Don't let them have their way

di Vale11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sono quattro giorni che passo indenne dalla casa del Cancro, la quarta casa del santuario protetta da DeathMask. Ormai non appare più con il suo mezzo sorriso sghembo come fa quando sente passare qualcuno, gli occhi rossi pronti a forarti la testa. Da quando è partito per una missione per conto di Atena nessuno l’ha più visto. C’è addirittura chi si augura che ci sia rimasto.

 

Arrivo sotto il colonnato che segnala l’entrata del quarto tempio, dopo la battaglia contro Hades dev’essere ancora ricostruito per la maggior parte, ma la zona abitabile è in piedi. C’è sempre quel freddo che sembra venire da un’altra dimensione, ma le maschere che coprivano tutte le superfici esistenti sono sparite da quando Shiryu ha ucciso il cavaliere del Cancro. Non che mi dispiaccia, mi facevano venire i brividi. Mi affaccio per chiedere il permesso di passare, ma DeathMask non si vede…mi faccio strada fra le macerie delle colonne crollate e sto per uscire dalla quarta casa quando sento un gemito soffocato. D’istinto mi volto arrabbiata, sicura che DeathMask abbia fatto fuori qualcun altro per puro divertimento, aspetto che il suo viso appaia sul muro della quarta casa.

Nulla.

Non appare nessuna maschera.

Torno dentro per verificare, ma non c’è davvero nulla di diverso, non è stata una maschera a gemere allora. Mi avvio verso l’ala abitabile del tempio, sicura di poterci capire qualcosa, quando sento tossire.

“C’è qualcuno?” come risposta mi arriva un nuovo attacco di tosse violenta, e poi un “no” piuttosto roco. Spalanco la porta da dove veniva la voce. Ecco perché il cavaliere d’oro del Cancro non si faceva più vedere in giro.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Non ti hanno insegnato che prima di aprire una porta si bussa?” mi ringhia contro DeathMask. I suoi occhi rossi sono annebbiati, i capelli quasi bianchi attaccati al collo. Il suo aspetto non smetterà mai di stupirmi “Che accidenti ti è successo?” gli chiedo incredula guardandolo. È rannicchiato sul suo letto, seminudo, gli aloni scuri sul lenzuolo nero sono sicuramente macchie di sangue. Si preme un tampone di garza sul fianco destro dal quale continua ad uscire un denso liquido rosso. Ha un brutto taglio sotto un occhio, i capelli macchiati di sangue e la spalla destra sembra dislocata “Incidente sul lavoro” sputa le parole fissandomi con odio “Ora, se non ti dispiace, la porta è quella” la indica con un cenno della testa. Non ci posso credere. “Mi stai chiedendo di andarmene e di lasciarti qui in questo stato?” “Ma guarda, vedo che ogni tanto anche a te i neuroni viaggiano” ghigna “In effetti l’idea generale era questa. Aria. Via.” Riesce a finire la frase appena in tempo prima che un nuovo attacco di tosse lo scuota. Stringe gli occhi e si passa una mano sul costato, deve avere pure qualche costola rotta. Lascia la presa sul tampone e vedo un…accidenti…di buco sul suo fianco. “Da quanti giorni sei qui?” gli chiedo senza riuscire a staccare gli occhi dalla ferita “Che ti frega?” Risponde guardandomi di sottecchi. Si accorge che sto fissando il suo fianco e ci riappoggia il tampone “Che mi frega?!” sento la mia voce diventare pericolosamente stridula “Ma sei scemo? Tu hai dei seri problemi DeathMask! Sei rimasto qui per quanti giorni in questo stato? E non hai chiamato nessuno? Nessuno si è accorto che non rompevi più l’anima a chi passava per il tuo tempio? Dove si è cacciato Aphrodite, credevo fosse il tuo migliore amico!” mi avvicino al letto, dal suo sguardo capisco che sono vicina al limite di guardia. Figurarsi “ Che hai nel cervello, se non ti sentivo avresti potuto rimanerci! Lo sapevo che non eri normale, ma ora ho la certezza che tu sia un emerito imbecille!” Limite di guardia superato. Saltato a piè pari. Oserei dire distrutto. I suoi occhi sono fessure “Chi si accorge di cosa mi succede e di cosa non mi succede non ti riguarda. Niente che mi riguardi ti riguarda” mi fulmina “Vattene”

Scuoto la testa “Non sai quanto mi piacerebbe, idiota di un granchio, ma non posso” La sua voce ha un tono tremendamente canzonatorio quando mi chiede “E cosa te lo vieta?” “Questo” gli rispondo indicandogli il fianco. Spalanca gli occhi, poi si volta verso il muro. Sospiro. Forse sopravvivrò. “Da quanti giorni sei qui?” Biascica un “due” controvoglia, fa di tutto pur di non guardarmi “E da due giorni il sangue non si è fermato?” alza un sopracciglio e mi fissa “Tu che ne dici?” “Dico che sei un idiota, ma ho come l’impressione di avertelo già fatto notare” Evito volutamente il suo sguardo per non farmi incenerire, gli sposto la mano e prendo il tampone “E dico anche che questo tampone non assorbe più un accidente, è fradicio” Lo butto alle mie spalle con una smorfia “Adesso fammi il favore di farmi vedere quante ne hai prese, così posso rattopparti e togliermi di torno” Ecco, adesso il limite di guardia è stato definitivamente polverizzato, DeathMask si puntella sul gomito sinistro e avvicina il suo viso al mio. I suoi occhi rossi mi scavano in testa. “Ascoltami bene” sibila “Non ho bisogno di te. Levati di torno. A me ci penso io. Da sempre.” Non fosse che si è già lasciato cadere sul letto allungando un braccio per farsi un altro tampone pulito gli avrei rigirato la faccia con un ceffone. Questo bambino troppo cresciuto. Gli strappo le bende di mano e faccio un tampone, poi glielo premo sul fianco provando dispiacere misto a vendetta quando lo vedo sobbalzare “Non dire stupidaggini” ringhio “Se ti lascio da solo sei capace di lasciarti morire dissanguato pur di non chiedere aiuto a qualcuno” “Oh già. Chissà che tristezza si spanderebbe sul santuario se venissi a mancare” mai sentita una voce così. Taglia quando parla. “Ad Aphrodite mancheresti” mi incenerisce di nuovo, lo lascio perdere “E forse anche a me. Non saprei con chi litigare quando passo di qui” “Seh” sbuffa fissando il muro. Visto che sembra essersi calmato ne approfitto per studiare la situazione. La cosa più importante è il fianco, il taglio sotto l’occhio non è un problema. Anche la spalla si può rimettere in sesto velocemente. Le costole ci metteranno un po’ a sistemarsi, l’importante è che non rida se non vuole vedere le stelle. Non che il problema delle risate con DeathMask sia un problema sul serio, questo tizio a volte sembra monoespressivo. Le gambe sembrano a posto, ma la tosse mi insospettisce, prima che possa impedirmelo gli appoggio una mano sulla fronte “Razza d’imbecille” gli sibilo, mentre lui continua a non guardarmi “Hai una febbre da cavallo. Potevi anche dirmelo” “Perché avrei dovuto?” ringhia di rimando “Perché magari la ferità si è infettata” gli dico con un sorriso che più falso non si può “E prima di bendarti sarebbe il caso di pulirla” “Fai un po’ come ti pare”. Tono esasperato, non ne può più di me. Per lo meno se ne sta fermo, è già un passo avanti”Torno subito, non muoverti di qui” gli dico alzandomi e dirigendomi verso la porta “E dove vuoi cha vada, pezzo di faina?” sibila fra i denti.

 

Sakura:bronchite cronica XD a parte questo si, il dio della sfiga oggettivamente gli deve volere un gran bene.

Farrahlennington: più che ai miasmi io darei la colpa alle sigarette, ma niente che una bella boccata d’aria fresca non possa risolvere. L’idea di DM tisico mi sta facendo morire dal ridere! Spero di aver aggiornato abbastanza presto :D

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sicuramente non si aspettava che dopo aver ravanato per circa mezz’ora nella mia stanza riapparissi con una bottiglia di gin. Piena. Sigillata. Una gioia per gli occhi nel vero senso della parola.

“Non avevo disinfettante” gli dico con una mezza alzata di spalle versando un po’ di liquore su un tampone nuovo e pulendogli la ferita. Ogni tanto stringe i denti, ma non dice pio. Quando ho finito fissa prima me, poi la bottiglia e infine me che mi giro di spalle e mi attacco alla bottiglia giustificandomi con un “Mi serve per sopportarti”. Alza l’angolo destro della bocca e dice, meno aggressivo del solito “E poi quello strano sarei io” “Più di me di sicuro” gli rispondo appoggiando il gin sul comodino e premendogli di nuovo il tampone sul fianco, non apre bocca finchè non ho finito di bendarlo “Io per lo meno non ho gli occhi color fanale” ghigna “Come se l’avessi scelto io” “Gia” annuisco “Per lo meno questo non è colpa tua” mi regala un’espressione di degna personificazione vivente della parola “noia”. Avvicino il cestino per buttarci tutti i tamponi insanguinati e ne fabbrico un altro “Chiudi gli occhi” gli ordino, e inizio a pulirgli il taglio sullo zigomo. Quando ho finito anche con quello la stanza puzza di distilleria, ma per lo meno spero di aver risolto il problema del fianco. Spero anche che non entri nessuno, altrimenti ci trascinerebbero per i capelli davanti alla sede degli alcolisti anonimi.

