Harry Pottah In Missione per Conto Di Dio

di PaleMagnolia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Harry chi? ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Altissimo, purissimo... ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - I dubbi di Ron ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - L'incubo di Snape ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - La Venere di Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - La media di Hermione ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - Sevino-uccio-ino-ino ***
Capitolo 8: *** Capitolo IIX - Tale padre, tale figlio ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX - Plausibilità ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Harry chi? ***


Disclaimer: i personaggi protagonisti di questa fanfiction non sono stati creati da me, nè mi appartengono, grazie a Dio*.
Sono stati creati dall'amica Row, e sono di proprietà di quella casa editrice che ha comprato i diritti della sua serie, facendola diventare milionaria. Cosa che di sicuro le ha fatto piacere, ma questa è un'altra storia.

* Tranne Severus "Sevuccio-puccio-puccio" Snape, che invece è mio, mio, MIOOO!... Almeno, da quando lo tengo prigioniero in cantina, ammanettato al letto a baldacchino e coperto solo di petali di rosa.

Avvertimento: questa fanfiction è davvero molto stupida. Non divertente, simpatica, frizzante o acuta. Proprio stupida. Ma ristagnava da un po' nella memoria del mio pc, e io questo pomeriggio ero in silly mood.

Io vi ho avvertito. Se decidete di leggerla ugualmente, eccola qui. Però siete un po' masochisti.

Hermione si sedette pesantemente accanto a Ron e lasciò cadere la borsa coi libri per terra

Hermione si sedette pesantemente accanto a Ron e lasciò cadere la borsa coi libri per terra.

La borsa fece un gran tonfo. Ron sobbalzò e sbattè gli occhi.

“Oh, ciao a te, Hermione!”, si affrettò a rispondere, riscuotendosi. “Non stavo dormendo”, si difese.

“Ron. Non ti ho ancora salutato.”

“Oh.”

Silenzio.

Hermione sospirò. Che cos’è che ci aveva trovato, in lui…?

“Indovina chi pensa di essere un grande eroe e di aver salvato il mondo dalla distruzione.”

“Il professor Snape?”

Hermione imprecò silenziosamente.

“No.”

“Il Mossad?”

No.”

Ron riflettè.

“Gli alunni della scuola, uniti in una rinnovata alleanza per la difesa della scuola e del mondo magico?” tentò, speranzoso.

“No, Ron. È qualcuno molto vicino a noi. Qualcuno che dovresti conoscere.”

Ron strinse le palpebre e aggrottò le sopracciglia, concentrandosi. Si portò una mano a L sulla fronte e con l’altra le fece cenno di aspettare.

“Un attimo… Ce l’ho sulla punta della lingua… L’ho appena studiato.”

Hermione alzò gli occhi al cielo. Contò fino a dieci. Poi, per sicurezza, lo fece di nuovo. Già che c’era, ripassò mentalmente la lezione di Pozioni per l’indomani.

Respirò a fondo.

“Ron, non puoi averlo studiato, non è ancora nei libri di storia.”, disse, nel tono più gentile e posato che riuscì a produrre.

Non che, se anche ci fosse stato, Ron l’avrebbe studiato. Per inciso.

A Ron parve di sentire un suono stridente, come di denti di una sega che si spezzano, uscire dalla bocca della compagna. Capì che lei si stava sforzando di usare un tono gentile e posato.

“I Centauri?” azzardò Ron, per farsi perdonare.

“Più umano.”

“Hagrid!”

Hermione lo fissò, severa.

“Ho detto più umano!”

“Uh… La McGonagall?”

“Più giovane.”

Tu?!

“No-no-no…” Hermione agitò una mano, infastidita. “Meno sveglio.”

“Neville.”

“Più irritante.”

“Io?”

Hermione cominciò a stancarsi. Si ripromise di farsi un appunto: mai giocare agli indovinelli con Ron.

“Fuochino.”

“Ehm… Posso chiedere l’aiuto del pubblico?” Le lezioni di Babbanologia sui quiz televisivi stavano producendo su tutti quanti reazioni assai strane.

“Ron, è Harry! H-a-r-r-y.”, sbottò Hermione, esasperata.

“Potter?”

“No. Houdini.”

“Davvero?”

“No.”

Hermione cercò di dominarsi. Seguendo il consiglio della sua analista, visualizzò un grande prato verde mosso da una brezza gentile, popolato di scoiattolini, cerbiatti saltellanti, lupi siberiani che leccavano affettuosamente le orecchie di un agnellino; e attivisti del WWF che ripulivano l’erba dai rifiuti lasciati dai turisti.

Il desiderio di strangolare Ron non scomparve, ma lei si sentì comunque molto meglio.

“Ron, dobbiamo fare qualcosa. Sta diventando insopportabile.”

“Chi?”

Hermione aggiunse al prato verde una coppia di colibrì, un koala e una mandria di antilopi dagli occhi dorati. Gli attivisti del WWF furono travolti dagli animali in corsa quando i lupi siberiani videro le antilopi, e dimenticarono istantaneamente l’agnellino.

Hermione sorvolò.

“Harry.” Disse. “Potter”, specificò, a scanso di equivoci. Non avrebbe sopportato di sentirsi chiedere “Harry chi?”.

“In che senso, sta diventando insopportabile?”

Hermione si stupì nel sentire una frase coerente pronunciata dal suo amico. Pensò che, per la legge dei grandi numeri, per una volta l’avesse detta giusta perfino lui. Si ripromise di scriversi un altro appunto: ricordarsi che Ron, per questo secolo, aveva esaurito le occasioni di dire una frase corretta.

“Nel senso che si pavoneggia di continuo. Ha deliri di onnipotenza. Sfida gli insegnanti, i compagni, le pareti e il Platano Picchiatore a batterlo a singolar tenzone. E segue con troppa attenzione le videolezioni di Babbanologia sulla tv-spazzatura.” Hermione sospirò, affranta.

“Harry non è più lo stesso, Ron”, concluse, angosciata.

“Harry chi?”

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Capitolo 2
*** Capitolo II - Altissimo, purissimo... ***


“Ehi, Potter”, lo chiamò Draco, in atteggiamento di sfida

“Ehi, Potter”, lo chiamò Draco, in atteggiamento di sfida.

