Ma cosa mi stava succedendo?

Cassandra o Bella?

Le donne più importanti della mia vita, ma una apparteneva al passato e l’altra al presente.

<< Edward, se il passato ti fa male come fa male a me, lascialo fuori. Non permettere che interferisca con il tuo presente. >>

Piccola Bella non è così semplice.

Guardai per l’ultima volta i suoi occhi e poi tornai a casa con mia figlia.

Le cose non sarebbero state facili. Non sapevo cosa avrei fatto ma era troppo doloroso pensare che Bella non sarebbe stata mai più con me. Osservai mia figlia ed ero sicuro che stesse pensando le stesse cose.

 

********************************* 

Scusatemi sono un po’ in ritardo ma spero che questo capitolo vi piaccia. Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate. E’ davvero importante per me.

Ringrazio come al solito chi legge e mete la mia storia tra le seguite e i preferiti! Scusatemi invece se trovate errori, ma scrivo velocemente perché lo studio non mi abbandona e subito posto per non farvi aspettare.

Ci saranno tante novità, non disperate e se avete dubbi ditemi pure, sarò felice di rispondervi!

Ora invece passo alle 4 meravigliose persone che hanno recensito.

Prudence_78: Ciao tesoro, hai ragione su Cassandra. Sai anch’io ho un po’ paura di lei xD No beh ne combinerà tante e niente e come sembra, lo ripeto sempre. Lei è un tipo misterioso. Dirà la verità? Qual è il suo vero scopo se ne ha uno? Ehehe vedrai, vedrai!
Grazie mille per la tua recensione, aspetto con ansia di sapere cosa ne pensi di questo, un bacione!

 

Sandy69: Ciao sandy! Che bello trovare una tua recensione! Beh si Leandro vuole bene a Bella e trovando quel gattino l’ha dato a lei, ma vedrai ci saranno ben altre sorprese. Che ne pensi del capitolo? Non vedo l’ora di saperlo, un bacione ciao^^

 

Bella_josephine: Ciao, che piacere conoscerti! Grazie per la recensione! Bel nick^^ Per quanto riguarda Leandro capisco i tuoi dubbi ma capirai tu stessa quali sono le sue reali intenzioni. Per gli aggiornamenti faccio più in fretta che posso! Grazie mille, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacio!

 

Rosa62: La mia rosa non manca mai. Ti ringrazio tanto, sai cosa significa per me. Allora, per quanto riguarda Leandro, è un personaggio molto particolare che avrà dei risvolti. Lui può vedere il futuro ma non manipolarlo del tutto, può solo fare in modo ( sapendo prima cosa deve accadere) di cambiare qualcosa. Chissà cosa c’entra davvero lui in tutta questa storia… vedrai  =)
La gattina non si è spaventata perché lui l’ha data subito a Bella e poi miagola spesso perché è impaurita comunque, quindi Bella non ci ha fatto caso!
Le tue domande sono più che legittime, per alcune hai avuto riposta in questo capitolo. Abigail scappa da Cassandra si e vedrai dopo anche il perché, mentre Leandro forse è interessato a Bella, forse no, non voglio rovinarti la sorpresa. Lui le fa capire qualcosa ma sa che Bella non può immaginare cosa si cela davvero dietro la loro famiglia quindi la maggior parte dei suoi gesti sono del tutto personali!
Edward ora sai che pensava e vedrai cosa succederà tra non molto!
Grazie mille come sempre!
Un bacione ciao!



Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Incontri Inaspettati ***


                          


                   ι
и¢σитяι ιиαѕρєттαтι

Un mese dopo

 

Respirai a pieni polmoni l’aria di prima mattina. Gli uccellini cinguettavano allegri e una leggera brezza mi smuoveva i capelli. I rumori della città che si andava svegliando arrivavano ovattati in quel piccolo angolo di paradiso del parco di Central Park.

Oggi era il mio giorno libero dopo tanto tempo passato a concentrarmi esclusivamente sul mio lavoro. Avevo lavorato persino le domeniche, per tutto il giorno e adesso mi meritavo un po’ di riposo anch’io.

Dopo quattro settimane passate con il costante pensiero che la mia vita stava di nuovo fallendo, adesso sembravo essere arrivata ad un punto fermo della mia vita. C’erano ancora i dubbi, ed erano veramente tanti, eppure la consapevolezza di dover far qualcosa per andare avanti si era fatta prepotente in me.

Dovevo ringraziare mia madre, Leandro, Alice e la mia piccola Abigail per essere arrivata a questo punto. Non stavo bene, ma neanche male.

Leandro riempiva le mie giornate. Mi faceva addirittura compagnia a lavoro, mi aiutava e rimaneva una sera si e una no a casa mia, ma mai a cena. Diceva che non voleva abusare della gentilezza di mia madre e anche se nutrivo qualche dubbio sul fatto che quel ragazzo si nutrisse nel modo corretto, lasciavo correre.

Mi piaceva la sua compagnia. Parecchio. Era un ragazzo speciale, tenebroso, misterioso ma fantastico. Riusciva a farmi sorridere nei momenti in cui credevo di non esserne più capace. Insomma ero davvero contenta di averlo conosciuto. Il fatto che fosse il fratello dell’ex fidanzata di Edward a volte mi preoccupava. Perché io volevo fare di tutto per cancellare Edward dalla mia vita e nonostante tutti gli sforzi di Leandro mi trovavo ancora a piangere senza motivo al solo pensiero del suo splendido sorriso e dei suoi occhi meravigliosi.

Eppure non potevo cambiare il corso degli eventi. L’unica cosa che mi lasciava sorpresa è che Abigail aveva praticamente trovato residenza a casa mia. Veniva quasi sempre con Leandro di pomeriggio e poi la sera tornava lui da solo.

La piccola veniva da me dopo aver pranzato a casa sua. Al negozio o in casa mia faceva i compiti che io la aiutavo a fare, anche se vedevo che era molto intelligente e poi mi aiutava con il mio libro.

Già! Il libro…

Non gli avevo ancora dato un titolo, eppure avevo già superato la metà del racconto. Non sapevo nemmeno io come con Abigail avevo ideato quella trama. Assurdo pensarci. Era qualcosa che non avevo mai sperimentato. Non sapevo di essere capace di scrivere una storia di quel genere. Tuttavia le parole venivano da se e io mi sentivo bene a scrivere quella storia che a volte mi sembrava troppo vicina a me.

Abigail insisteva nel dire che non era affatto così e che se l’avessi pubblicato avrei fatto fortuna ma io non ne ero molto convinta. Sentivo solo che desideravo scrivere quella storia. Mi estraniavo da tutto e questo era un bene.

Ora si ci era messo anche Leandro a dirmi che la trama era fantastica ma come poteva esserlo davvero?

<< Hai troppa poca fiducia in te stessa. >>

Saltai per aria quando sentii una voce fin troppo familiare soffiarmi all’orecchio.

<< Leandro! Mi hai fatto spaventare, ma cosa ci fai qui, così presto? >>

<< Si direbbe una coincidenza. Io vengo tutte le mattine qui a Central Park e non ti ho mai vista. Direi che anch’io mi sono molto sorpreso di trovarti qui. >>

Sorrisi titubante. Leandro mi faceva sempre quell’effetto. Mi sentivo quasi a disagio in certi momenti anche se alla fine mi trovavo molto bene con lui.

<< Ma a cosa ti riferivi prima? >>

Ricordai in quel momento ciò che mi aveva detto, ma in merito a che cosa ?

<< Beh ti conosco ormai. Eri persa nei tuoi pensieri… con il tuo blocchetto in mano e so che pensi che questo libro non avrà successo. >>

Risi e mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< Ma che fai leggi nel pensiero? >>

Lui sorrise ma non disse nulla. Di punto in bianco mi prese il blocchetto e lesse le poche righe che avevo scritto quella mattina.

<< Ehi, no che fai? Ridammelo! >>

<< Non essere così possessiva con questa storia, Bella! Conosco bene la trama. E’ la storia di un vampiro e di un umana che vivono un amore che non ha alcun senso, perché la protagonista morirà prima o poi, mentre il protagonista è immortale. Una fatina dei boschi cerca di aiutarli in tutti i modi ma in realtà c’è un'altra creatura misteriosa di cui ancora non si conosce il nome ne la natura, che si è messa in mezzo ai due protagonisti. La ragazza umana sa che non avranno più futuro lei e il suo amato vampiro ma la fatina dei boschi continua a ripeterle di non mollare e cerca di farle capire qual è il modo per sconfiggere la creatura che li ostacola. >>

Sorrise sornione e io battei brevemente le mani.

<< Direi che sei molto preparato sulla trama ma ti sei dimenticato il finale. >> mormorai alla fine.

<< La fine non è ancora stata scritta, Bella. >>

Mi disse quelle parole in modo strano e io sorrisi e scossi la testa nello stesso momento.

<< Sono a metà storia circa. Ancora devo svelare l’identità della creatura misteriosa ma Abigail non mi aiuta molto su questo. >>

Il sorriso di Leandro si adombrò improvvisamente.

<< Beh vedrai che una soluzione si troverai. >>

<< Tu dici? Io non vedo fine per questa storia. >>

<< Ce ne sono diverse… >> mi rispose lui, misterioso.

<< Diverse? >> domandai curiosa e lui mi guardò a lungo prima di rispondermi.

<< Sì, diverse. >>

Non dissi altro perché non sapevo dove sarebbe finita questa discussione, così cercai di cambiare discorso ma rimanere pur sempre nell’argomento.

<< Tu pensi che alla fine il vampiro e l’umana riusciranno a stare insieme? >>

<< Non lo so. Lo vedrai tu stessa. >>

Sorrise e poi si alzò e come di consueto mi prese la mano, facendomi alzare. Infilai il blocchetto nella borsa e camminammo per i sentieri quasi deserti del parco.

Lo faceva spesso il gesto di prendermi la mano ma lo ritenevo un gesto d’amicizia…

<< Sai Bella, incontrati è stata una cosa meravigliosa. >>

Arrossii a quelle parole. Non aveva mai detto nulla di simile.

<< Sul serio? >>

<< Sì, dico sul serio. Sei una ragazza molto bella, sensibile e intelligente come poche. >>

Quelle parole mi riscaldarono il cuore e mi imbarazzarono. Non ci eravamo mai trovati in una situazione simile.

Di colpo si fermò e mi fronteggiò.

<< Non mi credi? >> mi sussurrò a pochissimi centimetri dal viso.

Non seppi cosa rispondere e mi limitai a guardarlo. Era veramente un bel ragazzo e tra l’altro molto dolce e sensibile.

Di colpo il mio cuore cominciò a correre quando sentii le sue labbra posarsi sulle mie.

Come eravamo arrivati a quel punto?

Le sue labbra erano fredde ma pensai fosse a causa della temperatura. Le sue mani, della stessa fredda temperatura mi tenevano il viso e io istintivamente mi abbandonai a quel bacio.

Quando si staccò da me io rimasi quasi attonita a guardarlo. Cosa avevo fatto? Leandro era un amico…

Allora perché il cuore mi batteva ancora così forte? Scossi il capo e presi un paio di profondi sospiri.

<< Scusami ti prego. Sei troppo bella e io purtroppo non so resisterti. >>

<< Leandro ma cosa… sul serio, ti voglio bene ma… >>

<< Lo so. >> mi interruppe lui.

Ma cosa sapeva e io cosa stavo cercando di dire? Non lo ricordavo neanche più. La mia mente era quasi del tutto annebbiata.

Ero emozionata dal suo gesto ma non avevo provato le sensazioni a dir poco sconvolgenti che avevo sentito con…

Maledii me stessa e cacciai i miei pensieri.

<< Davvero Bella, mi dispiace. Ora devo andare. >>

Il tono era cambiato improvvisamente. Mi dette un bacio sulla fronte e andò via. Non gli dissi nulla e quando non lo vidi più presi quasi un sospiro di sollievo. Cosa diavolo mi prendeva?

Leandro era solo un amico.

Mi ripetei questa frase una decina di volte, fin quando non mi sedetti in un'altra panchina.

Il parco ora era più animato, sebbene ci fossero comunque poche persone.

Il telefono cominciò a squillare io risposi senza vedere di chi si trattava.

<< Pronto? >>

<< Ehi! Che tono lugubre,  ti è morto per caso il gatto? Ops no scusa, volevo dire la gattina! >>

<< Ma no! Trilly sta benissimo! >> risposi quasi piccata, ma poi sorrisi. Alice era davvero una ragazza strana ma in gamba e ormai mi ci ero davvero affezionata.

<< Trilly, ma perché questo nome? >>

<< Lo sai devi dirlo ad Abigail, l’ha scelto lei! >>

<< Ah! Mia nipote, fissata con queste fate… >>

Risi ma poi mi adombrai. Quando disse che era sua nipote pensai inevitabilmente a Edward. Chissà cosa stava facendo…

<< Senti tesoro, ci vediamo ormai da un bel po’ e non ho ancora avuto il piacere di invitarti a casa mia. >>

Quasi mi affogai con la mia stessa saliva.

<< Alice non credo sia il caso… >>

<< Oh Bella, andiamo. Casa mia, non di Edward! O meglio… vivo con la mia famiglia quindi è comunque anche la casa di Edward, ma sai che lui vive con sua figlia in un'altra casa, quindi non hai scuse! >>

Mi mancava stranamente l’aria. Come potevo conoscere i suoi genitori? Edward stavolta mi avrebbe ammazzato!

<< Ripeto Alice: non mi sembra il caso. >>

<< A casa mia alle otto. >>

Chiuse la chiamata e io rimasi a bocca aperta con il telefono ancora appoggiato sull’orecchio.

<< Maledizione! >> sbottai.

Ci mancava solo questa. No, no, no, no e ancora no! Non sarei andata a casa di Alice. Voleva forse farmi morire?

Il telefono suonò ancora e io risposi ancora arrabbiata.

<< Pronto?! >>

<< Su, su pensa a farti carina, tanto verrai con le buone o con le cattive! >>

<< No, Alice non verrò. >>

<< Certo, certo… ti ho richiamato solo per chiederti se puoi andare tu a prendere Abigail. >>

Quasi saltai dalla panchina.

<< Alice forse non ti è chiaro che Edward non vuole che io mi avvicini a sua figlia. E’ Abigail che viene da me a quanto pare di nascosto, quanto pensi che ci metterà suo padre a capirlo e a prendersela con me? >>

Dio, quanto mi costava dire il suo nome ad alta voce.

Alice per qualche minuto stranamente non rispose e io sperai che finalmente avesse capito.

<< Bella ma Abigail non viene di nascosto. >>

Stetti qualche minuto a ripetermi la frase che mi aveva detto, ma allora…

<< Esce prima oggi e io non posso uscire dall’ufficio e neppure Edward, così ti prego vai tu, ma valla a prendere almeno mezz’ora prima del suono della campanella, quindi alle dieci e mezza. >>

<< Ma scusa Alice, cosa dovrei dire  agli insegnati? >>

<< Troverai qualcosa da dire. Poi tienila tu che ho deciso che vengo a prendere sia lei che te, ci aspetta del buono shopping per stasera, vedrai ci divertiremo! >>

Chiuse la chiamata senza dire altro e io rimasi ancora senza parole.

Ma che diavolo stava succedendo oggi? Prima Leandro, ora Alice, ma insomma!

Respirai profondamente. Quella storia non mi piaceva. Abigail non veniva di nascosto e io dovevo prenderla mezz’ora prima che uscisse, quando il suo orario scolastico era già dimezzato, infatti sapevo che lei usciva all’una dalla scuola.

Guardai l’orologio e mi sorpresi quando vidi che erano quasi le dieci. Dovevo sbrigarmi, perché la scuola di Abigail si trovava dall’altra parte della città. Per fortuna avevo la mia moto, ma non ero tranquilla a salire la bambina sulla moto. Edward non avrebbe di certo gradito e io non mi sentivo sicura. Avevo paura che gli succedesse qualcosa.

Dovevo posare la moto e poi andare a prenderla con l’autobus? Ma avrei perso troppo tempo dato che dovevo prenderla tra mezz’ora.

Mi alzai e sistemai tutto nella mia borsa. A grandi passi mi recai all’uscita di Central Park e salii sulla moto che avevo lasciato poco lontano. Partii e grazie al mio mezzo superai un bel po’ di traffico, che se fossi stata in macchina non avrei potuto evitare.

Certo che Alice se aveva già questi obbiettivi poteva avvertirmi prima!

Arrivai nei pressi della bellissima scuola privata di Alice. Posteggiai la moto vicino un piccolo parco vicino. Era proprio di fronte alla scuola.

Erano quasi le dieci e mezza, così mi feci coraggio ed entrai pensando a cosa dire. Chiesi al bidello dove fosse Abigail Cullen e lui mi portò alla sua classe. Bussai timidamente e la maestra intenta a scrivere con il gesso sulla lavagna si fermò e mi guardò in modo interrogativo.

<< Ehm, mi scusi ma sono venuta a prendere Abigail Cullen. >>

Portai lo sguardo al resto della classe e un insieme di bambini più o meno della stessa età mi guardavano curiosi. Individuai Abigail che aveva il visino poggiato su una mano. Quando mi riconobbe sorrise ampiamente e subito si alzò per mettere tutte le sue cose nello zainetto.

<< Signora ma lei chi è? Non possiamo lasciare i bambini a chiunque. >>

La maestra si era avvicinata a me con tono severo.

<< Ha ragione, io sono… >>

<< La fidanzata del mio papà. >>

Arrossii di colpo fulminando Abigail che cominciò a ridere.

<< Bella non essere timida! >>

Guardai ancora male la piccola peste che di rimando mi prese la mano e mi spinse verso l’uscita.

L’ insegnate mi guardava non sapendo bene cosa dire.

<< Beh se suo padre lo sa… >>

<< Certo! >> rispose ancora la piccola, così uscimmo indisturbate.

<< Abigail ma perché hai detto quelle cose? Io non sono la fidanzata di tuo padre e poi quando lo verrà a sapere? >>

Lei sorrise e mi strinse la mano.

<< Non dirà nulla, tranquilla. >>

Sospirai e uscimmo dalla scuola. Stavo per attraversare la strada per raggiungere la moto quando Abigail si fermò di colpo.

<< Bella devo andare di corsa al negozio dietro l’angolo, tu fai il giro e raggiungimi. >>

Scappò sul serio e rimasi a guardarla stupita. Che cosa aveva detto?

Scossi la testa. Era proprio un vizio di famiglia, mi lasciavano in tredici e se ne andavano.

Mi voltai per attraversare la strada ma andai a sbattere contro qualcuno.

<< Ma vuole stare più attenta? >>

Una splendida ragazza, dal fisico statuario con profondi occhi dorati e lunghi capelli biondi e mossi mi osservava accigliata. Sembrava una modella uscita da una rivista.

<< Mi scusi, ero distratta. >>

<< Beh faccia attenzione. >>

Se ne andò e si avvicinò alla soglia della scuola, dove tutte le altre mamme aspettavano l’uscita dei loro figli.

Quella donna mi faceva una strana impressione. Scacciai quei pensieri stupidi e raggiunsi la moto. Feci il giro della scuola e vidi Abigail salire di corsa sulla moto. Le diedi il casco e lei non fece storie, si strinse a me e mi fece cenno di andarcene.

Come mai quella fretta? Feci finta di nulla e partii alla volta di casa mia.

Fortuna che mia madre aveva cucinato qualcosa, sennò avrei dovuto inventarmi qualcosa per fare mangiare quella bambina.

Salimmo in casa e Abigail corse sopra.

<< Tesoro tutto bene? >> chiesi chiudendomi la porta alle spalle.

<< Sì. Bella so che non sapevi di dovermi venire a prendere quindi tranquilla mangio quello che c’è. >> mi sorrise ed era davvero adorabile.

<< Ma no piccola, sono davvero contenta di stare un po’ con te, e poi la zia Renee aveva cucinato qualcosa ieri sera. >>

I suoi occhi si illuminarono. Abigail adorava mia madre e la cosa era reciproca.

Si mise a terra per giocare con Trilly e le tirava una pallina con cui spesso giocava.

Mi piaceva guardarla, era una bambina straordinaria!

Cucinai un po’ di pasta e la condii con il sugo preparato da mia madre, poi la diedi ad Abigail che la mangiò in poco tempo.

<< Bella mi aiuti con i compiti? Così finisco prima! >>

Stavo lavando i piatti e mi voltai con un sorriso.

<< Certo piccola, prepara tutto che ora arrivo. >>

Lei si affaccendò con la cartella e mise fuori dei libri. Passammo non più di un paio d’ore dove l’aiutai con dei problemi di matematica e un riassunto di italiano.

<< Wow! Abbiamo finito! >> Abigail si stiracchiò come un gatto.

Guardai l’orologio ed erano quasi le tre. Presumevo che Alice sarebbe venuta entro massimo un paio d’ore.

<< Bene, che vuoi fare? >> chiesi ad Abigail.

<< Che ne dici di pensare un po’ al tuo libro? >>

<< Uhm… va bene. In realtà stamattina non sono riuscita a scrivere molto. Non so bene come dovranno continuare le cose. >> dissi pensierosa.

Ci sedemmo sul divano e presi dalla borsa il blocchetto appunti.

<< Secondo te le cose come devono continuare, non vorrai mica mollare vero? >>

<< No, non voglio mollare. Porterò a termine questa storia. >>

Abigail prese un sospiro di sollievo e io non ne capii il motivo. Sembrava davvero preoccupata per questo libro.

Le  ore passarono senza accorgermene e il citofono suonò annunciandomi la presenza di Alice.

Scendemmo giù e infatti Alice ci attendeva nella sua Porsche giallo canarino. Aveva davvero una macchina fantastica.

Arrivati al centro commerciale, Abigail corse verso i giochi e io e Alice la guardammo con un sorriso.

<< Grazie Bella per essere andata a prenderla, significa molto per noi. >>

Per noi? Non capivo, ma evitai di chiedere.

<< E’ stato un piacere. >>

<< Bene, andiamo al mio negozio preferito so già cosa prendere. >>

<< Questa è una novità! Come mai lo sai già? Non gireremo prima tutti i negozi? >> dissi con un senso enorme di sollievo e aspettativa.

<< No perché siamo già in ritardo con i tempi, quindi prendiamo i vestiti e andiamo via. Sei contenta di questo vero? >>

Sorrisi colpevole e lei mi trascinò verso un negozio a dir poco splendido. I vestiti appartenenti ai più importanti stilisti erano disposti in vetrina e io rimasi a guardare con ammirazione un vestito nero con i bordi bianchi. Era un tubino dall’aspetto fintamente semplice ma era un incanto.

<< Lo sapevo! >> disse Alice trionfante quando notò il mio sguardo.

Con un brutto presentimento la vidi entrare di corsa e farsi dare due lunghe buste bianche che contenevano entrambe un vestito, anche se questi erano celati dalle custodie e poi un vestito più piccolo sempre con la sua custodia.

<< Alice ma cosa… >>

<< Ti prego Bella! Ne avevamo già parlato… >>

Sospirai. Non so come avevo commesso un errore simile e se dovevo considerarlo tale, fatto sta che avevo raccontato ad Alice di mio padre e sul fatto che mi era rimasto ben poco da mettere a causa dei miei problemi finanziari. Un giorno mi aveva invitato ad una festa e a casa mia aveva aperto il mio armadio vedendo che l’unico abito elegante era quello blu, che avevo indossato all’inaugurazione.

<< E’ un regalo. Ti prego fammi contenta. >>

Con un sorriso l’abbracciai e la ringraziai.

<< Bella io pure voglio un abbraccio. >>

Abigail mi tirava la maglietta e io la sollevai, dandole piccoli baci sul viso. Lei rise e con lei anche Alice.

Ritornammo a casa mia e lì ci cambiammo.

L’abito era proprio quello che avevo visto in vetrina, incredibile! Quella pazza aveva in macchina anche delle scarpe che mi aveva comprato qualche giorno prima ed erano nere e con il tacco alto.

Non sapevo che riuscivo ancora ad andare sui tacchi, anche perché cercavo sempre di evitarli dato il mio equilibrio, ma anche per questo Alice non volle sapere storie.

Lei aveva un abito rosso molto bello. Scollato al punto giusto e che scendeva stretto fin poco sotto le ginocchia e le scarpe altissime dello stesso colore. Era davvero un incanto.

La piccola Abigail era una principessa invece. Con il suo abitino bianco e con gli stivaletti eleganti era un amore.

Sui capelli aveva un cerchietto anch’esso bianco e sembrava a dir poco un angelo.

<< Direi che siamo pronte! >>

Io sospirai e Alice da una parte e Abigail dall’altra mi buttarono letteralmente fuori di casa. Per tutto il viaggio fino a casa Cullen avevo il fiato corto e sudavo freddo. Ero tremendamente agitata e quando scorsi la loro splendida villa quasi svenni.

La villa era su due piani. Con un immenso prato inglese e una piscina che ricordava quasi un laghetto, con delle pietre sparse qua e la ma con studiata attenzione.

Mi fermai poco prima di arrivare alla porta.

<< No Alice davvero non c’è la faccio! Ma perché sono qui? >>

Lei roteò gli occhi al cielo seguita da Abigail.

<< Andiamo Bella! >>

Abigail mi tirò per la mano mentre Alice suonava alla porta.

Una splendida signora con lunghi capelli color bronzo e gli occhi verdi ci venne ad aprire.

Oh mio Dio quella era di sicuro la madre di Edward, erano due gocce d’acqua! Dovetti però ricredermi quando un uomo alto con i capelli castano chiaro si mise accanto alla donna cingendole la vita. Aveva gli occhi azzurri e il sorriso identico a quello di suo figlio, così come i lineamenti del viso e le labbra.

<< Mamma, Papà questa è Bella! >>

Alice fece le dovute presentazione e scappò dentro per raggiungere un ragazzo alto e biondo che una volta mi aveva presentato come il suo fidanzato Jasper.

<< Cara siamo felici di conoscerti. Io sono Esme e questo è mio marito Carlisle. >>

Il cuore mi batteva a mille, come ci ero finita in quella situazione? I genitori di Edward erano davvero due persone splendide ma io mi sentivo completamente fuori posto.

<< Sì è un vero piacere conoscerti. >>

Carlisle mi allungò la mano che io strinsi tremante.

Abigail che era ancora accanto a me mi spinse leggermente.

<< Dai nonni facciamo entrare Bella! >>

Loro si spostarono subito e io vidi una ragazza molto bella, con gli stessi capelli biondi di Carlisle e gli stessi occhi azzurri.

<< Bella questa è la zia Rose. >>

<< Piacere di conoscerti Bella, il mio nome è Rosalie. >>

Mi strinse la mano con decisione e io le sorrisi titubante.

Alice mi raggiunse e i suoi furbi occhi azzurri mi guardarono con compiacimento.

<< Bene, adesso conosci il resto della famiglia! >>

<< No, veramente ci sarei anch’io. >>

Un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli neri mi sorrise e si presentò come Emmett il fidanzato di Rosalie.

Insomma quella famiglia era perfetta, io in mezzo a tutti quei fotomodelli mi sentivo un brutto anatroccolo!

Parlammo del più e del meno per qualche minuto fin quando la porta d’ingresso si aprì e il bicchiere di vino che Esme mi aveva gentilmente offerto quasi cadde per terra.

 

 

********************* 

 

Salve ragazzi! Come và? Che ne pensate del capitolo?

Secondo voi chi ha aperto la porta? E avete capito con chi si è scontrata Bella? Fatemi sapere cosa ne pensate, perché sono davvero curiosa di ciò che pensate!

Scusatemi come al solito se ci sono degli errori ma non ho mai tempo di rileggere!

Il prossimo capitolo sarà molto…. Beh che dire MOLTO e non aggiungo altro!

 

Sandy69: Ciao sandy! Allora capisco i tuoi dubbi e sono contenta che tu ne abbia ma vedrai che le cose verranno presto chiarite. Cassandra forse mente o forse no. Edward era un ostacolo per i Volturi perché sapevano che Cassandra non l’avrebbe abbandonato! In ogni caso presto scoprirai tutto. Che ne pensi di questo capitolo? Aspetto tue notizie, grazie un bacio^^

Prudence_78: Ciao! Grazie sei sempre gentilissima! Cassandra è un mistero che presto verrà svelato, in ogni caso posso dirti che combinerà sempre qualche cosa quindi vedrai quello che succederà. Edward con il tempo vedrà come stanno le cose, un bacio ciao!

Michelegiolo: Ciao, spero che continuerai a dirmi cosa ne pensi e grazie per la recensione. Io sono un amante di Ed e Bella ma vedrai quante cose succederanno, un bacio ciao^^

Bella_josephine: Ciao! Cassandra non si sa se dice il vero ma lo vedremo presto, nel prossimo capitolo che sarà quindi un pov Edward si vedranno molte altre cose. Un bacio!

Francytwilighter80: Ciao, sono molto contenta che tu abbia recensito, sono sempre felice di vedere qualcuno di nuovo che mi dice cosa ne pensa! Ti dico subito che Abigail è un personaggio chiave e vedrai cosa sarà in grado di fare!!! La tua domanda mi ha sorpreso, in effetti non sarebbe casuale l’entrata in scena di Bella con quella di Cassandra e vedrai il perché. Ha a che fare con ciò che ha raccontato Cassandra o meglio, con le sue intenzioni e il suo ritorno… chissà… xD
Edward ha trattato male Bella ma vedrai anche qui come le cose avranno una svolta anche se ci vorrà un po’ di tempo e il tutto tra alti e bassi. Un bacione, ciao!

Rosa62: Ciao rosa! Abigail vedrai che farà cose molto importanti. Cassandra è un mistero e poi è bellissima si ( l’attrice non so se l’hai riconosciuta ma è la stessa che ha lavorato con Robert in Remeber Me, io per l’appunto non la sopporto tanto ma è perfetta per il ruolo. Purtroppo non mi andava giù ai tempi di Lost e anche dopo con Robert xD )
Edward non sa come comportarsi ma le cose anche se non sembrano andare per il meglio, un giorno lo saranno!
Un bacione, ciao^^

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Impossibile ***


                         ιмρσѕѕιвιℓє

 

 

Era stata davvero una giornata pessima per me. Tanya mi aveva costretto a sistemare con lei delle pratiche aziendali e a tenere importanti discussioni finanziarie con altre aziende. Sapevo bene che in qualche modo lei avrebbe potuto fare tutto questo anche da sola, ma ogni qual volta si presentava un occasione lei ne approfittava per tenermi stretto a sé.

Era passato ormai un mese da quando Cassandra era rientrata prepotentemente nella mia vita e Tanya non gradiva il fatto che la mia fidanzata venisse a trovarmi così spesso. Mi aveva persino detto che non gli importava se stavamo insieme ed era la madre di mia figlia, lei sarebbe rimasta la mia amante. Io cercavo spesso di dissuaderla ma lei non demordeva.

Sospirai stancamente. Un vampiro non poteva essere stanco ma io mi sentivo davvero così.

<< Amore sei pronto? Siamo in ritardo! >>

Scossi il capo e a passi lenti uscii dal salone e raggiunsi la mia camera da letto che era diventata da un mese anche quella di Cassandra. Non sapevo nemmeno perché stessimo di nuovo insieme. Io non credevo molto al suo racconto. Perché i Volturi non la stavano cercando? Lei mi dava risposte sempre diverse e io mi ero stancato di sentirle. Leandro non mi aiutava e diceva sempre che dovevo risolvere tutto da solo e che non meritavo nulla da lui dato il modo in cui avevo trattato Bella.

Isabella…

Sapevo benissimo che mia figlia non aveva mai rinunciato a lei. Fino a quella mattina avevo capito che si sarebbero viste di nuovo, così non mi sorpresi più di tanto quando Cassandra mi chiamò inviperita dicendo che una ragazza l’era andata a prendere affermando di essere la mia fidanzata…

Sorrisi amaramente. Sapevo che Bella non avrebbe detto una cosa del genere, di sicuro Abigail si era messo in mezzo.

Inutile dire che Cassandra esigeva sapere dove era sua figlia e io riuscii a convincerla che di sicuro Alice era andata a prenderla e che la maestra aveva capito male ciò che gli era stato detto.

 Non avevo più il coraggio di impedire a mia figlia di stare con lei. Erano gli unici momenti in cui sapevo che lei stava bene.

Durante questo mese aveva evitato accuratamente di stare da sola con sua madre. Cercava in tutte le maniere di far in modo che ci fossi anch’io. Tuttavia la sorprendevo spesso a fissare insistentemente sua madre con espressione malinconica e sorridere lievemente quando Cassandra rideva o faceva qualche battuta. Tutte le volte però che si accorgeva di me ritornava seria e i suoi occhi si riempivano di lacrime.

Voleva bene a sua madre ne ero certo ma aveva sofferto troppo e come me nutriva dei sospetti su di lei.

<< Edward mi ascolti? >>

Cassandra, splendida nel suo lungo abito color avorio mi abbracciò e mi baciò le labbra lievemente. Le accarezzai i capelli ma non mi sentivo mai del tutto bene con lei. Non era più come una volta ma per me era davvero troppo difficile trattarla male o respingerla.

Provavo ancora una forte attrazzione per lei e le volevo bene ma non sapevo se l’amavo ancora.

Bella era un pensiero che incombeva su di me. Ricordarla mi faceva quasi tremare il cuore, fermo da tempo a causa di Cassandra, eppure non riuscivo a decidermi.

Cassandra era forse il mio unico destino, la madre di Abigail e io non potevo cambiare questo dato di fatto.

Forse le cose sarebbero rimaste per sempre così, ma allora perché il pensiero di Bella con un altro uomo mi faceva stare male?

Pensai inevitabilmente a Leandro. Era innamorato di lei, ormai l’avevo capito, ma a quanto pare Bella non lo era di lui.

Non ricordavo nemmeno più le volte che di notte ero andato a casa sua con l’intento di parlarle e di vederla, ma tutte le volte mi ero fermato a guardare la luce accesa della sua camera fin quando non si spegneva e io andavo via.

<< Eddy sei troppo pensieroso. Andiamo dai tuoi, voglio vedere nostra figlia. >>

Odiavo quel soprannome e lei lo utilizzava spesso. Mi divincolai dal suo abbraccio con una strana sensazione di fastidio e poi presi le chiavi della macchina.

In poco tempo arrivammo a casa dei miei genitori. Avrei voluto rimanere a casa mia e per un attimo pensai a quanto fosse stato bello se Cassandra non ci fosse stata.

Mi sentii in colpa per quel pensiero, mentre la vedevo sorridere e suonare alla porta.

Mia sorella venne ad aprirci e di colpo avvertii un odore intenso e conosciuto. No… non poteva essere…

I miei peggiori sospetti si rivelarono esatti quando incrociai gli splendidi occhi da cerbiatta di Isabella.

Ma cosa diavolo ci faceva a casa dei miei genitori?

Mi concentrai sul suo sguardo che in quel momento era pietrificato. Vedevo le sue dita quasi scivolare sul vetro del bicchiere e infatti poco dopo questo cadde a terra, frantumandosi.

Cassandra mi strinse la mano che teneva intrecciata alla sua.

<< Edward ma quella ragazza… era a scuola di Abigail. Mi è praticamente venuta addosso quella stupida! >>

Lasciai la sua mano bruscamente, infastidito dalle sue parole ma non accennai ad abbassare lo sguardo. Bella sembrava non essersi accorta del bicchiere che le era scivolato dalla mano ed Esme e Alice si era piegate a terra per raccogliere i pezzi di vetro.

Quando finalmente si rese conto del danno che aveva fatto, si portò una mano alla bocca e si piegò anche lei scusandosi con quasi le lacrime agli occhi con Esme. Ma mia madre era una donna buonissima e la fece rialzare e le regalò una carezza sul viso, dicendole che era stato un incidente ed era tutto a posto.

Bella tornò a guardami e spostò lo sguardo da me alla mia fidanzata per molti minuti,  fin quando non vidi una lacrima scenderle sul viso. Si scusò e uscii dalla porta finestra del salone che portava dall’altra parte del giardino di casa Cullen.

