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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologue - A Crazy Banquet *** Capitolo 2: *** The Dragon Chevalier *** Capitolo 3: *** Once Upon A Time In Norway *** Capitolo 4: *** That's How Violet Eyed Elves Love *** Capitolo 5: *** A New Bloody Friend *** Capitolo 6: *** Sweet Sixteen *** Capitolo 7: *** Wilcommen In Vulcanica *** Capitolo 8: *** Lukulukuhanakimi's Laugh *** Capitolo 9: *** Abra Kadabra Alakazam *** Capitolo 10: *** Hated, Lost, Found, Rejoined ***
Si mette a sedere sul letto.
Scuote il suo pigiamino rosa con le immagini della Bella Addormentata e infila
i piedini nelle pantofole in cui vi è il ritratto di Biancaneve.
Si stiracchia e solleva il
suo regal deretano dal letto. Si avvicina alla finestra e si affaccia con un
gran sorrisone.
“Buongiorno mondo! Ma ciao,
begli uccellini! Ma ciao, begli scoiattolini! Ma ciao, bei leprottini! Ma ciao,
bell’Uniporco mio!” e con un bacio saluta il suo animale preferito, una fiera
tonda e rosea con un bel corno arcobaleno sull’ampia fronte.
Qualcuno bussa alla porta.
“Avanti!” dice la principessa
diciassettenne canticchiando tra sé.
La lussuosa porta di mogano
si spalanca e mostra la figura di una ragazza dagli occhi verdi e i boccoli
d’oro.
“Hellen!” esclama
quest’ultima.
“Michelle!” risponde la
principessa pigrona, già spalmata nuovamente sul letto.
Le due si abbracciano, si
guardano, ridono ed iniziano a spettegolare.
***
“Allora, vogliamo darci una
mossa?”
Tre creature magiche
sbuffano all’unisono.
“È inutile che sbuffiate,
care. Siamo in ritardo con i preparativi, i ragazzi saranno qui a momenti!”
“Emy ti vuoi dare una
calmata?” chiede una delle creature, tutta ansimante e rossa in volto. Ha dei
bei boccoli biondi e occhi blu mare. Regola la velocità del suo armonioso tapis
roulant, fatto con foglie, legnetti e rampicanti.
“Tiara, cara, preferirei che
tu la piantassi di correre e sudare e venissi qua a dare una mano. E datti
anche una lavata, visto che ci sei!”
La ninfa geme di rabbia,
interrompe la sua corsa e lancia uno sguardo torvo alla creatura che la ha
rimproverata.
“Non ti serve mordere il
collo della gente per uccidere, Emerald, ci riesci benissimo anche
verbalmente!”
E stizzita si getta nel
piccolo laghetto lì vicino con un deciso tuffo di testa.
“Bah, non le ho detto altro
che la verità!” esclama la vampira dagli occhi verdi, risentita.
“La verità! La verità!” la
più piccola delle figure comincia a saltellare divertita.
Le altre ridono, mentre
Emerald scuote il capo con disapprovazione.
“Christine, invece di
gingillarti, porta questi piatti a tavola!”
La piccola creatura con il
cappello verde e le piccole alette trasparenti procede a balzelloni fino alla
vampira, le prende i piatti dalle mani, e mantenendo lo stesso passo raggiunge
l’enorme tavolo al centro dell’ampia radura.
“Ma, Emy, per quanti hai
apparecchiato?”
La creatura dai riccioli
castani e con le orecchie da elfo comincia a contare tutti i posti
apparecchiati.
“Dieci? Chi c’è oltre a noi
e ai tre ragazzi?”
“Indovina? Finalmente Edward
la sta piantando di fare l’asociale. Passa tutto il tempo per i fatti suoi, in
mezzo al bosco. Non viene neanche a scuola. Certe volte non mangia per giorni
interi. Ma dico io, un po’ di amor proprio!”
L’elfa, sbattendo i suoi
occhi color ametista, pensa tra sé che sarebbe stato meglio non porre quella
domanda.
“Ma con lui siamo sempre
otto” continua il folletto ancora saltellante “chi sono gli altri due?”
“La principessa e la sorella
di Paul. Ah, a proposito, arrivano!”
“Chi? Hellen e Mich…?”
“Ssh!”
In quel momento si sentono
schiamazzi e larghe risate virili.
“Come sto, come sto?” chiede
Emerald tutta agitata.
L’elfa Casey ride di gusto.
“Stai benissimo, scema!”
“Scema, scema!” Christine
non la pianta di ballonzolare.
All’improvviso tra due
alberi dell’immenso bosco dietro la radura spuntano tre figure maschili.
Ognuna di esse ha un arma in
una mano e una carcassa nell’altra.
“Christine, accendi il
pentolone ed il forno a microonde, presto!”
Il folletto sbatte le alucce
dalla contentezza ed esegue i comandi.
“Forno, pentolone, forno!”
Emerald e Casey, invece,
vanno incontro al trio.
“Vedo che è andata bene la
caccia” esclama la vampira sorridente abbracciando il biondo più alto del trio
e strappandogli dalle mani il pesante arco.
“Oh sì” esclama l’altro
biondo, il più basso, lasciandosi aiutare dall’elfa nel trasportare la spada
affilata. “Oltre a questi tre cerbiatti abbiamo ucciso anche un paio di
uccelli, ma lo sapete che Tiara ne è allergica”
“Tranquilli, io sto bene!”
commenta Xander sarcastico, l’unico moro del trio, che fa grande fatica a
trascinare la grande balestra in una mano e il cadavere dell’animale
nell’altra.
Gli altri ridono, e quando
giungono al tavolo, si accasciano sulle sedie. Le ragazze si affaccendano
intorno ai loro futuri pasti, mentre i ragazzi raccontano le loro eroiche
imprese, aggiungendo sempre fantasiosi particolari.
“Ragazze, ho sentito delle
voci, tutto b… AAAHHHH!”
Tutti si voltano appena in
tempo per vedere la ninfa Tiara con un asciugamano attorno alla vita e le due
braccia attorno al seno.
“Brutti porci, giratevi!”
Tutti ridono. Xander si
costringe a girare lo sguardo.
“Mi potevate avvertire che
erano arrivati!”
“Oh, Ary, tanto ti vediamo
sempre in costume a mare!” sdrammatizza Xander.
“Taci, avvoltoio
pervertito!”
“Spero vivamente che quelle
due si muovano ad arrivare. Muoio di fame. E poi devono comprare le spezie!”
esclama Emerald preoccupata, affaccendandosi attorno al pentolone.
“Ah, a proposito!” esordisce
Paul con un sorriso. “Vi dobbiamo narrare di chi abbiamo incontrato nel bosco!”
Lo sguardo di Xander si fa
omicida.
“Non osereste!”
“Christine!” urla la
vampira. “Il forno a microonde andava a 200 gradi!”
“Forno, gradi, duecento,
forno!” è l’unica risposta che ottiene.
“Oh, sì” Leonard continua il
racconto.
“Abbiamo incontrato il
nostro parassita preferito!”
Tutti, eccetto Xander,
palesemente infastidito, esclamano il nome della suddetta creatura: “Georjane!”
Paul si mette in ginocchio
davanti a Leonard.
“Xander, Xander, perché sei
tu Xander? Sei così forte e virile!”
Leonard sta al gioco.
“Oh, ehm, Georjane, che ci
fai qui? Pensavo ti avessi spinto, ehm, che fossi scivolata nel burrone l’anno
scorso”
Tutte le ragazze adesso
ridono, persino Emerald mentre tenta di regolare il microonde.
“Oh, no, mio eroe, un angelo
mi ha salvata, perché era destino che io e te vivessimo per sempre insieme”
Leonard si alza in piedi e
corre in modo scomposto urlando, mentre Paul lo insegue con sguardo volutamente
voglioso.
Tutti ridono, immaginandosi
l’improbabile scena tra l’amico e il parassita.
“Adesso basta! Umpf!”
esclama Xander con sguardo furente. “Mi basta già quella sanguisuga, non posso
sopportare anche voi!”
“Come è bello farsi la
cerettaaa!” la canterina Tiara si avvicina al tavolo dove si trovano tutti i
suoi amici. Ha addosso un accappatoio verde acqua e sta cercando di farsi la
coda.
Xander prende Leonard per la
collottola e lo avvicina a sé.
“Scommettiamo che tra tre
secondi Emy urla contro Tiara?” gli sussurra nell’orecchio.
E difatti…
“Ma Tiara! È mai possibile
che uno si fa in quattro per far filare tutto liscio e poi arrivi tu e mi bagni
tutto il tavolo?”
Xander e Leonard
sghignazzano.
In quel momento un rumore di
zoccoli spegne le loro risate. Tutti si voltano verso la fonte del rumore.
Un maialino con in testa un
corno color arcobaleno si avvicina a loro con ampie falcate. Sulla sua sella
sono sedute due ragazze che ridono e schiamazzano allegramente.
“Bonjouuur!” esclama la più
pomposa delle due. L’enorme vestito rosa fluttua mentre scende dall’Uniporco.
Tutti rispondono
allegramente al suo saluto, eccetto Emerald, che si avvicina a lei e la fissa
con sguardo torvo.
“Dove sono le spezie?”
Il sorriso sparisce dal viso
della principessa.
“Avrei dovuto?” dice con
tono contrito.
“Ecco! Lo sapevo!” esplode
la vampira.
“Ma in compenso ho comprato
un paio di riviste!”
“Vatti a fidare di chi ha il
sangue blu” brontola Emerald mentre si allontana dal gruppo, che ancora ride
per l’esclamazione di Hellen.
Xander si mette le cuffie
alle orecchie ed accende il suo mp3 ecologico, regalatogli da Hellen e fatto
solo con materiali riciclabili.
Sorride alla fissa della cugina
e si concentra sulla canzone che gli bombarda le orecchie.
Sinceritààà, adesso è tutto così semplice…
È la canzone adatta a
smaltire la sua tensione. La missione che gli spetta non è affatto semplice.
Si guarda attorno. Emerald e
Casey svolazzano attorno al pentolone e al forno a microonde, Tiara e Hellen
parlano di vestiti e di shopping, Christine e l’Uniporco fanno a gara a chi
saltella più in alto. Xander sorride alla scena.
Alla sua destra, Michelle
tenta di convincere suo fratello maggiore a partecipare alle battute di caccia
e Leonard le dà man forte, ma Paul è irremovibile.
Xander può chiaramente
leggere il suo labiale.
“Sei troppo piccola! È
pericoloso!”
La canzone nelle orecchie è
cambiata. Wannabe delle Spice Girls.
Benché il livello della musica
sia sempre più basso, Xander non riesce a tranquillizzarsi.
Ha bisogno di fare due
passi. Si alza e, attento a non farsi notare da nessuno, si rifugia nel bosco.
Percorre il sentiero a passo lento. Respira l’odore dei fiori. Il ritmo del
cuore comincia a decelerare.
Xander chiude gli occhi e
continua a muoversi alla cieca. Nelle sue orecchie un’altra canzone socialmente
inutile. Touch My Body di Mariah Carey.
Il giovane si lascia
trasportare dal suo olfatto. Quando riapre gli occhi il sole è sparito.
No, è ancora lassù, ma è
ricoperto da un fitto strato di chiome di alberi. Neanche un raggio passa tra
le foglie.
Il buio fa aumentare
l’inquietudine di Xander. Guarda per terra. Non vede più il sentiero. Si guarda
attorno. Solo alberi e buio.
Il giovane spegne l’mp3 e lo
mette in tasca. Nessun rumore inquietante in giro. Una brezza leggera gli
scompiglia i capelli. Un suono indistinto dietro un cespuglio.
Ed ecco una voce lamentosa,
quasi ultraterrena, venir fuori da quella siepe.
Xander arretra di qualche passo.
Sente invocare il suo nome.
Si volta, spaesato, ma non
c’è anima viva.
“Papà…” sussurra il giovane
impaurito.
Qualcosa gli tappa gli
occhi.
Xander tira un urlo
penetrante. Tira calci e pugni al vuoto, il cuore batte a mille.
“Ma sei scemo? Sono solo
io!”
La figura lo libera. Il
giovane si volta.
Un ragazzo con un
improbabile vestito nero ricco di stelle e lune grigie ed un cappello a forma
di cono lo fissa stupito.
“Scusa Edward! Pensavo di…”
“Di?” chiede il mago
curioso.
“No, niente” sorride “torniamo
alla radura”
“Sono tanto in ritardo?”
chiede Edward.
“Oh, sì! Vedrai Emerald che
accoglienza che ti darà!”
Le risate dei due
alleggeriscono l’aria. Xander lancia un’ultima occhiata nervosa dietro di sé.
Nulla. Ma quel senso di inquietudine non accenna a sparire.
“Non ti fai mai vivo! Non
vieni neanche a scuola! Con quale faccia ti presenti qua da noi?” gli occhi di
Emerald da verdi sono diventati rossi.
“Ma nonostante tutto ciò,
siamo contenti di vederti” esclama Casey. “Vero, ragazze?”
“Edino!” esclamano ad una
voce Hellen e Michelle.
“Ed Chan!” commenta Tiara
sedendosi accanto a lui.
Una figura in verde si
avvicina allegra.
“Pranzo! Pronto! È ora di
mangiare! Mangiamo! Gnam, gnam!”
Alla vista di Edward,
Christine si arresta e corre incontro a lui saltellando.
“Ed! Quanto tempo! Una vita!
Sei arrivato! Che bello! Ho fame! Mangiamo!”
Nel giro di cinque minuti
tutti i piatti sono a tavola e dopo un rapido buon appetito dieci paia di
posate vengono afferrate e usate per tagliare la tenera carne di cerbiatto.
Ben pochi commenti vengono
scambiati durante il pasto, tanta è la fame di tutti.
È Emerald a rompere il
silenzio.
“Ho sete!” esclama.
Casey e Michelle, sedute
vicino a lei, fanno un salto e si allontanano.
“Giù i canini dal mio
sangue!” esclamano le due spaventate.
Tutti ridono.
“Ma piantatela, voglio solo
un po’ di coca cola! Paul, me la passeresti cortesemente?”
Paul si volta ad ammirare
gli occhi verdi della ragazza, quindi esaudisce la sua richiesta.
“Non si sono ancora messi
insieme?” sussurra Edward all’orecchio di Leonard.
“Ci stanno lavorando”
risponde l’altro.
Le prime porzioni di carne
sono trangugiate rapidamente e tutti richiedono il bis, ad eccezione di Hellen.
“Chissà quanta acqua è stata
consumata per cucinare questo povero Bambi in quel brutto e cattivo pentolone!”
è il commento irato della principessa.
Ma tutti, in uno sprazzo
d’egoismo, preferiscono accontentare i loro stomaci che i poveri bambini
africani, addentando affamati anche la seconda porzione di Bambi.
Sono davvero contento che
abbiate gradito il primo capitolo.
Ringrazio di cuore coloro
che hanno semplicemente letto, messo la storia tra i preferiti o tra le
seguite, ma soprattutto chi ha lasciato una recensione :) – Tassadarh, Crit92,
Matt_Plant, Kikisummer, Leonard91, BeautifulKirja, Rosa
Princess, EllyChan91, Polz90, Akashi.
Il prossimo sarà il primo
di una lunga serie di capitoli tutti precedenti al banchetto dello scorso
capitolo, in cui narro come i due protagonisti originari – la principessa
Hellen e il cugino Xander – sono venuti a conoscere tutti i loro amici.
Ditemi pure cosa ne pensate
:). La storia di Leonard, il Cavaliere dei Draghi, purtroppo ricorda in alcuni
punti la trama di Eragon. Mi dispiace tantissimo ma a qualcosa mi dovevo pur
ispirare xD.
P. S. vi ho lasciato una
mega sorpresa al termine del capitolo!!
Chapter Two
The Dragon Chevalier
Due anni prima…
Palazzo Regale di Eufrasia, ore 22.00.
Migliaia di splendide dame
e pomposi cavalieri invadono l’enorme sala da ballo.
“Mia cara Hellen, mi
concede l’onore di questo ballo?” Xander prova un inchino.
“Oui, mon cher” è la
risposta della principessa, con un enorme vestito azzurro.
“Eh? Si mangia?” chiede il
cugino, in un fin troppo serioso smoking, che non lascia trapelare la sua
personalità.
Hellen ride.
“Ma no! È mio caro
in francese!”
La canzone precedente è
finita. Alcune coppie si tolgono dalla dancefloor regale, altre entrano
in pista pronte a ballare.
Ecco che riparte la musica.
“Cugino, non ti fai mai
vedere da queste parti”
“Cara, pullulo di roba da
studiare, poi palestra, a pranzo un panino e adesso… non ci vedo più dalla
fame!”
Take my hand…
“Xander, è la nostra
canzone!”
“Oui, mon cher!”
commenta Xander con un sorriso.
Sono i più graziosi della
pista. Tutti si girano ad ammirare con un sorriso la bellissima principessa.
“Tutti ci guardano!”
commenta Hellen arrossendo.
“Ah, ci saranno gocce di
gel tra i miei capelli!” sminuisce Xander.
Can I have this dance…
“Dove hai imparato a
ballare così?”
“Hellen, lo so che faccio
schifo, non sottolinearlo anche tu!”
“Macché? Sei bravissimo”
“Davvero?” Xander finge
modestia. “Bè, forse ho seguito due o tre lezioncine”
La canzone finisce. Tutti
si fermano un attimo ad applaudire. La maggior parte degli applausi sono rivolti
ad Hellen.
“Scommetto che se ballassi
con la colf non mi degnerebbero neanche di uno sguardo” sospira Xander.
Hellen ride.
Ma l’atmosfera cambia
all’istante. La ragazza si guarda attorno e trascina il compagno fuori dalla
pista da ballo.
“Cugina dove mi porti?”
“Lontano da qui”
Impossibile ignorare quel
tono di voce.
“Hellen, tutto bene?”
Procedono spediti ed
immersi nel silenzio sino all’atrio principale. Non c’è anima viva. Sono tutti
rinchiusi nella sala da ballo. Superano il portone principale, salutano con un
cenno le guardie e si allontanano nella notte.
“Hai capito la principessa”
fa una guardia all’altra con sorriso ebete. “Ha solo quindici anni e già corre
la cavallina”
“Oh, scemo, quello è suo
cugino!” gli risponde l’altra.
La prima sembra pensarci un
po’ quindi esclama: “Incesto!”
“Ma vai un po’… in pace,
vai, vai!”
Qualche metro più in là…
“Hellen, sul serio, mi vuoi
dire che ti prende?”
La principessa si ferma, si
guarda attorno accertandosi che nessun altro possa sentirla, e comincia a piangere.
“Mi prende che non ce la
faccio più, Xander! Ho troppe pressioni, sono sempre sotto gli occhi di tutti.
Tutti hanno grandi aspettative su di me, non posso deludere nessuno!”
Xander l’abbraccia.
“Hellen, avrei giurato che
questa vita ti stesse bene addosso. Non avrei mai potuto immaginare. Scommetto
che se non fossi una principessa ti chiameresti Elisa Ellena, ameresti la
raccolta differenziata e vorresti essere una principessa!”
Ce l’ha fatta: Hellen ha
sorriso. Anzi, all’immagine di lei con un elegante vestito fatto di materiali
riciclabili scoppia a ridere.
“E adesso che ti ridi?”
chiede Xander imitandola senza capire.
“Grazie Xander. La mia è
una vita piena di pressioni. Non posso non andare bene a scuola. Una
principessa ignorante non si è mai vista. E poi devo essere sempre composta,
signorile. Non posso neanche essere me stessa, ruttare! Anzi…”
Hellen si discosta un po’ e
tira un rutto secco e prolungato. Xander si tappa le orecchie.
“Oh mio Dio, cugina!”
Hellen ride di nuovo. Si
sente libera. Si sente felice. Il malumore è passato.
“Dai, rientriamo a palazzo.
Ritorniamo a fingere di essere un’altra persona”
Un rumore sordo alla loro
destra.
“Cos’è stato?” nella voce
della principessa è facilmente riconoscibile una nota di panico.
Il rumore, proveniente dal
vicino bosco delle Eufrasie, che si apre fino a diventare un’enorme foresta, si
avvicina sempre di più. La foresta nasconde molte insidie. Animali feroci,
esseri soprannaturali.
“Chi va là?” chiede Xander,
con voce più acuta del solito.
Sentono un improvviso
raspare ed ansimare. Un qualche animale imprigionato?
E poi eccolo uscire
dall’ombra: un umano. Tutto coperto di chiazze scure e un’armatura ammaccata.
“Aiuto!” sussurra con
flebile voce. Cade a terra e sviene.
“Xander, cosa sarà?”
“Andiamo a controllare!”
I due cugini si avvicinano
alla figura stesa per terra.
“Non è un eufrasiano, non
ci sono molti ragazzi biondi con gli occhi verdi quaggiù”
“No, della Valle non è
senz’altro. Guarda lo stemma su questo scudo malandato”
Era la sagoma del viso di
un drago che sputa fuoco.
Lo stemma è ricorrente, si
trova anche sull’armatura dello straniero, sull’elsa della sua spada e sul
collo dello stesso.
“Un guerriero di chissà
quale popolo di chissà quale terra?” suggerisce Hellen.
“Non lo sapremo mai se non
lo facciamo curare. Vieni, aiutami a portarlo a castello”
“Mi ricordi perché non
abbiamo chiesto aiuto a tuo padre?”
Xander poggia il corpo
esanime dello straniero sul letto rosa della principessa e sbuffa per lo
sforzo.
“Macché, scherzi? Un
guerriero di chissà quale popolo che raggiunge il castello di Eufrasia il
giorno del quindicesimo compleanno della principessa? Lo vedrebbe come un
attentato o chissà che!”
“Bah, se lo dici tu… E ora
mi spieghi cosa ne facciamo del biondo?”
“Ma è semplice: basta prendere
il mio libro sulla Cura delle malattie di ogni sorta, per una
principessa sana e vigorosa!”
“E questa è la peggior
boiata che ti abbia sentito dire oggi. Che roba è sto libro?”
Hellen fa cenno di tacere
con la mano, mentre sfoglia tra le mani un libricino di un rosa acceso.
“Ecco l’ho trovato:
svenimento! Punto uno, sollevare i piedi della persona in modo che il sangue
possa defluire con più facilità”
Xander prende un cuscino di
seta rosa e lo pone sotto le pesanti calzature dello straniero.
“Ehi, sopra quel cuscino ci
dormo!”
Il ragazzo toglie gli
stivali al guerriero e subito un odore acre si diffonde per la camera.
“Puah! Non oso immaginare
da quanti giorni è che non si lava i piedi!”
“Hellen, vai avanti prima
che svenga anch’io!”
“Punto due, imprimere
ripetutamente delle spinte con le due mani congiunte presso la zona del cuore”
“Ma sei sicura che non sia
il corso per bagnini questo?”
“No, no, qua è scritto: “in
caso di svenimento”!”
“Bah!”
Xander segue il comando,
mentre Hellen si siede sul lato libero del suo immenso letto matrimoniale.
“Ho un dubbio amletico”
dice Xander, continuando a spingere nella zona del cuore.
“Spara!”
“Perché dormi in un letto
matrimoniale?”
“Bè, lo sai com’è papà,
dovrà controllare strettamente il futuro principe. Dietro il quadro qua sopra
c’è un buco per spiarmi”
“Hai capito lo zietto!”
Entrambi i ragazzi adesso
sono silenziosi. Stanno studiando il terzo personaggio che è in loro compagnia.
Entrambi cominciano a viaggiare con la fantasia, immaginando terre lontane,
immensi castelli e improbabili sfide e duelli con le più strane e curiose
creature.
“E adesso che devo fare?”
chiede Xander riportando la principessa nella Valle delle Eufrasie.
“Eh? Oh, sì… punto tre:
respirazione bocca a bocca”
“Che cosa? E me lo dici
così?”
“E come lo dovrei dire? Su,
cosa sarà mai un bacetto”
“Ma zero assoluto, fallo
tu!”
“Ma io non ho mai baciato
nessuno, non voglio che il mio primo bacio sia con uno che non se lo ricorderà
neanche!”
“Embè, io non ho mai
baciato un uomo, siamo pari!”
Hellen ride. Xander la
segue.
“Ma sei sicura che questo
libro sia utile? Io non ho alcuna intenz…”
La sua attenzione è
catturata da una figura dormiente all’angolo della stanza, un enorme maialino
rosa con in testa un corno arcobaleno.
“No, Xander, non permetterò
che il mio Uniporco faccia tutto il lavoro sporco!”
“Uaaa, che rima! Comunque è
l’unica chance!”
Prima che la principessa
possa muovere un solo muscolo, il cugino ha già sollevato la creatura dai
fianchi. L’animale adesso grugnisce e scodinzola la coda arrotolata per la
stizza.
“Su, su, sta buono e
comincia a leccare!”
L’Uniporco si dibatte
fieramente, ma alla fine è costretto ad estrarre la lingua ed a riempire di
saliva la faccia del guerriero svenuto.
“Xander, non credo stia
funzio…”
“Aaaaahhhhh! Toglietemi
questa bestiaccia di dosso!”
L’Uniporco emette un ultimo
irato grugnito e corre via con le sue zampette adipose.
I due cugini si girano
istantaneamente verso il ragazzo. Si sta pulendo la faccia con il cuscino di
seta rosa.
“Argh! Sopra quel cuscino ci
dormo!”
Il giovane si toglie il
cuscino di dosso e si guarda attorno. Il suo viso si riempie di confusione e di
panico.
“D-dove… dove sono?”
I due cugini si guardano
spaesati, ma non hanno il tempo di rispondere. Il ragazzo balza in piedi ed
estrae la sua spada dall’elsa.
“Ehy, biondo, calma!”
esclama Xander con voce ben poco virile. “Posa giù quell’arma affilata e
parliamone tranquillamente, magari davanti ad una tazza di tè, che dici?”
Il guerriero abbassa
l’arma, ma rimane all’erta. Scruta attentamente ogni centimento della stanza.
Quando si ferma sull’Uniporco, nuovamente addormentato, la sua faccia si
dipinge di disgusto.
“Manifestate i vostri
connotati!” chiede imperativo.
“Bè, fino a prova contraria
sono un uomo” dice Xander con voce incerta.
Il ragazzo lo fissa per un
istante, poi sorride.
“Tranquillo, lui è sempre
così” dice Hellen in tono canzonatorio.
Adesso il ragazzo sta
ridendo.
“Ma voi due siete sempre
così?”
“Sì” esclamano i due cugini
all’unisono, ridendo anch’essi.
“Comunque volevo sapere i
vostri nomi, ed anche dove mi trovo”
“Bè, benvenuto ad Eufrasia,
situata sulla Valle delle Eufrasie, capitale dell’Isola di Flavonia. 1.200.000
abitanti, tempo soleggiato e moderatamente nuvoloso tutto l’anno. Per quanto
riguarda le due figure che ti trovi davanti, stai parlando nientepopodimenoche
con Hellen, principessa di Eufrasia, e Xander, cugino della principessa di
Eufrasia”
“Una principessa” il
guerriero sorride e si inchina.
“Mai nessuno che considera
minimamente il cugino. Tzè” commenta Xander.
“Il cavaliere di draghi
Leonard Inidran le porge omaggio, mia cara principessa”
“Oh” gli occhi di Hellen si
fanno luminosi per la gentilezza del guerriero.
***
“Ma è meraviglioso!”
esclama Leonard estasiato da quella vista.
Bè, Xander deve ammettere a
sé stesso, in effetti la Valle delle Eufrasie ha dei paesaggi bellissimi. E
aveva solo l’imbarazzo della scelta dei posti che poteva far vedere al
cavaliere di draghi nel loro tour dell’isola. Ma senza dubbio, il Giardino
delle Esperidi era una tappa obbligatoria.
“Pensavo fosse solo un
luogo mitologico!” esclama Leonard, contemplando il bel tronco degli alberi
sempreverdi e i celeberrimi pomi dorati.
“Macché! I Greci erano solo
dei copioni!” commenta Xander, assaporando l’aria fresca a pieni polmoni.
“E dimmi, anche le Esperidi
esistono veramente?” gli occhi del guerriero sono accesi di viva curiosità.
“Certamente. Egle, Aretusa
ed Esperia. Che sagome. Sono molto simpatiche”
Si avvicinano al ruscello
che scorreva in mezzo al giardino e Leonard immerge la sua mano dentro l’acqua
fresca.
“Questo luogo è così…
placido”
“Già…” Xander è d’accordo.
Poi un pensiero fa capolino nella sua mente.
“Non ti ho ancora chiesto
da dove vieni”
“Dalla Nuova Zelanda”
“Cosa? E non hai mai visto
luoghi come questo?”
Leonard sorride.
“Quale faccia della Nuova
Zelanda conosci?”
“Bè, quella che si vede nei
film…”
“Allora non hai mai
senz’altro visto i monti Varan”
“I monti che? Non li ho mai
sentiti in geografia”
“Non vengono quasi mai
menzionati, è una catena molto piccola. A dire il vero, è un unico monte, il
Varanus, le restanti sono tutte collinette”
Leonard tace, benché si
senta lo sguardo di Xander addosso.
“Tu sei nato lì?”
“Sì” Leonard guarda il
cielo con nostalgia.
“Ma è da tanto che non vedo
la mia città natale, ai piedi del monte. È lì che tutto iniziò…”
Fa un respiro profondo, si
concede una rapida panoramica del luogo idilliaco in cui si trovano, quindi si
lancia nel racconto.
“Il monte Varanus è un
luogo brullo, ostile all’uomo. Ad oggi, esiste solo la nostra città in quell’area.
La mia città. La zona rimase disabitata sino al 1797, quando un prigioniero
inglese, che era stato portato in esilio con una nave in Nuova Zelanda assieme
ad altri detenuti, riuscì ad evadere la stretta sorveglianza ed a fuggire. Egli
raggiunse questo luogo e qui si rifugiò, attendendo che le ricerche delle
milizie inglesi terminassero. Il suo nome era Anfither, nome che diede anche al
monte. Costruì una capanna alla buona ed in essa trascorse una settimana. Si
nutriva essenzialmente di caccia, ed in una delle sue battute raggiunse la cima
del monte. Non è un monte di elevata grandezza, e nella cima era situata una
grotta. Quello che vide dentro la grotta cambiò radicalmente la storia e
l’interesse dei popoli limitrofi per quest’area. Dentro la grotta vi era una
creatura con la pelle violacea e squamosa, due imponenti ali e quattro zampe.
Si trattava di un drago. Puoi immaginare la sorpresa di Anfither. L’uomo
cominciò a far visita ogni giorno alla creatura nella sua grotta, tanto è che
tra i due nacque una certa intesa”
“In che senso?”
Leonard sorride.
“L’uomo era in grado di
codificare i versi della creatura. Anfither chiamò il drago come suo figlio,
Varanus, e anche il monte prese tale nome. Anche se, quando Varanus partorì, si
capì che era una femmina. Sia il drago che Anfither diedero vita ad una
numerosa discendenza, anche se non sempre uomini e draghi andarono d’accordo.
Uno dei pronipoti di Anfither, in particolare, era malefico. Voleva il totale
asservimento dei draghi agli umani. Il suo nome era Wormun. Contro lui ed il
suo imponente drago dalla pelle nera, si mossero i suoi tre fratelli. I due
eserciti avversi coinvolsero tutta la popolazione della Nuova Zelanda
meridionale. La Guerra dei Draghi era iniziata”
“Ripeto, non ho mai sentito
nulla di tutto ciò” commenta Xander sovrappensiero.
“Bè, urge una
specificazione. I due eserciti avversi coinvolsero tutti i popoli magici della
Nuova Zelanda, non gli umani. Gli unici umani erano i quattro potentissimi
fratelli”
“Che anno era?”
“Il 1875, credo”
“Eh? Solo un secolo e mezzo
fa? Ma allora come è possibile che i draghi fossero conosciuti sin dai tempi
antichi?”
“La teoria condivisa è che
i draghi prediligessero i luoghi più aspri e meno colonizzabili dagli uomini,
ma che qualcuno li vide e diffuse la notizia, che si trasformò ben presto in
leggenda”
“Ma ad oggi la loro
esistenza non è stata ancora accertata”
“Bè, l’Himalaya e gli
abissi marini sono semi sconosciuti, no?”
“Abissi marini? Ma sono dei
rettili alati!”
Leonard ride di nuovo.
“Grotte subacquee”
Xander si concentra sui
pomi dorati, immaginando schiere di draghi nelle sconosciute profondità marine.
“Come si conclude la
storia?”
“Bè, nella Guerra dei
Draghi, nonostante la sconfitta di Wormun, tutti i draghi morirono, e per un
secolo nessuno a Varanus vide più un solo drago. Intanto il villaggio sorto con
Anfither era ormai diventata una città molto grande, industrializzata e con un
aeroporto. La progenie di Anfither si era sposata con i maori e con gli
europei, tanto che si perse di vista la linea di discendenza pura. Fino a che…”
Leonard si toglie le scarpe
e immerge i suoi piedi nel ruscello.
“Fino a che?” chiede Xander
sempre più preso dalla storia.
“Fino a che non nacquero,
nel giro di quattro anni, tre fratelli: Charles, James…”
Leonard volge lo sguardo
verso Xander.
“E Leonard”
“Sei il diretto discendente
di Anfither?”
“Esattamente” il suo
sguardo si posa sui ricchi colori dei fiori del Giardino delle Esperidi.
“E la nostra nascita è
legata ad un’antica profezia…”
Tipiche frasi da libro fantasy,
pensa Xander. Ma probabilmente in questo caso la profezia è vera.
“… secondo la quale solo
uno di noi tre dovrà sopravvivere. E lui e il suo drago domineranno il Varanus
e l’intera isola”
“Come fai a sapere che
parla di te e dei tuoi fratelli?”
“Siamo gli unici tre
fratelli nati tra l’88 e il 91, e sempre gli unici che discendiamo direttamente
da Anfither. L’ingegneria genetica e gli alleli sul nostro DNA non mentono”
“Bè, in effetti questa non
è una tipica frase da libro fantasy”
“Come hai detto?”
“Niente, parlottavo tra me.
Come prosegue la storia?”
“All’inizio, nessuno di noi
tre diede peso alla profezia. Ma un giorno tutto cambiò. Fu il giorno in cui,
in una battuta di caccia, trovammo un drago femmina in fin di vita. Era
acquattata in una grotta, moribonda. Le facemmo veglia per una notte, e
all’alba spirò. Ma pochi attimi prima di morire, qualcosa uscì dal suo basso
ventre. Erano tre uova. Lucide, bellissime, una blu, una verde ed una oro.
Troppe coincidenze per non ricordarci della profezia. Tra noi qualcosa cambiò.
Charlie cominciò a temere me e James, a non fidarsi più di nessuno. Aveva paura
che io e James, essendo i fratelli minori, avremmo potuto ucciderlo nel sonno.
Divenne pazzo, assetato di potere. Un vero e proprio dittatore. Io e James cercammo
di fermarlo con le buone, provammo a parlargli, a rassicurarlo. Ma non ci fu
verso. Si sa com’è tra adolescenti, ben presto le parole si trasformarono in
fatti. Charlie ci aizzò contro il suo cucciolo di drago, intensamente allenato
da mio fratello per combattere. Lo aveva chiamato Devangar, aveva squame di un
profondo blu mare. Era nettamente più forte dei nostri. Il mio Bithor, con le
sue piccole squame dorate, non riuscì a difendersi e fummo sconfitti. Charlie,
fuori di sé, ci fece portare da Devangar fuori dall’isola, in terre lontane, e
ci lasciò cadere in mezzo all’oceano. Pioveva, una tremenda burrasca animava il
mare. Mi sembrava di affogare tra i flutti impetuosi. Arrancai, cercando di
sopravvivere, cercando Bithor, ma non lo vidi. Ben presto svenni”
Leonard si concede un
attimo per ripensare alle recenti e tristi avventure.
“Mi risvegliai in una
spiaggia. Ignoravo dove mi trovassi. Sapevo solo che non ero in Nuova Zelanda e
che Bithor non era con me. Camminai per giorni e per notti, mangiando
saltuariamente i frutti degli alberi. Non incontrai nessun umano, ne alcuna
creatura magica lungo il mio cammino. Solo due sere fa vidi finalmente una luce
lontana. Avvicinandomi, i rumori aumentarono d’intensità. Sembrava una festa.
Gli alberi della foresta cominciavano a diradarsi. E finalmente, vidi voi.
Chiesi aiuto e svenni, stremato dal lungo viaggio e dalla fame. E il resto è
storia nota”
“Wow!” è l’unico commento
di Xander, totalmente assorto.
I due ragazzi rimangono
così, in silenzio.
È Xander a parlare per
primo.
“Bithor è… ancora vivo?”
“Non lo so… ma se è morto,
non certo per il mare. I piccoli draghi sono nuotatori provetti. Secondo me è
da qualche parte, da solo, e mi sta cercando come io cerco lui”
“Sono sicuro che lo
troverai”
Leonard guarda Xander.
“Anch’io”
Impossibile ignorare la
determinazione in quel paio di occhi color verde dorato.
“Le squame del drago hanno
lo stesso colore degli occhi del cavaliere?”
“Sì” sorride Leonard “gli
occhi di Charles erano di un bellissimo blu mare. Ora sono quasi nero liquido,
come la sua anima”
Rimangono ancora fermi, a
godersi l’aria fresca ed i suoni della primavera.
“Penso sia ora di andare,
Leo. Il sole sta per tramontare”
“L’ultima cosa”
“Dimmi”
“Dici che… pensi che… bè…
posso assaggiare uno di questi meravigliosi frutti?”
Xander ride.
“Sì, ma in fretta. Non
voglio che Egle, Aretusa ed Esperia arrivino proprio ora!”
Leonard allunga il braccio
verso il pomo più vicino, lo agguanta e lo porta alla bocca.
“Mmh! È squisito!”
“Torniamo al castello, ora.
Finalmente stasera farai un pasto decente!”
N. A.
Ed ora, in anteprima assoluta, la scheda
dell’Uniporco!!!!
Nome: Elle
Cognome: Fairybell (adottivo)
Nickname: Elle
Data di nascita: 15
Novembre 1898 (gli Uniporchi sono molto longevi!!)
Occhi: color arcobaleno
Genitori: un Uniporco
ed una Scrofa
Fratelli: /
Città natale: Foresta
delle Eufrasie
Tipo di creatura: un
suino roseo e paffuto con un appuntito corno arcobaleno sulla fronte ed una
simpatica coda arrotolata
Ruolo nella storia:
assolutamente di prim’ordine, riesce a far innamorare tutti di sé
Io che sono l’autore sono il primo ad amarlo!!
Bella, eh? Mi ci sono messo d’impegno! E per il
prossimo capitolo, di quale personaggio volete sapere la scheda: Hellen, Xander
o Leonard?
Ringrazio coloro che hanno
recensito l’ultimo capitolo: Tassadarh, Matt_Plant, Crit92,
EllyChan91, Leonard91, Kikisummer, Polz90, BeautifulKirja
e Coco92.
Il prossimo sarà uno dei
capitoli più drammatici di tutta l’opera (non fatevi ingannare dall’inizio che
è alquanto onirico xD) ed è dedicato alla figura di Paul. Tra l’altro, sono
molti i personaggi che appaiono in questo capitolo e che Hellen, Xander e
Leonard non hanno ancora conosciuto.
Ci tengo a precisare che
l’ordine con cui posterò i capitoli su questo sito sarà esclusivamente
cronologico (ossia tutti i “flashback” antecedenti al banchetto e poi la storia
vera e propria) ma la versione “ufficiale” sarà diversa: i “flashback” verranno
infatti inseriti tra un capitolo e l’altro del conflitto centrale della storia
(che per scoprirlo qua su fanfiction dovrete attendere il dodicesimo capitolo
xD)
Come la scorsa volta, in
fondo vi attende un’altra scheda-personaggio.
Buona lettura!!
Chapter Three
Once Upon A Time In Norway
Ore 13.00, in onda in una tv
al plasma rosa shocking.
“Oh, Rocco, Rocco, perché
mi hai tradito con Cicciolina?”
