La Ballata Alcolica di Max & Ford

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Monkey baby 's Natalie ***
Capitolo 2: *** Andrea, la reina ***
Capitolo 3: *** Il canide ***
Capitolo 4: *** la spina e il cartello stradale ***
Capitolo 5: *** Miss Maggio 1999 ***
Capitolo 6: *** Irretiscimi... ***
Capitolo 7: *** Believe me, Natalie ***
Capitolo 8: *** Sopraffatto dal desiderio... ***
Capitolo 9: *** *CRAC* ***
Capitolo 10: *** Per una come quella... ***
Capitolo 11: *** A Night with Jordan ***
Capitolo 12: *** Andrea's eyes ***
Capitolo 13: *** Le stranezze degli uomini ***
Capitolo 14: *** Charlie Elias ***
Capitolo 15: *** Non esistono fallimenti, solo risultati! ***
Capitolo 16: *** Per me...? ***
Capitolo 17: *** No, lei non mi amava.. ***
Capitolo 18: *** Molto carina, molto giovane, molto ingenua... ***
Capitolo 19: *** Il vigliacco che non sono io.. ***
Capitolo 20: *** Maison Durque ***
Capitolo 21: *** Il topo che affoga... ***
Capitolo 22: *** La moglie del boss ***
Capitolo 23: *** Stringere il collo... ***
Capitolo 24: *** Scratch ***
Capitolo 25: *** Indelebile.. ***



Capitolo 1
*** Monkey baby 's Natalie ***


Atmosfera post atomica, nella discoteca infiammata e rovente della periferia di Immagine Town

Atmosfera post atomica, nella discoteca infiammata e rovente della periferia di Immagine Town.

 

Il Saturday Night, regno degli eccessi e delle paure anestetizzate nell’etilico sogno di un’esistenza celere e assassina. Faretti neri semiaperti illuminano le pareti e i convitati stereotipati dalla moda, dipingendoli di macchie blu, rosse, verdi. Ombre che si allungano e vengono spazzate via, supplichevoli nella luce violenta e pulsatile della discoteca dove perdersi significa trovare qualcosa di imprevisto.

Può piacerti o può portarti alla psicosi. 

Le luci stroboscopiche feriscono gli occhi, rendendo i movimenti drammaticamente scattosi come un fotogramma al rallentatore e in mezzo, proprio al centro della pista, una figura come tante si guarda attorno, respirando a stento quel mezzo decilitro di ossigeno non saturato dall’odore di fumo e profumo che trasuda dai corpi.

Si muove con difficoltà, sbuffando per la musica troppo alta e la pazienza esaurita da un bel pezzo.

I bocchettoni, nascosti chissà dove, nebulizzano ghiaccio secco che confonde i gesti armonici dei danzatori, stupende controfigure di manichini ipnotizzati dalla musica squillante e marcata.

L’uomo batte il piede a terra riconoscendo la canzone e il collo si muove da un lato all’altro, sussurrando sottovoce le strofe.

 

‘Sexy brothers let the funky lady dance, Sexy brothers watch the funky lady dance dance’

 

La cortina fumogena profumata di talco pastoso viene brutalmente attraversata dal nostro uomo che non si sta divertendo per niente in quella baraonda di corpi caldi e sudati, avvinghiati e ansimanti...però continua a canticchiare la canzone traendone un discreto piacere che formicola dalle tempie e scende fino alle labbra, stirandole in un sorriso.

 

‘Got big feet with the bullets in my teeth, Gotta call nine-eleven for the N.Y.P.D.’

 

Guardatelo bene, perché è il nostro protagonista.

 

Più o meno sul metro e 80, più o meno belloccio, fisico discreto, né migliore né peggiore di molti altri uomini attorno a lui, capelli vagamente arruffati, di un castano scuro che scivola velocemente nel nero e occhi scuri…sono quelle sopracciglia leggermente incurvate che gli conferiscono un’espressione dura e cattiva.

E non solo quello.

E’ molto incazzato e ha un gran mal di testa e quando Ford è alterato c’è poco da stare allegri.

 

Ford Shelton, 33 anni, un private eye di pochissimo rispetto. Non è proprio quello che si dice un brav’uomo- perchè i bravi ragazzi non piacciono a nessuno – gioca d’azzardo, finisce spesso le serate fra risse e gare di bevute con quel che è peggio, è uno scapolo inossidabile, maleducato e scontroso che fa scappare tutte le donne nel raggio di dieci chilometri.

 

Una ragazza lo urta gettandogli sul braccio un po’ di Martini rosso e singhiozza una scusa automatica senza neanche guardarlo.

Ford trae dalla tasca il fazzoletto, lo apre con una lentezza esasperante e un sopracciglio tremante di rabbia, i denti serrati per non dare in escandescenza e con molta, molta calma asciuga il piccolo disastro sul braccio.

Uccidi, uccidi, uccidi! Pensa respirando a fondo e soffiando l’aria dal naso; un ragazzo lo urta e lo manda quasi in braccio al buttafuori che controlla la sala e spizza la ‘carne in esposizione’.

Calma e sangue freddo…ce la puoi fare, s’intima risistemandosi la giacca di pelle color cuoio bruciato che gli tiene un caldo tremendo in quel posto soffocante. Si appoggia ad un vetro e scruta l’ambiente domandandosi cosa ci trovino in quel macello assurdo.

 

Tasso di captazione fighe massimo, decide adocchiando una donna che si sta scatenando in un ballo semilesbico con le amiche, calibrando le movenze con eterei sorrisi carnali. Sono oscenamente trasgressive, il sogno di ogni uomo…l’ideale di Ford. Questa è provocazione vera e propria e poi si stupiscono se uno si intrippa e le aggredisce!

 

‘No! More!

Funky lady's feelin' good

No! More!

Funky lady's in my 'hood

 

Accenna un sorriso sensuale ad una ragazza che passa e gli lancia un bacetto con labbra invitanti e succose, evidentemente ubriaca all’una e mezza di notte. Aroma nipponico, sandalo e pesca, immagina percorrendo con gli occhi le gambe che spuntano da un vestitino sexy, rimuginando sul fatto di andarle dietro a ‘stringere amicizia’, quando vede con la coda dell’occhio la sua preda che balla avvinghiata ad un tipo dall’aria inoffensiva.

Si stacca dal muro a specchio e avanza deciso verso la ragazza impegnata in uno sfregamento di tutto rispetto con la parte bassa dei calzoni dello sconosciuto.

 

Natalie Portman, 22 anni, è scappata di casa col ragazzo ma quello che balla con lei non è lo stesso tipo dalla faccia brufolosa e il sorriso timido che gli è stato descritto dai genitori.

 

Non facciamoci notare, pensa aspettando che si volti verso di lui  e magari, perché no – gli si attacchi addosso come una stella marina sul  vetro di un acquario.

Natalie balla e non si rende contro della presenza vagamente inquietante davanti a se.

Tocca qualcosa che assomiglia molto ad un torace e circonda Ford con le braccia, strofinandosi contro di lui e mettendolo quasi di buon umore. Un ghigno ironico gli sale alle labbra mentre Natalie lo usa come ‘palo’ improvvisato.

 

‘Monkey baby's in my underwear, Monkey baby's in my pubic hair , Monkey babies think that I don't care, Monkey baby's in my derriere’

 

I risvolti positivi del lavoro, pensa abbracciandola a sua volta e sentendola malferma sulle gambe.

La stringe con un braccio, sorreggendole la testa con l’altra mano, infilandole le dita fra i capelli sudati. È carina, parecchio…meglio della foto che mi hanno mostrato. 

Natalie sorride, non sa a chi sta sorridendo ma lo fa per ringraziare: si sente pesante e le fanno male le gambe perché sono due ore che balla sui tacchi e ha le caviglie doloranti.

Il suo partner si muove poco rispetto al precedente, ma le piace di più. Non l’ha neanche visto in faccia, ma l’attrae parecchio.

Quando sposta la mano sul collo, Natalie gli crolla in braccio appiccicandosi ad un paio di labbra chiuse e sottili. Comincia a baciarlo con voracità, sentendo improvvisamente caldo. Il suo partner la ricambia dopo qualche secondo d’incertezza e la carezza della sua lingua la fa gemere sommessamente. Il frastuono della musica si attenua pericolosamente dentro di lei...ma si sente cadere…a terra…

Si aggrappa ancora di più mentre Ford la schiaccia contro di se e continua a baciarla. Bello sto mestiere, pensa interrompendo il bacio e guardandola con interesse. Si poteva approfondire la faccenda in un altro luogo…tanto era ubriaca persa…    

“Devo sedermi…” mormora a bassa voce la ragazza, con le gambe deboli “mi sento male” 

Ford non la sente in quel frastuono assordante ma non ce n’è bisogno, perchè sa leggere il labiale. Con una mossa veloce e lasciata al caso, afferra Natalie e se la carica in spalla come un sacco di patate. Nessuno li osserva quando si avvia verso l’uscita principale, scansando la folla con violenza mentre la ragazza sospesa a mezz’aria non riesce a capire che stia succedendo e ancora non è uscita dal suo stato semicatatonico.

Quando sente qualcosa di strano attorno alle gambe, stringe gli occhi mettendo a fuoco la gente sotto di lei e tasta cautamente la spalla di Shelton. “Chi sei, dove mi porti?” gli domanda con la voce alterata e confusa.

“Ti porto a casa” borbotta fermandosi di fronte ai buttafuori che gli sbarrano l’uscita.

“Non ci siamo, amico. Mettila giù”

“E’ la mia sorellina e la sto riportando a casa” sghignazza spingendo l’uomo da una parte e rimediandosi solo uno spintone che lo la retrocedere.

 

Un urlo fortissimo gli fa perdere la presa su Natalie che cade a terra e continua strillare come se la stessero uccidendo.

“Arrestatelo, mi ha aggredito, mi voleva violentare!” urla ai due buttafuori mentre Ford la guarda incazzato.

“Con te facciamo i conti dopo” le sibila di rimando alzando un dito e rimediandosi una linguaccia e un altro urlaccio.

“Fuori amico, o chiamiamo la polizia!”

 

Ford li guarda di traverso, frugandosi nella giacca. Trae fuori il tesserino di detective privato e sorride sarcastico “mi hanno assunto i genitori” afferma agguantando la ragazza per un braccio mentre cerca di scappare. “Falla venire la polizia, così ti faccio chiudere sta fogna. Avete fatto entrare una minorenne e ora è piena di alcol fino agli occhi”

 

La filosofia di Ford: mentire sempre!

 

I due buttafuori si guardano e lo osservano a loro volta in cagnesco. Uno si fa da parte e non dice nulla, volgendo lo sguardo altrove.

Bravi cazzoni! Pensa allungando l’altra mano e rimettendo in piedi la ragazza che strilla e si divincola “guarda che te lo do, un ceffone, se non la finisci!” la minaccia trascinandola fuori della discoteca e facendo voltare qualche astante incuriosito.

 

A quella promessa Natalie sembra calmarsi ma il labbro comincia a tremarle. “Non ci voglio tornare a casa” singhiozza mentre la fa sedere di forza sul sedile della Chevrolet del ‘57, reperto storico che ha attirato parecchi interessati. “Non ci voglio tornare a casa!”

“Zitta o ce le prendi!” la minaccia un’altra volta facendo il giro dell’auto e scontrandosi con un ragazzetto. Toh, è lo stesso con il quale stava ballando la stupida.

“Ha detto che non vuole tornare a casa” borbotta il ragazzino rimediandosi uno ‘tzè’ e facendo ridere Ford.

Ma si…attacchiamoci briga, pensa sfoderando un sorriso sarcastico “qual è il tuo problema bamboccio? Vergine a 20 anni?!” ridacchia scuotendo la testa per la battuta improvvisata.

Il ragazzo arrossisce e freme di rabbia.

E mi sa che ci ho colto, eh?” afferma battendogli una mano sua spalla e andando a vuoto. Il ragazzo si sposta per mollargli un cazzotto ma va a vuoto e finisce per incontrare da vicino il cofano dell’auto. “Facci un bozzo o un graffio solo e ti strappo un rene per ripararci i danni” sibila non scherzandoci su poi tanto.

 

Per Ford la macchina è sacra.

Soprattutto quella, che è truccata e ha l’antidetonante nel serbatoio della benzina e fa un gran casino che lo fa godere ogni volta che mette in moto.

Ford darebbe via la moglie - se l’avesse - ma guai a toccargli la macchina.

 

Si scrolla il ragazzino di torno e sale dentro, serrando la portiera. Natalie se ne sta raggomitolata sul sedile e lo guarda con un odio puro negli occhi “sei uno stronzo”

“Bello essere stronzi! Puoi essere prepotente e prendere per il culo gli altri fino allo sfinimento” ridacchia facendo marcia indietro e fischiettando fra i denti.

A metà strada è costretto a fermarsi per permettere alla ragazza di rigettare l’alcool bevuto.

 

Shelton la scruta mentre dormicchia con la testa ciondoloni su una spalla...e i piedi sul sedile?! L’ammazzo!

Tira una brusca frenata svegliandola e la guarda di traverso “giù i piedi dal sedile o ti ficco nel portabagagli.

Natalie lo guarda a metà fra la rabbia e il pianto e tira giù i piedi con forza. “Frocio di merda”

 

Una cosa che non si deve mai dire a Ford è proprio questo. Si gira con una lentezza esasperante verso di lei e ridacchia nervoso “se non avessi il doppio dei tuoi anni…” poi si ferma, la guarda e scuote la testa: si mette a litigare con una ragazzina quando basta farle ‘bu’ per farla mettere a piangere…da verme!

Scorge ancora quell’odio nei suoi occhi e non resiste.

Bu!!” 

“Ma che cazzo fai?!” urla coi lacrimoni che le escono a fiotti. “Sei odioso”

“Lo so!” esclama soddisfatto della propria vigliaccheria. “Casa tua è lontana e io mi sono stancato di guidare, perciò…”

Accosta la macchina al primo motel che trova e parcheggia canticchiando di buonumore alla sola idea di un letto e una doccia decenti.

“Io non ci vengo in albergo con te.” Mugugna la ragazza con il broncio e asciugandosi gli occhi con le mani.

“Nella mia macchina non ci dormi” stabilisce subito aprendole la portiera “giù e senza fare storie!”

Natalie è costretta ad obbedire e sbuffa un altro ‘stronzo’ a mezza bocca. Quella fermata improvvisa le fa venire un’idea niente male…

“Non provare a scappare che te le do davvero. La avverte subito prendendola per un braccio. La guarda fisso e si accorge che è imbarazzata e guarda lui e l’albergo a disagio.

“Senti, cosa. Mettiti in testa che io devo solo riportarti a casa, non iniziarti ai misteri del sesso anche se non ci starebbe male una sana scopata adesso. Si ferma soprappensiero …ha detto qualcosa di troppo...ma cosa?

Natalie lo fissa con gli occhi sgranati e il viso rosso e non dice una parola.

Ford si schiarisce la voce e continua più tranquillo “non provare a scappare oppure..

Si si” borbotta a mezza bocca  “me le dai”

“Brava” Allunga una mano in direzione del motel e la invita silenziosamente ad entrarvi.

’Cosa’ lo dici a tua sorella, mi chiamo Natalie” sibila dopo qualche istante sorpassandolo con il mento alzato e il petto in fuori…e i piedi che le vanno a fuoco!

“Lo so come ti chiami, mi hai dato un sacco di grattacapi. Ma dove l’hai lasciato il brufoloso?”

Freddie? È tornato a casa e mi ha mollato a Castle City. Da sola” borbotta con voce dura.

“Mh…carino”

“Stronzo, si è messo fifa quando abbiamo finito i soldi e..

“Si, si” cantilena guardando male il gestore del motel che scruta lui e Natalie con sguardo riprovevole “fatti i cazzi tuoi, amico, o vado a dire a tua moglie che ogni sera dopo il lavoro vai fin giù in città a rimorchiarti una puttana da sbattere sul sedile posteriore della macchina” sibila all’uomo riprendendosi i documenti e le chiavi delle stanze.

L’uomo lo guarda mortalmente pallido e resta a bocca aperta.

 

“Ma come facevi a saperlo?” gli domanda un bel po’ sorpresa.

Lui solleva le spalle mentre sale le scale “ho tirato ad indovinare”

E se non fosse stato sposato?”

Ford si ferma e la guarda “si è tolto la fede quando sei entrata. Lo avrebbe visto anche un cieco”

Natalie lo segue intimorita. Gli è passata la sbornia e ora sta domandandosi se quello è davvero un detective privato assunto dai genitori e non un maniaco qualsiasi. “Fammi vedere il tesserino” esclama arrestandosi in mezzo al corridoio.

“Domani” le risponde con voce dura.

La ragazza incrocia le braccia e indurisce le labbra “no, ora! O vado giù dal gestore e gli dico che sei un maniaco e che hai provato a violentarmi”

Ford si volta con un sospiro d’esasperazione “e se te lo mostro, come fai a sapere che è vero e non una patacca?” le domanda frugandosi nella giacca e allungandole il documento.

Già, come faccio? Si chiede osservandolo silenziosamente. Alza il mento con uno sguardo di superiorità e mugugna una risposta che lo fa sorridere “mh...ci credo”

Shelton la guarda divertito e non commenta. Si limita ad aprirle la porta di una stanza “tu qui”

“Come fa a sapere che non scapperò?”esclama entrando dentro e sedendosi di schianto sul letto

Un secondo dopo la porta sbatte con violenza e la serratura scatta.

Ecco…mi sa che non scapperò proprio!

Natalie sospira e si sdraia sul letto “che palle” sussurra sfilandosi le scarpe con un piede sopra all’altro. Dopo un secondo si alza e si affaccia alla finestra. Quanto saranno due, tre metri? Abbastanza da cadere e rimanere paralizzata a vita, se mi dice bene pensa allontanandosi dalla finestra. Accidenti a lui e a quanto è antipatico!

Mentre toglie la maglietta le viene un’idea. Si sfila la mollettina che le regge i capelli e la ficca nella serratura pensando che se lo fanno nei film perché non nella realtà “e apriti…”sussurra muovendo la serratura con rabbia.

Dopo un secondo sente la serratura scattare e non crede alla propria fortuna.

Poi lancia una parolaccia dentro di se e si allontana dalla porta e dal suo ospite che la guarda sghignazzando. “In quel modo non ci saresti mai riuscita” la prende in giro girando il cerchietto della chiave attorno ad un dito.

“Mi stai sulle palle”

“Bene”

Quando entra nella stanza, Natalie fa un passo indietro fino a cadere sul letto.

“Domanda di rito: perché sei scappata? Mi piace sentire la versione dei fuggitivi. Le dice in tono tranquillo, sedendosi accanto a lei. “Guarda che non mordo” 

“Io si” l’avverte con voce tremolante “e anche tanto”

Ford alza le spalle a quella frasetta tremante che lo fa sorridere “perché sei scappata?”

La ragazza sospira e tira le gambe a se, guardando nel vuoto “non mi capisce nessuno..

“Oddio, inventatene un'altra!” esclama tappandosi un orecchio col dito. “Non mi capisce nessuno! Mamma sono tutti cattivi con me” ridacchia facendole il verso.

Ma che ne sai tu? Ti ricordi com’è avere 22 anni?”

“No”

Per forza, sei troppo vecchio” ribatte con stizza “lasciami andare”

“No”

“Per favore!”

La sua voce è diventata lacrimosa ed è sull’orlo del pianto. Ford si gira quando sente il materasso muoversi. Se ne sta inginocchiata sul letto con le mani abbandonate sul grembo.

“Non credere di intenerirmi con quegli occhioni” ridacchia lasciandola giocare alla povera vittima innocente “nessuno ti capisce, ce l’hanno tutti con te...ma dite sempre le stesse cose!” ridacchiò ammutolendo dopo qualche istante, sentendo le braccia della ragazza che gli cingevano le spalle

“Per favore” sussurra vicino al suo orecchio.

“Stai cercando di sedurmi?” sorride divertito ma Natalie non lo può vedere. Gli appoggia decisa il seno sulla schiena facendo raddrizzare un po’ “nei film funziona”

Anche nella realtà, porca miseria ladra, pensa senza muovere un muscolo mentre lei gli si struscia contro “ti riporto dai tuoi” afferma con la voce un po’ roca cercando di sciogliersi dal suo abbraccio avvolgente.

“Natalie..”

“Mh?” mormora strusciandogli il viso su una spalla e baciando per un attimo la pelle che spunta dalla maglietta. 

“Non pensarci neanche, lo sai che non ti lascio scappare” le dice afferrandola per un braccio e facendola cadere addosso a se. La ragazza trattiene il respiro sentendo la schiena a contatto con le sue gambe. Ford la guarda fisso negli occhi prima di parlare, la voce un po’ più ferma “giochi sporco e scorretto”

Lei sorride per un attimo e lo tira a se “funziona però”

“Insomma…”ammise abbozzando un sorriso e scostandola con garbo. “Fatti una dormita e smettila di giocare alla femme fatale che non ne hai il fisico!”

 

Natalie stringe i denti alla porta sbattuta, mandandogli un silenzioso accidenti che si tramuta in una parolaccia vera e propria quando sente la serratura scattare nuovamente.

 

 

Altrove, il nostro secondo protagonista se ne sta tranquillamente svaccato nel proprio ufficio a non fare niente come al solito, impegnato in una conversazione brillante come mai prima d’ora!

 

Dio, che scassamento di mischia! Bla e bla e bla...e non sta mai zitta!

 

Max sospirò dolorosamente, spostò la cornetta dall’altro orecchio poggiandosi con tutto il peso contro e picchiettò la mano libera sulla superficie del tavolo ingombro di articoli da ritoccare per il giorno dopo. Adocchiò un giornale che aveva lasciato qualche suo collega, aperto alla pagina della Borsa e lo afferrò velocemente, senza far più di tanto caso agli urlacci della sua ex moglie che pretendeva gli alimenti.

E meno male che non abbiamo mai avuti figli! Pensò per un breve attimo, prima di restare impietrito alla notizia del crollo delle azioni in cui aveva investito quasi tutti i suoi esigui risparmi. Attaccò meccanicamente e le grida concitate della donna si persero nella linea telefonica.

E adesso come avrebbe fatto a sbarcare il lunario?! Porca vacca! Guardò il calendario e si rese conto che il giorno dopo avrebbe ricevuto lo stipendio. Vai, per questo mese si mangia! Tirò un brevissimo sospiro di sollievo pensando che per quel mese era andata, ma che avrebbe dovuto risicare al minimo le sue uscite.

 

Gershow, puoi venire un attimo?”

 

Max soffiò fra i denti: quando il capo lo chiamava, c’ erano sempre brutte notizie all’orizzonte.

 

Mezz’ora dopo uscì dallo studio incredulo: l’aveva licenziato! E perché, poi? Per qualche assenza ingiustificata?!

Beh, pensò con una smorfia colpevole, erano state un bel po’, era in ritardo con gli articoli e …porca miseria, doveva un sacco di soldi a Justine!

 

Col crollo delle finanze, sua moglie non poteva pretendere più nulla da lui, anzi: se fosse stato in ristrettezze, avrebbe dovuto scucire denaro sonante per procurargli un pasto decente.

La rata della macchina scadeva a giorni e non aveva la più pallida idea di come fare a pagarla.

Mentre si dirigeva verso casa come un cane bastonato, la coda fra le gambe e tutti i suoi averi nella valigetta all’ultima moda che aveva appena comprato, il cellulare squillò e l’identità riservata lo costrinse a rispondere, sperando che non fosse…

“Ciao, Max!”

Dios mio, non ora! Pensò alzando gli occhi al cielo e strabuzzandoli più volte. “Fran, non è il momento! Non ho cambiato idea su noi due!” affermò impicciandosi con le chiavi di casa mentre apriva la porta e contemporaneamente ritirava la posta con la mano libera.

 

Per la seconda volta attaccò il telefono in faccia ad una sua ex e sentì un colpo al cuore: sfratto?! Che sfratto, ma scherziamo? Pago regolarmente le rate! Pensò aprendola e leggendo con angoscia e incredulità crescente l’avviso del  padrone di casa che lo sbatteva fuori per non aver pagato le ultime tre rate. Sedette sul gradino del pianerottolo e un terribile dubbio lo colse. Si fiondò in casa e telefonò allo studio del commercialista.

Non rispose nessuno e ciò era strano, perchè a quell’ora di solito l’attività era in fermento.

 

E se quel bastardo di Pikersen se la fosse squagliata con i suoi soldi?!

 

La notizia l’ebbe il giorno dopo. Il giornale riportava la notizia della fuga del commercialista con la sua segretaria e milioni di danni per i contribuenti.

 

E adesso che faccio?

 

 

 



Suggerimento: leggetela con i Scissor Sisters 'Monkey Baby' è la canzone che fa da sfondo alla discoteca!

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Capitolo 2
*** Andrea, la reina ***


Una settimana dopo…

Tac tac tac

Tacchi  metallici scavano solchi immaginari nell’asfalto e calcano scene già percorse, il replay di una caleidoscopica e vivida esistenza fatta di corse veloci e amori istantanei.

 

Aggiustati quella gonna e tirala un po’ più su. Le gambe si devono vedere, bella bambina dai capelli infuocati del colore delle foglie autunnali.

Non fa freddo, ma non fa neanche troppo caldo. Bella serata per passeggiare all’aperto.

Andrea alza gli occhi al cielo nero crivellato di stelle ma non riesce a vederle molto bene, colpa dei fari delle macchine e dei lampioni che costeggiano il suo tratto di marciapiede. 

 

‘No hay razon por besos. Quiero ese cielo rincon...’

 

Canta, bella bambina dagli occhi malinconici e di un azzurro così assurdamente rilucente da stregare il dio della Notte.

 

‘Ay, vida mia eres mi dulce inspiracion’

 

Un’altra Camel per me...troppe in una serata. E non ho ancora cominciato a lavorare.

Fumare mi calma i nervi; sono sempre troppo tesa… odio questi tacchi!

Soffio il fumo chiaro e lo osservo fluttuare lontano. Il tassista che mi accompagna da tre mesi, in questa via, ha sentito la mia voce solo una volta.

Il nome della strada, null’altro.

Mi osserva continuamente dallo specchietto retrovisore: lo fisso anche io chiedendomi quando sarà il giorno in cui me lo ritroverò parcheggiato poco distante con un sorriso sufficientemente imbarazzato da salvare le apparenze.  

 

Una volta un uomo mi ha detto una frase bellissima che non dimenticherò mai:Sei così bella Andrea, nei tuoi occhi si può leggere la storia del mondo.’

Dolcissimo Giles, torna a trovarmi presto.

 

Mi sono lasciata fotografare per gioco; adesso la mia gigantografia appesa sulla parete dietro il letto mi rimprovera quando entro dalla porta, stanca e assonnata, nauseata da questa vita e mi sputa in faccia tutto il livore che provo per me stessa.  

 

Mi sono lasciata fotografare. Mi è piaciuto molto.

Voglio rifarlo.

Strano avere un uomo che ti osserva per tutto quel tempo dietro una macchina fotografica come fossi un’opera d’arte e non cerca sesso facile da te.

Penso di averlo amato per alcuni minuti mentre mi osservava con la testa inclinata da un lato e il dito sullo scatto morbidamente adagiato sopra, a tratti nervoso quando scoprivo di più la pelle chiarissima, come la sabbia sotto la luna piena.

Si, penso di averlo amato.

Mi ha fatto perdere…ero totalmente inebriata di me stessa.  

 

Dolce e crudele perdersi per alcuni istanti.

 

Sono bella e a differenza di molte mie colleghe, sono colta. Prostituta d’altro bordo finita sulla strada per uno strano scherzo del destino. Una geisha occidentalizzata che barcolla su trampoli di plastica e pelle, zigomi perfetti da chirurgia plastica, gioielli leggeri e avvolgenti, occhi chiari come ghiacciai innevati.

 

‘la reina de castilla por las calles de Sevilla, gitana bailarina, la pasion, la alegria, estrellas escondidas en el cielo maravilla..’

 

Non è facile fare la puttana. Non credete che basti mettersi sulla strada con una coscia di fuori per fare la serata. L’occhiata maliziosa, la finta voce da bambina pudica al cliente sufficientemente vecchio da sembrare tuo padre, la risatina d’imbarazzo, l’arrossire senza preavviso…bisogna studiare, gente.

L’anello che mi ha regalato Patricia batte contro il muro ritmicamente…c’è poco movimento stasera e mi sto annoiando….ma non crediate che smani per fare questo lavoro!

Devo mangiare anche io, come tutti.

La laurea in Fisica Nucleare è stata gettata nel secchio tre anni dopo il conseguimento. Ho 27 anni e le aspettative di vita di una modella anoressica sul crinale dei 30. Devastante!

Si avvicina una macchina. Butto la sigaretta in terra e la schiaccio con la punta di vernice nera. Tiro un po’ giù una spallina e mi stampo un broncetto tenero.

L’auto stride e torna indietro.

Visto, gente? Studiare serve a qualcosa!

 

Una settimana dopo, in uno studio anonimo…

 

“Ha chiamato qualcuno?”

“Nessuno come al solito” rispose la donna con ironico cordoglio, posandosi una mano sul petto prosperoso “mi dispiace Ford, ma a quanto sembra il passaparola funziona: sei il peggior investigatore sulla piazza!”

 

L’uomo la guardò con malcelato nervosismo “allora, giacché gli affari vanno male e che non ho clienti, la tua presenza è superflua” affermò con la faccia come il bronzo.

La donna smise di smaltarsi le unghie e lo guardò con un sorrisetto ironico “dovresti darmi la liquidazione e non puoi permettertelo, Shelton

Ford la guardò fissa negli occhi e strinse la bocca, indeciso se mandarla a quel paese o sorvolare per l’ennesima volta. “Quanto ti odio” sibilò fissandola negli occhi ridenti e sereni.

“Me ne compiaccio!” La donna allungò una mano dalle dita un po’ tozze ma molto aggraziata e gli fece un buffetto sul mento, atteggiando le labbra in un bacio troncato “Vox Populi, Shelton: Melissa ha sempre ragione”

 

Ford grugnì con poca convinzione e s’infilò nell’ufficio arricciando il naso per l’odore di chiuso e di polvere. 

Inciampò nella bottiglia che aveva lasciato lì il venerdì precedente e cadde a terra con una sonora parolaccia che fece affacciare la donna dalla porta “tutto bene? Sei in grado di camminare come tutti o devo procurati un bastone per l’artrosi?! Ah, c’è un appunto sulla scrivania...sai quella cosa rettangolare sulla quale appoggi i piedi… ”

“Va a quel paese!” esclamò massaggiandosi la parte dolente “ma per contratto, non dovresti ripulire qua dentro, di tanto in tanto?”

“Scordatelo, Sheldon!” sibilò la donna sbattendo la porta mentre lui crollava a sedere sulla seggiola e sospirava toccandosi la schiena.   

 

Quando vide il nuovo appunto di Melissa per poco non si gettò dalla finestra per la disperazione. Poi ricordò che era solo al primo piano e che non si sarebbe procurato dei seri danni fisici e preferì affrontare la durissima realtà: Natalie era scappata di nuovo e i genitori l’avevano ingaggiato un’altra volta!

Ma porco zio! Se una di quell’età scappa, ci sarà una ragione! Pensò accartocciando il foglietto rabbiosamente e dandogli un morso per la frustrazione. Mi rifiuto di correre un’altra volta appresso a quella ragazzina con le crisi di nervi, decise cominciando a comporre il numero della famiglia Portman per avvertirli della sua defezione, ma si fermò all’improvviso, al ricordo del corpo snello della ragazza abbracciato al suo…beh, però ci poteva pensare su….

Posò il telefono e incrociò le dita, posandoci la bocca sopra. Un sorriso maligno si stampò sul volto insieme ad un ‘hihhi’ da demente che fuoriuscì dalle labbra.

 

La bella Natalie con tutto quel fuoco nelle vene, meritava di essere volgarmente tampinata da una bestiaccia come lui! Massi!

Posò il telefono con un ghigno imbecille sul viso e una sana soddisfazione che cresceva esponenzialmente: l’avrebbe braccata, rinchiusa e alla nuova profferta sessuale….

Eheehehehh” sbottò a ridere sventolando la foto della ragazza. Diventeremo grandi amici tu ed io! 

Posò il braccio sulla scrivania e un nugolo di polvere si alzò facendolo starnutire e cadere dalla sedia sulla quale stava dondolando pericolosamente. “Ma porc!”

Strinse i denti massaggiandosi il sedere nuovamente. E due! Questa è una qualche punizione divina per aver pensato di portarmi a letto quello splendore!  

Si battè la polvere di dosso e grugnì a mezza bocca. Eppure era sicuro che ci fosse quella famosa clausola sul contratto! Aprì tutti i cassetti e controllò un paio di volte le postille e sorrise compiaciuto, evidenziando una sana e bianca dentatura che gli era costata un sacco di soldi in odontoiatra.

Si alzò velocemente, dimenticandosi della lombalgia che l’affliggeva da una settimana a quella parte, buttando giù un paio d’analgesici che ingoiò con una sorsata di birra che prese dal minibar nell’angolo.

Non c’erano penne per scrivere ma quella parte del suo ufficio era sempre bene rifornita!

 

Prese il contratto e uscì dallo studio sventolandolo come se fosse un’ascia di guerra “leggi un po’ qui, stronz…”

Restò con un braccio alzato e la bocca aperta e fissò le due donne che lo attendevano in anticamera, vagamente sorprese. Una sorrideva divertita della sua posa plastica da discobolo di Mirone e l’altra lo stava letteralmente incenerendo con lo sguardo. Questa è una stronza senza uguali, pensò cercando di ricomporsi nel frattempo.

 

“Signor Shelton ci sono due clienti…” annunciò Melissa fra i denti facendo un bel sorriso tirato alle due donne che evidentemente non riuscivano a sopportare la presenza l’una dell’altra, perchè restavano discoste dalla scrivania e si guardavano in cagnesco da capo a piedi.

 

Ford si schiarì la voce e porse alla segretaria il contratto con tutta la serietà che disponeva ed era molta perché, in concreto, passava più tempo a ridere delle cazzate che faceva con gli amici …e poi si stupiva se ‘non c’era donna disposta ad avvicinarglisi nel raggio di trenta chilometri’, testuali parole della madre e della sorella, nonché di quella vipera di segretaria che si era messo sul groppone!

Ford annuì, accennò un’espressione autorevole e posata per un secondo Melissa ci credette veramente alla capacità del suo datore di lavoro, di contrarre i muscoli in quella che soleva dirsi ‘ faccia da bravo ragazzo responsabile e coscenzioso’ prima che un eccesso di tosse non mandasse a quel paese la sua mascherata.

 

Se è troppo impegnato, ripassiamo” tubò la donna più giovane con voce squillante. 

 

“Ripassa tu!” sbottò la seconda con aria nervosa rivolgendosi a Ford che si ricompose immediatamente “quel porco del mio ex marito è scappato e mi deve un sacco di soldi in alimenti” esordì spingendolo nel proprio ufficio senza tanti complimenti.

“Si accomodi” borbottò fra i denti pensando che se quella donna si comportava sempre in quel modo, quel poveraccio aveva avuto un buon motivo per defilarsi.  

 

Per la prima volta in vita sua, si vergognò a morte per lo stato del suo ufficio ma sollevò metaforicamente le spalle. Volevano lui, non la sua tappezzeria! 

Si sedette sulla scrivania in silenzio mentre le due donne lo guardavano visibilmente stupite del suo comportamento salottiero e poco professionale.

“Non fateci caso, sono un uomo molto sopra le righe” affermò fissandole a turno. Quella è stupida e quella è una scassapalle! Se non vi sta bene, quella è la porta.”

 

La più giovane accennò un sorriso “ma si figuri!”

Ford ricambiò il sorrisetto sentendo tutti gli ingranaggi del cervello della donna che si sbullonavano mentre lo guarda, o meglio, mentre gli guardava spudoratamente il pacco!

Tipa simpatica, decise allargando impercettibilmente le gambe e facendosi sgamare a fissarle il seno. La donna sorrise maliziosa e accostò la spallina all’interno del vestito mentre la seconda schiumava letteralmente di rabbia.

“Esponetemi il vostro caso… una per volta” dichiarò con un vaghissimo sottinteso sessuale. Ce n’è per tutte!

“Senta mistersopra le righe’! Se ha finito di giocare alla farsa del detective tutto d’un pezzo, tornerebbe serio, degnandoci della sua cortese attenzione?”

Che palle questa!

Ford si voltò verso la tipa nervosa con un visetto d’angelo che ebbe l’effetto di far uggiolare quella ‘simpatica’ neanche si fosse trovata di fronte alla visione di un’intera cucciolata di coniglietti bianchi appena partoriti.

“Sono a vostra disposizione, siete venute per questo” sogghignò “fate di me ciò che volete!”

La donna strinse le labbra e alzò velocemente un sopracciglio mentre l’altra si portava una mano davanti alla bocca e lo guardava con occhi luccicanti di riso. “Si tratta del mio fidanzato..

Ma se ti ha mollato come tutte le altre!” precisò la donna con aria da impunita.

“Ci siamo presi una pausa!”

 

Ford alzò gli occhi al cielo, il divertimento dileguato dal volto. Oddio che palle! “Una per volta…”

Una per volta, continuava ad implorare dentro di se, sentendole litigare su un tale Max che da quanto aveva capito era il marito dell’una e il fidanzato dell’altra.

“Volete che vi trovi quest’uomo?” gli uscì detto con voce quasi disperata.

“Si!” esordirono in coro trapassandogli le orecchie.

E che cazzo, ditelo prima!” affermò mettendo da parte la scarsissima educazione che lo contraddistingueva e saltando giù dalla scrivania “Vi costerà parecchio”

“Non me ne importa niente. Voglio quel disgraziato dietro le sbarre!” esclamò Justine, la ex moglie, sventolando la borsetta con fare minacciosa.

Diventerà una di quelle vecchiette isteriche che picchiano i giovanotti sulla metro perché le hanno prestato un piede, rimuginò immaginando la scena e facendosi scappare un sorriso.

 

“Non c’è niente da ridere” affermò la più giovane, Fran, con un broncetto offeso “il mio tesoro mi sta facendo preoccupare da morire e ho paura che gli sia successo qualcosa” 

 

L’uomo la stava guardando come si fa con una ballerina nuda avvinghiata attorno al palo in uno strip club e la ragazza si sporse verso di lui, tutta occhioni sgranati e boccuccia protesa. “Ho detto qualcosa che potrebbe interessarla per cominciare la sua ricerca?”

 

Ford stava rimuginando sul fatto di non averla già vista da qualche parte, quella sventola mora - magari su paginone centrale di Playboy - e non ascoltò una sola parola. “No, grazie” borbottò alzandosi e aprendo la porta alle due “mi metterò al lavoro. Ora fuori dai piedi, mi avete fatto venire il mal di testa con tutto quello starnazzare!”

 

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Capitolo 3
*** Il canide ***


Natalie, Natalie…gran bella ragazza, peccato abbia quella fissa di scappare di casa a mesi alterni

Natalie, Natalie…gran bella ragazza, peccato abbia quella fissa di scappare di casa a mesi alterni. La incontravo quasi tutti i giorni, quando ancora reputava casa propria un posto decente in cui vivere. Da un giorno all’altro ha cominciato a darsi alla macchia senza una spiegazione plausibile e io ho cominciato a correrle dietro con il guinzaglio e la museruola.

 

Poco più di un metro e 65, bionda, occhi nocciola chiari…strani occhi. Violenti a volte, dolci o tremendamente sensuali quando cerca di sedurmi in quel modo goffo...il potenziale ce l’ha ma a tecnica non ci siamo: deve impratichirsi e magari, fra un paio d’anni, riuscirà anche a convincermi del contrario.

Nel complesso è una ragazza normale, ma molto molto carina. Anche troppo.

Sarà il modo che ha di sorridere o quella smorfia che fa quando mi vede, fra l’esausto e il compiaciuto…ha quel qualcosa che poche donne hanno...quel  certo ‘non - so - che’ che ti fa ammutolire e comportare bene quando si è in loro presenza, che ti fa moderare il linguaggio e ti rende quasi schiavi di un loro sorriso.

Tutto questo in una ragazza di 22 anni.

22.

Quando crescerà sarà inarrestabile, spezzerà più cuori lei che l’intera popolazione femminile messa insieme.

Mi sa tanto che le piace che le corra dietro...anche a me fa piacere, lo ammetto. Mica per i soldi, lo farei anche gratis.

È una specie di nascondino scemo che facciamo da due mesi. Lei scappa e lascia tracce sufficienti a trovarla, non si premura di sparire mai del tutto e non si allontana mai dallo stato.

Mai capita…è strana, inquieta.

No, non l’inquietudine che può provare una ragazza di quell’età…più profonda e radicata, sembra quasi che soffra per i mali del mondo.

 

E quello sguardo che mi lancia ogni volta che la riporto a casa…intenso, dispiaciuto, ferito...

 

“Tanto scappo un’altra volta” mi avverte sempre prima di aprire la portiera, la testa voltata verso l’ingresso della casa.

“Tanto ti ritrovo un’altra volta” le dico di rimando come un ritornello senza neanche guardarla.

 

Se non fossi così come sono, penserei che si è presa una mezza sbandata per il sottoscritto. Non che sia sto granché: faccio abbastanza schifo dopo giornate passate in macchina a guidare e a domandare in giro sue notizie, con quella maledetta foto appiccicata alla mano come fosse parte integrante della pelle e dei tendini.

 

Certe volte penso di essermi affezionato a lei.  

Certe volte me la sogno anche di notte, Natalie.

 

Eppure ha tutto quello che può desiderare...è ricca è ben voluta dagli amici, non le manca niente.

I genitori sono brave persone e io gli stronzi li sgamo all’istante: qualsiasi situazione torbida in quella famiglia l’avrei pizzicata subito.

 

Che ti passa per la testa, Natalie?

 

***

 

“NATALIE!”

 

La ragazza sobbalza per un breve istante, girando la testa verso la compagna “che c’è?”

“Bisogna sparecchiare i tavoli e pulire, quando i clienti se ne vanno! Ma che hai oggi?! Cerca di ricordartelo” la rimprovera allontanandosi con la sua solita camminata altezzosa che la fa ridere.

La ragazza torna ad appoggiare il mento sulle braccia, le braccia sulle ginocchia piegate, sulla panchina al centro dello spogliatoio, in una breve pausa lavorativa non consentita dalla padrona che l’ha già richiamata uan volta di troppo da quando è stata assunta.

 

È scappata un’altra volta, stavolta solo per far dispetto a se stessa. Se ne stava comoda a casa, ci sarebbe rimasta qualche altro giorno se non fosse stato per quella maledetta ‘visita inattesa’: l’aveva vista entrare dentro il Blockbuster dietro casa sua, nascondendosi giusto in tempo per non farsi vedere ed era stato ad osservarlo con il cuore che batteva e le dita strette attorno al dvd scelto. Canticchiava una canzoncina che s’intitolava come lei e che le aveva fatto partire un embolo nel momento stesso in cui aveva calcato sulla parola ‘Natalie’. L’aveva pronunciata con un sorriso tenero e aveva alzato gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

Se n’era andato con il cd che conteneva la canzone in questione mentre lei se ne stava accucciata nel reparto ‘Nuovi Arrivi’ con la bocca secca e le dita molli per la sorpresa.

 

Mi sa che ho fatto una stupidaggine, stavolta, pensa tirando giù le gambe e sistemandosi la divisa prima di uscire dallo spogliatoio e depositare lì il suo pensiero ricorrente.

 

***

 

Alla fine lo beccai, il caro Max che si era dato alla macchia per i troppi debiti, stressato da una ex moglie stracciapalle e da una fidanzata che sembrava sempre stesse sul punto di proporti una cosa a tre.

Quelle due erano insopportabili e fui ben contento di togliermele dalle scatole, dirigendomi verso la piccola cittadina di Wundersen al confine con lo stato. Non si era allontanato di molto perché durante la strada gli avevano fregato la macchina e si era fermato in tutti i bar nel raggio di mille chilometri per fare rifornimento alcolico.

Mica stupido.

Aveva una vera e propria predilezione per il whisky, robaccia che non riesco a bere neanche adesso… e si che di sbronze me ne sono prese un sacco nella vita. Penso di aver avuto più birre che donne…Mh…sul numero non ci pioveva e nessuno dei miei amici lo metteva in dubbio.

 

Stronzi.

 

Il mio problema è che riesco a farle scappare alla seconda occhiata; eppure non sono malaccio, ho tutti i requisiti giusti per attirare le donne.

Due braccia, due gambe e una testa sola.

Non provengo da un altro pianeta e non ho perversioni tali da spaventare le povere fanciulle indifese.

Non che sbandieri così le mie depravazioni, precisiamolo per il pubblico a casa.

 

Secondo Melissa, sono troppo arrogante e maleducato per piacere ad una ragazza normale… e per normale lei intende tutto il genere femminile dotato di figa – i transessuali li ha gentilmente esclusi - ma almeno non sono uno di quelli che si aggiusta il pacco continuamente.

 

Credetemi, quelli che fanno così, ce l’hanno piccolo.

 

Secondo mia sorella, ho la faccia da serial killer arrapato, soprattutto quando non mi rado e ho sonno, ma quella è una grandissima stronza lesbica e non fa testo.

Lasciamo perdere cosa pensa mia madre: per lei sono sulla via della perdizione e votato anima e corpo all’inferno…questo perchè a 22 anni ha trovato un po’ di fumo nella tasca dei jeans da lavare.

Meno male che aveva guardato la tasca giusta e non si era addentrata nei meandri della scrivania!

 

Mi siedo accanto a Gershow, già ubriaco fradicio alle cinque del pomeriggio e ordino una birra lanciandogli un’occhiata.

Ora, non sono uno che guarda gli uomini – e vorrei ben vedere – ma quel tipo lì non me la raccontava giusta.

Piuttosto belloccio, più alto di me anche da seduto e faccia da bravo ragazzo. Ecco, uno come lui lo presenteresti volentieri alla mamma.

 

Se ne stava in compagnia di una specie di cane che dormiva ai suoi piedi e continuava leccare il liquore caduto a terra.

Un cane alcolizzato mi mancava proprio!

 

Max Gershow parlava da solo, sottovoce e biascicava sull’essere rovinato. Non mi stupì neanche un po’: da quello che avevo trovato su di lui, era già tanto che non si fosse tagliato le vene con un coccio di bottiglia.

Era in pieno delirio alcolico e cianciava di gettarsi di sotto e farla finita. Mi chiesi da dove volesse gettarsi perché non c’era un ponte o un palazzo alto più di tre metri, in quella cittadina dimenticata da dio ma non dai camionisti alticci che stavano fischiando dietro la cameriera evidentemente incazzata.

 

Il barista gli gettò un’occhiata annoiata e mi porse la consumazione. Mai bevuta una birra più schifosa di questa.

Lo indicò con un cenno della testa ricominciando a pulire il bancone con uno straccio schifoso “Se ne sta lì da due giorni. Dovrei decidermi a buttarlo fuori ma secondo Mary è solo un poveraccio da compatire…e poi tutto quel cianciare come un matto mi da sui nervi”

 

Immaginai che Mary fosse la cameriera carina e appariscente che mi era passata accanto senza degnarmi di un’occhiata. A quel pezzo di merda gli dava fastidio perché parlava da solo? Beh, che cazzo, io lo faccio da un bel pezzo, ormai.

Posai la birra quasi intonsa sul tavolo e lo squadrai con disprezzo “scommetto che il piscio di quel  cane è migliore di questa schifezza che mi hai rifilato”

 

Il bello del barista è che ci ha messo tre secondi di troppo a reagire alla mia offesa. Il tempo giusto per afferrare Gershow per la collottola e tirarmelo dietro.

Stavamo andandocene senza pagare e ci eravamo quasi riusciti, quando andai a sbattere col naso contro un camionista di quelli giganteschi e tutti tatuati, evidentemente amico del barista.

“Togliti dai coglioni” sbottai facendo la faccia dura e rimediandomi un cazzotto sulla faccia. E che cazzo, l’occhio no!

Scrollai la faccia mentre il tipo grosso mi tirava su di peso e il barista mi ficcava una doppietta su per il naso. “Immagino te la sia presa per la birra, eh?” ridacchiai come uno scemo abbozzando un sorriso.

Sono attaccabrighe, ma non sono un codardo. Quindi mi raddrizzai sulla schiena con la lombalgia che ricominciava a farsi sentire, nemmeno fossi un povero vecchio acciaccato, e venni subito rinsaccato su me stesso da un altro pugno allo stomaco.

 

Porca vacca, adesso vomito il curry! Pensai maledicendomi per essermi lasciato trascinare da Pete dall’indiano la sera prima.

Lanciai un’occhiata a Max e vidi che si era riseduto e stava scolandosi la birra facendo una bocciaccia e schiantando allo stesso tempo il bicchiere sulla superficie “un altro!”gridò con la voce alticcia, tirando su col naso.

S tolse un po’ di schiuma dalle labbra e la sputò a terra con disgusto “sa di piscio di cane. Ha ragione lui” 

Proprio in quel momento, la mutazione canide ai suoi piedi decise che non c’era niente di meglio che farsi una sana pisciata nel locale, così alzo la gambetta e innaffiò lo sgabello di Gershow sotto le facce allibite del barista e dei camionisti che si erano riseduti perché non c’era più niente da vedere.

Max ridacchiò come uno scemo e ficcò il bicchiere sotto il getto paglierino del cane.

 

Quello stava più fuori di me quando si ubriacava! Cominciai a ridere come un matto, quando lo vide barcollare verso il barista col bicchiere teso. “Toh, assaggia”

 

Mi rialzai continuando ad annuire e lo spinsi contro il bicchiere. Non mi sarei fatto fregare una seconda volta e per prevenire qualsiasi azione da parte dei bistecconi tatuati, tirai fuori la Glock e gliela puntai contro con un sorrisetto, mostrando allo steso tempo il distintivo falso della polizia

“Tutti indietro o vi faccio arrestare“ sibilai con la mia migliore faccia da cazzo. Praticamente quella di sempre.

Ehi, scusa amico…offre la casa”  si affrettò a dire il barista alzando le mani.

 

Io mi affrettati a mettere via il distintivo, prima che si accorgessero che era una patacca e feci una smorfia all’indirizzo della pozza di urina sotto la sedia di Gershow “ Dovrei chiamare l’istituto di igiene e far chiudere questo buco.”

Mi risedetti in silenzio adocchiando la cameriera nervosa che stava tormentando il vassoio e la indicai col pollice “scommetto che lavora in nero. Tira un po’ fuori la licenza. Facciamo un bel controllo”

Allungai la mano verso il barista e lui mi guardò fisso “vuole bere qualcosa, signore?”

 

Ecco, adesso ero diventato ‘signore’ mentre prima era solo uno stronzo da pestare…e che cavolo, approfittiamone.”Per me una tequila e al signore qui, un whisky” gli ordinai senza guardarlo. Era talmente fatto che non sarebbe andato da nessuna parte e ora che l’avevo acciuffato potevo anche rilassarmi un po’.

 

“Grazie amico” biascicò tenendosi la testa con entrambe le mani, il bicchiere pieno di pipì del cane accanto a se. Lo spostai prima che lo bevesse, scambiandolo per un bel malto invecchiato e sorrisi malignamente all’idea che mi venne in mente. Cambiai l‘ordinazione e mi feci lasciare tutta la bottiglia.

 

“Da quanto tempo non ti fai una doccia? Puzzi da far schifo” gli dissi arricciando il naso e domandandomi un attimo dopo se fosse il mio corpo ad emanare quel tanfo schifoso di sudore.

Mi diedi una rapida annusata e alzai un sopracciglio. Ero io. Per forza la cameriera era tanto schifata.

Questa è una cosa che con le donne non ti aiuta.

 

Gershow era crollato addormentato sul bancone. Il barista non guardava e avevo tutto il tempo per escogitare la mia vendetta. Svuotai d’un sorso il bicchiere di Max, strangolandomi con quella schifezza, lo riempii a metà con l’urina del canide e di un quarto di whisky.

“Barista” chiamai con voce dura e ancora fintamente incazzata. Quello arrivò trafelato e ossequioso e io gongolai “mettiamoci una pietra sopra: non ci siamo mai visti, tu ed io” 

 

Il faccione dell’uomo si aprì in un sorriso accondiscendente. Gli porsi il bicchiere e alzai il mio “alla goccia e vaffanculo tutto il resto”

“A fanculo il resto!”esclamò ingoiando tutto d’un fiato.

 

Si! Che goduria!

 

Mi alzai senza neanche pensarci a mettere mano al portafogli e caricai Max sulle spalle soddisfatto.

Mica avevo finito.

Mentre mi avviavo all’uscita, mi girai con un sorriso strafottente “te l’ho detto che il piscio di quel cane era più buono, amico”

 

Il barista sbiancò e restò a guardarmi mentre uscivo sghignazzando come un matto. Quando misi in moto e me ne andai in fretta, potei assistere alla meravigliosa scena del pelatone che vomitava fuori dal locale dallo specchietto retrovisore della mia Chevrolet del ‘57.

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Capitolo 4
*** la spina e il cartello stradale ***


Scaricai Gershow in una stanza attigua alla mia, nel motel in cui mi ero fermato la sera prima e lo chiusi a chiave dentro

Scaricai Gershow in una stanza attigua alla mia, nel motel in cui mi ero fermato la sera prima e lo chiusi a chiave dentro. L’unica porta che poteva dargli la libertà, era quella comunicante col mio appartamento. Eravamo al terzo piano, quindi non si sarebbe buttato di sotto.

Mi feci una doccia rimuginando sul dolore e sulla faccia gonfia e non mi sembrò vero di gettarmi per un po’ sul letto. 

Silenzio…pace…mhh… devo tornare a casa e mettermi a cercare Natalie…un’altra volta. Beh, sempre meglio di quel barbone di la.

 

Dormii per qualche ora, anestetizzato dall’antidolorifico e quando mi svegliai era notte fonda. Schizzai in piedi un po’ traballante e ancora nudo come un verme, mi affacciai a controllare il mio ospite. Era nella stessa identica posizione in cui l’avevo lasciato, quindi richiusi la porta e mi sdraiai sul letto, indeciso se rimettermi a dormire o andarmene a mangiare in qualche buon ristorante.

Se chiudevo gli occhi e mi addormentavo avrei sicuramente sognato Jordan e quella era una spina nel cuore che non voleva sapere proprio di togliersi di li.

“Fanculo” sibilai afferrando i vestiti. In quel momento la porta si aprì e Gershow restò a fissarmi con la faccia truce e svaporata “tu chi sei? Dove mi hai portato?” borbottò traballante sulle gambe. “Perché la porta della mia camera è chiusa a chiave?”

 

Poi sgranò gli occhi e mi fissò con ribrezzo “Ehi ehi! Stiamo calmi, che cazzo hai fatto mentre dormivo?!” esclamò indietreggiando e con una faccia da far spavento.

“Ma vaffanculo!” esclamai incazzato, infilandomi i jeans “sono un detective privato e mi hanno ingaggiato le tue ex per ritrovarti, coglione.”

Lui mi guardò e annuì improvvisamente calmo. “Il culo non mi fa male”

“Ti farà male a forza di calci, se provi anche solo a ripensare una cosa del genere!” gridai rabbrividendo ”ma pensa te!”

 

Gershow mugugnò qualcosa e si appoggiò allo stipite della porta. “Un detective per trovarmi…tanto non ho una lira per pagare gli alimenti e non ho nessun motivo per tornare a casa.”

Scivolò fino a terra e si sedette con un sospiro. Era il ritratto della depressione e mi faceva un po’ pena.

“Come ti chiami?”

Shelton

“Nome”

“Quanti cazzi…Ford” mugugnai finendo di infilarmi le scarpe sportive.

Max alzò lo sguardo con una supplica non certo velata “non potresti lasciami andare?”

“Scordatelo. Non voglio stare a sentire quelle due galline ancora una volta. Mi cascano le palle ogni volta che aprono bocca e hanno la mania di telefonare continuamente per avere notizie. Ma non la pagano la bolletta, quelle?”

Gershow  ridacchiò liberamente per un po’ e restai a guardarlo. Mi faceva una pena terribile, quel poveraccio!

“Senti coso… rimettiti in forma e andiamocene a mangiare a spese della tua ex moglie” gli proposi dandogli una mano ad alzarsi. Lui annuì e sbuffò “mi metterà sul conto anche questo”

 

La cosa peggiore che può capitare ad un uomo, è andarsene al ristorante con un amico a fare la coppietta gay. Max doveva essere del mio avviso perché guardò storto ogni singolo cameriere che ci servì.

“Datti una rilassata, in questo posto difficilmente ci tornerai” gli suggerii benché desse disturbo anche a me.

“Finisciti quella bistecca e andiamocene da sto posto.” Mi ordinò nervoso come una verginella la prima notte di nozze.

“Calma, amico. Un uomo sicuro della propria virilità non si cura di queste cazzate” affermai schiattando dalle risate alla sua faccia.

“Non sono nervoso per questo. Il tuo vocabolario scadente e rozzo ci sta facendo fare una figura pessima!” affermò puntando un dito sul tavolo.

 

Tacqui immediatamente e lo fissai innervosito: sta storia l’aveva già sentita.

E più di una volta.

“D’accordo, principino” sogghignai un po’ amareggiato. “Vuoi sentire qualcosa da far girare davvero tutto il ristorante?”

Sono maleducato e attaccabrighe e sono anche idiota… è genetico.

 

“Ti prego, abbi pietà.” M’implorò a mezza bocca. 

 

Quando uscimmo, penso di aver sentito tre quarti del ristorante tirare un sospiro di sollievo.

 

C’imboscammo in un bar decente, con tanto di tavolo da biliardo e ballerine con tette vere sul palco e sorrisi felice. Adesso sì che si ragionava!

“Principino, non è che mi svieni se quella ti sventola sotto gli occhi la mercanzia?” lo presi in giro in tempo per farmi lanciare un’occhiata rovente di sdegno dalla cameriera.

“Tu non hai la donna, vero?”

“No”

“Chissà come mai” sibilò abbozzando un sorriso di scuse alla ragazza.

“Fai poco sarcasmo, amico” borbottai appoggiandomi di schianto contro lo schienale.

“E’ una constatazione pura e semplice.” Affermò ordinando da bere anche per me “tanto paga Justine, no?”

“Già.”

E allora offriamo da bere a tutto il locale!” mi propose con un sorrisetto bastardo che lo risollevò di parecchi punti sulla tabella.

 

Quella novità piacque all’intera popolazione del bar e ci piovvero sulla testa un sacco di amici nuovi e un sacco di ragazze.

CioèGershow ne aveva una per ginocchio: le signorine si limitavano ad allungarmi un’occhiata e tornavano ai propri affari. 

Seccante a dir poco.

 

Mi osservai allo specchio appannato poco distante. Quella maledetta cicatrice mi dava i nervi ogni volta che la guardavo. Mi spezzava a metà un sopracciglio e si perdeva fino a scomparire sulla fronte e la palpebra…per poco non mi è partito un occhio, quando Durque mi ha sfregiato!

Quello era stato il motivo del furto perpetrato ai danni dei Jordan: mi ero messo in un brutto pasticcio e non sapevo come uscire.

