Phoenix's flames

di Mirwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Partire ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 : Missioni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Quotidianità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Paura ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Ombre ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Notte prima degli esami ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Purosangue ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Lo voglio ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Un buon gelato ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Come fratelli ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Colloqui di lavoro ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Una notte da leoni ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Oggi sposi ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Lorrimore Road ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Buone nuove ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Regali di Natale ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Vigilia di Natale ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Verità ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Terza volta ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20:La mamma ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Vi presento Neville Paciock ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Pessimo momento ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: Harry James Potter ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: Vedere le cose ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: Ricordi e risate ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: L'agguato ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: Rottura ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: Cheese ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: Respiro ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: Vie di fuga ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: Tenebre tremule ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32: punto di non ritorno ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33: L'ago della bilancia ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34: Paranoia ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35: fuga di notizie ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Partire ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 1: Partire.

La stanza era avvolta nel silenzio, il gatto si mosse lentamente fra gli scatoloni che ingombravano il pavimento. Agilmente saltò sul letto, strusciando la testolina dorata sulla guancia della ragazza addormentata.

“Snidget...” bofonchiò la ragazza passandogli una mano sul muso. Il micio miagolò forte. “Va bene, va bene… ho capito mi alzo…” sorrise Lily mettendosi a sedere. La ragazza guardò la stanza svuotata.

“Sta notte dormiremo nella nuova casa Snidget!” rise prendendolo in braccio, ma poi si rabbuiò. “Mamma non ti farà più i suoi manicaretti di pesce… e papà non ti stuzzicherà con quel benedetto nastro…” il gatto la fissò attento.

“Ma è meglio così… saranno al sicuro così…”

“Miao…” il gattino sembrò annuire.

“Ma vedrai che Enif ci vizierà così tanto che diventerai uno di quei gattoni enormi e enormemente pigri…”

“Lily, sei sveglia?” Daisy Evans aprì la porta della stanza, la donna era avvolta in una vestaglia azzurro cielo, i capelli biondi appena raccolti.

“Entra mamma…”  sorrise la ragazza facendole spazio sul letto. Daisy sorrise sedendosi accanto alla figlia.

“E così la mia streghetta se ne va…”

“Mamma... non è un addio…”

“Lo credo bene tesoro! Vi voglio a pranzo ogni domenica a te e James, sia chiaro!” Lily rise.

“Ma sai mi sembra ieri che tu e Petunia correvate a piedi nudi per casa, e ora Tunia è già sposata da quasi quattro mesi e tu stai per andartene chissà dove…”

“Nell’Essex mamma, a casa di Enif…”

“Lo so, lo so… ma non potrò nemmeno scriverti… finché eri a scuola potevo farlo… non vai a casa di Enif… vai nel tuo mondo, lontano da me, da noi…. Ho così paura di perderti Lily…”

“Andrà tutto bene, mamma…” la ragazza abbracciò la madre.

“Lily… ho paura della vostra guerra…” mormorò appena la donna accarezzando i capelli rossi della figlia. Lily restò in silenzio tenendo stretta la madre.

“Ti giuro che appena tutto sarà finito, saremo qui ogni giorno finché non ci caccerai a calci…” disse poi convinta.

“Voglio credere che sarà così…”

“Sarà così mamma… sarà così, lo prometto…”

“A eccole qui le mie donne!” esclamò Harold Evans entrando nella stanza, un vassoio in mano…

“Papà cos’è questa novità?”

“Colazione in camera per la mia principessa che sta per andare Molto, Molto Lontano…” ridacchiò l’uomo, sedendosi accanto alla moglie, quasi schiacciando Snidget che di tutta risposta si arrampicò in braccio a Lily. La ragazza rise.

“In tre sul mio letto, come quand’ero bambina ed avevo gli incubi…” Harold l’abbracciò dissimulando la commozione.

“Mi mancherai piccola…”

“La mamma mi ha già fatto promettere di passare ogni domenica.”

“Io ti direi anche ogni lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato…”

Lily alzò gli occhi al cielo “Papà…”

“A che ora passano James e i ragazzi?”

“Alle dieci…”

“Allora credo che sia il caso che ci prepariamo un po’ tutti, sono le nove passate…” esclamò Daisy alzandosi. Snidget miagolò forte.

“C’è qualcuno che ha fame…” disse ridendo la donna prendendo in braccio il gatto. “Vediamo cos’è rimasto in cucina…” gli sussurrò uscendo. Harold si alzò, dando un buffetto affettuoso alla figlia.

“Spero James non allunghi troppo le mani d’ora in avanti…”

“Papà!”

Harold rise uscendo.

 

▀■▪■▀

 

Sirius aprì gli occhi, sorridendo appena. Allungò la mano verso la testa della ragazza che dormiva appoggiata sul suo petto. Passò le dite tra i capelli castani, a quel gesto leggero la ragazza aprì gli occhi fissandolo.

“Buon giorno…” salutò Sirius.

“Buon giorno!” rispose lei con un sorridente sbadiglio.

“Dovrei darti una mano fino a tardi più spesso se mi proponessi ogni volta di restare a dormire…” sorrise lui, stampandole un bacio sul naso.  

Lei ridacchiò stiracchiandosi.

“Non abituarti… da stanotte c’è Lily qui…”

“Già… ma si potrebbe fare io e te di qua e lei e James di là…”

“Si e poi vengo uccisa brutalmente dal signor Evans…”

“Occhio non vede…”

La ragazza gli tirò una gomitata.

“Suvvia Enif, adesso non scandalizzarti tanto…”

Lei rise.

“Piuttosto hai sentito Remus…”

“Arriverà qui questo pomeriggio… e lo stesso farà Peter, così andiamo alla riunione dell’Ordine tutti assieme.

Enif annuì alzandosi.

“Beh potresti restare ancora un po’ con me…” si lamentò Sirius.

“Muoviti, James sarà qui a momenti, abbiamo dormito troppo…”

“O troppo poco…” in risposta gli arrivò in faccia la sua maglietta, mentre la ragazza usciva.

 

▀■▪■▀

 

“Continuo a dirti che Lily poteva venire benissimo qui…”

“Mamma… il signor Evans mi avrebbe mangiato vivo…” borbottò James infilandosi un paio di scarpe da ginnastica.

“Io non ci vedo nulla di male…” disse appena la donna.

“Tu abiteresti qui, logico che non ci vedi nulla di male…” sbuffò il ragazzo… “Spero Sirius sia già arrivato a casa di Enif, o faremo tardissimo…”

“Figurati se non è già lì…” commentò maliziosa la donna…

“Mamma! Fai paura quando fai così!”

“Un po’ di malizia fa sempre bene…”

“Non alla tua età, è imbarazzante…”

“Alla tua età a chi! Non sono mica decrepita! E adesso fila se non vuoi arrivare tardi!”  disse offesa dando al figlio una sonora pacca sulla spalla.

“Va bene, va bene, se non mi vuoi tra i piedi basta dirlo!” rise James.

“James?” chiamò la donna prima che il ragazzo se ne andasse.

“Si?”

“Ricordi il posto?”

“Certo mamma…”  la donna lo fissò intensamente, James sospirò. “La vecchia casa di Moody in Greenock Road a Paisley, Scozia… la casetta disabitata di fronte a Mossvale Lane… bussare tre volte e arrivare possibilmente con mezzi babbani…” 

“Bene… state attenti arrivando, ok?” disse abbracciando il figlio.

“Mamma… non preoccuparti…” disse appena James, ben sapendo di non poter del tutto cancellare il timore di sua madre, lei sapeva bene a cosa andavano incontro combattendo nell’Ordine. 

Con un sorriso appena accennato James si smaterializzò apparendo nel giardino di Faulkbourne Hall, osservò le piante rigogliose, il maniero svettava con le sue merlature mettendo a in contrapposizione il rosso mattone con il cielo azzurro. Il ragazzo sorrise avvicinandosi all’ingresso, era un bel posto alla luce del sole e il ricordo del marchio nero in quel passato dicembre sparì del tutto dalla sua mente.

Suonò il campanello continuando a guardare l’ingresso imponente del castello, la porta si aprì e un elfo domestico si presentò davanti a lui.

“Il Signore desidera?”  i grandi occhi ambrati della creatura lo guardarono curiosi, James capì, da quello che sembrava un vestito che doveva essere una femmina.

“Cercavo Enif…”

“Il Signore è?” insistette la creatura

“James Potter e sono…”

“DIX!” Enif apparve alle spalle della creatura. “James ti prego entra… scusala è un po’ troppo premurosa…” si rivolse poi all’elfa “Dix, cosa ci fai qui? Non dovevi essere con la mamma al Picco?”

“La Padrona pensa che la Padroncina poteva aver bisogno di aiuto con il trasloco dell’Amica… quando Dix è arrivata la Padroncina stava già dormendo con il Signore…” Enif arrossì evitando di guardare James in faccia.

“Va bene, va bene, grazie Dix… ma James è un amico…”

“Dix non sapeva, Padroncina… Dix si punirà per questo…”

“Per l’amor del cielo Dix, no! Ti sono grata, e anzi ti chiedo scusa perché non sapendo che eri qui non ho potuto dirti che sarebbe arrivato James…” disse un po’ imbarazzata Enif, parlare con l’elfa domestica la metteva sempre in confusione.

“Vieni James, andiamo in salotto…”

“La Padroncina vuole che porti del the nel salottino blu?”

“Si… grazie Dix…” disse scuotendo la testa Enif, non si sarebbe mai abituata al contatto diretto con Dix, quell’elfa riusciva a disarmarla ogni volta…

“Salottino blu?”

“Sì… ci sono quattro salotti e due studi, più il salone delle feste… da piccola mi divertivo un mondo a giocare a nascondino con mio padre…” disse appena, guidando James nel maniero.

Quando aprì la porta Sirius era già lì seduto su una poltrona. Il ragazzo si alzò quando entrarono.

“Ehi!” disse dando una pacca sulla spalla a James.

“Potevi anche aprire le tende…” disse appena la ragazza aprendo i tendaggi blu che coprivano le finestre.

“Aspettavo la padrona di casa…” ridacchiò Sirius, “mi ricordano troppo la casa di zio Cygnus questi salottini privati…”

Enif alzò gli occhi al soffitto, James si guardò attorno con un sorriso malizioso.

“Da quello che ha detto l’elfa domestica ieri sera non trovavi così brutti questi posti…”

“JAMES!” Enif aveva preso un tinta tra il rosso acceso e il bordeaux, Sirius si mise a ridere.

“Pensavo l’elfa domestica fosse andata con tua madre…”

“Anch’io lo pensavo ma…” in quell’istante Dix comparve con un vassoio carico di the e pasticcini “eccola qui!” sorrise Enif “La mia madre adottiva…” scherzò la ragazza. L’elfa osservò Enif commossa da quella frase.

“Dix… quando arriveranno tutti questo pomeriggio dovrei parlarti…”

“Dix deve cucinare per quanti stasera?” chiese l’elfa servendo il the.

“Siamo in sei Dix… ma mangeremo in cucina…”

“Perché Padroncina? La sala da pranzo può contenere fino a cinquanta persone…”

“Appunto per questo… ceneremo in cucina come cenavamo io, mamma e papà…”

“Con tutto il rispetto padroncina… ci sono degli ospiti e la sala da pranzo…”  Enif sorrise dolcemente all’elfa… come farle capire che i suoi amici non erano il genere di persone che aveva bisogno di un tavolo di dieci metri per mangiare…

“Dix… non c’è nessun eminente ospite… solo amici… mangeremo in cucina… e mangeremo sempre lì… la sala da pranzo teniamola per cinquanta persone e non per sei, ti va?”

“Se è quello che la padroncina desidera…” disse sbalordita l’elfa lasciando la stanza con un crack.

Enif sospirò.

“Andiamo da Lily?” chiese poi con un sorriso.

 

▀■▪■▀

 

Il campanello di casa Evans suonò proprio mentre Lily si infilava la camicetta che aveva lasciato fuori dagli scatoloni, quando si precipitò giù dalle scale, Daisy stava schioccando dei sonori baci sulle guance di James. Lily alzò gli occhi al cielo.

“Ciao ragazzi!” salutò quindi, mentre Enif le si gettava tra le braccia.

“Sì, Enif mi hai ancora tra i piedi…” ridacchiò.

Risero.

“Prima di andare ho fatto una torta, ne volete una fetta?” chiese Daisy, i tre ragazzi non videro scelta seguendo la padrona di casa in cucina. Snidget miagolò forte quando li vide entrare, strofinandosi tra le gambe di James.

“Ehi, ti sono mancato, piccola peste?” chiese il ragazzo  chinandosi ad accarezzare il gatto.

Stavano mangiando la torta allegramente, Lily si chiese quando avrebbe potuto pensare che guerra fosse così lontana come quel momento. James sembrò intuire il pensiero della ragazza osservando la strada fuori dalla finestra un po’ rabbuiato.

Subito si rese conto della figura che osservava la cucina dall’angolo della casa di fronte, il suo cuore saltò un battito. Appoggiò il piatto lasciando rapidamente la stanza. Lily lo guardò non capendo, Sirius lanciò una sguardo alla finestra seguendolo subito dopo. Enif si avvicinò a Lily e alla signora Evans, la bacchetta in mano, non era normale il comportamento di James doveva aver visto qualcosa o qualcuno.

James corse velocemente alla casa di fronte, ma nessuno spiava dall’angolo, Sirius gli fu subito dietro.

“Che c’è? Hai visto qual…”

“Ho visto Mocciosus…” disse James non lasciando parlare Sirius “Era qui e ci fissava… cosa ci fa così vicino a Lily…”

“Ci abita?” chiese appena Sirius ricordando all’amico come anche Severus Piton abitasse a Weston Super Mare.

“Lo so… ma guardava noi, capisci… se scopre dove portiamo Lily le ragazze non saranno al sicuro…” disse agitato, Sirius annuì, James aveva dannatamente ragione… non potevano far finta di niente.

“Io vado di qua… tu va di là… l’avremmo sentito se si fosse smaterializzato, non sarà lontano…” propose Sirius, James annuì. I due ragazzi si separarono.

 

Enif scostò le tende della cucina osservando i due ragazzi dividersi.

“Temo abbiano visto qualcuno…”

“Lily cosa?”  chiese la signora Evans stupita.

“Ehi come mai Sirius e James se ne sono andati di corsa?” il signor Evans entrò in casa con una lettera in mano.

“Papà dove l’hai presa quella lettera, non è orario di posta…” chiese Lily.

“Era sull’uscio di casa…” non finì nemmeno la frase che la busta cominciò a tremare, la carta da bianca divenne rossa.

“Una strilettera!” Lily prese velocemente la busta dalle mani del padre, aprendola velocemente. La voce di Severus Piton invase la cucina.

“Vattene lontano con il tuo Potter. Se io so, l’Oscuro sa.”

Lily tenne tra mani tremanti i resti della lettera quando questa si strappò.

“Dobbiamo andar via alla svelta…”  sussurrò appena, scossa.

“Che diavolo era quella lettera?”

“Una strilettera, sarebbe esplosa se non l’avessi aperta…” spiegò semplicemente Lily “Mamma riuscite ad andare da Tunia per un po’ di giorni il tempo di verificare che la casa non sia controllata dai Mangiamorte…”

“I chi?” chiese shockata la madre.

“Quelli che uccidono le persone come me…” spiegò Lily agitata “Dove diavolo sono finiti James e Sirius, Severus è pericoloso, non siamo più a scuola non ci penserà due volte prima di lanciarli addosso qualche maleficio…” continuò camminando velocemente per la cucina.

“Potrei chiamare Dix… lei riuscirebbe a portare tutti gli scatoloni da sola e un mago non riuscirebbe a rintracciare la smaterializzazione di un elfo domestico…” cominciò pensierosa Enif, era chiaro che Severus o chi per lui non doveva scoprire dove si sarebbe trasferita Lily.

“Puoi chiamarla?”

“Sì… Dix!” chiamò la ragazza, sotto gli sguardi sempre più attoniti degli Evans fece la sua comparsa la piccola elfa domestica.

“La Padroncina ha chiamato?” chiese la creatura inchinandosi appena.

“Cos’è questa strana cosa?” Daisy era sconvolta.

“Un elfo domestico, Dix saluta i signori Evans…”

“Piacere Signori…” disse la creatura esibendosi in un profondo inchino.

“Dix… di sopra ci sono una decina di scatoloni… potresti portarli a casa?” chiese gentilmente Enif.

“Sì, Dix può farlo, Padroncina. Dix può anche disfare gli scatoloni nella stanza della Signorina…”

“Grazie Dix…”

“Allora Dix porta tutto a casa…”chiese come conferma la creatura.

“Sì.” L’elfa scomparve e sentirono alcuni rumori al piano di sopra, poi il silenzio.

“Bene… ora manchiamo noi… spero i ragazzi tornino presto…” sospirò Lily sedendosi su una sedia, si prese la testa tra le mani, un solo pensiero nella testa “Non puoi farmi questo Severus…”.

 

James correva a perdifiato aveva quasi perso la speranza quando vide una figura vestita di nero voltare l’angolo. Accelerò il passo  raggiungendo la figura. Piton si era immobilizzato non appena aveva sentito i passi di James.

“Voltati Mocciosus!” disse il ragazzo puntandogli la bacchetta alla nuca “E niente scherzi!” Piton alzò le braccia mostrandogli di essere disarmato.

“Voltati!” James tremava di rabbia. Severus si voltò lentamente un ghigno sul viso.

“Che succede Potter, ti mancavo così tanto che sei venuto a cercarmi a casa?” chiese accennando alla casa dietro di lui.

“Che ci facevi davanti casa di Lily?”

“Ti sbagli, la casa della Evans non la vedo da anni… sua madre tiene ancora il calendario con le torte accanto al frigorifero?” chiese innocentemente.

“Non farmi rimpiangere di averti salvato la vita quattro anni fa…”

Severus ghignò appena.

“Ho recapitato un messaggio… tutto qui…” James impallidì abbassando di poco la bacchetta, Severus ne approfittò, mise la mano in tasca estraendo la bacchetta e James si ritrovò sbattuto contro il muro della casa di fianco.

“Incantesimi non verbali… ricordi Potter… ringrazia che non ti do il colpo di grazia avrei un paio di maledizioni da sperimentare…” James si massaggiò appena la testa fissandolo stordito.

“Ma non oggi… porta via la Tua Evans, Potter… prima che qualcuno si accorga di lei…” disse allontanandosi verso casa.

“Perché?”

“…” l’ex-Serpeverde non rispose fermandosi appena, poi riprese a camminare. James si alzò frastornato. Barcollò per qualche metro.

“Jamie!” Sirius lo sostenne.

“Sir…”

“Che c’è? Hai incontrato Mocciosus ti ha fatto qualcosa?”

“No… io… ho solo avuto un giramento di testa…” disse rimettendosi in piedi. “Porta via la tua Evans… prima che qualcuno si accorga di lei…” le parole di Piton gli rimbombarono nelle orecchie.

“Portiamo a casa Lily…” disse serio.

 

Quando arrivarono a casa Evans, Lily li aggiornò sulla strilettera.

“Non credo abbiano già tracciato la casa… sennò ci sarebbero già addosso… forse ai tuoi non serve andar via…” cominciò James.

“Ma che stai dicendo James! Non permetterò che rischino…”

“È il motivo per cui devi andare via adesso… appena te ne vai metto qualche incantesimo protettivo sulla casa e stasera ne parliamo alla riunione… è inutile farsi prendere dal panico…”

“Sono d’accordo con James, tesoro…” cominciò il signor Evans.

“Ma papà!”

“Non preoccuparti sono convinto che non ci troveranno… ti avvertiremo se vedremo qualcosa di strano e terremo gli occhi aperti…”

Lily osservò gli occhi del padre e lo sguardo di James, annuì poco convinta.

“Va bene… va bene andiamo…”

Lily abbracciò la madre.

“Scusa mamma… credo proprio che non potrò venire ogni domenica…” la voce di Lily era preoccupata. La donna la strinse a se.

“Non preoccuparti tesoro… fammi solo sapere che stai bene…”

“Lo farò…”

Lily si staccò dalla madre guardando il padre negli occhi. L’uomo la strinse a se.

“Abbi cura di te, principessa…”

Lily guardò Enif, la ragazza le porse la mano e si smaterializzarono assieme. James e Sirius rimasero ancora una decina di minuti installando i nuovi incantesimi  di protezione.

“Spero di rivedervi presto, signori Evans…” disse James stringendo la mano alla signora Evans che di tutta risposta lo abbracciò con le lacrime agli occhi. Harold gli portò una mano sulla spalla.

“Ti affido il mio tesoro più caro James… abbine cura…”

“Sissignore…”

Detto questo James e Sirius si allontanarono per le strade di Weston… giunti abbastanza lontano si smaterializzarono comparendo a Faulkbourne Hall.

 

Benvenuti spero che questo primo capitolo del seguito di Safely sia di vostro gradimento ^^ Spero inoltre di trovare nuovi lettori e sopratutto di sentire le vostre opinioni! ^^

Ciao

Mirwen

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 : Missioni ***


capitolo2

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 2: Missioni.

 

 “Una strilettera di Piton… non ha senso… perché avrebbe dovuto metterti in guardia?” Remus scosse la testa, erano riuniti nella cucina di Faulkbourne Hall, stavano cenando.  Lily annuì.

“Forse non voleva che attaccassero così vicino a casa sua…” tentò Peter.

“O forse in quel po’ che resta della vostra vecchia amicizia voleva salvarti…” commentò Enif.

“Può darsi… comunque sia, i miei potevano andare via…” disse Lily guardando James.

“Io sono convinto che i Mangiamorte non sappiano ancora nulla… e ora che tu non sei in quella casa non arriveranno a loro… non c’è nessun mago in quei dintorni che Moc… Piton possa denunciare…” il ragazzo si morse appena il labbro “comunque ne parleremo con Silente se riterrà necessario che i tuoi si spostino li sposteremo…” il ragazzo restò poi in silenzio. “Prima che qualcuno si accorga di lei…” mormorò appena.

“Cosa?” chiese Sirius fissandolo.

“È così che ha detto Piton… Portala via prima che qualcuno si accorga di lei…” disse fissando il vuoto.

“Vuoi dire che ci hai parlato! James mi avevi detto di non averlo incontrato!” saltò su Sirius fissando sgomento l’amico.

“Scusa non volevo lo inseguissi…”

“Non volevi che… o Morgana ma ti sei rincitrullito?” continuò il moro. “E se ci ha seguito?”

“Non l’ha fatto…” disse appena Enif interrompendoli.

“Ma…”

“Credi non abbia preso anche io le mie precauzioni dopo Capodanno… non si potrebbe materializzare nemmeno uno spillo senza che io o Dix ne fossimo a conoscenza, nessuno è attorno alla casa in una circonferenza di un chilometro…” spiegò angelicamente.

I ragazzi rimasero in silenzio. Poi Lily sospirò.

“È inutile spaccarsi la testa ora… vero resta che finché non avremmo verificato che nessuno controlli casa dei miei io non sarò tranquilla…  comunque sia non posso fidarmi ciecamente di Severus, in qualunque caso vorrei che i miei genitori si trasferissero…”

 

▀■▪■▀

 

“Lily?” James le arrivò piano alle spalle, abbracciandola appena. La ragazza si guardava nello specchio della sua nuova camera.

“Sei arrabbiata con me?”

“Solo preoccupata per i miei genitori…”disse abbassando gli occhi.

“Perdonami…” disse appoggiando la testa nell’incavo della spalla della ragazza ed osservando il riflesso di lei nello specchio.

“Non hai nulla di cui scusarti James, ho perso la testa… hai ragione tu, non possiamo spostarli di punto in bianco… la gente parlerebbe e arriverebbero a me ancora prima…” disse accarezzando le mani del ragazzo che le cingevano la vita.

“Lo so… ma mi sento comunque in colpa… è logico che ti preoccupi, sono i tuoi genitori…”

“James, dovrei essere io quella con i sensi di colpa, ti ho parlato in maniera acida tutta la giornata…”

Il ragazzo chiuse un attimo gli occhi, assaporando il profumo dei capelli di lei.

“James?”

“Si?”

“Dovremo aver sempre paura per gli altri, vero?”

“Temo di sì…”

“Non voglio accada qualcosa ad Enif e gli altri, ora che ho lasciato definitivamente il mondo dei Babbani, siete l’unica famiglia che ho…”

“Ne usciremo tutti assieme te lo prometto… e realizzeremo tutti i nostri sogni: tu lavorerai dal signor Greathead e le vostre scoperte cambieranno il mondo magico, io e Sirius saremo gli Auror migliori al mondo, Enif sarà guaritrice e avrà la sua bella famiglia felice come sogna da anni, Remus dimostrerà al mondo quanto vale e diventerà insegnante e Peter… beh Peter troverà una bella ragazza e sarà felice anche lui…”

Lily sorrise appena.

“James non è il momento di sognare…”

“Ti sbagli Lily, è il momento adatto per sognare, perché è per questo sogno che voglio veder sconfitto Voldemort… è per la nostra famiglia… i nostri figli…” rimasero un attimo in silenzio “tu quanti figli vorresti?” chiese poi curioso. Lily sgranò gli occhi.

“E questa domanda da dove viene?”

“Era così per curiosità… non te l’ho mai chiesto…” Lily rise scuotendo la testa, James era un asso nel cambiare discorso.

“Due… un maschio e una femmina… tu?”

“Il numero non ha importanza… potrei tirare su una squadra di Quidditch avendo te al mio fianco…” disse romanticamente

“Ehi, non slargarti troppo… due bastano e avanzano!” rise scandalizzata lei. Anche James rise.

“E come li chiameremo questi due?” chiese ancora James, felice di come quell’argomento stesse sviando Lily dalle sue preoccupazioni.

“Non ne ho la minima idea…”

“Dai ci sarà qualche nome che ti piace…”

“No, James davvero… non ne ho idea…”

“Allora uno potrebbe chiamarsi Elvendork… tanto è unisex…”

“Elvendork, unisex? Non credo sai…”

“Elvendork è unisex ti dico…” Lily lo guardò stranita, ma come erano arrivati a parlare di nomi?

“James, Lily? Che ne dite andiamo?” la voce di Enif li raggiunse dal corridoio.

“Sì, Eny, andiamo…” rispose Lily, staccandosi dall’abbraccio di James per poi voltarsi ancora un attimo verso di lui.

“Comunque credo che Elvendork sia maschile, sai James… piuttosto che ne dici di Sarah?”

“E Titania allora?” propose lui sorridente, Lily lo guardò dubbiosa.

“Credo che hai nomi della squadra di Quidditch ci penserò io quando sarà il momento…” rise uscendo seguita dal ragazzo fintamente offeso.

 

▀■▪■▀

 

Dopo aver dato istruzioni a Dix di non lasciare avvicinare nessuno in loro assenza, le ragazze assieme a Remus e Peter si trovavano sull’autobus per Braintree, di lì ne avrebbero un altro per Colchester a quel punto si sarebbero smaterializzati a Glasgow e da lì avrebbero preso altri due autobus per Paisley, mentre Sirius e James sarebbero arrivati in motocicletta.

 

Quando arrivarono a Colchester Enif fu quasi certa di aver visto Sirius sorvolarli a tutta velocità, ma nelle luci della notte poteva essersi sbagliata.

Si materializzarono nel Kelvingrove Park a Glasgow, il posto era desolato.

“Andiamo…” disse cauto Remus, stingendosi nella giacca, faceva freddo quella sera per quanto fosse luglio. Peter fece qualche passo incerto guardandosi attorno. Le due ragazze fecero lo stesso.

“Pensi Sirius e James siano già arrivati?” chiese Enif per spezzare il silenzio che aleggiava intorno a loro. Si mossero velocemente nel parco deserto, superando una fontana ad archi e si ritrovarono ben presto sulla strada. Una leggera nebbiolina offuscava la sera.

“Remus sai che autobus dobbiamo prendere?” chiese leggermente Peter guardando le poche macchine che passarono sulla strada.

“Il 17…” sussurrò il licantropo fissando l’orario affisso alla fermata.

“Pensi che ci abbiano seguiti?” chiese ancora Peter…

“No… non ci ha seguito nessuno… l’avrei sentito…” mormorò Remus. Enif si strinse le braccia al petto, sobbalzò sentendo una fragorosa risata, si voltò di scatto, tutti e quattro avevano le mani già pronte sulle bacchette quando videro un gruppo di ragazzi della loro età, visibilmente ubriachi.

“Sto cominciando ad essere paronoica…” sospirò distrattamente.

“Ecco l’autobus…” esclamò Lily.

Il veicolo si fermò, Remus salì per ultimo, la netta sensazione di essere osservato non gli piaceva per nulla... si avvicinò agli amici.

“Scendiamo la prossima fermata e prendiamo un bus per Edimburgo...”

“Perché?”

“Ho la sensazione che qualcuno ci osservasse alla fermata…”

“E da Edimburgo?”

“Ci smaterializziamo a Paisley…”

Gli amici annuirono. Fecero il giro lungo, smaterializzandosi a Paisley da Edimburgo per poi prendere il bus 66 e scendere a Greenock.

Raggiunta la porta della vecchia casa Moody, Remus si guardò attorno circospetto prima di bussare tre volte.

Emmeline Vance aprì loro la porta facendoli entrare rapidamente.

“Dorea i ragazzi sono arrivati…” sorrise la donna facendo loro strada ed entrando nella sala da pranzo dove le sedie erano state spostate in modo da accogliere facilmente tutto l’Ordine. Erano già arrivate sette persone: Alastor Moody, Emmeline Vance, Dorea Potter, Edgar Bones, Elphias Doge, Giorgius Greathead e Benji Fenwich.

La signora Potter si avvicinò loro, abbracciando Lily.

“Ciao cara…” salutò calorosamente, poi guardò alle loro spalle.

“James e Sirius?”

“Stanno arrivando… ci siamo divisi perché in sei forse avremmo attirato troppo l’attenzione….” Spiegò Remus, fu certo di vedere la signora Potter sbiancare quindi si affrettò ad aggiungere un “Non si preoccupi saranno qui a momenti…”.

Enif e Lily si scambiarono un’occhiata, secondo i loro calcoli James e Sirius dovevano già essere arrivati.

Qualche secondo dopo, qualcuno batté tre colpi alla porta.

“Remus caro, puoi andare tu?” chiese Dorea, il ragazzo si allontanò mentre Lily veniva raggiunta dal Signor Greathead.

“Signorina Evans…”

“Signor Greathead…” salutò la ragazza.

“Mi chiedevo se e quando sarebbe disponibile per cominciare a lavorare con noi…”

“Al più presto possibile signore, devo solamente mettere un paio di cose apposto con i miei genitori, sa sono babbani e con questi tempi…”

“Capisco… non si preoccupi signorina, saremo lieti di averla dei nostri quando vorrà.” Sorrise il vecchio, Lily fissò il volto rugoso ma gioviale, l’occhio che era rimasto cieco nell’attentato a scuola, sì, si disse, il signor Greathead poteva capire benissimo.

“James! Dove eravate finiti?” chiese Dorea avanzando come una furia verso il figlio.

James fece un passo all’indietro e Sirius si disse che erano quelli i momenti in cui Dorea Potter dimostrava di essere in tutto e per tutto una Black.

“Posto di blocco… sai credo che ai babbani faccia strano vedere una motocicletta andare a 140 miglia l’ora…”

Lily scosse leggermente la testa… certo che nessuno doveva aver spiegato a Sirius l’esistenza dei limiti di velocità.

Dorea li fissò sconvolta “Siete arrivati qui con quel trabicolo?” chiese appena

“Sì, e andava che è una meraviglia… avevate detto mezzi babbani, no?” disse sorridendo Sirius. La donna scosse le spalle rassegnata.

Lily guardò James, il ragazzo sorrise appena, si avvicinò poi a Remus sussurrandogli un paio di parole all’orecchio, la ragazza vide il licantropo spalancare gli occhi e fissare James.

“Sirius, anche Remus è in dubbio se Elvendork è unisex…” scherzò James, Remus sogghignò.

“No, James, Elvendork non è unisex…” disse ridacchiando.

Enif e Lily si guardarono dubbiose.

 

▀■▪■▀

 

Un’ora dopo l’intero Ordine della Fenice stava ascoltando il rapporto di Reyn Lowell, neo-diplomata appena trasferitasi in Scandinavia.

“La situazione non sembra perciò critica, per quanto gruppi di giovanissimi siano attratti da quello che sta succedendo qui, la maggior parte della gente, ritiene Lei-sa….emh… Lord Voldemort una minaccia alquanto lontana e nessuno sembra disposto a dare una mano per sconfiggere qualcosa che reputano quasi leggenda metropolitana…” disse la bionda sedendosi sistemandosi gli occhiali.

“Grazie signorina Lowell…”

“Professor Silente, potrei prendere parola?” chiese un po’ impacciata Lily.

“Ma certo Lily…”

Lily si alzò in piedi stringendo appena la mano di James.

“Vorrei mettervi al corrente di un fatto successo questa mattina…” cominciò raccontando ai presenti della strilettera di Piton.

Silente rimase un attimo in silenzio quando Lily concluse il racconto.

“La questione non è semplice…” sospirò infine… “ una famiglia babbana qualsiasi non attirerebbe tanto facilmente i Mangiamorte ma vero è che il giovane Piton conosce Lily e conosce la sua famiglia, il che va a nostro svantaggio perché non so fino a che punto possiamo fidarci dell’amicizia di Severus… la cosa più semplice sarebbe spostare gli Evans, ma farli svanire nel nulla senza un valido motivo potrebbe far ricadere l’attenzione su di loro… anche solamente quella dei babbani…”

“Mia sorella abita nel Surrey… si potrebbe far circolare la voce nel vicinato che la raggiungono lì… così nessuno a Weston si preoccuperebbe…” tentò Lily.

“Ma Piton di certo lo scoprirebbe e nemmeno tua sorella sarebbe al sicuro…” si intromise Dorcas, anche lei conosceva Piton, sapeva che non era il classico Mangiamorte scemo o sprovveduto.

“E se spostassimo tutta la famiglia la sorella compresa?” tentò Edgar.

“Fuori questione, Petunia non sopporta tutto ciò che ha che fare con la magia…” disse James serio.

“James ha ragione, non accetterebbe mai…” confermò Lily rispondendo alle facce perplesse degli altri membri dell’Ordine.

“Quindi dobbiamo spostare solamente i due coniugi… avete qualche altro parente… contatto da qualche parte?” chiese Moody guardando Lily.

“No… mia madre aveva una zia in Irlanda ma è morta parecchio tempo fa…”

“Albus tu che ne pensi?” chiese Dorea osservando Lily preoccupata.

“È essenziale che gli Evans si spostino anche perché non possiamo permetterci di dare ai Mangiamorte una scusa per colpirci… Emmeline, quella tua casa in campagna non sei ancora riuscita a venderla, vero?”

“No, professore…” rispose la donna.

“Bene… allora penso che i signori Evans potrebbero stabilirsi lì, Lily ai tuoi piace la campagna?”

“Emh… si…”

“Bene… domattina andrò a parlare con loro, metteremo in giro la voce nel vicinato che dato che anche tu ti sei trasferita potranno realizzare il loro sogno di andare a vivere in campagna, la casa di Emmeline è in Irlanda quindi si potrebbe dire un ritorno alle origini di tua madre… e così il vicinato smetterà di parlare, la casa sarà protetta da ogni sorta di incantesimo…”

 

▀■▪■▀

 

“…e potrete vivere tranquillamente la vostra vita in un piccolo villaggio babbano qualsiasi.” Silente aveva concluso di spiegare la situazione ai genitori di Lily.

Quella mattina a casa Evans si era raccolto un piccolo manipolo di maghi: c’erano Lily e i ragazzi, Silente, Dorea Potter, Emmeline Vance e Alastor Moody.

“Se ciò servirà a proteggerci non  vedo nulla in contrario… ma non potremo partire così all’improvviso, nonostante ciò che diremo ai vicini, un trasloco ha bisogno di tempo…” obbiettò Harold, guardò la moglie “non potremo partire prima di due o tre giorni come minimo…” Daisy guardò il marito invitandolo a continuare.

“E poi c’è Tunia, lei sa che siamo qui, quindi…”

“Spiegherò io la situazione a Tunia, papà… capirà… e poi voi potrete benissimo aver contatti con lei dall’Irlanda, quello che conta è che non abbiate collegamenti con me o con questa città…” insistette Lily.

“E per il lavoro? Non posso lasciare la ditta così su due piedi…” Harold era sempre meno convinto.

“Le troveremo un lavoro in Irlanda, lei qui è a capo di un reparto in una ditta di trasporti, non è così? Sono certo che troveremo qualcosa di simile in Irlanda” disse serio Silente.

“Non è questo il problema, non ho mai disprezzato il lavoro, andrà bene qualsiasi cosa ma non posso mollare tutto in due giorni…” Harold fissò la figlia in cerca di appoggio, Lily lo guardò implorante. L’uomo si passò una mano tra i capelli osservando la moglie. Daisy restava in silenzio.

“Harry, caro, se restiamo qui e ci prendono, sarà Lily quella in pericolo…” disse infine la donna, guardò la figlia “Tesoro, tu vuoi che ci mettiamo in salvo giusto?”

“Sì, mamma…”

“Allora andiamo Harold… non voglio far preoccupare Lily un secondo di più…”  Silente sorrise appena.

“Bene, avete quattro giorni per prepararvi, Alastor e Dorea resteranno qui a controllare la situazione fino ad allora…”

Lily abbracciò i genitori mormorando un “Scusatemi”

“Non scusarti non è colpa tua, la guerra fa male…” le disse la madre comprensiva. Harold la strinse a sé in un abbraccio che diceva molto.

Quel giorno si lasciarono così, Lily teneva nel cuore una muta preghiera sperando che tutto andasse per il meglio.

 

▀■▪■▀

 

Quattro giorni dopo gli Evans si salutarono tranquilli sull’uscio della nuova casa. Lily se ne andò un po’ più leggera, ignorando come duecentoquindici miglia più ad est un giovane uomo sospirasse sollevato mentre, passando per Milton Rise ascoltava un paio di donne:

“Hai sentito degli Evans?” cominciò una.

“No, cosa?” chiese sorpresa l’altra.

“Sono partiti stamattina, si trasferiscono in Irlanda…”

 

Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui, non sono dispersa anche se le lezioni di questo semestre mi fanno pensare di sì... 

Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalle vostre 12 recensioni (signori avete battuto ogni record XD)

E adesso passiamo alle risposte alle recensioni ^^


 tonks87 
Grazie Tonks ^^ Sono felice che ti piaccia e spero continuerai a seguirmi!
 Sklupin 
Ti ringrazio per aver letto la saga precendente e sono felice di averti emozionato. Sul carattere di Enif vedrai che muterà abbastanza in questa storia con il passare del tempo, ma non dico altro o mi rovino la sorpresa XD
Per le scene sessuali onestamente non so che dire, sento anche io che servirebbero ma non ho mai scritto nulla del genere quindi non so davvero che fare... di certo li smalizierò un po' con il tempo ma ho poca fantasia in questo campo ^_^'''''
Spero quindi che ciò che verrà in seguoto non ti deluda.
 glumbumble
Qui si può dire che Petunia se l'è legata proprio al dito prima Lily sparisce e poi fa traslocar ei suoi ma volevo evitare loro una fine tramite Mangiamorte.... sennò li uccidono tutti loro... ^^''''

 princes_of_the_univers
Tra luci e ombre arriveremo da qualche parte XD La traccia della storia c'è già e ti dico che sono arrivata al quinto capitolo parlando di solo tre punti su trenta nella mia tabella di marcia... si prospetta una luuuunga storia ^_^''''
 sissi181
Severus è un Mangiamorte ma non ce lo vedo a tradire Lily pubblicamente senza un buon motivo e quindi perchè non avrebbe voluto volerla fuori dai piedi prima che qualcuno si aggorgesse di lei. è un Mnagiamorte certo, ma è prima di tutto un uomo. Lieta che sia stato di tuo gradimento ^^
 La Nika 
Scusa il ritardo... spero di aggiornare prima la prossima volta, ma penso che tutto questo semestre arriveremo ad una volta al mese se va bene dato che chi ha fatto gli orari ha la testa in un altro posto.... 
 PrincessMarauders 
Sono felice che continui a seguirmi anche se non commenti mi basta sapere che ci sei ^^ Alla prossima ^^
 hermy101
Spero questo seguito non ti deluda. 
 fairyelly83 [Contatta]
Se ti rispondo do troppi spoiler quindi dico solo che voglio mettere chiarezza dove la Rowling ha lasciato la nebbia per cui io potessi inventare questa storia XD (frase criptica XD)
 Julia Weasley 
Eccomi qui, spero che questo capitolo non abbia annoiato essendo solamente di passaggio... in effetti dal prossimo comincerà un po' di azione... spero di non uccidermi di rimorsi prima della fine ^_^''''
 Elisabeth Black
Sono felice che ti sia piaciuta Safely e che questo seguito ti intrighi spero continuerai a seguirmi in questo "viaggio" a presto. 
 Alohomora 
SURPRISE! Ti faccio le sorpresone con questi capitoli pubblicati a sorpresa eh? XD Ti piace il disegno che hai visto nascere in "diretta?"

La guerra arriverà fin troppo oserei dire spero di non perdere nessun personaggio per strada... mi sto affacendando per non lasciar tempo libero a Peter che sennò dorme sugli allori il topastro XD

Alla prossima.

E come sempre grazie per il tuo sostegno continuo ^^

Un bacio

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Quotidianità ***


capitolo2

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 3: Quotidianità

 

Luglio passò lento sfociando in un afoso agosto e poi, inesorabile nel suo manto piovoso, arrivò settembre. 

Era un pallido pomeriggio di metà settembre e Diagon Alley appariva quieta e silenziosa. Il Ghirigoro era vuoto a quell’ora, ma se un cliente fosse entrato avrebbe dovuto cercare il proprietario nel retrobottega per trovarlo, di fatti era lì che Abel Flourish stava, fissando torvo quello che per due mesi a quella parte era stato un ottimo commesso: disponibile, gentile e colto, niente di meglio per una libreria.

“Predi le tue cose e vattene…” disse l’uomo serio.

“Ma perché io non capisco, non credo di aver fatto nulla per essere licenziato…”

“No, figuriamoci, non ho mai avuto un commesso così in gamba, ma qui non puoi restare, Remus, Blotts non ti vuole vedere domani mattina…” il ragazzo osservò il suo oramai ex-principale, com’era possibile avesse scoperto che era un lupo mannaro, era stato attento, era andato a lavorare ogni giorno, non era nemmeno rimasto a casa il giorno dopo le due lune piene che erano passate, nonostante Enif avesse minacciato di affatturarlo se si fosse presentato sul lavoro.

“Ma perché…” tentò ancora, sentiva il cuore accelerare i battiti.

“Remus parliamoci chiaro, non sono scemo e non sono nato ieri… e ho letto abbastanza libri in vita mia per riconoscere cose emh… persone come te…” sembrava spaventato ed arrabbiato, avrebbe volentieri cacciato il ragazzo a calci, Remus lo aveva ben intuito dalla foga del discorso, ma ne sembrava anche terrorizzato.

“Mi licenzia perché sono un lupo mannaro?” chiese serio, fissando l’uomo negli occhi.

“Sì, io e Blotts non possiamo permetterci che un licantropo lavori qui… e ora vattene ragazzo…” Remus lo fissò ancora qualche istante, poi sospirò voltandosi a raccogliere le sue cose. Flourish lo osservò, quel ragazzo gli faceva un po’ pena… sapeva fosse diventato orfano da poco e di certo nella sua situazione non avrebbe trovato un lavoro in tutta Diagon Alley… ed era un vero peccato… con la media scolastica che aveva racimolato ad Hogwarts avrebbe potuto fare qualunque cosa, ma Marlon Blotts, il suo socio era stato irremovibile, non potevano permettersi che qualcuno scoprisse che il loro commesso era un lupo mannaro, gli affari sarebbero colati a picco senza contare i rischi.

“Ehi ragazzo…” lo chiamò quando lo vide andarsene, Remus si voltò, il volto impassibile, per quanto negli occhi dorati si leggesse un grosso dispiacere.

“Si?”

“Tieni… è la paga di settembre con tutti gli straordinari che hai fatto e i giorni che avresti ancora lavorato… non sono tipo da tenersi in debito…” disse porgendo un sacchetto a Remus.

“Oh…grazie… troppo gentile…” Remus prese il denaro evitando di fissare negli occhi Flourish.

“Come ha fatto a capire…”

“Mi era apparso strano che un ragazzo in gamba come te, per quanto appassionato di libri si accontentasse di lavorare qui… e poi come ti ho detto ho letto molte volte dei sintomi…” Remus annuì, uscendo in silenzio.

Vagabondò per Diagon Alley prima di abbandonarla alle sue spalle e di concedersi un bicchiere di cioccolata calda al Paiolo Magico.

“Giornataccia ragazzo?” chiese Tom, il barista, che oramai conosceva abbastanza bene Remus da capire se c’era qualcosa che lo turbava, infatti i Malandrini e le ragazze si ritrovavano a pranzare quasi ogni giorno assieme al Paiolo Magico.

“Mi hanno licenziato…” disse appena, mentre l’oste gli serviva la bevanda.

“Mi dispiace… vedrai che troverai qualcos’altro…” disse comprensivo l’uomo, era una situazione abbastanza frequente con la guerra: sospetti e paure facevano perdere posti di lavoro a moltissima gente.

Osservò il nero cioccolato nella tazza, sospirando appena, tutti stavano facendo qualcosa mentre lui stava lì a fissare quella tazza piena, dove, come iceberg, navigavano pezzi di panna. Sirius e James erano al corso accelerato per Auror, con il nuovo anno avrebbero ricevuto la licenza, Moody diceva che era un omicidio lasciarli lavorare con sei mesi di corso sulle spalle ma al Ministero servivano uomini alla svelta; Lily lavorava al centro di Magia Sperimentale e doveva ammettere che la invidiava un po’; Enif era impegnatissima con il corso da Guaritore al San Mungo e perfino Peter, per aiutare sua madre, aveva trovato lavoro come commesso tra i babbani. Ecco in quel momento si sentì davvero un fallito.

“Ehi, Remus che ci fai qui?” il ragazzo alzò gli occhi Dorcas stava davanti a lui, sorridente.

“Ehi… ciao Dorcas…”

“Che muso lungo, disturbo se mi siedo?”

“Figurati…” disse appena la ragazza si sedette sorridendo ed ordinando un the bollente.

“Allora che ci fai da queste parti?” chiese lei curiosa.

“Mi hanno appena licenziato… tu?” la ragazza si incupì.

“Oddio… scusa… mi dispiace che ti abbiano licenziato… insomma…”

“Non importa Dorcas, credo sarà una cosa su cui dovrò farci l’abitudine…”  disse lui tristemente.

“Non dire sciocchezze, eri uno dei migliori a scuola!”

“Dimentichi un particolare problemino di una volta al mese…” la ragazza lo guardò un attimo per poi scoppiare a ridere.

“Oh…scusa… Remus è che come l’hai detto… ahahaah… sembravi una di quelle ragazze con la sindrome premestruale…” Remus la guardò spalancando gli occhi, poi non poté far altro che mettersi a ridere a sua volta. Ringraziò il caso che gli aveva fatto incontrare Dorcas, aveva bisogno di una risata.

“Ricomponiamoci…” disse lei, serissima. Lui le sorrise riconoscente.

“Non hai risposto alla mia domanda comunque…”

“Faccio una passeggiata, dato che non ho un lavoro…” disse facendogli l’occhiolino. Remus annuì, Dorcas era quindi di pattuglia.

“Vuoi che ti accompagni?”

“No grazie Remus dovrei trovarmi con Marlene tra un quarto d’ora”

“Come mai così in anticipo?”

“Devo essere onesta? Volevo passare a salutarti al Ghirigoro… ma ti ho visto qui e quindi…” la ragazza mosse leggermente la mano come a dire un “di conseguenza”.

Remus sorrise appena.

“Sono convinta che troverai subito un altro lavoro…” cercò di incoraggiarlo lei.

“Forse dovrei andarlo a cercare a Knockturn Alley… forse non baderebbero alla gente che assumono…”

“Non dirlo nemmeno per scherzo! Con tutta quella gentaglia!” disse accalorata.

“Ma io faccio parte della gentaglia…” sottolineò appena lui.

“Non so perché ma credo che a te piaccia sentirti consolato, vero?” chiese maliziosa lei “Ti fa sentire utile e giusto… quello in cui sbagli è che non dovresti volerlo sentire… tu sei giusto Remus, non c’è nulla di sbagliato in te…” il ragazzo la fissò ammirato, Dorcas sembrava un po’ maschiaccio e superficiale eppure in pochi mesi di conoscenza l’aveva capito davvero bene.

“No, Dorcas, sono tutti gli altri che sbagliano c’è qualcosa di grosso e sbagliato in me…” la ragazza sbuffò.

“Ci sarà sempre se sei tu a vederlo…” si mordicchiò nervosamente un labbro.

“Dorcas!” Marlene si fece loro in contro, una busta in mano. Si fermò osservando Remus.

“Oh, ciao Remus!” salutò allegra.

“Ciao Marlene.”

“Che sono questi musi lunghi?” chiese curiosa.

“Mi hanno appena licenziato…”

“Oh… accidenti… mi dispiace Remus…” disse “Dorcas se arriviamo in ritardo Alastor ci fa saltare la testa…”

“Già… mi sa che dobbiamo andare, non buttarti giù ok Remus?”

Il ragazzo annuì appena.

“Mhmm, vuoi cercare subito un altro lavoro?” chiese Marlene.

“Sì, l’idea sarebbe quella…”

“Mio cognato è un babbano ha un piccolo negozio di antiquariato… so che gli serve un aiutante adesso che mia cognata ha avuto un bambino…” Marlene frugò nella borsa che portava al fianco scribacchiando un indirizzo su una salvietta.  “Digli che ti ho mandato io… buona serata, Rem…”

Rimasto solo il ragazzo fissò l’indirizzo che gli aveva dato Marlene, si disse che tentare non costava nulla in fondo… buttò giù d’un fiato la cioccolata ormai fredda e decise di tornarsene a casa, stare lì non avrebbe cambiato nulla.

 

▀■▪■▀

 

L’Accademia degli Auror sorgeva da secoli nella Foresta di Ae, lì nascosto tra gli alberi sorgeva una piccola costruzione che ai babbani poteva benissimo sembrare una piccola casa di cacciatori, ma al suo interno nascondeva i locali per l’addestramento Auror, collegati tramite metro polvere direttamente agli uffici degli Auror al Ministero. L’Accademia usava poi il centro della foresta come campo di addestramento, era in quel cuore di pini, nascosto agli occhi dei babbani da mille incantesimi, che le matricole si stavano allenando.

James e Sirius correvano, la pioggia batteva incessante sulle fronde dei pini, il sottobosco era fitto e bloccava le gambe. I due si fermarono le spalle appoggiate ad un pino.

“Con questo tempo non si vede un accidente…” sussurrò lamentoso Sirius, osservando l’umidità formare una coltre di nebbia alla base degli alberi.

“A chi lo dici…” rispose James asciugandosi gli occhiali.

“Mettici un Impervius su quegli occhiali Jamie…”

“Si tanto per farci individuare… sai che la squadra B ha un rilevatore di magia…” Sirius sbuffò, poi spalancò gli occhi sorpreso.

“Potremo farci individuare apposta…” disse con un mezzo sorriso.

 

Alice si muoveva circospetta nella foresta, Frank di fianco a lei, assieme al resto della squadra, erano sei in totale.

“Stiamo vincendo…” sorrise Dawlish, un giovane aspirante Auror.

“Io non canterei vittoria troppo posto… abbiamo sconfitto Hang e Lippincott solamente perché la squadra C aveva già decimato la loro squadra…” disse Frank serio.

“Paciock di cosa ti preoccupi?” chiese Liz Cowan sicura di aver la vittoria in mano.

“Già la squadra A è fuori dalla competizione, e della C restano solo  Potter e Black…” disse allegro Robert Lapiz “noi abbiamo perso solo Matt…”

“È proprio il fatto che siano riamasti solo James e Sirius a preoccuparmi…” mormorò Alice.

“Brand, non siamo più  a scuola questa è la vita…” disse Dawlish sicuro di se.

Alice guardò Frank… da James e Sirius ci si poteva aspettare di tutto.

“Fermi!” disse eccitata Liz “il rilevatore ha segnalato una magia da quella parte… sembra che Potter abbia usato un Impervius sugli occhiali, che scemo…”

La squadra avanzò convinta, sicura della sua superiorità numerica. Frank prese Alice per un braccio.

“Non mi fido di James, potrebbe essere una trappola…”

“È quello che spero, gli starebbe bene a questi palloni gonfiati…” disse appena Alice parlando dei loro compagni di gruppo. Frank annuì, muovendosi dietro la squadra circospetto.

Arrivarono in una radura.

“Che strano il rilevatore dice che la magia è stata effettuata qui…” la nebbia continuava a salire finché il gruppo si trovò avvolto in quella spessa coltre.

Un lampo rosso arrivò da una parte, schiantando Liz, un altro arrivò subito dopo dall’altra e Lapiz seguì la sorte della ragazza.

Frank riuscì a schivare uno schiantesimo semplicemente perché si era già aspettato un agguato.  Dawlish cadde a terra come un sacco di patate, schiantato da un incantesimo silenzioso. Alice indietreggiò fino a trovarsi spalla contro spalla con Frank.

“Si sono nascosti sugli alberi…” disse appena.

“Già… avevo detto io che non bisognava sottovalutare quei due…” mormorò Frank guardandosi nervosamente attorno. L’ennesimo lampo rosso squarciò la nebbia bloccato dal sortilegio scudo che Alice aveva innalzato su entrambi. Frank lanciò uno schiantesimo nella direzione in cui era arrivato quello di James o di Sirius.

“Mancato per un soffio…” sentirono la voce di Sirius.

Un altro schiantesimo colpì lo scudo e Frank e Alice indietreggiarono di poco, nello stesso istante in cui un altro schiantesimo piombava sullo scudo e Frank si sbracciava a lanciarne uno in quella direzione sempre diversa. Un altro lampo di luce rossa apparve dal nulla, ma questa volta non si trattava di uno schiantesimo. L’incantesimo di disarmo colpì la mano di Alice e la bacchetta volò di qualche metro scomparendo nella nebbia. Frank spostò Alice lanciandosi a terra e schivando di poco la fattura, quando si voltò trovò James in piedi sopra di lui, mentre Sirius puntava la bacchetta su Alice che disarmata lo guardava.

“Bene, basta così…” Moody apparve nella radura, facendo riprendere i sensi a Dawlish, Liz e Robert, alle sue spalle c’erano gli altri aspiranti Auror.

James mise via la bacchetta porgendo la mano a Frank. Sirius raccolse la bacchetta di Alice.

“Andiamo in un posto più caldo…” disse l’Auror serio, le matricole lo seguirono fino all’interno dell’accademia in una piccola aula, erano fradici e avrebbero voluto qualcosa di caldo, ma sapevano bene che prima avrebbero dovuto passarsi la predica mensile di Moody.

“Siete migliorati da un mese fa… ciò che mi preoccupa è che siete già a metà dell’opera e molti di voi ancora non hanno capito alcune cose basilari…” guardò i giovani, il più vecchio era Dawlish e non aveva più di 25 anni…

“Quando sarete in missione non sarà un gioco, se non vincete non vivete… quindi vigilanza costante… vero Dawlish?!”

Le guance del giovane si tinsero di rosso.

“Per quanto riguarda il resto della squadra B ad eccezione fatta di Brand e Paciock vale lo stesso discorso… non bisogna mai pensare che il numero faccia la differenza che il nemico si spaventi a causa del nostro numero… se non può affrontarci a viso aperto lo farà in altro modo, ed è quello che hanno fatto Potter e Black, essendo rimasti soli e in numero minore hanno fatto solo ciò che chiunque intenzionato a vivere dovrebbe fare… annullare il vantaggio del nemico…”

“Brand e Paciock, hanno dimostrato un’altra cosa che a qualcuno è sfuggita… parlo di lei signor Gilpatrick… mai e dico mai sottovalutare il nemico… credeva che la signorina Brandley fosse una preda facile ma non ha fatto altro che far decimare il suo gruppo per far fuori una sola persona…

“Hang, Lippincott avete venduto cara la pelle ma per farlo avete abbandonato i vostri compagni…

“Dixon quella doveva essere una manovra diversiva o un suicidio?

“Wynn, Thompson, O’Byrne… dovete conoscere le armi del nemico prima di tentare un attacco… e inoltre non è da codardi ritirarsi… è portare a casa la pelle, e conoscere un po’ di più il nemico è avere un’altra opportunità di batterlo, gli eroi saranno ricordati solo da morti è vero… ma quando sono troppi vengono dimenticati anche loro…

“Non dico così solo per umiliarvi… tra poco più di tre mesi vi troverete là fuori, possibili prede dei Mangiamorte, non ho intenzione di seppellirne altre di reclute… nel complesso è andata bene… ora potete andare…”

“Nel complesso è andata uno schifo…” borbottò Matt Dixon mentre Moody non sentiva. “Non riusciremo mai a sopravvivere ad un attacco vero…”

 

▀■▪■▀

 

Enif chiuse l’armadietto abbottonandosi la giacca, era in ritardo… Lily l’aspettava all’ingresso glielo aveva detto Nathan.