Silenzio.

“Ho detto: ehi, Potter”, ripetè Draco, fra lo stupito e l’irritato.

Harry Potter continuò a fare quello che stava facendo – cioè niente, come al solito – e sembrava non lo avesse nemmeno sentito.

Stava seduto nel prato a gambe incrociate, l’indice e il pollice uniti a formare un cerchio.

“Potter!”

Harry si girò lentamente verso di lui. Alzò una mano con fare regale.

“Che vuoi, figliolo?”, chiese, languidamente.

Draco rimase interdetto; nemmeno suo padre si azzardava a chiamarlo “figliolo”.

Non da quando aveva il permesso di esercitare la magia fuori dalla scuola, almeno.

“Potter, un giorno ti pentirai di…”, cominciò, minaccioso. Harry gli rivolse uno sguardo placido. “Uh…” Draco perse il filo. “… di quel che hai fatto”, proseguì, poco convinto, “…alle, ehm, potenti famiglie purosangue come la mia”, concluse, incerto.

Silenzio.

Gli uccellini cinguettavano allegri nell’aria pomeridiana.

“Potter?”

“Sì, mio pallido giovane?”

“Ehm. Ho detto…”

“Ho sentito quello che hai detto. Non sono mica sordo. Ho, in effetti, un udito eccellente. Ho anche una vista eccellente, anche se porto gli occhiali per confondermi meglio fra la gente comune. Per inciso, anche il mio senso del gusto non è affatto mal…”

“Sì-sì-sì, ok, ho afferrato il concetto”, lo interruppe Draco, infastidito. “Ma io stavo…”

“…non è affatto male, dicevo, e riguardo al mio senso dell’equilibrio, ritengo che anche quello sia proporzionale a - Draco? Draco…?”

Draco Malfoy si stava allontanando a grandi passi, esasperato, borbottando fra sé qualcosa che suonava come “completamente andato”.

Hermione si avvicinò a Harry.

“Pace e amore, sorella”, le disse Harry, sorridendo. “Pace e amore.”

Hermione decise di sorvolare sul “sorella”.

“Ma… Come hai fatto? Draco --”, chiese debolmente, indicando Malfoy Jr., ormai lontano, che gesticolava.

Harry emise un piccolo sospiro di soddisfazione.

“I miei poteri superano la tua immaginazione”, disse.

“Ma anche no”, sussurrò Hermione, fra sé e sé.

“Perdonala, Padre, perché non sa quello che dice”, esclamò Harry ispirato, gli occhi al cielo e le braccia alzate.

“Pardon?”

“Shhht. Sto comunicando con mio padre.”

“James?”

“No, quell’altro padre.”

“Severus?!”

Harry la fissò, irritato. “Certo che no.”

Hermione cominciò a pensare che Lily dovesse avere costumi più facili di quelli che si pensava. Ma con quanti uomini era stata…?

“Intendo il Padre di tutti noi.”

“Ah”, esclamò Hermione, felice di capire finalmente di che cosa stesse parlando; non si sentiva a suo agio, quando Potter sembrava saperne più di lei.

“Intendi dire la Rowling. Ma guarda che è una donna.”

“Ma no, no, Hermione! Intendo il Dio dei nostri padri!”

“Jimi Hendrix?”

“Sto parlando di Dio. Quel Dio. Il Padreterno. Geova, il Signore, l’Altissimo…”

“…Purissimo, Levissimo. Sì-sì, come no.” Tagliò corto Hermione. “Harry, c’è lezione di Pozioni, adesso. Dobbiamo andare.”

Harry si riscosse dal suo stato mistico.

“Beh, potevi dirlo subito che c’era lezione.”, rispose Harry, seccato. Rivolse un cenno di saluto al cielo terso. “Ciao, pa’, vado a scuola.”, disse.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III - I dubbi di Ron ***


Questo capitolo è più stupido, nonsense e volgare degli altri. Io vi ho avvertiti.

“Hermione”, chiamò Ron, in tono incerto

“Hermione”, chiamò Ron, in tono incerto.

Hermione alzò gli occhi dalla pergamena. “Oh, ciao, Ron. Che c’è?”

Lui la guardava, imbarazzato.

“Uhm… Tu… Hai mai avuto, er, qualche dubbio sulla mia virilità?”, disse con una vocina piccola piccola, diventando tutto rosso.

Hermione lo fissò, sbalordita.

“Ma che dici! Come ti viene in mente…?”

“No, niente, niente”, farfugliò Ron, le orecchie in fiamme. “È che oggi, prima della partita di Quidditch, negli spogliatoi Harry mi ha chiamato… Ecco…”

“Come? Come ti ha chiamato?”

Ron incassò la testa nelle spalle. “Mignolo”, pigolò.

“E con ciò?”, chiese Hermione, perplessa.

“Beh, ho pensato che, forse, si riferiva alle dimensioni… Insomma… Cioè… Hai capito.”, concluse, avvilito.

“Oh.” Hermione riflettè.

“Aspetta.” Disse, colpita da un’idea improvvisa.

“Cos’è che ti ha detto, esattamente?”

“Beh, sai che stasera abbiamo libera uscita, no? Col fatto dello sciopero dei professori e tutto il resto… Per quella questione della riforma del ministro della Magia.

Beh, io gli ho chiesto: Che cosa facciamo stasera, Harry? E lui mi ha risposto: Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo. Tentare di conquistare il mondo. E ha alzato un pugno con aria ispirata.”

Hermione sospirò. Le lezioni di babbanologia stavano diventando decisamente deleterie, per la mente dei giovani maghi.

Si ripromise di dire a Harry che “Mignolo col Prof” era un cartone animato, non un progetto di vita.

Battè una mano sulla spalla di Ron.

“Non ti preoccupare, Ron. Harry non si riferiva al tuo… Ehm… Al tuo.”

“E allora, cosa…?”

“È andato del tutto fuori di testa. Te l’ho detto che cominciava a diventare irritante.”

“Oh”, disse Ron, e un barlume di comprensione gli brillò per un momento negli occhi.

Hermione sperò… Ma dopo un attimo, era già scomparso. Dannazione, pensò. Se mai ci sposeremo, dovrò trovarmi un amante intelligente.

