La gloria del Peccatore

di Sbruby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** .One ***
Capitolo 3: *** .Two ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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La gloria del Peccatore




Prologo
Londra 1817


Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno
si prende la cura di osservare

Sherlock Holmes



Damon se ne stava seduto su di una poltrona proprio di fronte al camino, nel quale scoppiettava un bel fuocherello. A dispetto del lungo ozio, la testa gli faceva un male atroce e non riusciva ad immaginare come potesse trascinarsi fino al letto nella sua camera. Grugnì accigliato. Poi si piegò malamente in avanti e scagliò la bottiglia vuota di wisky che aveva in mano contro il muro.
"Chiswick!" Chiamò riappoggiandosi allo schienale della morbida poltrona, mentre le palpebre gli si abbassavano sempre più.
Dopo pochi istanti, l'uomo sentì la porta chiudersi. "Milord?" Al timido richiamo del suo maggiordomo, Damon aprì gli occhi foschi. Lo fissò, se possibile, ancora più accigliato.
"Chiswick, portami un'altra bottiglia di...di...quella roba" Comandò strascicando le parole, piuttosto ubriaco e confuso. Il suo linguaggio era inaspettatamente dozzinale. Egli, con un gesto secco indicò al factotuma ciò che restava dell'ultima bottiglia di whisky, andata irreparabilmente in frantumi.
"Vostra Grazia, credo che non sia..."
"No! - Lo interruppe il Duca – Portami una donna!" Damon cercò forzosamente di mettersi in piedi, ma le gambe non sembravano voler reggere il resto del corpo. Chiswick fu subito al suo fianco per aiutarlo. "Una donna?" Ripetè stupito. Il Duca non si era mai rivolto a lui per cose...di tale genere. Si era sempre comportato in un modo decisamente discreto, limitandosi a lasciare le dovute tracce avverso indomabili pretendenti.
"Si, Chiswick, spero che conosciate una di quelle... che possa fare al caso mio." Grugnì il Duca, appoggiandosi con il suo massiccio peso sul piccolo e magro maggiordomo dotato di una allegra zazzera di capelli rossi e di un sorriso perennemente smagliante. Questi a stento riuscì a rimanere in piedi una volta che il suo signore gli fu addosso. Lentamente, entrambi si avviarono verso la porta.
"Portatemi nella camera padronale. Portatemi una donna. Ed in quest'ordine!" Tuonò il Duca, quando furono alla porta. Poi si passò una mano tra i folti capelli scuri, sentendosi accaldato come mai. Aveva bisogno di un bagno ristoratore, ma non prima di una bella dormita tra le morbide braccia di una donna. Percorsero il lungo corridoio e, non appena Chiswick lo lasciò solo nella sua camera da letto, Damon si accasciò sul letto sfinito.

Chiswick, invece, non sapeva esattamente cosa fare. Era al servizio dei Tremaine da ben due generazioni, eppure la richiesta del Duca era troppo, anche per lui. Sospirò frustrato e si avviò verso le scale che discese a capo chino. Proprio per questo, per poco non si scontrò con il migliore amico del Duca, il Conte Kilbourne.
"Chiswick, diamine! A cosa state pensando?" Esclamò questi, sorpreso più che infastidito. Drew Kilbourne aveva da sempre considerato Chiswick il più ineccepibile dei maggiordomi, tanto da desiderarlo spesso per sè. "Cosa c'è?" Insistè privo di mollezza. Egli era un uomo forte, biondo, sebbene poco alto. Agile e snello nelle forme, oratore affabile ed incurabile romantico. Drew era, inoltre, dotato di una bellezza algida quanto di un cuore leale.
"Il Duca...Il Duca...Non sta bene." Balbettò Chiswick ed il deciso rossore sul suo volto dimostrò quanto si vergognasse di quelle sue parole. "E' ubriaco e mi ha chiesto di...di...."
"Perbacco, non fate il timido! Cosa vuole Tremaine?"
"Una donna"
Uno strano ghigno mosse le labbra del Conte assieme ad una spezzata scrollata di spalle. "Tutto qui? E semplice: trovatene una i cui problemi siano traducibili in denaro."
"Io non posso, Vostra Grazia. Non credo di poter..."
Il loro discorso fu interrotto dalla cameriera, poco più di una ragazzina, che coraggiosamente si fece avanti, anche se avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. "Monsieur Chiswick, c'è una Miss Lily Craven alla porta" Pigolò, prima di indietreggiare e scomparire alla vista.
Sia Chiswick che Kilbourne raggiungero il portone d'ingresso che fu spalancato dal maggiordomo. Nel varco dell'entrata si stagliava una magra figura femminile, il viso delicato, cherubino, era incorniciato da una massa di indisciplinati boccoli biondi. Un paio di splendidi occhi celesti si posarono sul Conte. "Buon giorno, Signori" Esclamò la fanciulla con voce amabile, ma vagamente imperiosa. Si profuse in un cortese inchinò al quale sia Chiswick che Kilbourne non poterono non rispondere immediatamente. "Siete il duca Tremaine?" Ella, poi, domandò con voce ferma che male si addiceva ad un aspetto così fragile.
"No, Miss Craven. Ma entrate pure. Chiswick andate, qui ci penso io" Dichiarò gentilemente Kilbourne, rivolgendo a Lily il più accattivante dei sorrisi.
"Perchè volete incontrare il Duca, Miss Craven?" Domandò, poi, quando il maggiordomo li ebbe lasciati soli. Fu lo stesso Drew a richiudere la porte, parandosi dinnanzi ad essa con movimenti quasi sinuosi.
Lily lo seguì con lo sguardo, cercando di reprimere il moto di simpatia che cominciava a provare verso quell'uomo. "Avrei una richiesta da fargli. Si tratta di un orfanotrofio..."
Il sorriso di Kilbourn si ampliò. "Perchè non parlargliene di persona?"
"P..Potrei?"
"Certo. Come dire di no ad un fiore come voi?"
Lily non arrossì, ma nemmeno rispose al suo complimento. Titubante, si avviò verso le scale. "Dove posso trovare il Duca?" Domandò, tornando con lo sguardo al Conte.
"Salite le scale e prendete il primo corridoio che incontrate. Mi raccomando: terza porta a destra." Rispose lui indicandole con un braccio il percorso.
"Vi ringrazio, Milord" Disse Lily, prima di voltare le spalle al Conte.
Drew, dal canto suo, non smise per questo di sorridere, piuttosto compiaciuto.