“A domani…” salutò le colleghe uscendo dallo spogliatoio femminile. Al San Mungo si trovava bene, la mattina c’erano le lezioni, al pomeriggio aiutavano i Guaritori. Quel giorno era stata sul punto di vomitare alla vista di una ustione da pozione che aveva generato sul braccio di una vecchia strega un bubbone verde e blu grande come una pluffa pieno di muco puzzolente. Tremò appena al ricordo.

“Scusa il ritardo Lily…” sorrise raggiungendola.

“Figurati…” sorrise la rossa. “Cosa mi racconti dei reparti del San Mungo?” chiese Lily allegra.

Assieme uscirono per le strade di Londra fino a raggiungere Diagon Alley, Lily stava raccontando allegra della sua giornata.

“Sai oggi ho dato una mano a il signor Belby… è l’esperto di Pozioni del Centro…” disse Lily sovrappensiero.

“Non dovrebbe essere tutto topo-secret?” ridacchiò Enif

“Beh…sì… sai sta cercando di creare una pozione contro la licantropia…”

“Dici davvero?” chiese Enif sorpresa

“Si ma per adesso non ha avuto nessun risultato… e il lupo mannaro su cui l’ha provata è quasi morto… sono stata ben attenta di non dirgli di Remus…”

“Hai fatto bene… pozioni simili hanno bisogno di tempo per avere esito…” rimase in silenzio per alcuni istanti.

“A proposito, che dici di passare da Remus?”  chiese la bruna, Lily annuì convinta, allegre si diressero verso la libreria ma si bloccarono di colpo davanti all’ingresso: sulla vetrina spiccava un grosso cartello “cercasi commesso”. Le due si scambiarono uno sguardo preoccupato.

“Oh no…” mormorò Enif, mentre Lily entrava a passo di carica nel negozio. Enif guardò ancora per un istante il cartello, per poi seguire l’amica.

Lily fronteggiava il signor Blotts, uno dei proprietari, le mani appoggiate sui fianchi, ad Enif ricordava molto la posa che Lily utilizzava al quinto anno quando esordiva nelle sue sfuriate contro James.

“Non mi sembra che il mio amico abbia mai fatto qualcosa di male…” stava dicendo furiosa.

“Il fatto di essere un mostro mi sembra sia una ragione più che sufficiente per perdere il posto…” Lily lo guardò furente.

“Come si permette di giudicarlo in questo modo! Se fosse stato un essere umano qualsiasi non l’avrebbe mai licenziato!” disse ad alta voce. Enif fu certa di vedere un paio di persone fissarla.

“Lily…” mormorò la bruna… non sarebbe stato il miglior modo di aiutare Remus quello di rendere pubblica la sua licantropia. Lily la guardò rendendosi conto di stare pressoché gridando.

“Andiamo Eny!” disse poi uscendo in fretta dal negozio. Enif lanciò uno sguardo gelido a Blotts che la fissava con sufficienza.

“Potrà pensarla come vuole signor Blotts… ma ha cacciato la miglior persona che potesse trovare…” disse prima di raggiungere Lily.

 

▀■▪■▀

 

Peter sospirò lanciando a terra lo scatolone vuoto.

“Ehi Minus! Hai finito con quei scatoloni?” la voce del padrone del Minimarket lo riscosse dai suoi pensieri.

“Si, signor Cartwright…”

“Bene, allora porta il tuo sedere flaccido di qua che stanno arrivando dei clienti…”.

Sospirando il ragazzo tornò nella bottega, Cartwright come previsto non si era spostato dalla cassa per quanto una vecchina stesse quasi per arrampicarsi su uno scaffale per raggiungere un barattolo di mais. Peter la raggiunse rapidamente, passandole il barattolo.

“Grazie giovanotto” lo ringraziò con un sorriso.

“Si figuri…” sorrise appena. Restò con quel sorrisetto scemo in volto, fissato in un punto indeterminato dello scaffale anche dopo che la vecchia se ne era andata.

“Mi scusi giovanotto…” Peter si disse che non ne poteva più di essere chiamato giovanotto “avrei bisogno di un migliore amico, sa dove posso trovarlo?” Peter si voltò riconoscendo la voce di Remus.

“Moony! Che ci fai qui?!”

“Passavo da queste parti… quando stacchi?”

Peter guardò verso la cassa, Cartwright li stava fissando

“Fra mezz’ora alle cinque… ma compra qualcosa sennò pensa che mi metto a chiacchierare con i clienti…”

“Va bene, ti aspetto…” disse a mezzavoce  “Grazie, penso proprio che prenderò questo tipo di fagioli in scatola!” disse a voce più alta con tutta l’intenzione di farsi sentire da Cartwright mentre prendeva i fagioli più cari dello scaffale.

Mezz’ora dopo Peter uscì trafelato dal negozio.

“Scusa mi ha già fatto saltare il pranzo e avrebbe voluto che restassi ancora un’ora… per Morgana!”

Remus sorrise gentile.

“Tu piuttosto, hai finito presto oggi…” disse Peter mentre cominciavano a camminare.

“Ho finito e basta, Pet… mi hanno licenziato…”

“Come? Perché?!”

“Blotts e Flourish hanno scoperto cosa sono…”

“Ma sono passati solo due mesi…”

“Ma hanno una libreria piena di libri…” Peter rimase un attimo in silenzio.

“Mi dispiace Rem…”

“Figurati… solo ho paura che non sarà facile trovarne un altro di lavoro… Marlene mi ha dato il nome di un negozio babbano dove andare ma non so…”

“Bhe i Babbani non possono scoprire  cosa sei, giusto? Quindi tentar non nuoce!” sorrise il ragazzo.

“Hai ragione Peter! Non devo arrendermi subito!” sorrise Remus.

“Vuoi che chiamiamo gli altri e andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte?”

“No grazie Peter… penso che per qualche tempo non potrò permettermi il lusso di andare a mangiare fuori…”

“Oh suvvia offro io!” si offrì Peter.

“No grazie, davvero…”

“Senti Rem… ora dovrò tornare a casa… o mia madre e buona di venirmi a cercare in negozio…”

“Si, certo scusami…” Remus lo vide allontanarsi.

Peter si guardò alle spalle per essere sicuro che Remus non lo seguisse, sorrise appena smaterializzandosi.

 

▀■▪■▀

 

Enif e Lily si materializzarono all’ingresso di Faulkbourne Hall, accolte dalla solita dolcezza un po’ petulante di Dix.

“Le signorine sono tornate! Le signorine stanno bene?”

“Sì, grazie Dix…” rispose Enif automaticamente “c’è posta?”

“Una lettera del padroncino Taliesin, uno della Padrona e un invito ad un matrimonio, padroncina…” disse euforica l’elfa porgendo ad Enif le buste “…e la signora Potter ha mandato un dolce…”

“Tua suocera pensa che mangiamo troppo poco…” ridacchiò Enif, stuzzicando Lily.

“Che cosa dicono le tue lettere?” sviò l’argomento Lily, un po’ imbarazzata delle eccessive attenzioni della signora Potter.

“Taliesin dice che è stato smistato a Corvonero e che entrare nella torre è difficilissimo perché l’ingresso ti da un test di logica ogni volta… ma è contento…” riassunse rapidamente “mia madre, chiede come stiamo tutti… le solite domande… insomma… e questi sono gli inviti per il matrimonio di Alice e Frank, come presagito da James e Sirius…” ridacchiò passando a Lily l’invito.

“Domenica 4 marzo…” lesse la rossa.

Calò un attimo di silenzio, in quel momento il camino si accese e uscirono James e Sirius.

“Salve donzelle!” salutò Padfoot schioccando un bacio sulla guancia a Lily e raggiungendo Enif.

“Ciao, Sir…” lo salutò lei abbracciandolo “Taliesin ti manda i suoi saluti e chiede quando lo porterai a fare un giro in moto…dice che avrebbe voluto essere al Grifondoro come noi…” ridacchiò osservando la lettera.

“Oh… mi sa che lo sto rovinando a quel bambino…” disse appena il ragazzo.

James salutò Enif con un sorrisone baciando Lily.

“C’è qualcosa che non va però…” notò poi Potter, “avete delle facce…”

“Remus è stato licenziato…”

In quello stesso istante qualcuno si materializzò nella casa.

“Peter!”

“Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Scusate…” disse appena il ragazzo, un po’ mortificato “Avete sentito di Remus?”

“Sì, giuro che avrei affatturato Blotts…” disse Lily ricordando la faccia per nulla dispiaciuta dell’uomo.

“Beh… sentite… io stavo pensando…”

 

▀■▪■▀

 

Remus si era smaterializzato al Golden Cap, a due ore a piedi da casa… aveva voglia di camminare, aveva voglia di pensare.

Il mare scrosciava impetuoso sotto di lui, le onde si scontravano con i massi ribollendo spumeggianti nella luce che andava man mano a scemando mentre il tramonto si avvicinava.

Camminò per i sentieri che conosceva a menadito, le fronde degli alberi si muovevano appena.

Quando imboccò la Hell Lane a North Chideock, era ormai scesa la notte. Nonostante quel nome terrificante, quella strada scavata tra gli alberi non lo spaventava, non lo aveva mai spaventato ci era cresciuto… eppure c’era stato un periodo in cui aveva giurato che non l’avrebbe mai percorsa… che se ne sarebbe sempre rimasto chiuso nella sua stanza, rinchiudendo il suo mostro.

I campi erano mezzi arati, aspettando ottobre e la semina del grano, onestamente Remus li preferiva così, brulli, infatti il grano maturo che ondeggiava al vento non faceva che ricordargli la notte in cui Greyback lo aveva morso in quegli stessi campi. Ricordava le spighe ondeggiare, la luna piena e il lupo… si costrinse a non pensare era già una brutta giornata di suo senza aggiungerci questo.

Aprì la porta di casa depresso, ma qualcosa attirò la sua attenzione, per quanto le luci della casa fossero spente, sentiva l’odore di arrosto. Si diede dello scemo, probabilmente la memoria gli stava giocando un brutto scherzo, quell’odore doveva essere solo una rievocazione della sua mente.

Si avviò in cucina sovrappensiero, ma quando fece un passo all’interno la luce si accese all’improvviso.

“Sorpresa!” gridò Sirius. Remus alzò le sopraciglia, allora quello che aveva sentito era davvero odore di arrosto come testimoniava il forno acceso su cui trafficava Dorcas assistita da Lily, Enif, ed Alice.

“Ci hanno detto che eri un po’ giù di corda e abbiamo pensato di venire qui a fare un po’ di baldoria!” spiegò con un sorriso Gideon Prewett.

Remus osservò i presenti, a parte Nathan e Reyn c’erano tutti i membri più giovani dell’Ordine.

Remus osservò Peter, il ragazzo sorrise.

“Io avevo pensato di fare una cosetta noi sei, ma Sirius e James hanno pensato in grande…” Remus sorrise vagamente commosso.

“Non dovevate…”

“Oh, sta zitto! Da quello che hanno detto Marlene e Dorcas sembravi esser stato triturato da un troll!” disse Pudmore dandogli una pacca sulle spalle “che sarà mai un lavoro! Ce ne sono a migliaia la fuori che vanno dal raccogliere Vermicoli…”

“Sturgis hai il tatto di un elefante!” lo rimproverò Frank.

“Penso che Pudmore volesse dire di non abbatterti…” sorrise Fabian comprensivo “e detto da uno che pur non avendo problemi personali ha perso quanti, quattro lavori in due anni…”

“Ehi… guarda che quando arrivi al lavoro stanco dopo le ronde dell’Ordine la gente pensa male e si fa subito l’idea che tu sia un Mangiamorte…” si giustificò Sturgis.

“Immagino che restare a poltrire sul lavoro, in effetti, aiuti a perdere il posto…” stuzzicò James.

“Potter!”

Remus guardò la scena nell’insieme, le ragazze ridere assieme attorno ai fornelli, i ragazzi stuzzicarsi tra loro, e per la prima volta in vita sua dimenticò Grayback e cos’era successo lì in quei campi, dimenticò di aver perso il lavoro e dimenticò la guerra, quella sera c’erano solo undici ragazzi che passavano una serata insieme.


Salve gente sono tornata!!! è un periodo un po' storto quindi ho pochissimo tempo a mia disposizione e me ne rammarico. Ho scritto tre quarti dell'ultimo capitolo che ho scritto (il sesto) sul cellulare sui promemoria.... voglio vacanzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Volevo postarvi anche un disegno con questo capitolo ma la pubblicazione avrebbe dovuto attendere ancora un po' troppo quindi vi lascio il link dello schizzo ^^

Capitolo  3

E Adesso sotto con le recensioni!!!!!


 renesmee cullen 
Grazie per i complimenti sia alle storie che ai disegni, spero continuerai a seguirmi ^^
Alla prossima ^^
Elisa
 pazzarella_dispettosa 
Eccomi qui!
Mi sa che solo James è convinto che Elvendork sia unisex XD
Mhmmm penso che sposi li vedremo tra un  bel po' di capitoli ma non troppi... mi sa che questa storia andrà per le lunghe ^_^''''
A presto
 glumbumble 
Non posso rispondere a questa domanda o spoilero troppo comunque alcuni membri dell'Ordine sono in sciopero proprio per questo motivo quindi vedremo cosa le mie dita decideranno di scrivere sulla tastiera ^^
 hermy101 
Come sempre grazie di seguitrmi!!!!

 Alohomora 
Il giovine che sospira è proprio Sevvie, che non è poi così brutto e poi può benissimo pensare che l'Irlanda siano le voci messe in giro da Silente e che siano da un'altra parte... per ora ha altro per la testa il nostro tenebroso... spunterà fuori ancora comunque... figurati se Mocciosus non spunta fuori XD
E quindi contando Lily, Enif, Sirius e Remus, me, te e pazzarella dispettosa siamo in 7 a sostenere che Elvendork è unisex XD Povero James.... ma chi gliel'ha messo in testa 'sto nome (mamma Dorea di sicuro.... i Black e i nomi assurdi .... ogni riferimento ad una certa Nymphadora è un puro caso XD)
Alla prossima
Elisa
 Julia Weasley 
E siamo 8 a 0 per Elvendork maschile! XD Povero James.
Qui comincia un po' d'azione, simulata ma sempre azione XD
Alla prossima e grazie ancora
 Lily_Luna 
9 a 0... James rassegnati Elvendork è maschile!
Mi dispiace di aver aggiornato così tardi am davvero è un periodo un po' schifo ^_^''''
 Rebecca Lupin 
Certo che ti scuso basta che saltiate fuori ogni tanto e dite che mi seguite e sono contenta.... ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Paura ***


Phoenixs flames

 

dracos_cruciatus_4_by_Shimpa_chan.jpg

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 4: Paura

Lily si svegliò quella mattina di ottobre avvolta dalle braccia di James, quella notte erano stati di pattuglia a Diagon Alley e come ogni volta che i due avevano il turno notturno, il ragazzo si era fermato a dormire a Faulkbourne Hall. Lily osservò la sua faccia beata, sorrise appena accoccolandosi meglio nell’abbraccio del ragazzo, lo sentì mugolare qualcosa, voltò la testa, ma il ragazzo sembrava ancora addormentato. Lei lo stava ancora guardando con un sorriso stampato in volto quando James aprì gli occhi.

“È bellissimo…” disse lui con voce un po’ impastata.

“Cosa?”

“Svegliarsi nella luce del tuo sorriso…”

“Quanto ci hai pensato per dire questa frase?”

“Ok, beccato non è del tutto spontanea ma è ciò che rende meglio l’idea di come mi sento quando ti ho qui con me…” disse stringendola un po’ di più.

Lei ridacchiò dandogli un leggero bacio sul naso. Lui sorrise accarezzandole la guancia.

“Dio ringrazi il sabato…” mormorò lui prima di baciarla, la sentì ridacchiare sulle sue labbra.

“Che c’è?”

“C’è che è domenica, James…” 

 

Quando decisero che era meglio alzarsi, il maniero appariva vuoto e silenzioso, arrivati in cucina trovarono un biglietto di Enif.

“Sono andata a prendere il regalo per Sirius, poi sono di pattuglia…

Ci vediamo questo pomeriggio…

Fate i bravi!

Enif “

“Troppo tardi per fare i bravi, oserei dire…” disse James che aveva letto il biglietto da sopra la spalla di Lily.

“Già…” annuì lei maliziosa. Il ragazzo la prese per la vita facendola voltare, baciandola lentamente.

“Non dovremmo fare i bravi?” chiese divertita lei.

“Ti ricordo che sono un Malandrino.” Sorrise malizioso Prongs catturando di nuovo le sue labbra.

 

▀■▪■▀

 

Enif entrò nell’ennesimo negozio, non aveva la più pallida idea di cosa comprare a Sirius, aveva provato a chiedere consiglio a James ma quando lui le aveva risposto un collare antipulci, aveva capito che doveva arrangiarsi.

Esasperata la ragazza si lasciò Diagon Alley alle spalle, decisa ad andare a cercare qualcosa nel mondo Babbano, quando, immersa nei suoi pensieri andò a sbattere su una persona.

“Mi perdoni, non l’aveva vista!” si scusò in fretta prima di alzare lo sguardo e rimanere senza fiato: la persona su cui si era schiantata era Rabastan Lastrange, che avvolto nel suo mantello stava entrando al Paiolo Magico.

“Icecrow è da tanto che non ti si vede…”

“Già Lastrange…” avrebbe voluto prendere la bacchetta e puntargliela alla gola, Rabastan era uno di quelli che era chiaro come l’aria che fossero Mangiamorte ma per il loro lignaggio erano pressoché intoccabili se non colti sul fatto.  La ragazza fece per andarsene, ma Rabastan la trattenne per un braccio.

“Si dice che tuo padre se la sia squagliata tra i monti del Galles per paura…”

“Si dice anche che tu sia un Mangiamorte…” sibilò Enif toccata sul vivo, nessuno poteva insultare suo padre.

“Allora non dovresti giocare con il fuoco…” ghignò lui.

Enif strattonò il braccio liberandolo dalla presa dell’uomo.

“Resterei qui a chiacchierare ma ora devo andare, alla prossima Rabastan…” disse con una cortesia talmente falsa da essere tagliente.

“Sì, alla prossima Icecrow…” le disse mentre lei si allontanava velocemente tra le strade Babbane.

 

Dopo l’incontro, o meglio, lo scontro con Rabastan, Enif aveva vagato nelle strade Babbane più affollate, attenta a non essere seguita.

Ad un tratto la vetrina di un negozio di motociclette attirò la sua attenzione: una giacca di pelle vi stava esposta, sotto di lei la scritta personalizzazioni. La ragazza sorrise entrando nel negozio.

Ne uscì quasi un’ora dopo, stringendo raggiante quello che sapeva essere un regalo che Sirius avrebbe davvero apprezzato, così persa nei suoi pensieri, cercò un vicolo da cui smaterializzarsi.

Era appena entrata in un vicolo buio quando una voce la fece sobbalzare.

“Pensavo che l’avvertimento di Capodanno fosse bastato agli Icecrow…” si voltò estraendo la bacchetta, nonostante la maschera scheletrica in volto, Enif aveva riconosciuto la voce di Rabastan.

Fu un attimo, la maledizione di lui la sfiorò di poco mentre Enif si lanciava dietro ad un bidone, il pacco che aveva in mano cadde in mezzo al vicolo.

“Pensavo gli Icecrow fossero nobili e non si nascondessero dietro ai bidoni dell’immondizia, ma forse frequentare Babbani vi ha reso immondizia come loro…”

“Conosci la nostra storia? Siamo nati per proteggere i Babbani…” disse in tutta risposta lei, orgogliosa, guardandosi attorno alla ricerca di una via di fuga.

“Proteggere i Babbani, non farmi ridere!” con un rapido colpo di bacchetta fece saltare il bidone, Enif rotolò un paio di metri, rialzandosi e puntando contro Rabastan la bacchetta.

“Che cosa vuoi?” chiese “Vuoi uccidermi?”

“Sarebbe uno spreco…” rispose lui gelido.

“Cosa vuoi?”

“Hai paura Icecrow? Perché non mi uccidi?”

“Io non sono un’assassina come voi…” indietreggiò un paio di metri, quando si rese conto con orrore di essersi lanciata in un vicolo cieco.

Rabastan sbuffò “Siete solo dei codardi… Expelliarmus!”

Protego! Stupeficium!” Lui schivò abilmente.

“Abile ragazzina ma non abbastanza… Stupeficium!”

Protego!”

Impedimenta!” questa volta la fattura colpì Enif, si sentì bloccata, come se tutti i suoi sensi fossero rallentati, troppo lenti per reagire, troppo lenti per scappare… puntò la bacchetta su Rabastan la punta si illuminò di rosso ma l’effetto dell’incantesimo di Rabastan la ostacolava.

Expelliarmus…” disse annoiato lui, la bacchetta di lei  le scivolò di mano nel momento in cui l’incantesimo della ragazza sarebbe finalmente partito.

Rabastan sorrise mentre si avvicinava, Enif tentò di allontanarsi ma spalle al muro, disarmata e con quell’incantesimo che le impediva di muoversi come voleva la cosa risultava piuttosto complicata.

Rabastan si inginocchiò davanti a lei, prendendole il volto tra le mani.

“Proprio un vero peccato che gli Icecrow abbiano scelto la parte sbagliata…”

Enif lo guardò con fierezza, non era un’ottima duellante ma senza dubbio non si sarebbe fatta uccidere con la paura impressa sul suo volto, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

“Stupida proprio come un Grifondoro…” commentò lui, mentre senza un attimo di esitazione le sferrava un pugno sul volto, Enif ingoiò il suo sangue imponendosi di non gemere o gridare. Rabastan si alzò in piedi sovrastandola.

“Neanche un lamento, onorevole… voglio proprio vedere quanto resisti a questo… Crucio…”

 

▀■▪■▀

 

Sirius si smaterializzò a Faulkbourne Hall, cogliendo James e Lily abbracciati sul divano.

“Ricomponetevi per Diana!”

“Sir, che ci fai qui?”

“Sono venuto a prendere Enif… a mezzogiorno dobbiamo essere all’incrocio di Shaftesbury Ave subito fuori Diagon Alley per dare il cambio a Benji e Remus… “

Lily e James si guardarono non capendo.

“Enif è andata a fare alcune commissioni per poi andare alla ronda…”

“Strano mi aveva detto che mi avvertiva se non aveva ancora finito… perciò credevo…” la voce si Sirius si spense tremolante.

“Beh… vado a Londra… magari è già lì ed ho capito male io…”

Lily si alzò in piedi mettendosi apposto il maglione.

“Se vuoi vengo anch’io…” disse dissimulando la preoccupazione, mentre anche James si rialzava.

Stavano per uscire in fretta e furia quando un rospo argentato apparve davanti a loro.

“E’ il Patronus di Benji!” esclamò sorpresa Lily sentendo l’apparizione parlare con la voce del pozionista.

“Sirius, vieni nel vicolo dietro al negozio di vestiti a Tower Street, hanno attaccato Enif”

Il ragazzo sentì il cuore fermarsi, Lily lo strattonò per un braccio.

“Non c’è tempo per restare shockati!” disse agitata “Andiamo!”

 

▀■▪■▀

 

Remus e Benji camminavano nella Londra babbana appena usciti dal Paiolo Magico. La pattuglia era stata abbastanza tranquilla, non c’erano stati attacchi ne irruzioni dei Mangiamorte o almeno non Mangiamorte vestiti come tali, fino a poco prima avevano pedinato Rabastan Lastrange lunga tutta Knockturn Alley per poi vederlo smaterializzarsi all’improvviso.

“Forse era solo in giro a fare spese…” disse per tranquillizzarsi Benji grattandosi la barba rossa.

“Può darsi…” rispose in automatico Remus mentre raggiungevano Shaftesbury Ave con un quarto d’ora di anticipo.

Il ragazzo si guardò distrattamente attorno, ad una prima occhiata gli sembrò tutto normale, ma poi qualcosa attirò la sua attenzione: una donna stava correndo da quella parte o meglio stava raggiungendo un poliziotto fermo all’angolo lì accanto.

“Signor agente! Signor agente!” L’uomo la guardò.

“Mi dica signora…”

“Lì nel vicolo a Tower Street c’è una ragazza, sta gridando… sembra abbia un attacco epilettico o qualcosa di simile… ma l’uomo davanti a lei mi inquietava… sembrava avesse un costume di Halloween addosso… con quella maschera scheletrica.

Benji e Remus si scambiarono un’occhiata preoccupata. Il pozionista si lanciò verso Tower Street mentre Remus nascondendo la bacchetta nella giacca obliava sia la signora che il poliziotto.

L’ultima cosa che sentì dire ai due mentre camminava velocemente verso Tower Street fu:

“Aveva qualcosa da dirmi, signora?”

“Emh… no… io, no mi scusi…”

A Tower Street un gruppo di curiosi stava cominciando ad affacciarsi al vicolo da cui provenivano le grida della donna.

“Troppa gente, brutta faccenda…” commentò Benji.

Remus scansò un paio di persone riuscendo ad arrivare all’imboccatura del vicolo, in fondo il Mangiamorte stava in piedi davanti alla donna che gridava sotto l’effetto della cruciatus.

“Benji fa andare via questa gente!” disse Remus prima di camminare lentamente nel vicolo. Il Mangiamorte gli dava le spalle, rideva.

Expelliarmus!” la bacchetta del mago oscuro volò di qualche metro e le grida della donna cessarono subito.

“Voltati lentamente…” intimò Remus, tenendo la bacchetta puntata sull’uomo.

“Ti è andata bene ragazza… “ mormorò il Mangiamorte voltandosi lentamente, fu in quel momento che Remus riuscì a vedere il volto della donna a terra.

“Enif…”  abbassò la bacchetta.

“Remus! Dovevi aspettarmi!” Benji sopraggiunse in quell’istante. Rabastan vide la sua unica opportunità si gettò sulla sua bacchetta per materializzarsi un secondo dopo.

“Ehi, che ti prende, l’hai lasciato anda…” la voce di Benji si spense guardando la ragazza stesa a terra, Remus le si inginocchiò affianco. Un rivolo di sangue le colorava le labbra, la prese dolcemente per le spalle.

“Enif…” la scosse appena, era viva vedeva la giugulare pulsare velocemente, a causa della tortura prolungata.

“Enif, mi senti? Rispondimi, ti prego…” continuò a chiamarla senza risposta mentre Benji avvertiva prima Silente e poi Sirius.

“Eny, ti prego… Sirius mi ammazza se non ti svegli, hai capito?” continuò a dirle Remus.

“Remus, adesso arriva Silente, ha detto di non portarla al San Mungo…” Remus fulminò con lo sguardo Benji.

“Non portarla al San Mungo?! Ma sta scherzando? Silente questa volta si è davvero fritto il…” Benji guardò sorpreso Remus, quel ragazzo non perdeva mai la calma, eppure in quel momento era tutto fuorché calmo.

“Non penso di essermi ancora fritto il cervello, Remus…” Silente si avvicinò loro, prendendo Enif dalle braccia di Remus.

“Credo semplicemente sia più sicuro portarla ad Hogwarts… se Poppy lo riterrà necessario la porteremo al San Mungo… non voglio lasciare un altro membro dell’Ordine tra le mani di persone di cui non mi fido…”

Remus si calmò all’istante, era la prima volta che sentiva Silente parlare di persone di cui non fidarsi.

“Capisco… io… mi scusi…”

“Non preoccuparti Remus, mi sarei preoccupato di più se tu fossi rimasto calmo…  immagino Sirius stia venendo qui… vi aspetterò ad Hogwarts…” detto questo il mago si smaterializzò con la ragazza tra le braccia.

Remus guardò Benji.

“Scusa se non ti ho aspettato…”

“Figurati sulle cruciatus un solo minuto può fare la differenza… speriamo tu sia riuscito a prenderlo quel minuto…” sorrise appena cercando di incoraggiare il ragazzo.

“Enif è una sorella per me… la gente all’imbocco del vicolo?”

“Gli ho confusi…” 

“REMUS!” la voce di Sirius lo fece voltare di scatto. Padfoot gli stava venendo incontro , lo prese per le spalle.

“Dov’è? Dov’è la mia Enif?”

“Silente l’ha portata ad Hogwarts…” disse appena Remus, mentre anche Lily e James sopraggiungevano. “Scusa Sirius, se fossi arrivato prima…” disse abbassano lo sguardo e notando un pacco regalo abbandonato a terra.

“Non dire stronzate! Le avevo detto di non muoversi da sola accidenti! L’avrei accompagnata, ma cosa diavolo doveva fare da sola!” esclamò Sirius passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

“Era venuta a prendere il tuo regalo…” disse appena Lily… Sirius si morse le labbra.

“Vado ad Hogwarts!” disse poi prima di smaterializzasi in fretta.

Remus si chinò raccogliendo il pacco.

“Chiamiamo Peter e andiamo anche noi…”

▀■▪■▀

 

Amava osservare le cose dall’alto e amava l’aria aperta, era quello che aveva portato Taliesin Icecrow a salire sulla torre di Astronomia quella mattina, in modo di trovare un posto dove poter studiare in pace, lontano dalla confusione della Sala Comune.

Era appoggiato sul parapetto, una fetta di pane stretta fra i denti, i capelli castani vennero un po’ mossi dal vento, Taliesin seguì quella scia invisibile notando una persona risalire in fretta il sentiero che da Hogsmeade portava al castello. Osservò un po’ la figura, si sporse incredulo sul parapetto.

“Sirius?” mormorò, ingoiò il pezzo di pane, raccogliendo i suoi libri e inforcando le scale di corsa. Si chiese cosa ci facesse Sirius ad Hogwarts.

Arrivò all’ingresso senza incontrarlo, il ché era alquanto strano: se Sirius era venuto ad Hogwarts avrebbe dovuto parlare con Silente; si guardò attorno pensoso, in quel momento sentì un risolino alle sue spalle. Tre ragazze del Grifondoro stavano scendendo dal primo piano.

“Hai visto? È ancora più bello dell’anno scorso…” disse quella con i capelli biondi che sembrava essere del settimo anno.

“Lucy! Cosa pensi direbbe Samuel se ti sentisse!” la riprese una ragazza dai capelli castani.

“Chissà perché è qui…” chiese infine l’ultima.  

Taliesin le fissò, che stessero parlando di Sirius? Ingoiò a vuoto prendendo coraggio.

“Scusate…” chiese titubante.

Le tre lo guardarono incuriosite, Taliesin notò come la più grande portasse la spilla di Capitano.

“Che c’è? Ti sei perso?” chiese Lucy guardandolo comprensiva.

Taliesin mosse nervosamente un piede…

“No… no… io… avete visto per caso Sirius Black?” chiese velocemente, le tre si scambiarono un’occhiata.

“Sì, ci stavamo giusto chiedendo cosa ci facesse qui… era al primo piano, assieme alla McGrannit sul corridoio che porta all’infermeria…”

“Grazie!” esclamò il ragazzino prima di scappare nella direzione da loro indicatagli.

“Vuoi che ti accompagniamo?” chiese una di loro.

“No, grazie!” sorrise Taliesin allontanandosi velocemente.

“Peccato, Susy… ci hai provato…”

 

▀■▪■▀

 

Sirius camminava velocemente, la McGrannit qualche passo dietro di lui.

“Black, un po’ di contegno…” cercò di calmarlo la McGrannit. Sirius era sordo a quei richiami, come poteva esser calmo? Non l’aveva ancora vista, non sapeva se stava bene.

“Sirius, ti prego calmati…” Sirius si voltò nel sentirsi chiamato per nome dalla professoressa.

“Mi scusi, professoressa, io…”

“Lo so caro… ma agitarsi non cambierà nulla…”

“SIRIUS!” il giovane guardò alle spalle della professoressa, Taliesin Icecrow stava correndo da quella parte, fermandosi a prendere fiato non appena li raggiunse.

“Sapevo…che..eri tu…” ansimò il bambino.

“Signor Icecrow, non dovrebbe essere a pranzo?” chiese la McGrannit, Taliesin sbiancò…

“Io… avevo visto Sirius e quindi…” tentò di giustificarsi il bambino.

Sirius lo guardò, sembrava più grande dell’ultima volta in cui lo aveva visto, aveva i capelli un po’ più lunghi e la divisa di Corvonero gli stava bene, doveva ammettere Sirius.

“Taliesin è stato smistato a Corvonero, ma avrebbe voluto essere a Grifondoro” si ricordò le parole di Enif e si rese conto di come il bambino volesse assomigliargli. Sorrise appena.

“Non ti ho ancora fatto le mie congratulazioni per essere un Corvonero!” Sirius vede il volto del bambino accendersi in un sorriso.

“Grazie!” il bambino restò un attimo in silenzio “Sirius, che ci fai qui?”

Sirius guardò la McGrannit, indeciso se avvertire o meno dell’attacco ad Enif il bambino.

“Devo andare a trovare una persona in infermeria…” disse “tu non fare tardi a lezione mi raccomando! Zia Rhodelia potrebbe strozzarmi se sapesse che ti ho fatto saltare le lezioni!” disse Sirius fintamente allegro, scompigliando i capelli al ragazzo.

Taliesin osservò Sirius e la McGrannit allontanarsi verso l’infermeria, c’era qualcosa che non tornava, Sirius doveva essere davvero preoccupato dato che aveva dimenticato che fosse domenica.  

 

▀■▪■▀

 

“Non ha subito grosse ferite fisiche, per fortuna…” stava dicendo Madama Chips “ma lo shock psicologico causato dalla cruciatus non è da prendere sottogamba, finché non si sveglia non so dire con certezza se la maledizione non ha causato danni a livello psicologico…”

“Sta dicendo che Enif potrebbe impazzire?”

“Impazzire, perdere l’uso della parola, soffrire di fobie… ma dato il tempo in cui ha subito la maledizione non penso che i danni siano molto gravi… ma come ho detto signor Black, non posso esserne certa finché la signorina Icecrow non si risveglierà…”

“E quando dovrebbe svegliarsi?”

“Potrebbero volerci un paio d’ore o un paio di mesi…” Sirius osservò sbalordito la donna.

“Un paio di mesi?”

“La nostra mente è complicata signor Black, tutto sta in quanto Enif voglia svegliarsi…”

Sirius osservò la ragazza distesa sul letto poco lontano.

“Posso?”

“Restare? Certo che sì, l’importante è che non disturbi nessuno…” Sirius annuì leggermente, prima di avvicinarsi al letto di Enif, prese una sedia sedendosi al suo fianco. Prese la mano della ragazza tra le sue.

“Ti prego, piccola… svegliati…”

 

▀■▪■▀

 

Taliesin si era nascosto dietro l’arazzo davanti all’ingresso dell’infermeria, aveva deciso di aspettare che Sirius uscisse per poi chiedergli cos’era successo.

Vide uscire la McGrannit, ma di Sirius nessuna traccia, aspettò ancora un po’ e vide il Professor Silente avvicinarsi a grandi passi all’infermeria.

“Professore!” qualcuno lo chiamò e lui attese, Taliesin lo vide venir raggiunto da quattro ragazzi, non portavano le divise della scuola e il bambino era sicuro che la ragazza che in quel momento stava parlando a Silente fosse un’amica di Enif, aveva visto una foto di loro due assieme quando Enif stava al Picco.

L’undicenne tese le orecchie.

“Professore, Enif come sta?”

“Poppy ha detto che è fuori pericolo, ora l’importante è che si svegli…”

Taliesin sgranò gli occhi. Sua cugina? Sua cugina era in infermeria? Cosa le era successo? Perché l’avevano portata lì? Non potevano portarla al San Mungo? La testa del bambino era carica di domande, si sporse ancora un po’ per vedere meglio i ragazzi all’ingresso.

Fu certo di veder Silente guardare nella sua direzione e perciò si nascose meglio dietro l’arazzo. Ad un tratto vide l’arazzo spostarsi, Silente lo osservò divertito.

“Penso che se sei preoccupato per Enif, dovresti entrare, Taliesin…”

“Vuol dire che non mi mette in punizione?” chiese sorpreso il bambino, Silente sorrise appena annuendo.

“Sono certo che quando Enif si risveglierà sarà felice di vederti…”

Il preside scortò il bambino in infermeria, Taliesin si fermò un attimo sulla porta, per poi raggiungere Sirius accanto ad Enif.

Sirius lo guardò appena. Taliesin guardò Enif.

“Si sveglierà vero?” chiese. Lily guardò il bambino, si chinò affianco a lui passandogli una mano tra i capelli castani.

“Enif è forte, si sveglierà…” disse convincendo non solo il bambino ma anche se stessa.

 

▀■▪■▀

 

Sirius rimase al castello, vegliò Enif per tutta la notte addormentandosi alle prime luci dell’alba, appoggiato al fianco della ragazza.

Lily passò poco prima dell’inizio delle lezioni, prima di andare a lavoro e trovandolo addormentato gli passò una coperta sulle spalle per poi scoccare un bacio sulla fronte ad Enif.

“Svegliati presto, mi raccomando, io vado ma ti lascio in buone mani…” mormorò all’orecchio dell’amica, stando attenta a non svegliare Sirius.

Prima di uscire Lily incrociò Taliesin, il bambino aveva in mano un paio di grosse ciotole di budino.

“Per Sirius e Enif…” disse facendole scivolare sul comodino. Lily lo vide guardare prima Sirius e poi Enif. Taliesin guardò l’orologio appeso alla parete, sobbalzando.

“Sei in ritardo…” sorrise Lily.

“Già… vado a trasfigurazione, ciao!” salutò uscendo. Lily lo guardò allontanarsi uscì poi dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Enif e Sirius.

Nel silenzio passò perciò lunedì.

Martedì venne assieme ad una pesante nebbia.

La porta dell’infermeria si aprì e si richiuse riscuotendo Sirius dal torpore erano quasi le sette di mattina, quando vide entrare Remus.

“Ehi…” salutò.

“Buon compleanno Sirius…” disse Remus mogio avvicinandosi.

“Bel compleanno…” mormorò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.

“Scusa se non sono passato ieri…”

“Non preoccuparti, James e Lily mi hanno detto che ti hanno dato anche i miei turni di pattuglia…”

“Scusa…”

“Rem…” Sirius guardò Remus.

“Di non essere arrivato prima… se non avessimo perso Lastrange a Knockturn Alley…”

Sirius scosse la testa.

“Non dirlo neanche per scherzo Moony, anzi dovrei chiederti io scusa… non ti ho neanche ringraziato… se tu non fossi intervenuto Enif potrebbe essere morta…”

Remus sospirò e porse un pacco sgualcito a Sirius. Il moro inarcò le sopraciglia.

“È il regalo che Enif era andata a prenderti…” Sirius prese tra le mani il pacco, incerto.

“Si sveglierà vedrai…” disse Remus appoggiando la mano sulla spalla dell’amico.

“Lo spero… lo spero…” mormorò Sirius.

“Ora devo andare… Devo essere a Edimburgo tra qualche minuto, o Moody e buono di farmi saltare la testa…”

Sirius annuì ascoltando l’amico uscire.

Restò immobile accarezzando appena il pacco che Remus gli aveva messo tra le mani.

Lo scartò lentamente, vedendone uscire un giacca in pelle, quelle da motociclista, sulla schiena erano pirografate delle piume infiammate, piume di fenice, pensò Sirius, e sotto in corsivo c’era una scritta: Hope, speranza.   

Sirius si passò una mano sugli occhi cercando di trattenere le lacrime.

“Sei tu la mia speranza… ti prego svegliati…” Sirius si portò la mano di Enif al volto bagnandola con quella lacrima solitaria che non era riuscito a reprimere.

Rimase immobile in quella posizione finché non sentì un tocco leggere tra i suoi capelli, alzò lo sguardo: Enif aveva gli occhi stanchi, ma erano aperti, le labbra tese in un sorriso.

“Buon compleanno Sirius…”

Il ragazzo fu certo che il suo cuore avesse saltato qualche battito, l’abbracciò di slancio baciandola.

“Non farmi più uno scherzo simile, siamo intesi?” le intimò con un sorriso sulle labbra.


Scusate il mega ritardo di cui mi sono macchiata ma davvero l’università mi sta togliendo la vita!!! (Dieci ore in facoltà e a casa lavorare ç_ç voglio le vacanzeeeeeeeee!!!!!)

Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^

Alla prossima, presto spero… o casomai ci sentiamo in giugno… anche se spero di pubblicare prima qualcosa…

E Adesso sotto con le recensioni!!!!!

 pazzarella_dispettosa

Vedrai come farò tradire il topaccio… manca ancora un anno alla sua svolta…
Sono felice che ti siano piaciuti James e Sirius Auror ^^

Ti ringrazio per i complimenti al disegno… me avevo fatto uno anche per questo capitolo ma tra il reset del pc e il poco tempo non so che fine a fatto… ^_^’’’ appena lo trovo lo posterò da qualche parte…

 Gixi

Ti ringrazio tantissimo e spero continuerai a seguirmi anche con i miei ritardi megagalattici

glumbumble

Eheheheh Mi sa che Lily rischiava Azkaban se riusciva a mettere le mani o la bacchetta addosso a Blotts ^_^’’’

 Rebecca Lupin

Sono felice di riuscire a coinvolgerti così, e spero che anche questo capitolo ti abbia coinvolto.

 Alohomora

Ehehehe era proprio quello che volevo fare darvi il sospetto e togliervelo via XD Della serie, vediamo chi dubita di Peter XD

Dorcas dice NO COMMENT!!!!

Adesso comincerò a scrivere il capitolo 8… indovina un po’ il matrimonio di Alice e Frank per tirare su gli animi che nei prossimi capitoli saranno un po’ nel sottosuolo.

 

Taliesin ringrazia per il bacio anche se continua a dire che secondo lui il cappello doveva mandarlo a Grifondoro XD Mai contenti ‘sti ragazzi…

^^

 Julia Weasley

Ma io voglio che vi affezionate al sorcetto che era un tempo e di conseguenza farvi odiare il sorcio di fogna che diventerà.
Se mai ti serve una mano per l’Accademia Auror sai che su Facebook puoi trovarmi 8anche se in questo periodo sono alquanto latitante…)
Remus è il mio dolce Remus, non potevo lasciare che si deprimesse da solo…

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Ombre ***


Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 5: Ombre

Era passata una settimana dall'attacco ai danni di Enif. Silente aveva insistito che rimanesse a riposo per un paio di giorni e la ragazza si trovava quindi da sola nel grande maniero vuoto. Dix si affaccendava per far sentire a suo agio la padroncina ma da quel giorno Enif non era stata più la stessa o perlomeno non lo era quando si trovava da sola. Dentro di se sperava di esser riuscita a dissimulare il suo disagio almeno in compagnia degli amici.

"Ultime notizie da RSN, Radio Strega Network, ancora in latitanza Rabastan Lastrange dopo gli ultimi tre attacchi degli scorsi giorni, gli Auror…” Enif spense la radio sospirando.

“La padroncina non si sente bene?” chiese Dix alzando lo sguardo dai piatti che stava lavando.

“No, sto bene Dix… è solo…” Enif scosse la testa, stringendosi le spalle come per scaldarsi.

“Dix aveva detto che non era una buona idea che la padroncina restasse sola a casa, Dix sa come si sente la padroncina in questa grande casa vuota… la padroncina ha paura è normale… se la padroncina tornasse a studiare all’ospedale dimenticherebbe di avere paura…”

“Hai ragione Dix… forse dovrei fare qualcosa per ammazzare il tempo…” si guardò attorno decidendo che un buon libro non le avrebbe di certo fatto male.

 

Era arrivata alla parte saliente e più interessante del romanzo, quando un rumore la riscosse, si guardò attorno circospetta.

“Dix?” chiamò, nessuna risposta. In ansia abbandonò il suo libro sulla poltrona facendo un paio di passi nella stanza, si rese conto di star tremando nel momento stesso in cui avvertì di nuovo quel rumore, era il cigolio del pavimento, lo conosceva da anni eppure in quell’istante la terrorizzò come se ci fosse un’ombra lì nel corridoio vuoto pronta ad aggredirla.  Indietreggiò di qualche passo.

“Ancora in latitanza…” disse una vocina nella sua testa, uguale alla cronista di Radio Strega Network. Ingoiò a vuoto dicendosi che era tutta suggestione, quando avvertì il rumore di una materializzazione dietro di se. Lanciò un grido, voltandosi di scatto e trovandosi ad osservare gli occhi castani di zia Rhodelia che la guardavano perplessi.

“E io che pensavo di farti una bella sorpresa…” commentò ironica la vecchia.

 

▀■▪■▀

 

Remus stava rientrando a casa, il cognato di Marlene lo aveva poi assunto nel suo piccolo negozio di antiquariato a Bristol, gli piaceva quel lavoro e Kenley Scott, il cognato di Marlene gli piaceva a sua volta. Era una persona semplice che si accontentava delle piccole cose e con cui si poteva parlare di tutto. Perciò era stranamente di buon umore mentre risaliva il vialetto che portava al cottage.

Era sull’uscio quando si sentì chiamare, il buon umore sprofondò sotto le scarpe quando vide avvicinarsi Dan Crossbridge.

“Buonasera!” salutò immaginando che per esser arrivato fin lì per l’uomo non doveva essere una buona serata.

“Remus hai tempo per due chiacchiere fra uomini…” il giovane inarcò le sopraciglia, c’era qualcosa che non quadrava, aprì la porta facendo cenno a Crossbridge di entrare.

“Mi dica, signor Crossbridge…” disse poi una volta guidato in soggiorno.

“Non voglio girare attorno alle cose, ragazzo… non voglio passare un’altra luna piena sapendo che sei qua.” Remus rimase in silenzio.

“Non ho intenzione di aspettare che tu riesca ad uscire da quella dannata cantina e andare a dire agli Swan che glielo avevo detto che con uno come te qui in giro non si può vivere tranquilli… Dorian ha anche una bambina piccola…”

“Parla a nome di tutto il vicinato o solo di lei…”

Crossbridge si sentì preso alla sprovvista, e dopo anni a pensare a Remus come una bestia, si rese conto che la parte umana era dannatamente simile a John e che quindi il ragazzo non se ne sarebbe andato tanto facilmente.

“Parlo a nome di tutti…” Remus deglutì a vuoto. “Insomma i tuoi genitori e Erick sono morti, non c’è nessuno che ti voglia qui e tu continui a restare…”

“Questa è casa mia…”

“Ma nessuno ti vuole qui, pensavo di non dover alzare la voce, pensavo che avresti capito, dannazione! Con questa guerra, tre quarti di quelli come te sono dalla parte di Tu-sai-chi e l’altro destano gli umani, perché tu dovresti essere diverso?”

“Silente…”

“Silente… già dimenticavo che Silente ti considera una persona, pazzo! Silente cosa crede di fare? Ci proteggerà lui il giorno che altri come te arriveranno a cercarti? Perché lo faranno, sono anni che lo fanno, e finché c’era John, pace all’anima sua, avevano paura del suo fucile all’argento ma adesso… ti voglio fuori da questa contea… dovessi anche bruciare la casa…” detto questo l’uomo uscì.

Remus lo osservò allontanarsi, sapeva che sarebbe successo la figlia di Dan, Rosemary glielo aveva presagito quasi otto mesi prima, si guardò attorno incerto. Doveva andarsene, ma avrebbe trovato il coraggio di lasciare tutto ciò che restava della sua famiglia?

 

▀■▪■▀

Enif osservò la zia, lasciandosi andare in un sorriso sollevato, seppur velato dall’imbarazzo.

"Zia qual buon vento ti porta?"

"Taliesin mi ha mandato a vedere come stavi..."

"Cosa ti ha detto?" chiese preoccupata, aveva deciso di mantenere il segreto sull’attacco o suo padre l’avrebbe riportata a forza al Bannau.

"Nulla... Perché c'è qualcosa che su al Picco non dovrebbero sapere?" chiese la vecchia indagatrice.

"No, non è successo nulla..."

"L'urlo di prima non sembrava quello di qualcuno a cui non è successo nulla..."

"No, non c'è nulla..." ma Enif esitò quell'attimo di troppo.

"Nipote, non sono nata ieri... Hai paura, ciò che voglio sapere è: chi è quel figlio di troll che devo affatturare per questo..." il tono della vecchia non ammetteva repliche.

La ragazza sospirò e senza quasi rendersene conto si trovò a raccontare tutto alla zia, cominciando con un "Papà e mamma non ne devono sapere nulla però..."

 

Rhodelia ascoltò in silenzio la nipote mentre le raccontava del giorno dell'attacco, di come fosse grazie a lei, al fatto che era sopravvissuta, che Alastor Moody stava dando la caccia al minore dei fratelli Lastrange.

"Ma non è ciò che è accaduto a spaventarti o sbaglio bambina?"

Enif si morse le labbra incerta.

"No.. Io..." stava per parlare quando all'ingresso si sentì il rumore di una materializzazione.

"Eny, sono tornata!" la voce di Lily risuonò squillante nella tenuta.

"La padroncina è nel salotto blu..." sentì Dix rispondere a Lily.

Lily la raggiunse fermandosi ad osservare la vecchia.

"Lily lei è mia zia Rhodelia, zia lei è Lily..."

Lily sorrise all'anziana, non avrebbe saputo darle un'età, ma le ispirava fiducia con quei lunghi capelli argentei ondulati, e quella forte personalità che traspariva dal volto rigato dal tempo. Lily pensò che da giovane doveva esser stata una bella donna.

"La zia si fermerà un po' con noi..." sorrise Enif.

"Non c'è problema anzi ero un po' preoccupata nel lasciarti tanto tempo sola.." Enif non poté fare a meno di arrossire pensando al grido che aveva lanciato all'arrivo della zia. Fu certa che anche Rhodelia doveva averlo pensato poichè aggiunse.

"Resterò per tutto il tempo che ci vorrà."

Lily aggrottò le sopracciglia non capendo il motivo dell’arrivo dell’anziana, ma il fatto di non lasciare da sola Enif la tranquillizzava non poco, nonostante Enif avesse detto a tutti di stare bene si erano resi conto di come continuava a guardarsi attorno ad ogni rumore. 

 

▀■▪■▀

 

"Dorian mi ha detto che te ne vai..." la signora Swan entrò come una furia in casa Lupin. Remus stava riempiendo una teiera, e si impose di non guardare la faccia addolorata della donna.

"The?" chiese gentilmente.

"Dimmi che non te ne vai per qualcosa che dice Dan…” supplicò la donna, sapendo bene come la pensasse il vicino di casa.

"Non me ne vado per i Crossbridge..."

"No e io sono la regina Vittoria, per l'amor del cielo Remus! Non te ne devi andare se non vuoi..."disse la donna con foga "sai bene che ti considero un fi..."

"Non lo dica! Non dica che sono un figlio per lei!" Anne lo guardò sgomenta, il Remus che conosceva lei non perdeva le staffe.

"Non lo dica signora Swan... Sarebbe un peso troppo grande da portare..." Anne notò come le mani di Remus tremassero.

"Tu non sei mai stato un peso per Helen e John..."

"Lo sarei diventato..." disse il ragazzo abbassando gli occhi, la donna lo guardò, per la prima volta si rese conto che Remus non era più il bambino a cui assieme ad Helen aveva curato la schiena dalle ferite dopo una luna piena.

"Resta qui Remus..." gli chiese calma

"Non posso..." la voce del ragazzo era addolorata, rassegnata.

"Prenderemo delle precauzioni, come abbiamo fatto negli scorsi mesi..."

"No... Ma non si preoccupi, non è per Dan che me ne vado... Ho trovato un lavoro tra i Babbani a Bristol e..."

"Devo ammettere che sei diventato un ottimo bugiardo... Ma capisco che se hai deciso non posso fermarti… ti chiedo solo di non avere fretta… di non fare qualcosa di cui poi potrai pentirti…”

Sulla faccia di Remus si disegnò un sorriso tirato.

“Sono tante le cose di cui mi sono pentito…” Guardò la donna di sottecchi, la vide sgranare gli occhi.

“Di cosa stai parlando, Remus?”

Il ragazzo continuò a fissarla, sul viso un espressione addolorata.

“Immagino che nessun essere umano pensi di voler affondare i denti su una bella ragazza, o pensi come sarebbe bello sentire il sapore del suo sangue…” disse lentamente.

Anne Swan si portò le mani alla bocca.

“Stai scherzando Remus, tu non puoi pen…”

“Pensare certe cose? Ne è sicura Signora Swan? È sicura di conoscere come funzioni la mente di un lupo mannaro? Di come mi senta rinchiuso in questo corpo umano?” il ragazzo restò un attimo in silenzio fissandola.

“Non stai dicendo sul serio… tu… tu vuoi che ti mandi via! Remus sei impazzito per caso?” disse un po’ spaventata, Remus non abbassò lo sguardo.

“Tu non puoi pensare davvero queste cose… Io so chi sei in realtà Remus e…”

“No! Immaginate che sia l’uomo che era mio padre, vi sbagliate!” Il ragazzo alzò la voce e Anne si sentì atterrita, dov’era finito quel bambino che aveva tanto amato.

“Se è questo ciò che vuoi, Remus…” disse con voce tremante prima di lasciare la stanza.

Quando fu sicuro che la donna si fosse allontanata, Remus si prese la testa fra le mani.

“Mi perdoni signora Swan….” Sussurrò a mezza voce.

 

▀■▪■▀

 

La moto di Sirius si fermò nel spiazzale d’ingresso di Faulkbourne Hall, scese velocemente, facendo a due a due i gradini d’ingresso e bussando alla porta.

“Il signore è benvenuto!” salutò Dix, allegramente.

“Enif?” chiese entrando.

“La padroncina è in cucina a bere un the con la signorina Lily e la signora Icecrow…”

Sirius si chiese cosa poteva aver portato Felicia Icecrow dalla figlia, dato che in teoria nessuno avrebbe dovuto sapere dell’attacco, ma di certo restò sorpreso quando in cucina scorse Rhodelia.

“Benvenuto ragazzo!” lo salutò la vecchia.

Sirius sorrise.

“Signore!” disse con un breve inchino alla sala, facendo un elegante baciamano a Rhodelia.

Lily ridacchiò di quella volutamente esagerata eleganza.

“James dovrebbe arrivare fra poco futura signora Potter” disse poi voltandosi verso la rossa, Lily scosse la testa divertita.

“Signora Icecrow, qual buon vento la porta?” chiese poi il ragazzo avvicinandosi ad Enif.

“Taliesin ha mandato la zia a controllare se stavo bene…” sorrise la ragazza.

“Ha fatto bene, dato che l’ho trovata immersa in un inutile romanzo piuttosto che studiare per diventare guaritrice…” borbottò la vecchia.

Sirius sorrise.

 

▀■▪■▀

 

James bussò a casa Lupin allegro come sempre.

“Ehi Moony!” disse sorridendo.

“Prongs, sei tu…”

“Chi dovrei essere Merlino?” disse entrando, ma notò ben presto la faccia scura dell’amico.

“Ehi, che c’è? È successo qualcosa?” Remus scosse la testa.

“Non mi sento tanto bene, tutto qui…”

“Mhmm… che non stai bene si vede, hai una faccia…” commentò appena.

“Senti mi ha mandato Paddy… è arrivata la zia di Enif, perciò mi ha mandato a chiedere a te e a Wormy se volevate venire a cena… Wormy è di pattuglia quindi…”

“Non me la sento di uscire stasera, Prongs…”

“Se vuoi resto con te…”

“No… tu vai a divertirti, non vorrai lasciare Lily da sola…” Remus fece un sorriso stentato.

“Moony sai che qualsiasi cosa succeda ci sarò sempre…”

“Lo so Prongs… ora va se non vuoi farli arrabbiare… chiedi scusa a Paddy da parte mia… ma sono proprio uno straccio…”

“Sicuro?”

“Sì, Jamie…” il tono di Remus sembrava quello che si usava con i bambini.

“Va bene… domani ci vediamo a pranzo al Paiolo?” chiese poi

“Se sto meglio sì…”

“Va bene… riguardarti Moony…”

“Non preoccuparti…” sorrise appena Remus mentre James lasciava la casa. Il licantropo sospirò, non aveva voglia di distruggere l’atmosfera allegra di chi aveva un futuro con la sua disperazione.

Forse Dorcas aveva ragione aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse che tutto andava bene, e a Chideock questo non accadeva più.

 

▀■▪■▀

 

I cappucci celati sulla maschera scheletrica, come ombre si muovevano i Mangiamorte al seguito dell’Oscuro Signore, ombre nella notte, tenebre nelle tenebre.

Al gesto secco di Lord Voldemort i cinque si fermarono, le pietre del selciato scricchiolarono sotto i loro piedi.

“I tirapiedi di Silente sarò io ad ucciderli…” disse sibilante, indicando la strada davanti a loro.

“Sì, mio Signore…” risposero i seguaci come un sol uomo estraendo le bacchette. 

▀■▪■▀

 

Non riusciva a dormire, era impossibile quella notte. Enif scostò la coperta, rabbrividendo al contatto dei piedi nudi sul pavimento marmoreo, sospirò, osservando l’oscurità della stanza. Era la tenda quella che si era mossa?

Erano i mobili che scricchiolavano?

Rabbrividì sentendosi soffocare, rivide gli occhi di Rabastan nascosti dietro la maschera, tremò.

Scosse nervosamente la testa, era solo auto illusione, si disse, solo auto… il flusso razionale di pensieri si bloccò quando si rese conto di star piangendo. Strinse le mani al grembo, alzandosi poi di scatto dal letto, si sentiva braccata, aveva la netta sensazione ci fosse qualcuno nella tenebra della stanza, qualcuno che la guardava pronto a colpirla alle spalle.

Fece qualche passo rapido, sperando di cacciare quella sensazione.

