Red

di vale_cullen1992
(/viewuser.php?uid=75953)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part I ***
Capitolo 2: *** Part II ***
Capitolo 3: *** Part III ***



Capitolo 1
*** Part I ***


red 1
Salve a tutti!
Vi chiederete: che cosa cavolo ci fai, qui??
Bella domanda... -.-
Vabbè... allora, questa è una storiella in tre parti, nata da un sogno fatto la scorsa settimana. Anzi, più correttamente, da un incubo.
Avete presente quando un pensiero non fa' che ronzarvi nella testa?
Ecco, a me è successo questo. Ho deciso quindi di scrivere questo sogno, così da levarmelo dalle scatole - o dalla testa, che dir si voglia. -
Non è niente di che, ma se vi va lasciatemi un commentino. Non mi offendo.
Un bacio.
Buona lettura.

Betato By Yara89



Red.

Part I

Pov Bella.

- Coraggio Bella! Vedrai che sarà divertente! – strepita Jessica, saltandomi addosso e stringendomi in un abbraccio stritolatore.


Le scocco un’occhiataccia, per poi continuare a fissare un punto indefinito davanti a me.  – Dovrei essere da Edward ora, non al freddo aspettando un stupido pullman, oltretutto in ritardo! – mi lamento, mentre iniziano a cadere alcuni fiocchi di neve. Ecco, per l’appunto. Il colpo finale al mio umore.

Angela, seduta sulle ginocchia di Ben, mi guarda compassionevole. Beh, almeno lei dimostra un po’ di pietà verso la sottoscritta. Tutta un’altra cosa rispetto Jessica, che non fa’ che alzare gli occhi al cielo e sbuffare.

- Cullen lo vedrai appena torniamo, non essere seccante, per favore. State sempre appiccicati, per una volta stai con le tue fantastiche amiche, no? – mi rimbecca acidamente. Le mostro il dito medio, senza risponderle. - Complimenti, stai uccidendo la mia euforia. - si lamenta, cercando di farmi sentire in colpa.

Le scocco un'occhiataccia. - Si, lo vedo quanto la sto uccidendo. - dico sarcastica.

- Ehi, è il nostro! Il pullman per Seattle! – strilla Lauren, saltando in piedi e indicando un bus giallo, in arrivo dalla parte opposta.

Inizio a ringraziare una lunga carrellata di Santi e Sante, mentre tolgo dal mio viso un fiocco di neve. Odio questo freddo, e odio dover andare a fare shopping in queste condizioni. Meglio un letto caldo e un buon libro, decisamente. O un letto caldo e Edward. Una delle due, insomma.

- Ehi? Muoviti Bella! – mi chiama Angela, in fila per salire.

Afferro la borsa Nike accanto a me, alzandomi in piedi e camminando prudentemente verso gli altri. Meglio evitare di scivolare sull’asfalto ghiacciato. Non mi va di ritrovarmi la testa fasciata. Edward non ne sarebbe troppo felice.

Mi blocco, quando una serie di brividi mi scuotono. Non posso vederlo a causa degli indumenti che indosso, ma sono sicura di avere una maxi pelle d’oca.

Avete presente quando vi colgono quelle brutte sensazioni?

È come se ci fosse un campanello che suona incessantemente, indicando “pericolo”. La maggior parte delle persone non da mai retta a questo campanello, preferendo passarci sopra e ignorare tutto.

Beh, io sono una di queste persone.

Salgo sul pullman, rilasciando un sospiro di puro piacere quando una ventata di aria calda mi raggiunge il viso. Raggiungo uno degli ultimi posti, sedendomi e tirando fuori il mio Ipod fucsia. Metto le cuffie, scegliendo la lista delle canzoni da ascoltare. Parte la prima, “I’m Outta Time”, degli Oasis.

Mi rilasso sullo schienale, osservando la strada che scorre davanti a me e ignorando gli schiamazzi delle persone che mi circondano.