“Ma io, Suor Maria
Assunta mia adorata, io non c’entro niente, ero ad assaggiare le patatine!”
“Oh, mondo crudele!” e la
suora vestita di nero cade sul divano, svenuta.
“Ora cosa farò, adesso
che la ragione della mia vita non mi vuole più?” si dispera l’altra figura
nella stanza, un celeberrimo porno divo.
In quella passa un’altra
suora.
“Sbavvv! Suor Rosaria
Adelaide è davvero sbavvv! Dove corri?” e la insegue.
“Oh, povera Suor Maria
Assunta!” piange Hellen. “E pensare che era resuscitata solo tre volte ed aveva
avuto rapporti incestuosi solo con tutti i membri della sua numerosa famiglia!
Basta, non mi vedrò mai più Idiotiful, troppo triste, troppo realistico!”
e detto questo stringe a sé il suo adorato Uniporco, anch’esso in lacrime.
“Oh, meno male che ci sei
tu, caro il mio Elle!” e gli dà un bacino sulla rosea criniera.
Qualche stanza più in là…
“Esci da camera mia!”
Leonard si guarda attorno.
Ogni singolo centimetro della stanza è rosa shocking.
“Bè, è una camera molto…
virile…”
“Vabbè, esci dalla camera di
mia cugina!” commenta Xander aspro, incrociando le braccia.
“Ma perché?”
“E me lo chiedi! Come puoi
dire queste cose non pudiche sul conto di mia cugina?”
“Ti ho chiesto solo il suo
numero di telefono! E che vuol dire pudiche?”
“Non ne ho idea!”
“Ma l’hai detto tu!”
“Quando sono irato uso
termini che non conosco, brutto improvvido impiccione!”
“Ma pensavo fossimo amici!”
“Ma chi, io e te? Ma se non
abbiamo neanche un interesse in comune!”
I due si fermano dal
litigare.
“Vediamo” Leonard pensa ad
alta voce. “A me piacciono i draghi”
“A me le ragazze. Altro?”
“Giocare al Draggitch”
“E che è?”
“Hai presente il Quidditch?
Ecco, al posto delle scope usiamo i draghi. Cos’altro piace a te?”
“Rimorchiare le amiche di
mia cugina. Poi?”
“Allevare draghi”
“Giocare con le Barbie”
Leonard spalanca gli occhi.
“Cioè, no aspetta, mi hai
frainteso… intendevo… bè… la musica! Ascoltare musica!”
“Oh, finalmente una cosa che
mi piace! Che genere ascolti?”
“Mmhh, Spice Girls, Hilary Duff, Mariah Carey…”
“Ci rinuncio. La caccia?
Dimmi che ti piace la caccia!”
“Mi fa schifo! Preferisco la
caccia! Un momento…”
I due si fissano per un
breve battito di ciglia, quindi scoppiano a ridere.
“È stata dura…”
“… Ma ce l’abbiamo fatta!”
“Che ne dici domani di una
battuta di caccia nella foresta qui vicino?”
“Idea stupenda! Finalmente
non dovrò più giocare con le Barbie con Hellen…”
“Ancora questa storia delle
Barbie? Meno male che domani farai qualcosa di virile, ne hai bisogno!”
***
Un bosco.
Conifere alte e appuntite. Il sole proietta ombre lunghe e straziati squarci di
luce che rendono tutto innaturale.
Un vago rumore, un
sottofondo di brusii e mormorii incessanti. La foresta parla, sembra osservare
il viandante vestito di una tunica marrone che cammina risoluto.
I rami si muovono, si
toccano l’uno con l’altro, si passano un messaggio. Sono curiosi, perché quella
creatura non sembra il solito boscaiolo del villaggio vicino. Gli alberi sussurrano
ancora. Egli emana un’aura, la sentono.
La mano del viandante tocca
un albero e il tronco freme. E il mormorio cessa improvvisamente.
Da sotto il cappuccio il
viandante sorride, sa che la foresta l’ha riconosciuto… e non gli farà del
male. Gli alberi sanno essere vendicativi con chi alza le armi contro di loro.
Ma non faranno del male a chi è entrato in pace con la natura.
Sulle spalle, legata con una
cintura di cuoio ha una balestra. Una lama, intarsiata con parole di una lingua
ormai dimenticata, pende dalla sua cintura di cuoio. È una spada antica, e se
potesse parlare racconterebbe di innumerevoli morti e di fiumi di sangue caldo
che l’hanno bagnata…
Un rumore secco, un sibilo e
un gemito strozzato.
Il vento porta con sé suoni
e odori, come un fiume in piena porta con sé sassi e tronchi.
Altri sibili, urla in
lontananza.
Il bosco raccoglie il vento
e il carico che porta con sé.
Passi, rumore di rami
spezzati, odore di sangue.
L’intero bosco viene scosso
da un brivido.
Percezioni confuse giungono
al viandante. Si è tolto il cappuccio, ha i capelli castani e la luce che
filtra tra i rami gioca dandogli riflessi biondi.
Ha lineamenti morbidi e un
corpo snello e agile. Una goccia di sudore scende dalle tempie, è fredda come
il brivido che gli sta salendo lungo la schiena.
Impugna la balestra, “Cosa
può aver scosso così tanto la natura?” pensa tra sé.
Un rumore in un cespuglio;
d’improvviso esce un cinghiale nero, inferocito e punta verso l’uomo: le mani
si muovono da sole, una sposta l’arma mentre l’altra cerca il grilletto. Una
freccia si pianta precisa tra gli occhi della bestia e la trapassa da parte a
parte.
“Diventerai una lunga fila
di ottimi salamini”, la natura sa essere generosa con i suoi figli. “Eppure non
può essere stato questo cinghiale a spaventare così gli alberi”
Una creatura fugge tra i
cespugli. Salta da un ramo all’altro con precisione felina. Ha gli occhi rossi
e lunghi canini appuntiti. Una freccia l’ha ferita alla spalla, e l’odore del
suo sangue e il gusto fresco che ha ancora in bocca di quello della sua vittima
la stanno facendo impazzire. Non le era mai successo di sbagliare così: aveva
sete e quell’uomo sembrava la persona perfetta per rinfrescare la sua gola
asciutta.
Ma non c’era tempo per
riflettere: ora doveva solo fuggire, contando sulla sua velocità e la sua
abilità nel muoversi nei boschi, mentre le frecce sibilavano intorno a lei.
Da un ramo all’altro. Da un
albero all’altro.
Le voci dei suoi inseguitori
si affievolivano.
Forse avevano rinunciato ad
inseguirla. E questo era un sollievo, perché sentiva che le sue forze venivano
meno. All’improvviso un odore mai sentito. Un passo sbagliato, un ramo che si
spezza e la creatura cade.
Il viandante tenta di
rialzarsi: qualcosa lo ha buttato a terra con violenza. Si sente le gambe
estremamente pesanti. Ma non è stanchezza: una ragazza dai capelli mori è
caduta sopra di lui e ora sta cercando di rimettersi in piedi.
“Ehilà, come sei
precipitosa! Tutto bene? È la prima volta che una donna mi cade dal cielo!”
scherza il giovane.
Lei continua ad ansimare,
tiene lo sguardo fisso a terra e con una mano si stringe la spalla: solo ora il
viandante si accorge di quanto sangue stia perdendo.
“Co… cosa ti è successo?
Fammi dare un’occhiata alla tua spalla, ti posso curare in qualche modo!”
“Lasciami stare!” esclama
lei gelida.
Ha una voce profonda. Il
viandante si immobilizza.
Lo sta fissando: il viso
pallido e due occhi rossi come il sangue, contratti in una smorfia mista tra
dolore, rabbia e odio verso il mondo.
Quanto durò quello sguardo?
Quell’incontrarsi di due paia di occhi così diversi, di due anime così diverse?
Pochi secondi, un mese o una vita intera.
Qualcosa si sciolse in lei.
Dov’era sparito il dolore della ferita? La paura della fuga? Lo sconcerto di
aver messo un piede in fallo?
Un groviglio di emozioni mai
provate la tenevano immobile, sentiva ogni fibra del suo corpo stendersi. Chi
era costui?
D’improvviso delle voci e
una risata sommessa. Una certezza: “c’è qualcun altro nel bosco” e l’istinto
ebbe di nuovo la meglio.
La vampira si gira di scatto
e con un salto si trova di nuovo tra gli alberi. Il viandante rimane
stupefatto: i suoi occhi che prima lo fissavano rossi come brace ardente
avevano cambiato colore, erano diventati due smeraldi dai mille riflessi, il
suo volto si era addolcito. Bellissima eppur terribile.
La ragazza è scomparsa.
Rimangono solo le voci che l’hanno fatta fuggire, che ora cantano una
canzoncina stonata:
“If you wanna be my loveeer…”
Una
rabbia improvvisa prende il viandante.
“You gotta get with my frieeends..”
La balestra di nuovo in
pugno.
***
“La vuoi piantare?” chiede
Leonard disperato.
“Uomo, non c’è musica nel
tuo cuore!” risponde Xander fingendo superiorità.
“Stai facendo scappare tutti
gli animali con questo lamento!”
“Lamento? Questa è vera
musica!”
“Se questa è musica io
sono…”
Ma Leonard non conclude la
frase. Sente un rumore di cespugli alla loro destra.
“Tu sei…?” chiede Xander
incalzante.
“Shh! Ecco il nostro bel
cinghialotto!”
Entrambi tengono il fiato
sospeso.
Si avvicinano alla fonte del
rumore con passo cauto.
Ma proprio dalla parte
opposta della radura una voce imperativa fa loro gelare il sangue nelle vene.
“Buttate giù le armi!”
I due ragazzi, più lenti
della moviola, si girano con il cuore in gola.
Ed ecco comparire dinanzi ai
loro occhi un viandante. Stringe una balestra in mano. I suoi occhi verdi e
concentrati stanno prendendo la mira.
I due ragazzi sono
impauriti. Non riescono a sfruttare la superiorità numerica.
“State spaventando la
foresta” commenta il giovane freddamente. Dimostra sì e no venticinque anni, ma
i suoi occhi sono intrisi di una saggezza secolare.
“Bè…” comincia Leonard
incerto. “Ci trovavamo qua a passare… Sai… ehm… Adesso togliamo il disturbo,
eh?”
Il viandante abbassa la
balestra. No, non sono stati loro. Questi due non saprebbero colpire neanche un
passero. Ne tanto meno hanno ferito un vampiro.
Xander tira un sospiro di
sollievo.
“Ehy, amico” dice, fingendo
sicurezza. “Siamo in pace!”
“Non ne dubito!” commenta il
giovane con sarcasmo. “Cercavo gente più minacciosa!”
Leonard, tranquillizzato,
ripone la sua spada.
“Cosa stavate facendo, di
grazia?” chiede lo straniero.
“Una battuta di caccia. Vuoi
unirti?”
“Voi due a caccia?” chiede
scettico. “Andiamo, almeno imparerete qualcosa!”
“Che insolente!” borbotta
Xander a bassa voce.
“Paul Iglar” risponde
annoiato alla domanda di Leonard.
“Che nome strano” sottolinea
Xander.
I tre si muovono silenziosi
nella foresta, ma ancora nessun animale ha fatto la sua comparsa nel loro campo
visivo.
“È un tipico nome norvegese.
È lì che sono nato”
I due lo guardano curiosi.
Paul sbuffa.
“Prima uccidiamo un bel
cervo, poi vi parlerò di me” promette scocciato, con lo stesso tono di voce che
si rivolge ai bambini di tre anni.
***
Andselv, Troms, Norvegia,
molti anni addietro…
“Andiam, andiam, andiamo a
lavorar!”
I bambini allegri
canticchiano col papà e imitano il suo passo di marcia. Sembrano tanti piccoli
soldatini. Le pesanti pellicce ondeggiano nel gelido vento invernale. Sette
pargoli stanno trasportando dei pezzi di tronco d’abete, di dimensioni
proporzionali alla loro età. Il padre, invece, con l’aiuto del suo primogenito,
trasporta un intero abete e già pregusta l’allegra vigilia in cui la sua nuova
moglie passerà tutta la giornata ad addobbare l’albero con i suoi figli.
Sarebbe stato un grande momento di coesione.
“Ouch!” sussurra una
figurina caduta per terra. Era l’ultima della fila, ma adesso è tutta
impantanata nella neve. Il primogenito molla l’abete di colpo e corre da lei.
“Marianne! Marianne! Tutto
bene?” la volta e lei lo fissa con quei suoi occhioni castani, che erano
appartenuti alla mamma.
Marianne scoppia a piangere
ed il fratello maggiore la stringe a sé.
La piccolina, di soli
quattro anni, ricambia l’abbraccio, mentre il padre si china su di loro e le accarezza
i capelli.
“Come stai?” le chiede
quando smette di piangere.
“Bene” sussurra la piccola,
quindi, improvvisamente piena di allegria, si issa in piedi, afferra il suo
pezzettino di tronco e si rimette in marcia, con un gran sorrisone.
Il padre ed il ragazzo
sorridono a loro volta.
“Ben fatto, Paul” commenta
l’uomo. “Dai, rimettiamoci in marcia”
Arrivati a casa, alimentano
immediatamente la grande stufa nel soggiorno. Il fuoco ricomincia a
scoppiettare, caldo e allegro.
“Avanti, tutti a lavarsi le
mani!” esclama il padre contento.
Una donna castana con gli
occhi scuri compare con una tovaglia rossa.
“Amore!” sussurra l’uomo. Le
accarezza la testa e le sfiora il grembo ingrossato.
“Il dottore ti ha detto di
non fare movimenti bruschi!” e le strappa dolcemente dalle mani la tovaglia.
“Ma, amore, sto solo
apparecchiando!”
“Posso farlo benissimo io!
Tu siediti vicino al fuoco e riposati!”
La donna sorride
accondiscendente e segue la richiesta del marito.
Marianne è la prima a
entrare nella stanza, allegra come sempre.
“Papà, papà, che c’è per
cena?”
“Carne di renna, tesoro”
“Di nuovo? Ma sono tre sere
che la mangiamo!”
I due coniugi si scambiano
un’occhiata. La condizione economica della famiglia non è un segreto per
nessuno.
“Ma è buona, non è vero? È
tanto, tanto buona!” e comincia a farle il solletico. Marianne si scuote
ridendo a crepapelle.
“Su, vai ad abbracciare la
mamma!”
La piccola corre verso la
figura vicino al fuoco.
“Mamma Afron, mamma Afron!”
e la abbraccia.
Nel giro di dieci minuti
tutti i dieci membri della famiglia Iglar sono intorno al lungo tavolo, a
sorseggiare il caldo brodo di carne di renna.
Afron finisce la sua
porzione e allunga la mano verso la bottiglia di acqua.
“Paul, non la vedi che è in
difficoltà? Aiuta tua madre!”
Il dodicenne seduto accanto
alla donna solleva la bottiglia e gliela allunga.
“Versale dell’acqua.
Dovrebbe essere automatico, Paul!”
Paul solleva un
sopracciglio, ma non dice nulla e segue le indicazioni del padre.
“Tieni, Afron”
“Mamma Afron!”
commenta il padre risentito.
“Lei non è mia madre”
commenta Paul tranquillo. Alza lo sguardo in direzione di suo padre e sostiene
quegli occhi della stessa tonalità di verde dei suoi.
“Ora la è!”
L’aria si fa tesa.
“Caro, grazie mille”
sussurra la donna, lanciando un’occhiata comprensiva a suo marito.
“Non capisco proprio cosa
gli prende, a quel ragazzo!”
“Hubert, comprendilo. Sua
madre è morta solo un anno fa”
“Lo so, Afron, ma non voglio
che lui ti tratti così…”
“Abbiamo tempo per
conoscerci meglio, caro. Anch’io al suo posto mi comporterei così, con
diffidenza”
Nel buio della camera da
letto, Hubert accarezza dolcemente il grembo della moglie.
“Caro…” sussurra la donna.
“Dimmi, amore”
“Che ne pensi di Luke?”
Hubert storce il naso.
“Mi piaceva l’idea di un
nome francese” commenta Afron.
“Cara, abbiamo già sei
maschietti. Non vorresti una femminuccia?”
“Ho un nome anche per lei”
“Qual è? Francis?”
“No, Michelle…”
“È meraviglioso, amore!” e
Hubert allunga un bacio sulla fronte della moglie.
Fuoco, fuoco dovunque.
Paul si guarda intorno. Le
case attorno a lui, a fuoco.
L’unico pronto soccorso del
villaggio, a fuoco.
L’unica stazione di polizia
a fuoco.
Il bianco della neve, così
preminente 365 giorni all’anno si sta sciogliendo in fretta.
Parte dei 740 abitanti di
Andselv si sta ammassando in modo confuso lungo l’unica strada sterrata del
paese.
Rosso, rosso ovunque.
Le fiamme, voraci ed
affamate, stanno divorando tutte le case di legno.
“No!” urla il ragazzo,
lasciando cadere i sacchi della spesa. Non si volta, ma è sicuro che ora anche
il rudimentale supermercato dietro di lui stia avvampando.
Corre, corre, senza
fermarsi. Deve avvertirli. Deve avvertire suo padre, deve avvertire Afron, i
suoi fratelli. Deve salvarli.
Le fiamme sono più veloci di
lui, e quando svolta l’angolo una morsa gli attanaglia il cuore.
Casa sua sta bruciando. Le
spietate lingue di fuoco stanno buttando giù tutte le pareti.
Paul dilata gli occhi e
cade, in ginocchio, impotente.
La sua testa si svuota. Non
sente più le urla del paese e i crepitii delle fiamme devastanti.
Osserva lo sfacelo di una
famiglia. Della sua famiglia.
Qualcuno lo afferra, lo
avvinghia. Lo spinge via. Gli urla contro, ma lui non lo sente.
Sa soltanto che ben presto i
resti di casa sua, ancora afflitta dal fuoco, spariscono dietro l’angolo,
lontani dalla sua vista.
E perde i sensi.
Ne hanno parlato tutti i
giornali.
Paul entra nell’ospedale
sconosciuto di Olsborg, e varie tv nella sala d’ingresso mostrano tutte la
stessa identica scena. Fuoco, fiamme, rovine, cadaveri irriconoscibili.
Incendio doloso, dicono.
Riconosce a stento le
persone che lo stanno sospingendo e lo costringono a camminare.
Un’infermiera lo prende per
mano.
Lo porta in un posto freddo,
gelido, silenzioso.
Un uomo in camice verde lo
osserva, non ben sicuro delle sue facoltà mentali.
“Ragazzo, sei pronto per
l’identificazione?”
Quella parola gli rimbomba
in testa.
“È l’unico corpo che si è
mantenuto in un buon stato. Gli altri, bè, sono irriconoscibili…” lascia cadere
il discorso.
Gli occhi di Paul sono
vitrei e immobili. Sembra come se tutto gli stia scivolando addosso.
E poi, l’uomo in camice apre
uno dei cubicoli dell’obitorio.
Una bambina di sì e no
quattro anni è sdraiata su quel lettino. Sembra dormire. Ma sa che quegli
occhioni castani non si riapriranno più, per la seconda volta.
Paul la fissa per una
frazione di secondo, quindi urla. Urla più forte che può, a pieni polmoni. Si
divincola contro chi tenta di bloccarlo, graffia, si dimena, vuole fuggire,
lontano.
Si libera. Corre, corre,
senza fermarsi, senza sapere dove andare. Urla senza sosta. Le tempie gli
pulsano maledettamente.
Ben presto, il ragazzo si
perde nella notte.
***
Leonard tace. Xander ha gli
occhi lucidi.
Nessuno dice una parola.
Tutti e tre, sdraiati
sull’erba sotto il sole, guardano gli alberi, gli animali, la vita della
radura.
I due attendono il proseguo
del racconto. La loro mente è ancora piena di immagini drammatiche.
Paul sospira. Prende fiato e
si rilancia nella sua storia.
***
Chi è questo ragazzo?
Mi stringe la mano. No, è
solo un bambino.
Ma è reale? O è solo
frutto della mia immaginazione?
Non so, ma mi fido di lui.
Mi trascina, mi conduce con
sé.
Ma dove mi porta?
La mia mente si libera da
tutte queste domande.
La passeggiata con lui dura
un secondo, o chissà, forse anni, un’eternità.
Fino ad una cascata.
Una bellissima cascata.
Lui si tuffa. Mi invita a
seguirlo.
Lo faccio, non ben
cosciente.
Sembro sotto un incantesimo.
E poi, risalgo la corrente,
non so bene come.
Sembro un pesce.
Percepisco tutte le anime
attorno a me. Le trote, i salmoni. Tutti fremono dalla gioia, non hanno paura
di me.
Mi parlano di loro, del loro
infinito viaggio verso la sorgente.
E la mia sorgente dov’è?
“Maestro?”
Il guerriero stregone dirige
i suoi occhi verso il suo allievo.
Paul è un po’ intimorito.
“Credo di essere difettoso”
Lo stregone lo osserva senza
parlare. Attende che il giovane prosegua.
“Ecco… Non… Non sento nulla”
“Ascolta con maggiore
attenzione”
“Ma le mie orecchie non
colgono nulla”
“Non è con le orecchie che
devi ascoltare” e un sorriso fa capolino in mezzo alla sua folta barba scura.
Paul si ripassa quelle
parole nella mente.
Il giovane si stende
sull’erba vicino al fiume, e attende.
Niente di niente. Silenzio.
Il giovane si concentra.
Riesce a sentire solo il
rumore degli animali.
Un uccello cinguetta.
Ma non è un tipico
cinguettio.
È un cinguettio spaventato.
A Paul ricorda sua madre.
Sua madre quando lui, da piccolino, cadeva per terra nella neve e si faceva la
bua. Sua madre aveva lo stesso tono di voce, inquieto, spaventato. Poi lo tirava
su e lo abbracciava, riempiendolo di baci.
L’uccello è una femmina. Ed
ha paura per i suoi figli. Probabilmente sono in pericolo.
Vorrebbe aprire gli occhi
per vedere se ci ha preso, ma in questo modo la concentrazione svanirebbe e
sarebbe difficile da ritrovare.
Dei piccoli cinguettii
spaventati confermano la sua tesi.
Man mano che la sua
concentrazione si assottiglia, sempre più rumori rientrano nel suo campo
uditivo. Un vorace zampettare sul tronco di un albero. Uno scoiattolo?
Ai piedi dell’albero un ronzio
di un’ape. Lo sente vicino, è un ronzio spaventato. L’insetto ha paura di lui,
così grande. Quindi si allontana. Ora il ronzio è più tranquillo. Si è messo al
riparo su di un fiore.
La natura non è più in
fermento. È tranquilla. Le chiome degli alberi sussurrano. Esprimono parole
dolcissime e suoni melodiosi. Non hanno paura di lui, dell’umano. Raccontano
storie. Storie bellissime.
Paul ascolta, e questa volta
lo fa con il cuore.
Il fiume, così saggio. Anche
lui ha delle storie da raccontare, delle morali da insegnare. Le strade da
percorrere con l’udito in quella radura sono infinite.
E finalmente Paul comprende
qual è il messaggio dello stregone. Il suo insegnamento si apre al cuore del
giovane. Una sensazione di pace e tranquillità lo avvolge, e lentamente cade in
un sonno senza sogni ne incubi.
Dopo cinque anni, finalmente
il suo addestramento è concluso.
Adesso è pronto.
È il grande giorno.
Dopo aver appreso il modo
per comunicare con la natura e l’arte di controllare e destreggiare le armi è
finalmente diventato un guerriero.
È diventato ufficialmente
adulto.
Il suo maestro lo investe,
secondo l’antichissimo rito della tradizione.
Quindi, gli dà la sua spada.
Paul sente il cuore
battergli forte nel petto.
È fiero e orgoglioso di sé
stesso.
Il suo maestro gli sorride.
Quell’allievo così bravo e intelligente lo aveva conosciuto cinque anni
addietro. Era stato suo figlio a portarlo da lui. Quel giovanotto aveva fiuto
per i grandi talenti.
Dieci anni in media ci si
impiega per diventare un guerriero vero e proprio.
Paul Iglar ne aveva
impiegati la metà.
***
“Wow!” è l’unico commento di
Leonard.
“E come sei arrivato qua?”
chiede Xander curioso.
“Vagabondai a lungo”
“Ma l’oceano? Dalla Norvegia
all’Isola di Flavonia c’è il mare…”
“Mi imbarcai col mio maestro,
ma la nave naufragò e mi ritrovai qui” lo interrompe Paul. “Vi confesso che è
un posto meraviglioso per entrare in totale sintonia con la natura”
Xander e Leonard capiscono
che la storia è giunta ad una conclusione, così si alzano istantaneamente.
Stiracchiano le ossa
indolenzite e si voltano verso Paul, ancora sdraiato sull’erba.
“Bè? Non vieni con noi?”
chiede Xander.
“Guarda che si mangia da dio
al castello di Eufrasia” insiste Leonard.
“Un castello? Cibo? Vi
seguo!”
E i tre imboccano la via del
ritorno, ridendo.
N. A.
Scheda-personaggio n° 2.
Nome: Hellen Corinne Stefania
Cognome: Fairybell
Nickname: Hellen
Data di nascita: 17
Novembre 1991
Occhi: castano chiaro
Capelli: castano chiaro
Altezza: 1,55 m
Genitori: Theodorus Marcus &
Juliette Lauren
Fratelli: /
Status scolastico: Seconda
liceo classico alla Eufrasian High School
Città natale: Eufrasia, Isola di
Flavonia
Lingue parlate: inglese, francese
Condizione economica familiare: molto
agiata
Personaggio/creatura nella storia:
principessa
Chi volete per il prossimo capitolo: Xander, Leonard o Paul?
Capitolo 4 *** That's How Violet Eyed Elves Love ***
“Oh, no, Xander, sono tesissima
N. A. Ringrazio coloro che
hanno lasciato una recensione: Tassadarh, Rosa Princess, Matt_Plant,
Kikisummer, EllyChan91, Coco92, Crit92, Riccioli_Neri
e Silvi_F.
In questo capitolo la
storia dell’elfa Casey! Buona lettura!!
Chapter Four
That’s How Violet Eyed Elves Love
“Oh, no, Xander, sono
tesissima!”
“Su, rilassati, Hellen,
vedrai che andrà benone, come sempre!”
Hellen scuote la testa.
“Guardami, sto grondando di
sudore!”
“Su, Hellen, niente capricci
da diva e andiamo! Sulla limousine, forza!”
Xander spinge sua cugina
fuori dalla sua camera e la trascina sino all’atrio.
“Alleluia!” commenta
Leonard.
“Era ora!” Paul gli dà
manforte.
I due, con indosso un
elegante smoking, tirano un sospiro di sollievo.
“Solite crisi
adolescenziali…” sospira Xander.
“Un momento! Dov’è il mio
Elle?”
“Chi?” chiede Paul stupito.
“Il suo Uniporco” commenta
Leonard annoiato.
“Il suo cosa?”
esclama Paul, la voce più alta di un’ottava.
Come se evocata, in quel
momento una figura rosea con un corno arcobaleno fa il suo ingresso nella
stanza, puntando a tutta birra in direzione della sua padroncina.
“Oh, caro il mio Elle!” la
principessa accarezza la criniera dell’animale.
Paul rimane a bocca aperta.
Si avvicina all’animale e comincia a studiarlo.
“Chi sono i genitori di
questo rarissimo esemplare?”
“Suppongo una scrofa e un
unicorno” risponde Xander. “Perché?”
“Ma è… semplicemente… affascinante!
Hellen, sono certo che sarebbe di grande interesse scientifico scoprire
qualcosa di più su questa inedita creatura…”
“Non se ne parla neanche! Tu
non torcerai un capello al mio Elle!”
Leonard emette un gemito.
“Non per mettervi fretta, ma
lo spettacolo inizia tra… mmh… vediamo… dieci minuti fa!”
Hellen si volta verso di lui
sconvolta e si affretta a scendere i regali scalini dell’atrio, tutti intarsiati
di ricchi diamanti, rubini e altre pietre preziose.
“Siamo davvero così in
ritardo?” sussurra Xander a Leonard.
“Certo che no! Ma se le
avessi detto che manca mezz’ora non si sarebbe mai mossa da qua!”
Paul lancia un’ultima fugace
occhiata all’Uniporco, quindi si trascina il pesante portone d’ingresso in
mogano dietro di sé.
Ma ecco che un’altra
sorpresa colpisce i suoi occhi: un’enorme limousine – ovviamente rosa shocking
– invade l’ampio cortile d’ingresso del castello.
“Wow!” è tutto quello che
riesce a dire.
Un clacson rimbomba nella
sua testa.
“Allora? Rimani lì
impalato?” chiede Leonard affacciandosi dalla portiera ancora aperta della
terza fila.
Nel giro di cinque minuti si
trovano già nella via principale di Eufrasia.
Lo chauffeur, in divisa
bianca – era riuscito ad opporsi alla tenuta rosa shocking che la principessa
gli aveva propinato – viaggia rapido lungo la corsia preferenziale per la
famiglia reale lasciandosi alle spalle il traffico cittadino, alla massima
velocità consentita da una vettura di sei metri.
“Argh! Non mi ricordo più un
tubo!” esclama Hellen agitata.
“Ok, ascoltami: adesso
espira e inspira, come se fossi incinta!” gli suggerisce Xander.
Leonard e Paul si lanciano
un’occhiata di apprensione e scoppiano a ridere.
***
Davanti all’ingresso per il back
stage, accanto al palcosceìnico…
“Ti prego, dammi la buona
fortuna!”
“In bocca al lupo!” esclama
Xander gioviale.
“Crepa!”
“Crepi, Hellen, è un
congiuntivo!”
“No, crepa tu, Xander! Ti
avevo chiesto la buona fortuna! In bocca al lupo porta male!”
Xander scoppia a ridere.
“Break a leg, cousin”
“Ma io non mi voglio rompere
una gamba!”
“Porta bene tra la gente di
teatro. Ora vai a prepararti!”
Hellen abbraccia il cugino e
corre dentro il back stage.
Xander trova un posto in
prima fila, accanto a Leonard e Paul.
“Ah, Xander, senti… abbiamo
un dubbio che ci pesa sulla coscienza” commenta Leonard incerto.
Xander si volta verso di
lui.
“Bè, sì, ecco, io ho portato
dei tappi per le orecchie” afferma Paul.
Xander lo guarda.
“E a che ti servono?”
“Sai, lei è la principessa e
può ottenere tutte le parti che vuole…” prosegue Paul.
“Anche se non ha talento…”
conclude Leonard.
Xander scoppia a ridere.
“Fanti, è bravissima a
cantare, sono pronto a metterci una mano sul fuoco!”
“Signore e signori, creature
magiche e umanoidi, ladies and gentleman…” l’omone soprappeso fa un
grosso inchino sul palcoscenico.
“…Ecco a voi il più grande spettacolo
spettacolare che abbiate mai visto! Il Moulin Rouge!”
Tutti i presenti applaudono
con vigore.
Durante lo spettacolo,
ognuno manifesta il proprio interesse a suo modo. Leonard gioca con un game
boy, Paul ascolta un mp3, tre file dietro di loro si sente un forte russare.
Ma la scarsa attenzione si
desta improvvisamente quando Hellen, interpretando deliziosamente Satine,
fa il suo ingresso nel palcoscenico.
La sua
voce riempie l’ampio spiazzo aperto.
A kiss on the
hand may be quite continental
But diamonds are a girl’s best friend!
Xander
comincia a cantare a squarciagola dalla sua poltroncina rossa, mentre Paul estrae
i tappi per le orecchie.
“Sapevo mi sarebbero
serviti!” mormora a bassa voce.
Un’ora e mezzo dopo…
Sta per iniziare la scena
finale dello spettacolo, il celeberrimo musical indiano.
In quell’istante due
graziose gemelle dai tratti orientali fanno il loro ingresso dal sipario.
Leonard si drizza sulla
sedia, guardando le due ragazze con vivo interesse.
Iniziano a danzare una
movimentata canzone indiana e i loro vestiti sgargianti di colori vibrano
seguendo i loro movimenti.
Jai Ho!
You are the reason why I’m breathing…
“Ehy,
mica male le due gemelline indù!” commenta Paul con sguardo famelico.
“Guarda lì che fisico da
urlo!” lo segue Xander.
I due cominciano a fare
commenti parecchio gretti sulle due danzatrici sul palco, seguendo nient’altro
che i loro ormoni.
Leonard, invece, rimane in
silenzio.
La musica cambia e le due
bellezze indiane si concedono ad una danza del ventre.
L’attenzione si propaga
nella radura, più rapida di una scarica elettrica.
Tutto il pubblico maschile
tiene gli occhi incollati sulle due creature, mentre la componente femminile
non fa altro che sbuffare e scuotere la testa.
Ben presto le due gemelle
vengono raggiunte da tutti gli altri attori e il musical comincia a volgere al
termine.
L’omone obeso dell’inizio
ricompare con il suo sorriso gioviale alla fine della rappresentazione,
elencando i nomi di tutti gli attori dalle comparse ai protagonisti.
“Ed ora, due dei nuovi
acquisti della compagnia, le graziosissime Nicole e Casey Goldblossom”
Le due gemelle indù si fanno
avanti con un inchino. L’enorme schermo al plasma alle loro spalle inquadra i
loro volti.
La cosa curiosa è che le due
ragazze non si assomigliano affatto. Nicole ha i capelli neri lisci molto scuri
ed i suoi occhi sono di un dolcissimo color cioccolata. Al contrario Casey ha i
capelli castano chiaro leggermente mossi ed i suoi occhi sono di un prezioso
viola ametista.
Leonard osserva concentrato
i volti delle due graziose fanciulle.
Dopo aver ricevuto un
fragoroso applauso le due gemelle si inchinano di nuovo e ritornano in fila con
gli altri attori.
“Ed infine, la protagonista
assoluta del nostro spettacolo, nel ruolo di Satine, la nostra amata
principessa Hellen Fairybell!”
L’applauso è ancor più
fragoroso di quello dedicato a Nicole e Casey. Hellen si inchina sul palcoscenico
con un sorriso sollevato.
“Leonard, si può sapere che
hai? È dall’inizio dello spettacolo che non hai detto una parola!” commenta
Xander aspro.
“Eh?” borbotta Leonard dopo
aver distolto lo sguardo dal palcoscenico.
Xander cerca la fonte di distrazione
dell’amico tra gli attori e sorride.
“Ma guarda, guarda, qualcuno
si è preso una cottarella per una ragazza indiana, eh?”
“Dai, piantala!” commenta
Leonard in imbarazzo.
“Paul, quale preferisci
delle due?” chiede Xander con un sorriso malizioso.
“Casey” risponde il ragazzo
interpellato.
“Perché?”
“Perché ha degli occhi
stupendi”
“Umpf! Solo perché sono
chiari! Allora io preferisco Nicole!”
“Manca solo il tuo voto,
Leo” Paul si fa incalzante.
Leonard abbassa lo sguardo.
“Casey…”
Xander e Paul si scambiano
un’occhiata di intesa.
“A quanto pare, qualcuno si
sta davvero prendendo una cottarella. Sarà bene fare un test. Descrivi
l’indiana in questione con un aggettivo”
Leonard sembra pensieroso.
“Carina. Bella…”
“Non ha detto figa”
evidenzia Paul.
“Domanda numero due:
fisicamente parlando, qual è la sua parte del corpo che ti piace di più?”
“Gli occhi…”
“La seconda?” chiede Paul.
“Il colore della pelle”
Xander e Paul si lanciano
un’occhiata allarmata.
“Leo, dovresti andare a
parlarle” gli consiglia Paul.
“Sì, e poi mi racconti tutto
nei minimi particolari. Sai che non vivo senza gossip” continua Xander.
Paul lo guarda male.
“Che c’è?”
“È una cosa seria”
“Oh, ma andiamo. Una
cottarella scaturita da un improvviso colpo di fulmine. Non è una cosa seria. O
per lo meno, non ancora”
Leonard alza lo sguardo e
gli lancia un’occhiata infastidita.
“E ora cosa mi guardi così
anche tu? Sono l’unico che vede questa situazione dalla giusta prospettiva?”
chiede Xander sulla difensiva.
“Solo perché non hai mai
provato niente di simile, non è detto che non esista un sentimento del genere”
lo rimprovera Paul.
Un ceffone sarebbe stato
meno doloroso.
Oh, certo. Paul e il suo
vampiro dei boschi. E ora Leonard e la sua indiana del Moulin Rouge.
Xander scuote la testa
contrariato e tronca il discorso.
“Cugino! Cosa ne pensi dello
spettacolo?” chiede Hellen baldanzosa.
“Sei stata semplicemente
sublime, cara! Ah, non ti ho narrato dell’ultimo gossip!”
“Vai, spara!”
Xander si chiede per
un’infinitesimale frazione di secondo se dovrebbe tenersi quella cosa per sé.
Poi si ricorda l’offensiva
frase di Paul e scuote la testa, sorridendo.
“A Leonard piace una delle
gemelle Goldblossom!”
“Ma dai? Dimmi tutto!”
Leonard compie qualche passo
in direzione della porta della roulotte.
Il suo cuore batte forte e
non sa ancora come agire.
È riuscito a racimolare
sufficiente coraggio per arrivare fin lì.
Ma come andare avanti?
Forza, adesso basta solo
bussare.
Alza il pugno chiuso.
In quel preciso momento la
porta si apre.
Casey Goldblossom sta guardando
lo sconosciuto, stupita. Ha ancora il pugno chiuso a mezz’aria.
Leonard la guarda con
intensità e vede ciò che prima non ha scorto.
I capelli della ragazza sono
tirati all’indietro e non celano le orecchie.
Lunghe, appuntite.
Il ragazzo sbatte le palpebre.
Gli occhi a mandorla sembrano così ovvi, adesso.
Osserva il colore della
pelle e nella sua mente rievoca svariate leggende.
L’India, certo. Le foreste
del Gange.
La ragazza rimane a
fissarlo, incuriosita dalla sua espressione di viva curiosità.
Sbatte i suoi occhi ametista
e apre la bocca, come per rompere quel silenzio.
Leonard abbassa il suo pugno
chiuso, lancia un’ultima occhiata alla creatura davanti a lui, e fugge.
***
“E brava la mia
principessina, la regina dello spettacolo come suo solito”
“Papà!”
La ragazza, con indosso un
elegante vestito rosso, abbraccia suo padre.
Il sovrano di Eufrasia
ricambia l’abbraccio della sua unica figlia con affetto.
Hellen si lancia in un
racconto dettagliato dello spettacolo, la paura iniziale, il cuore che le
martellava nel petto, le canzoni più difficili, e come alla fine tutti i timori
si siano dissolti come il sole nel tramonto.
Il re ascolta con interesse
e nuovamente le offre le sue scuse per non esserci stato.
“Oh, non ti preoccupare,
papà. Sei pur sempre il re. Eufrasia non va avanti senza di te!”
Il sovrano sorride.
“Piuttosto, dov’è quel
nullafacente di mio nipote?”
“A caccia con Leonard e
Paul”
“Ma chi? Il fissato di
draghi e quello che blatera con la natura?”
Hellen sorride.
Un alce forte e orgoglioso
bruca nell’ampio prato.
Un ragazzo con una balestra
in mano punta alla sua testa. Calcola la precisione al millimetro.
Una freccia, perfetta nel
suo moto rettilineo uniformemente accelerato, centra in pieno la fronte
dell’alce.
L’animale mugola e geme.
Compie qualche passo incerto e cade a terra, privo di sensi.
Un’altra freccia lo colpisce
al cuore e del sangue inizia a fluire dalla sua ferita.
Non riprenderà mai più i
sensi.
Un enorme felino avanza
nella foresta.
Sta annusando l’aria. Sente
una presenza, ma non sa se è una preda o una minaccia.
Decide di avanzare, cauto.
Un passo, poi un altro.
Due occhi umani si
concentrano sulla sua andatura. Attendono.
E poi, il puma nota quei
riflessi dorati. Si immobilizza.
Attende poche frazioni di
secondo, quindi compie un balzo contro il nemico, ruggendo.
Il ragazzo si muove rapido,
a spada tratta.
Un secondo dopo, il puma è
steso per terra, morto, con un’ampia ferita nel collo.