Quando si è giovani si fanno un sacco di cazzate, frequenti la gente sbagliata, i posti sbagliati… a me sembra di non essere mai stato giovane…

 

La tocco con un certo fastidio, seguendola mentre si perde fin nei capelli. Non faccio una bella impressione alla gente con quel taglio in faccia. Soprattutto non alle ragazze.

Solo Natalie non si è mai spaventata. Mi ha chiesto educatamente cosa mi fosse successo e quando le ho risposto ‘un incidente’ mi ha lanciato uno sguardo derisorio.

 

Mi rendo conto di tacere da un po’ troppo tempo. Muovo le labbra soprappensiero...devo andarla a cercare, potrebbe essere in un pasticcio…

 

“Chi è Natalie?”

 

Sobbalzo e mi giro verso Max che si è liberato delle ragazze con un sorrisetto e una frase carina che pronunciata dal sottoscritto avrebbe fatto ridere i polli per eoni.

“Una ragazza che devo cercare” rispondo distratto passandogli una birra “e le tue fans?”

 

Gershow alza le spalle divertito “ne posso avere quante ne voglio, migliori di quelle” ridacchia facendomi ammutolire.

Questo se lo sente bello caldo! Beh, beato lui, mai avuta così tanta fiducia in me stesso.

 

Guardammo insieme lo spettacolo, roba già vista, trita e ritrita, finchè non ce ne tornammo al motel per una robusta dormita, ubriachi persi.

 

La mattina dopo mi prese un colpo quando lo ritrovai nel mio letto ma ero troppo derelitto per incazzarmi con lui per bene e gettarlo a calci nella sua stanza, così chiusi gli occhi e restai in un dormiveglia appiccicoso ma liberatorio…avevo sognato un’altra volta Jordan e dubitavo fortemente che sarei mai riuscito a liberarmi di quel pensiero ricorrente e fastidioso come un sassolino nello scarpone da montagna.

 

“Oh”

Percepii la voce di Max provenire dall’oltretomba degli alcolisti anonimi e biascicai una domanda.

Che vuoi?”

 

Lo sentii muoversi ma non mi girai verso di lui. Mi scoppiava la testa per la ciucca bestiale che ci eravamo presi quando lo spettacolo era diventato così penoso da indurti al suicidio alcolico o fisico. 

 

“Chi è Jordan?”

Ma che cazzo te ne frega…” sussurrai portandomi un braccio sugli occhi.

“Era per parlare” mugugnò gettandosi il cuscino in testa.

“Parla con il cartello stradale che ti sei portato via. Non parlo quando mi fa male la testa”

 

A quelle parole, Gershow si sollevò a sedere e io aprii un occhio. Si guardò attorno ancora assonnato e quando notò il cartello, una risata tremolò dalle labbra e scoppiò in un singhiozzo isterico. “Questo non lo facevo dal liceo!”

Ma pensa te” mugugnai sentendolo risvenire di botto sul letto. “Non lo reggi, l’alcool?”

“Non a dosi massicce”

“Femminuccia…” apro un occhio e mi tiro a sedere un po’ sbattuto “ma non c’era una donna? Mi è sembrato di vederla...in un momento non precisato della notte”

“C’è…sta dormendo nella mia stanza”

E tu che cazzo ci fai qui?” lo interrogo un bel po’ sorpreso. Scherza scherza, avesse tendenze omosex?

Gershow non mi risponde, semi cadavere sul letto “pretendeva le coccole…mi sa che si droga”

 

Lo guardo aggrottando la fronte: ho sicuramente capito male “hai rinunciato ad una scopata per non farle due coccole?”

“No…prima me la sono fatta…poi mi sono defilato con una scusa” mugugna affondando la faccia nel materasso “voleva fare una cosa a tre”

E con chi?” domandò non riuscendo a credere a quello che mi stava dicendo. Ma come, ieri sera faceva tutto il principino…e adesso…

“Con te…mi fai un pò senso, scusa la franchezza”

“Figurati, la cosa è reciproca”

 

Chiudo gli occhi, prendendomi la testa fra le mani...questo qua ha problemi e mi sta anche un po’ sul cazzo a dirla tutta!

“Porta una di quelle due e poi se ne riparla” mugugna dietro di me.

“Chi…”

Lo vedo strusciarsi una mano sotto la maglietta e fare una smorfia di disgusto mentre controlla l’alito che deve essere ridotto come il mio ad una cloaca intasata da cinque anni “quella Jordan…o quella Natalie…parli nel sonno”

“Piuttosto ti sparo alle palle” rispondo innervosito e col mal di testa che preme sempre di più.

 

E’ l’ultima cosa che riesco a dire, prima che qualcosa di molto pesante mi colpisca sulla testa facendomi svenire. 

 

Quando mi riprendo, bestemmiando tutto il calendario in ordine alfabetico, non mi stupisco di non trovarlo più nella camera. Apro il portafoglio e sorrido un bel pò incazzato: mi ha fregato tutti i soldi e …la macchina! Figlio di puttana, quella macchina è un gioellino!

Il bigliettino di scuse...tesoooro, il bigliettino di scuse..

Lo appallottolo con violenza gettandolo in terra, ma poi lo raccolgo ficcandolo in tasca e decidendo di farglielo mangiare a forza quando l’avrò nuovamente sotto le mani.

A parte più seccante è dover tornare a casa, prendere un’altra macchina e farmi una chiacchierata con quelle due. Prendo il cartello stradale ed esco dalla stanza a passo di carica...ma che cazzo ci devo fare con quel cartello?! Non lo so, però me lo tengo e quando ce l’avrò sotto mano, glielo sbatterò così tante volte in testa da abbassarlo di 20 centimetri!

 

*°*°*°*

 

In una città lontana, c’è un appartamento simile a tanti altri. La gente va e viene, i vicini si amano e si odiano come in qualunque altro condomino e i cani ti abbaiano contro per gioco o per stupidità.

 

Se guardate bene, c’è una porta contrassegnata 12D al secondo piano dell’anonimo palazzo.

È una bella porta blindata, legno satinato e serratura anti - scasso. Nell’appartamento vivono due donne, in un curioso connubio di pelle lattea e crema al cacao. 

Donne normali, con vite più o meno normali.

Una delle due, la bella meticcia dalla pelle color cioccolato,  sta pasticciando in cucina, intenta nell’ennesimo esperimento culinario.

L’altra, una bianca dagli occhi duri e poca voglia di scherzare di prima mattina,  sta mettendo a posto la propria camera, anticipando la mutazione dei vestiti in esseri inanimati che si trascinano da soli fino alla lavatrice del bagno.

Il telefono squilla e la meticcia sbuffa, pulendosi velocemente le mani che odorano di cipolla. Afferra la cornetta soffiando un pronto che risulta abbastanza scocciato.

Le due donne lavorano di notte e la mattina hanno bisogno di dormire; tutti i  loro amici lo sanno e si guardano bene dal chiamarle.

Scocciatore o compagnia telefonica con l’ennesima offerta risparmio? Si domanda un secondo prima di tirare su la cornetta.

Qualche istante dopo, rotea gli occhi al cielo e posa il telefono sulla credenza alzando le spalle. Aspettasse per un po’.

Quando stabilisce che il tipo ha atteso quel tanto che basta da far perdere la pazienza a chiunque, si decide ad avvertire la sua coinquilina che annaspa nel cassetto alla ricerca di un reggiseno scomparso, domandandosi se non l’ha lasciato a casa di qualche ex o sul sedile posteriore dell’auto.

Si, ma di quale auto?

 

“Jodie, c’è il tuo ex al telefonoooo

La donna si blocca con un paio di slip amaranto in mano, fratellino scompagnato del reggiseno, e guarda inferocita il corridoio “quale ex?” domanda incuriosita e allo stesso tempo timorosa.

Nicky

“Mandalo al diavolo da parte mia!” urlò sospirando per lo scampato pericolo. Almeno non era Claude. Quello era una brutta gatta da pelare e piuttosto violento…e non si accontentava di unno, grazie’

Simonne, la bella mulatta con cui divideva l’appartamento, si affacciò con il cordless in mano, indicandolo con le unghie decorate, frutto della paziente opera di Lureeka del Nails Bar.

“Dice che se non torni con lui, si suicida e che stavolta fa sul serio.

La donna cantilenò la solita solfa che non cambiava mai e Jordan le strappò la cornetta infuriata. “Sei ancora vivo? Suicidati, fa del bene al mondo” esclamò attaccando con violenza e gettando il cordless sul letto.

Ma come fai a ridurli tutti così?” le domandò sentendola grugnire contro la stupidità maschile.

“Vorrei saperlo anche io! Attiro dei veri e propri coglioni. Ho il radar piazzato sulla testa: se c’è un idiota nel raggio di dieci chilometri, si precipita da me”

 

La mulatta si sedette sul letto sfatto, in bilico su un cuscino “gli lasci fare castelli in aria, per forza credono chissà che, poi”

Jordan sollevò le spalle fregandosene “fanno tutto da soli. Io metto subito in chiaro la faccenda: niente legami sentimentali e niente scenette strappacuore” le ricordò con un luccichio di disprezzo negli occhi “se ci vai a letto una volta, credono di poterti comandare a bacchetta. Credono di poterti impedire di svolgere il tuo lavoro al meglio e sono convinti che per loro lascerai la carriera per rinchiuderti in cucina a farli diventare dei grassoni obesi!” continuò mentre Simonne scuoteva la testa perché quel discorso l’aveva già sentito.

Se lo scordano, non avranno niente di tutto questo da me”

 

L’amica annuì giocando col boa di struzzo fucsia che le aveva regalato per gioco, morbidamente ammonticchiato in un angolo. “Ma Ford era un’altra cosa…” sibilò ironica facendola bloccare di colpo.

Jordan tacque e chiuse le labbra rosate con una smorfia “Simonne, non ricominciare con questa storia. Per favore. Dove cavolo è, quel reggiseno?!”

Quella non era un’implorazione ma un ordine vero e proprio e la mulatta sorrise ancora di più “ti piace ancora”

“Non è vero” affermò con durezza, spostando il costume da scena ridottissimo. “Ti ho prestato il mio reggiseno amaranto?

Si che è vero. Ce l’hai ancora in testa, infilato come una biglia fra le assi disconnesse di un pavimento di legno…e no, abbiamo due taglie diverse”

Jordan sospirò silenziosamente crollando sulla sedia da camera nuova nuova “ma non potevo avere una cameriera o una negoziante come coinquilina? Proprio una poetessa doveva capitarmi?!”

 

 

 

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Capitolo 5
*** Miss Maggio 1999 ***


“Ciao, bel bambino”

“Ciao, bel bambino”

 

Andrea ancheggiava su un paio di tacchi che le erano costati una piccola fortuna ma non poteva certo mancare alla festa privata di Durque, il suo miglior cliente e nuova fiamma.

E lui la voleva sempre in forma.

L’uomo si girò circondando con un braccio la vita sottile della donna e sorrise, attirandola a se e stampandole un bacio sulle labbra rosse, trasudante erotismo.

“Sempre meglio”commentò mordendo il labbro scarlatto e tirandolo delicatamente.

Moi o la mia bocca?” domandò maliziosamente accarezzandogli il sedere davanti a tutti.

Non era certo gente che si scandalizzava per così poco.

“Entrambi…sei in ritardo”

“Due minuti, il tempo di infilarmi uno straccetto decente per non farti sfigurare” sussurrò atteggiandosi a gran diva nel suo miniabito color carne. Durque l’aveva intravista con la coda dell’occhio e gli era sembrata nuda. Era già eccitato ancora prima di abbracciarla.

Che si dice di bello?” mormorò abbracciando con lo sguardo chiarissimo l’intera sala. Durque non le rispose, imbambolato sui capelli che erano stati racconti in un complicato intreccio che le faceva risaltare la schiena seminuda e le forme toniche e scolpite.

 

Quella dea era bellissima, niente a che vedere con quelle puttane che frequentava nei bassifondi di Capobay.

Quando se ne accorse, Andrea fece saettare per un istante la lingua all’angolo della bocca e sussurrò nel suo orecchio cose irripetibili che gli fecero tremare il bicchiere che teneva nella grossa mano da pugile.

 

Andrea, il punto debole di Daniel Durque.

Anzi…debolissimo!

 

****

 

Finisco all’ospedale per farmi dare una controllatina alla testa e di primo acchitto non c’è infermiera che voglia visitarmi. Dondolo una gamba dalla sedia di plastica nera e poi si addosso allo schienale pesantemente. Nel farlo do una capocciata al muro dietro e mi lascio scappare un’imprecazione che mi fa guadagnare un’occhiataccia da una vecchia col braccio ingessato e un risolino da una ragazzina che avrà più o meno diciotto anni.

Carina. Bassina ma ben proporzionata. Una taglia 40, peserà si e no mezz’etto, ma veramente carina.

“Si è fatto male?” mi domanda con un sorrisetto che continua a vacillare sulle labbra come una goccia che sta per staccarsi dal petalo di un fiore. Quando mi sorriderà, si porterà via per un attimo un frammento del mio cuore.

Sono un vomitevole romanticone!

 

“Si è fatto più male il muro” rispondo indicando la parete col pollice.

La ragazzina scoppia in una risata cristallina, purtroppo di breve durata. L’infermiera la conduce oltre una porta chiara che viene subito chiusa. Durante il tragitto, lei si è girata e mi ha fatto ‘ciao – ciao’ con la manina.

Mi ha messo quasi di buon umore.

 

Mi guardo per un attimo nel riflesso della finestra che rimanda l’aria di Willy Coyote appena caduto nel Grand Canyon senza paracadute e con i razzi Acme ai piedi. Faccio proprio schifo e i miei capelli avrebbero bisogno di una spuntata…per un parlare del rasoio che sembra essere sparito nel buco nero creatosi nell’armadietto del bagno.

 

Se me l’ha preso quello stronzo, lo smonto e lo uso su di lui.

 

Sarà stata la mia aria trascurata che l’ha intenerita…

Mi fa male la testa nel punto dove quel bastardo mi ha pestato e il cazzotto che mi ha tirato il bisteccone tatuato ha formato una bella macchia violacea stile ‘ubriacone che ha passato la notte a pestarsi nel parcheggio del bar’.

Fortuna vuole che esista la compassione umana da qualche parte – con me non ne hanno mai avuta molta – e una bella infermierina fresca di università – si vede dall’entusiasmo e dal sorriso che spande da tutti i pori - mi fa accomodare in una stanzetta per scrutarmi la capoccia sotto la luce  e magari ricucirmi. Quando comincia a parlare di TAC, probabili commozioni celebrali e altre diavolerie, sclero.

Ce l’hai ago e filo?”

“Si..” Mormora senza capire.

E allora cuci e non starmi a rompere i coglioni con le tue stronzate da medico mancato!”

 

Ecco, poi dicono della malasanità. Con pazienti come me, c’è da chiedere bottega  e incrociare le braccia per protesta.

Mezz’ora dopo esco di lì con un dolore cronico fra le orecchie e l’umore pessimo. Ci si è messa d’impegno a renderlo più doloroso del dovuto, quella disgraziata!

Torno in ufficio e Melissa mi fa un cenno col capo: vuol dire che ci sono le due cacacazzi all’attacco.

Apro la porta ma trovo solo miss PlayMate in abito ridotto, neanche fosse piena estate e infradito alte con perline. Mai capito come fanno le donne a portarle…

“Il suo fidanzato mi ha dato una botta in testa ed è scappato” le dico senza girarci troppo intorno, appoggiando il braccio sul cartello stradale. Tanto è stupida come una zucca vuota e non scassa come quell’altra.

Quando sta zitta.

Adesso non sembra proprio intenzionata a farlo. Si agita come una biscia sulla sedia e  mi viene istintivo immaginare…vabbè, lasciamo perdere: il mal di testa aumenta, se mi va il sangue al cervello.

“Inoltre mi domando perché rivolgiate indietro quel poveraccio che non ha più un soldo sul conto in banca e non sembra minimamente intenzionato a tornare con nessuna di voi due”

 

Tiè! Secco e deciso, se comincia a piangere, me la sarò meritata.

 

Fran sbatte gli occhi e non sembra aver capito la mia provocazione. E quando mai! La testa le serve solo per acconciarsi i capelli e tenerci su gli occhiali da sole.

Si porta una mano al petto come un’attrice scadente di teatro e mi annuncia che ‘per il suo amore farebbe qualsiasi cosa’ e che sarebbe disposta a pagare i debiti di Gershow se tornassero insieme.

“Lei pagherebbe gli alimenti alla moglie?” le domando scettico.

“Per Max questo e altro!”esclama ad alta voce lasciandomi stupito quel tanto che basta a tapparmi la bocca e a farmi pensare.

 

Perché nessuna donna ha mai detto ‘per Ford questo e altro’? Al massimo mi hanno detto di levarmi dai piedi o cose simili…mi sa che ha ragione il principino: è l’approccio che è sbagliato.

“Lei ha tutti quei soldi da parte?”

La ragazza assume un’aria offesissima e poi mi guarda come fossi una cacchetta “guardi che io sono ricca!”

 

Guarda che io sono…ricca?!

Resto a fissarla senza crederci veramente. Mi costringo a non mostrare sorpresa ma lei è talmente stupida che se mi mettessi a ballare sul tavolo con una scimmia sulla schiena mi lancerebbe un nichelino e la prenderebbe per normale amministrazione.

Non riesco a trattenere la meraviglia, così mi alzo e comincio a gironzolare attorno alla finestra, ammirando lo splendido panorama del cassonetto stracolmo d’immondizia al di la della strada.

 

“Signor Shelton, se ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiederlo…piuttosto: a cosa le serve quel cartello?”

“Mi aiuta a concentrarmi” rispondo distratto, sorridendo come un deficiente… meno male che non può vedermi. Di che avrei bisogno? Tanto per cominciare di clientela, di rimpinguare il conto in banca, di prendermi un antidolorifico e farmi una birra decente insieme agli amici…prima, però, avrei bisogno di parlare con Jordan…e devo cercare Natalie!!

 

“Non si preoccupi, le farò una telefonata in quel caso” grugnisco con aria sostenuta. “Signora, mi tolga una curiosità…”

“Signorina!”

“Quello che è..”

 

Porca vacca, sto per dirlo sul serio. Qualcuno mi tappi la bocca prima di perdere una cliente!

Mi giro verso la donna che solleva il busto e resta in attesa della domanda con aria sognante  e allegra. Appoggio le mani sullo schienale della sedia e la guardo intensamente, piegandomi un po’ nella sua direzione “ma lei non occupava tutto il paginone centrale di Playboy del Maggio 1999?”

 

La mia domanda fa calare un silenzio imbarazzante. Fran mi guarda impietrita e non apre bocca.

 

“Ho rispolverato la vecchia collezione ieri sera per esserne sicuro...è identica!” esclamo un'altra volta con espressione stupida che su questa faccia sta benissimo.

Ci credete che la gallina non apre bocca neanche per protestare? Si alza rigida e aggiusta il vestito sulla pancia inesistente “se ha bisogno di altro denaro, mi chiami” sussurra tentando di riguadagnare la dignità che sta franando pericolosamente.

 

È lei! Non mi sbaglio mai su queste cose. Grande Ford!

 

Arriva fino alla porta in silenzio e quando la apre, mi rivolge un’occhiata sconvolta “è stato un errore di gioventù!” esclama con vocetta acuta e isterica facendomi scivolare il braccio dal cartello.

 

*°*°*°*

“Te ne vai…”

Che perspicacia! “Certo amore. Lavoro stasera”

 

L’ennesima fiamma di Jordan, bello in carne come piacciono a lei,  si volta a guardarla mentre si riveste lentamente, ignorando le sue suppliche di rimanere un altro pò.

Eeddai…”

“Spiacente, Sam. Patti chiari, amicizia lunga

Joey

“Quello che è” risponde seccata dalla sua insistenza. Non valeva neanche la pena di restare a farsi la seconda. Era stato peggiore dell’ultimo.

“Mi chiami?”

“Come no”

Quella è una bugia e lo sanno entrambi, ma va sempre bene dirlo, perché è quello che si dice ‘dopo’.

Squallida ipocrisia borghese da due soldi che appaga la coscienza per qualche minuto.

 

“Ciao amore”

 

Lui si volta dall’altra parte e non risponde. Jordan lo fissa per un attimo, chiedendosi come faccia a sceglierli sempre così penosi.

Scende le scale dell’appartamento dell’uomo, cancellando mentalmente il suo indirizzo e stracciando il numero di telefono in due pezzi. Solo due. Non vuole fare troppa fatica.

Li chiama ‘amore’ tutti quanti. Per semplicità e per non doversi ricordare i nomi. Secondo lei, i termini ‘caro’ o ‘tesoro’ sono stati coniati per questo motivo.

 

Sale in macchina e arriccia il naso all’odore che le ha lasciato addosso. Una bella doccia, due sarebbero meglio.

Sarebbe meglio che la smettessi, pensa ingranando la marcia. Perché non ci penso mai prima? Sempre dopo…e dopo si sente così squallida e vuota che vorrebbe sputarsi in faccia da sola. 

 

L’appartamento è immerso nel silenzio. Simonne è fuori a far ubriacare qualche poveraccio e lei ha tutto il tempo che vuole per darsi una sistemata prima dello spettacolo.

Si spoglia nel corridoio, gettando i vestiti qua e la e restando in biancheria intima. Entra nel bagno saltellando mentre si denuda del perizoma, lanciando il reggiseno nel lavandino allo stesso tempo. Prende il detersivo e ne rovescia una quantità abbondante  sopra il mucchietto delicato mentre fa scorrere l’acqua bollente. Nella doccia si strofina per bene perché quell’odore è insopportabile…che schifo,  quel profumo dovrebbero metterlo fuori commercio!

 

Jordan li sceglie apposta quelli col dopobarba insopportabile, perché la fa rimanere sufficientemente lucida e distaccata quando se li porta a letto.

L’unica volta che ha scelto col cuore, si è svegliata con la testa leggera, una malinconia cronica e il conto in banca azzerato. 

Il suo sguardo si perde per qualche secondo nei ricordi, finchè non chiude il miscelatore e un silenzio pesante, non più disturbato dallo scrosciare armonico dell’acqua, spalanca la tomba dei ricordi di Jordan.

Cristo, quanti rimpianti

Appoggia una mano contro il vetro e la lascia scivolare, inclinando il collo verso sinistra e sentendo su di se una presenza calda e un bacio dolce.

Lo ricorda ancora, quel bacio sul collo. Il primo che le aveva dato

La mano scivola dal seno fino all’ombelico e più giù….e Jordan chiude gli occhi con un sospiro interno di piacere.

L’acqua condensata forma delle goccioline che scivolano verso il basso dolcemente, rigando il vetro satinato come le rotaie sbilenche di un binario abbandonato su un terreno incolto.

Sembrano lacrime…

*°*°*°*

 

“Canti, stasera?”

Jordan annuisce per l’ennesima volta e si stupisce per la sagacia del ragazzo. Farik è il fratello piccolo di Simonne e va sempre a trovarle pervedere come se la cava la sua sorellona’.

 

In poche parole va a spiare lei.

 

“Secondo te, cosa sto facendo? Mi trucco per andare a mangiare la pizza all’angolo?” risponde sorridendo sbarazzina e strizzandogli l’occhio.

Il ragazzo ha appena 17 anni e non è abituato ai giochetti maliziosi. Non a quelli di Jordan. Nessuna ragazza che è come lei: Farik se la sogna di notte e smania dalla voglia di mettere piede nel locale dove canta e si esibisce.  

La donna lo sa e non gli da più di tanto spago per non rovinarlo prima del tempo. Avrà un sacco di anni per prendere tranvate dal sesso debole.

Tzè…si ostinano ancora a chiamarlo così, pensa sbattendo il ragazzo fuori della camera e indossando il suo vestito mega ridotto. Aggiusta gli stivali di camoscio e indossa un impermeabile sopra la mise sexi per non dare scandalo nel vicinato.

 

Jordan canta e balla in un locale, La Bella Vita. Ormai non balla quasi più, una volta lo faceva…quando aveva incontrato Ford e ne era rimasta abbagliata. 

 

Scuote la testa, legando i capelli scuri e mossi in un’acconciatura abbastanza complicata che le ha insegnato l’amica afro americana di Simonne.

Infila gli orecchini pensando che non ha tutti i torti, la sua amica, quando afferma che sta ancora pensando all’uomo. Certo che ci sto pensando, ma non lo ammetterò mai!

 

Jordan aveva 25 anni all’epoca e si era trovata un lavoro part time. Cantava in un locale tutte le sera e un torrido venerdì, durante una festa di addio al celibato, le era stata offerta una generosa mancia per un finto spogliarello in onore del festeggiato.

Aveva accettato dopo essersi fatta due calcoli e sebbene non si fosse spogliata neanche della camicetta, la padrona del locale le aveva proposto un surplus sulla performance canterina aumentandole la paga.

Jordan smaniava dalla voglia di andarsene di casa e vivere sola, così era salita sul palco per far vedere a tutti come se la cavava.

Era stato un successo, dopo il primo imbarazzo, e lei non ci aveva visto niente di male nel continuare a fare quel lavoro innocente. I clienti erano tenuti a bada dai buttafuori, vigeva la regola ‘guardare e non toccare’ e ogni sera tornava a casa col portafoglio pieno e mazzi di rose fra le braccia.

Poi era arrivato quel…fottuto e lercio pezzente, con la sua aria da baraccato che si era seduto proprio di fronte  a lei e non le aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la serata. L’avevano dovuto buttare fuori a forza e ogni santa sera si ripresentava, appiccicandole quello sguardo nero pece addosso, ordinando da bere ma non toccando un goccio d’alcol. 

 

Le sere in cui cantava non la smetteva di bere, invece, e lei continuava a fissarlo imbambolata e si scopriva a cantare solo per lui.

L’aveva aspettata fuori del locale, porgendole una margherita malconcia che aveva trovato chissà dove e si era allontanato in silenzio, senza darle tempo di aprire bocca per ringraziarlo.

Aveva gettato i fiori che le erano stati recapitati in camerino, ma aveva tenuto quella margherita sfogliata.

 

La sera dopo, Ford non si era presentato e così via per una settimana. Era tornato all’improvviso e si era sbronzato così tanto da scatenare una rissa con i buttafuori che aveva coinvolto tutto il resto del bar. Solo quando era intervenuta la polizia, aveva tirato fuori il tesserino da detective privato e si era messo a fare la cosa peggiore che potesse venirgli in mente: dare spiegazioni!

 

L’avevano arrestato senza tante cerimonie e Jordan era andato a tirarlo fuori la mattina dopo. Gli aveva sorriso e senza dire una parola se n’era andata per la sua strada, pensando che quella sarebbe stata l’ultima occasione di rivederlo perché la proprietaria del locale aveva ordinato ilchi va là’ con l’ordine di spezzare qualche osso se si fosse rifatto vivo.

 

Jordan gliene rese atto: era testardo come un mulo e un vero e proprio coglione per cercare di  rivederla la sera stessa, col rischio di prendercele. Per evitare che volassero denti – quelli di Ford, principalmente - aveva allungato una buona mancia a Stanford per farlo passare e mentre ballava se l’era ritrovato sul palco d’un tratto, costringendola a fermarsi, un sorriso sghembo e un foglietto in mano piegato in quattro.

Inutile dire che quella volta l’avevano randellato per bene tanto da mandarlo all’ospedale!

 

Gli aveva lasciato il suo numero di telefono. Lei era andato a trovarlo al pronto soccorso e l’aveva sentito borbottare ancora prima di entrare nella stanza.

 

Un sorriso da coyote sotto la marea di cerotti che aveva in faccia e Jordan era capitolata, deponendo le armi senza neanche combattere.

Se lo ricordava sempre così, quel disgraziato che le aveva stracciato il cuore e rubato tutti i soldi che possedeva: sorriso da stronzo e aria sgualcita da scatenare il suo lato più tenero.

 

E Jordan non era certo una donna tenera.

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Capitolo 6
*** Irretiscimi... ***


“Natalie, c’è uno che ti cerca…”

“Natalie, c’è uno che ti cerca…”

La ragazza si voltò e sbiancò vedendo il sorriso sarcastico e soddisfatto di Ford per essere riuscito a trovarla un’altra volta.

Ommamma!” esclamò mollando a terra il vassoio e sorpassando in tutta fretta un avventore che si era infilato da poco nella tavola calda.

Ford la stette un attimo a guardare perché non era aspettato un simile scatto muscolare da parte della ragazza e gli ci volle qualche secondo per riprendersi. “Torna qua subito! Esclamò andandole dietro e uscendo dal locale, voltandosi in tutte le direzioni. Fece appena in tempo a vedere un laccio del grembiule della ragazza svanire dietro il muro alla sua sinistra.

Quando svoltò l’angolo non trovò nessuno.

Restò fermo e si guardò attorno, cercando di eliminare tutti i rumori della strada per coglierne qualcuno strano...un respiro o un mugolio….

 

Natalie si teneva aggrappata alle scale antincendio sopra la sua testa e teneva le labbra sigillate sebbene ci fosse un maledetto insetto che le girava intorno…e lei aveva il terrore degli insetti!

Vattene! Pensò scacciandolo con una mano e tenendosi fortemente aggrappata con l’altra.

 

Poteva vedere Ford sotto di lei, immobile, che non si decideva ad andarsene. Agitò di nuovo una mano verso l’insetto e la scala scricchiolò!

 

Bingo!

Shelton alzò velocemente la testa verso di lei con un ghigno assassino sulle labbra “Natalieee! Sono tornato!!”

Oddio quella voce da maniaco!Ma come ha fatto a trovarmi un’altra volta, pensò vedendolo saltare velocemente verso la scaletta che aveva retratto e sentendola stendersi con un cigolio metallico sotto i suoi piedi. Si affrettò a salire più in alto mentre lui le andava dietro affannosamente.

“Natalie, stavolta te le do davvero!”

“Vattene via!” gli urlò salendo più in alto e sentendosi afferrare per una caviglia “che palle Ford, sempre tra i piedi!”

“Mi pagano per correrti dietro, dovresti esserne contenta!” le gridò cercando di farle mollare la presa.

Natalie strinse i denti e scalciò colpendogli la mano “non sono contenta...e non guardarmi sotto la gonna: so che lo stai facendo!”

Gonna? Shelton alzò lo sguardo velocemente “carine le mutandine azzurre!” commentò scoppiando in una risata, la pazienza quasi esaurita. Ora ce la strangolo con quelle mutandine!

“Smettila, maniaco! Quella voce mi fai venire i brividi!!” Singhiozzò salendo gli ultimi due pioli e infilandosi nella finestra aperta di una casa.

 

Il vecchietto semiaddormentato davanti alla finestra si voltò appena a guardarla “Katrina?”

Natalie lo fissò per qualche istante, chiudendo velocemente la finestra sulle dita di Ford che imprecò pesantemente.

“Scusi il disturbo, me ne vado subito!” esclamò schernendosi con le mani e sentendo che il saliscendi veniva nuovamente alzato “Natalie, stavolta sono dolori!” affermò l’uomo lottando per entrare. La ragazza era più sottile di lui, era passata facilmente. L’ingombro della pistola gli rendeva difficoltosa la manovra, così se la tolse e ficcò la fondina fra i denti. Non aveva la minima intenzione di usarla normalmente, figurarsi su di lei! Ma poteva sempre servire…gliela potrei dare in testa fino a farle entrare un po’ di buon senso in quella zucca vuota!

Mentre scivolava all’interno con la grazia di un ippopotamo rabbioso, il vecchietto lo guardò con l’occhio a mezz’asta e biascicò qualcosa.

“Me ne vado subito, il tempo di prendere quella ragazzina e portarla a casa...ahio!”

Ford si portò una mano alla testa, nel punto in cui l’aveva colpito il vecchio.

“Lascia stare la mia Katrina” lo minacciò con mano tremante e il bastone sul punto di colpire di nuovo

“Calma nonno e non farmi incazzare, sennò le do anche a te!” urlò schivando un colpo e fiondandosi fuori della stanza.

La porta sbattuta dell’appartamento lo fece girare verso l’uscio esterno che spalancò in tempo per vedere la ragazza scivolare giù dalle scale.

E mo ti frego io! Pensò scivolando lungo il corrimano cercando di ricordarsi che alla fine di quei cosi, c’era sempre una palla d’ottone per farti sbattere le palle contro!

 

Natalie lo sentì dietro di lei e si distrasse: inciampò dando una schienata contro il muro e finendo a terra, per fortuna due gradini prima del pianerottolo.  

“Adesso sono dolori!” Ford l’afferrò giusto in tempo ma la sentì cadere a terra come un sacco di patate.

“Caviglia…cazzo, la caviglia!” piagnucolò tenendosi la gamba con gli occhi che stillavano lacrime.

“E’ tutta colpa tua!!”

“Potevi evitare di scappare. Mi sa che è slogata” affermò tastandola e posando a terra la fondina con la pistola in bella mostra.

Ma che bella novità! Cavolo Ford, sei sveglio!” affermò alla ragazza stendendo la gamba mentre la toccava “ahio, piano”

“Devi smetterla di scappare di casa, non posso rincorrere sempre!” la rimproverò guardandola arrabbiato.

Natalie lo fissò risentita e con l’orgoglio sotto le scarpe: afferrò la pistola con tutta la fondina e gliela puntò contro, abbassando immediatamente il braccio. Ma quanto pesa?

Ford la guardò incredulo e gli venne da ridere per il suo tentativo assurdo e infantile di fargli paura. Neanche riusciva a reggerla in mano!

“Va bene, ti sei divertita abbastanza” esclamò allungando la mano per farsela ridare.

Natalie gliela porse a modo suo: tirandogliela in testa e facendogli un male cane!

Ma sei scema?!” le urlò contro massaggiandosi il punto colpito, l’esatta posizione in cui l’aveva bastonato il vecchietto.

Una goccia d’odio e di risentimento stillò dal fondo dei suoi occhi, ma un attimo dopo la vide rabbuiarsi “con la caviglia slogata non posso più scappare...contento?” gli domandò con la voce bassa e quasi stridula, le labbra atteggiate in un broncio da bambina.

Mica tanto, mi danno un sacco di soldi i tuoi” le rispose con un sorriso deficiente, rimediandosi una parolaccia che non credeva sarebbe mai uscita da quelle labbrucce delicate.

“Ohi bimba, modera il linguaggio!” l’avvertì con la pazienza in rapido declino.

 

“Sennò?” lo sfidò protendendosi contro di lui e ringhiandogli in faccia “sempre un grande stronzo rompimaroni rimani! Ma perché ti hanno messo sulla mia strada, diosanto!!” esclamò frustrata mentre Ford la guardava in rabbioso silenzio.

Sei troppo viziata, sai? Fossi stato il tuo vecchio ti avrei lasciato al tuo destino. Se ti piace vivere in strada, poi non lamentarti dei pidocchi”

Ohh, ma sta zitto, fesso!”

Un attimo dopo si sentì sollevare e prendere in braccio. Meravigliata, si aggrappò istintivamente a lui per non cadere. “Beh? E questo che significa?!”

“Secondo te?”

“Se mi riporti a casa, fra un mese riscappo” lo avvertì con un certo divertimento nella voce “prima o poi i miei finiranno i soldi e non potranno più assumerti, così io sarò libera di vivere la mia vita, senza più nessuno a dirmi cosa devo fare e come devo comportarmi!”

“Bla bla bla! Sei monotona e ripetitiva!” la prese in giro rimediandosi un’altra parolaccia. “Il momento in cui finiranno i soldi, ti verrò a cercare gratis” le ridacchiò in faccia portandola verso la macchina e posandola a terra, mentre lei si sorreggeva su un piede solo.

Natalie lo guardò esausta e rassegnata “non mi libererò mai di te”

“Mai!”

 

***

 

Natalie l’osservava col muso e l’aria omicida mentre faceva avanti e indietro nella sua stanza d’albergo “tanto non posso scappare, potresti anche andartene fuori dai piedi” sibilò all’indirizzo dell’uomo che l’aveva mollata nella prima stanza libera e ed era scomparso per una mezz’oretta, il tempo di farsi una doccia, cambiarsi e cercare il necessario per la sua povera caviglia.

 

Ovviamente l’aveva rinchiusa dentro portandosi via la chiave.

 

Una cosa che Natalie odiava era stare chiusa nelle stanze senza via di fuga. Anche a casa era così: la porta della sua camera da letto rimaneva sempre aperta, salvo rare occasioni in cui si limitava ad accostarla quel tanto che bastava per escludere la vista dal corridoio principe.

 

Un altro fattore che Natalie non sopportava, erano i 28 gradi fuori e l’impossibilità di farsi una doccia fredda. Aveva corso e sudato e si sentiva sporca e a disagio a stare vicino a quel tipo che profumava come un pupetto.

Magari ti va negli occhi, quel bagnoschiuma, ringhiava dentro di se lanciandogli occhiatacce che si sommavano sul suo bel viso e la rendevano simile ad un’arpia digiuna da anni di carne umana.

 

“Mi piace stare qui. C’è un bel venticello che entra dalla finestra” affermò sbattendo una bustina di ghiaccio istantaneo sul muro e facendola balzare.

Un secondo dopo rabbrividì per il freddo lungo la gamba che le stava anestetizzando il piede e la caviglia.

Che goduria!” sospirò sentendo meno male e amando, per una frazione di secondo, il suo carceriere divertito e palesemente distratto dalle gambe scoperte.

Natalie se ne accorse e imbarazzata tirò giù la gonna “ma di un po’, non sei troppo vecchio per guardare le ragazze?”

“Vaffanculo” le rispose spostando il ghiaccio e afferrando una pomata che lesse distrattamente. “Ma si..” Sussurrò spremendola sopra la pelle liscia della caviglia.

“Come ‘ma si’? E se fosse una crema per le emorroidi?!” lo stuzzicò acidamente, cercando di rendersi il più sgradevole possibile.

Che signorina!” ridacchiò leggendo il bugiardino “toh, ho sbagliato. Muterai come una Salmonella e ti verranno le squame verdi sulla caviglia”

“Cretino” sibilò addossandosi al cuscino schiacciato contro la parete e stette a guardarlo un po’ divertita “fortuna che mi ero rasata le gambe” affermò facendolo fermare con una smorfia depressa.

“Ho una buona opinione di te, sotto sotto. Me le stai facendo cadere a terra”

“Bene!” ridacchiò muovendo appena l’altra gamba e guardando con attenzione cosa stesse facendo.

“Tutti hanno una buona opinione di me, tutti! Ma io non sono così!” sbottò facendogli alzare gli occhi.

E il motivo per cui scappa di casa? Si domandò fermandosi e aspettando che continuasse.

 

Una cosa che aveva imparato Ford nel corso degli anni, era starsene in silenzio mentre la gente, soprattutto le donne, ciarlava. In mezzo alle cazzate e alle pippe mentali di ognuna di loro, veniva sempre fuori qualcosa di fondamentale.

E Natalie non faceva eccezione.

Gli dava l’idea che fosse sempre sul punto di esplodere. Sarebbe bastata una parola o un gesto…si, ma quale? Si domandò scrutandola intensamente.   

 

“Mi trattano tutti come una ragazzina deficiente che non sa cosa vuole dalla vita..”singhiozzò con lo sguardo perso nel vuoto. “Mia madre mi consiglia ancora i vestiti da comprare e come comportarmi e tutti nel quartiere mi giudicano la dolcissima Natalie Portman gloria e vanto della famiglia’…ma che ne sanno loro!” esclamò con forza. “Io non dolce, sono stronza e maleducata e ..

Si si..” La interruppe un po’ annoiato.

Anche tu mi giudichi una ragazzina!” gli urlò contro infuriata.

“Per forza: invece di dire a tua madre che fanno cagare i vestiti che ti compra, continui a scappare” borbottò sbuffando per quella sciocchezza “Natalie, finora t’è andata bene, fin troppo. I pericoli sono tanti e tu sei una bella ragazza che gira sola e senza un soldo in tasca: la preda perfetta per un sacco di teste di cazzo arrapate”

 

Natalie lo stette ad ascoltare veramente. In sostanza, erano le stesse cose che le dicevano i genitori, ma essendo Ford un estraneo, i suoi discorsi assumevano un’altra prospettiva.

 

“…non sai mai chi può capitarti d’incontrare! Il drogato che cerca di derubarti per farsi una dose, un pazzo che cerca di violentarti all’uscita dal lavoro…sono tutte cose che devi mettere in conto prima di darti alle grandi fughe!” le ripetè sentendosi un po’ pedante.

Si lo so...però…”

Però non esiste. Esiste sapersi difendere e usare il cervello…e sotto quei capelli ce n’è poco” ribattè con forza rendendosi conto che pendeva dalle sue labbra. Forte, pensò tacendo e ingoiando un po’ di saliva, qualcuno che mi ascolta…mai capitato.

“Ehi Ford..

“Mh?”

Ce l’hai la ragazza?

“No”

“Ho capito il perchè!” affermò assaporando le sue dita che si muovevano nuovamente sulla caviglia.

Ho parlato a vuoto, pensò sbuffando. Niente da fare, certe tipe non impareranno mai! Dovrà sbatterci la testa contro prima di..

“Io...ho capito” sussurrò facendolo fermare. “ Starò più attenta, ci proverò” Natalie lo fissò per un breve attimo e girò la testa da un'altra parte imbarazzata.

Alleluia. Mi sono guadagnato il paradiso con questo! “Bene…allora se hai capito, ripeti!”

 

La ragazza lo fissò e scoppiò in una risata.

“Guarda che non sto scherzando” borbottò lanciandole un’occhiata mentre afferrava la benda per fasciarle stretta la caviglia.

“Ok..” Sospirò sostandosi dalla posizione che aveva tenuto troppo a lungo. Le formicolava il sedere e tutta l’altra gamba a forza di stare in quel modo contorto per non farsi guardare sotto la gonna.

Afferrò un cuscino e lo ficcò fra le gambe incrociando quella sana sotto l’altra.

“Allora; non devo dare retta agli sconosciuti, devo stare attenta ai drogati e ai pazzi stupratori e ai datori di lavoro viscidi, non devo andare in giro da sola di notte… e poi…no, non c’era un poi era tutto qui” finì senza rendersi conto di come la stesse guardando Ford mentre compiva quella manovra.

Porca miseria, pensò per una frazione di secondo, ma questa come si muove ti arrapa da matti!

 

“Ford?”

La guardò distrattamente continuando a fissare il cuscino e tornò la fare quello che stava facendo senza emettere un fiato mentre spregevoli immagini di lui e Natalie gli correvano in testa…neanche tanto squallide! 

Perché non hai la ragazza? A parte il fatto che sei un rompipalle, a me sembri normale”

“Tu ce l’hai?” figurati, me lo sto chiedendo anche io da secoli.

Natalie scosse la testa con lo sguardo perso nel vuoto “no…cioè ce l’avevo. Uno che piaceva ai miei”

E a te?” le domandò fermandosi un’altra volta. Ci stava mettendo un sacco di tempo a svolgere quel lavoro da due minuti stiracchiati. C’era qualcosa sotto: ad ogni domanda si fermava e ci pensava su...e di conseguenza e teneva le mani più a lungo addosso.

Non che a Natalie dispiacesse.

“Si...all’inizio si. Poi ho capito che non era il mio tipo”

E qual è il tuo tipo?” Che cazzo di domanda. Che cazzo di conversazione!

 

Natalie non gli rispose, limitandosi a girare la testa verso la finestra. “No lo so” mentì con la voce dura. Fissò la cicatrice che correva sul volto e poi lo guardò dritto negli occhi scorgendovi qualcosa che non avrebbe voluto. E’ a disagio per quello sfregio.

Ingrugnato in quel modo, sembrava ancora più cattivo e quando lo vide strusciarsi una mano sulla palpebra, innervosito dall’esame prolungato, scoppiò a ridere “secondo me non hai la donna perché sei un polemico della madonna”

Anche” ammise a mezza bocca, girando con cautela la fascetta bianca attorno alla caviglia gonfia, le labbra strette. Ancora non aveva finito?

“Smettila, non ci si fa neanche caso”

Ford avvampò e si fermò mordendosi la lingua per non mandarcela. Non ci si fa caso?!

“Secondo me, ti da un sacco di fascino”

“Ora che me l’hai detto, posso morire in pace” ribattè sarcastico muovendosi più velocemente e facendole male.

Natalie non disse niente anche se la voglia di prenderlo a ceffoni premeva. “Se ti da tanto fastidio, perchè non te la fai togliere?” gli chiese acidamente irrigidendo la gamba.

“Allergia agli anestetici!” ribattè duro “fatti i cazzi tuoi, Natalie”

“Stronzo scontroso” sussurrò a mezza bocca fulminandosi a vicenda con lo sguardo.

Tacque per non alimentare il fuoco della discordia e mise il broncio continuando a fissarlo.

Sei carino lo stesso, anche con quel taglietto a malapena visibile”

“Non dire stronzate e dimmi se ti faccio male” ribattè senza ascoltarla per non sentire il tono dolce che aveva assunto la sua voce e senza scorgere l’occhiata tenera che gli stava lanciando, troppo preso da se stesso e dall’orgoglio ferito...e dalla vergogna di portarsi in faccia della cicatrice che gli ricordava ogni giorno quanto fosse stato stronzo con Jordan.

 

“No, non mi fai male..

 

Quella negazione fu quasi sospirata, tanto da farlo fermare e alzare gli occhi. Natalie lo stava guardando con le labbra socchiuse e una strana espressione sul volto, accarezzandosi il collo e scostando i capelli che le ricadevano su una spalla.

Rimase qualche istante a fissarla, le dita avvolte attorno alla fascetta che aveva solo bisogno di un nodino per restare al proprio posto.

Natalie gli sorrise inclinando un altro po’ il collo, la mano infilata fra le ciocche a grattare la pelle…le piaceva che la guardasse in quel modo, nessuno la guardava mai così. Allungò una mano e gli scompigliò i capelli sulla fronte, scivolando leggera sul taglio e sulla guancia. “Si...molto carino lo stesso”

Ford si affrettò a finire il lavoro, improvvisamente nervoso: si doveva allontanare il più presto possibile da lei e dalla sua disperazione che lo risucchiava quando le stava troppo vicino, lontano da quella scintilla che le brillava in fondo agli occhi e lo irretiva. Ma che aveva di speciale da ridurlo in quel modo? Si domandò uscendo dalla stanza, volgarmente eccitato come se gli avesse detto qualcosa di scabroso, invece di quell’innocuo complimento. Non era innocuo, mi ha letteralmente ammazzato! Merda merda merda!

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Capitolo 7
*** Believe me, Natalie ***


Non glielo doveva fare

Non glielo doveva fare! Che le saltava in mente di dirgli quelno’ in quel modo? Si domandava andando su e giù per la stanza come una bestia in gabbia. Merda merda merda! Pensò un’altra volta sbattendo la fronte contro il muro: non puoi farlo, non la devi neanche guardare, non la devi pensare e non la devi immaginare nuda! Si ripeteva a pappagallo più e più volte.

 

Ormai si era fatta sera e lui era stato tutto il tempo a farsi il lavaggio del cervello.

E aveva capito una cosa sola: Natalie l’attraeva parecchio, ma non poteva certo…non poteva…vero che non poteva?! Si chiese d’un tratto fermandosi e sospirando forte.

 

E’ piccola

E’ più che maggiorenne

Non posso.

Gli sguardi valgono più di mille parole!

 

“Un cazzo!” sbuffò sentendo bussare alla porta caracollando verso di essa. La spalancò trovando Natalie aggrappata allo stipite e con la caviglia alzata, in bilico come un fenicottero “ho fame, perché non vai da Mac a comprare del grasso cibo?” gli domandò saettando lo sguardo su di lui, sull’occhio iniettato di sangue e l’aria sconvolta “Hai una faccia..” Sussurrò allungando una mano e vedendolo saltare all’indietro come una molla.

Lo osservò afferrare la giacca e il portafogli e passarle accanto in silenzio, il nervosismo quasi tangibile.

“Un Bic Mac, grazie” gli disse alzando appena la voce e chiedendosi se l’avesse sentita. Restò a guardarlo allontanarsi e si affacciò alla finestra giusto in tempo per incontrare il suo sguardo nero come la pece e visibilmente incazzato sollevato verso la sua stanza.

Centro io? Si domandò sentendosi terribilmente dispiaciuta all’idea.

 

La cena ipercalorica non le era piaceva poi molto. Inoltre, l’aveva consumata da sola, diversamente da come aveva sperato: Ford gliel’aveva messa in mano e se n’era andato senza neanche farle compagnia…che rottura di palle! Pensò spegnendo la televisione piccola che si trovava nella camera e scendendo dal letto. Si affacciò alla finestra e stette un po’ a guardare le stelle. Poche e coperte da nuvole, pensò gettando uno sguardo in strada.

Però…girava un sacco di gente in quel motel.

Stette per un po’ a guardare il via vai e le coppie clandestine e non, chiedendosi se Ford non l’avesse portata in un albergo equivoco intenzionalmente.

Scrutò interessata ad una coppia che si baciava appassionatamente fuori da una macchina e sospirò sentendo una punta d’invidia acuminata. Si nascose dietro la tenda orrida con dei ricami osceni sopra. Mamma mia, la vedesse la vecchia Emily, darebbe subito di matto, sghignazzò riferendosi alla madre.

Ci danno dentro sti due, pensò sbirciando sempre di più la coppietta che non si decideva a smetterla. Quando vide l’uomo alzare la gonna della partner, Natalie restò congelata, osservando minuziosamente ogni minimo gesto dei due amanti che non si facevano scrupolo a palpeggiarsi in pubblico. Non c’era nessuno in quel momento ma se fossero arrivati e li avessero sorpresi? Che gli veniva in mente di dare spettacolo in quel modo? Lei sarebbe sprofondata dalla vergogna anche solo a baciare un ragazzo in strada… figurarsi…

No, aspetta un attimo...che sto dicendo? Natalie si bloccò soprappensiero. Quelle erano parole di sua madre, non centravano niente con lei! Lei l’avrebbe baciato davanti a tutti, l’avrebbe stretto fino a farsi venire un crampo alle braccia…però...beh, non l’avrebbe palpeggiato in quel modo all’aperto.

In una stanza si! Ridacchiò tornando a fissare i due. Interessante faccenda, si danno da fare! Si mise comoda e osservò con un sorrisetto malandrino lo svolgersi dell’ impresa che diventava sempre più rovente.

Per un bieco momento si sentì una stupida guardona, poi alzò le spalle e la curiosità prese il sopravvento, inchiodandola alla scena.

Catturò con lo sguardo ogni minimo trasalimento del volto della donna e i movimenti del bacino dell’uomo…era provocante e seducente…

Natalie si scoprì ad ansimare per un attimo, fitte di piacere che le correvano ovunque e si aggrappò alla tenda, rendendosi conto che per tutto il tempo aveva immaginato di essere al posto di quella donna e che l’uomo fosse…

Ma quando mai! Spero che cada una folgore dal cielo e fulmini uno dei due! Pensò malignamente imbronciandosi e staccandosi dalla finestra.

Se mi sentissero, se sapessero cosa penso davvero di ognuno di loro, non mi giudicherebbero più come ‘la dolce Natalie’!

Sua madre che sfornava torte su torte e si dava alla beneficenza per non badare al marito che preferiva il lavoro alla propria donna - e ti credo, è isterica - Xavier che le allontanava tutti i ragazzi di torno e quasi la comandava come fosse la propria ragazza…e tutte le amiche...lasciamole perdere quelle! Sono il prodotto di una mediocre borghesia menzognera basata sulla politica dell’apparire a tutti i costi. Si disse scostandosi dalla finestra e tornando sul letto.

Andiamo a dare fastidio a Ford, decise zompettando fuori della stanza dopo averlo convito a non chiuderla dentro.

Bussò piano un paio di volte ma lui non le rispose. Starà dormendo, pensò, fermandosi quando sentì la porta aprirsi piano.

Che ci fai in giro?” le domandò bruscamente lasciando la porta socchiusa e dandole una discreta vista della sua persona seminuda.

Gli occhi di Natalie s’incollarono a livello del torace e risalirono con molta difficoltà agli occhi

“Mi annoiavo e pensavo di..” S’interruppe quando la lasciò sola e se ne tornò dentro, interrompendo il suo stentato monologo.

Ma che…

Quando tornò, era vestito, cosa che le creò un leggero disappunto “pensavo di venirmi ad annoiare da te” concluse con voce atona. Antipatico!

“Dormi”

“Non ho sonno”

“Guarda la televisione”

“Non fanno niente”

Che novità, non fanno mai un cazzo in tv!”esclamò con forza fissandola da capo a piedi. “Vabbè, entra” borbottò rassegnato e per nulla intenzionato a discutere. Era devastato dalla scoperta del suo interesse per Natalie! 

“Grazie. Che stavi facendo?”

“Pensavo e spiavo due che stavano scopando sotto la mia finestra”

“Mh…ah sì, li ho visti anche io. A cosa pensavi?” gli domandò in fibrillazione…gusti in comune! Gusti in comune!

Ford alzò le sopracciglia velocemente “svergognata guardona. Non credevo che passassi il tuo tempo a fare la voyeur

“Beh, tu hai fatto la stessa cosa” ribattè sentendosi arrossire.

Ma io sono un disgraziato voyeur!” affermò malizioso alzando le spalle “erano più interessanti delle televendite della tv ma alla fine mi hanno annoiato anche loro”

“Io li ho trovati interessanti…istruttivi soprattutto” che cacchio sto dicendo?! Si domandò facendo una smorfia comica.

“Mah! In piedi in un parcheggio…che squallore.” Sentenziò senza guardarla e senza ricordarsi con chi stava parlando.

“Se erano istruttivi quelli, stai messa male, bella. Guarda gli accoppiamenti del National Geographic, al posto…”

“Ford!!!” sbottò rossa da morire “finiscila”

“Perché?” borbottò guardandola senza capire “spiare si e parlarne no? Sei strana”

“Non sono strana, sono in imbarazzo. Non parlo di sesso con le mie amiche, figurarsi…con te!”

Ford la guardò un po’ allibito “e che cavolo fate tutto il giorno?”

“Parliamo d’altro” affermò guardandosi in giro “e ti ricordo che sono perennemente in fuga, progetto piani su piani e non ho tempo di pensarci…e se ti sei vestito per me, non ce n’era alcun bisogno” bofonchiò vedendo la tele accesa e il telecomando abbandonato sul letto.

“Certo”mormorò senza prestarle ascolto: era troppo distratto per occuparsi della sua ospite, così tornò a fare quello che stava facendo davvero.

“Rebus?” gli domandò strisciando sul letto fino a lui e abbassando la testa sul disegno.

Ford la guardò per qualche istante e non si mosse mentre col braccio sfiorava il suo e gli spostava la mano per leggere meglio “non c’ho mai capito niente”

“Neanche io” borbottò col cuore che martellava nel petto. Non riusciva a pensare altro che a saltargli addosso! 

E allora perché li fai?” ridacchiò alzando lo sguardo e incollandosi ai suoi occhi che la fissavano n pò troppo intensamente. Natalie sentì crescere l’agitazione e si spostò di qualche centimetro. Fine del pensiero porcello. La realtà è bene diversa, pensò rinchiudendosi su se stessa. Se ci avesse provato, molto probabilmente si sarebbe data alla fuga…era quella, la triste verità!

“Non li faccio, li guardo” rispose gettandolo da una parte distrattamente.

Natalie guardò la penna rotolare fin al bordo del materasso e cadere a terra. Quando Ford si chinò a raccoglierla, lo fissò per qualche istante chiedendosi come sarebbe stato se l’avesse baciata...e abbracciata…sicuramente bellissimo, si disse quando riemerse e tornò a fissarla come prima.

 “Ti fanno pensare…”cominciò ma la sua attenzione fu distratta da qualcosa di rosso appoggiato in un angolo “Che ci fa un cartello stradale qua dentro?!” domandò allucinata e col sorriso negli occhi “anche quello ti fa pensare?!” sghignazzò indicando il segnale di senso vietato.

 

Quello più di tutti” affermò sorridendo a sua volta per il divertimento genuino della ragazza.

“Ne voglio uno anche io da appendere in camera!”

“La prossima volta, te ne porto uno” le promise pensando che se avesse ribeccato Gershow, lo avrebbe costretto a staccarne uno per sbatterglielo poi in testa.

 

Natalie lo guardò sorpresa…la prossima volta? Quindi sapeva che sarebbe riscappata prima a poi?

Ford contemplò la sua bella ospite con un groppo in gola. La notte le faceva da sfondo e la luce che entrava dalla finestra illuminava i capelli tracciando una sagoma chiara attorno al suo corpo. Gli era piombata di punto in bianco in camera, ammettendo di aver spiato una coppietta che scopava, cosa che non avrebbe assolutamente dovuto dirgli e poi era arrossita come aveva nominato la parola sesso. Non ce la posso fare. O se ne va lei o me ne vado io!

Che c’è?” gli domandò a disagio “anche io ti faccio pensare?” azzardò a bassa voce, un pò traballante.

“No” mormorò soprappensiero, la voce un po’ roca “tu non mi fai pensare…mi fai impazzire”

 

Natalie lo fissò a bocca aperta perché di doppi sensi in quella frase ce n’erano abbastanza da farle costruire un castello in aria, comprensivo di Centro Commerciale e mega parcheggio multi piano. Scese un silenzio opprimente mentre si fissavano a vicenda e quando Ford si mosse, le fece prendere un colpo.

Immagini scandalose e maialine le vorticarono in testa; immaginò la scena come se la stesse vivendo: lui che la bacia, la stendeva sul letto e cominciava a fare l’amore con lei…

 

Ford allungò la mano e afferrò il telecomando, accendendo la tivù e ponendo un muro di voci e immagini fra loro che la impietrirono.

“Con c’è mai niente il giovedì sera”commentò distratto dai programmi.

Doveva distrarsi o quei jeans che indossava non avrebbero retto la sua follia perversa. Nella sua mente l’aveva già violentata 4 volte da quando le aveva fasciato la caviglia...e in 4 ore, 4 volte sono tante.

Poi si sentì una merda per aver pensato a lei in quel modo e si rinchiuse in un mutismo estremo.

Natalie scese dal letto e zampettò fino alla porta augurandogli la buonanotte a mezza bocca, adducendo la scusa del sonno improvviso. Lui mugolò unnotte’ con talmente tanto disinteresse che le fece cadere le braccia a terra.

Peggio di così non poteva andare, si disse una volta sola nella propria stanza. E io che avevo sperato…al diavolo, certe cose succedono solo nei film o alle altre…non a me!

 

Ford aspettò che la porta si fosse chiusa e Natalie allontanata per prendere a capocciate il cuscino con la nuca.

Però! Bella resistenza! Dovresti essere fiero di te per non esserle saltato addosso, si disse facendo una smorfia ed emettendo un suono molto simile al mugolio di una bestia in fin di vita.

Un coglione, un vero coglione!

 

****

 

Natalie osservò con crescente dispiacere il vialetto di casa sua che si avvicinava inesorabile.

Ford non aveva emesso un fiato durante tutto quel tempo e lei gli aveva dato man forte tenendo lo sguardo fisso fuori del finestrino.

Quando parlò, la sua corazza di nervosismo s’infranse come un vetro. “Vado fuori città. Cerca di non scappare un’altra volta, non posso venirti a recuperare”

Aveva parlato in fretta come se avesse avuto paura di bloccarsi a metà.