DeathMask allunga un braccio e si attacca alla bottiglia in una perfetta imitazione di me stessa pochi secondi prima, dopo pochi sorsi gliela strappo di mano e lo fisso “Temo non ti faccia bene nello stato in cui sei” gli faccio notare tappandola ed appoggiandola ai piedi del letto, fuori dalla portata del granchio convalescente. “Dio, sei una noia” borbotta “Vai all’inferno pezzo di deficiente” gli rispondo. Ho cercato di rattopparlo, mi sono preoccupata e questo tizio non fa altro che offendere. Mi fissa indeciso, non sa se ridere o farmi sparire direttamente nella bocca dell’Ade. “Già fatto. Due volte. E per inciso” avvicina di nuovo il suo viso al mio, la voce tagliente come un rasoio “Ti ricordo che l’inferno dovrebbe essere casa mia” Già fatto. Due volte. Ne parla come se si fosse trattato di una gita fuori porta. Ma che tipo è questo? Un’esperienza del genere avrebbe smontato chiunque, ma non lui. Ho quasi paura di sapere cosa gli passa per la testa. “Ok, fatti tuoi” gli dico passandogli di nuovo il gin “Attaccati alla bottiglia, ho una cosa da fare” prende il gin mentre un lampo di stupore gli attraversa quei due rubini che madre natura gli ha piazzato al posto degli occhi “E cosa, di grazia?” lo squadro “Tu. Bevi.” ringhio separando le parole e indicandogli la spalla con un cenno. Mi fissa e capisce “Ah. Ok.” Si attacca di nuovo alla bottiglia con una qual certa felicità. Giro intorno al letto finchè non gli sono alle spalle, gli appoggio le mani sulla spalla dislocata e vedo che stringe il gin fino a farsi diventare bianche le nocche. Spero non lo rompa, non ho voglia di litigare con le schegge di vetro. “Vado?” gli chiedo, non del tutto sicura di quello che faccio “Fa come vuoi” grugnisce. Dio, che nervi. Puntello un ginocchio contro la sua schiena e con uno strattone gli rimetto in sede la spalla. Sento un crock da brividi e un grido strozzato, ma salva il gin. Scavalco il suo corpo e gli tolgo la bottiglia di mano prima che la spezzi e si faccia male, quando sente la mia mano sulla sua allenta la presa e lascia che appoggi il liquore a terra. Lo fisso, stupendomi di pensare a quanto possa essere bello il suo viso quando non ha stampati sulla faccia quei ghigni strafottenti. Anche basta.

Gli scosto i capelli dalla fronte, la smorfia di dolore che ha sul viso non accenna a scomparire “Va tutto bene, ho finito” gli dico “E’ tutto ok” potrà essere un emerito imbecille, uno stupido granchio, un cretino senza speranza e un…un cazzone mostruoso, ecco. Ma odio vederlo così, quasi quasi rimpiango il DeathMask sano e rompiscatole. “Vuoi che ti ci tenga un po’ di ghiaccio?” “No” scuote la testa “Sto già morendo di freddo così” frase più che assurda nei 40° dell’estate ateniese, dev’essere la febbre “Ok” gli tiro su il lenzuolo fin sulle spalle, ma poi mi rendo conto di quanto sia sporco di sangue. Figurarsi se lo lascio dormire in questo modo “Ascolta” gli dico chinandomi su di lui “Dove li tieni i lenzuoli di ricambio? Questo è zuppo di sangue, ti farebbe ancora più freddo” indica una cassettiera con un cenno della testa, il suo viso si sta rilassando lentamente ma non ha ancora aperto gli occhi. Quando gli tolgo di dosso il lenzuolo sporco rabbrividisce e si raggomitola.

Riesce quasi a farmi tenerezza.

Prendo un lenzuolo pulito e glielo sistemo addosso il più velocemente possibile “Va meglio?” gli chiedo. Apre un occhio e mi trovo a fissare una mezzaluna rossa annebbiata ed assonnata. Annuisce con un movimento secco della testa e si lascia andare sul cuscino lasciando che la febbre abbia la meglio sulla sua voglia di litigare con qualsiasi essere vivente gli passi a meno di 10 metri di distanza. Sembra rilassarsi un po’ e mi ritrovo di nuovo a pensare quanto sia diverso vederlo ora, come un essere umano, piuttosto che come un cavaliere tanto potente quanto insopportabile. Mi pare quasi bello.

Prima di andarmene mi accerto che il suo respiro si sia fatto regolare e mi alzo dal letto, decisa a ripassare anche domani per controllare come sta; sto per uscire quando sento una voce roca ed assonnata chiamarmi.

“Shaina”

Mi volto ed incontro di nuovo i suoi occhi rossi, mi fissa per un po’ indeciso e poi borbotta un “No, niente” infilando la faccia nel lenzuolo. Mio malgrado sorrido.

“Ci vediamo domani”

Fuggo prima che possa avere la prontezza di minacciarmi di morte se solo mi azzardo a rimettere piede in casa sua.

 

 Sagitta72: perchè Aphrodite non è con lui? Lo scopriremo vivendo! Oppure quando pubblicherò qualche altro capitolo, ma lo scopriremo :D Anche a me li per li faceva strano un DM in quelle condizioni, ma la mia mente contorta mi ha detto di abbozzarla. Mai non dare ascolto ad una mente contorta, potrebbe essere pericoloso! XD

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Sono uscita di corsa prima che a qualcuno venisse voglia di sapere dove stavo andando con questo rotolo di garza sotto braccio, ma se anche me l’avessero chiesto non gli avrei risposto. Sono fatti miei. Figurarsi.

Però davanti al palazzo del Cancro mi sono bloccata, non avevo il coraggio di entrare finchè…ma questo è odore di caffè? Sarà Aphrodite che prepara la colazione… se c’è anche lui mi sento più a mio agio.

Faccio un paio di passi sotto le colonne semidistrutte “DeathMask!” grido “Posso entrare?” nessuna risposta, forse dorme ancora.

“Aphrodite, sei tu?” provo di nuovo “Temo che tu abbia sbagliato casa” di nuovo quella voce tagliente. La seguo finchè non arrivo in cucina.

Lo trovo in piedi ai fornelli che toglie una caffettiera dal fuoco e versa il caffè in due tazze, fa un certo effetto vederlo senza armatura. Anche se devo dire che non sta male in jeans e maglione.

“Che cavolo ci fai in piedi razza di deficiente!” gli urlo dietro appena connetto che quello che ho davanti non è Aphrodite ma DeathMask. Che fino a ieri sera era mezzo morto. Mi guarda stranito, poi ghigna “Anche se a volte non sembra sono umano. Avevo fame” l’effetto scenico viene rovinato da un colpo di tosse a tradimento, salva il caffè per un pelo e lo appoggia sul tavolo.

“Si, ok. Adesso fammi il favore di andare a sdraiarti. Ci penso io al caffè, pulisco io qui. Tu vai a stenderti per piacere” ringhio fra i denti “Sto benissimo” sibila di rimando “Si, come uno che gira in maglione quando fuori ci saranno si e no 45°!” lo sento borbottare qualcosa di molto simile a un “femmina isterica” che gli farò pagare più tardi e aspetto di sentirlo sdraiarsi. Do una sciacquata al lavandino, prendo le tazze di caffè e le porto con me.

Quando entro lo trovo già quasi addormentato, il maglione buttato su una sedia e il lenzuolo tirato su fino al collo, appena mi vede entrare fa una smorfia ma non si scompone più di tanto.

“Mi sembrava di averti detto che me la sarei cavata da solo” sibila lanciandomi un’occhiataccia, ma mi sembra più abituato alla mia presenza rispetto a ieri. È strano riferirsi a lui come ad un animale selvatico.

Appoggio una tazza sul comodino e gli passo la sua “Come mai ne hai fatte due?” gli chiedo “Tieni qualche amico invisibile qua dentro?” “No, razza di rompiscatole formato famiglia, è che sapevo che saresti arrivata a rompermi l’anima” lo fisso con la mandibola alle ginocchia “Hai fatto il caffè anche per me?” tossisce “Credevo fosse buona creanza” borbotta tirandosi il lenzuolo fin sotto al naso e alzando un sopracciglio. Continua ad evitare il mio sguardo.

Ma guarda, quando vuole è quasi civile.

“Grazie”

Sbuffa.

“Hai freddo?” “No” risponde secco, stringendosi addosso il lenzuolo e quel poco calore che un simile pezzo di stoffa riesce a dargli. Ora è il mio turno di sbuffare “Sei poco credibile” mugugno alzandomi. Apro di nuovo la cassettiera e cerco una coperta, un qualsiasi cosa che possa servire a tenerlo al caldo, ma non trovo niente.

“Non ne ho, di coperte” la sua voce mi arriva quasi soffocata dal lenzuolo “Non ho mai sofferto il freddo più di tanto. Soprattutto qui ad Atene… è il caldo che mi stende” “Hai scelto la città giusta” “Io non ho scelto nulla” ribatte rabbioso. Già. “Hai ragione” gli dico mentre mi siedo sul letto e gli passo il maglione, lo osservo mentre se lo infila e si rifugia di nuovo sotto il lenzuolo con le sopracciglia così corrugate da sembrare una sola.

“E meno male che stavi bene” biascico mentre mi sposto sulla sedia. “Forse. Sicuramente meglio” mi fissa, poi distoglie lo sguardo. Ora che ho imparato a comprenderlo un minimo so che a modo suo mi ha ringraziato.

“Posso controllarti il fianco?” sposta il braccio destro e mi lascia campo libero. Mi stupisco nel vedere con quanta libertà muova la spalla che gli ho rimesso in sesto solo ieri sera, anche se non è stato un movimento perfettamente fluido.

