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Atmosfera post atomica, nella discoteca infiammata e rovente della
periferia di Immagine Town
Atmosfera post atomica, nella
discoteca infiammata e rovente della periferia di Immagine
Town.
Il Saturday Night, regno degli eccessi e delle
paure anestetizzate nell’etilico sogno di un’esistenza celere e assassina.
Faretti neri semiaperti illuminano le pareti e i convitati stereotipati dalla
moda, dipingendoli di macchie blu, rosse, verdi. Ombre che si allungano e vengono spazzate via, supplichevoli nella luce violenta e
pulsatile della discoteca dove perdersi significa trovare qualcosa di
imprevisto.
Può piacerti o può portarti alla psicosi.
Le luci stroboscopiche feriscono gli occhi, rendendo i
movimenti drammaticamente scattosi come un fotogramma al rallentatore e in
mezzo, proprio al centro della pista, una figura come tante si guarda attorno, respirando a stento quel mezzo decilitro di
ossigeno non saturato dall’odore di fumo e profumo che trasuda dai corpi.
Si muove con difficoltà, sbuffando per la musica troppo alta
e la pazienza esaurita da un bel pezzo.
I bocchettoni, nascosti chissà dove, nebulizzano ghiaccio
secco che confonde i gesti armonici dei danzatori, stupende controfigure di
manichini ipnotizzati dalla musica squillante e marcata.
L’uomo batte il piede a terra riconoscendo la canzone e il
collo si muove da un lato all’altro, sussurrando sottovoce le strofe.
‘Sexy brothers let the
funky lady dance, Sexy brothers watch the funky lady dance dance’
La cortina fumogena profumata di talco pastoso viene brutalmente attraversata dal nostro uomo che non si
sta divertendo per niente in quella baraonda di corpi caldi e sudati, avvinghiati
e ansimanti...però continua a canticchiare la canzone traendone un discreto
piacere che formicola dalle tempie e scende fino alle labbra, stirandole in un
sorriso.
‘Got big feet with the
bullets in my teeth, Gotta call nine-eleven for the N.Y.P.D.’
Guardatelo bene, perché è il nostro protagonista.
Più o meno sul metro e 80, più o meno belloccio, fisico
discreto, né migliore né peggiore di molti altri uomini attorno a lui, capelli vagamente
arruffati, di un castano scuro che scivola velocemente nel nero e occhi
scuri…sono quelle sopracciglia leggermente incurvate che gli conferiscono un’espressione
dura e cattiva.
E non solo quello.
E’ molto incazzato e ha un gran mal di testa e quando Ford è
alterato c’è poco da stare allegri.
Ford Shelton, 33 anni, un privateeye di pochissimo rispetto. Non
è proprio quello che si dice un brav’uomo- perchè
i bravi ragazzi non piacciono a nessuno – gioca d’azzardo, finisce spesso
le serate fra risse e gare di bevute con quel che è peggio, è uno scapolo
inossidabile, maleducato e scontroso che fa scappare tutte le donne nel raggio
di dieci chilometri.
Una ragazza lo urta gettandogli sul braccio un po’ di Martini
rosso e singhiozza una scusa automatica senza neanche guardarlo.
Ford trae dalla tasca il fazzoletto, lo
apre con una lentezza esasperante e un sopracciglio tremante di rabbia, i
denti serrati per non dare in escandescenza e con molta, molta calma asciuga il
piccolo disastro sul braccio.
Uccidi, uccidi, uccidi! Pensa respirando a fondo e soffiando
l’aria dal naso; un ragazzo lo urta e lo manda quasi in braccio al buttafuori
che controlla la sala e spizza la ‘carne in esposizione’.
Calma e sangue freddo…ce
la puoi fare, s’intima risistemandosi la giacca di pelle color cuoio
bruciato che gli tiene un caldo tremendo in quel posto soffocante. Si appoggia
ad un vetro e scruta l’ambiente domandandosi cosa ci trovino
in quel macello assurdo.
Tasso di captazione fighe massimo, decide adocchiando una donna che si sta
scatenando in un ballo semilesbico con le amiche, calibrando le movenze con
eterei sorrisi carnali. Sono oscenamente trasgressive, il sogno di ogni uomo…l’ideale di Ford. Questa è provocazione vera e propria e poi si stupiscono se uno si intrippa e le aggredisce!
‘No! More!
Funkylady's
feelin'good
No! More!
Funkylady's
in my 'hood’
Accenna un sorriso sensuale ad una ragazza che passa e gli
lancia un bacetto con labbra invitanti e succose, evidentemente ubriaca all’una
e mezza di notte. Aroma nipponico, sandalo
e pesca, immagina percorrendo con gli occhi le gambe che spuntano da un
vestitino sexy, rimuginando sul fatto di andarle dietro a ‘stringere amicizia’, quando vede con la coda dell’occhio la sua preda
che balla avvinghiata ad un tipo dall’aria inoffensiva.
Si stacca dal muro a specchio e avanza deciso verso la
ragazza impegnata in uno sfregamento di tutto rispetto con la parte bassa dei
calzoni dello sconosciuto.
Natalie Portman, 22 anni, è
scappata di casa col ragazzo ma quello che balla con lei non è lo stesso tipo
dalla faccia brufolosa e il sorriso timido che gli è stato descritto dai
genitori.
Non facciamoci notare,
pensa aspettando che si volti verso di lui– e magari, perché no – gli si
attacchi addosso come una stella marina sulvetro di un acquario.
Natalie balla e non si rende contro della presenza vagamente
inquietante davanti a se.
Tocca qualcosa che assomiglia molto ad un torace e circonda
Ford con le braccia, strofinandosi contro di lui e mettendolo quasi di buon
umore. Un ghigno ironico gli sale alle labbra mentre Natalie lo usa come ‘palo’ improvvisato.
‘Monkey baby's in my
underwear, Monkey baby's in my pubic hair , Monkey babies think that I don't
care, Monkey baby's in my derriere’
I risvolti
positivi del lavoro, pensa abbracciandola a sua volta e sentendola malferma
sulle gambe.
La stringe con un braccio, sorreggendole la testa con
l’altra mano, infilandole le dita fra i capelli sudati. È carina, parecchio…meglio della foto che mi hanno mostrato.
Natalie sorride, non sa a chi sta sorridendo ma lo fa per
ringraziare: si sente pesante e le fanno male le gambe perché sono due ore che
balla sui tacchi e ha le caviglie doloranti.
Il suo partner si muove poco rispetto al precedente, ma le
piace di più. Non l’ha neanche visto in faccia, ma l’attrae parecchio.
Quando sposta la mano sul collo,
Natalie gli crolla in braccio appiccicandosi ad un paio di labbra chiuse e
sottili. Comincia a baciarlo con voracità, sentendo improvvisamente caldo. Il
suo partner la ricambia dopo qualche secondo d’incertezza e la carezza della
sua lingua la fa gemere sommessamente. Il frastuono della musica si attenua
pericolosamente dentro di lei...ma si sente cadere…a terra…
Si aggrappa ancora di più mentre Ford la schiaccia contro di
se e continua a baciarla. Bello sto mestiere, pensa
interrompendo il bacio e guardandola con interesse. Si poteva approfondire la
faccenda in un altro luogo…tanto era ubriaca
persa…
“Devo sedermi…” mormora a bassa voce la ragazza, con le
gambe deboli “mi sento male”
Ford non la sente in quel frastuono assordante ma non ce n’è
bisogno, perchè sa leggere il labiale. Con una mossa veloce e lasciata al caso,
afferra Natalie e se la carica in spalla come un sacco di patate. Nessuno li
osserva quando si avvia verso l’uscita principale, scansando la folla con
violenza mentre la ragazza sospesa a mezz’aria non riesce a capire che stia
succedendo e ancora non è uscita dal suo stato semicatatonico.
Quando sente qualcosa di strano attorno
alle gambe, stringe gli occhi mettendo a fuoco la gente sotto di lei e tasta
cautamente la spalla di Shelton. “Chi sei, dove mi porti?” gli domanda con la
voce alterata e confusa.
“Ti porto a casa” borbotta fermandosi di fronte ai buttafuori
che gli sbarrano l’uscita.
“Non ci siamo, amico. Mettila giù”
“E’ la mia sorellina e la sto riportando a casa” sghignazza
spingendo l’uomo da una parte e rimediandosi solo uno spintone che lo la
retrocedere.
Un urlo fortissimo gli fa perdere la presa su Natalie che
cade a terra e continua strillare come se la stessero uccidendo.
“Arrestatelo, mi ha aggredito, mi voleva violentare!” urla
ai due buttafuori mentre Ford la guarda incazzato.
“Con te facciamo i conti dopo” le sibila di rimando alzando
un dito e rimediandosi una linguaccia e un altro urlaccio.
“Fuori amico, o chiamiamo la polizia!”
Ford li guarda di traverso, frugandosi nella giacca. Trae
fuori il tesserino di detective privato e sorride sarcastico “mi hanno assunto i
genitori” afferma agguantando la ragazza per un braccio mentre cerca di scappare.
“Falla venire la polizia, così ti faccio chiudere sta fogna.
Avete fatto entrare una minorenne e ora è piena di alcol
fino agli occhi”
La filosofia di Ford: mentire sempre!
I due buttafuori si guardano e lo osservano a loro volta in
cagnesco. Uno si fa da parte e non dice nulla, volgendo lo sguardo altrove.
Bravi cazzoni! Pensa allungando l’altra mano e rimettendo in
piedi la ragazza che strilla e si divincola “guarda che te lo do, un ceffone,
se non la finisci!” la minaccia trascinandola fuori della discoteca e facendo voltare
qualche astante incuriosito.
A quella promessa Natalie sembra calmarsi ma il labbro comincia
a tremarle. “Non ci voglio tornare a casa” singhiozza mentre la fa sedere di
forza sul sedile della Chevroletdel
‘57, reperto storico che ha attirato parecchi interessati. “Non ci voglio tornare
a casa!”
“Zitta o ce le prendi!” la minaccia
un’altra volta facendo il giro dell’auto e scontrandosi con un ragazzetto. Toh, è lo stesso con il quale stava ballando
la stupida.
“Ha detto che non vuole tornare a casa” borbotta il
ragazzino rimediandosi uno ‘tzè’ e facendo ridere
Ford.
Ma si…attacchiamoci briga, pensa
sfoderando un sorriso sarcastico “qual è il tuo problema bamboccio? Vergine a
20 anni?!” ridacchia scuotendo la testa per la battuta improvvisata.
Il ragazzo arrossisce e freme di rabbia.
“E mi sa che ci ho colto, eh?” afferma
battendogli una mano sua spalla e andando a vuoto. Il ragazzo si sposta per
mollargli un cazzotto ma va a vuoto e finisce per incontrare da vicino il
cofano dell’auto. “Facci un bozzo o un graffio solo e ti strappo un rene per
ripararci i danni” sibila non scherzandoci su poi tanto.
Per Ford la macchina è sacra.
Soprattutto quella, che è truccata e
ha l’antidetonante nel serbatoio della benzina e fa un gran casino che lo fa
godere ogni volta che mette in moto.
Ford darebbe via la moglie - se l’avesse - ma guai a toccargli
la macchina.
Si scrolla il ragazzino di torno e sale dentro, serrando la
portiera. Natalie se ne sta raggomitolata sul sedile e lo guarda con un odio puro
negli occhi “sei uno stronzo”
“Bello essere stronzi! Puoi essere prepotente e prendere per
il culo gli altri fino allo sfinimento” ridacchia
facendo marcia indietro e fischiettando fra i denti.
A metà strada è costretto a fermarsi per permettere alla
ragazza di rigettare l’alcool bevuto.
Shelton la scruta mentre dormicchia con la testa ciondoloni su
una spalla...e i piedi sul sedile?!
L’ammazzo!
Tira una brusca frenata svegliandola e la guarda di traverso
“giù i piedi dal sedile o ti ficco nel portabagagli.”
Natalie lo guarda a metà fra la rabbia e il pianto e tira
giù i piedi con forza. “Frocio di merda”
Una cosa che non si deve mai dire a Ford
è proprio questo. Si gira con una lentezza esasperante verso di lei e ridacchia
nervoso “se non avessi il doppio dei tuoi anni…” poi si ferma, la guarda e
scuote la testa: si mette a litigare con una ragazzina quando basta farle ‘bu’ per farla mettere a piangere…da verme!
Scorge ancora quell’odio nei suoi occhi e non resiste.
“Bu!!”
“Ma che cazzo fai?!” urla coi lacrimoni
che le escono a fiotti. “Sei odioso”
“Lo so!” esclama soddisfatto della propria vigliaccheria. “Casa
tua è lontana e io mi sono stancato di guidare, perciò…”
Accosta la macchina al primo motel che trova e parcheggia canticchiando
di buonumore alla sola idea di un letto e una doccia decenti.
“Io non ci vengo in albergo con te.” Mugugna la ragazza con
il broncio e asciugandosi gli occhi con le mani.
“Nella mia macchina non ci dormi” stabilisce subito
aprendole la portiera “giù e senza fare storie!”
Natalie è costretta ad obbedire e sbuffa un altro ‘stronzo’ a mezza bocca. Quella fermata improvvisa le fa
venire un’idea niente male…
“Non provare a scappare che te le do davvero.” La avverte subito prendendola per un braccio. La guarda fisso
e si accorge che è imbarazzata e guarda lui e l’albergo a disagio.
“Senti, cosa. Mettiti in testa che io devo solo riportarti a
casa, non iniziarti ai misteri del sesso anche se non ci starebbe male una sana
scopata adesso.” Si ferma soprappensiero
…ha detto qualcosa di troppo...ma
cosa?
Natalie lo fissa con gli occhi sgranati e il viso rosso e non
dice una parola.
Ford si schiarisce la voce e continua più tranquillo “non
provare a scappare oppure..”
“Sisi”
borbotta a mezza bocca“me le dai”
“Brava” Allunga una mano in direzione del motel e la invita
silenziosamente ad entrarvi.
“’Cosa’ lo dici a tua sorella, mi chiamo
Natalie” sibila dopo qualche istante sorpassandolo con il mento alzato e il
petto in fuori…e i piedi che le vanno a fuoco!
“Lo so come ti chiami, mi hai dato un sacco di grattacapi. Ma dove l’hai lasciato il brufoloso?”
“Freddie? È tornato a casa e mi ha
mollato a Castle City. Da sola” borbotta con voce dura.
“Mh…carino”
“Stronzo, si è messo fifa quando abbiamo finito i soldi e..”
“Si, si” cantilena guardando male il gestore del motel che
scruta lui e Natalie con sguardo riprovevole “fatti i cazzi tuoi, amico, o vado
a dire a tua moglie che ogni sera dopo il lavoro vai fin giù in città a
rimorchiarti una puttana da sbattere sul sedile posteriore della macchina”
sibila all’uomo riprendendosi i documenti e le chiavi delle stanze.
L’uomo lo guarda mortalmente pallido e
resta a bocca aperta.
“Ma come facevi a saperlo?” gli domanda un
bel po’ sorpresa.
Lui solleva le spalle mentre sale le scale “ho tirato ad
indovinare”
“E se non fosse stato sposato?”
Ford si ferma e la guarda “si è tolto la fede quando sei
entrata. Lo avrebbe visto anche un cieco”
Natalie lo segue intimorita. Gli è passata la sbornia e ora sta
domandandosi se quello è davvero un detective privato assunto dai genitori e
non un maniaco qualsiasi. “Fammi vedere il tesserino” esclama arrestandosi in
mezzo al corridoio.
“Domani” le risponde con voce dura.
La ragazza incrocia le braccia e indurisce le labbra “no, ora!
O vado giù dal gestore e gli dico che sei un maniaco e
che hai provato a violentarmi”
Ford si volta con un sospiro d’esasperazione “e se te lo mostro,
come fai a sapere che è vero e non una patacca?” le domanda
frugandosi nella giacca e allungandole il documento.
Già, come faccio?
Si chiede osservandolo silenziosamente. Alza il mento con uno sguardo di
superiorità e mugugna una risposta che lo fa sorridere “mh...ci credo”
Shelton la guarda divertito e non
commenta. Si limita ad aprirle la porta di una stanza “tu qui”
“Come fa a sapere che non scapperò?”esclama entrando dentro
e sedendosi di schianto sul letto
Un secondo dopo la porta sbatte con violenza e la serratura
scatta.
Ecco…mi sa che non
scapperò proprio!
Natalie sospira e si sdraia sul letto “che palle” sussurra
sfilandosi le scarpe con un piede sopra all’altro. Dopo un secondo si alza e si
affaccia alla finestra. Quanto saranno due, tre metri? Abbastanza da cadere e rimanere paralizzata
a vita, se mi dice bene pensa allontanandosi dalla finestra. Accidenti a lui e a quanto è antipatico!
Mentre toglie la maglietta le viene
un’idea. Si sfila la mollettina che le regge i
capelli e la ficca nella serratura pensando che se lo fanno nei film perché non
nella realtà “e apriti…”sussurra muovendo la serratura con rabbia.
Dopo un secondo sente la serratura scattare e non crede alla
propria fortuna.
Poi lancia una parolaccia dentro di se e si allontana dalla
porta e dal suo ospite che la guarda sghignazzando. “In quel modo non ci
saresti mai riuscita” la prende in giro girando il cerchietto della chiave
attorno ad un dito.
“Mi stai sulle palle”
“Bene”
Quando entra nella stanza, Natalie fa un
passo indietro fino a cadere sul letto.
“Domanda di rito: perché sei scappata?
Mi piace sentire la versione dei fuggitivi.” Le dice
in tono tranquillo, sedendosi accanto a lei. “Guarda che non mordo”
“Io si” l’avverte con voce
tremolante “e anche tanto”
Ford alza le spalle a quella frasetta
tremante che lo fa sorridere “perché sei scappata?”
La ragazza sospira e tira le gambe a se, guardando nel vuoto
“non mi capisce nessuno..”
“Oddio, inventatene un'altra!” esclama tappandosi un
orecchio col dito. “Non mi capisce nessuno! Mamma sono tutti
cattivi con me” ridacchia facendole il verso.
“Ma che ne sai tu? Ti ricordi com’è
avere 22 anni?”
“No”
“Per forza, sei troppo vecchio”
ribatte con stizza “lasciami andare”
“No”
“Per favore!”
La sua voce è diventata lacrimosa ed è sull’orlo del pianto.
Ford si gira quando sente il materasso muoversi. Se ne sta inginocchiata sul
letto con le mani abbandonate sul grembo.
“Non credere di intenerirmi con quegli occhioni” ridacchia
lasciandola giocare alla povera vittima innocente “nessuno ti capisce, ce l’hanno tutti con te...ma dite sempre le stesse cose!”
ridacchiò ammutolendo dopo qualche istante, sentendo le braccia della ragazza
che gli cingevano le spalle
“Per favore” sussurra vicino al suo orecchio.
“Stai cercando di sedurmi?” sorride divertito ma Natalie non
lo può vedere. Gli appoggia decisa il seno sulla schiena facendo raddrizzare un
po’ “nei film funziona”
Anche nella realtà, porca miseria ladra,
pensa senza muovere un muscolo mentre lei gli si struscia contro “ti riporto
dai tuoi” afferma con la voce un po’ roca cercando di sciogliersi dal suo
abbraccio avvolgente.
“Natalie..”
“Mh?” mormora strusciandogli il viso su una spalla e
baciando per un attimo la pelle che spunta dalla maglietta.
“Non pensarci neanche, lo sai che non ti lascio scappare” le
dice afferrandola per un braccio e facendola cadere addosso a se. La ragazza
trattiene il respiro sentendo la schiena a contatto con le sue gambe. Ford la
guarda fisso negli occhi prima di parlare, la voce un po’ più ferma “giochi
sporco e scorretto”
Lei sorride per un attimo e lo tira a se “funziona però”
“Insomma…”ammise abbozzando un sorriso e scostandola con
garbo. “Fatti una dormita e smettila di giocare alla femme fatale che non ne hai il fisico!”
Natalie stringe i denti alla porta sbattuta, mandandogli un
silenzioso accidenti che si tramuta in una parolaccia vera e propria quando
sente la serratura scattare nuovamente.
Altrove, il nostro secondo protagonista se ne sta
tranquillamente svaccato nel proprio ufficio a non
fare niente come al solito, impegnato in una
conversazione brillante come mai prima d’ora!
Dio, che scassamento di mischia! Bla e bla e bla...e non sta mai zitta!
Max sospirò dolorosamente, spostò la cornetta dall’altro
orecchio poggiandosi con tutto il peso contro e picchiettò la mano libera sulla
superficie del tavolo ingombro di articoli da ritoccare
per il giorno dopo. Adocchiò un giornale che aveva lasciato qualche suo
collega, aperto alla pagina della Borsa e lo afferrò velocemente, senza far più
di tanto caso agli urlacci della sua ex moglie che pretendeva gli alimenti.
E meno male che non
abbiamo mai avuti figli! Pensò per un breve attimo,
prima di restare impietrito alla notizia del crollo delle
azioni in cui aveva investito quasi tutti i suoi esigui risparmi. Attaccò
meccanicamente e le grida concitate della donna si persero nella linea telefonica.
E adesso come avrebbe fatto a
sbarcare il lunario?! Porca vacca!
Guardò il calendario e si rese conto che il giorno dopo avrebbe ricevuto lo
stipendio. Vai, per
questo mese si mangia!
Tirò un brevissimo sospiro di sollievo pensando che per quel mese era andata, ma che avrebbe dovuto risicare al minimo le sue
uscite.
“Gershow, puoi venire un attimo?”
Max soffiò fra i denti: quando il capo lo chiamava, c’ erano
sempre brutte notizie all’orizzonte.
Mezz’ora dopo uscì dallo studio incredulo: l’aveva
licenziato! E perché, poi? Per qualche assenza
ingiustificata?!
Beh, pensò con una
smorfia colpevole, erano
state un bel po’, era in
ritardo con gli articoli e …porca miseria, doveva un sacco di soldi a Justine!
Col crollo delle finanze, sua moglie non poteva pretendere più
nulla da lui, anzi: se fosse stato in ristrettezze, avrebbe dovuto scucire denaro
sonante per procurargli un pasto decente.
La rata della macchina scadeva a giorni e non aveva la più
pallida idea di come fare a pagarla.
Mentre si dirigeva verso casa come
un cane bastonato, la coda fra le gambe e tutti i suoi averi nella valigetta all’ultima
moda che aveva appena comprato, il cellulare squillò e l’identità riservata lo
costrinse a rispondere, sperando che non fosse…
“Ciao, Max!”
Dios mio, non ora! Pensò alzando gli occhi
al cielo e strabuzzandoli più volte. “Fran, non è il momento! Non ho cambiato idea
su noi due!” affermò impicciandosi con le chiavi di
casa mentre apriva la porta e contemporaneamente ritirava la posta con la mano
libera.
Per la seconda volta attaccò il telefono in faccia ad una
sua ex e sentì un colpo al cuore: sfratto?!
Che sfratto, ma scherziamo? Pago regolarmente le rate!
Pensò aprendola e leggendo con angoscia e incredulità crescente l’avviso delpadrone di casa che lo sbatteva fuori per non
aver pagato le ultime tre rate. Sedette sul gradino del pianerottolo e un
terribile dubbio lo colse. Si fiondò in casa e telefonò allo studio del
commercialista.
Non rispose nessuno e ciò era strano, perchè a quell’ora di
solito l’attività era in fermento.
E se quel bastardo di Pikersen
se la fosse squagliata con i suoi soldi?!
La notizia l’ebbe il giorno dopo. Il giornale riportava la
notizia della fuga del commercialista con la sua segretaria e milioni di danni
per i contribuenti.
E adesso che faccio?
Suggerimento: leggetela con i Scissor Sisters 'Monkey Baby' è la canzone che fa da sfondo alla discoteca!
Tacchi metallici scavano
solchi immaginari nell’asfalto e calcano scene già percorse, il replay di una caleidoscopica
e vivida esistenza fatta di corse veloci e amori istantanei.
Aggiustati quella
gonna e tirala un po’ più su. Le gambe si devono vedere, bella bambina dai
capelli infuocati del colore delle foglie autunnali.
Non fa freddo, ma non fa neanche troppo caldo. Bella serata
per passeggiare all’aperto.
Andrea alza gli occhi al cielo nero crivellato di stelle ma
non riesce a vederle molto bene, colpa dei fari delle macchine e dei lampioni
che costeggiano il suo tratto di marciapiede.
‘No hay razon por besos.
Quiero ese cielo rincon...’
Canta, bella bambina dagli occhi malinconici e di un azzurro
così assurdamente rilucente da stregare il dio della Notte.
‘Ay, vida mia eres mi dulce
inspiracion’
Un’altra Camel per me...troppe in
una serata. E non ho ancora cominciato a lavorare.
Fumare mi calma i nervi; sono sempre troppo tesa… odio questi tacchi!
Soffio il fumo chiaro e lo osservo fluttuare lontano. Il
tassista che mi accompagna da tre mesi, in questa via, ha sentito la mia voce
solo una volta.
Il nome della strada, null’altro.
Mi osserva continuamente dallo specchietto retrovisore: lo
fisso anche io chiedendomi quando sarà il giorno in cui me lo ritroverò
parcheggiato poco distante con un sorriso sufficientemente imbarazzato da
salvare le apparenze.
Una volta un uomo mi ha detto una frase bellissima che non
dimenticherò mai: ‘Sei così bella Andrea, nei tuoi
occhi si può leggere la storia del mondo.’
Dolcissimo Giles, torna a trovarmi
presto.
Mi sono lasciata fotografare per gioco; adesso la mia
gigantografia appesa sulla parete dietro il letto mi rimprovera quando entro
dalla porta, stanca e assonnata, nauseata da questa vita e mi sputa in faccia tutto il livore che provo per me stessa.
Mi sono lasciata fotografare. Mi è piaciuto molto.
Voglio rifarlo.
Strano avere un uomo che ti osserva per
tutto quel tempo dietro una macchina fotografica come fossi un’opera d’arte e
non cerca sesso facile da te.
Penso di averlo amato per alcuni minuti mentre mi osservava
con la testa inclinata da un lato e il dito sullo scatto morbidamente adagiato
sopra, a tratti nervoso quando scoprivo di più la pelle chiarissima, come la
sabbia sotto la luna piena.
Si, penso di averlo amato.
Mi ha fatto perdere…ero totalmente inebriata
di me stessa.
Dolce e crudele perdersi per alcuni istanti.
Sono bella e a differenza di molte mie colleghe, sono colta.
Prostituta d’altro bordo finita sulla strada per uno strano scherzo del
destino. Una geisha occidentalizzata che barcolla su trampoli
di plastica e pelle, zigomi perfetti da chirurgia plastica, gioielli leggeri e
avvolgenti, occhi chiari come ghiacciai innevati.
‘la reina de castilla por las
calles de Sevilla, gitana bailarina, la pasion, la alegria, estrellas
escondidas en el cielo maravilla..’
Non è facile fare la puttana. Non credete che basti mettersi
sulla strada con una coscia di fuori per fare la serata. L’occhiata maliziosa,
la finta voce da bambina pudica al cliente sufficientemente vecchio da sembrare
tuo padre, la risatina d’imbarazzo, l’arrossire senza preavviso…bisogna
studiare, gente.
L’anello che mi ha regalato Patricia batte contro il muro
ritmicamente…c’è poco movimento stasera e mi sto annoiando….ma non crediate che
smani per fare questo lavoro!
Devo mangiare anche io, come tutti.
La laurea in Fisica Nucleare è stata gettata nel secchio tre
anni dopo il conseguimento. Ho 27 anni e le aspettative
di vita di una modella anoressica sul crinale dei 30. Devastante!
Si avvicina una macchina. Butto la sigaretta in terra e la
schiaccio con la punta di vernice nera. Tiro un po’ giù una spallina e mi
stampo un broncetto tenero.
L’auto stride e torna indietro.
Visto, gente? Studiare serve a qualcosa!
Una settimana dopo, in uno studio anonimo…
“Ha chiamato qualcuno?”
“Nessuno come al solito” rispose la
donna con ironico cordoglio, posandosi una mano sul petto prosperoso “mi
dispiace Ford, ma a quanto sembra il passaparola funziona: sei il peggior
investigatore sulla piazza!”
L’uomo la guardò con malcelato nervosismo
“allora, giacché gli affari vanno male e che non ho clienti, la tua presenza è
superflua” affermò con la faccia come il bronzo.
La donna smise di smaltarsi le unghie e lo guardò con un
sorrisetto ironico “dovresti darmi la liquidazione e non puoi permettertelo, Shelton”
Ford la guardò fissa negli occhi e strinse la bocca, indeciso
se mandarla a quel paese o sorvolare per l’ennesima volta. “Quanto ti odio”
sibilò fissandola negli occhi ridenti e sereni.
“Me ne compiaccio!” La donna allungò una mano dalle dita un
po’ tozze ma molto aggraziata e gli fece un buffetto sul mento, atteggiando le
labbra in un bacio troncato “Vox Populi, Shelton: Melissa ha sempre ragione”
Ford grugnì con poca convinzione e s’infilò nell’ufficio
arricciando il naso per l’odore di chiuso e di polvere.
Inciampò nella bottiglia che aveva lasciato lì il venerdì
precedente e cadde a terra con una sonora parolaccia che fece affacciare la
donna dalla porta “tutto bene? Sei in grado di camminare come tutti o devo
procurati un bastone per l’artrosi?! Ah, c’è un appunto sulla scrivania...sai
quella cosa rettangolare sulla quale appoggi i piedi… ”
“Va a quel paese!” esclamò massaggiandosi la parte dolente
“ma per contratto, non dovresti ripulire qua dentro,
di tanto in tanto?”
“Scordatelo, Sheldon!” sibilò la
donna sbattendo la porta mentre lui crollava a sedere sulla seggiola e
sospirava toccandosi la schiena.
Quando vide il nuovo appunto di Melissa per poco non si gettò dalla finestra per la disperazione. Poi ricordò
che era solo al primo piano e che non si sarebbe procurato dei seri danni
fisici e preferì affrontare la durissima realtà: Natalie era scappata di nuovo
e i genitori l’avevano ingaggiato un’altra volta!
Ma porco zio! Se una
di quell’età scappa, ci sarà una ragione! Pensò accartocciando il foglietto
rabbiosamente e dandogli un morso per la frustrazione. Mi rifiuto di correre un’altra volta appresso a quella ragazzina con le
crisi di nervi, decise cominciando a comporre il numero della famiglia Portman per avvertirli della sua defezione, ma si fermò all’improvviso, al ricordo del corpo snello della
ragazza abbracciato al suo…beh, però ci poteva pensare su….
Posò il telefono e incrociò le dita, posandoci la bocca
sopra. Un sorriso maligno si stampò sul volto insieme ad
un ‘hihhi’ da demente che fuoriuscì dalle labbra.
La bella Natalie con tutto quel fuoco nelle vene, meritava
di essere volgarmente tampinata da una bestiaccia come lui! Massi!
Posò il telefono con un ghigno imbecille sul viso e una sana
soddisfazione che cresceva esponenzialmente: l’avrebbe braccata, rinchiusa e
alla nuova profferta sessuale….
“Eheehehehh” sbottò a ridere
sventolando la foto della ragazza. Diventeremo
grandi amici tu ed io!
Posò il braccio sulla scrivania e un nugolo di polvere si
alzò facendolo starnutire e cadere dalla sedia sulla quale stava dondolando
pericolosamente. “Maporc!”
Strinse i denti massaggiandosi il sedere nuovamente. E due! Questa è una qualche punizione divina
per aver pensato di portarmi a letto quello splendore!
Si battè la polvere di dosso e grugnì a mezza bocca. Eppure era sicuro che ci fosse quella famosa clausola sul
contratto! Aprì tutti i cassetti e controllò un paio di volte le postille e
sorrise compiaciuto, evidenziando una sana e bianca dentatura che gli era costata un sacco di soldi in odontoiatra.
Si alzò velocemente, dimenticandosi della lombalgia che
l’affliggeva da una settimana a quella parte, buttando giù un paio d’analgesici
che ingoiò con una sorsata di birra che prese dal minibar nell’angolo.
Non c’erano penne per scrivere ma quella parte del suo
ufficio era sempre bene rifornita!
Prese il contratto e uscì dallo studio sventolandolo come se
fosse un’ascia di guerra “leggi un po’ qui, stronz…”
Restò con un braccio alzato e la bocca aperta e fissò le due
donne che lo attendevano in anticamera, vagamente sorprese. Una sorrideva
divertita della sua posa plastica da discobolo di Mirone e l’altra lo stava
letteralmente incenerendo con lo sguardo. Questa
è una stronza senza uguali,
pensò cercando di ricomporsi nel frattempo.
“Signor Shelton ci sono due
clienti…” annunciò Melissa fra i denti facendo un bel sorriso tirato alle due
donne che evidentemente non riuscivano a sopportare la presenza l’una
dell’altra, perchè restavano discoste dalla scrivania e si guardavano in
cagnesco da capo a piedi.
Ford si schiarì la voce e porse alla segretaria il contratto
con tutta la serietà che disponeva ed era molta perché, in concreto, passava
più tempo a ridere delle cazzate che faceva con gli amici …e poi si stupiva se
‘non
c’era donna disposta ad avvicinarglisi nel raggio di
trenta chilometri’, testuali parole della
madre e della sorella, nonché di quella vipera di
segretaria che si era messo sul groppone!
Ford annuì, accennò un’espressione autorevole e posata per
un secondo Melissa ci credette veramente alla capacità del suo datore di
lavoro, di contrarre i muscoli in quella che soleva dirsi ‘ faccia da bravo
ragazzo responsabile e coscenzioso’ prima che un
eccesso di tosse non mandasse a quel paese la sua mascherata.
“Se è troppo impegnato, ripassiamo”
tubò la donna più giovane con voce squillante.
“Ripassa tu!” sbottò la seconda con aria nervosa
rivolgendosi a Ford che si ricompose immediatamente “quel porco del mio ex
marito è scappato e mi deve un sacco di soldi in alimenti” esordì spingendolo
nel proprio ufficio senza tanti complimenti.
“Si accomodi” borbottò fra i denti pensando che se quella
donna si comportava sempre in quel modo, quel
poveraccio aveva avuto un buon motivo per defilarsi.
Per la prima volta in vita sua, si vergognò a morte per lo
stato del suo ufficio ma sollevò metaforicamente le spalle. Volevano lui, non
la sua tappezzeria!
Si sedette sulla scrivania in silenzio mentre le due donne lo
guardavano visibilmente stupite del suo comportamento salottiero e poco
professionale.
“Non fateci caso, sono un uomo molto sopra le righe”
affermò fissandole a turno. Quella è
stupida e quella è una scassapalle! “Se non vi sta bene, quella è la porta.”
La più giovane accennò un sorriso “ma si figuri!”
Ford ricambiò il sorrisetto sentendo tutti gli ingranaggi
del cervello della donna che si sbullonavano mentre lo guarda, o meglio, mentre
gli guardava spudoratamente il pacco!
Tipa simpatica,
decise allargando impercettibilmente le gambe e facendosi sgamare
a fissarle il seno. La donna sorrise maliziosa e
accostò la spallina all’interno del vestito mentre la seconda schiumava
letteralmente di rabbia.
“Esponetemi il vostro caso… una per volta” dichiarò con un
vaghissimo sottinteso sessuale. Ce n’è
per tutte!
“Senta mister ‘sopra le righe’! Se ha finito di giocare
alla farsa del detective tutto d’un pezzo, tornerebbe serio, degnandoci della
sua cortese attenzione?”
Che palle questa!
Ford si voltò verso la tipa nervosa con un visetto d’angelo
che ebbe l’effetto di far uggiolare quella ‘simpatica’
neanche si fosse trovata di fronte alla visione di
un’intera cucciolata di coniglietti bianchi appena partoriti.
“Sono a vostra disposizione, siete venute per questo”
sogghignò “fate di me ciò che volete!”
La donna strinse le labbra e alzò velocemente un sopracciglio
mentre l’altra si portava una mano davanti alla bocca e lo guardava con occhi
luccicanti di riso. “Si tratta del mio fidanzato..”
“Ma se ti ha mollato come tutte le
altre!” precisò la donna con aria da impunita.
“Ci siamo presi una pausa!”
Ford alzò gli occhi al cielo, il divertimento dileguato dal
volto. Oddio che palle! “Una per
volta…”
Una
per volta, continuava ad implorare dentro di se, sentendole litigare su un
tale Max che da quanto aveva capito era il marito dell’una e il fidanzato
dell’altra.
“Volete che vi trovi quest’uomo?” gli uscì detto con voce
quasi disperata.
“Si!” esordirono in coro trapassandogli le orecchie.
“E che cazzo, ditelo prima!”
affermò mettendo da parte la scarsissima educazione che lo contraddistingueva e
saltando giù dalla scrivania “Vi costerà parecchio”
“Non me ne importa niente. Voglio quel disgraziato dietro le
sbarre!” esclamò Justine, la ex moglie, sventolando la
borsetta con fare minacciosa.
Diventerà una di
quelle vecchiette isteriche che picchiano i giovanotti sulla metro perché le
hanno prestato un piede, rimuginò immaginando la scena e facendosi scappare
un sorriso.
“Non c’è niente da ridere” affermò la più giovane, Fran, con
un broncetto offeso “il mio tesoro mi sta facendo preoccupare da morire e ho
paura che gli sia successo qualcosa”
L’uomo la stava guardando come si fa con una ballerina nuda
avvinghiata attorno al palo in uno strip club e la ragazza si sporse verso di
lui, tutta occhioni sgranati e boccuccia protesa. “Ho detto qualcosa che
potrebbe interessarla per cominciare la sua ricerca?”
Ford stava rimuginando sul fatto di non averla già vista da
qualche parte, quella sventola mora - magari
su paginone centrale di Playboy - e non ascoltò una sola parola. “No,
grazie” borbottò alzandosi e aprendo la porta alle due “mi metterò
al lavoro. Ora fuori dai piedi, mi avete fatto venire
il mal di testa con tutto quello starnazzare!”
Natalie, Natalie…gran bella ragazza, peccato abbia quella fissa di
scappare di casa a mesi alterni
Natalie, Natalie…gran bella ragazza, peccato abbia quella
fissa di scappare di casa a mesi alterni. La incontravo quasi tutti i giorni,
quando ancora reputava casa propria un posto decente in cui vivere. Da un
giorno all’altro ha cominciato a darsi alla macchia senza una spiegazione
plausibile e io ho cominciato a correrle dietro con il guinzaglio e la
museruola.
Poco più di un metro e 65, bionda, occhi
nocciola chiari…strani occhi. Violenti a volte, dolci o tremendamente
sensuali quando cerca di sedurmi in quel modo goffo...il potenziale ce l’ha ma a tecnica non ci siamo: deve impratichirsi e
magari, fra un paio d’anni, riuscirà anche a convincermi del contrario.
Nel complesso è una ragazza normale, ma molto molto carina. Anche troppo.
Sarà il modo che ha di sorridere o quella smorfia che fa
quando mi vede, fra l’esausto e il compiaciuto…ha quel qualcosa che poche donne
hanno...quelcerto ‘non - so - che’ che ti fa ammutolire e comportare bene quando si è in
loro presenza, che ti fa moderare il linguaggio e ti rende quasi schiavi di un
loro sorriso.
Tutto questo in una ragazza di 22 anni.
22.
Quando crescerà sarà inarrestabile,
spezzerà più cuori lei che l’intera popolazione femminile messa insieme.
Mi sa tanto che le piace che le corra dietro...anche a me fa
piacere, lo ammetto. Mica per i soldi, lo farei anche
gratis.
È una specie di nascondino scemo che facciamo da due mesi.
Lei scappa e lascia tracce sufficienti a trovarla, non si premura di sparire
mai del tutto e non si allontana mai dallo stato.
Mai capita…è strana, inquieta.
No, non l’inquietudine che può provare una ragazza di
quell’età…più profonda e radicata, sembra quasi che soffra per i mali del
mondo.
E quello sguardo che mi lancia ogni volta che la riporto a casa…intenso, dispiaciuto, ferito...
“Tanto scappo un’altra volta” mi avverte sempre prima di
aprire la portiera, la testa voltata verso l’ingresso della casa.
“Tanto ti ritrovo un’altra volta” le dico di rimando come un
ritornello senza neanche guardarla.
Se non fossi così come sono,
penserei che si è presa una mezza sbandata per il sottoscritto. Non che sia sto granché: faccio abbastanza schifo dopo giornate
passate in macchina a guidare e a domandare in giro sue notizie, con quella
maledetta foto appiccicata alla mano come fosse parte integrante della pelle e
dei tendini.
Certe volte penso di essermi affezionato a lei.
Certe volte me la sogno anche di notte, Natalie.
Eppure ha tutto quello che può desiderare...è ricca è ben voluta dagli amici, non le manca niente.
I genitori sono brave persone e io gli stronzi li sgamo
all’istante: qualsiasi situazione torbida in quella famiglia l’avrei pizzicata subito.
Che ti passa per la testa, Natalie?
***
“NATALIE!”
La ragazza sobbalza per un breve istante, girando la testa
verso la compagna “che c’è?”
“Bisogna sparecchiare i tavoli e pulire, quando i clienti se
ne vanno! Ma che hai oggi?! Cerca di ricordartelo” la
rimprovera allontanandosi con la sua solita camminata altezzosa che la fa
ridere.
La ragazza torna ad appoggiare il mento sulle braccia, le
braccia sulle ginocchia piegate, sulla panchina al centro dello spogliatoio, in
una breve pausa lavorativa non consentita dalla padrona che l’ha già richiamata
uan volta di troppo da quando è stata assunta.
È scappata un’altra volta, stavolta solo per far dispetto a
se stessa. Se ne stava comoda a casa, ci sarebbe rimasta
qualche altro giorno se non fosse stato per quella maledetta ‘visita inattesa’: l’aveva vista entrare dentro il Blockbuster dietro casa sua, nascondendosi giusto in tempo
per non farsi vedere ed era stato ad osservarlo con il cuore che batteva e le
dita strette attorno al dvd scelto. Canticchiava una canzoncina che
s’intitolava come lei e che le aveva fatto partire un
embolo nel momento stesso in cui aveva calcato sulla parola ‘Natalie’. L’aveva pronunciata con un sorriso tenero e aveva
alzato gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
Se n’era andato con il cd che
conteneva la canzone in questione mentre lei se ne stava accucciata nel reparto
‘Nuovi Arrivi’ con la bocca secca e le dita molli per
la sorpresa.
Mi sa che ho fatto una
stupidaggine, stavolta, pensa tirando giù le gambe e sistemandosi la divisa
prima di uscire dallo spogliatoio e depositare lì il suo pensiero ricorrente.
***
Alla fine lo beccai, il caro Max che si era dato alla
macchia per i troppi debiti, stressato da una ex
moglie stracciapalle e da una fidanzata che sembrava
sempre stesse sul punto di proporti una cosa a tre.
Quelle due erano insopportabili e fui ben contento di
togliermele dalle scatole, dirigendomi verso la piccola cittadina di Wundersen al confine con lo stato. Non si era allontanato
di molto perché durante la strada gli avevano fregato la macchina e si era
fermato in tutti i bar nel raggio di mille chilometri per fare rifornimento
alcolico.
Mica stupido.
Aveva una vera e propria predilezione per il whisky,
robaccia che non riesco a bere neanche adesso… e si
che di sbronze me ne sono prese un sacco nella vita. Penso di aver avuto più
birre che donne…Mh…sul numero non ci
pioveva e nessuno dei miei amici lo metteva in dubbio.
Stronzi.
Il mio problema è che riesco a farle scappare alla seconda
occhiata; eppure non sono malaccio, ho tutti i requisiti giusti per attirare le
donne.
Due braccia, due gambe e una testa sola.
Non provengo da un altro pianeta e non ho perversioni tali
da spaventare le povere fanciulle indifese.
Non che sbandieri così le mie depravazioni, precisiamolo per
il pubblico a casa.
Secondo Melissa, sono troppo arrogante e maleducato per
piacere ad una ragazza normale… e per normale lei intende tutto il genere
femminile dotato di figa – i transessuali li ha gentilmente esclusi - ma almeno
non sono uno di quelli che si aggiusta il pacco
continuamente.
Credetemi, quelli che fanno così, ce l’hanno
piccolo.
Secondo mia sorella, ho la faccia da serial killer arrapato,
soprattutto quando non mi rado e ho sonno, ma quella è una grandissima stronza
lesbica e non fa testo.
Lasciamo perdere cosa pensa mia madre: per lei sono sulla
via della perdizione e votato anima e corpo all’inferno…questo perchè a 22 anni
ha trovato un po’ di fumo nella tasca dei jeans da
lavare.
Meno male che aveva guardato la tasca giusta e non si era
addentrata nei meandri della scrivania!
Mi siedo accanto a Gershow, già
ubriaco fradicio alle cinque del pomeriggio e ordino una birra lanciandogli
un’occhiata.
Ora, non sono uno che guarda gli uomini – e vorrei ben
vedere – ma quel tipo lì non me la raccontava giusta.
Piuttosto belloccio, più alto di me anche da seduto e faccia
da bravo ragazzo. Ecco, uno come lui lo presenteresti volentieri
alla mamma.
Se ne stava in compagnia di una specie di cane che dormiva
ai suoi piedi e continuava leccare il liquore caduto a terra.
Un cane alcolizzato mi mancava proprio!
Max Gershow parlava da solo, sottovoce
e biascicava sull’essere rovinato. Non mi stupì neanche un po’: da quello che
avevo trovato su di lui, era già tanto che non si fosse tagliato le vene con un
coccio di bottiglia.
Era in pieno delirio alcolico e cianciava di gettarsi di
sotto e farla finita. Mi chiesi da dove volesse
gettarsi perché non c’era un ponte o un palazzo alto più di tre metri, in
quella cittadina dimenticata da dio ma non dai camionisti alticci che stavano
fischiando dietro la cameriera evidentemente incazzata.
Il barista gli gettò un’occhiata annoiata e mi porse la
consumazione. Mai bevuta una birra più schifosa di questa.
Lo indicò con un cenno della testa
ricominciando a pulire il bancone con uno straccio schifoso “Se ne sta
lì da due giorni. Dovrei decidermi a buttarlo fuori ma secondo
Mary è solo un poveraccio da compatire…e poi tutto quel cianciare come
un matto mi da sui nervi”
Immaginai che Mary fosse la cameriera carina e appariscente
che mi era passata accanto senza degnarmi di un’occhiata. A quel pezzo di merda
gli dava fastidio perché parlava da solo? Beh, che cazzo, io lo faccio da un bel
pezzo, ormai.
Posai la birra quasi intonsa sul tavolo e lo squadrai con
disprezzo “scommetto che il piscio di quelcane è migliore di questa schifezza che mi hai rifilato”
Il bello del barista è che ci ha messo tre secondi di troppo
a reagire alla mia offesa. Il tempo giusto per afferrare Gershow per la collottola e tirarmelo dietro.
Stavamo andandocene senza pagare e ci eravamo
quasi riusciti, quando andai a sbattere col naso contro un camionista di quelli
giganteschi e tutti tatuati, evidentemente amico del barista.
“Togliti dai coglioni” sbottai facendo la faccia dura e
rimediandomi un cazzotto sulla faccia. E che cazzo,
l’occhio no!
Scrollai la faccia mentre il tipo grosso mi tirava su di
peso e il barista mi ficcava una doppietta su per il naso. “Immagino te la sia
presa per la birra, eh?” ridacchiai come uno scemo abbozzando un sorriso.
Sono attaccabrighe, ma non sono un codardo. Quindi mi
raddrizzai sulla schiena con la lombalgia che ricominciava a farsi sentire,
nemmeno fossi un povero vecchio acciaccato, e venni
subito rinsaccato su me stesso da un altro pugno allo stomaco.
Porca vacca, adesso
vomito il curry! Pensai maledicendomi per essermi lasciato trascinare da Pete dall’indiano la sera prima.
Lanciai un’occhiata a Max e vidi che si era riseduto e stava
scolandosi la birra facendo una bocciaccia e schiantando allo stesso tempo il
bicchiere sulla superficie “un altro!”gridò con la voce alticcia, tirando su
col naso.
S tolse un po’ di schiuma dalle labbra e la sputò a terra
con disgusto “sa di piscio di cane. Ha ragione
lui”
Proprio in quel momento, la mutazione canideai suoi piedi decise che non c’era niente di meglio
che farsi una sana pisciata nel locale, così alzo la gambetta
e innaffiò lo sgabello di Gershow sotto le facce
allibite del barista e dei camionisti che si erano riseduti perché non c’era
più niente da vedere.
Max ridacchiò come uno scemo e ficcò il bicchiere sotto il
getto paglierino del cane.
Quello stava più fuori di me quando si ubriacava! Cominciai
a ridere come un matto, quando lo vide barcollare verso il barista col
bicchiere teso. “Toh, assaggia”
Mi rialzai continuando ad annuire e lo spinsi contro il
bicchiere. Non mi sarei fatto fregare una seconda volta e per prevenire
qualsiasi azione da parte dei bistecconi tatuati, tirai fuori la Glock e gliela puntai contro con un sorrisetto, mostrando
allo steso tempo il distintivo falso della polizia
“Tutti indietro o vi faccio arrestare“ sibilai con la mia
migliore faccia da cazzo. Praticamente quella di
sempre.
“Ehi, scusa amico…offre la
casa”si affrettò a dire il barista
alzando le mani.
Io mi affrettati a mettere via il distintivo, prima che si
accorgessero che era una patacca e feci una smorfia all’indirizzo della pozza di urina sotto la sedia di Gershow
“ Dovrei chiamare l’istituto di igiene e far chiudere questo buco.”
Mi risedetti in silenzio adocchiando la cameriera nervosa
che stava tormentando il vassoio e la indicai col pollice “scommetto
che lavora in nero. Tira un po’ fuori la licenza. Facciamo un bel controllo”
Allungai la mano verso il barista e lui mi guardò fisso “vuole bere qualcosa, signore?”
Ecco, adesso ero diventato ‘signore’
mentre prima era solo uno stronzo da pestare…e che cavolo, approfittiamone.”Per
me una tequila e al signore qui, un whisky” gli ordinai senza guardarlo. Era
talmente fatto che non sarebbe andato da nessuna parte e ora che l’avevo
acciuffato potevo anche rilassarmi un po’.
“Grazie amico” biascicò tenendosi la testa con entrambe le
mani, il bicchiere pieno di pipì del cane accanto a se. Lo spostai prima che lo
bevesse, scambiandolo per un bel malto invecchiato e sorrisi malignamente all’idea che mi venne in mente. Cambiai
l‘ordinazione e mi feci lasciare tutta la bottiglia.
“Da quanto tempo non ti fai una doccia? Puzzi da far schifo”
gli dissi arricciando il naso e domandandomi un attimo
dopo se fosse il mio corpo ad emanare quel tanfo schifoso di sudore.
Mi diedi una rapida annusata e alzai un sopracciglio. Ero
io. Per forza la cameriera era tanto schifata.
Questa è una cosa che con le donne non ti aiuta.
Gershow era crollato addormentato
sul bancone. Il barista non guardava e avevo tutto il tempo per escogitare la
mia vendetta. Svuotai d’un sorso il bicchiere di Max, strangolandomi con quella
schifezza, lo riempii a metà con l’urina del canide e di un quarto di whisky.
“Barista” chiamai con voce dura e ancora fintamente
incazzata. Quello arrivò trafelato e ossequioso e io gongolai
“mettiamoci una pietra sopra: non ci siamo mai visti, tu ed io”
Il faccione dell’uomo si aprì in un sorriso
accondiscendente. Gli porsi il bicchiere e alzai il mio “alla goccia e
vaffanculo tutto il resto”
“A fanculo il resto!”esclamò ingoiando tutto d’un fiato.
Si! Che goduria!
Mi alzai senza neanche pensarci a mettere mano al portafogli
e caricai Max sulle spalle soddisfatto.
Mica avevo finito.
Mentre mi avviavo all’uscita, mi
girai con un sorriso strafottente “te l’ho detto che il piscio di quel cane era
più buono, amico”
Il barista sbiancò e restò a guardarmi mentre uscivo
sghignazzando come un matto. Quando misi in moto e me ne andai
in fretta, potei assistere alla meravigliosa scena del pelatone che vomitava
fuori dal locale dallo specchietto retrovisore della mia Chevrolet
del ‘57.
Capitolo 4 *** la spina e il cartello stradale ***
Scaricai Gershow in una stanza attigua alla mia, nel motel in cui mi ero
fermato la sera prima e lo chiusi a chiave dentro
Scaricai Gershow in una stanza
attigua alla mia, nel motel in cui mi ero fermato la sera prima e lo chiusi a
chiave dentro. L’unica porta che poteva dargli la libertà, era quella
comunicante col mio appartamento. Eravamo al terzo piano, quindi non si sarebbe buttato di sotto.
Mi feci una doccia rimuginando sul dolore e sulla faccia
gonfia e non mi sembrò vero di gettarmi per un po’ sul letto.
Silenzio…pace…mhh… devo tornare a casa e mettermi a cercare
Natalie…un’altra volta. Beh, sempre meglio di quel barbone di
la.
Dormii per qualche ora, anestetizzato dall’antidolorifico e
quando mi svegliai era notte fonda. Schizzai in piedi un po’ traballante e ancora
nudo come un verme, mi affacciai a controllare il mio ospite. Era nella stessa
identica posizione in cui l’avevo lasciato, quindi richiusi la porta e mi sdraiai sul letto, indeciso se rimettermi a dormire o
andarmene a mangiare in qualche buon ristorante.
Se chiudevo gli occhi e mi addormentavo
avrei sicuramente sognato Jordan e quella era una spina nel cuore che non
voleva sapere proprio di togliersi di li.
“Fanculo” sibilai afferrando i vestiti. In quel momento la
porta si aprì e Gershow restò a fissarmi con la
faccia truce e svaporata “tu chi sei? Dove mi hai portato?” borbottò traballante sulle gambe. “Perché la porta della mia camera è chiusa a chiave?”
Poi sgranò gli occhi e mi fissò con ribrezzo “Ehi ehi! Stiamo calmi, che cazzo hai
fatto mentre dormivo?!” esclamò indietreggiando e con una faccia da far
spavento.
“Ma vaffanculo!” esclamai incazzato, infilandomi i jeans “sono un detective privato e mi hanno ingaggiato le
tue ex per ritrovarti, coglione.”
Lui mi guardò e annuì improvvisamente calmo. “Il culo non mi fa male”
“Ti farà male a forza di calci, se provi anche solo a
ripensare una cosa del genere!” gridai rabbrividendo ”ma pensa
te!”
Gershow mugugnò qualcosa e si appoggiò
allo stipite della porta. “Un detective per trovarmi…tanto non ho una lira per pagare gli alimenti e non ho nessun motivo
per tornare a casa.”
Scivolò fino a terra e si sedette con un sospiro. Era il
ritratto della depressione e mi faceva un po’ pena.
“Come ti chiami?”
“Shelton”
“Nome”
“Quanti cazzi…Ford” mugugnai finendo di infilarmi le scarpe
sportive.
Max alzò lo sguardo con una supplica non certo velata “non potresti lasciami andare?”
“Scordatelo. Non voglio stare a sentire quelle due galline
ancora una volta. Mi cascano le palle ogni volta che aprono bocca e hanno la
mania di telefonare continuamente per avere notizie. Ma
non la pagano la bolletta, quelle?”
Gershowridacchiò liberamente per un po’ e restai a
guardarlo. Mi faceva una pena terribile, quel poveraccio!
“Senti coso… rimettiti in forma e andiamocene a mangiare a
spese della tua ex moglie” gli proposi dandogli una mano ad alzarsi. Lui annuì
e sbuffò “mi metterà sul conto anche questo”
La cosa peggiore che può capitare ad un uomo, è andarsene al
ristorante con un amico a fare la coppietta gay. Max
doveva essere del mio avviso perché guardò storto ogni singolo cameriere che ci
servì.
“Datti una rilassata, in questo posto difficilmente ci tornerai”
gli suggerii benché desse disturbo anche a me.
“Finisciti quella bistecca e andiamocene da sto posto.” Mi ordinò nervoso come una verginella la prima
notte di nozze.
“Calma, amico. Un uomo sicuro della propria virilità non si cura di queste cazzate” affermai schiattando dalle risate
alla sua faccia.
“Non sono nervoso per questo. Il tuo vocabolario scadente e
rozzo ci sta facendo fare una figura pessima!” affermò
puntando un dito sul tavolo.
Tacqui immediatamente e lo fissai innervosito: sta storia
l’aveva già sentita.
E più di una volta.
“D’accordo, principino” sogghignai un po’ amareggiato. “Vuoi
sentire qualcosa da far girare davvero tutto il ristorante?”
Sono maleducato e attaccabrighe e sono anche idiota… è
genetico.
“Ti prego, abbi pietà.” M’implorò a
mezza bocca.
Quando uscimmo, penso di aver
sentito tre quarti del ristorante tirare un sospiro di sollievo.
C’imboscammo in un bar decente, con tanto di tavolo da
biliardo e ballerine con tette vere sul palco e sorrisi
felice. Adesso sì che si ragionava!
“Principino, non è che mi svieni se
quella ti sventola sotto gli occhi la mercanzia?” lo presi in giro in tempo per
farmi lanciare un’occhiata rovente di sdegno dalla cameriera.
“Tu non hai la donna, vero?”
“No”
“Chissà come mai” sibilò abbozzando un sorriso di scuse alla
ragazza.
“Fai poco sarcasmo, amico” borbottai appoggiandomi di
schianto contro lo schienale.
“E’ una constatazione pura e semplice.” Affermò ordinando da
bere anche per me “tanto paga Justine, no?”
“Già.”
“E allora offriamo da bere a tutto
il locale!” mi propose con un sorrisetto bastardo che lo risollevò di parecchi
punti sulla tabella.
Quella novità piacque all’intera popolazione del bar e ci
piovvero sulla testa un sacco di amici nuovi e un
sacco di ragazze.
Cioè…Gershow
ne aveva una per ginocchio: le signorine si limitavano ad allungarmi
un’occhiata e tornavano ai propri affari.
Seccante a dir poco.
Mi osservai allo specchio appannato poco distante. Quella
maledetta cicatrice mi dava i nervi ogni volta che la guardavo.
Mi spezzava a metà un sopracciglio e si perdeva fino a scomparire sulla fronte
e la palpebra…per poco non mi è partito un occhio, quando Durque
mi ha sfregiato!
Quello era stato il motivo del furto perpetrato ai danni dei Jordan: mi ero messo in un brutto pasticcio e non sapevo
come uscire.
Quando si è giovani si fanno un
sacco di cazzate, frequenti la gente sbagliata, i posti sbagliati… a me sembra
di non essere mai stato giovane…
La tocco con un certo fastidio,
seguendola mentre si perde fin nei capelli. Non faccio una bella
impressione alla gente con quel taglio in faccia. Soprattutto non alle
ragazze.
Solo Natalie non si è mai spaventata. Mi ha chiesto
educatamente cosa mi fosse successo e quando le ho risposto
‘un incidente’ mi ha lanciato uno sguardo derisorio.
Mi rendo conto di tacere da un po’ troppo tempo. Muovo le labbra soprappensiero...devo andarla a cercare,
potrebbe essere in un pasticcio…
“Chi è Natalie?”
Sobbalzo e mi giro verso Max che si è liberato delle ragazze
con un sorrisetto e una frase carina che pronunciata dal sottoscritto avrebbe
fatto ridere i polli per eoni.
“Una ragazza che devo cercare” rispondo distratto passandogli
una birra “e le tue fans?”
Gershow alza le
spalle divertito “ne posso avere quante ne voglio, migliori di quelle”
ridacchia facendomi ammutolire.
Questo se lo sente bello caldo! Beh,
beato lui, mai avuta così tanta fiducia in me stesso.
Guardammo insieme lo spettacolo, roba già vista, trita e
ritrita, finchè non ce ne tornammo al motel per una robusta dormita, ubriachi persi.
