The Writer di Stella Di Mezzanotte (/viewuser.php?uid=12558)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Daddy ***
Capitolo 3: *** The Writer ***
Capitolo 4: *** Attrazione ***
Capitolo 5: *** Sephora ***
Capitolo 6: *** Notte Stellata ***
Capitolo 7: *** Una bambina speciale ***
Capitolo 8: *** Scricciolo ***
Capitolo 9: *** Scrivere ***
Capitolo 10: *** Dolora Sorpresa ***
Capitolo 11: *** Impossibile Realtā ***
Capitolo 12: *** pioggia ***
Capitolo 13: *** Di Nuovo Tu ***
Capitolo 14: *** Incontri Inaspettati ***
Capitolo 15: *** Impossibile ***
Capitolo 16: *** Menzogne ***
Capitolo 17: *** Sofferenza ***
Capitolo 18: *** Sinceritā ***
Capitolo 19: *** Piume ***
Capitolo 20: *** Amore ***
Capitolo 21: *** Rapimento ***
Capitolo 22: *** Dolore ***
Capitolo 23: *** Il Ritratto ***
Capitolo 24: *** Il Ritrovamento ***
Capitolo 25: *** Nuove Veritā ***
Capitolo 26: *** La storia di Christabel ***
Capitolo 27: *** Nuova Vita ***
Capitolo 28: *** Potere Mortale ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
ρяσℓσgσ
Cercavo
di respirare invano, a nulla valevano i miei tentativi di liberarmi da
quella
stretta d’acciaio. Ormai non avevo più la forza di
ribellarmi e lentamente la
mia volontà di sopravvivere si spense come la mia vita. Non
credevo che sarebbe
successo davvero. Lei mi aveva avvertito, mi aveva sempre messo in
guardia sui
suoi istinti di predatore, ma io accecato dall’amore e
dall’attrazione che
provavo verso quella creatura, non
mi
ero lasciato intimorire da questo. Adesso quello stesso amore mi stava
portando
alla morte. Dentro di me sapevo che forse prima o poi sarebbe accaduto,
ma non
credevo che sarebbe successo così presto e soprattutto non
dopo tutto ciò che
avevamo condiviso. Era questo quello a cui ero andato incontro, per
tutto
questo tempo? Alla morte? Perché proprio ora non era
riuscita a contenersi, che
cosa era successo? In cosa avevo sbagliato? Ero convinto che oramai non
ci
sarebbero state più incognite nel nostro rapporto. Invece
stavo morendo tra le braccia
della donna che amavo più di tutto e che mi aveva regalato
la gioia più grande
della mia vita, la fonte della mia felicità.
Mentre
il contatto con la realtà si faceva sempre più
rarefatto e la coscienza di
stare abbandonando questa vita si faceva sempre più reale,
riuscii a sentire il
pianto ininterrotto della piccola creatura a cui avevo dato vita
insieme a
colei che ora mi stava uccidendo. Si nutriva di me senza risparmiarsi
mentre un
dolore che non aveva nulla a che vedere con i suoi denti nel mio collo,
mi
lacerava l’anima. La mia piccola, perché avrei
dovuto lasciarla? Perché la
donna che amavo mi stava facendo questo? Avrei voluto continuare a
vivere e a
vedere crescere mia figlia, invece lei mi stava privando di tutto
ciò, solo per
assecondare il suo istinto.
Quella
donna, la cui bellezza sovrannaturale mi aveva colpito e la cui
dolcezza mi
aveva catturato aveva deciso di porre fine alla nostra
felicità qualcosa che mi
aveva promesso di non fare mai. Avevamo condiviso momenti incredibili e
persino
cose impossibili come nostra figlia. Mai avrei creduto fosse possibile
una cosa
del genere eppure era successa.
I
miei pensieri si fecero confusi e disordinati.
Mi
avvicinavo sempre di più al nulla e nemmeno quel pianto
disperato, che sentivo
in sottofondo, era più capace di tenermi ancorato alla
realtà. Era questa la
morte? Eppure sentivo qualcosa dentro di me che non voleva mollare, che
non
voleva lasciare lì la mia ragione di vita. Eppure non
riuscivo a riprendermi,
cercavo disperatamente di fare qualcosa, ma il corpo della mia
fidanzata mi
sovrastava, trasformata ormai in quella creatura del male, impossibile
da
controllare.
All’improvviso
però, successe: mi sentii libero dalla sua stretta, anche se
era difficile
rendersi conto di qualcosa nelle mie condizioni. I suoi erano ovattati
e la
percezione della realtà minima. Qualcosa di freddo
toccò la mia schiena e
stranamente riuscii solo a collegare il fatto che non ero
più tra le sue mani.
Quelle mani che mi avevano reso felice e mi avevano distrutto nello
stesso
tempo.
Mi
abbandonai nell’oblio, mio malgrado. Non riuscivo
più a combattere. Quel pianto
si era trasformato in urla che immaginavo fossero acute, ma ormai era
impossibile distinguere qualcosa. Ancora l’immagine della mia
piccola, cercava
di tenermi ancorato al presente, ma ormai non c’era
più nulla che potessi fare.
Più nulla.
Lentamente
la mia vita si spense e caddi nel buio più oscuro.
*********************************************************************************
Sono
tornata con questa nuova storia! Devo continuare le altre lo so, ma
questa mi
ronzava in testa da tempo. Ho già qualche capitolo
così ho pensato di
cominciare a postare il prologo.
Cosa
ne pensate? Potrei anche smetterla qui, quindi ditemi il vostro
giudizio!
Ringrazio
tantissimo al mia tesora, lauretta, che come sempre mi aiuta con le
cover! ( fa
tutto lei) Grazie mille cara!!! <3
Ringrazio
Nevia, che mi fa sempre da beta. Ecco l’elenco delle altre
fic da lei betate:
tutte
quelle di jessikina cullen
tutte
quelle di vale_cullen1992
COSPLAY
ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy
tutte
quelle di ale03 su twilight
tutte
quelle di anthy su twilight
tutte
quelle di yaya
tutte
quelle di sweet_apple_love
falling in love with
you di meme90
the
masquerade si shona
tutte
quelle di wilderose
tutte
quelle di isabella V
new
life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud
inquilino,
padre e figlia di bells1987
los
angeles di valenessie
sogno
proinito di bells1987
rehab di ladyglam
wild boy, carlisle
story di death_devil
nevia
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Capitolo 2 *** Daddy ***
∂α∂∂у
5 αииι
∂σρσ
:
L’osservai
attentamente. I miei movimenti erano studiati e silenziosi, non poteva
sentirmi. Tuttavia sapevo che avvertiva un aura particolare proveniente
da me,
d’altronde ero una creatura della morte e questo doveva
avvertirlo di sicuro.
Mi muovevo tra le fronde tenendo d’occhio la mia preda. Non
sarebbe riuscita a
sfuggirmi. La vedevo muoversi circospetta, ma incurante di stare
rischiando la
vita. Quando mi trovai ad una giusta distanza, mi lanciai su di lui.
Subito
quel puma cominciò a correre, ma la mia velocità
era pari e forse superiore
alla sua e in pochi secondi lo buttai a terra e famelico la morsi. Mi
beai della
sua linfa vitale. I puma era gli animali che più preferivo.
Oltre a un
avvincente caccia erano un vero toccasana per una creatura come me. Non
avevo
molto tempo per nutrirmi oramai, ma ogni volta che lo facevo dovevo
essere
sicuro di essere sazio. Non potevo compromettere anche la sua vita. Non
l’avrei
mai permesso. Nonostante fossi un vampiro di pochi anni e non avevo
l’autocontrollo di cui vantava la stessa creatura che quasi
mi uccise cinque
anni prima, mai e poi mai avrei attentato alla vita della mia piccola.
Continuai
a cacciare a lungo, fin quando non mi sentii a disagio per essermi
nutrito
troppo. La mia dieta era a base di soli animali. Non avrei mai
sopportato di
porre fine a una vita umana, mi sarei fatto uccidere piuttosto.
Mentre
camminavo verso la mia casa, immersa nel bosco, ripensai a tutto
ciò che mi
aveva fatto arrivare fino a questo punto. Quella che avrebbe dovuto
diventare
mia moglie, mi morse togliendomi quasi la vita, ma all’ultimo
momento si era
staccata da me e mi aveva abbandonato lì con Abigail. Il
veleno ormai in
circolo nelle mie vene mi aveva trasformato nel mostro quale ero. Quel
periodo
lo ricordo come il più brutto della mia vita. Se non fosse
stato per le mie
sorelle avrei ucciso anche lei, la mia bambina…
Preso
da un impeto di rabbia mi scagliai contro un albero secolare,
spezzandolo in
due. Ignorai il frastuono e il tremore della terra quando la
metà di questo
sprofondò nel terreno, lasciando un solco profondo. Quei
ricordi mi laceravano
l’anima. Avevo dovuto lasciare mia figlia e andare via per
cercare di
controllare la mia natura. Ci avevo messo cinque anni per riuscirci e
solo da
pochi mesi mi ero concesso il lusso di poter stare al fianco di Abigail.
Mia
figlia era dovuta crescere con le mie sorelle, le uniche a conoscenza
del mio
segreto e di quello della bambina. Oggi avrebbe compiuto sette anni e
non
volevo stare ancora lontano da lei. Era una mezza vampira, ma conduceva
una
normale vita da umana. Spesso sua madre, Cassandra, mi aveva parlato
della
natura dei mezzi vampiri ma Abigail a differenza degli altri rari
esempi della
sua specie, non era cresciuta velocemente, ma la sua crescita era
uguale a
quella degli altri umani. L’unica differenza era che ad una
certa età della sua
esistenza, ovvero quando avrebbe trovato l’amore della sua
vita, si sarebbe
fermata e così sarebbe rimasta per tutta la vita. A
differenza mia, mia figlia
non era del tutto immortale, infatti se un giorno la persona cui
donerà la sua
vita morirà, lei riprenderebbe la sua crescita umana fino al
suo normale
decorso. Era infatti possibile che si innamorasse e decidesse di
condividere la
sua vita con una sola persona, di natura qualsiasi.
Tutte
queste cose erano state scoperte da Carlisle, mio padre, che era un
medico
ricercatore. Aveva studiato a fondo sua nipote e girato per il mondo
pur di
scoprire qualcosa. Forse neanche Cassandra era a conoscenza di tutte
quelle
cose riguardanti sua figlia. Non le avrebbe mai sapute. Dopo avermi
lasciato
inerme con una bambina terrorizzata si era fatta uccidere, infatti i
vampiri
potevano morire o per mano di un altro vampiro o di un licantropo. Non
sapevo a
chi si era rivolta e la cosa non mi riguardava. Non potevo dire che per
me era
un sollievo che fosse morta, perché era pur sempre la madre
di mia figlia, ma di
certo non gli avrei mai permesso di rivedere nè me
nè Abigail, che
fortunatamente aveva solo un anno quando tutto era successo.
La
mia rabbia verso di lei era soprattutto dovuta al fatto che aveva messo
fine
alla nostra felicità. Adesso che anch’io ero un
vampiro non potevo pronunciarmi
sul fatto che avesse perso il controllo, anche se in certi momenti mi
convincevo del fatto che si fosse lasciata andare al suo istinto, solo
perché
era insicura della vita che conducevamo. Era rimasta incinta,
inaspettatamente.
Era certa, infatti, di non poter mai avere dei figli, ma aveva
successivamente
scoperto che alcune vampire potevano aver dei figli e lei era tra
queste.
Nonostante tutto aveva tenuto il bambino, ma non mancava mai di farmi
notare
come fosse impossibile la nostra vita. Anch’io ne ero
consapevole, soprattutto per
il fatto che lei non voleva porre fine alla mia vita e trasformarmi,
cosa che
poi aveva fatto comunque. Ma come potevo rinunciare a mia figlia e alla
donna
che amavo? Anche nella mia breve vita avrei voluto vivere con loro e
lei in un
momento di follia, aveva deciso di togliermi tutto questo.
Perché
aveva deciso di uccidermi? Sapevo che non era solo per il suo istinto
che mi
aveva morso. Lo sapevo. Lei voleva davvero uccidermi, non trasformarmi
o
nutrirsi. C’era qualcosa che la turbava profondamente, forse
non voleva vedermi
morire o non voleva vivere quella vita, secondo lei innaturale e
impossibile.
Lo era sotto tutti i punti di vista, ma non aveva avuto rispetto
nemmeno per
sua figlia, abbandonandola lì, terrorizzata nel vedere suo
padre in fin di
vita. Era molto piccola e speravo che non portasse alcun ricordo di
quel
giorno.
<<
Papà, papà! >>
I
miei pensieri si bloccarono improvvisamente quando un cucciolo
d’uomo mi venne
incontro correndo, rischiando di cadere tra le nodose radici degli
alberi che
c’erano intorno. Allungai le braccia per prenderla e lei mi
si fiondò addosso.
Risi piano e profondamente mente stringevo a me la mia piccola. Le sue
piccole
braccia mi strinsero il collo e i suoi capelli mi solleticarono il
viso. Dopo
qualche secondo si allontanò un po’, per
schioccarmi un bacio sulla guancia.
Con
un sorriso pieno d’amore la osservai. Aveva profondi occhi
verdi, come lo erano
i miei da umano e lunghi capelli mossi e biondi, come quelli della
mamma. Per
il resto era una mia piccola fotocopia, mentre lo sguardo era
tipicamente
quello di sua madre.
<<
Papà, sei tornato! >>
Sentii
pronunciare da mia figlia con un tono pieno di gioia. Il mio sorriso si
spense
lentamente. Abigail aveva il terrore che io la lasciassi di nuovo,
infatti ogni
volta che mi allontanavo da lei per cacciare la trovavo in lacrime, per
la
paura che potessi abbandonarla.
<<
Certo piccola, non vado da nessuna parte. Sai che mi devo allontanare
ogni
tanto ma poi torno subito da te. >>
Con
un dito le diedi un leggero colpetto al naso facendola ridere. Sorrisi
e
ripresi a camminare per rientrare in casa. Diedi un occhiata alla villa
che
Alice aveva scovato, in quella zona. Mia sorella era un arredatrice e
aveva rimesso
a posto quella casa, per me e Abigail, così da non dover
ancora rimanere con i
miei genitori. Sapevo che erano felici di stare con mia figlia, ma
volevo cominciare
una nuova vita con lei e sapevo che con la buona volontà ci
sarei riuscito.
Avrei dedicato la mia esistenza a mia figlia e a nessun altro.
<<
Papà, hai visto come è stata brava la zia Alice?
>>
<<
Si, tesoro, la zia è stata brava >>
La
villa, situata nei pressi di un lungo sentiero di boschi nella parte
meridionale dell’isola di Manhattan era stata ristrutturata e
ora si ergeva su
due piani. Al pian terreno vi erano una cucina – soggiorno,
un bagno e un
piccolo studio. Accanto alla cucina c’era un piccolo spazio
recintato dove
Alice e Rosalie avevano sistemato tutti i giochi di Abigail, mentre al
piano di
sopra c’erano tre stanze da letto e un altro bagno. Il tutto
condito con un
arredamento moderno, ma semplice. Era una casa modesta ma per me e mia figlia andava
benissimo.
<<
Oh, ecco papà! Allora, tutto bene? >> mi
chiese Rosalie che era appena
uscita per controllare Abigail.
<<
Si, Rose, tutto bene. Abigail ha fatto la brava? >>
<<
Ehi, ma io sono sempre brava! >>
Sorrisi
all’indirizzo di mia figlia, così come Rosalie. Lo
facevo apposta a dirlo,
sapevo che si imbronciava sempre ed era adorabile. Cominciai a farle il
solletico, che lei soffriva tantissimo, e cominciò a
dimenarsi tra le mie
braccia, ridendo.
<<
Forza Signorina, oggi è il giorno del tuo compleanno e devi
ancora preparati
come si deve. >>
A
quelle parole sia io che mia figlia roteammo gli occhi al cielo. Quando
Rosalie
diceva così significava che l’avrebbe tenuta ore
seduta su uno sgabello ad
abbellirla come una barbie. Lasciai la piccola in braccio a mia
sorella,
schiacciandole l’occhio per incoraggiarla e mi sedetti sul
divano mentre Alice
mi venne accanto.
<<
Allora Edward, parliamo un po’, ti và?
>>
Sospirai
e allungai un braccio per cingere le spalle al piccolo folletto che mi
sedeva
accanto e lei poggiò la testa sulla mia spalla. Spesso ci
prendevamo quei
piccoli momenti per parlare, ma sapevo bene che lei voleva che io mi
sfogassi e
che le dicessi cosa provavo in questa nuova non – vita.
<<
Alice, vedi anche tu come stanno andando le cose. Non voglio sbagliare
ancora,
devo sforzarmi di essere un buon padre per Abigail. >>
<<
Ma tu lo sei già! >> esclamò
sollevando il capo e guardandomi dritto
negli occhi.
<<
Come puoi dirlo? Guarda che razza di mostro sono diventato e poi ho
condannato
anche lei ad una vita fatta di pericoli e restrizioni. Non posso mai
uscire con
lei in pieno giorno per una passeggiata, posso a mala pena andarla a
prendere a
scuola perché ho paura che il mio autocontrollo vacilli
vicino a tutti quei
bambini e che dire
di tutte le volte che
sento il bisogno di cacciare per non ferirla o addirittura ucciderla?
Abigail
non merita nulla di tutto ciò… >>
terminai in un sussurro.
<<
Stai forse rinnegando la tua vita precedente con Cassandra?
>>
Mi
irrigidii a quelle parole e mi scostai un po’ da lei.
<<
Non devi neanche nominarla >> ringhiai, ma non
servì a metterla in
guardia.
<<
Edward, voglio solo dirti che non è colpa tua tutto quello
che è successo.
Abigail è il frutto del tuo amore per quella vampira.
E’ la cosa più bella che
ci sia capitata e tu lo sai bene. Per quanto riguarda te,
perché non provi a
vedere il lato positivo delle cose? Pensa che adesso non dovresti
essere
nemmeno qui, invece sei con tua figlia e puoi vederla crescere anche se
ci sono
dei limiti. Poi con gli anni sono sicura che
vanterai un perfetto autocontrollo. Guarda in
così poco tempo cosa sei
riuscito a fare. Non devi buttarti giù, me lo prometti?
>>
Pensai
a lungo alle parole di mia sorella e dovevo ammettere che aveva
ragione. Almeno
ero qui con mia figlia e con il tempo sarei riuscito a controllarmi di
più. Con
un sorriso ringraziai mia sorella e con una mano le scompigliai i
capelli
sbarazzini.
Proprio
in quel momento scese Rosalie insieme alla mia principessina. In poco
tempo ci
raggiunsero anche i miei genitori ed Emmett e Jasper, i fidanzati delle
mie
sorelle. Nonostante fossi diverso da loro, mi sentivo sempre nella mia
famiglia, come accadeva prima della mia trasformazione. Loro erano gli
unici a
sapere il mio segreto, fino a quel momento gli unici vampiri che erano
stati
con me, erano un gruppo che avevo incontrato in uno dei miei tanti
pellegrinaggi post trasformazione, nella speranza di trovare un modo
per tenere
sotto controllo la mia natura. Mi avevano accolto e con loro mi ero
abituato ad
una dieta vegetariana, infatti loro si nutrivano solo di animali. Erano
talmente abituati alla loro natura che passavano molto tempo con gli
esseri
umani, senza alcun problema. Alcuni di loro lavorano presso diverse
agenzie e
non avevano di certo problemi di soldi. Vivevano, infatti nel lusso
più
sfrenato. Passai diversi mesi con loro, senza vedere nessuno dei miei
parenti e
soprattutto senza vedere la mia bambina.
Passavo
molto del mio tempo in solitudine oppure con Tanya, una vampira del
clan che mi
aveva accolto come un loro membro. Lei aveva manifestato più
volte un interesse
per me ma non me ne ero mai curato. Non volevo nessuno nella mia vita,
ma solo
dedicarmi ad Abigail.
Spesso
mi dicevano che avrebbero accolto con loro sia me che mia figlia, ma
volevo che
Abigail stesse più con la mia famiglia e non solo con dei
vampiri. Era già una
situazione difficile e volevo che la bambina non avesse nessuna
inibizione
nello stare con gli esseri umani. Frequentava dei corsi provati,
perché avevo
paura che in qualche modo parte della sua natura prendesse il
sopravvento,
anche se sapevo bene che non aveva questo tipo di problema. I suoi
atteggiamenti erano del tutto umani, quindi non dovevo preoccuparmi.
Avrei
dovuto assecondare il desiderio di mia figlia, che voleva frequentare
una
scuola pubblica e avere degli amici. Per me sarebbe stato difficile, ma
intendevo migliorare e poter stare con lei, anche in presenza di altri
umani.
La mia era più che altro paura perché avevo
dimostrato più volte di poter stare
in uno stesso luogo a stretto contatto con esseri umani.
Mi
riscossi quando mia figlia mi tirò una manica della felpa
che indossavo
facendomi segno sulla torta su cui erano disposte sette candeline rosa,
sul
tavolo della cucina. Sorrisi e la presi in braccio. Mi avvicinai al
piano della
cucina e avvicinai mia figlia alle candeline sulle quali, dopo aver
chiuso i
suoi occhietti verdi per qualche attimo per esprimere un silenzioso
desiderio,
soffiò spegnendole tutte d’un colpo.
<<
Papà, hai visto? >>
mi disse,
sbattendo le mani contenta, facendomi notare come fosse stata
così veloce a
spegnere tutte le candeline.
<<
Certo piccola, sei stata bravissima! >>
Ci
avviammo tutti nel salone dove Abigail aprì gli innumerevoli
regali da parte
della mia famiglia. Cercava sempre di coinvolgermi e io non la lasciai
nemmeno
per un attimo. Quando venne il momento di dargli il mio regalo, tutti
si
allontanarono con la scusa di mettere a posto, lasciandomi da solo con
lei.
Abigail
era una bambina molto intelligente e si sedette sulle mie gambe
aspettando
paziente la mia sorpresa. Tirai fuori dalla tasca un piccolo cofanetto
e lo
deposi nelle mani di mia figlia che curiosa l’aprii.
La
vidi sgranare gli occhi quando scoprì il contenuto della
scatola. Estrasse una
collanina con un ciondolo a forma di cuore. Poggiai un dito sul lato
del
ciondolo e con un piccolo scatto si aprì. Abigail
osservò con occhi pieni di
lacrime una foto che ritraeva me e lei.
<<
Così anche se non sarò con te, basterà
vedere questa foto. >> mormorai
cancellando le tracce delle lacrime sul suo piccolo viso. Lei si
buttò tra le
mie braccia e io la cullai, baciandole il capo.
<<
Grazie papà, so che a volte ti allontani da me
però so che è per il mio bene.
>>
Mi
stupii delle sue parole, anche se infondo sapevo che lei aveva capito
che c’era
qualcosa che non andava in me. Non era una bambina come tutte le altre.
La
strinsi ancora più forte e notai appena i miei famigliari
uscire
silenziosamente dalla porta d’ingresso.
Lentamente
sentii il respiro di Abigail divenire regolare e lentamente si
addormentò,
cullata dalle note di una melodia che le mormoravo
all’orecchio.
Con
un sospiro guardai fuori dalla finestra del soggiorno, incontrando il
disco
perfetto della luna. Sarei riuscito a occuparmi di mia figlia, non
l’avrei mai
più abbandonata, per qualsiasi motivo al mondo.
Con
questi pensieri rimasi a cullare mia figlia e a vegliare sul suo sonno.
*********************************************************************************
Salve!
xD Spero di essere tornata abbastanza presto! Dato che non ho mai molto
tempo,
ne approfitto e vi lascio questo primo capitolo. Quando posso lo faccio
molto
volentieri, non mi piace lasciarvi in sospeso!
Qui…
le cose si chiariscono un po’ di più, ma nel
prossimo le cose cambieranno
ancora! Il prossimo capitolo, Bella farà il suo ingresso
nella vita di Edward,
e sono curiosa di sapere cosa ne penserete di lei!
ѕρσιℓєя:
Quando
credevo di
stare per avere un collasso le sue dita si poggiarono definitivamente
sui miei
fianchi. Inconsapevolmente socchiusi gli occhi e lui mi
regalò un sorriso,
avvicinandosi di più a me.
<<
Ti fa male da
qualche parte… o ti piace? >> disse
stringendomi un fianco.
Non
riuscivo a credere
alle mie orecchie. Il mio viso doveva essere sconvolto
perché lui rise piano e
profondamente, facendomi quasi tremare.
Beh,
non so quale interpretazione darete a questo piccolo spoiler, ma sono
curiosa…
molto curiosa xD
Ringrazio
chi ha letto e messo tra le preferite e le seguite questa storia, e
naturalmente
le mie adorate stelle che recensiscono!
Midnightsummerdreams:
Ciao!!! Allora chi l’ha trasformato, come hai letto in questo
capitolo, non è
affatto Bella! Per quanto riguarda la nostra protagonista non ti
anticipo
nulla, che nel prossimo capitolo saprai tutto! Bella è un
po’ particolare,
diversa dal solito! Grazie mille per aver recensito, aspetto con ansia
il tuo
parere riguardo a questo capitolo, un bacione ^^
Serve:
Mia adorata!!!^^ E’ sempre un piacere immenso
trovarti a recensire qualche mia storia, davvero! I tuoi commenti sono
di
solito molto articolati e io sono sempre ben felice di leggerli!
Allora, che ne
pensi di questo Edward, papà? Bada bene, non è
tutto oro quel che luccica…
eheh.. nel senso che ora vediamo Edward in questa maniera…
ma dopo… chi lo sa…
ti lascio, con la speranza di ritrovarti per il prossimo capitolo! Un
bacione,
cara^^
Lau_
Twilight:
Tesoro, non so mai come ringraziarti! Sono
stra felice che il capitolo ti piaccia!!! Un bacione, ti voglio bene
tesora!!!
xD
Ringrazio
Nevia, non solo per avermi betato il capitolo ma per avermi dato
numerosi
spunti per la storia! Ecco le altre ff da lei betate:
tutte
quelle di jessikina cullen
tutte
quelle di vale_cullen1992
COSPLAY
ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy
tutte
quelle di ale03 su twilight
tutte
quelle di anthy su twilight
tutte
quelle di yaya
tutte
quelle di sweet_apple_love
falling in love with
you di meme90
the
masquerade si shona
tutte
quelle di wilderose
tutte
quelle di isabella V
new
life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud
inquilino,
padre e figlia di bells1987
los
angeles di valenessie
sogno
proinito di bells1987
rehab di ladyglam
wild boy, carlisle
story di death_devil
nevia
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Capitolo 3 *** The Writer ***
тнє
ωяιтєя
Tutti
hanno qualcosa da raccontare.
Gioie,
dolori, amori… ogni persona racchiude in sé
storie e segreti da custodire. Ci
sono giorni particolari, altri importanti, mentre
c’è ne sono altri dolorosi.
La vita è fatta di brevi attimi che vanno amati per quello
che sono. Osservo le
persone intorno a me, quelle che camminano lungo la strada, chi
velocemente,
chi ridendo abbracciata a qualcuno che da tempo non vedeva, chi
sofferente o
fremente per l’attesa di qualche notizia importante.
L’essere umano è una
creatura interessante, composta da tante sfaccettature impossibili da
definire.
Non mi stancherei mai di osservare i volti delle persone, per leggere
nei loro
occhi la loro vita.
Sorrido
appena, mentre continuo a mangiucchiare la punta della matita. Gran
brutto
vizio, ma è talmente radicato in me che non me ne accorgo
neanche più. Talvolta
è mia madre che me la strappa dalle mani, quando capita che
riesca a tornare a
casa prima di notte. Il suo lavoro la tiene occupata tutto il giorno e
non è
facile incontrarsi. Alle volte tento di rimanere sveglia per
aspettarla, ma
quasi sempre cado addormentata e alla mattina è raro che
riesca a vederla, dato
che all’alba va via un'altra volta. Ci parliamo attraverso i
biglietti che
lasciamo in casa quando non ci vediamo. Lei mi avvisa delle solite
cose:
l’orario a cui arriverà, dove si trova la cena che
mi ha preparato prima di
andare via e le poche cose da comprare al pomeriggio nel supermercato
sotto
casa, quello più conveniente, dove spendevamo il meno
possibile. Cercavo in
tutti i modi di aiutare mia madre, ma non potendomi permettere
l’università,
facevo diversi lavori qua e là a Manhattan , quando
cercavano una commessa o
una cameriera. Era l’unico modo per poter guadagnare qualcosa
in più e aiutare
mia madre nelle spese, anche se lei mi raccomandava sempre di non
preoccuparmi
e pensare solo a me stessa, ma come potevo?
Continuo
a guardare la via principale, affollata di tanta gente diversa. Seduta
in una
panchina guardo con interesse alcuni bambini che si rincorrono, urtando
accidentalmente una signora ben vestita e ricoperta di anelli e
bracciali che
li guarda malamente. Sospiro, cercando di ingannare l’attesa
rileggendo vari
spezzoni della mia storia. Mia madre dice che è una perdita
di tempo, ma io non
ho mai smesso di scrivere. E’ la mia passione, fin da quando
ero piccola. Mi
inventavo strane storie, poi sempre più reali che rimanevano
in fondo al
cassetto della mia stanza. Non ho mai più riletto quelle
storie di fantasia che
scrivevo nei lunghi pomeriggi afosi dell’estate a Jolla,
comunità
prevalentemente balneare nei pressi di San Diego. Sono nata in quel
posto e ho
sempre amato quella lunga costa della California. Stavo sempre su quei
promontori che davano sull’Oceano Pacifico, nella mia piccola
villetta, dove
prima abitavo con entrambi i miei genitori.
Da
quando ci siamo trasferiti a Manhattan, dopo che mio padre se ne
andò a cercare
fortuna con un attrice, lasciando me e mia madre nella miseria, ci
dovemmo
arrangiare. Non eravamo mai stati ricchi, ma mio padre essendo un
medico
guadagnava abbastanza bene da far fronte a tutto, anche se mia madre
non
lavorava. Da quando se ne è andato le cose sono precipitate
e un’ amica di mia
madre le ha promesso un posto di lavoro al suo ristorante. Sempre
meglio che
rimanere senza lavoro, ma ci siamo dovute trasferire e quel poco che
guadagna
basta a pagare l’affitto, non molto alto data la zona in cui
abitiamo, in
periferia, e a fare la spesa. Io lavoro nello stesso ristorante, ma
solo come
aiutante dato che non c’è più posto e
in qualche bar della città, anche se
Reneè si spaventa a farmi girare da sola per la
città.
Da
un paio d’anni va avanti questa vita e nonostante tutto non
posso considerami
una ragazza infelice. Cerco di trovare sempre il meglio da tutte le
situazioni,
anche per non demoralizzare ancora di più mia madre che ha
già tanti problemi
per la testa. Da sola cercava di far fronte a tutto.
D’altra
parte quando non riuscivo a trovare lavoro, non facevo altro che
scrivere. Era
qualcosa che non riuscivo a controllare, un bisogno per potermi
estraniare da
tutto ciò che avevo intorno. In quei momenti con la mente
andavo indietro nel
tempo, ai giorni in cui da piccola stavo su qualche promontorio della
scogliera, a Jolla, e ascoltando il rumore delle onde che si
infrangevano sulla
rocce e poi sulla spiaggia immaginavo un mondo
diverso, con protagonisti romantici e valorosi. Certo, non
ero mai stata
ragazza da romanzi rosa ma mi piaceva pensare che là fuori
ci fosse un uomo
adatto per ogni donna, che sappia amarla e rispettarla come nessuno.
Spesso
la sera Reneè mi ripeteva sempre che un giorno avrei trovato
qualcuno che mi
avrebbe fatto dimenticare tutto e che mi avrebbe reso felice, ma come
potevo
ancora pensarla così dopo ciò che mio padre le
aveva fatto? Erano una coppia
magnifica eppure era finita. Tutto solo per una ragazza. Ma come poteva
mio
padre averci fatto una cosa simile? Non sarei mai riuscita a
spiegarmelo. Con
una lettera ci aveva lasciate, scusandosi per non avere la forza di
continuare
la sua vita con noi.
Strinsi
con forza la penna che tenevo in mano, fino a spezzarla quasi. Presi un
respiro
profondo e cercai di non versare più lacrime per quel fatto.
Mio padre aveva
deciso di vivere un'altra vita e io dovevo occuparmi di mia madre.
Provai
a scrivere qualche altra cosa sul mio blocco appunti, ma in quel
periodo non
riuscivo a trovare la giusta ispirazione. Forse ero troppo stanca o
stressata,
ma solitamente era proprio in quei momenti che io mi isolavo da tutto e
mi
gettavo sulla scrittura, nel mio piccolo mondo personale.
Decisi
di alzarmi per fare due passi, stando lì seduta non avrei
concluso molto. Tra
l’altro nel pomeriggio sarei dovuta andare al ristorante per
dare una mano a
mia madre, dato che mancava una cameriera. Percorsi il lungo
marciapiede e poi
feci per attraversare. Controllai che non ci fosse nessuno, solo una
macchina
in fondo alla strada, ma facevo in tempo a passare, dato che era
abbastanza
lontana da me.
Tenevo
diversi fogli in mano e mentre camminavo cercai di sistemarli meglio,
dato che
il vento minacciava di farli volare via. Forse persi troppo tempo
nell’attraversare la strada, forse la macchina aveva
aumentato di colpo la
velocità o semplicemente mi ero fermata in mezzo alla
strada, sovrappensiero,
fatto sta che sentii una brusca frenata e nemmeno mi accorsi che caddi
a terra
in mezzo ai fogli che volarono in tutte le direzioni. Sentivo
l’asfalto sotto
la mia guancia sinistra, e il vociare della gente che mi si
affollò intorno.
Cercai di capire come mi sentivo, ma tranne un leggero dolore al fianco
e alla
testa non sentivo altro. Vidi che la macchina che avevo visto in
lontananza ora
era a un paio di centimetri dal mio viso. I fari e il motore erano
ancora
accesi e sentii una portiera sbattuta con forza e una voce maschile
dominare
tutte le altre e infine un ragazzo farsi spazio tra la gente e
abbassarsi su di
me. Quasi mi mancò il respiro e non era dovuto alla caduta
ma alla visione che
mi si parò davanti.
Un
angelo dai capelli bronzei e gli occhi verdi mi guardava preoccupato.
Parlava
ma non capivo cosa diceva, ma mi ripresi in fretta quando mi
toccò il viso con
una mano.
<<
Stai bene? Vuoi che ti porti in ospedale? >>
La
sua voce bassa e roca quasi mi fece girare la testa. Mi costrinsi a
dire
qualcosa anche se il mezzo sorriso che gli incurvava le labbra mi fece
capire
che aveva intuito il mio disagio. Non sembravo tanto sofferente, dato
che non
la smettevo di fissarlo e non mi decidevo a parlare.
<<
Sto b-bene. Davvero. >> dissi solo questo e lui mi aiutò a
rialzarmi.
<<
Sei sicura che vada tutto bene? >> disse e
iniziò a toccarmi.
Ero
ancora seduta a terra e sentii le sue mani percorrermi le gambe e poi
risalire
sui fianchi, lentamente. Il mio cuore perse qualche battito e sentivo
l’aria
mancarmi e la testa girare. Cosa stava facendo? E perché io
reagivo in questo
modo esagerato? Non era mica la prima volta che un ragazzo mi toccava
dato che
avevo avuto un paio di storie, anche se di poco conto, con due miei
compagni di
scuola a San Diego.
Sgranai
gli occhi, quando una sua mano mi massaggiò lo stomaco, ma
sapevo che voleva
solo sincerarsi che non mi fossi fatta nulla. Oppure no? Bella, ma che
razza di
pensieri fai!?! Mi maledii mentalmente.
Cercai
di mantenere la calma ma non era facile sentendo le sue mani scendere
sulle mie
braccia per poi
risalire sulle spalle.
Quando credevo di stare per avere un collasso le sue dita si poggiarono
definitivamente sui miei fianchi. Inconsapevolmente socchiusi gli occhi
e lui
mi regalò un sorriso, avvicinandosi di più a me.
<<
Ti fa male da qualche parte… o ti piace? >>
disse stringendomi un fianco.
Non
riuscivo a credere alle mie orecchie. Il mio viso doveva essere
sconvolto
perché lui rise piano e profondamente, facendomi quasi
tremare.
<<
Non mi fa male da nessuna parte, non si preoccupi. >>
dissi cercando di
mantenere un tono di voce fermo e deciso, ma non mi riuscii del tutto
dato che
mi si avvicinò pericolosamente.
Decisi
che era ora di alzarmi e uscire da quella strana situazione. Quel
ragazzo mi
guardava in modo strano e il sorriso che aleggiava leggermente sulle
sue labbra
aveva un non so chè di felino e astuto.
Pensai
che non sarei arrivata viva alla fine di quella giornata quando lo vidi
alzarsi
lentamente, con eleganza quasi e indifferente poggiarsi sul mio corpo
fino a
farmi poggiare la schiena sul parabrezza della sua auto.
<<
Ne sei proprio sicura? >>
Il
suo odore mi confuse, un misto di essenze che non riuscii a definire.
Non era
dovuto a qualche tipo di cosmetico ma sembrava facesse parte di lui.
Di
cosa dovevo essere certa? Non capivo più nulla. Le sue
labbra distavano pochi
millimetri dalle mie e quando aveva pronunciato quella frase avevano
sfiorato
più volte le mie.
<<
Mh… d’accordo. Credo proprio che tu stia bene.
>> disse strofinando il
suo naso sul mio collo, facendomi rabbrividire.
Ad
un certo punto lo sentii respirare un po’ più
velocemente e le sue mani
strinsero più forte i miei fianchi. Non riuscivo
più a pensare a nulla, quando
infine sospirò pesantemente e strusciò la sua
guancia sulla mia, provocandomi
dei brividi di piacere quando avvertii la sua live barba pungermi la
pelle.
La
folla di gente intorno a noi si allontanò lentamente vedendo
che stavo bene e
il ragazzo che avevo davanti mi lasciò e riaprii lo
sportello della macchina,
si chinò facendomi deglutire un paio di volte a vuoto e
tornò da me. Mi porse
una piccola busta bianca, che io rigirai tra le mani, e poi si
chinò a prendere
tutti i miei fogli sparsi. Mi chinai anch’io cercando di
precederlo, in modo da
non fargli leggere i miei appunti. Non ci avrebbe capito molto in
quelle bozze
senza alcun senso apparente, ma dal modo in cui leggeva qualche riga di
un foglio,
che teneva in mano, mi sembrava curioso. Senza pensare glielo strappai
dalle
mani e lui mi guardò stupito.
<<
Scusa, volevo solo darti una mano. Non volevo essere invadente.
>>
Dov’era
finito il ragazzo intraprendente di poco prima? Mi porse il resto dei
fogli e
velocemente tornò a sedersi in macchina. Mi si
affiancò e abbassò il
finestrino.
<<
Devo andare ad una riunione e sono giù in ritardo. Non mi
sembra che tu stia
male, ma per qualsiasi problema chiama pure al numero che trovi nel mio
biglietto da visita, all’interno della busta che ti ho dato.
E’ quello del mio
ufficio e puoi dire tutto alla mia segretaria. In caso contrario o per
un
urgenza chiamami direttamente al cellulare, il numero è
sempre in quel
biglietto, ma non ti assicuro di rispondere, anche quello di solito lo
tiene la
mia segretaria. >>
Fece
per andarsene ma fece marcia indietro e si fermò un'altra
volta davanti a me.
<<
Quasi dimenticavo. Io mi chiamo Edward Cullen, piacere di averti
conosciuto. Credo
che ci vedremo molto presto >>
Con
un sorriso che mi fece tremare, accelerò allontanandosi,
lasciandomi lì come
una stupida a guardarlo andare via.
Che
voleva dire con “ ci vediamo molto
presto”
?
Che
razza di giornata mi era capitata. Avrei voluto strappare quel
biglietto e
rispondergli a tono per quell’assurda insolenza, ma non me ne
aveva dato il
tempo ed era scappato via. Di colpo tornai lucida e nonostante la
bellezza di
Edward, sentivo di non sopportare quella sua aria di
superiorità. Dal suo
abbigliamento e dalla sua auto doveva di certo essere una persona molto
ricca e
si capiva dal suo modo di fare.
Mentre
correvo verso il ristorante, dato che ero già in ritardo,
detti un occhiata al
biglietto da visita e poi lo misi tra i vari fogli degli appunti che
tenevo in
mano, senza più badarci. Non potevo non ammettere a me
stessa che
quell’incontro mi aveva scombussolato. La bellezza di quel
ragazzo era
devastante. I suoi occhi così intensi, quelle labbra dalla
linea sensuale e
quel fisico… basta! Non dovevo più pensarci. Di
sicuro era qualche cosiddetto “
figlio di papà” e io non volevo avere nulla a che
fare con quella gente.
Arrivai
trafelata all’entrata del ristorante e subito mi fiondai a
cambiarmi. Mi misi
la divisa, composta da una gonna rossa, una camicia bianca e da un
gilet
anch’esso rosso e mi diressi in cucina. Rosanna,
l’amica di mia madre, mi
accolse con un sospiro.
<<
Bella, tesoro, dov’eri finita? Oggi è una
giornataccia e tua madre, poverina,
si divide tra la cucina e i tavoli. >>
<<
Si, hai ragione, ma ho avuto un contrattempo. >>
Preferii
non dire che avevo avuto un piccolo incidente, altrimenti avrei fatto
spaventare a morte mia madre, senza contare che stavo bene quindi non
c’era
alcun bisogno di dirlo.
<<
D’accordo, vai ai tavoli e manda tua madre qui.
>>
Feci
come mi era stato detto e mi scambiai un occhiata con mia madre, che mi
rivolse
un sorriso per non farmi pesare il ritardo. Sorrisi anch’io e
lei mi diede
velocemente il blocchetto per le ordinazioni e scappò in
cucina ad aiutare
Rosanna e gli altri pochi cuochi della cucina del ristorante.
Non
era un posto molto rinomato, ma era al centro, vicino ai negozi e
uffici, e
nell’ora di punta era molto affollato. Non so quanto tempo
passò, ma tra un
ordinazione e l’altra non riuscii a togliermi Edward dalla
mente. E’ mai
possibile che mi aveva sconvolto così tanto?
La
bellezza di quel ragazzo era divina, sembrava quasi un fotomodello, ma
era
ricchissimo e con un bel lavoro di sicuro. Aveva uno stuolo di ragazze
bellissime al suo servizio, ne ero certa, e non conosceva le vere
sofferenze
della vita. Certo, era presto per dirlo e non potevo giudicarlo
così a prima
vista solo dal suo aspetto e da qualche battuta che ci eravamo
scambiati, ma
avevo quell’impressione e il solo pensarlo mi infastidiva,
eppure non riuscivo
a smettere.
Lavorai
fino a tarda sera, fin quando non tornai a casa insieme a mia madre.
Andai a
farmi una doccia e dopo mi buttai sul letto. Era stata una giornata
davvero
stancante, in tutti i sensi. L’indomani mattina avrei dovuto
prendere un
pullman per raggiungere l’altro capo dell’isola per
poter raggiungere il bar
dove lavoravo di tanto in tanto durante la settimana, a seconda dei
turni con
un'altra ragazza.
Presi
la busta bianca che Edward Cullen mi aveva dato quella mattina e
l’aprii
distratta. C’erano due biglietti, uno doveva essere il suo
biglietto da visita,
infatti vi erano scritti il suo nome e due numeri di telefono e in
fondo il
nome di un azienda pensai. “ Denali Industries”
Quindi era come pensavo si
trattava di un ricco imprenditore. Storsi il naso e afferrai
l’altro piccolo
pezzo di carta bianco. Lessi velocemente le poche righe stampate su di
esso e
vidi che era un invito per presentare un nuovo progetto finanziario
indetto
appunto dai proprietari dell’azienda.
Ecco
perché mi aveva detto che ci saremmo visti molto presto. Ma
come si permetteva?
Era davvero certo che ci sarei andata? Naturale…
d’altronde era sicuramente
abituato ad avere tutte le donne che voleva.
Bene…
altro che ricco, era pure proprietario, insieme ad altri membri
indicati in un
elenco. Lessi infatti tra questi il suo nome.
Perché
mi aveva lasciato quell’invito? Infondo non aveva motivo di
interessarsi a me.
Un così bel ragazzo aveva senza ombra di dubbio tantissime
belle ragazze pronto
a soddisfare ogni sua richiesta.
Posai
bruscamente i due biglietti sul comodino e mi girai più
volte sul letto,
cercando di allontanare quel perfetto estraneo dalla mia mente.
Mi
sarei dovuta addormentare subito, ma mi sentivo irrequieta,
così presi carta e
penna e mi distesi nuovamente. Le parole vennero da sole e mi ritrovai
a
scrivere su quel ragazzo dannatamente bello e sensuale che mi aveva
quasi
investito. Scrivevo senza preoccuparmi di dare un senso a
ciò che scrivevo,
limitandomi a scrivere ciò che avevo sentito guardando i
suoi profondi occhi
verdi e cosa avevo provato quando le sue mani mi avevano toccato.
Non
sapevo se un giorno l’avrei rivisto, ma Edward Cullen aveva
occupato del tutto
la mia mente e non se sarebbe uscito tanto facilmente.
********************************************************************************
Buon
Santa Lucia a tutti!
Non
ci era messo questo aggiornamento ma ve lo lascio lo stesso^^ In questo
capitolo conosciamo Bella! Beh, che dite?
Ho
notato le aggiunte della mia storia in molti preferiti e seguite e vi
ringrazio
molto! Così come ringrazio le due persona che hanno
recensito, spero davvero
che mi facciate sapere cosa ne pensate di questo storia,
perché a volte non so
se le mie idee vi piacciono!
C’è
molto da dire e spero che continuerete a seguirmi ( le mie idee sono
assurde
xD)
Lau_Twilight:
Ciao
tesoro! Grazie mille, sei sempre un angelo con me! Tvb!!!! xD
Serve:
Ciao!!! Allora! Che bello leggere i tuoi
commenti xD Dunque, come avrai letto in questo capitolo il ragazzo
dello
spoiler è proprio il nostro Edward! Dal prossimo capitolo si
capiranno molte
cose. Edward è sempre lo stesso e ritornerà ad
essere quello del primo capitolo
proprio con Bella. Pensa sempre ad Abigail ma vedrai ci sono delle
novità! Non
tutto è come sembra, Edward ha subito dei cambiamenti e li
subirà ma sarà
Abigail ad avere un ruolo importante! Vedrai…^^ Grazie mille
per recensire
sempre, aspetto con ansia il tuo commento, un bacio ciao^^
Purtroppo
non riesco a lasciarvi lo spoiler perché sto modificando il
terzo capitolo e nn
so quale sarà il risultato finale, quindi ditemi davvero
cosa ne pensate!
Capitolo
betato da Nevia, che mi ha dato come al solito parecchi spunti per la
storia!
Ecco la lista delle altre ff da lei betate:
tutte
quelle di jessikina cullen
tutte
quelle di vale_cullen1992
COSPLAY
ANIMAL scritta a 4 mani da vale_cullen1992 e cullenboy
tutte
quelle di ale03 su twilight
tutte
quelle di anthy su twilight
tutte
quelle di yaya
tutte
quelle di sweet_apple_love
falling in love with
you di meme90
the
masquerade si shona
tutte
quelle di wilderose
tutte
quelle di isabella V
new
life, angel, come un eterno tramonto di stella del sud
inquilino,
padre e figlia di bells1987
los
angeles di valenessie
sogno
proinito di bells1987
rehab di ladyglam
wild boy, carlisle
story di death_devil
nevia
consiglia: the real me di purelove
|
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Capitolo 4 *** Attrazione ***
•
αттяαzισиє
Pressai
il pulsante dell’ascensore e mi appoggiai ad una parete
laterale, mentre le
porte automatiche si chiudevano. Sospirai più volte e mi
passai una mano sugli
occhi per tentare di calmarmi. Nonostante fossero passati diversi mesi
dal mio
ritorno a casa, dai Denali, il mio autocontrollo aveva pericolosamente
vacillato quando avevo sentito quel profumo paradisiaco. Quella
ragazza, di cui
non conoscevo neppure il nome, aveva rischiato di farmi perdere la
ragione. Non
avevo mai provato nulla di simile. Credevo che non sarei riuscito a
trattenermi,
invece il mio autocontrollo aveva vinto.
Ero
al telefono con Tanya, che m’ informava di una riunione
improvvisa, dove
dovevamo decidere alcuni parametri aziendali, prima
dell’inaugurazione del
nostro nuovo progetto, durante il quale avremmo annunciato il mio
arrivo come
socio della società. Non ero ancora molto sicuro di quello
che stavo facendo,
ma era un modo per dare senso alla mia vita e occuparmi da solo di mia
figlia.
Tanya mi aveva convinto e così, dopo qualche settimana di
prova, mi aveva detto
che sarei diventato suo socio, insieme ad Eleazar. All’inizio
mi aveva stupito,
ma ero a conoscenza dei sentimenti della vampira nei miei confronti.
Alle volte
ero tentato di darle una possibilità, ma poi mi tiravo
indietro. Non ero ancora
pronto e nonostante Tanya fosse una vampira bellissima e molto
intelligente,
non riuscivo a vederla in altro modo. Ero in qualche modo attratto da
lei, ma
questo era normale.
Dopo
il mio ritorno, mi era venuta spesso a trovare, ma notavo spesso che
Abigail
non gradiva molto la sua presenza. Probabilmente era solo gelosa e non
dava
confidenza più di tanto alla vampira. Tuttavia, durante
qualche battuta di
caccia, c’era stato qualche breve attimo in cui avevo smesso
di pensare e mi
ero dedicato a Tanya, ma erano eventi isolati perché non
volevo altro da lei.
Mi dispiaceva ma era così ed a quanto pare a lei bastava.
Quando
le porte dell’ascensore si aprirono, mi avviai verso la sala
riunioni. Già
conoscevo bene i posti e sapere che tra qualche giorno sarei diventato
proprietario di tutto questo mi faceva uno strano effetto.
Ritornai
con la mente alla ragazza dell’incidente, non riuscendo a
tenerla fuori dai
miei pensieri. Non facevo caso alla strada, ma la vidi solo
all’ultimo momento,
grazie ai miei riflessi. Non seppi come riuscii a frenare, prima di
colpirla,
ed ero sceso spaventato dall’auto. In quel momento il suo
odore mi colpì come
uno schiaffo. Non avevo mai sentito nulla di simile, ma ero riuscito a
trattenermi. Fino a qualche mese prima l’avrei ritenuto
impossibile, in quanto
riuscivo a perdere il mio autocontrollo anche con molto meno, eppure
guardando
quegli occhi profondi avevo accantonato ogni sorta di istinti.
Come
mi era venuto in mente di invitarla alla festa di inaugurazione
dell’azienda?
Stavo
diventando matto. Probabilmente non sarebbe neanche venuta e anche se
fosse
stato così, avrei tirato fuori la scusa che volevo farmi
perdonare per
l’accaduto. Era una bella ragazza, anche se ero abituato a
vedere ragazze con
abiti firmati e dal trucco pesante. Lei nella sua semplicità
mi aveva colpito.
<<
Edward! >>
La
voce di Tanya interruppe bruscamente il flusso dei miei pensieri e mi
riportò
alla realtà. Stavo per entrare in sala riunioni, ma da bravo
gentiluomo mi
fermai ad attenderla. Mi venne in contro in tutta la sua prorompente
bellezza.
Lunghi boccoli biondi, occhi dorati, come si conveniva ai vampiri
vegetariani,
lineamenti fini e un fisico a dir poco mozzafiato. Aveva tutto
ciò che poteva
far morire di desiderio qualsiasi uomo, me compreso, ma c’era
qualcosa in lei
che non mi convinceva. Oltretutto era ancora presto per poter pensare
di avere
una relazione seria e duratura con una donna. A volte credevo che non
sarebbe
mai più accaduto. Dopo la mia storia con Cassandra tutta la
mia vita era
cambiata, inevitabilmente.
<<
Tempismo perfetto! >> esclamò, allungando le
mani per sistemarmi il
colletto della camicia.
Le
sorrisi e dopo averle aperto la porta, mi preparai a quella riunione.
Dopo
aver discusso per un paio d’ore degli ultimi accordi circa il
futuro aziendale,
dove avrei rivestito il ruolo di co-proprietario, mi diressi nel mio
ufficio
per sbrigare alcune pratiche prima di tornare a casa. Abigail
frequentava una
scuola privata e stava insieme ad alunni ovviamente umani, senza
problemi. Si
divertiva tantissimo, specie a fare scherzi ai suoi compagni, i quali
rimanevano atterriti di fronte alle sue dimostrazioni. Tuttavia mi ero
premunito di avvertirla di non esagerare. Mia figlia era abbastanza
intelligente
da capire cosa doveva e non doveva fare.
<<
Edward, ti disturbo? >>
Alzai
gli occhi dalla mia scrivania e trovai Tanya davanti ad essa. Non mi
ero
neppure accorto che era entrata.
<<
No, dimmi. >>
Lei
per tutta risposta si avvicinò a me fino a sedersi sulle mie
gambe. Mi cinse il
collo con le braccia e cominciò a posare baci languidi sul
mio corpo.
<<
Sei nervoso per l’inaugurazione? >>
Inaspettatamente
i miei pensieri andarono alla ragazza che avevo quasi investito quella
mattina.
Pensai ancora se sarebbe venuta o meno, ma scacciai quei pensieri e mi
concentrai sulla domanda della vampira seduta su di me.
<<
Perché dovrei esserlo? >>
Lei
rise e si sporse per baciarmi. Stavo per scostarmi ma non me ne dette
il tempo
e si avventò su di me. Era una vampira piuttosto passionale
e non negavo che
spesso abusavo delle sue attenzioni, tuttavia quella volta non
l’avrei
accontentata facilmente. Risposi al suo bacio ma quando
tentò di sbottonarmi la
camicia scivolai via da lei, lasciandola seduta al mio posto.
<<
Devo andare da mia figlia, Tanya. >>
Le
schiacciai l’occhio e la lasciai con un espressione stupita e
risentita. Mi
dispiaceva, ma lei conosceva bene le mie intenzioni.
Una
volta fuori dall’edificio controllai l’orologio e
chiamai Alice per dirle che
sarei andato io a prendere Abigail. Raramente riuscivo ad andarla a
prendere,
di sicuro non si sarebbe aspettata di trovarmi lì.
Mancava
quasi un ora, così mi fermai nel parco vicino la scuola.
Posteggiai l’auto e
uscii. Ero stato talmente tanto tempo con la paura di poter far male a
qualcuno
che non appena avevo la possibilità mi mischiavo tra la
gente. Mi piaceva poter
stare tranquillo, in mezzo agli altri.
Mi
sedetti su una panchina e mi tolsi la giacca, poggiandola di lato.
Grazie alla
mia natura particolare potevo espormi al sole senza problemi. A
differenza dei
miei simili, la mia pelle non luccicava alla luce del sole e i miei
occhi era
gli stessi che avevo quando ero umano, ovvero verdi.
Non
sapevo perché queste caratteristiche erano rimaste nel mio
corpo, ma il clan
dei Denali mi aveva detto che facevo parte di una categoria particolare
dei
vampiri. Per qualche ragione genetica la trasformazione non aveva
influenzato i
miei tratti somatici.
L’unica
differenza stava ovviamente nelle mie capacità e nella
resistenza del mio
fisico. Avevo il potere di gestire il tempo. Potevo tornare indietro
nel
passato di ogni persona ma solo se riuscivo ad ottenere il loro
inconscio consenso,
il ché poteva avvenire in due modi differenti: ipnotizzando
la persona
interessata, oppure semplicemente forzando la loro volontà
se si trattava di una
persona debole.
Raramente
lo avevo utilizzato, perché il lato più
caratteristico di questo potere era che
potevo fermare il tempo e quando andavo indietro manovrare tutto come
se avessi
un telecomando in mano e stessi mandando indietro un film. Tuttavia
tutto ciò
poteva accadere nel passato, nel presente potevo solo fermare il tempo.
Sospirai,
ma ad un certo punto ricordai di avere qualcosa
d’interessante nella tasca
della giacca. Presi il foglio di carta che avevo preso a quella ragazza
e lessi
le prime righe. Erano più che altro appunti, non sapevo
perché l’avevo preso.
Era stato più forte di me. Di solito non mi curavo di cose
del genere, non ero
affatto un tipo curioso ma avevo agito d’impulso.
“
Impossibile a volte credere che la mia
vita sia cambiata così tanto. In un posto dove non vorrei
essere, cerco la mia
strada, senza trovarla. “
Doveva
aver scritto lei queste cose. Tuttavia non sapevo se si riferiva a se
stessa o
meno. Non aveva l’aria di essere un diario, anche
perché sarebbe stato insolito
tenerlo in quel modo, in un foglio bianco anonimo. Tra
l’altro ne aveva altri
simili.
Che
scrivesse delle storie?
Sorrisi,
ancora più curioso. In realtà non nutrivo
interesse per questo genere di cose,
ma un tempo, quando ero ancora umano, mi dilettavo a scrivere storie di
diverso
genere. Grazie ai racconti di mio padre e mio nonno, ero affascinato
dal
passato e mi piaceva tornare indietro nel tempo e ricostruire i fatti
avvenuti,
anche se sotto forma di saggi o diari. Forse era da questo che aveva
avuto vita
il mio potere.
Saltai
alcune righe, segnate da un asterisco come quella che avevo appena
letto, in
quanto rappresentavano sicuramente delle note e lessi alcuni spezzoni
di un
testo scritto all’inizio della pagina.
“
Mi piacerebbe fare un salto nel tempo per
vedere cosa sarebbe successo se avessi preso decisioni diverse da
quelle che ho
preso, ma mi rendo conto che nulla di ciò che ho fatto fin
ora nella mia vita è
stato programmato o deciso per tempo. Tutto ciò che mi
è accaduto è stato
frutto di ciò che gli altri hanno fatto, dirigendo la mia
vita in posti ignoti,
obbligandomi a fare scelte dovute e a farmi diventare ciò
che sono adesso.”
Mi
concentrai e rilessi più volte quelle righe. Mi ci ritrovavo
perfettamente. La
mia vita era stata guidata per poco tempo dalle mie decisioni, poi era
stato
tutto un susseguirsi di avvenimenti dovuti a ciò che altre
persone avevano
deciso per me.
Era
stata veramente lei a scrivere quelle parole? Parlava di se stessa
oppure no?
Lessi
qualche altra cosa, ma una frase alla fine del foglio mi
colpì particolarmente.
Era segnata da un asterisco, quindi tra le cose che avevo saltato, ma
mi
incuriosì.
“
L’attrazione è qualcosa
di inspiegabile e
travolgente. Si avverte senza possibilità di sfuggirgli ed
è sempre un dolce
supplizio cedervi. “
Inarcai
un sopracciglio con un sorriso. Sembrava quasi che stesse parlando di
passione
più che attrazione, ma d’altronde
l’attrazione era la strada più breve e la
più
naturale per arrivare al quel sentimento travolgente che era la
passione.
A
quel punto mi sentii particolarmente frustrato. Volevo assolutamente
sapere se
si trattava di una riflessione personale, ma in ogni caso lo
rappresentava, sia
che parlava di se stessa o meno.
Ero
sempre più convinto che queste cose le aveva scritte lei, di
conseguenza era un
pensiero personale.
Una
visione alquanto interessante. Ormai non sapevo più cosa
significava veramente attrazione.
Da quando la mia natura era cambiata tutti gli altri si sentivano
attratti da
me, ma questo era dovuto al fatto che ero un vampiro, di conseguenza
non me ne
curavo. Era una cosa normale per me.
Tuttavia,
io non avevo mai provato particolare attrazione per qualcuna, tranne
ovviamente
quella causata al mio fisico.
Non
sapevo perché, ma ero convinto di dover leggere tra le
righe. Qualcosa mi
suggeriva che l’attrazione di cui parlava lei non era solo ed
esclusivamente
fisica. Normalmente si intendeva in quel modo, ma potevano esistere
altre forme
di attrazione.
I
miei pensieri vennero bruscamente interrotti da un piccolo uragano che
si
abbattè su di me. La mia visuale venne interamente oscurata
da una massa di
lunghi capelli biondi, mentre due piccole braccia mi cingevano il collo.
Sorrisi
e strinsi più forte mia figlia.
<<
Ciao tesoro! >>
Lei
in risposta mi baciò una guancia e rise contenta. Poi un
pensiero mi colpì all’improvviso.
<<
Abigail. >> pronunciai severamente e lei capendo subito
cosa stavo per
dirle mi guardò con due occhioni innocenti.
<<
Sì,papà? >> disse con noncuranza.
<<
Come sei arrivata qui? Hai dovuto attraversare la strada da sola e sai
che non
lo devi fare, vero? >>
Lei
abbassò lo sguardo e si torturò le manine.
Sorrisi impercettibilmente senza
cambiare la mia espressione. Sapevo che lei era una bambina diversa e i
suoi
sensi erano molto più sviluppati ma questo non mi permetteva
lo stesso di
rilassarmi.
<<
Lo so. Ma ho sentito il tuo odore appena uscita dalla scuola e dato che
non mi
aspettavo di vederti sono corsa qui. >>
Mi
guardò ancora con quello sguardo da cerbiatta e io non seppi
resistere. La
strinsi a me, dandole piccoli baci sul viso, facendola ridere.
Ciò che mi aveva
detto era stato un colpo al cuore. Purtroppo non riuscivo sempre ad
andarla a
prendere, tra impegni lavorativi e personali, così andava
quasi sempre Alice a
prenderla. Ancora una volta mi rattristai, pensando che forse non ero
un buon
padre per lei.
Abigail
sembrò intuire i miei pensieri perché mi
puntò un ditino contro e mi guardò
minacciosa.
<<
Papà non essere triste, sennò mi arrabbio.
>>
Mi
guardò male, ma la sua espressione divenne buffissima. Io
risi e scompigliai i
suoi capelli. Era davvero una bambina speciale.
Ad
un tratto si fece curiosa e afferrò il foglio che prima
stavo leggendo. Scese
dalle mie gambe e seria cominciò a leggere ciò
che c’era scritto. Io cercai di
levarglielo dalle mani. Non che ci fosse scritto chissà
cosa, ma Abigail era
fin troppo intelligente e alcuni concetti li avrebbe capiti e
assimilati
immediatamente. L’ultimo che avevo letto mi preoccupava di
più.
Quando
cercai di afferrarla scappò via, ridendo come una matta e io
scossi il capo e
mi alzai per seguirla.
<<
Vieni qui, monella! >>
Per
essere una bambina era piuttosto veloce, soprattutto per la sua natura
di mezza
vampira, ma con la mia velocità non ebbi bisogno di
attendere molto. La
afferrai per la vita e me la caricai in spalla, facendola ridere ancora
di più.
<<
Forza, dammi quel foglio Abigail >>
Lei
rispose con un “no” lamentoso, così la
feci scendere e mi inginocchiai davanti
a lei.
<<
Cucciola, non puoi ancora fare tutto ciò che vorresti. Se
papà ti dice una cosa
vuol dire che c’è un motivo. >>
Mi
guardò di colpo offesa, ma si allontanò di
qualche passo cercando di leggere
qualche ultima cosa.
<<
Perché non posso leggere? Ho già letto tante
cose, come il libro di storia del
nonno! >>
Si,
ricordavo quel giorno. Le piaceva soprattutto la storia, come era
sempre
piaciuta a me, ma non mi aspettavo che leggesse un intero libro in un
giorno.
Aveva delle capacità impressionanti e spesso cercavo di
tenere a bada la sua
curiosità.
<<
Signorina, voglio quel foglio. Subito. >>
Le
diedi un colpetto sul naso e lei sbuffando mi passò
finalmente il foglio, che
piegai, infilandolo in tasca.
Si
strinse le braccia al petto e con fare impettito cominciò a
camminare di nuovo
verso la panchina, ricordandomi maledettamente sua madre.
Sospirai
e la raggiunsi. Le feci il solletico e lei si sciolse come neve al sole
e
riprese a ridere spensierata.
Amavo
quel piccolo demonietto. Era tutto ciò che avevo e
rappresentava la cosa più
importante della mia vita.
Tornammo
a casa e le preparai da mangiare, anche se spesso non ne aveva bisogno
e poi la
costrinsi a fare i compiti che non voleva fare. Le sarebbe bastato poco
per
finirli, eppure faceva sempre delle storie.
Le
mie sorelle quel pomeriggio non avrebbero potuto aiutarmi
perché avevano molto
lavoro da sbrigare e io mi ero preso il pomeriggio libero. Tanya mi
chiamò un
paio di volte facendomi intendere che alla sera sarei potuto passare da
lei, dato
che secondo la sua opinione ero molto dispiaciuto per averla lasciata
lì nel
mio ufficio. Ancora una volta mi stupii della sua sfacciataggine ma
preferii
lasciar correre.
Poco
prima di cena, quando Abigail stava guardando con profondo disinteresse
i
cartoni animati che ai suoi compagni di scuola facevano impazzire,
tornò all’attacco
sul discorso della mattina.
Era
proprio ostinata e più io non volevo fargli leggere quel
foglio, più lei non si
arrendeva. La soluzione più semplice sarebbe stata buttarlo,
ma non volevo.
<<
Tesoro, ho detto di no. Hai così tante cose da leggere,
perché proprio quello?
>>
Lei
si sporse dal divano su cui era seduta, aggrappandosi allo schienale
per
guardarmi, mentre io mi ero girato verso di lei, dopo aver sistemato
sul tavolo
le sue cose da mangiare. Mi ero abituato a quegli odori che un tempo mi
piacevano, così non era più un problema farle da
mangiare.
<<
Perché mi piace quello che c’è scritto.
>>
Inarcai
un sopracciglio, confuso. Le piaceva ciò che c’era
scritto? Ma non era nulla di
così bello da poterla incuriosire. Erano soltanto appunti
scritti qua e là,
insieme a diverse note senza alcun senso apparente.
E
allora perché non lo butti?
Ignorai
quella vocina fastidiosa e presi mia figlia in braccio e la feci sedere
su una
sedia. Le sbuffò sonoramente e prese a mangiare scocciata.
<<
Basta Abigail. Non voglio tornare sull’argomento. Fa la brava
e mangia tutto.
>>
Lei
mi fece la linguaccia e io scossi il capo esasperato, andandomi a
sedere sul
divano e cambiando canale. Certo che se ci si metteva era davvero
testarda.
In
quei momenti non riuscivo a fare a meno di pensare a Cassandra. In
qualche modo
continuava ad esistere per mezzo di Abigail. Si somigliavano in diversi
aspetti
e questo era normale, ma questo pensiero mi faceva sempre troppo male.
Una
parte di me si sentiva ancora legato a lei, nonostante tutto quello che
aveva
fatto. Ma era un sentimento naturale e nascosto nel mio cuore. Per anni
era
stata ciò che mi aveva reso felice e mi aveva comunque dato
una figlia
bellissima.
Per
amore di Abigail avrei rifatto tutto cento volte, senza ripensamenti.
Mi
voltai verso di lei, che aveva il viso appoggiato ad una mano e con
l’altra
mangiava, persa nei suoi pensieri. Era adorabile e quando mi sorprese a
guardarla con un sorriso, si tirò su e posò la
forchetta sul tavolo.
<<
Papà sono ancora arrabbiata. >>
Le
feci lo sguardo da cucciolo e lei nonostante l’espressione
seria si tradì con
un mezzo sorriso. Quando le feci cenno di raggiungermi, corse verso di
me e mi
si buttò addosso.
<<
Uffa, lo fai apposta. Tanto ti perdono sempre. >> mi
diede un bacio sulla
guancia e la cullai un po’, fin quando non si
addormentò.
La
misi nel suo lettino e le accarezzai i capelli, prima di socchiudere la
porta
della sua stanza e tornare in cucina. Rimisi a posto tutto,
perché non volevo
abusare dell’aiuto delle mie sorelle e tornai in salone,
spegnendo questa volta
la televisione.
Sarei
dovuto uscire per andare a caccia, ma non mi andava di lasciare sola
Abigail.
Di solito Rosalie o Alice dormivano qui quando accadeva e quella sera
non c’era
messa una mia battuta di caccia. Il fatto era che quella ragazza mi
aveva
confuso e stordito.
Il
suo sangue era terribilmente attraente
per me.
A
quel pensiero mi tornò in mente ciò che avevo
letto in quel foglio, conteso
tanto tra me e mia figlia. Sorrisi e misi una mano in tasca per
riprenderlo.
Non potevo farlo con Abigail presente altrimenti me l’avrebbe
strappato dalle
mani. Era terribilmente veloce e la piccola aveva imparato a
sorprendermi.
Dispiegai
il foglio, che si era stropicciato parecchio, e rilessi
l’ultima nota che mi
aveva catturato.
“
L’attrazione è qualcosa
di inspiegabile e
travolgente… “
Era
vero. L’attrazione non era qualcosa che si poteva spiegare.
Quando avevo visto
quella ragazza a terra, un misto di sensazioni mi aveva sconvolto,
senza
possibilità di capire cosa mi stava succedendo.
“
… Si avverte senza
possibilità di
sfuggirgli… “
Avevo
subito avvertito quella sensazione prorompente e l’odore del
suo sangue mi
aveva richiamato come una calamità. Tuttavia non era quella
solita sensazione
di desiderio tipica dei miei istinti che avevo avvertito, ma un
richiamo
irresistibile, che mi lasciava il tempo di rispondergli.
“
… ed è sempre un dolce
supplizio cedervi.
“
Su
questo non avevo dubbi, ma se avessi ceduto non sarebbe stata una cosa
molto
dolce. Di sicuro non per lei.
Misi
da parte il foglio, ricordandomi di posizionarlo al di fuori di quella
furbona
di mia figlia.
Non
sapevo più cosa pensare, così mi distesi e chiusi
gli occhi. Senza volerlo
rividi gli occhi intensi di quella ragazza, rispecchiarsi nei miei e mi
irrigidii. Non avevo mai visto nulla di tanto bello e profondo in vita
mia come
i suoi occhi.
C’era
stata attrazione soprattutto per il suo sangue, ma anche per il suo corpo…
Scacciai
quei pensieri. In realtà i suoi abiti erano piuttosto
semplici e non mettevano
in risalto il suo fisico, che immaginavo essere migliore di quanto
volesse far
credere. Ero abituato a vedere ragazze e donne di ogni genere, ma
ognuna di
loro metteva in risalto qualcosa nel loro corpo, lei invece sembrava
disinteressarsene.
Non aveva abiti firmati ma semplici indumenti. Un jeans e una maglietta
anonimi
ma che su di lei facevano sempre un bell’effetto.
Edward
ma cosa stai dicendo? A
te non mancano mica le donne!
Cercai
di zittire quella fastidiosa vocina interiore, pensando a quale follia
mi aveva
indotto ad invitarla all’inaugurazione della sera successiva.
Avevo agito d’impulso
e non ero certo di riuscire a resisterle.
Ormai
il danno era fatto e mi ritrovai a pensare che la vera delusione
sarebbe stato
non vederla l’indomani sera.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ciao
a tutti! Sono un po’ fuori tempi ma spero comunque di non
avervi delusi!
Allora,
come sono andate queste feste? Io le ho passate in tutta
normalità, non ho fatto
nulla di eclatante dato che l’università mi
aspetta. ù_ù
Questo
capitolo non è betato perché non riesco a dare
dei tempi giusti alla povera
Nevia. Mi aspetta per tanto tempo e dato il ritardo, non appena finisco
di
scrivere posto subito.^^
Vorrei
ringraziare coloro che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite e
le
seguite ma ho notato che le recensioni non sono molte, in netto
contrasto con
le preferite e le seguite. La storia non vi piace? Fatemi sapere cosa
ne
pensate, è davvero importante per me, perché i
vostri stimoli mi danno la
carica per continuare!
Spoiler:
Torniamo
a Bella! “ Mi guardava come se fossi stata la sua preda. Con
un bicchiere in
mano che rigirava lentamente tra quelle dita lunghe e affusolate mi
osservava
come un puma pronto all’attacco. Sentivo di non sopportarlo
ma allo stesso
tempo non riuscivo a non smettere di guardarlo.
Risposta
alle recensioni:
Serve:
Ciao! Beh, cosa
in Edward è normale?!? ^^ Ehhehe, hai ragione il
comportamento di Edward è
piuttosto anomalo, ma spero in questo capitolo di aver spiegato
qualcosa
riguardo al suo comportamento. Fammi sapere che ne pensi, un bacio!
Lau_Twilight:
Ciao, mi
bravissima scrittrice! Sei un portento tesoro!!! Grazie mille, per la
tua
presenza costante, non so cosa farei senza il tuo supporto! Povera
Bella,
quando l’ha visto è rimasta così O__O
Eh, ci credo!!! Attendo il tuo commento,
un bacione^^
Michelegiolo:
Ciao,
domanda più che lecita! Ho messo quel dubbio e te ne sei
accorta! Beh, in
questo capitolo ho appunto spiegato la situazione ( a me le cose
semplici non
piacciono ù.ù) Ehhee, in ogni caso grazie per il
commento, aspetto di sapere
cosa ne pensi, ciao!
|
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Capitolo 5 *** Sephora ***
•
ѕєρнσяα
Mi
sembravano passati pochi secondi da quando mi ero addormentata, che un
suono
continuo e incessante rischiò di farmi impazzire. Buttai la
sveglia giù dal
comodino e nascosi la testa sotto al cuscino. Stetti per qualche minuto
immobile, desiderando solo di riprendere sonno, ma se non mi fossi
sbrigata
avrei perso la corriera che mi avrebbe portato dall’altra
parte dell’isola.
Scostai il cuscino e mi abbassai per riprendere la sveglia.
Sbadigliando
rumorosamente vidi che avevo massimo un ora per preparami e andare a
lavoro.
Avrei tanto voluto darmi per malata e non andare al locale in cui
lavoravo tre
volte a settimana, ma sapevo che non potevo.
Mi
feci coraggio e mi decisi ad alzarmi. Con ancora gli occhi socchiusi
aprii la
porta della mia camera e mi diressi in bagno per farmi una doccia
fredda,
altrimenti non mi sarei svegliata.
Quando
finalmente ripresi lucidità, mi preparai e scesi in cucina.
Mia madre non si
era ancora alzata ma aveva ancora un ora abbondante,
d’altronde per lei era
ancora presto.
Mi
feci velocemente un caffè e dopo aver preso la mia borsa a
sacca, uscii
cercando di ripararmi dal freddo di prima mattina. Erano ancora le luci
dell’alba e io percorsi qualche metro per raggiungere la
fermata del pullman.
Trovai qualche altra ragazza già lì, insieme a
qualche signora che sicuramente
si occupava delle pulizie di qualche casa o ufficio a giudicare dal suo
abbigliamento.
Dovetti
aspettare solo qualche minuto prima di avvistare il pullman in
lontananza.
Salii e mi diressi agli ultimi posti, perché di
lì a poco il mezzo si sarebbe
riempito. La mia era l’ultima fermata, in quanto si trovava
proprio dall’altro
capo di Manhattan, per cui non avrei avuto problemi a scendere. Mi misi
le
cuffiette di un vecchio walkman e chiusi gli occhi, rannicchiandomi sul
sedile.
Mi estraniai da tutto il resto e per poco non cedetti al sonno.
Purtroppo le
persone che salivano e scendevano e le continue fermate del pullman mi
ridestarono in fretta, così rivolsi lo sguardo
all’esterno. Manhattan era
davvero un isola molto bella, aveva le fattezze della grande mela,
anche se io
non ci ero mai stata. Avevo sempre vissuto a San Diego e a Jolla,
situata nella
costa californiana, quindi non ero mai stata in posti del genere. Amavo
quel
luogo e lasciarlo era stato per me quasi traumatico.
Avrei
tanto voluto abbandonare un posto così caotico per tornare
nella mai villetta,
che si affacciava sull’Oceano Pacifico. La sera mi piaceva
guardare il
tramonto, i delfini e le orche che sia affacciavano sul pelo
dell’acqua.
Passavo interi pomeriggi a scrivere davanti la spiaggia e tutto questo
mi
mancava terribilmente.
Finalmente
il pullman raggiunse il capolinea e io scesi per percorrere il breve
tratto che
mi avrebbe portato al Marea, il bar-pub dove lavoravo tre giorni alla
settimana. In lontananza scorsi la scritta luminosa del locale e spinsi
la
pesante porta a vetri, rilasciando piccole nuvolette di vapore, dovute
al mio
respiro in contrasto con l’aria gelida.
Vidi
alcune persone sedute ai tavoli, mentre sorseggiavano le loro tazze di
caffè,
altri mangiare qualcosa e infine incrociai lo sguardo di Jacob al di
là del
bancone. Nonostante fosse il proprietario si metteva sempre a lavoro.
<<
Buongiorno Bells >>
Io
mi allungai sul bancone e gli schioccai un bacio sulla guancia. Lui mi
sorrise
guardandomi negli occhi. Era davvero un bel ragazzo e nonostante i suoi
tentativi di sedurmi fossero stati abbastanza numerosi io non riuscivo
a
vederlo se non come un amico.
Mi
diressi verso una porta scorrevole per togliermi il giubbotto e
lasciare la
borsa, per cominciare a lavorare. Non dovevo indossare nessuna divisa,
al
contrario di come succedeva nel ristorante dove lavorava mia madre.