Inizio a sciogliere le bende e tolgo il tampone insanguinato, verso un po’ di vero disinfettante su un tampone nuovo e gli pulisco di nuovo la ferita, come al solito non muove un muscolo.

“Come mai hai chiamato Aphrodite quando sei arrivata? Credevi di essere alla dodicesima casa?” mi chiede a bruciapelo, una punta di sarcasmo nella voce. Resto col tampone in mano a mezz’aria “Avevo sentito odore di caffè e credevo fosse lui in cucina. Invece eri tu.” Premo un altro tampone pulito sulla ferita e borbotto uno “scusami” quando lo vedo digrignare i denti. Non si scompone. “Mi spieghi come ti è venuto in mente di alzarti con questo buco addosso e la febbre? Giorno dopo giorno mi dimostri sempre più di essere un cretino patentato” “Nessuno ti obbliga a girarmi intorno se la pensi così” stringo le bende intorno al suo fianco e gli risistemo maglietta e maglione “La tua salute mi obbliga a girarti intorno” sibilo “E comunque non è che il tuo carattere inviti la gente a girarti intorno” “Lo so” risponde fissando la parete. Maledetta la mia boccaccia.

“Scusami. Di nuovo”

“E di che? È vero” fa spallucce “Ma non è che ci tenga. Non mi piace troppa gente che mi gira intorno. Mi da fastidio” “Anch’io ti do fastidio?”

Mi è scappato di bocca prima che potessi evitarlo, mi fissa perplesso “Tu?” ci pensa “Secondo te avrei permesso a qualcuno che mi infastidisce di entrare e uscire liberamente da qui, di toccarmi, di litigare…e avrei fatto il caffè a una persona che mi da fastidio?” scuote la testa “Non mi dai fastidio. Credo. Per ora”

Non ci sono specchi, ma ho come l’impressione di essere diventata color porpora. Meno male che non mi guarda. Ha chiuso gli occhi e sta cercando di rilassarsi, d’istinto gli passo una mano nei capelli praticamente bianchi. Spalanca gli occhi, mi fissa per qualche secondo e poi decide che non gli dispiace e li richiude.

“Scusami, ti do noia?” gli chiedo ritirando la mano. “Mi stai chiedendo scusa troppe volte, ti hanno fatto il lavaggio del cervello?” di nuovo la voce tagliente che gli appartiene. Prende al volo la mia mano prima che la ritiri del tutto “Non mi dispiaceva, magari riesco a dormire un po’” sorrido mentre gli passo di nuovo la mano nei capelli.

“Ma non avevi fame?” gli chiedo, ricordandomi perché si era alzato quella mattina “Si che ho fame” mugugna “Ma mentre iniziavo a cucinare tu sei arrivata e mi hai spedito a letto” “Tu sai cucinare?” “Cos’è questo tono incredulo?” mi guarda offeso “Non ricevo tutti questi inviti a pranzo e a cena da non dover imparare a cucinare. Lo hai detto anche tu prima che la gente preferisce evitare di avermi intorno. E cucino piuttosto bene.” Aggiunge piccato, sfoderando un sorriso sghembo che non gli vedevo fare da un po’.

“Ok allora, vado a prepararti qualcosa” ritiro la mano e faccio per alzarmi, ma di nuovo mi ferma al volo e riporta la mia mano sui suoi capelli “Aspetta…resteresti qui finchè non mi addormento? Poi puoi fare quello che vuoi, fare come se fosti a casa tua, divertirti in cucina e tutto quello che ti pare. Però per favore…” lascia che le parole muoiano seppellite dal lenzuolo “Tutto bene?” gli chiedo, vedendolo così fuori dal suo modo di fare abituale “Dormo male” butta li come se nulla fosse. Fa l’indifferente, ma si rilassa un po’ quando ricomincio ad accarezzargli i capelli “Se me lo chiedi così gentilmente… ma appena ti svegli ti lavi la testa, sei ancora sporco di sangue” “Sissignora” mormora affondando nel cuscino.

 

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ok, questo capitolo è quasi imbarazzante. ditemi pure se vi è venuto il diabete

Sagitta72: via via credo che tutto diventerà sempre più chiaro. credo. a dirti la verità non è che abbia ancora chiarissimo quello che succederà. si vedrà! :)

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ironia della sorte, la coperta che ho arraffato dalla mia stanza è nera. Manco a farlo a posta. La sistemo su un DeathMask ancora addormentato e comincio a farmi un giro del tempio…mi ha detto di fare come se fossi a casa mia, figuratevi se mi perdo l’occasione.

La sua stanza è quanto di più impersonale abbia mai visto, forse l’unica cosa un po’ più particolare sono le lenzuola nere. Non che da lui me le aspettassi rosa.

La cucina… la cucina idem. Tutto in ordine, tutto pulito, non c’è una cosa fuori posto. Ma è talmente asettica… ed è così per tutta la casa. Su una mensola ho trovato una cornice per una fotografia, ma quando l’ho girata speranzosa di trovare qualcosa mi sono ritrovata a fissare un vetro trasparente. Senza niente dentro.

Allucinante.

Non c’è niente che indichi la sua presenza in tutta la casa, è come se avesse deciso di non lasciare tracce, come se non volesse far capire con chi si ha a che fare… e chi lo capisce in effetti? Ieri minaccia di farmi fuori, oggi mi chiede di accarezzargli i capelli finchè non si addormenta. O è schizofrenico lui o ho bisogno di tempo per capirlo io.

O forse sono tutte e due.

La cornice vuota mi inquieta, la giro di nuovo verso il muro.

“Oh, quella” sento la sua voce alle mie spalle. Mi volto per vederlo in piedi, appoggiato allo stipite della porta, con su il suo maglione e la mia coperta nera buttata sulle spalle. Se non fosse che solo a vederlo mi fa venire caldo potrebbe sembrarmi un batman raffreddato.

“Era li quando sono arrivato, giustamente il vecchio proprietario si è portato via la foto che conteneva ed è rimasta vuota” aggiunge avvicinandosi e rigirandosi la cornice fra le mani. “E non ci potevi mettere qualcosa tu dentro? È così triste una cornice vuota!” “E cosa vorresti che ci metta?” risponde voltandosi verso di me, incredulo “Temo di non avere così tante conoscenze. E comunque non ho nemmeno una fotografia” rimette la cornice sulla mensola in fretta, come se scottasse.

“Hai dormito bene?” elude la domanda alzando le spalle. Non ha dormito bene, chi dorme bene non ha quelle occhiaie.

“Non ti do più fastidio? È un po’ che non mi dici di andarmene” mi fissa e sbuffa fissando il soffitto “Cosa credi che possa farci ormai?” risponde “Allora in qualche modo ho sconfitto il grande cavaliere d’oro del cancro!” gli dico indicandolo cercando di non ridere. Mi fissa, punto sul vivo.

“Ascoltami bene ragazzina! Posso sempre sbatterti fuori quando voglio!” “Si, ok scusami. Che ne dici se tu vai a farti una doccia mentre io cucino qualcosa?”

Se c’è una cosa che ho imparato è questa: mai ferire l’orgoglio di DeathMask. Potrebbe essere l’ultima cosa che faccio.

Mi scompiglia i capelli con una mano mentre si dirige borbottando verso il bagno, e resto a fissargli la schiena come se mi fosse passata dentro una scarica da 400 volt. Cinque o sei volte di fila.

 

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Una cosa: nel mio cervello Shaina gira libera e felice e senza maschera, è per questo che spesso faccio riferimento alle smorfie. Prendetela per buona.


Sakura: lo so, scusami... è che devo approfittare del poco tempo che ho quando ce l'ho, quindi vado come le fucilate... peto veniam se effettivamente vi ritrovate con una caterva di roba da leggere sul groppone! Comunque si, Shaina e DM sono una coppia piuttosto assurda ma mi piacciono per quello, e DM a tutti gli effetti pare non dispiacersi di avere una ragazza che vaga per casa sua (anche perchè io sennò cosa scrivo?). Cosa farebbe Amos se fosse nei paraggi? :D

Sagitta72: ti ringrazio tantissimo, io temevo che avrebbe avuto l'effetto di un kg di zucchero in una botte di succo di fragola!

Farrahlennington: si, forse Shaina è un po' troppo apertamente ostile, ma personalmente l'ho sempre vista così...anche un DM che non la incenerisce subito fa riflettere sullo stato delle mie terminazioni nervose in effetti :D

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Dimmi una cosa” mi passa i piatti asciutti e mi guarda, aspettando la domanda “Com’è che questa casa è così poco tua?” “In che senso?” “Nel senso” rispondo infilando l’ultimo bicchiere nella credenza “Che se non fosse che non c’è un filo di polvere sembrerebbe disabitata. È impersonale, l’unica cosa che ti ricorda sono le lenzuola nere. È come se tu non vivessi qui” “E’ per questo che odio la gente intorno, perché comincia a fare domande troppo difficili” mugugna raggiungendo una sedia e crollandoci sopra, mi siedo davanti a lui dall’altro lato del tavolo. “Nessuno ti obbliga a rispondere se non ti va di farlo” “Si, così tu mi romperesti le scatole finchè non ti sembrerebbe di aver avuto una risposta soddisfacente” appoggia il mento su una mano e fissa il tavolo, inizia a disegnare cerchietti col dito sulla superficie di legno.