La mattina dopo mi prese un colpo quando lo ritrovai nel mio
letto ma ero troppo derelitto per incazzarmi con lui per
bene e gettarlo a calci nella sua stanza, così chiusi gli occhi e restai in un
dormiveglia appiccicoso ma liberatorio…avevo sognato un’altra volta Jordan e
dubitavo fortemente che sarei mai riuscito a liberarmi di quel pensiero
ricorrente e fastidioso come un sassolino nello scarpone da montagna.
“Oh”
Percepii la voce di Max provenire dall’oltretomba degli
alcolisti anonimi e biascicai una domanda.
“Che vuoi?”
Lo sentii muoversi ma non mi girai
verso di lui. Mi scoppiava la testa per la ciucca bestiale che ci eravamo presi quando lo spettacolo era diventato così
penoso da indurti al suicidio alcolico o fisico.
“Chi è Jordan?”
“Ma che cazzo te ne frega…”
sussurrai portandomi un braccio sugli occhi.
“Era per parlare” mugugnò gettandosi il cuscino in testa.
“Parla con il cartello stradale che ti sei portato via. Non
parlo quando mi fa male la testa”
A quelle parole, Gershow si sollevò
a sedere e io aprii un occhio. Si guardò attorno ancora assonnato e quando notò
il cartello, una risata tremolò dalle labbra e scoppiò in un singhiozzo
isterico. “Questo non lo facevo dal liceo!”
“Ma pensa te” mugugnai sentendolo risvenire di botto sul letto. “Non lo reggi, l’alcool?”
“Non a dosi massicce”
“Femminuccia…” apro un occhio e mi tiro a sedere un po’
sbattuto “ma non c’era una donna? Mi è sembrato di
vederla...in un momento non precisato della notte”
“C’è…sta dormendo nella mia stanza”
“E tu che cazzo ci fai qui?” lo
interrogo un bel po’ sorpreso. Scherza scherza, avesse tendenze omosex?
Gershow non mi risponde, semi
cadavere sul letto “pretendeva le coccole…mi sa che si droga”
Lo guardo aggrottando la fronte: ho sicuramente capito male
“hai rinunciato ad una scopata per non farle due coccole?”
“No…prima me la sono fatta…poi mi sono defilato con una
scusa” mugugna affondando la faccia nel materasso “voleva fare una cosa a tre”
“E con chi?” domandò non riuscendo
a credere a quello che mi stava dicendo. Ma come, ieri sera faceva tutto il
principino…e adesso…
“Con te…mi fai un pò senso, scusa la franchezza”
“Figurati, la cosa è reciproca”
Chiudo gli occhi, prendendomi la testa fra le mani...questo
qua ha problemi e mi sta anche un po’ sul cazzo a dirla tutta!
“Porta una di quelle due e poi se ne riparla” mugugna dietro
di me.
“Chi…”
Lo vedo strusciarsi una mano sotto la maglietta e fare una
smorfia di disgusto mentre controlla l’alito che deve essere ridotto come il
mio ad una cloaca intasata da cinque anni “quella Jordan…o quella Natalie…parli
nel sonno”
“Piuttosto ti sparo alle palle” rispondo innervosito e col
mal di testa che preme sempre di più.
E’ l’ultima cosa che riesco a dire,
prima che qualcosa di molto pesante mi colpisca sulla testa facendomi
svenire.
Quando mi riprendo, bestemmiando
tutto il calendario in ordine alfabetico, non mi stupisco di non trovarlo più
nella camera. Apro il portafoglio e sorrido un bel pò incazzato: mi ha fregato
tutti i soldi e …la macchina! Figlio di puttana, quella macchina è un
gioellino!
Il bigliettino di scuse...tesoooro, il bigliettino di scuse..
Lo appallottolo con violenza gettandolo in terra, ma poi lo
raccolgo ficcandolo in tasca e decidendo di farglielo mangiare a forza quando
l’avrò nuovamente sotto le mani.
A parte più seccante è dover tornare a casa, prendere
un’altra macchina e farmi una chiacchierata con quelle due. Prendo il cartello
stradale ed esco dalla stanza a passo di carica...ma che cazzo ci devo fare con quel cartello?! Non lo so, però me lo tengo e
quando ce l’avrò sotto mano, glielo sbatterò così
tante volte in testa da abbassarlo di 20 centimetri!
*°*°*°*
In una città lontana, c’è un appartamento simile a tanti
altri. La gente va e viene, i vicini si amano e si odiano come in qualunque
altro condomino e i cani ti abbaiano contro per gioco o per stupidità.
Se guardate bene, c’è una porta contrassegnata 12Dal secondo piano dell’anonimo
palazzo.
È una bella porta blindata, legno satinato e serratura anti - scasso. Nell’appartamento vivono due donne, in un
curioso connubio di pelle lattea e crema al cacao.
Donne normali, con vite più o meno normali.
Una delle due, la bella meticcia dalla pelle color
cioccolato,sta
pasticciando in cucina, intenta nell’ennesimo esperimento culinario.
L’altra, una bianca dagli occhi duri e poca voglia di
scherzare di prima mattina,sta mettendo
a posto la propria camera, anticipando la mutazione dei vestiti in esseri
inanimati che si trascinano da soli fino alla lavatrice del bagno.
Il telefono squilla e la meticcia sbuffa, pulendosi
velocemente le mani che odorano di cipolla. Afferra la cornetta soffiando un
pronto che risulta abbastanza scocciato.
Le due donne lavorano di notte e la mattina hanno bisogno di
dormire; tutti iloro amici lo sanno e
si guardano bene dal chiamarle.
Scocciatore o
compagnia telefonica con l’ennesima offerta risparmio?
Si domanda un secondo prima di tirare su la cornetta.
Qualche istante dopo, rotea gli occhi al cielo e posa il
telefono sulla credenza alzando le spalle. Aspettasse
per un po’.
Quando stabilisce che il tipo ha atteso
quel tanto che basta da far perdere la pazienza a chiunque, si decide ad
avvertire la sua coinquilina che annaspa nel cassetto alla ricerca di un
reggiseno scomparso, domandandosi se non l’ha lasciato a casa di qualche ex o
sul sedile posteriore dell’auto.
Si, ma di quale auto?
“Jodie, c’è il tuo ex al telefonoooo”
La donna si blocca con un paio di slip amaranto in mano,
fratellino scompagnato del reggiseno, e guarda inferocita il corridoio “quale
ex?” domanda incuriosita e allo stesso tempo timorosa.
“Nicky”
“Mandalo al diavolo da parte mia!” urlò sospirando per lo
scampato pericolo. Almeno non era Claude. Quello era una brutta gatta da pelare
e piuttosto violento…e non si accontentava di un ‘no, grazie’
Simonne, la bella mulatta con cui divideva l’appartamento,
si affacciò con il cordless in mano, indicandolo con le unghie decorate, frutto della paziente opera di Lureeka
del NailsBar.
“Dice che se non torni con lui, si suicida
e che stavolta fa sul serio.
La donna cantilenò la solita solfa che non cambiava mai e
Jordan le strappò la cornetta infuriata. “Sei ancora vivo? Suicidati, fa del bene al mondo” esclamò attaccando con violenza e
gettando il cordless sul letto.
“Ma come fai a ridurli tutti così?”
le domandò sentendola grugnire contro la stupidità maschile.
“Vorrei saperlo anche io! Attiro dei veri e propri coglioni.
Ho il radar piazzato sulla testa: se c’è un idiota nel raggio di dieci
chilometri, si precipita da me”
La mulatta si sedette sul letto sfatto, in bilico su un
cuscino “gli lasci fare castelli in aria, per forza credono chissà che, poi”
Jordan sollevò le spalle fregandosene
“fanno tutto da soli. Io metto subito in chiaro la faccenda: niente
legami sentimentali e niente scenette strappacuore” le ricordò con un luccichio
di disprezzo negli occhi “se ci vai a letto una volta,
credono di poterti comandare a bacchetta. Credono di poterti impedire di svolgere
il tuo lavoro al meglio e sono convinti che per loro lascerai
la carriera per rinchiuderti in cucina a farli diventare dei grassoni obesi!” continuò mentre Simonne scuoteva la testa perché quel
discorso l’aveva già sentito.
“Se lo scordano, non avranno niente
di tutto questo da me”
L’amica annuì giocando col boa di struzzo fucsia che le
aveva regalato per gioco, morbidamente ammonticchiato
in un angolo. “Ma Ford era un’altra cosa…” sibilò
ironica facendola bloccare di colpo.
Jordan tacque e chiuse le labbra rosate con una smorfia
“Simonne, non ricominciare con questa storia. Per favore. Dove
cavolo è, quel reggiseno?!”
Quella non era un’implorazione ma un
ordine vero e proprio e la mulatta sorrise ancora di più “ti piace
ancora”
“Non è vero” affermò con durezza, spostando il costume da
scena ridottissimo. “Ti ho prestato il mio reggiseno amaranto?
“Si che è vero. Ce
l’hai ancora in testa, infilato come una biglia fra le assi disconnesse
di un pavimento di legno…e no, abbiamo due taglie diverse”
Jordan sospirò silenziosamente crollando sulla sedia da
camera nuova nuova “ma non potevo avere una cameriera
o una negoziante come coinquilina? Proprio una poetessa doveva capitarmi?!”
Andrea ancheggiava su un paio di tacchi che le erano costati una piccola fortuna ma non poteva certo mancare
alla festa privata di Durque, il suo miglior cliente e nuova fiamma.
E lui la voleva sempre in forma.
L’uomo si girò circondando con un braccio la vita sottile
della donna e sorrise, attirandola a se e stampandole un bacio sulle labbra
rosse, trasudante erotismo.
“Sempre meglio”commentò mordendo il labbro scarlatto e
tirandolo delicatamente.
“Moi o la mia bocca?” domandò
maliziosamente accarezzandogli il sedere davanti a tutti.
Non era certo gente che si scandalizzava per così poco.
“Entrambi…sei in ritardo”
“Due minuti, il tempo di infilarmi uno straccetto decente
per non farti sfigurare” sussurrò atteggiandosi a gran diva nel suo miniabito
color carne. Durque l’aveva intravista con la coda dell’occhio e gli era
sembrata nuda. Era già eccitato ancora prima di abbracciarla.
“Che si dice di bello?” mormorò
abbracciando con lo sguardo chiarissimo l’intera sala. Durque non le rispose,
imbambolato sui capelli che erano stati racconti in un complicato intreccio che
le faceva risaltare la schiena seminuda e le forme toniche e scolpite.
Quella dea era bellissima, niente a che vedere con quelle
puttane che frequentava nei bassifondi di Capobay.
Quando se ne accorse, Andrea fece
saettare per un istante la lingua all’angolo della bocca e sussurrò nel suo
orecchio cose irripetibili che gli fecero tremare il bicchiere che teneva nella
grossa mano da pugile.
Andrea, il punto debole di Daniel Durque.
Anzi…debolissimo!
****
Finisco all’ospedale per farmi dare una
controllatina alla testa e di primo acchitto non c’è infermiera che
voglia visitarmi. Dondolo una gamba dalla sedia di plastica nera e poi si
addosso allo schienale pesantemente. Nel farlo do una capocciata al muro dietro
e mi lascio scappare un’imprecazione che mi fa guadagnare
un’occhiataccia da una vecchia col braccio ingessato e un risolino da una
ragazzina che avrà più o meno diciotto anni.
Carina. Bassina ma ben proporzionata. Una taglia 40, peserà si e no mezz’etto, ma veramente carina.
“Si è fatto male?” mi domanda con un sorrisetto che continua
a vacillare sulle labbra come una goccia che sta per staccarsi dal petalo di un
fiore. Quando mi sorriderà, si porterà via per un
attimo un frammento del mio cuore.
Sono un vomitevole romanticone!
“Si è fatto più male il muro” rispondo indicando la parete
col pollice.
La ragazzina scoppia in una risata cristallina, purtroppo di
breve durata. L’infermiera la conduce oltre una porta chiara che viene subito chiusa. Durante il tragitto, lei si è girata e
mi ha fatto ‘ciao – ciao’ con la manina.
Mi ha messo quasi di buon umore.
Mi guardo per un attimo nel riflesso della finestra che
rimanda l’aria di Willy Coyote appena caduto nel Grand Canyon senza paracadute e con i razzi Acme ai piedi.
Faccio proprio schifo e i miei capelli avrebbero
bisogno di una spuntata…per un parlare del rasoio che sembra essere sparito nel
buco nero creatosi nell’armadietto del bagno.
Se me l’ha preso quello stronzo, lo
smonto e lo uso su di lui.
Sarà stata la mia aria trascurata che l’ha intenerita…
Mi fa male la testa nel punto dove quel bastardo mi ha
pestato e il cazzotto che mi ha tirato il bisteccone tatuato
ha formato una bella macchia violacea stile ‘ubriacone che ha passato la notte
a pestarsi nel parcheggio del bar’.
Fortuna vuole che esista la compassione umana da qualche
parte – con me non ne hanno mai avuta molta – e una
bella infermierina fresca di università – si vede
dall’entusiasmo e dal sorriso che spande da tutti i pori - mi fa accomodare in
una stanzetta per scrutarmi la capoccia sotto la luce e magari ricucirmi. Quando
comincia a parlare di TAC, probabili commozioni celebrali e altre diavolerie,
sclero.
“Ce l’hai ago e filo?”
“Si..” Mormora senza capire.
“E allora cuci e non starmi a
rompere i coglioni con le tue stronzate da medico mancato!”
Ecco, poi dicono della malasanità.
Con pazienti come me, c’è da chiedere bottegae incrociare le braccia per protesta.
Mezz’ora dopo esco di lì con un dolore cronico fra le
orecchie e l’umore pessimo. Ci si è messa d’impegno a renderlo più doloroso del
dovuto, quella disgraziata!
Torno in ufficio e Melissa mi fa un cenno col capo: vuol
dire che ci sono le due cacacazzi all’attacco.
Apro la porta ma trovo solo miss PlayMate
in abito ridotto, neanche fosse piena estate e
infradito alte con perline. Mai capito come fanno le donne a portarle…
“Il suo fidanzato mi ha dato una botta in testa ed è
scappato” le dico senza girarci troppo intorno, appoggiando il braccio sul
cartello stradale. Tanto è stupida come una zucca vuota e non scassa come quell’altra.
Quando sta zitta.
Adesso non sembra proprio intenzionata a farlo. Si agita
come una biscia sulla sedia emi viene istintivo immaginare…vabbè, lasciamo
perdere: il mal di testa aumenta, se mi va il sangue al cervello.
“Inoltre mi domando perché rivolgiate indietro quel
poveraccio che non ha più un soldo sul conto in banca e non sembra minimamente
intenzionato a tornare con nessuna di voi due”
Tiè! Secco e deciso, se comincia a
piangere, me la sarò meritata.
Fran sbatte gli occhi e non sembra aver capito la mia
provocazione. E quando mai! La testa le serve solo per
acconciarsi i capelli e tenerci su gli occhiali da sole.
Si porta una mano al petto come un’attrice scadente di
teatro e mi annuncia che ‘per il suo amore farebbe qualsiasi cosa’ e che sarebbe disposta a pagare i debiti di Gershow se tornassero insieme.
“Lei pagherebbe gli alimenti alla moglie?” le domando scettico.
“Per Max questo e altro!”esclama ad alta voce lasciandomi
stupito quel tanto che basta a tapparmi la bocca e a farmi pensare.
Perché nessuna donna ha mai detto
‘per Ford questo e altro’? Al massimo mi hanno detto
di levarmi dai piedi o cose simili…mi sa che ha ragione il principino:
è l’approccio che è sbagliato.
“Lei ha tutti quei soldi da parte?”
La ragazza assume un’aria offesissima e poi mi guarda come
fossi una cacchetta “guardi che io sono ricca!”
Guarda che io
sono…ricca?!
Resto a fissarla senza crederci veramente. Mi costringo a
non mostrare sorpresa ma lei è talmente stupida che se mi mettessi a ballare
sul tavolo con una scimmia sulla schiena mi lancerebbe un nichelino e la
prenderebbe per normale amministrazione.
Non riesco a trattenere la meraviglia, così mi alzo e
comincio a gironzolare attorno alla finestra, ammirando lo splendido panorama
del cassonetto stracolmo d’immondizia al di la della
strada.
“Signor Shelton, se ha bisogno di
qualcosa, non esiti a chiederlo…piuttosto: a cosa le serve quel cartello?”
“Mi aiuta a concentrarmi” rispondo distratto, sorridendo
come un deficiente… meno male che non può vedermi. Di che avrei bisogno? Tanto
per cominciare di clientela, di rimpinguare il conto in banca, di prendermi un
antidolorifico e farmi una birra decente insieme agli amici…prima, però, avrei bisogno di parlare con Jordan…e devo cercare Natalie!!
“Non si preoccupi, le farò una telefonata in quel caso”
grugnisco con aria sostenuta. “Signora, mi tolga una curiosità…”
“Signorina!”
“Quello che è..”
Porca vacca, sto per dirlo sul serio. Qualcuno mi tappi la
bocca prima di perdere una cliente!
Mi giro verso la donna che solleva il busto e resta in attesa della domanda con aria sognantee allegra. Appoggio le mani sullo schienale
della sedia e la guardo intensamente, piegandomi un po’ nella sua direzione “ma
lei non occupava tutto il paginone centrale di Playboy
del Maggio 1999?”
La mia domanda fa calare un silenzio imbarazzante. Fran mi
guarda impietrita e non apre bocca.
“Ho rispolverato la vecchia collezione ieri sera per esserne
sicuro...è identica!” esclamo un'altra volta con espressione stupida che su
questa faccia sta benissimo.
Ci credete che la gallina non apre bocca neanche per
protestare? Si alza rigida e aggiusta il vestito sulla pancia inesistente “se
ha bisogno di altro denaro, mi chiami” sussurra
tentando di riguadagnare la dignità che sta franando pericolosamente.
È lei! Non mi sbaglio mai su queste cose. Grande Ford!
Arriva fino alla porta in silenzio e quando la apre, mi
rivolge un’occhiata sconvolta “è stato un errore di gioventù!” esclama con
vocetta acuta e isterica facendomi scivolare il braccio dal cartello.
*°*°*°*
“Te ne vai…”
Che perspicacia! “Certo amore. Lavoro
stasera”
L’ennesima fiamma di Jordan, bello in carne come piacciono a
lei, si volta a guardarla mentre si riveste
lentamente, ignorando le sue suppliche di rimanere un altro pò.
“Eeddai…”
“Spiacente, Sam. Patti chiari, amicizia lunga”
“Joey”
“Quello che è” risponde seccata dalla sua insistenza. Non
valeva neanche la pena di restare a farsi la seconda. Era stato peggiore
dell’ultimo.
“Mi chiami?”
“Come no”
Quella è una bugia e lo sanno entrambi, ma va sempre bene
dirlo, perché è quello che si dice ‘dopo’.
Squallida ipocrisia borghese da due
soldi che appaga la coscienza per qualche minuto.
“Ciao amore”
Lui si volta dall’altra parte e non risponde. Jordan lo fissa per un attimo, chiedendosi come faccia a sceglierli
sempre così penosi.
Scende le scale dell’appartamento dell’uomo, cancellando
mentalmente il suo indirizzo e stracciando il numero di telefono in due pezzi. Solo
due. Non vuole fare troppa fatica.
Li chiama ‘amore’ tutti quanti.
Per semplicità e per non doversi ricordare i nomi. Secondo lei, i termini ‘caro’ o ‘tesoro’sono stati coniati per questo motivo.
Sale in macchina e arriccia il naso all’odore che le ha lasciato addosso. Una bella doccia, due sarebbero meglio.
Sarebbe meglio che la
smettessi, pensa ingranando la marcia. Perché non ci penso mai prima? Sempre dopo…e
dopo si sente così squallida e vuota che vorrebbe
sputarsi in faccia da sola.
L’appartamento è immerso nel silenzio. Simonne è fuori a far
ubriacare qualche poveraccio e lei ha tutto il tempo che vuole per darsi una
sistemata prima dello spettacolo.
Si spoglia nel corridoio, gettando i vestiti qua e la e
restando in biancheria intima. Entra nel bagno saltellando mentre si denuda del
perizoma, lanciando il reggiseno nel lavandino allo stesso tempo. Prende il
detersivo e ne rovescia una quantità abbondante sopra il mucchietto delicato mentre fa
scorrere l’acqua bollente. Nella doccia si strofina per bene perché quell’odore
è insopportabile…che schifo,quel profumo dovrebbero metterlo fuori
commercio!
Jordan li sceglie apposta quelli col dopobarba
insopportabile, perché la fa rimanere sufficientemente lucida e distaccata quando
se li porta a letto.
L’unica volta che ha scelto col cuore, si è svegliata con la
testa leggera, una malinconia cronica e il conto in banca azzerato.
Il suo sguardo si perde per qualche secondo nei ricordi,
finchè non chiude il miscelatore e un silenzio pesante, non più disturbato
dallo scrosciare armonico dell’acqua, spalanca la tomba dei ricordi di Jordan.
Cristo, quanti
rimpianti…
Appoggia una mano contro il vetro e la lascia scivolare,
inclinando il collo verso sinistra e sentendo su di se una presenza calda e un
bacio dolce.
Lo ricorda ancora, quel bacio sul collo. Il
primo che le aveva dato…
La mano scivola dal seno fino all’ombelico e più giù….e
Jordan chiude gli occhi con un sospiro interno di piacere.
L’acqua condensata forma delle goccioline che scivolano
verso il basso dolcemente, rigando il vetro satinato come le rotaie sbilenche
di un binario abbandonato su un terreno incolto.
Sembrano lacrime…
*°*°*°*
“Canti, stasera?”
Jordan annuisce per l’ennesima volta e si stupisce per la
sagacia del ragazzo. Farik è il fratello piccolo di
Simonne e va sempre a trovarle per ’vedere come se la
cava la sua sorellona’.
In poche parole va a spiare lei.
“Secondo te, cosa sto facendo? Mi trucco
per andare a mangiare la pizza all’angolo?” risponde sorridendo
sbarazzina e strizzandogli l’occhio.
Il ragazzo ha appena 17 anni e non è abituato ai giochetti
maliziosi. Non a quelli di Jordan. Nessuna ragazza che è come
lei: Farik se la sogna di notte e smania dalla voglia
di mettere piede nel locale dove canta e si esibisce.
La donna lo sa e non gli da più di tanto spago per non
rovinarlo prima del tempo. Avrà un sacco di anni per
prendere tranvate dal sesso debole.
Tzè…si ostinano ancora a chiamarlo così, pensa
sbattendo il ragazzo fuori della camera e indossando il suo vestito mega
ridotto. Aggiusta gli stivali di camoscio e indossa un impermeabile sopra la mise sexi per non dare scandalo nel vicinato.
Jordan canta e balla in un locale, La Bella Vita. Ormai non balla quasi più, una volta lo
faceva…quando aveva incontrato Ford e ne era rimasta
abbagliata.
Scuote la testa, legando i capelli scuri e mossi in
un’acconciatura abbastanza complicata che le ha insegnato
l’amica afro americana di Simonne.
Infila gli orecchini pensando che non ha tutti i torti, la
sua amica, quando afferma che sta ancora pensando all’uomo. Certo che ci sto
pensando, ma non lo ammetterò mai!
Jordan aveva 25 anni all’epoca e si era trovata un lavoro
part time. Cantava in un locale tutte le sera e un
torrido venerdì, durante una festa di addio al celibato, le era stata offerta
una generosa mancia per un finto spogliarello in onore del festeggiato.
Aveva accettato dopo essersi fatta due calcoli e sebbene non
si fosse spogliata neanche della camicetta, la padrona del locale le aveva proposto un surplus sulla performance canterina aumentandole
la paga.
Jordan smaniava dalla voglia di andarsene di casa e vivere
sola, così era salita sul palco per far vedere a tutti come se la cavava.
Era stato un successo, dopo il primo imbarazzo, e lei non ci
aveva visto niente di male nel continuare a fare quel lavoro innocente. I
clienti erano tenuti a bada dai buttafuori, vigeva la regola ‘guardare e non toccare’e
ogni sera tornava a casa col portafoglio pieno e mazzi di rose fra le braccia.
Poi era arrivato quel…fottuto
e lercio pezzente, con la sua aria da baraccato che si era seduto proprio
di frontea lei e non le
aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la serata. L’avevano dovuto
buttare fuori a forza e ogni santa sera si ripresentava, appiccicandole quello sguardo nero pece addosso, ordinando da bere ma non
toccando un goccio d’alcol.
Le sere in cui cantava non la smetteva di bere, invece, e
lei continuava a fissarlo imbambolata e si scopriva a cantare solo per lui.
L’aveva aspettata fuori del locale, porgendole una
margherita malconcia che aveva trovato chissà dove e si era allontanato in
silenzio, senza darle tempo di aprire bocca per ringraziarlo.
Aveva gettato i fiori che le erano stati recapitati in
camerino, ma aveva tenuto quella margherita sfogliata.
La sera dopo, Ford non si era presentato e così via per una
settimana. Era tornato all’improvviso e si era sbronzato così tanto da
scatenare una rissa con i buttafuori che aveva coinvolto tutto il resto del bar.
Solo quando era intervenuta la polizia, aveva tirato fuori il tesserino da
detective privato e si era messo a fare la cosa peggiore che potesse venirgli
in mente: dare spiegazioni!
L’avevano arrestato senza tante cerimonie e Jordan era
andato a tirarlo fuori la mattina dopo. Gli aveva sorriso e senza dire una
parola se n’era andata per la sua strada, pensando che quella sarebbe stata
l’ultima occasione di rivederlo perché la proprietaria del locale aveva
ordinato il ‘chi va là’ con
l’ordine di spezzare qualche osso se si fosse rifatto vivo.
Jordan gliene rese atto: era testardo come un mulo e un vero
e proprio coglione per cercare dirivederla
la sera stessa, col rischio di prendercele. Per evitare che volassero
denti – quelli di Ford, principalmente - aveva allungato una buona mancia a Stanford per farlo passare e mentre ballava se l’era
ritrovato sul palco d’un tratto, costringendola a fermarsi, un sorriso sghembo
e un foglietto in mano piegato in quattro.
Inutile dire che quella volta l’avevano randellato per bene
tanto da mandarlo all’ospedale!
Gli aveva lasciato il suo numero di telefono. Lei era andato a trovarlo al pronto soccorso e l’aveva sentito
borbottare ancora prima di entrare nella stanza.
Un sorriso da coyote sotto la marea di
cerotti che aveva in faccia e Jordan era capitolata, deponendo le armi senza
neanche combattere.
Se lo ricordava sempre così, quel
disgraziato che le aveva stracciato il cuore e rubato tutti i soldi che
possedeva: sorriso da stronzo e aria sgualcita da scatenare il suo lato più
tenero.
La ragazza si voltò e sbiancò vedendo il sorriso sarcastico
e soddisfatto di Ford per essere riuscito a trovarla un’altra volta.
“Ommamma!” esclamò mollando a
terra il vassoio e sorpassando in tutta fretta un avventore che si era infilato
da poco nella tavola calda.
Ford la stette un attimo a guardare perché non era aspettato
un simile scatto muscolare da parte della ragazza e gli ci volle qualche
secondo per riprendersi. “Torna qua subito! Esclamò andandole dietro e uscendo
dal locale, voltandosi in tutte le direzioni. Fece appena in tempo a vedere un
laccio del grembiule della ragazza svanire dietro il muro alla sua sinistra.
Quando svoltò l’angolo non trovò
nessuno.
Restò fermo e si guardò attorno, cercando di eliminare tutti
i rumori della strada per coglierne qualcuno strano...un respiro o un mugolio….
Natalie si teneva aggrappata alle scale antincendio sopra la
sua testa e teneva le labbra sigillate sebbene ci fosse un maledetto insetto
che le girava intorno…e lei aveva il terrore degli insetti!
Vattene!Pensò scacciandolo
con una mano e tenendosi fortemente aggrappata con l’altra.
Poteva vedere Ford sotto di lei, immobile, che non si
decideva ad andarsene. Agitò di nuovo una mano verso l’insetto e la scala
scricchiolò!
Bingo!
Shelton alzò velocemente la testa
verso di lei con un ghigno assassino sulle labbra “Natalieee!
Sono tornato!!”
Oddio quella voce da maniaco!Ma come ha fatto a trovarmi un’altra volta, pensò
vedendolo saltare velocemente verso la scaletta che aveva retratto e sentendola
stendersi con un cigolio metallico sotto i suoi piedi. Si affrettò a salire più
in alto mentre lui le andava dietro affannosamente.
“Natalie, stavolta te le do davvero!”
“Vattene via!” gli urlò salendo più in alto e sentendosi
afferrare per una caviglia “che palle Ford, sempre tra i piedi!”
“Mi pagano per correrti dietro, dovresti esserne contenta!”
le gridò cercando di farle mollare la presa.
Natalie strinse i denti e scalciò colpendogli la mano “non sono contenta...e non guardarmi sotto la gonna: so che lo
stai facendo!”
Gonna?Sheltonalzò lo sguardo velocemente
“carine le mutandine azzurre!” commentò scoppiando in una risata, la
pazienza quasi esaurita. Ora ce la
strangolo con quelle mutandine!
“Smettila, maniaco! Quella voce mi fai
venire i brividi!!” Singhiozzò salendo gli ultimi due pioli e infilandosi nella
finestra aperta di una casa.
Il vecchietto semiaddormentato davanti alla finestra si
voltò appena a guardarla “Katrina?”
Natalie lo fissò per qualche istante, chiudendo velocemente
la finestra sulle dita di Ford che imprecò pesantemente.
“Scusi il disturbo, me ne vado subito!” esclamò schernendosi
con le mani e sentendo che il saliscendi veniva
nuovamente alzato “Natalie, stavolta sono dolori!” affermò l’uomo lottando per
entrare. La ragazza era più sottile di lui, era
passata facilmente. L’ingombro della pistola gli rendeva difficoltosa la
manovra, così se la tolse e ficcò la fondina fra i denti. Non aveva la minima
intenzione di usarla normalmente, figurarsi su di lei! Ma
poteva sempre servire…gliela potrei dare in
testa fino a farle entrare un po’ di buon senso in quella zucca vuota!
Mentre scivolava all’interno con la
grazia di un ippopotamo rabbioso, il vecchietto lo guardò con l’occhio a
mezz’asta e biascicò qualcosa.
“Me ne vado subito, il tempo di prendere quella ragazzina e
portarla a casa...ahio!”
Ford si portò una mano alla testa, nel punto in cui l’aveva
colpito il vecchio.
“Lascia stare la mia Katrina” lo minacciò con mano tremante
e il bastone sul punto di colpire di nuovo
“Calma nonno e non farmi incazzare, sennò le do anche a te!”
urlò schivando un colpo e fiondandosi fuori della stanza.
La porta sbattuta dell’appartamento lo fece girare verso
l’uscio esterno che spalancò in tempo per vedere la ragazza scivolare giù dalle
scale.
E mo ti frego io! Pensò scivolando lungo
il corrimano cercando di ricordarsi che alla fine di quei cosi, c’era sempre
una palla d’ottone per farti sbattere le palle contro!
Natalie lo sentì dietro di lei e si distrasse: inciampò
dando una schienata contro il muro e finendo a terra, per fortuna due gradini
prima del pianerottolo.
“Adesso sono dolori!” Ford l’afferrò giusto in tempo ma la
sentì cadere a terra come un sacco di patate.
“Caviglia…cazzo, la caviglia!” piagnucolò tenendosi la gamba
con gli occhi che stillavano lacrime.
“E’ tutta colpa tua!!”
“Potevi evitare di scappare. Mi sa che è slogata” affermò tastandola e posando a terra la fondina con la
pistola in bella mostra.
“Ma che bella novità! Cavolo Ford, sei sveglio!” affermò alla ragazza stendendo la gamba mentre
la toccava “ahio, piano”
“Devi smetterla di scappare di casa, non posso rincorrere
sempre!” la rimproverò guardandola arrabbiato.
Natalie lo fissò risentita e con l’orgoglio sotto le scarpe:
afferrò la pistola con tutta la fondina e gliela puntò contro, abbassando
immediatamente il braccio. Ma
quanto pesa?
Ford la guardò incredulo e gli venne da ridere per il suo
tentativo assurdo e infantile di fargli paura. Neanche riusciva a reggerla in mano!
“Va bene, ti sei divertita abbastanza” esclamò allungando la
mano per farsela ridare.
Natalie gliela porse a modo suo: tirandogliela in testa e
facendogli un male cane!
“Ma sei scema?!” le urlò contro
massaggiandosi il punto colpito, l’esatta posizione in cui l’aveva bastonato il
vecchietto.
Una goccia d’odio e di risentimento stillò dal fondo dei
suoi occhi, ma un attimo dopo la vide rabbuiarsi “con
la caviglia slogata non posso più scappare...contento?” gli domandò con la voce
bassa e quasi stridula, le labbra atteggiate in un broncio da bambina.
“Mica tanto, mi danno un sacco di
soldi i tuoi” le rispose con un sorriso deficiente, rimediandosi una parolaccia
che non credeva sarebbe mai uscita da quelle labbrucce delicate.
“Ohi bimba, modera il linguaggio!” l’avvertì con la pazienza
in rapido declino.
“Sennò?” lo sfidò protendendosi contro di lui e
ringhiandogli in faccia “sempre un grande stronzo rompimaronirimani! Ma perché ti hanno messo
sulla mia strada, diosanto!!” esclamò frustrata mentre Ford la guardava in
rabbioso silenzio.
“Sei troppo viziata, sai? Fossi stato il tuo vecchio ti avrei lasciato al tuo destino.
Se ti piace vivere in strada, poi non lamentarti dei
pidocchi”
“Ohh, ma sta zitto, fesso!”
Un attimo dopo si sentì sollevare e prendere in braccio.
Meravigliata, si aggrappò istintivamente a lui per non cadere. “Beh? E questo che significa?!”
“Secondo te?”
“Se mi riporti a casa, fra un mese riscappo” lo avvertì con
un certo divertimento nella voce “prima o poi i miei
finiranno i soldi e non potranno più assumerti, così io sarò libera di vivere
la mia vita, senza più nessuno a dirmi cosa devo fare e come devo comportarmi!”
“Bla blabla!
Sei monotona e ripetitiva!” la prese in giro
rimediandosi un’altra parolaccia. “Il momento in cui finiranno i soldi, ti
verrò a cercare gratis” le ridacchiò in faccia portandola verso la macchina e
posandola a terra, mentre lei si sorreggeva su un piede solo.
Natalie lo guardò esausta e rassegnata “non mi libererò mai
di te”
“Mai!”
***
Natalie l’osservava col muso e l’aria omicida mentre faceva
avanti e indietro nella sua stanza d’albergo “tanto non posso scappare,
potresti anche andartene fuori dai piedi” sibilò
all’indirizzo dell’uomo che l’aveva mollata nella prima stanza libera e ed era
scomparso per una mezz’oretta, il tempo di farsi una doccia, cambiarsi e
cercare il necessario per la sua povera caviglia.
Ovviamente l’aveva rinchiusa dentro portandosi via la
chiave.
Una cosa che Natalie odiava era stare chiusa nelle stanze
senza via di fuga. Anche a casa era così: la porta
della sua camera da letto rimaneva sempre aperta, salvo rare occasioni in cui
si limitava ad accostarla quel tanto che bastava per escludere la vista dal
corridoio principe.
Un altro fattore che Natalie non sopportava, erano i 28 gradi
fuori e l’impossibilità di farsi una doccia fredda. Aveva corso e sudato e si
sentiva sporca e a disagio a stare vicino a quel tipo che profumava come un
pupetto.
Magari ti va negli
occhi, quel bagnoschiuma,ringhiava dentro di se
lanciandogli occhiatacce che si sommavano sul suo bel viso e la rendevano
simile ad un’arpia digiuna da anni di carne umana.
“Mi piace stare qui. C’è un bel venticello che entra dalla finestra”
affermò sbattendo una bustina di ghiaccio istantaneo
sul muro e facendola balzare.
Un secondo dopo rabbrividì per il freddo lungo la gamba che
le stava anestetizzando il piede e la caviglia.
“Che goduria!” sospirò sentendo
meno male e amando, per una frazione di secondo, il suo carceriere divertito e
palesemente distratto dalle gambe scoperte.
Natalie se ne accorse e imbarazzata
tirò giù la gonna “ma di un po’, non sei troppo vecchio per guardare le
ragazze?”
“Vaffanculo” le rispose spostando il ghiaccio e afferrando
una pomata che lesse distrattamente. “Ma si..”
Sussurrò spremendola sopra la pelle liscia della caviglia.
“Come ‘ma si’? E se fosse una crema per le emorroidi?!” lo stuzzicò acidamente,
cercando di rendersi il più sgradevole possibile.
“Che signorina!” ridacchiò leggendo
il bugiardino “toh, ho sbagliato. Muterai come una
Salmonella e ti verranno le squame verdi sulla caviglia”
“Cretino” sibilò addossandosi al cuscino schiacciato contro
la parete e stette a guardarlo un po’ divertita
“fortuna che mi ero rasata le gambe” affermò facendolo fermare con una smorfia
depressa.
“Ho una buona opinione di te, sotto
sotto. Me le stai facendo cadere a terra”
“Bene!” ridacchiò muovendo appena l’altra gamba e guardando con attenzione cosa stesse facendo.
“Tutti hanno una buona opinione di
me, tutti! Ma io non sono così!” sbottò facendogli
alzare gli occhi.
E il motivo per cui scappa di casa? Si domandò fermandosi e
aspettando che continuasse.
Una cosa che aveva imparato Ford nel corso degli anni, era
starsene in silenzio mentre la gente, soprattutto le donne, ciarlava. In mezzo
alle cazzate e alle pippe mentali di ognuna di loro, veniva sempre fuori
qualcosa di fondamentale.
E Natalie non faceva eccezione.
Gli dava l’idea che fosse sempre
sul punto di esplodere. Sarebbe bastata una parola o un gesto…si, ma quale? Si domandò scrutandola
intensamente.
“Mi trattano tutti come una ragazzina deficiente che non sa
cosa vuole dalla vita..”singhiozzò con lo sguardo
perso nel vuoto. “Mia madre mi consiglia ancora i vestiti da comprare e come
comportarmi e tutti nel quartiere mi giudicano ‘la
dolcissima Natalie Portman gloria e vanto della famiglia’…ma che ne sanno loro!” esclamò con forza. “Io non
dolce, sono stronza e maleducata e ..”
“Sisi..”
La interruppe un po’ annoiato.
“Anche tu mi giudichi una
ragazzina!” gli urlò contro infuriata.
“Per forza: invece di dire a tua madre che fanno cagare i
vestiti che ti compra, continui a scappare” borbottò
sbuffando per quella sciocchezza “Natalie, finora t’è andata bene, fin
troppo. I pericoli sono tanti e tu sei una bella ragazza che gira sola e senza
un soldo in tasca: la preda perfetta per un sacco di teste di cazzo arrapate”
Natalie lo stette ad ascoltare veramente. In sostanza,
erano le stesse cose che le dicevano i genitori, ma essendo Ford un estraneo, i
suoi discorsi assumevano un’altra prospettiva.
“…non sai mai chi può capitarti d’incontrare! Il drogato che
cerca di derubarti per farsi una dose, un pazzo che cerca di violentarti
all’uscita dal lavoro…sono tutte cose che devi mettere in
conto prima di darti alle grandi fughe!” le ripetè sentendosi un po’
pedante.
“Si lo so...però…”
“Però non esiste. Esiste sapersi
difendere e usare il cervello…e sotto quei capelli ce n’è poco” ribattè con
forza rendendosi conto che pendeva dalle sue labbra. Forte, pensò tacendo e ingoiando un po’ di saliva, qualcuno che mi ascolta…mai capitato.
“Ehi Ford..”
“Mh?”
“Ce l’hai la ragazza?
“No”
“Ho capito il perchè!” affermò assaporando le sue dita che
si muovevano nuovamente sulla caviglia.
Ho
parlato a vuoto, pensò sbuffando. Niente da fare, certe tipe non impareranno mai! Dovrà sbatterci la
testa contro prima di..
“Io...ho capito” sussurrò facendolo fermare. “ Starò più
attenta, ci proverò” Natalie lo fissò per un breve attimo e girò la testa da
un'altra parte imbarazzata.
Alleluia. Mi sono
guadagnato il paradiso con questo! “Bene…allora se hai capito, ripeti!”
La ragazza lo fissò e scoppiò in una risata.
“Guarda che non sto scherzando” borbottò lanciandole
un’occhiata mentre afferrava la benda per fasciarle stretta la caviglia.
“Ok..” Sospirò sostandosi dalla posizione che aveva tenuto
troppo a lungo. Le formicolava il sedere e tutta l’altra gamba a forza di stare
in quel modo contorto per non farsi guardare sotto la gonna.
Afferrò un cuscino e lo ficcò fra le gambe incrociando
quella sana sotto l’altra.
“Allora; non devo dare retta agli sconosciuti, devo stare
attenta ai drogati e ai pazzi stupratori e ai datori di lavoro viscidi, non
devo andare in giro da sola di notte… e poi…no, non c’era un poi era tutto qui”
finì senza rendersi conto di come la stesse guardando
Ford mentre compiva quella manovra.
Porca miseria, pensò
per una frazione di secondo, ma questa
come si muove ti arrapa da matti!
“Ford?”
La guardò distrattamente continuando a fissare il cuscino e
tornò la fare quello che stava facendo senza emettere un fiato mentre
spregevoli immagini di lui e Natalie gli correvano in testa…neanche tanto squallide!
“Perché non hai la ragazza? A parte
il fatto che sei un rompipalle, a me sembri normale”
“Tu ce l’hai?” figurati, me lo sto chiedendo anche io da secoli.
Natalie scosse la testa con lo sguardo perso nel vuoto “no…cioè ce l’avevo. Uno che piaceva ai miei”
“E a te?” le domandò fermandosi
un’altra volta. Ci stava mettendo un sacco di tempo a svolgere quel lavoro da
due minuti stiracchiati. C’era qualcosa sotto: ad ogni domanda si fermava e ci
pensava su...e di conseguenza e teneva le mani più a lungo addosso.
Non che a Natalie dispiacesse.
“Si...all’inizio si. Poi ho capito che non era il mio tipo”
“E qual è il tuo tipo?” Che cazzo di domanda.Che cazzo di conversazione!
Natalie non gli rispose, limitandosi a girare la testa verso
la finestra. “No lo so” mentì con la voce dura. Fissò la cicatrice che correva
sul volto e poi lo guardò dritto negli occhi scorgendovi qualcosa che non
avrebbe voluto. E’ a disagio per quello sfregio.
Ingrugnato in quel modo, sembrava ancora più cattivo e
quando lo vide strusciarsi una mano sulla palpebra, innervosito dall’esame
prolungato, scoppiò a ridere “secondo me non hai la
donna perché sei un polemico della madonna”
“Anche” ammise a mezza bocca,
girando con cautela la fascetta bianca attorno alla caviglia gonfia, le labbra
strette. Ancora non aveva finito?
“Smettila, non ci si fa neanche caso”
Ford avvampò e si fermò mordendosi la lingua per non
mandarcela. Non ci si fa caso?!
“Secondo me, ti da un sacco di fascino”
“Ora che me l’hai detto, posso morire in pace” ribattè
sarcastico muovendosi più velocemente e facendole male.
Natalie non disse niente anche se la voglia di prenderlo a
ceffoni premeva. “Se ti da tanto fastidio, perchè non
te la fai togliere?” gli chiese acidamente irrigidendo la gamba.
“Allergia agli anestetici!” ribattè duro “fatti i cazzi
tuoi, Natalie”
“Stronzo scontroso” sussurrò a mezza bocca fulminandosi a
vicenda con lo sguardo.
Tacque per non alimentare il fuoco della discordia e mise il
broncio continuando a fissarlo.
“Sei carino lo stesso, anche con
quel taglietto a malapena visibile”
“Non dire stronzate e dimmi se ti faccio male” ribattè senza
ascoltarla per non sentire il tono dolce che aveva assunto la sua voce e senza
scorgere l’occhiata tenera che gli stava lanciando, troppo preso da se stesso e
dall’orgoglio ferito...e dalla vergogna di portarsi in faccia della cicatrice
che gli ricordava ogni giorno quanto fosse stato stronzo con Jordan.
“No, non mi fai male..”
Quella negazione fu quasi sospirata, tanto da farlo fermare
e alzare gli occhi. Natalie lo stava guardando con le labbra socchiuse e una
strana espressione sul volto, accarezzandosi il collo e scostando i capelli che
le ricadevano su una spalla.
Rimase qualche istante a fissarla, le dita avvolte attorno
alla fascetta che aveva solo bisogno di un nodino per restare al proprio posto.
Natalie gli sorrise inclinando un
altro po’ il collo, la mano infilata fra le ciocche a grattare la pelle…le
piaceva che la guardasse in quel modo, nessuno la guardava mai così. Allungò
una mano e gli scompigliò i capelli sulla fronte, scivolando leggera sul taglio
e sulla guancia. “Si...molto carino lo stesso”
Ford si affrettò a finire il lavoro, improvvisamente
nervoso: si doveva allontanare il più presto possibile da lei e dalla sua
disperazione che lo risucchiava quando le stava troppo vicino, lontano da
quella scintilla che le brillava in fondo agli occhi e lo irretiva. Ma che aveva di speciale da ridurlo in quel modo? Si domandò
uscendo dalla stanza, volgarmente eccitato come se gli avesse detto qualcosa di
scabroso, invece di quell’innocuo complimento. Non era innocuo, mi ha letteralmente
ammazzato! Merda merdamerda!
Non glielo doveva fare! Che le saltava in mente di dirgli
quel ‘no’ in quel modo? Si
domandava andando su e giù per la stanza come una bestia in gabbia. Merda merdamerda! Pensò un’altra volta sbattendo la fronte contro
il muro: non puoi farlo, non la devi
neanche guardare, non la devi pensare e non la devi immaginare nuda! Si
ripeteva a pappagallo più e più volte.
Ormai si era fatta sera e lui era stato tutto il tempo a
farsi il lavaggio del cervello.
E aveva capito una cosa sola:
Natalie l’attraeva parecchio, ma non poteva certo…non poteva…vero che non
poteva?! Si chiese d’un tratto fermandosi e sospirando
forte.
E’ piccola
E’ più che maggiorenne
Non posso.
Gli sguardi valgono più di mille parole!
“Un cazzo!” sbuffò sentendo bussare alla porta caracollando
verso di essa. La spalancò trovando Natalie aggrappata
allo stipite e con la caviglia alzata, in bilico come un fenicottero “ho fame,
perché non vai da Mac a comprare del grasso cibo?”
gli domandò saettando lo sguardo su di lui, sull’occhio iniettato di sangue e
l’aria sconvolta “Hai una faccia..” Sussurrò
allungando una mano e vedendolo saltare all’indietro come una molla.
Lo osservò afferrare la giacca e il portafogli e passarle
accanto in silenzio, il nervosismo quasi tangibile.
“Un BicMac,
grazie” gli disse alzando appena la voce e chiedendosi se l’avesse
sentita. Restò a guardarlo allontanarsi e si affacciò alla finestra
giusto in tempo per incontrare il suo sguardo nero come la pece e visibilmente
incazzato sollevato verso la sua stanza.
Centro io? Si domandò
sentendosi terribilmente dispiaciuta all’idea.
La cena ipercalorica non le era
piaceva poi molto. Inoltre, l’aveva consumata da sola,
diversamente da come aveva sperato: Ford gliel’aveva messa in mano e se n’era
andato senza neanche farle compagnia…che rottura di palle! Pensò
spegnendo la televisione piccola che si trovava nella camera e scendendo dal
letto. Si affacciò alla finestra e stette un po’ a guardare le stelle. Poche
e coperte da nuvole, pensò gettando uno sguardo in strada.
Però…girava un sacco di gente in
quel motel.
Stette per un po’ a guardare il via vai
e le coppie clandestine e non, chiedendosi se Ford non l’avesse portata in un
albergo equivoco intenzionalmente.
Scrutò interessata ad una coppia che si baciava appassionatamente
fuori da una macchina e sospirò sentendo una punta
d’invidia acuminata. Si nascose dietro la tenda orrida con dei ricami osceni
sopra. Mamma
mia, la vedesse la vecchia Emily, darebbe subito di matto, sghignazzò
riferendosi alla madre.
Ci danno dentro sti due,pensò sbirciando sempre di più la coppietta che non si
decideva a smetterla. Quando vide l’uomo alzare la
gonna della partner, Natalie restò congelata, osservando minuziosamente ogni
minimo gesto dei due amanti che non si facevano scrupolo a palpeggiarsi in
pubblico. Non c’era nessuno in quel momento ma se fossero arrivati e li
avessero sorpresi? Che gli veniva in mente di dare
spettacolo in quel modo? Lei sarebbe sprofondata dalla vergogna anche solo a
baciare un ragazzo in strada… figurarsi…
No, aspetta un attimo...che sto
dicendo? Natalie si bloccò soprappensiero. Quelle erano
parole di sua madre, non centravano niente con lei! Lei l’avrebbe
baciato davanti a tutti, l’avrebbe stretto fino a farsi venire un crampo alle
braccia…però...beh, non l’avrebbe palpeggiato in quel modo all’aperto.
In una stanza si! Ridacchiò
tornando a fissare i due. Interessante faccenda, si danno da fare!
Si mise comoda e osservò con un sorrisetto malandrino lo svolgersi dell’ impresa che diventava sempre più rovente.
Per un bieco momento si sentì una stupida guardona, poi alzò
le spalle e la curiosità prese il sopravvento, inchiodandola alla scena.
Catturò con lo sguardo ogni minimo trasalimento del volto
della donna e i movimenti del bacino dell’uomo…era
provocante e seducente…
Natalie si scoprì ad ansimare per un attimo, fitte di
piacere che le correvano ovunque e si aggrappò alla tenda, rendendosi conto che
per tutto il tempo aveva immaginato di essere al posto di quella donna e che
l’uomo fosse…
Ma
quando mai!Spero che cada una folgore dal cielo e
fulmini uno dei due! Pensò malignamente imbronciandosi e staccandosi
dalla finestra.
Se
mi sentissero, se sapessero cosa penso davvero di ognuno di loro, non mi
giudicherebbero più come ‘la dolce Natalie’!
Sua madre che sfornava torte su torte e si dava alla
beneficenza per non badare al marito che preferiva il lavoro alla propria donna
- e
ti credo, è isterica - Xavier che le allontanava tutti i ragazzi di
torno e quasi la comandava come fosse la propria ragazza…e tutte le amiche...lasciamole
perdere quelle! Sono il prodotto di una mediocre borghesia menzognera basata
sulla politica dell’apparire a tutti i costi. Si disse scostandosi
dalla finestra e tornando sul letto.
Andiamo a dare fastidio a Ford,
decise zompettando fuori della stanza dopo averlo convito a non chiuderla
dentro.
Bussò piano un paio di volte ma lui non le rispose. Starà
dormendo, pensò, fermandosi quando sentì la porta aprirsi piano.
“Che ci fai in giro?” le domandò
bruscamente lasciando la porta socchiusa e dandole una discreta vista della sua
persona seminuda.
Gli occhi di Natalie s’incollarono a livello del torace e
risalirono con molta difficoltà agli occhi
“Mi annoiavo e pensavo di..”
S’interruppe quando la lasciò sola e se ne tornò dentro, interrompendo il suo
stentato monologo.
Ma
che…
Quando tornò, era vestito, cosa che
le creò un leggero disappunto “pensavo di venirmi ad annoiare da te” concluse
con voce atona. Antipatico!
“Dormi”
“Non ho sonno”
“Guarda la televisione”
“Non fanno niente”
“Che novità, non fanno mai un cazzo
in tv!”esclamò con forza fissandola da capo a piedi. “Vabbè, entra” borbottò
rassegnato e per nulla intenzionato a discutere. Era devastato dalla scoperta
del suo interesse per Natalie!
“Grazie. Che stavi facendo?”
“Pensavo e spiavo due che stavano scopando sotto la mia
finestra”
“Mh…ah sì, li ho visti anche io. A cosa pensavi?” gli
domandò in fibrillazione…gusti in comune! Gusti in comune!
Ford alzò le sopracciglia velocemente “svergognata guardona.
Non credevo che passassi il tuo tempo a fare la voyeur”
“Beh, tu hai fatto la stessa cosa” ribattè sentendosi
arrossire.
“Ma io sono un disgraziato voyeur!”
affermò malizioso alzando le spalle “erano più interessanti delle televendite
della tv ma alla fine mi hanno annoiato anche loro”
“Io li ho trovati interessanti…istruttivi soprattutto” che
cacchio sto dicendo?! Si domandò facendo
una smorfia comica.
“Mah! In piedi in un parcheggio…che squallore.” Sentenziò
senza guardarla e senza ricordarsi con chi stava parlando.
“Se erano istruttivi quelli, stai messa male,
bella. Guarda gli accoppiamenti del NationalGeographic, al posto…”
“Ford!!!” sbottò rossa da morire
“finiscila”
“Perché?” borbottò guardandola senza capire “spiare si e parlarne no? Sei strana”
“Non sono strana, sono in
imbarazzo. Non parlo di sesso con le mie amiche, figurarsi…con te!”
Ford la guardò un po’ allibito “e che cavolo fate tutto il giorno?”
“Parliamo d’altro” affermò guardandosi in giro “e ti ricordo
che sono perennemente in fuga, progetto piani su piani e non ho tempo di
pensarci…e se ti sei vestito per me, non ce n’era alcun bisogno” bofonchiò
vedendo la tele accesa e il telecomando abbandonato
sul letto.
“Certo”mormorò senza prestarle ascolto: era troppo distratto
per occuparsi della sua ospite, così tornò a fare
quello che stava facendo davvero.
“Rebus?” gli domandò strisciando sul letto fino a lui e
abbassando la testa sul disegno.
Ford la guardò per qualche istante e non si mosse mentre col
braccio sfiorava il suo e gli spostava la mano per leggere meglio “non c’ho mai capito niente”
“Neanche io” borbottò col cuore che martellava nel petto.
Non riusciva a pensare altro che a saltargli addosso!
“E allora perché li fai?” ridacchiò
alzando lo sguardo e incollandosi ai suoi occhi che la fissavano n pò troppo
intensamente. Natalie sentì crescere l’agitazione e si spostò di qualche
centimetro. Fine del pensiero porcello. La realtà è
bene diversa,
pensò rinchiudendosi su se stessa. Se
ci avesse provato, molto probabilmente si sarebbe data alla fuga…era
quella, la triste verità!
“Non li faccio, li guardo” rispose gettandolo da una parte
distrattamente.
Natalie guardò la penna rotolare fin al bordo del materasso
e cadere a terra. Quando Ford si chinò a raccoglierla, lo fissò per qualche
istante chiedendosi come sarebbe stato se l’avesse baciata...e abbracciata…sicuramente bellissimo,
si disse quando riemerse e tornò a fissarla come prima.
“Ti fanno pensare…”cominciò
ma la sua attenzione fu distratta da qualcosa di rosso appoggiato in un angolo
“Che ci fa un cartello stradale qua dentro?!” domandò allucinata e col sorriso
negli occhi “anche quello ti fa pensare?!” sghignazzò indicando il segnale di
senso vietato.
“Quello più di tutti” affermò
sorridendo a sua volta per il divertimento genuino della ragazza.
“Ne voglio uno anche io da appendere in camera!”
“La prossima volta, te ne porto uno” le promise pensando che
se avesse ribeccato Gershow, lo avrebbe
costretto a staccarne uno per sbatterglielo poi in testa.
Natalie lo guardò sorpresa…la prossima volta? Quindi sapeva che sarebbe riscappata prima a poi?
Ford contemplò la sua bella ospite
con un groppo in gola. La notte le faceva da sfondo e la luce che entrava dalla
finestra illuminava i capelli tracciando una sagoma chiara attorno al suo
corpo. Gli era piombata di punto in bianco in camera, ammettendo di aver spiato
una coppietta che scopava, cosa che non avrebbe assolutamente dovuto dirgli e
poi era arrossita come aveva nominato la parola sesso. Non ce la posso fare. O se ne va lei o me ne
vado io!
“Che c’è?” gli domandò a disagio
“anche io ti faccio pensare?” azzardò a bassa voce, un pò traballante.
“No” mormorò soprappensiero, la voce un po’ roca “tu non mi
fai pensare…mi fai impazzire”
Natalie lo fissò a bocca aperta perché di doppi sensi in quella
frase ce n’erano abbastanza da farle costruire un castello in aria, comprensivo
di Centro Commerciale e mega parcheggio multi piano.
Scese un silenzio opprimente mentre si fissavano a vicenda e quando Ford si
mosse, le fece prendere un colpo.
Immagini scandalose e maialine le vorticarono in testa;
immaginò la scena come se la stesse vivendo: lui che la bacia, la stendeva sul
letto e cominciava a fare l’amore con lei…
Ford allungò la mano e afferrò il telecomando, accendendo la
tivù e ponendo un muro di voci e immagini fra loro che la impietrirono.
“Con c’è mai niente il giovedì sera”commentò distratto dai
programmi.
Doveva distrarsi o quei jeans che
indossava non avrebbero retto la sua follia perversa. Nella sua mente l’aveva
già violentata 4 volte da quando le aveva fasciato la
caviglia...ein 4 ore, 4 volte sono tante.
Poi si sentì una merda per aver pensato a lei in quel modo e
si rinchiuse in un mutismo estremo.
Natalie scese dal letto e zampettò fino alla porta
augurandogli la buonanotte a mezza bocca, adducendo la scusa del sonno
improvviso. Lui mugolò un ‘notte’
con talmente tanto disinteresse che le fece cadere le braccia a terra.
Peggio di così non poteva
andare, si disse
una volta sola nella propria stanza. E io che avevo
sperato…al diavolo, certe cose succedono solo nei film o alle altre…non
a me!
Ford aspettò che la porta si fosse chiusa e Natalie
allontanata per prendere a capocciate il cuscino con la nuca.
Però! Bella resistenza! Dovresti
essere fiero di te per non esserle saltato addosso, si disse facendo una smorfia ed emettendo un suono
molto simile al mugolio di una bestia in fin di vita.
Un coglione, un vero
coglione!
****
Natalie osservò con crescente dispiacere il vialetto di casa
sua che si avvicinava inesorabile.
Ford non aveva emesso un fiato durante tutto quel tempo e
lei gli aveva dato man forte tenendo lo sguardo fisso
fuori del finestrino.
Quando parlò, la sua corazza di
nervosismo s’infranse come un vetro. “Vado fuori città. Cerca
di non scappare un’altra volta, non posso venirti a recuperare”
Aveva parlato in fretta come se avesse avuto paura di
bloccarsi a metà.
“Bene, allora lo farò sicuramente” affermò con la voce
contratta e mordendo il labbro prima di dirgli ciò che
pensava di lui. Si voltò lentamente, ford teneva gli occhi fissi sul parabbrezza, le mani che stringevano il volante. Spense la
macchina e si voltò, alzando un dito e puntandoglielo addosso “Non osare dirlo
anche stavolta”
Natalie sorrise lo stesso “tanto riscappo!” Sogghignò
osservando la sua mano che frugava nel cruscotto. Scribacchiò un numero in
fretta, porgendoglielo senza guardarla “se ti viene l’impulso di darti alla
fuga, chiamami. Ti faccio passare la
voglia di fare la stupida sventata senza fissa dimora” le disse a mezza
bocca.
La ragazza lo prese e restò a
guardare il bigliettino senza parlare. Si voltò a fissare il cartello stradale
sul sedile posteriore e alzò velocemente le sopracciglia “ma davvero ti aiuta a pensare?”
“Si” rispose distratto, giocando con il portachiavi della
macchina.
“Pensi molto?”
“Non abbastanza” mormorò appoggiandosi al volante “dai, ti
aiuto a scendere”
“Non c’è …” Natalie s’interruppe mentre smontava
velocemente, faceva il giro dell’auto e le apriva la portiera “…bisogno”
sussurrò mettendo un piede a terra e aggrappandosi a lui per non cadere.