Stavo per
uscire da quella stanza quando incrociai Emily che stava sistemando
alcune cose
all’interno della sua borsa.
<<
Emily? Che ci fai qui? >>
Ero
sorpresa di vederla. Ci dividevamo i turni e quel giorno toccava a me,
come mai
era lì?
<<
Bella! Ciao tesoro, si anch’io farò questo turno
perché devo mancare la
prossima volta quindi recupero una giornata. >>
<<
Allora perché non me l’hai detto? Potevo fare la
giornata in cui saresti
mancata! >>
Quel
giorno avrei fatto a meno di andarci se me l’avesse detto.
<<
Non te l’ho detto perché si è offerto
Jacob di coprire anche il mio turno e poi
sono giornate pesanti e due ragazze in più fanno comodo.
>>
Io
annuii incerta e sbuffai. Volevo un sacco di bene ad Emily ma certe
volte
proprio non la capivo! Avrei voluto svegliarmi con più calma
dopo aver passato
un intera notte a pensare a quel ragazzo e a scrivere qualcosa su di
lui. Come
mi era venuto in mente poi? Era stato più forte di me, avevo
scritto tutto ciò
che sentivo. Quegli occhi verdi e quei lineamenti forti avevano
disturbato il
mio sonno. Il suo sguardo era intenso e la sua voce una musica per me.
Possibile che in pochi minuti avesse sortito quell’effetto su
di me?
<<
Bella? Pianeta terra chiama Bella. Ehi, ci sei??? >>
Mi
resi conto che Emily mi sventolava una mano davanti al viso. Mi
riscossi e
sbattei un paio di volte le palpebre prima di tornare alla
realtà.
<<
Si, ci sono. Hai detto qualcosa? >>
Emily
mi guardò come se fossi appena tornata dalla luna.
<<
Ti ho detto molte cose a dire il vero, solo che tu avevi un espressione
sognante in viso… a chi pensavi, eh!?! Dillo alla vecchia
Emily! >>
Sbarrai
gli occhi e fintamente indignata mi voltai, aprendo la porta per
tornare in
sala.
<<
Non pensavo proprio a nessuno e adesso a lavoro! >>
Sentii
la mia amica ridacchiare e mi detti dell’idiota per essermi
incantata a pensare
a Edward Cullen.
La
mattinata passò nel solito caos: clienti di tutte le
età si susseguivano
entrando e uscendo dal locale. Stremata mi appoggiai qualche secondo al
bancone, quando mi sentii chiamare da una ragazza seduta a un tavolo.
Con un
sospiro la raggiunsi e con un sorriso forzato sul volto presi il mio
taccuino
per attendere la sua ordinazione. La ragazza mi sorrideva mentre mi
ordinava un
caffè. Aveva corti capelli sbarazzini e scuri, come i suoi
occhi. Indossava un
elegante tailleur e portava diversi accessori abbinati al suo
abbigliamento.
Era molto carina ed elegante. Era la prima volta che la vedevo in quel
posto,
anche se poteva essere già venuta quando era in turno Emily.
Quando
tornai con il suo caffè, stava consultando un agendina e
mentre stavo posando
la sua tazza sul tavolino qualcuno mi colpì facendo
oscillare la tazza
pericolosamente e schizzandole del caffè addosso, andando a
bagnare non solo il
suo vestito ma anche parte dell’agendina.
Mi
voltai immediatamente per capire chi mi avesse spinto e non era altro
che un
bambino che ora mi guardava sorridendo, mentre si sedeva accanto a una
signora
anziana con gli occhiali calati sul naso. Questa mi mandò
uno sguardo di scuse
e io repressi un insulto perché si trattava di un bambino e
mi voltai
inorridita verso la ragazza che mi guardava sconvolta.
<<
Scusami davvero, ma mi ha spinto quel bambino. Scusami…
>>
Andai
velocemente al bancone per prendere una pezza e la portai da lei. Feci
per
strofinarla sul suo vestito ma lei me la prese dalle mani e furente
fece da
sola.
Mi
morsi un labbro quando vidi che la pagina dell’agendina era
quasi del tutto
zuppa, di conseguenza irrecuperabile.
Feci
per dire qualcos’altro ma la ragazza scosse il capo con un
sorriso leggero.
<<
Ho visto quel bambino, non ti preoccupare. Sono cose che succedono.
>>
sospirò, continuando a strofinare la pezza sulla sua giacca.
<<
Per fortuna è scuro… >> mi ritrovai
a dire stupidamente e la vidi posare
la pezza sul tavolo e sorridermi con più
sincerità.
<<
Si, è vero! Comunque io mi chiamo Alice Cullen, piacere di
conoscerti >>
disse facendomi capire di dirle il mio nome.
Un
campanello d’allarme però si era acceso nella mia
mente. Alice Cullen? Ma quel
ragazzo non aveva lo
stesso cognome? Edward Cullen?
Quanti
Cullen ci potevano essere a Manhattan?
All’improvviso
cominciai a sudare freddo. Che fosse la sorella? Oddio, in una
città del genere
potevo mai incontrare la sorella di quel bellissimo ragazzo?
<<
Ehm… Bella, io sono Bella. >>
Lei
sorrise e io mi resi conto che sarebbe stato più educato
dirgli il mio nome per
bene e anche il cognome dato che lei aveva fatto lo stesso. Solo in
quel
momento mi resi conto di ciò che avevo detto. Di solito non
dicevo mai il mio
diminuitivo… non più almeno.
<<
Ok, Bella. Mi sembri un tipo simpatico. >>
La
vidi assumere un espressione seria per poi scrollare le spalle e bere
il suo
caffè.
Sorrisi
leggermente. Lei, piuttosto, sembrava un
tipo simpatico.
Ecco…
non poteva di certo essere la sorella di Edward. Troppo gentile e
simpatica per
uno come lui.
Ma
Bella tu che ne sai? Ti
basi su qualche scambio di battuta?
Mi
imposi di non ricominciare con i viaggi mentali e tornai al bancone.
Sistemai
qualche cosa, quando sentii Alice chiamarmi un'altra volta.
<<
Cia Bella! Magari ci rivediamo, vengo spesso qua quando sono in pausa.
>>
Io
annuii semplicemente e sorridendo la salutai con un gesto della mano.
Lei mi
sorrise e uscì.
Era
davvero simpatica, su questo non c’erano dubbi.
Dall’aspetto mi sembrava
austera ma in realtà sembrava un tipo semplice.
<<
Hai fatto amicizia con quella ragazza? >>
Jacob
si buttò un panno sulla spalla e si appoggiò al
bancone con un gomito. Mi
guardò con un sorriso incerto che io ricambiai.
<<
Beh, ci siamo appena conosciute. Comunque sembra una ragazza a posto.
>>
<<
Detto da te è già qualcosa! Di solito quella
ragazza sta seduta a prendere il
suo caffè e poi va via, anzi con te è stata
loquace, oltretutto non me
l’aspettavo dopo che le hai involontariamente rovesciato il
caffè addosso. E’
sempre così elegante… >>
Si
fermò pensieroso e io ripensai alla brutta figura che avevo
appena fatto con
Alice. Jacob aveva ragione, chiunque altro si sarebbe arrabbiato
parecchio,
anche se si trattava di un incidente, invece lei era stata molto
gentile.
Alice
Cullen…
Possibile
che potesse essere qualche parente di Edward? Per un folle attimo avrei
voluto
chiederglielo ma poi mi ero miracolosamente trattenuta. Forse non
c’era nulla
di male, ma se fosse stata in qualche modo legata a lui,
chissà che figura
avrei fatto. Senza contare che se gliel’avesse detto, lui mi
avrebbe preso in
giro per anni. Mi ero comportata quasi freddamente nei suoi confronti e
ora
ricordavo persino il suo cognome?
Eppure
la curiosità rimaneva.
<<
Bella!!! Insomma, è la seconda volta che ti trovo
così distratta. Mi dici come
si chiama questo ragazzo? >>
Mi
risvegliai dalle mie riflessioni e sgranai gli occhi in risposta allo
sguardo
malizioso di Emily.
<<
Quale ragazzo? >> disse Jacob sollevandosi dalla sua
posizione e
incrociando le braccia al petto.
<<
Nessun ragazzo. Emily stamattina è solo su di giri.
>>
Mi
voltai per tornare alle mie faccende, lasciandomi alle spalle le risate
della
mia malefica amica e lo sguardo interdetto di Jacob. Non volevo dare
nessuna
spiegazione. Maledizione! Aveva ragione però, ero sempre con
la testa tra le
nuvole.
Sbuffai
e vedendo che non c’erano molte persone sedute ai tavoli
decisi di andare
qualche minuto nella nostra sala riservata e sprofondai in un piccolo
divano.
Allungai una mano verso la mia borsa e presi il mio inseparabile block
notes.
Sbuffai
sonoramente. Avevo cominciato un romanzo che sognavo un giorno di poter
pubblicare. Nel momento in cui mia madre mi disse che non poteva
più mantenere
la nostra villa a Jolla e che dovevamo andare via e abbandonare per
sempre San
Diego, a causa della fuga di mio padre, sprofondai in una sorda
sofferenza.
Dopo giorni passati a piangere per dover dire addio a tutto
ciò che faceva
parte della mia vita, amori, affetti… mi buttai sulla
scrittura. In quel
momento desideravo qualcuno che mi capisse e mi sorreggesse e sapevo
che questo
sostegno non potevo averlo dal ragazzo di cui ero cotta in quel periodo
e
nemmeno dalle poche amiche che avevo, tantomeno da mia madre che doveva
essere
sostenuta e rassicurata a sua volta e non tormentata dai sensi di colpa
nei
miei confronti. Volevo qualcuno di diverso, che facesse parte di me e
che mi
avrebbe assicurato che tutto sarebbe andato bene. Per cui lo scrissi,
pensai a
lui cercando di descriverlo e immaginai la mia vita sotto forma di una
storia.
Poteva
sembrare qualcosa di assurdo ma non so cosa mi spinse a farlo. Tutto
ciò che
avevo scritto erano solo appunti, ancora non c’era nulla di
concreto. Eppure
non riuscivo a smettere di pensare a quella storia che tanto avrei
voluto
scrivere. Mancava ancora qualcosa, anche se non sapevo con sicurezza di
cosa si
trattasse.
Sfogliai
le varie pagine del notes e mi fermai quando lessi una delle prime
descrizioni
del mio uomo immaginario che avevo scritto.
Avrei
voluto averlo accanto lì
in quel momento, ma non c’era e forse non ci sarebbe mai
stato. La sua presenza
e la sua esistenza sarebbe bastata a rendermi felice e ad aiutarmi a
superare i
momenti più difficili della mia vita.
Ritornai
prepotentemente con i piedi per terra, quando sentii Jacob chiamarmi
dalla
sala. Avevo perso più tempo del dovuto, ripensando al
passato. Sbuffando tornai
al mio lavoro. Il tempo passò velocemente fino a quando
anche quella
pesantissima giornata terminò. Mentre io ed Emily ci
preparavamo per andarcene,
Jacob ci venne incontro dopo aver sistemato le cose al bancone e chiuso
la
cassa.
<<
Ragazze volete un passaggio? Stasera fate
qualcosa
di particolare? >>
<<
Grazie Jacob ma stasera viene Sam a prendermi. E’ la sera del
nostro
anniversario. >>
Mi
riscossi e sorrisi alla mia amica.
<<
Che bello Emily! >> dissi con entusiasmo e lei
ricambiò il mio sorriso.
<<
Tu, Bella? >> mi chiese Jacob
Il
mio pensiero andò all’invito di Edward Cullen ma
ero certa che non ci sarei
andata. Non ricordavo nemmeno a che ora era…
Bugiarda,
Bella, te lo ricordi
bene!
Scossi
il capo e sorrisi a Jacob.
<<
Non ho nessun impegno particolare e penso che andrò a casa a
piedi. >>
<<
Cosa, a piedi? Sei impazzita? >>
Beh,
non aveva torto, infondo se andavo a piedi chissà quando
sarei arrivata.
<<
Non esiste, Bella. Ti accompagno, così decidiamo se fare
qualcosa insieme
stasera. >>
Sorrisi
indulgente all’indirizzo del mio amico. Non avevo molta
voglia di uscire ma
accettai il suo passaggio. Così dopo aver salutato Emily
salimmo sulla sua
moto. Guardai con occhi pieni di malinconia la sua Ducati Monster
rossa. Avrei
voluto anch’io riavere la mia moto, quella che avevo a Jolla.
Ma non potevo
permettermi di mantenerla e poi non avevo un posto dove metterla,
così l’avevo
lasciata in custodia ai miei cugini. Ero sempre stata gelosa della mia
moto ma
chissà in che condizioni era dato che era diventata
proprietà dei miei cugini.
Cercai
di non pensarci e salii dietro a Jacob che nel frattempo aveva messo in
moto e
mi aveva passato il casco di riserva. Mi godetti il vento tra i capelli
e
l’ebbrezza della velocità. Ricordai quando mi
godevo tutto questo a bordo della
mia moto.
Nemmeno
mi resi conto che eravamo già arrivati, così
scesi e mi sfilai il casco ridandolo
a Jacob, il quale lo prese con malavoglia.
<<
Sicura di non voler fare nulla stasera? >>
Mi
guardò intensamente e non potei non ammettere a me stessa
che era davvero un
bel ragazzo. Il suo fisico era invidiabile, i suoi occhi neri magnetici
e il
suo sorriso disarmante. In più era un ragazzo come pochi,
dolce ma forte al
tempo stesso. Purtroppo però non riuscivo a vederlo se non
come un amico ma
sapevo che lui provava ben altro per me. Ricordavo quando mi aveva
confessato
di essersi innamorato di me e nonostante ne fossi rimasta colpita e
piacevolmente sorpresa non potevo ricambiare i suoi sentimenti. Troppe
volte
avevano giocato con i miei sentimenti e io non avrei mai fatto lo
stesso a lui.
Non era giusto illuderlo.
<<
No, sono davvero stanca. >>
Mi
avvicinai per dargli un bacio sulla guancia e ringraziarlo per il
passaggio
quando lui mi fermò tenendomi le mani sulle braccia.
<<
Promettimi che se cambi idea mi chiami. Per me va bene anche una
semplice
passeggiata. >>
Sorrisi
e annuii. Dopo averlo salutato mi avvicinai al portone del vecchio
palazzo dove
io e mia madre abitavamo, facendo sacrifici pur di mantenere
l’affitto.
Presi
l’ascensore e salii all’ultimo piano, questa era
l’unica nota positiva, in
quanto si godeva di un buon panorama, che dava sulla città.
Non era come quello
a cui ero abituata a Jolla o a San Diego, ma mi piaceva ugualmente.
Pensai
a cosa fare da mangiare, anche se sicuramente mia madre avrebbe
mangiato
qualcosa al ristorante prima di tornare. Era sempre molto stanca e
andava
sempre a dormire, quindi spesso mangiavo da sola e
l’aspettavo davanti la tv,
anche se mi trovava quasi sempre addormentata. Cenavamo a casa insieme
quando
ero di turno con lei al locale, altrimenti era difficile far coincidere
gli
orari.
Sospirai
stancamente e aprii la porta. La richiusi alle mie spalle e mi sorpresi
di
sentire un odore piacevole venire dalla cucina. Posai la borsa e levai
il
giaccone pesante appoggiando tutto sulla panchetta
all’ingresso e mi diressi
curiosa e timorosa al tempo stesso in cucina. Possibile che mi madre
fosse già
tornata? Non era mai successo.
Sgranai
gli occhi quando la vidi davanti ai fornelli. Cominciò a
fischiettare, muovendosi
nello spazio ristretto del piano cottura.
<<
Mamma?? >> chiesi titubante.
<<
Oh tesoro, sei già tornata! >>
Mi
fece un gran sorriso e si avvicinò a me per
schioccarmi un rumoroso bacio sulla
guancia. Sorrisi impercettibilmente. Raramente la vedevo
così spensierata. Mia
madre era sempre così, ma da quando mio padre ci aveva
abbandonate e ci eravamo
trasferite, lei era sempre stanca e depressa, non potevo darle torto
per
questo. Piuttosto l’ammiravo per la sua forza, non saprei
cosa avrei fatto al
suo posto.
<<
Mamma cosa ci fai già qui! Ne sono felice però
non dovresti essere al
ristorante di Rossana? >>
<<
Si, piccola, però oggi non sono andata. >>
Questa
risposta mi spiazzò. Si era forse alzata troppo tardi? Mia
madre non si era mai
concesso il lusso di restare a casa. Anche quando stava male ci andava.
<<
Come mai? Tutto bene a lavoro? >>
Una
strana sensazione si fece largo in me ma mi sforzai di non farci caso.
<<
Sì, tutto bene. Stamattina Rossana mi ha detto che non aveva
bisogno di me e
per una volta le ho dato retta anche per restare qui con te e
prepararti dopo
tanto tempo una cena decente. >> mi schiacciò
l’occhio ma ancora quella
strana sensazione non voleva saperne di abbandonarmi.
<<
Oh, bene, sono contenta. Allora che prepari? >> chiesi
avvicinandomi.
<<
Eh no, Bella, va pure in camera a rilassarti, ti chiamerò
quando sarà pronto.
>>
Mi
sembrò di tornare bambina quando mi disse così e
acconsentii con un finto
sbuffo d’indignazione, provocandole un sorriso.
Decisi
di farmi una doccia per cercare di mandar via la stanchezza di quella
giornata,
così mi diressi in bagno e poi in camera mia a cambiarmi.
Mi
gettai sul letto e posai il cellulare sul comodino. Nel farlo mi
accorsi della
busta che mi aveva lasciato Edward. La guardai a lungo come se avessi
Edward
davanti. Sapevo bene cosa c’era scritto, allora
perché rileggerla?
Mi
torturai il labbro inferiore, fin quando arresa la presi e dopo averla
rigirata
tra le mani la lessi. Perché quelle dannate parole mi
traevano in tentazione?
No, non ci sarei andata. Poco ma sicuro.
Mi
parve di risentire ancora le parole che mi aveva detto quella
mattina…
<<
Ci rivedremo presto…
>>
<<
Oh no, non contarci… >> sussurrai come se
stessi davvero parlando con
lui.
<<
Bella, vieni a tavola, è pronto! >> sentii
gridare da mia madre.
Scesi
dal letto e andai in cucina, sovrappensiero.
Mi
sedetti al tavolo e vidi con stupore che mia madre aveva cucinato
parecchie
cose. Insolito per me, abituata a mangiare un panino quasi ogni sera.
Cerano le
patate dolci che io adoravo e altre cose che cucinava quando eravamo a
casa.
Le
sorrisi e cominciai a mangiare con gusto. Dopo tantissimo tempo riuscii
a
parlare tranquillamente con mia madre e a mangiare senza fretta. Quando
l’aiutai
a sparecchiare e a preparare il caffè, lei mi fece segno
verso il tavolo,
interrogativa. Seguii il suo sguardo perplessa e solo allora mi accorsi
di
essermi portata la busta dietro.
Aprii
la bocca un paio di volte senza sapere cosa dire.
<<
Nulla di che, solo una busta. >>
Feci
per prenderla ma lei mi precedette e prese la busta aprendola. Lesse il
contenuto del biglietto e l’invito per poi guardarmi con un
sopracciglio
alzato.
<<
Solo una busta eh? Chi è Edward Cullen? >>
E
adesso? Cosa le avrei detto?
<<
E’ un ragazzo che ho incontrato per caso…
>>
Lei
mi guardò per nulla convinta così mi decisi a
dirle la verità.
<<
L’altro giorno, quando stavo andando al ristorante, ho
attraversato la strada e
non so come lui stava per investirmi. >>
Mia
madre spalancò la bocca e sgranò gli occhi,
sembrando quasi un cartone animato,
per cui misi le mani avanti affrettandomi a spiegarle meglio
l’accaduto.
<<
Non fare così! Non mi sono fatta un graffio, lui ha frenato
in tempo. E’ sceso
per vedere come stavo e mi ha dato il suo biglietto da visita insieme a
quell’invito.
Tanto non ho nessuna intenzione di andarci. >>
<<
Isabella. >> disse e quando cominciava con il mio nome
per intero
significava che era arrabbiata.
Incrociai
le braccia al petto e mi preparai alla ramanzina.
<<
Quante volte ti ho detto di fare attenzione mentre attraversi la
stra… >>
<<
Mamma!!! Non sono mica una bambina. Ero sovrappensiero e poi non sono
sicura
che sia solo colpa mia, lui non andava di certo piano! >>
Lei
sbuffò, sedendosi.
<<
Ebbene? Hai intenzione di andarci? >>
Capii
subito a cosa si riferiva e per un attimo non seppi cosa risponderle.
<<
Certo che no! >>
<<
Perché mai? Hai appena detto che non sei più una
bambina, per cui è doveroso
ringraziarlo per essere stato gentile con te. >>
Gentile?
Chi aveva detto che era stato gentile? Beh, in qualche modo forse lo
era stato,
ma ricordavo anche la sua invadenza fuori luogo.
Bella
ammettilo, non ti è dispiaciuto!
Sbuffai
esasperata.
<<
Tu non l’hai visto. E’ un ragazzo di sicuro molto
ricco, infatti è un
imprenditore, hai letto no? Senza contare che mi sentirei fuori luogo
ad andare
sola in un posto del genere. >>
<<
Tu non hai nulla da invidiare a nessuno, Bella. Potresti farti
accompagnare da
qualche amico, no? >>
Il
mio pensiero andò a Jake, forse lui mi avrebbe accompagnato.
Poi ci teneva così
tanto…
<<
Non ho cosa mettermi… >>
Mia
madre mi guardò male e mi prese per un polso per portarmi
nella mia stanza. Aprì
l’armadio e ne uscì una moltitudine di cose.
<<
Mamma, sul serio io non sono tipo da abiti eleganti. >>
<<
Si che lo sei, li indossavi prima di venderli per aiutarmi con i soldi.
>>
Mi
guardò in un misto tra dolore e dolcezza. Alla fine
l’aveva scoperto. Era vero,
avevo venduto gli abiti firmati regalati da mio padre, erano pochi e
non li
indossavo quasi mai tranne in qualche occasione, perché
nonostante tutto ero
sempre stata un tipo semplici senza fronzoli per la testa, per cui li
avevo
venduti per aiutare mia madre. Non ci avevo guadagnato poi molto, al
mercatino
dell’usato ma ricordavo come in quel periodo fosse difficile
persino fare la
spesa per cui qualsiasi cosa andava bene.
<<
Piccola mia, sai quanto ti voglio bene, ma non voglio che tu ti privi
della tua
vita. Ora voglio che tu ti faccia carina come puoi, che esca a
divertirti,
senza pensare a quando potrai guadagnare domani per aiutarmi.
>>
<<
Ma io… >>
Lei
mi fermò con un cenno della mano, mentre una lacrima le
solcava il viso.
<<
Ti sei sacrificata abbastanza per me. Questa è la tua vita e
te la devi godere.
So di averti tolto moltissimo andando via da San Diego, ma da sola non
avrei
potuto mantenere quella casa e tutti i nostri averi. Mi rimprovero ogni
notte
per questo, ma so che tu un giorno sarai felice e in quel momento
anch’io lo
sarò e tutte queste sofferenze saranno nulle al confronto.
>>
Avevo
anch’io gli occhi lucidi e abbracciai mia madre che mi
accarezzava amorevole i
capelli.
<<
Tesoro ora basta con questi pianti. Forza sù. Fatti bella e
non tornare presto.
>> mi schiacciò l’occhio e uscii
dalla stanza.
<<
Ah, sbrigati, c’è un'altra sorpresa per te.
>>
Uscì
lasciandomi più curiosa che mai. Ma cosa aveva combinato
quel giorno mia madre?
Era indubbiamente strana, ma ero felice di essere lì in quel
momento. Non
importa se non eravamo più a San Diego o a Jolla, io avrei
rifatto tutti quei
sacrifici mille volte.
Mandai
un messaggio a Jacob, che felice mi rispose che tra non molto sarebbe
stato
sotto casa mia. Poi scelsi qualcosa di semplice ma carino da indossare.
Quindi
decisi di mettermi un semplice vestito blu di raso, l’unica
cosa che mi era
rimasta. Era carino ma semplice. Erano mesi che indossavo jeans di ogni
genere
e tipo, ma abiti mai.
Sospirai
e mi truccai appena, come avevo sempre fatto e mi sistemai i capelli,
che
lasciai sciolti sulle spalle e indossai un paio di scarpe con il tacco
basso,
le uniche scarpe eleganti rimaste…
Presi
il giaccone e uscii, ben sapendo che Jacob era già di sotto.
Mi
madre mi bloccò sull’uscio della porta e
indossando anche lei il giubbotto mi
prese per mano e scese con me. Salutò Jacob, che non appena
ci vide scese dalla
sua Ducati e ci raggiunse.
<<
Jacob, accompagnami a dare a Bella la sua sorpresa. >>
Lui
le sorrise, seguendoci, mentre io ero sempre più confusa.
Cosa diavolo aveva in
mente? Insomma a quell’ora della notte era assurdo che
eravamo per strada e
stavamo raggiungendo il garage della signora di fronte. Un momento, il
garage?
Cosa
mai avremmo dovuto farci lì?
Mia
madre estrasse un paio di chiavi, che non riconobbi al buio e
aprì il cancello
automatico, fecendomi cenno di seguirla. Jacob mi si era affiancato con
espressione curiosa ma quando vidi una moto Blu in lontananza, quasi mi
venne
un infarto.
Mi
fermai di botto e mi portai le mani alla bocca. Stavo per urlare, ma
quasi non
ne avevo la forza. Mia madre sorridente mi porse le mie chiavi e io
piansi di
gioia!
<<
Mamma, ma cosa hai fatto? Come… >>
<<
Basta, vai dalla tua Sephora >>
Jacob
ci guardò curioso, non sapendo a cosa si riferiva ma io si.
Con una piccola
corsa raggiunsi la mia Kawasaki Ninja Blu e mi gettai su di essa,
accarezzandone i contorni. Sfiorai con le dita la scritta “
Sephora” posta a un
lato. Non era un adesivo ma mio padre me l’aveva fatta
scrivere direttamente
sulla moto, quindi era indelebile. Non riuscivo a crederci. Mia madre
mi aveva
fatto riportare indietro la mia moto! L’avevamo lasciata a
San Diego perché non
avrei potuto mantenerla e non avevo un posto dove metterla.
Mi
girai verso di lei che sorridente mi diede un bacio sulla guancia.
<<
Mi ci è voluto tutto il giorno per organizzare tutto. La
signora Flint mi ha
detto che potevamo usare il suo garage senza problemi, dato che ormai
ci
conosce da tempo, così mi sono fatta mandare la moto dai
tuoi cugini. >>
Abbracciai
mia madre di slancio e le diedi un bacio sulla guancia.
<<
Grazie mamma. >>
Lei
mi sorrise e poi andò via salutando anche Jacob.
Lui
mi raggiunse guardando abbagliato la mia moto.
<<
Non mi avevi mai detto di avere un gioiellino del genere.
>>
Io
sorrisi orgogliosa, accarezzando il manubrio. Montai sulla moto anche
se il
vestito non aiutava molto e feci cenno a Jacob di salire.
<<
Che ne dici se mettiamo qui la tua moto e andiamo a
quell’inaugurazione con la
mia Sephora? >>
Lui
mi guardò titubante.
<<
Non si ancora se fidarmi o meno >>
Risi
e gli schiacciai l’occhio.
<<
Non preoccuparti arriveremo tutti interi. >>
Io
feci ruggire il motore in attesa che Jacob riprendesse la sua moto e la
mettesse in garage. Presi il casco poggiato dietro, anch’esso
blu, e lo indossai.
Ero emozionata e felice all’idea di riavere la mia moto.
Quasi non mi accorsi
che Jacob aveva posato la sua ed era salito dietro di me, fin quando
non sentii
le sue mani avvolgermi la vita.
<<
Ancora non mi hai detto dove stiamo andando. >> mi disse.
<<
Lo vedrai. >> gli risposi, ingranando la marcia e
partendo a razzo fuori
dal garage, che chiusi con il bottone del telecomando.
Sentii
Jacob stringersi più forte a me, non aspettandosi la mia
mossa. Assaporai la
velocità e finalmente mi sentii felice. Ogni giorno
sfrecciavo per le strade di
San Diego a bordo di Sephora e a Jolla mi ci appoggiavo per scrivere le
mie
storie, sui promontori che davano sul mare. Era davvero tutto per me e
riaverla
era qualcosa di magnifico.
Ricordai
l’indirizzo dell’invito, dato che l’avevo
letto innumerevoli volte. Conoscevo
già abbastanza Manhattan da riuscire a muovermi liberamente,
così in poco tempo
arrivammo.
Quasi
mi dispiaceva scendere dalla mia moto ma lo feci e mi premunii di
assicurarla
bene. Ero tanto presa da questa sorpresa che mia madre mi aveva fatto,
che mi
ero resa conto a mala pena di dove mi trovavo. Un parcheggio
lussuosissimo, con
decine e decine di moto simile alla mia, ma Sephora brillava tra tutte.
Un
enorme villa faceva bella mostra di sé e tantissime persone
vestite in maniera
a dir poco elegante entravano e uscivano dall’imponente
portone d’ingresso. Una
leggera musica si avvertiva dall’interno e nel vedere tutto
ciò mi pentii di
aver dato ascolto a mia madre. Tuttavia ero ancora in tempo ad
andarmene.
Un
fischio alle mie spalle mi ricordò la presenza di Jacob. Mi
voltai verso di
lui, che stava ancora alle mie spalle e lo vidi osservare con un
sopracciglio
alzato e una strana espressione ciò che avevamo intorno. Poi
mi guardò e indicò
la moto.
<<
Sei brava, non mi aspettavo che nascondessi un segreto del genere.
>>
Sorrisi
appena, ma tutta la mia attenzione gravitava sulla mia scelta infelice,
ovvero
quella di partecipare a questa stupida e sfarzosa inaugurazione.
Mi
feci forza, raccogliendo tutto il mio coraggio e la mia
dignità ed entrai
seguita dal mio amico, che mi seguiva scettico.
Come
immaginavo all’interno vi era ogni genere di lusso. Camerieri
in divisa bianca,
portavano grossi vassoi stracolmi di bicchieri di Champagne e altri
tipi di
bevanda, gente di ogni tipo e vestita in modo elegantissimo parlavano
animatamente
tra loro, mentre un lungo palchetto stava infondo alla sala.
Ero
abituata a questo genere di situazione, in quanto spesso mio padre,
essendo un
primario ne partecipava. Tuttavia mi sentivo fuori luogo, non soltanto
perché il
mio abito non poteva paragonarsi con quello delle altre donne presenti
in sala
ma perché proprio non riuscivo a ritrovarmi in un ambiente
come quello.
<<
Bella, sei sicura che sia questo il posto? Sembra un matrimonio
qui… >>
Risi
di cuore alla sua affermazione. Jacob riusciva a spezzare la tensione
con poche
parole.
<<
Sì, Jacob, il posto è questo. >>
<<
Ma non sono abbigliato come si conviene ad un posto simile.
>>
Mi
girai a guardarlo sorpresa mentre lui ridacchiava, fingendo di darsi
delle
arie, facendomi cenno a un gruppo di ricchi ragazzi a fianco a noi che
ci
guardavano con aria di superiorità.
<<
Possiamo divertirci a prenderli in giro. >>
meditò il mio amico e io
scossi la testa con un sorriso.
Per
fortuna che c’era lui perché non sarei mai
riuscita a sopportare una situazione
simile, da sola.
Chissà
se Edward era già lì…
Sospirai,
sentendomi una stupida. Magari non si ricordava più nemmeno
come ero fatta e io
ero andata a quella stupidissima festa per ricchi.
Presi
distrattamente un bicchiere di Champagne da un tavolo vicino e lo
sorseggiai
indifferente. Osservai alcune signore squadrarmi dalla testa ai piedi e
confabulare tra loro. Avevo ancora il mio semplice giubbotto che non
avevo ancora
intenzione di togliere, ma nel vedere come mi osservavano, posai il
bicchiere
nuovamente sul tavolo e me lo sfilai. L’abito non era dei
migliori ma ero
cosciente che valorizzava il mio corpo di cui non mi ero mai lamentata.
Le
signore voltarono subito il capo e io sorrisi leggermente. Mi voltai
verso
Jacob che era rimasto a guardarmi sbalordito. Lui non era abituato a
vedermi in
quello stato, anche se non avevo nulla di speciale in confronto a tutti
quelli
che avevamo intorno. Certo per uno abituato a vedermi sempre in jeans,
doveva
essere una bella differenza.
<<
Stai proprio bene, Bella. >> disse imbarazzato e io gli
scombinai i
capelli con un sorriso.
<<
Cerchiamo di prendere ciò che c’è di
meglio in questa serata. >>
Trascinai
Jacob tra la folla e numerosi sguardi si posarono su di noi.
All’inizio non me
ne curai ma quando il mio sguardo si posò su un ragazzo
vicino al palco, il
respiro mi si mozzò nel petto.
Alto,
capelli bronzei, occhi verdi e un fisico statuario. Edward Cullen stava
divinamente in quel vestito elegante. Dovetti respirare più
volte prima di
riuscire a calmarmi, specie quando vidi una ragazza stupenda con lunghi
boccoli
biondi attaccarsi al suo braccio e sfiorargli le labbra con un bacio.
Molto
bene… era fidanzato quindi. Come biasimarlo, quella ragazza
era una modella.
Pure Jacob la guardò con occhi sgranati, fissando il suo
corpo fasciato da un
abito di limè dorato. Infastidita gli strattonai un braccio
e lui sorrise al
mio indirizzo.
<<
Tu non hai nulla da invidiargli. >> mi susurrò
all’orecchio facendomi
rabbrividire.
Non
risposi ma sapevo bene che non era così.
Dunque
Bella, cosa sei venuta a fare qui, eh?
La
mia vocina interiore venne a disturbarmi e non potei darle torto. Cosa
diavolo
c’ero venuta a fare? Edward sorrideva amabilmente a quella
gatta bionda e si
era chinato per dirle qualcosa all’orecchio stringendola a
sé, con un braccio
intorno alla vita.
Stavo
per andarmene quando lui si risollevò e guardò
verso di me. Il sorriso gli morì
sul viso e lasciò quella ragazza di colpo. Un moto di
soddisfazione mi sorprese
e non potei fare a meno di ricambiare il suo sguardo intenso.
Sentivo
il mio cuore battere impazzito e il respiro farsi sempre più
rarefatto. I suoi
occhi erano profondi e intensi, tanto che mi sembrò che mi
stesse scrutando l’anima.
Come
poteva farmi quell’effetto. Non era solamente qualcosa di
fisico…
Mi
guardava come se fossi stata la sua
preda. Con un bicchiere in mano che rigirava lentamente tra quelle dita
lunghe
e affusolate mi osservava come un puma pronto all’attacco.
Sentivo di non
sopportarlo ma allo stesso tempo non riuscivo a non smettere di
guardarlo.
Il
suo sguardo era altero e profondo e
io mi sentivo attratta da lui come una calamita. Quasi svenni quando lo
vidi
avvicinarsi lentamente, sotto lo sguardo di quella modella che mi
guardava in
cagnesco, ma le davo poca importanza. Jacob si era allontanato senza
che me ne
accorgessi e non avevo più via di scampo per sfuggire da
Edward.
Mi
arrivò di fronte e mi sorrise
sghembo. Ci guardammo a lungo e io avvertii la sua fragranza unica che
non
proveniva di certo da un cosmetico, ma faceva parte di lui.
Lo
vidi abbassarsi su di me, come prima
aveva fatto con quella bionda ma non mi toccò.
<<
Te l’avevo detto che ci
saremmo visti molto presto. >> mi sussurrò ad
un orecchio scatenando in
me sensazioni del tutto superiori a quelle che mi aveva dato Jacob,
poco prima.
Di
colpo mi ripresi e mi sentii in
dovere di rispondere alla sua strafottenza e alla sua irritante
sicurezza.
<<
Non avevo nulla di meglio da
fare, Cullen. >> pronunciai sadica, guardandolo con un
mezzo sorriso.
Lui
mi squadrò per bene ma non disse
nulla. Posò il bicchiere e mi diede la sua mano.
<<
Facciamo le cose per bene, ti
và? Io sono Edward Cullen, non so se te lo ricordi.
>> pronunciò ironico.
Io
mi feci forza per non cedere alle
mie emozioni e ricambiai la sua stretta.
<<
Isabella Swan. >> dissi
non molto convinta.
Pochi
mi chiamavano Bella, perché era
qualcosa o meglio qualcuno che apparteneva ad un passato doloroso. Non
mi
facevo chiamare in quel modo da tutti, ma per un attimo ero stata
tentata di
dirgli di chiamarmi Bella. Come mai? Non lo permettevo a molti, eppure
mi stava
venendo naturale.
<<
Isabella… >> pronunciò come a
volersi memorizzare il mio nome, mettendomi
i brividi.
<<
Sarebbe più comodo che ti chiamassi Bella! >>
disse con un sorriso,
lasciandomi pietrificata sul posto. Beh, ci si poteva arrivare
facilmente a
quella conclusione, ma perché non Isa? Era più
scontato.
Bella,
ma cosa stai dicendo,
smettila con queste stupidaggini!
<<
Si addice di più a te… >> disse
ancora lasciando la frase a metà.
Era
forse un mezzo complimento?
<<
Isabella lo preferisco. >>
Lui
mi guardò incerto e annuì leggermente.
<<
Adesso mi devo allontanare, ma verrò a riprenderti, per cui
non scappare
Isabella. >> mi schiacciò l’occhio,
lasciandomi inebetita a guardarlo
allontanarsi.
Non
scappare…
Sorrisi
e ripresi il bicchiere che avevo posato prima sul tavolo, cercando di
calmare
il mio cuore che non voleva smetterla di battere
all’impazzata nel petto.
********************************************************************************
Eccomi
qui. In ritardo si, però con un capitolo più
lungo del solito. Ho cancellato e
riscritto più volte e partecipando a due contest ho perso
più tempo del dovuto.
Allora, che ne pensate?
Ringrazio
tutti per le recensioni e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate,
anche
le vostre idee, dubbi, domande, critiche, tutto quello che vi pare!
Senza i
vostri commenti e le vostre riflessioni è difficile essere
motivati a
continuare. Tengo molto a questa storia e ci sono talmente tante
novità ancora
che spero che mi seguiate ancora!
Prima
di passare alle vostre recensioni e lasciare lo spoiler del prossimo
capitolo,
vi devo chiedere una cosa. Qualcuno sa come mettere la schermata delle
recensioni, come quella del sito? Non so se sono riuscita a spiegarmi,
però è
più comodo avere quella schermata ma non ho idea di come si
faccia a inserirla!
xD
Spoiler
: La strinsi a me
con forza, strusciando il naso
sul suo collo. << Dove credevi di andare?
>> La mia razionalità mi
stava abbandonando nel sentire il suo corpo morbido attaccato al mio.
Il suo
profumo era meraviglioso e mi attraeva terribilmente. Non mi sarei
più staccato
da quella posizione. La sentii respirare irregolarmente e la allontani
un po’ da
me fissando insistentemente quei boccioli rossi che aveva al posto
delle
labbra, avvicinandomi pericolosamente…
Michelegiolo:
Ciao! Allora, beh Edward è diverso dal solito,
cioè ha poteri differenti, come
quello che ho descritto nel capitolo scorso, ovvero quello del tempo ed
appartiene a un gruppo diverso di vampiri infatti ha mantenuto i suoi
tratti
somatici, ovvero gli occhi verdi ecc… più il
fatto che non brilli al sole. Non
che non mi piaccia l’originale, anzi, ma per la storia mi
serviva una cosa del
genere e lo volevo rendere un po’ diverso! Abigail
è il vero nome della bimba,
mi piace molto anche per il suo significato. Che ne pensi di questo
capitolo?
Un bacione^^
Volpessa22:
Ciao
Bianca! ( Che bel nome, mi piace *__*) Allora!!!!! Ti dico subito che
in effetti
Edward tiene diversi comportamenti, nel senso che con la bimba
è se stesso e
poi si comporta da papà, ama sua figlia ma con gli altri, ad
esempio con Tanya
è un po’ il ragazzo che è stato un
tempo. Lo fa perché è pur sempre un uomo xD,
ma soprattutto perché cerca di sfuggire alla sofferenza che
vedrai lo tartassa
continuamente. Dubbi, incertezze… purtroppo fanno parte di
lui e questo lo
condividerà con Bella! Poi lui non voleva che Bella andasse
all’inaugurazione perché
lei lo mette in qualche modo in soggezione, cosa alquanto insolita per
lui, non
sa come giustificare il suo interesse e lei ha un effetto potente su di
lui, ma
come vedi bella ci è andata alla faccia sua xD Che te ne
pare del capitolo, ti
piace la moto? xD Un bacione, ciao!
Alexia_18:
Ciao!
Sono onorata di essere la prima a cui lasci un commenti, davvero! Il
nome della
bimba, Abigail ha un significato particolare e rappresenta la gioia
più pura, ma
in questo caso io lo leggo come una forza potente e una cosa appunto
gioiosa e
dolce per Edward. A giudicare dal suo difficile rapporto con Cassandra
e la
natura oscura della loro relazione, ho voluto mettere una cosa che
rompesse del
tutto gli schemi e che desse la speranza ad Edward, che in comune con
l’originale
si ritiene un essere dannato, invece lei è la sua speranza e
la sua gioia. Non
so se sono riuscita a spiegarmi bene xD
Jacob sarà presente nella storia,ma non
costituirà un vero problema
anche se la storia prenderà svolte molteplici! Scusa se mi
sono dilungata ma mi
piace davvero parlare con voi e che mi facciate delle domande! Grazie
mille per
i complimenti e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi, ci
terrei molto! Un
bacio ciao!
Lau_Twilight:
La mia
cucciolotta! Ahaha, grazie mille tesoro, hai visto che Edward
è un bel
ladruncolo? Le ha rubato il foglio ( Cattivo Edward, cattivo U.U)
ehehehhe, beh
vedremo cosa succederà! Grazie mille per la recensione, ti
voglio troppo troppo
bene! Un bacione^^
Serve:
Ciao
cara xD Si, Edward ha una doppia facciata,
come dico io, ma vedrai le cose cambieranno. Non ti assicuro che
diventerà un
agnellino perché purtroppo io lo vedo come un tipo molto
carismatico, vedrai
che Tanya farà la sua brutta fine ( o forse no..mmmm)
comunque non darle molto
peso, vedrai che Edward metterà a posto anche lei! In ogni
caso sono davvero
contenta che la storia ti piaccia! Bella come hai visto ci è
andata ma vedrai
cosa succederà nel prossimo! Un bacione^^
Asul:
Giulietta mia! Come farei senza di te io
proprio non lo so! Tanya si farà delle comparse, mi serve ai
fini della storia,
ma non c’è di che preoccuparsi! Abigail
è stata arrendevole secondo te? Eheh, è
solo una facciata. Sta bimba mi somiglia sempre di più,
ehehe, vedrai che si
vendica, eccome! Un Bacione, Giuly! Ciao!
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Capitolo 6 *** Notte Stellata ***
иσттє
ѕтєℓℓαтα
La
osservavo da tempo senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Quando
l’avevo
vista con quel bicchiere in mano e quell’abito blu, che la
fasciava come una
seconda pelle, sentii invadermi da brividi che non ero più
abituato a sentire.
Quella
piccola umana suscitava in me non poche emozioni, nonostante la
conoscessi da
appena un paio di giorni. C’era qualcosa di profondamente
interessante in lei
che mi attraeva irrimediabilmente.
Avevo
notato quel ragazzo starle vicino ma non me ne curavo, i miei occhi
erano solo
per lei.
Durante
il mio breve discorso lo sguardo di quasi tutte le donne in sala era
concentrato su di me e non perché fossero interessante a
ciò che stessi dicendo,
ma per ciò che la mia immagine suscitava su di loro. Per
fortuna non sapevo
leggere nel pensiero altrimenti mi sarei sentito male a causa dei
pensieri
osceni e continui di quelle assatanate.
L’unica
che sembrava disinteressata a tutto ciò che stavo dicendo,
evitando il mio
sguardo, era proprio Bella, come mi piaceva chiamarla.
Avevo
capito che la infastidiva quel soprannome.
Quando
gli avevo chiesto se potevo chiamarla in quel modo aveva risposto
troppo
velocemente, quasi irritata, per non crearmi dei sospetti. Anche questo
l’avrei
scoperto con il tempo…
Sbuffai
per i miei stessi pensieri, rimproverandomi di curarmi troppo di una
ragazza
umana, tra l’altro molto difficile da gestire.
Da
circa un ora stringevo diverse mani distrattamente, appartenenti a
persone che
si congratulavano con me per il mio incarico, perseguitato da Tanya che
non si
era ancora scollata dal mio braccio. Il suo profumo troppo intenso mi
infastidiva e avrei voluto mandarla via subito. Solo che lo sguardo di
Bella
sembrava piuttosto infastidito ogni volta che si posava sulla vampira
bionda,
di conseguenza mi divertivo a sondare le sue reazioni.
<<
Edward, non sei contento? >> mi sussurrò Tanya
all’orecchio mordendomi
leggermente il lobo.
Io
mi spostai e mi fermai per guardarla.
<<
Sono soddisfatto, Tanya. >>
Feci
per divincolarmi dalla sua presa ma lei mi avvolse il collo con le
braccia e mi
sorprese posando le sue labbra sulle mie, in un bacio veloce.
<<
Vedrai quanto sarai soddisfatto dopo… >> mi
rispose allusiva.
Io
sospirai e con lentezza e senza staccare gli occhi dai suoi mi liberai
dalla sua
presa e dopo averle lasciato una lieve carezza sul viso, le voltai le
spalle.
Mi dispiaceva per lei, ma cominciava a diventare troppo appiccicosa.
<<
Non lo metto in dubbio, ma stasera ho da fare. >>
Cercai
con lo sguardo Bella e come mi aspettavo non la vidi più.
Cercai con lo sguardo
tra la folla e infine la vidi vicina all’uscita, attaccata al
braccio di quel
ragazzo moro. Infastidito li raggiunsi e presi Bella per un braccio,
voltandola
verso di me e facendo sbilanciare il ragazzo che era con lei.
Non
seppi il perché di quella reazione, potevo benissimo
lasciarla andare, infondo
era indifferente per me che ci fosse o meno… eppure mi
ritrovai risucchiato dal
suo sguardo profondo.
Sembrava
arrabbiata e sulle mie labbra apparve un sorriso mal celato. Questo
comportamento era forse dovuto al bacio di Tanya?
Notai
che dopo una prima reazione sorpresa il suo sguardo si
indurì e fece per
divincolarsi dalla mia presa. Mossa assolutamente inutile.
La
strinsi a me con forza, strusciando il naso sul suo collo.
<<
Dove credevi di andare? >>
La
mia razionalità mi stava abbandonando nel sentire il suo
corpo morbido
attaccato al mio. Il suo profumo era meraviglioso e mi attraeva
terribilmente.
Non mi sarei più staccato da quella posizione.
La
sentii respirare irregolarmente e la allontanai da me fissando
insistentemente
quei boccioli rossi che aveva come labbra, avvicinandomi
pericolosamente.
Sentivo
il suo respiro caldo sulle mie labbra e il correre impazzito del suo
sangue
nelle vene. Non mi era mai capitata una situazione simile con un umana
e
faticavo a resistere ai miei impulsi. Non era solo la brama del suo
sangue ad
attirarmi a lei, ma un attrazione
fuori dal comune che non avevo mai provato.
Le
nostre labbra si sfiorarono, ma inaspettatamente Bella voltò
il viso di lato e
le mie labbra si scontrarono contro la sua guancia.
Cercai
di nascondere la delusione e la lasciai andare bruscamente. Non dovevo
lasciarmi andare così tanto, sarebbe stato un errore
imperdonabile. Feci
qualche passo indietro e la guardai con ironia.
Quel
momento fu spezzato dall’arrivo di mia sorella, che si
congratulò con me e si
fermò a guardare, curiosa,
Bella che era
impallidita improvvisamente.
<<
Bella, sei tu? >>
Non
le lasciò il tempo di rispondere che
l’abbracciò di slancio, lasciandomi
sorpreso.
Si
conoscevano? E perché la chiamava Bella? Non odiava forse
questo soprannome?
La
vidi sorridere appena e ricambiare l’abbraccio della nana.
Nel frattempo il
ragazzo di prima si era avvicinato a noi e mi guardava con odio. Era
ovvio che
provasse qualcosa per quell’umana. Gli sorrisi mellifluo e
tornai a
concentrarmi sulle due ragazze.
<<
Ma che sorpresa trovarti qui! >> esclamò mia
sorella.
Mi
lanciò uno sguardo interrogativo e poi si rivolse di nuovo
alla fonte del mio
tormento, che non la smetteva un attimo di torturarsi i capelli con le
dita.
Forse era nervosa?
<<
Beh, si… >>
<<
L’ho invitata io. >> tagliai corto io,
interrompendola.
<<
Quindi vi conoscete? >> mi chiese Alice.
<<
Potrei farti la stessa domanda, ma la risposta è chiara.
Entrambi conosciamo…
Bella. >>
Sottolineai
il suo soprannome e la vidi imbronciarsi e guardarmi seccata.
<<
Io l’ho conosciuta stamattina! Per sbaglio mi ha rovesciato
il caffè che avevo
ordinato, ma non è stata del tutto colpa sua!
>>
Che
cosa? Quindi serviva ai tavoli?
Inarcai
un sopracciglio e la vidi arrossire e mordersi il labbro inferiore,
agitata.
Avrei
voluto dire qualcosa ma mia sorella di nuovo ci interruppe.
<<
Adesso devo scappare! Bella lascia il tuo numero telefonico a mio
fratello,
così poi lo da a me, ci terrei molto a risentirti!
>>
Bella
rimase scioccata dalla richiesta di Alice e per poco non scoppiai a
ridere. Lei
serenamente le diede un bacio sulla guancia e andò via, dal
suo fidanzato che
le faceva cenno di raggiungerlo.
<<
E così… >> cominciai, avvicinandomi
al suo orecchio.
<<
…ti toccherà darmi il tuo numero. >>
Sorrisi
nel vederla andare quasi a fuoco. Era incredibile questa ragazza!
<<
Bella che ne dici di andare? >>
Io
e lei ci voltammo verso il ragazzo che l’accompagnava.
Sembrava piuttosto
arrabbiato con me…
<<
Si, Jacob, andiamo subito. >>
Si
voltò verso di me e in quel momento pensai che non volevo
che andasse via.
<<
Dì a tua sorella che sicuramente ci rincontreremo al bar,
quindi le darò in
quel momento il mio numero. >>
Si
voltò velocemente ma io con altrettanta velocità
le tagliai la strada,
bloccandola per le spalle e fronteggiandola.
<<
Penso che Alice si offenderà. Perché non vuoi
darmi il tuo numero? Credi forse
che potrei importunarti? >>
Sorrisi,
per nulla rincuorante e lei dopo avermi lanciato un occhiata di fuoco
si voltò
e uscì, seguita da quel ragazzo insopportabile.
Non
volevo assolutamente che andasse via, eppure la lasciai andare. Non
potevo fare
altrimenti. Non potevo utilizzare nessuno dei miei poteri in quelle
condizioni
e in mezzo a tutta quella gente.
Sospirai
e vagai per un
po’ senza sapere bene che
fare. Non mi piacevano tutte quelle attenzioni quindi cercai con lo
sguardo mia
sorella, dato che ero curioso di sapere il modo in cui aveva conosciuto
Isabella.
La
trovai artigliata al braccio di Jasper, mentre parlava con un gruppo di
persone
che non conoscevo. Le passai accanto, silenzioso come un felino e con
lo
sguardo le feci capire di seguirmi.
La
vidi scusarsi con i suoi interlocutori e seguirmi al di fuori
dell’Hotel.
<<
Cosa c’è fratellino? >>
<<
Vorrei sapere come fai a conoscere Isabella. >>
Sentii
mia sorella ridere e la guardai curioso.
<<
A me ha detto di chiamarla Bella. Comunque l’ho incontrata al
bar dove lavora.
Mi stava per servire un caffè, ma un bambino l’ha
spinta e mi ha
inavvertitamente rovesciato tutto addosso. >>
Quindi
lavorava in un bar… una delle poche cose che adesso sapevo
di lei.
<<
Come mai questo interessamento per Bella? >> mi chiese la
nana con voce
suadente
Mi
fermai indispettito e le lanciai un occhiataccia.
<<
Nessun interessamento, solamente curiosità. >>
Ripresi
a camminare più velocemente e lei dovette fare una corsetta
per raggiungermi.
<<
Tu non mi hai detto invece come l’hai conosciuta.
>>
Sorrisi
nel ricordare il nostro “ incontro”.
<<
Per poco non la investivo. >>
Sorrisi
alla faccia sbalordita di Alice e con una mano le chiusi la bocca.
<<
Rischi di inghiottire mosche in questo modo >>
<<
Senti Edward, sei davvero strano! Dici che Bella non ti interessa ma ti
comporti come una persona… interessata! >>
<<
Ma smettila… >>
Insomma
non potevo negare che tutta quella curiosità era fuori luogo
per una ragazza
come tutte le altre, appena conosciuta, eppure era più forte
di me cercare di
conoscerla maggiormente.
Il
suono del telefono di Alice mi distrasse e lei lo prese per rispondere.
<<
Pronto?! Amore! Sì, papà è qui con me
te lo passo subito, ma cosa ci fai ancora
sveglia? >>
Non
lasciai il tempo ad Alice di attendere la risposta che le strappai il
telefono
dalle mani.
<<
Abigail, che ci fai ancora sveglia? >> dissi con tono
severo.
<<
Hei! Questa l’ho detta io… >> sentii
borbottare da mia sorella a cui
rivolsi un breve sorriso.
<<
Papà perché non rispondi al telefono? La bionda
antipatica ha risposto al posto
tuo e mi ha detto che tu eri occupato con lei e che quindi non ti
potevo
parlare. >>
Raggelai
al tono triste di mia figlia. Quindi Tanya aveva risposto al mio
telefono, dato
che la “ bionda
antipatica” era il
soprannome che Abigail le aveva affibbiato. Ciò che
più mi fece infuriare
furono le parole che le aveva rivolto.
Ero
occupato con lei e quindi
non le potevo parlare?
Ma
come si permetteva? Avrei presto fatto due chiacchiere con quella
vampira.
<<
Tesoro non dare retta a ciò che ti ha detto Tanya. Ho solo
dimenticato il
cellulare nella giacca ed ero uscito a fare due passi con la zia.
Comunque non
mi hai ancora risposto signorina: come mai siamo ancora sveglie?
>>
<<
Ma Papà! Come faccio a dormire se non mi dai la buonanotte?
Te ne sei scordato…
>> mi disse con tono sconsolato mia figlia
dall’altra parte del telefono.
Sorrisi
pensando che in effetti le davo sempre la buonanotte, ma non mi
aspettavo che
fosse ancora sveglia a quell’ora. Sapevo che non era una
bambina comune, ma le
imponevo sempre di dormire, anche se sapevo che l’indomani
non sarebbe stata
molto stanca. Era pur sempre per metà umana ed era la mia
piccola e mi veniva
naturale comportarmi in quel modo.
<<
Hai ragione cucciola mia. Allora, ti sei messa a letto? >>
Avvertii
il tramestio delle coperte, segno che la piccola peste non si era
neppure
distesa a letto.
<<
Certo papà, da moltissimo tempo ormai! >>
mentì, facendomi sorridere.
<<
Uhm… va bene. Mi raccomando copriti bene e chiudi gli occhi.
>>
<<
Fatto >> mi disse con voce ovvia.
<<
Adesso dormi… Buonanotte amore mio. >>
Questa
era la solita routine. La sentii ridere tutta contenta e mandarmi un
bacio
dalla cornetta, per poi chiudere la chiamata.
Con
un sospiro ridetti il cellulare a mia sorella che mi guardava tra il
curioso e
il rassegnato.
<<
Questa Tanya… >> cominciò a dire
con espressione disgustata.
<<
Lo so, lo so. >> la liquidai con un gesto della mano.
Inutile
dire che la mia famiglia non sopportava Tanya, per varie ragioni e
infondo non
gli potevo dare torto.
<<
Edward io rientro. Mi raccomando se vedi Bella prima di me fatti dare
il
numero! >>
Scappò
via senza darmi il tempo di dire niente.
Già,
il numero di Bella.
Ricordavo
ancora la sua espressione accigliata, con quel dolce musino che cercava
di
incutermi paura. Sorrisi nell’immaginare quella scena.
C’era qualcosa di lei
che mi attirava terribilmente. Era di una bellezza semplice ma
particolare al
tempo stesso. Ciò che più mi aveva colpito di
lei, erano stati i suoi occhi
profondi e grandi e le sue labbra, così invitanti…
Sospirai
ancora una volta. Dopo tanto tempo per la prima volta non era solo il
richiamo
del sangue a rendere un umano interessante ai miei occhi.
Camminai
sulla riva del mare, mentre una leggera brezza mi riportò
sensazioni che
credevo di aver dimenticato. Da umano mi piaceva molto stare vicino al
mare.
Svuotava la mia mente e mi dava pace e serenità.
Nonostante
fosse ormai buio, portai lo sguardo all’orizzonte e poi alle
stelle che
illuminavano il cielo.
Chiusi
gli occhi e respirai a pieni polmoni anche se non avevo bisogno. Fu in
quel
momento che un profumo particolare mi giunse alle narici. Mi voltai
sorpreso e
in lontananza vidi una moto arrivare. Si fermò in
prossimità della spiaggia e
osservai una figura scendere e spegnere le luci del veicolo.
Sapevo
benissimo chi fosse dal suo odore e rimasi ancora più
sorpreso. E così aveva
una moto? Non mi sembrava il tipo.
Osservai
la ragazza togliersi il casco e liberare i suoi lunghi capelli castani
e mossi.
Con una mano se li ravvivò e con il casco in mano si
incamminò lentamente verso
la sabbia.
Non
mi aveva ancora notato e passeggiava con lo sguardo rivolto alle
stelle.
Nonostante fossimo a poca distanza l’uno dall’altro
lei continuava a non
accorgersi della mia presenza, così infilai le mani in tasca
e con un sorriso
la raggiunsi, camminandole alle spalle. Indossava ancora
l’abito blu e dovevo
ammettere che aveva delle gambe davvero niente male, anche se non era
molto
alta. Nel complesso era molto carina ed aveva un bel fisico, come avevo
immaginato il giorno in cui ci eravamo incontrati, nonostante gli abiti
semplici che indossava.
<<
A forza di guardare il cielo, finirai per cadere. >>
sussurrai al vento.
Lei
si fermò, ma la mia voce era di una tonalità
particolare, era come se facesse
parte del suo inconscio e non fosse del tutto reale. Era una tecnica
specifica
della mia natura.
Bella
riprese a camminare, stavolta con lo sguardo rivolto al mare. La vidi
togliersi
le scarpe con il tacco e bagnarsi i piedi nell’acqua del mare.
La
ammirai per qualche minuto, fin quando non mi decisi ad avvicinarmi di
più.
<<
A quanto pare il mare ti piace molto. >> sussurrai al suo
orecchio
facendola voltare spaventata.
Non
appena mi vide si portò le mani alla bocca e
lasciò cadere le scarpe, che
raccolsi prima che venissero portate via dalla corrente.
<<
Ma cosa ci fai qui? >> mi chiese con voce sorpresa.
<<
Quello che ci fai tu… sono semplicemente venuto a fare una
passeggiata. Non
potevo? >>
Lei
sbuffò e si rimise a camminare. Dovevo ammettere che provavo
un certo gusto
nello stuzzicarla.
Mi
affiancai a lei e camminammo per qualche minuto in assoluto silenzio.
Mi beavo
del suo profumo, ma cercavo di mantenere un buon autocontrollo anche se
più per
paura di poterle fare del male che per altro. Non sentivo il desiderio
di
ucciderla e questa era una novità per me. Credevo che il suo
odore mi avrebbe
schiavizzato e mi avrebbe tormentato ma con lei mi sentivo quasi un
essere
umano.
Ovviamente
non sarei mai riuscito a tornare quello che ero prima di essere
trasformato ma
sentivo che con lei stavo bene. Avvertivo questa strana attrazione
per lei. Mi piaceva sentire l’odore del suo sangue ma
non era per me indispensabile, quanto invece la voglia di starle
accanto.
Ero
forse esagerato? Sicuramente si…
<<
Non eri occupato a stringere mani e a strusciarti su quella gatta
morta?
>> esclamò all’improvviso, salvo poi
portarsi le mani sul viso e fermarsi
per darmi le spalle.
Non
riuscii a trattenermi e risi di cuore come da anni non mi accadeva.
Bene! Era
gelosa quindi…
<<
Gatta morta? Davvero? Non mi sembrava che ci fossero delle gatte in
giro per l’
Hotel… >>
Si
voltò verso di me e mi puntò un dito contro.
Aveva un espressione adorabile e
io mi stavo divertendo sempre di più.
<<
C’è ne erano parecchie in giro, ma quella era una
gatta insopportabile,
esattamente come te! >>
Cercai
di trattenere altre risate e mi avvicinai pericolosamente a lei,
attirandola a
me prendendole la mano che mi puntava contro.
<<
E così, sarei insopportabile? >> sussurrai
appena e lei mi guardò per un
attimo smarrita.
<<
Si, lo sei. >> rispose autoritaria, facendomi sussultare
stupito.
Aveva
ripreso il controllo nonostante la mia opera di persuasione. Quella
ragazza era
davvero fuori dal comune.
Si
sedette sul bagno asciuga incurante del suo abito e appoggiò
il casco accanto a
lei. Si strinse le ginocchia al petto e posò il mento su di
esso, guardando il
mare davanti a lei.
Stetti
qualche secondo ad osservarla, bellissima nella sua
semplicità. Era la prima volta
dopo tanto tempo che incontravo una ragazza del genere. A suo tempo,
Cassandra,
nonostante la sua immensa bellezza, si comportava come una semplice
ragazza
umana nonostante la sua natura fosse molto diversa. Forse era stata la
stessa
semplicità a colpirmi così tanto.
Scacciai
quei pensieri, soprattutto perché ogni volta che pensavo a
lei mi tormentavo a
causa della sua improvvisa decisione di uccidermi. Ancora non capivo i
motivi
che l’avevano spinta a prendere quella decisione.
<<
Edward, tutto bene? >>
Mi
riscossi a quelle parole. Isabella mi guardava preoccupata e una sua
mano stringeva
il bordo della mia camicia. Non mi ero accorto del suo gesto e mi
allontanai
forse troppo bruscamente, perché si ricompose velocemente e
ripuntò il suo
sguardo all’orizzonte.
Come
aveva fatto a notare il mio cambiamento d’umore? Avrei dovuto
rimanere
impassibile ma forse non mi ero accorto di aver esternato le mie
emozioni.
La
sua voce era stato come un balsamo per i miei pensieri.
Tornato
completamente alla realtà, decisi di rimediare al mio gesto
di poco prima, così
mi sedetti accanto a lei, mettendomi nella sua medesima posizione.
<<
Tutto bene, Bella. >>
Sospirò
nel sentire quel soprannome e riuscii a strapparmi un sorriso.
<<
Mi spieghi perché ti ostini a chiamarmi in quel modo?
>>
<<
Mi spieghi perché ti ostini a non volere essere chiamata in
questo modo?
>>
Avevamo
posto quelle domande all’unisono e ridemmo insieme.
<<
Solo poche persone utilizzano questo soprannome, anzi solo una mi
chiamava così…
>>
La
sua voce si spense sulle ultime parole, facendomi intuire che
c’era molto di
più dietro a quell’ostinazione. Stetti in
silenzio, aspettando che continuasse.
<<
Adesso che questa persona mi ha abbandonato, non voglio più
risentire quel
soprannome. >>
Stavolta
la sua voce si fece dura e risentita e mi stupii di
quell’improvviso
cambiamento. C’era qualcosa che le faceva molto male e mi
dispiaceva vederla
così.
<<
Eppure ad Alice lo permetti. >> quasi mi pentii di averlo
detto, ma ormai
era tardi per tornare indietro.
La
colpa era sua e di tutta quella curiosità che mi metteva
addosso.
<<
E’ stato un caso e ormai il danno è fatto.
Possiamo cambiare argomento?
>>
La
guardai e la vidi osservarmi attenta. Mi persi nella
profondità dei suoi occhi
e allungai una mano verso il suo viso. Il suo tono era stato quasi
supplichevole.
Cosa
ti turba così tanto mia
piccola umana?
Ritirai
la mano ancor prima che raggiungesse il suo volto e la strinsi a pugno,
riportandola sulla sabbia.
Ma
cosa mi prendeva?
<<
Avevi uno sguardo così triste e arrabbiato prima. Come mai?
>>
Eh
no! Era forse questo il suo modo di cambiare argomento?
Questo
era uno dei tanti motivi che mi spingevano a non aprirmi mai con
nessuno. Non
volevo che fosse a conoscenza della mia vita.
<<
L’hai rifatto. >> mi disse prima ancora che
potessi parlare.
Inarcai
un sopracciglio e la guardai stupito, ancora una volta.
<<
Rifatto cosa? Isabella non ho voglia di parlare di me. >>
dissi duro e
lei sospirò, alzandosi.
<<
Va bene. Si è fatto tardi e dovrei andare. >>
Riprese
il casco e dopo essersi scrollata un po’ di sabbia dal
vestito camminò in
direzione della moto.
Ma
certo che quella ragazza era strana. Insomma non pretendeva mica che
parlassi
dei miei affari con lei. Senza contare che mi innervosiva parecchio il
suo modo
di comprendere così velocemente i miei stati
d’animo.
La
raggiunsi e le presi il casco dalle mani. Eravamo in
prossimità della sua moto,
quindi poggiai le sue scarpe a terra e lei le indossò.
<<
Tu sei troppo curiosa, Isabella. Comunque non ho nulla di importante.
>>
Lei
non rispose e fece per riprendersi il casco ma io non glielo permisi e
lo
indossai, raggiungendo la moto e salendoci sopra. Lei quasi
urlò a quel gesto e
si aggrappò alla mia camicia tentando di farmi scendere da
quella che capii
essere una bellissima Kawasaki Ninja blu notte.
Aveva
buon gusto la piccola umana!
<<
Non vorrai mica andare a casa da sola a quest’ora della
notte, vero? >>
<<
Edward, scendi subito dalla mia moto. Nessuno può osare
guidarla! >>
sbottò infuriata e io mi beai di quella visione paradisiaca.
Era davvero molto
bella anche arrabbiata.
<<
Poche storie, Isabella. Sali! >>
<<
Assolutamente no! Non ho neppure il casco di riserva. >>
Mi
levai il casco e glielo infilai velocemente, per poi mettere in moto.
Senza che
se ne rendesse conto la feci salire davanti a me e partii subito. La
posizione
era molto precaria, sarebbe stato impossibile per me guidare da quella
posizione, ma essendo un vampiro i miei sensi era molto più
sviluppati quindi
mi bastava poter impugnare il manubrio con le mani, il resto non mi
veniva
difficile.
Tuttavia
non sapevo dove abitava quindi dopo pochi chilometri mi fermai sul
ciglio della
strada e lei scese come una furia, levandosi il casco di dosso.
<<
Edward, sei pazzo! >> urlò fuori di
sé.
<<
Potevamo morire entrambi. Come diavolo hai fatto a guidare in quel
modo?
>>
Sorrisi
e mi posizionai nel modo corretto, facendole cenno con la testa, di
salire
dietro di me.
<<
Ho solo molta esperienza. Adesso sali, non ho molto tempo.
>>
Avrebbe
voluto rispondermi a tono, lo vedevo dal suo sguardo, ma dato che
eravamo in
mezzo alla strada si convinse a salire. Mi disse il suo indirizzo e
rimasi
sorpreso ancora una volta. Il posto in cui abitava era in periferia e
non era
una zona raccomandabile.
All’inizio
fredda e distaccata avvertii la sua presa intorno ai miei fianchi
aumentare e
sorrisi mentre sentivo il vento sferzarmi il viso. Era piacevole quella
sensazione. Da umano mi piacevano molto le moto, mi davano la
possibilità di
correre libero, cosa che da quando ero un vampiro non era
più un problema.
Era
la prima volta che salivo nuovamente su una moto, dopo la mia
trasformazione.
Cassandra diceva che grazie alla sua normale velocità le
moto le apparivano
inutili e non le erano mai piaciute, quindi pian piano
anch’io mi ero
allontanato da quella mia grande passione.
Sapere
che Bella possedeva una moto così bella e che la guidava con
estrema
tranquillità mi aveva stupito non poco.
Arrivai
al suo numero civico e mi fermai davanti a quello che appariva come un
vecchio
palazzo, illuminato da poche luci. Come ricordavo non era affatto una
bella
zona, ma immaginavo che Bella non appartenesse a una famiglia del tutto
agiata.
Allora
come mai possedeva una moto così costosa? Poteva anche
esserle stata regalata…
anche se sentivo che c’era qualcosa che faceva parte del suo
passato e che
aveva cambiato il suo presente.
Avvertii
Isabella scendere e scesi anch’io dalla sua moto. Stavo per
spegnere il motore
ma lei me lo impedì e salì. Non la persi di vista
e la osservai raggiungere una
vecchia saracinesca, che si aprì automaticamente,
probabilmente attivata da un
radiocomando. Raggiunsi Isabella scendere dalla moto, spegnerla e
sistemarla,
mentre con rabbia si levava il casco.
Con
le mani in tasca mi misi accanto a lei e quando mi guardò
furente, le sistemai
delle ciocche di capelli, scombinati dal casco.
<<
Non essere arrabbiata, volevo solo accompagnarti a casa.
>> le dissi
sincero.
Lei
mi fissò per molti minuti, ma notai la sua espressione
addolcirsi un pò.
<<
Considerati fortunato. Sei l’unico ad aver guidato la mia
Sephora. >>
Con
un sospiro mi precedette verso l’uscita e quando la raggiunsi
puntò un piccolo
telecomando verso il garage e il
rumore
della saracinesca che si chiudeva.
<<
Sephora? E’ questo il nome che hai dato alla tua moto?
>>
<<
Sì >> mi rispose, senza guardarmi.
<<
Non significa “ uccellino” ? >>
Lei
accennò un sorriso e annuì.
<<
Mi sento libera come se volassi, per questo l’ho
chiamata… l’ho chiamata così.
>>
Ancora
una volta si era bloccata nel bel mezzo di una frase, di conseguenza
anche questo
faceva parte del suo passato.
<<
Anch’io avevo una moto. >>
<<
Davvero? >> mi chiese curiosa. Sembrava aver messo da
parte l’astio nei miei
confronti.
Eravamo
giunti al suo portone e io mi appoggiai contro una vecchia colonna,
macchiata
da diverse scritte e disegni.
<<
Sì, ma è passato molto tempo ormai
dall’ultima volta che l’ho guidata.
>>
Per
un attimo mi persi tra i ricordi. Quella moto c’era ancora,
ma non ero mai più
andato a vederla, ne tanto meno usarla.
<<
Mi piacerebbe tanto vederla! Perché non la usi
più? >>
Ecco
un'altra domanda a cui non potevo rispondere.
Ancora
una volta il mio passato ritornava. Sembrava che sotto questo punto di
vista io
e Isabella fossimo molto simili. Nessuno dei due voleva toccare il
passato.
<<
Fai troppe domande. Ora che sei a casa, io andrei. >>
<<
E come? Sei venuto con me. >>
<<
Non preoccuparti, chiamerò un taxi. Tu sali in casa intanto.
>>
Stavo
per andarmene quando lei mi prese una mano e la strinse tra le sue. La
guardai
curioso, cercando di ignorare i prepotenti brividi che aveva scosso il
mio
corpo a quel contatto.
<<
Scusami, non ho una penna qui con me. Mi dai il tuo cellulare?
>>
Confuso
glielo consegnai e lei prese a digitare sui tasti del telefonino. Me lo
ridiede
e solo dopo capii che mi aveva appena dato il suo numero.
<<
Beh… per Alice. >> disse soltanto, abbassando
lo sguardo.
Io
le sorrisi e le alzai il mento con un dito, per potermi specchiare in
quegli
occhi da cerbiatta.
<<
Quindi se per caso volessi chiamarti, non potrei farlo? >>
Lei
sorrise e si sporse per darmi un bacio sulla guancia. Fui
più veloce di lei e
cambiai velocemente posizione per far scontrare le nostre labbra. Fu un
bacio
breve ma che mi accese come un fuoco. Le sue labbra erano morbide e
calde. Avrei
voluto assaporarle meglio, ma lei si staccò arrossendo.
<<
Se vuoi usarlo oppure no, sarai tu a deciderlo. >>
Mi
sorrise timida e si voltò per entrare nel portone. La vidi
armeggiare parecchio
con le chiavi, borbottando imbarazzata. Era assolutamente tenera. Di
certo la
serratura di quel vecchio portone era ormai malandata e quando
finalmente
riuscì ad aprire, si voltò un ultima volta verso
di me.
<<
Edward, se il passato ti fa male, come fa male a me, lascialo fuori e
non
permettere che interferisca con il tuo presente. >>
Mi
guardò a lungo e io faticai a riconoscere la ragazza timida
e dolce di pochi
attimi prima.
Il
sorriso che aleggiava sulle mie labbra si spense e lei entrò
senza più
voltarsi.
Non
seppi per quanto tempo rimasi fermo a riflettere sulle sue parole, ma
di una
cosa sola ero certo: Isabella Swan mi stava sconvolgendo
l’esistenza.
****************************************************************************
In
estremo ritardo ma sono qui! Tra i tanti impegni mi sono anche
demoralizzata perché
vedo che ci sono molte preferite e seguiti ma con i pochi commenti mi
sono
convinta che chi segue la storia non è talmente incentivato
da lasciarmi un
segno del suo passaggio! Va benissimo lo stesso^^
Ringrazio
tutti coloro che leggono e seguono la storia! Avrei voluto postare ieri
sera,
per il mio ventunesimo compleanno, ma c’è
l’ho fatta solo ora!
Anche
se in ritardo vi faccio i miei auguri di Pasqua!
Alexia
_18
: Ciao
Alexia, sono contenta che il nome ti piaccia! Tra Bella e Alice ci
sarà un
rapporto davvero particolare! Spero continuerai a seguirmi, un bacio
ciao!
Poeticdream:
Ciao sono davvero contenta che la storia ti piaccia! Anch’io
adoro Abigail,
quante ne farà passare a Tanya! xD a presto!!!
Rosa62:
Ciao Rosa, ti ringrazio moltissimo per la tua recensione! Mi ha fatto
molto
piacere leggere ciò che mi hai scritto! Si Bella e la madre
avevano una vita
molto diversa ma da quando il padre se ne è andato hanno
dovuto fare tutto da
sole. L’età di Edward si vedrà nei
prossimi capitoli, in una discussione tra
Bella e Edward, comunque posso dirti che non è molto
distante dai suoi 17 anni!
E’ un po’ più grande però! Un
bacio a presto!
Lau_Twilight:
Ciao lauretta, grazie mille
per il commento, sei sempre gentilissima, spero che anche questo
capitolo ti
piaccia, un bacione ciao!
|
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Capitolo 7 *** Una bambina speciale ***
υиα
вαмвιиα
ѕρє¢ιαℓє
Il
rumore della carta che si strappava era incessante, non facevo altro
che
eliminare tutto ciò che appuntavo sul mio blocco appunti.
Quel giorno mi ero
ripromessa di stare tranquilla, nel mio parco preferito e scrivere
qualcosa per
rilassarmi. Era domenica e il parco era piuttosto affollato, ma io ero
posizionata
in un posto particolare vicino a una piccola fontana, in una panchina
semi
nascosta dalla fitta vegetazione, ai piedi di un albero secolare. Era
un posto
molto bello ma quasi nessuno andava lì. Mi stiracchiai piano
e chiusi gli
occhi, beandomi della leggera brezza primaverile. Per fortuna
l’inverno stava
passando e la primavera era alle porte. Adoravo quel periodo, dove le
giornate
erano fresche e piacevoli.
Sospirai
più volte, osservando bambini correre impazziti e giocare a
palla con i loro
amici o con i genitori. Venditori ambulanti di zucchero filato e hot
dog
giacevano agli angoli del vasto parco mentre una grande fontana,
sormontata da
alcune statue, si trovava poco distante da me. Guardavo tutto questo
cercando
di farmi venire qualche idea per finire una strana storia che mi
ronzava da
tempo nella mente. Il punto era che non riuscivo a concretizzare le
varie idee
che mi ronzavano per la testa e definire i miei desideri. Ci sarei mai
riuscita?
Cercai
di concentrami sul foglio che avevo davanti ma continuavo imperterrita
a
scrivere qualche frase e strappare i fogli. Prima di andarmene mi sarei
curata
di raccogliere tutto ovviamente.
Stavo
per richiudere il blocco appunti, ormai stufa di tutta quella
situazione quando
una piccola mano si posò sul mio braccio. Quasi caddi a
terra dallo spavento
quando mi accorsi di avere una bambina accanto. Era seduta comodamente
e mi
sorrideva tranquilla. La osservai curiosa. Era davvero una bambina
molto bella.
I suoi capelli erano dello stesso colore del grano maturo, i suoi occhi
erano di
un verde brillante e la sua pelle era bianca come la neve. Rise vedendo
che non
accennavo a staccare gli occhi da lei e mi voltai imbarazzata. La sua
risata si
prolungò e somigliava tanto a uno scampanellio.
