Team 8 in: Missione Speciale!

di TonyCocchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutti a casa della maestra! ***
Capitolo 2: *** Kurenai scappa! Quattro contro uno! ***
Capitolo 3: *** Accudire è una cosa seria! ***
Capitolo 4: *** Pappa e schizzi! ***
Capitolo 5: *** Messaggio di auguri! ***
Capitolo 6: *** Shino: il miglior cambia-pannolino ***
Capitolo 7: *** Anche ai grandi piace colorare ***
Capitolo 8: *** Traguardo: Mamma è a casa! ***



Capitolo 1
*** Tutti a casa della maestra! ***


Team 8

Salve a tutti, cari lettori! Come ve la passate? È da un pezzo che non mi faccio sentire! ^__^ Spero che il vostro dicembre in attesa del Natale si stia dimostrando allegro e propizio! Per quanto mi riguarda lo è… MA HO IL GESSO AL BRACCIO FINO AL 28!!! SIGH! ME MISERO…

Però, come potete notare, un semplice, stupido, bianco, duro, stramaledetto strumento chiudi-fratture non mi impedisce di divertire me e voi con la scrittura! Ecco qui l’inizio di una piccola fic comica con cui voglio accompagnarvi durante queste feste se vi fa piacere! ^__^

Ultimamente, in altre parole in questo periodo di “silenzio”, mi sono cimentato in varie idee, tra cui una per la mia prima fic originale che sto realizzando e che spero di mostrarvi entro Natale! Altrimenti sarà questa il mio regalo! XD

Buona lettura, spero vi piaccia!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

 

 

La vita di un ninja non è delle più facili e riposanti che vi siano. Bisogna essere sempre pronti, in missione come anche nella vita di tutti i giorni, perché non si sa mai quando il dovere chiama, quando il pericolo arriva, quando le persone a cui tieni di più hanno bisogno urgente del tuo aiuto. Alla luce di ciò, Hinata Hyuga poteva sperare che a casa le perdonassero il modo increscioso in cui era corsa via, sfondando più che aprendo il portone della villa, senza dire una parola.

In situazioni d’emergenza non c’è tempo per ricordarsi di essere una tipa tranquilla: appena fuori, giusto il tempo di guardarsi intorno, era subito corsa a rispondere a quell’insolito e preoccupante appello.

“Che sarà successo?” mormorava preoccupata volando nei suoi sandali aperti, lasciandosi dietro una lunga scia di capelli scuri fluttuare nel vento che lei stessa con la sua fretta generava.

Soltanto un improvviso abbaiare da un tetto alla sua destra la fece rallentare, ma appena un attimo.

“Hinata!”

Alzò gli occhi: Kiba, il suo compagno di squadra stava correndo nella sua stessa direzione in groppa al suo cagnone bianco Akamaru. Subito la ragazza spiccò un balzo-ninja sulla facciata di un palazzo del lato opposto della strada, si diede lo slancio, si esibì in una rotazione a mezz’aria e si ritrovò a correre per i tetti al suo fianco.

“Kiba!”

Avvertì uno spostamento d’aria alla sua destra, e vide che un riconoscibilissimo cappuccio aveva fatto la sua comparsa.

“Shino!”

L’altro suo compagno di squadra, il più serafico dei tre risaputamente; eppure, anche se la sua faccia era sempre poco visibile, notava persino in lui una certa fretta e preoccupazione.
“Quindi avete ricevuto anche voi il messaggio.”

“Esattamente.” –disse Kiba, cui fecero seguito un latrato di Akamaru e un silente cenno del controllore d’insetti.

Tutti e tre quella mattina, mentre ciascuno era impegnato nelle proprie faccende (ginnastica, studiare coleotteri, dormire e mangiare), erano stati interrotti dall’arrivo di un piccione viaggiatore con un messaggio. Di per sé nulla d'insolito: quando la loro maestra voleva riunirli usava spesso quel sistema, ma sebbene fosse alquanto tollerante riguardo i ritardi, nessuno dei tre avrebbe voluto concedersi anche un solo secondo.

 

Venite tutti qui a casa mia

È urgente

 

Kurenai

 

“Ma che può significare?” fece l’apprensiva Hyuga.

“Boh? La maestra Kurenai non ci ha mai convocato così urgentemente.” fece Kiba alla sua sinistra.

“Il messaggio è di per sé preoccupante, inoltre è troppo conciso, come se non avesse avuto il tempo di aggiungere altri dettagli…”

Hinata rabbrividì.

Kiba invece sospirò: “Accidenti a te! Ma una volta non potresti guardare il bicchiere mezzo pieno? Sai, cose del tipo rassicurare, tenersi per sé le deduzioni cupe…”
“……”
“La maestra Kurenai potrebbe essere in pericolo! Muoviamoci!”

“SI!”

Il team 8, altrimenti conosciuto come team Kurenai: Shino Aburame, Kiba Inuzuka e Akamaru, Hinata Hyuga.

Tutti e quattro correvano: sguardi decisi, uniti verso lo stesso obiettivo.

Pronti all’azione!

 


“No, ha sbagliato citofono: quello di Kurenai è quello accanto.”
“Ah, mi scusi...”

Preso dalla fretta aveva premuto il tasto sbagliato!
“Kiba, un ninja deve saper controllare il nervosismo!”

“E SECONDO TE CHI È CHE MI HA FATTO DIVENTARE NERVOSO COL SUO: << COME SE NON AVESSE AVUTO IL TEMPO DI AGGIUNGERE ALTRI DETTAGLI >>?!?!?!?!?”

“Tsk! Possibile che tu sappia fare solo storie? Controllati un po’ una volta tanto.”

“FINITELA!” urlò Hinata, aiutata da Akamaru che mordicchiò le caviglie dei due contendenti, calmando gli ardenti spiriti.

La Hyuga si fece aprire dalla signora che aveva risposto loro, e Kiba e Akamaru si fiondarono per primi su per la tromba delle scale.
“Vedi di non andare un paio di piani più in alto: è il terzo.”
“Lo so, Shino, piantala!”

Fu una salita frenetica: prendevano i gradini a due a due, a tre a tre, a quattro a quattro, rischiando di salirsi addosso l’un l’altro, nonché di non riuscire a frenarsi in curva e sbattere contro una porta del piano sbagliato! Ma non c’era neppure il tempo di chiedersi cosa stesse accadendo, o cosa fosse accaduto, e i loro cuori battevano come tamburi. Avevano paura, ma contemporaneamente coraggio: Kurenai, la donna che li aveva guidati e li aveva cresciuti, che aveva fatto in modo diventassero un ottimo e ben coordinato (anche se non lo si sarebbe detto) gruppo di shinobi aveva chiesto il loro aiuto, e sarebbero stati ben felici di sdebitarsi per tutto ciò che lei aveva fatto per tutti loro!

Arrivarono al terzo piano.
“Maestra Kurenai!” urlarono tutti e tre, chi più forte, chi più piano, chi più femminilmente e chi più carinamente.

“La porta è aperta!” costatò Shino inorridito e poi malamente spostato da Kiba, che naturalmente voleva entrare per primo.

Si guardarono intorno nel piccolo corridoio d’ingresso, poi sentirono la sua voce chiamarli dal soggiorno.

Si lanciarono pronti a tutto!

“MAESTRA KURENAI, COSA SUCCEDE?!?!?!”

 

“Ho bisogno di voi come babysitter!”

“……”

 

Kurenai: ^___^

Hinata: °__°”

Shino: ▪__▪”

Kiba e Akamaru: °∏°”

 

Asuma Junior: U__U

 

 

La signora del piano di sotto, che aveva aperto ai quei trafelati ragazzi e al loro fido cane, e insieme lei tutto il condominio sobbalzarono quando un urlo di tre voci scosse l’edificio e quelli attorno…


“COOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAA?!?!?!?!?!?!?!?!?!?”

 

 

TAN-TAN-TAAAAN! XD

Vi siete spaventati, eh? Cosa vi aspettavate da una fic che tra i generi ha scritto “comico”? Che l’avessero rapita? Invece sarà la giornata dei nostri tre amiconi del Team 8 ad essere rapita da un impegno inderogabile! Cosa accadrà? Per chi ama il Team 8 e vorrebbe vederlo impegnato in una missione “da civili”, questa è la fic giusta! Per via dell’università potrebbe essere un pochino corta, anche nei capitoli: mi auguro comunque di farmi venire un sacco di idee, se volete però suggerite anche! XD

Buon Tempo d’Avvento!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!




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Capitolo 2
*** Kurenai scappa! Quattro contro uno! ***


Team 8

Ciao a tutti! La mia nuova trovata comica ha già attirato qualche lettore, evvai! Tra l’altro anche una certa assenteista… che sono felicissimo di risentire e mi auguro seguirà questa mia storiella con la promessa di qualche risata! ^__^

I capitoli e le introduzioni corte, la scrittura veloce e spassosa senza fronzoli… tutto questo mi riporta indietro al tempo della mia prima produzione comica, che bei tempi!

La scoperta del motivo della chiamata ha fatto cascare le mascelle e le braccia ai nostri amici, nonché i lettori dalle sedie: perfetto! Ma ora è il momento che Kurenai si spieghi dopo aver quasi infartuato i suoi allievi! Buona lettura, e buone feste da NaruXHina!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

PPS: So che questa fic può sembrare non molto intonata al periodo, ma per chi volesse qualcosa di più natalizio ricordo che c’è anche “Merry Naruto Christmas” nella mia gallery! Riguardo questa… diciamo che è ambientata a dicembre, và! XD

 

 

 

 

Per un bel po’ si sentì soltanto il ciucciare del piccolo.

Hinata, Shino, Kiba e Akamaru avevano ancora gli occhi strabuzzati, ma Kurenai, nonostante lo spostamento d’aria dell’urlo di prima le avesse scompigliato i capelli a mò di una punk, si limitava a rivolger loro un beato sorriso di benvenuto, e neanche Asuma dava segno di interessarsi alle loro facce scioccate, attaccato al ciucciotto come il padre, buon anima, lo era sempre stato all’amata sigaretta.

La jonin tenne il bambino con un solo braccio e con l’altro si risistemò i capelli: “Ragazzi, che vi prende? Mi sembrate un pochino… scossi.” disse con gentilezza.

Li guardò meglio: erano tutti sudati e col fiatone per la corsa! Dalla testa di Hinata spuntavano dei capelli alzati qua e là, Shino aveva cappuccio storto e colletto sbottonato, e Kiba aveva la lingua penzoloni come Akamaru! Stavano ancora riprendendosi dallo “shock” insomma.

La loro reazione ebbe però ugualmente toni molto alti e molto poco tranquilli!

“MA LE SEMBRANO DOMANDE DA FARSI?!?!?!?” –latrò Kiba con gli occhi da fuori- “Si rende conto che tra lei e Shino con le sue ipotesi sulle lettere troppo brevi a momenti ci fate venire un colpo?!?!?!?”

“N-non si fa così, maestra Kurenai! C-ci ha fatto spaventare!” –balbettò Hinata.

“Wof!” sbottò Akamaru.

Persino Shino era rimasto infastidito ed alzò la voce!

“Già!”

Sempre di poche parole, ovviamente.

Kurenai batté le palpebre perplessa: “Uh? Oh, voi vi riferite al messaggio, non è così? Eh eh eh!”

“N-non c’è niente da ridere! Pensavamo le fosse accaduto qualcosa di grave!” si lamentò Hinata.

“Quindi è per questo che siete così nervosi! Quanta premura! Niente da dire, siete davvero dei bravi ragazzi.”

“……”

Arrossirono un po’, ma non mancarono di manifestare il loro disappunto; e Kurenai capì di non dover tirare oltre la corda.

“Oh, beh, sappiate comunque che la situazione è per l’appunto grave, e il mio bisogno di voi era urgente.”

Adocchiarono tutti e tre il bimbo tra le sue braccia, e l’Aburame si fece portavoce: “Scusate maestra, ma non poteva semplicemente spiegarcelo nella lettera?”

“M-magari in toni meno catastrofici…” aggiunse Hinata gesticolando con gli indici.
“Ehm…”
“Uh?”

“Ecco, vedete, avevo paura che se ve l’avessi detto non sareste venuti, o perlomeno non così in fretta.”
SDONG!

Sei gambe e quattro zampe all’aria in un nanosecondo!

“Voi teenager di oggi siete sempre impegnati, e poi si sa che con impegni di questo genere… non siete poi così entusiasti, eh eh eh!” fece carezzando la testolina ricoperta di ricciolini neri.

“M-ma come le è venuto in mente? Ovvio che saremmo venuti qui lo stesso!”
Kurenai rivolse a Kiba uno sguardo obliquo…

“……”
Lo stesso fecero Shino e Hinata…

“……”
Cercò un po’ di appoggio in Akamaru che però guardò dall’altra parte.

“Ehi!”

“Spero mi perdonerete ragazzi, ma il mio bisogno di babysitter era impellente.”
“Come mai?” chiese la Hyuga.

“Devo andare da mia madre. Ha preso un po’ di febbre ed è abbastanza anziana, ha bisogno di qualcuno che l’accudisca.”

“Capisco…”
“Quindi capirete che per me sarebbe difficilissimo badare a lei e a questo piccolino. Inoltre non voglio si ammali anche lui, vero amore?”

Ogni volta si riferiva a lui il volto le si illuminava immancabilmente. Come avesse percepito di essere stato chiamato in causa, il piccolo Asuma alzò la testolina e guardò la madre, mugolando.

I tre ragazzi si guardarono tra loro: era davvero un bel quadretto quello, ma ciò non cambiava una realtà non poco problematica…

“Maestra Kurenai, possiamo capire le sue ragioni…” disse l’insettaro ragionevolmente.

“E-e possiamo perdonarla per averci fatti correre qui pieni di paura…” –aggiunse Hinata compassionevolmente- “Ma…”
“MA NON POSSIAMO FARE I BABYSITTER! È FUORI DI TESTA PER CASO?!” sbraitò Kiba prevedibilmente!

“E perché no? Non avevate altri impegni, giusto?”

L’Inuzuka si grattò dietro la nuca: “No, ma…”
“Avreste preferito un’altra missione ninja in cui prepararsi, partire, camminare ore e ore, magari sotto la pioggia, rischiando di ritrovarvi a combattere contro dei nemici e magari di perdere i soldi durante l’azione e ritrovarvi nei guai alla locanda in cui avete deciso di alloggiare durante il ritorno sbafandovi tutto quello che c’era in cucina al momento di pagare i conti’”

Kiba, Hinata, Shino e Akamaru: °///°

Il resoconto della loro ultima missione.

Shino si schiarì la voce: “Ci tengo a precisare che sono stati Kiba e Akamaru a ingozzarsi come delle bestie.”

“Si, ma chi aveva detto quando siamo partiti che i suoi insetti non percepivano pioggia in arrivo nell’aria?”

“Anche loro sbagliano…”

“Fate conto che anche questa sia una missione: una missione con me come cliente, da svolgere dentro le mura del villaggio e all’asciutto sono un tetto familiare! Non è invitante?”

“C-certo, maestra, ma… Quello che Kiba cercava di dirle è che noi non sappiamo assolutamente come si fa ad accudire un bambino: non abbiamo nessuna esperienza, e poi… non è assolutamente una missione come le altre.”
Kurenai annuì compiaciuta: “Esattamente: cosa ci può essere di più speciale per dei ninja che una missione del tutto normale?”

Shino ebbe da ridire: “Il compito che lei ci sta affidando…”
“Dì pure sbolognando…” fece Kiba.

“Non è comunque dei più ordinari tra quelli “normali”… E lei di certo conosce tante altre babysitter, ne avrà chiamata almeno uno altre volte. Quindi mi chiedo: non è che semplicemente vuol farsi due risate scaricandoci addosso una parte del suo lavoro che guarda caso ci mette non poco in difficoltà?”
“AH AH AH! MA NO, COME TI VIENE IN MENTE?” (^___^”)

“……” (-___-)

Kurenai si asciugò un gocciolone dietro la testa e cambiò completamente espressione.

“Seriamente ora: Voglio che impariate a cavarvela anche al di fuori dell’ambito ninja: la vita è piena di missioni oltre a quelle in cui vi portate dietro coprifronte e kunai. Se come dici tu vi sto mettendo apposta in difficoltà lo faccio per due ottime ragioni.”

“Ossia?” chiese Kiba.

“Primo: vi sto dando un occasione per dimostrarvi giovani seri e soprattutto responsabili. Le difficoltà temprano: una persona adulta deve essere in grado di far fronte ad ogni sfida e di essere un punto di riferimento per i più giovani e inesperti.”

Il bimbo sternutì. La mano di Kurenai compì uno scatto rapidissimo con cui riacciuffò il ciuccio e lo rimise in bocca ad Asuma, lasciando sconcertati i suoi allievi riguardo una tale velocità…

“Secondo: Hinata, Kiba, Shino, e anche tu Akamaru, sappiate che non mi sarei mai sognata di darvi questo compito se non sapessi che sarete perfettamente in grado di farlo e di farlo bene. O pensate che io voglia mettere mio figlio nelle mani di un trio di imbranati?”
“Beh…” fecero i tre all’unisono!

“Infine, se vogliamo aggiungere altro… Voi un giorno sarete genitori!”

“EEEH?!?!?!”
“Non volete imparare qual cosina per portarvi avanti quando sarà il momento?”
Ognuno aveva in faccia una diversa tonalità di rosso!
“C-come?”
“Ma noi…”
“G-g-g-genitori…”
“Si, esatto Hinata! E se un giorno… tu e Naruto…”
(Sbuffo di fumo dalle orecchie): << Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! >> (°///°)

“HINATA?! Maestra, ha fatto bollire Hinata!”

“E ridere il bambino.” aggiunse Shino.

Kurenai rise a sua volta: “Il soffio delle tegliere gli piace!”

Asuma: “Ih ih ih!”

Kiba iniziò a scrollarla e a farle aria con la mano per darle modo di riprendersi (e rinfrescarsi!), mentre Kurenai scuoteva il capo: quella ragazza era sempre così impressionabile. Dopotutto che aveva detto di male? O forse era proprio lei, che amava troppo essere mamma per non augurare a tutti di diventare genitori? Ma sì, per quello c’era tempo: avevano solo sedici anni. Presto o non presto comunque, come aveva detto prima, prendersi cura di un bambino li avrebbe aiutati a crescere: una vera fortuna che avesse appunto un bambino e un occasione per metterlo a loro disposizione!

“Andrete benissimo, vedrete!”
“EHI! Da dove sbuca quella valigia?” fece Kiba spaventato da quella comparsa in un battito di ciglia!

“Devo stare da mia madre una giornata intera, qualcosa dovrò pur portarmela dietro!” (^__^)

“Un momento! Lei non può andarsene così!”

“Certo che no: non prima di avervi dato la lista dei consigli con tutto quello che c’è da sapere su Asuma e le sue abitudini, oltre ovviamente a dei “consigli tecnici” sui bimbi.”
Kiba incrociò le braccia: “Umpf! Grandioso, quanti rotoli di pergamena sono?”

“Tsk, spiritoso Kiba, ecco il foglio.” fece porgendoglielo.

Sollevò la valigia e si avviò in corridoio e poi verso la porta di casa.
“Beh, ragazzi, buona fortuna, ma soprattutto state uniti.”

“Ehm, c’è qualcosa di non molto rassicurante in questa frase…” constatò la sua allieva.

Dal tono sembrava proprio un invito a prepararsi! Eppure era solo un pupetto…

“Ve la caverete, avete anche la guida! Ora scusate non voglio far tardi. Ciao ciao!”

“M-ma-ma-ma, aspetti!” cercò di trattenerla Hinata.

Kurenai effettivamente si fermò…

“Eh? Oh, giusto…”
Tornò indietro…

<< !?!?!?!? >>

E mollò il suo fantolino in braccio ad Hinata!

“Oh, come sei carina con un bimbo in braccio… Secondo me saresti una mamma veramente dolcissima!”

Hinata chinò il capo e fece un altro sbuffo di fumo dalle orecchie con tanto di fischio: aveva subito focalizzato sé stessa da grande che coccolava un bambino biondo con gli occhi azzurri!

“M-m-maestra… l-la prego…”
“Scusa cara…”

Qualcun altro lì di piccolo e carino non si faceva invece problemi di ridere del suo imbarazzo!

“Shino, mi raccomando.”

“Ammetto di essere allo sbando… farò ciò che posso.”
<< Perché si raccomanda sempre a Shino? Perché mai a me? GRRRR!!! >> sbottò Kiba tra sé e sé: non digeriva il fatto che la maestra si fidasse più di Shino che di lui! Solo perché lui era quello irrequieto e una volta aveva morso il cliente scambiandolo per uno dei cattivi non voleva dire che non poteva essere lui il capo team!

Seguirono Kurenai fino alle scale; da lì la guardarono scendere i gradini, ed erano già un po’ più insicuri…

“Maestra!” –gridò Kiba nella tromba del condominio- “È sicura di non doverci dire nient’altro?”
“No, tranquilli!”
“Quando torna?” richiese lui agitato.

“Stasera.”
“Presto o tardi?” ri-richiese!

“Ciao Kiba… Ah! La regola numero uno è la più importante!”

Detto questo, i tre udirono il cancelletto del piano terra chiudersi. La loro missione da babysitter era ufficialmente iniziata.

Asuma fece echeggiare il suo ciucciotto.

Kiba, Shino, Hinata, Akamaru: “GLOM!”

 

Tornarono in casa e si chiusero dietro la porta.

E subito Asuma Junior iniziò ad agitarsi e a mulinare le manine verso la porta chiusa.

