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“La musica è né
più né meno che una scienza d’amore
Sotto specie
d’armonia e di ritmo”
Platone, i ‘Dialoghi dell’amore’
“
Signorina Higurashi, la prego vivamente di prestare attenzione a me e non a
qualche stupido volatile fuori dalla finestra!”
Mi
voltai con una lenità disarmante verso il professore Totosai, docente di
filosofia. Le mia occhiaie, però, dovevano essere così spaventose perchè egli tornò subito a spiegare la lezione, come se nulla fosse successo.
Probabilmente
il fatto di aver fatto le ore piccole due notti consecutive portava esiti anche
positivi.
Ovviamente
non era stato del tutto di mia volontà. Al contrario, sarei andata a dormire
presto la domenica sera, se mia madre non m’avesse svegliata ogni mezz’ora e
m’avesse pregato di controllare che le porte e le finestre fossero ben serrate.
Ovviamente
da quella meravigliosa esperienza avevo imparato che non dovevo far vedere mai più a
mia madre film d’orrore. Evidentemente lei non aveva ancora capito che quei
fantomatici mostri che andavano in giro per le città portando dolore, morte e
distruzione, elaborati e creati da menti bacate, non erano altro che pupazzetti
esanimi e senza alcuna capacità intelletuale.
Al
contrario di mia mamma, io trovavo davvero molto comico il fatto di prendere in
giro quegli stupidi mostriciattoli da quattro soldi che avrebbero dovuto spaventare le persone.
“
Signorina Higurashi! È la seconda volta che la richiamo! Ora, dato che non mi
vuole proprio dar retta, esporrà alla classe l’Introduzione alla psicanalisi
freudiana. Prego, esca alla lavagna!”
Alzandomi
vidi la mia compagna di banco, nonché migliore amica, Sango
preoccuparsi per me
e elaborare celermente un modo per tirarmi fuori dai guai, ma le
sorrisi. Non aveva ancora capito, dopo ben 5 anni di scuola
passati sedute l’una di fianco
all’altra, che io amavo confrontare le mie scienze con quelle dei
professori?
Quando
arrivai alla mia postazione, non potei far a meno di osservare il professore
Totosai, abbastanza avanti con l’età, appropinquarsi per il fondo dell’aula.
Avete
presente quei piccoli peluches tutti rammendati, dimenticati in un piccolo
angolino lontano e quasi invisibile? Ecco! Il peluche della nostra classe era
proprio il nostro professore Totosai. Avrebbe suscitato tenerezza anche nel
lupo cattivo di cappuccetto rosso nel pieno del digiuno. Era impossibile non
provare un’irrimediabile voglia di tirargli le guance!
“
Forza Higurashi! Noi stiamo aspettando a braccia aperte! Volevo dire… er… ad
orecchie aperte!”
Vederlo
grattarsi la testa in imbarazzo per la gaffe commessa mi fece solo sorridere
involontariamente, ma prima che mi riprendesse un’ennesima volta, iniziai a
parlargli dell’impostazione del libro, della divisione in lezioni, nonché in
capitoli e della costruzione dell’opera.
Dopo
circa 10 minuti venni rimandata a posto, con la sorpresa del professore e un
bell’otto segnato in rosso sul registro.
Che
mera soddisfazione della vita!
Pensare
che quello era solo l’ultimo anno in cui avrei potuto fruttare così facilmente successi
mi rendeva quasi nervosa. Di fatto avevo raggiunto la maturità poco tempo prima, ed era giunta
l’ora ormai di prendere una grave decisione.
Come
tutti prima o poi devono raggiungerlo, io ero arrivata all’ immaginario punto
zero. Esattamente all’arrivo, esattamente alla partenza.
Mi
trovavo di fronte ad un bivio, e la scelta della strada da percorrere mi avrebbe segnato
per sempre. Sapevo già che qualunque decisione avessi preso, avrei perso in qualsiasi modo delle occasioni.
In
fondo, tutti dobbiamo scegliere. Proprio come un bambino impara a camminare,
arrivato al primo passo finisce il mondo della dipendenza fisica, inizia
l’avventura.
Avrei dovuto rinunciare a parecchie cose, ma in fondo crescere significava anche questo, e di
conseguenza non ero affatto preoccupata.
Se
però esisteva una cosa a cui pensavo non avrei mai rinunciato mai era la danza.
Non
che io la praticassi agonisticamente, ma amavo ballare, seguire la musica con il
mio corpo, parlare tramite esso.
Andavo in discoteca da quando avevo 15 anni, sempre accompagnata dalla mia amica Sango.
Sempre con il lasciapassare, sempre fino le 2.22.
Era divenuto ormai un rituale. Ed era ormai da otto mesi che non saltavo un sabato.
Tutti
mi conoscevano. Sapevano bene che non dovevano provare ad avvicinarsi, perché io
amavo sì ballare, ma da sola. Trovavo estremamente stupido andare in discoteca per
‘ciulare’, come detto dalle mie compagne di classe.
Nulla
mi distraeva mai, nessuno mi disturbava. Quasi non avevo legami con quel posto, quindi avrei potuto rinunciare anche a quello.
Ma
non lo feci.
Semplicemente
per un motivo.
Inuyasha.
Al
tempo era solo un nome, un nome così inusuale e perfetto. Non lo
conoscevo neppure, eppure era per lui che andavo ogni sabato sera
lì. Non avevo mai saltato un 'appuntamento' con
lui. Da quando otto mesi prima ci eravamo guardati, ogni notte
ballavamo lontani,
voltati, da soli. Anche tu, come me, forse odiavi ballare per
conquistare?
Che
sciocca che ero.
Non
so nemmeno quanti anni tu avessi, dove tu abitassi, che cosa tu facessi nella vita.
Semplicemente non sapevo chi tu fossi, eri solamente, apparentemente un nome. Tra
l’altro eri un nome storpiato da Sango a qualche tuo amico contro la mia
volontà. Come se avessi potuto dedicare il mio tempo ad un ragazzo.
In
un certo senso allora capivo Sango, che pur essendo stata figlia di un ricco commerciante aveva avuto
intenzione di farsi suora e di rinnegare tutti i beni da ereditare.
Probabilmente entro poco, quando avrei dovuto prendere la mia strada, avrei dovuto dirti addio, porti in un
cassetto con tutti i miei più bei ricordi.
Sapevo,
però, che non ce l'avrei fatta comunque.
Un
tuo sguardo mi faceva battere il cuore, un tuo movimento mi faceva emozionare, un tuo
sfioramento mi faceva morire. Proprio come il sabato precedente. Probabilmente il contatto fra
una piuma ed il terreno sarebbe stato più percepibile. Eppure a noi era bastato,
non è vero Inuyasha?
Adoravo
il tuo viso.
Adoravo
il tuo corpo.
E
adoravo il fatto che tu mi cercassi con finta, ignobile indifferenza, quando invece
entrambi sapevamo che ci attraevamo.
Per
questo io non mancai mai una data.
“Ka-chan,
devo dirti una cosa.”
Il
solito tono del lunedì mattina alla quinta ora. In quel momento
mi avrebbe detto sicuramente che il sabato seguente non sarebbe potuta
venire.
“
Questo sabato non posso venire, Kagome. È il compleanno di mia zia.”
