Star Trek Ardito - Nel Tempo

di lames76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nota: ciao, questa seconda avventura mi e' piaciuta di piu'. Vengono dettagliati meglio i caratteri di tre, (anzi quattro!) personaggi del cast e si fa un'incursione in tre diversi periodi temporali diversi.


"Diario del capitano, data stellare 51247.5
ci e’ stato chiesto di pattugliare il confine cardassiano
con la quinta flotta. A noi e’ stato assegnato il settore
dieci. Per ora non abbiamo rilevato nulla."


"Tenete O’Connor ha qualche lettura?", chiese sbadatamente Nos.
"Nessun segno di attivita’ Jem’Hadar o Cardassiana", rispose la ragazza.
Da circa sette ore stavano perlustrando quel settore e non avevano trovato nulla. Tra l’altro non era il primo giorno di ricerca, era la terza settimana.
"Capitano mi sembra assente", disse Terik guardando il suo ufficiale superiore.
"E’ che mi annoio", rispose lui sincero.
"E’ strano", obietto’ il vulcaniano, "I nostri risultati indicano che non dovremo combattere, dovrebbe essere felice di questo"
"Ha ragione", rispose il bajoriano, "Ma gli eccessi non mi sono mai piaciuti", disse e vedendo che il suo primo ufficiale non aveva capito continuo’, "Siamo passati dalla tensione pura di una guerra a queste missioni di pura routine. Ci vorrebbe un mix delle due cose, un diversivo ogni tanto"
Appena ebbe terminato di dire l’ultima parola la nave fu scossa fino all’ultimo ponte.
"Rapporto", ruggi’ Deran reggendosi ai braccioli della sua poltrona.
"E’ impossibile...", esclamo’ senza fiato O'Connor.
"Tenente sia piu’ chiara", la esorto’ il capitano.
"Sembra che ci sia stato un problema con le nostre gondole di curvatura", spiego’ la ragazza.
"E allora?", la incalzo’ Nos.
"Sono scomparse assieme al ponte otto", rispose Renae allibita.
"Sembra che il diversivo che cercava sia giunto", affermo’ serafico il comandante Terik.

"Cosa significa scomparse?", urlo’ Nos.
"Semplicemente un attimo prima c’erano ed un attimo dopo non piu’", spiego’ la ragazza, "E i sensori non hanno rilevato nulla di anormale"
"Capitano non ho piu’ il controllo del timone", disse il tenente Benson, sollevando le mani dalla sua consolle.
"Non riesco a capire come, ma sembra che la nave stia scomparendo a poco a poco", affermo’ Terik guardando un piccolo monitor scientifico.
"Che cosa?", chiese sbalordito il Deran, si sedette e fece due profondi respiri, "Ditemi che e’ un incubo", affermo’, "Ci manca un attacco dei nostri nemici e saremmo a posto"
"Abbiamo perso il ponte sette", disse il tenete Sito.
"Il personale presente?", chiese Nos impaurito, aveva perso troppi amici negli ultimi tempi.
"Sembra che siano scomparsi come il resto delle strutture", rispose il vulcaniano.
"E’ come se lo spazio attorno a noi stesse contraendosi e facesse sparire la nave durante il suo collasso", spiego’ il tenente O’Connor.
"Tra quanto saremo spariti anche noi?", chiese il bajoriano.
"All’attuale velocita’ tra due minuti, venticinque secondi e sette decimi", rispose ancora Terik.
"Capitano Deran a tutto il personale", disse dopo aver sfiorato il suo comunicatore, "Prepararsi ad abbandonare la nave"
"E’ impossibile che i sensori non rilevino nulla", disse abbattuta Renae.
"Non si preoccupi non e’ colpa sua", la rinfranco’ Nos, "Coraggio raggiungiamo i gusci di salvataggio", fini’ alzandosi.
"Il ritmo del fenomeno e’ aumentato", disse Sito, "Abbiamo perso anche i ponti sei, cinque e quattro"
"Spariremo tra trenta secondi e due decimi", disse Terik.
"Capitano forse ho la soluzione per salvarci", disse il tenente O’Connor, "Dovremo riuscire a..."
"Non c’e’ tempo per spiegarmelo, lo faccia e basta", ordino’ il Deran.
"Maledizione", penso’ Nos poco prima di scomparire.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Nos Deran si risveglio’ al coperto.
"Per i profeti!", esclamo’, "Ma dove sono?", si chiese.
Si alzo’ e premette la mano sul suo comunicatore che non produsse nessun suono.
"Deve essere rotto", penso’ e poi guardo’ intorno.
Si trovava in un corridoio poco illuminato e di fattura strana ma famigliare, c’era odore di chiuso e l’atmosfera era claustrofobica. Nos si sposto’ e noto’ una consolle sul muro.
"Forse da qui scopriro’ dove mi trovo", penso’ guradandola, "Che strano e’ un computer cardassiano"
Cerco’ di accedere ai comandi principale, ma trovo’ un sistema criptato. Stava iniziando a decifrarlo quando venne colpito alla schiena da qualcosa di duro. Non ebbe il tempo di reagire che venne ancora percosso con un calcio al ventre.
"Cercavi di fuggire cane bajoriano", gli urlo’ uno dei suoi aggressori. Nos cerco’ di proteggersi e si rannicchio’ a terra.
Purtroppo le due guardie cardassiane non si fecero intenerire.

Due bajoriani, un maschio ed una femmina stavano galleggiando privi di peso all’interno di una piccola nave. Le enormi vele solari stavano facendo il loro lavoro e ‘l’imbarcazione’ stellare viaggiava spedita.
"Xeta, vuoi dell'altro The di Jumja?", chiese il bajoriano alla compagna.
"No, grazie lo stesso Darel", rispose la ragazza, "Quando incontreremo la cintura di Denoris", chiese ancora.
"Tra poco piu’ di...", inizio’ a rispondere l’uomo quando fu interrotto da un rumore proveniente dal retro del vascello.
"Hai sentito anche tu?", chiese Xeta, il suo compagno annui’.
Si spostarono abilmente fino alla parte posteriore ed aprirono la porta che portava alla toilette.
"E tu chi sei?", chiese Darel stupefatto.
Il tenete comandante Sito era troppo impegnata a recuperare l’equilibrio e non rispose.

Terik apri’ gli occhi. Sapeva dove si trovava ma fu sorpreso di ritrovarsi li’.
"Affascinante", mormoro’. Si alzo’ da terra e si guardo’ intorno. Si effettivamente si trovava su Vulcano, il suo pianeta natale. Con calma sfioro’ il suo comunicatore.
"Terik ad Ardito", disse ma non ottenne alcuna risposta, "Terik a Deran", riprovo’ ma anche stavolta non successe nulla.
"Ci sono diverse ipotesi", penso’, "L’Ardito non e’ nel raggio del mio comunicatore oppure tutto l’equipaggio e’ privo di coscienza o non e’ sul pianeta, oppure il mio comunicatore e’ rotto", l’ultima ipotesi la scarto’ perche’ ad una prima analisi l’oggetto sembrava in perfette condizioni.
Era inutile continuare a fare congetture, seppur logiche, cosi’ si giro’ per capire dove si trovava. Riusci’ in fretta ad orientarsi.
"Sono a poca distanza da Shi Khar", penso’ e si mise in cammino.
Fu raggiunto dopo poco da due esponenti della sua razza che portavano delle tute azzurre.
"Tai nasha no karosha ", saluto’ lui porgendo il saluto vulcaniano.
I due sconosciuti si lanciarono un’occhiata veloce e poi aggredirono Terik.