Feci per seguirla ma Cassandra mi fermò e vidi nei suoi occhi profonda rabbia.

<< Mi prendi per stupida? Quella è Bella vero? La ragazza di cui ti eri infatuato e di cui mi ha parlato mio fratello. >>

Ringhiava sommessamente e io ricambiai allo stesso modo.

<< Cosa vuoi da me Cassandra? Sì è lei, Bella. >>

<< Si è presentata come la tua fidanzata e ha preso Abigail. >>

<< Abigail adora Bella, non puoi impedirle di stare con lei. >>

<< Invece sì. Sono sua madre e non voglio che stia con quella stupida ragazzina. >>

Stavo per rispondere quando entrambi ci voltammo verso Abigail che ci guardava entrambi con sguardo accigliato.

Mi sorpresi.  La mia piccola non mi aveva mai guardato in quel modo, perché era arrabbiata anche con me?

<< Perché fai soffrire Bella così tanto? >>

Guardai a lungo Abigail ma non dissi nulla.

<< Tesoro questi non sono affari che ti riguardano. >>

Entrambi ci voltammo verso Cassandra.

<< No Mamma, sono affari che non riguardano TE! >>

Aveva urlato l’ultima parola e un silenzio generale si creò all’istante.

Stavo per fare o dire qualcosa ma rinunciai. Abigail voleva affrontare sua madre e io dovevo rimanere al mio posto.

Cassandra guardò la bambina con uno strano sguardo che non riuscii a decifrare, poi la vidi inginocchiarsi a terra verso di lei ma la piccola si allontanò.

Questo gesto valse più di mille parole e io non seppi come comportarmi.

<< Perché fai così? Che c’è che non và? >>

Inarcai un sopracciglio. Non era la prima volta che Cassandra tendeva a non capire gli atteggiamenti della figlia e a comportarsi come se nulla fosse successo.

<< Abigail quella ragazza non vale niente. Sono io tua madre e dovresti trattarmi con più rispetto. >> il suo tono era diventato severo e Abigail si avvicinò a me impercettibilmente.

<< Tu stavi per uccidere papà. Non posso perdonarti. >>

Quelle parole erano state solo sussurrate da mia figlia che poi scappò nel giardino dove si trovava Bella.

<< Abigail vieni subito qui! >>

Fermai Cassandra per un braccio e la fulminai con lo sguardo.

<< Edward lasciami, devo andare a riprendere mia figlia. >>

<< Tua figlia va dove vuole e ha perfettamente ragione. Perché non provi a capirla piuttosto che rimproverarla? >>

<< Come fai a dire queste cose? Perché non cerchi di educare meglio Abigail? Evidentemente in mia assenza tu non ne sei stato capace. >>

Gli strinsi il braccio con forza e lei si lamentò debilmente.

<< Non azzardarti a dire queste cose. Sei sparita per sei anni e io sono rimasto solo con mia figlia, che tra l’altro è educata benissimo. Abigail è arrabbiata con te e anch’io lo sono. >>

<< Che vuoi dire? >>

La lasciai e mi diressi a grandi passi verso il giardino. Lei tentò di fermarmi ma non glielo permisi.

<< Significa che devi dare tempo ad entrambi e cercare di essere la madre che non sei mai stata. >>

Lei mi guardò ferita ma mi imposi di non lasciarmi influenzare da lei e dal potere che sapeva avere su di me.

Le voltai ancora una volta le spalle e uscii nel giardino. Non ci misi molto per trovare Abigail. Era tra le braccia di Bella e piangeva.

Mi avvicinai a loro e Bella quando mi vide fece per ritrarsi ma io con un cenno della mano la fermai.

Mi guardò a lungo e io sentii di nuovo quella forte emozione che ogni volta mi prendeva quando mi fissava in quel modo.

Abigail si accorse di me ma non mi raggiunse. Dopo un po’ si allontanò dicendo che voleva andare dallo zio Leadro ma anche questa volta non mi sorrise o fece nulla di quello che faceva di solito quando mi vedeva e la cosa mi stupì non poco.

Bella si rialzò in piedi e si lisciò l’abito. Era veramente bellissima.

Mi guardò indecisa probabilmente se andarsene o meno, così misi le mani in tasca e mi avvicinai lentamente.

<< Come stai Isabella? >>

<< Sto bene. Tu, Edward? >>

<< Non sto bene >>

Mi guardò con un sopracciglio alzato.

<< Mi dispiace, ma dovresti stare bene a quanto so. >>

Cosa sapeva? Abigail le aveva detto che Cassandra era sua madre?

<< Credo che il comportamento di Abigail sia a causa della tua nuova fidanzata. >>

Sottolineò le ultime parole quasi con sdegno. Quindi non sapeva ancora…

Alice mi aveva detto che Abigail aveva confessato a Bella che sua madre era morta, naturalmente prima che Cassandra tornasse. Come poteva immaginare che la donna con cui si era scontrata quella mattina e che definiva la mia “ nuova fidanzata “ fosse la madre di mia figlia?

<< Mi dispiace molto per oggi. Dato che oggi io e … >>

<< Cassandra >>  continuai io.

<< Ecco sì. Dato che io e… Cassandra, ci siamo scontrate oggi davanti la scuola di Abigail, presumo che tu le abbia chiesto di andarla a prendere e mi scuso se ti ho creato problemi. >>

Feci per parlare ma lei continuò.

<< Vedi… Abigail mi è molto affezzionata ed essendo ancora una bambina non si rende conto di certe cose. Avrei dovuto essere io più decisa. Farò in modo di tirarmi indietro la prossima volta. >>

Stetti a guardarla per alcuni minuti senza dire niente. Bella si era dimostrata molto più matura della vera madre di Abigail, scusandosi per lei, giustificandola e cercando di essere educata e rispettosa nei miei confronti che ero il padre.

Mi sentii sempre più in colpa per come l’avevo trattata, quando avevo scoperto che lei e mia figlia si conoscevano. Non meritava un comportamento simile da parte mia, soprattutto adesso che mi stava dimostrando quanto in relatà rispettasse la mia vita e quella di Abigail.

<< Isabella… devo scusarmi io con te. Tu non hai sbagliato in nessun modo. Abigail ti vuole molto bene e con te è felice. Mi dispiace per come ti ho trattato un mese fa, quando ho scoperto della vostra conoscenza…io… >>

Non mi lasciò finire di parlare, che subito cominciò ad allontanarsi da me.

<< Non devi scusarti, evidentemente non mi ritenevi alla tua altezza, ne a quella di tua figlia. Ho notato con estremo stupore che invece con la tua nuova fidanzata… oh scusami, volevo dire con Cassandra, tu sia stato ben felice di coinvolgere anche tua figlia, tanto che le hai permesso di andarla a prendere a scuola. Davvero Edward tutto è molto chiaro, non c’è nulla di cui scusarsi. >>

Mi accigliai e l’afferrai per la vita prima che si allontanasse troppo da me. Il suo profumo mi colpì come uno schiaffo e il desiderio di stringerla a me e dirle tutto era quasi insopportabile, eppure mantenni ferreo il mio autocontrollo.

<< Isabella, non è come pensi. Ci sono cose che non ti posso dire ma credimi vorrei. Non farti idee sbagliate. Cassandra è una persona speciale per me e per Abigail, solo che… >>

Mi fermai non sapendo cosa dire. Stavo solo peggiornando le cose a giudicare dal suo sguardo ferito, ma come potevo spiegarle? Era impossibile.

<< Edward, amore? >>

Cassandra era appoggiata alla porta finestra del salone e ci stava fissando chissà da quanto tempo. Le lanciai un occhiata e mi voltai verso Bella quando si divincolò da me bruscamente.

<< Come vedi non c’è nulla di cui parlare, Edward. >>

Non mi sfuggirono le lacrime che lente le stavano percorrendo il viso ma non potevo fare nulla in quel momento. Ormai avevo le mani legate.

Cassandra venne accanto a me e mi abbracciò la vita e guardando Bella quasi con odio.

Non sopportavo quel suo atteggiamento. La scostai da me forse con troppo forza, infatti lei mi guardò stupita e raggiunsi Bella quando ormai stava rientrando in casa per andare via.

L’afferrai di nuovo per la vita e la voltai con forza verso di me. Lei emise un gridolino spaventato e posò le mani sul mio petto. Le presi il viso tra le mani e le sue lacrime furono come una profonda stilettata al cuore.

Perché quella piccola umana mi faceva quell’effetto? Perché non riuscivo a fare a meno di lei?

<< Piccola mi dispiace. Non soffrire per me, non lo merito. >>

<< Lasciami Edward >>

Cercò di liberarsi dalle mie mani ma io rafforzai la stretta e lei si arrese.

<< Insomma cosa stai facendo, di là c’è… >>

La baciai. Sapevo chi c’era… Cassandra. In quel momento però non me ne importò. Desideravo Bella in un modo che mai avrei creduto possibile.

Lei si abbandonò quasi subito al mio bacio e ancora una volta mi persi nel suo sapore e nella morbidezza delle sue labbra. Il suo calore mi inebriava e il suo odore irretiva i miei sensi.

L’abbracciai, stringendola a me fin quasi a toglierle il respiro. Sentii le sue lacrime bagnare anche il mio viso e in quel bacio cercai di comunicarle tutto il mio dolore, le paure, i dubbi ma soprattutto quel sentimento che ancora non volevo definire che mi legava a lei.

Quando ci separammo Bella mi accerezzò il viso e con ancora le lacrime agli occhi si voltò e uscì da casa mia senza salutare nessuno.

Sospirai e chiusi gli occhi. Cosa potevo fare adesso? La cosa migliore sarebbe stata dimenticarla per sempre ma mi era impossibile. Del tutto impossibile.

 

 

 

 

*********************************************

Ciao ragazzi!
Qui abbiamo capito un po’ di cose di Edward e ora siamo sempre più vicini al cloù della storia. Ora i nodi verrano al pettine non vi preoccupate!
Cosa credete succederà adesso? Fatemi sapere, sono curiosa!
Leggendo ciò che pensate voi non fate altro che arricchirmi sempre di più!
Grazie a chi legge, chi inserisce la mia storia tra le seguite e le preferite!

 

Sandy69: Ciao! Allora ti rispondo subito. Edward e Cassandra purtroppo si frequentano ma non la vedrei proprio così. Nel prossimo pov Edward vedrai meglio la loro vita, diciamola così, ma come hai letto in questo capitolo lui non sta affatto bene e questo dice tutto! Bella ha il cuore spezzato sì, ma vedrai che le cose prima o poi cambieranno! E per il personaggio del libro… beh vedrai!!! Un bacione!

 

Prudence_78: Ciao! Sì beh hai visto come si comporta Cassandra, teme Bella e ha già in mente cosa fare… vedrai già dal prossimo capitolo come la povera Bella ne riceverà di cose da lei… comunque stop che ti ho già detto troppo! Inoltre mi fa piacere che questo poco senso di maternità di Cassandra si noti perché è ciò che volevo far arrivare. Tutto ha uno scopo e ricorda che le cose non sono mai come sembrano! Un bacio, ciao^^

 

Francytwiliter80: Ciao!! Come hai visto sono entrati in scena entrambi e Bella naturalmente non può immaginare cosa ci sta dietro a tutta questa situazione, ma presto lo saprà! In questo capitolo hai visto in che rapporti sono Edward e Cassandra ma capirai meglio nei prossimi capitoli! Mi fa piacere che tu sia curiosa davvero! Aspetto con ansia la tua recensione, un bacio ciao!

 

Bella_josephine: Ciao gio ( posso chiamarti così? xD ) Come hai visto c’erano sia Edward che Cassandra. In qualche modo Alice e Abigail è come se avessero un piano perché comunque cercano di fare in modo di non far allontanare Edward e Bella! Abigail è un fenomeno! L’adoro anch’io! Edward tacitamente sapeva tutto su Abigail, sa che lei sta bene con Bella. Sono curiosa di sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacio!

 

Rosa62: Ciao Rosa! Comincio subito con lo spiegarti la mia espressione “ mi lasciavano in tredici e se ne andavano “ Forse non l’ho scritta correttamente per farla capire bene, ma qui da me quando si dice lasciare “ in tredici “ vuol dire che qualcuno ti lascia in sospeso, ti lascia a metà insomma! Per esempio, Alice che la chiama e dopo averle detto cosa voleva fare, chiude la chiamata senza aspettare la sua risposta, l’ha praticamente lasciata in sospeso, o Abigail che gli dice che deve scappare e non le da il tempo di chiedere ne di fare nulla la lascia di nuovo in sospeso, quindi in “ tredici “ come si dice qui in Sicilia xD
Spero di averti chiarito ( magari invece ti ho messo ancora più dubbi xD ) sennò ti prego dimmelo che cerco di spiegartelo meglio xD

Per il resto mi hai incuriosito moltissimo quando hai detto che probabilmente per Leandro e Abigail è molto importante quel libro perché da lì può capire come neutralizzare Cassandra. Ehi, ma… sei davvero perspicace, sul serio!! Ahah no beh scherzo! Mi fa molto piacere perché posso dirti che hai sia torto che ragione e vedrai il perché!

Leandro vede tutti i futuri possibili, proprio così e si deve leggere un po’ tra le righe perché quando parla di finali non si riferisce solo la libro… anche perché credo avrai capito che la trama del libro è molto vicino alla realtà e naturalmente è tutta opera di Abigail e Leandro che vedrai hanno degli obbiettivi.

Poi Leandro l’ha baciata perché prova qualcosa per lei ma c’è un destino più grande alle porte quindi… xD

Abigail ha dei dubbi su sua madre, che in realtà nasconde molte cose sia buone che cattive. Niente è come sembra, lo dico sempre e Abigail è molto confusa. Bella è la sua ancora di salvezza e la vuole accanto a suo padre perché come hai visto da questo capitolo lui non sta bene e questo sua figlia lo vede…

Una delle tue ultime affermazioni mi ha fatto sorridere: “ Quando sono convinta di averci capito qualcosa, ecco che tu ribalti tutto “ Beh sono contenta di questo, ahah, cerco di mettervi dei dubbi ma vi lascio anche degli indizi!

Grazie per la tua recensione, splendida come sempre!

Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Menzogne ***





                           мєиzσgиє

 

Guardavo quella donna senza capire cosa voleva davvero da me. I suoi occhi lampeggiavano d’ira e bellissima nel suo abito color avorio mi guardava come se volessi annientermi.

Quando ero tornata a casa ditrutta da quella serata, ripensavo all’ultimo bacio che mi ero concessa con Edward. Sapevo che per lui era così, altrimenti non l’avrebbe mai fatto davanti alla sua fidanzata.

Quel bacio mi aveva ricordato ciò che provavo per lui e questo mi aveva definitivamente distrutto. In poco tempo si era già consolato e la ritenevo all’altezza persino di sua figlia, anche se Abigail non la pensava allo stesso modo.

Era venuta da me piangendo e avevo capito che in qualche modo c’entrava Cassandra.

<< Bella… è così che di solito ti facevi chiamare dal tuo dolce papà, non è così? >>

Mi irrigidii a quelle parole. Come faceva a saperlo? Alice per caso gliel’aveva detto? No impossibile…

<< Mia cara Bella sono venuta qui a disturbarti ma ti rubo solo pochi minuti. Il tempo di farti capire chi è che comanda qui. >>

Si avvicinò a me e il rumore dei tacchi suonava quasi come un rintocco macabro. Cosa voleva da me?

<< Non so di cosa parli. >> mormorai e le sorrise malignamente.

<< Oh certo… non sai di cosa parlo eh? Parlo del mio futuro marito. Edward, ricordi? >>

Il cuore quasi si fermò a quelle parole. Il suo futuro marito? Quindi le aveva chiesto di sposarla?

<< Stupida. Cosa credevi, che io fossi una delle tante ragazze che in questi anni lo hanno intrattenuto? No, sono molto di più. Sono la madre di sua figlia mia dolce Bella. >>

Smisi di respirare. Ma cosa diavolo stava dicendo? La madre di Abigail era morta, non poteva avermi mentito.

<< Non può essere. Abigail mi ha detto che sua madre era… >>

<< Morta. Invece sono qui. Dimmi una cosa Bella, di che colore sono i miei occhi? >>

Si avvicinò a me e mi superava in altezza di pochi centimetri. Non volevo nemmeno guardarla ma i suoi occhi erano davvero strani, sembravano quasi d’oro.

<< Non ti sei accorta delle strane differenza che mio fratello, Edward e io abbiamo rispetto ai normali esseri umani? >>

<< Che vuoi dire? Normali essere umani? >>

<< Sì mia cara. Noi siamo vampiri. Sei proprio una stupida, come hai fatto a non capire? >>

La guardavo come se fosse pazza, i vampiri non esistevano. Trasalii quando mi prese la mano ed era gelida. La stessa cosa avevo constato in Leandro ma molto meno in Edward.

<< Capire che cosa? >> dissi sentendomi sempre più confusa.

Lei sbuffò irritata, come se avesse davanti una bambina delle elementari che non capiva una lezione semplicissima.

Prese dal mobile della mia stanza una statuetta raffigurante la statua della libertà. Ci ero molto affezzionata e non capivo cosa ci volesse fare. La strinse nella mano e sbigottita osservai la cenere che cadeva dal suo pugno chiuso. L’aveva sbriciolata ed era assolutamente impossibile.

<< Questo è assolutamente niente rispetto a ciò che so fare, ma non ti conviene conoscere il resto. >>

<< Ma non è possibile, i vampiri non esistono. >>

<< Tesoro ne hai uno davanti a te. Mi dispiace deluderti ma esistono eccome. Sai che Abigail è una mezza vampira? Edward era ancora umano quando incredibilmente sono rimasta incinta così mia figlia è per metà umana e metà vampira. Successivamente per un piccolo incidente di percorso Edward è diventato un vampiro, ma non come tutti gli altri. E’ come se fosse umano, il che è straordinario, ma possiede i poteri tipici dei vampiri. >>

Scossi la testa sempre più confusa e mi sedetti sulla poltrona prendendomi il viso tra le mani. Come era possibile? Edward un vampiro? Abigail una mezza vampira?

<< Ma allora tu sei davvero sua madre? >>

Lei si avvicinò a me con rabbia.

<< Ci puoi giurare che sono io sua madre. Quindi adesso devi lasciare in pace mia figlia. >>

Io non le risposi. Come era possibile che fossero dei vampiri? Abigail me ne parlava spesso ma non poteva davvero essere una mezza vampira.

Non era possibile. Lei mi stava prendendo in giro. Non potevo credere a una cosa del genere.

<< Adesso mi hai stancato ragazzina. >>

Non ebbi tempo di capire ciò che stava succedendo ma ad un certo punto mi ritrovai completamente al buio. Tutto era sparito. Cassandra, la mia stanza.

Non capivo più dove mi trovavo. Stavo per lasciarmi prendere dal panico quando sentii la voce di Cassandra, era come se venisse dalla mia mente perché non sentivo nessun tipo di rumore.

<< Adesso ti farò capire come ti devi comportare… osservati bene intorno… >>

Confusa cercai di capire cosa stesse succedendo ma all’improvviso vidi me quando ero piccola che giocavo con mio padre. Eravamo sulla spiaggia di Jolla e io correvo mentre lui mi inseguiva.

Di colpo però, come se le luci di uno spettacolo si fossero improvvisamente spente, tornò il buio e stavolta rividi me stessa più grande leggere il biglietto stropicciato che mia madre mi porgeva. Era il biglietto lasciato da mio padre, quando ci aveva lasciate.

Un immenso vuoto mi colpì all’improvviso. Una donna aveva portato via mio padre da me e mia madre soffriva a causa sua e io con lei. Urlai di disperazione, volevo uscire da quell’incubo, quando ancora la voce di Cassandra mi trapassò la mente.

<< E’ questo che vuoi per Abigail? Toglierla da suo padre? Edward non starà mai con te e mia figlia finirò per odiarlo per questo. La toglierai da me che sono sua madre e anche da suo padre. E’ veramente questo quello che vuoi? >>

Immaghgini confuse di me e mio padre e poi io da sola…

<< Basta, ti prego! >>

Mi ritrovai di nuovo seduta nella mia poltrone, all’interno della mia stanza.

Respiravo a fatica e mi sembrava di aver percorso le mille miglia a piedi. Ero stanchissima e il mio cuore batteva forsennattamente.

Cassandra si piegò elengantemente sulle ginocchia  e mi guardò con espressione dolce.

<< Povera piccola, ti ho spaventato. Tesoro non era mia intenzione. Volevo solo che capissi quello che stai facendo alla mia famiglia. Se veramente vuoi bene Abigail e ami Edward, allora devi lasciarli andare entrambi. Adesso loro hanno me ed è giusto così, non pensi? >>

La guardai con immensa paura. Volevo che andasse via. Avrei voluto che in quel momento Edward fosse lì, ma non c’era e non ci sarebbe mai stato.

Non capivo ciò che mi era successo ma con terrore dovetti ammettere che quella donna non era umana. La mia mente collegò velocemente tutti i fattori. Abigail, il fatto di essere così sveglia e inteligente, poco debole come dovrebbe essere una bimba della sua età. Leandro con le sue strane parole e i suoi gesti, quando diceva che c’erano cose che non poteva dirmi e che non avrei potuto immaginare. Edward quando quella sera mi disse che non poteva dirmi nulla, che non potevo capire…

<< Brava, stai cominciando finalmente a capire. Adesso voglio da te solo una cosa, sparisci dalla vita di Edward e Abigail. >>

Mi alzai tremante. Cosa dovevo fare? Forse aveva ragione e io non volevo che Abigfail odiasse suo padre a causa mia. Guradando meglio quella donna, somigliava tanto ad Abigail e si spiegava lo strano comportamento di Edward.

<< Poi un'altra cosa: non azzardarti a dire a nessuno quello che è successo in questa stanza altrimenti qualcuno che ami potrebbe anche abbandonarti… >>

<< Cosa stai dicendo? >> dissi mentre mi sentivo quasi svenire.

<< Hai capito bene e sta bene attenta. Perché se Abigail verrà ancora da te, me la porterò via e Edward soffrirà irrimediabilemte. >>

<< Perché vuoi fare tutte queste cose orribili? >> quasi urlai.

Lei mi afferrò la gola e cominciò a stringere. La vista mi si annebbiò e sentivo le forze venire meno. Non riuscivo quasi completamente a respirare.

<< Voglio fare tutte queste cose orribili perché non voglio che tu mi rovini tutto. >>

Mi lasciò andare improvvisamente e io mi accasciai a terra tenendomi la gola e annaspando in cerca d’aria.

<< Va bene, direi che adesso dovresti aver capito. Sta attenta a quello che fai, osserverò tutti i tuoi movimenti, sono stata chiara? >>

Annuì presa dalla paura e le sorrise di nuovo dolce.

<< Bene, abbiamo chiarito. Buona notte Bella. >>

Portò indietro i capelli con una mano e dopo avermi sorriso per l’ultima volta uscì lentamente dalla mia casa.

Quando fui sicura che se ne era andata mi alzai e mi distesi sul letto. Cercavo di capire cosa mi era successo quando mi ero ritrvata in quella strana dimensione. Avevo rivissuto attraverso i ricordi, la gioia di stare con mio padre e poi il dolore per la sua fuga.

Cosa dovevo fare?

Voleva che stessi lontana da Abigail. Ma lei avrebbe davvero odiato Edward? In effetti non mi era sfuggito il fatto che quella sera Abigail aveva evitato suo padre.

Ad un trattò sentii il campanello e mi alzai titubante. Mia madre sarebbe stata due giorni da una sua amica fuori città quindi chi era?

Ebbi il terrore che fosse di nuovo Cassandra, ma quando ero tornata a casa l’avevo trovata già nella mia camera. Come aveva fatto ad entrare?

Aprii la porta e trovai Abigail che mi guardava preoccupata.

<< Abigail è tardissimo cosa ci fai qui? >>

<< Bella stai male? E’ venuta qui una ragazza bionda? Quella che c’era a casa dei nonni? >>

Ripensai alle parole di Cassandra. Voleva che io fingessi, altrimenti avrebbe fatto del male a mia madre ne ero certa e poi avrebbe strappato Abigail da Edward. Cosa dovevo fare.

<< Abigail torna subito a casa. Anzi no è troppo tardi. Ora chiamo tuo padre. >>

Rientrai e lei mi si aggrappò a una gamba e io chiusi gli occhi sentendo le lacrime agli occhi.

<< Bella cosa succede? E’ stata qui vero? >>

<< Non so di cosa parli. Smettila di soffocarmi Abigail, hai la tua casa, la tua famiglia non stare appiccicata costantemente a me! >>

Avevo detto tutto questo senza neppure voltarmi a guardarla, non c’è l’avrei fatta. Dovevo dire quelle bugie. Dovevo.

Abigail mi lasciò la gamba lentamente.

<< Ti soffoco? Bella cosa dici? >>

La sua voce era tremula e io mi feci forza e mi girai.

<< Abigail io ho la mia vita, non posso stare dietro a una bambina. Mi rompi sempre le scatole, non capisci che così non va bene? Io non sono tua madre. Devi stare con tuo padre non con me, chiaro? >>

Lei mi guardò come se mi vedesse per la prima volta e io dovetti farmi forza per non chiederle scusa in ginocchio. Perché Cassandra mi aveva messo in questa situazione? Perché stava facendo soffrire così non solo me ma anche sua figlia?

<< Non ti credo, Bella. Te l’ha detto lei vero? >>

<< Basta ora! Di chi parli Abigail? Non è venuto nessuno. Te ne vai? Mi lasci in pace? Non ti voglio, capito? Sei solo una bambina e non ho bisogno di te. Mi facevi solo pena. >>

Avrei voluto spararmi per quello che stavo dicendo ma non avevo scelta.

Abigail si portò entrambe le manine alla bocca mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso.

<< Chiamo tuo padre, così te ne vai. >>

<< Non c’è bisogno, sono già qui. >>

Edward mi fulminò con lo sguardo e Abigail si gettò tra le sue braccia. Lui guardò con rabbia le sue lacrime e posò la mano sulla sua nuca, poggiandola sulla sua spalla. Cercò di calmare i singhiozzi di sua figlia ma era quasi impossibile.

Mi mancava l’aria e volevo sparire dalla faccia della terra. Perché ero stata costretta a tutto questo?

<< E’ così mia figlia ti soffoca. Avevo ragione a volere che tu stessi lontana da mia figlia, Isabella. >>

<< No… è che, io… >> provai a dire ma mi morsi la lingua, dovevo tenere la mia parte e li avrei salvati.

<< Tu cosa? Non azzardarti mai più ad avvicinarti a mia figlia. >>

Non avevo mai visto Edward così arrabbiato e aveva ragione di esserlo.

<< E’ tua figlia che mi cerca. Dillo a lei. Non voglio più saperne ne di te ne di quella bambina. >>

Edward mi guardò come se fossi pazza. Lo fissai senza cambiare la mia espressione contrita.

<< Isabella se ti vedo anche solo per puro caso vicino ad Abigail passerai i guai, hai capito? Mia figlia non ti disturberà più. >>

Io rimasi in silenzio e trattenni con tutte le mie forze le lacrime. Abigail voltò il capo verso di me e i nostri sguardi si incontrarono.

<< Bella… >> disse piagnucolando e io voltai il viso dall’altra parte.

<< Dovevo immaginare chi fossi in realtà. Mi fai schifo Isabella. >>

Se ne andò e io chiusi la porta con rabbia. Mi concessi il diritto di piangere e quasi mi sentii male per la veemenza del mio dolore. Cominciai ad urlare per la rabbia. Maledetta Cassandra!

Senti un battito di mani e con orrore la vidi davanti a me. Ma da dove diavolo entrava? Era davvero una creatura terrificante.

<< Molto, molto bene. I miei complimenti cara. Sei stata bravissima, anzi no che dico, sei stata sublime. Sono davvero orgogliosa di te. >>

 Mi alzai e incurante delle conseguenze le sputai in faccia. Lei mi fulminò con lo sguardo ma come se nulla fosse prese un fazzolettino dalla sua borsetta e si asciugò il viso.

<< Farò finta di nulla Bella, giusto perché hai svolto al meglio il tuo lavoro. >>

<< Sei un essere orribile. TI ODIO! >> urlai con quanto più fiato avevo in corpo.

<< Oh, che modi! Su, su presto tornerai alla tua vita dolce e serena. Sogni d’oro mia cara. >>

Aprì la porta di casa mia uscendo come se niente fosse e io mi portai le mani in viso. Cosa avevo fatto? Era terribile ma non avevo scelta.

Andai a letto senza forze e caddi in un sonno violento, pieno di incubi in cui lo sguardo pieno di rabbia e rancore di Edward e le lacrime di Abigail mi tormentavano.

 

 

 

 

 

********************************** 

Ok, non linciatemi! Urlavo anch’io mentre scrivevo, ahah. No sul serio. Cassandra è proprio cattiva vero? Ma ripeto, nulla è come sembra!

Dopo questa mi sa che verrete a casa mia con i forconi xD

Avete visto il potere di Cassandra che vi ricordo, proietta ricordi e paure creando uno scenario per tormentare la sua vittima.

Cosa ne pensate adesso? Il prossimo capitolo arriverà spero domani!

 

Francytwiliter80: Ciao! Sono sicura che adesso mi odi, ma questo era un capitolo assolutamente necessario! Cassandra è davvero odiosa e si vedrà cosa nasconde…  per quanto riguarda Edward, lui era davvero innamorato di Cassandra e ricorda una persona molto diversa da quella di ora e si vedrà. Rinsavirà ma Cassandra usa tutto il suo potere su di lui, ma vedrai che si sveglierà. Un bacione, ciao!

 

Erika1975: Ciao Erika, rispetto le tue opinioni e ti ringrazio per il commento. Non considero Edward un inetto. Era innamorato di Cassandra e in questo momento è un uomo che non vede come stanno in realtà le cose. Non è felice e spensierato nei confronti di Cassandra ma solo un uomo confuso. Hai ragione, le cose non vanno bene in questo modo ma lui capirà i suoi errori rimedierà, poco ma sicuro. Leandro non è un cascamorto, più avanti si vedrà il suo carattere. Ancora grazie.

 

Sandy69: Ciao sandy, sono davvero rogogliosa di te, ahah! No davvero hai centrato il punto che vedo non in molti hanno capito. Edward accetta Cassandra solo per il desiderio di ricostruire una famiglia giusta e completa. Non sta bene ma è confuso. Vorrebbe il meglio per sua figlia e spera che con il tempo le cose vadano a posto ma forse non sarà proprio così. Cassandra ha notato che tutti adorano Bella e non gli va giù, specie l’amore che sua figlia ha per lei. Grazie della recensione, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacione!

 

Prudence_78: Ciao! Grazie per la recensione e mi hai fattoa nche ridere! Vedrai le cose miglireranno e io cerco di essere più veloce possibile con gli aggiornamenti per non farvi aspettare! Come vedi Cassandra usa metodi da vigliacchi ma non adrà tanto lontano… Un bacio!

 

Bella_josephine: Ciao gio!!! Allora dici bene Edward non riesce a staccarsi da Cassandra ma molte cose verranno fuori e si sveglierà! Adesso sono insieme ma non è proprio così perché lui non è affatto felice. Purtroppo Cassandra pensa a tutto fuorchè alle cose più importanti, ovvero che è una madre. E’ accecata da tante cose che poi si vedranno e non si rende conto dei problemi di sua figlia… purtroppo. Fammi sapere cosa ne pensi e sono felice di sapere che la storia ti ha preso! Un bacione!

 

Rosa62: Ciao Rosa!
Mi sa che odierai Edward e soprattutto me perché in questi capitoli c’è di tutto e di più ma tutto ha un motivo e spero che non ti scoraggierai! Figurati come sto io a scrivere ste cose ma sarò più felice più vanti quando le cose verranno chiarite!
Edward sta con Cassandra ma non è un vero rapporto. Cassandra non è quella di prima e purtroppo ne combina di tutti i colori. Edward capirà vedrai…
Dici che Edward è codardo? Sul serio? Beh sono opinioni, può anche essere ma Edward non sa come comportarsi e sbaglia continuamente perché vorrebbe tornare a una realtà che ormai non esiste.
Infatti bacia Bella perché Cassandra è come se non ci fosse nella sua vita. Viene fuori la verità, ovvero che per lui nonostante tutto Bella è più importante.
Non gli va bene quello che ha deciso Tanya, semplicemente la lascia sbattere diciamo così.
Sì Leandro si comporta così per motivi bene precisi^^
Grazie per la recensione!
Un bacio ciao!


Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Sofferenza ***


               ѕσffєяєиzα

Maledizione! Come poteva essere accaduta una cosa del genere. Strinsi con più forza Abigail. Mia figlia era distrutta, non l’avevo mai vista soffrire così tanto, nemmeno per sua madre.

Bella si era trasformata in un mostro senza cuore, prendendosela con una bambina. Un colpo basso che da lei non mi aspettavo.

Perché aveva reagito così? Cosa era successo? Era per colpa mia?

No… lei non se la sarebbe mai presa con Abigail. Ma allora perché?

Entrai in casa e Cassandra mi venne subito incontro, prese la bambina che io riluttante gli lasciai tra le braccia. Stranamente Abigail non disse nulla e continuò a piangere.

Io camminavo a grandi passi per il salone cercando di ripercorrere nella mia mente cosa aveva detto Bella  ad Abigail. Diceva che si era stancata di lei, che era solo una bambina…

Poteva essere reale?

Sbattei una mano sulla finestra rompendola irrimediabilmente. Come aveva potutto trattare così una bambina? Chi era davvero quella ragazza?

<< Edward è stata quella maledetta Bella a ridurre così la mia bambina? >>

Cassandra furente mi prese per il braccio e io non seppi cosa risponderle. Per la prima volta ebbi paura che lei potesse farle del male e nonostante tutto non riuscivo a concepire una cosa del genere.

<< RISPONDI! >>

<< Sì, è stata lei. >>

<< Quella maledetta… mi ha appena dato la giusta occasione per ucciderla… >> mormorò diabolicamente.

La presi per un braccio e la sbattei al muro. Perché mi stavo comportando così?

<< Edward che fai? A te sta bene ciò che ha fatto a nostra figlia? >>

<< No, ma non devi più azzardarti a dire una cosa del genere. >> ringhiai furioso.

<< Non sei l’unico che deve decidere. Mia figlia non deve essere trattata così da nessuno. Me l’aspettavo che prima o poi quella stupida umana combinasse un guaio del genere. Per questo la volevo lontana da Abigail >>

Le diedi le spalle e cercai in qualche modo di calmarmi. C’è l’avevo con me stesso, con Cassandra e soprattutto con Bella.

Perchè la mia vita era stata di nuovo  stravolta?

<< Edward non capisci? Deve essere eliminata quella ragazza. >>

Persi la pazienza una volta per tutte e la bloccai di nuovo al muro. Era forse diventata pazza? Io non avrei ucciso nessuno. Perché continuava a ripetere quelle assurdità? Sapevo che c’è l’aveva con lei, che era gelosa del rapporto con Abigail e gelosa di me, ma mai avrei fatto una cosa del genere.

<< Se qui c’è qualcuno che voglio eliminare quella sei tu. Isabella starà lontana dalla mia vita e da quella di Abigail ma non metterò mai fine alla sua vita. >>

<< Sei solo un bastardo! >> quasi urlò e mi spinse con forza.

<< Come puoi dire queste cose alla madre di tua figlia? >>

<< Tu hai cercato di uccidermi Cassandra! Questa è la soluzione ai tuoi problemi. NON E’ COSI’? >>

Stavo ormai perdendo il lume della ragione. Vedere la donna che un tempo aveva amato davanti a me dire quelle cose, dopo ciò che mi aveva fatto era inconcepibile. Il pensiero di Bella mi stava distruggendo. Cosa l’aveva portata a dire quelle cose?

<< Anche senza di te io la ucciderò… >> sussurrò maligna e io la buttai a terra. Lei cambiò velocemente posizione cogliendomi di sorpresa e mi prese il viso tra le mani.

