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Plic. Plic. Plic.
La prime gocce d’acqua iniziarono a scendere e l’oscuro cielo notturno, d’un
tratto, si illuminò, mostrando minacciose nubi grigie. Un tuono rimbombò più
volte.
Maledetta pioggia, pensò Lya mentre correva tra le strade di
Londra. Aveva lasciato l’ombrello a casa e, come se non bastasse, portava un
ritardo di dieci minuti, ma era quasi arrivata; superò un incrocio e si ritrovò
davanti al portone della sua nuova accademia.
Era
stata convocata per la sua prima lezione di pianoforte alle nove e mezzo di
sera, quando la maggior parte delle luci erano spente e gli alunni stavano
radunando le loro cose per tornarsene a casa.
Stava
per entrare ma, non appena sfiorò il portone, udì una macchina dietro di lei
sgommare e sentì degli schizzi d’acqua bagnarle le gambe. Si girò e vide un
ragazzo, un bel ragazzo, scendere da un decappottabile nera.
“Stronzo”
disse a voce alta la giovane aprendo il portone. Il ragazzo rise divertito e,
senza dire una parola, la seguì dentro.
Avanzarono
insieme per un po’, fino a quando Lya non si fermò davanti alla segreteria e il
ragazzo proseguì per la sua strada.
“Scusi”
iniziò la ragazza rivolgendosi ad una donna sui cinquant’anni “Penso ci sia un
errore… la mia prima lezione dovrebbe essere iniziata da… circa dieci minuti
ma, da quanto vedo, stanno andando tutti a casa. Penso che il mio orario sia
sbagliato” continuò tutto d’un fiato, senza lasciare alla donna il tempo di ribattere.
“No
cara, ci sono un paio di professori che fanno lezione sul tardi e…” rispose la
cinquantenne guardando il foglio che Lya le stava porgendo “…a quanto pare tu
sei l’alunna di uno di quei professori” sorrise gentilmente e la lasciò senza
aggiungere altro.
“Aspetti.
Dove devo andare?” chiese la ragazza.
“Vai
al piano di sopra e chiedi dove fa lezione il professore Edgar Worthing”
rispose la donna.
Lya
salì velocemente le scale e avvicinandosi ad una scrivania vide un bidello fare
un cruciverba.
“Scusi
dove posso trovare il professor… Edgar… Edgar…” niente, non riusciva a
ricordare il suo cognome.
“Edgar
Worthing?” disse qualcuno con una voce roca, ma soave. Sensuale. Ammaliatrice.
“Esatto” rispose Lya senza rendersi conto che a dire il
nome esatto non era stato il bidello, ma un ragazzo proprio dietro di lei.
Quando se ne accorse, si girò e riconobbe immediatamente il giovane che l’aveva
bagnata all’ingresso. Lo squadrò seria e si rigirò senza ringraziarlo.
“Allora?”
disse inacidita verso l’uomo che, tranquillo, continuava a scrivere.
“Non
ti sente. Ha le cuffie alle orecchie… e in ogni caso il professore che cerchi
sta nell’aula 15. È sceso un attimo giù quindi non lo troverai, ma puoi
aspettarlo in classe” rispose nuovamente il ragazzo sorridendo.
Lya
non lo sopportava, era come se si stesse prendendo gioco di lei, non faceva
altro se non sorridere. Si girò verso di lui e lo scrutò nuovamente. Certo che
era veramente carino, poteva avere 18 o forse 19 anni. Aveva gli occhi celesti
e ribelli, capelli biondi che di tanto in tanto gli ricadevano sulla fronte:
sembrava uscito da una favola.
“Grazie…”
disse scocciata e, ripensando a pochi minuti prima, sottovoce aggiunse
“…stronzo” iniziò a camminare, quando il ragazzo scoppiò in una fragorosa
risata.
“L’aula
15 sta dall’altra parte” urlò allegramente. Lya tornò sui suoi passi e senza
avvicinarsi al giovane disse: “Sì, lo so”.
“Aspetta
devo venire con te…” aggiunse lui raggiungendola.
Lei
non disse nulla, quel falso principe azzurro le stava talmente antipatico che
avrebbe preferito portarselo dietro per tutta la vita piuttosto che rivolgergli
la parola. Magari una qualsiasi ragazza vedendo tutta quella bellezza avrebbe
lascito correre quello che lui le aveva fatto, ma lei non era una ragazza qualunque,
no, lei era Lya.
“Lya
e basta!” rispondeva di tanto in tanto a quelli che le chiedevano come si
chiamasse. Ma in fin dei conti bastava un documento per far conoscere a tutti
il suo cognome. Lya Darcy. Figlia di Arnold e Becky Darcy, creatori delle famose
collezioni della DarcyStyle, stilisti di grande successo, affermati in tutto il
mondo.
Odiava
essere associata ai suoi genitori.
“Eccoci
qui, siamo arrivati” disse il ragazzo aprendo una porta e lasciandola passare.
Lya mugugnò qualcosa che assomigliò vagamente ad un grazie, appoggio la sua
borsa su un tavolino, sistemò lo sgabello del piano e ci si sedette sopra.
“Èda tanto che suoni?” le chiese il biondino,
appoggiandosi allo strumento.
Lya
fece cenno di no con la testa e iniziò ad accennare una delle sei Sonatine di
Clementi. Le adorava e quando voleva ingannare il tempo iniziava a suonarne
una; le aveva imparate tutte a memoria, conosceva ogni nota, ogni passaggio,
ogni legatura. Quelle melodie non avevano più segreti per lei.
“Tutto
qui quello che sai fare? Mi aspettavo qualcosa di più…” iniziò a dire il
giovane, provocandola e sorridendo maliziosamente. Lya lo guardò con odio: non
lo sopportava per niente, avrebbe voluto prendergli la testa e sbattergliela
con forza contro un muro. Rise a quel suo pensiero e mise da parte la rabbia:
non le piaceva essere sottovalutata. Odiava essere sottovalutata. Finì di
suonare e, alzandosi dallo sgabello, andò verso il banco su cui aveva messo la
borsa. L’aprì, ne tirò fuori un libro dalla copertina blu e lo appoggiò sul
leggio.
Iniziò
a suonare e, fu in quel preciso istante che il ragazzo, smise di sorridere.
Sentiva
la dolce melodia che la ragazza stava suonando ma, anche, il debole battito del
suo cuore. Percepiva ogni suo movimento, ogni sua incertezza o debolezza.
Guardava
le sue candide dita affusolate muoversi tra i tasti bianchi e neri. Ma,
soprattutto,sentiva il dolce profumo
del suo sangue mischiarsi ad una goccia di Chanel n° 5.
Tutto
ciò gli stava facendo perdere la concentrazione, aveva la mente annebbiata e i
suoi occhi avevano iniziato a cambiar colore. Passavano dal celeste al verde.
Dal verde al giallo. Dal giallo all’arancio. Dall’arancio al rosso più vivo.
Il
rosso cremisi.
Nella
sua lunga esistenza aveva bramato il sangue di centinaia di ragazze ma, alla
fine, aveva imparato a domare il suo istinto. Aveva rinchiuso il mostro che era
in lui in una piccola parte del suo cuore - fermo oramai da secoli - e quella
sua parte sembravaoramai morta da
tempo eppure, in quel momento, aveva ricominciato a farsi sentire.
Si
dimenava, strepitava e lui sapeva che se non avesse ritrovato al più presto la
calma, la sua anima nera sarebbe riuscita a rompere quelle catene con cui lui
l’aveva intrappolata per anni.
Non
poteva permetterlo.
No,
assolutamente no!
Non
osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere se quel mostro si fosse
impossessato nuovamente di lui.
Cosa
poteva avere quella ragazza di tanto speciale per ridar vita al suo “io”
oscuro? Edgar sapeva cos’era e si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene
prima.
Lya
stava suonando con rabbia, passione e determinazione. Sua nonna le aveva sempre
detto lasciare che le dita si muovessero da sole, ma non era semplice: ci
voleva pur sempre un minimo di tecnica e controllo del tocco.