Renae O’Connor alzo’ il capo dalla consolle sulla quale era svenuta. Si guardo’ intorno e si accorse che sulla plancia erano rimasti solo lei, il tenente Benson e il tenente comandante Haret, che si stava riprendendo.
"Come state?", chiese ai compagni.
"A parte un grandissimo mal di testa sto bene", rispose Erik.
"Abbastanza bene", rispose Melixa.
"O’Connor a Deran", disse Renae sfiorando il suo comunicatore. Nessuna risposta giunse al suo orecchio.
"Computer, localizzare il capitano Deran", chiese armeggiando con sensori interni.
"Il capitano Deran non e’ a bordo della nave", rispose con voce fredda il calcolatore.
"Computer, quanti membri dell’equipaggio non sono a bordo?", chiese Benson.
"Tre", rispose la macchina, "Il capitano Deran, il comandante Terik ed il tenente comandante Sito"
"Dove siamo?", chiese l'ingegnere capo.
"A quanto dicono i sensori nello stesso posto in cui stavamo sparendo", rispose l’ufficiale scientifico.
"Rilevo una nave in avvicinamento", affermo’ Benson, "E’ una nave bajoriana di configurazione sconosciuta"
"Comandante Haret lei ha il grado superiore", disse Renae, "Dovrebbe prendere il comando"
"Ma io non ho mai fatto la scuola per ufficiali, lei si", rispose la ragazza, "E poi io sono un ingegnere non un capitano", fini’ sorridendo.
Due guardiamarina uscirono dal turbo ascensore e si spostarono per occupare le postazioni lasciate vuote.
"Va bene apra un canale", disse O’Connor sedendo sulla poltrona di capitano.
"Canale aperto", rispose Haret dalla postazione ingegneria.
"Qui e’ la USS Ardito della Flotta Stellare", comincio’, "Abbiamo subito..."
"Tenente stanno attivando gli armamenti!", esclamo’ il timoniere Benson.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Deran si sveglio’ dolorante su di un letto.
"Mi sento come se una navetta mi fosse atterrata addosso", penso’. Da quello che vedeva si trovava in una cella abbastanza ampia. Cerco’ di spostarsi alzando la testa ma il collo gli doleva troppo e no vi riusci’. Dalla sua bocca si levo’ un leggero gemito.
"Ti sei svegliato finalmente", disse una voce. Lui riusci’ a sbirciare dalla sua parte e vide che a parlare era stato un bajoriano come lui e non era solo.
"Io sono Nered Antos", si presento’ l’uomo, "Lui e’ Maren Len", continuo’ indicando un ragazzo molto giovane, "E lei e’ Dinin Alen", fini’ presentando una donna.
"Io mi chiamo Deran Nos", disse lui e si stupi’ del poco fiato che gli usci’ di bocca, "Dove siamo?", chiese alla fine.
"Come non lo sai?", chiese sbalordito Nered, "Siamo nel campo di Gallitep"
"Gallitep", penso’ Nos, "Ma e’ stato il campo di lavoro forzato dei cardassiani piu’ crudele della storia...", cerco’ di ricordare il piu’ possibile ma fu interrotto da Maren.
"Quando ti hanno portato qui hanno detto che stavi manomettendo un computer", disse il ragazzo, "Forse ci puoi aiutare"
Deran lo guardo’ incuriosito.
"Non e’ il momento di stancare il nostro compagno", intervenne Dinin, "Deve riposare", fini’ e poi si avvicino’ a Nos, "Dormi ancora un po’", gli disse sotto voce, "Devi rimetterti in forze"
Lui annui’ e chiuse gli occhi. Ma non riusci’ subito a prendere sonno.
"Ora ricordo", penso’, "Il campo di lavoro forzato di Gallitep e’ dove persero la vita migliaia di Bajoriani. Se non sbaglio il capo di questo posto era Gul Darhe’el, detto anche il "macellaio di Gallitep" che tento’ di uccidere tutti i prigionieri del campo durante la liberazione attuata ad opera di Shakaar ", fini’, "Ma se e’ cosi’ io sono stato proiettato indietro le tempo..."

"Non credevo che avremmo avuto compagnia", disse Xeta corrucciata rivolta al compagno.
"Ma non e’ colpa mia", rispose sulla difensiva Darel.
"Scusate ma dove siamo?", chiese Sito intromettendosi tra i due.
La coppia si giro’ verso di lei sgranando gli occhi stupita.
"Ma come fai a non saperlo?", chiese l’uomo.
"Siamo a bordo della ‘Respiro dei Profeti’, la prima nave bajoriana a vele solari", spiego’ la donna.
"Nave solare? Ma non puo’ essere", penso’ Jaxa, "L’unica esistente e’ stata costruita dal capitano Sisko e dovrebbe essere su DS9 ora", poi un dubbio si insinuo’ nella sua mente.
"Ma che vestiti indossi?", chiese Xeta, "E come mai non hai l’orecchino?"
"Questa e’ la mia divisa...", inizio’ la ragazza.
"Sono nel passato", capi’ improvvisamente, "Non so come ma sono finita indietro nel tempo addirittura prima dell’occupazione cardassiana"
"Sono salita sulla vostra nave perche’ volevo vedere le stelle da vicino", menti’.
Gli altri sembrarono crederle.
"Vorra’ dire che avremo compagnia", disse sorridente Darel.
"E che dovremo razionare il cibo", fini’ freddamente Xeta.
"Almeno non o violato le regole dei viaggi nel tempo", penso’, "Almeno per ora"

"Sono vulcaniani", penso’ Terik schivando un pugno da uno dei suoi due aggressori, "Ma si comportano come romulani", fini’ scansando un altro affondo, "Affascinante"
Si sposto’ velocemente e uso’ la presa vulcaniana per stendere il secondo nemico. L’altro si blocco’ sbalordito.
"Come hai fatto?", chiese impaurito, "Nessuno puo’ abbattere un vulcaniano con una sola mano"
"E’ una tecnica molto semplice...", stava iniziando a spiegare Terik.
"Se quelli del clan di T’Ner sanno fare cose del genere siamo spacciati", disse ad alta voce l’altro.
"Forse ho capito il motivo di questa aggressione", disse calmo il comandante, "Tu credevi che appartenessi al clan di questo T’Ner, vero?", chiese e l’altro annui’.
"Indossi i suoi colori", si difese.
"Questa e’ la mia divisa, non sapevo che potesse generare un atteggiamento aggressivo da parte vostra", disse Terik, "E poi non era logico aspettarsi un attacco sul mio pianeta natale"
A quella spiegazione l’altro si rilasso’ visibilmente.
"Ma da dove vieni?", chiese stupito, "Qui non c’e’ spazio per la logica, la forza e’ la vera via"
"Un vulcaniano che non conosce la via di Surak", penso’ sbalordito Terik, "C’e’ solo una spiegazione logica a questo fatto: sono nel passato"
"Portami dal tuo capo", ordino’ all’altro aiutandolo a risvegliare il suo compagno svenuto.