“Che vuoi che ti dica? È lo stesso discorso della fotografia” quando lo guardo stranita fa un gesto d’impazienza e riprende “Cosa vuoi che mi metta in casa? Fotografie? Non ne ho. E di chi poi? Souvenir dei bei posti dove sono andato a staccare la testa a qualcuno? Prima mi portavo a casa la testa direttamente, ma poi qualcuno mi ha fatto notare come fosse di dubbio gusto estetico.” Sbuffa indispettito, non so come faccio a non ridere. Poi però lo vedo diventare mortalmente serio, fissa un qualcosa di non meglio definibile sul muro alla sua destra “E a volte ho come l’impressione che non ci sia niente che valga effettivamente la pena di portarmi qui dentro. Vivo per ammazzare la gente e non farò finta che mi dispiaccia particolarmente, non mi ci vedrei mai come impiegato alle poste. Cosa credi che potrei portare qui?” indica la porta che da sul corridoio “Non ho poi dei ricordi così belli da volerli rivivere ogni volta che faccio quattro passi per la casa.”

La prima cosa che registro è un’assurdità fatta e finita: DeathMask mi sta parlando di sé. A me. Signori, domani nevicherà.

La seconda cosa che registro è che quest’uomo…questo ragazzo, forse non è così cattivo come sembra. Oddio, non che abbia intorno questo alone benefico, anzi. Mi ha fatto chiaramente capire che non gli dispiace un fico secco se per portare a casa una missione compiuta ci va di mezzo qualcuno. Tutt’altro.

Però questa casa vuota, e quello che dice…anzi, come lo dice… sembra così triste.

“Beh? Hai ingoiato le corde vocali?” la sua voce sarcastica mi strappa dalle mie elucubrazioni monosoggetto. Sempre lui. Forse è per questo che invece di rispondergli a tono gli dico solamente “Scusami”

Mi guarda sempre più perplesso. Se lui è un enigma anch’io non devo essere da meno.

“E di cosa, perdonami?”

“Non avrei dovuto chiedertelo”

Stringe le labbra tenendo sempre il mento appoggiato sulla mano, si volta a fissare di nuovo il muro “Ormai l’hai fatto. E la cosa che mi da da pensare è che ti ho pure risposto” commenta come se non parlasse con me ma con se stesso.

Si chiude in un mutismo quasi assoluto, ne approfitto per studiarlo un po’.

È un tipo interessante, questo devo ammetterlo, in tutti i sensi. Esteticamente in primis, anche con i capelli grigi e quegli occhi rossi. Anzi, forse soprattutto per via dei suoi occhi rossi, sembra che abbia la possibilità di leggerti dentro. Se gli interessa. Il che non è necessariamente scontato.

È aggressivo. Molto. Anche troppo. Ma a volte pare lo faccia solo per autodifesa… da cosa poi? Vallo a capire. A volte invece sembra che ci prenda gusto e sia cattivo per divertimento.

Casa sua è una specie di museo dell’inesistenza. Non c’è nulla che ricordi la sua presenza. Niente.

E poi..

E poi, lui non ha nome. DeathMask è un soprannome, ma per noi lui non ha un nome. E questo fatto unito a questa casa così strana mi mette i brividi. È come se non volesse lasciare impronte, come se volesse evitare accuratamente ogni prova del suo passaggio. “Non lo so, sai?” mi scappa detto “E’ che mi dai un’impressione strana. È come se volessi dimostrare di non esistere”

I suoi occhi sono di nuovo fessure pericolose.

“Non è un tuo problema”

Incasso il colpo e mi stringo nelle spalle, ha ricominciato di nuovo a fissare il muro come se potesse forarlo con quei fanali di occhi che si ritrova.

“Come ti chiami?”

“DeathMask”

“No, come ti chiami sul serio” tira su la testa e mi guarda dall’alto in basso. Sa far paura quando vuole farlo.

“Non sono fatti tuoi” sibila “Perché ti interessa?” “Perché non mi piace chiamarti DeathMask” “Chiamami come ti pare”

Prendo fiato cosciente che quello che sto per dire mi potrebbe costare un viaggio di sola andata all’altro mondo.

“Stupido granchio. Ti piace di più?” mi perfora la testa “Temo di no” ringhia, poi la cattiveria nel suo sguardo si addolcisce un po’.

“Mi chiamo Angelo” “E’ un bel nome” rispondo sorpresa di essere riuscita a scoprirlo dopo così poco tempo “Già. Soprattutto è azzeccato” risponde acido senza staccare la testa dalla mano, ormai pare una statua di se stesso. Tossisce prima di tornare a guardarmi di nuovo dopo un buon quarto d’ora che si rifiutava di farlo. Forse il quarto d’ora più pericoloso della mia vita. Sorrido.

“A me non dispiace. Non ti sta poi così male” “Ti prego” risponde con una smorfia “Mi sta bene quanto potrebbero starmi bene un paio di tacchi del 12”

Forse è una mia impressione, ma mi sembra che la sua cattiveria integrale si stia un po’ sgretolando. O forse è la febbre. Quasi sicuramente è la febbre.

“Ti spiace se mi sdraio un po’? Non mi sento troppo bene” dice. La sua voce ha ripreso un po’ del suo filo. Peggio di un rasoio. “Lo dici come se fosse colpa mia” “Non ho mai detto questo. Mi fai compagnia?” si volta verso di me mentre si dirige alla porta. Ghigno “Hai bisogno di una mano per addormentarti?” gli chiedo alzandomi.

“No. Avrei bisogno di una mano per riuscire a dormire decentemente, ma temo che i sonniferi qui non siano ammessi” “Lieta di farti l’effetto di uno psicofarmaco” ringhio.

Forse è una mia impressione, di nuovo. Però forse, e dico forse, ha sorriso.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ho appena scoperto una cosa allucinante: DeathMas…Angelo usa gli occhiali per leggere, e a volte si addormenta senza accorgersi di averli ancora sul naso. Mi metterei a ridere se non avessi paura di svegliarlo, e lo sveglierei se non avessi paura di un volo in qualche altra dimensione sicuramente non piacevole.

Ergo, invece di ridere mi limito a sfilargli gli occhiali ed appoggiarli sul comodino, poi faccio lo stesso col libro, ci infilo dentro il mio nastro per non perdergli il segno.

DeathMask del Cancro con gli occhiali è uno spettacolo da non perdere, ma DeathMask del Cancro che si addormenta con gli occhiali storti sul naso e il libro in mano è ancora più raro. Aggiungerei anche tenero se non avessi paura di farmi venire il diabete da sola. Tiro su la coperta che questo scalmanato ha annodato fino a ridurla ad una palla e faccio per alzarmi, ma mi blocca con un braccio e mi costringe a rimettermi seduta. “Dove vai? Non puoi farmi da psicofarmaco se ti allontani” Non lo capirò mai.

“Non eri tu il misantropo della situazione?” si stringe nelle spalle “Eri sveglio?” “Mi sono svegliato quando mi hai sfilato gli occhiali. E prima che tu dica qualsiasi cosa, per me è normale. Sono abituato al sonno leggero, quindi non è colpa tua”

Sgrano gli occhi.

“Dimmi un po’, ti hanno drogato?” Apre un occhio e mi guarda “Perché?” “Tu che dici a me che non è colpa mia. Cioè. Tu che sei gentile con me.”

“Se ti da così fastidio posso sempre tornare in modalità isterico-assassina” “No grazie. Non ho detto questo” fa spallucce “Non farti problemi che non esistono” Si stropiccia gli occhi con le mani chiuse a pugno. Ho la visione momentanea di un gatto assonnato che fa le pulizie mattutine.

Figuriamoci.

Accantono il gatto.

“Come stai?” “Sdraiato” “Stupido” cadiamo in un silenzio rilassato, lo sento respirare con regolarità. Anche se mi da la schiena so che ha gli occhi aperti.

“Posso chiamarti Angelo?” sbuffa “Fa come vuoi, basta che non esca di qui” “Ok Angelo, sarà fatto” si puntella su un gomito e mi ringhia contro “Il fatto che tu possa chiamarmi in quel modo non significa che tu debba usare quell’accozzo di lettere ad ogni occasione” sono tentata di mostrargli la lingua “Mi piace il tuo nome, ora che lo so fammelo usare un po’” si volta di nuovo borbottando qualcosa di molto simile a un “accidenti a me e a quando te l’ho detto”. Lascio correre.

“Senti un po’, Angelo” sorrido soddisfatta quando lo sento ringhiare di nuovo “Dove si è cacciato Aphrodite?” smette subito di ringhiare e si stringe nelle spalle “Che vuoi che ne sappia?” “Come non lo sai, mi sbaglio o fino a poco tempo fa era sempre qui?” “A-ha” risponde visibilmente annoiato. O per lo meno è quello che vuole far passare “E ora non vi vedete più?” “A te cosa sembra?”

Mi siedo più vicina a lui.

“Che hai combinato?” mi guarda da sopra la spalla “Perché devo aver per forza combinato qualcosa io?” “Perché mi viene istintivo pensarlo” butta fuori l’aria senza cambiare espressione e ricomincia a trapassare il muro con gli occhi. Se mai avrò bisogno di appendere un quadro me lo porterò a casa per farmi aiutare a piantare il chiodo. “E’ successo qualcosa?” “Dio, come sei insistente!” sbotta stropicciandosi di nuovo gli occhi. Niente gatto a questo giro, la sua espressione rabbiosa lo fa sembrare piuttosto un… un DeathMask incarognito, ecco cosa. “Se fai così vuol dire che è successo qualcosa”

Non posso credere di comportarmi così con lui, uno dei cavalieri più temuti del santuario. Però mi ispira fiducia. Anche se il suo lato psicopatico tende ad atterrirmi.

Mi guarda di nuovo di sottecchi al di sopra della spalla “Shaina, sarebbe stato meglio se tu fossi nata muta” biascica “Te l’avrei scritto in un biglietto” “Ok. Muta e senza mani. E possibilmente analfabeta.” “Me ne assicurerò nella prossima vita” “E io mi assicurerò di non conoscerti” borbotta esasperato trapanando il soffitto con lo sguardo.