Lastrinse per qualche istante mentre
riacquistava l’equilibrio necessario, sentendo sotto le dita la corporatura
snella della ragazza che si contraeva, smontando dall’abitacolo e si rilassava,
una volta in piedi.
“Se non ce la fai a camminare, ti
do una mano” le disse mentre Natalie gli passava un braccio attorno alle spalle
e sorrideva “semmai un piede! Ma non potevi essere un
po’ più basso, non ci arrivo fin lassù” ridacchiò fermandoli entrambi.
La contemplò intensamente per qualche istante, facendole
venire un groppo in gola. Natalie contrasse le dita, artigliandogli la giacca e
mosse le labbra, titubante “Ford..”
“Tesoro!”
Natalie si staccò alla velocità della luce sentendo la voce
della madre e si aggrappò alla macchina per non cadere. “Ciao mamma” va a quel paese, madre del cavolo che
capiti sempre nei momenti meno opportuni!
Ford la lasciò andare, scostandosi e abbassando gli occhi
sulla madre della ragazza che ormai lo trattava come uno di famiglia “Salve,
Emily”
La donna gli diede un buffetto affettuoso sul braccio e si
dedicò subito alla figlia che continuava a fissarlo mettendolo a disagio.
“Spero di non rivederti tanto presto” le disse a mezza bocca
tornando verso il sedile del guidatore. Mise in moto senza rispondere al suo
silenzioso richiamo…vero o no? Me lo sarò
immaginato?
Natalie lo osservò mentre si allontanava, abbassando la
caviglia. Non c’era più bisogno di fingere che le facesse così male. Voltò le
spalle alla madre e s’incamminò verso casa, rinchiudendosi nella sua stanza che
era rimasta identica a quando l’aveva lasciata ma con meno disordine in giro.
Infilò una mano fra i maglioncini nell’ultimo cassetto in basso della
cassettiera e afferrò il diario che vi aveva occultato prima di scappare. La prossima
volta l’avrebbe portato con se ma le piaceva di più
usare il registratore tascabile per annotare i suoi pensieri.
Natalie teneva un diario segreto come un’adolescente: le sue
amiche scrivevano al computer ma lei era una romanticona vecchio stile e
preferiva ancora la penna e la carta profumata alle meraviglie della
tecnologia.
Afferrò il bigliettino col numero di Ford e lo adagiò nel
mezzo, chiudendo le pagine con uno schiocco secco.
Poi prese il cd che aveva comprato e lo mise nel lettore, infilando
gli auricolari e si sedette sul letto spostando con rabbia i
peluche ammassati sopra; era arrivata l’ora di sbarazzarsi di quella
roba, non era più una ragazzina.
Si sdraiò di botto e sospirò…forse lo era,
si...lo era…e si era presa una brutta sbadata…
‘Please
believe me, Natalie, Listen Natalie, This is your last chance.. God help me
somehow
There's no time for
survival left, The time is now...’
Si girò su un fianco, scalciando via le scarpe. Alzò la
musica, strusciandosi il dorso della mano sulle guance…che strano, le veniva da
piangere e non sapeva perchè.
Ford guidò per dieci chilometri trattenendo il fiato, la
macchina lanciata a 110 su una strada extraurbana in cui il limite era di 90.
Poi si afflosciò sul volante, grattandosi la fronte e chiedendosi se l’avrebbe mai più rivista…se
scappa un’altra volta…
Tirò il freno a mano e la sua attenzione fu attratta da un braccialetto
- che non era suo - abbandonato sul sedile del passeggero.
Lo prese e ci giocherellò per un attimo, mettendolo in tasca.
Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di buona che mi costringeva a
girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo
Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di
buona che mi costringeva a girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo.
La primavera giungeva a grandi passi e mi seccava starmene
rinchiuso in macchina mentre fuori si spremevano le ultime gocce di un inverno
mite e dai tratti romanzeschi.
A me piace andarmene in montagna, quand’è così: mi piazzo
nella mia baita lontano dal mondo e per una settimana respiro e leggo Borges e
Baudelaire cercando di capirci qualcosa delle loro poesie.
Poi mi rompo il cazzo di tutte quelle rime astruse e
cavillose e me ne torno in città, perché mi piace sì la montagna, ma preferisco
avere un po’ di compagnia, soprattutto femminile… cosa che non mi è mai
successa!
Volevo portarci Mac, volevo farle vedere un pezzo del mio
mondo incontaminato dalla sporcizia che ci circonda ma non ho fatto in tempo…crollo
con la fronte sul volante, sentendomi una merdaccia che si trascina dietro il
fantasma di un amore che poteva essere.
Rimetto in moto e mi lascio alle spalle l’immagine della mia
bellissima ragazza con i capelli raccolti in una mano, l’altro braccio
allargato a mostrare il vestito che aveva indosso e un sorriso indagatorio.
‘Non ti
piace, vero?’
No, il vestito non mi piaceva, ma su di
te stava alla grande.
Anche io, su di te, stavo da dio…
Avrò macinato più o meno duemila chilometri e stavo fondendo il motore della jeep, quando lo scovai per
puro caso in un negozio di disco, dove si era fatto assumere come commesso.
Quando mi ha visto, ha mollato
tutto ed è scappato costringendomi a gambizzarlo.
Non gli ho fatto troppo male, ma così ero
sicuro che non si sarebbe dato un’altra volta alla fuga.
“Ma tu sei matto!”
“No, mi sono solo rotto il cazzo di correrti dietro” gli spiegai
con nonchalance mentre gli curavo il buco sulla gamba. “Non fare storie inutili,
una buona pomata antisettica e sarai come nuovo”
“Che culo..” Sibilò guardandomi di
traverso. “Ma come te lo devo dire che non ho un soldo
da parte? “
“Che coglione! Hai una ex piena di quattrini e vivi ancora come uno sfollato“
gli disse di rimando vedendolo sgranare gli occhi.
“Chi?”
“Fran”
Gershow fece una faccia poco convinta “sicuro? Non sapevo
che fosse..”
“E magari non sai neanche che era
Miss Maggio 1999 sulla rivista di Hefner?” sparai per testare la sua reazione.
Max mi guardò per un bel po’ con aria
scettica e allo stesso tempo imbambolata “No, non lo sapevo. Tu come lo sai?” mi domandò mentre lo aiutavo a rimettersi in piedi e
lo trascinavo verso la macchina
“Ho la collezione a casa” risposi ghignando “e mi sono
tirato più seghe sulla tua donna…”
“Ti prego!” esclamò zompettando lontano da
me “non – voglio – sapere - nulla!
Ridacchiai come uno scemo, quindi in maniera del tutto normale,
e lo aiutati a salire in macchina con uno spintone che
per poco non lo fece cadere “Scherzavo”
“Detto da te, non ne sono tanto convinto” mugugnò
toccandosi la gamba “tu sei schizzato! Spararmi addosso per cosa, poi?!”
“Intanto ti ha fermato, stronzo” sibilai imbufalito. Tirai
il freno a mano e la macchina inchiodò con uno stridio di gomme “dove l’hai ficcata, la mia Chevrolet?Quella vale più del tuo culo
peloso, bimbo”
Per festeggiare il ritrovamento della mia adoratissima, lo
trascinai volente o nolente nel bar migliore della città dove godemmo di un altro spettacolo terrificante e vomitevole. La
ballerina aveva un’aria malaticcia, le tette cadenti e i capelli unti. Era
piena di cellulite ed era imbottita fino agli occhi di anfetamine
tagliate male.
Lo so che un uomo non fa caso a certe cose, ma credetemi,
era talmente orrenda che mi voltai dall’altra parte
seguito quasi contemporaneamente a Gershow.
“Fammi capire cosa trovano le donne in te” sbottai mezzo
ubriaco, ruttando dopo un attimo.
“Quello che non trovano in te.” Rispose con aria svanita
peggio della mia “ quella sinfonia di rutti crea una cortina fumogena che
ostacola la giusta…la giusta…” s’interruppe e cominciò a guardarsi intorno
confuso, articolando le parole con difficoltà. “Oh, fanculo” sbottò ingoiando
tutto insieme un bicchiere di brandy che mandava un odorino così invitante da
farti uggiolare di piacere.
“Mi martelleranno i coglioni nuovamente, non le voglio
sentire lamentarsi di me alla minima cosa”
borbottò guardandomi con occhi
imploranti “hai una pistola?”
“Si, perché?”
“Sparami”
“E mi sa di no” affermai col
singhiozzo. “Fatti una bella bevuta e non ci pensare”
“La fai facile tu”
“Certo, le orecchie non sono le
mie” sghignazzai dandogli una pacca sulla schiena.
Max prese un'altra consumazione e biascicò qualcosa sul
darsi all’alcolismo seriamente.
“Naaa, è questione di saper bere, basta non
mischiare…cazzo!!”
Proprio in quel momento, il drink mi finì dritto dritto
sulla maglietta e sulla patta dei Levi’s. Mi voltai a guardare un cazzone tutto
muscoli e miccia corta chemi aveva
urtato e imprecai apertamente verso di lui.
“Hai detto qualcosa, stronzetto?” biascicò col suo vocione
da ipertiroideo cazzomoscio.
“Mi hai fatto rovesciare la tequila, merdaccia puzzolente”
borbottai cercando di mantenere la pochissima calma che mi restava per quella
serata. Ricordare quelle poche giornate con Mac mi fa sempre un effettaccio.
Quello mi guardò con sdegno e sollevò le spalle sputandomi
sulla maglia “se ti sei pisciato addosso, non venirtelo a strusciare contro di
me”
Quella sottospecie di George Micheal con la cavezzona d’oro
al collo mi fece uscire di testa. I miei amici lo sanno che divento un
ubriacone molesto se vengo provocato, ma in quel
momento non erano li a fermarmi.
C’era solo Gershow che ridacchiava come un matto ed io ero solo contro tutti gli amici pompati di George.
Meglio!
Più sono grossi e più mi diverto di solito…ma quella volta sentivo che c’era qualcosa di parecchio sbagliato nella
situazione e che stava per succedere qualcosa di spiacevole.
Qualcosa successe, ma non ero preparato ad un evento di tale
portata.
La musica cambiò e un coretto di fischi mi fece girare.
Eccola la…la donna dei miei sogni. Fianchi snelli, vita
sottile e un ombelico che ti faceva pregare in ginocchio di leccarlo
almeno per un istante. Se c’è una donna al mondo che
mi riduceva allo stato brado, sbavante come un cammello nel deserto, era
proprio Jordan MacDougal.
Che ci faceva quella meraviglia in quel localaccio squallido e malfamato?
Era ancora più bella…tre anni che
non la vedo e lei mi diventa così scandalosamente bella!
“Ohi, Shelton…come ti senti?”
“Sopraffatto dal desiderio” biascicai liberandomi di Max,
dei bistecconi e avvicinandomi al palco un po’ traballante. Crollai a sedere
sulla prima sedia libera, ignorando le proteste di uno sbarbatello che insisteva
nel dire che quel posto era occupato e m incantai a guardarla.
Danzava con gli occhi chiusi e un sorriso che conoscevo
bene…era lo stesso sorriso che aveva sfoderato la notte in cui salimmo sul
tetto più alto della città per strillare come pazzi …la stessa notte che mi
ridusse a chiedere pietà – e chiesi davvero pietà -e la stessa notte che le svuotai il conto in
banca come uno stronzo.
Si muoveva sotto le note di ‘Papa was a Rolling Stone’ e credetemi, gente, come lo muove lei il bacino, non
lo sa fare nessuna. Voltò su se stessa, le braccia tese dietro la testa, il
seno spinto in avanti tanto che mugolai qualcosa senza accorgermene e in quel
momento aprì gli occhi e mi vide.
Restò immobile per qualche istante e si allontanò
velocemente con un’altra piroetta.
“No, Jodie! Cazzo, torna qui” urlai
istintivamente cercando di scavalcare lo sbarbatello e i tavoli in mezzo.
Arrancai fin sotto il palco vedendola avvicinarsi decisa
verso di me. Alzò la gamba e un secondo dopo presi la più violenta stivalata in
faccia di cui abbia memoria.
Finii a terra col naso sanguinante e un dente che ballava e
mi sentii sballottare dai buttafuori del locale. “Non s’infastidiscono le
ragazze, stronzo” sibilò spingendomi verso l’uscita.
“Quella è la mia donna, bisonte maleodorante!” urlai con il
poco fiato che mi restava.
Vidi Gershow arrivare di corsa: sembrava sobrio, o almeno
era meno alticcio di me. Mi portò fuori cercando di calmarmi e gli tirai uno
sganassone che lo mandò a terra. “Togliti dai piedi, coglione”
Max mi abbrancò con forza e finimmo a litigare di brutto e a
darcele finchè non sentii la lombalgia che riprendeva e dovetti arrendermi.
Crollai a faccia in giù nella polvere, sputando la terra che mi era finita in
bocca e sentii solo una gran voglia di pisciare, poichè avevo
bevuto come una spugna e la birra ha il bastardo effetto di scivolarti
dallo stomaco direttamente nella vescica.
“T’arrendi?” ansimò tenendomi per il collo.
“Solo perché la natura chiama: togliti o te
la faccio addosso”ringhiai stanco
arrancando verso il retro del locale. Ero talmente sfiancato che finii per
innaffiarmi la scarpa e fu proprio mentre rimettevo a posto l’attrezzatura
inutilizzata da troppo tempo che Jordan uscì dalla porta secondaria e mi trovò
con le mani nei calzoni.
“Oh dio, Shelton. Sei sempre più
disgustoso!” esclamò con una smorfia di repulsione, allontanandosi verso
la berlina parcheggiata in mezzo a tutte le altre.
“Jordan, aspetta un attimo” la pregai andandole dietro come
un cagnolino che annusa il sedere della barboncina al
parco.
“Togliti dai piedi!”
Cazzo, com’era fredda!
“Aspetta, dai.” La afferrai per il
braccio e lei lo strappò via velocemente “ma che schifo,
non mi toccare. Non ti sei neanche lavato le mani e l’igiene nonè mai stata il tuo forte”
Beh, quella era una cazzata! “Stammi a
sentire…”
Lei si voltò con aria furiosa e allo stesso tempo mi raggelò
anche le palle, con quell’occhiataccia a buon mercato.
“Stammi a sentire tu: rivoglio quei
5.000 sul mio conto entro due giorni…anzi no! In tre annigli interessi sono maturati e sono arrivati a
20.000” affermò alzando un dito e facendo una smorfia “Tre giorni perché sono
magnanima” ribadì aprendo la portiera e scivolando
come una piuma dentro l’automobile.
“Non ho una somma del genere!” esclamai in fretta cercando
di non farla ripartire. Lei sbattè la portiera e mi ci prese
quasi un dito dentro. Afferrò la cintura con uno strattone secco che la bloccò
e fu costretta a rifarlo più lentamente, vibrando d’ira. Si girò quel tanto che
bastava per incenerirmi.
“Rapina una banca o prostituisciti. Ci sarà qualche
poveraccia ridotta alla fame disposta a pagarti un misero penny per una tua
scarsa performance ”
A quelle parole ci rimasi di merda. Veramente di merda! Ok,
le avevo fregato i soldi perché ero nei guai fino al
collo e rischiavo di mettere i piedi nel cemento…ma addirittura...
“ Non ci provare, Mac! Hai strillato come un’aquila, quella
notte” ribadii alzando la voce, perché una cosa del
genere mi stata letteralmente ammazzando.
Ecchecazzo, non ricordo la data del mio compleanno ma
ricordo benissimo quell’unica notte fra noi. Le era piaciuto come
era piaciuto a me, non può negarmelo in questo modo anche se è
arrabbiata!
“Le donne fingono, carissimo e con te mi sono dovuta
sforzare più degli altri”esclamò
facendo marcia indietro e facendomi cadere come uno stronzo sulle proprie
chiappe. “Tre giorni, Shelton” gridò tirando su un sacco di terra e
schizzandomela addosso.
Mi alzai per la seconda volta con
un’espressione che definire da perdente coglione era troppo poco.
Non pensavo che l’avrei mai rivista
e non pensavo che sarebbe andata così male. Ho bruciato la mia unica chance di
riavvicinarla.
Conoscendomi, anche se avessi trovato davvero i soldi che mi
chiedeva - e che non avrei avuto neanche in dieci anni di lavoro - mi sarei
limitato a lasciarglieli in una cassetta di sicurezza in banca.
Sono un vigliacco quando si tratta di
private affaire.
“Una ex?”
Mi volto verso Gershow senza rispondere. La mia faccia parla
da sola perché mi batte più volte una mano sulla spalla con fare comprensivo.“ Andiamocene a dormire. Prometto di non scappare”
“Non ti conviene scappare, stavolta, o le tue ex ti dovranno
venire ad identificare, domattina”
*°*°*°*
Jordan spinge la macchina oltre il limite, fregandosene
della multa che le arriverà a casa, casomai beccasse
qualche autovelox.
Mac…
Stringe le labbra con forza, arricciando il naso e
combattendo contro le lacrime che non vogliono proprio smettere di uscirle. Ma brava bugiarda! Ci ha creduto come un allocco, perchè è
troppo tonto per ricordarsi tutto quello che è
successo quella fatidica notte.
Sente la volante della polizia che le corre dietro e impreca
ad alta voce, maledicendo Shelton e il destino che l’ha messo una seconda volta
sulla sua strada.
Viene costretta ad accostare dai
poliziotti che non ci vanno tanto teneri, con quelli sparati a 120 in città
quando il limite è di 70. Jordan si asciuga gli occhi in fretta mentre gli
porge patente e libretto di circolazione, guardando davanti a se con aria
cattiva.
“Apra il portabagagli.”
Li accontenta con un gesto brusco. Fa scattare la serratura
e solo dopo ricorda di non aver scaricato le lattine di birra che aveva preso per Simonne.
“Scenda, per favore”
E ti pareva!
Jordan neanche protesta. Scende lentamente e resta a
guardarli con le sue lattine in mano ancora incartate. “Le ho dimenticate la dentro. Come può sentire sono calde…e io non ho bevuto”
Quei poliziotti, sono i classici pezzi di merda disposti a
spaccarti di persona un fanalino pur di affibbiarti una multa. La scrutano come
se fosse una prostituta beccata in flagranza di reato e tirano fuori la
classica battutina scema sulle donne al volante che le fa rizzare i capelli per
la rabbia.
“Fatemi l’etilometro e facciamola finita” sbotta senza
pazienza ricordandosi all’ultimo di essersi fatta più di un drink prima dello
spettacolo, perché si sentiva rigida come un palo e aveva bisogno di
rilassarsi.
Dieci minuti dopo, viene fatta
accomodare sul sedile posteriore dell’auto con una bella multa per guida in
stato di ubriachezza e la prospettiva di una nottata in gattabuia.
Ma guarda un po’! E’ una
ricorrenza: ogni volta che incontra Ford, le succede sempre qualcosa di
spiacevole!
Quella sottospecie di George Micheal con la cavezzona d’oro al collo mi
fece uscire di testa
Il tempo vola quando ti diverti!
Jordan siede in terra, in una cella che ospita parecchie
ragazze: un paio di prostitute, una cameriera impazzita che ha aggredito un
cliente a suo avviso troppo lumacone e tre - quattro tipe che sembrano facciano
parte di una gang che imperversa appena fuori città. Jordan le ha studiate
sottecchi e ha deciso che il posto vicino alla prostituta più giovane era
quello più sicuro.
Deve aspettare almeno un’altra ora per telefonare a Simonne
o a Jackie per farsi pagare la cauzione e nel frattempo continua a grattare il
muro con un’unghia ignorando le sue compagne forzate come lei. A paura ad addormentarsi e non si sente per niente sicura perché le
tipe della gang vanno su e giù come tigri in gabbia.
Una di loro sbatte un pugno chiuso sulle sbarre e il ferro
rimbomba come un tuono nella notte.
“Quando cazzo ci fate uscire?!” urla a pieni polmoni quella
con la faccia segnata dall’acne giovanile rimediandosi un ‘sta
zitta, stronza’ che la fa infuriare ancora di più.
La smettesse
di fare quel casino, sarebbe un bene per tutti, pensa incrociando le gambe
e poggiando la schiena al muro.
“E tu? Che hai
fatto?”
Quella domanda violenta e brusca le fa girare la testa fino
ad incontrare un paio d’occhi irosi
“120 in città” borbotta a mezza voce.
La ragazza fa una smorfia come a dire ‘per così poco’ e si butta a sedere sulla brandina occupata dalla
prostituta più vecchia che la manda immediatamente al
diavolo; volano parolacce e spintoni finchè una guardia passa e minaccia di
dargliele di santa ragione.
“Vaffanculo, sbirro. Questo è abuso di potere!”
“Sta zitta, troia!”
“Tua sorella!”
A Jordan viene da ridere perché è esattamente quello che
avrebbe detto lei.
“Che cazzo hai da ridere,
stronzetta?”
Lei la guarda appena. Quella tipa è molto pericolosa.
“Nulla”
“Fatti uscire il fiato o ti faccio volare i denti!” sibila
afferrandola per un braccio e alzandole il pugno davanti. Jordan la guarda con
espressione vacua “per favore. Stasera ho rivisto il mio ex e non sono in vena
di discutere. Potrei diventare sanguinaria”
La ragazza la fissa con gli occhi scavati dal sonno e dalla
stanchezza e la lascia andare. “Allora siamo in due”
Chiessenefrega, pensa amareggiata. Mal comune non sempre è mezzo gaudio.
La ragazza si siede accanto a lei e assume la sua stessa
identica posizione “l’ho beccato con una di queste troie” sibila indicandole la
prostituta giovane che dorme alla grossa “e a pure provato a negare!”
“Stronzo”
“Puoi bene dirlo!” sibila battendo un piede a terra. “Linda”
“Jordan”
“Che ha fatto il tuo?”
“Mi ha svuotato il conto in banca. Tre anni fa”
La teppista si volta a guardarla. “Fottuto
bastardo! L’avrei fatto castrare, se fosse toccato a
me”
Jordan non risponde e si limita ad allungare una gamba
sospirando.”Mi ha fottuto e poi mi ha fottuto i soldi”
cantilena con voce spenta “mi ha fottuto due volte”
“Almeno ti sei divertita?”
“Anche troppo”
“Almeno quello” borbotta la ragazza sistemandosi il
reggiseno che le da fastidio.”Ne eri innamorata?”
“Si”
“Allora ti ha fottuto tre volte”
Sei ore dopo…
“MacDougal puoi uscire, ti hanno
pagato la cauzione”
Jordan si sveglia di soprassalto. Ha dormito sulla spalla di
Linda, sbavandole addosso e quel movimento brusco ha svegliato anche lei. “Cazzo,
scusa…” borbotta assonnata.
La teppista ringhia qualcosa a mezza bocca e si rimette a
dormire “ci vediamo”
“Spero non qui” mormora dandole una pacca sulla coscia.
“Fagli vedere i sorci verdi!” le urla insonnolita mentre si
allontana.
Le serve il caldo abbraccio di
Simonne per riprendersi. Cerca di stamparsi in faccia un sorriso ma proprio non
ce la fa. Quando scopre chi è stato a farla uscire, le
viene quasi un accidenti.
“Ciao bellezza”
“Claude” sibila arrestandosi e guardando l’uomo davanti a se
con aria dura. Che cazzo ci fa li?! “Come va la vita?”
“Molto bene ora che ti ho rivista”
La donna ritira i suoi effetti personali e gli passa davanti
senza neanche ringraziarlo.
“Come vai di fretta…” sibila afferrandola per un braccio e
stringendola contro di se “non ho sentito neanche un grazie uscire da quelle
belle labbrucce“
Vaffanculo! “Grazie
amore” sussurra battendogli la guancia con la mano “a buon rendere”
Lo sta prendendo per il culo e
quella è una cosa che lo manda in bestia.
Claude l’ha rimorchiato ‘per sbaglio’
in palestra. La fissava sempre, quando andava a fare i suoi esercizi. Gli si
era appioppato per tutta la stagione e alla fine, per farlo stare buono, aveva
acconsentito alla sua richiesta di ‘un appuntamento che male vuoi che ti faccia’
Si era comportata da vera stronza pertutta la serata al fine di fargli cambiare
idea ma non c’era stavo verso di smuoverlo dalla sua assurda ossessione perché
Claude se l’aspettava e aveva previsto i suoi movimenti.
Però l’aveva fatta godere a letto e
Jordan se l’era tenuto per i tempi ‘magri’ e perché
aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire una dea.
Gravissimo sbaglio.
“Lasciami o mi metto a gridare” sussurra con un sorriso al
vetriolo e tutti i muscoli tesi.
Lui le sorride di rimando e si gira verso un poliziotto
“grazie di avermi avvertito, Alfred”
“Ma ti pare!”
Porca vacca!È anche ammanicato,
pensa stringendo le labbra.
“Ora lo sai”
“E ora che lo so, sai quanto me ne
frega? Ti ho detto più di una volta che non devi cercarmi”
Claude si apre in una risata mentre la trascina via con poca
delicatezza “sai quanto me ne sbatte dei tuoi ordini, bellezza”
“Oddio, sai che odio essere chiamata così” sibila cercando
di liberarsi. La presa sulla vita si fa più violenta e Jordan è costretta a
lasciarlo fare. La trascina alla sua macchina e la fa salire a forza “mi
serviva giusto un passaggio fino a casa”
“Non stiamo andando a casa tua
bellezza”
Jordan lo manda al diavolo rimediandosi un’occhiata
sarcastica “è da un po’ di tempo che non ci incontriamo
noi due. Festeggiamo il ritorno della pecorella all’ovile”
****
“Ti piace proprio quella canzone, eh?”
“Eh?”
Natalie si girò con lo sguardo perso e imbambolato verso
Xavier il suo amico del cuore che aveva capito perfettamente che c’era qualcosa
che non andava in lei. Nuovamente.
“Si” sussurrò abbandonando la testa sulla sua spalla,
chiudendo gli occhi sotto gli occhiali da sole di Moschino.
Solitamente si sdraiavano sotto un albero del parco e si
raccontavano la propria giornata nei minimi particolari.
Da un mese Natalie era così silenziosa da far preoccupare
sinceramente Xavier...e le sue fughe diventavano sempre più frequenti.
A prima vista potevano sembrare fratelli, con quei colori
chiari che possedevano entrambi, ma ad una visione più attenta scorgevi le differenze sostanziali.
“Perché non ti confidi più con me?”
le domandò arrotolandolo un filo d’erba attorno alle dita.
“Non ho niente da raccontarti” gli rispose con voce fiacca e
monotona, voltando gli occhi su una coppietta che si stringeva molto lontano da
loro.
“Sei stava via per poco,
quell’investigatore ti ha trovata subito, stavolta” ridacchiò lanciandole il
filo annodato su se stesso.
“Già…la prossima volta mi nasconderò meglio” affermò
cogliendo una margheritina timida e ancora piccolina. Quando
si rese conto di aveele appena distrutto la vita, emise un singhiozzo.
Il ragazzo si sporse a guardarla e aggrottò la fronte “perché
stai piangendo?!”
“Ho ucciso questa margheritina!” esclamò con rabbia
gettandola via e affondando il viso contro di lui.
“E ti metti a piangere per così
poco?” domandò esterrefatto della sua reazione passandole pesantemente una mano
sulla testa.
Lei annuì strusciandogli gli occhi sulla maglietta e
asciugandoseli in quel modo. “Depressione..” Sussurrò a mezza bocca “si, mi sa
tanto che è depressione”
Xavier fece una smorfia, mentre si sedeva e stringeva le
gambe a se, si alzò anche lui e la guardò di sottecchi “ti sarai
mica innamorata?”
Natalie si tolse gli occhiali da sole per asciugarsi gli
occhi con il dorso delle mani e appoggiò la fronte sulle ginocchia “si…ma è un
caso disperato”
Xavier sorrise e la stuzzicò con
una foglia passandogliela sul braccio. Il solletico la fece sorridere e lo
spostò con una smorfia.
“Chi è?”
“Uno”
Xavier la guardò sorpreso perché gli aveva sempre confidato
tutto “uno…ha un nome questo tipo?”
“Come tutti” rispose vaga con le labbra improvvisamente
sigillate.
S’innervosì per la sua insistenza e finì per rispondergli
male, cosa che non aveva mai fatto in tutti quegli anni d’amicizia
disinteressata.
Si sentiva così rabbiosa verso tutti che
ogni motivo era buono per attaccare briga e alzare polemiche, tutte cose che
aveva sempre odiato.
“Stai calmina, non volevo…”
“Vi impicciate tutti della mia
vita! Continuamente! ‘Cosa fai’, ‘dove
vai’…ma che ve ne frega?!” gridò saltando come una
vipera “fatevi gliaffaracci vostri!”
“Ma non sei un pò grande per avere
le crisi da adolescente?!” la rimbeccò senza sapere che danno andava a causare.
“Ah! Adesso sono grande, per il resto sono
una ragazzina!” urlò a pieni polmoni con le lacrime agli occhi “va a quelpaese, Xavier! Una volta eri mio amico”
“Io sono tuo amico, lo dico per il tuo
bene: stai facendo una cazzata dopo l’altra!” la rimproverò duro “con chi ti sei impelagata? Un fumato fuori di testa?
E’ per quello che scappi sempre?”
“Ma che..” Natalie lo guardò di
traverso e sbuffò “non capisci un cazzo di me!” concluse con voce dura dandogli
le spalle.
Xavier la guardò allontanarsi di corsa senza riuscire ad
emettere un fiato. Ma le donne non dovrebbero addolcirsi quando
sono innamorate?
Natalie camminava con la testa spinta avanti come un toro,
calcando pesantemente i passi e urtando le persone mentre s’infilava nel
centro. Avrebbe voluto spaccare tutto e non riusciva a
smettere di mugugnare fra se e se la stupidità degli uomini.
Camminò senza una direzione, tanto per calmarsi,
costringendosi a guardare i negozi di vestiti che solitamente la mettevano di
buon umore…stavolta fu tutto inutile.
Ma cosa dovrei farci con un altro paio di
scarpe? Si domandò sbuffando e ripensando all’armadio trasudante abiti.
Niente shopping ossessivo – compulsivo. Da un pò di tempo
non le interessava proprio. Anzi..da troppo tempo aveva perso interesse per i suoi abituali
riti. Basta piscina, basta discoteca il venerdì sera, basta chiacchierate fino
alle due di notte con le amiche…a raccontarsi quelle stupidaggini che avrebbero fatto rabbrividire chiunque! Chi se ne frega del
trucco nuovo di Bev e della camicetta a stampe anni
70 di Audrey ripescata - perché poi dovrebbe mettersela, non capisco
- dall’armadio della madre.
Un gruppo di deficienti che si riempiono la testa con le
baggianate propinate dai mass media!
Camminò fino a raggiunger un posto ben conosciuto.
Sentì che la rabbia svaniva tutta insieme
e mosse un passo verso il campanello, suonando e aspettando che la porta
venisse aperta da una bella donna leggermente appesantita dagli anni e i bignè
alla crema.
“Buongiorno” esclamò improvvisamente timida.
Melissa la fissò per qualche istante
perplessa, alzando la penna verso di lei e protendendo le labbra “Tu
sei…”
“Natalie Portman” affermò con voce
un po’ incrinata “quella che scappa a mesi alterni”
Melissa sorrise e le fece cenno di sedersi “e questo mese?”
“No, questo no” affermò con un mezzo sorrisetto,
occhieggiando una porta ben conosciuta; masticò il labbro inferiore con gli
occhi inchiodati sulla maniglia della porta dell’ufficio di
Ford e stette un po’ in silenzio.
Melissa la guardava e sorrideva dentro di se “Shelton non c’è; è fuori città ma ha telefonato, sta
tornando” le disse calcando sull’ultima parola.
Natalie avvampò e la fissò dritta negli occhi “quindi faccio ancora in tempo a scappare?”
La donna ghignò battendo una mano cicciottella sulla propria
“non ti conviene, l’ho sentito ed è di cattivissimo umore”
“Perché?”
Lo sguardo saettò negli occhi chiari della ragazza che si
morse una guancia per la domanda inopportuna
“Da quanto ho capito ha rivisto una ex…sai
una di quelle che è difficile da dimenticare, che ti hanno spezzato il cuore, etcetc…le solite manfrine
disperate e assurde degli uomini. Mi sa che ci sta ancora sotto” ridacchiò senza udire il *CRAC* secco del cuore di Natalie.
Annuì per qualche breve istante e la guardò allarmata “devo andare adesso…torno a casa” sussurrò con
voce inesistente mentre Melissa la salutava con un cenno della mano e sospirava
per la soap opera che avrebbe avuto luogo in quell’ufficio presto o tardi.
Natalie camminò fino a casa con l’aria svanita e rigida come
un palo. Salutò a mezza bocca i suoi e salì in camera, chiudendosi dentro e
tirando fuori il diario e il registratore.
Prese la sacca e la stipò di vestiti, ripulendo i risparmi
che aveva messo da parte. Cenò con i suoi senza dare l’impressione di essere inquieta e nuovamente sulla via di fuga e aspettò
che calasse la notte.
Scese piano piano,
lasciando un biglietto stavolta. Un biglietto che aveva
impiegato molto tempo a scrivere.
Prese la macchina e uscì senza far più di tanto rumore e
guidò senza meta.
Non si era mai allontanata dallo stato. Mise la freccia e
svoltò verso la highway che l’avrebbe portata molto
lontana da casa sua.
Non versò una lacrima mentre ripensava alle parole di
Melissa…solo quella brutta sensazione di oppressione al cuore la infastidiva e
la tensione nello stomaco si faceva sempre più forte.
Per forza...si è rotto,
pensò con gli occhi che luccicavano di lacrime,
dicendo addio al suo amore segreto per Ford.
Jordan viene spinta a forza anche nell’appartamento
di Claude e si sente quasi sul punto di piangere. Tace, non sa che dire e si è
stufata di essere bistrattata in quel modo.
Lui le toglie la giacca e la borsetta di mano e la costringe
a sedersi sul divano. La donna prende fiato e articola una frase ceracene di
mantenere la calma “sono stanca, ho bisogno di farmi un bagno e di dormire
qualche ora. Gentilmente, potresti riaccompagnarmi a casa o devo
chiamare un taxi?”
“No.”
Jordan allunga una mano verso il telefono a poca distanza da
lei e sospira “chiamiamo il taxi e magari anche la polizia per sequestro di
persona” sibila componendo il numero della sordità dei taxi.
La cornetta le viene strappata di
mano e la dona reagisce cercando di colpirlo.
Claude le blocca i polsi e li gira dietro la schiena con un
sorrisetto crudele. “Da quando sei così manesca?”
“Lasciami, stronzo” sibila con le lacrime agli occhi.
“Povera, povera piccina….” La schernisce accarezzandole il viso
col suo e facendola scansare più volte. Ogni volta che si sposta, il polso viene stretto finchè non geme apertamente.
“Lasciami!”
“No, no, no. Hai bisogno di
coccole e di tanto affetto dopo aver passato quella nottataccia in carcere”
decide per lei spingendola verso la camera da letto.
“Lasciami cazzo!” urla cercando di liberarsi, “ti faccio
arrestare per stupro”
“Stupro?” l’uomo alza la testa e le sorrise “ma tesoro…ma se
lo sanno tutti che sei l’unica puttana che non si fa
pagare di tutta la città!”
Jordan resta imbambola a guardarlo, con gli occhi sgranati “non
è vero..” Sussurra cadendo sul letto. Gira la testa
quando cerca di baciarla e continua a sfuggirgli in tutti i modi finchè non sente il panico assalirla.
Allora comincia ad urlare ma quando un violento ceffone la
manda lunga distesa è costretta a tacere. Nessuno l’aveva mai picchiata prima
ed è più l’incredulità del gesto che il dolore fisico
che la paralizza.
Un attimo dopo il corpo pesante di Claude si sdraia sul suo
e Jordan trema di rabbia perché quel bastardo solleva pesi fino a farsi
scoppiare i muscoli e non c’è possibilità di sfuggirgli; inoltre la sta
trattando come uno straccio e questo non riesce proprio ad accettarlo.
L’orgoglio e Jordan sono la stessa persona.
La sballottola da tutte le parti
mentre le sfila i vestiti. La donna sente le cuciture
saltare con un ‘trac’ secco
e brutto e impreca “lasciami psicopatico, te le faccio pagare!” sibila con la
faccia che le fa male nel punto in cui l’ha colpita.”Come ti sei permesso di
picchiarmi? Ti facci sbattere in galera..”
Un altro ceffone - e stavolta più forte del primo - la
atterra per la seconda volta.
Le lacrime cominciano ad uscirle e non sente quasi metà del
volto.
Claude si piega sul suo orecchio strappandole un gemito di
paura “fai quello che ti dico o sarà peggio per te, bellezza”
“Non chiamarmi bellezza, maniaco del cazzo!” urla
rimediandosi un pugno nello stomaco che le taglia il fiato di netto.
L’uomo la afferra per i capelli e le fa male, mentre gira il
volto tumefatto nella sua direzione. La luce di sfida che
continua brillare nei suoi occhi non gli piace per niente e stavolta non si
risparmia di colpirla con forza e dove fa più male.
Jordan non parla più e neanche si ribella, quando le strappa
i pantaloni e gli slip e la violenta senza tanti scrupoli. Si costringe a
pensare a tutt’altro, ad estraniarsi dal dolore e dalla vergogna e non può
credere che sta succedendo davvero a lei, non a lei…
Resta immobile e trattiene il fiato che sente mancarle
perché Claude è pesante e le toglie quella poca aria che ha nei polmoni.
Vorrebbe urlare ma non ci riesce, vorrebbe piangere ma
si sente bloccata.
Quando le viene dentro con un
grugnito, la donna stringe le labbra e gli occhi, mordendosi la lingua talmente
a fondo che il sangue fluisce dalle labbra e cola lungo il mento, perché ha la
gola serrata e non può nemmeno inghiottire la saliva.
Quando cerca di baciarla e le forza le labbra con la lingua,
Jordan lo morde e gli sputa addosso la saliva mista a
sangue, rimediandosi un altro ceffone.
“Stupida puttana” sibila ansimando e pulendosi contro la
camicetta che ha lacerato.
È l’istinto di sopravvivenza che la guida quando le volta le
spalle: afferra la lampada del comodino e lo colpisce più volte sulla nuca e sul
dorso finchè non cade tramortito. Continua a colpirlo con tutta la forza che
ha, urlando e piangendo allo stesso tempo, finchè il sangue non imbratta il
pavimento e non schizza sul letto, lasciando gocce carminio
sulle lenzuola imbrattate del seme dell’uomo. Striscia via dal cadavere e non riesce
a smettere di tremare violentemente.
Raccoglie il resto dei vestiti, cercando di pulirsi con le
mani dal sangue e dallo sperma che le cola lungo le cosce e che le fa venire da
vomitare. La testa le sta scoppiando per la paura, il dolore e l’orrore di
quello che ha appena vissuto. Scappa scappa, continua ripetersi
insistentemente.
Esce in fretta dall’abitazione, guardandosi attorno,
tremando come una foglia. Batte i denti così tanto che
ha paura si sgretolino tutti in bocca e continua mordere quel punto chesanguina copiosamente, costringendola a
sputare in terra la saliva perchè ancora non riesce ad ingoiare.
Capisce solo due cose: una, che deve scappare perché ha
appena ammazzato un uomo, la seconda che potrebbe essersi presa qualche
malattia o essere rimasta incinta. Non può tornare a casa a piedi, le serve una
macchina… la macchina di quello schifoso che è parcheggiata
davanti a lei! Torna indietro a cercare le chiavi, impaurita, strisciando lungo
i muri per non farsi sentire o vedere, perchè ha il folle terrore che Claude si
sia ripreso e le faccia ancora del male.
Non c’è nessuno in giro, perché la casa è fuori mano: sale
nell’auto e le viene un conato di vomito sentendo l’odore di quell’uomo addosso
a lei e sul sedile del guidatore. Si piega fuori e rigetta finchè lo stomaco
non si placa e riscoppia a piangere disperata perché
non riesce a fare altro.
‘l’unica puttana della città che
non si fa pagare’
Non è vero!!
*°*°*°
“Ascolta il sottoscritto che è sopravvissuto ad una moglie e
una marea di ex”
Nell’ufficio di Ford si respira uno strano odore di pulito.
Melissa ha dato una bella messa a posto e l’uomo non riesce a trovare quasi
niente. Però adesso ha addirittura DUE penne sulla
scrivania.
Max sta cercando di farlo ragione sulla necessità di
incontrarsi con Jordan per spiegarle il problema che lo costrinse ad agire in
quel modo sconsiderato a suo tempo.
“Non mi ascolterebbe”
“Tu provaci”
“Non rompermi le palle, Gershow!”
“Sei uno stupido cazzone senza spina dorsale”
Ford tace e lo guarda di traverso.”Ti ho dato asilo politico
perché ho pietà della tua condizione. Non farmi pentire di….” Non ha neanche
finito di parlare che lo sente sbuffare indispettito.
“Hai il suo numero?”
“Si”
“Chiamala”
“No.
“No sto cazzo” ribatte avvelenato
”per quella vale la pena di sbattere il grugno nel fango”
“Nella merda, amico…proprio nella merda” sussurra perso nei
ricordi.
Per una frazione di secondo Max vede passare un’ombra scura
sul suo volto, un rimpianto di quelli che non ti fanno dormire la notte e ti
grattano i ventricoli e il cervello come una carogna affamata.
“Mi sono sentito una merda mentre lo facevo, non ho avuto
neanche il coraggio di tornare da lei per spiegarle cosa mi aveva spinto e due
sere dopo l’ho vista andarsene dal locale con un tipo
che faceva pena solo a guardarlo, una mezza sega con la pancia e la calvizie
incipiente.” Mugugnaincrociando le mani
sullo stomaco.
Max lo guarda con un sorrisetto sarcastico “sii contento: ti
sta venendo la pancia da bevitore”
Ford grugnisce con poca convinzione “frega
cazzi. Se è per questo ho anche le maniglie
dell’amore…a Jordan piacevano”
Gershow lo lascia sfogare e
mugugnare a lungo, ascoltando con interesse. Sospira soddisfatto del lavoro da
psicologo che ha operato su di lui finchè Shelton non
si gira e lo fissa incazzato “Dannato strizzacervelli! Come sei riuscito a
farmi parlare?”
“Predisposizione naturale.” Afferma velocemente prendendo la
cornetta e porgendogliela con un sorriso.
Ford lo scruta ingrugnato. Affetta il telefono e lo rimette
a posto dopo un attimo di incertezza.
Max non insiste perché sa che è solo questione di tempo. Una
minima pressione psicologica e crollerà!
Un lieve picchiare alla porta distrae i due uomini dalle
rispettive elucubrazioni. Melissa si affaccia con aria birichina, posando una
mano smaltata di fresco sulla maniglia “ah, Shelton,
ieri è passata Natalie..”
“Natalie?!” esclamò sorpreso, buttando giù i piedi dalla
scrivania e protendendosi verso di lei “e che voleva?”
“Salutarti, penso” ridacchiò chiudendosi la porta alle
spalle e accomodandosi accanto a Max che le allungò un’occhiata interessata che
la stranì subito.
Ma ci prova proprio con tutte! Pensò per
una frazione di secondo prima di dedicarsi completamente alla bella Natalie.
L’uomo si girò verso Ford che la guardava senza crederci
veramente, il pensiero di Jordan completamente rimosso “è
carina questa Natalie?”
“Molto” rispose con voce brusca e urgente. Ford tacque e
restò a guardare Melissa imbambolato “ti ha lasciato detto qualcosa?”
Lei alzò le spalle maliziosa “forse
le faceva piacere vederti.”
“Non diciamo cazzate!” ribatte con un finto malumore che non
provava assolutamente.
“Se si scomoda a venirti a salutare…” s’intromise Max con un
sogghigno “perché non la chiami e magari me la presenti?”
“Piuttosto ti sparo al pisello!” lo fulminò con durezza
facendo sorridere internamente Melissa.
“Ma perché state tutti qua dentro e
non vi togliete dai coglioni? Via, sciò, mi finite l’aria!”
esplose alzandosi in piedi e spingendo la sedia con le rotelline dei due
fino alla porta.
“Lasciamolo solo, così chiama la sua innamorata” sospirò la donna
dandosi di gomito con Gershow che sogghignava
Una volta solo, Ford guardò il telefono come se fosse una
bestia sul punto di mordere. Chiamarla…e poi che le diceva? Sarebbe stato
imbarazzante e …
Il telefono prese a squillare e Ford saltò mentre lo
guardava intensamente come se potesse passare fra i fili e sbucare nella stanza
della ragazza.
“Natalie?” domandò con una certa urgenza nella voce.
“Che coglione!” ridacchiò Max dall’altra parte della
cornetta, nell’ufficetto di Melissa che rideva fra i denti “e chiamala!”
“Ma vai a cagare!” ringhiò incazzato
e imbarazzato gettando la cornetta sulla forcella rigida. Fa gli scherzi, l’idiota.. mo glielo faccio io
un bello scherzo e lo getto in pasto alla ex moglie!
Quando ricominciò a squillare,
dieci minuti dopo, tempo necessario a farsi venire i peggiori pensieri di
questo mondo, conditi di sane pippe mentali di cui Ford era capo indiscusso rispose
piuttosto nervosamente. Quando riconobbe il numero sbiancò
e non riuscì più ad emettere una parola…solo… “Natalie?”
“Signor Shelton è scappata un’altra
volta”
“Emily?” borbottò a mezza bocca…perché lo chiamava la madre
e non ….scappata?
“E’ scappata un’altra volta?! Mapporcogiuda!”
esclamò incredulo alla donna in lacrime. “Mi scusi, gliela ritrovo e stavolta
lo faccio gratis! Sono autorizzato a dargliele?! Perfetto!”
Stava già per attaccare quando sentì le parole della donna.
Smorzò tutto il suo livore e abbassò la testa, l’espressione cupa “ho
capito...quand’è così allora…” sussurrò ricadendo sulla sedia, una mano
infilata fra i capelli, a massaggiarsi la fronte. Sorpassò la cicatrice,
sentendo il rigonfiamento sotto le dita…
’secondo me,
sei carino lo stesso’
“Va bene, Emily. Mi dispiace” mormorò
attaccando lentamente. Sospirò un paio di volte e poi si addossò allo schienale
depresso.
Non aveva più la scusa per vederla…era
andata, volata via. Aveva il suo numero ma dubitava l’avrebbe
mai usato. Si era fatto dare quello di Natalie ma la donna gli aveva
detto che non rispondeva alle loro chiamate.
Neanche alle mie?
Si domandò guardando il foglietto vergato dalla scrittura piccola e dura.
Compose il numero senza sperarci molto...lo sentiva squillare
a vuoto e quando stava per attaccare, udì la sua vocetta meravigliata che
rispondeva in fretta.
“Che ti passa per la testa,
Natalie?”
Il vago silenzio che provenne dall’altra parte del cellulare lo mise in allerta. “Non attaccare”
“Ford…”
Natalie frenò bruscamente sul ciglio della strada e restò
aggrappata al volante “ciao Ford”
“Ciao Natalie…perché sei scappata
nuovamente?” sussurrò giocherellando con una penna svogliatamente “non hai
aspettato neanche che tornassi”
La ragazza sentì un groppo pesante che le scendeva dentro e
inghiottì nervosamente “si invece, sono passata anche
a trovarti.”
“Sei passata con un giorno d’anticipo” replicò dando tutta
la colpa a Max per aver rallentato la sua corsa verso casa.
Natalie si morse le mani e tutto ciò che le venne a tiro “se
l’avessi saputo…”
“Dove sei?”
“Non lo so neanche io. Da questa parte non ci sono mai stata” ribattè guardandosi attorno “c’è solo la
strada, lunga sconfinata…non c’è altro…”
Ford la ascoltò chiedendosi dove fosse “torna a casa”
“Non è cambiato niente…io c’ho
provato, ma era sempre tutto uguale” affermò triste.
“Non vogliono che ti cerchi...hanno capito che devi farti la
tua vita. Da sola.”
“Meno male, non ti eri stancato di venirmi a stanare?”
domandò scherzosamente asciugandosi i lacrimoni che le bagnavano le ciglia.
“No, era divertente correrti dietro” ridacchiò fissando il
cartello che aveva nello studio. “Chiamami se hai bisogno di qualcosa”
Natalie restò aggrappata a quelle parole come se si trovasse
sull’orlo di un burrone “Ford…ti volevo dire una cosa, l’altro giorno”
“Dimmela”
“Io…”
Aggrottò la fronte quando sentì uno scrocchio di sottofondo
e la linea cadde. “Natalie?”
“Ma porca miseria!”
Natalie urlò esasperata per la linea caduta e il cellulare
che segnava la batteria morta. Lo lanciò sul sedile del passeggero e sprofondò
nel sedile tirando su le gambe, appoggiando le ginocchia sul volante …ma perché
si metteva tutto contro di lei?!
Chiuse gli occhi e nascose il viso fra le mani...era
destino, era destino che non dovesse dirglielo!
Ford si alzò con la lentezza di un iceberg che si è appena staccato dalla banchina polare e aprì la porta
immettendosi nell’ufficetto di Melissa che squadrava Gershow
con palese noia.
“Archivia la pratica Portman” le
ordinò con voce bassa e nervosa.
“Perché?” gli domandò sorpresa “ha
messo la testa a posto e…”
“E’ scappata nuovamente e i genitori hanno deciso di rispettare
la sua volontà. Dopotutto è maggiorenne” continuò
depresso. Gli costava uno sforzo terribile parlare.
Aprì la porta esterna e uscì nella luce del sole che gli
trapassò gli occhi per un momento.
“Ma dove vai?!”
“A ubriacarmi” sibilò incattivito.
Melissa guardò Gershow che la
fissò a sua volta “alle 11 del mattino? Andiamo bene”
*°*°*
Jordan è tornata a casa e l’ha trovata un’altra volta vuota.
Per fortuna. L’ acqua della doccia ha scorso per più di due ore mentre continuava
a strusciarsi istericamente con la spugna, arrivando persino a grattarsi la
pelle con la spugnetta ruvida dei piatti pur di toglierselo di
dosso un’altra volta. Ha usato di tutto, strusciandosi fino a lacerarsi la
pelle e a smesso solo quando ha cominciato a sanguinare.
Osserva le mani sporche di sangue e bagnoschiuma comincia a
ridere istericamente. La sua carriera di ballerina è finita,
dovrà mettersi a riposo per un po’. Con quelle abrasioni non potrà più
spogliarsi per nessuno. Per nessuno! NESSUNO!!
La risata si affievolisce in un pianto dirotto che la scuote
come un ramoscello nella tempesta.
Simonne rientra seccata perché ha attraversato la città per
andare a tirare fuori Jodie dal carcere e quando è arrivata ha scoperto che se
n’era gia andata. Almeno una telefonata
poteva farmela! Pensa incazzata con lei.
Quando sente quel pianto convulso provenire
dal bagno, si lancia verso la stanza. Gira la maniglia ma la trova chiusa a
chiave “Jodie, Jodie che hai, stai bene?!”
“Vattene via!”
Simonne fa l’assistente sociale, quando non fa la barista, e
sa come trattare certe situazioni. Quell’urlo disperato è foriero di notizie
disastrose. Bussa alla porta delicatamente, modulando la voce un in un mormorio
dolce “tesoro, sono Simonne. Aprimi per favore”
“Non fare la fottuta assistente sociale
con me!” urla di nuovo, scagliando la bottiglietta dello shampoo contro la
porta.
La bottiglia si apre e il suo contenuto perlato si spande
sul pavimento. Jordan lo fissa imbambolata, rapita da
quella visione madreperlacea che profuma di vaniglia e sandalo.
Simonne sente quel rumore ed intuisce vagamente cosa può
essere stato a provocarlo. Insiste, caparbia “Jodie, c’è un
solo bagno in questa casa e io ne ho un bisogno urgente” ridacchia appoggiando
una mano sulla porta. “Ti prego, non abbiamo neanche
il gatto per usare la lettiera!”
Qualche interminabile minuto dopo, la porta si apre e la donna
trattiene il fiato alla faccia tumefatta
e gonfia. Si precipita ad abbracciarla e inorridisce alla vista di tutti quei
graffi e lacerazioni, il sangue congelato a livello del collo, la mente fredda “va
tutto bene, tutto bene…” le bisbiglia scivolando con lei sul pavimento tappezzato
di vestiti.
Jordan non parla e si rifiuta di lasciarsi medicare. Le ci
vuole un po’ per spiegarle la situazione, fra molti singhiozzi, urla e oggetti
fracassati.
Simonne capisce una cosa sola. “Dobbiamo andare all’ospedale,
devi farti visitare e denunciarlo”
“Non posso…” singhiozza con gli occhi così gonfi che a
malapena riesce a tenere aperti.
“Certo che puoi. Jodie, ne abbiamo
sempre parlato …”
“Non posso!“continua ad insistere affondando il viso contro
la spalla e il seno pieno.
“Ma Jodie..”
“L’ho ammazzato quel figlio di puttana! Gli ho spaccato la testa, l’ho ammazzato!”
La donna resta immobile e non fiata. Quella è legittima
difesa e non sarà accusata di nulla “Hai fatto bene, brava. Ora andiamo
all’ospedale.”
“Ha detto che sono l’unica puttana della città che non si fa
pagare…” sussurra piangendo “non è vero”
“Certo che non è vero! Sta tranquilla,
Jodie, sistemiamo tutto“
Jordan la stringe come una pazza continuando a piangere, i capelli
fradici che le vanno sugli occhi e le danno fastidio.
“Non ti succederà nulla. Era legittima difesa” continua a
dirle sperando che le sue parole riescano a penetrare la tempesta che la scuote
“però devi farti visitare…”
“No” singhiozza scuotendo la testa.
Bagna la camicetta di Simonne di lacrime e sangue e bagnoschiuma
che le è rimasto addosso e continua a piangere finchè è talmente esausta che le si addormenta in braccio senza rendersene conto.
Non pensate che la mia attrazione per jordan si fermasse all’aspetto
fisico
Non pensate che la mia attrazione per Jordan si fermasse
all’aspetto fisico. Ok, aveva due tette da scompenso cardiaco e certe gambe da
modella di biancheria intima da farti camminare nell’olio bollente pur di
sfiorarle con un dito, ma era soprattutto il suo modo di fare semplice e
diretto che mi aveva attratto come una falena che vola verso la luce e la
morte.
Per me le donne sono tutte abbastanza troie e trovarne una
per cui valeva la pena di sprecarsi un po’, era davvero difficile.
Insomma, entro in questo bar per puro caso e imbrocco quella
ballerina che si guardava tutti con uno sguardo da cagna in calore da farti schioppare
una vena. Che cazzo, non sono gay e neanche impotente, quindi rispondo al
richiamo della natura mentre mi infilo una mano in tasca per sistemare il
ragazzo che ha dato evidenti segni di violenta erezione e per puro culo
imbrocco una sedia libera. Mi sbraco con il cuore che pompa e il cervello
disceso nei pantaloni e continuo a farmela con gli occhi mentre dimena quelle
chiappe sode e tonde sotto i pants dorati che sembrano vivano di vita propria,
aspettando il pezzo forte: lo spogliarello.
Ci rimango di merda quando non lo fa e chiedo spiegazioni ad
uno che rutta a bocca aperta, si gratta le palle ansimando come un toro, come
tutto il tavolo del resto e quel bodrillone mi viene a dire che ‘Jordan non si
spoglia mai’.
Cazzo di nome, Jordan. Da maschio! Non è che quel tipo è un
transessuale o altro?
Quando espongo il mio dubbio, vengo investito da una raffica
di pernacchioni che mi fanno quasi vergognare della domanda.
“Amico, non mi tirerebbe così se fosse un uomo” mi dice uno ammiccante
indicandosi fra le gambe con il dito “quella è una donna al 100% e a quanto si
vocifera, ha una predilezione per i pelati tutta pancia.”
Lui ridacchia e si indica nuovamente, stavolta la testa “beh
,a pancia e pelata ci stiamo,”
Se è vero quella storia, sono fottuto: non soffro di
calvizie, ma se mi impegno posso farmi venire una discreta pancia da bevitore.
Ci torno tute le sere perché ormai mi sono innamorato perso
di quella stronza che non fa altro che lanciarmi occhiate tali da paralizzarmi.
Una sera mi fiondo di corsa e la trovo a cantare.
Cazzo, stasera non balla?
Mi siedo un po’ più lontano ma quella voce mi fa venire i brividi
e mi scende dentro e sotto i vestiti, strizzandomi le budella e le palle con
forza.
Cambio posto e mi piazzo davanti a lei che mi sorride per un
secondo, poi torna a farlo e continua a tenermi gli occhi fissi addosso per tutta
la serata: sono paralizzato e non riesco neanche abuttare giù una birra.
Mi costringo a farlo e via una dopo l’altra finchè non mi
vengono a staccare di forza dalla sedia e mi buttano fuori senza tante
cerimonie.
Proprio in quel momento la vedo passare con un mazzo enorme
di fiori di svariati tipi. Merda, sto in bolletta e non posso certo permettermi
di regalarle un mazzo del genere.
La sera dopo ci torno di corsa e sono il primo a collocarmi di
fronte a lei. Mi lancia uno sguardo veloce e che cavolo… allora le piaccio se mi
sorride in quel modo!
L’aspetto fuori che è notte inoltrata: soffro d’insonnia e mi
sento sveglio come un grillo strafatto di coca. Mi piazzo dietro la curva e
quando la vedo venirmi incontro, di nuovo con quel mazzo, mi vergogno come un
ladro a regalarle quella margherita sfogliata che ho tenuto in tasca per tutto
il tempo.
Me ne vado di corsa e neanche mi volto indietro per non
darle tempo di gettarmela in faccia. All’ultimo non resisto e mi giro, in tempo
per vedere le rose finire nel secchione e il suo sorriso che si allarga mentre
annusa la margheritina.
La tiene in un modo così delicato che mi fa fare un balzo
dentro.
Allora le piaccio davvero!
Poi, porca vacca, mi tocca partire per una settimana per
correre dietro ad un mocciosetto che ha segato scuola con gli amichetti e
deciso di tentare la fortuna nel mondo. Li prendo per le orecchie e a calci in
culo li rispedisco a casa, affrettandomi a raggiungere la mia bellissima
Jordan.
Quando la vedo sul palco non riesco a resistere: scavalco
due tavoli e mi isso pesantemente sul palco. Jordan mi guarda sorpresa ma
sempre con quel sorrisino dolce e in fretta le allungo il mio numero di
telefono.
Stavoltami mandano all’ospedale
con qualche fratturae contusione qua e
la perché se è vietatissimo toccare le ragazze, figurarsi salire sul palco!
Poi succede questa cosa bellissima… me ne sto li,
borbottando e discutendo con il medico per farmi dimettere, perché se devo starmene
a letto in un postaccio che puzza di disinfettante, preferisco starmene a casa
mia, in un appartamento che puzza di birra e tequila, quando appare lei sulla
porta e mi fa morire le parole sulla bocca.
Il dottore che mi sta oscultando il cuore, alza gli occhi
sorpreso dalla tachicardia improvvisae segue
il mio sguardo cementato su quel sorriso timido e incerto. Si toglie lo stetoscopio
dalle orecchie, approfittando del mio momentaneo blocco neurale e fisico per
defilarsi alla chetichella e augurarmi buona permanenza nell’ospedale.
Jordan si avvicina un po’ imbarazzata, prende la sedia in
fondo al mio letto e la trascina fino accanto a me. Si siede composta con la
borsa nelle gambe e un mezzo sorriso “ciao”
“..’ao” sussurro tirandomi a sedere meglio e guardandola
imbambolato.
“Sei matto, lo sai?” mi domanda inclinando la testa e
osservando ogni singolo cerotto che si staglia sulla mia pelle.
Faccio schifo, ho una barbona di cinque giorni e puzzerò
anche di sudore…ma chi se ne frega! Dopotutto sono ridotto così per lei.
Mentre lo penso ghigno come un idiota, alzando solo un
angolo della bocca, perché l’altro mi fa male, visto che mi hanno preso a
schiaffoni come un mocciosetto dell’asilo.