"Stanno facendo fuoco con i phaser", disse il guardiamarina Stern che ora occupava la postazione tattica, "Nessuna danno, gli scudi reggono"
"Non ci hanno dato il tempo di parlare" protesto’ Renae.
"Rilevo due navi cardassiane ed una klingon in rotta di intercettazione", affermo’ Haret.
"Klingon e cardassiani assieme?", chiese Benson stupefatto.
"Sembra di si", rispose la ragazza.
"Qualcosa non va'", penso’ O’Connor, "Erik traccia una rotta che ci porti nelle Bad Lands, massima curvatura", ordino’.
"Fatto", rispose il ragazzo.
"Ci stanno inseguendo, ma siamo piu’ veloci", riporto’ Stern.
"E ora che facciamo?", chiese Haret a nessuno in particolare.
Tutti gli sguardi si posarono sul tenente O'Connor che in quel momento non seppe cosa dire.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Presto dobbiamo portarlo da lui", disse Nered a qualcun altro.
Nos non sapeva cosa stava succedendo. Le guardie gli avevano lasciato poco tempo per dormire, poi erano venuti a prenderli e li avevano portati in una miniera sotterranea. Lui era stato trasportato di peso dai suoi nuovi compagni. Ora si trovava con loro in quelle gallerie. Era un luogo buio, caldissimo, pieno di polvere ma con poche guardie. "Non ci sono uscite", gli aveva spiegato Maren a quel proposito, "Veniamo portati qui con un teletrasporto"
Vagarono per un po’ in quel dedalo di corridoi. Se avesse dovuto tornare indietro da solo Nos di sicuro non ce l’avrebbe fatta sia perche’ non sarebbe riuscito a ritrovare la strada sia perche’ non si reggeva in piedi. "Devo avere qualche lesione interna", penso’ tristemente, "E senza un’adeguata assistenza medica non ho molte speranze"
"Chi devo conoscere?", chiese lui con un filo di voce.
"Vedek Tiras", rispose Dinin, "E’ un religioso molto vecchio che ormai non abbandona piu’ queste gallerie"
"Se lo facesse verrebbe subito eliminato dai cardassiani", spiego’ Maren, "Cosi’ non gli portiamo da mangiare ad ogni turno", continuo’ mostrando delle vivande nascoste tra un fagotto di stracci, "I cardassiani non si prendono il disturbo di controllare quanti di noi escono dalle gallerie", disse, "Si accontentano di pensare che siamo morti qui...", fini’.
"Siamo arrivati", disse Nered indicando una specie di tenda che pendeva dal soffitto. Il ragazzo scosto’ il drappo ed entro’ nella caverna aiutando gli altri a portare dentro il capitano. All’interno era seduto a terra un bajoriano vecchissimo. Le rughe del suo volto era innumerevoli e sembrava impossibile che potesse essere ancora vivo.
"Si chiama Deran Nos", lo presento’ Nared.
"Accomodatelo vicino a me", gli disse il Vedek con voce calma. Lui obbedi’.
"Lasciateci soli", ordino’, gli altri obbedirono.
Quando fu sicuro che nessuno li sentisse il vecchio allungo’ le mani verso il volto del ragazzo, "Non ti faro’ del male ma voglio vederti", disse, "Sono cieco"
Solo ora Nos si accorse che le pupille dell'altro erano completamente bianche e prive del dono della vista.
"Sei giovane", disse l'uomo, poi afferro’ l’orecchio di Deran.
I suoi occhi si sgranarono e lui si ritrasse stupito ed anche un poco spaventato.
"Il tuo pagh non appartiene a questo tempo", gli disse.
"E’ vero, io vengo dal futuro", ammise a fatica, ogni respiro gli procurava delle fitte al torace, "Non so come sono finito qui", riusci’ a finire.
"Lascia fare a me", disse. Prese quelle che sembravano dei muschi e li pose sul petto del ragazzo, poi vi pose sopra le mani ed inizio’ a cantilenare.
"Jiah kasha trehn tolah rehn, Lah pohr ihlani kohr, Ehna tanah tahli nohk", la nenia si alzo’ sempre piu’ di tono, "Jiah kasha treynah tolah rehn, Lah pohr ihlani kohs, Ehna jiah kasha treyn"
"Il rituale della guarigione", penso’ lui poco prima di addormentarsi con il profumo dell’incenso nel naso, "Spero che i Profeti lo ascoltino"

"La nostra missione era quella di trovare un nuovo mondo da colonizzare", spiego’ Darel alla sua nuova compagna di viaggio.
"Quindi questa nave e’ predisposta per atterrare su di un pianeta", chiese Sito.
"In un certo senso si", rispose il ragazzo.
"Vuol dire che una volta atterrati non si puo’ piu’ ripartire", spiego’ meglio Xeta.
"Ma allora non potrete piu’ tornare a casa. Eppure avete detto che dovevate colonizzare un pianeta... ora capisco", affermo’ Jaxa, "State insieme", i due si guardarono sorridendo.
"Abbiamo deciso di fare questo viaggio cosi’ rischioso proprio per questo", disse la ragazza, "Su Bajor non avremmo avuto nessun futuro insieme"
"Perche’?", chiese Sito curiosa.
"Perche’ apparteniamo a due D’jarra diverse", spiego’ Darel, "Lei a quella degli scienziati ed io a quella degli astronauti"
"E’ vero il sistema delle caste e’ ancora attivo in questo punto della storia del mio pianeta", penso’ il tenete comandante, "Vediamo se ho studiato bene la storia", si disse, "L’intera popolazione viveva sotto un ristretto sistema di casta conosciuto col nome D’jarras. Chiunque fosse nato in una casta D’jarra ne portava il disegno sul proprio orecchino, e dipendeva da questa famiglia per la sua intera vita, persino nella scelta della professione. Ai D’jarra erano imposte leggi severe; rompere con il proprio D'jarra per perseguire un altro ruolo era punibile dalla legge con l'esilio o addirittura con la morte. Avevano un sistema di ceto secondo il quale ciascuno doveva portare rispetto alle persone nate a un livello superiore. Il D'jarra di livello piu’ basso era quello degli "impuri", che erano responsabili della preparazione dei morti per la sepoltura. Se non sbaglio i D’jarra furono abbandonati all’inizio dell’Occupazione Cardassiana in modo che ognuno potesse scegliere se diventare un soldato e combattere contro i Cardassiani", si fermo’ un attimo a riflettere, "Se questi due sono veramente innamorati e’ logico che abbiano deciso di fuggire, era vietato sposarsi tra due D’jarras diverse"
"Tu a quale casta appartieni?", chiese Xeta.
"Ed ora cosa rispondo?", si chiese la ragazza, "Devo dire una casta che sicuramente esisteva"
"Io appartengo a quella degli artisti", menti’.
"Sei un’artista?", chiese Darel, "Quale e’ la tua specialita’?"
"Suono il Clavian", rispose senza pensarci. "Almeno non mi chiederanno di fargli sentire qualcosa", penso’, "Non vedo nessun strumento qui a bordo"
"Peccato non poterti sentire suonare", disse Xeta.

Terik era riuscito a guadagnarsi la fiducia, o per meglio dire, il rispetto dei suoi due aggressori. Si chiamavano Sunik e T’Ken ed appartenevano al clan di Tavak.
"Questa e’ la cinta muraria che protegge il nostro clan", spiego’ il primo una volta giunti a destinazione.
"Tavak sara’ felice di conoscerti", disse Sunik, "Specialmente quando sapra’ che sei un grande guerriero"
Fu condotto al cospetto del capo clan. Era un vulcaniano alto, muscoloso e ricoperto di cicatrici, che si presentava seduto su di una specie di trono che dominava una stanza molto grande.
"I miei due esploratori mi hanno riferito delle tue prodezze", esordi’ con voce potente, "Sei il benvenuto al nostro villaggio"
"Grazie", rispose Terik, "Posso chiederle un favore?"
"Parla pure e poi vedro’ se potro’ accontentarti", rispose Tavak.
"Vorrei poter usare i vostri apparecchi scientifici", chiese il comandante.
"Va bene", rispose l’altro, "Ma ora mi devi un favore", fini’ indicandogli di uscire.
Terik usci’ dalla reggia e si fece condurre in quello che sarebbe stato il suo alloggio. Si sentiva incredibilmente stanco ed aveva bisogno di riordinare le idee. Si distese sul piccolo lettino che gli era stato assegnato e noto’ che qualcuno lo spiava.
"Esci fuori", disse in tono calmo. Da dietro la porta sbuco’ un bambino.
"Mi scusi se l'ho disturbata", disse con voce infantile, "Ma volevo vedere il grande guerriero con i miei occhi"
"Non sono un guerriero", rispose Terik.
"Si che lo siete", ribatte’ l'altro, "Avete battuto uno dei nostri scout con una sola mano"
"Non c'e’ bisogno di essere un guerriero per farlo", disse il comandante.
"Davvero?", chiese, "Potresti insegnarmelo?"
"Puo’ darsi", rispose lui.
"Ora ti lascio", disse il ragazzetto voltandosi.
"Come ti chiami?", chiese Terik.
"Qui tutti mi chiamano 'Little Shelat'", rispose senza voltarsi.
"Un soprannome", penso’ il comandante, "Molto illogico"