Sono tentata di mettere su un broncio plateale, ma evito.

“Avete litigato?” ghigna “Litigato è un eufemismo” si passa una mano sul taglio sotto l’occhio “Vedi questo? È un suo souvenir” “Ma dai” resto perplessa a guardarlo, ma continua a darmi la schiena. Ho l’impressione che non sorrida più “Non sto scherzando” aggiunge.

“Che è successo?” si stringe nelle spalle e si trasforma di nuovo in una statua. Una statua muta. Per parlarci devo continuamente tirargli fuori le parole con le pinze. Gli passo una mano sul taglio sovrappensiero e lui la prende al volo trascinandomi contro la sua schiena. Divento bordeaux prima di riuscire a capire cosa cavolo sia successo. Si porta il mio braccio al petto continuando a cercare di sfondare il muro a occhiate.

“Spero che tu capisca che per me non è facile raccontarti tutte queste cose” “Lo so” annuisco “Di solito sei comunicativo come una radio rotta” “Paragone interessante” risponde alzando un sopracciglio, decido di turarmi la bocca con la calce viva al prossimo giro. Mi puntello sul gomito e mi ritrovo quasi ad abbracciarlo involontariamente. Non fa una piega. “Spero tu non l’abbia fatto fuori” sono sinceramente preoccupata. Sorride beffardo “Figurati, non gli ho torto un capello. Nello stato in cui ero era gia tanto se riuscivo a stare in piedi” Lo rivedo nelle condizioni in cui l’ho trovato due giorni fa. Mi si stringe lo stomaco. Annuisco e aspetto che vada avanti.

“Si era preoccupato e aveva deciso di venire ad aspettami qui, è raro che ci metta più di un giorno per una missione. Però le avevo prese… e lo sai che le avevo prese.” “Si, penso di averci fatto caso” “Ecco” si sistema più comodamente “Credo di non aver mai preso tante botte come qualche giorno fa, roba da rimanerci. A parte quando l’uomo di bronzo vestito da coccodrillo non mi ci ha fatto rimanere sul serio. E poi quando sono morto di nuovo perché mi ha fatto fuori Mu. E quando sono morto di nuovo essendo già morto buttando giù il muro del pianto.” “Seh” gli dico passandogli una mano nei capelli “Ho come l’idea che tu stia divagando” “Arguta” sorride divertito.

“Insomma?” si volta a guardarmi come se mi dicesse “devo proprio?”. Mi stringo nelle spalle. Sbuffa.

“Insomma ritorno a casa più di la che di qua, per la quarta volta in 24 anni di vita e Aphrodite mi corre incontro per darmi un mano, mi trascina qui dentro in pratica, figurati se riuscivo a reggermi in piedi. Ma quando ha iniziato a dirmi che era preoccupato, che la prossima volta avrei dovuto dirgli di venire con me, che se avevo bisogno d’aiuto lui ci sarebbe stato… la mia testa è andata in tilt e l’ho mandato a quel paese.” Stringe la mia mano.

“E come mai?” “Non lo so” scuote la testa “O meglio, lo so. Però è un discorso che… non voglio che mi si affezioni troppo. Non so se lo faccio per salvare lui o me… lo sai che sono un disastro nelle relazioni umane. Lui finirebbe per perdere i capelli, e io per farmi prendere un esaurimento nervoso”

La sua schiena sembra una tavola di legno da quanto si è irrigidito.

“Mi ha guardato come se mi volesse ammazzare, poi mi ha mollato un pugno. Con l’armatura addosso” si tocca di nuovo il taglio “E io mi sono guadagnato un ricordino nuovo e l’odio sincero e imperituro di quello che forse è l’unico amico che abbia mai avuto”

Continuo a passargli una mano nei capelli incerta se abbracciarlo sul serio o dargli del cretino, ma scelgo di non fare nessuna delle due cose “Devi andare a parlarci” “E’ un ordine?” chiede con le sopracciglia all’attaccatura dei capelli “No, è un consiglio” fa spallucce di nuovo “Appena mi riprenderò lo farò” “Ne sono sicura, dovessi trascinarti alla dodicesima casa per un braccio” “Avresti solo da azzardarti” ringhia fra i denti. Ho paura che mi azzanni il braccio se lo faccio arrabbiare ancora.

“Non sto scherzando, devi parlarci. Non puoi perdere l’amicizia di Aphrodite in questo modo” “Lo so, lo so! Ci parlerò, lo so che ci devo parlare! Avevo già deciso di farlo. Dammi un po’ di tempo. Piaga.”

Piaga non me l’aveva mai detto nessuno, un nuovo insulto da aggiungere alla collezione. Porta pazienza Shaina, il bambinone non si sente bene.

Però…mi viene da ridere.

“Che hai da ridere?” mi aggredisce voltandosi verso di me “Aphrodite senza capelli. Dopo aver visto te che dormi sepolto fra occhiali e libro mi mancherebbe altro che quella”

Sbuffa con aria di sufficienza.

---

Ebbene si, soffro d'insonnia. Da una vita. Vabbè.

 

Gufo_Tave: no, le melensaggini no, non ce la farei. C'è già il Natale incombente che mi preoccupa senza aver bisogno di metterci del mio! Detto ciò ,il fatto di avere un numero pari a 5 di psicologhe in famiglia forse ha influenzato la mia scrittura. Temo.

Sagitta: Sapessi io! Ogni capitolo è una scoperta! Non so mai che scrivere al rigo dopo! :D

Sakura: Ho fatto una fatica impressionante per riuscire a fargli dire qualcosa di un po' più confidenziale. O è l'umido che mi ha annebbiato il cervello o i personaggi si stanno rivoltando contro di me. Ma anche nel secondo caso la cosa sarebbe da imputare a una densa nebbia nella mia scatola cranica! Grazie comune, sono contenta che ti piaccia ^^

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Niente odore di caffè stamattina, entro nella quarta casa e mi sembra più disabitata del solito. Dovrò regalargli un poster.

Si, e di cosa?

Lasciamo perdere.

Mi affaccio per controllare che non gli sia preso il pazzo e sia corso ad allenarsi e lo trovo ancora addormentato, forse a questo giro riuscirà a dormire meglio… sarà il caso che gli prepari la colazione prima che decida di pensarci da solo, più se ne sta fermo meglio è.

Metto i piatti puliti della cena di ieri sera al loro posto e carico la caffettiera, la piazzo sul fornello. Siamo due italiani qui, dopo un po’ il caffè greco tende a sfinirti.

Anche se personalmente cerco di evitare di berlo ogni volta che ci riesco.

Mentre aspetto che il caffè esca decido di andare alla ricerca del mio nastro, visto che non è più nel libro, ma non lo trovo.

Sparito.

Glielo chiederò quando si sveglia.

“Non di nuovo”

Eh?

“Ho fatto qualcosa?” gli chiedo affacciandomi alla porta della sua stanza. Lo trovo a sedere con una mano sul viso che mi fissa con tanto d’occhi.

“Che ci fai qui?”

Mi stringo nelle spalle. “Il caffè”. Annuisce con una splendida espressione da orata lessa. Scappo a preparare il caffè prima di dover pulire da capo tutta la cucina, ma quando torno da lui con due tazze in mano è ancora seduto con la stessa mano sul viso “Stai bene?” “A-ha” gli passo la tazza sotto il naso e ci mette dieci secondi buoni prima di connettere e prenderla, la circonda con le mani e la usa per scaldarsele, la fissa.

Sorrido “Brutto sogno?” Si volta per guardarmi “Come?” “Angelo, stai bene?”

Non registra il fatto che l’abbia chiamato Angelo. Forse non registra nemmeno la domanda. Prende un sorso di caffè e tira su aria. “No, in realtà no. È sempre il solito sogno. Dovrei esserci abituato.” Se fosse una persona normale continuerebbe il discorso, ma mi lascia a rodermi nella curiosità. Che non sia normale non questa gran novità. Finisce il caffè e appoggia la tazza.

“Grazie per il caffè. Era buono.” Si volta e si sdraia di nuovo.

Lo fisso con gli occhi che mi scappano dalla testa.

“Senti me, non sei tu vero? Ti hanno sostituito stanotte con un alieno. È arrivato Saga, l’hai fatto imbufalire e ti ha fatto il lavaggio del cervello. Hai sbattuto la testa in una colonna. Ti ho messo qualcosa di strano nella cena senza accorgermene e questi sono i postumi. Hai…” “Shaina!” Ops.

L’ho fatto arrabbiare di nuovo. Forse. Se fosse una donna non voglio sapere in che stato sarebbe durante quella simpatica settimana di dissanguamento.

“Che hai?” “Non ho niente” mugugna “Sul serio. Lasciami stare” “Ok…fammi controllare il tampone e poi ti lascio in pace” annuisce alzando il braccio e liberando il fianco.

Gli sciolgo le bende con calma, e sto per togliere il tampone quando mi dice “Non è divertente morire sai?” resto con la mano a mezz’aria fra il nulla e la sua pelle “Scusami?” Immagazzina aria a disagio “Ho 24 anni. Sono già morto due volte. Se contiamo la giratina di qualche minuto all’inferno tre. E sempre nello stesso modo” parla con gli occhi chiusi.

Questo non è il DeathMask che conosco. O meglio: questo non è DeathMask, questo è Angelo. L’essere umano dietro la cattiveria di facciata. Un po’ da da pensare.

“Un grosso buco nero. E per due volte ci sono finito dentro da vivo e quando sono arrivato in fondo ero…so un accidente cos’ero. Ma chissà poi perché te lo sto raccontando” Lo ascolto in silenzio senza il coraggio di intervenire, quando apre gli occhi ha disegnato sul viso un sorriso fragile.