Perchè ho fatto comunella  con due perfetti imbecilli come Ron e Harry?, si chiese. Ah, sì. Perché ero una secchiona coi capelli cespugliosi e i denti da castoro, e non potevo avere di meglio.

Pensò distrattamente che, ora che aveva messo a posto l’arcata e si stirava regolarmente i capelli – ed era interpretata da quella bella topolona di Emma Watson –, poteva anche pensare di entrare nel gruppo di Draco. Avevano l’aria di divertirsi molto più di loro.

“Dobbiamo fare qualcosa. E questo “qualcosa” richiederà un sacrificio da parte tua e della tua famiglia.”

“Oh, no”, gemette Ron. “Ti prego, farò tutto quello che vuoi, ma non chiedermi di sacrificare Fred a un Dorso Rugoso di Norvegia.”

“Ron”, disse Hermione, con voce piatta. “È George il fratello superstite. George. Fred è quello che è morto.”

“Oh, già, è vero. Me li confondo sempre.”

Hermione alzò gli occhi al cielo.

“E comunque non voglio che sia sacrificato nessuno.”

“Ah, no?” Ron smise di fare la punta ad un ramo per ricavarne uno spiedo. Lo gettò via,e si rimise in tasca il coltellino svizzero. “Peccato”, mormorò.

“Ma Ginny dovrà mettersi con Harry, così forse lui si darà una regolata.”

Ron cadde in ginocchio, il volto rigato dalle lacrime. “No-o-o-o-o!”, singhiozzò. “Tutto, ma non questo! Non puoi chiedermi di fare questo alla mia sorelli-i-ina. Prendi me, al suo posto.”

“Molto generoso da parte tua, Ron, ma non credo che tu piaccia a Harry.”

Ron smise di piangere. “Ah, no?”, chiese, stupito.

“No.”

“Nelle docce degli spogliatoi, qualche volta avrei giurato che…” Vide l’occhiata di Hermione. “Non importa”, si affrettò a dire.

“Beh, ora non si tratta che di convincere tua sorella a compiere il nobile gesto. Siamo amiche, e conosce la situazione. Sono sicura che comprenderà.”

“Ma manco per il cazzo!”, sbottò Ginny.

“Oh, Gin, ti prego, sei la nostra unica speranza…”

“Non se ne parla nemmeno!” ribattè, ostinata. “Harry è insopportabile. È presuntuoso, piagnucolone, noioso come uno Schiopodo Sparacoda. E poi sai che mi piace un altro.”

“Ma Gin…”

“Ho detto di no. Discorso chiuso.”

“Bene”, sospirò Hermione. “Mi costringi a usare estremi rimedi.”

 

 

Infiniti ringraziamenti a Viviane Danglars, Sophonisba, Tom94, bonbon e D2OTTO. Inutile dire che i vostri commenti mi hanno reso immensamente tronfia, e hanno fatto lievitare la mia presunzione a livelli astronomici. Sto praticamente volando. You made my day! P.S. Viviane: in effetti, *un po' troppa* gente conosceva Lily! E intendo, biblicamente. XD

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Capitolo 4
*** Capitolo IV - L'incubo di Snape ***


Ve l'ho detto, che a Ginny piace qualcun altro...
Capitolo ancor più idiota e volgare del precedente.

P.S: L'incantesimo lanciato da Hermione riprende il titolo del film American Beauty, nonchè la varietà di rosa rossa da cui esso prende il nome.
P.P.S: Sophonisba, quella dei Canon è un'idea geniale... Non è detto che i due non compaiano presto!

Hermione salì le scale che portavano all’ex ufficio del preside, ora adibito a sala di psicoterapia di gruppo per giovani gay c

Hermione salì le scale che portavano al’ex ufficio del preside, ora adibito a sala di psicoterapia di gruppo per giovani gay che non accettavano la loro diversità.

Così aveva voluto Dumbledore. “Checca”, scappò detto a Hermione, sottovoce.

“Ehi!”, fece Ron, offeso.

“Non tu!”

“Sorbetto al limone”, sillabò Hermione rivolgendosi alla porta. Che non si aprì.

Hermione alzò gli occhi al cielo. Avevano cambiato la parola d’accesso un’altra volta.

“Vediamo… Bastoncino alla liquirizia? Caramella all’anice? Grappa alla menta? Mohito con ghiaccio?”, tentò invano

“Cipolline in agrodolce”, sparò Ron.

“Preservativo alla fragola”, disse la dolce Ginny.

Ron la guardò, sconvolto.

“Era giusto per provare”, si giustificò lei.

“Riso alla cantonese!”

“Pane alla Nutella!”

“Finocchi gratinati!”

“Pomodori verdi fritti!”

In capo a un quarto d’ora, erano esausti.

“Ecchecazzo!”, sbottò Ginny, fine come sempre. “Io ho anche altro da fa…”

La porta si aprì con un delicato cigolio.

I tre ragazzi si guardarono. La McGonagall era diventata sboccata, nell’ultimo periodo. E le parole d'ordine, da che era diventata Preside, le sceglieva lei. Tutto sommato, forse era meglio ai bei tempi del Vecchio Cannaiolo...

“Aspettate, aspettate”, disse Ron, che come al solito non aveva afferrato subito. “La parola d’ordine era ‘E che cazzo’?”

Ginny lo guardò, con aria di compatimento.

“Ron, fratellino, a volte mi chiedo se tu ti sia infilato un pennarello nel cervello, da piccolo.”

“Uh?”

“Come Homer. I Simpson…?

“La lezione di Babbanologia che tu hai saltato perché ti sei addormentato in biblioteca, Ron”, gli spiegò Hermione, paziente. “Quella dedicata ai cartoni animati.”

“Oh”.

“Bene, e adesso che si fa?”, chiese Ginny, entrando nella vasta stanza.

“Adesso, tu e una certa persona farete una piccola chiacchierata”

“Prego?”

Hermione si girò verso la parete dei ritratti.

“Severus? Sevi? Sevuccio? Vee-vee?”, chiamò con voce modulata.

Severus Snape comparve nella cornice a lui assegnata. Aveva un mazzo di carte e un bicchiere di whisky in mano, e sembrava seccato.

“Miss Granger”, disse appena la vide, in tono freddo. Si affrettò a far scomparire le carte e il whisky.