Si rese conto di aver il fiato conto quando si appoggiò alla finestra a prender fiato. Alzò appena lo sguardo scrutando il giardino, ombre si muovevano rapide tra gli alberi o era solo la sua immaginazione?

Si sporse un po’ appoggiando la guancia sul freddo vetro della finestra. Aveva paura, non se ne dava nemmeno una ragione, aveva affrontato Rabastan senza paura, lo aveva sfidato e adesso di cosa aveva paura?

Le ombre continuavano a muoversi ancora fra gli alberi, e all’improvviso una raggiunse la finestra.

 

▀■▪■▀

 

La cena era stata ricca e allegra ma nonostante ciò Sirius si sentiva strano nel dormire a Faulkbourne senza avere Enif accanto, ma la ragazza era stata irremovibile: Non con la zia qui!

Stava rigirandosi per l’ennesima volta nella grande stanza, ripensando all’assenza di Remus quando sentì il grido di Enif.

Non si rese nemmeno conto di essersi alzato, di aver preso la bacchetta e di correre a piedi nudi nel buio corridoio, non sentì nemmeno la voce di James richiamarlo, si fermò solo una volta aver spalancato la porta della stanza di Enif.

Gli occhi chiari scrutarono la stanza fino a scorgere la ragazza raggomitolata sotto la finestra, in due falcate la raggiunse. Quando le mise una mano sulla spalla Enif sobbalzò trattenendo a stento un grido.

“Enif, sono io tesoro…” disse velocemente inginocchiandosi davanti a lei, nello stesso istante in cui Lily, James e Rhodelia illuminavano la stanza. Enif si gettò tra le braccia di Sirius. Lui la strinse a se, tremava come una foglia, le lacrime s’infransero sul petto nudo del ragazzo.

“Va tutto bene, sono qui… che è successo? Enif… piccola, cosa ti è successo?”

“Ombre…” riuscì a malapena a sussurrare tra le lacrime, “Lui…lui…”

Sirius la strinse a se più forte.

“C’erano ombre dappertutto la finestra…” Sirius lanciò uno sguardo a James che con la bacchetta spianata andò alla finestra, ad un tratto l’abbassò appena aprendola, un gufo era appollaiato sul davanzale. Lo riconobbe subito.

“È il gufo di Peter…”

“Visto, era solo il gufo di Peter… va tutto bene… va tutto bene…” disse dolcemente Sirius continuando ad accarezzare i capelli di Enif.

“Sono una stupida…” la sentì mormorare tra le lacrime. “Come si fa ad aver paura di un gufo…”

“Enif non è il gufo che ti ha spaventata…”

“Io ho creduto di vedere…”

“Lo so, lo so… ma va tutto bene… non c’è nessuno là fuori…” continuò a parlarle dolcemente Sirius, mentre James apriva la lettera che era appena arrivata.

“Sa che sono qui però…” furono quelle cinque parole a far capire a tutti qual’era in realtà il problema di Enif, tutti sapevano che quella era la casa degli Icecrow, tutti sapevano che lei abitava lì e quindi nonostante le difese, l’inconscio di Enif le faceva vedere il pericolo ovunque. Fu chiaro a tutti in quel momento che Enif non poteva più restare a Faulkbourne o rischiava di non riprendersi più dall’attacco.

“Che dice Peter?” chiese appena Lily avvicinandosi a James.

“Hanno attaccato lui, Alastor, Frank e Alice, a capo dei Mangiamorte c’era Voldemort stesso…”

 

▀■▪■▀

 

“Questo posto è deserto Malocchio…” sbuffò Peter guardando l’isolato deserto.

“Mai abbassare la guardia, Peter, vero Alastor?” disse Frank guardandosi attorno circospetto.

“Esattamente Paciock…”

“Mi chiedo da chi sia arrivata la soffiata…” chiese Alice  

"Proprio perché non sappiamo chi abbia fatto la soffiata che dobbiamo stare attenti..." disse Moody.

Peter guardò ancora "La zona mi sembra comunque tranquilla..." Peter non poté finire la frase che una cascata d'incantesimi piombò loro addosso, Alice si chinò a terra trascinandosi dietro Peter.

"Protego!" gridarono all'unisono Frank e Alastor proteggendo il gruppo dagli incantesimi.

I quattro indietreggiarono fino a nascondersi dietro alcune case.

"Ragazzo stai bene?" chiese Moody fissando  Peter appoggiato al muro.

 "S-sì..." balbetto il ragazzo.

"Sono cinque..." commentò Frank sbirciando oltre il muro.

"Bene ragazzi, tattica 35b, ve la ricordate?" chiese Moody autoritario.

"Sì, signore!" rispose Alice

"Io no..." mormorò Peter.

"Sai usare un incantesimo scudo?" chiese Moody seccato.

"Sì..."

"Schiantesimo?"

"Sì..."

"Bene allora fai un incantesimo scudo e schianta quanti più riesci, l'obbiettivo è portare a casa le chiappe, capito?" 

"Si....." mormorò Peter ingoiando a vuoto

"Non ho capito."

"Sì signore"

"Bene...per quanto riguarda voi due avete il mio permesso per uccidere..."Frank e Alice annuirono.

 

Peter osservò Alice sbuffare togliendosi i capelli sudati dalla fronte.

"Fuori un'altro"

"Bene signorina Brand, ne restano due."

Ci fu silenzio, un attimo di  pausa, nessun incantesimo lanciato dai due Mangiamorte rimasti, e poi lo videro: Lord Voldemort comparve davanti a loro.

"Cazzo...." Moody ringhiò "Cambio di tattica, priorità a portare a casa la pelle, se vi dovessero catturare uccidetevi. Minus scudo su di me, Brand su Paciock, e correte più che potete verso le passaporte di emergenza…"  ordinò Malacchio, Peter annuì creando il sortilegio scudo su lui e Moody prima di cominciare a seguire l’Auror in una corsa sfrenata mentre questo attaccava senza sosta.

Alice e Frank li seguivano poco distanti.

Un lampo di luce rossa lanciato da Voldemort, una parata di Alice un contrattacco di Frank, e i quattro furono separati.

“Ma Alice e Frank…” cominciò Peter dopo aver raggiunto il luogo in cui si trovavano le passaporte.

“Sono in gamba…” borbottò Moody non velando l’agitazione, mise una lattina in mano a Peter.

“La missione termina qui per te Minus, io vado a recuperare Paciock e Brand, avverti Silente.” Disse rapido mentre con uno strappo all’altezza dell’ombelico Peter veniva trascinato lontano.

 

Alice e Frank erano spalle al muro, tenere conto a due Mangiamorte e a Voldemort non era facile per maghi esperti, ma grazie agli allenamenti di Moody sembravano poter competere con quei maghi esperti.

Tirarono un sospiro di sollievo però quando uno dei Mangiamorte crollò a terra ucciso da una maledizione di Alastor Moody. Usarono l’effetto sorpresa per mettere fuori gioco l’altro, Voldemort sorrise.

“Li sceglie bene Silente…” disse soddisfatto pregustando un divertente combattimento. Una maledizione, Alice si gettò a terra nel schivare il fiotto di luce, lanciò una fattura verso Voldemort ma questa rimbalzò assieme a quella di Moody sul sortilegio scudo che con un sorriso l’Oscuro Signore reggeva attorno a se.

Frank guardò rabbioso Voldemort, era così vicino eppure si sentivano così inutili, provò a lanciare una maledizione. Il fiotto verde venne deviato nell’avvicinarsi a Voldemort e colpì un Mangiamorte che stava tentando di rialzarsi.

“Non male per dei tirapiedi di Silente, ma dai pupilli di Alastor Moody non potevo aspettarmi altro…”

“Hai ragione Tom, sono in gamba, ma non alla tua altezza immagino…” il ghigno sul volto di Voldemort scomparve nel sentire la voce di Albus Silente.

“Vorrà dire che sarà per la prossima Albus…” disse il Signore del Male prima di smaterializzarsi e portare con lui i corpi senza vita o esanimi dei Mangiamorte che lo avevano accompagnato.

Alle spalle di Silente si palesò timidamente Peter, Moody gli sorrise, il ragazzo non capì se fosse un sorriso di scherno o meno mentre commentava con un: “Beh almeno sai chiedere aiuto…”

“Alastor, dato il tuo sarcasmo immagino tu stia bene…” commentò Silente prima di voltarsi verso Alice e Frank “voi state bene ragazzi?”

“Sì, professore…” disse la ragazza raggiungendo il fidanzato che fissava il punto in cui fino a poco prima giaceva il corpo del Mangiamorte che aveva ucciso di rimbalzo.

“Ho ucciso un uomo…” commentò appena, stringendo la mano di Alice.

“Che ne avrà uccisi a decine…” commentò Moody, “fa anche questo parte del nostro mestiere ragazzo…”

“Ma se uccidiamo con la loro stessa facilità cosa ci differenzia da loro?” chiese alzando lo sguardo su Silente.

Il preside resse lo sguardo de giovane.

“Perché hai lanciato quella maledizione, Frank?”

“Perché volevo fermare Voldemort, perché non volevo che colpisse Alice o Moody, perché volevo far finire questa guerra…”

“Perché credi invece uccida Voldemort?”

“…” il ragazzo restò in silenzio.

“È questa la risposta alla tua domanda Frank…”

 

▀■▪■▀

Mentre la neve cominciava ad imbiancare Londra, Rhodelia tornò sul Picco solo strappando alla nipote la promessa di lasciare Faulkbourne e la sua paura alle spalle. Ed era così che Enif si trovava ad osservare i ritratti appesi alle pareti di casa con una valigia in mano.

Lily era partita il giorno prima venendo accolta a casa Potter da una apprensiva Dorea.

Remus aveva trovato un piccolo appartamento a Bristol diceva per destare meno sospetti, ma gli altri Malandrini avevano convenuto che qual cosa c'era sotto.

"Ehi, pronta a respirare l'aria di mare?" chiese Sirius sorprendola ad osservare un ritratto nel corridoio.

"Ti assomiglia..." notò il ragazzo guardando la figura in abiti ottocenteschi che gli sorrise raggiante.

"Penso sia lei ad assomigliare a me " sorrise la donna del ritratto.

"Lei è Arianna Black, Sirius...." disse leggera la ragazza.

"Anche tu sei un Black vero? Assomigli a mio zio Phineas..." Sirius fece una faccia strana

"Sono il nipote di suo nipote... O meglio lo ero prima che mi cancellassero dall'arazzo di famiglia..."

Arianna sorrise dolcemente dalla tela.

"Anche io e Virgil abbiamo rischiato di venir cancellati..." il ritratto di un giovane uomo annuì dalla parete opposta.

“Eny, ora andiamo o i ragazzi si preoccuperanno non vedendoci..."

"Sì... Andiamo... Arrivederci nonna..."

"A presto, bambina... A Enif aspetta..." la richiamò il quadro " Rhodelia mi ha chiesto di dirti una cosa... " Enif guardò il ritratto curiosa

"Ha detto : dille che quando avrà una figlia dovrà chiamarla Arianna, sarà una Black e sarà come te...."

Sirius arrossì vistosamente e lo fece ancora di più quando sentì la risata di Virgil Icecrow alle sue spalle.

"Rho... è sempre Rho...." commentò Virgil pensando alla sorella. Enif fissò sbalordita il ritratto, poi arrossì annuendo.

.


Avevo sperato di pubblicare prima di giugno ma non ci sono riuscita ^_^''' mi dispiace. 

Che ve ne pare del ritorno in grande stile di Rhodelia? 

E così è andata la prima sfida fra Alice e Frank e Voldemort....

Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^

Alla prossima, spero a fine mese, sennò sarà dopo il 7 luglio (data dell'ultimo esame) 

 Gixi 
Per il matrimonio di Lily e James ci sarà d'aspettare dovrebbe essere secondo i miei calcoli il capitolo 12 a meno non cambi qualcosa nella tabella di marcia. ^_^''''
 Rebecca Lupin 
Per Enif, Sirius è la sua speranza, per questo Hope. Se Rabastan la uccideva potevo concludera la storia XD  Ma intanto dato che lei si è salvata adesso gli Auror danno la caccia al simpaticone.
 Julia Weasley 
In effetti la quantità di Grifondoro e la mia imparzialità nelle case hanno fatto mettere Taliesin a Corvonero, anche perchè con il suo cervello non ce lo vedo a Grifondoro XD
Com'è stato il sorcetto qui? eheheh scherzo mi sono resa conto che nei prossimi capitoli scomparirà un po'... ma vabbeh...
 Alohomora 
Come vedi è ancora un po' scossa ma sopravviverà XD E poi come vedi c'è Sirius ^^
Taliesin il principe del Picco, governatore dei budini e gran custode della storia di Bran Bannua XD che titolone povero piccolo XD
No i prof non lo sanno e forse meglio così XD
Al matrimanio con firma Paciock mancano 4 capitoli XD

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Notte prima degli esami ***


phoenix6

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 Capitolo 6: Notte prima degli esami.

 

Novembre passò e arrivò Dicembre, Remus,nel nuovo appartamento si disse che senza le decorazioni natalizie di Hogwarts il Natale sembrava scomparso, anche se mancavano solo undici giorni.

Quel pomeriggio era disteso sul divano, una mano appoggiata sugli occhi, sentiva la luna pesare all’orizzonte. Le canzoni di Natale che provenivano dall’appartamento affianco le sentiva appena, cercava solo di rilassarsi, mentre era concentrato sul ticchettio incessante dell’orologio il campanello si mise a suonare con forza facendolo quasi saltare in piedi.

Maledicendo chiunque venisse a trovarlo in un momento simile, si avvicinò alla porta liberandola degli incantesimi di protezione che aveva lanciato in previsione della nottata. Quando aprì la porta si stupì nel vedersi comparire davanti James, Peter e Sirius.

“E voi cosa fate qui?” chiese.

“A causa dei turni dell’Ordine ti abbiamo lasciato troppi mesi da solo!” disse Peter

“E questa volta non ci scappi, lupetto!” sorrise James, mentre entravano come se fossero i padroni di casa.

“Pensavo che vi foste convinti che non ho bisogno d’aiuto…” disse sorpreso, era sicuro di averli convinti a dare priorità ai turni dell’Ordine piuttosto che alle sue trasformazioni.

“Si, certo…” commentò Sirius come se fosse un concetto così banale a cui non serviva nemmeno far riferimento.

“Pensavi che ce la siamo bevuta la storia che i vicini potrebbero insospettirsi?” sorrise James appoggiandosi al tavolo

“O che ti sei trasferito solo per il lavoro…” aggiunse Peter occupando il divano

“Rem ti conosciamo bene, ricordati che siamo con te da quando ancora la stamberga aveva tutti i vetri…” concluse Sirius sedendosi su una sedia

Remus sorrise appena, mentre rimetteva gli incantesimi di protezione.

“Quindi cosa avete dedotto?”

“Che Crossbridge ha colpito ancora…” commentò James con un’alzata di spalle

“Indovinato?” chiese Peter

“Sì…” rispose mogio il licantropo sedendosi affianco all’amico sul divano.

“Ve l’ho detto io che dovevo ucciderlo quello là…” commentò Sirius, mentre Remus scuoteva leggermente il capo.

“In fondo va bene così, Sir… questo appartamento in effetti mi è comodo per lavoro…”

“Vabbhe … farò finta di credere che non ti manca Chideock…” commentò il moro.

“Piuttosto, chi avete lasciato con Enif?” chiese il licantropo cercando di cambiare argomento.

“Ci sono Alice, Lily e Dorcas a Marsea” rispose Sirius.

“Sta meglio ora che abita da te?”

“Ieri è riuscita a dirmi orgogliosa di essere stata da sola due ore in silenzio senza spaventarsi ad ogni minimo rumore… ma spesso la trovo con RSN accesa… dice che la radio le fa compagnia… e le impedisce di ascoltare il silenzio…” sospirò appena “Almeno la paura durante il giorno le sta passando, infatti ha ricominciato a frequentare le lezioni al San Mungo senza tanti problemi… ma in mezzo alla gente è pressoché normale…”

“Non credevo potesse reagire così…” disse Peter, era tanto tempo che non parlavano liberamente tutti e quattro assieme. “Insomma l’ho sempre pensata sicura e determinata, un po’ troppo sensibile forse, ma diavolo lo scorso anno è scappata di casa pur di non cedere…” commentò Peter.

“Non mi ha detto ne più ne meno di ciò che mi ha detto Madama Chips… cruciatus prolungata… non vuole nemmeno sentir pronunciare il nome di Rabastan… giuro che se mi capita tra le mani dovrà ringraziare se lo sbatto ad Azkaban e non gli stacco la testa…”

“Nessuno di noi ha provato sulla pelle una cruciatus… a meno che Moody non la usi sui suoi allievi…” cominciò Remus.

“Sarebbe da aspettarselo, ma no, non l’ha fatto…” sorrise appena James.

“Quindi non so come possa reagire una persona a un dolore così grande… ma di certo non è giusto che per colpa di un pazzo Enif abbia perso ogni fiducia in se stessa…”

Peter annuì alle parole di Remus.

“Mamma ha detto che è stata fortunata a non perdere il senno, c’è gente che per una tortura simile ha perso la testa ed è stato ricoverato al San Mungo… Lily continua a dire che doveva accompagnarla quel giorno…” disse James serio

“E’ inutile che Lily s’incolpi, forse sarebbero state attaccate entrambe, e forse sarebbe finita ancora peggio…” commentò Sirius, che inconsciamente continuava a sentirsi in colpa, lui avrebbe dovuto sapere che le era successo qualcosa, era sicuro che se lei fosse stata in pericolo lui l’avrebbe saputo anche se fosse stato sulla Luna, invece non era andata così… si era preoccupato solo quando non l’aveva vista a casa…

“Paddy, ci sei?”

“Avete detto qualcosa?”

“Si era perso…” disse James battendosi una mano sulla fronte.

“Dicevo che dovremo andare di la… tra poco sorgerà la luna…”

“Hai la stanza per le trasformazioni?”

“Ho optato per spendere un po’ di più sull’affitto e avere una stanza in più piuttosto di cambiare ogni mese i mobili….” Sorrise Remus

“Molto previdente, come sempre Moony”

 

▀■▪■▀

 

“E così Nathan mi fa: “Tu credi che Reyn creda che abbia qualche flirt con le infermiere?” e io “Non so… sono stata assente due settimane Nate…” e in quel momento passa una infermiera che con un sorrisone a trentadue denti lo saluta come se si stesse sciogliendo e io “beh se tutte ti salutano così qualche dubbio viene…” e lui “Perché?”” alle parole di Enif e soprattutto alla mimica con cui aveva concluso il discorso Dorcas scoppiò a ridere immaginandosi la faccia da pesce lesso dell’ex-Tassorosso.

“Ma è scemo?” commentò Lily seduta a gambe incrociate

“Non si rende conto dell’effetto che può fare un bel sorriso alle donne?” chiese Alice.

“Già infatti!” commentò Dorcas accalorata “un bel sorriso può letteralmente sciogliere…”

Le tre la guardarono sorprese.

“Dorcas non è che hai anche tu una cotta per Nate vero?” chiese Alice maliziosa.

“Ma no, figuriamoci Reyn mi ucciderebbe…”

“Allora chi è?”

“Mi dispiace Dorcas, sei finita in uno degli interrogatori della futura signora Paciock…” disse teatralmente Lily.

“Sopravviverò?” chiese melodrammatica a Lily ed Enif.

“Noi siamo sopravissute sette anni puoi farcela Dorcas…” sorrise Enif.

“Ehi non sono così terrificante…” si lamentò Alice

“Alice ha ragione quando ci si mette non è terrificante è un uragano…” commentò Lily.

Le tre si misero a ridere mentre Alice metteva su un finto broncio spazzato poi via dalla sua risata cristallina.

“Vabbeh adesso non ditemi che voi non siete curiose…” disse Alice ridendo.

“In effetti… chi è il misterioso uomo dei sogni?” chiese Enif “Se è Sirius ti cavo gli occhi…”  aggiunse ridendo.

“Non è nessuno dei vostri signori…” aggiunse enigmatica

“Sturgis!”

“No…”

“Non dirmi che li dobbiamo sparare tutti prima di indovinare…”

Dorcas annuì convinta.

“Mhmm…. Dunque Edgar è sposato…” cominciò Lily

Dorcas ridacchiava appena

“Peter, ne dubito… con tutto il bene che gli voglio ma non ce lo vedo con te…” disse Enif cercando di riconoscere qualche reazione sul volto di Dorcas, la ragazza quasi si rotolò dalle risate sul divano.

“No, acqua ragazze…”

“Gideon o Fabian!”

“No e no… per quanto devo dire che hanno il loro fascino…” Enif fissò Dorcas, la vide muovere lo sguardo verso la finestra, inarcò un po’ le sopraciglia tristemente osservando il cielo, o meglio la luna.

“Non posso crederci! Remus! Ti sei presa una cotta per Remus!”

Dorcas divenne scarlatta nascondendo il viso nei cuscini del divano.

“Davvero! Dorcas non potevi far scelta migliore!” esclamò felice Lily.

Alice rise “Lily, detta così sembra che abbia comprato qualcosa in un negozio…”

“E se non dovessi interessargli?” chiese Dorcas riemergendo dai cuscini.

“Gli faremo cambiare idea… intanto siamo la damigelle di Alice no? Quel giorno sarai stupenda e resterà secco… A proposito mica ci vestirai tutte in rosa confetto vero?” chiese Lily.

“A Reyn in effetti piaceva il rosa…”

“NO!” esclamò Enif convinta “Non mi farete vestire di Rosa, neanche morta!”

“Emh se posso perché non un bel Rosso?” propose Dorcas

“Ma così sembrerò un pomodoro, perché non verde?” chiese Lily

“Io sto malissimo in verde, azzurro, perché non azzurro?” propose Enif, Alice si tappò le orecchie assordata.

“Io vi vedrei bene in viola….”

“Ma Alice porta sfortuna!”

“Ma è un bel colore…”

“Non porterò sfortuna al tuo matrimonio…”

“Ok ok… mettetevi quello che vi pare!!!”

 

▀■▪■▀

 

Quando Remus aprì gli occhi si rese conto di essere disteso sul suo letto, si portò una mano agli occhi, dalla cucina arrivava l'aroma di caffè. Sentì distintamente la voce di Peter augurare la buona giornata al gruppo, si alzò stancamente, raggiungendo il corridoio quando il ragazzo stava per andarsene.

"Remus come stai?" chiese Peter.

"Bene, te ne vai?"

"Sì, il capo mi aspetta... meglio non farlo aspettare…" sorrise il biondo, aprendo la porta per andarsene

"Tu cosa fai in piedi? Dovresti riposare" Sirius fissava Remus appoggiato alla porta del soggiorno.

"Si, mamma Siria...."

Peter ridacchiò, salutò un'altra volta prima di andarsene.

"Digli di rificcarsi sotto le coperte o se proprio non ne ha voglia di venire a bere un caffè..." fece la voce di James dall'altra stanza.

Remus sorrise appena, ma raggelò vedendo un grosso graffio sul viso di Sirius e alcune garze macchiate di sangue che sbucavano dalla camicia semi sbottonata del moro. Sirius intercettò il suo sguardo.

"Non pensare di prenderti il merito di avermi conciato così, è stato James, abbiamo un cervo mordace..." la risata simile ad un latrato di Sirius riecheggiò nell'appartamento.

"Che è successo?" chiese il licantropo seguendo l'amico in cucina, dove James stava sfogliando la gazzetta del profeta, un grosso livido sul volto.

"Perchè finisci sempre per assomigliare ad uno appena uscito da una rissa?" chiese Remus sorridendo.

"Fa l'ironico lui..." commentò acido James "Abbiamo appurato che noi tre siamo un pò grossi come animali d'appartamento... " spiegò Sirius ridendo.

Remus sorrise appena, prendendo la tazza di caffè che James gli porgeva.

“Immagino fossimo un po’ ingombranti…”

“Un po’? Moony mi hai dato una zampata, tranquillo non mi sono fatto niente, per farmi spostare e io spostandomi ho incornato Sirius un paio di volte… e Wormy ridacchiava… ridacchiava!!! Perché lui correva beatamente tra le nostre gambe…”

Remus sorrise tristemente.

“L’ho detto che non dovevate venire…”

“Abbiamo la soluzione per tutti i problemi Rem…” sghignazzò Sirius.

“Della serie?”

“Della serie che faremo a turni… uno di noi tre passerà con te la luna piena e così gli altri potranno lavorare per l’Ordine e nessuno si insospettirà…”

“Insospettirà?”

“Lily ci ha mandato un gufo dicendo che Alice e Dorcas si chiedevano che fine avessimo fatto…”

“Le hanno convinte per stavolta, ma…”

“Ma se la cosa si ripete sarà abbastanza evidente che venite da me… le ragazze si preoccuperanno, lo diranno a Silente e lui verrà a sapere degli animaghi, e se lo saprà lui lo saprà Moody e vi toglieranno la licenza di Auror nel momento stesso in cui ve la daranno in mano…”

Sirius annuì “Esattamente… hai, come sempre, centrato il problema Moony” sorrise il moro.

“A proposito che fate ancora qui? Non dovevate andare all’accademia?”

“Stasera… oggi c’è l’ultimo test di Moody, se passeremo ci daranno le licenze…”

“Test notturno questa volta?”

“Da quel che sembra…” disse James con un alzata di spalle.

“Tu? Ti aspettano in negozio?”

“No, ho convinto Kenley che avevo il compleanno di una zia fuori città… il prossimo mese andrò… e quello dopo avrò l’influenza…”

“Ti sei già organizzato, eh?”

“Sì, non posso permettermi di perdere anche questo lavoro…”

“Sai che se ti serve qualsiasi cosa…”

“James non ti preoccupare…”

“Rem… quanto ti è costata questa casa…” il licantropo non rispose.

“Non ti sarai mica indebitato per pagarla vero?” chiese Sirius “Sai che se ci avessi chiesto…”

“Tranquilli ho solo confuso il venditore…” la voce di Remus era così seria che ci misero un po’ a capire che li stava prendendo in giro.

“Rem…”

“Ho usato i soldi dell’eredità dei miei…” spiegò poi con un sospiro…

“Ma erano tutti i vostri risparmi…” Remus non rispose.

“Ho ancora Chideock venderò la proprietà quando mi serviranno dei soldi…”

James e Sirius si fissarono.

“Sappiamo tutti e tre che tu non venderesti mai la casa a Chideock…” Remus fece finta di nulla, appoggiando la tazza nel lavello osservando distrattamente il porto dalla finestra.

"So che non vuoi la carità di nessuno, Rem... Ma in caso... Ricordati che noi ci siamo..." disse James serio.

Il licantropo annuì

 

▀■▪■▀

 

"Vieni dentro, su...sicuro di sentirti bene?" Enif sommerse Remus di domande facendolo entrare in casa.

"Sì... Sono tutto intero.." rispose il giovane sorridendo delle premure delle amiche.

“Vi secca se mi sdraio un po’ finché non arrivano…”

“Figurati, Rem… speriamo che questo esame non tiri per le lunghe…” commentò Lily intenta ad una partita a carte con Peter.

 

▀■▪■▀

 

I pini della foresta di Ae si muovevano al vento che si era alzato nella notte, dal sottobosco innevato si alzava una sottile nebbiolina, la luna, piena appena il giorno prima, illuminava con la sua luce lattea la foresta che spettrale appariva ai ragazzi sparsi in quei boschi.

James si muoveva circospetto sulla neve ghiacciata, la prova finale a prima vista poteva sembrare semplice, l'intero gruppo doveva ritrovarsi e possibilmente sconfiggere il gruppo di Auror guidato sulle loro tracce da Malacchio Moody in persona.

Le orecchie di James erano tese a sentire, la mano stretta sulla bacchetta pronta a cancellare le impronte che lasciava sulla neve.

 Sirius d'altro canto si trovava al lato opposto della foresta. Camminava nell'ombra degli alberi, dove l'erba gelata avrebbe nascosto i suoi passi. La foresta venne scossa da un sussulto e Sirius si acquattò sotto un grosso pino,poco più avanti qualcuno stava duellando. Sbirciando sopra la radice dell’albero, Sirius vide Dawlish tentare di tener testa da solo all'intera squadra Moody, stava per uscire ad aiutarlo quando il ragazzo cadde a terra schiantato. Sirius si premette di più contro il tronco, non dovevano vederlo, pensò in rapidità  e solo al termine dell'esame si sarebbe dato dell'idiota per cosa stava per fare.

 

▀■▪■▀

 

Alastor Moody guardò contraddetto Dawlish cadere a terra.

"Eppur ci avrei scommesso su di lui..."

"E su via Capo non si è comportato male, ha resistito da solo contro dieci di noi e..."

"Robarts sta zitto... Ho sentito qualcosa da quella parte... Davis va a controllare...." Quando l'auror si avvicinò  ad un albero, un grosso canide lo scartò fuggendo nella direzione opposta.

"Un lupo..." borbottò Davis tornando indietro

"A  me sembrava più un gramo..." lo canzonò l'unica ragazza del team:Leonora Simmon "morirai domani, Davis..." disse ridendo

"ahaha sei molto spiritosa..."

 

▀■▪■▀

 

James sentì un fruscio, si ritrovò a puntare e ad essere puntato da Alice.

"James!"

"Alice! Hai visto qualcun altro?"

"Ho intravisto O’Byrn... Ma non sono riuscita a  raggiungerlo. Tu?"

"Nessuno..."

"Chissà..." cominciò Alice venendo zittita da James che tese le orecchie. Un cespuglio si mosse nervosamente, da lì poco dopo uscì Sirius.

"Jamie non puntarmi quella bacchetta addosso..." disse il moro alzando le braccia in segno di resa.

"Sir... Mi hai fatto prendere un colpo...Hai visto qualcuno?”

"Dawlish è stato appena steso da Moody e i suoi..."

"Dove?" chiese Alice.

"Un miglio più in là..." James fissò Sirius, il moro si morse un labbro, c’era solo un modo in cui Sirius avrebbe potuto raggiungerli così in fretta, se Sirius era stato così stupido da farsi vedere ci sarebbe stato da discutere molto a fine esame.

"Ti hanno visto?" chiese solo, Sirius scosse la testa, rispondendo ai timori di Prongs.

"Quindi da quella parte non si va..." pensò ad alta voce Alice.

Mezz'ora dopo avevano trovato anche Frank, e poi la sentirono, chiara nella notte, la voce di Moody.

"Trovato Lippincott…"

I quattro si guardarono, annuendo appena.

 

▀■▪■▀

 

Enif si ravvivò i capelli, finalmente le stavano arrivando alle spalle.

"Ho visto la moto di Sirius..." le disse Lily.

"E se non sono passati?"

"Vorrà dire che li tireremo su di morale..." sorrise la rossa.

Raggiunsero entrambe il soggiorno, dove Remus stava sonnecchiando sul divano e Peter stava guardando fuori dalla finestra.

"Rem..." Lily lo scosse appena, "Stanno arrivando..."

"Cavoli! Mi sono addormentato.."

"Non preoccuparti Rem eri a pezzi..."

Nello stesso istante la porta si aprì.

"Eny... Lily... Siamo tornati..." quando James e Sirius arrivarono in soggiorno, furono accolti da un Sorpresa gridato dagli altri.

"Allora?" chiese Lily abbracciando James.

"Moody ci ha fatti neri..." cominciò Sirius serio.

"E i suoi non ci sono andati leggeri...abbiamo resistito mezz'ora sotto il loro attacco, ma alla fine ci hanno sconfitto..."

"Vuol dire che non vi hanno promosso?" chiese Enif.

"Vuol dire che noi, Alice e Frank siamo gli unici che li hanno fatti penare tanto.."

"E quindi?"

"E quindi ci hanno dato le licenze! Dal 2 gennaio entriamo in servizio!"sorrisero entrambi. Remus li guardò non potendo far meno che sorridere. Stavano realizzando i loro sogni finalmente.

 

▀■▪■▀

 

Dicembre passò fin troppo rapido e i sei ragazzi si ritrovarono a brindare con whisky incendiario l’arrivo del nuovo anno.

Il 1979 era arrivato entrando nelle loro vite in una bufera di neve, e i giovani galvanizzati dal traguardo raggiunto da Sirius e James, dall’avvicinarsi del matrimonio di Alice e Frank cacciarono per quella notte la paura del domani.

Quel capodanno non esistevano Mangiamorte, non esisteva Voldemort, c’erano solo loro. Sei ragazzi che non pensavano che il 1979 avrebbe portato molto di più che una bufera di neve.

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Questa volta pubblico addirittura in anticipo! Spero non ci siano errori/orrori di battitura ma con questi benedetti esami è già tanto se riesco a scrivere, figuriamoci a correggere...

 Rebecca Lupin 
Vedo che hai capito tutto, Remus è troppo Remus per appoggiarsi a qualcuno e sarà questo a far venire i sospetti a Sirius, ma al momento opportuno vi narrerò la vicenda ^^
Crossbridge in effetti crede di essere il padrone di Chideock ora che non c'è più John... maledetto pallone gonfiato...
 _Jaya 
Sai che non mi ero neanche accorta di Enif e Fine... ^_^''' Per rispondere alla tua domanda, dato la parentela con i Black e tutto il resto cercavo per la protagonista il nome di una stella, non troppo conosciuta ma che mi ispirasse... ho preso la bellissima mappa stellare che ho nel cassetto (sembro la professoressa Sinistra dormo con le mappe stellari nel cassetto XD) e ho cominciato a leggere i nomi delle stelle.... avevo un punto di partenza ovvero la lettera E che per me ha un fascino tutto particolare (non facciamola lunga è l'iniziale del mio nome XD) e così ad un certo punto mi sono imbattuta in Enif, la stella che fa da muso alla costellazione di Pegaso. E così è stata Enif... poi beh ho scoperto che Enif significa naso e al personaggio sono venuti un po' di complessi ma oramai era stata battezzata e il suono mi piace molto quindi ha poco da lamentarsi XD 
 Vodia 
Spero che tu continui a seguirmi e che la mia mail ti abbia dissipato i dubbi sul mistero Arianna.
Aspetto con ansia un tuo parere.
Ciao
 Alohomora 
"E da brivido è il finale... "Si chiamerà Arianna, e sarà una Black... "
La mia fantasia sta già galoppando... " non galoppare molto che la cosa non sarà tanto semplice con Sirius ad Azkaban e poi subito oltre il velo XD
Sono felice che il capitolo ti abbia dato tante emozioni, pubblico questo come portafortuna dell'esame di domani XD
A presto.
 Julia Weasley 
Solo Peter riesce a creare scompiglio con le cose più banali... ma l'ho fatto parlare in questo capitolo o fa la bella statuina? Vabbhe non ne sentiremo la mancanza ^^''''
Come ci hanno pensato i malandrini a far parlare Remus dei suoi torti.
A presto
Un bacio
Elisa

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Purosangue ***


phoenix6

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

Capitolo 7: Purosangue.

L'anno nuovo era ricominciato da alcuni mesi. I futuri coniugi Paciock stavano organizzando il loro matrimonio, e tutti i membri dell'Ordine tentavano di vivere pacificamente le loro giornate.

Non si registrava un attacco dal 15 gennaio giorno in cui erano scomparsi ben 9 babbani, ma era presto per cantare vittoria sperando che Lord Voldemort si fosse dato al giardinaggio.

Nathan buttò il volantino davanti ad Enif, china su alcuni registri medici.

"Guarda..."

"Che cos'è?" chiese la bruna.

Il giovane si abbassò parlando a bassa voce.

"Propaganda..."

Enif lesse velocemente il volantino.

"Ma è un'idiozia! Rubare la magia... Ma figuriamoci... Dove l'hai trovato?"

"Lo leggevano in mensa... Credi dovremmo portarlo a Silente?"

"Sì, al massimo se lo riterrà inutile ci faremo quattro risate." Nathan annuì.

“C’è qualcosa che non va?” chiese Enif vedendo la faccia tetra del ragazzo.

“Pensavo a Reyn… i suoi genitori sono figli di babbani, è per questo che se ne sono andati…” Enif restò in silenzio aspettando che il ragazzo continuasse. Nathan si guardò attorno, prese una sedia e si sedette.

“Sai mi ha chiesto di raggiungerla… ma non lo so… insomma qui sto dando una mano a tutti quelli che sono come lei… è questa casa mia, capisci Enif io voglio cambiare il mondo in modo che Reyn resti qui... con me…” aggiunse le due parole un po’ imbarazzato.

Enif gli sorrise dolcemente.

“È per questo che sei così con la testa fra le nuvole?” Nathan sorrise appena.

“Immaginavo si notasse così tanto dato che Moody mi ha messo quasi sotto torchio notando qualcosa di strano, ma non pensavo se ne stessero accorgendo tutti…”

“Nate… vuoi un consiglio d’amica?” il giovane annuì

“Dillo a Reyn, non a me… so che entrambi avete paura di questa guerra… vi capisco… io… non so nemmeno se saprò difendermi la prossima volta… ma dovete affrontarla insieme, soli siamo fragili…”

Nathan annuì.

“Hai ragione… parlerò con Reyn… scusa se ti ho fatto perdere tempo…” così dicendo Nathan se ne andò.

Enif lo guardò andare via, poi prese in mano il volantino.

“Rubare la magia…” rilesse a bassa voce. Era una teoria interessante, assurda ed interessante ma sapeva per esperienza che parole come quelle era ciò che aspettava l’aristocrazia purosangue, se quei volantini cominciavano a prender piede non c’era nulla di cui stare allegri.

 

▀■▪■▀

 

Sirius stava pattugliando Diagon Alley, quella volta non era per l’Ordine ma per il Ministero, lui e un paio di altri agenti si erano divisi pattugliando le strade, secondo una soffiata quel giorno doveva avvenire uno scambio illegale di sangue di drago, nulla di preoccupante, ma il luogo della trattativa era un mistero. Il giovane lanciò una occhiata verso il vicolo che portava a Knockturn Alley.

Portò la bacchetta alla bocca.

“Savege, controllo Knockturn Alley” mormorò certo che ovunque fosse il collega lo avesse sentito.

“Va bene, non ficcarti nei guai Black…” fu la risposta dell’Auror.

Sirius si strinse il mantello sulle spalle, quasi un anno prima lui e James stavano correndo come forsennati per Hogsmeade cercando un regalo per Lily e Enif. A quel proposito si disse che stava meglio senza il gatto di Lily tra i piedi, quell’animale lo odiava, lo sapeva. Quando Lily ed Enif abitavano a Faulkbourne Hall la creatura non faceva altro che preparare dei veri e propri agguati a sue spese.

Un paio di streghe smisero di parlare vedendolo, il giovane si rese conto che non avevano visto lui ma la spilla degli Auror, appuntata sul suo petto. Si sistemò il mantello in modo da nasconderla ci mancava soltanto che qualche ladruncolo da quattro soldi si mettesse a tormentarlo. Da quando gli Auror avevano avuto il permesso di usare le maledizioni senza perdono su ordine del capo dipartimento Bartemius Crouch la comunità magica si era letteralmente spaccata in cinque parti: quella che sosteneva Voldemort, quella che odiava il ministero, quella che non voleva prendere posizione perché troppo spaventata, quella che credeva fosse giusto combattere Voldemort ma non dando al Ministero troppo potere e quella che pendeva dalle labbra del Ministero. A Knockturn Alley di solito si trovavano tutti quelli dei primi due gruppi di conseguenza un Auror da quelle parti veniva letteralmente fiutato.

Stava arrivando da Magie Sinister quando si fermò davanti a una vetrina dove spiccavano alcune teste rinsecchite, fece finta di osservarle ascoltando la conversazione di un paio di uomini dietro di lui.

“La vendita si farà domani, Diagon Alley è piena di Auror oggi…”

“Credi abbiano saputo del carico?”

“No… credo siano in giro per i Mangiamorte come al solito…”

Sirius si voltò appena tentando di riconoscere i due uomini.

“Non dovresti parlare così magari qualcuno di loro è qui in giro…”

“Io sono purosangue non ho niente da temere… tu piuttosto dovresti…”

“Zitto!”

Sirius riuscì a vedere l’uomo che aveva appena parlato era alto e magro, i capelli biondo paglia erano arruffati, dalle rughe in volto Sirius stimò dovesse essere più vicino ai sessanta che ai cinquant’anni. Lo vide guardare nervosamente verso la vetrina di Magie Sinister.

“Paura dei nobili, Steve?” Steve non rispose, limitandosi ad annuire.

“Credo sentano l’odore di sangue babbano da metri di distanza… hai visto che occhiata ci hanno dato quando sono entrati?”

“Non mi importa che guardino il mondo da sopra in giù, per quel che mi riguarda non voglio avere niente a che fare con i Black…”

Sirius dovette far affidamento al poco auto controllo che aveva per non sobbalzare e farsi scoprire, doveva riuscire a sentire di più, il luogo della vendita del giorno dopo ad esempio.

“Meglio andare prima che vengano fuori, la signora mi sembrava un po’ nervosetta…”

“Hai ragione, non mi sembra un buon momento per morire, da domani saremo ricchi amico mio… ricchi ti dico!”

“Speriamo gli Auror non ci ficchino il naso…”

“Domani allo stesso posto, giusto?”

“Sì…”

Sirius tese le orecchie sperando che quei due fossero così stupidi da finire la frase.

“Accanto alla vetrina allora…”

“Vicino a quel coso verde…”

Detto questo i due si divisero. Sirius si disse che ora doveva trovare una vetrina con un coso verde… se gli avessero chiesto di trovare un vermicolo a Londra la cosa sarebbe stata più semplice.

Si voltò convinto di andarsene da dove era venuto quando la porta di Magie Sinister si spalancò, Sirius si immobilizzò trovandosi a fissare Orion e Walburga Black.

Orion osservò il figlio, era dal giorno in cui Sirius era scappato, ormai quasi quattro anni prima che non si vedevano o almeno da allora si erano deliberatamente ignorati.

Sirius non abbassò lo sguardo, non lo avrebbe mai fatto né davanti a sua madre, né davanti a suo padre.

“Sirius…” la voce di Orion Black era più roca di quel che ricordava e guardandolo bene Sirius lo trovò più pallido e magro, ma nonostante tutto questi pensieri non lo toccavano, non gli interessava nulla di quei due.

“Potresti almeno salutare tuo padre…” Sirius si chiese ancora una volta nella vita se sua madre si divertisse a riprenderlo, per anni si erano ignorati, l’ultima volta che l’aveva vista, Sirius gli aveva rubato da sotto il naso l’eredità di zio Alphard e adesso pretendeva che li salutasse come si doveva? La vide guardarlo truce mentre lui restava in silenzio. Si aspettava che ubbidisse ai suoi ordini? Perché avrebbe dovuto farlo?

“Non sei cambiato…” mormorò Orion, Sirius non riuscì a capire se fosse un complimento o no.

“Neanche voi…” rispose sprezzante, il suo di certo non lo era.

“Abbiamo saputo dell’attacco alla tua fidanzata…” Sirius si trattenne da estrarre la bacchetta, aveva sentito chiaramente la nota di disgusto con cui aveva pronunciato la parola fidanzata.

“Siete diventati peggio dei babbani che bramate tanto proteggere, è come tali è giusto che veniate spazzati via…”

“Non dovreste parlare così madre… potrei arrestarvi… e non ne sarei nemmeno tanto dispiaciuto…” disse strafottente Sirius indicando la spilla che aveva tenuto nascosta fino a quel momento.

“Non oseresti…” sibilò la donna.

“Dammi un buon motivo…” ringhiò Sirius.

Sirius non abbassòlo sguardo, fissado la madre con astio. Walburga, lo notò chiaramente, era un punto di estrarre la bacchetta, ma Orion le fermò la mano.

"Non sporcarti le mani con gli Auror, Walburga, ci pensano già i Mangiamorte..."

Sirius osservò il padre, aveva notato nella sua voce un'inflessione stanca, quasi stufa.

"Orion lui..."

"Non sei la prima a dire che non fa più parte della famiglia? Andiamo a casa, Walburga... Sirius..." salutò prima di allontanarsi assieme alla moglie. Padfoot li guardò allontanarsi, agrottando appena le sopracciglia, mai aveva visto i suoi genitori contraddirsi in pubblico... Mai. In più l'aveva lasciato sorpreso il tono stanco che suo padre aveva usato, quasi esasperato, non era più quello dell'uomo con cui spesso aveva combattuto verbalmente, ora a Sirius sembrava solo un vecchio.

Rimase impalato ancora un'istante, era quasi arrivato a Diagon Alley quando la voce di Savage gli risuonò nelle orecchie.

"Black, ti sei perso a Knockturn Alley?"

"Arrivo, i nostri uomini non si faranno vedere oggi..."

"E chi te l'ha detto?"

"Gli ho sentiti parlare e so anche dove si incontreranno..."

"Ben fatta, Black.."

Sirius sospirò pensando che forse quella "visita" a Knockturn Alley a qualcosa era servita.

 

▀■▪■▀

 

James sbuffò camminando per le vie della Londra Babbana, era certo al 1000 per cento che Lily si sarebbe arrabbiata a morte, in quel momento infatti la stava andando a prendere al centro di Magia Sperimentale.

Cosa c'era di strano?

Lily gli aveva esplicitamente vietato di venirlo a prendere a meno che non crollasse il mondo magico. In realtà Lily gli aveva detto che il ponte dal quale si accedeva alla struttura nascosta sotto il Tamigi era molto frequentato dai babbani, e non era quindi facile accedere senza dare nell'occhio. E date le continue minacce ricevute dal signor Greathead non era il caso di dare nell'occhio.

A questo punto è normale chiedersi cosa era successo a James per farlo arrivare a tanto? La risposta era semplice: Dorea Potter.

James era appena tornato a casa dopo aver finito il suo turno al ministero quando suo madre lo aveva pressochè aggredito minacciando di diseredarlo se non fosse subito andato a prendere Lily.

James era stato costretto a cedere e onestamente era a sua volta preoccupato, il volantino che era arrivato a casa assieme alla posta del mattino non era per nulla rassicurante.

I BABBANI RUBANO LA NOSTRA MAGIA.

C'era scritto a caratteri cubitali e si proponeva di spiegare il motivo per cui nascevano maghi in famiglie babbane.

Quello che preoccupava James e sua madre era che la teoria per cui per ogni babbano nato con poteri magici nasceva un magonò era espressa con una tale verosimiglianza che chiunque non conoscesse la reale percentuale di possibilità di nascere magonò ci avrebbe creduto. Il che avrebbe portato un altra fetta di persone dalla parte di Voldemort.

James gaurdò il Vauxhall Bridge, le quattro corsie carrabili erano piene di automobili ma sul marciapiede non c’era anima viva, una vera fortuna, si disse.

Avanzò a passo sicuro lungo il marciapiede affiancando la balaustra rossa. Si fermò solo arrivato al secondo pilone, si sporse un po’ osservando la stuatua in bronzo: una donna che rappresentava la scienza o meglio l’astronomia, vestita di un mantello con una sfera in mano, James non si sorprese tanto a vedere la statua guardare verso di lui. Sorrise era arrivato nel posto giusto.

Si appoggiò al pilone su cui era agganciato una porta salvagente rosso e bianco, si fece scivolare tra le dita un zellino, sorrise appena inserendo la moneta dietro al salvagente, invisibile agli occhi dei babbani si aprì una scala all’interno del pilone, James si guardò attorno per essere sicuro di non essere visto e poi si infilò nel passaggio che si chiuse alle sue spalle.

Un attimo di buio e poi delle fiaccole si accesero, prima vicino a James e poi via via sempre più in basso fino illuminando le lunghe scale a chiocciola.

James cominciò a scendere all’interno del pilone mentre una voce di donna gli augurava una “Buona Giornata al CMS”, quello era l’unico ingresso al  contrario del Ministero o del San Mungo il CMS era una associazione privata e la sua politica di segretezza aveva adottato da quasi otto anni l’isolamento dalla rete della Metropolvere. Tutti i maghi che erano a conoscenza di quel posto e non vi lavoravano si chiedevano il perché tu tutta quella segretezza, molti avevano addirittura ipotizzato che lavorassero per Voldemort, tutto ciò che sapeva lo aveva saputo da Lily che aveva semplicemente detto “ci sono molte cose che cambierebbero in bene il mondo ma molte non sono supportate dal Ministero o dall’opinione pubblica, è un po’ quello che avete fatto voi per Remus, illegale certo ma assolutamente giusto.” Da ciò James aveva dedotto che gli esperimenti del centro avrebbero cambiato in meglio la società futura ma finché non mostravano i risultati sperati era meglio proteggerli.

Ci mise una decina di minuti per scendere nell’atrio, guardò verso l’alto, il Tamigi ondeggiava sopra le loro teste.

“James?” alzò lo sguardo incrociando gli occhi di Lily. “Che ci fai qui?” restò un attimo ad osservarla, non l’aveva mai vista con la tenuta da lavoro del centro, la trovò bella anche così con i capelli raccolti, la tunica bianca sporcata da qualche pozione, e dei guanti in mano.

“Mia madre voleva che ti passassi a prendere…” spiegò titubante lui. Lily gli sorrise.

“Ha visto il volantino di propaganda di Voldemort vero?”

“Come…”

“E’ arrivato ad ogni mago o strega dell’intero mondo magico… Enif mi ha mandato un gufo dicendo che era perfino appeso nella mensa del San Mungo…” lei gli sorrise avvicinandosi “sono felice tu sia qui…”

“Evans puoi chiudere tu assieme al Georgius stasera?” Aaron Wellington era l’ultimo mago rimasto lì quella sera oltre a Lily e al signor Greathead.

“Mia figlia mi aspetta, è il suo compleanno sai…” continuò Wellington allegro.

“Sì, signor Wellington… non è un problema se resto ancora un’oretta vero Jamie?” chiese al ragazzo.

“No, no ti aspetto qui…” sorrise lui sedendosi su una sedia posta in un angolo dell’atrio.

“Grazie Evans, mi salvi la vita.” Disse l’uomo abbracciandola “buona notte…”

Quando l’uomo imboccò la scala a chiocciola, James guardò Lily.

“Sono sempre così espansivi qui?”

Lily ridacchiò

“Non fare il geloso adesso… vado ad avvertire Greathead che sei qui e che Wellington è andato via…”

“Va bene… ci metterete molto a finire ciò che state facendo?”

“Non ne ho idea…”

 

James aspettò qualche minuto prima di essere raggiunto da Lily.

“Possiamo già andare?”

“No, Georgius vorrebbe che venissi di là…”

“Che vuole da me? Non sono uno scienzato…”

“James Potter imbarazzato o sbaglio?”

James ridacchiò “Mi faccia strada signorina Evans…”

Lily condusse James lungo una serie di corridoi, oltrepassando una serie di porte chiuse.

“Sono gli uffici degli altri…” spiegò la ragazza.

“E il tuo?”

“Sono ancora un’apprendista James…” rise lei “do una mano a un po’ tutti…” spiegò poi.

James la seguì in silenzio finché Lily non aprì una porta.

Georgius Greathead era chinato su alcuni tomi antichi e polverosi, in più c'erano alcuni fogli stampati  che provenivano sicuramente dal mondo babbano.

"Salve James..." salutò alzando gli occhi verso il ragazzo.

"Signore..."

"Lily puoi prendere quel fascicolo babbano del 1780?"

Lily si avvicinò ad uno scaffale prendendo alcuni fogli ingialliti.

"Posso chiedere cosa sta facendo signore?" chiese James notando come i fogli fossero pubblicazioni di nascita, matrimoni e funerali sia del mondo magico che di quello babbano.

“È  una cosa segreta..."

"Mi scusi..."

"Ma di te mi fido..." James spalancò gli occhi fissandolo sorpreso.

"Io e  tuo padre siamo stati i primi ad unirci ad Albus, dopo Elphias naturalmente, Elphias e Albus andavano a scuola assieme... Mi è dispiaciuta molto la sua morte, di tuo padre intendo... So di essere il prossimo sulla lista nera di Voldemort in persona..."

"Non dica così..."

"Qualcuno ha parlato dei miei studi con Voldemort e per questo che è uscito quel volantino..." James lo guardò non capendo.

“I babbani chiamerebbero la mia una ricerca “genetica”, sai cos’è la genetica James?”

“No…”

“Dal greco ghenetikòs, “relativo alla nascita”, che deriva a sua volta da ghènisis, l’origine… tra i babbani è la scienza che studia i geni, l’ereditarietà, e la variabilità genetica… ovvero spiega perché tu hai i capelli e gli occhi di tuo padre…” osservò un attimo James “la mia ricerca sarebbe definita genetica perché voglio scoprire l’origine della magia… da dove viene? Molti dicono che i bambini prendano la magia dai genitori, ma questo non spiegherebbe come fanno a nascere maghinò o figli maghi in famiglie babbane…”

“Ha scoperto qualcosa?”

“Teorie che avranno bisogno di molti altri studi per essere verificate… ma abbastanza frequenti da essere pressoché indiscutibili…”

“Frequenti?”

“Adesso sto cercando di capire da dove derivi la magia della sua dolce metà, ad esempio…”

James guardò Lily.

“Come fa a dirlo?”

“Sai cosa è sempre successo ai maghinò James?”

“Venivano esiliati, tenuti al limite della comunità magica…”

“Esatto… quante possibilità pensi potesse avere un magonò di sposarsi con un mago mille anni fa?”

“Molto poche…”

“È questo il punto… pressoché nulle… nelle famiglie nobili i magonò venivano cancellati dagli alberi genealogici, le loro tracce spariscono negli anni. Ho ricostruito gli alberi genealogici di tutti i nati babbani del laboratorio… e ora sto completando quello della signorina Evans, e tutti, nessuno escluso mi portano alla stessa conclusione… c’è un magonò o un mago all’interno dell’albero… la magia potrà saltare anche una ventina di generazioni, ma poi rispunta fuori…”

“Quindi anche Lily ha un antenato che apparteneva al mondo magico?”

“Sì, anzi come minimo due uno nel ramo materno e uno in quello paterno…” il vecchio parlava con voce rapita, quasi sognate, l’occhio sano fissava i tomi davanti a lui, ma la mente non li vedeva persa nelle storie che voleva scoprire.

“E così per tutti gli altri nati babbani?”

“Beh non posso parlare per tutto il mondo ma quelli che lavorano in questo studio sì…”

“Ma non capisco… e i magonò perché nascono?”

“I magonò sono particolari… non sono babbani, difatti gli incantesimi anti-babbano non funzionano sui maghinò, ma non hanno spiccati poteri magici, se devo essere sincero ho cominciato questa ricerca sette anni fa partendo dagli studi sui maghinò… è difficile da spiegare.

È come se i maghinò fossero “spenti”, posseggono la magia in sé, ma non sono in grado di usarla…

Di conseguenza il figlio di un magonò e un babbano avrà la magia, come addormentata all’interno di lui… i babbani lo chiamerebbero gene recessivo. Ovvero una eredità che si manifesta solo quando è in coppia…”

“Se posso parlare chiaramente signore… ho capito che bisogna avere degli antenati maghi per poter nascere maghi ma questa storia dei geni mi è alquanto difficile da digerire…” disse leggermente imbarazzato James, mentre Lily ridacchiava.

“Mettiamola così James…” disse la ragazza “mia sorella è una babbana, io una strega, perché? Devi pensare che quando veniamo concepiti prendiamo un gene dalla madre e uno dal padre… mi segui?”

“Sì…” disse James concentrandosi, sapeva che Lily era un genio ma lui doveva almeno capirlo quel ragionamento, ne andava del suo orgoglio.

“Bene metti per presupposto che mia madre abbia da darmi un gene diciamo “magico” e uno “babbano”, e mio padre lo stesso… io potrei ricevere due geni “babbani”, uno e uno come loro o due geni “magici”… ci sei?”

“Sì… credo…” disse James passandosi pensoso una mano tra i capelli.

“Io sono nata strega, il che significa che i miei genitori mi hanno dato entrambi i “geni magici”… Tunia è un altro discorso perché sia che abbia due geni babbani che uno per sorte, non manifesterebbe alcun potere… ma se avesse uno per sorte e Vernon gli avesse anche lui, ci sarebbe una possibilità su tre che abbiano un figlio mago… hai capito ora?”

“Mi sembra complicata la faccenda…” sospirò il ragazzo dopo un attimo di silenzio. Lily rise.

“Ma quindi da chi discende Lily? Perché il mondo magico non ci crederà se non gli presentate degli alberi genealogici…”

“Questo è il motivo di tutte le scartoffie che vedi… trovare un magonò è facile negli archivi babbani… si arriva ad un punto in cui un babbano o una babbana si è sposato con questa persona di cui non risulta la nascita tra i babbani stessi… il problema è trovare la loro vera esistenza nel mondo magico… come ti ho detto molte sono le famiglie che hanno cancellato i maghinò dalla loro storia…”

“Nel mio caso, ne manca uno, da parte di mia madre discendo da una maganò irlandese, Eithne* Ni Glaisin, dell’Ulster… da parte di mio padre la ricerca nella parte babbana si ferma ad un certo Wilfrid Leonòrga… solo che questo cognome non esiste tra i maghi… probabilmente questo Wilfrid ha cambiato cognome quando è arrivato tra i babbani…o forse era un soprannome e non il suo cognome…”

“Tombola Lily!” esclamò festoso il vecchio indicando un punto del registro che stava leggendo.

“Ho ascoltato abbastanza di queste chiacchiere… ma su una cosa avevi ragione Greathead… sei il prossimo…” Lily, James e Giorgius si voltarono di scatto verso la porta.

Voldemort li guardava con un ghigno divertito.