Canticchio la canzone, pensando a Edward. Chissà che starà facendo. Non era molto contento di questa gita, anzi. Non fa’ che ripetermi che attiro disgrazie, andare a Seattle, secondo lui, era come buttarsi tra le braccia di innumerevoli casini e guai.

Afferro il cellulare dalla tasca, scrivendoli un sms. Gli avevo promesso che appena sarei salita in pullman gli avrei scritto, giusto per rassicurarlo un po’.


“Amore, sono in pullman. Come vedi non sono morta, ne ferita, ne altro. Continua a nevicare e il pullman va a rilento. È una palla immane, ma non posso mica prendere a pugni l’autista e costringerlo ad accelerare, no? Cioè, teoricamente potrei. Ma meglio stare buona qui. Ci sentiamo dopo, Eddy. Ti amo. “


Chiudo il cellulare non appena l’sms risulta inviato. Parte un’altra canzone, “The Resistence” dei Muse.

Mi coglie nuovamente quell’odiosa sensazione di poco prima, che mi fa’ agitare inquieta sul sedile.

Accade tutto così in fretta.

A causa della musica, non sento il pullman che slitta e cerca di frenare sull’asfalto ghiacciato.

Finisco contro il vetro, sbattendo violentemente la testa. Le cuffie mi cadono, facendomi sentire le urla spaventate di tutte le persone sul pullman. Attorno a me, sembra sia scoppiato l'Inferno, ovunque vi sono urla spaventate.

Il pullman esce fuori strada, finendo contro una quercia secolare, enorme. L’impatto è talmente forte che i vetri vanno in mille pezzi, mentre io vengo sbalzata sull’asfalto ricoperto di neve.

La caduta è tremenda, dolorosa. È come cadere su dei coltelli o sul vetro. Non trovo qualcosa di anche solo lontanamente simile al dolore che provo.

Continuo a rotolare. Sbatto nuovamente la testa, ferendomi. La spalla esce fuori, scomposta. Il braccio destro si spezza di netto. La tortura si blocca quando sbatto contro un grosso masso, che mi rompe almeno tre costole.

Fatico a respirare.

Tossisco sangue.

Le costole sono penetrate nei polmoni.

L’unica cosa che sento è un ronzio sordo alle orecchie. Ormai il mio corpo ha fatto l’abitudine al dolore che mi opprime, non fa’ più nemmeno tanto male.

Calde lacrime iniziano a rigarmi le guance, mentre rantolo alla ricerca di ossigeno, spaventata. Sento freddo, un freddo diverso da quello che si prova in una giornata invernale.

È come se mi stessi spegnendo. E come se stessi… morendo.

Accanto alla mia mano sento un piccolo trillo, il cellulare. Lo afferro con mani tremanti, gemendo dal dolore. Apro lo sportellino e lo metto accanto a me, non ho la forza di tenerlo tra le mani.

- Amore? – la voce calda di Edward è un colpo allo stomaco, mi fa’ singhiozzare forte, togliendomi quel poco fiato che mi è rimasto. – BELLA! – strilla Edward, spaventato.

- Edward… - riesco a mormorare. – Non… Fa’ male, Edward… Aiutami, ti prego… per favore… - scoppio a piangere, mentre al contempo mi assale nuovamente la paura. Il silenzio tombale, attorno a me, non aiuta di certo. Da un ultimo tocco di agghiacciante spettralità.

- BELLA! DOVE SEI? CHE È SUCCESSO? – Edward urla. Non capisce. Non immagina nemmeno lontanamente che sto per dirgli addio. Che sto morendo.

- Io non… non lo so… c’è la neve… e fa’ freddo… c’è sangue… Edward… - mi blocco, rilasciando un sospiro tremolante e ricolmo di dolore. – Mi… mi dispiace… -

Non sento la risposta di Edward, è come un lontano ronzio.

Dinanzi a me si para una figura. Un ragazzo alto.