“Quando esci?”
Ha una voce bellissima anche così, piena e decisa, un pò
timida sul punto di domanda.
“Quando voglio, anche subito” affermo buttando giù i piedi
dal letto e restando trafitto da un dolore atroce al fianco.
Merda… che figura di
merda!
Jordan si alza e mi tocca prima un braccio e poi la spalla
“forse è meglio che resti a letto ancora un po’” mi dice dolce dolce, abbassando
due occhioni lucidi e irriverenti sui miei.
Annuisco appena e mi rimetto buono nel letto, senza staccare
lo sguardo di dosso. Jordan si siede sul letto accanto a me e inclina la testa.
“Come ti chiami?”
“Ford”
“Io sono Jordan”
“Lo so”
Lei mi sorride in quel modo che non riesco a spiegarmi ma
che mi piace molto. Fruga nella borsetta e mi tende un bigliettino con due
dita. Sopra c’è il numero di telefono.
“Così puoi invitarmi ad uscire evitando di prendercele
un’altra volta” mi sussurra abbassando la voce e chinandosi un po’ verso di me.
Mi da un bacio sulla fronte, unico punto libero a parte le labbra – ma penso
sia chiedere troppo – e se ne va lasciandomi come uno stronzo eccitato e
scombussolato.
Usciamo per circa un mese e poiché sono una merdaccia, non
riesco mai a trovare il modo giusto di avvicinarla per darle un dannatissimo
bacio. Jordan non sembra prendersela e mi guarda sempre con quegli occhi che …cazzo
gente, mai avuta una donna che mi guardava così!
Io me ne ero innamorato come un idiota ma cercavo di non
darlo troppo a vedere, per non farmi prendere in giro da lei…e mi sa che li ho
sbagliato.
Ma col senno di poi siamo tutti più bravi.
Un giorno mi chiede di accompagnarla in un negozio per
scegliere un vestito. Penso ‘che palle’ ma poi quando me la ritrovo di fronte,
con quel sorriso mi viene istintivo pensare ‘a fanculo i vestiti’, questa è la
volta buona che ci provo come cristo comanda, anche davantia tutti perché se non la bacio impazzisco e a
33 anni ammazzarsi di seghe non va affatto bene.
Mi trascina in questo negozio e ci mette mezzo secondo per
indossare il vestito. Non le sta bene,
ma non glielo dico. Lei si alza i capelli sul collo e si pavoneggia davanti a
me “dai, Ford come mi sta? Sincero”
Io le giro intorno con sguardo da intenditore come se stessi
pensando alle verità del mondo e invece penso solo di portarmela a casa. Vorrei
dirle che le sta bene ma proprio non ci riesco. “Insomma” borbotto sistemandole
una spallina e sfiorandole la pelle con le dita. Calda, morbida…liscia come una
perla.
Lei tiene ancorai
capelli sollevati con una mano e fa una smorfia “mi fa il sedere grosso?”
Bimba, hai un culo da
favola anche così “no…sei bellissima” affermo fermandomi dietro di lei e
osservandola nello specchio. Lei sorride e inclina il collo, scoprendolo ancora
di più “bugiardo”
Poi mi muovo da solo e l’abbraccio e la stringo, sentendola
tendersi per la sorpresa e rilassarsi subito dopo. Jordan non parla ma la vedo
arrossire e stare di fronte ad uno specchio che le rimanda la sua espressione e
la mia, da mandrillo allupato, la fa arrossire ancora di più.
In quel momento, mi si schianta un blocco di marmo a livello
dello stomaco e non si muove più di li.
Lascia ricadereil braccio
e mi tocca la mano che le stringe la vita.
È sempre così profumata che me la sogno di notte e poi dico
‘al diavolo’ e la bacio sul collo, in quel punto scoperto, sentendo la vena che
batte veloce sotto le labbra e invece di baciarla delicatamente, la mordo quasi
e sposto la mano fin sotto il seno, sentendo il bordino rigido delreggiseno e …cazzo gente, stateci voi davanti
ad uno specchio con quella dea incarnata e poi vediamo se non vi parte il
matto!
“Ford, siamo in un negozio...” Mi ricorda strappandosi da me
e facendomi rimanere come uno stronzo. Si tocca il collo più volte, con il viso
rosso, innervosita e si infila nel camerino per cambiarsi.
Non capisco un ciospolo del suo comportamento ma comprendo
solo che mi ha scacciato come un lebbroso e il viso che ho, quando esce di li,
non le deve piacere molto perché mi passa davanti con la faccia bassa e il
vestito in una stampella che appende al primo stand libero.
Le vado dietro un po’ sconvolto e un po’ incazzato e sento
sulle labbra il sapore della sua pelle e del profumo.
Esco dal negozio e non la vedo più, mi guardo attorno e
allargo le braccia lasciandole ricadere lungo i fianchi con un gesto rassegnato.
Merda, possibile che ho toppato? È un mese che usciamo
insieme, ci vediamo tutte le dannatissime sere: quando balla mi va il sangue al
cervello perché mi da fastidio che la guardino tutti in quel modo e quando
canta mi fa impazzire perché quelle labbra starebbero benissimo sulle mie e sul
resto di me, non attaccate ad un microfono fetente.
Sono geloso come un gatto quando esce con quella bracciata
di fiori. Certe volte li porta a casa ma altre li scarica nel cassonetto senza
farsi vedere con la scusa che non ha più vasi liberi.
Ovvio che non le ho mai regalato un fiore!
Ma alla fine alle donne piacciono? Boh, non ci ho mai capito
niente.
Cammino arrabbiato verso la macchinae la trovo appoggiata li, ancora nervosa e
con lo sguardo basso, mi fermo davanti a lei e fisso giù “è bello il cemento?”
“Perché?” mi domanda con la voce tremula e un po’ scura.
“Lo stai osservando così intensamente che non ho potuto farea meno di chiedermelo” le dico appoggiandomi
accanto a lei e incrociando una caviglia sull’altra.
Guardo i suoi piedi e sorrido. Se è rimasta qui, vuol dire
che..
“Senti Ford…vuoi vedere dove abito?”
Come no?! “Se
vuoi….a me sta bene” le dico con aria di quello che non gliene frega niente, da
homme du monde che ci ha già messo una pietra sopra sebbene mi stia venendo uno
scompenso.
Il suo quartiere è anonimo ma l’appartamento è carino e in ordine…strano,
la immaginavo un po’ disordinata.
“Voi ragazze avete il dono dell’ordine“ le dico sperando di
farle un complimento anche se in quel momento non me ne frega niente di fare
bella figura ma voglio solo sapere perché mi ha trattato come uno stronzo.
“Non è sempre così. Ho messo a posto….perché…”
Si blocca e mi guarda per un attimo: aveva già deciso di
portarmi qui?
“Perché?”
Una domanda leggera e non impegnativa, come se si trattasse
di una conversazione fra amici.
“Ford..” Sussurra avvicinandosi e alzando due occhioni scuri
e pensierosi “ti da fastidio il mio lavoro?”
Cazzo!! “No, è un
lavoro e lo fai perché ti piace” le rispondo invece quando vorrei sparare su quella
manica di segaioli che si tirano le pippe pensando alla mia Jodie seminuda.
Lei non sembra troppo entusiasta e non capisco dove ho
sbagliato “quindi…non vuoi che lo lasci…”
“Assolutamente” mento un’altra volta osservandola stringere
gli occhi per un secondo. Ho sbagliato?
Chi se ne frega del lavoro, io voglio sapere… “perché mi hai
portato qui?” le domando a bassa voce, le mani infilate in tasca, un pò distante
da lei.
“Volevo farti vedere casa mia..” Mi risponde sempre più
nervosa.
“Perché sei scappata?”
Quella non sono riuscito a trattenerla.
Lei mi guarda imbarazzata e si strofina il naso con una mano
“così” sussurra nervosa girando la testa altrove.
Scorre qualche attimo silenzioso nessuno dei due si decide
ad aprire bocca finchè lei non si lecca per un secondo le labbra e non alza gli
occhi su di me.
La guardo muovendomi senza pensarci e quando la sfioro col
mio corpo, lei fa un passo indietro ma torna subito salda sulle gambe.
“Stupido!”sibila imbronciandosi e dandomi una pacca sul braccio.
“Perché?” domando senza capire. Mi sento una schifezza e non
riesco a capire cosa voglia da me e decido di non andarci leggero, stavolta. Sto
per aprire bocca per interrogarla come faccio sul lavoro quando lei mi si
lancia fra le braccia e mi stringe.
Non ho capito un cappero, ma va bene così lo stesso. Scatto come
una molla e la abbranco con forza. Lei infila le braccia sotto il mio
giacchetto di pelle e struscia il viso sulla maglietta “sei lento …lento lento.
Quasi non ci speravo più” sussurra alzando un visetto arrossato e allo stesso tempo
arrabbiato “ci vediamo tutte le sante sere e tu non mi dai mai dato neanche un
mezzo bacio della buonanotte e..proprio oggi.. con quell’orrendo vestito
addosso ..” Tace e mi da un altro pugno sul braccio, lisciandolo un attimo
dopo.
Io le sto accarezzando la schiena e salgo verso le spalle, sorpassando
il gancetto del reggiseno che le mie dita vorrebbero tanto far scattare. Mi fermo
a metà e la guardo, perché lei sta fissandomi a sua volta “non era tanto male”
“Era orrendo” ribatte sfiorandomi la clavicola e il collo
con un certo tremore.
“Sono le cinque… troppo presto per il bacio della buona
notte?” le chiedo piegandomi un pò e ho la voce che trema come uno scemo perché
sento il cuore battere velocissimo e immagino che anche lei lo senta perchè ha
di nuovo appoggiato la testa su di me.
“No” mormora insaccandosi e stringendomi con forza. La lascio
andare piano piano e lei non capisce perché mi guarda allarmata e confusa. Le
sorrido rassicurante, o almeno ci provo e le sollevo il viso con entrambe le
mani, accarezzandolo.
Ok, è svenevole, ma l’ho visto fare in un film quando avevo
18 anni e ricordo che mia sorella ci ha sospirato sopra una settimana.
Cazzo che bacio, ancora me lo ricordo. Mi ha succhiato via
l’anima e l’ha rimpiazzata con la sua; mi sentivo talmente eccitato e perso
mentre la baciavo che alla fine non ricordavo più in che posto fossimo. Jordan
ha abbassato subito la testa, ancora più rossa di prima e mi ha ristretto di
nuovo. Ho pensato per una frazione di secondo ‘ che cavolo’ e un attimo dopo la
stavo già ri - baciando come se non l’avessi mai fatto in vita mia. L’ ho
sollevata contro di me e l’ho appoggiata al muro facendo una piroetta veloce,
sentendola gemere. Forse le ho fatto male o forse le era piaciuto, non ci stavo
capendo niente ma ricordo che qualche indumento era calato da entrambe le
parti; avevo già le mani sotto la sua maglietta quando ho sentito una chiave
girare nella toppa e Jordan mi ha scansato con forza, riabbassandola sulla
pancia e incrociando le braccia, toccandosi il viso più volte e sorridendomi di
sfuggita mentre una tipa di colore si affacciava e ci salutava un po’ impacciata.
“Lei è Simonne” ha sussurrato Jordan senza voce. Io le ho
stretto la mano presentandomi, lei mi ha guardato e poi ha guardato Jodie.
“Porto a spasso il cane” ha esclamato allegra facendoci un cenno di saluto.
Quando la porta si è chiusa, l’ho guardata incuriosito “ non
sapevo avessi un cane”
“Non ce l’ho, infatti…” ha sussurrato avvicinandosi di un
passo “è la nostra frase in codice…”
“Ah si?”
“Si…vuol dire che tornerà tardi…tardissimo”
Quando l’ho abbracciata l’ho sentita rilassarsi
completamente. Mi sono detto ‘al diavolo il canee l’amica’ e l’ho portata in camera sua
mentre lei mi abbracciava e tremava quel tanto che bastava per farmi sentire
l’uomo più arrapato della terra.
Penso a questo mentre me ne sto sdraiato a letto e quel poveraccio di
Gershow è stato presso in custodia dalle due donne
Penso a questo mentre me ne sto sdraiato a letto e quel
poveraccio di Gershow è stato preso in custodia dalle due donne. Mancava solo
che lo ammanettassero e si portassero la scorta appresso.
L’hanno ficcato sul sedile posteriore di una macchina,
quella della ex moglie, come fosse un carcerato in
attesa di entrare nel braccio della morte e mentre Fran mi salutava con un
sorriso raggiante, Max mi ha lanciato uno sguardo disperato da cucciolo
smarrito che mi ha fatto sentire un verme per averlo consegnato a quelle due
aguzzine naziste con il frustino in mano.
Poi ho pensato ‘sticazzi, amico. Avessi
io i tuoi problemi’ e mi sono infilato in un bar con Melissa tanto per cambiare
e festeggiare il lauto guadagno, cercando di concentrarmi su una tattica
vincente per trovare Natalie al più presto.
Ho finito la serata fra i portacenere e il cesso del locale,
pestandomi con uno che aveva fatto una battuta pesante sulla mia segretaria,
che sarà una scassacazzi, ma è una gran brava ragazza.
Staranno ancora ridendo, perché quando gli ho ficcato la
tazza nel cesso del bagno delle signore è esploso un boato di
applausi.
Da quanto ho capito il bastardo è recidivo e si diverte a
prendersela con le cameriere e addirittura tampina le ragazzine.
Non pensate che mi diverta a fare l’eroe, non me ne frega un
benamato cazzo di quello che combina il tipo, però se se la prende con le mie
amiche mi fa girare il boccino.
Ma soprattutto…. che
cavolo ci fanno delle mocciose appena maggiorenni in quel localaccio degradato?
A casa, dovrebbero stare e sant’iddio, quelle gonne
inesistenti! Fossi stato il padre, le avrei prese a
ceffoni e via in cucina a lavare i piatti e pelare patate!
Adesso è notte fonda, mi fa male la testa ci vedo doppio e
sento un rigurgito di vomito insistente. Che merda d’uomo!
Mi scappa da pisciare con tutta la birra che ho bevuto e mi
alzo di forza, cercando di non rigettare sul letto. Ficco la testa sotto il
rubinetto aperto e mi do una sciacquata al viso, fracicandomi i capelli che
dovrei veramente spuntare.
Sai quanto cazzo me ne frega della moda…dove sta la
macchinetta?
Dopo dieci minuti, mi ritrovo con un bel capoccione rasato, stile
militare del Kuwait e sorrido sbilenco alla mia espressione da maniaco con il sonno
sul groppone.
Lascio il lavandino pieno di ciocche nere, dicendogli addio
- tanto sono solo capelli e ricrescono – e me ne torno
a letto ripensando alla mia Jordan e alla nostra unica notte di passione.
Quella sì che ci sapeva fare, mi ha letteralmente svuotato i
maroni! Ci ripenso e mi sembra di stare nuovamente sdraiato su quel letto
morbido con la sveglia a forma di pinguino super derformed che mi guarda dal
comodino.
Jodie…Jodie…
Quanto ti ho amato quella notte… ti ho dato tutto quello che
potevo darti e poi te l’ho tolto perché sono un coglione!
Mi rigiro e do un cazzotto al cuscino perché ho fatto veramente
lo stronzo con lei e ha ragione ad avercela ancora con me dopo tre anni. Ripenso
alla sua espressione mentre facevamo l’amore e mi smonto come un idiota, il
ragazzo che s’irrigidisce e mi fa sospirare forte dal naso…
‘Continua Ford… continua’
‘Va bene così?’
‘Si, si..
continua’
La teneva in braccio, le
gambe divaricate attorno al suo bacino e gemeva in quel modo che lo faceva
ribollire e gli squarciava in due la coscienza.
Si era addossato al
cuscino mentre si muoveva insinuandosi come un serpente dentro di lei,
strappandole sospiri e gridolini che lo mandavano in paradiso.
Sola andata.
Non c’era parte del suo
corpo che non aveva sfiorato o baciato e anche in quel momento non riusciva a
smettere di toccarla, spingendosi contro di lei che gli veniva incontro spossata e sul punto di svenire tanto era il
piacere che la pervadeva.
Ripeteva il suo nome
mentre la baciava sulla gola e sul seno variando il ritmo e facendola gridare
di tanto in tanto, intrecciando le mani con le sue e divorandole la bocca che
si apriva ad ogni suo bacio mollemente…aveva le labbra gonfie e calde…
La girò sotto di se e
quel peso improvviso la fece gridare perché acuì la penetrazione e gli tolse il
fiato a sua volta lasciandolo sospeso su di lei, le mani piantate nel materasso
e le braccia rigide, cercando di calmarsi per non arrivare prima di lei e non
deluderla.
‘Fallo ancora!’lo supplicò stringendogli le gambe
attorno alla vita.
Ford ansimò pensando a tutt’
altro‘Si.. ‘
soffiò con la voce inesistente ‘Jodie…’ uscì da lei piano , facendola mugolare
e affondò di nuovo con forza, strappandole un altro grido e poi un’altro ancora
perchè aveva perso il controllo di se e lei lo incoraggiava a non fermarsi.
Dio…quella bocca…pensava
mentre si strusciava sul letto in preda al ricordo. Abbassò una mano e scavalcò
l’elastico dei boxer, respirando pesantemente.
Quando mi accorgo della minchiata
che sto facendo, dico vaffanculo a tutto e mi alzo, mi vesto e mi butto giù in strada
e faccio una di quelle cose che mi fanno stare di merda il giorno dopo:
rimorchio una puttana e me la porto a casa.
Lei si guarda attorno con aria di sufficienza. Dice di
chiamarsi Andrea…un’altra con un nome da maschio. Però
è bellissima.
Mi sto già pentendo mentre la osservo curiosare nella mia
abitazione.
”Allora? Non ho tutta la notte, amico” mi
dice dura,avvicinandosi decisa a
me e facendomi retrocedere di un passo.
Andrea sorride maliziosa, un po’ stupita “beh? Hai paura di
me”
“Non dire stronzate” borbotto allontanandole le mani che mi
ha infilato nella cintura “senti, scusa c’ho
ripensato.” Le dico vedendola ghignare. “Cosa c’è?” Mi
fa incazzare quel sorrisetto di sufficienza!
Andrea ha i capelli lisci, rossi scuri e lunghi quasi fino alla
vita ed è veramente sprecata a fare quel lavoro. Quegli occhi….
“Tu non rimorchi mai le prostitute, vero?”
“Quasi mai” confermo senza guardarla.
“E stasera cosa c’è di diverso?”
La fisso in quell’istante…quegli occhi….e scuoto la testa.
“Stasera ho bisogno di compagnia”
La mia voce è uscita bassa e quasi impercettibile e lei si è
alzata sulle punte dei piedi per abbracciarmi “anche io ho bisogno di
compagnia.” Sussurra invitante, passandomi le mani
addosso “Come ti chiami?”
“Ford”
“Come le macchine” ridacchia divertita e ha una bella
risata, gentile, per nulla volgare a dispetto delle apparenze. “Senti Ford, già
mi piaci perché non sei un bastardo come molti che mi rimorchiano…però se tu
non ti decidi, io sono costretta ad andarmene”
Socchiude le palpebre mentre lo dice, la voce carezzevole e
invitante. Le giro un braccio dietro la schiena e la stringo. La sento ridere
dalla gola, mentre mi bacia la mandibola e sale verso la bocca. Prendo il
fazzoletto che ho nella tasca e glielo passo sulle labbra, togliendo quel
rossetto orrendo che la involgarisce soltanto.
Lei non capisce all’inizio ma mi lascia fare alzando di più il
viso.
“Questo non mi capita spesso” afferma strusciandosi contro
di me. Il ragazzo risponde ma lei non è una di quelle che va
dritta al dunque. Meglio.
“Andrea…”
“Mh?” mugola continuando a baciarmi e a spogliarmi “che cosa
vuoi che faccia per te, Ford?”
Il modo in cui lo dice mi manda il sangue al cervello: la
sollevo contro di me e lei mi passa le gambe attorno alla vita trattenendo il
respiro.
Se ne va dopo un’oretta, dando una bella botta al portafogli
e al sottoscritto che si sente schifosamente meglio, ma che si sta pentendo
anche di essere nato. Favoreggiamento alla prostituzione, sfruttamento di
minore… quella era poco più di una ragazzina anche se non proprio pura come la
Vergine Maria.
Carina, Andrea. Dolce. Il lavoro non l’ha ancora abbruttita.
Ci ho parlato un po’, dopo; sveglia, finita sulla strada chissà per quale
motivo. Se non fossi un investigatore spiantato, le darei volentieri un lavoro
decente.
“Ciao Ford. Se ti senti di nuovo
solo, chiamami” mi fa un cenno con la mano e cammina all’indietro, voltandosi
solo alla fine con un sorriso gentile sulle labbra rosate.
Che schifezza d’uomo.
Può peggiorare la serata?!
……
Sì che può!
Due ore prima…
“Maaaaxx…..”
Dio che palle!
Gershow si strusciò la fronte con una mano prima di
stamparsi in faccia un sorriso tirato che Fran non seppe decifrare.
Ovviamente.
“Che c’è tesoro?”
Adesso era diventata tesoro, perché quello che gli aveva detto
Shelton non era certo argomento su cui sorvolare facilmente.
Lui era in bolletta, lei lo amava ed era ricca….era
conveniente utilizzare un discreto ‘amore’ che ci stava sempre bene!
La ragazza gli si avvicinò ancheggiante contemplandolo con
quel sorrisetto scemo che l’aveva attratto la prima volta: era così diversa da
Justine e così stupida che gli era sembrata un’ottima ‘botta e via’ tanto per
farsi sgamare dalla moglie e farle chiedere il divorzio perché lui proprio non
ce la faceva a lasciarla. E perché no, allora? Facciamoci
trovare con l’amante, magari sulletto
matrimoniale e sulla coperta della trisavola di Justine a cui tiene tanto e
lasciamo che gli eventi si svolgano da se, aveva pensato portandosela a casa e calcolando
al millesimo di secondo gli spostamenti giornalieri
della moglie.
Certo, aveva dovuto faticare un bel po’ dopo, si era preso
tutte le colpe e aveva lasciato con la morte nel cuore l’abitazione
coniugale, rinchiudendosi nell’appartamento da scapolo che aveva sempre
sognato.
Max, golden boy,35
anni, fa il giornalista (o almeno lo faceva) e ha un bel fisico da nuotatore
professionista, capelli corti e ben tagliati, occhi chiari e sguardo di quello
che sa sempre cosa vuole e come ottenerlo. E’ un narcisistico vanitoso
dannatamente sicuro di se che crede di poter avere tutte le donne ai suoi
piedi. E poiché così è sempre stato, dalla veneranda
età di 15 anni, non si stupisce che Fran sia ancora attratta da lui.
Questo per due ragioni fondamentali: uno, è troppo stupida
per mollarlo, due, ne è innamorata…ma la
terza…ehehehe, Max ridacchia mentre circonda in un abbraccio dolce e falso come
Giuda il corpo scolpito della ragazza. “Sai tesoro, ho sbagliato ad andarmene e
a lasciarti.” Mugugna nel suo orecchio baciandole i capelli
teneramente. Sente che fa resistenza: non è del tutto
convinta del suo ‘ritorno all’ovile.’
Che cosa fa un uomo quando è messo
alle strette?
Mente spudoratamente!
Max si stacca da lei e abbassa lo sguardo, contrito e amareggiato,
cercando di non ridere “scusami Fran…lo so che non vuoi più avere niente a che
fare con me” bisbiglia prendendo il giubbotto che ha posato sulla poltrona
accanto a se.
Cincischia con la stoffa pesante e annuisce, sospirando.
“Forse è meglio che me ne vada...ti faccio solo soffrire in questo modo”
annuncia facendo un sorriso piccolo e dispiaciutissimo “meriti di meglio, non
un disgraziato come me”
Ora…una donna con tutte le cellule cerebrali al posto giusto
– funzionati, soprattutto -ad un discorso
del genere, loop trito e ritrito del pianeta Marte, avrebbe preso il manganello
nascosto sotto il letto e l’avrebbe ridotto ad una poltiglia sanguinolenta e
delirante pietà.
Una donna normale.
Non Fran.
Gershow ha appena messo mano sulla maniglia della porta
quando la ragazza lo richiama con voce spezzata e gli si butta in braccio, supplicandolo
di restare, perdonandogli qualsiasi cosa.
Max molla la giacca in terra con un sorriso scanzonato e la
abbraccia a sua volta, continuando la parte del ‘bastardo
che non la merita e che è troppo buona con lui’finchè la ragazza non miagola nella sua direzione un perdono che Gershow
sa di non meritare neanche in mille anni di penitenza in ginocchio sul sale
grosso e ciliciate continue sulla schiena.
Due ore dopo….
Uno scampanellare insistente mi fa alzare imprecando. Chi
cazzo è a quest’ora?
Abbrutito dal sonno, rintronato dal sesso e con l’occhio
cerchiato, apro la porta ad un disperatissimo Gershow che mi prega di farlo
nascondere.
Che cazzo ci fa qui?! Come ha trovato
il mio numero?
“Sei sull’elenco, pirla. L’unico
Shelton come investigatore privato e l’unico con un nome da concessionario” mi
dice passandosi una mano fra i capelli “dio, mi hanno fatto impazzire di nuovo!
Protendono cose assurde…”
Si blocca a mezzo metro da me e alza il naso
per aria “sei con una donna?”
“Se n’è andata” affermo senza spiegargli chi fosse la ragazza in questione “e ora vattene anche tu, fuori
dai piedi” gli dico spingendolo verso la porta.
“Aspetta Shelton! Pensa alla tua fortuna!”
Fortuna? Molta poca, in verità. “Che cazzo stai vaneggiando?”
Gershow si sposta dalla porta, infilandosi in cucina e
aprendo il frigo. Stappa una birra e il solo gesto mi fa venire nuovamente da
vomitare. Lui la alza in brindisi immaginario e sorride. “Se
io scappo, tu dovrai cercarmi e di conseguenza farai un sacco di soldi!”
Mica ha tutti torti…”Chi lo dice? Potrebbero anche stufarsi
e decidere di lasciarti perdere” affermo ingozzandomi d’acqua.
“Mh..” Ridacchia scuotendo la testa “non penso proprio…non
Fran!” sghignazzo malizioso e una mezza idea di quello che ha combinato mi
viene in mente. “Hai sparso il seme della regale pannocchia, stronzone?”
“Abbondantemente” afferma ghignando come un porco “con Fran,
perché Justine mi odia…”
“Giusto…e lei è ricca”
“E innamorata” specifica alzando un
dito.
L’ho capito a questo qui!
“E va bene. Resta qui e non
andartene in giro per la città” gli dico girandogli le spalle e tornandomene in
camera e spalancando la finestra all’odore schifoso che si respira.
“E io dove dormo?”
“Per terra” gli urlo pensando che
il mio conto in banca subirà un’impennata…poi impreco perché devo 20.000 bombe
a Jordan e mi do una manata in testa.
“Se occupi abusivamente questo luogo e domattina non ricevo
la visita della tua bella, ti mando a battere sul marciapiede!” gli urlo incazzato e col malumore addosso.
Gershow ride e si affaccia alla porta della mia stanza,
trovandomi in boxer e incazzato“mica male come idea, dovresti farlo anche tu”
Poi mi guarda da capo a piedi e scuote la testa “no, lascia
stare. Lo faccio io. Almeno si mangia qualcosa in questa casa”
Figlio di puttana!
“L’hai chiamata la tipa?”
“No”
“E che cazzo aspetti?”
Già… che cazzo aspetto? Mi domando
incrociando le braccia dietro il collo e guardando la finestra aperta.
Aspetto un intervento divino!
La mattina dopo mi alzo con un mal di testa cronico e
l’umore pessimo. Che è sto rumore, ho qualcuno in
casa? Mi domando prendendo la pistola da sotto il letto. La guardo e la apro.
Scarica. Che idiota!
Nel frattempo ricordo che ho un ospite troppo peloso per i
miei gusti e m’incazzo ancora di più. Getto la pistola sul materasso e mi affaccio
a vedere che casino sta combinando.
Beh, almeno ho il caffè pronto.
“Buon giorno” mi dice tutto festoso alzando gli occhi dal giornale.
Buon giorno un cazzo.
“Mrg” grugnisco perché di mattina sono di poche parole. “Preferivo una bella
donna a te”
“Ma quella di ieri sera?”
“Se n’è andata, coglione” rispondo buttandomi a sedere sulla
prima sedia a portata di culo.
“Ma torna?”
“Solo se pago. Era una puttana”
Gershow mi guarda di traverso e non dice nulla. Quello sguardo…
quanto lo odio! “Senti… mi sento una merda da solo, ma vedi di non rompermi i
maroni. Non ho un surplus di donne che implorano i miei favori sessuali” esclamo
mordendomi la lingua un attimo dopo: più sfigato di
così! “E poi l’ho trattata bene…” mugugno come se
bastasse a scusare il mio comportamento ignobile.
Max mi osserva senza commentare “hai un pezzo
di carta igienica attaccata sotto la scarpa” afferma facendo finta di nulla
e tornando a coprirsi col giornale.
Non ci volgi ocreder e non civolgio pensare, penchè se ci penso
m’incazzo e poi spacco tutto, anche la testa di Simonne che no
Arrivo in ufficio ancora un poco scocciato dalla situazione
e trovo Melissa che si fa le unghie per l’ennesima volta “ma perché non te le
fai a casa?” le dico afferrando il giornale che ha appoggiato da una parte.
Lei scrolla le spalle annoiata,
senza neanche alzare gli occhi “qui c’è più pace”
Questo vuol dire…“Non
ha chiamato nessuno, immagino”
“Immagini bene” afferma concentrata. Scrolla una mano e
soffia sulle unghie corte colorate.
“Mh.” Mugugno entrando nell’ufficio e cominciando a non fare
un cappero come al solito.
Dopo un paio di ore, finalmente la
bella Fran si fa sentire. E a pieni polmoni!
Mi crolla fra le braccia stile eroina di un film drammatico
e m’implora di ritrovarglielo mentre si soffia delicatamente il naso nel
fazzoletto.
Io assumo un’aria da macho tutto d’un pezzo che di queste
cose se ne sbatte e le rispondo un ‘ah, si figuri, non
c’è problema’ e sembra una scena di Casablanca.
Sto per vomitare!
Proprio in quel momento il telefono squilla e una donna di
colore spalanca la porta del mio ufficio con aria inferocita e determinata.
Cazzo, ma è Simonne!
Mi trova mezzo abbracciato a Fran e fa una smorfia
incrociando le braccia “ti vedo occupato, Shelton”
sibila maliziosa mentre Fran se ne torna a sedere e io rispondo al telefono
facendole cenno di tacere e di sedersi con la mano.
Quel coglione di Max si sta facendo venire il panico perché
dice che ha telefonato uno dalla voce cattiva, minacciandomi di spezzarmi le
dita se non pago una certa scadenza. Non ho tempo di
starmi a preoccupare di Liberal che fa gli scherzi e
attacco senza spiegargli l’inghippo.
Guardo Fran e poi Simonne, ma se Simonne è li vuol dire che
c’è un problema. “Che succede?”
La mulatta fa segno con gli occhi di liberarsi di Fran che
ci guarda con le palpebre sgranate e io l’accompagno alla porta, promettendole
con un vocione ridicolo che fa ridere i polli, di preoccuparmi di quel coglione
diGershow. All’improvviso, lei mi stampa un bacio sulle
labbra facendomi retrocedere di un passo.
Embè? Che è successo?! Fortuna
che stamattina mi sono lavato i denti.
Sto ancora grattandomi la testa, pensieroso e allibito
quando vedo Melissa fissarmi con un sogghigno. Le rispondo allo stesso modo e
lei mi fa il dito in risposta.
“Non sei una signora”
“Non con te!”
Quando chiudo la porta e mi siedo
accanto a Simonne, lei mi guarda seria ed è stranamente seria, così smetto di
fare l’idiota anche io e mi costringo a tornare normale.
“E’ per Jordan” mi dice con la voce cupa “si è messa in un
pasticcio”
Sento un sudore brutto dietro il collo e di solito è sintomo
di disgrazia.
Simonne prende fiato un paio di volte e si stuzzica le
unghie fra loro…che strano smalto, ma quanto tempo c’ha
messo a fare quel disegno?
“Cristo, Shelton se le vuoi un po’
di bene..”
Io la interrompo perché un po’ di bene non è esattamente
quello che sento “guarda che io la amo ancora!” preciso per nulla imbarazzato.
Lei mi fissa un bel po’ sorpresa
facendo calare tutta la mia sicurezza “dopo tre anni?”
“Si”
Fa un gesto con la testa e sussurra un ‘ah’ stupito. “Beh allora sarà difficile per te” mi dice
impensierita.
“Non le faccio da testimone di nozze!” sbotto alzandomi e
cominciando a girare su e giù avvelenato, perché non ho capito un cazzo e mi
sto innervosendo.
“Ma che hai capito?” ribatte
innervosita “qui si tratta di un morto stecchito, Ford!” sibila a bassa voce
per non farsi sentire da Melissa.
“Morto? Che morto?” le domando cupo
e una mano fredda mi agguanta i testicoli.
“Jordan ha ammazzato un uomo” mi dice brusca strappandoselo
di bocca.
Resto a guardarla senza aver bene compreso la gravità. “Stai
scherzando? E perchè l’avrebbe fatto?!”
Simonne mi guarda, abbassa gli occhi, poi torna a fissarmi e
si agita sulla sedia “Shelton, questo non è
importante”
“Certo che è importante!” urlo esterrefatto “c’è un cadavere
steso da qualche parte e…”
Lei mi guarda di nuovo e stavolta si alza come me e mi mette
a sedere. Perchè ho questa brutta sensazione dentro?
“Ford, potrebbe non piacerti…se davvero ci tieni a lei…”
Non sa che pesci prendere e non riesce a guardarmi negli
occhi “Simonne…”
“L’ha ammazzato perché…” s’interrompe di nuovo e sospira.
“Vieni in ospedale, dai”
“E’ in ospedale?” urlò saltando in piedi. “Che le ha fatto, l’ha picchiata, l’ha…”
Mi interrompo e raggelo fin nelle
ossa. No…
Lei annuisce a stento e stringe le labbra per non mettersi a
piangere. “Ha fatto bene”
***
Non ci voglio credere e non ci voglio pensare, perché se ci
penso m’incazzo e poi spacco tutto, anche la testa di Simonne che non centra un
cavolo.
Corro all’ospedale, facendomi guardare male dalle infermiere
e quando arrivo nella sua stanza, per poco non prendo a pugni un medico che non
me la vuole far vedere.
“E’ la mia donna, quella la dentro!!” grido incurante delle
sue manifestazioni di sdegno.
Entro di forza e chiudo immediatamente la porta bloccando la
maniglia con una sedia.
C’è una tenda bianca a separare il letto dal resto della stanza.
Mi avvicino con lo stomaco chiuso e la bocca secca. Scosto leggero la tendina e
la vedo dormire.
Ha la fronte corrugata e si stringe i piccoli pugni sotto la
gola, le labbra strette. Cristo, mi sento una merda per il solo fatto di
appartenere al genere maschile. Aggiro piano in letto e cado in ginocchio
facendomi male alle rotule ma sai quanto me ne frega. Jordan sta lì e sta male
perché un pezzo di merda me l’ha violentata e io non posso neanche ammazzarlo
perché l’ha già fatto lei.
Allungo una mano esitante e le tocco la fonte e la testa e
lei si sveglia di colpo e si tira indietro impaurita,
battendo gli occhi e con un mugolio piccolo piccolo
che mi strappa un pezzo di cuore.
Continua a mugolare piano mentre mi guarda e ha le lacrime
agli occhi e si copre con il lenzuolo fin sulla testa.
“Vattene via” singhiozza lacerandomi dentro.
Resto a bocca aperta cercando di
articolare una parola qualsiasi senza riuscirci. “No” balbetto
come uno demente “non me ne vado”
”Vattene via!”urla come una matta, saltando a sedere e
tirandomi il cuscino contro “ti odio, ti odio!
Sei un maledetto bastardo come tutti gli altri!“
Cerca di prendermi a pugni quando io mi siedo sul letto e
allargo le braccia per circondarla.
E lei continua a piangere e a quel
punto me ne frego se mi odia. Me la stringo contro e le blocco
ogni via di fuga.
Resto in silenzio con la gola che mi fa
male perché viene da piangere anche a me e non la posso vedere ridotta in
questo modo.
Lei continua a piangere e stavolta mi si aggrappa addosso
continuano a prendermi a parolacce e a picchiarmi, finchè non si stanca e non
la smette. Resta immobile, trattenendo il respiro di tanto in
tanto. Sento la sua testa che si muove come se scavasse una
nicchia dentro di me per stare più comoda e, in effetti, non deve essere tanto
confortevole quella posizione, così mi muovo per farla stare meglio, ma lei mi
blocca quando le sfioro le gambe e mugola impaurita.
Non può avere paura di me! Cazzo, non di me!
Faccio come vuole lei, rimango fermo mentre lei striscia
piano e mi si siede in braccio. Non muovo un muscolo finchè non decide di aver
assunto la posizione che più le aggrada.
Sento che sospira e muove la testa contro la clavicola,
spostandola un po’ di qua e di la. Ho quasi paura a
toccarla e a parlare, così me ne sto zitto e immobile e le accarezzo la schiena
ancora perchè quello le è sempre piaciuto.
“Come …fai…” sussurra con pochissima voce.
“Simonne” le dico con un rospo di traverso “Mac…te lo volevo dire prima…” bisbiglio seguendo il
consiglio di Gershow e lei s’irrigidisce e alza
appena la testa ma non mi guarda
“Sta zitto!”
“Jodie, io ti amo, non posso starmene zitto.”
“Stronzo”
“Lo so...però ti amo”
Lei non parla più e io non lo so se le faccio male o bene in
quel modo. Ricomincia a tirare su col naso, allora mi frugo nella tasca perché
un fazzoletto ce lo dovrei avere da qualche parte.
Me lo diceva sempre mio padre:‘un giorno potrebbe capitarti di asciugare gli occhi di una donna e non
puoi farti trovare impreparato. Su queste cose, loro ci contano’….e
siccome mio padre era un gran dongiovanni, a questa cosa ci ho sempre creduto.
Le affinità con mio padre si fermano qua…a
volte penso di essere stato adottato.
Quando lo trovo glielo passo sotto
gli occhi delicatamente ma lei mi scaccia. Mi mordo prima un labbro e poi un
altro restando come uno scemo col mio fazzoletto in mano e il respiro bloccato
quando ho visto la camicia da notte che indossa aprirsi sul collo e un graffio
lungo attraversare la
pelle. Ho stretto il fazzoletto con tale forza che mi sono diventate le nocche bianche. Lei mi ha visto e ha
chiuso velocemente la camicia.
“Non mi guardare”
Sospiro di frustrazione perché non vuole che la tocchi o che
la guardi, non mi vuole li ma tanto tonto non ci sono:
non mi vuole perchè si vergogna, non perchè mi odia. Poi tira il fazzoletto debolmente
e apro la mano di scatto, un fruscio ditessuto che si distende all’improvviso. Si soffia il naso e si tampona
gli occhi cercando sempre di non farsi vedere da me, cerca di darmi le spalle e
scivola sul letto stringendosi su se stessa e sembra così piccola e indifesa
che mi viene una botta di matto e la voglia di spaccare qualcosa “vattene e non
tornare più”
“No” ribatto con la voce strozzata “io torno perché ti amo e
anche se non mi vuoi qua, io torno lo
stesso.”
“Io non ti amo”
A quella frase resto di merda. “Io ti amo per tutti e due”
Cerco il medico per parlarci e quel poveraccio col riporto
mi fa aspettare quasi un’ora e quando torno non la trovo più! Ci sono solo due
poliziotti che sono stati chiamati dal personale medico per inoltrare
la denuncia di violenza sessuale.
Dove cazzo è?!
Esco come una furia dalla stanza afferrando il primo dottore
che passa e indicando il letto vuoto. “La donna che era qui dentro, dov’è?!”
Quello mi guarda e non risponde; Simonne allarga gli occhi
alla notizia e si affaccia alla porta con aria incredula. “Se
n’è andata…”sibila indicandomi i poliziotti poco lontani.
“E dove?!”
Lei allarga le braccia ma si vede che è inquieta “avrà avuto
paura…” si morde un labbro all’istante ma io la capisco lo stesso.
Mollo il medico che giura di far piovere denunce sulla mia
testa e in quel momento m’incazzo ancora di più e gli sbatto sotto il naso la
patacca finta della polizia. Quello smette di parlare ed io lo lascio andare
con un gestaccio nervoso. Esco dall’ospedale a passo di carica, la bella
mulatta dietro.
Sarò un perdente nato, un disadattato e un sociopatico del
cazzo, ma li trovo sempre tutti!
E trovo anche lei!
Cazzo, Natalie!!!
Mi do una manata in fronte e mi fermo di botto. In tasca del
giubbotto ho ancora il braccialetto della piccola. Come faccio?!
Non me ne frega niente se lei non vuole tornare a casa…io la
voglio vedere. L’ho sognata anche stanotte e svegliarsi con un essere peloso in
casa piuttosto che con quella biondina dal sorriso dolce, non mi ha fatto per
niente bene. Devo scovare lei, nascondere Gershow e
trovare Jordan.
Simonne aspetta in silenzio. Mi volto a guardarla e le
chiedo di tornare a casa e aspettare lì l’eventuale ritorno di Jordan “cercherò
di organizzarmi” mormoro depresso “non ci crederai, ma sono oberato di lavoro”
Lei non sorride, non dice niente.
Mi promette che aspetterà notizie di Jordan e che nel frattempo chiederà fra
gli amici e al locale.
Salgo in macchina e parto quasi sgommando diretto…dove cazzo
vado? A casa. A preparare una valigia di vestiti,
ritirare un po’ di soldi…e Gershow? Non posso
lasciarlo li!
Quando arrivo lo trovo a ciondolare sulla terrazza a
prendere quel poco di sole che lo inonda. “Coso, devi
farmi un favore o ti rispedisco dalla tua ex moglie di corsa” sibilo per nulla
intenzionato a discutere. Gli mostro due foto di Natalie e lui fischia d’ammirazione
“bellina forte. Che ci devo fare, con una così?”
“Tu che ci faresti?!”
“Beh, un’idea precisa ce l’ho …e
ben più di una!” ridacchiò morendo incenerito da un’occhiataccia dal
sottoscritto.
“Devi cercarla mentre io cerco una persona nei guai” gli dico
allontanandomi verso la camera da letto.
“Ma l’investigatore sei tu! E poi non so da dove cominciare”
Non ha tutti i torti. Gli mostro un foglio su cui ho scritto
tutti i precedenti spostamenti di Natalie facendogli notare che si muove sempre
nella stessa direzione.
Mi frugo nella tasca e gli allungo il braccialetto “questo è
suo, le è caduto in macchina l’ultima volta. Dille che ti mando io e cerca di
non provarci se non vuoi…”
“Si ,si!” ribatte osservando il bracciale
“le è caduto? Improbabile. Guarda qua, non ha maglie allentate o strappate.
Altro che caduto: te l’ha lasciato apposta così che tu glielo rendessi…una scusa
per venirti a trovare!” ridacchiò facendolo saltellare
sulla mano.
Io lo guardo per qualche istante e ci penso su. E se avesse ragione?
“Ma una volta che l’ho trovata che
faccio?” mi urla dall’altra parte della casa.
“Me la tieni sotto controllo, la pedini, guardi dove abita e
se ha un lavoro!” grido a mia volta facendo una valigia velocemente. Smetto
quando mi rendo conto che non so da che parte muovermi per cercare Jordan.
****
Andrea non è tornata a casa da lavoro. Dopo la nottata con
Ford si è recata nell’abitazione del suo uomo. Entra silenziosamente e lo trova
al telefono. La domanda è scontata ma è più forte di lei. “Che
fai, amore?”
Durque gira la testa di qualche grado e la fissa da capo a
piedi.
La mano libera dalla cornetta, penzola dal bracciolo del
divano sul quale è sdraiato scompostamente. Le sorride
facendole cenno di avvicinarsi e allunga la mano per accarezzarle la gamba,
muovendosi lentamente dal polpaccio fino sotto la gonna ridotta. Posa il
telefono con un gesto stanco e la fissa a lungo. “Telefonavo a Claude che non
risponde… avrà fatto tardi con la sua donna”
Andrea aggotta la fronte per una frazione di secondo,
sedendosi a cavalcioni su di lui “non pensavo ne frequentasse una in
particolare”
Daniel durque sorride appena, non ha voglia di parlare con
lei. Ancora non ha imparato a difendersi dai sensuali attacchi della donna.
“Quella tale Jordan…quella che balla al Bella Vita”
“Ah, la sciacquetta con la puzza sotto il naso” afferma
spensieratamente calando il vestito dalle spalle ed esponendo la pelle
bianchissima agli occhi dell’uomo.
Andrea è sorpresa che vi sia donna in grado di sopportare
Claude. È un vero verme e poi è violento: aveva ridotto male la povera Marie una
notte, perché quello schifoso aveva gusti e fantasie particolari. Si guarda
bene dal mostrare disappunto a Durque perché i due sono come fratelli.
“Si, l’avevano arrestata. Alfred
gli ha telefonato di corsa quando l’ha saputo”
Andrea non è stupida. Ha già capito come si è svolta tutta
la faccenda: l’ha fatta arrestare di proposito per poterla tirare fuori e
ottenere la sua riconoscenza. Un gran bastardo, Claude, cattivo e sadico. Certe
volte ringrazia di appartenere a Daniel, piuttosto che far parte dell’harem di
quel verme.
Si, lei gli appartiene letteralmente.
Non che ad Andrea la cosa dispiaccia.
Sorride mentre s’intrufola sotto i vestiti del suo uomo “ti
sono mancata?”
“Parecchio” ansima già eccitato tirandole su la gonna “e
dove ha perso le sue mutandine la bella Andrea?”
“Non le ho messe” ridacchia baciandolo con trasporto
“stasera ho conosciuto uno, un bel tipo…”
Quella è la perversione di Durque: ascoltare Andrea quando
parla del ‘lavoro’ che
svolge con i ‘clienti’
“Mh? Ti ha trattato bene?”
“Un po’ sfigato, ma molto
carino...si è pentito di avermi rimorchiato quasi subito!” Andrea esplode in
una risata roca per l’eccitazione che la sta avvolgendo “peccato per quella
cicatrice”
Durque si ferma e la guarda, completamente irrigidito
“cicatrice?”
“Si, molto vecchia. Peccato, ha un bel musetto, per non
parlare del..”
Andrea s’interrompe quando sente che la scrolla con forza
“che c’è?!” grida quasi perché le sta facendo male.
“Daniel, lasciami mi fai male!”
“Come si chiama questo tipo?!”
Durque emana rabbia e le sta facendo veramente paura.
“Non mi ricordo…Ford! Ma il cognome..”
Durque la fissa senza parlare e poi la allontana da se
violentemente “Shelton! La mia donna che si fa
sbattere da Shelton!” ringhia alzandosi e
risistemandosi i vestiti “non azzardarti a venirmi vicino per almeno una
settimana!
“Ma sei impazzito?!”
Andrea è fuori di se e per la prima volta si sente davvero
offesa per essere stata trattata in quel modo…da puttana.
L’uomo si rinchiuse in un silenzio estremo e non le rivolge
la parola “quel bastardo mi deve un sacco di soldi! E
ora scopro che si fa la mia donna!”
“Durque! Ma io faccio la prostituta:
ti è mai saltato in mente che sono stata a letto con quasi tutti gli uomini di
questa città?!”
“Non è la stessa cosa!” afferma incaponito sconcertandola
“NON quell’uomo!”
E’ impazzito!
Pensa sedendosi compostamente sul divano, ancora scioccata dalla notizia.
Durque scompare e dopo cinque minuti le passa davanti vestito da capo a piedi e
l’espressione fredda.
La squadra per qualche istante prima di uscire “sei pregata
di non farti trovare qui al mio ritorno”
Andrea incamera quelle parole fredde e cattive con aria tranquilla,
anche se dentro ribolle di rabbia e delusione…e dispiacere.
È amareggiata e per la prima volta in vita sua si sente
davvero una donnaccia di poco conto.
Siriveste
stancamente e aggiusta le pieghe sul divano, prima di andarsene.
Che tristezza…
Centrerà il fatto che si è mezza
affezionata a Durque?
Certi suoni si ripetono incessanti entrandoti nella testa con il loro
fastidioso monologo e proseguono finchè la mente non li
Certi suoni si ripetono incessanti entrandoti nella testa
con il loro fastidioso monologo e proseguono finchè la mente non li esclude e
tu non li odi più, le orecchie si abituano e scartano il ritmo cantilenante.
Le quattro frecce che Max ha acceso con un
gesto scattoso e meccanico, ticchettano nel silenzio dell’abitacolo mentre
l’uomo studia la cartina stradale per l’ennesima volta, gli occhi chiari che si
muovono su e giù fra le ciglia scure, seguendo dei tratti immaginari.
La getta accanto a se sbuffando un po’ esasperato…ma come pretende riesca a trovare quella
ragazza?
L’indicazione che la bella Natalie si stesse muovendo lungo
una strada ‘lunga e senza nulla attorno’ non era
sufficiente per la sua caccia alla donna scomparsa.
Chissà quante ce ne
sono così, in questo paese…
I suoi occhi si muovono lungo il cruscotto ricadendo sulla
cartina che ondeggia al vento che trapela dal finestrino aperto al lato del
passeggero.
Può sentire l’odore della carta riscaldata dal sole e della
polvere dei tappetini che dovrebbe far ripulire. Quest’auto è indecente come quello che me l’ha affibbiata, pensa
sprofondando nel sedile e appoggiando un gomito fuori del finestrino.
Il suono incessante delle frecce riesce a penetrare il muro
di silenzio artificiale che si era innalzato nel suo
cervello e con una smorfia spinge la levetta nella posizione di riposo.
Sospira soddisfatto e si passa una mano sul viso,
pizzicandosi la radice del naso un pò aquilino. Dove potrebbe essersi cacciata una che non vuole farsi trovare?
“Ovunque!”esplode battendo un pugno
sul volante…accidenti a me e quando gli
ho detto si!
Un lieve picchiare sulla macchina lo fa voltare verso un
poliziotto della stradale che lo squadra interrogativo
nella sua uniforme blu.
“Salve agente” borbotta rimettendosi seduto e alzando su di
lui uno sguardo vagamente colpevole che fa stranire
l’uomo.
A Max non piacciono i poliziotti o l’autorità in generale,
qualunque sia la sua forma: lo fanno sempre sentire in colpa come se avesse
appena fatto qualcosa di cui vergognarsi.
Sarà perchè le straccio sempre, le multe? Si domanda facendo una
smorfietta e tornando a guardare l’agente.
“Che cosa sta facendo? La vecchia Peabody mi ha telefonato dicendo che è fermo qui da quasi
un’ora” gli dice duro indicando la macchina.
“Non ho idea di chi sia la signora,
ma non è mia abitudine irretire le vecchiette o fare loro la posta sotto casa.”
Precisa leggermente offeso. “Sto pensando; è vietato pensare standosene seduti
in macchina?”
Max alza la voce innervosito e
capisce dall’espressione corrucciata del poliziotto che è meglio cambiare tono
“sto cercando uan ragazza scomparsa” ammette tranquillo tirando fuori una foto
“L’ha vista da queste parti?”
Il poliziotto la studia per qualche istante senza emettere
alcun suono “mai vista. Provi in centrale…e si tolga
dal giardino della signora Peabody in fretta!”
“Come no?!” Esclama folgorato da un’idea: che ci sta a fare la polizia, solo per fargli le multe?
Si dirige in tutta fretta verso la stazione, immersa
nell’apatia e nel silenzio. Beh, quella è una piccola cittadina e a parte
qualche sporadico episodio, non succede mai nulla di rilevante. Max adocchia le
donne che fanno parte del personale e alza un sopracciglio inorridito: con un
tale assortimento di frutti di mare, una ragazza come Natalie salta agli occhi come una pelliccia di visone su un
manichino scamuffo.
“Salve!”esclama tutto baldanzoso al poliziotto all’entrata
“vorrei denunciare la scomparsa di una ragazza”
“Da quanto tempo è scomparsa?” cantilena afferrando un
modulo vuoto con un gesto stanco.
“Da tanto” è la vaga risposta che fa alzare gli occhi
all’uomo.
“Ho capito…” sibila girando la testa verso l’orologio “più
di 48 ore?”
“Si”
“Bene: generalità e se ha una foto…”
“Certo che ce l’ho: guardi qua
quant’è bellina” ridacchia mollando l‘istantanea sul bancone e lanciandosi
occhiate tutto intorno “non è passata di qui? Una come
questa si fa notare”
“Mai vista” afferma girando nuovamente la testa verso i
colleghi che ciondolano senza prestare loro attenzione “ragazzi, l’avete vista questa?”
Max aspetta pazientemente finché non giunge
alla conclusione che quegli esseri dalle vaghe sembianze maschili sono
talmente affogati dalla noia da un riuscire a distinguere una scopa da una
donna con le tette. Si riprende la foto al volo e la sventola per qualche
istante “continuerò a cercarla da solo; grazie e tanti
saluti a tutti!”
Si volta di scatto scontrandosi con una miniatura di femmina
umana dall’aria piuttosto scocciata che gli strappa la foto e la osserva
continua a fumare e a ciccare in terra. “Carina…la tua ragazza?”
“Magari, l’amica di un amico” precisa lanciandole
un’occhiata di ammirazione.
La sua mente lavora come un computer per incamerare
l’identikit di quella mini bellezza dall’aria nervosa: poco più di un metro e
cinquanta, un davanzale più che regolamentare evidenziato dalla camicia e dalle
bretelle che indossa (mai vista una donna con le bretelle) e cravatta
stropicciata un po’ consunta per l’uso.
Una donna con la
cravatta! Arrapante! Mi ci devo fermare in questo posto, pensa mentre
osserva la corta capigliatura un po’ maltrattata dalle mechès rosse che avrebbero bisogno di una ritoccatina alla base. Decisamente fuori dalla fascia di mercato legale ma
niente male davvero!
La donna passa distrattamente una mano fra i capelli
seguendo il suo sguardo ipnotizzato e diviene piuttosto nervosa, sottoposta a
quell’esame che evidentemente non le fa piacere “nel mio ufficio” mugugna a
bassa voce mentre cammina decisa fino ad una porta con una targhetta che
sarebbe da cambiare.
‘CommissarioElias’…e di nome
come fa, l’affascinante commissario?!
“Siediti” gli ordina nuovamente accomodandosi e allargando
la cravatta già allentata. Una donna con la cravatta...le da un tocco esotico.
Max continua studiarla mentre lei
fa lo stesso con lui.
Pappagallo, è la semplice definizione che
il cervellino nascosto sotto il caschetto rosso le invia alle labbra. Fortuna che ha imparato a tenere i pensieri per se.
Sfrontato e marpione è la
definizione che le grida la sua femminilità, vilipesa da quell’esame prolungato
che la sta mandando in paranoia. Un cittadino con la puzza
sotto il naso…un medico. Sicuramente un medico,
pensa osservando le dita che tamburellando sul bracciolo in
attesa di qualcosa. Forse che lei faccia delle domande.
Odio i medici, pensa continuando a
tirare dalla sigaretta quasi finita.
Se è sempre così
nervosa, qua dentro non hanno vita facile, è il concetto che sta
rimuginando Max in quel momento, seduto davanti a lei, separato dalla scrivania
libera da pratiche e ingiunzioni mentre la donna si insacca
su se stessa e appoggia un ginocchio al bordo del tavolo. Spegne la sigaretta e
s’infila in bocca una gomma alla nicotina. Torchiamolo un po’!
“Quello non è l’uso corretto” gli dice senza riuscire a
trattenersi. O fumi o mangi le gomme, carina!
“Sto provando a mettere” mugugna come se dovesse scusarsi. Stronzo
impiccione! Si raddrizza di scatto e lo interroga “allora, questa
ragazza?”
Max snocciola tutta la faccenda alla donna che sta in
silenzio o annuisce a tratti.
“E’ maggiorenne e vaccinata. Capisco la vostra
preoccupazione ma quella ragazza è libera di farsi la sua vita senza un
martellamento pressante dei genitori o dei cosiddetti ‘amici’”
afferma squadrandolo da capo a piedi. Del tuo poi…
“Non è mia amica. La sto cercando per un amico.”
“E il suo amico non può cercarsela
da solo?”
“Lui sta cercando un’altra sua amica”
Max sorride mentre lo dice e la donna è convinta che la stia
prendendo in giro. Il commissario lo guarda e tace per molti minuti “che lavoro
fa, signor…”
“Gershow. Giornalista, ma mi hanno
licenziato”
Strano! Ma non
importa… “Odio
i giornalisti” afferma gettando la gomma nel cestino “e il suo amico che lavoro
fa?”
“L’investigatore privato” afferma seguendo la traiettoria
del chewing-gum grigiastro sopra la sua testa e osservandolo finire dritto dritto nel cestino “che mira!”
“Allenamento quotidiano…e ha un nome il suo amico?” sibila
afferrando una penna e brandendola come se fosse lo scettro di una regina.
Max la guarda e non risponde all’inizio “il mio amico vuole
solo sapere se sta bene, se se la cava e se ha un lavoro perché ci tiene a lei”
precisa con tono duro.
“Senta, nessun vuole mettere nei guai nessuno” afferma la
donna più dura di lui “se la ragazza viene avvistata
da queste parti, avvertiremo lei o il suo amico”conclude richiudendo la penna e gettandola
distrattamente sul tavolo. Coglione!
“Se voleva il mio numero di
telefono poteva dirlo subito” ridacchia malizioso facendola tacere e
rimediandosi un’occhiataccia incenerente.
“I pappagalli da noi fanno una bruttissima fine!” l’avvisa
con voce sottile e cattiva.
“Lei alza il livello delle donne che ho visto qua fuori e
riscatta un’intera cittadina d’orrori genetici incontrollati” insiste sporgendosi verso di lei “me lo sarebbe il suo
numero?!”
E ti pareva! Le donne!
Max si appoggia al muro della cella nella quale il
commissario l’ha fatto rinchiudere e sospira guardandosi con il sorvegliante
che scuote la testa “è un po’ suscettibile” gli dice alzando le sopracciglia.
L’uomo non risponde e si limita a leggere il giornale locale
di sport.
Che palle!
Non fa in tempo a sedersi che la vede arrivare con l’aria
seccata. Ordina al guardiano di tirarlo fuori e nel frattempo lo informa del
fatto che nessuna ragazza di quella descrizione è stata avvistata recentemente
nelle cittadine vicine.
“Non c’è una strada da questa parti, lunga
e spersa nel nulla?”
Il commissario lo guarda per un po’ e poi annuisce “la
statale 57. Una trappola mortale se ti si buca una ruota..
buia e fredda di notte. Un posto da coyote e lupi mannari” afferma indurita
“spero la sua amica stia bene”
“Lo spero anche io, Ford non se ne sarebbe contento”
borbotta ad alta voce facendo girare la donna.
“Shelton? Ford Shelton?
Quella mezza checca del cazzo? Non ci posso credere non lo vedo da una vita!”
ridacchia tirandoselo dietro per tutta la stazione “come sta quel vecchio
ubriacone derelitto? Se gira ancora con il distintivo
falso della polizia, lo sbatto dentro per il resto dei suoi giorni!”
Mentre chiacchiera a ruota libera e
con un sorriso smagliante che le arriva alle orecchie, s’infila la giacca di
taglio maschile e lo conduce fuori, indicandogli la macchina della polizia
“andiamo a fare una bella sorpresa a Ford, amico di Ford”
“Max” afferma debolmente colpito dal polso
fermo di quella donna “forse non è il momento di disturbarlo, sta
cercando…”
“Ford cerca sempre qualcosa o qualcuno ma non sarebbe capace
di trovarsi neanche il culo con le mani” sghignazza
mettendo in moto e partendo velocemente “bene Max, ci sarà da divertirsi!”