“Bene, allora lo farò sicuramente” affermò con la voce contratta e mordendo il labbro prima di dirgli ciò che pensava di lui. Si voltò lentamente, ford teneva gli occhi fissi sul parabbrezza, le mani che stringevano il volante. Spense la macchina e si voltò, alzando un dito e puntandoglielo addosso “Non osare dirlo anche stavolta”

Natalie sorrise lo stesso “tanto riscappo!” Sogghignò osservando la sua mano che frugava nel cruscotto. Scribacchiò un numero in fretta, porgendoglielo senza guardarla “se ti viene l’impulso di darti alla fuga, chiamami. Ti faccio passare la voglia di fare la stupida sventata senza fissa dimora” le disse a mezza bocca.

La ragazza lo prese e restò a guardare il bigliettino senza parlare. Si voltò a fissare il cartello stradale sul sedile posteriore e alzò velocemente le sopracciglia “ma davvero ti aiuta a pensare?”

“Si” rispose distratto, giocando con il portachiavi della macchina.

“Pensi molto?”

“Non abbastanza” mormorò appoggiandosi al volante “dai, ti aiuto a scendere”

“Non c’è …” Natalie s’interruppe mentre smontava velocemente, faceva il giro dell’auto e le apriva la portiera “…bisogno” sussurrò mettendo un piede a terra e aggrappandosi a lui per non cadere. La  strinse per qualche istante mentre riacquistava l’equilibrio necessario, sentendo sotto le dita la corporatura snella della ragazza che si contraeva, smontando dall’abitacolo e si rilassava, una volta in piedi. 

Se non ce la fai a camminare, ti do una mano” le disse mentre Natalie gli passava un braccio attorno alle spalle e sorrideva “semmai un piede! Ma non potevi essere un po’ più basso, non ci arrivo fin lassù” ridacchiò fermandoli entrambi.

La contemplò intensamente per qualche istante, facendole venire un groppo in gola. Natalie contrasse le dita, artigliandogli la giacca e mosse le labbra, titubante “Ford..

 

“Tesoro!”

 

Natalie si staccò alla velocità della luce sentendo la voce della madre e si aggrappò alla macchina per non cadere. “Ciao mamma” va a quel paese, madre del cavolo che capiti sempre nei momenti meno opportuni!

Ford la lasciò andare, scostandosi e abbassando gli occhi sulla madre della ragazza che ormai lo trattava come uno di famiglia “Salve, Emily”

La donna gli diede un buffetto affettuoso sul braccio e si dedicò subito alla figlia che continuava a fissarlo mettendolo a disagio.

“Spero di non rivederti tanto presto” le disse a mezza bocca tornando verso il sedile del guidatore. Mise in moto senza rispondere al suo silenzioso richiamo…vero o no? Me lo sarò immaginato?

Natalie lo osservò mentre si allontanava, abbassando la caviglia. Non c’era più bisogno di fingere che le facesse così male. Voltò le spalle alla madre e s’incamminò verso casa, rinchiudendosi nella sua stanza che era rimasta identica a quando l’aveva lasciata ma con meno disordine in giro. Infilò una mano fra i maglioncini nell’ultimo cassetto in basso della cassettiera e afferrò il diario che vi aveva occultato prima di scappare. La prossima volta l’avrebbe portato con se ma le piaceva di più usare il registratore tascabile per annotare i suoi pensieri.

Natalie teneva un diario segreto come un’adolescente: le sue amiche scrivevano al computer ma lei era una romanticona vecchio stile e preferiva ancora la penna e la carta profumata alle meraviglie della tecnologia.

Afferrò il bigliettino col numero di Ford e lo adagiò nel mezzo, chiudendo le pagine con uno schiocco secco.  

Poi prese il cd che aveva comprato e lo mise nel lettore, infilando gli auricolari e si sedette sul letto spostando con rabbia i peluche ammassati sopra; era arrivata l’ora di sbarazzarsi di quella roba, non era più una ragazzina.

Si sdraiò di botto e sospirò…forse lo era, si...lo era…e si era presa una brutta sbadata…

 

Please believe me, Natalie, Listen Natalie, This is your last chance.. God help me somehow

There's no time for survival left, The time is now...’

 

Si girò su un fianco, scalciando via le scarpe. Alzò la musica, strusciandosi il dorso della mano sulle guance…che strano, le veniva da piangere e non sapeva perchè.

 

Ford guidò per dieci chilometri trattenendo il fiato, la macchina lanciata a 110 su una strada extraurbana in cui il limite era di 90. Poi si afflosciò sul volante, grattandosi la fronte e chiedendosi se l’avrebbe mai più rivista…se scappa un’altra volta…

Tirò il freno a mano e la sua attenzione fu attratta da un braccialetto - che non era suo - abbandonato sul sedile del passeggero.

Lo prese e ci giocherellò per un attimo, mettendolo in tasca.

 

Ecco la scusa ufficiale per rivederla!

 

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Capitolo 8
*** Sopraffatto dal desiderio... ***


Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di buona che mi costringeva a girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo

Lo rincorsi per mezzo mese, quel figlio di buona che mi costringeva a girare tutto il dannato stato per riacciuffarlo.

La primavera giungeva a grandi passi e mi seccava starmene rinchiuso in macchina mentre fuori si spremevano le ultime gocce di un inverno mite e dai tratti romanzeschi.

 

A me piace andarmene in montagna, quand’è così: mi piazzo nella mia baita lontano dal mondo e per una settimana respiro e leggo Borges e Baudelaire cercando di capirci qualcosa delle loro poesie.

Poi mi rompo il cazzo di tutte quelle rime astruse e cavillose e me ne torno in città, perché mi piace sì la montagna, ma preferisco avere un po’ di compagnia, soprattutto femminile… cosa che non mi è mai successa!

Volevo portarci Mac, volevo farle vedere un pezzo del mio mondo incontaminato dalla sporcizia che ci circonda ma non ho fatto in tempo…crollo con la fronte sul volante, sentendomi una merdaccia che si trascina dietro il fantasma di un amore che poteva essere.

 

Rimetto in moto e mi lascio alle spalle l’immagine della mia bellissima ragazza con i capelli raccolti in una mano, l’altro braccio allargato a mostrare il vestito che aveva indosso e un sorriso indagatorio.

‘Non ti piace, vero?’

  

No, il vestito non mi piaceva, ma su di te stava alla grande.

Anche io, su di te, stavo da dio…

 

Avrò macinato più o meno duemila chilometri e stavo fondendo il motore della jeep, quando lo scovai per puro caso in un negozio di disco, dove si era fatto assumere come commesso.

Quando mi ha visto, ha mollato tutto ed è scappato costringendomi a gambizzarlo.

Non gli ho fatto troppo male, ma così ero sicuro che non si sarebbe dato un’altra volta alla fuga.

 

Ma tu sei matto!”

“No, mi sono solo rotto il cazzo di correrti dietro” gli spiegai con nonchalance mentre gli curavo il buco sulla gamba. “Non fare storie inutili, una buona pomata antisettica e sarai come nuovo”

“Che culo..” Sibilò guardandomi di traverso. “Ma come te lo devo dire che non ho un soldo da parte?

Che coglione! Hai una ex piena di quattrini e vivi ancora come uno sfollato“ gli disse di rimando vedendolo sgranare gli occhi.

“Chi?”

“Fran”

 

Gershow fece una faccia poco convinta “sicuro? Non sapevo che fosse..

E magari non sai neanche che era Miss Maggio 1999 sulla rivista di Hefner?” sparai per testare la sua reazione.

Max mi guardò per un bel po’ con aria scettica e allo stesso tempo imbambolata “No, non lo sapevo. Tu come lo sai?” mi domandò mentre lo aiutavo a rimettersi in piedi e lo trascinavo verso la macchina

“Ho la collezione a casa” risposi ghignando “e mi sono tirato più seghe sulla tua donna…”

“Ti prego!” esclamò zompettando lontano da me “non – voglio – sapere - nulla!

 

Ridacchiai come uno scemo, quindi in maniera del tutto normale, e lo aiutati a salire in macchina con uno spintone che per poco non lo fece cadere “Scherzavo”

“Detto da te, non ne sono tanto convinto” mugugnò toccandosi la gamba “tu sei schizzato! Spararmi addosso per cosa, poi?!”

“Intanto ti ha fermato, stronzo” sibilai imbufalito. Tirai il freno a mano e la macchina inchiodò con uno stridio di gomme “dove l’hai ficcata, la mia Chevrolet?  Quella vale più del tuo culo peloso, bimbo”

 

Per festeggiare il ritrovamento della mia adoratissima, lo trascinai volente o nolente nel bar migliore della città dove godemmo di un altro spettacolo terrificante e vomitevole. La ballerina aveva un’aria malaticcia, le tette cadenti e i capelli unti. Era piena di cellulite ed era imbottita fino agli occhi di anfetamine tagliate male.

Lo so che un uomo non fa caso a certe cose, ma credetemi, era talmente orrenda che mi voltai dall’altra parte seguito quasi contemporaneamente a Gershow.

 

“Fammi capire cosa trovano le donne in te” sbottai mezzo ubriaco, ruttando dopo un attimo.

“Quello che non trovano in te.” Rispose con aria svanita peggio della mia “ quella sinfonia di rutti crea una cortina fumogena che ostacola la giusta…la giusta…” s’interruppe e cominciò a guardarsi intorno confuso, articolando le parole con difficoltà. “Oh, fanculo” sbottò ingoiando tutto insieme un bicchiere di brandy che mandava un odorino così invitante da farti uggiolare di piacere.

“Mi martelleranno i coglioni nuovamente, non le voglio sentire lamentarsi di me alla minima cosa”

borbottò guardandomi con occhi imploranti “hai una pistola?”

“Si, perché?”

“Sparami”

E mi sa di no” affermai col singhiozzo. “Fatti una bella bevuta e non ci pensare”

“La fai facile tu”

Certo, le orecchie non sono le mie” sghignazzai dandogli una pacca sulla schiena.

 

Max prese un'altra consumazione e biascicò qualcosa sul darsi all’alcolismo seriamente.

“Naaa, è questione di saper bere, basta non mischiare…cazzo!!”

 

Proprio in quel momento, il drink mi finì dritto dritto sulla maglietta e sulla patta dei Levi’s. Mi voltai a guardare un cazzone tutto muscoli e miccia corta che  mi aveva urtato e imprecai apertamente verso di lui.

“Hai detto qualcosa, stronzetto?” biascicò col suo vocione da ipertiroideo cazzomoscio.

“Mi hai fatto rovesciare la tequila, merdaccia puzzolente” borbottai cercando di mantenere la pochissima calma che mi restava per quella serata. Ricordare quelle poche giornate con Mac mi fa sempre un effettaccio.

Quello mi guardò con sdegno e sollevò le spalle sputandomi sulla maglia “se ti sei pisciato addosso, non venirtelo a strusciare contro di me”

 

Quella sottospecie di George Micheal con la cavezzona d’oro al collo mi fece uscire di testa. I miei amici lo sanno che divento un ubriacone molesto se vengo provocato, ma in quel momento non erano li a fermarmi.

C’era solo Gershow che ridacchiava come un matto ed io ero solo contro tutti gli amici pompati di George.

Meglio!

Più sono grossi e più mi diverto di solito…ma quella volta sentivo che c’era qualcosa di parecchio sbagliato nella situazione e che stava per succedere qualcosa di spiacevole. 

 

Qualcosa successe, ma non ero preparato ad un evento di tale portata. 

 

La musica cambiò e un coretto di fischi mi fece girare. Eccola la…la donna dei miei sogni. Fianchi snelli, vita sottile e un ombelico che ti faceva pregare in ginocchio di leccarlo almeno per un istante. Se c’è una donna al mondo che mi riduceva allo stato brado, sbavante come un cammello nel deserto, era proprio Jordan MacDougal.

Che ci faceva quella meraviglia in quel localaccio squallido e malfamato?

Era ancora più bella…tre anni che non la vedo e lei mi diventa così scandalosamente bella!

 

“Ohi, Shelton…come ti senti?”

 

“Sopraffatto dal desiderio” biascicai liberandomi di Max, dei bistecconi e avvicinandomi al palco un po’ traballante. Crollai a sedere sulla prima sedia libera, ignorando le proteste di uno sbarbatello che insisteva nel dire che quel posto era occupato e m incantai a guardarla.

Danzava con gli occhi chiusi e un sorriso che conoscevo bene…era lo stesso sorriso che aveva sfoderato la notte in cui salimmo sul tetto più alto della città per strillare come pazzi …la stessa notte che mi ridusse a chiedere pietà – e chiesi davvero pietà -  e la stessa notte che le svuotai il conto in banca come uno stronzo. 

 

Si muoveva sotto le note di ‘Papa was a Rolling Stone’ e credetemi, gente, come lo muove lei il bacino, non lo sa fare nessuna. Voltò su se stessa, le braccia tese dietro la testa, il seno spinto in avanti tanto che mugolai qualcosa senza accorgermene e in quel momento aprì gli occhi e mi vide.

 

Restò immobile per qualche istante e si allontanò velocemente con un’altra piroetta.

 

“No, Jodie! Cazzo, torna qui” urlai istintivamente cercando di scavalcare lo sbarbatello e i tavoli in mezzo.

Arrancai fin sotto il palco vedendola avvicinarsi decisa verso di me. Alzò la gamba e un secondo dopo presi la più violenta stivalata in faccia di cui abbia memoria.

Finii a terra col naso sanguinante e un dente che ballava e mi sentii sballottare dai buttafuori del locale. “Non s’infastidiscono le ragazze, stronzo” sibilò spingendomi verso l’uscita.

“Quella è la mia donna, bisonte maleodorante!” urlai con il poco fiato che mi restava. 

 

Vidi Gershow arrivare di corsa: sembrava sobrio, o almeno era meno alticcio di me. Mi portò fuori cercando di calmarmi e gli tirai uno sganassone che lo mandò a terra. “Togliti dai piedi, coglione”

Max mi abbrancò con forza e finimmo a litigare di brutto e a darcele finchè non sentii la lombalgia che riprendeva e dovetti arrendermi. Crollai a faccia in giù nella polvere, sputando la terra che mi era finita in bocca e sentii solo una gran voglia di pisciare, poichè avevo bevuto come una spugna e la birra ha il bastardo effetto di scivolarti dallo stomaco direttamente nella vescica.

“T’arrendi?” ansimò tenendomi per il collo.

“Solo perché la natura chiama: togliti o te la faccio addosso”  ringhiai stanco arrancando verso il retro del locale. Ero talmente sfiancato che finii per innaffiarmi la scarpa e fu proprio mentre rimettevo a posto l’attrezzatura inutilizzata da troppo tempo che Jordan uscì dalla porta secondaria e mi trovò con le mani nei calzoni.

 

“Oh dio, Shelton. Sei sempre più disgustoso!” esclamò con una smorfia di repulsione, allontanandosi verso la berlina parcheggiata in mezzo a tutte le altre.

“Jordan, aspetta un attimo” la pregai andandole dietro come un cagnolino che annusa il sedere della barboncina al parco.

“Togliti dai piedi!”

 

Cazzo, com’era fredda!

 

Aspetta, dai.” La afferrai per il braccio e lei lo strappò via velocemente “ma che schifo, non mi toccare. Non ti sei neanche lavato le mani e l’igiene non  è mai stata il tuo forte”

 

Beh, quella era una cazzata! “Stammi a sentire…”

 

Lei si voltò con aria furiosa e allo stesso tempo mi raggelò anche le palle, con quell’occhiataccia a buon mercato.

“Stammi a sentire tu: rivoglio quei 5.000 sul mio conto entro due giorni…anzi no! In tre anni  gli interessi sono maturati e sono arrivati a 20.000” affermò alzando un dito e facendo una smorfia “Tre giorni perché sono magnanima” ribadì aprendo la portiera e scivolando come una piuma dentro l’automobile.

“Non ho una somma del genere!” esclamai in fretta cercando di non farla ripartire. Lei sbattè la portiera e mi ci prese quasi un dito dentro. Afferrò la cintura con uno strattone secco che la bloccò e fu costretta a rifarlo più lentamente, vibrando d’ira. Si girò quel tanto che bastava per incenerirmi. 

“Rapina una banca o prostituisciti. Ci sarà qualche poveraccia ridotta alla fame disposta a pagarti un misero penny per una tua scarsa performance ”

 

A quelle parole ci rimasi di merda. Veramente di merda! Ok, le avevo fregato i soldi perché ero nei guai fino al collo e rischiavo di mettere i piedi nel cemento…ma addirittura...

 

“ Non ci provare, Mac! Hai strillato come un’aquila, quella notte” ribadii alzando la voce, perché una cosa del genere mi stata letteralmente ammazzando.

Ecchecazzo, non ricordo la data del mio compleanno ma ricordo benissimo quell’unica notte fra noi. Le era piaciuto come era piaciuto a me, non può negarmelo in questo modo anche se è arrabbiata!

“Le donne fingono, carissimo e con te mi sono dovuta sforzare più degli altri”  esclamò facendo marcia indietro e facendomi cadere come uno stronzo sulle proprie chiappe. “Tre giorni, Shelton” gridò tirando su un sacco di terra e schizzandomela addosso.

 

Mi alzai per la seconda volta con un’espressione che definire da perdente coglione era troppo poco. 

Non pensavo che l’avrei mai rivista e non pensavo che sarebbe andata così male. Ho bruciato la mia unica chance di riavvicinarla.

Conoscendomi, anche se avessi trovato davvero i soldi che mi chiedeva - e che non avrei avuto neanche in dieci anni di lavoro - mi sarei limitato a lasciarglieli in una cassetta di sicurezza in banca.

Sono un vigliacco quando si tratta di private affaire.

 

Una ex?”

 

Mi volto verso Gershow senza rispondere. La mia faccia parla da sola perché mi batte più volte una mano sulla spalla con fare comprensivo. Andiamocene a dormire. Prometto di non scappare”

 

“Non ti conviene scappare, stavolta, o le tue ex ti dovranno venire ad identificare, domattina”

 

*°*°*°*

 

Jordan spinge la macchina oltre il limite, fregandosene della multa che le arriverà a casa, casomai beccasse qualche autovelox.

Mac…

Stringe le labbra con forza, arricciando il naso e combattendo contro le lacrime che non vogliono proprio smettere di uscirle. Ma brava bugiarda! Ci ha creduto come un allocco, perchè è troppo tonto per ricordarsi tutto quello che è successo quella fatidica notte.

Sente la volante della polizia che le corre dietro e impreca ad alta voce, maledicendo Shelton e il destino che l’ha messo una seconda volta sulla sua strada.

Viene costretta ad accostare dai poliziotti che non ci vanno tanto teneri, con quelli sparati a 120 in città quando il limite è di 70. Jordan si asciuga gli occhi in fretta mentre gli porge patente e libretto di circolazione, guardando davanti a se con aria cattiva.

“Apra il portabagagli.”

Li accontenta con un gesto brusco. Fa scattare la serratura e solo dopo ricorda di non aver scaricato le lattine di birra che aveva preso per Simonne.

“Scenda, per favore”

E ti pareva!

Jordan neanche protesta. Scende lentamente e resta a guardarli con le sue lattine in mano ancora incartate. “Le ho dimenticate la dentro. Come può sentire sono calde…e io non ho bevuto”

 

Quei poliziotti, sono i classici pezzi di merda disposti a spaccarti di persona un fanalino pur di affibbiarti una multa. La scrutano come se fosse una prostituta beccata in flagranza di reato e tirano fuori la classica battutina scema sulle donne al volante che le fa rizzare i capelli per la rabbia.

 

“Fatemi l’etilometro e facciamola finita” sbotta senza pazienza ricordandosi all’ultimo di essersi fatta più di un drink prima dello spettacolo, perché si sentiva rigida come un palo e aveva bisogno di rilassarsi.

Dieci minuti dopo, viene fatta accomodare sul sedile posteriore dell’auto con una bella multa per guida in stato di ubriachezza e la prospettiva di una nottata in gattabuia.

 

Ma guarda un po’! E’ una ricorrenza: ogni volta che incontra Ford, le succede sempre qualcosa di spiacevole!

 

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Capitolo 9
*** *CRAC* ***


Quella sottospecie di George Micheal con la cavezzona d’oro al collo mi fece uscire di testa

Il tempo vola quando ti diverti!

Jordan siede in terra, in una cella che ospita parecchie ragazze: un paio di prostitute, una cameriera impazzita che ha aggredito un cliente a suo avviso troppo lumacone e tre - quattro tipe che sembrano facciano parte di una gang che imperversa appena fuori città. Jordan le ha studiate sottecchi e ha deciso che il posto vicino alla prostituta più giovane era quello più sicuro. 

 

Deve aspettare almeno un’altra ora per telefonare a Simonne o a Jackie per farsi pagare la cauzione e nel frattempo continua a grattare il muro con un’unghia ignorando le sue compagne forzate come lei. A paura ad addormentarsi e non si sente per niente sicura perché le tipe della gang vanno su e giù come tigri in gabbia.

Una di loro sbatte un pugno chiuso sulle sbarre e il ferro rimbomba come un tuono nella notte.

“Quando cazzo ci fate uscire?!” urla a pieni polmoni quella con la faccia segnata dall’acne giovanile rimediandosi unsta zitta, stronza’ che la fa infuriare ancora di più.

 

La smettesse di fare quel casino, sarebbe un bene per tutti, pensa incrociando le gambe e poggiando la schiena al muro.

E tu? Che hai fatto?”

Quella domanda violenta e brusca le fa girare la testa fino ad incontrare un paio d’occhi irosi

“120 in città” borbotta a mezza voce.

 

La ragazza fa una smorfia come a dire ‘per così poco’ e si butta a sedere sulla brandina occupata dalla prostituta più vecchia che la manda immediatamente al diavolo; volano parolacce e spintoni finchè una guardia passa e minaccia di dargliele di santa ragione.

“Vaffanculo, sbirro. Questo è abuso di potere!”

“Sta zitta, troia!”

“Tua sorella!”

A Jordan viene da ridere perché è esattamente quello che avrebbe detto lei.

“Che cazzo hai da ridere, stronzetta?”

Lei la guarda appena. Quella tipa è molto pericolosa. “Nulla”

 

“Fatti uscire il fiato o ti faccio volare i denti!” sibila afferrandola per un braccio e alzandole il pugno davanti. Jordan la guarda con espressione vacua “per favore. Stasera ho rivisto il mio ex e non sono in vena di discutere. Potrei diventare sanguinaria”

La ragazza la fissa con gli occhi scavati dal sonno e dalla stanchezza e la lascia andare. “Allora siamo in due”

Chiessenefrega, pensa amareggiata. Mal comune non sempre è mezzo gaudio.

La ragazza si siede accanto a lei e assume la sua stessa identica posizione “l’ho beccato con una di queste troie” sibila indicandole la prostituta giovane che dorme alla grossa “e a pure provato a negare!”

“Stronzo”

“Puoi bene dirlo!” sibila battendo un piede a terra. “Linda”

“Jordan”

Che ha fatto il tuo?”

“Mi ha svuotato il conto in banca. Tre anni fa”

 

La teppista si volta a guardarla. “Fottuto bastardo! L’avrei fatto castrare, se fosse toccato a me”

Jordan non risponde e si limita ad allungare una gamba sospirando.”Mi ha fottuto e poi mi ha fottuto i soldi” cantilena con voce spenta “mi ha fottuto due volte”

“Almeno ti sei divertita?”

Anche troppo”

“Almeno quello” borbotta la ragazza sistemandosi il reggiseno che le da fastidio.”Ne eri innamorata?”

“Si”

“Allora ti ha fottuto tre volte”

 

Sei ore dopo…

 

MacDougal puoi uscire, ti hanno pagato la cauzione”

 

Jordan si sveglia di soprassalto. Ha dormito sulla spalla di Linda, sbavandole addosso e quel movimento brusco ha svegliato anche lei. “Cazzo, scusa…” borbotta assonnata.

La teppista ringhia qualcosa a mezza bocca e si rimette a dormire “ci vediamo”

“Spero non qui” mormora dandole una pacca sulla coscia.

“Fagli vedere i sorci verdi!” le urla insonnolita mentre si allontana.

 

Le serve il caldo abbraccio di Simonne per riprendersi. Cerca di stamparsi in faccia un sorriso ma proprio non ce la fa. Quando scopre chi è stato a farla uscire, le viene quasi un accidenti.

 

“Ciao bellezza”

“Claude” sibila arrestandosi e guardando l’uomo davanti a se con aria dura. Che cazzo ci fa li?! “Come va la vita?”

“Molto bene ora che ti ho rivista”

 

La donna ritira i suoi effetti personali e gli passa davanti senza neanche ringraziarlo.

“Come vai di fretta…” sibila afferrandola per un braccio e stringendola contro di se “non ho sentito neanche un grazie uscire da quelle belle labbrucce“

Vaffanculo! “Grazie amore” sussurra battendogli la guancia con la mano “a buon rendere”

Lo sta prendendo per il culo e quella è una cosa che lo manda in bestia.

 

Claude l’ha rimorchiato ‘per sbaglio’ in palestra. La fissava sempre, quando andava a fare i suoi esercizi. Gli si era appioppato per tutta la stagione e alla fine, per farlo stare buono, aveva acconsentito alla sua richiesta di ‘un appuntamento che male vuoi che ti faccia’

Si era comportata da vera stronza per  tutta la serata al fine di fargli cambiare idea ma non c’era stavo verso di smuoverlo dalla sua assurda ossessione perché Claude se l’aspettava e aveva previsto i suoi movimenti.

Però l’aveva fatta godere a letto e Jordan se l’era tenuto per i tempi ‘magri’ e perché aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire una dea.

Gravissimo sbaglio.

 

“Lasciami o mi metto a gridare” sussurra con un sorriso al vetriolo e tutti i muscoli tesi.

Lui le sorride di rimando e si gira verso un poliziotto “grazie di avermi avvertito, Alfred

Ma ti pare!” 

Porca vacca!  È anche ammanicato, pensa stringendo le labbra.

“Ora lo sai”

E ora che lo so, sai quanto me ne frega? Ti ho detto più di una volta che non devi cercarmi”

Claude si apre in una risata mentre la trascina via con poca delicatezza “sai quanto me ne sbatte dei tuoi ordini, bellezza”

“Oddio, sai che odio essere chiamata così” sibila cercando di liberarsi. La presa sulla vita si fa più violenta e Jordan è costretta a lasciarlo fare. La trascina alla sua macchina e la fa salire a forza “mi serviva giusto un passaggio fino a casa”

“Non stiamo andando a casa tua bellezza”

Jordan lo manda al diavolo rimediandosi un’occhiata sarcastica “è da un po’ di tempo che non ci incontriamo noi due. Festeggiamo il ritorno della pecorella all’ovile” 

 

****

 

“Ti piace proprio quella canzone, eh?”

“Eh?”

Natalie si girò con lo sguardo perso e imbambolato verso Xavier il suo amico del cuore che aveva capito perfettamente che c’era qualcosa che non andava in lei. Nuovamente. 

“Si” sussurrò abbandonando la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi sotto gli occhiali da sole di Moschino.

Solitamente si sdraiavano sotto un albero del parco e si raccontavano la propria giornata nei minimi particolari.

Da un mese Natalie era così silenziosa da far preoccupare sinceramente Xavier...e le sue fughe diventavano sempre più frequenti.

A prima vista potevano sembrare fratelli, con quei colori chiari che possedevano entrambi, ma ad una visione più attenta scorgevi le differenze sostanziali.

Perché non ti confidi più con me?” le domandò arrotolandolo un filo d’erba attorno alle dita.

“Non ho niente da raccontarti” gli rispose con voce fiacca e monotona, voltando gli occhi su una coppietta che si stringeva molto lontano da loro.

Sei stava via per poco, quell’investigatore ti ha trovata subito, stavolta” ridacchiò lanciandole il filo annodato su se stesso.

“Già…la prossima volta mi nasconderò meglio” affermò cogliendo una margheritina timida e ancora piccolina. Quando si rese conto di aveele appena distrutto la vita, emise un singhiozzo.

Il ragazzo si sporse a guardarla e aggrottò la fronte “perché stai piangendo?!”

“Ho ucciso questa margheritina!” esclamò con rabbia gettandola via e affondando il viso contro di lui.

E ti metti a piangere per così poco?” domandò esterrefatto della sua reazione passandole pesantemente una mano sulla testa.

Lei annuì strusciandogli gli occhi sulla maglietta e asciugandoseli in quel modo. “Depressione..” Sussurrò a mezza bocca “si, mi sa tanto che è depressione”

Xavier fece una smorfia, mentre si sedeva e stringeva le gambe a se, si alzò anche lui e la guardò di sottecchi “ti sarai mica innamorata?”

Natalie si tolse gli occhiali da sole per asciugarsi gli occhi con il dorso delle mani e appoggiò la fronte sulle ginocchia “si…ma è un caso disperato”

Xavier sorrise e la stuzzicò con una foglia passandogliela sul braccio. Il solletico la fece sorridere e lo spostò con una smorfia.

“Chi è?”

“Uno”

Xavier la guardò sorpreso perché gli aveva sempre confidato tutto “uno…ha un nome questo tipo?”

“Come tutti” rispose vaga con le labbra improvvisamente sigillate.

S’innervosì per la sua insistenza e finì per rispondergli male, cosa che non aveva mai fatto in tutti quegli anni d’amicizia disinteressata.

Si sentiva così rabbiosa verso tutti che ogni motivo era buono per attaccare briga e alzare polemiche, tutte cose che aveva sempre odiato.

Stai calmina, non volevo…”

Vi impicciate tutti della mia vita! Continuamente! ‘Cosa fai’,dove vai’…ma che ve ne frega?!” gridò saltando come una vipera “fatevi gli  affaracci vostri!”

Ma non sei un pò grande per avere le crisi da adolescente?!” la rimbeccò senza sapere che danno andava a causare.

“Ah! Adesso sono grande, per il resto sono una ragazzina!” urlò a pieni polmoni con le lacrime agli occhi “va a quel  paese, Xavier! Una volta eri mio amico”

“Io sono tuo amico, lo dico per il tuo bene: stai facendo una cazzata dopo l’altra!” la rimproverò duro “con chi ti sei impelagata? Un fumato fuori di testa? E’ per quello che scappi sempre?”

“Ma che..” Natalie lo guardò di traverso e sbuffò “non capisci un cazzo di me!” concluse con voce dura dandogli le spalle.

Xavier la guardò allontanarsi di corsa senza riuscire ad emettere un fiato. Ma le donne non dovrebbero addolcirsi quando sono innamorate?

 

Natalie camminava con la testa spinta avanti come un toro, calcando pesantemente i passi e urtando le persone mentre s’infilava nel centro. Avrebbe voluto spaccare tutto e non riusciva a smettere di mugugnare fra se e se la stupidità degli uomini.

Camminò senza una direzione, tanto per calmarsi, costringendosi a guardare i negozi di vestiti che solitamente la mettevano di buon umore…stavolta fu tutto inutile.

Ma cosa dovrei farci con un altro paio di scarpe? Si domandò sbuffando e ripensando all’armadio trasudante abiti.

Niente shopping ossessivo – compulsivo. Da un pò di tempo non le interessava proprio. Anzi..da troppo tempo aveva perso interesse per i suoi abituali riti. Basta piscina, basta discoteca il venerdì sera, basta chiacchierate fino alle due di notte con le amiche…a raccontarsi quelle stupidaggini che avrebbero fatto rabbrividire chiunque! Chi se ne frega del trucco nuovo di Bev e della camicetta a stampe anni 70 di Audrey ripescata - perché poi dovrebbe mettersela, non capisco - dall’armadio della madre.

Un gruppo di deficienti che si riempiono la testa con le baggianate propinate dai mass media!

 

Camminò fino a raggiunger un posto ben conosciuto.

Sentì che la rabbia svaniva tutta insieme e mosse un passo verso il campanello, suonando e aspettando che la porta venisse aperta da una bella donna leggermente appesantita dagli anni e i bignè alla crema.

“Buongiorno” esclamò improvvisamente timida.

Melissa la fissò per qualche istante perplessa, alzando la penna verso di lei e protendendo le labbra “Tu sei…”

“Natalie Portman” affermò con voce un po’ incrinata “quella che scappa a mesi alterni”

Melissa sorrise e le fece cenno di sedersi “e questo mese?”

“No, questo no” affermò con un mezzo sorrisetto, occhieggiando una porta ben conosciuta; masticò il labbro inferiore con gli occhi inchiodati sulla maniglia della porta dell’ufficio di Ford e stette un po’ in silenzio.

Melissa la guardava e sorrideva dentro di se “Shelton non c’è; è fuori città ma ha telefonato, sta tornando” le disse calcando sull’ultima parola.

Natalie avvampò e la fissò dritta negli occhi “quindi faccio ancora in tempo a scappare?”

La donna ghignò battendo una mano cicciottella sulla propria “non ti conviene, l’ho sentito ed è di cattivissimo umore” 

Perché?”

Lo sguardo saettò negli occhi chiari della ragazza che si morse una guancia per la domanda inopportuna

“Da quanto ho capito ha rivisto una ex…sai una di quelle che è difficile da dimenticare, che ti hanno spezzato il cuore, etc etc…le solite manfrine disperate e assurde degli uomini. Mi sa che ci sta ancora sotto” ridacchiò senza udire il *CRAC* secco del cuore di Natalie.

Annuì per qualche breve istante e la guardò allarmata “devo andare adesso…torno a casa” sussurrò con voce inesistente mentre Melissa la salutava con un cenno della mano e sospirava per la soap opera che avrebbe avuto luogo in quell’ufficio presto o tardi.

 

Natalie camminò fino a casa con l’aria svanita e rigida come un palo. Salutò a mezza bocca i suoi e salì in camera, chiudendosi dentro e tirando fuori il diario e il registratore.  

Prese la sacca e la stipò di vestiti, ripulendo i risparmi che aveva messo da parte. Cenò con i suoi senza dare l’impressione di essere inquieta e nuovamente sulla via di fuga e aspettò che calasse la notte.

Scese piano piano, lasciando un biglietto stavolta. Un biglietto che aveva impiegato molto tempo a scrivere.

Prese la macchina e uscì senza far più di tanto rumore e guidò senza meta.

Non si era mai allontanata dallo stato. Mise la freccia e svoltò verso la highway che l’avrebbe portata molto lontana da casa sua.

Non versò una lacrima mentre ripensava alle parole di Melissa…solo quella brutta sensazione di oppressione al cuore la infastidiva e la tensione nello stomaco si faceva sempre più forte.

Per forza...si è rotto, pensò con gli occhi che luccicavano di lacrime, dicendo addio al suo amore segreto per Ford.

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Capitolo 10
*** Per una come quella... ***


Il tempo vola quando ti diverti

E mollami!”

“Entra e non fare tante storie”

 

Jordan viene spinta a forza anche nell’appartamento di Claude e si sente quasi sul punto di piangere. Tace, non sa che dire e si è stufata di essere bistrattata in quel modo.

Lui le toglie la giacca e la borsetta di mano e la costringe a sedersi sul divano. La donna prende fiato e articola una frase ceracene di mantenere la calma “sono stanca, ho bisogno di farmi un bagno e di dormire qualche ora. Gentilmente, potresti riaccompagnarmi a casa o devo chiamare un taxi?”

“No.”

Jordan allunga una mano verso il telefono a poca distanza da lei e sospira “chiamiamo il taxi e magari anche la polizia per sequestro di persona” sibila componendo il numero della sordità dei taxi.

La cornetta le viene strappata di mano e la dona reagisce cercando di colpirlo.

Claude le blocca i polsi e li gira dietro la schiena con un sorrisetto crudele. “Da quando sei così manesca?”

“Lasciami, stronzo” sibila con le lacrime agli occhi.

“Povera, povera piccina….” La schernisce accarezzandole il viso col suo e facendola scansare più volte. Ogni volta che si sposta, il polso viene stretto finchè non geme apertamente.

“Lasciami!”

“No, no, no. Hai bisogno di coccole e di tanto affetto dopo aver passato quella nottataccia in carcere” decide per lei spingendola verso la camera da letto.

“Lasciami cazzo!” urla cercando di liberarsi, “ti faccio arrestare per stupro”

“Stupro?” l’uomo alza la testa e le sorrise “ma tesoro…ma se lo sanno tutti che sei l’unica puttana che non si fa pagare di tutta la città!”

 

Jordan resta imbambola a guardarlo, con gli occhi sgranati “non è vero..” Sussurra cadendo sul letto. Gira la testa quando cerca di baciarla e continua a sfuggirgli in tutti i modi finchè non sente il panico assalirla.

Allora comincia ad urlare ma quando un violento ceffone la manda lunga distesa è costretta a tacere. Nessuno l’aveva mai picchiata prima ed è più l’incredulità del gesto che il dolore fisico che la paralizza.  

Un attimo dopo il corpo pesante di Claude si sdraia sul suo e Jordan trema di rabbia perché quel bastardo solleva pesi fino a farsi scoppiare i muscoli e non c’è possibilità di sfuggirgli; inoltre la sta trattando come uno straccio e questo non riesce proprio ad accettarlo.

 

L’orgoglio e Jordan sono la stessa persona.

 

La sballottola da tutte le parti mentre le sfila i vestiti. La donna sente le cuciture saltare con untrac’ secco e brutto e impreca “lasciami psicopatico, te le faccio pagare!” sibila con la faccia che le fa male nel punto in cui l’ha colpita.”Come ti sei permesso di picchiarmi? Ti facci sbattere in galera..

Un altro ceffone - e stavolta più forte del primo - la atterra per la seconda volta.

Le lacrime cominciano ad uscirle e non sente quasi metà del volto.

Claude si piega sul suo orecchio strappandole un gemito di paura “fai quello che ti dico o sarà peggio per te, bellezza”

“Non chiamarmi bellezza, maniaco del cazzo!” urla rimediandosi un pugno nello stomaco che le taglia il fiato di netto.

L’uomo la afferra per i capelli e le fa male, mentre gira il volto tumefatto nella sua direzione. La luce di sfida che continua brillare nei suoi occhi non gli piace per niente e stavolta non si risparmia di colpirla con forza e dove fa più male.

Jordan non parla più e neanche si ribella, quando le strappa i pantaloni e gli slip e la violenta senza tanti scrupoli. Si costringe a pensare a tutt’altro, ad estraniarsi dal dolore e dalla vergogna e non può credere che sta succedendo davvero a lei, non a lei…

Resta immobile e trattiene il fiato che sente mancarle perché Claude è pesante e le toglie quella poca aria che ha nei polmoni. Vorrebbe urlare ma non ci riesce, vorrebbe piangere ma si sente bloccata.

Quando le viene dentro con un grugnito, la donna stringe le labbra e gli occhi, mordendosi la lingua talmente a fondo che il sangue fluisce dalle labbra e cola lungo il mento, perché ha la gola serrata e non può nemmeno inghiottire la saliva.

Quando cerca di baciarla e le forza le labbra con la lingua, Jordan lo morde e gli sputa addosso la saliva mista a sangue, rimediandosi un altro ceffone.

“Stupida puttana” sibila ansimando e pulendosi contro la camicetta che ha lacerato.

È l’istinto di sopravvivenza che la guida quando le volta le spalle: afferra la lampada del comodino e lo colpisce più volte sulla nuca e sul dorso finchè non cade tramortito. Continua a colpirlo con tutta la forza che ha, urlando e piangendo allo stesso tempo, finchè il sangue non imbratta il pavimento e non schizza sul letto, lasciando gocce carminio sulle lenzuola imbrattate del seme dell’uomo. Striscia via dal cadavere e non riesce a smettere di tremare violentemente.

Raccoglie il resto dei vestiti, cercando di pulirsi con le mani dal sangue e dallo sperma che le cola lungo le cosce e che le fa venire da vomitare. La testa le sta scoppiando per la paura, il dolore e l’orrore di quello che ha appena vissuto. Scappa scappa, continua ripetersi insistentemente.

Esce in fretta dall’abitazione, guardandosi attorno, tremando come una foglia. Batte i denti così tanto che ha paura si sgretolino tutti in bocca e continua mordere quel punto che  sanguina copiosamente, costringendola a sputare in terra la saliva perchè ancora non riesce ad ingoiare.

Capisce solo due cose: una, che deve scappare perché ha appena ammazzato un uomo, la seconda che potrebbe essersi presa qualche malattia o essere rimasta incinta. Non può tornare a casa a piedi, le serve una macchina… la macchina di quello schifoso che è parcheggiata davanti a lei! Torna indietro a cercare le chiavi, impaurita, strisciando lungo i muri per non farsi sentire o vedere, perchè ha il folle terrore che Claude si sia ripreso e le faccia ancora del male.

Non c’è nessuno in giro, perché la casa è fuori mano: sale nell’auto e le viene un conato di vomito sentendo l’odore di quell’uomo addosso a lei e sul sedile del guidatore. Si piega fuori e rigetta finchè lo stomaco non si placa e riscoppia a piangere disperata perché non riesce a fare altro.

 

‘l’unica puttana della città che non si fa pagare’

Non è vero!!

 

*°*°*°

 

“Ascolta il sottoscritto che è sopravvissuto ad una moglie e una marea di ex”

 

Nell’ufficio di Ford si respira uno strano odore di pulito. Melissa ha dato una bella messa a posto e l’uomo non riesce a trovare quasi niente. Però adesso ha addirittura DUE penne sulla scrivania.

Max sta cercando di farlo ragione sulla necessità di incontrarsi con Jordan per spiegarle il problema che lo costrinse ad agire in quel modo sconsiderato a suo tempo.

 

“Non mi ascolterebbe”

“Tu provaci”

“Non rompermi le palle, Gershow!”

“Sei uno stupido cazzone senza spina dorsale”

 

Ford tace e lo guarda di traverso.”Ti ho dato asilo politico perché ho pietà della tua condizione. Non farmi pentire di….” Non ha neanche finito di parlare che lo sente sbuffare indispettito.

“Hai il suo numero?”

“Si”

“Chiamala”

“No.

No sto cazzo” ribatte avvelenato ”per quella vale la pena di sbattere il grugno nel fango”

“Nella merda, amico…proprio nella merda” sussurra perso nei ricordi.

 

Per una frazione di secondo Max vede passare un’ombra scura sul suo volto, un rimpianto di quelli che non ti fanno dormire la notte e ti grattano i ventricoli e il cervello come una carogna affamata.

“Mi sono sentito una merda mentre lo facevo, non ho avuto neanche il coraggio di tornare da lei per spiegarle cosa mi aveva spinto e due sere dopo l’ho vista andarsene dal locale con un tipo che faceva pena solo a guardarlo, una mezza sega con la pancia e la calvizie incipiente.” Mugugna  incrociando le mani sullo stomaco.

Max lo guarda con un sorrisetto sarcastico “sii contento: ti sta venendo la pancia da bevitore”

Ford grugnisce con poca convinzione “frega cazzi. Se è per questo ho anche le maniglie dell’amore…a Jordan piacevano”

 

Gershow lo lascia sfogare e mugugnare a lungo, ascoltando con interesse. Sospira soddisfatto del lavoro da psicologo che ha operato su di lui finchè Shelton non si gira e lo fissa incazzato “Dannato strizzacervelli! Come sei riuscito a farmi parlare?”

“Predisposizione naturale.” Afferma velocemente prendendo la cornetta e porgendogliela con un sorriso.

Ford lo scruta ingrugnato. Affetta il telefono e lo rimette a posto dopo un attimo di incertezza.

Max non insiste perché sa che è solo questione di tempo. Una minima pressione psicologica e crollerà!

 

Un lieve picchiare alla porta distrae i due uomini dalle rispettive elucubrazioni. Melissa si affaccia con aria birichina, posando una mano smaltata di fresco sulla maniglia “ah, Shelton, ieri è passata Natalie..

“Natalie?!” esclamò sorpreso, buttando giù i piedi dalla scrivania e protendendosi verso di lei “e che voleva?”

“Salutarti, penso” ridacchiò chiudendosi la porta alle spalle e accomodandosi accanto a Max che le allungò un’occhiata interessata che la stranì subito.

Ma ci prova proprio con tutte! Pensò per una frazione di secondo prima di dedicarsi completamente alla bella Natalie.

L’uomo si girò verso Ford che la guardava senza crederci veramente, il pensiero di Jordan completamente rimosso “è carina questa Natalie?”

“Molto” rispose con voce brusca e urgente. Ford tacque e restò a guardare Melissa imbambolato “ti ha lasciato detto qualcosa?”

Lei alzò le spalle maliziosa “forse le faceva piacere vederti.”

“Non diciamo cazzate!” ribatte con un finto malumore che non provava assolutamente.

“Se si scomoda a venirti a salutare…” s’intromise Max con un sogghigno “perché non la chiami e magari me la presenti?”

“Piuttosto ti sparo al pisello!” lo fulminò con durezza facendo sorridere internamente Melissa.

Ma perché state tutti qua dentro e non vi togliete dai coglioni? Via, sciò, mi finite l’aria!” esplose alzandosi in piedi e spingendo la sedia con le rotelline dei due fino alla porta.

“Lasciamolo solo, così chiama la sua innamorata” sospirò la donna dandosi di gomito con Gershow che sogghignava

 

Una volta solo, Ford guardò il telefono come se fosse una bestia sul punto di mordere. Chiamarla…e poi che le diceva? Sarebbe stato imbarazzante e …

Il telefono prese a squillare e Ford saltò mentre lo guardava intensamente come se potesse passare fra i fili e sbucare nella stanza della ragazza.

“Natalie?” domandò con una certa urgenza nella voce.

“Che coglione!” ridacchiò Max dall’altra parte della cornetta, nell’ufficetto di Melissa che rideva fra i denti “e chiamala!”

Ma vai a cagare!” ringhiò incazzato e imbarazzato gettando la cornetta sulla forcella rigida. Fa gli scherzi, l’idiota.. mo glielo faccio io un bello scherzo e lo getto in pasto alla ex moglie!

 

Quando ricominciò a squillare, dieci minuti dopo, tempo necessario a farsi venire i peggiori pensieri di questo mondo, conditi di sane pippe mentali di cui Ford era capo indiscusso rispose piuttosto nervosamente. Quando riconobbe il numero sbiancò e non riuscì più ad emettere una parola…solo… “Natalie?”

“Signor Shelton è scappata un’altra volta”

“Emily?” borbottò a mezza bocca…perché lo chiamava la madre e non ….scappata?

 

“E’ scappata un’altra volta?! Mapporcogiuda!” esclamò incredulo alla donna in lacrime. “Mi scusi, gliela ritrovo e stavolta lo faccio gratis! Sono autorizzato a dargliele?! Perfetto!”

 

Stava già per attaccare quando sentì le parole della donna. Smorzò tutto il suo livore e abbassò la testa, l’espressione cupa “ho capito...quand’è così allora…” sussurrò ricadendo sulla sedia, una mano infilata fra i capelli, a massaggiarsi la fronte. Sorpassò la cicatrice, sentendo il rigonfiamento sotto le dita…

’secondo me, sei carino lo stesso’

 

“Va bene, Emily. Mi dispiace” mormorò attaccando lentamente. Sospirò un paio di volte e poi si addossò allo schienale depresso.

Non aveva più la scusa per vederla…era andata, volata via. Aveva il suo numero ma dubitava l’avrebbe mai usato. Si era fatto dare quello di Natalie ma la donna gli aveva detto che non rispondeva alle loro chiamate. 

Neanche alle mie? Si domandò guardando il foglietto vergato dalla scrittura piccola e dura.

 

Compose il numero senza sperarci molto...lo sentiva squillare a vuoto e quando stava per attaccare, udì la sua vocetta meravigliata che rispondeva in fretta.

 

Che ti passa per la testa, Natalie?”

Il vago silenzio che provenne dall’altra parte del cellulare lo mise in allerta. “Non attaccare”

 

“Ford…”

Natalie frenò bruscamente sul ciglio della strada e restò aggrappata al volante “ciao Ford”

“Ciao Natalie…perché sei scappata nuovamente?” sussurrò giocherellando con una penna svogliatamente “non hai aspettato neanche che tornassi”

La ragazza sentì un groppo pesante che le scendeva dentro e inghiottì nervosamente “si invece, sono passata anche a trovarti.”

“Sei passata con un giorno d’anticipo” replicò dando tutta la colpa a Max per aver rallentato la sua corsa verso casa.

Natalie si morse le mani e tutto ciò che le venne a tiro “se l’avessi saputo…”

“Dove sei?”

“Non lo so neanche io. Da questa parte non ci sono mai stata” ribattè guardandosi attorno “c’è solo la strada, lunga sconfinata…non c’è altro…”

Ford la ascoltò chiedendosi dove fosse “torna a casa”

“Non è cambiato niente…io c’ho provato, ma era sempre tutto uguale” affermò triste.

 

“Non vogliono che ti cerchi...hanno capito che devi farti la tua vita. Da sola.”

“Meno male, non ti eri stancato di venirmi a stanare?” domandò scherzosamente asciugandosi i lacrimoni che le bagnavano le ciglia.

“No, era divertente correrti dietro” ridacchiò fissando il cartello che aveva nello studio. “Chiamami se hai bisogno di qualcosa”

Natalie restò aggrappata a quelle parole come se si trovasse sull’orlo di un burrone “Ford…ti volevo dire una cosa, l’altro giorno”

“Dimmela”

“Io…”

 

Aggrottò la fronte quando sentì uno scrocchio di sottofondo e la linea cadde. “Natalie?”

 

Ma porca miseria!”

Natalie urlò esasperata per la linea caduta e il cellulare che segnava la batteria morta. Lo lanciò sul sedile del passeggero e sprofondò nel sedile tirando su le gambe, appoggiando le ginocchia sul volante …ma perché si metteva tutto contro di lei?!

Chiuse gli occhi e nascose il viso fra le mani...era destino, era destino che non dovesse dirglielo!

 

Ford si alzò con la lentezza di un iceberg che si è appena staccato dalla banchina polare e aprì la porta immettendosi nell’ufficetto di Melissa che squadrava Gershow con palese noia.

“Archivia la pratica Portman” le ordinò con voce bassa e nervosa.

Perché?” gli domandò sorpresa “ha messo la testa a posto e…”

“E’ scappata nuovamente e i genitori hanno deciso di rispettare la sua volontà. Dopotutto è maggiorenne” continuò depresso. Gli costava uno sforzo terribile parlare.

Aprì la porta esterna e uscì nella luce del sole che gli trapassò gli occhi per un momento.

Ma dove vai?!”

A ubriacarmi” sibilò incattivito.

Melissa guardò Gershow che la fissò a sua volta “alle 11 del mattino? Andiamo bene”

 

*°*°*

 

Jordan è tornata a casa e l’ha trovata un’altra volta vuota. Per fortuna. L’ acqua della doccia ha scorso per più di due ore mentre continuava a strusciarsi istericamente con la spugna, arrivando persino a grattarsi la pelle con la spugnetta ruvida dei piatti pur di toglierselo di dosso un’altra volta. Ha usato di tutto, strusciandosi fino a lacerarsi la pelle e a smesso solo quando ha cominciato a sanguinare.

Osserva le mani sporche di sangue e bagnoschiuma comincia a ridere istericamente. La sua carriera di ballerina è finita, dovrà mettersi a riposo per un po’. Con quelle abrasioni non potrà più spogliarsi per nessuno. Per nessuno! NESSUNO!!

La risata si affievolisce in un pianto dirotto che la scuote come un ramoscello nella tempesta.

 

Simonne rientra seccata perché ha attraversato la città per andare a tirare fuori Jodie dal carcere e quando è arrivata ha scoperto che se n’era gia andata. Almeno una telefonata poteva farmela! Pensa incazzata con lei.

Quando sente quel pianto convulso provenire dal bagno, si lancia verso la stanza. Gira la maniglia ma la trova chiusa a chiave “Jodie, Jodie che hai, stai bene?!”

“Vattene via!”

Simonne fa l’assistente sociale, quando non fa la barista, e sa come trattare certe situazioni. Quell’urlo disperato è foriero di notizie disastrose. Bussa alla porta delicatamente, modulando la voce un in un mormorio dolce “tesoro, sono Simonne. Aprimi per favore”

“Non fare la fottuta assistente sociale con me!” urla di nuovo, scagliando la bottiglietta dello shampoo contro la porta.

La bottiglia si apre e il suo contenuto perlato si spande sul pavimento. Jordan lo fissa imbambolata, rapita da quella visione madreperlacea che profuma di vaniglia e sandalo.

Simonne sente quel rumore ed intuisce vagamente cosa può essere stato a provocarlo. Insiste, caparbia “Jodie, c’è un solo bagno in questa casa e io ne ho un bisogno urgente” ridacchia appoggiando una mano sulla porta. “Ti prego, non abbiamo neanche il gatto per usare la lettiera!”

Qualche interminabile minuto dopo, la porta si apre e la donna trattiene il fiato alla  faccia tumefatta e gonfia. Si precipita ad abbracciarla e inorridisce alla vista di tutti quei graffi e lacerazioni, il sangue congelato a livello del collo, la mente fredda “va tutto bene, tutto bene…” le bisbiglia scivolando con lei sul pavimento tappezzato di vestiti.

Jordan non parla e si rifiuta di lasciarsi medicare. Le ci vuole un po’ per spiegarle la situazione,  fra molti singhiozzi, urla e oggetti fracassati.

Simonne capisce una cosa sola. “Dobbiamo andare all’ospedale, devi farti visitare e denunciarlo”

“Non posso…” singhiozza con gli occhi così gonfi che a malapena riesce a tenere aperti.

“Certo che puoi. Jodie, ne abbiamo sempre parlato …”

“Non posso!“continua ad insistere affondando il viso contro la spalla e il seno pieno.

“Ma Jodie..

“L’ho ammazzato quel figlio di puttana! Gli ho spaccato la testa, l’ho ammazzato!”

 

La donna resta immobile e non fiata. Quella è legittima difesa e non sarà accusata di nulla “Hai fatto bene, brava. Ora andiamo all’ospedale.”

“Ha detto che sono l’unica puttana della città che non si fa pagare…” sussurra piangendo “non è vero”

“Certo che non è vero! Sta tranquilla, Jodie, sistemiamo tutto“

Jordan la stringe come una pazza continuando a piangere, i capelli fradici che le vanno sugli  occhi e le danno fastidio.

“Non ti succederà nulla. Era legittima difesa” continua a dirle sperando che le sue parole riescano a penetrare la tempesta che la scuote “però devi farti visitare…”

“No” singhiozza scuotendo la testa.

Bagna la camicetta di Simonne di lacrime e sangue e bagnoschiuma che le è rimasto addosso e continua a piangere finchè è talmente esausta che le si addormenta in braccio senza rendersene conto.

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Capitolo 11
*** A Night with Jordan ***


Non pensate che la mia attrazione per jordan si fermasse all’aspetto fisico

Non pensate che la mia attrazione per Jordan si fermasse all’aspetto fisico. Ok, aveva due tette da scompenso cardiaco e certe gambe da modella di biancheria intima da farti camminare nell’olio bollente pur di sfiorarle con un dito, ma era soprattutto il suo modo di fare semplice e diretto che mi aveva attratto come una falena che vola verso la luce e la morte.

Per me le donne sono tutte abbastanza troie e trovarne una per cui valeva la pena di sprecarsi un po’, era davvero difficile.

Insomma, entro in questo bar per puro caso e imbrocco quella ballerina che si guardava tutti con uno sguardo da cagna in calore da farti schioppare una vena. Che cazzo, non sono gay e neanche impotente, quindi rispondo al richiamo della natura mentre mi infilo una mano in tasca per sistemare il ragazzo che ha dato evidenti segni di violenta erezione e per puro culo imbrocco una sedia libera. Mi sbraco con il cuore che pompa e il cervello disceso nei pantaloni e continuo a farmela con gli occhi mentre dimena quelle chiappe sode e tonde sotto i pants dorati che sembrano vivano di vita propria, aspettando il pezzo forte: lo spogliarello.

Ci rimango di merda quando non lo fa e chiedo spiegazioni ad uno che rutta a bocca aperta, si gratta le palle ansimando come un toro, come tutto il tavolo del resto e quel bodrillone mi viene a dire che ‘Jordan non si spoglia mai’.

Cazzo di nome, Jordan. Da maschio! Non è che quel tipo è un transessuale o altro?

Quando espongo il mio dubbio, vengo investito da una raffica di pernacchioni che mi fanno quasi vergognare della domanda.

“Amico, non mi tirerebbe così se fosse un uomo” mi dice uno ammiccante indicandosi fra le gambe con il dito “quella è una donna al 100% e a quanto si vocifera, ha una predilezione per i pelati tutta pancia.”

Lui ridacchia e si indica nuovamente, stavolta la testa “beh ,a pancia e pelata ci stiamo,”  

 

Se è vero quella storia, sono fottuto: non soffro di calvizie, ma se mi impegno posso farmi venire una discreta pancia da bevitore.

Ci torno tute le sere perché ormai mi sono innamorato perso di quella stronza che non fa altro che lanciarmi occhiate tali da paralizzarmi.

Una sera mi fiondo di corsa e la trovo a cantare.

Cazzo, stasera non balla?

Mi siedo un po’ più lontano ma quella voce mi fa venire i brividi e mi scende dentro e sotto i vestiti, strizzandomi le budella e le palle con forza.

Cambio posto e mi piazzo davanti a lei che mi sorride per un secondo, poi torna a farlo e continua a tenermi gli occhi fissi addosso per tutta la serata: sono paralizzato e non riesco neanche a  buttare giù una birra.

Mi costringo a farlo e via una dopo l’altra finchè non mi vengono a staccare di forza dalla sedia e mi buttano fuori senza tante cerimonie.

 

Proprio in quel momento la vedo passare con un mazzo enorme di fiori di svariati tipi. Merda, sto in bolletta e non posso certo permettermi di regalarle un mazzo del genere.

La sera dopo ci torno di corsa e sono il primo a collocarmi di fronte a lei. Mi lancia uno sguardo veloce e che cavolo… allora le piaccio se mi sorride in quel modo!

L’aspetto fuori che è notte inoltrata: soffro d’insonnia e mi sento sveglio come un grillo strafatto di coca. Mi piazzo dietro la curva e quando la vedo venirmi incontro, di nuovo con quel mazzo, mi vergogno come un ladro a regalarle quella margherita sfogliata che ho tenuto in tasca per tutto il tempo.

Me ne vado di corsa e neanche mi volto indietro per non darle tempo di gettarmela in faccia. All’ultimo non resisto e mi giro, in tempo per vedere le rose finire nel secchione e il suo sorriso che si allarga mentre annusa la margheritina.

La tiene in un modo così delicato che mi fa fare un balzo dentro.

Allora le piaccio davvero!

 

Poi, porca vacca, mi tocca partire per una settimana per correre dietro ad un mocciosetto che ha segato scuola con gli amichetti e deciso di tentare la fortuna nel mondo. Li prendo per le orecchie e a calci in culo li rispedisco a casa, affrettandomi a raggiungere la mia bellissima Jordan.

 

Quando la vedo sul palco non riesco a resistere: scavalco due tavoli e mi isso pesantemente sul palco. Jordan mi guarda sorpresa ma sempre con quel sorrisino dolce e in fretta le allungo il mio numero di telefono.

Stavolta  mi mandano all’ospedale con qualche frattura  e contusione qua e la perché se è vietatissimo toccare le ragazze, figurarsi salire sul palco!

