Beloved One

di Mikayla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiori ***
Capitolo 2: *** Battaglia ***
Capitolo 3: *** Regina della Festa ***



Capitolo 1
*** Fiori ***


Carnevale di Nizza
@ Fanworld.it
Autore: Yukino Miyazawa
Mikayla
#1. Fiori
#2. Battaglia
#3. Regina della Festa
Storie terminate: 3/3





Fiori


Il suono del violino di Michiru alleggeriva l’aria tesa della casa, un’allegra “Alla Turca” di Mozart scivolava sulle pareti richiedendo con insistenza la compagnia di un pianoforte. Haruka, però, non sembrava intenzionata a muovere le dita immobili suoi tasti bianchi e neri dello strumento.
La melodia si spezzò e le mani delicate di Kaiou si posarono sulle spalle tese della compagna.

«Dovresti rilassarti, Haruka. Così tesa non riuscirai a concentrarti sulla gara.»

Il mormorio dolce le coccolò le orecchie, portandola a rilassare i muscoli tesi. Ha una gara molto importante quel pomeriggio, deve pensare solo alla moto e alla velocità, al vento. Soprattutto al vento.
I polpastrelli di Michiru massaggiarono tendini e muscoli, un sorriso serafico e leggero sul bel volto.
Sfiorò con il naso i capelli profumati di rosa e odorosi della fragranza del vento, l’essenza stessa della brezza.
Sentì Haruka inspirare affondo, reclinando il capo di lato. La immaginò con gli occhi chiusi, le labbra socchiuse e le dita frementi sui tasti, come prima della partenza.
Le scostò una ciocca di capelli e le baciò l’orecchio, scendendo sull’incavo del collo premendo con le labbra morbide e fresche.

«Pensa alla gara e dimentica tutto il resto...»

Tenou alzò di scatto il viso e si voltò verso la compagna.

«Come posso dimenticare, Michiru?»

Il tono sconsolato non era per nulla adatto a lei. Haruka era vitalità, dinamismo, non c’era nulla che poteva abbatterla; anche nei momenti più bui aveva proseguito diritto senza mai abbandonare la speranza, rischiando il tutto e per tutto.
Da quando si trovavano in Germania, però, da una settimana e mezzo a quella parte, sembrava aver perso di vitalità.

Michiru guardò la stanza, immersa in variopinti fiori.
Haruka aveva iniziato a stare male dopo aver visto le prime cinque orchidee arrivate nel loro appartamento. Poi era stata la volta dei giaggioli, delle rose, delle primule, tulipani, girasoli, mughetti, glicine… Tutto l’appartamento profumava di primavera e il colore dei fiori rendeva familiare l’ambiente.
Su Haruka, però, aveva sortito l’effetto contrario.

Michiru le baciò dolcemente le labbra.

«Pensa alla gara, non ai fiori.»

Tentò di distrarla.
L’ingresso di Hotaru con un mazzo di azalee, però, rovinò totalmente il suo tentativo.
Il sorriso radioso della figlia lasciava ben intuire chi avesse fatto quel dono, e il biglietto che teneva tra le dita lo mostrava chiaramente a chiunque.

«Takashi è un urusatonkachi.»

Sussurrò l’insulto con tanto amore e affetto che Haruka ebbe una fitta al cuore, tanto che Michiru dovette sostenerla da dietro senza darlo a vedere alla figlia.
Tenou non avrebbe mai potuto competere con un tale sentimento.

«Ecco qui. Non stanno bene, kaa-chan?»

Hotaru lasciò le azalee sul mobile basso accanto al divanetto.
Sorrise dolce e si voltò verso i genitori.

«Sono davvero felice.»

Tenou però, non avrebbe mai nemmeno potuto privare la sua bambina di quel sorriso sereno, dopo anni di totale latenza dai suoi splendidi occhi viola.

«Kekkou...»

Michiru fu l’unica a capire che il complimento non era rivolto ai fiori stupendi e variopinti, né alla ragazza davanti a loro.
Ad essere meraviglioso era proprio quel sentimento, comunemente chiamato amore.





Vocabolario:
Usuratonkachi: insulto, tradicubile con un nostro "sei completamente idiota" o "sei un idiota totale".
Kekkou: meraviglioso. Se unito a "kii", ovvero kekkou kii, viene utilizzato come "bellissima/o".

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Capitolo 2
*** Battaglia ***


Battaglia


Hotaru arrancò sulla salita della collinetta con la mano sul cappello, gli occhi strizzati per la fatica, la mano a tirare su l’ampia gonna e il fiatone che le impediva di parlare.
Takashi, appena sopra di lei di qualche metro si voltò per guardarla, temendo d’averla persa.