***
Ho interrogato tutti gli amici di Jordan e non mi è piaciuto
per niente quello che ho scoperto. C’è già passata la polizia da queste parti e
li hanno già torchiati tutti uno per uno.
Questo non va bene, se la stanno cercando vuol dire che la
incolpano dell’omicidio di quel bastardo.
La domanda che mi pongo è la seguente: come hanno fatto a
scoprire che è stata lei ad ucciderlo?
Chi li ha avvertiti? Ci deve essere un infiltrato o un ‘amico’ nascosto…qualcuno che
sapeva della sua relazione con Jordan.
Simonne ha negato un rapporto fra i due, ma non mi ha
guardato negli occhi mentre lo diceva. Forse per non ferirmi. Non me ne frega
un cazzo di essere ferito. Qui non centrano i sentimenti per Jordan.
….
Le balle che invento a me stesso sono a dir poco incredibili:
sto letteralmente impazzendo di preoccupazione per lei e mi preoccupo lo stesso
di mentire a me stesso e a voi…
Per salvarmi la faccia.
….
Che cazzata! La mia faccia non ha bisogno di essere ulteriormente declassata, non credete?
Ormai vi sarete fatti un’opinione pessima di me: l’investigatore becero con il
pelo sullo stomaco che si sbatte le prostitute perché non c’è straccio di donna
che si lascerebbe avvicinare e che è talmente idiota da sbavare ancora dietro
alla sua ex.
Una volta non mi preoccupavo così tanto. Forse mi divertivo
di più…
E’ cominciato tutto per colpa di Natalie.
Natalie…
Mi accorgo di essermi bloccato in mezzo alla strada. Chissà da quanto tempo sto fermo in questa posizione. La
gente mi lancia occhiate strane e sempre a livello della cicatrice. Forse ho fatto malea tagliarmi i
capelli, la coprivano un pò.
Mi specchio nella vetrina di una cartoleria piena di peluche
e pupazzetti che fanno impazzire le ragazzine e mi
domando che fine abbia fatto Natalie…chissà
se queste cose le piacciono.
Una ragazza esce e mi lancia un’occhiata stranita. Mi ha
preso sicuramente per un maniaco. Sospiro per la frustrazione e mi addosso al muro della vetrina.
Cristo, certe volte mi chiedo che abbia fatto di male nella
vita! Era tutto più facile prima…tanti ‘prima’ fa.
Scorgo distrattamente un orsetto abbracciato ad un cuscino
rosso e mi domando se a Natalie piacerebbe. Forse
è troppo grande per una cosa del genere…
Un ragazzino sta aspettando fuori la sua fidanzatina e mi fa
sorridere perchè è nervosissimo e continua a mangiarsi le unghie. Sarei
scocciato anche io ad aspettare ore una che parla come una demente indicando
quelle stronzatine colorate con il dio smaltato di
verde.
Si ficca le mani in tasca e dondola su una gamba e poi
sull’altra.
Mi avvicino senza pensarci e gli indico
l’orsetto “secondo te ad una ragazza piacerebbe?”
Lui mi guarda e fa una smorfia “a loro piace tutto ciò sia
colorato e piccolo...e tenero!” afferma con un tono disgustato.
“Quanti anni hai?
“18…perchè?”
“E la tua ragazza?”
“16” mugugna un po’ sulla difensiva.
“Mh...troppo piccoli” borbotto infilandomi le mani in tasca
e sbuffando. Appoggio un piede sullo scalino della vetrinola
e mi piego a fissare quel benedetto orso. Tenero,
tondo e colorato…i requisiti ci sono.
“Lo devi regalare alla tua ragazza?” mi domanda di punto in
bianco seguendo il mio sguardo.
“Lo devo regalare e basta. Forse…non è detto” mugugno
perplesso. “E se poi non le piace?”
“E’ la tua ganza?”
Ganza? Ah.. “No”
“Potresti fare una figura del cazzo!” afferma appoggiandosi
come me contro la vetrina.
Lo guardo un po’ innervosito “dimmi qualcosa che non so!”
“Amore, andiamo?!”
La ragazzina balza fuori del negozio, seguita da uno
zainetto stracolmo di portachiavi di tutte le fogge. Mi guarda stranita e poi
guarda ‘amore’. Lui le indica l’orso e le domanda se è carino.
Lei s’illumina e annuisce “da morire!”
Il ragazzino fa una faccia espressiva: ha già capito come
vanno le cose…ma non ha capito che dovrà
regalarglielo, prima o poi! Sghignazzo al pensiero
ma faccio finta diniente. Vedrai quanto frignerà per averlo!
“Forte la cicatrice!” mi dice prima di andarsene con ‘amore’ avvinghiata che lo
trascina per un braccio.
“Ma chi era quel tipo strano?”
“Uno sfigato che non sa comprare un
regalo alla propria ragazza!” ridacchia stringendola per la vita
Brutto bastardo! Anche i mocciosi
mi coglionando, adesso!
Sbuffo tutto insieme ed entro in quel luogo rosa
e…pieno…di…che cazzo è sta roba?! Mi guardo attorno e rabbrividisco alla vista
di pupazzetti e dichiarazioni d’amore e cuoricini stampati ovunque! No, è
troppo per me!
Esco in fretta e me ne torno a casa col passo affrettato,
arrovellandosinuovamente su un
possibile luogo da ripassare al pettine per scovare Jordan, quando una volante
della polizia che sopraggiunge a velocità elevata mi taglia la strada facendomi
inchiodare. Sbilanciato, appoggio le mani sul cofano caldo e guardo allarmato e con un po’ di fifa la donna che esce dall’auto
con un sorriso smagliante e gli occhiali da sole che solleva dal naso e calca
ben bene sul caschetto rosso
“Finalmente ti ho beccato, Shelton!!”
Non ci posso…la
guardo per qualche istante e poi sposto lo guardo su Max che emerge dall’auto
con la faccia contrita “non è colpa mia” borbotta ancora sconvolto dalla donna.
Per forza!
Il commissario Elias aggira l’auto con un sorriso beffardo e
mi squadra soddisfatta “vedo che sei sempre il solito brutto ceffo di tre anni
fa!”
“Charlie..” Sussurra avvicinandosi un po’ “ma come ti sei
ridotta?!” Ma che ha fatto?! Una
volta era una bambolina fatta e finita...e adesso?!
Lei solleva le spalle e scosta una ciocca dietro l’orecchio
“ho il look da commissario cattivo! Ci ho messo un sacco per crearlo!”
Si pavoneggia allargando le bretelle e facendomi cadere lo
sguardo sul seno. Tutto quel ben di dio merita di essere riverito con un’altra
occhiata finchè lei non mi molla uno schiaffetto sulla guancia e non mi
abbraccia, costringendomi a piegarmi un bel po’! Mi mancava questo tappo di
bottiglia! “Come stai, stronzone? Mi sei mancato, non mi hai fatto neanche una fetida
telefonata…fetido!!”
“Ho avuto da fare” borbotto guardando Max che sorride e
suona un immaginario violino rimediandosi un gestaccio dal sottoscritto. Ci mando lui in quel negozio della
perdizione!
Charlie mi lascia andare e mi da una pacca sul braccio “più invecchi e più diventi una schifezza!”
Carina, Charlie...sempre la parola buona al momento giusto!
“Già” affermo in fretta “sei arrivata in un momentaccio. Ma che ci fai con lui?”
“Che ci fai tu, con lui! Quel fighetto da yacht club ha detto di essere
tuo amico: ti sei messo a frequentare un brutto giro?!”
“Ehi!” esclama il ‘fighetto’ in questione un bel po’ offeso “non mescoliamoci,
grazie!”
Charles lo guarda e alza le spalle “mi sta sulle palle”
sibila sottovoce “l’ho sbattuto in galera mentre reperivo
notizie sulla tua amichetta carina”
“Natalie? Hai scoperto dove si è cacciata?!”
Questo tono urgente la sorprende non poco. Per forza, non me
n’è mai fregato un cazzo della gente che dovevo ritrovare.
“Tre anni fa eri tutto Jordan - Jordan e ora tutto Natalie -
Natalie? Mai trovato un uomo che prende cotte a ripetizione come
te!” mi prende in giro non accorgendosi che ha toccato un bruttissimo tasto. Jordan…“Sto cercando anche lei, Charlie”
“E ti pareva!” sospira esaurita
“invece di fare conversazione in mezzo alla strada, andiamocene a prendere un
caffè così mi racconti”
Annuisco e mentre passo davanti alla vetrina la fermo
“secondo te, è carino?”
“Vomitevolmente carino. Regala una
cosa del genere ad una ragazza e la farai scappare a gambe levate” ridacchia
cercando di spingermi via. Poi mi fissa e sorride “è carino ma una di quell’età
non ne può più di orsetti e peluche”
“Non sai neanche quanti anni ha!” ribatto tirandomi dietro
Max che ridacchia come uno scemo.
“Certo che lo so: 22”
Mi volto verso il colpevole e ringhio una parolaccia che gli
fa alzare le spalle.
“Regale un cd, è meglio!” mi suggerisce dandomi una pacca
sulla schiena e spingendomi avanti di qualche passo.
Cammino in silenzio e lancio un paio di maledizioni ad
entrambi…cd…si, ma di che genere?!
Carlotta Elias, alias Charlie - perché ha un nome che le fa
schifo - ascolta pazientemente il racconto ponendo domande precise che
resistono risposte precise che non posso darle.
“Ahia…se ha ammazzato un uomo c’è
poco da fare. Poteva denunciarlo e restarsene buona in ospedale in attesa di giudizio, ma così..” Sospira accendendosi una
sigaretta e fumando lentamente.
“A meno che non avesse qualcosa da nascondere…”
“E cosa? Quello la violenta e lei
scappa perchè ha paura di finire in prigione! Punto!”
Charlie mi fissa facendo una smorfia poco gradevole “sei
sempre stato cieco per quanto riguardava Jordan, lasciatelo dire”
“Un cazzo!” Sbotto facendo girare mezzo locale verso di noi.
“Fatevi gli affari vostri, voi!” Li redarguisce la donna
mostrando un distintivo bello pulito alla cintura. “Se ti aiuto a ritrovarle che mi dai in cambio?” mi domanda
ridacchiando e cercando di farmi sorridere almeno un po’
“Ti cedo Gershow come uomo di
fatica”
“Chi?”
“Quello che sta facendo la guardia alla macchina”
“Ah, il giornalista” borbotta spegnendo la sigaretta “non mi
piace, troppo damerino.”
“Tu li rimorchi nei vicoli bui, gli uomini. Max ti piacerà:
è spiantato, in fuga dalle ex e senza fissa dimora. Un vero vagabondo da
portarsi a casa e coccolare nelle fredde notti invernali” sghignazzo cattivo
additando il poveretto messo fuori ‘al freddo e al gelo’
“Se dici così scateni il mio lato
materno. Ho 32 anni, Ford. In teoria dovrei sposarmi e fare qualche marmocchio
ma dove sto io, il tipo più bello ha la silouette di un tombino…e una relazione con un collega è
fuori discussione, lo sai”
“Fatti un cane”
“Ce l’ho già” afferma divertita “te
lo chiedo adesso e in maniera gentile per non sembrare troppo esplicita: che
cazzo hai fatto all’occhio? Sembri Capitan Harlock!”
Mi aspettavo quella domanda ma non così presto.
Mi rabbuio e distolgo lo sguardo strusciandomila cicatrice “una storiaccia”
Charlie si mette comoda e allarga le braccia “comincia, ho
tutto il tempo”
Capitolo 15 *** Non esistono fallimenti, solo risultati! ***
Ford si agita sulla sedia a disagio
Ford si agita sulla sedia terrorizzato.
Non ha mai parlato a nessuno della sua ‘avventura’
nel magazzino di merce scaduta che Durque usa per svolgere i suoi tanti
traffici illeciti.
Brutta gente, brutta faccenda.
Ammanchi bancari da coprire prima che il bastardo
se ne fosse accorto. Il mestiere dello strozzino rende bene a chi lo
pratica…un po’ meno a chi si trova con la gola chiusa e il cappio pronto.
“Non
ci siamo, Shelton. Rendimi il mio
denaro prima che perda la pazienza del tutto.”
“Ho
un cavallo vincente nella prossima corsa! Il mio bookmaker mi ha assicurato…”
Durque
scosse la testa senza lasciarlo finire.
“Sei
una testa dura Shelton. Hai bisogno che ti lasci un
ricordino? Un nodo al fazzoletto che ti aiuti a ricordare che
mi devi un dannatissimo pacco di soldi?!”
Durque
aveva urlato innaffiandogli la faccia con uno spruzzo di saliva che gli aveva
fatto socchiudere un occhio e tirare un po’ indietro la testa.
“Te
li rendo, i tuoi soldi, basta che non mi sputacchi in faccia, hai un alito metifico!”
aveva scherzato nervosissimo cercando di allentare la pressione delle dite dei
tirapiedi di Durque che gli stavano quasi spezzando un
braccio.
Lui
aveva sorriso, inclinando un po’ la testa di lato mentre Ford sentiva una lama
scattare e cominciava fremere di paura.
“Vedo
che non perdi la tua innata verve. Mi piace in un uomo…” aveva sibilato
“peccato che non mi piaci tu. Per niente, Shelton!”
Ford
non aveva neanche visto da che parte era arrivata la coltellata che gli aveva
inciso la fronte in profondità. L’istinto di sopravvivenza l’aveva costretto a
piegare la testa così velocemente da farsi male al collo con il terrore di
perdere l’occhio che pulsava in tutte le cellule del suo corpo.
Fortunato,
Shelton: la lama l’aveva solo sfiorato incidendo
superficialmente la palpebra.
Aveva
gridato, forse…non lo ricordava tanta era la paura che lo attanagliava. Era
crollato a terra, in ginocchio, tenendosi la fronte e urlando per il terrore di
essere diventato orbo e per il sangue che gli scorreva fra le dita e gli
bagnava i polsini della camicia.
“Ogni
volta che ti guarderai allo specchio, te ne ricorderai.”
Era
stata l’ultima frase di Durque che aveva percepito mentre piangeva e sentiva
solo quel dolore pulsante e non capiva se l’occhio funzionasse ancora o no.
Era
corso al pronto soccorso, spaventando mezzo personale paramedico e farfugliando
sul suo occhio, che non ci vedeva più, cristo! “Cazzo, non ci vedo più,
cazzo!!”
Ford la riviveva mentre raccontava a Charlie la storia,
senza tralasciare di scendere nei dettagli più squallidi
e sordidi. Sbiancava a tratti, perdendo il filo del discorso, costringendo la
donna a farlo tornare indietro per capire, mentre biascicava qualcosa che
continuava a non afferrare. Gli battè una mano sulle
sue, strette a pugno, le dita bianche dallo sforzo di tenere ferma la voce.
“Ford, basta. Non m’interessa, alla fine: era pura curiosità
femminile” gli disse con voce dolce e uno sguardo che non lasciava dubbi alle
sue buone intenzioni.
“Si…si, ok” lo sentì farfugliare in fretta, svuotando mezza
tazza di caffè ormai freddo in un sorso.
“Una camomilla sarebbe meglio” suggerì quasi tentata di
fermare un cameriere per ordinargliela.
Ford non diede cenni di averla
sentita.
Rimuginava la faccenda come un condannato a morte armato di
cucchiaio che scava un buco per sottrarsi alla
prigionia, consapevole dell’esistenza di una via di fuga ma continuando a
girare a vuoto, scavando sempre nella stessa direzione che lo porta
inesorabilmente contro un muro nero e invalicabile.
***
Durque non è stato per niente contento quando è arrivato
alla ‘augusta ‘magione di Claude. Trovare morto il suo quasi fratello, era
l’ultimo dei suoi desideri. Quando ha scoperto il
cadavere, ci ha impiegato un bel po’ a calmarsi e telefonare ad Alfred per avvertirlo
dell’improvvisa dipartita del loro comune amico.
“Potrebbe essere stata quella donna”
“Che donna?”
“La ballerina”
Durque aveva stretto la cornetta con forza desiderando
spezzarla. La puttana canterina! Strinse
la cornetta come avrebbe voluto stringere il collo di quell’algida baldracca con
la puzza sotto il naso.
Tutti conoscono Jordan e tutti sanno dei suoi rapporti con Shelton.Eccellente! Quella troia mi ha dato un
buonissimo motivo per vendicarmi di lui due volte: ammazzargli la donna e recuperare i ‘famosi’ soldi
con i relativi interessi accumulati!
***
Simonne arretra dalla porta della propria abitazione alla
vista dei poliziotti con facce truci che la spingono dentro senza tanti
complimenti e la subissano di domande il più delle volte mediate da sottili
minacce.
“Non so dove sia, ve l’ho già detto mille volte, la stiamo
cercando anche noi!” urla in faccia al poliziotto più basso dei
due: muso rincagnato da bull dog e alito da salma ricomposta per
l’estrema funzione.
Non sono molto convinti della sua ignoranza; ricorrono alle
maniere forti…quando non si ha molto tempo, non si è certi della confessione o
semplicemente, quando piace far del male si usano i metodi
bruschi. Quello non lo insegnano ai corsi: si impara
osservando quelli più spietati di te!
Silenzio.
Un silenzio opprimente…un gran brutto silenzio
quello che si lasciano dietro, uscendo dall’appartamento della periferia.
Sorridono gentilmente alla vecchina del pianterreno che non
riesce ad entrare nel condominio. Le aprono la porta e la lasciano passare
rimediandosi ‘che bravi ragazzi, fossero tutti come voi’mentre
nell’appartamento 12 D del secondo piano, Simonne esala i suoi ultimi istanti
di vita.
***
Natalieha
trovato un lavoretto in un negozio di anticaglie. È
poco retribuito ma la vecchietta che lo gestisce è molto dolce e gentile con
lei e la ospita volentieri perché non ha più nessuno. Non le fa pagare
l’affitto, ma in cambio le ha chiesto aiuto per le
faccende domestiche.
Natalie non sa fare molto poiché a casa sua era pieno di
cameriere che pulivano ovunque lasciasse delle briciole e fare la lavatrice è
un onere non da poco. Nelle sue repentine fughe non si è mai dovuta preoccupare
dei vestiti, perché Ford la trovava quasi subito e quando tornava a casa, scaricava alla cameriera il borsone pieno di panni sporchi.
La dolce signora Merrybeth – ma chiamami Nanny
come tutti, tesoro - non le domanda mai nulla
della sua vita ma quando la trova a sospirare di fronte al telefono non può
fare a meno di sorridere
“Aspetti la telefonata dell’innamorato?”
L’innamorato…la fa sorridere quel termine! Sua madre avrebbe
detto ‘il fidanzatino’ e il
padre ‘il ragazzetto’.
Lei lo chiama semplicemente per nome e ci sospira sopra
giornate intere, con una malinconia struggente nel cuore. Sorride amaramente e
lo mette via “magari. Non è innamorato di me”
Nanny sorride e le batte la mano
fiduciosa “non si può mai sapere, cara. Non si può mai sapere“
La ragazza la guarda con un sorriso incoraggiante ma dentro
è sconsolata e depressa. Se fosse rimasta in città, avrebbe
potuto vederlo quando voleva. Invece così..
Così è libero di
pensare alla sua ex! Sibila il lato cattivo avvelenandole il cuore.
***
Charlieha già deciso dove dormirà per quella
notte. Dopo aver avvertito la centrale che ‘starà fuori per un caso urgente’si
è istallata a casa di Ford, appropriandosi della stanza padronale e spulciando
l’intera collezione di cd lasciata in giro per casa, senza pensare neanche un
attimo di chiedere il permesso di frugare fra le sue cose.
“Forse dovresti farti una domestica” gli suggerisce alzando
un sopracciglio al disordine evidente.
“Anche un’impresa di
disinfestazione non ci starebbe male!” gli consiglia Max storcendo il naso a
sua volta.
“Se non vi sta bene, pulitevela da
soli. Ho altro a cui pensare!” esclama ad alta voce il
padrone di casa, in tono duro e scazzato. Sbatte la cornetta sul telefono e
impreca perchè Simonne non risponde “Io esco, fare i bravi e non accoppiatevi
contro natura!”
“Ford!”
Charlie è fintamente indignata e indica con sprezzo Max che
la guarda divertito e con una mezza idea di approfondire la conoscenza….soprattutto ora che si è tolta quella
cravatta!
“Non mi lascerai con questo?!”
“Se ti da fastidio ammanettalo”
La donna sorride e annuisce lanciandogli un’occhiata palese
“mi serve come uomo di fatica: bisogna ripulire questo porcile”
“Stai scherzando? Non ci penso neanche!” ribatte il ‘facchino’ incrociando le braccia
“Shelton, vengo con te!”
“No. Ricordati delle iene!” urla mentre esce di casa in
tutta fretta, finalmente libero da quelle due bestiacce che non fanno altro che
accapigliarsi.
Max singhiozza contro la sua crudeltà e aspetta che sia
uscito per lanciarsi all’attacco.
“Che iene?”
La domanda lo fa girare verso Charlie che fissa divertita la
fila di giornali dallo smaccato contenuto socio culturale elevato “sempre sta robaccia…tue o sue?”
“Sue. Io ce l’ho, la donna. Anche
più di una” afferma con un ‘vaghissimo’
sentore di maschile orgoglio.
“E per affermazioni come queste che
mi stai sulle palle!” sibila nella sua direzione.
“Ma se è la prima che faccio!”
“Le altre le hai pensate tutte!”
L’uomo si avvicina discretamente, le tecniche di abbordaggio le conosce tutte a memoria.
DECIDERE COSA SI VUOLE E
ANDARSELO A PRENDERE.
Questo il motto intramontabile di Max che ha studiato
parecchio per diventare un’inguaribile farfallone.
Le dieci regole base per avere successo con le donne: (stilate nel
corso di una vita di abbordaggi!)
1) Sono un maschio sano, adulto e
sessualmente maturo e ho i miei desideri da soddisfare.
2) La donna ha bisogno di me, non io di
lei.
3) Lei non mi puoi controllare.
4) Non si prende in considerazione una femmina finchè non ci sono andato a letto.
5) Il primo passo per attrarre la
femmina concupita è ottenere la sua completa attenzione.
6) lo non discuto con una femmina, ne
cerco di compiacerla. Ascolto ciò che ha da dire ma faccio quello che ho pianificato.
7) Non c’è donna così bella che io non
possa avere.
8) Una da “6” neI
letto batte una da ‘10” nella testa, ma una da “10” nel letto batte tutto il
resto.
9) Non ci si lascia coinvolgere
seriamente da una femmina che abbia più problemi di me.
10) La persistenza senza la
flessibilità è la chiave per il disastro. Variare l’approccio e lo stile.
Dopo aver ripetuto più volte il suo mantra divino, Max parte
all’attacco aggirandola come uno squalo attorno alla preda che perde sangue e
incalzandola di domande e complimenti che le dovrebbero far abbassare
la guardia.
Charlie lo lascia blaterare pensando ai fatti suoi, al cane
che ha affidato al vecchio Bob e all’appuntamento dalla parrucchiera che
salterà anche stavolta.
Non ha ascoltato una parola di quello che ha detto e quando
se lo ritrova davanti con un sorriso seducente, alza un sopracciglio tirando
indietro la testa. “Hai detto qualcosa? Mi sembrava di aver
sentito un brusio…eri tu?”
Max avvampa e impallidisce e scuote la testa mugolando un ‘no’ che la fa ghignare
internamente.
L’uomo respira a fondo ma non demorde.
NON ESISTONO FALLIMENTI, SOLO
RISULTATI!
Quando Ford torna, pallido come un
morto e lanciandosi ancora sguardi furtivi alle spalle, Charlie lo guarda di
traverso accorgendosi che trema. “Beh, che ti è successo?Ti hanno molestato
sull’autobus?”
“Hanno ucciso Simonne…” bisbiglia con lo
sguardo indurito “deve essere successo qualcosa di pensate e di grave,
molto grave. Deve aver pestato i piedi a qualcuno”
La donna lo fa sedere e afferra al volo un pezzo di carta e
una penna prendendo appunti “va bene lascia fare a me” sussurra prendendogli il
volto fra le mani. I suoi occhi percorrono i lineamenti induriti ed invecchiati
rispetto a tre anni fa. Gli batte una mano sulla guancia con un sorrisetto e si
precipita fuori armata di belliche intenzioni.
Max lo osserva poco lontano battendosi un
mestolo sulla spalla: Charlie lo stava costringendo a cucinare rifiutandosi di
mettersi ai fornelli con la scusa di ‘far asciugare lo smalto’:
afferrata una delle tante riviste impegnate di Ford l’aveva sfogliata con
curiosità e un mucchio di risatine divertite, commentando che solo gli uomini
potevano inventarsi certe cose pensando di far colpo su una donna.
Mai vista una donna
che legge Playboy, aveva pensato grattandosi la fronte e osservandola per
bene mentre Charlie scalciava via le scarpe e si sdraiava scompostamente sul
divano e rideva come una matta, gettando la rivista da una parte e afferrandone
un'altra, riservandole lo stesso trattamento.
“E’ forte la tua amica” borbotta osservando il cumuletto di riviste che è stato
soggetto ad una critica ferocissima.
“Si..” Sussurra tremendamente preoccupato per la sorte di
Jordan.
Il pensiero di Natalie l’ha abbandonato per qualche istante:
gli era tornata in mente mentre guidava fino all’appartamento di Jordan.
Avrebbe bisogno di una boccata d’aria, di svagarsi un po’
per non soccombere al dolore che lo attanaglia e alla preoccupazione che lo
rende troppo vigile e attento, sulla difensiva, una belva sul punto di mordere.
La può sentire agitarsi dentro, una fiera che gli mescola i
nervi e lo costringe a pensare e a pensare e a pensare sempre e solo a Jordan.
Natalie con la sua freschezza rigenerante… un salvagente, in
mezzo alla merda in cui sguazza attualmente. Quando le sta accanto si sente quasi normale: un tipo
normale che ha voglia di ridere, di buttarsi su un prato a prendere il sole e
di andarsene al cinema a guardare un film stupido per sorridere almeno
mezz’ora.
Vorrei chiamarla...Si e poi che le dico? No, no. Lasciamo
stare, pensa alzandosi stancamente senza aver ascoltato una sola parola di
quello che gli ha detto Max in tutto quel tempo.
Si spoglia gettando i vestiti un po’ dove capita. Poi li
guarda e li raccoglie appoggiandoli sul letto, stremato, con un bisogno urgente
di far uscire la belva che gli gratta il petto e lo stomaco.
S’infila sotto la doccia, cercando di escludere tutti e
tutto dalla mente. Le lacrime cominciano a scorrergli sul viso mentre batte un
pugno chiuso sul muro...perchè sono così incapace?!
Si è fatto lasciare da Jordan, ha buttato all’aria il loro
rapporto, non ha saputo proteggere Simonne e non ora...Natalie…gli è sfuggita
anche lei…
“Cazzo!” grida sotto il fragore della
doccia sentendosi un inetto senza spina dorsale.
‘Questo lavoro non da sempre
soddisfazioni, certe volte ti tocca ingoiare e voltare la testa per non vedere.
Ma che dici, papà…
Spero
non ti capiti mai, ma nella vita non si può mai dire.’
…Cazzo se avevi
ragione, papà…si struscia le mani sul viso, chiudendo l’acqua. Almeno
Natalie…no, doveva stare lontano da lui, chiunque gli si avvicinava
faceva una brutta….
Ford solleva gli occhi sulle piastrelle bagnate e le fissa muovendo appena le labbra….
...tutta
gente che lo conosceva…
…qualcuno che ce l’aveva con lui….troppa gente, chi
poteva essere?
Natalie si rigira nel letto nella stanzetta che una volta
era della nipote di Nanny. Sta soffrendo come un
cane, la malinconia non la fa dormire e la tiene sveglia con un fazzoletto a
portata di mano. Le mancano i suoi e le manca Xavier e
le amiche stupide e le manca…tanto….
Arranca verso il cellulare e compone un numero senza
pensarci perché davvero non ce la fa più e ha bisogno di sentirlo.
“Telefonoo!!”
Max urla da dietro la porta del bagno distraendo le
elucubrazioni di Ford
…qualcuno che lo
odia, che conosceva Jordan e Simonne ….qualcuno…
“Telefono!”
“E rispondi, coglione!” urla emergendo dalla trance profonda nel quale era immerso. Stava per venire a
galla, c’era quasi..
Max sbuffa comicamente all’ordine e risponde al volo,
roteando gli occhi “non sono Ford ma
potete lasciare un messaggio dopo il bip. Bip”
Natalie stringe il telefono ammutolita…chi è? “Vorrei parlare con Ford”
“In questo momento è sotto la doccia. Di pure a me,
riferirò. Sono un’ottima segreteria telefonica!” blatera mentre continua a
spulciare il frigorifero alla ricerca di una sana cena ipocalorica. Ci tiene
alla linea, lui!
“No, devo parlare con lui….sono..”
“Jordan?!” esclama d’un tratto “aspetta, te lo passo subito!”
Natalie attacca in preda alla rabbia e al dispiacere mentre
Max si affretta verso la porta del bagno.
“Apri, è Jordan!”
Apre la porta nudo, facendogli
scappare un ‘arghh’ di disgusto e gli strappa il
telefono di mano in preda ad uno scompenso. “Jordan, Jo..”
Quando ode il segnale di via libera
e fissa la schermata vuota, il suo sguardo si spegne nuovamente. “Ha attaccato.
Sicuro fosse lei?” gli domanda irrigidito e nervoso
mentre annaspa nel nulla per trovare un asciugamano.
“No. Però ha balbettato che voleva parlare con te, pensavo
fosse lei” ammette cercando il numero fra le chiamate “nessun numero...e quando
mai.”
“Com’era la voce? Impaurita, allegra..”
Lo interroga mentre si veste con la prima roba che trovava nell’armadio.
“No…mi sembrava stesse piangendo.
La sentivo a malapena, aveva una vocetta così sottile..”
Ford si volta di scatto...non era Jordan….“Sottile?! Quanto sottile?”
Max alza le spalle pensandoci su per un momento. “Che ne so!” Sbotta guardandolo di traverso “Sottile. Mi
sembrava una voce un po’ da bambina…”
“Dammi il telefono e vattene, fai schifo come maggiordomo!”
esclama gettandolo fuori della stanza.
“Se tu mi dessi lo stipendio potrei
anche sforzarmi!” lo sente urlare da dietro la porta.
“Ringrazia che non ti riporto da Justine, stronzo ingrato!”
Natalie resta a guardare il telefono con la mano stretta
attorno al fazzoletto ormai fradicio di lacrime.
La lucetta sul comodino la infastidisce, ma il display
illuminato le ferisce gli occhi nel buio più completo, così
scosta la tenda e lascia entrare la luce della strada e della luna.
Affonda il viso sul cuscino e continua ad asciugarsi le
lacrime su di esso, le guance paonazze e gli occhi
lucidi di pianto.
Lui non pensa a me!
Non gliene frega niente! Continua a ripetersi insistentemente, finchè uno trillo ripetuto non la costringe a rispondere. “Si?”
mugugna a fatica tirandosi a sedere.
“Natalie…”
La ragazza raggela al suono della voce e ricomincia a
piangere di contentezza “ciao Ford”
“Ciao piccola, come stai?”
Natalie sorride fra le lacrime e si sforza di non far
trapelare nulla dalla voce “bene…scusa, è caduta la linea prima” mente in
imbarazzo prima che lui le chieda qualcosa.
“Stai piangendo?”
Quella domanda la coglie
impreparata, costringendola a tacere con un labbro stretto fra i denti. Scuote
la testa cercando di schiarirsela e abbraccia il cuscino posandolo contro lo
stomaco che le fa male di nuovo ma per la contentezza, stavolta “no, si…sono un
po’ triste.”
“Dove sei?”
Natalie ci pensa su più volte prima di rispondere “prometti
che non cercherai di riportarmi a casa?”
“Te lo prometto. Dimmi dove sei, voglio sapere che fai e se
stai bene”
“Sto bene, ho incontrato una signora gentile, lavoro nel suo
negozio e abito con lei.”
Ford tira un sospiro di sollievo
palese che la fa sorridere “eri preoccupato per me?” domanda con un certo
batticuore che la lascia sospesa nel nulla, aggrappata ad una corda sottile.
“Molto” ammette a mezza bocca con un rimescolio di
sentimenti dentro. Le vorrebbe chiedere ‘sei felice?’
ma non riesce a d aprire bocca.
Vorrebbe confessarle che le manca con le sue continue finte
– fughe attuate solo per attrarre l’attenzione dei genitori ma dopo si farebbe
ridere in faccia dalla ragazza. Così riesce solo a dire: “dove
sei?”
“A Bleiza; è carina, c’è bella
gente….”
Si, dio ti ringrazio! Adesso sa dove andarla a scovare! Non ha neanche bisogno di appuntarselo, ricorda tutto a memoria…fortunatamente
non gli è mai mancata.
“Ford, senti…”
Natalie cincischia con il cuscino tormentandosi le labbra “volevo
dirti una cosa da un pò..”
“Ho un braccialetto che ti appartiene” la interrompe
con un mezzo sorriso scemo “ci vediamo così te lo rendo?”
La ragazza resta imbambolata alla proposta e comincia ad
annuire “ah…ok…domani non lavoro” sussurra sentendosi immensamente felice e
piombando giù dal letto per aprire l’armadio e cercare un vestito adatto
all’occasione.
“Dammi l’indirizzo, vengo da te”
Quel ‘vengo da te’
la lascia con una mano alzata verso la stampella “ah…si, va bene” mormoraimbarazzata dandogli la via e le indicazioni
necessarie per trovarla.
“Ford, porca miseria che stai facendo per telefono! Ho delle
notizie sensazionali!”
Charlie irrompe in camera agghiacciando al sorriso che ha
sul volto. Sembra quasi…innamorato? Oddio
mio! L’abbiamo perso!
“Shelton, dammi retta e lascia
state le chat erotiche, ho scoperto una cosa!” sbotta
nuovamente facendogli calare un’espressione cupa e nervosa sul viso.
Natalie lo sente grugnire e sorride divertita attizzando le
orecchie per carpire quale informazione in più. “Chi è?”
“Una rompicoglioni” sibila nel telefono
irritato “certe volte capisco le tue fughe!”
“Scappa anche tu!”gli suggerisce facendolo sorridere “è
divertente le prime volte.”
Posa il telefono sul letto e guarda Charlie avvelenato “voi
due mi state rompendo le palle da quando siete arrivati! Adesso vi metto alla
porta come si fa con i cani!”
Natalie ridacchia a più riprese a quelle maniacce urlate a
pieni polmoni.
“Non dire cazzate: ho appena scoperto una cosa che non ti
piacerà!” urla di rimando sbattendogli un fascicolo sulla fronte
“Dopo, ora sono impegnato” sibila continuando a lanciare
occhiate al corldess
“Beh, richiamala: ho appena scoperto che la tua amica
Simonne lavorava in un locale appartenente alla cosca di Durque.” Afferma puntando il dito sulla foto dell’uomo e facendolo
raggelare. “Durque..”
“…e sempre questo Durque ha un
amico che si chiama Claude, quel Claude che se ne sta
all’obitorio sotto ghiaccio. Lo stesso Claude che usciva con una
tale Jordan. La tua Jordan!”
A quelle parole il cuore di Natalie si spezza in mille frammenti seguito a raffica da quello di Ford che
non riesce più a emettere un fiato.
Charlie allunga la mano verso il telefono con sguardo
nervoso. “Ti richiama” borbotta lasciando Natalie a bocca aperta.
Sono troppo sconvolto per replicare o per chiudere la bocca, così la
fisso per dieci minuti imbambolato
Sono troppo sconvolto per replicare
o per chiudere la bocca, così la fisso per dieci minuti piuttosto stralunato. “Ma che stai dicendo…” balbetto senza capire il nesso.
Cioè il nesso lo capisco, non sono
stupido, ma non voglio ‘capirlo’ veramente. La seguo
mentre si arrampica sul letto e si siede a gambe incrociate sospirando e
assumendo un tono grave. Mi spiega che è andata al commissariato di zona e ha
chiesto di vedere la salma per poi studiare il rapporto stilato dai poliziotti
che l’hanno trovato perché ‘stavano seguendo movimenti bancari dei conti di
Claude da parecchio tempo’.
Una balla gratuita che ha funzionato e mentre aspettava che
il computer sfornasse le sue richieste, è arrivata la denuncia di una donna
trovata morta. Simonne.
Annuisco lentamente “si, sono stata io a farla”
“Eccolo, lo stronzo anonimo!” sospira togliendosi la
sigaretta di bocca e indicandolo con quella “siete la razza peggiore che ci possa capitare, vi odio profondamente.”
Piccolo appunto: Charlie non sopporta nessuno e trovo strano
che sia diventata mia amica. Forse perché sono uno scostante
rompipalle a mia volta.
Continua a raccontarmi che ha fatto ricerche su Jordan e
Simonne e che è venuto fuori che lavoravano nei tanti locali di Durque.
“Il problema adesso è che loro sanno che noi sappiamo…o
almeno che io so” continua con voce dura e fredda.
Eh? La guardo
senza capire e quando non capisco tendo ad incazzarmi come uno stupido.
“Spiegati meglio, non ci sto capendo niente!”
“Quello deve avere una talpa nella polizia, un poliziotto mi
ha fatto un sacco di domande…un tipo viscido e corrotto fino al midollo”
“E allora?” domando senza capire
un’altra volta… ci metto un po’ ad elaborare, scusate tanto! Mica sono l’investigatore figo dei film!
“Sveglia Ford!” la donna urla dandogli una manata in testa
“quelli la stanno cercando per ammazzarla! Dobbiamo trovarla
prima che le facciano dal male”
***
Jordan guida persa nel nulla. È scappata come ha visto i
poliziotti e non si è preoccupata di passare a casa per vestirsi: indossa ancora
il camice dell’ospedale e adesso sente un freddo terribile.
Ha pochi soldi con se e la macchina è quasi a secco. Deve
fermarsi a fare rifornimento in un distributore notturno self service, sperando
che nessuno la noti.
Quando ne incontra uno, si accosta
alla pompa di benzina, scende e infila i pochi soldi dentro la macchinetta
aspettando e guardandosi attorno impaurita. Non sa dove andare e non sa cosa
fare. Sa solo che deve allontanarsi il più presto possibile dalla lì e da
Claude...no, no Claude è morto.
Claude è morto, ma Daniel è ancora vivo! E
se sanno che è stata lei ad ammazzarlo….
“Ferma!”
Jordan s’immobilizza quando sente una mano che le tappa la
bocca e immagina, più che vedere, il coltello puntato alla gola “pochi scherzi
e tira fuori i soldi!”
“Non ho niente..”bisbiglia
impaurita “solo la macchina”
“E’ una bella macchina”afferma l’aggressore che è spuntato fuori dal nulla e la sta terrorizzando “Non farmi del male,
prenditela.” Balbetta piano tenendo le mani alzate.
“Poi starne certa!” sibila
togliendo il coltello e facendola respirare nuovamente.
Un dolore lancinante alla schiena la costringe ad
irrigidirsi e a trattenere il fiato.
L’aggressore estrae il coltello dalla ferita e la spinge in
avanti, a terra, dove Jordan crolla a peso morto.
Ancora prima di aver toccato il terreno, non respira più.
***
“Che ci fai qui? La quarantena non
è ancora scaduta!”
Andrea fissa arrabbiata Durque sulla soglia del proprio
appartamento e non riesce a smettere di rimuginare le cattiverie che le ha detto.
L’uomo allarga le braccia con un sorrisetto “sono stato
impulsivo, tesoro”
La donna non si lascia abbindolare. Non in quel modo. Non
lei. “Torna fra una settimana o giù di li”
Sibila cercando di chiudere la porta e guardando
ostinatamente ilpiede che ha
frapposto”toglilo”
“Ma io volevo scusarmi per
bene!”sibila spalancando la porta ed entrando di prepotenza.
Andrea fa sue passi indietro, barcollante
e recupera subito l’equilibrio.
“Non attacca Daniel.”
”Vedremo. Devi farmi un favore” sibila occhieggiando
l’appartamento lussurioso “devi rimorchiare quell’uomo e portarlo da me”
“Perché?” domanda senza capire
“Una volta non facevi tutte queste domande” mormora
sfiorando con due dita le foglie della pianta che ha acquistato da poco. “fammi
questo favore e io dimenticherò il tuo piccolo tradimento”
Ma sta scherzando?! “Daniel, è lavoro” gli
ricorda a mezza bocca, fredda come il ghiaccio
Lascia andare la pianta e si volta a guardarla con le mani
in tasca e un’aria poco divertita “non quell’uomo” le ricorda a bassa voce “ci
siamo capiti, Andrea?”
“Ma come lo abbordo se non…”
Lui solleva le spalle e la guarda a lungo “sei attraente,
non ti sarà difficile” sussurra allungando uan mano e scostandole i capelli
dalla spalla.
Andrea si odia perchè è fin troppo
ricettiva alle carezze di quell’uomo.
Si scosta con poca convinzione finchè non l’abbraccia e la
appoggia contro il muro, aspirando il suo profumo dolce e un pò speziato “tu
sei solo mia” sussurra deciso “vero?”
Andrea guarda ostinatamente verso il fondo della stanza, gli
occhi incredibilmente chiari puntati sulla piantana all’angolo e si rifiuta di
rispondere.
“Ho capito, sei ancora arrabbiata” le dice tranquillo
lasciandola andare e sospirando divertito “e io che ti avevo
portato anche un regalo!”
Il suo tono fanciullesco le fa spostare lo
sguardo su di lui “non mi puoi comprare con i regali” gli ricorda ancora
una volta ferita.
“E perché no? Gli altri uomini pagano per averti” afferma fissandola dritta negli occhi,
due punte acuminate verdi nei suoi.
“Non trattarmi da puttana” mormora a bassa voce
allontanandosi rigida, più bassa senza i tacchi a spillo che porta
abitualmente.
Si siede poco distante, sulla poltrona di pelle che d’estate
le si appiccica addosso e non alza lo sguardo incupito
neanche quando si avvicina.
“Le mie scuse non le vuoi e i miei
regali non li vuoi..” Sussurra accucciandosi di fronte alla donna che tira le
gambe sulla poltrona e appoggia la testa su una mano “che cosa vuoi da me,
Andrea?”
Un po’ d’amore, un po’ d’affetto!
La sua mente lo urla ma le sue
labbra tacciono, incollate fra loro. Inghiotte a fatica con gli occhi lucidi e
fa finta di niente.
“Beh? Da quando in qua mi diventi sentimentale? È un nuovo
gioco che non capisco?” le dice divertito, spostandole il mento e incupendosi
la sua espressione triste “che ti succede? Non capire non rientra fra i miei
sport preferiti”
“Nulla! Non ti preoccupare, ti faccio quel favore e poi
ognuno per la sua strada” borbotta ferita cercando di scostarlo e rimediandosi
una spinta decisa che la rimette a sedere.
Lo fissa per una frazione di secondo e non riesce a
trattenere un singhiozzo che si libera della prigione carnosa delle sue labbra
e la costringe a portarsi una mano alla bocca.
“Sei strana oggi, non ti capisco” mormora restando a fissarla
“hai fatto qualcosa che non dovevi e ora non sai come
dirmelo?”
Lei scuote la testa e tace ostinata.
“Andrea, sai che vengo sempre a saperlo” cantilena
accarezzandole le ginocchia che spuntano da sotto la gonna ultrasexi che porta
dentro casa. È sempre ultrasexi, quella donna, anche appena sveglia…
Daniel lo immagina perché Andrea non si
mai fermata da lui tutta la notte. Lui si sveglia e lei non c’è più: è così da
quasi un anno.
Perché non si è mai fermata, ancora
se lo chiede. Lui non gliel’ha mai chiesto e lei non ha mai accennato
l’argomento.
“Andrea, per l’ultima volta..”
“Che te ne importa?!” urla di rimando con le lacrime che le
vengono giù troppo facilmente “Ho detto che ti farò
quel favore, non farmi l’interrogatorio!”
Durque la guarda senza capire quello scoppio di nervi, ma
tira lo stesso fuori un fazzoletto di tasca e glielo porge. “Va bene, tieniti
il tuo piccolo segreto” borbotta alzandosi dalla posizione scomoda e posando
sul tavolino di legno pregiato una scatolina di velluto piuttosto piccola.
“Questo volevo regalartelo in ogni caso” aggiunge prima di
imboccare la porta e sparire dietro di essa, non senza
averle lanciato un altro sguardo strano.
Andrea getta il fazzoletto da un lato, scocciata per essersi
lasciata andare in quel modo.
Guarda la scatolina e la sfiora con un polpastrello,
solleticandosi col velluto nero che l’avvolge.
La prende con un singhiozzo strozzato e la appoggia sul
bracciolo della poltrona restando a guardarla per un po’, asciugandosi le
furtive lacrime che continuano ad uscire. Si soffia il naso e aspira il profumo
di quel bastardo che ama perché è l’unico che sia mai riuscito a toccarle il
cuore.
La apre di scatto, allontanando subito le dita come se
potesse morderla e resta allibita a fissare il contenuto, con un labbro stretto
fra i denti: gli orecchini che aveva intravisto in una vetrina per puro caso e
che gli aveva indicato con un ‘abbastanza belli per
me?’ mentre lui era al telefono e li aveva appena guardati facendole una
smorfia e un gesto vago...
Andrea si era ripromessa di passarci e alla fine li aveva
dimenticati.
Se n’è ricordato…
Sorride timidamente mentre li fa scorrere fra le dita. I
diamanti rosati sono freddi e quando li indossa sente i lobi pesanti…pesano
come la tristezza che cova dentro di se.
Il discreto suono del campanello la fa correre verso la
porta. Quando apre, Durque la guarda per qualche
istante e annuisce “immaginavo giusto. Ti stanno benissimo”
“Sei tornato indietro?” bisbiglia lasciandolo entrare e
toccandosi ripetutamente i lobi ingioiellati.
“Non mi sono mai mosso.” Confessa
appoggiandosi al muro e guardandola, col suo fazzoletto ancora stretto in mano.
“Vieni qua”
Andrea si avvicina di un passo, guardinga. Daniel le prende
le mani e la tira contro di se, costringendola ad abbracciarlo.
“Perchè ce l’hai con me?”
“Non devi trattarmi come una puttana” ripete nuovamente con
la voce incrinata.
“Non l’ho mai fatto. Ero nervoso per avere scoperto di
quell’uomo. Non mi piace, Andrea”
“Ho capito..”
“Non mi piace saperti tutta la notte fuori a divertirti con
altri”
“Non mi diverto”
“No?”
“No…”
“E con me?”
Andrea stringe di denti e s’irrigidisce.
“Con me è lavoro?” insiste piano. “Mi tratti con un cliente
e sparisci subito dopo”
“Pensavo ti stesse bene così”
“All’inizio, forse”
Andrea s’irrigidisce ancora di più il cuore che s’infiamma
nel petto. “Perché….ora…?”
Lui ridacchia e sorride e la abbraccia meglio, facendola
ondeggiare fra le braccia da ex pugile che tendono la maglietta nera che
indossa sotto il giacca di pelle corta, anch’essa nera.
“Lo sanno tutti che sei il mio punto debole” sussurra
scostandole i capelli e accarezzandole la guancia.
Il suo sguardo sbigottito e incredulo lo fa sorridere.
“Non dire stupidaggini” borbotta abbassando la testa che viene prontamente sollevata dalla mano di Durque che la
fissa negli occhi per lunghissimi istanti “sono sempre stato onesto con te,
dammene atto”
“E’ vero” sussurra imbarazzata “ ma che centra….”
“Non ti ho mai fatto del male e non ti ho mai chiesto
niente.”
“Si” annuisce confusa “ma che centra..”
“Centrerà col mio discorso se me lo lasci finire” borbotta
abbracciandola meglio e tirandola sulla punta dei piedi “sei bassa senza
tacchi…non mi ero mai accorto di quanto fossi carina.”
Mormora accarezzandola e facendole abbassare lo sguardo.
“Quindi menti quando dici che sono
‘stupenda e irraggiungibile’”
“No, lo dico seriamente. Stupenda è una cosa, carina
un’altra”
Andrea tace perché non ha ben capito la differenza.
“Non dici nulla?”
“Ti lascio finire” sussurra sentendosi troppo bene in quel
momento.
Daniel tace improvvisamente nervoso
“questo me l’ero preparato a casa prima di venire…”
“Ti eri preparato il discorso?” domanda senza poter fare a
meno di sorridere.
“Si..” Annuisce sorridendo e tornando subito serio “ho
girato mezza città per trovare quegli orecchini perché non ricordavo il nome
della gioielleria”
Andrea lo guarda stupitissima ma non apre bocca, lasciandosi
accarezzare e posandogli la guancia sulla mano quando la sfiora con un dito.
“Cosa provi per me?”
La donna spalanca gli occhi per una frazione di secondo e
balbetta qualcosa che lo costringe a piegarsi verso di lei “non ti sento”
“Io…mi sono affezionata a te..”
Mormora per non sbilanciarsi troppo.
“Affetto. Solo quello? Affetto?” insiste innervosendosi e allentando
la presa “affetto! Anche io nutro affetto per il mio
cane!”
“No, non ha capito..” Balbetta in
fretta sentendo che l’incanto si è spezzato “tu sei molto importante per me”
“Quanto importante?” insiste tornando a stringerla e
cercando i tutti i modi di strapparle una confessione “anche tu sei importante.
Tutto sta nel quantificare quant’è ‘molto’”
“Troppo”
“Troppo..” Sussurra guardandola e scuotendo la testa “ho
capito: è una gara a chi si rovina la faccia per primo” Sente che la presa su
di lui si accentua e sorride “se te lo chiedessi,
smetteresti di fare questo lavoro?”
Andrea lo fissa senza parlare e ancora prima che apra bocca,
la bacia. Un bacio frettoloso, per togliersi dall’imbarazzo.
“E poi…che faccio?” balbetta confusa lasciandosi accarezzare
e camminando all’indietro “dove mi porti?”
“Mi sono stancato di stare in piedi, con te si va sempre per
le lunghe” afferma mettendosi a sedere sul divano con lei in braccio. La donna
scivola fino a posare il sedere sul tessuto, le gambe distese sulle sue.
Durque la guarda e Andrea lo fissa a sua volta “allora?”
“Allora…non lo so…” sussurra troppo distratta dalle carezze
che risalgono le gambe.
“Scusa è più forte di me, non riesco a non toccarti” mormora
quando la vede ritrarle “ non riesco a fare un sacco di cose ultimamente”
“Ah..”sussurra tornado a riposarle
sulle sue “mi stai dicendo quello che penso?”
“Dipende da cosa pensi” ammette tornando a sfiorarla,
dolcemente, senza alcuna intenzione dissoluta.
“Penso tu sia impazzito tutto insieme..”
Ridacchia felice e con un tremore nella voce che lo fa sorridere
“Probabile, stare senza di te…mi spiazza, ecco”
Andrea lo guarda e non sorride più “ci tieni a me?”
“Da morire”
“Anche io”
“Bene, ora che ce lo siamo detto,
posso baciarti? Ho resistito fino ad ora e sono quattro giorni che non ti vedo”
La donna si lascia baciare ancora un po’ stordita da quella
storia, ma lo sente che qualcosa è cambiato. Lo percepisce dal mondo in cui la
abbraccia e la sdraia sotto di se e le sussurra cose carine alle orecchie, facendola
gemere fra le labbra.
Non ha mai dovuto fingere con Daniel, ma stavolta il piacere
è triplicato e scorre libero in tutto il suo corpo mentre la accarezza e
continua a baciarla lentamente.
“Quel favore…”sussurra con la poca forza che le è rimasta.
“Non importa” lo sente bisbigliare contro il suo collo
“pensiamo a noi adesso”
***
“O porca miseria!”
Max resta col telecomando in mano, l’occhio pesto di chi ha
dormito poco e scomodamente e la tazza di caffè in mano, ancora in boxer
completamente dimentico della presenza femminile nella stanza di Ford che è stato esiliato come un ospite ingombrante.
“Il cadavere di una donna
sconosciuta è stato trovato stamattina dal proprietario della pompa di benzina.
La donna indossava un camice ospedaliero e non aveva documenti con se. La
macchina intestata ad un noto malavitoso deceduto in seguito ad un’aggressione
nella propria abitazione è stata ritrovata poco distante, abbandonata e senza
benzina. La polizia è certa ce la donna fosse
l’assassina dell’uomo”
“Ford…Ford…”borbotta a mezza bocca cercando di posare la
tazza sul tavolo e facendola quasi cadere a terra. Si precipita nella stanza
degli ospiti scontrandosi nel frattempo con Charlie che sbadiglia ampiamente e
si sveglia all’improvviso allo spettacolo gratuito di prima mattina.
“Beh, sempre meglio del cane che ti lecca la faccia”
ridacchia osservando le immagini di Jordan e raggelando. “Sheltonn!!”
grida con tutto il fiato che ha in gola.
Quegli urlacci lo tirano giù dal letto con un sussulto
violento. Ce n’è abbastanza per farmi venire un infarto!“Che cazzo…oddio, vi odio! “
sibila il padrone di casa anch’esso in mutande strizzando gli occhi “Che c’è?!
Dio, che palle!”
Charlie gli indica la tv, cambiando canale per trovare un
telegiornale che non abbia già passato la notizia e
resta ad assistere alla sua discesa negli inferi.
Ford si siede a stento sulla prima sedia che gli è stata ficcata sotto il sedere da Max e resta a guardare la
tivù con gli occhi sgranati.
***
Natalie si strozza con la colazione, tossendo e mandando giù
in fretta un sorso di caffelatte alla notizia alla tv…quella è la ragazza di
Ford!Ne è sicura, se lo sente dentro.
***
Durque si aggira per l’appartamento di Andrea
con un’espressione stupita e smarrita al tempo stesso. È carino e non
assomiglia neanche lontanamente al luogo di perdizione che aveva
immaginato. Televisione,
decide dopo aver ordinato la colazione al bar più vicino
La notizia lo aggredisce con forza. La puttana è schiattata
e con lei la possibilità di vendicarsi di Ford. La sua mente lavora velocemente
mentre nell’altra stanza Andrea è in preda ad un incubo che la fa gridare di
paura. Si sveglia saltando a sedere e ansimando, stingendosi le braccia
addosso.
Osserva il letto sfatto, l’orario e i vestiti in terra. C’è
ancora, non se n’è andato.
“Daniel...”sussurra amezza bocca “Daniel!”
Il suo grido mezzo terrorizzato lo fa precipitare da lei. Quando lo vede, Andrea gli si getta in braccio piagnucolando
“Stanotte...mi sono agita? Ho urlato?”
“No. Io dormivo non ti ho sentito” le dice studiandola
attentamente “sei pallidissima, vieni qui” la tira
contro di se e la coccola finchè non si rasserena. Non riesce a smettere di
pensare alla morte di quella donna. Non può più usarla per il suo spietato
ricatto ma non importa: ci sarà
sicuramente qualcuno a cui il bastardo tiene…
Mi dirigo all’obitorio con questi due che mi fanno da cani
da guardia! Pensano forse che non ce la faccia da solo?!
Mi sa di no…
Quando esco, non ho la forza di
stare in piedi e non riesco a fare a meno di sedermi sulla scalinata della
polizia, la testa fra le mani e Charlie che continua ad abbracciarmi ma non
riesce a trovare le parole per consolarmi.
“…non ho potuto neanche spiegarle quella faccenda dei soldi”
mormoro d’un tratto asciugandomi gli occhi su un
braccio “io volevo farlo ma lei è scappata…”
“Ford dai, lascia stare” mi sussurra dolcemente “sei un
bastardo piagnone, non ti sopporto quando mostri il tuo lato femminile” mormora
con gli occhi lucidi e il cuore stretto per la pena che sta provando per me.
Annuisco e tiro su col naso…che esempio di maschia virilità!
Cerco un fazzoletto e ricordo solo alla dine di averlo lasciato a Jordan...a Jordan…
Abbasso la testa nuovamente distrutto
dal dolore ma mi costringo a rialzarla quando sento uno stridio di freni e una clacsonata violenta.
Sto pazzo si farà arrestare.
La macchina si ferma di fronte al commissariato e una
ragazza bionda scende in tutta fretta, lanciando un’occhiata alla scalinata
lunga e restando a metà di un passo.
Natalie…Natalie?!!
“Ford..” Sussurra arretrando e stringendo le chiavi della
macchina nel palmo della mano.
“Natalie..” mormoro incredulo asciugandomi in fretta gli
occhi.
“Carina, Natalie!!”
Max annuisce rimediandosi un colpo sul fianco dal
sottoscritto che lo fa piegare di trenta gradi da un lato e un ‘coglione’ sibilato da Charlie
che lo guarda con disprezzo dall’altro.
Mi costringo ad alzarmi e scendo i pochi gradini rimasti
mentre lei mi viene incontro con la testa bassa.
Ancora più bella di
prima..
“Mi dispiace, mi dispiace tanto.
L’ho sentito al telegiornale stamattina e mi sono scapicollata pensando…che
magari…”
Potevo fare qualcosa per te.
“…non stavi bene”
La guardo ammutolendo perché non so da dove cominciare. Ora
che è qui con me, mi sento leggermente meglio. Non sembra che lei se ne sia
accorta perché ho un mezzo sguardo vitreo mentre ripenso alle sue parole. “Sei
tornata per me?” domando tenendomi sul vago…si, l’ha detto prima, non così, ma
te l’ha detto.
Sono troppo rimbambito per accorgermi che mi sta
abbracciando. Non riesco a godermelo appieno e mi costringo a svegliarmi prima
di fare una brutta figura con lei.
Natalie allenta la presa e lo lascia andare, accorgendosi
della mancanza di reazione da parte sua “Certo!” esclama indignata “non potevo
certo lasciarti da solo, frignante come un moccioso sulla scalinata della
polizia con…chi sono quei due?” domanda a bassa voce facendo un sorrisino
timido a Charlie e lanciando un’occhiata incuriosita a Max che la sta studiando
da quando è apparsa.
“Due stronzi “ afferma guardando alle sue spalle il
poliziotto che le sta facendo la multa per divieto di sosta. “Natalie, devi
spostare la macchina”
La ragazza si volta in fretta saltando verso l’agente che
scrive “no, no, la tolgo, la tolgo!” urla rientrando nell’auto e parcheggiandola
decentemente dall’altro lato della strada.
Mi siedo ancora un po’ rigido, ma sentendomi un pochino
meglio. Che cazzo hanno da guardare sti due?! Mi volto
verso di loro con le facce lunghe e le espressioni ghignanti.
“Quella chi è?” domanda Charlie ridacchiando “visto che slancio? La giovinezza!”
“E’ Natalie, la sua nuova fiamma”
“Non è la mia fiamma” mormoro senza seguendola da lontano
mentre attende impazientemente di attraversare la strada per precipitarsi da
me…
E’ venuta per me...non lo avrei mai
immaginato, ma perché? Chi glielo fa fare di perdere
tempo con un poveraccio pieno di problemi, lei che cerca sempre di evitarli
scappando continuamente di casa?
“Gli va dietro. E’ la ventiduenne del cd!”
“Ah, e bravo il marpione! Ha fegato a prendersi una cotta
per uno così!”
“Più giovane è, meglio è! Svezzare
le giovani pulzelle è prerogativa del maschio adulto”
Charlie lo fissa di traverso, smorzando il riso “smettila se
non vuoi fare la fine del gatto sull’autostrada. Non esagerare, Gershow”
Max ammutolisce e la fissa sorpreso
abbozzando uno ‘scherzavo’ che non la rabbonisce di
un grammo.
Sti due non fanno altro che discutere e mi hanno scocciato
abbastanza. “Non fatevi sentire o vi schiaccio la testa sotto le ruote del
trattore di Liberal”
“Ah, quel tipo ha ri-telefonato”
lo avvisa Max dandogli una pacca mentre Natalie si avvicina zompettando con lo
zainetto in spalla “Ti ha invitato ad andarlo a trovare al suo Casinò, un
giorno di questi.”