In
quel momento lei eseguiva quel pezzo per se stessa, non per un pubblico, non
per svago, nemmeno per quel ragazzo, solo per se stessa. Era sempre stato così,
sin da quando era piccola. Suonava per sentirsi meno sola, per entrare in una
dimensione tutta sua. Quando iniziava a toccare i tasti bianchi e neri sentiva
l’adrenalina scorrerle nelle vene, il cuore battere. La sua mente si liberava
ed era come se avesse il mondo tra le mani.
“Ora
basta…” urlò quasi il ragazzo dando un’orrenda manata sui tasti.
Lya
lo guardò con stupore e furia allo stesso tempo. Quel miserabile l’aveva
interrotta. Come aveva potuto? Stava per dirgliene quattro, ma non appena fissò
i suoi occhi in quelli del giovane non riuscì a dire nulla. I suoi occhi… c’era
qualcosa che non andava nei suoi occhi. Brillavano di una nuova luce. Diversa,
oscura, rispetto a quella di pochi minuti prima.
I
suoi magici occhi da principe azzurro ora sembravano quelli di un orco
cattivo.
“La
tua lezione può avere inizio” disse il biondino spostandosi una ciocca di
capelli dalla fronte.
Lya
sentì il sangue ribollirle nelle vene. Di colpo le sue mani iniziarono a sudare
freddo. Non è possibile, non è possibile. Sarà sicuramente uno scherzo. Pensò
iniziando a ridere istericamente.
“Non c’è nulla da ridere” la rimproverò il ragazzo
cacciando fuori dal portafoglio la sua carta d’identità. Gliela porse. La
giovane l’accettò titubante. L’aprì e per poco non svenne. Aveva offeso più
volte il suo professore e come se non bastasse gli aveva appena riso in faccia.
Abbassò lo sguardo imbarazzata.
“Il pezzo che stavi suonando fa schifo te ne rendi conto?
Lo suoni come se fosse Mendelsshon, ma è Hayden. Alcune volte perdi il tempo.
Sbagli la diteggiatura in continuazione. Le quartine sono irregolari. Non sai
esprimerti come si deve… sei un fallimento totale” disse serio e con un tono
duro il professor Worthing.
Fantastico, Edgar Worthing aveva appena ascoltato una
delle sue migliori esecuzioni e le aveva dato il ben servito.Lya si sentì mancare. Stava cadendo in un
baratro oscuro e profondo, sconosciuto. Una lacrima le rigò il viso. Mai, in
tutta la sua vita, era stata criticata così duramente.
Mai.
Chiuse il libro che aveva davanti a sé, si alzò, lo rimise
in borsa e, senza dire una parola, uscì dall’aula.
Un fallimento totale. Sei un fallimento totale. Queste
erano le parole che continuavano a riecheggiarle nella mente.
Era vero, lei non sapeva fare nulla. L’unica cosa che
sapeva fare era suonare, ma ora sembrava avesse fallito anche in quello.
“Una giovane e bella vergine.Il profumo del suo sangue si sentiva fino all’entrata. Scommetto
che il vampiro dentro di te si starà dimenando quanto non mai” disse
Areal,comparendo dal nulla appena la
porta si chiuse.
“Sta zitto!” ringhiò Edgar appoggiandosi al pianoforte.
“Sei stato troppo duro con lei. Trattarla male non ti
servirà a niente” lo rimproverò allora Silas entrando dalla porta.
Areal e Silas. Silas ed Areal. Amici. Colleghi. Vampiri. Con loro aveva avuto
inizio il suo viaggio verso l’immortalità. Con loro, questo viaggio, stava
continuando.
“Per ora mi è servito a farla scappare…” ribatté Edgar
calmandosi “… e magari a non averla più tra i piedi” continuò sedendosi per
terra.
“Dille che se vuole cambiare professore venga da me… saprò
trattarla bene” ironizzò Areal.
Edgar ringhiò e Silas lo guardò storto.
“Ok, ok… scusatemi. Stavo solo… Edgar?!?”
Il suo profumo, la sua purezza. Vai Edgar… vai. Falla
tua e dopo cibati di lei. Sazia la tua sete…
Queste dolci, soavi, parole risuonavano nella mente del
giovane professore. Il mostro dentro di lui si era risvegliato all’improvviso
e, liberatosi dalle catene, sembrava esser diventato un diavolo tentatore.
Edgar sentì la gola bruciare e i suoi occhi velocemente
tornarono rossi. Era in preda agli spasmi. Aveva bisogno del sangue di quella
ragazza. Voleva il sangue di quella ragazza.
“Devo… andare” disse aprendo una finestra.
Quella notte, per la prima volta, dopo tanti anni, il
vampiro che risiedeva nel suo corpo ricominciò a condizionare le sue
azioni.
Angolo dell’autrice
Innanzitutto ringrazio tutti coloro che sono riusciti a
leggere fino alla fine questo capitolo (e quello precedente), ma i miei
ringraziamenti più profondi e sinceri vanno a:
Corri,
corri, scappa piccola Lya. Scappa dal tuo destino, scappa dalla tua vita,
scappa dalla realtà.
Il
suo viso era bagnato dalla pioggia e dalle lacrime. Aveva corso per due isolati
senza mai fermarsi, senza girarsi a guardare il sogno di una vita svanire nel
nulla.
Le
gambe, lentamente, stavano iniziando a cederle. Aveva freddo, fame, sonno, ma
soprattutto aveva voglia di svanire da quel mondo ingiusto e senza alcun senso.
Se
nasci per poi morire che nasci a fare? Si chiedeva ogni giorno senza capire che
tra la nascita e la morte, c’è la vita e lei, la sua esistenza, non l’aveva mai
vissuta fino in fondo.
Non
aveva mai avuto amici o fidanzati -anche se, in quei pochi anni in cui aveva
frequentato una scuola pubblica, diversi ragazzi avevano provato ad abbordarla-
non si era mai divertita veramente.
Perse
improvvisamente l’equilibrio e cadde dentro una pozzanghera.
Peggio
di così non può andare, si
disse rimanendo a terra. Ma non pensarci proprio cara mia, non illuderti perché
la sfortuna, quando ti prende di mira, non ti abbandona facilmente. La sventura
ti sta seguendo. Ti osserva attentamente ed ora che sei caduta… sta per
attaccare.
“Ehi!
Tutto apposto?” chiese qualcuno alle sue spalle con voce roca. Lya si girò e
vide un uomo alto, dai capelli rossicci sui trent’anni tenderle una mano,
l’accettò titubante.
“Sì,
grazie, tutt’apposto” rispose alzandosi lentamente e con le lacrime agli occhi.
Odiava dimostrarsi debole davanti a qualcuno, ma in quel momento non riusciva a
trattenere il suo dolore.
“Se
è tutto apposto perché piangi?” le domandò l’uomo riparandola dalla pioggia con
un ombrello.
“Perché
ho voglia di piangere, qualcosa in contrario?” disse lei in un ringhio.
“Certo
che no! Sei di questa zona?” cambiò discorso il rosso.
“No,
non so nemmeno in che zona ci troviamo” rispose calmandosi.
“Vuoi
che ti riporti a casa? Guarda ho la macchina proprio lì” disse indicandole
un’enorme suv nero dall’altra parte della strada.
La
ragazza accettò di buon grado. Dopo quell’orribile giornata non vedeva l’ora di
farsi una doccia e mettersi al letto.
Evidentemente
nessuno le aveva mai detto di non fidarsi degli sconosciuti.
Entrarono
nell’auto, l’uomo accese il motore e partirono. Tutto sembrava procedere per il
meglio, Lya gli aveva detto dove abitava e lui la stava portando a casa,
tuttavia quando furono a pochi metri dal suo portone e lei gli disse di
fermarsi, l’uomo, continuò a procedere indisturbato. Fu allora che la ragazza
capì di trovarsi nella tana del lupo. Iniziò a imprecargli contro, a provare ad
aprire lo sportello della macchina, ma non ci riusciva. Era bloccato.