Lily Craven era la figlia di un ricchissimo imprenditore, ma non per questo poteva dirsi una di quelle damine aristocratiche con la puzza sotto il naso di cui Londra era piena. Anzi...Il suo impegno con gli orfanotrofi la aveva resa ancor meno frivola e più disincantata. Conosceva il mondo per quel che era e, di certo, la compagine di impettiti nobiluomini non la incantava più. Però, era arrivata al punto di doversi servire della sua avvenenza per tirare avanti gli orfanotrofi, in fattispecie quello di Londra da lei stessa istituito proprio poco fuori la zona residenziale. Questa era la causa precipua della sua visita al Duca Tremaine, un uomo dal passato oscuro e dalla risaputa dissolutezza. Intendeva affascinarlo senza, però, donarsi e condurlo incosapevolmente a sborsare una generosa offerta.
Con un leggero sorriso sulle labbra, alzò la mano e bussò alla porta.
"Entrate" Gridò una voca chiaramente mascolina. Doveva essere quella del Duca.
Lily si fece coraggio ed entrò. Tutto si sarebbe aspettata, ma non di ritrovarsi da sola col Duca e per di più nella sua camera da letto. La ragazza rimase così sorpresa da non spiccicare più parola.
Tremaine, dal canto suo, se ne stava sì in piedi, ma comodamente appoggiato ad una delle quattro colonne che custodivano il suo letto a baldacchino. Le energiche braccia incrociate al petto. Indossava un paio di calzoni neri aderenti che metteveno in risalto i muscoli delle sue lunghe gambe ed una camicia bianca a maniche lunghe che lasciava completamente scoperto il collo abbronzato. Il volto, seppur mal rasato e segnato dalla stanchezza, era di una bellezza così virile da lasciare Lily doppiamente senza fiato. Non aveva messo in conto di dover aver a che fare con un bellissimo, irresistibile duca.
"Che bel lavoro, Chiswick....E' deliziosa" Disse Tremaine a bassa voce, ma non sembrava volersi riferire alla ragazza. Lily se ne stava impalata nel bel mezzo della stanza, senza osare compiere un passo verso di lui. Avrebbe voluto andarsene e non tornare mai più. Gli occhi di Damon, di un verde smeraldo acceso e brillante, si erano posati su di lei e non ne volevano sapere di perderla d'occhio.
"Siete..sfacciato, Milord. Ricevere gli ospiti nella vostra..camera padronale non sta bene" Lo redarguì lei, lanciandogli un'occhiata infuocata. Non era giusto che dovesse trovarsi in una simile situazione d'imbarazzo.
Damon la guardò molto attentamente, prima di scoppiare a ridere. "Dove pensavate che vi avrei accolta? Nel mio ufficio, per caso?" Le domandò, compiendo i passi che lei non si decideva a fare."Non credo che il mio ufficio sia il posto adatto per...- Le prese il volto in una mano – ... Donarci l'uno all'altra" Le sorrise con sorniona dolcezza, ma, dopo un lunga occhiata scandalizzata, Lily riconobbe che il Duca era ubriaco. Emanava un leggero odore di alcool. Con stizza si liberò dalla sua presa sul volto.
"Voi..Voi non avete nessun diritto di parlarmi in questo modo. Nè di prendervi alcuna libertà con me. In sono una fanciulla perbene che..."
"Qualunque sia il vostro prezzo, io lo triplico. Concedetemi l'onore di possedervi, chèrie"
A quel volgare affronto, fu naturale per Lily mollargli un sonoro schiaffo.
"Come osate? Io non sono una di quelle...Donne!" Si lamentò ritirando la mano, non potendo evitarsi di pentirsi poichè l'istinto la aveva spinta ad un atto di riprovevole violenza.
Damon si massaggiò la guancia colpita e la fissò in cagnesco. Aveva, oramai, perso ogni desiderio di giocare con Lily. "Come oso? Io, il Duca Tremaine, come oso? Cosa ci fate qui se non per farvi scopare?" Proruppe senza pudore, poi la afferrò bruscamente e la strinse a sè. Egli la sentì dimenarsi contro il proprio corpo, ma facilmente la bloccò tra le sue braccia. La ragazza era combattiva e dovette riconoscere che a letto sarebbe stata una furia. Si piegò su di lei, trascinandola in un forte abbraccio. Quando Damon le catturò la bocca, Lily non potè, non volle resistergli. Si lasciò baciare dal Duca, nonostante la rabbia le accendesse il sangue. Permise alle loro labbra di conoscersi, sebbene lui pensasse che fosse una sgualdrina. Chissà per quale ragione? Ne ho forse il volto? Si chiese disperatamente Lily, mentre il bacio diventava più profondo, molto più intimo e passionale. Sembrava quasi che Tremaine intendesse divorarla. Lily si arrese a quell'assalto consapevole che, se anche lo avesse voluto, non sarebbe potuta scappare. Non da quelle forti braccia che la avvolgevano possessivamente, non da quel petto muscoloso che si muoveva contro il suo. Un gemito disperato le uscì dalle labbra, prima che il Duca interrompesse quell'intimo confronto. "Voi...voi avete il sapore dell'innocenza" Mormorò lui, negli occhi sembrava esserci un barlume di lucidità. Lily ne approfittò per scostarsi da lui e dalla sconcia influenza che aveva su di lei.
"Io sono innocente. Sono anche la figlia di Derek Craven. Lily Craven" Dichiarò e, poi, alzò il mento verso l'alto più per darsi un contegno che per uno scatto d'alterigia.
Ma il Duca non sembrò recepire la gravità della situazione. Barcollando, si avvicinò a Lily con un'espressione furba sul volto. "Craven? Non lo...conosco." Esclamò, scuotendo il capo.
"Vostra Grazia, io..."
"Ma vorrei tanto...approfondire la vostra di conoscenza, Llily"
"Esigo che mi chiamate Miss Craven, milord!E no...La nostra conoscenza dovrà rimanere strettamente formale"
Si guardarono a lungo ed alla fine Lily fu costretta a distogliere lo sguardo, furibonda. Ma sentì immediatamente un forte peso su di sè e subito si voltò, constatando di aver tra le braccia il duca. Che aveva perso i sensi.
"Dannazione!" Imprecò tra i denti, cercando di non finire a terra assieme al corpo di Damon. "Aiuto!" Gridò, cominciando a perdere terreno. Era sicura che da lì a poco sarebbero entrambi rotolati sul pavimento.
"Milady?" La voce del maggiordomo, che era sopraggiunto alla porta, la richiamò alla realtà. Lily gli rivolse un sorriso forzato. "Giuro di non aver fatto nulla a Sua Grazia. E' svenuto"
"Non volevo colpevolizzarvi, milady. Prego, date a me" Rispose Chiswick, entrando rapidamente nella camera ed avvicinandosi a lei.
"Darvi cosa?" Ribattè Lily sconcertata.
"Il Duca. Affidatelo a me" Chiarì il maggiordomo, offrendo le braccia. Felicemente Lily ne approfittò per scaricarsi del peso di Tremaine. Con uno sforzo non da poco.
Poi si guardò. Era uno strazio. Gonna sgualcita e corpetto mal messo, respiro affannoso, per non parlare dei capelli. Una triste balla di fieno. Cosa avrebbe detto al suo inflessibile tutore?
"Volete che riferisca un vostro messaggio a Sua Grazia?" Chiese cortesemente il Maggiordomo che sembrava non essersi scandalizzato della sua presenza nella camera del Duca. Probabilmente era avvezzo ad incontrare donne di ogni risma ai piedi del regale letto.
"Si, ditegli che tornerò. Oh sì...tornerò molto presto. E durante la mia prossima visita, Sua Grazia dovrà impegnarsi a spiegarmi diverse cose."
"Nient'altro, milady?"





Angolo di S.:
Che ne dite? Fa schifo? Mi piacerebbe molto conoscere le vostre opinioni, anche per valutare se valga la pena continuare. Ho scritto questo inizio di getto, ispirata da un'idea precisa. (per ora Damon non vi piacerà lo so, ma le cose cambieranno ^ç^) Per esprimere perplessità o nefandezze grammaticali non esitate a commentare. Credo che qualche svista ci sia ancora.
Vi ringrazio anticipatamente.
In particolare Kry, che sopporta pazientemente i miei momenti di creatività ^_^
Sbruby.

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Capitolo 2
*** .One ***




Trattasi di scommessa indecente.