“Oh, no! Abbiamo appena cominciato!” sbuffò Kiba.

“Direi che è triste perché la mamma se n’è andata.” suggerì Shino.

“Povero piccolo…”

“Arf! Wof wof!”
“Che ha detto Akamaru?”
“Dice che gli è piaciuto come hai detto << Povero piccolo >>: sembravi proprio una mammina amorevole.”

“G-g-grazie… p-però basta coi complimenti di questo genere!”

In fondo era abituata: sin da piccola tutti gli dicevano che era coccolosa. Ed effettivamente: coccolosa + puccioso= quinta essenza della carineria.

Il piccolo Asuma aveva ereditato i capelli scuri dei suoi genitori, ma gli occhi erano castani come quelli del padre. Indossava un vestitino da infante di cotone azzurro, morbidissimo e caldo al tatto, con il simbolo della Foglia dietro la schiena. Che malinconia pensare che il padre di un bimbo così bello e sano dovesse accontentarsi di andarne fiero dall’altra parte del cielo… e che lui sarebbe cresciuto chiedendosi dove fosse. Perlomeno il rischio che venisse contagiato da abitudini deleterie alla salute era scongiurato in tal modo!

Vedendo che il piccolino continuava a guardare triste la porta, con parole incerte lo rassicurarono che sarebbe tornato, come se poi fosse in grado di capirli, e lo portarono con loro in cucina.

“Kiba, ma cos’era quella regola numero uno che la maestra ha detto era importante?” chiese lei all’amico sedendosi su una sedia.

“Non so.” –rispose facendo spallucce- “Non ho letto ancora nulla del foglio. L’ho rimasto di là in soggiorno.”

Senza dire una parola, Shino si avviò per andarlo a prendere.

Intanto Kiba si tolse dalla testa il coprifronte: “Non credo ci servirà. E poi la maestra ci vuole “normali”, no?”

Hinata volle imitarlo e poggiò un secondo il bimbo sul tavolo quadrato in modo da togliere il suo, che portava al collo a mò di fazzoletto.

La regola però secondo cui un ninja non debba mai farsi cogliere impreparato non venne però rispettata in quel caso. In quei secondi di distrazione, il rumore di plastica succhiata e saliva, che faceva da sottofondo, si interruppe.

“?!”

TAC!

Kiba e Hinata guardarono a terra, e Akamaru indicò l’obiettivo con la punta del naso: gli era caduto il ciucciotto.

Shino sopraggiunse in quel preciso istante con il foglio in mano: “<< REGOLA NUMERO 1 >>” – lesse -  “<< Fare attenzione che non perda mai il suo ciucciotto >>…”

Che cosa ridicola che lui, il misterioso e figo rampollo del clan Aburame, adoperasse una parola ridicola come ciucciotto! Ma il filo dei suoi pensieri si interruppe subito…

 

Asuma: ç__ç

 

Hinata, Kiba, Shino: °__° “Oh oh!”

Akamaru: “Caiii!”

 

 

“UEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH!!!”

 

 

 

Ahi ahi ahi!

E così come si era concluso il precedente capitolo si conclude questo: con un urlo!

Nel primo caso una manifestazione di sbigottimento, ora un segnale che preannuncia che l’avventura dei nostri tre insoliti babysitter comincia, e che i guai sono appena iniziati! Loro sono in quattro, ma uno solo è capace di sovrastarli tutti per un ciuccio caduto sul pavimento: ce la faranno? Ho intenzione di ispirarmi un pochino ai resoconti dei miei genitori di quando ero piccolo: sembra che fossi un terribile scocciatore! XD

Ma dopotutto, chi di noi non è stato piccolo, puccioso… e malvagio! MUAHAHAHAHAH!

Spero vi sia piaciuto, anche se corto: come ho detto dovendo conciliare con l’università scriverò meno ma più velocemente. Commentate!!!

Buone feste da NaruXHina!

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 3
*** Accudire è una cosa seria! ***


team 8

Ciao a tutti da NaruXHina il cui braccio destro è ancora incarcerato nel gesso… Che fatica conviverci! Tra averlo al sinistro o al destro c’è un abisso! Comunque, guardiamo i lati positivi… NATALE È VICINO! Fatto l’albero? Scelti i regali da fare e da ricevere? XD Questo deve essere un periodo di gioia e di atmosfera, quindi una delle mie collaudate commedie nel vecchio stile “NaruHina Forever!!!” è quello che ci vuole! Ringrazio tutti coloro che hanno inviato i primi commenti e mi auguro vorranno seguirmi ancora, oltre che farmi un po’ di pubblicità consigliando questa mia modesta storiella! ^^

L’avventura inizia, la giornata è lunga, e il team Kurenai deve affrontare i primi problemi! Buona lettura e buone feste!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

PPS: Beckill, ti è arrivato il mio messaggio che ti ho mandato tramite EFP? O_ò

 

Nota - “…” dialoghi; << … >> pensieri

 

 

 

“UUUAAAAAAAAAAAHHH!!!”

Acuto, lancinante, ma soprattutto IRRITANTE!

Più che la bocca di un bimbo di pochi mesi sembrava quella di un megafono! Akamaru si nascose sotto il tavolo per la paura e si coprì la testa con le zampe.

“ARGH! È TERRIBILE!” –Kiba per farsi sentire era costretto ad alzare la voce! – “E poi qualcuno si chiede perché quello del babysitter sia un mestiere gramo!”

“AUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!”

“NON TI CI METTERE ANCHE TU, AKAMARU!”

Lui e quella sua maledetta mania canina di aggiungere i propri ululati al chiasso, come non bastasse quella cacofonia infantile!

“Facciamo qualcosa!” gridò Hinata, anche lei con le mani sulle orecchie.

“Possibilmente prima che quelli del piano di sotto ci denuncino per molestie.” aggiunse l’amico con gli occhiali scuri.

“Ridategli il ciucciotto!” implorò l’Inuzuka col mal di testa, e Akamaru uscì a orecchie basse dal nascondiglio, lo raccolse e lo poggiò sul tavolo con qualche goccia di bava…

Anziché un ringraziamento si beccò quindi il rimprovero di Shino: “Guarda che va disinfettato.”

“Caiii…”
“UAAAAHH! SIGH! UEEEEEH! SNIFF!”

Hinata: (^__^”) “B-buono su, stai calmo, ora arriva. Shino fai presto!”

Tenne il giocattolo sotto l’acqua del lavandino, trovò sul ripiano un disinfettante atossico e lo usò per eliminare i germi del pavimento e di Akamaru.

Kiba nel frattempo gironzolava esasperato per la stanza: “Chissà perché la maestra aveva paura non volessimo venire se avessimo saputo, eh? Chissà perché! Ma che…”

“Contieniti.” fece il suo amico, riportando ad Asuma il suo idolo adorato lindo e profumato.

“Ueeeh… (munch)(munch)(munch)”

Vi fu un lungo sospiro di sollievo generale.

Chissà se anche suo padre, quando gli toglievano di bocca le sigarette, diventava altrettanto irritabile!

“Ehm… Non è stato poi così difficile, giusto?” disse Hinata, che come sempre cercava timidamente di tirar su il morale.

“COSA? Non ti sento!”

“Basta con le battute facili.” fece Shino al compagno con la sua classica aria posata.

“MA QUALI BATTUTE! Sento davvero le orecchie piene d’ovatta!”

“A-anch’io effettivamente, Shino!”
Akamaru: “Caiii… Wof? Arf arf!”

Kiba: “Giusto Akamaru! Tu perché non ti senti frastornato dopo questo orrore acustico?”
“Ho detto a due miei insetti di tapparmi i padiglioni auricolari.”

Infatti dalle sue orecchie uscirono due puntini neri con otto zampette, e nonostante questo barcollavano instabili come su un monociclo! I due scarafaggini riuscirono bene o male ad arrivare alle pelle delle mani del loro padrone, che in quel frangente si era dimostrato alquanto egoista, e a tornare dentro; se non altro ora avevano una stima maggiore del valore del SILENZIO!

“Tsk, poveracci.”

I tre tornarono ad osservare la loro missione che col faccino allegro e beato rotolava sulla schiena.

“Per evitare di scoprire altre cose quando è troppo tardi, suggerisco di continuare a leggere il foglio-guida.”

Il suggerimento venne accolto unanimemente, e tutti puntarono gli occhi ricolmi di fiducia in quelle istruzioni, probabilmente la loro unica fonte di scampo!

“Dunque: <>”

Rialzarono gli occhi su Asuma che accortosene li guardò.

Team 8: “……”
Asuma: “……”

SPLIT!

Rimbalzò sul tavolo e ricadde sul pavimento, stavolta senza una grinza.

<< Adesso Kiba dice la sua… >> pensò Shino, e come previsto il suo compagno si accostò al tavolo, guardò torvo il piccolo e gli puntò l’indice contro il nasino!

“Allora, patti chiari e amicizia lunga! Sono stato buttato giù dal letto insieme al mio cane, anzi, dal mio cane, alle otto del mattino, quindi o fai quello che ti dico o peggio per te!”

Asuma: °.° ???

Hinata: ^__^”

Shino: -__-“ … e si diede uno schiaffo sulla faccia. Ma incurante l’Inuzuka continuò a puntare il dito contro quell’”innocente”.

“Forse a te va di giocare alla piccola peste che fa impazzire i suoi babysitter con scherzetti del tipo “piango perché voglio il giocattolo e quando me lo danno lo butto via” e altri cose che sembrano, e probabilmente sono, delle bastardate che tu puoi far passare per semplici capricci da poppante e farti due risate alle nostre spalle, ma a noi non va! Siamo stati incastrati qui, chiaro? Dalla tua adorata mammina, che prima di adesso non ci aveva mai giocato un tiro mancino come questo e sarà meglio per lei che sia veramente andata da tua nonna malata!”

 

Kiba immaginò Kurenai che se la rideva in un bagno termale mentre si ingozzava di sushi e saké…

Kurenai: “IH IH IH! LIBERA!”

 

“Ora noi siamo qui e baderemo a te, e lo faremo anche controvoglia, e sai perché?”

“Gu?”

“Perché in fondo siamo bravi ragazzi, e perché non siamo tanto subdoli da scaricarti a nostra volta a qualcun altro, sebbene personalmente ne avverta una certa voglia.”
“Ma sta davvero improvvisando tutto questo lungo discorso?” chiese Hinata.

“Sigh! E io sono in squadra con quell’individuo!” fece l’altro membro del team facendo cascare le braccia.

“Quello che sto cercando di dirti è di facilitarci le cose. Dopotutto non è la prima volta che veniamo qui a trovarti e ci torneremo: sarebbe imbarazzante se dovessimo arrivare a schiumare di rabbia perché ci hai rotto i timpani, sporcato di pipì la giacca o sputato in faccia la pappina di riso, vero?

<< Qui l’unico che schiuma di rabbia sei tu…>>

“Allora, detto questo, e sperando che tu abbia capito almeno una parola, spero proprio che tu non voglia riservarci altre e peggiori bastardate in questa lunga giornata, ok?”

“……”

Il piccolo lo guardò zitto zitto per un po’, poi batté due volte le ciglia, come aveva fatto Kurenai quando le avevano rinfacciato la cordiale “lettera di assunzione”!

“… Eh eh eh!”

Tale madre, tale figlio!

“Lo prendo come un si.”

Si voltò e vide Hinata che ridacchiava e le sorrise: lei era sempre pronta a ridere sulle sue “impetuosità”. Non si aspettava niente di diverso neanche dal suo amico, che sospirava con gli occhi imploranti rivolti al cielo.

L’humor di Shino si esprimeva comunque con la sua voce quasi atona il che gli dava una certa eleganza, anche se non lo rendeva distinguibile da un suo altro discorso!

“Kiba, sei fuori dall’ordinario… fuori di zucca, fuori come un balcone, e chi ne ha più ne metta.”

“Tsk! Coi bambini non bisogna andarci sempre piano: sono come i cuccioli. Bisogna addestrarli sin da piccoli ad obbedire ai più grandi.”

“In un certo senso hai ragione” –disse l’amica- “Però noi siamo qui per accudirlo, non per “addestrarlo”.”

Kiba rise imbarazzato portando una mano dietro la nuca.

I tre ragazzi si misero in cerchio vicino la porta della cucina a confabulare sulla situazione. L’unica che aveva avuto a che fare con fratellini o sorelline minori era Hinata, ma di Hanabi si erano sempre occupate le domestiche: essere ricchi e potenti non è un bene per certi versi! Kiba e Shino avevano esperienza di larve e cuccioli, ma non devi cambiare loro il pannolino o metterli a nanna.

Perché per quelle cose sarebbe certo arrivato il momento, e loro erano spiazzati, inesperti, timorosi di arrivare a fine giornata esausti, o peggio, non arrivarci proprio! La cosa peggiore di tutte sarebbe stata però deludere la loro maestra…

“Non so voi, ma se finiamo col ridurre la cucina o la casa uno sfacelo a me non va di sentirmi dire di essere un pessimo babysitter.” –fece Kiba- “Sono stato trascinato qui con l’inganno.”
“Vedrai che la maestra capirà, non penso ci dirà nulla.” lo rassicurò Hinata.

“Resta il fatto” –intervenne Shino- “Che dopo il discorso che ci ha fatto sull’essere “ragazzi responsabili” si aspetterà certamente qualcosa da noi.”

“Uffa!”

“E… e se provassimo a dare un’altra occhiata alle regole?”

Shino le tirò fuori dalla tasca del giaccone “Buona idea, Hinata: se non altro sono un punto di partenza.”

“Dì un po’, ma perché non te lo togli? Siamo al chiuso!”

“Mi piace averlo addosso.”
“Tsk, sempre il solito che vuol farsi vedere tenebroso nel suo abbigliamento iper-coprente. Almeno togliti il cappuccio, o ti aspetti che venga a diluviare in casa?”

L’Aburame sbuffò e fece uscire la testa allo scoperto: “D’accordo, a patto che la smetti di ringhiare.”
“S-su, ragazzi, smettiamola, la maestra ha detto che dobbiamo essere uniti per superare questa prova. Leggiamo.”
Mentre accadeva ciò, Akamaru si era accomodato sul piccolo tappeto di stoffa un po’ consunta davanti il lavandino, e stava stiracchiandosi.

Mentre lasciava che le sue ossa crepitassero di goduria, spalancò le zanne in un lungo sbadiglio: si era alzato prestissimo ed aveva pure dovuto buttare giù dal letto il suo poco reattivo padrone che invece di agguantare l’uccello col messaggio di Kurenai gli aveva tirato contro una pantofola e si era rimesso a russare!
Akamaru: << (tradotto dal canino) Meno male che noi cani non restiamo cuccioli a lungo… anche se mi piaceva farmi portare da Kiba anziché portarlo. >>

Sospirò nostalgicamente e poggiò la testa sulle zampe anteriori che aveva incrociato a mò di cuscino…

!!!

Fu proprio mentre chiudeva gli occhi che vide il cucciolo l’uomo gattonare (che brutto termine!) verso il bordo della tavola su cui l’avevano lasciato!

Pessima mossa: un conto è star vicini ad un bimbo a redini sciolte, e un altro è stargli attaccato e guardarlo a vista!

Kiba, Hinata e Shino erano troppo distratti a parlare tra di loro e a far commenti sui guai che quella missione avrebbe loro riservato per accorgersi che Asuma Junior si stava avviando col sorriso sulle labbra verso una disastrosa caduta!

Scattò sulle zampe: “CAIII! (trad. DEVO AVVERTIRLI!)”

Non c’era tempo! Sotto i suoi occhi, la manina finì nel vuoto e il resto del bebè insieme a lei!

“BARK!”

Subito spiccò un balzo: << (trad. Ok, devo fare come le mamme-cane che agguantano i piccoli con la bocca, trattenendoli delicatamente con le zanne senza far loro del male!)

Provò a pensarci…

 

“CHOMP… GLOM!”

Hinata: “EEEEK! Akamaru si è mangiato Junior!”

Kiba: “CANE CATTIVO!”

 

Akamaru: << …… Lasciamo perdere! >>

Si limitò ad arrivare sotto di lui con un tempismo perfetto, facendogli da materasso!

“Dunque: << REGOLA NUMERO 2: Fare attenzione a non distogliere lo sguardo per molto tempo, è un bimbo molto vivace>>…… Dov’è?”

A quella domanda, Hinata e Kiba alzarono lo sguardo sul tavolo vuoto!

“EEEEK!”

“NON è POSSIBILE! SIAMO QUI DA MENO DI DIECI MINUTI!”

Prima che il panico crescesse ulteriormente, arrivò Akamaru portando con sé in bocca lo smarrito, tenuto per il colletto del vestitino.

“Uuuf! Amico, non farci più di questi scherzi: se vuoi giocare col moccioso almeno avvisaci prima.” fece rilassandosi il padrone, che aveva già preso abbastanza spaventi per quella mattina.

“GRRRR!”

Lasciò andare il suo carico, tanto c’era il pannolino ad ammorbidire l’urto sul culetto, ed iniziò a ringhiare e ad abbaiare tutt’altro che festante. Voltò poi loro le spalle con un soffio del naso che aveva tutta l’aria di uno sbuffo.

“Ha detto… che se è questo il modo in cui gli umani badano ai loro piccolo allora non c’è da meravigliarsi se questi si facciano male cadendo dai tavoli… E che ora ha un male cane alla schiena.”

“Stava cadendo?!”

Di scatto Hinata lo sollevò da terra e lo controllò da cima a fondo, ma nonostante i suoi timori non aveva alcuna bua.

“Sigh, anche vivace oltre che capriccioso ci doveva capitare! Allora prima ho parlato al muro?”

“Kiba, perché non la smetti con queste stupidate e ti decidi a fare qualcosa di serio? Come controllare Asuma in modo che la maestra stasera lo ritrovi qui e non all’ospedale?”

“Ehi, non rompere Shino! Tu ti sei scordato di lui quanto me!”

Colpito nel segno, ma lui non era tipo da darla vinta quando riteneva di aver ragione: “Stavo già leggendo io. Che bisogno c’era che guardassi anche tu?”

“BASTA!”

“!!!”

Prima o poi, in quel team arrivava un momento in cui anche il membro più mite e dolce urlava e batteva il piede a terra, e quando arrivava non c’erano cani o insetti che tenessero: tutti restavano muti come pesci!   

“Vi rendete conto che il piccolo Asuma stava per rompersi la capoccetta e voi due continuate a battibeccare!?”

Akamaru si schierò dalla sua parte con un vigoroso cenno della testa. Nel frattempo Asuma si guardava attorno, ignaro, ma incuriosito da quei signori a cui la mammina lo aveva affidato prima di scomparire.

“Siamo tutti e tre colpevoli, chiaro? Come possiamo pretendere di distrarci tutti e tre e pensare che possa cavarsela da solo?”

“……”
“Beh, è stato molto stupido da parte nostra…” – ammise il suo amico coi tatuaggi a zanna sulle guance- “Ci stiamo ancora ambientando.”

“La verità è che da quando siamo arrivati qui non abbiamo fatto altro che lamentarci di non saper accudire un bambino, e non abbiamo fatto assolutamente nulla per provarci... E POI INSOMMA, DEVO ESSERE IO A DIRVELO?!?!? Sbaglio o prima ero io quella che aveva paura di non saper fare qualsiasi cosa?”

“Quando fai così sei davvero… non lo so, ma è qualcosa di positivo. Però la maestra…”
“Qui non si tratta della maestra, si tratta di lui. Non dobbiamo fare bella figura con lei, dobbiamo dare a questo piccolino quello di cui ha bisogno, non importa se poi finiamo col ridurre la casa un campo di battaglia o se per risistemarla prima del suo ritorno caschiamo distrutti sul divano mentre la piccola birba è ancora sveglia e se la ride.”

I due ragazzi si guardarono e dichiararono tregua con uno sguardo.

“Hai ragione su tutto, Hinata. Tranne per l’ultima parte: certe cose accadono nei manga o nei film non nella vita reale.” disse Shino.

“Figurati se mi faccio stendere da un bamboccio, ah ah ah ah!

Akamaru borbottò qualcosa riguardo la propria schiena…

Hinata poggiò Asuma davanti ad Akamaru e si rivolse di nuovo ai compagni: “Su…” –la voce le era tornata timida e bassa, ma in qualche modo piena di energia- “Siamo in tre, possiamo gestire la situazione.”

“Certo! Il lavoro di squadra ci ha sempre tratto d’impiccio!”

“Si.”

Kiba allungò una mano al centro, Hinata vi mise sopra la propria e, come sempre per ultimo, arrivò Shino.
“TEAM 8 ALLA RISCOSSA!”

“Ih ih ih!”

“Umpf!”

“Grande ragazzi! E poi pensiamo ai lati positivi!”
“Cioè, Kiba?”
“Se lo mettiamo a letto abbiamo la casa per noi! Potremo spaparanzarci sul divano, vedere che c’è di buono in cucina, giocare a carte… spassarcela insomma!”
“S-sei sicuro che possiamo?”
“Sicurissimo! È quello che fanno tutti i babysitter una volta finito il lavoro: mia sorella ha fatto da babysitter ai vicini e mi ha raccontato che quando il pupo si addormentava si dava alla pazza gioia col ragazzo!”
Shino inarcò un sopracciglio: “Ehm, per “pazza gioia” intendi…”

Hinata: “EEEEEK! CI SIAMO DISTRATTI DI NUOVO!”

Kiba e Shino: “AAAAAAAAAARGH!”

Si girarono alla velocità della luce e videro…

Asuma esattamente lì dove lo avevano lasciato: seduto per terra sul pannolino con un manina sulla gamba e un’altra in bocca.