Bella,
ma pure una bambina ti mette
in difficoltà? Sei ridicola!
Con
un sospiro mi voltai di nuovo quella bellissima bambina. Che begli
occhi che
aveva… somigliano tanto a quelli di…
Ma
Bella, finiscila! Sai
quante persone esistono con gli occhi verdi?
Sbuffai
sonoramente per porre fine a quella vocina petulante nella mia testa e
portai
lo sguardo sulla bimba
che nel frattempo
aveva smesso di ridere e mi guardava con un sorriso. Solo in quel
momento mi
accorsi che teneva tra le mai dei fogli stropicciati. Trattenni il
fiato quando
capii che erano quelli che poco prima io avevo strappato, ma lei
perché li
teneva in mano?
<<
Scusa piccola, ma quei fogli li hai raccolti per terra vero?
>>
Lei
annuì con uno strano sorriso e poi si mise in piedi sulla
panchina per essere
alla mia stessa altezza. D’istinto feci per prenderla per
paura che cadesse ma
lei appoggiò una mano sulla mia spalla e sbirciò
sul mio block notes dove prima
stavo scrivendo.
<<
Scrivi ancora le stesse cose? Perché hai strappato tutti
questi fogli? >>
La
guardai con sguardo interrogativo per poi guardarmi intorno. Ma dove
erano i
suoi genitori? Magari la stavano cercando? Oltretutto
cos’avrei dovuto dirle?
Era solo una bambina, come mai era interessata a ciò che
scrivevo?
<<
Ehm, tesoro ma dove sono mamma e papà? >>
Lei
mi guardò ad un tratto triste e io ebbi il terribile
presentimento che avessi
detto qualcosa di sbagliato. Si sedette di nuovo come prima e
abbassò lo
sguardo a terra. Stette per qualche minuto così e io mi
sentii maledettamente
in colpa. Non volevo assolutamente che quella bimba soffrisse.
Mi
alzai e le porsi una mano. Lei alzò lo sguardo e mi
guardò in silenzio.
<<
Ti va un gelato? >>
Lei
dapprima non rispose e io mi abbassai sulle ginocchia.
<<
Uhm… vediamo… non dirmi che il gelato non ti
piace. >> le feci il
solletico e lei finalmente rise.
Si
alzò in piedi e mi prese per mano.
<<
Si, mi piace, ma solo al cioccolato! >>
Le
strinsi l’occhio e dopo aver raccolto tutto nella mia borsa
ci incamminammo
verso il piccolo chiosco vicino.
La
bambina non chiese di nessuno dei genitori e dalla sua reazione alla
mia
domanda capii che non erano lì con lei, in ogni caso non mi
sarei allontanata
molto, era pur venuta con qualcuno.
Durante
il piccolo tragitto la osservai. Era davvero molto bella con quei
lunghi
capelli mossi e biondi e con quegli occhi verdi. Notai che camminava
con una
certa grazia e teneva il visino alto.
Dopo
averle preso il gelato cercò disperatamente di non sporcarsi
ma qualche goccia
di cioccolato le macchiò la magliettina bianca che indossava
e io risi della
sua faccia terrorizzata e la aiutai con un fazzolettino anche se il
risultato
peggiorò disastrosamente.
<<
Oh no! Zia Alice e zia Rose mi uccideranno. >>
<<
Ma no, la maglietta si può lavare. >>
<<
Sì, ma questi sono tutti pezzi unici e loro si arrabbieranno
lo stesso.
>> disse per poi pulirsi il musino con il fazzolettino
che le avevo dato.
Era anche bene educata. Sembrava più grande della sua
età, infatti poteva avere
si e no sette anni.
<<
Piccola non mi hai neanche detto il tuo nome. >> le dissi
strizzandole l’occhio.
Lei
rise e mi puntò un ditino contro.
<<
Posso dire lo stesso a te. >>
Sorrisi
colpevole. Era davvero sveglia!
<<
Hai ragione. Io mi chiamo Isabella ma puoi chiamarmi Bella!
>>
Oh
no! L’avevo rifatto. Ma perché gli avevo detto il
mio soprannome? Già l’avevo
detto a quella ragazza, ora anche a lei. Sbuffai e riportai
l’attenzione alla
piccola che mi fissava. Ricambiai il suo sguardo fin quando lei non mi
riprese
per mano e mi portò nella stessa panchina in cui prima ero
seduta.
<<
Il mio nome è Abigail. >>
Che
bel nome, pensai. Molto particolare e non si sentiva spesso. Doveva
anche avere
un significato particolare.
<<
Un bellissimo nome! >>
<<
Sì, l’ha scelto papà, perché
a mamma non piaceva molto. >>
A
quelle parole si intristì, ma questa volta si mise in
ginocchio sulla panchina
e mi guardò negli occhi, molto seriamente.
<<
La mia mamma è morta tanto tempo fa. Da quel momento
c’è sempre stato solo
papà, ma ho rischiato di perdere anche lui e questo non
l’avrei mai sopportato.
>>
Mi
dispiaceva molto che aveva perso la madre. Doveva essere una cosa
terribile e
lei giustamente ne soffriva parecchio.
<<
Dicono che assomiglio sia alla mamma che a papà, ma gli
occhi sono i suoi!
>>
A
quelle parole mi venne in mente uno strano pensiero ma lo scacciai
velocemente.
Beh, a quanto avevo capito suo padre aveva gli occhi verdi. Davvero
belli a
giudicare dalla figlia.
Ancora
l’immagine di Edward mi affollò la mente e io
sospirai rumorosamente. No, Edward
non aveva figli… oppure si?
<<
Bella a cosa pensi? >>
Mi
voltai mortificata verso Abigail e le accarezzai i capelli con un
sorriso.
<<
A nulla di particolare. Allora, che vuoi fare ora? >>
Lei
mi guardò pensierosa.
<<
Ti voglio aiutare. Cosa scrivevi? >>
<<
Oh! Nulla di importante, credimi! >>
Cercai
di sviare il discorso ma quella bambina non era facile da gestire.
<<
Non mi freghi! Sai a me piacciono molto le storie. Se vuoi ti posso
aiutare.
>>
Sorrisi
delle sue parole e improvvisamente curiosa mi appoggiai allo schienale
della
panchina.
<<
Bene, dimmi cosa ti piace? >>
<<
Sono una bambina strana, Bella. >> mi sorrise in modo
strano e inarcai un
sopracciglio.
<<
In che senso? >>
Lei
spalancò i suoi stupendi occhi verdi e mi guardò
di nuovo con innocenza.
<<
Volevo dire che ho dei gusti particolari. Ti piacciono le storie sui
vampiri?
>>
Io
la guardai sorpresa. Mi ero aspettata che mi dicesse che le piacevano
le
principesse, i folletti, le fate, ma… i vampiri? Forse da un
maschietto ma non
da lei.
<<
Beh, non ci ho mai pensato veramente. Ho letto qualcosa ma è
un genere a cui
non mi sono mai dedicata. >>
Lei
sembrò delusa dalla mia risposta e io scoprii che mi dava
molto fastidio
vederla triste, quindi cercai di rimediare.
<<
Non ho detto che non mi piacciono! Sono creature…
interessanti. >> dissi
stupidamente non sapendo cosa aggiungere.
A
dire la verità erano degli esseri umani morti che si
nutrivano di sangue. Cosa
c’era di così bello? Eppure Abigail
sembrò di colpo interessata alle mie
parole.
<<
Si, sono molto interessanti! >>
Si
coprì la bocca con una mano per soffocare le risa.
<<
Va bene. Quindi ti piacciono i vampiri. >>
<<
Sì e tu perché non scrivi qualcosa sui vampiri?
>>
Storsi
il naso. C’erano già tante storie sui vampiri e
non era il mio genere.
<<
L’idea non ti piace vero? >>
La
osservai con un sorriso ma non dissi nulla.
<<
Tu vuoi scrivere qualcosa che ti preme scrivere ma non sai bene
cos’ è.
>>
Non
era una domanda e io mi stupii non poco. Come faceva a saperlo? Era
vero,
sentivo il bisogno di scrivere ma non avevo capito bene cosa.
Lei
capii di avermi sorpreso e si alzò in piedi camminando da
una parte all’altra
davanti a me. Sorrisi nel vederla concentrata, una mano sotto il mento
e il
visino corrucciato per lo sforzo di pensare a qualcosa.
Ma
come poteva una bambina così piccola aiutarmi? Eppure
c’era qualcosa di
veramente speciale in lei. Mi ci ero già affezionata.
<<
Ho trovato! >> disse improvvisamente facendomi venire un
colpo.
Trotterellò
tutta contenta verso di me e si sedette sulle mie gambe.
<<
Dimmi Bella, c’è qualcosa che in questo periodo ti
ha sconvolto in modo
particolare? >>
La
guardai confusa. Quella bambina era davvero strana.
<<
Ecco… veramente… >>
Di
nuovo l’immagine di Edward mi apparve nella mente. Era lui
ciò che mi aveva
maggiormente sconvolto, però non bastava. Guardai Abigail
che nel frattempo si
era appoggiata al mio petto e con le mani aveva preso ad intrecciarmi
le
ciocche di capelli che arrivava ad afferrare. Era adorabile!
Riflettei
sulle sue parole e all’improvviso mi scorsero davanti
tantissime immagini
diverse. Il mio trasferimento, il tradimento di mio padre, la
sofferenza che
nascondevo in fondo al cuore, i sacrifici di mia madre, la
difficoltà nel
mantenere una vita diventata di colpo così difficile e
infine lui… Edward.
All’improvviso
quella voglia di scrivere non mi parve per nulla immotivata. Io volevo
esternare in qualche modo ciò che mi era successo e mi stava
succedendo. Poteva
non essere una biografia, quello no, però potevo scrivere
della mia vita su un libro,
come una voce narrante. Come dipingere un quadro per poter immortalare
qualcosa
di importante, che ci sconvolge.
L’dea
mi sembrò a tratti stupida e a tratti no. Cosa dovevo fare?
Abigail…
anche lei era entrata così violentemente nella mia vita e
come Edward aveva
acceso in me questa voglia di scrivere tutto ciò che mi
stava succedendo.
<<
Non devi scrivere come se fosse un diario, ma crea un personaggio e fai
in modo
di costruire un romanzo con le tue esperienze. >>
Era
davvero troppo intelligente Abigail ma mi ritrovai d’accordo
con lei. Non
capivo però il motivo del suo sguardo particolare.
<<
Sì, hai ragione. Farò così!
>>
Lei
rise e poi mi guardò ancora con curiosità.
<<
Quindi c’è stato davvero qualcosa che ti ha
sconvolto la vita in questo periodo…
>>
Neanche
questa suonava come una domanda e ancora una volta faticai a seguire i
suoi ragionamenti.
Era ovvio che pensasse a qualcosa ma non capivo a cosa.
Di
colpo il suo sorriso si aprì e si allungò verso
la mia borsa e prese un foglio
del blocchetto. Si distese a terra e cominciò a disegnare
freneticamente con
una matita, anch’essa presa dalla mia borsa. La guardai
curiosa. Era molto
veloce nei movimenti e aveva un dono innato nell’arte del
disegnare. Dopo pochi
minuti mi mostrò il suo disegno e il respiro mi si
mozzò in gola. Aveva disegnato
il volto di un ragazzo, i tratti non erano precisi ma qualcosa mi
richiamò
nuovamente l’immagine di Edward.
No!
Stavo diventando paranoica. Lo vedevo ovunque!
In
ogni caso non capivo perché avesse fatto quel disegno.
Quando
la guardai per avere spiegazioni la vidi con un espressione tra il
felice e lo
stupito.
<<
Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima! >>
<<
Abigail ma cosa dici? E poi… >>
<<
Meno male che i vampiri non le piacevano… >>
le sentii dire in un
sussurro che mi lasciò a dir poco stupefatta.
<<
Abigail ma cosa stai dicendo? >>
<<
Oh no, no! Nulla! Scusa Bella ma ora devo scappare! >>
Afferrò
il piccolo blocchetto di fogli spiegazzati, ovvero quelli che si era
tenuta
prima e dopo avermi stampato un bacio sulla guancia, prese a correre.
<<
Abigail, dove vai? Torna qui! >>
<<
Tranquilla, c’è mio padre che mi aspetta!
>>
Non
mi fidavo tanto della sua risposta ed ero preoccupata per lei, ma poi
mi dissi
che non c’è ne era bisogno. Era davvero una
bambina in gamba.
<<
Bella ci vediamo qui domani! >>
Poi
sparì alla mia vista e io sbuffai. Ma guarda che razza di
bambina mi era
capitato di incontrare.
Sorrisi
però, ero davvero contenta di averla conosciuta. Riguardai
quel ritratto e
mille brividi mi invasero il corpo. Chissà Edward che stava
facendo…
La
sera prima non mi aspettavo che mi seguisse e che guidasse la mia moto,
né che
mi baciasse! A quel pensiero mi sentii avvampare. Non avevo quasi
chiuso occhio
per tutta la notte per via di quel pensiero. Avvertivo ancora la
pressione
delle sue labbra sulle mie.
Scossi
il capo con forza e piegai il foglio per rimetterlo nella borsa. La
misi a
tracolla e mi avviai all’uscita del parco. Era quasi sera e
mi madre si stava
sicuramente chiedendo che fine avessi fatto.
Edward
era di certo abituato ad avere tute le donne che voleva, allora
perché quell’interessamento
nei miei confronti?
Avevo
sentito tante di quelle emozioni in quel bacio che quasi mi sentii male
nel
ripensarci.
Sentii
il cellulare suonare e pensai fosse mia madre. Lo cercai
all’interno della
borsa e quando finalmente lo trovai scoprii che era un messaggio.
“
Bella, sono Abigail. Domani è festa, te ne sei dimenticata?
Le scuole e gli
uffici sono chiusi quindi ci possiamo vedere di mattina al parco
perché di
pomeriggio non posso. Non accetto scuse, a domani! “
Mi
fermai inorridita. Ma come faceva ad avere il mio numero di cellulare?
Ricordavo bene di non averglielo dato.
Il
suono di un altro messaggio bloccò i miei pensieri.
“
Non ti starai forse chiedendo come ho avuto il tuo numero di cellulare,
vero?
Oh, Bella! Sei veramente distratta! Te l’ho chiesto mentre
pensavi alla mia
idea e tu me l’hai detto senza accorgertene! Mi raccomando,
non fare tardi domani
mattina! “
Sorrisi
come una scema. Me l’aveva davvero chiesto? Ma io non lo
ricordavo affatto! Era
vero che ero distratta però… no, qualcosa mi
puzzava dietro a tutta questa
storia, ma glielo avrei chiesto domani mattina.
Camminai
fino a casa mia e trovai mia madre intenta a sfogliare delle riviste,
seduta
sul piccolo divano del salone.
<<
Ciao Mamma. >>
<<
Bella, tesoro, cos’hai fatto tutto il giorno? >>
<<
Ah, da non crederci. Sono andata al parco e ho conosciuto una bambina
stranissima! >>
Mi
sedetti accanto a lei, che mi cinse le spalle con un braccio e mi fece
appoggiare a lei.
<<
Davvero? Come mai era strana? >>
<<
Non so, è una bambina molto sveglia e speciale!
>>
<<
Da come ne parli deduco che ti stia simpatica. >>
<<
Si, è vero, pensa che mi ha dato appuntamento domani mattina
perché mi vuole
aiutare. >>
<<
Aiutare per cosa? Sai che ci sono anch’io per qualsiasi cosa!
>>
Mi
alzai e le diedi un bacio sulla guancia.
<<
Lo so, mamma, solo che lei mi ha fatto riflettere su alcune cose e poi
riguarda
la scrittura. >>
Mia
madre sapeva che adoravo scrivere ma non era a conoscenza del fatto che
in quei
giorni ero davvero fissata nello scrivere quella storia immaginaria!
<<
Posso darti una mano se vuoi, cosa vorresti scrivere? >>
Andai
in cucina per preparare qualcosa ma vidi che mia madre aveva
già preparato
tutto, così cominciai ad apparecchiare per aiutarla in modo
che dopo mi sarei
potuto fare una doccia.
<<
E’ molto complicato. Non so nemmeno io cosa voglio fare, ma
Abigail mi ha detto
che dovevo concentrarmi sulle mie emozioni così ho pensato
di scrivere tutto
ciò che mi è capitato fin ora…
però non come un diario! >> dissi
ripensando con un sorriso alle parole di Abigail.
<<
Abigail? >> mi chiese Reneè entrando in cucina
e aiutandomi ad
apparecchiare.
<<
Si chiama così quella bambina. >>
<<
E’ un nome di origine ebraico, più precisamente un
nome biblico. Ha un significato
particolare ed è molto bello. >>
<<
Sì, è molto particolare. >>
Finimmo
di apparecchiare e mia madre mi seguì nella mia stanza.
<<
Da quanto mi sembra di capire, scrivere qualcosa che abbia a che fare
con il
tuo passato e con il tuo presente ti è stato consigliato da
Abigail, giusto?
Sarebbe anche un modo per esternare e concretizzare ciò che
senti. >>
<<
Sì, probabilmente è così.
>>
Forse
era questa la sensazione pressante che non mi lasciava in pace.
<<
Mi ha detto anche di scrivere sulla cosa che mi ha sconvolto la vita.
>>
Sorrisi
e pensai di nuovo a Edward. Ormai mi ero rassegnata a smettere di
rimproverarmi
per questo. Conoscevo a mala pena quel ragazzo bellissimo ma
già faceva parte
dei miei pensieri. Chissà se mi avrebbe richiamato e se ci
fossimo rivisti…
<<
E cosa ti ha sconvolto la vita? Da quanto non ne parli a tua madre?
>> mi
disse con voce fintamente alterata.
La
guardai colpevole ma lei mi sorrise di rimando. Non le avevo ancora
detto nulla
perché infondo sapevo che Edward non sarebbe mai stato
interessato a una
ragazza come me. Era vero, dai suoi atteggiamenti sembrava il
contrario, ma di
certo eravamo due persone molto diverse e qualsiasi cosa fosse successa
tra noi
non sarebbe durata.
<<
Non c’è molto da dire. Spero che ciò
che mi sta capitando non svanirà come
tutto il resto… >>
Mia
madre capì a cosa mi riferivo. Tutte le mie certezze erano
svanite nel nulla,
in un soffio, di conseguenza non ne avevo più.
<<
Tesoro, sei una ragazza forte e vedrai che la vita ripagherà
i tuoi sforzi e le
tue sofferenze. >>
Le
sorrisi e le strinsi la mano mentre uscivo per dirigermi in bagno per
una
doccia che mi schiarisse le idee.
<<
Però ricorda che quando vorrai mi potrai raccontare di
questo ragazzo
misterioso… >>
<<
Mamma! >> esclami voltandomi di scatto.
Io
non avevo parlato di nessun ragazzo ma lo sguardo di mia madre la
diceva lunga.
<<
Su forza! Fatti questa doccia, io ti aspetto di là.
E’ tutto pronto. >>
Mi
schiacciò l’occhio e uscì dalla mia
camera. Io le sorrisi di rimando e mi feci
la doccia tanto agognata. Nonostante tutto le idee non mi si
schiarirono come
pensavo. Uscii dalla doccia e mi frizionai i capelli con un
asciugamano. In
quel momento sentii il telefono suonare dalla mia stanza,
così mi avvolsi
meglio nell’asciugamano che mi fasciava il corpo ed entrai
nella mia stanza.
Era
ancora dentro la borsa, lo controllai ed era un nuovo messaggio.
Sorrisi,
pensando fosse di nuovo Abigail ma quasi svenni quando lo lessi.
“
Isabella… come stai? Domani pomeriggio hai da fare? Se
sì, disfati da ogni
impegno, ti sequestro! Dai scherzo, pirata della strada! Ho bisogno di
te... ti
passo a prendere per le cinque. Edward. “
Mi
sedetti sul letto e mi portai una mano sul cuore, cercando di calmare i
battiti
impazziti. Davvero Edward mi sarebbe venuto a prendere
l’indomani pomeriggio?
Mi aveva davvero pensato?
Sorrisi
come un ebete e mi buttai sul letto. Non riuscivo davvero a crederci.
Quando
mia madre mi chiamò, mi vestii velocemente e sistemai il
bagno. Mangiai di
fretta, senza sapere il motivo e dopo aver sparecchiato e aiutato
Reneè a
lavare i piatti, le schioccai un bacio sulla guancia e scappai nella
mia
stanza.
Mi
ributtai sul letto e strinsi felice il cuscino. Non potevo ancora
credere che avrei
visto Edward domani! Sospirai felice e risentii il cellulare suonare,
non feci
in tempo a prenderlo che suonò un'altra volta. Due messaggi.
Quando
lessi il numero di Edward, che avevo ormai registrato, il cuore mi
balzò di
nuovo in gola.
“
Buonanotte Isabella. “
Sospirai
e gli risposi nello stesso modo. Era davvero un ragazzo ambiguo. Dolce
e
misterioso allo stesso tempo.
Lessi
il secondo nome e vidi che era Abigail.
“
Notte Bella! Sogna tanti bei vampiri, mi raccomando! “
Risi
come non mi capitava da tempo. Quella bambina era un fenomeno! Ma che
si era
data l’appuntamento con Edward?
A
quel pensiero ricollegai Abigail con Edward e rividi gli stessi occhi.
Ma
no Bella, cosa vai a
pensare. Sono solo della casualità!
Stavolta
diedi ragione alla voce dei miei pensieri e dopo aver mandato la
buonanotte
anche a quella piccola peste mi abbandonai tra braccia di Morfeo,
pensando alla
giornata piena che mi aspettava l’indomani.
*********************************************************
Salve!
^^
Mi
volete linciare vero? Sono in ritardo ma questo capitolo non sapevo
proprio
come terminarlo, spero quindi di non avervi deluso! Che ne pensate del
rapporto
tra Abigail e Bella? Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle! Per
questo
non vi lascio lo spoiler e vi lascio l’intera sorpresa,
infondo da questo
capitolo avrete capito cosa succederà, anche se scommetto
che moltissime cose
non ve le aspetterete di certo!
Mine:
Ciao! Grazie per gli auguri^^ Sono molto
contenta che la storia ti piaccia, scusa il ritardo ma il prossimo
arriverà
prima perché ho già costruito quasi tutto! Allora
che ne pensi di questo
capitolo? Aspetto la tua recensione mi raccomando, un bacio ciao^^
Sessly:
Ciao Mari,
grazie per gli auguri! Per quanto riguarda le recensioni, hai ragione,
però
considera che leggere cosa ne pensa il lettore è
importantissimo, perché non
serve solo vedere quanto è seguita la tua storia ma anche
cosa ne pensano nello
specifico. Poi a me piace interagire con i lettori quindi è
una vera sofferenza
non sentire le vostre opinioni! Spero che ti farai risentire,
perché ci terrei
molto. Un bacio, ciao!
Jma:
La mia Giuly!
Grazie mille tesoro! Quella frase l’ho scritta di getto e la
penso davvero! Non
vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, un
bacio^^
Luis:
Ciao!!! Sono molto felice che la storia ti
abbia incuriosito. Abigail avrà un ruolo fondamentale nel
loro rapporto,
decisivo direi! Spero davvero che continuerai a seguirmi, un bacione^^
Rosa62:
Ciao Rosa,
non sai quanto mi faccia piacere leggere i tuoi commenti. Hai espresso
tutto
quello che volevo mandare attraverso il capitolo. Edward e Bella hanno
molto in
comune e lo scopriranno con il tempo. Aspetto con ansia la tua
recensione, un
bacio, ciao!
Lau_Twilight:
Ciao
tesoro!!! Non manchi mai e di questo ti ringrazio sempre! Si Tanya
è davvero
insopportabile, ma anche lei mi servirà!!! * risata sadica *
Grazie davvero, ti
aspetto eh?! xD Un bacione!
|
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Capitolo 8 *** Scricciolo ***
ѕ¢яι¢¢ισℓσ
<<
Papà, no! Ti prego! >>
<<
Abigail, non puoi pretendere che io… >> dissi
con un mezzo sorriso.
<<
Invece si! >>
Incrociò
le braccia al petto e mi fulminò con lo sguardo. Io feci
finta di non notarlo e
cercai di afferrare quel piccolo coso di pelo che lei tentava di non
farmi
prendere, ma mia figlia lo afferrò prima di me e si nascose
dietro il divano.
Sussultò quando la sorpresi alle spalle, impressionata dalla
mia velocità e io
risi scombinandole i capelli.
<<
Dai Papà! Scricciolo è mio! >>
<<
Si dia il caso che il tuo scricciolo mi tenti troppo! >>
Mi
divertivo a vedere il suo visino arrabbiato. Naturalmente non ero
davvero
interessato a quel piccolo coniglietto, non mi avrebbe mai sfamato
abbastanza e
poi non gliel’avrei mai ucciso. Sapevo quanto Abigail si
fosse innamorata di
quel coniglietto grigio. Era effettivamente grazioso, ma io creature
così le
uccidevo troppo spesso per impietosirmi davanti alle sue piccole
zampette e
quegli occhioni neri. Era come se un piatto molto carino come
presentazione lo si
volesse conservare per osservarlo, come si faceva? Al massimo lo si
osserva per
mangiarlo! Tuttavia non era quello il caso, anche se la mia piccola era
particolarmente preoccupata dai miei atteggiamenti.
<<
L’ho trovato solo da poche ore e ho tutta
l’intenzione di prendermi cura di
lui, per cui tieni i tuoi denti lontani dal mio coniglietto!
>>
Fece
per scappare ma io l’afferrai per la vita e la sollevai fino
ad appoggiarla
sulla mia spalla, lei scalciò per farsi liberare ma quando
presi a farle il
solletico cominciò a ridere come una matta.
<<
Non è giusto, questo è il mio punto debole!
>>
La
rimisi a terra e le schioccai un bacio sulla guancia.
<<
Tranquilla piccola mia, scricciolo non intendo mangiarlo
>>
A
quelle parole strinse più forte il coniglietto tra le
braccia, facendomi
sorridere.
<<
Però almeno me lo fai vedere? >> chiesi, ben
sapendo la sua risposta.
<<
Assolutamente no! Adesso devo uscire e scricciolo viene con me.
>>
Andò
verso la porta e raccolse il suo zainetto rosa e io
l’afferrai prima che
uscisse.
<<
Ehi signorina, aspetta un attimo. Dove stai andando di preciso? Ieri
sei stata
tutto il pomeriggio al parco, dicendomi che eri con Zia Alice.
>> le
dissi con tono severo.
<<
E infatti è così! >>
Scossi
la testa e mi abbassai alla sua altezza, trovandomi così con
il coniglietto
davanti al viso. Gli accarezzai il muso con due dita, ma
l’animale si tirò
indietro riconoscendo la mia aura da cacciatore. Sospirai e tornai a
guardare
mia figlia.
<<
Abigail, zia Alice ti ha lasciato a casa davanti ai cartoni animati, ma
quando
sono tornato a casa non ti ho trovato. Mi sono preoccupato tantissimo e
poi ti
ho trovato al parco. >>
Se
ripensavo al giorno prima mi salivano i brividi. Mi ero davvero
spaventato
quando non la trovai a casa. Di solito non succedeva mai anche se
Abigail era
perfettamente in grado di rimanere a casa da sola per qualche ora, ma
in quel
caso Alice aveva un impegno molto urgente che però stava
già abbandonando, dato
che non c’era a chi lasciare la bambina. Tuttavia, ero stanco
di pesare così
tanto sulle mie sorelle, così le avevo detto di lasciarla a
casa che io sarei
arrivato in pochi minuti.
<<
Veramente sono io ad aver trovato te. >> mi disse mia
figlia con tono
saccente.
<<
Hai sentito il mio odore e mi sei corsa incontro. A proposito, come mai
tutta
quella fretta con cui mi hai portato fuori dal parco? >>
Ricordavo
come Abigail mi avesse trascinato quasi a forza fuori dal parco. La
conoscevo
bene e non l’avevo mai vita così agitata. Per non
parlare del fatto che l’avevo
dovuta praticamente obbligare ad addormentarsi quella sera, dato che
era
distesa sul suo lettino e leggeva senza sosta dei fogli stropicciati
che mi
aveva proibito di leggere. Speravo che una volta addormentata potessi
capire il
motivo di tanto fermento e quei fogli mi avrebbero senz’altro
aiutato nel mio
intento, dato che non smetteva un attimo di fissarli, ma quella furba
di mia
figlia li aveva nascosti per bene e non potevo e non volevo cercare
nella sua
stanza. Anche se era ancora una bambina dovevo rispettare la sua
privacy ma
essendo suo padre era difficile ragionare lucidamente.
Era
innegabile che fosse strana da un periodo a questa parte e volevo solo
capire e
metterla al sicuro da qualsiasi cosa.
<<
Allora, mi rispondi? >>
<<
Papà, ma sono in ritardo! >>
<<
Ritardo per cosa? Ti devo forse ricordare che sei ancora solo una
bambina? Devi
dirmi tutto quello che fai e poi non puoi uscire da sola.
>>
<<
Ma ieri l’ho fatto e non è successo nulla, hai
visto no? >>
<<
Appunto, ieri l’hai fatto e non devi farlo più.
>>
<<
Devo vedermi con una mia amica, va bene? E devo tornare al parco.
>>
<<
Hai un amichetta? E perché non me l’hai detto. Ti
accompagno io al parco e ci
rimango pure. >>
Presi
le chiavi della macchina e feci per aprire la porta di casa, ma Abigail
si
attaccò alle mie gambe, piagnucolando.
<<
No, papà ti prego! Fai andare me! >>
La
presi in braccio e la guardai dritta negli occhi. Le asciugai una
lacrima che
le solcava il viso e corrucciai il viso seriamente preoccupato. Ma che
le
prendeva?
<<
Amore mio non posso farti andare da sola, sei troppo piccola!
>>
<<
Ma sai che so badare a me stessa, non sono come tutte le bimbe delle
mia età.
>> disse con voce tremula.
<<
Lo so, ma questo non basta. Perché non vuoi che stia con te
al parco? Infondo
la tua amichetta verrà pur accompagnata da qualcuno.
>>
<<
No, anche lei viene da sola. >>
Inarcai
un sopracciglio e la guardai curioso. Sospirai e uscii di casa
chiudendomi la
porta alle spalle.
<<
Ma quanti anni ha questa bambina? >>
Lei
sorrise e si portò una manina alla bocca.
<<
Che importanza ha, è mia amica. >>
<<
Abigail non vai da sola. >> dissi con tono autoritario,
mettendo fine
alle sue proteste.
La
feci sedere in macchina e quando salii anch’io misi in moto,
verso il parco.
Volevo capire chi era questa sua amica, perché la cosa
cominciava a non
piacermi.
Diedi
un occhiata a mia figlia, che stringeva ostinatamente a sé
scricciolo e
guardava fuori dal finestrino, imbronciata.
Arrivammo
al tanto discusso parco e scesi. Abigail era già entrata e
la raggiunsi velocemente.
Si guardò un po’ attorno e un sorriso le
illuminò il viso.
<<
E’ in ritardo, meno male… >>
<<
Come? >> feci finta di non capire.
<<
Hai sentito benissimo papà. Tuttavia
c’è sua madre laggiù, vedi?
>>
Mi
indicò una signora che leggeva un giornale poco distante da
noi.
<<
Viene prima lei e poi sua figlia? >>
Mi
voleva forse fare fesso?
<<
Te l’ho detto che viene da sola. >>
sussurrò poco convinta e io con un
falso sorriso annuii.
<<
Bene, vado a parlarci. >>
<<
NO! >> urlò Abigail, come pensavo, infatti non
mi ero nemmeno mosso,
sapevo che mi aveva detto una bugia.
La
guardai eloquente e lei sbuffò.
<<
E va bene, è più grande di me ma mi ci sono
già affezionata. E’ una ragazza
molto intelligente e abbiamo tanti interessi in comune. >>
La
guardai con curiosità. Forse il fatto che fosse
più matura rispetto alle sue
coetanee l’aveva avvicinata ad una ragazza più
grande? E come mai una ragazza
perdeva tempo con una bambina? Certo Abigail era davvero speciale e di
certo
non stupida, quindi se lei si fidava di questa ragazza un motivo doveva
pur
esserci.
<<
Perché non me l’hai detto prima? La cosa non mi
è molto chiara, ma potrei
benissimo conoscerla anch’io per poter stare più
tranquillo, no? >>
Lei
mi guardò terrorizzata e poi mi camminò intorno.
<<
Papà, ma non puoi fidarti di me? Starò qui
tranquilla con lei e poi tu mi
verrai a prendere, cosa c’è di male, non vuoi
forse vedermi felice? >>
Mi
guardò seriamente e lessi nei suoi occhi sofferenza e
tristezza. Forse avrei
potuto fidarmi, sarei rimasto a una certa distanza, fin dove continuavo
ad
avvertire la scia del suo odore, così se fosse stata in
pericolo l’avrei subito
capito.
<<
Va bene. Però la prossima volta non raccontarmi bugie ma
dimmi subito la
verità, capito? >>
Lei
annuì e mi abbracciò felice. La sollevai e la
tenni stretta per qualche minuto.
Abigail era tutta la mia vita.
<<
Sei il papà migliore del mondo! >>
Sorrisi
tra i suoi capelli, pensando che infondo non era proprio
così.
<<
Però adesso vai… >>
Risi
alle parole di mia figlia e la rimisi giù. Poi allungai una
mano e afferrai il
cosino peloso che teneva ancora tra le braccia.
<<
Non sarebbe meglio se lui venisse con me? Lo potresti perdere.
>> dissi
con un ghigno.
Lei
mi strappò scricciolo dalle mani e mi spinse via, io
riuscì a darle un bacio
tra i capelli e poi mi allontanai non perdendola d’occhio.
<<
Elimina i conigli dalla tua dieta! >> mi urlò
da lontano facendomi ridere
di nuovo.
Mi
incamminai lentamente, non sapendo bene cosa fare. Non sapevo se era
stata una
buona idea lasciare mia figlia lì, ma ero rasserenato dal
fatto che sentivo il
suo odore quindi la tenevo sotto controllo. Non capivo il motivo per
cui si
comportava in quel modo. C’era qualcosa che tentava a tutti i
costi di
nascondermi, ma non sapevo bene cosa.
Stavo
per attraversare la strada diretto alla mia macchina, quando un odore
familiare
mi paralizzò sul posto. Cosa ci faceva lì?
<<
Edward. >>
<<
Leandro. >>
Mi
voltai lentamente e fronteggiai il vampiro che mi guardava con un
leggero
sorriso. Erano anni che non ci incontravamo. Da quel giorno lo avevo
visto rare
volte. Era stato lui ad assistermi quando ero in fase di trasformazione
e aveva
portato via mia figlia, lontano da me e dal pericolo che rappresentavo
per lei.
Non mi aveva abbandonato un attimo e si era occupato di Abigail insieme
alla
mia famiglia, che per fortuna già conosceva la natura di
quella che credevo
essere la donna che mai mi avrebbe tradito.
All’inizio
fu difficile fidarmi di lui. Come potevo stare tranquillo vicino al
fratello di
Cassandra? Era a tutti gli effetti lo zio di Abigail e sapevo quanto
lui ci
tenesse. Era stato lui ad aiutarmi e a sforzarmi di non uccidere gli
esseri
umani e cibarmi semplicemente di animali. Mi aveva accompagnato durante
quegli
anni difficili e nonostante il dolore che provassi
nell’osservare quel vampiro
così simile alla madre di mia figlia, non potevo che
essergli grato.
<<
So che non sei felice di vedermi. Lo capisco. >>
Scossi
il capo e mi avvicinai a lui.
<<
Io ti devo molto Leandro. Mi hai aiutato e ti sei preso cura di mia
figlia
quando io non potevo farlo. Credo sia normale che sia sorpreso di
vederti. Sono
molti anni che non ci incontriamo. >>
Lui
mi sorrise leggermente e io osservai a lungo la sua figura. Dimostrava
di avere
non più di trent’anni, quindi qualche anno meno di
me, dato che quando ero
stato trasformato da Cassandra avevo ventisei anni. I suoi occhi erano
color
topazio, tipico dei vampiri vegetariani, a differenza mia che avevo
mantenuto
sia il colore degli occhi che i miei altri tratti somatici. Era alto
quanto me
e la sua muscolatura era molto più sviluppata della mia.
Sapevo che lui era al
servizio dei Volturi, gruppo di vampiri reali che risiedevano a
Volterra, in
Italia e che erano venuti a conoscermi per le particolarità
della mia natura.
Erano stati attirati anche dal mio potere che però non
avevano capito appieno. Desideravano
che anch’io come Leandro mi unissi a loro, ma lui stesso mi
aveva aiutato a
sfuggire dalle loro grinfie. Volevo stare accanto a mia figlia e anche
lui
voleva lo stesso per me.
<<
Hai ragione. Vivere in Italia, con i Volturi, mi impedisce di fare
ciò che
voglio. >>
Mi
guardava in modo particolare e conoscendolo capii che aveva qualcosa da
dirmi
ma era indeciso se dirmelo o meno.
<<
C’è qualcosa che vorresti dirmi? Non è
solo una visita di cortesia, la tua, non
è così? >>
Lui
si avvicinò a me ulteriormente, fino a poggiarmi una mano
sulla spalla.
<<
Devo parlarti di una cosa importane, ma non è ancora il
momento adatto.
Trascorrerò del tempo con te e con la mia nipotina se per te
non è un disturbo.
>
Sorrisi
e gli detti una pacca sulla spalla.
<<
Certo che non è un disturbo. Abigail sarà
felicissima di incontrarti. >>
Il
suo sorriso si illuminò e si voltò verso il parco
dove di sicuro aveva sentito
il suo odore. In quel momento, quando anch’io mi concentrai
sull’odore di mia
figlia ne sentii un altro, confuso con il suo, ma che non mi era nuovo.
Stavo
per concentrarmi di più, quando Leandro mi sottrasse ai miei
pensieri.
<<
Abigail è una bambina straordinaria e con un grande
potere… >>
Lasciò
la frase in sospeso e io mi voltai verso di lui. Spesso mi aveva
parlato di
questa cosa, ovvero del potere di Abigail, ma io credevo che
esagerasse.
Sentivo che Abigail nascondeva qualcosa di particolare. Lo notavo
quando spesso
anticipava i miei movimenti o le mie decisioni. Era molto sveglia ma
era
evidente che avesse un potere che ancora doveva maturare in lei.
<<
Non è un potere ancora chiaro. >> dissi
pensieroso a Leandro.
<<
No, non lo è ma sarà potente. Dipende molto dal
tuo e da quello di Cassandra.
>>
A
quel nome mi irrigidii e lui fece finta di non accorgersene. Cassandra
aveva il
dono di creare uno spazio temporale dove proiettava i ricordi e le
paure delle
persone, facendogli credere cose che non erano e facendogli vedere cose
che non
esistevano, ma che erano intrinseche nell’essere della sua
vittima. Metteva
quindi mano a ricordi e paure, giostrandole a suo piacimento.
Spesso
se ne era servita su di me all’inizio della nostra storia,
perché io ero
ossessionato da lei e dalla sua presenza e lei cercava un modo per
allontanarmi. Cosa che non era servita, perché anche lei mi
amava
profondamente. Ricordai i suoi sorrisi, i suoi baci e spesso pensavo
che tutto
ciò che ci era capitato fosse soltanto un incubo.
<<
Che significa che dipende dal mio potere e quello che aveva Cassandra?
>>
chiesi, scacciando prepotentemente quei ricordi che rischiavano di
distruggermi
ancora una volta.
<<
E’ una specie di unione di entrambi i poteri. Non ne sono
molto sicuro ma in
teoria dovrebbe essere in grado di giostrare il tempo e invece di
creare
scenari agli altri e manomettere ricordi e paure in negativo come
faceva mia
sorella, lei riesce a percepire le paure più profonde di una
persona e
raccogliere i ricordi più importanti e crearsi lei stessa
uno scenario
complessivo della persona che ha davanti. Riesce inoltre, in comunione
con il
tuo potere, di prevedere gli effetti che avranno le sue azioni, poco
prima che
queste accadano. >>
Ascoltavo
attento le sue parole e in effetti riconobbi diverse sfumature che
avevo colto
da mia figlia. Sembrava sempre sapere ciò che avrebbero
causato le sue azioni,
specie quando riguardavano me.
<<
Vuoi dire che lei sa l’effetto che avranno le sue azioni?
>> chiesi
curioso.
Leandro
incrociò le braccia al petto e volse lo sguardo verso il
parco. Ancora
quell’odore familiare solleticò le mie narici.
Tuttavia era mescolato con
quello di mia figlia o quella furba aveva fatto in modo di confondere
il suo
odore, perché mi sembrava strano di non riuscire a dividere
quello di mia figlia
da quello dell’altra persona. Avrei voluto andare a vedere,
ma Leandro non
sembrava voler porre fine alla nostra discussione e poi non avvertivo
nella
persona accanto a mia figlia un pericolo.
<<
Sì, in realtà sa l’effetto che avranno
nel futuro prossimo, quello che avviene
subito dopo le sue azioni. Però ho l’impressione
che questo valga solo per le
persone a cui è veramente collegata. Per il resto il suo
potere dovrebbe essere
quello che ti ho detto prima. Lei avverte e riconosce le paure altrui e
sente i
ricordi più importanti di una persona. Riesce ad avere un
quadro completo della
situazione quindi fa leva su tutto questo per raggiungere i suoi scopi.
>>
Sospirai
rassegnato. In fondo nulla era ancora definito in mia figlia, ma sapevo
che
Leandro aveva ragione. Lui non sbagliava quasi mai.
<<
E’ anche per questo che sono qui. Sai che ho fatto desistere
i Volturi ad avere
sia te che Abigail, ma c’è qualcos’altro
o qualcun’ altro interessato a voi.
>>
<<
Che vuoi dire? Non permetterò a nessuno di far del male ad
Abigail. >>
<<
Neppure io lo permetterò, ma ti ho detto di non
preoccuparti. Se ci sarà un
vero e proprio problema sarò il primo a parlartene.
>>
A
quelle parole mi rassegnai. Era vero, se c’era qualche
problema Leandro mi
avrebbe avvertito subito. Tuttavia ero anche curioso, chi mai oltre ai
Volturi,
mirava a mia figlia e a me?
<<
Dato che Abigail non vuole che tu stai con lei, posso andare io?
>>
Sorrise
e io ricambiai. Non ero stupito del fatto che lui sapesse
ciò che era successo,
dato che era un veggente.
<<
Certo, almeno starò più tranquillo,
oltretutto… >>
<<
Più tardi hai impegni. Non ti preoccupare terrò
io Abigail. Ci vediamo stasera.
>>
Se
ne andò senza darmi il tempo di rispondere e scossi la testa
con un sorriso. Mi
avviai alla macchina e decisi di raggiungere subito la mia meta. Ormai
Abigail
era al sicuro quindi potevo dedicarmi a ciò che dovevo fare.
Avrei
incontrato Bella… non sapevo perché avevo dato
ascolto a mia figlia la sera
prima, quando mi aveva detto che avrei dovuto rimettere mano alla mia
moto e
sistemarla. Sapeva che avrei avuto bisogno di aiuto e spesso mi diceva
che lei
si sarebbe divertita ad aiutarmi, ma ieri non ne aveva alcuna
intenzione e mi
chiese se c’era qualcuno a cui piacevano le moto e che ne
capisse qualcosa per
assistermi nella rimessa a posto della mia vecchia moto. In quel
momento mi era
venuta in mente Isabella. In realtà era grazie a lei che
quella sera stessa,
quando mi aveva detto di lasciarmi alle spalle il passato e guardare
verso il
futuro, ero andato al vecchio garage, nella casa dove io, Cassandra e
Abigail
abitavamo insieme, per riprendere la mia moto.
Non
era la prima volta che rientravo in quella casa, nonostante
all’inizio non
volessi più metterci piede. Un giorno avevo cercato Abigail
dovunque, senza
trovarla. Quando voleva camuffava il suo odore per non farsi trovare,
ma poi
una strana sensazione mi aveva guidato in quella casa, ed era
lì che l’avevo
trovata, distesa sul suo lettino abbracciata ad un orsacchiotto di
peluche che
io e Cassandra le avevamo regalato per il suo compleanno. In silenzio
mi ero
disteso accanto a lei che si era aggrappata a me, piangendo a dirotto.
In quel
momento mi ero sentito inutile. Lei ancora soffriva per via della
madre, erano
molto attaccate ma da quando mi ero risvegliato dalla mia
trasformazione lei
non voleva neanche sentirla nominare. Cassandra aveva strappato la vita
anche a
lei e per questo non l’avrei mai perdonata.
Strinsi
con forza il volante rischiando di romperlo e mi concentrai su
ciò che dovevo
fare. Mi sembrò un errore aver coinvolto Bella. Era una
ragazza dolce e
combattiva e mi attirava questo suo modo di essere così
contrastante. Non aveva
una bellezza particolare ma per me era terribilmente affascinante.
Il
pensiero del suo viso arrabbiato quando ero salito sulla sua moto mi
strappò un
sorriso e con un sospiro mi fermai in un negozio di ricambi per auto e
moto,
prendendo ciò che mi serviva. Non so cosa lei si aspettava
dal nostro “
appuntamento” ma sapevo che non le sarebbe dispiaciuto.
Il
tempo passò senza neanche accorgermene e mi feci portare la
moto nel mio posto
preferito. Un piccolo giardino abbandonato alla periferia di New York.
Lì di
sicuro saremmo stati in pace.
Posizionai
la mia Honda VFR rossa e nera vicino ad un albero. Non era in cattive
condizioni. Doveva solo avere qualche ritocco alla vernice, cambiare i
fari e
aggiustare uno specchietto. Poi aveva bisogno di una rimessa a punto e
controllare varie cose tecniche. Per il resto era apposto. Questa moto
sarebbe
uscita a breve nei mercati di tutto il mondo ma io l’avevo
ricevuta da un mio
vecchio amico anni prima, quando era ancora in progetto.
Quando
mi accorsi che era ora di andare a prendere Isabella, come lei voleva
essere
chiamata da me, legai la moto con una catena e risalii in macchina per
andarla
a prendere.
Nel
lungo percorso verso casa sua, poiché abitava alla periferia
di Manhattan,
telefonai a mia sorella Alice per sapere se Abigail era tornata a casa.
Sapevo
che era con Leandro ma mia sorella l’avrebbe comunque
aspettata a casa e non
sapevo cosa Leandro avrebbe fatto dopo. Tutte le volte che ci era
venuto a
trovare, molto rare a dire il vero, aveva sempre rifiutato di stare con
noi e
preferiva rimanere fuori. Infondo era un vampiro particolare, che amava
la
solitudine.
<<
Alice tutto bene? Abigail è a casa? >>
<<
Si, fratellone, non ti preoccupare. Leandro l’ha
riaccompagnata a casa da poco
e ora le sta facendo fare i compiti anche se lei non voleva!
>>
Sorrisi
nel pensare ai capricci di mia figlia. Fortuna che anche Leandro la
conosceva
bene e sapeva come toccare i punti giusti per farla studiare.
<<
A proposito, ma cosa ci fa qui? >>
Capii
il dubbio di mia sorella, che era anche il mio. Presto avrei scoperto
quale
fosse il reale motivo della sua visita.
<<
Non so, Alice, ma lo scoprirò… >>
Stavo
per finire di parlare e chiudere la telefonata quando sentii la voce
squillante
di mia figlia nel ricevitore.
<<
Papi! Sai che lo zio Leandro voleva prendersi scricciolo? Fortuna che
ho messo
a posto anche lui! >>
Risi
e rassicurai la mia piccola. Sapevo che anche Leandro scherzava, ma lei
sembrava aver preso sul serio la salute di quel piccolo coniglietto.
<<
Tranquilla amore, quando torno difenderò io scricciolo dalle
grinfie dello zio.
>>
<<
Sì, come no! Tu stai lontano, ci penso da sola!
>>
Risi
ancora di più e Abigail dopo qualche secondo mi
seguì.
<<
Tesoro, adesso devo chiudere che devo andare ad un appuntamento.
>>
<<
Certo, certo. Non tornare presto. >>
Chiuse
la telefonata e io rimasi per alcuni secondi con il telefono attaccato
all’orecchio.
Come? Non tornare presto? Ma che
diavolo aveva? Di solito quando uscivo voleva sapere quando tornassi,
mai mi
aveva risposto in questo modo. Forse la presenza di Leandro la rendeva
così?
Mi
riconcentrai nella guida e sperai che Isabella fosse pronta. Arrivai
sotto casa
sua e osservai ancora quel
palazzo
rovinato e consunto. Scesi dall’auto e mi guardai intorno.
Nonostante fosse
pomeriggio, quella zona non era affatto raccomandabile. Isabella
stonava con quell’ambiente.
Avevo la sensazione che in realtà lei non fosse
ciò che sembrava. C’era un
passato particolare alle sue spalle e avvertivo il desiderio di
conoscerlo. Non
ci conoscevamo ancora bene ma volevo sapere tutto ciò che la
riguardava.
Suonai
al citofono e dopo qualche secondo sentii la sua voce dire che stava
scendendo.
Sorrisi quando avvertii degli strani rumori prima della sua risposta.
Sicuramente aveva fatto cadere qualcosa al suo passaggio, sbadata
com’era!
Misi
le mani nelle tasche dei jeans e aspettai il suo arrivo. Indossavo
degli abiti
semplici dato ciò che ci aspettava e notai che anche lei
aveva optato per
qualcosa di comodo. Nonostante non gli avessi detto la natura del
nostro
appuntamento non si era vestita con abiti succinti e provocatori, come
di
solito facevano le ragazze che saltuariamente uscivano con me, questo
dimostrava quanto fosse semplice la sua personalità. Questa
era una cosa che mi
piaceva parecchio.
L’unica
nota stonata nel suo abbigliamento era il fatto che indossava abiti
chiari, di
sicuro si sarebbero sporcati irreversibilmente. Aveva dei jeans chiari,
una
camicetta bianca e un copri spalle grigio. Infine ai piedi degli
stivaletti
anch’essi grigi.
Osservai
con interesse la sua figura longilinea. Nonostante fosse magra aveva le
curve
al posto giusto, era davvero affascinante nella sua
semplicità. Non appena mi
vide sospirò e fece per scendere i pochi gradini che
l’avrebbero condotta da
me. Mi tesi automaticamente e infatti lei scivolò sul primo
gradino e rischiò
di fare una brutta caduta se non l’avessi afferrata in tempo.
In
pochi secondi me la ritrovai stretta tra le braccia. I lunghi capelli
mi
solleticavano il viso e il suo corpo era stretto al mio. Il suo odore
mi mandò
per qualche attimo in paranoia, ma ancora una volta non sentii il
bisogno di
morderla ma quello di tenerla stretta a me e non lasciarla mai andare.
Solo
quando lei si schiarii leggermente la gola, imbarazzata, mi decisi a
lasciarla.
Mi sistemai gli occhiali da sole sopra la testa e la sentii sospirare
più
forte. Sorrisi e le sistemai una ciocca di capelli.
<<
Ciao Isabella. >>
Lei
mi sorrise e mi guardò con sguardo colpevole.
<<
Ciao Edward. Grazie per avermi salvato la vita! >>
Scossi
il capo e le presi la mano senza pensare, guidandola verso la macchina.
<<
Non preoccuparti. Allora, pronta per il nostro appuntamento?
>> le chiesi
per stemperare la tensione. La sentivo terribilmente in imbarazzo.
<<
Dove andiamo esattamente? Sai, io non sapendo…
>> mi indicò il suo
abbigliamento e io sorrisi prima di farla entrare in auto.
<<
Sei perfetta, solo che i tuoi abiti sono come dire…
“ troppo chiari” >>
Lei
mi guardò confusa, mentre mettevo in moto e mi immettevo nel
traffico
cittadino.
<<
In che senso? >>
<<
Lo vedrai! >> dissi con un sorriso smagliante.
<<
Dai Edward, dimmi dove stiamo andando. >>
Con
mia sorpresa si slacciò la cintura e si sporse verso di me.
Io la guardai con
la coda dell’occhio, curioso.
<<
No Bella, non posso. >>
Appositamente
usai il suo soprannome, infatti mi guardò male e si rimise
nervosamente la
cintura.
Risi
tra me, non riuscendo a controllare la voglia di stuzzicarla.
<<
E va bene, vorrà dire che la prossima volta che mi chiederai
di uscire, non lo
farò se prima non mi dici la nostra meta. >>
<<
Chi ti dice che staserò avrò ancora voglia di
invitarti a uscire? >>
Lei
mi guardò sconvolta e aprì lo sportello come per
scendere. Io frenai di colpo,
anche se andavo piano, avendo paura che quell’incosciente
scendesse sul serio.
Accostai e tirai con forza il freno a mano.
<<
Sei impazzita? >> alzai la voce istintivamente e mi
allungai per
richiudere lo sportello. Lei mi fissò spaventata e io non mi
tirai indietro.
Ero cosciente di averla spaventata, in quanto il mio tono e la mia
espressione
da predatore dovevano averla turbata più del dovuto.
<<
Io stavo solo… >>
<<
Non mi interessa quello che volevi fare. Non farlo più.
>> dissi con tono
più basso ma sempre minaccioso a pochi millimetri dalle sue
labbra.
La
sentii trattenere il fiato per poi chiudere gli occhi e abbassare il
capo. A
quella visione mi calmai sempre di più, sentendomi anche in
colpa. Forse avevo
esagerato ma mi sentivo tremendamente protettivo nei suoi confronti e
anche le
cose più semplici che potevano metterla in pericolo mi
spaventavano. Era forse
l’istinto che si era maturato in me grazie ad Abigail a
rendermi così? No, con
lei era molto diverso.
Con
un dito le sollevai il viso e lei mi guardò titubante.
<<
Isabella, non volevo alzare la voce, ma mi hai spaventato.
>>
Lei
mi sorrise forzatamente e poi respirò a fondo.
<<
Scusami, hai ragione. Stavo solo scherzando. A volte non mi rendo conto
delle
mi azioni. >> disse voltando il viso verso il finestrino.
Inarcai
un sopracciglio, pensando a quanto fosse strana quella ragazza e quanto
questo…
mi piacesse! La sorpresi dandole un bacio all’angolo delle
labbra e tornai a
guidare.
<< Anch’io stavo
scherzando. >> dissi
spezzando il silenzio che si era creato improvvisamente.
<<
Che vuoi dire? >> mi chiese, guardandomi con quegli
occhioni da cerbiatta.
Le
diedi un colpetto sul naso e sorrisi.
<<
Quando ho detto che forse non avrei avuto più voglia di
uscire con te. Non
credo sia possibile. >>
Vidi
l’ombra di un sorriso soddisfatto sul suo viso fin quando,
poco prima di essere
arrivati alla nostra meta lei non si sporse ricambiando il bacio che
poco prima
le avevo dato, stampandomene uno dolcissimo sulla guancia.
Sospirai
mentre posteggiavo l’auto, poco lontano dalla mia moto.
Quella ragazza mi
avrebbe fatto impazzire!
*******************************************
Buonasera!!!
Sono stata puntuale, eheh ( ehm.. non ho detto che avrei postato dopo
una
settimana ma nei miei intenti sono stata puntuale xD ) Allora, che mi
dite di
scricciolo? Il mio coniglietto si chiama così, guai a chi me
lo tocca *_*
L’ho
inserito nella storia perché mentre scrivevo saltellava
vicino al mio portatile
e così mi si è accesa la lampadina! ( quale?
Quella della tua stupidità? Nd
tutti. ) xD
Forza,
ditemi che ne pensate? Dove avrà portato Edward la povera
bella? E Leandro?
Ehhehe, spero di avervi incuriosito. In realtà questo
capitolo doveva finire in
altro modo, ovvero dovevo inserire l’appuntamento di Ed e
Bella ma dato che ho
inserito tante altre cose non volevo renderlo pesante così
me lo tengo per il
prossimo capitolo, che riserverà delle piccole sorprese *_*
Vi
dico solo una cosa, state attenti a Leandro. Anche il suo potere non
è proprio
come sembra. Ecco vi ho lasciato abbastanza dubbi xD
ѕρσιℓєя
: Osservavo
il suo viso
macchiato da piccole macchiette rosse e i suoi abiti colorati di rosso
e nero.
Cercava di pulirsi le mani con un panno ma era un impresa difficile! Le
accarezzai
il viso strofinando le dita su quelle piccole macchie, fin quando il
mio
sguardo non cadde sulle sue labbra…
Allora,
ringrazio come sempre chi ha inserito la mia storia tra i preferiti e
le
seguite, chi legge soltanto e naturalmente i miei adoratissimi
recensori *_*
Sessily:
Ciao! Mi è piaciuta tantissimo la tua
recensione, sono davvero felice di averti resa “
partecipe” della mia fantasia
a tal punto da coinvolgerti! Spero davvero che questo capitolo ti
piaccia,
fammi sapere, un bacio ciao^^
ELLAPIC:
Ciao, beh il potere di Abigail, come avrai
letto in questo capitolo non è ancora ben definito ma
è molto particolare e
spiega il suo comportamento nel primo incontro con Bella. Alice
stavolta
essendo umana non è proprio veggente, infatti lo
è Leandro, però diciamo che è
molto sensibile quando si parla di Abigail! Attendo il tuo commento,
sono
davvero curiosa, ciao!
DarkViolet92:
Ciao, mi
piace il tuo nick *_* Comunque si, Abigail è un piccolo
terremoto ma è anche
molto dolce! Fammi sapere che ne pensi del capitolo, un bacio, ciao^^
Jma:
La mia
adoratissima Giulia^^ Come farei senza di te?! Eh??? xD Quanto mi
piacciono le
tue domande ( risata sadica ) no, beh, Abigail è interessata
a Bella perché si
è fatta un bel quadro e ha unito diversi punti, capendo che
è collegata a suo
padre. La piccola ha qualche amica si, ma con la sua natura non si
trova molto
bene con quelli della sua età, troverà in Bella
non solo un amica ma molto di
più. Abigail già sapeva molte cose e infatti il
tempismo delle chiamate, dei
messaggi ecc.. non sono un caso. Che ne pensi di questo capitolo e di
Leandro??
A presto, un bacione!
Lau_Twilight:
Lauretta!!! Tesoro sei dolcissima come sempre. Ti ringrazio
tantissimo!!! Ehhe,
si Abigail è un amore e poi vedrai che sorprese
riserverà! Un bacione!!!
Rosa62:
Ciao Rosa, sono sempre felice di leggere le
tue recensioni! Riguardo al tuo dubbio, hai pensato bene, non
è stata Abigail a
scrivere i messaggi da parte di Edward e in questo capitolo lo avrai di
sicuro
capito. Aspetto con ansia la tua recensione, un bacio ciao^^
|
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Capitolo 9 *** Scrivere ***
ѕ¢яινєяє
Non
riuscivo a
fare a meno di sorridere. La sua espressione era un vero spettacolo.
Osservava
la mia moto con estremo interesse. Ne studiò i particolari e
poi mi rivolse un
radioso sorriso.
<<
E’
questa? E’ la tua moto? >>
Annuì
con lo
stesso sorriso e posai il sacchetto carico di barattoli di vernice,
olio e
varie cose a terra e la raggiunsi.
<<
Ma come
fai ad averla? Deve ancora uscire nel mercato. >>
Allora
ne sapeva
di moto. Avevo intuito che le piacevano ma a quanto pare si documentava
spesso.
<<
Sì, mi è
stata data da un amico alcuni anni fa, quando era ancora in progetto.
Non ho
mai avuto modo di usarla, tranne qualche giro di prova quando me
l’hanno
portata. >>
Bella
sembrava sul
punto di chiedermi il motivo ma poi non lo fece e si
riconcentrò sulla moto. La
ringraziai mentalmente, lodando la sua sensibilità. Aveva
capito che era
qualcosa di cui non mi piaceva parlare.
Tuttavia
non potei
impedire ai miei ricordi di invadermi la mente. Era un sabato
pomeriggio, due
settimane prima che succedesse l’irreparabile. Abigail era
molto piccola e in
braccio a Cassandra osservava la mia moto con occhi curiosi. Dopo aver
fatto
qualche giro di prova Cassandra mi disse che era meglio posare quella
moto che
tanto non ci sarebbe servita, inoltre diceva che era pericolosa per la
bambina
perché insisteva per salirci. Fu così che la misi
in garage e da quel giorno
questa era la prima volta che la riprendevo. I miei genitori
l’avevano tenuta
in custodia ma a causa di qualche manovra sbagliata di mia sorella
Alice, che in
macchina era meglio non metterla mai, si era un po’ rovinata.
<<
Prima che
tu ti perda nei tuoi pensieri, resta qui con me. >>
Osservai
Bella
sorridermi per poi levarsi il copri spalle grigio, poggiandolo sul
sedile della
macchina, poco lontana da noi, e alzandosi le maniche della camicetta
bianca
che indossava.
<<
Mi hai
invitato fuori solo per aiutarti a sistemare la tua moto, non
è così? >>
Potevo
sbagliarmi
ma sentii una lieve nota malinconica nella sua voce. Era forse delusa?
Si
aspettava qualcosa di diverso?
Sicuramente sì, ma a giudicare dal sorriso
entusiasta che rivolse alla
moto mi dissi che non le dispiaceva poi così tanto.
Lei
non poteva
immaginarlo, ma averla lì in quel momento era qualcosa di
importante per me. Se
non avessi avuto il suo aiuto non avrei mai ripreso quella moto,
nonostante la
mia evidente passione per le moto.
Cercai
comunque un
modo per spiegarmi e farle capire cosa provavo in quel momento. Le
presi una
mano e lei si bloccò nell’atto di toccare lo
specchietto rotto della moto.
L’avvicinai lentamente a me, fin quando non fummo uno di
fronte all’altra. Mi
persi ancora una volta nel colore profondo dei suoi occhi e poi mi
abbassai
fino al suo orecchio.
<<
E’
importante che tu sia qui con me… in questo momento,
Isabella. >>
Lei
sorrise
imbarazzata e poi tornò a studiare la moto.
<<
Dobbiamo
dargli una bella sistemata, ma non credo che abbia grossi problemi!
Vedrai
entro stasera sarà come nuova! >>
Mi
schiacciò
l’occhio e mi sentii bene guardandola. Mi dava un senso di
sicurezza e tranquillità
che poche volte avevo provato nella mia vita.
Mi
alzai anch’io
le maniche della camicia nera che indossavo e mi misi
all’opera. Sistemammo
dapprima lo specchietto, sostituendolo. Bella insisteva nel volerlo
fare lei,
ma con la sua famosa sbadataggine finì per graffiarsi con il
vetro rotto. Quasi
svenne alla vista del sangue e io risi con tensione. Riuscii
però a legargli un
piccolo pezzo di stoffa per fermare il corso del sangue e lei mi
ringraziò con
un sorriso. Come avevo già avuto modo di sperimentare, il
suo sangue era come
una musica per me, mi tentava ma non troppo e questa era una cosa nuova
per me.
Forse per la diversità della mia specie rispetto ai vampiri
tradizionali faceva
sì che la mia cantante avesse un effetto diverso su di me.
C’era
il desiderio
di morderla ma sapevo tenerlo a bada con sicurezza.
Smontai
io stesso
lo specchietto e mi feci aiutare da Bella per rimettere a posto quello
nuovo.
Alla fine di questo piccolo lavoro, entrambi sorridemmo soddisfatti.
<<
Adesso
dobbiamo dare qualche colpo di vernice? >> mi chiese
aprendo un
barattolo, contenente vernice rossa.
<<
Sì, mia
sorella mi ha lasciato qualche regalino e si è levata in
più punti. >>
<<
Sì, lo
vedo. E’ stato un vero peccato, ma ora la rimettiamo a posto.
>>
Detto
questo
lasciò cadere il pennello nella vernice, troppo velocemente,
e qualche schizzo
le sporcò la camicia bianca che indossava. Storse la bocca e
sospirò. Mi
sorprese parecchio. Un'altra ragazza si sarebbe messa ad urlare. Tanya
per
esempio avrebbe fatto un macello, invece lei si era limitata a guardare
scocciata la macchia. Di sicuro quella camicetta sarebbe stata da
buttare. La
vernice era difficile da togliere.
<<
Mi
dispiace. >> dissi accennando all’accaduto.
Lei
rise e scosse
il capo.
<<
Fa nulla!
Dovevi vedere come mi riducevo quando a Jolla trafficavo con la mia
moto!
>>
<<
Sephora.
>> dissi ricordando quando qualche sera prima me
l’aveva detto.
<<
Sì, la
mia Sephora. Tu non hai dato un nome alla tua moto? Si usa
sai… >>
<<
Davvero?
Si usa? Beh io non ci ho mai pensato… almeno, non ne ho mai
avuto il tempo.
>>
Lei
ancora una
volta non disse nulla e dopo aver cominciato a spennellare sulla moto,
si
sedette in un muretto vicino a gambe incrociate.
<<
Potremmo
pensarci adesso. >>
Io
sorrisi e le
tolsi il pennello dalle mani per continuare il lavoro che aveva
lasciato a
metà.
<<
Non
saprei da dove iniziare. Non ho proprio idea di che nome dargli.
Oltretutto a
che serve? La chiamo per nome quando mi serve? >> dissi
ironico.
<<
No, ma è
una cosa carina. >>
<<
Una cosa
da ragazze. >> ribattei.
<<
Sei
noioso! >>
Balzò
giù e aprì
il barattolo di vernice nera. Si era per caso offesa? Eppure era vero,
non
sapevo che nome dare alla moto e poi non mi sarebbe servito. La guardai
di
sottecchi. Sembrava seccata e come temevo si macchiò
un'altra volta. Quella
ragazza era incorreggibile!
Sbadata
com’era
sbuffò e si strofinò il viso, dimenticandosi che
anche le sue dita erano
macchiate. Non se ne accorse neppure e io rimasi a guardarla. Mi
sollevai in
piedi e lasciai il pennello nel barattolo. Tra noi due io ero
perfettamente a
posto e lei era sporca dalla testa ai piedi di vernice.
Non
si accorse che
mi ero avvicinato a lei e io la osservai, con quelle macchiette sul
viso e i
suoi abiti colorati di rosso e nero. Cercava di pulirsi con un panno ma
era un
impresa difficile!
Le
accarezzai il
viso, strofinando le dita su quelle piccole macchie, fin quando il mio
sguardo
non cadde sulle sue labbra.
Isabella
sorpresa
dal mio gesto poggiò una mano sul mio petto ma non mi
allontanò da lei. Sentivo
il suo odore pervadermi le narici e senza rendermene conto continuai ad
accarezzarle il viso. Perché ero così attratto da
lei? Era una ragazza dalla
bellezza semplice ma che sapeva scuotermi dentro.
Mi
abbassai sempre
di più fin quando non sentii il contatto morbido con le sue
labbra. Per la
seconda volta mi ritrovai a baciare Isabella Swan, per me poco
più che una
sconosciuta con cui avevo parlato poche volte, eppure mi sembrava di
conoscerla
da una vita.
A
differenza della
prima volta il bacio divenne da subito passionale, cercai il contatto
con la
sua lingua e quando avvenne sentii il suo cuore esploderle quasi nel
petto. All’improvviso
fu lei a staccarsi da me ansante. Mi ero dimenticato che lei avesse
bisogno di
respirare.
Mi
guardò a lungo
e poi si voltò di scatto tornando ad occuparsi della moto.
Io sospirai e
strinsi brevemente gli occhi. Probabilmente ero stato troppo avventato
ma le
sue labbra erano per me un richiamo irresistibile.
Mi
avvicinai a lei
e le bloccai il polso, mentre dava qualche ritoccata di vernice. Lei si
fermò
ma non alzò lo sguardo.
<<
Isabella
guardami. >>
Lei
però non lo
fece e io le sollevai il mento con due dita.
<<
Bella, ti
prego. >>
Lei
si irrigidii e
spostò il viso di lato, sfuggendo dalla mia debole presa.
<<
Ti ho già
detto di non chiamarmi in quel modo. Sarebbe meglio continuare a fare
ciò per
cui mi hai invitata ad uscire, altrimenti non riusciremo a finire.
>>
<<
Non mi
importa di finire. >> le risposi brusco
L’attirai
a me,
stringendola tra le braccia e lei mi guardò per un attimo
sorpresa. Mi
specchiai in quegli occhi profondi senza riuscire a smettere.
<<
Edward
cosa c’è? >> mi chiese interdetta.
<<
Nulla. E’
che a volte sei così scostante… è per
il bacio di prima? >>
Lei
sospirò e
poggiò entrambe le mani sul mio petto. Il calore del suo
corpo mi regalò
brividi inaspettati.
<<
Non è
solo quello. Le cose tra noi sembrano andare troppo velocemente e io ho
sofferto troppo nella mia vita per illudermi. >>
Inarcai
un
sopracciglio, cercando di capire cosa volesse dire.
<<
Io ho
sofferto più di quanto tu possa immaginare, Isabella. Il
fatto è che quando
sono con te tutto mi viene più naturale e mi dimentico di
tutto il resto. Scusa
se sono stato troppo avventato. >>
La
lasciai
irritato, non sapendo neanche io il perché e finii
velocemente di ritoccare la
moto. Mi accorsi che potevo fare quel lavoro benissimo da solo e se non
fosse
stato che Abigail mi avesse detto quelle parole io non ci avrei neppure
pensato. Rimisi quasi tutto a posto, mentre Bella sembrava incantata a
guardarmi. Era rimasta nella stessa posizione in cui l’avevo
lasciata e mi
aveva fatto lavorare da solo in quei pochi minuti, osservandomi con le
braccia
lungo i fianchi.
<<
Adesso
cosa c’è? Ti dispiace se ripongo a te la domanda?
>> le sbottai
Ma
si può sapere
perché ero così nervoso? Isabella non aveva detto
nulla di sbagliato ed aveva
ragione. Ecco che la parte più strafottente e indifferente
di me riaffiorava.
Insieme a mia figlia avevo dovuto patire le pene dell’inferno
e spesso
dimenticavo ciò che avevo promesso a me stesso : non fidarmi
mai più di
nessuno. Eppure lo stavo facendo, mi stavo fidando di Bella, eppure lei
non
sembrava comprendere questo. E come avrebbe potuto?
<<
Non c’è
nulla. Hai finito? >>
Pensavo
che il suo
tono sarebbe stato irritato invece era stato estremamente dolce. Quando
la
guardai di nuovo mi stava sorridendo appena.
Che
avesse capito?
Certo che non ero il solo ad essere lunatico! Oppure mi aveva capito
molto più
di quando credessi. Sorrisi anch’io, sentendo la rabbia
sciogliersi come neve
al sole. Le allungai una mano e lei la prese con un sorriso.
<<
Direi che
adesso è a posto, tu che dici? >>
Lei
fece il giro
della moto, trascinandomi con lei e io la seguii stringendole forte la
mano.
Questa ragazza riusciva a farmi sentire bene, senza
far nulla di particolare,
con solo la sua presenza.
<< Direi che
va bene. Non aveva bisogno di molte cose per essere rimessa in sesto.
>>
Sorrisi alla sua
espressione critica e le baciai il capo.
<< Direi che
ora è il momento di provarla. >>
Lei rise a annuì.
<< Certo
andare in giro in questo modo non sarà adeguato, ma
pazienza! >>
La guardai sempre
più sorpreso. Quella ragazza era incredibile.
<< Credo che
tu sia bellissima, soprattutto conciata in questo modo.
>> le sussurrai
all’orecchio, sentendola rabbrividire.
Misi tutto
l’occorrente nella mia macchina e poi salii sulla moto. Le
feci cenno di
sedersi dietro di me e lei lo fece, per poi
aggrapparsi alla mia vita, con
titubanza. Le passai il mio casco, perché non avevo altri
di riserva e lei mi
guardò arrabbiata.
<<
Edward ma
se succede qualcosa, tu non puoi non avere il casco. >>
Io
sorrisi amaro
ma mi allungai all’indietro e le baciai la punta del naso.
<<
Tranquilla piccola, non mi succederà nulla. >>
Non
le diedi il
tempo di rispondere e quando vidi che stava indossando il casco, misi
in moto e
partii. Volutamente accelerai subito e lei mi si aggrappò e
strillò ridendo
<< Edward! >>
Risi
anch’io.
Adoravo sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra. Sospirai
rilassato e
mi godei per la prima volta la mia moto. La prima volta ero stato da
solo, ma
per me non contava, data la situazione, mentre adesso che ero con Bella
le cose
erano molto diverse.
Sfrecciai
a lungo
per le strade ignorando tutti i limiti di velocità, ma
Isabella non si
lamentava affatto. Sapevo bene che lei guidava anche più
veloce di me. Più di
una volta la sentii stringermi la vita e sapevo che non era di certo
per paura.
Quando potevo tenevo il manubrio con una mano sola e ricambiavo la
stretta
delle sue mani, stringendone una sua.
Mi
avvicinai al
lungo mare e mi beai del rumore delle onde, grazie al mio udito
più sviluppato
e dell’aria che sapeva di iodio.
Senza
rendermene
conto mi fermai nello stesso posto in cui io e Bella avevamo parlato,
fuori da
quell’Hotel.
Mi
fermai ma ne io
ne lei scendemmo subito dalla moto. Sentii Isabella sciogliersi da me e
levarsi
il casco. Osservai dallo specchietto i suoi lunghi capelli mossi,
scendere
fluenti sulle sue spalle. Trattenni il fiato a quella vista seducente.
<<
Sembra che
questo posto ti piaccia. >> mi disse lei, guardandomi
sullo specchietto.
Non
dissi nulla e
scesi, mentre lei facevo lo stesso.
<<
A te
piace? >>
Lei
mi schiacciò
l’occhio e mi battè una mano sulla spalla.
<<
Io sono
cresciuta con il mare. >>
Quella
risposta mi
affascinò e la seguii mentre lei camminava lentamente sulla
sabbia. Mi accorsi
di quanto poco riuscivo a stare attento al resto del mondo e di come
facile mi
risultasse fissare tutti i suoi movimenti. Il vento giocava con i suoi
capelli
e la sua espressione era rilassata mentre osservava
l’orizzonte e le onde che
si infrangevano in riva.
<<
Mio padre
mi ci portava sempre da piccola. >>
Vidi
la sua
espressione cambiare per poi allungare il passo. Probabilmente non si
era resa
conto di ciò che aveva detto.
<<
Ehi,
aspetta. >>
Lei
si fermò ma
rimase in piedi a guardare il tramonto. Ormai era quasi sera ed
entrambi
guardammo il sole morente all’orizzonte.
<<
A Jolla?
>>
Lei
si voltò a
guardarmi sorpresa.
<<
Prima hai
detto che trafficavi con la tua moto a Jolla. Se non sbaglio
è una località
balneare nei pressi di San Diego. >>
<<
Non
sbagli. Ho passato a Jolla tutta la mia infanzia. Sono nata a San Diego
ma mio
padre comprò una villa davanti al mare, a Jolla. Ero molto
piccola quindi
ricordo poco di questo cambiamento. Jolla è sempre stata la
mia casa.
Frequentavo soltanto la scuola a San Diego, che dista davvero poco da
Jolla.
Amavo la mia casa, perché aprendo la porta finestra del
salone, attraversavo il
giardino e subito ero sulla spiaggia, davanti al mare. Passavo il mio
tempo a
sognare il futuro e a scrivere. >>
Ascoltai
con
curiosità e attenzione tutto ciò che stava
dicendo. C’era molto dolore nelle
sue parole ma anche tanta gioia al ricordo dei tempi in cui era stata
davvero
felice. Perché ne ero certo, stava bene lì e
adesso soffriva.
<<
Scrivere?
>> domandai all’improvviso.
Ricordavo
bene il
giorno in cui ci eravamo incontrati, o sarebbe meglio “
scontrati “ . Le avevo
rubato quel foglio ed ero rimasto colpito dalla sua definizione di
“ attrazione”
era la stessa che sentivo nei suoi confronti, nello stesso modo in cui
lei lo
concepiva. Chissà come avrebbe reagito nel sapere che io le
avevo sottratto
quel foglio. Di sicuro si sarebbe arrabbiata e questo non era un buon
momento.
<<
Ehm, sì.
Scrivo spesso. E’ la mia vera passione. >>
Sorrisi
nel vedere
che era arrossita.
<<
E’ una
cosa bella. Cosa scrivi di preciso? >>
Lei
si voltò con
un sorriso.
<<
Davvero
lo vuoi sapere? >>
<<
Sì, che
c’è di male? >>
<<
Beh non
pensavo ti interessasse. E’ difficile dire cosa scrivo di
preciso. Mi è sempre
venuto naturale fin da piccola. Ho cominciato con dei diari personali,
poi sono
passata nell’inventare strane favole, probabilmente
perché mio padre ne
inventava una diversa a sera. >>
Sorrise
a quel
ricordo ma poi ritornò subito seria e si accinse a
continuare.
<<
Con il
tempo ho cominciato a scrivere storie che non avevano nulla a che
vedere con le
favole. Piccoli racconti rimasti anonimi… >>
Avvertivo
che
c’era qualche altra cosa che voleva dire e la incitai con lo
sguardo a
continuare.