Non si può dire di aver vissuto,
se non si ha provato ciò che è proibito..
Oscar Wilde


Entrò in casa e chiuse la porta, alla quale si appoggiò. Un grave sospiro le scappò dalle labbra. E, poi, Lily chiuse gli occhi e strinse le mani in due pugni serrati per contenere la rabbia che la scuoteva. Non solo non aveva ottenuto ciò per cui era andata da Tremaine, ma aveva..aveva...anche baciato quel viscido e terribile duca. O meglio era stata baciata. Vabbene, non era stato tanto terribile, ma di certo disdicevole! Nessuna uomo rispettabile avrebbe sposato una fanciulla il cui diletto piacere era andarsene in giro a baciare perfetti sconosciuti. Ed al danno la beffa. Doveva anche escogitare un altro modo per convincere il Duca ad offrire un generosa somma per il bene dei bambini. No, non era assolutamente una cosa buona e giusta, sfruttare la propria bellezza per ricevere donazioni...Ma il fine giustificava i mezzi. E Lily non poteva sopportare l'idea che a Londra per nulla importava dell'orfanotrofio. Eppure lei sapeva di aver oltrepassato il limite. Non avrebbe dovuto lasciarsi baciare. "Maledizione!" Borbottò, aprendo gli occhi e trovandosi di fronte il padre, Mr Derek Craven. "Fammi indovinare...Il Duca non ha sborsato, vero?"
Lilì lanciò al padre un'occhiata di fuoco. "Sua Grazia...è indeciso. Mi darà sue notizie presto."
"Sei sicura, figlia mia, che lui non sia interessato a tutt'altra cosa?"
"Padre, cosa state insinuando? Il Duca non è..."
"Il Duca soffre di una terribile malattia: una orribile reputazione e quel che io penso a proposito lo sai già, Lily. Le brutte reputazioni non si guadagnano con l'innocenza"
Lily non rispose. Suo padre aveva perfettamente ragione sul Duca e, d'altronde, non c'era alcuna ragione per la quale lei dovesse confessare di aver amoreggiato con il suddetto Duca.
"Fai attenzione, cara. Non voglio che tu finisca nei guai" Soggiunse preoccupato suo padre, appoggiando affettuosamente una mano sulla sua spalla minuta.
"Di...cosa dovrei preoccuparmi?"
Derek sospirò, triste e, poi, si riprese la mano. "Gli uomini come il Duca Tremaine s'invaghiscono presto ed altrettanto presto s'annoiano. Non ti proibirò di non vedere più Tremaine, ma vorrei che tu mi promettessi di incontrarlo il meno possibile"
"Padre, non c'è alcun motivo per cui dovrei desiderare la sua compagnia. Lo incontrerò quando sarà strettamente necessario" Eppure, mentre Lily pronunciava quelle parole, una dolorosa e misteriosa fitta la colpì al petto.

Talia, la sua cameriera personale, entrò più silenziosa di un'ombra nella sua camera da letto. Lily se ne accorse molto dopo, soltanto quando la ragazza parlò.
"Miss Lily, vi preparo l'abito celeste per la festa di questa sera?" Domandò Talia incerta, spalancando le ante dell'armadio-guardaroba. Di betulla, grosso e decisamente molto capiente.
"Quale festa?" Chiese Lily, non ricordando affatto di aver programmato per la serata un evento mondano.
"La festa dei Darcywood. Vi ho portato l'invito una settimana fa, Miss"
Una settimana fa Troppe cose erano successe durante l'ultima settimana o meglio durante quella mattina. "Non credo che ci andrò"
"Oh, Miss. Ci saranno tutti i più importanti nobili. Credo che i Darcywood si siano molto impegnati questa volta....Siete sicura di non voler esserci?"
"Certo"
Lily scivolò giù dal letto, scuotendo il capo. "Preparami il vestito verde. Quello di seta francese. Ho un'importante commissione da sbrigare." Disse, poi, avvicinandosi al lavabo.
"Quello con i ricami dorati, Miss?"
"Si, Talia. L'unico che abbia una scollatura alla moda." Ovvero una scollatura decisamente provocante ed in egual modo indecente.
Quel pomeriggio doveva fronteggiare un Duca e non un Duca qualunque.

"Come avete detto di chiamarvi, Milady?"
"Miss Craven. Miss Lily Craven. Ho fatto visita al Duca questa mattina. Desidererei incontrarlo nuovamente."
La cameriera dei Tremaine la guardò sospettosa. Lily non aveva nessuno con sè a farle da chaperon. E di certo non poteva essere altrimenti se voleva raggiungere il suo scopo in completa libertà.
"Potreste chiedere a Sua Grazia se è disposta a ricevermi'?" Insistè Lily, leggermente infastidita. Scrutò per bene la cameriera dall'accento francese e si chiese se non si trovasse di fronte un'amante inviperita e gelosa.
"Sua Grazia è fuori.Buona serata, milady" La informò altezzosamente la cameriera e stava quasi per chiudere la porta.
"Non potreste dirmi quando ritornerà'?" Chiese Lily, fermando la porta con un piede. Poco educato, ma non poteva arrendersi così facilmente. Doveva ottenere qualche informazione o sarebbe stato un pomeriggio sprecato.
"Non saprei, Miss Craven. Il Duca si è recato dal sarto. Deve farsi confezionare un abito per la festa di questa sera."
"La festa data da Lord e Lady Darcywood, per caso?"
"Si, perchè?" La cameriera aggrottò le sopracciglia, scettica. Lily la fissò a lungo, interdetta, prima di fare un passo indietro. "Semplice curiosità. Vi ringrazio." Infine discese le scale e raggiunse rapidamente la sua carrozza, senza voltarsi mai indietro. Ora sapeva cosa fare.

Lily incitò il cocchiere ad aumentare la velocità.
"Miss Craven, più veloce di così non posso. E poi siamo quasi arrivati."
Lily sbuffò stizzita ed incrociò le braccia al petto. "Spero per voi che sia vero" Girò il volto verso il finestrino e fissò accigliata le diverse abitazioni che sfilavano dinnanzi ai suoi occhi.
Non aveva tempo. Doveva sbrigarsi e pregare che il Duca Tremaine non decidesse di abbandonare anticipatamente la festa dei Darcywood.
Quando la carrozza si fermò dinnanzi al cortile della sua mestosa abitazione, Lily scivolò fuori senza nemmeno aspettare che il cocchiere la scortasse. Volò fin dentro casa quasi di corsa, tirando sù l'ampia gonna con le mani.