 

Poi succede questa cosa bellissima… me ne sto li, borbottando e discutendo con il medico per farmi dimettere, perché se devo starmene a letto in un postaccio che puzza di disinfettante, preferisco starmene a casa mia, in un appartamento che puzza di birra e tequila, quando appare lei sulla porta e mi fa morire le parole sulla bocca.

Il dottore che mi sta oscultando il cuore, alza gli occhi sorpreso dalla tachicardia improvvisa  e segue il mio sguardo cementato su quel sorriso timido e incerto. Si toglie lo stetoscopio dalle orecchie, approfittando del mio momentaneo blocco neurale e fisico per defilarsi alla chetichella e augurarmi buona permanenza nell’ospedale.

 

Jordan si avvicina un po’ imbarazzata, prende la sedia in fondo al mio letto e la trascina fino accanto a me. Si siede composta con la borsa nelle gambe e un mezzo sorriso “ciao”

“..’ao” sussurro tirandomi a sedere meglio e guardandola imbambolato.

“Sei matto, lo sai?” mi domanda inclinando la testa e osservando ogni singolo cerotto che si staglia sulla mia pelle.

Faccio schifo, ho una barbona di cinque giorni e puzzerò anche di sudore…ma chi se ne frega! Dopotutto sono ridotto così per lei.

Mentre lo penso ghigno come un idiota, alzando solo un angolo della bocca, perché l’altro mi fa male, visto che mi hanno preso a schiaffoni come un mocciosetto dell’asilo.

“Quando esci?”

Ha una voce bellissima anche così, piena e decisa, un pò timida sul punto di domanda.

“Quando voglio, anche subito” affermo buttando giù i piedi dal letto e restando trafitto da un dolore atroce al fianco.

Merda… che figura di merda!

Jordan si alza e mi tocca prima un braccio e poi la spalla “forse è meglio che resti a letto ancora un po’” mi dice dolce dolce, abbassando due occhioni lucidi e irriverenti sui miei.

Annuisco appena e mi rimetto buono nel letto, senza staccare lo sguardo di dosso. Jordan si siede sul letto accanto a me e inclina la testa.

“Come ti chiami?”

“Ford”

“Io sono Jordan”

“Lo so”

Lei mi sorride in quel modo che non riesco a spiegarmi ma che mi piace molto. Fruga nella borsetta e mi tende un bigliettino con due dita. Sopra c’è il numero di telefono.

“Così puoi invitarmi ad uscire evitando di prendercele un’altra volta” mi sussurra abbassando la voce e chinandosi un po’ verso di me. Mi da un bacio sulla fronte, unico punto libero a parte le labbra – ma penso sia chiedere troppo – e se ne va lasciandomi come uno stronzo eccitato e scombussolato.

 

Usciamo per circa un mese e poiché sono una merdaccia, non riesco mai a trovare il modo giusto di avvicinarla per darle un dannatissimo bacio. Jordan non sembra prendersela e mi guarda sempre con quegli occhi che …cazzo gente, mai avuta una donna che mi guardava così!

Io me ne ero innamorato come un idiota ma cercavo di non darlo troppo a vedere, per non farmi prendere in giro da lei…e mi sa che li ho sbagliato.

 

Ma col senno di poi siamo tutti più bravi. 

 

Un giorno mi chiede di accompagnarla in un negozio per scegliere un vestito. Penso ‘che palle’ ma poi quando me la ritrovo di fronte, con quel sorriso mi viene istintivo pensare ‘a fanculo i vestiti’, questa è la volta buona che ci provo come cristo comanda, anche davanti  a tutti perché se non la bacio impazzisco e a 33 anni ammazzarsi di seghe non va affatto bene.

 

Mi trascina in questo negozio e ci mette mezzo secondo per indossare il  vestito. Non le sta bene, ma non glielo dico. Lei si alza i capelli sul collo e si pavoneggia davanti a me “dai, Ford come mi sta? Sincero”

Io le giro intorno con sguardo da intenditore come se stessi pensando alle verità del mondo e invece penso solo di portarmela a casa. Vorrei dirle che le sta bene ma proprio non ci riesco. “Insomma” borbotto sistemandole una spallina e sfiorandole la pelle con le dita. Calda, morbida…liscia come una perla.

Lei tiene ancora  i capelli sollevati con una mano e fa una smorfia “mi fa il sedere grosso?”

Bimba, hai un culo da favola anche così “no…sei bellissima” affermo fermandomi dietro di lei e osservandola nello specchio. Lei sorride e inclina il collo, scoprendolo ancora di più “bugiardo”

 

Poi mi muovo da solo e l’abbraccio e la stringo, sentendola tendersi per la sorpresa e rilassarsi subito dopo. Jordan non parla ma la vedo arrossire e stare di fronte ad uno specchio che le rimanda la sua espressione e la mia, da mandrillo allupato, la fa arrossire ancora di più.

In quel momento, mi si schianta un blocco di marmo a livello dello stomaco e non si muove più di li.   

Lascia ricadere  il braccio e mi tocca la mano che le stringe la vita.

È sempre così profumata che me la sogno di notte e poi dico ‘al diavolo’ e la bacio sul collo, in quel punto scoperto, sentendo la vena che batte veloce sotto le labbra e invece di baciarla delicatamente, la mordo quasi e sposto la mano fin sotto il seno, sentendo il bordino rigido del  reggiseno e …cazzo gente, stateci voi davanti ad uno specchio con quella dea incarnata e poi vediamo se non vi parte il matto!

“Ford, siamo in un negozio...” Mi ricorda strappandosi da me e facendomi rimanere come uno stronzo. Si tocca il collo più volte, con il viso rosso, innervosita e si infila nel camerino per cambiarsi.

Non capisco un ciospolo del suo comportamento ma comprendo solo che mi ha scacciato come un lebbroso e il viso che ho, quando esce di li, non le deve piacere molto perché mi passa davanti con la faccia bassa e il vestito in una stampella che appende al primo stand libero.

Le vado dietro un po’ sconvolto e un po’ incazzato e sento sulle labbra il sapore della sua pelle e del profumo.

Esco dal negozio e non la vedo più, mi guardo attorno e allargo le braccia lasciandole ricadere lungo i fianchi con un gesto rassegnato.

Merda, possibile che ho toppato? È un mese che usciamo insieme, ci vediamo tutte le dannatissime sere: quando balla mi va il sangue al cervello perché mi da fastidio che la guardino tutti in quel modo e quando canta mi fa impazzire perché quelle labbra starebbero benissimo sulle mie e sul resto di me, non attaccate ad un microfono fetente.

Sono geloso come un gatto quando esce con quella bracciata di fiori. Certe volte li porta a casa ma altre li scarica nel cassonetto senza farsi vedere con la scusa che non ha più vasi liberi.

Ovvio che non le ho mai regalato un fiore!

Ma alla fine alle donne piacciono? Boh, non ci ho mai capito niente.

 

Cammino arrabbiato verso la macchina  e la trovo appoggiata li, ancora nervosa e con lo sguardo basso, mi fermo davanti a lei e fisso giù “è bello il cemento?”

“Perché?” mi domanda con la voce tremula e un po’ scura.

“Lo stai osservando così intensamente che non ho potuto fare  a meno di chiedermelo” le dico appoggiandomi accanto a lei e incrociando una caviglia sull’altra.

Guardo i suoi piedi e sorrido. Se è rimasta qui, vuol dire che..

“Senti Ford…vuoi vedere dove abito?”

Come no?! “Se vuoi….a me sta bene” le dico con aria di quello che non gliene frega niente, da homme du monde che ci ha già messo una pietra sopra sebbene mi stia venendo uno scompenso.

 

Il suo quartiere è anonimo ma l’appartamento è carino e in ordine…strano, la immaginavo un po’ disordinata.

“Voi ragazze avete il dono dell’ordine“ le dico sperando di farle un complimento anche se in quel momento non me ne frega niente di fare bella figura ma voglio solo sapere perché mi ha trattato come uno stronzo.

“Non è sempre così. Ho messo a posto….perché…”

Si blocca e mi guarda per un attimo: aveva già deciso di portarmi qui?

“Perché?”

Una domanda leggera e non impegnativa, come se si trattasse di una conversazione fra amici.

“Ford..” Sussurra avvicinandosi e alzando due occhioni scuri e pensierosi “ti da fastidio il mio lavoro?”

Cazzo!! “No, è un lavoro e lo fai perché ti piace” le rispondo invece quando vorrei sparare su quella manica di segaioli che si tirano le pippe pensando alla mia Jodie seminuda.

Lei non sembra troppo entusiasta e non capisco dove ho sbagliato “quindi…non vuoi che lo lasci…”

“Assolutamente” mento un’altra volta osservandola stringere gli occhi per un secondo. Ho sbagliato?

Chi se ne frega del lavoro, io voglio sapere… “perché mi hai portato qui?” le domando a bassa voce, le mani infilate in tasca, un pò distante da lei.

“Volevo farti vedere casa mia..” Mi risponde sempre più nervosa.

“Perché sei scappata?”

Quella non sono riuscito a trattenerla.

Lei mi guarda imbarazzata e si strofina il naso con una mano “così” sussurra nervosa girando la testa altrove.

Scorre qualche attimo silenzioso nessuno dei due si decide ad aprire bocca finchè lei non si lecca per un secondo le labbra e non alza gli occhi su di me.

La guardo muovendomi senza pensarci e quando la sfioro col mio corpo, lei fa un passo indietro ma torna subito salda sulle gambe.

“Stupido!”sibila imbronciandosi e dandomi una pacca sul braccio.

“Perché?” domando senza capire. Mi sento una schifezza e non riesco a capire cosa voglia da me e decido di non andarci leggero, stavolta. Sto per aprire bocca per interrogarla come faccio sul lavoro quando lei mi si lancia fra le braccia e mi stringe.

Non ho capito un cappero, ma va bene così lo stesso. Scatto come una molla e la abbranco con forza. Lei infila le braccia sotto il mio giacchetto di pelle e struscia il viso sulla maglietta “sei lento …lento lento. Quasi non ci speravo più” sussurra alzando un visetto arrossato e allo stesso tempo arrabbiato “ci vediamo tutte le sante sere e tu non mi dai mai dato neanche un mezzo bacio della buonanotte e..proprio oggi.. con quell’orrendo vestito addosso ..” Tace e mi da un altro pugno sul braccio, lisciandolo un attimo dopo.

Io le sto accarezzando la schiena e salgo verso le spalle, sorpassando il gancetto del reggiseno che le mie dita vorrebbero tanto far scattare. Mi fermo a metà e la guardo, perché lei sta fissandomi a sua volta “non era tanto male”

“Era orrendo” ribatte sfiorandomi la clavicola e il collo con un certo tremore.

“Sono le cinque… troppo presto per il bacio della buona notte?” le chiedo piegandomi un pò e ho la voce che trema come uno scemo perché sento il cuore battere velocissimo e immagino che anche lei lo senta perchè ha di nuovo appoggiato la testa su di me.

“No” mormora insaccandosi e stringendomi con forza. La lascio andare piano piano e lei non capisce perché mi guarda allarmata e confusa. Le sorrido rassicurante, o almeno ci provo e le sollevo il viso con entrambe le mani, accarezzandolo.

Ok, è svenevole, ma l’ho visto fare in un film quando avevo 18 anni e ricordo che mia sorella ci ha sospirato sopra una settimana.

 

Cazzo che bacio, ancora me lo ricordo. Mi ha succhiato via l’anima e l’ha rimpiazzata con la sua; mi sentivo talmente eccitato e perso mentre la baciavo che alla fine non ricordavo più in che posto fossimo. Jordan ha abbassato subito la testa, ancora più rossa di prima e mi ha ristretto di nuovo. Ho pensato per una frazione di secondo ‘ che cavolo’ e un attimo dopo la stavo già ri - baciando come se non l’avessi mai fatto in vita mia. L’ ho sollevata contro di me e l’ho appoggiata al muro facendo una piroetta veloce, sentendola gemere. Forse le ho fatto male o forse le era piaciuto, non ci stavo capendo niente ma ricordo che qualche indumento era calato da entrambe le parti; avevo già le mani sotto la sua maglietta quando ho sentito una chiave girare nella toppa e Jordan mi ha scansato con forza, riabbassandola sulla pancia e incrociando le braccia, toccandosi il viso più volte e sorridendomi di sfuggita mentre una tipa di colore si affacciava e ci salutava un po’ impacciata.

“Lei è Simonne” ha sussurrato Jordan senza voce. Io le ho stretto la mano presentandomi, lei mi ha guardato e poi ha guardato Jodie. “Porto a spasso il cane” ha esclamato allegra facendoci un cenno di saluto.

Quando la porta si è chiusa, l’ho guardata incuriosito “ non sapevo avessi un cane”

“Non ce l’ho, infatti…” ha sussurrato avvicinandosi di un passo “è la nostra frase in codice…”

“Ah si?”

“Si…vuol dire che tornerà tardi…tardissimo”

Quando l’ho abbracciata l’ho sentita rilassarsi completamente. Mi sono detto ‘al diavolo il cane  e l’amica’ e l’ho portata in camera sua mentre lei mi abbracciava e tremava quel tanto che bastava per farmi sentire l’uomo più arrapato della terra.

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Capitolo 12
*** Andrea's eyes ***


Penso a questo mentre me ne sto sdraiato a letto e quel poveraccio di Gershow è stato presso in custodia dalle due donne

Penso a questo mentre me ne sto sdraiato a letto e quel poveraccio di Gershow è stato preso in custodia dalle due donne. Mancava solo che lo ammanettassero e si portassero la scorta appresso.

L’hanno ficcato sul sedile posteriore di una macchina, quella della ex moglie, come fosse un carcerato in attesa di entrare nel braccio della morte e mentre Fran mi salutava con un sorriso raggiante, Max mi ha lanciato uno sguardo disperato da cucciolo smarrito che mi ha fatto sentire un verme per averlo consegnato a quelle due aguzzine naziste con il frustino in mano.

 

Poi ho pensato ‘sticazzi, amico. Avessi io i tuoi problemi’ e mi sono infilato in un bar con Melissa tanto per cambiare e festeggiare il lauto guadagno, cercando di concentrarmi su una tattica vincente per trovare Natalie al più presto.

Ho finito la serata fra i portacenere e il cesso del locale, pestandomi con uno che aveva fatto una battuta pesante sulla mia segretaria, che sarà una scassacazzi, ma è una gran brava ragazza.

Staranno ancora ridendo, perché quando gli ho ficcato la tazza nel cesso del bagno delle signore è esploso un boato di applausi.

Da quanto ho capito il bastardo è recidivo e si diverte a prendersela con le cameriere e addirittura tampina le ragazzine. 

Non pensate che mi diverta a fare l’eroe, non me ne frega un benamato cazzo di quello che combina il tipo, però se se la prende con le mie amiche mi fa girare il boccino.

 

Ma soprattutto…. che cavolo ci fanno delle mocciose appena maggiorenni in quel localaccio degradato?

A casa, dovrebbero stare e sant’iddio, quelle gonne inesistenti! Fossi stato il padre, le avrei prese a ceffoni e via in cucina a lavare i piatti e pelare patate!

 

Adesso è notte fonda, mi fa male la testa ci vedo doppio e sento un rigurgito di vomito insistente. Che merda d’uomo!

Mi scappa da pisciare con tutta la birra che ho bevuto e mi alzo di forza, cercando di non rigettare sul letto. Ficco la testa sotto il rubinetto aperto e mi do una sciacquata al viso, fracicandomi i capelli che dovrei veramente spuntare.

Sai quanto cazzo me ne frega della moda…dove sta la macchinetta?

Dopo dieci minuti, mi ritrovo con un bel capoccione rasato, stile militare del Kuwait e sorrido sbilenco alla mia espressione da maniaco con il sonno sul groppone.

Lascio il lavandino pieno di ciocche nere, dicendogli addio - tanto sono solo capelli e ricrescono – e me ne torno a letto ripensando alla mia Jordan e alla nostra unica notte di passione.

Quella sì che ci sapeva fare, mi ha letteralmente svuotato i maroni! Ci ripenso e mi sembra di stare nuovamente sdraiato su quel letto morbido con la sveglia a forma di pinguino super derformed che mi guarda dal comodino.

Jodie…Jodie…

Quanto ti ho amato quella notte… ti ho dato tutto quello che potevo darti e poi te l’ho tolto perché sono un coglione!

Mi rigiro e do un cazzotto al cuscino perché ho fatto veramente lo stronzo con lei e ha ragione ad avercela ancora con me dopo tre anni. Ripenso alla sua espressione mentre facevamo l’amore e mi smonto come un idiota, il ragazzo che s’irrigidisce e mi fa sospirare forte dal naso…

 

‘Continua Ford… continua’

‘Va bene così?’

‘Si, si.. continua’

La teneva in braccio, le gambe divaricate attorno al suo bacino e gemeva in quel modo che lo faceva ribollire e gli squarciava in due la coscienza.

Si era addossato al cuscino mentre si muoveva insinuandosi come un serpente dentro di lei, strappandole sospiri e gridolini che lo mandavano in paradiso.

 

Sola andata.

 

Non c’era parte del suo corpo che non aveva sfiorato o baciato e anche in quel momento non riusciva a smettere di toccarla, spingendosi contro di lei che gli veniva incontro spossata e sul punto di svenire tanto era il piacere che la pervadeva. 

Ripeteva il suo nome mentre la baciava sulla gola e sul seno variando il ritmo e facendola gridare di tanto in tanto, intrecciando le mani con le sue e divorandole la bocca che si apriva ad ogni suo bacio mollemente…aveva le labbra gonfie e calde…

La girò sotto di se e quel peso improvviso la fece gridare perché acuì la penetrazione e gli tolse il fiato a sua volta lasciandolo sospeso su di lei, le mani piantate nel materasso e le braccia rigide, cercando di calmarsi per non arrivare prima di lei e non deluderla.

‘Fallo ancora!’lo supplicò stringendogli le gambe attorno alla vita.

Ford ansimò pensando a tutt’ altro  ‘Si.. ‘ soffiò con la voce inesistente ‘Jodie…’ uscì da lei piano , facendola mugolare e affondò di nuovo con forza, strappandole un altro grido e poi un’altro ancora perchè aveva perso il controllo di se e lei lo incoraggiava a non fermarsi.

    

Dio…quella bocca…pensava mentre si strusciava sul letto in preda al ricordo. Abbassò una mano e scavalcò l’elastico dei boxer, respirando pesantemente.

Quando mi accorgo della minchiata che sto facendo, dico vaffanculo a tutto e mi alzo, mi vesto e mi butto giù in strada e faccio una di quelle cose che mi fanno stare di merda il giorno dopo: rimorchio una puttana e me la porto a casa.

 

Lei si guarda attorno con aria di sufficienza. Dice di chiamarsi Andrea…un’altra con un nome da maschio. Però è bellissima.

Mi sto già pentendo mentre la osservo curiosare nella mia abitazione.

”Allora? Non ho tutta la notte, amico” mi dice dura,  avvicinandosi decisa a me e facendomi retrocedere di un passo.

Andrea sorride maliziosa, un po’ stupita “beh? Hai paura di me”

“Non dire stronzate” borbotto allontanandole le mani che mi ha infilato nella cintura “senti, scusa c’ho ripensato.” Le dico vedendola ghignare. “Cosa c’è?” Mi fa incazzare quel sorrisetto di sufficienza!

Andrea ha i capelli lisci, rossi scuri e lunghi quasi fino alla vita ed è veramente sprecata a fare quel lavoro. Quegli occhi….

“Tu non rimorchi mai le prostitute, vero?”

“Quasi mai” confermo senza guardarla.

E stasera cosa c’è di diverso?”

La fisso in quell’istante…quegli occhi….e scuoto la testa. “Stasera ho bisogno di compagnia”

 

La mia voce è uscita bassa e quasi impercettibile e lei si è alzata sulle punte dei piedi per abbracciarmi “anche io ho bisogno di compagnia. Sussurra invitante, passandomi le mani addosso “Come ti chiami?”

“Ford”

“Come le macchine” ridacchia divertita e ha una bella risata, gentile, per nulla volgare a dispetto delle apparenze. “Senti Ford, già mi piaci perché non sei un bastardo come molti che mi rimorchiano…però se tu non ti decidi, io sono costretta ad andarmene”

Socchiude le palpebre mentre lo dice, la voce carezzevole e invitante. Le giro un braccio dietro la schiena e la stringo. La sento ridere dalla gola, mentre mi bacia la mandibola e sale verso la bocca. Prendo il fazzoletto che ho nella tasca e glielo passo sulle labbra, togliendo quel rossetto orrendo che la involgarisce soltanto.  

Lei non capisce all’inizio ma mi lascia fare alzando di più il viso.

“Questo non mi capita spesso” afferma strusciandosi contro di me. Il ragazzo risponde ma lei non è una di quelle che va dritta al dunque. Meglio.

 “Andrea…”

“Mh?” mugola continuando a baciarmi e a spogliarmi “che cosa vuoi che faccia per te, Ford?”

Il modo in cui lo dice mi manda il sangue al cervello: la sollevo contro di me e lei mi passa le gambe attorno alla vita trattenendo il respiro.

 

Se ne va dopo un’oretta, dando una bella botta al portafogli e al sottoscritto che si sente schifosamente meglio, ma che si sta pentendo anche di essere nato. Favoreggiamento alla prostituzione, sfruttamento di minore… quella era poco più di una ragazzina anche se non proprio pura come la Vergine Maria.

Carina, Andrea. Dolce. Il lavoro non l’ha ancora abbruttita. Ci ho parlato un po’, dopo; sveglia, finita sulla strada chissà per quale motivo. Se non fossi un investigatore  spiantato, le darei volentieri un lavoro decente.

“Ciao Ford. Se ti senti di nuovo solo, chiamami” mi fa un cenno con la mano e cammina all’indietro, voltandosi solo alla fine con un sorriso gentile sulle labbra rosate.

 

Che schifezza d’uomo.

Può peggiorare la serata?!

……

Sì che può!

 

Due ore prima…

 

“Maaaaxx…..”

Dio che palle!

Gershow si strusciò la fronte con una mano prima di stamparsi in faccia un sorriso tirato che Fran non seppe decifrare.

Ovviamente.

Che c’è tesoro?”

Adesso era diventata tesoro, perché quello che gli aveva detto Shelton non era certo argomento su cui sorvolare facilmente.

Lui era in bolletta, lei lo amava ed era ricca….era conveniente utilizzare un discreto ‘amore’ che ci stava sempre bene!

La ragazza gli si avvicinò ancheggiante contemplandolo con quel sorrisetto scemo che l’aveva attratto la prima volta: era così diversa da Justine e così stupida che gli era sembrata un’ottima ‘botta e via’ tanto per farsi sgamare dalla moglie e farle chiedere il divorzio perché lui proprio non ce la faceva a lasciarla. E perché no, allora? Facciamoci trovare con l’amante, magari sul  letto matrimoniale e sulla coperta della trisavola di Justine a cui tiene tanto e lasciamo che gli eventi si svolgano da se, aveva pensato portandosela a casa e calcolando al millesimo di secondo gli spostamenti giornalieri della moglie.

Certo, aveva dovuto faticare un bel po’ dopo, si era preso tutte le colpe e aveva lasciato con la morte nel cuore l’abitazione coniugale, rinchiudendosi nell’appartamento da scapolo che aveva sempre sognato.

Max, golden boy,  35 anni, fa il giornalista (o almeno lo faceva) e ha un bel fisico da nuotatore professionista, capelli corti e ben tagliati, occhi chiari e sguardo di quello che sa sempre cosa vuole e come ottenerlo. E’ un narcisistico vanitoso dannatamente sicuro di se che crede di poter avere tutte le donne ai suoi piedi. E poiché così è sempre stato, dalla veneranda età di 15 anni, non si stupisce che Fran sia ancora attratta da lui.

Questo per due ragioni fondamentali: uno, è troppo stupida per mollarlo, due, ne è innamorata…ma la terza…ehehehe, Max ridacchia mentre circonda in un abbraccio dolce e falso come Giuda il corpo scolpito della ragazza. “Sai tesoro, ho sbagliato ad andarmene e a lasciarti. Mugugna nel suo orecchio baciandole i capelli teneramente. Sente che fa resistenza: non è del tutto convinta del suo ‘ritorno all’ovile.’

 

Che cosa fa un uomo quando è messo alle strette?

Mente spudoratamente!

 

Max si stacca da lei e abbassa lo sguardo, contrito e amareggiato, cercando di non ridere “scusami Fran…lo so che non vuoi più avere niente a che fare con me” bisbiglia prendendo il giubbotto che ha posato sulla poltrona accanto a se.

Cincischia con la stoffa pesante e annuisce, sospirando. “Forse è meglio che me ne vada...ti faccio solo soffrire in questo modo” annuncia facendo un sorriso piccolo e dispiaciutissimo “meriti di meglio, non un disgraziato come me”

 

Ora…una donna con tutte le cellule cerebrali al posto giusto – funzionati, soprattutto -  ad un discorso del genere, loop trito e ritrito del pianeta Marte, avrebbe preso il manganello nascosto sotto il letto e l’avrebbe ridotto ad una poltiglia sanguinolenta e delirante pietà.

 

Una donna normale.

Non Fran.  

 

Gershow ha appena messo mano sulla maniglia della porta quando la ragazza lo richiama con voce spezzata e gli si butta in braccio, supplicandolo di restare, perdonandogli qualsiasi cosa.

Max molla la giacca in terra con un sorriso scanzonato e la abbraccia a sua volta, continuando la parte delbastardo che non la merita e che è troppo buona con lui’  finchè la ragazza non miagola nella sua direzione un perdono che Gershow sa di non meritare neanche in mille anni di penitenza in ginocchio sul sale grosso e ciliciate continue sulla schiena.

 

Due ore dopo….

 

Uno scampanellare insistente mi fa alzare imprecando. Chi cazzo è a quest’ora?

Abbrutito dal sonno, rintronato dal sesso e con l’occhio cerchiato, apro la porta ad un disperatissimo Gershow che mi prega di farlo nascondere.

Che cazzo ci fa qui?! Come ha trovato il mio numero?

“Sei sull’elenco, pirla. L’unico Shelton come investigatore privato e l’unico con un nome da concessionario” mi dice passandosi una mano fra i capelli “dio, mi hanno fatto impazzire di nuovo! Protendono cose assurde…”

Si blocca a mezzo metro da me e alza il naso per aria “sei con una donna?”

“Se n’è andata” affermo senza spiegargli chi fosse la ragazza in questione “e ora vattene anche tu, fuori dai piedi” gli dico spingendolo verso la porta.

 

“Aspetta Shelton! Pensa alla tua fortuna!”

 

Fortuna? Molta poca, in verità. “Che cazzo stai vaneggiando?”

 

Gershow si sposta dalla porta, infilandosi in cucina e aprendo il frigo. Stappa una birra e il solo gesto mi fa venire nuovamente da vomitare. Lui la alza in brindisi immaginario e sorride. “Se io scappo, tu dovrai cercarmi e di conseguenza farai un sacco di soldi!”

 

Mica ha tutti torti…”Chi lo dice? Potrebbero anche stufarsi e decidere di lasciarti perdere” affermo ingozzandomi d’acqua.

“Mh..” Ridacchia scuotendo la testa “non penso proprio…non Fran!” sghignazzo malizioso e una mezza idea di quello che ha combinato mi viene in mente. “Hai sparso il seme della regale pannocchia, stronzone?”

“Abbondantemente” afferma ghignando come un porco “con Fran, perché Justine mi odia…”

“Giusto…e lei è ricca”

E innamorata” specifica alzando un dito.

 

L’ho capito a questo qui!

 

E va bene. Resta qui e non andartene in giro per la città” gli dico girandogli le spalle e tornandomene in camera e spalancando la finestra all’odore schifoso che si respira.

E io dove dormo?”

“Per terra” gli urlo pensando che il mio conto in banca subirà un’impennata…poi impreco perché devo 20.000 bombe a Jordan e mi do una manata in testa.

“Se occupi abusivamente questo luogo e domattina non ricevo la visita della tua bella, ti mando a battere sul marciapiede!” gli urlo incazzato e col malumore addosso.

 

Gershow ride e si affaccia alla porta della mia stanza, trovandomi in boxer e incazzato  mica male come idea, dovresti farlo anche tu”

Poi mi guarda da capo a piedi e scuote la testa “no, lascia stare. Lo faccio io. Almeno si mangia qualcosa in questa casa”

Figlio di puttana!

 

“L’hai chiamata la tipa?”

“No”

E che cazzo aspetti?”

 

Già… che cazzo aspetto? Mi domando incrociando le braccia dietro il collo e guardando la finestra aperta. Aspetto un intervento divino!

 

La mattina dopo mi alzo con un mal di testa cronico e l’umore pessimo. Che è sto rumore, ho qualcuno in casa? Mi domando prendendo la pistola da sotto il letto. La guardo e la apro. Scarica. Che idiota!

Nel frattempo ricordo che ho un ospite troppo peloso per i miei gusti e m’incazzo ancora di più. Getto la pistola sul materasso e mi affaccio a vedere che casino sta combinando.

Beh, almeno ho il caffè pronto.

“Buon giorno” mi dice tutto festoso alzando gli occhi dal giornale.

Buon giorno un cazzo. “Mrg” grugnisco perché di mattina sono di poche parole. “Preferivo una bella donna a te”

Ma quella di ieri sera?”

“Se n’è andata, coglione” rispondo buttandomi a sedere sulla prima sedia a portata di culo.

Ma torna?”

“Solo se pago. Era una puttana”

Gershow mi guarda di traverso e non dice nulla. Quello sguardo… quanto lo odio! “Senti… mi sento una merda da solo, ma vedi di non rompermi i maroni. Non ho un surplus di donne che implorano i miei favori sessuali” esclamo mordendomi la lingua un attimo dopo: più sfigato di così! “E poi l’ho trattata bene…” mugugno come se bastasse a scusare il mio comportamento ignobile.

Max mi osserva senza commentare “hai un pezzo di carta igienica attaccata sotto la scarpa” afferma facendo finta di nulla e tornando a coprirsi col giornale.

Ma che cazzo…

 

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Capitolo 13
*** Le stranezze degli uomini ***


Non ci volgi ocreder e non civolgio pensare, penchè se ci penso m’incazzo e poi spacco tutto, anche la testa di Simonne che no

Arrivo in ufficio ancora un poco scocciato dalla situazione e trovo Melissa che si fa le unghie per l’ennesima volta “ma perché non te le fai a casa?” le dico afferrando il giornale che ha appoggiato da una parte.

Lei scrolla le spalle annoiata, senza neanche alzare gli occhi “qui c’è più pace”

Questo vuol dire…“Non ha chiamato nessuno, immagino”

“Immagini bene” afferma concentrata. Scrolla una mano e soffia sulle unghie corte colorate.

“Mh.” Mugugno entrando nell’ufficio e cominciando a non fare un cappero come al solito.

 

Dopo un paio di ore, finalmente la bella Fran si fa sentire. E a pieni polmoni!

Mi crolla fra le braccia stile eroina di un film drammatico e m’implora di ritrovarglielo mentre si soffia delicatamente il naso nel fazzoletto.

Io assumo un’aria da macho tutto d’un pezzo che di queste cose se ne sbatte e le rispondo unah, si figuri, non c’è problema’ e sembra una scena di Casablanca.

Sto per vomitare!

Proprio in quel momento il telefono squilla e una donna di colore spalanca la porta del mio ufficio con aria inferocita e determinata.

Cazzo, ma è Simonne!

Mi trova mezzo abbracciato a Fran e fa una smorfia incrociando le braccia “ti vedo occupato, Shelton” sibila maliziosa mentre Fran se ne torna a sedere e io rispondo al telefono facendole cenno di tacere e di sedersi con la mano.

Quel coglione di Max si sta facendo venire il panico perché dice che ha telefonato uno dalla voce cattiva, minacciandomi di spezzarmi le dita se non pago una certa scadenza. Non ho tempo di starmi a preoccupare di Liberal che fa gli scherzi e attacco senza spiegargli l’inghippo.

Guardo Fran e poi Simonne, ma se Simonne è li vuol dire che c’è un problema. “Che succede?”

La mulatta fa segno con gli occhi di liberarsi di Fran che ci guarda con le palpebre sgranate e io l’accompagno alla porta, promettendole con un vocione ridicolo che fa ridere i polli, di preoccuparmi di quel coglione di Gershow.  All’improvviso, lei mi stampa un bacio sulle labbra facendomi retrocedere di un passo.

Embè? Che è successo?! Fortuna che stamattina mi sono lavato i denti.

Sto ancora grattandomi la testa, pensieroso e allibito quando vedo Melissa fissarmi con un sogghigno. Le rispondo allo stesso modo e lei mi fa il dito in risposta.

“Non sei una signora”

“Non con te!”

Quando chiudo la porta e mi siedo accanto a Simonne, lei mi guarda seria ed è stranamente seria, così smetto di fare l’idiota anche io e mi costringo a tornare normale.

“E’ per Jordan” mi dice con la voce cupa “si è messa in un pasticcio”

Sento un sudore brutto dietro il collo e di solito è sintomo di disgrazia.

Simonne prende fiato un paio di volte e si stuzzica le unghie fra loro…che strano smalto, ma quanto tempo c’ha messo a fare quel disegno?

“Cristo, Shelton se le vuoi un po’ di bene..

Io la interrompo perché un po’ di bene non è esattamente quello che sento “guarda che io la amo ancora!” preciso per nulla imbarazzato.

Lei mi fissa un bel po’ sorpresa facendo calare tutta la mia sicurezza “dopo tre anni?”

“Si”

Fa un gesto con la testa e sussurra unah’ stupito. “Beh allora sarà difficile per te” mi dice impensierita.

“Non le faccio da testimone di nozze!” sbotto alzandomi e cominciando a girare su e giù avvelenato, perché non ho capito un cazzo e mi sto innervosendo.

Ma che hai capito?” ribatte innervosita “qui si tratta di un morto stecchito, Ford!” sibila a bassa voce per non farsi sentire da Melissa.

“Morto? Che morto?” le domando cupo e una mano fredda mi agguanta i testicoli.

“Jordan ha ammazzato un uomo” mi dice brusca strappandoselo di bocca.

 

Resto a guardarla senza aver bene compreso la gravità. “Stai scherzando? E perchè l’avrebbe fatto?!”

Simonne mi guarda, abbassa gli occhi, poi torna a fissarmi e si agita sulla sedia “Shelton, questo non è importante”

“Certo che è importante!” urlo esterrefatto “c’è un cadavere steso da qualche parte e…”  

Lei mi guarda di nuovo e stavolta si alza come me e mi mette a sedere. Perchè ho questa brutta sensazione dentro?

“Ford, potrebbe non piacerti…se davvero ci tieni a lei…”

Non sa che pesci prendere e non riesce a guardarmi negli occhi “Simonne…”

“L’ha ammazzato perché…” s’interrompe di nuovo e sospira. “Vieni in ospedale, dai”

“E’ in ospedale?” urlò saltando in piedi. “Che le ha fatto, l’ha picchiata, l’ha…”

Mi interrompo e raggelo fin nelle ossa. No…

Lei annuisce a stento e stringe le labbra per non mettersi a piangere. “Ha fatto bene”

 

***

 

Non ci voglio credere e non ci voglio pensare, perché se ci penso m’incazzo e poi spacco tutto, anche la testa di Simonne che non centra un cavolo.

Corro all’ospedale, facendomi guardare male dalle infermiere e quando arrivo nella sua stanza, per poco non prendo a pugni un medico che non me la vuole far vedere.

“E’ la mia donna, quella la dentro!!” grido incurante delle sue manifestazioni di sdegno.

Entro di forza e chiudo immediatamente la porta bloccando la maniglia con una sedia.

C’è una tenda bianca a separare il letto dal resto della stanza. Mi avvicino con lo stomaco chiuso e la bocca secca. Scosto leggero la tendina e la vedo dormire.

Ha la fronte corrugata e si stringe i piccoli pugni sotto la gola, le labbra strette. Cristo, mi sento una merda per il solo fatto di appartenere al genere maschile. Aggiro piano in letto e cado in ginocchio facendomi male alle rotule ma sai quanto me ne frega. Jordan sta lì e sta male perché un pezzo di merda me l’ha violentata e io non posso neanche ammazzarlo perché l’ha già fatto lei.

Allungo una mano esitante e le tocco la fonte e la testa e lei si sveglia di colpo e si tira indietro impaurita, battendo gli occhi e con un mugolio piccolo piccolo che mi strappa un pezzo di cuore.

Continua a mugolare piano mentre mi guarda e ha le lacrime agli occhi e si copre con il lenzuolo fin sulla testa.

“Vattene via” singhiozza lacerandomi dentro.

Resto a bocca aperta cercando di articolare una parola qualsiasi senza riuscirci. “No” balbetto

come uno demente “non me ne vado”

”Vattene via!”urla come una matta, saltando a sedere e tirandomi il cuscino contro “ti odio, ti odio!

Sei un maledetto bastardo come tutti gli altri!“

Cerca di prendermi a pugni quando io mi siedo sul letto e allargo le braccia per circondarla.

E lei continua a piangere e a quel punto me ne frego se mi odia. Me la stringo contro e le blocco

ogni via di fuga.

Resto in silenzio con la gola che mi fa male perché viene da piangere anche a me e non la posso vedere ridotta in questo modo.

Lei continua a piangere e stavolta mi si aggrappa addosso continuano a prendermi a parolacce e a picchiarmi, finchè non si stanca e non la smette. Resta immobile, trattenendo il respiro di tanto in

tanto. Sento la sua testa che si muove come se scavasse una nicchia dentro di me per stare più comoda e, in effetti, non deve essere tanto confortevole quella posizione, così mi muovo per farla stare meglio, ma lei mi blocca quando le sfioro le gambe e mugola impaurita.

Non può avere paura di me! Cazzo, non di me!

Faccio come vuole lei, rimango fermo mentre lei striscia piano e mi si siede in braccio. Non muovo un muscolo finchè non decide di aver assunto la posizione che più le aggrada. 

Sento che sospira e muove la testa contro la clavicola, spostandola un po’ di qua e di la. Ho quasi paura a toccarla e a parlare, così me ne sto zitto e immobile e le accarezzo la schiena ancora perchè quello le è sempre piaciuto.

“Come …fai…” sussurra con pochissima voce.

“Simonne” le dico con un rospo di traverso “Mac…te lo volevo dire prima…” bisbiglio seguendo il consiglio di Gershow e lei s’irrigidisce e alza appena la testa ma non mi guarda

“Sta zitto!”

“Jodie, io ti amo, non posso starmene zitto.

“Stronzo”

“Lo so...però ti amo”

Lei non parla più e io non lo so se le faccio male o bene in quel modo. Ricomincia a tirare su col naso, allora mi frugo nella tasca perché un fazzoletto ce lo dovrei avere da qualche parte.

Me lo diceva sempre mio padre: un giorno potrebbe capitarti di asciugare gli occhi di una donna e non puoi farti trovare impreparato. Su queste cose, loro ci contano’….e siccome mio padre era un gran dongiovanni, a questa cosa ci ho sempre creduto.

Le affinità con mio padre si fermano qua…a volte penso di essere stato adottato.

 

Quando lo trovo glielo passo sotto gli occhi delicatamente ma lei mi scaccia. Mi mordo prima un labbro e poi un altro restando come uno scemo col mio fazzoletto in mano e il respiro bloccato quando ho visto la camicia da notte che indossa aprirsi sul collo e un graffio lungo attraversare la

pelle. Ho stretto il fazzoletto con tale forza che mi sono diventate le nocche bianche. Lei mi ha visto e ha chiuso velocemente la camicia.

“Non mi guardare”

Sospiro di frustrazione perché non vuole che la tocchi o che la guardi, non mi vuole li ma tanto tonto non ci sono: non mi vuole perchè si vergogna, non perchè mi odia. Poi tira il fazzoletto debolmente e apro la mano di scatto, un fruscio di  tessuto che si distende all’improvviso. Si soffia il naso e si tampona gli occhi cercando sempre di non farsi vedere da me, cerca di darmi le spalle e scivola sul letto stringendosi su se stessa e sembra così piccola e indifesa che mi viene una botta di matto e la voglia di spaccare qualcosa “vattene e non tornare più”

“No” ribatto con la voce strozzata “io torno perché ti amo e anche se non mi vuoi qua, io torno lo

stesso.”

“Io non ti amo”

A quella frase resto di merda. “Io ti amo per tutti e due 

 

Cerco il medico per parlarci e quel poveraccio col riporto mi fa aspettare quasi un’ora e quando torno non la trovo più! Ci sono solo due poliziotti che sono stati chiamati dal personale medico per inoltrare la denuncia di violenza sessuale.

Dove cazzo è?!

 

Esco come una furia dalla stanza afferrando il primo dottore che passa e indicando il letto vuoto. “La donna che era qui dentro, dov’è?!”

Quello mi guarda e non risponde; Simonne allarga gli occhi alla notizia e si affaccia alla porta con aria incredula. “Se n’è andata…”sibila indicandomi i poliziotti poco lontani.

E dove?!”

Lei allarga le braccia ma si vede che è inquieta “avrà avuto paura…” si morde un labbro all’istante ma io la capisco lo stesso.

Mollo il medico che giura di far piovere denunce sulla mia testa e in quel momento m’incazzo ancora di più e gli sbatto sotto il naso la patacca finta della polizia. Quello smette di parlare ed io lo lascio andare con un gestaccio nervoso. Esco dall’ospedale a passo di carica, la bella mulatta dietro.

 

Sarò un perdente nato, un disadattato e un sociopatico del cazzo, ma li trovo sempre tutti!

E trovo anche lei!

Cazzo, Natalie!!!

Mi do una manata in fronte e mi fermo di botto. In tasca del giubbotto ho ancora il braccialetto della piccola. Come faccio?! 

Non me ne frega niente se lei non vuole tornare a casa…io la voglio vedere. L’ho sognata anche stanotte e svegliarsi con un essere peloso in casa piuttosto che con quella biondina dal sorriso dolce, non mi ha fatto per niente bene. Devo scovare lei, nascondere Gershow e trovare Jordan.

Simonne aspetta in silenzio. Mi volto a guardarla e le chiedo di tornare a casa e aspettare lì l’eventuale ritorno di Jordan “cercherò di organizzarmi” mormoro depresso “non ci crederai, ma sono oberato di lavoro”

Lei non sorride, non dice niente. Mi promette che aspetterà notizie di Jordan e che nel frattempo chiederà fra gli amici e al locale.

Salgo in macchina e parto quasi sgommando diretto…dove cazzo vado? A casa. A preparare una valigia di vestiti, ritirare un po’ di soldi…e Gershow? Non posso lasciarlo li!

 

Quando arrivo lo trovo a ciondolare sulla terrazza a prendere quel poco di sole che lo inonda. “Coso, devi farmi un favore o ti rispedisco dalla tua ex moglie di corsa” sibilo per nulla intenzionato a discutere. Gli mostro due foto di Natalie e lui fischia d’ammirazione “bellina forte. Che ci devo fare, con una così?”

“Tu che ci faresti?!”

“Beh, un’idea precisa ce l’ho …e ben più di una!” ridacchiò morendo incenerito da un’occhiataccia dal sottoscritto.

“Devi cercarla mentre io cerco una persona nei guai” gli dico allontanandomi verso la camera da letto.

Ma l’investigatore sei tu! E poi non so da dove cominciare”

Non ha tutti i torti. Gli mostro un foglio su cui ho scritto tutti i precedenti spostamenti di Natalie facendogli notare che si muove sempre nella stessa direzione. 

Mi frugo nella tasca e gli allungo il braccialetto “questo è suo, le è caduto in macchina l’ultima volta. Dille che ti mando io e cerca di non provarci se non vuoi…”

Si ,si!” ribatte osservando il bracciale “le è caduto? Improbabile. Guarda qua, non ha maglie allentate o strappate. Altro che caduto: te l’ha lasciato apposta così che tu glielo rendessi…una scusa per venirti a trovare!” ridacchiò facendolo saltellare sulla mano.

Io lo guardo per qualche istante e ci penso su. E se avesse ragione?

 

Ma una volta che l’ho trovata che faccio?” mi urla dall’altra parte della casa.

“Me la tieni sotto controllo, la pedini, guardi dove abita e se ha un lavoro!” grido a mia volta facendo una valigia velocemente. Smetto quando mi rendo conto che non so da che parte muovermi per cercare Jordan.

 

****

 

Andrea non è tornata a casa da lavoro. Dopo la nottata con Ford si è recata nell’abitazione del suo uomo. Entra silenziosamente e lo trova al telefono. La domanda è scontata ma è più forte di lei. “Che fai, amore?”

Durque gira la testa di qualche grado e la fissa da capo a piedi.

La mano libera dalla cornetta, penzola dal bracciolo del divano sul quale è sdraiato scompostamente. Le sorride facendole cenno di avvicinarsi e allunga la mano per accarezzarle la gamba, muovendosi lentamente dal polpaccio fino sotto la gonna ridotta. Posa il telefono con un gesto stanco e la fissa a lungo. “Telefonavo a Claude che non risponde… avrà fatto tardi con la sua donna”

Andrea aggotta la fronte per una frazione di secondo, sedendosi a cavalcioni su di lui “non pensavo ne frequentasse una in particolare”

Daniel durque sorride appena, non ha voglia di parlare con lei. Ancora non ha imparato a difendersi dai sensuali attacchi della donna.

“Quella tale Jordan…quella che balla al Bella Vita

“Ah, la sciacquetta con la puzza sotto il naso” afferma spensieratamente calando il vestito dalle spalle ed esponendo la pelle bianchissima agli occhi dell’uomo.

 

Andrea è sorpresa che vi sia donna in grado di sopportare Claude. È un vero verme e poi è violento: aveva ridotto male la povera Marie una notte, perché quello schifoso aveva gusti e fantasie particolari. Si guarda bene dal mostrare disappunto a Durque perché i due sono come fratelli.

 

Si, l’avevano arrestata. Alfred gli ha telefonato di corsa quando l’ha saputo”

 

Andrea non è stupida. Ha già capito come si è svolta tutta la faccenda: l’ha fatta arrestare di proposito per poterla tirare fuori e ottenere la sua riconoscenza. Un gran bastardo, Claude, cattivo e sadico. Certe volte ringrazia di appartenere a Daniel, piuttosto che far parte dell’harem di quel verme.

Si, lei gli appartiene letteralmente.

Non che ad Andrea la cosa dispiaccia.

Sorride mentre s’intrufola sotto i vestiti del suo uomo “ti sono mancata?”

“Parecchio” ansima già eccitato tirandole su la gonna “e dove ha perso le sue mutandine la bella Andrea?”

“Non le ho messe” ridacchia baciandolo con trasporto “stasera ho conosciuto uno, un bel tipo…”

 

Quella è la perversione di Durque: ascoltare Andrea quando parla dellavoro’ che svolge con i ‘clienti’

“Mh? Ti ha trattato bene?”

“Un po’ sfigato, ma molto carino...si è pentito di avermi rimorchiato quasi subito!” Andrea esplode in una risata roca per l’eccitazione che la sta avvolgendo “peccato per quella cicatrice”

 

Durque si ferma e la guarda, completamente irrigidito “cicatrice?”

“Si, molto vecchia. Peccato, ha un bel musetto, per non parlare del..

Andrea s’interrompe quando sente che la scrolla con forza “che c’è?!” grida quasi perché le sta facendo male. “Daniel, lasciami mi fai male!”

“Come si chiama questo tipo?!”

Durque emana rabbia e le sta facendo veramente paura.

“Non mi ricordo…Ford! Ma il cognome..

 

Durque la fissa senza parlare e poi la allontana da se violentemente “Shelton! La mia donna che si fa sbattere da Shelton!” ringhia alzandosi e risistemandosi i vestiti “non azzardarti a venirmi vicino per almeno una settimana!

Ma sei impazzito?!”

Andrea è fuori di se e per la prima volta si sente davvero offesa per essere stata trattata in quel modo…da puttana.

L’uomo si rinchiuse in un silenzio estremo e non le rivolge la parola “quel bastardo mi deve un sacco di soldi! E ora scopro che si fa la mia donna!”

“Durque! Ma io faccio la prostituta: ti è mai saltato in mente che sono stata a letto con quasi tutti gli uomini di questa città?!”

“Non è la stessa cosa!” afferma incaponito sconcertandola “NON quell’uomo!”

E’ impazzito! Pensa sedendosi compostamente sul divano, ancora scioccata dalla notizia. Durque scompare e dopo cinque minuti le passa davanti vestito da capo a piedi e l’espressione fredda.

La squadra per qualche istante prima di uscire “sei pregata di non farti trovare qui al mio ritorno”

 

Andrea incamera quelle parole fredde e cattive con aria tranquilla, anche se dentro ribolle di rabbia e delusione…e dispiacere.

È amareggiata e per la prima volta in vita sua si sente davvero una donnaccia di poco conto.

Si  riveste stancamente e aggiusta le pieghe sul divano, prima di andarsene.

Che tristezza…

Centrerà il fatto che si è mezza affezionata a Durque?

 

 

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Capitolo 14
*** Charlie Elias ***


Certi suoni si ripetono incessanti entrandoti nella testa con il loro fastidioso monologo e proseguono finchè la mente non li

Certi suoni si ripetono incessanti entrandoti nella testa con il loro fastidioso monologo e proseguono finchè la mente non li esclude e tu non li odi più, le orecchie si abituano e scartano il ritmo cantilenante.

Le quattro frecce che Max ha acceso con un gesto scattoso e meccanico, ticchettano nel silenzio dell’abitacolo mentre l’uomo studia la cartina stradale per l’ennesima volta, gli occhi chiari che si muovono su e giù fra le ciglia scure, seguendo dei tratti immaginari. 

La getta accanto a se sbuffando un po’ esasperato…ma come pretende riesca a trovare quella ragazza?

L’indicazione che la bella Natalie si stesse muovendo lungo una strada ‘lunga e senza nulla attorno’ non era sufficiente per la sua caccia alla donna scomparsa.

Chissà quante ce ne sono così, in questo paese…

I suoi occhi si muovono lungo il cruscotto ricadendo sulla cartina che ondeggia al vento che trapela dal finestrino aperto al lato del passeggero.

Può sentire l’odore della carta riscaldata dal sole e della polvere dei tappetini che dovrebbe far ripulire. Quest’auto è indecente come quello che me l’ha affibbiata, pensa sprofondando nel sedile e appoggiando un gomito fuori del finestrino.

Il suono incessante delle frecce riesce a penetrare il muro di silenzio artificiale che si era innalzato nel suo cervello e con una smorfia spinge la levetta nella posizione di riposo.

Sospira soddisfatto e si passa una mano sul viso, pizzicandosi la radice del naso un pò aquilino. Dove potrebbe essersi cacciata una che non vuole farsi trovare?

Ovunque!”esplode battendo un pugno sul volante…accidenti a me e quando gli ho detto si!

 

Un lieve picchiare sulla macchina lo fa voltare verso un poliziotto della stradale che lo squadra interrogativo nella sua uniforme blu.

“Salve agente” borbotta rimettendosi seduto e alzando su di lui uno sguardo vagamente colpevole che fa stranire l’uomo.

A Max non piacciono i poliziotti o l’autorità in generale, qualunque sia la sua forma: lo fanno sempre sentire in colpa come se avesse appena fatto qualcosa di cui vergognarsi.

Sarà perchè le straccio sempre, le multe? Si domanda facendo una smorfietta e tornando a guardare l’agente.

Che cosa sta facendo? La vecchia Peabody mi ha telefonato dicendo che è fermo qui da quasi un’ora” gli dice duro indicando la macchina.

“Non ho idea di chi sia la signora, ma non è mia abitudine irretire le vecchiette o fare loro la posta sotto casa.” Precisa leggermente offeso. “Sto pensando; è vietato pensare standosene seduti in macchina?”

Max alza la voce innervosito e capisce dall’espressione corrucciata del poliziotto che è meglio cambiare tono “sto cercando uan ragazza scomparsa” ammette tranquillo tirando fuori una foto “L’ha vista da queste parti?”

  

Il poliziotto la studia per qualche istante senza emettere alcun suono “mai vista. Provi in centrale…e si tolga dal giardino della signora Peabody in fretta!”

“Come no?!” Esclama folgorato da un’idea: che ci sta a fare la polizia, solo per fargli le multe?

 

Si dirige in tutta fretta verso la stazione, immersa nell’apatia e nel silenzio. Beh, quella è una piccola cittadina e a parte qualche sporadico episodio, non succede mai nulla di rilevante. Max adocchia le donne che fanno parte del personale e alza un sopracciglio inorridito: con un tale assortimento di frutti di mare, una ragazza come Natalie salta agli occhi come una pelliccia di visone su un manichino scamuffo.

“Salve!”esclama tutto baldanzoso al poliziotto all’entrata “vorrei denunciare la scomparsa di una ragazza”

“Da quanto tempo è scomparsa?” cantilena afferrando un modulo vuoto con un gesto stanco.

“Da tanto” è la vaga risposta che fa alzare gli occhi all’uomo.

“Ho capito…” sibila girando la testa verso l’orologio “più di 48 ore?”

“Si”

“Bene: generalità e se ha una foto…”

“Certo che ce l’ho: guardi qua quant’è bellina” ridacchia mollando l‘istantanea sul bancone e lanciandosi occhiate tutto intorno “non è passata di qui? Una come questa si fa notare”

“Mai vista” afferma girando nuovamente la testa verso i colleghi che ciondolano senza prestare loro attenzione “ragazzi, l’avete vista questa?”

 

Max aspetta pazientemente finché non giunge alla conclusione che quegli esseri dalle vaghe sembianze maschili sono talmente affogati dalla noia da un riuscire a distinguere una scopa da una donna con le tette. Si riprende la foto al volo e la sventola per qualche istante “continuerò a cercarla da solo; grazie e tanti saluti a tutti!”

 

Si volta di scatto scontrandosi con una miniatura di femmina umana dall’aria piuttosto scocciata che gli strappa la foto e la osserva continua a fumare e a ciccare in terra. “Carina…la tua ragazza?”

“Magari, l’amica di un amico” precisa lanciandole un’occhiata di ammirazione.

La sua mente lavora come un computer per incamerare l’identikit di quella mini bellezza dall’aria nervosa: poco più di un metro e cinquanta, un davanzale più che regolamentare evidenziato dalla camicia e dalle bretelle che indossa (mai vista una donna con le bretelle) e cravatta stropicciata un po’ consunta per l’uso.

Una donna con la cravatta! Arrapante! Mi ci devo fermare in questo posto, pensa mentre osserva la corta capigliatura un po’ maltrattata dalle mechès rosse che avrebbero bisogno di una ritoccatina alla base. Decisamente fuori dalla fascia di mercato legale ma niente male davvero!

 

La donna passa distrattamente una mano fra i capelli seguendo il suo sguardo ipnotizzato e diviene piuttosto nervosa, sottoposta a quell’esame che evidentemente non le fa piacere “nel mio ufficio” mugugna a bassa voce mentre cammina decisa fino ad una porta con una targhetta che sarebbe da cambiare.

‘Commissario Elias’…e di nome come fa, l’affascinante commissario?!

 

“Siediti” gli ordina nuovamente accomodandosi e allargando la cravatta già allentata. Una donna con la cravatta...le da un tocco esotico.

Max continua studiarla mentre lei fa lo stesso con lui.

Pappagallo, è la semplice definizione che il cervellino nascosto sotto il caschetto rosso le invia alle labbra. Fortuna che ha imparato a tenere i pensieri per se.

Sfrontato e marpione è la definizione che le grida la sua femminilità, vilipesa da quell’esame prolungato che la sta mandando in paranoia. Un cittadino con la puzza sotto il naso…un medico. Sicuramente un medico, pensa osservando le dita che tamburellando sul bracciolo in attesa di qualcosa. Forse che lei faccia delle domande.

Odio i medici, pensa continuando a tirare dalla sigaretta quasi finita.

 

Se è sempre così nervosa, qua dentro non hanno vita facile, è il concetto che sta rimuginando Max in quel momento, seduto davanti a lei, separato dalla scrivania libera da pratiche e ingiunzioni mentre la donna si insacca su se stessa e appoggia un ginocchio al bordo del tavolo. Spegne la sigaretta e s’infila in bocca una gomma alla nicotina. Torchiamolo un po’!

“Quello non è l’uso corretto” gli dice senza riuscire a trattenersi. O fumi o mangi le gomme, carina!

“Sto provando a mettere” mugugna come se dovesse scusarsi. Stronzo impiccione! Si raddrizza di scatto e lo interroga “allora, questa ragazza?”

Max snocciola tutta la faccenda alla donna che sta in silenzio o annuisce a tratti.

“E’ maggiorenne e vaccinata. Capisco la vostra preoccupazione ma quella ragazza è libera di farsi la sua vita senza un martellamento pressante dei genitori o dei cosiddetti ‘amici’” afferma squadrandolo da capo a piedi. Del tuo poi…

“Non è mia amica. La sto cercando per un amico.”

E il suo amico non può cercarsela da solo?”

“Lui sta cercando un’altra sua amica”

Max sorride mentre lo dice e la donna è convinta che la stia prendendo in giro. Il commissario lo guarda e tace per molti minuti “che lavoro fa, signor…”

Gershow. Giornalista, ma mi hanno licenziato”

Strano! Ma non importa “Odio i giornalisti” afferma gettando la gomma nel cestino “e il suo amico che lavoro fa?”

“L’investigatore privato” afferma seguendo la traiettoria del chewing-gum grigiastro sopra la sua testa e osservandolo finire dritto dritto nel cestino “che mira!”

“Allenamento quotidiano…e ha un nome il suo amico?” sibila afferrando una penna e brandendola come se fosse lo scettro di una regina.

Max la guarda e non risponde all’inizio “il mio amico vuole solo sapere se sta bene, se se la cava e se ha un lavoro perché ci tiene a lei” precisa con tono duro.

“Senta, nessun vuole mettere nei guai nessuno” afferma la donna più dura di lui “se la ragazza viene avvistata da queste parti, avvertiremo lei o il suo amico”  conclude richiudendo la penna e gettandola distrattamente sul tavolo. Coglione!

Se voleva il mio numero di telefono poteva dirlo subito” ridacchia malizioso facendola tacere e rimediandosi un’occhiataccia incenerente.

“I pappagalli da noi fanno una bruttissima fine!” l’avvisa con voce sottile e cattiva.

“Lei alza il livello delle donne che ho visto qua fuori e riscatta un’intera cittadina d’orrori genetici incontrollati” insiste sporgendosi verso di lei “me lo sarebbe il suo numero?!”

 

E ti pareva! Le donne!

 

Max si appoggia al muro della cella nella quale il commissario l’ha fatto rinchiudere e sospira guardandosi con il sorvegliante che scuote la testa “è un po’ suscettibile” gli dice alzando le sopracciglia.

L’uomo non risponde e si limita a leggere il giornale locale di sport.

Che palle!

Non fa in tempo a sedersi che la vede arrivare con l’aria seccata. Ordina al guardiano di tirarlo fuori e nel frattempo lo informa del fatto che nessuna ragazza di quella descrizione è stata avvistata recentemente nelle cittadine vicine.

“Non c’è una strada da questa parti, lunga e spersa nel nulla?”