<<
Quando io
e mia madre ci siamo trasferite a Manhattan, ho cominciato a scrivere
pensieri
isolati e brevi sprazzi di qualcosa che ancora non conosco bene. Una
storia
senza una trama precisa. Scusa… è difficile da
spiegare. >>
Rise
nervosamente
e io le accarezzai il viso. Lei mi prese la mano e ci giocò
per un po’ con la
sua. Non aveva nominato suo padre quindi dedussi che non era
più con loro. Non
chiesi il motivo, sapevo che non voleva parlarne.
<<
Secondo
te è possibile sentire la mancanza di qualcosa o qualcuno
che ancora non
conosci? >>
Mi
fermai un
attimo a pensare sulle sue parole. Sembrava una cosa assurda ma in
qualche modo
sapevo ciò di cui stava parlando.
<<
Credo che
non sia impossibile. >>
Ci
guardammo per
lunghi minuti, in una muta discussione.
<<
Per
lunghi anni ho avvertito questa sensazione e l’avverto
tutt’ora, ma in modo
diverso. E’ per questo che ho ricominciato a lavorare su
quella storia.
Sperando un giorno di riuscire a terminarla. >>
Dietro
ciò che
diceva c’era molto di più e io non avevo
intenzione di abbandonarla.
<<
Ti
aiuterò io. >>
Le
presi il viso
tra le mani e lei mi sorrise. Guardai ancora quegli stupendi occhi da
cerbiatta
e lentamente la baciai a lungo e profondamente. Questa volta Bella si
strinse a
me e io la strinsi ancora più forte.
In
quel momento
capii quanto io lei fossimo uguali, seppur così diversi.
Isabella
Swan mi
era entrata nel cuore e sapevo che lì sarebbe rimasta per
sempre.
*******************************************
Eccomi qui!
Avrete notato che mi piacciono le moto! Beh in realtà non
sono una vera patita perchè ho una passione sconfinata per
le macchine *__* però mi piacciono e ho deciso di usarle in
questa storia xD
Vi piacciono le moto che ho scelto per i due? ( ma che domade fai? a
chi interessa??) vabbè lasciando perdere la vocina interiore
che rompe, passo a ringraziare per i vostri commenti e anche a chi ha
letto in silenzio! Vi invito sempre a farmi sapere cosa ne pensate,
perchè se voi non mi dite nulla io non trovo la forza per
continuare!!!! xD
Prima però vorrei chiarire solo qualche cosa riguardo alla
storia. Molti di voi si chiederanno se io non sia impazzita. I pensieri
di Bella sono confusi ma si deve leggere per lo più " tra le
righe" quella frase che lei dice ad Edward ovvero " Secondo
te è possibile sentire la mancanza di
qualcosa o qualcuno che ancora non conosci? " ha un senso tutto suo e
si capisce anche dalla risposta di Edward. Con il tempo tutto
verrà chiarito!
DarkViolet92:
Ciao, si ribadisco, il tuo nik è particolare!!! Sono davvero
contenta che il capitolo ti piaccia, per quanto riguarda la madre di
Abigail, non ti dico molto ma sappi che qualche altra cosa
verrà fuori e forse di più... uhm... basta che
sennò dico troppo, un bacione^^
ELLAPIC:
Ciao! Allora ricordi bene, Edward ancora non ha detto che ha una
figlia, ne Abigail tra l'altro, anche se come avrai capito lei ha
già capito qualcosa. Leandro sarà un personaggio
importante quindi non perderlo di vista xD Succederanno varie cose per
cui ovviamente Bella sarà coinvolta! Grazie mille per la
recensione aspetto con ansia di sapere cosa ne pensi di questo
capitolo, un bacione ciao^^
luis:
Luis!!!!!!!!!!!! E' vero mi sei mancata nello scorso capitolo e sono
contenta di rivederti ora! Si, Abigail cerca il calore materno e Bella
è molto dolce con lei, ma Abigail grazie al suo potere e al
legame con il padre capisce che Bella è davvero molto di
più. Ha compreso tante cose e come ho detto nel precedente
capitolo Abigail fa un copia e incolla di ricordi quindi legge molto
dalle righe di Bella e vede tutto ciò che c'è da
vedere su di lei. Un mix tra i poteri di Cassandra che usava questo per
mettere in difficoltà le sue vittime e quelli di Edward che
comuqnue controlla il tempo! Il nostro bel vampiro nasconde molte altre
cose e sa essere molto pericolo e forse per un pò lo
sarà... vedremo... non vedo l'ora di sapere cosa ne penserai
di questo capitolo! Un bacione grandissimo, ciao^^
Lau_Twilight:
Lauretta mia xD Sono felice che questa storia ti piaccia, non vedo
l'ora di sapere cosa ne pensi!!! Un abbraccio ciao^^
Rosa62:
Ciao Rosa, come sai è sempre un piacere leggere i tuoi
commenti! Dunque, comincio subito col dirti che Abiagail ha le idee
piuttosto chiare ma sa le intenzioni del padre e quelle di Bella
sebbene nessuno dei due parli dell'altro alla bimba, che credono
all'oscuro di tutto. Prima di tutto lei vuole capire per bene, grazie
ai suoi poteri, sa cosa succede con le sue azioni, ma nel futuro
più vicino, quindi per ora non fa nulla. Dai ricordi di
Bella sa che ha delle cose in comune con il padre ma ben diverse al
tempo stesso quindi vuole ancora tempo! Leandro lo vedremo molto d'ora
in poi. Non posso dirti con precisione quale futuro vede
perchè si scoprirà con il tempo, ma sappi che
è davvero particolare, perchè è molto
legato ad Edward. In ultimo posso solo dirti che Edward conosce chi li
sta cercando, ma sappi che non gli vuole fare proprio del male, almeno
non a loro precisamente e non nel modo in cui penserebbe! E dopo questa
filippica xD spero soltanto di non averti messo ancora più
in confusione! Le cose si capiranno meglio a partire dal prossimo
capitolo. Che ne pensi dei due piccioncini? Un bacio ciao^^
|
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Capitolo 10 *** Dolora Sorpresa ***
∂σℓσяσѕα
ѕ¢σρєятα
Non
vedevo l’ora
che quella giornata finisse. Ero davvero stanca morta. Erano appena le
quattro
del pomeriggio e avevo altre tre ore prima di poter tornare a casa. Mi scambiai uno sguardo
eloquente con Jacob,
che mi ricambiò con la stessa espressione demoralizzata.
Tuttavia
un
sorriso spuntò sulle mie labbra. Quella sera Edward sarebbe
tornato da un
viaggio di lavoro durato una settimana e finalmente ci saremmo rivisti.
Il
nostro rapporto non era definito ma lui non mancava di farmi notare
quanto
importante fossi per lui e questo mi riempiva di gioia. Non sapevo se
il
sentimento, devastante e bellissimo al tempo stesso che mi investiva
ogni qual
volta pensavo a lui o lo vedevo, si potesse classificare come
“ amore “ ma
sapevo che difficilmente sarei potuta rimanere senza di lui ormai.
Per
la prima volta
ero soddisfatta della mia vita. Il libro l’avevo
già cominciato sotto le
pressioni di Abigail, che mi chiamava ogni sera, prima di andare a
dormire.
Quella bambina era un vero portento e mi ci ero davvero affezzionata.
Jacob
mi richiamò
all’ordine e io mi voltai nello stesso momento in cui vidi
Alice e Abigail
entrare dalla porta d’ingresso del bar. Mi fermai
paralizzata. Cosa ci faceva
Abigail con Alice Cullen?
In
quel momento un
campanello d’allarme suonò nella mia mente e sudai freddo quando Alice mi
salutò e Abiagail mi
corse incontro.
Sorrisi
forzatamente e la presi in braccio al volo mentre lei mi stampava un
bacio
sulla guancia. In quella settimana ci eravamo viste solo due volte,
sempre al
parco, diventato ormai il nostro incontro abituale. L’ultima
volta però mi
aveva sorpreso quando era venuta accompagnata da un bel ragazzo, alto,
dai
capelli scuri e gli occhi color oro.
Abigail
me l’aveva
presentato come suo zio e lui era stato di compagnia e mi aveva fatto
molte
domande sulla mia vita. Mi piaceva il suo sguardo. Era un ragazzo molto
intelligente e mi faceva ridere spesso con le sue battute.
<<
Bella,
sono contenta di vederti. Conosci già mia zia Alice non
è vero? >>
Io
guardai confusa
Alice che mi osservava con la bocca quasi spalancata.
<<
Sì
piccola, io e la zia ci conosciamo già >>
<<
Sì è
vero. Ma come fai a conoscere mia nipote? >>
Alice
si sedette
al tavolo più vicino a noi e io feci scendere Abigail che si
sedette accanto
alla zia, guardandomi con un sorriso.
Mi
sedetti anch’io
altrimenti sarei caduta a terra. Ero veramente sorpresa. Che diavolo
stava
succendendo? Se Alice era la zia di Abigail ed era sorella di Edwrad,
questo
significava che …
Le
lacrime mi
salirono agli occhi ma non capii subito il motivo. Cercai di
dissimulare respirando
profondamente e rivolgendomi direttamente alla piccola che mi osservava
seria e
attenta.
<<
Tesoro il
tuo cognome è Cullen? Tuo padre si chiama Edward?
>> chiesi con voce
tremula.
<<
Sì Bella,
Abigail è la figlia di Edward >>
Al
suo posto mi
rispose Alice che mi guardava curiosa e Abigail annuì in
assenso.
Il
mondo mi crollò
addosso. Tutto ora era molto più chiaro. Edward era forse
sposato? Ma non
indossava una fede. E se la togliesse quando mi vedeva? No impossibile,
Abigail
mi aveva detto che sua madre era morta anni fa…
Ma
perché non me l’aveva
detto prima? Certo… ero solo un passatempo per lui, mi
teneva fuori dalla sua
vita per poi
potermi scaricare come
nulla fosse… che illusa.
Mi
alzai
velocemente mentre le lacrime minacciavano di sopraffarmi.
Abigail
mi prese
una mano e la strinse. La guardai e lei mi osservava con il visino
corrucciato.
Povera piccola, lei non c’entrava nulla. In quel momento
però non sapevo cosa
fare. Edward non sapeva che io conoscevo sua figlia, altrimenti me
l’avrebbe
detto, quindi non voleva di sicuro. Chissà in che guaio mi
ero cacciata e non
volevo più avere niente a che fare con lui.
A
quel pensiero mi
si strinse lo stomaco, ma mi imposi la calma e mi liberai piano della
stretta
di Abigail, mentre Alice ci osservava in silenzio.
<<
Mi
dispiace Abigail, ma io adesso devo lavorare. Manderò qui
Jacob per prendere i
vostri ordini. >>
Raggiunsi
il
bancone velocemente ma sentii qualcuno aggrapparsi a me da dietro e mi
bloccai
stupefatta.
Mi
voltai
spaventata quando sentii dei lievi singhiozzi e vidi anche Alice
alzarsi per
prendere Abigail, che si era aggrappata a me.
<<
No
piccola, non piangere. >>
Mi
inginocchiai
davanti a lei, che tirava su con il nasino, facendomi intenerire.
<<
Adesso
non mi vuoi più vedere, vero? >>
Sebbene
fosse
quello il mio intento in quel momento, scossi il capo con decisione.
<<
Ma no
cucciola. Certo che voglio ancora vederti. Quando vorrai io ci
sarò sempre.
>>
Le
accarezzai il
viso e vidi Alice accarezzarle i capelli.
<<
Non sei
sincera. >> singhiozzò ancora la piccola.
<<
Invece lo
sono, Abigail. Purtroppo ho molto lavoro ma in questi giorni ci
sentiremo.
>>
Lei
mi guardò
dubbiosa e mi sentii morire dentro. Volevo troppo bene a quella bambina
e
sarebbe stato terribile per me separarmene. Tuttavia speravo che
crescendo mi
dimenticasse, così come avrebbe facilmente fatto suo
padre…
<<
Me lo
prometti? >>
La
vocina dolce
dell’angelo di fronte a me mi riportò alla
realtà e io sorrisi annuendo.
<<
Lo
prometto. >>
Lei
sorrise appena
e poi si lasciò prendere in braccio da sua zia.
Alice
mi guardava
con un sorriso.
<<
Bella,
questa piccola tiene molto a te e non solo lei. Non farti idee
sbagliate e
dagli il tempo di spiegarti. >>
Mi
sorrise e io
rimasi interdetta a quelle parole. Cosa voleva dirmi? Volevo forse
giustificare
suo fratello? Io non l’avrei fatto…
Non
dissi nulla e
lei dopo avermi salutato andò via con la piccola, senza
neppure aver preso
nulla.
Sospirai
e tornai
al bancone. Jacob mi stava fissando ma io lo superai e mi recai nella
saletta
dove presi la mia borsa.
<<
Dove stai
andando? >>
<<
Scusa
Jacob ma non mi sento bene. Mi sento mortificata ma ho davvero bisogno
di
tornare a casa. >>
Lui
mi prese per
le spalle obbligandomi a guardarlo. La sua espressione era a dir poco
furiosa e
non ne capii il motivo.
<<
Si tratta
di lui vero? Di quel maledetto Edward Cullen. >>
Io
scossi il capo
senza energia ma lui mi strinse al suo petto, lasciandomi senza parole.
<<
Non
voglio vederti soffrire ancora. >>
Mi
staccò da lui e
mi asciugò una lcrima dal viso, che non mi ero accorta di
avere.
Non
dissi niente e
lo scansai per andarmene. Raggiunsi la mia moto che ormai utilizzavo
continuamente
e asciugandomi gli occhi maldestramente, perché non mi
facevano vedere bene la
strada, misi in moto senza neanche mettermi il casco e partii alla
volta di
casa mia.
Senza
accorgermene
arrivai a destinazione e lasciai la moto fuori dal portone, senza
neppure
metterla nel garage, cosa insolita per me e salii in casa velocemente.
Non
appena chiusi
la porta d’ingresso, mi ci appoggiai contro e mi concessi di
sfogarmi. Piansi
lacrime amare e mi accasciai lentamente a terra. Perché mi
aveva fatto questo? Perché
non mi ha detto di avere una figlia? Contavo così poco per
lui?
Mi
gettai sul
letto e dopo molti minuti passati a piangere caddi in un sonno fatto di
stanchezza e delusione.
Quando
mi
risvegliai, trovai mia madre seduta accanto a me, sul letto. Non appena
la vidi
le lacrime ripresero a scendere e mi buttai tra le sue braccia,
già pronte ad
accogliermi.
<<
Che ti
succede piccola mia? >>
Mi
cullò per molti
minuti fin quando non mi decisi a riprendermi e mi scostai un
po’ per guardarla
in viso.
<<
Mamma, perché
la vita è così ingiusta con me? >>
I
suoi occhi
divennero profondamente tristi e sospirò più
volte prima di parlare.
<<
Perché dici
così, Bella? >>
Mi
portai le mani
ai capelli, scostandoli dal viso nervosamente.
<<
Tutte le
persone più importanti della mia vita ad un certo punto mi
abbandonano,
lasciandomi sola. Mi illudono e poi mi spezzano il cuore. Prima
Papà, adesso
Edward… >>
Mi
fermai e mia madre
mi prese una mano, attirando su di lei il mio sguardo.
<<
Bella,
alle volte le persone che più ci rendono felici sono anche
quelle che ci fanno
soffrire di più. E’
un prezzo da pagare
purtroppo. Quando qualcuno
ci entra nel cuore, qualsiasi movimento sbagliato che compie ci riempie
di
dolore… ma dimmi, cosa è successo?
>>
Era
vero
purtroppo. In punta di piedi Edward mi era entrato nel cuore e sarebbe
stato
troppo doloroso farlo uscire dalla mia vita.
<<
Ha una
figlia. >>
Mia
madre mi
strinse la mano più forte.
<<
Edward ha
una figlia? >> mi chiese stupita e io annuì
<<
Sì, una
bellissima bambina, ma la cosa più sconvolgente è
che è proprio Abigail.
>>
Mia
madre spalncò
la bocca e sgranò gli occhi.
<<
Non posso
crederci. La bambina che ti è stata vicino fino ad ora
è sua figlia? Ma è
assurdo! >>
<<
Già. Ti
rendi conto? Non mi ha mai detto nulla, perché?
>>
<<
Tesoro,
so che è una sorpresa devastante, ma può darsi
che non te l’abbia detto per
paura. >>
<<
Paura di
che cosa, Mamma? >>
<< Paura della tua reazione.
Sai molte donne non
reagiscono bene se sanno che il ragazzo a cui sono interessate ha una
figlia o
un figlio. Lo considerano come un ostacolo per il loro rapporto, se non
addirittura un peso. >>
<<
Un peso?
Io non considererei mai Abigail un ostacolo o un peso. Adoro quella
bambina.
Certo ne sarei rimasta sorpresa ma con il tempo mi sarei abituata
all’idea, ma
non dicendomelo non posso non pensare che io per lui valgo meno di
niente.
>>
<<
So che
sei una ragazza dal cuore d’oro Bella, ma Edward non poteva
sapere che tu
conoscevi sua figlia ne tantomeno che le avresti voluto bene.
>>
<<
No Mamma,
non riesco a giustificarlo. Mi fa un male terribile sapere che mi ha
tenuto all’oscuro
di tutto. >>
Mi
madre si alzò e
mi baciò i capelli.
<<
Preparo
la cena. Ti prego pensaci bene e non prendere decisioni affrettate. Non
voglio
vederti soffrire e vedo nel tuo sguardo quanto Edward ti abbia colpito
nel profondo.
>>
Abbassai
lo
sguardo a quelle parole. Per quanto non lo volessi ammettere Edward era
sempre
più importante per me. Ma come potevo fare adesso?
Sbuffai
e in quel
momento mi suonò il cellulare. Risposi senza vedere chi era.
<<
Bella…
>>
Il
cuore mi si
strinse a quella voce sussurrata.
<<
Tesoro.
>> risposi con lo stesso tono.
<<
Sei
arrabbiata con me? >>
<<
No
piccola, come potrei essere arrabbiata con te? >>
<<
Ti ho
visto oggi al bar, eri arrabbiata e delusa. E’ tutta colpa
mia, ho rovinato
tutto. >>
<<
Abigail
ma cosa dici? Cosa hai rovinato? Cucciola stai tranquilla, io e te ci
vedremo
sempre. >>
Non
ero sicura di
quelle cose. Non sapevo perché ma ero certa che Edward non
avrebbe accolto con
gioia la notizia che conoscevo sua figlia, altrimenti non me
l’avrebbe tenuto
nascosto.
<<
Papà ti
vuole bene… tanto bene, Bella. >>
Tratteni
il fiato
a quella parole. Mi chiesi cosa poteva saperne una bambina
così piccola e per
la prima volta mi domandai come mai lei non era gelosa di suo padre. Di
solito
le bambine lo sono e se per caso fosse successa a me una cosa del
genere non
avrei visto subito di buon occhio un “ amica “ di
mio padre.
<<
Credo che
ti sbagli Abigail, ma posso dirti che quando vorrai venire a trovarmi
io sarò
felice di vederti. >>
Questo
purtroppo
era tutto ciò che potevo dirle.
<<
Non dire
così, io voglio che le cose si sistemino. Come fa
Papà senza di te? >>
Sorrisi
della sua
ingenuità. Edward avrebbe fatto molto in fretta a
dimenticarsi di me.
<<
Vedrai,
tuo padre starà bene. >>
<<
Invece
no! >>
Stavo
per
risponderle quando qualcun altro prese il suo posto.
<<
Bella,
sono Leandro. >>
Al
suono di quella
voce rimasi a bocca aperta.
<<
Ciao
Leandro. >>
<<
Scusami
questa interruzzione ma capisco che forse Abigail sta esagerando.
>>
<<
No, no,
cercavo solo di rincuorarla. Le cose non andranno come lei desidera.
>>
<<
Perché no?
>> mi chiese con la sua voce profonda.
Non
seppi cosa
rispondere. Mi sembrava assurdo parlare con un ragazzo che avevo visto
una
volta sola e che ovviamente conosceva Edward e la sua storia passata.
<<
Acolta,
mi sembra davvero strano parlarne con te, ma Edward avrebbe dovuto
dirmi che
aveva una figlia. Adeso non so più cosa fare e sono molto
confusa. >>
Mi
distesi a letto
e mi portai una mano sulla fronte.
<<
Bella,
parla con Edward… lascialo almeno spiegare. >>
<<
Tu lo
conosci bene, vero? >> chiesi senza pensare.
<<
Sì, lo
conosco fin da quando si era innamorato di mia sorella. >>
Deglutii
un paio
di volte a vuoto. Quindi sua sorella era la fidanzata o la moglie di
Edward, la
madre di Abigail…
<<
Scusa io…
>>
<<
Di cosa
devi scusarti? Comunque ora Bella devo lasciarti. Cerca di fare la
scelta
giusta. >>
Chiuse
la
telefonata e io posai il telefono sul comodino.
Cosa
dovevo fare?
Edward di sicuro non si immaginava che conoscevo non solo sua figlia ma
addirittura il fratello della sua ex moglie o fidanzata. Mi avrebbe
trovato
invadente? Ma io cosa ne sapevo? Era certamente assurdo, ma tutto era
capitato
all’improvviso.
Andai
in cucina
per dire a mia madre che non avevo fame, ma in quel momento
suonò il citofono
facendomi sobbalzare. Rispose mia madre e prima che potessi fermarla
aveva già
detto a qualcuno che poteva salire.
<<
Mamma ti
prego non dirmi che era Edward. >>
<<
Sì,
tesoro, era lui. >>
<<
Santo
cielo, MAMMA! >> urlai alla fine.
Lei
non rispose e
mi strinse la spalla con una mano e andò in camera sua.
Io
mi mossi
agitata, non sapendo cosa fare. Non ero pronta a vederlo
così presto.
Sobbalzai
quando
suonò alla porta e quasi quasi pensai di lasciarlo fuori.
Poi decisi di fare la
persona matura e dopo qualche respiro profondo aprii la porta.
Quasi
mi venne un
colpo quando incontrai il suo sorriso e i suoi magnifici occhi verdi.
<<
Scusa per
l’improvvisata ma ho pensato di venire a vederti.
>>
Io
continuai a
guardarlo e poi mi scansai per farlo passare.
<<
Ti ho
disturbato? >> mi chiese mentre si guardava attorno.
Per
un attimo
pensai che non era mai salito a casa mia, perché proprio
quel giorno?
<<
Allora?
>> mi chiese vedendo che non gli rispondevo.
<<
No, vieni
di là. >>
Entrai
nella mia
stanza e lui mi seguì.
<<
Ho la
netta sensazione che non sei contenta di vedermi. Forse è
meglio che me ne
vada. >>
Io
in silenzio lo
presi per un braccio e lo feci sedere accanto a me.
Sentivo
di nuovo
le lacrime salirmi agli occhi. Era così bello rivederlo e
risentire la sua voce
calda e roca.
Mi
prese il viso
tra le mani e mi osservò preoccupato.
<<
Bella,
cosa è successo? >> mi domandò
cauto e mi ritrassi con rabbia.
<<
Mi chiedi
cosa è successo? Perché non mi hai detto che hai
una figlia? >>
Lui
si alzò di
scatto e io lo guardai. La sua espressione era tra
l’arrabbiato e il turbato,
come immaginavo.
<<
Come fai
a saperlo? >>
<<
Conosco
tua figlia da un bel po’. Il giorno dopo la prima volta che
ci siamo
incontrati, dopo l’inaugurazione. >>
Lui
mi guardò
furente.
<<
Come
sarebbe a dire? Non ti sei mai accorta che era mia figlia?
>>
Mi
alzai arrabbiata
e lo fronteggiai.
<<
Non
essere stupido, come avrei potuto accorgermene. Non sapevo il suo
cognome, solo
i suoi occhi mi ricordavano i tuoi ma come potevo immaginare una cosa
del
genere? >>
Prese
a camminare
nervosamente avanti e indietro, innervosito.
<<
Perché non
me l’hai detto? >>
Lui
si fermò di
colpo e mi strinse un braccio, tanto che mi fece male.
<<
Perché avrei
dovuto? Nessuno deve avvicinarsi a mia figlia. >>
Mi
lamentai
sommessamente e lui mi lasciò.
<<
Tutto
adesso torna. Ecco perché tutti quegli strani comportamenti
da parte di
Abigail. Eri tu che vedeva ogni volta al parco? >>
Io
annuii confusa
e lui gemette di frustrazione.
<<
Non posso
crederci… >> mormorò.
<<
Neppure
io posso crederci. Mi hai deluso Edward, avevo il diritto di saperlo?
>>
Lui
rise
nervosamente.
<<
Ne avevi
il diritto? Ma se ci conosciamo da poco, hai forse pensato di essere
così
importante per me da doverti includere nella mia vita? Sei solo un
illusa
Isabella. >>
Lo
guardai stupita
e lui mi si avvicinò fino a trovarsi a pochi millimetri da
me.
<<
Non conti
nulla di più di tutte le altre per me, Isabella. Stai
lontana da mia figlia.
>>
Fece
per andarsene
ma io agghiacciata dalle sue parole lo presi per la giacca che
indossava
facendolo voltare.
<<
Abigail
si è molto affezzionata a me e ne soffrirà.
>>
Lui
si scostò da
me con rabbia.
<<
Non dire
idiozie. Ti dimenticherà e penserò io a questo.
Tu stai fuori dalla sua vita e
dalla mia. >>
Se
ne andò
sbattendo la porta, ma prima che potesse farlo gli urlai ciò
che pensavo con
rabbia.
<<
TI ODIO
EDWARD CULLEN >>
Perché
doveva
comportarsi così? Era irriconoscibile.
Mi
gettai a letto
piangendo. Dovevo dimenticare sia lui che quella bambina, prima che il
mio
cuore si ditruggesse definitivamente.
***********************************
Grazie
a tutti,
per avermi aspettato, in particolar modo a Rosa62 e prudence_78. Non so
come
ringrazirvi per il vostro supporto.
Prometto
di essere
più presente ma purtroppo è stato un periodo
davvero pesante da cui non sono
ancora uscita del tutto.
Spero
che ci siate
ancora tutti e spero davvero che continuerete a farmi sapere cosa ne
pensate.
Siete un grande supporto per me!
Rosa62:
Ciao Rosa. Ti ringrazio tanto per le tue
parole e per il fatto che mi hai aspettato. Mi sono molto emozionata
nel
leggere la tua recensione nello scorso capitolo, come tutte le volte
del resto.
Ti sembrerà stupido ma con i tuoi commenti mi ricordi mia
madre quando leggeva
le cose che scrivevo. Di solito nessuno dei miei parenti o amici legge
ciò che
scrivo, perché la ritengo una cosa personale, ma non so come
mai, mentre mia
madre lo aveva scoperto e si metteva accanto a me per leggere
ciò che scrivevo!
Tu
con la tua
parentesi mi hai fatto solo piacere! Io e tuo figlio siamo coetanei
allora! Io
ho preso la maturità due anni fa e ora studio
all’università e uso sempre la
mia macchina perché anche se le moto mi piacciono mia madre
non me le ha mai
fatto toccare così come mio padre, per paura appunto.
Infondo è meglio così!
Quindi ti capisco molto bene!
Spero
che
continuerai a seguirmi e a commentarmi!
Purtroppo
mia
madre è morta quando avevo 17 anni e mi manca qualcuno che
commenti in questo
modo ciò che scrivo… per cui… grazie
davvero.
Un
bacio.
Prudence_78:
Ciao, sei diventata quasi il mio angelo
custode! Ahah xD Mi fa sempre piacere ritrovarti in ogni momento o
situazione
della storia, mi rincuora molto! Grazie per avermi aspettato.
Sì, hai ragione i
momenti brutti ci sono e io ne ho passati tanti, molti in cui credevo
di non
riuscire più a rialzarmi. Ma infondo è la vita
stessa che ci insegna a come
rimetterci in piedi, non è forse così?
Grazie
di tutto.
ELLAPIC
:
Ciao! Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi
del capitolo. Purtroppo vedrei dopo perché Edward si
è comportato in modo così
duro, ma non disperare! Aspetta e vedrai! Scusa questo immenso ritardo.
Del
libro beh… le cose dovrebbero andare nel modo in cui dici tu
ma aspetta ancora
anche su questo! Un bacio ciao^^
DarkViolet92:
Ciao! Sono contenta che le moto ti piacciono!
Per quanto riguarda Leandro avrà un peso davvero notevole
nella storia quindi
non perderlo di vista! Per quanto riguarda Abigail… hai
letto della sua
reazione ma tutto ha un suo perché. Spero che continuerai a
seguirmi, un
bacione ciao!
LauTwilight:
Come farei senza di te? Grazie mille per il
commento, aspetto di sapere cosa ne pensi, un bacione tesoro!
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Capitolo 11 *** Impossibile Realtā ***
ιмρσѕѕιвιℓє
яєαℓтà
Sbattei
la porta
con tanta forza che quasi la ruppi. Furente gettai la giacca sul divano
e
ringhiai sommessamente mentre cercavo disperatamente di calmarmi. Come
era
potuto succedere una cosa del genere? Bella conosceva Abigail? Come
aveva fatto
a trovarla?
Tutto
questo era
assurdo. E se fosse stata mia figlia a trovare lei?
Non
potevo
permettere che Bella si intromettesse così nella mia vita.
Durante questa
settimana passata senza di lei pensavo che ci fosse qualcosa di
speciale, ma
avevo pensato a lungo se dirle di Abigail o meno e poi avevo deciso che
non era
ancora il momento. Non potevo scombussolare la vita di mia figlia, ogni
qual
volta avevo intenzione di cominciare una relazione…
Una
relazione?
Mi
sedetti
prendendomi la testa tra le mani. Non sapevo come classificare quel
profondo
interesse che nutrivo per lei. Stavo bene ma era ancora troppo presto
per
fidarmi e io non volevo più soffrire, tanto meno far
soffrire mia figlia.
Quando
mi aveva
fatto quella domanda mi era crollato il mondo addosso. Era come se un
ladro
fosse entrato in casa mia e mi avesse derubato del tesoro
più importante. Era
come se si fosse infilata nella mia vita con la forza.
Specie
poi quando
mi disse che Abigail era affezionata a lei non ci avevo visto
più. Ma chi si
credeva di essere? Mia figlia era ancora una bambina e io stavo facendo
di
tutto per cercare di darle quanta più stabilità
possibile in quella situazione
che di stabile non aveva proprio nulla.
Eppure
non potei
non ricordarmi le lacrime di Abigail quando insisteva che voleva essere
lasciata libera di andare da sola al parco. Era stranamente felice in
quei
giorni nonostante la mia lontananza e il fatto che tutto questo, in
qualche
modo, fosse legato a Bella mi faceva infuriare ancora di più.
Perché?
Non
sapevo darmi
una risposta. Sapevo soltanto che non volevo che si avvicinasse ad
Abigail.
<<
Edward?
>>
Non
risposi quando
mia sorella mi chiamò. Si sedette accanto a me e non disse
nulla per qualche
minuto.
<<
Dal tuo
atteggiamento deduco che tu abbia visto Bella. >>
Mi
alzai irritato
cominciando a ringhiare sempre più forte senza neanche
accorgermene.
<<
Bella,
Bella, Bella, sempre lei! Adesso la conoscete tutti e cosa volete da
me?!
>>
<<
Edward
nessuno vuole niente da te. Credo che sia una brava ragazza e Abigail
è molto
attaccata a lei. >>
<<
MOLTO
ATTACCATA? >>
Urlai
inferocito
facendo per la prima volta spaventare mia sorella.
Mi
imposi calma e
poi mi risedetti.
<<
Anche lei
dice così e io non voglio più sentire queste
cose, va bene? >>
Guardai
Alice e mi
sentii in colpa per aver urlato così, lei però
dopo un primo attimo di paura
ora mi guardava quasi con pena.
<<
Ascoltami… so che ti sembra quasi un invasione il fatto che
a tua insaputa
Bella e tua figlia si conoscevano, ma non devi prendertela. Ho visto io
stessa
come Abigail vuol bene a Bella e di questo ne devi solo prendere atto.
>>
<<
No, ti
sbagli. Lei deve stare fuori dalle nostre vite. Mia figlia è
affar mio e di
nessun altro. >> ribattei senza più energia.
<<
No Edward
stai sbagliando. Anche tu sei diverso, non lo vedi? Perché
adesso consideri
Bella un problema, di cosa hai paura? >>
A
quell’ultima
frase mi pietrificai. Io avevo paura, ma di cosa? Che anche lei se ne
andasse,
che mi facesse del male, che rovinasse la vita di mia figlia come aveva
fatto…
<<
Edward.
>>
Mi
sentii chiamare
da una voce decisa e alzando lo sguardo vidi Leandro che teneva per
mano mia
figlia. Io e Abigail ci scambiammo un lungo sguardo ma non mi corse
incontro
come faceva di solito.
<<
Le tue
urla si sentono fin sopra e hai svegliato Abigail, facendola
spaventare.
>>
Alle
parole del
vampiro cominciai ad irritarmi sempre di più, forse aveva
ragione ma in quel
momento non mi andava di essere trattato così, specie
davanti alla bambina.
<<
Anche tu
a dirmi cosa devo fare con mia figlia? >>
Leandro
non staccò
i suoi occhi dai miei e io mantenni il suo sguardo, lo abbassai per
guardare
mia figlia quando vidi che stava singhiozzando quasi silenziosamente.
<<
Abigail,
vieni da papà. >>
La
mia espressione
era ancora arrabbiata e lei lasciò solo la mano allo zio ma
si muoveva
titubante senza ancora accennare a venire da me. Questo mi
ferì molto e mi
sentii uno schifo. Cosa diavolo stavo facendo?
Ignorai
tutti e mi
misi in ginocchio, allungai una mano verso di lei e addolcii il mio
sguardo.
<<
Amore
mio, non avere paura. Vieni qui. >>
I
suoi occhi
dolcissimi si riempirono di lacrime e corse da me. La presi in braccio
e mi
alzai, uscendo nel giardino della casa. La cullai per molti minuti
perché la
mia piccola non accennava a calmarsi e io mi pentii maledettamente per
essermi
arrabbiato in quel modo.
<<
Tesoro,
non sono arrabbiato con te, però avresti dovuto dirmi che
conoscevi Bella.
>>
Lei
si scostò da
me e io le asciugai le lacrime, baciandole una guancia.
<<
Perché sei
arrabbiato con Bella? >>
Io
sospirai
rumorosamente e la posai su una panchina.
<<
Abigail,
sei ancora troppo piccola. Non puoi comportarti così. Ci
sono cose che ancora
non puoi capire. Devi dimenticare Bella, va bene? >>
<<
No.
>>
Mi
guardò non più
con paura ma con determinazione e io seppi in quel momento che Bella
aveva
ragione. Mia figlia le si era davvero affezionata, perché
non si sarebbe mai
comportata così con me.
<<
Abigail non
è una tua scelta e la mia non era una domanda. Tu devi
dimenticarti di Bella.
>>
<<
Ma tu le
vuoi bene! >>
Inarcai
un
sopracciglio ma non demorsi.
<<
Tu che ne
sai? Comportati come la bambina che sei, Abigail. Se ti dico una cosa
la devo
fare, te l’ho già detto o sbaglio? >>
Lei
scese dalla
panchina e cammino nel giardino, la seguii fin quando non si
fermò nella sua
piccola casetta in legno. Entrò dentro e ne uscii qualche
minuto dopo.
Mi
porse due
fotografie e io le guardai con curiosità.
Con
grande stupore
vidi che una ritraeva me e Bella il giorno prima che io partissi, ma
non sapevo
da chi e come era stata scattata. Riconoscevo gli abiti di Bella,
ovvero la sua
divisa per lavorare al bar. L’ero andata a trovare, dopo aver
chiesto a mia
sorella dove si trovasse il posto in cui lavorava e poi ero andato via.
L’altra
ritraeva
Abigail e Bella al parco. Bella aveva un block notes in mano e credevo
che
stesse scrivendo, mentre Abigail era seduta sulle sue gambe e sorrideva
felice.
Mi
si strinse lo
stomaco a vedere quelle cose. Erano davvero così in
sintonia? Non seppi perché ma
ricominciai ad irritarmi sempre di più.
<<
E queste?
Da dove saltano fuori? >>
<<
Quella
dove ci siete tu e Bella l’ho scattata io. Ero con zia Alice
e le ho detto che
volevo passare dal bar quando mi ha detto che c’eri
già andato tu, così con la
macchina fotografica della zia l’ho scattata.
L’altra nel parco, l’ha scattata
Leandro. >>
<<
LEANDRO??? >>
Lei
mi guardò
impassibile nonostante il tono. Anche lui la conosceva? Roba da pazzi!
Scoprii
che questa
cosa mi dava molto fastidio ma accantonai questo pensiero e continuai a
guardare mia figlia in attesa di una risposta.
<<
Anche zio
Leandro vuole bene a Bella. >>
Io
e mia figlia ci
guardammo a lungo. Cosa voleva dire che anche Leandro le voleva bene?
Abigail
voleva farmi arrivare un messaggio preciso e io non seppi se lo stesse
inventando oppure no. Sapevo del suo potere quindi qualsiasi cosa lei
diceva o
faceva aveva un suo scopo.
Dove
voleva farmi
arrivare?
<<
Adesso
basta Abigail. Finiscila. Questi affari non ti riguardano. Dimenticati
di
quella ragazza. Punto. >>
Lei
riprese a
piangere.
<<
NO! Te lo
scordi. Io voglio vedere Bella! >>
Feci
cadere le
foto e l’acchiappai quando stava per scappare.
Cercò di liberarsi dalla mia
stretta ed era ovviamente impossibile.
<<
Ti prego
piccola non fare così. >>
Lei
smise di
dimenarsi ma continuò a piangere.
La
colpa era mia
di tutto questo. Infatti non facevo mai conoscere nessuno ad Abigail.
Tanya era
stata un eccezione perché le volte che le mie sorelle mi
portavano a vedere mia
figlia, quando ancora ero dai Denali lei c’era sempre ed era
inevitabile. Per
fortuna Abigail non la sopportava ma non si poteva dire lo stesso di
Bella.
Non
l’avevo mai
vista fare così.
Non
dovevo
interessarmi a Bella, ma cosa mi era venuto in mente? Quella ragazza mi
stava
creando problemi gravissimi con mia figlia e questo non sarebbe
più dovuto
accadere.
<<
Amore mio
non voglio alzare la voce con te. Ma devi accettarlo e dimenticare
quella
ragazza. >>
Lei
volle scendere
da me e si avviò a passi lenti verso la sua casetta e ci si
chiuse dentro.
Io
sospirai e misi
due dita sui seni nasali. Cosa dovevo fare?
Bella
non solo
aveva sconvolto la mia vita ma anche quella di mia figlia.
<<
Non è
colpa sua. >> disse una voce ben conosciuta alle mie
spalle.
Non
presi la briga
di girarmi ma mi sedetti sulla panchina dove prima stava Abigail e
attesi che
Leandro si sedesse accanto a me.
<<
Lasciami
in pace, per favore. >>
<<
Edward,
stai sbagliando. >>
<<
Ah si?
>> mi girai verso di lui.
Anche
zio Leandro vuole bene a Bella…
Sospirai
e
continuai a guardare il vampiro.
<<
Sì. Sai
quanto male stai facendo a entrambe? >>
<<
Non ti ci
mettere anche tu Leandro. >>
<<
Bella non
se ne andrà. >>
Lo
trucidai con lo
sguardo.
<<
La smetti
di leggermi nella mente? Non lo sopporto. Fatti i cazzi tuoi Leandro.
>>
Lui
non battè
ciglio.
<<
E’ vero
voglio molto bene a Bella. >>
I
miei occhi
mandavano fuoco quando tornai a guardarlo.
<<
Non
funziona con me. Potresti anche amare Bella alla follia a me non
importa più.
>>
Più
lo guardavo
però più capii che non mentiva.
<<
Bravo.
Non mento. E’ una ragazza incredibile, ma per mia sfortuna
ama te. >>
Risi
nervosamente.
<<
Ma che
diavolo stai dicendo? E’ un tuo gioco insieme ad Abigail? Io
non tornerò
indietro stanne certo. Ho deciso di continuare la mia vita e dopo tutti
gli
sforzi che ho fatto per cercare di andare avanti non
rovinerò tutto per una
stupida umana. >>
Ma
a chi volevo
darla a bere… Più
passava il tempo più
mi sentivo in colpa con quella ragazza. Mi amava? No,
impossibile… e io?
Scacciai
quei
pensieri con forza. Dovevo chiudere quella storia e in fretta anche.
Già vedere
come aveva reagito mia figlia a quella situazione era abbastanza. Se
dopo
sarebbe successo qualcosa, che ne sarebbe stato di me e mia figlia?
<<
Non
dividerai facilmente Abigail dalla tua umana. >>
<<
Sciocchezze. >> ribettei stizzito.
<<
E non
parlare di Bella in quei termini. >> continuai.
<<
Edward
non sai quello che stai facendo. >> sibilò
<<
Vai tu a
consolare Bella. Sei interessato a lei no? >>
Ci
lanciammo
occhiate glaciali.
<< Lo farò.
>>
Strinsi
i pugni e
comincia a ringhiare senza accorgermene.
<<
D’altronde
tu avrai altro a cui pensare… >>
<<
Di cosa
parli? >> chiesi con rabbia.
<<
Mi
dispiace, ma non potevo dirtelo prima. >>
Diresse
lo sguardo
alle mie spalle e io feci lo stesso.
Smisi
di respirare
e se fossi stato ancora umano il cuore mi si sarebbe fermato
all’istante. Una
miriade di emozioni mi sconvolse.
Mi
alzai
lentamente, con gli occhi sgranati.
<<
Tu cosa…
>>
<<
E’ così
che tratti mia figlia? >>
Rimasi
basito nel
sentire di nuovo la sua voce…
*******************************************************
Ok,
ho fatto
presto?
Ringrazio
tutti
quelli che hanno continuato a seguirmi, ma ho visto che ci sono state
solo due
recensioni.
Dite
che è colpa
del mio ritardo? Forse avete ragione, probabilmente me lo merito ma
purtroppo
non sempre le cose vanno come vorrei. Ora sto andando più
veloce che posso perché
sarò occupata con l’università ma
continuerò a scrivere ormai me lo sono
ripromessa.
In
teoria sono
arrivata a un punto a cui avrei dovuto arrivare forse più
avanti ma per vari
fattori le cose sono un po’ cambiate. Cosa ne dite? Avete
capito chi è tornato?
Fatemi
sapere cosa
ne pensate! Per me è davvero importante!
Scusate
eventuali
errori, ma purtroppo scrivo velocemente e poi scappo a studiare!
L’università
non perdona xD
Le
cose
cambieranno… eccome, ma non disperate tutto ha un suo
perché e vi ricordo che
io amo Edward e Bella per cui…
Aspetto
con ansia
di sapere cosa ne pensate!
Sandy69:
Ciao Sandy, ti ringrazio tanto per la recensione
e per le tue belle parole che mi sono state di conforto! E’
vero ci sono
momenti pesanti però hai ragione, bisogna sempre guardare il
bicchiere mezzo
pieno e non mezzo vuoto come dice mio padre, quindi si deve sempre
continuare! Purtroppo
certi dolori sono veramente brutti e quando si perde una persona cara
come una
madre è veramente pesante, però si cerca di
andare avanti, sempre! Nonostante
siano passati ormai quasi quattro anni è sempre troppo
difficile a volte.
Qui
prendo la
situazione di Renee a cui ho dato questo carattere per ovvi motivi!
Sono
contenta che ti piaccia, davvero!
Per
la storia,
tranquilla sono un inguaribile romantica e amo la coppia Ed e Bella,
quindi
niente è come sembra! Vedrai con questa storia quanti colpi
di scena ci
saranno!
Jacob per ora rimane un amico, ma anche di lui vedrai cosa
farà. Oltre a Tanya
ora c’è anche Leandro che ti consiglio di tenere
d’occhio xD
Come avrai capito da questo capitolo in poi le cose cambiano
radicalmente, cosa
ne pensi?
Purtroppo Edward vede solo un lato delle cose ma vedrai che anche lui
capirà!
Adesso le cose si complicheranno anche per me, ahah, quindi sono
curiosa di
sapere cosa ne pensi!
Grazie di tutto, un bacio, ciao!
Prudence_78:
Ciao! Come sono contenta di leggere queste tue
recensioni! Non hai idea!
Sono anch’io amante dei lieto fine e questo dice tutto! Cosa
ne pensi del
capitolo? Non vedo l’ora di saperlo! Un bacione!
|
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Capitolo 12 *** pioggia ***
ρισggια
La
sveglia suonava
incessantemente e ci volle qualche minuto prima che capissi che non si
trattava
di un martello pneumatico che mi torturava la testa. Con un gesto secco
la
spensi ma non mi alzai. Mi strinsi con forza alle coperte e sentivo gli
occhi
pesanti come il piombo.
Era
più forte di
me, non riuscivo nemmeno ad aprirli da quanto ero stanca. Mi sembravano
passati
pochi secondi da quando mi ero addormentata e forse era davvero
così.
Non
ricordavo l’orario
ma doveva essere molto tardi quando finalmente mi ero abbandonata al
sonno.
Il
pensiero di
essere in ritardo sfiorava la mia mente come la luce di una sola
lucciola
illumina il buio più pesto. Era impossibile per me in quel
momento riprendere
lucidità.
A
mala pena sentii
una carezza sul viso e una voce dirmi di continuare a dormire, fin
quando non
sprofondai di nuovo nel buio.
Quanto
tempo era
passato?
Mi
sollevai
lentamente dal letto e mi stiracchiai. Un forte luce mi infastidiva gli
occhi e
quando lentamente tornai in me capii che era il sole mattutino di
Manhattan.
Sgranai
gli occhi
e afferrai la sveglia con un gesto improvviso.
Le
10: 08.
Assurdo!
E mia
madre?
Mi
voltai verso il
comodino e trovai un biglietto dove mia madre mi diceva che potevo
dormire, ci
avrebbe pensato solo lei al ristorante.
Sbuffai,
quello
era il giorno dove facevo da aiutante al ristorante dove lavorava ogni
giorno.
Mi
sentii talmente
stanca e distrutta che mi diressi a farmi una doccia che mi schiarisse
le idee.
Erano
ormai le
undici quando finito di sistemare la mia camera e varie cose in cucina
non
sapevo che fare. Forse sarebbe stato meglio raggiungere il ristorante
ma al
solo pensiero mi sentivo male. Proprio non mi andava.
Come
un fulmine a
ciel sereno le lacrime di Abigail e la collera di Edward mi piombarono
addosso.
In quell’ora precedente avevo cercato di scacciare quei
pensieri ma ora non
potevo più scappare.
Ricordavo
alla
perfezione il suo viso trasfigurato dalla rabbia e la potenza
distruttiva delle
sue parole, che sapevo mi avrebbero per sempre perseguitato.
Lui
non voleva che
io avessi nulla a che fare con sua figlia, ma sarebbe stato
difficilissimo
dimenticarla…
Abigail…
chissà
cosa stava facendo. Magari era a scuola o magari no…
Ormai
non potevo
più far parte della sua vita.
Ma
perché? Pensava
che volessi portargli via sua figlia? Cosa diavolo pensava? Era
assurdo…
Sapevo
che si
sarebbe arrabbiato ma non immaginavo che arrivassimo a questo punto.
Presi
un respiro
profondo e senza pensarci troppo, presi la mia giacca e le chiavi di
casa,
infine uscii per una passeggiata.
Posai
la moto nel
garage, dato che era rimasta fuori, ma andai a piedi.
Erano
settimane o
forse mesi che non mi concedevo una normale passeggiata per Manhattan.
Andavo
sempre di corsa e non avevo mai un attimo per me stessa.
Il
freddo
cominciava a farsi sentire, tra poco sarebbe stato Natale.
Per
un attimo
ripensai a quanto da piccola mi piacesse quel periodo, da passare con
la mia
famiglia nella mia casa, ma ormai era un ricordo quasi doloroso. Avrei
voluto
saltare del tutto questa festività.
Mi
strinsi di più
nella mia giacca e guardavo distrattamente i negozi. Le mie finanze
personali
non mi permettevano molto quindi mi limitai ad osservare.
Senza
preavviso l’ultimo
ricordo dove Edward era stato gentile con me, ovvero prima che partisse
per
lavoro, mi riempì la mente.
<<
Bella! >>
Mi
girai e lo trovai bello come il sole mentre
mi guardava con un sorriso. Posai dei piatti sul bancone e feci il giro
per
raggiungerlo. Lui mi prese per la vita e mi baciò la fronte.
Il
mio cuore cominciò a battere forsennatamente
a causa di quel semplice contatto.
<<
Lavori? Sei stanca? >>
Gli
sorrisi mentre mi accarezzava una guancia.
<<
Non ti preoccupare. Tu che ci fai qui?
>>
<<
Ti dispiace? >> mi domandò con
quel suo sorriso sghembo.
<<
No affatto! >> mormorai rossa di
vergogna.
Lui
mi alzò il viso con un dito sotto al mento
e mi guardò con un sorriso.
<<
Sei bellissima quando ti imbarazzi.
>>
Non
dissi altro, troppo emozionata dal suo
sguardo assorto.
<<
Sono venuto a salutarti. Tra poco
parto e torno tra una settimana >>
<<
Davvero? >> pronunciai con
delusione.
<<
Tranquilla torno presto… >>
Io
annuì distratta anche se uno strano senso d’
inquietudine mi prese. In qualche modo non volevo che partisse e stesse
via
tutto quel tempo lontano da me…
<<
Mi mancherai Bella… >> mi
sussurrò in un orecchio.
Ci
guardammo finchè lui non mi posò un fugace
bacio sulle labbra, poi sparì con il suo solito sorriso,
facendomi rimanere lì
imbambolata a guardarlo…
Mi
fermai
prepotentemente accanto ad una vetrina.
<<
Basta
Bella, maledizione! >> pronunciai ad alta voce.
<<
Già
Bella, basta! >>
Guardai
la persona
che aveva detto quelle parole e sorrisi interdetta quando mi trovai
Leandro di
fronte.
Dovetti
ammettere che
era molto affascinante in quel jeans scuro, quella giacca a vento e le
mani in
tasca.
<<
Leandro?
>>
<<
In
persona! Come stai? Andavi da qualche parte? >>
Io
sorrisi
titubante.
<<
Oh no,
facevo solo una passeggiata. >>
Per
un attimo
nessuno dei due disse nulla e lui mi guardava con un
sorriso… ironico?
<<…
Ok…
quindi posso farti… compagnia? >>
Rise
e lo seguii.
<<
Va bene!
>>
Camminammo
fianco a
fianco e ogni tanto ci scambiavamo un occhiata.
<<
Allora?
Cosa mi dici? Niente lavoro oggi… >>
Non
era una
domanda ma doveva sembrare ovvio, lui sapeva che lavoravo.
<<
Stamattina mi sono alzata troppo tardi >>
<<
Non hai dormito
bene, vero? >>
Lo
guardai e
sospirai.
<<
No,
purtroppo non ho quasi chiuso occhio. >>
<<
Mi
dispiace Bella, non meriti di soffrire. >>
Mi
guardò a lungo
e io abbassai lo sguardo intimidita.
<<
Hai
mangiato, Bella? >>
<<
Ehm… no.
>>
Non
mi ero accorta
che era arrivata l’ora di pranzo già da un
po’.
<<
Ti porto
in un posto carino. >> mi schiacciò
l’occhio e dopo avermi preso per mano
mi condusse verso un piccolo ristorante lì vicino.
Sorvolai
sul fatto
che mi avesse preso per mano, ma la mia presa era debole in confronto
alla sua,
decisa e sicura.
La
sua pelle era
fredda ma detti la colpa alla temperatura di quella giornata.
Entrammo
in un
posto abbastanza rustico e tutto in legno, diverso dai soliti raffinati
ristoranti
presenti in città. Non lo avevo mai visto.
Ci
sedemmo ad un
tavolo vicino la vetrata dove potevamo guardare fuori, mentre la
pioggia
cominciava a cadere.
<<
Appena in
tempo. >> disse Leandro mentre guardava anche lui fuori.
<<
Già!
>>
Venne
il cameriere
e ci chiese se volevamo ordinare.
Io
non avevo molto
appetito ma ordinai comunque dei ravioli ai funghi e guardai Leandro.
<<
No io ho
mangiato prima di uscire. >> si giustificò e
io non potei che crederci,
infatti il mio orologio segnava quasi le tre.
<<
Mi
dispiace che tu debba stare a guardarmi mentre mangio. >>
Lui
rise e scosse
il capo.
<<
Non ti
preoccupare, mi fa piacere stare con te, se mangi o no non fa
differenza.
>>
Sorrisi
anch’io a
quelle parole. Era decisamente un tipo molto gentile.
Volevo
chiedergli
di Abigail ma non sapevo se potevo o meno, infine mi decisi.
<<
Leandro
ascolta… non vorrei sembrarti invadente ma non voglio che
Abigail stia male a
causa mia, quindi posso chiederti come sta? >>
Lui
mi sorrise
rassicurante.
<<
Ma certo
che puoi chiederlo. Abigail non è andata a scuola
perché oggi doveva stare con
suo padre, ma sta bene, stai tranquilla. >>
Doveva
stare con
suo padre?
Speravo
che le
cose andassero veramente bene come diceva. Mi sembrava che ci fosse
qualcosa
che in realtà non volesse dirmi.
<<
A volte
penso che non avrei mai dovuto incontrare Edward. Per non creare tutto
questo.
>>
Senza
accorgermene
il pensiero che da ieri notte mi assillava venne fuori.
Arrivò
la mia
portata e Leandro attese che io cominciassi a mangiare prima di parlare.
<<
Non dire
così. Edward ti vuole molto bene Bella. >>
Posai
la forchetta
sul piatto forse troppo bruscamente e quasi rischiai di affogarmi.
<<
Tu e
Abigail ne siete davvero convinti? Tu non l’hai visto ieri
sera. Le parole che
mi ha detto sono state terribili. Non le dimenticherò mai.
>>
<<
Bella, la
vita di Edward è stata molto difficile e…
>>
<<
Anche la
mia! >> ribattei forse in maniera un po’ troppo
aggressiva. Me ne
vergognai ma Leandro andò avanti senza problemi.
<<
Lo
immagino, ma vedi lui ha solo paura di perdere di nuovo una persona
cara e dato
che la bambina si è molto affezionata a te lui non vuole
fare passi falsi e
farla soffrire. >>
<<
Lo
capisco, ma a me non ha pensato? Io non sto forse soffrendo? Vedi
Leandro,
dovresti capirlo tu stesso, lui non prova nulla per me, sono stata solo
un
inutile passatempo. >>
Rigirai
in modo
maleducato i ravioli nel piatto. Ormai il poco appetito che era tornato
si era
volatilizzato.
Mi
sorpresi quando
la mano di Leandro si posò sulla mia, fermando i miei
movimenti. Mi persi nel
suo sguardo profondo e non seppi più cosa dire.
<<
Bella
purtroppo deve essere Edward a raccontarti ogni cosa. Sappi che le cose
sono
molto difficili ma sono certo che con il tempo saprete superare queste
difficoltà. >>
Sarebbe
stato
veramente così? No… di sicuro si sbagliava.
<<
Vorrei
dirti tante cose, ma l’unica cosa che posso fare è
dirti di aspettare. >>
<<
Aspettare
che cosa? >>
Lui
non mi rispose
e dopo avermi carezzato una guancia mi intimò di mangiare.
Mi
feci coraggio e
per non fare una brutta figura finii di mangiare anche se alla fine
avevo quasi
la nausea. Non mi dette il tempo di pagare che lo fece lui e mi riprese
stranamente per mano e mi portò fuori.
<<
Ti dà
fastidio? >>
Mi
indicò le
nostre mani unite.
<<
No.
>> risposi senza pensare e lui me la strinse
più forte.
Nel
resto del
pomeriggio scoprii che Leandro era un ragazzo davvero dolce e forte al
tempo
stesso. Era piacevole parlare con lui e riuscii a farmi sorridere
quando lo
vidi prendere un gattino per strada e darmelo.
<<
Ma io non
posso tenerlo! >>
<<
Perché no?
>>
Mi
accompagnò ad
un negozio di animali e mi comprò il necessario per tenerlo.
Il proprietario
del negozio disse che era una gattina davvero molto bella. In effetti
era un
amore, con quegli occhi azzurri e il pelo bianco come la neve.
<<
Davvero,
tu sei pazzo. >> dissi ridendo e indicando la gattina tra
le mie braccia.
<<
Perché? Per
strada sarebbe morta di freddo! >>
<<
Sì ma io
non so se mia madre sarà d’accordo!
>>
<<
Sì che lo
sarà, vedrai! >>
Mi
schiacciò l’occhio
e mi sentii bene a guardarlo. Era davvero un ragazzo speciale. Aveva
qualcosa
di misterioso che mi affascinava.
In
quelle poche
ore riuscii a non pensare per un attimo ad Edward, ma quando arrivammo
vicino
casa mia e lasciò la mia mano i pensieri su di lui tornarono.
<<
Mi ha
fatto piacere passare del tempo con te Bella. >>
<<
Ha fatto
piacere anche a me. >>
Ci
sorridemmo e
poi lui si avvicinò parecchio a me, tanto che ormai erano
pochi centimetri a
separarci.
<<
Spero di
rivederti presto, ma ti prego non soffrire più. Non lo
sopporto. >>
I
suoi occhi erano
sinceri e le sue parole decise. Una strana emozione mi pervase. Era
davvero
bello che lui si preoccupasse per me e in quei giorni avevo solo
bisogno di
qualcuno che mi facesse capire che a me ci teneva.
Dopo
ciò che aveva
fatto Edward mi sentivo un essere inutile.
Persa
in questi
pensieri non lo sentii avvicinarsi ma mi risvegliai bruscamente quando
lo
sentii darmi un bacio troppo vicino alle mie labbra.
Trattenni
il
respiro e quando si allontanò non seppi cosa dire.
<<
A presto
Bella. >>
Mi
sorrise ancora
ma prima che si allontanasse del tutto lo richiamai.
<<
Leandro?
>>
<<
Sì?
>>
<<
Salutami
Abigail… se puoi. >>
Lui
aspettò
qualche secondo prima di rispondermi e mi sorrise.
<<
Mia
nipote non ti abbandonerà facilmente. Avrai tu stessa sue
notizie, prima di
quanto pensi. >>
Mi
voltò le spalle
e sparì tra la folla di gente sul marciapiede.
Mi
ridestai quando
sentii un lieve miagolio dalle mie braccia. Sorrisi nel guardare la
gattina.
<<
Hai fame
piccola? >>
Risi
e mi avviai
verso casa. Ero sovrappensiero quando iniziò di nuovo a
piovere lievemente e io
mi affrettai a camminare. Giunta davanti il mio portone quasi mi venne
un
colpo.
Una
bellissima
bambina dai lunghi capelli mossi e biondi stava seduta sui gradini che
precedevano il portone, del tutto incurante della pioggia che ormai
aveva
aumentato di densità e le ruscellava addosso.
<<
Abigail!
>> la chiamai senza parole.
Lei
alzò il visino
ma i suoi occhi erano spenti. Si teneva il viso tra le mani e non si
mosse fin
quando non la raggiunsi.
<<
Tesoro
cosa ci fai qui? Tuo padre lo sa? Vieni entra subito dentro.
>>
La
presi per mano
e lei si fece trasportare all’interno del palazzo. La portai
a casa mia e posai
il gattino sul divanetto in cucina e posai la borsa e la giacca.
Tolsi
il giubbottino
rosa di Abigail e presi un asciugacapelli. Lei si sedette sulle mie
gambe
mentre io le asciugavo i capelli zuppi d’acqua.
<<
Tesoro
cosa succede? Perché eri lì sotto la pioggia?
>> le chiesi quando spensi
il Phon.
Lei
non rispose e
accarezzò la gattina che era appena salita sulle sue gambe e
la guardava
curiosa mentre continuava a miagolare.
<<
E’ molto
carina. >>
<<
Sì amore,
ma adesso rispondimi va bene? >>
Le
spostai i
capelli dal viso e le portai alcune ciocche dietro un orecchio.
<<
Bella non
posso stare tanto tempo qui, prima che mio padre mi trovi.
>>
<<
Abigail...
sai che tuo padre si arrabbierà. Devo assolutamente
riportarti a casa. >>
<<
NO! Ti prego
no, no… >>
I
suoi occhi si
riempirono di lacrime.
<<
Shhh, no
piccola non piangere. Rimaniamo qui un altro pò.
>>
Lei
annuì e si
appoggiò a me.
Cosa
dovevo fare?
Edward sarebbe andato su tutte le furie, eppure lei non voleva tornare
a casa.
Che fosse per suo padre? Lo ritenevo però impossibile. Lei
adorava suo padre e
Edward era un padre meraviglioso ne ero certa.
<<
Perché non
vuoi tornare a casa? >> mormorai cullandola.
<<
Non posso
dirtelo, ma vorrei tanto. >>
Si
scostò da me e
sospirò.
<<
Perché non
puoi? Si tratta di tuo padre? >>
Lei
scosse il
capo.
<<
No, Papà
non c’entra nulla. >>
Mi
arresi dato che
non voleva dirmi nulla. Evidentemente era successo qualcosa e voleva
vedermi.
Questo mi riempiva di orgoglio e commozione, ma questa bambina in
questo modo
avrebbe sofferto di più.
Quanto
avrei
pagato per poter tornare indietro e ridare a quest’angelo la
sua tranquillità.
<<
So a cosa
stai pensando. Da quando ti conosco sono più felice Bella.
Non sei tu quella
che adesso mi sta facendo del male. >>
Guardai
i suoi
occhi verdi di solito così luminosi e vivaci, ora stanchi e
sofferenti.
Se
non c’entrava
la mia situazione, cosa era successo?
<<
Eri con
lo zio? >>
Non
seppi se dirle
la verità, ma alla fine decisi di si.
<<
Sì, ci
siamo incontrati per caso. >>
Non
sapevo perché ma
cercavo in qualche modo di giustificarmi, senza sapere il motivo.
Lei
mi guardò
seriamente per qualche minuto e vidi in lei una bambina molto
più grande
rispetto alla sua età.
<<
Capisco…
non ti dimentichi che Papà ti vuole bene vero?
>>
Chiusi
per un
attimo gli occhi ma decisi di accontentarla.
<<
No
piccola. >>
Sorrisi
rincuorante. Aveva già tanti problemi, non volevo
perseverare.
Come
immaginavo
sorrise e poi scese dalle mie gambe e mi dette la gattina.
L’accarezzò un po’ e
poi si avvicinò alla porta.
<<
Ehi
aspetta, ti accompagno. >>
<<
No,
meglio di no. Papà è già qui
vicino… >>
A
quelle parole
quasi mi venne un colpo.
<<
Lo raggiungerò
io. >>
Guardò
la gattina
con un sorriso.
<<
Te la
darei volentieri sai? >>
Lei
mi guardò
sorridendo come la ricordavo.
<<
No, papà
e zio le faranno fare una brutta fine. >>
Inarcai
un
sopracciglio e lei per la prima volta rise.
Accantonai
le sue
parole e mi rilassai nel sentire quel dolce scampanellio.
Dopo
un po’ il
sorriso però sparì dal suo viso e si
avvicinò alla porta.
<<
Piove
ancora forse, prendi un ombrello. >> le dissi insicura.
Tuttavia
sapevo
che Edward in qualche modo era veramente vicino e la sarebbe venuta a
prendere.
<<
Bella non
sono così debole come pensi! >>
Mi
abbassai e lei
mi dette un bacio sulla guancia.
<<
Ti verrò
a trovare! >>
<<
Non
metterti nei guai >> dissi severa.
Lei
mi schiacciò l’occhio
e uscì. Tuttavia io mi affacciai dalla finestra
perché non ero tranquilla e
quello che vidi quasi mi fermò il cuore.
Edward
stava
chiudendo lo sportello della sua macchina, quando Abigail gli corse
incontro.
Lui la prese in braccio al volo e la tenne in braccio per un bel
po’, rimanendo
entrambi sotto la pioggia. Quella scena mi fece una gran tenerezza e mi
salirono le lacrime agli occhi. Non volevo davvero rompere il loro
equilibrio e
mi sentivo sempre più in colpa, nonostante quella situazione
mi fosse piovuta
addosso.
Stavo
per
allontanarmi dalla finestra della cucina quando Edward alzò
gli occhi e
incrociò i miei. Lasciai scivolare la gattina a terra che
cercava di chiamare
la mia attenzione aggrappandosi con le unghia alle mie gambe.
Il
mio respiro era
quasi assente. Il suo sguardo era profondo e penetrante. Era
indecifrabile.
Dopo
mi accorsi
che anche Abigail mi stava guardando. Edward mise in macchina sua
figlia e
partì lasciandomi lì a guardare la pioggia
scendere mentre non mi accorgevo
delle lacrime che mi solcavano il volto.
****************************
Eh
beh, che dire,
ci ho preso gusto nell’essere breve negli aggiornamenti!
Questo
capitolo è
molto particolare, ma come dico sempre niente è come sembra!
Sono veramente
curiosa delle vostre opinioni.
Grazie
a tutti
quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite e preferite e
chi solo
legge!
Non
posso che
essere felice delle tre recensioni dei miei tre angelo, ormai vi
riconosco
così!! Grazie mille!
Prudence_78:
Ciao! Ribadisco per i lieto fine! Per quanto
riguarda la madre di Abigail dovrai aspettare il prossimo capitolo.
Quello è
molto più impegnativo ma scoprirai tutto lì e
avverrà presto vedrai! Edward sa
cosa prova ma sotterra tutto sotto le sue paure e ora a causa di
qualcosa di
più importante… fammi sapere cosa ne pensi! Un
bacione!
Sandy69:
Ciao Sandy, hai ragione spesso è come dici tu
e spero che con il tempo anche gli altri mi faranno sapere qualcosa,
perché sai
per chi scrive è davvero un aiuto enorme sapere cosa gli
altri ne pensano. Comunque
meno male che adesso ci siete sempre voi che commentate, non saprei
cosa fare
senza!
Sì, Edward ha paura purtroppo ma vedrai come si evolveranno
le cose. Leandro
non ti dico nulla per non rovinarti la sorpresa ma sai
com’è la situazione di
Bella e Leandro sa molte cose…
Il prossimo capitolo sarà per me molto impegnativo per ovvie
ragioni ma anche
quello arriverà presto! Un bacio!
Rosa62:
Ciao! I tuoi due commenti sono stati stupendi!
Ahaha beh hai visto come sono stata veloce? Mi sono detta che devo
recuperare quindi
ce la sto mettendo tutta!
Edward ha paura, Bella ed Abigail ne soffrono ma per quanto riguarda
Cassandra
scoprirai tutto nel prossimo capitolo!
Grazie di tutto Rosa!
Un bacione, ciao!
|
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Capitolo 13 *** Di Nuovo Tu ***
∂ι
иυσνσ
тυ
Il
tempo sembrava
essersi cristallizzato. Guardavo quegli occhi dorati e quei capelli
lunghi e
biondi con un groppo in gola. Di nuovo il suo viso…
così amato e sofferto. Di
nuovo quel corpo che avevo adorato. Di nuovo quella voce che era capace
di
regalarmi miliardi di brividi.
Eppure
quei
brividi adesso erano di sorpresa e disgusto.
Come
poteva
essere? Lei era morta… doveva essere morta.
Perché era tornata adesso?
Inspiegabile
la
sensazione devastante che mi provocava la sua presenza.
Era
più bella di
quanto ricordassi. I miei sensi da vampiro erano più
sviluppati e ora la vedevo
per com’era veramente. Un angelo…
Strinsi
i pugni e
mi maledii per quel pensiero. Un Angelo? Un diavolo semmai con le
sembianze di
una creatura ultraterrena, che mi aveva quasi tolto la vita.
<<
Non puoi
essere davvero qui… >> sussurrai e la vidi
sorridere melliflua.
<<
Hai
ragione amore. Dovrei essere morta e ci ho provato, ma il pensiero di
nostra
figlia mi ha sempre fermato. >>
<<
Non ti ha
fermato quando stavi per uccidermi, vero? >> alzai la
voce di colpo e lei
stupita venne verso di me e mise una mano sul mio petto.
A
quel contatto
persi quasi del tutto la lucidità. Quanto tempo era passato
da quando le sue
mani mi avevano toccato?
<<
Non
mentire a te stesso. Mi ami più di prima, non mi odi sul
serio. >>
sussurrò seducente al mio orecchio e io chiusi gli occhi non
sapendo cosa fare.
Avrei
voluto
esternare tutta la mia rabbia nei suoi confronti ma sentire quella mano
che si
muoveva lenta sul mio petto mi faceva sragionare. Perché mi
faceva quell’effetto?
Non provavo più nulla per lei… o almeno me ne
convincevo…
<<
Sta
lontana da me, Cassandra. >>
Mi
allontanai e
lei rimase ferma a guardarmi.
<<
Capisco
come ti senti. Non deve essere facile per te rivedermi, dopo che
credevi fossi
morta, ma sono qui e non andrò mai più via.
>>
Furente
la presi
per un braccio e la feci scontrare con il mio corpo.
<<
Devi
andartene invece. Non voglio più vederti. >>
<<
Sciocchezze. >> quasi urlò lei.
<<
Abigail?
Non ci pensi a lei? E’ stata fin troppo tempo senza una
madre. >>
<<
UNA
MADRE? >> la
sovrastai.
<<
Una madre
che l’ha abbandonata e che ha quasi ucciso suo padre. Tu
questa la chiami una
madre? >>
Lei
cercò di
liberarsi dalla mia stretta ma con un sorriso malvagio non glielo
permisi.
Stavolta ero io il più forte dei due o almeno eravamo
equivalenti a livello di
forza.
Anche
lei sorrise,
ma questo non arrivò agli occhi.
<<
Molto
bene amore mio. Sei più forte ora, ma sei sempre lo stesso
per fortuna. Ne sono
sorpresa. >>
Mi
circondò il
collo con le braccia lasciandomi spiazzato. Non mi aspettavo questo
cambio di
posizione.
<<
I tuoi
occhi… sempre così meravigliosi. I miei smeraldi.
E le tue labbra che mi hanno
sempre fatto impazzire… >> si
avvicinò e io non riuscii a fermarla.
Le
sue labbra si
posarono lievemente sulle mie e io mi irrigidii e non ricambiai. Non
riuscivo
però a muovermi. Strane sensazioni riaffioravano e io non
ero capace di
fermarle.
<<
Mamma?
>>
Entrambi
ci
dividemmo e Cassandra corse da Abigail.
<<
Piccola
mia non avere paura. Sono io, la tua mamma, non sei contenta di
vedermi?
>>
Si
inginocchiò
davanti a lei ma Abigail aveva gli occhi sbarrati e pieni di lacrime.
<<
Papà…
>> disse piagnucolando e io mi affrettai a raggiungerla.
Lei
tese le
braccia verso di me e io la presi in braccio.
Cassandra
mi
guardò quasi male ma io non lasciai mia figlia.
<<
Calma
tesoro… va tutto bene. >> le sussurrai
accarezzandole i capelli.
<<
Cassandra
non così, la spaventi ancora di più.
>> dissi poi rivolto alla donna che
un tempo amavo.
<<
La
spavento? Sono sua madre, com’è possibile?
>>
Inarcai
un
sopracciglio e continuai a guardarla in silenzio. Davvero non riusciva
a capire
la situazione?
Abigail
aveva un
ricordo vago di lei e poi era troppo piccola. Doveva essere
terrorizzata.
<<
Leandro?
>>
Sapevo
che era lì
da qualche parte e infatti lo vidi apparire da dietro un albero dopo
pochi
secondi.
Lo
guardai
cercando di capire perché non mi avesse avvertito. Ma poi
ricordai le parole
che mi aveva detto quando ci eravamo rivisti. Era lei il motivo per cui
era venuto?
Il
suo volto era
impassibile e senza parlare prese la bambina e la portò via.
<<
Perché hai
dato la bambina a mio fratello? >>
<<
Perché io
e te dobbiamo parlare. Mi dispiace che Abigail ti abbia visto. Devo
sapere cosa
sei venuto a fare e perché stai distruggendo di nuovo la
vita di mia figlia.
>>
<<NOSTRA
FIGLIA >> urlò lei indignata.
Ma
come poteva
esserlo? Lei non era una vera madre dopo tutto ciò che aveva
combinato.
<<
Adesso è
NOSTRA figlia? Quando te ne sei andata allora? >>
<<
Ho dovuto
farlo. >> disse lei quasi sussurrando stavolta.
<<
Hai
dovuto farlo, eh? Come dovevi uccidermi? >>
<<
Non puoi
capire. E’ troppo complicato… >>
Mi
avvicinai lento
come un felino e lei fece finta di non accorgersene. Mi fermai a pochi
millimetri da lei e la osservai ancora. Quanto era bella? Eppure la sua
presenza mi rievocava solo ricordi lontani e dolorosi.
<<
Spiegami.
>> dissi solamente e poi attesi.
Lei
mi spinse e
andò a sedersi sulla panchina. Si prese il viso tra le mani
e l’unica cosa che
vidi furono i suoi splendidi capelli biondi e mossi, identici a quelli
di
Abigail.
<<
Edward…
sei anni fa vennero da me i Volturi. Dissero che se non ti avessi
ucciso
avrebbero preso nostra figlia. Sapevano quanto fossi importante per me.
Mi
volevano con loro, come mio fratello, già da tempo e quando
vennero a sapere
che avevo dato alla luce una mezza vampira volevano sia me che lei.
>>
Mi
sedetti accanto
a lei sorpreso. Perché non me l’aveva detto?
<<
Perché volevano
uccidermi? >>
<<
Davvero
non lo capisci? >>
Si
sollevò di
scatto e io mi scontrai con i suoi stupendi occhi dorati. Il suo viso
era serio
e addolorato e io ero tentato di crederle.
<<
Sapevano
che il mio punto debole eri tu. Uccidendoti poi sarei andata da loro e
la
bambina avrebbe dovuto venire per forza con me. Contavano sul fatto che
se io
avessi ceduto al loro ricatto, sarei corsa da mio fratello che era
già tra le
loro guardie. In questo modo avrebbero avuto sia me che Abigail senza
problemi,
eliminando il vero e inutile ostacolo che eri tu. >>
Stavo
per parlare
ma lei si alzò nuovamente e con le braccia incrociate
camminava lentamente
davanti a me, avanti e indietro.
<<
Il giorno
in cui ti ho… attaccato, Leadro era venuto ad avvisarmi che
presto sarebbero
arrivati a prendersi Abigail e sai che non avrei potuto fare nulla per
fermarli, se non abbassarmi al loro ricatto. >>
Si
fermò e io ebbi
la certezza che se fosse stata umana avrebbe pianto. Si
inginocchiò davanti a
me e mi prese le mani.
<<
Presa
dalla paura di perdere Abigail ho agito d’impulso e il pianto
di nostra figlia
mi ha fermato. Volevo rimanere con te ma mi vergognavo. Non sapevo se
era
troppo tardi e Leandro mi ha fatto scappare prima che mi vedessero i
Volturi,
ma non andò così. Mi portarono via con loro
comunque perché dissero che non ti
avevo ucciso e se non mia figlia almeno dovevano portarsi via me.
>>
Si
sedette sulle
mia gambe e mi abbracciò.
<<
Ti prego
Edward perdonami. In tutti questi anni ho cercato di seguirti,
facendomi
aiutare dal potere di Leandro. I volturi non sanno che sono qui
altrimenti sono
capaci di uccidermi. Avrei voluto tornare prima ma avevo paura della
tua
reazione. >>
Mi
guardò e io non
seppi davvero cosa dire.
Non
mi aspettavo
tutto questo, ma dovevo davvero crederci? Infondo perché
doveva mentirmi.
Questo giustificava le parole di Leandro, eppure non mi sentivo del
tutto
sicuro.
Sentii
una mano
che mi accarezzava il viso e tornai a guardarla.
<<
Pensi che
potremmo tornare a vivere come una volta? Mi odi davvero?
>>
Fissai
quegli
occhi dorati e senza sapere perché mi abbassai per baciarla.
Ma
cosa mi
prendeva? Non ero sicuro che dicesse il vero e allora perché
non riuscivo a
controllarmi? Quella donna mi aveva quasi ucciso anche se
c’erano di mezzo i
Volturi.
Lei
gemette e si
strinse a me. Baciarla di nuovo… non credevo che sarebbe
potuto accadere.
Eppure lei era tornata ma io l’amavo ancora?
L’immagine
di una
ragazza bellissima, con gli occhi da cerbiatta e le labbra a forma di
cuore mi
inondarono la mente.
Mi
staccai
bruscamente da Cassandra e la feci alzare. Ringhiai sommessamente e mi
passai
più volte le mani sui capelli.
Cosa
stavo
facendo? E perché Bella mi veniva in mente in quel momento?
Bella…
quella
ragazza non abbandonava neppure i miei pensieri.
Una
mano si
appoggiò sulla mia spalla e io mi voltai fino a fissare di
nuovo Cassandra.
Cosa
dovevo fare?
Dare un'altra possibilità a Cassandra? Lei era la madre di
mia figlia e questo
non potevo ignorarlo, ma io cosa provavo ancora per quella vampira?
Ancora
il volto di
Bella mi apparse all’improvviso e io sospirai frustrato e mi
allontanai dalla
mano di Cassandra, ancora posata sulla mia spalla.
<<
Edward…
hai bisogno di tempo. >>
<<
Non sarà
facile dimenticare Cassandra e forse non ci riuscirò mai.
>>
<<
C’è un'altra
donna, è così? >>
Mi
irrigidii ma
ancora le diedi le spalle.