Lily attese pazientemente che anche la sua amica Cissy e sua zia, Lady Joycelina Crawford, scendessero dalla carrozza di famiglia. Cissy le si affiancò, mentre l'anziana contessa si posizionò alle loro spalle come un cane da guardia
"Ti ringrazio di avermi accompagnata, ma tua zia era necessaria? Come farò ad avvicinare il Duca Tremaine?" Esclamò frustrata Lily lanciando alla matrona Crawford un'occhiata preoccupata. Si vedeva lontano un miglio che quella donna era un vero e proprio segugio e di certo non le avrebbe permesso di fare un passo senza il suo esplicito permesso.
"Con così poco preavviso, i miei non mi hanno concesso altra alternativa." Ribattè Cissy falsamente risentita, ma quasi immediatamente l'espressione corrucciata sul suo volto si tramutò in una smorfietta maliziosa. Gli occhi scuri si riempirono di luce. "Da quando in qua, vai a caccia di titolati, gentile Lily?"
"Non ti illudere, cara mia. Non è per accasarmi che inseguo un Duca." Sussurrò la fanciulla, per non farsi sentire dalla zia. Cercò anche di distanziarla, afferrando per un braccio la sua amica e conducendola con fermezza verso l'entrata della dimora Darcywood.
Cissy la guardò a lungo, sospettosa. Conosceva troppo bene la sua amica per non capire. "Ancora con quella storia delle offerte per l'orfanotrofio? Non potrebbe aiutarti tuo padre?" Le domandò rallentando l'andatura, ma Lily la trascinò letteralmente all'interno dell'immensa struttura e lasciandosi alle spalle il giardino ben curato.
"Lo so. Ma dell'orfanotrofio me ne occupo io. Ne sono responsabile. E per una volta non vorrei dover chieder l'elemosina per risolvere un mio problema "
Cissy rimase seria per una leggera manciata di istanti, poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Shh...-La redarguì l'amica, accertandosi che la contessa non si fosse insospettita. - Io non ci vedo nulla di divertente!"
Dopo aver affidato i loro soprabiti ad un elegante valletto, entrambe raggiunsero la sala della festa, probabilmente in origine un vasta, lussuosa, sala degli ospiti, e, per un momento, entrambe le fanciulle rimasero in silenzio. Effettivamente la sala, che già accoglieva un variopinto assortimento di impettiti nobili e gente danarosa, era stata meravigliosamente preparata. Le porte-finestre che davano sul fiorito giardino erano drappeggiate di pallidi, preziosi teli ed ai loro lati erano posizionati un'esercito di decorazioni floreali che delicatamente percorrevano il fianco delle pareti sulle quali erano appoggiati stupendi quadri d'autore.
"Preferisci chiedere l'elemosina ad un Duca di cui conosci soltanto l'orribile reputazione, anzichè al tuo padre, di cui ti puoi fidare?" Le chiese Cissy, dopo un pò, prima di rivolgere un sorriso smagliante al Conte Bruman.
"Milady Crawford, vorreste promettermi il vostro primo ballo?" Gli chiese il Conte, un giovanotto piuttosto attraente che da mesi portava avanti una serrata corte in favore di Cissy. Pertanto, la sua amica, essendo una fulgida bellezza mora ed avvolgente, aveva già conquisistato più di una decina di ben quotati eredi.
"Conte, vorrei accontentarvi, ma non potrei mai lasciare la mia amica, Miss Roslyn Craven, da sola.." Rispose Cissy sinceramente dispiaciuta. E Lily stava appunto per contraddirla, quando le parole le morirono in bocca alla vista del Duca Tremaine, estremamente bello ed aitante nel suo elegante completo scuro. La sua prestante figura era avvolta da pregiata stoffa che metteva in risalto i guizzanti muscoli sottostanti. Imbronciato, il viso dai tratti regolari e decisamente mascolini rivolto all'indirizzo di una poco vestita dama. Lily fissò duramente la sconosciuta, prima di scoprire che il Duca si era ben accorto di lei. Subito, distolse il suo sguardo, imbarazzata più che mai.
Ma, dove diavolo aveva lasciato la testa?
"Desidererei molto che anche Miss Craven trovasse un cavaliere. Potrei occuparmene personalmente" Stava dicendo il Conte, come se dovesse affibbiare un fastidioso ostacolo al primo uomo disponibile. Lily, nascose la rabbia sotto l'ineccepibile maschera della falsa cortesia. Quando era necessario, era una maestra in tale arte. Anche se in quel caso quasi si morse la lingua per non esprimersi in un modo di cui sicuramente si sarebbe pentita. "Non ho bisogno che qualcuno mi trovi un partner. Non desidero danzare, Conte."
"Peccato" Intervenne una voce maschile. Lily si voltò ed anche Cissy ed il Conte puntarono il loro sguardo sul nuovo giunto.
"Miss Craven, avevo tutta l'intenzione di invitarvi a danzare al prossimo...valzer" Aggiunse candidamente il Duca Tremaine come se la stesse invitando per un thè delle cinque.
"Un valzer?" Ripetè stupita Lily. Lo guardò a lungo chedendosi perchè così tanta sfortuna le era caduta addosso. Non poteva immaginare cosa più imbarazzante di un valzer con un uomo di cui aveva assaporato le sensuali labbra. Il valzer era il tipo di ballo che, obiettivamente, richiedeva il magiore contatto fisico tra i partner.
"Un valzer. Prometto che...dopo non dovrete pù danzare. Accontentatemi" Insistè Tremaine con un sorriso accattivante.
"E così sia...Semmai avremmo un valzer..." Si arrese lei, prospettando di fuggire immediatamente dalla festa. Ma ad infrangere ogni sua rosea ipotesi di salvezza furono le prime note di un valzer.
"Direi che avrete la vostra occasione Duca" Esclamò felicemente il Conte Bruman, ma uno sguardo furente di Lily smorzò la sua gioia. "Forse sarebbe meglio...che io vada..." Cominciò incerta lei.
"Oh sì, verrete con me, Miss Craven" La interruppe il Duca, offrendole un braccio per condurla in pista. Lily dovette salutare la sua amica, ma almeno ebbe l'occasione di rivolgere al Conte Bruman un'occhiata truce.
Nel momento in cui Lily ed il Duca si unirono alle altre coppie, molti dei presenti non s'impegnarono a nascondere la loro curiosità. Molti paia d'occhi erano puntati su di lei, sul duca. Ma Tremaine non se ne importava, anzi sembrava completamente a suo agio.
"E' ridicolo" Borbottò contrita.
"Cosa?"
"Nulla, Milord"
