Brok3n Mirror

di elizadaemon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Prefazione (Seconda Parte) ***
Capitolo 3: *** Capitolo Primo - Name ***
Capitolo 4: *** Capitolo Secondo - Our One ***
Capitolo 5: *** Capitolo Terzo - It's Gonna Be Okay ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quarto - Dread ***
Capitolo 7: *** Capitolo Quinto - Nightmare ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sesto - Forsake ***
Capitolo 9: *** Capitolo Settimo - Hollow ***
Capitolo 10: *** Capitolo Ottavo - Back To Life ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Brok3n Mirror
scritto da MaD KitteN

PREFAZIONE - PARTE PRIMA

Matt...









Matt...











Matt..

















Matt... abbracciami.













Matt...















Matt...















Ti amo.


Buio.

Le tenembre mi avvolserò completamente, cancellando tutto, intorno a me.

Tutto, ..l'odore del sangue, la pozza rosso scuro ai miei piedi..

.. Matt.




Matt!

Una fulminea apparizione luminosa del tuo viso spiritato nel buio, fui quasi felice di poterlo vedere, un'ultima volta ancora, anche se per meno di un secondo.

Poi sprofondai completamente nell'oscurità, per sempre.


Ma c'era stato un motivo che mi aveva portato a farlo.

C'era un motivo per cui avevo rifiutato alla luce del sole.

C'era un motivo per cui avevo chiesto a te, Matt, di uccidermi.

E tu, da bravo cane, avevi portato a buon fine la richiesta.

Stupido di un cane.

Stupido imbecille innamorato di un cane..


Ovviamente ti avevo anche ordinato di non seguirmi, dopo.

E tu avevi annuito meccanicamente, con quegli occhi spiritati.. ma incapace di ribattere.

Chissà se mi avresti davvero ubbidito anche per questo..

Chissà se ti saresti tolto la vita per la tua smania di rincorrermi OVUNQUE, nel senso letterale del termine.


Chissà se, non appena il mio cuore si fosse fermato, tutto il mio potere, tutta la mia persona sarebbe svanita come neve al sole.

E tu avessi fatto di testa tua.


"Ormai sei morto, ora posso ubbidire solo ai miei ordini, imbecille!"


Un'altra idea che non avevo preso in considerazione, ovvio.

Troppo scosso dalla mia impulsività per ragionare.

Ma se io potevo accettare di morire, non avrei permesso che morissi anche tu, Matt.

No, non doveva finire così! Era quello che cercavo di evitare!


Mi dibattei cercando di ritornare a galla, ma le tenebre mi avvolgevano, facendomi sprofondare ancora più giù, mentre invocavo il tuo nome, Matt, ma le parole mi morivano in gola..

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Capitolo 2
*** Prefazione (Seconda Parte) ***


Tutto è iniziato quando mi hai salvato dalle fiamme..

fiamme assassine avresti detto tu.. io avrei preferito miracolose.

Perché non mi hai lasciato morire lì, dove era giusto che fosse?

Ci saremmo risparmiati tutto questo rammarico.

Ma oramai è finita; giusto, Matt?

Matt, con quel -morboso- istinto che ti obbliga a seguirmi ovunque vada. Non importa dove. Potrei camminare sul fuoco e tu verresti con me. Potrei buttarmi in mezzo ad una sparatoria e tu verresti con me.

Idiota. Sei solo un'idiota!

Se proprio devi fare il cane, se proprio devi sfogare questo istinto, fallo con qualcuno che ti possa amare senza farti del male, che ti protegga invece di mandarti davanti alla morte ad ogni piè sospinto, sveglia! Se muoio è solo per la tua testa bacata che ti ritrovi! Per il tuo modo di fare..., per i tuoi gesti, per i tuoi sorrisi sghembi che mi regalavi anche quando eravamo nella merda fino al collo, per i tuoi occhi blu che brillavano ogni volta che incontravano i miei sotto quegli occhiali...

Mi spieghi come posso essermi innamorato di te? Di un cane?

E soprattutto, mi spieghi come cazzo ti sei innamorato di me?

Cosa trovi di affascinante in me?

Sai meglio di me che sono solo un pazzo con la mania del glucosio e pieno, stra pieno, di superbia.

Cosa hai trovato in me? Cosa??

Ma tutto questo non ha più nessuna importanza, ora.

Sto morendo.

Il tuo amante -che ti ostini a definire indirettamente "padrone"- sta morendo.. Per lasciarti vivere, senza trascinarti in altri pericoli inutili!

..Da te. Perché, cazzo, ti amo più di ogni altra cosa!

Morire per mano tua è una cosa così... così... .. fottutamente dolce.

Sai benissimo che morirò insoddisfatto. Fallito. Già.. ..ho fallito.

Non ho battuto Near. Non ho catturato Kira.

E non ci sarà nessun traguardo. Nessuno da aspettare.

Perché? Perché tutto questo?

Perché sono fottutamente innamorato di te!

Anche se avessi potuto catturare Kira e farlo fuori con le mie mani, anche se avessi potuto superare Near in tutti i campi, anche se L fosse stato ancora vivo... ma tu fossi morto, ... ... ..la mia vita non avrebbe comunque alcun senso! Tutto questo non sarebbe altro che una tortura per me. Una tortura infinita e terribile. Peggio delle fiamme, peggio della maschera di plastica fusa con la mia pelle, peggio... decisamente peggio..!