Il commissario lo guarda per un po’ e poi annuisce “la statale 57. Una trappola mortale se ti si buca una ruota.. buia e fredda di notte. Un posto da coyote e lupi mannari” afferma indurita “spero la sua amica stia bene”

“Lo spero anche io, Ford non se ne sarebbe contento” borbotta ad alta voce facendo girare la donna.

 

Shelton? Ford Shelton? Quella mezza checca del cazzo? Non ci posso credere non lo vedo da una vita!” ridacchia tirandoselo dietro per tutta la stazione “come sta quel vecchio ubriacone derelitto? Se gira ancora con il distintivo falso della polizia, lo sbatto dentro per il resto dei suoi giorni!”

Mentre chiacchiera a ruota libera e con un sorriso smagliante che le arriva alle orecchie, s’infila la giacca di taglio maschile e lo conduce fuori, indicandogli la macchina della polizia “andiamo a fare una bella sorpresa a Ford, amico di Ford”

“Max” afferma debolmente colpito dal polso fermo di quella donna “forse non è il momento di disturbarlo, sta cercando…”

“Ford cerca sempre qualcosa o qualcuno ma non sarebbe capace di trovarsi neanche il culo con le mani” sghignazza mettendo in moto e partendo velocemente “bene Max, ci sarà da divertirsi!”

 

***

 

Ho interrogato tutti gli amici di Jordan e non mi è piaciuto per niente quello che ho scoperto. C’è già passata la polizia da queste parti e li hanno già torchiati tutti uno per uno.

Questo non va bene, se la stanno cercando vuol dire che la incolpano dell’omicidio di quel bastardo.

La domanda che mi pongo è la seguente: come hanno fatto a scoprire che è stata lei ad ucciderlo?

Chi li ha avvertiti? Ci deve essere un infiltrato o unamico’ nascosto…qualcuno che sapeva della sua relazione con Jordan.

Simonne ha negato un rapporto fra i due, ma non mi ha guardato negli occhi mentre lo diceva. Forse per non ferirmi. Non me ne frega un cazzo di essere ferito. Qui non centrano i sentimenti per Jordan.

….

Le balle che invento a me stesso sono a dir poco incredibili: sto letteralmente impazzendo di preoccupazione per lei e mi preoccupo lo stesso di mentire a me stesso e a voi…

Per salvarmi la faccia.

….

Che cazzata! La mia faccia non ha bisogno di essere ulteriormente declassata, non credete? Ormai vi sarete fatti un’opinione pessima di me: l’investigatore becero con il pelo sullo stomaco che si sbatte le prostitute perché non c’è straccio di donna che si lascerebbe avvicinare e che è talmente idiota da sbavare ancora dietro alla sua ex.

 

Una volta non mi preoccupavo così tanto. Forse mi divertivo di più…

E’ cominciato tutto per colpa di Natalie.

Natalie…

 

Mi accorgo di essermi bloccato in mezzo alla strada. Chissà da quanto tempo sto fermo in questa posizione. La gente mi lancia occhiate strane e sempre a livello della cicatrice. Forse ho fatto male  a tagliarmi i capelli, la coprivano un pò.

Mi specchio nella vetrina di una cartoleria piena di peluche e pupazzetti che fanno impazzire le ragazzine e mi domando che fine abbia fatto Natalie…chissà se queste cose le piacciono.

Una ragazza esce e mi lancia un’occhiata stranita. Mi ha preso sicuramente per un maniaco. Sospiro per la frustrazione e mi addosso al muro della vetrina.

Cristo, certe volte mi chiedo che abbia fatto di male nella vita! Era tutto più facile prima…tanti ‘prima’ fa.

Scorgo distrattamente un orsetto abbracciato ad un cuscino rosso e mi domando se a Natalie piacerebbe. Forse è troppo grande per una cosa del genere…

Un ragazzino sta aspettando fuori la sua fidanzatina e mi fa sorridere perchè è nervosissimo e continua a mangiarsi le unghie. Sarei scocciato anche io ad aspettare ore una che parla come una demente indicando quelle stronzatine colorate con il dio smaltato di verde.

Si ficca le mani in tasca e dondola su una gamba e poi sull’altra.

Mi avvicino senza pensarci e gli indico l’orsetto “secondo te ad una ragazza piacerebbe?”

Lui mi guarda e fa una smorfia “a loro piace tutto ciò sia colorato e piccolo...e tenero!” afferma con un tono disgustato.

“Quanti anni hai?

“18…perchè?”

E la tua ragazza?”

“16” mugugna un po’ sulla difensiva.

“Mh...troppo piccoli” borbotto infilandomi le mani in tasca e sbuffando. Appoggio un piede sullo scalino della vetrinola e mi piego a fissare quel benedetto orso. Tenero, tondo e colorato…i requisiti ci sono.

“Lo devi regalare alla tua ragazza?” mi domanda di punto in bianco seguendo il mio sguardo.

“Lo devo regalare e basta. Forse…non è detto” mugugno perplesso. “E se poi non le piace?”

“E’ la tua ganza?”

Ganza? Ah.. “No”

“Potresti fare una figura del cazzo!” afferma appoggiandosi come me contro la vetrina.

Lo guardo un po’ innervosito “dimmi qualcosa che non so!”

 

“Amore, andiamo?!”

 

La ragazzina balza fuori del negozio, seguita da uno zainetto stracolmo di portachiavi di tutte le fogge. Mi guarda stranita e poi guarda ‘amore’. Lui le indica l’orso e le domanda se è carino.

Lei s’illumina e annuisce “da morire!”

Il ragazzino fa una faccia espressiva: ha già capito come vanno le cose…ma non ha capito che dovrà regalarglielo, prima o poi! Sghignazzo al pensiero ma faccio finta di  niente. Vedrai quanto frignerà per averlo!

“Forte la cicatrice!” mi dice prima di andarsene conamore’ avvinghiata che lo trascina per un braccio.

Ma chi era quel tipo strano?”

“Uno sfigato che non sa comprare un regalo alla propria ragazza!” ridacchia stringendola per la vita

 

Brutto bastardo! Anche i mocciosi mi coglionando, adesso!

Sbuffo tutto insieme ed entro in quel luogo rosa e…pieno…di…che cazzo è sta roba?! Mi guardo attorno e rabbrividisco alla vista di pupazzetti e dichiarazioni d’amore e cuoricini stampati ovunque! No, è troppo per me!

Esco in fretta e me ne torno a casa col passo affrettato, arrovellandosi  nuovamente su un possibile luogo da ripassare al pettine per scovare Jordan, quando una volante della polizia che sopraggiunge a velocità elevata mi taglia la strada facendomi inchiodare. Sbilanciato, appoggio le mani sul cofano caldo e guardo allarmato e con un po’ di fifa la donna che esce dall’auto con un sorriso smagliante e gli occhiali da sole che solleva dal naso e calca ben bene sul caschetto rosso

 

“Finalmente ti ho beccato, Shelton!!”

 

Non ci posso…la guardo per qualche istante e poi sposto lo guardo su Max che emerge dall’auto con la faccia contrita “non è colpa mia” borbotta ancora sconvolto dalla donna. Per forza!

 

Il commissario Elias aggira l’auto con un sorriso beffardo e mi squadra soddisfatta “vedo che sei sempre il solito brutto ceffo di tre anni fa!”

“Charlie..” Sussurra avvicinandosi un po’ “ma come ti sei ridotta?!” Ma che ha fatto?! Una volta era una bambolina fatta e finita...e adesso?!

Lei solleva le spalle e scosta una ciocca dietro l’orecchio “ho il look da commissario cattivo! Ci ho messo un sacco per crearlo!”

Si pavoneggia allargando le bretelle e facendomi cadere lo sguardo sul seno. Tutto quel ben di dio merita di essere riverito con un’altra occhiata finchè lei non mi molla uno schiaffetto sulla guancia e non mi abbraccia, costringendomi a piegarmi un bel po’! Mi mancava questo tappo di bottiglia! “Come stai, stronzone? Mi sei mancato, non mi hai fatto neanche una fetida telefonata…fetido!!”

“Ho avuto da fare” borbotto guardando Max che sorride e suona un immaginario violino rimediandosi un gestaccio dal sottoscritto. Ci mando lui in quel negozio della perdizione!

 

Charlie mi lascia andare e mi da una pacca sul braccio “più invecchi e più diventi una schifezza!”

Carina, Charlie...sempre la parola buona al momento giusto!

“Già” affermo in fretta “sei arrivata in un momentaccio. Ma che ci fai con lui?”

Che ci fai tu, con lui! Quel fighetto da yacht club ha detto di essere tuo amico: ti sei messo a frequentare un brutto giro?!”

“Ehi!” esclama ilfighetto’ in questione un bel po’ offeso “non mescoliamoci, grazie!”

Charles lo guarda e alza le spalle “mi sta sulle palle” sibila sottovoce “l’ho sbattuto in galera mentre reperivo notizie sulla tua amichetta carina”

“Natalie? Hai scoperto dove si è cacciata?!”

Questo tono urgente la sorprende non poco. Per forza, non me n’è mai fregato un cazzo della gente che dovevo ritrovare.

“Tre anni fa eri tutto Jordan - Jordan e ora tutto Natalie - Natalie? Mai trovato un uomo che prende cotte a ripetizione come te!” mi prende in giro non accorgendosi che ha toccato un bruttissimo tasto. Jordan…“Sto cercando anche lei, Charlie”

E ti pareva!” sospira esaurita “invece di fare conversazione in mezzo alla strada, andiamocene a prendere un caffè così mi racconti”

Annuisco e mentre passo davanti alla vetrina la fermo “secondo te, è carino?”

Vomitevolmente carino. Regala una cosa del genere ad una ragazza e la farai scappare a gambe levate” ridacchia cercando di spingermi via. Poi mi fissa e sorride “è carino ma una di quell’età non ne può più di orsetti e peluche”

“Non sai neanche quanti anni ha!” ribatto tirandomi dietro Max che ridacchia come uno scemo.

“Certo che lo so: 22”

Mi volto verso il colpevole e ringhio una parolaccia che gli fa alzare le spalle.

“Regale un cd, è meglio!” mi suggerisce dandomi una pacca sulla schiena e spingendomi avanti di qualche passo.

Cammino in silenzio e lancio un paio di maledizioni ad entrambi…cd…si, ma di che genere?!

 

 

Carlotta Elias, alias Charlie - perché ha un nome che le fa schifo - ascolta pazientemente il racconto ponendo domande precise che resistono risposte precise che non posso darle.

“Ahia…se ha ammazzato un uomo c’è poco da fare. Poteva denunciarlo e restarsene buona in ospedale in attesa di giudizio, ma così..” Sospira accendendosi una sigaretta e fumando lentamente.

“A meno che non avesse qualcosa da nascondere…”

E cosa? Quello la violenta e lei scappa perchè ha paura di finire in prigione! Punto!”

 

Charlie mi fissa facendo una smorfia poco gradevole “sei sempre stato cieco per quanto riguardava Jordan, lasciatelo dire”

“Un cazzo!” Sbotto facendo girare mezzo locale verso di noi.

“Fatevi gli affari vostri, voi!” Li redarguisce la donna mostrando un distintivo bello pulito alla cintura. “Se ti aiuto a ritrovarle che mi dai in cambio?” mi domanda ridacchiando e cercando di farmi sorridere almeno un po’

“Ti cedo Gershow come uomo di fatica”

“Chi?”

“Quello che sta facendo la guardia alla macchina”

“Ah, il giornalista” borbotta spegnendo la sigaretta “non mi piace, troppo damerino.

“Tu li rimorchi nei vicoli bui, gli uomini. Max ti piacerà: è spiantato, in fuga dalle ex e senza fissa dimora. Un vero vagabondo da portarsi a casa e coccolare nelle fredde notti invernali” sghignazzo cattivo additando il poveretto messo fuori ‘al freddo e al gelo’

Se dici così scateni il mio lato materno. Ho 32 anni, Ford. In teoria dovrei sposarmi e fare qualche marmocchio ma dove sto io, il tipo più bello ha la silouette di un tombino…e una relazione con un collega è fuori discussione, lo sai”

“Fatti un cane”

Ce l’ho già” afferma divertita “te lo chiedo adesso e in maniera gentile per non sembrare troppo esplicita: che cazzo hai fatto all’occhio? Sembri Capitan Harlock!”

 

Mi aspettavo quella domanda ma non così presto. Mi rabbuio e distolgo lo sguardo strusciandomi  la cicatrice “una storiaccia”

Charlie si mette comoda e allarga le braccia “comincia, ho tutto il tempo”

 

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Capitolo 15
*** Non esistono fallimenti, solo risultati! ***


Ford si agita sulla sedia a disagio

Ford si agita sulla sedia terrorizzato. Non ha mai parlato a nessuno della sua ‘avventura’ nel magazzino di merce scaduta che Durque usa per svolgere i suoi tanti traffici illeciti.

Brutta gente, brutta faccenda.

Ammanchi bancari da coprire prima che il bastardo se ne fosse accorto. Il mestiere dello strozzino rende bene a chi lo pratica…un po’ meno a chi si trova con la gola chiusa e il cappio pronto.

 

“Non ci siamo, Shelton. Rendimi il mio denaro prima che perda la pazienza del tutto.”

“Ho un cavallo vincente nella prossima corsa! Il mio bookmaker mi ha assicurato…”

Durque scosse la testa senza lasciarlo finire.

“Sei una testa dura Shelton. Hai bisogno che ti lasci un ricordino? Un nodo al fazzoletto che ti aiuti a ricordare che mi devi un dannatissimo pacco di soldi?!”

Durque aveva urlato innaffiandogli la faccia con uno spruzzo di saliva che gli aveva fatto socchiudere un occhio e tirare un po’ indietro la testa.

“Te li rendo, i tuoi soldi, basta che non mi sputacchi in faccia, hai un alito metifico!” aveva scherzato nervosissimo cercando di allentare la pressione delle dite dei tirapiedi di Durque che gli stavano quasi spezzando un braccio.

Lui aveva sorriso, inclinando un po’ la testa di lato mentre Ford sentiva una lama scattare e cominciava fremere di paura.

“Vedo che non perdi la tua innata verve. Mi piace in un uomo…” aveva sibilato “peccato che non mi piaci tu. Per niente, Shelton!”

 

Ford non aveva neanche visto da che parte era arrivata la coltellata che gli aveva inciso la fronte in profondità. L’istinto di sopravvivenza l’aveva costretto a piegare la testa così velocemente da farsi male al collo con il terrore di perdere l’occhio che pulsava in tutte le cellule del suo corpo.

Fortunato, Shelton: la lama l’aveva solo sfiorato incidendo superficialmente la palpebra.

 

Aveva gridato, forse…non lo ricordava tanta era la paura che lo attanagliava. Era crollato a terra, in ginocchio, tenendosi la fronte e urlando per il terrore di essere diventato orbo e per il sangue che gli scorreva fra le dita e gli bagnava i polsini della camicia. 

 

“Ogni volta che ti guarderai allo specchio, te ne ricorderai.

 

Era stata l’ultima frase di Durque che aveva percepito mentre piangeva e sentiva solo quel dolore pulsante e non capiva se l’occhio funzionasse ancora o no.

Era corso al pronto soccorso, spaventando mezzo personale paramedico e farfugliando sul suo occhio, che non ci vedeva più, cristo! “Cazzo, non ci vedo più, cazzo!!” 

 

Ford la riviveva mentre raccontava a Charlie la storia, senza tralasciare di scendere nei dettagli più squallidi e sordidi. Sbiancava a tratti, perdendo il filo del discorso, costringendo la donna a farlo tornare indietro per capire, mentre biascicava qualcosa che continuava a non afferrare. Gli battè una mano sulle sue, strette a pugno, le dita bianche dallo sforzo di tenere ferma la voce.

“Ford, basta. Non m’interessa, alla fine: era pura curiosità femminile” gli disse con voce dolce e uno sguardo che non lasciava dubbi alle sue buone intenzioni.

“Si…si, ok” lo sentì farfugliare in fretta, svuotando mezza tazza di caffè ormai freddo in un sorso.

“Una camomilla sarebbe meglio” suggerì quasi tentata di fermare un cameriere per ordinargliela.

Ford non diede cenni di averla sentita.

Rimuginava la faccenda come un condannato a morte armato di cucchiaio che scava un buco per sottrarsi alla prigionia, consapevole dell’esistenza di una via di fuga ma continuando a girare a vuoto, scavando sempre nella stessa direzione che lo porta inesorabilmente contro un muro nero e invalicabile.

 

***

Durque non è stato per niente contento quando è arrivato alla ‘augusta ‘magione di Claude. Trovare morto il suo quasi fratello, era l’ultimo dei suoi desideri. Quando ha scoperto il cadavere, ci ha impiegato un bel po’ a calmarsi e telefonare ad Alfred per avvertirlo dell’improvvisa dipartita del loro comune amico.

“Potrebbe essere stata quella donna”

Che donna?”

“La ballerina”

Durque aveva stretto la cornetta con forza desiderando spezzarla. La puttana canterina! Strinse la cornetta come avrebbe voluto stringere il collo di quell’algida baldracca con la puzza sotto il naso.

 

Tutti conoscono Jordan e tutti sanno dei suoi rapporti con Shelton. Eccellente! Quella troia mi ha dato un buonissimo motivo per vendicarmi di lui due volte: ammazzargli la donna e recuperare i ‘famosi’ soldi con i relativi interessi accumulati!

 

***

Simonne arretra dalla porta della propria abitazione alla vista dei poliziotti con facce truci che la spingono dentro senza tanti complimenti e la subissano di domande il più delle volte mediate da sottili minacce.

“Non so dove sia, ve l’ho già detto mille volte, la stiamo cercando anche noi!” urla in faccia al poliziotto più basso dei due: muso rincagnato da bull dog e alito da salma ricomposta per l’estrema funzione.

Non sono molto convinti della sua ignoranza; ricorrono alle maniere forti…quando non si ha molto tempo, non si è certi della confessione o semplicemente, quando piace far del male si usano i metodi bruschi. Quello non lo insegnano ai corsi: si impara osservando quelli più spietati di te!

 

Silenzio.

Un silenzio opprimente…un gran brutto silenzio quello che si lasciano dietro, uscendo dall’appartamento della periferia.

Sorridono gentilmente alla vecchina del pianterreno che non riesce ad entrare nel condominio. Le aprono la porta e la lasciano passare rimediandosi ‘che bravi ragazzi, fossero tutti come voi’ mentre nell’appartamento 12 D del secondo piano, Simonne esala i suoi ultimi istanti di vita.

 

***

Natalie ha trovato un lavoretto in un negozio di anticaglie. È poco retribuito ma la vecchietta che lo gestisce è molto dolce e gentile con lei e la ospita volentieri perché non ha più nessuno. Non le fa pagare l’affitto, ma in cambio le ha chiesto aiuto per le faccende domestiche.

Natalie non sa fare molto poiché a casa sua era pieno di cameriere che pulivano ovunque lasciasse delle briciole e fare la lavatrice è un onere non da poco. Nelle sue repentine fughe non si è mai dovuta preoccupare dei vestiti, perché Ford la trovava quasi subito e quando tornava a casa, scaricava alla cameriera il borsone pieno di panni sporchi.

La dolce signora Merrybethma chiamami Nanny come tutti, tesoro - non le domanda mai nulla della sua vita ma quando la trova a sospirare di fronte al telefono non può fare a meno di sorridere

“Aspetti la telefonata dell’innamorato?”

L’innamorato…la fa sorridere quel termine! Sua madre avrebbe detto il fidanzatino’ e il padre ‘il ragazzetto’.

Lei lo chiama semplicemente per nome e ci sospira sopra giornate intere, con una malinconia struggente nel cuore. Sorride amaramente e lo mette via “magari. Non è innamorato di me”

Nanny sorride e le batte la mano fiduciosa “non si può mai sapere, cara. Non si può mai sapere“

 

La ragazza la guarda con un sorriso incoraggiante ma dentro è sconsolata e depressa. Se fosse rimasta in città, avrebbe potuto vederlo quando voleva. Invece così..

Così è libero di pensare alla sua ex! Sibila il lato cattivo avvelenandole il cuore.

 

***

Charlie  ha già deciso dove dormirà per quella notte. Dopo aver avvertito la centrale che ‘starà fuori per un caso urgente’ si è istallata a casa di Ford, appropriandosi della stanza padronale e spulciando l’intera collezione di cd lasciata in giro per casa, senza pensare neanche un attimo di chiedere il permesso di frugare fra le sue cose.

“Forse dovresti farti una domestica” gli suggerisce alzando un sopracciglio al disordine evidente.

Anche un’impresa di disinfestazione non ci starebbe male!” gli consiglia Max storcendo il naso a sua volta.

Se non vi sta bene, pulitevela da soli. Ho altro a cui pensare!” esclama ad alta voce il padrone di casa, in tono duro e scazzato. Sbatte la cornetta sul telefono e impreca perchè Simonne non risponde “Io esco, fare i bravi e non accoppiatevi contro natura!”

“Ford!”

Charlie è fintamente indignata e indica con sprezzo Max che la guarda divertito e con una mezza idea di approfondire la conoscenza….soprattutto ora che si è tolta quella cravatta!

“Non mi lascerai con questo?!”

Se ti da fastidio ammanettalo”

La donna sorride e annuisce lanciandogli un’occhiata palese “mi serve come uomo di fatica: bisogna ripulire questo porcile”

“Stai scherzando? Non ci penso neanche!” ribatte ilfacchino’ incrociando le braccia “Shelton, vengo con te!”

“No. Ricordati delle iene!” urla mentre esce di casa in tutta fretta, finalmente libero da quelle due bestiacce che non fanno altro che accapigliarsi.

Max singhiozza contro la sua crudeltà e aspetta che sia uscito per lanciarsi all’attacco.

Che iene?”

La domanda lo fa girare verso Charlie che fissa divertita la fila di giornali dallo smaccato contenuto socio culturale elevato “sempre sta robaccia…tue o sue?”

“Sue. Io ce l’ho, la donna. Anche più di una” afferma con unvaghissimo’ sentore di maschile orgoglio.

E per affermazioni come queste che mi stai sulle palle!” sibila nella sua direzione.

Ma se è la prima che faccio!”

“Le altre le hai pensate tutte!”

L’uomo si avvicina discretamente, le tecniche di abbordaggio le conosce tutte a memoria.

 

DECIDERE COSA SI VUOLE E ANDARSELO A PRENDERE.

 

Questo il motto intramontabile di Max che ha studiato parecchio per diventare un’inguaribile farfallone.

 

Le dieci regole base per avere successo con le donne: (stilate nel corso di una vita di abbordaggi!)

1) Sono un maschio sano, adulto e sessualmente maturo e ho i miei desideri da soddisfare.

2) La donna ha bisogno di me, non io di lei.

3) Lei non mi puoi controllare.

4) Non si prende in considerazione  una femmina finchè non ci sono andato a letto.

5) Il primo passo per attrarre la femmina concupita è ottenere la sua completa  attenzione.

6) lo non discuto con una femmina, ne cerco di compiacerla. Ascolto ciò che ha da dire ma faccio quello che ho pianificato.

7) Non c’è donna così bella che io non possa avere.

8) Una da “6” neI letto batte una da ‘10” nella testa, ma una da “10” nel letto batte tutto il resto.

9) Non ci si lascia coinvolgere seriamente da una femmina che abbia più problemi di me.

10) La persistenza senza la flessibilità è la chiave per il disastro. Variare l’approccio e lo stile.

 

Dopo aver ripetuto più volte il suo mantra divino, Max parte all’attacco aggirandola come uno squalo attorno alla preda che perde sangue e incalzandola di domande e complimenti che le dovrebbero far abbassare la guardia. 

Charlie lo lascia blaterare pensando ai fatti suoi, al cane che ha affidato al vecchio Bob e all’appuntamento dalla parrucchiera che salterà anche stavolta.

Non ha ascoltato una parola di quello che ha detto e quando se lo ritrova davanti con un sorriso seducente, alza un sopracciglio tirando indietro la testa. “Hai detto qualcosa? Mi sembrava di aver sentito un brusio…eri tu?”

Max avvampa e impallidisce e scuote la testa mugolando unno’ che la fa ghignare internamente.

L’uomo respira a fondo ma non demorde.

 

NON ESISTONO FALLIMENTI, SOLO RISULTATI!

 

Quando Ford torna, pallido come un morto e lanciandosi ancora sguardi furtivi alle spalle, Charlie lo guarda di traverso accorgendosi che trema. “Beh, che ti è successo?Ti hanno molestato sull’autobus?”

“Hanno ucciso Simonne…” bisbiglia con lo sguardo indurito “deve essere successo qualcosa di pensate e di grave, molto grave. Deve aver pestato i piedi a qualcuno”

La donna lo fa sedere e afferra al volo un pezzo di carta e una penna prendendo appunti “va bene lascia fare a me” sussurra prendendogli il volto fra le mani. I suoi occhi percorrono i lineamenti induriti ed invecchiati rispetto a tre anni fa. Gli batte una mano sulla guancia con un sorrisetto e si precipita fuori armata di belliche intenzioni.

Max lo osserva poco lontano battendosi un mestolo sulla spalla: Charlie lo stava costringendo a cucinare rifiutandosi di mettersi ai fornelli con la scusa di ‘far asciugare lo smalto’: afferrata una delle tante riviste impegnate di Ford l’aveva sfogliata con curiosità e un mucchio di risatine divertite, commentando che solo gli uomini potevano inventarsi certe cose pensando di far colpo su una donna. 

Mai vista una donna che legge Playboy, aveva pensato grattandosi la fronte e osservandola per bene mentre Charlie scalciava via le scarpe e si sdraiava scompostamente sul divano e rideva come una matta, gettando la rivista da una parte e afferrandone un'altra, riservandole lo stesso trattamento.

“E’ forte la tua amica” borbotta osservando il cumuletto di riviste che è stato soggetto ad una critica ferocissima.

“Si..” Sussurra tremendamente preoccupato per la sorte di Jordan.

Il pensiero di Natalie l’ha abbandonato per qualche istante: gli era tornata in mente mentre guidava fino all’appartamento di Jordan.

Avrebbe bisogno di una boccata d’aria, di svagarsi un po’ per non soccombere al dolore che lo attanaglia e alla preoccupazione che lo rende troppo vigile e attento, sulla difensiva, una belva sul punto di mordere.

La può sentire agitarsi dentro, una fiera che gli mescola i nervi e lo costringe a pensare e a pensare e a pensare sempre e solo a Jordan.

Natalie con la sua freschezza rigenerante… un salvagente, in mezzo alla merda in cui sguazza attualmente. Quando le sta accanto si sente quasi normale: un tipo normale che ha voglia di ridere, di buttarsi su un prato a prendere il sole e di andarsene al cinema a guardare un film stupido per sorridere almeno mezz’ora. 

Vorrei chiamarla...Si e poi che le dico? No, no. Lasciamo stare, pensa alzandosi stancamente senza aver ascoltato una sola parola di quello che gli ha detto Max in tutto quel tempo.

Si spoglia gettando i vestiti un po’ dove capita. Poi li guarda e li raccoglie appoggiandoli sul letto, stremato, con un bisogno urgente di far uscire la belva che gli gratta il petto e lo stomaco.

S’infila sotto la doccia, cercando di escludere tutti e tutto dalla mente. Le lacrime cominciano a scorrergli sul viso mentre batte un pugno chiuso sul muro...perchè sono così incapace?!

Si è fatto lasciare da Jordan, ha buttato all’aria il loro rapporto, non ha saputo proteggere Simonne e non ora...Natalie…gli è sfuggita anche lei…

“Cazzo!” grida sotto il fragore della doccia sentendosi un inetto senza spina dorsale.

 

Questo lavoro non da sempre soddisfazioni, certe volte ti tocca ingoiare e voltare la testa per non vedere.

Ma che dici, papà…

Spero non ti capiti mai, ma nella vita non si può mai dire.

 

…Cazzo se avevi ragione, papà…si struscia le mani sul viso, chiudendo l’acqua. Almeno Natalie…no, doveva stare lontano da lui, chiunque gli si avvicinava faceva una brutta….

 

Ford solleva gli occhi sulle piastrelle bagnate e le fissa muovendo appena le labbra….

 

...tutta gente che lo conosceva…

…qualcuno che ce l’aveva con lui….troppa gente, chi poteva essere?

 

Natalie si rigira nel letto nella stanzetta che una volta era della nipote di Nanny. Sta soffrendo come un cane, la malinconia non la fa dormire e la tiene sveglia con un fazzoletto a portata di mano. Le mancano i suoi e le manca Xavier e le amiche stupide e le manca…tanto….

Arranca verso il cellulare e compone un numero senza pensarci perché davvero non ce la fa più e ha bisogno di sentirlo.

 

Telefonoo!!”

Max urla da dietro la porta del bagno distraendo le elucubrazioni di Ford

 

…qualcuno che lo odia, che conosceva Jordan e Simonne ….qualcuno…

 

“Telefono!”

“E rispondi, coglione!” urla emergendo dalla trance profonda nel quale era immerso. Stava per venire a galla, c’era quasi..

 

Max sbuffa comicamente all’ordine e risponde al volo, roteando gli occhi  “non sono Ford ma potete lasciare un messaggio dopo il bip. Bip”

Natalie stringe il telefono ammutolitachi è? “Vorrei parlare con Ford”

“In questo momento è sotto la doccia. Di pure a me, riferirò. Sono un’ottima segreteria telefonica!” blatera mentre continua a spulciare il frigorifero alla ricerca di una sana cena ipocalorica. Ci tiene alla linea, lui!

“No, devo parlare con lui….sono..

“Jordan?!” esclama d’un tratto “aspetta, te lo passo subito!”

Natalie attacca in preda alla rabbia e al dispiacere mentre Max si affretta verso la porta del bagno. 

Apri, è Jordan!”   

Apre la porta nudo, facendogli scappare un ‘arghh’ di disgusto e gli strappa il telefono di mano in preda ad uno scompenso. “Jordan, Jo..

Quando ode il segnale di via libera e fissa la schermata vuota, il suo sguardo si spegne nuovamente. “Ha attaccato. Sicuro fosse lei?” gli domanda irrigidito e nervoso mentre annaspa nel nulla per trovare un asciugamano.

“No. Però ha balbettato che voleva parlare con te, pensavo fosse lei” ammette cercando il numero fra le chiamate “nessun numero...e quando mai.

“Com’era la voce? Impaurita, allegra..” Lo interroga mentre si veste con la prima roba che trovava nell’armadio.

“No…mi sembrava stesse piangendo. La sentivo a malapena, aveva una vocetta così sottile..

Ford si volta di scatto...non era Jordan….“Sottile?! Quanto sottile?”

Max alza le spalle pensandoci su per un momento. “Che ne so!” Sbotta guardandolo di traverso “Sottile. Mi sembrava una voce un po’ da bambina…”

“Dammi il telefono e vattene, fai schifo come maggiordomo!” esclama gettandolo fuori della stanza.

Se tu mi dessi lo stipendio potrei anche sforzarmi!” lo sente urlare da dietro la porta.

“Ringrazia che non ti riporto da Justine, stronzo ingrato!”

 

Natalie resta a guardare il telefono con la mano stretta attorno al fazzoletto ormai fradicio di lacrime.

La lucetta sul comodino la infastidisce, ma il display illuminato le ferisce gli occhi nel buio più completo, così scosta la tenda e lascia entrare la luce della strada e della luna.

Affonda il viso sul cuscino e continua ad asciugarsi le lacrime su di esso, le guance paonazze e gli occhi lucidi di pianto.

Lui non pensa a me! Non gliene frega niente! Continua a ripetersi insistentemente, finchè uno trillo ripetuto non la costringe a rispondere. “Si?” mugugna a fatica tirandosi a sedere.

“Natalie…”

La ragazza raggela al suono della voce e ricomincia a piangere di contentezza “ciao Ford”

Ciao piccola, come stai?”

Natalie sorride fra le lacrime e si sforza di non far trapelare nulla dalla voce “bene…scusa, è caduta la linea prima” mente in imbarazzo prima che lui le chieda qualcosa.

“Stai piangendo?”

Quella domanda la coglie impreparata, costringendola a tacere con un labbro stretto fra i denti. Scuote la testa cercando di schiarirsela e abbraccia il cuscino posandolo contro lo stomaco che le fa male di nuovo ma per la contentezza, stavolta “no, si…sono un po’ triste.

“Dove sei?”

Natalie ci pensa su più volte prima di rispondere “prometti che non cercherai di riportarmi a casa?”

“Te lo prometto. Dimmi dove sei, voglio sapere che fai e se stai bene”

“Sto bene, ho incontrato una signora gentile, lavoro nel suo negozio e abito con lei.

 

Ford tira un sospiro di sollievo palese che la fa sorridere “eri preoccupato per me?” domanda con un certo batticuore che la lascia sospesa nel nulla, aggrappata ad una corda sottile.

“Molto” ammette a mezza bocca con un rimescolio di sentimenti dentro. Le vorrebbe chiedere ‘sei felice?’ ma non riesce a d aprire bocca.

Vorrebbe confessarle che le manca con le sue continue finte – fughe attuate solo per attrarre l’attenzione dei genitori ma dopo si farebbe ridere in faccia dalla ragazza. Così riesce solo a dire: “dove sei?”

“A Bleiza; è carina, c’è bella gente….”

Si, dio ti ringrazio! Adesso sa dove andarla a scovare! Non ha neanche bisogno di appuntarselo, ricorda tutto a memoria…fortunatamente non gli è mai mancata.

“Ford, senti…”

Natalie cincischia con il cuscino tormentandosi le labbra “volevo dirti una cosa da un pò..

“Ho un braccialetto che ti appartiene” la interrompe con un mezzo sorriso scemo “ci vediamo così te lo rendo?”

La ragazza resta imbambolata alla proposta e comincia ad annuire “ah…ok…domani non lavoro” sussurra sentendosi immensamente felice e piombando giù dal letto per aprire l’armadio e cercare un vestito adatto all’occasione.

“Dammi l’indirizzo, vengo da te”

Quelvengo da te’ la lascia con una mano alzata verso la stampella “ah…si, va bene” mormora  imbarazzata dandogli la via e le indicazioni necessarie per trovarla.

 

“Ford, porca miseria che stai facendo per telefono! Ho delle notizie sensazionali!”

Charlie irrompe in camera agghiacciando al sorriso che ha sul volto. Sembra quasi…innamorato? Oddio mio! L’abbiamo perso!

Shelton, dammi retta e lascia state le chat erotiche, ho scoperto una cosa!” sbotta nuovamente facendogli calare un’espressione cupa e nervosa sul viso.

 

Natalie lo sente grugnire e sorride divertita attizzando le orecchie per carpire quale informazione in più. “Chi è?”

“Una rompicoglioni” sibila nel telefono irritato “certe volte capisco le tue fughe!”

“Scappa anche tu!”gli suggerisce facendolo sorridere “è divertente le prime volte.

Posa il telefono sul letto e guarda Charlie avvelenato “voi due mi state rompendo le palle da quando siete arrivati! Adesso vi metto alla porta come si fa con i cani!”

Natalie ridacchia a più riprese a quelle maniacce urlate a pieni polmoni.

 

“Non dire cazzate: ho appena scoperto una cosa che non ti piacerà!” urla di rimando sbattendogli un fascicolo sulla fronte

“Dopo, ora sono impegnato” sibila continuando a lanciare occhiate al corldess

“Beh, richiamala: ho appena scoperto che la tua amica Simonne lavorava in un locale appartenente alla cosca di Durque. Afferma puntando il dito sulla foto dell’uomo e facendolo raggelare. “Durque..”

“…e sempre questo Durque ha un amico che si chiama Claude, quel Claude che se ne sta all’obitorio sotto ghiaccio. Lo stesso Claude che usciva con una tale Jordan. La tua Jordan!”

A quelle parole il cuore di Natalie si spezza in mille frammenti seguito a raffica da quello di Ford che non riesce più a emettere un fiato.

Charlie allunga la mano verso il telefono con sguardo nervoso. “Ti richiama” borbotta lasciando Natalie a bocca aperta.

 

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Capitolo 16
*** Per me...? ***


Sono troppo sconvolto per replicare o per chiudere la bocca, così la fisso per dieci minuti imbambolato

Sono troppo sconvolto per replicare o per chiudere la bocca, così la fisso per dieci minuti piuttosto stralunato. “Ma che stai dicendo…” balbetto senza capire il nesso.

Cioè il nesso lo capisco, non sono stupido, ma non voglio ‘capirlo’ veramente. La seguo mentre si arrampica sul letto e si siede a gambe incrociate sospirando e assumendo un tono grave. Mi spiega che è andata al commissariato di zona e ha chiesto di vedere la salma per poi studiare il rapporto stilato dai poliziotti che l’hanno trovato perché ‘stavano seguendo movimenti bancari dei conti di Claude da parecchio tempo’.

Una balla gratuita che ha funzionato e mentre aspettava che il computer sfornasse le sue richieste, è arrivata la denuncia di una donna trovata morta. Simonne.

Annuisco lentamente “si, sono stata io a farla”

“Eccolo, lo stronzo anonimo!” sospira togliendosi la sigaretta di bocca e indicandolo con quella “siete la razza peggiore che ci possa capitare, vi odio profondamente.”

 

Piccolo appunto: Charlie non sopporta nessuno e trovo strano che sia diventata mia amica. Forse perché sono uno scostante rompipalle a mia volta.

Continua a raccontarmi che ha fatto ricerche su Jordan e Simonne e che è venuto fuori che lavoravano nei tanti locali di Durque.

“Il problema adesso è che loro sanno che noi sappiamo…o almeno che io so” continua con voce dura e fredda.

Eh? La guardo senza capire e quando non capisco tendo ad incazzarmi come uno stupido. “Spiegati meglio, non ci sto capendo niente!”

“Quello deve avere una talpa nella polizia, un poliziotto mi ha fatto un sacco di domande…un tipo viscido e corrotto fino al midollo”

E allora?” domando senza capire un’altra volta… ci metto un po’ ad elaborare, scusate tanto! Mica sono l’investigatore figo dei film!

“Sveglia Ford!” la donna urla dandogli una manata in testa “quelli la stanno cercando per ammazzarla! Dobbiamo trovarla prima che le facciano dal male”

 

***

Jordan guida persa nel nulla. È scappata come ha visto i poliziotti e non si è preoccupata di passare a casa per vestirsi: indossa ancora il camice dell’ospedale e adesso sente un freddo terribile.

Ha pochi soldi con se e la macchina è quasi a secco. Deve fermarsi a fare rifornimento in un distributore notturno self service, sperando che nessuno la noti.

Quando ne incontra uno, si accosta alla pompa di benzina, scende e infila i pochi soldi dentro la macchinetta aspettando e guardandosi attorno impaurita. Non sa dove andare e non sa cosa fare. Sa solo che deve allontanarsi il più presto possibile dalla lì e da Claude...no, no Claude è morto.

Claude è morto, ma Daniel è ancora vivo! E se sanno che è stata lei ad ammazzarlo….

 

“Ferma!”

 

Jordan s’immobilizza quando sente una mano che le tappa la bocca e immagina, più che vedere, il coltello puntato alla gola “pochi scherzi e tira fuori i soldi!”

“Non ho niente..”bisbiglia impaurita “solo la macchina”

“E’ una bella macchina”afferma l’aggressore che è spuntato fuori dal nulla e la sta terrorizzando “Non farmi del male, prenditela.” Balbetta piano tenendo le mani alzate.

“Poi starne certa!” sibila togliendo il coltello e facendola respirare nuovamente.

 

Un dolore lancinante alla schiena la costringe ad irrigidirsi e a trattenere il fiato.

L’aggressore estrae il coltello dalla ferita e la spinge in avanti, a terra, dove Jordan crolla a peso morto.

Ancora prima di aver toccato il terreno, non respira più.

 

***

Che ci fai qui? La quarantena non è ancora scaduta!”

Andrea fissa arrabbiata Durque sulla soglia del proprio appartamento e non riesce a smettere di rimuginare le cattiverie che le ha detto.

L’uomo allarga le braccia con un sorrisetto “sono stato impulsivo, tesoro”

La donna non si lascia abbindolare. Non in quel modo. Non lei. “Torna fra una settimana o giù di li”

Sibila cercando di chiudere la porta e guardando ostinatamente il  piede che ha frapposto”toglilo”

Ma io volevo scusarmi per bene!”sibila spalancando la porta ed entrando di prepotenza.

Andrea fa sue passi indietro, barcollante e recupera subito l’equilibrio.

“Non attacca Daniel.”

”Vedremo. Devi farmi un favore” sibila occhieggiando l’appartamento lussurioso “devi rimorchiare quell’uomo e portarlo da me”

Perché?” domanda senza capire

“Una volta non facevi tutte queste domande” mormora sfiorando con due dita le foglie della pianta che ha acquistato da poco. “fammi questo favore e io dimenticherò il tuo piccolo tradimento”

Ma sta scherzando?! “Daniel, è lavoro” gli ricorda a mezza bocca, fredda come il ghiaccio

Lascia andare la pianta e si volta a guardarla con le mani in tasca e un’aria poco divertita “non quell’uomo” le ricorda a bassa voce “ci siamo capiti, Andrea?”

Ma come lo abbordo se non…”

Lui solleva le spalle e la guarda a lungo “sei attraente, non ti sarà difficile” sussurra allungando uan mano e scostandole i capelli dalla spalla.

Andrea si odia perchè è fin troppo ricettiva alle carezze di quell’uomo.

Si scosta con poca convinzione finchè non l’abbraccia e la appoggia contro il muro, aspirando il suo profumo dolce e un pò speziato “tu sei solo mia” sussurra deciso “vero?”

Andrea guarda ostinatamente verso il fondo della stanza, gli occhi incredibilmente chiari puntati sulla piantana all’angolo e si rifiuta di rispondere.

“Ho capito, sei ancora arrabbiata” le dice tranquillo lasciandola andare e sospirando divertito “e io che ti avevo portato anche un regalo!”

Il suo tono fanciullesco le fa spostare lo sguardo su di lui “non mi puoi comprare con i regali” gli ricorda ancora una volta ferita.

E perché no? Gli altri uomini pagano per averti” afferma fissandola dritta negli occhi, due punte acuminate verdi nei suoi.

“Non trattarmi da puttana” mormora a bassa voce allontanandosi rigida, più bassa senza i tacchi a spillo che porta abitualmente.

Si siede poco distante, sulla poltrona di pelle che d’estate le si appiccica addosso e non alza lo sguardo incupito neanche quando si avvicina.

“Le mie scuse non le vuoi e i miei regali non li vuoi..” Sussurra accucciandosi di fronte alla donna che tira le gambe sulla poltrona e appoggia la testa su una mano “che cosa vuoi da me, Andrea?”

 

Un po’ d’amore, un po’ d’affetto!

 

La sua mente lo urla ma le sue labbra tacciono, incollate fra loro. Inghiotte a fatica con gli occhi lucidi e fa finta di niente.

“Beh? Da quando in qua mi diventi sentimentale? È un nuovo gioco che non capisco?” le dice divertito, spostandole il mento e incupendosi la sua espressione triste “che ti succede? Non capire non rientra fra i miei sport preferiti”

“Nulla! Non ti preoccupare, ti faccio quel favore e poi ognuno per la sua strada” borbotta ferita cercando di scostarlo e rimediandosi una spinta decisa che la rimette a sedere.

Lo fissa per una frazione di secondo e non riesce a trattenere un singhiozzo che si libera della prigione carnosa delle sue labbra e la costringe a portarsi una mano alla bocca.

“Sei strana oggi, non ti capisco” mormora restando a fissarla “hai fatto qualcosa che non dovevi e ora non sai come dirmelo?”

Lei scuote la testa e tace ostinata.

“Andrea, sai che vengo sempre a saperlo” cantilena accarezzandole le ginocchia che spuntano da sotto la gonna ultrasexi che porta dentro casa. È sempre ultrasexi, quella donna, anche appena sveglia…

Daniel lo immagina perché Andrea non si mai fermata da lui tutta la notte. Lui si sveglia e lei non c’è più: è così da quasi un anno.

Perché non si è mai fermata, ancora se lo chiede. Lui non gliel’ha mai chiesto e lei non ha mai accennato l’argomento.

“Andrea, per l’ultima volta..

“Che te ne importa?!” urla di rimando con le lacrime che le vengono giù troppo facilmente “Ho detto che ti farò quel favore, non farmi l’interrogatorio!” 

Durque la guarda senza capire quello scoppio di nervi, ma tira lo stesso fuori un fazzoletto di tasca e glielo porge. “Va bene, tieniti il tuo piccolo segreto” borbotta alzandosi dalla posizione scomoda e posando sul tavolino di legno pregiato una scatolina di velluto piuttosto piccola.

“Questo volevo regalartelo in ogni caso” aggiunge prima di imboccare la porta e sparire dietro di essa, non senza averle lanciato un altro sguardo strano.

Andrea getta il fazzoletto da un lato, scocciata per essersi lasciata andare in quel modo.

Guarda la scatolina e la sfiora con un polpastrello, solleticandosi col velluto nero che l’avvolge.

La prende con un singhiozzo strozzato e la appoggia sul bracciolo della poltrona restando a guardarla per un po’, asciugandosi le furtive lacrime che continuano ad uscire. Si soffia il naso e aspira il profumo di quel bastardo che ama perché è l’unico che sia mai riuscito a toccarle il cuore.

 

La apre di scatto, allontanando subito le dita come se potesse morderla e resta allibita a fissare il contenuto, con un labbro stretto fra i denti: gli orecchini che aveva intravisto in una vetrina per puro caso e che gli aveva indicato con unabbastanza belli per me?’ mentre lui era al telefono e li aveva appena guardati facendole una smorfia e un gesto vago...

Andrea si era ripromessa di passarci e alla fine li aveva dimenticati.

Se n’è ricordato…

Sorride timidamente mentre li fa scorrere fra le dita. I diamanti rosati sono freddi e quando li indossa sente i lobi pesanti…pesano come la tristezza che cova dentro di se.

Il discreto suono del campanello la fa correre verso la porta. Quando apre, Durque la guarda per qualche istante e annuisce “immaginavo giusto. Ti stanno benissimo”

“Sei tornato indietro?” bisbiglia lasciandolo entrare e toccandosi ripetutamente i lobi ingioiellati.

“Non mi sono mai mosso.” Confessa appoggiandosi al muro e guardandola, col suo fazzoletto ancora stretto in mano. “Vieni qua”

Andrea si avvicina di un passo, guardinga. Daniel le prende le mani e la tira contro di se, costringendola ad abbracciarlo. 

“Perchè ce l’hai con me?”

“Non devi trattarmi come una puttana” ripete nuovamente con la voce incrinata.

“Non l’ho mai fatto. Ero nervoso per avere scoperto di quell’uomo. Non mi piace, Andrea”

“Ho capito..

“Non mi piace saperti tutta la notte fuori a divertirti con altri”

“Non mi diverto”

“No?”

“No…”

E con me?”

Andrea stringe di denti e s’irrigidisce.

“Con me è lavoro?” insiste piano. “Mi tratti con un cliente e sparisci subito dopo”

“Pensavo ti stesse bene così”

“All’inizio, forse”

Andrea s’irrigidisce ancora di più il cuore che s’infiamma nel petto. “Perché….ora…?”

Lui ridacchia e sorride e la abbraccia meglio, facendola ondeggiare fra le braccia da ex pugile che tendono la maglietta nera che indossa sotto il giacca di pelle corta, anch’essa nera.

“Lo sanno tutti che sei il mio punto debole” sussurra scostandole i capelli e accarezzandole la guancia.

Il suo sguardo sbigottito e incredulo lo fa sorridere.  

“Non dire stupidaggini” borbotta abbassando la testa che viene prontamente sollevata dalla mano di Durque che la fissa negli occhi per lunghissimi istanti “sono sempre stato onesto con te, dammene atto”

“E’ vero” sussurra imbarazzata “ ma che centra….

“Non ti ho mai fatto del male e non ti ho mai chiesto niente.

“Si” annuisce confusa “ma che centra..

“Centrerà col mio discorso se me lo lasci finire” borbotta abbracciandola meglio e tirandola sulla punta dei piedi “sei bassa senza tacchi…non mi ero mai accorto di quanto fossi carina.” Mormora accarezzandola e facendole abbassare lo sguardo.

Quindi menti quando dici che sono ‘stupenda e irraggiungibile’

“No, lo dico seriamente. Stupenda è una cosa, carina un’altra”

Andrea tace perché non ha ben capito la differenza.

“Non dici nulla?”

“Ti lascio finire” sussurra sentendosi troppo bene in quel momento.

Daniel tace improvvisamente nervoso “questo me l’ero preparato a casa prima di venire…”

“Ti eri preparato il discorso?” domanda senza poter fare a meno di sorridere.

“Si..” Annuisce sorridendo e tornando subito serio “ho girato mezza città per trovare quegli orecchini perché non ricordavo il nome della gioielleria”

Andrea lo guarda stupitissima ma non apre bocca, lasciandosi accarezzare e posandogli la guancia sulla mano quando la sfiora con un dito.

Cosa provi per me?”

La donna spalanca gli occhi per una frazione di secondo e balbetta qualcosa che lo costringe a piegarsi verso di lei “non ti sento”

“Io…mi sono affezionata a te..” Mormora per non sbilanciarsi troppo.

“Affetto. Solo quello? Affetto?” insiste innervosendosi e allentando la presa “affetto! Anche io nutro affetto per il mio cane!”

“No, non ha capito..” Balbetta in fretta sentendo che l’incanto si è spezzato “tu sei molto importante per me”

“Quanto importante?” insiste tornando a stringerla e cercando i tutti i modi di strapparle una confessione “anche tu sei importante. Tutto sta nel quantificare quant’è ‘molto’

“Troppo”

“Troppo..” Sussurra guardandola e scuotendo la testa “ho capito: è una gara a chi si rovina la faccia per primo” Sente che la presa su di lui si accentua e sorride “se te lo chiedessi, smetteresti di fare questo lavoro?”

Andrea lo fissa senza parlare e ancora prima che apra bocca, la bacia. Un bacio frettoloso, per togliersi dall’imbarazzo.

“E poi…che faccio?” balbetta confusa lasciandosi accarezzare e camminando all’indietro “dove mi porti?”

“Mi sono stancato di stare in piedi, con te si va sempre per le lunghe” afferma mettendosi a sedere sul divano con lei in braccio. La donna scivola fino a posare il sedere sul tessuto, le gambe distese sulle sue.

Durque la guarda e Andrea lo fissa a sua volta “allora?”

“Allora…non lo so…” sussurra troppo distratta dalle carezze che risalgono le gambe.

“Scusa è più forte di me, non riesco a non toccarti” mormora quando la vede ritrarle “ non riesco a fare un sacco di cose ultimamente”

“Ah..”sussurra tornado a riposarle sulle sue “mi stai dicendo quello che penso?”

“Dipende da cosa pensi” ammette tornando a sfiorarla, dolcemente, senza alcuna intenzione dissoluta.

“Penso tu sia impazzito tutto insieme..” Ridacchia felice e con un tremore nella voce che lo fa sorridere

“Probabile, stare senza di te…mi spiazza, ecco”

Andrea lo guarda e non sorride più “ci tieni a me?”

“Da morire”

Anche io”

“Bene, ora che ce lo siamo detto, posso baciarti? Ho resistito fino ad ora e sono quattro giorni che non ti vedo”

La donna si lascia baciare ancora un po’ stordita da quella storia, ma lo sente che qualcosa è cambiato. Lo percepisce dal mondo in cui la abbraccia e la sdraia sotto di se e le sussurra cose carine alle orecchie, facendola gemere fra le labbra.

Non ha mai dovuto fingere con Daniel, ma stavolta il piacere è triplicato e scorre libero in tutto il suo corpo mentre la accarezza e continua a baciarla lentamente.  

“Quel favore…”sussurra con la poca forza che le è rimasta.

“Non importa” lo sente bisbigliare contro il suo collo “pensiamo a noi adesso”

 

***

O porca miseria!”

Max resta col telecomando in mano, l’occhio pesto di chi ha dormito poco e scomodamente e la tazza di caffè in mano, ancora in boxer completamente dimentico della presenza femminile nella stanza di Ford che è stato esiliato come un ospite ingombrante. 

 

“Il cadavere di una donna sconosciuta è stato trovato stamattina dal proprietario della pompa di benzina. La donna indossava un camice ospedaliero e non aveva documenti con se. La macchina intestata ad un noto malavitoso deceduto in seguito ad un’aggressione nella propria abitazione è stata ritrovata poco distante, abbandonata e senza benzina. La polizia è certa ce la donna fosse l’assassina dell’uomo”

 

“Ford…Ford…”borbotta a mezza bocca cercando di posare la tazza sul tavolo e facendola quasi cadere a terra. Si precipita nella stanza degli ospiti scontrandosi nel frattempo con Charlie che sbadiglia ampiamente e si sveglia all’improvviso allo spettacolo gratuito di prima mattina.

“Beh, sempre meglio del cane che ti lecca la faccia” ridacchia osservando le immagini di Jordan e raggelando. “Sheltonn!!” grida con tutto il fiato che ha in gola.

 

Quegli urlacci lo tirano giù dal letto con un sussulto violento. Ce n’è abbastanza per farmi venire un infarto!“Che cazzo…oddio, vi odio! “ sibila il padrone di casa anch’esso in mutande strizzando gli occhi “Che c’è?! Dio, che palle!”

 

Charlie gli indica la tv, cambiando canale per trovare un telegiornale che non abbia già passato la notizia e resta ad assistere alla sua discesa negli inferi.

Ford si siede a stento sulla prima sedia che gli è stata ficcata sotto il sedere da Max e resta a guardare la tivù con gli occhi sgranati. 

 

***

Natalie si strozza con la colazione, tossendo e mandando giù in fretta un sorso di caffelatte alla notizia alla tv…quella è la ragazza di Ford! Ne è sicura, se lo sente dentro.

 

***

Durque si aggira per l’appartamento di Andrea con un’espressione stupita e smarrita al tempo stesso. È carino e non assomiglia neanche lontanamente al luogo di perdizione che aveva immaginato. Televisione, decide dopo aver ordinato la colazione al bar più vicino

 

La notizia lo aggredisce con forza. La puttana è schiattata e con lei la possibilità di vendicarsi di Ford. La sua mente lavora velocemente mentre nell’altra stanza Andrea è in preda ad un incubo che la fa gridare di paura. Si sveglia saltando a sedere e ansimando, stingendosi le braccia addosso.

Osserva il letto sfatto, l’orario e i vestiti in terra. C’è ancora, non se n’è andato.

“Daniel...”sussurra a  mezza bocca “Daniel!”

Il suo grido mezzo terrorizzato lo fa precipitare da lei. Quando lo vede, Andrea gli si getta in braccio piagnucolando

“Stanotte...mi sono agita? Ho urlato?”

“No. Io dormivo non ti ho sentito” le dice studiandola attentamente “sei pallidissima, vieni qui” la tira contro di se e la coccola finchè non si rasserena. Non riesce a smettere di pensare alla morte di quella donna. Non può più usarla per il suo spietato ricatto ma non importa: ci sarà sicuramente qualcuno a cui il bastardo tiene…

 

Mi dirigo all’obitorio con questi due che mi fanno da cani da guardia! Pensano forse che non ce la faccia da solo?!

Mi sa di no…

Quando esco, non ho la forza di stare in piedi e non riesco a fare a meno di sedermi sulla scalinata della polizia, la testa fra le mani e Charlie che continua ad abbracciarmi ma non riesce a trovare le parole per consolarmi.

“…non ho potuto neanche spiegarle quella faccenda dei soldi” mormoro d’un tratto asciugandomi gli occhi su un braccio “io volevo farlo ma lei è scappata…”

“Ford dai, lascia stare” mi sussurra dolcemente “sei un bastardo piagnone, non ti sopporto quando mostri il tuo lato femminile” mormora con gli occhi lucidi e il cuore stretto per la pena che sta provando per me.

Annuisco e tiro su col naso…che esempio di maschia virilità! Cerco un fazzoletto e ricordo solo alla dine di averlo lasciato a Jordan...a Jordan…

Abbasso la testa nuovamente distrutto dal dolore ma mi costringo a rialzarla quando sento uno stridio di freni e una clacsonata violenta.

Sto pazzo si farà arrestare.

La macchina si ferma di fronte al commissariato e una ragazza bionda scende in tutta fretta, lanciando un’occhiata alla scalinata lunga e restando a metà di un passo.

Natalie…Natalie?!!

“Ford..” Sussurra arretrando e stringendo le chiavi della macchina nel palmo della mano.

“Natalie..” mormoro incredulo asciugandomi in fretta gli occhi.  

“Carina, Natalie!!”

Max annuisce rimediandosi un colpo sul fianco dal sottoscritto che lo fa piegare di trenta gradi da un lato e uncoglione’ sibilato da Charlie che lo guarda con disprezzo dall’altro.

Mi costringo ad alzarmi e scendo i pochi gradini rimasti mentre lei mi viene incontro con la testa bassa.

Ancora più bella di prima..

“Mi dispiace, mi dispiace tanto. L’ho sentito al telegiornale stamattina e mi sono scapicollata pensando…che magari…”

Potevo fare qualcosa per te.

“…non stavi bene”

La guardo ammutolendo perché non so da dove cominciare. Ora che è qui con me, mi sento leggermente meglio. Non sembra che lei se ne sia accorta perché ho un mezzo sguardo vitreo mentre ripenso alle sue parole. “Sei tornata per me?” domando tenendomi sul vago…si, l’ha detto prima, non così, ma te l’ha detto.

Sono troppo rimbambito per accorgermi che mi sta abbracciando. Non riesco a godermelo appieno e mi costringo a svegliarmi prima di fare una brutta figura con lei.

 

Natalie allenta la presa e lo lascia andare, accorgendosi della mancanza di reazione da parte sua “Certo!” esclama indignata “non potevo certo lasciarti da solo, frignante come un moccioso sulla scalinata della polizia con…chi sono quei due?” domanda a bassa voce facendo un sorrisino timido a Charlie e lanciando un’occhiata incuriosita a Max che la sta studiando da quando è apparsa.

“Due stronzi “ afferma guardando alle sue spalle il poliziotto che le sta facendo la multa per divieto di sosta. “Natalie, devi spostare la macchina”

La ragazza si volta in fretta saltando verso l’agente che scrive “no, no, la tolgo, la tolgo!” urla rientrando nell’auto e parcheggiandola decentemente dall’altro lato della strada.

 

Mi siedo ancora un po’ rigido, ma sentendomi un pochino meglio. Che cazzo hanno da guardare sti due?! Mi volto verso di loro con le facce lunghe e le espressioni ghignanti.

“Quella chi è?” domanda Charlie ridacchiando “visto che slancio? La giovinezza!”

“E’ Natalie, la sua nuova fiamma”

“Non è la mia fiamma” mormoro senza seguendola da lontano mentre attende impazientemente di attraversare la strada per precipitarsi da me…

E’ venuta per me...non lo avrei mai immaginato, ma perché? Chi glielo fa fare di perdere tempo con un poveraccio pieno di problemi, lei che cerca sempre di evitarli scappando continuamente di casa?

“Gli va dietro. E’ la ventiduenne del cd!”

“Ah, e bravo il marpione! Ha fegato a prendersi una cotta per uno così!”