Grugnisco un assenso mentre Natalie rallenta il passo e si
toglie lo zainetto dall’aria pesante facendolo scivolare ai propri piedi. Mi
guarda con un mezzo sorrisino a cui non riesco a rispondere.
Il funerale è anonimo e ci sono solo quattro persone ad assistere alla
deposizione pubblica
Il funerale è anonimo e ci sono solo quattro persone ad
assistere alla deposizione pubblica. Quattro persone e una macchina lontana che
segue ogni mossa del ridotto corteo.
E quella bella biondina chi è? Si domanda
Durque zoomando col binocolo su Natalie. Sorella
dispersa, amica…“Tombola” sussurra quando la vede stringergli la mano e poi
abbracciarlo, in evidente stato di preoccupazione.
Quella piccoletta doveva essere la sua nuova donna… bene, pensò ripartendo con tutta calma, ci andrà di mezzo
lei se non scuce il milione che mi deve!
La ‘piccoletta’ in questione non è
poi così tanto piccola: sulla carta d’identità ha 23 anni appena compiuti e per
la cronaca è alta 1.70...con i tacchi! Non è tanto bravo Ford a fare gli
identikit.
Natalie lo osserva con una pena terribile nell’animo e non
sa come comportarsi perché non sa neanche consolare se stessa, figurarsi lui.
È rimasto inchiodato in quella posizione per tutto il tempo,
pallido e con un’espressione vuota che l’ha fatta seriamente preoccupare. Gli
ha preso la mano, stringendola mentre calavano la tomba nella terra e solo in
quel momento l’ha sentito riprendersi con uno scatto muscolare. L’ha stretta
fino a farle male alle ossa ma Natalie ha stretto i denti e non ha detto
niente.
Ha provato a mettersi nei suoi panni e ad immaginare se ci
fosse stato qualcun altro al posto di quella donna sconosciuta.
La sua mente ha cancellato immediatamente il pensiero
tremendo e l’ha costretta ad abbracciarlo con forza.
Ford non ha mosso un muscolo e non l’ha ricambiata. Ha
osservato la terra che veniva gettata sopra seguendo con gli occhi i singoli
granelli che si perdevano, scivolando dalla bara liscia di legno lucido e
rotolando sul fondo, accumulandosi fino a far svanire anche l’ultima traccia
della croce intagliata sopra.
Addio Mac..
Natalie l’ha sentito tirare su col naso ma non ha avuto la
forza di alzare gli occhi su di lui. Ha preferito continuare a stringergli la
mano tenendo ostinatamente gli occhi puntati sul prato vasto davanti a se,
costellato di tombe bianche ornate dall’erba accuratamente falciata.
Ha parlato senza sentire le proprie parole, cercando di
smuoverlo quando il prete se n’è andato, una volta espletata la propria angusta
funzione.
“Ford, andiamo via” gli ha sussurrato non riuscendo a stare
lì un minuto di più.
“Lasciami qui…va con Charlie” le ordina imbambolato, la foto
della sua donna che spicca sulla lapide. Troppo
seria in quella foto… Jordan era allegra e solare…non era…
Natalie lo vede abbassare la testa
incupito. Non ha mai visto piangere nessun ragazzo e non sa come
affrontare la cosa. Dietro di lei, Charlie ha un’espressione impenetrabile e
Max sembra dispiaciuto.
Loro la conoscevano? Cosa
aveva di tanto speciale questa donna? Si domanda sentendosi subito
in colpa per aver pensato una cosa del genere di una morta.
Eppure lei non sopporta di vedere
Ford ridotto in quel modo per colpa di un’altra!
“Andiamo.” Sussurra toccandolo e arretrando di qualche passo
quando la scosta da se con rabbia, inginocchiandosi davanti alla tomba.
“Va via” sibila incazzato “andatevene via tutti,
cazzo! Fuori dai piedi!”
Natalie fa un salto all’indietro finendo
contro Charlie che la rimette dritta e le fa cenno di non prendersela.
Natalie non se l’è presa: è scocciata da morire!
“Non prendertela, gli passerà” le dice sottovoce Max col suo
sguardo stranamente limpido e consolatore.
Aggrotta la fronte per non dire quello che pensa veramente
in quel momento. Odia quella donna sebbene non l’abbia mai conosciuta, ma la
odia per il male che stava facendo a Ford anche dall’aldilà.
Natalie è sicura che lui non la dimenticherà mai, che quel
fantasma occuperà per sempre tutto il suo cuore senza lasciarle neanche un angolino in cui accucciarsi e non riesce a fare a meno di
singhiozzare per qualche istante. Era anche bellissima, come fa
a competere con una del genere?!
“Dai, non piangere. E’ nervoso, gli passerà, dagli tempo”
Pensi che non lo sappia, cretino?
Natalie ha una mezza antipatia per Max: sta dicendo cose scontate che non ha bisogno di sentirsi ripetere da un idiota troppo palestrato. Non risponde e si limita ad annuire.
“Quanto intendi rimanere?”
La domanda di Charlie non la fa neanche
pensare “domani non lavoro. Ho avvisato Nan.. la signora Merrybeth di un
lutto in famiglia. Mi ha dato la giornata libera” afferma
asciugandosi un occhio lucido.
“Bene, la tribù si allarga” ridacchia Max sfregandosi le mani
“ci dovremmo stringere”
“Dove?”
“Non lo sai?” Charlie sorride divertita “alloggiamo
tuttidal signorino scontroso laggiù”
“Sarà contento…” mugugna ricordando della sua antipatia per
le grosse compagnie. Anche se composta da tre persone,
per Ford bastano a creare situazioni insostenibili.
“Non ne hai idea. Ti dispiace dormire con me o preferisci …”
indica Max che assume un’aria angelica e la guarda sbattendo gli occhi.
Natalie lo fissa imperturbabile e
poi risponde lentamente calcando bene ogni singola parola “no, grazie. Ho una
famiglia in questa città e piuttosto che dormire con te mi sistemo nella cuccia
del cane”
Charlie scoppia a ridere trattenendosi per rispetto a Ford
che non sta divertendosi per niente e si sta macerando nei sensi di colpa.
“See..lo
so io con chi vorrebbe dormire, la piccoletta” ridacchia Max indicandola e
mandandola a fuoco.
“Porco!” sibila allontanandosi di qualche passo e
occhieggiando le spalle curve di Ford.
Charlie lo fissa con aria tenebrosa
“mi fai schifo sempre di più, Gershow. Non insidiare
la bambina!”
“Non sono una bambina” è la secca risposta della ragazza.
“Ho 23 anni e non sono esattamente una bambina e mi difendo da sola, grazie!”
replica acidamente facendola tacere.
La donna la osserva senza replicare alla sua tagliente
risposta e la segue con lo sguardo mentre si avvicina a Ford restando a parecchi
passi di distanza dietro di lui.
“Emmamma mia non si può neanche
scherzare! Ommerda!!”
Charlie si volta all’esclamazione di Max che se ne sta
accucciato in terra dietro la macchina “che ti succede, hai perso un
centesimo?”
L’uomo indica alle due spalle e la tira giù a sua volta “la
mia ex moglie! Merda, merda!”
“Io non centro nulla con le tue storie malate e lasciami
andare che neanche mi conosce, quella!” sibila a bassa voce scostando la
mano che la stava stringendo.
“Se vede Ford siamo fregati”
“Tu sei fregato” ribatte Charlie scrollandosi finalmente dalla
sua presa. Si rialza osservando una bella donna sorpassarla, gettandole appena
un’occhiata. Vorrebbe tanto aprire bocca per metterlo nei guai!
“Se n’ è andata, cretino” l’avverte
a mezza bocca quando è ormai lontana “che è sta storia?”
“Scappo per non pagare gli alimenti” spiega non fidandosi e
spiando da dietro la gomma le gambe della sua ex
moglie ormai all’orizzonte.
“Passibile di denuncia” afferma masticando una gomma alla
nicotina. “E da quanto tempo non li paghi?”
“Da tanto! Mi hanno licenziato, pignorato casa e il
commercialista è scappato con i miei soldi...e quel
fiorellino innocente è attratta da quell’essere abominevole!” mugugna a mezza
bocca tirandosi su dal terreno e spazzolandosi i pantaloni.
“Quello è un ragazzo molto dolce” borbotta seccata “e anche
lei! Mi piacciono insieme.”
“Mh..” mugugna Max osservandola e
appoggiandosi all’auto “tanto non sarei mai riuscito a rimorchiarla: troppo
innamorata di quel tipo”
Charlie lo guarda sbattendo gli occhi e non parla,
limitandosi a scuotere la testa “sempre una frase di troppo.”
La sento muoversi dietro di me ma non riesco ad aprire bocca
per parlare. Allungo una mano per invitarla a sedersi ma lei non accetta.
È arrabbiata perché le ho risposto
male prima?
“Quanto ti fermi?”
Natalie mi aggira e si ferma davanti a me abbassandosi sulle
ginocchia. Mi guarda fisso negli occhi e mi da fastidio farmi vedere così
debole. Afferma che dopodomani dovrà tornare ‘a casa’
dalla Nanny e che stanotte tornerà dai suoi.
Non può restare con me?
“Natalie...potresti fermarti da me se ti va…”
Lei mi guarda e inclina la testa soprappensiero “se mi
garantisci una buona copertura contro quell’essere
laggiù, resto volentieri.”
“Mi farebbe piacere” ammetto alzandomi col volto stravolto e
un’aria ciancicata da fare schifo e pena anche ad una suoretta. Strofino un
braccio sugli occhi e quando smetto la vedo infilare una mano in tasca. Mi
porge un fazzoletto con molta cautela. Lo prendo e lo guardo e poi sorrido come
uno scemo “da non crederci..” Ridacchio mentre Natalie
mi guarda senza capire.
“E’ un fazzoletto di carta: abbattono gli alberi in
Amazzonia per farli” mormora camminando di fianco a me.
Perché è così tesa adesso? Così
dura…
“E’ una cosa che mi diceva mio padre, un giorno te la
racconterò” mugugno camminando lentamente. Mi fermo e la guardo per un po’ cercando
di capire cosa l’abbia infastidita “mi fa piacere che
sia qui” ammetto timidamente facendola quasi sorridere.
“Davvero?”
La sua domanda è piena di speranza che le illumina il viso. Bellissima…
“Si” ha un’espressione che non le ho
mai visto e una tensione addosso che non mi piace per niente. C’è qualcosa che
la sta infastidendo e non penso siaMax. Deve essere sicuramente colpa mia. “Seicresciuta un pò o sono io che ci vedo male?”
“Ho fatto il compleanno una settimana fa ma sono sempre
uguale. Ci vedi male” borbotta mettendosi meglio lo
zainetto in spalla e non degnandomi di un altro sguardo. “Ce
l’hai ancora il cartello stradale?”
“Auguri in ritardo” le dico facendole alzare le spalle. Si, ce l’ha con me, sicuro a palla. “Ce l’ho
ancora, sta a casa” mormoro continuando a chiedersi che diavolo devo farci con
un cartello stradale...e perché Natalie ce l’ha a morte con me!
***
“Non mangi?”
“Non mi va”
“Dai, Ford…”
“Natalie…” l’uomo sospira e la guarda, mezza imbronciata e
occhi supplichevoli…disgraziata!
“Davvero non ho fame” cerca di essere gentile mentre
lo dice ma non riesce ad evitare il tono brusco.
“Va bene, non insisto “ afferma decisa e delusa: lui se ne
sta rintanato nella sua stanza e dall’altra parte giungono le grida selvagge di
Charlie e Max che non riescono ad andare d’accordo neanche su quanto sale
mettere nella pasta.
“Mi hanno scocciato, adesso urlo” sibila la ragazza
muovendosi verso la porta.
“Lasciali perdere, fanno esercizio
di pazienza. Chiudi quella porta e torna qua.” Le ordina mezzo arrabbiato per
avere la casa invasa dalle orde barbariche e depresso
per colpa di quella meraviglia dalla luna storta nella sua stanza.
Natalie ubbidisce e resta in piedi, addossata alla porta, le
braccia incrociate sullo stomaco. Lo osserva giacere scomposto sul letto, di
traverso, la faccia abbandonata sul copriletto. Alza la testa nella sua
direzione e le mormora che ‘potrebbe anche sedersi
accanto a lui, che non morde mica!’
Tu magari no.
Io in questo momento si! Pensa staccandosi dal muro e sedendosi ai
suoi piedi.
Non immaginava sarebbe andata così,
la cosa…
“Raccontami cosa fai adesso”
“No, non mi va molto.” Borbotta senza voltarsi. La gelosia
la sta divorando e si rende conto di essere ridicola!
“Sei arrabbiata con me?”
La sua voce è molto vicina, adesso. Natalie si volta e lo
trova accanto a se, dispiaciuto e preoccupato. La rabbia cala a livelli di
allerta e accenna un sorriso. “No, perché dovrei?”
Ford la guarda senza rispondere; torna a sdraiarsi sul letto
e contempla il soffitto prima di parlare.“Non lo so. Ho quest’impressione”
Impressione giusta, pensa
indurendosi di colpo. Si alza nuovamente avvicinandosi alla porta “vado a
mangiare; se hai fame, fatti vedere di la”
Quando resta solo Ford alza gli occhi al cielo…si, ce l’ha proprio conme!
Sbatacchiare piatti e posate non la fa
calmare e non la fa stare meglio. Natalie prende un bel respiro profondo, poi
un altro e poi un altro ancora e ringhia al nulla cercando di calmarsi.
E’ riuscita a mandare a quel paese Max tre volte che non le si avvicina più a meno di non aver una forchetta in mano
per punzecchiarla e attizzare la ‘belva’ dentro di
lei – in questo momento, fuori di lei - e ha evitato Charlie
finchè ha potuto. Quella sa qualcosa e ha capito qualcosa.
Siede fuori della casa, guardando la strada che si dipana
dal vialetto e continua a battere un piede ferocemente.
La porta si apre e Natalie solleva lo sguardo verso Charlie
che esce fuori e si stiracchia, sbadigliando.
“Si sta bene qua fuori” afferma appoggiandosi al muro,
fissando la luna, uno specchietto quasi invisibile nel cielo.
“Già” borbotta guardandosi le scarpe. La stringa è allentata
e lei la stringe per bene, impegnandosi mentre lo fa, cercando di deviare la
mente dalla rabbia che sta covando stupidamente.
“Come sta?”
“Non lo so” ammette appoggiando le braccia sulle ginocchia
piegate.
Charlie si sistema accanto a lei e la guarda per un attimo
“ti piace, eh?”
Natalie avvampa e non risponde facendola sorridere. “No, non
mi piace. Mi fa incazzare!” sbotta d’un tratto
arrabbiata. “Che aveva di tanto speciale questa donna?
Da quanto ho capito non era una santa, ok… sarà stata
bellissima ma…” Natalie si blocca non sapendo dove vuole arrivare. “Sono una stronza, lo ammetto. Dovrei consolare Ford e invece
vorrei prenderlo a schiaffi!”
“E’ la sensazione che hanno tutti appena lo conoscono. E’ un
bravo ragazzo in fondo, dolce, un pò tonto. Si spacca in quattro per le cose in
cui crede e prende sempre un bel po’ di fregature.”
Natalie la ascolta senza interromperla perché vuole conoscere
tutto di Ford.
“Come ha fatto a farti innamorare di lui?”
La ragazza non risponde, pensandoci su a lungo “vediamo…mi
ha corso dietro tre mesi, ogni volta che scappavo di casa, lui mi trovava sempre.
La prima volta mi ha scovato dentro un supermercato e non è
stato proprio un bell’incontro. Pensavo fosse un maniaco, l’ho visto seguirmi
fra i reparti finche alla cassa non mi ha sbattuto in faccia il distintivo da
agente privato e mi ha portato via di forza. Dio, che vergogna! Davanti a tutti
mi ha caricato sulla spalla come un sacco di patate e non mi ha fatto neanche
pagare la spesa: è passato attraverso i tornelli fregandosene della cassiera
che gli urlava dietro e mi ha lasciato andare solo una volta
arrivati alla macchina.”
La voce si affievolisce mentre ricorda il loro primo
incontro - scontro.
Si era messa davvero paura, soprattutto perchè se l’era
ritrovata davanti all’improvviso e quella cicatrice l’aveva fatta quasi
gridare. Alla macchina poi, l’aveva bloccata contro la portiera con un braccio
attorno alla vita e un’aria di strafottenza che lei aveva sempre odiato.
“Poi in piscina, in discoteca, al locale…” elenca contando
sulle dita “era diventata una specie di sfida, un nascondino scemo
che interrompeva la routine delle giornate. Le ultime due volte mi sono divertita parecchio!” ammette sorridendo.
Charlie annuisce e si accende una sigaretta. Sventola il
fiammifero e lo getta di lato, guardando il fumo della capocchia salire verso
l’alto. “Insomma è cominciata così”
“Penso di si...non lo so. Le ultime
due volte non vedevo l’ora che arrivasse…allora ho
cominciato a preoccuparmi sul serio; ho anche provato a sedurlo per farmi
lasciare andare ma non c’è stato niente da fare!”
“Mh…”annuisce la donna sorridendo “retto e onesto fino in
fondo”
Anche
troppo,pensa
con una smorfia. No, non è vero. Gli piace che sia
così. “E’ Mister Brightside”
“Cosa?”
Charlie la guarda senza capire e lei scuote la testa
sorridendo “niente…una canzone” spiega sorridendo
‘E’
solo il prezzo che pago, il mio destino mi sta chiamando. Apri i miei occhi
ardenti perché io sono MrBrightside’sussurra
calcando le parole del testo. “Me lo ricorda…sempre impegnato in qualcosa.”
Charlie la guarda di sottecchi. Quel modo di sorridere è
sinonimo di cotta fulminante e galoppante.
“E’ un bravo ragazzo”
“Lo so” annuisce fiera di lui. Poi si volta interrogativa “è
una mia impressione o non sa mai che pesci pigliare?”
Charlie scoppia a ridere e annuisce “si
e fa un sacco di rumore, in compenso. Se qualcosa lo
tocca si raggomitola su se stesso e non muove un dito finchè non è più che
certo di fare bene”
Natalie ridacchia intenerita.
“Con Jordan è sempre stato un capoccione cieco. Lei lo
trattava come una merda e lui abbassava la testa e rispondeva ‘sissignora’. Non so cosa ti abbia raccontato ma mi ha
sempre dato sui nervi quella stronzetta con la puzza sotto il naso.
Ford era uno dei tanti, uno per divertirsi una notte e
cacciare a calci il giorno dopo.” Borbotta alzandosi e
passeggiando su e giù “era talmente preso da lei da non accorgersi che quella
stronza ne aveva già pronto un altro. Ha fatto la
micina per un mese perchè c’ero io; quando me se sono
andata e Ford s’è finalmente svegliato…non è molto sveglio da quel punto di
vista. Penso dovrai gridarglielo con un megafono.”
“Non voglio sapere cosa è successo con quella donna!”
borbotta in fretta Natalie guardandosi dietro innervosita. Non è vero: muore
dalla curiosità di sapere cosa è successo fra loro ma non lo ammetterà mai.
“Gli ci vorrebbe una ragazza come te. Non so che problema hai, se sei matta o se collezioni teste d’uomini in camera
tua ma una con la tua dolcezza gli farebbe un gran bene” afferma indicandola
con una nuova sigaretta fra le dita.
“Non sono poi così dolce!” mugugna un pò lusingata dalle sue
parole. Se quella donna ha influenza su di lui…“è poi
è uno stronzo scontroso!”
“Non ha avuto vita facile; la madre è morta quando lui era
piccolo e il padre era un gran fannullone perditempo. Faceva l’investigatore
anche lui, ed era sempre assente. Ford è cresciuto solo, per
quello è così chiuso e riservato” mormora sedendosi accanto a lei. “Non
ha mai avuto fortuna con le donne e non è mai stato veramente felice. Lui crede
di esserlo stato quel mese con Jordan ma è solo una sua proiezione mentale. Hai
presente? Un ricordo brutto col tempo viene sfumato
fino adassumere toni gradevoli. Lui ha
fatto la stessa cosa: ha sfrondato di difetti di Jordan e ne ha esaltato quei
pochi lati buoni che possedeva. Non dubito che lei gli fosse
affezionata… a modo suo, ovvio, ma..”
Charlie si blocca sentendo un rumore dietro di se. Merda!
Alza lo sguardo al rallentatore mentre Natalie impallidisce
per la vergogna e la sorpresa.
Ford è furioso e sembra sul punto di picchiarla “che le stai
dicendo, Charlie?!
La donna si alza e getta la terra la sigaretta spegnendola
col tacco “mi sto facendo i cazzi tuoi!” ribatte con un mezzo sorrisetto
sfidandolo con lo sguardo.
Natalie si alza a sua volta, scostandosi dalle due belve e
stringe le braccia attorno allo stomaco “non litigate…” sussurra mordendosi un
labbro.
“Devi sempre intrometterti nella mia vita! Non sai un cazzo
di me e Jordan, come ti permetti di parlare di lei in questo modo?!”
La sua amica non abbassa lo sguardo neanche per un secondo
“analizzo i fatti da un punto di vista oggettivo”
“Non sai niente” sibila avvicinandosi a lei
“So che ti ha fatto stare d merda per un bel po’ e …
“Non sai niente, sta zitta!” urla piegandosi minacciosamente
verso di lei “lo sai che le ho svuotato il conto in
banca per pagare quell’aguzzino che mi ha sfregiato?! Lo sai che non mi ha mai
perdonato?!” urla facendole girare la testa da un lato. Il
silenzio che cala è pesante e sempre più opprimente. Charlie tace e alza
velocemente un sopracciglio “non lo sapevo, scusa…”
“No, no lo sapevi” mormora gettandole un altro sguardo
accusatore e voltandole subito le spalle. Vede Natalie ferma davanti a lui e fa
una smorfia “andatevene via tutte e due, non avete niente da fare qui!” sibila
sorpassandola e facendole perdere un battito.
“Ford...aspetta un attimo” borbotta in fretta afferrandolo
per un braccio mentre Charlie si allontana rapidamente.
Lui la guarda per una frazione di secondo e torna a fissare
la porta socchiusa.
“Sarei andata via domani lo stesso, non lasciamoci così
male, vuoi?” gli domanda dolcemente con la voce che trema per il pianto
imminente. Ha esagerato e ora non sa come cavarsi dai guai!
Ford non risponde e si limita a guardarla incupito.
“Scusami, gliel’ho chiesto io…le ho chiesto
di Jordan”
“Non dovevi farlo. Dovevi chiederlo a me” ribatte
duro con una voce cattiva e un tono ferito che le straccia il cuore.
La ragazza lo fissa con gli occhi lucidi e un rospo in gola
difficile da digerire “mi avresti risposto…se ti
avessi chiesto…tu..”
Distoglie lo sguardo e la stessa cosa fa il suo compagno.
“No, non ti avrei risposto” ammette con tono basso e carico di dolore “non ora”
Natalie annuisce e si appoggia alla parete con un tonfo
sordo, cercando di dire qualcosa che non le viene in mente.
“Cosa volevi sapere? E’ per questo che sei arrabbiata?”
La domanda la coglie impreparata. Muove gli occhi su e giù,
fino a posarli su di lui “vi amavate?”
“Si.”
Quando lo dice, dopo un secondo
lunghissimo si accorge di non saperlo con certezza. “Io...si…lei non so…” Balbetta
indeciso, sedendosi sullo scalino occupato in precedenza da Charlie.
“Ho sempre creduto…” Ford non riesce quasi a parlare, un
terribile timore che diventa realtà. Jordan non l’amava e non gliel’ha mai
detto. Infatuazione certo, affetto. Fine, niente di
più per lei.
Per lei.
L’uomo tace da troppo tempo e Natalie lo osserva, indecisa
se avvicinarsi o restare lì dov’è. Si accosta cauta abbassandosi piano piano e osservandolo di sottecchi “Ford…”
Lui non risponde continua a passarsi una mano sul viso, gli
occhi troppo lucidi “no, lei non mi amava…” ammette
affrontando la triste realtà. “Non mi amava.”
Capitolo 18 *** Molto carina, molto giovane, molto ingenua... ***
Natalie tace con gli occhi sgranati, un pò inebetita
Natalie tace con gli occhi sgranati, un pò
inebetita. E adesso che faccio? Come
lo consolo? Io non sono capace, non mi è mai capitata
una cosa del genere!
In preda all’indecisione gli circonda le spalle con un
braccio sentendolo rabbrividire.
“Ford…mi dispiace” sussurra accarezzandolo lievemente “non
fare così! Non so che fare per consolarti!” sbotta con la voce tremante
facendolo voltare dalla sua parte.
Il suo braccio scivola attorno alla vita e la stringe
affondando il viso contro la spalla, fra i capelli dorati che lo sfiorano e gli
fanno un solletico piacevolissimo.
Sente che il cuore le batte violentemente e la stringe
ancora di più respirando a fatica che lacrime che gli strozzano la gola e gli
impediscono di inghiottire.
Natalie gli stringe la testa fra le braccia e lo culla
contro di se, a lungo, finchè non lo sente calmarsi e non lo lascia neanche
dopo quando respira regolarmente muovendosi appena e strusciandole la guancia
ispida sulla clavicola. Si asciuga gli occhi con il dorso della mano e torna ad
abbracciarla con forza. “Grazie…” mormora con la voce roca che la fa avvampare.
Il cuore comincia a batterle un po’ troppo “niente” sussurra
impacciata, il piacere di essere stata utile - per una volta
- mescolato all’imbarazzo che serpeggia nelle dita che lo accarezzando affettuosamente.
“Mi sento un idiota…”
“Perché?”
La voce di Natalie è morbida e gentile,
c’è tanto affetto dentro.
Cristo…mi ci potrei
abituare e dopo sarebbe peggio! Ford la guarda per qualche istante e non
risponde rabbuiandosi ancora di più.
Si sente anche troppo bene…e non è normale.
“Beh? Cos’è sto musetto triste?” lo
prende in giro spingendogli un dito nella guancia senza ottenere alcuna
risposta.
Natalie si china a guardarlo, torcendo il collo e facendo
piovere i capelli nel vuoto “ti sei addormentato? Sono così soporifera?”
“No, sei rilassante. Anche troppo”
borbotta senza guardarla. Continua a fissare la barriera dorata e ne afferra una ciocca giocandoci svogliatamente, la mente in
bianco. È anche comoda…pensa muovendo
la testa e ascoltando il suo cuore che batte forte. Sfiora distratto il suo ginocchio
avvolto dai jeans e lo accarezza senza pensarci,
rendendosi conto solo alla fine che i battiti sono accelerati.
Improvvisamente si fa attento e si volta a guardarla.
Natalie sta sorridendo, svagata da qualche pensiero felice
perché ha un’espressione languida sul viso. Quando sente che
il peso si è spostato e non le preme più addosso, abbassa la testa di scatto e
lo guarda. “Che c’è?”
“No, nulla” sussurra guardandola intensamente. Mi starò sbagliando. “Natalie..”
“Si?”
La sua voce ha una nota urgente e lo fa sorridere. Forse anche lei…perché no?
Si alza e sospira, battendosi le mani sui
jeans impolverati e le allunga la mano per rimetterla in piedi. Natalie
vorrebbe rifiutare perché tutto quel contatto fisico fra loro è stato
troppo...e poi potrebbe sentire che le tremano le mani e ha i palmi sudati!
Con nonchalance, passa la destra sulla gamba e gliela porge
sperando che non si sia accorto della sua agitazione.
Quando è in piedi si aggiusta
distrattamente i vestiti e i capelli che le vanno in faccia – perché
non stanno mai a posto?
– e quell’angolino della tasca che esce sempre fuori…è
un fascio di nervi ma spera che lui non se ne sia accorto.
“Torniamo dentro va…” borbotta a bassa voce affondando le mani in tasca nervoso. Sclerosi galoppante. Figurati se ti degna di un pensiero, una così!
Natalie annuisce da un colpetto leggero alla porta socchiusa
che si apre con uno scricchiolio.
“Aspetta”
Sobbalza a quell’ordine perentorio e si gira di scatto con
gli occhi sgranati e una strana sensazione addosso “s-si?” balbetta alzando la
testa mentre si avvicina fino a toccarla. Se fa un passo
indietro inciampa nell’ultimo gradino rimasto.
Ford è nuovamente indeciso e la guarda mettendola in estrema
agitazione. Non gli tornano certi suoi comportamenti e avrebbe
bisogno di una spiegazione. Giusto per dormire la notte: se non riesce a
capire, non chiude occhio!
“Dimmi” insiste per trarsi d’impaccio; si tira giù le
maniche coprendo le mani e afferra il tessuto nei palmi scoprendo leggermente
una spalla. Quel lieve movimento attrae l’attenzione di Ford che si concentra
su quell’unico pezzetto di pelle scoperto.
D’un tratto si domanda come sarebbe
averla nuda addosso e avvampa fissandole le labbra e il seno, muovendosi su e
giù sul suo corpo.
“Cosa c’è?”
Natalie si è accorta di quell’esame ai raggi x e non può
fare a meno di arrossire “Ford…la smetti?”
“Di fare cosa?” domanda col cervello sconnesso e una voglia
opprimente di baciarla e toccarla, sopra e sotto i vestiti…soprattutto sotto!
“Lo stai facendo ancora” sussurra a disagio.
“Ancora cosa?” domanda nuovamente perchè non capisce nulla
di quello che sta bisbigliando tutto preso dalla sua fantasia erotica. Natalie
gli piace… fin troppo.
“Mi guardi”
“Perché sei bellissima”
Natalie sussulta internamente mentre Ford si riprende al
suono della propria voce e si allontana di qualche centimetro: non si era
accorto di essersi piegato così tanto su di lei. Stava quasi per baciarla.
Baciarla, baciarla…
Baciare Natalie…
“G-grazie” sussurra arrossendo
così intensamente da calamitarlo nuovamente verso di lei.
“Natalie…” mormora togliendo le mani dalle tasche. Le sfiora
le braccia salendo verso le spalle, stordendola con quella novità.
Rovinarsi la faccia è l’ultimo dei suoi pensieri in quel
momento.
“Pensavo di averti perso. Non sentirti per tutto quel tempo,
non vederti più…” sussurra accarezzandole il collo rigido. “Mi piaceva giocare
a nascondino con te”
“Ford, ma che…” lei lo fissa negli occhi e ammutolisce per
quello che vede “davvero?”
Lui annuisce e la tira a se, sentendosi sfiorare
timidamente. “Non possiamo farlo una volta al mese?
Per mantenere viva la tradizione.”
“Si che possiamo…” afferma
divertita sorridendogli. “Mi sforzerò di trovare qualche posto nuovo”
Ford continua a guardarla in quel modo che le fa muovere le
labbra da sola, assumendo un tono grave.
“Mi mancavi un casino” confessa a sua volta con la voce
rotta “io volevo tornare ma poi ho sentito quello che stava succedendo e tu non
mi hai più chiamata..” Pigola respirando a fatica.
“Scusami…”
Natalie scuote la testa facendolo tacere
“no, lo so. Ho capito. Per quello sono venuta da te…”
“Per consolarmi?”
Annuisce con forza continuando a giocare con la manica della
sua maglietta “si, anche per quello…”
Ford ha smorzato il sorriso tenue
diventando improvvisamente serio “c’è dell’altro?”
Natalie lo guarda per un istante solo
indecisa. “Si. La telefonata...quando è caduta la linea..”
“Si?” la incita con il cuore che
batte sempre più veloce.
“Anche quando sono venuta a
trovarti e tu non c’eri…volevo dirti una cosa” sussurra imbarazzata
“Come faccio adesso?” Mormora guardandosi attorno e spirando
forte.
O merda! Sta dicendo quello che penso?!
“Natalie..” La guarda negli occhi con difficoltà, ingoiando
e cercando le parole giuste. “Non c’è sempre bisogno di dirlo” dichiara
tirandola verso di lui e respirandole a pochi centimetri dal volto.
Natalie è bloccata a metà di un sogno, la realtà le sta
sfuggendo di mano quando Ford le accarezza il volto lentamente, facendole
chiudere gli occhi. E’ un bacio leggero e morbido quello che si posa sulle
labbra, provocando un effetto imprevisto in lei: si ritrae scottata,
schiaffeggiandolo all’improvviso.
Che
ho fatto?! Si domanda stupita di se stessa, osservando come tocca la
guancia e l’espressione di incredulità che ha.
“Non c’è bisogno di usare la violenza” mugugna con voce
scherzosa e l’animo che sta sprofondando nella tristezza…allora aveva capito male? Si era sbagliato come un idiota! “Voi
donne avete uno strano modo di dare gli schiaffi: colpite con le dita”
“No, non volevo! Scusami, non volevo
dartelo!” si affretta a balbettare mentre lui entra in casa e lei gli va dietro
disorientata dal proprio comportamento “scusami, mi hai colto di sorpresa,
non…”
Ford si gira con un sorriso tenue
ripetendole di non preoccuparsi “scusami tu. Non dovevo allargarmi in
questo modo con te”
No, porca miseria, ti devi allargare! Pensa
restando a guardarlo senza proferire verbo. Le stanno andando a fuoco le labbra
e sente ancora il suo respiro che la sfiora gentilmente le guance.
Ford la osserva ancora per qualche istante e le augura la
buona notte. Ha fretta di nascondersi sotto il letto. Gettarsi nello sciacquone e tirare la catena sarebbe meglio! Natalie
annuisce ma non riesce a parlare, le labbra incollate.
“Ford…aspetta dai..”Bisbiglia facendo uno sforzo enorme per
muovere le gambe inchiodate sulla listarella di
parquet.
Se la ritrova addosso dopo qualche secondo, le braccia
attorno al suo collo e il corpo stretto al suo e non capisce quel
voltafaccia improvviso.
Mai capito niente
delle donne. Una volta ti baciano, un’ altra ti picchiano..
ridacchia dentro di se un po’ sollevato dall’affetto che sente provenire dalla
ragazza. Ma chi se ne frega, dopotutto!
“Notte” bisbiglia stampandogli un bacio sulla guancia e
restando così parecchi secondi, le labbra che stanno fremendo per l’emozione e
il cuore che batte troppo forte trasmettendo il tremito al resto del corpo.
Ford la sente ma resta immobile, anche se vorrebbe
stringerla di più e girare la testa per baciarla veramente. Quando
la presa si allenta, la lascia andare considerando che uno schiaffo a sera è
più che sufficiente per il suo povero cuore maltrattato e non fa caso
all’espressione di Natalie che ha deciso di rischiare e di beccarsi uno
schiaffo anche lei.
Lo costringe a piegarsi e si allaccia morbidamente a lui
posandogli le labbra sulle sue.
Sono fresche, più morbide di prima. “Mi devi uno schiaffo,
adesso” sussurra emozionata non credendo d’averlo fatto veramente.
“E’ come se te lo avessi dato, va bene?” mormora tornando ad
abbracciarla un bel po’ frastornato.
“Insisto” sussurra ipnotizzata da quello che sta leggendo
sul suo viso. E‘ bellissimo!
“Non esiste” afferma accarezzandola lungo la spina dorsale,
facendole venire i brividi e intrecciandole dita fra i capelli “posso baciarti,
se vuoi…ma non posso picchiarti”
“..per me va bene…” bisbiglia
sentendo le palpebre pesanti e le labbra che si aprono per ricevere il suo
bacio.
“C’è di nuovo quel tipo al telefono!”
Max piomba giusto in tempo per vederli balzare ai lati
opposti del corridoio e lancia un’occhiatina sarcastica ad entrambi “gli dico di richiamare?”
“Ormai passamelo!” ruggisce strappandogli il telefono di
mano e lanciando un’occhiata a Natalie…che se n’è andata in preda
all’imbarazzo.
Merda!
“Sempre a rompere il cazzo tu!” sibila nel telefono e a Max,
una frase rivolta ad entrambi gli uomini.
“E’ così che si risponde ad un vecchio amico che non vedi da
anni?!”
Ford sposta l’orecchio alla risata violenta che lo investe
“non sentirti per altri cinque minuti non mi avrebbe fato male!” ribatte
innervosito e dondolando su una gamba…proprio
adesso che la serata acquistava un senso!
“Che vuoi? Non vengo a gettare
soldi nel tuo locale!”
“Ma come?! Ricorre l’anniversario
della morte della mia povera mammina che mi ha lasciato tutti quei soldi per
aprire il mio bellissimo casinò e tu rifiuti! Sei una merda!”
Ford sbuffa e grugnisce che non ha tempo…poi ricorda che non
ha più niente da fare. Natalie è li con lui…e Jordan…
“E’ un brutto momento, Liberal. Mac è morta”
“O porca put…cioè…mi
dispiace, ragazzo” mugugna l’uomo con un po’ di tristezza nella voce. “Anche a me” sussurra camminando su e giù per il corridoio.
Ford è capace di farsi chilometri con il cordless in mano.
Camminare lo aiuta a pensare. Deve fare qualcosa o impazzirà, anche se sta
fermo cinque minuti.
“Beh…”
La voce del suo amico giunge bassa e dispiaciuta “il Casinò
è sempre qui…facci un salto se ti va”
Ford annuisce e lo ringrazia sentendosi di nuovo malissimo.
Ha appena posato il telefono quando Charlie gli compare
di fronte all’improvviso con aria serena.
La scruta per qualche istante e alza un sopracciglio facendo
una smorfia “ringrazia che sono troppo buono e che non picchio le donne.” Le sibila puntandole contro un dito.
La donna inclina la testa scuotendola e sibilando sottovoce
che è un ‘cazzone’ e che se
ne va.
“Vai via?”
“Si, non ho più niente da fare qui” afferma afferrando la
giacca che ha lasciato sull’omino all’entrata “ciao Ford”
Gli addii di Charlie: asciutti e brevi come un tornado improvviso.
“Sta attento a quella ragazza”
“Sto sempre attento”
Charlie lo fissa dubbiosa e non
commenta “allora sta attento che quel porco di la non le salti addosso”
Ford la studia mentre cerca le chiavi della macchina nella
tasca “non te ne andrai perché sono arrabbiato con
te?”
“Sai che me frega dei tuoi fanatismi da maschio disonorato!”
sibila con una smorfia “ho un cane a cui badare, per
non parlare della mia casetta in balia della polvere. Ho saltato l’appuntamento
dalla parrucchiera per tenerti la manina mentre frignavi per la tua bella. È
tempo di togliere le tende” decide aprendo la porta “ci vediamo”
“Spero tardi” ribatte con voce dura, enormemente dispiaciuto
“sei la solita stronza e non cambi mai”
“Neanche tu se è per questo. Mi raccomando..”
Charlie lo guarda dritto negli occhi mentre esce “tieni lontano quel coso
arrapato dalla biondina”
Ford ridacchia mentre Charlie rimane fin troppo seria. Gli
fa morire il sorriso sulle labbra “che intendi…”
“Io ti ho avvisato”
La osserva mentre sgomma e se ne va, lanciando la macchina
come una matta sulla strada deserta.
Si gratta la testa metaforicamente per cinque discreti
minuti ripensando alle sue parole. Sta a
vedere che quel maniaco ha già puntato Natalie!
In preda all’arrabbiatura, gli compare alle spalle
all’improvviso mentre Max legge una rivista. Gliela strappa di mano gettandola
da un lato e resta a fissarlo mentre lui a sua volta lo guarda “e quindi?”
domanda con voce sorpresa.
“Charlie se ne andata”
“Eccavolo!” ribatte schioccando le
dita “mi piaceva la tua amica” borbotta con la voce depressa ma dopo un secondo
alza le spalle e sorride “mi dai il suo numero?”
“Ti do un sacco di calci se non mi dici che intenzione hai
con Natalie”
L’uomo alza le mani e lo guarda, placido e composto “tutta
tua”
“Tutta mia un cazzo!” sibila arrabbiato “a
Charlie tu non piaci e Charlie sa riconoscere i figli di puttana lontano un
miglio” ringhia spingendosi contro di lui “se mi mette in guardia contro
di te un motivo ci sarà”
“La tua amica ha dei seri problemi” ribatte tranquillo “e
anche tu. Non vado ad insidiare le ragazzine”
Ford lo fulmina, colto sul vivo “che stai insinuando, lombrico?”
Il suo ospite ha un’espressione seria che non gli ha mai
visto “nulla. Se le piaci non vedo cosa ci sia di male
ad approfittarsene”
“Che cazzo stai insinuando, lurido
verme?!” ringhia alzando la voce e scrollandolo “guarda che io non mi sto
approfittando di nessuno!”
“Togli ste mani e fai poco l’incazzato”
sibila a sua volta fulminandolo “per me puoi sbatterti chi ti fare, ma quella
la non è esattamente un tipo adatto a te”
La stretta si approfondisce e Max può sentire il suo fiato
sul viso ”e quale sarebbe il tipo adatto a me?”
“Usarla per dimenticare Jordan…non se lo merita un
trattamento del genere!”
Ford lo lascia andare incredulo “tu non
sai un cazzo!” ridacchia scuotendo la testa “mai sentita una cazzata più
grossa di questa!”
Max lo fissa per qualche secondo prima
di parlare “ti piace”
“Allora?”
“E’ molto carina”
“Non sono cieco”
“E’ molto giovane”
“Lo so da me, grazie!” sbotta alzando nuovamente la voce
“non immagini gli scrupoli che mi sto facendo con lei!”
Max scuote la testa, così serio che sembra quasi finto
“analizziamo i fatti oggettivamente. Voglio scriverci un libro sopra: il
classico investigatore scontroso e sgualcito impegnato in mille avventure e
mille donne, la ragazzina che s’innamora del detective tanto
più grande di lei che le da sicurezza e seda la sua smania di
conoscere le meraviglie della vita. La donna di lui
muore – ahimè – e cosa può fare la tanto ingenua ragazzina se non
gettarsi fra le braccia per consolarlo?”
“Vaffanculo Gershow!” sibila
girandogli le spalle, le parole che martellano dentro.
“…e guarda caso – miracolo! – la fanciulla è anche vergine ma si dona anima e corpo al duro
investigatore che ne accetta il fiore appena sbocciato…che schifo, non venderei
una riga!” sibila disgustato dall’analisi ‘oggettiva’
della realtà. “Lasciala stare, Shelton”
“Vattene, prendi le tue cose e vattene!” sibila cercando di
non incazzarsi maggiormente.
“Così da lasciarti campo libero che la piccola? Scordatelo”
Ford alza gli occhi al cielo girandosi verso di lui “ma che
cazzo…”
“Vi ho visti, prima: se non fossi
arrivato sareste finiti dritti dritti sul letto e il
mio libro si sarebbe scritto da solo”
“Guarda che non sono un animale fuori controllo come te!”
ribatte troppo stupito “lo so dove fermarmi..”
“Con lei? Non penso proprio! ”ribatte saltando giù dal
divano e sistemandosi i vestiti “con una così come fai a fermarti?”
“Coso…”
“Si, me ne vado. Ti lascio cogliere il fiore innocente senza
testimoni intorno”
“Se non te ne vai di corsa, ti prendo a calci in culo fino a casa della tua ex!”
Max lo guarda sorridendo “ecco dove passerò la notte: da
Fran. Lei almeno sa quel che vuole”
Capitolo 19 *** Il vigliacco che non sono io.. ***
Max sbuffa esasperato per l’ennesima volta, gettando la cartina stradale
accanto a se…ma come pretende che riesca a trovare qu
Ford iperventila per non esplodere
e prendere a pugni Max che continua a scuotere la testa.
“Non hai visto come ti guarda? Possibile che tu sia così
rimbambito da non accorgerti che ti muore dietro?” insiste a bassa voce
guardandosi alle spalle.
L’uomo non replica perché non ne è
sicuro al cento per cento. Improvvisamente si rilassa sedendosidi schianto sul divano, facendolo
scricchiolare. E’ vecchio, deve cambiarlo.
“Non lo so. Certe volte mi da quell’impressione, altre…prima
mi ha dato un ceffone e poi mi ha abbracciato. Non la capisco.”
Max si siede davanti a lui e guarda il fondo della stanza
sperando che non appaia proprio in quelmomento “non mi sembra il massimo della maturità, quella ragazza. Per
quello m’impiccio degli affari tuoi.” Specifica a bassa voce. “Si è presa
una cotta per te, sei l’eroe dei suoi sogni. Il principe azzurro che la
va sempre a salvare. Non mi stupirei che lo facesse apposta”
“Ma che dici..” Borbotta
aggrottando la fronte. E
se fosse vero?
Sospira cercando di rimettere a posto i vari fili ..e se avesse ragione lui? Se lo
facesse apposta a scappare? E poi quella frase ‘ti
devo dire una cosa…’
“A te piace, è più che evidente”
Ford non replica e si limita ad ascoltarlo continuando ad
unire i puntini di quello strano disegno che si sta formando nella sua testa.
“E’ troppo piccola…” borbotta a se stesso
“Fosse quello! Il problema sei tu”
L’uomo lo guarda senza capire “io? Cosa ho
fatto?”
“Il turpiloquio spinto e a sproposito, il mondo in cui ti relazioni con la gente, il tuo stile di vita!” elenca
indicando la stanza. “Vivi in un buco che avrebbe bisogno di una ripulita,
imbiancata e di un total re style. Indossi gli stessi vestiti per tre giorni di
seguito, ti ubriachi 5 volte la settimana e rimorchi le prostitute!”
“Non è vero...è capitato una sola
volta” ribatte arrossendo un po’ “e ho un armadio pieno di roba in copia
multipla perché non ho tempo e voglia di girare per negozi”
Tace vergognoso sentendosi immondizia, giocando con
l’orologio e girandolo più volte attorno al polso.
Max lo scruta pensando di aver calcato la mano perché lo
vede in seria difficoltà. Abbozza un bel sorriso conciliante prima di parlare.
“Sorvolando il fatto che in questo momento non saresti
da presentare ai suoi genitori, lavorandoci su potresti migliorare tante cose”
“I suoi mi conoscono…sono di famiglia ormai” mugugna con
voce bassa e imbronciata.
“Il fatto che gli ritrovi la figlia non vuol dire che
sarebbero lieti di vederla uscire con te”
“Smettila”
“No, affronta la realtà: vai bene per stanarla ma non
certamente per portarla all’altare”
Ford lo guarda mezzo allibito “ti stai allargando, adesso”
Max scrolla la testa con un sorriso malandrino “noto un
certo romanticismo nauseante quando vi parlate”
“Se..” Ribatte
indurendo il viso “hai finito la paternale? Guarda che lo so di non
essere alla sua altezza! Quelli vogliono il meglio per Natalie e non lo
troveranno certo in uno come me” afferma depresso,
guardandolo da capo a piedi. “Perché stiamo facendo
questo discorso assurdo?”
“Perché Natalie si è innamorata di
te, tu di lei e se vi accoppiate succedono i casini” gli ricordò velocemente
con voce piatta.
Ford non parla più e pondera seriamente le parole di Gershow.
Fra quello che intendo
fare io - cioè niente - e quello che mi sta prospettando
sto tipo ce ne corre. E’ già tanto essere riuscita ad avvicinarla, Natalie. Non
l’ho fatto apposta, è capitato.
E’ capitato per puro
caso.
Quell’affarino timido che aveva tallonato nel supermarket e
in giro per le varie città, non rientrava nei suoi piani. Gli era piombata fra
le braccia, diciamo così.
Adesso non avrebbe più voluto lasciarla andare, a dirla
tutta. Con quella dolcezza che esplode a momenti e quel sorriso che ti scalda
il cuore.
Lo so che sono
irrecuperabile…però...si abbatte ancora di più ora che la sua inadeguatezza
è stata così brutalmente analizzata.
Io mi sento sempre
fuori posto. Non so stare in un altro modo! Pensa con rabbia mista a
dispiacere. Si guarda attorno e pensa che la sua sciatteria si manifesta
chiaramente nell’appartamento, anche se Charlie ha dato
una bella ripulita.
Almeno quei giornali li poteva
togliere, adesso che c’era Natalie!
Li afferra in blocco e li scarica dietro il divano,
spostando il problema invece di rimuoverlo.
Non ho tempo di
occuparmi di questa casa...e se ce l’ho sono stanco e
preferisco dormire, si scusa dentro di se senza accorgersi che Gershow se n’è andato.
Si sdraia su divano restando a guardare il soffitto. Non sarei in grado di darle niente di quello
che vuole.
***
Natalie guarda dalla finestra incuriosita. Ha sentito il
rumore di una macchina allontanarsi e quando si è accorta che anche Max ha
lasciato la casa, le è saltato il cuore in gola. Lei e Ford sono
soli! Soli!
Una vampata di rossore sale alle guance e ha la bocca secca,
tanto da non riuscire ad ingoiare. Siede sul bordo del letto con il batticuore,
tentando di tirare un profondo respiro. Da
soli… rimembrò i racconti spinti di Bev quando
rimaneva sola col ragazzo e l’emozione prese il sopravvento.
Si stavano baciando e quel disgraziato era arrivato ad
interromperli!
Afferra la maglietta che si è tolta poco prima e comincia
sventolarsi cercando di ‘raffreddarsi’ ma la manovra
non funziona del tutto se non smette di pensare a quei due bacetti leggeri che
si erano scambiati.
Le gambe non le appartengono più: si alza, infilandosi la
maglia ed esce dalla stanza con trepidazione. Un formicolio piacevole le invade
il corpo mentre cammina nel corridoio, la mente occupata da mille pensieri e il
cuore che batte e batte e batte…
****
Rimasto solo, Ford è sprofondato nel sonno mentre ripensava
a lui e a Natalie. Le emozioni del giorno lo hanno stremato,
così sogna. Sogni strani, confusi, indescrivibili che lo fanno svegliare
di colpo, in un lago di sudore con l’eccitazione che urla per essere
soddisfatta.
Luce… fastidio,
pensa girandosi verso lo schienale imbottito e nascondendo la testa sotto il
braccio.
Si muove un po’ cercando la posizione giusta, finchè non
decide che svenire nella propria stanza è molto più comodo. Barcolla intontito
verso la porta e sorpassa Natalie senza neanche vederla.
“Ford..”
Sbatte gli occhi più volte, il viso aggrottato e gli ci
vuole un po’ per mettere a fuoco la ragazza.
La protagonista dei miei sogni sconsiderati mi guarda
sorridendo. Cerco di riprendermi, ma sto stirando dal sonno. Vi hanno mai
tirato giù dal letto nel mezzo della fase REM? Fastidioso, eh?
“Natalie….che fai, non dormi?”
borbotto entrando nella mia stanza e crollando di faccia sul materasso.
La sento ridacchiare e poi qualcosa di morbido
mi tocca il braccio “se resti così, muori soffocato” ridacchia mentre mi
giro pigramente sulla schiena.
Molto meglio adesso…
Sospiro abbozzando un sorriso e ascolto la nuova risata che
stilla dalle sue labbra...così dolce…
“Sembra quasi che tu non dorma da settimane”
“Quasi” ascoltando il suono della sua voce. Sento delle dita
fresche che mi sfiorano il viso e mi fanno voltare verso di lei, gli occhi
aperti. La trovo inginocchiata vicino al mio stomaco con un
filo in mano “ti si era attaccato sulla fronte” ridacchia giocandoci e
arrotolandolo fra i polpastrelli.
“Ti diverti ad approfittarti di me…di un povero vecchio
stanco e assonnato” borbotto voltandomi su un fianco, verso di lei. Ho voglia
di accarezzare quelle ginocchia che spuntano dalla maglietta.
Ha le gambe nude.
“Se vuoi ti lascio dormire..”
Sussurra piegandosi un po’, la sua voce più vicina.
“Mi fa piacere se resti” mugolo abbozzando un sorrisetto che
muore subito. Ha solo quella maglietta. Non
ha il reggiseno. Non dorme col reggiseno, nessuna donna lo fa.
“Va bene” mormora con una nota alterata. Apro un occhio e la
trovo sdraiata davanti a me che sorride timida.
Allungo una mano per accarezzarla e non sono di sicuro di
esserci andato delicato, perché la vedo fare una faccia buffa. “Hai la
delicatezza di uno schiaccia sassi!” ridacchia posando
la sua mano sulla mia.
Bellissima…
“Dormi sempre in questa posizione strana?” mi domanda
indicando il letto.
“E’ uguale” rispondo pensando che ci dormo di traverso non
cade certo il mondo. E accontentiamola, va. Striscio fino a posare la testa
sul cuscino e sospiro felice…cuscino…che goduria!
Lei ride di nuovo e si adagia accanto a me.
“La smetti di prendermi in giro?”
“No, sei buffo, mi fai morire dal ridere!” esclama con una
mano davanti alla bocca e gli occhi che luccicano.
Stupenda…
Allungo un braccio e me la tiro contro, cercando di
soffocarla. “La finisci, eh?”
Natalie all’inizio ride, poi smette quando ha esaurito le
forze. O forse smette perché sta pensando la stessa
cosa che sto pensando io.
Quel corpicino caldo e sottile non mi ci voleva adesso, non
ora. La sento trattenere il respiro mentre si sistema meglio contro di me. Si
aggrappa alla mia maglietta e sta li, ferma e buona, lasciandomi senza parole.
Neanche mi accorgo di cominciare ad accarezzarla, mentre lei posa la testa sul
mio braccio e resta immobile, accarezzandomi di tanto in tanto con due
dita.
Sento il suo respiro un po’ affannoso che mi entra nel collo
della maglietta e riscalda la pelle.
La mia mano scivola fino alla vita, tirandola e
costringendola ad aderire a me, intreccia le gambe con
le mie e mi si aggrappa ancora di più addosso.
Può sentire il batticuore che sta salendo d’intensità se
resta così.
“Non hai caldo?” mi domanda a bassa voce,
le trema un po’…
“Un po’ si” ammetto senza muovermi.
Natalie non respira quasi; finchè non la sento muovermi non
mi sposto di un centimetro.
Lei afferra la maglietta e se la toglie facendomi pensare di
tutto. Sotto ne ha un’altra, molto carina e con due bretelline che sgridano
’strappami, strappami’ a squarciagola.
Mi guarda per un attimo e poi gira la testa dall’altra
parte. “Hai deciso di morire di caldo?”
Ci metto un po’ a realizzare che forse
vuole che io faccia la stessa cosa. Ho il cervello in modalità
‘off’ a quell’ora e con lei che mi sta davanti in
biancheria intima e basta.
Non ce
l’ha il reggiseno, proprio no!
Volta la testa verso di me e mi guarda avvicinandosi
lentamente “posso restare qui?”
“Certo…” borbotto mentre lei torna a sdraiarsi accanto a me
un po’ distante.
Non ricordo una sola parola del discorso di Gershow o delle cose che avevo deciso
da solo. Vedo solo lei, di una bellezza abbagliante, con quel visino che mi fa
pensare di tutto…è praticamente nuda!
Lei si avvicina a me restando con gli occhi legati ai miei e
comincia ad accarezzarmi sulla guancia, facendomi il solletico; le sorrido ma
lei non mi ricambia e continua a guardarmi in quel modo…
La mia mano sale, fino ad infilarsi sotto i suoi capelli. La
sento sobbalzare e quando la volto sotto di me, continuando a fissarla e lei mi
lascia fare con un’espressione languida sul viso.
Natalie trattenne il respiro finchè non
giacque sulla schiena, con Ford su di lei, una gamba infilata fra le sue
che mosse, divaricandole per permettergli di stare più comodo.
Stava arrossendo, sentiva il viso caldo e le sue mani
bollenti su di lei e non riusciva a smettere di fissarlo in quel modo.
Mi prenderà per stupida
se continuo,pensò, cercando di chiudere almeno
gli occhi. No, non ci riusciva, doveva continuare a guardarlo per imprimersi
bene tutti i particolari del suo viso in mente.
La sua mano che scivolava lungo la coscia fino al fianco, la
faceva tendere; sorpassò la maglietta e si perse sul suo stomaco,
massaggiandolo ed eccitandola ancora di più.
Non è
possibile…per così poco, pensò
chiudendo gli occhi e arcuandosi all’improvviso.
“Natalie...che dobbiamo fare?”
“Questo” sussurrò eccitata muovendosi lentamente.
“E poi? Dimmelo tu, io non ci
capisco più niente..” Mormorò costringendola ad aprire
gli occhi al suono della sua voce così giù di morale.
“Neanche io” ammise abbracciandolo con affetto “la prossima
volta che scapperò mi verrai a cercare?” gli domandò con la voce sempre più
evanescente mentre le faceva scivolare una spallina.
Ford si fermò colpito da una mazzata nelle parti basse. ‘mi verrai a cercare’
Aveva
ragione Gershow allora…lo faceva apposta. Si allontanò lasciandola sola,
annientato dalla scoperta e anche un pò felice.
“Ford..” Sussurrò restando a guardarlo interrogativa. Lo
osservò mentre usciva dalla stanza e si tirò a sedere chiedendosi che diavolo
gli passasse per la testa.
Rimise a posto la spallina meccanicamente e arrossì
scoprendo l’elastico degli slip lievemente calato sui
fianchi.
Ford si era ripetuto il discorsetto a mente, mentre
gironzolava fuori della stanza, dandosi del pazzo e anche un po’ del pedofilo. Quando rientrò, certo come non mai di fare la cosa giusta,
allontanandola da se, e la trovò in quella posizione così ingenuamente
seducente, il discorso fu cancellato da un celere colpo di spugna.
Si appoggiò alla porta chiudendola a chiave ma senza
rendersene conto e la fissò divorando con gli occhi ogni parte del suo corpo.
“Non sono molto sicuro che sia una cosa giusta da fare” le
disse a mezza bocca restando dov’era.
“Non facciamo del male a nessuno” gli rispose fissandolo con
un sorriso dolce.
E a noi stessi? Si domandò staccandosi
con ritrosia dalla porta. “Sei pazza a volermi”
“Se non ero pazza non sarei
scappata di casa tutte queste volte per farmi rincorrere da te” sorrise con la
voce lievemente isterica e in preda al panico “se non mi abbracci entro cinque
minuti mi parte un embolo” lo avvertì stringendo il lenzuolo fra le dita.
“Parte a me…” mormorò sedendosi ai piedi del letto, dandole
le spalle. “Non posso, non posso proprio” ripetè più rivolto a se stesso che a
lei che lo stava osservando sbigottita.
“Va via, Natalie” mormoro sentendomi di nuovo in colpa per
averci anche solo pensato “torna a casa tua o a Bleiza.
Fatti un fidanzato della tua età e metti su famiglia”
Lei mi guarda a bocca aperta: non si aspettava un finale del
genere. Io non mi aspettavo che le parole di quel coglione fossero così vicine
alla realtà.
“Io non voglio tornare a casa o mettere su famiglia. Non sono una fissata col matrimonio!” ribatte secca gattonando
fino a me e voltandomi con forza dalla sua parte.
Dio santo, non se ne esce più
adesso. Aveva ancora una via di fuga ...non
ti avvicinare!
“Dovresti. Magari smetti di frignare come una ragazzina che
fa i capricci per non fare i compiti e impari un po’ di buon senso ed io non
sarei più costretto a correrti dietro!”
Cazzo, le ho fatto male. Quella me la potevo risparmiare ma sto cercando i tutti i modi di farla ragionare.
“Mi hai detto che ti mancavo…”
“Dico tante cazzate, non posso ricordarle tutte!” sbotto
allontanandola con un gesto brusco. Sta per mettersi a piangere e la colpa è
solo mia. Ma ha ragione Gershow…su
una buona parte.
“Stronzo!”
E no, porco giuda!
In questo momento mi sta odiando come non ha mai fatto
prima. Dopo qualche secondo vedo le lacrime scivolare
lungo le guance e mi sento ancora di più un mostro.
“Bugiardo…sei uno maledetto
bugiardo!” urla afferrando il cuscino e picchiandomi con quello.
“Smettila” le dico parando i colpi e strappandoglielo di
mano. Non la ferma per un secondo e si getta su di me prendendomi a pugni che
non fanno tanto male perché ha le mani piccole e di botte ne ho prese un bel
po’ nella vita.
“Isterica del cavolo. Tutte uguali voi figlie di papà. Se non avete quello che volete non siete mai contente”
Questo non sono io!