“Davvero interessante la ricerca Georgius, peccato non lascerà mai questo sotterraneo… Avada Kedavra…”

Lily spalancò gli occhi mentre il signor Greathead cadeva a terra con un tonfo sordo.

“Stufecium!” gridò James, nel lasso di tempo in cui Voldemort parava il colpo con una risata di scherno, Prongs aveva ribaltato il tavolo da lavoro di Greathead e vi si era nascosto dietro assieme a Lily.

La ragazza guardava il corpo del suo mentore, sentendosi inutile, non aveva potuto salvarlo ma non avrebbe permesso che venisse distrutto anche il suo lavoro… no, il mondo magico doveva sapere che loro non rubavano la magia, la magia apparteneva ai nati babbani così come apparteneva ai purosangue.

“Avrà anche ucciso il signor Greathead ma non distruggerà le sue scoperte…”

“È una sfida ragazza? Posso disintegrare voi e le ricerche di Greathead in un secondo…”

James nel mentre aveva richiamato un patronus, mandandolo da Silente assieme ad un messaggio.

“Lo farai prima o dopo che sarà arrivato l’Ordine, Voldemort?” chiese strafottente James.

“Siete divertenti ragazzini… credete di essere grandi maghi… vi darò la possibilità di salvarvi, se sopravivverete sarò entusiasta di sfidarvi un’altra volta…”

“Cos…”

James non riuscì a finire che alte fiamme si sprigionarono dal punto in cui si trovava Voldemort, lo sentì ridere prima di smaterializzarsi.

“Cazzo! Ardimonio!” esclamò il ragazzo osservando le fiamme assumere le forme di enormi chimere, dragoni e serpenti.

“Lily dobbiamo uscire di qui!”

“Ma le ricerche…”

“Non c’è tempo…” esclamò James prendendola per mano… il ragazzo prese al volo la boccetta d’inchiostro di Greathead.

“Dobbiamo almeno portare via il suo corpo James… James!” Il ragazzo parve non ascoltarla trasformando la boccetta in una passaporta, prese Lily per mano. Gli occhi della ragazza erano carichi di lacrime mentre con uno strappo all’ombelico scompariva dalla stanza.

Le fiamme divorarono il corpo di Georgius Greathead, divorando il suo ricordo, tutto il lavoro della sua vita. Le pagine del vecchio libro si bruciarono, cancellando per sempre quelle poche parole in Antico Inglese:

Wilfrid, cnāwende swā Leonòrga, se endenīehst eafora of Godric Gryffindor āfaren se Scinnlæca Woruld tō  erdienne swā muggles, Lunden 1779”**

 

▀■▪■▀

 

“No! James dobbiamo tornare indietro… dobbiamo…” Lily piangeva mentre il ragazzo la stringeva a se, erano apparsi ai piedi del Vauxhall Bridge.

“No, Lily…”

“Ma il centro, le ricerche, il signor Greathead…”

“Il fuoco non si spegnerà finchè non avrà divorato tutto…”

“Ma… era tutta la sua vita, James… non l’ha solo ucciso l’ha cancellato dalla storia…” Lily si aggrappò alla camicia del ragazzo.

“Lo so… ma non possiamo tornare lì, amore… non possiamo…”

Erano ancora abbracciati all’inizio del ponte quando Albus Silente e Elphias Doge arrivarono sul posto. Un filo di fumo, invisibile agli occhi dei babbani si alzava dal pilastro della scienza.

 

 

 

 

 

*pronunciato AE nyuh

** “Wilfrid, conosciuto come Leonòrga, l’ultimo figlio (discendente) di Godric Gryffindor lasciò il Mondo Magico per vivere come i babbani, Londra 1779”

.


Bene eccoci qui con questo settimo capitolo, giusto in tempo per farlo leggere ad Alohomora prima che parta. Ringrazio le tre persone che hanno commentato lo scorso capitolo, e invito gli altri timidoni a farsi avanti anche solo per dirmi di ritirarmi XD scherzi a parte vorrei sentire i vostri pareri. 

Un bacio. 


 aliceundralandi 
Al "imbocca al lupo" oserei rispondere, se Alohomora mi lascia citarla, crepi Grayback! XD
Ogni tanto l'angoscia prende anche me mentre progetto i capitoli, l'ultimo che ho scritto, il decimo, mi ha depresso abbastanza.
Sirius e James ringraziono e Enif, stringendo un mega peluches a forma di felpato, dice che la sua "riabilitazione" sta andando bene XD
Alla prossima
 Julia Weasley 
e già con Dorcas cominceranno i complessi di Remus ma grazie al cielo la scusa del troppo vecchio qui non ce l'ha magari sarà "Siamo troppo giovani per impegnarci" e intanto i Paciock si sposano (Remus trova una scusa migliore...)
Dawlish è il mio capo espriatorio ( o capro espiratorio?) XD poverino
Ecco hai presente che qui sopra ho scritto del depressione del capitolo 10? ecco appunto....
Alla fine ho dato due esami su quattro XDDDD vabbeh mi rifaccio a settembre XD
 Alohomora 
Sai che anche io ho il dubbio sull'occhio di Malocchio e infatti tento di non descriverlo XD
Guarda se un giorno ho tempo quei quattro rinciusi nella stanza te li disegno perchè mi fanno morire XD
ehehehe il lupo deve ancora rendersi conto della sua cotta per Dorcas XD ma ci arriverà

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Lo voglio ***


phoenix6

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

Capitolo 8: Lo voglio. 

Sirius e James aspettavano pazientemente fuori da Madama McClan, avevano accompagnato le ragazze a provare i vestiti per l’imminente matrimonio di Alice e Frank, avevano perciò approfittato sotto minaccia delle loro ragazze per comprare anche i loro di vestiti. Solo che le damigelle e la sposa ci mettevano davvero tanto a provare quei benedetti vestiti, e con la scusa che erano top secret fino al matrimonio i due erano stati costretti ad aspettare fuori.

Gli ultimi giorni di febbraio erano stati all’insegna delle lotte tra damigelle che volevano ognuna il proprio colore preferito e la sposa che voleva assolutamente che le damigelle fossero tutte uguali, di stravagante bastava già sua suocera che aveva tirato fuori dall’armadio, definito da Alice degli orrori, una cloche ricoperta da una piuma di struzzo.

Alla fine era stata Lily a risolvere il problema e adesso a sette giorni dal fatidico di Sì le ragazze erano finalmente riuscite a provare gli abiti così sudati.

“Mi chiedo perché ci mettano tanto…” sbuffò Sirius spazientito

“Sono sei donne in un negozio di vestiti credo che usciranno nel momento in cui Madama McClan chiuderà…”

“Vuoi dire restare qui ancora tre ore? Ricordami perché siamo noi a fare da scorta alle ragazze?”

“Perché Moody ci ha dato la giornata libera mentre gli altri lavorano… e perché Frank ci ha chiesto di fare gli usher al matrimonio” constatò mogio James.

“A proposito di Frank, gliel’hai chiesto infine?”

“Sì, ha detto che parlerà con Alice ma a lui l’idea piace, quindi siamo già a buon punto…”

“Alla fine ha risolto con Colfer?”

“Si il nostro caro ex-compagno gli farà da testimone dato che il ritiro con la squadra è slittato di un paio di settimane…”

“Bene…” Sirius guardò l’orologio “Speriamo finiscano presto mi seccherebbe arrivare tardi da Moony stasera… se vuole essere bello per questa domenica non deve farsi male stanotte…”

James annuì.

 

“Allora Mary come va la tua nuova vita tra i babbani?” chiese Lily mentre la ex-compagna di dormitorio veniva usata come puntaspilli, a suo parere, dall’apprendista di Madama McClan.

“Rilassante oserei dire, è bello non dover sempre leggere titoloni catastrofici” sorrise la bionda.

“Babbani interessanti?” chiese la sposa riemergendo dal salottino di prova dove si era appena tolta l’abito. Mary arrossì appena.

“Chi è?”

“Lavora con me nell’ufficio… ma non è nulla di serio, davvero…” sorrise la ragazza.

“Ma quindi Alice fa così con tutte…” sorrise Dorcas memore dell’interrogatorio che aveva subito un paio di mesi prima.

“Giust’appunto!” esclamò Alice “Frank oggi fa le piante della chiesa e del banchetto che deve darle a James e Sirius, gli ho detto di metterti accanto a Remus, ho fatto bene?” sogghignò la futura sposa.

Dorcas arrossì fino alla punta dei capelli.

“Hai una cotta per Remus?” chiese Reyn Lowell mentre si sistemava gli occhiali dopo che Madama McClan le aveva quasi infilato a forza il vestito.

“Beh… io…”

“Reyn, sei pregata di dire a Nathan che sei innamorata di lui, perché al corso mi sta facendo delle paranoie terrificanti perché ha paura della lontananza….” Sbuffò Enif facendo ondeggiare la gonna del vestito che le arrivava alle ginocchia.

Questo fu il turno di Reyn di arrossire.

“Voi piuttosto?” ribatté imbarazzata “Nathan ha detto che abitate a casa di James e Sirius…”

Lily ed Enif arrossirono, mentre Mary si voltava con occhi sgranati.

“Siete andate ad abitare da James e Sirius e non mi avete detto niente!”

“Beh stiamo da loro un po’ per necessità sai… con i miei babbani e i genitori di Enif che erano già stati attaccati….”

“Si, si… tutte scuse a quando i vostri matrimoni?” continuò Mary facendo ridere le sei ragazze.

 

Mezz’ora più tardi le ragazze finalmente uscirono trovando James e Sirius quasi addormentati appoggiati al muro.

“Era ora…” sbottò James “Avete comprato il negozio?”

“Ti piacerebbe” ridacchiò Mary.

"Ricordamelo la prossima volta... MAI accompagnare sei donne a fare compere..." si lamentò Potter all’indirizzo di Sirius.

"Colpa mia James, ho insistito perché provassero tutte assieme per vedere che effetto facevano..." sorrise la futura sposa. "Allora vi perdono..." rise il ragazzo.

"Ma in cambio della nostra pazienza ci date una anticipazione sul vestito delle damigelle?" tentò Sirius guardando implorante la sua ragazza.

"No top secret!" rimbeccò Enif.

"Beh potremmo dire loro almeno il colore del vestito... così sanno che fazzoletto mettere nel taschino…" disse Alice guardando le ragazze furbescamente.

"è bianco e nero, ma anche rosso... E rosa... E azzurro e verde..." disse enigmatica Lily. I ragazzi non poterono far altro che immaginarsi un vestito a macchie. Si guardarono scettici.

 

▀■▪■▀

 

James bloccò Frank esasperato, il futuro sposo camminava avanti e indietro per il soggiorno della casa che aveva comprato alla periferia di Londra.

"Datti una calmata amico, ci hai chiamati qui per discutere dell'organizzazione non per vederti consumare il pavimento..."

Sirius annuì.

"Sì scusate ma non sono ancora convinto per domani..."

"Ehi sposo non vorrai saltare il tuo addio a celibato? Gideon e Fabian si sono fatti in quattro per liberarci dei turni di pattuglia, Malocchio ci scanna se scopre che abbiamo messo su tutto questo casino lasciando i turni a Caradoc, Benji e lui, per poi non festeggiare..."

"Già scusate e poi è giusto… sono solo in ansia per il matrimonio, in ansia per lavoro, in ansia per la guerra..." disse velocemente tutto ad un fiato.

"Ehi Mr. Ansietà  datti una calmata e lascia fare tutto ai tuoi cari usher..."

"Ecco  questa è un'altra cosa che mi mette ansia..." disse guardandoli scettico.

"Frank rilassati!" urlò James scuotendolo.

I tre si misero a ridere, Frank poi guardòJames serio.

"Anche Alice è d'accordo e ci penserà lei ad avvertire le altre damigelle."

 "Bene..." sorrise James.

"Quando Moody lo scoprirà ti sbranerà lo sai..." continuò Sirius stuzzicando gli altri due.

"Sirius non sei il primo che dice che la vita è  una e bisogna viversela? Moody non può impicciarsi della mia..."

Il moro sogghignò sfogliando i fogli che Frank aveva lasciato sullla tavola accanto a loro.

“I tavoli sono da quattro, con chi hai messo Remus?"

"Con Peter, Dorcas e Elphias Doge, nel tavolo affianco a voi... Come mi ha detto Alice, va bene no?" James e Sirius si guardarono sorpresi.

"Alice?"

"Sì, mi ha detto di metterlo affianco a Dorcas..."

James e Sirius sorrisero.

"Hai capito Moony, zitto zitto..."

"buono buono ed eccolo che fa stragi di cuori."

"Beh sono felice per lui, Dorcas è una bella ragazza..." constatò con ovvietà Frank.

"Sì, ricordo..."

"Sirius non dirmi che anche con lei…."

"Quando le ho chiesto se voleva uscire con me al quinto anno ha detto di sì e poco dopo mi ha scaricato dicendo che forse una storiella tanto per divertirsi non era per lei, siamo stati assieme per un totale di quattro ore... "

"complimenti... Enif non sarebbe contenta di sapere che ti ricordi tutte le altre..."

"Credimi James la lista la conosce meglio lei... e non perde attimo per ricordarmela" sospirò Sirius.  Frank e James non poterono far a meno di ridere per il tono abbattuto del moro.

 

▀■▪■▀

 

Casa Brand era avvolta dalle risate. Alice e le sue damigelle si erano appropriate del soggiorno in un addio al nubilato che assomigliava di più ad un pigiama party, ma Alice era stata irremovibile: spogliarellisti in casa sua non ce li voleva! Le andava bene così, loro sei, un soggiorno, una quantità industriale di schifezze da mettere sotto i denti, qualche bottiglia di idromele e tante chiacchiere.

Sopra le loro teste, nella stanza di Alice era appeso, pronto per essere indossato il giorno dopo, il suo abito da sposa che in quel momento una bambina di undici anni stava osservando assorta. Un altro scoppio di risa al piano di sotto la riscosse, la bambina scese le scale con rapidità aprendo appena la porta del soggiorno, guardando la sorella.

“’Lice…” mormorò appena, Mary si accorse della bambina.

“Alice, tua sorella…”

“Anne…” Alice si voltò sorpresa era sicura che sua madre avesse detto di aver insonorizzato la camera di Anne cosicché potesse dormire.

“Posso stare un po’ con voi?” chiese timidamente. Alice le sorrise annuendo. Anne entrò di slancio abbracciando la sorella.

Alice la capiva, Anne era terrorizzata all’idea di perderla e Silente aveva concesso alla famiglia solo tre giorni liberi e perciò la bambina tentava il più possibile di restare assieme a lei, prima del matrimonio.

“Di che parlate?” chiese guardando le amiche della sorella.

“Della scuola…” Anne storse il naso.

“Non ti piace Hogwarts?” chiese Enif dolcemente.

“Non è che non mi piace, Hogwarts è fantastica ma…”

“Anne non è contenta perché dice che il cappello è tutto scemo dato che l’ha smistata a Tassorosso…” spiegò Alice, con aria solenne.

“Io volevo essere un Grifondoro come te, Alice!” disse la bambina con un tono volto ad evidenziare l’enorme tragedia che il cappello aveva causato.

“Anch’io ero a Tassorosso…” disse Reyn, Anne la guardò.

“Davvero? È com’è più avanti? Non ti prendevano tutti in giro?”

“Quando batti i Serpeverde a Quidditch nessuno ti prende più in giro…” scherzò la ragazza.

“In effetti…” concordò Dorcas “ti ricordi quando ti ho quasi disarcionato dalla scopa?”

“Era un fallo quello Dorcas…”

“No Reyn, era regolamentare!” 

“Ancora con questa storia…”

Mentre Reyn e Dorcas cominciavano a bisticciare, Alice si alzò.

“Anne, Enif venite con me a prendere l’altra bottiglia? Lily, Mary a voi il compito di farle tornare pacifiche…” rise Alice mentre usciva dalla stanza assieme alla sorella ed Enif. Una volta in cucina la sposa lanciò un incantesimo per insonorizzare la stanza.

“James te l’ha dato?” chiese con un sorriso.

“Ecco qui…” disse la bruna porgendo una scatola verde ad Alice.

“Bene…”

“Che cos’è?” chiese Anne curiosa.

“Una sorpresa per domani…” disse enigmatica Alice

 

▀■▪■▀

 

Frank era completamente fuori di testa mancava un’ora al matrimonio e del suo testimone non c’era traccia. Samuel sembrava inghiottito dal nulla, dopo il gufo del giorno prima che gli diceva che non poteva partecipare al suo addio al celibato a causa di un problema improvviso.

“E se non viene…” disse per l’ennesima volta. Remus lo guardò sospirando, dato che James e Sirius stavano accogliendo i primi ospiti che erano arrivati nella casa di campagna dei Paciock nel Lancashire, lui e Peter erano rimasti a rassicurare un ansiosissimo sposo. 

“Frank sono sicuro che avrebbe avvisato se …”

“Hai ragione Remus, magari è solo stato trattenuto…” lo sposo misurò a lunghi passi il soggiorno della casa di sua madre guardando nervosamente il giardino.

“Peter puoi andare a vedere se non è arrivato e si sta perdendo in chiacchiere?” Peter annuì aprì la porta trovandosi davanti la signora Paciock vestita di tutto punto, gli occhi del ragazzo si soffermarono sul cappello con la piuma di struzzo.

“Salve signora Augusta…”

“Se stai uscendo per cercare quel scalmanato di Samuel non è arrivato… ed è per questo che sono qui…” disse entrando a grandi passi.

“Che c’è mamma?”

“Come che c’è? Sei un Auror e ti sei impanicato per un testimone che ti ha tirato buca… c’è qualcuno tra i tuoi amici che anche Alice vorrebbe come testimone.

Frank ci pensò un attimo, sua madre aveva ragione, ormai Samuel non sarebbe arrivato, o perlomeno dovava prepare un piano B, qualcuno che avrebbe potuto fargli da testimone.

Alzò lo sguardo su Remus.

“Io? No, scordatelo non posso, non credo neanche che la mia parola possa valere qualcosa davanti al Ministero come potrei farti da testimone…”

“Remus siamo amici da quanto? A settembre saranno 8 anni, no?”

“Perché non lo chiedi a Peter…” cercò di temporeggiare Remus, mentre Augusta Paciock non conoscendo il problema del ragazzo reputava la scenetta una inutile perdita di tempo.

“Che ti costa, ragazzo… è deciso sarai il testimone di Frank, fine dei giochi…” disse mettendo in mano a Remus la stessa rosa violetta che aveva all’occhiello Frank.

“Si comincia tra 47 minuti, vado a vedere se ai tuoi usher serve aiuto…” disse la donna guardando il figlio.

“Tua madre non è il tipo da prendere sottogamba…”

“Per niente… papà dice che se Voldemort non ci ha ancora attaccato è perché ha paura della mamma…” sorrise lo sposo. “lo so che ti ha praticamente lo costretto… ma grazie comunque Remus…”

Remus non potè far altro che sorridere.

“Spero ti convalidino il matrimonio anche se il testimone è una creatura oscura…”

“Chi sarebbe la creatura oscura? Peter tu l’hai vista da qualche parte?” scherzò Frank dando una pacca sulle spalle a Remus. “Andiamo a salvare i miei due usher prima che mia madre li mangi vivi…”

 

▀■▪■▀

 

Alice si sistemò il vestito guardandosi allo specchio. Così facendo vide entrare nella stanza le sue cinque damigelle. Gli abiti erano gli stessi, variavano solo per il colore della gonna, fino alla cintura nera infatti il vestito era bianco con una leggera scollatura quadrata e le maniche a sbuffo, sotto la cintura la gonna a ruota aveva il colore che ognuna di loro aveva scelto come il nastro che avevano legato al collo

"Ragazze siete bellissime.."

"Se noi siamo bellissime tu sei da favola…” commentò Lily, Alice era davvero bella, il vestito a tubino cominciava ad allargarsi da sotto il ginocchio, come una campanula. Sulle spalle scoperte Alice portava una leggera stola, per riscaldarla da quel venticello dispettoso che si era alzato quella mattina. I capelli erano raccolti in elaborate trecce, che lasciavano scappare piccole ciocche intrecciate con dei rametti di mughetto.

Alice sorrise, guardando le rose violette che le facevano da cintura incantate per magia scendevano a spirale dalla vita in giù.

“Credo di essere pronta…” disse nervosa prendendo il bouquet di rose violette e mughetto.

Le amiche le sorrisero incoraggianti mentre Anne faceva capolino nella stanza, sembrava una nuvola rosa, pensò Alice guardando la sorella. La bambina la guardò sognante.

“’Lice sei bellissima! Per me Frank sviene appena ti vede!” rise la bambina.

Sulla porta si fece avanti il signor Brand.

“Sicura di essere sicura?” chiese ridendo, ricordando la sua paura che Frank volesse portargli via la sua bambina.

“Papà… sì!” disse la ragazza sorridendo.

“E allora cosa facciamo ancora qui?” chiese prendendo elegantemente per braccietto la figlia.

 

▀■▪■▀

 

Lily e Enif stavano fissando sognanti Frank e Alice, il celebrante, un mago del ministero, li stava dichiarando marito e moglie.

Enif si voltò appena a guardare Sirius con un sorriso. James intercettò il gesto, sussurrando malignamente all’orecchio dell’amico.

“Sei fregato amico, quando pensi di chiederglielo tu?” Sirius lo guardò facendo finta di non capire.

“Chiedere cosa?” disse con sufficienza.

“Chiedere ad Enif di sposarti…”

“Alla fine della guerra…” rispose velocemente il ragazzo, forse un po’ troppo velocemente.

“Questo è quello che hai detto a tutti… ma tu che pensi…”

“Che non ho il coraggio…”

James sorrise dando una leggera pacca sulle spalle a Sirius. I due guardarono Remus accanto a Frank, forse era un bene che Samuel fosse misteriosamente scomparso, per quanto si augurassero non gli fosse successo nulla di male.

“…dunque io vi dichiaro uniti per sempre”

Alice e Frank si baciarono mentre il mago lanciò una pioggia di stelle d’argento sulle loro teste.

Dieci minuti dopo il padiglione aveva tutto un altro aspetto, gli sposi avevano aperto le danze e l’allegria inondava l’aria come da tanto tempo non capitava.

Frank e Alice avevano invitato tutti i membri dell’Ordine, più i parenti, i colleghi e gli amici, una festa enorme e Sirius e James si trovarono molte volte soggetti alle domande degli ospiti che inavvertitamente perdevano il proprio posto.

Avevano appena spiegato, a quella che Sirius aveva scoperto essere una sua lontana parente, la posizione del suo tavolo, notando come Moody se ne fosse imposessato. L’auror in kilt aveva sbuffato liberando il posto dicendo che lui accanto a Bernard Paciock non ci voleva stare.

James e Sirius ignoravano il motivo ma per quieto vivere cercarono di rimediare al pasticcio.

“Ehi agli usher non è concesso ballare?” chiese Lily alle loro spalle.

“Noi due damigelle ci dobbiamo passare Remus e Peter…” ridacchiò Enif.

Sirius e James si guardarono.

“Io veramente non so ballare…” rivelò James titubante.

“Vuoi concerdermi questo ballo?” chiese invece Sirius con quella che gli amici avevano classificato come "finta cavalleria".

Lily fissò James.

“Anche se non balliamo forse ci puoi dare una mano…” sorrise la rossa “in fondo voi siete due delle menti più diaboliche di Hogwarts…” aggiunse lanciando un’occhiata ad Enif, che capendo al volo sorrise annuendo.

 

Era appena finito il terzo giro di musica quando Enif si avvicinò a Remus

"Puoi farmi l'onore? Sirius è scomparso nel nulla" chiese, mentre alle spalle di Remus Lily le faceva l'occhiolino.

"Certo... ma non sono tanto bravo e lo faccio solo se mi assicuri che Sirius non mi staccherà la testa..." 

 Enif rise mentre trascinava l'amico in mezzo alla pista, la musica era quasi finita quando incrociarano Sirius e Dorcas.

"Che dici cambio di un coppia?" disse Sirius prendendo Enif per la vita mentre prendendo la mano di Dorcas la metteva in quella di Remus, Enif trascinò Sirius via così in fretta che nè Remus nè Dorcas poterono obbiettare, ma fu in quel momento che la musica cambiò e il valzer lasciò il posto ad un lento.

Dorcas guardò verso i musici dove Lily e James le fece un grande sorriso mostrandole due pollici in su.

"Emh... balliamo?" chiese titubante Remus, Dorcas annuì sorridendogli, beh almeno non l'aveva mandata via si disse la ragazza.

Remus fissò il rossore sulle guance della ragazza, sentendosi a sua volta a disagio. Dorcas era una bella ragazza e aveva la capacità di farlo ridere, ma non poteva pensare a lei in modo diverso da quello di un’amica, o no?

 

“Secondo me sarebbero carini…” disse Lily guardando Remus e Dorcas danzare.

“Già a Remus serve qualcuno che lo squota un po’…” James si guardò attorno Frank guardava dalla sua parte mentre aspettava che Alice finisse di ballare con Moody.

Lo sposo mostrò a James cinque dita, Potter annuì.

 

Il pomeriggio andava scurendosi, erano le cinque quando Alice trascinata da Sirius e James preparò il lancio del bouquet.

Le damigelle e le altre ragazze nubili presenti alla festa si riunirono poco distanti, Lily nemmeno si accorse delle occhiate che alcune di loro le avevano lanciato.

Alice sorrise voltandosi, guardò appena James annuendo. Lanciò il bouquet che cadde nelle mani di Lily anche perché tutte le altre ragazze le avevano lasciato spazio, soprattutto le damigelle che la fissavano sorridendo.

Le ragazze si spostarono lasciando spazio a James.

“Credo ci sia qualcosa nel bouquet a meno che Alice non abbia pensato di tenerselo…” scherzò per allontanare l’agitazione che lo stava assalendo.

Lily lo guardò non capendo, o forse troppo sorpresa per poter capire.

All’interno del bouquet tra le rose era appesa una scatolina verde, Lily la prese titubante, mentre James si inginocchiava davanti a lei, prendendole le mani e aprendole la scatola.

“Un giorno te lo chiesi per mettere le cose in chiaro… ma ora… Lily Evans vorresti sposarmi?” Ci fu un attimo di silenzio. Enif prese la mano di Sirius eccittata in attesa della risposta di Lily.

La rossa battè le palpebre un paio di volte, passando lo sguardo dall’anello che luccicava davanti ai suoi occhi e la faccia ansiosa di James.

Le lacrime fecero brillare lo smeraldo degli occhi di Lily mentre si slanciava al collo di James.

“Devo dedurre sia un sì?” disse appena lui.

Lily fece di sì con la testa troppo emozionata per fare altro.

“Quindi vuoi sposarmi?”

“Sì, James… voglio sposarti, Potter!” rise la rossa mentre James la prendeva in braccio.

A questo seguì uno scroscio di applausi. Enif sorrise mordendosi il labbro inferiore, aspettò che James rimettesse a terra Lily prima di raggiungerla.

“Tu lo sapevi! Voi tutti lo sapevate!” disse agitata la rossa additando Enif e Alice.

Alice l’abbracciò ridendo.

“Per festeggiare ti concedo un ballo con mio marito” disse allegra.

Peter abbracciò Lily e sorrise a James che passò una mano sulle spalle a Remus e Sirius.

“Io me lo vedo già… sarà il matrimonio più bello della storia, sempre che voi tre mi diate una mano…”

“Aiutare? Io pensavo di trasferirmi in America…” scherzò Sirius.

“Scordatelo, tu resti qui finchè non te lo dico io…” disse James perentorio, mentre Remus e Peter scoppiavano a ridere.

Sì, quel giorno nulla stava a ricordare a loro che la fuori qualcuno cercava di portare l’oscurità nel mondo magico, per quel giorno ci furono solo il sole e la gioia.

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Perdonate l'attesa ma tra vacanze e studio e un capitolo che non voleva venir fuori sono rimasta un po' indietro ma ora eccoci qui ^^

volimte 
James Potter e Lily Evans? Mhmmm saranno mica gli stessi che infestano il mio computer da anni? XD
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e James Auror è un figo e punto XD Per Dorea, che dire dice che non si candiderà a Ministro XD
  Gixi  
Grazie per i complimenti sono molto graditi sopratutto in quei periodi in cui hai l'autostima sotto le scarpe XD
Alla prossima
  glumbumble 
Spero che i sviluppi sul fronte Remus/Dorcas ti piaccia.
Per la frase in inglese antico c'è un traduttore online va a parole quindi sono certa che grammaticalmente sarà tutta sbagliata XD
grazie e continua a seguirmi!
  sissi181  
Grazie spero che l'attesa non ti abbia rovinato questo capitolo.
  Vodia  
Sono felice che la teoria ti torni come ragionamento, per quanto riguarda come ha detto Georgius ci sarebbe ancora molto da lavorare ma non ce ne sarà il tempo. Si beh che Harry discende da Grifondoro si parlava anche nei vari spoiler dei libri ^_^''' è logico che non sia originale XD ma come hai detto tu è come uno usa l'idea a renderla originale.
Questo dell'inglese antico non lo sapevo... vabbeh dai i Maghi non sono mai stati al passo con i tempi ^_^'''''.
Per quanto riguarda Peter, il mio è figlio di Babbani si, nessuno ha detto che Voldemort prendesse al suo seguito solo purosangue (vedi Piton stesso) e con Peter di certo avrebbe fatto un eccezione in quanto gli era utile. Di certo pensava di sbarazzarsi di Peter dopo aver ucciso i Potter, per me lo ha solo usato per quello che gli bastava all'inizio poi beh... sappiamo com'è andata la storia e al tempo del suo ritorno non è che erano rimasti molti a pensare alla vita del loro Signore...
  Alohomora  
Sono felice che ti sia piaciuta la comparsa dei Black, in effetti ad Orion manca molto poco. Oddio non farti male cadadendo dalla sedia XD
Ehehehe così facendo ho creato di Harry il logico opposto di Voldemort entrambi discendono dai Peverell ma uno discende da Grifondoro e uno da Serpeverde...
Visto ho aspettato che ritornassi per pubblicare ^_-
  Julia Weasley 
Sono contenta che l'apparizione di Orion e Walburga ti sia piaciuta, si in effetti povero Orion.... si infatti insomma ci vuole un minimo di propaganda "Valida" per tirare su seguaci XD
Si in effetti Georgius non l'ho proprio risparmiato...
Voldemort sarebbe rimasto secco XD
Il cognome di Greathead oltre che omaggio alla sua mente è il cognome di un "vero" alchimista londinese.
Purtroppo mi sa che siamo di nuovo pressate dagli esami eh? Ciao

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Un buon gelato ***


phoenix6

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

Capitolo 9: Un buon gelato.  

 

"Sai Alice mi ha confidato che Frank ha scelto voi due come usher per essere sicuro che non gli tiraste qualche scherzo..." disse Enif mentre stava armeggiando con una pentola. Da quando era andata ad abitare da Sirius, un paio di mesi prima, usava i pasti per imparare a cucinare si era infatti resa conto che cucinare l'aiutava a stendere  i nervi.

"Si comunque lo scherzo che i cugini di Frank hanno fatto non era all'altezza in effetti..." disse Sirius guardando le spalle della sua ragazza. La trovava ipnotica quando cucinava: la mano che reggeva la bacchetta si muoveva ritmicamente comandando il coltello che poco più in là stava tritando delle carote, l'altra mano reggeva un grosso libro di cucina da cui gli occhi di Enif non si staccavano da un paio di minuti, i capelli erano scomposti sulle spalle e illuminati dal sole che entrava dalla finestra. Per Sirius era bellissima, peccato per quella piccola nota dolente…

"Enif il coltello sta cercando di tritare il tavolo dopo aver ridotto ad una carneficina quella povera carota.."

La ragazza mollò di colpo il libro.

"No, di nuovo..." piagnucolò la ragazza andando a controllare la condizione delle carote, vide con la coda dell'occhio un filo di fumo uscire dal forno.

Lanciò un urlo constatando che il pollo che aveva infornato assomigliava di più a dei tizzoni del camino che a qualcosa di commestibile.

"Sono un disastro..."

"Su non dire così... Metti su dell'acqua e abbiamo del sugo avanzato da ieri..."

“È domenica Sirius, volevo preparare qualcosa di buono ai ragazzi non rifilargli degli avanzi..."

"Allora è meglio se vado a prendere qualcosa di pronto alla rosticciera giù in città..."

Enif gli lanciò una occhiata mortificata

"Cucino così male?" chiese dispiaciuta.

"Ma no! Devi solo far pratica, il problema è che adesso non c'è tempo di andare a prendere un altro pollo e ricominciare da capo..."

"Scusa se ti faccio mangiare schifezze, come casalinga faccio schifo..."

"Non mi fai morire di fame il chè già tanto... dai Eny, fammi un sorriso..." disse mettendole le mani sulle spalle. Lei sorrise appena.

"Scusami... Mi sa che quando ci sposeremo dovremo trovare un elfo domestico..." Enif non notò il brivido che percorse Sirius alla parola sposeremo.

"Beh intanto come Icecrow potresti usare Dix..."

"Dix! Come ho fatto a non pensarci! Non serve che vai in rosticceria..." disse Enif sorridendo.

"DIX!" chiamò la ragazza. L'elfa si materializzò con un sonoro Crack esibendosi in un profondo inchino.

"La signorina ha chiamato?"

"Dix mi serve aiuto. Puoi aiutarmi?"

"Cosa serve alla signorina?"

"Aiuto per un pranzo per 9 persone..."

"Quante portate vuole signorina?" chiese Dix felice di rendersi utile.

Enif guardò Sirius.

"Due possono bastare, no?" Sirius annuì

"Sì e magari ci facciamo un gelato da Florian questo pomeriggio..." propose.

Enif annuì sorridendo. "Dix se ti serve una mano..."

"La padroncina non deve preoccuparsi. Dix sa come fare"

 

▀■▪■▀

 

"Ciao... Grazie per essermi venuto a prendere... Entra un'attimo..." Dorcas sorrideva allegramente. "Stavamo ascoltando la partita delle Vespe di Wilbourne..." disse additando la sciarpa gialla e nera che portava in quel momento.

Remus sorrise.

"Non sapevo tifassi per le Vespe..." disse seguendo Dorcas in salotto, dove era riunita la famiglia al completo. Così, mentre la ragazza lo lasciava ad aspettarla, Remus scoprì che Dorcas aveva quattro fratelli due avevano finito Hogwarts prima di loro, uno era a Hogwarts in quel momento e il più piccolo aveva sei anni, e tutti, nessuno escluso, tifavano per le Vespe.

“Perché non ti siedi a bere una tazza di the?” chiese la signora Maedowes indicandogli una sedia libera, Remus fu certo di venir squadrato dai fratelli più grandi ma cercò di non darci peso, in fondo era solo un amico di Dorcas, no?

“Grazie signora…” disse sedendosi, vagamente a disagio. Mentre la donna spariva in quella che Remus immaginava essere la cucina, il più grande dei fratelli gli si sedette affianco.

“Allora da quanto esci con Dorcas?” chiese a bruciapelo. Remus fu certo di vedere il padre lanciargli un’occhiata nonostante sembrasse concentrato sulla partita.

“Dorcas ed io non usciamo insieme…” disse più o meno sicuro, infondo non erano mai usciti assieme, avevano ballato durante il matrimonio di Frank e ora si era offerto di accompagnarla a casa di Sirius. Anche se doveva ammettere che più continuava a pensarci più cominciava a pensare che forse c’era davvero qualcosa fra lui e Dorcas.

“A quindi siete solo amici?” chiese ancora.

“Esattamente…”

“E dove vi siete conosciuti?” chiese ancora maggiore, Remus era certo di averlo visto lanciare uno sguardo all’altro fratello prima di continuare.

“Noi ci siamo conosciuti…” maledizione si disse, non aveva idea se Dorcas avesse detto loro di cosa faceva per Silente, ma ci pensò un fallo a sfavore delle Vespe a salvarlo da quella situazione spinosa.

…il naso di Bagman sanguina copiosamente, lo stanno portando fuori dal campo…” stava dicendo lo speaker alla radio “sembra che nonostante siano passati tre secoli ci sia ancora un forte astio verso le Vespe da parte delle Arrows…

“Maledizione non ci voleva questa, Ludo è il nostro battitore migliore, Ross non centrerebbe con un bolide neanche la suocera…” esclamò uno dei fratelli.

“Maledette Arrows gli si dovrebbe lanciare un altro alveare!” sbottò il più piccolo.

La salvezza di Remus durò poco perché fu il padre, infastidito dal fallo ricevuto dalla sua squadra del cuore a rivolgersi a lui.

“Allora sono curioso, dove vi siete conosciuti tu e mia figlia?”

“A Hogwarts, Remus era il prefetto di Grifondoro… uno dei migliori amici di James Potter, il miglior capitano che ha avuto il Grifondoro da anni… l’ho conosciuto ad un allenamento congiunto, era sugli spalti a dare una mano…” disse Dorcas togliendo dagli impicci Remus.

“Ti piace il Quidditch?” chiese il più piccolo.

“Sì, molto, ma come giocatore non sono granchè…” rispose Remus sentendo lo sguardo poco convinto dei fratelli più grandi su di sé.

“E qual è la tua squadra preferita?” chiese ancora il bambino.

“Ok, interrogatorio finito… io e Remus dobbiamo andare o arriveremo tardi…” disse Dorcas facendo alzare Remus.

“Ma il the…”

“Sarà per la prossima volta… fatemi sapere il risultato della partita… A stasera!” salutò la ragazza trascinando Remus fuori.

“Uff… scusali sono un po’ protettivi, sono l’unica ragazza in famiglia…” ridacchiò Dorcas mentre cercavano un posto da cui smaterializzarsi.

“Mi hai salvato… immagino che qualsiasi squadra avessi risposto non sarebbe andata bene…”

“Infatti… poi, ma davvero ti piace il quidditch?”

“Sì, ma non lo seguo molto onestamente… e sempre onestamente non saprei quale squadre tifare… tiferei i Falcons… ma semplicemente perché li tifava mio padre…”

“Non andava sul leggero tuo padre…” ridacchiò Dorcas… “ “Vinceremo, ma se non vinciamo…”” cominciò citando il motto dei Falcons.

“ “…spacchiamo almeno un po’ di teste!”” concluse Remus ridendo. “Almeno hanno abbassato un po’ i toni da quando i Broadmoor si sono ritirati…” Dorcas sorrise.

 

▀■▪■▀

 

“Ma alla fine hai sentito Samuel?” chiese James a Frank, erano seduti a tavola da un po’ e Dix stava servendo loro il secondo.

“Sì… l’ho mandato bellamente a quel paese…”

“Che scusa ha inventato?”

“Non ha inventato scuse… Frank non gliel’ha permesso…” disse Alice

“Che gli era successo? Perché non è venuto?” chiese Lily curiosa.

“Vi ricordate che non è venuto all’addio al celibato?”

“Sì… si è perso Peter vestito da subrette…” rise James al ricordo. Peter arrossì vistosamente.

“Preciso che era per scherzo…” balbettò il ragazzo.

“Cos’è questa storia?” chiese Dorcas trattenendo una risata.

“Abbiamo fatto apparire una torta gigante dicendo a Frank che dentro c’era una sorpresa d’addio al celibato… lui ha cominciato a protestare perché pensava avessimo ingaggiato qualche spogliarellista…” disse Sirius tranquillo.

“C’è da precisare che Sirius in effetti aveva già trovato delle spogliarelliste ma poi ha pensato che al posto di un matrimonio ci sarebbero stati 3 funerali e quindi abbiamo cambiato idea…” disse James, Sirius lo guardò male mentre riceveva un pizzicotto neanche tanto leggero da Enif.

“Non era una buona idea perché gli unici che si sarebbero divertiti erano Remus e Peter, noi tre siamo uomini fedeli…” disse Sirius serio.

“Sarai anche fedele come un cane, ma voglio le spogliarelliste ad almeno 3 miglia da te o giuro che ti affatturo…” disse Enif serissima.

“Non pensavo fossi così gelosa…” rise Dorcas “allora è meglio che non lo sai che al quinto anno Sirius ci provò anche con me…” disse ridendo.

“Dorcas fuori da casa nostra…” rise Enif.

“Dicevamo di Samuel… perché ho duvuto farti io da testimone di ripiego?”

“Si, giusto… allora il suo impegno improvviso era una festa con la squadra… sono andati ad alcool e donne…”

“Se non sbaglio Samuel gioca nei Tornados come riserva, giusto?” disse Dorcas sovrappensiero.

“Esatto… hanno vinto la scorsa partita o qualcosa di simile… e sono andati a festeggiare… Samuel ha bevuto così tanto da dimenticarsi del matrimonio del suo, oramai ex, migliore amico…”

Alice sbuffò “Non ho mai visto Frank così arrabbiato…”

“E ti credo…” commentò James poi guardò Sirius “tu fammi uno scherzo simile al mio di matrimonio e puoi sparire dalla faccia della terra…”

“Perché tutti pensano di dovermi convincere minacciandomi di morte?” tutti risero.

 

▀■▪■▀

 

“Mhmm…”

“Allora ti decidi Alice?” chiese impaziente Frank, Alice osservava i gusti dei gelati di Florian da quasi dieci minuti.

“Non lo so… vorrei provare qualcosa di nuovo ma non so decidermi…”

Frank alzò gli occhi al cielo, quando ci si metteva sua moglie era una golosa di prima categoria, il problema era che era una golosa indecisa. Uscì, osservando gli amici…

“Se volete fate due passi, vi raggiungiamo, non si è ancora decisa…”

“Beh vedila così Frank il giorno in cui avrà voglia di una cosa sola dovrai preoccuparti…” scherzò James.

“Spero non avvenga tanto presto, sono troppo giovane per diventare padre…”  disse ridendo Frank.

“Sicuro che possiamo andare? Allora andiamo verso il Serraglio Stregato…”

“Va bene, vi raggiungiamo là…”

I sette ragazzi s’incamminarono verso il serraglio mentre Frank rientrava nella gelateria.

“Mi sento un po’ il settimo incomodo…” ridacchiò Peter.

“A questo potremmo rimediare cercandoti una ragazza… dunque qualcuna di quelle che conosciamo è libera?” chiese Sirius.

“No, grazie Sirius, ricordo l’ultimo appuntamento che mi hai organizzato… è stato un disastro…”

“Ma non per colpa mia, sei tu che l’hai palpata come un polipo…”

“Veramente sono inciampato e le sono caduto addosso… non era mia intenzione palparla…”

“Sirius è solito prepararvi appuntamenti al buio?” chiese Dorcas sorpresa.

“Ora capisci perché ti ha invitato a pranzo…” disse Remus ridacchiando.

“Ahhh ho capito sono la preda della giornata…” disse facendo finta di ricevere un’illuminazione. Risero tutti assieme.

Peter aveva ancora il sorriso sulle labbra quando le urla lo raggiunsero facendolo sobbalzare. I ragazzi si voltarono verso la direzione dalla quale erano venuti, alcune persone stavano correndo nella loro direzione, videro perfino qualcuno rifugiarsi nella Gringott.

“Che succede?” chiese Sirius bloccando una persona.

“Sono apparsi i Mangiamorte, davanti alla gelateria.”

“Frank e Alice…” sussurrò James. “Sirius resta con gli altri…” disse prima di correre controcorrente rispetto la folla che scappava.

“James aspettami!” Sirius non ebbe nemmeno il tempo di fermare Lily che lei era già sparita fra la gente.

“Restiamo uniti…” ringhiò agli altri. Vide Enif tremare.

Un crack alle loro spalle seguito da alcune maledizioni lanciate in varie direzione disse loro che altri Mangiamorte stavano accorrendo all’attacco. Sirius prese per mano Enif.

“Di qua!” disse facendo strada agli amici. Sirius si fece spazio tra la gente che non sapeva da che parte scappare, alcuni si smaterializzavano, altri si rifugiavano nei negozi, o almeno tentavano di entrare prima che i proprietari si barricassero dentro. La strada si andava svuotando quando Sirius trascinò gli amici nel vicolo accanto la Gringott, li spinse dietro al negozio che stava lì affianco, se non sbagliava era la stessa gioielleria dove James aveva comprato l’anello di fidanzamento per Lily, si chiese se stessero bene.

Remus e Dorcas si misero ai lati dell’edificio schiacciandosi sui muri, controllando di non essere seguiti, le bacchette strette in pugno. Peter si guardava attorno nervoso.

Enif si era appoggiata al muro, teneva in mano la bacchetta ma le mani le tremavano così tanto che la lasciò cadere a terra. Sirius la raccolse, abbracciando la ragazza.

“Va tutto bene, ti prometto che non succederà niente…”

“Io…io…”balbettò lei… Sirius sentiva il cuore accelerato della ragazza… era in tachicardia, in quello stato non poteva di certo combattere. Guardò Peter alle sue spalle, era atterrito ma adesso che aveva ripreso fiato teneva sicuro la bacchetta.

“Peter resta con Enif…”

“Sirius…” supplicò Enif, Sirius si voltò verso di lei pronto a dirle che voleva andare a cercare James quando lei parlò di nuovo “trova Lily… per lei è pericoloso…” Sirius sorrise anche in quel momento, nonostante la paura riusciva a preoccuparsi per Lily.

“Volevo andare a cercarla… tu ce la fai a proteggerti?”

“Sì… e poi ci sarà Peter con me, no?” disse appena con un sorriso accennato.

“Non muovetevi di qui…” guardò poi Remus.

“Andiamo?” chiese Remus, Sirius annuì.

“Dovrebbero essere andati verso la gelateria…” disse Dorcas.

 

▀■▪■▀

 

 James e Lily avevano raggiunto la gelateria prima che la strada si svuotasse, erano corsi all’interno raggiungendo Alice e Frank che affiancati alle porte osservavano la scena. Florian si era avvicinato a loro.

“Pensate di fare qualcosa?” chiese serio.

“Siamo Auror…” rispose Frank, mentre Alice e James annuirono.

Restarono un momento in silenzio mentre i Mangiamorte sulla strada, rimasti soli, cominciarono a sparare incantesimi da ogni parte, distruggendo finestre tanto per divertirsi.

Lily si abbassò mentre la vetrina andava in frantumi, osservò James, il ragazzo digrignò i denti.

Poi il trambusto nella strada cessò. James sbirciò fuori.

“C’è il pezzo grosso in persona…” sussurrò acquattandosi accanto alla porta, attento a non farsi vedere.

Davanti alla vetrina divelta passò Lord Voldemort, il pallore del suo volto era spettrale nella luce della sera. Il mantello nero frusciava a terra. Al suo fianco c’era un Mangiamorte, nonostante la maschera tutti potevano notare fosse una donna, qualcosa disse a Lily che poteva essere la cugina di Sirius, infatti era la stessa donna dell’attacco all’Hogwarts Express.

“Qualsiasi cosa sia venuto a fare qui, dobbiamo fermarlo…”

“Ma gli altri Mangiamorte? Non ci hai pensato James…”

“Sono certo che non farà intervenire i suoi se lo sfidiamo a duello… siamo già sopravvissuti una volta tutti e quattro o sbaglio?”

“James ha ragione e poi sono certo che gli altri stanno arrivando… tu quanti Mangiamorte conti?”

“A parte Voldemort e la tipa… ne conto 5 e tu?”

“Anche… fattibile…”

“Lily tu…”

“Non sognarti nemmeno che resto qui… ti ricordo che c’ero anche io quando ci ha lanciato l’ardimonio addosso… quando ha distrutto tutto il lavoro di una vita… non glielo posso mica perdonare…”

I quattro si guardarono annuendo, Florian li guardò sconcertato, così giovani e così pazzi si disse.

James si alzò in piedi, uscendo.

“VOLDEMORT!” chiamò ottenendo l’attenzione dei Mangiamorte e del Signore Oscuro.

“Ma guarda sei sfuggito all’ardimonio… complimenti…”

“Ti sfido a duello…”

“Ma non mi sembri molto sano di mente ragazzo…”

“Da che pulpito…” commentò Lily uscendo allo scoperto.

“Ti sfido anche io…”

 “Anche io…” dissero in coro Alice e Frank. Voldemort li guardò,un sorriso si disegnò sul suo volto serpentesco.

“Va bene, siete sopravvissuti le scorse volte ma oggi non c’è Silente e non mi piace lasciare le cose a metà… che nessuno intervenga… andate ad accogliere l’Ordine della Fenice sono certo che verranno ad aiutare i loro amici… e tu Bella, sai cosa fare…” disse rivolto alla donna al suo fianco. Solo in quel momento James si rese conto che Bellatrix teneva qualcosa in mano, forse era una coppa, non riusciva a capire dato che l’oggetto era avvolto da un drappo nero.

 

▀■▪■▀

 

Sirius, Remus e Dorcas si portarono all’imboccatura del vicolo.

“Ma guarda cosa abbiamo qui…” disse la voce di un Mangiamorte, per un attimo temettero di essere stati scoperti ma poi notarono che l’uomo assieme a due suoi compari ce l’aveva con una giovane donna, l’avevano disarmata.

“Una figlia di babbani dai vestiti…”

“Non osare avvicinarti…” gridò la donna.

“Sennò che ci fai senza bacchetta…” Sirius pensò che quella voce l’aveva già sentita, non ci mise molto a realizzare che quello era il marito di Bellatrix.

“Lucius perché non mostri a questa giovane mezzosangue di cosa siamo capaci…” disse un altro, se c’erano Rodolphus e Lucius il terzo non poteva essere che Rabastan.

“Crucio…” sussurrò Lucius mentre la donna si piegava a terra scossa da fremiti.

“Expelliarmus!”

“Stupeficium!”

“Impedimenta!” gli incantesimi dei tre ragazzi esplosero all’unisono. La bacchetta di Lucius venne scagliata lontano dall’incantesimo di Dorcas mentre Rodolphus schivava per un soffio lo schiantesimo di Remus, Rabastan invece venne colpito in pieno dall’incantesimo d’ostacolo di Sirius.

“Come ci si sente a non potersi muovere, eh Rabastan?” gridò Sirius da dietro l’angolo.

“Fatti vedere Sirius, combatti da uomo!” lo istigò Rodolphus liberando il fratello dall’incantesimo mentre Lucius andava a recuperare la bacchetta.

“Non perdere la calma…”

“Sono calmo, Remus…”mormorò in risposta il moro.

“Si certo ho visto…”

“Piantatela non mi sembra il momento…” sibilò Dorcas.

Sirius sbuffò.

“Copritemi le spalle…” disse prima di uscire allo scoperto. Remus alzò gli occhi al cielo, uscendo a sua volta seguito da Dorcas, puntavano le bacchette sui tre Mangiamorte, così facendo si avvicinarono alla donna.

I tre li fissavano, Sirius riusciva a percepire il ghigno di Rabastan sotto la maschera.

Dorcas diede la mano alla donna, che dopo essersi alzata scappò via verso il negozio di Ollivander.

“Come sta la tua ragazza, Sirius? Ancora intenzionata ad aiutare i babbani…” lo provocò Rabastan

“Non ascoltarlo…” lo ammonì Remus a bassavoce

“Lo so…” sussurrò Sirius

“Sai, se il tuo amico non fosse arrivato credo proprio che l’avrei torturata ancora un po’…”  continuò Rabastan, nemmeno notando le parole sussurrate tra i due.

“Non…”

“Ascoltarlo… lo so, Rem…”

“Penso proprio che avrei potuto anche divertirmi un po’ con lei, una così bella purosangue è sprecata con un traditore…”

“…”

“Non una parola Remus…”

“Non volevo dire niente, Sirius…”

“Già… avrei proprio voluto sentirla gridare mentre la stupravo, la tua puttanella…”

Tre schiantesimi colpirono Rabastan all’unisono, mentre Lucius e Rodolphus schivavano abilmente.

“Idiota… si perde sempre in chiacchiere…” sbuffò il maggiore dei Lastrange. “Ma ora sono finiti i giochi…”

 

▀■▪■▀

 

 James e Frank si lanciarono di lato mentre Voldemort lanciava addosso a loro quello che senza dubbio non era un incantesimo rallegrante nonostante avesse lo stesso colore.

Lily lanciò una fattura, ma questa sembrò rimbalzare sul Signore Oscuro e per poco non colpì di riflesso Alice.

“Non male per dei ragazzini…” sorrise Voldemort.

Poco più in là sentivano il combattimento che doveva essere scoppiato all’ingresso di Diagon Alley, James era quasi sicuro di aver sentito la voce di Moody, ma non aveva tempo per controllare perché Voldemort lanciò un’altra offensiva questa volta rivolta a Lily la ragazza si abbassò velocemente.

“Non osare colpirla!” gridò James lanciando una serie di maledizioni non verbali a Voldemort che per nulla sorpreso continuò a parare come se nulla fosse.

Frank approfittò per lanciare anche lui un’offensiva mentre Alice tentava di distrarre Voldemort. Lily era senza fiato, era assurdo, per quanto fosse potente era un mago solo, come potevano gli incantesimi rimbalzargli addosso come se nulla fosse? Seppur fosse stato un mago quello che vedevano in quel momento era tutto fuorché umano, nessun essere umano avrebbe potuto continuare a combattere in quella  maniera senza un attimo di cedimento.

Ma proprio quando cominciavano a pensare che forse la loro lotta era inutile James si accorse che la difensiva di Voldemort aveva una falla.

“Diffindo!” un semplice incantesimo di taglio, voleva semplicemente vedere se aveva ragione.

L’incantesimo passò la barriera attorno a Voldemort lasciandogli un profondo taglio sulla guancia, James sorrise mentre Voldemort ringhiava indignato.

“Come hai osato, ragazzino…” gli occhi di Voldemort si assotigliarono fissando James.

“Sottovaluti gli incantesimi semplici…” disse James strafottente.

“Qual è il tuo nome ragazzo?”

“Credi che venga a dirlo a te, non sono così scemo…”

Ci fu un attimo di silenzio, i quattro stavano preparandosi a dover affrontare un attacco più incisivo da parte di Voldemort, quando quella che oramai identificavano come Bellatrix arrivò correndo.

“Mio Signore! Mio Signore! Silente e i suoi hanno attaccato Rodolphus e gli altri mentre sembra che Moody abbia sconfitto quelli all’ingresso…”

“Vogliono circondarmi… astuto Silente… immagino voi quattro doveste solo farmi perdere tempo…”

“Signore, sarebbe meglio che lei…”

“Ho capito Bella… basta che quella cosa sia al sicuro... andiamo…” Voltò le spalle ai quattro ragazzi, James lo fissò furibondo.

“Credi di potertene andare via così vigliacco?!”

“Prendilo come un regalo, ragazzo… vi do  la possibilità di sfidarmi un’altra volta, un occasione che non lascio a molti…”

Detto questo si smaterializzerò assieme a Bellatrix.

 

▀■▪■▀

 

Alastor Moody schiantò l’ultimo Mangiamorte, osservando gli Auror al suo fianco.

“Muoversi! Da quello che ha detto Fortebraccio quando ci ha chiamati, Voldemort in persona sta attaccando un gruppo di maghi davanti alla gelateria… dobbiamo andare a tirare fuori dai guai quei disgraziati incoscienti!”

“Alastor…” Gideon Prewett, si avvicinò a lui “sai se arriva anche Silente?” disse a bassa voce lanciando un’occhiata agli altri Auror a cui di certo avrebbe dato fastidio l’intervento di Silente.

“Dovrebbe arrivare dall’altra parte così da circondarlo… forse è la volta buona che lo prendiamo quel dannato!”

Moody non finì di parlare che i corpi esanimi dei Mangiamorte scomparvero.

“No! È scappato di nuovo!”  ringhiò l’Auror “andiamo a controllare!”

Gli Auror arrivarono davanti alla gelateria di Florian nel momento in cui vi arrivava anche Silente accompagnato da Sirius, Remus, Dorcas. James Potter sorrise nella loro direzione sedendosi a terra esausto.

“Mica male il caro Voldemort…” disse asciugandosi la fronte imperlata di sudore.

“Dovevo immaginarlo che solo voi foste tanto pazzi da affrontarlo da soli…” commentò Moody guardando Frank abbracciare Alice, mentre Lily si sedeva a terra affianco a James.

“Ci è scappato Albus…” disse poi in direzione del vecchio amico.

“Continuando a scappare farà un passo falso, Alastor e sarà allora che potremo agire…”

“Ed intanto conquisterà il mondo magico, Albus.”

“Porta pazienza Alastor… la guerra finirà…”

“Spero tu abbia ragione, comincio a non sopportare più l’aria che tira da queste parti… sto cominciando ad essere vecchio per queste cose…” sbuffò il mago.

“Lei vecchio ma figuriamoci!” scherzò James, mentre Moody lo fissava arcigno.

“Un po’ di rispetto per i tuoi superiori, Potter.”

 

▀■▪■▀

 

Sirius entrò nel vicolo in cui aveva lasciato Enif e Peter quando si trovò una bacchetta puntata in mezzo alla fronte.

“Peter sono io…”

“Scusa…” balbettò il ragazzo abbassando la bacchetta. “Ma eravamo in stato di allarme…”

“È successo qualcosa?” chiese preoccupato guardando oltre la spalla di Peter.

“Ha cominciato a tremare non riusciva nemmeno a tenere la bacchetta in mano…” disse Peter un po’ mortificato, non era nemmeno riuscito a rimettere Enif in piedi.

“Enif…”

“Scusa sono scema… io… non chiedermi di combattere…” Sirius si inginocchiò davanti a lei appoggiando la testa sulla sua fronte.