Le carte in tasca e il whiskey in bocca.

“Professor Snape”, rispose lei, cortese.

Snape esibì un’espressione di vago fastidio.

“Il fandom su di noi non è già abbastanza sviluppato, senza che lei provveda ad alimentarlo facendomi continue visite private?”, disse lentamente.

Continue visite private?”, chiese Ron, perplesso.

Hermione lo zittì con un cenno infastidito.

“Abbiamo urgente bisogno del suo aiuto, professore”, disse Hermione con voce accorata. “Si tratta di Potter”, aggiunse.

“Oh. Il topicida è sulla mensola in alto a desta.” E fece per tornarsene sul retro del quadro.

“No, professore, non ci siamo capiti”, ribattè Hermione, seccata. “Non vogliamo mica ammazzarlo.”

Snape alzò esageratamente un sopracciglio. “No?”, replicò, stupito e lievemente deluso.

“No.”

“Strano” Snape riflettè. “E allora, che siete venuti a fare, da me?”

“Deve aiutarci a farlo diventare una persona normal…”

“Oh. Allora arrivederci”, la interruppe Snape, e si avviò verso la cornice di Nigellus. Aveva una partita in sospeso.

“No, professore, non se ne vada! Abbiamo un piano!”

Voi avete un piano. Voi. Un piano.”, ripetè Snape, con un minuscolo lievissimo impercettibile accenno d’ironia, che sottintendeva, come dire? La sua convinzione che i tre non avessero esattamente quel che si dice delle straordinarie doti organizzative.

“Sì. E lei ci deve dare una mano.”

Snape incrociò le braccia, suo malgrado interessato. Vagamente, ma interessato.

“Vada avanti”, intimò.

Hermione allargò il braccio a includere i presenti. “Ginevra Weasley, qui presente, sedurrà il giovane Potter e lo ridurrà a più miti consigli.”

Oh. Le mie più sentite e vivissime condoglianze, giovane Weasley. Davvero" e qui tacque per lanciare un breve sguardo verso la ragazza. "Davvero, mi piange il cuore al sentire quale sventura si abbatterà su di lei - neanche la più luttuosa delle profezie di quella befana della Trelawney potrebbe..." Snape si interruppe bruscamente e gli occhi gli si ridussero a due fessure colme di diffidenza. "Un momento. Si può sapere com'è che io vengo a entrarci, esattamente, in tutta questa lugubre situazione?”

“Oh, lei c’entra, c’entra eccome, professore”, intervenne a quel punto Ginny, con voce maliziosa. Si passò la lingua sul labbro. Snape rabbrividì.

Ginny si voltò di scatto verso l'amica Hermione, comprendendo finalmente quale sarebbe stato il suo compenso per l'orrido compito assegnato. “Fammi entrare nel quadro, rendilo incapace di scappare, e farò tutto ciò che vuoi”

“Sapevo che questo ti avrebbe convinto”, rispose lei, in tono soddisfatto. “Entrans Fangirl!”, gridò, puntando la bacchetta.

“Oh, no no no no NO”, disse Snape, perdendo tutto il suo sangue freddo. “Questo no! NO! Ti prego, Hermione”, fece, passando al tu. “Non puoi farmi questo!, ho una mia dignità, un...”

Ginny venne catapultata dall’incantesimo nel quadro.

“Americana Beltatis!”, scandì Hermione.

Snape si trovò immobilizzato su pacchianissime lenzuola di seta nera, coperto di petali di rosa.

Coperto solo di petali di rosa.

“Noooooooo!”, gridò.

“Oh, , invece, mio bel Potion Master”, mormorò Ginny.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V - La Venere di Hogwarts ***


Questo capitolo è talmente cretino, sboccato e demenziale che mi sono vergognata a scriverlo.
No, non è vero. Ho ridacchiato tutto il tempo.

Ricordo a coloro a cui l'inglese fa schifo, che Lily si traduce come "giglio". E infatti, in quanto a purezza, la Evans... Beh, lasciamo stare, mi sono già dilungata sull'argomento. XD

“Potty-Pooot-ter

“Potty-Pooot-ter?”, gorgheggiò Ginny.

Harry alzò gli occhi dalla sua pergamena.

Lasciando la barchetta di carta che stava costruendo a metà.

La ragazza stava in piedi accanto al suo letto, una mano sul fianco, in posa provocante. Decisamente, il fatto che fosse coperta solo da uno stendardo coi colori dei Grifondoro portato come un pareo, accentuava il fatto che la sua posa fosse provocante.

Aveva anche qualche petalo di rosa gualcito, qua e là. Se li tolse dai capelli con un sorrisino malizioso. Sembrava soddisfatta per qualcosa.

No, non soddisfatta. Appagata.

“Oh”, disse Harry.

A Ginny cascarono le braccia.

“Oh? Oh?! Hai detto ‘oh’?!” Lo fissò, l’aria sconvolta. “Fammi capire. Fammi capire bene. Io mi presento seminuda davanti a te, con una ridicola bandiera a striscie a coprirmi le chiappe, con le nappine messe in modo da penzolare sul dècolleté, peggio di una prostituta minorenne in uno squallido strip-bar di Bangkok, e tutto ciò che riesci a dire con quella tua vocina da chierichetto è ‘oh’?”

“Sì, o mio candido fiore di loto.”

La dolce fanciulla si massaggiò le palpebre con una mano, cercando di contenere l’esasperazione.

“Potter. Toglimi una curiosità. Sei gay?”

“Pardon?”

“Ti ho chiesto se sei gay. Omosessuale. Finocchio. Checca. Fro...”

“Sì-sì, avevo già capito la prima volta, mio tenero virgulto.” La interruppe Harry. “Non sono mica sordo. Ho, in effetti, un udito eccellente. Ho anche una…”

“Oh, no no, non ricominciare, eh? Ho già fin troppo poca pazienza.” Ginny alzò gli occhi al cielo, si sedette sul letto e cominciò a cercare le doppie punte nei propri capelli.

“Come desideri, mio delicato nasturzio di primavera.”

“Potter,” disse Ginny in tono discorsivo, continuando a spulciarsi la chioma. “Credo sinceramente che dovresti smetterla di seguire Sensualità a Corte alle lezioni di babbanologia. Ti fa male. Molto male.”