La spada, sporca di sangue,
viene impugnata fieramente dall’umano.
“Per fare un tavolo ci
vuole il legno!”
Xander cammina nella
foresta, incurante di ogni pericolo.
Svolta un albero e si
blocca.
Un cucciolo di orso sta
bevendo dal ruscello.
“Sì, lo zietto sarà tanto
fiero di me, quando staserà mangerà carne di orso!”
Prende il suo arco e lo
dirige verso la creatura.
“Ormai sei mio!”
Un rugliare vicino.
Xander si volta lentamente
dietro di sé.
Mamma orsa lo fissa
minacciosa.
Xander, celeberrimo per il
suo sangue freddo, caccia un urlo e scappa a gambe levate.
***
“Ahah, Xander! Non sei buono
neanche ad uccidere un cucciolo di orso!”
“Tacete!” commenta Xander
stizzito.
Ha ascoltato i racconti dei
suoi due amici sulle loro battute di caccia, andate a buon fine con animali
molto più vigorosi della sua preda, e ciò lo infastidiva molto.
“Arriverà il giorno in cui
sarò il più grande cacciatore di Eufrasia. Macchè, del mondo!”
“Yes, and pigs can fly!” esclama Paul scettico.
Knock, knock, knock.
Qualcuno bussa alla porta.
“Avanti!”
Hellen e Casey Goldblossom
fanno il loro ingresso nella camera di Xander.
Il proprietario della stanza
sorride. Sapeva che il suo spettegolare avrebbe avuto delle conseguenze così
divertenti.
“Cugina!” si avvicina a lei
e le allunga un bacio sulla guancia, quindi mostra la mano destra all’altra
ragazza.
“Casey, vero?”
“Sì” risponde la ragazza.
Leonard ha un fremito lungo
la schiena. I suoi occhi non riescono a distogliersi dall’elfa.
“Xander, piacere. E loro
sono Paul e… Leonard. Avanti, salutate la nostra ospite!” commenta
malefico fissando il cavaliere di draghi.
Lo sguardo truce del biondo
non lascia spazio a dubbi.
“Qual buon vento, Hellen?”
“Mi sentivo sola visto che
voi eravate a caccia e ho invitato un’amica. Spero non vi dispiaccia!” e il suo
ampio sorriso si posa su Leonard.
Paul, benché infastidito
dall’atteggiamento sadico dei due cugini, decide di stare al gioco.
“Dai, andiamo a fare un
giro!” propone entusiasta.
Sapeva sarebbe successo.
Xander, Hellen e Paul si
sono letteralmente volatilizzati, lasciandolo solo con l’elfa.
Avevano un debito con lui.
Oh, sì, l’avrebbero pagata molto cara.
“Così sei una ballerina e
un’attrice” esordisce Leonard incerto.
“Sì, anche se la mia vera
passione è il canto. Spero di poter ottenere presto una parte in cui…” il
trillo della sua voce si spegne. Le guance di Casey si colorano di scarlatto.
L’atmosfera si carica di un
pesante silenzio.
“E Nicole… ehm, è molto
simpatica…”
Frase intelligente da dire.
Non ha mai rivolto la parola alla gemella dell’elfa.
“Sì, bè… insomma, non tanto.
Non siamo davvero sorelle”
“L’avevo intuito”
“Non siamo nemmeno parenti.
Ma lei adora ballare e recitare e le serviva una compagna per ottenere il
successo tanto agognato”
Leonard non trova nulla di
interessante da dire.
“Ed è anche per questo che
non mi piace ballare. Me lo ha fatto odiare. Penso che il Moulin Rouge sarà il
mio ultimo musical…”
“No!”
Casey lo guarda.
“Come hai detto?”
“Non… non devi rinunciare
solo perché ti costringe la tua amica… Secondo me sei bravissima”
Non si può dire chi dei due
avesse le guance più rosate in quel momento.
“Sai… ti devo dire una
cosa…”
Nessuno dei due era bravo a
parlare di sentimenti.
“Quando ti ho vista su quel
palcoscenico, mi sono sentito… diverso. Ho avuto un improvviso scopo ed un
bisogno… Quello di incontrarti…”
Leonard aspetta che la
ragazza parli, ma non un suono esce dalle sue perfette labbra da elfo.
“Così ho raggiunto il tuo
camper. Non so con che coraggio stavo per bussarti. Poi mi hai aperto, e ho
capito che eri un’elfa. Sono rimasto molto sorpreso, ma il mio interesse per te
è solo aumentato”
Casey si ostina a rimanere
in silenzio. Leonard coglie un tremolio nei suoi occhi ametista.
“E così… mi chiedo se… anche
tu…”
Casey lo fissa negli occhi
per poche frazioni di secondo, quindi sorride.
“Hai finito di parlare?”
Leonard sorride a sua volta.
Le loro labbra, come
attratte da una calamita, si congiungono, perfette metà di un puzzle.
Can you feel
the love tonight?
How it’s laid to rest
It’s enough to make kings and vagabonds
Believe the very best…
***
“E lui non ha che lei
oramai nei pensieri suoi! Il nostro trio è un’altra storia, non tornerà con
noi!” stona Xander con tono sconsolato.
“Oh mio Dio, come sei
melodrammatico!”
“Se ne andranno per sempre,
si sposeranno e avranno centouno dalmata!”
Paul alza un sopracciglio e
gli rivolge uno sguardo in tralice.
“Ok, ok, avranno solo otto
gemelli indiani”
“Molto più verosimile ma
preso dai Simpson. Dai, Xander, perché ti comporti così?”
“Perché tu rincontrerai il
tuo vampiro e io rimarrò da solo!”
“Magari…”
“Oh, mondo crudele.
Necessito di Hellen, solo lei può comprendermi!”
***
“Cosa ne pensi?” chiede
Leonard, sdraiato sul prato accanto al ruscello.
“È una storia affascinante.
Triste… ma affascinante”
La ragazza sospira.
“E tu, invece?”
L’elfa gli rivolge uno
sguardo carico di malinconia.
“Sicuro di voler sentire la
mia storia?”
“Sì”
Un altro sospiro.
“Sono
nata a Varanasi, la città sacra degli induisti sul Gange. Bè, sono nata nella
foresta nei pressi di Varanasi, dove si trova la più importante città elfica
del mondo, la nostra capitale, Carennas. È un posto bellissimo. Tutti gli elfi
vivono in armonia con la natura, le nostre case, come le nostre armi e tutti i
nostri utensili sono fatti unicamente con materiali naturali, che non si
logorano con il tempo e non inquinano l’ambiente”
Leonard
sorride.
“Saresti la migliore amica
di Hellen. Dimmi qualcosa di più sugli elfi. È vero che siete immortali?”
Ora è Casey a sorridere.
“Questo è un mito che va
sfatato. Anche noi moriamo. Certo, dopo secoli. L’età media di un elfo si
aggira intorno ai seicento anni”
“Wow! E tu… ehm… quanti anni
hai?”
“Non ti hanno mai detto che
non si chiede l’età ad una signora?”
Entrambi sorridono e
arrossiscono.
“Tu quanti me ne daresti?”
“Non più di diciassette”
“Hai sbagliato solo di
sessant’anni”
Leonard spalanca gli occhi
dallo stupore. Casey ride.
“Ne hai settantasette? Ma
una donna umana a quell’età è… una vecchia racchia!”
Adesso ridono entrambi.
“Come mai hai seguito la tua
amica nel mondo del teatro?”
“Bè, Nicole è sempre stata
la mia migliore amica quando… Bè, quando sono morti i miei genitori…”
“Per vecchiaia?”
“No, certo che no. Il re li
ha rapiti e li ha lasciati da soli nelle cime più alte ed aspre dell’Himalaya.
Certo, a digiuno gli elfi resistono più degli umani, ma tre mesi dopo sono
morti di stenti”
“E perché il vostro re li ha
uccisi?”
“Ho detto re? Intendevo
dittatore, tiranno, un vero mostro! Non tollerava nessuno che si opponesse al
suo regime. La mia era una delle famiglie più facoltose di tutta Carennas, e
mio padre uno dei maggiori esponenti del partito avverso al dittatore, il
terribile Nenharma. Per poco non rischiai anch’io di fare la stessa fine dei
miei poveri genitori”
“Pensavo che quello elfico
fosse il popolo più pacifico del mondo!”
“Ma è così. Gli elfi sono
schivi, saggi, occupano il tempo studiando, imparando le arti, producendo
oggetti utili alla società. Non conoscono la guerra. L’hanno conosciuta grazie
a Nenharma. Lui è figlio di un umano e di un’elfa. Malamente si tollerano gli
stranieri a Carennas, figurarsi gli incroci! Ma lui, nonostante il malcontento
del popolo elfico, ha preso il potere con un colpo di stato”
Leonard rimane in silenzio.
Ripensa alla sua storia, a quella di Paul, a quella di Casey. Tutte storie
tristi, nostalgiche, malinconiche. L’isola di Flavonia, invece, sembra essere
un piccolo paradiso. Tutti sono allegri in questo locus amenus, vi sono
persone stravaganti e solari come la principessa Hellen e il cugino Xander, si
fanno amicizie, nascono nuovi amori…
Stringe a sé la ragazza e
lei poggia il suo volto sul petto del compagno.
“E Nicole mi è sempre stata
vicino, nonostante tutte le sofferenze che ho patito. All’inizio, quando mi
propose di diventare delle ballerine di successo, sfruttando l’agilità e la
bravura che sono intrise nella nostra natura, mi feci convincere dalle luci della
ribalta. Mi piaceva l’idea della popolarità, della fama a livello mondiale. Ma
poi capii che Nicole era più interessata al successo e al vile denaro che alla
nostra amicizia. Ed è per questo che non la seguirò oltre. È tempo che le
nostre strade si dividano”
“Cosa ti ha fatto cambiare
idea?”
“Bè, non mi piace ballare.
Io amo cantare. E poi, ho incontrato te…”
L’elfa mormora le ultime
parole rapidamente, ma entrambi sorridono pacifici, non più imbarazzati.
“Ti va un bagno?” propone
Leonard.
“Certo” risponde Casey
guardando verso il piccolo laghetto accanto al ruscello.
Casey riemerge dall’acqua.
“Ahah! Te l’avevo detto che
riuscivo a tenere il fiato per dieci minuti!”
Ma Leonard non c’è.
Dev’essere ancora sott’acqua.
“Casey!” urla una voce
familiare.
Nicole è davanti a lei.
“Ti ho cercato per tutto il
giorno. Ma dov’eri? Sbrigati che stasera partiamo per Buenos Aires. Ci attende
un altro spett…”
Leonard riemerge dall’acqua,
affaticato dallo sforzo.
Gli occhi di Nicole si
posano sul ragazzo, con evidente disappunto.
“Non c’è tempo per queste
sveltine, Casey!” commenta aspra. “Preparati in fretta e seguimi!”
“Io non vengo” risponde la
ragazza dagli occhi ametista in un tono di voce estremamente calmo e
indifferente.
“Come… hai detto?”
“Io non vengo, Nicole. Non
mi piace ballare. Io voglio cantare”
“Non fare la sciocca.
L’amore ti ha dato alla testa!”
“Non c’entra niente l’amore.
Era da tempo che volevo dirtelo. Leonard è solo un pretesto”
Chiamato in causa, il
ragazzo stringe la mano di Casey.
“Oh, certo” mormora Nicole,
delusa. “Bene, Miss Goldblossom, tra noi finisce qui. Riprenditi pure il tuo
cognome, le nostre strade sono ufficialmente divise. Per sempre. Non mi
rivedrai mai più. E non troverai la mia spalla su cui piangere quando sarai
sola e in lacrime!”
“Io non sarò mai più sola”
Ci fu un brevissimo
silenzio, quindi…
“Bè, allora ciao Nicole. I
primi cinque minuti della nostra conoscenza sono stati un piacere. Bye!”
Leoanrd accompagna il saluto con un gesto della mano.
Nicole lancia un’ultima
occhiata furente alla sua ex amica e si allontana a grandi passi, visibilmente
arrabbiata.
Casey sospira.
“Ah, finalmente libera!”
Leonard la abbraccia.
“Dove eravamo rimasti?”
sussurra al suo orecchio.
“Adesso verrai con me”
“Dove?”
“Al castello di Hellen.
Adesso è anche la tua residenza”
“Ma, magari disturbo…”
“Macchè! Fidati di me. Tra
l’altro stasera prevedo una bella cenetta a base di carne di alce e di puma…”
N. A.
Ecco a voi la scheda-personaggio n° 3!
Nome: Alexander Iscarius Eleazar
Cognome: Fairybell
Nickname: Xander
Data di nascita: 28
Febbraio 1991
Occhi: castano
Capelli: castano
Altezza: 1,80 m
Genitori: Friedrick Robert &
Ester Ylenia
Fratelli: /
Status scolastico: Quarta
liceo scientifico alla Eufrasian High School (liceo classico e liceo scientifico
sono nello stesso edificio xD)
Città natale: Eufrasia, Isola di
Flavonia
Lingue parlate: inglese, italiano
Condizione economica familiare: molto
agiata
Personaggio/creatura nella storia: nipote
del re di Flavonia (posizione alquanto inutile xD)
Ed ora chi volete nel prossimo capitolo: Leonard, Paul o
Casey?
Intanto ringrazio coloro che hanno recensito lo
scorso capitolo: EllyChan91, Polz90, Tassadarh, Rosa
Princess, BeautifulKirja, Kikisummer, Matt_Plant, Leonard91.
Per rispondere a Matt_Plant: sì, Xander sono proprio
io xD. Certo ho un po’ caricato la mia immagine rendendola un po’ una
macchietta ma fidati che non sono così diverso da Xander xD. E in generale,
tutti i personaggi sono ripresi da gente realmente esistente, persino Georjane
– che tra l’altro nel prossimo capitolo avrà un ruolo di prim’ordine xD.
Come mi ha gentilmente ricordato Polz90 xD,
nel terzo capitolo ha contribuito scrivendo lui l’episodio dell’incontro tra
Paul e la vampira. Se vogliamo essere proprio precisi, esattamente da “Un
bosco. Conifere alte e appuntite” sino a “You gotta get with my friends.
La balestra di nuovo in pugno”.
Altre comunicazioni importanti: ho iscritto questa
storia al concorso indetto sul forum di fanfiction per le storie originali, e
una delle categorie è “Best Readers’ Choise”, in cui votano i lettori.
Vi sarei molto grato – che ruffiano xD – se la votaste, ma tranquilli, le
votazioni iniziano il 16 Ottobre, c’è tempo. Prima di quella data conto di
postare anche il sesto capitolo.
Ultima cosa e poi vi lascio alla lettura – era anche
ora xD – ho intenzione di creare un blog su questa storia, ha già un indirizzo
(http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com),
come potete vedere è ancora in condizioni pietose per cui se avete
voglia e tempo, essendo io un incompetente con la tecnologia, una mano è ben
accetta. Grazie mille!!
E ora, finalmente, buona lettura!! Prometto che non
farò più N. A. così lunghi!!
Chapter Five
A New Bloody Friend
1962, New York City.
“Ed il re del ballo di primavera
di quest’anno è… Trevor Jackson”
Scontato.
Tutti applaudono il
vincitore.
Il ragazzo più “figo” della
scuola, occhi chiari e capelli tirati su con la brillantina, alla John Travolta
in Grease, sale sul piccolo palchetto nella sala.
Tutte le ragazze minorenni
nel raggio di venti metri guardano eccitate e sbavanti i suoi muscoli scolpiti.
La sua ragazza, la
cheerleader più corteggiata della scuola, guarda male tutte quelle creaturine
urlanti. Sventola la sua chioma biondo platino tenuta su con il suo prezioso hair
spray e assume la sua tipica espressione da puzza sotto il naso.
Dall’altra parte della sala,
una ragazza dal caschetto nero e gli occhi verdi scuote la testa.
“E vediamo chi sarà la sua
fortunata principessa…” prosegue l’insegnante di Educazione Fisica, stranamente
a suo agio nel ruolo di conduttore di programmi spazzatura.
“La regina del ballo di
primavera di quest’anno è…”
La bionda laccata sfodera il
suo miglior sorriso agli astanti, certa della vittoria.
Tutti gli altri presenti
tengono il fiato sospeso.
“Emerald Bloodian”
La ragazza col caschetto
nero sorride.
Altrettanto scontato.
Si dirige con passo sicuro
in direzione del palchetto. Si sente addosso gli sguardi famelici di tutti i
soggetti di sesso maschile.
Stringe la mano di Trevor
senza degnarlo di uno sguardo. È l’unica ragazza della scuola che non è
minimamente colpita dalle sue velleità.
Il suo sguardo si dirige
immediatamente verso Taylor, la fidanzata di Trevor.
Bocca spalancata e aria
confusa e ferita.
Impagabile.
Una lacrima comincia a
solcare il suo meraviglioso volto, e fugge dalla sala dando gomitate a chiunque
gli si pari davanti.
Trevor considera per un nano
secondo la sua ragazza, quindi ritorna a concentrarsi con un sorriso ebete
sulla sua regina.
Sangue.
Il vampiro ha bisogno di
bere.
Gli occhi rosso fuoco
mandano bagliori.
È resistito così tanto senza
sangue umano, ma adesso non può più resistere.
Ha colto una traccia, ed ora
si avvicina alla sua preda, saltando di albero in albero.
Non c’è nessuno nel piccolo
sentiero. Solo quelle due ragazze che ora compaiono alla sua vista.
“Come hai potuto farmi
questo, Emerald? Pensavo che io e te fossimo amiche!”
Un sorriso si dipinge sul
volto della ragazza.
“Amiche? Come osi
definirti mia amica? Ti devo ricordare tutto quello che mi hai fatto tre anni
fa?”
“Eravamo giovani, Emerald,
per Dio! Quello che hai fatto tu è molto più grave! Mi hai umiliata davanti a
tutti!”
“E questo lo chiami grave?
Io ho vissuto i primi quindici anni della mia vita nella più totale
invisibilità, senza amici, a causa tua”
“Mi dispiace…” la figura in
lacrime cade in ginocchio e si copre gli occhi con le mani.
“No, Taylor, non credere che
la mia vendetta si sia compiuta. Ne ho ancora tante da farti pagare…”
“No, Emerald, no…”
Il vampiro atterra sulla
strada.
Le due ragazze si voltano. I
cuori di ambedue iniziano a martellare nel petto per la paura.
La creatura registra le
reazioni delle sue vittime. Occhi sbarrati, fiato mozzo, tempie pulsanti.
Percepiscono il pericolo.
L’uomo, bellissimo al chiaro
di luna, sorride avido.
Le prede erano due, il suo
olfatto aveva commesso un errore. La sua sete accecante ottenebra il suo senso
migliore.
Una delle due ragazze fugge,
la bionda rimane a terra.
Occupiamoci
dell’antipasto, pensa la creatura. L’altra
sarà il mio primo piatto.
Taylor non è in grado di
muoversi. Rimane paralizzata, con gli occhi sbarrati, a fissare lentamente che
la morte faccia il suo corso. Non è capace di reagire.
“Oh, diamine…” mormora la
figura che si era allontanata correndo.
Si volta per vedere l’orribile
scena da libro fantasy davanti a sé.
“Mi pentirò di non aver
riflettuto a lungo su ciò che sto per fare” borbotta.
Prende un ampio respiro,
quindi corre rapida verso le due figure.
Il vampiro ormai è chinato
sul collo della giovane.
Emerald si getta su di lui
in volo e lo fa barcollare all’indietro.
L’immortale si volta verso
la sua coraggiosa preda. I suoi occhi sono accesi di vivo interesse.
Terrorizzata, Emerald fugge
via.
Senza pensarci due volte,
l’essere si lancia all’inseguimento.
La ragazza sa di non avere
chance, ma corre a perdifiato, cercando di mettere più metri possibile tra lui
e l’assassino, ma è tutto inutile.
Giunti ad una radura, il
vampiro caracolla davanti a lei, fermando la sua fuga.
Il panico si impossessa del
corpo di Emerald.
“Bene, bene, bene, abbiamo
un’eroina…” mormora con una voce bellissima.
“Io… Io non ho paura di te…”
balbetta la ragazza.
“Davvero? La tua giugulare
che pulsa frenetica sembra pensarla diversamente”
Prende un respiro a pieni
polmoni.
“Mmh, che buon odore…
l’attesa ne è valsa la pena…”
Ed Emerald capisce che la
sua breve vita è giunta al capolinea. Non ha più vie di scampo. Diciassette
anni passati nel grigiore e nell’ombra della sua ex migliore amica che ha
salvato dalle grinfie di quella creatura. Eppure non si pente del suo gesto. Si
limita ad assistere alla sua fine con occhi sbarrati.
Un balzo e il vampiro è su
di lei. Un dolore lacerante nei pressi del collo.
E poi, buio.
***
New York City, la città che
non dorme mai. 1985.
Un fastidioso bruciore alla
gola.
I tacchi risuonano lungo la
strada silenziosa.
Poco lontano, una musica
ritmata rimbomba sino a lei.
La ragazza si lancia un
rapido sguardo.
Giubbotto di pelle sopra una
maglietta scollata viola e gonna del medesimo colore.
Calze e scarpe col tacco in
tinta col giubbotto.
Abbigliamento perfetto.
Apre la cerniera della sua
borsa ed estrae uno specchietto.
Rimira il suo aspetto.
Orecchini viola, rossetto rosso passione, capelli corti lasciati liberi di
ricadere sulle spalle.
La musica da discoteca si
avvicina. Basta solo girare l’angolo.
Un’ultima occhiata nello
specchietto.
Sì, le lenti a contatto
verdi nascondono bene il vero colore dei suoi occhi, rosso sangue.
Sangue. Al pensiero un
sussulto scuote la giovane e la gola gli brucia più veementemente.
Solleva lo sguardo. Una
luminosa insegna la avverte che è finalmente arrivata.
Dei buttafuori impediscono
il passaggio a qualche sfigato.
La ragazza avanza, sicura di
sé. Supera quell’ammasso informe di occhialetti e brufoli e giunge al
buttafuori. Gli fa l’occhiolino.
“Ehi, Emerald! Non ti perdi
una serata, eh?” commenta l’altro, sorridendo.
L’eterea adolescente solleva
a malapena gli angoli della bocca, ed entra con sguardo assorto.
Parecchi ragazzi si
lamentano per il freddo della serata e per avvalorare la loro tesi si tolgono
subito il giubbotto per assaporare il tepore della stanza.
Per Emerald qualsiasi
temperatura non fa differenza. Un bagno nudista all’Artico è solo vagamente
meno bollente del sole di mezzogiorno ai Tropici.
Ma è una sensazione piacevole.
Ripone il suo giubbotto nel
guardaroba, passando davanti ad un oceano di ragazzine lamentose. Emerald non
degna loro neanche di uno sguardo.
Fiera e aggraziata, rivolge
un ampia occhiata alla sala, quindi ancheggia sino al bancone.
“Ehy, bellezza, cosa posso
farti?” chiede il barista a suo agio, con un sorriso gioviale e facendo roteare
una bottiglia per mano.
“Un Bloody Mary” la voce
esce distaccata e indifferente, ma lei sa che all’orecchio umano suona
maledettamente tentatrice.
Il suo drink, per merito del
famelico barista, arriva all’istante.
La ragazza si volta
nuovamente a guardare la folla, stringendo il suo bicchiere viola – strano
scherzo del destino, stesso viola di maglietta, gonna e orecchini.
Un ricco boretto colpisce i
suoi occhi. Biondi capelli perfetti, un sorriso più smagliante delle migliori
pubblicità di dentifricio e sguardo sicuro incorniciano quel viso d’angelo. Si
guarda attorno, tronfio e divertito. Ben tre gallinelle ballano con lui, le tre
più sfacciate in mezzo al vasto pubblico femminile intorno a loro. Tutte lo
vogliono.
Emerald china la testa e si
porta il bicchiere alla bocca.
Mr. Smile rivolge lo sguardo in sua direzione. Perde un po’
della sua sicurezza osservando quelle labbra rosse a stretto contatto col
Bloody Mary.
C’è qualcosa di magnetico in
quello sguardo.
Emerald si alza, cammina
lentamente verso il ragazzo e si ferma davanti a lui.
Le altre tre la guardano
indispettite, quindi palesemente invidiose cogliendo lo sguardo interessato del
biondo.
Finisce la canzone house e
ne arriva un’altra. Più commerciale.
Scandalous, Mis-Teeq.
Inizia a ballare, subito
emulata dal galletto nelle sue grinfie.
It’s dangerous, just get it up,
the way you move… so, so, so scandalous…
Che la caccia abbia inizio.
La canzone è finita. Emerald
lo prende per mano.
Totalmente conquistato e
indifeso, si lascia condurre da quella creatura inumana.
Scorrono davanti a numerose
salette. Tutte piene di luci soffuse e corpi che consumano i loro bisogni
primari.
Emerald abbandona la mano
del suo cavaliere. Ha la certezza che lui la stia seguendo.
Raggiungono l’ultima sala,
finalmente vuota.
La ragazza lo lascia sedere
sul divano.
“Come ti chiami?” chiede
lui, inibito.
Ma non riceve risposta.
Emerald incolla i suoi occhi
in quelli azzurri di lui.
“Ti piace il mistero. Anche
a me. Mi eccita”
E uno strano movimento nei
suoi pantaloni conferma la sua affermazione.
Precoce il ragazzo.
La creatura alza un
sopracciglio, una parvenza di sorriso sul suo volto.
Si avvicina a lui e lo
stringe a sé.
Tu-tum, tu-tum.
Il suo cuore è indemoniato.
Le tempie pulsanti seguono il ritmo del pompaggio. La gola ricomincia a
bruciare con intensità maggiore.
“Che ne dici di rivederci,
baby?” chiede il bamboccio trafficando con l’apertura del reggiseno.
Un altro sorriso. Non ci
sarà nessuna prossima volta.
Un gradevole odore proviene
dal collo della vittima.
La giugulare pulsa
frenetica.
È ora. Ha atteso anche
abbastanza.
Un morso agile e preciso
pone fine al martellare di un cuore.
La sete del vampiro viene
appagata.
***
Lungomare di Eufrasia
Marittima, ore 10.00.
It’s gonna be a summer to
remember…
Sole.
Cinque paia di polmoni
accolgono l’odore del mare.
“Ahhh, sento proprio che mi
rilasserò” mormora Paul al volante della Porsche rosa shocking.
“Wow! Tutte le ragazze ci guardano!
Sento proprio che rimorchierò!” esclama Xander gaio, seduto accanto a Paul.
“Ehm, ragazzi, non mi sento
molto a mio agio…” dice Hellen nel sedile posteriore rivolgendo uno sguardo
imbarazzato a Leonard e Casey, nel pieno delle loro effusioni amorose.
Xander sorride.
“Cugina, fidati di me. Ho
sempre una soluzione a tutto!”
E accende la radio.
Ed eccoci quindi al
Trofeo Berlusconi.
Leonard scatta in piedi.
“Quanto stanno?” chiede
rapido.
Casey lo guarda imbronciata,
mentre gli altri tre ridacchiano.
Ricordiamo che il
risultato è sull’uno a zero per la Juventus dopo il gol di Diego al primo
tempo.
“Porca miseria!” commenta il
ragazzo dal cuore rossonero.
Siamo al 69’, ed ecco
Pato nell’area di difesa avversaria, colpisce la sfera con un colpo di testa, che
va oltre Buffon… ed è GOOOL!!
“Sììììì!” Leonard si alza in
piedi sul sedile posteriore della vettura ed inizia a sventolare le mani al
cielo esultante.
“Hellen, te lo devo dire”
esordisce Paul con aria di importanza. “Mi sono segretamente innamorato della
tua macchina. Si guida da Dio!”
“Ma non è mia, è di mio
padre! Ce l’ha prestata solo perché la Limousine è scomoda. La strada tra
Eufrasia e Eufrasia Marittima è tutta curve!”
Cinque volti si girano a
destra. Il mare è stupendo, limpido e azzurro. Non c’è neanche una nuvola in
cielo.
“Quest’estate sarà favolosa”
mormora Hellen estasiata da quella vista.
“Ci puoi giurare!” concorda
Paul.
La Porsche rosa shocking
sfreccia a lungo parallela all’infinita spiaggia di Eufrasia Marittima. La
temperatura tropicale si fa sentire, ma una leggera brezza alleggerisce l’afa.
“Ora dove lo troviamo un
parcheggio per questa macchina?”
Ed improvvisamente, di
fronte a loro, compare un ampio spiazzo asfaltato con un cartello: Parcheggio
per la casa reale. For king, queen and relatives only.
Una volta scesi dalla
macchina si dirigono con l’asciugamano in spalla verso la vicina spiaggia.
Due ragazze passano davanti
a Xander e Paul. Il primo dei due attiva subito il suo radar.
“Ehy, bellezza!” commenta
avvicinandosi alla più carina delle due. Occhi azzurri, capelli biondi rigidi
come spaghetti e labbra carnose.
La ragazza si volta verso di
lui e ridacchia divertita.
Xander rimane confuso dal
suo comportamento e prosegue incerto.
“Che ne dici di un giro
sulla mia Porsche?”
Le sue risatine si alzano di
un’ottava.
“Scusa, ma cosa c’è da
ridere?”
“Oh, la tua macchina è
meravigliosa, e tu e il tuo ragazzo siete una coppia stupenda!” e lancia
un’occhiata in direzione di Paul.
Xander assume uno sguardo
atterrito, mentre le due si allontanano ancora sghignazzando.
Paul si avvicina all’amico e
gli poggia un gomito sulla spalla, ridendo anch’egli.
“Guarda caro, abbiamo fatto
colpo. Non siamo una coppia perfetta?”
“Stammi a venti metri di
distanza!” risponde Xander tetro.
Poi si gira verso la cugina.
“Hellen, non salirò mai più
su una macchina rosa shocking per il resto dei miei giorni!”
“Fai come vuoi” risponde la
ragazza divertita “ma Eufrasia è a venti chilometri da qua. A piedi la vedo
dura”
“Sgrunt!”
“Basta, ho deciso! Devo
diventare più nera di Rihanna!” esclama Hellen ricoprendosi il corpo di olio
abbronzante.
“Ma lei è afroamericana” le
fa notare Xander.
“Non mi interessa! Cioè,
guardami! Sono più bianca del mio costumino rosa shocking con le principesse!”
Xander e Paul ridacchiano.
“Ma quei due che fine hanno
fatto?”
“Si sono imboscati di nuovo”
“Ultimamente sono di
compagnia quanto un opossum morto”
Paul ed Hellen guardano male
Xander per quell’assurdo paragone.
“Che c’è? Voi riuscireste a
parlare con un opossum morto?”
Paul scuole la testa
sconcertato.
“In ogni caso, da quanto
tempo è che stanno assieme?”
“Ormai saranno due mesi
buoni” risponde Hellen, sovrappensiero.
“Vabbé, qualcuno fa un
bagno? Sto morendo di caldo!” propone la principessa facendosi aria con le
mani.
Riceve due grugniti
assonnati come risposta.
Paul apre un occhio di
nascosto. Sì, Hellen è in acqua.
“Ehm… Xander…” sussurra
nervoso.
Un grugnito d’assenso.
“Mi chiedevo se… ecco… come
mi vedresti assieme a tua cugina?”
Gli occhi di Xander si
spalancano.
“Cos…? Pure tu?”
“Pure io?”
“Pure tu! Anche Leonard
prima di conoscere Casey ci voleva provare con lei. Ma per cosa l’avete
scambiata? Per una parabolona?”
“Ma io non ci voglio
provare! Voglio solo testare se…”
“Mo ti testo io, con gli
esperimenti che fanno sui topi! Vediamo se avrai ancora pensieri succinti su
mia cugina!”
“Ma mi fai parlare?”
“No!”
“Ascoltami, per favore”
Xander chiude la bocca, ma
lo sguardo che tiene fisso su Paul è omicida.
“Tua cugina non mi piace, o
per lo meno non nel senso che pensi tu. Sì, è carina, ma io voglio… provarci
solo per vedere se riesco a dimenticare la…”
Xander si tappa le orecchie.
“Che c’è adesso?”
“Non ricominciare con la
storia del vampiro della foresta, che ne ho le tasche piene!”
“Ma che ci posso fare io se
non riesco a dimenticarla?”
“Provaci con tutti gli
esemplari femminili di Homo Sapiens Sapiens presenti sulla terra,
ragazze più concrete!”
“Ed è proprio quello che
voglio fare!”
“Ma non con mia cugina!”
“Scusa, lei non è una
ragazza?”
“No! Cioè, sì, ma per te no!
È off limits, per chiunque!”
“Sei peggio di un padre
possessivo. Dì un po’, la costringi ad indossare delle mutande di castità?”
“Non sarebbe una cattiva
idea con maniaci come te nei paraggi!”
“Maniaco? Poveraccia la tua
futura fidanzata quando oserà solo guardare un altro ragazzo. Ti lascerà
in quattro e quattr’otto!”
Colpito e affondato.
“Ho voglia di un bagno” dice
Xander a bassa voce, e ancora scosso si dirige verso il mare.
***
Please don’t stop the music…
Su un palchetto ragazze
dalle misure 90 – 60 – 90 ancheggiano deliziosamente sul ritmo di musica
commerciale e latino americana.
Immediatamente sotto,
ragazzi e ragazze dalle proporzioni più comuni si scatenano a più non posso.
“Musica! Casey, andiamo
subito a scatenarci!” propone Hellen.
I tre ragazzi del quintetto
grugniscono per il disappunto.
Hellen e Casey si lanciano
un’occhiata di intesa.
“Oh, come farò?” esordisce
la principessa con tono melodrammatico. “Qui, tutta sola e indifesa, senza un
uomo forte e vigoroso che mi protegga?”
“Hellen, bastava dirlo
subito!” esclama Paul accingendosi a lei. Lui e Xander si scambiano un’occhiata
tesa. Quest’ultimo sospira rassegnato e fa un cenno all’amico. Paul e Hellen si
confondono nella massa.
“Eddai, giusto cinque
minuti” propone Casey elettrizzata.
Xander si volta e vede la
ragazza saltellante davanti a Leonard, che al contrario scuote la testa e fissa
il pavimento con sguardo truce.
“Scordatelo!” commenta
nervoso.
“Ballare” è al primo posto
nella lista “Cose Che MAI Farò” di Leonard, viene anche prima di “Tifare
Inter”.
Xander sghignazza e Casey si
volge verso di lui.
“Perché mi guardi così?
Casey, non farti venire strane idee…”
Ma era troppo tardi. La
ragazza lo agguanta per un braccio e lo trascina a ballare.
“Ma Leonard rimane da solo.
Casey…!”
Ma si trovano già in mezzo
alla folla.
A mi me gusta bailare
a ritmo vuelta…
Xander stringe un Cuba Libre
tra le mani.
Casey è tornata da Leonard
dopo la canzone di Rihanna e lui sembrava davvero arrabbiato per essere stato
abbandonato.
“Mi avevi detto che odiavi
ballare!” aveva affermato lui.
“Ma così per divertimento mi
piace!” si era difesa lei.
In quanto a Paul ed Hellen,
si divertivano come pazzi anche sul latino americano.
Xander storce la bocca e
finisce il suo drink.
Si introduce nella folla e
si avvicina alla cugina.
“Su, su, non mi vorrai
lasciare a bocca asciutta, vero?”
Paul sospira sorridendo,
mentre la cugina ride di gusto.
Finita anche la Bomba, una
biondina che non ha nulla da invidiare alle migliori veline della tv prende in
mano un microfono.
“E adesso che è calata la
notte…”
Tutti si voltano verso il
cielo. Era vero, il tramonto aveva lasciato subito spazio alle stelle ed il
sole aveva ceduto il posto alla luna.
“… Ecco a voi le nostre
ballerine d’eccezione!”
La bionda molla il microfono
e si unisce al gruppo di splendide ragazze che entrano in fila indiana nel
piccolo palchetto.
Le note di Obsesion degli
Aventura cominciano a diffondersi nell’aria.
Il pubblico maschile lancia
fischi di apprezzamento, mentre le dieci ragazze salutano amici e parenti tra
il pubblico.
La coreografia inizia,
veloce e sensuale.
No, non es amor lo que
tu sientes, se lliama obsession…
Xander non perde una sola
movenza di quei corpi danzanti.
Sghignazza allegro e dà una
pacca sul braccio di Paul.
Si volta verso di lui e il
sorriso gli sparisce dalle labbra.
Paul è assorto, la bocca
leggermente aperta, lo sguardo ebete, in quella che è la faccia di colui che
scopre l’ottava meraviglia del mondo.
Deja-vu.
Segue lo sguardo dell’amico
e coglie una ragazza dai capelli corvini e gli occhi verde smeraldo.
“Ecco, ci risiamo. Possibile
che vi innamoriate tutti di gente di spettacolo incontrata per caso?”
Non riceve reazioni.
“Andiamo. Vedete una ragazza
brava a ballare, lì al centro dell’attenzione, con tutti i ragazzi che le
sbavano addosso, che provano reazioni normali, da maschi che seguono i loro
istinti animaleschi e voi… vi innamorate?”
Paul continua a non
ascoltarlo, tanto è assorto dalla ballerina.
“Ma cosa sono tutti questi
colpi di fulmine improvvisi? Andiamo, che fine ha fatto mia cugina nel tuo
cuore?”
L’unica reazione al suo
soliloquio è un singhiozzo di Hellen, palesemente brilla.
“Ma allora? Mi stai
ascoltando? Per lo meno, hai scordato la vampira! Non avevo ragione? Sì, che
avevo ragione. Xander ha sempre ragione! E intanto rimane l’unico sfigato che
non conosce l’amore!”
“Tappati quella bocca,
Xander! È lei!”
Xander pone fine al suo
drammatico sproloquio e si concentra sulla figura.
“Ma chi? La vampira?”
“Sì, non è bellissima?”
Xander scuote la testa e si
allontana dalla folla.
***
Emerald si sfila la
ballerina e indossa un comodo infradito. Le altre ragazze scherzano allegre e
ripensano alla serata appena conclusasi, alle facce di bellocci che volevano
conquistare, ai passi di danza meglio riusciti. Lei, al contrario, rimane in
silenzio e si cambia svelta.
Si avvicina alla porta con
la borsa in spalla ed una delle ragazze la blocca.
“Ehi, Emerald, noi andiamo a
mangiarci un pezzo di pizza in spiaggia. Sei delle nostre?”
La ragazza trattiene il
respiro per non inalare l’odore umano, quindi scuote la testa.
“No, grazie, sarà per la
prossima volta. Stasera ho un impegno”
“Qualche ragazzo?” chiede la
bionda incoraggiante. Vuole scoprire qualcosa in più su quella bravissima e
taciturna ballerina.
Emerald sorride e senza
rispondere si allontana, a conoscenza che il suo silenzio farà cavalcare i
pettegolezzi dentro lo spogliatoio.
Cammina sulla sabbia,
diretta all’hotel sul lungomare. Le piace l’aria di Eufrasia Marittima. Peccato
che durerà poco. Le guardie imperiali la stanno ancora cercando, e non ci
metteranno molto a trovarla.
Sospira e avanza sulla
sabbia, da sola, o per lo meno è ciò che crede…
Ha dovuto aspettare poco.
Paul ha atteso nei pressi
dell’ingresso dello spogliatoio femminile, a una debita distanza affinché
nessuno potesse notare la sua presenza.
Si è rigirato qualsiasi
scusa plausibile per parlare con quella ragazza sconosciuta senza che le amiche
cominciassero a ricamarci sopra.
E poi – colpo di fortuna –
la vampira era uscita da sola.
Ora Paul la segue, parecchio
lontano da lei, ma quanto basta per non perderla di vista. Ha a che fare con
una creatura dai sensi molto più affilati di quelli umani, e camminarle come
un’ombra sarebbe stata una confessione di inseguimento.
Ma il suo zelo è inutile.
Qualcuno mi segue, è il pensiero di Emerald.
Ma non vuole dare
soddisfazione al suo inseguitore. Dall’incertezza del passo è senz’altro un
umano, un debole umano.