Non sono io che parlo, mi escono da sole!
“Che vuoi da me? Ti ritrovo sempre
fra i piedi, lo fai apposta a scappare per farti correre dietro perché non hai
uno straccio di ragazzo che si prende la briga di venirti a cercare”
“Non è vero! Smettila!” urla divincolando i polsi che le ho bloccato. Fa male dopo un po’.
”Che sei tornata a fare? Non raccontarmi la balla che eri preoccupata per me che non ci
credo!”
“Ma è vero…” singhiozza disperata.
“E adesso che sei venuta a fare?!”
“Adesso…”
“Adesso” puntualizzo stringendole un po’ i polsi e facendole
male.
Questo non sono io!!
Natalie singhiozza e non risponde poi abbassa la testa e
sussurra che non riusciva a dormire e che aveva voglia di stare un po’ con me.
Anche io…
“Come no! Vuoi farlo con me? E Poi?
Credi che la cosa andrà avanti? Che staremo insieme?!”
Non risponde e singhiozza piano lacerandomi dentro.
“Abbiamo due modi diversi di vederla” ridacchio per qualche
secondo facendole alzare la testa.
Mi odia.
Glielo leggo negli occhi che mi sta odiando per il male che
le sto facendo. Io
vorrei stare con te, Natalie, ma non si può...credimi!
E’ un attimo e il vigliacco che non sono io, la rovescia sul
letto facendola gemere. La guarda intensamente ma lei si rifiuta di incontrare
il suo sguardo ma non si divincola, non fa niente. Lo lascia fare senza dire
una parola.
Quello che non sono io le alza la maglietta sullo stomaco
facendola tendere e le passa pesantemente una mano
sulla pelle, eccitandosi ancora di più perché è più liscia di quello che
pensava…ed è più morbida…
Finiscila, cazzo! Smettila, la stai spaventando!
“Ford…” Sussurra senza trattenere le lacrime. Lo lascia libero
di fare quello che vuole perché le piace Ford, le piace tanto anche se sta
facendo lo stronzo in quel modo e le ha detto quelle
cose che l’hanno ferita.
Le piace il modo in cui la guarda e le piace il mondo in cui
la sta toccando e baciando…lei lo vuole e non le importa più nulla…
Si lascia andare ad un gemito d’eccitazione che lo investe
con violenza, lasciandolo frastornato.
Si sdraia su di lei, infilando una mano dietro il collo e
tirandola verso di se, guardandola mentre lascia ricadere la testa
all’indietro, le labbra semiaperte e il respiro affannoso.
Le sue mani risalgono le braccia e lo accarezzano, cercando
di reagire a quella passività che l’ha aggredita.
La tachicardia che l’aveva colta, la poteva sentire sotto le
labbra mentre la baciava e leccava facendola rabbrividire e mugolare. I baci continuarono fin sulla gola, finchè non raggiunse le labbra.
Natalie lo guardò combattendo per restare lucida ma quando sporse le labbra e
le aprì leggermente Ford continuò a guardarla e ad accarezzarla, finché ad un
certo punto smise di sfiorarle il viso e le labbra con la punta delle dita e vi
chiuse la bocca sopra, dandole un bacio pieno e morbido, sfiorandole appena
l’interno delle labbra con la lingua; dopo qualche secondo incontrò quella di
Natalie che lo ricambiò timidamente. Sentiva il respiro farsi più profondo e
ansimante, pari al suo. Il cuore batteva così tanto che sembrava avesse corso per chilometri, e ora si sentiva sprofondare in
acque nere e torbide ed era difficile resisterle!
Le succhiò la lingua facendola trasalire e quando si
premette su di lei, la sentì tendersi.
Quando pensava che più di così non avrebbe potuto eccitarsi,
Natalie fece la stessa cosa con lui e gli catturò la lingua, giocandoci allo
stesso modo e facendolo quasi morire.
La strinse fra le braccia strappandole un gemito; era come
strizzare un passerotto nella mano, ma non smise di farlo: la baciò
violentemente tirandole la testa all’indietro e sentendola mugolare più forte,
trascinandolo in un gorgo senza uscita.
Natalie smise di stringerlo, le braccia deboli ed esauste
dal troppo piacere e aprì la bocca, lasciandolo entrare dentro di lei e
scivolandogli sotto il corpo in preda alla frenesia e all’emozione.
Lo stava mordendo e allo stesso tempo era sul punto di
svenire sentendo la sua lingua che si allacciava alla sua e si muoveva in un
certo modo che le ricordava…
No, era lui...o forse lei?
Ford si muoveva su di lei come se lo stessero facendo
davvero e Natalie aveva aperto le gambe per sentirlo meglio. Le premeva sul
monte di venere e sulla pancia e la faceva sciogliere pericolosamente. Se l’avesse spogliata…se l’avesse toccata…perché non la
toccava? Si domandò ad un certo punto sentendo le sue mani che le accarezzavano
il viso e i capelli tralasciando il resto di lei.
Fece scivolare le mani lentamente, dalle sue spalle fino
alla schiena e giù, incontrando l’orlo dei boxer che si sollevano
dalla schiena flessa. Lentamente v’infilò le mani dentro, con un certo
batticuore.
Lo sentì trattenere il fiato mentre lo faceva, interrompendo
il bacio che le stava sbrindellando la poca coscienza che era rimasta e
insistette nella sua azione sconsiderata non sapendo che danno andava a procurare
alla psiche del suo povero uomo.
E poi lo fa. Quel bastardo fa una
cosa che non dovrebbe fare senza il suo permesso e non in quel modo violento.
Le strappa via le mutandine facendola trasalire e
divincolare per la paura e la sorpresa, dei sottili ‘no, no’che uscivano dalle sue
labbra gonfie e arrossate. La afferra per la vita tirandola contro di se,
facendole sentire quant’è eccitato, le gambe aperte contro di lui che sta per
scoppiare tanta è la voglia di prenderla.
Non la ascolta mentre continua ad implorarlo di non farlo,
con quella vocetta sottile e spaurita che non riesce a penetrare il frastuono
del sangue che ha in testa. Le solleva una gamba, baciandola e mordicchiandola,
facendole venire i brividi mentre scende sempre di più. Natalie si ritrae per
la sorpresa e l’imbarazzo, l’eccitazione che non la fa quasi respirare, la
paura di non conoscere la sua prossima mossa…ma lei non voleva
che fosse così, non in quel modo brusco, non c’è un minimo di romanticismo in
quello che stanno facendo!
In quel momento si sveglia capendo cosa c’è di sbagliato:
lei lo ama e lui no. Ha solo bisogno di sfogarsi con
qualcuno! Quello non è amore!
“No, no! Lasciami lasciami!” urla disperata cercando di scappare. Trema come un’ossessa e
sta piangendo per l’angosciosa scoperta che le ha fatto
crollare il mondo addosso.
Stordito dall’eros e confuso a sua volta dalla situazione,
la guarda non capendo cosa le stia succedendo. Non
ricorda come sono finiti in quella posizione e non riesce a credere che sia Natalie,
quella stesa sotto di lui.
Quando vede le lacrime che le
rigano il volto e sente i singhiozzi che la scuotono violentemente riceve la
classica secchiata d’acqua gelata addosso.
…dio, come piange…
La lascio andare di colpo,
seguendola con lo sguardo mentre sgattaiola via da me, tirandosi giù la
maglietta in più possibile, raggomitolandosi su se stessa e piangendo
disperata, cadendo quasi dal letto.
Che cazzo hai fatto, idiota?!
Cerco di parlare ma mi esce solo un mormorio roco “Natalie..”
“Sta zitto, bastardo! Non devi neanche nominarmi!!” urla
singhiozzando e tremando così tanto che non riesce a stare in piedi e arretra a
scatti, cercando sempre di coprirsi.
“Credevo che ci tenessi a me!” grida fra le lacrime “io
credevo…che…anche tu…einvece ti servivo solo per dimenticare quella!!”
Quella? Quella chi?
Certo che ci tengo a te! Sono una testa di cazzo ma ti amo!
Provo a dirlo ma non mi esce un filo di voce. Scappa dalla
stanza aprendo quella porta con una violenza inaudita facendola sbattere contro
il muro e tornare indietro immediatamente.
Rielaboro la faccenda il più velocemente possibile ma è solo
quando vedo i suoi slip a terra mezzi lacerati, ritorno del tutto in me..
O porca put…che cazzo hai fatto, Ford! Che
cazzo hai fatto?!
La porta non ha ancora concluso la
sua violenta corsa sui cardini. Quando si chiude, con
un tonfo cupo e sordo, sento le sbarre della galera che si serrano dietro la
mia schiena.
Liberal non crede alla fortuna che
ha avuto: la morte di quella baldracca di MacDougal
non poteva capitare in un momento migliore!
Stan Liberal ha 56 anni e non è
certo un giovanotto che può svolgere lavori pesanti…e perché dovrei, quando ho un locale che rende così bene? Si
domanda osservando dalle videocamere i giocatori che si svuotano le tasche
riempiendo le proprie.
Quel piccolo acconto che aveva dato era capitato proprio a
fagiolo, quando credeva di non aver più speranza, ecco che il caro vecchio Ford
se ne usciva con quel malloppo.
Un’occasione più unica che rara.
Stan si aggiusta il cravattino che gli ha consigliato di
comprare quella gran bella donna di Prue, il croupier del tavolo del Black Jack
e tira indietro un ciuffetto di capelli grigi che si è ribellato alla
brillantina che porta sempre per apparire perfettamente in ordine.
Deve farsi una bella bevuta alla faccia di Jordan che è
schiattata senza aver mai saputo dove sono finiti i suoi soldi e alla salute di
quell’onest’uomo di Ford che
avrà un cuore grande come il mondo, ma che in fin dei conti è un gran coglione
e si fida troppo degli amici!
****
Natalie si è rivestita alla bell’e
meglio, infilando le scarpe da ginnastica senza allacciarle, cercando
freneticamente le chiavi della macchina senza ricordare che l’ha lasciate sulla
consolle all’entrata.
Come hai potuto?!
Come?! Si urla singhiozzando come una disperata e spalancando la porta di
casa, lo zaino in spalla che sta per caderle e le guance congestionate dal
pianto violento.
“Natalie, aspetta!”
Mi volto verso Ford mezzo rivestito e con la faccia
stravolta e il cuore mi batte in gola perché ho paura e lo odio per quello che
ha fatto.
Io lo amo e a lui serve solo qualcuna con cui sfogarsi!
Sento le guance irrigidite dalla tensione e il petto sta per scoppiare. Non
riesco a smettere di respirare in quel modo affannoso e adesso che l’ho rivisto
mi fa ancora più male.
“Non te ne andare aspetta”
“Aspetta un cazzo!” urlo arretrando verso la stanza “non ti
avvicinare, resta dove sei!”
Si ferma di colpo e fare un passo indietro alzando le mani
e…dio, non lo voglio vedere, non adesso!
“Natalie…non ero in me, scusami...non so che mi è preso”
Lo odio, come può dirmi una cosa del genere quando ha quasi
provato a violentarmi?!
“Sta zitto, fai più bella figura!” sibilo spostandomi verso
la porta “stronzo! Come hai potuto farlo?!”
Sto urlando e il mal di testa si acuisce se lo faccio, cerco
di calmarmi perché non riesco quasi a respirare.
“Non lo so come ho fatto! L’ho fatto e non so cosa fare per
farmi perdonare da te!” sbotta muovendo un passo.
“Non venirmi vicino! Non me ne frega niente delle tue
scuse!”
Oddio non riesco a
respirare!
“Natalie…calmati…” mormora abbassando la voce “ti stanno
venendo le convulsioni”
“Vaffanculo!” sbotto appoggiandomi con una mano al muro e
cercando di tirare dei respiri profondi...mi
sto sentendo male!
Ford si avvicina preoccupato. Sta piangendo così tanto da
farsi venire un colpo. Mi sento una vera
merda!
“Natalie…siediti e respira a fondo” le suggerisco cercando
di calmarla e di guidarla verso la poltrona più vicina. Lei mi scaccia con una
mano e un urlo roco che mi gela il sangue “non mi toccare, vattene
via!”
Quando sono un po’ più calma, mi
sento quasi cadere a terra; mi tremano le gambe e ho bisogno di sedermi, ma non
intendo rimanere la dentro un minuto di più. Arranco verso la porta
prendendolo zainetto e cercando di
aprire la porta, lo sguardo di quel bastardo inchiodato sulla nuca.
“Natalie resta, me ne vado io”
Te ne vai? Te lo dico
io dove devi andare!
Lo fisso con odio e tutto il disprezzo che provo in quel
momento e apro la porta quasi inciampando nel gradino. Sta calma…respira, non è successo niente…
“Non puoi guidare in queste condizioni!” esclama dietro di
me afferrandomi per un braccio.
Non mi toccare!
“Non toccami mai più!” urlo strappandomi dalla sua presa e
dandogli lo zainetto addosso “fai schifo, mi fai schifo, togliti di torno!”
Lui mi guarda e forse lo capisce quanto è stato grave il suo
gesto. Annuisce e s’infila le mani in tasca, lo sguardo rivolto
altrove.
“Io mi fidavo di te…credevo…chemi volessi bene…che cretina!”sbotto uscendo
di corsa, cercando di non ammazzarmi sui gradini un’altra volta.
Entro in macchina sbattendo la portiera e chiudendomi
dentro, pigiando più volte sul pulsantino per essere sicura di
averla chiusa davvero.
“Bastardo stronzo, porco bastardo!” Urlo
dando un cazzotto violento al volante e prendendomi la testa fra le mani.
Sta
calma, calmati…calma, mi ripeto per non cedere alla disperazione. Non poteva averlo fatto, non lui!!
Faccio marcia indietro immettendosi nella strada deserta.
Continuo ad asciugarmi le lacrime con le mani perché non mi va di mettermi a
rovistare nella borsa ma al semaforo sono costretta a farlo per evitare di
ridurmi come una mocciosa col naso gocciolante.
Quando riparte non faccio in tempo
a mettere la freccia per voltare a destra che una macchina mi tampona facendomi
sbattere contro il volante. Ahio! E non ho neanche la cintura!
Mi massaggio il collo indolenzito per il lieve colpo di
frusta e sobbalzo quando sento bussare al finestrino.
“Sta bene, signorina? Mi dispiace, è
colpa mia.”
Certo che è colpa tua,
idiota!
Mi volto verso il tamponatore e trattengo un mugolio di
sorpresa...ma quanto è grosso questo?
Lui mi spara due occhi verdi in faccia e mi ricorda che sono in uno stato
pietoso. Abbasso lo sguardo soffiandomi il naso in fretta.
“Ma si è fatta male?”
“No, no” borbotto scandendo dalla macchia per controllare il
danno: un fanalino rotto, niente di che.
“Non è grave” mormoro alzando gli occhi sull’uomo.
Ad un certo punto ho una brutta sensazione. Che cos’è quel mezzo sorrisetto che ha in
faccia?
‘Sta
attenta gli sconosciuti’
“Pagherò l’assicurazione, non c’è bisogno…” ammutolisco di
fronte all’arma che mi viene puntata contro e non
muovo un muscolo per la sorpresa.
Durque sorride e le indica la propria auto “insisto per
pagare i danni”
“Che cosa vuole?” sibilo con voce
isterica e l’animo a pezzi “che cosa vuole da me?”
Lui mi spinge verso la macchina e non sorride più. “Abbiamo
in comune un amico che mi deve un sacco di soldi. “
“Ed io cosa centro?!”singhiozzo impaurita
cercando a tuttii costi una via di fuga
“mi lasci andare, io non la conosco e non so..”
Durque la fulmina con un’occhiata “tu
sarai un’ottima merce di scambio. Vediamo se ci tiene al tuo, di
faccino.” Sibila dandole una vaga idea di chi sia
l’amico in comune. Quello l’ha rapita per colpa di quel maiale arrapato?!
“Allacciati la cintura, non vorrai farci fermare dalla
polizia, no?” le suggerisce puntandole l’arma contro. “E
se provi a scappare ti avviso che non uso le armi e che la mia mira è molto
scarsa, potrei farti molto male”
Natalie fa come le è stato detto e non
discute. È terrorizzata e stanca e ha un sonno tremendo. Neanche si
accorge di addormentarsi in macchina del suo rapitore.
Per forza…è così comoda, pensa
prima di scivolare nel sonno.
****
Non mi piace, non mi piace per niente. Per colpa di quell’essere ci sono andata di mezzo io!
Natalie continua a guardare Durque che la fissa senza emettere
un fiato. “Che ha da guardare?” domanda con voce
tremante e intenti bellicosi “Non mi piace essere fissata, la smetta”
Natalie è sorpresa di se stessa. Da dove le escono quelle
parole così rabbiose? Per di più contro un uomo che l’ha presa in ostaggio e
minacciata con un’arma.
Lui la fissa senza battere ciglio “come ti chiami?”
“Che le importa?” sibila
adagiandosi meglio contro il muro, le mani legate come le caviglie. Muove i
polsi indeboliti per alcuni minuti, cercando di allentare le corde mentre lui
la guarda.
“Non poteva stringerli un po’ di più? Guardi, riesco quasi a
sciogliermi!” afferma sarcastica sentendo la circolazione che le urla pietà e
le mani gonfie.
“In che rapporti sei con Shelton?”
Natalie si rifiuta di rispondere facendolo sospirare “non
costringermi a farti del male prima del tempo!”
borbotta con voce esausta alzandosi e continuando a contemplarla “ti ho vista
al funerale…chi sei, la sua nuova fiamma?”
“Piuttosto mi faccio trapanare un dente senza anestesia!”
sbotta d’un tratto con le lacrime agli occhi.
Durque solleva la testa verso l’altro pensieroso e si gratta
un angolo del mento facendo una smorfia
“Volendo si può fare anche quello”
Natalie s’irrigidisce alla battuta spiritosa e chiude la
bocca. Le fa un pò paura: è così grosso da coprirle la
luce. “Mi lasci andare”
“Sii come no?” ridacchia sospirando estenuato. “E sia. Tanto lo rivedrai presto, sono
andati a prenderlo”
Alza la testa sorpresa in tempo per
vederlo ghignare soddisfatto “ah, ora ti preoccupi!”
La ragazza storce la bocca e alza il mento nuovamente “spero
avrà suggerito ai suoi uomini di picchiarlo un po’!”
“Chiedete e vi darà dato!” ride divertito componendo un
numero e sedendosi nuovamente davanti a lei, una gamba allungata e l’altra
piegata sulla sedia “la signorina chiede un
trattamento di favore. Torchiatelo, mi raccomando!”
Quando attacca a Natalie viene
quasi da ridere per l’assurdità della situazione.
“Litigi di coppia?” Le domanda divertito rimediando il
silenzio più completo. “Stavi piangendo…alle tre di notte non si scappa da casa
del proprio uomo senza una buona spiegazione”
“Non è il mio uomo e non sono affari suoi”sbotta arrabbiata
“quello è solo un porco che allunga le mani senza permesso”
Durque la guarda sghignazzando. Ma pensa tu! E’ comica, la situazione. “Sicura di non averlo
stuzzicato un po’ troppo? Anche un santo perde le staffe se viene..”
“Ma come si permette?! Tutti uguali
gli uomini: per voi la colpa è sempre nostra!” urla arrabbiata “credete di
poter fare come vi pare quando siete solo dei gran maiali!”
Oddio, mi sono messo
una femminista in casa! Pensa restando a guardarla…chissà se anche Andrea
pensa una cosa del genere. “Abbassa la voce” le ordina seccato dallo strepito
“ma quanta ne hai?”
“Tanta! La vuole sentire tutta?!” strepita
alzando il tono ancora di più. Sospira abbassando la testa di colpo e
appoggiandosi pesantemente alla parete “scusi”
“Educata” ammette giocherellando con il telefono. “Come ti
chiami?”
“Natalie”
“Bene, Natalie. Vediamo se tiene un po’ a te”
La ragazza fa una smorfia e scuote la testa “perde tempo…”
“Non perdo mai il mio tempo” ammette sorridendo, un sorriso
sinistro che le fa passare un tremito lungo la schiena. “E’ tutto calcolato: se
ti rivuole viva, sgancia il milione che mi deve e poi ognuno per la sua strada.”
“Un milione? Scherza, ma non ha visto come vive, quello?”
domanda ridacchiando “Non racimolerà mai un milione entro…. Quando?
Uno giorno, due? Una settimana?” borbotta divertita “Mi sa che dovrà tenermi
qui a lungo. Senza questi lacci sarebbe meglio” afferma
tirando su un braccio.
Durque la fissa senza ombra di divertimento…e se ci fosse del vero in quelle parole? “Se
non paga tu muori e così via fino ad ammazzargli tutti i conoscenti e la gente
che ha incontrato al bar una sola volta”
Natalie rabbrividisce per un secondo “a quanto ammonta il
debito originale? Esclusi gli interessi”
“5.000. ”
“Gli interessi sono un po’ lievitati”
afferma scuotendo la testa “ma cosa fa lei, lo strozzino?”
“Centrato”
Natalie si volta con un’espressione pacata
che lo sorprende “cercavo giusto un nuovo lavoro, non è che avrebbe un buco
libero? Ho un sacco d’esperienza”
“Ma quanti anni hai?” le domanda
sinceramente incuriosito. Alla
faccia della vittima tremante!
“23, perché?”
“Ho un’amica che ha un’impresa in pieno sviluppo…sei carina,
faresti un sacco di soldi”
Natalie lo guarda a lungo un po’ titubante
“non ho capito. Non mi piace non capire. Parli chiaro e andremo
d’accordo” esclama facendogli alzare un sopracciglio.
Durque la squadra divertito: che faccia tosta,
ha l’acqua alla gola e si preoccupa di fare la spiritosa?
“Intrattenimento dietro compenso” ridacchia osservando la
sua espressione che… non cambia! Ma come?
Natalie fa una smorfia disgustata “noo...per
carità, non ho la pazienza necessaria.”
Durque è intontito dalla ragazza che non mostra più un
briciolo di paura e si mette anche a discutere di affari
con lui. Pazzesco!
Si sporge verso di lei e ride apertamente “giurami che non
sei la donna di quel tipo! Sei una vera bomba!”
“Per carità. Non m’interessa avere a che fare con quel
bamboccio pieno di complessi!” sbotta con aria altezzosa “grazie del
complimento”
“Meritato” borbotta alzandosi e togliendole la luce un’altra
volta. “Hai fame? Non si dica che Daniel Durque fa morire di fame le sue ospiti”
“Non molto…la ringrazio” sibila ripetendosi quel nome più
volte “gradirei… che so…essere liberata e magari fare
una capatina alla toilette delle signore. Le dispiace?” domanda gentilmente “da
quanto ho capito dovrò restare qui molto tempo”
L’uomo la guarda non riuscendo a capire se si tratta di una
farsa o se davvero non ha paura. Si avvicina a lei slegandola e facendola
sospirare di sollievo. Tanto per essere sicuro, la minaccia un po’ rimediandosi
un’occhiata in tralice.
“Guardi, la mia situazione è solo migliorata” afferma
indicando la stanza “le dispiace se mi metto comoda? Ah e già che ci siamo...le dispiace se le do del tu? Tanto
prima o poi mi ammazza, quindi…”
Durque la fissa allibito e annuisce
suo malgrado osservando la mano che gli viene porta. La stringe saldamente
restando a guardarla mentre si stira e vaga per la stanza.
“Si, un po’ di fame ce l’avrei…c’è
una cucina da queste parti?”
***
“Ti rendi conto? Io la stavo torchiando e quella non
mostrava il minimo accenno di paura! Mi ha anche chiesto un lavoro!”
Andrea sorride divertita al racconto di Daniel e alza un
sopracciglio “o fingeva molto bene o ha un’ottima capacità di ripresa.” Ammette sedendogli sulle gambe e abbracciandolo “non mi fa
piacere sapere che hai rapito quella ragazzina per fargli dispetto” lo
rimprovera col muso “le hai messo paura?”
“Per chi mi hai preso? Conosci la mia filosofia”
Andrea alza gli occhi al cielo e gli fa il verso “me la fai
conoscere l’angioletto biondo? Tanto per vedere di quale malattia incurabile è
afflitta la poverina”
***
Ford sputa una boccata di sangue all’ennesimo pugno che gli
è arrivato allo stomaco. È andato ad aprire la porta pensando che fosse Natalie
e non l’ha neanche visto arrivare, il colpo che l’ha
steso a terra. Stessa cosa è successa a Gershow, che
era tornata indietro per prendere alcune cose dimenticate.
Sbatacchiati, picchiati e sanguinanti vengono
caricati di forza su un furgone e portati in tutta fretta verso la dimora di
Durque che sta mostrando la ragazza ad Andrea…che non è più tanto
contenta.
Daniel ne parla fin troppo bene e ne è
rimasto molto colpito tanto da scatenare la gelosia di Andrea.
Natalie ha smesso la sua facciata menefreghista ed è collassata
su se stessa in preda allo sconforto e alla paura. Anche se ce
l’ha con Ford, non vede l’ora che arrivi a tirarla fuori da quella
situazione scomoda. Inoltre parlate con il suo carceriere l’ha
fatta pensare.
Era stato quel bacio che si erano scambiati a farla
crollare; l’aveva lasciato fare, fin troppo disponibile. Lui era stato brusco
all’inizio ma lei non si era opposta più di tanto… per forza aveva pensato di
poter…
Ma non doveva farlo! Non in quel modo! Si
urla ancora mezza indignata. Se non fosse stato
così…potevano essere ancora insieme e magari potevano anche…
Scrolla la testa arrossendo intensamente. Quel bacio era così intenso, appassionato…sorride
stupidamente passandosi una mano sul viso per scostare i capelli, pettinandoli
con le dita per farli stare a posto. Se tutto il resto fosse stato in quel modo…e non
come…quando…
La verità, mia cara, è che lui non
prova lo stesso per te.
Non è vero…io lo so
che lui ci tiene a me. Però...non lo so…
Dico
tante cazzate, non posso ricordarle tutte!
Natalie scuote la testa cercando di scacciare il pensiero
che si è insinuato dentro e la sta scavando come un insetto rosicchiante.
Magari smetti di frignare come
una ragazzina!
Io non sono una
ragazzina, perché mi giudicano tutti così?!
Ci tiene molto a te, uno che dice
queste cose!
Sta
zitta, non è vero. Lui mi vuole bene me l’ha detto!
Pensavo di averti perso. Non
sentirti per tutto quel tempo, non vederti più…
Me l’ha detto e non mentiva, in quel momento non stava mentendo!
Sveglia, Talia!
Quel tipo non fa altro che raccontare balle dalla mattina alla sera e tu non
fai eccezione!
“Chiamami se hai bisogno di
qualcosa”
Lui mi vuole bene…solo
che…che non…
Natalie si interrompe
singhiozzando. Se me ne voleva…lui non avrebbe…
Andrea ironizza indicando la telecamera che inquadra la
stanza di Natalie “non mi sembra poi così forte”
Durque le lancia appena un’occhiata
senza replicare. Il suo debitore è arrivato e non ha tempo di perdersi dietro intrallazzi romanzeschi. “Problemi di coppia. Valla a
consolare se ti dispiace, gli affari chiamano” borbotta senza notare il tono
sarcastico e uscendo senza darle neanche un bacio.
Andrea lo guarda allontanarsi dalla stanza e tira il
metaforico sospiro di sollievo: la ragazzina non gli
interessa!
Volge di nuovo i suoi glaciali occhi sullo schermo e la osserva
mentre cercaa un fazzoletto nelle tasche. Quale immensa tragedia cova nel cuore
della biondina? Si domanda alzandosi lentamente. Daniel non ha detto nulla
e casualmente lei ha lì le chiavi della stanza. Le afferra indecisa e resta a
guardarle per un po’.
Andiamo a farci
raccontare le magagne di quel tipo! Decide ancheggiando verso la porta. È
da tanto che non fa due chiacchiere al femminile.
Natalie sobbalza quando sente la porta aprirsi e cerca in
tutti i modi di ricomporsi, ma quando si ritrova ad osservare una delle più
belle donne che abbia mai visto in vita sua, si sente immediatamente il brutto
anatroccolo della favola. Il fatto che ci sia una donna in quel posto, la fa
stare meglio.
“Ciao”
“C-ciao” singhiozza tirando su col
naso “tu chi sei?”
“Un’amica” risponde sedendosi poco distante da lei.
Natalie la studia sulla difensiva perché le sembra innocua e
non si fida più delle persone che sembrano ‘apparentemente’
innocue.
Esamina il suo abbigliamento semplice ma curato e aggiusta
d’istinto la maglietta sullo stomaco, lisciandola più volte. “L’amica
con l’attività in via di sviluppo?” domanda cercando di rimettersi in sesto.
Quella specie di top model la fa sentire peggio di Cenerentola.
Andrea l’esamina a sua volta, una delle
tante occhiate che le donne lanciano quando si trovano l’una di fronte
all’altra, provando una simpatia istintiva.
“Non ho capito ma non importa. Perché
piangi? Ti ha messo paura quel colosso? Tranquilla è buono in fondo” afferma
con voce carina e un bel sorriso che la fa rilassare un po’.
“No…cose mie” mugugna non fidandosi di lei. Ha degli occhi bellissimi! Magari averli
così…
“Ti ha minacciato?”
“Insomma…stiamo li” sussurra
aggiustandosi istericamente i capelli di fronte alla piega perfetta della
donna. Dovevo andare dal parrucchiere,
quella volta!
“E tutte queste lacrime per chi
sono, allora? Tanto sono sempre per un uomo!”esclama
accavallando una gamba.
“Si” ammette a mezza bocca “per una testa di cavolo che non
voglio neanche nominare. Mi cadrebbe la lingua!”
Andrea ride divertita, sentendo un moto di simpatia nei suoi
confronti “il testa di cavolo è appena arrivato. Lo
vuoi vedere?”
“Solo se è ridotto in uno stato pietoso e sanguinante, in attesa di un trapianto di reni!!”
***
“Mi sento un salame appeso. Maledico il giorno in cui t’ho incontrato!”
Mhh..che rottura di p.. “Lo so, me lo dicono
tutti!”
“Ciao Ford!”
Alzo lo sguardo al suono di quella voce che conosco fin
troppo bene “Come te la passi, Durque?”
La gramigna non muore
mai! Lo sapevo, era solo questione di tempo. Fortuna
che Natalie se n’era già andata o l’avrebbero
impelagata in questa storia maledetta.
“Benissimo, ho appena avuto una brillante conversazione con
la deliziosa Natalie. Ce l’ha un po’ con te, sai?”
ridacchia flettendosi sulle gambe per raggiungere la sua altezza e osservandolo
mentre sbianca “veramente carina. Educata, dolce..”
Elenca osservando con palese interesse i suoi cambiamenti.
Non è vero! Quando? Dove?! Come ha fatto a trovarla?!
“Hai preso…Natalie…” balbetto raggelando anche Max che non
centra niente e si è beccato le botte come me. “Se le hai fatto
del male…“ sibilo avvelenato rimediandomi una risatina di scherno. Non Natalie, non lei!
Durque mi fissa come fossi una
cacchetta che gli ha appena sporcato l’angolo della scarpa e riscoppia a ridere. “Io sono un gentiluomo con le signore.
Non allungo le mani senza il loro permesso!”
Il bersaglio è stato colpito e Ford è rimasto congelato sul
posto...se lo sa…allora è vero che la
tiene prigioniera!
“Che cazzo hai fatto? Sei un pezzo di merda, Shelton non ti si
può lasciare solo!”
Max è furioso e gli allunga un calcio con la gamba libera
“che ti avevo detto? Coglione!”
“Ma questo chi è?” Durque fa una
smorfia guardandolo e si rivolge a Ford che è rimasto inebetito “Amico tuo?
Frequenti gente per bene, adesso?”
Che cazzo centra questo stupido adesso?! Me
l’ha presa e fa anche lo spiritoso? Ma io lo rompo
tutto! “Lascia andare Natalie! Subito!”
Durque si tira indietro e persiste in quel sorriso malefico
che spero gli rattrappisca la faccia un giorno di
questi. Ci gode a vedermi così disperato, il bastardo!
“Non sei in grado di dare ordini. Ma
voglio essere buono, te la faccio vedere. “ ridacchiò facendo un cenno ad uno
dei suoi uomini che tornò spingendo avanti a se Natalie intimorita e Andrea dietro
di lui che tirava occhiatacce al tipo che le aveva disturbate in un momento
cruciale della confessione.
E questa? Che ci fa
qui? “E tu che ci fai qui?” esclamo riconoscendo la splendida rossa dagli
occhi glaciali che ho rimorchiato molte sere fa. Non dirmi che …no…che truffa c’è sotto?
Distolgo lo sguardo da lei e dal suo sorrisino di
circostanza e mi volto verso Natalie che non mi degna di un’occhiata. “Come
stai? Che ti ha fatto?!”
Non ha tagli o graffi, neanche un livido da quello che posso
vedere, ma non mi fido! Lei mi fulmina per una frazione di secondo e torna a
guardare il nulla “lui niente”
Mi sento una merda. Una. Vera. Merda.
“Visto? Intera!” esclama quel fetente indicandola, le
braccia incrociate e un muso chilometrico
“Natalie..”
“Crepa!” sbotta nuovamente facendo alzare un sopracciglio
Durque. “Sta zitto, non rivolgermi la parola e sbrigati a trovare quei soldi che
voglio tornare a casa!” mi ordina ingrugnata. Poi si
rivolge a Max e gli lancia un’occhiata incuriosita. “Ma
tu non eri andato via?”
“E non fossi mai tornato” sospira
cercando di mettersi comodo “ti ha fatto incazzare? Gliel’avevo detto io di..”
“Le vostre ciance da salotto non m’interessano”
Durque è mezzo divertito dallo svolgersi della faccenda e
quella ragazzina lo fa sorridere “il debito è arrivato ad un milione, Shelton”
“Un milione?” sussurro incredulo. Sta scherzando? E dove lo trovo?“Al massimo
posso dartene 2000, se frugo bene nel conto in banca” sibilo gettando occhiate
a Natalie che sta facendo lo stesso con me. “E poi te li ho restituiti a suo tempo! Che
cazzo vuoi?!”
“Non mi è arrivato un centesimo, bello! Te la sei squagliata
con i soldi!”
“Col cazzo” sbotta alzandomi in piedi e camminando deciso
verso di lui, mentre i suoi uomini cercano di trattenermi. “Ho derubato la mia
donna per pagarti e li ho affidati a Liberal come avevi richiesto!”
“Liberal?!” sbotta incredulo guardandomi “Stan? Stan
Liberal?”
“Certo! Me l’avevi mandato come fattorino, gli ho dato i tuoi soldi e me ne sono andato secondo gli
accordi!” urlo guardando Natalie che ci sta ascoltando a bocca aperta.
“I soldi di Jordan..” Biascica
scostandosi da Andrea e avvicinandosi “hai rubato i soldi di Jordan per pagare
lui?”
“Si..” Mugugno osservandola da capo a piedi “stai bene?”
“Si..” Afferma soprappensiero dimenticando l’arrabbiatura
per qualche istante.
“Scusate?! Voi laggiù”
Max attira l’attenzione schiarendosi la voce e fissandoli come
se fosse rincretiniti “questo tale Stan ha messo su un
Casinò, giusto? Ci vogliono soldi per farlo. Oserei dire che vi ha fregato tutti e due. Tre, anzi. Ford, tu vali doppio per via di
Jordan” afferma osservando Andrea palesemente colpita
dalla sua analisi.
“Liberal ha aperto il Casinò due
anni e mezzo fa…” biascico a mezza bocca concentrandomi sul fighetto “ci ha fottuto i soldi per aprirsi il Casinò…”
“Che figlio di puttana traditore!”
Durque è fuori di se per essere stato raggirato da quell’ometto insignificante.
Ma non è arrabbiato, anzi: gli viene parecchio da
ridere!
“Scusi..” Natalie gli si para di fronte alzando un dito e
sventolando una mano “visto che non centra niente il
fetente li in terra e che io non sono amica di questo Liberal, posso andarmene?
Sa, dovrei lavorare domattina e devo fare parecchi
chilometri per tornare a casa”
Durque annuisce imbambolato e si gira a guardare Ford che ha
quasi sospirato di sollievo “lei se ne va, ma tu resti! Mi servi per recuperare
i soldi di Stan”
“Io? Che diavolo centro io? Mandaci
i tuoi amici!”
“Si fa come dico io o la ragazza la rivedi in una scatola a
pezzetti!” ribatte afferrando Natalie e stringendola contro di se.
“Ma io che centro? Mi lasci!” ribatte divincolandosi. Quel tipo la soffoca, è una montagna di muscoli!
“Non avevamo deciso per il tu?” le domanda
allentando un po’ la presa.
“Si, ma in questa situazione non mi sembra appropriato
parlarne!” ribatte prendendo un respiro.
Nota l’occhiataccia di Andrea e
resta a guardarla, finchè la donna non si riprende e gira la testa
ricominciando a fissare i due prigionieri.
È
gelosa…è la sua ragazza!
Decide inclinando la testa e sorridendo dentro di se. Si gira battendo un dito
sul braccio di Durque che la guarda un’altra volta stupito.
Gli fa cenno di avvicinarsi e con molta delicatezza lo
informa che la storia sta facendo innervosire Andrea. Daniel le lancia
un’occhiata mentre la ragazzaparla e vede
benissimo l’ombra d’irritazione che domina Andrea e mugugna dentro di se che è
lavoro, in fondo. Deve mettere paura alla gente!
Mi farò perdonare,pensa tornando a guardare i due che li stanno
osservando increduli. Ford, soprattutto, non riesce a spiegarsi quella
confidenza da parte di Natalie.
“Facciamo così! Io mi tengo la tua donna..”
“Non sono..”
“Zitta!” le impone alzando la manona “sto lavorando …e che diamine!” sbotta
facendola sbuffare.
“Dicevo: io mi tengo la tua amica finchè non recuperi i
soldi. Dopodiché avrai la mia benedizione!” ridacchia
battendo una mano sulla spalla di Natalie facendola quasi piegare.
Ford lo fissa tacendo e allo stesso
tempo lancia occhiate a Natalie che si rifiuta di incontrare il suo sguardo.
“Va bene. Ma ci vorrà tempo”
mugugna guardandolo storto. Solo per
Natalie!
“Tre giorni” afferma alzando le dita “tre giorni sennò me la
prendo con lei…”
Natalie è sull’orlo di una crisi di nervi
“ma che centro io?!” sbotta alzando la voce “io non centro niente con
quello! Neanche lo conosco, non ne hai avuto nulla a
che fare con quel bugiardo, ipocrita, stupratore …e ladro!”
Ford incassa facendo una smorfia e non replica
all’aggressione verbale della ragazza.
“Ti do un incentivo, Shelton!”
ridacchia alla nuova idea che gli è venuta in mente “se non ti sbrighi e tardi
anche di qualche ora, mi faccio la tua deliziosa fidanzatina, come tu ti sei fatto la mia!”
Natalie spalanca gli occhi e la bocca, girandosi verso
Durque e arrossendo “cosa?!” esclama istericamente “no!”
“Zitta tu.” Mugugna piegandosi minacciosamente verso di lei
“ti va il programmino, Ford?”
L’uomo non parla ed è rimasto a guardarlo, fissando Natalie
e Andrea che è arrossita di rabbia.
“Ma che ne sapevo io che era la tua
donna? L’ho rimorchiata in strada in mezzo a tutte le altre.”
Natalie resta inebetita alla scoperta. Quella donna meravigliosa…e quel bastardo…”ti fai anche le
prostitute?!” urla facendo saltare i nervi di Andrea
che se ne va sbattendo la porta.
Ahio! Pensa Durque
voltandosi appena, mi sa che dovrò farmi
perdonare una quindicina di volte.
“E tu hai…con lei…”La ragazza è
inebetita e frastornata. Si porta le mani al volto e scuote la testa. “Pazzesco…non
ci posso credere”
“Neanche io!” sibila Ford abbassandosi su di lei “Natalie,
mi dispiace per quello che ho fatto non ero in me”
“Sta zitto o ti prendo a schiaffi!” esplode
spingendolo via “sei una persona orrenda!”
“Mi dispiace! Come faccio a farti capire che mi dispiace?!”
sbotta esasperato.
“Sta zitto, fai più bella figura! Che schifo anche con le prostitute!”
Quella frase fa innervosire Durque che la guarda seccato “modera
i termini, stai parlando della mia donna.”
“La tua ragazza fa un lavoro discutibile...e tu glielo
permetti pure?!” domanda con i capelli dritti “Voi siete tutti pazzi e malati…non
vi avvicinate, potreste attaccarmi la vostra follia!” sbotta facendo qualche passo
indietro “ma dove è finito il romanticismo? Quelli della vostra età sono sclerali!”
“Romanticismo…ora chiedi troppo” sogghigna Max sorridendo
come uno stupido “sei tanto carina, Natalie, ma troppo ingenua.
“Ingenua un par di palle” esplode facendoli ridacchiare
tutti “dove è finito l’amore? È passato di moda?”
Rivolge uno sguardo lunghissimo a Ford che si sente sempre
peggio e scuote la testa. “Ti avevo giudicato male…” sussurra facendolo quasi correre
verso di lei. Lo sta schiacciando sotto i piedi con le sue
accuse “lo so… non sono perfetto, Natalie. Ho un brutto carattere, sono
sempre scontroso e certe volte pago per fare sesso”
A quelle parole la ragazza arrossisce ma continua a fissarlo
amareggiata.
“Ma è sempre meglio che prendere in giro una donna” borbotta
sconsolato, abbassando ancora di più la voce perché li stanno guardando tutti “mi
sento una merda per quello che ho fatto.”
“Devi!” sbotta con le lacrime agli occhi
“mi hai spaventato e per colpa tua il mio self control ha dato il benservito e
il mio umore è a pezzi!” singhiozza asciugandosi gli occhi con le
mani.“Mettermi a frignare davanti a
tutti non è il massimo!”
Ford tace masticandosi una guancia per il nervosismo. Muove
le mani per abbracciarla e ricorda subito che non può farlo perché legato. Si rivolge a Durque visibilmente infastidito “Non potesti
slegarmi? Come vedi, la situazione è urgente!”
Daniel alza le spalle sbuffando, osservando come si dispera
Natalie. “No. perché sei un porco e la fai piangere”
“Non si fanno piangere le donne, ha ragione lui”
Max annuisce lanciandogli un’occhiata schifata “tecnica, stile…assenza totale e completa. Ma
che ti hanno insegnato da piccolo? Non ce l’avevi un
padre o un amico che ti spiegava i fondamenti?!”
Ford è fuori di se: gli si mettono tutti contro, mentre lui
pensa solo a farsi perdonare da Natalie.
“Mio padre era peggio di te: non ha mai passato una serata
con la stessa donna e i ‘fondamenti’ non erano così
fondamentali, avevo altro da fare!” sibila volgendo subito lo sguardo su Natalie
che continua a mordicchiarsi un labbro col mento tremante “dammi un’altra
possibilità…”
Lo guarda negli occhi e poi scuote la testa, scostandosi da
lui e arretrando, finendo quasi addosso a Durque che si è messo comodo per
osservare la sceneggiata.
Ma si, facciamolo disperare un altro po’.
Non gli basta vederlo battersi il petto, deve
strisciare a terra. Senza pensarci ulteriormente, abbraccia Natalie facendole
prendere un colpo e provocando uno sbocco di bile a Ford. “Non la toccare! Che cavolo tocchi?”
“Sta zitto, sa?! Lui almeno non mi ha terrorizzato in quel modo!” sbotta arrabbiata andando a
toccare un nervo scoperto.
“E’ questione di stile, Shelton”
lo prende in giro attirando Natalie a se che è talmente arrabbiata da non
rendersene conto.
“Te l’ho sempre detto io che ti mancava la tecnica!” insiste
anche Max dandogli un altro calcio“becero animale”
“Che palle! Fatevi cazzi vost…!”
Le parole gli muoiono in gola quando vede Durque abbassarsi
tirando su Natalie per la vita che lo sta guardando con gli occhi spalancati.
“Calma!” sbotta la ragazza spostandosi il
più possibile “non affrettiamo i tempi, ha detto tre giorni!”
“Mi sa che il tuo ragazzo non ha capito la gravità della
situazione. Scusa, è lavoro, niente di personale” ironizza girandole la testa
verso di lui.
“Ford, se non trovi quei soldi ti ammazzo!” gli urla un secondo prima di essere baciata da Durque che già si
immagina sepolto sotto i tacchi a spillo di Andrea.
La donna lo sta osservando la scena dalle telecamere e
avvampa di gelosia, storcendo la bocca e giurando feroce vendetta.
Natalie viene riposta a terra quasi
subito, un po’ basita dal comportamento di quel tipo. Ha fatto finta di
baciarla e le da tanto l’idea che quella farsa gli costerà le ire della rossa. Ma questo sarebbe il cattivo della situazione?
Si domanda spostandosi un po’ ad osservarlo meglio. A me sembra un bambino dispettoso! Si stanno facendo i dispetti come i
ragazzini!
“Hai visto? Ti sembra si sia arrabbiata? E
neanche mi conosce”
Durque lo sta prendendo in giro mentre il povero Ford non lo
ascolta quasi. Sta fissando Natalie soprappensiero e le promette
silenziosamente che presto la tirerà fuori di li.
***
“Aspe…non è come pensi!”
“Stronzo!”
Daniel abbassa la testa all’ennesimo vaso lanciato da Andrea
in preda all’ira. “Non l’ho baciata davvero!”
“Si che l’hai fatto! Ti ho visto
dalle telecamere!”
“Chiedilo a lei”
“Non lo chiedo a lei, me la sto prendendo con te!” urla
guardandosi attorno: ha finito i proiettili, così afferra un cuscino del divano
e comincia a picchiarlo con quello “cos’è sta storia di portartela a letto?!”
“Era così per dire, non lo farei davvero!” afferma divertito
dalla sua gelosia. Passano due secondi fra quando la disarma e la fa girare su
se stessa legandola con le proprie braccia “ora la smetti?”
“Mi restano i piedi!” rettifica cercando di pestarlo con i
tacchi a spillo.
Durque la lascia scalciare a vuoto finchè non si stanca e
non grugnisce una parolaccia. La gira con un sorriso a tutta
faccia baciandola con passione e rimediandosi un morso. “Come siamo
gelose..” Ridacchia ignorandola e continuando a
baciarla.
“Stanotte dormi da solo” borbotta girando la testa “così
impari a baciare un’altra”
“Ok” Durque sospira e la lascia andare “allora mi faccio
ospitare dalla biondina”
“Ma di, vuoi morire davvero?”
***
La ‘biondina’ non riesce dormire e
si gira stancamente nel letto. Se non si sbrigava quell’idiota
ci andava di mezzo lei!
Che rabbia, che rabbia! Pensa battendo i
piedi sul letto per un po’. Chissà se si
è arrabbiata la donna di quel tipo!
Lancia un’occhiata alla porta e prova ad aprirla.
Miracolosamente, la serratura scatta e Natalie resta impalata a guardare lo
spiraglio. Ma gira! Non mi ha chiuso dentro! Pensa
tutta contenta aprendo la porta e ritrovandosi uno sgherro di Durque che la
guarda in cagnesco.
“Bagno” sussurra a mezza bocca passando rasente il muro.
Non mi ha chiuso
dentro ma mi ha messo il cane di guardia! Rimugina scocciata, girovagando
per un po’. E’ pieno di ‘dipendenti’ che la guardano
male mentre cerca di strisciare come un ninja per non attirare troppo
l’attenzione.
Fa in tempo a sentire una porta sbattere con violenza,
appena svoltato l’angolo di uno dei tanti corridoi che si snodano in quella
casa labirintica, che si trova davanti Durque che fissa la porta con una mezza
smorfia di nervosismo. Si nasconde per osservarlo meglio e lo vede sbuffare,
abbassare le spalle e ficcare le mani in tasca.
Durque è uno di quei pugili giganteschi che si vedono alla
televisione che incassa i colpi e li ricambia con ferocia avanzata.
Natalie prende le misure ad occhio, confrontandolo con Ford.
Sarà sul metro e 90…chissà
quanto pesa! Più di 100 chili di sicuro. La ragazza si domanda come faccia
a grattarsi la schiena…con tutti quei
muscoli, chissà se riesce a flettere il
braccio!
“Eddai, Andy” lo sente pregare con
voce lamentosa.
Quel tono supplichevole le strappa una risata, soprattutto
quando ode il ’no’ gridato dalla donna.
Si porta le mani davanti alla bocca per soffocare la
risatina alla smorfia che ha fatto quando ha strillato quel ‘no’ della potenza di un megawatt.
“E tu che ci fai qui?”
Natalie si ricompone immediatamente
drizzandosi sotto l’occhiataccia di Durque “giravo…non dormo quasi mai di
notte” afferma con voce sottile “lei non mi ha chiuso dentro e allora...sono
uscita”
Poi lo guarda e ricomincia a ridacchiare scusandosi
immediatamente.
Daniel annuisce e la osserva per bene. E’ molto carina ma ha
la lingua affilata quando vuole. E un umorismo fuori
luogo!
“Si è arrabbiata, eh?” sussurra indicando la porta “mi
dispiace”
“Figurati a me che stanotte dormo da solo!” esclama
camminando verso il fondo del corridoio mentre Natalie non sa che fare.
“Beh? Andiamo” la incita girandosi di qualche grado “anche
io dormo poco di notte. Sai giocare a carte?”
“Dipende” mugugna intimorita. Dove
stanno andando? Mica in camera di quel
tipo?!
Rallenta il passo quando vede una luce accendersi e
un’immensa biblioteca aprirsi di fronte la lei. Libri! Io adoro i libri!! Osserva a bocca aperta le due pareti
tappezzate di libri e gira su se stessa per abbracciare la sala come una foto
panoramica.
“Siediti, vuoi bere qualcosa?”
Natalie lo guarda e sbatte gli occhi mentre le fiamme del
camino divampano all’improvviso. “Elettrico!” le dice strizzandole l’occhio e
posando il telecomando su un tavolino basso dopo averle spente. “Allora, bevi
qualcosa?”
“Eh…no, grazie” sussurra osservandosi attorno
“Se te lo stai chiedendo, non ne ho
letto neanche uno”
“E perché ne ha così tanti?” domanda sedendosi su uan
poltrona suntuosissima, in bilico, le mani infilate fra le ginocchia fasciate dai jeans
“Serve a fare colpo sui clienti e sulle donne. Un uomo
acculturato da una sorta di ‘tranquillità’. Se sei un
poveraccio senza un briciolo di cultura e la gente se ne accorge,
cerca di fregarti!”
E ci fai colpo si, pensa tappandosi la bocca
giusto in tempo. Quadri ovunque, dipinti ad olio…lei adora tutto quello. A casa
sua ce ne sono tantissimi! “Un Modigliani autentico?”
Durque lo guarda pensandoci su “penso
si. Quello che me l’ha ceduto ha giurato di sì e l’estimatore mi ha assicurato sulla
sua veridicità”
“Quello che gliel’ha ceduto….per pagare un debito?”
“Già!” ridacchia bevendo un liquido chiaro che sembra acqua
da un bicchiere delicato che in mano a quell’uomo sembra quasi scomparire.
Natalie lo osserva mentre spulcia in un cassetto. È grande, grosso
e massiccio ma ha l’aria simpatica. Beh, con lei non è stato ancora sgradevole…non come qualcuno di mia conoscenza!
Pensa rannuvolandosi e addossandosi di colpo allo schienale.
“Guarda che stavo scherzando, non prenderla sul serio” lo
sente ridere dall’altra parte della stanza.
Cosa? “Ah…”sussurra capendo a scoppio
ritardato a cosa si riferisce “si, l’avevo capito”
“E da cosa l’avevi capito?” le domanda
sedendosi davanti a lei e piantandole di nuovo quelle folgori verdi negli occhi.
“Che non faceva sul serio. L’ho
sentito quando non mi ha baciato” spiega depressa “capisco che lei sia in
collera e rivoglia quei soldi ma perché non manda i suoi uomini a riprenderli
invece di quel rimbambito di Ford?”
“Scherzi? Stan è il fratello di Patricia Santax,
la moglie del boss locale. Toccarle il fratello è come scavarsi la fossa da
soli!”
Natalie lo guarda dubbiosa “e Ford questo lo sa?”
“Ne dubito” borbotta mescolando un mazzo di carte “quella donna
è sparita da molto tempo, da prima che i due diventassero amici”
“Mi sa che i suoi soldi non li rivedrà presto!”sospira
afferrando e carte che le vengono porte e sistemandosi
scompostamente sulla poltrona. “E’ capace di farsi ammazzare”
Un pensiero la fulmina all’istante e la fa agitare “se non
li trova...io che fine faccio?” domanda con voce tremante, stringendo le carte
a se.
Durque le lancia un’occhiata sola “non lo
so. Vedremo fra tre giorni”
“Non facciamo scherzi, eh?!” sbotta alzandosi di scatto “io
non centro niente, non voglio fare la fine del topo per lui”
“E che fine fa il topo?” le domanda
serio mentre dispone le carte ordinatamente.
Patricia Liberal coniugata Santax, è un’adorabile vecchietta di 62 anni
con un amore viscerale per il proprio fratellino
Patricia Liberal coniugata Santax,
è un’adorabile vecchietta di 62 anni con un amore viscerale per il proprio
fratellino. Stan sarà anche un testone scapestrato ma guai a toccarglielo.
E ora quella sciacquetta che gli
gira intorno non le piace per niente. Proprio
no.
La donna gira il cocktail analcolico che tiene in grembo con
un movimento discreto e calibrato della mano e segue con gli occhi, di un
castano un pò slavato dall’età, tutti gli spostamenti del suo ‘pulcino’ che sta cercando di fare colpo su quella croupier evidentemente
interessata ai suoi soldi!
Sorseggia la bevanda di un bel colore aranciato con aria
altezzosa e la fulmina mentre liscia la giacca di Stan sorridendo.
Stan non è un bell’uomo perché ha preso dal ramo paterno e
il loro povero babbo non era certo un bel tipo; però era onesto e un bravo
padre...cosa che Stan non ha ereditato con i geni!
Lavorare per quel cafone non gli ha
fatto certo bene e non ha migliorato la sua educazione scadente,pensa mandando giù un sorso discreto.
Patricia ancora si domanda dove abbia preso i soldi per
aprire quel locale: non crede che sia stata la mano santa del Buon Signore e
neppure il pugno gigantesco di Durque.
Dopo tre anni Patricia, per gli amici intimi Tricia, si
chiede ancora a chi li abbia rubati.
Segue il ridicolo balletto che Stan sta facendo attorno alla
donna, una danza d’accoppiamento che difficilmente darà i suoi frutti e gira la
testa verso l’entrata del locale, attirata dai toni concitati che stonano con la
musica tenue e discreta.
“Spiegami perché ti ho dovuto accompagnare!”
Max è fuori di se per essere stato trascinato in quella
faccenda e non vede l’ora di tornarsene a casa.
“Perché così m’impedisci di fare
qualche cazzata tipo sparare a Liberal con centinaia di testimoni intorno!”
sibila tastando la fondina sotto la giacca con un ghigno malefico.
“Ma la sai usare, almeno?” Sospira
adocchiando le donne del locale.
“Una volta sapevo farlo. E’ passato un po’
di tempo” mugugna guardandosi attorno incazzato.
“QUANTO tempo fa? Un mese, due?
“Cinque anni” risponde secco aggrottando le sopracciglia
alla vista del vecchio ripulito e tirato a lucido. “Figlio di puttana, ora lo
ammazzo! Glieli faccio cagare, i 5000 che mi deve!”
“No, non ci siamo Ford! Il linguaggio, sforzati un attimino, fallo per Natalie” lo supplica strattonandolo in
un angolo. “Che intenzione hai?”
“Uccidere e fare a pezzi!” sibila scrocchiandosi le dita
“prima lo ammazzo di botte, poi mi faccio sganciare un milione più i 5000 per
credito personale e poi lo ammazzo!” elenca a brutto muso rigirandosi verso la
sala.
“Eh no!” esclama Gershow
bloccandolo. “Non adesso, ci sono i testimoni. Stasera,
quando tornerà a casa”
Ford fece una serie di boccacce irripetibili
“ma questo posto non chiude mai!”
Max abbozza un sorriso sarcastico indicandolo “il padrone
della baracca fa quel che gli pare. È poi è vecchio,
ha bisogno di dormire”
“Strangolarlo nel sonno…siii!” Lo sente ghignare con una faccia poco raccomandabile provocando una
reazione violenta in lui “No. Leggimi il labiale: no” sbotta tirandolo
verso l’uscita “aspettiamo”
“L’attesa ammazza e Natalie è insieme a quel tipo” gli
ricorda cercando di liberarsi dalla sua presa.” Non voglio
che quel coso le metta le mani addosso!”
“Siamo appena arrivati, sono passate solo 4 ore. Hai tre giorni di tempo!” gli ricorda esausto “non le succederà
niente. Quella gnocca con i capelli rossi non lo permetterà mai.” Afferma sicuro di se.
“E tu che ne sai?”
Max lo fissa un pò disgustato “fai schifo come
investigatore, non ti sei accorto di nulla!” lo rimprovera spingendolo verso il
bar dove ha adocchiato due tipe niente male “quella è la sua donna ed è gelosa
da morire. Scusami, ma Natalie sarà una bella ragazza ma quella la batte di tre
lunghezze!” afferma sghignazzando e ordinando due cocktail.
“Io preferisco Natalie.” Mugugna prendendo il bicchiere e
guardandolo “che roba è?”
“E’ buona, bevi” borbotta in fretta sfoderando un sorriso
seducente “ciao ragazze!”
***
“Insomma, perché avete litigato?”
Natalie lo guarda di traverso. Che
curiosità quel tipo!
“E non rispondermi che non ti va di
parlarne che non ci credo, non è normale in una donna. Dai, di tutto a zio
Daniel”
La ragazza si affloscia sulla poltrona dopo aver vinto per
l’ennesima volta a carte. “Attenzioni non richieste. Cioè...richieste,
ma non in quel modo…antipatico”
Durque la fissa e lei si domanda perchè stia raccontando i
suoi affari privato a quell’uomo. Perché devo sfogarmi,
pensa sospirando dopo un attimo.
“Raccontalo ad un altro. Quello ti piace”
Natalie sbuffa e s’insacca un altro po’, le gambe che
dondolano fuori del bracciolo “si, mi piace. Sono io che non piaccio a lui. Non
come vorrei io”
“Insomma vuole solo portarti a letto. Chiamalo
scemo!” ridacchia restando fulminato sul posto da un’occhiataccia.
“Non fa ridere neanche un po’. E’ decisamente
fuori luogo” lo rimprovera come voce dura e offesa.
“Ma qual è il problema? Tu lo
vuoi.”
“E’ il metodo! Il metodo!” Salta su alzando un dito “non c’è
bisogno di essere violenti”
Femminista
all’attacco! “Calma, ragazza. Non sono cose che mi riguardano. Mai dovuto
costringere nessuna”
Natalie lo fissa in silenzio, rimettendosi a sedere “ma
perché lo fate?”
La sua domanda è poco più di un sussurro che lo fa girare
verso di lei. Bella domanda…
“Non lo so…eccitazione a livelli acuti, botta di matto,
stronzaggine congenita. Succede. C’è chi lo fa per fare del male
intenzionalmente e chi lo fa perché non sa farlo in un altro modo” mormora
soprappensiero mentre Natalie pende dalle sue labbra.
“Io non capisco…” sussurra interrompendolo “ci stavamo
baciando, mi aveva detto delle cose bellissime…non capisco il perchè”
Gli occhi le luccicano, costringendola a
passarsi un dito sotto le palpebre “è diventato cattivo, sgarbato, violento…”
Natalie tace con un labbro stretto fra i denti. “Perché?!”
singhiozza rivolgendosi al suo interlocutore che la sta studiando
interessato.
Natalie gli ha posto la domanda ma non da segni di volere
una risposta “si è anche scusato, mi ha detto che non l’aveva fatto apposta…e
allora perchè l’ha fatto?!”