«Hotaru-hime?»

Tomoe annaspò alla ricerca d’aria e si piegò sulle proprie ginocchia per non comprimere la cassa toracica e facilitare la respirazione. Se non fosse stata troppo giovane, il leggero pulsare sul collo e la fitta al petto le avrebbero suggerito un imminente infarto.
Purtroppo sapeva bene che era solo incapace di sforsi fisici prolungati, quali le scampagnate annuali per il compleanno di Michiru.

Una mano entrò nel suo ristretto campo visivo, e alzando lo sguardo incontrò il sorriso di Takashi.
Come potesse essere ancora fresco come una rosa, non riusciva proprio a capirlo.

Non fece però in tempo a formulare una frase - invero non riuscì ad emettere aria articolata in parole - che si trovò in spalla al ragazzo, le braccia attorno al suo collo e le gambe sulla sua vita, la gonna che le si arrotolava sui fianchi.

«Taka--!»
«Non mi dà fastidio, tranquilla.»

La sensazione d’averlo vicino era inebriante, tanto quanto il profumo del dopobarba sul suo collo.
Era sensazione di buono.

«Ti sei fatta male, Neko-chan?»

La voce preoccupata di Haruka attirò l’attenzione di Setsuna e Michiru, intente a preparare il tutto per il pic-nick.
Il genitore arrivò in un fulmine, coccolando i capelli corvini della figlia.

«La porto io.»

Allungò le braccia per prenderla, ma il ragazzo si scostò quel tanto per farle afferrare l’aria.

«Non è ferita; era solo stanca.»

La spiegazione gelò l’aria marzolina.
Hotaru intuì ciò che sarebbe successo di lì a poco, e impose al proprio ragazzo di posarla a terra, rivolgendo un sorriso solare al padre nell’intento di distrarla dalla competizione.
Da quanto Haruka aveva scoperto che Takashi sapeva la loro storia aveva ingaggiato una battaglia psicologica con il ragazzo; Tomoe l’aveva sentita dire che voleva dimostrargli cosa significasse davvero essere una guerriera Sailor, anche se le suggiva il motivo della cosa.

Hotaru, però, era convinta ci fosse qualcos’altro sotto; qualcosa che non volevano dirle.
Lo vedeva dallo sguardo preoccupato di Michiru rivolto ad Haruka, e le parole sussurrate in modo concitato a Setsuna.
Oh, le dava davvero fastidio non poter sapere cosa stava succedendo!

«Avanti, venite a mangiare!»

Il richiamo all’ordine di Michiru riportò la tranquillità; seguirono i brontolii degli stomaci di Takashi e Haruka che sciolsero la tensione accumulata in una risata da parte delle tre donne e il rossore dei due colpevoli.

«Takashi, ne vuoi ancora?»
«No, arigatou Michiru-san. Era ottimo!»
«Ne sei sicuro? Mangi così poco… e poi hai portato in spalla Hotaru!»
«Nee, kaa-chan, ne prendo io un’altra porzione!»
«Ma non starai mangiando un po’ troppo, Hota-chan?»
«Tou-chan! Non dirlo con quel tono tu sei al tris!»
«Io faccio sport, tesoro!»
«Anche io!»

Il silenzio scivolò minaccioso nel tranquillo boschetto.
Hotaru si era portata velocemente la mano alla bocca, nascondendo il principio di rossore che le imporporava il viso, Takashi era l’unico a non essersi scomposto - o almeno a non mostrarlo.
Il ragazzo, anzi, aveva un leggero sogghigno sul viso, e osservò con gli occhi lampone Haruka mentre stringeva la mano alla ragazza seduta al suo fianco.

Aveva vinto quella battaglia.




Chiacchiere d'autrice:
Non c'è molto da dire, dunque non vi annoierò con banalità.
Ringrazio mononoke, chiarucciapuccia e ellephedre (chiedo scusa per la mancanza del vocabolario giapponese, l'avevo scritto ma dimenticai di metterlo on-line! Ho provveduto ad inserirlo, grazie per avermelo fatto notare ^^) per le recensioni, davvero grazie.

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Capitolo 3
*** Regina della Festa ***


Regina della Festa



Hotaru si voltò allo scatto della maniglia, il terrore dipinto a vivide pennellate nei suoi occhi ametista.
Non ne poteva davvero più, voleva solo starsene da sola, in pace, com’era sempre stata.
Voleva il silenzio attorno a sé, non tutte quelle chiacchiere.
Era nata nel silenzio, lei, e aveva imparato ad amarlo.

«Hotaru...»