“Più giovane è, meglio è! Svezzare le giovani pulzelle è prerogativa del maschio adulto”

Charlie lo fissa di traverso, smorzando il riso “smettila se non vuoi fare la fine del gatto sull’autostrada. Non esagerare, Gershow

Max ammutolisce e la fissa sorpreso abbozzando uno ‘scherzavo’ che non la rabbonisce di un grammo.

Sti due non fanno altro che discutere e mi hanno scocciato abbastanza. “Non fatevi sentire o vi schiaccio la testa sotto le ruote del trattore di Liberal

“Ah, quel tipo ha ri-telefonato” lo avvisa Max dandogli una pacca mentre Natalie si avvicina zompettando con lo zainetto in spalla “Ti ha invitato ad andarlo a trovare al suo Casinò, un giorno di questi.

Grugnisco un assenso mentre Natalie rallenta il passo e si toglie lo zainetto dall’aria pesante facendolo scivolare ai propri piedi. Mi guarda con un mezzo sorrisino a cui non riesco a rispondere.

 

Oggi pomeriggio c’è il funerale

 

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Capitolo 17
*** No, lei non mi amava.. ***


Il funerale è anonimo e ci sono solo quattro persone ad assistere alla deposizione pubblica

Il funerale è anonimo e ci sono solo quattro persone ad assistere alla deposizione pubblica. Quattro persone e una macchina lontana che segue ogni mossa del ridotto corteo.

E quella bella biondina chi è? Si domanda Durque zoomando col binocolo su Natalie. Sorella dispersa, amica…“Tombola” sussurra quando la vede stringergli la mano e poi abbracciarlo, in evidente stato di preoccupazione.

Quella piccoletta doveva essere la sua nuova donna… bene, pensò ripartendo con tutta calma, ci andrà di mezzo lei se non scuce il milione che mi deve!

 

La ‘piccoletta’ in questione non è poi così tanto piccola: sulla carta d’identità ha 23 anni appena compiuti e per la cronaca è alta 1.70...con i tacchi! Non è tanto bravo Ford a fare gli identikit.

Natalie lo osserva con una pena terribile nell’animo e non sa come comportarsi perché non sa neanche consolare se stessa, figurarsi lui.

È rimasto inchiodato in quella posizione per tutto il tempo, pallido e con un’espressione vuota che l’ha fatta seriamente preoccupare. Gli ha preso la mano, stringendola mentre calavano la tomba nella terra e solo in quel momento l’ha sentito riprendersi con uno scatto muscolare. L’ha stretta fino a farle male alle ossa ma Natalie ha stretto i denti e non ha detto niente.

Ha provato a mettersi nei suoi panni e ad immaginare se ci fosse stato qualcun altro al posto di quella donna sconosciuta.

La sua mente ha cancellato immediatamente il pensiero tremendo e l’ha costretta ad abbracciarlo con forza.

Ford non ha mosso un muscolo e non l’ha ricambiata. Ha osservato la terra che veniva gettata sopra seguendo con gli occhi i singoli granelli che si perdevano, scivolando dalla bara liscia di legno lucido e rotolando sul fondo, accumulandosi fino a far svanire anche l’ultima traccia della croce intagliata sopra.

Addio Mac..

 

Natalie l’ha sentito tirare su col naso ma non ha avuto la forza di alzare gli occhi su di lui. Ha preferito continuare a stringergli la mano tenendo ostinatamente gli occhi puntati sul prato vasto davanti a se, costellato di tombe bianche ornate dall’erba accuratamente falciata. 

 

Ha parlato senza sentire le proprie parole, cercando di smuoverlo quando il prete se n’è andato, una volta espletata la propria angusta funzione.

 

“Ford, andiamo via” gli ha sussurrato non riuscendo a stare lì un minuto di più. 

“Lasciami qui…va con Charlie” le ordina imbambolato, la foto della sua donna che spicca sulla lapide. Troppo seria in quella foto… Jordan era allegra e solare…non era

Natalie lo vede abbassare la testa incupito. Non ha mai visto piangere nessun ragazzo e non sa come affrontare la cosa. Dietro di lei, Charlie ha un’espressione impenetrabile e Max sembra dispiaciuto.

Loro la conoscevano? Cosa aveva di tanto speciale questa donna? Si domanda sentendosi subito in colpa per aver pensato una cosa del genere di una morta.

Eppure lei non sopporta di vedere Ford ridotto in quel modo per colpa di un’altra!

 

“Andiamo.” Sussurra toccandolo e arretrando di qualche passo quando la scosta da se con rabbia, inginocchiandosi davanti alla tomba.

“Va via” sibila incazzato “andatevene via tutti, cazzo! Fuori dai piedi!” 

Natalie fa un salto all’indietro finendo contro Charlie che la rimette dritta e le fa cenno di non prendersela.

Natalie non se l’è presa: è scocciata da morire!

“Non prendertela, gli passerà” le dice sottovoce Max col suo sguardo stranamente limpido e consolatore.

Aggrotta la fronte per non dire quello che pensa veramente in quel momento. Odia quella donna sebbene non l’abbia mai conosciuta, ma la odia per il male che stava facendo a Ford anche dall’aldilà.

Natalie è sicura che lui non la dimenticherà mai, che quel fantasma occuperà per sempre tutto il suo cuore senza lasciarle neanche un angolino in cui accucciarsi e non riesce a fare a meno di singhiozzare per qualche istante. Era anche bellissima, come fa a competere con una del genere?! 

 

“Dai, non piangere. E’ nervoso, gli passerà, dagli tempo

Pensi che non lo sappia, cretino? Natalie ha una mezza antipatia per Max: sta dicendo cose scontate che non ha bisogno di sentirsi ripetere da un idiota troppo palestrato. Non risponde e si limita ad annuire.

“Quanto intendi rimanere?”

La domanda di Charlie non la fa neanche pensare “domani non lavoro. Ho avvisato Nan.. la signora Merrybeth di un lutto in famiglia. Mi ha dato la giornata libera” afferma asciugandosi un occhio lucido.

“Bene, la tribù si allarga” ridacchia Max sfregandosi le mani “ci dovremmo stringere”

“Dove?”

“Non lo sai?” Charlie sorride divertita “alloggiamo tutti  dal signorino scontroso laggiù”

“Sarà contento…” mugugna ricordando della sua antipatia per le grosse compagnie. Anche se composta da tre persone, per Ford bastano a creare situazioni insostenibili. 

“Non ne hai idea. Ti dispiace dormire con me o preferisci …” indica Max che assume un’aria angelica e la guarda sbattendo gli occhi.

Natalie lo fissa imperturbabile e poi risponde lentamente calcando bene ogni singola parola “no, grazie. Ho una famiglia in questa città e piuttosto che dormire con te mi sistemo nella cuccia del cane”

Charlie scoppia a ridere trattenendosi per rispetto a Ford che non sta divertendosi per niente e si sta macerando nei sensi di colpa.

See..lo so io con chi vorrebbe dormire, la piccoletta” ridacchia Max indicandola e mandandola a fuoco.

“Porco!” sibila allontanandosi di qualche passo e occhieggiando le spalle curve di Ford.

Charlie lo fissa con aria tenebrosa “mi fai schifo sempre di più, Gershow. Non insidiare la bambina!”

“Non sono una bambina” è la secca risposta della ragazza. “Ho 23 anni e non sono esattamente una bambina e mi difendo da sola, grazie!” replica acidamente facendola tacere.

La donna la osserva senza replicare alla sua tagliente risposta e la segue con lo sguardo mentre si avvicina a Ford restando a parecchi passi di distanza dietro di lui.

Emmamma mia non si può neanche scherzare! Ommerda!!”

Charlie si volta all’esclamazione di Max che se ne sta accucciato in terra dietro la macchina “che ti succede, hai perso un centesimo?”

L’uomo indica alle due spalle e la tira giù a sua volta “la mia ex moglie! Merda, merda!”

“Io non centro nulla con le tue storie malate e lasciami andare che neanche mi conosce, quella!” sibila a bassa voce scostando la mano che la stava stringendo.

Se vede Ford siamo fregati”

Tu sei fregato” ribatte Charlie scrollandosi finalmente dalla sua presa. Si rialza osservando una bella donna sorpassarla, gettandole appena un’occhiata. Vorrebbe tanto aprire bocca per metterlo nei guai!

Se n’ è andata, cretino” l’avverte a mezza bocca quando è ormai lontana “che è sta storia?”

“Scappo per non pagare gli alimenti” spiega non fidandosi e spiando da dietro la gomma le gambe della sua ex moglie ormai all’orizzonte.

“Passibile di denuncia” afferma masticando una gomma alla nicotina. “E da quanto tempo non li paghi?”

“Da tanto! Mi hanno licenziato, pignorato casa e il commercialista è scappato con i miei soldi...e quel fiorellino innocente è attratta da quell’essere abominevole!” mugugna a mezza bocca tirandosi su dal terreno e spazzolandosi i pantaloni.

“Quello è un ragazzo molto dolce” borbotta seccata “e anche lei! Mi piacciono insieme.”

“Mh..” mugugna Max osservandola e appoggiandosi all’auto “tanto non sarei mai riuscito a rimorchiarla: troppo innamorata di quel tipo”

Charlie lo guarda sbattendo gli occhi e non parla, limitandosi a scuotere la testa “sempre una frase di troppo.

 

La sento muoversi dietro di me ma non riesco ad aprire bocca per parlare. Allungo una mano per invitarla a sedersi ma lei non accetta.

È arrabbiata perché le ho risposto male prima?

“Quanto ti fermi?”

Natalie mi aggira e si ferma davanti a me abbassandosi sulle ginocchia. Mi guarda fisso negli occhi e mi da fastidio farmi vedere così debole. Afferma che dopodomani dovrà tornare ‘a casa’ dalla Nanny e che stanotte tornerà dai suoi.

Non può restare con me?

“Natalie...potresti fermarti da me se ti va…”

Lei mi guarda e inclina la testa soprappensiero “se mi garantisci una buona copertura contro quell’essere laggiù, resto volentieri.”

“Mi farebbe piacere” ammetto alzandomi col volto stravolto e un’aria ciancicata da fare schifo e pena anche ad una suoretta. Strofino un braccio sugli occhi e quando smetto la vedo infilare una mano in tasca. Mi porge un fazzoletto con molta cautela. Lo prendo e lo guardo e poi sorrido come uno scemo “da non crederci..” Ridacchio mentre Natalie mi guarda senza capire.

“E’ un fazzoletto di carta: abbattono gli alberi in Amazzonia per farli” mormora camminando di fianco a me.

Perché è così tesa adesso? Così dura…

“E’ una cosa che mi diceva mio padre, un giorno te la racconterò” mugugno camminando lentamente. Mi fermo e la guardo per un po’ cercando di capire cosa l’abbia infastidita “mi fa piacere che sia qui” ammetto timidamente facendola quasi sorridere.

“Davvero?”

La sua domanda è piena di speranza che le illumina il viso. Bellissima…

“Si” ha un’espressione che non le ho mai visto e una tensione addosso che non mi piace per niente. C’è qualcosa che la sta infastidendo e non penso sia Max. Deve essere sicuramente colpa mia. “Sei  cresciuta un pò o sono io che ci vedo male?”

“Ho fatto il compleanno una settimana fa ma sono sempre uguale. Ci vedi male” borbotta mettendosi meglio lo zainetto in spalla e non degnandomi di un altro sguardo. “Ce l’hai ancora il cartello stradale?”

“Auguri in ritardo” le dico facendole alzare le spalle. Si, ce l’ha con me, sicuro a palla. “Ce l’ho ancora, sta a casa” mormoro continuando a chiedersi che diavolo devo farci con un cartello stradale...e perché Natalie ce l’ha a morte con me!

 

***

 

“Non mangi?”

“Non mi va”

“Dai, Ford…”

“Natalie…” l’uomo sospira e la guarda, mezza imbronciata e occhi supplichevoli…disgraziata! “Davvero non ho fame” cerca di essere gentile mentre lo dice ma non riesce ad evitare il tono brusco.

“Va bene, non insisto “ afferma decisa e delusa: lui se ne sta rintanato nella sua stanza e dall’altra parte giungono le grida selvagge di Charlie e Max che non riescono ad andare d’accordo neanche su quanto sale mettere nella pasta.

“Mi hanno scocciato, adesso urlo” sibila la ragazza muovendosi verso la porta.

Lasciali perdere, fanno esercizio di pazienza. Chiudi quella porta e torna qua.” Le ordina mezzo arrabbiato per avere la casa invasa dalle orde barbariche e depresso per colpa di quella meraviglia dalla luna storta nella sua stanza.

Natalie ubbidisce e resta in piedi, addossata alla porta, le braccia incrociate sullo stomaco. Lo osserva giacere scomposto sul letto, di traverso, la faccia abbandonata sul copriletto. Alza la testa nella sua direzione e le mormora che ‘potrebbe anche sedersi accanto a lui, che non morde mica!’

Tu magari no. Io in questo momento si! Pensa staccandosi dal muro e sedendosi ai suoi piedi. 

Non immaginava sarebbe andata così, la cosa…

“Raccontami cosa fai adesso”

“No, non mi va molto.” Borbotta senza voltarsi. La gelosia la sta divorando e si rende conto di essere ridicola!

Sei arrabbiata con me?”

La sua voce è molto vicina, adesso. Natalie si volta e lo trova accanto a se, dispiaciuto e preoccupato. La rabbia cala a livelli di allerta e accenna un sorriso. “No, perché dovrei?”

Ford la guarda senza rispondere; torna a sdraiarsi sul letto e contempla il soffitto prima di parlare.  “Non lo so. Ho quest’impressione”

Impressione giusta, pensa indurendosi di colpo. Si alza nuovamente avvicinandosi alla porta “vado a mangiare; se hai fame, fatti vedere di la

Quando resta solo Ford alza gli occhi al cielo…si, ce l’ha proprio con  me!

 

Sbatacchiare piatti e posate non la fa calmare e non la fa stare meglio. Natalie prende un bel respiro profondo, poi un altro e poi un altro ancora e ringhia al nulla cercando di calmarsi.

E’ riuscita a mandare a quel paese Max tre volte che non le si avvicina più a meno di non aver una forchetta in mano per punzecchiarla e attizzare la ‘belva’ dentro di lei – in questo momento, fuori di lei - e ha evitato Charlie finchè ha potuto. Quella sa qualcosa e ha capito qualcosa.

Siede fuori della casa, guardando la strada che si dipana dal vialetto e continua a battere un piede ferocemente.

La porta si apre e Natalie solleva lo sguardo verso Charlie che esce fuori e si stiracchia, sbadigliando.

“Si sta bene qua fuori” afferma appoggiandosi al muro, fissando la luna, uno specchietto quasi invisibile nel cielo.

“Già” borbotta guardandosi le scarpe. La stringa è allentata e lei la stringe per bene, impegnandosi mentre lo fa, cercando di deviare la mente dalla rabbia che sta covando stupidamente.

“Come sta?”

“Non lo so” ammette appoggiando le braccia sulle ginocchia piegate.

Charlie si sistema accanto a lei e la guarda per un attimo “ti piace, eh?”

Natalie avvampa e non risponde facendola sorridere. “No, non mi piace. Mi fa incazzare!” sbotta d’un tratto arrabbiata. “Che aveva di tanto speciale questa donna? Da quanto ho capito non era una santa, ok… sarà stata bellissima ma…” Natalie si blocca non sapendo dove vuole arrivare. “Sono una stronza, lo ammetto. Dovrei consolare Ford e invece vorrei prenderlo a schiaffi!”

 

“E’ la sensazione che hanno tutti appena lo conoscono. E’ un bravo ragazzo in fondo, dolce, un pò tonto. Si spacca in quattro per le cose in cui crede e prende sempre un bel po’ di fregature.

 

Natalie la ascolta senza interromperla perché vuole conoscere tutto di Ford.

“Come ha fatto a farti innamorare di lui?”

La ragazza non risponde, pensandoci su a lungo “vediamo…mi ha corso dietro tre mesi, ogni volta che scappavo di casa, lui mi trovava sempre.

La prima volta mi ha scovato dentro un supermercato e non è stato proprio un bell’incontro. Pensavo fosse un maniaco, l’ho visto seguirmi fra i reparti finche alla cassa non mi ha sbattuto in faccia il distintivo da agente privato e mi ha portato via di forza. Dio, che vergogna! Davanti a tutti mi ha caricato sulla spalla come un sacco di patate e non mi ha fatto neanche pagare la spesa: è passato attraverso i tornelli fregandosene della cassiera che gli urlava dietro e mi ha lasciato andare solo una volta arrivati alla macchina.”

La voce si affievolisce mentre ricorda il loro primo incontro - scontro.

Si era messa davvero paura, soprattutto perchè se l’era ritrovata davanti all’improvviso e quella cicatrice l’aveva fatta quasi gridare. Alla macchina poi, l’aveva bloccata contro la portiera con un braccio attorno alla vita e un’aria di strafottenza che lei aveva sempre odiato.

“Poi in piscina, in discoteca, al locale…” elenca contando sulle dita “era diventata una specie di sfida, un nascondino scemo che interrompeva la routine delle giornate. Le ultime due volte mi sono divertita parecchio!” ammette sorridendo.

 

Charlie annuisce e si accende una sigaretta. Sventola il fiammifero e lo getta di lato, guardando il fumo della capocchia salire verso l’alto. “Insomma è cominciata così”

“Penso di si...non lo so. Le ultime due volte non vedevo l’ora che arrivasse…allora ho cominciato a preoccuparmi sul serio; ho anche provato a sedurlo per farmi lasciare andare ma non c’è stato niente da fare!”

“Mh…”annuisce la donna sorridendo “retto e onesto fino in fondo”

Anche troppo, pensa con una smorfia. No, non è vero. Gli piace che sia così. “E’ Mister Brightside

Cosa?”

Charlie la guarda senza capire e lei scuote la testa sorridendo “niente…una canzone” spiega sorridendo

E’ solo il prezzo che pago, il mio destino mi sta chiamando. Apri i miei occhi ardenti perché io sono Mr Brightside’ sussurra calcando le parole del testo. “Me lo ricorda…sempre impegnato in qualcosa.

Charlie la guarda di sottecchi. Quel modo di sorridere è sinonimo di cotta fulminante e galoppante.

“E’ un bravo ragazzo”

“Lo so” annuisce fiera di lui. Poi si volta interrogativa “è una mia impressione o non sa mai che pesci pigliare?”

Charlie scoppia a ridere e annuisce “si e fa un sacco di rumore, in compenso. Se qualcosa lo tocca si raggomitola su se stesso e non muove un dito finchè non è più che certo di fare bene”

Natalie ridacchia intenerita.

“Con Jordan è sempre stato un capoccione cieco. Lei lo trattava come una merda e lui abbassava la testa e rispondeva ‘sissignora’. Non so cosa ti abbia raccontato ma mi ha sempre dato sui nervi quella stronzetta con la puzza sotto il naso.

Ford era uno dei tanti, uno per divertirsi una notte e cacciare a calci il giorno dopo. Borbotta alzandosi e passeggiando su e giù “era talmente preso da lei da non accorgersi che quella stronza ne aveva già pronto un altro. Ha fatto la micina per un mese perchè c’ero io; quando me se sono andata e Ford s’è finalmente svegliato…non è molto sveglio da quel punto di vista. Penso dovrai gridarglielo con un megafono.

“Non voglio sapere cosa è successo con quella donna!” borbotta in fretta Natalie guardandosi dietro innervosita. Non è vero: muore dalla curiosità di sapere cosa è successo fra loro ma non lo ammetterà mai.

“Gli ci vorrebbe una ragazza come te. Non so che problema hai, se sei matta o se collezioni teste d’uomini in camera tua ma una con la tua dolcezza gli farebbe un gran bene” afferma indicandola con una nuova sigaretta fra le dita.

“Non sono poi così dolce!” mugugna un pò lusingata dalle sue parole. Se quella donna ha influenza su di lui…“è poi è uno stronzo scontroso!”

 

“Non ha avuto vita facile; la madre è morta quando lui era piccolo e il padre era un gran fannullone perditempo. Faceva l’investigatore anche lui, ed era sempre assente. Ford è cresciuto solo, per quello è così chiuso e riservato” mormora sedendosi accanto a lei. “Non ha mai avuto fortuna con le donne e non è mai stato veramente felice. Lui crede di esserlo stato quel mese con Jordan ma è solo una sua proiezione mentale. Hai presente? Un ricordo brutto col tempo viene sfumato fino ad  assumere toni gradevoli. Lui ha fatto la stessa cosa: ha sfrondato di difetti di Jordan e ne ha esaltato quei pochi lati buoni che possedeva. Non dubito che lei gli fosse affezionata… a modo suo, ovvio, ma..”

Charlie si blocca sentendo un rumore dietro di se. Merda!

Alza lo sguardo al rallentatore mentre Natalie impallidisce per la vergogna e la sorpresa.

 

Ford è furioso e sembra sul punto di picchiarla “che le stai dicendo, Charlie?!

La donna si alza e getta la terra la sigaretta spegnendola col tacco “mi sto facendo i cazzi tuoi!” ribatte con un mezzo sorrisetto sfidandolo con lo sguardo.

Natalie si alza a sua volta, scostandosi dalle due belve e stringe le braccia attorno allo stomaco “non litigate…” sussurra mordendosi un labbro.  

“Devi sempre intrometterti nella mia vita! Non sai un cazzo di me e Jordan, come ti permetti di parlare di lei in questo modo?!”

La sua amica non abbassa lo sguardo neanche per un secondo “analizzo i fatti da un punto di vista oggettivo”

“Non sai niente” sibila avvicinandosi a lei

“So che ti ha fatto stare d merda per un bel po’ e …

“Non sai niente, sta zitta!” urla piegandosi minacciosamente verso di lei “lo sai che le ho svuotato il conto in banca per pagare quell’aguzzino che mi ha sfregiato?! Lo sai che non mi ha mai perdonato?!” urla facendole girare la testa da un lato. Il silenzio che cala è pesante e sempre più opprimente. Charlie tace e alza velocemente un sopracciglio “non lo sapevo, scusa…”

 

“No, no lo sapevi” mormora gettandole un altro sguardo accusatore e voltandole subito le spalle. Vede Natalie ferma davanti a lui e fa una smorfia “andatevene via tutte e due, non avete niente da fare qui!” sibila sorpassandola e facendole perdere un battito.

“Ford...aspetta un attimo” borbotta in fretta afferrandolo per un braccio mentre Charlie si allontana rapidamente.

Lui la guarda per una frazione di secondo e torna a fissare la porta socchiusa.

“Sarei andata via domani lo stesso, non lasciamoci così male, vuoi?” gli domanda dolcemente con la voce che trema per il pianto imminente. Ha esagerato e ora non sa come cavarsi dai guai!

Ford non risponde e si limita a guardarla incupito.

“Scusami, gliel’ho chiesto io…le ho chiesto di Jordan”

“Non dovevi farlo. Dovevi chiederlo a me” ribatte duro con una voce cattiva e un tono ferito che le straccia il cuore.

La ragazza lo fissa con gli occhi lucidi e un rospo in gola difficile da digerire “mi avresti risposto…se ti avessi chiesto…tu..”

Distoglie lo sguardo e la stessa cosa fa il suo compagno. “No, non ti avrei risposto” ammette con tono basso e carico di dolore “non ora”

Natalie annuisce e si appoggia alla parete con un tonfo sordo, cercando di dire qualcosa che non le viene in mente.

Cosa volevi sapere? E’ per questo che sei arrabbiata?”

La domanda la coglie impreparata. Muove gli occhi su e giù, fino a posarli su di lui “vi amavate?”

“Si.”

Quando lo dice, dopo un secondo lunghissimo si accorge di non saperlo con certezza. “Io...si…lei non so…” Balbetta indeciso, sedendosi sullo scalino occupato in precedenza da Charlie.

“Ho sempre creduto…” Ford non riesce quasi a parlare, un terribile timore che diventa realtà. Jordan non l’amava e non gliel’ha mai detto. Infatuazione certo, affetto. Fine, niente di più per lei.

Per lei.

L’uomo tace da troppo tempo e Natalie lo osserva, indecisa se avvicinarsi o restare lì dov’è. Si accosta cauta abbassandosi piano piano e osservandolo di sottecchi “Ford…”

Lui non risponde continua a passarsi una mano sul viso, gli occhi troppo lucidi “no, lei non mi amava…” ammette affrontando la triste realtà. “Non mi amava.”

 

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Capitolo 18
*** Molto carina, molto giovane, molto ingenua... ***


Natalie tace con gli occhi sgranati, un pò inebetita

Natalie tace con gli occhi sgranati, un pò inebetita. E adesso che faccio? Come lo consolo? Io non sono capace, non mi è mai capitata una cosa del genere!

In preda all’indecisione gli circonda le spalle con un braccio sentendolo rabbrividire.

“Ford…mi dispiace” sussurra accarezzandolo lievemente “non fare così! Non so che fare per consolarti!” sbotta con la voce tremante facendolo voltare dalla sua parte.

Il suo braccio scivola attorno alla vita e la stringe affondando il viso contro la spalla, fra i capelli dorati che lo sfiorano e gli fanno un solletico piacevolissimo.

Sente che il cuore le batte violentemente e la stringe ancora di più respirando a fatica che lacrime che gli strozzano la gola e gli impediscono di inghiottire.

Natalie gli stringe la testa fra le braccia e lo culla contro di se, a lungo, finchè non lo sente calmarsi e non lo lascia neanche dopo quando respira regolarmente muovendosi appena e strusciandole la guancia ispida sulla clavicola. Si asciuga gli occhi con il dorso della mano e torna ad abbracciarla con forza. “Grazie…” mormora con la voce roca che la fa avvampare.

Il cuore comincia a batterle un po’ troppo “niente” sussurra impacciata, il piacere di essere stata utile - per una volta - mescolato all’imbarazzo che serpeggia nelle dita che lo accarezzando affettuosamente.

“Mi sento un idiota…”

Perché?”

La voce di Natalie è morbida e gentile, c’è tanto affetto dentro.

Cristo…mi ci potrei abituare e dopo sarebbe peggio! Ford la guarda per qualche istante e non risponde rabbuiandosi ancora di più.

Si sente anche troppo bene…e non è normale.

“Beh? Cos’è sto musetto triste?” lo prende in giro spingendogli un dito nella guancia senza ottenere alcuna risposta.

Natalie si china a guardarlo, torcendo il collo e facendo piovere i capelli nel vuoto “ti sei addormentato? Sono così soporifera?”

“No, sei rilassante. Anche troppo” borbotta senza guardarla. Continua a fissare la barriera dorata e ne afferra una ciocca giocandoci svogliatamente, la mente in bianco. È anche comoda…pensa muovendo la testa e ascoltando il suo cuore che batte forte. Sfiora distratto il suo ginocchio avvolto dai jeans e lo accarezza senza pensarci, rendendosi conto solo alla fine che i battiti sono accelerati.

Improvvisamente si fa attento e si volta a guardarla.

Natalie sta sorridendo, svagata da qualche pensiero felice perché ha un’espressione languida sul viso. Quando sente che il peso si è spostato e non le preme più addosso, abbassa la testa di scatto e lo guarda. “Che c’è?”

“No, nulla” sussurra guardandola intensamente. Mi starò sbagliando. “Natalie..”

“Si?”

La sua voce ha una nota urgente e lo fa sorridere. Forse anche lei…perché no?

 

Si alza e sospira, battendosi le mani sui jeans impolverati e le allunga la mano per rimetterla in piedi. Natalie vorrebbe rifiutare perché tutto quel contatto fisico fra loro è stato troppo...e poi potrebbe sentire che le tremano le mani e ha i palmi sudati!

Con nonchalance, passa la destra sulla gamba e gliela porge sperando che non si sia accorto della sua agitazione.

Quando è in piedi si aggiusta distrattamente i vestiti e i capelli che le vanno in faccia – perché non stanno mai a posto? – e quell’angolino della tasca che esce sempre fuori…è un fascio di nervi ma spera che lui non se ne sia accorto.

“Torniamo dentro va…” borbotta a bassa voce affondando le mani in tasca nervoso. Sclerosi galoppante. Figurati se ti degna di un pensiero, una così!

Natalie annuisce da un colpetto leggero alla porta socchiusa che si apre con uno scricchiolio.

“Aspetta”

Sobbalza a quell’ordine perentorio e si gira di scatto con gli occhi sgranati e una strana sensazione addosso “s-si?” balbetta alzando la testa mentre si avvicina fino a toccarla. Se fa un passo indietro inciampa nell’ultimo gradino rimasto.

Ford è nuovamente indeciso e la guarda mettendola in estrema agitazione. Non gli tornano certi suoi comportamenti e avrebbe bisogno di una spiegazione. Giusto per dormire la notte: se non riesce a capire, non chiude occhio!

“Dimmi” insiste per trarsi d’impaccio; si tira giù le maniche coprendo le mani e afferra il tessuto nei palmi scoprendo leggermente una spalla. Quel lieve movimento attrae l’attenzione di Ford che si concentra su quell’unico pezzetto di pelle scoperto.

D’un tratto si domanda come sarebbe averla nuda addosso e avvampa fissandole le labbra e il seno, muovendosi su e giù sul suo corpo.

Cosa c’è?”

Natalie si è accorta di quell’esame ai raggi x e non può fare a meno di arrossire “Ford…la smetti?”

“Di fare cosa?” domanda col cervello sconnesso e una voglia opprimente di baciarla e toccarla, sopra e sotto i vestiti…soprattutto sotto!

“Lo stai facendo ancora” sussurra a disagio.

“Ancora cosa?” domanda nuovamente perchè non capisce nulla di quello che sta bisbigliando tutto preso dalla sua fantasia erotica. Natalie gli piace… fin troppo.

“Mi guardi”

Perché sei bellissima”

Natalie sussulta internamente mentre Ford si riprende al suono della propria voce e si allontana di qualche centimetro: non si era accorto di essersi piegato così tanto su di lei. Stava quasi per baciarla.

Baciarla, baciarla…

Baciare Natalie…

G-grazie” sussurra arrossendo così intensamente da calamitarlo nuovamente verso di lei.

“Natalie…” mormora togliendo le mani dalle tasche. Le sfiora le braccia salendo verso le spalle, stordendola con quella novità.

Rovinarsi la faccia è l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento.

“Pensavo di averti perso. Non sentirti per tutto quel tempo, non vederti più…” sussurra accarezzandole il collo rigido. “Mi piaceva giocare a nascondino con te”

“Ford, ma che…” lei lo fissa negli occhi e ammutolisce per quello che vede “davvero?”

Lui annuisce e la tira a se, sentendosi sfiorare timidamente. “Non possiamo farlo una volta al mese? Per mantenere viva la tradizione.”

Si che possiamo…” afferma divertita sorridendogli. “Mi sforzerò di trovare qualche posto nuovo”

Ford continua a guardarla in quel modo che le fa muovere le labbra da sola, assumendo un tono grave.

“Mi mancavi un casino” confessa a sua volta con la voce rotta “io volevo tornare ma poi ho sentito quello che stava succedendo e tu non mi hai più chiamata..” Pigola respirando a fatica.

“Scusami…”

Natalie scuote la testa facendolo tacere “no, lo so. Ho capito. Per quello sono venuta da te…”

“Per consolarmi?”

Annuisce con forza continuando a giocare con la manica della sua maglietta “si, anche per quello…”

Ford ha smorzato il sorriso tenue diventando improvvisamente serio “c’è dell’altro?”

Natalie lo guarda per un istante solo indecisa. “Si. La telefonata...quando è caduta la linea..

Si?” la incita con il cuore che batte sempre più veloce.

Anche quando sono venuta a trovarti e tu non c’eri…volevo dirti una cosa” sussurra imbarazzata 

“Come faccio adesso?” Mormora guardandosi attorno e spirando forte.

O merda! Sta dicendo quello che penso?!

“Natalie..” La guarda negli occhi con difficoltà, ingoiando e cercando le parole giuste. “Non c’è sempre bisogno di dirlo” dichiara tirandola verso di lui e respirandole a pochi centimetri dal volto.

 

Natalie è bloccata a metà di un sogno, la realtà le sta sfuggendo di mano quando Ford le accarezza il volto lentamente, facendole chiudere gli occhi. E’ un bacio leggero e morbido quello che si posa sulle labbra, provocando un effetto imprevisto in lei: si ritrae scottata, schiaffeggiandolo all’improvviso.

Che ho fatto?! Si domanda stupita di se stessa, osservando come tocca la guancia e l’espressione di incredulità che ha.

“Non c’è bisogno di usare la violenza” mugugna con voce scherzosa e l’animo che sta sprofondando nella tristezza…allora aveva capito male? Si era sbagliato come un idiota! “Voi donne avete uno strano modo di dare gli schiaffi: colpite con le dita”

“No, non volevo! Scusami, non volevo dartelo!” si affretta a balbettare mentre lui entra in casa e lei gli va dietro disorientata dal proprio comportamento “scusami, mi hai colto di sorpresa, non…”

Ford si gira con un sorriso tenue ripetendole di non preoccuparsi “scusami tu. Non dovevo allargarmi in questo modo con te”

No, porca miseria, ti devi allargare! Pensa restando a guardarlo senza proferire verbo. Le stanno andando a fuoco le labbra e sente ancora il suo respiro che la sfiora gentilmente le guance.

 

Ford la osserva ancora per qualche istante e le augura la buona notte. Ha fretta di nascondersi sotto il letto. Gettarsi nello sciacquone e tirare la catena sarebbe meglio! Natalie annuisce ma non riesce a parlare, le labbra incollate.

“Ford…aspetta dai..  Bisbiglia facendo uno sforzo enorme per muovere le gambe inchiodate sulla listarella di parquet.

Se la ritrova addosso dopo qualche secondo, le braccia attorno al suo collo e il corpo stretto al suo e non capisce quel voltafaccia improvviso.

Mai capito niente delle donne. Una volta ti baciano, un’ altra ti picchiano.. ridacchia dentro di se un po’ sollevato dall’affetto che sente provenire dalla ragazza. Ma chi se ne frega, dopotutto!

“Notte” bisbiglia stampandogli un bacio sulla guancia e restando così parecchi secondi, le labbra che stanno fremendo per l’emozione e il cuore che batte troppo forte trasmettendo il tremito al resto del corpo.

Ford la sente ma resta immobile, anche se vorrebbe stringerla di più e girare la testa per baciarla veramente. Quando la presa si allenta, la lascia andare considerando che uno schiaffo a sera è più che sufficiente per il suo povero cuore maltrattato e non fa caso all’espressione di Natalie che ha deciso di rischiare e di beccarsi uno schiaffo anche lei.

Lo costringe a piegarsi e si allaccia morbidamente a lui posandogli le labbra sulle sue.

Sono fresche, più morbide di prima. “Mi devi uno schiaffo, adesso” sussurra emozionata non credendo d’averlo fatto veramente.

“E’ come se te lo avessi dato, va bene?” mormora tornando ad abbracciarla un bel po’ frastornato.

“Insisto” sussurra ipnotizzata da quello che sta leggendo sul suo viso. E‘ bellissimo!

“Non esiste” afferma accarezzandola lungo la spina dorsale, facendole venire i brividi e intrecciandole dita fra i capelli “posso baciarti, se vuoi…ma non posso picchiarti”

..per me va bene…” bisbiglia sentendo le palpebre pesanti e le labbra che si aprono per ricevere il suo bacio.

 

“C’è di nuovo quel tipo al telefono!”

Max piomba giusto in tempo per vederli balzare ai lati opposti del corridoio e lancia un’occhiatina sarcastica ad entrambi “gli dico di richiamare?”

“Ormai passamelo!” ruggisce strappandogli il telefono di mano e lanciando un’occhiata a Natalie…che se n’è andata in preda all’imbarazzo.

Merda!

“Sempre a rompere il cazzo tu!” sibila nel telefono e a Max, una frase rivolta ad entrambi gli uomini.

“E’ così che si risponde ad un vecchio amico che non vedi da anni?!”

Ford sposta l’orecchio alla risata violenta che lo investe “non sentirti per altri cinque minuti non mi avrebbe fato male!” ribatte innervosito e dondolando su una gamba…proprio adesso che la serata acquistava un senso!

Che vuoi? Non vengo a gettare soldi nel tuo locale!”

Ma come?! Ricorre l’anniversario della morte della mia povera mammina che mi ha lasciato tutti quei soldi per aprire il mio bellissimo casinò e tu rifiuti! Sei una merda!”

Ford sbuffa e grugnisce che non ha tempo…poi ricorda che non ha più niente da fare. Natalie è li con lui…e Jordan…

“E’ un brutto momento, Liberal. Mac è morta”

“O porca putcioè…mi dispiace, ragazzo” mugugna l’uomo con un po’ di tristezza nella voce. “Anche a me” sussurra camminando su e giù per il corridoio.

Ford è capace di farsi chilometri con il cordless in mano. Camminare lo aiuta a pensare. Deve fare qualcosa o impazzirà, anche se sta fermo cinque minuti.

“Beh…”

La voce del suo amico giunge bassa e dispiaciuta “il Casinò è sempre qui…facci un salto se ti va”

Ford annuisce e lo ringrazia sentendosi di nuovo malissimo. Ha appena posato il telefono quando Charlie gli compare di fronte all’improvviso con aria serena.

La scruta per qualche istante e alza un sopracciglio facendo una smorfia “ringrazia che sono troppo buono e che non picchio le donne. Le sibila puntandole contro un dito.

La donna inclina la testa scuotendola e sibilando sottovoce che è uncazzone’ e che se ne va.

“Vai via?”

“Si, non ho più niente da fare qui” afferma afferrando la giacca che ha lasciato sull’omino all’entrata “ciao Ford”

 

Gli addii di Charlie: asciutti e brevi come un tornado improvviso.

 

“Sta attento a quella ragazza”

“Sto sempre attento”

Charlie lo fissa dubbiosa e non commenta “allora sta attento che quel porco di la non le salti addosso”

Ford la studia mentre cerca le chiavi della macchina nella tasca “non te ne andrai perché sono arrabbiato con te?”

“Sai che me frega dei tuoi fanatismi da maschio disonorato!” sibila con una smorfia “ho un cane a cui badare, per non parlare della mia casetta in balia della polvere. Ho saltato l’appuntamento dalla parrucchiera per tenerti la manina mentre frignavi per la tua bella. È tempo di togliere le tende” decide aprendo la porta “ci vediamo”

“Spero tardi” ribatte con voce dura, enormemente dispiaciuto “sei la solita stronza e non cambi mai”

“Neanche tu se è per questo. Mi raccomando..” Charlie lo guarda dritto negli occhi mentre esce “tieni lontano quel coso arrapato dalla biondina”

Ford ridacchia mentre Charlie rimane fin troppo seria. Gli fa morire il sorriso sulle labbra “che intendi…”

“Io ti ho avvisato”

 

La osserva mentre sgomma e se ne va, lanciando la macchina come una matta sulla strada deserta.

Si gratta la testa metaforicamente per cinque discreti minuti ripensando alle sue parole. Sta a vedere che quel maniaco ha già puntato Natalie! 

In preda all’arrabbiatura, gli compare alle spalle all’improvviso mentre Max legge una rivista. Gliela strappa di mano gettandola da un lato e resta a fissarlo mentre lui a sua volta lo guarda “e quindi?” domanda con voce sorpresa.

“Charlie se ne andata”

Eccavolo!” ribatte schioccando le dita “mi piaceva la tua amica” borbotta con la voce depressa ma dopo un secondo alza le spalle e sorride “mi dai il suo numero?”

“Ti do un sacco di calci se non mi dici che intenzione hai con Natalie”

L’uomo alza le mani e lo guarda, placido e composto “tutta tua”

“Tutta mia un cazzo!” sibila arrabbiato “a Charlie tu non piaci e Charlie sa riconoscere i figli di puttana lontano un miglio” ringhia spingendosi contro di lui “se mi mette in guardia contro di te un motivo ci sarà”

“La tua amica ha dei seri problemi” ribatte tranquillo “e anche tu. Non vado ad insidiare le ragazzine”

Ford lo fulmina, colto sul vivo “che stai insinuando, lombrico?”

Il suo ospite ha un’espressione seria che non gli ha mai visto “nulla. Se le piaci non vedo cosa ci sia di male ad approfittarsene”

Che cazzo stai insinuando, lurido verme?!” ringhia alzando la voce e scrollandolo “guarda che io non mi sto approfittando di nessuno!”

“Togli ste mani e fai poco l’incazzato” sibila a sua volta fulminandolo “per me puoi sbatterti chi ti fare, ma quella la non è esattamente un tipo adatto a te”

La stretta si approfondisce e Max può sentire il suo fiato sul viso ”e quale sarebbe il tipo adatto a me?”

“Usarla per dimenticare Jordan…non se lo merita un trattamento del genere!”

Ford lo lascia andare incredulo “tu non sai un cazzo!” ridacchia scuotendo la testa “mai sentita una cazzata più grossa di questa!”

Max lo fissa per qualche secondo prima di parlare “ti piace”

“Allora?”

“E’ molto carina”

“Non sono cieco”

“E’ molto giovane”

“Lo so da me, grazie!” sbotta alzando nuovamente la voce “non immagini gli scrupoli che mi sto facendo con lei!”

Max scuote la testa, così serio che sembra quasi finto “analizziamo i fatti oggettivamente. Voglio scriverci un libro sopra: il classico investigatore scontroso e sgualcito impegnato in mille avventure e mille donne, la ragazzina che s’innamora del detective tanto più grande di lei che le da sicurezza e seda la sua smania di conoscere le meraviglie della vita. La donna di lui muore – ahimè – e cosa può fare la tanto ingenua ragazzina se non gettarsi fra le braccia per consolarlo?”

 

“Vaffanculo Gershow!” sibila girandogli le spalle, le parole che martellano dentro.

 

“…e guarda caso – miracolo! – la fanciulla è anche vergine ma si dona anima e corpo al duro investigatore che ne accetta il fiore appena sbocciato…che schifo, non venderei una riga!” sibila disgustato dall’analisi ‘oggettiva’ della realtà. “Lasciala stare, Shelton

 

“Vattene, prendi le tue cose e vattene!” sibila cercando di non incazzarsi maggiormente.

“Così da lasciarti campo libero che la piccola? Scordatelo”

Ford alza gli occhi al cielo girandosi verso di lui “ma che cazzo…”

“Vi ho visti, prima: se non fossi arrivato sareste finiti dritti dritti sul letto e il mio libro si sarebbe scritto da solo”

“Guarda che non sono un animale fuori controllo come te!” ribatte troppo stupito “lo so dove fermarmi..

“Con lei? Non penso proprio! ”ribatte saltando giù dal divano e sistemandosi i vestiti “con una così come fai a fermarti?”

“Coso…”

“Si, me ne vado. Ti lascio cogliere il fiore innocente senza testimoni intorno”

“Se non te ne vai di corsa, ti prendo a calci in culo fino a casa della tua ex!”

Max lo guarda sorridendo “ecco dove passerò la notte: da Fran. Lei almeno sa quel che vuole”

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Il vigliacco che non sono io.. ***


Max sbuffa esasperato per l’ennesima volta, gettando la cartina stradale accanto a se…ma come pretende che riesca a trovare qu

Ford iperventila per non esplodere e prendere a pugni Max che continua a scuotere la testa.

“Non hai visto come ti guarda? Possibile che tu sia così rimbambito da non accorgerti che ti muore dietro?” insiste a bassa voce guardandosi alle spalle.

L’uomo non replica perché non ne è sicuro al cento per cento. Improvvisamente si rilassa sedendosi  di schianto sul divano, facendolo scricchiolare. E’ vecchio, deve cambiarlo. 

“Non lo so. Certe volte mi da quell’impressione, altre…prima mi ha dato un ceffone e poi mi ha abbracciato. Non la capisco.”

Max si siede davanti a lui e guarda il fondo della stanza sperando che non appaia proprio in quel  momento “non mi sembra il massimo della maturità, quella ragazza. Per quello m’impiccio degli affari tuoi.” Specifica  a bassa voce. “Si è presa una cotta per te, sei l’eroe dei suoi sogni. Il principe azzurro che la va sempre a salvare. Non mi stupirei che lo facesse apposta”

“Ma che dici..” Borbotta aggrottando la fronte. E se fosse vero?

Sospira cercando di rimettere a posto i vari fili ..e se avesse ragione lui? Se lo facesse apposta a scappare? E poi quella frase ‘ti devo dire una cosa…’

“A te piace, è più che evidente”

Ford non replica e si limita ad ascoltarlo continuando ad unire i puntini di quello strano disegno che si sta formando nella sua testa. “E’ troppo piccola…” borbotta a se stesso 

Fosse quello! Il problema sei tu”

L’uomo lo guarda senza capire “io? Cosa ho fatto?”

“Il turpiloquio spinto e a sproposito, il mondo in cui ti relazioni con la gente, il tuo stile di vita!” elenca indicando la stanza. “Vivi in un buco che avrebbe bisogno di una ripulita, imbiancata e di un total re style. Indossi gli stessi vestiti per tre giorni di seguito, ti ubriachi 5 volte la settimana e rimorchi le prostitute!”

“Non è vero...è capitato una sola volta” ribatte arrossendo un po’ “e ho un armadio pieno di roba in copia multipla perché non ho tempo e voglia di girare per negozi”

Tace vergognoso sentendosi immondizia, giocando con l’orologio e girandolo più volte attorno al polso.

Max lo scruta pensando di aver calcato la mano perché lo vede in seria difficoltà. Abbozza un bel sorriso conciliante prima di parlare. “Sorvolando il fatto che in questo momento non saresti da presentare ai suoi genitori, lavorandoci su potresti migliorare tante cose”

“I suoi mi conoscono…sono di famiglia ormai” mugugna con voce bassa e imbronciata.

“Il fatto che gli ritrovi la figlia non vuol dire che sarebbero lieti di vederla uscire con te”

“Smettila”

“No, affronta la realtà: vai bene per stanarla ma non certamente per portarla all’altare”

Ford lo guarda mezzo allibito “ti stai allargando, adesso”

Max scrolla la testa con un sorriso malandrino “noto un certo romanticismo nauseante quando vi parlate”

Se..” Ribatte indurendo il viso “hai finito la paternale? Guarda che lo so di non essere alla sua altezza! Quelli vogliono il meglio per Natalie e non lo troveranno certo in uno come me” afferma depresso, guardandolo da capo a piedi. “Perché stiamo facendo questo discorso assurdo?”

Perché Natalie si è innamorata di te, tu di lei e se vi accoppiate succedono i casini” gli ricordò velocemente con voce piatta.

 

Ford non parla più e pondera seriamente le parole di Gershow.

Fra quello che intendo fare io - cioè niente - e quello che mi sta prospettando sto tipo ce ne corre. E’ già tanto essere riuscita ad avvicinarla, Natalie. Non l’ho fatto apposta, è capitato.

E’ capitato per puro caso.

Quell’affarino timido che aveva tallonato nel supermarket e in giro per le varie città, non rientrava nei suoi piani. Gli era piombata fra le braccia, diciamo così.

Adesso non avrebbe più voluto lasciarla andare, a dirla tutta. Con quella dolcezza che esplode a momenti e quel sorriso che ti scalda il cuore.

Lo so che sono irrecuperabile…però...si abbatte ancora di più ora che la sua inadeguatezza è stata così brutalmente analizzata.

Io mi sento sempre fuori posto. Non so stare in un altro modo! Pensa con rabbia mista a dispiacere. Si guarda attorno e pensa che la sua sciatteria si manifesta chiaramente nell’appartamento, anche se Charlie ha dato una bella ripulita. 

Almeno quei giornali li poteva togliere, adesso che c’era Natalie!

Li afferra in blocco e li scarica dietro il divano, spostando il problema invece di rimuoverlo.

Non ho tempo di occuparmi di questa casa...e se ce l’ho sono stanco e preferisco dormire, si scusa dentro di se senza accorgersi che Gershow se n’è andato.

Si sdraia su divano restando a guardare il soffitto. Non sarei in grado di darle niente di quello che vuole.

 

***

Natalie guarda dalla finestra incuriosita. Ha sentito il rumore di una macchina allontanarsi e quando si è accorta che anche Max ha lasciato la casa, le è saltato il cuore in gola. Lei e Ford sono soli! Soli!

Una vampata di rossore sale alle guance e ha la bocca secca, tanto da non riuscire ad ingoiare. Siede sul bordo del letto con il batticuore, tentando di tirare un profondo respiro. Da soli… rimembrò i racconti spinti di Bev quando rimaneva sola col ragazzo e l’emozione prese il sopravvento. 

Si stavano baciando e quel disgraziato era arrivato ad interromperli!

Afferra la maglietta che si è tolta poco prima e comincia sventolarsi cercando di ‘raffreddarsi’ ma la manovra non funziona del tutto se non smette di pensare a quei due bacetti leggeri che si erano scambiati.

Le gambe non le appartengono più: si alza, infilandosi la maglia ed esce dalla stanza con trepidazione. Un formicolio piacevole le invade il corpo mentre cammina nel corridoio, la mente occupata da mille pensieri e il cuore che batte e batte e batte…

 

****

Rimasto solo, Ford è sprofondato nel sonno mentre ripensava a lui e a Natalie. Le emozioni del giorno lo hanno stremato, così sogna. Sogni strani, confusi, indescrivibili che lo fanno svegliare di colpo, in un lago di sudore con l’eccitazione che urla per essere soddisfatta.

Luce… fastidio, pensa girandosi verso lo schienale imbottito e nascondendo la testa sotto il braccio.

Si muove un po’ cercando la posizione giusta, finchè non decide che svenire nella propria stanza è molto più comodo. Barcolla intontito verso la porta e sorpassa Natalie senza neanche vederla.

 

“Ford..”

 

Sbatte gli occhi più volte, il viso aggrottato e gli ci vuole un po’ per mettere a fuoco la ragazza.

 

La protagonista dei miei sogni sconsiderati mi guarda sorridendo. Cerco di riprendermi, ma sto stirando dal sonno. Vi hanno mai tirato giù dal letto nel mezzo della fase REM? Fastidioso, eh?

“Natalie….che fai, non dormi?” borbotto entrando nella mia stanza e crollando di faccia sul materasso.

La sento ridacchiare e poi qualcosa di morbido mi tocca il braccio “se resti così, muori soffocato” ridacchia mentre mi giro pigramente sulla schiena.

Molto meglio adesso…

Sospiro abbozzando un sorriso e ascolto la nuova risata che stilla dalle sue labbra...così dolce…

“Sembra quasi che tu non dorma da settimane”

“Quasi” ascoltando il suono della sua voce. Sento delle dita fresche che mi sfiorano il viso e mi fanno voltare verso di lei, gli occhi aperti. La trovo inginocchiata vicino al mio stomaco con un filo in mano “ti si era attaccato sulla fronte” ridacchia giocandoci e arrotolandolo fra i polpastrelli.

“Ti diverti ad approfittarti di me…di un povero vecchio stanco e assonnato” borbotto voltandomi su un fianco, verso di lei. Ho voglia di accarezzare quelle ginocchia che spuntano dalla maglietta.

Ha le gambe nude.

 

“Se vuoi ti lascio dormire..” Sussurra piegandosi un po’, la sua voce più vicina.

“Mi fa piacere se resti” mugolo abbozzando un sorrisetto che muore subito. Ha solo quella maglietta. Non ha il reggiseno. Non dorme col reggiseno, nessuna donna lo fa.

“Va bene” mormora con una nota alterata. Apro un occhio e la trovo sdraiata davanti a me che sorride timida. 

Allungo una mano per accarezzarla e non sono di sicuro di esserci andato delicato, perché la vedo fare una faccia buffa. “Hai la delicatezza di uno schiaccia sassi!” ridacchia posando la sua mano sulla mia.

Bellissima…

“Dormi sempre in questa posizione strana?” mi domanda indicando il letto.

“E’ uguale” rispondo pensando che ci dormo di traverso non cade certo il mondo. E accontentiamola, va. Striscio fino a posare la testa sul cuscino e sospiro felice…cuscino…che goduria!

Lei ride di nuovo e si adagia accanto a me.

“La smetti di prendermi in giro?”

“No, sei buffo, mi fai morire dal ridere!” esclama con una mano davanti alla bocca e gli occhi che luccicano.

Stupenda…

Allungo un braccio e me la tiro contro, cercando di soffocarla. “La finisci, eh?”

Natalie all’inizio ride, poi smette quando ha esaurito le forze. O forse smette perché sta pensando la stessa cosa che sto pensando io.

Quel corpicino caldo e sottile non mi ci voleva adesso, non ora. La sento trattenere il respiro mentre si sistema meglio contro di me. Si aggrappa alla mia maglietta e sta li, ferma e buona, lasciandomi senza parole. Neanche mi accorgo di cominciare ad accarezzarla, mentre lei posa la testa sul mio braccio e resta immobile, accarezzandomi di tanto in tanto con due dita. 

Sento il suo respiro un po’ affannoso che mi entra nel collo della maglietta e riscalda la pelle.

La mia mano scivola fino alla vita, tirandola e costringendola ad aderire a me, intreccia le gambe con le mie e mi si aggrappa ancora di più addosso.

Può sentire il batticuore che sta salendo d’intensità se resta così.

“Non hai caldo?” mi domanda a bassa voce, le trema un po’…

“Un po’ si” ammetto senza muovermi.

Natalie non respira quasi; finchè non la sento muovermi non mi sposto di un centimetro.

Lei afferra la maglietta e se la toglie facendomi pensare di tutto. Sotto ne ha un’altra, molto carina e con due bretelline che sgridano ’strappami, strappami’ a squarciagola.

Mi guarda per un attimo e poi gira la testa dall’altra parte. “Hai deciso di morire di caldo?”

Ci metto un po’ a realizzare che forse vuole che io faccia la stessa cosa. Ho il cervello in modalitàoff’ a quell’ora e con lei che mi sta davanti in biancheria intima e basta.

Non ce l’ha il reggiseno, proprio no!

Volta la testa verso di me e mi guarda avvicinandosi lentamente “posso restare qui?”

“Certo…” borbotto mentre lei torna a sdraiarsi accanto a me un po’ distante. 

 

Non ricordo una sola parola del discorso di Gershow o delle cose che avevo deciso da solo. Vedo solo lei, di una bellezza abbagliante, con quel visino che mi fa pensare di tutto…è praticamente nuda!

Lei si avvicina a me restando con gli occhi legati ai miei e comincia ad accarezzarmi sulla guancia, facendomi il solletico; le sorrido ma lei non mi ricambia e continua a guardarmi in quel modo…

La mia mano sale, fino ad infilarsi sotto i suoi capelli. La sento sobbalzare e quando la volto sotto di me, continuando a fissarla e lei mi lascia fare con un’espressione languida sul viso.

 

Natalie trattenne il respiro finchè non giacque sulla schiena, con Ford su di lei, una gamba infilata fra le sue che mosse, divaricandole per permettergli di stare più comodo.

Stava arrossendo, sentiva il viso caldo e le sue mani bollenti su di lei e non riusciva a smettere di fissarlo in quel modo.

Mi prenderà per stupida se continuo, pensò, cercando di chiudere almeno gli occhi. No, non ci riusciva, doveva continuare a guardarlo per imprimersi bene tutti i particolari del suo viso in mente.

La sua mano che scivolava lungo la coscia fino al fianco, la faceva tendere; sorpassò la maglietta e si perse sul suo stomaco, massaggiandolo ed eccitandola ancora di più.

Non è possibile…per così poco, pensò chiudendo gli occhi e arcuandosi all’improvviso.

 

“Natalie...che dobbiamo fare?”

“Questo” sussurrò eccitata muovendosi lentamente.

E poi? Dimmelo tu, io non ci capisco più niente..” Mormorò costringendola ad aprire gli occhi al suono della sua voce così giù di morale.

“Neanche io” ammise abbracciandolo con affetto “la prossima volta che scapperò mi verrai a cercare?” gli domandò con la voce sempre più evanescente mentre le faceva scivolare una spallina.

 

Ford si fermò colpito da una mazzata nelle parti basse. ‘mi verrai a cercare’

 

Aveva ragione Gershow allora…lo faceva apposta. Si allontanò lasciandola sola, annientato dalla scoperta e anche un pò felice.

“Ford..” Sussurrò restando a guardarlo interrogativa. Lo osservò mentre usciva dalla stanza e si tirò a sedere chiedendosi che diavolo gli passasse per la testa.

Rimise a posto la spallina meccanicamente e arrossì scoprendo l’elastico degli slip lievemente calato sui fianchi.

 

Ford si era ripetuto il discorsetto a mente, mentre gironzolava fuori della stanza, dandosi del pazzo e anche un po’ del pedofilo. Quando rientrò, certo come non mai di fare la cosa giusta, allontanandola da se, e la trovò in quella posizione così ingenuamente seducente, il discorso fu cancellato da un celere colpo di spugna.

Si appoggiò alla porta chiudendola a chiave ma senza rendersene conto e la fissò divorando con gli occhi ogni parte del suo corpo.

“Non sono molto sicuro che sia una cosa giusta da fare” le disse a mezza bocca restando dov’era.

“Non facciamo del male a nessuno” gli rispose fissandolo con un sorriso dolce.

E a noi stessi? Si domandò staccandosi con ritrosia dalla porta. “Sei pazza a volermi”

Se non ero pazza non sarei scappata di casa tutte queste volte per farmi rincorrere da te” sorrise con la voce lievemente isterica e in preda al panico “se non mi abbracci entro cinque minuti mi parte un embolo” lo avvertì stringendo il lenzuolo fra le dita.

 

“Parte a me…” mormorò sedendosi ai piedi del letto, dandole le spalle. “Non posso, non posso proprio” ripetè più rivolto a se stesso che a lei che lo stava osservando sbigottita.

 

“Va via, Natalie” mormoro sentendomi di nuovo in colpa per averci anche solo pensato “torna a casa tua o a Bleiza. Fatti un fidanzato della tua età e metti su famiglia”

 

Lei mi guarda a bocca aperta: non si aspettava un finale del genere. Io non mi aspettavo che le parole di quel coglione fossero così vicine alla realtà.

“Io non voglio tornare a casa o mettere su famiglia. Non sono una fissata col matrimonio!” ribatte secca gattonando fino a me e voltandomi con forza dalla sua parte.

Dio santo, non se ne esce più adesso. Aveva ancora una via di fuga ...non ti avvicinare!

 

“Dovresti. Magari smetti di frignare come una ragazzina che fa i capricci per non fare i compiti e impari un po’ di buon senso ed io non sarei più costretto a correrti dietro!”

Cazzo, le ho fatto male. Quella me la potevo risparmiare ma sto cercando i tutti i modi di farla ragionare.

“Mi hai detto che ti mancavo…”

“Dico tante cazzate, non posso ricordarle tutte!” sbotto allontanandola con un gesto brusco. Sta per mettersi a piangere e la colpa è solo mia. Ma ha ragione Gershow…su una buona parte.

“Stronzo!”

E no, porco giuda!

In questo momento mi sta odiando come non ha mai fatto prima. Dopo qualche secondo vedo le lacrime scivolare lungo le guance e mi sento ancora di più un mostro.

“Bugiardo…sei uno maledetto bugiardo!” urla afferrando il cuscino e picchiandomi con quello.

“Smettila” le dico parando i colpi e strappandoglielo di mano. Non la ferma per un secondo e si getta su di me prendendomi a pugni che non fanno tanto male perché ha le mani piccole e di botte ne ho prese un bel po’ nella vita.