Una delle sue mani, grandi e forti, prese la sua, mentre l'altra andò a posizionarsi sul suo fianco, in modo fin troppo intimo. Lily, senza far sì che qualcuno se ne accorgesse, cercò di spostare la mano del Duca più in alto. Inutilmente. Poichè il Duca non aveva alcuna intenziona di lasciare quella sconveniente presa.
"Siete un...un..." Provò a dire Lily, sentendo che, nonostante la stoffa, la mano di lui sul suo fianco era decisamente bollente.
"State per offendermi, milady?" La provocò Tremaine, rafforzando il suo abbraccio e cominciando a muoversi con grazia. La condusse fieramente in un primo giro di danza, trattenendola con la propria forza mascolina.
"Esigo che mi trattiate come si conviene, milord"
"Pretendete, Miss Craven? Siete fin troppo arrogante, non trovate?"
"Nient'affatto. Voi..."
Lily era così furiosa da non trovare le giuste parole per spiegarsi. Ma guardandolo sorridere compiaciuto, la sua incertezza si trasformò in rancore. "Voi mi provocate e non posso sopportarlo"
"Oh, molto bene... Una donna sincera. Un miracolo incredibile" Ammise Damon con un sorriso franco, facendola volteggiare tra le sue braccia. Il Duca si guardò, poi, attorno e notò finalmente quanta attenzione fosse calata su di loro. "Credo che per parlare tranquillamente dovremmo abbandonare la pista da ballo"
"Non credo affatto che sia...."
Ma Lily capì presto che opporsi a Tremaine era sostanzialmente inutile e faticoso. In confronto, avrebbe potuto ottenere meno resistenza da una montagna. Per questo, si lasciò condurre verso una appartata alcova, ma al contrario del Duca non si sedette e rimase in piedi accertandosi di essere abbastanza distante dall'uomo, per quanto fosse possibile.
"Accomodatevi, Miss Craven. O preferite che io vi prendi tra le braccia e vi porti qui, personalmente?" Domandò il Duca, indicando con un gesto eloquente lo spazio libero accanto a sè..
La fanciulla lo fissò aspramente. Non desiderava assolutamente infrangere la distanza di sicurezza che aveva stabilito tra di loro. Nè continuare quel tetè a tetè così sconveniente!
"Vi ringrazio, milord. Ma ora...con il vostro permesso...tornerei dalla mia amica, milady Crawford, che senz'altro mi starà cercando"
"Perchè tanta fretta, Miss Craven? Non ne vedo il motivo." Il Duca si permise una leggera risata. "Siate certa che non avrete il mio permesso ad andarvene"
Lily, invece, era certa che presto avrebbe gettato al vento ogni benedetta forma di educazione. In compenso avrebbe potuto trattare Tremaine come meritava. "Vostra Grazia, io non vedo il motivo per cui debba rimanere con voi" Sibilò non mascherando più il suo fastidio. Doveva assolutamente liberarsi da quell'impiccio. E dire addio alla cambiale per l'orfanotrofio firmata Tremaine.
"Ah no? Non siete venuta in casa mia, questa mattina, per una questione di...denaro?" Chiese lui senza più sorridere. Si alzò dalla poltrona. E l'espressione seria, quasi corrucciata sul volto lo faceva assomigliare ad una belva pronta ad aggredire la sua preda.
"So cosa state pensando..." Iniziò Lily, indietreggiando timidamente. Con le mani spostò le tende che riempivano il varco d'entrata, preparandosi a scivolare rapidamente fuori.
"Non vi preoccupate...Conosco la situazione del vostro orfanotrofio e ho tutta l'intenzione di aiutarvi. Trovo il vostro lavoro molto onorevole."
"Siete molto buono..."
"Non mi ringraziate tanto presto. Qualsiasi cifra desideriate, basterà che ne comunichiate l'entità al mio factotum. Riceverete il denaro per i vostri bambini. Ma ad una condizione."
Lily non riusciva a credere alle sue orecchie. Era sopresa, ma ancora scettica. Chi le assicurava che non fosse solamente una trappola?
Ma l'espressione tremendamente seria di Damon non lasciava dubbi. "Dovrete accettare la mia scommessa"
"Spiegatevi meglio"
Damon sorrise soddisfatto e le si avvicinò. Non si curò della pudica ritrosia di Lily e lentamente, passo dopo passo, annullò la distanza di sicurezza che li separava.
"Io vi corteggerò. E voi lascerete che io vi corteggi. E se cederete alle mie lusinghe, e cederete ve lo assicuro, dovrete sposarmi."
Sposarlo? Non poteva capitarle sciagura peggiore. Sposare il peggiore libertino della città e sperare di essere felice?
Al volto sconvolto di lei, lo sguardo smeraldino del Duca si fece comprensivo "Devo avere degli eredi e voi mi sembrate la candidata migliore ad esser la loro madre. Forse potrà essere di conforto sapere che sarà una forzatura anche per me"
"Come potete essere sicuro che io sia la donna giusta?" Lo provocò lei, nuovamente scettica. Pensando, per un attimo, che fosse tutto un dannato scherzo.
Il Duca le indirizzò uno sguardo onesto: come se potesse spogliarla con gli occhi. "Avete tutto ciò che mi serve: tenacia, furbizia...bellezza"
"Dimenticate che potrei riuscire a resistervi."
"Avete la mia parola d'onore che vi lascerò in pace. Una promessa è...Una promessa"
Fu Lily a sorridere, scuotento il capo biondo. "Voi non avete onore" Commentò e nella sua mente balenò l'idea che, in fondo, avrebbe potuto giocarsi l'occasione e vincere il Duca senza rimetterci nulla.
"Avete ragione. Questa società di pettegoli me l'ha negato. Prometto sul mio titolo che, se vincerete la scommessa, smetterò di starvi attorno. Cosa ne dite?" Continuò imperterrito Tremaine allungando un braccio verso di lei, per sancire ufficialmente il loro sconveniente accordo.
"Accetto" Rispose Lily, dopo un pò, porgendo al Duca una sua piccola mano. Ma Damon non intendeva accontentarsi di un tiepido baciamano. Infatti, sì prese la sua mano, ma la afferrò con forza per trascinare Lily a sè. L'altra mano del Duca andò a circondarle gelosamente una delicata guancia e Lily era sicura che presto le labbra di lui avrebbero coperto le sue. Tremò al solo pensiero.
Ma non accadde. Damon si limitò a sfiorarle la guancia con le sue morbide, calde labbra. Fu come se qualcosa avesse scosso i segreti del suo corpo. "Questo è solo l'inizio" Le sussurrò lui all'orecchio, sciogliendola dal suo abbraccio ed allontanandosi da lei.
E Lily lo seguì con lo sguardo, certa di aver fatto uno degli errori più gravi della sua vita.