“Non te lo chiederò se non vuoi…”

“Ma io voglio aiutare…” disse appena, mortificata, si sentiva inutile, aveva scelto di aiutare Silente ma ora si trovava incapace di combattere, perché pochi minuti prima lo sapeva bene non sarebbe stata capace nemmeno di lanciare un wingardium leviosa.

“Ci sono tanti modi in cui puoi aiutare… andiamo… Silente ci aspetta… Lily, James, Alice e Frank hanno tenuto da soli testa a Voldemort… quando gli ho lasciati Moody gli stava facendo una lavata di capo non indifferente…” sorrise Sirius cercando di tirarla su di morale.

Enif si alzò ancora incerta, appoggiandosi a Sirius. Peter li guardò allontanarsi, sospirò seguendoli in silenzio.

 

.


E mentre l'università comincia vi lascio questo piccolo regalo sperando che vi dia un buon venerdì... vabbeh che i temi non sono molto allegri. Per quanto riguarda Voldemort se nessuno non è mai sopravissuto più di una volta non credo fosse solamente per l'aiuto dei Mangiamorte e quindi ho cercato di renderlo un po' soprannaturale, infondo siamo all'apice della sua potenza: schiere di servi, degli Horcrux da nascondere, un mondo da conquistare...

volimte 
Sono felice che il matrimonio di Frank e Alice ti sia piaciuto e spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative, ti dirò che tecnicamente per pubblicare questo capitolo avrei dovuto finire di scrivere il dodicesimo ovvero le nozze di Lily e James ma i Malandrini hanno fatto alcuni pasticci con i preparativi e da uno i capitoli sul matrimonio sono diventati due quindi lo vedrete al tredicesimo.

Non disperarti c'è un po' di James Potter in ognuno di noi e sopratuttto su questi schermi XD

Alla prossima
  Alohomora  
Visto ti ho fatto vedere anche il matrimonio di Alice e Frank e come dicevo a volimte pazientate fino al tredicesimo e li avrete... penso che forse dato che sono in vena il prossimo aggiornamento forse sarà in settimana, sai James non vede l'ora di sposarsi così Lily non scappa più XD
Chi terrorizzato all'idea di sposarsi? Nessuno penso, vero Sirius?
Tra Dorcas e Remus come vedi le cose stanno cominciando a muoversi, il bacio lo vedremo su questi schermi prossimamente ^^
Come vedi Samuel è solo uno stupido, non so quale notizia avrebbe preso bene Frank ma se era morto Samuel era scusato invece niente XD
Aspetto con ansia il tuo parere, a presto. 
  Julia Weasley 
Malocchio non ha voluto dirmi che problemi ha con Bernard Paciock, probabilmente qualcosa ai tempi di Hogwarts, ma sai com'è quel vecchio orso non parla neanche sotto tortura mi ha detto solo "Non azzadarti a farmi sedere vicino a Bernard!" Mah chissà XD
Ehehehe chissà forse nei prossimi capitoli Remus si darà una mossa...
Augusta è Augusta e purtroppo per quanto un matrimonio sia splendido lì fuori c'è una guerra e ormai stiamo arrivando all'estate del 1979 e sarà il momento che tutti temiamo, e spero che tu lo ritenga all'altezza. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Come fratelli ***


cap9

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 10: Come fratelli.  

 

L’estate era esplosa in un giugno pieno di colori, Lily stava comodamente seduta su uno sdraio di vimini nel giardino di casa Potter, leggendo un buon libro. Snidget giocava allegramente sulle sue gambe con il nastro del segnalibro.

“Un attimo di relax, ti serviva proprio, del the cara?” chiese Dorea Potter sedendosi sull’altro sdraio accanto a lei.

“Grazie, signora Potter… è dall’attacco al Centro che non mi fermo un attimo, tra i turni dell’ordine, i preparativi per il matrimonio di Alice e adesso per in nostro, un pomeriggio di sole ci voleva…” sospirò la rossa.

“Ed Enif come sta? Albus mi ha detto che gli ha chiesto di non fare più le pattuglie…”

“Sì… ha deciso di buttarsi sul corso da guaritrice per aiutarci… l’attacco l’ha cambiata, è come se lo shock la bloccasse non riesce a ricordarsi gli incantesimi più semplici se si trova in situazione di pericolo… io mi sento più tranquilla a saperla lontana dalle ronde…”

Dorea annuì.

“Ha bisogno di tempo… sono certa che se ci fosse davvero bisogno riuscirebbe a difendersi o a difendere qualcun altro…”

“Onestamente spero di non scoprirlo…” sussurrò Lily sorseggiando il the.

Dorea guardò le rade nuvole che passavano nel cielo azzurro, sorrise appena.

“Credo che tutti voi sei vi assomigliate…” Lily la fissò non capendo “nessuno di voi vorebbe pesare sugli altri e davanti alla guerra credete che le vostre paure e i vostri problemi siano sciocchezze che peserebbero sugli altri e di conseguenza tendete a non parlarne… spero solo che questo atteggiamento non porti a dividervi, perdereste una parte di voi…”

Lily osservò la signora Potter.

“Alastor, Charlus ed io eravamo così da ragazzi, pressochè fratelli… c’è voluta la morte di Charlus perché io e Alastor ritornassimo a preoccuparci l’uno dell’altra… non auguro a nessuno di voi di provare questo…”

Lily restò in silenzio pensando, forse stava già succedendo, si disse, Remus diveniva più schivo per non pesare sugli altri, Peter aveva il suo lavoro tra i babbani che lo teneva occupato gran parte del giorno, James e lei avevano i preparativi del matrimonio, Enif usava il corso di guaritrice come scudo verso gli altri e Sirius, sembrava che Sirius fosse l’unico ad essere rimasto Sirius.

 

▀■▪■▀

 

Sirius schivò la fattura di James, lanciandogli a sua volta un stupefecium.

"Protego!" urlò James rotolando di lato. Sirius si nascose dietro una colonna. Erano all'accademia, stavano usando la loro pausa pranzo per esercitarsi, dato che Remus aveva un impegno, avevano dedotto con Dorcas, grazie al no troppo secco e al leggero imbarazzo in cui verteva quando glielo avevano chiesto. Per quanto riguardava Peter, sua madre si era presa una brutta influenza da fieno. Così avevano pensato di dar un po’ di intimità alle relative ragazze regalando loro un pranzo fra donne.

"Credi che tra Remus e Dorcas la cosa sia seria?" chiese James sbucando dal suo nascondiglio e schivando un incantesimo non verbale di Sirius.

"Sai com'è Remus, no? Se la cosa non fosse importante non ci proverebbe nemmeno..." disse Sirius cambiando velocemente posizione.

"...E se fosse troppo seria sarebbe giàscappato a gambe levate... Sai con il suo terrore viscerale per i legami..." concluse James facendo saltare un pezzo di un finto cornicione, parte di rovine architettoni che addobbbavano l'ambiente.

"Eh gia, il nostro amico ha troppa poca fiducia nel suo lato umano o troppa terrore verso il... Ahia, questo faceva male!" sbottò il moro venendo colpito da un pezzo di scenografia.

"Credo che tutto dipenda da Docas..." ma James non concluse la frase colpito dallo schiantesimo di Sirius.

"Aiha!"

"Scusa fratello ma sapevo che saresti uscito da lì... Ti conosco troppo bene.."

"Già Paddy peccato possa dire lo stesso..." rise James mentre gli incantesimi che aveva piazzato come trappola scattavano bloccando Sirius al muro. I due si guardarono un attimo per poi scoppiare a ridere.

"Sai mi manca lottare a cuscinate con voi tre..."

"Immagino tu ed Enif facciate un'altro tipo di lotta..."

"Seriamente Jamie... Quando eravamo a scuola non pensavo mi sareste mancati tanto..." James sorrise.

"Già mi manca il sonnambulismo di Peter... Il leggere fino a tardi di Remus, il tuo russare,Sirius..."

"Ehi io non russo! Semmai eri tu quello che faceva la lotta greco-romana con le tende..."

"Sirius..." disse tristemente James, mentre ancora sdraiato a terra fissava il soffitto.

"Si, James?"

"Credi che quando la guerra finirà saremo ancora tutti assieme?"

"Certo! Sono sicuro! Chi puòdivedere i Malandrini?" James sorrise.

“È una promessa da Malandrini quindi?”

“Una promessa!” sorrise Sirius “ma adesso ti dispiacerebbe tirarmi giù?”

 

▀■▪■▀

 

 

"Com'è?" chiese Dorcas fissando Remus al di sopra del bicchiere di idromele che le aveva offerto.

"Com'è, cosa?" rispose lui mentre sparecchiava. Si erano messi d’accordo per un pranzo assieme, una cosa tra amici, ma alla fine dato il misero contenuto del portafoglio di Remus, il ragazzo l’aveva invitata a pranzo a casa sua, anche se una vocina nella sua testa che assomigliava a quella petulante di Sirius gli diceva che di solito le amiche non si invitano a casa per un pranzo tet-a-tet.

"Essere un lupo mannaro..."

"Potrei farti la stessa domanda sul fatto di essere umano..."

"Ma tu eri umano prima di essere morso..."

"Sì, ma è stato così tanto tempo fa che non ricordo come sia...”

“Eri molto piccolo?”

“Avevo 8 anni…” Remus pregò che Dorcas non continuasse quel discorso…”

“Beh allora spiegami cosa provi, così potrò capirlo da sola com’è…”

“ Temo di non saper rispondere alla tua domanda... Non sono un licantropo ordinario... Nessun licantropo starebbe qui a parlare con una umana ad esempio..." sorrise appena voltandosi prima di dirigersi verso la cucina.

"E cosa farebbe un licantropo ordinario?" chiese Dorcas seguendolo nell’altra stanza.

 "Beh alcuni penserebbero a come trattenerti qui fino alla prossima luna piena per usarti come spuntino di mezzanotte, i più feroci troverebbero il modo di morderti anche adesso e quelli più perversi... Penso hai intuito cosa farebbero..." fece tutto il discorso dandole le spalle e si sorprese quindi di trovarsela a pochi centimetri quando si voltò.

"Quindi dovrei aver paura dei licantropi..." disse lei, senza neanche rendersene conto Remus fece un passo al'indietro ritrovandosi con le mani appoggiate sul pianale della cucina.

"Esattamente..." disse deglutendo a vuoto, mentre Dorcas si avvicinava di un altro passo buttandoglile braccia attorno al collo.

"E tu che non sei un lupo ordinario cosa mi farai?" chiese sorridendo sensuale, Remus non potè fare a meno di chiedersi da quando la voce di Dorcas fosse diventata così seducente o meglio da quando la voce di Sirius nella sua stessa stesse gridando disperatamente di baciarla. Al diavolo, si disse, smettendo di pensare e catturando le sue labbra.

 

▀■▪■▀

 

Peter stava sistemando una pila di pomodori in scatola in sconto, pensando che forse ne poteva comprare un paio di barattoli per sua madre quando il capo lo chiamò.

“Minus! Cliente!” gli disse l’uomo dal bancone, su cui, si disse Peter doveva essere incollato da un incantesimo di adesione permanente. Peter sospirò, odiava quel lavoro, ma almeno gli permetteva di non far fare due o tre lavori a sua madre ora che definitivamente avevano perso le speranza di trovare il padre.

“Muoviti, non mi piace quel tipo, è strano…” gli sussurrò all’orecchio il padrone facendolo sobbalzare, se si era spostato dal bancone voleva dire che era una cosa seria, l’unica volta che l’aveva fatto erano stati rapinati…

Peter guardò verso l’ingresso raggelando sul posto. Regulus Black stava osservando interessato le bottiglie disposte nel primo scaffale all’ingresso, un mantello blu notte gli copriva le spalle e gli abiti nobiliari che portava lo facevano sembrare un uomo del secolo passato agli occhi dei babbani. Peter si abbassò dietro lo scaffale, se Regulus era lì non era certo per una visita di cortesia, si disse, infondo il ragazzo era un Mangiamorte, magari era arrivato lì per ucciderlo, certo era che non portava il cappuccio e la maschera dei Mangiamorte ma quello non significava nulla… magari voleva uccidere tutti quelli nel negozio e quindi non gli interessava non farsi riconoscere. Peter valutò anche l’ipotesi di trasformarsi e nascondersi sotto lo scaffale, idea subito scartata quando dal retro il padrone gridò.

“Allora Minus ti muovi!”

Peter si morse le labbra sbirciando sopra lo scaffale, Regulus era sparito, tirò un sospiro di sollievo, si voltò e per poco tirò un urlo trovandeselo alla spalle.

“Sempre coraggiosi i Grifondoro….” Sorrise il ragazzo, un sorriso che a Peter ricordò quello di Sirius. “Non temere Minus, non sono qui per ucciderti, anche se… se ti ho trovato io non so quanto ci metteranno gli altri a trovarti…”

“C-che vuoi?” chiese Wormtail deglutendo a vuoto.

“Sirius…”

“Non ti dirò mai dove si trova!” disse Peter risoluto.

Regulus lo guardò negli occhi, vi leggeva una paura tremenda, sospirò.

“Sei ridicolo Minus, se ti uccidessi non avresti nemmeno il tempo di estrarre la bacchetta…” se Peter fosse stato meno spaventato si sarebbe reso conto del tono di Regulus di come tutta quella frase sembrava assurda, di come in fondo non volesse uccidere.

“Lasciamo stare…” sospirò tristemente Black, “se non puoi aiutarmi non importa, me lo aspettavo, come mi aspettavo che non avresti avuto il coraggio di attaccarmi… addio Minus…” detto questo cominciò ad allontanarsi, arrivato all’uscio si voltò appena con un sorriso un po’ triste sul volto.

“Se fossi in te mi nasconderei, Minus, ci sono molti che ti conoscono tra i Mangiamorte e di certo come me penseranno che sia più facile avere delle risposte da te che da qualcun altro…” così se ne andò, Peter rimase a fissarlo, ancora incredulo del fatto che non l’avesse ucciso, che non l’avesse torturato, che se ne fosse andato come niente fosse e più di tutto lo stupiva il fatto che lo avesse messo in guardia.

“Lo conoscevi? Conosci quel tipo di persone…”

“Conoscere è una parola grossa signore…” tentò di giustificarsi Peter “è il fratello di un mio amico… non si parlano da anni però…” disse cercando di far capire che qualsiasi cosa Regulus cercasse lì al Guardian, il Minimarket della Hardman Street a Liverpool.

 

▀■▪■▀

 

“Sai che sei migliorata... questo pollo è buonissimo…” sorrise Lily, incoraggiante all’amica.

“Per me è sempre la solita schifezza dato che sarebbe coniglio…” disse Enif mogia. Lily si mise a ridere.

“L’ho detto apposta Enif, che era pollo, intendo… non abbatterti. Non è bruciato, non è crudo e il sapore è ottimo!”

“Ma l’aspetto fa schifo…”

“Suvvia non giudicare il libro dalla copertina! Soprattutto se va a tuo svantaggio…” Lily sorrise, trascinando Enif che si aprì in un sorriso.

“Dovrò trovare un elfo domestico per Sirius, mi scoccia usare Dix… è l’elfa di mio padre insomma… non posso tenerla tutta per me…”

“Come si trova un elfo domestico, me lo sono chiesta da quando ho visto che i Potter non ce l’hanno, credevo che tutte le famiglie purosangue ce l’avessero….”

“Gli elfi vengono da soli, decidono loro quale famiglia servire ed è per sempre… alla morte di un elfo, ne arriverà un altro perché sanno che lì che bisogno, ma qualche famiglia non vuole elfi… credo che i Potter non ce li abbiano perché se non sbaglio il nonno di James licenziò il suo durante la partita dei Pride…”

“Come mai? E soprattutto come lo sai?”

“Zia Rhodelia era presente alla partita e quando le ho parlato di voi l’anno scorso ha detto “Potter tutte teste calde, come Desmond Potter, ha licenziato il suo elfo domestico durante la finale di campionato perché gli aveva servito la cena proprio nel momento in cui i Pride prendevano i boccino, facendogli perdere l’azione…”” Lily scoppiò a ridere, seguita a ruota da Enif.

“Lily, scusa ma credo che dovrò andare, questa settimana mi hanno affiancata a uno dei più impegnati guaritori al San Mungo e mi stacca la testa se arrivo tardi…”

“Figurati, allora sabato parliamo per il vestito della mia damigella d'onore…”

“Tutto ma non rosa, mi va bene tutto ma non rosa…” ridacchiò Enif aprendo la porta, si fermò osservando il vialetto. Era un’anno che non lo vedeva eppure non sembrava cambiato affatto, Regulus Black le sembrava sempre il bambino a cui aveva insegnato a giocare a scacchi da piccoli. 

“Che ci fai qui!” disse aggressiva, forse troppo, ma non le importava, Regulus era un Mangiamorte e per quanto fosse il fratello di Sirius, lo voleva il più lontano possibile da casa loro.

“Sirius… è in casa?” chiese il ragazzo, forse un po’ spiazzato dalla presenza delle due donne.

“No… è al lavoro, è un Auror… Volevi qualcosa? Se gli dovevi dire qualcosa gliela posso dire io…” disse poi gentile, c’era qualcosa nel volto di Regulus che le diceva che non aveva cattive intenzioni.

“Io volevo…” sembrò che Regulus fosse sul punto di dire qualcosa ma poi improvvisamente cambiò espressione “nulla…”

“Non saresti venuto qui per nulla…” disse Enif scendendo dalla veranda “ti serve aiuto?” Regulus la guardò, possibile che la ragazza di suo fratello avesse intuito, no si disse, impossibile.

“No… volevo solo dirgli che nostro padre sta morendo… ma non credo gl’importi…” detto questo Regulus se ne andò fermandosi prima del cancello, si voltò un’attimo. Enif lo fissava, sembrava triste, ma era normale se Orion stava davvero morendo, ma c’era anche qualcos’altro, Enif se lo sentiva.

“Sono felice di sapere che stai bene…” disse a mo’ di saluto il ragazzo prima di smaterializzarsi.

 

▀■▪■▀

 

Sirius era appena tornato a casa dal Ministero quando Enif gli era arrivata alle spalle con l’intenzione di raccontargli di Regulus non trovando però il coraggio e glissando l’argomento almeno per qualche minuto.

“Eny, che c’è? Ti stai tormentando le mani come se fossi sotto esame, è successo qualcosa…”

“Ho visto Regulus…” disse in un soffio, Sirius fece finta di niente, scrollando le spalle come se non gli importasse “Era qui, Sirius…”

Il ragazzo si voltò osservandola.

“Ti ha vista? Ti ha fatto qualcosa?”

“No, tranquillo, sto bene… voleva parlare con te… era strano…”

“Strano per essere Regulus, o strano per essere un Mangiamorte…” disse amereggiato il giovane.

“Sirius…” tentò.

“E se ti avesse fatto qualcosa? E se…”

“Non era un Mangiamorte, era Regulus e basta… tuo fratello… e voleva parlare con te… era strano e triste e ha detto…”

“Detto?! Ci hai anche parlato quindi?!”

“Non fare l’ansioso adesso!” sbottò lei “Ci ho parlato perché ti cercava e perché sapevo non fosse una minaccia…”

“Te l’ha detto? “Enif, c’è Sirius? Tranquilla puoi parlare non sono in servizio….””

“Stupido! Tuo fratello ha dei problemi, e a quanto pare voleva dirti che vostro padre sta morendo e secondo me gli serviva aiuto! Scusa se ho pensato che ti importasse ancora un po’ di lui!” gridò la ragazza.

“Perché a lui interesso? E già tanto se non mi ha lanciato un Avada in mezzo agli ultimi attacchi…” Sirius non si aspettò quello che successe dopo, Enif gli tirò uno schiaffo, lasciando la stanza sbattendo la porta, la sentì salire al piano di sopra e chiudersi nella loro camera.

Sirius sospirò, dando un pugno al tavolo, uscì di corsa dalla stanza arrivando fino alla porta, dietro la quale si era rinchiusa Enif.

“Eny… scusa! Scusa, per le sottane di Morgana, scusa! Ma non riesco a stare calmo! L’avevo avvertito! Non ha voluto capire… io… non ce l’ho con te e non ce l’ho neanche con Regulus…” si passò una mano sul viso “so che mio fratello non ti avrebbe mai fatto del male… ma non so se è ancora mio fratello… io ce l’ho a morte con me stesso…” si lasciò scivolare a terra accanto alla porta, la testa fra le mani.

“Perché non l’ho salvato, capisci? Non so se ciò che è diventato sia ancora il mio fratellino… io… avrei dovuto portarlo con me… o avrei dovuto restare per lui… io… è colpa mia se l’hanno marchiato… perché io… io non ero là ad impedirlo… vorrei dire che non m’importa ma non posso… è mio fratello, diavolo! Tremo ogni giorno al pensiero di vederlo trascinato ad Azkaban o peggio…”

Sospirò pesantamente, erano anni che non svuotava quel peso, erano anni che non ammetteva che per quanto la sua vita fosse migliorata, aveva condannato lui stesso Regulus a quel destino.

La porta dietro di lui si aprì piano, neanche si voltò sentendo Enif abbracciarlo.

“Scusami tu, non dovevo gridare… e che… quando l’ho visto… ho pensato che fosse tornato il Regulus che conoscevamo che il Mangiamorte non ci fosse più… e…”

“Se non ci fosse più sarebbe un motivo in più per dire che l’ho condannato, finchè fa quello che gli ordinano è al sicuro… se scappa…” sospirò pesantemente

“Vallo a cercare…”

“Non credo riuscirei a trovarlo… io realtà era sempre lui che trovava me quando aveva bisogno… io non c’ero mai…”

 

▀■▪■▀

 

Erano passati tre giorni da quando Enif aveva visto Regulus eppure più il tempo passava più la preoccupazione della ragazza cresceva. Aveva sorpreso Sirius osservare la finestra molte volte, forse con la speranza di veder comparire il fratello, e quella mattina prima di accompagnarla al San Mungo erano passati in moto davanti a Gruimmuld Place, ma forse di questo Sirius non si era nemmeno accorto, dato che non aveva avuto nessuna reazione mentre oltrepassavano quella che spesso aveva definito la sua “gabbia”.

“Icecrow hai cambiato le medicazioni a Stonwell?” chiese il suo superiore, David Lamber, all’improvviso riscuotendo Enif dai suoi pensieri.

“Si, signore…”

“Qualcosa non va ragazzina? Hai la testa fra le nuvole…”

“Problemi di famiglia…” disse sorridendo appena.

“Litigato con il fidanzato?”

“Più o meno, signore…”

“La guerra stressa chiunque vedrai che passerà…” disse l’uomo comprensivo “quindi vedi di non distrarti, c’è molto lavoro oggi…”

“Mi scusi signore…”

“Figurati Icecrow, non è bello fare la gavetta durante la guerra non si è preparati a cosa si può vedere…”

“Sembra parli per esperienza, signor Lamber…”

“Ho passato un paio d’anni a lavorare in Bulgaria mentre Grindelwald era al potere…” disse grave l’uomo passando una mano tra i capelli brizzolati. “Avevo più o meno la tua età…”

“DAVID! VIENI PRESTO!” una guaritrice arrivò di corsa pallida in volto. 

“Che succede?” chiese il medimago

“Dei babbani hanno trovato un cadavere al largo della costa…”

“È uno dei nostri?”

“Sì, un ragazzo… avrà appena finito Hogwarts o giù di lì…”

Lamber guardò Enif.

“Se è così giovane Icecrow potrebbe riconoscerlo così vediamo di capire chi è…”

“È per questo che sono venuta da voi…”

Mentre camminavano a passi rapidi verso l’obitorio, Enif fissava la punta delle sue scarpe, incapace di ammettere quel pensiero che l’aveva assalita quando era stata messa a conoscenza dell’età del ragazzo.

In silenzio i medi maghi davanti a lei aprirono la porta laccata di bianco, la frescura che permeava l’ambiente la fece rabbrividire, mosse qualche passo all’interno incerta.

“Eccolo l’abbiamo messo lì…”

“È annegato?”

“Penso di sì, ma c’è traccia di magia… i test li dovrai fare tu, Lamber… per procedura…”

“Icecrow lo conosci?” chiese Lamber, voltandosi appena verso Enif. Il cuore della ragazza si era fermata nel momento stesso in cui l’aveva visto.

Annuì appena mentre calde lacrime le scendevano copiose dagli occhi verdi.

“Chi è? Così avvisiamo la famiglia…”

“Regulus Black…” mormorò la ragazza con voce tremante, si morse appena le labbra.

“Doroty, porta fuori la Icecrow e offrile qualcosa di forte… poi avverti i famigliari… io faccio i test…”

 

Quando Sirius arrivò al San Mungo trovò Enif ad aspettarlo. La ragazza aveva gli occhi gonfi e l’abbracciò non appena lo vide.

“Eny… che è successo? Mi sono spaventato quando mi hai mandato quel gufo, stai bene?” Lei annuì sulla sua spalla, trattenendo un singhiozzo.

“Allora cosa?”

“Regulus… l’hanno trovato dei pescatori al largo di Bradwell…”

“è….”  Le parole morirono in gola mentre fissava gli occhi della ragazza. Enif annuì, Sirius fissò il vuoto davanti a lui per qualche secondo, mentre la ragazza lo abbracciava di nuovo.

“Posso vederlo?”

“È di sotto ma ci sono i vostri genitori adesso… e…”

“Non mi importa, quella vecchia megera non può mica impedirmi di vedere mio fratello…”

Enif guidò in silenzio il ragazzo tenendolo per mano, Sirius la seguiva come in una specie di trance, era così assurdo che non riusciva ancora a crederci.

Quando arrivarono davanti alla porta dell’obitorio, Walburga e Orion stavano uscendo. L’uomo era pallido e più che sorreggere la moglie sembrava sorreggersi su di essa. Walburga era cinerea in volto, il suo sguardo addolorato incrociò gli occhi di Sirius.

“Che ci fai qui?!” gridò la donna. Sirius la guardò trattenendosi dal dire qualcosa. “Non hai il diritto di stare qui! Tu non fai parte della famiglia!”

“È mio fratello… Regulus era…”

“Come osi chiamarlo fratello tu che l’hai abbandonato!”

Sirius alzò lo sguardo fremendo di rabbia.

“Regulus ERA mio fratello, avrò pur il diritto di vederlo un’ultima volta! E comunque non sono io che l’ho costretto a diventare ciò che è diventato!”

“Dovevi farlo tu! Tu, dovevi tener alto l’onore della famiglia, ma era troppo per te! Regulus ha tentato di ripagare ai tuoi errori, ma non era forte abbastanza, il mio bambino si è ucciso a causa tua!” gridò la donna, facendo uscire Lamber dalla stanza.

“Signora Black, la prego, siamo in un ospedale… capisco che abbia qualche screzio con suo figlio ma non penso che questo sia il luogo…”

“Quale figlio? Il mio unico figlio è dietro di lei, morto! Non ho altri figli!” detto questo Walburga se ne andò trascinando via Orion. Sirius incrociò gli occhi del padre, ma non vi lesse odio come in  quelli di Walburga ma solo dolore, in effetti pensò Sirius, ora aveva davvero perso tutti i suoi figli.

 Sirius aspettò che i passi dei coniugi Black si spegnessero alle sue spalle prima alzare lo sguardo su Lamber.

“Posso?”

“Certo, anche perché non penso ti faranno assistere al funerale…”

“Grazie…”

Sirius entrò seguito da Lamber, Enif non ebbe il coraggio di rientrare nella stanza. Si avvicinò al corpo del fratello mordendosi leggermente le labbra.

“Vostra madre ha parlato con i superiori, dato che tuo fratello ha lasciato una lettera d’addio tutto passerà come un suicidio… io non sono nessuno per contestare la parola di Walburga Black, però a te lo voglio dire prima che i risultati dei miei test vengano, chessò… bruciati?...” Sirius guardò appena il mago mentre prendeva i suoi appunti e li rimetteva apposto con un gesto di rabbia e impotenza.

“Tuo fratello non è morto suicida, ci sono tracce di magia nera sul suo corpo, le ferite e i lividi indicano che è stato trattenuto sott’acqua apposta, credo anche abbia ingerito qualche veleno… nessuno si suicida in questo modo… non so cosa gli è successo perché il corpo verrà portato via domattina e non mi sarà possibile continuare le analisi… odio gli insabbiamenti… ma credo che fosse giusto che almeno suo fratello sapesse la verità…” dettò questo Lamber lo lasciò solo.

Solo quando sentì la porta chiudersi dietro al medimago, Sirius si lasciò andare. Passò dolcemente una mano nei capelli incrostati di salsedine del fratello, guardando il volto mortalmente pallido. Si morse il labbro inferiore, mentre le lacrime gli rigavano le guance.

“Stupido…” sussurrò “…non sei stato nemmeno capace di scappare… sei il solito bambino…” Sirius strinse i denti, mentre un singhiozzo rompeva quelle parole “…scusami se non c’ero…. Io forse avrei potuto aiutarti… potevi chiedere aiuto! Non ti ho nemmeno insegnato a scappare, sai Reg, bisogna sempre averre un posto dove andare… sennò vieni scoperto…” Sirius si rendeva conto che stava dicendo delle assurdità che quelle frasi non avevano senso, ma voleva solo parlare un’ultima volta con suo fratello, sperando che da qualche parte lui lo stesse davvero sentendo.

“Come quando giocavamo a nascondino con ‘Dromeda, noi trovavamo subito i nascondigli migliori e tu non sapevi più dove nasconderti…” le mani di Sirius si fermarano sopra il braccio destro, incerte… alzò la manica a brandelli, scoprendo pallido sulla pelle di Regulus  il Marchionero.

“Avrei voluti farti una testa così per questa idiozia… ma non ho avuto nemmeno il coraggio di parlarti… forse siamo solo due vigliacchi Regulus… tu sei scappato da Voldemort io dalla mia famiglia e ci siamo persi… ti voglio bene fratello…” disse voltandosi. Si asciugò le lacrime prendendo un respiro ed uscendo.

 

▀■▪■▀

 

“Sirius?” chiese la signora Potter ad Enif quando arrivò a Godrick’s Hollow per pranzo.

“Ha detto che faceva un giro in moto e di precederlo…” sospirò la ragazza, sedendosi.

“Come sta?” chiese Lily sedendosi affianco all’amica sul divano del salotto.

“Dice “Bene” ma so che non è così… quando siamo tornati dal San Mungo si è chiuso in soffitta, credo guardasse le vecchie foto di zio Alphard quelle in cui erano bambini, stanotte non ha chiuso occhio, stava lì a fissare il soffitto…”

“Deve accettare la cosa… a modo suo… sai com’è fatto… troppo orgoglioso per dire che gli fa male…” sospirò James appoggiato allo stipide della porta.

“Comunque poteva venire… chissà dove è andato con quella diavoleria babbana?!” disse preoccupata la signora Potter.

“So anche questo…” disse Enif aprendo la Gazzetta del Profeta davanti a loro.

Scompare nel pianto dei parenti

Regulus Acturus Black

Ne annunciano la prematura scomparsa i genitori e i parenti tutti

Il funerale si terrà oggi stesso nel cimitero di Highgate

 

▀■▪■▀

 

Un grosso cane nero guardava da lontano la processione di persone che portava il feretro lungo la strada egiziana.  Il cane li seguì da lontano lungo la via circondata da mausolei, si fermò solo quando il corteo entrò nel mausoleo della famiglia Black. Un ingresso non dissimile da quello dei mausolei intorno, dalla pesante porta in legno incorniciata dal marmo chiaro, sormonato da una cornice grifata. Quando anche l’ultima persona fu entrata il cane uggiolò forte l’addio ad un fratello.

 

 


Oggi come promesso, dato che James aveva fretta di sposarsi e di conseguenza ho finito il capitolo 13 vi posto il 10 ç_ç

Come vedete è un capitolo abbastanza duro... se clikkate l'immagine in alto la vedrete in originale come la sua mamma, quindi io l'ho fatta... 

Per alleggerire un po' i toni Google map ci regala anche una visione del minimarket di Peter 

 

Non so dirvi quando arriverà il prossimo aggiornamento dato che con il capitolo 14 cambio argomento ^_^'''  Spero comunque di non farvi aspettare parecchio

Noto compiacere che Giulia e Julia continuano a seguirmi fedelemente cosa di cui sono davvero felice, per tutti voi altri lettori silenziosi lasciate almeno un parerino, piccolo piccolo ? No??? Mi accontento anche di un "fa schifo ritirati" o di "sono ancora viva vai avanti" XD

Beh alla prossima indicativamente al massimo a fine mese...
 Julia Weasley 
Secondo me tra i fratelli Lastrange Rabastan è quello che si perde in chiacchiere, Rodolphus non può farlo o sua moglie lo crucia.
Sono felice di sapere che il mio combattimento ti è piaciuto, sopratutto dato che sei una l'unica oltre a Giulia ad aver commentato...
Alastor continua a dire che non svelerà il suo segreto neanche sotto tortura...

Passando alle cose serie, cosa ti pareva questo capitolo? Non ho trattato molto in profondità Regulus dato che la storia è incentrata sul punto di vista dei malandrini ma mi sono chiesta come cavolo sapeva Sirius che Regulus era stato ucciso. Insomma Sirius poteva pensare che l'hanno ucciso non trovandone il corpo ma insomma non credo che Voldemort non si preoccupasse se uno dei suoi spariva e via... l'avrebbe fatto cercare o cose simili e di conseguenza ci sarebbe andata di mezzo tutta la famiglia Black... di conseguenza questa è il mio parere. Spero, dato che anche io ti considero la "biografa" ufficiosa se non ufficiale di Regulus, che sia di tuo gradimento nonostante i fazzoletti... 
 Alohomora 
Purtroppo come vedi qui qualcuno ci ha lasciati (per fortuna c'è Julia...)
Ma povero Peter non è ancora la spia e tutti pensano già male di lui, poverino.
Il titolo è stato un colpo di classe l'ammetto anche se ad essere onesti è venuto semplicemente perchè non mi venivano altre idee anzi all'inizio lo trovavo stupido... ^_^''''
Sono felice che Voldy ti spaventi perchè è questo il suo scopo (mi sento un po' diabolica...)
Spero che l'euforia dell'aggiornamento settimanale non si sia spentaa causa del tema trattato.
Alla prossima.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Colloqui di lavoro ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

               Capitolo 11: Colloqui di lavoro

Albus Silente non era solito aspettare la fine di agosto per trovare un professore, ma la cattedra di Divinazione gli era sempre apparsa abbastanza inutile se non insegnata a dovere. Se poi ci metteva che la, ormai ex, professoressa aveva deciso di andare in pensione due settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, si poteva ben capire perché Silente volesse far finire quella storia il più presto possibile. Aveva altre cose a cui pensare che la cattedra di Divinazione, i professori di Difesa che continuavano a licenziarsi di anno in anno lo preoccupavano molto di più, ormai era arrivato alla conclusione che Voldemort avesse davvero maledetto quel posto.

Già, proprio come stava per dare colloqui a 12 streghe per il posto di Divinazione aveva dato un colloquio perfino a Voldemort per la classe di Difesa, il solo pensiero che un altro preside avrebbe preso al volo Tom Riddle come insegnante gli faceva accapponare la pelle, spesso si chiedeva come quel ragazzo chiuso e riflessivo fosse potuto diventare Lord Voldemort, il Signore Oscuro.

Come sempre, da ormai nove anni, i suoi pensieri si concentrarono su Tom Riddle, sulle sue azioni, sui suoi modi di agire: l’influenza con cui affascinava l’aristocrazia purosangue, il fascino che aveva sui reietti, e poi c’era quell’ultimo fatto. La morte di Regulus Black lo aveva colpito, sembrava che Voldemort stesso credesse alla storia del suicidio, ma Enif e Sirius gli avevano assicurato che il ragazzo portava segni di magia oscura. C’era forse un’altra minaccia di cui non era al corrente? Qualcosa che si muoveva alle spalle di Voldemort? No, Voldemort non era così stolto la farsi colpire alle spalle… Ma allora cosa poteva essere successo a quel ragazzo? Se fosse stato un traditore Orion e Walburga avrebbero perso l’appoggio dei Mangiamorte, forse era davvero un suicidio o forse Bellatrix aveva ucciso il cugino prima che l’onore dei Black venisse macchiato ancora di più… poteva essere plausibile.

C’era un altro problema che lo assillava da ormai molti anni, nessuno di loro, nessuno dei membri dell’Ordine della Fenice era sopravvissuto più di due volte a Voldemort, aveva visto la maledizione di Frank rimbalzare su Riddle come se fosse protetto da uno scudo… ma Frank aveva provato ad ucciderlo, non esisteva modo di ucciderlo? Di fermarlo?

Albus era perso in questi pensieri quando l’orologio batté le quattro del pomeriggio. Doveva sbrigarsi se voleva arrivare puntuale ai colloqui. Smise di camminare su e giù per lo studio imboccando la porta e le strette scale a chiocciola con l’intenzione di andare dritto filato alla Testa di Porco quando venne intercettato da Horace Slughorn. Sapeva bene cosa aveva portato lì il maestro di Pozioni.

“Horace, qual buon vento?”

“Sai benissimo perché sono qui Albus…” Slughorn sembrava quasi arrabbiato

“È probabile, amico mio…”

“Come ogni anno ti ho chiesto di trovare un sostituto per me…”

“Horace, non mi sembra il momento, sei ancora giovane per la pensione….” Slughorn borbottò qualcosa come “questo lo dici tu…” e poi aggiunse

“Quindi come ogni anno non hai indetto nessun colloquio per pozioni, immagino…”

“Esattamente, sei essenziale qui dove sei, Horace…”

“Non ne sono così convinto e mi sono preso la libertà di aggiungere un paio di nomi alla lista di oggi… un paio di studenti brillanti che sono certo che potrebbero prendere benissimo il mio posto…”

“La signorina Evans mi aveva avvisato della tua proposta e del suo rifiuto, come penso sai anche tu, la nostra cara Lily si sposa tra poche settimane e la vita dietro ad una cattedra non è adatta ad una moglie… e non sarebbe di certo adatta in futuro ad una madre…”

“Si beh… ma un altro paio di ragazzi hanno accettato … so che ha la priorità la cattedra di Divinazione dato che  Belindra  ci ha lasciati senza preavviso… ma se volessi dare un’occhiata….”

“Va bene Horace, ora scusami ma devo proprio andare…”

Detto questo Silente lasciò solo il pozionista, quando fu certo che il collega non potesse sentirlo si lasciò sfuggire un sospiro. Con Horace ogni anno era la stessa storia… forse stava davvero diventano troppo vecchio, ma quell’anno avrebbe insegnato ancora, non aveva tempo per pensare anche ad un suo sostituto.

 

▀■▪■▀

 

Era l’occasione giusta, se fosse riuscito a convincere Silente ad assumerlo non solo avrebbe realizzato un sogno, ma il suo Signore ne avrebbe tratto vantaggio. Era questo che Severus Piton continuava a ripetersi, avrebbe dovuto stare attento, Silente avrebbe potuto assumerlo per tenerlo d’occhio ma aveva fiducia in se stesso. Sapeva che i segreti che custodiva erano sconosciuti perfino al suo Signore e questo gli dava coraggio, se riusciva a nascondere le cose a Lord Voldemort in persona con Silente non sarebbe stato difficile. Certo era sicuro che Potter avesse raccontato al preside del loro incontro, ma in quel frangente, per quanto avesse letteralmente dichiarato di essere un Mangiamorte, li aveva aiutati, e conosceva abbastanza Silente da sapere che era un uomo d’onore e non avrebbe giudicato, insomma sembrava pronto a dare seconde occasioni a chiunque e se l’avesse concessa la lui, Silente avrebbe firmato la sua condanna. Come spia dentro Hogwarts avrebbe potuto osservare il preside e cercare informazioni, sì era un piano perfetto, e poi c’era la raccomandazione di Slughorn, doveva pur contare qualcosa quel vecchio tricheco.

Quando arrivò alla Testa di Porco il locale era affollato, o meglio, affollato per gli standard del posto. Lo colpì il fatto che le persone nel locale fossero soprattutto donne dalla trentina a, non volle nemmeno pensare ad una età adatta a quella che sembrava una pianta grinzosa. Si avvicinò al bancone cercando di ignorare le occhiate, poco amichevoli delle donne.

“Che succede?” chiese al barista mentre era intento a pulire un bicchiere. L’uomo alzò gli occhi chiari su Severus, e il giovane non poté far altro che chiedersi dove avesse già visto quello sguardo.

“Colloqui per il posto di Divinazione… Albus ha preso il mio locale per un sportello di lavoro adesso…” sbuffò seccato poggiando il bicchiere sulla credenza.

“Vuoi qualcosa?”

“Un’acquaviola…” ordinò guardandosi nervosamente intorno, non aveva previsto ci fosse tanta gente, sperò che tra quelle donne non ci fosse nessuna per il posto di Pozioni.

“Non mi dire che sei anche tu un veggente, di ciarlatani ce ne sono fin troppi oggi…” commentò il gestore ricevendo delle occhiatacce da parte delle donne presenti.

“No…io… sono qui per il posto di Pozioni…”

“Mhm… caschi male giovanotto… per quanto Horace ci tenti ogni anno, Albus non vuole ancora mandarlo in pensione… è troppo ingamba…” Severus osservò l’uomo sembrava saperne molto sugli affari di Silente, perciò era meglio essere cauti. Prese la sua Acquaviola andando a sedersi in angolo del locale.

 

▀■▪■▀

 

Quando Albus giunse alla Testa di Porco non poté fare a meno di notare l’occhiata esasperata che gli lanciò il fratello minore.

“Salve Aberforth, come va da queste parti?” chiese appoggiandosi al bancone.

“Sai che odio fare da balia ai tuoi futuri sottoposti… mi da sui nervi…” borbottò il mago cercando di ignorare il fratello, ma Albus di certo non voleva farsi ignorare, attirò l’attenzione del minore parlando a bassa voce.

“C’è qualcuna che ti ispiri?”

“Sono tutte ciarlatane e il ragazzo che ha fatto venire Slughorn non mi convince…”

“Chi è?”

“Veniva qui con i suoi amici un paio d’anni fa, non mi sono mai piaciuti…” disse indicando con un cenno della testa un angolo del pub. Albus guardò in quella direzione, riconoscendo all’istante Severus Piton, logico si disse se non era Lily Evans, la Regina dei Pozionisti, Slughorn poteva chiamare soltanto il Principe delle Pozioni: Severus Piton…

“Mi raccomando tieni d’occhio il ragazzo…”

“È uno di loro? Vuoi che lo sbatto fuori a calci?”

“Il locale è il tuo…” commentò Albus volandosi verso le signore che si stavano pian piano radunando.

“Comincerei con la signorina Tiara Lebcom…” fissò poi Severus “Non ti dispiace aspettare un po’ Severus, vero?”

“No, signore…” lo sentì rispondere.

 

 Non avrebbe mai pensato che fare un colloquio potesse essere così… noioso, ecco noioso era la parola giusta… era la prima volta in vita sua che trovava alquanto inutile scambiare quattro parole con qualcuno che voleva insegnare ai suoi ragazzi, oramai stava valutando semplicemente quale fosse la meno peggio. Tutte, nessuna esclusa, avevano cercato di convincerlo di come il loro occhio interiore fosse aperto e tutte avevano cercato di leggere se non il futuro almeno il passato del Preside e nessuna aveva azzeccato nulla. Albus non aveva fatto altro che chiedere loro “Come mi sono rotto il naso?” che le signore ci avevano dato dentro con la fantasia.  Chi aveva detto che se l’era spaccato giocando a Quidditch, chi aveva raccontato con dovizia nei particolari l’incontro tra Silente e un Troll, qualcuna aveva perfino tirato fuori Grinderwald e adesso l’ultima della lista Sibilla Cooman stava perfino ipotizzando che non fosse rotto ma soltanto storto, immaginando un qualche tranello. Peccato, ci aveva sperato su Sibilla, non solo era la più giovane tra tutte, ma discendeva anche da grandi veggenti, veggenti vere e testimoniate, eppure sembrava che l’occhio interiore saltasse qualche generazione.

“Le assicura signorina Cooman che il mio naso è stato rotto davvero…” disse Silente, la vide strabuzzare gli occhi dietro i grandi occhiali e muovere nervosamente una mano, facendo tintinnare i braccialetti che indossava.

“Ma certo, ho detto: “so che è solo storto?” Volevo dire che qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse solo storto credendo di cadere in un tranello, ma è evidente che qualcuno le ha tirato un pugno…” Silente riportò l’attenzione sulla donna, sembrava che stesse intuendo la verità o che avesse solo fortuna.  Sibilla capì di aver azzeccato e quindi cominciò a romanzarci su, chiudendo gli occhi, concentrandosi.

“Vedo un prato e due persone, due ragazzi che litigano…” aprì leggermente un occhio per studiare la reazione di Silente.

“Era ai tempi di Hogwarts…” disse vaga e Silente sorrise, no, Sibilla aveva solo fortuna.

“Ci sei andata più vicina delle altre, grazie Sibilla…” disse facendo cenno di alzarsi. Ma la donna non si mosse dalla sedia su cui stava seduta. Albus sperò che non si intestardisse, aveva promesso ad Aberfoth di liberargli la stanza prima delle otte ed erano già le sette e mezzo del pomeriggio.

“Signorina Cooman la prego…”

“Mi ascolti…” la voce della donna era diversa e Silente non poté fare a meno di guardarla. Gli occhi erano diventati chiari e la voce sembrava rimbombare come se provenisse dalle profondità della terra.

“Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...”

Per un attimo Albus fu certo di sentire un rumore dietro la porta, ma la sua attenzione ritornò a Sibilla. Quella donna stava davvero rilasciando una profezia.

“ ...l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese...” la vide ruotare gli occhi e schiarirsi la gola stupita.

“Sibilla, cara… tu ricordi nulla di poco fa…”

“Certo preside… voleva che me ne andassi, immagino che anche questo colloquio sia andato male…” commentò la donna, alzandosi stancamente dalla sedia.

Non se ne ricordava! Silente era basito quella donna non si ricordava di aver formulato una profezia che metteva in gioco tutto. Non poteva permettere che se ne andasse in giro così. La porta si aprì di scatto, Aberforth entrò nella stanza livido di rabbia.

“Il ragazzino l’ho beccato qui fuori poco fa… ho tentato di spiegargli che non è bene origliare… ha detto solo che voleva dirti che aveva un impegno… e se ne andato, ho tentato di seguirlo ma si è smaterializzato subito dopo essere uscito dal pub…”

Se Severus aveva sentito qualcosa della profezia allora lo stava andando a riferire a Voldemort, e se Riddle avesse saputo di Sibilla l’avrebbe certamente cercata.

“Emh… Professor Silente se ha finito io me ne andrei…” la voce di Sibilla lo riscosse. Per quanto non fosse consapevole dei suoi poteri non poteva lasciarla andare in giro da sola, Voldemort l’avrebbe trovata e torturata per non cavare un ragno dal buco.

“Sibilla cara, ci ho ripensato sai… in fondo avevo appena finito Hogwarts quando mi hanno spaccato il naso, quindi credo che la tua visione fosse perfetta… credo proprio che il posto possa considerarsi tuo…”

“Davvero, professore?”

“Certamente, la aspetto la mattina del 1 settembre professoressa Cooman.”

Aberforth guardò stupito prima Albus e poi Sibilla, alzando le spalle incerto. La donna sembrava sul punto di scoppiare in lacrime per la gioia quando lasciò la stanza.

“Si può sapere perché l’hai assunta? Non dirmi che quella ha l’occhio interiore perché sennò ce l’aveva anche la mia capra Betsy…”

“Eppure, Abe ha fatto una profezia, proprio qui, davanti a me e ora devo scoprire con esattezza quanto di questa profezia abbia sentito Severus, ne va della salvezza di tutti noi…”

 

▀■▪■▀

 

Era stanco di aspettare, quanto ci metteva Silente a mandare a casa quelle cialtrone? Si chiedeva furibondo Severus incrociando nervosamente le braccia al petto, in più era convinto che il barista lo stesse osservando da un po’ anche se non lo aveva mai visto guardare in quella direzione.

Si alzò nervosamente, era stanco di aspettare, si diresse verso il bagno, cambiando all’ultimo momento direzione e salendo le scale che portavano alle stanze, sperando che il barista non lo guardasse in quel preciso istante. Era quasi arrivato alla porta quando sentì Silente congedare l’ultima aspirante professoressa di Divinazione. Si accostò alla porta sbirciando dal buco della serratura. La donna era seduta, rigida come una statua, riusciva a vedere chiaramente come avesse gli occhi ribaltati all’indietro.

“Alcune veggenti cadono in trance quando annunciano una profezia…” gli tornarono alla mente le parole del libro di Divinazione che aveva studiato ai tempi della scuola. Se quella donna stava facendo una profezia a Silente forse anche al suo Signore sarebbe interessato sentirla.

“Mi ascolti…” Severus fu percorso da un brivido, nella voce della donna sembrava non esserci nulla di umano, o quantomeno di terreno.

“Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...” stava sentendo bene? Quella cialtrona stava snocciolando a Silente una profezia che poteva distruggere il suo Signore.

“ …Nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...” ma non poté continuare a sentire perché una mano di abbatte alle sue spalle.

“Nessuno ti ha insegnato che non sta bene origliare…”

“Volevo solo sapere se il Professore aveva finito avrei un impegno urgente e…”

“E te ne ritorni buono buono di sotto…” disse il barista spintonatolo giù per le scale.

“Può dire al professore che purtroppo, sapendo inoltre non cerchi nessuno per la cattedra di Pozioni, devo davvero andare…”

Così facendo il ragazzo imboccò con passo spedito la porta. Si smaterializzò non appena la sentì chiudersi dietro di lui, quasi certo di veder uscire il gestore. C’era mancato poco, se fosse stato Silente a beccarlo in quel momento nessuno avrebbe potuto salvarlo e soprattutto era certo che si sarebbe trovato la memoria cancellata.

Tirò un sospiro di sollievo solo vedendo la maestosità di Villa Malfoy apparire davanti ai suoi occhi. Doveva parlare con Lucius per avere al più presto un colloquio privato con Voldemort. Sapeva che il suo amico si sarebbe scocciato per questo, era come chiedergli di fare da segretario, ma fra tutti i Mangiamorte Bellatrix e Lucius erano gli unici a conoscere il luogo in cui il loro Signore si nascondeva. Attraversò in fretta il giardino, spaventando un paio di pavoni che scorrazzavano tra l’erba, quando arrivò alla porta suonò intensamente il campanello finché la porta non si aprì.

“Severus, che ci fai da queste parti?” Narcissa Malfoy vestiva soltanto una vestaglia di seta nera, aveva le guance arrossate e i capelli in disordine, Severus si chiese se avesse interrotto qualcosa.

“Devo parlare immediatamente con l’Oscuro e solo Lucius può portarmi da lui…” Narcissa annuì gravemente, passandosi una mano tra i capelli chiari mentre con l’altra si sistemava meglio la vestaglia. Lei non era stata marchiata, Lucius non le aveva permesso di partecipare alla guerra e questo metteva a tacere il fatto che si fossero sposati solo per interesse, ma ciononostante Narcissa non poteva far altro che sentirsi un po’ esclusa dalla parte più pericolosa della vita del marito.

“E di là in salotto…”

“Credevo avrebbe aperto il vostro elfo domestico…”

“L’ho mandato a farsi un giro quando mi ha chiesto se volevo un afrodisiaco…” commentò acida, sì, si disse Severus, aveva sicuramente interrotto qualcosa.

 

▀■▪■▀

 

Dopo aver parlato con Aberforth, Silente era ritornato in tutta fretta al suo ufficio e, pensatoio alla mano, aveva riguardato per circa ottanta volte la profezia, all’inizio per scoprire cosa avesse esattamente ascoltato Severus, mentre ora stava rimuginando da ore sul suo significato.

Era chiaro che la profezia parlasse di un bambino che doveva ancora nascere, magari il prossimo luglio… o quello dopo ancora… non ne aveva idea.

Aveva un solo indizio “nato da chi l’ha tre volte sfidato” non c’era nessuno, nessuna tra le persone dell’Ordine che avesse incontrato tre volte Voldemort e fosse sopravissuto.

Ma fino al luglio prossimo le cose potevano cambiare, doveva stare solamente ad aspettare, questa parte si sarebbe avverata da sola ma era la seconda parte a preoccuparlo “l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive” significava che Voldemort avrebbe cercato quel bambino? Forse il bambino avrebbe dovuto crescere per poter essere un suo eguale e allora forse lui avrebbe dovuto guidarlo, addestrarlo a usare il “potere sconosciuto” a Voldemort… anche se dubitava che ci fosse qualche arte magica che Tom non conoscesse.  Chiunque fosse nato a Luglio in futuro non avrebbe avuto una vita facile questo era certo. Proprio mentre stava analizzare per l’ennesima volta l’ultima parte, qualcuno bussò alla porta, in quell’istante l’orologio batté le due di notte.

“Avanti…”

“Abbiamo fatto il più presto possibile Albus, è successo qualcosa?” Dorea e Malocchio erano affaticati, era chiaro come il suo gufo li avesse tirati giù dal letto.

“Non ancora…” disse enigmatico il preside.

“Ho una profezia da consegnare al Ministero domattina, ma prima volevo che la vedeste anche voi…”

“Sai che non ho mai creduto a quella robaccia Silente…” disse Malocchio poco convinto.

“Neanche io non ci avrei creduto molto se non l’avessi vista venir pronunciata davanti a me…”

“E di cosa parla?”

“Dell’unico modo che abbiamo per sconfiggere Voldemort…”

Dorea e Moody lo fissarono sorpresi mentre Albus avvicinava loro il pensatoio.


Eccoci qui, sono riuscita a postare anche questa settimana. E così siamo arrivati alla profezia, che ne pensate? Se avete dubbi, domandi e perplessità non esitate a commentate (sono felice se commentate anche senza dubbi XD). il capitolo è un po' corto semplicemente perchè è nato dal tentativo di non mescolarlo con i festeggiamenti di Lily e James diamo un po' di pace ai futuri sposi!

Per quanto riguarda la prossima settimana, spero davvero di riuscire ad aggiornare anche perchè stiamo arrivando in periodo matrimoniale, se capite cosa intendo, ma giovedì ho una consegna quindi non prometto nulla...

E adesso sotto con le risposte delle vostre numerose recensioni ^^


  volimte  
Per il matrimonio abbiate ancora un attimo di pazienza il prossimo è tutto l'addio al celibato XD
Doveva essere una parentesi e mi ha preso un capitolo ^_^'''
  hermy101  
Grazie Hermy e continua a seguirmi, ci conto ^^
  Alohomora 
Ecco se tu ti sei commossa per il capitolo io mi sono commossa per la tua recensione... davvero mi ha fatto molto piacere riuscire a dare tanto, se pur dolorosamente a tanti.

Speriamo che nella Mappa del Paradiso ci sia qualche passaggio segreto, se capisci cosa intendo XD

Dorcas è una tosta punto XD

Alla prossima
  Julia Weasley  
Sono felice che Enif ti sia piaciuta nello scorso capitolo, in fondo ho pensato che anche lei lo conosceva da quando erano bambini e quindi è riuscita ad intuire qualcosa e ad agire di conseguenza...
Non so se sentirmi onorata di aver commosso così tanta gente o quasi dispiaciuta... ^_^'''
Alla prossima
  MissMartyPollen  
Ma ciao! Che piacere trovare nuovi recensori, sopratutto in quel capitolo a cui tenevo particolarmente.
Per l'addio al celibato ci sentiamo al prossimo capitolo e vedrai che combina quello scemo di Sirius... beh anche Remus e Peter tengono a precisare che ci hanno messo del loro e Lily ci tiene a dire che vorrebbe strozzarli... ma tutto ti sarà chiaro nel prossimo capitolo.

Spero di rileggere una tua recensione (anche cortissima non importa, anche bianca se vuoi XD) così so che mi segui.

Alla prossima


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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Una notte da leoni ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   Capitolo 12: Notte da leoni.

 

Oggi, 15 settembre ore 9:00, due ore prima del matrimonio

"Com'è possibile tu sia riuscito a perderli?" la voce di Black era annoiata, mentre, appoggiato sul ripiano della cucina di casa Lupin, osservava l'amico sollevare i mobili alla ricerca di qualcosa.

"Non li ho persi, ho dimenticato dove li ho messi..."

"Il prefetto perfetto che si dimentica qualcosa..."

"Al posto di star lì a criticare signor "Io-non-li-tengo-perché-li-perdo" perché non vai a vedere di là se saltano fuori? Abbiamo solo due ore per farli venir fuori"

"Ma mi sporco la giacca di polvere..."

"Il mio smoking a noleggio cosa credi stia pensando in questo momento?"

"Va bene... Va bene..." sbuffò Sirius, andando in camera da letto. Lo specchio infondo alla stanza gli restituì il riflesso di un uomo in smoking con la camicia nei pantaloni, la cravatta ben legata e il fiore all'occhiello.

"Per Morgan!"

"Che c'é? Li hai trovati?"

"No, sembro mio padre... Io non ci vado al matrimonio di James conciato così..."

"Mi sembra un po’ troppo tardi per cambiarsi..."

"Mi sembra anche tardi per perdere le fedi nuziali…”

"Sirius, sta zitto! Tu non sai cos'erano questi giorni..."

"Un'inferno, c'ero anche io, ricordi?"

 

Mercoledì 12 settembre, ore 11:00, 72 ore prima del matrimonio

“Mi arrendo, ci rinuncio… non mi sposo più…” disse James prendendosi la testa fra le mani.