<<
Leandro
mi aveva avvisato, ma una stupida ragazza umana non
intralcerà il nostro amore.
>>
<<
Ma di
cosa parli? >>
Mi
voltai di
scatto e la fronteggia.
<<
Come fai
ad essere sicura che io ti amo ancora. >>
<<
I tuoi
occhi lo dicono… anche se quella maledetta ragazzina ti ha
preso. Un tempo non
avresti rifiutato un mio bacio. >> disse con malizia.
<<
Un tempo.
Le cose sono cambiate e non parlare di Bella in quel modo. Lei vale
molto più
di te. >>
Mi
stupii io
stesso di ciò che avevo detto.
<<
Non lo
pensi davvero. Tu sei mio e lo rimarrai in eterno. >>
Non
le risposi e
rimanemmo a guardarci per molto tempo, fin quando Alice non corse da
me,
fulminando Cassandra. Doveva già averla vista ma non
l’aveva mai sopportata.
<<
Edward,
Abigail è scappata. >>
Inorridii
a quelle
parole, ma dovevo aspettarmelo. Avevo perso troppo tempo con Cassandra,
quasi
un intera giornata spesa per lo più in sguardi che
richiamavano il passato,
quando invece dovevo stare di più con la mia bambina.
<<
Vado io.
>> disse Cassandra ma io la fermai prima ancora che si
muovesse.
<<
Non ti
azzardare. Hai già fatto troppo. So io dove cercarla.
>>
Corsi
fuori e
presi la macchina. Qualcosa mi diceva che davvero sapevo dove si
trovasse.
Provai a cercare il suo odore ma doveva essere troppo lontana.
Perché
ero certo
che fosse andata d Bella? Incredibile come questa ragazza aveva
stravolto la
mia vita. Perché quando baciavo Cassandra pensavo a lei?
Strinsi
con forza
il volante fin quasi a sbriciolarlo.
Arrivai
a casa di
Bella e come immaginavo Abigail era lì. Mi corse incontro e
io la presi in
braccio. Rimanemmo un bel pò sotto la pioggia e poi il mio
sguardo incontrò il
suo.
La
mia piccola e
dolce Bella. Stava piangendo e neanche se ne accorgeva. I suoi occhi da cerbiatta mi
osservavano. Non
potei fare a meno di vedere come guardava in modo dolce Abigail. Le
voleva un
gran bene.
Di
colpo la mia
rabbia nei suoi confronti era sparita. Uno spaventoso desiderio di
abbracciarla
e baciare le sue labbra mi travolse.
Ma
cosa mi stava
succedendo?
Cassandra
o Bella?
Le
donne più
importanti della mia vita, ma una apparteneva al passato e
l’altra al presente.
<<
Edward, se il passato ti fa male come
fa male a me, lascialo fuori. Non permettere che interferisca con il
tuo
presente. >>
Piccola
Bella non
è così semplice.
Guardai
per l’ultima
volta i suoi occhi e poi tornai a casa con mia figlia.
Le
cose non sarebbero
state facili. Non sapevo cosa avrei fatto ma era troppo doloroso
pensare che
Bella non sarebbe stata mai più con me. Osservai mia figlia
ed ero sicuro che
stesse pensando le stesse cose.
*********************************
Scusatemi
sono un po’
in ritardo ma spero che questo capitolo vi piaccia. Vi prego fatemi
sapere cosa
ne pensate. E’ davvero importante per me.
Ringrazio
come al
solito chi legge e mete la mia storia tra le seguite e i preferiti!
Scusatemi
invece se trovate errori, ma scrivo velocemente perché lo
studio non mi
abbandona e subito posto per non farvi aspettare.
Ci
saranno tante
novità, non disperate e se avete dubbi ditemi pure,
sarò felice di rispondervi!
Ora
invece passo
alle 4 meravigliose persone che hanno recensito.
Prudence_78:
Ciao tesoro, hai ragione su Cassandra. Sai
anch’io ho un po’ paura di lei xD No beh ne
combinerà tante e niente e come
sembra, lo ripeto sempre. Lei è un tipo misterioso.
Dirà la verità? Qual è il
suo vero scopo se ne ha uno? Ehehe vedrai, vedrai!
Grazie mille per la tua recensione, aspetto con ansia di sapere cosa ne
pensi
di questo, un bacione!
Sandy69:
Ciao sandy! Che bello trovare una tua
recensione! Beh si Leandro vuole bene a Bella e trovando quel gattino
l’ha dato
a lei, ma vedrai ci saranno ben altre sorprese. Che ne pensi del
capitolo? Non
vedo l’ora di saperlo, un bacione ciao^^
Bella_josephine:
Ciao, che piacere conoscerti! Grazie per la
recensione! Bel nick^^ Per quanto riguarda Leandro capisco i tuoi dubbi
ma
capirai tu stessa quali sono le sue reali intenzioni. Per gli
aggiornamenti
faccio più in fretta che posso! Grazie mille, non vedo
l’ora di sapere cosa ne
pensi del capitolo, un bacio!
Rosa62:
La mia rosa non manca mai. Ti ringrazio tanto,
sai cosa significa per me. Allora, per quanto riguarda Leandro,
è un
personaggio molto particolare che avrà dei risvolti. Lui
può vedere il futuro
ma non manipolarlo del tutto, può solo fare in modo (
sapendo prima cosa deve accadere)
di cambiare qualcosa. Chissà cosa c’entra davvero
lui in tutta questa storia…
vedrai =)
La gattina non si è spaventata perché lui
l’ha data subito a Bella e poi
miagola spesso perché è impaurita comunque,
quindi Bella non ci ha fatto caso!
Le tue domande sono più che legittime, per alcune hai avuto
riposta in questo
capitolo. Abigail scappa da Cassandra si e vedrai dopo anche il
perché, mentre
Leandro forse è interessato a Bella, forse no, non voglio
rovinarti la
sorpresa. Lui le fa capire qualcosa ma sa che Bella non può
immaginare cosa si
cela davvero dietro la loro famiglia quindi la maggior parte dei suoi
gesti
sono del tutto personali!
Edward ora sai che pensava e vedrai cosa succederà tra non
molto!
Grazie mille come sempre!
Un bacione ciao!
|
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Capitolo 14 *** Incontri Inaspettati ***
ιи¢σитяι
ιиαѕρєттαтι
Un
mese dopo…
Respirai
a pieni
polmoni l’aria di prima mattina. Gli uccellini cinguettavano
allegri e una
leggera brezza mi smuoveva i capelli. I rumori della città
che si andava
svegliando arrivavano ovattati in quel piccolo angolo di paradiso del
parco di
Central Park.
Oggi
era il mio
giorno libero dopo tanto tempo passato a concentrarmi esclusivamente
sul mio
lavoro. Avevo lavorato persino le domeniche, per tutto il giorno e
adesso mi
meritavo un po’ di riposo anch’io.
Dopo
quattro
settimane passate con il costante pensiero che la mia vita stava di
nuovo
fallendo, adesso sembravo essere arrivata ad un punto fermo della mia
vita.
C’erano ancora i dubbi, ed erano veramente tanti, eppure la
consapevolezza di
dover far qualcosa per andare avanti si era fatta prepotente in me.
Dovevo
ringraziare
mia madre, Leandro, Alice e la mia piccola Abigail per essere arrivata
a questo
punto. Non stavo bene, ma neanche male.
Leandro
riempiva
le mie giornate. Mi faceva addirittura compagnia a lavoro, mi aiutava e
rimaneva una sera si e una no a casa mia, ma mai a cena. Diceva che non
voleva
abusare della gentilezza di mia madre e anche se nutrivo qualche dubbio
sul
fatto che quel ragazzo si nutrisse nel modo corretto, lasciavo correre.
Mi
piaceva la sua
compagnia. Parecchio. Era un ragazzo speciale, tenebroso, misterioso ma
fantastico. Riusciva a farmi sorridere nei momenti in cui credevo di
non esserne
più capace. Insomma ero davvero contenta di averlo
conosciuto. Il fatto che
fosse il fratello dell’ex fidanzata di Edward a volte mi
preoccupava. Perché io
volevo fare di tutto per cancellare Edward dalla mia vita e nonostante
tutti
gli sforzi di Leandro mi trovavo ancora a piangere senza motivo al solo
pensiero del suo splendido sorriso e dei suoi occhi meravigliosi.
Eppure
non potevo
cambiare il corso degli eventi. L’unica cosa che mi lasciava
sorpresa è che
Abigail aveva praticamente trovato residenza a casa mia. Veniva quasi
sempre
con Leandro di pomeriggio e poi la sera tornava lui da solo.
La
piccola veniva
da me dopo aver pranzato a casa sua. Al negozio o in casa mia faceva i
compiti
che io la aiutavo a fare, anche se vedevo che era molto intelligente e
poi mi
aiutava con il mio libro.
Già!
Il libro…
Non
gli avevo
ancora dato un titolo, eppure avevo già superato la
metà del racconto. Non
sapevo nemmeno io come con Abigail avevo ideato quella trama. Assurdo
pensarci.
Era qualcosa che non avevo mai sperimentato. Non sapevo di essere
capace di
scrivere una storia di quel genere. Tuttavia le parole venivano da se e
io mi
sentivo bene a scrivere quella storia che a volte mi sembrava troppo
vicina a
me.
Abigail
insisteva
nel dire che non era affatto così e che se
l’avessi pubblicato avrei fatto
fortuna ma io non ne ero molto convinta. Sentivo solo che desideravo
scrivere
quella storia. Mi estraniavo da tutto e questo era un bene.
Ora
si ci era
messo anche Leandro a dirmi che la trama era fantastica ma come poteva
esserlo
davvero?
<<
Hai
troppa poca fiducia in te stessa. >>
Saltai
per aria
quando sentii una voce fin troppo familiare soffiarmi
all’orecchio.
<<
Leandro!
Mi hai fatto spaventare, ma cosa ci fai qui, così presto?
>>
<<
Si
direbbe una coincidenza. Io vengo tutte le mattine qui a Central Park e
non ti
ho mai vista. Direi che anch’io mi sono molto sorpreso di
trovarti qui.
>>
Sorrisi
titubante.
Leandro mi faceva sempre quell’effetto. Mi sentivo quasi a
disagio in certi
momenti anche se alla fine mi trovavo molto bene con lui.
<<
Ma a cosa
ti riferivi prima? >>
Ricordai
in quel
momento ciò che mi aveva detto, ma in merito a che cosa ?
<<
Beh ti
conosco ormai. Eri persa nei tuoi pensieri… con il tuo
blocchetto in mano e so
che pensi che questo libro non avrà successo.
>>
Risi
e mi sistemai
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<<
Ma che
fai leggi nel pensiero? >>
Lui
sorrise ma non
disse nulla. Di punto in bianco mi prese il blocchetto e lesse le poche
righe
che avevo scritto quella mattina.
<<
Ehi, no
che fai? Ridammelo! >>
<<
Non
essere così possessiva con questa storia, Bella! Conosco
bene la trama. E’ la
storia di un vampiro e di un umana che vivono un amore che non ha alcun
senso,
perché la protagonista morirà prima o poi, mentre
il protagonista è immortale.
Una fatina dei boschi cerca di aiutarli in tutti i modi ma in
realtà c’è
un'altra creatura misteriosa di cui ancora non si conosce il nome ne la
natura,
che si è messa in mezzo ai due protagonisti. La ragazza
umana sa che non
avranno più futuro lei e il suo amato vampiro ma la fatina
dei boschi continua
a ripeterle di non mollare e cerca di farle capire qual è il
modo per sconfiggere
la creatura che li ostacola. >>
Sorrise
sornione e
io battei brevemente le mani.
<<
Direi che
sei molto preparato sulla trama ma ti sei dimenticato il finale.
>>
mormorai alla fine.
<<
La fine
non è ancora stata scritta, Bella. >>
Mi
disse quelle
parole in modo strano e io sorrisi e scossi la testa nello stesso
momento.
<<
Sono a
metà storia circa. Ancora devo svelare
l’identità della creatura misteriosa ma
Abigail non mi aiuta molto su questo. >>
Il
sorriso di
Leandro si adombrò improvvisamente.
<<
Beh
vedrai che una soluzione si troverai. >>
<<
Tu dici?
Io non vedo fine per questa storia. >>
<<
Ce ne
sono diverse… >> mi rispose lui, misterioso.
<<
Diverse?
>> domandai curiosa e lui mi guardò a lungo
prima di rispondermi.
<<
Sì,
diverse. >>
Non
dissi altro
perché non sapevo dove sarebbe finita questa discussione,
così cercai di
cambiare discorso ma rimanere pur sempre nell’argomento.
<<
Tu pensi
che alla fine il vampiro e l’umana riusciranno a stare
insieme? >>
<<
Non lo
so. Lo vedrai tu stessa. >>
Sorrise
e poi si
alzò e come di consueto mi prese la mano, facendomi alzare.
Infilai il
blocchetto nella borsa e camminammo per i sentieri quasi deserti del
parco.
Lo
faceva spesso
il gesto di prendermi la mano ma lo ritenevo un gesto
d’amicizia…
<<
Sai Bella,
incontrati è stata una cosa meravigliosa. >>
Arrossii
a quelle
parole. Non aveva mai detto nulla di simile.
<<
Sul
serio? >>
<<
Sì, dico
sul serio. Sei una ragazza molto bella, sensibile e intelligente come
poche.
>>
Quelle
parole mi
riscaldarono il cuore e mi imbarazzarono. Non ci eravamo mai trovati in
una
situazione simile.
Di
colpo si fermò
e mi fronteggiò.
<<
Non mi
credi? >> mi sussurrò a pochissimi centimetri
dal viso.
Non
seppi cosa
rispondere e mi limitai a guardarlo. Era veramente un bel ragazzo e tra
l’altro
molto dolce e sensibile.
Di
colpo il mio
cuore cominciò a correre quando sentii le sue labbra posarsi
sulle mie.
Come
eravamo
arrivati a quel punto?
Le
sue labbra
erano fredde ma pensai fosse a causa della temperatura. Le sue mani,
della stessa
fredda temperatura mi tenevano il viso e io istintivamente mi
abbandonai a quel
bacio.
Quando
si staccò
da me io rimasi quasi attonita a guardarlo. Cosa avevo fatto? Leandro
era un
amico…
Allora
perché il
cuore mi batteva ancora così forte? Scossi il capo e presi
un paio di profondi
sospiri.
<<
Scusami
ti prego. Sei troppo bella e io purtroppo non so resisterti.
>>
<<
Leandro
ma cosa… sul serio, ti voglio bene ma…
>>
<<
Lo so.
>> mi interruppe lui.
Ma
cosa sapeva e
io cosa stavo cercando di dire? Non lo ricordavo neanche
più. La mia mente era
quasi del tutto annebbiata.
Ero
emozionata dal
suo gesto ma non avevo provato le sensazioni a dir poco sconvolgenti
che avevo
sentito con…
Maledii
me stessa
e cacciai i miei pensieri.
<<
Davvero
Bella, mi dispiace. Ora devo andare. >>
Il
tono era
cambiato improvvisamente. Mi dette un bacio sulla fronte e
andò via. Non gli
dissi nulla e quando non lo vidi più presi quasi un sospiro
di sollievo. Cosa
diavolo mi prendeva?
Leandro
era solo
un amico.
Mi
ripetei questa
frase una decina di volte, fin quando non mi sedetti in un'altra
panchina.
Il
parco ora era
più animato, sebbene ci fossero comunque poche persone.
Il
telefono
cominciò a squillare io risposi senza vedere di chi si
trattava.
<<
Pronto?
>>
<<
Ehi! Che
tono lugubre, ti
è morto per caso il
gatto? Ops no scusa, volevo dire la gattina! >>
<<
Ma no!
Trilly sta benissimo! >> risposi quasi piccata, ma poi
sorrisi. Alice era
davvero una ragazza strana ma in gamba e ormai mi ci ero davvero
affezionata.
<<
Trilly,
ma perché questo nome? >>
<<
Lo sai
devi dirlo ad Abigail, l’ha scelto lei! >>
<<
Ah! Mia
nipote, fissata con queste fate… >>
Risi
ma poi mi
adombrai. Quando disse che era sua nipote pensai inevitabilmente a
Edward.
Chissà cosa stava facendo…
<<
Senti
tesoro, ci vediamo ormai da un bel po’ e non ho ancora avuto
il piacere di
invitarti a casa mia. >>
Quasi
mi affogai
con la mia stessa saliva.
<<
Alice non
credo sia il caso… >>
<<
Oh Bella,
andiamo. Casa mia, non di Edward! O meglio… vivo con la mia
famiglia quindi è
comunque anche la casa di Edward, ma sai che lui vive con sua figlia in
un'altra
casa, quindi non hai scuse! >>
Mi
mancava
stranamente l’aria. Come potevo conoscere i suoi genitori?
Edward stavolta mi
avrebbe ammazzato!
<<
Ripeto
Alice: non mi sembra il caso. >>
<<
A casa
mia alle otto. >>
Chiuse
la chiamata
e io rimasi a bocca aperta con il telefono ancora appoggiato
sull’orecchio.
<<
Maledizione! >> sbottai.
Ci
mancava solo
questa. No, no, no, no e ancora no! Non sarei andata a casa di Alice.
Voleva
forse farmi morire?
Il
telefono suonò
ancora e io risposi ancora arrabbiata.
<<
Pronto?!
>>
<<
Su, su
pensa a farti carina, tanto verrai con le buone o con le cattive!
>>
<<
No, Alice
non verrò. >>
<<
Certo,
certo… ti ho richiamato solo per chiederti se puoi andare tu
a prendere
Abigail. >>
Quasi
saltai dalla
panchina.
<<
Alice
forse non ti è chiaro che Edward non vuole che io mi
avvicini a sua figlia. E’
Abigail che viene da me a quanto pare di nascosto, quanto pensi che ci
metterà
suo padre a capirlo e a prendersela con me? >>
Dio,
quanto mi
costava dire il suo nome ad alta voce.
Alice
per qualche
minuto stranamente non rispose e io sperai che finalmente avesse capito.
<<
Bella ma
Abigail non viene di nascosto. >>
Stetti
qualche
minuto a ripetermi la frase che mi aveva detto, ma allora…
<<
Esce
prima oggi e io non posso uscire dall’ufficio e neppure
Edward, così ti prego
vai tu, ma valla a prendere almeno mezz’ora prima del suono
della campanella,
quindi alle dieci e mezza. >>
<<
Ma scusa
Alice, cosa dovrei dire agli
insegnati?
>>
<<
Troverai qualcosa
da dire. Poi tienila tu che ho deciso che vengo a prendere sia lei che
te, ci
aspetta del buono shopping per stasera, vedrai ci divertiremo!
>>
Chiuse
la chiamata
senza dire altro e io rimasi ancora senza parole.
Ma
che diavolo
stava succedendo oggi? Prima Leandro, ora Alice, ma insomma!
Respirai
profondamente. Quella storia non mi piaceva. Abigail non veniva di
nascosto e
io dovevo prenderla mezz’ora prima che uscisse, quando il suo
orario scolastico
era già dimezzato, infatti sapevo che lei usciva
all’una dalla scuola.
Guardai
l’orologio
e mi sorpresi quando vidi che erano quasi le dieci. Dovevo sbrigarmi,
perché la
scuola di Abigail si trovava dall’altra parte della
città. Per fortuna avevo la
mia moto, ma non ero tranquilla a salire la bambina sulla moto. Edward
non
avrebbe di certo gradito e io non mi sentivo sicura. Avevo paura che
gli
succedesse qualcosa.
Dovevo
posare la
moto e poi andare a prenderla con l’autobus? Ma avrei perso
troppo tempo dato
che dovevo prenderla tra mezz’ora.
Mi
alzai e
sistemai tutto nella mia borsa. A grandi passi mi recai
all’uscita di Central
Park e salii sulla moto che avevo lasciato poco lontano. Partii e
grazie al mio
mezzo superai un bel po’ di traffico, che se fossi stata in
macchina non avrei
potuto evitare.
Certo
che Alice se
aveva già questi obbiettivi poteva avvertirmi prima!
Arrivai
nei pressi
della bellissima scuola privata di Alice. Posteggiai la moto vicino un
piccolo
parco vicino. Era proprio di fronte alla scuola.
Erano
quasi le
dieci e mezza, così mi feci coraggio ed entrai pensando a
cosa dire. Chiesi al
bidello dove fosse Abigail Cullen e lui mi portò alla sua
classe. Bussai
timidamente e la maestra intenta a scrivere con il gesso sulla lavagna
si fermò
e mi guardò in modo interrogativo.
<<
Ehm, mi
scusi ma sono venuta a prendere Abigail Cullen. >>
Portai
lo sguardo
al resto della classe e un insieme di bambini più o meno
della stessa età mi
guardavano curiosi. Individuai Abigail che aveva il visino poggiato su
una
mano. Quando mi riconobbe sorrise ampiamente e subito si
alzò per mettere tutte
le sue cose nello zainetto.
<<
Signora
ma lei chi è? Non possiamo lasciare i bambini a chiunque.
>>
La
maestra si era
avvicinata a me con tono severo.
<<
Ha
ragione, io sono… >>
<<
La
fidanzata del mio papà. >>
Arrossii
di colpo
fulminando Abigail che cominciò a ridere.
<<
Bella non
essere timida! >>
Guardai
ancora
male la piccola peste che di rimando mi prese la mano e mi spinse verso
l’uscita.
L’
insegnate mi
guardava non sapendo bene cosa dire.
<<
Beh se
suo padre lo sa… >>
<<
Certo!
>> rispose ancora la piccola, così uscimmo
indisturbate.
<<
Abigail
ma perché hai detto quelle cose? Io non sono la fidanzata di
tuo padre e poi
quando lo verrà a sapere? >>
Lei
sorrise e mi
strinse la mano.
<<
Non dirà
nulla, tranquilla. >>
Sospirai
e uscimmo
dalla scuola. Stavo per attraversare la strada per raggiungere la moto
quando
Abigail si fermò di colpo.
<<
Bella
devo andare di corsa al negozio dietro l’angolo, tu fai il
giro e raggiungimi.
>>
Scappò
sul serio e
rimasi a guardarla stupita. Che cosa aveva detto?
Scossi
la testa.
Era proprio un vizio di famiglia, mi lasciavano in tredici e se ne
andavano.
Mi
voltai per
attraversare la strada ma andai a sbattere contro qualcuno.
<<
Ma vuole
stare più attenta? >>
Una
splendida
ragazza, dal fisico statuario con profondi occhi dorati e lunghi
capelli biondi
e mossi mi osservava accigliata. Sembrava una modella uscita da una
rivista.
<<
Mi scusi,
ero distratta. >>
<<
Beh
faccia attenzione. >>
Se
ne andò e si
avvicinò alla soglia della scuola, dove tutte le altre mamme
aspettavano l’uscita
dei loro figli.
Quella
donna mi
faceva una strana impressione. Scacciai quei pensieri stupidi e
raggiunsi la
moto. Feci il giro della scuola e vidi Abigail salire di corsa sulla
moto. Le
diedi il casco e lei non fece storie, si strinse a me e mi fece cenno
di andarcene.
Come
mai quella
fretta? Feci finta di nulla e partii alla volta di casa mia.
Fortuna
che mia
madre aveva cucinato qualcosa, sennò avrei dovuto inventarmi
qualcosa per fare
mangiare quella bambina.
Salimmo
in casa e
Abigail corse sopra.
<<
Tesoro
tutto bene? >> chiesi chiudendomi la porta alle spalle.
<<
Sì. Bella
so che non sapevi di dovermi venire a prendere quindi tranquilla mangio
quello
che c’è. >> mi sorrise ed era
davvero adorabile.
<<
Ma no
piccola, sono davvero contenta di stare un po’ con te, e poi
la zia Renee aveva
cucinato qualcosa ieri sera. >>
I
suoi occhi si
illuminarono. Abigail adorava mia madre e la cosa era reciproca.
Si
mise a terra
per giocare con Trilly e le tirava una pallina con cui spesso giocava.
Mi
piaceva
guardarla, era una bambina straordinaria!
Cucinai
un po’ di
pasta e la condii con il sugo preparato da mia madre, poi la diedi ad
Abigail
che la mangiò in poco tempo.
<<
Bella mi aiuti
con i compiti? Così finisco prima! >>
Stavo
lavando i
piatti e mi voltai con un sorriso.
<<
Certo
piccola, prepara tutto che ora arrivo. >>
Lei
si affaccendò
con la cartella e mise fuori dei libri. Passammo non più di
un paio d’ore dove
l’aiutai con dei problemi di matematica e un riassunto di
italiano.
<<
Wow!
Abbiamo finito! >> Abigail si stiracchiò come
un gatto.
Guardai
l’orologio
ed erano quasi le tre. Presumevo che Alice sarebbe venuta entro massimo
un paio
d’ore.
<<
Bene, che
vuoi fare? >> chiesi ad Abigail.
<<
Che ne
dici di pensare un po’ al tuo libro? >>
<<
Uhm… va
bene. In realtà stamattina non sono riuscita a scrivere
molto. Non so bene come
dovranno continuare le cose. >> dissi pensierosa.
Ci
sedemmo sul
divano e presi dalla borsa il blocchetto appunti.
<<
Secondo
te le cose come devono continuare, non vorrai mica mollare vero?
>>
<<
No, non
voglio mollare. Porterò a termine questa storia.
>>
Abigail
prese un
sospiro di sollievo e io non ne capii il motivo. Sembrava davvero
preoccupata
per questo libro.
Le ore passarono senza
accorgermene e il citofono
suonò annunciandomi la presenza di Alice.
Scendemmo
giù e infatti
Alice ci attendeva nella sua Porsche giallo canarino. Aveva davvero una
macchina fantastica.
Arrivati
al centro
commerciale, Abigail corse verso i giochi e io e Alice la guardammo con
un
sorriso.
<<
Grazie
Bella per essere andata a prenderla, significa molto per noi.
>>
Per
noi? Non
capivo, ma evitai di chiedere.
<<
E’ stato
un piacere. >>
<<
Bene,
andiamo al mio negozio preferito so già cosa prendere.
>>
<<
Questa è
una novità! Come mai lo sai già? Non gireremo
prima tutti i negozi? >>
dissi con un senso enorme di sollievo e aspettativa.
<<
No perché
siamo già in ritardo con i tempi, quindi prendiamo i vestiti
e andiamo via. Sei
contenta di questo vero? >>
Sorrisi
colpevole
e lei mi trascinò verso un negozio a dir poco splendido. I
vestiti appartenenti
ai più importanti stilisti erano disposti in vetrina e io
rimasi a guardare con
ammirazione un vestito nero con i bordi bianchi. Era un tubino
dall’aspetto
fintamente semplice ma era un incanto.
<<
Lo
sapevo! >> disse Alice trionfante quando notò
il mio sguardo.
Con
un brutto
presentimento la vidi entrare di corsa e farsi dare due lunghe buste
bianche
che contenevano entrambe un vestito, anche se questi erano celati dalle
custodie
e poi un vestito più piccolo sempre con la sua custodia.
<<
Alice ma
cosa… >>
<<
Ti prego
Bella! Ne avevamo già parlato… >>
Sospirai.
Non so
come avevo commesso un errore simile e se dovevo considerarlo tale,
fatto sta
che avevo raccontato ad Alice di mio padre e sul fatto che mi era
rimasto ben
poco da mettere a causa dei miei problemi finanziari. Un giorno mi
aveva
invitato ad una festa e a casa mia aveva aperto il mio armadio vedendo
che l’unico
abito elegante era quello blu, che avevo indossato
all’inaugurazione.
<<
E’ un
regalo. Ti prego fammi contenta. >>
Con
un sorriso l’abbracciai
e la ringraziai.
<<
Bella io
pure voglio un abbraccio. >>
Abigail
mi tirava
la maglietta e io la sollevai, dandole piccoli baci sul viso. Lei rise
e con
lei anche Alice.
Ritornammo
a casa
mia e lì ci cambiammo.
L’abito
era
proprio quello che avevo visto in vetrina, incredibile! Quella pazza
aveva in
macchina anche delle scarpe che mi aveva comprato qualche giorno prima
ed erano
nere e con il tacco alto.
Non
sapevo che
riuscivo ancora ad andare sui tacchi, anche perché cercavo
sempre di evitarli
dato il mio equilibrio, ma anche per questo Alice non volle sapere
storie.
Lei
aveva un abito
rosso molto bello. Scollato al punto giusto e che scendeva stretto fin
poco
sotto le ginocchia e le scarpe altissime dello stesso colore. Era
davvero un
incanto.
La
piccola Abigail
era una principessa invece. Con il suo abitino bianco e con gli
stivaletti
eleganti era un amore.
Sui
capelli aveva
un cerchietto anch’esso bianco e sembrava a dir poco un
angelo.
<<
Direi che
siamo pronte! >>
Io
sospirai e
Alice da una parte e Abigail dall’altra mi buttarono
letteralmente fuori di
casa. Per tutto il viaggio fino a casa Cullen avevo il fiato corto e
sudavo
freddo. Ero tremendamente agitata e quando scorsi la loro splendida
villa quasi
svenni.
La
villa era su
due piani. Con un immenso prato inglese e una piscina che ricordava
quasi un
laghetto, con delle pietre sparse qua e la ma con studiata attenzione.
Mi
fermai poco
prima di arrivare alla porta.
<<
No Alice
davvero non c’è la faccio! Ma perché
sono qui? >>
Lei
roteò gli
occhi al cielo seguita da Abigail.
<<
Andiamo
Bella! >>
Abigail
mi tirò
per la mano mentre Alice suonava alla porta.
Una
splendida
signora con lunghi capelli color bronzo e gli occhi verdi ci venne ad
aprire.
Oh
mio Dio quella
era di sicuro la madre di Edward, erano due gocce d’acqua!
Dovetti però
ricredermi quando un uomo alto con i capelli castano chiaro si mise
accanto
alla donna cingendole la vita. Aveva gli occhi azzurri e il sorriso
identico a
quello di suo figlio, così come i lineamenti del viso e le
labbra.
<<
Mamma,
Papà questa è Bella! >>
Alice
fece le
dovute presentazione e scappò dentro per raggiungere un
ragazzo alto e biondo
che una volta mi aveva presentato come il suo fidanzato Jasper.
<<
Cara
siamo felici di conoscerti. Io sono Esme e questo è mio
marito Carlisle.
>>
Il
cuore mi
batteva a mille, come ci ero finita in quella situazione? I genitori di
Edward
erano davvero due persone splendide ma io mi sentivo completamente
fuori posto.
<<
Sì è un
vero piacere conoscerti. >>
Carlisle
mi
allungò la mano che io strinsi tremante.
Abigail
che era
ancora accanto a me mi spinse leggermente.
<<
Dai nonni
facciamo entrare Bella! >>
Loro
si spostarono
subito e io vidi una ragazza molto bella, con gli stessi capelli biondi
di
Carlisle e gli stessi occhi azzurri.
<<
Bella
questa è la zia Rose. >>
<<
Piacere
di conoscerti Bella, il mio nome è Rosalie. >>
Mi
strinse la mano
con decisione e io le sorrisi titubante.
Alice
mi raggiunse
e i suoi furbi occhi azzurri mi guardarono con compiacimento.
<<
Bene,
adesso conosci il resto della famiglia! >>
<<
No,
veramente ci sarei anch’io. >>
Un
ragazzo con gli
occhi azzurri e i capelli neri mi sorrise e si presentò come
Emmett il
fidanzato di Rosalie.
Insomma
quella
famiglia era perfetta, io in mezzo a tutti quei fotomodelli mi sentivo
un
brutto anatroccolo!
Parlammo
del più e
del meno per qualche minuto fin quando la porta d’ingresso si
aprì e il
bicchiere di vino che Esme mi aveva gentilmente offerto quasi cadde per
terra.
*********************
Salve
ragazzi!
Come và? Che ne pensate del capitolo?
Secondo
voi chi ha
aperto la porta? E avete capito con chi si è scontrata
Bella? Fatemi sapere
cosa ne pensate, perché sono davvero curiosa di
ciò che pensate!
Scusatemi
come al
solito se ci sono degli errori ma non ho mai tempo di rileggere!
Il
prossimo
capitolo sarà molto…. Beh che dire MOLTO e non
aggiungo altro!
Sandy69:
Ciao
sandy! Allora capisco i tuoi dubbi e sono
contenta che tu ne abbia ma vedrai che le cose verranno presto
chiarite.
Cassandra forse mente o forse no. Edward era un ostacolo per i Volturi
perché sapevano
che Cassandra non l’avrebbe abbandonato! In ogni caso presto
scoprirai tutto.
Che ne pensi di questo capitolo? Aspetto tue notizie, grazie un bacio^^
Prudence_78:
Ciao! Grazie sei sempre gentilissima! Cassandra
è un mistero che presto verrà svelato, in ogni
caso posso dirti che combinerà
sempre qualche cosa quindi vedrai quello che succederà.
Edward con il tempo
vedrà come stanno le cose, un bacio ciao!
Michelegiolo:
Ciao, spero che continuerai a dirmi cosa ne
pensi e grazie per la recensione. Io sono un amante di Ed e Bella ma
vedrai
quante cose succederanno, un bacio ciao^^
Bella_josephine:
Ciao! Cassandra non si sa se dice il vero ma
lo vedremo presto, nel prossimo capitolo che sarà quindi un
pov Edward si
vedranno molte altre cose. Un bacio!
Francytwilighter80:
Ciao, sono molto contenta che tu abbia
recensito, sono sempre felice di vedere qualcuno di nuovo che mi dice
cosa ne
pensa! Ti dico subito che Abigail è un personaggio chiave e
vedrai cosa sarà in
grado di fare!!! La tua domanda mi ha sorpreso, in effetti non sarebbe
casuale
l’entrata in scena di Bella con quella di Cassandra e vedrai
il perché. Ha a
che fare con ciò che ha raccontato Cassandra o meglio, con
le sue intenzioni e
il suo ritorno… chissà… xD
Edward ha trattato male Bella ma vedrai anche qui come le cose avranno
una
svolta anche se ci vorrà un po’ di tempo e il
tutto tra alti e bassi. Un
bacione, ciao!
Rosa62:
Ciao rosa! Abigail vedrai che farà cose molto
importanti. Cassandra è un mistero e poi è
bellissima si ( l’attrice non so se
l’hai riconosciuta ma è la stessa che ha lavorato
con Robert in Remeber Me, io
per l’appunto non la sopporto tanto ma è perfetta
per il ruolo. Purtroppo non
mi andava giù ai tempi di Lost e anche dopo con Robert xD )
Edward non sa come comportarsi ma le cose anche se non sembrano andare
per il
meglio, un giorno lo saranno!
Un bacione, ciao^^
|
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Capitolo 15 *** Impossibile ***
ιмρσѕѕιвιℓє
Era
stata davvero
una giornata pessima per me. Tanya mi aveva costretto a sistemare con
lei delle
pratiche aziendali e a tenere importanti discussioni finanziarie con
altre
aziende. Sapevo bene che in qualche modo lei avrebbe potuto fare tutto
questo
anche da sola, ma ogni qual volta si presentava un occasione lei ne
approfittava per tenermi stretto a sé.
Era
passato ormai
un mese da quando Cassandra era rientrata prepotentemente nella mia
vita e
Tanya non gradiva il fatto che la mia fidanzata venisse a trovarmi
così spesso.
Mi aveva persino detto che non gli importava se stavamo insieme ed era
la madre
di mia figlia, lei sarebbe rimasta la mia amante. Io cercavo spesso di
dissuaderla ma lei non demordeva.
Sospirai
stancamente. Un vampiro non poteva essere stanco ma io mi sentivo
davvero così.
<<
Amore sei
pronto? Siamo in ritardo! >>
Scossi
il capo e a
passi lenti uscii dal salone e raggiunsi la mia camera da letto che era
diventata da un mese anche quella di Cassandra. Non sapevo nemmeno
perché
stessimo di nuovo insieme. Io non credevo molto al suo racconto.
Perché i
Volturi non la stavano cercando? Lei mi dava risposte sempre diverse e
io mi
ero stancato di sentirle. Leandro non mi aiutava e diceva sempre che
dovevo
risolvere tutto da solo e che non meritavo nulla da lui dato il modo in
cui
avevo trattato Bella.
Isabella…
Sapevo
benissimo
che mia figlia non aveva mai rinunciato a lei. Fino a quella mattina
avevo
capito che si sarebbero viste di nuovo, così non mi sorpresi
più di tanto
quando Cassandra mi chiamò inviperita dicendo che una
ragazza l’era andata a
prendere affermando di essere la mia fidanzata…
Sorrisi
amaramente. Sapevo che Bella non avrebbe detto una cosa del genere, di
sicuro
Abigail si era messo in mezzo.
Inutile
dire che
Cassandra esigeva sapere dove era sua figlia e io riuscii a convincerla
che di
sicuro Alice era andata a prenderla e che la maestra aveva capito male
ciò che
gli era stato detto.
Non avevo più il
coraggio di impedire a mia
figlia di stare con lei. Erano gli unici momenti in cui sapevo che lei
stava
bene.
Durante
questo
mese aveva evitato accuratamente di stare da sola con sua madre.
Cercava in
tutte le maniere di far in modo che ci fossi anch’io.
Tuttavia la sorprendevo
spesso a fissare insistentemente sua madre con espressione malinconica
e
sorridere lievemente quando Cassandra rideva o faceva qualche battuta.
Tutte le
volte però che si accorgeva di me ritornava seria e i suoi
occhi si riempivano
di lacrime.
Voleva
bene a sua
madre ne ero certo ma aveva sofferto troppo e come me nutriva dei
sospetti su
di lei.
<<
Edward mi
ascolti? >>
Cassandra,
splendida nel suo lungo abito color avorio mi abbracciò e mi
baciò le labbra
lievemente. Le accarezzai i capelli ma non mi sentivo mai del tutto
bene con
lei. Non era più come una volta ma per me era davvero troppo
difficile
trattarla male o respingerla.
Provavo
ancora una
forte attrazzione per lei e le volevo bene ma non sapevo se
l’amavo ancora.
Bella
era un
pensiero che incombeva su di me. Ricordarla mi faceva quasi tremare il
cuore,
fermo da tempo a causa di Cassandra, eppure non riuscivo a decidermi.
Cassandra
era
forse il mio unico destino, la madre di Abigail e io non potevo
cambiare questo
dato di fatto.
Forse
le cose
sarebbero rimaste per sempre così, ma allora
perché il pensiero di Bella con un
altro uomo mi faceva stare male?
Pensai
inevitabilmente a Leandro. Era innamorato di lei, ormai
l’avevo capito, ma a
quanto pare Bella non lo era di lui.
Non
ricordavo
nemmeno più le volte che di notte ero andato a casa sua con
l’intento di
parlarle e di vederla, ma tutte le volte mi ero fermato a guardare la
luce
accesa della sua camera fin quando non si spegneva e io andavo via.
<<
Eddy sei
troppo pensieroso. Andiamo dai tuoi, voglio vedere nostra figlia.
>>
Odiavo
quel
soprannome e lei lo utilizzava spesso. Mi divincolai dal suo abbraccio
con una
strana sensazione di fastidio e poi presi le chiavi della macchina.
In
poco tempo
arrivammo a casa dei miei genitori. Avrei voluto rimanere a casa mia e
per un
attimo pensai a quanto fosse stato bello se Cassandra non ci fosse
stata.
Mi
sentii in colpa
per quel pensiero, mentre la vedevo sorridere e suonare alla porta.
Mia
sorella venne
ad aprirci e di colpo avvertii un odore intenso e conosciuto.
No… non poteva
essere…
I
miei peggiori
sospetti si rivelarono esatti quando incrociai gli splendidi occhi da
cerbiatta
di Isabella.
Ma
cosa diavolo ci
faceva a casa dei miei genitori?
Mi
concentrai sul
suo sguardo che in quel momento era pietrificato. Vedevo le sue dita
quasi
scivolare sul vetro del bicchiere e infatti poco dopo questo cadde a
terra,
frantumandosi.
Cassandra
mi
strinse la mano che teneva intrecciata alla sua.
<<
Edward ma
quella ragazza… era a scuola di Abigail. Mi è
praticamente venuta addosso
quella stupida! >>
Lasciai
la sua
mano bruscamente, infastidito dalle sue parole ma non accennai ad
abbassare lo
sguardo. Bella sembrava non essersi accorta del bicchiere che le era
scivolato
dalla mano ed Esme e Alice si era piegate a terra per raccogliere i
pezzi di
vetro.
Quando
finalmente
si rese conto del danno che aveva fatto, si portò una mano
alla bocca e si
piegò anche lei scusandosi con quasi le lacrime agli occhi
con Esme. Ma mia
madre era una donna buonissima e la fece rialzare e le
regalò una carezza sul
viso, dicendole che era stato un incidente ed era tutto a posto.
Bella
tornò a
guardami e spostò lo sguardo da me alla mia fidanzata per
molti minuti, fin
quando non vidi una lacrima scenderle sul
viso. Si scusò e uscii dalla porta finestra del salone che
portava dall’altra
parte del giardino di casa Cullen.
Feci
per seguirla
ma Cassandra mi fermò e vidi nei suoi occhi profonda rabbia.
<<
Mi prendi
per stupida? Quella è Bella vero? La ragazza di cui ti eri
infatuato e di cui
mi ha parlato mio fratello. >>
Ringhiava
sommessamente e io ricambiai allo stesso modo.
<<
Cosa vuoi
da me Cassandra? Sì è lei, Bella. >>
<<
Si è
presentata come la tua fidanzata e ha preso Abigail. >>
<<
Abigail
adora Bella, non puoi impedirle di stare con lei. >>
<<
Invece sì.
Sono sua madre e non voglio che stia con quella stupida ragazzina.
>>
Stavo
per
rispondere quando entrambi ci voltammo verso Abigail che ci guardava
entrambi
con sguardo accigliato.
Mi
sorpresi. La mia
piccola non mi aveva mai guardato in
quel modo, perché era arrabbiata anche con me?
<<
Perché
fai soffrire Bella così tanto? >>
Guardai
a lungo
Abigail ma non dissi nulla.
<<
Tesoro
questi non sono affari che ti riguardano. >>
Entrambi
ci
voltammo verso Cassandra.
<<
No Mamma,
sono affari che non riguardano TE! >>
Aveva
urlato
l’ultima parola e un silenzio generale si creò
all’istante.
Stavo
per fare o
dire qualcosa ma rinunciai. Abigail voleva affrontare sua madre e io
dovevo
rimanere al mio posto.
Cassandra
guardò
la bambina con uno strano sguardo che non riuscii a decifrare, poi la
vidi
inginocchiarsi a terra verso di lei ma la piccola si
allontanò.
Questo
gesto valse
più di mille parole e io non seppi come comportarmi.
<<
Perché
fai così? Che c’è che non
và? >>
Inarcai
un
sopracciglio. Non era la prima volta che Cassandra tendeva a non capire
gli
atteggiamenti della figlia e a comportarsi come se nulla fosse successo.
<<
Abigail
quella ragazza non vale niente. Sono io tua madre e dovresti trattarmi
con più
rispetto. >> il suo tono era diventato severo e Abigail
si avvicinò a me
impercettibilmente.
<<
Tu stavi
per uccidere papà. Non posso perdonarti. >>
Quelle
parole
erano state solo sussurrate da mia figlia che poi scappò nel
giardino dove si
trovava Bella.
<<
Abigail
vieni subito qui! >>
Fermai
Cassandra
per un braccio e la fulminai con lo sguardo.
<<
Edward
lasciami, devo andare a riprendere mia figlia. >>
<<
Tua
figlia va dove vuole e ha perfettamente ragione. Perché non
provi a capirla
piuttosto che rimproverarla? >>
<<
Come fai
a dire queste cose? Perché non cerchi di educare meglio
Abigail? Evidentemente
in mia assenza tu non ne sei stato capace. >>
Gli
strinsi il
braccio con forza e lei si lamentò debilmente.
<<
Non
azzardarti a dire queste cose. Sei sparita per sei anni e io sono
rimasto solo
con mia figlia, che tra l’altro è educata
benissimo. Abigail è arrabbiata con
te e anch’io lo sono. >>
<<
Che vuoi
dire? >>
La
lasciai e mi
diressi a grandi passi verso il giardino. Lei tentò di
fermarmi ma non glielo
permisi.
<<
Significa
che devi dare tempo ad entrambi e cercare di essere la madre che non
sei mai
stata. >>
Lei
mi guardò
ferita ma mi imposi di non lasciarmi influenzare da lei e dal potere
che sapeva
avere su di me.
Le
voltai ancora
una volta le spalle e uscii nel giardino. Non ci misi molto per trovare
Abigail.
Era tra le braccia di Bella e piangeva.
Mi
avvicinai a
loro e Bella quando mi vide fece per ritrarsi ma io con un cenno della
mano la
fermai.
Mi
guardò a lungo
e io sentii di nuovo quella forte emozione che ogni volta mi prendeva
quando mi
fissava in quel modo.
Abigail
si accorse
di me ma non mi raggiunse. Dopo un po’ si
allontanò dicendo che voleva andare
dallo zio Leadro ma anche questa volta non mi sorrise o fece nulla di
quello
che faceva di solito quando mi vedeva e la cosa mi stupì non
poco.
Bella
si rialzò in
piedi e si lisciò l’abito. Era veramente
bellissima.
Mi
guardò indecisa
probabilmente se andarsene o meno, così misi le mani in
tasca e mi avvicinai
lentamente.
<<
Come stai
Isabella? >>
<<
Sto bene.
Tu, Edward? >>
<<
Non sto
bene >>
Mi
guardò con un
sopracciglio alzato.
<<
Mi
dispiace, ma dovresti stare bene a quanto so. >>
Cosa
sapeva?
Abigail le aveva detto che Cassandra era sua madre?
<<
Credo che
il comportamento di Abigail sia a causa della tua nuova fidanzata.
>>
Sottolineò
le ultime
parole quasi con sdegno. Quindi non sapeva ancora…
Alice
mi aveva
detto che Abigail aveva confessato a Bella che sua madre era morta,
naturalmente prima che Cassandra tornasse. Come poteva immaginare che
la donna
con cui si era scontrata quella mattina e che definiva la mia
“ nuova fidanzata
“ fosse la madre di mia figlia?
<<
Mi
dispiace molto per oggi. Dato che oggi io e …
>>
<<
Cassandra
>> continuai
io.
<<
Ecco sì.
Dato che io e… Cassandra, ci siamo scontrate oggi davanti la
scuola di Abigail,
presumo che tu le abbia chiesto di andarla a prendere e mi scuso se ti
ho
creato problemi. >>
Feci
per parlare
ma lei continuò.
<<
Vedi…
Abigail mi è molto affezzionata ed essendo ancora una
bambina non si rende
conto di certe cose. Avrei dovuto essere io più decisa.
Farò in modo di tirarmi
indietro la prossima volta. >>
Stetti
a guardarla
per alcuni minuti senza dire niente. Bella si era dimostrata molto
più matura
della vera madre di Abigail, scusandosi per lei, giustificandola e
cercando di
essere educata e rispettosa nei miei confronti che ero il padre.
Mi
sentii sempre
più in colpa per come l’avevo trattata, quando
avevo scoperto che lei e mia
figlia si conoscevano. Non meritava un comportamento simile da parte
mia,
soprattutto adesso che mi stava dimostrando quanto in relatà
rispettasse la mia
vita e quella di Abigail.
<<
Isabella…
devo scusarmi io con te. Tu non hai sbagliato in nessun modo. Abigail
ti vuole
molto bene e con te è felice. Mi dispiace per come ti ho
trattato un mese fa,
quando ho scoperto della vostra conoscenza…io…
>>
Non
mi lasciò
finire di parlare, che subito cominciò ad allontanarsi da me.
<<
Non devi
scusarti, evidentemente non mi ritenevi alla tua altezza, ne a quella
di tua
figlia. Ho notato con estremo stupore che invece con la tua nuova
fidanzata… oh
scusami, volevo dire con Cassandra, tu sia stato ben felice di
coinvolgere
anche tua figlia, tanto che le hai permesso di andarla a prendere a
scuola.
Davvero Edward tutto è molto chiaro, non
c’è nulla di cui scusarsi. >>
Mi
accigliai e
l’afferrai per la vita prima che si allontanasse troppo da
me. Il suo profumo
mi colpì come uno schiaffo e il desiderio di stringerla a me
e dirle tutto era
quasi insopportabile, eppure mantenni ferreo il mio autocontrollo.
<<
Isabella,
non è come pensi. Ci sono cose che non ti posso dire ma
credimi vorrei. Non
farti idee sbagliate. Cassandra è una persona speciale per
me e per Abigail,
solo che… >>
Mi
fermai non
sapendo cosa dire. Stavo solo peggiornando le cose a giudicare dal suo
sguardo
ferito, ma come potevo spiegarle? Era impossibile.
<<
Edward,
amore? >>
Cassandra
era
appoggiata alla porta finestra del salone e ci stava fissando
chissà da quanto
tempo. Le lanciai un occhiata e mi voltai verso Bella quando si
divincolò da me
bruscamente.
<<
Come vedi
non c’è nulla di cui parlare, Edward.
>>
Non
mi sfuggirono
le lacrime che lente le stavano percorrendo il viso ma non potevo fare
nulla in
quel momento. Ormai avevo le mani legate.
Cassandra
venne
accanto a me e mi abbracciò la vita e guardando Bella quasi
con odio.
Non
sopportavo
quel suo atteggiamento. La scostai da me forse con troppo forza,
infatti lei mi
guardò stupita e raggiunsi Bella quando ormai stava
rientrando in casa per
andare via.
L’afferrai
di
nuovo per la vita e la voltai con forza verso di me. Lei emise un
gridolino
spaventato e posò le mani sul mio petto. Le presi il viso
tra le mani e le sue
lacrime furono come una profonda stilettata al cuore.
Perché
quella
piccola umana mi faceva quell’effetto? Perché non
riuscivo a fare a meno di lei?
<<
Piccola
mi dispiace. Non soffrire per me, non lo merito. >>
<<
Lasciami
Edward >>
Cercò
di liberarsi
dalle mie mani ma io rafforzai la stretta e lei si arrese.
<<
Insomma
cosa stai facendo, di là
c’è… >>
La
baciai. Sapevo
chi c’era… Cassandra. In quel momento
però non me ne importò. Desideravo Bella
in un modo che mai avrei creduto possibile.
Lei
si abbandonò
quasi subito al mio bacio e ancora una volta mi persi nel suo sapore e
nella
morbidezza delle sue labbra. Il suo calore mi inebriava e il suo odore
irretiva
i miei sensi.
L’abbracciai,
stringendola a me fin quasi a toglierle il respiro. Sentii le sue
lacrime
bagnare anche il mio viso e in quel bacio cercai di comunicarle tutto
il mio
dolore, le paure, i dubbi ma soprattutto quel sentimento che ancora non
volevo
definire che mi legava a lei.
Quando
ci
separammo Bella mi accerezzò il viso e con ancora le lacrime
agli occhi si
voltò e uscì da casa mia senza salutare nessuno.
Sospirai
e chiusi
gli occhi. Cosa potevo fare adesso? La cosa migliore sarebbe stata
dimenticarla
per sempre ma mi era impossibile. Del tutto impossibile.
*********************************************
Ciao
ragazzi!
Qui abbiamo capito un po’ di cose di Edward e ora siamo
sempre più vicini al
cloù della storia. Ora i nodi verrano al pettine non vi
preoccupate!
Cosa credete succederà adesso? Fatemi sapere, sono curiosa!
Leggendo ciò che pensate voi non fate altro che arricchirmi
sempre di più!
Grazie a chi legge, chi inserisce la mia storia tra le seguite e le
preferite!
Sandy69:
Ciao! Allora ti rispondo subito. Edward e
Cassandra purtroppo si frequentano ma non la vedrei proprio
così. Nel prossimo
pov Edward vedrai meglio la loro vita, diciamola così, ma
come hai letto in
questo capitolo lui non sta affatto bene e questo dice tutto! Bella ha
il cuore
spezzato sì, ma vedrai che le cose prima o poi cambieranno!
E per il
personaggio del libro… beh vedrai!!! Un bacione!
Prudence_78:
Ciao! Sì beh hai visto come si comporta
Cassandra, teme Bella e ha già in mente cosa
fare… vedrai già dal prossimo
capitolo come la povera Bella ne riceverà di cose da
lei… comunque stop che ti
ho già detto troppo! Inoltre mi fa piacere che questo poco
senso di maternità
di Cassandra si noti perché è ciò che
volevo far arrivare. Tutto ha uno scopo e
ricorda che le cose non sono mai come sembrano! Un bacio, ciao^^
Francytwiliter80:
Ciao!! Come hai visto sono entrati in scena
entrambi e Bella naturalmente non può immaginare cosa ci sta
dietro a tutta
questa situazione, ma presto lo saprà! In questo capitolo
hai visto in che
rapporti sono Edward e Cassandra ma capirai meglio nei prossimi
capitoli! Mi fa
piacere che tu sia curiosa davvero! Aspetto con ansia la tua
recensione, un
bacio ciao!
Bella_josephine:
Ciao gio ( posso chiamarti così? xD ) Come hai
visto c’erano sia Edward che Cassandra. In qualche modo Alice
e Abigail è come
se avessero un piano perché comunque cercano di fare in modo
di non far
allontanare Edward e Bella! Abigail è un fenomeno!
L’adoro anch’io! Edward
tacitamente sapeva tutto su Abigail, sa che lei sta bene con Bella.
Sono
curiosa di sapere cosa ne pensi del capitolo, un bacio!
Rosa62:
Ciao Rosa! Comincio subito con lo spiegarti la
mia espressione “ mi lasciavano in tredici e se ne andavano
“ Forse non l’ho
scritta correttamente per farla capire bene, ma qui da me quando si
dice
lasciare “ in tredici “ vuol dire che qualcuno ti
lascia in sospeso, ti lascia
a metà insomma! Per esempio, Alice che la chiama e dopo
averle detto cosa
voleva fare, chiude la chiamata senza aspettare la sua risposta,
l’ha
praticamente lasciata in sospeso, o Abigail che gli dice che deve
scappare e
non le da il tempo di chiedere ne di fare nulla la lascia di nuovo in
sospeso,
quindi in “ tredici “ come si dice qui in Sicilia
xD
Spero di averti chiarito ( magari invece ti ho messo ancora
più dubbi xD )
sennò ti prego dimmelo che cerco di spiegartelo meglio xD
Per
il resto mi
hai incuriosito moltissimo quando hai detto che probabilmente per
Leandro e
Abigail è molto importante quel libro perché da
lì può capire come neutralizzare
Cassandra. Ehi, ma… sei davvero perspicace, sul serio!! Ahah
no beh scherzo! Mi
fa molto piacere perché posso dirti che hai sia torto che
ragione e vedrai il
perché!
Leandro
vede tutti
i futuri possibili, proprio così e si deve leggere un
po’ tra le righe perché
quando parla di finali non si riferisce solo la libro… anche
perché credo avrai
capito che la trama del libro è molto vicino alla
realtà e naturalmente è tutta
opera di Abigail e Leandro che vedrai hanno degli obbiettivi.
Poi
Leandro l’ha
baciata perché prova qualcosa per lei ma
c’è un destino più grande alle porte
quindi… xD
Abigail
ha dei
dubbi su sua madre, che in realtà nasconde molte cose sia
buone che cattive.
Niente è come sembra, lo dico sempre e Abigail è
molto confusa. Bella è la sua
ancora di salvezza e la vuole accanto a suo padre perché
come hai visto da
questo capitolo lui non sta bene e questo sua figlia lo vede…
Una
delle tue
ultime affermazioni mi ha fatto sorridere: “ Quando sono
convinta di averci
capito qualcosa, ecco che tu ribalti tutto “ Beh sono
contenta di questo, ahah,
cerco di mettervi dei dubbi ma vi lascio anche degli indizi!
Grazie
per la tua
recensione, splendida come sempre!
Un
bacione!
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Capitolo 16 *** Menzogne ***
мєиzσgиє
Guardavo
quella
donna senza capire cosa voleva davvero da me. I suoi occhi
lampeggiavano d’ira
e bellissima nel suo abito color avorio mi guardava come se volessi
annientermi.
Quando
ero tornata
a casa ditrutta da quella serata, ripensavo all’ultimo bacio
che mi ero
concessa con Edward. Sapevo che per lui era così, altrimenti
non l’avrebbe mai
fatto davanti alla sua fidanzata.
Quel
bacio mi
aveva ricordato ciò che provavo per lui e questo mi aveva
definitivamente
distrutto. In poco tempo si era già consolato e la ritenevo
all’altezza persino
di sua figlia, anche se Abigail non la pensava allo stesso modo.
Era
venuta da me
piangendo e avevo capito che in qualche modo c’entrava
Cassandra.
<<
Bella… è
così che di solito ti facevi chiamare dal tuo dolce
papà, non è così? >>
Mi
irrigidii a
quelle parole. Come faceva a saperlo? Alice per caso
gliel’aveva detto? No
impossibile…
<<
Mia cara
Bella sono venuta qui a disturbarti ma ti rubo solo pochi minuti. Il
tempo di
farti capire chi è che comanda qui. >>
Si
avvicinò a me e
il rumore dei tacchi suonava quasi come un rintocco macabro. Cosa
voleva da me?
<<
Non so di
cosa parli. >> mormorai e le sorrise malignamente.
<<
Oh certo…
non sai di cosa parlo eh? Parlo del mio futuro marito. Edward, ricordi?
>>
Il
cuore quasi si
fermò a quelle parole. Il suo futuro marito? Quindi le aveva
chiesto di
sposarla?
<<
Stupida.
Cosa credevi, che io fossi una delle tante ragazze che in questi anni
lo hanno
intrattenuto? No, sono molto di più. Sono la madre di sua
figlia mia dolce
Bella. >>
Smisi
di
respirare. Ma cosa diavolo stava dicendo? La madre di Abigail era
morta, non
poteva avermi mentito.
<<
Non può
essere. Abigail mi ha detto che sua madre era…
>>
<<
Morta.
Invece sono qui. Dimmi una cosa Bella, di che colore sono i miei occhi?
>>
Si
avvicinò a me e
mi superava in altezza di pochi centimetri. Non volevo nemmeno
guardarla ma i
suoi occhi erano davvero strani, sembravano quasi d’oro.
<<
Non ti
sei accorta delle strane differenza che mio fratello, Edward e io
abbiamo
rispetto ai normali esseri umani? >>
<<
Che vuoi
dire? Normali essere umani? >>
<<
Sì mia
cara. Noi siamo vampiri. Sei proprio una stupida, come hai fatto a non
capire?
>>
La
guardavo come
se fosse pazza, i vampiri non esistevano. Trasalii quando mi prese la
mano ed
era gelida. La stessa cosa avevo constato in Leandro ma molto meno in
Edward.
<<
Capire
che cosa? >> dissi sentendomi sempre più
confusa.
Lei
sbuffò
irritata, come se avesse davanti una bambina delle elementari che non
capiva
una lezione semplicissima.
Prese
dal mobile
della mia stanza una statuetta raffigurante la statua della
libertà. Ci ero
molto affezzionata e non capivo cosa ci volesse fare. La strinse nella
mano e
sbigottita osservai la cenere che cadeva dal suo pugno chiuso.
L’aveva
sbriciolata ed era assolutamente impossibile.
<<
Questo è
assolutamente niente rispetto a ciò che so fare, ma non ti
conviene conoscere
il resto. >>
<<
Ma non è
possibile, i vampiri non esistono. >>
<<
Tesoro ne
hai uno davanti a te. Mi dispiace deluderti ma esistono eccome. Sai che
Abigail
è una mezza vampira? Edward era ancora umano quando
incredibilmente sono
rimasta incinta così mia figlia è per
metà umana e metà vampira.
Successivamente per un piccolo incidente di percorso Edward
è diventato un
vampiro, ma non come tutti gli altri. E’ come se fosse umano,
il che è
straordinario, ma possiede i poteri tipici dei vampiri. >>
Scossi
la testa
sempre più confusa e mi sedetti sulla poltrona prendendomi
il viso tra le mani.
Come era possibile? Edward un vampiro? Abigail una mezza vampira?
<<
Ma allora
tu sei davvero sua madre? >>
Lei
si avvicinò a
me con rabbia.
<<
Ci puoi
giurare che sono io sua madre. Quindi adesso devi lasciare in pace mia
figlia.
>>
Io
non le risposi.
Come era possibile che fossero dei vampiri? Abigail me ne parlava
spesso ma non
poteva davvero essere una mezza vampira.
Non
era possibile.
Lei mi stava prendendo in giro. Non potevo credere a una cosa del
genere.
<<
Adesso mi
hai stancato ragazzina. >>
Non
ebbi tempo di
capire ciò che stava succedendo ma ad un certo punto mi
ritrovai completamente
al buio. Tutto era sparito. Cassandra, la mia stanza.
Non
capivo più
dove mi trovavo. Stavo per lasciarmi prendere dal panico quando sentii
la voce
di Cassandra, era come se venisse dalla mia mente perché non
sentivo nessun
tipo di rumore.
<<
Adesso ti
farò capire come ti devi comportare… osservati
bene intorno… >>
Confusa
cercai di
capire cosa stesse succedendo ma all’improvviso vidi me
quando ero piccola che
giocavo con mio padre. Eravamo sulla spiaggia di Jolla e io correvo
mentre lui
mi inseguiva.
Di
colpo però,
come se le luci di uno spettacolo si fossero improvvisamente spente,
tornò il
buio e stavolta rividi me stessa più grande leggere il
biglietto stropicciato
che mia madre mi porgeva. Era il biglietto lasciato da mio padre,
quando ci
aveva lasciate.
Un
immenso vuoto
mi colpì all’improvviso. Una donna aveva portato
via mio padre da me e mia
madre soffriva a causa sua e io con lei. Urlai di disperazione, volevo
uscire
da quell’incubo, quando ancora la voce di Cassandra mi
trapassò la mente.
<<
E’ questo
che vuoi per Abigail? Toglierla da suo padre? Edward non
starà mai con te e mia
figlia finirò per odiarlo per questo. La toglierai da me che
sono sua madre e
anche da suo padre. E’ veramente questo quello che vuoi?
>>
Immaghgini
confuse
di me e mio padre e poi io da sola…
<<
Basta, ti
prego! >>
Mi
ritrovai di
nuovo seduta nella mia poltrone, all’interno della mia stanza.
Respiravo
a fatica
e mi sembrava di aver percorso le mille miglia a piedi. Ero
stanchissima e il mio
cuore batteva forsennattamente.
Cassandra
si piegò
elengantemente sulle ginocchia e
mi
guardò con espressione dolce.
<<
Povera
piccola, ti ho spaventato. Tesoro non era mia intenzione. Volevo solo
che
capissi quello che stai facendo alla mia famiglia. Se veramente vuoi
bene
Abigail e ami Edward, allora devi lasciarli andare entrambi. Adesso
loro hanno
me ed è giusto così, non pensi? >>
La
guardai con
immensa paura. Volevo che andasse via. Avrei voluto che in quel momento
Edward
fosse lì, ma non c’era e non ci sarebbe mai stato.
Non
capivo ciò che
mi era successo ma con terrore dovetti ammettere che quella donna non
era
umana. La mia mente collegò velocemente tutti i fattori.
Abigail, il fatto di
essere così sveglia e inteligente, poco debole come dovrebbe
essere una bimba
della sua età. Leandro con le sue strane parole e i suoi
gesti, quando diceva
che c’erano cose che non poteva dirmi e che non avrei potuto
immaginare. Edward
quando quella sera mi disse che non poteva dirmi nulla, che non potevo
capire…
<<
Brava,
stai cominciando finalmente a capire. Adesso voglio da te solo una
cosa,
sparisci dalla vita di Edward e Abigail. >>
Mi
alzai tremante.
Cosa dovevo fare? Forse aveva ragione e io non volevo che Abigfail
odiasse suo
padre a causa mia. Guradando meglio quella donna, somigliava tanto ad
Abigail e
si spiegava lo strano comportamento di Edward.
<<
Poi
un'altra cosa: non azzardarti a dire a nessuno quello che è
successo in questa
stanza altrimenti qualcuno che ami potrebbe anche
abbandonarti… >>
<<
Cosa stai
dicendo? >> dissi mentre mi sentivo quasi svenire.
<<
Hai
capito bene e sta bene attenta. Perché se Abigail
verrà ancora da te, me la
porterò via e Edward soffrirà irrimediabilemte.
>>
<<
Perché
vuoi fare tutte queste cose orribili? >> quasi urlai.
Lei
mi afferrò la
gola e cominciò a stringere. La vista mi si
annebbiò e sentivo le forze venire
meno. Non riuscivo quasi completamente a respirare.
<<
Voglio
fare tutte queste cose orribili perché non voglio che tu mi
rovini tutto.
>>
Mi
lasciò andare
improvvisamente e io mi accasciai a terra tenendomi la gola e
annaspando in
cerca d’aria.
<<
Va bene,
direi che adesso dovresti aver capito. Sta attenta a quello che fai,
osserverò
tutti i tuoi movimenti, sono stata chiara? >>
Annuì
presa dalla
paura e le sorrise di nuovo dolce.
<<
Bene,
abbiamo chiarito. Buona notte Bella. >>
Portò
indietro i
capelli con una mano e dopo avermi sorriso per l’ultima volta
uscì lentamente
dalla mia casa.
Quando
fui sicura
che se ne era andata mi alzai e mi distesi sul letto. Cercavo di capire
cosa mi
era successo quando mi ero ritrvata in quella strana dimensione. Avevo
rivissuto attraverso i ricordi, la gioia di stare con mio padre e poi
il dolore
per la sua fuga.
Cosa
dovevo fare?
Voleva
che stessi
lontana da Abigail. Ma lei avrebbe davvero odiato Edward? In effetti
non mi era
sfuggito il fatto che quella sera Abigail aveva evitato suo padre.
Ad
un trattò
sentii il campanello e mi alzai titubante. Mia madre sarebbe stata due
giorni
da una sua amica fuori città quindi chi era?
Ebbi
il terrore
che fosse di nuovo Cassandra, ma quando ero tornata a casa
l’avevo trovata già
nella mia camera. Come aveva fatto ad entrare?
Aprii
la porta e
trovai Abigail che mi guardava preoccupata.
<<
Abigail è
tardissimo cosa ci fai qui? >>
<<
Bella
stai male? E’ venuta qui una ragazza bionda? Quella che
c’era a casa dei nonni?
>>
Ripensai
alle
parole di Cassandra. Voleva che io fingessi, altrimenti avrebbe fatto
del male
a mia madre ne ero certa e poi avrebbe strappato Abigail da Edward.
Cosa dovevo
fare.
<<
Abigail
torna subito a casa. Anzi no è troppo tardi. Ora chiamo tuo
padre. >>
Rientrai
e lei mi
si aggrappò a una gamba e io chiusi gli occhi sentendo le
lacrime agli occhi.
<<
Bella
cosa succede? E’ stata qui vero? >>
<<
Non so di
cosa parli. Smettila di soffocarmi Abigail, hai la tua casa, la tua
famiglia
non stare appiccicata costantemente a me! >>
Avevo
detto tutto
questo senza neppure voltarmi a guardarla, non c’è
l’avrei fatta. Dovevo dire
quelle bugie. Dovevo.
Abigail
mi lasciò
la gamba lentamente.
<<
Ti
soffoco? Bella cosa dici? >>
La
sua voce era
tremula e io mi feci forza e mi girai.
<<
Abigail
io ho la mia vita, non posso stare dietro a una bambina. Mi rompi
sempre le
scatole, non capisci che così non va bene? Io non sono tua
madre. Devi stare
con tuo padre non con me, chiaro? >>
Lei
mi guardò come
se mi vedesse per la prima volta e io dovetti farmi forza per non
chiederle
scusa in ginocchio. Perché Cassandra mi aveva messo in
questa situazione? Perché
stava facendo soffrire così non solo me ma anche sua figlia?
<<
Non ti
credo, Bella. Te l’ha detto lei vero? >>
<<
Basta
ora! Di chi parli Abigail? Non è venuto nessuno. Te ne vai?
Mi lasci in pace?
Non ti voglio, capito? Sei solo una bambina e non ho bisogno di te. Mi
facevi
solo pena. >>
Avrei
voluto
spararmi per quello che stavo dicendo ma non avevo scelta.
Abigail
si portò
entrambe le manine alla bocca mentre le lacrime scendevano copiose sul
suo
viso.
<<
Chiamo
tuo padre, così te ne vai. >>
<<
Non c’è
bisogno, sono già qui. >>
Edward
mi fulminò
con lo sguardo e Abigail si gettò tra le sue braccia. Lui
guardò con rabbia le
sue lacrime e posò la mano sulla sua nuca, poggiandola sulla
sua spalla. Cercò
di calmare i singhiozzi di sua figlia ma era quasi impossibile.
Mi
mancava l’aria
e volevo sparire dalla faccia della terra. Perché ero stata
costretta a tutto
questo?
<<
E’ così
mia figlia ti soffoca. Avevo ragione a volere che tu stessi lontana da
mia
figlia, Isabella. >>
<<
No… è che,
io… >> provai a dire ma mi morsi la lingua,
dovevo tenere la mia parte e
li avrei salvati.
<<
Tu cosa?
Non azzardarti mai più ad avvicinarti a mia figlia.
>>
Non
avevo mai
visto Edward così arrabbiato e aveva ragione di esserlo.
<<
E’ tua
figlia che mi cerca. Dillo a lei. Non voglio più saperne ne
di te ne di quella
bambina. >>
Edward
mi guardò
come se fossi pazza. Lo fissai senza cambiare la mia espressione
contrita.
<<
Isabella
se ti vedo anche solo per puro caso vicino ad Abigail passerai i guai,
hai
capito? Mia figlia non ti disturberà più.
>>
Io
rimasi in
silenzio e trattenni con tutte le mie forze le lacrime. Abigail
voltò il capo
verso di me e i nostri sguardi si incontrarono.
<<
Bella…
>> disse piagnucolando e io voltai il viso
dall’altra parte.
<<
Dovevo
immaginare chi fossi in realtà. Mi fai schifo Isabella.
>>
Se
ne andò e io
chiusi la porta con rabbia. Mi concessi il diritto di piangere e quasi
mi
sentii male per la veemenza del mio dolore. Cominciai ad urlare per la
rabbia.
Maledetta Cassandra!
Senti
un battito
di mani e con orrore la vidi davanti a me. Ma da dove diavolo entrava?
Era
davvero una creatura terrificante.
<<
Molto,
molto bene. I miei complimenti cara. Sei stata bravissima, anzi no che
dico,
sei stata sublime. Sono davvero orgogliosa di te. >>
Mi alzai e incurante delle
conseguenze le
sputai in faccia. Lei mi fulminò con lo sguardo ma come se
nulla fosse prese un
fazzolettino dalla sua borsetta e si asciugò il viso.
<<
Farò
finta di nulla Bella, giusto perché hai svolto al meglio il
tuo lavoro.
>>
<<
Sei un
essere orribile. TI ODIO! >> urlai con quanto
più fiato avevo in corpo.
<<
Oh, che
modi! Su, su presto tornerai alla tua vita dolce e serena. Sogni
d’oro mia
cara. >>
Aprì
la porta di
casa mia uscendo come se niente fosse e io mi portai le mani in viso.
Cosa
avevo fatto? Era terribile ma non avevo scelta.
Andai
a letto
senza forze e caddi in un sonno violento, pieno di incubi in cui lo
sguardo
pieno di rabbia e rancore di Edward e le lacrime di Abigail mi
tormentavano.
**********************************
Ok,
non linciatemi!
Urlavo anch’io mentre scrivevo, ahah. No sul serio. Cassandra
è proprio cattiva
vero? Ma ripeto, nulla è come sembra!
Dopo
questa mi sa
che verrete a casa mia con i forconi xD
Avete
visto il
potere di Cassandra che vi ricordo, proietta ricordi e paure creando
uno
scenario per tormentare la sua vittima.
Cosa
ne pensate
adesso? Il prossimo capitolo arriverà spero domani!
Francytwiliter80:
Ciao! Sono sicura che adesso mi odi, ma questo
era un capitolo assolutamente necessario! Cassandra è
davvero odiosa e si vedrà
cosa nasconde… per
quanto riguarda
Edward, lui era davvero innamorato di Cassandra e ricorda una persona
molto
diversa da quella di ora e si vedrà. Rinsavirà ma
Cassandra usa tutto il suo
potere su di lui, ma vedrai che si sveglierà. Un bacione,
ciao!
Erika1975:
Ciao
Erika, rispetto le tue opinioni e ti
ringrazio per il commento. Non considero Edward un inetto. Era
innamorato di
Cassandra e in questo momento è un uomo che non vede come
stanno in realtà le
cose. Non è felice e spensierato nei confronti di Cassandra
ma solo un uomo
confuso. Hai ragione, le cose non vanno bene in questo modo ma lui
capirà i
suoi errori rimedierà, poco ma sicuro. Leandro non
è un cascamorto, più avanti
si vedrà il suo carattere. Ancora grazie.
Sandy69:
Ciao sandy, sono davvero rogogliosa di te,
ahah! No davvero hai centrato il punto che vedo non in molti hanno
capito.
Edward accetta Cassandra solo per il desiderio di ricostruire una
famiglia
giusta e completa. Non sta bene ma è confuso. Vorrebbe il
meglio per sua figlia
e spera che con il tempo le cose vadano a posto ma forse non
sarà proprio così.
Cassandra ha notato che tutti adorano Bella e non gli va
giù, specie l’amore
che sua figlia ha per lei. Grazie della recensione, non vedo
l’ora di sapere
cosa ne pensi del capitolo, un bacione!
Prudence_78:
Ciao! Grazie per la recensione e mi hai fattoa
nche ridere! Vedrai le cose miglireranno e io cerco di essere
più veloce
possibile con gli aggiornamenti per non farvi aspettare! Come vedi
Cassandra
usa metodi da vigliacchi ma non adrà tanto
lontano… Un bacio!
Bella_josephine:
Ciao
gio!!! Allora dici bene Edward non riesce
a staccarsi da Cassandra ma molte cose verranno fuori e si
sveglierà! Adesso
sono insieme ma non è proprio così
perché lui non è affatto felice. Purtroppo
Cassandra pensa a tutto fuorchè alle cose più
importanti, ovvero che è una
madre. E’ accecata da tante cose che poi si vedranno e non si
rende conto dei
problemi di sua figlia… purtroppo. Fammi sapere cosa ne
pensi e sono felice di
sapere che la storia ti ha preso! Un bacione!
Rosa62:
Ciao Rosa!
Mi sa che odierai Edward e soprattutto me perché in questi
capitoli c’è di
tutto e di più ma tutto ha un motivo e spero che non ti
scoraggierai! Figurati
come sto io a scrivere ste cose ma sarò più
felice più vanti quando le cose
verranno chiarite!
Edward sta con Cassandra ma non è un vero rapporto.
Cassandra non è quella di
prima e purtroppo ne combina di tutti i colori. Edward
capirà vedrai…
Dici che Edward è codardo? Sul serio? Beh sono opinioni,
può anche essere ma
Edward non sa come comportarsi e sbaglia continuamente
perché vorrebbe tornare
a una realtà che ormai non esiste.
Infatti bacia Bella perché Cassandra è come se
non ci fosse nella sua vita.
Viene fuori la verità, ovvero che per lui nonostante tutto
Bella è più
importante.
Non gli va bene quello che ha deciso Tanya, semplicemente la lascia
sbattere
diciamo così.
Sì Leandro si comporta così per motivi bene
precisi^^
Grazie per la recensione!
Un bacio ciao!
|
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Capitolo 17 *** Sofferenza ***
ѕσffєяєиzα
Maledizione!
Come
poteva essere accaduta una cosa del genere. Strinsi con più
forza Abigail. Mia
figlia era distrutta, non l’avevo mai vista soffrire
così tanto, nemmeno per
sua madre.
Bella
si era
trasformata in un mostro senza cuore, prendendosela con una bambina. Un
colpo
basso che da lei non mi aspettavo.
Perché
aveva
reagito così? Cosa era successo? Era per colpa mia?
No…
lei non se la
sarebbe mai presa con Abigail. Ma allora perché?
Entrai
in casa e
Cassandra mi venne subito incontro, prese la bambina che io riluttante
gli
lasciai tra le braccia. Stranamente Abigail non disse nulla e
continuò a
piangere.
Io
camminavo a
grandi passi per il salone cercando di ripercorrere nella mia mente
cosa aveva
detto Bella ad
Abigail. Diceva che si
era stancata di lei, che era solo una bambina…
Poteva
essere
reale?
Sbattei
una mano
sulla finestra rompendola irrimediabilmente. Come aveva potutto
trattare così
una bambina? Chi era davvero quella ragazza?
<<
Edward è
stata quella maledetta Bella a ridurre così la mia bambina?
>>
Cassandra
furente
mi prese per il braccio e io non seppi cosa risponderle. Per la prima
volta
ebbi paura che lei potesse farle del male e nonostante tutto non
riuscivo a
concepire una cosa del genere.
<<
RISPONDI!
>>
<<
Sì, è
stata lei. >>
<<
Quella
maledetta… mi ha appena dato la giusta occasione per
ucciderla… >>
mormorò diabolicamente.
La
presi per un
braccio e la sbattei al muro. Perché mi stavo comportando
così?
<<
Edward
che fai? A te sta bene ciò che ha fatto a nostra figlia?