"Siamo giunti nelle Bad Lands", affermo’ Erik.
"Forse so dove siamo", disse Haret, "Confrontando cio’ che abbiamo visto, ovvero klingon e cardassiani alleati, con i dati del computer sono giunta alla conclusione che siamo finiti nell'universo parallelo chiamato "Universo Specchio"", fini’.
L'Universo Specchio. La prima volta che si era venuti in 'contatto' con questa realta’ era stato grazie all'Enterprise originale. Questa era in orbita attorno al pianeta Halka per trattare con gli abitanti locali l'avvio di relazioni diplomatiche per l'ingresso nella Federazione. Ma un guasto al teletrasporto, causato da una tempesta ionica, materializzo’ Kirk, McCoy, Scott e Uhura in un universo parallelo, in cui l'ideale della Federazione non era la pace, ma la conquista. A bordo dell'Enterprise dell'altra realta’ chi voleva la promozione non esitava a ricorrere all'omicidio. Kirk riusci’ a far emergere una 'coscienza' dallo Spock di quella realta’ poco prima di tornare nel suo universo. Anni dopo Bashir e Kira tornando su Deep Space Nine dopo una missione nel Quadrante Gamma, per un guasto nei motori del loro Runabout appena prima del passaggio nel Tunnel Spaziale provocarono un'uscita anomala dalla curvatura. Per fortuna ne uscirono illesi, ma scoprirono che la stazione bajoriana non si trovava piu’ all'imbocco del Tempio Celeste, ma in orbita attorno a Bajor. I due diressero la navetta verso Bajor, ma vennero intercettati da una nave Klingon, i quali, saliti a bordo, si prostrarono davanti a Kira, chiedendole perdono per l'errore e poi ritornando a bordo della loro nave per scortare Kira sulla stazione. L'Universo Specchio era mutato, gli umani erano stati sconfitti e schiavizzati dall'alleanza Klingon/Bajor/Cardassia.
"Se e’ cosi’ come faremo a tornare nella nostra realta’?", chiese il guardiamarina Stern.
"Secondo i dati", rispose O'Connor, "Il maggiore Kira di DS9 ed il dottor Bashir finirono qui per un malfunzionamento dei motori a curvatura durante il transito nel tunnel spaziale"
"Se sono tornati indietro significa che possiamo farlo anche noi", disse sicuro Benson.
"L'unico problema sara’ raggiungere il tunnel spaziale senza essere intercettati", fini’ il dottor Blair.
"Prima pero’ dobbiamo fare alcune cose", intervenne O'Connor, "Primo, dobbiamo capire cosa ci ha portati qui. Secondo, dobbiamo scoprire perche’ il capitano, il comandante e Sito non sono tra noi. Terzo, bisogna trovarli ed infine riportarli a bordo"

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Nos si sveglio’. Il Vedek era girato di schiena e sembrava non essersi accorto del suo risveglio. Si accorse subito di stare molto meglio. Si azzardo’ a mettersi a sedere e vi riusci’ senza conseguenze.
"Quanto ho dormito?", chiese incuriosito.
"Piu’ di tre giorni", rispose calmo il vecchio.
"Tre giorni?", chiese stupefatto il ragazzo. Tiras annui’ sorridendo.
"Gli altri sono andati e venuti piu’ volte", spiego’ il Vedek, "Ma dimmi come ti senti?"
"Molto meglio", rispose sincero lui, "E’ un miracolo"
"Forse lo e’ stato", rispose Tiras, "Ma parlami del futuro dal quale provieni, batteremo i cardassiani?"
"Mi dispiace ma non posso rivelarvelo", rispose lui, "Credo che capisca perche’", fini’ e l’uomo annui’.
"Capisco", disse, "Ma stai tranquillo, il tuo pagh e’ forte"
"Puoi darmi qualche informazione su questo posto e sull’occupazione?", chiese Nos.
"Il capo di questo campo e’ Gul Darhe’el", spiego’ con voce calma il vecchio, "Si mormora che i cardassiani stiano per abbandonare Bajor, ma nessuno ci crede"
"Tu ci credi?", chiese lui.
"Io ho pregato tanto tempo i Profeti di aiutare me ed il mio popolo", rispose l’uomo, "So che un giorno ci libereranno"
"Cosa mi sai dire degli altri?", chiese ancora.
"Nered e’ un buon capo, comandava una cellula di resistenza prima di essere catturato", spiego’, "E’ un po’ burbero, ma e’ un ottimo amico. Maren e’ giovane, troppo giovane per stare qui", ammise, "Cerca sempre di nascondere la sua insicurezza con atteggiamenti spregiudicati. Dinin e’ una donna molto forte ed autoritaria. E’ stata piu’ volte in conflitto con Nered per la questione della fuga..."
"Quale fuga?", chiese incuriosito Nos.
"Quei tre vogliono fuggire, ma hanno bisogno di una persona esperta di computer", rispose il Vedek.
"Io ne so abbastanza, ma non posso aiutarli, cambierei la storia", si difese il capitano.
"Lo capisco, ma non posso fare altro che dirti di ricrederti", gli rispose lui, "Se non li aiuti di sicuro falliranno", disse, "E qui il fallimento significa morte"

"Ti stai abituando all’assenza di gravita’", disse Darel alla nuova compagna.
Sito si teneva stretta ad una maniglia che era posizionata al centro della piccola nave. Gli altri gli saettavano intorno indaffarati.
"A che distanza siamo dalla cintura di Denoris?", chiese.
"Siamo molto vicini", spiego’ Xeta, "Forse vedremo il Tempio Celeste"
Un pensiero si insinuo’ nella sua mente, "Da quello che ho letto sulla nave solare costruita dal capitano Sisko e’ vicino alla Cintura che si formano i mulinelli tachionici..."
Come rispondendo ai suoi pensieri la nave balzo’ in avanti improvvisamente. Jaxa riusci’ a non ‘cadere all’indietro’ perche’ si teneva alla maniglia ed istintivamente afferro’ Darel che gli stava vicino. Xeta colpi’ la parete posteriore con forza e perse i sensi.
"Che cosa sta succedendo?", chiese il ragazzo impaurito mentre cercava di raggiungere la sua compagna ferita.
"Siamo entrati in curvat...", inizio’ Sito poi si fermo’. "Non so se sanno che cosa e’ la curvatura e non voglio mettergli degli strani pensieri in testa", penso’, "Stiamo accelerando"
Si avverti’ un forte rumore e la nave fu scossa ancora.
"Si e’ staccato un albero", spiego’ Darel, "Devi staccare anche gli altri o la nave si spezzera’ in due", ordino’.
Sito era vicina alle leve che doveva azionare per sganciare le pesanti vele solari. Fu una fatica immane ‘arrampicarsi’ verso di loro, ma l’addestramento fisico della flotta stellare aveva temprato il suo fisico. Alla fine affermo’ aste e le tiro’. La nave fu scossa ancora di piu’ forte, poi rallento’ a poco a poco.
"Ce l’abbiamo fatta", disse felice, "Stiamo rallentando"
Si giro’ ed il suo sorriso gli mori’ sulle labbra. Darel stava vicino al corpo di Xeta, che galleggiava nell’aria.
"Come sta?", chiese sconcertata.
"E’ morta", rispose cupo il ragazzo.

"Perche’ non ti alleni con gli altri? Avresti tanto da insegnargli", disse 'Little Shelat' a Terik. Da quando era uscito dalla sua stanza, dopo aver meditato sul da farsi il comandante era stato seguito sempre dal bambino.
"Ho qualcosa di piu’ importante da fare", rispose lui, "Perche’ usi un soprannome?", chiese al ragazzetto.
"Odio il mio nome", gli rispose sorridendo il fanciullo.
"E' una cosa illogica odiare il proprio nome", gli disse Terik, "O qualunque cosa"
"Tu non odi nulla?", chiese il ragazzino.
"No", rispose il vulcaniano, "Non provo nessun sentimento e cerco di vedere tutto nell'ottica della IDIC"
"Che cosa e’ la IDIC?", chiese incuriosito 'Little Shelat'.
"E' il riassunto della mia disciplina mentale", rispose, "Infinite Diversita’ in Infinite Combinazioni"
"Sembra interessante", affermo’ il ragazzo rapito dai discorsi di Terik, "Mi insegneresti?"
"Forse dopo", rispose l'ufficiale, "Ora devo lavorare", fini’ entrando nel complesso che ospitava i laboratori scientifici del clan.
"Forse ti serve un aiutante", disse 'Little Shelat' seguendolo.