Tirarono un sospiro di sollievo… Poi si accorsero di Akamaru, disteso dietro di lui e con lo schienale di legno di una delle sedie sulla testa: Junior ci si era appeso cercando di mettersi in piedi, ma non ce l’aveva fatta ed era caduto, e la sedia stava per raggiungerlo. Lui però aveva messo la propria testa in mezzo e si era sacrificato ancora una volta!

“Akamaru, ma che fai? Non è il momento di giocare.” lo redarguì Kiba.

“……”
Il cagnone lo guardò torvo con un bernoccolo in testa ad andò via: “Grr… rowl… rarl…”
“EHI! UN PO’ DI EDUCAZIONE! Va bene che non capisce il cagnesco, ma è pur sempre un bambino!”
“Disse il tizio che davanti al suddetto bambino se ne era uscito con termini del tipo “bastardate”…” si atteggiò a narratore Shino.

Stava sempre zitto, ma quando gli venivano delle buone ed eleganti battute non taceva mai!

“Ricominciamo?”
L’altro passò oltre con semplice signorilità: “No.”
Hinata ridacchiò: ora si che potevano darci dentro!

 

La casa della maestra Kurenai era una appartamento spazioso, di buon gusto e ben tenuto, con i pavimenti sempre lucidi ed igienizzati, cosicché un bimbo piccolo non corresse rischi a giocarci sopra quando capitava. Si entrava su un piccolo corridoio da cui si accedeva alle varie stanze che erano invece molto grandi. Entrando si aveva, dopo qualche passo, a sinistra la cucina, e a destra il soggiorno, con il tavolo centrale su un tappeto bianco, il divano e la libreria, molto fornita. Entrambe queste stanze avevano ampie porte finestre che le rendevano piacevolmente soleggiate, e che davano ciascuna su un balcone con vari vasi di piante e fiori. Procedendo oltre per il corridoio c’erano due bagni, una cameretta tutta per l’omino ci casa, e per finire la camera da letto della proprietaria.

Il letto era un matrimoniale.

Quella casa, dal corridoio intimo e dalle sale spaziose, dai due bagni ai due balconi animati di vita in vaso, sembrava fatta apposta per accogliere tutti coloro che volessero passarvi del tempo, concedendo loro luce, spazio e contatto con gli altri abitanti. Una casa perfetta per una famiglia.

La casa di una mamma single che non aveva fatto in tempo a diventare moglie.

La prima volta che erano saliti da lei, in occasione del ritorno all’ospedale dopo il parto, aveva mostrato loro la casa; e alla vista del letto a due piazze tutti e quattro avevano sentito un nodo al cuore… Lei di sicuro aveva percepito un loro turbamento, ma aveva taciuto; si era limitata a stringere al cuore, ancora più forte, ciò che le era rimasto di lui, che non era poco.

Al di là di quella nota triste, la casa della loro maestra gli piaceva; e, come aveva detto Kiba, sarebbe stato bello abitarvi insieme ai propri migliori amici per un giorno. Visto che dovevano star lì fino a sera, decisero di mettersi un po’ più comodi: Kiba e Hinata, che avevano già rimosso i coprifronte, tolsero anche le felpe rimanendo in comode t-shirt a maniche corte. Shino fu un po’ restio, ma alla fine cedette all’atmosfera informale venutasi a creare e li imitò rimuovendo il proprio simbolo ninja; poi anche per non stonare con gli altri due membri del team, tolse il giaccone. Ovviamente gli occhiali restarono dov’erano!

La giornata fuori era bella, il luogo della missione e la compagnia pure e la dispensa era effettivamente piena: avrebbero potuto davvero trascorrere una giornata piacevole, purché non dimenticassero di soddisfare il loro esigente ospitante!

 

“UEEEEEEHH!”
“Oh, no! Ricomincia!”

Imparata la lezione, si erano decisi a mettere Asuma Junior nel seggiolone, insieme ad un pupazzetto perché non si annoiasse; l’avevano tenuto buono solo per cinque minuti.

In un lampo furono tutti e quattro al suo “trono”.

“Cos’ha?”
“Forse vuole di nuovo il ciucciotto.”

Shino lo risciacquò ancora (l’aveva gettato per terra) e provò a rimetterglielo in bocca, ma lo sputò subito.

“No, non è il ciuccio.” constatò flemmatico.

“Sigh! UAAAHH!”

“Vediamo il manuale d’istruzioni.”

“Ok, Kiba tu però tienilo d’occhio.”

Kiba obbedì ma di malumore: voleva essere lui a leggere il foglio! Perché doveva tenerlo sempre quel presuntuoso di Shino?

“<< REGOLA NUMERO 3: Quando piange a volume accettabile non è per il ciuccio. >>”

“Possibile che leggiamo sempre con un attimo di ritardo!?”

Hinata tentò di calmarlo con qualche carezza: era la più indicata per quel compito, ma non bastò.

“Proviamo con un approccio scientifico. Perché un bambino piange?” domandò Shino con una mano sul mento, come si trattasse di un indagine!

“Perché si è fatto la bua.” fece Kiba.

“Non è il nostro caso, ha iniziato all’improvviso. Hinata?”
“Perché ha fame?”
“Buona ipotesi.”
<< E guarda caso la mia era sbagliata! GRRR! Ora fa anche l’investigatore! Deve sempre tirarsela un sacco! Devo far vedere che me la cavo anch’io! >>

In realtà Shino era una persona umile, ma, quando c’è rivalità più o meno amichevole, mantenere sempre una calma imperturbabile può sembrare un darsi delle arie di superiorità, specie per un irrefrenabile Inuzuka!

Asuma non smetteva di singhiozzare e agitarsi: per i bambini piccoli il pianto non è quasi mai per tristezza, ma solo un modo per comunicare. Chissà se a loro dispiaceva di doversi sgolare tanto per chiedere qualcosina e magari neanche riuscire ad ottenerla subito. È come essere stranieri in un paese lontano in cui i pochi che conosci e di cui ti fidi non riesci a capirli.

“È questo che vuoi piccolino? Vuoi la pappa?”

L’importante però è fissare subito in mente le parole chiave della loro misteriosa lingua!

“Pa... pa… pa-pa?”

Hinata si avvicinò a lui con un sorrisino: “Si, pappa! Vuoi mangiare?”

Le lacrime si asciugarono istantaneamente e il visino di rilassò e divenne di nuovo bello a vedersi: “Pa-pa! Pap! Pa-pa!”

“Sbaglio o è la prima parola che gli sento dire? Eh eh, ed ho il presentimento che è l’unica che conosci!” fece Kiba scherzosamente. Cosa c’è di più importante che memorizzare il segnale che annuncia il momento di riempire lo stomaco?

“Ma come fa a voler mangiare già a quest’ora? Non credo che la maestra non gli abbia neanche fatto colazione.”
Shino lo guardò sornione: “Si vede che è un piccolo ingordo.”
“Che cosa gli diamo allora?” domandò Hinata.

“Ai bambini piccoli si da il latte, no?”

Hinata si sentì improvvisamente osservata…

“Uh? Che c’è?”

Anche Akamaru, incuriosito, salì con le zampe anteriori sul tavolo.

I tre stavano osservando una strana espressione sulla faccia di Junior.

Asuma: *__*

Cosa stava guardando così intensamente, si domandarono guardandosi tra loro. Sembrava che fosse stata la loro compagna a concentrare tutta la sua attenzione. Per la precisione, aveva adocchiato i suoi due biberon, che sembravano alquanto grandi e capienti!

Hinata: °///°

Asuma: *__*

Kiba: -__- “… Piccolo bastardo pervertito!”

Hinata pudicamente mise le braccia davanti il corpo e cominciò a ed emettere piccoli versi sconnessi! Non avrebbe dovuto togliersi la sua amata felpa nascondi-misure!

“Riprenditi, Hinata.” –le disse Shino- “Sai bene dove qualunque cucciolo di mammifero inizia a nutrirsi durante i primi giorni di vita: ti ha naturalmente scambiato per una stazione di rifornimento.”

“Una stazione di rifornimento ben rifornita! Ah ah ah!”
“K-KIBA!”

“Zotico.” Lo rimproverò piatto l’Aburame.

Ma ora la stazione era sparita, e il piccolo principino non aveva ancora soddisfatto la sua fame.

“Sniff… UEEEEEEHHH!”
“Ehi, calmo! Ora ti prepariamo un po’ di latte, d’accordo?

“UEEEHH!”

Kiba strinse i denti: “Accidenti! Shino, per favore, portalo un po’ di là mentre io e Hinata gli prepariamo un biberon.”

Shino sobbalzò: “Eh? Perché io?”
“Come sarebbe “perché io?”?! Non diventarmi imbranato proprio ora: dobbiamo dividerci i compiti!”
“UAAAAAHHH!!!”

“Ma… che devo fare?” chiese guardando il piccolo che gli era stato messo in braccio come un enigma dei più insolubili.

“Fai come fanno le mamme quando piangono: portalo a spasso, fallo dondolare, fallo volare, cantagli una ninna-nanna, basta che ce lo togli dalle orecchie per un paio di minuti!”

Anche l’amica iniziò a esortarlo: “Il tempo di preparare il biberon e arriviamo.”

“Ehm… Ok…”

Mentre andava nella stanza vicina, Kiba sorrideva nascostamente: quando si trattava di supervisionare e dispensar consigli era il solito Shino, ma quando c’era da entrare in “contatto diretto” i suoi limiti sembravano venire finalmente a galla.

 

Shino si guardò intorno, passando gli occhi dalla finestra ai titoli dei volumi sulla libreria, dai piccoli quadri sulla parete dietro il divano al pupetto che piangeva e che distrattamente cercava di calmare con un impacciato cullare.

Storse il naso. Non gli si addiceva proprio quel ruolo. Figurarsi se poteva cantargli una ninna-nanna, con la sua voce poi.

“Ehm… proviamo col solletico.”

Con l’indice provò a stuzzicargli il collo, ma Asuma vorticò le manine come volesse respingerlo. Si domandò dove trovasse tanto fiato per quelle urla che gli martellavano il cranio. Provò a sollevare le braccia, un po’ per fare il giochino del volo, un po’ perché voleva allontanarlo dalle sue orecchie.

“Ueeeeh… sniff… sniff…”

<< Ha smesso? >>

Notò che stava osservandolo, un po’ come aveva fatto con Hinata poco prima.

<< Non vorrà che lo allatti? >>

In realtà era solo incuriosito dai suoi strani “occhi” tutti neri. Non gli piacevano! Quelli rossi di sua mamma era così belli e luccicanti, questi al confronto erano noiosi.

Gli mostrò la linguetta.

“……”

Gli fece un’altra linguaccia e una faccetta triste.

Shino non capì, ma non gli piaceva: gli era antipatico? Che gli aveva fatto?

Si guardò intorno, poi si decise a rispondere a sua volta con una linguaccia, anche se appena accennata.

“Prrr!”

Gli aveva fatto un pernacchio!

<< Vuoi giocare così? >>

“Prrr!”

Allora Asuma passò al contrattacco scuotendo il capo e arricciando il naso.

“Umpf!”

Dopo quella risatina superba, riavvicinò il bimbo a sé e digrignò i denti.

“Ih ih ih!”

“Mmm…”
Sorrise, pensò un po’, e si alzò gli occhiali, mostrando i suoi occhi azzurri incrociati in un espressione buffa con la lingua da fuori.

“Eh eh eh!”
Poi inventò un’altra smorfia, e un’altra ancora sulla scia dell’altra, e prima che se ne accorgesse iniziò ad accompagnarle a buffi versi senza senso.

“Bleeeu!”

“Ih ih ih!”
Prima che se ne accorgesse, Asuma iniziò a ridere a più non posso.

“Gneee!”

Prima che se ne accorgesse iniziò a girare e roteare per la stanza, facendolo volare alla maniera divertente con cui i bambini vogliono volare: quella che fa loro capire che anche tu ti stai divertendo con loro!

“Uuu! Ble! Gnuoooooo……… oh…”
Prima che se ne accorgesse, Hinata, Akamaru e Kiba erano sulla porta della stanza, immobili come statue che lo fissavano.

Hinata: °__°

Kiba: O_O

Shino: •__•”

Silenzio assoluto.

Shino era rimasto paralizzato, mezzo in piedi, mezzo piegato sulle ginocchia, con le dita sul pancino di Junior e gli occhi strabuzzati che si notavano dietro gli occhiali poggiati male.

Kiba, da statuario iniziò a tremare: stava esplodendo!

Si nascose dietro la porta, ma il suono strozzato di chi si sta piegando in due dalle risate era flebile ma udibile.

Hinata si risvegliò scuotendo la testa: “Beh… Che dire, non sapevo ci sapessi fare così bene coi bambini! Ih ih ih!”

Akamaru preoccupato uscì dalla stanza e andò a controllare quei rantoli: stavolta sembrava davvero che il suo padrone rischiasse di morire per il troppo ridere!

Shino si rimise ben eretto, si raddrizzò gli occhiali, si accigliò per ridarsi un’aria seria e porse il bambino all’amica.

Kiba tornò, ancora vivo ma per poco, dal corridoio: “Uh, si… eh eh! Ci sai… Ci sai fare benissimo… ih ih ih!”

“Smettila…” disse con la voce che gli tremava e una temperatura innalzata per l’imbarazzo più grande della sua vita.

“Giuratemi che nessuno lo saprà.”
“Giurato!” fecero gli altri tre alzando solennemente mani o zampe!

<< Quel piccolo mostro mi ha traviato e disonorato! Sigh! >>

 

Tornarono in cucina, e Hinata avvicinò la tettarella del biberon caldo alle piccole labbra, le quali accettarono volentieri.

“Chu… chu… chu…”
“Perché così pensieroso, Shino? Hai fatto un ottimo lavoro.”

“Anche tu, Hinata…” mormorò seduto su una sedia con la testa bassa.
“M-ma no, dico davvero, eravate molto carini.”

Shino sospirò e si appoggiò con il gomito alla tavola.

“Eh?”
“Cosa c’è?”
“Si è addormentato.”

Si avvicinò incuriosito: “Come?”
“Mentre succhiava: all’improvviso ha calato la testa. Dici che dobbiamo metterlo nella culla?”
“Non so. Forse non dovremo disturbarlo.”
Kiba tornò dal bagno accompagnato dal rumore dello scarico: “Che mi sono perso?”
“Si è addormentato mentre mangiava.”

“COSA?!?!? Dopo averci spaccato le orecchie ora dorme?”
“Non ha bevuto neanche metà.”
Kiba mise nervosamente le mani in tasca: “Bah! Chi lo capisce questo! Prendiamoci una pausa.”
I tre uscirono fuori al balcone a prendere un po’ d’aria. Ma dopo qualche secondo sentirono Akamaru abbaiare.

Tornarono di corsa in cucina e ritrovarono Asuma sveglio e singhiozzante.

“Ma che…”
“UEEEEEHHH!”

“E ora che vuole?!”

“Credo…” –tentò Hinata- “Che abbia ancora fame. Dopotutto ha preso pochissimo dal biberon.”

Lo avvicinarono di nuovo e Asuma tornò a bere.

Ma neanche un minuto dopo, la testolina ricascò in avanti addormentata.

“Ragazzi, non so voi, ma questo inizia ad infastidirmi!” disse tra le zanne agli amici, altrettanto sgomenti.

Lo lasciarono dormire come avevano fatto prima… e dopo qualche minuto la stessa storia!
Qualche ciucciata. Colpo di sonno. Pianto a dirotto.

“Sigh, dai, piccolo, cerca di finirlo stavolta!”
“Ma tu hai contato quante volte ha fatto questo, Shino?”
“Dodici.”
“Dodici volte che andiamo avanti e indietro! Possibile che si annoi a mangiare?!”

“Portiamo pazienza: dopotutto è solo un bambino.”
“Un bambino che ha la facoltà di rincretinire Shino: secondo me è più pericoloso di quel che sembra.”

“Io sarei il cretino? Chi di noi però prima è stato tanto infantile da mettersi a battibeccare con un neonato?”
“GRRRRR!”

Kiba per quella volta lasciò correre. Si avvicinò all’orecchio del pupo e sussurrò: “Grazie per lo spettacolo, eh? È stato impagabile, ih ih ih!”

Si risedette e si stiracchiò: << Voglio rendermi più utile anch’io. >>

Per il momento aveva solo fatto bollire un po’ di latte e tante chiacchiere, ma forse nell’accudire c’era qualcosa di divertente: e se Shino era arrivato a tanto, figurarsi se non ce n’era anche per lui!

Così, tra un biberon e una dormitina, in una ventina di minuti si riuscì a far finire il latte ad Asuma.

“Ora deve fare il ruttino.” disse Hinata mentre sciacquava la bottiglietta.

“Ci penso io!” urlò Kiba.

Prese il bambino e…

“Ehm… come si fa?”
“Devi metterlo sulla tua spalla e battergli dietro la schiena.”

“Tutto qui? E che ci vuole? Eh eh eh!”

 

Cinque minuti dopo…

“Che barba! Akamaru, vuoi fare un po’ tu?”

L’amico peloso scodinzolò un “no grazie” e abbaiò.

“Au-au!” fece Asuma provando ad imitarlo, ma stranamente il cagnone indietreggiò inquieto…

Kiba, stufo di gironzolare si sedette sul divano: “Si, au-au… Quand’è che ti decidi a…”

“BEURP!”

“!?”

Shino passò fuori la porta: “Kiba, ma che modi!”

“È STATO LUI, E TU LO SAI!” (>///<)

“Umpf, ora dai anche la colpa ad un piccino, ma non ti vergogni?”
“Ma piantala!”

L’Inuzuka guardò Junior che si stava mettendo una manina in bocca.

“Ecco perché ci hai messo tanto, ti stavi caricando, eh?”
“Blub…”

Gli sembrò che fosse arrossito e si sentì stranamente allegro.
“Eh eh eh!”

Hinata osservava la scena alle loro spalle.

Pian piano i suoi amici avevano preso a cuore il compito quanto lei e ne fu contentissima! Si augurava che avessero la forza d’animo per non spazientirsi mai ed affrontare il resto della giornata col piede giusto!

 

 

 

Ce la faranno?

Kiba e Shino, nonostante qualche incomprensione iniziale, sono rimasti colpiti da un tenero faccino desideroso di cura e protezione. Akamaru… è rimasto colpito e basta e si chiede se non debba essere protetto anche lui! XD

Hinata invece si è dimostrata da subito una buona e paziente mamma di riserva… Anche se è rimasta scioccata al pensiero di essere vista come un biberon! XD

Però devo fare una confessione: per questa gag ho preso spunto da un’immagine di Gabzilla, bravissima disegnatrice di deviantart a cui rendo i giusti crediti. U__U

 

http://fc04.deviantart.net/fs13/f/2007/082/d/b/Team_8_Nanny_Squad_by_gabzillaz.jpg

 

Nella sua gallery troverete tante belle immagini del team 8 (il mio preferito naturalmente), ed anche qualcuna con Asuma Jr.!

Per quanto riguarda il ciclo mangiare-dormire-piangere per mangiare, sappiate… che è un richiamo autobiografico del sottoscritto! XD Esatto! Da piccolo mi succedeva! Poveri i miei genitori, sembra fossi un autentico rompiscatole da piccolo… ^__^”

Ora vi lascio e vi auguro ancora una volta un buon proseguimento di feste! Ciao, al prossimo capitolo!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 4
*** Pappa e schizzi! ***


team8

Ciao a tutti da NaruXHina che vi ringrazia ancora una volta dei commenti ricevuti! Anche se solo uno ha accennato alla straordinaria “performance” di Shino come intrattenitore per bambini! XD Vi giuro che quando quella scena è saltata fuori nella mia mente stavo scoppiando come Kiba! Per il momento le difficoltà sono state superate, ma la giornata è ancora lunga! Quello che è corto è il mio tempo però… Vorrei finirla entro il 23 in modo da farvi per bene gli auguri di Natale, fatemi gli auguri di riuscirci! Ed ora, senza ulteriori indugi, torniamo a vedere come se la cava il gruppo più simpatico del Villaggio della Foglia alle prese col piccolo Junior! Buona lettura, commentate!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

“Gnu! Sigh!”

“Hinata, sta cominciando a lamentarsi di nuovo.”
“Arrivo!”

La stanzetta era di forma pressoché quadrata, con una finestra rivolta ad est sulla parete opposta alla porta. Non era disordinata né piena zeppa di oggetti e cianfrusaglie come quella di un ragazzo che ha vissuto parecchi più anni, ma pian piano l’avrebbe riempita, specie quando avrebbe imparato a parlare per iniziare a chiedere cosa ricevere a compleanno, Natale e feste varie!

Finito il ruttino, avevano pensato di dargli un po’ di spazio mettendolo a giocare sul suo tappetino colorato, ma sembrava stranamente irrequieto.

“Che c’è piccolo? Non ti va di giocare?”

Kiba fece spallucce: “Boh! È da un po’ che ci provo; gli ho messo a disposizione quel che ho trovato: il ciuccio, i pupazzi, i dadi con le lettere, questo carillon a forma di scimmietta…”

Hinata tirò la cordicella per farlo suonare, ma non ottenne nulla: Junior continuava a guardare altrove e fare versetti tristi.

“Allora?”

“Non so.” –fece lei grattandosi il capo- “Però sembra stia cercando qualcosa.”

Tra i consigli che avevano poi letto sul foglio di Kurenai c’era appunto quello di non tirare sempre a indovinare, ma di provare anche a capire cosa desiderasse, dai suoi versi o dai suoi gesti.