<< Non me lo impedirai. >> continuò

<< Sì invece, a costo di uccidere te. >> mi stupii io stesso di ciò che avevo detto.

Ero un continuo controsenso. Quella situazione mi stava portando alla follia. Non sapevo più chi ero e cosa volevo. Bella era stata la mia valvola di salvezza, ma ormai anche lei mi aveva voltato le spalle.

Cassandra mi schiaffeggiò con forza.

<< Non oseresti. Tu mi ami! >>

Risi malignamente. Stavo lentamente tornando me stesso, forse. Sentirle dire quelle cose, accese in me la consapevolezza che per me ormai non era niente. Era solo una donna a cui mi sentivo legato, era la madre di mia figlia, ma in nessun modo avrei potuto amarla di nuovo.

<< Non è così. Non più. >>

<< BUGIARDO! >> urlò e mi schiaffeggiò ancora.

Delusa nell’orgoglio e con gli occhi lucidi si abbassò per baciarmi  ma io non ricambiai il gesto. Sapevo che era amareggiata e terrorizzata dalle mie parole. Ma erano la verità. Cassandra era stata un capitolo importante della mia vita ma era ormai chiuso.

Cercò di sedurmi in ogni modo ma io rimanevo rigido. Il suo tocco aveva perso il suo fascino per me. L’idea che potesse fare del male a Bella mi torturava.

<< Cassandra. >>

La vampira sopra di me si irrigidì di colpo. Leandro ci raggiunse lentamente e la tirò via da me e mi porse la mano. Lo ignorai e mi alzai. Non mi ero dimenticato che mi aveva negato il suo aiuto.

<< Devo parlarti immediatamente. >> scandì ogni parola lentamente e vidi nello sguardo della sorella reale paura.

Lo aveva sempre temuto e in realtà Leandro era un vampiro  molto pericoloso. Con le persone che amava era remissivo e dolce, ma se le cose non andavano per il verso giusto era capace di diventare un mostro senza alcuna pietà.

Questo era uno dei motivi per cui non volevo che stesse con Bella. Sapevo che non le avrebbe mai fatto del male, la amava. L’avevo capito da tempo. Tuttavia non mi fidavo mai abbastanza.

Abigail era l’unica eccezione. Mai le avrebbe fatto del male.

<< Cosa vuoi. Sto parlando con… >>

<< NON MI INTERESSA. >>

Le pareti della casa vibrarono e io pensai ad Abigail.

<< E’ dai tuoi genitori. >> disse senza guardarmi e abbassando i toni.

Perché era così arrabbiato con sua sorella? Cassandra mi guardò e io non seppi cosa fare. Non volevo intromettermi.

<< Perché l’hai portata lì senza dirmi nulla? >> chiesi al vampiro

<< Hai delle cose da fare. >>

<< Lui da qui non si muove! >> si intromise Cassandra e guardò il fratello con odio.

<< Sei tu quella che non si muove da qui. Edward vattene. >>

Leandro non mi guardava nemmeno ma io in quel momento capii. Volevo andare da Bella, capire cosa l’avesse spinta a dire quelle cose. Con Abigail avevo solo la voglia di portarla via da lì, ma io volevo delle risposte da quell’umana e le avrei avute.

Uscii da quella casa e senza nemmeno usare la macchina raggiunsi con la mia velocità la casa di Bella. Le strade erano poco affollate a causa dell’ora tarda.

Salii in casa senza nessun problema, forzando la finestra della sua camera. Entrai e il suo odore dolce mi colpì come uno schiaffo.

La camera era completamente all’oscuro e lei era distesa, ancora vestita con l’abito da sera sul letto.

Il suo respiro era lento e regolare e notai le sue guancie umide di lacrime.

Come poteva una persona che vuole trattare male intenzionalmente qualcuno soffrire in questo modo? Perchè lei soffriva ne ero certo.

Non sapevo cosa fare ma ben presto lei cominciò a sussurrare parole sconnese a muoversi sempre più velocemente. Cominciò anche a sudare e poi a urlare. Era ovviamente in preda agli incubi e io cercai di svegliarla senza farla spaventare ulteriormente.

<< No, ti prego… no… NO, NO!!! >>

La strattonai con più decisione e lei si alzò di scatto con una mano sul cuore che batteva all’impazzata.

<< Bella calmati. >>

<< ODDIO, VATTENE! >>

<< Non avere paura Bella, sono io. >>

Accesi la luce e lei mi guardò con gli occhi socchiusi per la luce improvvisa e il viso distrutto dalle lacrime.

Respirava affannosamente e si era lasciata ormai prendere dal panico.

<< No, vattene… ti prego va via. >>

Scoteva piano il capo e tremava senza controllo. Mi aveva riconosciuto, allora perché aveva paura?

<< Calmati, perché fai così? >>

Le toccai una spalla e lei gridò come un animale ferito.

<< NOOOO BASTA! >>

La presi per le spalle con forza.

<< Smettila, Bella! >>

Lei si fermò e mi guardò come se mi vedesse per la prima volta.

<< Era soltanto un incubo. Basta. >>

<< No, non era un i-incubo. Era la r-realtà. >>

Ma di cosa parlava? Non riuscivo a capire. Era ancora scossa dal sogno? Eppure era sveglia da qualche minuto e continuava a delirare in quel modo.

<< Non c-capisci. Devi a-andare via, subito! Per favore… >> concluse piangendo di nuovo.

Si portò le mani ai capelli e continuò a scuotere il capo.

Cosa le era successo? Perché era così terrorizzata?

Le presi il viso tra le mani, dimenticandomi quasi tutto, mentre il mio cuore ormai fermo si spezzava di fronte a quella vista.

Bella era distrutta e non aveva più controllo.

<< Piccola cosa è successo? Dimmelo. >>

Lei continuava a sussurrare cose senza senso e mi diceva di andare via.

<< Non andrò. Prima voglio sapere cosa ti è successo. >>

Ormai ne avevo quasi la certezza. Era successo qualcosa che l’aveva spinta a trattare in quel modo me ed Abigail. Qualcosa che l’aveva terrorizzata.

<< No, l-lei non vuole. Ti prego… >>

<< Chi non vuole? >>

Ero sempre più preoccupato e mi sedetti meglio. La presi tra le braccia e la tirai in grembo.

Lei quasi urlò a quel gesto e cercò di porre resistenza ma con facilità la piegai al mio volere. La strinsi al petto e le accrezzai i capelli. Dopo parecchi minuti in cui strillava di lasciarla andare si aggrappò al mio petto e pianse senza controllo.

Chi o cosa l’aveva ridotta in quel modo?

Continuai ad accarezzarle i capelli lentamente, sperando di incuterle un po’ di calma, anche se sembrava un impresa impossibile da quanto era agitata.

<< Bella ti prego… >> mormorai sui suoi capelli.

Lei smise di agitarsi e quando la scostai un po’ per guardarle il viso non credetti ai miei occhi.

Il suo viso era arrossato e le lacrime le scendevano silenziose sul viso, gli occhi erano spenti e privi della loro abituale luce, quella che mi aveva quasi riportato alla vita.

Le scostai i capelli dal viso , ma era come se lei non sentisse, ne vedesse nulla.

<< Bella? >>

Lei mi guardò ma senza espressione.

<< Ti prego dimmi cos’hai. >>

Le accrezzai il viso e mi sentii in colpa per tutto quello che le avevo fatto passare. Le baciai le guance, gli occhi  e poi la fronte ma lei non aveva nessuna reazione.

<< Bella… >> mormorai senza più sapere cosa fare.

La presi in braccio improvvisamente e lei si abbandonò come una bambola senza vita. Mi diressi in bagno e la poggiai su una sedia. Presi un asciugamano e le asciugai il sudore dal viso. Ansimava per la stanchezza e l’agitazione che l’aveva colpita fin ora. Con una spugna le bagnai il viso.

Prendermi cura di lei era l’unica cosa che mi veniva in mente in quel momento.

La ripresi in braccio e la distesi a letto. Bella strinse con una mano il cuscino e chiuse gli occhi. Mi distesi accanto a lei e la strinsi, facendole appoggiare la schiena al mio petto.

Era così piccola e fragile… chi era che l’aveva ridotta in quel modo?

<< Lei non vuole Edward… >>

<< Cosa dici Bella… >> mormai sospirando.

La voltai verso di me e lei mi fissò per qualche minuto senza dire nulla.

<< Bella per favore, mi dici cosa ti è successo? >>

<< Non posso… Edward io non volevo far male a nessuno… nessuno. >>

<< Stai dicendo cose senza senso. Lo so che non volevi far male a nessuno. Cosa ti ha spinta a comportarti così con Abigail? >>

I suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime e scosse il capo con forza.

<< Io non posso. Edward non è possibile. >>

Si portò le mani ai capelli e io temetti che cadesse di nuovo in quello stato terribile. La strinsi a me con forza e la cullai per un po’.

<< Non fa nulla, me lo dirai domani. >>

<< No, io… >> mormorò e io la zittii dolcemente.

<< Shhh piccola, dormi ora. Veglio io su di te. Non succederà nulla. >>

Lei si strinse a me e si addormentò.

Chi o cosa l’aveva ridotta in quel modo? Ormai ne ero certo, era successo qualcosa. Chi non voleva che io stessi con lei? Mi veniva in mente solo Cassandra ma lei non poteva essere venuta qui a minacciarla… o si?

Non avvertivo il suo odore, ma lei era molto furba avrebbe potuto anche camuffarlo. Anche Abigail l’avrebbe sentito e se fosse stato così me l’avrebbe detto.

<< Lei non vuole Edward… >>

Lei, lei, lei… l’aveva ripetuto spesso in preda al panico. Le parole di Cassandra erano state molto violente. E se fosse stata davvero lei? Ringhiai sommessamente.

Avrei presto scoperto presto la verità e chiunque avesse ridotto così Bella, me l’avrebbe pagata cara. Molto cara.

 

 

 

 

****************************************   

Oh cavolo! Scusate ma ci voleva proprio!

Non so quante volte ho scritto e riscritto questo capitolo. Non ero soddisfatta del risultato così ho deciso di cambiare un po’ di carte in tavola e alla fine sono giunta a questo. Cosa ne dite?

Ormai ci siamo quasi, ma siamo ben lungi dal risolvere i problemi. Ci saranno ancora molte cose ma stavolta Edward difficilmente si separerà da Bella… tuttavia Cassandra è un osso duro e non vi dico altro.

Ci tengo a chiarire una cosa che in molti mi hanno chiesto. Da quanto ho capito e prevedevo vi è sembrata esagerata la reazione di Bella con Abigail. E’ così, è stato terribile. Ma mi rincresce una cosa, evidentemente io non ho scritto bene il capitolo precedente. Mi prendo questa responsabilità perché non tutti hanno veramente capito il motivo di tanta crudeltà. Cassandra ha minacciato Bella di portarsi via Abigail e di far male indirettamente alla madre di Bella, unica sua persona cara. Quando Bella ha visto Abigail, sapendo che è testarda, era inutile girarci troppo attorno. Doveva essere cattiva e mandarla via ad ogni costo, altrimenti le avrebbe solo fatto del male.

Avete compreso adesso? Sennò ditemelo. A me veramente dispiace moltissimo, perché se voi la pensate così è stato per un mio errore, per non aver scritto bene quel punto.

Dopo questo… spero di sapere cosa ne pensate.

 

Prudence_78: Ciao! Sì vedrai che Cassandra avrà il suo benservito xD No sul serio, le cose cambieranno, ma come hai visto Edward ha finalmente fatto qualche passo avanti! Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacio!

 

Erika1975: Ciao erika, l’odore di Cassandra come hai letto nel capitolo non l’ha sentito. Sarebbe tutto molto scontato non trovi? Cassandra è furba e non vuole di certo farsi scoprire, ha camuffato il suo odore. Mi dispiace solo una cosa… forse non hai letto bene la storia o ti sei confusa, perché Alice è umana e non ha le visioni. Leandro vede il futuro e sa tutto e verrà spiegato più avanti. Edward è stato sgradevole… sì lo è stato, ma è un uomo confuso. Non è facile la sua situazione, ripeto che lui vuole solo il meglio per sua figlia e vuole solo ridarle una madre, anche se le cose tra loro non vanno bene. Tuttavia… come hai letto da questo capitolo le cose cambieranno…
Devo essere sincera non sono d’accordo con te ma rispetto le tue ipotesi. E’ giusto così per chi recensisce, quindi mi sento di dirti che Bella ha sofferto come un cane nel dire quelle cose ad Abigail ma è stata costretta da Cassandra. Dalla storia avrai di certo compreso che Abigail non si ferma davanti alle parole di suo padre, di conseguenza era a lei che doveva dire quelle cose. Con Edward ha parlato anche dopo e non l’ha fatto prima perché vedendo Abigail ha subito pensato a proteggerla dicendole quelle cose…
A presto.

 

Rosa62: Ciao Rosa, Cassandra teme moltissimo Bella, infatti come hai letto Edward non molla mai quando si tratta di lei. Edward finalmente comincia a capire e la sua confusione comincia ad andare via…
Cassandra nasconde molte cose ma è un personaggio particolare a suo modo e lo vedrai più avanti!
Edward ed Abigail non hanno sentito l’odore di Cassandra perché lei l’ha camuffato, è molto furba e non si lascia fregare facilmente!
Leandro adesso farà la sua parte e le cose cambieranno.
Grazie come sempre!
Un bacio, ciao!

 

Francytwiliter80: Ciao! Sono contenta che tu abbia capito il vero spirito di questa situazione! Le cose stanno piano piano cambiando ed Edward finalmente comincia a capire. Grazie per la recensione, un bacio!

 

Bella_josephine: Ciao gio, sono contenta che tu sia riuscita a rencensire, ci tenevo in effetti! Ahaha hai fatto bene ad odiarmi, mi sono odiata anch’io! Ma vedrai verrano tempi migliori. Bella ha dovuto trattare Abigail in quel modo, era spaventata e voleva convincerla ad andare via e dimenticarsi di lei. Non sono serviti gli sforzi di suo padre e doveva fare qualcosa. Cassandra ha in mente molte cose… non temere però tengo molto a Bella! Un bacio ciao!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Sinceritā ***


                            ѕιи¢єяιтà

 

 

 

 

A volte la sofferenza è talmente sorda da non poterla gestire. Come una bestia le cui unghie ti trafiggono, penetrano in fondo fin quando anche il dolore stesso perde d’intensità, lasciandoti l’esasperante sensazione di vuoto e perdizione.

Il senso d’impotenza davanti alle cose a cui non puoi porre rimedio ti logora fino a distruggerti.

Persa nel mio abisso senza fine, credevo di non riuscire più a riaffiorare. Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando mi ero risvegliata. Guardavo il soffitto senza vederlo veramente.

La notte scorsa Edward mi aveva vista in quello stato e per poco non gli dissi la verità. Non potevo farlo. Sapevo bene cosa voleva dire vivere senza un padre e io non l’avrei mai tolto ad Abigail.

Perché Edward era cambiato all’improvviso? Cosa era cambiato?

Chiusi gli occhi e sospirai. Dovevo porre fine a questa continua sofferenza, ma non sapevo come fare.

Un ticchettio alla finestra mi distrasse e non mi stupii di vedere Edward che alzava la finestra ed entrava.

<< Ancora qui? Forza alzati. >>

Non risposi. Quella mattina mi aveva sussurrato che andava da sua figlia, poi sarebbe tornato da me.

Abigail… la mia povera piccola. Quanto male le avevo fatto?

<< Isabella hai sentito che ho detto? >>

Non risposi di nuovo e in pochi secondi mi ritrovai in piedi.

<<  Ma cosa… >> dissi confusa.

Edward aveva spostato le coperte e prendendomi per un braccio mi aveva fatto alzare. Mi sospinse leggermente verso il bagno.

<< Cerca di darti una svegliata. Devo sapere da te cosa diavolo sta succedendo. >>

Chiuse la porta che io rimasi a guardare incredula. Mi guardai allo specchio e capii che aveva ragione. Il problema era che lui voleva delle spiegazioni, ma la recita della sera prima non era servita a nulla?

Mi feci in fretta una doccia e con l’accappatoio ben stretto, sbirciai per vedere dove fosse Edward.

<< Guarda che ti ho sentito… sono in cucina Isabella. >> pronunciò con un tono che mi parse ironico.

Sbuffai stizzita. Aveva sentito la porta del bagno aprirsi e aveva immaginato tutto. Camminai spedita lungo il corridoio per arrivare alla mia stanza che per fortuna era distante dalla cucina.

Mi sentivo stranamente imbarazzata e chiusi a chiave la porta della mia camera senza motivo. Sapevo bene che lui non sarebbe mai entrato ma averlo in casa mia mi faceva sentire a disagio.

Rispetto all’incubo della notte prima ero più reattiva. Mi chiesi come avevo fatto a dormire abbracciata ad Edward.

Quando finii di prepararmi, indossando un jeans e una semplice maglietta, aprii la porta e trovai Edward appoggiato allo stipite che mi guardava con un soppracciglio alzato.

<< Pure la chiave? Che credevi? >>

Arossii all’istante e lui sorrise leggeremente. Lo scansai infastidita e andai in cucina seguita da lui.

<< Sul serio Isabella torniamo alle cose serie… >>

<< Non c’è nulla di cui parlare. >>

Mi sedetti sul piccolo divanetto e lui si sedette accanto a me, facendomi irrigidire.

<< La vuoi smettere? Non ho intenzione di farti del male. >> disse rigido.

A quelle parole trattenni il respiro. Realizzai che era così, io avevo paura.

Ricordavo bene le parole di Cassandra. Loro erano vampiri…

Guardai Edward di sottecchi. Com’era possibilie? Lui ricambiò il mio sguardo cercando di capire a cosa stessi pensando.

Come mi dovevo comportare, dovevo dirglielo che sapevo? Mi sentivo ridicola.

<< Sei un vampiro. >>

Avrei voluto sotterrarmi, ma perché diavolo l’avevo detto in quel modo? Oddio e ora che avrebbe fatto?

Lo guardai e lui aveva la bocca spalancata e il respiro completamente assente. Mi guardava come se fossi un alieno sceso in terra e gli avessi appena detto che lo dovevo uccidere.

Allontanai quei pensieri e mi concentrai su di lui. Era evidente che non sapeva cosa fare, ma saltai quasi per aria quando si alzò di scatto e si allontanò da me, guardandomi allucinato, come se il vampiro fossi io.

<< Beh? Hai paura di me? >> chiesi senza pensare

Ma che mi stava prendendo… la stanchezza mi giocava brutti scherzi.

<< Sei spiritosa adesso? Sei un po’ lunatica mia piccola umana. >>

Mi guardò ancora curioso ma la sua espressione sembrava un po’ più serena. Mi indicò la porta e io non capii.

<< La porta è lì, perché non scappi? >>

Mi alzai e lo fronteggiai, di colpo arrabbiata.

<< Se non l’ho fatto ieri sera quando è venuta… >>

Mi tappai la bocca con una mano, stavo per dirgli di Cassandra e lui affilò lo sguardo.

<< Continua maledizione! Chi è venuto qui ieri sera? >>

Scossi il capo con forza. No, cosa dovevo fare? Non potevo dirglielo.

Edward mi porse una mano e io la presi titubante.

<< Non so mai cosa fare con te… come lo sai che sono un vampiro? Non hai paura? >>

Io guardai quegli intensi occhi verdi e no… non avevo paura.

<< Non di te… >> sussurrai e lui strinse più forte la mia mano.

<< Chi ti ha detto queste cose? Leandro? >>

Mi stupii della sua domanda, ma infondo dovevo aspettarmelo. Non poteva pensare che fosse stata la sua fidanzata.

Feci per girarmi e andarmene ma lui non mi lasciò la mano e io rimasi girata a metà.

<< Oppure Cassandra >> sussurrò e io lo sentii appena.

Gelai sul posto. No, no… non dovevano andare così le cose. Dovevo sviarlo, non potevo permettere che scoprisse tutto, ma Edward capì molto velocemente.

La mia paura era evidente e cominciai a tremare leggermente. Quella vampira era spietata e avevo paura di ciò che potesse fare. Non avevo timore per me stessa, non me ne importava, ma per Edward, Abigail e mia madre ero terrorizzata.

Non mi ero accorta che Edward mi aveva riportato davanti a lui. Mi guardava dispiaciuto e scuoteva il capo con rassegnazione.

<< Ti prego Isabella, dimmelo tu. >>

Cosa?

<< Cosa devo dirti? >>

<< LA VERITA’ >>

Sobbalzai spaventata e per la prima volta lo sentii fare un verso gutturale che sembrava un ringhio. Lui rise nervosamente.

<< Adesso sì che hai paura vero? >>

Nonostante tutto negai con il capo e lui mi lasciò, incredulo.

<< Per favore non farmelo ripetere. >> disse lugubre.

<< Non voglio. >>

Dannazzione quella vampira era la madre di sua figlia, lui doveva tornare da lei e io avevo paura e non volevo menzionarla fino alla fine.

<< Smettila! Se è stata Cassandra a spaventarti ieri sera e a indurti a comportarti così con Abigail hai il dovere di dirmelo, non lo capisci? >>

Edward aveva ragione, ma io ero troppo indecisa.

<< Ti ha spaventato fino a questo punto? >>

Dopo avermi domandato questo il suo sguardo si rilassò di colpo, come se avesse capito tutto.

<< Isabella… hai avuto delle visioni? >>

Quasi mi mancò l’aria a quelle parole e Edward mi abbracciò. Non ne capii il motivo ma ricambiai la sua stretta.

Dopo molti minuti riuscii a parlare senza accorgermene.

<< C’era mio padre. Lui spariva dalla mia vita e io non voglio questo per Abigail. >>

Lui mi strinse più forte ma non disse nulla. Voleva che io andassi avanti fino alla fine.

Respirai a fondo il profumo di Edward che era capace di calmarmi più di ogni altra cosa, come era successo la notte prima.

<< Non vuole che io stia con te e Abigail, ma se non lo faccio vi allontanerà e io non posso permetterlo. >>

Edward emise un basso ringhio e lentamente mi scostò da sé. La sua espressione era terribile, era arrabbiato.

Mi accarezzò il viso e poi i capelli.

<<  Dimmelo. >>

Voleva che dicessi espressamente il suo nome ed era maledettamente difficile dirlo.

<< Cassandra ha minacciato di uccidere mia madre e toglierti Abigail se non avessi fatto in modo di allontanarla, in qualsiasi modo. >>

Ecco, l’avevo detto, ma era come una confessione strappata con l’inganno. Mi risedetti senza forze e misi le mani tra i capelli. Edward me le prese entrambe  rimanendo in piedi davanti a me.

<< Non avere paura Isabella. Non succederà nulla di quello che ti ha detto. Ancora però stento a credere che lei abbia fatto una cosa simile. >>

Un vago senso di irritazione mi colse impreparata a quelle ultime parole. Mi sentivo come l’amante che cerca di incolpare la moglie.

Mi portai una mano alla fronte. Stavo perdendo la testa e facevo paragoni assurdi. Il fatto è che mi sentivo in colpa come se fossi un intrusa che stava cercando di dividerli.

Edward si inginocchiò davanti a me e mi prese il viso tra le mani.

<< Ho imparato a conoscerti Isabella. Non devi sentirti in colpa. Cassandra non è più la donna di cui mi ero innamorato. E’ cambiata. Questo mi fa soffrire, ma non le permetterò di farti dal male. >>

Era innamorato? Al passato?

<< Non so cosa dire. Mi sento un intrusa in tutto questo. Vorrei solo sparire e non creare problemi. >>

Lui mi sorrise con affetto e mi baciò il naso.

<< Non essere stupida. Sei stata coraggiosa, so cosa si prova quando Cassandra utilizza quei mezzi per far cedere le sue vittime. >>

Lo guardai curiosa e lui con un sospiro si alzò e si sedette accanto a me.

<< Vedi… quando vidi per la prima volta Cassandra ero ancora umano. Un pomeriggio stavo passeggiando per le strade di New York e inavvertitamente ci siamo scontrati. Lei rise dell’accaduto e io mi innamorai del suo sorriso. Era molto dolce all’epoca, vivace e spensierata. >>

Sorrise e io provai invidia. Mi accusai per questo e strinsi i pugni mentre lui me ne prendeva uno in mano e scioglieva la mia stretta.

<< Mi sono innamorato di lei subito. Sfacciatamente le chiesi il numero e da quel momento cercai in tutti i modi di conquistarla. Lei provò in tutti i modi di dissuadermi. Utilizzando le visioni, dicendomi che era una vampira ma non servì a nulla. Anche lei mi amava e si abbandonò a quel sentimento. Inaspettatamente rimanè incinta anche se mi aveva detto che i vampiri non potevano, così nacque Abigail. Da quel momento le cose cambiarono. Lei continuava a ripetermi che non avevamo futuro. Io ero solo un umano e lei un immortale. >>

Lo guardai affascinata. Era perso tra i suoi ricordi ed era evidente che ciò che lo legava a lei era ancora presente.

<< Un giorno però, quando Abigail era ancora molto piccola, mi attaccò e cercò di uccidermi. >>

<< Cosa… perché? >>

<< Me lo chiedo ancora adesso Isabella. >>

Si alzò e guardò fuori la finestra. Io ero incredula. Se l’amava così tanto, per quale motivo fare una cosa del genere?

Edward era ancora girato verso la finestra e mi alzai senza sapere bene che fare. Gli poggiai la mano sulla spalla e lui si voltò piano verso di me.

Era molto addolorato. Doveva soffrire molto.  Non era facile da accettare che la persona più amata ci faccia del male.

<< So che stai soffrendo, ma pensa ad Abigail. E’ una bambina meravigliosa e tutto quello che hai fatto ha portato a questo. Tu meriti di essere felice e lo sarai, osservando tua figlia crescere. Anche se le cose sono state difficili, Abigail sarà sempre la parte migliore di voi due. Il sentimento sincero che vi ha legati e rimarrà per sempre in vostra figlia. >>

Mi costava dire quelle cose, ma volevo un mondo di bene ad Abigail. Era il frutto del loro amore ed era una cosa splendida.

Edward mi osservava meravigliato. Mi accarezzò il viso e rimase a fissarmi come se fossi una strana creatura.

<< Dimmi perché non hai paura di me. >>

Sorrisi e lo abbracciai.

<< Non posso avere paura di te. Quando Abigail è venuta con Alice e ho scoperto che era tua figlia, mi sono sentita tradita. Avrei voluto che tu me lo dicessi, così ho pensato che mi avessi solo usato e che per te non contavo nulla. Però poi ho capito… tu avevi paura che in qualche modo potessi far del male indirettamente ad Abigail. Ci conoscevamo appena e tuttora è così, quindi volevi giustamente tenere lontana da me il tuo tesoro più prezioso. >>

Edward mi scostò da lui e mi baciò la fronte.

<< Mi dispiace per ciò che ho fatto, ma hai ragione, avevo paura. Mia figlia è la mia unica ragione di vita e il mio unico obbiettivo è proteggerla. Se si fosse affezzionata troppo a te, come è successo, e se tra noi fosse finita ancor prima di cominciare, ne avrebbe sofferto. Infatti è stato così. >>

Io lo guardai con intensità e lui capì.

<< So che è tornata Cassandra e le cose si sono complicate e confuse però è un dato di fatto: Abigail ti adora Isabella, farebbe qualunque cosa per te e vedi in che situazione ci troviamo? >>

<< Edward mi dispiace. Non avrei dovuto dire quelle cose ad una bambina ma ero terribilmente preoccupata per lei. So che è molto testarda e quello era l’unico modo per allontanarla e tenerla al sicuro. >>

Lo lasciai e con le braccia incrociate al petto camminai per la cucina.

<< Ma… ? >> mi chiese lui, capendo che stavo pensando a qualcos’altro.

<< Ma non capisco perché Cassandra abbia fatto tutto questo. E’ solo gelosa? Non ne ha motivo... ho capito che tu sei solo affezzionato a me, che non c’è nient’altro, sennò non le avresti chiesto di sposarti. >>

La voce mi s’incrinò. Più passava il tempo, più me ne rendevo conto. Quell’uomo… quel vampiro… stava diventando troppo importante per me. Troppo.

Sentii le sue braccia avvolgermi, facendomi poggiare la schiena al suo petto.

<< Piccola… non riesco a dirti con certezza cosa provo per te. Sono confuso e tutto è diventato troppo complicato. So solo che non voglio perderti perché l’idea mi fa letteralmente impazzire. Vorrei sempre tenerti al sicuro e… >>

Cercai di allontanarmi ma lui non me lo permise.

<< Questi sentimenti posso essere d’amicizia. Anche Leandro si preoccupa per me. >> mentii perché ormai era chiaro che per Leandro fossi qualcosa di più di un’ amica.

<< Non dire bugie Isabella. Leandro ti ama ma io non permetterò mai che tu stia con lui. E’ pericoloso. >>

<< Non lo è. >>

<< Sì invece. >>  ribattè con energia.

Mi girò verso di lui e mi prese il viso tra le mani.

<<  Ti prego fidati di me. Non allontanarti, non voglio perderti. >>

<< Hai Cassandra non devi occuparti di me. >>

<< Non dire sciochezze! Non hai sentito una parola di quello che ti ho detto prima? Non la amo più e non le ho chiesto di sposarmi. Ha capito che sei importante per me e ha cercato solo di ferirti. >>

A quelle parole era come se un grosso maciglio si fosse sollevato dal mio petto, permettendomi di respirare di nuovo normalmente.

<< Ma allora… >> cominciai confusa.

<< Allora stammi vicino. Non abbandonarmi Isabella. >>

Mi fece tenerezza. I suoi occhi erano più lucidi e io lo abbracciai di slancio, circondandogli il collo con le braccia e lui mi strinse forte a sé.

<< Ti starò vicino Edward, ma tu mi lascierai un giorno. >> dissi con voce liquida.

<< No. Mai. >> sussurrò al mio orecchio, facendomi mancare qualche battito.

Non seppi per quanto rimanemmo abbracciati, ma non avrei mai voluto sciogliere quel legame. Edward Cullen mi era entrato fin dentro l’anima e sapevo che se lui mi avrebbe abbandonato ancora non avrei retto a lungo.

 

 

 

 

 

 

************************************* 

Ciao a tutti!
Le cose stanno prendendo una direzione diversa da quella che vi aspettavate? Considerate però che ci sono ancora nubi in giro… ma il sereno arriverà, poco ma sicuro!

Ringrazio tutti quelli che mi hanno rassicurato per il capitolo precedente e a questo proposito vi dico subito che la reazione di Edward nel sapere che Bella è a conoscenza della sua natura può apparire forse superficiale ma non è così. Edward ha provato più o meno le stesse cose quando è capitato a lui con Cassandra quindi la comprende e riconosce le sue stesse reazioni! In ogni caso si vedrà meglio nei prossimi capitoli!

 

Erika1975: Ciao Erika, come hai visto Edward si è dato veramente una bella svegliata! Ha scoperto di Cassandra e vedrai che lei non se la passerà molto bene! Grazie, ciao!

 

Micol_cullen1997: Ciao! Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti, ne sono onorata! Edward ha scoperto la verità e da adesso le cose cambieranno! Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacio!

 

Prudence_78: Ciao tesoro! Eh sì, ormai mi sono affezzionata a te e alle tue recensioni! xD Ti ringrazio davvero, perché sei sempre gentilissima e comprendi ogni messaggio che voglio far arrivare attraverso i capitoli. Esattamente come hai detto tu, Bella ha trattato Abigail in quel modo perché  pensava di aiutarla e ne ha sofferto molto. Cassandra non è più la stessa e vedremo il perché più avanti! Un bacione, ciao!

 

Bella_josephine: Ciao! Sai che mi hai fatto ridere? Sei simpaticissima! Ahahha ero contenta anch’io quando ha sbattuto Cassandra al muro per farle capire che con lui non si deve scherzare ( *__* ) Leandro vuole bene a Bella e ha aiutato anche lei dando ad Edward la possibilità di raggiungerla. Grazie come sempre, un bacione!

 

Rosa62: Ciao Rosa! Ti rispondo subito riguardo a Cassandra. Vedi, lei credeva di avere la vittoria in pugno giocandosi la carta di Abigail. Edward infatti non ci aveva visto più nel sentire come Bella stava trattando sua figlia, quindi Cassandra non si è curata di nascondere le sue intenzioni perché pensava davvero che Edward ormai odiasse Bella. Non si aspettava che lui le volesse bene sul serio ( anche se è un po’ tonto per ora xD ) e che chiarisse con Bella.
Leandro è un personaggio che si scoprirà del tutto più avanti. Tiene molto a Bella, sa dell’ingiustizia causata dalla sorella e proprio per il bene che le vuole sa che vorrebbe avere vicino Edward, dirgli la verità, così blocca la sorella che poi ha pure detto che la voleva uccidere e lui di certo non può rimanere senza far nulla!
Ti ringrazio per avermi avvertito del capitolo! Come una stupida non avevo salvato il capitolo con le correzioni! In ogni caso qualcosa mi sfugge sempre perché scrivo nelle pause dello studio e cerco di non farvi aspettare molto, quindi sicuro manco di buona attenzione! Grazie ancora e se c’è qualcosa che non và dimmelo pure, per me è un grande aiuto!
Un bacione!

vittoriaKf: Ciao Vittoria, grazie mille per la recensione e per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia! Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo, sono molto curiosa! Un bacio, ciao ^^

 

Michelegiolo: Ciao! Sì vedrai che Cassandra ne combinerà ancora! Grazie per la recensione, non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo, un bacio ciao^^

 

Francytwilighter80:  Ciao! Grazie davvero, mi hai rincuorato tantissimo con le tue parole. Sai alle volte sono molto insicura e vorrei solo fare un buon lavoro, tengo molto a questa storia e mi piacerebbe condividerla con voi al meglio! Bella ha dovuto comportasi in quel modo e Edward vorrebbe una famiglia normale ma come hai detto tu purtroppo le cose sono cambiate. Hai ragione anche sul fatto che quei due sono proprio ciechi! Ma vedrai che capiranno, già Bella sa cosa prova e vedrai che con il tempo ci arriverà anche il nostro tonto ( ahhhh gli uomini… xD )
Per quanto riguarda Leandro posso dirti che lui prova qualcosa di forte per Bella e come si dice, se ami davvero qualcuno devi saper lasciarlo andare… ed è così che sta facendo. Sa cosa prova per Edward e per il bene che le vuole desidera renderla felice.
Grazie come sempre,
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
Un bacione!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Piume ***


                  ριυмє

 

 

 

 

Incredulità. Delusione. Confusione. Rabbia.

Questi erano solo alcuni dei sentimenti  che albergavano in me. Come avevo fatto a non immaginarlo subito? Avevo sbagliato a dare così tanta fiducia a Cassandra, ma i vecchi sentimenti che provavo per lei mi avevano reso ceco. Rivederla di nuovo dopo tutto quel tempo mi aveva sconvolto.

Come aveva fatto a cambiare in questo modo?

Sospirai stancamente mentre un odore familiare mi invadeva le narici facendomi irrigidire.

<< Cosa ci fai qui? >> domandai al vento.

<< Non è ovvio? >> mi sussurrò una voce ben conosciuta all’orecchio.

<< So tutto. >>

Dissi voltandomi di scatto e prendendola per un braccio.

Lei mi guardò confusa e dovetti riconoscere che era davvero una brava attrice.

<< Non so di cosa parli amore. >>

<< Non chiamarmi in quel modo. >> ringhiai sommessamente, stringendole il braccio più forte.

<< Ma è così. Io ti amo. >>

Rimasi ad osservarla a lungo. Un tempo quelle parole mi avrebbero fatto impazzire, ma adesso mi lasciavano solo un vago senso di amaro nel cuore e nell’anima.

<< Non è così Cassandra. Un tempo ci siamo amati ma non è più così. >>

<< Perché parli in questo modo? >>

La lasciai mentre la sua domanda suonava triste.

<< Perché è la verità. Come ti sei permessa a terrorizzare Bella in quel modo? >>

<< Oh, te l’ha detto. Sapevo di non potermi fidare di lei. Ho solo difeso mia figlia, cosa che tu non hai fatto. >>

<< Di che diavolo stai parlando? >>

La fronteggiai e lei mi sorrise melliflua.