>>
<<
No, ma
non devi più azzardarti a dire una cosa del genere.
>> ringhiai furioso.
<<
Non sei
l’unico che deve decidere. Mia figlia non deve essere
trattata così da nessuno.
Me l’aspettavo che prima o poi quella stupida umana
combinasse un guaio del
genere. Per questo la volevo lontana da Abigail >>
Le
diedi le spalle
e cercai in qualche modo di calmarmi. C’è
l’avevo con me stesso, con Cassandra
e soprattutto con Bella.
Perchè
la mia vita
era stata di nuovo stravolta?
<<
Edward
non capisci? Deve essere eliminata quella ragazza. >>
Persi
la pazienza
una volta per tutte e la bloccai di nuovo al muro. Era forse diventata
pazza?
Io non avrei ucciso nessuno. Perché continuava a ripetere
quelle assurdità?
Sapevo che c’è l’aveva con lei, che era
gelosa del rapporto con Abigail e
gelosa di me, ma mai avrei fatto una cosa del genere.
<<
Se qui
c’è qualcuno che voglio eliminare quella sei tu.
Isabella starà lontana dalla
mia vita e da quella di Abigail ma non metterò mai fine alla
sua vita. >>
<<
Sei solo
un bastardo! >> quasi urlò e mi spinse con
forza.
<<
Come puoi
dire queste cose alla madre di tua figlia? >>
<<
Tu hai
cercato di uccidermi Cassandra! Questa è la soluzione ai
tuoi problemi. NON E’
COSI’? >>
Stavo
ormai
perdendo il lume della ragione. Vedere la donna che un tempo aveva
amato
davanti a me dire quelle cose, dopo ciò che mi aveva fatto
era inconcepibile.
Il pensiero di Bella mi stava distruggendo. Cosa l’aveva
portata a dire quelle
cose?
<<
Anche
senza di te io la ucciderò… >>
sussurrò maligna e io la buttai a terra.
Lei cambiò velocemente posizione cogliendomi di sorpresa e
mi prese il viso tra
le mani.
<<
Non me lo
impedirai. >> continuò
<<
Sì
invece, a costo di uccidere te. >> mi stupii io stesso di
ciò che avevo
detto.
Ero
un continuo
controsenso. Quella situazione mi stava portando alla follia. Non
sapevo più
chi ero e cosa volevo. Bella era stata la mia valvola di salvezza, ma
ormai
anche lei mi aveva voltato le spalle.
Cassandra
mi
schiaffeggiò con forza.
<<
Non
oseresti. Tu mi ami! >>
Risi
malignamente.
Stavo lentamente tornando me stesso, forse. Sentirle dire quelle cose,
accese
in me la consapevolezza che per me ormai non era niente. Era solo una
donna a
cui mi sentivo legato, era la madre di mia figlia, ma in nessun modo
avrei
potuto amarla di nuovo.
<<
Non è così.
Non più. >>
<<
BUGIARDO!
>> urlò e mi schiaffeggiò ancora.
Delusa
nell’orgoglio e con gli occhi lucidi si abbassò
per baciarmi ma io
non ricambiai il gesto. Sapevo che era
amareggiata e terrorizzata dalle mie parole. Ma erano la
verità. Cassandra era
stata un capitolo importante della mia vita ma era ormai chiuso.
Cercò
di sedurmi
in ogni modo ma io rimanevo rigido. Il suo tocco aveva perso il suo
fascino per
me. L’idea che potesse fare del male a Bella mi torturava.
<<
Cassandra. >>
La
vampira sopra
di me si irrigidì di colpo. Leandro ci raggiunse lentamente
e la tirò via da me
e mi porse la mano. Lo ignorai e mi alzai. Non mi ero dimenticato che
mi aveva
negato il suo aiuto.
<<
Devo
parlarti immediatamente. >> scandì ogni parola
lentamente e vidi nello
sguardo della sorella reale paura.
Lo
aveva sempre
temuto e in realtà Leandro era un vampiro
molto pericoloso. Con le persone che amava era remissivo e
dolce, ma se
le cose non andavano per il verso giusto era capace di diventare un
mostro
senza alcuna pietà.
Questo
era uno dei
motivi per cui non volevo che stesse con Bella. Sapevo che non le
avrebbe mai
fatto del male, la amava. L’avevo capito da tempo. Tuttavia
non mi fidavo mai
abbastanza.
Abigail
era
l’unica eccezione. Mai le avrebbe fatto del male.
<<
Cosa
vuoi. Sto parlando con… >>
<<
NON MI
INTERESSA. >>
Le
pareti della
casa vibrarono e io pensai ad Abigail.
<<
E’ dai
tuoi genitori. >> disse senza guardarmi e abbassando i
toni.
Perché
era così
arrabbiato con sua sorella? Cassandra mi guardò e io non
seppi cosa fare. Non
volevo intromettermi.
<<
Perché
l’hai portata lì senza dirmi nulla?
>> chiesi al vampiro
<<
Hai delle
cose da fare. >>
<<
Lui da
qui non si muove! >> si intromise Cassandra e
guardò il fratello con
odio.
<<
Sei tu
quella che non si muove da qui. Edward vattene. >>
Leandro
non mi
guardava nemmeno ma io in quel momento capii. Volevo andare da Bella,
capire
cosa l’avesse spinta a dire quelle cose. Con Abigail avevo
solo la voglia di
portarla via da lì, ma io volevo delle risposte da
quell’umana e le avrei
avute.
Uscii
da quella
casa e senza nemmeno usare la macchina raggiunsi con la mia
velocità la casa di
Bella. Le strade erano poco affollate a causa dell’ora tarda.
Salii
in casa
senza nessun problema, forzando la finestra della sua camera. Entrai e
il suo
odore dolce mi colpì come uno schiaffo.
La
camera era
completamente all’oscuro e lei era distesa, ancora vestita
con l’abito da sera
sul letto.
Il
suo respiro era
lento e regolare e notai le sue guancie umide di lacrime.
Come
poteva una
persona che vuole trattare male intenzionalmente qualcuno soffrire in
questo
modo? Perchè lei soffriva ne ero certo.
Non
sapevo cosa
fare ma ben presto lei cominciò a sussurrare parole sconnese
a muoversi sempre
più velocemente. Cominciò anche a sudare e poi a
urlare. Era ovviamente in
preda agli incubi e io cercai di svegliarla senza farla spaventare
ulteriormente.
<<
No, ti
prego… no… NO, NO!!! >>
La
strattonai con
più decisione e lei si alzò di scatto con una
mano sul cuore che batteva
all’impazzata.
<<
Bella
calmati. >>
<<
ODDIO,
VATTENE! >>
<<
Non avere
paura Bella, sono io. >>
Accesi
la luce e
lei mi guardò con gli occhi socchiusi per la luce improvvisa
e il viso
distrutto dalle lacrime.
Respirava
affannosamente e si era lasciata ormai prendere dal panico.
<<
No,
vattene… ti prego va via. >>
Scoteva
piano il
capo e tremava senza controllo. Mi aveva riconosciuto, allora
perché aveva
paura?
<<
Calmati,
perché fai così? >>
Le
toccai una
spalla e lei gridò come un animale ferito.
<<
NOOOO
BASTA! >>
La
presi per le
spalle con forza.
<<
Smettila,
Bella! >>
Lei
si fermò e mi
guardò come se mi vedesse per la prima volta.
<<
Era
soltanto un incubo. Basta. >>
<<
No, non
era un i-incubo. Era la r-realtà. >>
Ma
di cosa
parlava? Non riuscivo a capire. Era ancora scossa dal sogno? Eppure era
sveglia
da qualche minuto e continuava a delirare in quel modo.
<<
Non
c-capisci. Devi a-andare via, subito! Per favore…
>> concluse piangendo
di nuovo.
Si
portò le mani
ai capelli e continuò a scuotere il capo.
Cosa
le era successo?
Perché era così terrorizzata?
Le
presi il viso
tra le mani, dimenticandomi quasi tutto, mentre il mio cuore ormai
fermo si
spezzava di fronte a quella vista.
Bella
era
distrutta e non aveva più controllo.
<<
Piccola
cosa è successo? Dimmelo. >>
Lei
continuava a
sussurrare cose senza senso e mi diceva di andare via.
<<
Non
andrò. Prima voglio sapere cosa ti è successo.
>>
Ormai
ne avevo
quasi la certezza. Era successo qualcosa che l’aveva spinta a
trattare in quel
modo me ed Abigail. Qualcosa che l’aveva terrorizzata.
<<
No, l-lei
non vuole. Ti prego… >>
<<
Chi non
vuole? >>
Ero
sempre più
preoccupato e mi sedetti meglio. La presi tra le braccia e la tirai in
grembo.
Lei
quasi urlò a
quel gesto e cercò di porre resistenza ma con
facilità la piegai al mio volere.
La strinsi al petto e le accrezzai i capelli. Dopo parecchi minuti in
cui
strillava di lasciarla andare si aggrappò al mio petto e
pianse senza
controllo.
Chi
o cosa l’aveva
ridotta in quel modo?
Continuai
ad
accarezzarle i capelli lentamente, sperando di incuterle un
po’ di calma, anche
se sembrava un impresa impossibile da quanto era agitata.
<<
Bella ti
prego… >> mormorai sui suoi capelli.
Lei
smise di
agitarsi e quando la scostai un po’ per guardarle il viso non
credetti ai miei
occhi.
Il
suo viso era
arrossato e le lacrime le scendevano silenziose sul viso, gli occhi
erano
spenti e privi della loro abituale luce, quella che mi aveva quasi
riportato
alla vita.
Le
scostai i
capelli dal viso , ma era come se lei non sentisse, ne vedesse nulla.
<<
Bella?
>>
Lei
mi guardò ma
senza espressione.
<<
Ti prego
dimmi cos’hai. >>
Le
accrezzai il
viso e mi sentii in colpa per tutto quello che le avevo fatto passare.
Le baciai
le guance, gli occhi e
poi la fronte ma
lei non aveva nessuna reazione.
<<
Bella…
>> mormorai senza più sapere cosa fare.
La
presi in
braccio improvvisamente e lei si abbandonò come una bambola
senza vita. Mi
diressi in bagno e la poggiai su una sedia. Presi un asciugamano e le
asciugai
il sudore dal viso. Ansimava per la stanchezza e l’agitazione
che l’aveva
colpita fin ora. Con una spugna le bagnai il viso.
Prendermi
cura di
lei era l’unica cosa che mi veniva in mente in quel momento.
La
ripresi in
braccio e la distesi a letto. Bella strinse con una mano il cuscino e
chiuse
gli occhi. Mi distesi accanto a lei e la strinsi, facendole appoggiare
la
schiena al mio petto.
Era
così piccola e
fragile… chi era che l’aveva ridotta in quel modo?
<<
Lei non
vuole Edward… >>
<<
Cosa dici
Bella… >> mormai sospirando.
La
voltai verso di
me e lei mi fissò per qualche minuto senza dire nulla.
<<
Bella per
favore, mi dici cosa ti è successo? >>
<<
Non posso…
Edward io non volevo far male a nessuno… nessuno.
>>
<<
Stai dicendo
cose senza senso. Lo so che non volevi far male a nessuno. Cosa ti ha
spinta a
comportarti così con Abigail? >>
I
suoi occhi si
riempirono di nuovo di lacrime e scosse il capo con forza.
<<
Io non
posso. Edward non è possibile. >>
Si
portò le mani ai
capelli e io temetti che cadesse di nuovo in quello stato terribile. La
strinsi
a me con forza e la cullai per un po’.
<<
Non fa
nulla, me lo dirai domani. >>
<<
No, io…
>> mormorò e io la zittii dolcemente.
<<
Shhh
piccola, dormi ora. Veglio io su di te. Non succederà nulla.
>>
Lei
si strinse a
me e si addormentò.
Chi
o cosa l’aveva
ridotta in quel modo? Ormai ne ero certo, era successo qualcosa. Chi
non voleva
che io stessi con lei? Mi veniva in mente solo Cassandra ma lei non
poteva
essere venuta qui a minacciarla… o si?
Non
avvertivo il
suo odore, ma lei era molto furba avrebbe potuto anche camuffarlo.
Anche
Abigail l’avrebbe sentito e se fosse stato così me
l’avrebbe detto.
<<
Lei non vuole Edward… >>
Lei,
lei, lei… l’aveva
ripetuto spesso in preda al panico. Le parole di Cassandra erano state
molto
violente. E se fosse stata davvero lei? Ringhiai sommessamente.
Avrei
presto
scoperto presto la verità e chiunque avesse ridotto
così Bella, me l’avrebbe
pagata cara. Molto cara.
****************************************
Oh
cavolo! Scusate
ma ci voleva proprio!
Non
so quante
volte ho scritto e riscritto questo capitolo. Non ero soddisfatta del
risultato
così ho deciso di cambiare un po’ di carte in
tavola e alla fine sono giunta a
questo. Cosa ne dite?
Ormai
ci siamo
quasi, ma siamo ben lungi dal risolvere i problemi. Ci saranno ancora
molte
cose ma stavolta Edward difficilmente si separerà da
Bella… tuttavia Cassandra
è un osso duro e non vi dico altro.
Ci
tengo a
chiarire una cosa che in molti mi hanno chiesto. Da quanto ho capito e
prevedevo vi è sembrata esagerata la reazione di Bella con
Abigail. E’ così, è
stato terribile. Ma mi rincresce una cosa, evidentemente io non ho
scritto bene
il capitolo precedente. Mi prendo questa responsabilità
perché non tutti hanno
veramente capito il motivo di tanta crudeltà. Cassandra ha
minacciato Bella di
portarsi via Abigail e di far male indirettamente alla madre di Bella,
unica
sua persona cara. Quando Bella ha visto Abigail, sapendo che
è testarda, era
inutile girarci troppo attorno. Doveva essere cattiva e mandarla via ad
ogni
costo, altrimenti le avrebbe solo fatto del male.
Avete
compreso
adesso? Sennò ditemelo. A me veramente dispiace moltissimo,
perché se voi la
pensate così è stato per un mio errore, per non
aver scritto bene quel punto.
Dopo
questo… spero
di sapere cosa ne pensate.
Prudence_78:
Ciao! Sì vedrai che Cassandra avrà il suo
benservito xD No sul serio, le cose cambieranno, ma come hai visto
Edward ha
finalmente fatto qualche passo avanti! Fammi sapere cosa ne pensi del
capitolo,
un bacio!
Erika1975:
Ciao erika, l’odore di Cassandra come hai
letto nel capitolo non l’ha sentito. Sarebbe tutto molto
scontato non trovi?
Cassandra è furba e non vuole di certo farsi scoprire, ha
camuffato il suo
odore. Mi dispiace solo una cosa… forse non hai letto bene
la storia o ti sei
confusa, perché Alice è umana e non ha le
visioni. Leandro vede il futuro e sa
tutto e verrà spiegato più avanti. Edward
è stato sgradevole… sì lo è
stato, ma
è un uomo confuso. Non è facile la sua
situazione, ripeto che lui vuole solo il
meglio per sua figlia e vuole solo ridarle una madre, anche se le cose
tra loro
non vanno bene. Tuttavia… come hai letto da questo capitolo
le cose cambieranno…
Devo essere sincera non sono d’accordo con te ma rispetto le
tue ipotesi. E’
giusto così per chi recensisce, quindi mi sento di dirti che
Bella ha sofferto
come un cane nel dire quelle cose ad Abigail ma è stata
costretta da Cassandra.
Dalla storia avrai di certo compreso che Abigail non si ferma davanti
alle
parole di suo padre, di conseguenza era a lei che doveva dire quelle
cose. Con
Edward ha parlato anche dopo e non l’ha fatto prima
perché vedendo Abigail ha
subito pensato a proteggerla dicendole quelle cose…
A presto.
Rosa62:
Ciao Rosa, Cassandra teme moltissimo Bella,
infatti come hai letto Edward non molla mai quando si tratta di lei.
Edward
finalmente comincia a capire e la sua confusione comincia ad andare
via…
Cassandra nasconde molte cose ma è un personaggio
particolare a suo modo e lo
vedrai più avanti!
Edward ed Abigail non hanno sentito l’odore di Cassandra
perché lei l’ha
camuffato, è molto furba e non si lascia fregare facilmente!
Leandro adesso farà la sua parte e le cose cambieranno.
Grazie come sempre!
Un bacio, ciao!
Francytwiliter80:
Ciao! Sono contenta che tu abbia capito il
vero spirito di questa situazione! Le cose stanno piano piano cambiando
ed
Edward finalmente comincia a capire. Grazie per la recensione, un bacio!
Bella_josephine:
Ciao
gio, sono contenta che tu
sia riuscita a rencensire, ci tenevo in effetti! Ahaha hai fatto bene
ad
odiarmi, mi sono odiata anch’io! Ma vedrai verrano tempi
migliori. Bella ha
dovuto trattare Abigail in quel modo, era spaventata e voleva
convincerla ad
andare via e dimenticarsi di lei. Non sono serviti gli sforzi di suo
padre e
doveva fare qualcosa. Cassandra ha in mente molte cose… non
temere però tengo
molto a Bella! Un bacio ciao!
|
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Capitolo 18 *** Sinceritā ***
ѕιи¢єяιтà
A
volte la sofferenza è talmente sorda da non
poterla gestire. Come una bestia le cui unghie ti trafiggono, penetrano
in
fondo fin quando anche il dolore stesso perde
d’intensità, lasciandoti
l’esasperante sensazione di vuoto e perdizione.
Il
senso d’impotenza davanti alle cose a cui
non puoi porre rimedio ti logora fino a distruggerti.
Persa
nel mio abisso senza fine, credevo di non
riuscire più a riaffiorare. Non sapevo quanto tempo fosse
passato da quando mi
ero risvegliata. Guardavo il soffitto senza vederlo veramente.
La
notte scorsa Edward mi aveva vista in quello
stato e per poco non gli dissi la verità. Non potevo farlo.
Sapevo bene cosa
voleva dire vivere senza un padre e io non l’avrei mai tolto
ad Abigail.
Perché
Edward era cambiato all’improvviso? Cosa
era cambiato?
Chiusi
gli occhi e sospirai. Dovevo porre fine
a questa continua sofferenza, ma non sapevo come fare.
Un
ticchettio alla finestra mi distrasse e non
mi stupii di vedere Edward che alzava la finestra ed entrava.
<<
Ancora qui? Forza alzati. >>
Non
risposi. Quella mattina mi aveva sussurrato
che andava da sua figlia, poi sarebbe tornato da me.
Abigail…
la mia povera piccola. Quanto male le
avevo fatto?
<<
Isabella hai sentito che ho detto?
>>
Non
risposi di nuovo e in pochi secondi mi ritrovai
in piedi.
<<
Ma cosa… >> dissi confusa.
Edward
aveva spostato le coperte e prendendomi
per un braccio mi aveva fatto alzare. Mi sospinse leggermente verso il
bagno.
<<
Cerca di darti una svegliata. Devo
sapere da te cosa diavolo sta succedendo. >>
Chiuse
la porta che io rimasi a guardare
incredula. Mi guardai allo specchio e capii che aveva ragione. Il
problema era
che lui voleva delle spiegazioni, ma la recita della sera prima non era
servita
a nulla?
Mi
feci in fretta una doccia e con l’accappatoio
ben stretto, sbirciai per vedere dove fosse Edward.
<<
Guarda che ti ho sentito… sono in
cucina Isabella. >> pronunciò con un tono che
mi parse ironico.
Sbuffai
stizzita. Aveva sentito la porta del
bagno aprirsi e aveva immaginato tutto. Camminai spedita lungo il
corridoio per
arrivare alla mia stanza che per fortuna era distante dalla cucina.
Mi
sentivo stranamente imbarazzata e chiusi a
chiave la porta della mia camera senza motivo. Sapevo bene che lui non
sarebbe
mai entrato ma averlo in casa mia mi faceva sentire a disagio.
Rispetto
all’incubo della notte prima ero più
reattiva. Mi chiesi come avevo fatto a dormire abbracciata ad Edward.
Quando
finii di prepararmi, indossando un jeans
e una semplice maglietta, aprii la porta e trovai Edward appoggiato
allo
stipite che mi guardava con un soppracciglio alzato.
<<
Pure la chiave? Che credevi? >>
Arossii
all’istante e lui sorrise leggeremente.
Lo scansai infastidita e andai in cucina seguita da lui.
<<
Sul serio Isabella torniamo alle cose
serie… >>
<<
Non c’è nulla di cui parlare. >>
Mi
sedetti sul piccolo divanetto e lui si
sedette accanto a me, facendomi irrigidire.
<<
La vuoi smettere? Non ho intenzione di
farti del male. >> disse rigido.
A
quelle parole trattenni il respiro. Realizzai
che era così, io avevo paura.
Ricordavo
bene le parole di Cassandra. Loro
erano vampiri…
Guardai
Edward di sottecchi. Com’era
possibilie? Lui ricambiò il mio sguardo cercando di capire a
cosa stessi
pensando.
Come
mi dovevo comportare, dovevo dirglielo che
sapevo? Mi sentivo ridicola.
<<
Sei un vampiro. >>
Avrei
voluto sotterrarmi, ma perché diavolo
l’avevo detto in quel modo? Oddio e ora che avrebbe fatto?
Lo
guardai e lui aveva la bocca spalancata e il
respiro completamente assente. Mi guardava come se fossi un alieno
sceso in
terra e gli avessi appena detto che lo dovevo uccidere.
Allontanai
quei pensieri e mi concentrai su di
lui. Era evidente che non sapeva cosa fare, ma saltai quasi per aria
quando si
alzò di scatto e si allontanò da me, guardandomi
allucinato, come se il vampiro
fossi io.
<<
Beh? Hai paura di me? >> chiesi
senza pensare
Ma
che mi stava prendendo… la stanchezza mi
giocava brutti scherzi.
<<
Sei spiritosa adesso? Sei un po’
lunatica mia piccola umana. >>
Mi
guardò ancora curioso ma la sua espressione
sembrava un po’ più serena. Mi indicò
la porta e io non capii.
<<
La porta è lì, perché non scappi?
>>
Mi
alzai e lo fronteggiai, di colpo arrabbiata.
<<
Se non l’ho fatto ieri sera quando è
venuta… >>
Mi
tappai la bocca con una mano, stavo per dirgli
di Cassandra e lui affilò lo sguardo.
<<
Continua maledizione! Chi è venuto qui
ieri sera? >>
Scossi
il capo con forza. No, cosa dovevo fare?
Non potevo dirglielo.
Edward
mi porse una mano e io la presi
titubante.
<<
Non so mai cosa fare con te… come lo
sai che sono un vampiro? Non hai paura? >>
Io
guardai quegli intensi occhi verdi e no… non
avevo paura.
<<
Non di te… >> sussurrai e lui
strinse più forte la mia mano.
<<
Chi ti ha detto queste cose? Leandro?
>>
Mi
stupii della sua domanda, ma infondo dovevo
aspettarmelo. Non poteva pensare che fosse stata la sua fidanzata.
Feci
per girarmi e andarmene ma lui non mi
lasciò la mano e io rimasi girata a metà.
<<
Oppure Cassandra >> sussurrò e
io lo sentii appena.
Gelai
sul posto. No, no… non dovevano andare
così le cose. Dovevo sviarlo, non potevo permettere che
scoprisse tutto, ma
Edward capì molto velocemente.
La
mia paura era evidente e cominciai a tremare
leggermente. Quella vampira era spietata e avevo paura di
ciò che potesse fare.
Non avevo timore per me stessa, non me ne importava, ma per Edward,
Abigail e
mia madre ero terrorizzata.
Non
mi ero accorta che Edward mi aveva
riportato davanti a lui. Mi guardava dispiaciuto e scuoteva il capo con
rassegnazione.
<<
Ti prego Isabella, dimmelo tu.
>>
Cosa?
<<
Cosa devo dirti? >>
<<
LA VERITA’ >>
Sobbalzai
spaventata e per la prima volta lo
sentii fare un verso gutturale che sembrava un ringhio. Lui rise
nervosamente.
<<
Adesso sì che hai paura vero? >>
Nonostante
tutto negai con il capo e lui mi
lasciò, incredulo.
<<
Per favore non farmelo ripetere.
>> disse lugubre.
<<
Non voglio. >>
Dannazzione
quella vampira era la madre di sua
figlia, lui doveva tornare da lei e io avevo paura e non volevo
menzionarla
fino alla fine.
<<
Smettila! Se è stata Cassandra a
spaventarti ieri sera e a indurti a comportarti così con
Abigail hai il dovere
di dirmelo, non lo capisci? >>
Edward
aveva ragione, ma io ero troppo
indecisa.
<<
Ti ha spaventato fino a questo punto?
>>
Dopo
avermi domandato questo il suo sguardo si
rilassò di colpo, come se avesse capito tutto.
<<
Isabella… hai avuto delle visioni?
>>
Quasi
mi mancò l’aria a quelle parole e Edward
mi abbracciò. Non ne capii il motivo ma ricambiai la sua
stretta.
Dopo
molti minuti riuscii a parlare senza
accorgermene.
<<
C’era mio padre. Lui spariva dalla mia
vita e io non voglio questo per Abigail. >>
Lui
mi strinse più forte ma non disse nulla.
Voleva che io andassi avanti fino alla fine.
Respirai
a fondo il profumo di Edward che era
capace di calmarmi più di ogni altra cosa, come era successo
la notte prima.
<<
Non vuole che io stia con te e
Abigail, ma se non lo faccio vi allontanerà e io non posso
permetterlo.
>>
Edward
emise un basso ringhio e lentamente mi
scostò da sé. La sua espressione era terribile,
era arrabbiato.
Mi
accarezzò il viso e poi i capelli.
<<
Dimmelo. >>
Voleva
che dicessi espressamente il suo nome ed
era maledettamente difficile dirlo.
<<
Cassandra ha minacciato di uccidere
mia madre e toglierti Abigail se non avessi fatto in modo di
allontanarla, in
qualsiasi modo. >>
Ecco,
l’avevo detto, ma era come una
confessione strappata con l’inganno. Mi risedetti senza forze
e misi le mani tra
i capelli. Edward me le prese entrambe rimanendo in piedi
davanti a me.
<<
Non avere paura Isabella. Non
succederà nulla di quello che ti ha detto. Ancora
però stento a credere che lei
abbia fatto una cosa simile. >>
Un
vago senso di irritazione mi colse
impreparata a quelle ultime parole. Mi sentivo come l’amante
che cerca di
incolpare la moglie.
Mi
portai una mano alla fronte. Stavo perdendo
la testa e facevo paragoni assurdi. Il fatto è che mi
sentivo in colpa come se
fossi un intrusa che stava cercando di dividerli.
Edward
si inginocchiò davanti a me e mi prese
il viso tra le mani.
<<
Ho imparato a conoscerti Isabella. Non
devi sentirti in colpa. Cassandra non è più la
donna di cui mi ero innamorato.
E’ cambiata. Questo mi fa soffrire, ma non le
permetterò di farti dal male.
>>
Era
innamorato? Al passato?
<<
Non so cosa dire. Mi sento un intrusa
in tutto questo. Vorrei solo sparire e non creare problemi.
>>
Lui
mi sorrise con affetto e mi baciò il naso.
<<
Non essere stupida. Sei stata
coraggiosa, so cosa si prova quando Cassandra utilizza quei mezzi per
far
cedere le sue vittime. >>
Lo
guardai curiosa e lui con un sospiro si alzò
e si sedette accanto a me.
<<
Vedi… quando vidi per la prima volta
Cassandra ero ancora umano. Un pomeriggio stavo passeggiando per le
strade di
New York e inavvertitamente ci siamo scontrati. Lei rise
dell’accaduto e io mi
innamorai del suo sorriso. Era molto dolce all’epoca, vivace
e spensierata.
>>
Sorrise
e io provai invidia. Mi accusai per
questo e strinsi i pugni mentre lui me ne prendeva uno in mano e
scioglieva la
mia stretta.
<<
Mi sono innamorato di lei subito.
Sfacciatamente le chiesi il numero e da quel momento cercai in tutti i
modi di
conquistarla. Lei provò in tutti i modi di dissuadermi.
Utilizzando le visioni,
dicendomi che era una vampira ma non servì a nulla. Anche
lei mi amava e si
abbandonò a quel sentimento. Inaspettatamente
rimanè incinta anche se mi aveva
detto che i vampiri non potevano, così nacque Abigail. Da quel momento le cose
cambiarono. Lei continuava a ripetermi che non avevamo futuro. Io ero
solo un
umano e lei un immortale. >>
Lo
guardai affascinata. Era perso tra i suoi
ricordi ed era evidente che ciò che lo legava a lei era
ancora presente.
<<
Un giorno però, quando Abigail era
ancora molto piccola, mi attaccò e cercò di
uccidermi. >>
<<
Cosa… perché? >>
<<
Me lo chiedo ancora adesso Isabella.
>>
Si
alzò e guardò fuori la finestra. Io ero
incredula. Se l’amava così tanto, per quale motivo
fare una cosa del genere?
Edward
era ancora girato verso la finestra e mi
alzai senza sapere bene che fare. Gli poggiai la mano sulla spalla e lui si voltò
piano verso di me.
Era
molto addolorato. Doveva soffrire
molto. Non era
facile da accettare che
la persona più amata ci faccia del male.
<<
So che stai soffrendo, ma pensa ad
Abigail. E’ una bambina meravigliosa e tutto quello che hai
fatto ha portato a
questo. Tu meriti di essere felice e lo sarai, osservando tua figlia
crescere.
Anche se le cose sono state difficili, Abigail sarà sempre
la parte migliore di
voi due. Il sentimento sincero che vi ha legati e rimarrà
per sempre in vostra
figlia. >>
Mi
costava dire quelle cose, ma volevo un mondo
di bene ad Abigail. Era il frutto del loro amore ed era una cosa
splendida.
Edward
mi osservava meravigliato. Mi accarezzò
il viso e rimase a fissarmi come se fossi una strana creatura.
<<
Dimmi perché non hai paura di me.
>>
Sorrisi
e lo abbracciai.
<<
Non posso avere paura di te. Quando
Abigail è venuta con Alice e ho scoperto che era tua figlia,
mi sono sentita
tradita. Avrei voluto che tu me lo dicessi, così ho pensato
che mi avessi solo
usato e che per te non contavo nulla. Però poi ho
capito… tu avevi paura che in
qualche modo potessi far del male indirettamente ad Abigail. Ci
conoscevamo
appena e tuttora è così, quindi volevi
giustamente tenere lontana da me il tuo
tesoro più prezioso. >>
Edward
mi scostò da lui e mi baciò la fronte.
<<
Mi dispiace per ciò che ho fatto, ma
hai ragione, avevo paura. Mia figlia è la mia unica ragione
di vita e il mio
unico obbiettivo è proteggerla. Se si fosse affezzionata
troppo a te, come è
successo, e se tra noi fosse finita ancor prima di cominciare, ne
avrebbe
sofferto. Infatti è stato così. >>
Io
lo guardai con intensità e lui capì.
<<
So che è tornata Cassandra e le cose
si sono complicate e confuse però è un dato di
fatto: Abigail ti adora
Isabella, farebbe qualunque cosa per te e vedi in che situazione ci
troviamo?
>>
<<
Edward mi dispiace. Non avrei dovuto
dire quelle cose ad una bambina ma ero terribilmente preoccupata per
lei. So che
è molto testarda e quello era l’unico modo per
allontanarla e tenerla al
sicuro. >>
Lo
lasciai e con le braccia incrociate al petto
camminai per la cucina.
<<
Ma… ? >> mi chiese lui, capendo
che stavo pensando a qualcos’altro.
<<
Ma non capisco perché Cassandra abbia
fatto tutto questo. E’ solo gelosa? Non ne ha motivo... ho
capito che tu sei solo affezzionato a
me, che non c’è nient’altro,
sennò non le avresti chiesto di sposarti. >>
La
voce mi s’incrinò. Più passava il
tempo, più
me ne rendevo conto. Quell’uomo… quel
vampiro… stava diventando troppo
importante per me. Troppo.
Sentii
le sue braccia avvolgermi, facendomi
poggiare la schiena al suo petto.
<<
Piccola… non riesco a dirti con
certezza cosa provo per te. Sono confuso e tutto è diventato
troppo complicato.
So solo che non voglio perderti perché l’idea mi
fa letteralmente impazzire.
Vorrei sempre tenerti al sicuro e… >>
Cercai
di allontanarmi ma lui non me lo
permise.
<<
Questi sentimenti posso essere d’amicizia.
Anche Leandro si preoccupa per me. >> mentii
perché ormai era chiaro che
per Leandro fossi qualcosa di più di un’ amica.
<<
Non dire bugie Isabella. Leandro ti
ama ma io non permetterò mai che tu stia con lui.
E’ pericoloso. >>
<<
Non lo è. >>
<<
Sì invece. >>
ribattè con energia.
Mi
girò verso di lui e mi prese il viso tra le
mani.
<<
Ti prego fidati di me. Non allontanarti, non voglio
perderti. >>
<<
Hai Cassandra non devi occuparti di
me. >>
<<
Non dire sciochezze! Non hai sentito
una parola di quello che ti ho detto prima? Non la amo più e
non le ho chiesto
di sposarmi. Ha capito che sei importante per me e ha cercato solo di
ferirti.
>>
A
quelle parole era come se un grosso maciglio
si fosse sollevato dal mio petto, permettendomi di respirare di nuovo
normalmente.
<<
Ma allora… >> cominciai confusa.
<<
Allora stammi vicino. Non abbandonarmi
Isabella. >>
Mi
fece tenerezza. I suoi occhi erano più
lucidi e io lo abbracciai di slancio, circondandogli il collo con le
braccia e
lui mi strinse forte a sé.
<<
Ti starò vicino Edward, ma tu mi
lascierai un giorno. >> dissi con voce liquida.
<<
No. Mai. >> sussurrò al mio
orecchio, facendomi mancare qualche battito.
Non
seppi per quanto rimanemmo abbracciati, ma
non avrei mai voluto sciogliere quel legame. Edward Cullen mi era
entrato fin
dentro l’anima e sapevo che se lui mi avrebbe abbandonato
ancora non avrei
retto a lungo.
*************************************
Ciao
a tutti!
Le cose stanno prendendo una direzione diversa da quella che vi
aspettavate? Considerate
però che ci sono ancora nubi in giro… ma il
sereno arriverà, poco ma sicuro!
Ringrazio
tutti quelli che mi hanno rassicurato
per il capitolo precedente e a questo proposito vi dico subito che la
reazione
di Edward nel sapere che Bella è a conoscenza della sua
natura può apparire
forse superficiale ma non è così. Edward ha
provato più o meno le stesse cose
quando è capitato a lui con Cassandra quindi la comprende e
riconosce le sue
stesse reazioni! In ogni caso si vedrà meglio nei prossimi
capitoli!
Erika1975:
Ciao Erika, come hai visto Edward
si è dato veramente una bella svegliata! Ha scoperto di
Cassandra e vedrai che
lei non se la passerà molto bene! Grazie, ciao!
Micol_cullen1997:
Ciao! Ti ringrazio tantissimo per
i tuoi complimenti, ne sono onorata! Edward ha scoperto la
verità e da adesso
le cose cambieranno! Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi
del capitolo, un
bacio!
Prudence_78:
Ciao tesoro! Eh sì, ormai mi sono
affezzionata a te e alle tue recensioni! xD Ti ringrazio davvero,
perché sei
sempre gentilissima e comprendi ogni messaggio che voglio far arrivare
attraverso i capitoli. Esattamente come hai detto tu, Bella ha trattato
Abigail
in quel modo perché pensava
di aiutarla
e ne ha sofferto molto. Cassandra non è più la
stessa e vedremo il perché più
avanti! Un bacione, ciao!
Bella_josephine:
Ciao! Sai che mi hai fatto ridere?
Sei simpaticissima! Ahahha ero contenta anch’io quando ha
sbattuto Cassandra al
muro per farle capire che con lui non si deve scherzare ( *__* )
Leandro vuole
bene a Bella e ha aiutato anche lei dando ad Edward la
possibilità di
raggiungerla. Grazie come sempre, un bacione!
Rosa62:
Ciao Rosa! Ti rispondo subito riguardo a
Cassandra. Vedi, lei credeva di avere la vittoria in pugno giocandosi
la carta
di Abigail. Edward infatti non ci aveva visto più nel
sentire come Bella stava
trattando sua figlia, quindi Cassandra non si è curata di
nascondere le sue
intenzioni perché pensava davvero che Edward ormai odiasse
Bella. Non si aspettava
che lui le volesse bene sul serio ( anche se è un
po’ tonto per ora xD ) e che
chiarisse con Bella.
Leandro è un personaggio che si scoprirà del
tutto più avanti. Tiene molto a
Bella, sa dell’ingiustizia causata dalla sorella e proprio
per il bene che le
vuole sa che vorrebbe avere vicino Edward, dirgli la verità,
così blocca la
sorella che poi ha pure detto che la voleva uccidere e lui di certo non
può
rimanere senza far nulla!
Ti ringrazio per avermi avvertito del capitolo! Come una stupida non
avevo
salvato il capitolo con le correzioni! In ogni caso qualcosa mi sfugge
sempre perché
scrivo nelle pause dello studio e cerco di non farvi aspettare molto,
quindi
sicuro manco di buona attenzione! Grazie ancora e se
c’è qualcosa che non và
dimmelo pure, per me è un grande aiuto!
Un bacione!
vittoriaKf:
Ciao Vittoria, grazie mille per la
recensione e per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia!
Fammi
sapere cosa ne pensi del capitolo, sono molto curiosa! Un bacio, ciao ^^
Michelegiolo:
Ciao! Sì vedrai che Cassandra ne
combinerà ancora! Grazie per la recensione, non vedo
l’ora di sapere cosa ne
pensi di questo, un bacio ciao^^
Francytwilighter80:
Ciao! Grazie davvero, mi hai
rincuorato
tantissimo con le tue parole. Sai alle volte sono molto insicura e
vorrei solo
fare un buon lavoro, tengo molto a questa storia e mi piacerebbe
condividerla
con voi al meglio! Bella ha dovuto comportasi in quel modo e Edward
vorrebbe
una famiglia normale ma come hai detto tu purtroppo le cose sono
cambiate. Hai
ragione anche sul fatto che quei due sono proprio ciechi! Ma vedrai che
capiranno, già Bella sa cosa prova e vedrai che con il tempo
ci arriverà anche
il nostro tonto ( ahhhh gli uomini… xD )
Per quanto riguarda Leandro posso dirti che lui prova qualcosa di forte
per
Bella e come si dice, se ami davvero qualcuno devi saper lasciarlo
andare… ed è
così che sta facendo. Sa cosa prova per Edward e per il bene
che le vuole
desidera renderla felice.
Grazie come sempre,
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
Un bacione!
|
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Capitolo 19 *** Piume ***
ριυмє
Incredulità.
Delusione. Confusione. Rabbia.
Questi
erano solo
alcuni dei sentimenti che
albergavano in
me. Come avevo fatto a non immaginarlo subito? Avevo sbagliato a dare
così
tanta fiducia a Cassandra, ma i vecchi sentimenti che provavo per lei
mi
avevano reso ceco. Rivederla di nuovo dopo tutto quel tempo mi aveva
sconvolto.
Come
aveva fatto a
cambiare in questo modo?
Sospirai
stancamente mentre un odore familiare mi invadeva le narici facendomi
irrigidire.
<<
Cosa ci
fai qui? >> domandai al vento.
<<
Non è
ovvio? >> mi sussurrò una voce ben conosciuta
all’orecchio.
<<
So tutto.
>>
Dissi
voltandomi
di scatto e prendendola per un braccio.
Lei
mi guardò
confusa e dovetti riconoscere che era davvero una brava attrice.
<<
Non so di
cosa parli amore. >>
<<
Non
chiamarmi in quel modo. >> ringhiai sommessamente,
stringendole il
braccio più forte.
<<
Ma è
così. Io ti amo. >>
Rimasi
ad
osservarla a lungo. Un tempo quelle parole mi avrebbero fatto
impazzire, ma
adesso mi lasciavano solo un vago senso di amaro nel cuore e
nell’anima.
<<
Non è
così Cassandra. Un tempo ci siamo amati ma non è
più così. >>
<<
Perché parli
in questo modo? >>
La
lasciai mentre
la sua domanda suonava triste.
<<
Perché è
la verità. Come ti sei permessa a terrorizzare Bella in quel
modo? >>
<<
Oh, te l’ha
detto. Sapevo di non potermi fidare di lei. Ho solo difeso mia figlia,
cosa che
tu non hai fatto. >>
<<
Di che
diavolo stai parlando? >>
La
fronteggiai e
lei mi sorrise melliflua.
<<
Sei
soltanto un uomo Edward. Anche se sei diventato un vampiro la tua vena
caritatevole e sensibile verso le ragazze indifese non ti è
passata. Un tempo
difendevi anche me in modo così cavalleresco.
>>
<<
Smettila
e parla chiaro. >>
<<
Bene…
tesoro tu hai messo in pericolo nostra figlia facendo entrare nella tua
vita
quella maledetta umana. Leandro mi ha detto che molto presto lei ti
avrebbe
abbandonato, proprio nel momento in cui tu ti saresti irrimediabilmente
innamorato di lei. Entrerà un uomo nella sua vita, anzi
c’è già e lei lo ama.
>>
<<
Sei
pazza? >>
L’allontanai
dalla
scuola di Abigail che tra non molto sarebbe uscita e la presi
saldamente per le
spalle.
<<
Non
voglio che tu e la bambina soffriate ancora a causa di una donna. Sono
già
bastata io no? Vedrai non vi abbandonerò mai più.
>>
<<
Sta
zitta! Dimmi subito di cosa stavi parlando prima? Bella ama un altro
uomo? Che
dici? >>
<<
Povero
amore mio… sei già innamorato di lei? Molto
astuta la ragazza. Sarà meglio che
la dimentichi subito. Lei ama già un altro anche se
è molto legata a te devo
riconoscerlo. >>
<<
Dici
bugie. >> dissi sicuro e le voltai le spalle.
<<
Chiedilo
a Leandro. >>
Strinsi
i pugni.
No, non dovevo cedere, perché avrei dovuto crederle?
<<
Vattene
Cassandra, non voglio vederti. >>
<< L’uomo di cui
parlo è molto vicino a te.
Strano che tu non te ne sia accorto. >>
<<
BASTA!
Vattene ti ho detto. Hai fatto del male a Bella, non mi importa cosa
lei
deciderà. Sarà sempre migliore di una madre che
stava per uccidere il padre di
sua figlia e che l’ha abbandonata per sei anni.
>>
I
suoi occhi
mandavano lampi di rabbia e con uno scatto violento mi voltò
le spalle e sparì
in una traversa.
Io
mi imposi di
calmarmi. Non potevo credere a quello che aveva detto. Voleva solo
farmi
confondere.
<<
L’uomo di cui parlo è molto vicino a
te. Strano che tu non te ne sia
accorto. >>
Dovevo
chiedere a
Leandro? Era solo un'altra delle sua macchinazioni?
Maledizione!
Chiederlo a Leandro… e se fosse lui l’uomo di cui
parlava? Era evidente che
amava Bella, ma lei?
No,
non mi avrebbe
mai abbandonato. Eppure io non le avevo dimostrato i miei sentimenti e
poi
questi quali erano?
Due
manine si
aggrapparono alla mia camicia e io abbassai lo sguardo incontrando due
occhioni
verdi identici ai miei.
<<
Papà
>> disse solamente
Di
solito era
molto più felice di vedermi, ma sapevo che soffriva per
Bella.
<<
Cucciola
di papà. >>
La
presi in
braccio e le baciai entrambe le guancie. Lei appoggiò il
viso sulla mia spalla
e guardava distrattamente dietro di me.
<<
La mamma
era qui, perché è andata via? >>
Mi
fermai e la
osservai.
<<
Vuoi
vederla? >>
Lei
scosse il capo
in diniego.
<<
No, sono
stata con lei anche ieri sera >>
Annuii
e sospirai.
Non sapevo come comportarmi. Come sarebbe stata la nostra vita ora?
Abigail
aveva bisogno di sua madre anche se era quello che era. Non importa chi
o cosa
era veramente tua madre, ma lo era e nessuno poteva sostituirla, nel
bene e nel
male. Abigail ne soffriva di questo perché nonostante tutto
era pur sempre sua
madre.
<<
Cosa vuoi
fare oggi? >> chiesi cercando di cambiare argomento.
<<
Non
voglio fare nulla. >> disse stranamente.
<<
Avanti
piccola. Oggi non vado a lavoro. Che vuoi fare di bello?
>>
Le
feci il
solletico e lei rise lievemente.
<<
Prima
devo fare i compiti, mi aiuti? Con Bella abbiamo cominciato una ricerca
ma non
l’abbiamo finita… >>
Capii
cosa voleva
dire. Da quella sera non si era più viste e Abigail non era
più andata da lei.
<<
Certo,
finiremo questa ricerca e poi? >>
Lei
fece spallucce
e io feci cadere momentaneamente il discorso perché eravamo
arrivati alla
macchina. In pochi minuti arrivammo a casa e lei si gettò
sul divano,
accendendo la televisione, che normalmente non le interessava
più di tanto.
Alice
aveva già
preparato il suo pranzo e la ringraziai mentalmente. Chiamai Abigail ma
lei
mangiò poco e niente nonostante mia sorella le preparasse da
quella sera tutti
i suoi piatti preferiti per invogliarla a mangiare. Per fortuna mia
figlia non
era del tutto umana e poteva bere pure del sangue dalle sacche che
Carlisle mi
portava dall’ospedale. Il giorno prima ero stato costretto a
convincerla a
berlo se non voleva mangiare e lei lo bevve anche se di solito
preferiva il
cibo umano.
<<
Tesoro ti
devo dare di nuovo il sangue? >>
<<
No
>> piagnucolò e io mi sedetti accanto a lei.
<<
Ho
parlato con Bella. >>
A
quelle parole
lei si irrigidì.
<<
Sono
contenta per te. >>
Si
alzò e afferrò
lo zaino per i compiti ma io la presi in braccio e mi sedetti sul
divano.
<<
Lo so che
sei arrabbiata piccola mia, ma Bella non voleva rivolgersi a te in quel
modo.
Ha sbagliato ma è stata costretta da qualcuno.
>>
Come
potevo dirle
che era stata sua madre?
<<
Non ti
credo… chi sarebbe questa persona? >>
<<
Non posso
dirtelo Abigail. >>
<<
Allora
non è vero. Sono contenta che ci vai tu ma lei non vuole
vedermi, sono un peso.
>>
Io
la strinsi
forte a me ma non dissi altro. Doveva essere Bella a parlarle, solo
così le
avrebbe creduto.
L’aiutai
con i
compiti per un po’, ma nonostante il mio aiuto lei non si
concentrava sulla
ricerca.
Leandro
spuntò all’improvviso
e io lasciai Abigail con i suoi compiti e lo raggiunsi.
<<
Edward.
>>
<<
Leadro
>> dissi con lo stesso tono.
<<
Dimmi
pure. Preferisco ascoltare le tue parole, piuttosto che la tua mente.
>>
Naturalmente
sapeva che avevo delle domande per lui.
<<
Sei tu l’altro
uomo presente nella vita di Bella? >>
Lui
rise e mi si
avvicinò.
<<
Cassandra
ti ha detto quelle parole e tu pensi già a me?
>>
<<
So che
sei tu. >>
<<
Allora perché
me lo domandi? >>
Mi
fronteggiò e io
rimasi ad osservarlo.
<<
Dirtelo a
cosa servirebbe? Io la amo, come la ami tu. >>
Non
dissi nulla.
Anche se volevo coprire la verità a me stesso era
così.
<<
Isabella
non mi abbandonerà a causa tua. >>
<<
Ne sei
così sicuro? Il futuro è incerto, grazie ai tuoi
sbagli. >>
Ringhiai
a quelle
parole.
<<
Papà, zio
tutto bene? >>
<<
Sì
piccola. >> rispose Leandro per me.
Doveva
avermi
sentito ringhiare e non l’avevo mai fatto verso Leandro.
<<
Non ti
permettere di giudicarmi. >>
<<
Sì che
posso, Edward. Stai facendo un male indicibile alla persona che amo.
Non posso
stare con lei per ora a causa tua ma forse il tempo mi
aiuterà. >>
Ebbi
la certezza
assoluta che l’uomo di cui parlava Cassandra era lui.
<<
Che vuoi
dire che il tempo ti aiuterà? >>
<<
Edward tu
sei ossessionato da Cassandra e lei sfrutta questo a suo favore non lo
capisci?
Lei nasconde molte cose, anche dolorose. Mia sorella nel dirti quelle
cose sui
Volturi aveva sia torto che ragione. Tu cosa stai facendo per cercare
di capire
la realtà? Stai mettendo in serio pericolo Bella, tu non hai
idea di quello che
Cassandra ha intenzione di farle. >>
Non
ci vidi più e
sbattei Leandro al muro, creando delle crepe e facendo cadere alcuni
quadri del
salone.
<<
Dimmelo
tu, maledetto! Se dici di amarla allora perché non fai
qualcosa anche tu? Cosa
vuole fare Cassandra, cosa è diventata veramente?
>>
<<
Cosa
avete? >>
Abigail
ci
guardava allibita e io lasciai Leandro che si scrollò di
dosso la polvere
dovuta dallo sgretolarsi del muro.
<<
Abigail
torna a studiare. Io e lo zio stavamo solo discutendo. >>
Lei
guardò Leandro
che le schiacciò l’occhio e le sorrise.
<<
Vai
piccola. >>
Lei
andò via
incerta e io cercai di calmarmi.
<<
Non posso
manipolare il destino. Sapere cosa succederà non mi da il
diritto di cambiare
le cose. Non posso. >>
Lo
guardai e mi
sentii sempre più confuso. Dovevo tenere d’occhio
Cassandra e cercare in ogni
modo di scoprire cosa nascondeva.
Suonarono
alla
porta e sentii Abigail andare ad aprire.
<<
Tieni gli
occhi aperti. >> disse ancora leandro per poi andare
anche lui alla
porta.
Lo
raggiunsi e
rimasi di stucco vedendo Bella con un giubbotto di pelle e il casco in
mano. I
suoi capelli erano leggermente arruffati e la sua espressione dubbiosa.
Lei
e Abigail si
gurdarono intensamente e io affiancai Leandro che era poco lontano da
loro e
guardava anche lui Bella.
Non
sapevo cosa
fare ma Abigail senza dire una parola tornò in cucina e si
risedette prendendo
in mano la penna e continuando i compiti.
Leandro
si
avvicinò a lei e si sorrisero. Strinsi i pugni quando lo
vidi accarezzarle il
viso e sistemarle leggermente i capelli.
Non
disse nulla
però e dopo avermi guardato brevemente, dette un bacio sulla
fronte di Bella e
uscì.
Non
capivo quel
suo comportamento. Amava Bella ma non faceva molto per portarla via da
me, perché?
Sorrisi
a Isabella
che mi guardava triste.
<<
Scusa se
sono passata ma stavo facendo un giro con la moto e sono arrivata qui
senza
accorgermene. Volevo vedere Abigail. >>
La
guardò mentre
lei non la degnava di uno sguardo e sospirò.
<<
Vado via
allora. >>
<<
No resta!
>>
Le
presi una mano
e la strinsi nella mia.
<<
Sono contento
che tu sia venuta. >>
<<
Non posso
rimanere, magari c’è Cassandra. Scusa sono stata
una stupida, non voglio
metterti in difficoltà. >>
Sorrisi
e la tirai
per la mano facendola appoggiare contro il mio petto.
L’abbracciai e poggiai il
mento sui suoi capelli.
<<
Non chiedere
sempre scusa. Non c’è Cassandra e poi ci sono io
stai tranquilla. >>
Chiusi
la porta e
la feci entrare. Lei osservava insistentemente Abigail e nonostante mia
figlia
volesse fare finta di nulla avvertivo la sua voglia di correrle
incontro.
Bella
mi lasciò la
mano e si sedette accanto alla bambina e io la lasciai fare. Mi sedetti
sul
divano e rimasi a guardarle.
Bella
non faceva
nulla se non osservarla e Abigail apparentemente faceva finta di niente.
<<
Questa
non è la ricerca che avevi inziato a casa mia?
>>
<<
Sì.
>> rispose mia figlia semplicemente.
<<
Perché t’interessa?
>> chiese ancora e Bella sorrise.
<<
Mi
interessa tutto quello che fai. >>
<<
Non è
vero. Hai detto tutto il contrario l’altra sera.
>>
Abigail
smise di
scrivere e la guardò.
<<
Ho detto
cose che non pensavo Abigail. Purtroppo ho sbagliato ma sono stata
costretta.
Con questo non voglio giustificarti ne voglio dirti chi mi ha costretto
ma ti
prego solo di scusarmi e avere fiducia in me. Prometto che non
farò più nulla
del genere, ti voglio bene piccola. >>
Le
diede un bacio
sui capelli e Abigail l’osservò a lungo.
Rimasi
sorpreso da
Bella, per un attimo credetti che avrebbe detto che era stata Cassandra
a
costringerla a dire quelle cose. Avrebbe potuto dire la
verità fregandosene di
tutti ma ancora una volta aveva dimostrato enorme
sensibilità. Non voleva
accusare la madre nonostante tutto.
<<
Perché sia
tu che papà non volete dirmi chi è la persona che
ti ha costretto a dirmi
quelle cose? Mi dispiace
ma non credo
neanche a te. >>
Bella
annuì
lentamente.
<<
Hai
ragione, ma purtroppo non posso darti le prove proprio
perché ti voglio bene.
Sappi che sto soffrendo molto e ti penso sempre. So che te
l’ho già detto ma…
quando hai bisogno di me io ci sarò. Dovessi lottare con il
mondo intero per
questo. >>
Sia
io che Abigail
la guardammo sospresi. Leggevo negli occhi di mia figlia le mie stesse
emozioni. Non si sarebbe mai più fatta manipolare da
nessuno, nonostate la
paura che aveva avuto e le minacce che aveva dovuto subire.
Si
alzò e fece per
sedersi accanto a me. Prima però si voltò verso
Abigail che seguiva ogni suo
movimento.
<<
Tesoro
vuoi che me ne vada? >>
Le
sorrise con
affetto e io l’ammirai. Si stava comportando in maniera
esemplare,
sorprendendomi.
Abigail
mi guardò
e poi riportò lo sguardo su di lei.
<<
No.
>>
Si
voltò di nuovo
e riprese a scrivere sul suo quaderno.
Sia
io che Bella
sospirammo e lei si mise accanto a me. Le cinsi le spalle con un
braccio e lei
sorrise triste.
<<
Grazie
per quello che hai detto. >>
Lei
capì a cosa mi
stavo riferendo e scosse il capo.
<<
Non
cadrei mai così in basso, nonostante quello che ho fatto
dimostri il contrario.
>>
Si
torturò le dita
della mano e io le accarezzai il viso leggermente.
<<
Non è
colpa tua. >>
<<
Mi sento
male lo stesso, Edward. >>
Io
le feci cenno
di non preoccuparsi, che era acqua passata.
<<
Capirà.
>>
Lei
guardò Abigail
e con sorpresa vidi i suoi occhi umidi.
<<
Lo spero
tanto. >>
Se
fossi stato
umano mi sarei commosso. Bella adorava Abigail e il sentimento era
reciproco ne
ero certo. La trattava come se fosse sua figlia ma sapevo che aveva
rispetto
per Cassandra e stava al suo posto a modo suo.
L’abbracciai
e
rimanemmo stretti per non so quanto tempo, fin quando Abigail venne da
noi.
Sciogliemmo
l’abbraccio
e lei com le mani dietro la schiena guardò Bella.
<<
Mi aiuti
con la ricerca? >> sussurrò appena ma Bella lo
sentì e si aprì in un
grande sorriso.
<<
Certo!
>>
Sorrisi
e la vidi
alzarsi e sedersi di nuovo al tavolo della cucina insieme a lei.
Mi
sentii bene nel
guardarle. Mi dispiaceva per Cassandra ma lei non era più la
donna che avevo
amato.
Per
un attimo rividi
i suoi sorrisi e le sue espressioni dolci che riservava solo a me.
Adesso nel
suo sguardo c’era solo freddezza.
Il
mio cuore era
diviso in due. Sapevo che per Bella provavo qualcosa di molto forte ma
Cassandra sarebbe rimasta nel mio cuore per sempre, qualsiasi cosa
fosse
accaduta. Poteva sembrare sbagliato ma non ero io a decidere. Tuttavia
non ci
sarebbe più stato posto per lei nel mio presente.
Guardai
di nuovo
Bella che rideva con Abigail e insieme finivano la ricerca. In poco
tempo terminarono
e dopo averla aiutata a sistemare lo zaino tornarono entrambe di fronte
a me.
<<
Beh
dolcezze, cosa vogliamo fare adesso? >>
Mi
ero alzato dal
divano e guardavo entrambe con un sorriso.
Bella
e Abigail si
guardarono e come se si fossero messe d’accordo afferrarono
entrambe un cuscino
dal divano e me lo lanciarono addosso.
<<
Ma tu
guarda queste due… bene volete la guerra?
L’avrete! >>
Cominciò
una
battaglia di cuscini senza precedenti, che terminò con un
sacco di piume adosso
a tutti e tre.
Alla
fine mi
ritrovai sul divano con Bella seduta su di me e Abigail in ginocchio
sul divano
con le braccia strette al mio collo.
<<
Ottimo
lavoro ragazze, abbiamo combinato una gran bella confusione!
>>
Entrambe
risero e
vidi finalmente mia figlia serena.
<<
Tu adesso
sarai così bravo e gentile da sistemare tutto, mentre io e
il mio angelo prepariamo
la cena. Un uccellino mi ha detto che ultimamente non mangia molto.
Voglio
vedere se resiste ai miei piatti. >>
Sorrisi
a Bella.
Aveva chiamato Abigail il suo angelo e mia figlia la guardava con gli
occhi
luccicanti.
<<
Sì papà
sistema tutto, andiamo Bella! >>
Se
ne andarono
lasciandomi lì con tutte quelle piume addosso, tanto da
farmi sembrare una
gallina. Che misera figura per un vampiro!
<<
Ma brave!
>> le canzonai e loro risero ancora di più.
Mi
scrollai di
dosso tutte quelle piume ma ridevo anch’io. Bella era
riuscita a cambiare del
tutto l’atmosfera.
Quando
riuscii a
far tornare tutto com’era prima, o quasi, le raggiunsi in
cucina.
Bella
aveva già
preparato una moltitudine di piatti e stava armeggiando con Abigail
seduta sul
tavolo con una ciotola piena di cioccolato. Di sicuro stavano
preparando una
torta.
Certo,
se fossi
stato umano avrei mangiato con piacere tutto quel ben di Dio, ma ero un
vamprio
particolare. Potevo mangiare poco, ma potevo.
<<
Purtroppo
posso mangiare poco e niente. >> dissi a titolo di scuse
verso Bella.
<<
Lo so.
>> mi schiacciò l’occhio e io
sospirai di sollievo.
Era
un bene che
lei conoscesse la mia natura. Mi sentivo più libero.
<<
Ma come?
Sai che papà è un vampiro? >>
Abigail
giustamente
non conosceva questa novità.
<<
Sì
piccola. >>
<<
Chi te l’ha
detto? >>
<<
Ehm… lo
zio. >>
Sorrisi
della
bugia anche se solo pensare Leandro mi dava fastidio.
<<
Uhm…
capisco. >>
Abigail
non era
molto convinta ma non aggiunse altro.
<<
Allora
finalmente sai che sono una mezza vampira! >>
Si
pavoneggiò mia
figlia facendoci ridere entrambi.
<<
Sì, sono
molto impressionata! >>
Abigail
rise e
dopo che infornarono la torta ci sedemmo al tavolo.
Assaggiai
qualcosa
e anche se il cibo umano aveva perso d’attrattiva per me
dovevo ammettere che
Bella era molto brava a cucinare. Sarei impazzito se solo fossi stato
ancora
umano.
Quel
pensiero un po’
mi rattristò. Chissà come sarebbe stato il mio
rapporto con Bella se fossi
stato umano…
<<
Bella ma
il tuo libro? >>
Abigail
mi
distrasse e io inarcai un sopracciglio. Già il
libro… Bella mi aveva detto che
voleva scriverlo.
<<
Lo sai
tesoro sono a metà, ma senza di te non ho continuato!
>>
Bella
sembrava
particolarmente nervosa e non ne capii la ragione. Abigail invece
sorrideva
furbescamente.
<<
Non hai
detto a papà la trama del libro vero? >>
<<
Ehm… no,
non l’ho detto a tuo padre. >>
<<
Perché non
me la dici ora? >> chiesi a Bella.
<<
No… perché…
>>
Ero
sempre più
curioso. Cosa aveva scritto di così strano da essere
imbarazzata a dirmelo?
<<
Papà
facciamo che sarà una sopresa! >>
Abigail
tentò di
salvare la mia piccola umana ma io ormai ero diventato troppo curioso.
<<
Eh no.
Forza Isabella dimmi la trama. >>
<<
Voglio
prima scrivere il finale. >>
Mi
guardò negli
occhi e tutto perse d’importanza. Sentii appena il
ridacchiare di Abigail e poi
la porta della sua camera che si chiudeva.
Osservai
la
ragazza bellissima che avevo davanti. Bella era una presenza che spesso
davo
troppo per scontata e non mi rendevo conto che un giorno avrei potuto
perderla.
Era
stata capace
di rendermi più sereno. L’arrivo di Cassandra
aveva compromesso il nostro
rapporto ma io non volevo perderla.
Era
una ragazza
dolce e sensibile e stava soffrendo troppo a causa mia.
Mi
sorprese quando
fu lei a posare per prima le labbra sulle mie. La strinsi a me e
approfondii il
nostro contato. Il profumo del suo sangue e della sua pelle mi faceva
impazzire
ma non sarei mai riuscito a farle del male.
Le
accarezzai il
viso. Era così piccola e fragile, eppure nonostante tutto
quello che le era piombato
addosso in quel breve periodo mi era rimasta accanto.
<<
Bella…
>> sussurrai quando mi staccai da lei per farle
riprendere fiato.
Lei
non disse
nulla sul modo in cui l’avevo chiamata, anzi sorrise e
nascose il volto sul mio
petto.
<<
Ti amo
Edward. >>
Smisi
di respirare
a quelle parole e la scostai un po’ da me per guardarla in
viso.
<<
Anch’io
ti amo Bella. >>
Lei
sorrise ma le
lacrime cominciarono a solcarle il viso.
<<
Ehi
piccola perché piangi? >>
<<
Edward so
che tieni molto alla madre di Abigail ed è una cosa che
rispetto e non voglio
metterti fretta. E’ vero io ti amo ma sappi che
starò sempre con te e ti
aspetterò >>
Sorrisi
con
tenerezza. Aveva forse paura che avevo detto di amarla solo per paura
di
perderla? Era una ragazza incredibile.
<<
Ti amo
sul serio Bella. Cassandra fa parte del mio passato, tu vivi nel mio
presente.
>>
Ci
guardammo a
lungo. Non potevo ancora mentire a me stesso. L’amavo
anch’io e così sarebbe
stato per sempre. Mi resi conto per la prima volta che i sentimenti che
avevo provato
per Cassandra erano stati preziosi a quel tempo, ma Bella era riuscita
a
entrarmi fin dentro l’anima e non me ne sarei mai separato.
Ci
baciammo ancora
ma ben presto lei si staccò da me e mi guardò
mortificata.
<<
Oh no,
Edward! Abigail dov’è? Mannaggia è
tutta colpa mia, non avrei dovuto, non si
sarà sentita esclusa vero? E’ l’ultima
cosa che voglio. >>
Mi
stupiva sempre
di più. L’abbracciai di slancio e le detti tanti
piccoli baci sul viso.
<<
No
tesoro, non sentirti in colpa. Abigail è molto
più intelligente di quanto
pensi. E’ andata nella sua stanza ed era contenta
così. >>
Alle
volte anch’io
mi sentivo in difficoltà e non sapevo come comportarmi anche
per via di
Cassandra, ma ero sicura che Abigail avesse capito. Non sapevo cosa
voleva
Cassandra da noi, ma non era di certo per il nostro bene che era qui.
Leandro
mi aveva
detto che aveva detto sia la verità che non durante la sua
confessione. Se
avessi potuto l’avrei aiutata e se fosse cambiata poteva
vedere Abigail quanto
e come voleva, ma la mia vita era con Bella e niente e nessuno avrebbe
cambiato
questo dato di fatto.
Bella
si alzò
agitata, mi prese per mano e si diresse nella camera di Abigail.
Entrammo
piano e
trovammo Abigail già in pigiama e tra le coperte. Dormiva
serenamente, dopo
quei giorni in cui il suo sonno era stato agitato.
<<
Com’è
bella… >>
Accarezzò
piano i
capelli di Abigail e le diede un bacio sulla fronte. Io feci lo stesso
e
rimanemmo a guardarla. Leggevo negli occhi di Bella un grandissimo
affetto per
mia figlia e non potevo che esserne felice.
Ad
un certo punto
qualche piuma mi infastidii il viso, alcune erano rimaste incastrate
tra i miei
capelli.
<<
Bella?
>>
<<
Sì?
>>
<<
Mi togli
queste dannate piume? >>
Lei
soffocò le
risate sulla mano e io rimasi a osservarla a lungo, felice.
*************************************
Salve
a tutti!
Come state? Andiamo sempre meglio con il rapporto tra Edward e Bella
vero?
Ora che Abigail è tornata ad avere fiducia in Bella!
Non cullatevi troppo tra gli allori! Cassandra ha molte cose in mente,
ma come
vi ho sempre detto amo i lieto fine!
erika1975:
Ciao erika! Sono davvero contenta che il
capitolo scorso ti sia piaciuto! Cassandra si vedrà meglio
più avanti cos’ha in
mente, ma Edward ha le idee molto chiare per cui…
Abigail e Bella hanno chiarito come hai visto!
A presto, ciao!
Bella_josephine:
Ciao!
Ribadisco: sei simpaticissima! Anch’io
sono un po’ pazza, ma chi non lo è?!? In ogni caso
ci ritroviamo sicuramente in
questa cosa xD Come hai visto c’è stato
l’incontro tra Bella e Abigail e le
cose si sono finalmente chiarite ed Edward ha fatto chiarezza sui suoi
sentimenti!
Ci saranno dei colpi a sorpresa ma tranquilla Edward e Bella non si
lasceranno
facilmente! Li adoro insieme!
Prudence_78:
Ciao! Che dolce che sei! Cassandra è cambiata,
è vero e come al solito mi hanno colpito i tuoi
ragionamenti. I volturi hanno
un ruolo in questa storia e più avanti si vedrà
quale sarà!
Edward ha capito la vera natura dei suoi sentimenti e non
lascerà Bella da
sola!
Grazie come sempre, Un bacione!
vittoriaKf:
Ciao Vittoria, sono molto contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e mi ha fatto molto piacere ciò che
hai detto! In
qualche modo non me ne rendo conto ma è bello sentirsi dire
che mi porto un
sentimento puro come la dolcezza in ogni capitolo! Grazie davvero! Un
bacione!
Francytwiliter80:
Ciao Francy! Ahaha hai ragione su Edward, è un
po’ tonto ma sai qual è il problema? E’
che lui non voleva di fatto accettare
che fosse stata davvero Cassandra ad aver fatto quelle cose. Per quanto
riguarda Cassandra si scoprirà il perché del suo
comportamento!
Grazie come sempre, un bacio!
Rosa62:
Ciao Rosa, sì Cassandra è molto possessiva con
Edward e teme che possa innamorarsi di Bella, come infatti è
successo. Edward
ha cercato di convincere se stesso che Cassandra non avesse fatto tutte
quelle
cose a Bella ma in realtà era così. Edward ha
sempre la paura che Bella possa
abbandonarlo, dovuto al suo evidentemente trauma. Bella ha preferito
non dire
nulla ad Abigail ma in qualche modo si saprà. Leandro ha
detto ad Edward che è
lui che deve tenere gli occhi aperti, perché lui anche
sapendo le cose non può
cambiare l’ordine degli eventi, perché come si sa
il futuro cambia anche solo
con una mossa sbagliata quindi fa fare tutto a lui. Tutto deve andare
per come
deve andare.
In tutto questo Leandro sta dietro le quinte… vedremo cosa
accadrà!
Un bacione! Ciao^^
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Capitolo 20 *** Amore ***
αмσяє
Tra
un mese e
mezzo circa sarebbe stato Natale. New York era meravigliosa ricoperta
di neve.
Il freddo era rigido ma amavo questo periodo. Sorrisi tra me. In
realtà fino a
qualche settimana prima pensavo a quanto odiassi questo periodo
perché sapevo
che l’avrei passato di nuovo sola. C’era mia madre
ma era molto triste vederla
far finta di stare bene, solo per cercare di rendermi il dolore per
l’assenza
di mio padre più accettabile.
Adesso
io ed
Edward eravamo una coppia stabile, sebbene fossero passate poche
settimane da
quando ci eravamo dichiarati i nostri sentimenti.
Edward
mi amava
veramente… incredibile ancora crederci. Eppure non sarei mai
riuscita a
dimenticare quella notte.
Abigail
mi aveva
del tutto perdonato anche se ero certa che non smettesse mai di
chiedersi chi
fosse stata la persona che mi aveva costretto a mentirle.
Lo
stomaco mi si
strinse in una morsa dolorosa. Cassandra non si era fatta
più vedere. Avevo
cercato di chiedere qualcosa a Leandro ma l’unica cosa che mi
aveva detto era
che era partita ma che sarebbe tornata. Dove si trovava in questo
momento? Cosa
voleva da me? Perché ero sicura che avesse qualcosa in mente.
Cercai
di
rilassarmi, anche se una strana ansia mi pervase. A me bastava che non
facesse
del male ad Edward, ad Abigail o a mia madre, di me non mi importava.
Sospirai
e una
piccola nuvoletta di vapore si formò davanti a me per via
del freddo.
Guardavo
distrattamente i negozi in cerca di un regalo per Abigail, dato che a
mia madre
avevo già pensato.
Pensai
anche a
Leandro… a lui non potevo più regalare nulla
perché qualche giorno prima era
venuto a casa mia regalandomi uno strano oggettino a forma di luna. Era
molto
particolare ma non sapevo a cosa servisse.
Sapevo
che lui era
innamorato di me, non ero ceca ne stupida. Ogni volta che stavo con
Edward lui
si rattristava ma poi mi sorrideva come a rincuorarmi. Mi dispiaceva
molto, ma
il sentimento che provavo per Edward era davvero molto forte e
indistruttibile.
Non sapevo cosa sarebbe successo se non avessi mai più
rivisto Edward. Saspevo
solo che volevo molto bene a Leandro ma nulla di più.
Quel
giorno mi
aveva sorpresa. Sembrava preoccupato e mi aveva dato questo piccolo
oggetto a
forma di luna dicendomi di tenerlo sempre con me e non lasciarlo mai.
Pensavo
che fosse una cosa semplicemente affettiva, ma sentivo ormai che non
era
soltanto questo. Lui ci era molto legato e sembrava anche parecchio
antico, ma
era comunque molto bello e l’avrei tenuto con me.
Non
l’avevo detto
ad Edward, sia perché Leandro me l’aveva chiesto e
poi perché credevo che s’ingelosisse.
Leandro
mi disse
che sarebbe partito e che non dovevo lasciare quell’oggetto
che stava
tranquillamente sul palmo di una mano. Questo era tutto ciò
che poteva darmi,
sue testuali parole.
Sospirai
ancora e
mi fermai davanti un negozio di animali. Notai una gabbietta con dentro
vari
conigli e subito pensai ad Abigail. Spesso la sentivo parlare con il
suo
piccolo scricciolo dicendogli che presto gli avrebbe trovato una
fidanzatina,
proprio come aveva fatto suo padre.
Arossii
al
pensiero. Certe volte mi sentivo in difficoltà anche solo a
sedere accanto ad
Edward di fronte a lei, ma la piccola aveva dimostrato di volermi molto
bene.
Sapevo
che i
rapporti con sua madre erano difficili ma era pur sempre sua madre e
alle volte
pensavo che volesse lei accanto a suo padre piuttosto che me, ma lei mi
convinceva sempre del contrario con i suoi dolci atteggiamenti.
Molto
spesso in
quei giorni aveva chiesto ad Edward di Cassandra ma lui inventava
sempre
qualche scusa a cui lei non credeva.
Entrai
nel negozio
di animali e osservai quei coniglietti. Era troppo presto per
prenderlo? Avrei
potuto tenerlo a casa mia nella gabbietta. Non sapevo perché
mi stavo
affrettando per i regali ma desideravo farlo.
Scelsi
una
coniglietta tutto bianca con gli occhi azzurri. Era davvero molto
dolce.
Comprai una gabbietta un po’ più grande di quella
dove Abigail teneva
scricciolo, in modo che essendo in due i coniglietti sarebbero stati
meglio.
Presi tutto e tornai a casa.
Mia
madre non c’era
e misi la coniglietta nella mia stanza. La feci mangiare e ci giocai un
po’.
Trilly
venne da me
curiosa e io misi la coniglietta al suo posto per paura che la mia
gatta
potesse farle del male.
<<
Trilly
questo non si mangia e non ci si gioca! >>
La
mia gattina mi
si strusciò addosso e io con un sorriso mi distesi sul
letto. Lei mi si
acciambellò sopra e io mi misi a pensare al regalo per
Edward.
Avrei
voluto
comprargli qualcosa ma in realtà volevo regalargli qualcosa
di più speciale. Mi
allungai verso il comodino, facendo mugolare Trilly, irritata dal mio
movimento
e ne estrassi una piccola bustina blu in velluto.
L’aprii
e tirai
fuori una collana molto antica, d’oro giallo, con appeso un
ciondolo a forma di
rosa. Questa si apriva e all’interno potevano starci due
fotografie.
Apparteneva a mia nonna. Mi raccontava sempre che mio nonno
gliel’aveva
regalata, perché in sua assenza potesse guardare le loro
foto e sentirsi in qualche
modo amata e protetta.
Me
l’aveva
regalato prima di morire, dicendomi che l’avrei dato alla
persona che amavo in
mio ricordo. Non pensavo che si sarebbe veramente presentata un
occasione del
genere.
In
una c’era una
foto di Edward, non avevo resistito e l’avevo già
inserita.
Riaprii
il
comodino e stavolta Trilly, miagolando lievemente, si spostò
accanto a me.
Presi una foto che ritraeva me, Edward e Abigail e la guardai a lungo.
Era di
qualche giorno fa, nel parco dove io e Abigail ci eravamo conosciute.
Come
al solito lei
mi aiutava con la stesura del libro e Edward ci aveva raggiunte. Un
signore
vedendoci insieme ci aveva scattato una foto a sorpresa. Aveva una
macchina
fotografica polaroid quindi ci diede subito la foto e ci sorrise
dicendoci che
eravamo bellissimi tutti e tre insieme.
Quasi
mi comossi
al ricordo. Nella foto io e Edward ci guardavamo sorridendo e Abigail
era
appoggiata al petto di suo padre ma con le mani stringeva il mio
maglione.
Sorrisi
e la
ritagliai per fare in modo che entrasse nell’altro spazio del
ciondolo. Poi lo
rischiusi e lo rimisi nella bustina blu. Volevo darlo subito ad Edward,
così mi
alzai e misi Trilly in cucina, per essere sicura che non facesse danni
con la
coniglietta.
Misi
dei
croccantini anche a lei, per sentirmi meno in colpa visto che la lasciavo sempre sola.
Sapevo che i gatti
erano animali indipendenti ma mi ero davvero affezzionata a Trilly. Le
carezzai
la testolina mentre mangiava contenta i suoi croccantini e dopo aver
messo il
cappotto e preso le chiavi della moto, uscii.
Durante
il
tragitto pensavo a quale sarebbe stata l’eventuale reazione
di Edward di fronte
al mio regalo. Era forse troppo romantico e scontato?
Smisi
di farmi
delle domande quando arrivai dinnanzi al palazzo in vetri, molto
elegante, che
era l’agenzia dove lui e i Denali erano soci.
Sistemai
la moto e
raggiunsi l’entrata. Non ero mai andata nel suo ufficio
sebbene lui mi avesse
detto dove si trovava.
Entrai
nel grande
atrio dove una moltitudine di persone vestite in modo impeccabile
camminavano
velocemente, chi con un cellulare in mano, chi con dei fogli tra le
braccia e
altri ancora in gruppo, mentre discutevano di cose per me
incomprensibili.
Vidi
una ragazza
molto giovane ed elegantissima seduta ad una scrivania, con un computer
e un
telefono. Si trattava di sicuro di qualche segretaria. Potevo chiedere
a lei di
Edward, di sicuro lo conosceva.
Mi
avvicinai e
quando lei mi guardò dall’alto al basso quasi mi
sentii a disagio. Lei
indossava un elegante tailleur, gonna e giacca grigia su una camicetta
bianca.
Aveva lunghi capelli neri e mossi, e due occhi azzurri molto intensi.
Io
ero vestita con
un semplice jeans bianco e una camicetta nera, sotto al trench nero.
Non ero
vestita tanto male ma in confronto a lei non c’era paragone.
Per un attimo
pensai a tutte quelle belle donne che Edward vedeva ogni giorno, cosa
ci aveva
visto di tanto bello in me?
Scacciai
questi
pensieri per evitare che il mio orgoglio scendesse sotto i piedi e
sorrisi
lievemente alla ragazza che ora mi guardava impaziente di tornare al
suo
lavoro.