“James, come tuo Usher ti ordino di non dire più queste sciocchezze e di metterti al lavoro!” ordinò Moony passandogli una tazza di caffè. “Ci manca solo da definire il menù da far cucinare agli elfi domestici che Enif ci presta dal Picco, le disposizioni dei posti a sedere, l’ordine di ingresso alla cerimonia, e la lista delle canzoni che volete che suoni la band che ha ingaggiato Sirius…” disse Remus contando le cose da fare con le dita.

“E non dimenticare il programma di stasera: oggi addio al celibato!” disse Sirius esaltato.

“E dite SOLO? SOLO? Ma come hanno fatto a sposarsi Alice e Frank…”

“Beh, loro ci lavoravano dalla fine della scuola…”

“Vuoi dire che è colpa mia, Peter? Per aver deciso di sposarmi dopo solo quattro mesi da quando gliel’ho chiesto?” disse James sull’orlo della crisi di nervi…

“Beh diciamo che avreste potuto cominciare a pensarci quattro mesi fa e non a tre settimane dal giorno delle nozze…” disse Sirius con ovvietà, sfogliando un menù grande come un libro di storia di magia.

“Prima c’erano i turni dato che Alice e Frank erano i viaggio di nozze… e insomma ci sembrava di avere tempo… io posticipo tutto…” disse James alzandosi da tavola.

“Fermo e piano! Uno: abbiamo già mandato a tutti gli inviti, quanti saranno un centinaio? Due: Abbiamo predisposto il piano di sicurezza per andare a prendere i genitori di Lily e sua sorella. Il lavoro per disdire tutto sarebbe maggiore di quello per portare a termine la cerimonia… quindi: adesso ti prendi una boccata d’aria, al menu ci pensiamo io, Peter e Sirius” i tre fissarono Remus sconvolti “ e poi te lo mostriamo, va a dormire un po’, non ti fai una dormita decente da mesi tra turni e preparativi, tu che dormivi fino a mezzogiorno se potevi… qui ci pensiamo noi…” disse Remus, passando una mano sulle spalle di James.

Erano tre giorni che tutto il loro tempo libero lo passavano a casa di Sirius a preparare questo matrimonio, erano tutti stanchi ma non potevano permettere che lo sposo perdesse la testa proprio in quel momento.

“Hai ragione Remus… non ti secca Sirius se vado a stendermi un po’ di sopra?”

“No, fai pure…” disse il moro

“Ah… Sirius c’è da andare a ritirare le fedi…”

“Ci vado io adesso non preoccuparti e poi le do a Remus sennò io le perdo…”

“Non dovete farle vedere a Lily le ho preparato una sorpresa… nell’incisione dentro intendo… quindi…”

“Ok, James, non preoccuparti, penso a tutto io…” disse Remus sorridendogli

“Grazie Rem… sapevo di aver scelto bene facendoti fare l’Usher…”

Quando James si fu allontanato, Sirius fissò scandalizzato Remus.

“Penso a tutto io? Rem anche tu hai un limite? Da quando non vedi Dorcas?”

“Due giorni, ma che c’entra? James avrebbe fatto davvero saltare tutto e Lily gli avrebbe fatto saltare la testa…”

“Ok, forse hai ragione…”

“E in più ero stanco di sentirlo disperarsi…”commentò Remus scrollando le spalle.

“Sei diabolico Moony…” I tre risero, poi Sirius si alzò…

“Vabbeh… vado a prendere le fedi prima che mi vada fuori dalla testa…”

 

Mercoledì 12 settembre, ore 16:00, 67 ore prima del matrimonio

“Io chiamo James e rimandiamo tutto…” Lily scese dallo sgabello su cui era in piedi a provare l’abito da sposa.

“Tesoro fermati…” disse dolcemente Dorea Potter

“Lily, ti prego…”

“Dai, sono orribile, non so come ha fatto piacermi questo vestito…” disse guardandosi di nuovo allo specchio.

“Il vestito si può modificare…”

“Non c’è tempo…”

“Lily, calmati… adesso prendiamo una bel caffè, mettiamo da parte il vestito e andiamo a Londra con le ragazze per l’addio al nubilato… domani pensiamo al vestito, magari domani ti piace…”

“Sai dicendo che sono lunatica?” Enif si tirò una manata sulla fronte

“Sto dicendo che sei esaurita… datti una serata di relax…”

“Ma domani dobbiamo pensare alle decorazioni, sai noi le decorazione i ragazzi il menù… noi gli abiti e a loro l’ordine della cerimonia…”

“Lily, c’è tempo calmati… e poi agli abiti ci abbiamo già pensato c’è solo da andare a ritirarli da madama McClan e si è offerta Dorcas di andarci… quindi dobbiamo solo pensare alle decorazioni…”

“E a questo schifo… disse indicandosi…”

“Domani viene mia madre per vederti i capelli…”

“Oddio… è vero! No, no… non ce la faremo mai! A che ora viene? No… chiamo James… posticipiamo di un paio di settimane…” Dorea prese Lily per le spalle.

“Lily tesoro fermati un secondo, respira e goditi la serata… tutto l’Ordine si è fatto in quattro per potervela regalare questa serata libera, venerdì è tutto predisposto per andare a prendere i tuoi genitori e Petunia, c’è anche un piano di sicurezza per sabato…”

“Come dire che devo obbligatoriamente sposarmi sabato?”

“Oramai credo di si, cara…”

 

Giovedì 13 settembre, ore 14:00, 45 ore prima del matrimonio

“Enif…Enif…” Enif strinse le palpebre rigirandosi nelle coperte.

“Ancora cinque minuti, mamma…” la donna che la stava scuotendo sorrise appena. La ragazza spalancò gli occhi.

“Mamma! Quando sei arrivata?”

“All’una… un’ora fa… Dorea ha detto che avete fatto le sei ma i preparativi non si svolgono da soli purtroppo…”

“Cavoli potevi svegliarmi subito…” Enif si alzò di scatto dal letto, quasi inciampano nella borsa che aveva abbandonato a terra.

“Divertite almeno?”

“Si… siamo andate a vedere un film babbano in un cinema… sai proiettano delle immagini su uno schermo enorme… adesso capisco perché il cinema piace tanto a Gideon e Fabian…” cominciò a dire la ragazza vestendosi di tutta fretta. “Poi siamo andate ad ascoltare un concerto… nulla di che… e poi siamo andate al castello di Bamburgh a vedere l’alba…”

“Siete state attente?”

“Siamo state delle perfette babbane fino a quando ci siamo materializzate a Bamburgh…”

“Ottimo… Lily come sta? Dorea è andata a svegliarla…”

“È nervosissima ieri ha addirittura proposto di posticipare il matrimonio…”

“AHHHH!!!”

L’urlo che arrivò dal piano di sotto le lasciò basite.

“Era Lily?”

“Già…” Enif sospirò correndo a controllare.

Lily era in lacrime in salotto davanti al suo vestito da sposa. 

“Lily che succede?” 

“Caffè…” singhiozzò indicando il vestito. Enif impallidì.

“Com’è successo?”

“Sono inciampata… io… io… è un segno non posso sposarmi…”

“Suvvia Lily non farla così tragica, chiamiamo Madama McClan e vedrai che rimette tutto a posto…” disse comprensiva Dorea passandole un braccio attorno le spalle.

“No, no è troppo tardi… non riusciranno a pulirlo in tempo e c’è ancora da pensare alle decorazioni del giardino e ai miei capelli… abbiamo dormito troppo… non sarà mai tutto pronto per sabato…” la rossa singhiozzò forte abbracciando la sua futura suocera.

“Non è vero… ci vuole solo un po’ d’organizzazione…” borbottò la Signora Potter dandole delicate pacche sulle spalle.

“Enif, chiama Alice e Dorcas, buttale giù dal letto se è necessario…” ordinò Dorea “Lily datti una ripulita così Felicia può vedere cosa fare di questa tua bella testolina. Io vado da Madama McClan…”

Lily annuì.

“E se non riescono a pulire il vestito…”

“Sciocchezze…”  disse Dorea prendendo il vestito “Al massimo resterò lì a minacciarli finché  non finiscono…”

 

Giovedì 13 settembre, ore 17:00, 42 ore prima del matrimonio

Remus era chinato su una lista di nomi, numerandoli secondo una pianta della disposizione del padiglione che in quel momento le ragazze stavano addobbando, o meglio sperava stessero addobbando. Ma ora la domanda sorge spontanea, se l’Usher si stava occupando da solo dei posti a sedere, che fine aveva fatto lo sposo?

Una bella domanda a cui Remus non aveva risposta, l'unica cosa che ricordava della sera precedente era le tonnellate d'alcool che avevano ingerito e Sirius dire: "Io non sopporto più questo sposo paranoico, chiudiamolo da qualche parte fino al matrimonio!".

Se fossero stati lucidi il problema non sarebbe sorto, avrebbero fatto un bello scherzo a James e dopo poche ore ci avrebbero riso su assieme, peccato non fossero sobri e non avessero la minima idea di dove avessero rinchiuso James e soprattutto perché nonostante l'alcool avessero avuto la lucidità di requisirgli la bacchetta.

Remus si prese la testa tra le mani, mentre quella protestava sonoramente.

Un gufo bussò alla finestra.

“Arrivo, arrivo…” disse alzandosi stancamente mentre la testa pulsava sotto il rumore creato dal gufo.

Il volatile, Remus lo riconobbe subito era il gufo di casa Potter… Moony sperò che Lily e Dorea non avessero saputo della scomparsa di James. Da una parte si sarebbero arrabbiate a morte dall’altra preoccupate a morte.

Abbiamo un problema…” così esordiva la lettera di Enif.

“Oh, fantastico…” sbottò Remus, il gufo stridette… “Ho capito, ho capito, non ti smuoverai di qui finché non avrò risposto…” disse il ragazzo al volatile mentre continuava a leggere la lettera.

Lily ha rovinato il suo vestito da sposa ed è in piena crisi isterica, la Signora Potter dice che probabilmente Madama McClan non glielo riuscirà a mettere a posto per non so quale ragione e quindi sta pensando ad un piano B. Io, Dorcas e Alice stiamo finendo con i padiglioni ma Lily è davvero fuori di testa, se James riuscisse a passare a rassicurarla andrebbe tutto bene… Riesce a passare un attimo?

“Oh certo, a sapere dov’è…” commentò Remus, massaggiandosi le tempie.

Prese carta e penna.

Scusa ma adesso non riusciamo siamo in grossi guai…”scrisse velocemente.

“Vola veloce, amico… e spera che nessuno venga a controllare…” disse  Remus guardando sparire il gufo.

Si voltò stancamente verso il tavolo.

“Forza Remus mettiamoci al lavoro!” si disse risedendosi.

Erano passati pochi minuti quando Sirius e Peter comparvero.

“Allora?” chiese Remus alzando gli occhi dalla lista che aveva finalmente finito di compilare, forse un po’ troppo frettolosamente ma non aveva molta voglia di pensarci in quel momento.

“Niente…”disse Sirius scrollando la testa e prendendo il foglio che Remus gli porgeva in modo da controllare se anche secondo lui i posti andavano bene.

“Dunque siamo partiti dall’ultima cosa che ci ricordavamo, ovvero dalla Testa di Porco…” disse Peter.

“E quindi?”

“Secondo Aberforth abbiamo ordinato una bottiglia di whisky a testa e poi sì, anche lui mi ha sentito dire di chiudere James da qualche parte… ma non sono stato così intelligente di dire dove…” sospirò Sirius “secondo me i posti vanno bene…” disse abbandonando la lista sul tavolo.

“Ha detto che siamo stati da lui fino a mezzanotte…”

“Quindi considerando che qui ci siamo svegliati all’una abbiamo tredici ore di buco…”

“La vicina ha detto di averci visto tornare cantando alle sette… e James non c’era…”

“Ok… quindi sei ore di buco… cosa abbiamo fatto in sei ore?”

“Non ne ho idea…” disse Peter mettendosi le mani in tasca. Il ragazzo fece una faccia strana tirando fuori una salvietta.

“Cos’è?” chiese Sirius, curioso.

“Un numero di telefono scritto con del rossetto su una salvietta…” disse Peter sbalordito.

“A parte il numero c’è il logo di qualche locale sulla salvietta?” chiese Remus, forse poteva essere una traccia.

“Volupté…” lesse Peter “Che diavolo è?” chiese poi guardando gli altri.

“Il club di cabaret più sexy di tutta Londra..” commentò Sirius.

I ragazzi lo fissarono.

“Che c’è? Io e James ci eravamo andati una volta un paio d’anni fa…”

“Ok voi andate a vedere io continuo qua… tocca all’ordine d’ingresso”

“Va bene a dopo!” detto questo i ragazzi si smaterializzano.

Remus si passò una mano sugli occhi, ma dove potevano aver chiuso James? Di certo era un posto che James non conosceva o da cui non ci si poteva smaterializzare… e di conseguenza un James con il dopo sbornia avrebbe aspettato il loro arrivo per evitare di spaccarsi… ma allora dove diavolo lo avevano lasciato?

Per un attimo l’idea che James potesse aver approfittato per scappare lo fece sorridere, sorriso che sparì subito dopo. Fissò incerto la pergamena davanti a lui.

“Spero davvero tu non ti sia cacciato in qualche guaio, amico mio…”

“Parli da solo adesso?” la voce di Dorcas lo fece sobbalzare.

“Non ti avevo sentita entrare…”

“Enif mi ha mandata a vedere come procede… diceva che eravate nei guai…” disse abbracciandolo stampandogli un bacio sulla guancia.

“Fino al collo… soprattutto se lo scopre Lily…”

“Avete bevuto così tanto che James si è sposato con un’altra ieri notte?” scherzò

“forse sarebbe meno problematico…” Dorcas lo guardò non capendo

“Mi prometti che non lo dirai alle altre?”

“Sarò muta come una tomba…”

“Abbiamo perso James…” Dorcas lo fissò un attimo.

“Cosa intendi dire con “Abbiamo perso James”?”

“L’abbiamo rinchiuso da qualche parte ma non ci ricordiamo dove… Sirius e Peter sono fuori a cercarlo e io vedo di finire i preparativi da solo…”

“C’è qualcosa che posso fare…”

“No, non serve, riusciremo ad uscire da questo casino…”

“Allora torno da Enif e mi invento qualcosa… Sicuro che non ti serve nulla?”

“No…no…” Remus parve pensarci un attimo “Aspetta c’è in effetti una cosa che potresti fare…”

 

Venerdì 14 settembre, ore 11:00, 24 ore prima del matrimonio

"Io non ce la faccio più ! Smetto di darvi retta e vado dir e tutto a Lily e Enif!" Dorcas era sul piede di guerra. Remus la guardò quasi implorante.

"Dorcas ti prego! Dacci ancora un'ora..."

"L'avete cercato per tutta la notte!"

"Ci manca un solo passaggio, abbiamo l'ultimo buco ovvero da quando abbiamo lasciato quella discoteca, che abbiamo visitato dopo il locale del cabaret, alle cinque a quando siamo arrivati qui..." Dorcas sembrò pensarci su.

"Vi do ancora un'ora poi vado a dire tutto a Lily! Anche perché tra due ore dobbiamo fare da scorta ai suoi genitori!"

Sirius annuì .

"Sentite dato che Remus ha finito con i preparativi direi di dividerci noi tre e poi di ritrovarci direttamente a casa Potter!" I ragazzi annuirono.

"Un'ora..." ricordò loro Dorcas.

"Si, Dory..."

"Black chiamami un'altra volta così  e tu al matrimonio di domani non ci arrivi!" Sbraitò la ragazza imbarazzata del nomignolo che solo sua nonna aveva il permesso di adoperare, ma sua nonna la chiamava anche caramella di conseguenza non faceva testo.

 

Venerdì 14 settembre, ore 12:00, 23 ore prima del matrimonio

Dorcas era arrivata sicura a casa Potter certa che avrebbe detto tutto d'un fiato che i ragazzi avevano "perso" suo marito. Ma le parole le morirono in gola quando vide Lily in lacrime.

"Che è successo stavolta?" chiese ad Enif, Lily era infatti così  tesa che bastava letteralmente nulla per farla piangere.

“È confermato... Madama McClan non riesce a rimettere in sesto il vestito per domani..." spiegò Enif

"E James non è neanche venuto sapendo che ero disperata!" disse Lily arrabbiata

"Ehm a proposito di James..." tentò un primo approccio Dorcas, ma in quell'istante entrò Dorea Potter seguita da un baule che fluttuava a mezz'aria.

"Ecco il mio piano B"

 

Sirius sbuffò , niente non aveva neanche un briciolo d'immaginazione, aveva guardato dappertutto. Certo se fossero stati ad Hogwarts sarebbe stato più  semplice come quella volta in cui l'avevano chiuso nella... No non era possibile... Gli avrebbero visti... Insomma.. con il cuore che batteva all'impazzata Sirius si affrettò a cercare Peter e Remus.

 

"Piano B?" chiese Enif fissando sorpresa la Signora Potter mentre apriva il baule e tirava fuori un abito da sposa.

Lily lo fissò: era color avorio, le spalline erano formate da una corona di piccole rose di stoffa, il corpetto era intessuto di piccoli cristalli e sotto dalla fascia sulla vita scendevano due ali di rose di stoffa che accompagnavano lo spacco della gonna superiore, quella intermedia era intessuta di piccoli brillanti che tessevano un motivo floreale e l’ultima, l’inferiore in pizzo sembrava ricoperta di gocce di rugiada.

"Ma da dove l'ha tirato fuori?" chiese sorpresa.

"Ho i miei contatti..." disse facendole l'occhiolino "Perché non lo provi?"

Mentre Lily sparì  a provare l'abito, Enif si voltò verso Dorcas.

"Che dicevi di James?"

 

"Mi è  venuto in mente quando ho ripensato alla volta in cui abbiamo chiuso James sulla Torre Ovest, lì  c'è solo l’ufficio di Vitius e quel vecchio sgabuzzino dove tengono le vecchie cose di astronomia e non ci va mai nessuno … anche Gazza non lo usa più  da secoli..."

"Stai dicendo che siamo entrati ad Hogwarts alle 3 del mattino? E nessuno non si è accorto di niente?" chiese Peter dubbioso.

"Infatti sono andato a controllare... Il mantello è a casa mia sai che James ormai non se ne separa mai... E nessuno conosce Hogwarts meglio di noi e soprattutto nessuno sa meglio di noi come entrare e uscire inosservato..."

"Che hai detto a Silente per lasciarci arrivare a mezzogiorno di venerdì  mattina?"

"Gli ho detto che dovevo parlargli urgentemente e che era una questione di vita o di morte"

"Saremo morti sul serio, ormai Dorcas avrà detto tutto a Lily..." disse Peter mentre arrancavano verso il cancello di Hogwarts.

"Ci sta aspettando al cancello..." disse Remus notando il preside al cancello.

"Credi si arrabbierà?" fu la domanda di Peter prima di raggiungere il Preside.

 

"Hanno fatto cosa?" Enif guardava Dorcas scandalizzata.

La signora Potter sentì solo il grido di Enif, dato che Dorcas aveva parlato sottovoce.

"Che hai da gridare Enif?" chiese Lily entrando nella stanza.

"Nulla... Lily sei un incanto!"

"Wow, è fantastico..."

"Dorea è meraviglioso, ma l'avrà pagato un occhio della testa... Non mi va di pesare così tanto..." "In realtà non l'ho pagato nulla..." le tre ragazze la guardarono non capendo.

"Ma è così sfarzoso, sembra quello di una principessa..."

"Deve essere sfarzoso l'abito da sposa di una Black." sorrise la donna. Enif la guardò capendo.

"Signora Potter quello è il suo!"

Lily fissò la suocera sorpresa mentre le si inumidivano gli occhi, si forse Enif aveva ragione doveva rilassarsi se non voleva piangere per tutta la cerimonia.

"Dorea io non so che dire..."

"Di che lo metterai domani, ne sarei felicissima, a me ha portato un matrimonio stupendo..."

"Vado a toglierlo prima che arrivino i ragazzi, saranno qui a a momenti per andare a prendere i miei..."

Enif e Dorcas si lanciarono uno sguardo allarmato.

"Lily c'è una cosa che dovresti sapere..." cominciò Enif.

"Me lo dici appena ritorno di la che non sento niente con questo vestito sulla testa..."

Dorea guardò preoccupata Enif e Dorcas.

"Che succede? Mica i ragazzi hanno combinato qualcosa? Non hanno ancora finito i loro preparativi?"

Dorcas si morse le labbra.

"Ecco..."

"Cosa dicevi Enif?" chiese Lily ritornando nella stanza.

"Che i Malandrini hanno..." ma Enif non riuscì a finire la frase interrotta dal campanello che suonava.

 

"Quindi vede professore probabilmente nella sbornia siamo venuti nel posto a noi più familiare..." stava finendo di spiegare Sirius mentre salivano verso la Torre Ovest. Silente aveva un sorriso divertito stampato in faccia.

"Mi stai dicendo, Sirius, che ieri notte alle 3 del mattino, usando il mantello dell'invisibilità  di James e il passaggio segreto che dal limitare della foresta proibita verso Hogsmeade porta alla base della Torre, siete entrati nel castello e avete rinchiuso il povero James nel sgabuzzino in cima alla Torre?"

"Esattamente Signore..."

"Ora mi spiego molte cose..."

"Scusi signore?"

"Filius credeva in qualche scherzo di Pix quando l'altra notte aveva visto ballare le armature del corridoio e aveva sentito ridere senza veder nessuno..."

I Malandrini si guardarono arrossendo. Quindi lo avevano fatto davvero...

Arrivarono velocemente alla porta, tentando di aprirla.

"Se è bloccata è un buon segno, no?" disse leggermente Peter. Ci misero pochi secondi a togliere il colloportus e quando l'aprirono il classico ronzio del muffiato li accolse.

"James?"

"Era ora! Quanto ci avete messo?"

"33 ore amico" fu la risposta sollevata di Remus

"Ecco 33 ore con un confezione di Cioccorane! Sto morendo di fame!" nonostante le occhiaie e la fame James sorrise allegro alzandosi dal secchio sul quale era seduto, forse da troppo tempo.

 

Enif si affrettò ad aprire.

"Siete in ritardo" disse scoccando uno sguardo gelido a Sirius.

"Ho come l'impressione che Dorcas ti abbia detto dello scherzo..."

"Sì, siete fortunati che non siamo riuscite a dirlo a Lily..."

"Quanto tempo manca prima che arrivino Gideon e Fabian per andare dagli Evans?" chiese James entrando in casa.

“Mezz’ora…”

“Mamma c’è qualcosa da mangiare?” chiese letteralmente correndo in cucina.

Dorea e Lily gli lanciarono uno sguardo. Le occhiaie cerchiavano gli occhi del ragazzo e la barba era sfatta, i capelli più in disordine del solito e…

“Ma è polvere quella che hai tra i capelli?”

“Sì, e credo anche qualche ragnatela…” disse passandosi una mano tra i capelli.

“Ma che diavolo ti è successo? Ti avevo chiesto di passare qui ieri perché ero in piena crisi isterica, dov’eri?” chiese Lily mentre il ragazzo apriva la dispensa alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

“Non vuoi davvero saperlo, vero?”

“In realtà comincio ad aver paura di saperlo…”

“Se vuoi chiedilo a quei tre io non mi ricordo granchè…” sorrise malandrinamente James. Sirius ghignò: ecco la vendetta di James scatenargli contro un uragano chiamato Lily. 

 

Oggi, 15 settembre ore 9:00, due ore prima del matrimonio

“Non ci sono Remus, rassegniamoci…” sospirò Sirius, quando tornò in salotto trovò Remus meditabondo. “Rem?”

“Sto pensando…”

In quel momento qualcuno si materializzò nella stanza. Dorcas fece la sua comparsa con il suo vestito da damigella.

“Salve, Enif mi ha mandata a vedere dove siete scomparsi, lo sposo ha bisogno di voi, lo sapete?” scherzò la ragazza. Remus la stava fissando imbambolato.

“Enif ormai ti ha schiavizzata…”

“Come damigella d’onore ci ha coordinato nei momenti peggiori della sposa…” scherzò la ragazza, guardando poi Remus.

“Che c’è? Sto male?” chiese muovendo leggermente il vestito azzurro. Remus non potè far altro che osservare la ragazza: la gonna scalata partiva poco sopra il ginocchio e scendeva a metà polpaccio nella parte anteriore, il corpetto era aderente e le piccole pieghe della stoffa creavano un insieme di onde orizzontali che si scontravano delicatamente con quelle verticali che le stringevano il seno.

“Credo apprezzi sai…” ridacchiò Sirius. Dorcas rise, passandosi una mano tra i capelli.

“Dovreste vedere Lily… è fantastica… comunque che ci fate ancora qui?”

“Sto cercando una cosa…” disse leggermente Remus forse un po’ imbarazzato per aver perso le fedi nuziali dopo aver perso lo sposo.

“Non ti sei dimenticato di avermi affidato le fedi cosicché non andassero perse nella ricerca di James, vero?”

Remus e Sirius fissarono la ragazza increduli, Sirius scoppiò a ridere.

“Credo davvero che questo matrimonio abbia stroncato anche te amico mio…” 

 

 


Eccomi qui avevo la paura di non riuscire ad aggiornare fino a mezz'ora fa quando ho finito il capitolo 15 ^^''' maledette consegne di progettazione urbanistica. Ma lasciamo stare:

Che ve ne pare di questo capitolo pre matrimoniale? Poverini sono tutti fuori di testa XD Come molti di voi avranno già intuito ho guardato una "Notte da leoni" prima di fare questo capitolo e se qualcuno non l'ha visto ve lo consiglio tantissimo XD (Anche la foto d'inizio cap è una scena del film photoshoppata XD)

Il Voluptè è davvero il club di cabaret più sexy di Londra, secondo le guide turistiche se volete darci un'occhiata lo trovate qui: Voluptè

Ora qualche nota : Qui potete trovare:
a. Il vestito da sposa di Lily
b. Le damigelle
c. Il vestito di Sirius  immaginatevi solo la cravatta in pan dan con le damigelle...
d. Quello di Peter e Remus

(James e Dorea ve li posterò con il prossimo così vi lascio in suspance XD)

Altra nota di servizio (la scrivo in rosso così tutti la leggono)  

Se volete restare sempre aggiornati su aggiornamenti, immagini, disegni, news e quant'altro, anche per chiedermi chiarimenti o per dirmi di ritararmi potete aggiungere Enif Icecrow sui vostri amici di facebook e poi mandarmi un messaggio da lì così saprò chi siete e vi manderò le varie news e aggiornamenti man mano che ce li ho ^^ Per chi è già tra i miei amici e non ha ricevuto notizia di questo aggiornamento vale lo stesso mandatemi un messaggio... non capisco più chi è chi nella lista degli amici @_@

e ora le recensioni!

sissi181  
Tranquilla sissi meglio corta che niente credimi almeno così so che mi seguite numerosi ^^                                                                                                        
  MissMartyPollen  
Diciamo che questo periodo è alquanto nebbioso, Silente dice che Severus riferirà della profezia a Voldemort quindi indirettamente condannerà Lily e James anche perchè se avesse saputo che Lily era incinta beh... allora è davvero cretino visto le paranoie che si è fatto dopo XD
Di conseguenza per fare qualcosa un po' particolare ho preferito lasciare tutto in suspance... anche per far lavorare Silente... sennò faceva subito due più due e non si divertiva XD

Che dici i Malandrini hanno soddisfatto le tue aspettative per questo capitolo?

  volimte  
Sono felice che il capitolo scorso ti sia piaciuto, Silente me lo immagino sempre pieno di pensieri che gli aggrovigliano il cervello... in realtà è il segreto della lunga vita tenere la mente impegnata ahah XD
Anche se devo ammettere che non l'ho invidiato a dar i colloqui a quelle pazze ciarlatane...
  Alohomora 
Mi piace la tua profezia, molto di più di quella di Sibilla.
Sono felicissima che Abe ti piaccia, alla fine è un po' lo stereotipo del vecchio locandiere medievale, quello che si fa i cavoli propri ma in realtà sa tutto di tutti XD
Spero che questo capitolo di cui avevi già avuto un assaggio ti sia piaciuto, alla prossima.
  Julia Weasley  
Dalla regia mi dicono che Severus ha già colpito purtroppo... vabbeh... lo faremo penare nei sensi di colpa in futuro... almeno quello...

Abe è Abe anche io lo adoro perchè lo vedo come l'unica persona che vede Albus come uno qualsiasi proprio perchè è suo fratello e non hanno dei trascorsi proprio piacevoli e nonostante tutto, litigate, nasi rotti e il resto dove sta? A Hosgmeade... insomma non ci sta a caso così vicino a suo fratello penso XD è un brontolone con il cuore d'oro.

Narcissa voleva uccidere Severus ma si sa non si può aver tutto dalla vita... 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Oggi sposi ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   Capitolo 13: Oggi sposi.

"Era ora dove eravate finiti?" chiese Enif arrivando loro incontro. Portava un vestito simile a quello di Dorcas: il colore e il tessuto era lo stesso ma era più lungo e se quello di Dorcas era senza spalle, l'unica dell'abito di Enif era decorata da una rosa di stoffa.

"Ma che bellissima damigella d'onore..." le disse Sirius

"Invece il testimone è in disordine come sempre..." disse la ragazza cercando di sistemargli la cravatta.

"Piccola credi la possiamo togliere? Con la cravatta sembro l'incarnazione di Orion Black..."

"Fa un po’ come vuoi... In effetti la cravatta non fa per te..." disse fissando attentamente l’abbigliamento del fidanzato.

"Che intendi dire?"

"Che sei il tipo da ultimo bottone slacciato..." ridacchiò la ragazza, "però questo sacrificio per James puoi farlo no? Già temevo in qualche vendetta dello sposo" aggiunse Enif  "a proposito andate da lui che è agitatissimo..." Sirius sbuffò rendendosi conto che Enif aveva perfettamente ragione, quella dannata cravatta se la doveva tenere…

"Lily come sta?" chiese Remus

"Meglio, anche se lancia degli sguardi dispiaciuti al coso babbano che le ha mandato Petunia come regalo..."

"Lo credo bene!" disse Dorcas con furore  "Se uno dei miei fratelli non si presentasse credo che si renderebbe conto che posso essere più terrificante di Lord Voldemort in persona!”

Enif sospirò “Lily l’aveva già detto che non sarebbe venuta, ma speravamo…”

“Ormai è inutile star qui a pensarci… è andata così…” disse Sirius leggermente.

“Ma lo sai… Lily non se lo merita…”

“Probabilmente sua sorella non meritava che Lily e James andassero al suo matrimonio…” sbuffò Sirius. I presenti annuirono, mentre sopraggiungeva Peter.

“Remus le hai trovate? James sta cominciando a chiedere dove sono finite le sue fedi…” disse trafelato, a parte la giacca che doveva aver lasciato da qualche parte, indossava lo stesso vestito di Remus.

“Mi ero dimenticato ti averle affidate a Dorcas…” disse Remus un po’ imbarazzato.

“Siamo messi bene…” sospirò Peter incredulo.

“Manca mezz’ora all’inizio delle “danze” ragazzi… mi sa che ci conviene affrettarci…” disse Sirius guardando l’orologio da taschino di zio Alphard che aveva tirato fuori per l’occasione.

“Si infatti…”

 

“I ragazzi sono quasi pronti…” disse Enif entrando nella stanza matrimoniale di casa Potter che Dorea aveva concesso alla sposa.

“Bene…” sorrise la signora Potter “se qui non ci sono problemi vado a tentare di domare i capelli di mio figlio…” ridacchiò “anche se so essere una causa persa…” disse facendo l’occhiolino a Lily che sorrise.

Daisy Evans teneva le mani sulle spalle della figlia, i capelli biondi erano in parte nascosti dal cappello coordinato con il vestito, che lanciava un velo d’ombra sugli occhi arrossati della donna.

“Sei bellissima amore…”

“Mamma sarà la ventesima volta che lo dici…” sospirò Lily sorridendo.

“La mia principessa è pronta?” chiesa il signor Evans entrando, indossava un abito grigio perla in tinta con quello della moglie e della consuocera.

“E’ già ora?”

“No ma dato che lo sposo è nel panico sono venuto a controllare che sia tutto apposto…” sorrise Harold. “Enif perché non vai a chiamare le altre damigelle che oramai sta per cominciare?”

Enif annuì, uscendo.

“Principessa, sicura di volerlo fare?” chiese il padre, un po’ spaventato. In fondo la sua bambina aveva solo diciannove anni e otto mesi, si ricordava ancora quando la prendeva sulle spalle per farle vedere meglio i fuochi d’artificio a Capodanno o quando le insegnava ad andare in bicicletta.

“Si, papà, sai per i maghi è abbastanza normale sposarsi presto…”

“Lo so… ma mi spaventa comunque… mi sembra ieri che ti portavo in braccio in camera mentre facevi finta di dormire solo per non dover fare le scale….” La voce dell’uomo era commossa, e Lily non poté far altro che sorridere, commossa a sua volta.

 

"Neanche oggi ci fanno il regalo di star giù" sbuffò Dorea passando una mano tra i capelli ribelli del figlio.

"Mamma lascia stare o poi sembrerà che abbia preso la scossa..."

"James-testa-fulminata-Potter" ridacchiò Sirius, chiamandolo con il nomignolo che gli aveva affibbiato durante i primi giorni di scuola.

Dorea sorrise.

"Vedi di non combinare disastri..."

"Mamma, cavoli non sono più un bambino... Le fedi le deve portare Peter all'altare, si ricorda vero?"

"L'hai chiesto venti volte..."

"Ero anche sicuro che Remus fosse l'unico che non le avrebbe mai perse, ma in effetti era prima che perdeste me..."

"Ce lo rinfaccerai per il resto della vita?"

"No, solo fino ai vostri addii al celibato allora sarò io a ridere..." Dorea sorrise.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, Enif fece capolino nella stanza.

"Remus mi ha detto che sono arrivati tutti, ho radunato usher, damigelle e cavalieri all'ingresso... Se volete cominciamo..."

"Si va... Non sono mai stato così agitato neanche alle partite di quidditch..."

"Diciamo che è la tua partita più importante, la tua coppa del mondo!" gli sorrise Sirius.

 

James neanche si rese conto di star sfilando tra due ali di persone.

"Enif, Dorcas e Alice hanno fatto un bel lavoro con i padiglioni questi "grappoli" di rose sono incantevoli" sussurrò Dorea cercando di mascherare la sua commozione.

"Mhmhm..." annuì James, troppo teso per rendersi conto dell'occhiolino che gli mandò Fabian.

Quando arrivò all'altare il celebrante gli sorrise, Dorea gli strinse la mano incoraggiante, James si mise quasi a ridire. Nonostante il contegno dignitoso, sua madre aveva gli occhi lucidi e le mani tremanti.

Mentre la madre si allontanava vide arrivare Peter con le fedi nuziali, l'amico in veste da paggio era seguito a breve distanza da Reyn e Nathan, seguiti da Alice e Frank, a quel punto c'era Remus con Dorcas, mentre a chiudere la fila c'erano Sirius ed Enif, James si disse che si vedeva la loro origine nobiliare nel modo in cui camminavano, James ebbe il tempo di pensare che poteva tormentare un po’ Sirius con questo, ma quando l’amico fu al suo fianco gli diede una pacca sulle spalle  dicendo “È fantastica,vedrai..."

Il ragazzo  riuscì solo ad alzare lo sguardo su Sirius e a scambiare un'occhiata con Enif prima che tutte le persone riunite all'interno del padiglione si voltassero verso l'ingresso. James guardò a sua volta rimanendo letteralmente folgorato. Una sola parola poteva descrivere Lily: un sogno ed infondo per James, che immaginava quel momento da quasi sette anni, era un sogno che si faceva realtà.

Lily gli sorrise radiosa, non le sembrava semplicemente vero, nove anni prima non avrebbe mai pensato che avrebbe sposato quel presuntuoso di un Potter, se doveva essere onesta nemmeno quattro anni prima.

Harold le strinse la mano prima di porgerla a James con un sorriso, anche il suo viso tradiva la commozione.

"Sei bellissima..." sussurrò James accompagnandola verso il celebrante

"Anche tu...." disse lei affascinata “Se tua madre non mi avesse regalato il suo vestito da sposa credo sarei scappata a gambe levate…”

“A te sta meglio che a mia madre…”

“Sei di parte…”  si sussurrarono mentre il mago del ministero dava inizio alla cerimonia.

Restarono in silenzio lanciandosi occhiate silenziose temendo di distrarsi e di perdersi le parole del celebrante ma nonostante ciò la formula nuziale li prese di sorpresa.

"Vuoi tu James Charlus Potter prendere Lily Evans come tua sposa, per amarla, onorarla, e difenderla?"

"Lo voglio..." e James si perse negli occhi verdi della donna che amava, si disse che avrebbe passato tutta la vita così.

"E vuoi tu Lily Evans prendere James Charlus Potter come tuo sposo per amarlo, onorarlo e sorreggerlo nei momenti difficili della vita?" Lily restò un attimo in silenzio e James ebbe il terrore che dicesse di no e scappasse via proprio come nel sogno che aveva fatto quella notte

"Si..." riuscì a rispondere Lily con voce tremante, non era incertezza la sua, ma troppa felicità.

"E voi amici e parenti volete dare la vostra amicizia e il vostro supporto a questa giovane coppia che si unisce in periodo, ahimè duro?"

"Si lo vogliamo!" fu il coro unanime in cui James fu certo di sentire risuonare soprattutto le voci dei suoi amici più cari.

“Guarda cosa c’è scritto dentro l’anello…” sussurrò James a Lily, la ragazza lo guardò non capendo, si tolse una attimo la fede dal dito cercando di non essere vista.

Anche nelle tenebre perché tu sei la mia luce. James” Lily sorrise

“Non dovevamo metterci solo i nostri nomi?”

“Volevo farti una sorpresa, signora Potter…” sorrise il ragazzo, rimettendole l’anello al dito.

 

Alcuni minuti dopo il padiglione fu riempito di tavoli e sotto le disposizioni di Remus tutti trovarono i propri posti. Su un tavolo più grande al centro sedevano gli sposi assieme ai loro genitori. Daisy non era riuscita a trattenersi e le lacrime che le avevano offuscato la vista durante la cerimonia avevano lasciato alcune piccole sbavature sul trucco.

"Dai tesoro cosa sono quegli occhioni gonfi, è un giorno di festa." scherzò Harold

"Stai zitto, Harry!" lo rimbeccò la moglie "tanto ho visto che stavi per piangere anche tu!"

I commensali risero.

“Volevo fare i miei auguri agli sposi!" ridacchiò Alastor Moody avvicinandosi.

"Alastor!" lo salutò Dorea, mentre James si alzava ad accettare la stretta di mano del suo mentore. I signori Evans guardarono l'uomo un po’ scioccati dalle numerose cicatrici e forse anche un po’ da kilt che portava l’uomo.

“Mamma, papà vi presento Alastor Moody il miglior Auror del Ministero!" disse Lily.

"Quindi è un tuo superiore, James ..." disse Harold, poi si rivolse a Moody "Me lo tenga d'occhio..."

“È quello che cerco di fare, ma questi ragazzi hanno fegato da vendere e uno spirito d’intraprendenza niente male, non mi stupirei che in futuro sia uno di loro a mettere fine a questa guerra…” disse il vecchio Auror, James lo guardò sorpreso, sapeva che Moody riponeva fiducia in loro ma credeva fosse per il semplice fatto che erano stati addestrati da lui, si sentì lusingato.

“Dorea, posso parlarti un attimo?” disse poi Alastor approfittando dell’arrivo di niente popò di meno che il professor Slughorn che Lily aveva insistito per invitare.

“Ci sono problemi?” chiese Dorea alzandosi e allontanandosi velocemente dal tavolo in modo che James e Lily non potessero sentirli.

“No, tranquilla i sistemi di sicurezza reggono e tutti quelli che sono qui sono chi devono essere… non era di questo che volevo parlarti…” Dorea guardò il vecchio amico.

“Sei sicura di star bene? Forse gli altri non se ne rendono conto ma stai tremando come una foglia e…”

“Alastor non preoccuparti è solo l’agitazione e… sì, sto pensando a cosa si sta perdendo Charlus…”

“Dory?”

“Davvero non preoccuparti…”

“Comunque c’è un’altra cosa… credi che dovremmo dirglielo?”

“Di cosa stai parlando?”

“Della profezia… Sia i Paciock che James… insomma se decidessero di avere dei figli…”

“Si sono appena sposati Alastor!” disse quasi scandalizzata “Il bambino della profezia dovrebbe nascere tra dieci mesi… non credo possa accadere…”

“Se lo dici tu…” Alastor fece una alzata di spalle.

“Si dico… Alastor almeno per oggi non voglio nemmeno sentir parlare dell’Ordine…”

“Sarò muto come un pesce…”

“Grazie…”

Dorea tornò al tavolo giusto in tempo per sentir decantare dal professor Slughorn le doti di pozionista di Lily ai suoi genitori che ignari ascoltavano.

“Ho perfino proposto a Lily di prendere il mio posto come insegnate ad Hogwarts ma purtroppo non ha accettato…” Daisy osservò la figlia stupita.

“Ho solo detto che ho troppa poca esperienza per prendermi una tale responsabilità ma non lo escluderei in futuro…” glissò Lily “anche perché il lavoro dell’insegnante lascia poco spazio alla famiglia…” Dorea lanciò uno sguardo a James e Lily.

“Ma non mi direte che volete subito avere dei figli, anche se sarei onorato di insegnare al figlio di Lily…” disse il professore.

James e Lily si lanciarono uno sguardo e James passò un braccio intorno alle spalle della moglie.

“Beh, non abbiamo nulla in programma ma non vorremmo neanche aspettare troppo in fondo con i tempi che corrono…”

“Si, si certo… in effetti la vita è molto precaria in questo momento…”

“Professore la prego di non spaventare più di così i miei genitori!” disse Lily ridendo anche se in effetti credeva che le parole di Slughorn stessero in effetti spaventando i suoi genitori.

“Ma certo, ma certo, beati babbani! Almeno voi potete dormire sogni tranquilli…”

“Professore…”

“Oh… certo ma infondo la situazione non è così critica…” disse Slughorn accorgendosi che in effetti non stava di certo aiutando Lily, detto questo salutò e se ne andò.

“La situazione non è così critica come diceva il professore vero?” chiese Daisy preoccupata.

“No, mamma non preoccuparti… non vedi non abbiamo guardie alle porte e gli Auror che sono qui sono solo colleghi di James…” rassicurò la ragazza. Daisy e Harold vollero crederle anche perché se così non fosse stato non avrebbero potuto più chiudere occhio la notte stando in pena per la loro figlia minore.

“Credo sia ora del mio discorso…” disse Harold alzandosi in piedi ed attirando l’attenzione degli inviati.

“Buon giorno, mi hanno detto che ci aspetta un ampio e buon pranzo e quindi non mi dilungherò troppo anche perché comincio ad aver fare…” scherzò Harold per attirare l’attenzione della gente, per quanto tutti fossero stati molto gentili si sentiva un po’ in minoranza, lui e sua moglie erano gli unici babbani presenti, ora cominciava a capire come poteva sentirsi sua figlia in quegli anni. La gente rise alla battuta.

“Non conosco molto il vostro mondo, quello di mia figlia, per poter fare un discorso completo, ma sono onorato di sapere che la mia Lily è amata da così tanta gente nonostante sia nata al di fuori di tutto questo… sono stato orgoglioso di mia figlia da quando ha fatto il primo passo e non so se sarei mai in grado di spiegare che gioia e che orgoglio mi diede sapere che la mia “principessa” era speciale, era un strega… l’ho vista allontanarsi da noi come giusto che sia anche perché noi non eravamo capaci di comprendere appieno la realtà in cui vive, eppure ogni volta che la vedo, nonostante le difficoltà che so che il vostro mondo sta passando, mi parla di voi con un sorriso sulle labbra. E per quanto non sappia come si crea una pozione o si lancia un incantesimo… ho detto bene?” aggiunse guardando Lily che annuì commossa “mi rende un padre felice sapere c’è e ci sarà qualcuno al fianco della mia bambina in questo mondo che a me e a mia moglie è stato negato. James, la prima volta che ti vidi avevo in mente le continue lamentele che Lily aveva fatto su di te quando eravate più piccoli, ma il ragazzo, l’uomo che ho visto mi ha conquistato subito…” James sorrise quasi imbarazzato. “Trattala bene la mia principessa…”

“Ci può contare, signor Evans…”

“E ora voglio proprio vedere che mi date da mangiare!” scherzò Harold “perché non so se lo sapete ma il folklore babbano, ho detto bene? Babbano?” Lily annuì ancora ridendo, sapendo già dove voleva andare a parare il padre “mostra maghi e soprattutto streghe banchettare con occhi di rospi, ali di pipistrello e quant’altro…”

I presenti risero

“Dalla risata presumo non sia ciò che troverò nel piatto e questo mi tranquillizza non poco…”

“Harry…” lo richiamò la moglie quando si fu seduto.

“Si?”

“Potevi risparmiartela la battuta sul pranzo…”

“Ma perché? Infondo mi sono auto criticato dicendo che noi babbani non sappiamo niente…” rise Harold.

 

Il pranzo proseguì gioioso, Sirius, Enif, Remus, Peter e gli altri ragazzi erano ormai fissi al tavolo degli sposi.

Sirius stava parlando di automobili e motociclette con il signor Evans.

“Sa signor Evans, all’inizio cominciai ad appassionarmi ai babbani solo per fare dispetto ai miei genitori che sono tra quella schiera di persone che crede che un babbano sia inferiore ai maghi, gente che onestamente a mio parere non merita neanche di allacciarvi le scarpe… ma poi ho visto una rivista di motociclette e lì mi sono innamorato…”

“Enif tu lo sapevi?”

“Certo, contendo il cuore di Sirius con la motocicletta… lo so, ma devo dire che fa un bel effetto quell’aggeggio…”

Tutti risero.

“James, Lily…” Gideon e Fabian si avvicinarono “Ci dispiace davvero ma ora dovremmo andare, come sapete siamo di turno ora…”

“Figuratevi, grazie comunque di essere venuti…” sorrise Lily alzandosi e abbracciando i gemelli.

“Ci vediamo a lavoro James, Lily” e così dicendo i due se ne andarono.

“Che ne dite di aprire le danze?” chiese Frank, vide James rabbrividire.

“È proprio necessario?”

“Beh se vuoi puoi fare prima il tuo discorso…”

“Certo che si!” disse James, felice di ritardare almeno di qualche minuto quella che riteneva sarebbe stata una figuraccia totale.

“ Signori lo sposo sta per parlare!” Disse Sirius per attirare l’attenzione degli invitati, che sazi cominciavano a voler ballare pure loro.

“Grazie Sirius, ma ce la facevo da solo” rise lo sposo alzandosi in piedi. “Innanzitutto vi ringrazio di esser venuti al mio matrimonio nonostante siate stati invitati solo un mese fa…” rise James “vi dico che questa impresa ha messo davvero alla prova la nostra sanità mentale…” Lily lo guardò poco convinta “Ok… dallo sguardo di mia moglie capisco che per una volta devo essere serio, di conseguenza non mi dilungherò molto anche se vorrei per non aprire le danze…” seguì un’altra risata generale. “Scherzi a parte, fino a due anni fa non credevo che avrei potuto chiamare moglie una donna stupenda come Lily, e onestamente ho temuto fino all’ultimo che fosse un sogno e che quando fossimo arrivati sull’altare mi sarei risvegliato sedicenne nel mio letto a baldacchino ad Hogwarts. Lo ammetto sono stato abbastanza odioso in molti anni e non le ho dato motivo di pensare bene di me per molto tempo… quindi non so neanche come spiegarvi come mi sento… mi ero preparato un bel discorso ma me lo sono dimenticato e… lo definirei davvero un sogno che si realizza essere qui, in compagnia di persone fantastiche, a festeggiare il mio matrimonio, mio e di quella meravigliosa creatura che ha avuto la pazienza di accogliermi al suo fianco. Ti amo Lily…”

“BACIO!!!” gridò qualcuno degli invitati, e il fotografo, un vecchio amico di Dorea, si avvicinò.

Lily sorrise alzandosi in piedi, un po’ imbarazzata, James le appoggiò le mani sui fianchi sorridendo malandrinamente, la strinse a se baciandola dolcemente. Il gesto fu seguito da applausi e fischi.

“Bene e ora credo proprio che apriremo le danze…” disse James un po’ rassegnato.

“Ancora un attimo, c’è una cosa che devo dire anche io…” disse Dorea alzandosi “Volevo darvi il mio regalo, anche perché è molto importante…” disse la donna porgendo loro una piccola scatola, sembrava quella di un gioiello o qualcosa di simile.

“Mamma?”

“Cosa aspettate, apritela…”

Lily e James si scambiarono un’occhiata aprendo insieme la scatola, tutti gli invitati restavano in silenzio con il fiato sospeso. All’interno della scatola c’era una chiave.

“Mamma, cosa?”

“È la chiave di casa, o meglio della vostra casa… ho preso un piccolo cottage dall’altra parte di Godrick’s Hollow vicino a casa di Bathilda…”

“Ma…”

“Niente ma, James…” disse la donna in tono autoritario “ad una giovane coppia serve privacy cosa impensabile con una suocera in casa…”

“Signora Potter…” Lily la guardò sorridendo commossa, abbracciò la donna di slancio “ha fatto così tanto per me… mi ha accolta quando da Enif non eravamo più al sicuro, mi ha dato il suo vestito dopo che il mio è andato rovinato e adesso la casa…grazie!”

“Trattamela bene la vecchia casa, guarda che verrò a controllare, sei tu la donna di casa adesso!” scherzò la donna. Lily sorrise radiosa.

“Non si preoccupi!”

James abbracciò la madre.

“Sicura che non ti sentirai sola?”

“Non preoccuparti e in caso farò quattro passi e andrò a trovare Batty o voi…”

James sorrise, prese poi Lily per mano

“Apriamo le danze allora?”

 

Il pomeriggio passò tra musica e balli, era quasi l’ora della torta e del brindisi quando si unì a loro anche Albus Silente, il professore infatti aveva potuto lasciare la scuola solo per quell’ora.

James lo accolse calorosamente, forse un po’ brillo ma al settimo cielo.

“Professore! Finalmente è arrivato… il professor Slughorn ci aveva detto che sarebbe arrivato in serata…”

“Ti vedo bene James, Lily cara sei radiosa…”

“Grazie signore…”

“È arrivato in tempo per la torta… e… il brind…”

“Signori e signore un attimo d’attenzione!” disse Sirius alzandosi in piedi sulla sedia, il ragazzo era evidentemente come tutti un po’ brillo, infine si era tolto la cravatta e sbottonato il primo bottone della camicia sotto lo sguardo di approvazione di Enif che cominciava a credere anche lei che Sirius assomigliasse troppo ad Orion con quella cravatta.

“Volevo proporre un brindisi mentre sta arrivando la torta dato che si è aggiunto a noi anche il professor Silente…” in quel momento su un tavolo vuoto accanto al loro comparve una maestosa torta, Lily si portò le mani alla bocca sorpresa: i quattro piani della torta erano glassati e decorati da piccole rose color avorio e in cima c’erano lei e James ma non in abito da sposi ma bensì con gli abiti che avevano al matrimonio di Petunia ovvero quando si erano messi assieme.

“James è…”

“Questa è opera di Enif non mia…” disse James commosso a sua volta, non si aspettava quella decorazione a sorpresa.  

“A proposito di Enif, ma lei e Remus sono spariti da quasi mezz’ora o sbaglio?”

“Bene, signori adesso ci siamo davvero tutti! Ecco la nostra ultima invitata…” disse Sirius. Lily e James si voltarono sorpresi. Enif e Remus stavano venendo da loro e dietro c’era Petunia. Quando furono una di fronte all’altra, Petunia la guardò nervosa.

“Ho pensato che almeno per la torta avrei potuto venire… in fondo tu hai sopportato i miei di invitati pur essendo una strega…” Lily l’abbracciò.

“Grazie Petunia!”

“Ringrazia i tuoi amici che sono venuti a prendermi a forza…” Lily guardò Enif e Remus e sorrise a loro .

“Bene ora che ci siamo tutti, come testimone posso fare il mio discorso…” disse Sirius sorridente, mentre gli sposi, e gli ultimi arrivati si avvicinavano al tavolo nuziale.

“Me lo sono scritto quindi preparatavi…” scherzò Sirius tirando fuori un paio di pergamene “cos’è quella faccia Peter? Lo so, ho scritto più cose per questo matrimonio che per un tema a scuola… comunque…” si schiarì la voce, tentò di leggere aggrottando le sopracciglia “o chi se ne importa!” disse buttando via i fogli “non sono nemmeno capace di leggere la mia scrittura e dato che ci ho messo tutta la notte qualcosa ricorderò…” tutti risero, Enif scosse la testa incredula: Sirius era sempre dannatamente Sirius.

“James, Lily, mi ricordo il giorno in cui vi incontrai la prima volta… eravamo sull’espresso di Hogwarts e Lily si era seduta nel nostro scompartimento per un po’, prima che io e James la facessimo arrabbiare. La prima cosa che ho pensato di Jame stata “questo mi fa ridere” mentre quello su Lily… beh… ho pensato che “questa qui mi darà delle grane”… devo dire in effetti che me ne ha date parecchie… ha fatto impazzire per amore il mio migliore amico quindi immaginate…” gli invitati risero “…quando dopo anni James riuscì finalmente ad avere un rapporto umano con Lily devo dire che mi ero preoccupato un po’, credevo che volesse portarmi via mio fratello e invece ho solo vinto una sorella…” disse il moro facendo l’occhiolino agli sposi che risero “tutto questo è per dire che ve la meritate la vostra felicità e qualsiasi cosa accada io sarò al vostro fianco per aiutarvi… Vi voglio bene, ragazzi…”

Tutti applaudirono mentre Sirius sceso dalla sedia si prendeva delle sonore pacche sulle spalle da parte di James.

“E ora la torta!” trillò Peter porgendo coltello e paletta agli sposi.

 

Mentre stavano finendo di mangiare la torta Sirius si alzò, correndo in giro a recuperare tutte le ragazze presenti.

“Signore preparatevi per il lancio del bouquet!” disse strattonando Enif che non era molto convinta.

“Dai piccola…”

“No mi vergogno…”

“Cammina…”

Lily spintonò Enif

“Dai Eny!”

Alla fine il testimone riuscì a radunare al centro della pista da ballo tutte le ragazze e le donne non sposate presenti.

Poi prese per mano la sposa portando anche lei al centro, tornò da James.

“Posso la cravatta?” chiese sfilando la cravatta allo sposo e usandola per bendare Lily

“Dai Sirius…”

“Su Lily, così siamo sicuri che non miri… ora resta qui…” poi tornò dalle ragazze le mescolò tra loro cambiandole di posizione. Tra di loro spiccavano Enif, Dorcas e Reyn nei loro vestiti da damigelle.

“Perfette! Restate così!”

Poi corse da Lily facendole fare alcuni giri su se stessa.

“Sir, sono già ubriaca abbastanza…”

“Non mi fido della cravatta di James…” spiegò Sirius, fermandola in modo tale che desse la schiena alle ragazze .

“Ora lancia indietro, se lanci in avanti lo prende James il bouquet…” la prese in giro il ragazzo.

Lily lanciò indietro il bouquet poi si tolse la cravatta dagli occhi, curiosa di vedere chi avesse preso il Bouquet, quasi si dispiacque di non vederlo tra le mani di Enif.

“Nate, devi darti una mossa allora!” rise Frank Paciock dando una pacca sulle spalle al “collega” dell’Ordine, che in tutta risposta arrossì.

“Un ballo ai prossimi sposi!” propose Sirius andando a trascinare Nathan sulla pista da ballo, pensò che se il bouquet lo avesse preso Enif non avrebbe mai proposto una cosa simile… ma in fondo non era lui ad essere imbarazzato a morte.

“Black potrei ucciderti in questo momento sai?”

“Lo so…” ridacchiò Sirius mentre trascinava Reyn da Nathan mentre i musicisti per l’occasione suonavano un lento.

 

▀■▪■▀

 

Era notte inoltrata quando gli ultimi invitati se ne andarono, gli sposi rimasero circondati dagli amici di sempre e dai loro genitori.

“Se ne sono andati tutti?” chiese Lily a Dorcas che stava tornando dall’ingresso dove aveva accompagnato Reyn e Nathan.

“Sì…” disse la ragazza sorridente, per un breve istante aveva sperato di prendere lei il bouquet ma forse serviva più a Reyn, stava così poco in Inghilterra a suo parere, che Nathan doveva darsi una mossa prima di perderla.

“Oh, grazie al cielo!” sbottò Lily levandosi le scarpe, gesto che fece ridere un po’ tutti. Petunia li stava guardando in silenzio. “Mi stavano uccidendo…”

Sirius si guardò attorno, Enif camminava poco più in là raccogliendo le ghirlande di rose che erano cadute dal padiglione, la raggiunse.

“Ehi, piccola…”

“Ciao…”disse, guardando il cielo trapuntato di stelle. 

“Stanca?”

“Un po’, frastornata dovrei dire… nonostante tutto non sono molto abituata a così tante persone…” sorrise un po’.

“C’è qualcosa che non va?” chiese vedendola giù di tono.

“No…no…. È solo…” guardò appena le rose che teneva in mano, e Sirius capì.

“Avresti voluto prendere tu il bouquet di Lily, vero?” chiese, conoscendo già la risposta.