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Ho dato dell'idiota e della testa bacata a Matt!!! Come ho osato??? *me si schiaffeggia*
Ciancio alle bande.. come vi sembra la prefazione? E' amazinga o horribile??
Spero di arrivare sana e salva (viva e intera) almeno fino al prossimo capitolo! xD xD
Vi vojo bene ^^

MaD KitteN

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Capitolo 3
*** Capitolo Primo - Name ***


Capitolo primo <Name>

«Tutto bene?», la mia voce era flebile, spezzata da qualche sentimento.

«Certo! Tranquillo, Mello. Mi hanno solo preso di striscio», per quanto tu ti sforzasti a sostenere il contrario, io sentivo il dolore che tagliava la tua voce in punti strani.

Ti guardai torvo.

«Secondo me dovresti preoccuparti della macchina. Quei figli di puttana me l'hanno sfasciata!».

«Dio, Matt! Ti preoccupi della macchina!?», chiesi quasi nervoso mentre ti aiutavo a sedere su un divanetto in pelle.

«Tu non sai quanto l'ho pagata!!», mi dicesti in tono accusatore.

Ti liberai dalla stretta del mio braccio e mi mossi a passo rapido verso la cucina.

«Ahah, divertente, Matt. Davvero. O sarebbe meglio dire: quanto ti sei scervellato per riuscire a rubarla»

Tornai dopo pochi secondi con un kit medico per il pronto soccorso in una mano, e un pinza nell'altra.

Alla vista di ciò, ti vidi sbiancare. O forse perché eri sull'orlo di morire dissanguato? Il sangue colava dalla gamba in modo insistente e non accennava a fermarsi. Altro che striscio! La piccola pallina di ferro, piccola ma omicida, se ne stava lì, sotto 3 centimetri di pelle, nel cuore della fonte del flusso di sangue.

«Co-co-cos..», dicesti, ma non finisti la frase. Ti avevo immobilizzato la gamba con un bastone e lo spago.

«COSA CAZZO STAI FACENDO!?» il tuo urlo mi perforò i timpani come un martello sbattuto brutalmente in testa.

«Zitto, porca puttana!! Così mi uccidi! Sii uomo per una buona volta, Mail!».

Mail.

Era da un bel po' che non ti chiamavo più con il tuo vero nome. Anzi, direi esattamente la seconda volta in tutta la tua vita.

Matt, soprannome normale per una persona normale. Ma quella situazione non era normale. Tutto non era più normale. E dire che prima lo fosse stato era una barzelletta bell'e buona. Ma ora, era peggio. Anche se era solo un nome, un piccolo, banale nome - rivelato dopo tanto tempo -, stava ad annunciare che di lì a poco le cose tra te e me sarebbero cambiate. Tuttosarebbe cambiato. E non sarebbe mai più tornato come prima.

Tu non rispondesti. Ti limitasti a fissarmi con uno sguardo carico d'odio, rabbia, terrore..

Mi inginocchiai di fronte la tua gamba danneggiata. Osservai per un quarto di secondo la ferita.. poi fu tutto molto veloce. Con una garza tamponai il sangue che usciva a fiumi e lo tenni premuto leggermente sotto la ferita. Mossi la mano, con la pinza, verso il luccichio della luce, riflessa sul piombo della pallottola conficcata nella carne. Con fare esperto tolsi il corpo estraneo – lentamente -, facendo la maggiore attenzione possibile.

Abbondanti lacrime sgorgarono dal tuo viso, e se non fosse stato per essermi sentito le gocce bagnarmi i capelli, non l'avrei mai saputo. Eri muto. Il viso contorto dal dolore, strano. Prima non lo davi a vedere, nevvero?

Il mio commento mentale non durò più di mezzo secondo. Presi un grande batuffolo di cotone e ti disinfettai con cura la ferita. Gemesti, ma non lo sentii. Me lo raccontasti giorni dopo.

Ti fasciai la ferita con altre garze e le strinsi un po'.

«Ora come va...?».





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NuuuuuuoooooOOO!!! Non ci credo! Ho scritto il primo capitolo della mia prima ff!
(*POSSIBILE CHE DEVI PENSARE SEMPRE A MORTE E SANGUE, E SANGUE E MORTE?? ><"*)
E' un momento così emozionante per me! *O*
Lo sarebbe ancora di più se qualcuno recensisse... ma va bene così.
La mia felicità, se fosse anche solo un po' più grande, mi farebbe venire mal di testa!
Spero solo che qualcuno legga e segua. (:
Vi voglio bene ^^

MaD KitteN

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Capitolo 4
*** Capitolo Secondo - Our One ***


Prima di dedicarvi il secondo capitolo, desidero ringraziare di cuore
 
Ritsuka96 (Grazieeeee! *O* Questo capitolo riponderà a parecchie domande, tranquilla ^^ ...forse),
 _Metallica_  (Molto genitile *w*. Beh.. in realtà 'Broken Mirror' sarà proprio un mega flashback che spiega come il rapporto tra Matt e Mello può arrivare alla scena della prefazione. =( Sono sadica, lo so. Se vuoi uccidermi, fa pure! >.<) e
 Liby_Chan (OMG! Davviru??? *-* *saltella come un grillo dalla soddisfazione*  Grazieeeee! Spero di non deludere nessuno con questo capitolo! ^^)

per le recensioni del primo capitolo.


Non mi dilungo troppo e vi lascio nelle capaci (?) mani di Mello e Matt. xD
P.S.: Questo capitolo non mi è venuto un gran che, ma spero che possiate apprezzare ugualmente ^^.

Besos

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Capitolo Secondo <Our One>

«Mi sento uno stupido».

«Lo sei».

«Lo so».

«Non dovresti fare quello che ti dico». «Non dovrei metterti in queste situazioni».

Avevamo parlato all'unisono, e con lo stesso freddo e triste tono.