<< Sei soltanto un uomo Edward. Anche se sei diventato un vampiro la tua vena caritatevole e sensibile verso le ragazze indifese non ti è passata. Un tempo difendevi anche me in modo così cavalleresco. >>

<< Smettila e parla chiaro. >>

<< Bene… tesoro tu hai messo in pericolo nostra figlia facendo entrare nella tua vita quella maledetta umana. Leandro mi ha detto che molto presto lei ti avrebbe abbandonato, proprio nel momento in cui tu ti saresti irrimediabilmente innamorato di lei. Entrerà un uomo nella sua vita, anzi c’è già e lei lo ama. >>

<< Sei pazza? >>

L’allontanai dalla scuola di Abigail che tra non molto sarebbe uscita e la presi saldamente per le spalle.

<< Non voglio che tu e la bambina soffriate ancora a causa di una donna. Sono già bastata io no? Vedrai non vi abbandonerò mai più. >>

<< Sta zitta! Dimmi subito di cosa stavi parlando prima? Bella ama un altro uomo? Che dici? >>

<< Povero amore mio… sei già innamorato di lei? Molto astuta la ragazza. Sarà meglio che la dimentichi subito. Lei ama già un altro anche se è molto legata a te devo riconoscerlo. >>

<< Dici bugie. >> dissi sicuro e le voltai le spalle.

<< Chiedilo a Leandro. >>

Strinsi i pugni. No, non dovevo cedere, perché avrei dovuto crederle?

<< Vattene Cassandra, non voglio vederti. >>

<<  L’uomo di cui parlo è molto vicino a te. Strano che tu non te ne sia accorto. >>

<< BASTA! Vattene ti ho detto. Hai fatto del male a Bella, non mi importa cosa lei deciderà. Sarà sempre migliore di una madre che stava per uccidere il padre di sua figlia e che l’ha abbandonata per sei anni. >>

I suoi occhi mandavano lampi di rabbia e con uno scatto violento mi voltò le spalle e sparì in una traversa.

Io mi imposi di calmarmi. Non potevo credere a quello che aveva detto. Voleva solo farmi confondere.

<<  L’uomo di cui parlo è molto vicino a te. Strano che tu non te ne sia accorto. >>

Dovevo chiedere a Leandro? Era solo un'altra delle sua macchinazioni?

Maledizione! Chiederlo a Leandro… e se fosse lui l’uomo di cui parlava? Era evidente che amava Bella, ma lei?

No, non mi avrebbe mai abbandonato. Eppure io non le avevo dimostrato i miei sentimenti e poi questi quali erano?

Due manine si aggrapparono alla mia camicia e io abbassai lo sguardo incontrando due occhioni verdi identici ai miei.

<< Papà >> disse solamente

Di solito era molto più felice di vedermi, ma sapevo che soffriva per Bella.

<< Cucciola di papà. >>

La presi in braccio e le baciai entrambe le guancie. Lei appoggiò il viso sulla mia spalla e guardava distrattamente dietro di me.

<< La mamma era qui, perché è andata via? >>

Mi fermai e la osservai.

<< Vuoi vederla? >>

Lei scosse il capo in diniego.

<< No, sono stata con lei anche ieri sera >>

Annuii e sospirai. Non sapevo come comportarmi. Come sarebbe stata la nostra vita ora? Abigail aveva bisogno di sua madre anche se era quello che era. Non importa chi o cosa era veramente tua madre, ma lo era e nessuno poteva sostituirla, nel bene e nel male. Abigail ne soffriva di questo perché nonostante tutto era pur sempre sua madre.

<< Cosa vuoi fare oggi? >> chiesi cercando di cambiare argomento.

<< Non voglio fare nulla. >> disse stranamente.

<< Avanti piccola. Oggi non vado a lavoro. Che vuoi fare di bello? >>

Le feci il solletico e lei rise lievemente.

<< Prima devo fare i compiti, mi aiuti? Con Bella abbiamo cominciato una ricerca ma non l’abbiamo finita… >>

Capii cosa voleva dire. Da quella sera non si era più viste e Abigail non era più andata da lei.

<< Certo, finiremo questa ricerca e poi? >>

Lei fece spallucce e io feci cadere momentaneamente il discorso perché eravamo arrivati alla macchina. In pochi minuti arrivammo a casa e lei si gettò sul divano, accendendo la televisione, che normalmente non le interessava più di tanto.

Alice aveva già preparato il suo pranzo e la ringraziai mentalmente. Chiamai Abigail ma lei mangiò poco e niente nonostante mia sorella le preparasse da quella sera tutti i suoi piatti preferiti per invogliarla a mangiare. Per fortuna mia figlia non era del tutto umana e poteva bere pure del sangue dalle sacche che Carlisle mi portava dall’ospedale. Il giorno prima ero stato costretto a convincerla a berlo se non voleva mangiare e lei lo bevve anche se di solito preferiva il cibo umano.

<< Tesoro ti devo dare di nuovo il sangue? >>

<< No >> piagnucolò e io mi sedetti accanto a lei.

<< Ho parlato con Bella. >>

A quelle parole lei si irrigidì.

<< Sono contenta per te. >>

Si alzò e afferrò lo zaino per i compiti ma io la presi in braccio e mi sedetti sul divano.

<< Lo so che sei arrabbiata piccola mia, ma Bella non voleva rivolgersi a te in quel modo. Ha sbagliato ma è stata costretta da qualcuno. >>

Come potevo dirle che era stata sua madre?

<< Non ti credo… chi sarebbe questa persona? >>

<< Non posso dirtelo Abigail. >>

<< Allora non è vero. Sono contenta che ci vai tu ma lei non vuole vedermi, sono un peso. >>

Io la strinsi forte a me ma non dissi altro. Doveva essere Bella a parlarle, solo così le avrebbe creduto.

L’aiutai con i compiti per un po’, ma nonostante il mio aiuto lei non si concentrava sulla ricerca.

Leandro spuntò all’improvviso e io lasciai Abigail con i suoi compiti e lo raggiunsi.

<< Edward. >>

<< Leadro >> dissi con lo stesso tono.

<< Dimmi pure. Preferisco ascoltare le tue parole, piuttosto che la tua mente. >>

Naturalmente sapeva che avevo delle domande per lui.

<< Sei tu l’altro uomo presente nella vita di Bella? >>

Lui rise e mi si avvicinò.

<< Cassandra ti ha detto quelle parole e tu pensi già a me? >>

<< So che sei tu. >>

<< Allora perché me lo domandi? >>

Mi fronteggiò e io rimasi ad osservarlo.

<< Dirtelo a cosa servirebbe? Io la amo, come la ami tu. >>

Non dissi nulla. Anche se volevo coprire la verità a me stesso era così.

<< Isabella non mi abbandonerà a causa tua. >>

<< Ne sei così sicuro? Il futuro è incerto, grazie ai tuoi sbagli. >>

Ringhiai a quelle parole.

<< Papà, zio tutto bene? >>

<< Sì piccola. >> rispose Leandro per me.

Doveva avermi sentito ringhiare e non l’avevo mai fatto verso Leandro.

<< Non ti permettere di giudicarmi. >>

<< Sì che posso, Edward. Stai facendo un male indicibile alla persona che amo. Non posso stare con lei per ora a causa tua ma forse il tempo mi aiuterà. >>

Ebbi la certezza assoluta che l’uomo di cui parlava Cassandra era lui.

<< Che vuoi dire che il tempo ti aiuterà? >>

<< Edward tu sei ossessionato da Cassandra e lei sfrutta questo a suo favore non lo capisci? Lei nasconde molte cose, anche dolorose. Mia sorella nel dirti quelle cose sui Volturi aveva sia torto che ragione. Tu cosa stai facendo per cercare di capire la realtà? Stai mettendo in serio pericolo Bella, tu non hai idea di quello che Cassandra ha intenzione di farle. >>

Non ci vidi più e sbattei Leandro al muro, creando delle crepe e facendo cadere alcuni quadri del salone.

<< Dimmelo tu, maledetto! Se dici di amarla allora perché non fai qualcosa anche tu? Cosa vuole fare Cassandra, cosa è diventata veramente? >>

<< Cosa avete? >>

Abigail ci guardava allibita e io lasciai Leandro che si scrollò di dosso la polvere dovuta dallo sgretolarsi del muro.

<< Abigail torna a studiare. Io e lo zio stavamo solo discutendo. >>

Lei guardò Leandro che le schiacciò l’occhio e le sorrise.

<< Vai piccola. >>

Lei andò via incerta e io cercai di calmarmi.

<< Non posso manipolare il destino. Sapere cosa succederà non mi da il diritto di cambiare le cose. Non posso. >>

Lo guardai e mi sentii sempre più confuso. Dovevo tenere d’occhio Cassandra e cercare in ogni modo di scoprire cosa nascondeva.

Suonarono alla porta e sentii Abigail andare ad aprire.

<< Tieni gli occhi aperti. >> disse ancora leandro per poi andare anche lui alla porta.

Lo raggiunsi e rimasi di stucco vedendo Bella con un giubbotto di pelle e il casco in mano. I suoi capelli erano leggermente arruffati e la sua espressione dubbiosa.

Lei e Abigail si gurdarono intensamente e io affiancai Leandro che era poco lontano da loro e guardava anche lui Bella.

Non sapevo cosa fare ma Abigail senza dire una parola tornò in cucina e si risedette prendendo in mano la penna e continuando i compiti.

Leandro si avvicinò a lei e si sorrisero. Strinsi i pugni quando lo vidi accarezzarle il viso e sistemarle leggermente i capelli.

Non disse nulla però e dopo avermi guardato brevemente, dette un bacio sulla fronte di Bella e uscì.

Non capivo quel suo comportamento. Amava Bella ma non faceva molto per portarla via da me, perché?

Sorrisi a Isabella che mi guardava triste.

<< Scusa se sono passata ma stavo facendo un giro con la moto e sono arrivata qui senza accorgermene. Volevo vedere Abigail. >>

La guardò mentre lei non la degnava di uno sguardo e sospirò.

<< Vado via allora. >>

<< No resta! >>

Le presi una mano e la strinsi nella mia.

<< Sono contento che tu sia venuta. >>

<< Non posso rimanere, magari c’è Cassandra. Scusa sono stata una stupida, non voglio metterti in difficoltà. >>

Sorrisi e la tirai per la mano facendola appoggiare contro il mio petto. L’abbracciai e poggiai il mento sui suoi capelli.

<< Non chiedere sempre scusa. Non c’è Cassandra e poi ci sono io stai tranquilla. >>

Chiusi la porta e la feci entrare. Lei osservava insistentemente Abigail e nonostante mia figlia volesse fare finta di nulla avvertivo la sua voglia di correrle incontro.

Bella mi lasciò la mano e si sedette accanto alla bambina e io la lasciai fare. Mi sedetti sul divano e rimasi a guardarle.

Bella non faceva nulla se non osservarla e Abigail apparentemente faceva finta di niente.

<< Questa non è la ricerca che avevi inziato a casa mia? >>

<< Sì. >> rispose mia figlia semplicemente.

<< Perché t’interessa? >> chiese ancora e Bella sorrise.

<< Mi interessa tutto quello che fai. >>

<< Non è vero. Hai detto tutto il contrario l’altra sera. >>

Abigail smise di scrivere e la guardò.

<< Ho detto cose che non pensavo Abigail. Purtroppo ho sbagliato ma sono stata costretta. Con questo non voglio giustificarti ne voglio dirti chi mi ha costretto ma ti prego solo di scusarmi e avere fiducia in me. Prometto che non farò più nulla del genere, ti voglio bene piccola. >>

Le diede un bacio sui capelli e Abigail l’osservò a lungo.

Rimasi sorpreso da Bella, per un attimo credetti che avrebbe detto che era stata Cassandra a costringerla a dire quelle cose. Avrebbe potuto dire la verità fregandosene di tutti ma ancora una volta aveva dimostrato enorme sensibilità. Non voleva accusare la madre nonostante tutto.

<< Perché sia tu che papà non volete dirmi chi è la persona che ti ha costretto a dirmi quelle cose? Mi  dispiace ma non credo neanche a te. >>

Bella annuì lentamente.

<< Hai ragione, ma purtroppo non posso darti le prove proprio perché ti voglio bene. Sappi che sto soffrendo molto e ti penso sempre. So che te l’ho già detto ma… quando hai bisogno di me io ci sarò. Dovessi lottare con il mondo intero per questo. >>

Sia io che Abigail la guardammo sospresi. Leggevo negli occhi di mia figlia le mie stesse emozioni. Non si sarebbe mai più fatta manipolare da nessuno, nonostate la paura che aveva avuto e le minacce che aveva dovuto subire.

Si alzò e fece per sedersi accanto a me. Prima però si voltò verso Abigail che seguiva ogni suo movimento.

<< Tesoro vuoi che me ne vada? >>

Le sorrise con affetto e io l’ammirai. Si stava comportando in maniera esemplare, sorprendendomi.

Abigail mi guardò e poi riportò lo sguardo su di lei.

<< No. >>

Si voltò di nuovo e riprese a scrivere sul suo quaderno.

Sia io che Bella sospirammo e lei si mise accanto a me. Le cinsi le spalle con un braccio e lei sorrise triste.

<< Grazie per quello che hai detto. >>

Lei capì a cosa mi stavo riferendo e scosse il capo.

<< Non cadrei mai così in basso, nonostante quello che ho fatto dimostri il contrario. >>

Si torturò le dita della mano e io le accarezzai il viso leggermente.

<< Non è colpa tua. >>

<< Mi sento male lo stesso, Edward. >>

Io le feci cenno di non preoccuparsi, che era acqua passata.

<< Capirà. >>

Lei guardò Abigail e con sorpresa vidi i suoi occhi umidi.

<< Lo spero tanto. >>

Se fossi stato umano mi sarei commosso. Bella adorava Abigail e il sentimento era reciproco ne ero certo. La trattava come se fosse sua figlia ma sapevo che aveva rispetto per Cassandra e stava al suo posto a modo suo.

L’abbracciai e rimanemmo stretti per non so quanto tempo, fin quando Abigail venne da noi.

Sciogliemmo l’abbraccio e lei com le mani dietro la schiena guardò Bella.

<< Mi aiuti con la ricerca? >> sussurrò appena ma Bella lo sentì e si aprì in un grande sorriso.

<< Certo! >>

Sorrisi e la vidi alzarsi e sedersi di nuovo al tavolo della cucina insieme a lei.

Mi sentii bene nel guardarle. Mi dispiaceva per Cassandra ma lei non era più la donna che avevo amato.

Per un attimo rividi i suoi sorrisi e le sue espressioni dolci che riservava solo a me. Adesso nel suo sguardo c’era solo freddezza.

Il mio cuore era diviso in due. Sapevo che per Bella provavo qualcosa di molto forte ma Cassandra sarebbe rimasta nel mio cuore per sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta. Poteva sembrare sbagliato ma non ero io a decidere. Tuttavia non ci sarebbe più stato posto per lei nel mio presente.

Guardai di nuovo Bella che rideva con Abigail e insieme finivano la ricerca. In poco tempo terminarono e dopo averla aiutata a sistemare lo zaino tornarono entrambe di fronte a me.

<< Beh dolcezze, cosa vogliamo fare adesso? >>

Mi ero alzato dal divano e guardavo entrambe con un sorriso.

Bella e Abigail si guardarono e come se si fossero messe d’accordo afferrarono entrambe un cuscino dal divano e me lo lanciarono addosso.

<< Ma tu guarda queste due… bene volete la guerra? L’avrete! >>

Cominciò una battaglia di cuscini senza precedenti, che terminò con un sacco di piume adosso a tutti e tre.

Alla fine mi ritrovai sul divano con Bella seduta su di me e Abigail in ginocchio sul divano con le braccia strette al mio collo.

<< Ottimo lavoro ragazze, abbiamo combinato una gran bella confusione! >>

Entrambe risero e vidi finalmente mia figlia serena.

<< Tu adesso sarai così bravo e gentile da sistemare tutto, mentre io e il mio angelo prepariamo la cena. Un uccellino mi ha detto che ultimamente non mangia molto. Voglio vedere se resiste ai miei piatti. >>

Sorrisi a Bella. Aveva chiamato Abigail il suo angelo e mia figlia la guardava con gli occhi luccicanti.

<< Sì papà sistema tutto, andiamo Bella! >>

Se ne andarono lasciandomi lì con tutte quelle piume addosso, tanto da farmi sembrare una gallina. Che misera figura per un vampiro!

<< Ma brave! >> le canzonai e loro risero ancora di più.

Mi scrollai di dosso tutte quelle piume ma ridevo anch’io. Bella era riuscita a cambiare del tutto l’atmosfera.

Quando riuscii a far tornare tutto com’era prima, o quasi, le raggiunsi in cucina.

Bella aveva già preparato una moltitudine di piatti e stava armeggiando con Abigail seduta sul tavolo con una ciotola piena di cioccolato. Di sicuro stavano preparando una torta.

Certo, se fossi stato umano avrei mangiato con piacere tutto quel ben di Dio, ma ero un vamprio particolare. Potevo mangiare poco, ma potevo.

<< Purtroppo posso mangiare poco e niente. >> dissi a titolo di scuse verso Bella.

<< Lo so. >> mi schiacciò l’occhio e io sospirai di sollievo.

Era un bene che lei conoscesse la mia natura. Mi sentivo più libero.

<< Ma come? Sai che papà è un vampiro? >>

Abigail giustamente non conosceva questa novità.

<< Sì piccola. >>

<< Chi te l’ha detto? >>

<< Ehm… lo zio. >>

Sorrisi della bugia anche se solo pensare Leandro mi dava fastidio.

<< Uhm… capisco. >>

Abigail non era molto convinta ma non aggiunse altro.

<< Allora finalmente sai che sono una mezza vampira! >>

Si pavoneggiò mia figlia facendoci ridere entrambi.

<< Sì, sono molto impressionata! >>

Abigail rise e dopo che infornarono la torta ci sedemmo al tavolo.

Assaggiai qualcosa e anche se il cibo umano aveva perso d’attrattiva per me dovevo ammettere che Bella era molto brava a cucinare. Sarei impazzito se solo fossi stato ancora umano.

Quel pensiero un po’ mi rattristò. Chissà come sarebbe stato il mio rapporto con Bella se fossi stato umano…

<< Bella ma il tuo libro? >>

Abigail mi distrasse e io inarcai un sopracciglio. Già il libro… Bella mi aveva detto che voleva scriverlo.

<< Lo sai tesoro sono a metà, ma senza di te non ho continuato! >>

Bella sembrava particolarmente nervosa e non ne capii la ragione. Abigail invece sorrideva furbescamente.

<< Non hai detto a papà la trama del libro vero? >>

<< Ehm… no, non l’ho detto a tuo padre. >>

<< Perché non me la dici ora? >> chiesi a Bella.

<< No… perché… >>

Ero sempre più curioso. Cosa aveva scritto di così strano da essere imbarazzata a dirmelo?

<< Papà facciamo che sarà una sopresa! >>

Abigail tentò di salvare la mia piccola umana ma io ormai ero diventato troppo curioso.

<< Eh no. Forza Isabella dimmi la trama. >>

<< Voglio prima scrivere il finale. >>

Mi guardò negli occhi e tutto perse d’importanza. Sentii appena il ridacchiare di Abigail e poi la porta della sua camera che si chiudeva.

Osservai la ragazza bellissima che avevo davanti. Bella era una presenza che spesso davo troppo per scontata e non mi rendevo conto che un giorno avrei potuto perderla.

Era stata capace di rendermi più sereno. L’arrivo di Cassandra aveva compromesso il nostro rapporto ma io non volevo perderla.

Era una ragazza dolce e sensibile e stava soffrendo troppo a causa mia.

Mi sorprese quando fu lei a posare per prima le labbra sulle mie. La strinsi a me e approfondii il nostro contato. Il profumo del suo sangue e della sua pelle mi faceva impazzire ma non sarei mai riuscito a farle del male.

Le accarezzai il viso. Era così piccola e fragile, eppure nonostante tutto quello che le era piombato addosso in quel breve periodo mi era rimasta accanto.

<< Bella… >> sussurrai quando mi staccai da lei per farle riprendere fiato.

Lei non disse nulla sul modo in cui l’avevo chiamata, anzi sorrise e nascose il volto sul mio petto.

<< Ti amo Edward. >>

Smisi di respirare a quelle parole e la scostai un po’ da me per guardarla in viso.

<< Anch’io ti amo Bella. >>

Lei sorrise ma le lacrime cominciarono a solcarle il viso.

<< Ehi piccola perché piangi? >>

<< Edward so che tieni molto alla madre di Abigail ed è una cosa che rispetto e non voglio metterti fretta. E’ vero io ti amo ma sappi che starò sempre con te e ti aspetterò >>

Sorrisi con tenerezza. Aveva forse paura che avevo detto di amarla solo per paura di perderla? Era una ragazza incredibile.

<< Ti amo sul serio Bella. Cassandra fa parte del mio passato, tu vivi nel mio presente. >>

Ci guardammo a lungo. Non potevo ancora mentire a me stesso. L’amavo anch’io e così sarebbe stato per sempre. Mi resi conto per la prima volta che i sentimenti che avevo provato per Cassandra erano stati preziosi a quel tempo, ma Bella era riuscita a entrarmi fin dentro l’anima e non me ne sarei mai separato.

Ci baciammo ancora ma ben presto lei si staccò da me e mi guardò mortificata.

<< Oh no, Edward! Abigail dov’è? Mannaggia è tutta colpa mia, non avrei dovuto, non si sarà sentita esclusa vero? E’ l’ultima cosa che voglio. >>

Mi stupiva sempre di più. L’abbracciai di slancio e le detti tanti piccoli baci sul viso.

<< No tesoro, non sentirti in colpa. Abigail è molto più intelligente di quanto pensi. E’ andata nella sua stanza ed era contenta così. >>

Alle volte anch’io mi sentivo in difficoltà e non sapevo come comportarmi anche per via di Cassandra, ma ero sicura che Abigail avesse capito. Non sapevo cosa voleva Cassandra da noi, ma non era di certo per il nostro bene che era qui.

Leandro mi aveva detto che aveva detto sia la verità che non durante la sua confessione. Se avessi potuto l’avrei aiutata e se fosse cambiata poteva vedere Abigail quanto e come voleva, ma la mia vita era con Bella e niente e nessuno avrebbe cambiato questo dato di fatto.

Bella si alzò agitata, mi prese per mano e si diresse nella camera di Abigail.

Entrammo piano e trovammo Abigail già in pigiama e tra le coperte. Dormiva serenamente, dopo quei giorni in cui il suo sonno era stato agitato.

<< Com’è bella… >>

Accarezzò piano i capelli di Abigail e le diede un bacio sulla fronte. Io feci lo stesso e rimanemmo a guardarla. Leggevo negli occhi di Bella un grandissimo affetto per mia figlia e non potevo che esserne felice.

Ad un certo punto qualche piuma mi infastidii il viso, alcune erano rimaste incastrate tra i miei capelli.

<< Bella? >>

<< Sì? >>

<< Mi togli queste dannate piume? >>

Lei soffocò le risate sulla mano e io rimasi a osservarla a lungo, felice.

 

 

 

 

************************************* 

Salve a tutti!
Come state? Andiamo sempre meglio con il rapporto tra Edward e Bella vero?
Ora che Abigail è tornata ad avere fiducia in Bella!
Non cullatevi troppo tra gli allori! Cassandra ha molte cose in mente, ma come vi ho sempre detto amo i lieto fine!

 

 

 

erika1975: Ciao erika! Sono davvero contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto! Cassandra si vedrà meglio più avanti cos’ha in mente, ma Edward ha le idee molto chiare per cui…
Abigail e Bella hanno chiarito come hai visto!
A presto, ciao!

 

Bella_josephine: Ciao! Ribadisco: sei simpaticissima! Anch’io sono un po’ pazza, ma chi non lo è?!? In ogni caso ci ritroviamo sicuramente in questa cosa xD Come hai visto c’è stato l’incontro tra Bella e Abigail e le cose si sono finalmente chiarite ed Edward ha fatto chiarezza sui suoi sentimenti!
Ci saranno dei colpi a sorpresa ma tranquilla Edward e Bella non si lasceranno facilmente! Li adoro insieme!

 

Prudence_78: Ciao! Che dolce che sei! Cassandra è cambiata, è vero e come al solito mi hanno colpito i tuoi ragionamenti. I volturi hanno un ruolo in questa storia e più avanti si vedrà quale sarà!
Edward ha capito la vera natura dei suoi sentimenti e non lascerà Bella da sola!
Grazie come sempre, Un bacione!

 

vittoriaKf: Ciao Vittoria, sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto e mi ha fatto molto piacere ciò che hai detto! In qualche modo non me ne rendo conto ma è bello sentirsi dire che mi porto un sentimento puro come la dolcezza in ogni capitolo! Grazie davvero! Un bacione!

 

Francytwiliter80: Ciao Francy! Ahaha hai ragione su Edward, è un po’ tonto ma sai qual è il problema? E’ che lui non voleva di fatto accettare che fosse stata davvero Cassandra ad aver fatto quelle cose. Per quanto riguarda Cassandra si scoprirà il perché del suo comportamento!
Grazie come sempre, un bacio!

 

Rosa62: Ciao Rosa, sì Cassandra è molto possessiva con Edward e teme che possa innamorarsi di Bella, come infatti è successo. Edward ha cercato di convincere se stesso che Cassandra non avesse fatto tutte quelle cose a Bella ma in realtà era così. Edward ha sempre la paura che Bella possa abbandonarlo, dovuto al suo evidentemente trauma. Bella ha preferito non dire nulla ad Abigail ma in qualche modo si saprà. Leandro ha detto ad Edward che è lui che deve tenere gli occhi aperti, perché lui anche sapendo le cose non può cambiare l’ordine degli eventi, perché come si sa il futuro cambia anche solo con una mossa sbagliata quindi fa fare tutto a lui. Tutto deve andare per come deve andare.
In tutto questo Leandro sta dietro le quinte… vedremo cosa accadrà!
Un bacione! Ciao^^

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Amore ***


                                                                                                         αмσяє

 

 

 

 

Tra un mese e mezzo circa sarebbe stato Natale. New York era meravigliosa ricoperta di neve. Il freddo era rigido ma amavo questo periodo. Sorrisi tra me. In realtà fino a qualche settimana prima pensavo a quanto odiassi questo periodo perché sapevo che l’avrei passato di nuovo sola. C’era mia madre ma era molto triste vederla far finta di stare bene, solo per cercare di rendermi il dolore per l’assenza di mio padre più accettabile.

Adesso io ed Edward eravamo una coppia stabile, sebbene fossero passate poche settimane da quando ci eravamo dichiarati i nostri sentimenti.

Edward mi amava veramente… incredibile ancora crederci. Eppure non sarei mai riuscita a dimenticare quella notte.

Abigail mi aveva del tutto perdonato anche se ero certa che non smettesse mai di chiedersi chi fosse stata la persona che mi aveva costretto a mentirle.

Lo stomaco mi si strinse in una morsa dolorosa. Cassandra non si era fatta più vedere. Avevo cercato di chiedere qualcosa a Leandro ma l’unica cosa che mi aveva detto era che era partita ma che sarebbe tornata. Dove si trovava in questo momento? Cosa voleva da me? Perché ero sicura che avesse qualcosa in mente.

Cercai di rilassarmi, anche se una strana ansia mi pervase. A me bastava che non facesse del male ad Edward, ad Abigail o a mia madre, di me non mi importava.

Sospirai e una piccola nuvoletta di vapore si formò davanti a me per via del freddo.

Guardavo distrattamente i negozi in cerca di un regalo per Abigail, dato che a mia madre avevo già pensato.

Pensai anche a Leandro… a lui non potevo più regalare nulla perché qualche giorno prima era venuto a casa mia regalandomi uno strano oggettino a forma di luna. Era molto particolare ma non sapevo a cosa servisse.

Sapevo che lui era innamorato di me, non ero ceca ne stupida. Ogni volta che stavo con Edward lui si rattristava ma poi mi sorrideva come a rincuorarmi. Mi dispiaceva molto, ma il sentimento che provavo per Edward era davvero molto forte e indistruttibile. Non sapevo cosa sarebbe successo se non avessi mai più rivisto Edward. Saspevo solo che volevo molto bene a Leandro ma nulla di più.

Quel giorno mi aveva sorpresa. Sembrava preoccupato e mi aveva dato questo piccolo oggetto a forma di luna dicendomi di tenerlo sempre con me e non lasciarlo mai. Pensavo che fosse una cosa semplicemente affettiva, ma sentivo ormai che non era soltanto questo. Lui ci era molto legato e sembrava anche parecchio antico, ma era comunque molto bello e l’avrei tenuto con me.

Non l’avevo detto ad Edward, sia perché Leandro me l’aveva chiesto e poi perché credevo che s’ingelosisse.

Leandro mi disse che sarebbe partito e che non dovevo lasciare quell’oggetto che stava tranquillamente sul palmo di una mano. Questo era tutto ciò che poteva darmi, sue testuali parole.

Sospirai ancora e mi fermai davanti un negozio di animali. Notai una gabbietta con dentro vari conigli e subito pensai ad Abigail. Spesso la sentivo parlare con il suo piccolo scricciolo dicendogli che presto gli avrebbe trovato una fidanzatina, proprio come aveva fatto suo padre.

Arossii al pensiero. Certe volte mi sentivo in difficoltà anche solo a sedere accanto ad Edward di fronte a lei, ma la piccola aveva dimostrato di volermi molto bene.

Sapevo che i rapporti con sua madre erano difficili ma era pur sempre sua madre e alle volte pensavo che volesse lei accanto a suo padre piuttosto che me, ma lei mi convinceva sempre del contrario con i suoi dolci atteggiamenti.

Molto spesso in quei giorni aveva chiesto ad Edward di Cassandra ma lui inventava sempre qualche scusa a cui lei non credeva.

Entrai nel negozio di animali e osservai quei coniglietti. Era troppo presto per prenderlo? Avrei potuto tenerlo a casa mia nella gabbietta. Non sapevo perché mi stavo affrettando per i regali ma desideravo farlo.

Scelsi una coniglietta tutto bianca con gli occhi azzurri. Era davvero molto dolce. Comprai una gabbietta un po’ più grande di quella dove Abigail teneva scricciolo, in modo che essendo in due i coniglietti sarebbero stati meglio. Presi tutto e tornai a casa.

Mia madre non c’era e misi la coniglietta nella mia stanza. La feci mangiare e ci giocai un po’.

Trilly venne da me curiosa e io misi la coniglietta al suo posto per paura che la mia gatta potesse farle del male.

<< Trilly questo non si mangia e non ci si gioca! >>

La mia gattina mi si strusciò addosso e io con un sorriso mi distesi sul letto. Lei mi si acciambellò sopra e io mi misi a pensare al regalo per Edward.

Avrei voluto comprargli qualcosa ma in realtà volevo regalargli qualcosa di più speciale. Mi allungai verso il comodino, facendo mugolare Trilly, irritata dal mio movimento e ne estrassi una piccola bustina blu in velluto.

L’aprii e tirai fuori una collana molto antica, d’oro giallo, con appeso un ciondolo a forma di rosa. Questa si apriva e all’interno potevano starci due fotografie. Apparteneva a mia nonna. Mi raccontava sempre che mio nonno gliel’aveva regalata, perché in sua assenza potesse guardare le loro foto e sentirsi in qualche modo amata e protetta.

Me l’aveva regalato prima di morire, dicendomi che l’avrei dato alla persona che amavo in mio ricordo. Non pensavo che si sarebbe veramente presentata un occasione del genere.

In una c’era una foto di Edward, non avevo resistito e l’avevo già inserita.

Riaprii il comodino e stavolta Trilly, miagolando lievemente, si spostò accanto a me. Presi una foto che ritraeva me, Edward e Abigail e la guardai a lungo. Era di qualche giorno fa, nel parco dove io e Abigail ci eravamo conosciute.

Come al solito lei mi aiutava con la stesura del libro e Edward ci aveva raggiunte. Un signore vedendoci insieme ci aveva scattato una foto a sorpresa. Aveva una macchina fotografica polaroid quindi ci diede subito la foto e ci sorrise dicendoci che eravamo bellissimi tutti e tre insieme.

Quasi mi comossi al ricordo. Nella foto io e Edward ci guardavamo sorridendo e Abigail era appoggiata al petto di suo padre ma con le mani stringeva il mio maglione.

Sorrisi e la ritagliai per fare in modo che entrasse nell’altro spazio del ciondolo. Poi lo rischiusi e lo rimisi nella bustina blu. Volevo darlo subito ad Edward, così mi alzai e misi Trilly in cucina, per essere sicura che non facesse danni con la coniglietta.

Misi dei croccantini anche a lei, per sentirmi meno in colpa visto che la  lasciavo sempre sola. Sapevo che i gatti erano animali indipendenti ma mi ero davvero affezzionata a Trilly. Le carezzai la testolina mentre mangiava contenta i suoi croccantini e dopo aver messo il cappotto e preso le chiavi della moto, uscii.

Durante il tragitto pensavo a quale sarebbe stata l’eventuale reazione di Edward di fronte al mio regalo. Era forse troppo romantico e scontato?

Smisi di farmi delle domande quando arrivai dinnanzi al palazzo in vetri, molto elegante, che era l’agenzia dove lui e i Denali erano soci.

Sistemai la moto e raggiunsi l’entrata. Non ero mai andata nel suo ufficio sebbene lui mi avesse detto dove si trovava.

Entrai nel grande atrio dove una moltitudine di persone vestite in modo impeccabile camminavano velocemente, chi con un cellulare in mano, chi con dei fogli tra le braccia e altri ancora in gruppo, mentre discutevano di cose per me incomprensibili.

Vidi una ragazza molto giovane ed elegantissima seduta ad una scrivania, con un computer e un telefono. Si trattava di sicuro di qualche segretaria. Potevo chiedere a lei di Edward, di sicuro lo conosceva.

Mi avvicinai e quando lei mi guardò dall’alto al basso quasi mi sentii a disagio. Lei indossava un elegante tailleur, gonna e giacca grigia su una camicetta bianca. Aveva lunghi capelli neri e mossi, e due occhi azzurri molto intensi.

Io ero vestita con un semplice jeans bianco e una camicetta nera, sotto al trench nero. Non ero vestita tanto male ma in confronto a lei non c’era paragone. Per un attimo pensai a tutte quelle belle donne che Edward vedeva ogni giorno, cosa ci aveva visto di tanto bello in me?

Scacciai questi pensieri per evitare che il mio orgoglio scendesse sotto i piedi e sorrisi lievemente alla ragazza che ora mi guardava impaziente di tornare al suo lavoro.

<< Mi scusi potrebbe dirmi dove si trova Edward Cullen? >>

Lei mi guardò prima con sorpresa e poi con un sorriso sarcastico.

<< E’ impegnato. Se vuole lo posso contattare, chi devo dire che lo cerca? >>

Quel suo atteggiamento pomposo mi stava stufando e la parte più combattiva di me emerse all’improvviso.

<< Dica che lo sta cercando la sua ragazza. Grazie. >>

Sorrisi anch’io e lei mi guardò come se fossi pazza. Mi squadrò per qualche minuto prima di prendere la cornetta del telefono e pigiare dei numeri sulla tastiera.

<< Signor Cullen scusi per il disturbo, ma qui c’è… >>

Si fermò per guardarmi e io la osservai con un sopracciglio alzato.

<< … c’è la sua fidanzata?!? >> chiese quasi come se fosse una domanda più che un affermazione.

La sua espressione divenne di grade sorpresa e tornò a fissarmi dalla testa ai piedi. Credeva impossibile che Edward fosse fidanzato con me? D’accordo non ero stupenda ma la sua reazione mi sembrava eccessiva.

<< Certo, subito Signor Cullen. >>

Posò piano la cornetta del telefono come se ancora non credesse a ciò che aveva appena sentito.