“Au au! Au! Au au!”
“Au au?”

Kiba schioccò le dita: “Forse ho capito! Akamaru! Bello? Vieni un po’ qui!”

Il grosso cane apparve come una nuvoletta bianca con la faccia lunga davanti gli occhi del piccolo facendolo sorridere.

“Au au! Au au!”

Hinata ridacchiò e lo prese in braccio: “Volevi Akamaru? Vuoi provare a fare un giro?”

Akamaru: “Wuf?”
Ancora prima della domanda, Asuma stava tendendo le braccine verso di lui: sembrava proprio volersi liberare dall’abbraccio della signorina con gli occhi bianchi per andare dall’”Au au”!

“Mettilo in groppa, Hinata.”
“WUF?!”

“Su, Akamaru, cosa ti costa?”
L’animale fece indietro la testa, come se Junior fosse un collare!

“Arf! Wof!”

“Dice che non è sicuro sia una buona idea. Non capisco!”

Akamaru: <>

Purtroppo i dolori che la sua schiena e la sua zucca gli stavano rievocando facevano da deterrente. Cominciò ad indietreggiare, incurante di quanto fosse desiderato.

Hinata pensò di provare con le buone: si inginocchiò e con la mano libera lo carezzò dietro il collo.

“Dai, bello! Devi solo fargli fare un giro e assicurarti non cada, nient’altro.”
E poi come poteva cadere? Sembrava avesse troppa voglia di strapazzarselo per rischiare di cadergli di dosso!

Akamaru guaì: mossa scorretta insistere.

“Se lo fai, a pranzo ti apro la busta di croccantini che abbiamo trovato in cucina!” gli sussurrò l’amica umana alzandogli uno degli orecchi penzolanti (che dopo aver ascoltato non lo fu più!).

“Urf?”

“Oh, non te l’ho detto?” –fece lei furbetta- “La maestra Kurenai, nella prospettiva che i suoi allievi sarebbero rimasti qui tutto il giorno, deve aver fatto un po’ di spesa ieri. Nella credenza sotto il lavandino c’è un grosso pacco di cibo per cani di marca… Qual’era Kiba? Quella che piace tanto ad Akamaru…”

“Happy-Inu… Happy-Inu ai cinque gusti differenti per esser precisi!

“WOF WOF!”

Aveva sempre desiderato assaggiarli al pomodoro!

Akamaru abbassò la testa senza indugio e si fece poggiare il cucciolo umano sulla schiena. Questo come previsto si distese in avanti, con le braccine lungo il corpo caldo e peloso come volesse abbracciarlo.

“Ih ih ih, ti ha preso per un peluche!”

“Mi raccomando, fai buona guardia.”

Akamaru guardò il piccolo ridere e dimenticò che gli stava tirando un po’ troppo la pelliccia… << Lo faccio per i croccantini >> si disse, e cominciò il giro.

Appena usciti in corridoio incontrarono Shino che, non richiesto al momento, stava guardandosi in uno specchio (visto quanto si copriva e il poco uso che faceva di specchi non essendo una ragazza, aveva poca confidenza col suo volto!) e risistemandosi i capelli: il cappuccio glieli ammaccava troppo e non gli piacevano.

Quando sentì qualcuno arrivare si voltò; prima non vide nessuno, poi abbassando gli occhi notò l’Akamaru Express in transito col suo allegro passeggero. Si passò una mano veloce nella chioma castana e la chiuse lì prima che arrivasse Kiba a far battute.

La cavalcata di Asuma diede modo ai tre umani del team di guardarsi un altro po’ intorno, pur controllando continuamente dove si trovasse Asuma sulla sua pelosa macchinina. Shino diede un’occhiata ai libri della maestra, trovando alcuni titoli interessanti che avrebbe preso volentieri in prestito; Hinata trovò una bellissima foto incorniciata dei loro primi giorni come team 8 che le fece sentire un certo conforto e incoraggiamento; Kiba trovò che in cucina c’erano anche gli ingredienti per i loro piatti preferiti, non solo quello di Akamaru, e pensò che in fondo la maestra non fosse stata poi così menefreghista nei loro riguardi.

Akamaru girò praticamente ogni stanza, anche il ripostiglio, e figurarsi se il moccioso si stufava. I bambini sono felici con poco, ma di quel poco ne vogliono avere sempre tanto!

Arrivò fuori al balcone del soggiorno e reclinò il capo in avanti, facendolo scivolare dolcemente a terra.

Asuma gonfiò le guance contrariato.

Akamaru avvicinò un pochino il suo muso a quello del piccolo: forse qualche smanceria funzionava anche per lui, così gli diede una leccatina.

“Ih ih ih!” Gli aveva fatto il solletico.

<< Tutto sommato non sei poi tanto male, e d’altro canto pesi molto meno tu che Kiba… !?!?!? >>

Ma ecco che sul bordo del balcone (che non era una ringhiera bensì un muretto rivestito di mattonelle marrone chiaro su sui appoggiare le piante) era comparso un essere che invece era appunto TANTO MALE.

UN GATTO!
Nero con qualche macchietta bianca qua e là, sul bordo del balcone, proprio sopra di loro. Era un randagio che gironzolava per quel quartiere e a cui Kurenai si era affezionata. Il felino aveva sperato di trovare l’umana e il suo latte anche quella mattina, ma era rimasto deluso.

Il suo arrivo pose Akamaru dinanzi un bivio, una dilemmatica decisione. Venire meno al suo compito di sorvegliante, o scardinare l’ordine dell’universo rinunciando a reagire a quella presenza baffuta e dalle felpate zampette?

Iniziò a guardare prima uno e poi l’altro: << Badare ad Asuma… Spaventare il gatto… Badare ad Asuma… Spaventare il gatto… Badare al gatto… Spaventare Asuma… No, un momento… >>

“Miao.”

Beh, tanto quanto poteva metterci? Il tempo di abbaiare furiosamente e dargli addosso, di guardarlo scappare via e poi di nuovo lì: nessuno se ne sarebbe accorto, e in quel piccolo lasso di tempo Asuma non poteva certo mettersi in pericolo in uno spazio ristretto come quel balcone.

Così il cagnone sguainò le zanne e si sollevò sul bordo, mentre il gatto aveva già drizzato il pelo scansandosi agilmente e restando in equilibrio. L’animaletto nero percorse di corsa il resto del ciglio, e così fece lui spostandosi sulle zampe di dietro, fino a costringerlo a saltare sul balcone dell’appartamento al piano di sotto.

“Arf!”

Fatto. Si girò ed Asuma era ovviamente ancora lì dall’altro lato del balcone; anzi, stava venendo appunto da lui muovendosi, guarda caso, a quattro zampe.

“Au au!”

“… !?”

Aveva pensato di non scomodarsi ed aspettare arrivasse prendendosi il suo tempo. Peccato che a metà del tragitto si fosse avvicinato al bordo e che uno dei vasi, spostati casualmente dal gatto, o forse da lui, era sul punto di cadere…

<< WUUUUUUUUUUUF! >> (Trad. “Al rallentatore”: NUUUUUUUUOOOOO!)

CRASH!

Un altro pronto intervento, e un altro salvataggio compiuto con successo!

Mai mettere in dubbio la fedeltà dei cani!

Ed ecco poi arrivare gli altri, con abbastanza calma, attirati dall’ululato.

“Ma che è successo?”
Qualcosa per cui Akamaru era ko, a terra con la lingua da fuori e dei cocci di ceramica e terriccio in testa, e per cui Asuma batteva eccitato le manine.

“Wuuuff… (trad. “Questo me lo sono meritato…)”

Shino prese in mano la situazione: “Kiba, prendi un po’ il bambino, Hinata, metti la pianta della maestra in un altro vaso, io intanto vedrò di pulire un po’.”
“D’accordo.”

Kiba spazzò via la terra da dosso al suo cane: “Non ti capisco, eppure il grosso della fatica dovremmo farla noi, non tu.”

Lo aiutò a risistemarsi sulle zampe e rientrarono in casa. Hinata velocemente piantò le sfollate radici in un “vaso di accoglienza”, già abitato da una begonia, in attesa di una nuova sistemazione. Shino invece usò i suoi insetti: una nube sciamante uscì dai suoi avambracci e diligentemente iniziò a raccogliere ogni pezzetto di terriccio o di terracotta in frantumi, formando una fila ordinata che da lì arrivava al cestino della spazzatura.

“Non eri “tu” che dovevi provvedere a pulire?” scherzò Kiba quando rientrò.

“Questi insetti vivono in simbiosi con me: perché non dovrei chieder loro dei piccoli favori ogni tanto? E poi loro se la cavano certo meglio di me.”

In pochi secondi infatti la fila ebbe terminato il proprio lavoro e si ritrasformò in un tappetino nero di antenne, corazze e zampe; sembrava un esercito in riga.

“Va bene, ma ora richiamali dentro di te: potrebbero spaventare Asuma.”

“Forse hai ragione.”

Ad un cenno della mano i suoi insetti iniziarono lentamente a tornare. Ma uno di loro indugiò troppo sul tavolino del seggiolone, attirando l’attenzione di due occhietti castani per i quali la vita aveva ancora tante meraviglie e curiosità da mostrare. Altro che spavento: era nell’età in cui le novità e il diverso non fanno ancora ribrezzo.

“Uh!”

Strabiliante come anche un bambino, per un insetto, sia un mostro con la forza di una gru.

“Ehi! No, no! Lascialo.”

Asuma aprì bocca e lo scarabeo credette di trovarsi in uno dei suoi incubi!

“No! Non si mangiano!”

Gli fermò la manina, la quale per la sorpresa si aprì, lasciando che il malcapitato tornasse di corsa al primo poro disponibile.

“Uh… Sniff… UEEEEEHHH!”

“Complimenti Shino, lo hai fatto piangere.”
“Dovevo permettere che si mangiasse uno dei membri della mia colonia? Lo sai che alcuni di questi li conosco anche abbastanza bene?”
Anche Hinata intervenne: “Ma ne hai così tanti.”

“UAAAAHH!”

Kiba scosse il capo: “Vergognati.”
“Umpf, che fine ha fatto il tuo: << Coi bambini non bisogna andarci sempre piano >>, Kiba?”

“Però l’hai fatto piangere. Quindi credo che ora stia a te rimediare.”
Pur contrariato, prese Junior dal seggiolone e cercò di calmarlo carezzandogli la testa: “Su su, non è nulla, dai.”
Hinata si unì a lui provando a giocherellare col suo nasino: “Forse potresti usare le boccacce, come hai fatto prima. Gli piacevano un sacco.”
“Non puoi chiedermi questo, Hinata… Passami il ciuccio, non si sa mai.”

Con quello in bocca magari si calmava, o al massimo faceva meno rumore.

“Sai” –esordì Kiba, comodamente seduto- “Fa uno strano effetto vederti con un bimbo in una mano e un ciuccio nell’altra.”

“Non è che tu invece sia facile da immaginare seduto buono buono a cullare un pupo.”

“Ah ah ah! Te la concedo! L’unica qui a cui dona è Hinata.”
“M-ma che dici?”
“Oh, si” –fece Shino, contagiato dallo spirito di gruppo- “Come aveva detto la maestra? Una mamma dolcissima.”

“Finitela dai, mi avete vista rossa tante di quelle volte che per voi sarà noioso ormai, ih ih!”

Risero tutti insieme; e contemporaneamente…

“Toh, ha smesso.” -disse Shino evidentemente compiaciuto- “Chissà perché riesco sempre a calmarlo, visto?”
“È come se tu che sei sempre controllato gli trasmettessi tranquillità.”
“Sicuro che non lo hai depresso invece?” sparò subito Kiba.

“Non credo…”

Vide che muoveva le mani verso la sua faccia, e pesando volesse toccarlo lo portò più vicino. Ma il suo obiettivo era un altro. Cos’erano quelle lineette tra i suoi occhi neri neri?, si domandava infatti.

“Uh!”

Strinse incerto le dita intorno la stanghetta dei suoi occhiali e la tirò via.

“N-no! No, aspetta, non giocare con questi…”

Pensò di strapparglieli dalle mani, ma aveva già fatto brutta figura prima con una reazione brusca.

“Dai, Asuma, ridammeli…”


TAC!

!!!

 

Non li aveva lasciati cadere semplicemente: li aveva letteralmente tirati a terra. Quando una cosa non gli piaceva non ne voleva proprio sapere!

Hinata aveva le mani davanti la bocca, e Akamaru le orecchie sugli occhi. Kiba era scattato in piedi.

“……”

Le lenti erano andate in frantumi. Erano scampate a diverse missioni da quando aveva comprato quel nuovo paio, ma non all’astio di un bimbo per i colori scuri.

La voce tremante di Hinata ruppe il silenzio: “Shino… Mi dispiace…”

“Amico…” –Kiba si avvicinò con circospezione, pensando che fosse meglio togliergli Asuma dalle mani- “Va tutto bene?”

Si inginocchiò.

“Vorrei… restare un po’ da solo se non vi dispiace.”

Si guardarono tra loro e, comprendendo, andarono tutti nella stanzetta, lasciandolo solo col proprio dolore, finché i suoi insetti, pietosi anch’essi, rimossero i pezzi di vetro come avevano fatto con il vaso. Il loro zampettio intonava una solenne marcia funebre per gli occhiali più famosi di Konoha, che per un po’ avrebbe avuto un Aburame con gli occhi visibili.

 

“UAAAAAAAAAAAHH!”

Ormai ci avevano fatto l’abitudine e non cadevano più preda dello sgomento quando la sirena d’allarme iniziava a suonare.

“Che ore sono?” domandò Kiba dal salone.

“Mezzogiorno.” Rispose Hinata dalla cucina, dove c’era un orologio appeso sopra la porta-finestra.

“Ora della pappa!”

Shino, apparentemente ripresosi, si ripresentò (da chissà dove…) con il foglio in mano: “Aspettate. Kurenai ha lasciato scritto di fargli il bagnetto prima di dargli da mangiare.”

“Ci dividiamo di nuovo i compiti?”

Shino fece per smistarli, ma Kiba a quel punto intervenne dicendo che non era il capo e che non aveva il diritto di decidere ogni volta. Troppo scosso in quel momento per ribattere in alcun modo, l’occhi azzurri (ora poteva essere definito tale), accettò passivamente che si estraesse a sorte. Hinata sarebbe rimasta in cucina con Akamaru a preparare il pranzo per Junior secondo le istruzioni di Kurenai, Shino e Kiba si sarebbero occupati di lavarlo. Ma per tutto il tempo non aveva smesso un secondo di piangere.

“Devo prendere l’abitudine di portarmi dei tappi per le orecchie in vista di missioni come questa.” -disse l’Inuzuka- “Dai, andiamo a fare il bagnetto ora: ti piace il bagnetto?”
“UAAAAAAH!”

“Urgh! Tsk, forse il signorino qui preferisce i bagni termali, vero Shino?... Shino?”
Shino (in un angolino con una cappa di depressione): “Termali… Occhiali…”

“Oh, cavolo…”

 

Davanti ai fornelli non era una cima, ma non aveva mai bruciato o affumicato nulla prima di allora.

“Qui c’è la pastina, e qui il preparato per il brodino.”

Akamaru nel frattempo aveva riempito un pentolino d’acqua: alzandosi sulle zampe posteriori arrivava facilmente al lavello.

“Grazie! Però posso fare da sola; visto che il tuo pranzo è più facile da preparare…”

Prese una ciotola, aprì il sacco di Happy-Inu e ne versò dentro una valanga.

“ARF ARF!”

Ecco perché le voleva tanto bene!

<< Mi sto proprio divertendo: adoro quando io e i miei amici ci concediamo un po’ di tempo per stare insieme e ridere insieme. >>

Inoltre si stava affezionando un sacco ad Asuma, e nel prendersi cura di lui sentiva una gioia simile a quella che si prova quando si compie una buona azione, una buona azione verso chi è debole, incapace di prendersi cura di sé, e guarda a te come propria speranza per un po’ di aiuto, e soprattutto di affetto. Forse correva troppo: era lì in veste di babysitter, il che è diverso dall’essere genitore a tempo pieno. Però, se ora una mamma o un papà le avessero detto che, nonostante tutto, erano felici di avere un bimbo o una bimba, avrebbe creduto loro senza esitazioni.

<< Potrei essere davvero una brava mamma? >>

Pensò a lei col pancione mano nella mano con Naruto…

Hinata (rossissima): << EEEEK! Meglio calmarsi e concentrarmi sulla cucina o fonderò! >>

 

Finita la ciotola, Akamaru pensò di andare a vedere come se la cavavano gli altri due in bagno. Attraversò il corridoio e porse l’orecchio alla porta chiusa.

 

“Ehi! Mettilo giù! AAAAAAAH! L’ACQUA CALDA NEGLI OCCHIIII!!!”

“I MIEI OCCHIALIIIIIIIII!”

“RIPRENDITI SHINO!”

 

Poi una risata infantile, un forte rumore di acqua che scorreva, e le loro voci in versi confusi, come in una lotta.

Forse era il caso di entrare… Ma d’altro canto quella non era la sua battaglia, e se tornava di là poteva farsi versare da Hinata altri deliziosi croccantini!

“Allora?”

La ragazza per l’occasione aveva indossato il grembiule bianco da cuoca che aveva trovato appeso a un gancetto vicino il frigorifero.

“Come procede? Tutto bene?”
“Wof!” fece lui con un sorriso, come a dire “Tutto benissimo!”

 

Qualche minuto dopo il brodo era pronto, ma era il caso di farlo raffreddare un po’ prima di servirlo. Visto che non avevano ancora finito poteva preparare qualcosa anche per loro, ma proprio in quel momento sentì avvicinarsi un rumore di passi.

“Ragazzi?”

Kiba e Shino: -___-“

Junior: ^___^

I capelli dei due ragazzi scendevano sul volto, e le magliette erano piene di chiazze di acqua: sembrava che il bagno l’avessero fatto loro più che il piccolo!

“Come sei bello! E come profumi con i vestitini puliti! Ih ih ih!”
Lo mise nel seggiolone e gli raccomandò amorevolmente di aspettar lì buono buono che la pappa si raffreddasse al punto giusto.

I suoi due amici erano rimasti lì, impalati ad asciugarsi all’aria, tutti e due di mal umore!

“Shino?”
“Mh?”
“Questa storia sta facendo emergere l’istinto materno di Hinata sembra.”

“Già.”

Ora gli stava facendo il solletico al pancino.
“È una mia impressione, o da quando c’è in mezzo questo spirito anche tu ti senti ignorato?”

“Già.” Confermò lui, fisso a guardare Hinata che gongolava e canticchiava col bebé.

 

Il tempo per far raffreddare il brodo consentì a Kiba e Shino di asciugarsi a dovere. L’Aburame legò la bavetta, che era verde chiaro con un ape sorridente disegnata sopra, intorno il collo di Asuma. Kiba, mostrandosi ancora volenteroso nonostante ciò che aveva passato nell’operazione bagnetto, prese un cucchiaio di pastina al brodo.

“Su, apri la bocca.”

Asuma annusò e non fece altro.

“Avanti! È buona sai! O devo far venire il cavalluccio? Al galoppo!”

Imitò il verso del cavallo ed “impennò” il brodo cercando di coinvolgerlo, ma la bocca di Junior restava inesorabilmente chiusa!

“Uffa! È questo il ringraziamento per averti fatto giocare col bagnoschiuma?”

Shino starnutì alcune bolle…

“Sa-salute…” (°__°)
“Grazie Hinata…”

Provò a premere il cucchiaio sulle sue labbra, ma il vizioso piccoletto scansò la testa da un’altra parte.

“Provaci tu, Hinata. Tu gli piaci, a te darà retta.”

“Beh, ok!”

Si sedette al posto del compagno e mescolò il brodo.

Ci riuscirà di certo a farlo mangiare, pensava lui, è Hinata: quando mai le si diceva di no?

“Fai << aaaaaaum >>!”

“Aaaaaaum!”

“Ecco, bravo!”

SPLAT!

Shino, Kiba e Akamaru: O__O ?!?!

Hinata: -////-

Le aveva sputato addosso la pastina! A lei! Hinata! Senza alcuna pietà! E le stava addirittura ridendo in faccia.

“Oggi abbiamo imparato che essere coccolosi e piacere ai bambini non è una garanzia contro di loro.” Proclamò Shino col suo tono serio.

“Ah ah ah, bella questa!”

Hinata si passò un tovagliolo in faccia e riprovò.

SPLAT!

Gliene porsero un altro: “Ti arrendi?”

“Sigh!”

Non arrivò ad accettarlo perché Akamaru le era saltata addosso ed aveva tolto quasi tutto con un paio di leccate!

“Ehm… grazie bello…” (-__-“)

“Chissà se anche la maestra Kurenai subisce tutto questo ogni volta.”

“Che facciamo? Non gli piace proprio.” esclamò, con ancora qualche stellina di pasta attaccata sulla fronte e le guance.

“Qui c’è scritto che se proprio non vuole la pastina si può provare con gli omogeneizzati.”

Kiba aprì la credenza: “Ce ne sono diversi: manzo, vitello, frutta, orata… Quale prendo?”

“… Stupiscimi.”

Ne prese quanti più poteva e li poggiò disordinatamente sul tavolo.

“Il signore vuole ordinare?” domandò con aria da pinguino.

“Ih ih ih!”

“Posso consigliarle un buon… platessa? È la nostra specialità! Ehi, ma cos’è la platessa?”

“Un pesce.” Rispose la Hyuga.

“Bleah! Roba da gatti! Per crescere sani e forti ci vuole carne! Vitello!”

“Sicuro non ti serva un casco?”