“Mamma
e papà non ti hanno mai detto di non fidarti degli sconosciuti?” le chiese
allora l’uomo con uno strano ghigno sul volto. Lya fece un respiro profondo e
provò a dimenticarsi del suo sogno svanito. Non era una debole, anzi era da
sempre stata una ragazza determinata. Il suo coraggio non poteva andare a farsi
fottere proprio ora per colpa di un damerino che giocava a fare il professore. Maledizione
è colpa sua se ora sono in questa situazione! Pensò.
“No,
non me l’hanno mai detto e allora?” disse con aria di sfida.
L’uomo
rimase sconcertato dalla risposta di quella ragazza. Aveva raccolto un micio
indifeso ed ora si ritrovava davanti una tigre rabbiosa.
“Fermati
puttana! Ci vuoi far ammazzare a tutti e due?” imprecò l’uomo mentre Lya gli
bloccava entrambi i polsi con le mani e lo sterzo si muoveva da solo. Il rosso
si liberò dallastretta decisa della
ragazza e, dandole un sonoro e doloroso schiaffo su una guancia, la fece stare
ferma.
Improvvisamente
la macchina si fermò in un parcheggio e Lya poté vedere chiaramente due uomini
appoggiati ad un altro suv.
“Cosa
volete da me?” chiese la ragazza prima che l’uomo scendesse dalla macchina.
“Oh!
Lo scoprirai presto… molto presto” rispose lui ridendo.
Una
donna contro tre uomini non può fare niente. Una vergine non può sapere cosa
dovrà patire.
Lya
sentì la vista annebbiata dalle lacrime e si chiese più volte Dio che fine
avesse fatto. In sole tre ore le era caduto il mondo addosso e forse Lui si
stava facendo beffe di lei. Si rannicchiò sul sedile e nascose il viso tra le
ginocchia.
Morirò?
“Areal!
Prendilo dai piedi… sbrigati!” urlò Silas bloccando Edgar dagli arti superiori.
“Ok!”
disse il ragazzo prendendo per le gambe il giovane “Cosa facciamo?” chiese
allora.
“Lo
portiamo a casa e lo rinchiudiamo nei sotterranei, mi pare ovvio” rispose
Silas.
“Amico…
non vorrei essere nei tuoi panni” disse Areal rivolgendosi ad Edgar ed ancor
prima di terminare la frase tutti e tre si teletrasportarono in un enorme
stanza dalle pareti nere. La maggior parte dei mobili erano in legno d’acero
mentre le enormi finestre venivano coperte da pesanti tende di velluto
bordeaux. Alcuni candelabri si accesero all’improvviso.
“Portacelo
tu dentro quella stanza…” disse Areal.
“Ti
ricordo che mi hai fatto comprare delle mascherine a gas, quindi ora te ne
metti una e mi aiuti” ribatté adirato Silas mentre schiaffeggiava Edgar che si
dimenava e ringhiava.
“Va
bene, va bene… però, se vuoi che ti aiuti, in cambio voglio lo stradivari che
hai comprato l’altro giorno”
“Al
diavolo! Ti ricordo che non stai aiutando me…” imprecò Silas dando un calcio ad
Edgar
“Sai
che per me può anche dissanguarla… gli umani sono solo cibo” rispose l’altro
ghignando
“Al
diavolo… sbrigati!”
“Fratellino…
è sempre un piacere aiutarti” disse allegro Areal dando un calcio negli stinchi
al vampiro biondo.
Angolo dell’autrice
Come sempre
ringrazio tutti coloro che hanno letto e che hanno intenzione di continuare a
leggere questa storia…. GRAZIE… ma ditemi: che ve ne pare?!?!?
Come avrete potuto
notare c’ho messo un bel po’ a pubblicare il secondo capitolo, ma vi prometto
che aggiornerò sempre il prima possibile >.<
Grazie ancora a
tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite e le seguite, ma un
GRANDISSIMO IMMENSO GRAZIE va a chi ha recensito:
The_Last_Vampire T_T non sono arrossita, mi sono commossa
T-T… come vedi ho aggiornato il prima possibile. Che dici provo a scrivere in
basso a tutto:
Clicca, recensisci
e vinci… vedi quel collegamento lì in basso? Ecco, sì proprio quello… lascia
una recensione e in palio avrai tantissimi premi xD. Tra i tanti 20.000.000
barattoli di Nutella, un vampiro, un licantropo, quattro pinguini di peluche…
Corri cosa aspetti?!?!?!
Naaaaa dai, lo
scrivo al prossimo capitolo >.<
Ciau un bacione!!! J
Shorten Come hai potuto vedere Areal e Silas hanno
aiutato quel povero tapino a non avere i sensi di colpa per tutta la vita, ma
bisogna dire che Silas c’ha rimesso uno stradivari XD. Il mio carissimo Areal
meriterebbe un premio per cattiveria applicata :-P . Baciiiiiiiiiiii!!!!!!!!
Ora, ad esempio, segna solo la fine di un temporale…
L.D.
Il
cielo cominciava a tingersi di vari colori, ma l’indaco era senza dubbio quello
che prevaleva tra i tanti. Un primo raggio di sole, timidamente, iniziò ad
illuminare Londra. Nessuno badava a lui, nessuno tranne lei.
Lya
volgeva lo sguardo al cielo con un unico desiderio ed una semplice speranza:
andare via da quella città e riuscire a trovare la tranquillità in qualche paesino
del sud Europa.
Aveva
passato solo una notte a Londra. Una. Sola. Maledettissima. Notte. Che le aveva
rubato due delle cose più importanti della sua vita: il suo unico sogno e la
sua verginità.
Ancora
non le sembrava vero, eppure poteva sentire chiaramente le ferite pulsare e il
suo bel vestitino beige sporco di sangue. L’ennesima lacrima le rigò il viso.
Continuava a chiedere a Dio cosa avesse fatto di male per meritarsi tutta
quella sfortuna e, contemporaneamente, lo ringraziava perché era ancora viva.
La
strada era deserta e lei camminava a stento. Stava per ritornare a casa, o
meglio… stava per tornare in uno dei tanti appartamenti che le avevano regalato
i suoi genitori. Non aveva mai avuto un posto che potesse chiamare veramente
“casa”. Aveva sempre seguito i suoi per tutto il mondo e appena compì 14 anni
poté vivere ovunque le piacesse.
Era
arrivata. Doveva solo infilare la chiave nella serratura, aprire la porta ed
entrare. Tre semplici mosse che, in quel momento, le apparivano quasi impossibili.
Eppure, nonostante tutto, ci riuscì. Quei tre balordi si erano tenuti la sua
biancheria e anche la borsa, quindi dovette prendere la chiave che teneva sotto
un vaso per aprire.
Non
appena fu dentro un grazioso e goffo batuffolo di pelo le si avvicinò
scodinzolando e abbaiando.
“Lheman…
non è il momento ok?” sussurrò tra le lacrime la ragazza. Il cane abbassò la
coda e non appena Lya si lasciò sprofondare su un divano, lui salì sul sofà e
le si accoccolò accanto. Lheman sembrava essere l’unico essere sulla faccia
della terra che la capisse. Lya l’aveva trovato vicino ad un cassonetto quando
era ancora un cucciolo e da allora se l’era portato sempre dietro.
Fortunatamente
non ho disfatto le valige.
Pensò guardando tutti i bagagli sparsi per l’ingresso.
Senza
accorgersene iniziò a ridere istericamente facendo spaventare il povero Lheman.
Lei, la ragazza irascibile e sempre scontrosa, ora stava piangendo come un
gattino indifeso perché il mondo sembrava esserle rivoltato contro. Se
l’avessero vista i suoi genitori, di certo, non l’avrebbero riconosciuta.
Lentamente quella risata si trasformò in un pianto disperato.
Non
aveva più niente.
Quando
Edgar si risvegliò si sentiva debole quanto non lo era mai stato in tutta la
sua non morte. Non riusciva a muoversi. Era stato legato ad una sedia con delle
catene d’argento e, se respirava, poteva sentire chiaramente l’odore dell’aglio
entrargli nelle narici.
Non ricordava nulla della sera precedente, se non un
volto. Il volto di una ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi
profondi, castani. Lì per lì non riuscì ad associare al viso un nome, ma
lentamente un appellativo si fece spazio nella sua mente. Lya, quella ragazza
si chiamava Lya. L’odore dell’aglio gli impediva di ricordare ulteriori
dettagli.