È bello, una bellezza sconvolgente e inquietante. Ha capelli neri come la notte, e occhi dello stesso colore. È pallido, e sorride in una maniera agghiacciante. Si china verso di me, afferrando il cellulare.

- Questo non serve più. – mormora, chiudendo la chiamata. Mi agito, pensando a Edward e a cosa sta facendo. Non sentendomi più al telefono potrebbe fare qualche follia, ne sono certa.

- Ora, passerotto, a te ci penso io. – il ragazzo si china, sorridendo crudelmente, e io vengo avvolta dalle tenebre.

*****

** Note **

Solo io posso fare sogni allucinanti e orribili come questo... -.-
E ancora è all'inizio!! Vi chiederete: chi è il ragazzo e cosa le farà??!!
Eh eh eh... io lo so... =P
Le tre parti sono già scritte, quindi non aspetterete secoli... ^_^
La seconda parte verrà postata Giovedì, e l'ultima Lunedì.
Sabato ho una festa - l'ennesima... >_< - e non sarò a casa.

Un bacione a tutti.
Vale_cullen1992

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Part II ***


Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, avrei dovuto aggiornare ieri ma non ero a casa. Perdono.

Mi fa' piacere che la mini ff vi abbia incuriosito. Grazie di cuore a chi ha recensito e chi l'ha messa tra i preferiti/seguiti.

Vi lascio con la seconda parte. 

Un bacio.



Red.

Part II

Pov Bella.


Osservo freddamente l’edificio dinanzi a me. Una chiesa.

È gremita di persone all’interno, ne sento chiaramente l’odore. L’aroma del sangue fresco è forte, mi tenta.

Getto uno sguardo ad una macchina lì vicino, beandomi del mio riflesso. Indosso un lungo vestito rosso, appariscente. I miei capelli castani sono acconciati in morbidi boccoli, mentre le labbra sono di fuoco. Rosse come il sangue, sono ammalianti.

Cammino lentamente verso l’ingresso, spalancando l’enorme porta della chiesa. Sbatte contro la parete con un’enorme fracasso che fa girare tutti, spaventati.

Al centro, dinanzi l’altare, vi è una bara e una foto. La mia foto.

Avanzo, osservando il parroco con freddezza, contenendo con difficoltà la rabbia che provo. Attorno a me tutti mi guardano spaventati e increduli. Infondo, questo è il mio funerale, non dovrei essere qui.

Malgrado lo sgomento posso sentire l’eccitazione dei ragazzi presenti, che mi osservano famelici e incantati dalla mia figura. Mai giudicare un libro dalla copertina, lo impareranno a breve.

Mi fermo davanti alla bara, osservandola ironicamente.

- Mi chiedo, signori. – la mia voce risuona melodiosa e fredda per tutta la Chiesa. – Per quale motivo siete qui, a piangere su una tomba vuota. Non è forse una cosa assurda, padre? – osservo freddamente il parroco, che mi guarda sconvolto.

- Voi… voi siete morta! – strilla.

Rido, una risata senza gioia. – Forse si, e forse no. Sono qui, il che vuol dire che non sono morta. Ma non sono nemmeno la vecchia Bella Swan, il che vuol dire che forse, sono morta davvero. Un bel dilemma. – dico ironicamente.

- Questo non è… reale… - mormora spaventato lui, afferrando tra le mani il crocifisso d’oro che porta appeso al collo.

- Beh, tecnicamente. – avanzo verso di lui, salendo i gradini dell’altare. L’unico suono è il fruscio del mio vestito. – Può ritenersi decisamente reale. Moderi i termini, Padre, potrei offendermi. Non tollero essere trattata alla pari di un fantasma. – sibilo, fermandomi dinanzi a lui.

- Questo è un abominio, voi siete morta una settimana fa’! Non potete essere qui, voi siete un mostro! – urla, puntando il dito indice contro di me.

La mia mano scatta attorno al suo collo, stringendosi in una morsa ferrea. – Prego Padre, lo ripeta di nuovo. Esprima la sua opinione. – stringo più forte la mano, facendolo rantolare.