<< Prego vada pure. L’ufficio del Signor Cullen è al trentesimo piano. >>

Io sorrisi fintamente e quando entrai nell’ascensore poco lontano, vidi che mi stava ancora osservando incredula. Quando si accorse che la stavo guardando si voltò in fretta e fece finta di scrivere delle cose al computer, sbattendo a caso le dita sulla tastiera. Sorrisi tra me mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.

D’un tratto il divertimento passò. Se Edward invece non avesse voluto che io dicessi che ero la sua ragazza? Perché non avrebbe dovuto?

Sospirai ed uscii dall’ascensore, quando le porte si riaprirono. Mi ritrovai in un corridoio elegante, con diverse piante vicino al muro e tanti quadri appesi. Arrivai ad una sala molto simile a quella al piano terra, dove c’erano però diversi cubicoli dove molti uomini e diverse donne tutti molto eleganti lavoravano al computer. Camminai per un po’ fin quando non vidi una traghetta in oro che recitava il nome di Edward.

La porta era chiusa così bussai un paio di volte prima di entrare.

Rimasi di stucco quando vidi una ragazza bellissima con lunghi capelli biondi e ricci seduta sulla scrivania di Edward. Lui era seduta sulla sua poltrona girevole quindi lei mi dava le spalle.

Vidi una mano di lei tra i suoi capelli e una rabbia ceca mi investì.

Edward finalmente si accorse della mia presenza, preso com’era a guardarla e si alzò in fretta.

<< Amore che bella sorpresa che mi hai fatto! >>

Venne verso di me con un sorriso mentre io lo guardavo arrabbiata.

Che diavolo stava facendo con quella ragazza?

Lei si voltò a quelle parole e mi regalò uno sguardo velenoso. Aveva degli occhi d’orati molto particolari simili a quelli di… o mio dio!!! Ma era anche lei un vampiro?

Le braccia di Edward mi avvolsero e io guardai i suoi intensi occhi verdi. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò velocemente. Sentii un sospiro scocciato da parte della bionda e entrambi la guardammo.

<< Tanya come vedi sono occupato. Parleremo più tardi di quella questione. >>

Lei camminò lentamente fino all’uscita e quando mi passò accanto mi guardò come se fossi un insetto e poi tentò di dare un bacio vicino alle labbra di Edward nonostante lui tenesse un braccio intorno a me.

Sgranai gli occhi stupita. Ma chi era quella ragazza? Sembrava avere un po’ troppa confidenza con Edward.

Lui si scostò e lei sbuffando uscì.

<< Se sei impegnato posso anche andarmene. >>

Mi scostai da lui e con le braccia incrociate al petto mi fermai di fronte alla grande vetrata che dava sulla città.

Sentii Edward ridere leggermente e poi cingermi la vita con le braccia, facendomi appoggiare la schiena al suo petto.

<< Gelosa piccola? >> sussurrò al mio orecchio e mi voltai nel suo abbraccio per guardarlo negli occhi.

<< Gelosa? Ho forse interrotto qualcosa? Quella ragazza… >>

Non mi lasciò finire che mi baciò d’impeto. Per un po’ non lo ricambiai, ero davvero arrabbiata. Quella ragazza bellissima mi faceva sentire inferiore e inadeguata di fronte a Edward.

Sospirai e cedetti al suo bacio appassionato. Strinsi i suoi capelli tra le dita e lui mi abbracciò più stretta.

<< Ti Amo Bella. >>

Il mio cuore tremò quasi a quelle parole.

<< Tanya è un tipo intraprendente, ma nessuna donna può intromettersi tra noi, lo sai. >>

Sorrisi e cercai di rilassarmi, infondo aveva ragione.

<< Sì ma Tanya non mi piace… >> borbottai

Edward sorrise e poi si risedette sulla sua sedia, facendomi sedere sul suo grembo.

<< Sono felice che tu sia qui, mi hai rallegrato questa giornata odiosa. >>

Sbuffò e io gli accarezzai i capelli.

<< Sono venuta qui perché volevo darti una cosa. >>

Lui mi guardò curioso e mi baciò una guancia.

<< Che cosa? >>

Venimmo interrotti di nuovo da Tanya.

<< Edward senti devo farti vedere dei documenti. >>

Sospirai, era ovvio che lo faceva apposta. Quando mi voltai verso Edward lo scoprii a fissarmi imperscrutabile.

Io feci per alzarmi, estremamente infastidita da quella vampira che era rimasta appoggiata all’uscio della porta, ma lui si alzò con me e mi prese per mano.

Prese le chiavi della macchina e la sua giacca appoggiata alla sedia e si diresse verso l’uscita.

<< Quando avrò tempo Tanya. >>

Non la guardò neppure e io sorrisi di trionfo nel vederla spalancare la bocca sorpresa. Tuttavia mi dispiaceva aver creato dei problemi ad Edward, costringendolo ad andarsene prima dall’ufficio.

Eravamo nell’ascensore e lui accarezzava  distrattamente con le dita la mia mano, ancora stretta alla sua.

<< Edward mi dispiace, forse non dovevo venire. >>

Lui mi guardò e poi scosse il capo con un sorriso.

<< Quando la smetterai di scusarti? Non mi importa niente degli altri. Non ho più nulla da fare oggi. >>

Sorrisi anch’io e ci dirigemmo fuori. Lui stava per raggiungere il parcheggio ma io mi fermai.

<< No Edward ho la moto. >>

Lui sorrise furbescamente.

<< Anch’io. >>

Gurdai meglio le sue chiavi e in effetti non erano quelle della macchina.

Sorrisi ampiamente e lo abbracciai.

<< Sono felice che tu l’abbia usata! >>

Lui mi guardò con amore e mi strinse di nuovo a sé.

<< Seguimi. Ti porto in un posto. >>

Annuii e mentre lui spariva nel parcheggio io misi il casco e accesi la mia moto. Dopo pochissimo tempo lo vidi arrivare a bordo della sua moto rossa e nera. Era davvero molto bella.

Ci rimettemmo nel traffico cittadino e lui guidò fino alla periferia di New York. Era un posto che non conoscevo. Infondo a una strada sterrata vi era un vecchio faro che si affacciava sull’ Oceano.

Edward si fermò a pochi passi dal faro e mi affiancai a lui. Mi tolsi il casco e la leggera brezza mi scombinò i capelli.

<< Edward è meraviglioso. >>

Lui venne da me con il casco sotto braccio.

<< Davvero ti piace? >>

Annuii e lui mi prese per mano fino ad arrivare ad una porta che portava all’interno del faro. Con mia sorpresa Edward tirò fuori un paio di chiavi dal suo giubbotto e aprì la porta.

Sotto al mio sguardo stupito mi condusse all’interno del faro. Era abbatsanza buio dentro ma lui mi guidò su delle scale in legno e mentre salivamo vidi la luce provenire dall’alto del faro. Era pieno di vari scatoli e strani strumenti e c’erano raganatele qua e là.

Ci fermammo quado eravamo arrivati quasi in cima e vidi una stanza illuminata da delle vetrate. C’era un letto grande, una panca e una scrivania.

Poi c’erano vari oggetti coperti da dei teli e molta polvere sulla scrivania e su qualche mensola che vidi non appena mi girai.

<< Questo posto appartiene a mio padre. Da piccolo venivamo qui insieme e spesso io rimanevo a dormire qui. Era il posto dove mi rifugiavo. >>

Sorrisi e mi guardai ancora intorno.

<< Scusa il disordine e la polvere ma non vengo da molti anni qui… >>

<< Da quando sei stato trasformato? >>

Lui mi guardò stupito.

<< Sì anche se da molto prima, ovvero da quando ho conosciuto Cassandra. >>

<< Lei non è mai venuta qui? >>

Perché diavolo l’avevo chiesto? Forse non ne voleva parlare.

<< No, non è mai venuta qui. Non volevo che venisse. >> puntualizzò guardandomi negli occhi.

<< Nemmeno Abigail sa dell’esistenza di questo posto. Non c’è ne mai stata occasione. La ritenevo una cosa passata. Avevo giurato a me stesso che non sarei mai più venuto qui. >>

Mi lasciò la mano e si avvicinò alla scrivania. Tolse il telo che la copriva e prese tra le mani un cannocchiale. Lo posò dopo qualche minuto e con un sorriso vidi che sollevò un modellino che rappresentava un dinosauro.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, sporgendomi un po’ per vedere il modellino.

<< Ti piacevano i dinosauri, eh? >>

Lui si girò verso di me e mi sorrise con affetto. Chissà in quali ricordi si era perso. Era evidente che questa era una parte del suo passato. Con Cassandra aveva detto addio a tutto questo. Avrebbero potuto condividerlo insieme invece aveva deciso di far conoscere a me se stesso.

<< Bella, con te mi sento libero. Voglio che tu conosca tutto di me. Non ho mai desiderato questo con Cassandra. >>

Ci guardammo intensamente fin quando non mi sporsi e lo baciai. Lui ricambiò subito e le sensazioni che il suo corpo stretto al mio mi davano erano incredibili.

Mi prese per mano e salimmo un'altra piccola rampa di scale. Rimasi a bocca aperta quando aprì una porta a vetri e ci ritrovammo nella parte più alta del faro. Il vento lì sopra era più forte e mi scombinava del tutto i capelli  e mi sferzava il viso. Lo spettacolo che avevamo davanti era incredibile. L’Oceano si mostrava a noi in tutta la sua maestosità. Il mare era leggermente agitato ma era uno spettacolo bellissimo. All’orizzonte il sole morente ci illuminava con i suoi raggi profondi.

Avvertii Edward alle mie spalle mentre mi cingeva la vita e poggiava il mento sui miei capelli.

<< Sei tutta la mia vita Isabella. >>

Mi girai con le lacrime agli occhi e gli strinsi il viso tra le mani.

<< Ti Amo tanto Edward >>

Posai le labbra sulle sue in un contatto lieve che ben presto si trasformò in qualcosa di più. Edward mi condusse dentro senza staccare le sue labbra dalle mie. Non seppi come fece a farmi scendere di nuovo ma ci ritrovammo di nuovo nella piccola stanza di prima.

Scostò le coperte un po’ polverose e mi fece distendere sul materasso.

Non ero mai arrivata a questo punto con un ragazzo sebbene avessi avuto brevi storie con dei miei compagni di scuola, ma erano cose molto più ordinarie.

Sebbene avessi ventidue anni non ero ancora stata con nessun uomo. Mi sentivo un po’ in imbarazzo ma Edward riuscì a far passare il mio disagio. Si distese accanto a me e riprese a baciarmi. Curiosa gli sfilai la camicia che indossava, facendo scorrere lentramente le dita sui bottoni. Sentii il suo respiro affrettato mentre con dita tremanti gli accarezzavo il petto estremamente freddo. Risalii sul collo e poi mi fermai sulle sue labbra, che lui posò sul mio collo. Chiusi gli occhi a quel contatto, mentre lui scendeva piano con le labbra fino ad arrivare allo scollo della mia camicetta. Me la sfilò lentamente e io ebbi la tentazione di coprirmi con le braccia ma non lo feci. Mi lasciai guardare da lui che mi osservava con apprezzamento. Posò le labbra sul mio seno e io strinsi le mani sui suoi capelli.

Il resto dei nostri vestiti finì ben presto a terra e io mi ritrovai ad ammirare il suo corpo magnifico. Mi sentii ad un tratto inadatta. Cassandra era una donna splendida, di certo vedeva anche lui che non ero all’altezza.

Mi irridii e lui mi guardò scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

<< Sei bellissima Isabella. >>

Sospirai e poi sorrisi incerta.

<< Edward io non ho mai… non sono mai… >>

<< … stata con nessuno? >> terminò lui per me.

Io arrosii all’istante e lui mi baciò il naso.

<< E’ una cosa stupenda per me, Bella. Vorresti che io sia il primo? Vuoi essere mia Bella? >> sussurrò facendomi rabbrividire.

<< Vorrei che tu fossi l’unico. >> sussurrai di rimando.

I suoi occhi si accesero e mi baciò con foga.

<< Ti amo Bella. >>

<< Anch’io ti amo Edward. >>

Lentamente e con dolcezza mi fece sua. In quel momento nulla mi importò, nemmeno quel dolore iniziale che mi tolse il fiato per un attimo, ne l’imbarazzo e il disagio che avvertivo come un eco lontano.

Il suo corpo sul mio, le sua mani intrecciate alle mie e i suoi occhi luminosi che urlavano il suo amore per me mi resero felice.

Non seppi quanto tempo passò prima di appoggiarmi al suo petto, mentre lui mi accarezzava i capelli lentamente.

<<  Tu non hai idea di quello che provo per te… >>

<< Sì, è lo stesso che io provo per te. >>

Lo sentii sorridere mentre scivolò di fianco a me per guardarmi in viso.

<< Non mi sono mai sentito così bene in vita mia. >>

Quelle parole mi riscaldarono il cuore e mi fecero sorridere.

Passammo molti minuti in quella posizione, fin quando lui non mi guardò all’improvviso con curiosità.

<< Cosa volevi darmi in ufficio? >>

Sorrisi e mi allungai fuori dal letto per afferrare il mio cappotto. Dalla tasca presi la bustina di velluto blu e gliela porsi.

Lui la prese e mi guardò con un sorriso. L’aprì e ne tirò fuori la collanina. La guardò attentamente e con mia sorpresa capì subito che il ciondolo si apriva.

Quando guardò la foto all’interno spalancò i suoi bellissimi occhi verdi e rimase a lungo a fissare la piccola foto.

<< Bella è stupenda. Grazie amore mio. >>

Mi abbracciò e mi riportò distesa con lui. Mi tempestò il viso con piccoli baci che mi fecero ridere.

<< Davvero ti piace? Me la regalò mia nonna questa collana. Gliel’aveva regalata a sua volta mio nonno. >>

<< Deve essere molto importante per te. La terrò con cura te lo prometto. >>

Lo baciai e sentii appieno quel sentimento devastante che provavo per lui.

<< Come hai fatto a capire che il ciondolo si apriva? >>

Lui sorrise e guardò a lungo la rosa.

<< Anche mia figlia ne ha una così. Ma questa è molto diversa e particolare. Ti rappresenta e la porterò sempre con me. >>

Rimanemmo a lungo in quel luogo, fin quando a sera inoltrata non decidemmo che era giunta l’ora di andare.

Quando finimmo di prepararci e scesimo giù quasi mi dispiaceva lasciare quel posto che adesso in qualche modo era di entrambi.

Edward entrò la sua moto all’interno del faro e poi chiuse a chiave la porta. Venne verso di me e si mise alla guida di Sephora. Non dissi nulla, ormai ero contenta che lui la portasse, anche se era l’unico a cui lo permettevo. Lo strinsi forte e tornammo di nuovo dentro la caotica città di New York.

Arrivammo a casa mia e lui disse che sarebbe tornato a casa con il solito taxi, ma anche quando questo arrivò io non accennavo a lasciarlo andare.

<< Piccola ci vediamo domani. >>

Io scossi il capo e lo strinsi più forte.

<< Amore mio >> sussurrò al mio orecchio e io mi decisi a lasciarlo mentre il conducente del taxi cominciava a lamentarsi.

<< A domani, ti amo. >>

<< Anch’io, moltissimo. >> mi rispose lui.

Mi diede un ultimo bacio e salì sul taxi. Non ne capivo la ragione ma una strana sensazione si faceva largo in me.

Mi detti della stupida, infondo ci saremmo visti domani. Mi voltai e salii in casa. Mia madre ancora non c’era. Avrebbe fatto tardi per via del ristorante. Era sabato sera quindi ci sarebbe stata confusione fino a tardi.

Sorrisi mentre ripensavo a ciò che era successo. Amavo davvero Edward ed era per la cosa più preziosa.

Il miagolio insistente di Trilly mi distrasse. Che aveva? L’avevo fatta mangiare di pomeriggio.

La presi in braccio ma lei si agitava, aveva gli occhi dilatati e soffiava. La misi giù e mi inginocchiai. Mi stava davvero preoccupando, non aveva mai fatto così. Si sentiva male? Era davvero agitata.

Una sensazione di stanchezza si fece sentire all’improvviso, l’aria cominciò a mancarmi e lentamente mi accasciai a terra quando intorno a me il buio si fece più intenso. Non avevo la forza di aprire bocca, così mi abbandonai spaventata all’oblio, mentre la pietra a forma di luna di Leandro bruciava nella tasca dei miei pantaloni.

 

 

 

 

 

***************************************** 

Ok… nulla è mai come sembra, lo dico sempre!
Come avevo già detto le cose avranno una svolta ma non perdete la fiducia!
Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate e le voste idee.
Cosa è successo a Bella? Cosa succederà?
Ditemi pure perché sono curiosissima!!!

I prossimi capitoli arriveranno presto non vi preoccupate!

Fatemi sapere cosa avete in mente!
Vi ricordo che ho riposto alle vostre recensioni con il nuovo metodo di EFP ^^

Grazie a tutti!
Un bacio!
Stella Del Sud…

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Rapimento ***


 

 

                                                                                                           яαριмєитσ

 

Lente e fredde gocce mi bagnavano il viso. Aprii gli occhi lentamente e ciò che vidi fu soltanto buio intenso. Avvertivo delle gocce d’acqua bagnarmi il volto e un leggero vento freddo darmi i brividi. Provai a muovermi, mentre lentamente tornavo lucida, ma sentii di avere le braccia dietro la schiena e le mani legate.

Capii di avere del nastro adesivo sulle labbra, infatti facevo fatica a respirare. L’aria era molto umida e cominciai ad avere paura. Dove mi trovavo? Ero fuori… sentivo dei fruscii come delle foglie mosse dal vento. Era molto buio quindi era notte fonda.

Provai a mettere a fuoco ciò che avevo intorno e all’improvviso l’ambiente che mi circondava si fece sempre più chiaro. Era come se i miei occhi stessero guardando attraverso delle lenti che sembravano migliorare la mia vista. Ora vedevo con estrema chiarezza alti alberi e poche nuvole nel cielo tempestato di stelle. Come mai prima non riuscivo a vedere quasi nulla?

Perfino gli odori mi sembravano più chiari, così come le mie sensazioni. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo come in un’ altra dimensione dove tutto era più nitido. Vidi un gufo volare da un albero all’altro. Notai chiaramente il suo profilo, il marrone scuro delle sue piume e i contorni dei suoi occhi rotondi e neri. Il suo verso tetro mi giunse all’orecchio così chiaro, che sembrava l’avessi accanto, invece era molto lontano.

Sempre più preoccupata voltai la testa di scatto e vidi un piccolo fuoco. Anche quello era molto distante da me ma rabbrividii quando riconobbi le due figure, davanti a quel piccolo falò, che mi osservavano con attenzione.

Come potevano essere loro? E cosa volevo farmi?

Se volevano ammazzarmi  avrebbero potuto farlo nel tempo in cui ero rimasta svenuta… già, ma cosa era successo?

Ricordavo solo di aver sentito un improvvisa sensazione di vuoto. Avevo perso lentamente contatto con la realtà. Era stata davvero un esperienza terribile.

Il talismano adesso non pulsava più nella tasca dei miei pantaloni ma lo sentivo ancora caldo. Come mai?

Le due donne mi si avvicinarono e io fremetti di rabbia e paura al tempo stesso.

<< Ben svegliata tesoro. >>

Quella voce era insopportabile per le mie orecchie.

Tanya venne da me e mi strappò con forza il nastro adesivo dalla bocca facendomi gemere, ma non mi liberò dalle corde che tenevano le mie mani legate dietro la schiena e tornò accanto a Cassandra.

<< Cos’è uno scherzo. Voi due? >> mormorai affannata.

<< Sorpresa vero? >>

Stavolta era stata Cassandra a parlare e si accovacciò accanto a me.

<< Tanya è solo un aiutante non ti preoccupare. Ho avuto il piacere di incontrarla il pomeriggio scorso, mentre tu eri in dolce compagnia del padre di mia figlia. Ci accomuna l’amore per Edward e il fatto di volerti eliminare, così l’ho convinta a darmi una mano. >>

Tanya mi guardava impassibile, con le braccia incrociate al petto.

<< Che aspettate a uccidermi? >>

Entrambe risero, ma quella più sguaiata era Cassandra. Infilò una mano nella tasca dei miei pantaloni e ne uscì il talismano. Mi irrigidii inconsapevolmente, non volevo che lo toccasse.

<< Proprio bravo mio fratello. Avrei dovuto immaginarlo…  >>

<< Immaginare cosa? Ridammelo. >>

<< Oh già ci sei affezionata? Sei proprio uguale a Christabel. >>

A quelle parole fece una smorfia e strinse con forza il talismano.

<< Chi l’avrebbe mai detto. Ho sempre pensato che le somigliassi ma non credevo che fossi davvero tu. >>

Mi guardò come se fossi stata un elemento orribile da eliminare, ma mi voltò le spalle e tornò davanti al piccolo falò. Tanya rimase davanti a me. Non aveva smesso di fissarmi.

<< Si può sapere cosa volte da me? Cosa voleva dire Cassandra? >>

<< Non lo so, ma tra non molto farai un bel viaggetto Isabella. >> disse lei.

Cassandra osservava il talismano, rigirandolo tra le mani.

<< E così è questo il famoso talismano della luna di Christabel. >>

Chi era Christabel? Di chi stavano parlando?

<< Non abbiamo molto tempo. Dato che è tornata quello che è sempre stata dobbiamo portarla subito ad Aro. Sarà contento che ho portato a termine il suo lavoro. >>

Cassandra mi sorrise quasi con dolcezza.

<< Visto mia cara? Hai voluto per forza fare di testa tua. Hai detto la verità a Edward e solo per questo dovrei ucciderti, ma questa mi sembra la giusta punizione. >>

<< Cosa vuoi dire? >> mormorai spaventata.

<< Lo vedrai molto presto. >> disse Tanya, con quell’espressione illeggibile sul viso.

<< Sì, lo vedrai molto presto… ma ho sbagliato a non ucciderti prima. Sono stata troppo buona con te e le cose non mi stanno andando per il verso giusto. Tu saresti dovuta rimanere un essere inutile, ma infondo non tutti i mali vengono per nuocere. Ti voglio lontana da Edward e in questo modo lo sarai definitivamente. >>

Non appena finì di parlare lei e Tanya si guardarono. Cassandra venne vicino a me e mi liberò le mani. Poi mentre Tanya mi teneva ferma, lei mise una mano sulla mia fronte.

<< Anche in questo modo posso controllarti, non ti preoccupare. >>

Sempre più confusa dalle sue parole, mi divincolai ma riuscii solo a far allontanare Tanya che mi riprese subito.

Come ci ero riuscita?

<< Adesso mi stai facendo scocciare Isabella. >>

Cassandra premette con più forza la mano sulla mia fronte e scivolai di nuovo nell’oblio.

<< Fai un altro sonnellino. Quando ti risveglierai le nostre vite cambieranno una volta per tutte. >>

Quelle furono le ultime parole che sentii. Non ero del tutto svenuta, ero di nuovo in quella strana dimensione in cui Cassandra era capace di gettarmi.

Rividi Edward baciarmi con ardore al faro e avrei voluto piangere. In questo momento non immaginava cosa mi stesse succedendo ed ero certa che questa volta non l’avrei mai più rivisto.

Sentii una bambina ridere e vidi Abigail nel parco, mentre distesa sull’erba scribacchiava qualcosa con il visino concentrato.

Poi rividi di nuovo Edward quando mi guardò negli occhi e mi disse che mi amava…

Perché tutte quelle sofferenze, cosa volevano farmi?

Altri ricordi mi invasero incessantemente la mente, fin quando non mi risvegliai da quella dimensione e mi ritrovai in una grande sala. Davanti a me c’erano tre troni. Nel primo c’era uno strano uomo con i capelli neri e gli occhi rossi che mi guardava con un sorriso quasi ospitale, in quella di sinistra un uomo che sembrava più vecchio e con gli stessi occhi rossi, mentre a destra un altro, ma sembrava molto più giovane e aveva lunghi capelli lisci e biondi e gli occhi uguali a quelli degli altri due.

Tutti e tre avevano quegli strani occhi rossi e apprese con terrore che erano vampiri. Dovevano esserlo per forza.

<< Benvenuta mia dolce Isabella. Sei alla corte dei Volturi, in Italia. >>

Il vampiro dai capelli neri, lunghi sulle spalle, scese dal suo trono e con le mani unite e davanti al viso, mi si avvicinò con un grande sorriso, in cui si vedevano i suoi orrendi canini.

Ero in Italia? Ma quanto tempo era passato?

<< Cosa volete da me? >>

A quelle parole tutti risero. Vidi Cassandra senza Tanya, poco lontana da me che sorrideva soddisfatta.

<< Ti spiegheranno tutto. Ora se non ti dispiace torno da Edward e da mia figlia. >>

Cassandra mi sventolò una mano davanti al viso in segno di saluto.

<< No aspetta… >> mormorai senza sapere cosa dire.

Lei sparì dietro l’imponente porta che conduceva fuori da quella sala. Guardai con orrore il vampiro che ora era davanti a me e mi fissava con desiderio.

<< Il tuo sangue è meraviglioso ma ho altri progetti per te. >>

Mi accarezzò il viso con la sua mano fredda e viscida e io ebbi un moto di disgusto.

<< Isabella sei qui per un motivo preciso. In realtà i nostri piani erano diversi ma ora che ti ho ritrovata non ti muoverai mai più da qui. >>

<< Aro non credo sia la soluzione giusta. >>

Il vampiro seduto a sinistra aveva parlato con voce annoiata a quello che avevo davanti e che evidentemente si chiamava Aro.

La sua espressione gioviale si spense lentamente e si strofinò le mani continuando a guardarmi.

<< Decido io cosa è giusto fare Caius. >>

Io li guardai confusa e Aro battè le mani una volta.

<< Che maleducato. Isabella come avrai capito il mio nome è Aro e quelli alle mie spalle sono Caius e Marcus. Siamo onorati di averti qui con noi. >>

<< Voglio sapere che sta succedendo. >> mormorai tremando.

<< Non avere paura dolcezza. Ora andrai nella stanza che diventerà la tua e poi parleremo con calma. Ho pure deciso di farti un regalo. Avrai un amico che ti terrà compagnia e che ti aiuterà ad ambientarti. >>

Schioccò le dita e dalla porta da cui poco prima era uscita Cassandra. Sgranai gli occhi quando vidi Leandro venire verso di me. La sua espressione era molto seria. Non l’avevo mai visto in questo modo.

Lo guardai prima con sollievo, perché era l’unico che conoscevo e in tutta quella situazione era quasi un conforto, ma lui cosa ci faceva lì?

<< Andiamo Bella. >>

Mi voltò le spalle e lo seguii. Invece che tornare alla porta principale superò i tre troni e io abbassai lo sguardo sotto a quello dei tre vampiri. C’era una porta piccola e bassa, l’aprì e mi fece passare per prima.

Mi ritrovai in una sala molto più piccola, buia e polverosa. Ancora non capivo come riuscivo a vedere  i granelli di polvere sospesi nell’aria… non mi era mai capitato.

Sentii la mano di Leandro sospingermi in avanti e vidi diverse porte tutte molto vicine l’una all’altra. Leandro si fermò nell’ultima a destra del lungo e stretto corridoio. Prese una grossa chiave antica e l’aprì facendomi cenno di entrare.

La camera era molto lussuosa sebbene il suo arredamento non fosse moderno. Un grande letto a baldacchino nero, con le lenzuola di raso rosse faceva bella mostra di sè, attaccato al muro, vicino ad una grande porta finestra, la cui vista era parzialmente nascosta da una pesante tenda rossa. Un tavolo in ferro battuto con tre sedie era al centro della stanza. Poco lontano, vicino al muro c’era un divanetto e tre poltrone abbinate, anch’esse in rosso con decorazioni color oro.

Infine un armadio e una cassettiera anch’essi molto antichi, sulla quale era posata un antica lampada a olio.

<< Questa sarà la tua stanza d’ora in avanti. >>

Mi girai di scatto e vidi che Leandro aveva chiuso la porta alle sue spalle e ora avanzava verso di me. Non avevo ancora detto una parola perché in qualche modo non volevo che gli altri vampiri mi sentissero e lo stesso mi sembrava che avesse fatto lui.

<< Che significa tutto questo? Cosa c’entri in questa storia e cosa vogliono farmi? >>

Lui sorrise e mi accarezzò il viso con una mano.

<< Una domanda alla volta, Bella. Avremo molto tempo a disposizione. >>

Scacciai via la sua mano con un gesto brusco.

<< Io voglio andarmene di qui, perché non mi aiuti? Sei d’accordo con quella pazza di tua sorella vero? >>

<< Non è così. Non posso spiegarti tutto adesso, sarebbe troppo pericoloso. Anche i muri qui hanno orecchie. >>

Mi guardò duramente e io capii che anche lui non poteva parlare.

Lo guardai intensamente. Non poteva avermi tradito. Non lui.

Allora perché ero finita in Italia con tutti quei vampiri, cosa diavolo volevano da me?

<< Questo è tuo. >>

Mi porse il talismano. Allora aveva visto Cassandra e se l’era fatto ridare. Lo presi e lo strinsi tra le mani.

<< Perché Cassandra ha detto che questo era il talismano di Christabel? Chi è? >>

Lui non rispose e io cominciai ad innervosirmi.

<< Ti prego dimmi qualcosa Leandro. Mi uccideranno? >>

Lui mi abbracciò e io nonostante tutti i miei dubbi mi strinsi a lui. Non sapevo se fidarmi di lui era giusto o meno ma in quel momento sapere che era con me mi era di grande conforto. Avrei voluto che ci fosse Edward ma lui non c’era e forse non ci sarebbe più stato per me.

<< Non avere paura piccola, non lascerò mai che ti facciano del male. >>

Mi scostai da lui e lo guardai per qualche secondo.

<< Mi hai detto spesso queste parole ma adesso sono qui e non so cosa ne vogliano fare di me. >>

<< Bella non hai avvertito dei cambiamenti? >>

Lo guardai senza capire. Dei cambiamenti? In che senso?

Mi sentivo strana ma forse era per lo stress e la paura. Non capivo perché alcune sensazioni del mio corpo erano cambiate ma in quel momento non riuscivo a preoccuparmene più di tanto.

<< Non lo so. Sono confusa. >>

Mi portai le mani tra i capelli e camminai nervosamente in quella stanza.

<< Saprai tutto Bella, ma devi promettermi che avrai fiducia in me. Tutto ti sembra impossibile ma presto le cose torneranno al loro posto. >>

Torneranno al loro posto… ma cosa voleva dire?

<< Non morirai Bella. >>

Io scossi il capo.

<< Non m’importa. Voglio rivedere Edward. >>

Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, ma a quelle parole Leandro non rispose e dopo averlo sentito sospirare uscì dalla porta, richiudendola silenziosamente dietro di se.

Perché si comportava così?

Osservai a lungo la porta chiusa ma anche volendo non sarei mai riuscita a scappare. Sapevo che in qualche modo c’erano molti vampiri lì dentro, a parte i tre Volturi.

Mi sedetti sul letto quasi con timore, spostai il velo nero del baldacchino e strinsi un cuscino tra le braccia.

Ero preoccupata… cosa mi sarebbe successo? Edward? Come avrebbe preso la mia scomparsa? E mia madre si sarebbe spaventata a morte non trovandomi.

Feci un paio di respiri profondi e mi guardai intorno. Dentro di me avevo la speranza che presto sarei uscita di lì in un modo o in un altro.

 

 

************************** 

Ok, manteniamo la calma!!! xD
Di sicuro questo non ve l’aspettavate, ma se da una parte avete capito dove è finito Leandro e che fine ha fatto Bella ci sono altri interrogativi.

Chi è Christabel?

Purtroppo non posso svelarvi tutto subito e capisco la vostra curiosità, ma non vi preoccupate perché oggi ho terminato del tutto la trama della storia, che era un po’ incerta da questo punto in poi, quindi è tutto chiaro!

Nel prossimo capitolo toccherà ad Edward e vedrete come scopre del rapimento di Bella. Tenete d’occhio Tanya perché vi stupirà!

Per qualsiasi dubbio ditemi pure, sarò felice di rispondervi!

In ultimo ringrazio come sempre tutti quelli che mi seguono e che commentano, senza di voi ragazzi sarei persa xD

Vi lascio l’indirizzo del mio blog :   http://animadellastella.blogspot.com/

Se il collegamento non funziona lo troverete comunque nel mio profilo. Per ora c’è solo un post perché l’ho iniziato da poco, ma metterò gli spoiler e tutto ciò che riguarda sia questa storia che le altre, quindi fateci un salto e potete chiedermi lì quello che volete o commentare gli spoiler!

Prestissimo metterò quello del prossimo capitolo!

Un bacione a tutti!

Stella Del Sud…

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Dolore ***


 

 

                ∂σℓσяє

 

 

 

 

 

Chi non ha sofferto, non sa niente: non conosce ne il bene ne il male, non conosce gli uomini, non conosce sé stesso.
François de Salignac de La Monthe – Fènelon, Le avventure di Tèlèmacque, 1699.

 

 

 

 

 

 

Posai il mio cellulare sulla scrivania, con stizza. Insomma perché non rispondeva alle mie chiamate insistenti? Si era forse pentita di ciò che era successo tra noi? No… non poteva essere. Eppure la sera prima le avevo mandato due messaggi a cui non aveva risposto. Credendo che si fosse già addormentata l’avevo richiamata la mattina, ma nulla. Il suo cellulare squillava a vuoto. Era quasi pomeriggio e avevo perso il conto del numero delle chiamate che avevo effettuato.

Cominciavo davvero a preoccuparmi. Che le fosse successo qualcosa? Scacciavo sempre quel terribile presagio perché l’avevo lasciata davanti casa la sera prima. Cosa sarebbe potuto succederle?

Sospirai e guardai distrattamente la grande sala dove si stava tenendo da ormai un paio d’ore una riunione tra tutti i soci dell’azienda. Inutile dire che io non avevo sentito quasi una parola, impegnato a chiamare Bella quasi continuamente.

Notai Tanya in disparte, mentre seduta al lungo tavolo della sala riunioni, scriveva distrattamente su un piccolo blochetto. Inarcai un sopracciglio continuando ad osservarla. Lei era solita prendere qualsiasi tipo di appunto, tra l’altro litigava sempre con tutti i soci per mettersi accanto a me e provocarmi in ogni modo.

Il suo comportamento era davvero strano. Era la prima volta che la vedevo in quello stato. Era sempre così vivace e maliziosa… perfino quella mattina quando ero andato nel mio ufficio e ci eravamo incontrati per i corridoi lei mi aveva sorriso distrattamente e poi aveva stretto al petto una cartelletta con dei documenti, passandomi davanti senza dire una parola.

Feci spallucce. Forse aveva finalmente capito che non aveva nessuna speranza con me… un problema in meno.

La vidi alzarsi e scusarsi con gli altri e poi imboccare l’uscita. Per me era una novità vederla nei panni di una ragazza seria e disinteressata al sottoscritto.

Accantonai quei pensieri e mi alzai anch’io quando la riunione venne dichiarata conclusa. Avrei chiesto ad Eleazar di farmi un riassunto di tutto ciò che aveva detto durante la riunione perché ero stato completamente assente.

Ero quasi arrabbiato con Bella. Insomma che diavolo stava succedendo?

Decisi che non potevo rimanere un minuto di più a lavoro e invece di tornare al mio ufficio, mi recai agli ascensori per andarmene. Non potevo più aspettare.

Trovai di nuovo Tanya, davanti l’ascensore. L’affiancai guardandola titubante. Lei fece finta che io non ci fossi e quando le porte automatiche davanti a noi si aprirono entrammo.

<< Scendi? >> chiesi indicando il tabellone con i numeri dell’ascensore.

Lei mi guardò come se non mi avesse visto prima, anche se sapevo che fingeva.

<< Oh, sì sì. Grazie. >>

Disse solo questo e io pressai il pulsante per scendere a piano terra.

<< Tanya tutto bene? >>

Lei sbattè le palpebre un paio di volte velocemente e poi sorrise.