“Sì, ma infondo che importa… è solo un mazzo di fiori no?” disse, Sirius lesse molto di più in quel finto sorrido che lei gli fece. Si disse che forse avrebbe dovuto prendere coraggio…

“Sai, pensavo che con calma… quando la guerra si sarà un po’ attenuata… sì, insomma…”cominciò impacciato. Lei gli sorrise davvero.

“Tranquillo non c’è fretta!” gli disse stampandogli un bacio sulla guancia “è solo che era il bouquet della mia migliore amica… non ce ne sarà un altro… ci tenevo per questo… tutto qui…” disse con un alzata di spalle “sono una bambina…” ridacchiò poi.

“Io vedo solo una splendida donna…”

“Tu sei di parte…” risero, finché James non li raggiunse.

“Accompagniamo Petunia e i genitori di Lily a casa?”

“Si… meglio che andiamo… è così tardi che tra poco sarà presto…” disse Sirius.

“Torno in attimo e poi andiamo a casa…” disse baciando Enif ed allontanandosi con James. Enif sospirò facendo ondeggiare i fiori.

“In fondo era solo un mazzo di rose…”

 

 


Eccoci qui, oggi aggiorno un po' prima perchè stasera parto per Lucca e torno lunedì notte, di conseguenza spero che ci sentiremo giovedì prossimo con l'aggiornamento sennò tra due giovedì ci sarà di sicuro... dipende da quanto riuscirò a scrivere in questi giorni e se giovedì prossimo c'è lezione...

Come promesso ecco qui qualche immagine tutta per voi
a. Un piccolo scraps che vi regalo dato che non ho avuto il tempo di fare un disegno serio
b.Il vestito dello sposo
c. Il vestito delle consuocere

La descrizione di un matrimonio all'Inglese l'ho trovato da un blog e mi ha sopratutto colpito il fatto che anche gli invitati partecipano alla cerimonia con il loro LO VOGLIAMO e figuriamoci se non ce lo mettevo...

Immagino che molti di voi si sarebbero aspettati che il bouquet lo prendesse Enif, se devo essere onesta sono stata indecisa fino a tre minuti prima di scriverlo e ho cambiato la scena una ventina di volte... poi hodetto che sarebbe stato banale se l'avesse preso Enif e quindi ecco che arriva la nostra casa scandinava XD
Un avverto con il prossimo capitolo si cambia molto i toni... quindi preparatevi...

Ed ora rispondiamo alle vostre gradite e numerose recensioni ^^ Dicendo innanzitutto che sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto così tanto.
  volimte  
 Felice di averti fatta rotolare dalle risate ehehehe spero che questo capitolo non sia risultato troppo sdolcinato ma tutti volevano dire la loro....
  sissi181  
Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto molto, per i vestiti comincio cercando in tutte le lingue possibili un vestito come ricerca immagini, comincio con una idea in testa e cerco finchè non trovo qualcosa che mi aggradi XD (ci metto anche ore a volte...)
  glumbumble  
Che vuoi che ci faccia mica potevi servirvi tutto subito XD Dorcas non i scompone semplicemente perchè lei avrebbe combinato di peggio XD
  MissMartyPollen  
Ho rispiarmato ai ragazzi la sfuriata di Lily semplicemente perchè credo che gli ha letteralmente sbranati una scena troppo "cruda" per questi schermi eheheh
  Julia Weasley  
Credimi credo che sia il capitolo che ho scritto nel più breve tempo possibile, ho scritto tutto di getto, quindi oltre che la lettura anche la scrittura è stata frenetica. Alla fine non so se l'ho detto lo scorso capitolo ma ho scelto Hogwarts semplicemente perchè mentre scrivevo il capitolo nel pezzo in cui Remus si chiede dove hanno perso James mi sono resa conto che se fosse stato in un punto in cui avrebbe potuto smaterializzarsi sarebbe tornato e quindi ho smesso di scrivere ho guardato il monotor e ho ditto "Sirius dove cavolo hai messo James?"  XDDD
  Alohomora  
Figurati se i malandrini potevano perdere "solo" le fedi...
Sai James non ha preso solo da Charlus, Dorea ha avvisato la nipote (già ricordiamo che Walby è sua nipote) che ha dato il nobile vestito a sua nuora che è una nata babbana nel tentativo di togliersela dai piedi... chissà forse è per questo che è morto Orion... beh non ancora almeno...
Peter me lo vedo puccioloso tipo pulcino di pinguino XD
Spero di non averti fatto commuovere troppo.
Alla prossima.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Lorrimore Road ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   

                   Capitolo 14: Lorrimore road

Lily venne svegliata dall'insistente strillare del campanello. Si voltò verso James che scocciato stava borbottando qualcosa del tipo “Ma non lo sanno che ci siamo sposati ieri...”. La ragazza ridacchiò mentre si alzava stancamente dal letto. Indossò la vestaglia dando un bacio sulla tempia al marito.

“Vado a vedere chi è...”

“Prendi la bacchetta non si sa mai...”

“Non preoccuparti ce l'ho qui...” disse sventagliandogliela davanti agli occhi. Il campanello al piano di sotto continuava a suonare.

“Arrivo!” strillò, ecco in quel momento avrebbe preferito che Dorea, piuttosto che organizzarsi un trasloco di nascosto per lasciarli da soli già alla prima notte di nozze, fosse rimasta, sarebbe stato divertente vederla sbraitare contro chi era stato così folle da tirarla giù dal letto.

Lily si strinse la vestaglia addosso scendendo le scale. Dalla mezza luna vetrata della porta d'ingresso intravedeva un paio d'ombre.

“Chi è?”

“Lily, siamo Fabian e Gideon...”

“Ehi! Quanto manca alla nascita del vostro ottavo nipote?” chiese con la frase che avevano concordato assieme.

“È il sesto...” disse Fabian

“E Ronnie nascerà ai primi di Marzo...” aggiunse Gideon.

“Grazie a Dio siete voi...” disse Lily aprendo la porta. I due Auror erano pallidi e il sorriso di Lily s'infranse.

“È successo qualcosa?”

“James dov'è?”

“Di sopra...” Fabian scansò Lily marciando verso le scale, Gideon stava per seguirlo ma Lily lo fermò.

“Gideon che succede?” il giovane abbassò lo sguardo.

 

Fabian entrò come un treno in camera da letto sorprendendo James mentre s'infilava una maglietta.

“Ti do dieci minuti, poi dobbiamo essere a Londra...”

“Quando fai così assomigli tremendamente a Malacchio, sai? Che succede?”

“Ordini di Alastor, ci vuole sulla scena così da avere uomini fidati...”

“Fabian cosa?”

“Due persone sono state uccise stanotte...” James si fermò con un paio di calze in mano osservandolo.

“Li conosciamo?” il rosso non rispose lasciando la stanza ad occhi bassi “Fabian...”

 

Lily indietreggiò di qualche passo dopo aver appreso la notizia da Gideon, gli occhi le si inumidirono mentre portava una mano alla bocca per trattenere un singhiozzo.

“Stai scherzando... ma come è... come è possibile? La casa era sotto la protezione del Ministero...”

“Non lo sappiamo, è per questo che Moody ci vuole lì...”

“Ho avvertito James...” disse Fabian entrando nella stanza “Lily forse è meglio che raggiungi Enif da Lupin, ci dovrebbe essere anche Dorcas... Frank è andato ad avvertire Sirius...” la ragazza annuì. Fabian guardò l'orologio sbuffando.

“È di nuovo indietro di due minuti...”

“Se smettessi di sbatterlo ovunque...” lo rimbeccò il fratello mentre James li raggiungeva.

“Volete dirmi esattamente cosa succede, chi è stato ucciso?”

“Non abbiamo tempo... dobbiamo essere lì prima che Barty chiami altri agenti, non sappiamo più di quali colleghi fidarci...” spiegò Fabian spingendolo verso la porta “Intesi Lily, vai da Lupin...”

“Si, vado...”

“Volete almeno dirmi dove dobbiamo andare?”

“Al 94 di Lorrimore Road...” James trasalì, conosceva quell'indirizzo.

 

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Le case a schiera di Lorrimore Road parevano lugubri quella mattina a Sirius: tutte uguali, con i loro mattoni antico conero, le verande delle cucine bianche e le decorazioni classicheggianti su porte e finestre in stucchi e legno dipinto di bianco. E pensare che mezz'ora prima, prima che Frank lo buttasse giù dal letto, stava dormendo tranquillamente pensando a che bel matrimonio si era celebrato il giorno prima... e adesso quello... ringraziò qualsiasi divinità esistente che Moody avesse già fatto sparire il Marchio Nero da là sopra, non ce l'avrebbe fatta a sopportare anche quello.

Frank e Alice erano all’ingresso ad attenderlo. La ragazza aveva gli occhi lucidi.

“Allora?” chiese Sirius.

“Gideon e Fabian stanno arrivando con James, Alastor è riuscito a dissuadere Crouch a far arrivare altri Auror… e questa storia puzza da morire… insomma…”

Un piccolo singhiozzo attirò l’attenzione di Frank.

“Dai Alice…” disse Paciock passandole un braccio attorno alle spalle.

“È terribile Frank hanno ucciso due persone, due membri dell’ordine e proprio sotto il nostro naso…abbiamo fatto tanto perché non succedesse e invece è successo… mi chiedo se dovevamo fare di più, se…”

“Alice, ora non farti prendere dal panico, o dallo sconforto…” disse il marito mettendole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi “Noi ci siamo giusto? E continueremo ad esserci e a combattere finché anche l’ultimo Mangiamorte non avrà abbassato la bacchetta, dico bene?”

“Si però loro…”

“Combatteremo anche per loro, potremo aver fatto un errore ma altri non ne saranno più fatti… dobbiamo aver fiducia in Silente e in tutto ciò che noi rappresentiamo, finché combattiamo il mondo magico ha una speranza, e quello che è successo stanotte è un motivo in più… significa che anche tra gli Auror c’è qualcuno che lavora per Voldemort… ed è per questo che non dobbiamo farci abbattere ora…”

Sirius vide Alice sorridere appena ed asciugarsi gli occhi.

“Certo che quando vuoi hai un carisma, Frank…” disse il moro, Frank gli sorrise appena alzando le spalle

“Dico solo quello che penso…”

La porta alle loro spalle si aprì e Moody li fissò arcigno

“I Prewett e Potter sono arrivati?”

“Non ancora, signore…”

Il vecchio Auror sbuffò

“Spero si muovano Barty arriverà qui tra dieci minuti e se trova un solo uomo in meno…”

“Chiamerà qualcun altro…” concluse Sirius.

“Esatto… erano dei nostri quindi dobbiamo vedercela noi, dico io…” sbuffò il vecchio Auror lanciando uno sguardo in fondo alla via.

“Era ora!”

“Sii comprensivo Alastor…” tentò Fabian “viene dalla sua prima notte di nozze…” disse il rosso indicando James, che arrossì di tutta risposta.

“Comprensivo un corno… abbiamo tutti abbassato la guardia ieri notte e questo il risultato!” sbraitò l’uomo. James abbassò lo sguardo una parte di lui dava ragione a Malocchio, ma questo non faceva altro che farlo sentire responsabile dell’accaduto.

Moody osservò James, rendendosi conto dei suoi pensieri.

“E non pensare neanche per un’istante che sia colpa tua Potter! Abbiamo tutti abbassato la guardia, ma l’abbiamo fatto semplicemente perché una giornata come quella di ieri ci voleva…” James lo guardò dubbioso, il senso di colpa appianato ma non cancellato. “E ora entriamo, c’è da cancellare un paio di cose prime che arrivi Barty…”

 

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Enif abbracciò Lily di slancio quando questa si materializzò nel mezzo del soggiorno di casa Lupin.

“Mi chiedevo quando saresti arrivata…” disse Remus sorridendo appena, c’era ben poco da sorridere.

“Quando Gideon e Fabian ci sono piombati in casa stavamo ancora dormendo…”  disse a mo’ di scusa.

“Hai sentito, te l’hanno detto?” chiese Enif d’un fiato… “quando Frank e Alice sono venuti ad avvertirci non volevo crederci… Nathan aveva detto di aver ricevuto delle minacce ma era per questo che si era fatto proteggere dal Ministero…”

“Sapevamo che sarebbe successo prima o poi…” commentò Dorcas tristemente “Dobbiamo stare più attenti…”

“Se non avessimo festeggiato fino a tardi…”

“Lily non pensarci minimamente…” disse serio Remus “poteva succedere oggi come tra un mese, sapevamo tutti che il Ministero sta passando sempre di più dalla Sua parte, sperare che gli Auror vi fossero immuni era una speranza senza fondamento…”

In quel momento una fenice argentata apparve davanti a loro.

“Questa sera a Hogwarts…”

“Immaginavo che Silente avrebbe indetto una riunione straordinaria…” sospirò Remus, le ragazze lo guardarono “insomma sappiamo perché Nathan e Reyn sono stati uccisi… erano dei membri dell’Ordine e potrebbero aver cercato di prendere informazioni da loro, di conseguenza nessuno di noi sarà al sicuro finché non prenderemo dei provvedimenti… forse è stato lo stesso Guaritore che ha avvelenato il Signor Potter a scoprire Nathan… chissà…”

“Nathan e io non abbiamo mai parlato dell’Ordine al San Mungo, abbiamo anche cercato di comportarci come semplici conoscenti, due ragazzi coetanei che frequentano un corso assieme... non riesco a capire come possano averlo scoperto…”

“Forse hanno scoperto Reyn…” disse Dorcas pensosa “insomma lei oramai abitava in Scandinavia eppure quasi una volta ogni due settimane veniva qui per fare rapporto… magari qualche Mangiamorte scandinavo ha notato qualcosa di strano ed hanno passato l’informazione…”

“Purtroppo ho paura che non lo scopriremo mai…” disse Remus tristemente.

“Cosa dovremo dire alle famiglie…” chiese Enif titubante “insomma soprattutto Reyn lei non aveva detto nulla, diceva che veniva in Inghilterra per incontrare Nate e adesso…”

“Il Ministero sa che Nate aveva ricevuto delle minacce e quindi sarà quello che verrà riferito…”disse Remus scrollando le spalle

“Credi sia giusto che non  sappiano la verità?”

“Non ho idea di cosa pensino dell’Ordine…”

“In effetti alcuni ci considerano alla stregua dei Mangiamorte perché per fermarli infrangiamo la legge… insomma solo gli Auror sarebbero abilitati a combatterli…” disse Dorcas lievemente alterata “come se l’Ordine avesse mai ucciso qualcuno! Sono gli Auror ad essere abilitati ad uccidere adesso… e non so cosa è meglio… ogni tanto a sentir parlare Malocchio ho paura che il Ministero possa cominciare a fare i processi dopo aver ucciso qualcuno…”

Rimasero in silenzio, un silenzio teso, doloroso finché qualcuno non bussò alla porta. Remus prese la bacchetta facendo segno alle ragazze di restare in silenzio, si avvicinò alla porta titubante.

“Chi è?”

“Peter…”

“Come posso sapere che sei tu?”

“Mi conosci da nove anni Remus, abbiamo condiviso lo stesso dormitorio e per l’addio al celibato di Frank mi avete fatto uscire da una torta vestito da danzatrice del ventre…”

Remus aprì in fretta la porta.

“Scusa amico, ma con quello che è successo…”

“In effetti è per questo che sono qui… mi è arrivato il messaggio di Silente, poi vado a casa degli altri e non trovo nessuno, qualcuno mi spiega cosa…”

“Hanno ucciso Reyn e Nathan, Peter…”

Peter spalancò gli occhi sorpreso. Non era possibile, si disse. Ricordava il commento di Nathan la sera prima “Non passerebbe neanche uno spillo sotto la porta di casa mia ora che ci sono gli Auror a controllarla, onestamente mi manca anche un pochino di privacy…”.

“E gli Auror di guardia?”

“Non ne ho idea… lo sapremo stasera temo…” commentò Remus, guardò i suoi ospiti “che ne dite di qualcosa di caldo?”

 

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Quando Moody aveva aperto la porta si erano immaginati di trovare la casa a soqquadro ma così non fu. Entrarono dall’ingresso principale, il corridoio era in ordine, camminarono in silenzio.

“Loro sono di sotto, in sala da pranzo…” disse Moody “Alice, Frank andate di sopra, vedete se trovate qualche indizio, Potter, Black con me…Gideon, Fabian, voi vedete di trovare qualcosa di sotto…”

Alice e Frank si diressero direttamente al piano di sopra, prendendo le scale alla fine del corridoio, mentre Sirius e James seguirono Moody nel salotto, anche lì era tutto in ordine.  

“Guardate in giro… i vado nello studio più avanti…”

Sirius e James si guardarono attorno: il caminetto era acceso e tutto sembrava al suo posto. La giacca che Nathan aveva indossato al matrimonio era appoggiata al divano, mentre su una poltrona era stata appoggiata la borsetta di Reyn.

“Quando sono entrati qui, tutto andava ancora bene…” disse sovrappensiero James, se avessero sentito qualcosa di strano non avrebbero avuto il tempo di usare tante premure ai vestiti o alla borsetta.

Sirius non ebbe fatica ad immaginarseli rientrare brilli dal matrimonio, un po’ come avevano fatto lui ed Enif, per dirigersi in salotto e concedersi un attimo di pace prima di andare a dormire…

“Moody secondo me non sono entrati nello studio…” disse Sirius affacciandosi alla porta a doppia anta che dava verso lo studio, aperto sul giardino.

“Lo so… ma volevo cercare qualcosa che possa spiegare tutto questo…”

“Tipo?” Moody stava frugando nel cestino dell’immondizia.

“Questa…” disse tirando fuori una delle lettere minatorie ricevute da Nathan, la passò a James.

“Noti qualcosa di strano?”

“È una lettera minatoria…” disse James

“Quando Nathan ha richiesto la protezione del Ministero ha consegnato tutte le lettere minatorie…”

“Credi che gli sia stata recapitata dopo?” Potter alzò gli occhi guardando Moody

“Già, se era sotto protezione quella lettera non sarebbe dovuta arrivare…controllerò a chi erano stati dati i turni di sorveglianza…”

“Potrebbe averla ricevuta al San Mungo, però…”

“Non è da escludere ma non si spiega perché ieri quei fottuttissimi bastardi sono entrati qui dentro come se facessero un pic-nic…”

In quel momento Alice e Frank fecero il loro ingresso nella stanza

“Trovato qualcosa?”

“No… anche se devono essere stati aggrediti di sopra… in camera da letto mentre… beh stavano per andare a dormire…” disse Frank.

“Andiamo di sotto… oltre la lettera minatoria non c’è niente qui…”  sbuffò il vecchio Auror.

Fabian li aspettava ai piedi delle scale.

“Alice se non vuoi non venire, non è un bello spettacolo…”

“Vengo, Fabian… purtroppo ho scelto questo lavoro con tutti i pro e i contro…” disse sospirando nel tentativo di darsi forza, Frank le prese la mano.

Sirius fu in primo a vederli non appena mise piede sul disimpegno, oltre la porta, nella sala da pranzo il tavolo era stato accantonato contro una parete, lasciando spazio al centro per una sedia su cui era legato Nathan. Il ragazzo era a petto nudo, dal segno che le grosse funi avevano lasciato sulla sua pelle era chiaro che avesse opposto una fiera resistenza, ma ora il capo era chino, gli occhi vacui fissavano il pavimento. Ma ciò che fece trasalire tutti era il corpo di Reyn, la ragazza giaceva in una posizione innaturale sul tavolo, gli occhi sbarrati erano carichi di lacrime e fissavano vuoti il soffitto, la pelle chiara era costellata da tagli più o meno profondi da cui il sangue era uscito abbondantemente fino ad inzuppare i capelli biondi della ragazza. Alice singhiozzò nascondendo il volto nel petto di Frank.

“Bastardi…” non seppe trattenersi dal dire Sirius.

“Devono averla torturata per far parlare Nathan…” disse rabbioso Fabian.

“La domanda è, l’hanno ucciso perché ha parlato oppure no…” commentò freddo Moody. “Se Nathan ha parlato nessuno di noi è al sicuro…” aggiunse poi.

“Malocchio abbiamo trovato anche…”

“Alastor sono venuto prima possibile…” disse Bartemius Crouch facendo il suo ingresso nella sala, rabbrividì vedendo lo scempio in cui imperversava la sala da pranzo.

“Merlino…” disse guardando il corpo di Reyn “Quella povera ragazza… quanti anni avrà avuto?”

“Diciannove… signnore, erano ad Hogwarts con noi…” rispose James, Crouch annuì.

“Avete trovato qualche indizio che possa farci risalire all’identità del Mangiamorte che ha fatto questo?”

“Io un’idea ce l’avrei…” disse Malocchio.

“Ti ascolto, Moody”

“È uno dei nostri…”

“Non dire sciocchezze…”

“Barty sai benissimo anche tu che questo ragazzo era sorvegliato dopo alcune lettere minatorie e tu guarda non solo gliene arrivano altre” disse sventolando quella che avevano trovato di sopra “ma anche viene ucciso sotto il nostro naso… è inutile prendersi in giro Barty… qualcuno dei nostri fa il doppio gioco…”

“E cosa credi che dovremmo fare, sentiamo?”

“Interrogare tutti quelli che erano addetti alla protezione di questa casa! Incrociare nomi, conoscenze, alibi e altro… dobbiamo trovare questa dannata spia e sbatterla ad Azkaban!” Crouch restò in silenzio osservando il vuoto davanti a se, non avendo il coraggio di incrociare con lo sguardo il corpo dei due ragazzi.

“Dannazione Barty! Tuo figlio ha quanti? Diciasette anni? E se ci fosse lui su quella sedia, non ci pensi?”

“Le liste dei turni ce le ha Gilles, gli dirò di dartele…” disse lentamente il capo dipartimento “ma sii discreto, la gazzetta non deve saperne nulla…”

“Per loro cosa dobbiamo fare?”

“Avvertite le famiglie e mandateli dai medimaghi per capire come sono morti… anche se dubito di volerlo sapere… poi spazzate a tavolino questo posto in cerca di indizi…” detto questo il capodipartimento se ne andò.

 

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Quando arrivarono ad Hogwarts c’erano già tutti ad aspettarli. L’ispezione a casa di Nathan, e tutte le procedure avevano trattenuto gli Auror per tutto il giorno e adesso dovevano perfino affrontare Silente.

“Accomodatevi…” disse loro Silente “immagino sia stata una giornataccia…”

“Come ogni volta che muore qualcuno Albus…” commentò Alastor “vorrei che questa guerra finisse così da godermi la pensione…”

Gli altri membri dell’Ordine li guardavano in silenzio attendendo che Silente o qualcuno parlasse.

“Alastor cosa ci potete dire?”

“Reyn e Nathan sono stati uccisi alle quattro di questa mattina, i Mangiamorte sono entrati in casa mentre erano fuori, hanno aspettato che i ragazzi salissero in camera ed abbassassero la guardia a quel punto li hanno trascinati in cucina… hanno torturato quella povera ragazza per far parlare Nate…” il vecchio mago sospirò “… e poi li hanno uccisi…”

“Credete che abbiano avuto quello che volevano?” chiese Caradoc esprimendo un pensiero comune.

“Non ne abbiamo idea ma non c’è da escludere il caso che Nate abbia confessato qualcosa sull’Ordine…”

“Erano lì per quello?” chiese Marlene “Sono arrivati a loro per dare la caccia a noi?”

“Sì…” fu Fabian questa volta a rispondere “avevano lasciato questo in bocca a Reyn…” disse porgendo un biglietto a Silente “l’ho fatto sparire prima che Crouch arrivasse…”

Silente aprì il biglietto gli occhi saettarono sulla carta, poi lesse ad alta voce.

“All’Ordine della Fenice…” tutti trattennero il fiato. “Potter è stato il primo, Greathead il secondo, questi due poveri sciocchi i terzi, potrete essere anche numerosi ma vi troveremo uno ad uno… e le vostre belle parole saranno inutili…”

“”Belle parole?” allora forse Nate non ha parlato e si sono stufati di giocare al gatto con il topo…” ipotizzò Benji.

“Può darsi…” disse Silente “Ma non ne possiamo essere certi…”

“E quindi che si fa, Albus?” chiese Dorea.

“Sembra che anche del dipartimento Auror non ci si possa più fidare…” Silente restò in silenzio alcuni istanti “per quanto riguarda la talpa degli Auror cosa intendi fare Malocchio?”

“Crouch mi ha già fatto consegnare la lista dei sospetti… sono otto in totale… ho controllato le loro storie sei di loro hanno perso parenti o hanno avuto contatti in passato con dei Mangiamorte o presunti tali… gli altri due sono figli di babbani e da quel che so hanno giurato di distruggere Voldemort ma non ne posso esser certo… Voldemort sa come piegare gli altri…”

“Imperius?”

“Controllato, nessuno di loro oggi era sotto maledizione ne si trovava nella confusione data dalla cessazione della maledizione… quindi purtroppo chi abbia tradito ha agito in piena coscienza…”

Silente annuì.

“Comunque non mi scapperà, dovessi metterli uno ad uno sotto torchio…”

Il Preside guardò poi Enif.

“Enif c’è qualcuno al San Mungo che possa aver scoperto la vostra collaborazione con l’Ordine?”

“Non che io sappia, signore… io e Nate siamo sempre stati discreti, ci comportavamo come semplici conoscenti, non abbiamo mai parlato in pubblico dell’Ordine o che la conoscevamo di persona…”

Il preside annuì.

“Lo so che ciò che vi sto per chiedere vi potrà sembrare assurdo ed inopportuno, ma è necessario… quando i funerali saranno disposti voglio che nessuno di voi vi partecipi…” disse lentamente.

“Che cosa? Sta scherzando?!” sbottò Alice “Reyn è stata una delle mie damigelle, una buona amica e…” gli occhi le si riempirono di lacrime, come quando a casa di Nate aveva visto il bouquet di Lily abbandonato a terra, probabilmente doveva essere caduto quando i Mangiamorte li avevano assaliti.

“Capisco il vostro sconforto, ma è necessario… non sappiamo quanto Nate possa aver parlato… la vostra presenza al funerale potrebbe costarvi la vita o quella di qualcun altro…”

“Si ma…” cercò di continuare Alice ma lo sguardo addolorato del vecchio preside la fece desistere.

“Vorrei che le vostre case fossero protette da molti incantesimi prima di domattina…” disse Silente “una barriera anti-smaterializzazione, degli incantesimi per svelare l’ingresso di un mago entro un raggio di un chilometro, staccatevi dalla metropolvere, usate i gufi solo in caso di estremo bisogno e anche quando lo fate usate codici criptati che solo i veri destinatari sarebbero in grado di comprendere, in più ci servono altre frasi di riconoscimento… sarà una nottata lunga, lo so, ma non posso permettere che nessun altro di voi possa rischiare la vita questa notte…” spiegò il preside.

“E per quanto riguarda il lavoro?” chiese Edgar

“Per ora i Mangiamorte tentano di non agire pubblicamente per paura di essere scoperti… ciò ci da un vantaggio, dobbiamo camminare là dove tutti camminano e vivere dove tutti vivono, più siamo allo scoperto in mezzo alla gente più siamo al sicuro in questo momento…”

“E le ronde?” chiese Emmeline.

“Le farete in coppia come sempre, turni più serrati…so di chiedervi molto, ma se non possiamo più fidarci nemmeno degli Auror la cosa potrebbe precipitare da un momento all’altro…”

“Teme che tenterà un colpo di stato?” Lily, era seria, dovevano fermarlo, a qualunque costo…

“Potrebbe darsi… il suo potere si sta accrescendo in questo periodo… sembra abbia stretto un nuovo patto con un altro clan di vampiri, e la sua influenza dilaga anche tra i reietti di Noctur Alley, è in cerca di seguaci che siano carne da macello… sta arruolando persone e creature che all’inizio del suo dominio non avrebbe esitato a spazzare via…”

“Ma così rischia di perdere l’appoggio dei Purosangue…” commentò Sirius

“Può darsi, ma gli ultimi arruolati sono semplici pedine, finché i purosangue crederanno di contare di più nel suo sistema la cosa non sarà preoccupante… e ormai purtroppo i due terzi delle famiglie purosangue sono tutte marchiate e non si possono tirare indietro, ne abbiamo avuto la prova con il tentativo di fuga di tuo fratello, Sirius…”

Sirius strinse i pugni, ed Enif gli afferrò la mano nel tentativo di consolarlo.

“È proprio per questo motivo che ho un favore da chiederti, Remus…” il ragazzo guardò il preside, sapeva cosa il vecchio mago stava per chiedergli.

“Se crede che possa essere d’aiuto…”

“Se la mia idea va in porto credo che non possa semplicemente essere d’aiuto ma possa essere essenziale per squilibrare la bilancia…”

Remus annuì, immaginava che Silente volesse chiedergli di infiltrarsi in uno dei gruppi di licantropi che appoggiavano Voldemort, si era chiesto molte volte anche perché non glielo avesse ancora chiesto, ma la risposta fu chiara mezzo secondo dopo.

“Non ci pensare nemmeno, Silente!” la voce di Dorea Potter era autoritaria e forse anche un po’ terrificante. “Non puoi mandare Remus allo sbaraglio così! Se fosse scoperto sarebbe da solo tra nemici…”

“Dorea, cara, credimi non lo chiederei a Remus a meno che non fosse strettamente necessario…”

“Ma…”

“Signora Potter…” s’intromise Remus “la ringrazio davvero, ma è giunto il momento che serva davvero in questa guerra… se riusciamo a convincere anche solo un altro lupo mannaro a ribellarsi a Voldemort e a stare dalla nostra parte sarà già una vittoria…”

“Si, però… ragazzo mio…”

“Starò attento…”

“Moony sei sicuro?” chiese James preoccupato.

“Non preoccuparti Prongs so badare a me stesso…”

“Dobbiamo resistere…” aggiunse poi Silente “sono certo che tra non molto avverrà qualcosa che cambierà le sorti di questa guerra… dobbiamo solo resistere fino a quel momento…” disse prima di congedarli.

Dorea e Alastor si scambiarono un’occhiata non potendo non pensare alla profezia e a tutto quello che portava con se.   

 

 


Scusate il mancato aggiornamento scorso ma tra Lucca e l'influenza beh il tempo è volato

Ecco qui la foto delle case di Lorrimore road


Spero di non avervi troppo sconvolto
alla prossima

Ed ora le recensioni ^^ 
  MissMartyPollen 
Purtroppo i toni di questo capitolo non sono felici come quelli del precedente ma spero ti sia piaciuto.

(si ero al lucca comics se la tua amica ha visto una sailor mercury con visore e computer ero io XD)
  Alohomora 

Già sarebbe stato troppo triste far prendere ad Enif il bouquet e poi staccarla da Sirius... ma come hai visto Reyn non ha avuto sorte migliore.

Sono felice che i discorti ti siano piaciuti, Harold voleva essere comprensivo con il mondo di Lily, un mondo che comprende poco. 

Orion per un po' è ancora salvo... sta un po' male ma Sirius non lo sa...

  volimte 
Anche io oramai li considero reali i Malandrini.
  Julia Weasley  
Avrei voluto sentire anche io la marcia nuziale in sottofondo! Spero che questo tetro capitolo non abbia deluso.
  sissi181 
Ehehehehe sono felice che il matrimonio ti sia piaciuto molto purtroppo qui la situazione sta degenerando velocemente e la guerra è in agguato...

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Buone nuove ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   

 

                   Capitolo 15: Buone nuove

Le nuove precauzioni prese dall'Ordine davano i loro frutti, nessuno dei membri era stato preso di mira, il dubbio che in realtà Nathan fosse morto senza rivelare nulla persisteva e veniva fuori ogni qual volta il peso delle protezioni si faceva sentire, ma pian piano ci si abituava a chiedere l'identità degli amici, ma questo al posto di allontanare i membri dell'Ordine li aveva fatti avvicinare, raccontandosi fatti privati che solo loro stessi potevano conoscere, era per quello che un po’ per sicurezza, un po’ per compagnia non era strano vedere Marlene passeggiare assieme a Lily, Enif, Dorcas o Alice mentre portava i bambini a giocare.

Quel giorno di fine ottobre Marlene stava portando i bambini ad Hyde Park dopo che la neve aveva smesso di cadere assieme accompagnata da Alice.

Le due donne camminavano l’una affianco all’altra, i bambini di Marlene: Adrian di cinque anni e Ervin di tre correvano poco più avanti.

“Adrian non andare tanto avanti…”

“Si, mamma…”

Alice sorrise.

“Sai ti invidio…” commentò appena

“E perché mai?” disse sorpresa la bionda.

“Hai due figli meravigliosi…” Marlene sorrise.

“Adrian ed Ervin sono i miei tesori…” disse assorta “sono la cosa più importante che ho… è per loro che combatto in modo che possano crescere in un mondo di pace però… sai, a volte, soprattutto da quando c’è stato l’omicidio, ho una tremenda paura…”

“Non succederà niente ai bambini, Marlene…” disse Alice mentre raggiungevano lo spazio adibito ai bambini e i due fratelli facevano a gara a chi arrivava prima sullo scivolo.

Le due si sedettero su una panchina poco lontano in modo da tenere d’occhio i due. Restando per un attimo in silenzio, Alice si chiese quando e se, Malocchio avrebbe trovato la pista giusta per arrivare agli assassini di Reyn e Nathan.

“Comunque non si spiega perché tu mi invidi…” disse Marlene facendola distogliere da quei tristi pensieri.

Alice arrossì  appena.

“Sai… è da luglio che io e Frank… si insomma stiamo tentando di avere un bambino…”

Marlene sorrise.

“Vi date subito da fare eh?!” scherzò, prendendosi in tutta risposta una spintarella imbarazzata dell’Auror.

“Non pensare che non ci abbiamo pensato!” disse un po’ nervosa “e che sai… con questa guerra… ho così paura di non arrivare a domani che vorrei avere anche solo per un giorno la famiglia che ho sempre sognato… poi potrei morire soddisfatta…”

“Alice non sono discorsi da fare questi, soprattutto se vuoi avere dei bambini…” la rimproverò Marlene. “Comunque ti capisco… in questo periodo è il caso di vivere alla giornata…”

“Adrian voi lo volevate?”

“Si, Ervin è stato una sorpresa…” ridacchiò la bionda.

“E ci avete messo tanto a…” Marlene si mise a ridere.

“Credimi Alice, di solito arrivano quando meno te lo aspetti…”

“Ok, ho capito, questo bambino mi farà penare da subito…”

Le due si misero a ridere, poi Marlene si alzò.

“Ervin! Non spingere tuo fratello giù dallo scivolo!”

 

▀■▪■▀

 

“COSA? TU E ALICE STATE, COSA?” La voce di James era rimbombata in tutto lo spogliatoio del campo addestramento Auror dove assieme a Sirius e Frank aveva deciso di andare per allenarsi un po’.

“Siamo cercando di avere un bambino, che c’è di strano? Siamo sposati no?”

“Si, certo anche io e Lily siamo sposati ma in questo periodo con la guerra è il resto siamo un po’ impegnati in altro…”

“E poi Frank, abbiamo solo diciannove anni…” concluse Sirius.

“Beh pareri da te non ne voglio Sirius, che non hai neanche il coraggio di chiedere ad Enif di sposarti…” disse acido.

“Ehi! Credo solo sia troppo presto, non voglio renderla vedova…” rispose piccato Sirius, lui non aveva paura, era solo troppo presto, tutto qui…

“Credo che lei preferirebbe essere vedova ed averti sposato che non sposarti affatto…”  contestò Frank con veemenza.

“Ehi buoni voi due…” disse James alzando le mani in segno di resa. “Non stavamo parlando di te e Alice?”

“Si…si… no volevo chiedervi… insomma è normale che… come dire…” sembrò pensarci su cercando le parole giuste “ci proviamo da luglio e ancora niente…” concluse frettolosamente.

James e Sirius si fissarono sorpresi.

“Per Morgana… non credo di essere un esperto…” cominciò James titubante “ma io sono nato tarti e i miei hanno aspettato parecchio… quindi non so… forse dovresti chiedere ad Edgar, infondo lui ha dei figli giusto?”

“O a Gideon e Fabian più esperti di loro, quanti hanno, quasi sei nipoti?”

Frank annuì, pensoso.

“Ehi mica comincerai a preoccuparti, vero?” disse James dandogli una pacca sulle spalle.

“E che sai… dicono che ci si deve cominciare a preoccuparsi se dopo sei mesi… si insomma non si hanno risultati…”

“Forse è presto per preoccuparsi, insomma non è proprio il periodo giusto per avere un bambino… magari è solo lo stress… vedrai che arriverà questo bambino!” disse Prongs con un sorriso tentando di tirar su di morale l’amico.

Frank gli sorrise appena.

“Forse hai ragione…”

 

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 “Allora?” chiese Marlene sedendosi affianco ad Alice, alla fine della riunione dell’Ordine mentre tutti stavano per andarsene, era un sabato di metà novembre.

“Allora cosa?” chiese sottovoce.

“Nessuna novità in campo genitoriale?” Alice arrossì.

“No… anche se…”

“Cosa?”

“Non sono ancora in ritardo, ma… è tutto il giorno che ho la nausea… ma insomma non ho vomitato ne niente anzi ho quasi fame… e poi insomma è troppo presto…” disse poco convinta.

“Secondo me dovesti provare a passare al San Mungo comunque… non voglio illuterti sia chiaro… ma a me per Ervin i sintomi sono venuti prima del ritardo… infatti pensavo che fossero sintomi premestruali… e considerando che voi ci provate da mesi… non lo escluderei…”

“Dici?” Marlene la vide spalancare gli occhi, si disse che in caso la situazione fosse negativa l’avrebbe fatta andare in contro ad una grossissima delusione.

“Si… Alice solo pensa che non sia possibile, non voglio vederti in lacrime in caso negativo…”

“Certo, certo! Non mi illudo… sarà qualcosa che ho mangiato… comunque… mi ci accompagneresti domani? Senza che Frank sappia nulla? Inutile illudere anche lui…”

“Certo che ti accompagno!” sorrise la donna allegra.

 

▀■▪■▀

 

Alice e Marlene arrivarono al San Mungo molto presto, avevano appena finito di registrare i dati di Alice all’accettazione che qualcuno li raggiunse.

“Alice? Marlene? Che ci fate           qui?” la voce di Enif nascondeva una velata nota di preoccupazione. Alice sorrise.

“Sono venuta a vedere un dottore… niente di che…”

“Ti senti poco bene, se vuoi vado a chiamare qualcuno che…”

“No sta tranquilla abbiamo già preso posto…”

“Sicura? Sei un po’ pallida…” disse Enif mettendo una mano sulla fronte all’amica, Alice sbuffò facendo ridere Marlene.

“Tranquilla Enif dobbiamo solo scoprire se Alice sarà mamma oppure no…”

“Marlene!”

Enif guardò Alice sorpresa.

“Alice sei?”

“Non lo so, non mi voglio illudere, non chiedermelo…” disse velocemente.

“Signora Paciock?” una guaritrice fece capolino da un cubicolo.

“Qui…”

“Venga con me prego…”

“Può venire anche la mia amica?” chiese indicando Marlene, Enif sorrise Alice doveva essere spaventata a morte lo sentiva dal tono della voce.

 

▀■▪■▀

 

James, Sirius e Frank erano di pattuglia a Londra. La piazza babbana davanti a loro era gremita di gente.

"Oggi Alice ha preso la giornata libera..."

"Come mai?"

"Ha detto che doveva dare una mano a Marlene..."

"Queste donne del mistero..." scherzò Sirius. Frank ridacchiò, quando un boato squarciò l'aria: la piazza davanti a loro si infiammò, risate e urla di terrore si alzarono verso il cielo.

"Che giornata di merda... Proprio oggi dovevano attaccare..." sbottò Sirius mentre, dopo aver chiamato rinforzi i tre Auror si lanciavano all'attacco.

Frank piombò alle spalle di un Mangiamorte schiantandolo.

"Incarceramus..." grosse funi avvolsero il Mangiamorte che borbottò qualcosa in una lingua che Frank non conosceva.

"Tu resta qui, mi raccomando, sei in arresto..." gli gridò contro, prima di voltarsi. I Mangiamorte avevano dato fuoco agli alberi che incorniciavano la piazza, James duellava poco più in la, non vedeva Sirius ma sentiva l'eco di un altro duello poco più in là.

James si era ritrovato da solo contro cinque Mangiamorte, quando Sirius era scattato a coprire le spalle a Frank mentre Paciock arrestava un Mangiamorte, poi non aveva avuto più tempo per curarsi di Sirius e l'aveva perso di vista.

"Degno figlio di tuo padre, e come tale farai la stessa fine" sentì dire da un Mangiamorte appena in tempo per scansare la maledizione lanciata da quest'ultimo. James si gettò a terra, sentendo il cemento del marciapiede graffiargli le mani e il naso, sentì gli occhiali scricchiolare pericolosamente mentre rotolava di qualche metro.

"Nott lo lasci a me..." James riconobbe all'istante quella voce, ghignò.

"E così alla fine la resa dei conti Mocciosus..."

"Era anche ora Potter..."

 

▀■▪■▀

 

Enif stava sbrigando alcune commissioni per il dottor Lamber, oramai, dopo il ritrovamento di Regulus, il medico l'aveva presa sotto la sua ala facendo richiesta di averla come assistente. Enif non sapeva se il mago avesse visto qualcosa in lei oppure gli avesse semplicemente fatto pena.

"Enif ti stavo giusto cercando!" disse Marlene raggiungendola

"Allora?" chiese Enif fissando l'amica. Marlene sorrise annuendo.

"Dov'è adesso?"

"Ci sta aspettando nella zona relax, puoi un minuto?"

"Si, lasciami portare queste cartelle e poi mi prendo la pausa caffè che non ho ancora utilizzato" disse facendo l'occhiolino. Enif si diresse velocemente all'ufficio di Lamber.

"Hai fatto in fretta..." disse il guaritore alzando lo sguardo da un paio di cartelle.

"Ormai sono un asso a recuperare le cartelle scomparse..." ridacchiò  lei "Signor Lamber, potrei prendermi una pausa?" l'uomo la fissò  un po’  preoccupato, di solito doveva farle prendere una pausa a forza.

“È successo qualcosa?"

"No, nulla di preoccupante, una mia amica ha appena scoperto di aspettare un bambino e mi voleva offrire un caffè...."

"E cosa ci fai tu qui?!" la rimproverò  scherzando "non si fa attendere una signora in dolce attesa, può  essere mortale!"

Enif sorrise "Grazie  signore!"

Uscendo di corsa Enif neanche si accorse del sorriso che Lamber lanciò alla foto della sua famiglia.

 

Alice stava bevendo un the caldo quando venne travolta dall'uragano Enif.

"Oh, sono così felice per te!"

"Eny mi strozzi..."

"Dovremo fare una bella festa per dare la notizia a tutti!"

"Eny, calmati! Intanto dovrò  dirlo a Frank..."

"Ma lo cercavate, vero? Non potrà che essere felice..."

"Lo so, ma... Vorrei prima organizzarmi con lui..."

"Ho capito dovrò  trattenere i Malandrini dal arrivare a casa vostra..." sorrise Enif, Alice ridacchiò, in quel momento uno stormo di promemoria riempì la stanza. Un aeroplanino rosso si impigliò  nei capelli di Enif...

“È odioso questo modo di comunicare..." ridacchiò  ma il sorriso si congelò  all'istante quando lo lesse.

"EMERGENZA PRONTO SOCCORSO: babbani e un Auror feriti da scontro."

"Che succede?" chiese Alice osservando lo sguardo dell'amica.

"Un emergenza... Devono aver fatto un'altra battuta di caccia al babbano, devo andare, scusa Alice..."

"Figurati, corri!"

 

▀■▪■▀

 

Sirius fu percorso da un brivido quando sentì l'urlo di James, si voltò nell'istante in cui gli Auror arrivarono a frotte sulla piazza. Corse verso James che giaceva riverso a terra mentre il suo corpo cominciava a sanguinare, due Mangiamorte stavano in piedi davanti a lui

"Non dovevi impicciarti Wilkes "

"Senza quell'incantesimo di intralcio Potter ti avrebbe battuto, Piton"

I due Magiamote si accorsero di Sirius e dell’arrivo dei rinforzi, dandosi alla fuga assieme all’altra decina di Mangiamorte che avevano partecipato a quella battuta di caccia al babbano.

"Prongs!" gridò  Sirius inginocchiandosi accanto l’amico.

James gli lanciò  quasi un sorriso.

"Sono stato distratto..."

Sirius tentò  di non prestare attenzione ai profondi tagli che il sectusemprea di Piton aveva aperto sul corpo di James.

"Ce la fai? Adesso ti porto al San Mungo..."

"C'è l'impedimenta di Wilkes..."

"FRANK!" Sirius attirò  l'attenzione dell'amico.

"Oh cazzo..." sbottò  Frank vedendo James.

"Mi è andata ancora bene... Quando Wilkes ha lanciato l'impedimenta sono caduto...e il sect..." James tossì sputando sangue.

"Smettila di fare l'eroe, chiudi la bocca che ti porto da qualcuno che ti rimette in sesto..." guardò Frank, "Avvisa che lo porto al San Mungo.."

Detto questo si caricò  James sulle spalle e si smaterializzò.

 

Il pronto soccorso era nel caos quando Sirius arrivò: i colleghi stavano scaricando lì tutti i babbani feriti e sotto shock, aspettando che fossero rimessi a posto e che gli obliviatori facessero il loro lavoro.

Nonostante il caos, però, una guaritrice vestita in verde acido gli fu subito accanto.

"Siamo Auror..." disse velocemente mostrando le spille che portavano al petto.

“Che gli é  successo?" chiese la donna, pratica, facendo stendere James su una barella fatta apparire per l’occasione.

"Un'impedimenta e non ha schivato un sectusemprea..."

"Quindi è questo il nome di quella dannata maledizione, da due anni a sta parte fa più danni lei che altre…” scribacchiò velocemente un promemoria per chiamare uno degli assistenti, applicando intanto dell’estratto di dittamo per bloccare l’afflusso di sangue dalle ferite di James.

“Da quanto tempo è stato ferito?” s’informò mentre stava applicando l’unguento.

“Cinque minuti…” disse rapido Sirius… “Non è in pericolo vero?”

“Se fosse stato colpito in pieno non potrei risponderti, ma dato che è stato preso di striscio credo che forse già stasera potrà tornarsene a casa…”

"Sirius? James?"

“Icecrow li conosci?"

"Si, signorina O'Malley.”

"Oh, bene, “ disse neutra, “Portali da Lamber, è stato preso di striscio, cura immediata se non vogliamo che  perda troppo sangue, e Lamber è l’unico che può metterlo in sesto in quattro secondi…conosci la procedura, ragazzina: priorità agli Auror, poi ai  babbani e poi a tutti gli altri…"

Enif annuì, mettendosi a camminare velocemente verso gli ascensori, Sirius la guardò: nonostante l’agitazione sembrava sapesse cosa fare, la cosa lo rincuorò molto, anche perché era da tempo che non la vedeva così sicura di se stessa.

"Sirius se tu stai bene, va su nella sala relax..."

"Ma James..."

”SUBITO! Qui intralci...." Ordinò  Enif, sparendo poi di corsa con James.

"James ci sei?"  chiese mentre salivano verso l’ufficio di Lamber. James mugugnò qualcosa in risposta.

“Tranquillo, Lamber ti sa rimettere apposto in due secondi… ha trovato un controincantesimo per questa maledizione un paio di mesi fa… stasera ti dovrai subire la predica di Lily…” Vide James sorridere con una smorfia di dolore.

“Aspettami un attimo qui…” disse facendo entrare la barella in un piccolo ambulatorio “vado a chiamare Lamber, ha l’ufficio qui accanto…”

“Non occorre che mi chiami, Enif, sono qui, O’Malley mi ha avvisato…” disse entrando nella stanza, Enif lasciò gli spazio.

“Mhmm… maledetto il Mangimorte che ha inventato questa maledizione…” disse per attirare l’attenzione di James, il ragazzo lo guardò, avrebbe voluto sorridere ma si sentiva la testa leggera, lui sapeva esattamente chi l’avesse inventata quella maledizione “i semplici incantesimi non bastano a chiudere ferite come queste… l’estratto di dittamo è efficace ma ha un effetto lento…” mentre parlava Lamber muoveva la bacchetta e sotto lo sguardo attento di Enif le ferite di James cominciavano a richiudersi. “Quindi è stato un impegno non indifferente cercare un controincantesimo adatto… ma come vedi…” disse smettendo di muovere la bacchetta “ci sono riuscito…” sorrise.

“Enif prendi le sue generalità, dagli una pozione rimpolpasangue, e portalo a mangiare qualcosa nella zona relax…” disse Lamber sicuro “stasera te ne torni da tua moglie…” gli strizzò l’occhiolino il guaritore accennando alle fede di James.

“Grazie…” disse il ragazzo rimettendosi a sedere.

 

▀■▪■▀

 

“Dai Enif, le conosci le mie generalità…” sbuffò James sprofondato in una poltrona della zona relax con un enorme panino in mano.

Sirius affianco a lui ridacchiò, lieto di poter vedere quella scena e non qualcosa di ben peggiore.

“Procedura James, devi dirmele tu…”

“Uff… va bene… James Charlus Potter, nato a Godrick’s Hollow il 27 marzo 1960…” disse svogliato, anche Alice e Marlene si ritrovarono a sorridere, si erano prese un bello spavento quando avevano visto Sirius arrivare nella zona relax coperto di sangue e in evidente stato di agitazione.

“Residente?”

“Enif…” James la guardò inarcando le sopracciglia

“Ok… ok…” disse Enif inventando un indirizzo a caso, i membri dell’Ordine lo facevano sempre, meglio essere prudenti.

“Stato civile?”

“Enif, ti prego… sono stanco…”

“Coniugato… bene, è mai stato…” James sospirò stancamente mentre Enif recitava una serie infinita di malattie e incidenti, stava quasi per addormentarsi quando irruppero nella zona relax Lily, Remus e Peter.

“E voi che ci fate qui?” chiese Sirius.

“Frank ci ha avvisati dell’attacco… ed eccoci qui preoccupati a morte….” Disse semplicemente Remus. Mentre Lily abbracciava James.

“Sto bene, sto bene… un po’ a corto di sangue ma come nuovo… appena Enif finisce di interrogarmi possiamo andare a casa…” spiegò James.

“Che ti è successo?” chiese Lily ansiosa.

“Niente di preoccupante, una maledizione di striscio…” minimizzò James.

“Frank?” chiese Alice a Peter.

“Ha detto che doveva fare rapporto e che poi ci avrebbe raggiunto qui… ma credo ce ne andremo prima che finisca…”

“Capito… lo raggiungo in dipartimento… così almeno gli faccio finire in bellezza questa giornata…” disse Alice facendo loro l’occhiolino.

“Cosa?” Enif sorrise, dello smarrimento degli amici.

“Posso dirglielo?” chiese Enif con occhi imploranti.

“Vai, sgancia la bomba…”

“Alice e Frank aspettano un bambino!”

 

▀■▪■▀

 

Lily e James erano appena rientrati a casa, il ragazzo aveva appena chiuso la porta dietro di se, quando Lily gli si gettò sul petto.

“Lily?”

“Dio, James… non sai che ho paura ho avuto quando sono arrivati Remus e Peter… ho temuto…ho…” sentì la voce della moglie rompersi in un piccolo singhiozzo.

“Lily, va tutto bene, sono qui… sono qui…” disse accarezzandole i capelli per calmarla.

“Ho avuto così paura…”

“Sai… quando sono stato colpito mi sono detto che non poteva finire così… per fortuna Sirius è arrivato prima che mi dessero il colpo di grazia…” la sentì singhiozzare più forte.

“Ma sai cos’ho pensato?” Lily scosse la testa.

“Che stamattina ero andato via seccato perché Snidget si era mangiato le mie uova e quindi non ti avevo salutato come si deve…”

“Jamie…”

“poi ho pensato che se morivo lì in quella strada babbana, non avrei più visto il tuo sorriso ne avrei sentito il profumo dei tuoi capelli e poi ho pensato che non avrei mai potuto vedere la nostra squadra di Quidditch… ti ricordi? Elvendork, Sarah, Titania…”

Lily rise.

“James?”

“Si?”

“E se ci mettessimo a lavorare su questa squadra di Quidditch?” chiese Lily cauta. James la guardò, sorpreso.

“Ieri ti avrei risposto che secondo me non era ancora il momento, che siamo troppo giovani per fare i genitori e che la guerra non è certo un bel periodo per crescere un bambino ma…”prese respiro “ma oggi quando ho pensato di morire… ho capito Frank…”

Lily lo guardò non capendo.

“Quando credevo di morire mi sono immaginato una piccola Lily con gli occhiali e i capelli arruffati e un piccolo me con i tuoi occhi e senza occhiali… e sai mi sono detto che avrei voluto vederli davvero prima di morire… forse sarò egoista ma voglio questi bambini, bambino… quello che sarà… semplicemente per me… per poterlo prendere in braccio e dirgli “Papà è qui…” e insegnarli a giocare a Quidditch e a fare gli scherzi… so che gli chiedo tanto a nascere in un periodo così… ma… non è neanche giusto che per questo non debba nascere non trovi?” James cominciò a pensare che il suo discorso non aveva senso… si passò nervosamente una mano nei capelli.

“Ho capito invece… sai che sarà un impegno, James? Che dovremo proteggerlo in questa guerra… che dovremo farlo crescere in un mondo buio?”

“Lo so… ma voglio provarci, voglio essere lì a crescerlo, a proteggerlo… ad amarlo…”

Lily lo guardò negli occhi quasi commossa, slanciandosi a baciare il marito.

“Vuoi metterti all’opera, già adesso?” scherzò James.

“Perché aspettare?” disse Lily seducente “E poi dopo questa giornata voglio sentirti con me…” James sorrise malandrinamente.

“In effetti hai ragione, perché aspettare? E anche io con tutta questa adrenalina e pozione rimpolpa sangue sono pieno di energie ora…” disse baciandola a sua volta, un bacio lungo passionale. 

“Vuole seguirmi in camera da letto signora Potter? O vuole generare suo figlio in corridoio?”

“Scemo!” rise Lily dandogli un buffetto sulla guancia e precedendolo su per le scale verso la camera da letto.

“Almeno la conclusione sarà più divertente del resto…” commentò James ridacchiando.

“Che hai detto?”

“Che dovrò rischiare di morire più spesso se questo è il premio di sopravvivenza…”

“Non pensarci nemmeno se non vuoi cominciare a dormire sul divano…”

“Agli ordini signora!” rise James prima di correre a sua volta su per le scale.

 

 

 


Eccoci qui... ho avuto il panico di deludervi causa maledettima linea telefonica e un router che ha deciso di resettarsi da solo... ma vabbeh

eccoci qui!

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento

alla prossima

  sissi181  
Sono felice di non aver nauseato nessuno, ne ho avuto il terrore onestamente, ma spero di aver tirato su il morale con questo capitolo per quanto James ci ha fatto preoccupare
  Alohomora  

No, no, non c'è lo zampino di Peter nell'omicidio... si scoprirà in seguito, non dico nulla... 

  Julia Weasley  
La domanda chi è stato dovrà aspettare un po' per trovare risposta....
Insomma Barty sarà anche un ghiacciolone ma Malocchio no ^_-
  MissMartyPollen  
Quanti complimenti mi hai fatto nello scorso capitolo? Sono arrossita... 
No, James e Lily non sanno nulla ora come ora lo sanno solo Malocchio e Dorea

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Regali di Natale ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   

 

              

                   Capitolo 16: Regali di Natale

Dall'attacco in cui James era stato ferito, erano passate un paio di settimane e dicembre era arrivato sotto uno spesso manto bianco.

 “Lily? Quando mi hanno detto che c’era qualcuno nell’atrio che voleva vedermi, mi sono preoccupata… non è successo nulla vero?” chiese Enif quando raggiunse la rossa nell’atrio del San Mungo.

“No, nulla… non è successo nulla di che…”

“Lily sei pallidissima, c’è qualcosa che non va?”

Lily si torse le mani.

“Lily?”

“Credo di avere un grosso problema…” Enif la guardò inarcando le sopracciglia.

“Riesci ad aspettare dieci minuti? Così finisce il mio turno... ”

“Sì, in effetti volevo semplicemente aspettarti… ma quella guaritrice dai capelli biondi mi ha riconosciuta e quindi…”

“Ok… arrivo subito… non lanciarti nella tromba dell’ascensore… qualsiasi sia il problema…”

Lily sorrise di rimando, risedendosi su una sedia della sala d’attesa, forse non era il caso che Enif sapesse che la stava aspettando da due ore.

 

Meno di mezz’ora dopo erano sedute l’una di fronte all’altra in un caffe babbano.

“Io prendo una cioccolata calda, grazie, tu Lily?”

“Un the caldo, grazie… senza limone…”

Quando il cameriere se ne andò Enif la fissò sorpresa.

“Di solito vuoi un quintale di limone nel the…” disse fissandola.

“So cosa stai pensando adesso… si sono Lily e non un Mangiamorte travestito…”

“Provamelo…” Lily per un attimo pensò stesse scherzando, ma quando guardò lo sguardo di Enif capì che, in effetti, poteva avere tutte le ragioni del mondo per essere sospettosa.

“Sono Lily Evans, mi sono sposata con il mio peggior incubo, e la prima cosa che ti ho detto in vita mia è stata “Ho un amico a Serpeverde, se ci sono problemi ditelo subito!”” Enif sorrise al ricordo, sospirando.