Per la prima volta, da ore, fu felice d’essere chiamata per nome.
Si alzò dalla finestra che la ospitava e corse incontro al nuovo arrivato incurante di tutto. L’abbracciò con foga e quasi scoppiò in lacrime.

«Hotaru-chan...»

Due braccia forti la strinsero con dolcezza al petto, coccolandola.
Hotaru inspirò profondamente e si strofinò gli occhi coi pugni, lasciandosi scappare un singhiozzo strozzato.

«Cosa succede, tesoro? Non sei felice? Perché sei qui, sola, a piangere?»

Tomoe calmò il respiro con un fremito delle spalle.
Immaginò il trucco slavato e gli occhi rossi, ma seppe anché che a chi le stava davanti, non importava.
Accennò un lieve sorriso, sparito dopo un battito di ciglia.

«Kaa-chan...»

Il mormorio le si bloccò in gola, insieme a parole con le riuscivano a uscire con la stessa facilità con cui sgorgavano le lacrime dai suoi occhi.
Non ricordava d’aver mai pianto così tanto, per nessun motivo.
Setsuna, incurante del vestito nuovo, strinse la ragazza al petto, sfiorandole la fronte con un bacio materno.
Scivolarono a terra, fregandosene di tutto, e rimasero così abbracciate per qualche minuto, in silenzio.

«Kaa-chan, sono così… così… oh, non lo so!»

Setsuna annuì con il capo, benché non avesse la minima idea di cosa frullasse nella testa della figlia.
Non poteva sapere cosa la stesse tormentando così, in quel momento.
Hotaru strusciò il viso nell’incavo del collo della madre e inspirò profondamente.

«Sono tanto felice, kaa-chan.»
«Ma queste non sono lacrime di gioia, Neko-chan.»
«Ho paura che sia tutto un sogno...»
«Sei sveglia, tesoro mio. Nel bene e nel male, questa è la realtà.»

Il tono dolce della donna la rinfrancò.
Lasciò che la mano brunita le sollevasse il viso, portandola a incontrare gli occhi bordeaux di Setsuna.
Con delicatezza le asciugò le lacrime e le pulì il viso.

«Sei bellissima, tesoro.»

Hotaru arrossì accennando un sorriso sincero.
Lelo avevano detto tutti, ma nessuno con quel tono così vero.

«Pensi che la mia Chibiusa si sarebbe divertita?»

La domanda non colse di sorpresa Setsuna.
Con un po’ di fatica si alzarono da terra e sistemarono il vestito di Hotaru.
Meiou le fece un buffetto sulla guancia.

«Sarebbe stata gelosa come tou-chan, temo.»

Risero.
Come non avevano più fatto da tempo.
E questa volta le lacrime erano di gioia.

«Hota-chan? Setsuna-san?»

Madre e figlia non riuscirono a smettere di ridere, nonostante lo sguardo stranito di Takashi a loro rivolto.
Era strano veder ridere così di gusto le due; Setsuna era l’unica dei tre genitori di Hotaru a cui la ragazza assomigliava, nonostante non fossero parenti di sangue.
Erano entrambe capaci di estraniarsi nel bel mezzo della folla.

Hotaru rivolse un sorriso luminoso a Takashi e sembrò brillare di luce propria.
La sua lucciola.

«Ti amo, Takashi.»

Setsuna sorrise serena, dandole una leggera spinta perché raggiungesse il ragazzo.

«Andate, gli sposi non possono mancare al loro ricevimento!»
«Ero venuto a cercare la Regina della festa, in effetti.»

Gli occhi di Hotaru brillarono.
Era lei la Regina, quel giorno; ma, invero, da quando lo aveva conosciuto lei era sempre stata la Regina di Takashi, ed era felice di quel titolo.

«Mi hai trovata, Takashi; e non andrò mai più via.»






Chiacchiere d'autrice:
Questa volta qualche chiacchiera in più va spesa: non pensiate che Hotaru sia infelice. Si è sposata per amore, un amore davvero intenso che prova per Takashi, ma ha pur sempre un passato turbolento alle spalle e secoli, millenni, di ricordi legati alla Morte.
È sempre stata la dama di compagnia, non la Regina della Festa, ma questa volta non può sottrarsi e raccogliersi nel proprio silenzio. Ha solo bisogno di assimilare la cosa.
Grazie a ellephedre e chiarucciapuccia (sì, è lo sport che pensi tu XD E Haruka non dovrebbe parlare visto che lo pratica con Michiru! XDD Ad ogni modo Haruka non uccide Takashi solo per amore di Hotaru -e per paura, è pur sempre la Morte incarnata!) per le recensioni.
E con questo la raccolta si conclude,
au revoir!

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