<< Sì Edward, tutto bene. >>

<< Sei sicura? Sei strana oggi. >>

Lei si irrigidì e io lo notai subito. Avevo ragione, c’era qualcosa che non andava.

<< In che senso? Sto benissimo. >>

Ora era quasi irritata e me ne stupii ancora di più. Uscimmo dall’ascensore e lei quasi scappò da me. La raggiunsi all’uscita e la presi per un braccio, facendola scontrare con il mio petto. Eravamo a pochi millimetri di distanza ma lei non fece nulla per provocarmi, come faceva di solito.

<< Dimmi cosa c’è che non và. >>

Perché ero così convinto che il suo strano comportamento c’entrasse qualcosa con me?

<< Non vedo perché dovrei. Davvero Edward vedi cose che non ci sono. Se vuoi scusarmi. >>

Si liberò bruscamente dalla mia presa e io rimasi a guardarla impietrito. Non avevo mai visto Tanya in questo modo. Non era allora solo una vampira snob come credevo. Aveva un certo caratterino, ma ancora non capivo perché mi trattasse così.

Ero davvero convinto che nascondeva qualcosa e che questo riguardasse me. La vidi sfrecciare sulla sua Aston Martin e mi diressi a passo svelto verso la mia auto.

Avevo da poco cambiato macchina, una bellissima Bentley Continental GT nera. Ne ero molto orgoglioso ma velocemente misi in moto e raggiunsi in fretta il palazzo dove Bella abitava con sua madre.

Dei brutti presagi occuparono la mia mente ma cercai di scacciarli. Tuttavia lo sforzo fu inutile quando vidi due volanti della polizia davanti al palazzo di Bella.

In fretta scesi dalla macchina, sperando che loro non avessero nulla a che fare con lei e mi rivolsi ad un agente.

<< Scusi agente cosa succede? >>

L’uomo allontanò la piccola radio nera con cui stava comunicando probabilmente con la centrale e mi guardò svogliato.

<< E’ scomparsa una ragazza ieri notte. >>

Quelle parole mi ghiacciarono sul posto.

<< Come si chiama questa ragazza? >>

L’agente mise nella cintura la sua radio e mi guardò nuovamente.

<< Isabella Swan. La conosce? >>

Se fossi stato umano mi sarebbe venuto un infarto. La mia Bella era scomparsa? No… non era possibile. L’avevo lasciata davanti casa…

Non riuscivo a ragionare, mentre un dolore sordo si faceva strada dentro di me. Cosa l’era successo, chi l’aveva rapita? Ne ero certo lei non sarebbe sparita di sua volontà…

<< E’ la mia ragazza… >> mormorai debolmente.

L’espressione del poliziotto si fece di colpo interessata, comunicò velocemente qualcosa alla radio e mi prese per un braccio.

<< Lei è il fidanzato? Deve venire con me alla centrale perché dobbiamo farle delle domande. >>

Mi divincolai dalla sua presa.

<< Prima mi dica quello che è successo. >>

<< Anche lei può spiegarmi molte cose, ad esempio l’ultima volta che l’ha vista o sentita. >>

<< L’ho lasciata davanti casa ieri sera, da quel momento non l’ho più vista. Ho passato tutta la giornata a chiamarla e ora sono venuto qua per capire perché non rispondeva. >>

Il poliziotto annuì e si segnò qualcosa in un blocchetto.

<< A che ora l’ha lasciata a casa? >>

<< Saranno state le nove e mezza o le dieci. >> risposi confuso.

<< La madre è rientrata a casa alle dieci e mezza e la ragazza già non c’era. >>

Aggrottai la fronte e portai una mano ai capelli. In poco più di mezzora da quando l’avevo lasciata a casa era sparita?

<< Questo è molto sospetto signor… ? >>

<< Signor Cullen. Cosa è sospetto agente? Io amo la mia ragazza, crede forse che le abbia fatto qualcosa? >>

Alzai la voce e lui mi mise una mano sulla spalla.

<< Senta Signor Cullen io non so nulla di lei. So solo che la ragazza è scomparsa poco tempo dopo che lei l’ha lasciata a casa, da quanto dice. Oltre ad essere il fidanzato è anche l’ultima persona che l’ha vista, quindi deve per forza seguirmi alla centrale. Servirà per trovare la ragazza. >>

Annuii distratto. Per me potevano fare quello che volevano, io volevo solo trovare Bella e ci sarei riuscito molto meglio di loro.

Stavo per salire in macchina e seguire la volante quando vidi la madre di Bella in lacrime sul portone del palazzo insieme ad altri poliziotti.

Mi avvicinai a lei e Renee quando mi vide smise di piangere e mi puntò il dito contro.

<< Era con te ieri sera, dovevi proteggerla, è solo colpa tua se è sparita! >>

Sospirai, potevo comprendere il suo dolore. Ciò che disse però attirò l’attenzione degli agenti vicini a lei. Avevo paura che fraintendessero ma Renee mi stupì ancora. Si gettò tra le mie braccia singhiozzando. La strinsi a me e cercai di rassicurarla.

<< Oh Edward ti prego perdonami. Ho solo paura che sia successo qualcosa alla mia bambina. So che la ami e non le faresti mai del male. >>

A quelle parole i poliziotti si allontanarono e io sospirai di nuovo.

<< Mi dispiace molto signora. Ritroverò sua figlia a qualsiasi costo. >>

Lei si allontanò da me e mi sorrise debolmente.

<< Ho fiducia in te Edward. Ti prego riportami a casa la mia bambina. >>

Si portò il fazzoletto al viso e io dopo averle carezzato una spalla in incoraggiamento mi allontanai. Il poliziotto con cui avevo parlato prima mi aspettava, appoggiato alla volante.

Mi misi in macchina e lo seguii. Durante il tragitto strinsi con tale forza il volante che rischiai di romperlo. Chi aveva osato dare questo? Chi? Stavolta avrei ucciso chiunque le avrebbe fatto del male.

Cosa diavolo era potuto succedere?

La mia mente volò a Leandro, ma lui non poteva fare una cosa simile. Era forse stata Cassandra? Lei era partita, ma quando avrei finito in centrale l’avrei cercata ovunque.

Passai quasi due ore a rispondere a tutte le domande dei poliziotti della centrale e dopo aver appurato che la sua scomparsa non poteva avere a che fare con me, mi lasciarono andare. Tuttavia mi intimarono di non lasciare il paese e che mi avrebbero sentito spesso.

Mi rendevo conto che il fatto di essere stato l’ultimo a vederla li faceva dubitare parecchio.

Arrivai a casa in un lampo e non appena entrai Abigail si fiondò tra le mie braccia. Singhiozzava disperata e io la strinsi forte a me.

<< Edward mi dispiace, ma l’hanno detto al telegiornale. >>

Alice mi venne incontro e io annuii distrattamente. Dovevo immaginare che Abigail ne sarebbe rimasta sconvolta.

<< Piccola la troveremo. >>

Lei mi guardò e annuì freneticamente.

L’ultima persona che mi aspettavo di vedere comparve davanti ai miei occhi all’improvviso. Appoggiata alla porta del salone mi osservava quasi scocciata.

<< Cassandra? >>

<< Ti dispiace? Che cos’è tutta questa confusione? Abigail tesoro non preoccuparti per quella ragazza. Salterà fuori vedrai. >>

<< Abigail vai di là. >>

La mia voce perentoria la fece andare via subito e con lei mia sorella.

<< Cosa ci fai qui? >> dissi minaccioso, avvicinandomi a lei.

<< Qui ci vive mia figlia e quindi vengo spesso. Allora… sparita la piccola Bella? Vedrai si sarà fatta una passeggiatina e si sarà persa. >> sorrise melliflua e io ricambiai.

<< Non ti conviene fare troppa ironia. Tu sei la prima persona di cui sospetto. >>

Lei mi guardò come se fossi pazzo.

<< Senti Edward adesso non esagerare. Ho provato a fare andare via quella ragazza ma non ci sono riuscita. Tu ne sei innamorato e pensi che non abbia capito quando Abigail tenga a lei? Se le faccio del male non lo faccio anche a mia figlia? >>

Il suo sguardo era cambiato e ora era serio. La guardai per molto tempo ma non riuscii a crederle del tutto.

<< Se non vedo, non credo Cassandra. >>

<< Lo vedrai allora. >>

Si allontanò da me ma poi tornò indietro. Mi accarezzò il viso e mi guardò dispiaciuta.

<< Anche se non mi ami più io non ho smesso di provare amore nei tuoi confronti. A dispetto di tutto quello che pensi, spero che quell’umana torni, così tu e la bambina potrete essere felici. >>

Si allontanò lasciandomi confuso. Mi  amava ancora? Da una parte mi dispiaceva ma non sarei mai tornato indietro per questo.

<< Cassandra? >> la chiamai quando ripresi lucidità.

Lei si voltò con un sorriso. Forse credeva che le dicessi che anch’io l’ amavo alla follia? Un tempo forse…

<< Quando Abigail si addormenta vai via per favore. >>

Inarcò un sopracciglio e il suo sorriso sparì dalle sue labbra. Mi voltò le spalle e a grandi passi raggiunse la camera di Abigail.

Se credeva che tutto sarebbe stato così semplice si sbagliava di grosso. Tra l’altro Bella era scomparsa e io non mi fidavo di nessuno. Fin quando non avrei riavuto la mia ragazza lei doveva solo vedere Abigail e stare lontana da me.

Mi sedetti sul divano e mi presi il viso tra le mani. Perché Leandro non c’era quando avevo bisogno di lui? Vedeva nel futuro… sapeva di sicuro cosa sarebbe successo, allora perché era andato via? Impossibile che c’entrasse qualcosa… aveva di sicuro qualcosa in mente e in parte questo mi rincuorava. Amava Bella e l’avrebbe aiutata.

Anch’io avrei voluto il dono di vedere nel futuro ma purtroppo potevo solo rimanere lì a soffrire. Non sapevo da dove cominciare ma avrei trovato un modo.

Amore mio dove sei…

Non avevo mai provato una sofferenza simile… non sapere dove si trovasse la mia Isabella, come stesse e cosa stesse facendo mi distruggeva. In quel momento avrei voluto vederla spuntare dalla porta e dirmi che non era successo nulla, stringerla a me e perdermi in lei come era successo il giorno prima.

Come poteva cambiare tutto così velocemente? Avevo giurato di proteggerla ma non ci ero riuscito.

Ringhiai sommessamente mentre sentivo il mio cuore spezzarsi. L’avrei trovata a qualsiasi costo.

 

 

 

 

 

**************************************** 

Salve! Come và?
Io ho cominciato a lavorare per pagare le spese dell’università di cui mio padre da solo giustamente non si può occupare, quindi sono a pezzi…

Beh tra studio e lavoro mi sono ritagliata quel poco tempo per scrivere questa storia, quindi non vi preoccupate andrà avanti!

Come sempre potete andare nel mio blog, il cui indirizzo era nel capitolo precedente e nel mio profilo se volete vedere gli spoiler dei capitoli… più tardi cercherò di mettere quello del prossimo che sarà Pov Bella… così vediamo come se la cava…
Lasciatemi un segno del vostro passaggio così so che non è un lavoro inutile xD

Bene… a questo punto cosa ne pensate?

Probabilmente non vi interessa ma le macchine mi piacciono parecchio quindi se volete vederla, questa è la macchina di  Edward

Mentre questa quella di  Tanya

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Il Ritratto ***


               ι яιтяαттσ

 

 

 

 

Un odore insolito che non riuscivo a definire riempiva quell’ambiente macabro e la luce flebile di alcune alte e bianche candele rischiarava debolmente quel posto, altrimenti completamente al buio. Le lunghe pareti rosse dello stretto corridoio, in cui camminavo titubante, erano drappeggiate da tantissimi quadri. La cosa più strana era che all’interno di quest’ultimi le persone ritratte si muovevano. Forse erano le brevi mosse del momento in cui erano state scattate. Li guardavo spaventata e curiosa al tempo stesso. Non credevo che fosse possibile una cosa del genere.
Ognuno di questi dipinti ritraeva figure mitiche, altre racappriccianti e in altre ancora persone comuni di tutte le epoche, tra cui molte donne bellissime.

Ad ogni passo sentivo il tintinnare dei miei tacchi bassi, infatti al mio risveglio avevo avuto la spiacevole sorpresa di ritrovarmi completamente nuda, coperta dalle lenzuola di raso, rosso sangue.

Una vampira di nome Jane mi aveva detto che era stata lei a spogliarmi sotto ordine di Aro. I miei vestiti erano stati buttati, perché indecenti per loro, così mi aveva dato da indossare un lungo abito bianco, che scivolava alla perfezione sul mio corpo e terminava con un piccolo strascico. Lasciava le spalle scoperte ed era più aderente al busto. Era semplice, perché aveva solo delle perline sulla parte superiore e nient’altro, ma era del tutto esagerato.

Quando Jane se ne era andata dicendomi che potevo fare ciò che volevo, prima che Aro mi mandasse a chiamare, ero uscita da quella stanza per potermi guardare attorno. Avevo timore degli altri vampiri che spesso mi passavano a fianco ma ero certa che Aro fosse il capo di tutti lì dentro e se lui mi voleva viva nessuno mi avrebbe fatto niente.

Come ero potuta finire in quel posto? Se non volevano eliminarmi, perché Cassandra e Tanya mi avevano portato lì?

Il pensiero che Cassandra fosse con Edward in quel momento mi tormentava. Aveva di sicuro appreso la mia scomparsa, come l’aveva presa? Mi stava cercando?

Quasi mi venne da piangere e mi appoggiai a una parete del corridoio. Come potevo fare per uscire da lì?

Alzai gli occhi per evitare che le lacrime debordassero dai miei occhi e in quel momento la vidi. Il fiato mi si mozzò in gola e mi avvicinai piano a quel ritratto.

Passai una mano bruscasmente sugli occhi, appannati dalle lacrime, per vederlo meglio. Una donna molto bella vestita con abiti estremamente eleganti era ritratta mentre era seduta su un grosso scranno, come quelli dove sedevano i Volturi.

I capelli scuri, lunghi e mossi incorniciavano un volto a forma di cuore. I lineamenti fini e una bocca in cui il labbro superiore era leggermente più pieno rispetto a quello inferiore. Due occhi scuri come la notte osservavano il vuoto.

Mi portai una mano alla bocca. Chi era quella donna che mi somigliava così tanto? Sembravo quasi io… ma non era possibile.

Con le dita accarezzai il quadro sentendomi tremare da capo a piedi. Abbassai gli occhi sulla targhetta d’oro appena sotto il quadro. Il nome inciso era : Christabel Volturi.

Dio mio… ecco perché Cassandra diceva che ci somigliavano e in effetti era dire poco.

<< Era stupenda e l’ho amata più di me stesso. >>

Il sussurro di Leandro mi fece sussultare. Lo trovai di fianco a me mentre guardava con sofferenza e malinconia quel ritratto.

Leandro amava Christabel?

<< L’amavi? Leandro… ma chi era Christabel? Ci somigliamo tantissimo. >>

Lui sorrise ma questo non arrivò agli occhi.

<< Oh, se l’amavo. Christabel Volturi, il mio amore, la mia condanna. >>

Non disse altro e sembrava quasi che parlasse da solo. Lo guardai attentamente e non potei non vedere l’amore con cui i suoi occhi guardavano quella bellissima donna. Doveva soffrire tantissimo…

<< Ma adesso dov’è? >>

Credevo fosse morta ma non potevo esserne certa.

<< E’ morta, Isabella. Sono morto anch’io con lei… >>

Sospirai senza sapere che dire.

<< Dici bene… vi somigliate moltissimo. Quando ti ho rivisto non eri più una bambina e i sentimenti che provavo per Christabel si sono in qualche modo riflessi su di te. >>

Si voltò verso di me e mi sorrise con affetto.

<< Che vuoi dire ‘ quando mi hai rivisto ‘ ? >>

<<< Mia piccola Bella ci sono troppe cose che non sai e io ho detto anche troppo. Non sono tenuto a rivelarti il tuo passato. >>

<< No, Leandro. Devi dirmelo. Aiutami. >>

Con una mano mi aggrappai al suo braccio e lui mi fissò insistentemente.

<< Perché siete così uguali? Anche lei mi chiese di aiutarla e non avrei dovuto, così lei non sarebbe morta. >>

Si divincolò dalla mia presa, lasciandomi sola e confusa in quel corridoio. Guardai un ultima volta il volto di Christabel e poi lo seguii. Era entrato nella stanza che mi era stata concessa e camminava nervosamente.

<< Sono sicura che anche lei ti amava. >>

Si fermò come se fosse stato fulminato.

<< Non sai di cosa parli… >>

<< Sì invece, lo sento. Christabel ha qualcosa a che fare con me, questo è ovvio. Perché non ti fidi di me, sono sicura che lei si fidava. >>

Lui mi raggiunse in un battito di ciglia e mi sbattè contro la porta chiusa della stanza.

<< Questo è ciò che mi tormenta, lei si fidava di me. Le avevo promesso che non sarebbe morta e invece… >>

Cadde a terra in ginocchio e si prese la testa tra le mani. Lo seguii con le lacrime che di nuovo minacciavano di uscire. Leandro doveva aver amato moltissimo quella donna.

<< Ti prego Leandro, non è colpa tua. >>

Lui scosse il capo come se le mie parole fossero terrificanti.

<< Sì che lo è. >>

Si alzò di nuovo in piedi e fece un respiro profondo.

<< Ho ancora davanti agli occhi la sua espressione. La tenevo tra le braccia implorandola di non morire… ma non sono riuscito ad aiutarla. E’ morta tra le mie braccia regalandomi un ultimo, stentato sorriso. Ha detto le stesse cose che hai detto tu… ‘ non è colpa tua ‘ >>

Sbattè un pugno sul muro, creando delle profonde crepe. Io rimasi in ginocchio a terra, passandomi le mani tra i capelli. Non sapevo cosa dovevo fare.

<< Bella… Aro ti sta aspettando. Lui comincierà a dirti ciò che vuoi sapere. >>

Mi porse la mano che io afferrai titubante. Senza dire una parola mi condusse fuori e passammo di nuovo davanti il ritratto di Christabel.

Mi lasciò dentro la sala dei tre Volturi ma prima di andarsene si avvicinò al mio orecchio.

<< Quando saprai la verità, mi odierai. >>

Non ebbi il tempo di rispondere che sparì. Aro doveva aver sentito tutto perché rise senza umorismo. Notai che era da solo, senza gli altri due vampiri e mi fece cenno di sedermi su uno scranno vicino al suo, che non avevo ancora visto. Era un po’ più basso rispetto agli altri ed era leggermente più avanti, ma pur sempre accanto a quello dove era seduto Aro.

<< In tuo onore ho tirato fuori di nuovo questo scranno. >>

Lo accarezzò con lo sguardo e io faticai a sedermici. Mi faceva una strana impressione e strinsi i braccioli tra le dita.

<< Sei un tipo molto curioso Isabella. Da quanto mi hanno detto hai già visto il quadro che raffigura la mia dolce Christabel. >>

In quel momento ripensai al cognome di Christabel, identico al suo. Ma allora…

<< La mia cara ed unica bambina ha preso parecchie strade sbagliate. Nonostante i miei avvertimenti è finita in un baratro senza fondo e non è mai più ritornata. >>

Per la prima volta vidi quel vampiro perso quasi nei suoi ricordi.

<< Sarai di certo colpita dalla vostra somiglianza, non è così? >>

Annuii incapace di dire altro. La mia mente elaborava velocemente quello che Aro mi stava dicendo.

Christabel era sua figlia, ma allora cosa c’entrava con me?

<< Perché dici che tua figlia ha preso strade sbagliate? >> chiesi curiosa.

<< Perché per amore ha fatto tanti sbagli e tu ne sei la prova tangibile. >> sussurrò quasi con disprezzo, facendomi rabbrividire.

<< Sai Isabella, naturamente sapevo della tua esistenza ma mia figlia è stata molto furba nel creare insieme a Leandro quell’amuleto a forma di Luna che ti porti dietro. Ha così evitato che io ti uccidessi. Dato che i tuoi poteri erano stati sepolti da quel talismano avevo deciso, in suo onore, di lasciarti vivere la tua misera vita. Saresti morta comunque da umana, ma le cose purtroppo sono cambiatre quando hai incontrato Edward. >>

Mi irrigidii, lo conosceva?

<< Conosci Edward? >>

Lui rise sguaiatamente e poi si riprese.

<< Scusami cara, ma sei davvero molto divertente. Conosco molto bene Edward. Cassandra era una vampira molto dotata su cui avevo posato gli occhi, ma lei si era innamorata di un umano, esattamente come la mia Christabel. Ha dato alla luce una mezza vampira, proprio come te e quindi l’ho punita. Ho minacciato di uccidere la bambina se lei non avesse messo fine alla vita del suo umano, così lei ci ha provato senza riuscirci. Nonostante tutto ha sempre amato molto quel ragazzino, così è sparita, convinta che io non riuscissi a trovarla. Ovviamente l’ho ritrovata e detto che se non voleva che io stesso uccidessi la bambina e il ragazzo lei avrebbe dovuto far parte della mia guardia reale per sempre, sparendo dalla vita di sua figlia e di quell’umano. I miei intenti erano molto diversi però e lei l’ha scoperto… >>

Rimasi a bocca aperta. Edward sapeva tutto questo? Cassandra aveva cercato di ucciderlo per salvare la bambina?

<< Non farti strane idee. La Cassandra di un tempo non esiste più. Le sofferenze che ha dovuto subire per mano mia, l’hanno cambiata a tal punto che è diventata un essere freddo e spietato, come le ho insegnato ad essere. >> continuò soddisfatto.

Io non riuscivo a trovare un nesso nelle sue parole, mi mancavo troppe informazioni. Sapevo solo che Cassandra si era comportata in modo terrificante con me e non sembrava tenere davvero sua figlia, era quindi davvero cambiata?

<< Cosa vuole Cassandra da me allora? >>

<< Isabella, devi sapere che Christabel e Cassandra erano molto amiche, prima che quest’ultima in un suo viaggio in America conoscesse Edward. Christabel era già morta da tempo e Cassandra non aveva pace, girava il mondo alla ricerca di trovare il suo posto da qualche parte. Mia figlia l’aveva messa in guardia per non farla cadere nel suo errore ma Cassandra si è miseramente innamorata di un umano. Eppure le mie leggi tutti i vampiri le devono rispettare. Dopo mia figlia non doveva esistere più la razza dei mezzo vampiri. >>

I suoi occhi rossi lampeggiarono quasi, terrorizzandomi.

<< Cassandra mi aveva profondamente deluso, così come aveva fatto mia figlia. Quando sei entrata nella vita di Edward lei è stata la prima a scoprirlo, perché con mio grande disappunto lo teneva d’occhio. Un giorno venne da me e mi disse che tu ti eri innamorata di lui e lei non voleva che Edward stesse con te a qualsiasi costo, così io e lei abbiamo fatto un patto. >>

Sorrise in modo mellifluo e io rabbrividii.

<< Che patto? >>

<< Eh no, mia cara, non è ancora il momento di fartelo sapere. >>

<< Perché vuoi me allora? Rientro nel vostro patto? >>

Poi ricordai una cosa che mi ero lasciata sfuggire, nell’ansia di ascoltarlo… una mezzo vampira come te…

Saltai in piedi respirando con affanno.

<< Io non sono una mezzo vampira! >> esclamai fuori di me.

<< Sì invece, mia cara nipote. Sei una mezzo vampira, così come lo è stata tua madre. >>

Quasi credetti di morire e scappai fuori dalla sala, con le risate di Aro in sottofondo. Mi precipitai nel corridoio davanti al ritratto di Christabel. Presi il talismano, che scottava tra le mie mani.

No… non poteva essere… non era possibile.

Christabel Volturi era mia madre.

 

 

 

 

 

 

*****************************************

Eccomi!
Allora cosa ne dite? La matassa si sta sciogliendo, ma qual è il patto tra Aro e Cassnadra. Vi dico solo che dovete prestare molta attenzione alle parole di Aro e confrontarle con quelle dette da Cassandra a Edward…

Lei diceva che Aro voleva anche la bambina, ricordate? E invece le cose sono un po’ diverse, ecco perché Cassandra nella sua confessione aveva detto ad Edward sia la verità che non.

Leandro amava Christabel … e questa era la madre di Bella… quindi? Ditemi pure! Accetto qualsiasi cosa, maledizioni, dubbi, curiosità! xD

Dite la verità, lo immaginavate che Christabel era la mamma di Bella?

Fatemi sapere!

Aspetto con ansia i vostri commenti!

Ah! Un ultima cosa, volete che io metti gli spoiler e quant’altro nel blio blog oppure no? Io lo faccio per voi ma se non volete non lo faccio! Quindi ditemi!

Un bacio a tutti e grazie come sempre!

Stella Del Sud…

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Il Ritrovamento ***


                      ι яιтяσναмєитσ

 

 

 

 

 

 

 

 Ah Dio cos’è la sofferenza? Quella cosa che ti strazia il cuore e te lo frantuma in mille pezzi. 
E’ quel sentimento che ti morde l’anima e la fa vibrare fin quasi a spegnerla. 
Cos’è la sofferenza? Il dolore sordo che ti riempie la mente fino a che non senti nulla tranne il dolore stesso. Immenso dolore.

Come quando si è inghiottiti dalle sabbie mobili, come l’urlo di un uccello ferito che non può più volare, 
come il rombo assordante delle onde che si infrangono contro gli scogli, 
come una notte infinita e senza luna, come una Stella risucchiata da un buco nero.

Sofferenza. Solo sofferenza.

( Stella Del Sud )

 

 

 

 

 

 

Un altro mese era passato. Le neve cadeva candida sulle strade, sugli alti palazzi, sulle cupole delle chiese e sugli immensi parchi. Il bianco dominava in quella città di solito così piena di colori diversi, come se ci dovesse essere una pausa in mezzo a tutta quella confusione. Lenti fiocchi di neve cadevano su di me, sui bambini che cercavano invano di acciuffarli tra le piccole manine, sotto lo sguardo amorevole dei loro genitori. Alcuni animali randagi cercavano invece un riparo da quel gelo costante.

Sentivo il freddo penetrarmi fin dentro l’anima, io che ero quasi fatto di ghiaccio.

Nulla aveva più senso per me, tranne mia figlia, dalla scomparsa di Bella. Il suo volto era perennemente presente nei telegiornali. Richieste d’aiuto da parte della madre, sostegno da parte di tutti cittadini e infine lo sconforto che ormai pervadeva il mio cuore.

L’avevo cercata ovunque, anche in altri stati, ma sapevo che non l’avrei mai trovata. Sapevo che era nelle mani di qualcuno. Sapevo che in qualche modo era ancora viva. Sapevo a chi mi dovevo rivolgere per trovarla. Eppure Cassandra era sparita un'altra volta. Era intenzionata a rimanere con me e la bambina ma quando ha visto che non le davo pace perché ero maledettamente convinto che la colpa fosse sua, lei era sparita di nuovo. Era con Bella?

Cosa diavolo dovevo fare per poterla aiutare?

Avevo provato più volte ad andare in Italia, dai Volturi, perché avevo paura che Cassandra l’avesse portata lì, ma Aro mi aveva detto che avrebbe ucciso mia figlia se solo ci fossi tornato.

Eppure sentivo che lei poteva essere lì e io ero impotente. Come potevo rischiare la vita di Abigail?

Così mi trovavo in un limbo di acuta sofferenza. Non potevo agire liberamente se Abigail non era al sicuro e non potevo fidarmi di nessuno. La mia famiglia sarebbe stata impotente di fronte a dei vampiri come i Volturi. Leandro era sparito, a chi mi dovevo rivolgere?

Era come se dovessi attendere qualcosa, ma che cosa?

Non avevo pace e mai l’avrei avuta se Bella non fosse tornata da me. Stava male in quel momento? Mi pensava? Credeva che l’avessi abbandonata?

Mi fermai in mezzo alla strada, richiamando l’attenzione di alcuni passanti, ignari del mio tormento.

Perché Leandro non veniva ad aiutarmi? Era forse con Bella? Non poteva lasciarla sola?

Troppe domande, troppi dubbi… non sapevo come comportarmi.

<< Edward. >>

Mi voltai lentamente non sorpreso di vedere Tanya dietro di me. Per tutto quel mese mi era stata dietro come un ombra, era come se volesse aiutarmi o dirmi qualcosa ma non lo faceva mai.

<< Devo parlarti. Devo trovare il coraggio. >>

Il mio sguardo si accese. Quindi avevo ragione, lei sapeva. La raggiunsi in un attimo ma lei mise le mani avanti.

<< Non qui. >>

La seguii fin quando non entrò in un piccolo vicolo.

<< Tanya dimmi cosa sta succedendo. Devi dirmelo adesso. >>

<< Non è facile… >>

La sbattei contro una macchina, il cui allarme cominciò a suonare ma non me ne importò.

<< Edward calmati. >>

<< Non puoi dirmi di stare calmo, quando la donna che amo è sparita da un mese. Se tu sai qualcosa devi dirmela. >>

<< Il giorno in cui Bella è venuta nel tuo ufficio ero molto gelosa e arrabbiata con te, così quando ve ne siete andati sono uscita perché non riuscivo più a lavorare e ho incontrato Cassandra. >>

<< LO SAPEVO. >> urlai come un dannato.

Quella vampira me l’avrebbe pagata molto cara.

<< Lei mi ha convinto che era un tipo strano e una minaccia per te e tua figlia, così mi ha detto di aspettarla in un bosco fuori città, che lei mi avrebbe raggiunto con Bella. >>

<< Vorrei ucciderti Tanya, come hai potuto? >> ringhiai rumorosamente e lei indietreggiò spaventata.

<< Non dire così, mi sono pentita. Io non sopporto Bella lo sai, ma non c’è la faccio più, dovevo dirlo. Io non ho fatto nulla se non aiutarla e portarla dal clan dei Volturi. >>

Mi bloccai raggelato. Anche se questo avevo ragione. Perché l’aveva portata lì? Non avrebbero avuto alcuna pietà quindi ora sarebbe anche potuta essere…

<< E’ viva, Edward. Ti aiuterò a raggiungerla. >> disse Tanya intuendo i miei pensieri.

<< Come puoi aiutarmi? Non posso andare lì, se mi vedono uccideranno mia figlia. >>

<< Abigail la posso proteggere io. >>

<< Scordatelo! Sei impazzita? >>

<< No Edward. Abigail starà con me e il mio clan, non sarò da sola. Non ti fidi nemmeno di Eleazar e le mie sorelle? >>

Camminai nervosamente per il vicolo. Come potevo fidarmi di lei? Eppure non c’era altro modo e poi si era pentita raccontandomi tutto, cosa dovevo fare?

<< Ascolta Edward, se vuoi riavere Bella e andare da lei questa è l’unica soluzione. >>

La presi per un braccio e uscii dal vicolo.

<< Andiamo da mia figlia, chiederemo a lei >>

Salimmo velocemente sulla mia macchina, poco lontana da lì e arrivammo a casa mia. Spalancai la porta e trovai Abigail seduta sul divano mentre stringeva a se Scricciolo.

Tanya rimase nell’ingresso e io raggiunsi mia figlia e mi inginocchiai davanti a lei.

<< Tesoro? >>

Lei alzò i suoi occhioni verdi su di me. Soffriva terribilmente per la scomparsa di Bella, mangiava poco e non voleva più nemmeno andare a scuola.

<< Amore mio forse c’è il modo per raggiungere Bella. >>

<< Voglio venire anch’io! >> urlò e si buttò su di me.

<< No piccola, è pericoloso, devo andare solo io. Tu rimarresti con Tanya ed Eleazar? >>

La bambina conosceva poco Eleazar ma gli era sempre stato simpatico, al contrario di Tanya.

<< Tanya non la voglio. >>

Sentii Tanya sospirare ma continuai a guardare Abigail.

<< Abigail se non stai per un po’ con loro io non potrò andare da Bella. >>

Lei mi osservò a lungo e poi annuì. Io tirai un sospiro di sollievo e Tanya si avvicinò a noi. Abigail abbassò lo sguardo e si nascose dietro di me.

<< Edward io dovrò accompagnarti, ma quando sarai entrato nel palazzo dei Volturi tornerò qui per prendere alcune cose della bambina e li raggiungerò a casa mia. E’ meglio se per un po’ torniamo in Alaska. >>

<< Approvo che torniate in Alaska ma perché devi venire con me? >>

<< C’è un passaggio segreto, che ti permetterà di non essere visto dai Volturi, ma non so per quanto tempo, quindi io dovrò tornare subito qui. Il passaggio si attiva solo con una formula mentale che Cassandra mi ha trasferito per poter entrare con lei nel palazzo. Toccando una parte precisa del muro di quel palazzo e concentrandomi si aprirà da sola. E’ fatto per mantenere la sicurezza, anche volendo non potrei dirti come fare. >>

Annuii distratto e prendendo per mano Abigail raggiungemmo la casa di Eleazar.

<< Edward che sorpresa vederti qui! Tua figlia è fatta grande ed è bellissima! >>

<< Eleazar abbiamo poco tempo, non ho avuto il coraggio di dirvelo ma so dov’è Bella. >>

Tanya interruppe il capo del suo clan e vidi che lui cominciò a guardarla male. Ormai anche loro sapevano di Bella e cosa significava per me e Abigail.

<< Mi vergogno di te, Tanya. Hai partecipato al suo rapimento? Se è così quando avrai aiutato Edward a ritrovarla dovrai andare via. Non sei degna di questo clan. >>

Le sue parole riecheggiarono imponenti tra le mura di quella casa. Carmen, la compagna di Eleazar, Irina e Kate, le sorelle di Tanya, ci raggiunsero e tutti guardavano con astio Tanya.

Lei sostenne i loro sguardi per poi dire qualcosa che mi stupì e non poco.

<< Me ne andrò, lo prometto. >>

Non dissi nulla, perché anch’io ero arrabbiato con lei, anche se aveva detto la verità adesso.

<< Eleazar, devo lasciarti mia figlia, perché i Volturi hanno detto che se solo fossi andato da loro l’avrebbero uccisa. >>

Eleazar e Carmen si guardarono per pochi secondi e poi mi sorrisero.

<< Dovranno uccidere tutti noi prima di poter anche solo arrivare ad Abigail. >> disse Eleazar.

Kate e Irina annuirono con decisione e sorrisero a mia figlia che continuava a stare seminascosta dietro di me.

Quelle parole mi rincuorarono e mi sentii sicuro di poterla lasciare alle loro cure. Mi abbassai per essere alla stessa altezza di Abigail e le accarezzai i capelli.

<< Ora papà se ne va piccola, tu stai buona. Tornerò con Bella te lo prometto. >>

Gli occhi di Abigail si riempirono di lacrime. Sapevo che non voleva che me ne andassi ma l’affetto che provava per Bella era superiore a qualsiasi cosa.

La strinsi a me brevemente e le baciai la fronte. Lei si allontanò da me e si avvicinò titubante a Kate che si abbassò per prenderla in braccio mentre Irina le sorrideva rassicurante.

<< Non devi temere Edward. Tua figlia qui è al sicuro. >> Carmen mi schiacciò l’occhio e io le sorrisi riconoscente.

<< Ho detto ad Edward che sarebbe più sicuro tornare per un po’ in Alaska. >>

Tanya guardava le sorelle che le voltarono le spalle e salirono con Abigail al piano di sopra. Il suo sguardo era ferito e colpevole. Solo Carmen ricambiava il suo sguardo anche se era profondamente delusa.

<< Non credo che tu possa sapere cosa è meglio e cosa no. >>

Eleazar non faceva altro che fulminarla con lo sguardo.

<< In ogni modo era quello che pensavo anch’io ma come ti ho già detto, una volta che avrai accompagnato Edward non ti disturbare a tornare da noi. >> continuò impassibile.

Guardai Tanya ed ero certo che se fosse stata umana avrebbe pianto. Senza dire una parola uscì e per un attimo mi dispiacque per lei.

<< Eleazar forse… >>

Lui venne da me e mi poggiò una mano sulla spalla.