Rido. – Mi scusi, ma non capisco che sta dicendo. Se forse aumentasse il tono della voce, capirei meglio. – aumento la presa.

- L’avevo avvisata Padre. Mi offendo facilmente. – muovo la mano verso destra, in una rapida torsione del polso. Il crack dell’osso che si spezza, risuona nel silenzio della Chiesa.

Lascio cadere il corpo a terra con una risatina divertita.

Mi volto a osservare tutti gli altri, immobili ai loro posti. Scendo i gradini, parandomi dinanzi la tomba.

- Questa, signori, chiaramente non serve. – l’afferro come se fosse un foglio di carta, lanciandola con violenza verso l’ingresso.

Nella prima fila scorgo mia madre e mio padre, che piangono disperati e sconvolti. Gli raggiungo, osservandogli in silenzio. – Forse è meglio che andiate via. – mormoro, chinandomi e dandogli un bacio leggero. Sussultano lievemente, a causa del freddo innaturale che mi accompagna. In fin dei conti, sono morta.

Mi guardano, non capendo. – Andate via. – ripeto, ringhiando leggermente.

Si alzano velocemente, osservandomi sconvolti. Escono in fretta e furia dalla Chiesa, senza guardarsi indietro. E fanno bene. Meglio che non vedano cosa è diventata loro figlia.

- Bene bene. – mormoro, osservando i presenti.

- Bells… - mi chiama dolcemente una voce.

Non la conosco. O per lo meno, non risveglia niente in me. Però, è come se appartenesse a qualcuno di importante, non so spiegarlo.

D’istinto il mio sguardo cade sul braccio destro, dove vi è appeso un bracciale con un diamante a forma di cuore. Non ricordo chi me l’ha regalato, ma sento che questo bracciale è molto importante per me.

- Bells? – mi richiama la voce.

Mi giro, osservandone il proprietario. È un ragazzo dai capelli bronzei e gli occhi verdi. Molto alto. Indossa degli abiti neri e una camicia bianca. Ha il viso segnato dal pianto, l’aria distrutta. Sembra un uomo divorato dalle fiamme.

Mi avvicino lentamente a lui, osservandolo. Ha un ottimo odore, decisamente una fragranza che colpisce. La gola mi brucia, ma ignoro questa fastidiosa sensazione.

Chi è costui? Mi conosce, forse? Perché la sua voce è così dolce e carezzevole, come quella di un’amante?

Mi blocco, osservandolo da vicino. È molto bello, come umano. Decisamente un bel ragazzo.

Aggrappata al suo braccio destro vi è una ragazza dall’aspetto minuto, dai corti e sbarazzini capelli neri. Mi guarda sconvolta, mentre calde e silenziose lacrime le rigano il viso. Ha il viso contratto in un espressione di puro dolore.

Non la conosco. Non mi ricordo di lei.

- Bella… - il ragazzo rilascia un sospiro di pura estasi, mentre allunga un braccio e mi accarezza il viso. La sua pelle è calda, il contatto piacevole. Ma non mi fido.

Lo osservo sospettosa. Allungo le mani, aprendo il colletto della camicia e i primi bottoni. Lo guardo fisso, mettendolo a proprio agio.

La ragazza rafforza la presa. Non si lascia ingannare, di sicuro sente che in me c’è qualcosa di diverso, di malvagio.

Sorrido al ragazzo, avvicinandomi al suo collo. Vi deposito un bacio. Due. – Posso? – mormoro al suo orecchio, usando un tono dolce e carezzevole.

Il ragazzo mi stringe la mano tra i capelli. – Si… - mormora.

Non me lo faccio ripetere due volte.

Lo mordo. Lo mordo, e vedo tutto. Tutto.

*****

** Note **

Il vestito rosso di Bella è questo, ed è da qui il nome della ff.

Vado piuttosto di fretta, scusatemi. A lunedì.