{Assaggio}

"Tremaine, questo tuo nuovo...gioco...potrebbe sfuggirti di mano"
"Dammi solo qualche settimana. Poi, Lily sarà mia. Solo mia"
"Ecco...Questa tua ossessione per la pudica ereditiera sta cominciando a spaventarmi"






Angolo di S.:
Chiedo perdono per il ritardo. Ma l'università è un impegno perpetuo ç.ç Spero che nonostante l'eccessivo tempo trascorso questa storia non abbia perso cari lettori. In compenso, credo che questo capitolo sia una piccola chicca, anche se confesso che potrebbero esserci diversi errori. Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni: se sia un buon capitolo, cosa vi è piaciuto di più, se tifate per il Duca o meno xD *lol*, se ammirate il coraggio di Lily o, diversamente, la considerate fin troppo spericolata...
Ringrazio tutti voi che mi state seguendo ed in particolare le stelline che hanno recensito il first step: jess free09 Naomi grow beeble Mex BlueRose89

Un bacio to everybody ^__^
*-_To next time_-*


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Capitolo 3
*** .Two ***




Regole di Gioco



Gli uomini, in certi momenti,
sono padroni del loro destino
William Shakespeare





"Cosa ho fatto?"
Lily alzò lo sguardo sconsolato e lo portò fino allo specchio. Fissò la sua immagine riflessa e scosse il capo. Era seduta sul letto a gambe incrociate ed in vestaglia da notte. Pronta per andare a dormire. Ma il sonno tardava ad arrivare e lei continuava a torturarsi con i ricordi della scorsa serata.
"Come ho potuto accettare una simile sfida? E per di più, da un uomo dissoluto e libertino come Tremaine?"
Non riusciva a credere di essersi ficcata in un guaio così grosso. Questa volta...nessuno avrebbe potuto aiutarla. E non c'era dubbio alcuno che il Duca facesse sul serio.
Cosa fare? Aspettare la sua prima mossa?
Scivolò giù da letto e si avvicinò allo scrittorio, un mobile elegante in mogano. "Aspettare di essere sedotta in modo disonesto per poi essere abbandonata?" Si domandò con un'espressione dura in volto. "Giammai!" Alzò la mano verso l'alto, chiusa a pugno. Non poteva permettere che il primo bellimbusto a tiro potesse tirarla nella propria rete con faciltà. Tremaine si aspettava che lei cadesse ai suoi piedi come tutte le altre?! Ben presto sarebbe stato costretto a ricredersi.
Lily non intendeva sposarsi e soprattutto non con un uomo come lui. Damon Tremaine non aveva alcun rispetto per le donne, nè, scommetteva Lily, era un uomo che credeva in valori come la fedeltà e la sincerità reciproche.
Lily avrebbe sposato solo un uomo che l'amasse. Non si sarebbe accontentata di niente di meno. Ed ora...c'era in gioco la sua felicità ed era meglio che si preparasse a confrontarsi con un nemico intrepido ed affascinante. Il suo corpo sarebbe stata una fortezza inespugnabile ed il suo cuore ancor di più...Sarebbe stato un fortino perfino irrangiungibile. Non ci sarebbe stata via percorribile, alcuna scorciatoia, per Lord Tremaine. Il suo piano di seduziona sarebbe fallito e Lily Craven avrebbe ottenuto il ciò che le serviva senza conseguenze. Le cose devono andare esattamente così Si disse Lily nel mentre si accomodava presso lo scrittoio. Afferrò la leggera penna d'oca e ne intinse la punta nel calamaio. Ma un leggero bussare alla porta della sua camera, bloccò la sua mano a mezz'aria.
“Sì?“ Domandò leggermente infastidita da quell'interruzione, ma subito si pentì dell'asprezza della sua voce. Dunque, posò la penna e rivolse il busto all'indirizzo della porta.
Questa venne aperta di scatto ed entrò la sua amica Cissy tutta trafelata."E' vero?" Fiatò, negli occhi una luce quasi indemoniata, le labbra serrate in una linea dura.
Lily strabuzzo gli occhi. "Cissy, cosa ci fai qui? Cosa è successo?" Le domandò non imbarazzata, ma alquanto sopresa. Non riusciva ad immaginare cosa avesse turbato così tanto la sua amica. Poteva soltanto accogliere un brutto presentimento...
"La tua cameriera.....Mi aveva informato che non eri disponibile. Miss Craven si è già coricata, Lady Crawford. Come vedo non è affatto vero ciò che la tua dipendente racconta."
"Cissy cara, accomodati e spiegami cosa è accaduto, perfavore" La pregò Lily indicando con un movimento del braccio la poltrona rivestita di dorata seta alla sua destra. Narcissa, anche se malvolentieri, prese posto, ma continuò a guardarla in malo modo.
"Alcuni dicono.. – Gli occhi sembravano ancora più scuri. - ...Dicono che tu sia fidanzata. Il giornale di stamattina addirittura racconta dell'aperto corteggiamento di Tremaine nei tuoi confronti!"
"Cosa?"
Narcissa Crawford tirò fuori, appunto, la copia sgualcita di un giornale e cominciò a leggere. Gli occhi fissi sulla pagina. "Fonti accreditate rivelano che Miss Roslyn Craven, unica erede del ricco imprenditore Derek Craven, abbia volentieri accettato il corteggiamento del Duca. E tutti noi sappiamo che Lord Damon Tremaine non è proprio un Duca qualunque. Non è solo la preda più appetibile della stagione, ma anche il più libertino degli uomini. Che Miss Roslyn sia davvero la prescelta o, come la maggior parte di noi sospetta, soltanto l'ennesima vittima del furfante seduttore di innocenti bamboline di papà ?"
"Io.... Non so come...La stampa abbia potuto..."
"Allora è vero Lily? Ti sposerai col Duca Tremaine? Con quel Duca terribile?" La interrogò Cissy sciogliendosi in un'espressione sinceramente preoccupata. Solo la Provvidenza sapeva esattamente quanto non desiderasse quel matrimonio!
Lily la guardò comprensiva, gentile. "Io non sposerò alcun Duca, non quel Duca innanzitutto..Ma…" Cominciò, ma vide immediatamente la sua amica rilassarsi ed appoggiare la schiena sul morbido schienale della poltrona. Come poteva dirle che un matrimonio con Tremaine non era poi una eventualità impossibile? Cissy non l'avrebbe mai perdonata per essere stata così avventata.
"Ma?" Ripetè, infatti, nuovamente sospettosa. Narcissa era senza dubbio la persona più perspicace tra le sua conoscenze. E non sempre era un vantaggio.
Lily si decise per una mezza verità."Ma il Duca mi ha confessato che le sue intenzioni sono quelle di conquistarmi."
"Il Duca vuole… Cosa?!“ Quasi i bei occhi di Narcissa sbalzarono fuori dalle orbite, tanta fu la sorpresa.“E tu...Cosa gli hai risposto?"
"Io? - Una leggera risatina accompagnò le sue parole. - Gli ho spiegato bene come stanno veramente le cose. Lui non ha alcuna speranza di trascinarmi all'altare."
Narcissa si alzò dalla poltrona e le si avvicinò. "Sicura di non esserne infatuata? Puoi dirmelo, Lily...Capirei. Tremaine sa essere molto affascinante..."
"Oh, Cissy. Io non potrei mai amare un uomo come lui!"
Alle sue ultime parole, il sorriso di Narcissa si ingigantì vistosamente. Evidentemente credeva che il peggio fosse oramai passato. "Sono così sollevata nel sentirtelo dire! Se nulla gli hai promesso, sarà fin troppo semplice rimandare il lupo...nella sua tana." Detto questo, Cissy la salutò allegramente e le augurò la buonanotte, lasciandola infine da sola, sola con i propri guai.
Lily fisso per un pò la porta chiusa, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al foglio ed alla penna sul suo scrittoio. Doveva agire. Rapidamente. Efficacemente. Doveva fare qualcosa al più presto, per evitare orribili complicazioni...Prese la Penna, la intinse nuovamente nella boccetta d'inchiostro ed inizio a scrivere ....

"Eccovi le regole di gioco. Spero che converrete con me sulla loro esistenza, dato che non possiamo permetterci di perdere il controllo su questa nostra folle scommessa"
"Regole di gioco?" Il conte Kilbourn alzò lo sguardo dal suo sherry e fissò l'amico, dubbioso. "Furba la fanciulla. Devi ammetterlo." Aggiunse, tornando al suo bicchiere per metà pieno. Damon sorrise diabolico. "Non quanto me...Non quanto me"
"Forse Miss Craven non è poi la principessina di papà , come tutti credono...." Commentò Drew dopo un lungo sorso. Il volto era stranamente serio. "Forse è qualcosa di peggio"
"Spiegati meglio, Kilbourn"
"Forse è un piccola ereditiera avida. Forse il suo scopo è intrappolarti nella sua rete. E quando capirai di esserci caduto dentro, sarà ormai troppo tardi per rimediare"
"Quali siano le sue vere intenzioni, non mi interessa."
"E perchè mai? Non sei tu l'uomo che si è proposto di sposarla?"
Un altro feroce sorriso venne disegnato dalle seducenti e tanto reclamate labbra del Duca. Damon si alzò dalla poltrona e raggiunse la finestra, attraverso la quale la calda luce primaverile entrava a fiotti. "Oh, ma io non la sposerò" Rispose, dopo un bel pò. I suoi occhi pensierosi fissavano la strada sulla quale dava la sua immensa dimora. "Io la sedurrò. Riuscirò ad avere Miss Perfettini e poi la affibbierò a qualche titolato di seconda scelta. Tanto ce ne sono un bel pò che mi devono un favore"
"Sei..assolutamente...perfido."
"Forse." Damon portò la missiva di Lily sotto la luce. "Ma vorrei leggerti le sue regole"
Propose all'amico, ma continuando a fissare la lettera, ricevuta un'ora prima. Era davvero interessante. "Ti ascolto"
"Nulla, nel vostro corteggiamento, dovrà oltrepassare il limite della decenza e del pubblico pudore. Non dovrò essere forzata verso alcun comportamento. Inoltre, potrò discrezionalmente scegliere se accogliere o meno i vostri doni e le vostre...attenzioni, innanzitutto quelle ardite che assolutamente non saranno ben accette" Allo sguardo scettico di Kilbourn, il Duca fece scorrere lo sguardo più in basso. "E non è finita qui."
"Ah no? A me sembra che ti stia ostacolando per bene, Tremaine. Non riuscirai mai a portarla a letto."
"Dovrete rispettarmi come persona e come donna. In nessun caso, questa specie di farsa dovrà essere di pubblico dominio. Mi aspetto da voi riservatezza e responsabilità. Inoltre la vostra corte avrà vita breve. Avete tre settimane da ora.." Continuò a leggere con un'espressione mascalzona. "Sai che ti dico? E' ancora più semplice di quanto pensavo!" Il Conte quasi sputò lo sherry. "Apri gli occhi. Miss Roslyn è fuori portata."
"Forse, fuori dalla tua portata. Ma dalla mia no di certo." Soltanto in quel momento Damon si voltò verso Drew e lo fissò dritto negli occhi. La sua fermezza era disarmante.
"Tremaine questo tuo nuovo giochino potrebbe sfuggirti di mano"
"Dammi solo qualche settimana e Lily sarà mia. Solo mia"
"Ecco...questa tua ossessione per la pudica ereditiera sta cominciando a spaventarmi"
Il Duca non rispose, si limitò ad accartocciare la lettera con la forza di una mano. Questa poi venne aperta e la lettera, oramai una mera pallina di carta, cadde e rotolò sul pavimento.
"Chiswick!" Tremaine chiamò il suo maggiordomo per poi accorgersi che il suo amico sghignazzava. "Cosa c'è?"
"Con tutti i tuoi intrighi dovresti dare un aumento a quel poveretto."
"Chiswick mi è fedele. Lo sarebbe anche se gli dessi una miseria." In dimostrazione di ciò, entrambi i nobili videro l'anziano maggiordomo entrare subitaneo nel salotto. Il fiatone dimostrava quanto ci tenesse ad essere sempre facilmente reperibile per il suo signore.
"Scrivi immediatamente a Miss Roslyn Craven. Scrivigli che accetto ogni cosa del suo dannato regolamento. E che avrà mie notizie molto presto"