Sicuramente gli alieni l’hanno sostituito stanotte.

“E lo sogno sempre. Spesso. Quasi sempre. Si insomma, ci siamo capiti. Stanotte si.” Riacquisto capacità di movimento e gli pulisco la ferita, sta migliorando visibilmente. “E’ per questo che dormi male?” “Diciamo che contribuisce” annuisce, poi gli viene da ridere.

“Mi spieghi che accidenti c’è di così divertente?” “Il fatto che te lo stia raccontando. Non è solo divertente, è paradossale”

“Smettila”

Mi fissa senza capire.

“Non c’è niente da ridere, è un sogno terrificante. Mi fa venire i brividi, e figurati che non sono nemmeno io a farlo.” Stringo le labbra, mi viene quasi da piangere dalla rabbia. “Tu…tu fingi sempre che non te ne freghi nulla di niente, che tutto ti passi addosso senza che ti cambi qualcosa. Sei un attore coi controfiocchi. Però non è vero…io fino a qualche giorno fa credevo tu avessi la profondità di un cucchiaino, ma non è così. Mi fai così rabbia!” finisco di infiocchettargli il fianco e resto ferma accanto a lui aspettando che mi stacchi la testa con un morso. DeathMask lo farebbe. Angelo forse no.

Quando alzo la testa mi ritrovo due occhi rossi che mi fissano stupiti, credo sia la prima volta che mi guarda così. “Perché ti preoccupi tanto?”

Touchè.

“Lascia perdere”

“E sia”

Si sdraia sulla pancia senza smettere di fissarmi, è come se si aspettasse che dal mio cervello parta un’esplosione nucleare da un momento all’altro. Al momento sarebbe possibile in effetti.

“Sei il primo essere umano con cui riesco a parlare di queste cose. Non so quanto ti faccia piacere, ma mi pareva giusto dirtelo.”

Gli occhi mi diventano due padelle. Ma dimmi te che mattinata strana, non so se essere felice o riempirlo di gomitate nelle gengive. Ora quella con l’espressione da orata lessa sono io.

Ghigna.

“Scantati genio, illuminami su come ricominciare a comunicare con Aphrodite prima che scenda giù e finisca di ammazzarmi”

Si siede e lo vedo. Ecco dov’è era il mio nastro, lo porta legato al polso.

---

Domani è Natale. Sono già terrorizzata. Se non aggiorno più sappiate che sono scappata in Alaska a vivere in mezzo ai lupi.

 

Sakura: Aphrodite non può farlo fuori, altrimenti mi mancherebbe il protagonista della storia! :D E comunque sia lui che Manigoldo nel manga non fanno altro che morire, quindi cercherò di evitarlo.

Sagitta: Quando si vive da soli vedendo un essere umano una volta ogni morte di papa credo che i libri siano un buon diversivo. Non so, io vedo bene DM  a leggere qualcosa di Irvine Welsh... tu che ne dici? Per il resto... Aphrodite è un po' isterico, o per lo meno me lo immagino tale. Comunque mi hai dato un'idea per andare avanti con la storia, mi ero impantanata, non finirò mai di ringraziarti :D

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Sono in modalità Nerorgasmo oggi, probabilmente causa natale. Ed oggi i miei capelli sono pure più verticali del solito, anche se di solito non scherzano. Chissà se la cosa inciderà, magari ricevo meglio. Come le radio.

 

---

E' stato ad ascoltarmi per venti minuti buoni mentre gli spiegavo che non era il caso di andare a giocare a fare lo strafottente in casa di Aphrodite perchè A) nelle condizioni in cui è lo attaccherebbe al muro. B) non è il modo migliore di recuperare un'amicizia. Quando gli ho detto "Non fare il cretino" mi ha guardato ed ha risposto "Lo dici come se fosse possibile". Ghignando.

E' una battaglia persa.

Poi l'ho aspettato io per venti minuti buoni dopo essersi deciso ad andare verso il dodicesimo tempio del santuario, indecisa se preparare qualche chilo di bende o no. Non si sa mai, anche Aphrodite ogni tanto ha i suoi quarti d'ora.

L'ho visto tornare più perplesso e meno pesto di quanto credessi, è crollato sul divano e quando gli ho chiesto com'era andata mi ha risposto "E' andata"

L'uomo del mistero.

"Che vuol dire è andata?" si stringe nelle spalle e scuote la testa "Mi ha smontato completamente. Mi ero preparato tutto il discorso, sapevo cosa dire, come dirlo e cosa fare. Avevo anche deciso di darti retta e di non fare il cretino, come dici tu" alzo un sopracciglio "E invece quando sono entrato si è messo a ridere e mi ha chiesto...no vabè. Mi ha detto che la mattina dopo la litigata era sceso fin qui per vedere come stavo ma poi si è accorto che c'eri tu e quindi è tornato a casa sua perchè...perchè niente. Quindi è tornato a casa sua."

Si.

Certo.

...Come?

"Angelo, posso dirti una cosa?" ringhia a canini scoperti "Cosa?" ho come l'impressione che non ami il suo nome di battesimo.

"Non ci ho capito niente"

Sbuffa stringendosi nelle spalle "Non è un mio problema" "Dio, ma quanto sei infantile!" Gli scoppio a ridere in faccia mentre mi siedo sul divano accanto a lui. Mi fulmina.

"Avete parlato comunque?" Cerco di recuperare un certo contegno "Voglio dire...pace fatta?" "A-ha" mi guarda di sottecchi come se si aspettasse qualche altra domanda poco gradita. Cosa dovrei chiedergli?

Continua a guardarmi sospettoso, gli scoppio a ridere in faccia di nuovo "Cos'hai da guardarmi così?" "E tu che hai da ridere?" borbotta.

Vediamo la scena dall'esterno. Sono seduta sul divano di casa di DeathMask, Angelo per gli amici. Per quei pochi che sanno come si chiama, insomma. Sto ridendo delle sue smorfie incomprensibili e lui si sta inalberando notevolmente. E più si inalbera più mi viene da ridere.

Il problema sta in questo: sono a sedere sul divano di uno dei più temuti assassini del santuario, che per quanto ne so non si è mai fatto problemi a far fuori anche gente che con le sue battaglie non c'entrava niente e si è guadagnato sul campo il soprannome DeathMask.

Però sono anche a sedere sul divano di un ragazzo di nome Angelo che è molto più...umano...di quanto non traspaia di solito, che a volte è terribilmente infantile e testardo ed altre inaspettatamente fragile.

Quando si dice la lunaticità fatta persona.

Riassumendo sono sul divano di un assassino senza scrupoli, umano, incomprensibile, fragile, terrificante,esteticamente e non solo interessante, con una potenza fuori dagli schemi, cattivo oltre ogni dire, a volte inspiegabilmente tenero.

Dopo questa sfilza di aggettivi posso assumere di capirci ancora di meno, ma non me ne farò un problema.

"Devo andare da Aphrodite per farmi spiegare qualcosa in modo comprensibile?" gli chiedo incrociando le braccia "No!"lo fisso con gli occhi spalancati,si è voltato verso di me ad una velocità incredibile e mi ha preso i polsi. Mi fissa mentre guardo il mio nastro appena sotto la sua mano destra.Se ne accorge.

"Scusami, questo è tuo... te lo rendo se vuoi" dice iniziando a scioglere il nodo. Lo fermo "No, mi va bene se lo tieni tu" "Ah...si, ok" stringe di nuovo il laccio al polso.

"Volevo dire...non importa andare da Aphrodite, provo a spiegarti meglio io" annuisco "Si è accorto che non ero solo ed ha deciso che poteva andare bene così." "Ma poteva almeno passare a salutarti!" mi guarda male "Non complicarmi la vita, sto cercando di rielaborare"

"Te l'ho già detto che oggi sei strano?" "Quando mai?" ghigna.

"E quindi non è entrato perchè non eri solo?" "A-ha, mettila giù così" "Guarda che torna poco come discorso"  mi guarda esasperato "Accontentati" sibila. Faccio una smorfia."Senti, non è per essere particolarmente antipatica con un convalescente come te, ma non sei convincente. Per niente"

Mi sto divertendo a punzecchiarlo.

Io.

Mi sto divertendo a punzecchiare Cancer DeathMask.

Me l'avessero detto una settimana fa non ci avrei creduto.

Appoggia il mento sulla mano e il gomito sul ginocchio e mette su un'espressione glaciale che scoraggerebbe qualsiasi domanda, poi sospira. "A volte sei stancante. Sul serio" guarda il pavimento.

"Mi ha detto che non è entrato perchè ha visto che ero con te, e con te sarei..." gioca con una ciocca di capelli bianchi che cerca di entrargli in un occhio da cinque minuti buoni "Sarei stato...tipo...sarei stato in buone mani, ecco"

Ho voglia di correre in casa di Aphrodite e buttargli le braccia al collo, ma quelle migliaia di gradini che ci separano mi fanno desistere. Spero che avrebbe apprezzato l'idea.

"E tu? Ti senti in buone mani?" stira le labbra in un accenno di sorriso "Mah, forse si. Non ti darò certezze, altrimenti ti monti la testa"

Devo parlare con Aphrodite.

 

---

Sagitta: Scrivi! E' tutta salute! Comunque, non so se era questo che ti aspettavi con Aphrodite, ma lo spiegherò meglio nel prossimo capitolo. Tu cosa intendevi? Ora sono curiosa io! Il natale è arrivato e mi ha steso.