"I sensori non hanno registrato nulla", affermo’ sconsolata Melixa.
"Dobbiamo ricontrollare le registrazioni su tutte le bande", ordino’ Renae, "Poco prima di svenire avevo attivato una bolla di curvatura attorno alla nave, sperando che riuscisse a bloccare il fenomeno", si fermo’ pensando, "Qualunque esso fosse"
"Pensi che abbiano importanza queste fluttuazioni quantiche?", disse Erik indicando con un dito lo schermo che stava guardando. Le due ragazze gli si avvicinarono.
"Potrebbero indicare la fine di un fenomeno temporale", ipotizzo’ Haret.
"Ma certo!", affermo’ O'Connor, "Siamo finiti nel mezzo di un'anomalia spazio-temporale a due dimensioni"
"A due dimensioni?", chiese incredulo Benson.
"Non proprio", inizio’ a spiegare il tenente, "Hai presente una stringa subspaziale? Ha il potere gravitazionale di mille soli ma e’ 'spessa' solo pochi atomi, tanto che la si puo’ rilevare solo se si arriva perpendicolarmente ad essa", vide che il timoniere non aveva capito, "Pensa ad un foglio di carta", disse, "Se lo vedi di fronte lo percepisci ma se lo vedi da un lato hai difficolta’ a scorgerlo"
"Ho capito", disse Benson, "Noi gli siamo arrivati n mezzo dal 'lato dello spessore'"
"Per questo i nostri sensori non l'hanno rilevato", fini’ Haret.
"La mia bolla di curvatura ha prevenuto la distruzione della nave", disse Renae, "Ma il punto e’: perche’ noi siamo qui ed il capitano e gli altri no?"
La domanda, al momento, non ricevette nessuna risposta.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


"Ti sei ripreso finalmente", disse calorosamente Maren a Deran.
Aveva trascorso altri due giorni per riprendersi del tutto ed intanto aveva maturato l'idea di aiutare gli altri a fuggire.
"So che le regole dei viaggi temporali sono ferree", penso’, "Ma la mia morale mi impedisce di lasciarli morire"
Ora si trovava con i suoi compagni sempre all'interno delle gallerie che costituivano la miniera.
"Ci aiuterai con i computer?", chiese Nered, Nos annui’.
"Meno male", affermo’ Dinin, "Ci avevano detto che prima che ti catturassero avevi gia’ infranto un codice del computer quindi ci sarai di grandissimo aiuto"
"Quale e’ il piano?", chiese Deran.
"Tornati indietro", spiego’ Nered, "Gli altri prigionieri ci copriranno fornendoci un diversivo, noi cercheremo di procurarci delle armi e poi raggiungeremo la sala teletrasporto", disse guardando uno a uno negli occhi gli altri, "Tu dovrai sbloccare il sistema e portarci fuori"
"Penso di poterlo fare", affermo’ Nos, "Ma perche’ non usiamo la sala teletrasporto che ci porta qui?", chiese.
"Ha una potenza molto limitata e puo’ trasportare solo verso il basso", rispose Dinin.
"Non vedo l'ora di tornare a casa", disse Maren sdraiandosi a terra e contemplando il tetto della grotta.
"Tra poco finira’ il nostro turno di lavoro", disse Nered, "Preparatevi, agiremo subito dopo essere tornati"

"Darel mi dispiace tantissimo", disse Sito cingendo le spalle del ragazzo, "Ma devi aiutarmi. Vedi quella stella che si sta ingrandendo?", chiese indicando fuori dall'oblo’ posto sulla prua della nave, "E' un pianeta e noi ci stiamo per andare a sbattere contro"
"Non mi importa", rispose scuotendo la testa lui.
"Non puoi lasciarti andare", lo scrollo’ la ragazza.
"Lasciami stare!", gli urlo’ Darel allontanandola bruscamente.
Sito si allontano’ per non essere colpita.
"Mi dispiace", gli disse, "Sono stata troppo brusca", si spiego’, "Come sempre"
Il ragazzo sollevo’ il volto e accenno’ un amaro sorriso.
"Anche io mi sono comportato male", disse stancamente, "Ma io amavo Xeta, lei era... era...", le parole gli morirono in gola e la sua testa si riabbasso’.
"So cosa stai provando", gli disse la bajoriana riavvicinandosi a lui, "Anche io ho perso una persona che mi era molto cara"
Darel sollevo’ ancora una volta il capo.
"Davvero?", chiese incredulo.
"Eravamo fidanzati", inizio’ a spiegare lei, "Io ero nei guai e lui venne a salvarmi come un principe azzurro sul suo cavallo bianco", si fermo’ a ripensare e poi continuo’, "Ma la vita non e’ come le favole e, durante il mio salvataggio lui mori’ . Per anni mi sono incolpata della sua morte e tutto cio’ che avrei voluto fare era lasciarmi morire. Ma l'affetto dei miei amici e di colui che considero mio fratello mi salvo’", fini’.
Non aveva mai confessato a nessuno, solo a Nos, la sua avventura e non aveva mai neppure osato menzionarla. Anche perche’ la sua liberazione dal campo di prigionia cardassiano era stata una missione non autorizzata effettuata da Nos e David Forester, il suo fidanzato.
"Pensi che possa farlo anche io?", chiese Darel.
"Ne sono certa", gli rispose lei, "Se hai bisogno di una mano non esitare a chiamarmi", lui gli sorrise malinconicamente, "Ma ora salviamo questa nave", lo sprono’ Sito.

"Come fai a sapere tutte queste cose?", chiese 'Little Shelat' a Terik.
Si trovavano in un laboratorio del clan di Tavak e lui aveva smontato il suo comunicatore per utilizzare alcuni dei suoi componenti per aumentare la potenza dei sensori che aveva trovato.
"Ho studiato molto", rispose calmo mentre finiva di montare quello che sarebbe diventato una specie di tricorder.
"A me non piace studiare", affermo’ il ragazzino stiracchiandosi.
"Non c'e’ bisogno che piaccia, se e’ necessario, e’ logico studiare", rispose Terik chiudendo l'involucro del suo sensore.
Si alzo’ in piedi e lo accese. La risposta fu quella che lui si aspettava e questo implicava che il suo strumento funzionava. Lo giro’ verso di se e si analizzo’.
Pote’ leggere le informazioni trovate sullo schermo del piccolo computer che era posto su di una scrivania.
"Affascinante", affermo’.
"Che cosa?", chiese 'Little Shelat' cercando di sbirciare sul terminale.
"Sembra che io sia finito qui a causa di alcune particelle di 'terioni' che si trovano nel mio organismo", spiego’.
"Terioni?", chiese confuso il ragazzetto.
Terik lo ignoro’ e inizio’ a pensare.
"Con del litio potrei alimentare un meccanismo che potrebbe invertire il fenomeno che mi ha portato qui", disse tra se e se, "Ho bisogno di alcuni cristalli"
"Come sono fatti questi cristalli?", chiese 'Little Shelat', Terik si spiego’ nel modo migliore possibile.
"Se sono come mi hai detto tu", rispose il bambino, "Ne hanno alcuni quelli del clan di T'Ner"

"Terioni?", chiese Renae, "Sei sicura?"
O'Connor aveva indotto un'assemblea nella sala riunioni.
"Si ho analizzato i registri dei sensori piu’ volte ed alla fine ho notato che loro tre erano risultati positivi all'esame terionico", rispose l'ingegnere Haret.
"E' possibile che li abbiano presi durante la visita medica alla quale li ho sottoposti", disse il dottor Blair.
"Se e’ cosi’", disse Renae, "Potrebbero essere stati trasportati anche nel tempo oltre che nello spazio"
"Ma se e’ come diciamo", disse Benson, "Forse potremo usare il teletrasporto per salvarli"
"Hai ragione", intervenne il guardiamarina Stern, "Dovremo riuscire a rintracciare i segnali dei terioni se l'anomalia che ci ha condotti qui e’ ancora 'aperta'"
"Allora prepariamoci ad eseguire il piano", ordino’ O'Connor, "Pero’ ci servira’ un diversivo per distrarre le navi nemiche"
"Nell'archivio del computer potrebbe esserci il codice di transponder di qualche nave cardassiana della nostra realta’, se questa e’ speculare potremo usarlo noi", propose Haret.
"Se lo emettiamo verremo scambiati per quella nave", disse Stern, "Almeno all'analisi dei sensori a lungo raggio"
"Bene allora", fini’ Renae sciogliendo la riunione, "Mettiamo in atto i nostri piani"