Nonostante il premuroso avvertimento del compagno, non gli servì: su quella cremina non aveva nulla da ridire.

“Però… Se questo capriccioso la trova buona chissà che sapore ha, quasi quasi assaggio!”

Ricevette prontamente un ceffone dietro la nuca: non era mica il suo pasto!

“Occhio che gli sta colando: riportaglielo in bocca col cucchiaino.”

Poiché dava segni di volerne ancora, si diedero il cambio: Hinata gli fece mangiare quello alla platessa, Shino, come dessert, quello alla frutta.

Riguardo il brodo, finirono col mangiarselo loro!

Non era finita però: c’era il ruttino! Shino non se la sentiva più di prenderlo in braccio dopo lo sciagurato attacco ad uno dei simboli della sua persona, così ancora una volta fu Kiba a pensarci.

Alla fine ognuno di loro stava dando il proprio contributo.

La regola numero 4 veniva a quel punto provvidenziale: dopo mangiato, subito in culla per il pisolino!

“Ed ora, mangiamo anche noi!”

“Si, credo sia anche ora.”

“Mentre mangiamo, mi raccontate cos’è successo mentre gli facevate il bagnetto?” chiese Hinata di ritorno, sudata e con una faccia sconvolta, dal bagno che era andata a risistemare.

“Urgh!”

“……”

 

Era stato un racconto confuso, e forse in certi punti ingigantito, ma dal quel che aveva capito, Junior più che con la paperella di gomma preferiva giocare col soffione della doccia!

 

 

 

Alla fine se non altro il bagnetto è piaciuto al nostro Junior! Dite la verità, comincia a starvi simpatico, eh? Oppure, al posto di Shino o Hinata, preferireste sculacciarlo? XD

Povera Hinata: non solo le ha imbrodato il faccino, ma poi ci ha pensato Akamaru a ripulirla! Ma soprattutto povero Shino… Per il resto della fic dovrete immaginarvelo senza occhiali; forse a qualcuno farà piacere, gli occhiali di Shino sono come la maschera di Kakashi! Che ne dite allora, se la stanno cavando? Quali prove sono rimaste da affrontare? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, e tranquilli, non penso si farà aspettare! Buon proseguimento di feste, commentate!

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 5
*** Messaggio di auguri! ***


auguri

Ciao, cari lettori!

 

Come avrete capito dal titolo, non si tratta purtroppo del nuovo capitolo di questa storia di bimbi e improbabili ninja babysitter.

Come ho detto ho cercato di concluderla in tempo per il 23, perché dalla vigilia non sarei stato disponibile se non dopo il Natale, e quindi non volevo lasciarvi con qualcosa di incompiuto. Inizialmente ho pensato di andare a marce forzate con gli ultimi due capitoli, ma poi ho pensato che in tal modo avrei finito per intossicarmi questi ultimi giorni di gioiosa attesa, arrivando a scrivere di fretta anziché con piacere. Quindi ho deciso di rinunciare, in modo da poter continuare con calma questa storia e dare a voi un prodotto certamente più bello e magari anche più lungo!

 

Però, non voglio ugualmente mancare di farvi i miei più sentiti auguri!

Se però preferite un saluto con tanto di fic, ne troverete uno bellissimo, e molto d’effetto, in tono col periodo, leggendo (o rileggendo) almeno l’ultimo capitolo di “Merry Naruto Christmas” che troverete nella mia gallery ^___^

 

Rivolgendomi dunque a tutti coloro che stanno leggendo queste mie righe, anche se sono solo lettori di passaggio, non importa se non vi conosco, vi porgo i miei auguri affinché trascorriate un Natale sereno con la vostra famiglia e i vostri cari, pieno di magia, sorprese, affetto; e qualche bel regaluccio, perché no? XD

 

Ricordate: la buona riuscita di un Natale dipende essenzialmente da noi stessi, quindi fate del vostro meglio per dare ed avere un giorno fantastico.

Che regni l’affetto, e che Dio ci benedica, chi crede e chi no!

 

 

 

BUON NATALE E BUONE FESTE!

 

Sentitamente, il vostro amichevole fanficciaro

 

NaruXHina

 

^__^

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Capitolo 6
*** Shino: il miglior cambia-pannolino ***


team 8 (nuovo cap)

Di nuovo ciao a tutti dal festivo NaruXHina! Certo, il Natale è passato, ma ci sono ancora Capodanno ed Epifania, e inoltre ho un buon motivo tutto mio per essere “festivo”… MI HANNO TOLTO IL GESSO! YAHOOOO! LIBEROOOOOO!

D’altro canto ci sono i primi esami in arrivo, quindi questa sarà la mia ultima fic per un bel po’ di tempo… Sia quel che sia, tranquilli: i nostri babysitter vi riserveranno ancora un po’ di risate, un bel po’! XD

Li abbiamo lasciati al termine di una complicata “operazione pappa”, risoltasi però gustosamente. Però qualcuno ha giustamente chiesto: cosa è accaduto in quel bagno mentre Hinata era al sicuro in cucina? Questo ed altro nel nuovo capitolo! Buona lettura, spero vi piaccia!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

“Allora, secondo le istruzioni della maestra…”
“UEEH! UEEH! UAAAAAHH!”

“COSA?! Parla più forte, Shino!”

Nel bagno, come in tutte le case una stanza più piccola, il pianto di Junior rimbombava, sulle pareti, echeggiava nella vasca e prendeva a pugni le loro orecchie.

“La maestra ha scritto di non usare la vasca per il bagnetto, ma la tinozza azzurra sotto il lavandino.”

“Eccola!” fece Kiba afferrandola con la mano libera. Come al solito Shino si era accaparrato la lettura e lui la manualità!

Il bagno di servizio della casa di Kurenai aveva la forma di un piccolo rettangolo: entrando si avevano a destra il lavandino con lo specchio e i ripiani, a sinistra una scarpiera, un armadietto a muro, e un piccolo tavolino con un vaso di fiori lilla, giusto dinanzi la porta si aveva un tappeto di forma ovale che anticipava la vasca, di colore candido come le mattonelle. In alto, sopra di essa, pendeva ad un gancio il soffione della doccia, e subito accanto una finestrella quadrata, che però non faceva molta luce, almeno in quella parte del giorno.

Kiba gettò la tinozza sul fondo vuoto della vasca ed aprì il rubinetto.

“Tu controlla quando si fa calda, io vedo se c’è qualcosa qui attorno per calmarlo! Sigh!”
Asuma piangeva ininterrottamente da quando si erano divisi i compiti di là in cucina: certo era un bimbo impaziente.

“Su su, lo so che hai fame! Prima ci sbrighiamo a lavarti e prima si pappa, d’accordo? Dai, non piangere!”

Si guardò freneticamente intorno in cerca di un appiglio, ed intravide vicino lo specchio un ripiano con alcuni giochi.

“Guarda! Una paperella! Una paperella gialla col sonaglio!”

PI-PO!

“Queste piacciono a voi bambini, vero?”
“Sniff… sniff…”
Kiba non riuscì a capire se si era calmato o se si era fermato per caricarsi ed esplodere.

“Shino! È pronta quest’acqua?”
L’insettaro mise la mano sotto il flusso: “A occhio e croce direi che… Occhio?...”
“Eh?”

Istantaneamente, come si fosse teletrasportato, sparì e Kiba lo ritrovò nell’angolo opposto della stanzetta, con la faccia contro il muro e una nuvola nera in testa.

“I miei occhiali…”
“UEEEHH!”

“Urgh! Riprenditi! Non puoi lasciarmi solo in un momento del genere! Supera il dramma dei tuoi occhiali, superalo!”

“………”

“………”

“…… L’ho superato.”

“Ah, bene!”
La tinozza era meno che mezza vuota ovviamente: le istruzioni dicevano di metterlo seduto e usare poca acqua, che non gli arrivasse neanche al pancino; dopo, usando la doccia per sciacquarlo, ne avrebbero comunque aggiunta altra. L’importante però era non perderlo mai d’occhio, perché guai se fosse caduto, in avanti o indietro, con la testa in acqua…

Kiba e Shino si scorciarono le maniche: la loro attenzione era massima.

“Ecco, il tuo bagnetto è pronto! Non sei contento?”

“Sigh! Sigh!”

A contatto con l’acqua Asuma si bloccò, come sorpreso, ma poi riprese a singhiozzare forte.

“Dai! L’acqua è divertente, vedi?”

L’Inuzuka, provò a battere la mano nell’acqua, facendola zampillare in su.

“Guarda! Fa << ciak ciak >>!”

Continuò ad agitare l’acqua, e quel << ciak ciak >> finì col divertirlo.

“Si, vai così! << Ciak ciak! >> Eh eh eh!”

Shino, difficile a credersi, sorrise: “Devo riconoscerlo Kiba: sei tu quello che ci sa fare coi bambini.”
“Dai, anche tu se ti ci metti.”

“Tu di più.”
“Su, non fare il modesto!”
“Basta.”

“Ok…”

Asuma aveva iniziato a battere anche lui le mani, per osservare incantato le goccioline che volavano e scendevano giù, in un guizzante concerto amplificato dalla cavità della tinozza.

Provarono a mettere la paperella a galleggiare vicino a lui, ma questi la tirò via.

PI-PO!

“Che lancio.”

“Non gli piace: provo a vedere se c’è qualcos’altro.”

Kiba nel frattempo si alzò, prese il soffione e lo aprì piano, per evitare che uno scrosciare troppo forte lo spaventasse.

“Attenzione: le previsioni prevedono pioggia! Pioggia calda!”

Fece piovere sulla testolina, e i capelli scuri come il carbone si appiattirono.

“Ho trovato un soffiabolle nell’armadietto.”

Si inginocchiò vicino la vasca, immerse la bacchetta nel tubicino, quasi con stile, preciso come anche le cose più semplici dovessero essere fatte al meglio dei modi, e soffiò una nuvoletta di bolle di sapone. Asuma guardò quelle palline dai riflessi luccicanti, e come fossero perle di un magico tesoro alzò le mani per cercare di prenderle.

“Wow, forte questo giocattolo!”

“Tsk, cos’è, non ne hai mai visto uno?”
“Non ne ho mai avuto uno! Ehi, fammi provare!”
Il solito bambinone, pensò Shino: a momenti aveva più entusiasmo lui che Junior.

Immerse e con impazienza e soffiò, facendo uscire molte più perle, poi immerse ancora e soffiò di nuovo, con tutto il fiato.

“Hai intenzione di finire tutto il sapone?”

“Ce n’è così tanto, non fare il guastafeste!” e mentre diceva ciò, caricò ancora e diresse il vento saponato contro la faccia dell’altro.

“Ehi, ma che fai? Piantala! Vuoi bagnarmi gli occhia…”
“Oh, no…”
Shino (depresso nell’angolino): “………”

Kiba scosse la testa: “Stai esagerando ora…”
Si girò…
“Eh eh eh!”

Asuma si era messo in piedi: ci riusciva già, anche se aiutandosi con qualcosa. E siccome lui si era preso tutto per sé le sue bolle, aveva trovato altro con cui divertirsi… Il soffione della doccia… che Kiba aveva dimenticato aperto.

“Ehm… (^__^”)… Ma che bravo che sei, ti sai anche alzare! Ora però mi passi la doccia?”

“O-a?”

“Si, quella che hai nelle manine!” fece con un sorriso troppo largo per essere preso sul serio.

Asuma guardò il soffione, guardò Kiba… E LO ALZò!”

“Ach!”

“Ih ih ih!... Uh… Ah!”

Aveva perduto l’equilibrio ed era ricaduto sul fondo della tinozza con un piccolo << Splash! >>

Kiba si passò una mano in faccia e il braccio sugli occhi per asciugarsi: “Eh eh eh… divertente… Ora però, dammelo, non fare storie, su!” disse con un po’ più di severità.

Severità a cui lui rispose abbuffando le guance.

“Tsk, se pensi che basterà un broncetto a fermarmi ti sbagli.”

Si sporse con la testa dentro la tinozza: “Su, molla il… AAAAAAAAAAAAAAAAARGH!”

Nessuno ovviamente si era accorto che, cadendo, Asuma si era appoggiato per un attimo alla rotella del rubinetto, spostandola di molto sul lato del caldo…

Kiba si rialzò con la faccia scottata: Asuma era di nuovo in piedi, la sua tonda testolina bagnata sporgeva oltre i bordi della vasca e della sua personale “piscina” e rideva.

“Ehi! Mettilo giù! AAAAAAAH! L’ACQUA CALDA NEGLI OCCHIIII!!!”

E non solo, anche sul pavimento e sul tappetino! Stava annaffiando l’intero bagno!

“I MIEI OCCHIALIIIIIIIII!”

“RIPRENDITI SHINO!”

Lo sollevò a forza e gli diede una scrollata.

Shino uscì dal trance: “Uh? Ma che succede? Perché sei bagnato?”

“Chiedilo a lui! Mi ha attaccato senza motivo!”
“Ih ih ih!”
“Mmm, sta facendo un lago qui per terra… Beh, non lo permetterò!”

Si avvicinò senza timore…

E tornò subito da Kiba, coi capelli fracidi e la faccia scottata.

“Allora?” domandò il compagno.
“Ehm, pare proprio non voglia permetterci di avvicinarsi.”

Inoltre sembrava avere una mira di precisione nei riguardi degli occhi altrui! Sarebbe diventato un buon cecchino o un gran bastardo da grande!

Intanto il ridente innaffiatore stava passando alle pareti e alla finestra

Shino tirò il petto in fuori: “Ora basta! Kiba, prendi quella stella marina di plastica che è caduta lì e cerca di distrarlo mentre io gli tolgo il soffione da mano.”

“Tsk, perché a me i compiti più pericolosi?”

“Muoviamoci! Vuoi che si scotti o peggio?”

Senza farselo ripetere, Kiba corse a prendere il giocattolo… ma scivolò sul pavimento allagato, compì un giro della morte a mezz’aria e ricadde sulla schiena.

“Che… botta…”

“Sigh… ti sei fatto mettere ko ancora prima di attaccare.”

Kiba strinse i denti: a quattro zampe (andatura comunque a lui congeniale) e pur vedendo molte stelle arrivò a quella marina, di colore rosa, e si rimise in piedi aiutandosi col lavandino.

“Non se ne parla! Non mi farò mettere ko da un moccioso, e neanche tu!”
“Giusto!”

Si guardarono, scambiandosi con gli occhi il proprio coraggio.

“Pronto, Shino?”
“Vai.”
“IN NOME DELLA STELLA MARINA ROSA, TI IMPONGO DI FERMARTI E CONSEGNARCI LO SCHIZZA-SCHIZZA! CARICAAAAAA!!!”
“Il solito esaltato…”
“Ih ih ih!”

 

“Poi che è successo?” domandò Hinata addentando la sua fetta di pane e senzai (Nda: marmellata dolce di fagioli, il suo cibo preferito XD).

Al ricordo i loro occhi si colmarono di reverente orrore.

“Il diluvio.”

“L’inondazione.”

“La furia degli elementi.”

“Il profondo blu.”

“L’oceano distruttore.”

“L’Arte dell’Acqua non è nulla al confronto.”

“La paperella di gomma è affogata.”

“Capisco… e dopo?”

“Siamo riusciti ad riconquistare la doccia, e abbiamo proseguito con bagnoschiuma e shampoo extra-dolce all’albicocca.” spiegò Shino, di nuovo calmissimo.

“In fin dei conti ne abbiamo approfittato per lavarci un po’ i vestiti.” disse l’amico canino buttandola sull’ironico, e in quel caso non c’era altro da fare. Anche se la giustificazione “è ancora piccolo” iniziava a sembrargli troppo comoda… Prima uno se ne sbarazza, prima può iniziare a crescere sul serio.

Nonostante alcune discese nel tragico, e nonostante avesse poi dovuto ripulire ogni cosa, il racconto aveva lasciato Hinata col sorriso sulle labbra; come è bello ridere delle disavventure, una volta passate ovvio!

“Saponette e giocattoli sul pavimento, acqua ovunque, la stella marina rosa nel gabinetto, quel solco nel pavimento così simile alla schiena di Kiba… Non potevo credere ai miei occhi! OPS!”

Shino (depresso in un angolino): “……”

Kiba: “Psss, Hinata? Sarà meglio evitare di usare termini che gli ricordino i suoi occhiali.” bisbigliò Kiba.

Shino (ancora depresso nell’angolino) “Erano anti-riflesso e anti-anti-anti-anti-trasparenza… Sigh!”

Ci pensò Hinata a sviare l’attenzione su altro.

“Visto che io ho pulito il bagno, voi potreste occuparvi della cucina.”
La soba con carne (Nda: tipo di spaghetti) si strozzò in bocca a Kiba!

Shino invece era tornato normale: “Si d’accordo, mi sembra giusto… E tu non strozzarti.”

“Ma chi si strozza! Coff! Coff!”

“Eh eh, grazie!”

“Sbaglio o noi siamo qui in veste di babysitter e non di domestici?”

“Non vorrai far trovare alla maestra la sua casa sottosopra.”

“Certo che non vuole.” fece Shino parlando per lui.
“Io…”

Shino (occhi  vicinissimi): “Non lo vuoi, vero?”

“N-n-n-non lo voglio!”

<< Accidenti! Anche senza occhiali questo qui fa una paura! Dovrebbero dichiarare fuori legge le occhiate terrorizzanti! >>

Kiba sentì Akamaru ridere (soltanto lui che della sua specie capiva il linguaggio) e cambiò idea: “Sai che ti dico? Hai ragione: credo che anche il pavimento abbia bisogno do una pulitina…”

“Wuf?”

 

Così, finito il pranzo, Shino e Kiba cominciarono a lavare piatti, pentole e bicchieri, mentre Akamaru, con quattro pezze bagnate legate sotto le zampe si occupava di lustrare ovunque passasse…

“CAIIII!”
“Come dici? Stai scivolando? Ottimo: finirai più in fretta!”

Hinata, per rendersi utile, andò a pulire i vetri e ad annaffiare le piante (come prescritto in una noticina sul foglio delle istruzioni, il che lasciava intendere appunto che Kurenai volesse appunto da loro anche qualche altro piccolo servizietto…)

“Dovremmo chiederle una mancia per gli extra quando torna…” mormorò il ragazzo dai lunghi canini spremendo il flacone di detersivo per piatti sull’ennesima stoviglia.

“Smettila di lamentarti e lava.” rispose Shino laconico.

“E tu piantala di parlare e asciuga.”

IO piantarla di parlare?”

“Ragazzi, le petunie e io vi sentiamo dal balcone del soggiorno, figuriamoci Asuma nella culletta dietro di voi; volete svegliarlo?”

Kiba e Shino: “Scusa Hinata.”

Tornarono al loro lavello e alla loro schiuma.

“Non pensi che Hinata stia facendo da mamma anche a noi di recente?” riprese l’Aburame.
“Dovremmo preoccuparci?”
“Mah…”

 

 

Alla fine corsero tutti e quattro in soggiorno…

“Finito! Yahoo!”

“Ottimo, ih ih!”

“Wof wof!”

Avevano tutte le ragioni per esultare: con Asuma messo a riposo erano finalmente liberi!

Hinata, con le mani dietro la schiena, poté allora dire: “Cosa si fa?”

“Mettiamo su il pop-corn e sbrachiamoci sul divano!” proclamò Kiba con un saltello.

“Arf! (trad. “Approvo!”)

Hinata lo fece atterrare con gentilezza: “Ma… abbiamo appena mangiato: facciamolo stasera.”

“Saltiamo sul divano!”

“Arf! (trad. “Approvo!”)

“Cresci…” –rispose l’insettaro- “Giochiamo a carte? Hanafuda?”

“E se mettessimo un po’ di musica a basso volume? Mi sembra ci sia uno stereo in soggiorno.”

“Battaglia coi cuscini del divano!”

“Arf!” (trad. “Approvo!”)

“Ma… abbiamo appena riordinato.”
“Lascia in pace il divano, cribbio!” fece Shino senza ammettere repliche, anche se Kiba non gli toglieva gli occhi di dosso!

“Arf! Wof wof, wuf!” (trad. Andiamo a caccia di gatti nel vicinato e strappiamo loro i baffi! Chi porta più baffi vince!)

“Che ha detto?”

“Non importa…”

“Oppure possiamo…”

“UEEEEEEEEHH!!!”

 

“……”

“UEEEHH!”

Ciò che in quel preciso momento non avrebbero mai voluto sentire fu seguito, dopo alcuni secondo di stallo da incredulità, da una cascata di braccia che al confronto il “diluvio” nel bagno non era stato nulla!

“Al mio tre” -fece il flemmatico- “Uno, due, e tre…”


“SIGH!”

“Caiiii…”

Quanto ti lascia l’amaro in bocca dovertene tornare al lavoro quando la pausa è appena iniziata; perché proprio quando finalmente gira per il verso giusto accade qualcosa per cui tutti i tuoi piani vanno sottosopra?

Lentamente, e in fila indiana, come in una processione sacra, i quattro del Team 8 si avviarono verso la cucina, piegati in avanti dallo sconforto.

Kiba: “Uffa…”
Hinata: “Non è giusto…”
Shino: “Ohibò… Che altro ci aspetta?”
Akamaru: “Grrr…”

Che fine avevano fatto i babysitter tranquilli e liberi dei sogni di Kiba, che arrivata la nanna potevano finalmente spassarsela un po’?

 

“Sniff!”

“Cos’ha?”
Hinata lo prese dalla culla… e lo tenne a distanza!

“Uh! Uhhh… Direi che stavolta è evidente…”

Gli altri tre si avvicinarono…

“BLEAH!”