Sakura: Ti capisco, soffro d'insonnia quindi dormo spesso 3 o 4 ore a notte, e affrontare un pranzo enorme in una situazione del genere potrebbe essere fatale. Sono scappata in Alaska ma i lupi mi hanno rispedito indietro. In effetti sto aspettando di sapere che succederà fra DM e Mirya, la tua storia mi ha incuriosito alquanto! A parte ciò si, sto distinguendo fra il personaggio Angelo e il personaggio DeathMask; nel manga come nell'anime non viene approfondito per niente e la cosa mi lascia una notevole libertà di movimento...anche se mi fa quasi rabbia visto che odio Seiya con notevole impegno e ogni tre per due c'è un'introspezione psicologica sul suo personaggio colossale. Lui che è interessante quanto una sottiletta!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


"Non voglio crederci!" Guardo Aphrodite che sghignazza coi gomiti appoggiati al tavolo della sua cucina. Qui la presenza del cavaliere si sente, al contrario che nella quarta casa: tutto sembra urlare "Aphrodite!" ad ogni sguardo che si lancia in giro.

"E così DeathMask ti ha detto che non ci eravamo più visti?" Chiede divertito "Lo sapevo che era un concentrato d'orgoglio, ma non fino a questo punto!" ride sotto i baffi.

Come?

"Scusa, ti dispiacerebbe spiegarmi qualcosa?"

Ride di nuovo. Stamattina porto buonumore ovunque vada a quanto pare.

"Rischio la vita se lo faccio, conoscendolo" cerca di riprendersi dall'attacco di ilarità letale e si butta i capelli dietro le spalle. E che capelli. "Però in effetti anche tu ci sei dentro fino al collo, quindi mi pare giusto farti sapere cosa passa per la testa a quella bietola"

Sarebbe anche il caso.

"E' vero che sono tornato per vedere come stava, ed è vero che vi ho visti insieme. E' vero che sono tornato a casa mia" E fin qui ci siamo "Ma è anche vero che la sera, quando tu sei andata via, io sono andato da lui di nuovo. E abbiamo parlato. Più o meno. Avevo ancora voglia di strozzarlo... in realtà ci siamo riappacificati solo ieri, quando me lo hai spedito in casa. E qui arriviamo al punto." Mi lancia un sorriso da 400 watt. Non so come mai non mi sono abbronzata.

"Lo sai com'è fatto no? Pur di non ammettere che prova sentimenti come fanno tutti gli esseri umani si sparerebbe in un piede. Per essere fini." Si che lo so, anche se a volte finge decisamente male "Quindi: quella sera sono tornato da lui per vedere come stava. Non ho potuto fare molto perchè non voleva assolutamente che mi avvicinassi, sai quanto può essere testardo"

Oh si, so pure questo. Aphrodite si passa una ciocca dietro l'orecchio e riprende.

"Però mi sono accorto che non avevo molto da fare. Ci avevi pensato tu. E non hai idea di quanto mi abbia sorpreso: DeathMask che lascia che qualcun'altro si occupi di lui, anche se quasi con la forza. Credimi se ti dico che non è mai successo...tranne che con me, ma questo è un altro discorso. E poi ci sono arrivato: mi ha sempre detto che per lui la forza in battaglia è uno dei requisiti fondanti per stimare una persona, e che solo una persona che stima potrebbe riuscire a penetrare le tue difese. Tu..."

Mi indica.

"Sei la donna che DeathMask stima più di ogni altra, e non solo per il tuo valore in battaglia, ma anche per come porti avanti quello in cui credi anche davanti a ostacoli enormi. E lui, quando l'hai trovato più morto che vivo, ti aveva messo davanti degli ostacoli grossi come una casa pur di non mostrarsi umano e fragile come ogni altra persona.Ma sei riuscita ad abbatterli tutti."

Ho perso un battito.

"Scusami...ma queste sono tue supposizioni o lo sai?"

Sorride sornione.

"Lo so, me l'ha detto quella sera, e ne abbiamo riparlato ieri.In realtà quella sera me l'ha urlato dietro dopo che gli avevo rotto l'anima per venti minuti buoni. Avermelo spedito in casa è stato provvidenziale: ci siamo riappacificati e lui ha potuto snebbiarsi un po' il cervello." Annuisce "A spizzichi e bocconi, come puoi immaginare."

Certo che posso immaginarlo.

"E perchè allora mi ha detto che non vi eravate più visti?"

"Perchè a te" mi indica di nuovo "Non riesce mai a mentire bene come vorrebbe. Non sai quanto sia bravo a farlo, anche con me...non sai mai se ti sta prendendo in giro o no. Se ti avesse detto che ero andato a trovarlo la sera stessa avresti voluto sapere cos'era successo, e poi vedendo che non tornavo più a casa sua ti saresti insospettita e avresti voluto saperne il perchè. E dirti che non ci ervamo più visti era una bugia più facile da dire e non lasciava adito ad eventuali sviluppi."

Annuisco.

"La curiosità è femmina"

Ride "Precisamente"

"Ecco, visto che la curiosità è femmina, mi spieghi perchè non sei più tornato da lui?" glielo chiedo con una punta di rimprovero nella voce, sembra felice quando se ne accorge "Perchè se io ci fossi stato non si sarebbe comportato con naturalezza con te come ha fatto. Tu non hai idea di che mezzo miracolo sia stato quello che sei riuscita a combinare, per arrivare al livello di fiducia che ha in te a me sono serviti anni. Senza scherzi. Anni. Gliel'ho detto la sera stessa"

"Cosa gli hai detto?"

"Che finchè tu fossi stata con lui io vi avrei lasciato in pace, altrimenti orgoglioso com'è sarebbe diventato un istrice e non ti avrebbe permesso di avvicinarti"

Perdo un altro battito. Qui rischio l'infarto.

"E lui che ha detto?"

"Ha mugugnato qualcosa di molto simile a un "e cosa vuoi che mi cambi", è diventato muto e mi ha detto di lasciarlo in pace che aveva da fare. Terribilmente imbarazzato." scuote la testa "Ormai riesco a interpretare meglio le sue reazioni. Ma non credere che non abbia controllato che non restasse solo più di tanto tempo, ogni tanto controllavo che il tuo cosmo fosse vicino al suo."

Aspetta aspetta.

"Fammi provare a riassumere" smette di parlare e mi ascolta "Non ha detto che vi eravate rivisti perchè si sarebbe sentito costretto a dirmi cos'era successo, e si vergognava a dirmelo?"

Annuisce "Più o meno"

"Più o meno?"

"Più più che meno"

Ok.

"E ti ha detto che mi stima" "A-ha"

"E che non ama mentirmi"

"Precisamente"

Mi alzo di scatto. Aphrodite mi segue con gli occhi.

"Dove vai?"

"Vado a picchiare quel cretino!"

La risata di Aprhodite mi segue fuori dalla dodicesima casa.

---

 

Me lo sono trovato davanti. Appena sono uscita dal tempio dei Pesci Angelo mi si è parato davanti fissandomi come se volesse trapassarmi, ma non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa.

Il suo cosmo era...non aggressivo...era deluso.

"Hai parlato con Aphrodite?" Per una volta ho avuto paura di rispondergli, ma mentire sarebbe stato inutile. Ho annuito.

"Perchè?"

"Perchè...perchè volevo capire An...DeathMask" mi sono salvata in corner "Non sei proprio quello che si dice un libro aperto, e ieri mi sembravi poco convinto di quello che dicevi."

"Non ti sei fidata di me?"

E ora cosa rispondo?

"Non è questo" mi guarda con freddezza "E' che voglio sapere cosa ne pensi di questa storia. Perchè mi hai permesso di avvicinarmi così tanto a te quando uccideresti con facilità chiunque ci si provi"

"E Aphrodite ha risposto alle tue domande?" annuisco a testa bassa. Il suo cosmo si espande spaventosamente, non ho nemmeno il tempo di averne paura. "Già" sibila "Lui è sempre stato migliore di me"

Vorrei correre da lui e abbracciarlo, dirgli che per me lui è perfetto così com'è, cercare di calmarlo. Ma fra me e lui è appena apparsa la schiena di Ioria del Leone.

"Shaina, stai dietro di me!" dice aprendo le braccia con fare protettivo. Angelo lo guarda come se volesse incenerirlo. Anzi, è DeathMask a farlo.

"Levati di mezzo. Stiamo parlando. Non sono affari tuoi."

Sputa le parole come se fossero veleno. Ioria però non sembra impressionato.

"Stavi per attaccare. Ho sentito il tuo cosmo, e non era affatto pacifico."

"Non l'avrebbe mai fatto!" Ora la posizione centrale me la sono presa io, do le spalle ad Angelo, davanti a me c'è Ioria che mi fissa stupito mentre lo imito nel gesto di aprire le braccia parandomi fra lui e il cavaliere del Cancro. Non posso permettergli di attaccarlo, non ora che non si è ancora ripreso. A casa sua gli farò una filippica infinita dal titolo "non uscire troppo di casa se hai un traforo in un fianco", ma non voglio che lo metta in pericolo...non voglio vederlo di nuovo ferito.

"Ti fidi così tanto di lui da dargli apertamente le spalle?"

E' vero. Angelo...DeathMask è in piedi dietro di me, con addosso l'armatura, il cosmo che brucia ad un'intensità incredibile...e la colpa è mia, è colpa mia se è in questo stato...anche se avevo tutto il diritto di sapere la verità. E io gli do le spalle permettendogli di uccidermi se solo volesse farlo. Però so che non lo farebbe. Annuisco.

"Si, mi fido di lui."

Cerco disperatamente aria.

"Perchè sono innamorata di lui."

Ioria spalanca gli occhi, il cosmo di Angelo sparisce quasi del tutto. Quando mi volto non lo vedo più.