<<
Mi scusi
potrebbe dirmi dove si trova Edward Cullen? >>
Lei
mi guardò
prima con sorpresa e poi con un sorriso sarcastico.
<<
E’
impegnato. Se vuole lo posso contattare, chi devo dire che lo cerca?
>>
Quel
suo
atteggiamento pomposo mi stava stufando e la parte più
combattiva di me emerse
all’improvviso.
<<
Dica che
lo sta cercando la sua ragazza. Grazie. >>
Sorrisi
anch’io e
lei mi guardò come se fossi pazza. Mi squadrò per
qualche minuto prima di
prendere la cornetta del telefono e pigiare dei numeri sulla tastiera.
<<
Signor
Cullen scusi per il disturbo, ma qui
c’è… >>
Si
fermò per
guardarmi e io la osservai con un sopracciglio alzato.
<<
… c’è la
sua fidanzata?!? >> chiese quasi come se fosse una
domanda più che un
affermazione.
La
sua espressione
divenne di grade sorpresa e tornò a fissarmi dalla testa ai
piedi. Credeva
impossibile che Edward fosse fidanzato con me? D’accordo non
ero stupenda ma la
sua reazione mi sembrava eccessiva.
<<
Certo,
subito Signor Cullen. >>
Posò
piano la
cornetta del telefono come se ancora non credesse a ciò che
aveva appena
sentito.
<<
Prego
vada pure. L’ufficio del Signor Cullen è al
trentesimo piano. >>
Io
sorrisi
fintamente e quando entrai nell’ascensore poco lontano, vidi
che mi stava
ancora osservando incredula. Quando si accorse che la stavo guardando
si voltò
in fretta e fece finta di scrivere delle cose al computer, sbattendo a
caso le
dita sulla tastiera. Sorrisi tra me mentre le porte
dell’ascensore si
chiudevano.
D’un
tratto il
divertimento passò. Se Edward invece non avesse voluto che
io dicessi che ero
la sua ragazza? Perché non avrebbe dovuto?
Sospirai
ed uscii
dall’ascensore, quando le porte si riaprirono. Mi ritrovai in
un corridoio
elegante, con diverse piante vicino al muro e tanti quadri appesi.
Arrivai ad
una sala molto simile a quella al piano terra, dove c’erano
però diversi
cubicoli dove molti uomini e diverse donne tutti molto eleganti
lavoravano al
computer. Camminai per un po’ fin quando non vidi una
traghetta in oro che
recitava il nome di Edward.
La
porta era
chiusa così bussai un paio di volte prima di entrare.
Rimasi
di stucco
quando vidi una ragazza bellissima con lunghi capelli biondi e ricci
seduta
sulla scrivania di Edward. Lui era seduta sulla sua poltrona girevole
quindi
lei mi dava le spalle.
Vidi
una mano di
lei tra i suoi capelli e una rabbia ceca mi investì.
Edward
finalmente
si accorse della mia presenza, preso com’era a guardarla e si
alzò in fretta.
<<
Amore che
bella sorpresa che mi hai fatto! >>
Venne
verso di me
con un sorriso mentre io lo guardavo arrabbiata.
Che
diavolo stava
facendo con quella ragazza?
Lei
si voltò a
quelle parole e mi regalò uno sguardo velenoso. Aveva degli
occhi d’orati molto
particolari simili a quelli di… o mio dio!!! Ma era anche
lei un vampiro?
Le
braccia di
Edward mi avvolsero e io guardai i suoi intensi occhi verdi. Mi prese
il viso
tra le mani e mi baciò velocemente. Sentii un sospiro
scocciato da parte della
bionda e entrambi la guardammo.
<<
Tanya
come vedi sono occupato. Parleremo più tardi di quella
questione. >>
Lei
camminò
lentamente fino all’uscita e quando mi passò
accanto mi guardò come se fossi un
insetto e poi tentò di dare un bacio vicino alle labbra di
Edward nonostante lui
tenesse un braccio intorno a me.
Sgranai
gli occhi
stupita. Ma chi era quella ragazza? Sembrava avere un po’
troppa confidenza con
Edward.
Lui
si scostò e
lei sbuffando uscì.
<<
Se sei
impegnato posso anche andarmene. >>
Mi
scostai da lui
e con le braccia incrociate al petto mi fermai di fronte alla grande
vetrata
che dava sulla città.
Sentii
Edward
ridere leggermente e poi cingermi la vita con le braccia, facendomi
appoggiare
la schiena al suo petto.
<<
Gelosa
piccola? >> sussurrò al mio orecchio e mi
voltai nel suo abbraccio per
guardarlo negli occhi.
<<
Gelosa?
Ho forse interrotto qualcosa? Quella ragazza…
>>
Non
mi lasciò
finire che mi baciò d’impeto. Per un po’
non lo ricambiai, ero davvero
arrabbiata. Quella ragazza bellissima mi faceva sentire inferiore e
inadeguata
di fronte a Edward.
Sospirai
e cedetti
al suo bacio appassionato. Strinsi i suoi capelli tra le dita e lui mi
abbracciò più stretta.
<<
Ti Amo
Bella. >>
Il
mio cuore tremò
quasi a quelle parole.
<<
Tanya è
un tipo intraprendente, ma nessuna donna può intromettersi
tra noi, lo sai.
>>
Sorrisi
e cercai
di rilassarmi, infondo aveva ragione.
<<
Sì ma
Tanya non mi piace… >> borbottai
Edward
sorrise e
poi si risedette sulla sua sedia, facendomi sedere sul suo grembo.
<<
Sono
felice che tu sia qui, mi hai rallegrato questa giornata odiosa.
>>
Sbuffò
e io gli
accarezzai i capelli.
<<
Sono
venuta qui perché volevo darti una cosa. >>
Lui
mi guardò
curioso e mi baciò una guancia.
<<
Che cosa?
>>
Venimmo
interrotti
di nuovo da Tanya.
<<
Edward
senti devo farti vedere dei documenti. >>
Sospirai,
era
ovvio che lo faceva apposta. Quando mi voltai verso Edward lo scoprii a
fissarmi imperscrutabile.
Io
feci per
alzarmi, estremamente infastidita da quella vampira che era rimasta
appoggiata
all’uscio della porta, ma lui si alzò con me e mi
prese per mano.
Prese
le chiavi
della macchina e la sua giacca appoggiata alla sedia e si diresse verso
l’uscita.
<<
Quando
avrò tempo Tanya. >>
Non
la guardò
neppure e io sorrisi di trionfo nel vederla spalancare la bocca
sorpresa.
Tuttavia mi dispiaceva aver creato dei problemi ad Edward,
costringendolo ad
andarsene prima dall’ufficio.
Eravamo
nell’ascensore
e lui accarezzava distrattamente
con le
dita la mia mano, ancora stretta alla sua.
<<
Edward mi
dispiace, forse non dovevo venire. >>
Lui
mi guardò e
poi scosse il capo con un sorriso.
<<
Quando la
smetterai di scusarti? Non mi importa niente degli altri. Non ho
più nulla da
fare oggi. >>
Sorrisi
anch’io e
ci dirigemmo fuori. Lui stava per raggiungere il parcheggio ma io mi
fermai.
<<
No Edward
ho la moto. >>
Lui
sorrise
furbescamente.
<<
Anch’io.
>>
Gurdai
meglio le
sue chiavi e in effetti non erano quelle della macchina.
Sorrisi
ampiamente
e lo abbracciai.
<<
Sono
felice che tu l’abbia usata! >>
Lui
mi guardò con
amore e mi strinse di nuovo a sé.
<<
Seguimi.
Ti porto in un posto. >>
Annuii
e mentre
lui spariva nel parcheggio io misi il casco e accesi la mia moto. Dopo
pochissimo tempo lo vidi arrivare a bordo della sua moto rossa e nera.
Era
davvero molto bella.
Ci
rimettemmo nel
traffico cittadino e lui guidò fino alla periferia di New
York. Era un posto
che non conoscevo. Infondo a una strada sterrata vi era un vecchio faro
che si
affacciava sull’ Oceano.
Edward
si fermò a
pochi passi dal faro e mi affiancai a lui. Mi tolsi il casco e la
leggera
brezza mi scombinò i capelli.
<<
Edward è
meraviglioso. >>
Lui
venne da me
con il casco sotto braccio.
<<
Davvero
ti piace? >>
Annuii
e lui mi
prese per mano fino ad arrivare ad una porta che portava
all’interno del faro.
Con mia sorpresa Edward tirò fuori un paio di chiavi dal suo
giubbotto e aprì
la porta.
Sotto
al mio
sguardo stupito mi condusse all’interno del faro. Era
abbatsanza buio dentro ma
lui mi guidò su delle scale in legno e mentre salivamo vidi
la luce provenire
dall’alto del faro. Era pieno di vari scatoli e strani
strumenti e c’erano
raganatele qua e là.
Ci
fermammo quado
eravamo arrivati quasi in cima e vidi una stanza illuminata da delle
vetrate. C’era
un letto grande, una panca e una scrivania.
Poi
c’erano vari
oggetti coperti da dei teli e molta polvere sulla scrivania e su
qualche mensola
che vidi non appena mi girai.
<<
Questo
posto appartiene a mio padre. Da piccolo venivamo qui insieme e spesso
io
rimanevo a dormire qui. Era il posto dove mi rifugiavo. >>
Sorrisi
e mi
guardai ancora intorno.
<<
Scusa il
disordine e la polvere ma non vengo da molti anni qui…
>>
<<
Da quando
sei stato trasformato? >>
Lui
mi guardò
stupito.
<<
Sì anche
se da molto prima, ovvero da quando ho conosciuto Cassandra.
>>
<<
Lei non è
mai venuta qui? >>
Perché
diavolo l’avevo
chiesto? Forse non ne voleva parlare.
<<
No, non è
mai venuta qui. Non volevo che venisse. >>
puntualizzò guardandomi negli
occhi.
<<
Nemmeno
Abigail sa dell’esistenza di questo posto. Non
c’è ne mai stata occasione. La
ritenevo una cosa passata. Avevo giurato a me stesso che non sarei mai
più
venuto qui. >>
Mi
lasciò la mano
e si avvicinò alla scrivania. Tolse il telo che la copriva e
prese tra le mani
un cannocchiale. Lo posò dopo qualche minuto e con un
sorriso vidi che sollevò
un modellino che rappresentava un dinosauro.
Mi
avvicinai a lui
e lo abbracciai da dietro, sporgendomi un po’ per vedere il
modellino.
<<
Ti
piacevano i dinosauri, eh? >>
Lui
si girò verso
di me e mi sorrise con affetto. Chissà in quali ricordi si
era perso. Era
evidente che questa era una parte del suo passato. Con Cassandra aveva
detto
addio a tutto questo. Avrebbero potuto condividerlo insieme invece
aveva deciso
di far conoscere a me se stesso.
<<
Bella,
con te mi sento libero. Voglio che tu conosca tutto di me. Non ho mai
desiderato questo con Cassandra. >>
Ci
guardammo
intensamente fin quando non mi sporsi e lo baciai. Lui
ricambiò subito e le
sensazioni che il suo corpo stretto al mio mi davano erano incredibili.
Mi
prese per mano
e salimmo un'altra piccola rampa di scale. Rimasi a bocca aperta quando
aprì
una porta a vetri e ci ritrovammo nella parte più alta del
faro. Il vento lì
sopra era più forte e mi scombinava del tutto i capelli e mi sferzava il viso. Lo
spettacolo che
avevamo davanti era incredibile. L’Oceano si mostrava a noi
in tutta la sua maestosità.
Il mare era leggermente agitato ma era uno spettacolo bellissimo.
All’orizzonte
il sole morente ci illuminava con i suoi raggi profondi.
Avvertii
Edward
alle mie spalle mentre mi cingeva la vita e poggiava il mento sui miei
capelli.
<<
Sei tutta
la mia vita Isabella. >>
Mi
girai con le lacrime
agli occhi e gli strinsi il viso tra le mani.
<<
Ti Amo
tanto Edward >>
Posai
le labbra
sulle sue in un contatto lieve che ben presto si trasformò
in qualcosa di più.
Edward mi condusse dentro senza staccare le sue labbra dalle mie. Non
seppi
come fece a farmi scendere di nuovo ma ci ritrovammo di nuovo nella
piccola
stanza di prima.
Scostò
le coperte
un po’ polverose e mi fece distendere sul materasso.
Non
ero mai
arrivata a questo punto con un ragazzo sebbene avessi avuto brevi
storie con
dei miei compagni di scuola, ma erano cose molto più
ordinarie.
Sebbene
avessi
ventidue anni non ero ancora stata con nessun uomo. Mi sentivo un
po’ in imbarazzo
ma Edward riuscì a far passare il mio disagio. Si distese
accanto a me e
riprese a baciarmi. Curiosa gli sfilai la camicia che indossava,
facendo
scorrere lentramente le dita sui bottoni. Sentii il suo respiro
affrettato
mentre con dita tremanti gli accarezzavo il petto estremamente freddo.
Risalii
sul collo e poi mi fermai sulle sue labbra, che lui posò sul
mio collo. Chiusi
gli occhi a quel contatto, mentre lui scendeva piano con le labbra fino
ad
arrivare allo scollo della mia camicetta. Me la sfilò
lentamente e io ebbi la
tentazione di coprirmi con le braccia ma non lo feci. Mi lasciai
guardare da
lui che mi osservava con apprezzamento. Posò le labbra sul
mio seno e io
strinsi le mani sui suoi capelli.
Il
resto dei
nostri vestiti finì ben presto a terra e io mi ritrovai ad
ammirare il suo
corpo magnifico. Mi sentii ad un tratto inadatta. Cassandra era una
donna
splendida, di certo vedeva anche lui che non ero all’altezza.
Mi
irridii e lui
mi guardò scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
<<
Sei
bellissima Isabella. >>
Sospirai
e poi
sorrisi incerta.
<<
Edward io
non ho mai… non sono mai… >>
<<
… stata
con nessuno? >> terminò lui per me.
Io
arrosii all’istante
e lui mi baciò il naso.
<<
E’ una
cosa stupenda per me, Bella. Vorresti che io sia il primo? Vuoi essere
mia Bella?
>> sussurrò facendomi rabbrividire.
<<
Vorrei
che tu fossi l’unico. >> sussurrai di rimando.
I
suoi occhi si
accesero e mi baciò con foga.
<<
Ti amo
Bella. >>
<<
Anch’io
ti amo Edward. >>
Lentamente
e con
dolcezza mi fece sua. In quel momento nulla mi importò,
nemmeno quel dolore
iniziale che mi tolse il fiato per un attimo, ne l’imbarazzo
e il disagio che
avvertivo come un eco lontano.
Il
suo corpo sul
mio, le sua mani intrecciate alle mie e i suoi occhi luminosi che
urlavano il
suo amore per me mi resero felice.
Non
seppi quanto
tempo passò prima di appoggiarmi al suo petto, mentre lui mi
accarezzava i
capelli lentamente.
<< Tu non hai idea di quello
che provo per te…
>>
<<
Sì, è lo
stesso che io provo per te. >>
Lo
sentii
sorridere mentre scivolò di fianco a me per guardarmi in
viso.
<<
Non mi
sono mai sentito così bene in vita mia. >>
Quelle
parole mi
riscaldarono il cuore e mi fecero sorridere.
Passammo
molti
minuti in quella posizione, fin quando lui non mi guardò
all’improvviso con
curiosità.
<<
Cosa
volevi darmi in ufficio? >>
Sorrisi
e mi
allungai fuori dal letto per afferrare il mio cappotto. Dalla tasca
presi la
bustina di velluto blu e gliela porsi.
Lui
la prese e mi
guardò con un sorriso. L’aprì e ne
tirò fuori la collanina. La guardò attentamente
e con mia sorpresa capì subito che il ciondolo si apriva.
Quando
guardò la
foto all’interno spalancò i suoi bellissimi occhi
verdi e rimase a lungo a
fissare la piccola foto.
<<
Bella è
stupenda. Grazie amore mio. >>
Mi
abbracciò e mi
riportò distesa con lui. Mi tempestò il viso con
piccoli baci che mi fecero
ridere.
<<
Davvero
ti piace? Me la regalò mia nonna questa collana.
Gliel’aveva regalata a sua
volta mio nonno. >>
<<
Deve
essere molto importante per te. La terrò con cura te lo
prometto. >>
Lo
baciai e sentii
appieno quel sentimento devastante che provavo per lui.
<<
Come hai
fatto a capire che il ciondolo si apriva? >>
Lui
sorrise e
guardò a lungo la rosa.
<<
Anche mia
figlia ne ha una così. Ma questa è molto diversa
e particolare. Ti rappresenta
e la porterò sempre con me. >>
Rimanemmo
a lungo
in quel luogo, fin quando a sera inoltrata non decidemmo che era giunta
l’ora
di andare.
Quando
finimmo di
prepararci e scesimo giù quasi mi dispiaceva lasciare quel
posto che adesso in
qualche modo era di entrambi.
Edward
entrò la
sua moto all’interno del faro e poi chiuse a chiave la porta.
Venne verso di me
e si mise alla guida di Sephora. Non dissi nulla, ormai ero contenta
che lui la
portasse, anche se era l’unico a cui lo permettevo. Lo
strinsi forte e tornammo
di nuovo dentro la caotica città di New York.
Arrivammo
a casa
mia e lui disse che sarebbe tornato a casa con il solito taxi, ma anche
quando
questo arrivò io non accennavo a lasciarlo andare.
<<
Piccola
ci vediamo domani. >>
Io
scossi il capo
e lo strinsi più forte.
<<
Amore mio
>> sussurrò al mio orecchio e io mi decisi a
lasciarlo mentre il
conducente del taxi cominciava a lamentarsi.
<<
A domani,
ti amo. >>
<<
Anch’io,
moltissimo. >> mi rispose lui.
Mi
diede un ultimo
bacio e salì sul taxi. Non ne capivo la ragione ma una
strana sensazione si
faceva largo in me.
Mi
detti della
stupida, infondo ci saremmo visti domani. Mi voltai e salii in casa.
Mia madre
ancora non c’era. Avrebbe fatto tardi per via del ristorante.
Era sabato sera
quindi ci sarebbe stata confusione fino a tardi.
Sorrisi
mentre
ripensavo a ciò che era successo. Amavo davvero Edward ed
era per la cosa più
preziosa.
Il
miagolio
insistente di Trilly mi distrasse. Che aveva? L’avevo fatta
mangiare di
pomeriggio.
La
presi in
braccio ma lei si agitava, aveva gli occhi dilatati e soffiava. La misi
giù e
mi inginocchiai. Mi stava davvero preoccupando, non aveva mai fatto
così. Si
sentiva male? Era davvero agitata.
Una
sensazione di
stanchezza si fece sentire all’improvviso, l’aria
cominciò a mancarmi e
lentamente mi accasciai a terra quando intorno a me il buio si fece
più
intenso. Non avevo la forza di aprire bocca, così mi
abbandonai spaventata all’oblio,
mentre la pietra a forma di luna di Leandro bruciava nella tasca dei
miei
pantaloni.
*****************************************
Ok…
nulla è mai
come sembra, lo dico sempre!
Come avevo già detto le cose avranno una svolta ma non
perdete la fiducia!
Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate e le voste idee.
Cosa è successo a Bella? Cosa succederà?
Ditemi pure perché sono curiosissima!!!
I
prossimi
capitoli arriveranno presto non vi preoccupate!
Fatemi
sapere cosa
avete in mente!
Vi ricordo che ho riposto alle vostre recensioni con il nuovo metodo di
EFP ^^
Grazie
a tutti!
Un bacio!
Stella Del Sud…
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Capitolo 21 *** Rapimento ***
яαριмєитσ
Lente
e fredde
gocce mi bagnavano il viso. Aprii gli occhi lentamente e ciò
che vidi fu
soltanto buio intenso. Avvertivo delle gocce d’acqua bagnarmi
il volto e un
leggero vento freddo darmi i brividi. Provai a muovermi, mentre
lentamente
tornavo lucida, ma sentii di avere le braccia dietro la schiena e le
mani
legate.
Capii
di avere del
nastro adesivo sulle labbra, infatti facevo fatica a respirare.
L’aria era
molto umida e cominciai ad avere paura. Dove mi trovavo? Ero
fuori… sentivo dei
fruscii come delle foglie mosse dal vento. Era molto buio quindi era
notte fonda.
Provai
a mettere a
fuoco ciò che avevo intorno e all’improvviso
l’ambiente che mi circondava si
fece sempre più chiaro. Era come se i miei occhi stessero
guardando attraverso
delle lenti che sembravano migliorare la mia vista. Ora vedevo con
estrema chiarezza
alti alberi e poche nuvole nel cielo tempestato di stelle. Come mai
prima non
riuscivo a vedere quasi nulla?
Perfino
gli odori
mi sembravano più chiari, così come le mie
sensazioni. Cosa mi stava
succedendo? Mi sentivo come in un’ altra dimensione dove
tutto era più nitido.
Vidi un gufo volare da un albero all’altro. Notai chiaramente
il suo profilo,
il marrone scuro delle sue piume e i contorni dei suoi occhi rotondi e
neri. Il
suo verso tetro mi giunse all’orecchio così
chiaro, che sembrava l’avessi
accanto, invece era molto lontano.
Sempre
più
preoccupata voltai la testa di scatto e vidi un piccolo fuoco. Anche
quello era
molto distante da me ma rabbrividii quando riconobbi le due figure,
davanti a
quel piccolo falò, che mi osservavano con attenzione.
Come
potevano
essere loro? E cosa volevo farmi?
Se
volevano
ammazzarmi avrebbero
potuto farlo nel
tempo in cui ero rimasta svenuta… già, ma cosa
era successo?
Ricordavo
solo di
aver sentito un improvvisa sensazione di vuoto. Avevo perso lentamente
contatto
con la realtà. Era stata davvero un esperienza terribile.
Il
talismano
adesso non pulsava più nella tasca dei miei pantaloni ma lo
sentivo ancora
caldo. Come mai?
Le
due donne mi si
avvicinarono e io fremetti di rabbia e paura al tempo stesso.
<<
Ben
svegliata tesoro. >>
Quella
voce era
insopportabile per le mie orecchie.
Tanya
venne da me
e mi strappò con forza il nastro adesivo dalla bocca
facendomi gemere, ma non
mi liberò dalle corde che tenevano le mie mani legate dietro
la schiena e tornò
accanto a Cassandra.
<<
Cos’è uno
scherzo. Voi due? >> mormorai affannata.
<<
Sorpresa
vero? >>
Stavolta
era stata
Cassandra a parlare e si accovacciò accanto a me.
<<
Tanya è
solo un aiutante non ti preoccupare. Ho avuto il piacere di incontrarla
il
pomeriggio scorso, mentre tu eri in dolce compagnia del padre di mia
figlia. Ci
accomuna l’amore per Edward e il fatto di volerti eliminare,
così l’ho convinta
a darmi una mano. >>
Tanya
mi guardava
impassibile, con le braccia incrociate al petto.
<<
Che
aspettate a uccidermi? >>
Entrambe
risero,
ma quella più sguaiata era Cassandra. Infilò una
mano nella tasca dei miei
pantaloni e ne uscì il talismano. Mi irrigidii
inconsapevolmente, non volevo
che lo toccasse.
<<
Proprio
bravo mio fratello. Avrei dovuto immaginarlo… >>
<<
Immaginare cosa? Ridammelo. >>
<<
Oh già ci
sei affezionata? Sei proprio uguale a Christabel. >>
A
quelle parole
fece una smorfia e strinse con forza il talismano.
<<
Chi l’avrebbe
mai detto. Ho sempre pensato che le somigliassi ma non credevo che
fossi
davvero tu. >>
Mi
guardò come se
fossi stata un elemento orribile da eliminare, ma mi voltò
le spalle e tornò
davanti al piccolo falò. Tanya rimase davanti a me. Non
aveva smesso di
fissarmi.
<<
Si può
sapere cosa volte da me? Cosa voleva dire Cassandra? >>
<<
Non lo
so, ma tra non molto farai un bel viaggetto Isabella. >>
disse lei.
Cassandra
osservava il talismano, rigirandolo tra le mani.
<<
E così è
questo il famoso talismano della luna di Christabel. >>
Chi
era
Christabel? Di chi stavano parlando?
<<
Non
abbiamo molto tempo. Dato che è tornata quello che
è sempre stata dobbiamo
portarla subito ad Aro. Sarà contento che ho portato a
termine il suo lavoro.
>>
Cassandra
mi
sorrise quasi con dolcezza.
<<
Visto mia
cara? Hai voluto per forza fare di testa tua. Hai detto la
verità a Edward e
solo per questo dovrei ucciderti, ma questa mi sembra la giusta
punizione.
>>
<<
Cosa vuoi
dire? >> mormorai spaventata.
<<
Lo vedrai
molto presto. >> disse Tanya, con
quell’espressione illeggibile sul viso.
<<
Sì, lo
vedrai molto presto… ma ho sbagliato a non ucciderti prima.
Sono stata troppo
buona con te e le cose non mi stanno andando per il verso giusto. Tu
saresti
dovuta rimanere un essere inutile, ma infondo non tutti i mali vengono
per nuocere.
Ti voglio lontana da Edward e in questo modo lo sarai definitivamente.
>>
Non
appena finì di
parlare lei e Tanya si guardarono. Cassandra venne vicino a me e mi
liberò le
mani. Poi mentre Tanya mi teneva ferma, lei mise una mano sulla mia
fronte.
<<
Anche in
questo modo posso controllarti, non ti preoccupare. >>
Sempre
più confusa
dalle sue parole, mi divincolai ma riuscii solo a far allontanare Tanya
che mi
riprese subito.
Come
ci ero
riuscita?
<<
Adesso mi
stai facendo scocciare Isabella. >>
Cassandra
premette
con più forza la mano sulla mia fronte e scivolai di nuovo
nell’oblio.
<<
Fai un
altro sonnellino. Quando ti risveglierai le nostre vite cambieranno una
volta
per tutte. >>
Quelle
furono le
ultime parole che sentii. Non ero del tutto svenuta, ero di nuovo in
quella
strana dimensione in cui Cassandra era capace di gettarmi.
Rividi
Edward
baciarmi con ardore al faro e avrei voluto piangere. In questo momento
non
immaginava cosa mi stesse succedendo ed ero certa che questa volta non
l’avrei
mai più rivisto.
Sentii
una bambina
ridere e vidi Abigail nel parco, mentre distesa sull’erba
scribacchiava qualcosa
con il visino concentrato.
Poi
rividi di
nuovo Edward quando mi guardò negli occhi e mi disse che mi
amava…
Perché
tutte
quelle sofferenze, cosa volevano farmi?
Altri
ricordi mi
invasero incessantemente la mente, fin quando non mi risvegliai da
quella dimensione
e mi ritrovai in una grande sala. Davanti a me c’erano tre
troni. Nel primo c’era
uno strano uomo con i capelli neri e gli occhi rossi che mi guardava
con un
sorriso quasi ospitale, in quella di sinistra un uomo che sembrava
più vecchio
e con gli stessi occhi rossi, mentre a destra un altro, ma sembrava
molto più
giovane e aveva lunghi capelli lisci e biondi e gli occhi uguali a
quelli degli
altri due.
Tutti
e tre
avevano quegli strani occhi rossi e apprese con terrore che erano
vampiri.
Dovevano esserlo per forza.
<<
Benvenuta
mia dolce Isabella. Sei alla corte dei Volturi, in Italia.
>>
Il
vampiro dai
capelli neri, lunghi sulle spalle, scese dal suo trono e con le mani
unite e
davanti al viso, mi si avvicinò con un grande sorriso, in
cui si vedevano i
suoi orrendi canini.
Ero
in Italia? Ma
quanto tempo era passato?
<<
Cosa
volete da me? >>
A
quelle parole
tutti risero. Vidi Cassandra senza Tanya, poco lontana da me che
sorrideva
soddisfatta.
<<
Ti
spiegheranno tutto. Ora se non ti dispiace torno da Edward e da mia
figlia.
>>
Cassandra
mi
sventolò una mano davanti al viso in segno di saluto.
<<
No
aspetta… >> mormorai senza sapere cosa dire.
Lei
sparì dietro l’imponente
porta che conduceva fuori da quella sala. Guardai con orrore il vampiro
che ora
era davanti a me e mi fissava con desiderio.
<<
Il tuo
sangue è meraviglioso ma ho altri progetti per te.
>>
Mi
accarezzò il
viso con la sua mano fredda e viscida e io ebbi un moto di disgusto.
<<
Isabella
sei qui per un motivo preciso. In realtà i nostri piani
erano diversi ma ora
che ti ho ritrovata non ti muoverai mai più da qui.
>>
<<
Aro non
credo sia la soluzione giusta. >>
Il
vampiro seduto
a sinistra aveva parlato con voce annoiata a quello che avevo davanti e
che
evidentemente si chiamava Aro.
La
sua espressione
gioviale si spense lentamente e si strofinò le mani
continuando a guardarmi.
<<
Decido io
cosa è giusto fare Caius. >>
Io
li guardai
confusa e Aro battè le mani una volta.
<<
Che
maleducato. Isabella come avrai capito il mio nome è Aro e
quelli alle mie
spalle sono Caius e Marcus. Siamo onorati di averti qui con noi.
>>
<<
Voglio
sapere che sta succedendo. >> mormorai tremando.
<<
Non avere
paura dolcezza. Ora andrai nella stanza che diventerà la tua
e poi parleremo
con calma. Ho pure deciso di farti un regalo. Avrai un amico che ti
terrà
compagnia e che ti aiuterà ad ambientarti. >>
Schioccò
le dita e
dalla porta da cui poco prima era uscita Cassandra. Sgranai gli occhi
quando
vidi Leandro venire verso di me. La sua espressione era molto seria.
Non l’avevo
mai visto in questo modo.
Lo
guardai prima
con sollievo, perché era l’unico che conoscevo e
in tutta quella situazione era
quasi un conforto, ma lui cosa ci faceva lì?
<<
Andiamo
Bella. >>
Mi
voltò le spalle
e lo seguii. Invece che tornare alla porta principale superò
i tre troni e io
abbassai lo sguardo sotto a quello dei tre vampiri. C’era una
porta piccola e
bassa, l’aprì e mi fece passare per prima.
Mi
ritrovai in una
sala molto più piccola, buia e polverosa. Ancora non capivo
come riuscivo a
vedere i granelli
di polvere sospesi
nell’aria… non mi era mai capitato.
Sentii
la mano di
Leandro sospingermi in avanti e vidi diverse porte tutte molto vicine
l’una all’altra.
Leandro si fermò nell’ultima a destra del lungo e
stretto corridoio. Prese una
grossa chiave antica e l’aprì facendomi cenno di
entrare.
La
camera era
molto lussuosa sebbene il suo arredamento non fosse moderno. Un grande
letto a
baldacchino nero, con le lenzuola di raso rosse faceva bella mostra di
sè,
attaccato al muro, vicino ad una grande porta finestra, la cui vista
era
parzialmente nascosta da una pesante tenda rossa. Un tavolo in ferro
battuto con
tre sedie era al centro della stanza. Poco lontano, vicino al muro
c’era un
divanetto e tre poltrone abbinate, anch’esse in rosso con
decorazioni color
oro.
Infine
un armadio
e una cassettiera anch’essi molto antichi, sulla quale era
posata un antica
lampada a olio.
<<
Questa
sarà la tua stanza d’ora in avanti.
>>
Mi
girai di scatto
e vidi che Leandro aveva chiuso la porta alle sue spalle e ora avanzava
verso
di me. Non avevo ancora detto una parola perché in qualche
modo non volevo che
gli altri vampiri mi sentissero e lo stesso mi sembrava che avesse
fatto lui.
<<
Che
significa tutto questo? Cosa c’entri in questa storia e cosa
vogliono farmi?
>>
Lui
sorrise e mi
accarezzò il viso con una mano.
<<
Una
domanda alla volta, Bella. Avremo molto tempo a disposizione.
>>
Scacciai
via la
sua mano con un gesto brusco.
<<
Io voglio
andarmene di qui, perché non mi aiuti? Sei
d’accordo con quella pazza di tua
sorella vero? >>
<<
Non è
così. Non posso spiegarti tutto adesso, sarebbe troppo
pericoloso. Anche i muri
qui hanno orecchie. >>
Mi
guardò
duramente e io capii che anche lui non poteva parlare.
Lo
guardai
intensamente. Non poteva avermi tradito. Non lui.
Allora
perché ero
finita in Italia con tutti quei vampiri, cosa diavolo volevano da me?
<<
Questo è
tuo. >>
Mi
porse il
talismano. Allora aveva visto Cassandra e se l’era fatto
ridare. Lo presi e lo
strinsi tra le mani.
<<
Perché Cassandra
ha detto che questo era il talismano di Christabel? Chi è?
>>
Lui
non rispose e
io cominciai ad innervosirmi.
<<
Ti prego
dimmi qualcosa Leandro. Mi uccideranno? >>
Lui
mi abbracciò e
io nonostante tutti i miei dubbi mi strinsi a lui. Non sapevo se
fidarmi di lui
era giusto o meno ma in quel momento sapere che era con me mi era di
grande
conforto. Avrei voluto che ci fosse Edward ma lui non c’era e
forse non ci
sarebbe più stato per me.
<<
Non avere
paura piccola, non lascerò mai che ti facciano del male.
>>
Mi
scostai da lui
e lo guardai per qualche secondo.
<<
Mi hai
detto spesso queste parole ma adesso sono qui e non so cosa ne vogliano
fare di
me. >>
<<
Bella non
hai avvertito dei cambiamenti? >>
Lo
guardai senza
capire. Dei cambiamenti? In che senso?
Mi
sentivo strana
ma forse era per lo stress e la paura. Non capivo perché
alcune sensazioni del
mio corpo erano cambiate ma in quel momento non riuscivo a
preoccuparmene più
di tanto.
<<
Non lo
so. Sono confusa. >>
Mi
portai le mani
tra i capelli e camminai nervosamente in quella stanza.
<<
Saprai
tutto Bella, ma devi promettermi che avrai fiducia in me. Tutto ti
sembra
impossibile ma presto le cose torneranno al loro posto. >>
Torneranno
al loro
posto… ma cosa voleva dire?
<<
Non
morirai Bella. >>
Io
scossi il capo.
<<
Non m’importa.
Voglio rivedere Edward. >>
Sentii
gli occhi
riempirsi di lacrime, ma a quelle parole Leandro non rispose e dopo
averlo sentito
sospirare uscì dalla porta, richiudendola silenziosamente
dietro di se.
Perché
si comportava
così?
Osservai
a lungo
la porta chiusa ma anche volendo non sarei mai riuscita a scappare.
Sapevo che
in qualche modo c’erano molti vampiri lì dentro, a
parte i tre Volturi.
Mi
sedetti sul letto
quasi con timore, spostai il velo nero del baldacchino e strinsi un
cuscino tra
le braccia.
Ero
preoccupata…
cosa mi sarebbe successo? Edward? Come avrebbe preso la mia scomparsa?
E mia
madre si sarebbe spaventata a morte non trovandomi.
Feci
un paio di
respiri profondi e mi guardai intorno. Dentro di me avevo la speranza
che
presto sarei uscita di lì in un modo o in un altro.
**************************
Ok,
manteniamo la
calma!!! xD
Di sicuro questo non ve l’aspettavate, ma se da una parte
avete capito dove è
finito Leandro e che fine ha fatto Bella ci sono altri interrogativi.
Chi
è Christabel?
Purtroppo
non
posso svelarvi tutto subito e capisco la vostra curiosità,
ma non vi
preoccupate perché oggi ho terminato del tutto la trama
della storia, che era
un po’ incerta da questo punto in poi, quindi è
tutto chiaro!
Nel
prossimo
capitolo toccherà ad Edward e vedrete come scopre del
rapimento di Bella.
Tenete d’occhio Tanya perché vi stupirà!
Per
qualsiasi
dubbio ditemi pure, sarò felice di rispondervi!
In
ultimo
ringrazio come sempre tutti quelli che mi seguono e che commentano,
senza di
voi ragazzi sarei persa xD
Vi
lascio l’indirizzo
del mio blog : http://animadellastella.blogspot.com/
Se
il collegamento non funziona lo troverete comunque nel mio profilo. Per
ora c’è solo un post perché
l’ho iniziato da poco, ma metterò
gli spoiler e tutto ciò che riguarda sia questa storia che
le altre, quindi
fateci un salto e potete chiedermi lì quello che volete o
commentare gli
spoiler!
Prestissimo
metterò quello del prossimo capitolo!
Un
bacione a
tutti!
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 22 *** Dolore ***
∂σℓσяє
Chi
non ha sofferto,
non sa niente: non conosce ne il bene ne il male, non conosce gli
uomini, non
conosce sé stesso.
François
de Salignac de La Monthe – Fènelon, Le
avventure di Tèlèmacque, 1699.
Posai
il mio
cellulare sulla scrivania, con stizza. Insomma perché non
rispondeva alle mie
chiamate insistenti? Si era forse pentita di ciò che era
successo tra noi? No…
non poteva essere. Eppure la sera prima le avevo mandato due messaggi a
cui non
aveva risposto. Credendo che si fosse già addormentata
l’avevo richiamata la
mattina, ma nulla. Il suo cellulare squillava a vuoto. Era quasi
pomeriggio e
avevo perso il conto del numero delle chiamate che avevo effettuato.
Cominciavo
davvero
a preoccuparmi. Che le fosse successo qualcosa? Scacciavo sempre quel
terribile
presagio perché l’avevo lasciata davanti casa la
sera prima. Cosa sarebbe
potuto succederle?
Sospirai
e guardai
distrattamente la grande sala dove si stava tenendo da ormai un paio
d’ore una
riunione tra tutti i soci dell’azienda. Inutile dire che io
non avevo sentito
quasi una parola, impegnato a chiamare Bella quasi continuamente.
Notai
Tanya in
disparte, mentre seduta al lungo tavolo della sala riunioni, scriveva
distrattamente
su un piccolo blochetto. Inarcai un sopracciglio continuando ad
osservarla. Lei
era solita prendere qualsiasi tipo di appunto, tra l’altro
litigava sempre con
tutti i soci per mettersi accanto a me e provocarmi in ogni modo.
Il
suo
comportamento era davvero strano. Era la prima volta che la vedevo in
quello
stato. Era sempre così vivace e maliziosa…
perfino quella mattina quando ero
andato nel mio ufficio e ci eravamo incontrati per i corridoi lei mi
aveva
sorriso distrattamente e poi aveva stretto al petto una cartelletta con
dei
documenti, passandomi davanti senza dire una parola.
Feci
spallucce.
Forse aveva finalmente capito che non aveva nessuna speranza con
me… un
problema in meno.
La
vidi alzarsi e
scusarsi con gli altri e poi imboccare l’uscita. Per me era
una novità vederla
nei panni di una ragazza seria e disinteressata al sottoscritto.
Accantonai
quei
pensieri e mi alzai anch’io quando la riunione venne
dichiarata conclusa. Avrei
chiesto ad Eleazar di farmi un riassunto di tutto ciò che
aveva detto durante
la riunione perché ero stato completamente assente.
Ero
quasi
arrabbiato con Bella. Insomma che diavolo stava succedendo?
Decisi
che non
potevo rimanere un minuto di più a lavoro e invece di
tornare al mio ufficio,
mi recai agli ascensori per andarmene. Non potevo più
aspettare.
Trovai
di nuovo
Tanya, davanti l’ascensore. L’affiancai guardandola
titubante. Lei fece finta
che io non ci fossi e quando le porte automatiche davanti a noi si
aprirono
entrammo.
<<
Scendi?
>> chiesi indicando il tabellone con i numeri
dell’ascensore.
Lei
mi guardò come
se non mi avesse visto prima, anche se sapevo che fingeva.
<<
Oh, sì
sì. Grazie. >>
Disse
solo questo
e io pressai il pulsante per scendere a piano terra.
<<
Tanya
tutto bene? >>
Lei
sbattè le
palpebre un paio di volte velocemente e poi sorrise.
<<
Sì
Edward, tutto bene. >>
<<
Sei
sicura? Sei strana oggi. >>
Lei
si irrigidì e
io lo notai subito. Avevo ragione, c’era qualcosa che non
andava.
<<
In che
senso? Sto benissimo. >>
Ora
era quasi
irritata e me ne stupii ancora di più. Uscimmo
dall’ascensore e lei quasi
scappò da me. La raggiunsi all’uscita e la presi
per un braccio, facendola
scontrare con il mio petto. Eravamo a pochi millimetri di distanza ma
lei non
fece nulla per provocarmi, come faceva di solito.
<<
Dimmi
cosa c’è che non và. >>
Perché
ero così
convinto che il suo strano comportamento c’entrasse qualcosa
con me?
<<
Non vedo
perché dovrei. Davvero Edward vedi cose che non ci sono. Se
vuoi scusarmi.
>>
Si
liberò
bruscamente dalla mia presa e io rimasi a guardarla impietrito. Non
avevo mai
visto Tanya in questo modo. Non era allora solo una vampira snob come
credevo.
Aveva un certo caratterino, ma ancora non capivo perché mi
trattasse così.
Ero
davvero
convinto che nascondeva qualcosa e che questo riguardasse me. La vidi
sfrecciare sulla sua Aston Martin e mi diressi a passo svelto verso la
mia
auto.
Avevo
da poco
cambiato macchina, una bellissima Bentley Continental GT nera. Ne ero
molto
orgoglioso ma velocemente misi in moto e raggiunsi in fretta il palazzo
dove
Bella abitava con sua madre.
Dei
brutti presagi
occuparono la mia mente ma cercai di scacciarli. Tuttavia lo sforzo fu
inutile
quando vidi due volanti della polizia davanti al palazzo di Bella.
In
fretta scesi
dalla macchina, sperando che loro non avessero nulla a che fare con lei
e mi
rivolsi ad un agente.
<<
Scusi
agente cosa succede? >>
L’uomo
allontanò
la piccola radio nera con cui stava comunicando probabilmente con la
centrale e
mi guardò svogliato.
<<
E’
scomparsa una ragazza ieri notte. >>
Quelle
parole mi
ghiacciarono sul posto.
<<
Come si
chiama questa ragazza? >>
L’agente
mise
nella cintura la sua radio e mi guardò nuovamente.
<<
Isabella
Swan. La conosce? >>
Se
fossi stato
umano mi sarebbe venuto un infarto. La mia Bella era scomparsa?
No… non era
possibile. L’avevo lasciata davanti casa…
Non
riuscivo a
ragionare, mentre un dolore sordo si faceva strada dentro di me. Cosa
l’era
successo, chi l’aveva rapita? Ne ero certo lei non sarebbe
sparita di sua
volontà…
<<
E’ la mia
ragazza… >> mormorai debolmente.
L’espressione
del
poliziotto si fece di colpo interessata, comunicò
velocemente qualcosa alla
radio e mi prese per un braccio.
<<
Lei è il
fidanzato? Deve venire con me alla centrale perché dobbiamo
farle delle
domande. >>
Mi
divincolai
dalla sua presa.
<<
Prima mi
dica quello che è successo. >>
<<
Anche lei
può spiegarmi molte cose, ad esempio l’ultima
volta che l’ha vista o sentita.
>>
<<
L’ho
lasciata davanti casa ieri sera, da quel momento non l’ho
più vista. Ho passato
tutta la giornata a chiamarla e ora sono venuto qua per capire
perché non
rispondeva. >>
Il
poliziotto
annuì e si segnò qualcosa in un blocchetto.
<<
A che ora
l’ha lasciata a casa? >>
<<
Saranno state
le nove e mezza o le dieci. >> risposi confuso.
<<
La madre
è rientrata a casa alle dieci e mezza e la ragazza
già non c’era. >>
Aggrottai
la
fronte e portai una mano ai capelli. In poco più di mezzora
da quando l’avevo
lasciata a casa era sparita?
<<
Questo è
molto sospetto signor… ? >>
<<
Signor
Cullen. Cosa è sospetto agente? Io amo la mia ragazza, crede
forse che le abbia
fatto qualcosa? >>
Alzai
la voce e
lui mi mise una mano sulla spalla.
<<
Senta
Signor Cullen io non so nulla di lei. So solo che la ragazza
è scomparsa poco
tempo dopo che lei l’ha lasciata a casa, da quanto dice.
Oltre ad essere il
fidanzato è anche l’ultima persona che
l’ha vista, quindi deve per forza
seguirmi alla centrale. Servirà per trovare la ragazza.
>>
Annuii
distratto.
Per me potevano fare quello che volevano, io volevo solo trovare Bella
e ci
sarei riuscito molto meglio di loro.
Stavo
per salire
in macchina e seguire la volante quando vidi la madre di Bella in
lacrime sul
portone del palazzo insieme ad altri poliziotti.
Mi
avvicinai a lei
e Renee quando mi vide smise di piangere e mi puntò il dito
contro.
<<
Era con
te ieri sera, dovevi proteggerla, è solo colpa tua se
è sparita! >>
Sospirai,
potevo
comprendere il suo dolore. Ciò che disse però
attirò l’attenzione degli agenti
vicini a lei. Avevo paura che fraintendessero ma Renee mi
stupì ancora. Si
gettò tra le mie braccia singhiozzando. La strinsi a me e
cercai di
rassicurarla.
<<
Oh Edward
ti prego perdonami. Ho solo paura che sia successo qualcosa alla mia
bambina.
So che la ami e non le faresti mai del male. >>
A
quelle parole i
poliziotti si allontanarono e io sospirai di nuovo.
<<
Mi
dispiace molto signora. Ritroverò sua figlia a qualsiasi
costo. >>
Lei
si allontanò
da me e mi sorrise debolmente.
<<
Ho
fiducia in te Edward. Ti prego riportami a casa la mia bambina.
>>
Si
portò il
fazzoletto al viso e io dopo averle carezzato una spalla in
incoraggiamento mi
allontanai. Il poliziotto con cui avevo parlato prima mi aspettava,
appoggiato
alla volante.
Mi
misi in
macchina e lo seguii. Durante il tragitto strinsi con tale forza il
volante che
rischiai di romperlo. Chi aveva osato dare questo? Chi? Stavolta avrei
ucciso
chiunque le avrebbe fatto del male.
Cosa
diavolo era
potuto succedere?
La
mia mente volò
a Leandro, ma lui non poteva fare una cosa simile. Era forse stata
Cassandra?
Lei era partita, ma quando avrei finito in centrale l’avrei
cercata ovunque.
Passai
quasi due
ore a rispondere a tutte le domande dei poliziotti della centrale e
dopo aver
appurato che la sua scomparsa non poteva avere a che fare con me, mi
lasciarono
andare. Tuttavia mi intimarono di non lasciare il paese e che mi
avrebbero
sentito spesso.
Mi
rendevo conto
che il fatto di essere stato l’ultimo a vederla li faceva
dubitare parecchio.
Arrivai
a casa in
un lampo e non appena entrai Abigail si fiondò tra le mie
braccia. Singhiozzava
disperata e io la strinsi forte a me.
<<
Edward mi
dispiace, ma l’hanno detto al telegiornale. >>
Alice
mi venne
incontro e io annuii distrattamente. Dovevo immaginare che Abigail ne
sarebbe
rimasta sconvolta.
<<
Piccola
la troveremo. >>
Lei
mi guardò e
annuì freneticamente.
L’ultima
persona
che mi aspettavo di vedere comparve davanti ai miei occhi
all’improvviso.
Appoggiata alla porta del salone mi osservava quasi scocciata.
<<
Cassandra? >>
<<
Ti
dispiace? Che cos’è tutta questa confusione?
Abigail tesoro non preoccuparti
per quella ragazza. Salterà fuori vedrai. >>
<<
Abigail
vai di là. >>
La
mia voce
perentoria la fece andare via subito e con lei mia sorella.
<<
Cosa ci
fai qui? >> dissi minaccioso, avvicinandomi a lei.
<<
Qui ci
vive mia figlia e quindi vengo spesso. Allora… sparita la
piccola Bella? Vedrai
si sarà fatta una passeggiatina e si sarà persa.
>> sorrise melliflua e
io ricambiai.
<<
Non ti
conviene fare troppa ironia. Tu sei la prima persona di cui sospetto.
>>
Lei
mi guardò come
se fossi pazzo.
<<
Senti
Edward adesso non esagerare. Ho provato a fare andare via quella
ragazza ma non
ci sono riuscita. Tu ne sei innamorato e pensi che non abbia capito
quando
Abigail tenga a lei? Se le faccio del male non lo faccio anche a mia
figlia?
>>
Il
suo sguardo era
cambiato e ora era serio. La guardai per molto tempo ma non riuscii a
crederle
del tutto.
<<
Se non
vedo, non credo Cassandra. >>
<<
Lo vedrai
allora. >>
Si
allontanò da me
ma poi tornò indietro. Mi accarezzò il viso e mi
guardò dispiaciuta.
<<
Anche se
non mi ami più io non ho smesso di provare amore nei tuoi
confronti. A dispetto
di tutto quello che pensi, spero che quell’umana torni,
così tu e la bambina
potrete essere felici. >>
Si
allontanò
lasciandomi confuso. Mi amava
ancora? Da
una parte mi dispiaceva ma non sarei mai tornato indietro per questo.
<<
Cassandra?
>> la chiamai quando ripresi lucidità.
Lei
si voltò con
un sorriso. Forse credeva che le dicessi che anch’io
l’ amavo alla follia? Un
tempo forse…
<<
Quando
Abigail si addormenta vai via per favore. >>
Inarcò
un
sopracciglio e il suo sorriso sparì dalle sue labbra. Mi
voltò le spalle e a
grandi passi raggiunse la camera di Abigail.
Se
credeva che
tutto sarebbe stato così semplice si sbagliava di grosso.
Tra l’altro Bella era
scomparsa e io non mi fidavo di nessuno. Fin quando non avrei riavuto
la mia
ragazza lei doveva solo vedere Abigail e stare lontana da me.
Mi
sedetti sul
divano e mi presi il viso tra le mani. Perché Leandro non
c’era quando avevo
bisogno di lui? Vedeva nel futuro… sapeva di sicuro cosa
sarebbe successo,
allora perché era andato via? Impossibile che
c’entrasse qualcosa… aveva di
sicuro qualcosa in mente e in parte questo mi rincuorava. Amava Bella e
l’avrebbe
aiutata.
Anch’io
avrei
voluto il dono di vedere nel futuro ma purtroppo potevo solo rimanere
lì a
soffrire. Non sapevo da dove cominciare ma avrei trovato un modo.
Amore
mio dove sei…
Non
avevo mai
provato una sofferenza simile… non sapere dove si trovasse
la mia Isabella,
come stesse e cosa stesse facendo mi distruggeva. In quel momento avrei
voluto
vederla spuntare dalla porta e dirmi che non era successo nulla,
stringerla a
me e perdermi in lei come era successo il giorno prima.
Come
poteva
cambiare tutto così velocemente? Avevo giurato di
proteggerla ma non ci ero
riuscito.
Ringhiai
sommessamente mentre sentivo il mio cuore spezzarsi. L’avrei
trovata a
qualsiasi costo.
****************************************
Salve!
Come và?
Io ho cominciato a lavorare per pagare le spese
dell’università di cui mio
padre da solo giustamente non si può occupare, quindi sono a
pezzi…
Beh
tra studio e
lavoro mi sono ritagliata quel poco tempo per scrivere questa storia,
quindi
non vi preoccupate andrà avanti!
Come
sempre potete
andare nel mio blog, il cui indirizzo era nel capitolo precedente e nel
mio
profilo se volete vedere gli spoiler dei capitoli…
più tardi cercherò di
mettere quello del prossimo che sarà Pov Bella…
così vediamo come se la cava…
Lasciatemi un segno del vostro passaggio così so che non
è un lavoro inutile xD
Bene…
a questo
punto cosa ne pensate?
Probabilmente
non
vi interessa ma le macchine mi piacciono parecchio quindi se volete
vederla,
questa è la macchina di Edward
Mentre
questa
quella di Tanya
|
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Capitolo 23 *** Il Ritratto ***
ιℓ
яιтяαттσ
Un
odore insolito
che non riuscivo a definire riempiva quell’ambiente macabro e
la luce flebile
di alcune alte e bianche candele rischiarava debolmente quel posto,
altrimenti
completamente al buio. Le lunghe pareti rosse dello stretto corridoio,
in cui
camminavo titubante, erano drappeggiate da tantissimi quadri. La cosa
più
strana era che all’interno di quest’ultimi le
persone ritratte si muovevano.
Forse erano le brevi mosse del momento in cui erano state scattate. Li
guardavo
spaventata e curiosa al tempo stesso. Non credevo che fosse possibile
una cosa
del genere.
Ognuno di questi dipinti ritraeva figure mitiche, altre racappriccianti
e in
altre ancora persone comuni di tutte le epoche, tra cui molte donne
bellissime.
Ad
ogni passo
sentivo il tintinnare dei miei tacchi bassi, infatti al mio risveglio
avevo
avuto la spiacevole sorpresa di ritrovarmi completamente nuda, coperta
dalle
lenzuola di raso, rosso sangue.
Una
vampira di
nome Jane mi aveva detto che era stata lei a spogliarmi sotto ordine di
Aro. I
miei vestiti erano stati buttati, perché indecenti per loro,
così mi aveva dato
da indossare un lungo abito bianco, che scivolava alla perfezione sul
mio corpo
e terminava con un piccolo strascico. Lasciava le spalle scoperte ed
era più
aderente al busto. Era semplice, perché aveva solo delle
perline sulla parte
superiore e nient’altro, ma era del tutto esagerato.
Quando
Jane se ne
era andata dicendomi che potevo fare ciò che volevo, prima
che Aro mi mandasse
a chiamare, ero uscita da quella stanza per potermi guardare attorno.
Avevo
timore degli altri vampiri che spesso mi passavano a fianco ma ero
certa che
Aro fosse il capo di tutti lì dentro e se lui mi voleva viva
nessuno mi avrebbe
fatto niente.
Come
ero potuta
finire in quel posto? Se non volevano eliminarmi, perché
Cassandra e Tanya mi
avevano portato lì?
Il
pensiero che
Cassandra fosse con Edward in quel momento mi tormentava. Aveva di
sicuro
appreso la mia scomparsa, come l’aveva presa? Mi stava
cercando?
Quasi
mi venne da
piangere e mi appoggiai a una parete del corridoio. Come potevo fare
per uscire
da lì?
Alzai
gli occhi
per evitare che le lacrime debordassero dai miei occhi e in quel
momento la
vidi. Il fiato mi si mozzò in gola e mi avvicinai piano a
quel ritratto.
Passai
una mano
bruscasmente sugli occhi, appannati dalle lacrime, per vederlo meglio.
Una
donna molto bella vestita con abiti estremamente eleganti era ritratta
mentre
era seduta su un grosso scranno, come quelli dove sedevano i Volturi.
I
capelli scuri,
lunghi e mossi incorniciavano un volto a forma di cuore. I lineamenti
fini e
una bocca in cui il labbro superiore era leggermente più
pieno rispetto a
quello inferiore. Due occhi scuri come la notte osservavano il vuoto.
Mi
portai una mano
alla bocca. Chi era quella donna che mi somigliava così
tanto? Sembravo quasi
io… ma non era possibile.
Con
le dita
accarezzai il quadro sentendomi tremare da capo a piedi. Abbassai gli
occhi
sulla targhetta d’oro appena sotto il quadro. Il nome inciso
era : Christabel
Volturi.
Dio
mio… ecco perché
Cassandra diceva che ci somigliavano e in effetti era dire poco.
<<
Era
stupenda e l’ho amata più di me stesso.
>>
Il
sussurro di
Leandro mi fece sussultare. Lo trovai di fianco a me mentre guardava
con
sofferenza e malinconia quel ritratto.
Leandro
amava
Christabel?
<<
L’amavi?
Leandro… ma chi era Christabel? Ci somigliamo tantissimo.
>>
Lui
sorrise ma
questo non arrivò agli occhi.
<<
Oh, se l’amavo.
Christabel Volturi, il mio amore, la mia condanna. >>
Non
disse altro e
sembrava quasi che parlasse da solo. Lo guardai attentamente e non
potei non
vedere l’amore con cui i suoi occhi guardavano quella
bellissima donna. Doveva
soffrire tantissimo…
<<
Ma adesso
dov’è? >>
Credevo
fosse
morta ma non potevo esserne certa.
<<
E’ morta,
Isabella. Sono morto anch’io con lei…
>>
Sospirai
senza
sapere che dire.
<<
Dici bene…
vi somigliate moltissimo. Quando ti ho rivisto non eri più
una bambina e i
sentimenti che provavo per Christabel si sono in qualche modo riflessi
su di
te. >>
Si
voltò verso di
me e mi sorrise con affetto.
<<
Che vuoi
dire ‘ quando mi hai rivisto ‘ ? >>
<<<
Mia
piccola Bella ci sono troppe cose che non sai e io ho detto anche
troppo. Non
sono tenuto a rivelarti il tuo passato. >>
<<
No,
Leandro. Devi dirmelo. Aiutami. >>
Con
una mano mi
aggrappai al suo braccio e lui mi fissò insistentemente.
<<
Perché siete
così uguali? Anche lei mi chiese di aiutarla e non avrei
dovuto, così lei non
sarebbe morta. >>
Si
divincolò dalla
mia presa, lasciandomi sola e confusa in quel corridoio. Guardai un
ultima
volta il volto di Christabel e poi lo seguii. Era entrato nella stanza
che mi
era stata concessa e camminava nervosamente.
<<
Sono
sicura che anche lei ti amava. >>
Si
fermò come se
fosse stato fulminato.
<<
Non sai
di cosa parli… >>
<<
Sì
invece, lo sento. Christabel ha qualcosa a che fare con me, questo
è ovvio. Perché
non ti fidi di me, sono sicura che lei si fidava. >>
Lui
mi raggiunse
in un battito di ciglia e mi sbattè contro la porta chiusa
della stanza.
<<
Questo è
ciò che mi tormenta, lei si fidava di me. Le avevo promesso
che non sarebbe
morta e invece… >>
Cadde
a terra in
ginocchio e si prese la testa tra le mani. Lo seguii con le lacrime che
di
nuovo minacciavano di uscire. Leandro doveva aver amato moltissimo
quella
donna.
<<
Ti prego
Leandro, non è colpa tua. >>
Lui
scosse il capo
come se le mie parole fossero terrificanti.
<<
Sì che lo
è. >>
Si
alzò di nuovo
in piedi e fece un respiro profondo.
<<
Ho ancora
davanti agli occhi la sua espressione. La tenevo tra le braccia
implorandola di
non morire… ma non sono riuscito ad aiutarla. E’
morta tra le mie braccia
regalandomi un ultimo, stentato sorriso. Ha detto le stesse cose che
hai detto
tu… ‘ non è colpa tua ‘
>>
Sbattè
un pugno
sul muro, creando delle profonde crepe. Io rimasi in ginocchio a terra,
passandomi le mani tra i capelli. Non sapevo cosa dovevo fare.
<<
Bella…
Aro ti sta aspettando. Lui comincierà a dirti ciò
che vuoi sapere. >>
Mi
porse la mano
che io afferrai titubante. Senza dire una parola mi condusse fuori e
passammo
di nuovo davanti il ritratto di Christabel.
Mi
lasciò dentro
la sala dei tre Volturi ma prima di andarsene si avvicinò al
mio orecchio.
<<
Quando
saprai la verità, mi odierai. >>
Non
ebbi il tempo
di rispondere che sparì. Aro doveva aver sentito tutto
perché rise senza
umorismo. Notai che era da solo, senza gli altri due vampiri e mi fece
cenno di
sedermi su uno scranno vicino al suo, che non avevo ancora visto. Era
un po’ più
basso rispetto agli altri ed era leggermente più avanti, ma
pur sempre accanto
a quello dove era seduto Aro.
<<
In tuo
onore ho tirato fuori di nuovo questo scranno. >>
Lo
accarezzò con
lo sguardo e io faticai a sedermici. Mi faceva una strana impressione e
strinsi
i braccioli tra le dita.
<<
Sei un
tipo molto curioso Isabella. Da quanto mi hanno detto hai
già visto il quadro
che raffigura la mia dolce Christabel. >>
In
quel momento
ripensai al cognome di Christabel, identico al suo. Ma
allora…
<<
La mia
cara ed unica bambina ha preso parecchie strade sbagliate. Nonostante i
miei
avvertimenti è finita in un baratro senza fondo e non
è mai più ritornata.
>>
Per
la prima volta
vidi quel vampiro perso quasi nei suoi ricordi.
<<
Sarai di
certo colpita dalla vostra somiglianza, non è
così? >>
Annuii
incapace di
dire altro. La mia mente elaborava velocemente quello che Aro mi stava
dicendo.
Christabel
era sua
figlia, ma allora cosa c’entrava con me?
<<
Perché dici
che tua figlia ha preso strade sbagliate? >> chiesi
curiosa.
<<
Perché per
amore ha fatto tanti sbagli e tu ne sei la prova tangibile.
>> sussurrò
quasi con disprezzo, facendomi rabbrividire.
<<
Sai
Isabella, naturamente sapevo della tua esistenza ma mia figlia
è stata molto
furba nel creare insieme a Leandro quell’amuleto a forma di
Luna che ti porti
dietro. Ha così evitato che io ti uccidessi. Dato che i tuoi
poteri erano stati
sepolti da quel talismano avevo deciso, in suo onore, di lasciarti
vivere la
tua misera vita. Saresti morta comunque da umana, ma le cose purtroppo
sono
cambiatre quando hai incontrato Edward. >>
Mi
irrigidii, lo
conosceva?
<<
Conosci
Edward? >>
Lui
rise
sguaiatamente e poi si riprese.
<<
Scusami
cara, ma sei davvero molto divertente. Conosco molto bene Edward.
Cassandra era
una vampira molto dotata su cui avevo posato gli occhi, ma lei si era
innamorata di un umano, esattamente come la mia Christabel. Ha dato
alla luce
una mezza vampira, proprio come te e quindi l’ho punita. Ho
minacciato di
uccidere la bambina se lei non avesse messo fine alla vita del suo
umano, così
lei ci ha provato senza riuscirci. Nonostante tutto ha sempre amato
molto quel
ragazzino, così è sparita, convinta che io non
riuscissi a trovarla. Ovviamente
l’ho ritrovata e detto che se non voleva che io stesso
uccidessi la bambina e
il ragazzo lei avrebbe dovuto far parte della mia guardia reale per
sempre,
sparendo dalla vita di sua figlia e di quell’umano. I miei
intenti erano molto
diversi però e lei l’ha scoperto…
>>
Rimasi
a bocca
aperta. Edward sapeva tutto questo? Cassandra aveva cercato di
ucciderlo per
salvare la bambina?
<<
Non farti
strane idee. La Cassandra di un tempo non esiste più. Le
sofferenze che ha
dovuto subire per mano mia, l’hanno cambiata a tal punto che
è diventata un
essere freddo e spietato, come le ho insegnato ad essere.
>> continuò
soddisfatto.
Io
non riuscivo a
trovare un nesso nelle sue parole, mi mancavo troppe informazioni.
Sapevo solo
che Cassandra si era comportata in modo terrificante con me e non
sembrava
tenere davvero sua figlia, era quindi davvero cambiata?
<<
Cosa
vuole Cassandra da me allora? >>
<<
Isabella,
devi sapere che Christabel e Cassandra erano molto amiche, prima che
quest’ultima
in un suo viaggio in America conoscesse Edward. Christabel era
già morta da tempo
e Cassandra non aveva pace, girava il mondo alla ricerca di trovare il
suo
posto da qualche parte. Mia figlia l’aveva messa in guardia
per non farla
cadere nel suo errore ma Cassandra si è miseramente
innamorata di un umano.
Eppure le mie leggi tutti i vampiri le devono rispettare. Dopo mia
figlia non
doveva esistere più la razza dei mezzo vampiri.
>>
I
suoi occhi rossi
lampeggiarono quasi, terrorizzandomi.
<<
Cassandra
mi aveva profondamente deluso, così come aveva fatto mia
figlia. Quando sei
entrata nella vita di Edward lei è stata la prima a
scoprirlo, perché con mio
grande disappunto lo teneva d’occhio. Un giorno venne da me e
mi disse che tu
ti eri innamorata di lui e lei non voleva che Edward stesse con te a
qualsiasi
costo, così io e lei abbiamo fatto un patto.
>>
Sorrise
in modo
mellifluo e io rabbrividii.
<<
Che
patto? >>
<<
Eh no,
mia cara, non è ancora il momento di fartelo sapere.
>>
<<
Perché vuoi
me allora? Rientro nel vostro patto? >>
Poi
ricordai una
cosa che mi ero lasciata sfuggire, nell’ansia di
ascoltarlo… una mezzo vampira
come te…
Saltai
in piedi
respirando con affanno.
<<
Io non
sono una mezzo vampira! >> esclamai fuori di me.
<<
Sì
invece, mia cara nipote. Sei una mezzo vampira, così come lo
è stata tua madre.
>>
Quasi
credetti di
morire e scappai fuori dalla sala, con le risate di Aro in sottofondo.
Mi
precipitai nel corridoio davanti al ritratto di Christabel. Presi il
talismano,
che scottava tra le mie mani.
No…
non poteva
essere… non era possibile.
Christabel
Volturi
era mia madre.
*****************************************
Eccomi!
Allora cosa ne dite? La matassa si sta sciogliendo, ma qual
è il patto tra Aro
e Cassnadra. Vi dico solo che dovete prestare molta attenzione alle
parole di
Aro e confrontarle con quelle dette da Cassandra a Edward…
Lei
diceva che Aro
voleva anche la bambina, ricordate? E invece le cose sono un
po’ diverse, ecco perché
Cassandra nella sua confessione aveva detto ad Edward sia la
verità che non.
Leandro
amava
Christabel … e questa era la madre di Bella…
quindi? Ditemi pure! Accetto
qualsiasi cosa, maledizioni, dubbi, curiosità! xD
Dite
la verità, lo
immaginavate che Christabel era la mamma di Bella?
Fatemi
sapere!
Aspetto
con ansia
i vostri commenti!
Ah!
Un ultima
cosa, volete che io metti gli spoiler e quant’altro nel blio
blog oppure no? Io
lo faccio per voi ma se non volete non lo faccio! Quindi ditemi!
Un
bacio a tutti e
grazie come sempre!
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 24 *** Il Ritrovamento ***
ιℓ
яιтяσναмєитσ
Ah Dio
cos’è la sofferenza? Quella cosa che ti
strazia il cuore e te lo frantuma in mille pezzi.
E’ quel sentimento che ti
morde l’anima e la fa vibrare fin quasi a spegnerla.
Cos’è la sofferenza? Il
dolore sordo che ti riempie la mente fino a che non senti nulla tranne
il dolore
stesso. Immenso dolore.
Come
quando si è inghiottiti dalle sabbie mobili, come
l’urlo di un uccello ferito
che non può più volare,
come il rombo assordante delle onde che si infrangono
contro gli scogli,
come una notte infinita e senza luna, come una Stella
risucchiata da un buco nero.
Sofferenza.
Solo sofferenza.
(
Stella Del Sud )
Un
altro mese era
passato. Le neve cadeva candida sulle strade, sugli alti palazzi, sulle
cupole
delle chiese e sugli immensi parchi. Il bianco dominava in quella
città di
solito così piena di colori diversi, come se ci dovesse
essere una pausa in
mezzo a tutta quella confusione. Lenti fiocchi di neve cadevano su di
me, sui
bambini che cercavano invano di acciuffarli tra le piccole manine,
sotto lo
sguardo amorevole dei loro genitori. Alcuni animali randagi cercavano
invece un
riparo da quel gelo costante.
Sentivo
il freddo
penetrarmi fin dentro l’anima, io che ero quasi fatto di
ghiaccio.
Nulla
aveva più
senso per me, tranne mia figlia, dalla scomparsa di Bella. Il suo volto
era perennemente
presente nei telegiornali. Richieste d’aiuto da parte della
madre, sostegno da
parte di tutti cittadini e infine lo sconforto che ormai pervadeva il
mio
cuore.
L’avevo
cercata
ovunque, anche in altri stati, ma sapevo che non l’avrei mai
trovata. Sapevo
che era nelle mani di qualcuno. Sapevo che in qualche modo era ancora
viva.
Sapevo a chi mi dovevo rivolgere per trovarla. Eppure Cassandra era
sparita un'altra
volta. Era intenzionata a rimanere con me e la bambina ma quando ha
visto che
non le davo pace perché ero maledettamente convinto che la
colpa fosse sua, lei
era sparita di nuovo. Era con Bella?
Cosa
diavolo
dovevo fare per poterla aiutare?
Avevo
provato più
volte ad andare in Italia, dai Volturi, perché avevo paura
che Cassandra l’avesse
portata lì, ma Aro mi aveva detto che avrebbe ucciso mia
figlia se solo ci
fossi tornato.
Eppure
sentivo che
lei poteva essere lì e io ero impotente. Come potevo
rischiare la vita di
Abigail?
Così
mi trovavo in
un limbo di acuta sofferenza. Non potevo agire liberamente se Abigail
non era
al sicuro e non potevo fidarmi di nessuno. La mia famiglia sarebbe
stata
impotente di fronte a dei vampiri come i Volturi. Leandro era sparito,
a chi mi
dovevo rivolgere?
Era
come se
dovessi attendere qualcosa, ma che cosa?
Non
avevo pace e
mai l’avrei avuta se Bella non fosse tornata da me. Stava
male in quel momento?
Mi pensava? Credeva che l’avessi abbandonata?
Mi
fermai in mezzo
alla strada, richiamando l’attenzione di alcuni passanti,
ignari del mio tormento.
Perché
Leandro non
veniva ad aiutarmi? Era forse con Bella? Non poteva lasciarla sola?
Troppe
domande,
troppi dubbi… non sapevo come comportarmi.
<<
Edward.
>>
Mi
voltai
lentamente non sorpreso di vedere Tanya dietro di me. Per tutto quel
mese mi
era stata dietro come un ombra, era come se volesse aiutarmi o dirmi
qualcosa
ma non lo faceva mai.
<<
Devo
parlarti. Devo trovare il coraggio. >>
Il
mio sguardo si
accese. Quindi avevo ragione, lei sapeva. La raggiunsi in un attimo ma
lei mise
le mani avanti.
<<
Non qui.
>>
La
seguii fin
quando non entrò in un piccolo vicolo.
<<
Tanya
dimmi cosa sta succedendo. Devi dirmelo adesso. >>
<<
Non è
facile… >>
La
sbattei contro
una macchina, il cui allarme cominciò a suonare ma non me ne
importò.
<<
Edward
calmati. >>
<<
Non puoi
dirmi di stare calmo, quando la donna che amo è sparita da
un mese. Se tu sai qualcosa
devi dirmela. >>
<<
Il giorno
in cui Bella è venuta nel tuo ufficio ero molto gelosa e
arrabbiata con te,
così quando ve ne siete andati sono uscita perché
non riuscivo più a lavorare e
ho incontrato Cassandra. >>
<<
LO
SAPEVO. >> urlai come un dannato.
Quella
vampira me
l’avrebbe pagata molto cara.
<<
Lei mi ha
convinto che era un tipo strano e una minaccia per te e tua figlia,
così mi ha
detto di aspettarla in un bosco fuori città, che lei mi
avrebbe raggiunto con
Bella. >>
<<
Vorrei
ucciderti Tanya, come hai potuto? >> ringhiai
rumorosamente e lei
indietreggiò spaventata.
<<
Non dire
così, mi sono pentita. Io non sopporto Bella lo sai, ma non
c’è la faccio più,
dovevo dirlo. Io non ho fatto nulla se non aiutarla e portarla dal clan
dei
Volturi. >>
Mi
bloccai
raggelato. Anche se questo avevo ragione. Perché
l’aveva portata lì? Non
avrebbero avuto alcuna pietà quindi ora sarebbe anche potuta
essere…
<<
E’ viva,
Edward. Ti aiuterò a raggiungerla. >> disse
Tanya intuendo i miei
pensieri.
<<
Come puoi
aiutarmi? Non posso andare lì, se mi vedono uccideranno mia
figlia. >>
<<
Abigail
la posso proteggere io. >>
<<
Scordatelo! Sei impazzita? >>
<<
No
Edward. Abigail starà con me e il mio clan, non
sarò da sola. Non ti fidi
nemmeno di Eleazar e le mie sorelle? >>
Camminai
nervosamente per il vicolo. Come potevo fidarmi di lei? Eppure non
c’era altro
modo e poi si era pentita raccontandomi tutto, cosa dovevo fare?
<<
Ascolta
Edward, se vuoi riavere Bella e andare da lei questa è
l’unica soluzione.
>>
La
presi per un
braccio e uscii dal vicolo.
<<
Andiamo
da mia figlia, chiederemo a lei >>
Salimmo
velocemente sulla mia macchina, poco lontana da lì e
arrivammo a casa mia. Spalancai
la porta e trovai Abigail seduta sul divano mentre stringeva a se
Scricciolo.
Tanya
rimase nell’ingresso
e io raggiunsi mia figlia e mi inginocchiai davanti a lei.
<<
Tesoro?
>>
Lei
alzò i suoi
occhioni verdi su di me. Soffriva terribilmente per la scomparsa di
Bella,
mangiava poco e non voleva più nemmeno andare a scuola.
<<
Amore mio
forse c’è il modo per raggiungere Bella.
>>
<<
Voglio
venire anch’io! >> urlò e si
buttò su di me.
<<
No
piccola, è pericoloso, devo andare solo io. Tu rimarresti
con Tanya ed Eleazar?
>>
La
bambina
conosceva poco Eleazar ma gli era sempre stato simpatico, al contrario
di
Tanya.
<<
Tanya non
la voglio. >>
Sentii
Tanya
sospirare ma continuai a guardare Abigail.
<<
Abigail
se non stai per un po’ con loro io non potrò
andare da Bella. >>
Lei
mi osservò a
lungo e poi annuì. Io tirai un sospiro di sollievo e Tanya
si avvicinò a noi.
Abigail abbassò lo sguardo e si nascose dietro di me.
<<
Edward io
dovrò accompagnarti, ma quando sarai entrato nel palazzo dei
Volturi tornerò
qui per prendere alcune cose della bambina e li raggiungerò
a casa mia. E’
meglio se per un po’ torniamo in Alaska. >>
<<
Approvo
che torniate in Alaska ma perché devi venire con me?
>>
<<
C’è un
passaggio segreto, che ti permetterà di non essere visto dai
Volturi, ma non so
per quanto tempo, quindi io dovrò tornare subito qui. Il
passaggio si attiva
solo con una formula mentale che Cassandra mi ha trasferito per poter
entrare
con lei nel palazzo. Toccando una parte precisa del muro di quel
palazzo e
concentrandomi si aprirà da sola. E’ fatto per
mantenere la sicurezza, anche
volendo non potrei dirti come fare. >>
Annuii
distratto e
prendendo per mano Abigail raggiungemmo la casa di Eleazar.
<<
Edward
che sorpresa vederti qui! Tua figlia è fatta grande ed
è bellissima! >>
<<
Eleazar
abbiamo poco tempo, non ho avuto il coraggio di dirvelo ma so
dov’è Bella.
>>
Tanya
interruppe
il capo del suo clan e vidi che lui cominciò a guardarla
male. Ormai anche loro
sapevano di Bella e cosa significava per me e Abigail.
<<
Mi
vergogno di te, Tanya. Hai partecipato al suo rapimento? Se
è così quando avrai
aiutato Edward a ritrovarla dovrai andare via. Non sei degna di questo
clan.
>>
Le
sue parole riecheggiarono
imponenti tra le mura di quella casa. Carmen, la compagna di Eleazar,
Irina e
Kate, le sorelle di Tanya, ci raggiunsero e tutti guardavano con astio
Tanya.
Lei
sostenne i
loro sguardi per poi dire qualcosa che mi stupì e non poco.
<<
Me ne
andrò, lo prometto. >>
Non
dissi nulla, perché
anch’io ero arrabbiato con lei, anche se aveva detto la
verità adesso.
<<
Eleazar,
devo lasciarti mia figlia, perché i Volturi hanno detto che
se solo fossi
andato da loro l’avrebbero uccisa. >>
Eleazar
e Carmen
si guardarono per pochi secondi e poi mi sorrisero.
<<
Dovranno
uccidere tutti noi prima di poter anche solo arrivare ad Abigail.
>>
disse Eleazar.
Kate
e Irina
annuirono con decisione e sorrisero a mia figlia che continuava a stare
seminascosta dietro di me.
Quelle
parole mi
rincuorarono e mi sentii sicuro di poterla lasciare alle loro cure. Mi
abbassai
per essere alla stessa altezza di Abigail e le accarezzai i capelli.
<<
Ora papà
se ne va piccola, tu stai buona. Tornerò con Bella te lo
prometto. >>
Gli
occhi di
Abigail si riempirono di lacrime. Sapevo che non voleva che me ne
andassi ma l’affetto
che provava per Bella era superiore a qualsiasi cosa.
La
strinsi a me
brevemente e le baciai la fronte. Lei si allontanò da me e
si avvicinò
titubante a Kate che si abbassò per prenderla in braccio
mentre Irina le sorrideva
rassicurante.
<<
Non devi
temere Edward. Tua figlia qui è al sicuro. >>
Carmen mi schiacciò l’occhio
e io le sorrisi riconoscente.