Bè, avevo pensato davvero di peggio. In quei otto mesi ero stata anche capace di farla rinunciare
a qualche matrimonio. Di sicuro se sarebbe mancata alla festa di sua zia, non se la sarebbe presa.
Provai
a convincerla come mio solito, ma quella volta negò dapprima col capo e poi iniziò a parlare.
“ Non
posso rinunciare, questa volta. Mi
dispiace Kagome.”
Avete
presente un vetro perfetto?
Benchè
voi continuiate a pulirlo ed a lucidarlo, se ci sbattete sopra è inevitabile
che quello s’incrini. Bene, i miei piani avevan preso esattamente l'incrinatura del
vetro. Benchè preparati e ben disposti, furono scombussolati, sconvolti, e rimasi con le mani in mano.
Non potevo mica incolpare la mia migliore amica di aver dovuto partecipare alla festa di
sua zia, o sbagliavo?
Certo
che no.
“
Non importa, sarà la prossima volta.”
Non
avete mai pensato che dire ‘la prossima volta’ risuoni così falso e bugiardo? A
me era sempre sembrata una nota stonata e fuori dal proprio pentagramma.
La
domanda allora era solo una: Inuyasha mi
aspetterà la prossima volta?
***
Guardare
le macchine, le numerose vetture che viaggiano per le strade di Tokio mi aveva sempre
messo l’angoscia. Tutta quella necessità di correre, di vivere in velocità mi aveva
sempre fatto uno strano effetto. Forse perché io non avevo alcun bisogno di
guidare come un folle e di rischiare quindi la mia sciocca vita.
Non avevo mai trovato nulla emozionante o adrenalinico, perché assillarmi allora?
Il
fatto che fossi il figlio di uno degli architetti più famosi
della città ormai mi aveva segnato un posto sicuro nel mondo del
lavoro fin dalla nascita.
Dall’anno seguente avrei dovuto abbandonare gli studi e iniziare a lavorare al fianco del mio
caro babbo. Avrei cominciato la vita adulta, la vita complicata, la vita senza gli
svaghi.
Però
non avrei rinunciato mai ad andare in un posto. Eh già. Come avrei fatto senza lei?
Lei,
di cui non sapevo nemmeno il nome.
Così
bella, così unica, così… lei!
E
dire che la vedevo usualmente ogni sabato sera fino alle 2.22. Non so nemmeno
cos’avesse di così speciale. Forse lo era il solo fatto che lei ballasse per
divertirsi, che non ballasse per conquistare ragazzi, anche se lo faceva involontariamente, ad avermi colpito.
Il
solo fatto che tutti la fissassero mi davaproprio sui nervi! Quelli non meritavano nemmeno di fissarle i piedi!
Ormai da otto mesi a quella parte lei era mia,
e non lo pensavo perché fossi un maniaco. Di sicuro non ero come Miroku, quel
baka.
Però avevo deciso che quel sabato ci avrei parlato e soprattutto le avrei chiesto il nome. Cos'avevo da
perdere? Lei era l’unica che riusciva a farmi stare bene anche solo con uno
sguardo. E sfortunatamente il mio mondo ormai ruotava intorno a lei, che era
diventata più bella di un fiore, più calda del Sole e più luminosa di una
stella.
Vidi
in lontananza una figura, che per mia sfortuna conoscevo fin troppo
bene. Koga doveva arrivare sempre nei momenti migliori, vero?
Quel
sorriso da strapazzo che era sempre posato sul volto riusciva sempre e comunque a
farmi alterare, e purtroppo sentivo anche quel giorno il sangue ribollire nelle vene.
Fin
da quando eravamo bambini v’era sempre stata una grande rivalità fra noi, forse
perché ci eravamo contesi anche le bambine dell’asilo. Che bei momenti quando le
bambine alla fine avevano scelto lo sventurato figlio dell’architetto e non il
figlio dell’avvocato Yoro.
“
Ehilà, barbone! Vedo che sfortunatamente sei sempre in forma!”
Avete
presente un bel punchball? Quei cosi rossi appesi al soffitto che dovete
colpire con tutta la forza che avete in corpo? Ecco: Koga, a mio parere, era il
più grosso punchball del mondo.
“
Già, e tu sei sempre il solito guastafeste, vero Koga?”
Fece
una smorfia di disappunto.
“
Senti Inuyasha, sono 15 anni che siamo rivali fino al midollo. Che ne dici di
una… come dire… Tregua?”
Sarebbe potuta sembrare anche una proposta veramente cortese, se si considerava che il ragazzo
che aveva appena pronunziato quella frase fosse la persona più odiata del mondo.
Per
quanto io lo odiassi, e dovevo ammettere che era davvero tanto il mio ribrezzo nei suoi
confronti, non potevo far altro che ammirare davvero la sua astuzia.
“
Cosa vuoi Koga? Perché ovviamente ci deve essere qualcosa sotto. Forza, sputa
il rospo.”
Come avevo immaginato, ecco quella piccola nota di vergogna sul suo viso! Dovevo dire tuttavia che se
lui era astuto, io ero scaltro come una volpe.
Lo vidi però stranamente indifeso, e mi provocò quasi compassione se non fosse stato per
quella faccia da idiota che si ritrovava. Un po’ mi sentii in colpa, in fondo lo
sapevo benissimo che nessuno era bello quanto me. Forse sarebbe parso il caso di dire che
anche la modestia era una mia grande dote.
“
Ecco, Inuyasha. Io avrei… Bisogno del tuo aiuto.”
Probabilmente
sul mio viso si sarebbe potuto leggere un enorme, immenso, gigante punto
interrogativo e immaginai di aver assunto una faccia davvero scioccata. Koga Yoro mi chiedeva aiuto?
Quel
problema doveva essere veramente pesante e grave se veniva a chiedere aiuto al suo
peggior incubo.
Lui
continuò, allora, imperterrito.
“
Sono innamorato, Inuyasha. Lo so, ora penserai che sono diventato pazzo. Ma
sono davvero innamorato di una ragazza.”
Se
non avesse specificato che era innamorato di una lei avrei potuto benissimo
pensare che fosse passato all’altra sponda. Forse ero un po’ troppo acido e
presuntuoso, ma quella disgraziatamente era la mia indole.
“ E
io cosa dovrei fare, Koga?”
Rimase
per un po’ in silenzio e mi resi conto che quella questione mi stava prendendo
forse un po’ più del necessario e del concepibile. Infondo io odiavo quel
tizio, perché avrei dovuto aiutarlo?
“
Aiutami a essere galante, ti prego! Io non so come fare per conquistarla! E’ la
persona più… più scontrosa e testarda e scorbutica e bella… e dolce del mondo.
Però lei sembra non guardarmi nemmeno!”
Se
non fosse stato per la sua espressione disperata e per la tristezza nei suoi occhi,
avrei cominciato a ridere. Ma forse era quella sua umiltà che mi spaventava, quella
sua nuova, improvvisa subordinazione che mi lasciava spaesato.
A
volte però l’amore è proprio un brutto scherzo. Se mi avessero detto 5 anni prima
che prima o poi Koga Yoro e il sottoscritto si sarebbero innamorati,
probabilmente avrei strangolato l’interlocutore. Ma ogni volta che mi veniva in
mente lei, quella ragazza così perfetta, capivo che l’amore colpiva tutto e
tutti. E forse era arrivato il nostro momento.