In più di quarant’anni della
sua vampiresca vita la ragione è riuscita pian piano a prendere il sopravvento
sugli istinti. Ormai non segue più una dieta a base di umani, non se
strettamente necessario. È avvezza al cibo umano. Non la soddisfa appieno, ma
contiene la sua sete. La carne, in particolar modo, riesce a placarla. Ma il
sangue è pur sempre il sangue. Lo scambierebbe volentieri per qualsiasi
prelibatezza umana.
Ecco il suo hotel, le voci
delle presenti nella hall rimbombano nel suo udito finissimo. Il nome
stesso dell’albergo sembra scelto dal destino: The Blue Vampire. Chiede
le chiavi della sua camera, altro scherzo del destino, 666.
Come se uno stupido numero
possa davvero rappresentare il diavolo.
Evita categoricamente gli
ascensori, non avrebbe tollerato lo stretto contatto con umani.
È già a metà della scala tra
il piano terra e il primo piano quando il suo udito coglie un frammento di
conversazione al bancone della hall.
“Scusi, che numero di stanza
ha quella ragazza dai capelli corvini che è appena passata?”
Può sentire il suono di una
sottile risata, probabilmente l’uomo al balcone crede alle superstizioni.
“Seicentosessantasei, messieur”
Emerald si ferma un secondo
al primo piano per vedere che via sceglie il ragazzo che lo segue. La voce è
familiare, già sentita, e anche di recente.
Tira un sospiro di sollievo.
L’umano ha imboccato le scale.
Rapida raggiunge il sesto
piano ed entra nella sua camera.
Si stende sul letto e
attende.
Dopo cinque minuti sente dei
passi nel corridoio del sesto piano.
Uno… Due… Tre…
Un bussare incerto alla sua
porta.
Sospira e va ad aprire.
Quante volte aveva sognato
quegli occhi color smeraldo?
Ed ora eccoli lì, davanti a
lui, più belli di qualsiasi imitazione dei suoi sogni.
Il suo viso è contratto in
una smorfia di durezza ma quando lo vede si scioglie. Lo ha riconosciuto.
“Chi sei?” chiede con
durezza, ma nei suoi occhi c’è solo stupore.
Paul non trova le parole per
rispondere.
“Perché mi hai seguita fin
qui? Cosa vuoi da me?”
E il viso le si dipinge di
sospetto. Che possa essere una delle guardie imperiali?
Cerca di chiudere di scatto
la porta, confusa, ma l’umano la precede. Mette un piede tra la porta e la
parete. Aveva previsto quella mossa.
“Ti ricordi di me?” chiede
Paul, la voce intrisa di dolcezza. È sicuro della risposta.
Emerald annuisce, senza
diminuire l’allarme nei suoi occhi.
“Sono venuto per conoscerti”
“Perché dovrei crederti?”
Paul arrossisce.
“Mi faresti entrare?”
Emerald soppesa la sua
richiesta per pochi interminabili secondi, quindi spalanca la porta e si
ritrae.
Paul entra nella lussuosa
camera.
“Dove li hai trovati i soldi
per questa suite?” chiede curioso.
“Cosa te ne frega?” chiede
lei, aggressiva. Sbatte la porta e si mette dall’altra parte della camera, nel
punto più lontano da Paul.
“Non sono qui per farti del
male”
Emerald sorride.
“Non ne saresti capace”
Paul ricambia quel sorriso
stupendo.
“E allora perché mi stai
lontano?”
“Per non azzannarti. Se non
l’avessi capito, sono solita nutrirmi del tuo sangue”
“Ho avuto una vaga
impressione”
Paul incolla i suoi occhi in
quelli di lei. Subito dell’elettricità scorre tra i loro sguardi.
“Come va la spalla?” chiede
Paul.
Emerald si sfiora il punto
in cui pochi mesi prima si era gravemente ferita.
“Guarisco in fretta”
Paul annuisce.
“Non so ancora il tuo nome”
“Vivrai con questo dubbio
comunque”
“Voglio sapere il nome della
ragazza che mi fa battere il cuore al solo pensiero”
Aveva lanciato la bomba. E
l’esplosione non era tardata a venire. Il volto di Emerald si scioglie.
“Senti, non ci potrà mai
esser nulla tra noi due…”
“Perché?”
“Ragiona: ogni secondo che
passa vorrò azzannarti il collo”
“Sono pronto a correre
questo rischio”
“Ma io no”
“Ma quello a morire sarò io”
“E quella che avrà rimpianti
per tutto il corso della sua esistenza sarò io”
Paul tace. È un punto
inconfutabile.
“Faresti meglio ad andare
via adesso. Stanotte mi aspetta una battuta di caccia”
Il ragazzo rabbrividisce, ma
invece di provare paura è ancor più attratto da quella creatura.
“Non finché non scoprirò se
sono ricambiato o meno”
Emerald sospira.
“Ascoltami bene…”
“Paul”
“Paul…”
“Paul Iglar”
“Sì, ok, Paul Iglar…”
“E tu sei?”
La vampira rimane un po’
sovrappensiero.
“Emerald Bloodian”
“Che nome meraviglioso”
Cade il silenzio.
“Dicevi?”
“Devi dimenticarti di me.
Tra non molto sarò lontana da quest’isola. Il re di questa terra mi cerca”
“Sono in ottimi rapporti con
la figlia del re. Se starai al mio fianco non ti succederà nulla”
Paul avanza di un passo,
esitante. Emerald scuote la testa.
“Tu non capisci”
“Perché ti cercano?”
“Perché mi accusano di aver
ucciso un loro funzionario, un pezzo grosso, ma non è vero. Mi stavo
abbeverando col sangue di un vagabondo, una persona abbandonata da tutti e sola
al mondo. Non sono così scema da mettermi contro una schiera di umani
inferociti”
“Parli di Moggian, il
Ministro dello Sport? Hanno già scoperto l’assassino e hanno chiuso il caso il
mese scorso”
“Dici davvero?”
“Come è vero che sono
norvegese”
Emerald rimane sbigottita.
“Sei norvegese?”
“D. o. c. E tu?”
La vampira inclina
lievemente la testa. La notizia che non è più ricercata l’ha sollevata molto.
Non aveva più motivo di fuggire. E lì, ad Eufrasia, si stava bene. Ma ora c’era
quest’umano che si era preso una cotta di lei. E lei, cosa provava? Solo
confusione. Non si era mai interessata ad un sentimento come… l’amore. La
spaventava alquanto. Eppure, era incondizionatamente attratta da quello straniero,
sin dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo nella foresta. Ma
doveva respingerlo, era un umano, non sarebbe sopravvissuto a lungo con lei al
suo fianco.
“Ehilà, ci sei? Terra chiama
Emerald!”
La creatura alza lo sguardo.
“Eh?”
“Ti ho chiesto da dove
vieni?”
Emerald sorride. Si sente
più a suo agio.
“Prova a indovinare”
Paul ricambia il sorriso. È
contento che la sua vampira si stia cominciando a sbloccare.
“Vediamo, un ottimo inglese,
forse un po’ tirato, carnagione chiara. Mmh, Australia?”
“No” Emerald scuote la
testa, allegra.
“America? USA?”
“La città?”
“Chiedi troppo”
“Su, la metropoli più grande
del mondo”
“Sei di New York?”
“Il cuore di Manhattan è la
mia casa”
“E quanti anni hai?”
Se Emerald potesse arrossire
lo farebbe.
“Sono più grande di te”
“Non credo. Ho già passato
la soglia dei ventisei anni”
“Sessantadue…”
“Cosa?”
“Diciassette anni da umana,
quarantacinque da vampiro”
“Ecco perché sembri
un’adolescente. Sei comunque più giovane di Casey”
“Di chi?”
Paul sorride.
“È una mia amica. È un elfo.
Ha settantasette anni ma ne dimostra sessanta in meno”
“Ah, una tua amica…”
Paul ridacchia.
“Non pensare male. Sta con
Leonard”
“E chi è?”
“È un cavaliere di draghi
che ha perso il suo”
“E tu fai il terzo
incomodo?”
“Oh, no, ci sono anche Hellen
e Xander. La prima è la principessa di Eufrasia, quella a cui accennavo prima,
e l’altro è il suo sclerotico cugino”
Emerald sorride a quel
quadretto di amici.
“… E ovviamente c’è posto
anche per te…”
La vampira lo fissa negli
occhi. L’invito è sincero, come è sincero il sentimento di Paul.
Cosa ha da temere? Ormai è
al sicuro. Potrebbe cominciare ad avere degli amici. Quelli che non ha mai
avuto. Del suo periodo umano ha solo vaghi ricordi amari. Cosa ha da perdere?
Paul attende paziente. Sa
che questa volta la vampira ha abbandonato la sua corazza. Sa che è più
propensa per il sì.
“Fammi smorzare la sete con
una battuta di caccia e poi potrò conoscerli”
“Perfetto. E per quanto
riguarda… noi?”
Emerald assume un’aria
grave.
“Ti chiedo solo un po’ di tempo.
Devo abituarmi al tuo odore. Non posso entrare in intimità con gli umani
subito. Ne va della tua vita”
“Sono una persona paziente”
I due si sorridono.
Paul le tende la mano.
Lei, con diffidenza e
trattenendo il respiro, la raccoglie.
E i due percorrono a ritroso
il corridoio del sesto piano.
N. A.
Scheda-personaggio n° 4.
Nome: Leonard William
Cognome: Inidran
Nickname: Leo
Data di
nascita: 2 Ottobre 1991
Occhi: verde
Capelli: castano chiaro
Altezza: 1,62 m
Genitori: Claudian Beniamin & Angelina Carol
Fratelli: Charles Richard (1988), James Jeremy (1990)
Status
scolastico: Quarta liceo
scientifico alla Eufrasian High School
Città natale: Varan, Nuova Zelanda
Lingue
parlate: inglese, lingua dei
draghi
Condizione
economica familiare: benestante
Personaggio/creatura
nella storia: cavaliere di draghi
(nome drago: Bithor).
Presto spero di
aggiungere altre voci a tutte le schede, cose quali “pregi”, “difetti”,
“innamorato di” e simili. Se avete idee non esitate a rendermele note xD.
E per il prossimo capitolo
quale personaggio vorreste: Paul, Casey o Emerald?
Grazie mille per i vostri
commenti, soprattutto quando sono volontari e io non vi costringo xDxD. Un grazie a: Kikisummer,
Tassadarh, BeautifulKirja, EllyChan91, Crit92, Polz90,
Sif.
Per Sif: sono molto contento che ti piaccia *.*! Ti
ringrazio per tutti i complimenti, spero continuerai a seguirmi! E anche tu, mi
raccomando, aggiorna presto la tua storia che è troppo carina :)!
Due comunicazioni di
vitale importanza: number one, sono iniziate le votazioni del concorso che vi
dicevo nello scorso capitolo, per cui ecco il link del Best Readers’ Choise
(http://neverendingstoryawards.forumfree.net/?t=43447489),
sia chiaro non ho alcuna intenzione di influenzare il vostro voto – votatemi,
votatemi xD!
E number two, in
esclusiva nazionale, macché, mondiale, la scheda ufficiale di Xander nel
mio blog (http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com/)
con tanto di attore che interpreta il personaggio e con molte più voci di
quelle delle schede attuali. Le schede che metterò qui su efp continueranno ad
essere nello stesso modo delle precedenti, per cui, se volete seguire la storia
e i personaggi più da vicino, vi consiglio di fare un salto nel blog, dove
metterò degli spoiler dei capitoli successivi e le schede ufficiali di tutti
gli altri personaggi nella storia! La prossima scheda ufficiale sarà
probabilmente quella di Leonard perché non ho ancora trovato un’attrice adatta
ad incarnare Hellen xD.
Come al solito le mie
note d’autore sono chilometriche, per cui la pianto qui!
Buona lettura!
Chapter
Six
Sweet Sixteen
Castello di Eufrasia, ore
7.00.
Due sveglie, site in due
camere opposte dell’ampio castello, suonano impiccione la loro melodia.
Up where they walk, up where they run, up where they stay all day in the
sun…
Coglimi, frutto fresco
tuo sarò… E se ti basta un’ora, sbucciami, e la tua bocca addolcirò…
Due mani, in contemporanea,
bloccano le rispettive canzoni e si stiracchiano.
“Oggi è il primo giorno di
scuola!” esclama Hellen allegra.
“Oggi è il primo giorno di
scuola…” mormora Xander sconsolato.
“Tutti pronti?” chiede
Hellen con il suo zaino rosa shocking delle princesses in spalla.
Xander e Leonard annuiscono
assonnati. Spalancano la bocca nello stesso momento per lasciare spazio ad un
sonoro sbadiglio.
“Mi raccomando, divertitevi
a scuola!” li saluta Casey allegra.
I due ragazzi le lanciano
un’occhiata truce.
“Non siamo noi quelli
piccoli piccoli!” la segue Paul.
“E non perdetevi nella
strada!” conclude Emerald.
Hellen ridacchia allegra
mentre gli altri due pensano ai mille e uno modi per sterminare quei tre.
***
“Queste cinque ore sono
state distruttive. Quella di matematica ha già cominciato a interrogare!” si
lamenta Xander avviandosi verso la mensa.
“Non mi dire nulla. Di
italiano ci ha già lasciato i primi sei canti dell’Inferno da studiare!” gli dà
manforte Leonard al suo fianco.
“Scommetto che anche Hellen
sarà distrutta”
“Non credo. Era così
pimpante stamani”
“Scommessa?”
“Dieci kine?”
I due si stringono la mano.
Fanno il loro ingresso nella
sala da pranzo e Hellen, seduta in un enorme tavolo a forma di cuore –
ovviamente rosa shocking – insieme a metà delle ragazze della scuola, fa loro
un cenno allegro con la mano.
“Non mi siederò mai ad un
tavolo a forma di cuore rosa!” Leonard scuote la testa.
“Saremo gli unici ragazzi in
mezzo a venticinque ragazze!”
“Spero che il tuo tono sia
di disappunto!”
“Macchè! Una su venticinque
ci starà! Avanti tutta verso il cuore rosa!”
Raggiungono la principessa e
le allungano un bacio sulla guancia ciascuno, quindi prendono posto accanto a
lei.
“Cugina, dimmi, com’è stato
il tuo primo giorno di scuola?”
“Oh, da favola!”
“Sgancia i soldi, Xander”
gli rimembra Leonard contento.
“Doh!”
Tutti insieme mangiano una
strana poltiglia verdastra a mala pena commestibile, elargendo commenti di
disgusto e critiche rivolte alla mensa scolastica.
“Nella prossima vita vorrei
nascere italiana o spagnola. Lì si che si mangia da Dio!” esclama una ragazza
allontanando il vassoio da sé.
“Ehi, dolcezza, se hai
bisogno di qualcosa di commestibile ci sono qua io!” dice Xander sfoderando
quello che lui reputa il suo miglior sguardo sexy.
La ragazza inarca un
sopracciglio e torna a parlottare con la vicina.
***
“È finita la prima settimana
di scuola e io sono letteralmente a pezzi” si lamenta Xander.
“Cambiamo argomento!
Piuttosto, oggi non ho intenzione di sedermi al solito tavolo a forma di cuore
rosa. Desidero compagnie più virili!” gli fa eco Leonard.
“Ma quel tavolo è sempre
pullulante di ragazze!”
“Ma se su venticinque
ragazze hai preso novantasei due di picche! E una di esse è tua cugina!”
“Tu non capisci il mondo
delle donne. Il “no” di ieri è il “sì” di oggi!”
“Certo, e il “mai” dei
prossimi vent’anni!”
Per la sesta volta in quella
settimana, i due ragazzi entrano nella sala da pranzo, ma la scena che si para
ai loro occhi è diversa dal consueto.
L’enorme tavolo a forma di
cuore rosa shocking è stato trasformato in un palchetto e Hellen Fairybell, in
piedi su di esso, stringe un microfono alla mano, aspettando che la sala sia
completa.
Cinque minuti dopo tutti gli
studenti della scuola stringono il loro vassoio con la poltiglia verdastra tra
le mani e rivolgono occhiate curiose alla principessa.
“Buongiorno a tutti!”
esordisce Hellen con un enorme sorriso.
“Volevo comunicarvi che il
diciassette novembre prossimo venturo si terrà al mio castello la festa del mio
sedicesimo compleanno. Ovviamente siete tutti invitati!”
Brusii e mormorii riempiono
rapidamente la stanza.
“Ma siamo ancora a metà
settembre!” evidenzia Leonard.
Xander sembra
sovrappensiero.
“Ma questi sono i sedici
anni. Così come in America, ad Eufrasia si può cominciare a guidare e a bere
alcol a quest’età, anche se si diventa maggiorenni a ventuno anni” è la sua
spiegazione.
“Mi ricorda un programma
spazzatura chiamato Sweet Sixteen, dove delle ragazze ultraviziatissime
danno dei party stratosferici”
“Penso che lo stile sarà
quello. Speriamo non voglia sfilare nuda sul dorso di un elefante assieme a
Brad Pitt!”
“E non vi ho ancora detto la
parte più bella: per l’occasione verranno alcuni tra i più famosi animatori di
Eufrasia e proporranno numerose attività a coppie, quindi, forza
maschietti, scegliete una dama e invitatela alla mia festa. Il tempo stringe!”
conclude Hellen con un sorriso, se possibile, ancora più largo.
Leonard scuote la testa
sorridendo, mentre Xander spalanca la bocca.
“Ma cos’ha in testa? Chi
dovrei invitare io? Ma soprattutto, chi inviterà lei?”
Leonard ride divertito.
***
“Si può sapere qual è il tuo
problema, Xander?” chiede la principessa sdraiata sul letto e sfogliando una
rivista di vestiti.
“Ma dico io, come ti è
venuta in mente quest’idea balzana?”
“Perché? È carinissima!”
“Vuoi passare per una di
quelle adolescenti americane straviziate per caso?”
“Andiamo, Xander, sono la
principessa! Tutte le principesse del mondo sono un po’ viziate. E poi è la mia
festa, saranno anche fatti miei su cosa voglio fare!”
“E anche quell’assurda idea
delle coppie. Sentiamo, chi sarebbe il tuo cavaliere?”
“Oh, non te l’ho detto?
Verranno una marea di principi per l’occasione. Sarà una serata
indimenticabile, me lo sento!”
“Umpf! Ho sentito anche
abbastanza!”
Xander si alza, stizzito, e
si allontana. Hellen gli rivolge una breve occhiata, quindi si concentra con
aria sognante sul suo catalogo di vestiti.
“Ma come non sai se esserci?
Andiamo, sarà un party straordinario!” dice Casey indignata.
“Casey, te l’ho già detto.
Ci sono troppi umani. Non posso trattenere il respiro per così tanto tempo” le
ricorda Emerald.
“Ma ci deve essere una
soluzione. Bevi il sangue di metà degli animali della foresta di Eufrasia!”
Emerald sospira.
“Dai, che ti ho convinto!”
ammicca Casey giocosa.
La vampira sorride.
“Facciamo così. Ci vado solo
se ci va anche Paul”
L’elfa ricambia il sorriso.
“Oh, bé, allora possiamo già
pensare al vestito!”
La porta cigola e una figura
fa il suo ingresso nella sala.
“Oh, scusate” mormora
Xander. Senza incrociare i suoi occhi con quelli delle due creature magiche
cerca di richiudersi la porta alle spalle.
“Xander, vieni. Non c’è
bisogno che ti scusi” fa notare Casey.
Emerald annuisce.
“Mmh, no. Starete parlando
di fatti vostri. Vado in camera mia”
“Tutto bene, Xander?” chiede
Emerald apprensiva.
“Alla grande” mormora il
ragazzo.
“Si vede dalla faccia” Casey
sorride incoraggiante.
Xander sospira.
Si siede su una poltrona
dell’ampio soggiorno e pianta il suo sguardo nel fuoco scoppiettante del
camino.
“Stavamo parlando…” inizia
Casey.
“Della festa” conclude
Xander tetro.
Un pesante silenzio scende
tra i tre.
L’elfa e la vampira
continuano a lanciarsi occhiate apprensive, mentre il ragazzo rimane
impassibile.
“Leonard e Paul vi hanno già
invitato alla festa?” la voce di Xander sembra meccanica.
“No”
Le due ragazze optano per la
verità, benché abbiano il sospetto di dove Xander voglia andare a parare.
“E pensate che… bè… andrete…
siete sicure che… andrete con loro?” balbetta il ragazzo.
Le due ragazze incollano il
loro sguardo su di lui.
“Xander, senza offesa, ma
sai già la risposta” afferma Emerald con tono sicuro.
“Sì, scusate, avete
ragione…” e alzandosi, Xander si allontana rapidamente dalla stanza, prima che
le due ragazze possano dire o fare nulla.
***
“Che cosa?” esclama Hellen
incredula.
“Oh, sì! È tutto vero!”
conferma Paul con un largo sorriso.
“Tu… volevi… con me… oddio!”
Paul ridacchia.
“Andiamo, sto parlando di
tre mesi fa! E dovevi vedere tuo cugino come ti ha strenuamente difeso!”
Hellen spalanca la bocca, ma
da essa non esce alcun suono.
“Suvvia, non sono stato mica
il primo. Anche Leonard, prima di me…”
“Davvero?” Hellen è sempre
più sconvolta.
Adesso Paul ride di gusto.
“E Emerald e Casey sono a
conoscenza di questo fatto?”
“No, ma non c’è alcun
bisogno di farglielo sapere”
“E perché io l’avrei dovuto
sapere?” la voce di Hellen è sempre più indignata, mentre Paul non riesce a
smettere di ridere.
“Per correttezza, Hellen!
Piuttosto, quanta gente verrà alla tua festa?”
Gli occhi di Hellen si
illuminano.
“Oh, sarà un party favoloso!
Il numero si aggira sulle due migliaia di persone!”
“Sommando tutti i miei
compleanni non ho mai raggiunto così tanti invitati. E la famiglia Iglar conta
intorno ai centottanta membri!”
“E ci saranno tantissimi
principi bellissimi, elegantissimi, graziosissimi…”
“Sì, purissimi e levissimi!”
“Oh, Paul, me lo sento,
anch’io incontrerò qualcuno adatto a me!”
Paul le sorride benevolo.
Conosce quella sensazione di attesa speranza.
Nel giro di poche settimane
le strade cittadine sono ricoperte di manifesti riguardanti gli Sweet
Sixteen della principessa.
Gli invitati salgono
vertiginosamente di numero, raggiungendo in breve la soglia delle cinquemila
anime, demolendo così ogni previsione.
Com’è ovvio che fosse, Paul
aveva invitato Emerald, Leonard aveva invitato Casey, e metà della Eufrasian
High School si dava pena per cercare il giusto partner da portare alla festa.
Lo scompiglio nella scuola
aveva raggiunto livelli insostenibili. I belli e impossibili non potevano stare
tranquilli neanche durante le ore di lezione, dove ochette di tre anni in meno
si introducevano con la scusa di portare un libro e sventolavano le loro
minigonne ascellari sotto gli occhi del loro oggetto dei desideri.
Le prove delle cheerleaders
non avevano mai avuto così tanti spettatori come in quelle settimane. Schiere
di ragazzi con scarsa autostima si riversavano in palestra a chiedere la mano
di quelle perfette ragazze anoressiche, tutte fatte con lo stampino.
Com’era da prevedere, Hellen
Fairybell era risultata la studentessa con la lista più lunga di pretendenti.
Il novanta per cento dei ragazzi non accoppiati le chiesero la mano, ma o
ottennero un immediato insuccesso oppure si fecero promettere di essere
richiamati, cosa che mai avvenne.
Insomma, in tutte le scuole
cittadine vi era del fermento e tutti gli adolescenti erano in subbuglio, e
quando la quota degli invitati superò le diecimila anime a più di un mese dalla
festa, gli Sweet Sixteen della principessa divennero l’evento clue
dell’anno.
Se Hellen era pervasa da una
crescente agitazione che la portava a camminare a venti centimetri da terra
dalla contentezza, l’umore di Xander precipitava sempre di più, vedendo metà
del popolo femminile della città con età compresa tra i quattordici e i venti
anni già occupata.
Eccetto Hellen, che era
tutta presa dal dirigere gli allestimenti e le decorazioni, gli altri cinque
amici passavano il resto del tempo fuori, nella foresta, a gruppi di due,
eccezion fatta per Xander.
Vagava in compagnia della
sua tristezza e confidava in qualche evento catastrofico di Madre Natura che
potesse annullare il party tanto temuto. Ma il clima quasi perennemente
soleggiato dell’Isola di Flavonia non poteva certo venirgli in aiuto. Per
togliersi dagli impicci doveva darsi una mossa. Avrebbe portato chiunque
alla festa, pur di non presentarsi da solo.
E quel chiunque arrivò.
***
Xander immerge le mani nel
piccolo laghetto.
“Oh, mondo crudele” mormora
a se stesso con tono da melodramma.
“Sono così sfortunato! È mai
possibile che non riesca a trovare la ragazza giusta per me?”
Si bagna il viso con
quell’acqua gelida.
“Basta! Ho deciso: ci
proverò con la prima che passa!”
Un rumore alla sua sinistra
interrompe i suoi lamenti.
Xander, col cuore a mille,
si sfila uno stivaletto e lo stringe in mano, a mò di arma.
Un altro rumore indistinto.
Il ragazzo si avvicina alla
fonte del rumore, e da quel cespuglio emerge una creatura.
L’essere più brutto che
Xander abbia mai visto. Le antenne da formica che le incorniciano il volto
costituiscono forse la fattezza meno mostruosa della creatura. Il viso è di un
colore marrone verdastro, simile ad una tenuta militare. Scuri occhietti a
mandorla sovrastano una bocca mostruosa con quattro file di denti e ai due lati
due risucchi simili a quelli delle farfalle. Il tozzo collo unisce la testa al
corpo da umano, in cui è incastonato un reggiseno rudimentale – alquanto
inutile, secondo Xander – e due villose paia di braccia, un paio umano ed un
paio che si conclude con delle lunghe chele appuntite. Se non bastasse ciò, la
parte inferiore del suo corpo è anche peggiore. Uno stretto perizoma ricopre
quasi per niente il posteriore nero da tarantola, e tante gambe quante braccia
emergono da quello strano addome, un paio umano e terribilmente peloso, ed un
paio da ragno. A completare il tutto, un pungiglione da ape proprio sul
didietro e due piccole alucce da libellula, che contribuiscono a rendere
quell’aberrazione ancor più mostruosa.
“Chi… Che cosa sei?”
chiede Xander sconvolto.
“Sono Georjane, il parassita
dei boschi”
“Oh mio Dio! Chiedo una
ragazza e mi ritrovo un’accozzaglia informe di insetti”
“Ho ascoltato ciò che dicevi
prima e, bè, se vuoi, posso essere io la tua ragazza”
Xander dilata gli occhi.
“Stai scherzando? Non sei
neanche una ragazza!”
“Sono del terzo sesso”
“Del che?”
“Noi parassiti abbiamo dieci
sessi, ed a seconda di chi si accoppia, nasce un remix indistinto di insetti.
Mio padre è un gambero, mia madre è una vedova nera, le mie nonne sono una
libellula ed una formica, mentre i miei nonni sono un calabrone e un umano”
Xander spalanca la bocca.
“Questa è sfiga”
“Eh, lo so, anch’io avrei
voluto una mantide religiosa nella mia parentela, ma non si può avere tutto
nella vita”
Xander tace, sconfitto e
disilluso.
“Comunque, tornando al tuo
problema, non mi trovi tremendamente sexy?” e con questo si liscia le antenne
da formica con le chele.
“Sul tremendamente siamo
d’accordo” è l’unico commento acido del ragazzo.
“Comunque questo è il mio
numero” prosegue il parassita dandogli un biglietto da visita, su cui vi era
scritto a chiare lettere Georjane Buggybig, con tanto di numero telefonico.
“No, non può essere vero!
Questo e un incubo!” e Xander si sfrega insistentemente gli occhi.
“Bè, allora… videochiamami!”
commenta la creatura suadente, e sparisce dietro il cespuglio dal quale era
apparsa.
Xander riapre gli occhi. La
creatura è sparita.
“Menomale, era solo un
terribile incubo”
Apre la mano e si ritrova il
biglietto da visita di Georjane.
“Doh! È tutto vero!”
***
“Ehm, Hellen, c’è qualcosa di cui vorrei parlarti…” mormora Xander
impacciato.
Hellen distoglie lo sguardo
dagli operai che stanno allestendo l’ampia sala d’ingresso del castello e si
dedica al cugino.
“Dimmi tutto!”
“Bè, ecco, forse… forse ho
conosciuto una rag… qualcuno da poter portare al ballo…”
“Ma è favoloso! Cosa aspetti
a presentarmela? Come si chiama?” chiede interessata.
Xander si gira i pollici.
“Bè… ecco… non è esattamente
ciò che ti aspetteresti…”
“Ma cosa diavolo fai? I
palloncini blu con scritto Sweet 16 vanno da quella parte, sono quelli
rosa con scritto Happy birthday, princess che vanno al centro della
stanza!”
Xander inarca un
sopracciglio.
Hellen si avvicina
all’operaio e senza trascurare qualche urlaccio gli ribadisce i suoi intenti
sulla collocazione dei palloncini.
“Dicevi, cugino?”
“Sì, bè… ecco…”
“Ah, sì! Come si chiama la
fortunata?”
“Ehm… Georjane”
“Ma è un nome…” il sorriso
della principessa si spegne. “Vabbè, sorvoliamo sul nome. È carina?”
Prima che Xander possa
rispondere si sente un gran frastuono alla loro destra.
Entrambi si voltano e vedono
una quantità industriale di mascherine e pernacchie che giacciono a terra e un
operaio che si dà un gran daffare a rimetterle dentro un’enorme scatolone.
“Ma si può sapere cosa vi
passa per la testa? È così difficile trascinare uno scatolone senza rovesciarlo
ogni venti secondi?”
E continuando a sbraitare
Hellen si allontana.
Xander scuote la testa ed
esce dall’ampio atrio del castello.
“Una ragazza, dici?” chiede
Paul, assorto nella lettura del suo libro.
“Sì… bè… non è proprio una
ragazza” borbotta Xander a disagio, guardandosi attorno. L’enorme biblioteca
del castello li circonda, i rigorosi dorsi dei libri rivolti verso di loro.
“Ecco… è più una… come dire…
una specie di…”
“Aha! Lo sapevo! Pangloss ed
il barone sono ancora vivi! Ne ero certo!”
“Eh? Cosa c’entra con quello
che stavo dicendo?”
“Scusa, Xander, ma Candide
di Voltaire è un libro favoloso!”
“Non ne dubito” sospira
Xander rassegnato.
“E quindi c’è questa
ragazza… ma hai intenzione di mangiarla proprio tutta?”
Emerald impugna forchetta e
coltello e guarda famelica la sua fiorentina.
Seduto sul tavolo
dell’enorme cucina del castello, Xander storce il naso disgustato.
“E com’è? Carina?” chiede la
vampira, concentrata sul suo ammasso di sangue e proteine.
“Bè… carina è una parola
grossa… particolare sarebbe più appropriato…”
Macchè, abominio è il
termine più fedele, pensa Xander.
Emerald prova a tagliare la
carne cruda ma non ci riesce.
“Vabbè, Xander, deve piacere
a te, dopotutto, no?”
“Bè, è proprio questo il
punto…”
Ma la vampira non sembra più
ascoltarlo.
“Xander, ti da fastidio se…
se non sono più umana?”
Il ragazzo la guarda.
“Cioè?”
Emerald stringe la carne con
violenza e strappa con i suoi canini un grosso pezzo.
Xander rabbrividisce e si
allontana lentamente dalla creatura che ha di fronte.
“Sì, bè… umana è dir troppo…
ma da quando ti dedichi al tiro con l’arco?”
Leonard prende la mira verso
il tabellone.
“Come si chiama?”
“Georjane…”
“Bel… bè, è un nome…”
“Già…”
Leonard calibra la potenza e
lascia andare la sua freccia. Con un sibilo, si impianta proprio al centro del
tabellone.
“Yuuuhu! Sono il migliore!”
Xander sorride forzatamente
e se ne va, lasciando l’amico solo, in preda all’entusiasmo.
“Cosa intendi quando dici
che non è precisamente una ragazza?”
“Non so spiegarti bene… ma
non è proprio… umana…”
“Ti piace?”
Casey stringe un oggetto tra
le mani. Ha una forma oblunga e vari fori.
“Cosa sarebbe?”
“Un flauto! L’ho fatto io!
Non si vede?”
“Ehm… più o meno… Prova a
suonarlo”
Casey poggia le labbra sulla
punta più sottile dello strano oggetto.
Una melodia armoniosa si
propaga istantaneamente nell’aria.
“È stupenda” mormora Xander,
assopendosi sempre di più.
“C’è qualcosa che non va”
borbotta Casey smettendo di suonare e squadrando lo strumento.
Entrambi si mettono a
studiare il rudimentale flauto, ma non riescono a trovare alcun difetto.
“Vabbè, Xander, dicevi?”
“Sì, ecco… lei si chiama…
ma, un momento! Un flauto normale non dovrebbe avere sette buchi sulla parte
superiore?”
Casey li conta ad uno ad
uno.
“Argh! Ho dimenticato il
“do”!”
Xander scoppia a ridere.
Nessuno dei suoi amici aveva
avuto la risposta al suo dubbio amletico.
Ma aveva comunque preso la
sua decisione.
Se non fosse riuscito ad
invitare nessun’altra ragazza alla festa avrebbe chiesto a Georjane di
accompagnarlo.
Deglutì a quella opzione.
Per un interminabile istante
sperò che novembre, quell’anno, avesse avuto solo ventinove giorni.
A novembre la città si spense in un
istante, tu dicevi basta ed io restavo inerme…
Xander si scrollò la voce di
Giusy Ferreri dalla mente.
Sarebbe sopravvissuto
comunque. Doveva esserci una soluzione al parassita.
Sì, ma dov’era?
***
Castello di Eufrasia,
diciassette novembre, ore 15.00.
La principessa Hellen
stringe il pettine come fosse un microfono e si scatena davanti allo specchio.
Today
I’m going to ride away and feel the sun throughout my hair…
Accende il cellulare che era
rimasto spento tutto il giorno a causa della batteria scarica.
“Hai milleduecentotrentotto
nuovi messaggi” dice una voce meccanica, appartenente ai messaggi vocali del
suo cellulare.
Hellen sorride a quella
notizia.
Cause I’ve got
friends who love me, bright stars shine above me, my blonde hair is everywhere…
Una figura rosea con un
simpatico corno arcobaleno sul capo fa il suo ingresso nella camera della
principessa.
“Elle! Vieni, canta con me!”
Sweet Sixteen,
gonna spread my wings, Sweet Sixteen, it’s my chance to shine, Sweet Sixteen,
discovering, Sweet Sixteen, so much more to life, Sweet Sixteen!
“Oh, che bello avere sedici
anni!” esclama la ragazza volteggiando col suo adorato Uniporco, che grugnisce
dalla contentezza.
Qualcuno bussa alla porta.
“È permesso?” chiede un uomo
con un lungo mantello regale.
“Papà!” Hellen corre a
perdifiato ad abbracciare il re dell’isola di Flavonia.
“Principessina mia! Come sta
andando il tuo sedicesimo compleanno?” chiede Theodorus III.
“A gonfie vele! Ma la parte
più bella deve ancora venire!” il suo sorriso enorme trova le sue due estremità
alle orecchie.
Papa loves me and my Elle protects me, my blonde hair is everywhere… Sweet Sixteen!
Si sente un altro bussare
alla porta.
“Avanti!” esclama Hellen
allegra.
La parrucchiera e la
truccatrice fanno il loro ingresso nella stanza.
“Bonjour! Je suis la coiffeur et vous s’occupe du maquillage!”
Theodorus III incolla i suoi
occhi a quelle due bellezze poco più che ventenni e rimpiange di aver già
quarantanove anni suonati.
“Ma queste dove le hai
trovate?”
“Su un magazine di Parigi, mon
cherie” risponde la principessa estasiata.
“Venite con me SVP,
da questa parte!”
I wanna know what it feels like, I need to see it from the inside, I can
taste a bit of what I will find, so much more to life, Sweet Sixteen!
Sweet Sixteen!
***
“Allora?” chiedono le due
ragazze con una sola voce.
“Sei… sei bellissima”
balbetta Paul.
Leonard si limita a
spalancare la bocca, estasiato.
Emerald e Casey sorridono
raggianti, soddisfatte dell’effetto ottenuto.
La vampira scuote il suo
vestito verde smeraldo, in totale sintonia con i suoi occhi, con i tacchi, con
la bigiotteria e il make-up.
Allo stesso modo, l’elfa
sfodera un vestito color viola ametista in tinta con le sue particolarissime
iridi e con il leggero velo di trucco su occhi e guance.
Paul e Leonard, in un
serioso smoking, stringono la mano delle loro dame.
La hall del castello
pullula di eleganti ragazzi in abiti neri, blu o grigi e stupende fanciulle, ciascuna
trasuda bellezza, grazia ed eleganza nel vestito, nell’acconciatura dei
capelli, nel volto radiante.
Il numero di partecipanti è
pari, la stessa percentuale di ragazzi e ragazze.
Cheerleaders in ghingheri
vanno a braccetto con ragazzi bassi e brufolosi tutti eccitati, idoli dai
fisici scolpiti stringono a loro ragazzine starnazzanti, tutti – o quasi –
sembrano appena usciti da una rivista di moda, tutti perfetti a loro modo.
Un anonimo Xander entra da
un ingresso secondario trascinandosi dietro una figura.
“Su, svelta, vieni con me”
La luce della cucina li
inonda.
Xander guarda il suo lavoro.
Una parrucca dai boccoli castani copre le antenne, un abbastanza apprezzabile
vestito arancione nasconde con successo le chele da aragosta, l’addome da
tarantola e le zampe da ragno, strati e strati di trucco coprono il verdastro
colore del suo volto. Sì, ha sudato parecchio ma ce l’ha fatta.
Georjane aveva l’aspetto di
una ragazza. Una ragazza bruttina, ma una ragazza.
“Non osare dire a nessuno
che sei un parassita, chiaro?”
“Ok, ok”
“Chi sono i tuoi genitori?”
“Un egiziano e una greca”
“Perfetto! Con un po’ di
fortuna non ci sarà bisogno di raccontare questa storia a nessuno!”
I due si addentrano
nell’enorme atrio pullulante di adolescenti.
“Bene, ora quatti quatti
riusciremo a passare la sala indenni…”
“Xander!”
“Oh, merd…”
Xander si volta sfoggiando
il suo miglior sorriso falso. Paul inarca un sopracciglio.
“Che fine hai fatto per
tutto il giorno?”
“Oh, ehm, dovevo… Emerald,
Casey, siete uno splendore!”
E il ragazzo si avvicina
alle due amiche e le saluta con un bacio sulla guancia.
Paul gli stringe la spalla
con la mano e lo risospinge indietro.
“Allora?”
“Non sentite un po’ caldo
stasera? Ho bisogno d’aria!”
“Chi è la tua compagna?”
interviene Leonard, incuriosito dal comportamento sospetto dell’amico.
“Oh, lei è…” si guarda
attorno ma non c’è traccia di Georjane. Tira un sospiro di sollievo. “Deve
essere in bagno”
“Non vediamo l’ora di
conoscerla”
“E io non vedo l’ora che
finisca la serata”
“Come hai detto?”
“Eh? Non vedo l’ora di
vedere mia cugina, sarà un incanto” e si allontana in fretta, prima che Paul e
Leonard possano rivolgergli altre domande.
I due gli lanciano
un’occhiata sospettosa.
Improvvisamente tutte le
fanciulle trattengono il fiato e sì e no dodicimila volti ruotano il collo in
direzione dell’enorme scala di cristallo.
In cima ad essa,
un’adorabile principessa sfoggiante un radiante sorriso saluta tutti con un
gesto della mano.
Si tira su il vestito e
comincia a scendere lentamente gli scalini.
Sembra uscita da un cartone
animato. I voluminosi capelli sono raccolti nella nuca con uno chignon, mentre
sul davanti cadono sulle spalle sotto forma di riccioli dorati. Una brillante
collana di diamanti, regalo del sovrano di Eufrasia, sovrasta un ampio ed
elegante vestito azzurrino, con un ampio spacco ad altezza della coscia e con
un’enorme V di dietro che scopre la totalità della schiena. Come ogni
principessa che si rispetti, le scarpe sono rigorosamente di cristallo.