<< Nonostante tutto quello che ha fatto riesci a perdonarla? >> mi chiese e io non seppi cosa rispondere.

<< Sei un vampiro incredibile Edward. Tuttavia… voglio molto bene a Tanya, è come se fosse mia figlia. Avevo notato il suo strano comportamento e so che si è pentita. Nonostante tutto quello che fa credere non è una vampira cattiva. Questo periodo le servirà di lezione, poi la riprenderò nel mio clan. >>

Ammirai quel vampiro e mi sentii sempre più sicuro di lasciargli mia figlia.

<< Grazie Eleazar, tornerò prima che posso, spero con Bella. >>

<< La ritroverai e tutto si sistemerà. Stai tranquillo, Abigail starà bene. >>

Lo ringraziai ancora e uscii fuori per raggiungere Tanya. Era appoggiata alla sua macchina e quando mi vide, salì mettendo in moto. Guardai la mia macchina posteggiata e poi salii nella sua.

Nessuno dei due parlò, fin quando non arrivammo all’aeroporto. Aspettammo il volo e solo sull’aereo si decise a parlarmi.

<< Mi odi anche tu vero? >>

La guardai mentre lei invece osservava fuori dal finestrino.

<< Sono arrabbiato e deluso ma non ti odio. Sei riuscita a dire la verità, anche se avresti potuto farlo molto prima. >>

Lei non rispose così continuai.

<< Sono certo che Eleazar non dicesse sul serio. >>

<< No, me ne andrò lo stesso. Non riuscirò mai più a stare con loro. >>

Quelle furono le ultime cose che dicemmo per tutto il volo, fin quando non atterrammo in Italia. Noleggiammo una macchina e velocemente raggiungemmo Volterra.

Non riuscivo a non pensare a Bella, non riuscivo a credere che presto l’avrei rivista.

<< Edward mi raccomando, una volta che sarai entrato devi continuare lungo il corridoio fin quando non raggiungerai l’ultima camera. La sua è quella a destra. Entra subito, perché tanto nessuno di solito ci può accedere tranne Leandro. E’ lui il consigliere di Aro. >>

<< Cosa? Leandro è il consigliere di Aro? >>

Non potevo crederci. Leandro non solo era con Bella ma era pure il suo consigliere. Perché allora non l’aiutava?

<< Edward se Bella è viva è proprio grazie a Leandro. >>

Non risposi alle parole di Tanya. Sentivo di non sopportarlo. Non mi aveva mai detto che ricoprisse una carica così importante.

<< Ecco, il passaggio è qui. >>

Tanya si fermò all’interno di un vicolo buio, alle spalle dell’antico palazzo. La osservai poggiare una mano sul muro e muoverla fin quando non si fermò definitivamente su un punto. Chiuse gli occhi e dopo pochi secondi una parte del muro rientrò verso l’interno per poi spostarsi di lato. Lei mi fece cenno di entrare ma prima la guardai.

<< Grazie Tanya, ti sei pentita e questo vuol dire molto per me. >>

Lei mi sorrise titubante e io entrai. Tanya richiuse il passaggio nello stesso modo alle mie spalle e io guardandomi attorno mi ritrovai in un corridoio lungo e stretto, dalle pareti dipinte di rosso e con innumerevoli quadri.

Camminai guardingo e guardando distrattamente notai un quadro raffigurante una donna bellissima. Mi avvicinai schioccato, ma quella non era Bella? No impossibile… guardandola meglio era un po’ diverse, ma si somigliavano tantissimo.

Accantonai quel pensiero e raggiunsi velocemente l’ultima porta a destra, come mi aveva detto Tanya. Sentivo l’agitazione pervadermi. Abbassai la maniglia e aprii la porta.

L’emozione quasi mi uccise quando vidi Bella in piedi, appoggiata al lato della finestra, mentre guardava fuori distrattamente. Indossava una stretta gonna nera che le arrivava al ginocchio e una camicetta bianca e ai piedi delle scarpe nere col tacco. Non l’avevo mai vista vestita in questo modo. Ammirai la sua figura bellissima. I capelli erano molto più lunghi rispetto a prima e le ricadevano in morbide onde scure.

C’era qualcosa di diverso in lei e non era solo il suo abbigliamento. Il suo odore era più forte e il suo sangue era per me solo un richiamo ricco di attrazione e nient’altro. La sua pelle sembrava più chiara e pareva quasi risplendere.

Chiusi la porta alle mie spalle ma lei non fece una piega. Forse si aspettava che fosse Leandro, infondo non poteva riconoscere il mio odore… era solo un umana…

Invece mi stupì quando sollevo leggermente il viso verso l’alto e chiuse gli occhi, sembrava che stesse odorando qualcosa e il suo atteggiamento era simile a quello di ogni altro vampiro. Cosa stava succedendo?

Voltò il viso all’improvviso e mi riconobbe. Sciolse la sua posa rigida e io quasi morii nel rivedere i suoi intensi occhi marroni. Sembravano più chiari, ora erano di un nocciola chiaro, ma diversi dal color caramello dei vampiri.

Un brutto presentimento mi colse, l’avevo forse trasformata? No, impossibile…

Rivederla mi riempii di un emozione indescrivibile così mi concentrai sulla sua espressione stupita e poi dal suo dolce sorriso.

<< Edward! >>

Corse verso di me e io ebbi paura che sarebbe caduta per via del suo precario equilibrio, ma mi raggiunse senza cadere e mi gettò le braccia al collo. L’abbracciai con forza e immersi il viso tra i suoi capelli.

Avevo ragione, il suo odore era diverso, ma sempre paradisiaco per me. La sentivo anche meno fragile, ma misi da parte tutti i pensieri perché la gioia di rivederla era indescrivibile.

<< Amore sei qui! >> disse con voce emozionata.

La scostai da me e vidi che stava piangendo.

<< Sì piccola, sono qui. >>

Le presi il viso tra le mani e la baciai. Lei ricambiò con ardore il mio gesto e io ebbi la certezza che lei era diversa dall’umana che avevo conosciuto fin ora.

Non mi sembrava vero di poterla di nuovo baciare e stringere a me.

Quando ci separammo lei non aveva ancora smesso di piangere e io le asciugai le lacrime con le dita.

<< Ma come… cosa… >> diceva confusa e io le sorrisi.

Incapace di trattenermi la strinsi a me di nuovo e prendendola in braccio mi sedetti sul letto con lei sul mio grembo. Non seppi quanto tempo passò ma entrambi non volevamo separarci l’uno dall’altra.

Finalmente l’avevo trovata, era di nuovo con me e avrei fatto di tutto per proteggerla.

Accarezzai incessantemente i suoi capelli mentre lei mi accarezzava il petto.

<< Non posso credere che tu sia davvero qui. >> sussurrò.

<< Credevo che non ti avrei mai più rivisto. >>

La strinsi più forte e respirai a fondo il suo profumo.

<< Ti avrei trovata anche se fossi stata in capo al mondo. >>

Ci osservammo di nuovo e a lungo. Avevamo tante cose da dirci ma in quel momento nessuno dei due riusciva a dire più nulla. La osservai mentre mi guardava affascinata e felice, vidi le lacrime bagnarle il viso ancora una volta…

La baciai di nuovo e per molto tempo nessuno dei due ebbe più la forza di parlare, devastati dagli stessi e forti sentimenti che nutrivamo l’uno per l’altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

************************* 

Salve!!!

Buon immacolata a tutti!
Sono tornata molto prima del previsto perché anch’io come voi non sopportavo la loro lontananza, vi ha fatto piacere questo aggiornamento?

Qui c’è l’attesissimo ritrovamento e non ho voluto farvi attendere, anche perché sono rimasta meravigliata dalle vostre recensioni, grazie mille! Come vedete sono le vostre recensioni che mi spingono a continuare!

Quel piccolo pensiero all’inizio come avrete capito è personale… eh sì la sofferenza è brutta e tutti l’abbiamo provata… ma come avete visto le cose si sono sistemate!

Per cui grazie a tutti!

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!

Un bacio a tutti!

Stella Del Sud…

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Nuove Veritā ***


                         иυσνє νєяιтà

 

 

 

 

Non riuscivo a crederci. Non era possibile che Edward fosse lì con me, come aveva fatto? Credevo che non l’avrei mai più rivisto. Da quanto avevo capito Aro non voleva lasciarmi andare e sapevo che io non potevo far nulla per uscire di lì, non me l’avrebbe mai permesso.

Quando mi aveva detto che Christabel Volturi era mia madre il mondo mi era crollato addosso. Come poteva essere? Renee allora? Per tutto questo tempo mi aveva nascosto una cosa del genere? Lei non sapeva della mia natura, perché grazie al talismano i miei poteri erano stati nascosti da qualche parte dentro di me.

Tutto era troppo confuso nella mia mente. Innanzitutto non potevo davvero credere che non fossi umana ma mezzo vampira, ma per qualche motivo questo fatto non mi spaventava. A quanto pare era quella la mia vera natura, quindi in qualche modo la sentivo mia. Certo era sconvolgente, ma ciò che più non riuscivo ad accettare era che Renee non fosse davvero mia madre. E se Aro invece avesse mentito?

Avrei tanto voluto credere a questa cosa, ma in realtà sapevo che non era così. Christabel era la mia fotocopia e io non ero più la stessa di prima.

Per tutta la notte mi ero domandata chi fosse allora il mio vero padre. Per un folle attimo pensai a Leandro ma non era possibile, eppure aveva amato mia madre ed ero certa che il sentimento fosse stato reciproco. Mio padre non era allora l’uomo che aveva abbandonato me e mia madre qualche anno prima, o no?

Essendo stata mia madre una mezzo vampira, significava che mio padre era umano oppure poteva essere anche un vampiro? L’idea mi faceva uno strano effetto. Era possibile che avevo preso solo la natura di mia madre?

Avrei potuto chiedere a Edward, ma non ne avevo il coraggio. Solo ora che era di nuovo con me pensai a quanto fosse strano che i nostri mondi erano adesso molto più vicini. E pensare a quanta sorpresa e terrore avevano scatenato in me le parole di Cassandra, quando mi disse che ero solo una stupida umana e che non potevo arrivare alla potenza della loro natura… beh ormai non era più così.

Mi allontanai un po’ da Edward, dato che ero appoggiata sul suo petto da non so quanto tempo. Lui ricambiò il mio sguardo con un sorriso. Come avrebbe reagito sapendo la mia natura?

<< Edward devo parlarti… >>

Feci per alzarmi dal suo grembo ma lui mi tenne ferma.

<< Prima dimmi come ti hanno rapita, cosa è successo? >>

La sua espressione era terribilmente seria e io con un sospiro mi riappoggiai a lui e cominciai a spiegargli cosa era successo.

<< Quando mi hai lasciato sotto casa, non ho fatto altro che salire e poi guardare il talismano… >>

<< Quale talismano? >> mi chiese, interrompendomi.

Non gli avevo parlato del talismano e forse avrei dovuto… chissà se sarei stata comunque qui…

<< Leandro mi ha dato un talismano a forma di luna, prima di andarsene. >> mormorai sapendo che si sarebbe arrabbiato.

Mi allontanò da sé e mi fulminò con lo sguardo.

<< Isabella perché non me l’hai detto? Te l’avrei subito tolto se l’avessi saputo. Come hai potuto fidarti di Leandro? >>

A quelle parole mi venne in mente il dolore di Leandro quando mi disse che non era riuscito a salvare mia madre, nonostante lei si fosse fidata di lui.

<< No Edward, non è colpa di Leandro. Quel talismano ha risvegliato i miei poteri, probabilmente l’ha fatto per difendermi da Cassandra o non so… per riportarmi alla mia vera natura. >>

Edward si alzò e mi guardò come se fossi pazza.

<< Bella ma cosa ti è succeso? Di che natura parli? Non mi hai ancora detto cosa ti ha hanno fatto Cassandra e Tanya quando ti hanno rapito. >>

<< Non sono diventata pazza, Edward. Come ti dicevo ero nel mio appartamento e di colpo sono svenuta. Quando mi sono risvegliata ero in un piccolo bosco e subito mi sono resa conto che qualcosa non andava nel mio corpo. I miei sensi erano più sviluppati e mi sentivo diversa e più forte. Cassandra ha cominciato a dire strane cose, sul fatto che somigliavo a una certa Christabel e dopo mi hanno portato qui dai Volturi. >>

<< E poi cosa è successo? >> incalzò e io ero ormai arrivata al punto di dirgli come stavano le cose.

Presi un bel respiro e mi preparai a rispondere ma la porta della stanza che si apriva all’improvviso mi fermò.

Leandro entrò senza sorprendersi della presenza di Edward. Quest’ultimo invece appena lo vide gli si lanciò addosso, sbattendolo con forza contro la parete.

<< Quanto entusiasmo Edward. Sei così contento di vedermi? >>

<< Non scherzare lurido bastardo, mi fidavo di te, invece guarda che cosa è successo. E’ colpa tua se Bella si trova qui. >>

Leandro si liberò con apparente facilità dalla presa di Edward e lo spinse indietro. Per qualche secondo rimasero entrambi in silenzio e io ebbi seriamente paura che cominciassero a litigare sul serio e a farsi male.

<< Ti sbagli, se Bella è qui è per colpa tua. >>

Io e Edward lo guardammo stupiti.

<< Cosa diavolo dici, non fare il furbo con me, va bene? Cos’è quel talismano di cui Bella prima mi stava parlando? >>

<< L’abbiamo fatto io e sua madre, serviva a tenere nascosta la sua vera natura. >>

Edward si voltò di scatto verso di me.

<< Cosa significa?  Tua madre? >>

Ancora una volta venni interrotta dalla porta che si apriva e stavolta con sgomento di tutti e tre vedemmo Aro guardarci come se fossimo dei bambini monelli che stavano facendo baccano.

<< Cosa succede qui? Come sapete nel mio castello regna il silenzio, cosa avete da urlare? >>

Il suo sguardo si fermò su Edward e sorrise senza allegria.

<< Vedo che nonostante tutte le mie minacce tu hai deciso comunque di rischiare la vita di tua figlia per venire a prendere la mia cara e dolce nipotina. >>

Raggelai a quelle parole. Edward venendo da me metteva a rischio la piccola Abigail?

<< Edward! >>

<< Bella! >>

Dicemmo all’unisono.

<< Bene, verrò più tardi a scambiare due paroline con te mio caro Edward. >>

Leandro seguì Aro che gli aveva fatto cenno di seguirlo. Quando la porta si fu chiusa io e Edward ci ponemmo delle domande nello stesso momento.

<< Sei la nipote di Aro? >>

<< Hai messo a rischio la vita di Abigail? >>

Le nostre voci si era sovrapposte e tacemmo per qualche attimo per riportare ordine.

<< Smettila Bella, rispondi alla mia domanda. >>

Il suo sguardo era furioso e non ne capii il motivo. Comprendevo che magari non mi avrebbe nemmeno creduto ma arrabbiato perché?

<< Cosa vuoi che ti dica, ho scoperto cose sconcertarti su di me e la mia famiglia. Mia madre era  Christabel Volturi, la figlia di Aro per l’appunto, di conseguenza io sono sua nipote. >>

Edward mi guardava allucinato.

<< Impossibile. >> sussurrò.

<< E’ quello che ho detto anch’io. >>

<< E quindi cosa voleva dire Leandro quando dice che quel talismano ha risvegliato i tuoi poteri? >>

<< Sono una mezzo vampira, Edward, proprio come lo è stata mia madre. >>

Edward se possibile era ancora più sconvolto e lo vidi sedersi lentamente.

<< Cosa stai dicendo? Non ti credo, non è possibile. >>

Incrociai le braccia al petto, di colpo irritata.

<< Tu vieni a dire a me che questo è impossibile? Io allora cosa dovrei dire? >>

Lui nemmeno mi guardò e forse non mi aveva neppure ascoltato.

<< Sai cosa vuol dire essere perseguitata da una vampira solo perché sono innamorata del suo ex fidanzato e in più scoprire che lui ha una figlia? Sai cosa vuol dire essere minacciata dalla stessa vampira di morte su quella che credevo essere mia madre, su te e la bambina? Sai ancora cosa vuol dire essere catturata da due pazze vampire, essere portata in questo maledetto castello con vampiri assetati di sangue e scoprire che sei una di loro e che la tua vera madre era della loro stessa natura? NO, NON LO SAI! >> continuai gridando.

Edward finalmente si degnò di guardarmi.

Ero stanca, preoccupata, frustrata da tutta quella situazione e lui veniva a dire a ME come tutto questo era impossibile?

Sbuffai e mi portai le mani al viso. Dovevo cercare di calmarmi ma era del tutto impossibile. Sapevo che Edward era giustamente sconvolto ma invece di aiutarmi che faceva? Dubitava di me!

Ad un tratto sentii due braccia salde avvolgermi.

<< No, lasciami! >>

Riuscii a divincolarmi dalla sua stretta, cosa che prima non avrei potuto fare. Edward però non demorse e cercò di riacciuffarmi. Dopo una breve colluttazione in cui gli intimavo di lasciarmi in pace riuscii a stringermi con fermezza a sé. Non potei far altro che abbandonarmi ancora una volta tra le sue braccia.

Quante cose erano successe in grado di sconvolgermi la vita e la mia unica certezza sembrava volermi abbandonare.

Edward mi tenne stretta tra le sue braccia a lungo, sospirando ogni tanto e finalmente parte della mia rabbia sembrò scemare, come sempre succedeva in sua presenza.

<< Ti prego, piccola, calmati. >> mi sussurrò all’orecchio cercando di rassicurarmi.

Mi allontanai da lui e andai verso la finestra.

<< Bella… non volevo farti arrabbiare. Io sono sconvolto. Ti ho lasciato che eri un umana e adesso scopro che in realtà sei una mezza vampira come mia figlia e in più nipote di Aro. >>

Già, non ci avevo ancora pensato. Io e la piccola Abigail ora non eravamo poi così diverse. Quel pensiero fu in grado di farmi sorridere leggermente. Chissà cosa stava facendo…

Edward forse intuì i miei pensieri e mi prese il viso tra le mani.

<< Le manchi molto. >>

<< Non dovevi mettere a rischio la sua vita per venire da me. >>

Non seppi perché a quelle parole i suoi occhi si accesero e mi guardò con grande dolcezza.

<< Questo è uno dei tanti motivi perché ti amo Bella. Ti preoccupi così tanto per Abigail e io non posso che adorare questa cosa. >>

Per un attimo mi fermai a quando mi disse “ Ti amo “.

 Da tanto avrei voluto sentirglielo dire di nuovo…

<< Mi ami… >> sussurrai e lui avvicinò il mio viso al suo.

<< Ti amo Bella. >> mormorò sulle mie labbra.

Mi baciò con dolcezza e capii quanto mi era mancato in quel mese.

<< Bella sono così confuso… insomma tu sei una mezza vampira! >> disse con entusiasmo quando ci separammo.

Sorrisi con indulgenza.

<< Sì Edward, lo sono, questa cosa ti fa piacere? >>

<< Ma certo… cioè capisco che tu sia sconvolta, come lo sono io, ma sapere che le nostre nature non sono molto diverse mi riempie di gioia. >>

Sorrisi di nuovo e entrambi ci sedemmo sul letto.

<< Davvero Edward, non avresti dovuto lasciare Abigail. >>

<< L’ho lasciata con il Clan dei Denali. >>

<< Dei Denali? Con Tanya vuoi dire? >>

<< Non proprio, comunque è stata lei a dirmi dov’eri e a portarmi da te. >>

<< Sul serio? >>

Mi sembrava strano, ma infondo avevo notato che era titubante quando lei a Cassandra mi avevano rapito.

<< Sì, ma ciò che conta realmente è che sei di nuovo con me. Ho passato un mese d’inferno senza di te. >>

Ci guardammo intensamente.

<< E’ stato difficile anche per me. >> dissi con fermezza.

<< Tua madre era quella del dipinto in corridoio? >>

<< Sì, l’hai vista? >>

Non seppi perché in quel momento sentii una gioia sospetta. Per un attimo me ne pentii, non avevo mai conosciuto la mia vera madre e mi dispiaceva per Renee.

<< Sì, era molto bella. >> disse.

<< Già… >>

<< Bella cosa c’è? >>

<< Edward… mia madre… Renee… saprà di tutto questo? >>

<< Mi dispiace, piccola. So che sei confusa. Di sicuro Renee ti avrà adottato e non te l’ha mai detto per non farti soffrire. >>

Sì doveva essere di sicuro così, ma allora mio padre?

<< Edward ma se io sono una mezza vampira, mio padre doveva essere per forza un umano oppure poteva anche essere un vampiro? >>

Lui mi guardò per un attimo.

<< Beh in realtà dovrebbe essere un umano, ma ci sono casi in cui una mezzo vampira e un vampiro danno alla luce un mezzo vampiro. >>

Ascoltai con attenzione le sue parole. Quindi l’uomo che credevo essere mio padre poteva non esserlo. Ero davvero troppo confusa, solo Aro poteva darmi delle risposte ma evidentemente era deciso a dirmi le cose a poco a poco.

<< Adesso mi fai vedere quel talismano? >>

Glielo diedi e lui lo osservò con cura.

<< Quindi questo l’ha fatto Leandro con tua madre… si conoscevano… >>

<< Si amavano. >>

<< Come lo sai? >> mi chiese Edward stupito.

<< Leandro mi ha detto che l’amava ma che non è riusciuto a salvarla e sono sicura che anche lei lo amava. >>

<< Bella sono certo che Leandro non è tuo padre, quindi dov’è? >>

Sospirai e poi sorrisi alle sue parole.

<< Leandro non è di certo mio padre perché mi ha baciato. >>

Edward scattò in piedi.

<< Che cosa ha fatto? >>

Mi alzai con un sorriso e gli cinsi il collo con le braccia.

<< Non è stato nulla, come mi ha detto lui l’amore che provava per mia madre si è in qualche modo riflesso su di me. >>

<< Non importa, lo faccio fuori lo stesso appena lo rivedo. >>

<< Sei geloso? >> chiesi divertita.

Lui mi strinse tra le braccia e mi guardò intensamente.

<< Certo che lo sono, signorina Swan. >>

Mi baciò d’impeto lasciandomi quasi in riserva d’aria.

<< Edward? >> lo chiamai, stringendo la sua maglietta tra le dita.

<< Uhm? >> borbottò lui strofinando il suo naso contro il mio.

<< Anch’io ti amo. >>

Sorrise e mi abbracciò più forte.

 

 

 

 

 

********************************* 

Ciao a tutti… come state? Spero meglio di me.
Scusate per il ritardo ma ieri sono stata malissimo, ho avuto una reazione anafilattica a causa di un antibiotico e sono stata abbastanza male… ma comunque… ora mi è rimasta la febbre ma va meglio rispetto a ieri.

Spero davvero che il capitolo vi piaccia… ormai Edward sa la verità quindi da qui in poi andremo avanti in modo più fluido!

Volevo solo dirvi una cosa, in ogni caso sia che il padre di Bella sia umano o meno, tenete a mente che in questa storia il padre umano di Bella, quello che se ne è andato non è Charlie.

Un bacio a tutti…

Stella Del Sud…

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** La storia di Christabel ***


                   ℓα ѕтσяια ι ¢няιѕтαвєℓ

 

 

 

Stringevo con forza la mano di Bella, senza più timore di farle del male, mentre camminavamo affiancati lungo il corridoio che portava alla sala dove Aro ci stava aspettando. Quando l’avevo visto entrare mi ero sentito morire. Non avevo paura per me ma per mia figlia. Tuttavia sapevo che era al sicuro con Eleazar quindi Aro, a differenza di ciò che mi aveva detto, aveva altri piani anche con me.

Non sapevo perché ci avesse convocati entrambi ma ero ansioso di saperlo, così come Bella che stringeva la mia mano spasmodicamente.

Bella… incredibile. Adesso era una mezza vampira e una volta superato questo periodo e aver riacquistato la nostra libertà sarebbe rimasta al mio fianco per sempre. Spesso pensavo a cosa ne sarebbe stato di noi, data la sua natura umana. Non riuscivo a concepire l’idea di trasformarla quindi sapere che era immortale come me mi riempiva di gioia. La natura dei mezzo vampiri va avanti più velocemente rispetto a quella degli umani, ma comunque di pari passo. Solo quando avrebbero trovato il vero amore la loro crescita si sarebbe fermata. Io ero il vero amore di Isabella?

Sorrisi tra me… ormai ero sicuro di sì.

La storia che mi aveva raccontato era incredibile. Lei era la figlia di Christabel Volturi, ovvero la figlia di Aro. Era ancora insopportabile per me pensare che Aro fosse suo nonno. Era una persona meschina che poco aveva a che fare con lei e sicuramente con Christabel.

<< Ci siamo >> mormorò Bella e io le baciai la fronte.

<< Non preoccuparti. >>

Due vampiri dal fisico possente ci aprirono le porte della sala e noi entrammo titubanti.

Aro era ovviamente seduto nel suo trono, affiancato da Caius e Marcus. Non li avevo mai visti perché conoscevo solo Aro che prima che Cassandra mi trasformasse veniva spesso accompagnato dalle sue guardie per parlare con lei in privato.

<< Siate i benvenuti, miei cari. >>

Sia io che Bella guardammo Aro con sufficienza. Era odioso quel suo modo pomposo di parlare.

<< Molto bene. Molto bene. >> disse, per poi farci cenno di avvicinarci di più.

<< Cassandra aveva ragione, guardavi così innamorati è disgustoso. >> disse fissando le nostre mani intrecciate.

<< Dov’è adesso? >> domandai, stringendo la mano di Bella.

<< Sei ancora innamorato di lei Edward? >> chiese con un sorriso Aro.

Bella si irrigidii e io la guardai eloquente.

<< No, solo curiosità. >> mentii.

<< Non ti credo. Comunque so che è andata a prendere tua figlia e adesso sono insieme da qualche parte. >>

Lasciai la mano di Bella e avanzai minaccioso verso di lui, incurante delle guardie che ci avevano seguito e che venivano verso di me per proteggerlo.

<< Maledetto! Non è possibile, mia figlia è con il clan dei Denali! >>

<< Era. Cassandra è riuscita a prenderla, ma tranquillo non le farebbe mai del male. >>

Bella mi posò la mano sulla spalla e io arretrai di qualche passo, sotto il ringhio furioso delle guardie e le cinsi la vita, mentre lei si avvicinava al mio orecchio.

<< E’ così Edward. Non le farà del male. >>

Cercai di calmarmi pensando a come aveva fatto Eleazar a lasciarla andare. Doveva essere per forza successo qualcosa.

<< Sì Edward hai poco da preoccuparti, lei non ha nessuna intenzione di portare qui la bambina. Infondo ha ragione, questo è uno dei tanti punti inclusi nel nostro patto, tuttavia lei adesso vuole te e uccidere Isabella, cosa che non le permetterò mai date le mie intenzioni. >>

<< Cosa vuoi dire? >> chiesi dubbioso.

Cassandra non voleva portare Abigail al palazzo, ma allora cos’aveva in mente?

<< Voglio dire che presto ucciderò Cassandra perché ha cercato di fare la furba con me e questo non mi piace. >>

<< Spiegati meglio, in cosa consiste il vostro patto? >>

Stavolta fu Bella a parlare e io la vidi notevolmente preoccupata.

<< Mia cara nipote ci sono molte novità nell’aria che presto scoprirai. Non ho intenzione di dirti qual è il mio piano attuale, ma posso semplicemente informarti di quali erano le mie iniziali intenzioni. >>

Entrambi lo fissamo in attesa che continuasse a parlare.

<< Ebbene… Cassandra mi ha detto dove ti trovavi e mi ha proposto un cambio. Te, la mia cara e dolce nipote, al posto di Edward e la bambina. >>

Non capivo… perché Aro si sarebbe dovuto accontentare di una cosa tanto semplice. Voleva me e Abigail insieme a Cassandra e perché accontentarsi di Bella? Solo perché era sua nipote? No, i piani non tornavano.

Osservai Bella e anche lei non riusciva a capire.

<< Tu sei molto importante, mi servirai parecchio e non solo perché sei mia nipote. I tuoi poteri sono straordinari, anche se ancora non li conosci e darai vita a qualcosa che mi servirà parecchio. >>

Rimasi senza parole, cosa diavolo voleva dire?

Sentii Bella respirare in modo affannato. In pratica Aro non ci avrebbe mai lasciato andare e per non complicare le cose e mettere in pericolo Abigail non potevamo neppure scappare. Quella stupida di Cassandra aveva preso la bambina e ora che Aro voleva ucciderla chissà cosa ne avrebbe fatto di Abigail.

<< Quando avrai preso Cassandra cosa ne vuoi fare di Abigail? >>

Bella trucidò Aro con lo sguardo, che ricambiò sorpreso e compiaciuto.

<< Farò tutto ciò che vuoi ma solo ad una condizione. >>

Cominciavo a preoccuparmi, sapevo fin dove sarebbe arrivata per difendere mia figlia.

<< Non credo che tu sia nella condizione di formulare dei patti con me, mia cara nipote, tuttavia sono curioso. Hai l’atteggiamento tipico di tua madre e questo basta nel farti ascoltare da me. >>

<< Voglio che tu lasci andare via di qui Edward e lasci in pace Abigail. Io rimarrò qui fino a che lo vorrai e potrai fare di me ciò che vuoi. >>

Sentii la sua voce tremare alla fine della frase e la strinsi tra le mie braccia incredulo.

<< NO! Non farai nulla di simile. >> le dissi spaventato.

<< Edward devi cercare tua figlia e stare con lei. Sarà spaventata e tu devi vivere con lei la tua vita, io me la caverò. >>

<< No, Bella… >>

<< Edward ti prego. E’ giusto così. >>

Un battito di mani interruppe la nostra breve discussione.

<< Che siate carini… complimenti Isabella, sei identica a tua madre. Tuttavia Edward non si muoverà di qui ma dato che il tuo patto è interessante prometto di non toccare la bambina. >>

<< Io avevo detto anche Edward! >>

Cercai di zittirla ma non ci riuscii.

<< Un patto ha sempre dei margini e i miei sono questi, altrimenti appena trovo Cassandra mi libero anche della bambina. >>

Mi irrigidii. No, l’avrei ammazzato ma non avrebbe toccato mia figlia.

<< Ve lo detto, non siete nella situazione di contrattare, dovresti anzi ringraziarmi nipotina mia per questa rara concessione. >>

<< Bella ti prego… >> le sussurrai all’orecchio.

<< Potete andare >> pronunciò con voce zelante Aro, come se ci stesse invitando ad una festa.

Repressi l’impulso di ucciderlo là stesso e trascinai Bella fuori da quella sala maledetta.

<< Edward. >>

<< Zitta! >>

Lei mi guardò stupita e io la trascinai nella sua stanza e chiusi la porta con un tonfo.

<< Bella credi davvero che io non sia preoccupato per mia figlia? >>

<< No io… >>

<< Non serve a niente esporsi così. Tu non conosci tuo nonno. >>

Quanto mi costava dire quella parola…

Bella mi guardò ferita e si sedette sul letto.

<< Io volevo solo lasciarti libero. >> mormorò e io mi passai una mano tra i capelli nervosamente.

<< Amore mio… >> cominciai agitato ma mi mancarono le parole.

Mi sedetti accanto a lei e le accarezzai i capelli lunghissimi.

<< Tesoro lo so cosa vuoi fare, ma io di qui senza di te non me ne vado. Come dici tu non sarà facile per Aro trovare Cassandra e nonostante tutto lei non gli lascierebbe mai sua figlia. Il punto è trovare una soluzione per farci lasciare liberi. Cosa vuole quel dannato? >>

Non mi ero neanche accorto che era entrato Leandro. Ci fissava e io e Bella ci alzammo sorpresi.

<< Bella posso parlarti? >> domandò cauto.

<< Edward però rimane con me. >> sorrisi all’indirizzo di Bella e così fece Leandro.

<< E’ una cosa che riguarda te quindi se vuoi che lui rimanga… >> fece spallucce e si sedette in una poltrona.

Io e Bella ci sedemmo di nuovo e lei mi guardò curiosa.

<< Il giorno in cui conobbi Christabel, fu quando venni accolto dai Volturi. Tua madre non aveva ancora conosciuto tuo padre, così passavamo molto tempo io lei e Cassandra. Loro divennero molto amiche e io provavo per lei sentimenti sempre molto più forti e diversi dall’iniziale amicizia che ci legava. >>

Leandro si fermò un attimo e abbassò lo sguardo. Mi sembrava davvero assurdo che Cassandra e Christabel fossero amiche. Il destino a volte era davvero beffardo.

<< Un giorno venne da me, così euforica come non l’ avevo mai vista. Credevo che sarebbe stato un viaggio di pochi mesi al massimo, invece tornò dopo tre anni. >>

<< Tre anni? >> sussurrò Bella e Leandro annuì lentamente, per poi guardarla per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare.

<< Sì, Aro non gradì questa sua lunghissima assenza, ma quando tornò non era da sola. >>

Quindi era già incinta? Mi chiesi curioso.

<< Come avrete capito era già incinta. Cercò di nasconderlo a suo padre, si sfogò con me per lunghe notti implorandomi di aiutarla. Dapprima non riuscivo a concepire l’idea che la donna di cui mi ero innamorato era tornata incinta da un lungo viaggio. Non riuscivo a credere a quanto fosse stata irresponsabile, ma quando mi disse che si era innamorata di un uomo umano non ci vidi più. >>

Leandro si alzò in piedi, camminando nervosamente da una parte all’altra della stanza, tendendo le mani sui fianchi.

<< Non potevo credere che avesse preferito un umano a me. Anche Aro avrebbe voluto una nostra unione, ma poi capì che lei non aveva colpa. Non mi amava come l’amavo io. >>

Si risedette stancamente sulla poltrona, come se tutte le sue energie si fossero esaurite e dando un occhiata a Bella la vidi molto in difficoltà.

<< Leandro io penso che… >>> cominciò.

<< No Bella, tua madre provava dei sentimenti per me, me lo disse, ma questi non erano gli stessi che provava per tuo padre. >>

<< Chi è mio padre? Dopo che cosa è successo? >>

Bella era avida di risposte, come era giusto che fosse.

<< Aspetta Bella, prima devo finire di raccontarti tutta la storia. Te l’ho già detto una volta, mi odierai e non solo per ciò che ho fatto a tua madre. >>

A quelle parole mi irrigidii, che cosa le aveva fatto?

<< Io non credo che potrò farlo Leandro. >>

<< Sì Bella, lo farai. Come stavo dicendo… tua madre cercò in tutti i modi di andare via da suo padre, ma lui ben presto scoprì tutto e quindi non ci riuscì. Quello che successe dopo fu terribile Bella. Vuoi davvero saperlo? >>

Bella si strinse al mio braccio e io la tirai a me per rincuorarla.

<< Certo che voglio saperlo. Continua. >> mormorò, mentre stringeva il mio braccio sempre più forte.

<< Aro non è un vampiro come tutti gli altri. Segregò tua madre in una segreta, dove io le facevo visita ogni notte. Lei mi chiese ancora di aiutarla, ma stavolta per salvare solo te. Aro voleva ucciderti non appena fossi nata. >>

Bella chiuse gli occhi addolorata e io le accarezzai la schiena per farle sentire in qualche modo la mia presenza.

<< In tutti quei giorni in cui era stata rinchiusa studiò ogni tipo di libro su talismani o cose riguardanti i mezzo vampiri. Erano libri che io di nascosto le portavo. Ero convinto che non sarebbe riuscita a trovare nulla in quegli scritti, invece poche settimane prima che tu nascessi trovò una soluzione. Era un processo molto difficile che prevedeva l’unione delle energie di un mezzo vampiro e di almeno un vampiro. Le dissi che l’avrei aiutata volentieri, ma mi aveva nascosto un particolare sconcertante. Lei sarebbe morta quasi sicuramente. Per via della gravidanza, che è un processo più difficile del normale nella nostra natura, non avrebbe avuto le energie sufficienti. Le promisi che non le sarebbe accaduto nulla e lei mi fece credere che le cose sarebbero veramente andate così. >>

Sbattè un pugno sul bracciolo della poltrona in legno, che andò in mille pezzi.