E
forse era anche per questo motivo che promisi a Koga di aiutarlo, anche se
secondo me aveva sbagliato persona. Io e la galanteria non andavamo molto d’accordo.
Mi
sentii un emerito idiota a giurargli qualcosa, ma il fatto che lui patisse così
tante pene per una ragazza mi metteva quasi paura.
E
se
anche io fossi stato innamorato? Se anche io, per la prima volta nella
mia vita, avessi provato più che attrazione per lei?
“
Come si chiama Koga?”
Lo vidi sorridere. Possibile che mentre parlasse di lei, la vedesse davanti a sé?
“ Si chiama Kagome, Inuyasha. Kagome
Higurashi. “
Fine
capitolo primo.
^-^
Buongiorno
a tutti.
Sono
tornata, non siete contenti? *Monik si guarda intorno con circospezione*. Devo
dedurre dagli sguardi pieni d’odio e dalle care clave che avete in mano che
siate veramente molto ma molto felici!
^^’’
Tanto
per cominciare: questo è il continuo, o forse è meglio dire una long-fic,
costruita sulla precedentemente postata one-shot ‘Hot Dance’.
Per
riassumere brevemente i personaggi abbiamo come protagonisti Kagome ed Inuyasha
e ovviamente saranno anche i nostri piccioncini, FORSE. –Muahahahahah
>.<-
Abbiamo
poi Koga, per importanza, che invece conosce Kagome da un po’ di tempo, e nei
prossimi capitoli spiegherò meglio, che ovviamente per una volta che si
riappacifica con Inuyasha, dovrà litigarci perché chi è la bella in questione
se non la nostra piccola Kagome? =)
Altri
personaggi saranno Sango e Miroku, ma non saranno i co-protagonisti. Saranno
comparse intermediarie e/o assistenti dei protagonisti.
Questo
capitolo era una sorta di altro prologo e spero che sia piaciuto. ^-^! Cercherò
di continuare al più presto!!!!
Capitolo IIQuel giorno, la temperatura era
piuttosto gradevole e non dovetti prendere la giacchetta che ogni
mattina mi accompagnava. Si stava avvicinando lentamente l'estate, ed
era impossibile non percepire i calorosi raggi del Sole. Quel giorno,
un giovedì, anche l'odore dei fiori era più forte che mai
e ciò non fece altro che migliorare, anche se di poco, il mio
umore.
Per quanto io abbia cercato di convincere la mia migliore amica, quel
sabato sera avrei realmente dovuto rinunciare a lui. E questo fatto mi stava distruggendo. Vederlo ogni sabato mi dava la forza
di continuare per tutta la settimana, mi invogliava a sorridere e
pensare che non lo avrei rivisto mi stava facendo impazzire.
Alzai il volto mentre camminavo al mio solito ritmo in direzione della scuola. Il cielo era azzurro, limpido come non mai.
Sollevai la mano e fissai il mio polso destro, dove si trovava
l'orologio. Erano solo le 7.39. Ero sempre in anticipo; era sempre
stato un mio piccolo difetto, ma non sono mai riuscita a togliermelo.
Ogni qualvolta avevo un appuntamento, era impossibile, inconcepibile e
infattibile non arrivare come minimo un quarto d'ora prima. Neo,
purtroppo, che io unica fra i miei parenti avevo. Al contrario, tutti
gli altri, dal nonno a mio fratello Sota, arrivavano sempre in ritardo,
cosa alquanto snervante e fastidiosa, soprattutto per chi aspettava il
loro arrivo.
La scuola si stanziava di fronte a me e guardai le molte altre persone,
chi più addormentato o chi meno, chi più volgare o chi
più perfettino, arrivare come me a piedi. Poi, come in tutte le
scuole, c'erano sempre i soliti figli di papà. D'altronde cosa
ci si poteva aspettare da un liceo? Le persone che riuscivano ad uscire
da quella scuola erano davvero poche in confronto a coloro che vi
entravano. E, stranamente, quasi tutti coloro che lasciavano questo edificio erano ricchi ereditari.
Fissai la mia immagine riflessa sul cofano di una macchina parcheggiata
fuori dal cancello, probabilmente appartenente a qualche povero professore.
La mia figura, alta e snella, non mi soddisfava,
come ogni giorno. Avrei potuto definirmi magra, ma non avrei mai
affermato di essere bella. Le labbra carnose e rosse purtroppo non
erano
così perfette; il mio naso, diritto, era all'insù, cosa
che detestavo; e per ultimo, i miei occhi, così assurdamente
comuni, erano di un colore banale. Solo la mia migliore amica sapeva la
loro esatta definizione: color cacca di pupo. Oh sì, ero molto
volgare.
Arrivai all'ingresso e, aggiustandomi la divisa, entrai nell'edificio.
All'improvviso però mi sentì toccare una spalla e dovetti
girarmi. Davanti a me, come ormai di routine, c'era Koga.
" Buongiorno Koga, hai bisogno di qualcosa?"
Il ragazzo in questione, anch'egli all'ultimo anno, ormai da due
anni ogni volta cercava di chiedermi un appuntamento e, sfortunatamente
per lui, io non ero affatto interessata. Era un ragazzo carino e dolce,
ma non era fatto per me. E mi sarei sentita uno schifo se l'avessi
preso in giro. Per questo, per il mio e il suo bene, gli esplicavo ogni
volta che lui non mi piaceva.
"Sì, ecco... Volevo chiederti se ti andava di uscire con me domani pomeriggio, o anche sabato se tu..."
" No, Koga. Te lo ripeto ancora una volta: sei un caro ragazzo, ma sei
un amico. Mi dispiace, ma se dobbiamo uscire, usciamo tutti insieme."
Per tutti insieme ovviamente intendevo Sango, Miroku, Ayame, Rin e Sesshoumaru, i nostri vecchi amici.
Non sapevo con esattezza quando fosse nata quella bieca compagnia, ma
sapevo che erano gli unici veri amici che forse avessi mai avuto. Io e
Sango eravamo amiche dalle medie, che avevamo frequentato insieme;
Miroku era il migliore amico di Sango, anche se entrambi si piacevano
ma preferivano fingere di odiarsi -o meglio, lei fingeva di odiarlo,
lui l'adorava!-; Rin era la mia vicina di casa, anche lei della nostra
età; Sesshomaru era il fidanzato silenzioso di Rin, che tuttavia
sapeva essere anche la persona più tenera del mondo -ma solo ed
esclusivamente con la sua fidanzata ormai eterna-; Ayame, invece,
era l'ultima ad essersi unita a noi e lo aveva fatto solo
perchè le piaceva follemente Koga.
Mi chiedevo sempre perchè non andasse dietro a lei, dato che era una bellissima ragazza.
" Ma vedi, Kagome, io vorrei stare un po' con te. Tu mi piaci davvero!"
Feci per rispondere, ma fu la campanella a salvarmi. Mi voltai verso le
scale che mi avrebbero condotta al piano superiore, per poi tornare a
posare la mia attenzione su Koga.
" Lo so, Koga. Ed è per questo che è meglio che noi due
non ci frequentiamo. Guarda Ayame: morirebbe per te! Dalle una
possibilità!"