“Perché mai dici questo, mia mozzarellina saporosa?”

“Ecco, appunto di questo stavo parlando.”

Ginny lasciò perdere – a malincuore – l’analisi tricologica e si rivolse a Harry.

“Ho deciso, mio caro Harry”, respirò a fondo per non scoppiare a ridere alle sue stesse parole - cosa che avrebbe decisamente tolto verve drammatica alla scena- “che tu ed io siamo anime gemelle. Destinati l’uno all’altro. Due metà della stessa mela." Pensò rapidamente ad una chiusura ad effetto. "Prendimi dunque, ti offro il mio corpo!”, disse in tono ispirato, sdraiandosi languidamente sul letto.

Va bene, va bene - rewind: disse in tono annoiato,  gettandosi pesantemente  sul letto.

“Ma, mio garofano multicolore, anche se la tua offerta mi commuove sin nel profondo del c… Cioè, mi commuove, non posso. E se entrasse Ronald, il tuo illustre fratello di latt…”

“Lo so chi è Ron”, lo fermò Ginny, stizzita. “Tranquillo. Hermione lo ha minacciato di morte atroce e dolorosiss… Er, intendevo dire che l’ho convinto a non disturbarci per qualche ora, e ho anche corrott.. Er, pregato i tuoi compagni di stanza di lasciarci in pace per un po’.”

Harry la guardò, perplesso.

“Ma, mio pallido giglio in fiore…”

“Oh, baciami, imbecille!”, disse in fretta Ginny, che cominciava a stancarsi.

E a cui, fra l’altro, non garbava affatto essere paragonata a quella gattamort… Er, alla dolce Lily.

Tirò Harry a sé e gli coprì le labbra con le sue.

Così almeno sarebbe stato zitto, una buona volta.

Buffa, la vita.

Non avrebbe mai pensato che avrebbe preferito baciare Potter, piuttosto che ascoltarlo parlare.

Ma a quel punto, se fosse servito a farlo tacere, avrebbe pomiciato anche col professor Slughorn.

Probabilmente sarebbe stato più eccitante.

Mentre baciava appassionatamente Potter – per quanto appassionatamente si possa baciare Potter, s’intende – Ginny cominciò a fantasticare sulla vestaglia di velluto rosso a costine che l’insegnante portava nel corso del loro ultimo incont…

Er, che l’insegnante portava.

“Mio amabile bocciolo di rosa?”, intervenne improvvisamente Potter.

“Hmmm?”

“Non per essere pedante, mia fulgida orchidea silvestre. Ma io mi chiamo Harry.

“Uh?” 

“Harry. Non Horace.”

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI - La media di Hermione ***


Questo capitolo è veramente stupido e veramente brutto.
Cioè. Non che i precedenti fossero intelligenti, intendiamoci. Però questo è brutto e cretino anche per i miei standard.
Non che io abbia standard particolarmente alti, ma... Oh, diamine. Avete capito quel che voglio dire.
Leggete a vostro rischio e pericolo. Perchè è davvero, davvero brutto. E stupido. E sboccato. E spregevole. Eccetera.
Grazie a Dio, almeno è breve.

Ginny entrò nel dormitorio femminile scarmigliata e sconvolta, ansimando

Ginny entrò nel dormitorio femminile scarmigliata e sconvolta, ansimando. Sbattè la porta e si lasciò cadere bocconi sul letto.

Hermione corse a sedersi accanto a lei.

“Allora?”, chiese, ansiosa. “Com’è andata? Eh? Ginny?”

Ginny, gli occhi chiusi, fece un gesto vago con la mano, come a dire di lasciarla in pace.

“Gin?”

La ragazza aprì un occhio, stizzita.

“Hermione”, sospirò. “Io. Non. Ce. La. Posso. Fare.”

“Oh, Ginny! È andata così male?”, fece Hermione, angosciata.

“Peggio.” Richiuse l’occhio. “Potty-Potter è l’essere più insulso, noioso, irritante, sciocco e flaccido di tutto il mondo magico.”

“Davvero?”

Ginny riflettè.

“No. il più flaccido in assoluto è Slughorn”, concesse. “Ma il secondo è Harry.”

Hermione preferì sorvolare sulla conoscenza approfondita di Ginny riguardo alla consistenza delle carni dell’insegnante…

Anche perché lei stessa avrebbe dovuto poi rendere conto della propria approfondita conoscenza fisica di un paio di insegnanti.

Beh. Più di un paio.

Diciamo alcuni.

“Diciamo tutti”, disse Ginny, che le aveva letto negli occhi quel che stava pensando (era una ragazza perspicace, ma, di certo, l’incantesimo Legilimens che le aveva insegnato Snape durante l’ultimo incontro aiutava).

“Oh, dai, non tutti tutti”, rispose Hermione, piccata.

Ginny inarcò un sopracciglio. “No?”, chiese, sarcastica.

“No! Con la McGonagall non ho mai fatto niente di fisicamente inappr…”

“E come le consideri, allora, le lezioni private di Trasfigurazione avanzata che ti dava di pomeriggio? Intendo, quelle in cui trasmutavate la teiera in un…”

Piantala!” strillò Hermione, fra l’esasperato e il divertito, afferrando il cuscino e lanciandoglielo addosso.

Ginny ridacchiò e parò il colpo.

“D’altra parte, in qualche modo devo pur mantenere alta la mia media scolastica… Ma tornando a faccende più serie”, disse Hermione, rabbuiandosi di nuovo. “Harry è davvero così insopportabile?”

Ginny si massaggiò gli occhi con le mani.

“Se stesse un po’ zitto, anzi, se stesse zitto soltanto per un minuto… Beh, non sarebbe neanche male, intendo, come ragazzo. Un po’ rachitico, ma per lo meno ha dei begli occhi…” Guardò Hermione attraverso le dita schiuse. “Il problema è che non tace mai. Ma mai mai mai. E mai che dica una singola cosa che sia di interesse generale. Gli altri ragazzi, almeno, parlano di Quidditch. Di sesso. Di figurine. Di ragazze. Di sesso. Di compiti, di vento, di sesso, di palle di rovi, di giochi di ruolo, insomma…” La sua voce si spense in un gemito.