Ci guardammo negli occhi per un lungo, ma breve, agonizzante secondo.

Mi alzai. Infondo -per ora- la gamba era apposto. Era fasciata e immobilizzata, e le stampelle erano appoggiate appena un centimetro più in là, al muro.

Non volevo stare un secondo di più in quella stanza maledetta.

Uscii dal salotto e mi diressi in camera mia... Mi correggo, ..nostra.

Lasciandoti lì. Estereffatto, confuso e ancora dolorante sul divanetto nero.

Nero come i miei vestiti, nero come il mio cuore e la mia anima, nero come il mio umore, ora come ora.


Restai per un bel po' di tempo dentro quella stanza a rimuginare, disteso sul letto in una posizione contorta e il viso premuto sul cuscino.

«E' stupido. Io sono stupido. Possibile che la mia vita sia piena di... stupidità? Cioè... chi me l'ha fatto fare?».

Per colpa mia avevi visto la morte in faccia e, solo per miracolo, in quel momento te ne stavi convalescente sul mio divano. Mi correggo di nuovo, ..nostro.

T'avevo semplicemente ordinato di inscenare un'attentato all'edificio di quella stupida di Takada, in modo da poter approfittare della situazione per rapirla. Sarebbe stato un'ottima strategia per battere Near, una volta per tutte!

Kira.

Smascherato da Mello, finalmente il numero uno.

Near, inevitabilmente il numero due.

Suonava così bene, che non ci pensai nemmeno due volte. D'altra parte sarei stato io, se mai qualcosa fosse andato storto, a rischiare la vita, no? Tu saresti fuggito a tutta birra, dopo l'atto. Ed è quello che hai fatto.

Ringraziando la sfiga, però, che ti ronzava intorno peggio di una zanzara accanita, t'eri trovato con ben due auto degli sbirri di Takada, dietro al culo.

E ben presto circondato da altre.

T'avrebbero catturato, era ovvio. Ti avrebbero fatto un bordello di domande su di me. Sui miei piani. Sulle mie prossime mosse.

Non ti avrebbero fatto del male, non ci avrebbero guadagnato nulla.

Ma come al solito, a causa tua, mi sbagliavo.

Non ti avrebbero mai risparmiato.

Non sarebbero mai stati ragionevoli.

In un periodo buio e corrotto dal potere di Kira, come quello, non era così difficile da immaginare la loro reazione istintiva.

«Come ho potuto non arrivarci prima? Come? Come? Dimmelo tu, ti prego! La mia testa sta scoppiando!», pensai, ma l'unica risposta che ebbi fu un fottuto rumore ovattato -e irritante- di una canzoncina monofonica, provenire dalla stanza accanto. Non era difficile capire che aggeggio lo stava producendo.

Alzai un attimo il volto -quel poco per poter respirare- con l'ausilio delle mia braccia, con fare interrogativo e..

«Matt!? Ti sembra questo il momento di metterti a giocare!?», ti urlai dalla camera.

«Sì», fu la tua secca risposta.

Nei miei occhi si dipinse uno sguardo carico d'odio, diretto alla porta socchiusa -che quasi la incenerì-, degno solo di un serial killer assetato di sangue..e morte.

Ero poi così tanto diverso, infondo, da un assassino? Uccidevo, volente...o nolente.

Ma era la seconda ipotesi a spaventarmi, più che la prima..

Infine presi una decisione, e non avrebbe nuociuto a nessuno stavolta.

Distesi i muscoli in modo innaturale, e mi allungai con tutto il corpo verso il mio comodino -o qualcosa sulla sua superficie?- che si trovava a pochi decimetri da me. Afferrai il rettangolo spesso avvolto dalla carta stagnola.

Ruppi nervosamente la pellicola che l'avvolgeva, possessiva -oh cristo! ero diventato così ossessionato?- e ne spezzai avidamente un pezzo con i denti.

Quel rumore, brusco, inevitabile..

Mi ricordava molto il mio cuore, che si frantumava brutalmente in mille pezzi, sotto una pressione troppo vasta per poterla reggere. Mi correggo ancora, ..nostro.

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Capitolo 5
*** Capitolo Terzo - It's Gonna Be Okay ***


Capitolo terzo <It’s Gonna Be Okay>

 

«Non ti preoccupare».

«...».

«Ti seguirò sempre».

«Non capisci».

«…».

«E’ proprio questo che mi preoccupa» .

 

Che idiota sono stato. Non potevo starmene buono buono in camera e lasciare che tu giocassi coi tuoi videogiochi? Macché...

Un minuto. Il tempo per divorare l'ennesima barretta di cioccolata della giornata, e già mi trovavo accanto a te.

 

«Come va la gamba?»,  ti chiesi con un fil di voce osservando la ferita medicata. I nostri corpi a troppo pochi millimetri di distanza.

«L'hai fasciata tre secondi fa, Mello!».

«Sì, però..». Mi appoggiai coi gomiti sulle gambe e misi il viso tra le braccia.

In quella posizione potevo facilmente passare per un disperato, a occhi sconosciuti.

«Cosa pensi, Mello?», mi chiedesti dolcemente allungando un braccio come per cingermi le spalle, ma lo ritirasti quasi subito.

Non risposi. Restai a osservare le mie gambe strette dai pantaloni di pelle.

«Conosco quella posizione. Ti conosco, Mello. C'è qualcosa che ti turba?»

«Qualcosa che mi turba?? Sì, c'è qualcosa che mi turba», risposi senza muovere un muscolo.

«Cosa? Sempre che tu ne voglia parlare con me..».

Sembrava davvero un cane quando si comportava così. Con me, poi! Ma era scemo, o cosa?

«...».