Lo vidi mugugnare qualcosa ed abbassare lo sguardo sconfitto. Mi sentii
male, ed era così ogni volta che dovevo trattarlo in tal modo.
Ero davvero così cattiva? Così tremenda da far soffrire
ognuno?
Mi allontanai con passo deciso, mentre nel mio cuore mi sentivo una
bastarda, una vera crudeltà. Koga non aveva colpe: ero io che mi
ero innamorata di un ragazzo che nemmeno conoscevo, e che
probabilmente non avrei mai conosciuto.
***
Tossii, infastidito da tutto quell'odore di fumo che c'era in
quella piccola stanzetta, cosa che mi faceva ogni volta ribrezzo.
Storsi il naso, mentre guardavo le persone, alla ricerca della mia borsa.
Odiavo dover dividere il tetto sotto cui vivere con delle persone
così disgustose, ma purtroppo quel trilocale era l'unico
disponibile nella zona. L'università distava troppo dalla mia
vera casa e dunque mi ero dovuto arrangiare per guadagnare quel tanto
che bastava per avere del pane e un letto caldo.
Uscii dalla casa sbattendo la
porta, non percependo alcun saluto, e finalmente potei respirare
dell'aria più pulita. Scesi le scale velocemente e varcai la
soglia della palazzina scadente. Il portinaio mi salutò
cordialmente e gli sorrisi di rimando.
Misi la mano sinistra nella tasca dei miei pantaloni, i quali erano
abbinati alla mia camicia. Nella mano destra c'era la borsa che
conteneva tutto il necessario per affrontare 6 ore di lezione. Guardai
l'orologio che tenevo al polso. Erano le 8.52. Poco male poichè
l'università cominciava alle nove e l'edificio, l'immenso
edificio, era a nemmeno 100 metri da me.
Attraversai la strada ed entrai nella prestigiosa costruzione, mentre
qualche sciocca ragazzina mi fissava. Arrivato alla classe di lettere
antiche giapponesi, presi un posto qualsiasi, liberando leggermente il
nodo della cravatta che quella mattina avevo stretto troppo.
Però, sentii una strana vibrazione all'interno della tasca.
Presi immediatamente il cellulare, mentre parecchie persone
cominciavano ad entrare e ad accaparrarsi dei posti privilegiati. Lessi
il mittente del messaggio: Koga.
Sospirai. Maledissi il giorno in cui avevo provato un po' di
pietà per lui. Ora non faceva altro che mandarmi messaggi
disperati e senza senso.
Aprii il messaggio, sbirciando che il professore non fosse ancora
giunto e quando vidi il contenuto del messaggio, non potei far a meno
di sbuffare per l'ennesima volta. Davvero non riuscivo a capire se lo
facesse apposta o meno. Perchè mai mi scriveva 'Km czz fcc'? Ma
scrivere 'Come posso fare' è troppo complicato per una mente
bakata come la sua?
Spensi il cellulare. Gli avrei risposto più tardi.
Ore 11.18.
Vidi il professore alzare la testa in direzione della porta.
" Avanti."
La faccia scocciata poteva simboleggiare solamente una cosa: si stava
veramente irritando. Quando però vide entrare una giovane donna
sulla trentina, occhi azzuri, capelli ramati e seno rifatto, assunse la
posizione, secondo lui, più sensuale.
La ragazza gli rivolse uno sguardo disgustato, ma prese ugualmente a parlare.
" Il signore Inuyasha No Taisho è pregato di recarsi urgentemente in segreteria."
Guardai stralunato la ragazza, mentre questa ispezionava noi studenti
alla ricerca di questo fantomatico ricercato, il quale era proprio il
sottoscritto.
Mi voltai in direzione del professore che mi diede il consenso, e
lentamente mi alzai dalla sedia, lasciando tutto il mio materiale
abbastanza sparso per il banco. Mi approssimai alla giovane donna,
molto probabilmente una segretaria, e la seguii fuori dalla porta.
Giunsi in segreteria, sempre scortato dalla donna, che si
dileguò non appena raggiunsi la stanza. All'interno c'era anche
il dirigente, che non avevo mai visto. Aveva un'aria abbastanza
stanca e malconcia. ma quando mi vide, ciò che più mi
preoccupò fu lo sguardo spaventato ed orripilato allo stesso
tempo.
Mi accorsi solo dopo che al suo fianco c'era un uomo, e più
precisamente un pompiere. Li guardai interrogativo, finchè non
capii.
Sbarrai gli occhi, probabilmente boccheggiai. Il preside fece un passo verso di me, e io non feci niente per fermarlo.
" Signore No Taisho, sono veramente addolorato di annunciarle che
stamani, ecco, il suo appartamento ha preso fuoco. I suoi due
coinquilini sono stati ritrovati carbonizzati. I-io, so che può
essere doloroso per lei. Se vuole allontanarsi dall'edificio, lo faccia
pure. Ha il mio consenso. Sono davvero... Realmente dispiaciuto per
lei."
Probabilmente assunsi vari colori, finchè non mi sentii stanco,
mortalmente stanco. Non svenni ovviamente, ma mi sentivo terribilmente
in colpa per l'accaduto. Il fatto che avessi permesso a Bankotsu e
Reikotsu di fumare nel nostro appartamento, o in ciò che ne
rimaneva, aveva portato a questo.
Il mio appartamento era bruciato, due amici erano morti e tutte le mie cose erano distrutte.
Schiarii la voce e mi rivolsi direttamente al pompiere.
" Non-non è rimasto nulla?"
L'uomo rispose che solo poche cose si erano salvate. Erano state
trovate nella mia stanza. Annuii e mi allontanai dall'edificio, con il
permesso del dirigente.
Bonjour!
Sta piovendo a dirotto e ho deciso, sotto molte minacce, di postare
finalmente il continuo. Bene, questo capitolo è un po'
più corto, ma sono capitate un po' di cosette. Ho presentato un
po' di personaggi, e, mi dispiace per le fan di Bankotsu o Reikotsu, ma
mi servivano due persone! ^-^! Che cattiva che sono!! Sono una fonte di
crudeltà!
Ora i ringraziamenti!
-Ryanforever: ma ciau! Sono davvero contentissima che ti
piaccia! Aspetto il tuo giundizio su questo nuovo capitolo! Non ho
fatto arrivare subito il sabato perchè, diabolicamente, dovevo
far accadere ancora qualche piccola cosetta! =) Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto, nonostante sua un po' più corto del
solito! Chiedo umilmente perdono! un bacione! Alla prossima, spero! ^-^ -Bellatrix_Indomita: Ciau
caraaaa! Sono contentissimissima di ritrovarti fra le mie
commentatrici! Non immagini nemmeno quanto sia felice! Spero
ardentemente che anche questo capitolo ti abbia soddisfatto, nonostante
più corto di quello precedente! Penso di aver soddisfatto solo
una parte delle tue domande! Ovviamente altre non posso rivelartele!!
^-^! Sono ansiosa di sapere un tuo giudizio. Per quanto riguarda
ai personaggi ooc, avevo intenzione di cambiare un po' il personaggio
di Kagome, spesso passiva e triste. Avevo voglia di renderla molto
peperita -ho preso spunto dalla mia professoressa di storia dell'arte
^-*! A presto, spero! Un bacione enorme! Ciau! -Mary_lovelovemanga: Carissimaaaaaaaaaaaaa!!