“Harry parla di… Harry. E poi parla di nuovo di Harry. E poi ancora. E ancora.”

“Oh, poverina”, la consolò Hermione, sinceramente dispiaciuta.

Le accarezzò un braccio con il dorso della mano.

“Hermione?” Ginny la fissò. “Ci stai provando con me?

Hermione ritirò la mano.

 

Un immenso grazie a tutti coloro che hanno lasciato una recensione. Senza di voi, questa fanfiction non sarebbe venuta così volgare malfatta imbarazzante brillante, adorabile, coinvolgente... Vabbè, fa niente.
Un grazie speciale a Sophonisba per essere così spudoratamente adulatoria nei miei confronti: continua, continua così, ti prego! XD

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Capitolo 7
*** Capitolo VII - Sevino-uccio-ino-ino ***


Capitolo brutto. Ma brutto brutto. Più OOC, sboccato, insensato e privo di logica dei precedenti - spero che questo scritto non capiti MAI fra le grinfie dei recensori di Fastidious Notes, o dovrò dare loro un paio di spiegazioni plausibili per cui sul forum mi accanisco tanto contro le ficcyne senza una trama.

“Oh, Sevuccio”, sospirò Ginny da dentro al quadro, accarezzando distrattamente un braccio al suo Preside preferito

“Oh, Sevuccio”, sospirò Ginny, sdraiata dentro al quadro, accarezzando distrattamente un braccio al suo Preside preferito. “Che cosa devo fare con Harry?”

Snape emise un suono inarticolato.

Ginny aggrottò le sopracciglia. “Come hai detto, scusa? Non ho capito.”

“Hgwnn”, disse Snape. “Gh-hnn.”, aggiunse.

“Forse è meglio se ti tolgo il bavaglio, che dici?”

“Hmm.”

Ginny si allungò languidamente sul corpo di Snape e slegò il fazzoletto attorcigliato che gli fasciava la bocca.

“Va meglio, adesso, Sevuccio?”

Snape si passò la lingua sulle labbra e deglutì un paio di volte.

“Molto meglio”, disse. Aveva la voce un tantino impastata. “Ma se non la pianti di chiamarmi ‘Sevuccio’, mia cara, quando mi togli le manette giuro che ti Schianto prima ancora che tu abbia avuto il tempo di dire 'One-shot'.”

Ginny sogghignò, gli occhi che brillavano. “E chi ti dice che io abbia intenzione di toglierti le manette? Tra l’altro, le ho prese di pelliccetta sintetica rosa apposta apposta per te!”

Snape sbuffò. “Balle. Le hai trovate nell’ultimo cassetto della scrivania di Albus, lo so benissimo!”

“Ah, sì? E come lo sai, Sevuccio?”

Snape rimase un attimo interdetto. Aprì la bocca un paio di volte per rispondere, poi la richiuse. Nella mente gli passò rapidamente l'immagine di Albus Dumbledore, che, a notte fonda, steso sul divano della Sala Comune Corvonero, facendo dondolare le manette rosa dall'indice teso in modo piuttosto equivoco, lo invitava a -- La scacciò con forza.

“... Incantesimo Legilimens”, disse infine, poco convinto.

Ginny lo fissò, maliziosa. “Come no”, disse. “Ma passando a cose più importanti: che faccio con Potter? Dai, Sevuccio, dammi tu un consiglio...”

“Arsenico? Belladonna? Amanite? C’è una bella provvista di elleboro giù nel mio sotterraneo, se per caso volessi...”

Ginny ridacchiò e gli diede uno scappellotto sul braccio. “Dai, non fare lo scemo, Severus! Dico davvero!”

“Anch’io.”

“Sev.”

“Sì?”

“Sii serio.”

Sono serio. Non sono mai stato più serio in vita mia.”

“Ah, sì? E pretendi che ti creda, con quelle manette di pelo rosa addosso?”

Snape prese quell'aria da cento-punti-in-meno-a-Grifondoro che aveva traumatizzato generazioni di ragazzini del primo anno. “Non sia impertinente con me, signorina Weasley!” La guardò. “Ma, se non lo ammazzi, come altro pensi di poterlo rendere sopportabile?”

“Beh, io... Sì, insomma, ci sono un sacco di modi”, disse Ginny, sulla difensiva.

“Tipo?”

“Er...”

“A-ha!

In questo momento non me ne viene in mente nessuno, ma questo non significa che non ne esistano!”, rilanciò.

Snape la fissò con sguardo indagatore. “Dimmi, Weasley, com’è che sei così restìa ad accoppare Sua Potterità Potter?”

Ginny fece spallucce. “Beh, sai. Tutti i suoi fan ne sarebbero distrutti...

“Fan? Fan? Potter ha dei fan?! Mi prendi in giro, Weasley?”

“... L’industria di gadget che si regge sul suo nome... I Pupazzetti Potter, le Sveglie Serpentesi di Potter, le Merendine PotterSoul col ripieno di Horcrux, gli zainetti PortaPotter, le Potterpenne, i Potterpalloncini, le felpe "I'm the Chosen One" e “Merry Harry”...”

“Se morisse tragicamente e d’improvviso, le vendite andrebbero alle stelle! Forse ci farebbero addirittura un film...”

“... I suoi amici...”, tentò Ginny.

“... Oh, intendi, quelli che non lo sopportano più?”

“... Draco non saprebbe più che fare tutto il giorno, se non avesse Pottah da sfottere a morte.”

“Il giovane Malfoy ha ben altro a cui pensare, da quando la signorina Greengrass gli ha concesso le sue grazie...”

“... Ma la povera Rita Skeeter perderebbe il posto, se non potesse più scrivere un articolo al giorno su Potter”, gli rispose Ginny, ispirata.

“... La povera Rita Skeeter può anche marcire ad Azkaban per il prossimo trilione di anni, per quel che mi riguarda!”

“Ce l’hai ancora con lei perchè ti ha fatto tutte quelle domande sul posto di Difesa Contro le Arti Oscure, e ti ha messo in ridicolo davanti a Potter e a quel cretino di mio fratello, eh?”

Snape le rivolse uno sguardo torvo.