“Isterica del cavolo. Tutte uguali voi figlie di papà. Se non avete quello che volete non siete mai contente”

Questo non sono io! Non sono io che parlo, mi escono da sole!

Che vuoi da me? Ti ritrovo sempre fra i piedi, lo fai apposta a scappare per farti correre dietro perché non hai uno straccio di ragazzo che si prende la briga di venirti a cercare”

“Non è vero! Smettila!” urla divincolando i polsi che le ho bloccato. Fa male dopo un po’.

Che sei tornata a fare? Non raccontarmi la balla che eri preoccupata per me che non ci credo!”

Ma è vero…” singhiozza disperata.

E adesso che sei venuta a fare?!”

“Adesso…”

“Adesso” puntualizzo stringendole un po’ i polsi e facendole male.

Questo non sono io!!

Natalie singhiozza e non risponde poi abbassa la testa e sussurra che non riusciva a dormire e che aveva voglia di stare un po’ con me.

Anche io…

“Come no! Vuoi farlo con me? E Poi? Credi che la cosa andrà avanti? Che staremo insieme?!”

Non risponde e singhiozza piano lacerandomi dentro.

“Abbiamo due modi diversi di vederla” ridacchio per qualche secondo facendole alzare la testa.

Mi odia.

Glielo leggo negli occhi che mi sta odiando per il male che le sto facendo. Io vorrei stare con te, Natalie, ma non si può...credimi!

 

E’ un attimo e il vigliacco che non sono io, la rovescia sul letto facendola gemere. La guarda intensamente ma lei si rifiuta di incontrare il suo sguardo ma non si divincola, non fa niente. Lo lascia fare senza dire una parola.

Quello che non sono io le alza la maglietta sullo stomaco facendola tendere e le passa pesantemente una mano sulla pelle, eccitandosi ancora di più perché è più liscia di quello che pensava…ed è più morbida…

Finiscila, cazzo! Smettila, la stai spaventando!

“Ford…” Sussurra senza trattenere le lacrime. Lo lascia libero di fare quello che vuole perché le piace Ford, le piace tanto anche se sta facendo lo stronzo in quel modo e le ha detto quelle cose che l’hanno ferita.

Le piace il modo in cui la guarda e le piace il mondo in cui la sta toccando e baciando…lei lo vuole e non le importa più nulla…

Si lascia andare ad un gemito d’eccitazione che lo investe con violenza, lasciandolo frastornato.

Si sdraia su di lei, infilando una mano dietro il collo e tirandola verso di se, guardandola mentre lascia ricadere la testa all’indietro, le labbra semiaperte e il respiro affannoso.

Le sue mani risalgono le braccia e lo accarezzano, cercando di reagire a quella passività che l’ha aggredita.

La tachicardia che l’aveva colta, la poteva sentire sotto le labbra mentre la baciava e leccava facendola rabbrividire e mugolare. I baci continuarono fin sulla gola, finchè non raggiunse le labbra. Natalie lo guardò combattendo per restare lucida ma quando sporse le labbra e le aprì leggermente Ford continuò a guardarla e ad accarezzarla, finché ad un certo punto smise di sfiorarle il viso e le labbra con la punta delle dita e vi chiuse la bocca sopra, dandole un bacio pieno e morbido, sfiorandole appena l’interno delle labbra con la lingua; dopo qualche secondo incontrò quella di Natalie che lo ricambiò timidamente. Sentiva il respiro farsi più profondo e ansimante, pari al suo. Il cuore batteva così tanto che sembrava avesse corso per chilometri, e ora si sentiva sprofondare in acque nere e torbide ed era difficile resisterle!

Le succhiò la lingua facendola trasalire e quando si premette su di lei, la sentì tendersi.

Quando pensava che più di così non avrebbe potuto eccitarsi, Natalie fece la stessa cosa con lui e gli catturò la lingua, giocandoci allo stesso modo e facendolo quasi morire.

La strinse fra le braccia strappandole un gemito; era come strizzare un passerotto nella mano, ma non smise di farlo: la baciò violentemente tirandole la testa all’indietro e sentendola mugolare più forte, trascinandolo in un gorgo senza uscita.

Natalie smise di stringerlo, le braccia deboli ed esauste dal troppo piacere e aprì la bocca, lasciandolo entrare dentro di lei e scivolandogli sotto il corpo in preda alla frenesia e all’emozione.

Lo stava mordendo e allo stesso tempo era sul punto di svenire sentendo la sua lingua che si allacciava alla sua e si muoveva in un certo modo che le ricordava…

No, era lui...o forse lei?

Ford si muoveva su di lei come se lo stessero facendo davvero e Natalie aveva aperto le gambe per sentirlo meglio. Le premeva sul monte di venere e sulla pancia e la faceva sciogliere pericolosamente. Se l’avesse spogliata…se l’avesse toccata…perché non la toccava? Si domandò ad un certo punto sentendo le sue mani che le accarezzavano il viso e i capelli tralasciando il resto di lei.

Fece scivolare le mani lentamente, dalle sue spalle fino alla schiena e giù, incontrando l’orlo dei boxer che si sollevano dalla schiena flessa. Lentamente v’infilò le mani dentro, con un certo batticuore.

Lo sentì trattenere il fiato mentre lo faceva, interrompendo il bacio che le stava sbrindellando la poca coscienza che era rimasta e insistette nella sua azione sconsiderata non sapendo che danno andava a procurare alla psiche del suo povero uomo.

 

E poi lo fa. Quel bastardo fa una cosa che non dovrebbe fare senza il suo permesso e non in quel modo violento.

Le strappa via le mutandine facendola trasalire e divincolare per la paura e la sorpresa, dei sottili ‘no, no’ che uscivano dalle sue labbra gonfie e arrossate. La afferra per la vita tirandola contro di se, facendole sentire quant’è eccitato, le gambe aperte contro di lui che sta per scoppiare tanta è la voglia di prenderla.

Non la ascolta mentre continua ad implorarlo di non farlo, con quella vocetta sottile e spaurita che non riesce a penetrare il frastuono del sangue che ha in testa. Le solleva una gamba, baciandola e mordicchiandola, facendole venire i brividi mentre scende sempre di più. Natalie si ritrae per la sorpresa e l’imbarazzo, l’eccitazione che non la fa quasi respirare, la paura di non conoscere la sua prossima mossa…ma lei non voleva che fosse così, non in quel modo brusco, non c’è un minimo di romanticismo in quello che stanno facendo!

In quel momento si sveglia capendo cosa c’è di sbagliato: lei lo ama e lui no. Ha solo bisogno di sfogarsi con qualcuno! Quello non è amore!

“No, no! Lasciami lasciami!” urla disperata cercando di scappare. Trema come un’ossessa e sta piangendo per l’angosciosa scoperta che le ha fatto crollare il mondo addosso.

Stordito dall’eros e confuso a sua volta dalla situazione, la guarda non capendo cosa le stia succedendo. Non ricorda come sono finiti in quella posizione e non riesce a credere che sia Natalie, quella stesa sotto di lui.

Quando vede le lacrime che le rigano il volto e sente i singhiozzi che la scuotono violentemente riceve la classica secchiata d’acqua gelata addosso.  

dio, come piange

 

La lascio andare di colpo, seguendola con lo sguardo mentre sgattaiola via da me, tirandosi giù la maglietta in più possibile, raggomitolandosi su se stessa e piangendo disperata, cadendo quasi dal letto.

Che cazzo hai fatto, idiota?!

Cerco di parlare ma mi esce solo un mormorio roco “Natalie..

“Sta zitto, bastardo! Non devi neanche nominarmi!!” urla singhiozzando e tremando così tanto che non riesce a stare in piedi e arretra a scatti, cercando sempre di coprirsi.

“Credevo che ci tenessi a me!” grida fra le lacrime “io credevo…che…anche tu…e  invece ti servivo solo per dimenticare quella!!”

Quella? Quella chi? Certo che ci tengo a te! Sono una testa di cazzo ma ti amo!

Provo a dirlo ma non mi esce un filo di voce. Scappa dalla stanza aprendo quella porta con una violenza inaudita facendola sbattere contro il muro e tornare indietro immediatamente.

Rielaboro la faccenda il più velocemente possibile ma è solo quando vedo i suoi slip a terra mezzi lacerati, ritorno del tutto in me..

O porca put…che cazzo hai fatto, Ford! Che cazzo hai fatto?!

La porta non ha ancora concluso la sua violenta corsa sui cardini. Quando si chiude, con un tonfo cupo e sordo, sento le sbarre della galera che si serrano dietro la mia schiena. 

 

 

    

 

 

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Capitolo 20
*** Maison Durque ***


Non mi piace, non mi piace per niente

Liberal non crede alla fortuna che ha avuto: la morte di quella baldracca di MacDougal non poteva capitare in un momento migliore!

Stan Liberal ha 56 anni e non è certo un giovanotto che può svolgere lavori pesanti…e perché dovrei, quando ho un locale che rende così bene? Si domanda osservando dalle videocamere i giocatori che si svuotano le tasche riempiendo le proprie.

Quel piccolo acconto che aveva dato era capitato proprio a fagiolo, quando credeva di non aver più speranza, ecco che il caro vecchio Ford se ne usciva con quel malloppo.

Un’occasione più unica che rara.

Stan si aggiusta il cravattino che gli ha consigliato di comprare quella gran bella donna di Prue, il croupier del tavolo del Black Jack e tira indietro un ciuffetto di capelli grigi che si è ribellato alla brillantina che porta sempre per apparire perfettamente in ordine.

Deve farsi una bella bevuta alla faccia di Jordan che è schiattata senza aver mai saputo dove sono finiti i suoi soldi e alla salute di quell’onest’uomo di Ford che avrà un cuore grande come il mondo, ma che in fin dei conti è un gran coglione e si fida troppo degli amici!

 

****

 

Natalie si è rivestita alla bell’e meglio, infilando le scarpe da ginnastica senza allacciarle, cercando freneticamente le chiavi della macchina senza ricordare che l’ha lasciate sulla consolle all’entrata.

Come hai potuto?! Come?! Si urla singhiozzando come una disperata e spalancando la porta di casa, lo zaino in spalla che sta per caderle e le guance congestionate dal pianto violento.

“Natalie, aspetta!”

 

Mi volto verso Ford mezzo rivestito e con la faccia stravolta e il cuore mi batte in gola perché ho paura e lo odio per quello che ha fatto.

Io lo amo e a lui serve solo qualcuna con cui sfogarsi! Sento le guance irrigidite dalla tensione e il petto sta per scoppiare. Non riesco a smettere di respirare in quel modo affannoso e adesso che l’ho rivisto mi fa ancora più male.

 

“Non te ne andare aspetta”

“Aspetta un cazzo!” urlo arretrando verso la stanza “non ti avvicinare, resta dove sei!”

Si ferma di colpo e fare un passo indietro alzando le mani e…dio, non lo voglio vedere, non adesso!

“Natalie…non ero in me, scusami...non so che mi è preso”

 

Lo odio, come può dirmi una cosa del genere quando ha quasi provato a violentarmi?!

“Sta zitto, fai più bella figura!” sibilo spostandomi verso la porta “stronzo! Come hai potuto farlo?!”

Sto urlando e il mal di testa si acuisce se lo faccio, cerco di calmarmi perché non riesco quasi a respirare.

“Non lo so come ho fatto! L’ho fatto e non so cosa fare per farmi perdonare da te!” sbotta muovendo un passo.

“Non venirmi vicino! Non me ne frega niente delle tue scuse!”

Oddio non riesco a respirare!

“Natalie…calmati…” mormora abbassando la voce “ti stanno venendo le convulsioni”

“Vaffanculo!” sbotto appoggiandomi con una mano al muro e cercando di tirare dei respiri profondi...mi sto sentendo male!

 

Ford si avvicina preoccupato. Sta piangendo così tanto da farsi venire un colpo. Mi sento una vera merda!

“Natalie…siediti e respira a fondo” le suggerisco cercando di calmarla e di guidarla verso la poltrona più vicina. Lei mi scaccia con una mano e un urlo roco che mi gela il sangue “non mi toccare, vattene via!”

 

Quando sono un po’ più calma, mi sento quasi cadere a terra; mi tremano le gambe e ho bisogno di sedermi, ma non intendo rimanere la dentro un minuto di più. Arranco verso la porta prendendo  lo zainetto e cercando di aprire la porta, lo sguardo di quel bastardo inchiodato sulla nuca.

“Natalie resta, me ne vado io”

Te ne vai? Te lo dico io dove devi andare!

Lo fisso con odio e tutto il disprezzo che provo in quel momento e apro la porta quasi inciampando nel gradino. Sta calma…respira, non è successo niente…

“Non puoi guidare in queste condizioni!” esclama dietro di me afferrandomi per un braccio.

Non mi toccare!

“Non toccami mai più!” urlo strappandomi dalla sua presa e dandogli lo zainetto addosso “fai schifo, mi fai schifo, togliti di torno!”

Lui mi guarda e forse lo capisce quanto è stato grave il suo gesto. Annuisce e s’infila le mani in tasca, lo sguardo rivolto altrove.

“Io mi fidavo di te…credevo…che  mi volessi bene…che cretina!”sbotto uscendo di corsa, cercando di non ammazzarmi sui gradini un’altra volta.

 

Entro in macchina sbattendo la portiera e chiudendomi dentro, pigiando più volte sul pulsantino per essere sicura di averla chiusa davvero.

“Bastardo stronzo, porco bastardo!” Urlo dando un cazzotto violento al volante e prendendomi la testa fra le mani.

Sta calma, calmati…calma, mi ripeto per non cedere alla disperazione. Non poteva averlo fatto, non lui!!

Faccio marcia indietro immettendosi nella strada deserta. Continuo ad asciugarmi le lacrime con le mani perché non mi va di mettermi a rovistare nella borsa ma al semaforo sono costretta a farlo per evitare di ridurmi come una mocciosa col naso gocciolante.

Quando riparte non faccio in tempo a mettere la freccia per voltare a destra che una macchina mi tampona facendomi sbattere contro il volante. Ahio! E non ho neanche la cintura!

Mi massaggio il collo indolenzito per il lieve colpo di frusta e sobbalzo quando sento bussare al finestrino.

“Sta bene, signorina? Mi dispiace, è colpa mia.”

Certo che è colpa tua, idiota!

Mi volto verso il tamponatore e trattengo un mugolio di sorpresa...ma quanto è grosso questo? Lui mi spara due occhi verdi in faccia e mi ricorda che sono in uno stato pietoso. Abbasso lo sguardo soffiandomi il naso in fretta.

Ma si è fatta male?”

“No, no” borbotto scandendo dalla macchia per controllare il danno: un fanalino rotto, niente di che.

“Non è grave” mormoro alzando gli occhi sull’uomo.

Ad un certo punto ho una brutta sensazione. Che cos’è quel mezzo sorrisetto che ha in faccia?

 

‘Sta attenta gli sconosciuti’

 

“Pagherò l’assicurazione, non c’è bisogno…” ammutolisco di fronte all’arma che mi viene puntata contro e non muovo un muscolo per la sorpresa.

 

Durque sorride e le indica la propria auto “insisto per pagare i danni”

Che cosa vuole?” sibilo con voce isterica e l’animo a pezzi “che cosa vuole da me?”

Lui mi spinge verso la macchina e non sorride più. “Abbiamo in comune un amico che mi deve un sacco di soldi. “

“Ed io cosa centro?!”singhiozzo impaurita cercando a tutti  i costi una via di fuga “mi lasci andare, io non la conosco e non so..”

Durque la fulmina con un’occhiata “tu sarai un’ottima merce di scambio. Vediamo se ci tiene al tuo, di faccino.” Sibila dandole una vaga idea di chi sia l’amico in comune. Quello l’ha rapita per colpa di quel maiale arrapato?!

“Allacciati la cintura, non vorrai farci fermare dalla polizia, no?” le suggerisce puntandole l’arma contro. “E se provi a scappare ti avviso che non uso le armi e che la mia mira è molto scarsa, potrei farti molto male”

Natalie fa come le è stato detto e non discute. È terrorizzata e stanca e ha un sonno tremendo. Neanche si accorge di addormentarsi in macchina del suo rapitore.

Per forza…è così comoda, pensa prima di scivolare nel sonno.

 

****

Non mi piace, non mi piace per niente. Per colpa di quell’essere ci sono andata di mezzo io!

Natalie continua a guardare Durque che la fissa senza emettere un fiato. “Che ha da guardare?” domanda con voce tremante e intenti bellicosi “Non mi piace essere fissata, la smetta”

Natalie è sorpresa di se stessa. Da dove le escono quelle parole così rabbiose? Per di più contro un uomo che l’ha presa in ostaggio e minacciata con un’arma.

 

Lui la fissa senza battere ciglio “come ti chiami?”

Che le importa?” sibila adagiandosi meglio contro il muro, le mani legate come le caviglie. Muove i polsi indeboliti per alcuni minuti, cercando di allentare le corde mentre lui la guarda.

“Non poteva stringerli un po’ di più? Guardi, riesco quasi a sciogliermi!” afferma sarcastica sentendo la circolazione che le urla pietà e le mani gonfie.

“In che rapporti sei con Shelton?”

Natalie si rifiuta di rispondere facendolo sospirare “non costringermi a farti del male prima del tempo!” borbotta con voce esausta alzandosi e continuando a contemplarla “ti ho vista al funerale…chi sei, la sua nuova fiamma?”

“Piuttosto mi faccio trapanare un dente senza anestesia!” sbotta d’un tratto con le lacrime agli occhi.

Durque solleva la testa verso l’altro pensieroso e si gratta un angolo del mento facendo una smorfia

 

“Volendo si può fare anche quello”

 

Natalie s’irrigidisce alla battuta spiritosa e chiude la bocca. Le fa un pò paura: è così grosso da coprirle la luce. “Mi lasci andare”

“Sii come no?” ridacchia sospirando estenuato. “E sia. Tanto lo rivedrai presto, sono andati a prenderlo”

Alza la testa sorpresa in tempo per vederlo ghignare soddisfatto “ah, ora ti preoccupi!”

La ragazza storce la bocca e alza il mento nuovamente “spero avrà suggerito ai suoi uomini di picchiarlo un po’!”

“Chiedete e vi darà dato!” ride divertito componendo un numero e sedendosi nuovamente davanti a lei, una gamba allungata e l’altra piegata sulla sedia “la signorina chiede un trattamento di favore. Torchiatelo, mi raccomando!”

Quando attacca a Natalie viene quasi da ridere per l’assurdità della situazione.

“Litigi di coppia?” Le domanda divertito rimediando il silenzio più completo. “Stavi piangendo…alle tre di notte non si scappa da casa del proprio uomo senza una buona spiegazione”

“Non è il mio uomo e non sono affari suoi”sbotta arrabbiata “quello è solo un porco che allunga le mani senza permesso”

Durque la guarda sghignazzando. Ma pensa tu! E’ comica, la situazione. “Sicura di non averlo stuzzicato un po’ troppo? Anche un santo perde le staffe se viene..

Ma come si permette?! Tutti uguali gli uomini: per voi la colpa è sempre nostra!” urla arrabbiata “credete di poter fare come vi pare quando siete solo dei gran maiali!”

 

Oddio, mi sono messo una femminista in casa! Pensa restando a guardarla…chissà se anche Andrea pensa una cosa del genere. “Abbassa la voce” le ordina seccato dallo strepito “ma quanta ne hai?”

“Tanta! La vuole sentire tutta?!” strepita alzando il tono ancora di più. Sospira abbassando la testa di colpo e appoggiandosi pesantemente alla parete “scusi”

 

“Educata” ammette giocherellando con il telefono. “Come ti chiami?”

“Natalie”

“Bene, Natalie. Vediamo se tiene un po’ a te”

La ragazza fa una smorfia e scuote la testa “perde tempo…”

“Non perdo mai il mio tempo” ammette sorridendo, un sorriso sinistro che le fa passare un tremito lungo la schiena. “E’ tutto calcolato: se ti rivuole viva, sgancia il milione che mi deve e poi ognuno per la sua strada.

“Un milione? Scherza, ma non ha visto come vive, quello?” domanda ridacchiando “Non racimolerà mai un milione entro…. Quando? Uno giorno, due? Una settimana?” borbotta divertita “Mi sa che dovrà tenermi qui a lungo. Senza questi lacci sarebbe meglio” afferma tirando su un braccio.

Durque la fissa senza ombra di divertimento…e se ci fosse del vero in quelle parole? “Se non paga tu muori e così via fino ad ammazzargli tutti i conoscenti e la gente che ha incontrato al bar una sola volta”

Natalie rabbrividisce per un secondo “a quanto ammonta il debito originale? Esclusi gli interessi

“5.000. ”

“Gli interessi sono un po’ lievitati” afferma scuotendo la testa “ma cosa fa lei, lo strozzino?”

“Centrato”

Natalie si volta con un’espressione pacata che lo sorprende “cercavo giusto un nuovo lavoro, non è che avrebbe un buco libero? Ho un sacco d’esperienza”

“Ma quanti anni hai?” le domanda sinceramente incuriosito. Alla faccia della vittima tremante! 

“23, perché?”

“Ho un’amica che ha un’impresa in pieno sviluppo…sei carina, faresti un sacco di soldi”

 

Natalie lo guarda a lungo un po’ titubante “non ho capito. Non mi piace non capire. Parli chiaro e andremo d’accordo” esclama facendogli alzare un sopracciglio.

Durque la squadra divertito: che faccia tosta, ha l’acqua alla gola e si preoccupa di fare la spiritosa?

“Intrattenimento dietro compenso” ridacchia osservando la sua espressione che… non cambia! Ma come?

Natalie fa una smorfia disgustata “noo...per carità, non ho la pazienza necessaria.

 

Durque è intontito dalla ragazza che non mostra più un briciolo di paura e si mette anche a discutere di affari con lui. Pazzesco!

Si sporge verso di lei e ride apertamente “giurami che non sei la donna di quel tipo! Sei una vera bomba!”

“Per carità. Non m’interessa avere a che fare con quel bamboccio pieno di complessi!” sbotta con aria altezzosa “grazie del complimento”

“Meritato” borbotta alzandosi e togliendole la luce un’altra volta. “Hai fame? Non si dica che Daniel Durque fa morire di fame le sue ospiti”

“Non molto…la ringrazio” sibila ripetendosi quel nome più volte “gradirei… che so…essere liberata e magari fare una capatina alla toilette delle signore. Le dispiace?” domanda gentilmente “da quanto ho capito dovrò restare qui molto tempo”

 

L’uomo la guarda non riuscendo a capire se si tratta di una farsa o se davvero non ha paura. Si avvicina a lei slegandola e facendola sospirare di sollievo. Tanto per essere sicuro, la minaccia un po’ rimediandosi un’occhiata in tralice.

“Guardi, la mia situazione è solo migliorata” afferma indicando la stanza “le dispiace se mi metto comoda? Ah e già che ci siamo...le dispiace se le do del tu? Tanto prima o poi mi ammazza, quindi…”

Durque la fissa allibito e annuisce suo malgrado osservando la mano che gli viene porta. La stringe saldamente restando a guardarla mentre si stira e vaga per la stanza.

“Si, un po’ di fame ce l’avrei…c’è una cucina da queste parti?”

 

***

 

“Ti rendi conto? Io la stavo torchiando e quella non mostrava il minimo accenno di paura! Mi ha anche chiesto un lavoro!”

Andrea sorride divertita al racconto di Daniel e alza un sopracciglio “o fingeva molto bene o ha un’ottima capacità di ripresa. Ammette sedendogli sulle gambe e abbracciandolo “non mi fa piacere sapere che hai rapito quella ragazzina per fargli dispetto” lo rimprovera col muso “le hai messo paura?”

“Per chi mi hai preso? Conosci la mia filosofia”

Andrea alza gli occhi al cielo e gli fa il verso “me la fai conoscere l’angioletto biondo? Tanto per vedere di quale malattia incurabile è afflitta la poverina”

 

***

 

Ford sputa una boccata di sangue all’ennesimo pugno che gli è arrivato allo stomaco. È andato ad aprire la porta pensando che fosse Natalie e non l’ha neanche visto arrivare, il colpo che l’ha steso a terra. Stessa cosa è successa a Gershow, che era tornata indietro per prendere alcune cose dimenticate. 

Sbatacchiati, picchiati e sanguinanti vengono caricati di forza su un furgone e portati in tutta fretta verso la dimora di Durque che sta mostrando la ragazza ad Andrea…che non è più tanto contenta. 

Daniel ne parla fin troppo bene e ne è rimasto molto colpito tanto da scatenare la gelosia di Andrea.

 

Natalie ha smesso la sua facciata menefreghista ed è collassata su se stessa in preda allo sconforto e alla paura. Anche se ce l’ha con Ford, non vede l’ora che arrivi a tirarla fuori da quella situazione scomoda. Inoltre parlate con il suo carceriere l’ha fatta pensare.

Era stato quel bacio che si erano scambiati a farla crollare; l’aveva lasciato fare, fin troppo disponibile. Lui era stato brusco all’inizio ma lei non si era opposta più di tanto… per forza aveva pensato di poter…

Ma non doveva farlo! Non in quel modo! Si urla ancora mezza indignata. Se non fosse stato così…potevano essere ancora insieme e magari potevano anche…

Scrolla la testa arrossendo intensamente. Quel bacio era così intenso, appassionato…sorride stupidamente passandosi una mano sul viso per scostare i capelli, pettinandoli con le dita per farli stare a posto. Se tutto il resto fosse stato in quel modo…e non come…quando…

 

La verità, mia cara, è che lui non prova lo stesso per te.

Non è vero…io lo so che lui ci tiene a me. Però...non lo so…

 

Dico tante cazzate, non posso ricordarle tutte!

 

Natalie scuote la testa cercando di scacciare il pensiero che si è insinuato dentro e la sta scavando come un insetto rosicchiante.

 

Magari smetti di frignare come una ragazzina!

 

Io non sono una ragazzina, perché mi giudicano tutti così?!

Ci tiene molto a te, uno che dice queste cose!

Sta zitta, non è vero. Lui mi vuole bene me l’ha detto!

 

Pensavo di averti perso. Non sentirti per tutto quel tempo, non vederti più…

 

Me l’ha detto e non mentiva, in quel momento non stava mentendo!

Sveglia, Talia! Quel tipo non fa altro che raccontare balle dalla mattina alla sera e tu non fai eccezione!

“Chiamami se hai bisogno di qualcosa”

 

Lui mi vuole bene…solo che…che non…

Natalie si interrompe singhiozzando. Se me ne voleva…lui non avrebbe…

 

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Capitolo 21
*** Il topo che affoga... ***


“La tua protetta si sta disperando”

“La tua protetta si sta disperando”

Andrea ironizza indicando la telecamera che inquadra la stanza di Natalie “non mi sembra poi così forte”

Durque le lancia appena un’occhiata senza replicare. Il suo debitore è arrivato e non ha tempo di perdersi dietro intrallazzi romanzeschi. “Problemi di coppia. Valla a consolare se ti dispiace, gli affari chiamano” borbotta senza notare il tono sarcastico e uscendo senza darle neanche un bacio.

Andrea lo guarda allontanarsi dalla stanza e tira il metaforico sospiro di sollievo: la ragazzina non gli interessa!

Volge di nuovo i suoi glaciali occhi sullo schermo e la osserva mentre cercaa un fazzoletto nelle tasche. Quale immensa tragedia cova nel cuore della biondina? Si domanda alzandosi lentamente. Daniel non ha detto nulla e casualmente lei ha lì le chiavi della stanza. Le afferra indecisa e resta a guardarle per un po’.

Andiamo a farci raccontare le magagne di quel tipo! Decide ancheggiando verso la porta. È da tanto che non fa due chiacchiere al femminile.

 

Natalie sobbalza quando sente la porta aprirsi e cerca in tutti i modi di ricomporsi, ma quando si ritrova ad osservare una delle più belle donne che abbia mai visto in vita sua, si sente immediatamente il brutto anatroccolo della favola. Il fatto che ci sia una donna in quel posto, la fa stare meglio.

“Ciao”

C-ciao” singhiozza tirando su col naso “tu chi sei?”

“Un’amica” risponde sedendosi poco distante da lei.

Natalie la studia sulla difensiva perché le sembra innocua e non si fida più delle persone che sembrano ‘apparentemente’ innocue.

Esamina il suo abbigliamento semplice ma curato e aggiusta d’istinto la maglietta sullo stomaco, lisciandola più volte. “L’amica con l’attività in via di sviluppo?” domanda cercando di rimettersi in sesto. Quella specie di top model la fa sentire peggio di Cenerentola.

Andrea l’esamina a sua volta, una delle tante occhiate che le donne lanciano quando si trovano l’una di fronte all’altra, provando una simpatia istintiva. 

“Non ho capito ma non importa. Perché piangi? Ti ha messo paura quel colosso? Tranquilla è buono in fondo” afferma con voce carina e un bel sorriso che la fa rilassare un po’.

“No…cose mie” mugugna non fidandosi di lei. Ha degli occhi bellissimi! Magari averli così… 

“Ti ha minacciato?”

“Insomma…stiamo li” sussurra aggiustandosi istericamente i capelli di fronte alla piega perfetta della donna. Dovevo andare dal parrucchiere, quella volta!

E tutte queste lacrime per chi sono, allora? Tanto sono sempre per un uomo!”esclama accavallando una gamba.

“Si” ammette a mezza bocca “per una testa di cavolo che non voglio neanche nominare. Mi cadrebbe la lingua!”

Andrea ride divertita, sentendo un moto di simpatia nei suoi confronti “il testa di cavolo è appena arrivato. Lo vuoi vedere?”

“Solo se è ridotto in uno stato pietoso e sanguinante, in attesa di un trapianto di reni!!”

 

***

“Mi sento un salame appeso. Maledico il giorno in cui t’ho incontrato!”

Mhh..che rottura di p.. “Lo so, me lo dicono tutti!”

 

 “Ciao Ford!”

 

Alzo lo sguardo al suono di quella voce che conosco fin troppo bene “Come te la passi, Durque?”

La gramigna non muore mai! Lo sapevo, era solo questione di tempo. Fortuna che Natalie se n’era già andata o l’avrebbero impelagata in questa storia maledetta.

“Benissimo, ho appena avuto una brillante conversazione con la deliziosa Natalie. Ce l’ha un po’ con te, sai?” ridacchia flettendosi sulle gambe per raggiungere la sua altezza e osservandolo mentre sbianca “veramente carina. Educata, dolce..” Elenca osservando con palese interesse i suoi cambiamenti.

Non è vero! Quando? Dove?! Come ha fatto a trovarla?!  

“Hai preso…Natalie…” balbetto raggelando anche Max che non centra niente e si è beccato le botte come me. “Se le hai fatto del male…“ sibilo avvelenato rimediandomi una risatina di scherno. Non Natalie, non lei!

Durque mi fissa come fossi una cacchetta che gli ha appena sporcato l’angolo della scarpa e riscoppia a ridere. “Io sono un gentiluomo con le signore. Non allungo le mani senza il loro permesso!”

Il bersaglio è stato colpito e Ford è rimasto congelato sul posto...se lo sa…allora è vero che la tiene prigioniera!

“Che cazzo hai fatto? Sei un pezzo di merda, Shelton non ti si può lasciare solo!”

Max è furioso e gli allunga un calcio con la gamba libera “che ti avevo detto? Coglione!”

 

Ma questo chi è?” Durque fa una smorfia guardandolo e si rivolge a Ford che è rimasto inebetito “Amico tuo? Frequenti gente per bene, adesso?”

 

Che cazzo centra questo stupido adesso?! Me l’ha presa e fa anche lo spiritoso? Ma io lo rompo tutto! “Lascia andare Natalie! Subito!”

Durque si tira indietro e persiste in quel sorriso malefico che spero gli rattrappisca la faccia un giorno di questi. Ci gode a vedermi così disperato, il bastardo!

 

“Non sei in grado di dare ordini. Ma voglio essere buono, te la faccio vedere. “ ridacchiò facendo un cenno ad uno dei suoi uomini che tornò spingendo avanti a se Natalie intimorita e Andrea dietro di lui che tirava occhiatacce al tipo che le aveva disturbate in un momento cruciale della confessione.

E questa? Che ci fa qui? “E tu che ci fai qui?” esclamo riconoscendo la splendida rossa dagli occhi glaciali che ho rimorchiato molte sere fa. Non dirmi che …no…che truffa c’è sotto?

Distolgo lo sguardo da lei e dal suo sorrisino di circostanza e mi volto verso Natalie che non mi degna di un’occhiata. “Come stai? Che ti ha fatto?!”

Non ha tagli o graffi, neanche un livido da quello che posso vedere, ma non mi fido! Lei mi fulmina per una frazione di secondo e torna a guardare il nulla “lui niente”

 

Mi sento una merda. Una. Vera. Merda.

 

“Visto? Intera!” esclama quel fetente indicandola, le braccia incrociate e un muso chilometrico

“Natalie..”

“Crepa!” sbotta nuovamente facendo alzare un sopracciglio Durque. “Sta zitto, non rivolgermi la parola e sbrigati a trovare quei soldi che voglio tornare a casa!” mi ordina ingrugnata. Poi si rivolge a Max e gli lancia un’occhiata incuriosita. “Ma tu non eri andato via?”

E non fossi mai tornato” sospira cercando di mettersi comodo “ti ha fatto incazzare? Gliel’avevo detto io di..

 

“Le vostre ciance da salotto non m’interessano”

Durque è mezzo divertito dallo svolgersi della faccenda e quella ragazzina lo fa sorridere “il debito è arrivato ad un milione, Shelton

“Un milione?” sussurro incredulo. Sta scherzando? E dove lo trovo?“Al massimo posso dartene 2000, se frugo bene nel conto in banca” sibilo gettando occhiate a Natalie che sta facendo lo stesso con me.  “E poi te li ho restituiti a suo tempo! Che cazzo vuoi?!”

 

“Non mi è arrivato un centesimo, bello! Te la sei squagliata con i soldi!”

“Col cazzo” sbotta alzandomi in piedi e camminando deciso verso di lui, mentre i suoi uomini cercano di trattenermi. “Ho derubato la mia donna per pagarti e li ho affidati a Liberal come avevi richiesto!”

“Liberal?!” sbotta incredulo guardandomi “Stan? Stan Liberal?”

“Certo! Me l’avevi mandato come fattorino, gli ho dato i tuoi soldi e me ne sono andato secondo gli accordi!” urlo guardando Natalie che ci sta ascoltando a bocca aperta.

“I soldi di Jordan..” Biascica scostandosi da Andrea e avvicinandosi “hai rubato i soldi di Jordan per pagare lui?”

“Si..” Mugugno osservandola da capo a piedi “stai bene?”

“Si..” Afferma soprappensiero dimenticando l’arrabbiatura per qualche istante.

 

“Scusate?! Voi laggiù”

Max attira l’attenzione schiarendosi la voce e fissandoli come se fosse rincretiniti “questo tale Stan ha messo su un Casinò, giusto? Ci vogliono soldi per farlo. Oserei dire che vi ha fregato tutti e due. Tre, anzi. Ford, tu vali doppio per via di Jordan” afferma osservando Andrea palesemente colpita dalla sua analisi.

Liberal ha aperto il Casinò due anni e mezzo fa…” biascico a mezza bocca concentrandomi sul fighetto “ci ha fottuto i soldi per aprirsi il Casinò…”

Che figlio di puttana traditore!” Durque è fuori di se per essere stato raggirato da quell’ometto insignificante. Ma non è arrabbiato, anzi: gli viene parecchio da ridere!

 

“Scusi..” Natalie gli si para di fronte alzando un dito e sventolando una mano “visto che non centra niente il fetente li in terra e che io non sono amica di questo Liberal, posso andarmene? Sa, dovrei lavorare domattina e devo fare parecchi chilometri per tornare a casa”

Durque annuisce imbambolato e si gira a guardare Ford che ha quasi sospirato di sollievo “lei se ne va, ma tu resti! Mi servi per recuperare i soldi di Stan”

“Io? Che diavolo centro io? Mandaci i tuoi amici!”

“Si fa come dico io o la ragazza la rivedi in una scatola a pezzetti!” ribatte afferrando Natalie e stringendola contro di se.

Ma io che centro? Mi lasci!” ribatte divincolandosi. Quel tipo la soffoca, è una montagna di muscoli!

“Non avevamo deciso per il tu?” le domanda allentando un po’ la presa.

“Si, ma in questa situazione non mi sembra appropriato parlarne!” ribatte prendendo un respiro.

Nota l’occhiataccia di Andrea e resta a guardarla, finchè la donna non si riprende e gira la testa ricominciando a fissare i due prigionieri.

È gelosa…è la sua ragazza! Decide inclinando la testa e sorridendo dentro di se. Si gira battendo un dito sul braccio di Durque che la guarda un’altra volta stupito.

Gli fa cenno di avvicinarsi e con molta delicatezza lo informa che la storia sta facendo innervosire Andrea. Daniel le lancia un’occhiata mentre la ragazza  parla e vede benissimo l’ombra d’irritazione che domina Andrea e mugugna dentro di se che è lavoro, in fondo. Deve mettere paura alla gente! 

Mi farò perdonare, pensa tornando a guardare i due che li stanno osservando increduli. Ford, soprattutto, non riesce a spiegarsi quella confidenza da parte di Natalie.

 

“Facciamo così! Io mi tengo la tua donna..

“Non sono..

“Zitta!” le impone alzando la manona “sto lavorando …e che diamine!” sbotta facendola sbuffare.

“Dicevo: io mi tengo la tua amica finchè non recuperi i soldi. Dopodiché avrai la mia benedizione!” ridacchia battendo una mano sulla spalla di Natalie facendola quasi piegare.

Ford lo fissa tacendo e allo stesso tempo lancia occhiate a Natalie che si rifiuta di incontrare il suo sguardo.

“Va bene. Ma ci vorrà tempo” mugugna guardandolo storto. Solo per Natalie!

“Tre giorni” afferma alzando le dita “tre giorni sennò me la prendo con lei…”

Natalie è sull’orlo di una crisi di nervi “ma che centro io?!” sbotta alzando la voce “io non centro niente con quello! Neanche lo conosco, non ne hai avuto nulla a che fare con quel bugiardo, ipocrita, stupratore …e ladro!”

Ford incassa facendo una smorfia e non replica all’aggressione verbale della ragazza.

 

“Ti do un incentivo, Shelton!” ridacchia alla nuova idea che gli è venuta in mente “se non ti sbrighi e tardi anche di qualche ora, mi faccio la tua deliziosa fidanzatina, come tu ti sei fatto la mia!”

Natalie spalanca gli occhi e la bocca, girandosi verso Durque e arrossendo “cosa?!” esclama istericamente “no!”

“Zitta tu.” Mugugna piegandosi minacciosamente verso di lei “ti va il programmino, Ford?”

 

L’uomo non parla ed è rimasto a guardarlo, fissando Natalie e Andrea che è arrossita di rabbia.

“Ma che ne sapevo io che era la tua donna? L’ho rimorchiata in strada in mezzo a tutte le altre.

 

Natalie resta inebetita alla scoperta. Quella donna meravigliosa…e quel bastardo…”ti fai anche le prostitute?!” urla facendo saltare i nervi di Andrea che se ne va sbattendo la porta.

Ahio! Pensa Durque voltandosi appena, mi sa che dovrò farmi perdonare una quindicina di volte.

 

E tu hai…con lei…”La ragazza è inebetita e frastornata. Si porta le mani al volto e scuote la testa. “Pazzesco…non ci posso credere”

“Neanche io!” sibila Ford abbassandosi su di lei “Natalie, mi dispiace per quello che ho fatto non ero in me”

“Sta zitto o ti prendo a schiaffi!” esplode spingendolo via “sei una persona orrenda!”

“Mi dispiace! Come faccio a farti capire che mi dispiace?!” sbotta esasperato.

Sta zitto, fai più bella figura! Che schifo anche con le prostitute!”

 

Quella frase fa innervosire Durque che la guarda seccato “modera i termini, stai parlando della mia donna.

“La tua ragazza fa un lavoro discutibile...e tu glielo permetti pure?!” domanda con i capelli dritti “Voi siete tutti pazzi e malati…non vi avvicinate, potreste attaccarmi la vostra follia!” sbotta facendo qualche passo indietro “ma dove è finito il romanticismo? Quelli della vostra età sono sclerali!”

“Romanticismo…ora chiedi troppo” sogghigna Max sorridendo come uno stupido “sei tanto carina, Natalie, ma troppo ingenua. 

“Ingenua un par di palle” esplode facendoli ridacchiare tutti “dove è finito l’amore? È passato di moda?”

Rivolge uno sguardo lunghissimo a Ford che si sente sempre peggio e scuote la testa. “Ti avevo giudicato male…” sussurra facendolo quasi correre verso di lei. Lo sta schiacciando sotto i piedi con le sue accuse “lo so… non sono perfetto, Natalie. Ho un brutto carattere, sono sempre scontroso e certe volte pago per fare sesso”

A quelle parole la ragazza arrossisce ma continua a fissarlo amareggiata.

“Ma è sempre meglio che prendere in giro una donna” borbotta sconsolato, abbassando ancora di più la voce perché li stanno guardando tutti “mi sento una merda per quello che ho fatto.

“Devi!” sbotta con le lacrime agli occhi “mi hai spaventato e per colpa tua il mio self control ha dato il benservito e il mio umore è a pezzi!” singhiozza asciugandosi gli occhi con le mani.  “Mettermi a frignare davanti a tutti non è il massimo!”

Ford tace masticandosi una guancia per il nervosismo. Muove le mani per abbracciarla e ricorda subito che non può farlo perché legato. Si rivolge a Durque visibilmente infastidito “Non potesti slegarmi? Come vedi, la situazione è urgente!”

 

Daniel alza le spalle sbuffando, osservando come si dispera Natalie. “No. perché sei un porco e la fai piangere”

“Non si fanno piangere le donne, ha ragione lui”

Max annuisce lanciandogli un’occhiata schifata “tecnica, stile…assenza totale e completa. Ma che ti hanno insegnato da piccolo? Non ce l’avevi un padre o un amico che ti spiegava i fondamenti?!”

 

Ford è fuori di se: gli si mettono tutti contro, mentre lui pensa solo a farsi perdonare da Natalie.

“Mio padre era peggio di te: non ha mai passato una serata con la stessa donna e i ‘fondamenti’ non erano così fondamentali, avevo altro da fare!” sibila volgendo subito lo sguardo su Natalie che continua a mordicchiarsi un labbro col mento tremante “dammi un’altra possibilità…”

Lo guarda negli occhi e poi scuote la testa, scostandosi da lui e arretrando, finendo quasi addosso a Durque che si è messo comodo per osservare la sceneggiata.

Ma si, facciamolo disperare un altro po’. Non gli basta vederlo battersi il petto, deve strisciare a terra. Senza pensarci ulteriormente, abbraccia Natalie facendole prendere un colpo e provocando uno sbocco di bile a Ford. “Non la toccare! Che cavolo tocchi?”

Sta zitto, sa?! Lui almeno non mi ha terrorizzato in quel modo!” sbotta arrabbiata andando a toccare un nervo scoperto.

“E’ questione di stile, Shelton” lo prende in giro attirando Natalie a se che è talmente arrabbiata da non rendersene conto.

“Te l’ho sempre detto io che ti mancava la tecnica!” insiste anche Max dandogli un altro calcio  “becero animale”

Che palle! Fatevi cazzi vost…!”

Le parole gli muoiono in gola quando vede Durque abbassarsi tirando su Natalie per la vita che lo sta guardando con gli occhi spalancati.

“Calma!” sbotta la ragazza spostandosi il più possibile “non affrettiamo i tempi, ha detto tre giorni!”

“Mi sa che il tuo ragazzo non ha capito la gravità della situazione. Scusa, è lavoro, niente di personale” ironizza girandole la testa verso di lui.

“Ford, se non trovi quei soldi ti ammazzo!” gli urla un secondo prima di essere baciata da Durque che già si immagina sepolto sotto i tacchi a spillo di Andrea.

 

La donna lo sta osservando la scena dalle telecamere e avvampa di gelosia, storcendo la bocca e giurando feroce vendetta.

Natalie viene riposta a terra quasi subito, un po’ basita dal comportamento di quel tipo. Ha fatto finta di baciarla e le da tanto l’idea che quella farsa gli costerà le ire della rossa. Ma questo sarebbe il cattivo della situazione? Si domanda spostandosi un po’ ad osservarlo meglio. A me sembra un bambino dispettoso! Si stanno facendo i dispetti come i ragazzini!

 

“Hai visto? Ti sembra si sia arrabbiata? E neanche mi conosce”

Durque lo sta prendendo in giro mentre il povero Ford non lo ascolta quasi. Sta fissando Natalie soprappensiero e le promette silenziosamente che presto la tirerà fuori di li.

 

***

Aspe…non è come pensi!”

“Stronzo!”

Daniel abbassa la testa all’ennesimo vaso lanciato da Andrea in preda all’ira. “Non l’ho baciata davvero!”

Si che l’hai fatto! Ti ho visto dalle telecamere!”

“Chiedilo a lei”

“Non lo chiedo a lei, me la sto prendendo con te!” urla guardandosi attorno: ha finito i proiettili, così afferra un cuscino del divano e comincia a picchiarlo con quello “cos’è sta storia di portartela a letto?!”

“Era così per dire, non lo farei davvero!” afferma divertito dalla sua gelosia. Passano due secondi fra quando la disarma e la fa girare su se stessa legandola con le proprie braccia “ora la smetti?”

“Mi restano i piedi!” rettifica cercando di pestarlo con i tacchi a spillo.

 

Durque la lascia scalciare a vuoto finchè non si stanca e non grugnisce una parolaccia. La gira con un sorriso a tutta faccia baciandola con passione e rimediandosi un morso. “Come siamo gelose..” Ridacchia ignorandola e continuando a baciarla.

“Stanotte dormi da solo” borbotta girando la testa “così impari a baciare un’altra”

“Ok” Durque sospira e la lascia andare “allora mi faccio ospitare dalla biondina”

Ma di, vuoi morire davvero?”

 

***

La ‘biondina’ non riesce dormire e si gira stancamente nel letto. Se non si sbrigava quell’idiota ci andava di mezzo lei!

Che rabbia, che rabbia! Pensa battendo i piedi sul letto per un po’. Chissà se si è arrabbiata la donna di quel tipo! 

Lancia un’occhiata alla porta e prova ad aprirla. Miracolosamente, la serratura scatta e Natalie resta impalata a guardare lo spiraglio. Ma gira! Non mi ha chiuso dentro! Pensa tutta contenta aprendo la porta e ritrovandosi uno sgherro di Durque che la guarda in cagnesco.

“Bagno” sussurra a mezza bocca passando rasente il muro.

Non mi ha chiuso dentro ma mi ha messo il cane di guardia! Rimugina scocciata, girovagando per un po’. E’ pieno di ‘dipendenti’ che la guardano male mentre cerca di strisciare come un ninja per non attirare troppo l’attenzione.  

Fa in tempo a sentire una porta sbattere con violenza, appena svoltato l’angolo di uno dei tanti corridoi che si snodano in quella casa labirintica, che si trova davanti Durque che fissa la porta con una mezza smorfia di nervosismo. Si nasconde per osservarlo meglio e lo vede sbuffare, abbassare le spalle e ficcare le mani in tasca.

Durque è uno di quei pugili giganteschi che si vedono alla televisione che incassa i colpi e li ricambia con ferocia avanzata.

Natalie prende le misure ad occhio, confrontandolo con Ford. Sarà sul metro e 90…chissà quanto pesa! Più di 100 chili di sicuro. La ragazza si domanda come faccia a grattarsi la schiena…con tutti quei muscoli, chissà se riesce a  flettere il braccio!

Eddai, Andy” lo sente pregare con voce lamentosa.

Quel tono supplichevole le strappa una risata, soprattutto quando ode ilno’ gridato dalla donna.

Si porta le mani davanti alla bocca per soffocare la risatina alla smorfia che ha fatto quando ha strillato quelno’ della potenza di un megawatt.

 

E tu che ci fai qui?”

 

Natalie si ricompone immediatamente drizzandosi sotto l’occhiataccia di Durque “giravo…non dormo quasi mai di notte” afferma con voce sottile “lei non mi ha chiuso dentro e allora...sono uscita”

Poi lo guarda e ricomincia a ridacchiare scusandosi immediatamente.

 

Daniel annuisce e la osserva per bene. E’ molto carina ma ha la lingua affilata quando vuole. E un umorismo fuori luogo!

 

“Si è arrabbiata, eh?” sussurra indicando la porta “mi dispiace”

“Figurati a me che stanotte dormo da solo!” esclama camminando verso il fondo del corridoio mentre Natalie non sa che fare.

“Beh? Andiamo” la incita girandosi di qualche grado “anche io dormo poco di notte. Sai giocare a carte?”

“Dipende” mugugna intimorita. Dove stanno andando? Mica in camera di quel tipo?!

Rallenta il passo quando vede una luce accendersi e un’immensa biblioteca aprirsi di fronte la lei. Libri! Io adoro i libri!! Osserva a bocca aperta le due pareti tappezzate di libri e gira su se stessa per abbracciare la sala come una foto panoramica.

Siediti, vuoi bere qualcosa?”

Natalie lo guarda e sbatte gli occhi mentre le fiamme del camino divampano all’improvviso.  “Elettrico!” le dice strizzandole l’occhio e posando il telecomando su un tavolino basso dopo averle spente. “Allora, bevi qualcosa?”

“Eh…no, grazie” sussurra osservandosi attorno

Se te lo stai chiedendo, non ne ho letto neanche uno”

“E perché ne ha così tanti?” domanda sedendosi su uan poltrona suntuosissima, in bilico, le mani infilate fra le ginocchia fasciate dai jeans

“Serve a fare colpo sui clienti e sulle donne. Un uomo acculturato da una sorta di ‘tranquillità’. Se sei un poveraccio senza un briciolo di cultura e la gente se ne accorge, cerca di fregarti!”

E ci fai colpo si, pensa tappandosi la bocca giusto in tempo. Quadri ovunque, dipinti ad olio…lei adora tutto quello. A casa sua ce ne sono tantissimi! “Un Modigliani autentico?”

Durque lo guarda pensandoci su “penso si. Quello che me l’ha ceduto ha giurato di sì e l’estimatore mi ha assicurato sulla sua veridicità”

“Quello che gliel’ha ceduto….per pagare un debito?”

“Già!” ridacchia bevendo un liquido chiaro che sembra acqua da un bicchiere delicato che in mano a quell’uomo sembra quasi scomparire.

 

Natalie lo osserva mentre spulcia in un cassetto. È grande, grosso e massiccio ma ha l’aria simpatica. Beh, con lei non è stato ancora sgradevole…non come qualcuno di mia conoscenza! Pensa rannuvolandosi e addossandosi di colpo allo schienale.

“Guarda che stavo scherzando, non prenderla sul serio” lo sente ridere dall’altra parte della stanza.

Cosa? “Ah…”sussurra capendo a scoppio ritardato a cosa si riferisce “si, l’avevo capito”

“E da cosa l’avevi capito?” le domanda sedendosi davanti a lei e piantandole di nuovo quelle folgori verdi negli occhi.

Che non faceva sul serio. L’ho sentito quando non mi ha baciato” spiega depressa “capisco che lei sia in collera e rivoglia quei soldi ma perché non manda i suoi uomini a riprenderli invece di quel rimbambito di Ford?”

 

“Scherzi? Stan è il fratello di Patricia Santax, la moglie del boss locale. Toccarle il fratello è come scavarsi la fossa da soli!”

Natalie lo guarda dubbiosa “e Ford questo lo sa?”

“Ne dubito” borbotta mescolando un mazzo di carte “quella donna è sparita da molto tempo, da prima che i due diventassero amici”

“Mi sa che i suoi soldi non li rivedrà presto!”sospira afferrando e carte che le vengono porte e sistemandosi scompostamente sulla poltrona. “E’ capace di farsi ammazzare”

Un pensiero la fulmina all’istante e la fa agitare “se non li trova...io che fine faccio?” domanda con voce tremante, stringendo le carte a se.

Durque le lancia un’occhiata sola “non lo so. Vedremo fra tre giorni”

“Non facciamo scherzi, eh?!” sbotta alzandosi di scatto “io non centro niente, non voglio fare la fine del topo per lui”

E che fine fa il topo?” le domanda serio mentre dispone le carte ordinatamente.  

“Affoga…” sussurra senza capire

“Non ho la piscina, torna a giocare”

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Capitolo 22
*** La moglie del boss ***


Patricia Liberal coniugata Santax, è un’adorabile vecchietta di 62 anni con un amore viscerale per il proprio fratellino

Patricia Liberal coniugata Santax, è un’adorabile vecchietta di 62 anni con un amore viscerale per il proprio fratellino. Stan sarà anche un testone scapestrato ma guai a toccarglielo.

 

E ora quella sciacquetta che gli gira intorno non le piace per niente. Proprio no.

 

La donna gira il cocktail analcolico che tiene in grembo con un movimento discreto e calibrato della mano e segue con gli occhi, di un castano un pò slavato dall’età, tutti gli spostamenti del suo ‘pulcino’ che sta cercando di fare colpo su quella croupier evidentemente interessata ai suoi soldi!

 

Sorseggia la bevanda di un bel colore aranciato con aria altezzosa e la fulmina mentre liscia la giacca di Stan sorridendo.

Stan non è un bell’uomo perché ha preso dal ramo paterno e il loro povero babbo non era certo un bel tipo; però era onesto e un bravo padre...cosa che Stan non ha ereditato con i geni!

Lavorare per quel cafone non gli ha fatto certo bene e non ha migliorato la sua educazione scadente,  pensa mandando giù un sorso discreto.  

Patricia ancora si domanda dove abbia preso i soldi per aprire quel locale: non crede che sia stata la mano santa del Buon Signore e neppure il pugno gigantesco di Durque.

 

Dopo tre anni Patricia, per gli amici intimi Tricia, si chiede ancora a chi li abbia rubati.

 

Segue il ridicolo balletto che Stan sta facendo attorno alla donna, una danza d’accoppiamento che difficilmente darà i suoi frutti e gira la testa verso l’entrata del locale, attirata dai toni concitati che stonano con la musica tenue e discreta. 

 

“Spiegami perché ti ho dovuto accompagnare!”

Max è fuori di se per essere stato trascinato in quella faccenda e non vede l’ora di tornarsene a casa.

Perché così m’impedisci di fare qualche cazzata tipo sparare a Liberal con centinaia di testimoni intorno!” sibila tastando la fondina sotto la giacca con un ghigno malefico.

“Ma la sai usare, almeno?” Sospira adocchiando le donne del locale.

“Una volta sapevo farlo. E’ passato un po’ di tempo” mugugna guardandosi attorno incazzato.

“QUANTO tempo fa? Un mese, due?

“Cinque anni” risponde secco aggrottando le sopracciglia alla vista del vecchio ripulito e tirato a lucido. “Figlio di puttana, ora lo ammazzo! Glieli faccio cagare, i 5000 che mi deve!”

“No, non ci siamo Ford! Il linguaggio, sforzati un attimino, fallo per Natalie” lo supplica strattonandolo in un angolo. “Che intenzione hai?”

“Uccidere e fare a pezzi!” sibila scrocchiandosi le dita “prima lo ammazzo di botte, poi mi faccio sganciare un milione più i 5000 per credito personale e poi lo ammazzo!” elenca a brutto muso rigirandosi verso la sala.

“Eh no!” esclama Gershow bloccandolo. “Non adesso, ci sono i testimoni. Stasera, quando tornerà a casa

Ford fece una serie di boccacce irripetibili “ma questo posto non chiude mai!”

Max abbozza un sorriso sarcastico indicandolo “il padrone della baracca fa quel che gli pare. È poi è vecchio, ha bisogno di dormire”

“Strangolarlo nel sonno…siii!” Lo sente ghignare con una faccia poco raccomandabile provocando una reazione violenta in lui “No. Leggimi il labiale: no” sbotta tirandolo verso l’uscita “aspettiamo”

“L’attesa ammazza e Natalie è insieme a quel tipo” gli ricorda cercando di liberarsi dalla sua presa. Non voglio che quel coso le metta le mani addosso!”

“Siamo appena arrivati, sono passate solo 4 ore. Hai tre giorni di tempo!” gli ricorda esausto “non le succederà niente. Quella gnocca con i capelli rossi non lo permetterà mai. Afferma sicuro di se.

E tu che ne sai?”

Max lo fissa un pò disgustato “fai schifo come investigatore, non ti sei accorto di nulla!” lo rimprovera spingendolo verso il bar dove ha adocchiato due tipe niente male “quella è la sua donna ed è gelosa da morire. Scusami, ma Natalie sarà una bella ragazza ma quella la batte di tre lunghezze!” afferma sghignazzando e ordinando due cocktail.  

 

“Io preferisco Natalie.” Mugugna prendendo il bicchiere e guardandolo “che roba è?”

“E’ buona, bevi” borbotta in fretta sfoderando un sorriso seducente “ciao ragazze!”

 

 

***

“Insomma, perché avete litigato?”

Natalie lo guarda di traverso. Che curiosità quel tipo!

E non rispondermi che non ti va di parlarne che non ci credo, non è normale in una donna. Dai, di tutto a zio Daniel”

La ragazza si affloscia sulla poltrona dopo aver vinto per l’ennesima volta a carte. “Attenzioni non richieste. Cioè...richieste, ma non in quel modo…antipatico”

Durque la fissa e lei si domanda perchè stia raccontando i suoi affari privato a quell’uomo. Perché devo sfogarmi, pensa sospirando dopo un attimo.

“Raccontalo ad un altro. Quello ti piace”

Natalie sbuffa e s’insacca un altro po’, le gambe che dondolano fuori del bracciolo “si, mi piace. Sono io che non piaccio a lui. Non come vorrei io”

“Insomma vuole solo portarti a letto. Chiamalo scemo!” ridacchia restando fulminato sul posto da un’occhiataccia.

“Non fa ridere neanche un po’. E’ decisamente fuori luogo” lo rimprovera come voce dura e offesa.

Ma qual è il problema? Tu lo vuoi.” 

“E’ il metodo! Il metodo!” Salta su alzando un dito “non c’è bisogno di essere violenti”

 

Femminista all’attacco! “Calma, ragazza. Non sono cose che mi riguardano. Mai dovuto costringere nessuna” 

Natalie lo fissa in silenzio, rimettendosi a sedere “ma perché lo fate?”

La sua domanda è poco più di un sussurro che lo fa girare verso di lei. Bella domanda…

“Non lo so…eccitazione a livelli acuti, botta di matto, stronzaggine congenita. Succede. C’è chi lo fa per fare del male intenzionalmente e chi lo fa perché non sa farlo in un altro modo” mormora soprappensiero mentre Natalie pende dalle sue labbra.

“Io non capisco…” sussurra interrompendolo “ci stavamo baciando, mi aveva detto delle cose bellissime…non capisco il perchè”

Gli occhi le luccicano, costringendola a passarsi un dito sotto le palpebre “è diventato cattivo, sgarbato, violento…” Natalie tace con un labbro stretto fra i denti. “Perché?!” singhiozza rivolgendosi al suo interlocutore che la sta studiando interessato. 