Come sono contenta di vedere un tuo commentoooo! Finalmente ho
aggiornato e spero ardentemente di non averti delusa! Sì, non
era molto incentrato sul fatto 'sabato non posso vederti', ma avevo
bisogno di qualche passaggio intermedio. Sono contentissima che la
storia ti piaccia e che tu sia stata così entusiasta di aver
trovato un commento! Spero di non averti delusa/annoiata e spero di
sapere il tuo giudizio! Un bacione enorme! Ciau!! Ti voglio bene anche
io, cara! - Callistas: cara senseiii!
Sono contentissima di vedere un tuo commento! Quei troppi complimenti
mi stavano facendo piangere -dalla gioia,s'intende-! Non so davvero
come ringraziarti, benchè io non me li meriti affatto! Sei tu
quella che se li merita! Sempre e solo TU! Ihih, ti piace il 666?
O.O Help! Si salvi chi può! E ti ricordo che sono la figlioccia
del diavolo! Muahahahah! Mi dispiace tanto di averti fatto aspettare
così tanto, ma il tempo ormai scarseggia e tutte le verifiche,
interrogazioni e cose varie ormai sono alle porte e io necessitavo di
studio! Oggi ho colto la giornata di pioggia per poter aggiornare, e
spero ardentemente di non averti delusa.. >.
- coco_: ciau! Mi ha fatto
molto piacere leggere il tuo commento! Davvero è la migliore?
*-*! Sono felicissima! Spero che anche questo minicapitolo ti sia
piaciuto e spero di non averti delusaaa! =) Un bacione! Alla prossima,
spero!
La giornata non fu poi così bella come lo fu prima. Il cielo si
era annuvolato e alcune gocce erano cadute, lasciando che fosse
possibile respirare quell'usuale aria umida e asfissiante, dal sapore
dell'asfalto. Le mie scarpe si stavano bagnando, ma dovetti ammettere
che non facevo molta attenzione a dove mettessi i piedi.
Mi accorsi, camminando sul marciapiede, che quel giorno la strada era
molto affollata. Molto più del solito, s'intende. Parecchia
gente era ferma intorno ad una palazzina che sembrava esser stata
devastata da un incendio. Benchè fossi molto curiosa, proseguii
per la mia strada, con il rumore del chiacchiericcio di quella gente
che mi sopraggiungeva all'orecchio.
Sarei andata direttamente a casa se non fosse stato per un ragazzo che mi era parso di conoscere.
Attraversai la strada e mi ritrovai, per mia sfortuna, in mezzo a tutta
quella mischia di persone, che avrei anche evitato se non fosse stato
per Miroku.
Lo trovai poi, appoggiato ad un lampione con una spalla, i suoi occhietti vispi che fissavano l'accaduto.
Mi avvicinai, sventolando la mano e sgolandomi inutilmente per attirare la sua attenzione, totalmente rivolta ad altri dettagli.
" Miroku!"
Si girò verso di me, notando la mia presenza, solo quando gli sfiorai la spalla con la mano.
" Oh, Kagome! Cosa ci fai qui?"
Alzai un sopracciglio, leggermente scettica.
" Ti ho intravisto e sono venuta a salutarti. Piuttosto, hai idea di cosa sia successo a questo appartamento?"
Fece spallucce e dedussi che fosse lì solo per avere la vista
gratuita di qualche sedere, appartenente a qualche donna petulante e
fin troppo pettegola. Poi, infine, si girò verso di me,
staccandosi dal lampione.
" Da quello che ho sentito, deve essere scoppiato un incendio all'ultimo piano e pare sia stato causato da una sigaretta."
Con le mani in tasca, attraversammo nuovamente la strada per tornare nella quiete del marciapiede opposto.
Mentre camminavamo fianco a fianco nessunò parlò per parecchio tempo.
" Pensa che ci abita un mio amico."
Distolsi lo sguardo dall'asfalto, per posare i miei occhi sulle sue mani, strette a pugno.
" Lo hai chiamato?"
Negò e io ruspai nella mia borsa, pescando il cellulare. Avrei
potuto fare la veggente: quel ragazzo non aveva mai soldi sul
cellulare. Di fatto mi guardò con una faccia da cucciolino
bastonato graziato e io sospirai, sconsolata.
" Kagome, grazie, davvero!"
Lo guardai storto.
" Piuttosto di adularmi, chiamalo, va'!"
Copiato il numero dalla sua rubrica, chiamò. Lo sentì
farsi rigido quando nessuno rispondeva all'altro capo del telefono, ma
quando si sentì gracchiare un pronto, tirò un sospiro di
sollievo, lieto di sapere che il suo amico stesse bene.
Camminai un po' più in là, lasciando a Miroku un po' di
privacy; era giusto che parlasse con il suo amico, che gli chiedesse
come stesse e se per caso l'incendio avesse causato qualche danno anche
al suo appartamento.
***
Lì, insieme a qualche vigile del fuoco, riuscii a recuperare le mie restanti cose, che erano veramente misere.
Sentii vibrare il cellulare, e, pur trovando un numero sconosciuto, risposi.
" Santo cielo, Inuyasha! Mi stavo preoccupando! Come stai?"
Sorrisi. Era sempre il solito: prima non ci sentivamo per giorni, e poi
saltava fuori preoccupato a morte. Quel ragazzo era veramente un
dilemma per me, ma era il mio unico vero amico.
" Ciao Miroku. Sì, tutto bene, anche se il mio appartamento è stato distrutto."
Mi fece una miriade di domande, a cui feci fatica a rispondere velocemente.
" Ma quindi?"
" Quindi cosa?"
Sentii un sospiro all'altra estremità del telefono.
" Dove andrai! Ovvio!"
Era da quando il direttore mi aveva chiamato in presidenza, informandomi dell'accaduto, che mi ponevo la stessa domanda.
" Non lo so, davvero."
E purtroppo era la pura verità.
" Ascolta, la mia amica che c'è qui al mio fianco -di fatto ti sto chiamando con il suo cellulare-"
Fui tentanto di dire 'tanto per cambiare', ma mi trattenni, sopprimendo un sorriso.
"...magari potrebbe avere un posto in casa! Abita in un grande tempio
shintoista e non penso abbia grandi problemi ad ospitarti per qualche
tempo!"
Mi sentii un po' in imbarazzo, ma non seppi come ringraziarlo. Poi fui folgorato da un dubbio.
" Ma te l'ha proposto lei?"
Aspettai qualche istante, ma non mi arrivò nessuna risposta.
" MIROKU!"
" Ha appena detto di sì! Ha detto che non dovrebbe avere problemi ad ospitarti! Dice che puoi rimanere per quanto vuoi."
Grato, gli dissi di ringraziare la sua amica e che non appena avessi
avuto del tempo libero l'avrei chiamata su quel numero per informarmi
meglio. Salutai quel pirla del mio amico, al quale sarei stato
eternamente grato; tuttavia non ritenevo necessario fargli sapere
questa condizione.
*////* Che dire?
Sono solo passati mesi dall'ultima volta che ho aggiornato!