Sentì
crescere dentro di se un ringhio. Se fosse rimasto solo un altro secondo di più
dentro quella stanza sarebbe impazzito. Iniziò a dimenarsi e le catene
lacerarono la sua pelle. Dopo tre minuti riuscì a liberarsi e, di conseguenza
ad uscire da quell’orribile stanza.
Percorse
un lungo corridoio e ad ogni suo passo le torce appese alle pareti si
accendevano per poi spegnersi con una folata di gelido vento. Spalancò una
porta con forza e si trovò davanti al buio completo. Gli bastò un solo ringhio
per far illuminare tutta la stanza. Dentro c’era una bara di legno d’acero, le
pareti erano grigie e le finestre inesistenti. Edgar forzò il sarcofago e si
ritrovò a fissare il corpo di un giovane ragazzo dai capelli scuri e le mani
incrociate sul petto. Gli diede uno scossone.
“Svegliati…”
urlò brutalmente il biondino. Areal si girò di fianco e mugugnò qualcosa di
incomprensibile.
“Non
fare il bambino…” gli disse Edgar tirandogli un orecchio. Il moro aprì gli
occhi e bloccò la mano del suo amico.
“Cos’è
successo ieri?” chiese il biondino.
“Senti
è appena mezzogiorno, va a farti una bella dormita e ne parliamo stanotte”
rispose Areal accucciandosi nuovamente nella sua bara.
“No!
Ne parliamo ora…” affermò Edgar prendendolo per i capelli.
“Che
palle! Va a rompere le scatole a Silas”
“Andrò
anche da lui… ma non prima di averti fatto alzare da questa maledettissima
bara”
Areal,
rassegnato, con uno scatto uscì fuori dal suo sarcofago.
“Vai
tu a svegliare Silas, ci vediamo in sala”
“Non
serve che qualcuno mi venga a svegliare… avete fatto tanto di quel baccano che
persino un morto si sarebbe svegliato” disse Silas apparendo dal nulla e
ridendo della sua stessa battuta.
“Bene!
Mi spiegate perché Diavolo mi avete legato dentro quella stanza?” chiese Edgar
adirato.
“Per
me avresti potuto gironzolare tranquillamente per le strade di Londra è stato
lui a volerti legare con le catene” rispose Areal indicando il fratello.
“Edgar
ieri stavi per ammazzare la tua nuova alunna” spiegò Silas
“Ma
dai… non scherzare” ribatté ridendo Edgar, ma velocemente la sua risata si
trasformò in una smorfia, Silas non scherzava mai. Nei suoi 500 anni di vita lo
aveva visto ridere pochissime volte “…una vergine!” aggiunse tetro in volto, in
un sussurro. I suoi due amici rimasero in silenzio come a confermare ciò che
lui aveva appena detto.
“Cazzo…”
imprecò semplicemente Edgar sedendosi per terra.
“Possibile
che tutta la vostra benedetta classe sia scomparsa?” disse Silas indignato
“Fratellino,
sinceramente… ti sembra il momento?!” ribatté il moro rimproverandolo. Questa
si poteva definire una di quelle rare occasioni in cui lui riprendeva
l’impeccabile Silas.
“Che
facciamo ‘sta sera?” chiese Edgar.
“Mi
sembra logico… tu continui a fare il tuo mestiere nella speranza che quella
ragazza cambi classe. Non intendo lasciare questa città per colpa di una
bambina. Perderà la verginità prima o poi” terminò Silas con un sospiro.
Silenzio.
Già…
prima o poi.
“Erano
anni che non si vedevano più vergini che attirassero il nostro Edgarduccio”
irruppe Areal rompendo un silenzio da catacomba.
“Certo
te le sei fatte tutte tu quelle che abbiamo incontrato” ribatté Silas.
“È
vero, ma questa ha qualcosa di diverso dalle altre, ti ricordo che per poco
Edgar non l’ammazzava e noi l’abbiamo percepita ancor prima di vederla
arrivare. Io stesso ho fatto fatica a non buttarmela in macchina” disse, per la
prima volta serio, Areal.
“Già,
hai ragione. Edgar cosa pensi che abbia quella ragazza che non va?” chiese
Silas rivolgendosi al biondino.
“Non
lo so e, sinceramente, non voglio saperlo. ‘Sta sera vedremo il da farsi. Vado
a dormire” rispose Edgar scomparendo dalla stanza ancor prima di terminare la
frase.
Areal
e Silas si guardarono per un attimo entrambi consapevoli del fatto che, se
avessero incontrato direttamente quella ragazza, non sarebbero riusciti a
conservare lo stesso autocontrollo del loro amico.
Cari miei, fossi in voi mi metterei l’anima in pace. Il
vostro problemino è risolto, ma i vostri guai non sono ancora arrivati…
Angolo dell’autrice
Scusate
per il ritardo ^^
Ho
solo una parola da dirvi GRAZIE: per aver commentato, per aver messo questa
storia tra le preferite o le seguite, ma grazie anche solo per averla
semplicemente letta.
Spero
che questo capitolo sia stato di vostro gradimento =)
Tanto
per curiosità… la scena in cui Areal si rigira nella bara l’ho scritta
ricordando quella pubblicità della 3 dove c’era Biancaneve. Scusate… ma quello
spot mi ha fatto sbellicare dalle risate :D
Ora,
con permesso xD, rispondo alle vostre assai gradite recensioni:
YouDaw^^ mi fa piacere sapere che questa storia ti
piace. Anche se con un po’ di ritardo, come avrai potuto notare, ho finalmente
aggiornato. Grazie e spero vorrai farmi sapere cosa ne pensi di questo nuovo
capitolo ^^
anna96non ci
crederai… ma appena ho letto l’inizio della tua recensione sono scoppiata a
ridere. Per la barba di Merlino xD. Cmq hai ragione… povera Lya… a questa
tapina gliene farò passare di tutti i colori –mwaaaaaaaaaaa *risata molto, ma
molto malefica* - Grazie. Baci.
ShortenDevo ammetterlo, io adoro Areal e Silas xD,
in ogni caso… devo anche dire di AMARE con tutto il mio cuoricino Areal :Q____
Grazie e un bacione.
Sai
che faccio ora????????? Ti spedisco un bel vampiro come ringraziamento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
houdryChe dire????? Questi pc sono tutti da
mandare in pensione xD. Purtroppo questa volta c’ho messo un po’ di più ad
aggiornare T_T spero che questo chappy ti sia piaciuto. Grazie.
Ah!
La vita, la vita, la vita. Così allegra, ma tanto triste. Così chiara eppure
tanto opaca. Così calma e violenta. Così dolce, ma così amara.Ma chi sono io per dirvi com’è la vita? Si
dice che chi vive nel dolore possa apprezzare maggiormente la felicità, ma
oramai Lya si sentiva soffocare da tutte quelle sventure.
Aveva
appena fatto una storta e stava cadendo in un oceano adirato e minaccioso.
Sentiva il freddo dell’acqua infiammarle i polmoni.
Oramai
era dentro.
Stava
affogando.
La
luce era scomparsa. Vide qualcosa muoversi nell’oscurità degli abissi e, pochi
istanti dopo, si ritrovò tra le fauci di uno squalo bianco. L’acqua blu iniziò
a tingersi di rosso fino a diventare bordeaux. Una voce acuta, ma sensuale le
rimbombò in testa:
“Lascia
il tuo incarico, lascia il tuo sudicio destino, rifiuta l’immortalità e di
tutto quello che è successo oggi non ne rimarrà che un vago e amaro ricordo.
Disubbidiscimi e morirai”
Lya
si svegliò di scatto, ansimando. Non riusciva a pensare a nulla se non ad
andarsene immediatamente da quella città. Londra era maledetta e lo stava a
dimostrare anche il sogno che l’aveva svegliata. Lei non aveva incubi da anni
per non dire che non ne aveva mai avuti.
Erano
le sei di pomeriggio e il sole stava per tramontare. Aveva dormito dodici ore
di fila ed aveva ancora addosso quell’orribile vestito beige. Sentiva il
bisogno di una doccia e unbiglietto
aereo per qualche paesino sperduto tra alte montagne innevate. Svizzera?