Molti, tra il pubblico
maschile, lanciano un fischio di apprezzamento.
Giunta all’ultimo scalino,
la principessa viene inondata da una marmaglia informe di ragazzi, che la
avvolge per porgerle gli auguri e i complimenti per il look.
Ad un tratto, la porta
principale si spalanca, ed una ventina di pomposi ragazzi fa il suo ingresso
nell’atrio del castello.
Dire che sono eleganti è un
eufemismo. Tutti comprendono al volo chi sono quei personaggi sconosciuti: i
venti principi venuti apposta da ogni parte del mondo per conoscere la
principessa.
A turno, ciascuno si inchina
davanti ad Hellen, porgendole i suoi omaggi. La ragazza arrossisce un paio di
volte ai principi più galanti o più carini.
Concluse queste formalità,
la festa entra nel vivo. Una miriade di attività si possono intraprendere durante
il party, fatta apposta per far divertire tutti: dalle più classiche come
quattro dancefloors – ciascuna con un proprio genere musicale quale
house, rock, commerciale e hip-hop – ed un angolo karaoke, alle alternative
come simulatori e angoli per giochi di ruolo, alle più strane come gare di
abbuffata e corse dei cocomeri in salita. Elle l’Uniporco riveste un ruolo di
primo piano, dargli una carezza costa ben cinque kine ed un montato ragazzo dai
perfetti capelli biondi promette un suo bacio con il doppio del prezzo.
Ovviamente il buffet, benché
concepito per la popolazione di un paese di modiche dimensioni, viene
spazzolato nel giro di mezz’ora, giacché chef e cuochi di varia provenienza si
affaticano nelle cucine regali per garantire a tutti di mettere qualcosa nel
loro stomaco.
Tutti i dodicimila presenti
si divertono come pazzi, eccezion fatta per un unico ragazzo.
“Menomale che siamo così
tanti. Ci sono buone possibilità che non incontrerò nessuno dei miei amici per
tutta la serata” borbotta Xander guardandosi attorno sospettoso.
“Hai intenzione di
nascondermi ai tuoi amici per sempre?”
“Certo che no… Argh, ecco
Emerald! Nasconditi!”
“Ma dove?”
“Dietro a quella statua,
ora!”
Xander gesticola verso la
sua dama, quindi si ricompone incrociando lo sguardo della vampira.
“Tutto bene, Emy?”
“Sì, ho giusto un po’ di
sete…”
Il ragazzo si scosta da lei
terrorizzato.
“Scemo! Voglio un po’
d’acqua! Piuttosto, dov’è la tua donzella misteriosa?”
“Misteriosa? Perché
misteriosa? Non sto mica cercando di nasconderla ai vostri occh… comunque, è in
bagno!” dice tutto d’un fiato.
Emerald alza un
sopracciglio.
“È sempre in bagno?”
“Bè… è una ragazza che beve
molto. Le devo strappare la bottiglia di mano”
Xander sente il rumore degli
specchi su cui sta tentando di arrampicarsi.
Lo sente anche Emerald, dato
che mostra uno sguardo incredulo.
“Vabbè, ho capito la solfa.
Andrò a prendermi la mia acqua. Bye”
Xander risponde al saluto
con un cenno della mano, quindi si volta e si vede Georjane a tre centimetri
dalla faccia.
“In terrazza!” sono le sue
uniche parole.
“Oh, mi vuoi davvero portare
in un posto così romantico?” chiede il parassita con voce zuccherosa.
“Ehm, certo, per lo meno non
ci vedrà nessuno lì!”
Giungono su uno degli enormi
terrazzi del castello. L’aria fresca colpisce i loro volti.
“Ah, stavo morendo dal
caldo!”
“Guarda, la luna è stupenda,
stasera… Non trovi, Rinetto?”
“Come mi hai chiamato?”
“Rino, da Xanderino. Non è
un nomignolo adorabile?”
“Sto per vomitare”
“Oh, Rinetto, ti senti
male?”
“No, no, tutto a posto”
Xander si guarda attorno con
sguardo circospetto.
Si volta verso Georjane e
vede quelle labbra da sanguisuga troppo vicine alle sue.
“Che fai?”
“Atmosfera romantica, luna
piena… Ti bacio!”
“Ma anche no!”
“Oh, andiamo, è tutta la
serata che non fai altro che guardarti attorno!”
“Ma lo faccio per te, lo
faccio per noi”
Eccome se lo faccio solo
per me, pensa Xander.
“Sì, certo. Facciamo così, o
mi baci, o vado di là e mostro a tutti che sono un parassita”
“Ma, mia adorata… Juanita,
non fare boiate, su, cosa sono questi ricattucci da quattro soldi?”
“Mi sto semplicemente
chiedendo perché mi hai invitato, se devo essere trattata in questo modo. Sono
o non sono la tua ragazza?”
“Questa è una bella domanda”
“Un momento. Non dirmi che
ero l’unica disponibile”
“E questa è una bella
risposta”
Georjane sbuffa, stizzita.
Si volta e rientra con passo deciso nell’ampia sala del castello.
Xander la segue correndo,
inquieto.
“Georjane, amore, dove sei?
Amorone patatone, non fare cose di cui potresti pentirti in futuro!”
Ma è troppo tardi. Georjane
è al centro della sala e si è appena tolta il suo elegante vestito arancione.
Adesso almeno un migliaio di ragazzi osserva avidamente la scena: il parassita
che sorride gioviale e il ragazzo che la fissa sconvolto e umiliato.
Altri invitati in seconda
fila premono per poter vedere cosa accade. Xander, gli occhi lucidi e sbarrati,
fugge via, amareggiato.
If I
should stay, I would only be in your way…
Gli occhi di Emerald si
dilatano per l’emozione.
“Io amo questa canzone” e
trascina Paul che si lascia guidare verso la pista da ballo.
“Non ci pensare neanche!”
esclama Leonard prima che Casey possa dire o fare qualcosa.
“Ti pareva!” mormora l’elfa,
rassegnata.
Poco più in là, un numero
industriale di coppiette si muove lentamente sulla pista da ballo al ritmo
della voce di Whitney Houston.
And I
wish to you joy and happiness, but above all this, I wish you love…
“He elegido esta cancion
para te”
Un principe dallo
stravagante vestito rosso e giallo sorride alla ragazza che balla con lui.
“Oh!” risponde Hellen,
visibilmente imbarazzata.
“Seis muy bonita esta
noche”
“Trovi davvero? Birichino,
non mi hai mai visto in vita tua!”
“Desde el primer momento
que te he vista, me has hecho enarbolar fuerte el corazon!”
“Che carino! Cosa vuol dire enarbolar?”
“Como se dice? Ehm… Pal… Palp… Palpare!”
“Che volgare!”
“No, excusa me,
palpitare!”
“Oh, come sei adorabile! Mio
Andres, adoro il tuo accento spagnolo!”
And I…
Will always love you…
Tutti continuano a
divertirsi per tutta la serata, quindi, a mezzanotte, gli invitati cominciano a
defluire verso l’uscita. I più restii, coloro che sono più a loro agio,
abbandonano il castello solo alle tre di notte, e Hellen, Paul, Emerald,
Leonard e Casey, stanchi ma soddisfatti, raggiungono le loro stanze e si
addormentano nel momento in cui le loro teste sfiorano il cuscino.
N. A.
Scheda-personaggio n° 5.
Nome: Paul Sebastian
Cognome: Iglar
Nickname: Paul
Data di
nascita: 30 Maggio 1981
Occhi: verde
Capelli: castano chiaro
Altezza: 1,82 m
Genitori: Hubert Nikolai & Helga Celine
Fratelli: Christopher Finn (1983), Peter Herman (1984),
Astrid Irene (1984), Hans Oliver (1986), Erik Jonathan (1987), Jacob Tobias
(1987), Marianne Rebecca (1989), Michelle Consuelo (1994) [sono giusto in nove
xD]
Status
scolastico: Diploma di quinta
elementare
Città natale: Andselv, Norvegia
Lingue
parlate: norvegese, inglese,
svedese
Condizione
economica familiare: povera
Personaggio/creatura
nella storia: guerriero
È solo un puro caso che
le schede personaggio stiano rispettando l’ordine di comparsa dei personaggi
stessi, io seguo semplicemente le vostre votazioni xD.
Indi per cui, chi volete per il prossimo capitolo: Casey,
Emerald, Georjane, Andres o Theodorus (stanno cominciando a diventar troppi
xD)?
E rieccomi qui dopo quasi tre
settimane di silenzio!
In primis ringrazio tutti coloro
che hanno recensito lo scorso capitolo: Tassadarh, Sif, Kikisummer,
Rosa Princess, EllyChan91, BeautifulKirja, Leonard91.
Grazie a tutti per i
complimenti, mi riempite sempre il cuore di gioia *me commosso*!!
Tre annunci concisi:
1.Ho intenzione
di mettere su questo sito tutte quelle opere, operette e simili che ho scritto
nel corso della mia luuunga esistenza (la maggior parte delle quali sono
incomplete – sarebbe anche un’occasione per completarle) e la prima di queste è
Because I Am A Girl, per la quale Sif mi ha già fatto sapere le sue opinioni
(grazie mille^^), che trovate su questo link (se non avete voglia di andarla a
cercare): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=424027&i=1, per cui mi
farebbe piacere sentire altri pareri al riguardo. Grazie mille!!
2.Per quanto
riguarda il concorso indetto dal Forum dei Never Ending Story Awards al
quale ho partecipato, ho vinto nella categoria “Best Funny Character” con il
personaggio di Xander. Vi confesso che puntavo soprattutto al titolo di “Best
Original Character” con l’Uniporco, ma la competizione era davvero accesa! La
targhetta la potete trovare nel blog di questa storia.
3.E a proposito
del blog, l’ho migliorato, vi ho messo la musica (le colonne sonore dei
capitoli), nonché la scheda ufficiale di Leonard! Eccovi il link: http://eufrasianvalley-unipork.blogspot.com/, dateci
un’occhiata, mi raccomando!
Menomale che dovevo essere
conciso -.-! E ora vi lascio alla lettura del settimo capitolo, il primo con un
minimo di suspance finale (poca, molto poca) che verrà sciolta nel prossimo
capitolo, nel quale si aggiungerà un altro personaggio (e non solo uno) alla
comitiva!
Buona lettura cari!
Chapter Seven
Wilcommen In
Vulcanica,
The Ashy And Smoky Town
Con i suoi 4013 metri, il
Lukulukuhanakimi, altresì chiamato con un più anglofono “King of Fire”, non
solo è una delle poche vette dell’Isola di Flavonia che superano i quattromila
metri, ma è anche l’unico vulcano presente nella regione. Con la sua imponente
estensione ed i suoi numerosissimi crateri, domina il nord della Baia dei
Naufraghi ed è visibile da tutte le spiagge della baia.
“Che noia! Cambia canale!”
esclama Leonard.
“Shh!” lo zittisce Paul.
È ancora in attività,
benché la sua ultima eruzione risalga a qualche secolo fa, prima che l’isola
fosse scoperta e abitata.
Leonard si impossessa del
telecomando e cambia canale.
Una corsa di motocross
appare nell’enorme televisore al plasma.
“Ahh, questa si che è
interessante! Altro che Piero Angela!”
Paul emette un grugnito
stizzito, quindi esce dall’enorme soggiorno.
“Xander, Hellen, cosa mi sapete
dire del Lukuku… Luluku… del King of Fire?”
“È un vulcano stupendo!”
inizia Xander. “Arrampicarti su di esso ti dà un’immensa sensazione di…”
“… sporco e putrido! Ma è
un’esperienza indimenticabile in ogni caso!” conclude Hellen.
“Si potrebbe passare un
Capodanno alternativo quest’anno” propone Emerald, che quando si parla di
viaggi i suoi occhi si illuminano e mette già mano alle valigie.
“Non sarebbe affatto una
cattiva idea…” borbotta Xander sovrappensiero.
“Sì, dai, è da quando è
finita l’estate che non ci muoviamo da Eufrasia!” interviene Casey.
“E così sia!” conclude
Hellen. “So, let’s go to Vulcanica!”
“Vulcanica?” chiede Leonard
che, dopo aver abbandonato la tv al plasma, ha fatto la sua comparsa nella
cucina, dove i suoi amici erano riuniti.
“Sì, è la città ai piedi del
Lukulu… Lukuku… del King of Fire” afferma Paul con aria esperta.
“Wow, Paul, ti vedo
informato!” osserva Xander.
“Sta cominciando a piacermi
questa gita, anche se deve ancora iniziare!” esclama Casey allegra.
“Finalmente potrò stracciarvi
nell’arrampicata sfruttando i miei sensi affilati come rasoi” dice Emerald con
voce sicura e aria di sfida.
“Sì, finalmente faremo
qualcosa che si addice ad un libro fantasy!” esulta Leonard.
“Lo puoi dire forte! Non
vedo l’ora di affrontare foreste e attraversare fiumi per raggiungere questa
città. Un momento, come la raggiungeremo?” chiede Paul.
“Con l’autostrada” risponde
Hellen disinvolta.
“Che cosa?” Leonard spalanca
gli occhi.
“Il gusto dell’avventura è
crollato” dice Paul amareggiato.
“Sarà il caso che vi faccia
da teacher, oh voi profani che non avete i vostri natali nella fiera
terra di Flavonia!” Xander alza al cielo la sua mano con aria solenne.
“Se hai finito con queste
frasi ad effetto…” sbuffa Casey.
“Ok, ok. Bene, ci sono
quattro modi per raggiungere Vulcanica da Eufrasia. Intanto bisogna sapere che
noi siamo al sud del paese, mentre Vulcanica è al nord, e le due città sono
separate da centoventi chilometri in linea d’aria, tutto chiaro sino a qui?”
Quattro teste annuiscono.
“Ora vi illustrerò i quattro
modi per raggiungere Vulcanica dalla via più lunga alla più breve. Numero uno,
via fiume. Certo, il Rio de la Silva è alquanto suggestivo, passa in
mezzo alla Foresta delle Eufrasie per parecchi chilometri, ma è anche
estenuante. Dato che la foce è a sud, noi lo dovremmo percorrere
controcorrente, impiegando la modica cifra di sei ore per raggiungere la nostra
destinazione”
“Ok, scartiamo il fiume”
ribadisce Emerald.
“In quanto all’opzione
numero due, dovremmo andare in macchina sino a Eufrasian Harbor, e fin
qui ci vogliono solo venti minuti dal nostro adorato castello. Poi dovremmo
prendere un traghetto che ci porta sino a Luku Town, passando dalla Baia
dei Naufraghi. Certo, in questo modo vedremmo anche la spiaggia dove è
naufragato Leo dopo lo scontro con suo fratello”
“Davvero?” chiede il
ragazzo.
“Sì, il luogo si chiama, con
una fantasia strepitosa, Spiaggia dei Naufraghi, ed è l’unica che si
apre direttamente sulla Foresta delle Eufrasie”
Tutti e quattro gli udenti
rimangono in silenzio. Non è facile gestire tutti quei nomi, soprattutto se
sentiti uno dietro l’altro.
“Aspettate, sarà il caso che
vi prenda una cartina”
Con davanti quel pezzo di
carta, tutti i dubbi dei ragazzi spariscono e la consapevolezza della terra
nella quale risiedono si fa strada in loro.
“Ok, una volta giunti a Luku
Town?” chiede Paul, concentrato.
“Dovremmo prendere la
statale che giunge sino al Rio de la Silva e percorrere l’ultimo tratto del
fiume con il vaporetto fluviale sino al Vulcan Lake, proprio questo qui”
Xander addita uno specchio d’acqua di forma triangolare sul quale si affaccia
la città di Vulcanica.
“In sostanza dovremmo
cambiare mezzo di trasporto tre volte!” sintetizza Casey.
“Esattamente!”
“Scartata anche la seconda
opzione!” sospira Emerald.
“La terza opzione è
tremendamente costosa. Potremmo sfruttare l’aeroporto di Eufrasia a sud della
città, e per raggiungerlo occorre mezz’ora di traffico intenso per le
principali vie cittadine. Una volta là, l’aereo ci porterebbe sino ad Aireburg,
la città più a nord dell’isola, e da lì una strada statale ci porterebbe sino a
Vulcanica. Benché impiegheremmo massimo due ore, però, come ho già detto, il
costo è davvero elevato…”
“Ma suvvia, siamo gli amici
della principessa! Non abbiamo problemi economici!” sottolinea Leonard, che si
era ridestato al pensiero di un comodo viaggio in prima classe.
“No, Leo, dovrei chiedere
soldi a mio padre e non ne ho voglia! L’autostrada, invece, me la posso
permettere!” interviene Hellen.
“La quarta via sarebbe
l’autostrada?” chiede Emerald curiosa.
“Sì”
“E quanto ci vuole in questo
modo?” fa eco Casey.
“Un’ora e mezza, due ore
massimo. Dipende dal traffico. Ma è quasi Natale, chi vuoi che ci sia per le
strade?”
***
“Non metterò mai piede su un
aggeggio simile!” protesta Leonard. “Passi la Porsche, passi la Limousine, ma
non ho alcuna intenzione di salire su questo!”
I sei amici squadrano
l’enorme pulmino a tredici posti. Oltre alla carrozzeria rosa shocking –
ovviamente – sulle due fiancate vi era lo schizzo di alcuni fiori di girasole,
due enormi labbrone rosse erano ancorate sotto il vetro anteriore e una
parrucca bionda gigante era appollaiata sopra l’alto cofano.
“Come vuoi, Leonard” il tono
di Hellen è piuttosto malizioso. “Sarà un peccato stare davanti al televisore
al plasma posto accanto al volante senza di te”
“Guido io!” urla Leonard.
Tutti ridono ad eccezione di
Paul.
“Non se ne parla neanche,
l’esperto patentato del gruppo sono io!” esclama risentito.
“Bene, risolveremo questa
contesa in modo maturo!”
“Puoi dirlo forte!”
“Carta, forbice e sasso?”
“Si vince alla terza!”
“Calmi, calmi” li interrompe
Xander mentre le ragazze non riescono a smettere di ridere. “Essendo l’unico
che conosce la strada vi condurrò io!”
“Xander, anch’io conosco la
strada” interviene Hellen. “E mi farebbe davvero piacere guid…”
“No!” urlano gli altri
cinque contemporaneamente.
“Perché no?”
Tutti rivolgono lo sguardo
in direzione di uno dei quattro angoli del garage, in cui giace una Smart rosa
shocking, nonché il generoso regalo di Theodorus III per la figlia in occasione
del suo sedicesimo compleanno, e osservano in particolar modo la fiancata
strisciata, la portiera semi distrutta, un fanale rotto e una ruota sgonfia.
Oh, sì, la neopatentata principessa aveva dato il meglio di sé con quella povera
Smart.
“Bene, siamo tutti d’accordo
quindi, guiderò io!” esulta Xander.
Gli altri aprono
ripetutamente la bocca per protestare, ma alla fine accettano a malincuore di
affidare le loro vite nelle mani dell’amico.
Last Christmas I gave you my
heart but the very next day, you gave it away…
“Nevica mai ad Eufrasia?” chiede Casey guardando fuori dalla finestra.
È la vigilia di Natale e i
sei ragazzi stanno finendo di addobbare l’enorme hall del castello, dopo
essersi dedicati a tutte le altre duecentoquarantré sale del maniero.
“No, per niente, molto,
molto raramente” risponde Hellen, scendendo dalla scala e ammirando il modo in
cui aveva decorato il lampadario.
“Menomale, io adoro il sole,
il mare, il caldo, le ragazze in costume…” blatera Xander con aria sognante
mentre si occupa della finestra nella parete ovest.
“A me la neve non fa ne
caldo ne freddo, nel vero senso della parola, ma sciare mi piace da matti!”
interviene Emerald, ultimando il suo lavoro nella scala di cristallo.
“A nord nevica molto, e ci
sono parecchie stazioni sciistiche” dice loro Hellen.
“Vedrete, vedrete, il
Lukulukuhanakimi è sempre innevato!” sottolinea Xander.
“Un giorno potremmo
noleggiare un paio di sci e una tuta e farci qualche discesa, che ne dici Emy?”
propone Casey allegra.
“Oh, sì, e ci trasciniamo
dietro anche i nostri boys!”
Detto questo, Paul, che si
sta occupando della finestra nella parete est, e Leonard, che si gingilla
giocando ad un videogame, lanciano un sonoro grugnito.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh, what fun it is to
ride in an one-horse open sleight!
“Merry Christmas!”
In preda all’ilarità Hellen
stringe forte Casey in un grande abbraccio.
“Hellen, mi ftai fafenfo
foffocave!” sussurra l’elfa con un filo di voce.
“Sveglia, dormigliona, è Natale!”
E ancora smaniosa di
attenzioni si alza e si getta sul letto accanto.
“Avanti, Emerald, chi dorme
non piglia pesci!”
La vampira, non avendo
l’abitudine di dormire, si è già messa a scartare i regali, e stringendo un
caldo maglione di lana, ricambia con affetto l’abbraccio stritolatore della
principessa.
Xander, Leonard e Paul, uno
più addormentato dell’altro, scendono nell’ampia hall per scartare i loro
regali, tutti sbadigliando vistosamente.
Ma la scena che si para ai
loro occhi li sveglia completamente.
La porta d’ingresso è
spalancata e uno spesso strato di neve ricopre la strada e gli immensi giardini
del castello di una coltre bianca.
Un’elfa, una vampira, una
principessa ed un Uniporco si divertono a lanciarsi palle di neve e invitano i
tre ragazzi a far loro compagnia. Questi seguono gli altri senza esitazioni.
I’m dreaming for a white
Christmas…
***
Tangenziale di Eufrasia, 27
Dicembre, ore 9.30, in un pulmino rosa shocking imbottigliato nel traffico.
“Com’era? Ah, sì! È quasi
Natale, chi vuoi che ci sia per le strade?” Emerald fa il verso a Xander,
stizzita.
“Relax, take it easy! Imboccato
lo svincolo di Eufrasia Ovest si viaggerà lisci come l’olio!”
Per tutto il tempo Leonard
ed Hellen litigano per il telecomando della tv al plasma, Casey ed Emerald
parlottano sottovoce e Paul, seduto accanto al posto del guidatore, tace
guardando fuori dal finestrino.
Xander, gestendo il volante,
si chiede come mai il suo vicino e la vampira siano così distaccati. È tutto il
giorno che non si rivolgono la parola e ogni volta che si sfiorano emanano
scintille. Benché l’istinto pettegolo lo sospinge a saperne di più, il
guidatore tace e non importuna i due ragazzi.
Finalmente raggiungono Eufrasia
Ovest e le previsioni di Xander si avverano: il tachimetro comincia
finalmente a superare i 100 km/h.
Alla loro destra possono
ammirare il bosco a nord di Eufrasia che sconfina nella foresta, mentre
un’ampia distesa di verde si estende alla loro sinistra. È solo una porzione
dell’enorme Valle delle Eufrasie, e la capitale di Flavonia ne costituisce il
cuore.
Passano l’uscita di Silva
Est e finalmente Paul interrompe il suo silenzioso elucubrare.
“Questa città si chiama
Silva perché si trova dentro la Foresta delle Eufrasie?”
“Non proprio… Per costruire
la città hanno diboscato parecchi ettari di alberi, poi si sono resi conto del
loro errore e a tutt’oggi l’estremità orientale della città è dentro la
foresta” risponde Xander, stupito e sollevato dal fatto che l’amico abbia
interrotto il suo silenzio.
Dal canto suo, affascinato
da quella notizia, Paul comincia a chiedere informazioni su tutte le città che
sfiorano con l’autostrada.
“Ma quanto è grande questa
Silva?” chiede, dopo che il furgoncino ha sorpassato lo svincolo di Silva
Ovest, a ben quindici chilometri dal precedente.
“Bella grande, sì… Un
moscerino in confronto ad Eufrasia, però non si può avere tutto dalla vita”
Sorpassata anche Iggeria,
raggiungono finalmente la costa ovest dell’isola.
“Quella che vedi accanto a
te è la Pink Bay, molto rinomata per le sue spiagge”
“E perché per tutta l’estate
siamo andati ad Eufrasia Marittima che, se non sbaglio, è dalla parte opposta
dell’isola?”
“Perché Eufrasia Marittima è
molto rinomata per le sue ragazze!”
“Sempre il solito” Paul
scuote la testa sorridendo.
Nel giro di un’ora dalla
partenza, mettono alle spalle anche Villafranca, Lido di Iggeria
ed Espaniola – chiamata così perché fondata da iberici – tutte ridenti
località balneari.
Sorpassano le splendide
spiagge con il loro particolarissimo color rosato, mentre il sole si fa sempre
più alto nel cielo.
Xander guarda nello
specchietto retrovisore. Quattro ragazzi dormono, Leonard e Casey uno sopra
l’altra, Hellen stringendo la foto del suo adorato Elle che non ha potuto
portare con sé e Paul negli ultimi due posti.
“Vuoi il cambio, Xander?”
chiede Emerald. Ha preso il posto di Paul quando quest’ultimo ha asserito di
avere sonno. La vampira, senza incrociare i suoi occhi, lo ha sostituito nel
posto vacante.
“No, tranquilla, non ho
sonno. E poi non conosci la strada”
Emerald sospira. Xander non
riesce a trattenersi oltre.
“Tutto bene tra te e Paul?”
La vampira scuote la testa e
il ragazzo non insiste.
Ben presto l’autostrada,
abbandonata la Baia Rosa, affianca un fiume di grandi dimensioni e si comincia
a scorgere un altro centro abitato.
“Che fiume è?”
“Il Rio de la Silva”
Emerald si volta verso colui
che guida, stupita.
“Lo stesso fiume che scorre
ad Eufrasia?”
“Esattamente”
“E quanto è lungo?”
“Mmh, intorno ai
quattrocento chilometri. È bellissimo, soprattutto nel tratto che percorre
dentro la foresta”
Emerald annuisce,
pensierosa.
Per la prima volta
l’autostrada entra dentro una città. Enormi grattacieli compaiono ai loro occhi
in tutta la loro imponenza. Un servizio tramviario svicola rapido sotto di
loro. Enormi vie brulicanti di gente e di negozi si estendono sotto
l’autostrada e sulle rive del fiume.
“Ma dove siamo?”
“Benvenuta a Sao Rio,
seconda città dell’Isola di Flavonia, nonché al primo posto nel campo delle
industrie e del commercio, primo porto marittimo e fluviale del paese e chi più
ne ha più ne metta. Insomma, questa metropoli pullula di migliaia di Paperon
de Paperoni!”
“Quest’isola ha un gusto
sempre meno fantasy eppure… mi piace! Fare dello shopping in questa città deve
essere favoloso!”
Abbandonato l’asse
principale per imboccare la diramazione diretta a Luku Town, il pulmino segue
fedelmente il percorso del fiume. Lasciata anche la diramazione, affrontano la
statale in direzione del Vulcan Lake.
Giunti ad un’ora e mezza di
viaggio, Hellen e Casey cominciano a svegliarsi. La strada ed il torrente si
inoltrano pian piano in una foresta.
“È sempre la Foresta delle
Eufrasie?” chiede Casey, ancora assonnata.
“No, questo è il Bosco
Fiamma, e potete intuire il perché del nome. Oramai siamo quasi arrivati”
La strada si fa sempre più
stretta e il numero di curve tortuose aumenta in modo esponenziale.
“Ooh!” esclama Leonard
scivolando dai sedili su cui stava comodamente dormendo e volando sul pavimento
del bus. La causa è una tremenda inchiodata di Xander.
“Che è successo?” chiede
Hellen allarmata.
Xander prova a far ripartire
il motore, ma questo, dopo un paio di singhiozzi, si spegne nuovamente. Il
ragazzo dà una rapida occhiata all’indicatore di benzina.
“Argh! Siamo a secco!”
esclama allarmato.
“Ma come puoi essere stato
così imprudente?” lo rimprovera Emerald. “Non ti sei accorto che stava finendo
la benzina?”
Xander scuote la testa,
sconsolato.
“Manteniamo la calma” Paul
prende in mano la situazione. “Ci sono dei self service dove fare
rifornimento nei paraggi?”
“No, l’ultimo era quindici
chilometri fa”
“Mmh... potremmo spingere il
pulmino sino a lì…”
“Ma stai scherzando? Chissà
quante tonnellate pesa sto aggeggio. Era meglio la Porsche!” si lamenta
Leonard.
“È tanto lontano il Vulcan
Lake?”
“Saranno sì e no dieci
chilometri”
“La strada continua sino a
lì?”
“Sì”
“Bene, la seguiremo fino a
che non arriveremo al lago…”
“Ma sei pazzo? Se la strada
è tutta così…” interviene Casey agitata, additando le curve “… arriveremo al
lago tra sei mesi!”
“Non c’è qualche autobus, o
altro, che passa regolarmente da questa strada?” chiede Leonard
“Non so, non ci sono centri
abitati in zona, ma si può provare…” lo sostiene Xander, un po’ rincuorato.
“Bene, possiamo camminare
sino a che non troviamo una fermata dell’autobus o…”
“E il mio furgoncino?”
chiede Hellen, incalzante.
Nessuno ha intenzione di
curarsi del loro mezzo di trasporto, ma dato lo sguardo della principessa, Paul
le promette che una volta arrivati a Vulcanica avrebbero mandato qualcuno a
prenderlo.
Quindi, con esitazione e un
po’ di paura, i ragazzi scendono dal pulmino e cominciano a percorrere la
tortuosa strada verso il lago.
“Ecco una fermata
dell’autobus!” Emerald indica un punto davanti a sé, dopo un quarto d’ora di
cammino.
Raggiungono il palo con
attaccata un’immagine di un bus e la sigla ATV e cercano una piccola
tabella con gli orari, ma non ne trovano.
Attendono, seduti per terra,
speranzosi, ma col passare del tempo questo sentimento si affievolisce sempre
di più.
“È mezzogiorno e mezza!”
esordisce Casey, lievemente isterica. “Siamo qui da più di un’ora!”
“Attendiamo ancora un po’”
fa Leonard, demoralizzato.
“Secondo me è meglio andare
oltre, in Norvegia anche in paesini sperduti come il mio un autobus passa
sempre ogni ora. Ormai dovrebbe essere già apparso” interviene Paul.
“Ma forse è in ritardo, è
meglio aspettare!” esclama Hellen, la voce più alta di un’ottava.
“Ragazzi, non ce la faccio
più a stare fermo, quest’ansia mi uccide” è il commento di Xander.
Emerald scuote la testa.
“No, no, ragazzi, io dico di
attendere ancora un po’!”
Stanchi di discutere, coloro
che sono propensi ad andarsene decidono di accettare le richieste degli amici e
di non abbandonare la loro postazione.
Passa un’altra mezz’ora e
nessun autobus accenna a passare.
I ragazzi si scambiano una
taciturna occhiata di intesa e, con incredibile lentezza, si alzano in piedi e
si trascinano stanchi lungo la strada.
Nessuno ha la forza di dire
una sola parola.
Ben presto, un’altra scelta
importante turba la loro psiche e la calma nel gruppo: un bivio.
Nessuna indicazione stradale
può aiutarli nella scelta corretta.
Il corso del fiume non gioca
più a loro favore, passa esattamente in mezzo alle due strade.
Gli animi cominciano a
scaldarsi, mentre ciascuno esprime il proprio parere su quale sia la migliore
via da seguire.
“E cosa ti fa pensare che
andare a destra sia la scelta più saggia?” chiede Leonard ad Emerald con tono
nervoso.
“Dammi una motivazione
plausibile per cui dovremmo andare a sinistra!” lo incalza la vampira.
I due si fissano in cagnesco
e stanno per esplodere, quando Paul invita alla calma e propone di “essere
scientifici”. Tutti voltano lo sguardo verso di lui.
“In che direzione è il
Vulcan Lake?”
“A nord…” risponde Xander
con un filo di voce.
“Nord Est? Nord Ovest?”
“È bello grande, ma penso
sia semplicemente a nord…”
“Come pensavi avessimo
abbastanza benzina per arrivare a Vulcanica” sottolinea Hellen poco convinta.
Xander le rivolge
un’occhiataccia.
“Conosci anche tu la zona e
sai benissimo che ho ragione!”
“Ma non mi sembra proprio! È
tutta colpa tua se adesso siamo in questa situazione!” gli urla contro la
principessa.
Gli altri quattro rimangono
in silenzio mentre i due cugini litigano aspramente, quei due vanno sempre
d’amore e d’accordo quasi come fratello e sorella e vederli litigare è la
goccia che fa traboccare il vaso.
Leonard si avvicina a Xander
e si volta verso Hellen.
“Oh, andiamo, non è colpa
sua se è finita la benzina! Come poteva immaginare che quell’assurdo carrello
della spesa ci avrebbe piantato in asso in questo modo?” sono le sue parole
in difesa dell’amico.
Hellen rivolge uno sguardo
sconcertato al biondo, ma al suo fianco interviene Emerald.
“Ha sempre avuto
l’indicatore del serbatoio sotto gli occhi! Anche un cieco se ne sarebbe
accorto!”
E i quattro continuano a
urlarsi contro per parecchi minuti. Paul e Casey si lanciano occhiate
comprensive e scuotono la testa. Finalmente il guerriero decide di prendere la
parola.
“Ascoltatemi un attimo!”
richiama l’attenzione degli altri a gran voce. “Possiamo semplicemente vedere
da quale parte gli alberi hanno i muschi nella parte nord che non siano troppo
decentrati a est o a ovest”
Per un’infinitesimale
frazione di secondo quattro paia di occhi lo squadrano, quindi i proprietari
delle occhiatacce cominciano a sbraitargli addosso e a trascinare anche lui in
quella lite.
Casey, nauseata da quella
situazione, si avvicina a uno degli alberi per studiarlo.
“Ouch!” l’elfa per poco non
inciampa su un sasso. No, non è un sasso.
Casey lo osserva, e un largo
sorriso si dipinge sul suo volto. È un indicatore stradale, che reca la scritta
Vulcan Lake, chilometri 6, con la punta rivolta a sinistra.
Ritorna indietro, animata
dalla speranza, ma il volume delle voci degli amici sembra essersi alzato
ancora di più.
“Ragazzi” prova timidamente.
L’essere ignorata la innervosisce.
“Ragazzi!” riprova con un
tono di voce più elevato.
Nulla.
Casey sbuffa, estrae dal suo
zaino il suo rudimentale flauto e fischia in esso con tutta l’aria permessa dai
suoi polmoni.
Al suono tremendamente
acuto, i cinque litiganti tacciono.
“Ora aprite bene le
orecchie!” inizia l’elfa inviperita. “Se usaste il cervello in modo più
costruttivo e non per formulare insulti da lanciare agli altri, vi accorgereste
che la soluzione al nostro problema è proprio sotto il vostro naso!” e detto
questo, indica loro il cartello stradale caduto per terra.
I cinque ragazzi rimangono
zitti. Per indole, gli elfi sono tranquilli e pacati ed è raro che alzino la
voce, quindi rimangono immobili a guardare Casey con un misto di sorpresa e
consapevolezza. Senza fiatare, danno un’occhiata a ciò che è scritto sul
cartello quindi, sempre in silenzio, imboccano tutti insieme la strada a
sinistra.
Dopo circa un altro quarto
d’ora di cammino, però, arriva un’altra delusione: il sentiero si blocca nel
bel mezzo del bosco.
Casey rimane meravigliata.
Qualcuno sospira, deluso.
Leonard si avventa violentemente su Casey.
“Avevi detto che era la
strada giusta!”
“Ma il cartello indicava
questa direzione!”
Xander si lascia cadere
stancamente per terra.
“Probabilmente…” esordisce
Paul con buonsenso e con aria provata dal lungo camminare “… Il cartello
indicava la parte opposta ma cadendo ha assunto quella posizione… portandoci
nella strada sbagliata…”
L’immagine della dea bendata
che ride sardonicamente e si fa beffe di loro invade la mente degli sfortunati
avventurieri.
“Che ore sono?” chiede
Emerald. Nonostante i vampiri non provino affaticamento come gli umani, la
stanchezza mentale della ragazza le impedisce di essere energica come al
solito.
“Le due e un quarto”
risponde Hellen, e proprio in quell’istante il suo stomaco comincia a
brontolare.
Non passano neanche dieci
secondi che si sente lo stesso gorgoglio proveniente dalla pancia di Xander. In
rapida successione, anche gli stomaci di Leonard e Paul evidenziano il loro
bisogno di cibo.
I ragazzi scoppiano a ridere
e alleggeriscono la tensione nell’aria.
“Allora, che si fa?” chiede
Leonard esprimendo a voce alta i dubbi di tutti.
“Io direi di andare avanti
in questa direzione, passando attraverso il bosco e basandoci sulla posizione
del muschio sugli alberi” risponde Paul concentrato.
“In mezzo alla foresta?”
chiede Xander, una nota di panico nella voce. “Non sarebbe più semplice tornare
indietro e seguire l’altra strada a quel bivio?”
“No, non se ne parla
neanche. Ci vorrebbe troppo tempo” afferma Emerald.
Paul sorride, contento che
la vampira abbia appoggiato la sua proposta.
“Ma ci sono tantissime
bestie pericolose in mezzo a quegli alberi. Non è come la Foresta delle
Eufrasie, qua si nascondono mostri minacciosi e…” Hellen si blocca impaurita.
“Oh, andiamo!” interviene
Leonard. “Abbiamo un vampiro e ben tre…” rivolge un’occhiata a Xander “… ok,
due bravi cacciatori…”
“Ehi!” protesta il ragazzo
scartato.
“… possiamo benissimo badare
a noi stessi!”
Messo a tacere ogni dubbio
dettato dalla paura, le sei figure si addentrano nel folto degli alberi.
Un improvviso rumore alla
loro destra.
Emerald si mette in
posizione d’attacco.
“Cosa è stato?” chiede
Hellen terrorizzata.
Dei suoni indistinti sempre
più vicini.
Un frusciare di foglie.
“Mi raccomando, non fatevi
prendere dal…”
“Aaaaaaahhh!” Hellen e
Xander tirano un urlo penetrante.
“Che è successo?” chiede
Casey inquieta.
“Ho pestato qualcosa!”
commenta il ragazzo.
“Qualcosa mi ha pestato!”
esclama la principessa.
I due si guardano e
scoppiano a ridere, mentre gli altri rivolgono loro un’occhiata risentita.
Sono ormai passate le tre
quando…
“Ssh! Sento qualcosa!”
sussurra Leonard.
Tutti tendono l’orecchio.
“È vero” conferma Paul
pensieroso.
“Sembra… acqua” dice
Emerald.
“Già, acqua che scorre”
conclude Casey.
“Quindi questo vuol dire
che…” esordisce Xander.
“… siamo arrivati a
Vulcanica!” esclama Hellen.
Tutti iniziano a correre in
modo scomposto in direzione del rumore.
“Tanto arrivo prima io!”
grida Leonard, rapido, con tono canzonatorio, balzando in testa al gruppo.
Finalmente gli alberi si
diradano e uno specchio d’acqua compare alla sua vista.
“Prim…! Emerald?” Leonard
frena di botto, per non cadere nell’acqua.
“Ve l’avevo detto che sono
la più agile e la più scaltra” mormora la vampira fiera, lisciandosi i capelli,
vanitosa.
Paul giunge terzo, colpendo
per sbaglio Leonard.
“Ehi, manca poco che mi
butti in acqua!” gli fa notare l’altro, risentito.
Ecco anche Casey che
colpisce Paul che colpisce Leonard, come in una reazione a catena. Il biondo
evita per un pelo di finire dentro lo specchio d’acqua.
“Banzaiii!” Xander arriva in
volata schiantandosi contro Casey che va addosso a Paul il quale urta Leonard
ed il cavaliere di draghi finisce miseramente dentro il lago.
Il guerriero scoppia a
ridere a quella scena.
“Scusate ragazzi, mi sono
attardata a raccogliere questi fiori rosa shock… Ouch!”