Non posso trovare scuse, ma sono veramente dispiaciuta!
Un po' la macanza di tempo, un po' la mancanza di ispirazione mi avevavo obbligata ad una vita senza fantasia!
Ma ora, per vostra estrema sfortuna, sono tornata! ^.^
Un bacione!
Tao!
Monik
Dannazione! Ero più che certa di aver preso le chiavi di casa, stamani; e invece mi sono ritrovata con mio grandissimopiacere senza di esse.
Non che mi fossero poi così essenziali: avevo scavalcato il
cancello ormai una miriade di volte e di sicuro la porta d'ingresso
sarebbe stata aperta, poichè il nonno non era capace di serrarla
decentemente.
Tolsi lo zainetto dalle spalle, che supplicarono dolorosamente un po'
di riposo da quel peso enorme che ogni mattina ero costretta a portare;
sfregai le mani, pronta a fare una delle mie squisite acrobazie.
Purtroppo non avevo fatto conto della solita destrezza che mi aveva
sempre caratterizzato e della scivolosità del piccolo cancello.
L'impresa non fu poi così facile come avevo ben immaginato pochi
istanti prima, ma d'altro canto ero ai piedi della scalinata e,
raccolto lo zaino da terra dove poco prima era stato lanciato con non
molta grazia, mi avviai alla porta d'ingresso.
Conoscevo a memoria la negligenza di mio nonno e ogni volta che mi
capitava di dimenticare le chiavi, cosa che purtroppo accadeva sovente,
mi ritrovavo sempre a ringraziare questa sua mancanza.
In casa regnava la quiete più profonda.
Dopo essere andata in camera, essermi liberata della
divisa-sostituendola con una comoda tuta- e avere mangiato qualcosa
dovetti chiamare mia mamma.
La qualità-mi
correggo, una delle tante- di Miroku era quella di saper organizzare la
vita degli altri, non chiedendo mai loro il proprio parere.
Sospirai pesantemente e nel silenzio più totale parve essere un rumore molto più forte.
Il telefono si trovava dall'altro lato del tavolo e pareva veramente
un'impresa fuori dal comune riuscire ad appropiarsene. Tuttavia mi
alzai, trovando la forza solo nel ricordo dello sguardo supplicante e
dispiaciuto nello stesso istante del ragazzo della mia migliore amica.
Composi il numero a memoria e attesi.
" Pronto?"
" Ciao mamma, sono Kagome."
" Kagome, è successo qualcosa?"
Trattenni un sospiro.
" Mamma, devo chiederti un favore..."
***
Mi sentivo estremamente a disagio.
Mi trovavo lì, fuori da quel cancello dall'aspetto molto
simpatico-mi domandai preoccupato come un cancello potesse avere
un'aria simpatica-, attendendo che mi decidessi a fare una mossa.
Avevo richiamato l'amica di Miroku che si era offerta-o forse era stata
obbligata dallo stesso- ad ospitarmi per un tempo indeterminato, almeno
finchè non avessi trovato una somma soddisfacentemente cospicua,
tale da potermi permettere grazie ad essa l'affitto di un monolocale.
Mi sentivo in debito per il disagio che stavo creando, ma la condizione
di rimanere a dormire fuori, all'aperto, e senza alcun mezzo per
ripararmi mi rendeva inquieto.
Guardai il campanello, che sembrava anch'esso molto simpatico.
Quel giorno tutto mi sembrava offuscato ed estremamente in sobbuglio. Non che mi sorprendesse più di molto.
Sarei rimasto più che volentieri a fissare quell'invitante
campanello ancora per un po' se una figura abbastanza sospetta non
fosse apparsa davanti ai miei occhi.
Un vecchietto dall'aria molto vispa e curiosa mi stava esaminando da
capo a piedi. Era al di là del cancello. Era forse il nonno di
quella Kagome?
Non seppi cosa fare: avrei tanto voluto alzare la mano per salutarlo,
ma non avevo alcuna intenzione di apparire esageratamente espansivo.
Poi vidi un'altra figura aggiungersi alla prima.
Si trattava di un ragazzino, probabilmente sui tredici anni. Con molto
probabilità e per ovvietà quello era il fratello minore,
a meno che l'amica di Miroku non fosse stata una minorenne ancora nel
pieno dell'infanzia, e lo stesso fosse stato un pedofilo.
Rabbrividii all'idea.
" Ehi! Ciao! Tu sei Inusasha?"
Alzai un sopracciglio. Come mi aveva chiamato?
" Ehm... Io sono Inuyasha, comunque sì, sono io. E tu... sei?"
Il cancello che ci divideva fu aperto e il ragazzino si lanciò fuori, come spinto da una mano invisibile a noi umani.
" Io sono Sota! Il fratello di Kagome! Comunque la mia sorellona ora
non c'è! E' andata a comprare un po' di federe pulite e nuove e
delle altre cose inutili che potrebbero servirti!"
Il moccioso, Sota, stava sorridendo. Mi sentii strano e sorrisi a mia
volta, rassicurato per la prima volta in quella giornata dallo sguardo
di qualcuno.
Forse non tutto girava nella direzione sbagliata.
" Io non vorrei creare disturbo. Solo mi trovo in una situazione non molto favorevole, in questo momento."
Finalmente si intromise anche il vecchietto che fino a quel momento era
rimasto in silenzio, ascoltando il discorso fra Sota e me.
" Ma figurati! L'unica cosa a cui devi fare attenzione è lo
spirito della mia povera nipotina che vaga imperterrito per la nostra
casaaaa!!!"
Sota, vistosamente scocciato, girò il nonno a 180 gradi -mentre
ancora cercava di trasmettere la sua paura con un'espressione
più che altro comica- e lo spedì lontano.
La scena, per quanto comica, mi fece soltanto sorridere.
Era una bella famigliola.
Ma dovevo conoscere ancora la componente femminile. E forse era quella più importante.
Ecco a voi il quarto capitolo.
Spero sia stato di vostro gradimento! Ho voluto dare una specie di nota
comico-ironica a questa vicenda, che dovrebbe apparire più che
altro straziante per il nostro Inuyasha.
Tuttavia non trovo che tutti i guai vengano per nuocere, o no?
Spero che continuerete a seguire e a criticare questa cosuccia.
Ringrazio vivamente le mie carissime Bellatrix_Indomita, fmi89, ryanforever e Mew_Paddy! Grazie ragazze. Senza di voi come farei?
Dei ringraziamenti più dignitosi li farò nel prossimo
capitolo, per le lancette del mio orologio corrono troppo veloci.
^.^
V capLa casa era accogliente e abbastanza spaziosa, arredata con gusto e semplicità. I
corridoi erano ornati con alcuni quadri e foto che ritraevano due
bambini, un maschietto ed una femmina, che giocavano nell'acqua, poi
che si arrampicavano su uno scivolo all'incontrario e molte altre.
Tutte mi fecero sorridere.
Sota, davanti a me, mi stava mostrando tutta la casa, dal tempio alla
mia camera, che era disposta, mi spiegò, proprio al fianco della
sua. Poco più in là si trovava la camera di sua sorella
Kagome e infine c'era il bagno. La camera della madre e quella del
nonno erano dall'altra parte del primo piano.