“Certamente no”

“E invece sì”

“E invece no, signorina Weasley, e adesso finiscila di tormentarmi oppure tolgo cento milioni di punti a Grifondoro per la tua impertinenza.”

“Non puoi.”

“Ah, no? E perchè?”

“Sei morto.”

“Hmm. Un’altra delle innumerevoli cose per cui dobbiamo ringraziare il nostro comune amico Potter.”

“Oh, dai, Sevuccio, non essere permaloso...”

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo IIX - Tale padre, tale figlio ***


Non paga di avere già ampiamente disquisito sulla discutibile purezza di Lily Evans, ora tiro in ballo anche Papà Potter. Amanti di James, non dite che non vi avevo avvertito.
Secondo me, comunque, il James Potter di questo capitolo è abbastanza IC... O forse sono io che sono cattiva? ... Ok, ok. Sono io.

Harry irruppe nell’ufficio del Preside; così, a random, giusto perchè si sentiva escluso

 Harry irruppe nell’ufficio del Preside (così, a random, giusto perchè cominciava a sentirsi un po' escluso dalla trama - d'altronde, fa così per quasi tutto il Sesto Libro).

Ginny tentò malamente di coprirsi col lenzuolo del letto di Snape. “Harry!”, esclamò, affannata. “Che diavolo ci fai, qui?”

Anche Snape, seppur con una certa dignità e senza scomporsi troppo, si tirò un lembo del lenzuolo fin sotto il mento. “Potter”, sibilò con la consueta lentezza. “Che. Cosa. Vuoi?”

Potter guardò nel quadro – Ginny Weasley e Severus Snape, gli abiti sparsi sul pavimento, cercavano con nonchalance di coprirsi con il lenzuolo. Un paio di manette ricoperte di peluche rosa fluo scivolarono per terra con un delicato tintinnio.

Harry guardò, e non capì.

Come al solito.

“Ho... hmm, sentito qualcuno che mi nominava e sono venuto a... ecco...”, disse, guardandosi i piedi.

Snape sbuffò. “Megalomane”, disse fra i denti.

Persino Albus, dalla sua cornice, gemette esasperato.

“Era lei che parlava di me, professor Snape?”

“Sì”

“Ah”. Potter aggrottò le sopracciglia, cosa che lo fece sembrare ancora più simile ad un australopiteco del solito. A Ginny sfuggì un mugolio – aveva sempre creduto che fosse suo fratello Ron, l’essere più stupido dell’universo... ma ultimamente aveva dovuto cedere il primato.

“... E perchè parlava di me?”, chiese Potter, in un lampo inaspettato di logica.

Snape sollevò un sopracciglio con deliberata lentezza.

“Mi stavo lamentando.”

“E di cosa?”

“Del fatto che sono morto”, disse con ancor più minacciosa, esasperante lentezza Snape, facendo attenzione a porre un particolare accento sulla parola “morto”.

Ginny sospirò. Snapuccio aveva una voce cooosì sexy quando tentava di intimidire le persone!

“Oh”, commentò Potter, fissandosi le scarpe imbarazzato. “Che schifo, eh, prof?”

Snape alzò gli occhi al cielo, spazientito. “Potter. Questo è proprio il tipo di commento pirla che avrebbe fatto suo padre, lo sa? La scarsità d'intelletto e di proprietà di linguaggio dev'essere un male di famiglia, a quanto pare.”

Harry sollevò di scatto il viso, piccato. “Mio padre... mio padre non era un pirla!”, disse, la voce rotta dall’ira. “Lei non ha nessun diritto di... di parlare così di lui! James Potter era un eroe, le ha salvato la vita una volta...”

“Ah, sì?”, rispose Snape, sollevando anche l’altro sopracciglio. “Potter, sia gentile, guardi su quella scaffalatura. Quella giusto sopra al Pensatoio. Sotto l’etichetta “Severus, ricordi felici” c’è una fila di fialette piene di liquido argentato.”

“... M-mi scusi?

“Prenda la... Hmmm, quarta da destra, se ricordo bene, e mi legga l’etichetta.”

Potter, perplesso e ancora irritato, andò verso il mobile e cominciò a scorrere le boccette. Prese in mano la quarta e lesse, muovendo le labbra.

“Che cosa c’è scritto?”, chiese Snape, cercando di usare un tono paziente.

Gennaio 1973 - James Potter perde igno - ignomin - ignominiosamente la gara di rutti vomitando Burrobirra su Frank Longbottom”, lesse Potter, sillabando.

Snape agitò una mano, infastidito. “No, no, devo essermi sbagliato... Proviamo con la fiala successiva.”

Potter ripose la boccetta e prese quella dopo. La bocca gli si spalancò. “Lily Evans, Miss Maglietta Bagnata 1974?!" Interdetto, Potter guardò Snape, che diventò vagamente roseo sulle guance. "Professore, ma cosa...?"

“No, accidenti, non è quella - Potter, la rimetta al suo posto - ma dov'è finita...? Beh, tenti con la prossima fiala, Potter”

James Potter, rituale di corteggiamento

Snape sorrise – vista insolita per tutti, qualche Preside sgomitò il suo vicino perché si sporgesse a guardare anche lui quella scena rara – e annuì vigorosamente.

“Esattamente, Potter. Ora versi il liquido nel Pensatoio, e...”

“Nel... cosa?”

Pensatoio, Potter, il... il, la... la ciotola, insomma!”

Albus sporse la testa fuori dalla sua cornice e si aggiustò gli occhiali a mezzaluna sul naso. “Su, Potter, questo giochino te l’ho già insegnato, no?”, disse in tono accondiscendente, tipo padre-saggio-bambino-ritardato.

“Ah, ok”, disse Potter, sollevato.

Stappò la bottiglietta e versò il liquido opalescente nella ciot -- nel Pensatoio, poi vi immerse la testa.

Un giovane James Potter, con un brutto taglio di capelli alla Ralph Malph, una camicia anni ’70 e la cravatta della divisa scolastica annodata sulla fronte come la fascia di un kamikaze, stava gonfiando a fiato un sacchetto vuoto di Api Frizzole.

“Ehi, Evaaa-ns!”, gridò.

Una bella ragazza con folti capelli rossi si voltò verso di lui, inarcando le sopracciglia.