Baci

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Part III ***


red 3
Buonasera a tutti voi.
Eccoci qui con la terza e ultima parte della storia...
Buona lettura!
^__^

betato by Yara89


Red.

Part III

Pov Bella.


Ho sempre sentito dire che il sangue è come un piccolo mondo. In ogni minima parte di esso, vi è contenuta l’intera storia di ogni persona.

L’ho sempre sentito dire, ma non sapevo che fosse una cosa vera. O, per lo meno, non hai livelli che mi ritrovo davanti.

Non appena il sangue del ragazzo mi bagna la bocca, nella mia testa esplodono mille e mille immagini, come se stessi guardando un film.

- Piacere, Edward Cullen! Tu sei? –

- Isabella Swan. Stai impedendo ai raggi del Sole di riscaldarmi. Levati. -  

***

- Dimmi Swan, sono curioso. Sei stronza di natura, o lo fai apposta? Sono davvero curioso, illuminami. –

- Dimmi Cullen, sono curiosa. Sei ritardato di natura, o lo fai apposta? Sono davvero curiosa, illuminami. –

***

- Hai tre secondi per spiegarmi perché mi hai baciata! Cullen, ti sei fumato forse il cervello? –

- Forse. Ma sai, mi andava. Faccio sempre quel che mi va. –

- E ti andava di baciarmi? –

- Decisamente. –

***

- Sai perché mi adori, Swan? –

- Non sapevo di adorarti, Cullen. –

- Ah ah, divertente. Mi adori perché sono unico e bello. Ammettilo! Mi trovi irresistibile! –

- Cullen, fatti visitare. Da uno bravo, possibilmente. –

***

- Come cazzo fai a ficcarti sempre nei guai? Poteva farti male sul serio, non avresti dovuto seguirlo dannazione! È possibile che tu debba sempre ficcarti nei casini? –

- Che vuoi farci, è un mio talento naturale. –

- Non è divertente, Bella. Se ti ritocca lo ammazzo, lo giuro. –

***

- Bella… io… -

- Si? –

- Io credo… beh… di essermi innamorato di te… -

***

- Edward, io ti amo. –

- Ti amo anche io, Swan. –

- Grazie Cullen. Tsè. –

- Di nulla, tesoro.  –

***

Le immagini si interrompono così come sono iniziate. Mi stacco dal collo del ragazzo, osservandolo attentamente. Quello sguardo. Quegli occhi incredibilmente verdi.

- Edward. -  sussurro sconcertata, accarezzandogli il viso.

Edward, l’amore della mia vita, l’unico ragazzo che io abbia mai amato, mi sorride dolcemente. Abbasso lo sguardo, imbarazzata, pulendo il sangue che mi sporca le labbra. Non voglio che mi veda in queste condizioni.

Mi solleva il viso, per niente turbato dallo stato in cui mi trovo. Si avvicina, depositando un bacio leggero sulla punta del mio naso. Sorrido. Una violenta smania si impossessano di me, travolgendomi come un fiume in piena.

Impossibile controllarsi. Impossibile resistere.

Gli getto le braccia al collo, baciandolo.

Con passione.

Con amore.

Con violenza.

Con rabbia.

Con disperazione.

Con… tutto.

Tutto e niente.

Mi stacco lentamente, puntando gli occhi nei suoi.

- Ti amo, Swan. – sorride ironicamente, il viso leggermente pallido. Infondo gli ho sottratto una buona quantità di sangue, deve ancora riprendersi.

- Anche io, Cullen. – sorrido felice, per poi rabbuiarmi. – Mi spiace. – mi allontano, indietreggiando. Non posso dimenticare ciò che mi ha detto Adam. Malgrado la felicità del momento, sono lì per un motivo e non posso soprasedere.

- Loro, passerotto, sono il motivo per cui sei diventata ciò che sei ora. È a causa loro se sei un mostro. Io non ne ho colpa, passerotto. Vivere o morire, si tratta sostanzialmente di questo. Io ho dovuto scegliere per te. Stavi morendo e io ti ho riportata alla vita, sebbene la nostra sia solo una pallida imitazione di essa. -

Appena sentite quelle parole, dinanzi Adam ho giurato vendetta. Perché lui non ne ha colpa, anzi.