Al piano terra, invece, si trovavano la cucina, il salotto e un altro bagno.
Non seppi bene il perchè, ma in quella casa mi sentivo proprio a
mio agio. Anche la camera, in cui mi trovavo in quel momento, da solo,
era molto semplice, come il resto della casa d'altronde; tuttavia era
anche troppo per me.
Il letto, su un lato della parete, era ancora spoglio: le federe e le
coperte, come mi aveva detto il ragazzino, dovevano essere ancora
messe.
Ma la mia stanchezza iniziava a farsi sentire. E, sebbene fossi
realmente intenzionato ad aspettare Kagome e sua madre, non potei fare
a meno di appoggiare le mie poche, insignificanti cose per terra e di
sdraiarmi sul letto.
Più cercavo di tener aperte le palpebre e più sentivo
delle fitte. Era così bello stare al buio, mentre dalla finestra
entravano dolci raggi solari che mi riscaldavano con amenità.
***
Rincasai intorno alle cinque di pomeriggio, con tantissimi sacchetti,
simbolo di molte compere. In casa regnava ancora una volta il silenzio
e, abbastanza logicamente, pensai che l'amico di Miroku, di cui sapevo
solo il nome, Inuyasha non fosse ancora arrivato.
Era ancora vivido il ricordo della chiamata che avevo ricevuto qualche
ora prima. La voce di quel ragazzo era veramente fantastica, per non
parlare del nome, che mi ricordava la persona più bella e
impossibile che avessi mai visto in vita mia.
Per qualche ora mi ero anche scordata che quel sabato non sarei potuta andare al nostro usuale incontro, dandomi della sciocca.
Mossi qualche passo, cercando qualche pia anima che avesse voglia di
darmi una mano nel preparare il letto al nostro ospite, ma trovai
unicamente un biglietto lasciato da Sota.
Non fare rumore, sorellona. Sono andato da Kohaku.
A dopo! Bacio
Non fare rumore?
Che motivo avevo di non fare rumore? Dopotutto, ero IO la maggiore e avevo qualsiasi diritto di fare casino in casa mia!
Abbastanza innervosita, soprattutto per il fatto che mio fratello fosse
scappato per non dare una mano nel fare il letto per l'amico di Miroku,
salii le scale, sommersa da pacchi, pacchetti e pacchettini.
Per prima cosa andai in camera mia, dove depositai i vari asciugamani e
vestiti che avevo trovato utili e simpatici per il
nuovo-stoperpoco-inquilino.
Poi raccolsi le varie federe, lenzuola e coperte-che avevo scelto dal
color bluastro per non comprarle rosa fucsia- e mi avviai verso la
futura camera di Inuyasha.
Quando, poche ore prima, avevo chiamato mia madre, avevo temuto che
potesse mandarmi a quel paese dolcemente come accadeva ogni volta.
Tuttavia, si era dimostrata più che lieta e disponibile ad
ospitare un povero disgraziato-come lei lo aveva definito 'povero
caro'- per qualche tempo.
Aprii la porta, non rendendomi conto che al fianco di essa, all'interno
della stanza, c'era una piccola borsa a tracolla, piena com'ero di
oggetti in mano.
Avanzai, ma fui costretta a fermarmi quando mi accorsi che sul letto, dove avrei dovuto sistemare le cose, c'era un tizio.
Quel qualcuno stava dormendo, o almeno credevo, rivolto verso il muro.
Al primo istante ebbi l'impulso di lasciare le cose sulla piccola
scrivania e di scappare subito dalla stanza per non disturbare ad
oltranza, ma qualcosa mi fermò.
Quei capelli, così neri e abbastanza lunghi, mi ricordavano
quelli della persona di cui ero completamente ed incondizionatamente
cotta.
Appoggiai le cose sulla scrivania, come poco prima avevo pensato, e mi
avvicinai molto cautamente al ragazzo sconosciuto, o così
credevo, che stata beatamente riposando sul letto.
Più mi accostavo a lui e più il mio cuore iniziava a
battere furiosamente, aumentando sempre più il ritmo. Mi sentivo
agitata e curiosa allo stesso tempo.
Temevo che avvicinandomi maggiormente, mi potessi accorgere che in
verità non era lui, non era l'Inuyasha a cui tanto agognavo da
ormai tanto tempo.
Ma quel viso, per me inconfondibile, così dolcemente rilassato e
talmente perfetto mi tolse qualsiasi dubbio. Era lui. Era veramente lui. Era Inuyasha. Era il mioInuyasha.
Mi sentivo improvvisamente vuota e le gambe mi stavano tremando,
agitata più che mai. Da così vicino era spettacolare,
ancora più bello di quanto me lo ricordassi. Erano 5 giorni che
non lo vedevo, ma quell'incontro mi sembrava ancora impossibile.
Miroku conosceva Inuyasha? Quell'Inuyasha?
Scossi la testa, incredula, mentre non mi accorsi che il ragazzo in
questione, avendo probabilmente percepito qualche rumore, aveva aperto
gli occhi e stava fissando il muro.
E poi eccoli, quegli occhi. I suoi occhi.
Mi fissava, confuso quanto me, stanco, distrutto, emotivamente e
fisicamente. Poi sbarrò gli occhi, si mise a sedere,
repentinamente, mentre io, sciocca come al solito, ero lì,
di fronte a lui.
Il cuore batteva energicamente, quasi volesse scappare; arrossii quando
i suoi occhi vagarono sul mio corpo, come per capire se fossi realmente
lì.
" Tu..."
Deglutii. La sua voce mi aveva fatto, se possibile, arrossire ancora di
più, mentre un senso di agitazione si stava spandendo nuovamente
per tutto il corpo.
Le sue labbra da così vicino erano semplicemente deliziose, per non parlare dei suoi occhi, così intensi e scuri.
Vagai con lo sguardo per tutto il suo corpo, soffermandomi sul suo
petto che sembrava perfetto, ancora più perfetto di quanto mi
ricordassi.
Dovetti deglutire un'altra volta, per non sbavare davanti a quella
fantastica visione. Ma una voce mi risvegliò dallo stato di
magico torpore in cui stavo cadendo.
" Oh! Tu devi essere Inuyasha! Sono contenta che tu stia bene!"
Ci girammo entrambi verso la porta da dove era giunta la voce di mia
madre. Ero ancora visibilmente scioccata, era più che palese, ma
anche il ragazzo ancora seduto sul letto non era da meno.
" S-salve signora! Grazie. Io, chiedo scusa, ero così distrutto che non ho resistito alla tentazione di sdraiarmi."
Mi girai verso Inuyasha che mi stava guardando con la coda dell'occhio.
Mi imbarazzai nuovamente e mia madre entrò nella stanza con il
suo amorevole sorriso stampato sul viso.
" Ma ti pare! E non chiamarmi signora! Non sono poi così vecchietta non trovi? Chiamami Michigo!"
Vidi Inuyasha alzarsi dal letto, sovrastandomi con tutta la sua
altezza. Ero circa una testa più bassa di lui, anche se
ciò non mi dispiaceva affatto. Era un ragazzo perfetto.
Mentre si avvicinava a mia mamma per stringerle la mano, io presi
velocemente le federe e iniziai a preparare il letto, cercando di fare
il prima possibile e cercando di evitare di guardare troppo
intensamente il ragazzo che avevo sempre desiderato e che
momentaneamente si trovava nella mia casa.