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


"State tutti pronti", disse Nered rivolto ai suoi compagni, "Stiamo per tornare"
Si diressero verso la zona del teletrasporto ed attesero. L'energia li avvolse e quando la luce scomparve si ritrovarono nella sala teletrasporto circondati da delle guardie.
Dinin fece un gesto ad un altro prigioniero. Questi fece finta di cadere. Subito de guardie furono su di lui. Altri prigionieri si spostarono verso il loro compagno ed iniziarono a spingersi.
"State indietro!", urlo’ una guardia cardassiana alzando il suo fucile phaser.
Maren ed i suoi amici approfittarono della confusione per allontanarsi. Girarono un angolo e si trovarono di fronte altre due guardie che stavano accorrendo sul luogo della rivolta.
Nos e Nered si lanciarono all'unisono sui loro nemici e riuscirono a stordirli prima che potessero dare l'allarme della loro fuga.
"Bene", disse Dinin mentre riprendevano a correre per i corridoi, "Ora abbiamo un fucile ed una pistola"
Svoltarono varie volte guidati da Maren che aveva imparato a memoria il tragitto piu’ breve per la sala teletrasporto. Presto, troppo presto, furono scoperti e vennero inseguiti.
Dovettero sparare per tenere in dietro i loro inseguiti che pero’ avevano il vantaggio del numero ed un numero maggiore delle armi. Giunsero all'ultima svolta che li avrebbe portati alla loro meta.
"Io mi fermo per trattenerli", disse Nered appostandosi dietro l'angolo. Gli altri si fermarono a guardarlo.
"Vi raggiungero’ quando sarete andati", disse, gli altri tentennarono ancora, "Andate, e’' un ordine!", gli urlo’.
Maren a malincuore si diresse alla sala, che era oramai poco distante, seguito dagli altri. Abbatterono un soldato cardassiano che bloccava l'entrata della sala teletrasporto. Addosso aveva il comunicatore di Deran. Giunti nella stanza Nos si mise alla consolle di comando.
"Vediamo se il codice e’ lo stesso di quando mi hanno preso", mormoro’ speranzoso.
Dal corridoio arrivavano i rumori dei colpi dei phaser e piu’ volte si udi’ il grido di dolore di un cardassiano.
"I nostri carcerieri sono molto sicuri di loro", affermo’ il capitano, "Non hanno cambiato il codice, ho sbloccato il sistema"
"Maren vai sulla piattaforma", ordino’ Dinin, "Una volta fuori non aspettarci e scappa"
"Da come lo dice probabilmente non se ne andra’", penso’ Deran, "Vuole salvare Nered o morire al suo fianco"
"Maren, rimani nel luogo il cui ti rimaterializzzerai fino a quando non arriva anche Dinin", gli mormoro’ lui.
"Sono pronto", disse il ragazzo dopo essersi posto sulla piattaforma, "Energia!"
Nos aziono’ i comandi e lo trasporto’ fuori a distanza di sicurezza.
"Ora tocca a te", disse poi alla bajoriana.
"Vai tu", gli rispose lei, "Io aspetto Nered"
"Non posso sperare di convincerla", penso’ Nos e, fingendo di obbedirle, gli si avvicino’. Quando gli fu a fianco la colpi’ allo stomaco. Lei perse i sensi.
"Scusami", gli disse e la trascino’ fino alla piattaforma. Poi si sposto’ ai comandi e la trasporto’ fuori. Armeggio’ ancora un attimo con i comandi poi si giro’.
"Ed ora Nered", si disse, raccolse il phaser che aveva tolto a Dinin ed usci’ dalla sala teletrasporto.

"Ce l'abbiamo fatta!", urlo’ piena di gioia Jaxa.
Dopo grandi sforzi ed usando al massimo le due vele solari rimaste, i due giovani bajoriani erano riusciti a entrare in orbita con la loro nave.
"Ed ora che cosa facciamo?", chiese sconsolato Darel lanciando degli sguardi dietro di se, verso il cadavere di Xeta.
Sito non seppe che cosa rispondere. Era felice per essersi salvata, e per aver salvato il suo compagno, ma era cosciente di aver cambiato il corso degli eventi.
"Anche se non ne sono certa", penso’, "L'unica nave solare di cui e’ sicura l'esistenza, si e’ schiantata sul suolo di Cardassia Primo durante il suo volo inaugurale. Questa e’ sicuramente Cardassia e noi siamo salvi, quindi ho cambiato la storia"
Si giro’ a guardare il suo compagno. Darel era di nuovo sprofondato nello sconforto e stava piangendo tenendo la mano al cadavere di Xeta.
"Pero’ non riesco a non essere felice di averlo fatto", si disse, "Avrei voluto poter salvare anche Xeta", penso’ sorridendo amaramente.
"Come hai fatto a salire a bordo?", chiese il bajoriano, "Ora che ci penso la nave e’ stata controllata da cima a fondo prima di partire e tu non c'eri"
"Sono stata molto brava", menti’ Sito.
"Non ho avuto il tempo di pensare al perche’, o per meglio dire al come, sono finita qui", penso’ ancora, "Io non sono una scienziata e non penso di avere la possibilita’ di tornare indietro"
Uno scossone fece tremare la nave.
"Si e’ staccato un altro albero", disse Darel, "Forse si era lesionato durante la nostra corsa"
"La nostra orbita sta decadendo", mormoro’ Jaxa, "Stiamo precipitando..."

"Io mi chiamo Terik", disse il Comandante, "Sono qui in pace"
Si trovava nella sala del trono, se cosi’ si poteva chiamare, del clan di T'Ner. Di fronte a lui stava il capo clan e dai suoi lati due file di guerrieri.
"Sei un alleato del clan di Tavak!", gli ruggi’ contro il capo.
"Io non sono alleato con nessuno in questa faida", rispose lui serafico, "Sono qui come amico"
"Allora parla grande guerriero", lo sprono’ un soldato.
"Sono qui per chiedervi uno dei vostri cristalli", disse e poi descrisse la forma e l'aspetto dei cristalli di litio. T'Ner rimase ad ascoltare silenzioso ed aspetto’ che terminasse, poi sfoggio’ un sorriso ambiguo e parlo’.
"Sarei lieto di aiutarti", disse, "Ad una condizione. Dovrai combattere per me", fini’.
"Mi dispiace T'Ner, io non voglio combattere in questa vostra guerra, per nessuna delle due fazioni", rispose lui senza perdere la calma.
"Allora noi uccideremo il bambino", disse il capo indicando l'entrata della sala.
Sulla soglia c'era 'Little Shelat' tenuto fermo da due guerrieri. T'Ner si alzo’ e si porto’ al fianco di Terik.
"Allora, ora cosa mi dici", chiese spavaldo.
"Se non sbaglio nella vostra cultura se qualcuno sconfigge il capo di un clan diventa lui stesso il capo", domando’ continuando a fissare il ragazzino.
"Si e’ vero", rispose distrattamente T'Ner.
Terik si volto’ velocemente e uso’ la Presa Vulcaniana sulla spalla del capo clan. Prima che qualche guerriero si fosse mosso T'Ner era steso a terra privo di sensi.
Ci fu un attimo di silenzio poi Terik si volto’ e si ando’ a sedere sul trono.
Tutti i guerrieri cominciarono ad urlare il nome del loro nuovo capo.