Shino (U__U): “No, ha fatto la pupù.”

Kiba (-__-): “E io che ho detto? BLEAH, appunto!”

Vedere la rassicurante presenza dei suoi servi… babysitter… fermò la lagna del piccolo puzzone…

“Ehm, ragazzi…”

“Non dirlo, ti prego…”
“Dobbiamo… CAMBIARLO!”

Akamaru si volatilizzò. Anche Kiba ci provò, ma Shino, senza muoversi dal suo posto, lo fermò acchiappandogli il collo della maglietta. Fallita la fuga, cadde in ginocchio: pulire i bisognini era la parte peggiore, sia per i cani (quelli non beneducati, nel suo clan i cani hanno delle toilette proprie o almeno sanno essere discreti…), che per i bimbi.

“Oh, no! Perché?”

Addirittura Shino divenne da marmo scolpito a roccia scalfita: “Non sono pronto per questo…”

“Ragazzi, andiamo nella cameretta, c’è il fasciatoio.”

 

Ma a chi l’onore di aprire il bianco scrigno di buona marca, di quelli che lasciano buona libertà di movimento come non li avesse addosso? Il che, visto che ne aveva fatto Junior della libertà finora, era stato come armare una bomba ad orologeria!

“Fallo tu!” disse puntando Shino!

“Io? Non posso.” rispose calmo.

“Perché no? Sei allergico alla cacca?”

“Una cosa del genere per me richiede preparazione psicologica, e poi non ho le credenziali per farlo, non ho gli occhiali, e la congiuntura astrale non è delle migliori… Non posso assolutamente, capisci? Non posso!”

“Ma Shino…” –intervenne il fiore bianco del team- “Tu gli occhiali non li usi per vedere.”

“E non credi agli oroscopi e all’astrologia.”
“Speravo ci credessi tu…”
“EHI! GRRRR!”

Hinata (gocciolone dietro la testa): “Eh eh eh, su ragazzi, non perdiamo altro tempo, il nostro piccolino aspetta!”

Asuma, steso sulla copertina del fasciatoio, stava osservando le buffe facce di quei tre sulla sua testa, aspettando di essere servito come un cliente al ristorante dai propri camerieri.

Il fasciatoio era un tavolino pieghevole sul lato destro della cameretta, rivestito di una morbida coperta su cui appoggiare il neonato: aveva incluse delle tasche per il borotalco, la cremina per le arrossature, e quant’altro la mamma, la balia o i disgraziati incaricati avessero bisogno.

“Su, che ci vuole? Lo avete già cambiato prima, quando gli avete fatto il bagnetto, giusto?”

Si guardarono tra loro: “Ehm…”

“Cosa?!”

Shino si risistemò gli occhiali che non aveva: “A dire il vero…”

“Non gli avete cambiato il pannolino dopo avergli fatto il bagno?!?!”

“Beh, era ancora pulito” –provò a giustificarsi Kiba- “Pensavamo che…”
“Ma quando vi fate la doccia allora non vi… Ehm, lasciamo stare!”

Hinata mise le mani ai fianchi e guardò Junior: “Ma guarda un po’ questi due: rimetterti lo stesso pannolino dopo il bagnetto.”

Asuma emise qualche versetto.

“Posso dire a nostra difesa” –soggiunse l’Aburame- “Che non sapevamo che politica seguire per i pannolini post-bagnetto. E in quel caso erano comunque pannolini “vuoti”… Tu sei inesperta quanto noi, puoi capire.”

Hinata si grattò la guancia: “Scusate… Ehm, però, ora dobbiamo mettergli un pannolino nuovo, e la prima cosa da fare è aprire quello sporco.”

Kiba si fece subito indietro: “Oh, io non posso farlo di certo: olfatto iper-sviluppato, ricordate? Meglio se mi tengo a distanza.”

Hinata guardò Shino che materializzò istantaneamente e senza scomporsi i consigli di Kurenai: “Io leggo le istruzioni. Tu procedi.”

Staccò gli adesivi ai due lati e…

“Urgh!”

Kiba (naso tappato): “Come cavolo fa un esserino così piccolo a fare così tanta…”

Shino interruppe prontamente il compare prima che dalla bocca ne uscisse qualche amenità: “Dunque: rimuovere il pannolino sporco e gettarlo… pulire il sederino… blablabla… borotalco… Mmm…”

“Perché non chiami uno di quegli scarafaggi spazzini che arrotolano escrementi? Magari ci danno una mano…”

Hinata richiuse il pannolino non più immacolato, trasformandolo in un sacchetto che fece indietreggiare Kiba di altri due passi.

“Vado a buttarlo, Shino, vedi un po’ cosa puoi fare.”

“Sempre che la tua congiuntura astrale lo permetta! Ah ah ah!”

“…… Umpf!”

Shino rilesse velocemente tutta la procedura segnata sul foglio: ben quattro volte.

“Mmm…”

Ci pensò su: prima le boccacce, poi gli occhiali rotti, le depressioni conseguenti, il bagno fuori programma, ora la fifa per un compito assolutamente non da lui che aveva unicamente l’effetto di scalfire ancora di più la serietà della sua persona. Doveva rimediare!

“Umpf! Kiba!”

“Uh?”
“Và a prendermi il cappotto.”

Stava per chiedergli “Sei sicuro?”, ma emanava una tale aria di sicurezza che perse ogni dubbio. Tornò Hinata, e tornò Kiba con quello che aveva chiesto.

Indossò il pesante indumento, e con solenne lentezza, tirò su la zip. Sempre più in alto, fino ad arrivare in cima con un TIC!

Caricò una voce profonda e piena di intensità: “Iniziamo.”

Gli altri deglutirono.

Asuma: “Eh?”

 

Veloce. Estrae i fazzoletti umidificati dalla scatola-caricatore e si arma, uno per mano. Due passate con la perizia di una formica e la grazia di una mantide: i due fazzoletti sono sporchi, ma le sue mani al sicuro.

Nulla è rimasto: anche meglio di uno stercorario!
“Secchio.”

Ordina. L’assistente bestia quadrupede lo posiziona accanto la sua gamba e li getta in esso, facendoli planare dolcemente. La puzza non è un problema: dietro il colletto inamidato, che niente al mondo può abbassare, il suo naso è irraggiungibile. La sua barriera.

<< Ora capisco perché me l’ha chiesto! Usa il colletto come maschera anti-puzza! >>

Prossima fase: “Acqua.”

L’assistente donna arriva con la bacinella tiepida: senza neanche guardare intinge la spugnetta e torna veloce al lavoro. Come formica laboriosa che spazza il pavimento dalle briciole, la sua spugna spazza e igienizza il culetto arrossato.

“Cremina.” ordina porgendo il palmo aperto.

L’assistente bestia bipede soddisfa il suo palmo e lui torna alla sua delicata operazione.

Le dita spandono l’unguento incolore e il rosso si spegne.

Prossima fase. Estrae dalla tasca del fasciatoio il barattolo di borotalco, e lo fa ruotare nella mano senza neanche guardare. Ferma con presa perentoria la rotazione, e svita: barattolo aperto in pochi decimi di secondo. Si concentra, e poi agita! Sparisce in una nuvoletta bianca di cui è signore e padrone: non tossisce, non si perde nel candore polveroso e profumato d’asciutto.

Ed ora la parte più delicata.

“Pannolino.”

Veloce l’assistente lo porge, e lo prende ancora una volta senza guardare. Apre. Osserva bene la situazione.

Parte: come tesse il ragno così lui mette il pannolino, artistico e letale, ma soprattutto rapido, come gerride sull’acqua, come mosca infastidita, come grillo che salta.

Nell’ultima fase rischia di perdersi: avverte la tensione, l’emozione del momento, il cuore che batte come quello di un lombrico sorvolato da uno scarpone.

“Tampone!”

L’infermiera… L’assistente arriva con la spugna e asciuga la fronte con tre piccoli tocchi.

Akamaru non osa guardare.

“Umpf!”

“……”
“Fatto!”

Kiba e Hinata si avvicinano.

 

Perfetto! Pulito, brillante, profumato, asciutto, sorridente: un bimbo lavato e stirato, bello e servito! Asuma, seduto comodamente sul suo nuovo pannolino non appiccicoso si guardava, incredulo: era bravo QUASI quanto la mamma!

 

“Mitico…”

È tutto ciò che l’assistente bipede riesce a dire…

“Bravissimo, Shino!”
“Umpf!”

Ripresosi dallo shock, Kiba ritorna il solito chiassoso: “Wow! Amico, fantastico! Eri così veloce, così sicuro, i tuoi movimenti facevano << whoosh! >> e quasi non si vedevano! Sembravi un ninja!”

“……” Preferì non rispondergli.

Era il suo trionfo. Un’opera senza la minima sbavatura, dopo che qualcuno, lui in primis, avevano messo in dubbio le sue probabilità di riuscita.

<< Anche cambiare pannolini può renderti figo, se lo fai sembrare eclatante >>

“Oh oh…” fece Hinata.

Aprì gli occhi.

 

Sul davanti era comparso un alone di bagnato.

Asuma si guardò tra le gambine e mise un dito in bocca, arrossendo.

 

Il colletto di Shino si afflosciò…

“Il mio capolavoro… Sigh! Non è durato neanche cinque minuti!”

Tolse il giaccone-operatorio e sbuffando raccolse un sonaglio da terra e lo rimise a posto tanto per fare qualcosa.

“Dobbiamo cambiarlo di nuovo credo: ne ha fatta proprio tanta.”

Shino scrollò subito le spalle: “Ah, no, spiacente: io ho già dato. Ora pensateci voi.”

<< Poverino >> pensò Hinata << Ci è rimasto male; bisognerà tirarlo un po’ su. >>

“Shino?”

“Si?”
“Lo hai cambiato in un modo… stupendo! Ad Asuma è piaciuto, vero?”

Un bel paio di occhioni castani cercò lo sguardo obliquo del ragazzo, per far sì si accorgesse che sorrideva, anche con il pannolino di nuovo sporco.

“… Umpf!”

“Non voglio esserti da meno, vecchio mio! Ora voglio provarci io: tanto si tratta solo di un po’ di pipì.”

“UAAAAHH!”

Kiba si ritrasse, prima sorpreso, poi capì: “Umpf, ma guarda, gli sei piaciuto tanto che vuole l’abbonamento! Che ne dici, Shino?”

La zip tornò in alto, in alto, in alto fino al TIC!

Occhi azzurri: “Un altro giro.”

Asuma rise tutto contento.

Non è poi vero che tutti i bambini sono degli ingrati!

 

 

 

 

Wow! Direi che Shino si è certamente conquistato l’applauso del pubblico con questo capitolo! XD

Verrà un momento anche per Kiba? Forse nel prossimo? Intanto, un minuto di silenzio per la paperella affogata… XD Tranquilli, è una metafora: la gomma non affoga! ^__^

Alla fine anche una persona chiusa è forzata ad aprirsi e a mettere tutto sé stesso quando qualcuno di molto piccolo chiede aiuto: badare a un bimbo è un lavoro a tempo pieno e non c’è spazio per codardia o egoismo. Se vogliamo essere degni del compito, dobbiamo necessariamente tirare fuori il meglio di noi!

Per la cronaca, per la scena di Shino che cambia Asuma mi sono ispirato a dei grandissimi personaggi, dei più grandi mai creati: I PINGUINI DI MADAGASCAR! XD

 

Non so se riuscirò a scrivere il capitolo successivo entro capodanno. Quindi, nel caso, vi faccio ora tanti auguri per un buon 2010, sperando che sia miglio almeno del mio 2009… Ciao, buon anno! Alla prossima!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

PPS: BUON 2010! ^__^

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Capitolo 7
*** Anche ai grandi piace colorare ***


team 8 2010

BUON 2010 A TUTTI!

… Accidenti, con quanto ritardo vi faccio gli auguri! Spero mi perdonerete, ma il 2009 non è finito molto bene (problemi in famiglia, chi non ne ha?), e il 2010 è iniziato con gli strascichi di tale brutta annata… A ciò si aggiunge che sto dando i primi esami d’università, quindi potrete capire il motivo del baratro temporale tra il precedente capitolo e questo. Però nella sezione fanart sto postando alcuni disegni di recente, se la cosa vi può interessare ^__^

Mi rimbocco le maniche e parto ora col nuovo capitolo! Il piccolo Asuma finora ha fatto spendere parecchie energie; arriverà il tempo per i babysitter di rilassarsi? Dite, leggendo mica vi sta venendo voglia di avere un bimbo tutto per voi a cui dedicare il vostro tempo e la vostra buona volontà? XD Per quelli che puntano a farsi una famiglia un giorno, non vorrei starvi scoraggiando, spero proprio di no! ^__^

Buona lettura, commentate!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Eccolo lì. Dove lo aveva lasciato. Spiccava tra gli altri come una formica rossa in una colonia di nere. Nere come gli occhiali che non aveva saputo proteggere da un semplice marmocchio…

Un moto di depressione lo colse e si appoggiò senza forze allo stipite della porta, ma poi scosse la testa. Non era il caso di deprimersi: magari il suo ottico di fiducia avrebbe compreso e gli avrebbe fatto un buon prezzo per un altro paio. Rizzò le sue  antenne umane, alias padiglioni auricolari: tutto tranquillo.

Avanzò con circospezione in soggiorno, con passò felpato anche sul tappeto; era sullo scaffale della libreria poco più alto della sua testa, nessuno sforzo se non per sollevare il braccio. Il titolo, “La Metamorfosi” di un certo Kafuka, prometteva bene.

Si guardò alle spalle. Posò il dito sul taglio tra le due copertine ed iniziò a farlo scorrere verso di sé, tra i due volumi attigui che lo imprigionavano. Piano… con delicatezza…

 

“UEEEEAAAHH!”

!?!?!?!?

 

… e un intero ripiano di volumi cadde giù, fragorosamente, davanti i suoi piedi, per fortuna non su di essi. Non imprecò soltanto perché era troppo educato.

“Shino, ma che hai combinato?!” fece Hinata, prima di chiedergli anche che stesse facendo lì tutto solo, sospetto come un ladro in casa d’altri.

“…… Ehm, nulla.”

 

Era difficile farsi una ragione che quello fosse un lavoro senza pause. Proprio quando avevano iniziato di averne ormai viste di tutti i colori, si resero anche conto che erano solo a metà tavolozza di ciò che un bebé può comportare.

 

Ad esempio, può accadere che l’idea di metterlo un po’ all’aria aperta fuori al balcone non si riveli innocua, e che il ciuccio adorato caschi dalla sua bocca giù a terra, a due piani più sotto. Invano avevano provato con un ciuccio di riserva trovato in camera di Kurenai, sottovalutando la Prima Regola: dopo quindici minuti di concerto di singhiozzi no-stop, Kiba, dopo diverse testate al muro, spontaneamente si sacrificò, scendendo a recuperarlo nonostante fosse finito nel bel mezzo della strada e fosse stato anche calpestato! Pur ammaccato, lo immersero in un catino di acqua bollente per disinfettarlo e glielo riportarono.

 

Può accadere di trovare in un arrivo inatteso eventuali rinforzi, ma che questi vengano invece fatti scappare via appena arrivati.

 

“Hinata!”
“Hanabi!”

Sua sorella minore era comparsa sul ciglio del balcone della cucina: Hinata pensava di sapere come mai fosse lì.

“Ti ha mandato nostro padre a cercarmi?”

“Esatto. È rimasto un po’… sconcertato quando stamattina sei fuggita rischiando di sfondare i cardini del portone. A dire la verità tutti sono rimasti sconcertati.”
Hinata arrossì pensando alla figuraccia che l’aspettava una volta tornata a casa.

“Ecco… la mia maestra aveva bisogno di un favore.”
“Che favore?”

“Vedi, deve stare fuori casa un’intera giornata e così… ci ha affidato suo figlio piccolo.”

La minore ebbe uno sbuffo, come una risata trattenuta: “Fai da babysitter?”

“Si.”

“La tua maestra ti ha messo in trappola, eh? Ih ih!”
“A dire il vero “ci”, visto che ci sono anche Kiba e Shino. E comunque non è una trappola! È un lavoro serio e di gran responsabilità.”

“Ih ih, occhio che non ti sputi in faccia la pappa!”
Hinata si accigliò ancora di più: “Lo ha già fatto!”
“AH AH AH AH!”

Ma subito dopo, giustizia fu fatta.”
“A te invece…” fece improvvisamente la voce di Kiba “Ha sbavato sui pantaloni!”

Hanabi abbassò gli occhi sgranati: l’amico di sua sorella e il loro piccolo protetto erano entrambi a gattoni, e Asuma stava passando alle scarpe nonostante il suo controllore.

“Uh, cattivo Asuma, cattivo!”

“… Erano nuove!”

Kiba si alzò: “Andiamo, è solo un po’ di bava di bambino, non è chissà che schifezza.”

“Scusa Hanabi, è un bimbo un tantino difficile da gestire…”

E intanto Hinata dentro di sé rideva di gusto!

“Urgh! Mi si è attaccato alla gamba! Staccati!”

“Sta solo cercando di mettersi in piedi.”

Hinata, sentendosi sarcastica e cattivella come non mai, non trovò di meglio che chiedere: “Non è che ci daresti una mano Hanabi? Dopotutto è solo un bambino, no?”

“Ecco… A dire il vero… devo tornare da nostro padre a dirgli dove sei!”

E non appena balzò via dal balcone, salutandoli velocemente, Kiba mostrò il cinque ad Hinata, che batté molto volentieri.

 

Certi rinforzi è meglio perderli che trovarli.

 

“Peccato sia andata via così in fretta: forse abbiamo proprio bisogno di un po’ di aiuto in più.”
“Naaaa, di certo non il suo che, per un po’ di bava fa tante storie.” rispose Kiba con Junior in braccio. La boccuccia bagnata era però ben chiusa sulla sua spalla.

“Beh, lei a differenza di noi non si è abituata con rigurgiti o popò…”

“Questo non è un lavoro per tutti, Hinata.” disse con aria da figo.

E un po’ aveva ragione; i compiti più importanti sono solo per i migliori, e lei ci rientrava!

“Ih ih ih!”

 

Però può accadere anche che la propria bianca coda possa piacere più che un banale sonaglio.

“Uuuuuurf!”

“Stringi i denti Akamaru, prima o poi si stancherà!”

“Ih ih ih!”
“E smettila, non è una campanella!”

Asuma: ç__ç

Kiba: °__° “Ehm… si, è una campanella! Scuotila e farà din don! Si, ecco: Din Don! Din Don! Visto? Eh eh!”

Akamaru: “ARRRR!”

<< Anche tu Kiba, amico mio! >>

 

E può accadere che mettendolo a giocare un po’ coi pastelli, i babysitter diventino di fatto delle tavolozze…

“Eh eh eh!”

“(-__-) Si, si, ora ho l’occhio cerchiato d’azzurro e i baffi viola… molto divertente…”

Kiba prese il foglio, ancora bianchissimo: “Ma non ti piacerebbe di più sporcare questo?”

Asuma per tutta risposta batté il pastello sul tavolino del seggiolone e prese ad urlare!

“Ok ok! Come non detto!”

E avvicinò di nuovo la faccia affinché potesse mettergli un paio di strisce rosse anche sulla fronte.

“Ehm, porta pazienza Kiba…” disse Hinata, sedutagli vicino, che pareva affetta di una strana forma di morbillo a pallini gialli “Credo sia un suo modo di giocare con noi.”

“Dici che anche prima con Akamaru voleva solo giocare? A momenti il mio cane si ritrovava senza coda! L’ho tenuto buono solo parlandogli di croccantini e cagnoline, e non so se riuscirò a procurargliene nella quantità che gli ho promesso!”

Shino si asciugò la faccia: “Hinata, io non credo bisognerebbe permettergli di giocare a tutto ciò che vuole. E se il pastello a cera ti fosse finito nell’occhio?”

“CHE?!”

Kiba si ritrasse e Asuma ricominciò a urlare.

L’insettaro, anch’esso precedentemente deturpato, si spiegò: “Non siamo babysitter professionisti, ma credo che, oltre a curarci di lui, non faremmo male anche ad educarlo un po’. Rispetto all’inizio, quando non volevano neanche saperne, abbiamo fatto dei passi avanti, ma non significa che ora dobbiamo assecondarlo in tutto.”

Hinata arrossì: “È vero, ci siamo ammorbiditi un po’ troppo.”

Nel frattempo, Akamaru, con la coda di nuovo pettinata, scuoteva con le zampe anteriori il seggiolone, per calmare Asuma con un po’ di dondolio: gli umani facevano così.

“UAAAAHH!”

Certo che sin da cuccioli erano all’altezza del titolo di animali più rompiscatole del creato… Al massimo dopo le zanzare, forse.

“Ha voglia di pastelli ora, fargli cambiare idea sarà difficile.”

Shino fu inamovibile: “Non impossibile: i bambini sono capricciosi anche riguardo i propri capricci. Troviamo qualcos’altro che lo tenga impegnato.”

“Dai Asuma, stai buonino: che ne dici di giocare un po’ col sonaglio invece?” provò Hinata.

Rispose nella maniera più categorica che c’era: buttando il sonaglio a terra: il cane bianco lo scansò per un pelo.

“Bambino cattivo!” -fece Kiba come quando si rivolgeva ad Akamaru quando aveva pochi giorni- “Il babysitter Shino è una barba, è vero, ma dice cose sensate, sai? Devi crescere, e devi farlo nel modo giusto.”

Asuma prese a battere con le manine sul tavolo del seggiolone: se quella parola, “crescere” significava non colorare a modo suo le cose che aveva intorno, allora non voleva farlo.