"Accetta le mie regole"
"Cosa avete detto, Miss?"
"Nulla, Talia. Nulla" Si affrettò ad assicurare Lily alla sua cameriera personale. Ma lo sguardo vittorioso e brillante della fanciulla spiegava bene l'esatto contrario.
Lily era contenta, sì molto contenta. Perchè aveva giocato un tiro mancino al Duca ed era certa che all'uomo non era piaciuta la sua idea di stabilire delle regole. Regole alle quali lei si sarebbe aggrappata con ogni forza, lasciando a Tremaine poche, sterili occasioni per poter attuare realmente il suo proposito di corteggiamento.
Ma non poteva lasciare a Tremaine la completa inventiva sul gioco. Prima o poi sarebbe riuscito ad escogitare un modo per farla cedere. E qualora fosse successo Lily avrebbe perso ogni cosa, a cominciare dalla sua preziosa libertà. Solo pensare di essere unita in matrimonio al Duca la rivoltava, sebbene l’uomo fosse dotato di un fascino misterioso e virile. Ebbene, che se lo prendesse una donna capace di farlo soffrire a dovere! Una donna abbastanza cinica da acquistare titolo e malloppo senza chiedere un briciolo di amore. Sì, il Duca meritava al suo fianco una persona che gli fosse eguale.
Una donna dalla bellezza splendente. Una donna esperta e fascinosa. Una donna che sapesse abbindolarlo per benino.
“Ecco!“ Esclamò allora la fanciulla con un sorriso trionfo sulle labbra rosee. Negli occhi azzurri aveva quel furbo lucchicio che tanto preoccupava il suo povero padre. “Trasandata. Spericolata. Disubbidiente. Un uomo come Tremaine non potrebbe mai desiderare una donna con tali difetti.“
Fortunatamente, Talia non era più nella sua camera e non potè vedere l’espressione di femminile soddisfazione sul giovane volto della sua padrona
Una sottile vocina nella sua mente continuava a consigliarle di non giocare sporco. Ma la posta in palio era troppo alta ed il fine giustificava i mezzi. Si sarebbe impegnata ad eludere le difese del guardingo Duca, così da tenere in mano la situazione sino al suo infelice epilogo. Lily aveva pescato le sue carte, doveva solo giocarsele bene e tutto sarebbe andato come desiderava.
Non c’era motivo di preoccuparsi. Le regole che aveva posto in essere avrebbero protetto la sua reputazione, conducendola ad una vittoria schiacciante. Magari… Sarebbe stato anche divertente.
Quando uscì dalla sua vasta residenza, Lily ancora sorriderva. Il passo tranquillo di chi ha davanti a sè il più bel futuro. In effetti, la vita, per Roslyn Craven, era un frutto maturo pronto per esser colto. Nei suoi piani non figurava alcun dissoluto uomo ed ancor meno un Duca arrogante. Non si sarebbe sposata presto. Avrebbe tratto dalla sua giovinezza più avventure possibili senza sottomettersi alla stolta mano di uomo. Lily non era una stupida. Sapeva perfettamente che una moglie non era affatto una donna libera, ma una persona gabbata e spinta in un gabbia. Che fosse d’oro o di più vile metallo non faceva alcuna differenza. Magari, un giorno si sarebbe maritata, ma con uomo che la avrebbe apprezzata innanzitutto per la sua persona e non soltanto per i suoi soldi.
Oh, la sua dote ingolosiva molti buoni partiti…. Ma Lily non credeva che sarebbe stato difficile distinguere l’amore incondizionato dalla mera avidità.
Arrivata allo squadrato edificio che ospitava l’orfanotrofio, Lily raggiunge la soglia e bussò.
“Miss Craven! Ben lieta di vedervi“ Esordì Mrs Jefferson. La direttrice era un donnone forse alto quanto un armadio e dalla spettinata chioma fulva. “Prego, accomodatevi“ Soggiunse immediatamente, spalancandole la porta e ponendosi di lato per farla entrare.
Lily le rivolse un sorriso affettuoso che l’altra ricambiò con naturalezza. Nonostante le sue dimensioni insolite ed il cipiglio scuro che spesso si notava sul suo viso, la direttrice era una donna dal cuore d’oro e dalla tenacia di un mulo. Di estrazione sociale molto bassa, era stata ripudiata dal marito grazie ad una finta prova di adulterio. In verità, l’uomo voleva solo allontanarla per dedicarsi meglio ad un più sordido vizio: il gioco d’azzardo. Mrs Lorelay Jefferson, trovando una porta chiusa nei pochi parenti rimasti, era riuscita a cavarsela soltanto elemosinando un pò di cibo o qualche moneta, finchè sul suo cammino non aveva incontrato Lily. La fanciulla, dispiaciuta sinceramente per la donna, aveva deciso di conferirle il più alto incarico all’interno del suo orfanotrofio dato che Mrs Jefferson le aveva rivelato di aver gestito per anni il negozio del marito, una drogheria in una infimo quartiere di Londra.
“Sedete, vi prego“ Le disse la direttrice, non appena l’ebbe scortata fino al suo ufficio. Ma Lily, accortarsi di quale poltrona volesse offrirle la donna, scosse risoluta il capo. “Non siederò al vostro posto“ Così si accomodò sulla poltrona di fronte alla scrivania come un qualunque ospite.
“Come stanno i bambini?“ Chiese, dunque, appoggiando entrambe le mani in grembo. Lo sguardo non sembrava voler abbandonare il volto di Mrs Jefferson.
“Molto bene. Soltanto Dewey ha lamentato una tosse secca che ha tenuto svegli tutti i suoi compagni di camera.“
“Capisco. Farò immediatamente venire il dottore Whitelaw per visitarlo“
“Oh, no! Ora, è decisamente migliorato anche se…“
“Respira ancora a fatica“ Concluse Lily stranamente imperscrutabile. Non vi era più traccia del sorriso che fino ad alcuni momenti prima le aveva illuminato il volto. Ma non vi si leggevano nemmeno altre emozioni se non una insolita pacatezza.
“Si… Ha il fiato corto, ma la tosse è scomparsa. Come fate a saperlo?“
“Non importa“ Rispose sbrigativamente Lily. Per un attimo i suoi occhi si erano riempiti di un’ombra triste, un’ombra infelice del passato. “Non voglio rischiare un aggravamento delle condizioni di Dewey“
La fanciulla era fin troppo seria e Mrs Jefferson non osò insistere per la paura di offenderla.
“Ditemi…. Come procedono le adozioni?“ Domandò, poi, Lily centrando l’argomento che più le stava a cuore. L’ombra era scomparsa, tornata da dov’era venuta.
“Non procedono, Miss. Nessuna adozione negli ultimi tre giorni.“
“Non è possibile!“ Esclamò la giovane alquanto furibonda. Si alzò in piedi e cominciò a passeggiar avanti ed indietro per la piccola stanza. Gli occhi nuovamente bui rivolti al pavimento.
“Forse… Dovremmo attendere qualche altra settimana. L’orfanotrofio è aperto soltanto da pochi mesi, Miss Lily“ Cercò di confortarla Mrs Jefferson, ma fu tutto inutile. Lily era troppo contrariata per poter essere blandita con innocenti speranze.
“Sei….Mesi. E nessuno che voglia uno di quegli angioletti?!“ Ribattè con voce grave l’altra, stringendo le labbra e dimenticando ogni sorriso. “Comincio a pensare che questa sia una città di farabutti!“
“Oh, Miss. Non dite così!“>
“Io lo dico e lo ribadisco! Non v’è pietà nè amore sui quali si possa sperare.“
Il gelo calò sulla stanza e per un pò nessuna delle due donne parlò. Ed in quel terribile silenzio diversi pensieri attraversarono la mente di Lily.
I soldi di Tremaine erano necessari, senza di essi lei avrebbe dovuto rivolgersi al padre dimostrando di non riuscire a risolvere nemmeno i problemi iniziali dell‘orfanotrofio.
E doveva anche trovar un modo affinchè gli interessi dell’alta società si aprissero a quei poveri, dolci bambini.
La sfida doveva esser vinta e nessuna azione “intima“ concessa. Non poteva permettere che la sua reputazione ne uscisse macchiata. Ne andava del futuro dell’orfanotrofio, dei bambini e della stessa Mrs Jefferson.
“Troverò un modo. Lo giuro.“
“Miss Roslyn, permettemi di consigliarvi“ Disse, allora, la direttrice avvicinandosi cautamente a Lily. Non era una donna da smancerie e sdolcinatezze, eppure le sorrideva con così tenera comprensione che la fanciulla non potè non premiarla con un rinnovata espressione speranzosa.
“Un consiglio? Sono curiosa.“
“Una buona e generosa fanciulla come voi non dovrebbe assolutamente preoccuparsi. Riusciremo a cavarcela, in un modo o nell’altro.“ Spiegò Mrs Jefferson posando una sua grande, ma morbida mano sulla piccola spalla di Lily. Il gesto la rassicurò. “Ma soprattutto non cacciatevi nei guai!“ Concluse la direttrice, transcinandola in un forzuto abbraccio, affettuoso quanto inaspettato.
“Mrs Jefferson..così…Mi schiacciate!“ Finse di lamentarsi la fanciulla per poi scoppiare in una risata liberatoria.
Era così facile e…. Così piacevole lasciarsi stringere così…. Nel modo in cui una madre abbraccia sua figlia.
Mentre camminava lungo il breve tratto che la separava dalla sua immensa proprietà, Lily conservava ancora nel cuore i dolci momenti trascorsi nell’abbraccio quasi materno della direttrice. Sebbene fossero passati pochi mesi dalla prima volta in cui si erano incontrate, le due donne si erano subito piaciute. Approfondire la reciproca conoscenza aveva permesso a due anime affini di avvicinarsi. Lily era certa che Mrs Jefferson le volesse fin troppo bene, ma erano rare le volte in cui lo dimostrava esplicitamente. Ed era tutta colpa del suo passato. La direttrice era diventata molto diffidente ed a tratti inflessibile a causa di un marito cattivo, vizioso. Da quando, però, lavorava all’orfanotrofio, Lily aveva cominciato a notare le prime avvisaglie di un profondo cambiamento. E sperava davvero che Mrs Lorelay Jefferson trovasse la felicità.
Come la desiderava per se stessa.
Non poteva fingere di non desiderare un futuro dorato in cui sarebbe stata madre e benefattrice, moglie e viaggiatrice. Era un‘ illusione che nascondeva bene agli occhi altrui, ma non poteva celare quel suo folle sogno a se stessa. La speranza non sarebbe morta finchè avesse avuto fiato in corpo.
Avrebbe combattuto con tutta la forza di cui disponeva e se avesse perso, almeno non avrebbe potuto recriminare se stessa.
Allorchè, girò l’angolo e riuscì ad intravedere in lontananza il profilo dell’alto palazzo in cui abitava, eppure rallentò. La sensazione che si era fatta strada in lei la agitava. Sentiva come se qualcuno la stesse seguendo.
Si voltò. E non vide nessuno.
Un gruppo di uomini molto eleganti era fermo all’angolo, ma nessuno di essi la degnava di un solo sguardo. Una donna, una cameriera probabilmente, percorreva rapidamente la via dall’altro lato. Non era lei la figura che seguiva i suoi passi. Eppure la sensazione non scomparve, anzi crebbe quasi a dismisura alimentandosi di se stessa, quasi a sopraffarla.
“Maledizione“ Borbottò, stringendo le mani a pugno. Non poteva tornare tranquilla, non ora che sentiva alle sue spalle un invisibile inseguitore.
Una fanciulla timorosa e perbene si sarebbe allontanata il più velocemente possibile per poi rintanarsi nella sua adorata casa. E rimanerci, possibilmente. Ma Lily, invero, non era niente di tutto ciò. Aveva ereditato un temperamento che si scaldava facilmente, un particolare temperamento che cacciava via i timori a pedate.
Quinti tornò sui suoi passi, senza ammettere debolezze nei suoi movimenti. Se davvero aveva un inseguitore, allora, lo avrebbe scovato. Si ritrovò sulla strada principale sul quale dava il suo orfanotrofio e si fermò. Allungò lo sguardo ed inizialmente l’alta e snella figura di David fu coperta da una carrozza di passaggio. Lily però la riconobbe immediatamente quando la carrozza procedette verso l’angolo, scoprendo l’altro lato della strada. Ed anche David la notò, ma il suo sguardo non era dolce e malizioso come sempre. L’uomo la fissò a lungo, senza dire nulla. Una inspiegabile delusione albergava nei suoi occhi scuri come la notte.