«Beh..?».

«Vado in camera», dissi abbandonando la mia posizione da disperato e alzandomi pesantemente dal divanetto.

«No! Mello!! AAAH!!». Ti alzasti istintivamente dal divanetto per bloccare il mio braccio nudo.

Grosso, grossissimo errore!

La tua gamba era appena stata martoriata da uno sparo profondo, e l'urlo di dolore che uscì inevitabilmente dalle tua labbra ne fu la prova più tangibile.

«NON TI MUOVERE, IDIOTA!», ti gridai mentre ti eri aggrappato al mio collo e io ti sorreggevo con le braccia.

 

Che situazione di merda.

Ti aiutai e risederti sul divano e mi sedetti accanto a te.

 

«Ma che...sei scemo??», ti chiesi notevolmente alterato.

«Scusami», rispondesti tu, ma non mi guardasti.

«...».

«…».

«...».

«Davvero.. io..».

«No, scusami tu. Mi dispiace tanto», lottai per cacciare dentro le lacrime.

«...».

«...».

«Non fa niente. Davvero. L'importante è che ora siamo ancora insieme, nonostante tutto».

«POTEVI MORIRE!», in quel momento non mi trattenni più.

Mascherai tutto il mio dolore, la mia sofferenza con rabbia.

«Lo so, ma...».

«Potevi morire...».

«non è successo».

 

Senza preavviso ti buttai le braccia al collo e ti abbracciai più forte che potevo. Eri vivo. Eri vivo? Col passare del tempo la tua spalla iniziò a bagnarsi di piccole gocce..

«Non piangere» mi dicesti, pieno di sconforto.

Quelle parole erano così tristi dette dalla tua squillante voce. Fecero l'effetto contrario. I miei singhiozzi si fecero più rapidi e irregolari.

«Shh... shh... andrà tutto bene», dicesti con la tua solita tenerezza e la vocina da bambino.

Io mi tenevo stretto, con il viso appoggiato sulla tua spalla. Mi sentivo protetto... amato.

Me lo meritavo davvero? Meritavo davvero un ragazzo come Matt?

La risposta non tardò ad arrivare... e fu un colpo al cuore.

«Non ti preoccupare».

«...».

«Ti seguirò sempre. Non sarai mai solo».

Ignorai l'ultima frase, anzi, quasi non la sentii. Troppo scosso dalla prima.

«E’ proprio questo che mi preoccupa».





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Ringrazio:
 > chi ha commentato il capitolo secondo, ovvero la mia carissima shorina *-* (ti ho mai chiamata shorina? xD),
 > chi ha aggiunto questa storia ai preferiti, e
 > chi l'ha aggiunta alle seguite (ma non è la stessa cosa? xDD).
Su,su ora mi dileguo e arrivederci al prossimo chappy! *w*
Recensite, mi raccomando! (: *attenzione: è una minaccia*

Bazini  :*

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Capitolo 6
*** Capitolo Quarto - Dread ***


Capitolo quarto <Dread>

 

-C’è qualcosa che devi dirmi?-

-…-

Le tue parole ansiose arrivavano nella stanza ovattate dallo spessore della porta in legno, ma forti e precise.  Eri a un passo dalla porta. Chiusa a chiave dall’interno, ovviamente. Ti eri alzato, di nuovo?

-Mello!-

-Che vuoi?- chiesi senza troppo entusiasmo.

-C’è qualcosa che devi dirmi?-

Ora non si può nemmeno riflettere in pace nella propria stanza? Non risposi.

-Mi stai ascoltando??-

Oh, che due palle..!!

-Devi sempre stare tra le palle, tu? Altrimenti non sei contento—

Com’ero stato insensibile! Non rispose. Ti avevo ferito.

Sentii il tichettio forte e lento delle stampelle che toccavano ritmicamente sul pavimento piastrellato, fuori dalla camera.

Te ne stavi andando.  Senza rispondere alla mia domanda. Era retorica, ovviamente. Ma… avrei preferito che continuassi a parlare..

Il mio Matt, così dolce e fragile. Non meritavi una persona così meschina e arrogante, come me.

Non eri tu che se ne doveva andare in quel modo.

Dovevo andare. Io dovevo andarmene!

Aprii con forza ma con poca determinazione l’armadio che si trovava a pochi passi da me, tra il letto a due piazze, su cui avevo dormito con te chissà quante notti, e il comò.

Presi una pelliccia nera e tenendola tra le braccia, uscii dalla stanza senza tanti timori.

Ma quello che mi si presentò davanti, appena varcata la porta, mi fermò il cuore.

Colpo.

Un colpo tremendo.

Dov’eri, Matt??

Matt!!!

-Matt!!! MATT!!! Dove sei?!?!- la voce veniva fuori spezzata, urlata, disperata. Il cuore a mille. Il sudore freddo scivolava inerte sulla pelle liscia del mio viso. Gli occhi spalancati, in uno sguardo di paura, terrore.

Misi a soqquadro la casa chissà quante volte, ma di te non c’era nemmeno l’ombra.

La porta d’entrata cigolava ad ogni minimo movimento di vento proveniente dall’esterno. Era aperta.

Cosa hai fatto, Matt?

Cosa avevo fatto???

Presi una revolver dal terzo cassetto di un mobile accanto al divano, dove pochi minuti prima Matt giocava con i suoi amati videogiochi. Al ricordo l’adrenalina raddoppio facendomi perdere abbondante lucidità.

Misi la piccola, ma fatale arma dentro la pelliccia, che mi ero da poco messo addosso. Corsi come un dannato fuori dalla casa, sbattendo con forza la porta che mi lasciavo appresso.