“Così non otteniamo nulla, portiamolo nella sua stanzetta.”

“Buona idea.”

Lì, circondati da giochi, avrebbero avuto molte più possibilità ed idee per divertirlo.

 

<< Dlin dlin dlin dlin, dlin dlidlidlin dlin dlon >>

“UEEEEEEHH!”

“Che si fa?”

“Prova a sventolargli qualche pupazzetto sotto il naso.”

Il suggerimento di Shino non portò ad alcun risultato: il sorriso restò cucito sulla morbida testolina del panda, senza passare a Junior.

<< Dlin dlin dlin >>

“Hinata, se non ti sei incantata, perché non ci porti quel carillon?”

“Ups! Scusa! (^__^”)”

Lei adorava i carillon e si era distratta un attimo.

Shino e Kiba erano seduti a gambe incrociate vicino a Junior: avevano rovesciato e sparso per terra una cesta di giochi, nel caso fosse lui a scegliere. Si sedette vicino a loro, e tirò la cordicella del carillon, il quale aveva la forma di una scatolina gialla con una faccina sorridente sul dorso.

“Dai, piccolino, sorridi anche tu!”

Provarono anche con la palla gonfiabile, con le formine, provarono a costruirgli una fortezza con i mattoncini di plastica delle costruzioni, ma i lavoratori si videro licenziati a metà dell’opera.

Asuma singhiozzava e gocciolava dal nasino e i tre si guardavano tra loro sconfortati. Era il momento di chiedere aiuto all’infallibile Foglietto.

“Interessante… Kurenai dice di coinvolgerlo e di essere coinvolti.”

“Spiegati meglio, Shino.”

“Kurenai dice che è un bambino socievole… e che quindi si scoccia a giocare da solo… Strano, eppure gli siamo sempre attorno.”

Kiba batté improvvisamente un pugno sul palmo: “Ma certo!”

“Attenzione signore e signori, Kiba ha avuto un’illuminazione.” -fece l’insettaro con sarcasmo- “Esaltati di meno e spiega di più.”

“Shino, tu ti divertiresti a star fermo a guardare dei tizi che lavorano?”

“Non credo.”

“Hinata, se io iniziassi a tormentarti ogni cinque minuti suonando un sacchetto di pietruzze vicinissimo al tuo orecchio, come ti sentiresti?”
“Non molto contenta.”

“Ragazzi, Junior ha voglia di fare qualcosa, non di vedere noi che facciamo qualcosa per lui.”

“Quando un bimbo piange non si può semplicemente circondarlo di pupazzi e palline colorate e lasciare ci pensi da sé.” aggiunse Shino, che ora aveva ben chiaro il consiglio di Kurenai.

Hinata sospirò: “Direi che abbiamo preso alla lettera la frase “Farlo giocare”…”

Tutto quadrava: un amico dipinto reagisce, un foglio scarabocchiato no.

E dire che avevano pensato di aver fatto progressi, essersi affezionati a Junior e a quel lavoro; invece continuavano a fare errori grossolani, come pensare al gioco con l’obiettivo di spegnere il volume al suo im-pianto hi-fi…

“Dice altro la maestra?”

“Solo che i pupazzi sono i suoi preferiti.”

“Ma ci abbiamo già provato con i peluche.”

Kiba si grattò il mento: “Si, ma non ci abbiamo provato seriamente. Guarda, questo pupazzo a forma di ranocchio ha una tasca: può essere usato come marionetta.”

Strattonò senza preavviso la mano di Shino e la intascò: “Ma che stai facendo?!”

“Datti da fare: la lettura è finita, ora inizia lo show!”

Shino restò sbigottito: “Show?!” 

“Si! Ho avuto un’idea: facciamogli fare amicizia coi pupazzi! Io vedo se ce n’è qualcun altro che ha la tasca!”
Shino, tornato improvvisamente insicuro guardò Hinata: ne ricevette un sorriso e un silenzioso invito a darci dentro.

Guardò Asuma e si schiarì la voce…
“Ehm… Croak!...

Era riuscito a catturarne l’attenzione!

Io sono un rospo… Ciao…”

Hinata (^__^”): <>

“Mi piace mangiare insetti… sai dove posso trovarne?”

Asuma alzò gli occhi dal burattino alla faccia di chi lo manovrava…

“… Ehm, sentite, ho qualche dubbio al riguardo.”

“Bah! Razza di imbranato!” –Kiba non aveva trovato altro, così fece tornare umana la mano di Shino- “Dai qua, ti faccio vedere io come si fa.”

Shino restò contrariato per la critica e il licenziamento, ma lo lasciò fare volentieri.

L’approccio di Kiba fu del tutto più coinvolgente e invitante.

Ciao! Come butta?”

Almeno lui si sforzava di avere un accento “gracchiante”: la sua solita frizzante energia sarebbe stata l’arma vincente. Nessuno degli altri due però lo avrebbe sospettato tanto versatile e fantasioso.
Sono mister Ranocchietto! Il pupazzetto più divertente e verde che c’è! Piacere!”

Agli occhi di Junior l’apparizione di un ranocchio parlante fu accolta prima con sorpresa, poi con simpatia!

Ehi! Passavo di qui perché mi hanno detto che da questi parti c’è un bambino che ha tanta voglia di divertirsi! Come me! Sei tu, eh? Sei tu, vero? Come ti chiami? Come ti chiami? Come ti chiami?”
Asuma sembrò farsi timidino. Ma Mister Ranocchietto era più determinato di Mister Rospo Barbogio!

Boing!”

Kiba sollevò il braccio più in alto che poté e poi scese sulla testa di Asuma, che subito acchiappò divertito le morbide zampette verdi che cadevano sulla sua fronte.

Hai visto che salto? Piaciuto?”

“Ih ih ih!”

“A me saltare piace un sacco, ma proprio un sacco, eh? Guarda qui: BOING! E poi BOING! E BOING! BOING! Che bello saltare! Perché non salti anche tu? Dai! Fai anche tu BOING! BOING! Eh eh eh!”

“Guarda!” esclamò Shino vedendo Asuma mettersi in piedi e cercare di arrivare più in alto che poteva.

“Si! Bravo! Saltiamo insieme! BOING! E BOING! E BOING!”

Kiba uscì un secondo dal personaggio: “Akamaru, mettiti un po’ dietro di lui: potrebbe cadere.”
“Arf!”

“BOING! BOING! CROACK! Com’è bello saltare insieme, vero?”

A Hinata e Shino, non restò che sedersi un po’ più in là e guardare; era loro ben chiaro che Kiba aveva tutto sono controllo, e che si stava divertendo un mondo. Tutti e due si stavano divertendo un mondo.

Uh, guarda chi è arrivato!”

“Uh?”

“Il Panda Pigrone!”

Aveva acchiappato al volo un altro dei pupazzi nei pareggi e l’aveva inserito in scena.

“Ciaaaaao… sono il panda pigroooone…”

“Croak! Ciao! Perché non salti anche tu insieme a noi?”
“Nooooo… troppo faticosooo…”

“BOING! Uh, ma dai, che è divertente! Asuma, diglielo anche tu che è divertente, dai!”

Asuma allora prese Panda Pigrone per un braccio e ricominciò a saltare per fargli vedere quanto fosse bello; qualche volta cadeva all’indietro, ma ad Akamaru bastava un tocco del muso per rimetterlo ben dritto.

“Ehi, Asuma, e adesso chi facciamo arrivare?”

Prese due pupazzi, mostrandoglieli come due alternative.

“La Lumaca Sbaciucchiona o il Draghetto Coraggioso?”

Asuma indicò il draghetto.

“Mmm… Si hai ragione: la lumaca Sbaciucchiona è simpatica, ma è pure appiccicosa, eh?”

“Eh eh eh!”

Shino: “Ci sa fare. Io in quanto a raccontare storie sono negato.”

Hinata: “Ih ih! Forse dovevi solo scioglierti un pochino.”

“Forse, ma secondo me Kiba sarà sempre più bravo. Dopotutto lui è…”

“Il più bambino di noi tre.” –finì la Hyuga al posto suo- “Non mi stupisce che abbia così tanto successo con Junior.”

“Allora, chi vuol seguire me, Draghetto Coraggioso, alla ricerca del tesoro, alzi la mano!”

“Va bene anche una pinna?”

“Certo Balena Cicciona, solo non fermarti a mangiare ogni cinque minuti, o almeno lasciane un po’ per noi, giusto Asuma?”

 

E così, Asuma, in compagnia del Draghetto Coraggioso, di Mister Ranocchietto, Balena Cicciona, Foglia Volante e Panda Pigrone (per convincerlo bisognò impegnarsi parecchio!) trovò il tesoro della Cesta Incantata, non prima di aver battuto il suo temibile guardiano, il Bianco Lupo Gigantesco!

Alla fine della storia Kiba non era annoiato, ma aveva sete, e la voce gli scendeva sempre più: non è facile gracidare.

“Uuuf… Che bella avventura coi tuoi amichetti peluche, vero?”

Asuma mulinò le braccia entusiasta.

“Eh eh eh, si infatti! Ci volevo io, visto? Solo il tuo babysitter Kiba poteva raccontarti una storia tanto spassosa. Dopo ne vuoi un’altra? Benissimo, però ora il babysitter Kiba ha bisogno di un bicchierone d’acqua. Non te ne andare, eh? Sennò mi offendo.”

Si alzò…


“I-ba!”

 

“!?...”

La sete passò in un lampo.

Kiba si girò: “Come?”
“I-ba! I-ba! Ih ih!”

Hinata era a bocca aperta! Kiba sembrava frastornato.

“Ha… ha detto il mio nome?”

“Si! Ha detto il tuo nome!”

“HA DETTO IL MIO NOME! AH AH AH!”

Kiba lo prese in braccio e lo sollevò come fosse un dolcissimo trofeo.

“Stai imparando a parlare, bravo! E sai già dire il nome del tuo amicone Kiba, eh? Ma sei un piccolo genio!”

C’era una nota nella sua voce, quasi come si fosse commosso.

“Ma ci credete ragazzi? Ha detto il mio nome! Gli piaccio!”

“Umpf, per forza…”

Kiba tornò cagnesco: “Ehi, che vorresti dire?”

“Non potevi che essere tu a farlo parlare; fin dall’inizio sei sempre stato “diretto”, con quel tuo rivolgerti a lui come se potesse capire quello che dicessi, come potesse risponderti. Pensavo che agissi da idiota ma… in realtà penso ancora che sia da idioti, però qualche frutto lo ha dato.”

“Shino ha ragione, Kiba! Col tuo non star zitto un attimo hai fatto venire ad Asuma la voglia di parlare, e di imparare le parole.”

“……”

“Ma… Kiba! Ih ih!”

“Cosa? Mai sentito parlare di bruscolini negli occhi?”

Shino: “Umpf!”

“Ehi, Asuma, riesci a dire << Hinata >>?”

“Na-ta!”

“Bravissimo!” applaudì la ragazza.

“Riesci a dire << Shino >>?”

“I…… No…”

“AH AH AH! Non vuole il tuo nome! Beh, spiacente Shino, si vede che non gli va!”

Shino: -___-

“E riesci a dire Akamaru?”

“Au-au!”

“Wow! Sai anche il cagnese! Ma sei un grande! Eh eh, abbiamo qui un talento precoce!”

Asuma stranamente cambiò espressione…

“Ehi, cos’è quella faccia? Dico sul serio, stai bruciando le tappe, stai… stai...”
“Sta?” domandò Shino.

“… Sta bagnando il pannolino…”

Asuma: ^___^

Kiba: -___- “Oh, beh… Stavi bruciando troppo e hai preso l’idrante dopotutto.”

Hinata era scoppiata a ridere: “Beh, non è poi una tragedia, no?”

Kiba, mettendo da parte l’alone umido sulla maglietta (lo stava tenendo in braccio): “… Umpf, no, non è niente di che.”

Hinata si alzò in piedi: “Sappiamo cosa fare giusto?”

Akamaru, Shino e Kiba annuirono.

Hinata prese il barattolo di borotalco e lanciò a Kiba che lo prese al volo con la mano libera! Quel gesto, riuscito grazie all’intesa perfetta tra di loro, sortì l’effetto di un’iniezione di coraggio!

“Al lavoro!”
“SI!”

 

Akamaru con un tocco della zampa premette il pulsante, e lo stereo, finalmente, veniva acceso!

“ARF!”

“VIA!”

Da quel momento tutta un’altra musica! Anzi, musica!

Forse perché i ragazzi avevano acquisito fiducia in sé stessi e simpatia per il piccolo, forse perché stavano facendo esperienza, forse perché Kurenai aveva fatto benissimo a scegliere loro, ma il clima generale migliorò tantissimo; operoso ma allegro, insomma adatto ad uno stereo acceso!

Junior continuò a sporcarsi, ma i cambi di pannolino si fecero sicuri e veloci, pipì, popò o pupù che fosse; addirittura Shino stabilì al cronometro un nuovo record. Ovviamente non significava che non andassero a buttare i pannolini sporchi badando a girare il naso dall’altra parte!

Il tasso di urla e capricci diminuì sensibilmente, e in ogni caso erano pronti a sfoderare Il Ciucciotto alla velocità della luce. Questo perché ora non mancavano mai di stargli con gli occhi addosso, come ogni ninja fa col suo obiettivo: essere sempre presenti intorno a lui, comprendere e soddisfare i suoi bisogni appena si manifestassero, e cogliere al volo l’occasione di mettersi in mostra come guardie del corpo.

Come quando, in un angolino, Asuma notò il luccichio di una monetina da 50 ryo.

 

Trovare un soldino per terra è una fortuna, ma per chi usa ancora la bocca per esaminare ciò che non si conosce può diventare un incidente domestico in piena regola… Se non c’è la zampa provvidenziale di cagnone bianco ad impedirglielo!

“Wof wof!”

“Eccomi Akamaru, cosa abbiamo qui?”

Akamaru sollevò la zampa e mostrò al padrone la moneta. Kiba diede al bimbo uno sguardo obliquo, a cui Asuma, messosi a sedere per terra, rispose guardando altrove con le mani dietro la schiena.

“Ottimo lavoro!”

Premiò il suo cane con un vigoroso gesto “OK!” del pollice.

Akamaru: U___U

“……”

Poi, con un apparentemente innocente gesto di tutta la mano raccolse il cinquanta e lo guardò con un abbozzo di sorriso.

“Wuf!”

“Eh?”

Ora erano Akamaru e Asuma a guardarlo con uno sguardo obliquo, quest’ultimo con le braccine incrociate davanti il pancino.

Kiba (^__^”): “Ehm… non ho resto…”

“Bark!”

Kiba (-__-): “Ok ok, lo metto in camera della maestra… Complimenti, diventerai proprio un tipo onesto tu.”

Asuma: ^__^

 

Come aveva detto Shino poi, stargli vicino non significava solo guardare e soddisfare, ma anche insegnare!

 

“Dai piccolino! Prova!”

La babysitter-biberon lo teneva su per le manine: i suoi piedi tastavano leggeri il pavimento, un po’ emozionati, ma pronti. Il pubblico era già in trepidazione.

Kiba: “Io scommetto ce la fa!”

Shino: “Io dico di no.”

Kiba: “Non mi aspettavo altro da te…”

“Vai!”

Via i ganci di sicurezza, ali spiegate! Due passettini già compiuti prima che se ne accorgesse!

“Bravissimo!”

Certo, va sempre tutto bene… finché non si guarda giù! E la distanza da terra era ben maggiore di quella solita e rassicurante. Cominciò a traballare, come se fosse divenuto improvvisamente un acrobata alle prime armi su una fune sospesa. Per fortuna quell’angelo con gli occhi come le nuvole era dietro di lui.

“Oplà!” lo acchiappò senza paura, senza fretta.

Mugolò scontento.

“Su, non dispiacerti. Impegnati e ce la farai prestissimo!”

Non capì il significato, ma il tono di voce era bastato a togliergli le farfalle dal pancino! Come voleva bene alla babysitter-biberon!

 

Ma soprattutto, essergli amici.

 

“Ecco qua, umpf!”

Il babysitter Kiba era il più giocherellone, ma non era un fessacchiotto, e anche se con un paio di sillabe lo aveva conquistato, non lo avrebbe risparmiato da una vendetta meritata!

I pastelli a cera, un po’ d’acqua, un piattino in cui frantumarli e trasformali in un’innocua pittura per quella faccia birichina.

“Uh?”

Capì quando gli mise davanti uno specchietto.

“Sembri un pagliaccio, ah ah!”

“Mu mu!”

Non aveva gradito! Però i colori erano belli chiari e accesi come piacevano a lui!

“Così impari: se non vuoi iniziare a prendere botte sul tuo sederino da poppante è bene che cominci da subito a fare il bravo, intesi?”

 

Il babysitter Shino era molto strano… Il più strano. Ma anche lui era divertente quando voleva. E non solo, era anche in grado di sbalordirlo.

Aveva trovato, in uno scatolo nella cesta dei giochi, alcuni fogli di cartoncino di vari alcuni: alcuni già tagliati in varie forme, altri ancora interi.

“Cosa stai facendo?” aveva chiesto il babysitter Kiba.

“Vedrai.”

Mentre il suo compagno di team scrollava le spalle, Asuma lo osservò per tutto il tempo, come incantato, mettere in pratica la sua idea con forbici dalla punta arrotondata e spago.

Il suo caratteristico “Umpf!” annunciò il risultato finito. Aveva ritagliato due cerchietti neri per fare le lenti, e con lo spago e la colla le aveva unite tra loro e a due stanghette di cartone più spesso per dare un paio di occhiali! Anzi, due paia!

Ne aveva fatti anche per sé!

Prima provò i suoi, poi aiutò Asuma ad inforcare i suoi formato mini.

Il cartone ovviamente non è trasparente, così dovevano essere portati abbassati un po’ sul naso, ma l’effetto era comunque buono e anche Kiba ne restò impressionato.
Due Shino uno più inedito dell’altro, uno in maglietta e l’altro in pannolino, ma tutti e due con un’aria davvero cool.

Shino: ●___●

Asuma: ●_●

Dandosi un’occhiata a vicenda, non riuscirono a scambiarsi un bel sorrisetto da “Ehi, begli occhiali!”

Kiba: <

 

FLASH!


“AAAAAAAAAAAAAAHHH!”

Shino: -___-

L’unico dei tre che per il semplice lampo di una macchina fotografica era saltato per lo spavento! Shino era troppo controllato e Asuma… stava guardando da un’altra parte.

“Hinata?”

“Si, io! Guardate che ho trovato!”

Era di quel tipo a forma di scatola, con una lampadina per il flash, e sotto l’obiettivo una fessura da cui sbucava l’istantanea, anche se c’era da aspettare un po’.

“È venuta bene.”

Inevitabilmente si verificò il classico precipitarsi per andare a vedere “quanto” si è venuti bene. Anche Asuma poté guardare, comodamente seduto sulle spalle del babysitter Shino: mai più errori del tipo scordarsi di lui credendo che a terra sia al sicuro…

“Tu e Asuma sembrate due fratelli, Shino.”

“Due fratelli vanitosi…” commentò Kiba, che nella foto era venuto, se non altro, in modo naturale, mentre osservava gli altri due atteggiarsi coi loro occhiali nuovi di fabbrica, cioè, di scatolone.

“Chiedo scusa per l’improvvisata. È che quando vi ho visti così presi… e con gli occhialetti neri mi siete sembrati troppo teneri e volevo immortalarvi.” disse ridendo timidamente.

“Ehm, ti ho fatto tanta paura, Kiba?”
“CHE?! Paura?! Ma figuriamoci! Facevo lo scemo come al solito! AH AH AH!”

Akamaru, vicino le sue gambe, cominciò a guaire.

“Che c’è bello?”

“È dispiaciuto perché non è venuto anche lui nella foto.”

Hinata gli scosse il pelo con una carezza: “Tranquillo, ne possiamo fare altre.”

“Facciamone una tutti insieme!” urlò Kiba.

Asuma si accodò subito: “I-eme!”

“Questa macchina ha l’autoscatto, no?”

“Si ce l’ha.” controllò l’insettaro che ne aveva una simile.

Tanto bastava!

 

Scegliere il posto non richiese lunghi dibattiti: dove se non sull’invitante e guarda caso spazioso divano in soggiorno?

“Akamaru non potrebbe stare sul tappeto? Potrebbe rovinare il diva… ARGH!”

“Arf!”

Un morso alle chiappe, al che dovette alzare bandiera bianca: “Ok, ok, diamoci alla pazza gioia…”

E lanciò per una aria un cuscinetto che gli ricadde in testa: festante come se fosse in coda da due ore alla posta!

“Questo è lo spirito giusto!”

Kiba aveva messo la macchina su un treppiedi, e la stava ora puntando.

Alzò gli occhi sugli amici: “Pronti?”

Hinata parlò per tutti e tre: “Pronti!”

“Ih ih ih!” mise l’autoscatto, e corse a mettersi in posizione. Letteralmente: alla fine spiccò un balzo con atterraggio morbido, provocando però un’onda sismica che trasmettendosi per tutto il sofà fece sobbalzare gli altri quattro!

“Kiba, che modi!”

“Ad Asuma è piaciuto, vero?”

“Eh eh!”

“Ragazzi!” li richiamò la Hyuga “Sta per scattare!”

Si strinsero tutti, per paura di non entrare e per reciproco affetto.

Asuma era al centro, sulle gambe di Hinata, Kiba e Shino ai due lati dell’amica la cingevano con un braccio dietro le spalle, Akamaru, vicino Shino, si allungava per mostrare il proprio testone pellicciuto al centro della foto, vicino il piccolino.