Italia? Francia? Spagna? Grecia? No! Forse è meglio il Tibet. Iniziò a
pensare mentre l’acqua calda le scorreva sulla pelle. Anzi… prenderò il
primo aereo che parte. Concluse infine chiudendo il rubinetto. Si vestì
velocemente. Chiamò un taxi e fece caricare i bagagli. Lheman la seguì senza
che lei gli mettesse il collare. Vi avevo già detto che era unbravo
cucciolone no?!
Fortunatamente
alla guida del Taxi c’era una donna. Non riusciva nemmeno ad immaginare cosa
avrebbe potuto fare alla vista di un uomo. Sarebbe scoppiata a piangere?
Avrebbe perso le staffe? Gli sarebbe saltata addosso sferrando schiaffi e
cazzotti? Certo è che non era male come idea.
“Scusa
se sono un po’ impicciona, ma come hai fatto ha procurarti tutti quei lividi?”
chiese ad un certo punto la taxista con una voce particolarmente acuta. Già,
Lya, come hai fatto? Rispondi.
“Ehm…
sono caduta dalle scale” ribatté. La donna la guardò preoccupata, quella
ragazza stava mentendo e si vedeva lontano un miglio.
“Scusi
può accostare un attimo la macchina?” chiese non appena vide l’accademia che la
sera precedente le aveva portato soltanto sventure.
“Certo”
disse cordialmente la donna alla guida. Lya ringraziò e non appena aprì lo
sportello per uscire, Lheman fece per seguirla.
“No…
tu aspetta qui, faccio subito” ordinò.
La
ragazza entrò ed andò subito verso la segreteria evitando d’incontrare gli
sguardi di chiunque.
“Scusi…”
iniziò rivolgendosi alla stessa donna a cui aveva chiesto informazioni il
giorno precedente.
“Dimmi”
“Ho
intenzione di lasciare questa scuola devo compilare qualche modulo, pagare
penali oppure basta semplicemente che non mi presenti più?”chiese tutto d’un
fiato.
“Devi
solo avvisare il tuo professore, dovrebbe arrivare a momenti, ma, se non vuoi
aspettare, posso chiamarlo…”
“Si…
si per favore lo chiami”
“Penso
che non ce ne sarà bisogno” le rispose la donna sorridendole cordialmente e
guardando verso l’entrata. Lya si girò e vide tre ragazzi entrare. Sembravano
le Charlie’s Angel al maschile. Un biondino, un moro e un pel di carota.
Appena
vide il ragazzo dai capelli rossi sentì le lacrime salirle agli occhi. Gli
assomigliava, gli assomigliava terribilmente, assomigliava all’uomo della sera
precedente in maniera a dir poco impressionante. Se solo quel ragazzo non fosse
stato così giovane sicuramente l’avrebbe scambiato per il trentenne. Non è
lui, non è lui, non è lui. Si ripeté più volte la ragazza asciugandosi gli
occhi. Vide il moro sussurrare qualcosa al suo professore e ,qualsiasi cosa
fosse, aveva a che fare con lei. Indietreggiò senza un motivo. Se lo sentiva.
Lo
sapeva.
“Amico…
ho una bella notizia per te” sussurrò Areal al biondino “la nostra verginella
non è poi più così verginella” rise del suo stesso gioco di parole.
Edgar,
che continuava a stare sul “chi va là”, fece un sospiro, abbassò le spalle e
riprese a respirare normalmente. Sorrise alla ragazza e le andò in contro.Poverina, penserà che ho gli sbalzi
d’umore si disse salutandola.
“Ciao!!!
Vieni, andiamo a fare lezione” disse avvicinandosi e sorridendo, ma lentamente
il suo sorriso si trasformò in una strana smorfia. Lya ad ogni suo passo
indietreggiava. Edgar puntò i suoi occhi in quelli castani della ragazza.
“Come
ti sei fatta tutti questi lividi?” chiese improvvisamente serio.
Lya
iniziò a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore. Ma perché la gente
non si fa mai gli affaracci suoi? Pensò abbassando lo sguardo. Fece per
rispondergli, ma ancor prima di poter aprire bocca lui la prese per mano e la
trascinò su per le scale.
Edgar
sentiva chiaramente il cuore della ragazza battere all’impazzata. Fiutava la
sua paura… c’era qualcosa che non andava.
Angolo dell’autrice ^^
Ciaooooo!!! ^^ Eccomi… sono tornata!!! Alllllllooooora…
che ne dite di questo nuovo capitolo??? Spero vi sia piaciuto XD. Come avrete
notato questa povera tapina ne passerà di tutti i colori e solo perché la
sottoscritta, non avendo niente di meglio da fare, si diverte a rovinarle la
vita e voi vi chiederete: “Perché?”. Semplicemente perché, secondo me, spesso
chi soffre tanto può apprezzare maggiormente la felicità. Ok… sì lo so non sono
normale xD.
In
ogni caso ringrazio come sempre chi ha letto e chi ha aggiunto questa storia
tra le seguite/preferite. Ora passo a ringraziare chi ha recensito:
vigifeGrazieeee ^^. Davvero ti è piaciuta l’ultima
frase?!?!? -Me fa gli occhioni dolci- la notte non ci dormo alcune volte per
pensare a delle frasi che possano colpire XD. Bacioni!!!
ShortenTesoro (posso chiamarti tesoro vero????)
certo se vuoi ti posso spedire tutti i vampiri che vuoi. Ho aperto una nuova
azienda la: “Vampiri 9038 spa” XD. Ad ogni vampiro inviato quattro peluche e
pure un barattolo di nutella xD. Bacioni!!!
Rosa BluEhm ^^’’… si effettivamente questa poveretta
ne passerà di tutti i colori concordo con te a dire k è una povera ragazza. Baci!!!
The_Last_VampireGemè eccomi xD… spero questo capitolo sia di
tuo gradimento xD. Vedi io ho aggiornato finalmente, tu quando ti deciderai ad
andare avanti con la tua magnifica storia????? Baci!!!
Grazie
ancora a tutti e un bacio forte forte a tutti quelli che hanno letto.
Essere
trascinata in una stanza non è divertente. Ritrovarsi in quella stessa stanza
con tre ragazzi lo èancora meno.
Silenzio.
Lya
stava seduta sullo sgabello del pianoforte con le caviglie incrociate e si
torturava nervosamente le mani.
Paura.
Pura,
semplice e autentica paura. Fece per alzarsi.
“Alzati
e ti giuro che ti ci lego a quel fottuto sgabello” disse con tono duro Edgar
fissando i suoi occhi celesti come il cielo primaverile in quelli della
ragazza. Lya distolse immediatamente lo sguardo ed andò ad incrociare quello
del ragazzo moro.
Areal
era alto circa un metro e settanta ed aveva un corpo muscoloso, marmoreo. I
capelli scuri, completamente scompigliati, gli ricadevano sugli occhi tanto
neri da ricordare il manto di un corvo. Se ne stava appoggiato ad una scrivania
con le braccia incrociate al petto e continuava a fissarla.Sembrava un bambino curioso e alquanto
vivace. Aveva un aspetto rassicurante, ma Lya aveva oramai imparato a diffidare
di chiunque.
Losapeva. Dietro un bel faccino si poteva
nascondere solo il Diavolo.
Distolse
lo sguardo e tornò a guardare Edgar che nel frattempo aveva ricominciato a
parlare:
“Te
lo chiedo per l’ultima volta… come hai fatto a procurarti tutti questi lividi?”
.
Lya aprì la bocca per parlare, ma prima ancora che potesse
emettere un qualche suono lui, alzando l’indice verso i suoi occhi, la
interruppe.
“E
non ti azzardare a dire un’altra volta che sei caduta dalle scale…” le disse
severo.
“Non ho intenzione di dirti nulla” rispose allora lei
puntando i suoi occhi in quelli del giovane.
Edgar
in quel momento percepì qualcosa di strano: una rabbia incontrollabile e
assolutamente unica. La rabbia che scaturisce dalla paura, quella stessa rabbia
che porta la gente ad uccidere.