Dio, Matt!! Cazzo fai?? Ti sembra questo il momento di fare bravate??

Infondo non potevi essere andato molto lontano nella situazione in cui ti trovavi.

Uscii di fretta. Mi ritrovai faccia a faccia con la stretta via malandata, in cui si trovava il nostro appartamento.

Svoltando a sinistra ci si ritrovava davanti ad un altro grande appartamento. Era un vicolo cieco. Perciò corsi veloce fuori dalla via, girando a destra.

Molte auto viaggiavano avanti e indietro sulla strada principale.

Dove doveva andare?

Dov’eri andato, Matt?

Non c’ero tempo per tante domande, dovevo seguire l’istinto e sperare di trovarti.

Ma il mio istinto non sempre era la risposta migliore.

Svoltai a destra. Non c’era tempo per aspettare che le auto, per pietà, si fermassero e mi lasciassero passare.

Corsi, corsi, corsi.. respiravo a stento, il cuore sembrava stesse per cedere da un momento all’altro. Ma l’adrenalina non dava segnali di calmarsi.

Solo dopo ben 5 minuti di corsa senza sosta, compresi che avevo sbagliato strada.

Hai le stampelle, cazzo! Di certo non potevi andare così lontano!

Raccolsi quelle che potevano passare per le mie ultime forze e tornai indietro.

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Bravo Maaaaatttttt!!! Scappaaaaaaa da quel pazzo schizofrenicoooo!! xDD

ochei ochei non lasciamoci trasportare dall'entusiasmo e passiamo subito ai ringraziamenti

...prima di sparare troppe cazzate u.u


Serenetx
: *_______________*

WindOfTheNight: Sono dolzissimi, non è vero??? *w*

Certo che è vero!! *ç*

(te l'ha appena detto, ma sei idiota? -_-" ndMe)

Grazie cara!! ^w^

Ritsuka96:  Ma quale cazzata!!! *wwwww* Io mi sciolgo così mentre scrivo, pensa te xDD

Pure la lacrimuccia?? *O* *me saltella come un grillo dalla felicità*

Grazissime!! *ç*

Oo_Nady_crAzY_gIrL_oO: Vorresti dire che se non ti minacciavo non recensivi??? çOç

Mattuccio caro è dolzissimo *_________________*

Grazie tesò *w*

"Se me lo dici minacciandomi... allora aggiorno" xDD

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Capitolo 7
*** Capitolo Quinto - Nightmare ***


Capitolo Quinto <Nightmare>

 

Sangue ovunque. Sul corpo. A terra. Una pozza sotto il tuo torace a contatto con l’asfalto freddo. Goccie che ti circondavano come fossero state lame affilate, pronte ad infilzarti e ad ucciderti quando ne fosse stato dato l’ordine.

Il destino non era dalla mia parte. Il destino… non vuole la nostra felicità, ora lo so.

Ma ricordo bene cosa pensai in quel momento, e non certamente concetti filosofici o melodrammatici.

Ero terrorizzato!

Non ci credevo. La testa iniziò a girare. Tutto si fece sfocato, le forze parvero volermi abbandonare velocemente. Non sentivo più il mio corpo, e ormai i miei occhi vedevano solo macchie rosse e grigie, informi, danzare. Una danza di morte.

Notai con stupore che, rapidamente,  la strada veniva verso di me. Magia? Stavo sognando, dunque? Mi sarei svegliato, e tutto sarebbe finito?

***

 Sì. Come ogni volta. Urlavo in preda agli incubi nel cuore della notte. Ti avrei trovato di fianco a me, ad accarezzare quei capelli biondi d'angelo. Rassicurandomi, consolandomi.

 “Tranquillo, Mello. È solo un sogno. Non avere paura. Ci sono io, qui, a proteggerti. Nessuno ti farà del male. Nessuno! Non lo permetterei mai, lo sai. Quindi, devi smetterla di fare incubi”.

Lo dici, sempre. Come se fosse possibile…

Ma tu… tu, Matt! Tu sei in pericolo, in costante pericolo, da quando sei con me.  I miei incubi non riguardano me, non riguardano il mio dolore fisico! Quello lo posso sopportare con un sorriso sulle labbra.

Ma il mio tremendo, insopportabile, dolore se ti succedesse qualcosa! A causa mia!

E in un determinato giorno, in una determinata ora del nostro passato, ti ritrovai su quella stradina. A terra. Pieno si sangue. E non mi importava chi, cosa o come. Nulla in quel momento mi importava o aveva senso. Se ti avessi perso mi sarei suicidato. Nel primo modo che mi fosse venuto in mente. Perché sei tu la mia vita, Matt. Solo tu! Se muori… muoio anch’io!

Quindi, è meglio che io sparisca dalla tua casa, e dalla tua vita. Una volta per tutte. E se, semplicemente andandomene di casa, non basta, se tu non mi dai altra scielta, questo è l’ultimo favore che ti chiedo. Quello che tu, come al solito, fraintenderai  per un ordine.

Uccidimi.

***

In quel momento le gambe mi bruciarono e facevano male. Terribilmente. No. Non stavo sognando, e quello non era un semplice incubo. Ad ogni passo, verso il tuo dolce corpo insanguinato e privo di coscienza.

Ogni cellula del mio corpo supplicava di accasciarsi, di lasciarsi andare al fato. La mente non rispondeva ormai più. Si era arresa un secondo prima del corpo.

Ero finito.

Era finita.

No! No! No! No! No!

C’eri tu, Matt, lì!

Non importava se avevo fatto cinque chilometri a piedi, in una corsa dannata. Non importava se avevo visto la mia ragione di vita distesa al suolo, piena di sangue. Non potevo svenire! No! Non lo potevo permettere!