Hellen arriva correndo e
colpisce il cugino, il quale inciampa addosso all’elfa che involontariamente
spinge anche Paul in acqua.
Coloro che sono riusciti a
rimanere asciutti ridacchiano degli altri due, tutti zuppi, che lanciano
occhiate furenti agli amici.
Contenti di essere riusciti
a raggiungere sani e salvi la loro destinazione, Xander, Hellen, Leonard, Paul,
Casey ed Emerald rivolgono lo sguardo in direzione di Vulcanica, e rimangono a
bocca aperta.
N. A.
Visto? È un po’ più corto
degli altri xD.
Ed ecco a voi la
scheda-personaggio numero 6!
Nome: Casey Camise
Cognome: Goldblossom
Nickname: Casey
Data di
nascita: 17 Aprile 1930 (è la più
vecchiotta xD)
Occhi: ametista
Capelli: castano
Altezza: 1,66 m
Genitori: Meldon Miniel & Adanen Alya
Fratelli: Lawrence Lindir (1927)
Status
scolastico: una laurea in
Ingegneria, una laurea in Fisica e sta per iniziare la facoltà di Scienze della
Comunicazione nell’Università di Eufrasia
Città natale: Carennas, India
Lingue parlate: inglese, hindi, elfico
Condizione
economica familiare: agiata
Personaggio/creatura
nella storia: elfo
So, chi desiderate per il
prossimo capitolo: Emerald, Georjane, Andres o Theodorus?
Inizio subito con il ringraziare
coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Tassadarh, Sif, Kikisummer,
Rosa Princess, Leonard91, BeautifulKirja, Crit92, Mikina.
Poi, è tempo di fare un po’ di
auguri. Ebbene sì, questa settimana pullula di compleanni e mi sembra doveroso
farli:
1.Zorba (la mia
micia adorata) che oggi – 15 Novembre – ha compiuto 11 anni (circa settanta per
i mici xD)
2.Maria Rosaria
(Coco92 in questo sito) che domani 16 Novembre compie 17 anni
3.Elisa (Rosa
Princess in questo sito) che il 17 Novembre diventa maggiorenne
4.Sabrine che il
20 Novembre diventa anch’essa maggiorenne
5.Cristina
(BeautifulKirja in questo sito) che il 22 Novembre compie 20 anni
6.Giada che il 24
Novembre si va aggiungere anche lei alla schiera dei 18enni
Basta così. Pochi, eh? XD.
Bando alle ciance, è tempo
dell’ottavo capitolo, in cui verrà sciolta l’attanagliante (una marea) suspance
dell’ultimo capitolo. Buona lettura!!
Chapter
Eight
Lukulukuhanakimi’s
Laugh
Quel ramo del lago Vulcano
che volge a mezzogiorno, involto con le sue rientranze e insenature nelle
schiere di alberi che lo fanno da padrone, sembra ridursi e unirsi in un
tutt’uno con gli edifici siti sulla limpida riva orientale. Lo splendido
panorama della città dislocata e protetta dalle possenti pareti del vulcano
mozza il fiato, vivido e bello come una cartolina. Non è il sole a far da
padrone nel cielo di Vulcanica, bensì cupe nuvole grigie e fumose, che
nascondono la sommità innevata del King of Fire all’occhio umano. Dai cirri,
belli e inquietanti, si diparte una finissima pioggerellina. Grande è la
sorpresa quando si nota che non sono gocce d’acqua quelle che si adagiano al
suolo dolcemente e senza far rumore, ma fiocchi di cenere color grigio
perla. Un sottile strato di fumo, proveniente dalle piccole bocche di lava
prospicienti la parte più interna della città, aleggia nell’aria, meno
consistente della nebbia, conferendo agli edifici e alle vie cittadine un
ritratto spento e terribilmente affascinante. Neanche un affermato pittore
avrebbe mai trovato la più corretta tonalità di rosso per lo sfondo di questo
quadro, ma il bordeaux – porpora del ripido pendio del vulcano si congiunge con
un’immediata armonia al grigio dei palazzi e delle strade.
Vulcanica, la fumosa città
della cenere. The Ashy And Smoky Town.
A completare questo
cromatico capolavoro, il bianco della neve si estende in modo uniforme sui
versanti che si assottigliano verso l’alto, fino a sparire nelle nubi
minacciose, per congiungersi con il cratere centrale.
Non un alito di fiato esce
dalle labbra degli amici. Non fanno altro che mantenere la bocca aperta,
meravigliati da tale spettacolo. Entrano nella città, camminando a testa alta,
gli occhi frementi di curiosità. Sfiorano la cenere depositata per terra, la
apprezzano al tatto. Lo sbalzo termico rispetto alla vicina foresta è notevole.
Qualcuno indossa una felpetta leggera sulla maglia a mezze maniche, altri
inspirano l’aria a pieni polmoni. Nonostante il fumo, è senza dubbio più pura
di quella di Eufrasia.
Camminando, lo spesso strato
di fiocchi di cenere per terra si solleva in aria e rimane sospeso a mezz’aria
per poi ricadere lentamente, simile al comportamento della polvere quando si
percuotono materassi e tappeti.
Dopo un po’ si abituano ai
tipici tratti della gente del posto, così diversi dai lineamenti degli abitanti
del Meridione. Occhi sottili e vividi nei loro colori scuri e opachi, capelli
bruni e un ricorrente chiaro color di pelle. I Vulcaniani li salutano e
sorridono loro gioviali, benché non abbiano mai visto prima i forestieri. Una
vecchina ospitale si propone di guidarli sino al loro albergo.
Il centro storico della
città brulica di vita. L’economia del posto sembra basarsi solo ed unicamente
sulla cenere che piove letteralmente dal cielo. Negozi di souvenir che offrono
interessanti oggetti fatti con la cenere soffiata, numerosi centri che vendono
la stessa per gli usi più disparati, dal fertilizzante per campi a ottimo
anestetico per i dolori alla colonna vertebrale.
Sempre più increduli e
incapaci di poter spiccicare una sola parola, avanzano seguendo la loro guida
esperta, senza mai smettere di guardarsi attorno, ed ogni cosa che colpisce i
loro occhi è una sorpresa.
Una fontana di un prode
condottiero che espelle cenere dalla mano e dall’elsa della spada si trova al
centro di un’imponente piazza, sulla quale si affacciano numerosi palazzi che
trasudano importanza.
In poco tempo raggiungono la
loro destinazione, un hotel a quattro stelle che reca sulla facciata una
luminosa insegna a caratteri bluastri, The Strangers’ Paradise.
Ringraziano la gentile
signora ed entrano nell’edificio.
Dopo essersi impossessati
delle chiavi delle camere, salgono sino al secondo piano e i
ragazzi si separano dalle
fanciulle con un cenno d’assenso. Da quando hanno messo piede nella città
nessuno si è ancora ripreso a tal punto da poter proferire parola.
***
Un rumore di scroscio
d’acqua improvviso segnala l’apertura del getto d’acqua nella doccia.
“Argh!” si lamenta Leonard,
al contatto con l’acqua gelida.
Dalla camera attigua, Xander
e Paul, con indosso i loro accappatoi, sghignazzano.
Il guerriero guarda fuori
dalla finestra. Sono le sei e mezza oramai, e il tardo orario e le curiose
avventure della giornata li hanno sfiniti a tal punto da decidere di rimanere
in albergo per quel primo giorno.
“Questa città è bellissima”
mormora, sovrappensiero.
Xander squadra il proprio
torso nudo allo specchio.
“Appena finiscono le vacanze
di Natale ritorno immediatamente in palestra. Avrò già preso almeno tre etti!”
esclama con tono falsamente isterico.
Paul sembra non averlo
sentito.
Xander sospira.
“Proprio sicuro di non
volermi dire cosa ti prende?”
“Eh?” Paul solleva il capo,
distratto.
“Cosa sta succedendo tra te
e Emerald?”
“Niente…”
“Sì, e io sono Babbo Natale!
Dai, non sono abituato a vedervi così freddi e distaccati”
Paul inclina lievemente la
testa.
“Gli hai rubato una bella
fiorentina da sotto ai denti? A caccia per sbaglio le hai lanciato una freccia?
Hai scoperto che in realtà ha una doppia ident…?” ipotizza Xander.
“Ho provato a baciarla e lei
mi ha respinto” sintetizza l’altro.
“Oh… Oh!” fa eco
Xander, stupito.
“Già…”
“Sì, ma… come? Quando? Dove?
Perché?”
“Immagina la scena. Siamo in
camera sua e passiamo tutta la serata insieme…”
“A far cosa?” chiede Xander
malizioso. “Dimmi, dimmi!”
“A parlare, scemo! Poi
quando sto per andarmene, mi avvicino alla porta e abbasso la maniglia. Quindi
l’occhio mi cade su una pianta di vischio proprio sopra di me. Lei mi abbraccia
per salutarmi, io la prendo dalle spalle, incollo i miei occhi nei suoi e poi…”
“Giù tre metri di lingua!”
fa Xander grettamente.
“Ma possibile che devi spoetizzare
tutto in questo modo? Comunque in un certo senso è così. E poi lei… bè… mi
tira un ceffone, e con occhi frementi di scuse si chiude la porta alle spalle”
Paul sospira.
“Proprio non capisco.
Eravamo entrambi a nostro agio, e poi, voglio dire, era solo un bacio, nulla di
che… La sua reazione mi sembra esagerata”
“Può darsi che non se lo
aspettava e si sia spaventata, e abbia agito semplicemente d’istinto” commenta
Xander stranamente serio.
“Sì, ma perché non dirmelo
il giorno dopo, ossia oggi? Perché non parlarmene completamente, non accennare
nemmeno alla cosa?”
“Non so, ma oggi non avete
passato molti momenti da soli. Forse è anche per quello…”
Leonard entra nella stanza
asciugandosi i capelli.
Gli altri due lo guardano,
interrompendo la loro conversazione.
“Che c’è?” chiede l’ultimo
arrivato. “Stavate parlando di me?” chiede con buffa aria di importanza. Gli
altri due ridacchiano e i tre iniziano a vestirsi.
***
In un’altra camera
dell’albergo…
“Ohh, le canzoni spagnole
sono così… romantiche!” esclama la principessa Hellen, ascoltando Obsesion
degli Aventura nel suo ecologico mp3.
“Fammi indovinare” esordisce
Casey. “Ti piace la musica spagnola solo per Andres?”
“Macchè! Io ho sempre
adorato la cultura spagnola!”
Due paia di occhi scettici
si posano su di lei.
“Ehi, non guardatemi male!
Perché il prossimo anno non ci facciamo una bella gita nel Vecchio Continente?
Che ne dite di Toledo?”
“Fammi indovinare, Andres
vive lì?” chiede Emerald sagace.
“Oh, sì, in una reggia
enorme! Dice che è la seconda più grande d’Europa dopo quella di Versailles
e che non ha nulla da invidiare alla mia Reggia Fairybell ad Eufrasia!”
“Se proprio dobbiamo andare
in Spagna, andiamo ad Ibiza!” propone Emerald entusiasta.
“Ma dicci un po’, Hellen,
non è che ci stai nascondendo qualcosa riguardo la sera del tuo compleanno?
Qualcosa che è accaduta con il tuo cavaliere spagnolo?” indaga Casey.
Hellen ridacchia colpevole.
“Io? Come potete dubitare di
me?”
Casey ed Emerald si lanciano
un’occhiata di intesa e cominciano a tempestare di domande la loro amica.
“Ok, ok, parlerò! C’è stato solo
un bacio, ma a stampo! Nulla di che! Ci siamo solo sfiorati le labbra quando è
finita I Will Always Love You! Ok, certo, ce n’è stato un altro quando
lui è dovuto andar via… Ma vi prometto che non vi sto nascondendo nient’altro!”
Casey ride, Emerald si
concede un sorriso forzato. Il racconto di Hellen le ha portato alla mente la
serata precedente con Paul.
Son las cinco en la manana, yo no he dormido nada, piensando en tu
bellezza, en loco voy a parar…
***
“C… Carne d’aquila?” chiede
la principessa sconvolta al cameriere.
“Sì, madame. La cena
non è di suo gradimento?” chiede il ragazzo premuroso.
Xander e Emerald si guardano
e sorridono. Entrambi hanno dedotto che l’amica abbia fatto colpo.
“Bè… ecco…” Hellen sfiora
con la forchetta quel pezzo di carne che naviga in una brodaglia dal colorito
inquietante.
Ne taglia un pezzetto e lo
mette in bocca, masticandolo con una smorfia.
Tutti sghignazzano
divertiti, ed il cameriere comincia a fare visite sempre più frequenti al loro
tavolo.
Durante il pasto Paul ed
Emerald si scambiano numerose occhiate involontarie, e ciascuna di esse produce
scintille nell’aria.
Alla fine la vampira incolla
il suo sguardo in quello del ragazzo.
“Devo andare in bagno… ad
incipriarmi il naso” borbotta la ragazza, e senza staccare gli occhi dal
guerriero, si alza in piedi e si dirige verso la toilette.
Senza pensarci due volte
Paul la segue, alzandosi di scatto.
“Ehi, Paul, dove vai?”
chiede Leonard con la forchetta a mezz’aria.
“Eh?” il ragazzo
interpellato si gira solo per una frazione di secondo. “Sì, anch’io… Ad
incipriarmi il naso…” e si allontana in mezzo ai tavoli.
Xander sghignazza, mentre
qualcosa gli vibra nella tasca dei pantaloni.
Prende il cellulare e, senza
controllare chi sia il nome sul display, risponde.
“Pronto?” chiede con la bocca
piena.
Beve un sorso d’acqua, ma la
sputa subito dopo, inondando tutto il tavolo. I suoi amici si girano. Xander ha
gli occhi sbarrati.
“Oh, ehm… ciao, Georjane…”
risponde lui cercando di riprendersi.
Si alza e senza tante
spiegazioni sparisce anche lui in direzione del bagno.
Hellen continua a mangiare
soddisfatta. Ad un tratto, si blocca.
Si guarda a destra. Leonard
mostra uno sguardo ebete in direzione di Casey.
Si volta verso sinistra.
L’elfa rivolge la stessa identica espressione al cavaliere di draghi.
La principessa si schiarisce
la gola, ma nessuno dei due reagisce.
Tossicchia vistosamente.
Nulla.
Alla fine…
“La volete piantare di farmi
piedino?” esclama irata.
Leonard e Casey, come allo
specchio, sbarrano gli occhi contemporaneamente e arrossiscono di botto.
“Sarà il caso che vada
anch’io in bagno” mormora Hellen.
“A far che?” chiede Casey,
per nulla dispiaciuta di rimanere sola con il suo compagno.
“Ad aiutare Emerald e Paul
ad incipriarsi il naso! Bye!”
***
Xander dà una pacca sulla
spalla di Paul.
“Dai, vedrai che cambierà
idea!”
Il viso del guerriero emerge
dalle sue mani.
“Non è vero. Ormai ha preso
la sua decisione!”
“Ma è solo spaventata! Non è
totalmente in sé!”
“Sì che lo è! È fin troppo
razionale. Siamo stati insieme tutti questi mesi e non mi è mai successo nulla.
Okay, ci sono stati pochi contatti fisici. Ma alla fine cosa ho fatto? Le ho
dato un semplice e banalissimo bacio!”
“Oh, andiamo, non avrebbe
preso questa scelta se non fosse fermamente convinta che sia la soluzione
migliore. Evidentemente con il vostro… incontro di labbra per poco non
era tentata di morderti!”
“Si potrebbe fare un altro
tentativo, quando lei non ha sete. Ci possiamo riprovare, e invece lei scappa,
mi sfugge!”
“Secondo me dovresti darle
tempo, Paul…”
“No, ha detto che vuole
interrompere la nostra… relazione definitivamente. È troppo tentata dal
mio odore. Mi chiedo cosa ci sia sotto…”
“Ma magari è davvero così. È
pur sempre un vampiro ed è normale che non sia ancora assuefatta dal nostro
odore. Secondo me si tratta solo di aspettare, vedrai”
Paul non sembra convinto, ma
rimane in silenzio.
Dirige lo sguardo verso
Xander ed un piccolo sorriso si impossessa delle sue labbra.
“Che c’è?” chiede Xander.
“E tu, non mi racconti
nulla? Con la tua ragazza?”
“La mia… che?”
“O meglio, il parassita
del tuo cuore?”
“Che cosa?” gli occhi di
Xander si dilatano.
“Leonard mi ha detto che ti
ha chiamato”
“Sì, mi doveva solo… dire…
una cosa…”
“Che cosa?”
“Una padellata di fatti
tuoi, no, eh?”
“Oh, andiamo, ti ho
raccontato tutti i fatti miei e di Emerald. Adesso è il tuo turno. State
insieme, vero?”
“Ma certo che no!” Xander
finge di concentrarsi sulle tendine color cenere della loro camera.
“Dai, su, a me puoi dirlo!”
Paul sorride incoraggiante.
“Ma ci hai origliato per
caso?”
“No… Ehi, allora ho ragione!
Voi due state insieme!”
“Dannazione, no!”
“Non ti ha chiesto di
mettervi insieme?”
Xander lo guarda in tralice,
ma non proferisce parola.
“Chi tace acconsente! E tu
cosa le hai risposto?”
“Bè, a dire il vero, non
le ho risposto”
“Come? Stai scherzando?”
Xander scuote la testa.
“Cioè, lei crede che voi
stiate insieme e tu non l’hai negato!”
“Ottima sintesi” mormora
l’altro tetro.
Paul scoppia a ridere.
***
“Buongiorno a tutti! Io sono
Linus Fautarflame, e io e miei colleghi vi condurremo sulla cima del
Lukulukuhanakimi!” l’omone stempiato e robusto sfodera il miglior sorriso
gioviale del suo repertorio. “Per facilitare la salita, sarà meglio dividerci
in gruppi di dieci, massimo dodici persone”
Linus squadra la folla ai
piedi del vulcano davanti a sé. Adora quel lavoro. Da quando ha aperto la
funivia e fatto costruire un sentiero che porta sino al cratere posto a 2.000
metri, con i soldi messi da parte dopo la pensione, è riuscito ad arricchirsi
ancor più. Ma non è questo il motivo per cui ama il suo lavoro. Da buon
Vulcaniano d. o. c. valorizzare le bellezze della sua città e aumentare il
numero dei turisti è sempre stato il suo scopo nella vita.
“Voi sei siete insieme?”
“Sì” risponde Hellen,
lanciando un’occhiata ai suoi amici.
“Sogno o son desto?” esclama
Linus, incredulo. “Hellen Fairybell, sei proprio tu! Cara principessa, tutto
bene? E dimmi, come sta il buon vecchio Theodorus?”
I quattro non eufrasiani
della comitiva erano stati avvertiti dell’ottima amicizia tra il sovrano ed il
più ricco imprenditore di Vulcanica, ma tutta questa confidenza nei confronti
della principessa li aveva stupiti.
“Venite, venite cari, voi
salite con me. E vediamo un po’ chi altri ci trasciniamo dietro…”
Linus si concede un’ampia
panoramica della folla, che viene smistata dai suoi colleghi.
“Voi tre, unitevi a noi”
dice risoluto, indicando tre ragazze molto carine.
Inutile dire che Xander è il
primo ad allungare la sua mano per farne la conoscenza.
Si avvicina a quella che lui
reputa la più carina delle tre.
“Ehi, bellezza, di dove
sei?”
“Io… svvvdesse!” esclama la
ragazza bionda, capelli lisci come spaghetti, altezza da modella e chiarissimi
occhi verdi.
“Wow! Adoro le scandinave!
Come ti chiami?”
“Io… svvvdesse!” ripete
quella con un enorme sorriso.
“Sì, ho capito, ma ti ho
chiesto come ti chiami”
“Ya, ya, svvvdesse!”
Tutti ridono, Linus
compreso.
“Si chiama Aida, è mia
cugina” lo avverte una delle altre due ragazze, ancora sorridente.
Anche lei ha una bellezza
d’impatto: vaporosi boccoli biondi, occhi blu mare e altezza simile a quella di
Aida.
“E io sono Tiara” detto
questo prende a braccetto la cugina.
“E tu, dolcezza, come ti
chiami?” Xander si volta rapido verso la terza figura, la meno prorompente
delle tre, boccoli rossi, occhi scuri e viso pieno di lentiggini.
“Amelia” risponde squadrando
il ragazzo dall’alto al basso.
“Benissimo, le tre ragazze
svedesi si uniscono a noi!” sintetizza Linus allegro.
“No, solo lei è svedese”
interviene Tiara, sfoderando un radiante sorriso. “Io e mia sorella…” rivolge
un’occhiata ad Amelia “…siamo nate nel Madagascar”
“Che cosa?” chiede Paul
stupito.
“Come mai avete la
carnagione chiara?” chiede Hellen.
“Siamo figlie di francesi.
Nostro padre è un ricco imprenditore e ha dato un sacco di lavoro agli indigeni
africani con le sue industrie”
“Che anima generosa”
commenta Linus.
“Bella Antananarivo?” chiede
Xander a Tiara. Vuole stupire la ragazza “africana” con le sue conoscenze
geografiche.
“Te lo dirò quando la vedrò”
Tiara ride divertita e lusingata dal fatto che il ragazzo ci provi con lei.
Amelia, dietro di lei, scuote la testa. “Viviamo 600 km più a nord, in un
microscopico paesino chiamato Zarambavy. È ai piedi del vulcano Tsaratanana”
“Mai sentito” assicura
Linus.
“Quindi vi piacciono i
vulcani” deduce Emerald, lanciando un’occhiata in direzione della sommità del
Lukulukuhanakimi.
“Sì, hanno il loro fascino.
Così, per il Natale di quest’anno nostro padre ci ha regalato una vacanza qua
all’Isola di Flavonia, e ci ha chiesto di trascinarci dietro anche Aida, che non
è mai stata oltre i confini della Svezia. È una settimana che giriamo l’isola
in lungo e in largo, ma confesso che il posto che volevo assolutamente vedere è
proprio il King of Fire! Non posso credere di essere riuscita ad aspettare
un’intera settimana, eh, Amelia?”
La rossa le concede solo un
cenno del capo e un’occhiataccia. Non solo fisicamente, ma anche
caratterialmente le due sorelle sembrano essere agli antipodi. Tiara è molto
più spigliata e sembra essere una ragazza che riuscirebbe ad intavolare una
conversazione anche con i muri. Al contrario Amelia evita categoricamente ogni
contatto umano e disprezza, sorella compresa, le persone socievoli, le reputa
invadenti.
“Meno chiacchiere e più
fatti, fanciulli!” interviene Linus. “Se non ci sbrighiamo arriveremo al
cratere per ultimi!”
È vero. Tutti gli altri
gruppi sono già saliti sulla funivia, mentre loro sono gli unici ancora ai
piedi del pendio color bordeaux.
Man mano che la funivia
sale, la temperatura per contro scende. Una volta superati i mille e duecento
metri, tutti indossano i loro giubbotti.
“Che paesaggio stupendo!”
Casey osserva estasiata lo spesso manto di neve.
“Sì, anche se fa un
freddo…!” borbotta Hellen sfregandosi le mani.
“Ah, che bello, temperature
tipiche della mia terra natale!” esclama Paul allegro.
“Anche tu… svvvdesse?”
chiede Aida, che comprende sì e no due parole in inglese.
Gli occhi del guerriero si
posano su Emerald, e lo sguardo della vampira non lascia spazio a dubbi:
vorrebbe gettare la scandinava giù dalla funivia. Leonard sorride alla scena.
Poco più in là, Tiara non fa
altro che parlare e parlare, mentre Xander, non ascoltando una sola parola,
rimane estasiato a guardarla con un sorriso ebete.
Infine, Amelia rimane in un
angolino, impassibile, scotendo la testa con aria moralista in direzione della
sorella.
Una volta scesi dalla
funivia, oltre ai fiocchi di cenere che ricominciano a cadere sulle loro
chiome, un forte odore di zolfo stordisce le loro narici.
“Puah, è insopportabile”
mormora Emerald, ma non si sa se si riferisse al fastidioso olezzo
o ad Aida, ancora appioppata
addosso al suo compagno scandinavo, con grande fastidio di Paul.
Nel frattempo raggiungono
una piccola baita in legno con il tipico tetto spiovente. Dietro l’edificio si
dirama il tortuoso sentiero verso il cratere più vicino.
“Penso andrò in bagno”
esordisce Tiara.
“Oh, sì, anch’io!” fa Xander
entusiasta.
Leonard lo prende per un
braccio.
“Che vuoi?”
“Ti posso dire due cose in privè?”
“Ma il bagno…”
“Te la tieni!”
“C’è qualcun altro che deve
soddisfare i suoi bisogni primari?” chiede Linus ad alta voce.
“A dirla tutta, io” risponde
Casey un po’ imbarazzata.
“Ok, basta che facciate in
fretta, ragazze”
“Se volete potete cominciare
ad andare, noi vi raggiungiamo dopo” propone Tiara.
“Siete sicure?”
“Sì, tanto la strada è una
sola, no? Sono sicura che riusciremo a non perderci!” conclude con un sorriso
intraprendente.
“Mmh, ok, dai, mettiamoci in
marcia, fanciulli!” esclama Linus. Dopotutto Tiara ha l’aria di essere
un’esperta di vulcani.
Mentre l’elfa e la vaporosa
bionda entrano dentro la baita, Leonard e Xander si attardano nella salita.
“Certo che si gela!” dice il
cavaliere di draghi soffiandosi nelle mani chiuse a coppa.
“È tutta la mattina che sei
incollato a Tiara, e ti ricordo che tu una ragazza già ce l’hai!”
“Vedo che le notizie volano!
Comunque, io e il parassita non stiamo insieme”
“Certo, certo, peccato che lei
la pensi diversamente…!”
“Leo, fatti gli affari
tuoi!”
“Ah, che soddisfazione
quando ti dirò te l’avevo detto!”
“Ma brutto…!”
“Volete gingillarvi ancora a
lungo, voi due?” chiede Linus imperioso.
“No, no, arriviamo” e senza
mai incrociare i loro sguardi i due si uniscono al gruppo.
“Ma è… bellissimo!”
esclama Hellen con entusiasmo. Estrae la sua macchina digitale e comincia a
fotografare l’enorme cratere da ogni angolazione.
Grande quanto un piccolo
laghetto senz’acqua e perfettamente circolare, il cratere si inabissa sempre
più nel terreno. Ovviamente, è severamente proibito avvicinarsi al bordo
dell’enorme voragine nera.
“Noi chiama qvesto Eldmynning!”
blatera Aida con forte accento nord europeo, stringendo il braccio di Paul.
“Ah, Bocca di fuoco,
un nome originale” risponde il ragazzo cercando di ottenere di nuovo la libertà
del suo braccio.
“Non interessava a nessuno”
esclama la vampira, con un volume di voce udibile da tutti.
“Io no capire!” Aida si
rivolge verso di lei.
“Stupida ochetta senza cervello”
le sorride Emerald, come se le avesse fatto un prezioso complimento.
Soddisfatta, Aida ricambia
il sorriso e comincia anch’ella a fotografare il cratere.
“Davvero, mi sentirei più
sicura se seguissimo il sentiero tradizionale”
Casey spazia il suo sguardo
dal limpido sentiero soleggiato e innevato alla grotta semi buia al lato della
baita dove Tiara la vuole trascinare.
“Oh, andiamo, conosco i
vulcani come le mie tasche. Cammineremo un po’ di più ma raggiungeremo comunque
la nostra meta. Inutile dire che sarà elettrizzante”
“Se lo dici tu” mormora
Casey poco convinta, seguendo la francesina all’interno della grotta.
***
“Ma è sicuro che non ci sia
alcun pericolo a fermarsi così vicino alle bocche del vulcano?” chiede Paul.
“Sicurissimo! Come ho già detto,
questo vulcano si considera in uno stato di semi attività, e l’ultima eruzione
risale a 350 anni fa, è assolutamente improbabile che…”
Ma si interrompe. Un potente
rombo è scaturito dal cratere.
Linus dilata gli occhi,
atterrito.
“Mr. Fautarflame, cosa sta
succedendo?” chiede Xander, con la voce rotta dal panico.
“Mantenete la calma,
ragazzi, mantenet…”
E la terra inizia a tremare.
Succede tutto in un attimo.
Urla e rumori di crepe
invadono l’aria.
I centocinquanta presenti
dirigono lo sguardo nel cielo. Dalla sommità del Lukulukuhanakimi, un lento
fiume di lava comincia a sgorgare.
“Si salvi chi può!” urla
Linus Fautarflame, e senza aspettare di concludere la frase, sta già correndo
verso la funivia.
Una marmaglia informe di
persone si accalca lungo la via che porta alla baita. Tra spintoni e corse
frenetiche si sentono urla spaventate e pianti dirotti. Alcuni chiamano a gran
voce i familiari, ma non ricevono risposta.
In modo scomposto e
disordinato i fuggitivi si inseriscono dentro la funivia.
“Gente, con ordine! Massimo
quindici per cabina!” urla Linus con voce profonda, che però non nasconde il
suo evidente stato di panico.
Gli ultimi della fila si
guardano indietro. Benché lentamente, la lava ha ormai quasi raggiunto il
cratere dei duemila metri, lo stesso luogo dove si trovavano loro dieci minuti
prima. La neve si scioglie ed evapora in fretta per la vicinanza con
l’altissima temperatura. La terra continua a tremare, spietata.
Qualcuno urla e si lamenta
con più veemenza.
“Signori, tranquilli, non perdete
la testa! Vedete quelle lastre ai lati della funivia? Sono costituite da una
potente miscela di melammina e poliuretano impregnato, elementi particolarmente
resistenti al fuoco, e con un po’ di fortuna dovrebbero fermare l’avanzata
della lava, o quanto meno arrestarla!”
Tutte quelle parole
sconosciute e l’insicurezza nella voce di Linus non fanno altro che aumentare
il volume delle urla della folla.
La lava ha ormai già
superato il cratere dei duemila metri e gli ultimi, terrorizzati, cominciano a
spingere quelli davanti a loro affinché si affrettino.
“Non voglio morire così! Non
è una fine degna di una principessa!” urla Hellen, nel gruppo degli ultimi.
“Non so se morirei, ma è
meglio non rischiare! Ho troppa paura!” esclama Emerald, solo lievemente meno
allarmata. Le due, rimaste da sole, si stringono in un abbraccio.
“Avanti, avanti, fate
scorrere la fila, salite, in fretta!” Linus coordina le operazioni di
salvataggio e induce ad affrettarsi coloro che esitano.
“Oh, no, siamo spacciati!”
urla qualcuno. L’aumento della temperatura dell’aria è tangibile. La lava
avanza, lenta e inesorabile.
“Signore, vuole entrare
nella funivia?” incalza Linus, agitato.
“No, non entro senza mia
moglie e mio figlio” fa lui, con voce rotta dal pianto.
“Oh, Dio del cielo e della
terra!”
Si gira e scorge la
principessa.
“Hellen, diamine, che ci fai
ancora qui? Tuo cugino è già sceso, vieni entra con la tua amica!”
La principessa e la vampira
si affrettano.
È rimasta solo una ventina
di persone da salvare, e la lava ha ormai raggiunto la baita.
“Salite, diamine, salite!”
Stretti come sardine,
entrano tutti in una cabina sola, eccezion fatta per l’uomo che non trova la
sua famiglia.
“Josephine, dove sei?
Samuel, amore di papà!” borbotta tra le lacrime. Linus vede la lava a pochi
metri da loro. La cabina successiva è vuota. Aspetta che l’uomo salga, ma egli
non muove un muscolo.
“Dannazione!”
Con tutta la violenza che
riesce a trovare, tira uno schiaffo all’uomo.
Quello alza gli occhi,
sconvolto.
“Ora mi ascolti bene: salga
immediatamente sulla funivia prima che gliene tiri un altro! Sua moglie e i
suoi figli saranno di sotto!”
Detto questo, sospinge
l’uomo dentro la cabina vuota, si volta verso la lingua di fuoco, tira una
pesante lastra grigiastra dietro di sé chiudendo il passaggio alla lava, e
riesce a raggiungere al volo l’uomo disperato.
Un sospiro di sollievo esce
dalle sue labbra. È riuscito a salvare tutti.
O no?
***
L’elfa
apre gli occhi.
Le
gira la testa.
Prova
a issarsi su un braccio, ma il suo corpo non risponde ai comandi.
Scuote
la testa per ricordarsi qualcosa. Vede solo buio attorno a lei. L’unica luce è
piccola piccola.
“Tutto
bene, Casey?” chiede una voce familiare.
L’elfa
prova a rialzarsi, questa volta con successo. Un piccolo fiammifero illumina lo
sguardo preoccupato di Tiara.
“Che
è successo?” chiede confusa.
“Non
ti piacerà…”
Tiara
illumina intorno. Sono circondate dai massi.
“Cosa
è successo?” ripete Casey, questa volta allarmata.
Tiara
sospira.
“Il
vulcano ha eruttato. E tu… bè, hai preso una sassata in testa”
Un
improvviso dolore sulla nuca le conferma quella tesi.
“E
noi dove ci troviamo?”
Tiara
esita.
“Se
devo essere sincera non lo so precisamente. Quello che so è che la grotta non
portava al cratere dei duemila metri come pensavo ma… bè… all’interno del
vulcano”
L’elfa
sbatte le palpebre più volte.
Tiara
attende una qualche reazione.
“Siamo
bloccati dentro il vulcano” ribadisce, come se Casey non avesse compreso.
“E…
e ora…?” chiede l’elfa con un filo di voce, ancora sotto shock.
“Non
ti preoccupare, dovrebbe esserci qualche passaggio in mezzo a questi sassi che
ci può portare in salvo, devi solo fidarti di me”
Casey
sfodera il suo migliore sguardo incredulo.
“Stai
scherzando? È colpa tua se ora ci ritroviamo in questa situazione!”
“Ho
fatto solo un piccolo errore di valutazione! Fidati di me, ho una sufficiente
conoscenza di vulcani per poter condurre entrambe alla salvezza”
“Vorrà
dire che se sarò costretta a morire tu… mi precederai” Casey conclude la
frase con una strana luce negli occhi.
Tiara
rabbrividisce.
La
ragazza si mette in ginocchio e comincia a tastare le pareti di sassi che le
avvolgono. Dopo dieci minuti di ricerca si volta esultante verso l’elfa.
“Ho
trovato una via da seguire!”
***
“Emerald,
dove sei?” Paul si guarda attorno preoccupato.
“Stare
tu bene?” chiede una voce scandinava. Al termine della domanda, Paul si ritrova
le braccia di Aida al collo.
“E
togliti!” gli intima il ragazzo, scrollandosi di dosso la svedese. Compie
qualche passo, lo sguardo frenetico, intento a scorgere un paio di occhi verde
smeraldo.
È
Emerald la prima a vederlo.
“Paul!”
gli salta in collo, la voce piena di sollievo.
I
due si abbracciano, e in quel contatto scorre un fiume di parole, di scuse mai
dette.
Si
staccano per fissarsi negli occhi, quindi, semplicemente, le loro labbra si
incontrano nuovamente, per quello che è il loro primo vero bacio.
“Oh,
tutto è bene quel che finisce bene” esclama Hellen, ancora con gli occhi lucidi
a causa degli ultimi eventi e abbracciata al cugino.
“Già”
sospira Xander. “Adesso l’unica che manca all’appello è Casey”
Dirigono
il loro sguardo su Leonard, che sta vagando alle pendici del vulcano, invocando
disperatamente il nome dell’elfa.
“Scusate,
avete visto una ragazza con le orecchie a punta e gli occhi viola, alta più o
meno così…” chiede ogni tanto a qualcuno nella folla delle persone scampate
all’eruzione. Con lo scorrere del tempo, la sua voce si fa sempre più acuta.
Ma
non è l’unica persona triste. In un angolo seminascosto, una ragazza dalla
chioma rossa è seduta sulle ginocchia, si soffia il naso e si asciuga le
lacrime, coprendo con i capelli il suo volto.
Xander
la vede, le si avvicina, e senza tanti complimenti la abbraccia. Amelia
ricambia la stretta di quel ragazzo di cui conosce solo il nome.
***
Le
due figure percorrono in silenzio la via buia e tortuosa.
D’improvviso
una strana luce compare alla fine di quel tunnel oscuro e infinito.
“Ehi,
ecco l’uscita!” senza pensarci due volte, Tiara comincia a correre sollevata.
Casey,
al contrario, si blocca. Non le è sfuggito l’inquietante e il vivido rossore di
quella luce.
Tiara
sparisce alla vista.
L’elfa
avanza cauta, la luce si fa sempre più forte.
Supera
una volta di roccia e d’improvviso comprende la causa di quell’intenso rossore.
Si trovano in un piccolo promontorio a strapiombo su un bollente fiume di lava.
Qualche
singhiozzo cattura la sua attenzione. Tiara è seduta, il viso coperto dalle
ginocchia, qualche lacrima le solca le guance.
Casey
si impietosisce. Si avvicina a lei e le accarezza i capelli.
“Pensavo…
di aver risolto… è tutta colpa mia” blatera la ragazza tra un singhiozzo e
l’altro. “Tutti questi anni… a studiare vulcani… sprecati…”
Casey
la abbraccia.
“Non
è colpa tua. Anche i migliori sbagliano. I migliori calciatori segnano sempre i
rigori? I migliori cantanti scrivono canzoni sempre stupende? I migliori chef
cucinano piatti sempre perfetti? Tutti sbagliano, ma non per questo bisogna
arrendersi. Anzi, bisogna rialzarsi in piedi e continuare a lottare. Non
bisogna mai e poi mai mollare”
E
dopo questo mirabile esempio di saggezza elfica, Tiara smette di piangere e
guarda la sua compagna. Quei vividi occhi ametista le trasmettono la giusta
carica.
Si
alza in piedi e sfodera una convincente espressione di sicurezza.
“Cosa
stiamo aspettando? È tempo di uscire da questo vulcano!”
Casey
sorride.
“Così
ti voglio!”
Ma
uno strano rumore alle loro spalle spegne la loro allegria.
“Cos’è
stato?”
“Sembrava
come se la roccia si stesse sgretolan… AAAAHHHH!”
E
precipitano assieme alla loro piattaforma di sassi.
Atterranno
con un secco plop sul fiume di lava.
Si
guardano attorno, col cuore che batte a mille.
Sono
sulla stessa base di roccia su cui si trovavano pochi istanti prima, ma adesso
stanno fluttuando lungo il torrente infuocato.
“Pensavo
di essere spacciata!” urla Casey, ancora terrorizzata.
“Fa
troppo caldo qua!” le fa eco Tiara.
“Cosa
facciamo adesso?” chiede l’elfa, la voce rotta dal panico.
Tiara
guarda in alto. Numerosi crateri di varie dimensioni, posti a diverse altezze,
costituiscono il soffitto; la maggior parte, però, è ostruita, probabilmente
dalla lava che è fuoriuscita dal cratere principale.
“Ehm…
Tiara…”
“Aspetta,
sto pensando”
“Tiara…”
“Ssh…”
“Tiara!”
“Che
c’è?”
“Non
per allarmarti ma… la lava sta sciogliendo la nostra piattaforma!”
Se
prima vi erano parecchi metri tra loro e il fiume di fuoco, questa distanza si
è già dimezzata.
“Oh,
miseriaccia…!”
“Cosa
si fa?” incalza Casey.
“Bisogna
ragionare freddament…”
Tiara
si blocca. Ha le orbite dilatate. Sta guardando davanti a sé.
“Che
ti prende? Tiar…!”
E anche
l’elfa la vede.
Un’enorme
cascata scende a capofitto a poche centinaia di metri da loro.
Le
due sembrano paralizzate.
La
loro fine sembra avvicinarsi sempre più.
Due
paia di occhi cominciano a scorrere febbrilmente il soffitto di rocce e
crateri, in cerca di una via d’uscita.
“Ecco!
Laggiù!”
Il
cratere più basso, quasi ai piedi del monte, il più vicino alla città di
Vulcanica. È la loro unica possibilità di salvezza.
“Ma
come la raggiungiamo?” chiede Casey isterica.
L’altra
mormora qualcosa di incomprensibile.