Ha solo agito mosso da spirito altruista. Ha pensato a riportarmi indietro, facendomi diventare come lui. Un mostro. Una creatura malvagia. Un vampiro.

Mi volto ad osservare i presenti, stringendo forte i pugni. – Ora, signore e signori, cala il sipario. –

Scatto ad una velocità inumana, iniziando la mia mattanza. Perché ognuno ha una colpa. Tutti, e dico tutti, la espieranno. Elimino tutti quanti. Non rimane nessuno. Nemmeno Edward.

*****

Un fastidioso rumore mi fa’ storcere il naso, infastidita. Mi pento subito di quel che ho fatto quando una fitta di dolore mi fa’ gemere. Sbatto le palpebre, aprendo gli occhi e richiudendogli subito dopo, non appena la luce mi colpisce.

Mi guardo attorno, cercando di capire dove sono.

Una stanza d’ospedale.

Perfetto.

Cerco di muovermi leggermente. Impresa totalmente inutile. Ho fasciature e ingessature ovunque.

Magnifico.

- Signorina Swan, si è svegliata vedo. – a parlare è un ragazzo alto. È bello, ha capelli neri come la notte e occhi dello stesso colore. È pallido, e sorride in una maniera rassicurante. – Sono il dottor Adam Stewart, si ricorda di me? L’ho trovata moribonda sulla scena dell’incidente. – Adam. È il nome del ragazzo che ho visto. Mi sembra. Non ne sono sicura, ho una gran confusione in testa

Cerco di fare mente locale, trovandovi solo buio. – Mi spiace, ma… -

Mi interrompe. – Ho capito, il tuo è un comune shock, la tua mente si rifiuta di ricordare. Non preoccuparti, ora ci pensiamo noi, passerotto. –

Quel nomignolo, passerotto. Mi ritorna in mente il… sogno? Posso chiamarlo così?

- Come mi ha chiamata? - strillo.

Una strana sensazione di inquietudine mi coglie, anche il medico se ne accorge. Mi guarda, leggermente confuso. – Signorina Swan, è tutto apposto? –

Silenzio.

- Si, è tutto ok. –

*****

2 month later.

- Dai, mi dici dove andiamo?? – strepito curiosa tra le braccia di Edward. Visto quanto è iperprotettivo,  figurarsi se mi mette a terra. Di certo, dopo aver rischiato la vita, questa sua smania di proteggermi non mi dispiace affatto.

- Zitta, papera! Ora lo vedi! – ridacchia.

Gonfio le guance, offesa. - Ehi, papera a chi??!! –

Edward ride, mettendomi a sedere su un prato. È… una radura, per l’esattezza. Ci sono fiori colorati disseminati ovunque e alcune candele. Sorrido. Il solito stronzo romantico.

Edward mi mette un pacco davanti, depositandomi un bacio leggero sulle labbra. – Buon anniversario, amore mio. –

Lo guardo felice, aprendo il regalo. Mi raggelo sul posto. Non è possibile.

Dentro il pacco vi è un vestito rosso.

Lungo, appariscente.

È lo stesso abito. Lo stesso del sogno.

Osservo sconvolta Edward. Ogni parola mi muore in gola.

Silenzio.

Ci sono cose che non si possono spiegare.

Coincidenze. Stranezze. Scherzi del destino.

Sono forse questi i loro nomi?

Non lo so.

L’unica cosa di cui sono sicura è che ti lasciano un’orribile sensazione addosso. Una sensazione di malessere, di turbamento.

Sorrido falsamente ringraziando Edward. E cercando di non pensare a nulla, ne al sogno, ne all’incidente, ne al dottor Adam, lo bacio.

E mentre la mia schiena si adagia sul prato riesco, finalmente, a non pensare a nulla.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=455769