<<
Ho detto
ad Edward che sarebbe più sicuro tornare per un
po’ in Alaska. >>
Tanya
guardava le
sorelle che le voltarono le spalle e salirono con Abigail al piano di
sopra. Il
suo sguardo era ferito e colpevole. Solo Carmen ricambiava il suo
sguardo anche
se era profondamente delusa.
<<
Non credo
che tu possa sapere cosa è meglio e cosa no.
>>
Eleazar
non faceva
altro che fulminarla con lo sguardo.
<<
In ogni
modo era quello che pensavo anch’io ma come ti ho
già detto, una volta che
avrai accompagnato Edward non ti disturbare a tornare da noi.
>> continuò
impassibile.
Guardai
Tanya ed
ero certo che se fosse stata umana avrebbe pianto. Senza dire una
parola uscì e
per un attimo mi dispiacque per lei.
<<
Eleazar
forse… >>
Lui
venne da me e
mi poggiò una mano sulla spalla.
<<
Nonostante tutto quello che ha fatto riesci a perdonarla?
>> mi chiese e
io non seppi cosa rispondere.
<<
Sei un
vampiro incredibile Edward. Tuttavia… voglio molto bene a
Tanya, è come se
fosse mia figlia. Avevo notato il suo strano comportamento e so che si
è
pentita. Nonostante tutto quello che fa credere non è una
vampira cattiva.
Questo periodo le servirà di lezione, poi la
riprenderò nel mio clan. >>
Ammirai
quel
vampiro e mi sentii sempre più sicuro di lasciargli mia
figlia.
<<
Grazie
Eleazar, tornerò prima che posso, spero con Bella.
>>
<<
La
ritroverai e tutto si sistemerà. Stai tranquillo, Abigail
starà bene. >>
Lo
ringraziai
ancora e uscii fuori per raggiungere Tanya. Era appoggiata alla sua
macchina e
quando mi vide, salì mettendo in moto. Guardai la mia
macchina posteggiata e
poi salii nella sua.
Nessuno
dei due
parlò, fin quando non arrivammo all’aeroporto.
Aspettammo il volo e solo sull’aereo
si decise a parlarmi.
<<
Mi odi
anche tu vero? >>
La
guardai mentre
lei invece osservava fuori dal finestrino.
<<
Sono
arrabbiato e deluso ma non ti odio. Sei riuscita a dire la
verità, anche se
avresti potuto farlo molto prima. >>
Lei
non rispose così
continuai.
<<
Sono
certo che Eleazar non dicesse sul serio. >>
<<
No, me ne
andrò lo stesso. Non riuscirò mai più
a stare con loro. >>
Quelle
furono le
ultime cose che dicemmo per tutto il volo, fin quando non atterrammo in
Italia.
Noleggiammo una macchina e velocemente raggiungemmo Volterra.
Non
riuscivo a non
pensare a Bella, non riuscivo a credere che presto l’avrei
rivista.
<<
Edward mi
raccomando, una volta che sarai entrato devi continuare lungo il
corridoio fin
quando non raggiungerai l’ultima camera. La sua è
quella a destra. Entra
subito, perché tanto nessuno di solito ci può
accedere tranne Leandro. E’ lui
il consigliere di Aro. >>
<<
Cosa? Leandro
è il consigliere di Aro? >>
Non
potevo
crederci. Leandro non solo era con Bella ma era pure il suo
consigliere. Perché
allora non l’aiutava?
<<
Edward se
Bella è viva è proprio grazie a Leandro.
>>
Non
risposi alle
parole di Tanya. Sentivo di non sopportarlo. Non mi aveva mai detto che
ricoprisse una carica così importante.
<<
Ecco, il
passaggio è qui. >>
Tanya
si fermò all’interno
di un vicolo buio, alle spalle dell’antico palazzo. La
osservai poggiare una
mano sul muro e muoverla fin quando non si fermò
definitivamente su un punto.
Chiuse gli occhi e dopo pochi secondi una parte del muro
rientrò verso l’interno
per poi spostarsi di lato. Lei mi fece cenno di entrare ma prima la
guardai.
<<
Grazie
Tanya, ti sei pentita e questo vuol dire molto per me. >>
Lei
mi sorrise
titubante e io entrai. Tanya richiuse il passaggio nello stesso modo
alle mie
spalle e io guardandomi attorno mi ritrovai in un corridoio lungo e
stretto,
dalle pareti dipinte di rosso e con innumerevoli quadri.
Camminai
guardingo
e guardando distrattamente notai un quadro raffigurante una donna
bellissima.
Mi avvicinai schioccato, ma quella non era Bella? No
impossibile… guardandola
meglio era un po’ diverse, ma si somigliavano tantissimo.
Accantonai
quel
pensiero e raggiunsi velocemente l’ultima porta a destra,
come mi aveva detto
Tanya. Sentivo l’agitazione pervadermi. Abbassai la maniglia
e aprii la porta.
L’emozione
quasi
mi uccise quando vidi Bella in piedi, appoggiata al lato della
finestra, mentre
guardava fuori distrattamente. Indossava una stretta gonna nera che le
arrivava
al ginocchio e una camicetta bianca e ai piedi delle scarpe nere col
tacco. Non
l’avevo mai vista vestita in questo modo. Ammirai la sua
figura bellissima. I
capelli erano molto più lunghi rispetto a prima e le
ricadevano in morbide onde
scure.
C’era
qualcosa di
diverso in lei e non era solo il suo abbigliamento. Il suo odore era
più forte
e il suo sangue era per me solo un richiamo ricco di attrazione e
nient’altro.
La sua pelle sembrava più chiara e pareva quasi risplendere.
Chiusi
la porta
alle mie spalle ma lei non fece una piega. Forse si aspettava che fosse
Leandro, infondo non poteva riconoscere il mio odore… era
solo un umana…
Invece
mi stupì
quando sollevo leggermente il viso verso l’alto e chiuse gli
occhi, sembrava
che stesse odorando qualcosa e il suo atteggiamento era simile a quello
di ogni
altro vampiro. Cosa stava succedendo?
Voltò
il viso all’improvviso
e mi riconobbe. Sciolse la sua posa rigida e io quasi morii nel
rivedere i suoi
intensi occhi marroni. Sembravano più chiari, ora erano di
un nocciola chiaro,
ma diversi dal color caramello dei vampiri.
Un
brutto
presentimento mi colse, l’avevo forse trasformata? No,
impossibile…
Rivederla
mi
riempii di un emozione indescrivibile così mi concentrai
sulla sua espressione
stupita e poi dal suo dolce sorriso.
<<
Edward!
>>
Corse
verso di me
e io ebbi paura che sarebbe caduta per via del suo precario equilibrio,
ma mi
raggiunse senza cadere e mi gettò le braccia al collo.
L’abbracciai con forza e
immersi il viso tra i suoi capelli.
Avevo
ragione, il
suo odore era diverso, ma sempre paradisiaco per me. La sentivo anche
meno
fragile, ma misi da parte tutti i pensieri perché la gioia
di rivederla era
indescrivibile.
<<
Amore sei
qui! >> disse con voce emozionata.
La
scostai da me e
vidi che stava piangendo.
<<
Sì
piccola, sono qui. >>
Le
presi il viso
tra le mani e la baciai. Lei ricambiò con ardore il mio
gesto e io ebbi la
certezza che lei era diversa dall’umana che avevo conosciuto
fin ora.
Non
mi sembrava
vero di poterla di nuovo baciare e stringere a me.
Quando
ci
separammo lei non aveva ancora smesso di piangere e io le asciugai le
lacrime
con le dita.
<<
Ma come…
cosa… >> diceva confusa e io le sorrisi.
Incapace
di
trattenermi la strinsi a me di nuovo e prendendola in braccio mi
sedetti sul
letto con lei sul mio grembo. Non seppi quanto tempo passò
ma entrambi non
volevamo separarci l’uno dall’altra.
Finalmente
l’avevo
trovata, era di nuovo con me e avrei fatto di tutto per proteggerla.
Accarezzai
incessantemente i suoi capelli mentre lei mi accarezzava il petto.
<<
Non posso
credere che tu sia davvero qui. >> sussurrò.
<<
Credevo
che non ti avrei mai più rivisto. >>
La
strinsi più
forte e respirai a fondo il suo profumo.
<<
Ti avrei
trovata anche se fossi stata in capo al mondo. >>
Ci
osservammo di
nuovo e a lungo. Avevamo tante cose da dirci ma in quel momento nessuno
dei due
riusciva a dire più nulla. La osservai mentre mi guardava
affascinata e felice,
vidi le lacrime bagnarle il viso ancora una volta…
La
baciai di nuovo
e per molto tempo nessuno dei due ebbe più la forza di
parlare, devastati dagli
stessi e forti sentimenti che nutrivamo l’uno per
l’altro.
*************************
Salve!!!
Buon
immacolata a
tutti!
Sono tornata molto prima del previsto perché
anch’io come voi non sopportavo la
loro lontananza, vi ha fatto piacere questo aggiornamento?
Qui
c’è l’attesissimo
ritrovamento e non ho voluto farvi attendere, anche perché
sono rimasta
meravigliata dalle vostre recensioni, grazie mille! Come vedete sono le
vostre
recensioni che mi spingono a continuare!
Quel
piccolo
pensiero all’inizio come avrete capito è
personale… eh sì la sofferenza è
brutta e tutti l’abbiamo provata… ma come avete
visto le cose si sono
sistemate!
Per
cui grazie a
tutti!
Fatemi
sapere cosa
ne pensate di questo capitolo!
Un
bacio a tutti!
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 25 *** Nuove Veritā ***
иυσνє
νєяιтà
Non
riuscivo a
crederci. Non era possibile che Edward fosse lì con me, come
aveva fatto?
Credevo che non l’avrei mai più rivisto. Da quanto
avevo capito Aro non voleva
lasciarmi andare e sapevo che io non potevo far nulla per uscire di
lì, non me
l’avrebbe mai permesso.
Quando
mi aveva
detto che Christabel Volturi era mia madre il mondo mi era crollato
addosso.
Come poteva essere? Renee allora? Per tutto questo tempo mi aveva
nascosto una
cosa del genere? Lei non sapeva della mia natura, perché
grazie al talismano i
miei poteri erano stati nascosti da qualche parte dentro di me.
Tutto
era troppo
confuso nella mia mente. Innanzitutto non potevo davvero credere che
non fossi
umana ma mezzo vampira, ma per qualche motivo questo fatto non mi
spaventava. A
quanto pare era quella la mia vera natura, quindi in qualche modo la
sentivo
mia. Certo era sconvolgente, ma ciò che più non
riuscivo ad accettare era che
Renee non fosse davvero mia madre. E se Aro invece avesse mentito?
Avrei
tanto voluto
credere a questa cosa, ma in realtà sapevo che non era
così. Christabel era la
mia fotocopia e io non ero più la stessa di prima.
Per
tutta la notte
mi ero domandata chi fosse allora il mio vero padre. Per un folle
attimo pensai
a Leandro ma non era possibile, eppure aveva amato mia madre ed ero
certa che
il sentimento fosse stato reciproco. Mio padre non era allora
l’uomo che aveva
abbandonato me e mia madre qualche anno prima, o no?
Essendo
stata mia
madre una mezzo vampira, significava che mio padre era umano oppure
poteva essere
anche un vampiro? L’idea mi faceva uno strano effetto. Era
possibile che avevo
preso solo la natura di mia madre?
Avrei
potuto
chiedere a Edward, ma non ne avevo il coraggio. Solo ora che era di
nuovo con
me pensai a quanto fosse strano che i nostri mondi erano adesso molto
più
vicini. E pensare a quanta sorpresa e terrore avevano scatenato in me
le parole
di Cassandra, quando mi disse che ero solo una stupida umana e che non
potevo
arrivare alla potenza della loro natura… beh ormai non era
più così.
Mi
allontanai un
po’ da Edward, dato che ero appoggiata sul suo petto da non
so quanto tempo.
Lui ricambiò il mio sguardo con un sorriso. Come avrebbe
reagito sapendo la mia
natura?
<<
Edward
devo parlarti… >>
Feci
per alzarmi
dal suo grembo ma lui mi tenne ferma.
<<
Prima
dimmi come ti hanno rapita, cosa è successo? >>
La
sua espressione
era terribilmente seria e io con un sospiro mi riappoggiai a lui e
cominciai a
spiegargli cosa era successo.
<<
Quando mi
hai lasciato sotto casa, non ho fatto altro che salire e poi guardare
il
talismano… >>
<<
Quale
talismano? >> mi chiese, interrompendomi.
Non
gli avevo
parlato del talismano e forse avrei dovuto…
chissà se sarei stata comunque qui…
<<
Leandro
mi ha dato un talismano a forma di luna, prima di andarsene.
>> mormorai
sapendo che si sarebbe arrabbiato.
Mi
allontanò da sé
e mi fulminò con lo sguardo.
<<
Isabella
perché non me l’hai detto? Te l’avrei
subito tolto se l’avessi saputo. Come hai
potuto fidarti di Leandro? >>
A
quelle parole mi
venne in mente il dolore di Leandro quando mi disse che non era
riuscito a
salvare mia madre, nonostante lei si fosse fidata di lui.
<<
No
Edward, non è colpa di Leandro. Quel talismano ha
risvegliato i miei poteri,
probabilmente l’ha fatto per difendermi da Cassandra o non
so… per riportarmi
alla mia vera natura. >>
Edward
si alzò e
mi guardò come se fossi pazza.
<<
Bella ma
cosa ti è succeso? Di che natura parli? Non mi hai ancora
detto cosa ti ha
hanno fatto Cassandra e Tanya quando ti hanno rapito. >>
<<
Non sono
diventata pazza, Edward. Come ti dicevo ero nel mio appartamento e di
colpo
sono svenuta. Quando mi sono risvegliata ero in un piccolo bosco e
subito mi
sono resa conto che qualcosa non andava nel mio corpo. I miei sensi
erano più
sviluppati e mi sentivo diversa e più forte. Cassandra ha
cominciato a dire
strane cose, sul fatto che somigliavo a una certa Christabel e dopo mi
hanno
portato qui dai Volturi. >>
<<
E poi
cosa è successo? >> incalzò e io
ero ormai arrivata al punto di dirgli
come stavano le cose.
Presi
un bel
respiro e mi preparai a rispondere ma la porta della stanza che si
apriva
all’improvviso mi fermò.
Leandro
entrò
senza sorprendersi della presenza di Edward. Quest’ultimo
invece appena lo vide
gli si lanciò addosso, sbattendolo con forza contro la
parete.
<<
Quanto
entusiasmo Edward. Sei così contento di vedermi?
>>
<<
Non
scherzare lurido bastardo, mi fidavo di te, invece guarda che cosa
è successo.
E’ colpa tua se Bella si trova qui. >>
Leandro
si liberò
con apparente facilità dalla presa di Edward e lo spinse
indietro. Per qualche
secondo rimasero entrambi in silenzio e io ebbi seriamente paura che
cominciassero a litigare sul serio e a farsi male.
<<
Ti
sbagli, se Bella è qui è per colpa tua.
>>
Io
e Edward lo
guardammo stupiti.
<<
Cosa
diavolo dici, non fare il furbo con me, va bene?
Cos’è quel talismano di cui
Bella prima mi stava parlando? >>
<<
L’abbiamo
fatto io e sua madre, serviva a tenere nascosta la sua vera natura.
>>
Edward
si voltò di
scatto verso di me.
<<
Cosa
significa? Tua
madre? >>
Ancora
una volta
venni interrotta dalla porta che si apriva e stavolta con sgomento di
tutti e
tre vedemmo Aro guardarci come se fossimo dei bambini monelli che
stavano
facendo baccano.
<<
Cosa
succede qui? Come sapete nel mio castello regna il silenzio, cosa avete
da
urlare? >>
Il
suo sguardo si
fermò su Edward e sorrise senza allegria.
<<
Vedo che
nonostante tutte le mie minacce tu hai deciso comunque di rischiare la
vita di
tua figlia per venire a prendere la mia cara e dolce nipotina.
>>
Raggelai
a quelle
parole. Edward venendo da me metteva a rischio la piccola Abigail?
<<
Edward!
>>
<<
Bella!
>>
Dicemmo
all’unisono.
<<
Bene,
verrò più tardi a scambiare due paroline con te
mio caro Edward. >>
Leandro
seguì Aro
che gli aveva fatto cenno di seguirlo. Quando la porta si fu chiusa io
e Edward
ci ponemmo delle domande nello stesso momento.
<<
Sei la
nipote di Aro? >>
<<
Hai messo
a rischio la vita di Abigail? >>
Le
nostre voci si
era sovrapposte e tacemmo per qualche attimo per riportare ordine.
<<
Smettila
Bella, rispondi alla mia domanda. >>
Il
suo sguardo era
furioso e non ne capii il motivo. Comprendevo che magari non mi avrebbe
nemmeno
creduto ma arrabbiato perché?
<<
Cosa vuoi
che ti dica, ho scoperto cose sconcertarti su di me e la mia famiglia.
Mia
madre era Christabel
Volturi, la figlia
di Aro per l’appunto, di conseguenza io sono sua nipote.
>>
Edward
mi guardava
allucinato.
<<
Impossibile. >> sussurrò.
<<
E’ quello
che ho detto anch’io. >>
<<
E quindi
cosa voleva dire Leandro quando dice che quel talismano ha risvegliato
i tuoi
poteri? >>
<<
Sono una
mezzo vampira, Edward, proprio come lo è stata mia madre.
>>
Edward
se
possibile era ancora più sconvolto e lo vidi sedersi
lentamente.
<<
Cosa stai
dicendo? Non ti credo, non è possibile. >>
Incrociai
le
braccia al petto, di colpo irritata.
<<
Tu vieni
a dire a me che questo è impossibile? Io allora cosa dovrei
dire? >>
Lui
nemmeno mi
guardò e forse non mi aveva neppure ascoltato.
<<
Sai cosa
vuol dire essere perseguitata da una vampira solo perché
sono innamorata del
suo ex fidanzato e in più scoprire che lui ha una figlia?
Sai cosa vuol dire
essere minacciata dalla stessa vampira di morte su quella che credevo
essere
mia madre, su te e la bambina? Sai ancora cosa vuol dire essere
catturata da
due pazze vampire, essere portata in questo maledetto castello con
vampiri
assetati di sangue e scoprire che sei una di loro e che la tua vera
madre era
della loro stessa natura? NO, NON LO SAI! >> continuai
gridando.
Edward
finalmente
si degnò di guardarmi.
Ero
stanca,
preoccupata, frustrata da tutta quella situazione e lui veniva a dire a
ME come
tutto questo era impossibile?
Sbuffai
e mi
portai le mani al viso. Dovevo cercare di calmarmi ma era del tutto
impossibile.
Sapevo che Edward era giustamente sconvolto ma invece di aiutarmi che
faceva?
Dubitava di me!
Ad
un tratto
sentii due braccia salde avvolgermi.
<<
No,
lasciami! >>
Riuscii
a
divincolarmi dalla sua stretta, cosa che prima non avrei potuto fare.
Edward
però non demorse e cercò di riacciuffarmi. Dopo
una breve colluttazione in cui
gli intimavo di lasciarmi in pace riuscii a stringermi con fermezza a
sé. Non
potei far altro che abbandonarmi ancora una volta tra le sue braccia.
Quante
cose erano
successe in grado di sconvolgermi la vita e la mia unica certezza
sembrava
volermi abbandonare.
Edward
mi tenne
stretta tra le sue braccia a lungo, sospirando ogni tanto e finalmente
parte
della mia rabbia sembrò scemare, come sempre succedeva in
sua presenza.
<<
Ti prego,
piccola, calmati. >> mi sussurrò
all’orecchio cercando di rassicurarmi.
Mi
allontanai da
lui e andai verso la finestra.
<<
Bella…
non volevo farti arrabbiare. Io sono sconvolto. Ti ho lasciato che eri
un umana
e adesso scopro che in realtà sei una mezza vampira come mia
figlia e in più
nipote di Aro. >>
Già,
non ci avevo
ancora pensato. Io e la piccola Abigail ora non eravamo poi
così diverse. Quel
pensiero fu in grado di farmi sorridere leggermente. Chissà
cosa stava facendo…
Edward
forse intuì
i miei pensieri e mi prese il viso tra le mani.
<<
Le manchi
molto. >>
<<
Non
dovevi mettere a rischio la sua vita per venire da me. >>
Non
seppi perché a
quelle parole i suoi occhi si accesero e mi guardò con
grande dolcezza.
<<
Questo è
uno dei tanti motivi perché ti amo Bella. Ti preoccupi
così tanto per Abigail e
io non posso che adorare questa cosa. >>
Per
un attimo mi
fermai a quando mi disse “ Ti amo “.
Da tanto avrei voluto
sentirglielo dire di nuovo…
<<
Mi ami…
>> sussurrai e lui avvicinò il mio viso al suo.
<<
Ti amo
Bella. >> mormorò sulle mie labbra.
Mi
baciò con
dolcezza e capii quanto mi era mancato in quel mese.
<<
Bella
sono così confuso… insomma tu sei una mezza
vampira! >> disse con
entusiasmo quando ci separammo.
Sorrisi
con
indulgenza.
<<
Sì
Edward, lo sono, questa cosa ti fa piacere? >>
<<
Ma certo…
cioè capisco che tu sia sconvolta, come lo sono io, ma
sapere che le nostre
nature non sono molto diverse mi riempie di gioia. >>
Sorrisi
di nuovo e
entrambi ci sedemmo sul letto.
<<
Davvero
Edward, non avresti dovuto lasciare Abigail. >>
<<
L’ho
lasciata con il Clan dei Denali. >>
<<
Dei
Denali? Con Tanya vuoi dire? >>
<<
Non
proprio, comunque è stata lei a dirmi dov’eri e a
portarmi da te. >>
<<
Sul
serio? >>
Mi
sembrava
strano, ma infondo avevo notato che era titubante quando lei a
Cassandra mi
avevano rapito.
<<
Sì, ma
ciò che conta realmente è che sei di nuovo con
me. Ho passato un mese d’inferno
senza di te. >>
Ci
guardammo
intensamente.
<<
E’ stato
difficile anche per me. >> dissi con fermezza.
<<
Tua madre
era quella del dipinto in corridoio? >>
<<
Sì, l’hai
vista? >>
Non
seppi perché in
quel momento sentii una gioia sospetta. Per un attimo me ne pentii, non
avevo
mai conosciuto la mia vera madre e mi dispiaceva per Renee.
<<
Sì, era
molto bella. >> disse.
<<
Già…
>>
<<
Bella
cosa c’è? >>
<<
Edward…
mia madre… Renee… saprà di tutto
questo? >>
<<
Mi
dispiace, piccola. So che sei confusa. Di sicuro Renee ti
avrà adottato e non
te l’ha mai detto per non farti soffrire. >>
Sì
doveva essere
di sicuro così, ma allora mio padre?
<<
Edward ma
se io sono una mezza vampira, mio padre doveva essere per forza un
umano oppure
poteva anche essere un vampiro? >>
Lui
mi guardò per
un attimo.
<<
Beh in
realtà dovrebbe essere un umano, ma ci sono casi in cui una
mezzo vampira e un
vampiro danno alla luce un mezzo vampiro. >>
Ascoltai
con
attenzione le sue parole. Quindi l’uomo che credevo essere
mio padre poteva non
esserlo. Ero davvero troppo confusa, solo Aro poteva darmi delle
risposte ma
evidentemente era deciso a dirmi le cose a poco a poco.
<<
Adesso mi
fai vedere quel talismano? >>
Glielo
diedi e lui
lo osservò con cura.
<<
Quindi
questo l’ha fatto Leandro con tua madre… si
conoscevano… >>
<<
Si amavano.
>>
<<
Come lo
sai? >> mi chiese Edward stupito.
<<
Leandro
mi ha detto che l’amava ma che non è riusciuto a
salvarla e sono sicura che
anche lei lo amava. >>
<<
Bella
sono certo che Leandro non è tuo padre, quindi
dov’è? >>
Sospirai
e poi
sorrisi alle sue parole.
<<
Leandro
non è di certo mio padre perché mi ha baciato.
>>
Edward
scattò in
piedi.
<<
Che cosa
ha fatto? >>
Mi
alzai con un
sorriso e gli cinsi il collo con le braccia.
<<
Non è
stato nulla, come mi ha detto lui l’amore che provava per mia
madre si è in
qualche modo riflesso su di me. >>
<<
Non
importa, lo faccio fuori lo stesso appena lo rivedo. >>
<<
Sei
geloso? >> chiesi divertita.
Lui
mi strinse tra
le braccia e mi guardò intensamente.
<<
Certo che
lo sono, signorina Swan. >>
Mi
baciò d’impeto
lasciandomi quasi in riserva d’aria.
<<
Edward?
>> lo chiamai, stringendo la sua maglietta tra le dita.
<<
Uhm?
>> borbottò lui strofinando il suo naso contro
il mio.
<<
Anch’io
ti amo. >>
Sorrise
e mi
abbracciò più forte.
*********************************
Ciao
a tutti… come
state? Spero meglio di me.
Scusate per il ritardo ma ieri sono stata malissimo, ho avuto una
reazione
anafilattica a causa di un antibiotico e sono stata abbastanza
male… ma
comunque… ora mi è rimasta la febbre ma va meglio
rispetto a ieri.
Spero
davvero che
il capitolo vi piaccia… ormai Edward sa la verità
quindi da qui in poi andremo
avanti in modo più fluido!
Volevo
solo dirvi
una cosa, in ogni caso sia che il padre di Bella sia umano o meno,
tenete a
mente che in questa storia il padre umano di Bella, quello che se ne
è andato
non è Charlie.
Un
bacio a tutti…
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 26 *** La storia di Christabel ***
ℓα
ѕтσяια
∂ι
¢няιѕтαвєℓ
Stringevo
con
forza la mano di Bella, senza più timore di farle del male,
mentre camminavamo
affiancati lungo il corridoio che portava alla sala dove Aro ci stava
aspettando. Quando l’avevo visto entrare mi ero sentito
morire. Non avevo paura
per me ma per mia figlia. Tuttavia sapevo che era al sicuro con Eleazar
quindi
Aro, a differenza di ciò che mi aveva detto, aveva altri
piani anche con me.
Non
sapevo perché
ci avesse convocati entrambi ma ero ansioso di saperlo, così
come Bella che
stringeva la mia mano spasmodicamente.
Bella…
incredibile. Adesso era una mezza vampira e una volta superato questo
periodo e
aver riacquistato la nostra libertà sarebbe rimasta al mio
fianco per sempre.
Spesso pensavo a cosa ne sarebbe stato di noi, data la sua natura
umana. Non
riuscivo a concepire l’idea di trasformarla quindi sapere che
era immortale
come me mi riempiva di gioia. La natura dei mezzo vampiri va avanti
più
velocemente rispetto a quella degli umani, ma comunque di pari passo.
Solo
quando avrebbero trovato il vero amore la loro crescita si sarebbe
fermata. Io
ero il vero amore di Isabella?
Sorrisi
tra me…
ormai ero sicuro di sì.
La
storia che mi
aveva raccontato era incredibile. Lei era la figlia di Christabel
Volturi,
ovvero la figlia di Aro. Era ancora insopportabile per me pensare che
Aro fosse
suo nonno. Era una persona meschina che poco aveva a che fare con lei e
sicuramente con Christabel.
<<
Ci siamo
>> mormorò Bella e io le baciai la fronte.
<<
Non
preoccuparti. >>
Due
vampiri dal
fisico possente ci aprirono le porte della sala e noi entrammo
titubanti.
Aro
era ovviamente
seduto nel suo trono, affiancato da Caius e Marcus. Non li avevo mai
visti
perché conoscevo solo Aro che prima che Cassandra mi
trasformasse veniva spesso
accompagnato dalle sue guardie per parlare con lei in privato.
<<
Siate i
benvenuti, miei cari. >>
Sia
io che Bella
guardammo Aro con sufficienza. Era odioso quel suo modo pomposo di
parlare.
<<
Molto
bene. Molto bene. >> disse, per poi farci cenno di
avvicinarci di più.
<<
Cassandra
aveva ragione, guardavi così innamorati è
disgustoso. >> disse fissando
le nostre mani intrecciate.
<<
Dov’è
adesso? >> domandai, stringendo la mano di Bella.
<<
Sei
ancora innamorato di lei Edward? >> chiese con un sorriso
Aro.
Bella
si irrigidii
e io la guardai eloquente.
<<
No, solo
curiosità. >> mentii.
<<
Non ti
credo. Comunque so che è andata a prendere tua figlia e
adesso sono insieme da
qualche parte. >>
Lasciai
la mano di
Bella e avanzai minaccioso verso di lui, incurante delle guardie che ci
avevano
seguito e che venivano verso di me per proteggerlo.
<<
Maledetto! Non è possibile, mia figlia è con il
clan dei Denali! >>
<<
Era.
Cassandra è riuscita a prenderla, ma tranquillo non le
farebbe mai del male.
>>
Bella
mi posò la
mano sulla spalla e io arretrai di qualche passo, sotto il ringhio
furioso
delle guardie e le cinsi la vita, mentre lei si avvicinava al mio
orecchio.
<<
E’ così
Edward. Non le farà del male. >>
Cercai
di calmarmi
pensando a come aveva fatto Eleazar a lasciarla andare. Doveva essere
per forza
successo qualcosa.
<<
Sì Edward
hai poco da preoccuparti, lei non ha nessuna intenzione di portare qui
la
bambina. Infondo ha ragione, questo è uno dei tanti punti
inclusi nel nostro
patto, tuttavia lei adesso vuole te e uccidere Isabella, cosa che non
le
permetterò mai date le mie intenzioni. >>
<<
Cosa vuoi
dire? >> chiesi dubbioso.
Cassandra
non
voleva portare Abigail al palazzo, ma allora cos’aveva in
mente?
<<
Voglio
dire che presto ucciderò Cassandra perché ha
cercato di fare la furba con me e
questo non mi piace. >>
<<
Spiegati
meglio, in cosa consiste il vostro patto? >>
Stavolta
fu Bella
a parlare e io la vidi notevolmente preoccupata.
<<
Mia cara
nipote ci sono molte novità nell’aria che presto
scoprirai. Non ho intenzione
di dirti qual è il mio piano attuale, ma posso semplicemente
informarti di
quali erano le mie iniziali intenzioni. >>
Entrambi
lo
fissamo in attesa che continuasse a parlare.
<<
Ebbene…
Cassandra mi ha detto dove ti trovavi e mi ha proposto un cambio. Te,
la mia
cara e dolce nipote, al posto di Edward e la bambina. >>
Non
capivo… perché
Aro si sarebbe dovuto accontentare di una cosa tanto semplice. Voleva
me e
Abigail insieme a Cassandra e perché accontentarsi di Bella?
Solo perché era
sua nipote? No, i piani non tornavano.
Osservai
Bella e
anche lei non riusciva a capire.
<<
Tu sei
molto importante, mi servirai parecchio e non solo perché
sei mia nipote. I
tuoi poteri sono straordinari, anche se ancora non li conosci e darai
vita a
qualcosa che mi servirà parecchio. >>
Rimasi
senza
parole, cosa diavolo voleva dire?
Sentii
Bella
respirare in modo affannato. In pratica Aro non ci avrebbe mai lasciato
andare
e per non complicare le cose e mettere in pericolo Abigail non potevamo
neppure
scappare. Quella stupida di Cassandra aveva preso la bambina e ora che
Aro
voleva ucciderla chissà cosa ne avrebbe fatto di Abigail.
<<
Quando
avrai preso Cassandra cosa ne vuoi fare di Abigail? >>
Bella
trucidò Aro
con lo sguardo, che ricambiò sorpreso e compiaciuto.
<<
Farò
tutto ciò che vuoi ma solo ad una condizione.
>>
Cominciavo
a
preoccuparmi, sapevo fin dove sarebbe arrivata per difendere mia figlia.
<<
Non credo
che tu sia nella condizione di formulare dei patti con me, mia cara
nipote,
tuttavia sono curioso. Hai l’atteggiamento tipico di tua
madre e questo basta
nel farti ascoltare da me. >>
<<
Voglio
che tu lasci andare via di qui Edward e lasci in pace Abigail. Io
rimarrò qui
fino a che lo vorrai e potrai fare di me ciò che vuoi.
>>
Sentii
la sua voce
tremare alla fine della frase e la strinsi tra le mie braccia incredulo.
<<
NO! Non
farai nulla di simile. >> le dissi spaventato.
<<
Edward
devi cercare tua figlia e stare con lei. Sarà spaventata e
tu devi vivere con
lei la tua vita, io me la caverò. >>
<<
No,
Bella… >>
<<
Edward ti
prego. E’ giusto così. >>
Un
battito di mani
interruppe la nostra breve discussione.
<<
Che siate
carini… complimenti Isabella, sei identica a tua madre.
Tuttavia Edward non si
muoverà di qui ma dato che il tuo patto è
interessante prometto di non toccare
la bambina. >>
<<
Io avevo
detto anche Edward! >>
Cercai
di zittirla
ma non ci riuscii.
<<
Un patto
ha sempre dei margini e i miei sono questi, altrimenti appena trovo
Cassandra
mi libero anche della bambina. >>
Mi
irrigidii. No,
l’avrei ammazzato ma non avrebbe toccato mia figlia.
<<
Ve lo
detto, non siete nella situazione di contrattare, dovresti anzi
ringraziarmi
nipotina mia per questa rara concessione. >>
<<
Bella ti
prego… >> le sussurrai all’orecchio.
<<
Potete
andare >> pronunciò con voce zelante Aro, come
se ci stesse invitando ad
una festa.
Repressi
l’impulso
di ucciderlo là stesso e trascinai Bella fuori da quella
sala maledetta.
<<
Edward.
>>
<<
Zitta!
>>
Lei
mi guardò
stupita e io la trascinai nella sua stanza e chiusi la porta con un
tonfo.
<<
Bella
credi davvero che io non sia preoccupato per mia figlia?
>>
<<
No io…
>>
<<
Non serve
a niente esporsi così. Tu non conosci tuo nonno.
>>
Quanto
mi costava
dire quella parola…
Bella
mi guardò
ferita e si sedette sul letto.
<<
Io volevo
solo lasciarti libero. >> mormorò e io mi
passai una mano tra i capelli
nervosamente.
<<
Amore
mio… >> cominciai agitato ma mi mancarono le
parole.
Mi
sedetti accanto
a lei e le accarezzai i capelli lunghissimi.
<<
Tesoro lo
so cosa vuoi fare, ma io di qui senza di te non me ne vado. Come dici
tu non
sarà facile per Aro trovare Cassandra e nonostante tutto lei
non gli
lascierebbe mai sua figlia. Il punto è trovare una soluzione
per farci lasciare
liberi. Cosa vuole quel dannato? >>
Non
mi ero neanche
accorto che era entrato Leandro. Ci fissava e io e Bella ci alzammo
sorpresi.
<<
Bella
posso parlarti? >> domandò cauto.
<<
Edward
però rimane con me. >> sorrisi
all’indirizzo di Bella e così fece
Leandro.
<<
E’ una
cosa che riguarda te quindi se vuoi che lui rimanga…
>> fece spallucce e
si sedette in una poltrona.
Io
e Bella ci
sedemmo di nuovo e lei mi guardò curiosa.
<<
Il giorno
in cui conobbi Christabel, fu quando venni accolto dai Volturi. Tua
madre non
aveva ancora conosciuto tuo padre, così passavamo molto
tempo io lei e
Cassandra. Loro divennero molto amiche e io provavo per lei sentimenti
sempre
molto più forti e diversi dall’iniziale amicizia
che ci legava. >>
Leandro
si fermò
un attimo e abbassò lo sguardo. Mi sembrava davvero assurdo
che Cassandra e
Christabel fossero amiche. Il destino a volte era davvero beffardo.
<<
Un giorno
venne da me, così euforica come non l’ avevo mai
vista. Credevo che sarebbe
stato un viaggio di pochi mesi al massimo, invece tornò dopo
tre anni. >>
<<
Tre anni?
>> sussurrò Bella e Leandro annuì
lentamente, per poi guardarla per la
prima volta da quando aveva iniziato a parlare.
<<
Sì, Aro
non gradì questa sua lunghissima assenza, ma quando
tornò non era da sola.
>>
Quindi
era già
incinta? Mi chiesi curioso.
<<
Come
avrete capito era già incinta. Cercò di
nasconderlo a suo padre, si sfogò con
me per lunghe notti implorandomi di aiutarla. Dapprima non riuscivo a
concepire
l’idea che la donna di cui mi ero innamorato era tornata
incinta da un lungo
viaggio. Non riuscivo a credere a quanto fosse stata irresponsabile, ma
quando
mi disse che si era innamorata di un uomo umano non ci vidi
più. >>
Leandro
si alzò in
piedi, camminando nervosamente da una parte all’altra della
stanza, tendendo le
mani sui fianchi.
<<
Non
potevo credere che avesse preferito un umano a me. Anche Aro avrebbe
voluto una
nostra unione, ma poi capì che lei non aveva colpa. Non mi
amava come l’amavo
io. >>
Si
risedette
stancamente sulla poltrona, come se tutte le sue energie si fossero
esaurite e
dando un occhiata a Bella la vidi molto in difficoltà.
<<
Leandro
io penso che… >>> cominciò.
<<
No Bella,
tua madre provava dei sentimenti per me, me lo disse, ma questi non
erano gli
stessi che provava per tuo padre. >>
<<
Chi è mio
padre? Dopo che cosa è successo? >>
Bella
era avida di
risposte, come era giusto che fosse.
<<
Aspetta
Bella, prima devo finire di raccontarti tutta la storia. Te
l’ho già detto una
volta, mi odierai e non solo per ciò che ho fatto a tua
madre. >>
A
quelle parole mi
irrigidii, che cosa le aveva fatto?
<<
Io non
credo che potrò farlo Leandro. >>
<<
Sì Bella,
lo farai. Come stavo dicendo… tua madre cercò in
tutti i modi di andare via da
suo padre, ma lui ben presto scoprì tutto e quindi non ci
riuscì. Quello che
successe dopo fu terribile Bella. Vuoi davvero saperlo? >>
Bella
si strinse
al mio braccio e io la tirai a me per rincuorarla.
<<
Certo che
voglio saperlo. Continua. >> mormorò, mentre
stringeva il mio braccio
sempre più forte.
<<
Aro non è
un vampiro come tutti gli altri. Segregò tua madre in una
segreta, dove io le
facevo visita ogni notte. Lei mi chiese ancora di aiutarla, ma stavolta
per
salvare solo te. Aro voleva ucciderti non appena fossi nata.
>>
Bella
chiuse gli
occhi addolorata e io le accarezzai la schiena per farle sentire in
qualche
modo la mia presenza.
<<
In tutti
quei giorni in cui era stata rinchiusa studiò ogni tipo di
libro su talismani o
cose riguardanti i mezzo vampiri. Erano libri che io di nascosto le
portavo.
Ero convinto che non sarebbe riuscita a trovare nulla in quegli
scritti, invece
poche settimane prima che tu nascessi trovò una soluzione.
Era un processo
molto difficile che prevedeva l’unione delle energie di un
mezzo vampiro e di
almeno un vampiro. Le dissi che l’avrei aiutata volentieri,
ma mi aveva
nascosto un particolare sconcertante. Lei sarebbe morta quasi
sicuramente. Per
via della gravidanza, che è un processo più
difficile del normale nella nostra
natura, non avrebbe avuto le energie sufficienti. Le promisi che non le
sarebbe
accaduto nulla e lei mi fece credere che le cose sarebbero veramente
andate
così. >>
Sbattè
un pugno
sul bracciolo della poltrona in legno, che andò in mille
pezzi.
Bella
era senza
parole, come lo ero io. Era evidente che preferiva la vita di sua
figlia alla
sua. Un gesto d’amore che solo una madre avrebbe potuto fare.
<<
Come hai
detto tu, non lo sapevi. >> dissi, guardando Leandro.
<<
Io l’amavo
così tanto e ho solo potuta osservarla morire tra le mie
braccia. >>
A
queste parole
seguì qualche attimo di silenzio. Bella non aveva la forza
di parlare, così lo feci
io.
<<
In cosa
consisteva questo procedimento? >>
Leandro
si riprese
e mi guardò tristemente.
<<
Scegliemmo un oggetto che lei teneva sempre con sé. Era una
semplice pietra a
forma di luna che tuo padre le aveva regalato. Quando si innamorarono
le disse
una di quelle frasi sdolcinate che solo gli umani sono capaci anche
solo di
pensare. Le avrebbe dato la Luna e non potendo forgiò lui
stesso quella pietra
per farla somigliare ad una mezza luna. Con un vecchio rito molto
pericoloso
concentrai buona parte delle mie energie e tutte quelle di Christabel,
formando
così un talismano capace di renderti innocua, come un essere
umano. Non sapevamo
se questo sarebbe bastato, ma l’idea di Christabel era quella
di farti sparire.
Darti in donazione a una buona famiglia dove avresti potuto crescere
tranquilla, lontana dal nostro mondo. Convinsi Aro che quando
Christabel morì,
lo stesso successe a te e così si chiuse
l’argomento. >>
Bella
lasciò il mio
braccio e si portò entrambe le mani nei capelli.
<<
Però non
feci esattamente tutto quello che mi disse >>
sussurrò Leandro, attirando
le nostre attenzioni.
<<
Cosa vuoi
dire? >> domandò Bella cautamente.
<<
Bella, lei
mi chiese di darti a una famiglia di umani ma io andai a cercare tuo
padre.
Volevo che fosse lui a crescerti. >>
<<
Vuoi dire
che il mio vero padre è Mattew Swan? >>
<<
Sì Bella
è lui. >>
<<
Non posso
crederci, ma mi ha abbandonato e poi era sposato con Renee.
>>
Bella
si alzò in
piedi e si avvicinò a Leandro. La seguii e le avvolsi la
vita con un braccio.
<<
Infatti è
così. Quando ho trovato tuo padre, lui si era sposato da
poco, ma questo voglio
che sia… Renee… a dirtelo. Lei sa tutto, ma non
della tua natura. >>
<<
Oddio, io
sono confusa. Edward… >>
Mi
abbracciò e io
ricambiai la sua stretta con forza. Tutta quella storia era davvero
complessa.
Christabel aveva sofferto molto ed era morta per salvare sua
figlia…
<<
Devo
parlare con Renee… io…. >>
Non
riuscii a
finire di parlare che la sentii sempre più pesante tra le
mie braccia, fin
quando non la sentii scivolare dalla mia presa.
<<
Bella!
>> esclamai preoccupato.
La
presi in
braccio e la portai sul letto velocemente. La distesi ma lei aveva
perso i
sensi.
<<
Bella,
amore cosa succede, svegliati! >>
La
schiaffeggiai
piano e lei lentamente aprì gli occhi.
<<
Oh Bella,
come ti senti? >>
Mi
sedetti sul
letto accanto a lei, sollevandole piano il busto per farla appoggiare
al mio
petto.
Lei
respirò con
affanno e poi mi sorrise debolmente.
<<
Non ti
preoccupare. >>
<<
Come?
Certo che mi preoccupo. Bella sei una mezza vampira, anche se potresti
svenire
questo accade raramente e solo con motivi particolari che non conosco.
>>
Lei
arcuò un
sopracciglio e fece spallucce.
Guardai
Leandro e
lui stava in piedi, con le mani in tasca e per nulla sorpreso o
preoccupato.
<<
Devo
andare. >>
<<
No
aspetta! >>
Bella
provò a
fermarlo, ma lui le sorrise tristemente e andò via.
<<
Mi odierai
Bella. Mi odierai. >>
Queste
parole mi
confusero, si sentiva colpevole per la morte della madre di Bella?
No… secondo
me c’era qualcos’altro, ma cosa?
<<
Edward ma
perché Leandro continua a ripetere quella frase?
>>
Le
baciai i
capelli e mi distesi con lei.
<<
Non lo
so, riposa ora. >>
Notai
che sembrava
davvero molto stanca, ma forse era a causa di tutte quelle informazioni
che
aveva ricevuto in così poco tempo.
<<
Edward
mia madre è morta per me. No, non voglio riposare.
>>
Gli
occhi le si stavano
per chiudere, così le accarezzai i capelli lentamente.
<<
Shhh
piccola, ogni madre lo avrebbe fatto. Ne parliamo dopo, dormi ora.
>>
Bella
si lamentò
per qualche secondo, fin quando non cadde in un sonno profondo.
*****************************************
Salve
mie cari
lettori,
con questo capitolo abbiamo finalmente capito la vera storia di
Christabel,
adesso passiamo all’azione vera e propria, Bella
rivedrà suo padre solo quando
uscirà di lì
il che non credete che non avverrà presto, solo…
ci saranno delle perdite…
Parlando
d’altro,
avete visto il trailer di Water For Elephant? Lo trovo magnifico,
Robert sta
davvero maturando sempre di più! Non vedo l’ora di
vedere quel film e voi?
Un
bacio a tutti…
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 27 *** Nuova Vita ***
иυσνα
νιтα
Ero
preoccupato.
Molto preoccupato.
Bella
si
comportava in modo strano. Era sempre molto nervosa e la vedevo
parecchio
stanca. Ero sicuro che tutta quella situazione la stesse distruggendo.
Si
sentiva in colpa per la madre. Christabel era morta per salvarla, come
ogni
madre avrebbe fatto, eppure lei sembrava non darsi pace.
Avrebbe
voluto
uscire di lì subito per raggiungere Reneè e farsi
spiegare tutta la situazione.
Non poteva credere che il suo vero padre l’aveva abbandonata,
sapendo la sua
delicata situazione.
Eppure
era così e
non era facile da accettare per lei. Tutto quel malessere era davvero
dovuto
solo a questo?
Quando
lei si
addormentava sfinita dai suoi pensieri e dalle sue paure io pensavo
alla mia
bambina e a cosa Aro voleva davvero da noi. Perché i suoi
piani erano cambiati?
Cassandra non era a conoscenza di questo suo cambio di piano ma ero
certo che
Aro non avrebbe fatto del male ad Abigail.
La
mia piccola…
quanto mi mancava.
Sospirai
rassegnato e accarezzai i capelli di Bella che sbuffava da non so
quanto tempo.
Non capivo perché quel suo stato di nervosismo e agitazione.
Io cosa avrei
dovuto dire allora? Volevo vedere mia figlia e non potevo.
<<
Dai
Bella, calmati adesso. >>
<<
La fai
facile tu, Edward. >>
Quelle
parole
furono la goccia che fece trabboccare il vaso. Era da molto tempo che
tenevo
molta pazienza con lei, ma questo era troppo.
<<
La faccio
facile, eh? Non pensi a mia figlia e a quanto mi manca? Io sto meglio
di te
secondo il tuo modesto parere? >>
Lei
mi guardò
quasi senza capire.
<<
Ti ho
offerto la possibilità di andartene, ma tu non hai voluto.
>>
<<
E davvero
non capisci il perché? >>
Lei
si morse il
labbro e abbassò il capo.
<<
Ti amo,
non vuoi ancora capirlo? >>
I
suoi occhi si
riempirono all’istante di lacrime. Questa era
un’altra cosa che succedeva
spesso e talvolta senza motivo. Probabilmente il suo sistema nervoso
era
davvero alterato.
<<
Scusa
amore, solo che io… >> cominciò
L’abbracciai
senza
dire nulla. Era una situazione difficile ma presto ne saremmo usciti,
in un
modo o in un altro.
La
porta venne
spalancata all’improvviso facendoci
trasalire.
Una
vampira bionda
e bellissima si stagliò davanti a noi.
<<
Tanya?
>> domandai incredulo.
<<
Proprio
io, si può sapere cosa state combinando chiusi qui dentro?
>>
<<
Che vuoi
dire? Non è forse anche colpa tua? >>
domandò Bella di nuovo arrabbiata.
Tanya
saggiamente
non rispose e continuò a guardare me.
<<
Suppongo
tu sappia che Cassandra ha preso Abigail. >>
<<
Lo so.
>> dissi soltanto, stringendo i pugni.
<<
Vuoi
dirmi com’è stato possibile? >>
sbottai alterato.
<<
Sai che
non sono potuta tornare dai Denali. Li ho osservati da lontano, anche
se
Eleazar sapeva benissimo che ero nei dintorni, infatti mi ha detto di
riferirti
un suo messaggio. >>
<<
Prima si
fa scappare mia figlia e poi mi manda un messaggio? >>
<<
Edward
stai cal… >>
<<
E NON
DIRMI DI STARE CALMO! >> urlai senza dare modo a Bella di
continuare.
Mi
pentii subito
di ciò che aveva fatto. Bella non disse nulla e si
avviò alla finestra.
<<
Ascolta
Edward, come ti dicevo ho osservato da lontano il mio clan. Cassandra
è venuta
più volte ed è stata Abigail ad andare da lei di
sua spontanea volontà.
>>
Non
credevo alle
parole di Tanya, non era possibile.
<<
E’
impossibile. >> mormorai.
<<
E invece
è così. Abigail ha fatto di tutto per poter
andare con Cassandra, non so per
quale motivo ed Eleazar ha dovuto lasciarla andare. Infondo era certo
che non
le avrebbe fatto del male. >>
Cos’aveva
in mente
mia figlia?
<<
Qual è il
messaggio di Eleazar? >> mormorai preoccupato.
<<
Eleazar
sta seguendo Cassandra, senza che lei se ne accorga.
Manterrà la promessa che
ti ha fatto. >>
Annuì
tra me.
Dovevo fidarmi di Eleazar.
<<
Sei
venuta a dirmi solo questo? >>
<<
No, sono
qui per aiutarvi. Aro non sa che sono qui. Se mi scoprisse penso che mi
ucciderebbe.
>>
<<
Allora
cosa ci fai qui? >>
<<
Te l’ ho
detto voglio aiutarvi, perché… Isabella!!!
>>
Mi
girai all’istante
e vidi Bella accasciata al suolo. Mi precipitai da lei e la pres in
braccio.
Febbrilmente la distesi sul letto e le scostai i capelli dal viso.
<<
Bella ma
cosa… >>
<<
Sto bene,
non preoccuparti. Solo un capogiro. >>
Allontanò
bruscamente la mia mano che le stava accarezzando i capelli e fece per
alzarsi.
La
rimisi giù e
lei cercò ancora di divincolarsi.
<<
Per
favore piccola, stai tranquilla. >>
<<
Siamo
tutti nervosi. >> s’intromise Tanya.
<<
Forse è
meglio se te ne vai allora. >> le rispose Bella,
appoggiata con la
schiena alla spalliera del letto.
<<
Voglio
rimanere qui, o meglio, tra un po’ andrò via ma
tornerò. Nulla ha più senso per
me senza il mio clan e poi voglio aiutarvi. >>
Guardai
Tanya
curioso. Quella vampira mi stava sorprendendo sempre di più,
ma…
<<
E se
facessi il doppio gioco e stessi ancora dalla parte di Cassandra?
>>
Bella
mi aveva
rubato le parole di bocca. Avevo questo dubbio da quando
l’avevo vista
arrivare.
<<
Vedrai
che non è così. >> le sorrise Tanya.
<<
Non mi
fido di te. >> continuò Bella.
<<
Bella…
dovresti preoccuparti del tuo stato di salute. >> le
disse ancora la
vampira con calma.
<<
Il mio
stato di salute? >>
<<
Bella è
solo stanca. >> aggiunsi io.
Tanya
ci guardò
entrambi come se stessimo dicendo delle bestemmie.
<<
Ma come…
>>
Era
incerta sul
continuare e io mi alzai per fronteggiarla.
<<
Sai
qualcosa che noi non sappiamo? >>
Lei
aveva passato
del tempo con Cassandra e se le avessero fatto qualcosa?
<<
No, beh
io… pensavo… no, no nulla. >>
La
presi per le
spalle guardandola minaccioso.
<<
Cos’ha
Bella. >>
<<
Non è
nulla di grave, ma se non lo sapete io non ve lo posso dire. Ho
sbagliato,
credevo… lasciamo perdere! >>
Si
divincolò da
me.
<<
Questa è
una delle tante ragioni per cui voglio aiutarvi. >>
<<
Che
significa? Vuoi spiegarti? >>
Bella
nel
frattempo si era alzata e io le passai un braccio intorno alla vita per
paura
di qualche ricaduta. Lei fece finta di non vedermi, rimanendo rigida e
con le
braccia incrociate al petto.
<<
Non è una
cosa di cui preoccuparsi. Tuttavia non si vi siete mai chiesti dello
strano
comportamento di Cassandra e Leandro? Il patto con Aro? Ne siete a
conoscenza
se non sbaglio. >>
<<
Come sai
tutte queste cose? >> chiesi stupito
<<
Cassandra
credeva di poter fare del tutto affidamento su di me ed era questo
ciò che le
avevo fatto credere e mi ha detto tutto. E’ stato un gesto
molto avventato da
parte sua ma aveva bisogno di un aiuto immediato. Voleva portarti
subito dai
Volturi, perché se avesse ritardato ancora, come voleva
fare, Aro avrebbe
ucciso la bambina e tu Edward avresti saputo la verità e non
saresti mai
riuscito a stare di nuovo con Cassandra. >>
<<
Devi
dirmi tutto. >> pregò Bella.
<<
Sì, hai
ragione… Leandro non sarà felice di questo ma
devo dire tutto. >>
Tanya
si passò le
mani nei lunghi capelli biondi e si sedette sulla sponda del letto.
<<
Cassandra
mi ha raccontato che ha cercato di separvi, facendo credere che Bella
non
volesse più stare con la bambina e con te, Edward.
>>
Annuimmo
entrambi
e lei continuò.
<<
Beh è
meglio che vi sedete, almeno tu Bella. >>
mormorò facendomi preoccupare
all’inverosimile.
Bella
per tutta
risposta si aggrappò al mio braccio, dimenticando per un
attimo il piccolo
astio che aveva nei miei confronti per la brutta risposta di prima. Io
strinsi
la presa sulla sua vita per farle capire che l’avrei sorretta.
<<
Edward,
quella notte durante la lite tra te e Cassandra non è
intervenuto Leandro,
dicendoti di andare da Bella? >>
<<
Sì.
>> risposi, mentre Bella mi osservava curiosa, lei non
sapeva queste
cose.
<<
Bene… Leandro
sperò di contare su ciò che ne rimaneva di buono
in Cassandra. Le ipotesi
future delle sue reazioni erano due e lui sperava per la migliore, ma
non è
stato così. >>
<<
Tanya per
favore… >> Bella si stava distruggendo per
sapere la verità, così come
me.
<<
Leandro
gli ha fatto vedere attarverso il futuro che tu Bella, saresti rimasta
incinta.
>>
Mi
si formò un
nodo in gola e mi si mozzò il respiro. Bella stringeva il
mio braccio con tutte
le sue forze e tremava come una foglia.
Tanya
si alzò e
scusandosi si allontanò.
<<
Oh no…
non può essere…. >>
mormorò Bella spaventata.
La
presi meglio
tra le braccia e le baciai la fronte.
Non
riuscivo a
connettere bene il cervello… Bella era incinta?... Bella era
incinta… Era
incinta, adesso?...
Certo
che sì
stupido! Mi dissi mentalmente…
Un
sorriso affiorò
tra le mie labbra. All’inizio ne ero rimasto turbato ma
adesso… adesso…
<<
Bella!
> esclamai felice e lei mi guardò come un cerbiatto
accecato dai fari.
<<
Bella,
amore! >> la sollevai e le feci fare un piccolo giro
intondo.
Lei
mi guardò con
un sorriso timido e poi si strinse forte a me cominciando a piangere.
<<
Piccola
sta tranquilla… sei incinta amore, ecco perché
tutto questo malessere. >>
Lei
si staccò da
me e mi guardò finalmente raggiante.
<<
Un figlio…
io sarò madre? Un figlio nostro… >>
Scossi
il capo con
un sorriso e la baciai dolcemente.
<<
Sì, un
figlio nostro. >>
Per
un attimo
ricordai quando Cassandra me l’aveva detto… anche
quello era stato un momento
felice, mi aveva regalato la mia piccola Abigail, ma ora dovevo pensare
solo a
Bella.
Non
potevo ancora
crederci… io e Bella aspettavamo un bambino!
<<
Oh
Edward! >>
Bella
di nuovo si
strinse a me e io riuscivo a contenere a malapena la mia
felicità.
Il
lieve bussare
alla porta ci ricordò che Tanya era lì fuori. Ci
ricomponemmo e io le feci
cenno di entrare. Si era affacciata all’uscio della porta e
poi entrò.
<<
Scusate,
ma non posso rischiare che Aro scopra subito che sono qui.
>>
<<
Certo e…
scusami Tanya, per prima. >>
Bella
sorrideva a
Tanya che le schiacciò l’occhio.
<<
Le donne
incinta fanno questo ed altro! >>
Sorrisi
a Tanya
così come Bella, stavo scoprendo in lei tutta un'altra
vampira, rispetto a
quella che ero abituato a conoscere.
<<
Voglio
solo finire di raccontarvi alcune cose, in modo che voi non siate
più all’oscuro,
poi me ne andrò e tornerò tra qualche giorno.
>>
Io
annuì e mentre mi
sedevo sul letto, con Bella seduta sulle mie gambe, Tanya rimase in
piedi a
guardarci.
<<
Cassandra
mi ha detto molte cose in effetti, ma ciò che più
mi preoccupa è il suo patto
con Aro. >>
<<
Tanya ma perché
Aro continua a dire che i suoi piani sono cambiati? Cassandra non ne sa
nulla,
a quanto pare. >> chiese Bella.
<<
Ha detto
così? >> chiese lei allarmata.
Io
annuì e lei
sospirò nervosamente.
<<
Esattamente come immaginavo. Il patto originario tra Aro e Cassandra
era quello
di tenerti d’occhio e se possibile eliminarti senza lasciare
tracce. Cassandra
in teoria non voleva ucciderti, teneva d’occhio con Leandro
il futuro di Edward
e sapeva che la bambina era attaccata a te. Voleva trovare il modo per
mandarti
via e se non ci fosse riuscita doveva ucciderti. >>
<<
Ma che
significa che in realtà Cassandra non voleva uccidere Bella?
>> domandai
curioso.
<<
Cassandra
non è tutto quello che vuole far credere. Ama molto sua
figlia anche se non sa
comportarsi nel giusto modo. E’ solo accecata dalla gelosia,
specie quando ha
scoperto da Leandro che tu saresti rimasta incinta. >>
Bella
mi odierai…
Le
parole di
Leandro mi rimbombarono nella mente… ma certo…
quel bastardo aveva rivelato
tutto a Cassandra che aveva scelto di rapire Bella e portarla dritta da
Aro.
<<
Ecco perché
Leandro insiste con il dire che lo avresti odiato. >>
Mi
rivolsi a Bella
e lei sospirò, abbassando lo sguardo.
<<
Edward,
Leandro sperava di far bene. Voleva far leva sulla parte buona rimasta
nella
sorella, ma non ci è riuscito. >>
continuò Tanya.
<<
Certo,
doveva fare gli esperimenti con la nostra vita! >>
Ero
a dir poco
furioso, non appena avessi rivisto quel codardo di Leandro
gliel’ avrei fatta
pagare.
<<
E adesso
cosa vuole fare? I piani di Aro? >> mormorò
Bella.
<< Non li conosco i suoi
nuovi piani e non
vorrei turbarti ma… credo che abbia a che fare con vostro
figlio. >>
Il
mio cervello a
quelle parole lavorò freneticamente. Ma certo…
voleva qualcosa dal nostro
bambino, ma che cosa?
Aro
voleva
eliminare Bella perché aveva scoperto che era una mezza
vampira e adesso aveva
cambiato i suoi piani…
<<
Un
momento… Tanya come ha fatto Aro ha scoprire di Bella?
>>
<<
E’ stata
Cassandra, sempre grazie al potere di Leandro. Non è stata
colpa sua ma lei
appena l’ha scoperto l’ha detto ad Aro ed
è da lì che è cominciato tutto.
>>
Era
davvero solo
per me che aveva fatto tutto questo? Per Abigail?
Bella
è la figlia
della sua migliore amica a sentire Leandro. Della vampira che era stata
per lei
come una sorella, come mai…
<<
Cassandra
inizialmente non voleva uccidermi perché sono la figlia di
Chistabel. >>
disse lugubre Bella.
<<
Esatto.
>> confermò Tanya.
Sospirai
rassegnato. C’era ancora qualcosa di buono in
Cassandra… ma non l’avrei mai
perdonata per ciò che ci aveva fatto.
<<
Scusate
ma io devo andare. Ci vediamo presto. >>
Ci
sorrise appena
e fece per andarsene.
<<
Tanya
aspetta. >>
Feci
alzare Bella
e mi avvicinai a lei. Senza pensare l’abbracciai. Senza di
lei non avremmo
saputo nulla e stava rischiando la vita per noi.
<<
Grazie.
>> sussurrai solamente.
Lei
sospirò e mi
guardò intensamente. Sapevo che quello che provava per me
c’era ancora e mi
dispiaceva.
<<
Sono
convinta di quello che faccio. Vi aiuterò. >>
Andò
via dopo aver
salutato con la mano Bella.
Io
mi voltai verso
di lei e notai che mi fissava in malo modo.
<<
Che c’è?
>> domandai
Lei
non rispose e
io sorrisi.
<<
Non sai
mica gelosa? >>
Lei
sbuffò e io mi
fiondai su di lei e la feci di stendere con attenzione.
<<
Amore mio
come puoi esserlo. >>
Le
baciai il viso
continuamente facendola sorridere.
<<
Nostro
figlio…. Nostro figlio… >>
mormoravo senza sosta e lei si commosse di
nuovo.
Nessuno
avrebbe
fatto del male alla donna che amavo e a mio figlio.
***********************************************
Ciao
ragazzi/e !
Auguri di buon Natale in ritardo e di buon anno!
So che volete trucidarmi ma non c’era messa questa lunga
pausa. Sono andata dai
miei nonni per Natale, in Spagna ( sì sono per
metà spagnola xD ) e purtroppo
ho scambiato la pennina con quella di mio padre. Non avevo il portatile
a avrei
usato quello di mia zia per postare almeno un capitolo già
pronto per non farvi
attendere e purtroppo è andata così!!! Tra
l’altro mio padre è pure partito per
lavoro quindi mi sono rassegnata a riscrivere in qualche modo il
capitolo.
Scusatemi!!!
Voi
come avete
passato il Natale? A Madrid c’era un freddo che si moriva!!!
Mi siete mancati tutti!
Tornando
al
capitolo… ammettetelo non ve l’aspettavate, eh???
xD
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Un bacio a tutti e ancora Buon 2011!
Stella
Del Sud…
|
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Capitolo 28 *** Potere Mortale ***
ρσтєяє
мσятαℓє
Sarei
diventata mamma. Ancora non riuscivo a
crederci. La sorpresa mi aveva totalmente paralizzata e non ero
riuscita a
godere appieno di quella splendida notizia. Al contrario mio Edward si
era
ripreso subito. Era stato fantastico. Era felicissimo e io non potevo
che
esserlo allo stesso modo se non di più.
Mi
sembrava ancora assurdo, eppure tutti quei
malesseri erano giustificati. Portavo dentro di me il frutto
dell’amore tra me
ed Edward. Non credevo che sarebbe mai successa una cosa del genere.
In
poco tempo avevo scoperto di essere una mezzo
vampira e neo mamma. Nonostante la felicità del momento un
pensiero mi logorava
da tempo. Abigail come l’avrebbe presa? Era molto gelosa di
suo padre, se non
avesse accettato di avere una sorellina o un fratellino?
Quasi
mi vennero le lacrime agli occhi. Quella
dolce creatura aveva sofferto abbastanza nel corso della sua breve vita
e non
volevo che un fatto del genere la turbasse o sconvolgesse.
<<
Ehi… >> sentii sussurrarmi
debolmente all’orecchio.
Sorrisi
ad Edward che mi stava cingendo la vita.
Apoggiai la schiena al suo petto lasciandomi cullare dalle sue braccia.
<<
A cosa stai pensando? >> mi chiese
baciandomi un orecchio.
<<
Ad Abigail. >>
Lo
sentii tendersi dietro di me ma durò solo un
attimo. Sapevo che anche lui stava pensando le stesse cose.
<<
La prenderà bene, non ti devi
preoccupare. >>
<<
Oh Edward! E’ una situazione talmente
complessa. Abigail ha dei problemi con sua madre e tu sei il suo unico
riferimento, non voglio che pensi che il nostro bambino possa levargli
il tuo
affetto o il mio, per quanto possa valere per lei. >>
Edward
mi fece voltare tra le sue braccia, per
guardarmi in faccia, ma mantenne le sue braccia attorno alla mia vita.
<<
Bella, stai tranquilla. Abigail è una
bambina intelligente e ti adora sopra ogni cosa. Sistemeremo tutta
questa
faccenda. Cassandra vedrà Abigail quando vuole ma io amo te
e il nostro
bambino. Nulla potrà mai cambiare questo dato di fatto.
>>
Sorrisi
appena e gli accarezzai il viso
distrattamente.
Non
avremmo concluso nulla parlandone soltanto tra
di noi. Avrei dovuto affrontare la piccola Abigail e parlare
direttamente con
lei di queste cose. Forse Edward aveva ragione, avrebbe capito.
<<
Edward, cosa ne pensi di Tanya? >>
Lui
mi guardò curioso e sorpreso dal mio repentino
cambio d’argomento.
<<
Che intendi? >>
<<
Beh, all’inizio mi sembrava parecchio
strano che volesse aiutarci, ma infondo credo alle sue parole.
>>
<<
Anch’io ho avuto dei dubbi ma anche a me
sembra sincera. >>
Funno
interrotti dalla porta che si apriva.
Leandro entrò trafelato e venne dritto verso di me.
<<
Così adesso lo sai. >>
<<
Che sono incinta? Sì lo so, Leandro. Dove
sei stato fin ora? >>
Lui
sorrise amaramente.
<<
A fare in modo che Aro non scoprisse la presenza
di Tanya. >> sputò arrabbiato.
Edward
si mise davanti a me, ringhiando
leggermente.
<<
Lei almeno sta cercando di aiutarci.
>>
<<
Ah sì? >> rimbeccò Leandro che
avanzò minaccioso verso Edward.
<<
Voi non avete idea di cosa vuole fare
Aro. >> sussurrò minacciosamente.
<<
Che aspetti a dircelo? >>
Edward
si stava arrabbiando sempre di più e anch’ io
ero stufa di tutta quella storia. Volevo sapere cosa Aro avesse in
mente, una
volta per tutte.
<<
Ve lo dirà lui stesso. Il tempo dei
giochi è finito. >>
Con
un cenno ci indicò di seguirlo. Edward mi
prese per mano e raggiungemmo come al solito la sala dove si trovavano
Aro e i
suoi fratelli.
Quasi
urlai quando vidi Cassandra che teneva
Abigail per mano, dinnanzi ad Aro.
Edward
fece per andare verso di loro ma Aro senza
neppure voltarsi verso di noi gli fece cenno di rimanere
dov’era.
Diedi
un occhiata a Leandro che guardava in modo
strano la sorella e la nipote. In ogni caso, non mi sembrava affatto
sorpreso
di trovarle lì.
<<
Papà! >> urlò Abigail quando lo
vide ma non fece neppure un movimento per staccarsi dalla mano della
madre,
anzi la vidi stringersi ancora più vicino a lei.
<<
Mia cara Cassandra, come stavo dicendo
prima di questa interruzione… >> si
fermò per fulminare Leandro che voltò
il viso dalla parte opposta alla sua.
Quindi
Leandro ci aveva portati appositamente lì
per farci vedere cosa stava succedendo?
Guardai
Edward ma lui osservava la figlia e l’ex
fidanzata quasi senza battere ciglio.
<<
… le cose sono cambiate. >>
continuò Aro, che poco prima si era interrotto.
<<
Questo l’ho notato Aro. Da te non mi
sarei mai aspettata
una cosa simile.
>>
Cassandra
era molto arrabbiata e non staccava gli
occhi da Aro, che di rimando le sorrideva mellifluo, come suo solito.
<<
Non ti ho dato nessuna garanzia mia cara,
le regole le faccio io, io stesso rappresento la legge. >>
Le
sue parole risuonarono come un cattivo presagio
tra quelle mura.
<<
Non hai portato a termine esattamente ciò
che ti avevo detto. Il nostro amatissimo Edward si trova qui, infatti.
>>
La
voce di Aro era velenosa e Cassandra si permise
solo una rapida occhiata verso Edward, per poi tornare a guardare il
suo
interlocutore.
<<
Edward non è più affar mio. >>
Le
sue parole mi stupirono non poco ma Aro rise
malignamente in risposta.
<<
Tu credi davvero che io ci caschi? No, no…
mi hai forse sottovalutato Cassandra. Se tua figlia è viva
è grazie a me e alla
dolce Isabella. >>
Abigail
si sporse per guardarmi ma non mi sorrise
ne disse nulla. Che le stava succedendo?
<<
Non sai ancora la lieta notizia, vero?
>>
Cassandra
si irrigidì e lo stesso fece Edward.
Lasciò la mia mano e provò ancora ad avvicinarsi
a loro. Stavolta Aro non lo
fermò, forse curioso di vedersi la scena.
Edward
si avvicinò subito ad Abigail che lo guardò
sorridendo, ma non sciolse la sua mano da quella di Cassandra. Edward
rivolse
il suo sguardo a Cassandra e rimasero ad osservarsi per lunghi minuti
senza
dire una sola parola.
Una
fitta di gelosia mi colse all’improvviso.
Sapevo che Edward mi amava ma il legame con Cassandra era qualcosa di
molto
forte, nonostante tutto. Avevano una figlia insieme, era un legame
indissolubile.
Scoprì
che Leandro mi osservava con attenzione.
Ricambiai il suo sguardo e lui mi si avvicinò.
<<
Edward, Cassandra non avete nulla da
dirvi? Non dovrò mica farlo io per voi, no? >>
La
cattiveria di Aro era incredibile.
<<
Non è il momento per discuterne. >>
rispose secco Edward, distogliendo lo sguardo da Cassandra per riporlo
su di
me.
Si
accorse forse dal mio sguardo che qualcosa non
andava e aggrottò la fronte. Inutile dire che avrei voluto
che restasse accanto
a me ma non potevo comportarmi come una bambina. Era andato solo da sua
figlia…
<<
Come al solito, Edward, sei troppo precipitoso.
Non ti curi molto dei sentimenti delle persone. >>
Edward
lo fulminò con lo sguardo ma ormai non
poteva più raggiungermi. Abigail aveva preso la sua mano con
quella libera e
lui abbassò lo sguardo su di lei, felice di quel primo
contatto tra di loro.
Guardarli
tutti e tre insieme mi fece sentire
terribilmente fuori luogo. Forse tutto ciò che era accaduto
era sbagliato…
Mi
portai la mano sul grembo, ancora quasi del
tutto piatto e con mia grande sorpresa Leandro poggiò la
mano sulla mia.
<<
Stavolta riuscirò a proteggere sia te che
tuo figlio. >>
Lo
guardai senza sapere cosa dire, fin quando Aro
non riprese a parlare.
<<
D’accordo. Edward non vuole dirlo e lo
farò io. Strano però, ero convinto che fossi
felice di questo bambino Edward,
invece lo stai nascondendo. >>
Quelle
parole mi fecero tremendamente male.
<<
No, io… Bella… >>
Edward
mi guardava implorante ma io distolsi lo
sguardo dai suoi magnetici occhi verdi.
Mi
permisi di osservare Abigail che sembrava
trattenere il respiro.
<<
Abigail, tesoro… >>
<<
Non è il momento Edward, l’hai detto tu.
Bella aspetta un bambino ed è per questo motivo che i miei
piani sono cambiati.
>> Aro si sfregò le mani con cattiveria e io
misi tutto da parte
spaventata per ciò che sapevo sarebbe accaduto presto.
<<
Se volete che la piccola Abigail,
Cassandra e anche tu Edward usciate vivi da qui, la mia dolce nipotina
dovrà
rimanere qui fin quando il bambino non nascerà, poi anche
lei andrà via chissà…
>>
Raggelai
a quelle parole. Non poteva davvero
volerlo fare.
<<
Non puoi farlo! >> quasi urlò
Edward.
<<
Sì che posso. >>
Abigail
fu strappata violentemente dai suoi genitori
e fu catturata da due vampiri. Lei scalciava e urlava di essere
lasciata libera
ma i due sembravano non sentirla neppure.
Edward
e Cassandra si lanciarono sui due vampiri e
Leandro rignhiava ferocemente nei confronti di Aro.
<<
NO! FERMI! >>
Cassandra
ed Edward si fermarono di botto e Aro
continuò più tranquillo.
<<
Se solo fate un altro passo la bambina
morirà. Dovete accetare questo patto. Isabella
rimarrà qui fino al concepimento
del bambino che poi lascierà qui con me. Fine.
>>
<<
Perché vuoi mio figlio? >> dissi
senza parole.
<<
Perché sarà il mio erede. >>
Le
sue parole mi spiazzarono del tutto. Cosa
intendeva?
<<
Non l’avrai mai. MAI! >>
Le
mie urla fecero zittire tutti, pure Abigail
smise di urlare e scalciare e mi guardò con occhi tristi e
pieni di lacrime.
Non
mi resi conto neppure che stavo piangendo.
Vedevo Edward distante ma mai mi avrebbero levato mio figlio. In quella
situazione così difficile e complicata, dove avevo scoperto
che mia madre era
morta per salvarmi, che non l’avevo mai conosciuta, che il
mio vero padre mi
aveva abbandonata, che Edward sarebbe rimasto per sempre legato al suo
passato
e anche a Cassandra, anche se lui si ostinava a negare, il mio bambino
era la
mia unica certezza. Nessuno me l’avrebbe tolto.
Ritrovai
Edward di nuovo accanto a
me. Cercò di abbracciarmi ma lo allontanai
bruscamente.
<<
Il tuo posto è lì. >> dissi
indicandogli Cassandra che mi guardava dal fondo della sala, poco
lontana da
Abigail e dai due vampiri che la trattenevano.
<<
Cosa…? No Bella, cosa dici? >>
Confusa
dalle mie stesse emozioni, mi avvicinai ad
Aro mentre lui cercava di fermarmi.
<<
Farò tutto ciò che vuoi ma non posso
lasciarti mio figlio. >>
<<
Rimarrai anche tu dopo, allora. >>
mi rispose lui enigmatico.
<<
Ora però basta con tutte queste scene. Mi
avete annoiato. >>
Fece
un cenno ai vampiri che tenevano Abigail e
questi indietreggiarono fino ad aprire una porta alle loro spalle.
Cassandra si
lanciò verso di loro ma incredibilmente fu un'altra vampira
a colpire i due
vampiri e liberare Abigail.
<<
Tanya! >> urlò Edward
Da
quel momento si aprì l’Inferno. Tanya e
Cassandra combatterono selvaggiamente fino a quando non uccisero i due
vampiri.
Edward prese Abigail in braccio e la difese da altri vampiri che
entrarono
subito per prenderla.
Io
fissai tutto quel putiferio senza poter fare
nulla. Leandro stringeva i pugni ma come consigliere di Aro non poteva
intervenire. Forse sapeva che non avrebbero fatto del male ad Abigail.
Leandro
era troppo misterioso e impossibile da
capire. Il suo sguardo mi diceva che aveva qualcosa in mente, ma cosa?
<<
Avevi detto che li avresti lasciati
liberi! >> sbraitai verso Aro che mi sorrise come a
sottolineare la mia
stupidità.
<<
Tu rimarrai qui con me mia cara nipote!
Diventerò Bisnonno!!! >> disse gioviale verso
i frateli che annuivano
partecipi, del tutto incuranti di ciò che stava accadendo in
quella sala.
Aro
quindi sapeva che ci sarebbe stato
inevitabilmente lo scontro, non appena avesse fatto portare via
Abigail. Voleva
liberarsi di tutti e lavarsene le mani. Che razza di bastardo!
Guardavo
quella scena con orrore e senza sapere
come chiusi gli occhi concentrandomi in qualcosa che neppure io sapevo
cosa
fosse.
All’improvviso
tutti i vampiri che stavano
combattendo contro Edward, Cassandra e Tanya caddero a terra senza
vita, senza
che nessuno li toccasse.
Attonita
mi portai una mano alla bocca, ero stata
io a fare tutto questo?
Le
risate di Aro si fermarono di colpo e mi guardò
con orrore crescente.
<<
Leandro avevi detto che non avrebbe
potuto farlo. >> disse con voce innaturale e macabra.
<<
Ti avevo detto che non c’erano
possibilità certe, Aro. >> rispose lui, ma io
non li stavo ascoltando
realmente.
Guardavo
lo scempio davanti a me con le lacrime
che copiose mi rigavano il volto. Che cosa avevo fatto? Avevo ucciso
decine di
vampiri con la sola forza del pensiero, che razza di potere era quello?
Che
mostro ero diventata?
Tanya,
Cassandra e Abigail mi guardavano quasi
spaventate mentre Edward era in piedi di fronte a me. Non
l’avevo visto nemmeno
avvicinarsi.
<<
Bella… >> sussurrò talmente piano
che a mala pena lo sentii
Mi
prese il volto tra le mani e asciugò le mie
lacrime con le dita, mentre io cadevo in una profonda disperazione.
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Scusate.
Mi dispiace molto ma in questo periodo
non sono riuscita a scrivere una sola parola per quanto riguarda la
scrittura.
Mi riprenderò.
La
storia è agli sgoccioli, non credo ci saranno
più di 5 o 6 capitoli più l’epilogo.
Un
bacio a tutti…
Stella
Del Sud…
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