Infatti, quel giorno… fu uno dei tanti in cui ti trovasti la morte in faccia, ma in cui… non moristi. Ti salvai, ancora una volta, da morte certa.

Ma due cose mi sfiorarono la mente come lame:

Le guardie di Takada ci stavano ancora cercando. E avrebbero sparato senza rimpianti o ripensamenti, anche alle nostre ombre, se solo le avessero viste.

E, soprattutto, il pensiero che mi segnò la vita fu, che stare con me, ti portava davanti alla morte. Sempre!

Sempre!

No, non poteva andare avanti così. Dovevo fare qualcosa. Ma, allora, l’idea che ora mi ha portato nell’attuale situazione, non era ancora nata.. nella mia mente.

Così, un giorno, pensando che bastasse,  presi baracca e burattini e una revolver nera e lucida, e me ne andai. Ripetendo a me stesso che non sarei mai più tornato, portandoti solo guai.

Che illuso sono stato…

Vero, Matt?

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Okay... sono stata troppo melodrammatica, vero? xD
E vabbé, su... che ci volete fare... nella mia mente pullula morte e sangue, sangue e morte! Come avrete capito... u_ù
(dovrebbe essere il mio motto! Già... ok. Da questo momento il mio motto sarà "sangue e morte, e morte e sangue"!
Muhahahaha xDDD
Okay... basta u.u
Passiamo ai ringraziamenti:

Ritsuka96
: oddio noooo... non disperare! Hai visto? L'ha trovato! *w* Beh.. non nelle condizioni che avresti preferito...
ma l'ha trovato!!! *w*
Non sono bastarda u_ù ... sono perfida!!! *risata maligna*
Serenetx: ma ciau, shory. u.u So che sei in vacanza, cosa credi? (SOT xD)
Ti devi preoccupare, ohssì... Matt e Mello nelle mie mani non hanno vita facile (soprattutto col nuovo motto che c'ho *oh yeah* x°D)
Ma grazie per i complimenti u_ù
WindOfTheNight: L'ha ritrovato! Yeeeee!!! (mezzo morto, ma chissene!) xDDD
Ansia è il mio secondo nome u_ù xD


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Capitolo 8
*** Capitolo Sesto - Forsake ***


Capitolo Sesto <Forsake>

 

 

«Cazzo, Mello!», imprecasti.

«Pensi davvero che sia colpa tua?», ti domandai, senza tradire emozioni, quasi volessi sfidarti a rispondere.

 

Mi orbitasti intorno, Matt, come un satellite sul suo pianeta, o come un pianeta sul suo Sole.

O come un cane sul suo padrone.

Io, senza rivolgerti uno sguardo, costrinsi l’ultimo indumento ad entrare in una piccola valigia, appoggiata sul tavolino accanto al divanetto.

 

«Smettila di scappare, smettila!», ora il tuo tono preannunciava un’imminente crisi isterica.

«Non posso smettere qualcosa che non ho mai fatto, Matt», mentii.

 

Avevo passato la vita a scappare, da tutto e tutti. Anche se ripetevo a me stesso che, semplicemente, mi ribellavo… o ‘era meglio così’.

Il tuo sguardo in quel momento era perso nel vuoto, gli occhi troppo poco sgranati di quanto mi aspettassi.

Forse non avevi compreso bene la situazione, o forse… non la accettavi ancora.

 

«Mi dispiace, Matt…», dissi, ora sconfortato.

«E perché te ne vai, allora?», mi chiedesti disperato.

 

Non avevi capito.

 

«di averti fatto soffrire».

 

Mi guardasti negli occhi, con le ginocchia a terra. Il viso leggermente inclinato verso il basso e le braccia morte. In segno di disperazione, quasi di idolatria. Ma non mi fermasti… perché?

Me lo domando ancora adesso, ad un passo dalla morte… perché non mi hai fermato? Mi amavi, giusto? Che razza di amante sei, se non fermi la persona che ami mentre se ne va dalla tua vita? 

Sei infantile, egoista e capriccioso. Ma così strano…

 

«Non accadrà mai più, vedrai».

 

Restai immobile, sulla soglia. Il corpo verso l’uscita e il viso leggermente sporto verso di te, un’occhiata fugace. Ora fissavi il pavimento a testa bassa, nella stessa assurda posizione di poco prima.

Un secondo, due secondi, tre secondi… immobili, come statue.

Senza alcun rumore, senza alcun suono oltre il battito lento dei nostri cuori che fra di li a poco non si sarebbero mai più incontrati, e non avrebbero più battuto all’unisono, com’erano abituati a fare da tanti, troppi anni.

 

«Sì, lo so. Perché se te ne andrai, io morirò!», mi supplicasti.

 

No.

Non morirai, Matt.

Eri forte, e lo sei  tutt’ora.

Pochi giorni, e ti saresti ripreso. Lo sapevo.

Se non lo avessi saputo, non me ne sarei andato così.

 

Ma avevo paura, Matt.

Paura di non sapere cosa avresti fatto la mattina, durante il giorno…

Paura di non sapere cosa avresti pensato prima di addormentarti… o durante un pianto…

Avevo paura di perderti..

Che follia!

Ero io che ti stavo lasciando, per il tuo bene, certo… ma ero io che me ne stavo andando!

Che assurda, comica follia!

 

«Non mi lasciare, Mello..!!».

 

Perché continuavi a ripeterlo? Perché ti ostinavi a non capire??

Quanto avrei voluto girarmi subito e cancellare quei pochi metri che ci separavano!

Quanto avrei voluto abbracciarti forte come facevi tu, quando ero io a piangere!