“Ok… perfetto, non dirmi nulla, però se non vuoi veder
svanire del tutto il tuo sogno… dovrai rimanere in questa classe”.
“Non
sei l’unico professore di pianoforte sulla faccia della terra” ribatté allora
Lya adirata: come si permetteva quel damerino d’entrare così, come se niente
fosse, nella sua vita e distruggergliela?
“Hai
ragione, ma ricordati che sono l’unico con gli agganci giusti, in grado di
farti entrare nella storia della musica” chiarì lui alzando la voce di un tono.
Lya
non sapeva cosa dire. Si ritrovò a fissare i tasti bianchi e neri del piano.
Sospirò indecisa sul da farsi, ma, improvvisamente, una frase si fece spazio
nella sua mente, una frase che aveva sentito tanto, troppo tempo prima. Allora
si alzò, andò verso la porta e l’aprì.
“Quando
credi veramente nei tuoi sogni, niente e nessuno può impedirti di realizzarli”
disse in un sussurro impercettibile, come a convincere se stessa. La porta si
chiuse ed Edgar rimase perplesso a guardarla. Sogni… cosa sono in realtà i
sogni? Si chiese continuando a fissare il vuoto.
Lya iniziò a camminare lentamente, le faceva male ogni
singolo muscolo del corpo e solo Dio sapeva chi le stava dando il quel momento
la forza di muoversi.
Dannazione!, pensò, appoggiandosi contro un muro.
Si sentiva debole, troppo debole.Doveva
andare al pronto soccorso. Subito. Ricominciò a camminare.
Guardava avanti facendo attenzione a non inciampare e
quando fu davanti alla porta d’uscita vide chiaramente la pioggia scendere a
catinelle. Un lampo squarciò il cielo oscuro e l’acqua iniziò a scendere ancor
più violentemente. La ragazza guardò il taxi parcheggiato a pochi metri dal
portone, allora si fece coraggio e aprì velocemente la porta. Attraversò la
strada lentamente, non sarebbe riuscita a correre, non ne aveva la forza. Quando
fu sul punto di aprire la portiera una voce roca, ma sensuale la bloccò.
“Aspetta…” disse Edgar fermandosi in mezzo alla strada.
Lya si voltò a guardarlo: la camicia bianca, completamente bagnata, gli aderiva
addosso mettendo in risalto il suo fisico asciutto. Rimasero per qualche
secondo così, sotto la pioggia, a scrutarsi l’un l’altro senza dire una parola,
ma alla fine il ragazzo ruppe il silenzio.
“Posso
aiutarti a migliorare, posso farti diventare la migliore. Non lasciare che
qualche inconveniente rovini la tua vita. Lotta contro ciò che ti turba” disse
avvicinandosi.
Lotta
contro ciò che ti turba… lei aveva sempre combattuto nella sua vita, da quando
si era arresa? Alzò lo sguardo al cielo e sentì le leggere, fredde gocce di
pioggia caderle sul viso. Cosa avrebbe fatto?
Angolo
dell’Autrice ^^
Da
quanto tempo xD sembra k sia passata un’eternità
dall’ultima volta k ho pubblicato un capitolo. T-T purtroppo e sottolineo
PURTROPPOè ricominciata la scuola
quindi non ho molto tempo a mia disposizione T_T
Passiamo
alle cose serie. Devo ringraziare come sempre tutti quelli che leggono e che
aggiungono questa storia tra le preferite/seguite. Grazie di cuore e spero
vogliate farmi sapere cosa ne pensate di quest’ultimo capitolo.
vigifeChe
altro dire se non che hai assolutamente ragione? Questa poveretta sta proprio
messa male xD. Un bacione forte forteJ
The_Last_VampireGemèèèèèèciauuuuuu…. hai visto?!? Ho aggiornato xD. C’ho messo un po’ però alla fine ce l’ho fatta xD ed ora cara tocca a te, io la mia parte l’ho fatta J. Baci.
Per quanto riguarda la partenza di Lya non dico niente xD–Me sorride sadicamente xD-
Bacioni.
ShortenCrociera… che bella parola –Me fa gli occhi sognanti e inizia a sbavare-
Ti capisco, ho appena ricominciato la scuola e già
sto facendo il conto alla rovescia per le vacanze di Natale, nell’attesa canto
Bianco Natal pargoldivin…nannanannanananaaaaaxD. Per
quanto riguarda il vampiro… te lo stavo spedendo
tramite il mio fido piccione viaggiatore che, purtroppo, non ha retto il peso
si è schiantato ed è morto sul colpo. Quindi ora sto cercando un altro metodo
per inviartelo xD. Bacioni.
ClairDeLuneCiaoooooo!!!!! Wow davvero suoni il
pianoforte????? Che bello fa sempre piacere incontrare una nuova musicista xD!!!!!! Cmq frequento il 5° anno al conservatorio. Tu
invece?!?!?! Un bacione fooooorte forte forte.
ci capita di fare
cose avventate o senza alcun senso?
Tante, forse
troppe volte.
Era
rimasta a fissarlo, ma alla fine, rivolgendogli un sorriso che poteva significare
tutto o niente, era entrata in macchina e se n’era andata lasciandolo lì, sotto
la pioggia e senza una risposta.
Edgar
quella sera non era riuscito a chiudere occhio.
La rivedrò?
Verrà domani?
È partita?
Se ne è andata per
sempre?
L’attesa
lo stava massacrando. Se ne stava appollaiato sul divano, immobile, guardava un
punto fisso nel vuoto. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Il tempo scorreva lentamente.
I secondi sembravano mesi, i minuti anni e le ore eternità. Silas
comparve d’improvviso davanti a lui. Le labbra piegate un macabro sorrisetto, i
capelli rossi come il fuoco eternamente scompigliati. Gli occhi grigi, come
nubi prima della tempesta, nascosti dietro un paio di finti occhiali da vista.
Indossava sopra al pigiama una vestaglia bordeaux tendente al marrone.
“È
mezzogiorno, non hai ancora bevuto niente e nemmeno hai chiuso occhio. Se
quella ragazza non dovesse tornare oggi… che farai?
Ti lascerai morire?” gli chiese preoccupato il ragazzo curvando le labbra in
una strana smorfia d’orrore. Edgar scollò le spalle e continuò a fissare il
vuoto. Si sentiva in colpa. Sapeva cosa era successo a quella ragazza, si
capiva fin troppo bene. Aveva perso d’improvviso la verginità. E poi tutti quei
lividi… potevano significare solo una cosa.
Rabbrividì.
Era
successo tutto per colpa sua, per colpa della sua natura. Se non fosse stato un
vampiro, quella ragazza non avrebbe rischiato per ben due volte la morte, ma se
non fosse stato un vampiro, non avrebbe mai potuto incontrarla. Egoista.
Si
alzò e, senza dire una parola, andò a sdraiarsi nella sua bara. Si mise le
cuffie alle orecchie, chiuse gli occhi e provò a non pensare.
La
sera era finalmente arrivata. Le prime stelle erano apparse e i vampiri
potevano iniziare ad uscire dalle loro buie tane.
Lya era appena scesa da un taxi
e, da sotto l’ombrello, scrutava l’accademia. Le luci erano quasi tutte spente.
Molti ragazzi uscivano, ma pochi entravano nel maestoso edificio. Sospirò e si
fece coraggio. Non aveva chiuso occhio. Era stata tutta la notte a pensare: scappare o lottare? Scappare o lottare?
Scappare o lottare?
Ora si ritrovava lì.
La sua prima lezione di pianoforte era stata un disastro.
…Ma questa volta andrà meglio, pensò iniziando a camminare
lentamente. Il dottore le aveva ordinato di non sforzarsi, ma era risaputo: lei
tutt’al più, gli ordini, poteva darli. Non appena fu davanti al portone
d’ingresso sentì una macchina sgommare e degli schizzi d’acqua le bagnarono i
jeans.
“Ahhhh… ma allora è un vizio” disse rivolgendosi al biondino
sulla decappottabile nera. Il ragazzo sorrise divertito senza dire niente. Lya stava per aprire il portone, ma venne preceduta dal
giovane che, entrando, le fece un piccolo elegante inchino e l’invitò a
precederlo. Lei scosse la testa divertita.