Natalie gli ha posto la domanda ma non da segni di volere una risposta “si è anche scusato, mi ha detto che non l’aveva fatto apposta…e allora perchè l’ha fatto?!”

I suoi singulti si perdono nell’incavo delle braccia dove ha affondato il viso.

Durque la guarda e pensa che una cosa del genere non se l’aspettava proprio. “Ti ha fatto male?”

 

Natalie scuote la testa e tira su col naso maledicendosi per aver lasciato il suo fedele fazzoletto in camera. “Mi ha spaventata...tanto…”

E allora, quante storie!! “Quello ti muore dietro. Si è fatto venire un collasso quando ti ha visto con Andrea” mugugna stancamente “se ti piacciono gli animali senza educazione, aspettati di trovare scarpe mordicchiate nell’armadio”

 

Natalie alza il viso congestionato e lo fissa mentre blatera di punizioni divine.

 

“Le bestie vanno addomesticate. Bastone e carota. Allunga la mano per una carezza e poi stringi il collo con decisione!” le spiega serio e compito. “Non ci vuole tanto”

“E quindi..” Balbetta mordendosi le labbra “che dovrei fare?”

 

Durque sorride al consiglio cattivo che sta per darle “fargliela pagare!”

 

***

Andrea non è per niente contenta! Proprio per niente! Non le piace che Durque dia tutta quella confidenza alla ragazza e che ne parli così bene.

E’ gelosa da morire e non vede l’ora di togliersela di torno anche se le è simpatica. Fare comunella in quel modo le sembra fuori luogo perché invece della vittima, quella biondina gioca a fare l’amicona di vecchia data. 

Non può lasciare la casa, non potrebbe sorvegliarli e non può cacciare ancora Daniel dal letto perché potrebbe trovare qualcuna di molto carina e molto bionda con cui consolarsi.

È costretta a restare lì a guardare i due che discutono sui rapporti interpersonali neanche fossero al liceo!

Non ha intenzione di lasciare che i due si avvicinino così ha già preso la sua decisione: lasciare scappare Natalie!

 

***

Mi sveglio di colpo sentendo la testa pesante e masticando il vuoto. Che cazzo ho bevuto ieri sera? Bitume andato a male?! Mi fa male la testa…dio, dio senti tu come batte…

Dove sono? Che è sto posto?

Mi guardo attorno e grugnisco disgustato dall’arredamento orrendo che mi circonda...ma che è, sembra di stare su un canotto! Guardo in basso e tasto il materasso ad acqua. Sono finito in un porno? E questo? 

Tiro su un qualcosa di luccicante pieno di frange strane e di laccetti e mi domando di chi possa essere.

Poi quella che dorme accanto a me, si sveglia e mi guarda battendo gli occhi, il trucco colato e i capelli arruffati. E questa?

“Chi sei?” biascica passandosi una mano sul viso e sotto gli occhi.

“Chi sei tu” ribatto a mia volta guardandomi un po’ preoccupato. Ho fatto sesso con questa? E il preservativo?

“Sono Joyce…tu chi sei dei due?” sussurra strappandomi di mano quello strano affare che si rivela essere un top.

“Ford” mugugno dicendomi che questo è esattamente il comportamento che Gershow deprecava. “Abbiamo fatto sesso?”

“Mi sa di si” borbotta arrancando verso una porta che non ricordo assolutamente di aver mai visto..o si? “Perché?”

No, così…Aids, malattie veneree, epatiti…chi se ne frega, rimorchiamoci le sconosciute in un locale e facciamoci sesso senza usare le protezioni! Ste cose mi fanno venire l’ansia!

Parto alla ricerca di eventuali tracce di cartine incriminate soffocando la nausea che sento salire alla gola e solo quando le trovo tiro un sospiro di sollievo.

Poi mi domando da dove sono saltate fuori perché mie non sono. Sono in missione punitiva e non mi porto quegli affari appresso.

Merda! Che ore sono?!

Afferro l’orologio e storco la bocca: ho perso più di sedici ore! Ho un mal di testa tremendo, non ci vedo dalla fame e ho appena scoperto di aver fatto sesso da ubriaco con una sconosciuta…e non me lo ricordo neanche!

Quella donna mi passa davanti completamente vestita e mi scocca un bacio sulle labbra, augurandomi ogni bene con la mia ragazza.

Quale ragazza? Le ho raccontato qualcosa? Colpa di quel pezzo di merda di Gershow! Sto per arrabbiarmi quando mi dice che sono un tipo molto dolce …davvero?

Peccato non averlo dimostrato a chi di dovere.

 

Mentre la forma umana prende lentamente piega dentro e fuori di me, sbatto un po’ la testa contro il muro chiedendomi perché ho rinunciato a Natalie in quel modo. Per le parole di quel tipo? Perché so che ha ragione?

L’ho trattata in quel modo, le ho fatto prendere uno spavento, povera piccola…dopo quello che era successo a Jordan, mi sono comportato come uno stronzo!

Ma come faccio ad instaurarci una relazione? Uno che fa di queste cose non sarà mai in grado di comportarsi altrimenti. Sarò sempre l’ubriacone che si sveglia nei motel squallidi con qualche tipa bizzarra accanto. Un giorno mi ritroverò senza un rene o un altro organo fondamentale e li sarà finita.

Mi vesto faticosamente e arranco fuori della stanza, chiedendomi che fine abbia fatto Gershow. Non riesco neanche a finire il pensiero che me lo ritrovo davanti abbracciato ad una. Non ha quell’aria strascicata come me e lei è molto più carina di Joyce.

“C’è il tuo amico innamorato”

 

Innamorato? Che ne sa lei? Ho capito, mi sono reso ridicolo ieri sera.

Max si volta e mi guarda per una frazione di secondo, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Lei annuisce e torna nella stanza lasciandoci soli. “Ti sei scolato l’intero bar, ieri sera. Capisco affogare i dispiaceri ma così collassi”

“Saluta la tua amica, dobbiamo andare a prendere Stan” borbotto appoggiandomi alla parete con gli occhi chiusi.

E mi sa di no” sussurra abbassando la voce. “Ho scoperto una cosa interessantissima! Roba che scotta”

“Scottami, dai”

“Mi farò riassumere al giornale con una notizia del genere!” ridacchia facendomi cenno di entrare.

Quando siamo dentro trovo la ragazza che si sta rivestendo. Non si preoccupa che io la veda nuda ma mi fa un sorriso e torna ai suoi affari.

Ste cose m’ infastidiscono. Un minimo di decenza! “Spara!”

Catelin lavora come cameriera nel locale e mi ha rivelato un sacco di cose succose. Sai che Stan ha una sorella?”

Abbozzo un si vago. Allora?

“Questa tipa ha sposato il boss locale, tale Edward Santax 

 

Dovreste assistere alla scena: lui che parla come fosse una spia che ha scoperto qualche segreto governativo ed io che lo guardo come fosse il gonzo del villaggio. “Allora?”

Max sventola un dito e ricomincia subito ad offendere “tu che sei un proletario senza soldi per comprare il giornale, non potrai certo sapere che Eddie governa tutta la città e che sua moglie Patricia, sorella di Stan, si occupa dei piccoli affari.

E sti cazzi?E allora?”

Mi sto innervosendo. Quando non capisco comincio subito ad arrabbiarmi.

“Patricia è molto, molto, molto legata al fratello. Se tocchi lui, lei chiama il maritino e i suoi uomini toccano te” afferma infilandosi i vestiti di ieri sera dopo averli odorati e aver fatto una smorfia. “A meno che non tu abbia cambiato gusti durante la notte, fossi in te eviterei di prendere a calci Stan davanti a tutti.

“Non fa una grinza” borbotto salutando con un cenno della mano la ragazza che passa e si ferma a baciare Max. Poi si avvicina a me e fa la stessa cosa. Ma siamo matti?!

Mi scanso all’istante e lei mi guarda sorpresa. Si offende e mi tira un ceffone. Ma che ho fatto?!

“Stronzo!” sibila sbattendo la porta e prendendomici quasi le dita dentro.

Ma che ho fatto?!” domando a Gershow che scuote la testa.

“E’ lo stile che manca…non sai cogliere l’attimo” 

 

***

Natalie non riesce a credere alla sua fortuna: Andrea è piombata nella sua stanza suggerendole di sbrigarsi a prendere la sua roba perché Durque era fuori, il controllo allentato a quell’ora del giorno e lei aveva una macchina anonima che l’aspettava in strada.

Se la prenderà con te!” esclama afferrando lo zainetto con le sue poche cose dentro, compreso il diario che ha riempito d’annotazioni e il registratore senza più batterie. Devo comprarle, pensa mentre si affetta ad entrare nell’auto.

“No, non li” la blocca aprendo i portabagagli. “Non devono vederti”

Natalie la fissa a bocca aperta: lei odia gli spazzi stretti! “Non posso stare lì dentro”

“Si tratta di qualche chilometro. C’è aria, sta tranquilla” la rassicura guardandosi alle spalle.

La sua agitazione fa smuovere Natalie che entra con difficoltà nell’angusto spazio e trattiene il fiato.

“Non c’è bisogno, il sedile posteriore si tira giù. L’ho aperto un pò” Afferma chiudendola dentro. Natalie sente il panico aggredirla mentre si tappa le orecchie al rumore del motore.

Il suo povero corpo sobbalza ad ogni dosso o buca, anche se Andrea si sforza di non correre e non  prendere tutte le fenditure del manto stradale.

Così si è giocata la sua relazione con Daniel, ma non poteva permettere che quella ragazzina prendesse il suo posto nel cuore del suo compagno, rimugina arrabbiata e dispiaciuta.

Non t’avessi mai incontrato, Ford!

 

Non t’avessi mai incontrato, Ford!

Natalie è dello stesso avviso mentre cerca di respirare normalmente. Quella donna ci andrà di mezzo per colpa di quello scimunito. Ma dove la sta portando?

 

Andrea frena e Natalie sente il portabagagli scattare. Si affretta ad uscire e ad entrare in macchina, trovandola pallida e preoccupata. “Che c’è?”

Andrea la guarda stringendo il volante “non so dove portarti”

Natalie la fissa allarmata finchè un’idea non si forma nella sua testa. “Sai dov’è il Casinò di questo tipo?”

La donna annuisce senza muoversi. “Che vuoi fare?”

Natalie si gira con il viso incredulo “andarci a prendere quel milione, semplice!”

Cosa?”

“Tu porti quei soldi al tuo uomo così lui ti perdona per la mia piccola fuga” comincia ad elencare piano “Ford non ci riuscirà mai, si sta per mettere contro il boss della città.

E tu come fai a saperlo?”

“Me l’ha detto il tuo ragazzo. Mi dispiace avervi fatto litigare” borbotta dopo un po’ cercando di pettinarsi e frugando nella borsa per trovare una spazzola “non mi ha baciato davvero, ha fatto finta. Per far arrabbiare Ford”

“Quel coglione” sibila a mezza bocca imboccando la Higway ad ovest della città. Natalie non sa a quale dei due si riferisce, ma pensa tanto che ce l’abbia con Shelton. La curiosità di sapere cosa hanno fatto quei due, la divora. “Senti…come l’hai conosciuto?”

“Per strada. Come ha detto lui” afferma tranquilla, visibilmente rilassata da quando si sono lasciate alle spalle la città. “Mai conosciuto uno più strano”

“Davvero? Perchè?”

Andrea le lancia un’occhiata che la spaglia quasi “fino a dove sei arrivata con lui?”

Natalie arrossisce e resta a fissarla “a qualche vestito mancante. Sussurra imbarazzata “ci siamo baciati”

“E perché ce l’hai con lui?”

Perché è un animale senza controllo!” sbotta facendola frenare bruscamente.

“Scherzi? Quel tontolone che non sa dove mettere le mani?! Ma stiamo parlando della stessa persona?”

Natalie annuisce stancamente “un idiota con una cicatrice in faccia.

“Allora si” conviene la donna sorridendo “senti, non so che droga abbia preso quella volta, ma a me sembrava un bel po’ impacciato e imbranato

La ragazza la fissa stupita e non replica “non è lui.”

Andrea alza gli occhi al cielo e ridacchia “non per farmi i cavoli tuoi, ma quanti ragazzi hai avuto?”

Che t’importa?” sbotta imbarazzata tirando la cintura che le sta segando la clavicola “e tu quanti ne hai avuti?”

“Parecchi. Ma nessuno con la sua dolcezza”

Natalie assorbe quelle parole con fastidio. Dolce con tutte tranne che con lei! No, a me quasi mi violenta!

“Ti sei offesa?” le domanda preoccupata dal silenzio prolungato.

Natalie scuote la testa e torna a guardarla, indicandole la spia rossa della benzina “dobbiamo fermarci a fare rifornimento” borbotta stanca.

La spiegazione di Durque non l’ha soddisfatta. Magari una donna può capirci qualcosa di più del comportamento strano di quel tipo.

Senti Andrea...posso chiederti una cosa?”

 

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Capitolo 23
*** Stringere il collo... ***


A Durque non è piaciuto trovare la stanza di Natalie vuota

A Durque non è piaciuto trovare la stanza di Natalie vuota. Sa già chi è stato perché Andrea gliel’ha scritto in font 20 sullo specchio con il rossetto.

 

Scusami!

 

“Scusami un cazzo, tesoro” sibila scuotendo la testa per la sua gelosia. Pazza scriteriata, chissà dove l’ha portata!

Esce di corsa dalla stanza e convoca i suoi uomini per un piano d’emergenza. Con Andrea farà due chiacchiere in seguito: adesso rivuole i suoi soldi… non per cupidigia, non è un uomo avido, più che altro per lavare l’onta di essere stato raggirato da quell’ometto insignificante di Stan.

Aspetterà che Ford li abbia presi e poi allungherà la mano e stringerà il famoso collo. Tanto so che riuscirà a tirarsi appresso tutta la mafia locale governata da Santax! Ridacchia divertito. Un colpo partito inavvertitamente e addio Shelton.

Mentre si prepara, pensa che la piccola Natalie ci resterà male. Mah, morto un papa se ne fa un altro, e poi poteva sempre darle quel famoso lavoro…era pieno di imprese in via di sviluppo, qualcosa da farle fare l’avrebbe sicuramente trovato!  

 

***

“E’ questo?”

Natalie scende dall’auto con un moto di raccapriccio alla vista del locale. Mamma mia che cattivo gusto! Peggio dei Casinò di Las Vegas che si vedono nei film!

Andrea alza le sopracciglia all’entrata dorata con mille luci. È pensierosa e sente che il suo rapporto con Daniel ormai è sprofondato. Tocca gli orecchini con un gesto vago ricordando il giorno in cui gliel’ha regalati e sospira, rannuvolata e malinconica.

“Ehi..”

La voce bassa di Natalie la distrae dai pensieri funesti e la induce a sollevare lo sguardo su di lei.

“Sta tranquilla, andrà tutto bene” mormora incoraggiante sperando dentro di se andrà proprio così.

“Si…cerchiamoci un buco in cui dormire per stanotte. Sono parecchio stanca” borbotta afferrando la borsetta e raggelando. La carta di credito! L’ho lasciata nell’altra borsa!

“Porca miseria!” sibila dando un calcio all’auto “non ho un soldo”

 

Si scambiano uno sguardo disperato per alcuni secondi finchè Natalie non comincia frugarsi nelle tasche in fretta “aspetta aspetta aspetta. Bisbiglia cercando anche nello zainetto. Si! Dio, ti ringrazio!

Il bancomat che le hanno lasciato i genitori per le gravi emergenze e che lei aveva promesso di non toccare mai. È per una giusta causa, pensa sventolandola allegramente davanti alla donna che tira un sospirone. Per un momento aveva pensato di racimolare qualche soldo alla vecchia maniera…

 

****

“Usciamo dal retro e filiamo dritti a casa di Stan. Non mi va di aspettare stanotte per prenderlo a calci e ci siamo già giocati 24 ore”

Ford non parla, mugugna e ringhia da ben un’ora mentre Gershow fa colazione placidamente e senza fretta al baretto del Casinò – Hotel che li ospita.

Ad un tratto un pensiero fulmina il suo compagno scontroso “quel coglione mi ha invitato ad una rimpatriata e da buon amico sono venuto a trovarlo. Meglio di così!” esclama facendogli sollevare lo sguardo.

“No. Sei instabile e pericoloso, ti potrebbe partire un colpo all’improvviso e farci finire sei metri sotto terra con la tua impulsività” commenta l’uomo sgranocchiando una brioche che lo fa mugolare di delizia “è una favola, assaggia”

“Non mangerò o berrò nulla di quello che mi offrirai. Non voglio svegliarmi nuovamente ubriaco e con una tipa mai vista ne conosciuta accanto” sibila prendendosi la testa dolorante fra le mani “Oddio…aspirina…”

Max solleva le spalle strizzando l’occhio a Catelin che gira fra i tavoli “non reggi nulla”

“Non in quelle quantità abnormi!” esplode facendo girare gli avventori verso di lui.

“Non farti notare, cretino”sibila dandogli un calcio sotto il tavolo. “Vabbè che il mondo è pieno di pazzi, ma non mi piace che stiano seduti al mio stesso tavolo”

“Sei un fighetto del cazzo” brontola lanciandogli un’occhiataccia “forza, dobbiamo andare a riscuotere e tirare fuori Natalie da..

“A proposito. Raccontami di Natalie” Max ha smesso di mangiare e lo guarda accigliato. “Devo aspettarmi una denuncia per molestie sessuali da parte sua? Imbecille!”

“Non è andata proprio così” bofonchia imbarazzato.

“Dicono tutti così. Col gene della stronzaggine, ereditate pure le frasi fatte? Sei una merda d’uomo” afferma incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale della sedia.

 

***

Il bancomat di Natalie è stato violentemente brasato dallo shopping a cui sono state costrette dalle circostanze. Andrea ha messo su un piano un po’ azzardato che l’ha sconvolta ma la ragazza non ha detto niente, limitandosi ad annuire e a fare come le diceva.

 

“Vuoi sedurlo e poi?” domanda osservando i loro acquisti sparsi sul letto della stanza doppia.

“Farlo pagare come tutti gli altri” afferma con voce sicura infilandosi un vestito tutto lustrini.

“Non ti pagherà mai un milione per una notte…di sesso”

Natalie finisce a fatica la frase domandandosi come fa a fare quel lavoro e poi…con quell’uomo orrendo - urgh!- che la donna le ha indicato mentre tornavano dalle loro spese folli!

“In due sarebbe meglio, ma non penso di poterti chiedere una cosa del genere” le dice tranquilla, neanche la stesse invitando ad un te con i pasticcini.

Natalie la guarda allarmata, reprimendo un moto di disgusto “no, non penso proprio” afferma con voce alterata osservandola mentre s’infila le scarpe.

Ma non è giusto che, per colpa di quel tonto, ci vada di mezzo lei!

È la decisione di un attimo: afferra le chiavi magnetiche della stanza e si avvicina lentamente alla porta: Andrea è occupata a cercare nella pochette un gioiello adatto e non si accorge della sua manovra diversiva. Solo quando sente la porta chiudersi e la serratura scattare, lancia un mezzo gridolino di sorpresa. “Ma che stai facendo? Apri subito!”

“Non se ne parla neanche. Troviamo un altro modo e tu per stasera non esci di qui” le dice dall’altra parte del pannello “e non provare a chiamare la reception per farti aprire.

“Natalie!”

Andrea è profondamente meravigliata e osserva la porta scuotendo la testa. Quale sarebbe lo sbalorditivo piano di quella ragazza? Raccontargli tutta la storia e sperare che le firmi un assegno da un milione?!

 

***

Natalie sbuffa perché non sa che fare adesso. Si guarda attorno cercando di passare inosservata. Non sa perché ma le sembra saggio farlo. Inutile, nessuno la degna di uno sguardo. Sono tutti calamitati sulle slot - machine, i tavoli di Black Jack e Poker…

Gli zombie erano più vivi! Pensa gironzolando su e giù alla ricerca di quell’uomo. D’un tratto nota un tipo che da dietro le ricorda molto Max e si arresta sulle gambe osservando la sala. Se quello è Max...c’è anche…

Stringe la bocca in una smorfia di rabbia quel ceffone che non gli ha dato preme per essere stampato violentemente in faccia di quel bamboccio senza cervello!

Si avvicina a grandi passo quando è sicura che l’uomo accanto a quello che sembra Max sia Ford e con il corpo che trema per la rabbia gli picchietta un dito sul braccio.

L’uomo sembra Ford, ma non è Ford e quando se ne accorge è troppo tardi: lo schiaffo ha già schioccato sul viso del poveraccio che la guarda come se fosse pazza.

Natalie resta a bocca aperta e si porta le mani al viso “oddio, l’ho cambiata per un’altra persona!” sussurra arrossendo furiosamente mentre i due la guardano e tutto il tavolo della roulette si è fermato per osservarla.

Che fortuna” sibila il colpito lanciandole un’occhiataccia. Poi si rabbonisce vedendo la sua espressione mortificata e abbozza un mezzo sorriso “non fa niente…”

Natalie continua a mortificarsi e non sa che pesci pigliare “scusi, di schiena è identico ad un mio amico”

“Chissà che gli fai ai nemici, allora” borbotta nervoso.

“Scusi di nuovo!”

“Tesoro, che cosa sta succedendo?”

 

Natalie raggela alla voce della donna dietro di lei e si volta meccanicamente, un po’ rigida.

Una bella donna anziana la scruta rabbiosa.

“Niente, ma. Mi ha scambiato per un suo amico” bofonchia il ragazzo visibilmente scocciato dalla presenza della genitrice.

“Devo chiamare il servizio d’ordine, caro?”

Natalie abbassa la testa per qualche secondo e poi la rialza perché quel tono di polemica è fastidioso. “Signora, ho già chiesto scusa a suo figlio per l’inconveniente. Mi sembra azzardata la sua richiesta.”

Ma, lascia perdere!” sbotta il ragazzo sventolando una mano “torna a fare quello che stavi facendo e  non preoccuparti per me”

 

La donna la guarda ancora una volta, seccata dal tono che ha usato il figlio davanti a quella sconosciuta e torna sui propri passi, nervosa.

“Una vera seccatrice tua madre!” borbotta il ragazzo accanto a lui.

“Lo so, deve sempre stare fra i piedi a tutti. Zio Stan non ha un attimo di respiro quando c’è lei”

 

Natalie ascolta con interesse crescente quelle parole. Zio Stan?

 

Il ragazzo la nota, ferma alle sue spalle e si volta nuovamente con un sorriso. Natalie lo fissa per qualche istante indecisa “tuo zio Stan è il proprietario del locale?”

Il ragazzo annuisce e gli indica il vecchietto che sta tampinando la croupier come tutte le sere. “Eccolo la. Ti avverto, se cerchi di sedurlo per i suoi soldi, la cara mammina farò fuoco e fiamme” afferma un pò scocciato per l’interessamento di quella delizia per il vecchio.

Ma che vai dicendo?! Non intenzione di sedurre nessuno.” Sbotta arrossendo “piuttosto…tua madre è Patricia Santax?”

“Già, ma come mai sai tutte queste cose?”

“Amici in comune” mente cercando la donna fra la folla. “Devo parlare con tua madre!” esclama girando sulle gambe.

Il ragazzo la ferma giusto in tempo per impedirle di investire una cameriera stracarica di alcolici. “Ehi, impulsiva! Almeno dimmi come ti chiami. Io sono Chris

“Piacere mio. Devo parlare con tua madre al più presto” sibila cercando di farsi lasciare.

Perché? Sei mia sorella scomparsa frutto di una relazione illecita?” le domanda sorridendo e facendola ridere a sua volta.

“Non mi risulta. Devo parlare con tua madre a proprio di Zio Stan” spiega calcando sulle parole.

Perché? Che ha fatto?”

Il ragazzo la guarda senza capire mentre Natalie lo trascina in un angolo appartato. “Tuo zio ha tirato su questo posto sulla pelle di due persone!” gli sciorina sempre più arrabbiata “c’è una storia dietro e non ho tempo di raccontarti..

“Almeno il tuo nome me lo puoi dire?” le domanda gentilmente facendola ammutolire.

“Natalie”

“Bel nome. Andiamo da Patricia ma non ti prometto nulla: se non porti le prove non crederà a nulla di quello che le dirai. Era così anche da piccolo”

Natalie ride a quelle parole scanzonate “deve crederci perché quelli che stanno venendo a riscuotere non hanno molto tempo da perdere” 

 

Patricia ha ascoltato le sue spiegazioni con aria dubbiosa “hai delle prove?”

Ce l’ha in faccia un mio amico” afferma duramente. “Signora, suo fratello ha derubato il mio amico per pagare un debito. Ha mai sentito parlare di Daniel Durque? Fa l’usuraio e non ci va tanto per la quale”

La donna abbozza una smorfia, ricomponendo subito il viso in un’espressione tempestosa “quel cafone arricchito!” sibila posando il tovagliolo che tiene in grembo. “Un quaquaraqua che si crede potente”

Natalie la fissa negli occhi intenzionata a non lasciarsi abbattere “quel tipo ha sfregiato il mio amico che aveva un debito con lui. Ford è stato costretto a derubare la sua ragazza per pagarlo e lei non l’ha mai perdonato...e alla fine suo fratello ha approfittato della situazione per appropriarsene e ha lasciato il mio amico nei guai. Borbotta picchiettando un dito sul tavolino “posso farla parlare con Andrea, la ragazza di Durque. Lui mi ha preso in ostaggio per costringere Ford a prendergli i soldi e l’ha minacciato di uccidermi”

“I metodi di quell’animale non cambiano mai” bisbiglia la donna osservandola. “Come hai fatto a scappare?”

“Andrea mi ha liberata.” Spiega senza scendere troppo nei dettagli “ha messo a repentaglio la sua relazione per me. Ford sta rischiando di farsi impallinare dagli uomini di suo marito e tutto questo per colpa di suo fratello che ha voluto aprire...questo… Casinò orrendo senza il minimo gusto, scusi se glielo dico francamente!” sbotta esausta “la prego di aiutarmi, di parlare con suo fratello e costringerlo a tirare fuori quella cifra. Penso che ormai potrà permettersi di pagare il debito”

E a quanto ammonta?”

La domanda secca le da un briciolo di speranza “l’originale a 5000, ma gli interessi sono lievitati ad un milione”

“Strozzino sanguisuga!” sibila la donna inviperita battendo una mano rinsecchita sul ginocchio. Poi si rivolge a Chris che ha assistito alla scena in silenzio e abbozza un sorriso “tesoro, chiama tuo zio Stan, fallo venire qua…immediatamente!”

Che tono! Pensa la ragazza guardandola, mia madre non avrebbe mai alzato la voce in quel modo e non avrebbe mai usato quella cadenza così regale.

“Ora, cara..

Natalie alza gli occhi incontrando i suoi.

“Questo tuo amico è qui?”

“Penso di si” borbotta rannuvolandosi “perché?”

“Convocalo. Urge uno scambio di vedute collettivo prima di decidere quale punizione affibbiare a Stan.

 

Natalie ci ha messo qualche minuto buono a prendere il cellulare e chiamare Ford che ha fatto letteralmente un balzo dal sedile della Chevrolet “dove sei?! Sei al Casinò? Vengo subito”

Lancia il cellulare a Max che lo guarda accigliato “chi era?”

“Natalie! E’ al Casinò e mi ha detto di andare di corsa li” sbotta ingranando la marcia e dirigendosi in tutta fretta verso il locale.

E i soldi?”

“Chi se ne frega!” sibila pigiando il pedale dell’acceleratore “potrebbe essere una trappola o potrebbe essere scappata; in tutti i casi, io ci vado!”

“Allora c’è anche quella rossa meravigliosa con lei” sghignazza il suo compagno mettendosi comodo.

 

Stan sta osservando sua sorella, infuriata come non mai e la ragazza che siede con lei al tavolo domandandosi chi possa essere. Allunga la mano in un sorriso un pò viscido che fa accapponare la pelle a Natalie che porge la sua meditabonda, presentandosi.

“Stan, tesoro, siediti”

L’uomo obbedisce lanciando uno sguardo al nipote Chris che solitamente è dalla sua parte. Stavolta fa finta di niente e si accomoda dietro di lui, l’aria impassibile.

Che succede?” domanda un pò timoroso: ha sempre avuto paura delle sfuriate di Tricia.

“Succede che l’hai fatta grossa, Stan!” esplode la donna alzandosi quasi in piedi. Natalie lo osserva farsi piccolo piccolo per la paura e dentro le viene da ridere.

“Tricia…non capisco…” balbetta agitandosi sulla sedia, come un ragazzino sorpreso a fare una marachella.

“Questa signorina è amica di un tale…” guarda Natalie che le getta un’occhiata veloce e indurisce il viso “Ford Shelton. Lo conosce no? Quello con la cicatrice in faccia”

 

Liberal raggela e c’impiega un secondo di troppo a rispondere “allora?” domanda con voce sottile “Ford…come no...un bravo ragazzo”

Adesso gli do uno schiaffo, pensa Natalie trattenendosi “Ford sta venendo qui” afferma decisa “Vuole parlare di un certo debito con lei”

Che debito?”

Liberal sbianca sempre di più e non la da a bere alla sorella.

“Evita di fartela addosso e sii uomo, per una volta!” sbraita sempre più nera “chi te li ha dati i soldi per aprire questo locale?”

“Li ho vinti a poker..”bisbiglia l’ennesima bugia facendo alzare un sopracciglio grigio alla sorella.

“L’altra volta hai detto che te li aveva donati la vecchia signora a cui tenervi compagnia! Devi ricordartele le balle, Stan!”

 

Un bussare furioso fa saltare Natalie dalla sedia. Lo sa chi è..è arrivato. Gira la testa per non vederlo mentre entra come una furia sbraitando vendetta contro l’uomo che cerca i tutti i modi di  calmarlo.

“Adesso tu cacci i 5000 più il milione!” sibila minaccioso “sennò te ne do tante che domattina non ti sapranno identificare all’obitorio!”

“Giovanotto!”

Ford alza lo sguardo su Patricia e la fissa accigliato. “Cosa?”

“Giovanotto, le sue maniere lasciano a desiderare” tuona a bassa voce vagamente disgustata “si classifichi, lasci andare mio fratello che da quanto posso vedere, sta dimostrando per l’ennesima volta di non avere gli attributi e saluti la sua dolce amica” ordina velocemente causando un mezzo shock a Ford che gira la testa verso Natalie, appoggiata in un angolo vicino a Chris.

“Natalie..” Sussurra lasciandolo andare, anzi tirandolo verso Max che si scansa giusto in tempo per farlo cadere a terra e si presenta con un perfetto baciamano alla donna rimediando un’occhiata indagatoria.

La ragazza fa finta di niente e non lo fila quando si ferma davanti a lei.

“Come stai?”

“Bene” afferma con voce dura senza guardarlo. “Direi che posso andarmene. Il signor Stan pagherà il debito a Durque”  

“Natalie..”

Alza lo sguardo su di lui, un tuffo al cuore che le fa male “Ciao Ford, ci vediamo” sussurra scansandosi e lasciandolo congelato sul posto.

“Ciao Max” borbotta correndo fuori della stanza con le lacrime agli occhi e il cuore stretto. 

Sbatte contro tutte le persone che incontra sul suo cammino finchè una mano pesante e gigantesca con cala su di lei.

Natalie alza lo sguardo lacrimoso e singhiozza in faccia a Durque che la guarda accigliato “questa mossa non mi è piaciuta” sibila stringendola un po’ sul braccio.

Natalie tira su col naso e gli indica la sala in cui sta avvenendo la discussione. Poi, piagnucolando, gli porge la chiave della stanza in cui ha rinchiuso Andrea.

“Non se la prenda con lei.” Mormora accettando il fazzoletto che le porge.

Durque la guarda per un pò mentre i pochi uomini che si è portato si dispongono fuori alla porta per impedire a chiunque di entrare e uscire. “Adesso dove andrai?”

Natalie alza le spalle e scosta una ciocca che le è finita sugli occhi “torno a Bleiza.

“Dai tuoi?”

“No, non vado d’accordo con i miei”

Daniel sfila un biglietto da visita dal portafogli e glielo porge con aria seria “per fare una partita a carte…o se ti serve un lavoro”

Natalie lo guarda incredula, accetta e infila il tesserino cartonato nella tasca posteriore. Poi ci ripensa e tende la mano verso di lui. “Potrebbe ridarmi la tessera? Devo prendere le mie cose” 

 

Entra nella stanza silenziosamente. Andrea sta dormendo e non si accorge della presenza della ragazza che ripone i suoi pochi averi nello zainetto. Prende le buste con i vestiti che ha appena acquistato e lascia un biglietto di scuse alla donna col suo numero di telefono. 

 

****

Andrea si sveglia con la sensazione che ci sia qualcuno nella stanza. Accende la lucetta del comodino trovando due occhi verdi che la fissano. Istintivamente si tende mentre Durque la guarda sospirando.

“Sei una testarda gelosa” la rimprovera a bassa voce osservandola mentre i ricompone parecchio nervosa.

“Scusami...io non..”

“Mi ha spiegato tutto Natalie”

“Ah” mormora con voce acida “la tua protetta”

“Smettila. Mi ha fatto riavere i soldi. Tutti dal primo all’ultimo e con una gratifica extra per quell’individuo che starà cercando la ragazzina per mari e monti a quest’ora” le spiega abbracciandola con forza e strappandole un gridolino di sorpresa. “Dobbiamo parlare della tua gelosia”

Andrea abbozza una smorfia e si rinchiude a riccio. Non le piace quel discorso, ma sapere che lui è lì e che la vuole ancora la fa stare meglio. Nota distrattamente il bigliettino di Natalie. Lo prende e lo legge con un mezzo sorrisino. Veramente un amore, quella ragazza. 

Basta che stia lontano della sua proprietà!

“Se n’è andata senza vendicarsi di quel fesso” borbotta mezza accigliata. Il racconto dell’aggressione non le era piaciuto neanche un po’.

Durque le alza il mento con un dito e un sorriso malizioso. “E tu che ci stai a fare?”

 

***

“Non la vai a cercare?”

Max  si rivolge al pallido fantasma che una volta era Ford.

“No. Mi odia” afferma a mezza bocca spolverando distrattamente la Chevrolet dalla polvere. “Vuoi un passaggio in città o preferisci restare qui con la brunetta?”

“Vengo con te. Ha avanzato pretese.” Afferma salendo in macchina e lasciandolo da solo a guardare il sole che sorge.

Ford lo fissa per un po’ sentendo gli occhi che gli dolgono. Li strofina distrattamente senza farsi vedere: non può mettersi a piagnucolare davanti a Gershow.

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Capitolo 24
*** Scratch ***


Natalie cammina ormai da molto tempo

Natalie cammina ormai da molto tempo sotto un sole discretamente caldo. Le accarezza le braccia con dolcezza e la scalda piacevolmente. L’intento era quello di fare l’autostop ma poi ci ha ripensato e ha preferito evitare ulteriori problemi. Uno stridio di freni la fa voltare verso una macchina sportiva che le si affianca al lato sinistro. Andrea le rivolge un bel sorriso, sollevando gli occhiali da sole che porta più per evitare fastidiosi intrusi negli occhi che per pararsi dal sole. “Dove vai senza di me, bella biondina?”

“Andrea….e Durque?”

“Lui torna con i suoi amici. Salta su” le impone aprendole la portiera.

Titubante accetta il suo invito e quando si siede sente i piedi andarle a fuoco “non pensavo da aver camminato così tanto”

Andra riparte senza emettere un fiato e solo a metà strada le rivela la sua destinazione.

“Non voglio tornare a casa! Fermati!”

“Ci tornerai per poche ore. Ho una cosa con me” ridacchia mostrandole un certificato stropicciato con la firma di Ford.

“Cos’è?”

“Il nostro primo investitore. Capirai presto”

 

Un anno dopo…

 

E così mi hanno fregato per bene. Qualcuno, imitando la mia firma, mi ha prosciugato il conto in banca. Fortuna che avevo i 5000 liquidi e qualcos’altro nelle tasche. Mi domando ancora chi sia stato a farmi quello scherzetto del cazzo! 

 

‘I was once sitting on top of the world, I really had things in my hand But something went wrong I'm not sure what, And now I'm sitting here at home alone...’

 

Non fate caso al mio aspetto, sto imbiancando casa e aspettando i mobili nuovi. Ho dovuto lavorare un bel po’ per rimettermi in paro e anche Melissa non è stata contenta di non ricevere lo stipendio per un paio di mesi.

Scendo dalla scala osservando soddisfatto il lavoro. Niente male, potrei guadagnare molto facendo l’imbianchino.

Charlie mi sta dando una mano a migliorare qualcosina qua e là...sempre meglio di lei di quel fighetto di Max perennemente nei guai con le ex : Fran l’ha cacciato tre volte di casa e se l’ha ripreso tre volte. Il giornale l’ha riassunto solo dietro suo interessamento. Che merda d’uomo, dipendere così da una donna.

 

Natalie non l’ho più vista. Non mi ha mai chiamato e io non ne ho mai avuto il coraggio. Se ci ripenso mi sento nuovamente in colpa, quindi evito di farlo.

Mi sono macerato abbastanza per mesi, lottando per non andare a cercarla. Mi manca, ci penso ancora..

Merda…

Scusate, non fate caso ogni tanto mi prende la nostalgia.

Scuoto la testa pensando che a quest’ora starà fra le braccia del fidanzato e mi avrà dimenticato. Chissà se mi ha mai perdonato  

Ho appena spostato la scala per ridipingere un angolo che mi è sfuggito che sento suonare il campanello.

Per forza produceva quel suono attufato prima: era pieno di polvere. Ve l’ho detto che mi sono rifatto il guardaroba? Sono uscito una sola volta e ne ho avuto abbastanza. Ho trascinato Gershow con me ed è stato un inferno perché bocciava ogni mia idea!

Quella roba è troppo precisina e non avrò mai il motivo di metterla, ma sta li...può sempre servire. 

 

‘But you get what you pay for that's what I say, and now I'm paying and paying and paying

I lost everything I had,  I'm starting over from scratch...’

 

Vado ad aprire sperando che non siano quelli del negozio d’arredamento che mi portano i mobili perché non saprei dove metterli, e mi ritrovo davanti una bella ragazza biondo platino con un paio di occhiali da sole che le nascondono tutta la faccia.

“Si?”

Carina, veramente uno schianto. Guarda tu che gambe, ma ce l’ha il porto d’armi per quelle tette favolose che trapelano dal top aderente?

“Ciao Ford” 

Il sorrisetto malizioso che avevo in faccia, muore all’istante quando lei si toglie gli occhiali e fa quel gesto…spostandosi i capelli dalla fronte...Natalie…

 

Resto a guardarla per qualche minuto buono mentre lei fa lo stesso con me. Non posso crederci. Muove quelle gambe bellissime e si avvicina dandomi un bacio sulla guancia e togliendo subito un po’ di rossetto che c’è rimasto sopra.

“Mi fai entrare?”

Mi sposto immediatamente e la lascio passare con un debole avvertimento di stare attenta alla vernice fresca.

Lei si ferma, si guarda in giro e annuisce “è bello, il colore. Un lieve tocco ocra misto latte …bello”

 

Cosa misto a cosa? Io l’ho preso perché mi piaceva e secondo Charlie si adattava all’arredamento nuovo.

Lei gira su se stessa, su un paio di tacchi notevolmente alti e torna a guardarmi con un sorriso “Come stai?”

“Bene” mormora con un groppo in gola.

Ho detto che mi piaceva ancora? Sbagliato. La amo ancora. E adesso mi piace ancora di più!

“Senti, resto in città per un po’ di giorni, per salutare i miei. Ceniamo insieme, stasera? Così mi racconti un po’ di te”

Non c’è traccia della sua innata timidezza nella voce. Peccato mi mancava…

Annuisco e lei mi guarda incuriosita “sei dimagrito, stai bene”

Per forza, ho smesso di bere e faccio sport tutte le sere. Annuisco nuovamente e lei sorride un’altra volta.

“Passo alle otto, mettiti bello…e magari togliti la vernice da quel ciuffo” ridacchia avvicinandosi e inondandomi di profumo discreto, dolce…sensuale.

La sento accarezzarmi i capelli e per un istante sono tentato di abbracciarla. Lei abbassa lo sguardo e sorride facendomi una carezza “sei ancora più carino del solito”

Quello sguardo...è sempre lo stesso…

Apro bocca per chiederle scusa un’altra volta e lei mi da un bacio leggero, troppo leggero troppo repentino che mi fa risvegliare dalla catalessi in cui ero caduto al momento del suo arrivo.

Arrossisce un po’, come una volta e mi fa un buffetto lasciandomi come uno stronzo a bocca aperta.

O merda! 

Chissà se ce l’ha il ragazzo….


’Wiped that smile off my face Put me down in my proper place But the world just keeps on spinning around And I'm still hanging around in this world..’

 

“E’ tornata Natalie” bisbiglio nel telefono sentendo un rumore indescrivibile di sottofondo

“Sì e com’è?”

“Più bella di prima”

“Non ne dubitavo” ridacchia Charlie aspirando la sigaretta, saltellando verso il bagno e frugando allo stesso tempo in un cassettone “Ford, devo lasciarti, ho una serata di sesso sfrenato e devo depilarmi”

Delicatissima! E chi è il fortunato?”

“Fatti i cazzi tuoi!” sbotta attaccandomi in faccia.

Quella novità mi fa alzare un sopracciglio…anzi tutti e due. Più volte. Ma ora la domanda è..che diavolo mi metto stasera?! Apro l’armadio frugando fra i nuovi acquisti.

Cena…che mi metto per una cena? Chiamiamolo, va

Max mi risponde un pò affannato “che vuoi? Mettiti una camicia e un paio di pantaloni stirati e non rompere che sono sulla cyclette”

Ma perché non vai a correre come tutti?”

Perché qua c’è un’istruttrice che è la fine del mondo” esclama divertito. “Ah, stasera esco con la tua amica, augurami ogni bene! Click!”

Esce con Charlie? O mio dio, deve essersi bevuta il cervello!

 

****

 

Natalie ispira ed espira più volte ferma davanti a casa di Ford. Il vestito va bene, il trucco regge, le scarpe vanno bene. È tutto il resto che non va! Lo so che mi metterò a piangere, lo so che lo farò! Pensa indecisa se suonare quel colpo di clacson o no.

Ascolta imbambolata il silenzio che la circonda dicendosi che è una pazza a non averlo dimenticato in tutto quel tempo. Lei ha provato ad uscire con altri ragazzi ma non c’è stato nulla da fare.

Quando sente bussare al finestrino, trasale violentemente.

Ford la guarda con un sorriso sereno costringendola a riprendersi. “Ti ho vista arrivare” le dice semplicemente restando appoggiato al tettino.

“Sali dai, altrimenti arriviamo tardi e ci cancellano la prenotazione” borbotta mettendo in moto e costringendolo a muoversi.

“Hai cambiato la macchina” commenta osservando gli interni abbastanza lussuosi della vettura.

“Si, ho un buon lavoro. Guadagno molto”

E cosa fai?”

“Lavoro con Andrea” rivela facendolo strozzare con la propria saliva “Abbiamo aperto un franchising. Negozi di moda!”

A quelle parole Ford ri - sospira “meno male..

“Ti avrebbe dato fastidio se avessi fatto il suo vecchio lavoro? Eppure non sei uno che va per il sottile su queste cose” replica acidamente dicendosi che la serata è iniziata malissimo. Parcheggia nel primo spiazzo libero e scende dall’auto con decisione. Eccole, adesso mi metto a piangere! Pensa cercando di non chiudere la giacca lunga che indossa nella portiera.

“Natalie..”

La ragazza si blocca al suono della sua voce e si gira a metà, trovando una rosa rossa sotto il naso.

“Buon compleanno”

“E’ domani” sussurra prendendola. Ma dove l’aveva nascosta? “Come facevi a saperlo?”

“Ho un vasto dossier su di te” risponde tranquillamente prendendola per mano “mi sei mancata”

Natalie abbozza un sorriso luccicante di lacrime e stringe le dita fra le sue, fino a farsi male “anche tu” Gli lancia uno sguardo contenta “hai smesso l’aria da duro tutto d’un pezzo…però stai bene ugualmente”

“Grazie. Sei sempre più bella. Non ti avevo riconosciuto”

“Neanche i miei!” ridacchia passeggiando lentamente accanto a lui. “Hanno fatto una faccia…saranno stati i vestiti o i capelli”   

E’ tutto l’insieme che stende, pensa guardandola dall’alto in basso. “Natalie…senti…”

Lei si blocca improvvisamente seria guardandolo di sottecchi. “Te li ho rubati io, i soldi” confessa all’entrata del locale lasciandolo senza parole.

“Dovevo vendicarmi in qualche modo..” Continua a mormorare mentre porge al cameriere il cappotto leggero e resta solamente con un vestito che se non proprio tutto, mostra un bel po’ del suo corpo. “Anche per questo sono qui. Per riportarteli.”

“Potevi fare un versamento anonimo” biascica incredulo.

“Ti volevo vedere” ammette semplicemente dispiegando il tovagliolo sulle gambe. Non chiedermi il perché.

Perché?”

Stronzo! Perché secondo te? Perché mi mancavi, perché ti amo!

“Così” sussurra alzando le spalle e spiegando il menù. “Qui fanno un pesce delizioso” mormora svagata prima che Ford le strappi il menù di mano e la costringa a guardarlo. “Perché?” ripete minaccioso.

Natalie lo fissa per un po’ abbassando gli occhi e schiarendosi la voce “per impicciarmi della tua vita. Ce l’hai la ragazza?”

E tu?”

“Certo!”

Anche io!”

Si squadrano per qualche istante studiandosi sulla difensiva. Sarà vero? Si domandano entrambi feriti dai rispettivi comportamenti.

“Non ce l’ho la ragazza…non è vero” mormora per primo facendole alzare gli occhi dal bicchiere “Non riesco a dimenticarti”

Il cuore le batte fin troppo veloce mentre parla e si scusa per l’ennesima volta spiegandogli il suo comportamento riprovevole.

La ragazza lo ascolta con un groppo in gola, annuendo di tanto in tanto e stritolando il povero tovagliolo che non centra niente. 

“Va bene, non importa…ormai è passato tanto tempo” sussurra conciliante con un sorriso un pò tremolante.

“Non è una giustificazione” afferma depresso “Natalie…dammi un’altra possibilità. Se vuoi…”

Lo guarda con un labbro stretto fra i denti e le mani che le tremano e la costringono a lasciare le posate per metterle in grembo “ok”

Il sorriso che gli si apre sul viso la lascia senza parole “ok allora” mormora porgendole il menù e sorridendo amabilmente al cameriere che si è avvicinato per prendere le ordinazioni.

 

Cena, passeggiata, rosa, conversazione brillante. Incredibile, è diventato un signore, pensa meravigliata sorridendogli di sbieco. “Frequenti troppo Gershow, per caso?”

“Per carità, non lo sopporto mezza giornata” ridacchia stringendole la mano e facendole abbassare gli occhi su di essa per un attimo “esce con Charlie, da non crederci”

“Non ci credo!” esplode voltandosi verso di lui “quella è capace di sparargli se prova a fare il fanfarone”

“Problemi suoi!” esclama guardandola fissa per alcuni secondi. “Sei cambiata…”

Natalie abbozza in sorriso annuendo “un po’. Discutere con i commercianti, i rivenditori, quelli che fanno gli spiritosi tutti i giorni, ti forgia. Abito da sola e devo gestire l’appartamento, far combaciare gli orari…un po’ seccante, a volte. Ammette con una smorfia “fai come ti pare, ospiti chi vuoi, non devi dare spiegazioni…però non c’è nessuno che ti aspetta, non c’è un piatto di minestra e caldo e un po’ di coccole alla fine della giornata .” Mormora facendolo avvicinare “me la sono scelta io, questa vita, e ora me ne lamento…scusa”

“Ti capisco. Vivo solo anche io, l’hai dimenticato?”

“No”

Natalie lo guarda con una gran voglia di abbracciarlo che le corre nelle membra, soprattutto quando la sua mano scivola dietro la schiena e la tira a se, morbidamente, accarezzandola delicato e insinuante. “Dove alloggi? Posso accompagnarti?”

Posso restare con te stanotte?

La ragazza annuisce distratta, persa nei propri pensieri “sto dai miei, hanno insistono. Non mi vedono da un anno” mormora con un tono dispiaciuto nella voce che lo fa rannuvolare e lo spinge ad abbracciarla del tutto.

“Sanno che sei uscita con me?”

Natalie è mezza imbambolata da quella novità che le fa battere il cuore. Lo abbraccia a sua volta, posandogli la testa sulla spalla.

Da quanto tempo non abbracciava qualcuno così? Poco, però non è la stessa cosa. “Certo, gli piaci parecchio.” Sussurra chiudendo gli occhi e percependolo ogni minima contrazione dei suoi muscoli.

 

Dopo molto tempo, o forse solo qualche secondo, non saprebbe dirlo con precisione, fruga nella tasca porgendogli le chiavi “ti dispiace guidare? Il vino sta facendo effetto”

“Certo che no ma poi come torno a casa?” le domanda vagamente divertito.

“Torni con la mia e domattina mi vieni a prendere e facciamo colazione insieme” decide appoggiandosi alla portiera sorridendo.

“Come desidera vostra maestà!” esclama ben contento ricordando solo all’ultimo dei lavori urgenti. “Merda!” sbotta contrariato “domattina vengono a portarmi pezzi dell’arredamento e non posso allontanarmi.

Natalie lo guarda e sorride conciliante. “Fa niente, vengo da te e ti porto la colazione”

“Andata”

Ford la osserva con un sorrisetto malandrino, domandandosi come farà ad aprire l’auto con lei davanti al blocchetto della serratura.

Si avvicina un po’ ma Natalie non accenna a spostarsi. Tiene le braccia incrociate sullo stomaco, il respiro un po’ affettato.

Il cuore le sta mandando segnali contraddittori e la testa scoppia sotto l’eccessiva pressione dei pensieri che si accavallano.

“Natalie” sussurra piegandosi un po’.

La ragazza alza lo sguardo restando imbambolata a guardarlo.

“Devo aprire la macchina” mormora avvicinandosi ancora, le braccia abbandonate lungo i fianchi per non cedere alla voglia di abbracciarla.

 

Lei lo guardò smarrita, come se non avesse capito nulla di quello che aveva appena detto e non si spostò. Sciolse lentamente le braccia dallo stomaco che le faceva male per la tensione e annuì imbarazzata.

Stava per spostarsi quando le sbarrò la strada posando istintivamente la mano sul tettuccio dell’auto.

Ford la vide sobbalzare per la sorpresa e lesse meraviglia e timore sul suo viso, così quando si voltò dall’altra parte per darsi alla fuga, l’abbracciò perdendo la presa sulle chiavi che caddero a terra. Natalie le calpestò e restò col viso affondato sulla sua camicia.

Un silenzio innaturale scese dentro di lei mentre si aggrappava a Ford e lo stringeva con forza, i muscoli che tremavano per la gran voglia che aveva di confessargli il suo amore.

La stringeva così tanto da mozzarle il respiro, la mano infilata sotto i capelli l’altra attorno alla vita. La schiacciò contro lo sportello e mormorò qualcosa che Natalie non capiva perché erano troppe le cose che le stavano vorticando nel cervello, non capiva cosa doveva fare, se doveva fermarlo o fermarsi, se doveva andarsene o restare, se doveva…

Alzò il viso sotto la sua pressione e gli venne istintivamente incontro quando la baciò prima morbidamente, quasi timoroso e stupito che lo stesse facendo davvero e poi sempre con maggior forza, aprendole le labbra e accarezzandola delicatamente, un bacio profondo che la lasciò indebolita e stordita.

Ford la stordiva, la mandava fuori di testa e la faceva stare fin troppo bene.

Ma soprattutto la turbava così tanto che quando si staccò e la guardò prima serio ed eccitato, poi sorridendole come al solito, Natalie lo tirò nuovamente contro di se e abusò delle sue labbra fino a notte fonda.

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Capitolo 25
*** Indelebile.. ***


‘You're the night, Lilah

‘You're the night, Lilah. A little girl lost in the woods. You're a folk tale, the unexplainable .. ‘

 

Che sono quelle facce, mai sentito uno cantare? Sono di buon umore, di buonissimo umore!

 

I hope you're waiting for me cause I can make it on my own. I can make it on my own.

 

Non ve lo racconto quello che è successo ieri sera, sono affari miei.

….

Ok, non è successo niente, niente di che. Abbiamo parlato, anzi io ho parlato: lei mi ascoltava e poi abbiamo continuato ad approfittarci delle rispettive labbra per un po’ di tempo.

Albeggiava quasi quando mi ha mollato qui.

C’ho provato: volevo farla restare con me tutta la notte ma poi ho pensato che non potevo chiederle una cosa del genere dopo il mio comportamento insano e non ho aperto bocca. Secondo me le avrebbe fatto piacere.

 

I hope you're waiting for me across your carpet of stars. You're the night, Lilah. You're everything that we can't see.

 

Il campanello suona alle dieci precise e lei mi compare davanti con un sorriso girocollo e un pacco gigante di cornetti.

Ma non sei a dieta come tutte le donne?”

“Non ci penso proprio” ridacchia entrando e posandomi la giacca in braccio. “Questi li tengo io. L’hai fatto il caffè?” esclama togliendomi il cibo da sotto il naso.

“Non puoi farmelo, ho un buco nello stomaco. La rimprovero con il broncio che la fa sorridere.

Svenevole, eh? Che porco!

“Non fare quel muso che non m’inganni” afferma con un sorriso bastardo. Poi guarda, sorride e mi da un bacio veloce.

Troppo veloce.

“Torna qua” sussurro posando quello che ho in mano e abbracciando lei. Fa resistenza solo per un attimo, sufficiente a disorientarmi e poi mi stringe con forza.

“Natalie…”

Che c’è, Ford?” sussurra nel mio orecchio, mordicchiandolo.

“C’è qualcosa che non va?”

“Si. ” mormora scostandosi. Ha le guance rosse ed è adorabile, ma quella nota di preoccupazione non mi piace. “Me lo devi dire sinceramente” sussurra abbassando la testa “che cosa provi per me?”

A quelle parole ammutolisco. Non l’ha capito? 

“Ti …amo. Si, ti amo.” Biascico un po’ imbarazzato. “Non mi è mai passata quindi posso dire che ti amo con sicurezza”

Natalie mi guarda allibita: non è certo una dichiarazione standard.

“Ah…beh…” sussurra afflosciandosi contro di me “anche io”

 

Sento il suo cuore che batte contro il mio e la stringo senza crederci veramente. Respirare affannosamente e mi scocca dei lievi baci sulla pelle. Stacca le labbra dalle sue emettendo un piccolo gemito per la mancanza di ossigeno “fammi respirare” sussurra accarezzandomi al contempo i capelli mentre la bacio sul collo e scendo verso il seno tranciandole di nuovo il respiro. 

Questa va tolta, penso per una breve frazione di secondo, slacciandogliele due bottoni della camicetta e fermandomi subito. Lei annuisce appena e riprende a baciarmi.

Glielo dovrei dire? Se glielo dicessi, scapperebbe a gambe levate. “Ford…”

Lui la guardò negli occhi e Natalie vi lesse così tanta passione che si spaventò “no niente” mormorò perdendosi in un mare di piacevoli emozioni.

Confuso ed eccitato tornò a baciarla con forza, piegandole il collo all’indietro mentre l’altra mano scendeva ad accarezzarle il seno facendola gemere nella sua bocca.

Quegli occhi…così terribilmente sensuali e annebbiati che si allacciavano ai suoi morbidamente, le labbra rese rosse da molti baci scambiati che si stava aprendo in un sorriso stentato...no non era solo quello, era tutto l’insieme, tutta lei che lo irretiva.

“Sei bellissima…bellissima” ripetè strofinandole una guancia con le dita aperte, cercando di sorriderle, stregato da quell’espressione che non aveva mai visto sul volto di una donna, un misto di sensualità e ingenuità…quel rossore che si era allargato ed era rimato li, sulle guance calde.

 

Bellissimo anche il reggiseno, ma starebbe meglio…che so, in terra?

 

Comincio ad armeggiare con quel maledetto gancetto e lei non mi ferma, ma continua a baciarmi in quel modo che mi distrae dal mio lavoro.

Poi arrivano quegli stronzi col camion e devo lasciarla andare!

Natalie mi guarda frustrata e mi da un altro bacio veloce ed esce giusto in tempo per farsi fischiare dietro da quegli stronzi che si rimediano un’occhiataccia dal sottoscritto e la mancia dimezzata. Così imparano!

 

Nel pomeriggio hanno finito e io mi sbraco sul divano nuovo soddisfatto. Ho la casa figa, l’armadio figo, la donna figa…dov’è a proposito? 

Le telefono ma lei non mi risponde. Il sorriso muore all’istante: sarà andata via nuovamente?

No, senza avvertirmi…non l’avrebbe mai fatto…almeno spero.

 

‘È incontrollabile, imprevedibile

ma così labile, leggero come nuvole…’

 

Ho una bruttissima sensazione e quando squilla il telefono rispondo col batticuore.

È lei e sta piangendo, la sento soffocare i singhiozzi. “Devo andare via per lavoro. E’ una cosa urgente. Volevo salutarti”

 

‘…quasi sicuramente

tu mi dirai di no

ti chiedo solo un istante, ancora un po'…’

 

Sento il mondo cadermi addosso “perché?” una domanda che mi fa fin troppo male. Dove ho sbagliato stavolta? “Ma ci vediamo ugualmente…vengo a trovarti”

No? Che vuoi che siano cento chilometri, li faccio in un’ora!  

“Ford...io lascio il paese” singhiozza nel telefono “vado via del tutto. Non so quando tornerò”

 

‘...Lasciala andare come va

come deve andare

è una cometa che sa già

dove illuminare…’

 

Fortuna che sono già seduto. Nemmeno provarci? Nemmeno quello? “Non basta dirti che ti amo per farti restare, immagino…”

Un silenzio lunghissimo all’altro capo del telefono. Non puoi farmelo, Natalie!

“No, non basta.”

Merda!

 

‘…È incontrollabile, imprevedibile

troppo indelebile nelle mie molecole

e così stabile, irriducibile

ma così labile, leggero come nuvole..’

 

“Come vuoi. Stammi bene” borbotto con la fretta di attaccare che mi fa stare male.

“Mi dispiace…mi disp..

 

Click!

 

Ho attaccato io. Non ce la facevo più. Fortuna che sono seduto, non mi reggerebbero le gambe a stare in piedi adesso. Ho fatto tutto questo per lei. Si, anche per me… ma soprattutto era per lei. 

Mi prendo la testa fra le mani passando più volte le dita fra i capelli.

Lavoro. Mi ha mollato per il lavoro.

Merda!

 

Durque la fissa senza aprire bocca. “Proprio sicura? Non mi è sembrata una mossa saggia”.

Natalie è passato a trovarlo e si è ritrovata in mezzo ad un’offerta di lavoro che non ha potuto rifiutare.

“Non sono mai stata saggia.” Mugugna tirando su col naso. “Andiamo, dai”

Daniel la osserva tentare di rimettere a posto i pezzetti del proprio cuore e non commenta la scelta.

Le donne…capaci di amarti alla follia e mollarti all’istante senza remore.

 

Mai capite…

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