I suoi singulti si perdono nell’incavo delle braccia dove ha affondato il viso.
Durque la guarda e pensa che una cosa del genere non se l’aspettava proprio. “Ti ha fatto male?”
Natalie scuote la testa e tira su col naso maledicendosi per
aver lasciato il suo fedele fazzoletto in camera. “Mi ha spaventata...tanto…”
E allora, quante storie!! “Quello ti
muore dietro. Si è fatto venire un collasso quando ti ha visto con Andrea”
mugugna stancamente “se ti piacciono gli animali senza educazione, aspettati di
trovare scarpe mordicchiate nell’armadio”
Natalie alza il viso congestionato e lo fissa mentre blatera
di punizioni divine.
“Le bestie vanno addomesticate. Bastone e carota. Allunga la
mano per una carezza e poi stringi il collo con decisione!” le spiega serio e
compito. “Non ci vuole tanto”
“E quindi..” Balbetta mordendosi le
labbra “che dovrei fare?”
Durque sorride al consiglio cattivo che sta per darle
“fargliela pagare!”
***
Andrea non è per niente contenta! Proprio per niente! Non le
piace che Durque dia tutta quella confidenza alla
ragazza e che ne parli così bene.
E’ gelosa da morire e non vede l’ora di togliersela di torno
anche se le è simpatica. Fare comunella in quel modo le sembra fuori luogo
perché invece della vittima, quella biondina gioca a fare l’amicona di vecchia
data.
Non può lasciare la casa, non potrebbe
sorvegliarli e non può cacciare ancora Daniel dal letto perché potrebbe trovare
qualcuna di molto carina e molto bionda con cui consolarsi.
È costretta a restare lì a guardare i due che discutono sui
rapporti interpersonali neanche fossero al liceo!
Non ha intenzione di lasciare che i due si avvicinino così ha
già preso la sua decisione: lasciare scappare Natalie!
***
Mi sveglio di colpo sentendo la testa pesante e masticando
il vuoto. Che cazzo ho bevuto ieri sera? Bitume andato
a male?! Mi fa male la testa…dio, dio senti tu come batte…
Dove sono? Che
è sto posto?
Mi guardo attorno e grugnisco disgustato dall’arredamento
orrendo che mi circonda...ma che è, sembra di stare su un canotto! Guardo in
basso e tasto il materasso ad acqua. Sono finito in un porno? E questo?
Tiro su un qualcosa di luccicante pieno di frange strane e
di laccetti e mi domando di chi possa essere.
Poi quella che dorme accanto a me, si sveglia e mi guarda
battendo gli occhi, il trucco colato e i capelli arruffati. E questa?
“Chi sei?” biascica passandosi una mano sul viso e sotto gli
occhi.
“Chi sei tu” ribatto a mia volta guardandomi
un po’ preoccupato. Ho fatto sesso con questa? E il preservativo?
“Sono Joyce…tu chi sei dei due?” sussurra strappandomi di mano quello strano
affare che si rivela essere un top.
“Ford” mugugno dicendomi che questo è esattamente il
comportamento che Gershow deprecava. “Abbiamo fatto
sesso?”
“Mi sa di si” borbotta arrancando
verso una porta che non ricordo assolutamente di aver mai visto..o si? “Perché?”
No, così…Aids, malattie veneree, epatiti…chi se ne frega, rimorchiamoci le sconosciute in un locale e facciamoci sesso
senza usare le protezioni! Ste cose mi fanno venire
l’ansia!
Parto alla ricerca di eventuali
tracce di cartine incriminate soffocando la nausea che sento salire alla gola e
solo quando le trovo tiro un sospiro di sollievo.
Poi mi domando da dove sono saltate fuori
perché mie non sono. Sono in missione punitiva e non mi porto quegli
affari appresso.
Merda! Che ore sono?!
Afferro l’orologio e storco la bocca: ho perso più di sedici
ore! Ho un mal di testa tremendo, non ci vedo dalla fame e ho appena scoperto
di aver fatto sesso da ubriaco con una sconosciuta…e non me lo ricordo neanche!
Quella donna mi passa davanti completamente vestita e mi
scocca un bacio sulle labbra, augurandomi ogni bene con la mia ragazza.
Quale ragazza? Le ho raccontato
qualcosa? Colpa di quel pezzo di merda diGershow! Sto per arrabbiarmi quando mi dice che sono un
tipo molto dolce …davvero?
Peccato non averlo dimostrato a chi di
dovere.
Mentre la forma umana prende
lentamente piega dentro e fuori di me, sbatto un po’ la testa contro il muro
chiedendomi perché ho rinunciato a Natalie in quel modo. Per le parole di quel tipo?
Perché so che ha ragione?
L’ho trattata in quel modo, le ho fatto prendere uno spavento,
povera piccola…dopo quello che era successo a Jordan,
mi sono comportato come uno stronzo!
Ma come faccio ad instaurarci una
relazione? Uno che fa di queste cose non sarà mai in
grado di comportarsi altrimenti. Sarò sempre l’ubriacone che si sveglia nei
motel squallidi con qualche tipa bizzarra accanto. Un
giorno mi ritroverò senza un rene o un altro organo fondamentale e li sarà
finita.
Mi vesto faticosamente e arranco fuori della stanza,
chiedendomi che fine abbia fatto Gershow. Non riesco
neanche a finire il pensiero che me lo ritrovo davanti
abbracciato ad una. Non ha quell’aria strascicata come me e lei è molto più
carina di Joyce.
“C’è il tuo amico innamorato”
Innamorato? Che ne sa lei? Ho capito, mi sono reso ridicolo ieri sera.
Max si volta e mi guarda per una frazione di secondo,
sussurrandole qualcosa all’orecchio. Lei annuisce e torna nella stanza
lasciandoci soli. “Ti sei scolato l’intero bar, ieri sera. Capisco affogare i
dispiaceri ma così collassi”
“Saluta la tua amica, dobbiamo andare a prendere Stan”
borbotto appoggiandomi alla parete con gli occhi chiusi.
“E mi sa di no” sussurra abbassando
la voce. “Ho scoperto una cosa interessantissima! Roba che scotta”
“Scottami, dai”
“Mi farò riassumere al giornale con una notizia del genere!”
ridacchia facendomi cenno di entrare.
Quando siamo dentro trovo la
ragazza che si sta rivestendo. Non si preoccupa che io la veda nuda ma mi fa un
sorriso e torna ai suoi affari.
Ste cose m’ infastidiscono. Un minimo di decenza! “Spara!”
“Catelin lavora come cameriera nel
locale e mi ha rivelato un sacco di cose succose. Sai che Stan ha una sorella?”
Abbozzo un si vago. Allora?
“Questa tipa ha sposato il boss locale, tale
Edward Santax”
Dovreste assistere alla scena: lui che parla come fosse una
spia che ha scoperto qualche segreto governativo ed io che lo guardo come fosse
il gonzo del villaggio. “Allora?”
Max sventola un dito e ricomincia subito ad offendere “tu
che sei un proletario senza soldi per comprare il giornale, non potrai certo
sapere che Eddie governa tutta la città e che sua moglie Patricia, sorella di
Stan, si occupa dei piccoli affari.
E sti cazzi? “E
allora?”
Mi sto innervosendo. Quando non
capisco comincio subito ad arrabbiarmi.
“Patricia è molto, molto, molto legata al fratello.
Se tocchi lui, lei chiama il maritino e i suoi uomini
toccano te” afferma infilandosi i vestiti di ieri sera dopo averli odorati e
aver fatto una smorfia. “A meno che non tu abbia cambiato gusti durante la
notte, fossi in te eviterei di prendere a calci Stan davanti a tutti.”
“Non fa una grinza” borbotto salutando con un cenno della
mano la ragazza che passa e si ferma a baciare Max.
Poi si avvicina a me e fa la stessa cosa. Ma siamo matti?!
Mi scanso all’istante e lei mi guarda sorpresa. Si offende e
mi tira un ceffone. Ma che ho fatto?!
“Stronzo!” sibila sbattendo la porta e prendendomici
quasi le dita dentro.
“Ma che ho fatto?!” domando a Gershow che scuote la testa.
“E’ lo stile che manca…non sai cogliere l’attimo”
***
Natalie non riesce a credere alla sua fortuna: Andrea è
piombata nella sua stanza suggerendole di sbrigarsi a prendere la sua roba perché
Durque era fuori, il controllo allentato a quell’ora del giorno e lei aveva una
macchina anonima che l’aspettava in strada.
“Se la prenderà con te!” esclama
afferrando lo zainetto con le sue poche cose dentro, compreso il diario che ha
riempito d’annotazioni e il registratore senza più batterie. Devo comprarle, pensa mentre si affetta
ad entrare nell’auto.
“No, non li” la blocca aprendo i portabagagli. “Non devono
vederti”
Natalie la fissa a bocca aperta: lei odia gli spazzi
stretti! “Non posso stare lì dentro”
“Si tratta di qualche chilometro. C’è aria,
sta tranquilla” la rassicura guardandosi alle spalle.
La sua agitazione fa smuovere Natalie che entra con
difficoltà nell’angusto spazio e trattiene il fiato.
“Non c’è bisogno, il sedile posteriore si
tira giù. L’ho aperto un pò” Afferma chiudendola dentro. Natalie sente
il panico aggredirla mentre si tappa le orecchie al rumore del motore.
Il suo povero corpo sobbalza ad ogni dosso o buca, anche se
Andrea si sforza di non correre e non prendere
tutte le fenditure del manto stradale.
Così si è giocata la sua relazione con Daniel, ma non poteva permettere che quella ragazzina prendesse il suo
posto nel cuore del suo compagno, rimugina arrabbiata e dispiaciuta.
Non t’avessi mai
incontrato, Ford!
Non t’avessi mai
incontrato, Ford!
Natalie è dello stesso avviso mentre cerca di respirare
normalmente. Quella donna ci andrà di mezzo per colpa di quello scimunito. Ma dove la sta portando?
Andrea frena e Natalie sente il portabagagli scattare. Si
affretta ad uscire e ad entrare in macchina, trovandola pallida e preoccupata. “Che c’è?”
Andrea la guarda stringendo il volante “non so dove
portarti”
Natalie la fissa allarmata finchè
un’idea non si forma nella sua testa. “Sai dov’è il Casinò di questo tipo?”
La donna annuisce senza muoversi. “Che
vuoi fare?”
Natalie si gira con il viso incredulo “andarci a prendere
quel milione, semplice!”
“Cosa?”
“Tu porti quei soldi al tuo uomo così lui ti perdona per la
mia piccola fuga” comincia ad elencare piano “Ford non ci riuscirà mai, si sta
per mettere contro il boss della città.”
“E tu come fai a saperlo?”
“Me l’ha detto il tuo ragazzo. Mi dispiace
avervi fatto litigare” borbotta dopo un po’ cercando di pettinarsi e frugando
nella borsa per trovare una spazzola “non mi ha baciato davvero, ha
fatto finta. Per far arrabbiare Ford”
“Quel coglione” sibila a mezza bocca imboccando la Higway ad ovest della città.
Natalie non sa a quale dei due si riferisce, ma pensa tanto che ce l’abbia con Shelton. La
curiosità di sapere cosa hanno fatto quei due, la divora. “Senti…come l’hai
conosciuto?”
“Per strada. Come ha detto lui” afferma tranquilla,
visibilmente rilassata da quando si sono lasciate alle spalle la città. “Mai
conosciuto uno più strano”
“Davvero? Perchè?”
Andrea le lancia un’occhiata che la spaglia quasi “fino a
dove sei arrivata con lui?”
Natalie arrossisce e resta a fissarla “a qualche vestito
mancante.” Sussurra imbarazzata “ci siamo baciati”
“E perché ce l’hai con lui?”
“Perché è un animale senza
controllo!” sbotta facendola frenare bruscamente.
“Scherzi? Quel tontolone che non
sa dove mettere le mani?! Ma stiamo parlando della
stessa persona?”
Natalie annuisce stancamente “un idiota con una cicatrice in
faccia.”
“Allora si” conviene la donna sorridendo “senti, non so che
droga abbia preso quella volta, ma a me sembrava un bel po’ impacciato e imbranato”
La ragazza la fissa stupita e non
replica “non è lui.”
Andrea alza gli occhi al cielo e ridacchia “non per farmi i
cavoli tuoi, ma quanti ragazzi hai avuto?”
“Che t’importa?” sbotta imbarazzata
tirando la cintura che le sta segando la clavicola “e tu quanti ne hai avuti?”
“Parecchi. Ma nessuno con la sua
dolcezza”
Natalie assorbe quelle parole con fastidio. Dolce con tutte
tranne che con lei! No, a me quasi mi violenta!
“Ti sei offesa?” le domanda preoccupata dal silenzio
prolungato.
Natalie scuote la testa e torna a guardarla, indicandole la
spia rossa della benzina “dobbiamo fermarci a fare rifornimento” borbotta
stanca.
La spiegazione di Durque non l’ha soddisfatta. Magari una
donna può capirci qualcosa di più del comportamento strano di
quel tipo.
A Durque non è piaciuto trovare la stanza di Natalie vuota
A Durque non è piaciuto trovare la stanza di Natalie vuota. Sa
già chi è stato perché Andrea gliel’ha scritto in font 20 sullo specchio con il
rossetto.
Scusami!
“Scusami un cazzo, tesoro” sibila scuotendo la testa per la
sua gelosia. Pazza scriteriata, chissà dove l’ha portata!
Esce di corsa dalla stanza e convoca i suoi uomini per un
piano d’emergenza. Con Andrea farà due chiacchiere in seguito: adesso rivuole i
suoi soldi… non per cupidigia, non è un uomo avido, più che altro per lavare
l’onta di essere stato raggirato da quell’ometto insignificante di Stan.
Aspetterà che Ford li abbia presi e poi allungherà
la mano e stringerà il famoso collo. Tanto
so che riuscirà a tirarsi appresso tutta la mafia locale governata da Santax! Ridacchia divertito. Un colpo partito
inavvertitamente e addio Shelton.
Mentre si prepara, pensa che la
piccola Natalie ci resterà male. Mah, morto
un papa se ne fa un altro, e poi poteva sempre darle quel famoso lavoro…era
pieno di imprese in via di sviluppo, qualcosa da farle
fare l’avrebbe sicuramente trovato!
***
“E’ questo?”
Natalie scende dall’auto con un moto di raccapriccio alla
vista del locale. Mamma mia che cattivo
gusto! Peggio dei Casinò di Las Vegas che si vedono nei film!
Andrea alza le sopracciglia all’entrata dorata con mille luci.
È pensierosa e sente che il suo rapporto con Daniel ormai è sprofondato. Tocca
gli orecchini con un gesto vago ricordando il giorno in cui gliel’ha
regalati e sospira, rannuvolata e malinconica.
“Ehi..”
La voce bassa di Natalie la distrae dai pensieri funesti e
la induce a sollevare lo sguardo su di lei.
“Sta tranquilla, andrà tutto bene” mormora incoraggiante
sperando dentro di se andrà proprio così.
“Si…cerchiamoci un buco in cui dormire per stanotte. Sono parecchio stanca” borbotta afferrando la borsetta e
raggelando. La carta di credito! L’ho
lasciata nell’altra borsa!
“Porca miseria!” sibila dando un calcio all’auto “non ho un
soldo”
Si scambiano uno sguardo disperato per alcuni secondi finchè
Natalie non comincia frugarsi nelle tasche in fretta “aspetta aspettaaspetta.” Bisbiglia cercando anche nello zainetto. Si! Dio, ti ringrazio!
Il bancomat che le hanno lasciato i
genitori per le gravi emergenze e che lei aveva promesso di non toccare mai. È per una giusta causa, pensa
sventolandola allegramente davanti alla donna che tira un sospirone.
Per un momento aveva pensato di racimolare qualche soldo alla vecchia maniera…
****
“Usciamo dal retro e filiamo dritti a casa di Stan. Non mi
va di aspettare stanotte per prenderlo a calci e ci siamo già giocati 24 ore”
Ford non parla, mugugna e ringhia da ben un’ora mentre Gershow fa colazione placidamente e senza fretta al baretto del Casinò – Hotel che li ospita.
Ad un tratto un pensiero fulmina il suo compagno scontroso
“quel coglione mi ha invitato ad una rimpatriata e da buon amico sono venuto a
trovarlo. Meglio di così!” esclama facendogli sollevare lo sguardo.
“No. Sei instabile e pericoloso, ti
potrebbe partire un colpo all’improvviso e farci finire sei metri sotto terra con
la tua impulsività” commenta l’uomo sgranocchiando una brioche che lo fa
mugolare di delizia “è una favola, assaggia”
“Non mangerò o berrò nulla di quello che mi offrirai. Non
voglio svegliarmi nuovamente ubriaco e con una tipa mai vista ne conosciuta accanto”
sibila prendendosi la testa dolorante fra le mani “Oddio…aspirina…”
Max solleva le spalle strizzando l’occhio a Catelin che gira fra i tavoli “non reggi nulla”
“Non in quelle quantità abnormi!” esplode facendo girare gli
avventori verso di lui.
“Non farti notare, cretino”sibila dandogli un calcio sotto
il tavolo. “Vabbè che il mondo è pieno di pazzi, ma non mi piace che stiano
seduti al mio stesso tavolo”
“Sei un fighetto del cazzo” brontola lanciandogli
un’occhiataccia “forza, dobbiamo andare a riscuotere e tirare fuori Natalie da..”
“A proposito. Raccontami di Natalie” Max ha smesso di
mangiare e lo guarda accigliato. “Devo aspettarmi una denuncia per molestie
sessuali da parte sua? Imbecille!”
“Non è andata proprio così” bofonchia imbarazzato.
“Dicono tutti così. Col gene della stronzaggine, ereditate
pure le frasi fatte? Sei una merda d’uomo” afferma
incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale della sedia.
***
Il bancomat di Natalie è stato violentemente brasato dallo
shopping a cui sono state costrette dalle circostanze. Andrea ha messo su un
piano un po’ azzardato che l’ha sconvolta ma la ragazza non ha detto niente,
limitandosi ad annuire e a fare come le diceva.
“Vuoi sedurlo e poi?” domanda osservando i loro acquisti
sparsi sul letto della stanza doppia.
“Farlo pagare come tutti gli altri” afferma con voce sicura
infilandosi un vestito tutto lustrini.
“Non ti pagherà mai un milione per una notte…di sesso”
Natalie finisce a fatica la frase domandandosi come fa a
fare quel lavoro e poi…con quell’uomo orrendo -urgh!- che la donna le ha indicato mentre tornavano dalle loro spese folli!
“In due sarebbe meglio, ma non penso di poterti chiedere una
cosa del genere” le dice tranquilla, neanche la stesse invitando ad un te con i
pasticcini.
Natalie la guarda allarmata, reprimendo
un moto di disgusto “no, non penso proprio” afferma con voce alterata
osservandola mentre s’infila le scarpe.
Ma non è giusto che, per colpa di quel tonto,
ci vada di mezzo lei!
È la decisione di un attimo: afferra le chiavi magnetiche della
stanza e si avvicina lentamente alla porta: Andrea è occupata
a cercare nella pochette un gioiello adatto e non si accorge della sua manovra
diversiva. Solo quando sente la porta chiudersi e la
serratura scattare, lancia un mezzo gridolino di sorpresa. “Ma che stai facendo? Apri subito!”
“Non se ne parla neanche. Troviamo un altro modo e tu per
stasera non esci di qui” le dice dall’altra parte del pannello “e non provare a
chiamare la reception per farti aprire.”
“Natalie!”
Andrea è profondamente meravigliata e osserva la porta
scuotendo la testa. Quale sarebbe lo sbalorditivo piano di quella ragazza?
Raccontargli tutta la storia e sperare che le firmi un assegno da un milione?!
***
Natalie sbuffa perché non sa che fare adesso. Si guarda attorno
cercando di passare inosservata. Non sa perché ma le sembra saggio farlo. Inutile,
nessuno la degna di uno sguardo. Sono tutti calamitati sulle
slot - machine, i tavoli di Black Jack e
Poker…
Gli zombie erano più
vivi! Pensa gironzolando su e giù alla ricerca di quell’uomo. D’un tratto
nota un tipo che da dietro le ricorda molto Max e si
arresta sulle gambe osservando la sala. Se quello è Max...c’è
anche…
Stringe la bocca in una smorfia di rabbia quel ceffone che
non gli ha dato preme per essere stampato violentemente in faccia di quel
bamboccio senza cervello!
Si avvicina a grandi passo quando è
sicura che l’uomo accanto a quello che sembra Max sia Ford e con il corpo che
trema per la rabbia gli picchietta un dito sul braccio.
L’uomo sembra Ford, ma non è Ford e quando se ne accorge è troppo tardi: lo schiaffo ha già schioccato sul
viso del poveraccio che la guarda come se fosse pazza.
Natalie resta a bocca aperta e si porta le mani al viso
“oddio, l’ho cambiata per un’altra persona!” sussurra arrossendo furiosamente mentre
i due la guardano e tutto il tavolo della roulette si è fermato per osservarla.
“Che fortuna” sibila il colpito
lanciandole un’occhiataccia. Poi si rabbonisce vedendo la sua espressione mortificata
e abbozza un mezzo sorriso “non fa niente…”
Natalie continua a mortificarsi e non sa che pesci pigliare
“scusi, di schiena è identico ad un mio amico”
“Chissà che gli fai ai nemici, allora” borbotta nervoso.
“Scusi di nuovo!”
“Tesoro, che cosa sta succedendo?”
Natalie raggela alla voce della donna dietro di lei e si
volta meccanicamente, un po’ rigida.
Una bella donna anziana la scruta rabbiosa.
“Niente, ma. Mi ha scambiato per un suo amico” bofonchia il
ragazzo visibilmente scocciato dalla presenza della genitrice.
“Devo chiamare il servizio d’ordine, caro?”
Natalie abbassa la testa per qualche secondo e poi la rialza
perché quel tono di polemica è fastidioso. “Signora, ho già chiesto scusa a suo
figlio per l’inconveniente. Mi sembra azzardata la sua richiesta.”
“Ma, lascia perdere!” sbotta il
ragazzo sventolando una mano “torna a fare quello che stavi facendo enon preoccuparti per me”
La donna la guarda ancora una volta, seccata dal tono che ha
usato il figlio davanti a quella sconosciuta e torna sui propri passi, nervosa.
“Una vera seccatrice tua madre!” borbotta il ragazzo accanto
a lui.
“Lo so, deve sempre stare fra i piedi
a tutti. Zio Stan non ha un attimo di respiro quando c’è lei”
Natalie ascolta con interesse crescente quelle parole. Zio Stan?
Il ragazzo la nota, ferma alle sue
spalle e si volta nuovamente con un sorriso. Natalie lo fissa per qualche istante indecisa “tuo zio Stan è il proprietario
del locale?”
Il ragazzo annuisce e gli indica il vecchietto che sta
tampinando la croupier come tutte le sere. “Eccolo la. Ti avverto, se cerchi di sedurlo per i suoi soldi, la
cara mammina farò fuoco e fiamme” afferma un pò scocciato per l’interessamento
di quella delizia per il vecchio.
“Ma che vai dicendo?! Non intenzione
di sedurre nessuno.” Sbotta arrossendo “piuttosto…tua madre è
Patricia Santax?”
“Già, ma come mai sai tutte queste cose?”
“Amici in comune” mente cercando la donna fra la folla. “Devo
parlare con tua madre!” esclama girando sulle gambe.
Il ragazzo la ferma giusto in tempo
per impedirle di investire una cameriera stracarica di alcolici. “Ehi,
impulsiva! Almeno dimmi come ti chiami. Io sono Chris”
“Piacere mio. Devo parlare con tua madre al
più presto” sibila cercando di farsi lasciare.
“Perché? Sei mia sorella scomparsa frutto di una relazione illecita?” le domanda sorridendo e
facendola ridere a sua volta.
“Non mi risulta. Devo parlare con tua madre
a proprio di Zio Stan” spiega calcando sulle parole.
“Perché? Che ha
fatto?”
Il ragazzo la guarda senza capire mentre Natalie lo trascina
in un angolo appartato. “Tuo zio ha tirato su questo posto sulla pelle di due
persone!” gli sciorina sempre più arrabbiata “c’è una storia dietro e non ho tempo
di raccontarti..”
“Almeno il tuo nome me lo puoi dire?” le
domanda gentilmente facendola ammutolire.
“Natalie”
“Bel nome. Andiamo da Patricia ma non ti prometto nulla: se
non porti le prove non crederà a nulla di quello che le dirai.
Era così anche da piccolo”
Natalie ride a quelle parole scanzonate “deve crederci
perché quelli che stanno venendo a riscuotere non hanno molto tempo da perdere”
Patricia ha ascoltato le sue spiegazioni
con aria dubbiosa “hai delle prove?”
“Ce l’ha in faccia un mio amico”
afferma duramente. “Signora, suo fratello ha derubato il mio amico per pagare
un debito. Ha mai sentito parlare di Daniel Durque? Fa l’usuraio e non ci va
tanto per la quale”
La donna abbozza una smorfia, ricomponendo subito il viso in
un’espressione tempestosa “quel cafone arricchito!”
sibila posando il tovagliolo che tiene in grembo. “Un quaquaraqua
che si crede potente”
Natalie la fissa negli occhi
intenzionata a non lasciarsi abbattere “quel tipo ha sfregiato il mio amico che
aveva un debito con lui. Ford è stato costretto a derubare la sua ragazza per
pagarlo e lei non l’ha mai perdonato...e alla fine suo fratello ha approfittato
della situazione per appropriarsene e ha lasciato il mio amico nei guai.”Borbotta picchiettando un dito sul
tavolino “posso farla parlare con Andrea, la ragazza di Durque. Lui mi
ha preso in ostaggio per costringere Ford a prendergli i soldi e l’ha
minacciato di uccidermi”
“I metodi di quell’animale non cambiano mai” bisbiglia la
donna osservandola. “Come hai fatto a scappare?”
“Andrea mi ha liberata.” Spiega senza scendere troppo nei dettagli “ha messo a repentaglio
la sua relazione per me. Ford sta rischiando di farsi impallinare dagli uomini
di suo marito e tutto questo per colpa di suo fratello che ha voluto aprire...questo…
Casinò orrendo senza il minimo gusto, scusi se glielo dico francamente!” sbotta
esausta “la prego di aiutarmi, di parlare con suo fratello e costringerlo a
tirare fuori quella cifra. Penso che ormai potrà permettersi di pagare il
debito”
“E a quanto ammonta?”
La domanda secca le da un briciolo di speranza “l’originale
a 5000, ma gli interessi sono lievitati ad un milione”
“Strozzino sanguisuga!” sibila la donna inviperita battendo
una mano rinsecchita sul ginocchio. Poi si rivolge a Chris
che ha assistito alla scena in silenzio e abbozza un sorriso “tesoro, chiama
tuo zio Stan, fallo venire qua…immediatamente!”
Che tono! Pensa la ragazza guardandola, mia madre non avrebbe
mai alzato la voce in quel modo e non avrebbe mai usato quella cadenza
così regale.
“Ora, cara..”
Natalie alza gli occhi incontrando i suoi.
“Questo tuo amico è qui?”
“Penso di si” borbotta
rannuvolandosi “perché?”
“Convocalo. Urge uno scambio di vedute collettivo prima di
decidere quale punizione affibbiare a Stan.”
Natalie ci ha messo qualche minuto buono a prendere il
cellulare e chiamare Ford che ha fatto letteralmente un balzo dal sedile della
Chevrolet “dove sei?! Sei al Casinò? Vengo subito”
Lancia il cellulare a Max che lo guarda accigliato “chi
era?”
“Natalie! E’ al Casinò e mi ha detto di andare di corsa li”
sbotta ingranando la marcia e dirigendosi in tutta fretta verso il locale.
“E i soldi?”
“Chi se ne frega!” sibila pigiando il pedale
dell’acceleratore “potrebbe essere una trappola o
potrebbe essere scappata; in tutti i casi, io ci vado!”
“Allora c’è anche quella rossa meravigliosa con lei”
sghignazza il suo compagno mettendosi comodo.
Stan sta osservando sua sorella, infuriata come non mai e la
ragazza che siede con lei al tavolo domandandosi chi possa
essere. Allunga la mano in un sorriso un pò viscido che fa accapponare la pelle
a Natalie che porge la sua meditabonda, presentandosi.
“Stan, tesoro, siediti”
L’uomo obbedisce lanciando uno sguardo al nipote Chris che solitamente è dalla sua parte. Stavolta fa finta
di niente e si accomoda dietro di lui, l’aria impassibile.
“Che succede?” domanda un pò
timoroso: ha sempre avuto paura delle sfuriate di Tricia.
“Succede che l’hai fatta grossa, Stan!” esplode la donna
alzandosi quasi in piedi. Natalie lo osserva farsi piccolo piccolo
per la paura e dentro le viene da ridere.
“Tricia…non capisco…” balbetta agitandosi sulla sedia, come
un ragazzino sorpreso a fare una marachella.
“Questa signorina è amica di un tale…” guarda Natalie che le
getta un’occhiata veloce e indurisce il viso “Ford Shelton.
Lo conosce no? Quello con la cicatrice in faccia”
Liberal raggela e c’impiega un
secondo di troppo a rispondere “allora?” domanda con voce sottile “Ford…come
no...un bravo ragazzo”
Adesso gli do uno
schiaffo, pensa Natalie trattenendosi “Ford sta venendo qui”
afferma decisa “Vuole parlare di un certo debito con lei”
“Che debito?”
Liberal sbianca sempre di più e
non la da a bere alla sorella.
“Evita di fartela addosso e sii uomo, per una volta!”
sbraita sempre più nera “chi te li ha dati i soldi per aprire questo locale?”
“Li ho vinti a poker..”bisbiglia
l’ennesima bugia facendo alzare un sopracciglio grigio alla sorella.
“L’altra volta hai detto che te li aveva donati la vecchia
signora a cui tenervi compagnia! Devi ricordartele le balle, Stan!”
Un bussare furioso fa saltare Natalie dalla sedia. Lo sa chi
è..è arrivato. Gira la testa per non
vederlo mentre entra come una furia sbraitando vendetta contro l’uomo che cerca
i tutti i modi dicalmarlo.
“Adesso tu cacci i 5000 più il milione!” sibila minaccioso
“sennò te ne do tante che domattina non ti sapranno identificare all’obitorio!”
“Giovanotto!”
Ford alza lo sguardo su Patricia e la fissa accigliato. “Cosa?”
“Giovanotto, le sue maniere lasciano a desiderare” tuona a
bassa voce vagamente disgustata “si classifichi, lasci andare mio fratello che
da quanto posso vedere, sta dimostrando per l’ennesima volta di non avere gli
attributi e saluti la sua dolce amica” ordina velocemente causando un mezzo
shock a Ford che gira la testa verso Natalie, appoggiata in un angolo vicino aChris.
“Natalie..” Sussurra lasciandolo andare, anzi tirandolo
verso Max che si scansa giusto in tempo per farlo cadere a terra e si presenta
con un perfetto baciamano alla donna rimediando un’occhiata indagatoria.
La ragazza fa finta di niente e non lo fila quando si ferma
davanti a lei.
“Come stai?”
“Bene” afferma con voce dura senza guardarlo. “Direi che
posso andarmene. Il signor Stan pagherà il debito a Durque”
“Natalie..”
Alza lo sguardo su di lui, un tuffo al cuore che le fa male
“Ciao Ford, ci vediamo” sussurra scansandosi e lasciandolo congelato sul posto.
“Ciao Max” borbotta correndo fuori della stanza con le
lacrime agli occhi e il cuore stretto.
Sbatte contro tutte le persone che incontra sul suo cammino
finchè una mano pesante e gigantesca con cala su di lei.
Natalie alza lo sguardo lacrimoso e singhiozza in faccia a
Durque che la guarda accigliato “questa mossa non mi è piaciuta” sibila
stringendola un po’ sul braccio.
Natalie tira su col naso e gli indica la sala in cui sta
avvenendo la discussione. Poi, piagnucolando, gli porge la chiave della stanza
in cui ha rinchiuso Andrea.
“Non se la prenda con lei.” Mormora
accettando il fazzoletto che le porge.
Durque la guarda per un pò mentre i pochi uomini che si è
portato si dispongono fuori alla porta per impedire a chiunque di entrare e
uscire. “Adesso dove andrai?”
Natalie alza le spalle e scosta una ciocca che le è finita
sugli occhi “torno a Bleiza.”
“Dai tuoi?”
“No, non vado d’accordo con i miei”
Daniel sfila un biglietto da visita dal portafogli e glielo
porge con aria seria “per fare una partita a carte…o se ti serve un lavoro”
Natalie lo guarda incredula, accetta e infila il tesserino
cartonato nella tasca posteriore. Poi ci ripensa e tende la mano verso di lui.
“Potrebbe ridarmi la tessera? Devo prendere le mie cose”
Entra nella stanza silenziosamente. Andrea sta dormendo e
non si accorge della presenza della ragazza che ripone i suoi pochi averi nello
zainetto. Prende le buste con i vestiti che ha appena acquistato e lascia un
biglietto di scuse alla donna col suo numero di telefono.
****
Andrea si sveglia con la sensazione che ci sia qualcuno
nella stanza. Accende la lucetta del comodino trovando due occhi verdi che la
fissano. Istintivamente si tende mentre Durque la guarda sospirando.
“Sei una testarda gelosa” la rimprovera a bassa voce
osservandola mentre i ricompone parecchio nervosa.
“Scusami...io non..”
“Mi ha spiegato tutto Natalie”
“Ah” mormora con voce acida “la tua protetta”
“Smettila. Mi ha fatto riavere i soldi. Tutti dal primo
all’ultimo e con una gratifica extra per quell’individuo che starà cercando la
ragazzina per mari e monti a quest’ora” le spiega
abbracciandola con forza e strappandole un gridolino di sorpresa. “Dobbiamo
parlare della tua gelosia”
Andrea abbozza una smorfia e si rinchiude a riccio. Non le
piace quel discorso, ma sapere che lui è lì e che la vuole ancora la fa stare
meglio. Nota distrattamente il bigliettino di Natalie. Lo prende e lo legge con
un mezzo sorrisino. Veramente un amore, quella ragazza.
Basta che stia lontano della sua proprietà!
“Se n’è andata senza vendicarsi di quel fesso”
borbotta mezza accigliata. Il racconto dell’aggressione non le era piaciuto
neanche un po’.
Durque le alza il mento con un dito e un sorriso malizioso.
“E tu che ci stai a fare?”
***
“Non la vai a cercare?”
Maxsi rivolge al
pallido fantasma che una volta era Ford.
“No. Mi odia” afferma a mezza bocca spolverando
distrattamente la Chevrolet dalla polvere. “Vuoi un passaggio in città o
preferisci restare qui con la brunetta?”
“Vengo con te. Ha avanzato pretese.” Afferma salendo in
macchina e lasciandolo da solo a guardare il sole che sorge.
Ford lo fissa per un po’ sentendo
gli occhi che gli dolgono. Li strofina distrattamente senza farsi vedere: non
può mettersi a piagnucolare davanti a Gershow.
Natalie cammina ormai da molto tempo sotto un sole
discretamente caldo. Le accarezza le braccia con dolcezza e la scalda
piacevolmente. L’intento era quello di fare l’autostop ma poi ci ha ripensato e
ha preferito evitare ulteriori problemi. Uno stridio
di freni la fa voltare verso una macchina sportiva che le si
affianca al lato sinistro. Andrea le rivolge un bel sorriso, sollevando
gli occhiali da sole che porta più per evitare fastidiosi intrusi negli occhi
che per pararsi dal sole. “Dove vai senza di me, bella
biondina?”
“Andrea….e Durque?”
“Lui torna con i suoi amici. Salta su” le impone
aprendole la portiera.
Titubante accetta il suo invito e quando si siede sente i
piedi andarle a fuoco “non pensavo da aver camminato così tanto”
Andra riparte senza emettere un fiato e solo a metà strada
le rivela la sua destinazione.
“Non voglio tornare a casa! Fermati!”
“Ci tornerai per poche ore. Ho una cosa con
me” ridacchia mostrandole un certificato stropicciato con la firma di
Ford.
“Cos’è?”
“Il nostro primo investitore. Capirai presto”
Un anno dopo…
E così mi hanno fregato per bene.
Qualcuno, imitando la mia firma, mi ha prosciugato il conto in banca. Fortuna che avevo i 5000 liquidi e qualcos’altro nelle tasche.
Mi domando ancora chi sia stato a farmi quello scherzetto del cazzo!
‘I was once sitting on
top of the world, I really had things in my hand But something went wrong I'm
not sure what, And now I'm sitting here at home alone...’
Non fate caso al mio aspetto, sto
imbiancando casa e aspettando i mobili nuovi. Ho dovuto lavorare un bel po’ per
rimettermi in paro e anche Melissa non è stata contenta di non ricevere lo
stipendio per un paio di mesi.
Scendo dalla scala osservando soddisfatto il lavoro. Niente
male, potrei guadagnare molto facendo l’imbianchino.
Charlie mi sta dando una mano a migliorare qualcosina qua e
là...sempre meglio di lei di quel fighetto di Max perennemente nei guai con le
ex : Fran l’ha cacciato tre volte di casa e se l’ha
ripreso tre volte. Il giornale l’ha riassunto solo dietro suo interessamento. Che merda d’uomo, dipendere così da una donna.
Natalie non l’ho più vista. Non mi ha mai chiamato e io non
ne ho mai avuto il coraggio. Se ci ripenso mi sento
nuovamente in colpa, quindi evito di farlo.
Mi sono macerato abbastanza per mesi, lottando per non
andare a cercarla. Mi manca, ci penso ancora..
Merda…
Scusate, non fate caso ogni tanto
mi prende la nostalgia.
Scuoto la testa pensando che a quest’ora starà fra le
braccia del fidanzato e mi avrà dimenticato. Chissà se mi ha mai perdonato…
Ho appena spostato la scala per ridipingere un angolo che mi
è sfuggito che sento suonare il campanello.
Per forza produceva quel suono attufato prima: era pieno di
polvere. Ve l’ho detto che mi sono rifatto il guardaroba? Sono
uscito una sola volta e ne ho avuto abbastanza. Ho trascinato Gershow con me ed è stato un inferno perché bocciava ogni
mia idea!
Quella roba è troppo precisina e non avrò mai il motivo di
metterla, ma sta li...può sempre servire.
‘But you get what you
pay for that's what I say, and now I'm paying and paying and paying
I lost everything I
had,I'm starting over from scratch...’
Vado ad aprire sperando che non siano quelli del negozio d’arredamento
che mi portano i mobili perché non saprei dove
metterli, e mi ritrovo davanti una bella ragazza biondo platino con un paio di
occhiali da sole che le nascondono tutta la faccia.
“Si?”
Carina, veramente uno schianto. Guarda tu che gambe, ma ce l’ha il porto d’armi per quelle tette favolose che
trapelano dal top aderente?
“Ciao Ford”
Il sorrisetto malizioso che avevo in faccia, muore
all’istante quando lei si toglie gli occhiali e fa quel gesto…spostandosi i
capelli dalla fronte...Natalie…
Resto a guardarla per qualche minuto buono mentre lei fa lo stesso
con me. Non posso crederci. Muove quelle gambe
bellissime e si avvicina dandomi un bacio sulla guancia e togliendo subito un po’
di rossetto che c’è rimasto sopra.
“Mi fai entrare?”
Mi sposto immediatamente e la lascio
passare con un debole avvertimento di stare attenta alla vernice fresca.
Lei si ferma, si guarda in giro e annuisce “è bello, il
colore. Un lieve tocco ocra misto latte …bello”
Cosa misto a cosa? Io l’ho preso perché mi
piaceva e secondo Charlie si adattava all’arredamento nuovo.
Lei gira su se stessa, su un paio di tacchi notevolmente
alti e torna a guardarmi con un sorriso “Come stai?”
“Bene” mormora con un groppo in gola.
Ho detto che mi piaceva ancora? Sbagliato. La amo ancora. E adesso mi piace ancora di più!
“Senti, resto in città per un po’ di giorni, per salutare i
miei. Ceniamo insieme, stasera? Così mi racconti un po’ di te”
Non c’è traccia della sua innata timidezza nella voce.
Peccato mi mancava…
Annuisco e lei mi guarda incuriosita “sei dimagrito, stai
bene”
Per forza, ho smesso di bere e faccio sport
tutte le sere. Annuisco nuovamente e lei sorride un’altra volta.
“Passo alle otto, mettiti bello…e magari togliti la vernice
da quel ciuffo” ridacchia avvicinandosi e inondandomi di profumo discreto,
dolce…sensuale.
La sento accarezzarmi i capelli e per un istante sono
tentato di abbracciarla. Lei abbassa lo sguardo e sorride facendomi una carezza
“sei ancora più carino del solito”
Quello sguardo...è sempre lo stesso…
Apro bocca per chiederle scusa un’altra volta e lei mi da un
bacio leggero, troppo leggero troppo repentino che mi fa risvegliare dalla
catalessi in cui ero caduto al momento del suo arrivo.
Arrossisce un po’, come una volta e mi fa un buffetto
lasciandomi come uno stronzo a bocca aperta.
O merda!
Chissà se ce l’ha il ragazzo….
’Wiped that smile off my face Put me
down in my proper place But the world just keeps on spinning around And I'm
still hanging around in this world..’
“E’ tornata Natalie” bisbiglio nel telefono sentendo un
rumore indescrivibile di sottofondo
“Sì e com’è?”
“Più bella di prima”
“Non ne dubitavo” ridacchia Charlie aspirando la sigaretta,
saltellando verso il bagno e frugando allo stesso tempo in un cassettone “Ford,
devo lasciarti, ho una serata di sesso sfrenato e devo depilarmi”
Delicatissima! “E chi è il fortunato?”
“Fatti i cazzi tuoi!” sbotta attaccandomi in faccia.
Quella novità mi fa alzare un sopracciglio…anzi tutti e due. Più volte. Ma ora la
domanda è..che diavolo mi metto stasera?!
Apro l’armadio frugando fra i nuovi acquisti.
Cena…che mi metto per
una cena? Chiamiamolo, va
Max mi risponde un pò affannato “che vuoi? Mettiti una
camicia e un paio di pantaloni stirati e non rompere che sono sulla cyclette”
“Ma perché non vai a correre come
tutti?”
“Perché qua c’è un’istruttrice che
è la fine del mondo” esclama divertito. “Ah, stasera esco con la tua amica,
augurami ogni bene! Click!”
Esce con Charlie? O mio dio, deve
essersi bevuta il cervello!
****
Natalie ispira ed espira più volte ferma davanti a casa di
Ford. Il vestito va
bene, il trucco regge, le scarpe vanno bene. È tutto il resto che non
va! Lo so che mi metterò a piangere, lo so che lo farò! Pensa indecisa se
suonare quel colpo di clacson o no.
Ascolta imbambolata il silenzio che la circonda dicendosi
che è una pazza a non averlo dimenticato in tutto quel tempo. Lei ha provato ad
uscire con altri ragazzi ma non c’è stato nulla da fare.
Quando sente bussare al finestrino,
trasale violentemente.
Ford la guarda con un sorriso sereno costringendola a
riprendersi. “Ti ho vista arrivare” le dice semplicemente restando appoggiato
al tettino.
“Sali dai, altrimenti arriviamo tardi e ci cancellano la
prenotazione” borbotta mettendo in moto e costringendolo a muoversi.
“Hai cambiato la macchina” commenta osservando gli interni
abbastanza lussuosi della vettura.
“Si, ho un buon lavoro. Guadagno molto”
“E cosa fai?”
“Lavoro con Andrea” rivela facendolo
strozzare con la propria saliva “Abbiamo aperto un franchising.
Negozi di moda!”
A quelle parole Ford ri - sospira
“meno male..”
“Ti avrebbe dato fastidio se avessi fatto il suo vecchio
lavoro? Eppure non sei uno che va per il sottile su queste cose” replica
acidamente dicendosi che la serata è iniziata malissimo. Parcheggia nel primo
spiazzo libero e scende dall’auto con decisione.Eccole, adesso mi metto a piangere!
Pensa cercando di non chiudere la giacca lunga che indossa nella portiera.
“Natalie..”
La ragazza si blocca al suono della sua voce e si gira a
metà, trovando una rosa rossa sotto il naso.
“Buon compleanno”
“E’ domani” sussurra prendendola. Ma dove l’aveva nascosta? “Come facevi a saperlo?”
“Ho un vasto dossier su di te” risponde tranquillamente
prendendola per mano “mi sei mancata”
Natalie abbozza un sorriso luccicante di lacrime e stringe
le dita fra le sue, fino a farsi male “anche tu” Gli lancia uno
sguardo contenta “hai smesso l’aria da duro tutto d’un pezzo…però stai
bene ugualmente”
“Grazie. Sei sempre più bella. Non ti avevo riconosciuto”
“Neanche i miei!” ridacchia passeggiando lentamente accanto
a lui. “Hanno fatto una faccia…saranno stati i vestiti o i capelli”
E’ tutto l’insieme che
stende, pensa guardandola dall’alto in basso. “Natalie…senti…”
Lei si blocca improvvisamente seria guardandolo di
sottecchi. “Te li ho rubati io, i soldi” confessa all’entrata del locale
lasciandolo senza parole.
“Dovevo vendicarmi in qualche modo..”
Continua a mormorare mentre porge al cameriere il cappotto leggero e resta
solamente con un vestito che se non proprio tutto, mostra un bel po’ del suo
corpo. “Anche per questo sono qui. Per riportarteli.”
“Potevi fare un versamento anonimo” biascica incredulo.
“Ti volevo vedere” ammette semplicemente dispiegando il
tovagliolo sulle gambe. Non chiedermi il
perché.
“Perché?”
Stronzo! Perché secondo te? Perché mi
mancavi, perché ti amo!
“Così” sussurra alzando le spalle e spiegando il menù. “Qui
fanno un pesce delizioso” mormora svagata prima che Ford le strappi il menù di
mano e la costringa a guardarlo. “Perché?” ripete
minaccioso.
Natalie lo fissa per un po’
abbassando gli occhi e schiarendosi la voce “per impicciarmi della tua vita. Ce l’hai la ragazza?”
“E tu?”
“Certo!”
“Anche io!”
Si squadrano per qualche istante studiandosi sulla
difensiva. Sarà vero? Si domandano
entrambi feriti dai rispettivi comportamenti.
“Non ce l’ho la ragazza…non è vero”
mormora per primo facendole alzare gli occhi dal bicchiere “Non riesco a
dimenticarti”
Il cuore le batte fin troppo veloce mentre parla e si scusa
per l’ennesima volta spiegandogli il suo comportamento riprovevole.
La ragazza lo ascolta con un groppo
in gola, annuendo di tanto in tanto e stritolando il povero tovagliolo che non
centra niente.
“Va bene, non importa…ormai è passato tanto tempo” sussurra
conciliante con un sorriso un pò tremolante.
“Non è una giustificazione” afferma depresso
“Natalie…dammi un’altra possibilità. Se vuoi…”
Lo guarda con un labbro stretto fra i denti e le mani che le
tremano e la costringono a lasciare le posate per metterle in grembo “ok”
Il sorriso che gli si apre sul viso la lascia senza parole
“ok allora” mormora porgendole il menù e sorridendo amabilmente al cameriere
che si è avvicinato per prendere le ordinazioni.
Cena, passeggiata, rosa,
conversazione brillante. Incredibile, è diventato un signore, pensa
meravigliata sorridendogli di sbieco. “Frequenti troppo Gershow,
per caso?”
“Per carità, non lo sopporto mezza giornata” ridacchia
stringendole la mano e facendole abbassare gli occhi su di essa
per un attimo “esce con Charlie, da non crederci”
“Non ci credo!” esplode voltandosi verso di lui “quella è
capace di sparargli se prova a fare il fanfarone”
“Problemi suoi!” esclama guardandola fissa per alcuni
secondi. “Sei cambiata…”
Natalie abbozza in sorriso annuendo “un po’. Discutere con i
commercianti, i rivenditori, quelli che fanno gli spiritosi tutti i giorni, ti forgia. Abito da sola e devo gestire l’appartamento, far
combaciare gli orari…un po’ seccante, a volte.”
Ammette con una smorfia “fai come ti pare, ospiti chi vuoi,
non devi dare spiegazioni…però non c’è nessuno che ti aspetta, non c’è un
piatto di minestra e caldo e un po’ di coccole alla fine della giornata .”
Mormora facendolo avvicinare “me la sono scelta io, questa vita, e ora me ne
lamento…scusa”
“Ti capisco. Vivo solo anche io, l’hai dimenticato?”
“No”
Natalie lo guarda con una gran voglia di abbracciarlo che le
corre nelle membra, soprattutto quando la sua mano scivola dietro la schiena e
la tira a se, morbidamente, accarezzandola delicato e insinuante. “Dove
alloggi? Posso accompagnarti?”
Posso restare con te
stanotte?
La ragazza annuisce distratta, persa nei propri pensieri “sto
dai miei, hanno insistono. Non mi vedono da un anno”
mormora con un tono dispiaciuto nella voce che lo fa rannuvolare e lo spinge ad
abbracciarla del tutto.
“Sanno che sei uscita con me?”
Natalie è mezza imbambolata da quella novità che le fa
battere il cuore. Lo abbraccia a sua volta, posandogli la testa sulla spalla.
Da quanto tempo non abbracciava qualcuno così? Poco, però
non è la stessa cosa. “Certo, gli piaci parecchio.” Sussurra chiudendo gli occhi
e percependolo ogni minima contrazione dei suoi muscoli.
Dopo molto tempo, o forse solo qualche secondo, non saprebbe dirlo con precisione, fruga nella tasca porgendogli
le chiavi “ti dispiace guidare? Il vino sta facendo effetto”
“Certo che no ma poi come torno a casa?” le domanda
vagamente divertito.
“Torni con la mia e domattina mi vieni a prendere e facciamo
colazione insieme” decide appoggiandosi alla portiera sorridendo.
“Come desidera vostra maestà!” esclama ben contento
ricordando solo all’ultimo dei lavori urgenti. “Merda!” sbotta contrariato
“domattina vengono a portarmi pezzi dell’arredamento e non posso allontanarmi.”
Natalie lo guarda e sorride conciliante. “Fa niente, vengo
da te e ti porto la colazione”
“Andata”
Ford la osserva con un sorrisetto malandrino, domandandosi
come farà ad aprire l’auto con lei davanti al blocchetto della serratura.
Si avvicina un po’ ma Natalie non accenna a spostarsi. Tiene
le braccia incrociate sullo stomaco, il respiro un po’ affettato.
Il cuore le sta mandando segnali contraddittori e la testa
scoppia sotto l’eccessiva pressione dei pensieri che si accavallano.
“Natalie” sussurra piegandosi un po’.
La ragazza alza lo sguardo restando imbambolata a guardarlo.
“Devo aprire la macchina” mormora avvicinandosi ancora, le
braccia abbandonate lungo i fianchi per non cedere alla voglia di abbracciarla.
Lei lo guardò smarrita, come se non avesse capito nulla di
quello che aveva appena detto e non si spostò. Sciolse lentamente le braccia
dallo stomaco che le faceva male per la tensione e annuì imbarazzata.
Stava per spostarsi quando le sbarrò la strada posando
istintivamente la mano sul tettuccio dell’auto.
Ford la vide sobbalzare per la sorpresa e lesse meraviglia e
timore sul suo viso, così quando si voltò dall’altra parte per darsi alla fuga,
l’abbracciò perdendo la presa sulle chiavi che caddero a terra. Natalie le
calpestò e restò col viso affondato sulla sua camicia.
Un silenzio innaturale scese dentro di lei mentre si
aggrappava a Ford e lo stringeva con forza, i muscoli che tremavano per la gran
voglia che aveva di confessargli il suo amore.
La stringeva così tanto da mozzarle il respiro, la mano
infilata sotto i capelli l’altra attorno alla vita. La schiacciò contro lo
sportello e mormorò qualcosa che Natalie non capiva perché erano troppe le cose
che le stavano vorticando nel cervello, non capiva cosa doveva fare, se doveva
fermarlo o fermarsi, se doveva andarsene o restare, se doveva…
Alzò il viso sotto la sua pressione e gli venne
istintivamente incontro quando la baciò prima morbidamente, quasi timoroso e
stupito che lo stesse facendo davvero e poi sempre con maggior forza, aprendole
le labbra e accarezzandola delicatamente, un bacio profondo che la lasciò
indebolita e stordita.
Ford la stordiva, la mandava fuori di
testa e la faceva stare fin troppo bene.
Ma soprattutto la turbava così tanto che quando si staccò e
la guardò prima serio ed eccitato, poi sorridendole come al
solito, Natalie lo tirò nuovamente contro di se e abusò delle sue labbra fino a
notte fonda.
‘You're the night,
Lilah. A little girl lost in the woods. You're a folk tale, the unexplainable
.. ‘
Che sono quelle facce, mai sentito
uno cantare? Sono di buon umore, di buonissimo umore!
I hope you're waiting
for me cause I can make it on my own. I can make it on my own.
Non ve lo racconto quello che è successo ieri sera, sono affari
miei.
….
Ok, non è successo niente, niente di che. Abbiamo parlato, anzi
io ho parlato: lei mi ascoltava e poi abbiamo continuato ad approfittarci delle
rispettive labbra per un po’ di tempo.
Albeggiava quasi quando mi ha mollato qui.
C’ho provato: volevo farla restare
con me tutta la notte ma poi ho pensato che non potevo chiederle una cosa del
genere dopo il mio comportamento insano e non ho aperto bocca. Secondo me le
avrebbe fatto piacere.
I hope you're waiting
for me across your carpet of stars. You're the night, Lilah. You're everything
that we can't see.
Il campanello suona alle dieci precise e lei mi compare davanti
con un sorriso girocollo e un pacco gigante di cornetti.
“Ma non sei a dieta come tutte le
donne?”
“Non ci penso proprio” ridacchia entrando e posandomi la giacca
in braccio. “Questi li tengo io. L’hai fatto il caffè?” esclama
togliendomi il cibo da sotto il naso.
“Non puoi farmelo, ho un buco nello stomaco.” La rimprovero con il broncio che la fa sorridere.
Svenevole, eh? Che porco!
“Non fare quel muso che non m’inganni” afferma con un
sorriso bastardo. Poi guarda, sorride e mi da un bacio
veloce.
Troppo veloce.
“Torna qua” sussurro posando quello che ho in mano e abbracciando
lei. Fa resistenza solo per un attimo, sufficiente a disorientarmi e poi mi stringe
con forza.
“Natalie…”
“Che c’è, Ford?” sussurra nel mio
orecchio, mordicchiandolo.
“C’è qualcosa che non va?”
“Si. ” mormora scostandosi. Ha le guance rosse ed è
adorabile, ma quella nota di preoccupazione non mi piace. “Me lo devi dire sinceramente”
sussurra abbassando la testa “che cosa provi per me?”
A quelle parole ammutolisco. Non l’ha capito?
“Ti …amo. Si, ti amo.” Biascico un po’ imbarazzato. “Non mi
è mai passata quindi posso dire che ti amo con sicurezza”
Natalie mi guarda allibita: non è certo una dichiarazione
standard.
“Ah…beh…” sussurra afflosciandosi contro di me “anche io”
Sento il suo cuore che batte contro il mio e la stringo senza crederci veramente. Respirare affannosamente e
mi scocca dei lievi baci sulla pelle. Stacca le labbra dalle sue emettendo un
piccolo gemito per la mancanza di ossigeno “fammi
respirare” sussurra accarezzandomi al contempo i capelli mentre la bacio sul
collo e scendo verso il seno tranciandole di nuovo il respiro.
Questa va tolta, penso
per una breve frazione di secondo, slacciandogliele due bottoni della camicetta
e fermandomi subito. Lei annuisce appena e riprende a baciarmi.
Glielo dovrei dire? Se
glielo dicessi, scapperebbe a gambe levate. “Ford…”
Lui la guardò negli occhi e Natalie vi lesse così tanta
passione che si spaventò “no niente” mormorò perdendosi in un mare di piacevoli
emozioni.
Confuso ed eccitato tornò a baciarla con forza, piegandole
il collo all’indietro mentre l’altra mano scendeva ad accarezzarle il seno
facendola gemere nella sua bocca.
Quegli occhi…così terribilmente sensuali e annebbiati che si
allacciavano ai suoi morbidamente, le labbra rese rosse da molti baci scambiati
che si stava aprendo in un sorriso stentato...no non
era solo quello, era tutto l’insieme, tutta lei che lo irretiva.
“Sei bellissima…bellissima” ripetè strofinandole una guancia
con le dita aperte, cercando di sorriderle, stregato da quell’espressione che
non aveva mai visto sul volto di una donna, un misto di sensualità e
ingenuità…quel rossore che si era allargato ed era rimato li, sulle guance
calde.
Bellissimo anche il reggiseno, ma starebbe meglio…che so, in
terra?
Comincio ad armeggiare con quel maledetto gancetto e lei non
mi ferma, ma continua a baciarmi in quel modo che mi distrae dal mio lavoro.
Poi arrivano quegli stronzi col camion e devo lasciarla
andare!
Natalie mi guarda frustrata e mi da un altro bacio veloce ed
esce giusto in tempo per farsi fischiare dietro da quegli stronzi che si
rimediano un’occhiataccia dal sottoscritto e la mancia dimezzata. Così
imparano!
Nel pomeriggio hanno finito e io mi sbraco sul divano nuovo
soddisfatto. Ho la casa figa, l’armadio figo, la donna figa…dov’è a
proposito?
Le telefono ma lei non mi risponde. Il sorriso muore all’istante:
sarà andata via nuovamente?
No, senza avvertirmi…non
l’avrebbe mai fatto…almeno spero.
‘È incontrollabile, imprevedibile
ma così labile, leggero come nuvole…’
Ho una bruttissima sensazione e quando squilla il telefono
rispondo col batticuore.
È lei e sta piangendo, la sento soffocare i singhiozzi.
“Devo andare via per lavoro. E’ una cosa urgente. Volevo salutarti”
‘…quasi sicuramente
tu mi dirai di no
ti chiedo solo un istante, ancora
un po'…’
Sento il mondo cadermi addosso “perché?” una domanda che mi fa
fin troppo male. Dove ho sbagliato stavolta? “Ma ci vediamo ugualmente…vengo a trovarti”
No? Che vuoi che siano cento
chilometri, li faccio in un’ora!
“Ford...io lascio il paese” singhiozza nel
telefono “vado via del tutto. Non so quando tornerò”
‘...Lasciala andare come va
come deve andare
è una cometa che sa già
dove illuminare…’
Fortuna che sono già seduto. Nemmeno provarci? Nemmeno quello? “Non basta dirti che ti amo
per farti restare, immagino…”
Un silenzio lunghissimo all’altro capo del telefono. Non puoi farmelo, Natalie!
“No, non basta.”
Merda!
‘…È incontrollabile, imprevedibile
troppo indelebile nelle mie molecole
e così stabile, irriducibile
ma così labile, leggero come nuvole..’
“Come vuoi. Stammi bene” borbotto con la fretta di attaccare
che mi fa stare male.
“Mi dispiace…mi disp..”
Click!
Ho attaccato io. Non ce la facevo più. Fortuna che sono
seduto, non mi reggerebbero le gambe a stare in piedi adesso. Ho fatto tutto
questo per lei. Si, anche per me… ma soprattutto era per lei.
Mi prendo la testa fra le mani passando più volte le dita
fra i capelli.
Lavoro. Mi ha mollato
per il lavoro.
…
…
…
Merda!
Durque la fissa senza aprire bocca. “Proprio sicura? Non mi
è sembrata una mossa saggia”.
Natalie è passato a trovarlo e si è ritrovata in mezzo ad
un’offerta di lavoro che non ha potuto rifiutare.
“Non sono mai stata saggia.” Mugugna tirando su col naso.
“Andiamo, dai”
Daniel la osserva tentare di rimettere a posto i pezzetti
del proprio cuore e non commenta la scelta.
Le donne…capaci di amarti alla follia
e mollarti all’istante senza remore.