{Assaggio}

I suoi esotici occhi scuri si posarono su di lei. Lo sguardo con il quale la squadrava non prometteva qualcosa di buono. “Pensavi che non lo avrei saputo?“
Lily, sebbene il tono di lui fosse duro, non si fece affatto intimidire. “David, io immaginavo che non avresti prestato fede al primo pettegolezzo riportato dal giornale. Credi davvero che non te ne avrei parlato, se si fosse trattata di una cosa seria?“
“E lo è?“




Angolo di S.:
Ebbene sono tornata per scocciarvi tutti con la mia storiaccia (AhAhAh *_*) Abbiamo un nuovo ed interessante personaggio che qui, però, si intravede solo. Ma non temete avrà un ruolo molto importante nello svolgersi della storia. (*-*) Comincia a delinearsi il carattere dei due protagonisti e del Conte Kilbourn che spero non ignorerete. (lo trovo particolarmente divertente) Personalmente, adoro di tutto cuore Mrs Jefferson. Mi ispira tanta tenerezza.
Mi dispiace essere stata per così tanto tempo assente, ma il picci si era rotto ed avevo perso un bel pò di cose. Ora sono di nuovo “in carreggiata“ e spero di rimanerci a lungo, seguita da voi, dolci anime pie e generose. Vi ringrazio, perchè non avete perso la speranza nè la voglia di leggere. Perchè, dopotutto, qualcosa di questa storia ancora cattura il vostro cuore. Ed io non vorrei perdervi, magari sentire di in tanto in tanto cosa avete da dire, le vostre opinioni, le vostre congetture. Sarebbe molto divertente :D V’invito ad esporre qualsiasi perplessità o curiosità. Per quanto mi sia possibile, mi piacerebbe rispondervi. ^__^ Ora, passo ai ringraziamenti specialissimi: morfola (l’ammore mio) free09 beeble Naomi namidachan BlueRose89 Sybille Vi ringrazio per i splendidi complimenti, le dolci parole e le svariate tifoserie ^* E‘ verissimo: la trama e l’ambientazione è tipica delle Loves stories, anche se spero che qualcosa di mio ci sia ed in abbondanza. Pertanto, mi auguro che non ci siano troppi Orrori grammaticali xDxD Ora, ultimo avviso :D Se qualcuno ha voglia di parlare (della storia o di qualsiasi altra cosa) non deve far altro che contattarmi *-*
Baci e, per chi li volesse, anche abbracci =D
Sbruby


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