Estrae
un elastico e si tira su i suoi vaporosi boccoli biondi, scoprendo due orecchie
a punta.
“Sei…
anche tu…?” chiede Casey, estenuata da tutte le sorprese di quella giornata.
“No,
non sono un’elfa”
Si
toglie i vestiti e rimane in reggiseno e mutande. Entrambi i capi di biancheria
intima sono costituiti da diverse foglie verdi e brune tenute su da diversi
cordoncini, dando al fisico della ragazza un aspetto selvaggio.
“Sono
una ninfa” e si volta verso l’elfa con un sorriso sicuro.
Casey
apre la bocca, ma da essa non esce alcun suono.
“E
adesso dovresti toglierti i vestiti anche tu”
“Che
cosa?” chiede l’altra arrossendo, sia per l’imbarazzo, sia per la sempre più
stretta vicinanza con la lava.
“Devo
costruire una fune, in questo modo possiamo raggiungere quella sporgenza sopra
la cascata…” e indica una rupe. “… quindi potremmo arrivare lì…” con il dito
segue il suo percorso immaginario sino ad un’altra sporgenza di massi
dall’altra parte della cascata. “… ed infine potremmo raggiungere il crater…”
“Sì,
ok, ho capito” la interrompe Casey con una certa urgenza. Si spoglia agilmente
e rapidamente e dà i suoi vestiti a Tiara. In quattro e quattro otto la ninfa
costruisce una fune e la fa roteare nel cielo.
“Ho
solo una possibilità” mormora concentrata.
Casey
rimane in trepidante attesa, mentre ormai sia il fiume sotto di loro che la
cascata sono vicinissimi.
Tiara
compie il suo lancio. L’anello della fune si interseca con la protuberanza
rocciosa con precisione millimetrica.
La
ninfa avvolge il suo braccio sinistro attorno al fianco dell’elfa leggera e si
sospinge in alto. L’aria che sferza i loro volti le rinfresca dall’afosa
temperatura all’interno del vulcano. Giunte alla rupe, rivolgono lo sguardo
verso il basso per vedere la piattaforma sulla quale si trovavano pochi secondi
prima affondare giù dalla cascata di fuoco con degli inquietanti gorgoglii. Le
due rabbrividiscono.
Ripetono
l’operazione della fune per due volte. Tiara sembra un’amazzone esperta e
sicura. Casey, nonostante l’ansia e la paura, si sente protetta da quella presa
forte e solida.
Nel
giro di pochi secondi fuoriescono dal cratere.
La
luna risplende nel cielo.
Cadono
per terra, stanche ma soddisfatte. Il freddo le attanaglia, lo sbalzo termico è
fortissimo. Dei leggerissimi fiocchi di cenere si posano delicatamente sulla
loro pelle.
Le
due si rialzano, ancora ansimanti. Si scambiano un’occhiata e scoppiano a
ridere, serene.
“Ce
l’abbiamo fatta!” e si danno il cinque, totalmente prive di preoccupazioni.
“Casey!”
urla una voce sollevata accanto a loro.
È
Leonard, che ha fatto una corsa dai piedi del vulcano per raggiungerle, quando
le ha viste emergere dal cratere.
“Leo!”
i due si abbracciano e senza tanti complimenti si baciano, ignorando il fatto
che l’elfa sia semi nuda.
Tiara
sorride.
“Tutto
è bene quel che finisce bene!”
N.
A.
E
siamo giunti alla settima scheda-personaggio, quella di Emerald.
Nome: Emerald
Maundrell
Cognome: Bloodian
Nickname: Emy
Data di nascita: 9
Settembre 1945
Occhi: verde
Capelli: nero
Altezza: 1,60 m
Genitori: Alexis
Wallace & Patricia Barilly
Fratelli: Sasha
Lodemay (1948)
Status scolastico:
dodici diplomi in diverse città del mondo (sette a New York)
Città natale: New York, United
States of America
Lingue parlate:
inglese, tedesco
Condizione economica familiare: benestante
Personaggio/creatura nella storia: vampiro
Prossima
scheda: Tiara, Georjane, Aida, Theodorus, Amelia o Andres? (Sempre di più O.o)
E rieccomi dopo circa… ehm… secoli che non pubblicavo: sorry!
In queste settimane la mia vita è stata questa: studio, studio, studio e infine - tanto per variare un po’ - studio -.-! Ogni giorno ALMENO un saggio E un interrogazione. Che amarezza!
Ma passiamo a noi e al nostro nono capitolo. Intanto ringrazio il mio numerosissimo (???) stuolo di lettori, nonché l’altrettanto numeroso (-.-) elenco di recensori: BeautifulKirja, EllyChan91, Sif (davvero sei sicula? Conterranea mia, mi devi assolutamente dire di dove!), Kikisummer, Tassadarh, Polz90, Rosa Princess.
Penso che presto - magari già dal prossimo capitolo - introdurrò uno spazio pubblicità, visto che molti tra i recensori di questa ff stanno scrivendo delle storie che a me piacciono molto e che vi consiglio candidamente. Per questa volta mi limito solo ad accennarvi i nomi, dalla prossima volta concederò uno spazio più ampio :) :
Happy New Year! di Sif
Her Hidden Dark Side di EllyChan91
La Profezia Delle Rune (Atto 1) di Tassadarh
Cari autori, se voi volete la prossima volta metterò anche il link ma ovviamente la scelta spetta a voi :).
P. S. Scusate la stramba formattazione della pagina ma ho cambiato computer recentemente e non riesco a salvare decentemente i file in html O.o!
Buona lettura!
Chapter Nine
Abra Kadabra Alakazam
I’m gonna make a change for once in my life, it’s gonna feel real good, gonna make a difference, gonna make it right…
Il commesso bancario spalanca gli occhi.
“S… Sta scherzando, sire?”
“Ma certo che no” Theodorus III fa spallucce. “Quando è per una buona causa io non scherzo mai”
L’uomo, ancora sconvolto, rivolge un’ultima occhiata attonita all’assegno che stringe tra le mani, su cui è scritto un miliardo di kine (1.000.000.000 kn) con una calligrafia piccola e precisa.
“A chi ha detto che è indirizzata, signore?”
“Al governo di Ouagadougou, Burkina Faso. Sarei molto contento se vedessi costruite diverse scuole pubbliche con questi soldi. Garantirei ai bambini di molti paesini una buona istruzione”
“Con questa cifra altro che scuole, sfama tutto il paese a vita!”
Theodorus sorride. Adora fare beneficenza. Del resto, a cosa servirebbero tutti quei soldi altrimenti?
I
’m starting with the man in the mirror, I’m asking him to change his ways, and no message could have been any clearer, if you wanna make the world a better place, take a look at yourself and then make a change!
***
“Bene, ragazze!” esclama Hellen, stanca e con un enorme sorriso. Posa il suo cuscino e rivolge uno sguardo soddisfatto alle sue amiche.
Le altre tre smettono di lottare con le loro armi indolori e si voltano verso la principessa.
Hellen sorride: il suo pigiama party sta riuscendo alla grande. È riuscita a trascinarsi anche Tiara, prima della sua partenza l’indomani. Al contrario, Amelia ha declinato l’invito e Aida, sotto richiesta di Emerald, non è stata nemmeno invitata.
“Ok, abbiamo mangiato come degli Uniporci…” una figura rosea in un angolo della sala grugnisce allegra a quell’affermazione. “… abbiamo visto due cartoni Disney, abbiamo partecipato ad una guerra di cuscini all’ultima piuma e adesso, bè, è giunto il momento del gossip!”
Tre paia di palpebre sbattono interrogative.
“Andiamo, si gioca a verità e conseguenza!”
“Ahhh!” e le amiche, gaie, accettano la sua proposta.
La ragazza al centro dei riflettori diventa rapidamente Tiara. Sono tutte interessate a saperne di più sulla figura misteriosa di Vincent, il fidanzato francesino lasciato da solo nel Madagascar. La ninfa lo descrive come il più bello della scuola, e racconta nei minimi dettagli le sue peripezie nel conquistarlo, fatiche che non sono state vane.
Hellen ascolta interessata, ma il suo sorriso non è sincero come quello di Casey ed Emerald. Ripensa al suo rapporto a distanza con il principe Andres, e scuote la testa.
Rivolge lo sguardo verso la luna. Sì, ha ormai preso la sua decisione.
Andres, take me somewhere we can be alone, I
’ll be waiting, all there’s left to do is run, you’ll be the prince and I’ll be the princess, it’s a love story, baby just say “yes”…
La luna è piena nel cielo, e non lo nota solo la principessa.
Xander, con il giubbotto addosso, si chiude la porta principale del castello alle spalle. La frescura di una tipica notte invernale lo invade, ma è piacevole.
Cammina a lungo nella strada principale della reggia dello zio. Il verde degli immensi giardini lo affianca.
È sereno e malinconico allo stesso tempo. Paul e Leonard sono già andati a letto con orari da ospizio, benché il giorno dopo sia domenica. Al contrario la cugina e le altre donzelle si stanno scatenando, riempiendo di frastuoni e schiamazzi tutto il castello.
La tranquillità della notte è un toccasana.
Raggiunge finalmente la sua destinazione, il piccolo laghetto della reggia. Ammira il fitto degli alberi sull’altra sponda, l’inizio dell’enorme Foresta delle Eufrasie.
Nel suo campo visivo entra la sedia a dondolo, ma rimane stupito quando nota che è già occupata per metà.
Si avvicina alla figura e la riconosce all’istante. Quei boccoli rossi non mentono.
“Anche tu qui per una boccata d’aria fresca?”
Amelia si volta, i suoi occhi color cioccolata si riempiono di meraviglia.
“Ciao, Xander”
Senza aspettare un invito, il ragazzo si accomoda nell’altra metà della sedia, e inizia a dondolare entrambi.
I due rimangono a lungo in silenzio.
“Bella luna, eh?”
“Come hai detto?” chiede la ragazza, distratta dalla stessa sfera chiara nel cielo.
“Niente” Xander sorride.
Smette di dondolarsi.
“Contenta di ritornare a casa domani?”
“Non ho mai voluto lasciarla” risponde la ragazza, un po’ scontrosa.
“Non ti sei divertita in questa gita” non è una domanda.
“Sagace. Ho pure rischiato di perdere una sorella”
“Al contrario Tiara sembra essersi divertita da matti”
“Mon Dieu, troverebbe di che parlare e scatenarsi anche con un sordomuto”
Xander annuisce.
“Io mi chiedo come faccia” prosegue Amelia, con tono alterato. “Suvvia, ha sempre successo, con il suo stile estroverso e avvenente, possibile che non esista un ragazzo che non sia superficiale e che vada oltre la sua discutibile bellezza?”
Xander inarca un sopracciglio alla parola “discutibile”, ma non dice nulla. Comprende il sentimento della rossa nei confronti di Tiara, è di pura e semplice invidia. La sorella ha tutto ciò che lei non ha e vorrebbe avere: estro e successo a livello sociale e amoroso.
“Andiamo, si trucca anche!” esclama Amelia furente.
“Addirittura!” ridacchia Xander, canzonatorio.
La ragazza gli lancia un’occhiataccia. Xander ricambia quello sguardo con vivo interesse.
Amelia arrossisce e dirige il volto verso il lago.
“Ognuno è fatto a modo suo, ed ha un’infinita bellezza in ciò che è”
Amelia rivolge nuovamente lo sguardo verso di lui.
“E con questa frase da baci perugina cosa vorresti dire?”
Xander sorride.
“Che non hai alcun motivo di invidiare tua sorell…”
“Io non invidio proprio nessuno!” scatta lei, ma Xander le pone un dito sulle labbra per zittirla.
“Fammi finire! Non devi invidiarla perché tu hai pregi che lei non ha, ed entrambe siete persone stupende, in modo diverso, ma belle allo stesso modo. C’è a chi piace un tipo come Tiara, c’è a chi piaci tu”
“Sentiamo, fammi un nome di una persona a cui piaccio, Aristotele da quattro soldi”
Gli occhi della ragazza mandano bagliori di curiosità. Xander allarga il suo sorriso.
“Io”
Un paio di labbra rosse si socchiudono per la sorpresa.
Xander arrossisce lievemente.
Due paia di occhi si incastrano perfettamente e si attirano l’un l’altro.
Dell’elettricità scorre tra quelle iridi così simili.
I due volti si avvicinano lentamente…
Un improvviso frastuono alla loro sinistra. Entrambi si voltano verso la fonte del rumore.
Un’orrenda creatura emerge da un cespuglio, lo stesso da cui aveva fatto la sua prima apparizione.
“Ma perché proprio ora?” mormora Xander deluso.
“Amore!”
Un parassita avvolge con le sue enormi chele il suo “fidanzato”.
“Urgle!”
“Amore?” chiede Amelia, terrorizzata. Si alza in piedi e dirige lo sguardo dal ragazzo all’essere ignobile.
“No, c’è stato un malinteso! Io e… ehm… Georjane siamo solo…”
“Strafelicemente fidanzati da una settimana!”
Amelia spalanca la bocca alla notizia. Tira un ceffone a Xander.
“Voi uomini siete tutti uguali!”
Scoppia a piangere e fugge via.
“Chi era quell’umana, Rinetto?”
Xander si massaggia la guancia e si morde le labbra, impedendosi di strozzare quella creatura che ha rovinato tutto.
***
4 Gennaio, Aeroporto di Eufrasia, ore 10.30.
“Oh, non voglio che tu vada via!” l’elfa stringe forte la ninfa.
“Neanche io, Casey, ma non ti preoccupare, ci rivedremo presto, ne sono certa!”
Anche Leonard l’abbraccia.
“Anche se mi hai quasi ammazzato la ragazza è stato un piacere conoscerti!”
“Beh, allora ciao!” Emerald allunga una mano verso Amelia.
La ragazza posa le valigie e ricambia la stretta della vampira.
Casey, in un moto di allegra malinconia, abbraccia anche la rossa.
“Anche se non ci siamo mai rivolte la parola mi mancherai anche tu!”
“Chiamare tu me quando io in… Svvvezia?” chiede Aida a Paul, carica di aspettative.
“Ma mia cara, hai idea di quanto costino le chiamate con l’Europa da qua?”
“E poi” si intromette Emerald “il mio Paul sarà impegnato a fare dell’altro, vero caro?” e senza aspettare una risposta lo bacia sotto gli occhi della femme fatale bionda, inorridita da quel gesto.
“Ma dove sono Xander e Hellen? Volevo dare loro un ultimo saluto prima di partire” chiede Tiara guardandosi attorno.
“Xander afferma di sentirsi male” risponde Leonard.
“Ed Hellen è uscita stamattina all’insaputa di tutti, ignoriamo dove sia” gli fa eco Casey.
La speaker invita i viaggiatori ad imbarcarsi sul volo diretto a Tsaratanana.
“È il nostro” esclama Tiara triste. Allunga a tutti un ultimo bacio sulla guancia ed impugna una valigia in una mano e con l’altra afferra il braccio della cugina, diretta al loro aereo.
I quattro ragazzi del posto sventolano la mano verso di loro, sorridenti. Casey, a metà tra il triste e lo scherzoso, estrae un fazzoletto dalla tasca e finge di soffiarsi il naso.
***
Plop. Plop. Plop.
Delle gocce chiare precipitano nel bicchiere di carta. La macchina del caffè comincia ad essere difettosa.
Xander sorseggia il suo caffelatte in silenzio.
Adora la quiete mattutina.
Sembra non esserci nessuno nel castello. Sono andati tutti a salutare le loro tre nuove amiche. Cosa che avrebbe dovuto fare anche lui.
Ma prima o poi le incontrerà di nuovo, chissà, Tiara, Aida… Amelia.
Xander sospira.
Uno strano rumore proviene dalle scale.
“L’ultimo che arriva in piscina offre il pranzo a tutti!”
“Allora preparati ad estrarre il portafoglio!”
Due figure in costume e con un salvagente ciascuna irrompono nella cucina, ma si bloccano alla vista di Xander.
“Oh, ehm, salve Mr. Fairybell” esordisce Ezius, visibilmente imbarazzato.
“Pensavo fosse all’aeroporto con gli altri!” prosegue Orazius.
Il ragazzo osserva i due gemelli. Sono i due servi più pazzi della loro reggia, celeberrimi per essere degli sfaticati cronici e per godere degli agi del castello quando manca il sovrano.
Un’altra figura entra in cucina, dalla stessa porta da cui sono apparsi i primi due.
Alla vista della scena scuote la testa.
“Li perdoni, sua regalità, non sanno quel che fanno!” è Muzius, il terzo gemello della comitiva. Intransigente e pomposo, è il più maturo dei tre ed ha un carattere diametralmente opposto ai suoi fratelli.
“Avevamo l’intenzione di… ehm… farci un tuffetto in piscina…” fa Ezius con voce incerta.
“… e poi andare a mangiarci una pizza. È da tanto che non ci concediamo una simile libertà” la voce di Orazius suona proprio come una supplichevole invocazione di permesso.
Muzius continua a scuotere la testa, sprezzante.
Xander sorride con scarso entusiasmo.
“Sì, potete andare, accattoni che non siete altro”
Ridendo ed esultando, i due gemelli si danno il cinque ed escono rapidi dalla cucina, in direzione della piscina.
“Ah, non esiste più la servitù di una volta, mia regalità!” fa Muzius contrariato.
“Ti prego, non chiamarmi più così, mi fai sentire un vecchio di ottant’anni!”
“Come desidera, mia onorificenza!”
“Ci rinuncio”
***
Arroccata sui monti della Niba Lopa, la tenebrosa dimora del più grande mago dell’Isola di Flavonia può essere raggiunta solo dalle persone più valorose, coloro che hanno un reale bisogno di incontrare l’Altissimo sapiente…
La voce di quella pubblicità riecheggia nella testa di Hellen.
Ancora con la bocca schiusa dallo sforzo, osserva con attenzione la tortuosa strada che conduce sino alla cima del monte Niba Lopa, sulla quale può vedere un castello alquanto scuro e sormontato da nubi minacciose.
“Non pensavo fosse davvero così in alto la mia meta! Se avessi saputo che avrei dovuto compiere tutta questa strada ci avrei pensato due volte!” esclama ad alta voce.
Si siede per terra e sospira, distrutta. Riguarda tutta la strada in pendenza che ha percorso.
“Che fatica! Non ce la faccio più! Ma perché mi sono messa i tacchi?”
Spazia lo sguardo dalla discesa alla salita. La prima è molto più invitante. Si alza sicura di sé, pronta a riscendere.
Uno sbuffo di fumo esplode nei pressi della sua spalla destra.
Hellen si gira: un piccolo Uniporco bianco con le alette e l’aureola la osserva con sguardo comprensivo.
La principessa spalanca gli occhi. Se li sfrega ripetutamente, convinta di essere in un sogno.
Ma quando li riapre, l’angelico suino monocornuto è ancora lì, sospeso a mezz’aria.
“Chi sei tu?”
“Sono la parte buona della tua coscienza, e sono qui per convincerti a demordere dalla tua impresa di raggiungere la cima del monte”
“Ero arrivata alla stessa conclusione. Ma perché non dovrei arrivare a quel castello?”
“Perché cose strane e pericolose sono rinchiuse là dentro!”
Un altro sbuffo di fumo, questa volta nei pressi della spalla sinistra.
Hellen si volta, rapida. Un piccolo Uniporco rosso con tre corna (due nere ed uno arcobaleno), il forcone in una zampa e la coda a freccia la fissa con sguardo duro.
“E tu chi saresti?”
“Sono la parte trasgressiva della tua coscienza. Non ascoltare quel lurido suino, sembra tanto sincero ma è un falso! Raggiungi il castello, fidati di me, lì troverai la soluzione a tutti i tuoi problemi!”
La principessa continua a rivolgere occhiate sempre più attonite alle due microscopiche creature volanti, le quali ben presto iniziano a litigare ed a lanciarle consigli contraddittori.
“Oh, ma andiamo, mi state facendo fondere il cervello! Mi volete dire chi siete?”
“Sono Elle l’angioletto, e sono qui per condurti lungo la retta via”
“E io sono Elle il satanello, e l’Uniporco bianco dice solo boiate!”
“Oh, non so cosa fare! A chi devo dare retta?”
“A me, ovviamente” risponde la creatura angelica.
“Ma guarda come fa il ruffiano. Non considerarlo, segui le mie parole!”
“Facciamo così, risolveremo questa contesa in modo scientifico! Lancio della moneta!”
“Scientifico?” chiede l’Uniporco bianco scettico.
“Sì, il calcolo delle probabilità. Testa o croce?”
“Testa” risponde subito il rosso.
“Croce” fa l’altro rassegnato.
Hellen lancia in aria la sua moneta da una kina. Quando ricade sulla mano della principessa, una lussuosa reggia sotto un elegante 1 risplende sotto gli occhi dei tre.
“Testa! Avanti tutta verso il castello!” esclama Hellen.
“Doh!”
“Yeah!”
E i due Uniporchi spariscono con un sonoro plop.
***
Xander cammina lungo le rive del lago. Muove le labbra come se stesse ripassando qualcosa tra sé e sé.
“Provo solo amicizia… no, no! In realtà ho un’altra… macché! Io non ti merito… perfetta! L’importante è usare del tatto…”
“Ma ciao!” una figura aberrante sbuca fuori da un cespuglio e abbraccia Xander.
“Rinetto mio, come stai?”
“Georjane, così mi strozzi!”
“Oh, scusa, rospino mio! Cosa andavi blaterando prima che arrivassi?”
“Georjane, la nostra… storia finisce qui!”
Il parassita si blocca.
“C… cosa? Mi stai mollando?”
“Che essere intelligente!”
“Ma perché? Cosa ho fatto? Cambierò!”
“Mi sembra impossibile!”
“Sarò la donna dei tuo sogni!”
“Donna?”
Georjane è affranta.
“Qual è la tua scusa?”
“Non ti merito…”
“Non ti credo!”
“Provo solo amicizia per te…”
“Non è vero! Dimmi cosa c’è sotto!”
“Ok, mi piace un’altra ragazza…”
“Argh! La uccido! Dimmi nome, cognome, codice fiscale e il cognome da nubile della nonna!”
“Mai! Fattene una ragione, tra noi è finita!”
Georjane scoppia a piangere.
“Sono state le centonovantadue ore più belle della mia vita, Xander, lo sai questo?”
“Oh mio Dio! Sai anche i secondi per caso?”
“Certo: 691.200!”
Xander fa una faccia disgustata. È contento di essersi liberato del parassita del terzo sesso. Si sente in colpa per averla fatta soffrire ma quella “relazione” non poteva certo andare avanti in quel modo. Del resto, non provava nulla per lei.
Un dolce viso dagli occhi color cioccolata e i boccoli rossi inonda la sua mente. Xander scuote la testa per far sparire l’immagine.
Si sofferma sulle guance arrossate e gli occhi lucidi di Georjane.
“Su, dai, incontrerai l’uom… la creatura giusta per te” le da una pacca sulla spalla.
“Ok… posso chiederti l’ultima cosa?”
“Qualsiasi cosa, cara la mia ex”
“Mi dai il numero di Leonard?”
Xander dilata gli occhi, sconvolto.
“No!”
“Di Paul?”
“Ma certo che no!”
“Di qualsiasi soggetto maschile presente alla festa di compleanno della principessa?”
Xander spalanca la bocca e scuote la testa con vigore. Quindi, ancora indignato dalla sfacciataggine di Georjane, si allontana a grandi passi dalla creatura, lasciandola sola in mezzo agli alberi.
***
“Forse era meglio seguire il consiglio dell’Uniporco bianco…”
Gotico e possente, il castello si estende tenebroso più in altezza che in lunghezza nell’alto colle. Le numerose torri e torrette e quei rari raggi di sole che proiettano cupe ombre deformate nel terreno inquietano l’animo della principessa.
Qualche gufo bubola in modo sinistro. Hellen si guarda attorno spaventata.
Suona il campanello dell’imponente portone principale.
Subito la musica della famiglia Addams si diffonde nell’aria, con tanto di schiocchi di dita.
Terrorizzata, Hellen si nasconde dietro una roccia.
La porta si apre molto lentamente, sfregando col terreno e producendo un rumore che le fa gelare il sangue nelle vene.
“Chi va là?” chiede una voce imperativa, quasi meccanica.
“E… eccomi” balbetta la principessa, uscendo allo scoperto.
Un tuono colpisce la torre più alta del castello, benché non stia piovendo.
Un brivido percorre la schiena di Hellen.
“È venuta qui per un appuntamento col fattucchiere?”
“S-sì…”
“Perfetto, entri pure”
Ed Hellen segue quel personaggio grottesco e misterioso, dallo sguardo annoiato e professionale, agghindato come un maggiordomo.
Ciò che colpisce gli occhi della principessa è lo stile dell’arredamento interno del castello.
Le pareti sono scure e buie, l’illuminazione è affidata alle flebili fiammelle di tremolanti candele. Il freddo è opprimente.
Il corridoio principale sembra essere infinito. La principessa segue il percorso di un lungo tappeto rosso cremisi. Le pareti sono piene di ritratti spenti e accurati.
Finalmente il maggiordomo raggiunge una saletta, non molto più illuminata delle altre zone dell’edificio. In essa vi è una moderna scrivania che stona con il resto dell’apparato immobiliare.
“Si accomodi” dice l’uomo con tono indifferente, additando un piccolo divanetto semi distrutto. Al contrario lui si siede su una comoda poltrona al di là della scrivania, ed inizia a trafficare con un pc portatile.
Hellen si siede, senza proferir parola. Una miriade di domande le affolla la mente, ma la paura le impedisce di aprir bocca.
“Come ha detto che si chiama?”
“Hellen Fairybell” risponde tesa e incerta.
Il maggiordomo si blocca e alza un sopracciglio. Le rivolge uno sguardo critico, come se non le credesse. Quindi si concentra sul suo abbigliamento, improprio per una scalata in montagna.
“Carnevale è il prossimo mese, principessa”
Hellen si guarda il vestito confusa.
“Tra cinque minuti l’Altissimo sarà da lei, Miss Fairybell”
La ragazza annuisce, a disagio.
“Potrei farle una domanda?”
“Prego”
“È stata solo una mia impressione o ho davvero sentito la musichetta della famiglia Addams?”
L’uomo si concede un accenno di sorriso.
“Il mio padrone adora le stravaganze. È il campanello che ha quel suono. L’allarme della sua macchina è la musica di Psycho e la suoneria del suo cellulare è quella di Profondo Rosso”
All’improvviso la musica del Padrino inonda la sala.
Hellen si guarda attorno, terrorizzata.
“E questo” esclama il maggiordomo con un sorriso ancor più largo e sadico “è l’annuncio che l’appuntamento del cliente è finito”
Detto questo la porta si spalanca ed un imponente centauro donna corre via piangendo e strillando.
Hellen guarda allibita la figura semi umana semi equina della creatura, che viene inghiottita sempre più nel buio del corridoio principale.
La principessa deglutisce. Si alza in piedi e si dirige verso la porta.
“Ehi, lei, dove crede di andare?” la blocca il maggiordomo.
Hellen ha uno sguardo interrogativo.
“Non vorrà prendere parte alla seduta senza prima pagare. Sono 800 kine, prego”
“Ladri” borbotta la principessa estraendo le banconote dal suo portafoglio rosa shocking.
***
Una voce riecheggia tra gli alberi.
“Xander, dove sei? Per favore, perdonami!”
“Oh mio Dio!” il ragazzo si dà alla fuga, prima che il parassita lo possa raggiungere.
Corre veloce, sfila rapido gli alberi della foresta, ma dietro di sé il rumoroso zampettare di sottili gambe da ragno si avvicina sempre più.
Xander svolta un albero, poi un altro, e poi…
“Oooh!” il ragazzo si blocca.
Un burrone, buio e profondo, si stende davanti a lui. È troppo largo per essere scavalcato con un salto. Come fare a sfuggire dalle grinfie di quel mostruoso parassita?
E poi, ecco l’idea.
“Georjane, tesoro, sono qui!” esclama con voce zuccherosa.
Da lontano, il parassita appare. Il suo viso diventa l’immagine della felicità. Galoppa rapida verso il suo ex fidanzato umano.
“Vieni cara, vieni” sorride Xander subdolo. Un sorriso sardonico gli dipinge le labbra. Si sfrega le mani, soddisfatto del suo piano.
Georjane è a pochi metri.
“Amore!” la creatura spicca un balzo, un sorriso a trentadue denti sul volto.
Xander, semplicemente, si sposta.
Come al rallentatore, il ragazzo vede la creatura sorpassarlo. Il volto cambia lentamente espressione. Da gaia e felice che era, un’ombra di sospetto ricopre i suoi lineamenti, fino a comprendere l’inganno e ad urlare spaventata. Xander china il capo verso il basso, seguendo la terribile discesa del parassita negli Inferi.
Con un urlo lacerante, la creatura si fa sempre più piccola, sino a sparire nel buio dell’ampia cavità.
Il sorriso crudele sparisce dalla bocca di Xander, sostituito da un opprimente senso di colpa.
***
“Accomodati”
La voce proviene da dietro un’imponente poltrona.
Il tavolo scuro reca una lucente sfera di cristallo al centro e disparati mazzi di carte.
Hellen si siede, un po’ impacciata.
“Sei qui per assistere ad un’alta manifestazione di quella scienza esatta e delicata che prende il nome di Divinazione. Io sono qui per ammaliare la mente, irretire i tuoi sensi…”
Alcuni sbuffi di vapore compaiono da chissà dove.
La principessa tossicchia.
La poltrona, molto lentamente, si gira, mostrando colui che troneggia su di essa.
Scuri capelli riccioli e indisciplinati, occhi grigio perla e un piccolo pizzetto a punta dominano i tratti facciali del ragazzo.
Nonostante la sua età, il suo viso lascia trapelare la tipica superbia e fierezza di chi sa.
Il suo look è quello classico del personaggio che incarna: un enorme mantello nero sulle
spalle, un pomposo vestito azzurrino pieno di lune e stelle grigiastre, un voluminoso turbante sul capo.
“Certo che oggi fa un caldo boia!” esclama, rovinando tutta l’atmosfera mistica che si era creata. Si toglie il turbante e si sfila il mantello, apparendo molto più un adolescente.
“Dimmi, su cosa vuoi essere illuminata, cara?”
Il ragazzo chiude gli occhi e pone le sue mani alle tempie.
Hellen fa per aprir bocca, ma viene interrotta.
“No, aspetta, non dirmelo. Tu stai cercando… il modo per arricchirti!”
La ragazza alza un sopracciglio. Sta già rimpiangendo la sua scelta di consultare il mago.
“Senti, Houdini da quattro soldi, sono la principessa, sono la ragazza più ricca dell’Isola di Flavonia, cosa me ne faccio di altri soldi?”
Il ragazzo spalanca gli occhi.
“Hellen Fairybell! Sono un tuo grande ammiratore, voglio assolutamente un tuo… ehm, cioè, è un piacere conoscerti”
La giovane arrossisce.
“Quindi, se sei una principessa, sei in cerca dell’amore. Vediamo, vediamo. Questo personaggio è molto, molto vicino a te, eppure lo senti distante…”
Scuote le mani come un ossesso attorno alla sfera di cristallo.
“Sì, buonanotte. Vive in Spagna”
“In Spagna, hai detto? Non te l’ha insegnato tuo padre a non farti abbordare in chat da sconosciuti?”
“Ma sei pazzo? È venuto alla mia festa di compleanno. Lui è un principe. È il mio principe…” conclude la frase con aria sognante.
Il mago da strapazzo annuisce, e agguanta le sue carte.
“Vediamo cosa dicono al riguardo le mie amiche”
Mescola il mazzo più volte, quindi mostra i tarocchi ad uno ad uno, mormorando ogni tanto dei “Molto bene”, “Ahi, ahi, ahi”, “Non ci siamo per niente” e “Curioso, molto curioso”.
“Scusa, ma cosa c’è di curioso?” chiede Hellen, palesemente interessata.
Il ragazzo, dopo aver posizionato le carte estratte in due file uguali, rivolge uno sguardo indecifrabile alla sua cliente.
“La vostra storia avrà dei continui alti e bassi, momenti di felicità allo stato puro verranno alternati a violente litigate, ma alla fine, e questo posso affermarlo con sicurezza, l’amore trionferà!”
“Oh, che bello! Questa sì che è una favola! Arriverà su di un cavallo bianco, dalla Spagna, solo per me, mi prenderà, mi bacerà e mi spos…”
“Ok, tempo scaduto. Esci pure dalla stessa porta dalla quale sei entrata”
Detto questo, dirige il suo indice verso un enorme pulsante fluorescente, lo stesso che fa partire la musica del Padrino.
“Ma non ci penso neanche! Ho speso sì e no tre mesi di paghetta! Non credere di potermi liquidare così!”
Il mago sospira rassegnato.
“Allora, ponimi un altro quesito”
“Sarò altruista, voglio sapere cosa c’è nel futuro dei miei amici!”
“Sono qua fisicamente?”
“No…”
“Non si può lavorare in questa maniera! Dimmi almeno i loro nomi”
“Allora, parto in quarta con le coppie. Lei si chiama Emerald Bloodian e lui Paul Iglar. Come sarà il loro futuro amoroso?”
Il ragazzo si blocca.
“Come hai detto?”
“Come sarà il loro futuro amoroso?”
“No, prima”
“Parto in quarta con le coppie”
“No, dopo”
“Lei si chiama Emerald Bloodian”
“E lui?”
“Paul Iglar, perché?”
“È tipo finlandese, estone…?”
“Norvegese, sì”
“E ha intorno ai venticinque anni?”
“Ventisei. Lo conosci?”
Il mago si stiracchia il pizzetto arrotolato.
“Non ne sono sicuro, ma dovrebbe essere lui, sì… È grazie a me se oggi è quel che è”
“Un guerriero?”
“Proprio così”
“Tu gli avresti insegnato l’arte delle armi?” chiede Hellen scettica.
“Macché, è stato mio padre. Io l’ho solo condotto da lui, avevo carpito il suo potenziale”
Hellen ripensa alla storia di Paul, e alla fine trova l’anello di congiunzione.
“Tu sei il bambino che parlava con i pesci?”
“Bingo!”
“Ma allora eri solo un infante!”
“Avevo quattro anni!”
Hellen rimane a bocca aperta.
“Wow!”
“Non mi dispiacerebbe incontrarlo. Dimmi, si trova su quest’isola?”
“Ci puoi giurare! Ma quindi sei anche tu un guerriero?”
“No, geneticamente ho preso solo il dono della magia”
“Su questo ho seri dubbi…” mormora Hellen.
“Come hai detto?”
“Niente! Mi chiedevo il tuo nome”
“Edward” risponde il ragazzo, annoiato.
“Carino. Mi ricorda il vampiro di un libro fantasy, bellissimo, muscoloso, una creatura da sposare!”
“Conosco anch’io quel romanzo, ma personalmente reputo di essere molto più appetibile del protagonista”
Hellen inarca un sopracciglio, non propriamente d’accordo con quell’affermazione.
Edward sorride alla faccia buffa della principessa.
“E di dove sei, Edward?”
“Russo”
“Uh, bella la Russia”
“Ci sei mai stata?”
“Ehm… A dire il vero no”
“Allora cambieresti opinione. Sono nato in Siberia, più precisamente a Ratmanov, un microscopico villaggio in una microscopica isola nello Stretto di Bering, appartenente di fatto alla nazione più vasta del mondo, ma in realtà la distanza dall’America è minima”
“Parli benissimo l’inglese”
“Amo le lingue. So impostare ottimamente un discorso in inglese, russo e giapponese, e me la cavo discretamente anche in numerose lingue orientali ed europee”
“Come hai conosciuto Paul?”
“Quando avevo poco più di un anno, io e mio padre ci trasferimmo a San Pietroburgo, ma essendo repellenti alla frenesia cittadina, ci siamo accampati nelle foreste della Penisola di Kola. Mio padre mi ha insegnato molto, mi ha responsabilizzato in fretta, mi ha aiutato ad entrare in sintonia con la natura. Spesso mi mandava a compiere lunghe spedizioni negli stati limitrofi della Russia europea. Per me i boschi della Kola non avevano segreti, e ben presto seppi orientarmi anche tra gli alberi finlandesi, estoni, svedesi e norvegesi. È probabilmente in una di queste spedizioni che io incontrai Paul, e subito fui in grado di percepire il suo enorme potenziale. Aveva sofferto, era reduce da un fortissimo dramma. Non aveva perso un solo parente, bensì una famiglia intera, una famiglia molto numerosa. Era solo al mondo”
Hellen si sfrega un occhio al ricordo di quel triste avvenimento. Il ragazzo è senz’altro uno di quelli che ha sofferto di più tra la sua schiera di amici. Dolore: parola che lei non conosce veramente, ha sempre avuto una vita riassumibile in un “tutto rose e fiori”.
Edward sospira, pronto a riprendere il racconto.
“Suppongo tu sappia già questo pezzo di storia. Condussi Paul da mio padre, il più grande guerriero stregone della Russia, e subito diede inizio al suo addestramento e si curò della sua istruzione. Ma una volta raggiunto il suo scopo, sentì come se la sua vita fosse diventata vuota. Così cominciammo a vagare dapprima per tutta la Russia, quindi per tutto il mondo. Accadde che mio padre fu imprigionato dalla burocrazia sovietica, mentre io, per motivi a me ancora ignoti, fui condotto al cospetto del capo di stato russo ed entrai a far parte del corpo delle spie. Mi fu detto che ero stato scelto per le mie seppur latenti capacità magiche, ma io non ci credo. Mio padre è tutt’ora molto più capace di me. Comunque, come puoi immaginare, fui incaricato di infiltrarmi negli States, avevo solo quindici anni e avevo già sopra di me la zavorra di missioni importanti. Certo, la Guerra Fredda era già finita da un pezzo, ma sovietici e americani non si sono mai fidati gli uni degli altri. Arrivai a Las Vegas, il più grande paese dei balocchi al mondo, e lì conobbi agenti della CIA, con i quali strinsi amicizia. Da quel momento iniziai a comportarmi da doppiogiochista, se no avrei rischiato seriamente di essere ucciso dagli americani o dai sovietici”
Hellen ascolta con vivido interesse quella storia rocambolesca e degna dei migliori film di azione.
“Ma, purtroppo, fui ben presto scoperto, e fui costretto a nascondermi in un’isola remota della Terra…”
“… e hai pensato bene di venire qua nella soleggiata Isola di Flavonia”
“Già. Si sta da Dio, e non penso che ai miei inseguitori verrà mai in mente di cercarmi qui”
I due rimangono in silenzio.
Tutt’ad un tratto la soundtrack di Harry Potter riecheggia nella stanza. Hellen dirige il suo sguardo impaurito verso un orologio a pendolo che segna le sei del pomeriggio.
“Direi che è tardi. Adesso, cara principessa, anche se ho gradito molto questa chiacchierata e questo tuffo nel passato, devi andartene, perché ho altri clienti!”
“Vuoi seriamente continuare a fare questo lavoro?”
Edward alza lo sguardo verso di lei.
“Che intendi dire?”
“Mi sei simpatico. Ti sto dando la possibilità di avere vitto e alloggio gratis al mio castello.
Solo un pazzo rifiuterebbe. E conta anche che se ti dovessero scoprire, con la protezione di mio padre non ti torcerebbero un capello”
Edward sembra rifletterci per una millesimale frazione di secondo, quindi…
“Ci sto! Del resto, è una vita che volevo mandare a quel paese quella vipera del mio maggiordomo!”
E i due, ridendo, si alzano in piedi. Hellen è soddisfatta di aver reclutato un altro personaggio nella sua cerchia di amici, Edward dal canto suo è felice di imbarcarsi in questa nuova esperienza, dopo anni passati da fuggiasco o da ascetico, sempre nella più completa solitudine.
N. A.
Dato che i personaggi stanno aumentando a dismisura, l’ottava scheda-personaggio sarà speciale: conterrà per la prima (e forse ultima) volta due personaggi e, in particolare, due sorelle!