“Dovresti
sorridere più spesso. Quell’espressione perennemente imbronciata non ti si
addice” le disse lui quando furono dentro.
“E
tu invece finirai per prenderti un raffreddore” rispose Lya
indicando i suoi capelli bagnati. Edgar sorrise. Lui, un raffreddore?!
“Non
sei molto brava a cambiare discorso…” ribatté scompigliandole i capelli
“…andiamo, non abbiamo tempo da perdere”. Iniziò a salire le scale e Lya lo
seguì. Quando la porta dell’aula venne aperta il pianoforte apparve, illuminato
dalla debole luce lunare, nel silenzio che regnava sovrano. La luce venne
accesa. Edgar sospirò e si lasciò cadere elegantemente su una sedia vicino allo
strumento. Era felice. Felice quanto non lo era stato mai in tutta la sua
esistenza, forse. Quella ragazza aveva uno strano effetto su di lui. Era
riuscita a fargli perdere il controllo, era riuscita a farlo sentire in colpa
ed era riuscita anche a… stupirlo.
“Riprendi
il pezzo dell’altro giorno” le disse sorridendo. Lya si fece scura in volto e iniziò
a giocare nervosamente con la zip della sua felpa.
“Ehm…
Ecco io… veramente… L’ho perso. Ho perso il libro” disse infine tutto d’un
fiato.
“Ok,
allora fammi sentire qualcos’altro”
La
ragazza prese una serie di spartiti e iniziò a cercare un brano, quando lo
trovò l’appoggiò sul leggio. Regolò l’altezza dello sgabello e si sedette. Fece
una scala, per provare il pianoforte. Respirò profondamente e partì. Aveva
passato tutta la mattina a ripassare quel vecchio pezzo sul pianoforte
dell’hotel. Già avete capito bene, in un hotel. La sera precedente non si era
sentita sicura a tornare nella sua bella casa al centro della città. Quei
bastardi conoscevano fin troppo bene il suo indirizzo.
Quando
ebbe finito, si voltò a guardare Edgar e rimase in attesa di un verdetto.
“Va
bene, è solo che…” fece una lunga pausa “qui… e di conseguenza anche qui e qui” continuò indicando
dei gruppi di note “dovresti legare, inoltre stai attenta a questo punto” le
disse indicando due battute “rallenti, qui invece acceleri” contemplò qualcosa
tra se e se e infine aggiunse “Ti andrebbe di suonare questo pezzo al saggio?”
Lya esitò, ma alla fine senza dire una
parola fece un cenno di sì con la testa.
“Hai
qualcos’altro da farmi sentire?”
“No”
“Bene.
Ora… vediamo…” iniziò a dire lui scrivendo su un foglio “…per la prossima volta
devi comprare questi libri” le disse consegnandole il pezzo di carta. Lya lo prese e iniziò a leggere i titoli, uno in
particolare attirò la sua attenzione.
“Sbaglio
o questo è un libro di tecnica?” disse stupita.
“No,
non sbagli”
“Sai
da quanti anni non faccio un esercizio di tecnica?” chiese e senza aspettarsi
una risposta continuò “Sono tre anni… la tecnica è inutil…” Edgar, prima ancora che Lya
potesse finire di parlare, iniziò a ridere a crepapelle.
“Tesoro
senza tecnica non andrai mai avanti” le disse continuando a sorridere
“Posso
andare?” gli chiese lievemente imbarazzata, non sapeva cosa rispondergli e si
sentiva stupida quanto non mai.
“Certo…
solo una cosa: il saggio è domani, quindi presentati verso le nove… di sera naturalmente” rispose tranquillo. La ragazza
lo guardò confusa.
“Domani?”
“Sì,
domani… non puoi venire?”
“No,
cioè sì, sì, posso venire è solo che…”
“È
solo che…” le fece da eco lui.
“Ho
ripreso questo pezzo solo questa mattina. Non è perfetto, hai visto sbaglio
alcune cose”
“Suvvia”
la interruppe lui “non avrai mica paura di sbagliare? Male che vada, ti butto
fuori da questa scuola a calci” ironizzò infine sorridendo. Lya rimase a
guardarlo senza replicare e alla fine fu lui a riprendere la parola “Sta’
tranquilla, non ti butterò fuori…”. La ragazza allora
sistemò le sue cose in borsa, salutò con un cenno, aprì la porta ed uscì.
Stava
seduta sotto un albero, il vento le scompigliava i capelli e il dolce
cinguettio degli uccellini la cullava. Alzò gli occhi al cielo a guardare le
soffici nuvole bianche. Si stava perdendo in quella tranquillità assoluta
quando, d’improvviso, un ululato le fece raggelare il sangue nelle vene. Si
girò e lo vide. A pochi metri da lei c’era un enorme lupo dal manto bianco come
la neve. Spalancava le fauci in modo tutt’altro che rassicurante.
Ringhiò.
Lya
si alzò di scatto e non appena vide il lupo fare il primo passo, iniziò a
correre. L’animale non mise molto a raggiungerla. Le graffiò la schiena
facendola cadere. Sentì un ultimo ringhio e alla fine si svegliò.
Aprì
gli occhi di scatto, ansimante. Un tuono rimbombò facendo vibrare i vetri. Fece
per alzarsi, ma ancor prima di riuscir a levare la testa dal cuscino sentì la
schiena umida, allora si bloccò per qualche istante fino a quando non decise di
accendere la luce. Si ritrovò davanti agli occhi le candide lenzuola bianche
completamente imbrattate di liquido rosso.
Sangue.
Represse
un urlo e veloce cercò eventuali ferite sul suo corpo.
Niente, a
parte un leggero fastidio dietro la nuca. Andò vicino ad uno specchio e si alzò
i capelli imbrattati. Girò la testa e vide, per quanto le era permesso, una
serie di profondi tagli tra le scapoleche
avevano dato vita ad una sola parola illeggibile a causa del sangue che
continuava a scorrere.
Alloracorse in bagno. Bagnò un asciugamanoe si pulì nel migliore dei modi. Tornò allo
specchio.
Cinque
lettere ed una forma non ben definita.
“Hunter?”
Angolo
dell’autrice ^^
Chiedo
umilmente PERDONO per il ritardo!!!! Purtroppo la scuola è ricominciata T-T e
oltretutto ho anche avuto una specie di blocco.
Passiamo
al capitolo xD che ne pensate???? -Me ride maleficamente- Vi è piaciuto?!?!?!
Lo
so la prima parte è stata piuttosto noiosa, ma k ne pensate della seconda?!?!?!
Sono riuscita a farvi incuriosire almeno un po’?
Passiamo
a ringraziamenti:
houdryMi
dispiace d’averti fatto aspettare tutto questo tempo –me
fa gli occhi da cucciolo bastonato- Scusaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Spero che questo capitolo non ti abbia delusa… Ciao!
Un bacione forte forteforte!!!!
ShortenDavvero?!?!?!
Davvero?!?! Ora che me l’hai detto sai che faccio?!?! Mi metto a cercare i
possibili attori che potrebbero interpretare Lya,
Edgar, Areal e Silas!!!!!!!!
Grazie x i complimenti!!!!! Bacioni, alla prossima!
The_Last_VampireMia
cara gemella!!! Io ho aggiornato per la seconda volta e tu ancora non hai
pubblicato il nuovo capitolo T-T, hai intenzione di lasciarmi ancora x molto
sulle spine?!?!?! In ogni caso grazie, tvtttttttttttttttttttttttttttttttttb,
bacioni!!!!!
Rosa BluGrazieeeeeeeeeeeeeee!!!!!! Spero k anche questo capitolo ti sia
piaciuto!!!!!!
ClairDeLuneWow!!!!!
Davvero?!?!? Quindi stiamo anche più o meno allo stesso anno!!!!! K bello!!!!!!!
Scusa per il ritardo T-T Un bacione, a presto!!!!
anna96Si è
veramente triste, ancora mi chiedo per quale maledetto motivo qui in Italia gli
stupratori non vengano castrati e dovere.