I cuscini del divano erano tutti fuori posto, un paio per terra, i materassi sporgevano dallo schienale: un ridente disordine, un disordine pieno di vitalità.

 

^__^

 

FLASH!

 

“Bellissima!”

Hinata pensò di farne stampare una copia da conservare in camera sua, ricordo di una giornata storta rivelatasi stortissima, ma in ottima compagnia!

“Ehm, e adesso?”

“ADESSO SI SALTA!”

“ARGH!”

Fu Kiba a cominciare, ma sorprendentemente, nessuno di loro ebbe pietà del divano: il primo sussulto aveva scatenato un’ondata di maleducazione distruttiva in ciascuno di loro! Ben imbracato dalle braccia dei suoi babysitter, Asuma partecipò agli spericolati salti, agli assalti impietosi alle molle del sofà, alle cuscinate, alle risate insensate e incontrollabile.

 

Kiba: “PRENDI QUESTO, INSOPPORTABILE MISTER AUTOCONTROLLO! AH AH AH!”

Shino: “E TU QUESTO, MALEDETTO DISTRUTTORE DI MOBILI ALTRUI! AH AH AH!”

Akamaru: “WUUUUF! (I miei artigli stanno facendo un macello con le federe e nessuno me lo impedisce! Yuhuuuu!)”

Hinata: “WUHUUU! ASUMA, STIAMO VOLANDO!”

Asuma: “IH IH IH!”

 

E gli sembrò di essere più simile a loro, perché loro ora erano più simili a lui!

 

Se si poteva colorare anche da grandi, se si poteva tornare bambini anche da grandi, allora non era poi così male crescere!

 

 

 

 

Che bel quadretto!

Scommetto anche voi vorreste una foto così, eh? Piena di amici e di confusione! Questa fic mi è piaciuta molto non solo per gli spunti che offre, ma anche perché mi ha permesso di mostrare il mio team preferito in una veste umanissima: tre più uno amici per la pelle, capaci, insieme, di superare qualsiasi difficoltà e di farlo divertendosi. Spero vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me vedere Kiba, Shino, Hinata e Akamaru (che per il suo essere cane ha potuto avere meno spazio rispetto agli altri) interagire tra loro non come ninja, chiacchierando, scherzando, a volte litigando, e mostrando il lato profondo della loro amicizia verso ciascun altro membro del gruppo.

Ho usato il passato perché, mi spiace annunciarlo, questo è il penultimo capitolo. L’ispirazione era forte all’inizio, ma poi, dovendo spartirsi la mia mente con gli esami, si è un po’ indebolita, ed ora non sento più di poter trovare altre belle trovate per un altro capitolo così. Ce ne sarà ovviamente un altro però, il ritorno di Kurenai! Che dite, li perdonerà per il divano? Si accettano scommesse! XD

Riguardo la macchina fotografica, nel capitolo 2 del manga ne viene mostrata una, anche se era di un tipo ancora più vecchio di quella che ho usato io; però è certo che macchine fotografiche troppo moderne non vi siano nel mondo di Naruto.

Finita questa storia, non so ancora cosa scriverò dopo e quando, ma qualcosa mi inventerò ^__^

Al prossimo capitolo!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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Capitolo 8
*** Traguardo: Mamma è a casa! ***


team 8 babysitter ultimo capitolo

Ehilà a tutti! Rieccomi qui, più pimpante che nello scorso capitolo: ho superato il mio primo esame! Evvai! Peccato ne abbia ancora altri… Comunque, questa fanfic ha atteso troppo a lungo per arrivare alla fine, ed è ora che io le renda omaggio di una degna e giusta conclusione. U__U

È stata divertente da scrivere, e l’idea era buona, ecco perché mi sarebbe piaciuto scriverla in un altro momento, meno stressante e più allegro. Ma sono comunque contento di questo risultato, e dei bei commenti ricevuti ^__^

Come per ogni giornata, è giunto il momento della chiusa, della resa dei conti, del ritorno della mamma! Cosa mai troverà? Qualcuno di voi ci ha già pensato? Allora vediamo un po’ se aveva ragione! Buona lettura, commentate!

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Lo scatto dell’interruttore echeggia quel tanto che può negli ampi spazi del condominio, e le luci si accendono dal primo all’ultimo piano. Scomparso il buio, Kurenai sospira e si avvia per le scale. Quasi non si sente altro se non i suoi passi: il suo palazzo era risaputo per l’assenza di elementi rumorosi, una condizione più unica che rara capace di rendere le riunioni degli inquilini molto meno battagliere che altrove.

Per fortuna quella di sua madre si era rivelata una febbricella passeggera: più che uno spavento, un’occasione di ritrovo in famiglia. Lei stessa aveva insistito perché sua figlia tornasse dal nipotino, e da quei “così bravi ragazzi” che avevano “spontaneamente” accettato di darle una mano.

Sono le nove di sera; Kurenai sale i gradini, col passo lento e stanco, ma leggero, di chi torna a casa (si spera) a riposare: le condizioni di sua madre non erano gravi, ma non ciò non significava avesse passato una giornata in panciolle

Arrivata al terzo piano, e posate a terra le borse, indugia ancora un po’ fuori del proprio appartamento.

“Bene, eccoci qua. Sono curiosa di vedere come se la sono cavata i ragazzi con Asuma.”

Però la sua curiosità andava a braccetto con la sua ragionevole preoccupazione.

<< Vediamo… >> -pensava- << Cosa posso aspettarmi nella peggiore delle ipotesi? >>

 

Apre la porta. Il corridoio sembra a posto, ma come si affaccia sulla cucina è il finimondo: macchie di sugo alle pareti, pastina scotta sparsa sul pavimento, appiccoso e coperto di briciole, giocattoli lasciati liberi a pascolare nel disordine. Si dirige in cameretta, ma passando scruta un principio di inondazione far capolino da sotto la porta chiusa del bagno: non aprire quella porta, titolo da film horror nonché, in quel caso, imperativo categorico. La stanzetta di Junior sembra uno scenario post-sismico. Sono tutti lì: Hinata con gli occhi bianchi cerchiati di grigio e di umore nero per lo stress, Kiba con la maglietta sporca di rigurgito di poppante, Akamaru che si è grattato tanto da perdere chiazze di pelo, Shino giace in un angolo, come una guardia alla sua postazione, armata di un barattolo di borotalco mezzo vuoto, e l’altra metà gli è tutta in faccia e tra i capelli.

Al centro della stanza, seduto sul tappetino c’è Asuma: sano e salvo, a parte per un cerottino anti-bua in fronte ed un pannolino sporco per la millesima volta.

Kiba: “… Non è come sembra.”

 

<< Sembra proprio che in tal caso mi disconosceranno come loro maestra… >>

No, si disse, stava sopravvalutando suo figlio: aveva solo otto mesi, e loro erano pur sempre in quattro.

<< Invece, nella migliore delle ipotesi, cosa accadrà quando aprirò la porta? >>

 

Gira la chiave nella serratura. Apre la porta…

SWISH!

E si ritrova Asuma tra le mani: pulito e contento.

Cerca di capire, ma quando alza gli occhi i suoi ragazzi la stanno già superando a tutta velocità gridando: “BUONA SERATA, MAESTRA KURENAI!”

A quel punto sbatte le palpebre due volte e porge piano l’orecchio al rumore di piedi che divorano gradini scendendo di corsa, anzi, in carica!

Per il resto la casa è abbastanza a posto…

 

<< L’ideale sarebbe una via di mezzo. >>

L’amore di mamma e di mentore ha il sopravvento e si decide a tirar fuori le chiavi. Spalanca la porta… Tra le braccia non ha ancora Asuma, buon segno. Il silenzio però la inquieta un po’; la luce della cucina è spenta, quella del soggiorno invece è accesa.

Controlla nella prima e, come nella migliore delle ipotesi, trova tutto in ordine.

“Ragazzi? Sono qui.” chiama.

Niente risposta, e si domanda se non debba iniziare a preoccuparsi; ma bastava mettere da parte l’ansietà per un secondo e prestare un po’ più d’attenzione per riceverne una che non si aspettava.

Respiri. Respiri rilassati e regolari.

Kurenai: “Ragazzi?... Uh?!”

 

Zzz… zzz… zzz…

 

Come nella peggiore delle ipotesi, erano tutti riuniti ed esausti, ma quello non era un quadretto di babysitter sconfitti. Era una scena tranquilla, di tre ragazzi, un bambino e un cane bianco che dormivano accoccolati tra di loro su un divano del tutto sfatto.

Mette una mano davanti la bocca il primo istante di sorpresa, poi si appoggia alla porta e lì resta a guardare.

Kiba è quello che fa più rumore di tutti; è disteso con la testa poggiata sul suo cane, che a sua volta si gongola, accucciato e acciambellato il più possibile in modo da starci tutto senza ingombrare. Shino, rannicchiato sulla parte opposta, ha la bocca chiusa e lo sbuffo silenzioso, ma non i suoi soliti occhiali, nota in un secondo momento. Hinata dorme dritta tra i due, con la testa reclinata a lato, e con le gambe che coprono quelle di Kiba facendogli da scalda-zampe… Seduto sulle ginocchia, tranquillo tra le braccia della Hyuga come fossero cinture di sicurezza, Asuma junior, suo figlio, dorme come l’angioletto che esattamente non è.

 

 

Kurenai si avvicinò in punta di piedi. Sul tavolino di vetro accanto Shino si accorse di un’istantanea poggiata lì

“E questa?”

Stesso posto, stessi protagonisti, ma stavolta ben svegli e sorridenti per un ritratto di gruppo! Le piaceva moltissimo:

<< Che foto carina… Ma non quanto quella che potrei fare adesso… >>

Avevano lasciato la macchina sul tavolo. Tolse il flash e scattò.

Il rumore dello scatto non turbò il loro sonno: dormivano tutti profondamente.

Prese dal tavolo la sua sedia preferita, quella su cui leggeva, e vi si accomodò, aspettando che la macchina stampasse l’istantanea; non trascorse che qualche secondo, e lei seppe coglierne tutta la pace che ciascuno trasmetteva, tra la sedia, il silenzio, e tutti i suoi ragazzi riuniti.

Provò una bella sensazione, di compagnia. Anche se era l’unica sveglia lì, mentre loro si trovavano chissà dove in qualche bel sogno collaudato, li sentiva vicinissimi, presenti come non mai.

Effettivamente, Kiba, Hinata e Shino non avevano mai preso tanta confidenza prima di quel giorno con lei, suo figlio, la sua casa (e soprattutto il suo divano…), ma era più che felice di concedergliela, come a dei parenti venuti a trovarla.

 

Come fossero parte della sua famiglia.

 

Non aveva mai pensato così profondo il rapporto che la legava a Hinata, Kiba e Shino. L’essere diventata mamma l’aveva forse resa più sentimentale?

Semplicemente le aveva aperto gli occhi su quanto è felice chi sa avvertire l’affetto e la gratitudine di chi ha o ha avuto bisogno di te.

Il team 8 era stata la prima e fino ad allora unica squadra da lei allenata, assegnatale poco dopo la sua promozione a jonin, in modo farle “fare le ossa” in quel nuovo grado. Loro tre erano cresciuti e migliorati molto più di lei, poteva dire con fierezza dopo quegli anni; e dopo anni solo allora, in quegli attimi sola coi suoi pensieri ad aspettare una loro foto, realizzava di considerarli praticamente come dei figli.

Ed Akamaru come cucciolone di famiglia, perché no?

Formalmente non era più la loro maestra: il team 8 si era sciolto nel momento in cui tutti e tre avevano compiuto il salto di qualità da genin a chunin, da bambini a ragazzi maturi. Un salto che era anche merito suo. Un merito che nessuno di loro aveva potuto dimenticare.

Ancora oggi lei era per loro “La Maestra”, l’unica e la sola, come l’unica e sola mamma per Asuma Junior.

E ieri era già stata insostituibile per l’uomo della sua vita, ed unica… l’unica per la quale, e per il figlio che aveva in grembo, avrebbe rinunciato alle sigarette, il che, visto il soggetto, non era poco!

 

L’istantanea uscì dalla fessura.

 

Tra qualche anno forse avrebbe ripreso ad insegnare, avrebbe avuto altri allievi, ed anche per loro sarebbe diventata una brava ed insostituibile maestra; ma i “primi”, sarebbero stati sempre loro, e foto o non foto, li avrebbe portati sempre nel cuore, con le loro voci, i loro caratteri tanto diversi, e la loro egregia prestazione come babysitter quel giorno!

 

Si alzò, prese suo figlio (quello vero), dalle braccia della “sorellona”, badando a non svegliare nessuno dei due, e portò il piccolino a letto.

<< Potevano vincere loro, o potevi vincere tu. Alla fine vi siete arresi tutti, ih ih! Chissà quante birbonate avrai combinato, e quante cose avrai imparato con loro, ma tranquillo, amore mio, non ti sveglierò apposta per chiedertele. >>

Adagiò Junior nella culla e tirò il lenzuolino.

Carezzò la sua testolina con due dita, pensando a quale misterioso e ancestrale sentimento spinge qualunque essere dotato di cuore a sorridere ogniqualvolta è di fronte ad una nuova vita.

Gli diede il bacio della buonanotte, ed tornò di là, stavolta per svegliare.

 

Batté le mani: “Ehi, voi, sveglia! Penso siate abbastanza grandi per non andare a letto alle nove di sera, eh eh eh!”

“Mf…”

Nessun sobbalzo, ciascuno riprese a muoversi e spalancò gli occhi prendendosi i suoi tempi, chi accompagnandosi con un borbottio, chi con un “Che?”, chi con un “Cosa?”

“Forza ragazzi, ce l’avete fatta, dovete riscuotere i complimenti di fine missione!”

Hinata: “Ci siamo appisolati?”

Kiba: “Uffa, stavo sognando che ero tornato bambino e tutti mi dovevano servire e riverire!”
Kiba: “Ti direi che sei il solito animale… se non avessi fatto lo stesso sogno…”
“… BLEAH!”
Shino: “Potrei dire la stessa cosa: va bene il lavoro di gruppo, ma condividere le onde cerebrali con uno come te…”

Il ringhio di Kiba si spense in uno sbadiglio.

“Ehm… ci scusi maestra… Eravamo riusciti a far addormentare Junior, ed eravamo stanchi…”
“E il suo divano è così comodo…”

Kurenai si mostrò accomodante: “Oh, tranquilli ragazzi… basta che lo rimettiate a posto… ORA (^__^)”

Team 8 (°__°): “Agli ordini!”

Scattarono in piedi: Akamaru e Kiba a recuperar cuscini e Kiba e Hinata a rimettere a posto gli schienali e la copertura spiegazzata.

“Un’altra cosa…”

Shino (pensiero): << Quando oggi ho fatto cadere i libri non li ho rimessi bene in ordine? >>

Hinata (pensiero): << Ho sbagliato a prendere la macchina fotografica senza permesso? >>

Akamaru (pensiero): << Vuole farmi diventare pelliccia per aver squarciato a zampate la stoffa del sofà? >>

Kiba (pensiero): << Si è accorta che ho spazzato la polvere sotto il tappeto? >>

“Ottimo lavoro! Mi avete fatto trovare la casa in ordine (quasi tutta), pulita, e Asuma già lavato e a nanna. Grazie!”

Team 8: “… Oh, di nulla!” (^__^)

Akamaru scodinzolò: “Wof!”

 

 

Qualche minuto dopo, in corridoio…

“Si è fatto tardi; è il momento che torniate a casa.”

“Uh, non ha idea di quanto ho aspettato di sentirvelo dire, maestra.” fece Kiba stiracchiandosi rumorosamente.

Hinata gli lanciò un sorrisetto dubbioso.

“Che c’è?”

“Non so, mi era sembrato non avessi così tanta voglia di andar via…”
Tra l’altro era stato anche il primo di loro ad addormentarsi (ma con pochissimo anticipo sugli altri bisogna aggiungere…).

Kiba arrossì: “Beh, ecco… Eh eh!”

“Quindi… non è stato poi così terribile alla fin fine, vero?” domandò Kurenai.

“Non abbastanza terribile da mollarle il bambino in braccio non appena avesse aperto la porta per poi filare via a razzo.” disse calmo Shino, aggiustandosi sulla faccia i suoi… occhiali 100% riciclabili…

“Senti, Shino, mi spiace per i tuoi occhiali. Te ne farò fare un paio uguali, è il minimo che possa fare visto quanto ci eri affezionato.”

Sorprendentemente, l’Aburame fece segno di lasciar perdere: “Non si preoccupi, maestra. In fondo… sono bambini, si sa che ne combinano tante.”

Kiba: << Questa non me l’aspettavo da lui! >>

“Maestra” –fece Hinata, neanche lei così ansiosa di andarsene- “Non vuole sentire qualcosa di ciò che è successo oggi?”

“Umpf, certo che si, ma domani: siete stanchi e non voglio trattenervi ancora.”

Il team 8 era tutto schierato davanti a lei per il momento dei saluti, come su un attenti rilassato e confidenziale.

“Allora a domani maestra.”
“Spero che oggi abbiate imparato almeno qualcosina.”

Kiba si fece subito avanti: “Lavoro di squadra, amicizia, pazienza coi mocciosi, senso di responsabilità… Le solite cose.”

“La prossima volta che vorrà chiamarci saremo preparatissimi!” aggiunse Hinata in tono entusiasta!

 

SDONG!


Un entusiasmo non corrisposto…

Guardò le facce dei tre compagni ed anche a lei uscì un gocciolone dietro la testa…

“Eh eh eh… ehm, solo, maestra…”

Shino: “Questa “prossima volta”…”
Kiba: “Potrebbe arrivare… più tardi possibile?”

Akamaru: “Wuuuf…”

Kurenai non la prese male, anzi, scoppio a ridere.

“Tranquilli. Voi siete dei babysitter di alto livello, vi chiamerò solo in casi eccezionali. Però, ragazzi, sappiate che potete venire qui a trovare me e Junior quando volete. Credo che gli piaciate.”

Ecco una proposta interessante!

Kiba: “Io verrò di sicuro! Devo mostrare ad Asuma il continuo della nostra avventura: “I cercatori della cesta perduta 2: il carillon maledetto”! Wow, che titolo!”

“Verremo di certo!”

Forse era l’inizio di qualcosa, qualcosa che avrebbe portato quei quattro ad avere un nuovo fratellino minore!

Kurenai aprì la porta e li salutò uno per uno.

Richiuse, e quando gli ospiti vanno via, appena la porta si chiude, anche per la padrona di casa giunge il momento di una bella stiracchiata!

Si passò una mano sulla fronte e si avviò in camera sua per mettersi comoda.

 

TOC TOC!


“Uh?”

Torno sui suoi passi.

 

“Shino?”

“……”

Silenzioso, l’insettaro si recò in soggiorno e Kurenai lo seguì.

“Cosa c’è? Hai dimenticato qualcosa forse?”

Shino (velocissimamente): “Chi vuole che prenda in prestito il libro che voglio leggere tanto tanto tanto dice << Cosa? >>”

“Cosa?”

“Grazie.”

Afferrò il volume e andò via a grandi passi salutandola di nuovo e richiudendosi dietro la porta.

MEGLIO TARDI CHE MAI!

 

Kurenai: “…… Boh?”

 

 

Mise il pigiama ed andò a dare un’altra occhiata ad Asuma, anche se non aveva bisogno di nulla.

“Eh, questi giovani…… MA CHE STO DICENDO!? Accidenti, finirò per sembrare una befana se inizio a parlare così, eh eh!”

Un secondo bacio della buonanotte: “Buonanotte Asuma.”

Uscendo accese la lucina anti-incubi.

Asuma si rigirò nella culla.

Dormiva sorridendo, aspettando il nuovo giorno per rivedere la mamma, e il continuo della vita.

 

 

 

Ed ecco qua! Un finale tutt’altro che scoppiettante, certo, ma tutto sommato adatto ad una storia semplice e tranquilla come questa.

Dedico questa fanfic a tutte le e i babysitter, sperando che ve ne siano tra quelli che hanno letto: vi siete riconosciuti in questo insolito Team 8?

Avevo questa storia in mente da tanto tempo, e i ricordi della mia infanzia, in particolare quelli dell’infanzia troppo lontana da ricordare e gentilmente forniti da genitori e parenti, mi sono stati d’ispirazione e un po’ si ritrovano in questi capitoli. Ad esempio il ciucciotto preferito di Asuma caduto giù dal balcone: nel mio caso un ciucciotto vecchio e cestinato che un mio zio ha dovuto andare a recuperare nella spazzatura e disinfettare perché sennò non lasciavo dormire nessuno XD

Trovo sempre molto bello rievocare i tempi in cui si era dei “dolci pupetti”, anche se vieni a sapere di cose per cui ti prenderesti a schiaffi da solo! XD

Quest’ultimo capitolo, come avete visto si è incentrato molto su Kurenai, la cui personalità e i cui pensieri ho sviluppato cercando di considerare la sua attuale condizione di mamma. Resta però pur sempre una ninja e una donna forte e sicura, anche se può sembrare che ne abbia dato un’immagine troppo “casalinga” U__U

Resta un po’ di rammarico per aver fatto aspettare tanto tempo una storia così semplice e carina, un po’ perché non è un bel periodo per me, un po’ per colpa mia e della mia pigrizia, che spero vada via al più presto…

Che altro dire, spero consiglierete questa storia a chi sta pensando di trovare un “comodo” lavoretto part-time per arrotondare!

Alla prossima cari lettori, grazie dei commenti e delle letture!

 

 

FINE

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

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