"Siamo in posizione tenete", affermo’ Benson dalla sua postazione.
"Rilevamento sensorio completo", disse la ragazza cercando di apparire sicura.
Da quando si era seduta sulla poltrona del capitano non era mai riuscita a rilassarsi. Se invece della morbida pelle che imbottiva il sedile ci fosse stato uno strato di carboni ardenti sarebbe stato lo stesso.
"La spaccatura e’ ancora presente", disse Haret, "Ma e’ considerevolmente piu’ piccola e sembra sul punto di collasare"
"Maledizione", penso’ Renae, "Bisogna trovare una soluzione, non possiamo permetterle di chiudersi"
"Non possiamo provare ad usare il raggio traente come un cuneo", propose il guardiamarina Redsun che occupava la consolle scientifica.
"Buona idea", esclamo’ O'Connor, "Lo faccia"
La giovane ragazza armeggio’ con i comandi ed alla fine attivo’ il raggio.
"Funziona, il processo di collasso si e’ fermato", disse Haret.
"Iniziate a sondare la spaccatura alla ricerca dei nostri compagni", ordino’ Renae alzandosi, "Poi iniziate subito il teletrasporto a partire dai piu’ lontani nel tempo"
Mentre si effettuavano le rilevazioni il silenzio calo’ sulla plancia.
"Li ho trovati", disse Haret asciugandosi il sudore dalla fronte, "Passo le coordinate alla sala teletrasporto"
Renae sorrise e si risedette sulla poltrona del capitano, finalmente la sua schiena si rilasso’.
"Tenente, i sensori a lungo raggio hanno captato una nave", esclamo’ Stern, "Ci intercettera’ fra meno di cinque minuti"
La schiena di O'Connor si irrigidi’ di nuovo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


"La temperatura sta aumentando", disse Sito sbottonandosi la divisa.
La nave a vele solari stava precipitando nell'atmosfera di Cardassia ed a poco a poco il calore aumentava.
"Con solo una vela non possiamo riuscire ad atterrare!", grido’ Darel cercando di sovrastare il frastuono, "Moriremo sicuramente!"
"La nave dovrebbe poter resistere ad un rientro in atmosfera anche cosi’ duro, ma noi no", penso’ Jaxa, "L'unica mia consolazione e’ che la storia non e’ stata modificata, la nave si doveva schiantare al suolo e lo fara’"
Per un attimo gli sembro’ di sentire il suo comunicatore trillare ma le sue orecchie, tappate dal cambiamento di pressione, non gli diedero la possibilita’ di capire se era vero.
"Darel sono felice di averti conosciuto!", urlo’ al suo compagno.
Il bajoriano annui’ e poi si mise a stringere Xeta come per proteggerla. Sito si volto’ verso l'oblo’ anteriore e contemplo’ la vista che gli veniva offerta. Il suolo di Cardassia Primo si avvicinava. Sicuramente non sarebbe riuscita a vedere ancora per molto perche’ molto prima di toccare il suolo loro sarebbero gia’ morti per il calore.
"E' ironico che muoia sul pianeta dei miei carcerieri", penso’, "David sto per raggiungerti", fini’ chiudendo gli occhi ed aspettando che l'abbraccio della morte la trovasse. Per sua fortuna fu piu’ veloce il raggio del teletrasporto.

I guerrieri di T'Ner stavano ancora festeggiando l'avvento del loro nuovo capo, quando inizio’ il massacro. I soldati del clan di Tavak fecero irruzione nella sala e, dopo pochi istanti, avevano gia’ ucciso tutti i presenti, eccezion fatta per Terik, 'Little Shelat' e T'Ner. Fu tutto cosi’ veloce che anche il comandante dell'Ardito fece fatica a capire cio’ che cosa accadeva.
"Grazie per l'aiuto", disse Tavak rivolto a Terik, che non seppe cosa rispondergli, "Abbiamo finalmente vinto questa guerra ed abbiamo ottenuto anche come schiavi i bambini e le donne di questo clan!", urlo’ trionfante sorretto dai boati dei suoi guerrieri. Due soldati sollevarono il corpo di T'Ner che era ancora svenuto.
"Questo vulcaniano ha ucciso i tuoi genitori 'Little Shelat', quindi e’ tuo diritto ucciderlo", disse il capo clan al ragazzino porgendogli un coltello. Il bambino lo affermo’ e si diresse verso il suo nemico con aria risoluta. Terik intervenne. Fermo’ 'Little Shelat' e si rivolse a Tavak.
"E' mio diritto parlargli in privato", disse e senza aspettare una risposta porto’ il ragazzo verso un angolo della sala, dove poteva parlargli senza essere sentito.
"Lasciamelo uccidere", disse risentito 'Little Shelat', "E' mio diritto"
"Se lo ucciderai questa faida non finira’ mai", gli spiego’ lui, "I bambini di questo clan, quando cresceranno vorranno vendicarsi e la spirale di odio e morte non si fermera’ mai"
"Il nostro mondo e’ cosi’, non c'e’ nessun altro modo in cui possa andare", rispose cupo il ragazzo.
Il comunicatore trillo’, "Ardito a Terik", disse una voce, "Stia pronto al teletrasporto"
"Qui Terik", rispose lui, "Attendete il mio comando", ordino’.
"Devo finire quello che ho iniziato", penso’. Sicuro si accuccio’ di fronte al bambino, poi appoggio’ le mani sul suo volto, toccando i punti usati nella fusione mentale.
"I tuoi pensieri, nei miei pensieri", disse, "La tua mente, nella mia mente"
Fu un processo affrettato e controllato, Terik permise a 'Little Shelat' di 'vedere' la pace di Vulcano del 24° secolo e condivise con lui la logica. Al loro distacco il ragazzino rimase a bocca aperta. Insieme tornarono in mezzo alla sala.
"Ho deciso che la cosa piu’ logica e’ lasciare in vita T'Ner", disse 'Little Shelat' sicuro.
"Come vuoi", rispose Tavak con disgusto. I due guerrieri lasciarono cadere a terra il corpo del nemico. Intanto Terik si porto’ fuori vista e sfioro’ il suo comunicatore.
"Energia", disse.
"Torniamo nelle nostre case a festeggiare", ordino’ Tavak uscendo dalla sala. Dopo poco rimaneva qui solo il bambino.
"'Little Shelat' vieni con noi", disse un guerriero che era tornato per lui.
"Vengo", rispose lui, "Ma da oggi non usare piu’ quel soprannome, e’ illogico"
Con queste parole il giovane Surak segui’ il soldato.

Un raggio phaser passo’ sopra la testa di Nered.
"Siamo circondati!", urlo’ Deran sparando dietro l'angolo.
"Penso che non ce la caveremo", disse il bajoriano sparando a sua volta.
"Ho un piano", disse il capitano, "Pero’ ti devi fidare di me", gli disse, l'altro annui’.
"Ci arrendiamo!", urlo’ dopo essersi alzato in piedi Deran. Nered ebbe uno scatto di sorpresa.
"Fidati", gli disse ancora Nos. Dopo poco vennero circondati dai cardassiani.
"Ecco i fuggiaschi", ringhio’ una guardia.
"Ora che siete nelle nostre mani potremo prendere anche gli altri", disse un altro.
"Ma prima sarete uccisi", fini’ sorridendo il capo.
"Non ci riuscirete", lo sfido’ spavaldo Deran.
"E come vi salverete?", chiese il capo facendo un gesto ai suoi uomini che, prontamente, puntarono le loro armi contro i due.
"Spariremo di fronte a voi per magia", disse il capitano sfiorando il suo comunicatore, "Deran-alpha-tango!", disse infine. Un raggio teletrasporto li avvolse e li fece sparire lasciando i cardassiani ad urlare di rabbia.
I due fuggiaschi riapparvero nelle gallerie della cava.
"Devo dire che credevo fossi impazzito", disse franco Nerel, "Ma visto che potevi attivare questo teletrasporto quando volevi perche’ ci hai prima fatto arrendere?"
"In questo modo saranno impegnati a cercare noi e lasceranno fuggire gli altri", rispose Nos.
"Non ci cercheranno fuori?", chiese Nerel avviandosi verso un passaggio.
"No, sanno bene che solo il teletrasporto che porta qui puo’ essere attivato lontano da una pedana", gli spiego’ seguendolo.
"Allora ci verranno a cercare", disse Nerel, "Siamo in trappola"
"No, qui i tricorder non funzionano per lo spessore delle rocce, e poi tu conosci molto meglio di qualunque cardassiano queste gallerie. Potremo resistere per settimane, forse mesi", disse Deran.
Giunsero nei pressi del rifugio di Vedek Tiras, quando entrarono lo trovarono a terra. Spaventati gli si accucciarono a fianco e cercarono di prestargli soccorso. Nered usci’ a cercare dell'acqua.
"Uomo del futuro", disse con un filo di voce il religioso, "Se sei qui non siete scappati"
"Maren e Dinin ce l'hanno fatta", rispose lui, "Noi stiamo tenendo occupate le guardie. Ma lei come sta?"
"Sto morendo", rispose franco il vecchio, "I Profeti mi stanno chiamando a loro"
"Resista", lo prego’ Nos, "Non si lasci andare"
"No, e’ giunto ormai il mio tempo", rispose Vedek Tiras con un sorriso, "Non ti rattristare, il tuo pagh e’ forte", fini’ con un filo di voce.
"Vedek, verremo liberati", gli disse Nos, "Bajor tornera’ un mondo libero e grazie ai Profeti diventera’ il pianeta piu’ importante del settore"
Il vecchio bajoriano sorrise ed emise il suo ultimo respiro, nello stesso momento in cui Nered torno’ con l'acqua.