“Guarda qui!”, disse Potter Senior, e si schiacciò il sacchetto pieno d’aria sulla fronte, facendolo scoppiare con un sonoro “pop”.

Un ragazzino snello a attraente coi capelli neri e un altro basso e grassoccio dall’aria tonta, che stavano vicino a James, scoppiarono in grasse risate, appoggiandosi l’un l’altro e dandosi vicendevolmente pacche sulla schiena.

Un terzo giovanotto, dall’aspetto timido e gracile, malaticcio, si allontanò invece scuotendo la testa e coprendosi la faccia con una mano. “Io non vi conosco, ragazzi, se qualcuno me lo chiede io non vi conosco...”, mormorava, imbarazzato.

Lily Evans alzò gli occhi al cielo con un sospiro di esasperazione. “Alice, Frank, venite via: lasciamo ‘sti tre poveri pirla ai loro giochini idioti”.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX - Plausibilità ***


Solito avvertimento. Questa storia è insensata, volgare, quasi totalmente priva di trama e bla bla bla. Se volete leggerla comunque, affari vostri.
...
Vi amo, ragazzi!

Quando Harry Potter uscì, con aria avvilita, dall’ufficio del preside, Severus Snape girò lentamente la testa verso Ginny Weas

Quando Harry Potter uscì, con aria avvilita, dall’ufficio del preside, Severus Snape girò lentamente la testa verso Ginny Weasley, che gli stava accarezzando distrattamente un braccio.

“Signorina Weasley”, disse, in tono discorsivo. “Esattamente, come siamo finiti in questa situazione?”

Ginny gli rivolse un sorriso obliquo. “Beh, sai, Sev. È normale che, quando un uomo e una donna provano, hmmm, certe sensazioni l’uno verso l’altro...”

“No, no, no”, la interruppe Snape. “Intendevo: com’è che una studentessa del sesto anno passa il suo tempo libero a sedurre un professore morto dentro ad un dipinto, invece di darsi da fare coi suoi coetanei, com’è giusto e normale che sia? Non mi sembra tanto plausibile.”

Ginny riflettè per un attimo, mordendosi il labbro. “Beh”, disse infine. “Il mio personaggio ha caratterizzazione zero. In due secondi passo dall’essere l’idiota che si fa quasi ammazzare da Riddle, ad essere la strega coraggiosa  e superfiga che tenta di accoppare Bella Lestrange. Nei primi libri sono timida, goffa e generalmente incapace, poi improvvisamente divento la reginetta del ballo, che gioca a Quidditch come se fosse nata su una scopa, ha il codazzo di aspiranti morosi davanti alla porta del dormitorio, e fa piovere gli “Oltre Ogni Previsione” come pere da - er - un albero di pero.” Snape grugnì alla similitudine, ma Ginny lo ignorò.

“Oltre a questo”, continuò, “sono apparentemente innamorata dal primo libro di quell’idiota di Potter, che mi snobba ampiamente – cosa abbastanza comprensibile, visto che il mio ruolo nella storia è più o meno nullo - e visto che a lui piace l’asiatica piagnona con le gambe lunghe, io non faccio altro che arrossire come un’educanda, fuggire dalle stanze, e inventare poesiole che trattano di ramarri*.”

La ragazza si fissò distrattamente le unghie di una mano. “Poi”, continuò in tono colloquiale “improvvisamente, all’autrice salta il ticchio di farmi diventare la fidanzata-Penelope del cretino di cui sopra, che lo aspetta felice a casa facendo la calzetta, mentre lui combatte contro le Oscure e Pericolosissime Forze del Male. Come se questo non bastasse, la Rowling pare avere tutte le intenzioni di farmi sposare il poveraccio sopraindicato, e di farmi diventare madre di tre piccoli Potter dai nomi improbabili.” Ginny rivolse uno sguardo risentito al soffitto “Quando, in effetti, io e Harry non abbiamo in comune assolutamente niente -  a parte, forse, l’appartenenza di entrambi alla specie umana. Della quale ultima cosa, in effetti, dubito un po’ per quanto riguarda Potter.” Si girò verso Snape, che la ascoltava con interesse didattico. “Che dici? Secondo te è più homo sapiens, o neandertaliano? Perchè quella fronte sporgente mi fa propendere più per... Lasciamo perdere”, concluse, vedendo l’espressione sul viso dell’insegnante.

“Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Apparentemente, la Rowling ad un certo punto dev'essere rimasta a corto di idee per quanto riguarda la discendenza del mentecatto con la cicatrice - e qui ho una mia teoria. Vuoi sentirla, Sev?”

“Ho forse scelta?”

“Secondo me, la Rowling voleva far fuori il piccolo citrullo alla fine della storia – e fin qui aveva tutta la mia approvazione [Snape annunciò con un mugolio che, nel caso, la Rowling avrebbe avuto anche la sua, di approvazione] ma i fan hanno protestato, e quindi la povera donna ha dovuto inventarsi in tutta fretta un finale alternativo e trovare una compagna al puzzone." Riflettè un attimo. "E qui salto fuori io, visto che di altre femmine, nella serie, non ce n'è poi tante, e Harry non è gay perchè c'è già Albus a fare quella parte lì." Snape si girò verso la cornice di Dumbledore, allarmato. "Insomma", riprese Ginny "per tornare alla vicenda: improvvisamente, dopo che per sei libri il Gary Stu ha ignorato bellamente la mia esistenza sul pianeta, mi vede gironzolare senza meta sul prato della scuola, facciamo due chiacchiere insensate, e decide che sono la sua donna ideale.”

Si girò a guardare Snape. “Questo ti sembra plausibile?”, chiese.

Snape – cosa assai fuori dall’ordinario – rimase per un attimo senza parole. Aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse.

“In effetti, non molto”, disse infine.

 

* "Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia,

Capelli neri e lucidi come di corvo in volo

Vorrei che fosse mio – quale divina gioia ! –

L’eroe che ha sgominato del Mago Oscuro il dolo."

Ecco a voi la Valentina musicale che Ginny inventa per Harry alla festa di Allock: notare com’è appropriato il riferimento ai rospi riguardante Potter.

...

Non guardatemi così, non l’ho inventata io: è colpa della Rowling. Come al solito.

 

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