Cmq ti ho inviato per posta prioritaria Areal e Silas, purtroppo entrambi
avevano fame e si sono sbramati il corriere. Perdonali, sono ancora giovani
avranno si e no 500 anni, sono ancora dei bambini xD.
Bacioni!!!!
Infine grazie a tutti quelli k hanno aggiuto questa storia alle seguite/preferite. Un bacio a
tutti, a presto!!!!!!
Il
sangue, caldo e denso, scorreva velocemente lasciando scie scarlatte lungo la
sua schiena. Il flusso sembrava non
voler diminuire. Lya non sapeva cosa fare, aveva paura, si sentiva fin troppo
stanca ed era confusa… molto confusa. Si guardò allo specchio ed ebbe come
l’impressione d’essere invecchiata in quei tre giorni. Scure occhiaie le
contornavano gli occhi e le sue labbra sembravano aver dimenticato cosa
significasse ridere o, semplicemente, sorridere.
Ma che cazzo vado a
pensare??? Ho si e no 18 anni sono troppo giovane per essere vecchia.
Dannazione! Si
sedette sul letto, chiuse gli occhi.
Cosa sta succedendo? Si chiese ripensando ai giorni
precedenti. Da quando era arrivata a Londra aveva già avuto un incubo simile,
ma non era stato così fottutamente realistico.
Riaprì
gli occhi e quando fu sul punto di rialzarsi, sentì qualcosa di strano,
qualcosa che in una grande città non si dovrebbe sentire: un ululato. Lya
rimase immobile, pietrificata dalla paura. La luna, alta in cielo, sembrava
guardarla con curiosità. Inaspettatamente il suo cellulare iniziò a squillare. Il
cuore della ragazza perse un battito per poi iniziare a correre come un
forsennato.
Vi prego ditemi che è
uno scherzo perché nemmeno nei film horror succedono queste cose. Pensò Lya iniziando a muoversi
lentamente verso l’apparecchio telefonico. Quando lo prese non poté fare a meno
di leggere la scritta “numero sconosciuto”. Perfetto!
Venne scossa da un fremito di paura, ma nonostante tutto rispose.
“Pronto!”
disse continuando a tremare.
“Tesoro
ciao!!!” rispose una donna dalla voce stridula, sgradevole… unica.
“Lo
sai che ore sono?!?” chiese allora Lya irritata. Per colpa di sua madre e di
qualcosa di totalmente ignoto stava rischiando seriamente un attacco cardiaco.
“Tesoro
scusa, ma lo sai qui c’è il fuso orario e non so regolarmi bene” si scusò la
donna per poi continuare in tono grave “Mi ha chiamato la scuola…”
La scuola! Me ne ero
dimenticata! Oh cazzo!
Imprecò tra sé e sé Lya.
“Per
scuola intendi quel macabro edificio che viene più comunemente identificato con
la parola carcere?” sdrammatizzò.
“Perché
non hai ancora iniziato a frequentare le lezioni?”
Bivio.
Dire
la verità ed essere presa per una pazza o dire una semplice innocua bugia?
Ovvio.
“Niente… in questi giorni ho avuto qualche
linea di febbre”mentì.
“Povera
la mia bambina. Ora come ti senti?”
“Non
molto bene, anzi direi malissimo mi gira la testa, meglio che torni a letto.
Ciao!” mentì nuovamente e senza dare il tempo alla madre di rispondere riagganciò.
Povera la mia bambina!
Si ripeté
mentalmente e, infuriata, diede un calcioal comodino. Perse l’equilibrio. Cadde. Sei brava solo a compatirmi! Pensò rivolgendosi alla madre, mentre
guardandosi allo specchio, notò che i tagli dietro la schiena avevano smesso di
sanguinare. Si erano… rimarginati ed ora, assomigliavano più ad un tatuaggio
che a tante piccole ferite. Rimase per diversi minuti a contemplare la sua
immagine fin quando, con la coda dell’occhio, non vide qualcosa muoversi vicino
alla finestra. Si girò di scatto.
Un
ragazzo di forse vent’anni la stava fissando.
“Ed
ora tu da dove sbuchi fuori?” quasi urlò isterica.
“Ma
come non mi riconosci?” controbatté il giovane con voce suadente.
“Dovrei?”
chiese Lya indignata.
“No,
forse no” rispose semplicemente il ragazzo.
“Ok.
Senti: è tardi. Ora o mi dici chi sei e cosa vuoi oppure… oppure chiamo la
sicurezza” disse chiedendosi tra sé e sé se in quell’hotel esistessero guardie
o cose simili.
“Liam…
mi chiamo Liam”
Lya
lo guardò seria per qualche secondo. Poi, però, iniziò a ridere.
“Cos’hai
da ridere?” le chiese lui.
“Oh…
niente pensavo al mio cane, sai quando l’ho trovato aveva una placchetta
attaccata al collare, su c’era scritto…” smise per qualche istante di parlare.
“Lheman!”
urlò la ragazza. Quella sera tutto sembrava essere possibile e non sentendo una
risposta da parte del suo cane non esitò a correre verso la saletta adiacente
alla sua camera. Accese la luce e quando non vide Lheman accovacciato nella sua
cesta, bhe… per poco non le venne un infarto. Si lasciò cadere a terra e pochi
istanti dopo il ragazzo le fu accanto.
“Lheman
dove sei?” sussurrò Lya impaurita quanto non mai.
“Sono
qui…” le sussurrò a sua volta il ragazzo sedendosi accanto a lei. Lya puntò
immediatamente i suoi occhi in quelli castani del ragazzo.
Oramai
ne era convinta Londra era maledetta.
“Suvvia
non prenderla così male, sembri una bambina che ha appena scoperto che babbo
Natale non esiste. Dai, vieni, dobbiamo parlare” le disse il giovane
prendendole una mano.
“No…
no, no e ancora NO!Tu vorresti farmi
credere d’essere un cane?” urlò Lya sconvolta per poi continuare “Vorresti
farmi credere d’essere una palla di pelo… la stessa palla di pelo che stava in
camera mia mentre ogni mattina mi cambiavo?” disse sempre più adirata e
imbarazzata che mai.
Liam
ghignò.
“Tu
sei pazzo” sussurrò la ragazza.
“No,
io sono un Cacciatore” rispose il ragazzo continuando a ridere sadicamente.
Angolo
dell’Autrice ^^
Allora…
Ehm… Penso di dovere delle scuse a tutte le persone che leggevano e spero
continueranno a leggere questa storia. SCUSATE PER IL RITARDO, ma ho avuto
parecchio da fare L
Ho
scritto questo capitolo al volo (più o meno) e non l’ho ricontrollato quindi se
trovate qualche errore segnalatemelo ^^.
Ringrazio chi ha letto e messo tra le seguite/preferite questa
storia e anche chi ha commentato^^
SaphiraLearqueen Grazie
per i complimenti ^//^ -me arrossisce come un peperone xD- Spero che questo
capitolo sia stato di tuo gradimento ^^ probabilmente nel prossimo chiarirò
alcune parti che per ora sono mooooooooolto ma mooooooooooooolto annebbiate. Un
bacione!!!!
Shorten
Caraaaaaaaaaaaaaaaaa scussssssssssssssssaaaaaaaaaaaa per il ritardo, spero k
questo capitolo ti sia piaciuto, mi raccomando fammi sapere al più presto quali
attori vedresti bene nei panni dei miei personaggi ^^ baciiiiiiiiiiiiii
houdry
Ciaoooooooooooooo, bene rispondo subito alla tua domanda… questa povera ragazza
dal prossimo capitolo inizierà ad avere un po’ di pace penso xD. Bacioniiiiiiiiiiii
The_Last_Vampire
Cara gemella ti mi vizi xD, troppi complimenti mi fanno montare xD . Cmq tu e
sottolineo tuuuuuuuuuu ancora non hai aggiornato niente T-T cmq bacioni ci si
sente ^^
anna96
Ciaooooooo!!!!! Bè effettivamente questa poveretta è iellata quanto non mai, ma
come ho detto anche ad Houdry dal prossimo capitolo verrà baciata dalla fortuna
(o forse da un treno xD… scherzo). Un bacio e a presto!!!!