Bella era senza parole, come lo ero io. Era evidente che preferiva la vita di sua figlia alla sua. Un gesto d’amore che solo una madre avrebbe potuto fare.

<< Come hai detto tu, non lo sapevi. >> dissi, guardando Leandro.

<< Io l’amavo così tanto e ho solo potuta osservarla morire tra le mie braccia. >>

A queste parole seguì qualche attimo di silenzio. Bella non aveva la forza di parlare, così lo feci io.

<< In cosa consisteva questo procedimento? >>

Leandro si riprese e mi guardò tristemente.

<< Scegliemmo un oggetto che lei teneva sempre con sé. Era una semplice pietra a forma di luna che tuo padre le aveva regalato. Quando si innamorarono le disse una di quelle frasi sdolcinate che solo gli umani sono capaci anche solo di pensare. Le avrebbe dato la Luna e non potendo forgiò lui stesso quella pietra per farla somigliare ad una mezza luna. Con un vecchio rito molto pericoloso concentrai buona parte delle mie energie e tutte quelle di Christabel, formando così un talismano capace di renderti innocua, come un essere umano. Non sapevamo se questo sarebbe bastato, ma l’idea di Christabel era quella di farti sparire. Darti in donazione a una buona famiglia dove avresti potuto crescere tranquilla, lontana dal nostro mondo. Convinsi Aro che quando Christabel morì, lo stesso successe a te e così si chiuse l’argomento. >>

Bella lasciò il mio braccio e si portò entrambe le mani nei capelli.

<< Però non feci esattamente tutto quello che mi disse >> sussurrò Leandro, attirando le nostre attenzioni.

<< Cosa vuoi dire? >> domandò Bella cautamente.

<< Bella, lei mi chiese di darti a una famiglia di umani ma io andai a cercare tuo padre. Volevo che fosse lui a crescerti. >>

<< Vuoi dire che il mio vero padre è Mattew Swan? >>

<< Sì Bella è lui. >>

<< Non posso crederci, ma mi ha abbandonato e poi era sposato con Renee. >>

Bella si alzò in piedi e si avvicinò a Leandro. La seguii e le avvolsi la vita con un braccio.

<< Infatti è così. Quando ho trovato tuo padre, lui si era sposato da poco, ma questo voglio che sia… Renee… a dirtelo. Lei sa tutto, ma non della tua natura. >>

<< Oddio, io sono confusa. Edward… >>

Mi abbracciò e io ricambiai la sua stretta con forza. Tutta quella storia era davvero complessa. Christabel aveva sofferto molto ed era morta per salvare sua figlia…

<< Devo parlare con Renee… io…. >>

Non riuscii a finire di parlare che la sentii sempre più pesante tra le mie braccia, fin quando non la sentii scivolare dalla mia presa.

<< Bella! >> esclamai preoccupato.

La presi in braccio e la portai sul letto velocemente. La distesi ma lei aveva perso i sensi.

<< Bella, amore cosa succede, svegliati! >>

La schiaffeggiai piano e lei lentamente aprì gli occhi.

<< Oh Bella, come ti senti? >>

Mi sedetti sul letto accanto a lei, sollevandole piano il busto per farla appoggiare al mio petto.

Lei respirò con affanno e poi mi sorrise debolmente.

<< Non ti preoccupare. >>

<< Come? Certo che mi preoccupo. Bella sei una mezza vampira, anche se potresti svenire questo accade raramente e solo con motivi particolari che non conosco. >>

Lei arcuò un sopracciglio e fece spallucce.

Guardai Leandro e lui stava in piedi, con le mani in tasca e per nulla sorpreso o preoccupato.

<< Devo andare. >>

<< No aspetta! >>

Bella provò a fermarlo, ma lui le sorrise tristemente e andò via.

<< Mi odierai Bella. Mi odierai. >>

Queste parole mi confusero, si sentiva colpevole per la morte della madre di Bella? No… secondo me c’era qualcos’altro, ma cosa?

<< Edward ma perché Leandro continua a ripetere quella frase? >>

Le baciai i capelli e mi distesi con lei.

<< Non lo so, riposa ora. >>

Notai che sembrava davvero molto stanca, ma forse era a causa di tutte quelle informazioni che aveva ricevuto in così poco tempo.

<< Edward mia madre è morta per me. No, non voglio riposare. >>

Gli occhi le si stavano per chiudere, così le accarezzai i capelli lentamente.

<< Shhh piccola, ogni madre lo avrebbe fatto. Ne parliamo dopo, dormi ora. >>

Bella si lamentò per qualche secondo, fin quando non cadde in un sonno profondo.

 

 

 

 

 

 

*****************************************  

Salve mie cari lettori,
con questo capitolo abbiamo finalmente capito la vera storia di Christabel,
adesso passiamo all’azione vera e propria, Bella rivedrà suo padre solo quando uscirà di lì
il che non credete che non avverrà presto, solo… ci saranno delle perdite…

Parlando d’altro, avete visto il trailer di Water For Elephant? Lo trovo magnifico, Robert sta davvero maturando sempre di più! Non vedo l’ora di vedere quel film e voi?

Un bacio a tutti…

Stella Del Sud…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Nuova Vita ***


               иυσνα νιтα

 

 

 

Ero preoccupato. Molto preoccupato.

Bella si comportava in modo strano. Era sempre molto nervosa e la vedevo parecchio stanca. Ero sicuro che tutta quella situazione la stesse distruggendo. Si sentiva in colpa per la madre. Christabel era morta per salvarla, come ogni madre avrebbe fatto, eppure lei sembrava non darsi pace.

Avrebbe voluto uscire di lì subito per raggiungere Reneè e farsi spiegare tutta la situazione. Non poteva credere che il suo vero padre l’aveva abbandonata, sapendo la sua delicata situazione.

Eppure era così e non era facile da accettare per lei. Tutto quel malessere era davvero dovuto solo a questo?

Quando lei si addormentava sfinita dai suoi pensieri e dalle sue paure io pensavo alla mia bambina e a cosa Aro voleva davvero da noi. Perché i suoi piani erano cambiati? Cassandra non era a conoscenza di questo suo cambio di piano ma ero certo che Aro non avrebbe fatto del male ad Abigail.

La mia piccola… quanto mi mancava.

Sospirai rassegnato e accarezzai i capelli di Bella che sbuffava da non so quanto tempo. Non capivo perché quel suo stato di nervosismo e agitazione. Io cosa avrei dovuto dire allora? Volevo vedere mia figlia e non potevo.

<< Dai Bella, calmati adesso. >>

<< La fai facile tu, Edward. >>

Quelle parole furono la goccia che fece trabboccare il vaso. Era da molto tempo che tenevo molta pazienza con lei, ma questo era troppo.

<< La faccio facile, eh? Non pensi a mia figlia e a quanto mi manca? Io sto meglio di te secondo il tuo modesto parere? >>

Lei mi guardò quasi senza capire.

<< Ti ho offerto la possibilità di andartene, ma tu non hai voluto. >>

<< E davvero non capisci il perché? >>

Lei si morse il labbro e abbassò il capo.

<< Ti amo, non vuoi ancora capirlo? >>

I suoi occhi si riempirono all’istante di lacrime. Questa era un’altra cosa che succedeva spesso e talvolta senza motivo. Probabilmente il suo sistema nervoso era davvero alterato.

<< Scusa amore, solo che io… >> cominciò

L’abbracciai senza dire nulla. Era una situazione difficile ma presto ne saremmo usciti, in un modo o in un altro.

La porta venne spalancata all’improvviso facendoci  trasalire.

Una vampira bionda e bellissima si stagliò davanti a noi.

<< Tanya? >> domandai incredulo.

<< Proprio io, si può sapere cosa state combinando chiusi qui dentro? >>

<< Che vuoi dire? Non è forse anche colpa tua? >> domandò Bella di nuovo arrabbiata.

Tanya saggiamente non rispose e continuò a guardare me.

<< Suppongo tu sappia che Cassandra ha preso Abigail. >>

<< Lo so. >> dissi soltanto, stringendo i pugni.

<< Vuoi dirmi com’è stato possibile? >> sbottai alterato.

<< Sai che non sono potuta tornare dai Denali. Li ho osservati da lontano, anche se Eleazar sapeva benissimo che ero nei dintorni, infatti mi ha detto di riferirti un suo messaggio. >>

<< Prima si fa scappare mia figlia e poi mi manda un messaggio? >>

<< Edward stai cal… >>

<< E NON DIRMI DI STARE CALMO! >> urlai senza dare modo a Bella di continuare.

Mi pentii subito di ciò che aveva fatto. Bella non disse nulla e si avviò alla finestra.

<< Ascolta Edward, come ti dicevo ho osservato da lontano il mio clan. Cassandra è venuta più volte ed è stata Abigail ad andare da lei di sua spontanea volontà. >>

Non credevo alle parole di Tanya, non era possibile.

<< E’ impossibile. >> mormorai.

<< E invece è così. Abigail ha fatto di tutto per poter andare con Cassandra, non so per quale motivo ed Eleazar ha dovuto lasciarla andare. Infondo era certo che non le avrebbe fatto del male. >>

Cos’aveva in mente mia figlia?

<< Qual è il messaggio di Eleazar? >> mormorai preoccupato.

<< Eleazar sta seguendo Cassandra, senza che lei se ne accorga. Manterrà la promessa che ti ha fatto. >>

Annuì tra me. Dovevo fidarmi di Eleazar.

<< Sei venuta a dirmi solo questo? >>

<< No, sono qui per aiutarvi. Aro non sa che sono qui. Se mi scoprisse penso che mi ucciderebbe. >>

<< Allora cosa ci fai qui? >>

<< Te l’ ho detto voglio aiutarvi, perché… Isabella!!! >>

Mi girai all’istante e vidi Bella accasciata al suolo. Mi precipitai da lei e la pres in braccio. Febbrilmente la distesi sul letto e le scostai i capelli dal viso.

<< Bella ma cosa… >>

<< Sto bene, non preoccuparti. Solo un capogiro. >>

Allontanò bruscamente la mia mano che le stava accarezzando i capelli e fece per alzarsi.

La rimisi giù e lei cercò ancora di divincolarsi.

<< Per favore piccola, stai tranquilla. >>

<< Siamo tutti nervosi. >> s’intromise Tanya.

<< Forse è meglio se te ne vai allora. >> le rispose Bella, appoggiata con la schiena alla spalliera del letto.

<< Voglio rimanere qui, o meglio, tra un po’ andrò via ma tornerò. Nulla ha più senso per me senza il mio clan e poi voglio aiutarvi. >>

Guardai Tanya curioso. Quella vampira mi stava sorprendendo sempre di più, ma…

<< E se facessi il doppio gioco e stessi ancora dalla parte di Cassandra? >>

Bella mi aveva rubato le parole di bocca. Avevo questo dubbio da quando l’avevo vista arrivare.

<< Vedrai che non è così. >> le sorrise Tanya.

<< Non mi fido di te. >> continuò Bella.

<< Bella… dovresti preoccuparti del tuo stato di salute. >> le disse ancora la vampira con calma.

<< Il mio stato di salute? >>

<< Bella è solo stanca. >> aggiunsi io.

Tanya ci guardò entrambi come se stessimo dicendo delle bestemmie.

<< Ma come… >>

Era incerta sul continuare e io mi alzai per fronteggiarla.

<< Sai qualcosa che noi non sappiamo? >>

Lei aveva passato del tempo con Cassandra e se le avessero fatto qualcosa?

<< No, beh io… pensavo… no, no nulla. >>

La presi per le spalle guardandola minaccioso.

<< Cos’ha Bella. >>

<< Non è nulla di grave, ma se non lo sapete io non ve lo posso dire. Ho sbagliato, credevo… lasciamo perdere! >>

Si divincolò da me.

<< Questa è una delle tante ragioni per cui voglio aiutarvi. >>

<< Che significa? Vuoi spiegarti? >>

Bella nel frattempo si era alzata e io le passai un braccio intorno alla vita per paura di qualche ricaduta. Lei fece finta di non vedermi, rimanendo rigida e con le braccia incrociate al petto.

<< Non è una cosa di cui preoccuparsi. Tuttavia non si vi siete mai chiesti dello strano comportamento di Cassandra e Leandro? Il patto con Aro? Ne siete a conoscenza se non sbaglio. >>

<< Come sai tutte queste cose? >> chiesi stupito

<< Cassandra credeva di poter fare del tutto affidamento su di me ed era questo ciò che le avevo fatto credere e mi ha detto tutto. E’ stato un gesto molto avventato da parte sua ma aveva bisogno di un aiuto immediato. Voleva portarti subito dai Volturi, perché se avesse ritardato ancora, come voleva fare, Aro avrebbe ucciso la bambina e tu Edward avresti saputo la verità e non saresti mai riuscito a stare di nuovo con Cassandra. >>

<< Devi dirmi tutto. >> pregò Bella.

<< Sì, hai ragione… Leandro non sarà felice di questo ma devo dire tutto. >>

Tanya si passò le mani nei lunghi capelli biondi e si sedette sulla sponda del letto.

<< Cassandra mi ha raccontato che ha cercato di separvi, facendo credere che Bella non volesse più stare con la bambina e con te, Edward. >>

Annuimmo entrambi e lei continuò.

<< Beh è meglio che vi sedete, almeno tu Bella. >> mormorò facendomi preoccupare all’inverosimile.

Bella per tutta risposta si aggrappò al mio braccio, dimenticando per un attimo il piccolo astio che aveva nei miei confronti per la brutta risposta di prima. Io strinsi la presa sulla sua vita per farle capire che l’avrei sorretta.

<< Edward, quella notte durante la lite tra te e Cassandra non è intervenuto Leandro, dicendoti di andare da Bella? >>

<< Sì. >> risposi, mentre Bella mi osservava curiosa, lei non sapeva queste cose.

<< Bene… Leandro sperò di contare su ciò che ne rimaneva di buono in Cassandra. Le ipotesi future delle sue reazioni erano due e lui sperava per la migliore, ma non è stato così. >>

<< Tanya per favore… >> Bella si stava distruggendo per sapere la verità, così come me.

<< Leandro gli ha fatto vedere attarverso il futuro che tu Bella, saresti rimasta incinta. >>

Mi si formò un nodo in gola e mi si mozzò il respiro. Bella stringeva il mio braccio con tutte le sue forze e tremava come una foglia.

Tanya si alzò e scusandosi si allontanò.

<< Oh no… non può essere…. >> mormorò Bella spaventata.

La presi meglio tra le braccia e le baciai la fronte.

Non riuscivo a connettere bene il cervello… Bella era incinta?... Bella era incinta… Era incinta, adesso?...

Certo che sì stupido! Mi dissi mentalmente…

Un sorriso affiorò tra le mie labbra. All’inizio ne ero rimasto turbato ma adesso… adesso…

<< Bella! > esclamai felice e lei mi guardò come un cerbiatto accecato dai fari.

<< Bella, amore! >> la sollevai e le feci fare un piccolo giro intondo.

Lei mi guardò con un sorriso timido e poi si strinse forte a me cominciando a piangere.

<< Piccola sta tranquilla… sei incinta amore, ecco perché tutto questo malessere. >>

Lei si staccò da me e mi guardò finalmente raggiante.

<< Un figlio… io sarò madre? Un figlio nostro… >>

Scossi il capo con un sorriso e la baciai dolcemente.

<< Sì, un figlio nostro. >>

Per un attimo ricordai quando Cassandra me l’aveva detto… anche quello era stato un momento felice, mi aveva regalato la mia piccola Abigail, ma ora dovevo pensare solo a Bella.

Non potevo ancora crederci… io e Bella aspettavamo un bambino!

<< Oh Edward! >>

Bella di nuovo si strinse a me e io riuscivo a contenere a malapena la mia felicità.

Il lieve bussare alla porta ci ricordò che Tanya era lì fuori. Ci ricomponemmo e io le feci cenno di entrare. Si era affacciata all’uscio della porta e poi entrò.

<< Scusate, ma non posso rischiare che Aro scopra subito che sono qui. >>

<< Certo e… scusami Tanya, per prima. >>

Bella sorrideva a Tanya che le schiacciò l’occhio.

<< Le donne incinta fanno questo ed altro! >>

Sorrisi a Tanya così come Bella, stavo scoprendo in lei tutta un'altra vampira, rispetto a quella che ero abituato a conoscere.

<< Voglio solo finire di raccontarvi alcune cose, in modo che voi non siate più all’oscuro, poi me ne andrò e tornerò tra qualche giorno. >>

Io annuì e mentre mi sedevo sul letto, con Bella seduta sulle mie gambe, Tanya rimase in piedi a guardarci.

<< Cassandra mi ha detto molte cose in effetti, ma ciò che più mi preoccupa è il suo patto con Aro. >>

<< Tanya ma perché Aro continua a dire che i suoi piani sono cambiati? Cassandra non ne sa nulla, a quanto pare. >> chiese Bella.

<< Ha detto così? >> chiese lei allarmata.

Io annuì e lei sospirò nervosamente.

<< Esattamente come immaginavo. Il patto originario tra Aro e Cassandra era quello di tenerti d’occhio e se possibile eliminarti senza lasciare tracce. Cassandra in teoria non voleva ucciderti, teneva d’occhio con Leandro il futuro di Edward e sapeva che la bambina era attaccata a te. Voleva trovare il modo per mandarti via e se non ci fosse riuscita doveva ucciderti. >>

<< Ma che significa che in realtà Cassandra non voleva uccidere Bella? >> domandai curioso.

<< Cassandra non è tutto quello che vuole far credere. Ama molto sua figlia anche se non sa comportarsi nel giusto modo. E’ solo accecata dalla gelosia, specie quando ha scoperto da Leandro che tu saresti rimasta incinta. >>

Bella mi odierai…

Le parole di Leandro mi rimbombarono nella mente… ma certo… quel bastardo aveva rivelato tutto a Cassandra che aveva scelto di rapire Bella e portarla dritta da Aro.

<< Ecco perché Leandro insiste con il dire che lo avresti odiato. >>

Mi rivolsi a Bella e lei sospirò, abbassando lo sguardo.

<< Edward, Leandro sperava di far bene. Voleva far leva sulla parte buona rimasta nella sorella, ma non ci è riuscito. >> continuò Tanya.

<< Certo, doveva fare gli esperimenti con la nostra vita! >>

Ero a dir poco furioso, non appena avessi rivisto quel codardo di Leandro gliel’ avrei fatta pagare.

<< E adesso cosa vuole fare? I piani di Aro? >> mormorò Bella.

<<  Non li conosco i suoi nuovi piani e non vorrei turbarti ma… credo che abbia a che fare con vostro figlio. >>

Il mio cervello a quelle parole lavorò freneticamente. Ma certo… voleva qualcosa dal nostro bambino, ma che cosa?

Aro voleva eliminare Bella perché aveva scoperto che era una mezza vampira e adesso aveva cambiato i suoi piani…

<< Un momento… Tanya come ha fatto Aro ha scoprire di Bella? >>

<< E’ stata Cassandra, sempre grazie al potere di Leandro. Non è stata colpa sua ma lei appena l’ha scoperto l’ha detto ad Aro ed è da lì che è cominciato tutto. >>

Era davvero solo per me che aveva fatto tutto questo? Per Abigail?

Bella è la figlia della sua migliore amica a sentire Leandro. Della vampira che era stata per lei come una sorella, come mai…

<< Cassandra inizialmente non voleva uccidermi perché sono la figlia di Chistabel. >> disse lugubre Bella.

<< Esatto. >> confermò Tanya.

Sospirai rassegnato. C’era ancora qualcosa di buono in Cassandra… ma non l’avrei mai perdonata per ciò che ci aveva fatto.

<< Scusate ma io devo andare. Ci vediamo presto. >>

Ci sorrise appena e fece per andarsene.

<< Tanya aspetta. >>

Feci alzare Bella e mi avvicinai a lei. Senza pensare l’abbracciai. Senza di lei non avremmo saputo nulla e stava rischiando la vita per noi.

<< Grazie. >> sussurrai solamente.

Lei sospirò e mi guardò intensamente. Sapevo che quello che provava per me c’era ancora e mi dispiaceva.

<< Sono convinta di quello che faccio. Vi aiuterò. >>

Andò via dopo aver salutato con la mano Bella.

Io mi voltai verso di lei e notai che mi fissava in malo modo.

<< Che c’è? >> domandai

Lei non rispose e io sorrisi.

<< Non sai mica gelosa? >>

Lei sbuffò e io mi fiondai su di lei e la feci di stendere con attenzione.

<< Amore mio come puoi esserlo. >>

Le baciai il viso continuamente facendola sorridere.

<< Nostro figlio…. Nostro figlio… >> mormoravo senza sosta e lei si commosse di nuovo.

Nessuno avrebbe fatto del male alla donna che amavo e a mio figlio.

 

 

 

 

*********************************************** 

Ciao ragazzi/e !
Auguri di buon Natale in ritardo e di buon anno!
So che volete trucidarmi ma non c’era messa questa lunga pausa. Sono andata dai miei nonni per Natale, in Spagna ( sì sono per metà spagnola xD ) e purtroppo ho scambiato la pennina con quella di mio padre. Non avevo il portatile a avrei usato quello di mia zia per postare almeno un capitolo già pronto per non farvi attendere e purtroppo è andata così!!! Tra l’altro mio padre è pure partito per lavoro quindi mi sono rassegnata a riscrivere in qualche modo il capitolo.

Scusatemi!!!

Voi come avete passato il Natale? A Madrid c’era un freddo che si moriva!!!
Mi siete mancati tutti!

Tornando al capitolo… ammettetelo non ve l’aspettavate, eh??? xD
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Un bacio a tutti e ancora Buon 2011!

Stella Del Sud…

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Potere Mortale ***


             ρσтєяє мσятαℓє

 

 

Sarei diventata mamma. Ancora non riuscivo a crederci. La sorpresa mi aveva totalmente paralizzata e non ero riuscita a godere appieno di quella splendida notizia. Al contrario mio Edward si era ripreso subito. Era stato fantastico. Era felicissimo e io non potevo che esserlo allo stesso modo se non di più.

Mi sembrava ancora assurdo, eppure tutti quei malesseri erano giustificati. Portavo dentro di me il frutto dell’amore tra me ed Edward. Non credevo che sarebbe mai successa una cosa del genere.

In poco tempo avevo scoperto di essere una mezzo vampira e neo mamma. Nonostante la felicità del momento un pensiero mi logorava da tempo. Abigail come l’avrebbe presa? Era molto gelosa di suo padre, se non avesse accettato di avere una sorellina o un fratellino?

Quasi mi vennero le lacrime agli occhi. Quella dolce creatura aveva sofferto abbastanza nel corso della sua breve vita e non volevo che un fatto del genere la turbasse o sconvolgesse.

<< Ehi… >> sentii sussurrarmi debolmente all’orecchio.

Sorrisi ad Edward che mi stava cingendo la vita. Apoggiai la schiena al suo petto lasciandomi cullare dalle sue braccia.

<< A cosa stai pensando? >> mi chiese baciandomi un orecchio.

<< Ad Abigail. >>

Lo sentii tendersi dietro di me ma durò solo un attimo. Sapevo che anche lui stava pensando le stesse cose.

<< La prenderà bene, non ti devi preoccupare. >>

<< Oh Edward! E’ una situazione talmente complessa. Abigail ha dei problemi con sua madre e tu sei il suo unico riferimento, non voglio che pensi che il nostro bambino possa levargli il tuo affetto o il mio, per quanto possa valere per lei. >>

Edward mi fece voltare tra le sue braccia, per guardarmi in faccia, ma mantenne le sue braccia attorno alla mia vita.

<< Bella, stai tranquilla. Abigail è una bambina intelligente e ti adora sopra ogni cosa. Sistemeremo tutta questa faccenda. Cassandra vedrà Abigail quando vuole ma io amo te e il nostro bambino. Nulla potrà mai cambiare questo dato di fatto. >>

Sorrisi appena e gli accarezzai il viso distrattamente.

Non avremmo concluso nulla parlandone soltanto tra di noi. Avrei dovuto affrontare la piccola Abigail e parlare direttamente con lei di queste cose. Forse Edward aveva ragione, avrebbe capito.

<< Edward, cosa ne pensi di Tanya? >>

Lui mi guardò curioso e sorpreso dal mio repentino cambio d’argomento.

<< Che intendi? >>

<< Beh, all’inizio mi sembrava parecchio strano che volesse aiutarci, ma infondo credo alle sue parole. >>

<< Anch’io ho avuto dei dubbi ma anche a me sembra sincera. >>

Funno interrotti dalla porta che si apriva. Leandro entrò trafelato e venne dritto verso di me.

<< Così adesso lo sai. >>

<< Che sono incinta? Sì lo so, Leandro. Dove sei stato fin ora? >>

Lui sorrise amaramente.

<< A fare in modo che Aro non scoprisse la presenza di Tanya. >> sputò arrabbiato.

Edward si mise davanti a me, ringhiando leggermente.

<< Lei almeno sta cercando di aiutarci. >>

<< Ah sì? >> rimbeccò Leandro che avanzò minaccioso verso Edward.

<< Voi non avete idea di cosa vuole fare Aro. >> sussurrò minacciosamente.

<< Che aspetti a dircelo? >>

Edward si stava arrabbiando sempre di più e anch’ io ero stufa di tutta quella storia. Volevo sapere cosa Aro avesse in mente, una volta per tutte.

<< Ve lo dirà lui stesso. Il tempo dei giochi è finito. >>

Con un cenno ci indicò di seguirlo. Edward mi prese per mano e raggiungemmo come al solito la sala dove si trovavano Aro e i suoi fratelli.

Quasi urlai quando vidi Cassandra che teneva Abigail per mano, dinnanzi ad Aro.

Edward fece per andare verso di loro ma Aro senza neppure voltarsi verso di noi gli fece cenno di rimanere dov’era.

Diedi un occhiata a Leandro che guardava in modo strano la sorella e la nipote. In ogni caso, non mi sembrava affatto sorpreso di trovarle lì.

<< Papà! >> urlò Abigail quando lo vide ma non fece neppure un movimento per staccarsi dalla mano della madre, anzi la vidi stringersi ancora più vicino a lei.

<< Mia cara Cassandra, come stavo dicendo prima di questa interruzione… >> si fermò per fulminare Leandro che voltò il viso dalla parte opposta alla sua.

Quindi Leandro ci aveva portati appositamente lì per farci vedere cosa stava succedendo?

Guardai Edward ma lui osservava la figlia e l’ex fidanzata quasi senza battere ciglio.

<< … le cose sono cambiate. >> continuò Aro, che poco prima si era interrotto.

<< Questo l’ho notato Aro. Da te non mi sarei  mai aspettata una cosa simile. >>

Cassandra era molto arrabbiata e non staccava gli occhi da Aro, che di rimando le sorrideva mellifluo, come suo solito.

<< Non ti ho dato nessuna garanzia mia cara, le regole le faccio io, io stesso rappresento la legge. >>

Le sue parole risuonarono come un cattivo presagio tra quelle mura.

<< Non hai portato a termine esattamente ciò che ti avevo detto. Il nostro amatissimo Edward si trova qui, infatti. >>

La voce di Aro era velenosa e Cassandra si permise solo una rapida occhiata verso Edward, per poi tornare a guardare il suo interlocutore.

<< Edward non è più affar mio. >>

Le sue parole mi stupirono non poco ma Aro rise malignamente in risposta.

<< Tu credi davvero che io ci caschi? No, no… mi hai forse sottovalutato Cassandra. Se tua figlia è viva è grazie a me e alla dolce Isabella. >>

Abigail si sporse per guardarmi ma non mi sorrise ne disse nulla. Che le stava succedendo?

<< Non sai ancora la lieta notizia, vero? >>

Cassandra si irrigidì e lo stesso fece Edward. Lasciò la mia mano e provò ancora ad avvicinarsi a loro. Stavolta Aro non lo fermò, forse curioso di vedersi la scena.

Edward si avvicinò subito ad Abigail che lo guardò sorridendo, ma non sciolse la sua mano da quella di Cassandra. Edward rivolse il suo sguardo a Cassandra e rimasero ad osservarsi per lunghi minuti senza dire una sola parola.

Una fitta di gelosia mi colse all’improvviso. Sapevo che Edward mi amava ma il legame con Cassandra era qualcosa di molto forte, nonostante tutto. Avevano una figlia insieme, era un legame indissolubile.

Scoprì che Leandro mi osservava con attenzione. Ricambiai il suo sguardo e lui mi si avvicinò.

<< Edward, Cassandra non avete nulla da dirvi? Non dovrò mica farlo io per voi, no? >>

La cattiveria di Aro era incredibile.

<< Non è il momento per discuterne. >> rispose secco Edward, distogliendo lo sguardo da Cassandra per riporlo su di me.

Si accorse forse dal mio sguardo che qualcosa non andava e aggrottò la fronte. Inutile dire che avrei voluto che restasse accanto a me ma non potevo comportarmi come una bambina. Era andato solo da sua figlia…

<< Come al solito, Edward, sei troppo precipitoso. Non ti curi molto dei sentimenti delle persone. >>

Edward lo fulminò con lo sguardo ma ormai non poteva più raggiungermi. Abigail aveva preso la sua mano con quella libera e lui abbassò lo sguardo su di lei, felice di quel primo contatto tra di loro.

Guardarli tutti e tre insieme mi fece sentire terribilmente fuori luogo. Forse tutto ciò che era accaduto era sbagliato…

Mi portai la mano sul grembo, ancora quasi del tutto piatto e con mia grande sorpresa Leandro poggiò la mano sulla mia.

<< Stavolta riuscirò a proteggere sia te che tuo figlio. >>

Lo guardai senza sapere cosa dire, fin quando Aro non riprese a parlare.

<< D’accordo. Edward non vuole dirlo e lo farò io. Strano però, ero convinto che fossi felice di questo bambino Edward, invece lo stai nascondendo. >>

Quelle parole mi fecero tremendamente male.

<< No, io… Bella… >>

Edward mi guardava implorante ma io distolsi lo sguardo dai suoi magnetici occhi verdi.

Mi permisi di osservare Abigail che sembrava trattenere il respiro.

<< Abigail, tesoro… >>

<< Non è il momento Edward, l’hai detto tu. Bella aspetta un bambino ed è per questo motivo che i miei piani sono cambiati. >> Aro si sfregò le mani con cattiveria e io misi tutto da parte spaventata per ciò che sapevo sarebbe accaduto presto.

<< Se volete che la piccola Abigail, Cassandra e anche tu Edward usciate vivi da qui, la mia dolce nipotina dovrà rimanere qui fin quando il bambino non nascerà, poi anche lei andrà via chissà… >>

Raggelai a quelle parole. Non poteva davvero volerlo fare.

<< Non puoi farlo! >> quasi urlò Edward.

<< Sì che posso. >>

Abigail fu strappata violentemente dai suoi genitori e fu catturata da due vampiri. Lei scalciava e urlava di essere lasciata libera ma i due sembravano non sentirla neppure.

Edward e Cassandra si lanciarono sui due vampiri e Leandro rignhiava ferocemente nei confronti di Aro.

<< NO! FERMI! >>

Cassandra ed Edward si fermarono di botto e Aro continuò più tranquillo.

<< Se solo fate un altro passo la bambina morirà. Dovete accetare questo patto. Isabella rimarrà qui fino al concepimento del bambino che poi lascierà qui con me. Fine. >>

<< Perché vuoi mio figlio? >> dissi senza parole.

<< Perché sarà il mio erede. >>

Le sue parole mi spiazzarono del tutto. Cosa intendeva?

<< Non l’avrai mai. MAI! >>

Le mie urla fecero zittire tutti, pure Abigail smise di urlare e scalciare e mi guardò con occhi tristi e pieni di lacrime.

Non mi resi conto neppure che stavo piangendo. Vedevo Edward distante ma mai mi avrebbero levato mio figlio. In quella situazione così difficile e complicata, dove avevo scoperto che mia madre era morta per salvarmi, che non l’avevo mai conosciuta, che il mio vero padre mi aveva abbandonata, che Edward sarebbe rimasto per sempre legato al suo passato e anche a Cassandra, anche se lui si ostinava a negare, il mio bambino era la mia unica certezza. Nessuno me l’avrebbe tolto.

Ritrovai Edward di nuovo accanto  a me. Cercò di abbracciarmi ma lo allontanai bruscamente.

<< Il tuo posto è lì. >> dissi indicandogli Cassandra che mi guardava dal fondo della sala, poco lontana da Abigail e dai due vampiri che la trattenevano.

<< Cosa…? No Bella, cosa dici? >>

Confusa dalle mie stesse emozioni, mi avvicinai ad Aro mentre lui cercava di fermarmi.

<< Farò tutto ciò che vuoi ma non posso lasciarti mio figlio. >>

<< Rimarrai anche tu dopo, allora. >> mi rispose lui enigmatico.

<< Ora però basta con tutte queste scene. Mi avete annoiato. >>

Fece un cenno ai vampiri che tenevano Abigail e questi indietreggiarono fino ad aprire una porta alle loro spalle. Cassandra si lanciò verso di loro ma incredibilmente fu un'altra vampira a colpire i due vampiri e liberare Abigail.

<< Tanya! >> urlò Edward

Da quel momento si aprì l’Inferno. Tanya e Cassandra combatterono selvaggiamente fino a quando non uccisero i due vampiri. Edward prese Abigail in braccio e la difese da altri vampiri che entrarono subito per prenderla.

Io fissai tutto quel putiferio senza poter fare nulla. Leandro stringeva i pugni ma come consigliere di Aro non poteva intervenire. Forse sapeva che non avrebbero fatto del male ad Abigail.

Leandro era troppo misterioso e impossibile da capire. Il suo sguardo mi diceva che aveva qualcosa in mente, ma cosa?

<< Avevi detto che li avresti lasciati liberi! >> sbraitai verso Aro che mi sorrise come a sottolineare la mia stupidità.

<< Tu rimarrai qui con me mia cara nipote! Diventerò Bisnonno!!! >> disse gioviale verso i frateli che annuivano partecipi, del tutto incuranti di ciò che stava accadendo in quella sala.

Aro quindi sapeva che ci sarebbe stato inevitabilmente lo scontro, non appena avesse fatto portare via Abigail. Voleva liberarsi di tutti e lavarsene le mani. Che razza di bastardo!

Guardavo quella scena con orrore e senza sapere come chiusi gli occhi concentrandomi in qualcosa che neppure io sapevo cosa fosse.

All’improvviso tutti i vampiri che stavano combattendo contro Edward, Cassandra e Tanya caddero a terra senza vita, senza che nessuno li toccasse.

Attonita mi portai una mano alla bocca, ero stata io a fare tutto questo?

Le risate di Aro si fermarono di colpo e mi guardò con orrore crescente.

<< Leandro avevi detto che non avrebbe potuto farlo. >> disse con voce innaturale e macabra.

<< Ti avevo detto che non c’erano possibilità certe, Aro. >> rispose lui, ma io non li stavo ascoltando realmente.

Guardavo lo scempio davanti a me con le lacrime che copiose mi rigavano il volto. Che cosa avevo fatto? Avevo ucciso decine di vampiri con la sola forza del pensiero, che razza di potere era quello? Che mostro ero diventata?

Tanya, Cassandra e Abigail mi guardavano quasi spaventate mentre Edward era in piedi di fronte a me. Non l’avevo visto nemmeno avvicinarsi.

<< Bella… >> sussurrò talmente piano che a mala pena lo sentii

Mi prese il volto tra le mani e asciugò le mie lacrime con le dita, mentre io cadevo in una profonda disperazione.

 

 

 

 

********************************************* 

Scusate. Mi dispiace molto ma in questo periodo non sono riuscita a scrivere una sola parola per quanto riguarda la scrittura. Mi riprenderò.

La storia è agli sgoccioli, non credo ci saranno più di 5 o 6 capitoli più l’epilogo.

Un bacio a tutti…

Stella Del Sud…

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia č archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=438369