Nome
: Tiara Elettra & Amelia Daphne
Cognome
: Blanchard
Nickname
: Tia & Amy
Data di nascita
: 6 Settembre 1991 (Tiara) & 24 Settembre 1993 (Amelia)
Occhi
: azzurro (Tiara) & marrone (Amelia)
Capelli
: biondo (Tiara) & ramato (Amelia)
Altezza
: 1,70 m (Tiara) & 1,64 m (Amelia)
Genitori
: Daniel Francois & Marine Prudence
Fratelli
: /
Status scolastico
: Quarta liceo scientifico (Tiara) & Seconda liceo scientifico (Amelia)
Città natale
: Parigi, Francia (Tiara) & Zarambavy, Madagascar (Amelia). I coniugi Blanchard si sono trasferiti nell’isola africana pochi mesi dopo la nascita della primogenita
Lingue parlate
: francese, inglese (entrambe)
Condizione economica familiare
: agiata
Personaggio/creatura nella storia
: ninfa (entrambe)
Prossima scheda: Edward, Georjane, Aida, Theodorus o Andres?
N.
A. Sono tornatooooo!! Scusate la lunga assenza, per cui un paio di
aggiornamenti: Buon Nataleeeee!!! e anche Buon Annooooo!! Anche se in mostruoso
ritardo xDxD.
Per prima cosa ringrazio as usual coloro che hanno recensito lo
scorso capitolo (cari perchè state diminuendo??? Sob): Polz90, MrxBecKx (grazie per tutte e nove le
recensioni xD), Sif (deaaaaaaar
rieccomi dopo anni luce xD), Kikisummer (sii sempre così ispirata
cara, mi riempi il cuore di gioia!!), Leonard91, Rosa Princess.
Ed ora il primo
SPAZIO PUBBLICITA' vero e proprio!!!! (Le storie sono ordinate in ordine
alfabetico):
Spazio
Pubblicità
Happy New Year! di Sif
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=404627&i=1)
Her Hidden Dark Side di EllyChan91
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=409914&i=1)
Hunter's Life di Leonard 91
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=451359&i=1)
The Prophecy di Kikisummer
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=449176&i=1)
Chapter
Ten Hated, Lost, Found, Rejoined
“Sì, ok” La ragazza guarda l’orologio. Alza gli
occhi al cielo, spazientita. “Va bene, ok, certo” Lancia uno sguardo
esasperato all’amica, che sorride per la sua faccia buffa. “No, no” La voce dall’altra parte del
cellulare non la smette di blaterare. La ragazza cambia orecchio, e con la mano
destra adesso libera apre lo zaino. Agguanta la sua fotocamera digitale nella
borsa e comincia ad immortalare all’impazzata il paesaggio fuori dal
finestrino. “Certo, anch’io ti voglio bene mamma,
ciao, un bacione” Preme il pulsante che pone fine alla
chiamata. “Mamma mia, sarà la ventesima volta
che mi chiama da quando siamo partiti!” “Magari avessi una madre così
protettiva nei miei confronti” fa l’altra ragazza. Afferra una ciocca dei suoi
capelli neri scalati e la annusa. “L’ho dovuta chiamare io una volta scesi
dall’aeroporto. La prima, boccoli biondi ed occhi
verdi, le sorride comprensiva. “Su, avanti Maddalena, facciamoci una
bella foto insieme! Dì paella” “Che fine ha fatto il vecchio
cheese?” “Nah, En espaniol es mucho
mejor!“ Le due ragazze
ridacchiano. Qualcosa tira un ricciolo biondo. La
ragazza alza gli occhi. Un sorriso beffardo troneggia su di
lei. “Elias, piantala! Già ho dei capelli
abbastanza osceni senza che tu peggiori la situazione!” “Oh, andiamo Michelle,
rilassati. Non essere acida. Siamo in gita!” E detto questo il ragazzo sparisce
dalla visuale, andando in fondo al pulmino per scherzare con i suoi
amici. “È
cotto di te” sussurra Maddalena con aria di chi la sa lunga. “Macchè!” Michelle scuote la
testa sorridendo. In quella, il professore di inglese si
alza in piedi e richiama l’attenzione. “Senores e senoritas, siamo in
arrivo alla nostra meta: Pinksea! Next stop: Pinksea!” conclude imitando
gli speaker delle ferrovie. Tutti ridono, al ricordo del viaggio
in treno verso Caracas. “Madda, vieni a vedere il terrazzo! È
stupendo!” La ragazza dai capelli corvini
raggiunge la sua amica ed entrambe si soffermano ad ammirare l’orizzonte. Il
sole, già per metà dentro il mare, si accinge a sprofondare sempre più. I suoi
raggi caldi arrossiscono le piccole onde del placido oceano. Il cielo è di una
bella tonalità di arancione. Le due ragazze sospirano, estasiate da quella
vista. Sotto di loro, parallele alla lunga
fila di alberghi, le immense spiagge rosa, celeberrime in tutto il
mondo. “Come avrei voglia di fare un bagno”
mormora Michelle. “Concordo. Sebbene sia solo Aprile,
quel blu cristallino è così invitante…” prosegue l’amica con aria
sognante. La suoneria di un cellulare rompe
tutta la magia. “Possibile che mia madre debba sempre
rovinare questi momenti?” commenta Michelle stizzita.
Sala da ballo
dell’albergo. “Luegones! Luegones! Luegones!” gli
studenti incoraggiano il professore a gran voce e battendo le
mani. “Ok,
ok, se proprio insistete, canterò una canzone!” esclama l’uomo,
fiero. “Sììììììì!” un boato esplode dai
ragazzi. I want to break free, I
want to break free from your lies, you’re so self satisfied I
don’t need you, God knows, God knows I want to break
free…
***
Caldo. Il sole è alto nel
cielo. Una
sottile brezza scompiglia i capelli degli sfidanti. Quattro ragazzi da un lato, tre
fanciulle ed un suino cornuto dall’altro. Si guardano in
cagnesco. Qualche goccia di sudore imperla le
loro fronti. Sono tutti concentrati sul loro
obiettivo: un fazzoletto di seta azzurro. “Numero…” urla la voce di Ezius,
sorreggendo il pezzo di stoffa e lanciando occhiate divertite alle due opposte
fazioni. “Due!” Hellen ed Edward scattano. Il mago è
il primo a raggiungere il fazzoletto, ma la principessa è subito dietro.
Entrambi si fissano, con un sorriso di sfida. Lanciano occhiate al loro
obiettivo, aspettando il momento propizio per conquistarlo e scappare via senza
farsi toccare. “Oh, no, l’Uniporco sta
male!” Hellen gira lo sguardo preoccupata.
Elle grugnisce contento. Edward, rapido, afferra il fazzoletto
e fugge via, trionfante. I ragazzi
festeggiano. “Ma no, Hellen, era una trappola!” le
fa Emerald. Orazius passa con un cartello in mano
con su scritto: Round Uno. Boys 1 – Girls 0. “Ai vostri posti” richiama
Ezius. Si
fa ridare il pezzo di stoffa da Edward e lo stende di nuovo a metà strada tra i
contendenti. “Numero…” Tutti si guardano
tesi. “Tre!” Leonard e Casey partono in quarta.
Agile e scattante, l’elfa raggiunge per prima il fazzoletto e fugge via
rapida. “Vai, Leo,
prendila!” Il cavaliere di draghi comincia ad
inseguirla per impedirle di fuggire. Compie un balzo quasi felino e allunga una
mano verso l’elfa, con lo scopo di sfiorarle la schiena. Puff! Cade sulla sabbia con
un rumore sordo. “Ahia” mormora,
deluso. “Sììì!” Casey saltella allegra e le
ragazze festeggiano con lei. Orazius mostra il suo cartello. La
situazione è di assoluta parità. “Numero…” scandisce Ezius, una volta
che i contendenti hanno ripreso le loro postazioni. “Uno!” Paul ed Emerald partono in quarta. La
vampira giunge per prima, ma aspetta il suo compagno. Le due paia di iridi di
diverse tonalità di verde si studiano beffarde. “Amore” esordisce la vampira
zuccherosa. “Hai una scarpa slacciata!” “Ho i sandali, Emerald” sorride
Paul. Si
muovono a scatti per ingannare l’avversario. Paul assume una faccia
indignata. “Perché non hai intonato le tue
infradito con gli orecchini?” Emerald si guarda confusa i piedi.
Paul, rapido, afferra il fazzoletto e scappa via. “Sììì!” i ragazzi danno pacche gioiose
sulla schiena del vincitore. “No, stiamo perdendo!” esclama
Casey. Infatti Orazius mostra il risultato:
Boys 2 – Girls 1. “Visto che questa è l’ultima sfida,
darà due punti alla squadra che agguanterà per prima il fazzoletto. Tutto
chiaro?” spiega Ezius con tono pratico. I ragazzi e le ragazze annuiscono. Il
messaggio, non poi così implicito, è semplice: chi vince questa manche
vince la competizione. “Numero…” Ezius lascia alla suspense
il tempo di rendere l’aria più tesa. “Quattro!” Xander e Elle l’Uniporco
scattano. Le due fazioni fanno un tifo
sfegatato, una parte per il ragazzo, l’altra per la tenera
bestiola. “Ti farò mangiare la polvere!” esclama
Xander sicuro di sé. “Oink!” è la risposta furente del
suino. I
due giungono davanti all’ambito premio. “Guarda! Una confezione di prosciutti
volante! Non saluti i tuoi parenti?” E mentre addita un punto indefinito
nel cielo, l’Uniporco, scaltro, fa un balzo e con la boccuccia adiposa afferra
la stoffa azzurra e fugge via a perdifiato. “Doh!” esclama Xander,
fregato. “Evvai!” le ragazze saltellano allegre
attorno alla creatura che le ha fatte vincere. Paul, Leonard e Edward si massaggiano
i polsi, furenti, e si avvicinano arrabbiati a Xander. “Ci hai fatto perdere contro
delle ragazze. Che umiliazione!” Benché tutti siano a conoscenza del
risultato finale, Orazius alza nel cielo il suo cartellone, che adesso reca la
scritta: Boys 2 – Girls 3. Girls winners, boys losers!
***
“E questa è la statua del più grande
condottiero peruviano che ha colonizzato quest’area. Spero siate tutti a
conoscenza del fatto che gli spagnoli furono i primi ad insediarsi in questa
zona, vero?” chiede la guida esperta, additando un’imponente statua di un uomo
baffuto e dai tratti sudamericani. Michelle fotografa all’impazzata tutti
gli edifici della piazza, quindi si concentra sugli adolescenti della
città. “Mica male, eh?” “Ma cosa? La statua?” chiede
Maddalena scettica. “Macchè! La fauna di
quest’isola!” La mora dà un’occhiata
attorno. “Mah, preferisco i
venezuelani” “Bene, la prossima tappa sarà la
Chiesa di San Venceslao di Pinksea, da questa parte ragazzi, seguitemi e
non disperdetevi” “Che noia!” sussurra una voce
nell’orecchio di Michelle, mentre la scolaresca avanza alle spalle della guida
indigena. La ragazza si volta. Elias le sorride
radioso. “Oh, sei solo tu!” “Ehi, chi ti aspettavi, il
principe azzurro?” “Magari! Mi porterebbe via da questo
noiosissimo tour della città. Mi porterebbe a vedere le spiagge rosa, altroché.
Quelle sì che sono degne di essere immortalate!” “Bè, ti ci posso portare io” mormora
Elias sul vago, con sguardo sicuro di sé. Michelle lo guarda
incerta. “Come si fa con Luegones e Mr.
Aburrido?” “Ma figurati se si accorgono della
nostra assenza! Hanno lo stesso spirito di osservazione di una
talpa” Michelle sembra pensarci un
attimo. “Mi hai convinto! Andiamo!
Maddalena?” “Lasciala lì dov’è, voglio stare da
solo con te” “Oh, questo posto è
bellissimo” Michelle, le scarpe in una mano,
cammina a piedi nudi sulla sabbia chiara. Si diverte a lasciare delle
orme. “Quando la gente verrà a mare
quest’estate potrà ammirare le orme dei miei bellissimi
piedini” “Mentre io a Maracaibo potrò ammirare
la bellissima proprietaria di queste impronte” Elias stringe la ragazza a
sé. Met you by surprise, I didn’t realize that my life
would change forever… Michelle si lascia trasportare dal
ragazzo, assuefatta dal tepore del sole mattutino. “Guarda l’acqua, è
bellissima!” Si avvicinano alle piccole onde del
mare. La ragazza immerge i suoi piedi nell’acqua limpida. “Brr, è anche
gelida!” Elias abbraccia la
ragazza. “Cosa vuoi fare adesso,
piccola?” Attende speranzoso la
risposta. “Mmh, una bella foto per immortalare
questo momento?” “Agli ordini,
signorina!” Michelle ride. Con lo sguardo cerca
altre presenze umane lungo l’infinita spiaggia. A poca distanza da loro, un gruppo di
ragazzi è sdraiato su degli asciugamani. Sono tutti intenti a godersi il bel
sole. I
due venezuelani si avvicinano alla comitiva. “Salve ragazzi, ci potreste fare una
foto? Magari con questo bel mare come sfondo” “Avete parlato di foto?” Hellen salta
su entusiasta. “Se volete vi faccio un set completo!” Tutti
ridacchiano. La principessa si impossessa della
macchina digitale della ragazza e mette a fuoco la coppia. Elias si sporge per
poggiare le labbra sulla guancia di Michelle. Dopo due o tre scatti Hellen mette lo
zoom, e si blocca improvvisamente. Quella tonalità di verde le sembra così
familiare. E anche i tratti somatici, ma non riesce a collegarli a nessuno delle
persone che conosce. Si scrolla di dosso quei pensieri con
un sorriso e continua con i suoi scatti. “Grazie mille” la proprietaria della
digitale riprende il suo oggetto dalle mani di Hellen e si
presenta. “Sono Michelle e lui è
Elias” Dal
canto suo la principessa comincia a presentare tutti i suoi
amici. Un
grugnito annuncia che qualcuno nell’elenco è stato
dimenticato. Michelle si gira verso la fonte del
rumore. “Ma che carino! Che
cos’è?” Si
avvicina alla creatura e ne accarezza la rosea testolina. “È un Uniporco. Non è
adorabile?” “Oh, sì, voglio una foto con
lui!” “Subito!” Concluso anche il secondo set
fotografico, Michelle si accascia su uno degli asciugamani. “Fai pure!” esclama Paul
ironico, inarcando un sopracciglio. Xander ed Hellen incollano lo sguardo
sui due, quindi si scambiano un’occhiata. Stanno pensando la stessa cosa. E non
sono i soli. “State un attimo fermi” intima Emerald
ai due. Paul e Michelle la guardano. Stessi
occhi, stessi zigomi, stesso taglio di labbra. “Avete mai sentito parlare dei
sosia?” I
due “sosia” si scrutano l’un l’altro, quindi scuotono la testa, non molto
convinti. Tutti li guardano, stupiti
dall’evidente somiglianza. Le uniche due differenze consistono nell’età e nella
carnagione: bruna ed abbronzata nel caso di Michelle, pallida e cadaverica
quella del guerriero. I due rimangono a fissarsi, di
nuovo. “Nah!” esclamano
infine. Tutti ridacchiano. “Di dove siete? “ chiede
Casey. “Maracaibo” “Maracaibo, mare forza
nove, fuggire sì ma dove, zà, zà!” canticchiano Xander ed Edward, uno più
stonato dell’altro, provocando le risa degli amici. Elias inarca un sopracciglio,
lanciando ripetute occhiate all’orologio. Gli spagnoli salutano il
resto della comitiva, la principessa riceve in dono anche due baci sulla guancia
per la sua disponibilità. Una volta allontanati, Elias torna ad
abbracciare la ragazza dai boccoli d’oro. “Come facciamo a tornare
indietro?” “Tranquilla, abbiamo ancora
tempo” “E
se ci scoprono?” “Ritorneremo in albergo prima di loro
e diremo che, dato che ci eravamo persi, siamo tornati molto diligentemente in
hotel da soli ad aspettarli” “Sei un genio, Eli!” “Lo so!” “E ora dove stiamo
andando?” “Ti farò provare un’esperienza
indimenticabile prima di andare via. Avrai un bellissimo ricordo di questa gita,
te lo assicuro” Michelle sorride, a suo agio, e si
lascia condurre fiduciosa dal ragazzo. Dreams are my reality, a
different kind of real fantasy, illusions are a common thing, I try to live in
dreams, although it’s only fantasy…
***
“È una delle cose più belle che abbia
mai visto!” Becco chiaro, sguardo altero, candido
piumaggio e possenti ali brune, congiunte da un torso leonino a vigorose zampe
equine e ad una coda argentea. L’Ippogrifo, possente e statuario, passeggia con
sguardo regale e con magnificenza. Come lui, altre creature simili brucano
all’interno dell’ampio recinto. “Ti va di cavalcarne uno?” chiede
Elias, la voce piena di dolcezza. “Ma non sarà
pericoloso?” “Saliremo su dei piccoli Ippogrifi,
non sono più alti di un metro. Fingi di essere su un pony
volante” Il ragazzo si rivolge all’uomo che
possiede le splendide e fiere creature. “Quanto costa il noleggio dei
cuccioli?” L’uomo sbatte le palpebre
ripetutamente. “75 kine all’ora a testa, ma bisogna
essere maggiorenni, fanciullo” “Ho già sedici anni!” Elias gonfia il
petto. Michelle ridacchia per la bugia dell’amico. “Risposta sbagliata!” il possidente
degli Ippogrifi mostra un sorriso sdentato. “In quest’isola bisogna avere
ventuno anni per essere maturi, e ti posso assicurare che tu sei lontano anni
luce da questo aggettivo” Il ragazzo mostra una banconota, così
leggera e così potente. “500 kine per me e la mia dama
bastano? Staremo in volo giusto tre quarti d’ora, poi dobbiamo letteralmente
volare in albergo” L’uomo strabuzza gli
occhi. “M-mi raccomando, che rimanga tra noi…
avanti, svelti, i più piccoli sono in quella stalla laggiù,
seguitemi” Elias sorride sfacciato a
Michelle. Questo è uno degli infiniti vantaggi
di essere il figlio del dirigente della più proficua catena di supermercati
venezuelana.
***
“Dove diavolo si sono cacciati?”
ansima Maddalena. Sta correndo lungo la spiaggia,
inquieta. Il professore e tutta la scolaresca stanno tornando in albergo
anticipatamente, perché un ragazzo si è sentito male. Ovviamente nessuno si è
accorto dell’assenza di due – ora tre – membri della classe, ma deve avvertirli,
prima che sia troppo tardi. “Sara il caso di chiedere
indicazioni!” E rallenta, stanca. Cammina tenendosi
le mani sui fianchi. “Michelle mi deve un favore, un
enorme favore!” Paul cammina lungo la spiaggia, da
solo. Uno
strano sentimento, rassomigliante alla speranza, gli invade il cuore. Ma non osa
crederci. Non può certo ignorare la stupefacente
somiglianza con Michelle, ma c’è anche un altro dettaglio che complica le cose.
Maracaibo. Afron è nata lì. O meglio, era. Lei è morta nell’incendio di
Andselv. È anche solo lontanamente possibile che sia sopravvissuta e sia
tornata, con una creatura in grembo, nel suo paese d’origine? Paul scuote la testa. Tutto
ciò è assurdo. Eppure, anche l’età non è improbabile.
Paul cerca la discrasia tra i dati che ha. La ragazza va in terza media. Ciò
implica che è nata nel 1994. L’incendio di Andselv risale al Natale
93. Il
cuore di Paul si fa pesante. Ma sì, anche la fissa di Afron per la Francia e
tutto ciò che riguardava questa nazione, nomi propri di persona con accento
sull’ultima sillaba compresi. E se fosse davvero così? Se Afron
fosse davvero sopravvissuta? Deve assolutamente parlarne con quella
ragazza. Ha una lista infinita di domande da porle. Ma dove si sarà
cacciata? “Scusa, hai per caso visto una ragazza
alta più o meno così con voluminosi boccoli biondi e occhi
verdi?” Paul dirige lo sguardo verso la
ragazza che ha parlato. I suoi occhi sono inespressivi. “Ehi, ci sei? Perché mi
guardi così?” la moretta gli sventola una mano sotto il naso. “Eh, sì, scusa. Sto cercando
anch’io Michelle” Maddalena è
sorpresa. “Davvero? E tu chi saresti per lei? Un
amico?” “Non ne ho assolutamente
idea!” “Perfetto! Sei la persona adatta ad
accompagnarmi nelle mie ricerche!”
***
Vola con quanto fiato in gola la luce
ti innamora e l’Ippogrifo vola nel cielo vola. “Yuuuhuuu! È bellissimo!” Michelle
allarga le mani, incurante del serio pericolo in cui si trova. Lascia che il vento le
sferzi il volto. Elias, saldamente ancorato al
piumaggio del suo baby Ippogrifo la guarda terrorizzato. “Non essere idiota e tieniti
stretta al tuo destriero, Miky!” “Oh, andiamo, cosa vuoi che succeda?
Non stiamo volando mica tanto alto!” Elias guarda in basso. La stalla
dell’uomo sdentato è solo un puntino lontano, le spiagge una linea rosa con
delle imperfezioni. Deglutisce. “Ma guarda quell’incosciente!” Paul
addita un punto nel cielo. Due Ippogrifi si librano nell’aria, uno in
particolare in modo scomposto e con movimenti troppo fulminei e
vacillanti. “Come fai a sapere che sono loro?”
chiede Maddalena al suo fianco, sorpresa. “Lo so e basta.
Andiamo!” E i due iniziano a correre verso la
stalla. La voce lamentosa del professore non
fa altro che parlare e parlare. Michelle disegna stancamente sul
diario, prestando attenzione solo a tratti alla
spiegazione. “A Creta il re Minosse aveva chiesto a
Dedalo di costruire un labirinto per il Minotauro. Concluso il lavoro,
conoscendone l’intricata struttura, a Dedalo e il figlio Icaro fu preclusa ogni
via di fuga dall’isola da parte di Minosse, che temeva che ne fossero svelati i
segreti. Per scappare, Dedalo costruì delle ali con delle penne e le attaccò ai
loro corpi con della cera. Il padre mantenne una traiettoria di volo a metà tra
il sole, che col suo calore avrebbe sciolto la cera, e le onde impetuose del
mare. Al contrario, Icaro, avvinto dall’ebbrezza del volo, saliva su e giù nel
cielo incurante del pericolo. Ma la tragedia tanto temuta da Dedalo avvenne:
Icaro si avvicinò troppo al sole, la cera che lo teneva legato alle sue ali si
sciolse e lui precipitò, con un urlo infinito, nel mare blu, e non uscì più vivo
dal regno di Poseidone”
***
“Guardami! Con una mano sola!” esclama
Michelle, al settimo cielo. “Sul serio, sarei molto più a mio agio
se tu ti tenessi con entrambe le mani” le fa eco Elias, con buonsenso e una nota
di terrore nella voce. “Ed ora, senza mani!” la ragazza
solleva anche l’altra. “Vuoi che mi alzi in piedi?” “Assolutamente no! Stai ferma dove
sei!” Michelle, incurante dei consigli del
ragazzo, induce l’animale a ruotare su se stesso. L’Ippogrifo vortica in modo
pauroso e perde parecchi metri. Elias ha un tuffo al cuore, cerca
disperatamente con lo sguardo Michelle. Ma ella ricompare all’improvviso, più
allegra che mai. “È stato favoloso! Su, non fare il
vecchio e divertiti un po’!” “Michelle, stai
attenta!” La voce imperiosa non è quella di
Elias. La ragazza si volta verso il suo reale proprietario. Paul, a cavallo di un
piccolo Ippogrifo, li ha raggiunti, seguito a ruota da Maddalena, palesemente
affaticata. Il primo rivolge uno sguardo severo all’incosciente
bionda. “Oh, non ti ci mettere anche
tu!” “Michelle, ora ritorniamo
indietro” “Questo è fuori discussione, mi sto
divertendo come una matta!” “Miky” la voce di Maddalena è
supplicante. “Ti prego, Luegones e gli altri stanno ritornando in
albergo…” “Ma perché tutti volete impedirmi di
essere me stessa? Tornerò indietro quando non vorrò più stare qua a dondolarmi
nel cielo!” “Non fare la bambina e vieni con me,
prima che ti tiri un ceffone!” il tono di Paul è duro. “Ma chi diavolo sei tu per
darmi ordini?” chiede Michelle sconvolta. “Tuo fratello,
Marianne!” “Come mi hai
chiamato?” Succede tutto in un
attimo. Michelle stringe le piume
dell’Ippogrifo per la sorpresa, la creatura si issa compiendo un’ampia
parabolica e la ragazza viene sbalzata via dalla sella
piumosa. “AAAAHHHH!” Con un urlo lacerante
precipita sempre più giù, diretta verso l’oceano. “Michelle!” urla Paul, e sprona il suo
Ippogrifo a planare verso la figura in caduta libera. Ma è troppo
tardi. Michelle cade in
acqua. “Marianne, vuoi stare
attenta?” Helga, intenta a prestare attenzione
alla guida, richiama la sua bambina, che cammina sul bordo tra il cemento e la
laguna. Sono a Venezia e il sole risplende
sulle cupole di San Marco. L’ultima gita che Hubert e Helga hanno passato
assieme a tutta la famiglia. Marianne, come se non avesse sentito,
continua a camminare imperterrita, troppo vicina all’acqua della
laguna. Un passo falso e…
oops! “Marianne!” urla Helga,
stridula. Ma Paul era lì, a pochi centimetri
dalla sorellina, ad assolvere al compito di stretta sorveglianza che spettava ai
suoi genitori. L’undicenne afferra rapido la bimba di
due anni con presa salda, prima che essa possa toccare
l’acqua. Ma questa volta non è stato
così. Sua
sorella l’acqua l’ha toccata, eccome. Sarà difficile dimenticare
l’espressione di sorpresa mista a terrore sul volto della sua ritrovata
sorella. Paul si lancia dall’Ippogrifo e con un
tuffo vigoroso si immerge sott’acqua. Volge la testa a destra e a sinistra e
dilata gli occhi per avere una visuale più ampia possibile. Eccola, è indistinguibile.
La figura sta affondando lentamente, priva di sensi, inghiottita dal blu sempre
più scuro dell’oceano. Paul nuota, veloce e aggraziato. Gli
anni passati a convivere e comunicare con la natura non sono stati inutili. I
suoi polmoni soffrono poco l’assenza di ossigeno, al contrario di
Michelle. La raggiunge rapidamente e la agguanta
per il bacino. Cerca di riemergere in superficie, ma
la zavorra lo rallenta molto. Il naso e i polmoni cominciano a
bruciare. Le orecchie sembrano chiudersi. Il non sentire Michelle respirare non
lo aiuta. Si sente affaticato. Ma alla fine… luce. I raggi di sole lo
colpiscono in volto. Nuota senza fermarsi, sfruttando le onde, con una mano.
L’altra stringe saldamente la sorella. Guarda verso la costa, la distesa di
sabbia rosa non è lontana. Ce la può fare. Ce la deve
fare.
***
“Si riprenderà?” chiede Casey
triste. Una piccola folla ha lo sguardo posato
su una figura dormiente su di un letto bianco. È avvolta da lenzuola dello
stesso colore e numerosi tubi la collegano a strani
macchinari. Paul, seduto accanto a lei,
annuisce. “Deve. Ho già perso abbastanza
fratelli, non posso lasciare andar via anche l’ultima che mi è
rimasta” “Ma sei sicuro che sia tua sorella?”
chiede Leonard. “Non ne ho la certezza, ma me lo
sento” Paul non distoglie lo sguardo dalla
ragazza. “Se solo fossi intervenuto prima…”
mormora, duro. “Non dire sciocchezze, amore, è merito
tuo se ora tua sorella è ancora viva” la vampira stringe le spalle del
guerriero. Dalla parte opposta, Elias e Maddalena
piangono, mentre il professor Luegones osserva il dottore visitare la paziente.
Nessuno sembra aver ascoltato una sola parola del dialogo. I primi raggi di sole
illuminano la stanza d’ospedale. Paul non ha chiuso occhio neanche per
un minuto. Si sente indolenzito ma non gli
importa. La porta della stanza si
apre. “Oh,
pensavo non ci fosse nessuno” Paul inarca un sopracciglio. Elias
prende posto accanto al letto sul quale è stesa Michelle. “Nulla di
nuovo?” Paul scuote la
testa. “Non capisco cosa le sia saltato in
mente…” mormora Paul tra sé e sé. “Perché fare una cosa così pericolosa?
Possibile che sia così incosciente?” Elias tossicchia, a disagio. Il
guerriero alza gli occhi verso di lui. “Ecco, non è stata proprio un’idea di
Michelle, quella degli Ippogrifi…” Paul dilata gli occhi, poi assume
un’aria pensierosa. Sospira rassegnato, non è più in grado di arrabbiarsi. Non è
più in grado di provare alcuna emozione. “Da quanto tempo è che conosci
Michelle?” “Oh, una vita, abbiamo fatto asilo,
elementari e medie insieme. Frequenteremo anche lo stesso
liceo” Paul sorride. “Parlami di
lei” “Come
hai detto?” “Raccontami qualcosa sul suo conto,
sui suoi genitori, su qualche evento degno di nota della vostra
infanzia” Questa volta è Elias a
sorridere. “Mia zia è molto simpatica, anche se è
un po’ oppressiva a volte. Ma ogni volta che vado a mangiare da lei fa dei dolci
squisiti” “È la mamma di
Michelle?” “Sì, la chiamo zia perché la conosco
da quando sono nato, ma non c’è nessun legame di parentela” “E qual è il suo
nome?” “Afron Dominguez” Paul sorride. Ne era
certo. “E
che mi dici del padre?” “Michelle non lo ha mai conosciuto. So
soltanto che è morto prima ancora che nascesse, ma non so neanche il suo
nome” Una
volta sciolto, Elias si lancia in un ripasso di tutti i ricordi più belli
passati in compagnia di Michelle, un excursus che va dal loro primo
“ciao” all’asilo, al primo dente da latte caduto, a tutte le volte che si sono
sporcati il grembiule alla mensa della scuola alle elementari, alle prime
esplosioni di pubertà e ai primi fidanzati delle medie. Paul si lascia trasportare
dal suo racconto, cerca di rivivere tutte le esperienze che non ha potuto
osservare in prima persona, e i suoi occhi si fanno sempre più
lucidi. Elias aggiunge sempre dettagli, entra
in una sorta di intimità con quel suo confidente tanto interessato alla sua
migliore amica, fino ad esplicitargli candidamente la sua cotta segreta per
lei. Il
venezuelano abbandona l’ospedale solo all’ora di pranzo, lasciando Paul solo con
Michelle.
***
È stato un sogno
bellissimo. Un uomo dai suoi stessi occhi verdi e
la pelle chiara le diceva che era troppo presto per lei. Aveva ancora tante cose
da vedere, sentire e provare in vita. Non era ancora tempo per lei di
raggiungerlo e fargli compagnia in quello strano posto bianco, sfocato,
atemporale. Sì, è stato un sogno
indimenticabile. Socchiude gli occhi lentamente, e la
luce comincia a colpire le sue iridi. Li richiude subito. Non è facile abituarsi
a ciò a cui non si è avvezzi da tempo. Ha un lieve mal di testa. Sembra che
abbia dormito per anni. Apre gli occhi nuovamente, questa
volta con un po’ più di coraggio. Di fronte a lei, una parete
bianca. Prova a compiere un qualsiasi momento
invano. Si accorge con orrore dei tubicini che la legano ai
macchinari. Un leggero russare alla sua sinistra.
Gira lievemente la testa, incurante del dolore alla nuca. È il ragazzo che ha
conosciuto in spiaggia, ma non si ricorda il suo nome. A dire il vero, non
riesce a ricordare nulla, neanche il perché lei sia stesa su quel letto
d’ospedale. La porta si apre di scatto e una
figura irrompe nella sala. Non fa il tempo a girare il viso che si ritrova nella
morsa di un abbraccio stritolatore. Delle gocce calde le colpiscono le
gote. “Oh,
Michelle… non sai che ansia… ho preso il primo aereo… ho subito pensato al
peggio… i dottori mi avevano detto che eri in coma… e invece sei sveglia,
piccola mia!” “Mamma, mi stai facendo
male!” Afron si discosta dalla figlia, senza
abbandonare le sue guance. “Scusa, tesoro!” “Mi sono appena svegliata.
Ma perché sono qui? Che è successo?” “Non importa, non importa,
l’importante è che tu sia viva, è tutto finito, tutto finito…” continua a
borbottare la donna, piangendo lacrime di gioia. Si volta per una frazione di
secondo verso la finestra per poi ritornare ad osservare la
figlia. Un
momento… Afron si gira di nuovo, incredula. Paul è sveglio – la brusca entrata in
scena della madre ansiosa non era stata silenziosa – e ha la bocca lievemente
schiusa per la sorpresa. Stessi occhi scuri, stessa carnagione
così familiare trasmessa alla figlia, capelli meno lucenti, labbra meno
attraenti, i segni del tempo più incisivi nel suo volto di
quarantenne. Ma è lei, la sua
matrigna. Non si accorge delle lacrime che
segnano solchi profondi sulle sue guance, non si accorge che il suo cuore ha
iniziato a martellargli nel petto, non si rende conto di essersi alzato ed
essersi avvicinato ad Afron, realizza solo di stringere tra le sue braccia la
donna che aveva odiato quattordici anni addietro, che aveva creduto morta e che
era resuscitata, non si sa come, non si sa perché. E mentre lui perdeva tutti i
suoi fratelli, lei ha lenito il dolore con il miracolo più bello, quello della
nascita, il miracolo della vita. Ha trovato la ragione di vivere che lui non è
riuscito a trovare, distrutto dal dolore. Si è ritrovata tra le mani un motivo
per cui combattere, credendo perduto suo marito e tutti i figli non suoi. Tutto
l’odio, tutta la tristezza, tutto il dolore, svaniscono così, in un unico,
lunghissimo, intenso abbraccio. Certo, il ricordo rimarrà per sempre, ma è più
facile reggere quel fardello in tre, uniti, che divisi e
lontani. Parallelamente, Michelle riacquista la
memoria, e si osserva, da un’altra prospettiva, nella sua stoltezza, nella sua
fanciullaggine. Ricorda la rivelazione del fratello, la somiglianza che aveva
sottovalutato, il racconto malinconico della mamma su suo padre e sui suoi
fratelli, creduti tutti svaniti in quel rogo natalizio. Un minuto, dieci, mezz’ora,
chi può dirlo? Nessuno dice una parola, ma i tre
personaggi comprendono tutto. Non ci sono segreti in quel momento di intimità
così forte, in quella silenziosa comunicazione a tre voci, in quelle lacrime che
sembrano non finire più, celate dietro anni e anni di rassegnata sofferenza mai
placata. E
poi, molto banalmente, così come era iniziato, tutto si
interrompe. Il dottore entra nella stanza e chiede
di parlare con la madre. La donna non guarda ne la figlia ne il figliastro ed
esce dalla stanza, ancora singhiozzando e tirando su col naso. Paul e Michelle si guardano
e restaurano subito la comunicazione persa con
quell’interruzione. Abbiamo un identico paio di iridi, lo
stesso di papà,
sembra dire Paul. Grazie fratellone, sono contenta di
averti ritrovato, è
ciò che gli occhi lucidi di Michelle esprimono. E poi, una taciturna richiesta, così
lampante in quegli occhi tanto curiosi e nostalgici. E Paul la accontenta, le parla di
papà, questa volta con la voce. Hubert Nikolai Iglar, un
grand’uomo. Non a caso è lui l’artefice di quei
due gioiellini insieme nella stessa stanza d’ospedale. Senz’altro sta sorridendo
lassù, adesso. Lui ha sempre saputo tutto, della gita, dell’Ippogrifo, tutto. E
senz’altro attendeva con ansia questo giorno. Parla solo Paul, Michelle non riesce a
proferir parola. Ma continua a comunicare con gli occhi, come solo lei, sua
madre e suo fratello sanno fare. E tutto il vuoto creato dal tempo in
tutti questi anni sembra riempirsi pian piano, ad ogni notizia, ad ogni evento
degno di nota. Afron rientra, adesso sorride. È
serena, è uno dei più bei giorni della sua vita. E vale lo stesso per i suoi figli, ne
è certa. Nulla, adesso, può andare storto.
Nothing can go wrong.
***
Aeroporto di
Eufrasia. “Michelle!” Maddalena affonda il suo
viso nei boccoli dell’amica. “Non sai quanto mi sei
mancata!” “Anche tu, Madda” Elias la guarda,
sospettoso. “Dove sono le tue
valige?” Maddalena verifica quella notizia.
Dilata gli occhi sorpresa. “Michelle, cosa sta
succedendo?” “Ragazzi, ho ritrovato mio fratello,
io e mia madre non possiamo separarci da lui” “Ma… Maracaibo?” chiede Elias,
attonito. “Andiamo, abbiamo sempre stentato ad
arrivare a fine mese, mia madre non ha mai avuto un lavoro in regola. La vita
qua è meno cara” “E dove vivrete?” chiede Maddalena,
rassegnata. È triste dover dire addio ad una delle persone più importanti della
propria vita, ma comprende le sue ragioni. E la comprensione e la ragione
aiutano sempre ad affrontare le perdite. “Nel castello del re, Paul è amico
della principessa. Il sovrano ha gentilmente ospitato me e mia
madre” Michelle e Maddalena si
abbracciano. “Ci sentiremo spesso, me lo prometti?”
chiede la mora, incalzante. “Ti invio una e-mail tutti i giorni!”
le fa Michelle, cercando di cacciare indietro le lacrime. Ma Elias non riesce a
rassegnarsi. “Non puoi!” Michelle si volta verso di
lui. “Andiamo, Eli, cerca di
capirmi” “Io, capirti? Come ti permetti di
farmi questo?” “Ti prego, non complicare le cose, è
già abbastanza difficile così” Le gocce salate cominciano a scendere
copiose. Come allo specchio, Elias la
imita. “Come puoi, Miky, come puoi farmi del
mare così? Non lo sai che ti amo? Non te ne sei accorta in tutti questi
anni?” “Non è vero, Elias, non raccontarti
storie…” “È la verità, io sono pazzo di te,
come puoi chiedermi di vivere così distante da te?” “Ma perché stai peggiorando la
situazione? Lo dici solo per non farmi andare via… Ti prego, è meglio così, ci
sentiremo te lo prometto…” “Cosa me ne frega?” urla Elias,
ferito. “Io ti voglio con me, sei solo un’egoista!” “Elias, per
favore…” La ragazza compie qualche passo
incerto. “No, stai ferma dove sei!” Elias, con
gli occhi lucidi, la osserva per l’ultima volta, come cercasse di fissare per
sempre quell’ultima immagine nella mente. Quindi, scappa via. “Elias!” urla Michelle. Si
copre il viso con le mani. Maddalena l’abbraccia, e quando è
costretta ad andare a prendere l’aereo, è sostituita da Hellen. La principessa
piange con lei, partecipa emotivamente a quella dolorosa
separazione. I ragazzi guardano l’aereo sollevarsi
da terra e partire, allontanarsi sempre di più, diventare un puntino nero nel
cielo azzurro e, infine, sparire. Michelle non la smette di
singhiozzare. Le mancherà Maracaibo, ma sa che la
scelta che ha preso è quella giusta. Il domani lenirà il dolore. Rimpiange solo
quella brusca separazione da Elias. Tomorrow it may change…
Tomorrow it may… change…
N. A. Ed eccoci con
un'altra scheda personaggio ossia quella del maghetto
Edward!
Nome: Edward Sergej Cognome: Dumidov Nickname: Ed Data di
nascita: 1 Marzo
1991 Occhi: verde Capelli: nero Altezza: 1,70 m Genitori: Roman Leonyd & Regina Mylena Fratelli: Valerya Beatrix (1987) Status
scolastico: non ha mai
frequentato alcuna scuola Città
natale: Ratmanov, Russia Lingue
parlate: inglese, russo,
giapponese Condizione economica
familiare:
povera Personaggio/creatura nella
storia:
fattucchiere
Mi raccomando
continuate a votare! I prossimi candidati sono: Michelle, Theodorus, Andres,
Aida o Georjane!!