Stavo cercando di inserire le lenzuola, quando mi accorsi di essere
rimasta da sola in stanza con lui, rendendomi conto troppo
tardi-purtroppo o per fortuna- che mia madre era uscita dalla stanza.
Sentii i passi leggeri di Inuyasha e, mentre deglutivo rumorosamente,
vidi le sue mani, così grandi e spettacolari, che mi aiutavano
ad inserire il lenzuolo sotto il pesante materasso.
" N-non devi preoccuparti! C-ce la f-faccio da sola! Davvero! T-tu riposati!"
Alzai leggermente lo sguardo per fissarlo negli occhi e mi accorsi che oltre alla sorpresa c'era un altro sentimento.
Era lo stesso sguardo che mi rivolgeva ogni sera, ogni sabato sera.
Ed era a poco meno di un metro da me.
Mi misi in piedi dritta, formulando una frase da potergli dire senza apparire troppo agitata, nervosa, balbuziente ed euforica.
L'aria si era fatta all'improvviso
molto secca - l'ossigeno pareva quasi inesistente-, forse per il fatto che
Inuyasha si era voltato a guardarmi e stranamente si stava avvicinando a me.
Pareva quasi pericoloso, con lo sguardo magnetico puntato nei miei occhi, quel
sorriso enigmatico che completava la bellezza estasiante del suo viso.
Fui costretta ad indietreggiare, per non cedere alla piacevole libidine di
baciarlo. Purtroppo per me andai a sbattere contro la scrivania, che per la
prima volta, pareva davvero troppo ingombrante.
Lo vidi avvicinarsi, quasi senza pudore, mentre le mie gote assumevano varie
tonalità, benché non fossi affatto spaventata; eravamo ormai a qualche
centimetro di distanza quando le sue braccia mi imprigionarono fra la scrivania
e il suo corpo, che odorava di menta.
Era la prima volta che riuscivo a respirare a pieni polmoni il suo fantastico
profumo.
Mi persi nel suo odore, non accorgendomi che il suo viso si stava avvicinando
repentinamente, mentre i nostri respiri ormai erano diventati un tutt'uno.
Eravamo un corpo solo, l'uno appoggiata all'altra, e fu quasi istintivo
chiudere gli occhi. Socchiusi le labbra, aspettandomi un bacio, ma al posto di
sentire il suo respiro sulle mie labbra, lo sentii presso il mio orecchio.
" Troppo, veramente troppo facile così, Kagome."
Aprii gli occhi di scatto, ormai incandescente e incapace anche di balbettare,
mentre le sue mani lentamente sfilavano lontano con la coperta e il cuscino.
E poi, come se niente fosse accaduto, tornò al fianco del letto, dandomi le
spalle e sistemando le ultime cose per finire il letto.
Ero semplicemente scioccata, basita, stupefatta e, sì, offesa!
Ma come... Insomma, non era normale, vero? Qualsiasi ragazza avrebbe fatto
quella figura! Poi, come un fulmine a ciel sereno, realizzai: troppo facile?
Veramente troppo facile?
Mi staccai dalla scrivania e repentinamente mi avvicinai ad Inuyasha per
strangolarlo, ma qualcosa mi fermò.
Stava anche ridacchiando! Ma dico, io: ma come si permetteva?
Con il fumo che fuoriusciva dalle orecchie e le gote più che imporporate,
oltrepassai Inuyasha con passo deciso e più che pesante: la stanza tremava,
schiava di un'ira furiosa.
Non riuscivo più a trattenermi dal ridere. Vederla così furiosa e allo stesso
tempo così imbarazzata mi stava facendo impazzire.
Un attimo prima, se non mi fossi ricordato di un piccolo particolare,
probabilmente non ci avrei pensato due volte a baciarla, finalmente.
Dopo giorni, sabati interi passati a fissarla, languidamente o con curiosità,
con dolcezza o possessività, avrei dato qualsiasi cosa pur di baciarla, ma la
prospettiva di vederla inviperita era troppo per me, benchè fossi totalmente
nelle mani di quella fanciulla.
La vidi, con la coda dell'occhio, staccarsi dalla scrivania dove avrei potuto
prenderla e baciarla e, passandomi accanto, la sentii pronunciare quella frase.
Non demordeva la ragazzina, e questo mi piaceva ancora di più. Feci per tornare
a sistemare per bene il letto, quando il mio sguardo fu catturato da Kagome
che, affacciatasi per un istante alla porta della mia nuova camera, mi aveva
fatto la linguaccia.
Cavolo, era proprio un bel peperino!
Sentii i suoi passi estinguersi qualche metro più in là. Quasi sicuramente era
andata in camera sua, si era sdraiata sul letto e stava cercando di respirare
regolarmente.
" SOTAAAA! IL MIO LIBRO DI FILOSOFIAAAAAA! DAMMELO SUBITO!"
"M-ma i-i-io non-"
"TU COSAAAA?"
Kagome si stava mettendo a studiare? Ero semplicemente allibito: perchè diamine
non stava pensando già più a me?
Non l'avevo fatta arrabbiare abbastanza, forse. L'idea che nella sua mente
potesse già essersi insinuato qualche altro argomento e che lei non fosse
costretta a pensare a me come invece la sua figura aveva obbligato me, mi
faceva innervosire.
Certo, non pretendevo mica che io fossi il suo unico, principale, esistenziale
pensiero, no?
Al diavolo, sì che volevo esserlo! Mi sentivo così estremamente... patetico
sapendo che quella ragazzina non mi permetteva di ragionare correttamente.
Non per insuperbirmi, ma sono sempre stato un ragazzo abbastanza coerente e di
sicuro non superficiale.
Tuttavia, il fatto che avessi perso la testa per lei, mi dava una strana
sensazione, molto piacevole, proprio all'altezza del petto. E purtroppo temevo
che ciò che provavo per lei fosse fortemente superiore a ciò che pensavo di
provare.
Che complicati che sono i sentimenti. Forse tutti pensano che per noi ragazzi
sia così facile, tutto estremamente lineare, che per noi esista un mondo
unicamente bianco e nero.
In verità, non è affatto così: enormi sfaccettature partono da qualsiasi punto
e c'è quasi la sensazione di non avere le capacità di poter sistemare tutto.
Lo so, sono nei guai, vero? E purtroppo me lo sono
cercata da sola! Però abbiate clemenza! Uccidetemi in fretta! Mi spiace
tantissimo di aver ritardato, ma devo ammettere che purtroppo non è stata solo
la mia concentrazione sulla scuola a non farmi postare nuovi capitoli. Sono stata,
è vero, tremendamente occupata; eppure mi mancava anche quel pizzico di
fantasia che mi permettesse di scrivere un capitolo –spero- leggibile.
Vorrei ringraziare sinceramente,
oltre alle persone che hanno perso tempo a leggere questa misera storiella, anche
le persone che hanno commentato il 6° capitolo. Mi sento estremamente in colpa
di aver aggiornato quasi dopo 3 mesi –sì e no-. Quindi, perdonatemi
Ryanforever, callistas, laretta, fmi89, kohoshi e Bellatrix_Indomita.