"Tenente O'Connor", disse il guardiamarina Stern, "Verremo intercettati tra meno di un minuto"
Renae respiro’ a fondo. La sala teletrasporto gli aveva riferito che aveva portato a bordo Sito e Terik ma che non riusciva ad agganciare il capitano.
"Che nave e’?", chiese.
"Un vascello klingon di classe Vor'Cha", riferi’ il ragazzo.
"Nelle nostre condizioni non resisteremo ad un loro attacco", penso’, "Ma se disattiviamo il raggio traente perderemo il capitano", si prese la testa tra le mani, "Se fossi un vulcaniano sceglierei di salvare la nave, il bene di molti vale piu’ del bene di pochi...", sospiro’ e si rimise dritta.
"Manteniamo la posizione", ordino’ sicura.
"... ma io non sono una vulcaniana!", penso’ trattenendo il respiro.

"Sapevo che sarebbe morto prima o poi, ma non pensavo che potesse succedere cosi’ presto", disse Nered.
"Per lo meno e’ morto senza dolore", rispose Nos ancora scosso.
Una strana nebbiolina comincio’ a fluire da fuori del rifugio.
"Che cosa sta succedendo?", chiese Deran.
"Stanno inondando di gas i cunicoli", affermo’ il bajoriano alzandosi. "Maledizione", penso’ il capitano, "E' una possibilita’ che non avevo contato"
Subito iniziarono a tossire.
"E' letale", affermo’ Nered cadendo a terra. Nos gli si avvicino’.
"Perche’ io non sto male come lui?", si chiese.
"Io sono spacciato", gli disse il bajoriano, "Ma tu puoi salvarti. Scappa!"
"Non ti lascio qui", gli rispose Deran. A poco a poco si sentiva sempre piu’ debole.
"Devi farlo!", continuo’ Nered tossendo sempre piu’ forte, "Tieni questo", gli disse dandogli il suo orecchino, "Fai in modo che almeno lui riveda le stelle..."
Nos lo prese e cerco’ di alzarsi ma l'unica cosa che riusci’ a fare fu scivolare a terra.
"E' questa la mia fine?", si chiese sconcertato, "Finira’ cosi’?"
Poi il raggio del teletrasporto lo porto’ via.

"Sala teletrasporto a plancia", disse l'interfono, "Sono tutti a bordo"
Renae scatto’ in piedi e si riazzardo’ a respirare.
"Melixa disattiva il raggio traente e dai massima potenza agli scudi, Eric traccia la rotta per il tunnel spaziale, Guardiamarina Stern si prepari a sparare", ordino’ sicura.
Dal turbo ascensore due entro’ in plancia il comandante Terik.
"E' un piacere rivederla signore", disse O'Connor lasciandogli la poltrona e riprendendo posto alla consolle delle operazioni.
"Situazione", ordino’ calmo il vulcaniano. La ragazza gli fece un rapido rapporto.
Mentre la nave virava e prendeva velocita’ fu colpita da una salva di colpi di disgregatore.
"Gli scudi sono scesi al cinquanta per cento", disse Stern, "Ma li stiamo distanziando"
Da un altro elevatore entro’ il tenente comandante Sito che prese posto alla sua consolle.
"Sei stata al mare?", gli chiese sottovoce sorridendo Melixa, alludendo al colore rossastro della pelle della bajoriana.
"No, e’ l'ultima moda di Bajor", gli rispose lei ricomponendosi. "E' bello essere tornati a casa", penso’.
"Raggiungeremo il tunnel spaziale tra meno di dieci minuti", disse Benson.
"Capitano le proibisco di andare in plancia", disse una voce. Tutti si voltarono verso l'ascensore da cui sbuco’ Nos. Il ragazzo sfioro’ il suo comunicatore e rispose tossendo, "Mi dispiace dottore, ma io sono gia’ in plancia"
"Capitano dovrebbe essere in infermeria", lo sprono’ Renae, lui la guardo’ torvo.
"Per favore non ci si metta anche lei", disse cercando di trattenere la tosse, "Cosa e’ successo durante la mia assenza?"
Anche al capitano venne fatto uno scarno rapporto. Il dottor Blair entro’ in plancia sbuffando e si mise a sondare il capitano con il suo tricorder medico.
"Ha inalato una grande quantita’ di gas cardassiano", disse Kennet, "Per fortuna la Flotta ha sviluppato un vaccino e lo inietta in tutti i cadetti, altrimenti sarebbe gia’ morto. Le d’ho un antidoto", continuo’ premendogli sul collo una siringa ipodermica, "Appena ha finito venga subito in infermeria, altrimenti saro’ costretto a sollevarla dal comando", fini’ con finta durezza.
Nos sorrise, la sua tosse stava finalmente passando; il dottore esamino’ Terik e Sito.
"Stiamo per raggiungere la Cintura di Denoris", affermo’ Benson, "Passiamo alla propulsione ad impulso"
"Se siamo veramente nell'universo 'Specchio' il tunnel spaziale non e’ conosciuto", disse Deran, "Quindi dovremo entrarvi senza farcene accorgere"
"Potremo simulare la nostra esplosione facendo detonare dei siluri fotonici", propose Melixa, "Cosi’ le loro letture sensorie sarebbero anche disturbate"
"Si prepari ad eseguire il piano", ordino’ Terik.

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


Il piano del tenente comandante Haret funziono’ alla perfezione, quando la nave klingon usci’ dalla curvatura l'Ardito fece un passaggio radente ad un asteroide e, subito dopo, fece detonare due siluri fotonici. Le onde dell'esplosione 'accecarono' temporaneamente i sensori della nave nemica. Il vascello federale si infilo’ a velocita’ curvatura nel Tempio Celeste e torno’ nel suo universo.
Cinque giorni dopo tutti i rapporti erano stati fatti e tutto era tornato normale. Il campanello della porta dell'ufficio del capitano trillo’ e poco dopo entro’ Sito.
"Ti ho portato i rapporti sui danni", disse la giovane bajoriana porgendo un DiPAD al capitano, "Ora ti senti bene?", chiese preoccupata.
"Sto benissimo", rispose lui sorridendo, "Le tue bruciature?", chiese.
"Sono guarite", rispose la ragazza, "Che cosa stai leggendo con cosi’ tanto interesse?"
"Ho scoperto che Dinin e’ diventata una famosa politica e Maren e’ il capitano della BSC Vedek Bareil, la nave ammiraglia della flotta bajoriana", ripose fiero, "Alla prossima licenza cerchero’ di contattarli"
"Se fossi in te non lo farei", gli disse Jaxa avviandosi verso l'uscita, "Anche se si ricordassero di te per loro sarebbe uno shock"
"Sono tipi forti, sono sopravvissuti all'occupazione ed a Gallitep", rispose Deran sicuro.
"Fa come vuoi ma secondo me, anche se si ricordassero di te, non ti crederebbero mai", fini’ la bajoriana uscendo. Nos si volto’ verso l'oblo’ che dava sull'esterno e contemplo’ lo spazio.
"Ci crederanno", penso’ fissando l'oggetto che teneva sul palmo aperto della sua mano.
L'orecchino di Nered scintillo’, mentre ammirava di nuovo la luce baluginante delle stelle.

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