---

Sono le 2 del mattino, questo finale allucinante mi è venuto in mente stasera in un pub davanti a un bicchere di Guinnes. Sia benedetta e santificata.

Sagitta: spero di aver dissipato un po' di dubbi sulla storia DM-Aphrodite, o per lo meno ci ho provato...e spero che la soluzione che ho trovato ti piaccia!

Sakura: Il Natale è passato, spero ditrovarti ancora viva :D in affatti si, la libertà di movimento è tale e tanta che rischio di finire OC...quasi quasi lo inserisco fra gli warning della storia, non si sa mai. Suvvia suvvia, il prossimo capitolo dovrebbe essere anche l'ultimo!



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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Sono arrivata davanti alla quarta casa dopo aver mollato li uno Ioria basito ed essere corsa via.

Non ho avuto il coraggio di entrare.

Ho guardato quel tempio per non so quanto.

Ho fatto per andarmene ma non ci sono riuscita, così mi sono seduta sulle scale e ho aspettato che il coraggio si decidesse a venir fuori.

Ho aspettato per ore, ormai è quasi buio.

Poi l'ho sentito, e sono corsa dentro.

---

Urlava, ed è una cosa che non mi sarei mai aspettata. Un urlo da ghiacciare il sangue nelle vene, roba da far accapponare la pelle, da brividi.

Era sdraiato su un fianco e urlava, stringeva i pugni così forte che si era piantato le unghie nella carne, gli occhi così serrati che quasi lacrimavano.

"E' sempre il solito sogno, dovrei esserci abituato"...abituato un par di zeri.

"Angelo...Angelo!" gli urlo prendendogli il viso fra le mani "Svegliati!"

Nessun risultato significativo, inizio ad andare nel panico.

"Svegliati zuccone!" lo scuoto finchè non apre gli occhi, schizza a sedere e mi sbatte letteralmente contro. Lo abbraccio d'istinto.

"Shaina...?" lo stringo più forte.

"Brutto sogno?" sorrido nell'incavo del suo collo.

"Oddio..." apre le mani, fisso i segni rossi nella pelle. Annuisce, prima appena, poi di nuovo, più deciso. Chiude gli occhi.

"Va tutto bene ora...è passato" gli passo una mano sulla schiena. Non si muove.

"Stai bene?"

Annuisce di nuovo. Mi fissa.

"Ti ho aspettata...devo essermi addormentato a un certo punto."

Mi aspettava. E io sono rimasta fin'ora a ciondolare sulle scale qua fuori. Idiota che non sono altro.

"Perchè se andato via?"

Si stringe nelle spalle.

"Pensi davvero quello che hai detto a Ioria?"

Annuisco.

"Perchè?" "E questa che razza di domanda sarebbe?" Lo fisso anch'io in quegli occhi rossi che si ritrova. Errore. Non sostengo lo sguardo.

"Perchè si. Perchè ho potuto conoscerti meglio, e sei una persona che...dai, che razza di domanda è questa! Mi spieghi come credi che possa risponderti?"

"A parole per esempio"

"E perchè dovrei?" ringhio. Mi sta facendo saltare i nervi.

"Perchè ne ho bisogno"

Come? Resto a guardarlo come una statua di sale. Abbozza un sorriso.

"Che c'è che ti stupisce, credi che me l'abbiano detto in molti? Di solito mi dicono il contrario. Non capisco cosa ci sia di amabile in me. Quindi per piacere, aiutami a capire."

Cosa faccio, lo strozzo? Rispondo? Mi fa una tenerezza incredibile.

"C'è che non sei così cattivo come sembri. O meglio, non lo sei sempre. Non con tutti. Con me non lo sei." "E questi ti basta?"

Lo fulmino.

"Fammi finire"

Alza le mani, gesto di resa.

"C'è che anche se hai una forza straordinaria resti fragile...e che quando ti ho visto dormire con gli occhiali sul naso e il libro avrei voluto abbracciarti, che quando mi hai detto che Aphrodite è sempre stato migliore di te avrei voluto urlarti che non è così, che..."

A questo punto tanto vale continuare, più scoperta di così non posso essere.

"Che adoro il tuo orgoglio e il fatto che tu mi abbia mostrato anche i tuoi lati più...più dolci, ecco" abbasso la testa, mi sento le guance così calde che potrei cuocerci un uovo. Anche basta.

Quando alzo la testa vedo che mi guarda confuso.

"Lo pensi davvero?"

"Se non lo pensassi non te lo direi" borbotto fra i denti alzando un sopracciglio.

Si fissa di nuovo le mani, i segni rossi che non accennano a sparire. Gli accarezzo una tempia e sembra uscire da non so quale momento di stasi.

"Non so se ne sono in grado" "Di che stai parlando?" scuote la testa. Non l'ho mai visto così teso, sembra una corda pronta a spezzarsi se la pressione dovesse aumentare.

"Non mi è mai successo! Voglio dire, non così! Non che non mi sia mai avvicinato ad una donna, ma era più nel...senso..fisico...del termine. E il giorno dopo addio, chi s'è visto s'è visto. Non ne avevo bisogno e nessuno aveva bisogno di me."

Mi fissa...spaventato.

"E ora tu mi vieni a dire che sei innamorata di me. Con tutta la gente migliore che esiste al Mondo, di me"

Vorrei piazzargli una mano sulla bocca e farlo smettere.

"Non dire stupidaggini. Non sottovalutarti in questo modo."

"Shaina, non sto scherzando. Io ammazzo la gente, lo capisci? La ammazzo. Non sono tutto onore e fedeltà come Ioria, Camus o Aiolos. Non sono nemmeno gradevole come possono essere Shura, Milo o Aphrodite. Non lo sono, e lo sai. Non sono buono, ne lo sarò mai...e non mi interessa nemmeno esserlo."

"Non mi importa"

Mi fissa.

"Cosa stai cercando di fare, di convincermi che non ti meriti il fatto che mi sia innamorata di te? Vuoi questo?" Lo prendo per la maglia, stringo i pugni sul tessuto. "Non mi importa cosa hai fatto, e non me ne frega niente di cosa sei. O di cosa credi di essere. Io sono innamorata di te punto e basta, fattene una ragione. Puoi dirmi di si o di no, ma non credere di riuscire a convincermi che mi sbaglio o che tu non ti meriti nulla di tutto questo"

E poi faccio quello che non avrei mai creduto di fare in tutta la mia vita, lo prendo per il colletto della maglia costringendolo ad abbassarsi e lo bacio, col terrore che mi respinga.

Non lo fa, mi appoggia le braccia sulle spalle e risponde al bacio, quando ci sepraiamo lo abbraccio di nuovo.

"Che hai sognato?"

"Il mio solito buco nero" "L'altra volta non avevi urlato così" prende aria "L'altra volta non ero solo" lo stringo più forte.

"Scusami, avrei dovuto esserci."

"Nah, non è colpa tua. Sono io che sono scappato prima, ti capisco se li per li ci sei rimasta un po'...un po' così" annuisco.

"Perchè sei scappato in quel modo?"

"Così"

"Devo tirarti fuori le parole con le pinze?" sbuffo contro la sua spalla "Comincia ad essere ripetitivo."

Mi guarda indispettito.

"Sei impossibile" "Non che sia una novità"

Si sdraia sul letto con le mani intrecciate dietro la nuca, ne approfitto per controllargli la fasciatura sul fianco. Pare vada tutto bene. Alza un braccio e mi attira verso di se.

"Ho avuto paura." "E di cosa?" appoggio la testa sul cuscino accanto al suo, gli scompiglio i capelli.

"Di non essere alla tua altezza. Ti sei piantata fra me e Ioria, dandomi le spalle. Nessuno mi aveva mai dimostrato tanta fiducia." Sospira e riprende a fissarsi le mani.

"Mi sono spaventato. Ero sicuro...sono sicuro di non essere all'altezza di quello che ti meriti. Non sono quello che si intende quando si parla dell'uomo ideale. Chiunque avrebbe dato le spalle a Ioria fronteggiando me. Tu no. Mi sono sentito così fuori posto che sono scappato."

"Lo decido io se sei all'altezza di quello che voglio o se non lo sei" rispondo disegnando figure concentriche col dito sulla sua spalla. "E al momento lo sei"

Ghigna, sono così sollevata di rivedere il suo sorriso storto che mi verrebbe da piangere "Al momento?" mi chiede passandomi un braccio sotto la schiena e chinandosi su di me. Annuisco ridendo.

"Al momento. Sai com'è, non si sa mai." "Se lo dici tu" ghigna di nuovo. Lo prendo di nuovo per il colletto della maglia e lo avvicino al mio viso.

"Rifallo"

"Rifare cosa?"

"Sorridi"

Fa di no con la testa "Io non sorrido, ghigno"

Rido.

"E allora ghigna"

"Tutto quello che vuole signorina" risponde sfoderando di nuovo il suo sorriso sghembo. Adorabile. E mio.

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Fine! Apprezzasi commenti, perplessità e mandamentiaquelpaese! Grazie a tutti quelli che hanno letto fin'ora ^^

Gufo_Tave: Ti ringrazio...comunque credo che fra i due ci sia una bella gara!

Sagitta: Sono felice che ti sia piaciuta! Ho già un'altra mezza idea, e sarà una cretinata da record! :D

Sakura: E perchè dovrei smontare la Mirya? A me piace! Anzi, sono curiosa di sapere cosa succederà col nostro granchio preferito! Ioria a me è sempre piaciuto poco, è un tipo troppo quadrato. Spero di essere riuscita a far capire meglio cosa passava per la testa dei personaggi a questo giro, grazie di aver seguito la storia! ^^


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