Quanto avrei voluto dirti: “No! Matt, non me vado. Sono qui, vedi?”.

Ma sarei stato troppo egoista.

 

«Matt», il tono pacato, con un velo finissimo di disperazione.

«…»

 

Una lacrima.

 

«per favore».

«Cosa vuoi ancora??».

«non morire».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Buuuuuuuuuuuu!!! Basta, basta.. tutta questa tristezza si sta intensificando sempre di piùùù!!

Vergognati, Elisa! *si piacchia da sola*

Mellooo… torna da Matt çOç

Chissene se lo fai morire!!! Ma torna da Maaaatt!! çOç

E dopo questo breve sclero dialogo con me stessa passiamo ai ringraziamenti  u.u

 

Mello: Sai che ti odio alla pari di Near, vero?

Io: Ma non dire balle! u_ù (tono impassibile) Perché dovresti, poi?? o.O

Mello: Perché?? E me lo domandi pure?? Sai benissimo che non mollerei MAI Matt!! Non l’ho fatto né nel manga, né nell’anime! Figurati su una fan fiction!

Io: Ohi ohi.. calma, bello! Anche troppo che non ti ho fatto morire per colpa di Takada! Tsk..

Mello: Io mi domando se si può essere più scemi…

Io: Si, si bravo.. Ma vai a mangiare la tua cioccolata, va!

Mello: *faccia indescrivibile (= faccia da Mello)*

Io: *terrorizzata* Ooooochei..  credo sia ora che mi dilegua… byyyyyyyeeeee *scappa via*

 

Bene… dov’ero? Ah sì… ai ringraziamenti u_ù (………che c’è……..?? o.O)

 

ILoveMyself: *si commuove* Nuuuooooo!! Così  mi fai piangere! ç_ç Davvero ti piace il mio stile tragidrammaticosanguinolento? Ma è bellissimo!!! *O* Grazie tantissime, caVa! L’ho aggiornata il prima possibile, contenta? *w* Su su… che manca poco per arrivare alla prefazione! *O*

Mooolto, moooolto poco… *risata maligna*

Ritsuka96: Ma nuooo! Non mi dire così çOç

Si sa che le storie che iniziano male, finiscono peggio bene! *w* Vedrai che presto tutto andrà a puttane benissimo!!! ^O^

 

Ringrazio anche chi ha aggiunto questa fanfic alle preferite e alle seguite. *.*

Un bazino a tutti e arrivederci al prossimo chappy! *manda bacini*

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Capitolo 9
*** Capitolo Settimo - Hollow ***


Capitolo Settimo <Hollow>

 

«Manca poco… me lo sento…».

Oh.. Matt, pensai.

Era inutile trattenermi o resistere a qualsiasi pensiero su di te.

Cosa stavi facendo, ora? Senza di me-

Non potevo continuare così..

«Matt, lasciami un segno!», pregai sottovoce guardando il cielo sopra di me. Solo delle nuvole grigie e tetre facevano da cornice al mio stato d’animo.

Plic.

«Piove?»

Plic…. Plic.

«Pioviggina.»

Tre gocce d’acqua salmastra mi scivolarono sul viso ed io esitai ad abbassarlo…

«E’ meglio che mi trova presto un riparo se non voglio morire fulminato questa notte».

O lo volevo? Beh.. la morte non è che mi facesse così tanta paura. Anzi.

Ma la mia vita esisteva solo grazie a Matt.

Non potevo rovinarla. Non potevo rovinare ciò che lui aveva salvato.

Mi aggirai per delle piccole stradine, buie, umide, silenziose e senza anima viva.

Perfette per il mio stato d’animo, notai.

Solo due edifici molto alti facevano compagnia alla mia solitudine e rendevano ancora più oscura la via.

In lontananza… circa alla fine della carreggiata, fui consapevole dell’esistenza di un parco, ovviamente privo di persone.

«Beh, almeno ho la certezza che nessun’altro è pazzo come me… è una soddisfazione!», dissi al vento che si faceva sempre più forte.

Ora la pioggia si faceva più fitta e pesante.

Il tessuto esterno dell’enorme borsa che mi portavo appresso si stava lentamente inzuppando.

«Oh, merda!».

Alzai lo sguardo dal borsone verso l’orizzonte e non appena fui sicuro della direzione, corsi rapidamente verso di essa.

Quando mi fermai ero davanti ad una panchina di legno, stracolma di scritte di vario tipo e graffi profondi. Ma non aveva alcuna importanza in quel momento.

Appoggiai il grande zaino e lo aprii, cercando due impermeabili. Uno lo misi sopra lo zaino una volta chiuso, e il secondo lo usai come pseudo-coperta.

Disteso sulla panchina, ovviamente troppo scomoda, guardai il cielo grigio scuro. Cupo.

Nonostante la situazione disperata, non capii perché, proprio in quella nuvola, a tre passi dal sole oscurato, potei scorgere, nei suoi perfetti lineamenti, il tuo viso.

 

 

 

 

Innanzitutto vorrei scusarmi per il ritardissimo del capitolo, ma so che non ci sono scusanti!

Spero solo che possiate chiudere un occhio per questa volta e che mi sia potuta riscattare con questo capitolo.

Ed ora passiamo ai ringraziamenti ^-^

 

WindOfTheNight: Oddio!!! TT_TT *piange insieme a lei* Essendo uscita dalla depressione (che mi ha “ispirato” dal primo capitolo a questa parte per questa fanfic), questa storia sarà, col passare del tempo, sempre meno “deprimente” (almeno spero… XD). Spero che ti faccia piacere! *-* E grazie come sempre per i complimenti! ^-^ E ricorda che riflettere troppo fa male u.u

Ritsuka96: Ho qualche dubbio sul fatto che tu mi odia! O_O A parte gli scherzi.. ho deciso di trattarli bene da ora in poi. u.u (Ricordo che ‘bene’ è una parola relativa in questo caso u.u). Lo coltiveranno, lo coltiveranno, tranquilla! u_ù Oh no.. un’altra persona sulla coscienza!! O_O Ma si.. siamo a 30, facciamo 31! XD

ILoveMyself: Waaaa!! Sei in Croazia? *rimane a bocca aperta* Beata te! =.= (anche se credo che oramai sarai tornata a casa XD) io le vacanze me le sono potute scordare! Eh.. vabbè. Passiamo al “grazissime!!!” u.u Ebbene…  GRAZISSIME!!! *O* *corre via* *torna cinque minuti dopo con un rotolo di scottex e sbava insieme a lei*

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Capitolo 10
*** Capitolo Ottavo - Back To Life ***


altrapagmattxmello

Capitolo Ottavo <Back To Life>

 

Quattro mesi dopo.

Nella piccola ma accogliente dimora di Matt, il profumo di Mello impregnava tutti gli oggetti, i mobili, perfino i muri.

Era una mattina stranamente soleggiata e Matt, comodamente stravaccato sul divano, vestito solamente dei pantaloni del pigiama, fumava la solita cicca mattutina.

Un raggio brillante di luce entrò timido dalla finestra, penetrando le tende trasparenti e strisciando sul pavimento di piastrelle color panna. Raggiunse il divanetto e risalì quest’ultimo, fino a sfiorare la morbida pelle del ragazzo rosso.

La luce si rifletteva perfettamente nel chiarore della sua spalla, risalendo per il collo piacevolmente muscoloso, fino ad arrivare ai suoi occhi verde smeraldo.

Matt, d’istinto si portò una mano agli occhi, difendendosi da quell’accecante fascio di luce.

Si alzò, mettendosi in posizione seduta, aiutandosi con l’altra mano, che lasciò andare, per un momento, la sua amata PSP.

“Quanta luce…”, notò Matt, portandosi nuovamente le dita davanti agli occhi, come per filtrare un po’ di bagliore.

Abbandonò i teneri cuscini del divano e iniziò a zampettare verso la finestra da cui provenivano i raggi solari che l’avevano sorpreso.

Si trovò col naso a meno di un centimetro dalla tenda che svolazzava delicatamente mossa dagli sbuffi del vento, quando notò una sagoma nera fuori dalla finestra, in mezzo alla viuzza usurata.

Non era possibile.

Era lui. Già, lui.

Non poteva essere possibile, in nessun modo.

Solo l’azione del riconoscerlo era una sconfitta, per Matt.

I minuti, le ore, i giorni.. I mesi passati solo. Privato di tutto e abbandonato a se stesso. Per lui era irrealizzabile superarli. E così doveva andare. Così stava andando.

La depressione lo aveva consumato, il cuore gli era stato portato via, come ogni emozione positiva.

La gioia, cos’era? Solo un lontano ricordo sfuocato. Non se lo ricordava più. E così aveva passato i quattro mesi che lo separavano da lui. Da Mello.

Ma in quel momento era lì, in piedi, affaccendato a spostare una tenda per coprire un raggio di sole che l’aveva quasi accecato. Questa piccola cosa, come tutte le altre piccole cose e azioni, insieme lo avevano riportato alla vita.

Aveva perso tutto ciò che aveva, ma ciò che era, era rimasto intatto durante i mesi di solitudine e lacrime.

Aveva superato tutto grazie a se stesso. Era tornato alla vita.

E questo aveva reso Matt, diverso. Nuovo. Forte.

In quell’istante della sua vita, lui non poteva ripresentarsi a casa. Non poteva.

Mello era sparito dalla sua mente così difficilmente, Matt si era ripreso il suo cuore.. e lui non poteva distruggere tutto questo.

Le nuvole coprirono il sole abbagliante e il chiarore lentamente svanì.

Matt non si rese conto che, pensando, la sagoma nera – che aveva riconosciuto come il suo ex-amante – era sparita.

«Oh no!», gridò. «Mello…».

Dlin dlon.

Gli occhi di Matt si spalancarono e il cuore iniziò a battere sempre più veloce e forte. Picchiando sulla cassa toracica. Sembrava che volesse uscirgli dal petto.

Vai ad aprire”, gli dettava la sua parte razionale. Ma il suo cuore si era pietrificato di nuovo. Proprio come l’ultima volta. Quanto era passato da allora? Tanto. Decisamente.

Ma quell’emozione così forte, capace di scioccarlo, gli fece ricordare quella sera di quattro mesi fa, quando Mello aveva preso baracca e burattini e se n’era andato per sempre sotto gli occhi del povero Matt.

Dlin dlon.

Altra fitta al cuore, ancora più forte delle precedenti.

La vita aveva continuato il suo corso, il mondo era andato avanti e non aveva aspettato che Matt si riprendesse dalla ferita al cuore.

Poteva sembrare egoista, visto dagli di occhi di lui. Ma non era così. Tutto ciò lo spingeva semplicemente ad andare avanti anche lui. Con o senza Mello. Con o senza amore. E solo con le proprie forze.

Fece un lungo sospiro, si stiracchiò i muscoli e andò ad aprire quella porta, carico di rabbia repressa. L’angoscia l’aveva già superata da sé.

Mancava davvero poco e avrebbe menato quell’individuo tutto nero finché non si fosse completamente svuotato dell’odio che aveva nel cuore.

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Fine.

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