“Ok, ok ci credo, ma con questo converrai che sei piuttosto strana…” Lily sorrise leggermente, mentre il cameriere tornava con le loro ordinazioni. La rossa rimase in silenzio.

"Allora? Qual è l'enorme problema?"

"Credo di essere incinta." disse la ragazza tutto d’un fiato.

"Come?" disse Enif sbattendo le palpebre.

"Sono in ritardo di due settimane e ho una nausea tremenda, per questo non ho preso il limone..."

"Lily i sintomi li conosco, almeno dai libri... Ti stavo chiedendo se sei sicura, dato che da quello che so state attenti quanto me e Sirius. Non dicevate che era troppo presto?" Lily si morse le labbra incerta.

"Ti ricordi quando James è stato ferito?"

"Sì, certo... Un mese fa... Chi se la scorda quella giornata..."

"Beh, sarà stata l'adrenalina o qualsiasi altra cosa...ma fatto sta che quella sera non ci sembrava tanto assurda l'idea di avere un bambino... Poi la cosa è andata un po’ nel dimenticatoio: abbiamo ripreso ad usare precauzioni ma quella serata... L'abbiamo completamente rimossa... Beh fino a stamattina..."

"Hai già fatto qualche test?"

"No, volevo prima dirlo a qualcuno che non fosse James... quel giorno era così sicuro di volere un bambino... ma adesso non so come la prenderà"

 "Se vuoi, i test li potrei farli io...ho imparato a..."

"No, piuttosto vorrei che mi accompagnassi da mia madre...mi piacerebbe scoprirlo alla babbana, sai…” Enif sorrise, capiva l’amica… infondo era cresciuta tra i babbani e i suoi genitori li vedeva così poco che capiva la necessità di Lily di scoprirlo assieme a loro.

“Va bene… Andiamo adesso?”

Lily annuì

 

▀■▪■▀

 

Alice e Frank camminavano per la Londra babbana, erano di pattuglia per l’Ordine, a pochi passi dal San Mungo. Senza neanche accorgersene Alice si fermò davanti ad un negozio per l’infanzia osservando una culla, persa fra mille pensieri.

“’Lice?” la chiamò Frank raggiungendola, la ragazza si passò distrattamente una mano sul ventre.

“Ehi che c’è?”

“Nulla, è che pensavo alle reazioni dei membri dell’Ordine quando abbiamo dato la buona notizia, la scorsa settimana…”

“Erano tutti felici, no?”

“Questo era quello che appariva… ma non so… Silente aveva un’aria strana…”

“Forse ti proporrà di startene a casa…”

“Frank, ne abbiamo già parlato, sono incinta non malata… e poi sono un Auror…”

“Appunto… rischi già abbastanza…” Alice sospirò

“Diciamo che adesso è un po’ presto per andare in maternità quando comincerò ad essere ingombrante allora ne riparliamo… Frank?” l’uomo stava fissando qualcosa attraverso la vetrina del negozio.

“Non girarti…”

“Perché?”

“Malfoy e Lastrange…” disse accennando alla vetrina. Alice guardò attraverso il vetro. I due Mangiamorte, attiravano l’attenzione dei babbani con i loro mantelli scuri, ma sembrava non importare a loro, si muovevano velocemente.

“Alice va a chiamare qualcuno, io li seguo…”

“Scordatelo, vengo anch’io…” disse la donna convinta.

Frank annuì sconfitto, quando sua moglie si metteva in testa qualcosa niente poteva convincerla a cambiare idea…

“Va bene, ma stiamo attenti…”

 

▀■▪■▀

 

Quando Daisy Evans aprì la porta di casa, fu sorpresa di vedere Lily ed Enif

“RAGAZZE!!!” sorrise abbracciando prima la figlia e poi Enif. “Che cosa vi porta qui? È successo qualcosa? Lily tesoro entra, sei ghiacciata…”

“Scusa il disturbo, mamma…”

“Figurati non disturbi mai, restate a cena?” chiese velocemente facendole entrare “HARRY, ci sono le ragazze!”

“Lily!” il padre letteralmente stritolò la figlia.

“Allora? Preparo cena per quattro?”

“No, mamma, non serve… James e Sirius non sanno che siamo qui…”

“E perché mai? Dai chiamateli che vengano anche loro…”

“Non è il caso, mamma… avrei bisogno di parlarti…”

“Petunia te l’ha detto vero? Non è una splendida notizia?”

Lily guardò la madre non capendo…

“Non ho notizie di Tunia dal mio matrimonio…” Daisy guardò sorpresa la figlia.

“Oh, c’era da immaginarlo… così testarde tutte e due… però poteva almeno mandarti una lettera o dire a me di avvisarti…”

“Daisy cara, credo che Lily si stia chiedendo di cosa tu stia parlando…” intervenne Harold notando lo sguardo perso della figlia.

“Che sciocca! È che ogni volta che ci penso mi agito e… oh… sto di nuovo divagando… Petunia avrà un bambino! Nascerà a giugno!”

“Oh… davvero?” la voce di Lily forse fu un po’ troppo stridula, tanto che la madre la fissò un po’ preoccupata.

“Lily, cara ti senti bene?”

“Mamma… c’è una cosa di cui ti dovrei parlare…”

 

▀■▪■▀

 

Alice e Frank si mossero in silenzio, pedinando Lucius Malfoy e Rodolphus Lastrange: quei due stavano tramando qualcosa, era evidente dai loro modi. Chissà forse c’era un ritrovo di Mangiamorte a cui dovevano partecipare, e di certo i due Auror non se lo sarebbero fatto scappare.

“Credi che ci sia qualche caccia al babbano in programma?” chiese Alice sottovoce mentre seguivano i due dietro ad un alto palazzone d’uffici in Shoe Lane.

“Non ne ho idea…”

Si fermarono all’angolo della via osservando i due Mangiamorte poco più avanti entrare in un cantiere edile.

“Ma che…”

“Andiamo…”

Cercando riparo tra i materiali da costruzione, Alice e Frank s’infiltrarono nel cantiere, i Mangiamorte poco più avanti parlottavano tra loro.

“Strano posto per una riunione…” stava commentando il più giovane dei due.

“Beh siamo vicini al San Mungo… forse il nostro uomo lì dentro ha qualcosa da comunicarci…” disse brevemente Rodolphus “magari un’inaspettata morte naturale di Silente… sarebbe ora che tirasse le cuoia…” commentò ironico.

Lucius sbuffò poco convinto.

Alice e Frank si scambiarono un’occhiata sembrava che per pura fortuna si fossero imbattuti nella tana del lupo.

Aspettarono in silenzio per minuti che parvero eternità, finché altri Mangiamorte si riunirono tra i pilastri in costruzione. Alcuni non portavano le maschere e poterono così riconoscere Bellatrix e Rabastan, Alice fu certa anche di vedere Antonin Dolohov.

“Ma quello non è il tipo che avevi arrestato il giorno in cui James è stato ferito?” chiese Alice a bassa voce.

“Sì, ma, non so con quali prove, ha convinto Barty di essere sotto imperius e l’hanno rilasciato mentre non c’eravamo…” commentò rabbioso Frank.

Ad un tratto videro i Mangiamorte voltarsi tutti in una stessa direzione, si sporsero un po’ guardando oltre la ventina di persone che si era radunata nel quartiere. Lord Voldemort si avvicinava camminando lentamente.

“Amici…” salutò i Mangiamorte, ma in quella parola sembrava non risiedesse alcuna frase di amicizia. Frank lanciò un’occhiata allarmata ad Alice.

“Va a chiamare rinforzi…”

“E tu?”

“Resto a tenerli d’occhio…” Alice annuì, anche se a malincuore, non avrebbe voluto lasciare da solo il marito. Si mosse leggermente nella direzione in cui erano venuti urtando una catasta di tavole in legno. Tentò di bloccare la caduta ma fu inutile, in legno cadde con un fracasso assordante. Alice e Frank si guardarono e senza nemmeno osservare nella direzione dei Mangiamorte si diedero alla fuga.

Erano quasi arrivati a Printer Street, quando Lord Voldemort si parò davanti a loro.

“Voi membri dell’Ordine della Fenice siete proprio delle spine nel fianco…”

 

▀■▪■▀

 

“Bene e adesso aspettiamo…” disse Daisy sedendosi sul divano assieme a Lily e prendendole la mano. Il test di gravidanza era appoggiato al tavolino, mentre Enif teneva l’altra mano di Lily seduta alla sua destra.  Harold osservava la scena appoggiato allo stipite della porta.

“Ma non sarà positivo, no? Sei troppo piccola per…”

“Harold è sposata sarebbe normale…” disse la moglie fermando il marito prima che sparasse qualche, secondo lei, scemenza.

“Sì, ma è sposata da soli, quanti? Due mesi e mezzo?”

“Harold…” l’ammonì la moglie. “Tesoro secondo me sarebbe splendido…” disse Daisy sorridendo “se fossi incinta il bambino nascerebbe a metà agosto… e quello di Petunia a fine giugno, sarebbero coetanei, potreste venire da noi i fine settimana e i bambini potrebbero giocare insieme e magari tua sorella potrebbe addolcirsi un po’ con te…”

Harold si batté una mano sulla fronte, sua moglie era partita nelle previsioni. Anche lui ne aveva una, ma non era così rosea, se la guerra non finiva il bambino di Lily e James sarebbe venuto a trovarli poco e di conseguenza quando fosse arrivato Daisy l’avrebbe viziato a dismisura, questo a Petunia non sarebbe andato giù e piuttosto che risanarsi la spaccatura tra Lily e Petunia si sarebbe aggravata. Oppure nei più rosei dei casi, le cose non sarebbero cambiate, restando in quello stallo odioso in cui si trovavano da anni…

“Se sono incinta cosa dovrebbe apparire?” chiese Lily guardando ansiosa il bastoncino di plastica bianco appoggiato poco davanti a lei.

“Secondo le istruzioni due linee rosse… se ne viene una sola o non funziona o non sei incinta…” disse Enif che aveva letto le istruzioni di quello strano marchingegno babbano una dozzina di volte con un’aria quasi affascinata.

“Anche se non appare nessuna linea il test non ha funzionato e bisogna riprovare…”

“Ah fantastico…” commentò Lily “Quanto c’è da aspettare?”

“Tre minuti… o qualcosina di più…”

“E quanto è passato adesso?”

“Due e mezzo…”

“Appare qualcosa o sembra a me?” chiese Lily agitata, sua madre la sentì stringerle la mano, gliela accarezzò rassicurandola.

“Comunque vada, io sono qui, tesoro…”

“Sono due linee, vero?” chiese Lily passando il test ad Enif e alla madre.

“Si…” confermò l’amica.

“Oh tesoro!” disse la signora Evans abbracciando la figlia.

“Dato che io sono un uomo ignorante…” disse il signor Evans non capendo le reazioni delle tre donne: Enif guardava quasi ipnotizzata il test, Lily abbracciava la madre che sembrava in lacrime. “Volete spiegare anche a me?”

“Sarai nonno anche da parte mia…” disse Lily sorridendo, gli occhi verdi erano lucidi, quasi brillanti sopra il suo sorriso. Se mezz’ora prima con il dubbio temeva di scoprire di aspettare un bambino adesso che ne era sicura le sembrava di esplodere, la consapevolezza di quella vita in lei la riempiva di gioia, anche se da un altro lato la terrorizzava.

“Devi dirlo a James!” disse Daisy asciugandosi gli occhi. Lily fece di no con la testa.

“Manca una settimana a Natale, glielo dirò allora…”

 

▀■▪■▀

 

Quando Lily ed Enif arrivarono a casa Potter trovarono Sirius e James ad aspettarle.

“Dove eravate?!” chiese James alterato.

“Dai miei genitori…” disse Lily evasiva “Petunia aspetta un bambino e mamma voleva dirmelo…” vide James calmarsi, abbracciandola.

Enif guardò Sirius che a sua volta la strinse a se.

“Che c’è? È successo qualcosa? C’è stato qualche attacco?” chiese Enif preoccupata.

“A sei isolati dal San Mungo… Alice e Frank si sono imbattuti in Voldemort e in una riunione di Mangiamorte… probabilmente si preparavano ad incontrare il loro uomo nel…”

“E Alice sta bene? E Frank?” chiese Enif agitata.

“Ce l’hanno fatto anche stavolta… sono un po’ sbattuti, ma stanno bene… Alice aveva paura per il bambino ma per fortuna è tutto apposto…” spiegò James “solo che subito dopo siamo venuti qui e non c’eravate… insomma ci siamo preoccupati… stavamo per venire a cercarvi quando siete entrate…”

“Stai dicendo che è confermato che abbiano un uomo nel San Mungo…” disse Enif, una volta tranquillizzata sulla situazione di Alice e Frank.

“Sì, Alice e Frank hanno sentito parlare Malfoy e Lastrange, Rodolphus… parlavano del contatto, credevano di doverlo incontrare… ma non sappiamo chi è… anzi credo che Silente ti chiederà di indagare… c’è qualcuno di sospetto?” chiese Sirius ad Enif.

“Se Silente vorrà, indagherò, ma così a prima vista, sembrano tutte persone per bene, cielo non conosco tutte le persone del San Mungo ma ti direi che tra quelle che conosco la più “sospetta” è la guaritrice O’Malley, ma è così solo perché è una vecchia zitella…”

Sirius annuì, poggiandole le mani sulle spalle.

“So che Silente te lo chiederà, però… ecco, vedi di non esporti troppo… probabilmente questa persona è la stessa che ha venduto Nathan e Reyn e avvelenato il Signor Potter…” Enif annuì tristemente, lanciò un’occhiata a Lily che ricambiò lo sguardo. Un bel regalo di Natale serviva a tutti a quanto pareva.

 

▀■▪■▀

 

Quattro giorni dopo, il 21 dicembre era riscaldato da un timido sole invernale che si rifletteva sulla neve illuminando l’atmosfera di Godrick’s Hollow.

"Snidget fa piano, ok?" sussurrò James facendo le scale in silenzio con un vassoio enorme in mano. Il gatto lo guardò curioso, osservando soprattutto il bacon e le uova sul vassoio. James intercettò lo sguardo del felino.

"Non ci pensare nemmeno... è per Lily questo" sibilò contrariato.

Il gatto miagolò appena, quasi offeso dal tono di James e si diresse velocemente verso la camera da letto.

Snidget con agilità saltò sul materasso, Lily dormiva ancora, fece le fusa strusciando la testolina contro il volto della ragazza. Lily ridacchiò.

"Snidget così mi fai il solletico..."

"Il mio piano era di svegliarti con un bacio e servirti la colazione, ma Snidget non era d'accordo..." disse James entrando con il vassoio.

"Ullalà, a cosa devo l'onore?"

"Non riuscivo a dormire e ho deciso di ricambiare il regalo che mi avevi fatto due anni fa..."Lily lo guardò non capendo.

"Guarda sopra la tua testa..." sorrise James, Lily alzò lo sguardo vedendo comparire un rametto di vischio.

"Ti ricorda qualcosa?"

Lily sorrise, il loro primo bacio, sotto il vischio nella sala comune il 21 dicembre 1977 sembrava passata un'eternità d'allora.

“Che fai non mangi?” chiese James, guardandola preoccupato.

“Mangio, mangio…” disse la ragazza sorridendo, anche se doveva ammettere che non ne aveva voglia, ma se voleva fargli “quel” regalo di Natale doveva resistere alla nausea ancora un paio di giorni.

James la guardò dubbioso.

“Questa volta non ci ho messo lo zucchero nelle uova, anche se non erano male quelle dell’ultima volta…” disse strappandole un sorriso. La ragazza portò la forchetta verso le labbra, l’odore delle uova le sembrò terrificante, spostando velocemente la colazione corse in bagno sotto lo sguardo atterrito di James.

“Sapevo di non saper cucinare, ma non pensavo così tanto…” disse il ragazzo con un sorriso entrando in bagno e accarezzando le spalle della moglie china sulla tazza del water.

“Non sei tu… sono io…”

“Cos’abbiamo mangiato ieri sera?” chiese James ad alta voce ripensando alla sera precedente “Tu hai mangiato solo un’insalata, e non l’hai neanche finita, non è stavi male già ieri sera? Ci sono le influenze in giro…”

Lily scosse la testa leggermente, rialzandosi e andando a sciacquarsi il viso.

“Non preoccuparti non è influenza…” disse un po’ impacciata, non poteva continuare a nasconderglielo, le nausee diventavano sempre più forti e non sapeva se sarebbe resistita ancora quattro giorni.

James aggrottò le sopracciglia non capendo.

“Quando arrivano i ragazzi? “chiese Lily per sviare l’argomento.

“Tra un paio d’ore…”

“Allora hai il tempo di scartare in anticipo uno dei miei regali di Natale…”

James sorrise come un bambino.

“Davvero?”

“Sì…” sorrise Lily, vedendolo sparire, quando raggiunse le scale James stava già in piedi accanto all’albero di Natale che avevano addobbato in salotto.

“Posso scegliere io o ne hai in mente uno in particolare?” chiese James elettrizzato.

Lily per un attimo ebbe una paura tremenda, forse erano ancora giovani per essere genitori ma per quanto riguardava lei, ci avrebbe provato… e James… beh dubitava che sarebbe mai cresciuto di conseguenza doveva adattarsi all’idea anche lui.

“Quello piccolo con i boccini…” disse Lily raggiungendolo. “Però ti devi sedere e concentrare…”

James pensieroso si sedette sul divano aspettando che Lily si sedesse accanto a lei e che perfino Snidget si accoccolasse sulle sue gambe prima di aprire il pacchetto.

Quando tirò fuori la piccola scatolina trasparente, aggrottò le sopracciglia, forse non capendo in un primo momento il significato di quelle due scarpette da neonato con i colori del Grifondoro. Le osservò per qualche secondo, mentre Lily sperava che capisse e non dovesse spiegargli tutta la storia o che non svenisse. Ad un tratto l’espressione di James mutò, fulminato dalla consapevolezza.

“Lily tu… noi…” balbettò guardando la moglie.

Lily annuì “Sei contento?”

“Oddio… sì… cioè… Sì!” disse abbracciandola.

“Cosa aspettavi a dirmelo?!” disse tenendola stretta a se, così tanto che Snidget scappò per non rimanere stritolato a sua volta.

“Volevo farti un regalo di Natale, anche se non sapevo come l’avresti presa…”

“Come credevi che l’avrei presa… è fantastico… tu ed io… ci credi? Genitori… tu ed io!” disse James con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

“Ma se volevi farmi un regalo di Natale perché me l’hai detto oggi?” chiese poi James dubbioso.

“La scusa dell’influenza intestinale non poteva reggere a lungo…” spiegò Lily con un sorriso.

 

Due ore dopo quando Sirius suonò alla porta, fu accolto da un James euforico che gli saltò letteralmente al collo. Enif si mise a ridere, guardando Lily.

“Devo dedurre che gliel’hai detto…”

Lily rise in risposta.

“James che succede?” chiese Sirius tentando di togliersi di dosso il suo migliore amico. “I Pride hanno vinto il campionato… no impossibile, il campionato non è ancora finito e la Coppa del Mondo non  è ancora cominciata…” disse pensoso Sirius.

“Molto meglio!”

Sirius lo guardò sbalordito, qualcosa per James Potter era più importante del Quidditch? Beh di certo lo era sua moglie, che in quel momento stava ridendo assieme ad Enif.

“Spiega!”

James gli mollò tra le mani le scarpette da neonato.

“Sto per diventare padre!” disse James quasi saltellando, mentre Sirius fissò semi-sconvolto le scarpette che aveva in mano.

“Non state scherzando, vero?” chiese guardando Lily, James non era attendibile in quel momento… La rossa annuì sorridendo. Sirius sorrise.

“Vieni qui sorellina!” disse abbracciando la ragazza.

“Ehi e me un abbraccio non lo dai?” chiese James deluso “Guarda che il padre sono io…”

“Tu te lo sei giocato prima l’abbraccio…”

“Maledetto cagnaccio ed io che ti volevo anche proporre come padrino…”

“Vieni qui James, fratello adorato…”

“Via Sirius, te la sei persa la tua occasione!”

Stavano ancora bisticciando quando Remus, Peter e Dorcas si affacciarono all’ingresso.

“Che succede qui?” chiese Remus inarcando un sopracciglio.

“Sto tentando di convincere James a farmi diventare il padrino di suo figlio…” spiegò Sirius diretto.

I tre guardarono Lily che scoppiò a ridere.

“Quello che Sirius non vi ha detto e che James è troppo fuori di testa per dire e che avremo un bambino…” disse Lily sorridendo.

Remus abbracciò l’amica seguito subito dopo da Peter, poi si voltò verso James lasciando spazio a Dorcas.

“Che sarebbe sta storia? Sirius padrino e noi niente?”

“Andiamo tanto Lily ed io avremo una squadra da Quidditch…”

“Ehi piano con la squadra da Quidditch…” disse Lily, era meglio frenare un po’ quello scalmanato del marito prima che si allargasse un po’ troppo, due, massimo tre figli erano un conto, una squadra di Quidditch era un altro discorso.

“Ma si, tesoro me li vedo: al posto dei Wigtown Wanderers i Godrick’s Hollow Wandarers… uhm  ma forse è troppo lungo… meglio i Magnificent Potters…”

Gli amici si misero a ridere.

“Non so perché ma credo che la tua signora non sia tanto d’accordo…”

 

▀■▪■▀

 

Alice e Frank arrivarono presto quella mattina ad Hogwarts come Silente aveva chiesto loro, raggiunsero l’ufficio del preside in silenzio, un po’ preoccupati per quella chiamata inattesa, avevano dovuto disdire la loro presenza a pranzo da Lily e James, e in più Silente nel suo messaggio aveva chiaramente detto di non avvisare nessuno.

“Chissà di cosa ci vuole parlare…” disse Alice un po’ ansiosa.

“Tranquilla, magari sarà qualcosa sulle missioni o sull’ultimo attacco… magari vuole ancora qualche dettaglio di quattro giorni fa…” disse Frank tentando di tranquillizzare la moglie, anche se doveva ammettere di essere un po’ preoccupato anche lui.

Silente li aspettava nel suo ufficio, dava loro le spalle quando entrarono.

“Buon giorno Professore…” salutò Frank, attirando l’attenzione del vecchio preside. Silente si voltò, il suo volto era grave, non l’avevano mai visto così, nemmeno dopo l’assassinio di Reyn e Nathan.

“Vi starete chiedendo perché vi ho chiamato qui…” disse lentamente il preside, i due non poterono far altro che annuire. “Alice, Frank, voi ci credete alle profezie?”

 


E anche Harry è in viaggio. Poveri Alice e Frank è arrivata la mazzata...

Che altro dire... ringrazio chi ha commentato a cui spero di aver risposto esaustivamente con l'opzione rispondi.  
Come forse ho detto già la scorsa volta Harry vuole fare la prima donna e nascere prematuro ^^''' Se le fa sempre a cercare eh? Vabbeh alla prossima

Ciao

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Vigilia di Natale ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   

 

              

                  

                   Capitolo 17: Vigilia di Natale

“Sorpresa!” disse James quando sua madre venne ad aprire la porta.

“James, Lily che ci fate già qui? È presto… vi aspettavo tra un paio d’ore…” Dorea li guardò sorpresa, era la Vigilia di Natale e aveva convinto i ragazzi a venire da lei a cena dato che era un po’ che non li vedeva, nonostante abitassero a pochi passi di distanza.

“E che non stavamo nella pelle” spiegò James entrando in casa “volevamo a tutti i costi darti il tuo regalo in anticipo…” ma il sorriso di James si spense un po’. “Mamma, tutto bene?” chiese notando l’aria affaticata della madre.

“No, non preoccuparti è solo che è da stamattina che cucino e sono un po’ stanca…” disse la donna con un sorriso.

“Ma cosa fate ancora sulla porta, entrate! Entrate!” esclamò sospingendoli verso l’interno fino al soggiorno. La stanza era decorata con rametti di abete e nastri rossi tra cui svettava un grande Albero di Natale illuminato da luci argentee. Seduta un po’ curva su una poltrona c’era Bathilda Bath, i suoi occhi chiari, velati dalla cataratta, fissarono Lily e James.

“Dorea se sono già arrivati io me ne vado…” disse sentendosi un po’ estrenea alla famigliola.

“Ma si figuri signora, resti pure…” disse Lily. L’anziana sorrise.

“Se non dò fastidio allora resto ancora un po’… tanto non ci sarà nessuno a far compagnia a questa vecchia ciabatta” ridacchiò la donna.

Dorea alzò gli occhi al cielo.

“Bathilda se vuoi restare a cena, come ti ho già detto prima, non ci sono problemi…”

James sorrise, con l’età la vecchia strega aveva cominciato ad autocommiserarsi fino a far sentire gli altri in colpa, era chiaramente un atteggiamento involontario anche se a volte gli sorgeva qualche dubbio.

“Oh, ma no… non voglio disturbare, davvero…” insistette l’anziana strega.

“Si figuri Bathilda lei non disturba mai…” mise fine alla conversazione James, in effetti la strega gli aveva sempre fatto un po’ di tenerezza, ricordava che quand’era piccolo la donna non mancava mai di mandargli un regalo per Natale o per il suo compleanno, e tentava sempre di agguantarlo e offrirgli il the ogni volta che passava davanti a casa sua, casa che un James ragazzino aveva imparato ad evitare come la peste.

“Oh, beh allora se non è di disturbo a nessuno…” aspettò di sentire l’obbiezione di qualcuno. “rimango…”

Lily sorrise, le stava simpatica quella anziana strega che aveva visto tante cose nella sua lunga vita, le aveva parlato solo un paio di volte ma la incuriosiva la storia di quella strega piccola e minuta.

“Comunque…” disse Dorea guardando il figlio “mentre aspetto che l’arrosto venga fuori dal forno… sei arrivato qui tutto esagitato dicendo di volermi dare un regalo in anticipo… che succede? Sembrava fossi appena sceso dalla scopa da quant’eri agitato. “

“Sarà una cosa che ti renderà estremamente felice!” disse James sorridendo, poi ricordandosi le paranoie sulla vecchiaia di sua madre aggiunse “O forse ti farà solo sentire vecchia…”

“James…” lo rimproverò la moglie.

 

▀■▪■▀

 

Quando atterrarono al Picco del Corvo, il vento soffiò forte nello spiazzale vuoto.

“Speravo che qualcuno venisse ad accoglierci…” commentò Enif scendendo dalla moto, battendo i piedi a terra semi congelata.

“Con questo freddo vuoi che qualcuno metta il naso fuori dal castello?” rise Sirius scendendo a sua volta.

“Beh, tu con questo freddo mi hai fatto sorvolare tutta l’Inghilterra…” disse la ragazza rabbrividendo mentre si avvicinavano all’ingresso del castello nel momento in cui la grande porta di quercia si aprì leggermente.

“SIRIUS! ENIF!” Taliesin uscì correndo, fermandosi a pochi passi da loro.

“Taliesin!” Enif lo abbracciò “Come sta il nostro Corvonero?”

“Bene, bene! Il secondo anno non è così difficile, i miei amici erano terrorizzati…” commentò mentre Sirius gli scompigliava i capelli salutandolo.

“Andiamo dentro prima che tu ti prenda un malanno con solo un maglione addosso…” disse Enif facendo velocemente i gradini che li separavano dall’ingresso. Taliesin non si fece ripetere due volte il suggerimento, correndo verso la porta.

Sirius osservò il bambino, era dall’attacco di Enif che non aveva il modo di vederlo, era di almeno una decina di centimetri più alto, e i capelli castani un po’ lunghi e ribelli gli arrivavano poco sopra le spalle rispecchiando la sua vitalità.

“Sirius che aspetti?” chiese il ragazzino voltandosi.

“Mi sa che si era congelato…” commentò Enif.

“Quella che ha freddo sei tu, mica io!” rise Sirius raggiungendoli “io non vado in moto in gonna…”

Enif di tutta risposta gli fece la linguaccia. Taliesin rise guardandoli.

“Sono felice che siete arrivati!” disse camminando qualche passo davanti a loro e guidandoli alla sala da pranzo dove erano riuniti gli altri parenti.

La sala era enorme, un lungo tavolo al centro era preparato per dieci persone, davanti al caminetto acceso su dei folti tappeti usati per sedersi davanti al fuoco erano abbandonati un paio di libri dove probabilmente Taliesin stava leggendo prima di raggiungerli nel cortile; in piedi accanto alla finestra Algol, Vontell, il padre di Taliesin e quello che doveva essere suo nonno Coyle Icecrow discutevano animatamente, mentre la madre di Enif, quella di Taliesin, sua suocera e zia Rhodelia erano sedute su dei divani ma appena entrarono Algol e Felicia si fecero loro incontro.

“Enif! Avevo paura non arrivaste!” disse la madre abbracciandola. La ragazza fissò Sirius, infondo avevano solo dieci minuti di ritardo, dovuti ad una bufera sopra Birmingham.

“Lascia perdere tesoro, tua madre diventa ogni giorno più apprensiva…” disse Algol abbracciando la figlia dopo la moglie.

“Io? Tu stavi convincendo Vontell a prendere le scope e andarli a cercare…” commentò la donna.

Enif ridacchiò.

“Non ce niente di cui preoccuparsi, no? Siamo qui e sani e salvi…” ma qualcosa nello sguardo di suo padre non la rassicurò per niente.

“Che c’è? È successo qualcosa?” chiese, ma non ottenne risposta. Lanciò uno sguardo a Sirius.

“Che ne dite di metterci a tavola?” propose Lilith, la madre di Taliesin.

“Io sto vicino a Sirius ed Enif!” esclamò Taliesin correndo ad occupare una sedia.

“Magari Enif vorebbe sedersi accanto a Sirius…” disse Dervla tentando di far ragionare il nipote.

“Ma nonna, vicino a Sirius ci può stare ogni giorno!” Enif e Sirius risero.

“Non ha tutti i torti…” commentò il ragazzo prendendo posto da un lato di Taliesin mentre Enif si sedeva dall’altro lato.

Enif guardò i commensali, avevano tutti un’aria tesa, sì, si disse, doveva essere successo qualcosa.

“Qualcuno vuole dirmi che succede? Avete tutti delle facce…” tentò di nuovo Enif.

“Niente tesoro, è solo una tua impressione…” rispose Algol.

“Al diavolo Algol…” sbottò zia Rhodelia “Combatte accanto ad Albus, credo sia in grado di affrontare le cose da sola, non c’è bisogno che tu la protegga…”

“Zia Rhodelia con tutto il rispetto credo che abbiano già abbastanza problemi in Inghilterra senza aggiungere i nostri… e poi c’è Taliesin…”

Enif lanciò un’occhiata a Taliesin, il bambino osservava gli adulti con aria di sufficienza, era chiaro che qualsiasi cosa loro non volessero dirgli Taliesin ne era già al corrente.

“Anche Taliesin è abbastanza grande da sentire, anzi potrebbe servirgli a crescere…”

“Zia ti prego… ha solo dodici anni…” intervenne Lilith.

Taliesin sbuffò, attirando l’attenzione di tutti i presenti.

“Tanto lo so cosa non volete dirmi… siamo in pericolo vero? Ci hanno minacciati, giusto? E hanno rapito Maia e i suoi mentre erano a Diagon Alley, vi ho sentito parlarne… non sono a Liverpool dai loro parenti… non sono così scemo…” esclamò il ragazzino alterato. “Insomma, io sarò il Signore del Picco un giorno, giusto? Lo ripetete sempre e poi però non volete mai dirmi le cose!”

Enif lo guardò con dolcezza, capiva come ci si sentiva a dover restare in disparte, ci si sentiva inutili e impotenti… era quello che provava lei da quando non riusciva a reggere una bacchetta per difendersi.

“Annwyn…”

“Annwyn niente, mamma!” disse il bambino quasi arrabbiato “Non è giusto che siano solo Enif e Sirius a combattere! Dovremmo dare una mano tutti!”

“Smettila Taliesin…” tentò di fermarlo il padre, ma il bambino era un fiume in piena.

“Appena potrò anche io darò una mano! Perché non è giusto dover vivere nascosti! Nessuno di noi ha fatto qualcosa di male!”

“Taliesin finiscila!” il tono di Vontell era perentorio ed ebbe il potere di azzittire l’intera sala.

Enif guardò il bambino, tratteneva a stento le lacrime, era così piccolo e così coraggioso, le fece tanta tenerezza. Gli passò una mano sulle spalle abbracciandolo.

“Tal… sei molto coraggioso a dire queste cose…”

“Io non voglio solo che qualcuno ti faccia di nuovo del male…”

La ragazza sorrise appena.

“Di nuovo? In che senso di nuovo?” chiese Felicia preoccupata, mentre zia Rhodelia scuoteva lentamente la testa, se solo Taliesin avesse avuto qualche anno in più non sarebbe stata la sola al picco a tentare di convincere quei testoni a prendere una decisione e a schierarsi.

“Vede Signora Icecrow… ormai più di un anno fa… Rabastan Lastrange ha attaccato Enif e…” cominciò Sirius, immaginando come per la ragazza fosse dura parlarne.

“E tu dove eri?” chiese Algol guardando furente il ragazzo, solo il pensiero che Rabastan Lastrange, un Mangiamorte si fosse avvicinato a sua figlia abbastanza da attaccarla gli faceva venire il voltastomaco.

Sirius abbassò gli occhi colpevole.

“Ero a casa…”

“Io ti ho affidato mia figlia e questo è quello che…”

“Papà!” Enif lo fulminò con lo sguardo mentre teneva ancora stretto Taliesin “Sirius non c’entra, sono io ad esser stata avventata ad andarmene in giro da sola… ma sono qui e sono viva, quindi non è successo nulla…”

“Nulla?” esclamò Felicia “Nulla? Avrebbe potuto ucciderti!”

“Non è successo…” disse Enif, il ricordo si stava facendo strada nella sua mente facendola rabbrividire appena.

“Grazie a non so quale divinità! Che ti ha fatto quello schifoso Mangiamorte?” cominciò il padre furioso.

“Zio Algol…” tentò di fermarlo Taliesin sentendo Enif stringerlo.

“Signor Icecrow, credo che…”

“Tu non hai voce in merito, ragazzo… eri a casa…” disse accentuando con una nota di rimprovero quel “a casa”.

“Papà lascia fuori da questa storia Sirius… non è successo nulla, sono stata attaccata, sono sopravissuta, punto… finiamola qui…” il tono di Enif era quasi una supplica.

Sirius strinse i pugni sulle ginocchia, trattenendosi dal mandare al diavolo tutti, prendere Enif ed andarsene.

“Algol… Sirius non può essere ovunque in ogni momento… e credo siano proprio le vostre reazioni a giustificare perché Enif non voleva mettervi al corrente… so benissimo che stai pensando di rinchiuderla quassù, ti conosco nipote…”

“Stai dicendo che tu ne eri al corrente zia? Tu sapevi che Enif era stata attaccata?”

“Sì… ne ero stata messa al corrente da Taliesin…”

“Mi sembra di capire che sia tu, zia, a spronare i ragazzi all’insurrezione…” disse parlando per la prima volta Coyle.

“Insurrezione Coyle? Io non ho spronato nessuno, Enif ha scelto di combattere da sola, ho solo appoggiato la sua decisione… cosa che la famiglia non ha fatto… Non guardarmi con quegli occhioni Felicia… lo so bene che vi siete illusi che Enif non facesse altro che studiare in Inghilterra…. Ma è inutile negare l’evidenza… più che illuderci che là fuori non stia succedendo nulla dobbiamo prendere una decisione e schierarci… o perlomeno non chiudere gli occhi e voltare la testa…” disse Rhodelia tranquillamente, come stesse parlando di cucina o di cucito.

Alle parole dell’anziana strega seguì un teso silenzio, rotto dall’arrivo di un paio di elfi domestici con la prima portata della cena.

“È la Vigilia di Natale…” disse Dervla dolcemente “mettiamo le discussioni fuori da quella porta e mangiamo… Taliesin, Enif, Sirius, non sentitevi in colpa per questa discussione… è un dibattito che sta andando avanti da mesi… sembra che la civiltà molti di noi abbiano dimenticato cosa sia…” Enif fu certa di veder arrossire i suoi genitori, ripresi come fossero dei bambini.

Guardò il piatto che gli elfi domestici le misero davanti, la discussione le aveva chiuso lo stomaco, ringraziava solo che Sirius non avesse fatto qualche colpo di testa. Prese la forchetta, nonostante tutto.

“Beh… Buon appetito…” disse sforzandosi di mangiare come se nulla fosse successo, gli altri fecero lo stesso. 

 

▀■▪■▀

 

“James?” Dorea guardava dubbiosa il figlio che l’aveva fatta sedere sul divano e si apprestava a bendarle gli occhi.

“Fidati mamma, fa tutto parte del regalo…”

Bathilda guardava curiosa la scena, osservando il sorriso di Lily.

“Posso sapere in anteprima la sorpresa?” chiesa alla ragazza. Lily ridacchiò.

“Mi dispiace ma sarà una sorpresa anche per lei…”

Dorea sentendo la nuora parlare così, si preoccupò un po’.

“Cos’è tutto questo mistero? Comincio a preoccuparmi…”

“Sta tranquilla mamma, tendimi le mani e tenta di indovinare cosa ti metto in mano…”

Dorea sorrise, non capendo dove volesse andare a parare il figlio, tese le mani verso James. Il ragazzo da una borsa che avevano appoggiato a terra tirò fuori le scarpette da bimbo che Lily gli aveva regalato.

Bathilda capendo, squittì divertita, mentre James metteva le scarpette in mano alla madre. Dorea le tastò non capendo, al momento, che cosa James le avesse messo in mano, venne fulminata dalla consapevolezza quando arrivò ai sottili lacci delle scarpe.

“Ma queste sono…” James fece un cenno a Lily che si avvicinò scoprendo la pancia, il ragazzo prese la mano della madre appoggiandola sul ventre della moglie.

Lily trasalì alla mano fredda della suocera, mentre James si chinava sull’orecchio della madre levandole la benda.

“Ti presento tuo nipote…” disse con voce un po’ commossa.

Dorea li fissò con le lacrime agli occhi. I suoi ragazzi, non poteva essere vero. Fissò gli sguardi felici di Lily e James.

“Stai dicendo che sarò nonna?” disse pur avendo capito benissimo il significato di tutto.

“Esattamente…” Dorea sorrise alzandosi e abbracciando Lily.

“Cara come sono felice per te!”

“E per me? Mamma niente abbraccio?”

“Ma vieni qui pazzo di un figlio!” disse abbracciandolo.

Bathilda sorrise.

“Auguri ai futuri genitori!” disse mettendosi sulle punte dei piedi per dare due baci sulle guance a Lily e James.

“Grazie signora Bath…”

Dorea li guardò sorridendo, poi ad un tratto qualcosa la fulminò, spalancò gli occhi.

Nato all’estinguersi del settimo mese…

Si avvicinò velocemente a James, prendendo il ragazzo per le spalle, preoccupata.

“Quando dovrebbe nascere? James dimmelo!”

“Mamma?” James la fissò non capendo la foga della madre.

“Dimmelo James!”

“A metà agosto…” disse spiazzato. Dorea lasciò andare un sospiro di sollievo lasciando le spalle del figlio, non doveva preoccuparsi, il bambino sarebbe nato ad agosto e James e Lily poi avevano affrontato solo due volte Voldemort e sperava di non dover sapere di una terza.

Così come l’ansia scese, la donna barcollò. James prese la madre prima che cadesse.

“Mamma!”

“Tranquillo era solo un capogiro…”

“Mamma stai tremando…”

“Non è nulla… mi passa subito…” disse mentre si sedeva respirando lentamente.

“Come sarebbe a dire che ti passa subito? Mamma hai già avuto attacchi del genere?”

“Un paio negli scorsi mesi, soprattutto quando mi agito… ma non è niente, sarà la pressione… l’hai detto anche tu che ho una certa età… sto per diventare nonna…”

“Dorea, si riposi un po’ ci penso io all’arrosto…” disse Lily preoccupata.

“Ti dò una mano bambina…” disse la signora Bath mentre insieme lasciavano la stanza.

James guardò la madre.

“Mamma ti sei fatta vedere da un guaritore, potrebbe essere qualcosa di serio o …”

“No, non mi farò vedere da un guaritore, James, io non ci metto piede al San Mungo…” ribattè la donna testardamente.

“Ma mamma… insomma se stai male… non fare la testarda…”

“James sto bene! Smettila di preoccuparti!”

“Ma…”

“Niente ma… vedi sto già benissimo!” disse alzandosi in fretta, con il risultato di venir scossa da un altro capogiro.

“Senti siediti e prendi fiato, ok… comunque secondo me faresti meglio a farti vedere da qualcuno…”

“James…”

“Ok, ok… non mi impiccio, è che mi preoccupo… tutto qui…” disse con una alzata di spalle.

“Non preoccuparti, tesoro, sono qui e non me ne vado…”

Disse con un sorriso stanco prendendo la mano del figlio e stringendola fra le sue.

 

Lily tirò fuori dal forno l’arrosto.

“Signora Bath, lei sa da quando sta così Dorea?”

“Ha cominciato a stare male da quando è morto Charlus… ma se ti riferisci ai giramenti di testa, sono cominciati un paio di settimane fa…”

Lily si morse le labbra.

“Ho tentato di convincerla a parlarvene o ad andare da un guaritore, ma non vuole sentir ragioni…” sospirò l’anziana.

 

▀■▪■▀

 

“Che cena orribile…” sbuffò Enif gettandosi sul letto che quella sera avrebbe occupato al Picco del Corvo.

“Mi dispiace…” disse a Sirius mentre il ragazzo la guardava dalla porta.

“Che debba dormire in un'altra stanza o della serata?”

Enif sorrise appena

“Per entrambi…”

“Non preoccuparti non è colpa tua, i fermenti in famiglia c’erano già…”

“Lo so… solo che mi dispiace non farne parte e mi dispiace che tutto questo lo debba sopportare Taliesin…”

“È in gamba sarà un grande mago un giorno…” disse pensieroso Sirius.

“Forse avrei dovuto dire ai miei genitori dell’attacco…” disse Enif a bassa voce… “questa situazione non si sarebbe venuta a creare… e mio padre non avrebbe accusato te della mia stupidaggine….”

“Ma ha ragione… avrei dovuto essere lì a proteggerti…”

“Sirius, smettila! Non puoi essere ovunque, ma chi era con me a Diagon Alley? Chi mi ha permesso di riprendermi standomi sempre accanto? Non ci sarai stato quel giorno ma se oggi sto bene è solo grazie a te…”

Sirius restò in silenzio., se quel giorno ci fosse stato Enif non avrebbe dovuto sopportare tutto il resto.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, il viso di Taliesin fece capolino nella stanza.

“Posso?”

“Vieni, vieni!” disse Enif tirandosi a sedere. “Che c’è?” chiese poi guardandolo. Il ragazzino si torceva le mani esitante. Enif guardò Sirius.

“C’è qualcosa che non va?” chiese Sirius.

“Se fossi restato buono lo zio e la zia non avrebbero saputo del tuo attacco… e non si sarebbero arrabbiati con voi…” disse il bambino tutto d’un fiato.

“Oh, Tal…” Enif si avvicinò abbracciandolo “Non preoccuparti, non è colpa tua… Vedrai che domani mattina sarà tutto dimenticato… e passeremo un buon Natale…”

“Dici?”

“Si, ne sono sicura! E adesso perché non vai a dormire? Sennò Babbo Natale non arriva…”

“Ma Enif, ho dodici anni sono grande per credere a Babbo Natale!”

“Allora diciamo che se non vai a dormire non posso incartare il tuo regalo e domani non ricevi niente…”

“Ok, ok, vado! Sirius vieni anche tu?”

“Si, vengo… Buonanotte piccola e non fare brutti sogni…” disse Sirius stampando ad Enif un bacio sulla fronte.

“Tranquillo!”

 

▀■▪■▀

 

Remus camminava nella neve alta, il freddo gli penetrava nelle ossa ma doveva andare avanti, era quasi arrivato. Il vento soffiava forte su quel costone delle Glencoe, battendo la esile figura che arrancava nella neve. Verso valle Remus vide chiaramente il fuoco di un bivacco, sperò di averli finalmente trovati e che tra loro non ci fosse proprio Grayback.

Si lasciò scivolare per il costone, raggiungendo la valle. Le cinque figure lo guardarono, tra loro c’erano anche una donna e un bambino.

“C’è posto per un fratello affamato?” chiese.

 


Eccomi intanto mi scuso per la pubblicazione tardiva ma qui cominciano le consegne serie e quindi gli aggiornamenti potrebbero essere un po' irregolari... spero di aver risposto a tutte le recensioni.

Alla prossima

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Verità ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

ù

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   

                    

                   Capitolo 18: Verità

C’era una cosa che Sirius odiava profondamente del periodo natalizio, ovvero dover lavorare mentre letteralmente tutti erano in vacanza. Gli Auror non si riposano mai. Aveva detto loro Moody prima di comunicare loro i turni del periodo festivo.

Era chiaro quindi come, mentre osservava i corridoi pressochè vuoti del Ministero di quel venerdì 26 dicembre, Sirius fosse di pessimo umore.

Quando raggiunse il cubicolo che condivideva con Frederick Williamson, un Auror di un paio d’anni più grande di lui, ghignò, vedendo appeso sulla lavagnetta alla parete un biglietto

“Spero tu abbia passato un buon Natale, io no…”

Povero Willy, si disse Sirius, a lui era toccato il turno di Natale.

Prese il biglietto, aggiungendo la sua risposta. Frederick l’avrebbe trovata il due dicembre quando sarebbe tornato a lavoro.

“Non sai quanto, quasi quasi ti invidiavo…”

Ridacchiando attaccò il biglietto lì dove l’aveva trovato.

Ebbe appena il tempo di sedersi che un promemoria gli arrivò in faccia.

Prova solo a pensare di far niente e sei un uomo morto, Black. Vieni a darmi una mano nel cubicolo di Cowan e Brandley, forse ho trovato la spia. Moody.

Sirius sospirò, quello si che lo tirava su di morale, una mattinata fianco a fianco con Moody, l’unica cosa che lo consolava era che anche Enif era di turno quel giorno e quindi non era da sola a casa ad aspettarlo.

Si alzò in fretta, meglio non fare aspettare Malocchio, si disse.

 

▀■▪■▀

 

Dorcas fece a due a due i gradini che la separavano dall’appartamento di Remus. Era sicura che avesse passato la Vigilia da solo, e quando gli aveva chiesto di vedersi, il giorno prima, le aveva risposto che aveva preso una brutta influenza.

Apparte il fatto che la storia puzzava di scusa a dieci chilometri di distanza, lei gli avrebbe dato il suo regalo di Natale anche se fosse stato a letto moribondo. Era per quello che libera da pranzi o cene in famiglia si era diretta subito a casa sua.

“E se non ti vuole più vedere?” le disse una vocina pessimista nella sua testa.

“Lo strozzo con il regalo e poi me ne vado…” rispose a se stessa a bassa voce dandosi la sicurezza necessaria per bussare alla porta.  

Per i primi dieci secondi temette che il ragazzo non fosse in casa, il che la fece innervosire, se non voleva più vederla bastava dire, insomma non si erano mica giurati amore eterno. Bussò ancora, dicendosi che in caso avesse davvero l’influenza forse poteva non averla sentita.

Sbuffò non sentendo alcun movimento all’interno della casa, stava per lasciare a terra il suo regalo, andarsene e cominciare ad evitare a vita Remus, quando fu sicura di sentirsi osservata. Si voltò verso la porta, lo spioncino era chiaro, segno che qualcuno la stava guardando dall’altra parte della porta.

“Remus? So che ci sei!” disse bussando ancora.

“Dorcas sei tu?” la voce di Remus le parve fioca, forse aveva davvero l’influenza.

“No, sono la sorella che non ho… sì, sono io…”

“Provamelo…”

“In un momento abbastanza intimo ti ho chiamato “Mio dolce Lupo delle favole”” disse la ragazza a bassa voce arrossendo. Si chiese un’altra volta cosa avesse bevuto quella sera e soprattutto quando l’avevano concordata per frase di riconoscimento.

“E tu, come puoi provarmi di essere Remus?” disse la ragazza.

“In tutta risposta ti ho chiamato Cappuccetto Rosso…” sentì ridacchiare al ragazzo.

“Bene, pagliacciata finita, puoi aprire adesso? O devo stare sul pianerottolo tutta la mattina?” Chiese guardando verso lo spioncino. Lo sentì sospirare, prima di aprire la porta.

“Vieni…”

“Non hai l’influenza?”

Remus scosse appena la testa chiudendo la porta dietro di lei.

“Perché mi hai mentito?”

“Non avevo voglia di vedere nessuno…” Dorcas si voltò

“Se c’è qualche problema devi dirmelo ok? Se c’è un un’altra, se non sono abbastanza se…”

“Dorcas… di cosa stai parlando?” Remus la guardò non capendo.

“Del fatto che mi hai dato buca a Natale, con una scusa idiota… quindi o sono io il problema o…”  Remus le mise le mani sulle spalle.

“Ho passato una nottataccia, non volevo che mi vedessi in quello stato… ero di turno in mezzo ad una bufera e volevo solo riposarmi…” Remus si disse che infondo non era una bugia ma una mezza verità, infondo Silente aveva detto di non farne parola con nessuno, ufficialmente lui non aveva ancora nessuna missione tra i licantropi.

“Davvero?” chiese Dorcas, rendendosi conto solo in quel momento dell’ansia che aveva provato fino a quel momento.

“Si… piuttosto tu avevi davvero pensato che volessi lasciarti?” chiese lui sorpreso. La ragazza non rispose un po’ imbarazzata.

“Dorcas… tu sei fantastica, solo un pazzo potrebbe lasciarti…” disse lui leggermente, Dorcas lo guardò sorridendo, accorgendosi solo in quel momento del livido che il ragazzo aveva sulla guancia.

“Che ti è successo?” chiese sfiorandogli la guancia. Remus si ritrasse appena.

“Durante la bufera non ho visto un segnale stradale e ci sono sbattuto contro…” disse sorridendo.

“Certo che sei proprio un lupo scemo…” disse appena la ragazza… “ti fai sempre male…”

“Ehi… come ti permetti?” disse lui fintamente offeso.

“Comunque ti ho portato il tuo regalo di Natale, non è un granchè ma sono diventata matta per farlo…”

“Adesso sono curioso…” disse mentre lei gli passava il pacco.

“Lo so che non rimpiazzerà il maglione di tua madre ma ho pensato che potrebbe essere atrettanto caldo…”

Remus restò senza parole aprendo il pacco e trovandoci un maglione di lana fatto a mano. Era di un blu scuro .

“Volevo ricamarci un lupo con la luna in sfondo… ma non ci sono riuscita e quindi ho optato per un tinta unita… sono un po’ incape ai ferri… mia madre non ha fatto altro che prendermi in giro da quando l’ho iniziato….”

“Forse era destino… non è il caso di sbandiarare al mondo la mia natura…”

“Sai, se vinciamo questa guerra sono certa che non esisteranno più pregiudizi e allora avrai il maglione più bello del mondo!”

Remus sorrise tristemente, lui era convinto che quella illusione non si sarebbe mai avverata…

 

▀■▪■▀

 

"Buon Natale, Icecrow..." quando Enif venne accolto da quel saluto da parte della guaritrice O'Malley, si sorprese, credeva che la vecchia zitella non le avrebbe nemmeno rivolto la parola.

"Buon Natale anche a lei..."

"Che c'è, ragazzina? Ho qualcosa sulla faccia?" chiese notando lo sguardo dubbioso della ragazza...

"No, no, signorina... Era solo che..."

“Non ti aspettavi un augurio da parte mia, eh?"

"Beh veramente..."

"Si vede che risento anche io del periodo natalizio..."detto questo la strega se ne andò lasciando la ragazza, sola, nell'atrio quasi vuoto. Enif sorrise, forse quella vecchia strega  non era poi così male...

Sorridendo si diresse al pronto soccorso dove quel giorno Lamber  e di conseguenza lei erano stati assegnati.

"Buon Natale, signore!" disse allegra Enif raggiugendo il mentore nel piccolo ufficio del pronto soccorso.

“Buon Natale anche a te, Icecrow…” sorrise il guaritore affabile “Passate delle buone feste?”

“Mah…”

Il guaritore la guardò scettico.

“Successo qualcosa?”

“Litigi in famiglia…” disse leggermente Enif.

“Posso chiedere il perché?”

“Politica…” disse vaga la ragazza. Oramai i membri dell’Ordine non parlavano apertamente di Voldemort al di fuori dell’Ordine e anche lì Moody aveva fatto erigere la regola del “Assicurati che sia lui”, forse stavano diventando paranoici, infondo non era successo nulla dalla morte di Reyn e Nathan, ma di certo non sarebbe stata lei a intavolare un discorso con qualcuno non fosse della resistenza.

“Tu-sai-chi?” chiese Lamber a bassa voce, sorprendendola

“Abbiamo idee discordanti…” spiegò la ragazza tenendosi sul vago.

“Qualcuno di voi lo supporta?” chiese, sospettoso a sua volta il guaritore.

“No, per Merlino, no…” disse Enif scuotendo velocemente la testa… “Ci mancherebbe altro…”. Lamber sorrise.

“Mi avevi fatto preoccupare ragazzina… non saprei come potrebbe fare un guaritore a collaborare con certa gente…” disse l’uomo sicuro.

“Già… con tutta quella povera gente che ogni giorno arriva qui…” commentò Enif, l’uomo annuì. Enif si rabbuiò un po’, per quanto risultasse impossibile uno di loro all’interno del San Mungo lavorava davvero per Voldemort.

“Se solo ci fosse più gente come Silente che…” stava dicendo Lamber ma l’uomo non potè finire la frase che un elfo domestico si smaterializzò fra loro. Enif era sicura che avesse un aspetto famigliare.

“DEVE SEGUIRMI SIGNORE, IL PADRONE! IL PADRONE!” urlo l’elfo domestico visibilmente sotto shock.

Lamber lo guardò dubbioso

“Datti una calmata!”  disse con tono sicuro sperando di calmare l’elfo domestico.

“DEVE venire subito Signore, la mia Padrona mi ha mandato a chiamarla! Il dottor Lamber deve venire subito con Kreacher, signore! Il Padrone non sta bene…” 

Kreacher! Ecco perché le sembrava famigliare! Quello era l’elfo domestico dei genitori di Sirius.

“Chi sono i tuoi padroni?” chiese imperturbabile Lamber, non potevano mica lasciare il pronto soccorso con così tanta leggerezza, per i desideri di un elfo domestico in evidente stato di panico.

Kreacher che sembrava aver avuto l’ordine di portare immediatamente Lamber a casa, si tirò le orecchie.

“Signore, presto…” piagnucolò, preoccupato.

“È l’elfo domestico dei Black, signor Lamber…” spiegò Enif chinandosi davanti a Kreacher che si allontanò velocemente.

“E perché è venuto a chiamare me?”

Enif guardò l’elfo, che stava ripetutamente battendo la testa contro un archivio. Voleva fermarlo ma sapeva che quel elfo dava retta solo ai Black, e aveva il sospetto che non l’avrebbe nemmeno ascoltata.

“Forse è stata la signora Black a mandarlo da lei… ma la prego vada con lui non lo può lasciare spaccarsi la testa… resto io al pronto soccorso, non si preoccupi…” disse agitata. Lamber guardò dubbioso prima Enif e dopo Kreacher, sospirò.

“Quella vecchia megera non sa che nuora ha…Andiamo dai tuoi padroni…” disse infine rivolto a Kreacher. L’elfo lo guardò.

“Oh grazie Signore! La padrona aveva detto a Kreacher di portarla subito e Kreacher non può dissubidire alla padrona, e il padrone… il padrone…”

“Si ho capito… andiamo adesso…”

Quando elfo e mago si smaterializzarono, Enif si lasciò cadere su una sedia, le tornò alla mente l’ultima cosa che le aveva detto Regulus prima di morire.  “…volevo solo dirgli che nostro padre sta morendo… ma non credo gl’importi…”

“Quindi il momento è giunto…” sospirò tristemente… si chiese se dovesse avvertire Sirius oppure no, aveva il timore che Regulus avesse avuto ragione e che a Sirius potesse non interessare nulla di Orion Black. Tra Sirius e il padre i rapporti non erano mai stati idilliaci, Orion aveva voluto sempre qualcosa in più da Sirius e Sirius in tutta risposta non faceva altro che farlo arrabbiare apposta. Ricordava che un giorno gli avesse chiesto cosa ci trovava a far arrabbiare i suoi genitori e un Sirius di otto anni le aveva risposto come preferisse venir sgridato dai genitori piuttosto che non parlarci affatto.

Sospirò, che a Sirius importasse o meno lei aveva il dovere morale di avvisarlo… in fondo era pur sempre suo padre…

 

▀■▪■▀

 

“Cowan? Malocchio stai sospettando di Liz Cowan?” chiese Sirius sbalordito.

“Sì, il fatto che abbia preso la licenza d’Auror con voi e che sia una ragazza non deve farti abbassare la guardia…” disse Malocchio mentre stava frugando in uno scatolone.

“Lo so, questo… non giudico mai le doti di duellante sul fatto che sia una donna oppure no… basti vedere Bellatrix…” disse Sirius con ovvietà. “Ma mi chiedo come mai lei… non è neanche nella lista delle otto persone che erano di guardia…”

“Liz ai tempi di Hogwarts frequentava un certo Wilkes… ti dice qualcosa?”

“Beh anche Bellatrix è mia cugina ma questo non fa di me un Mangiamorte…”

“Vuoi farmi sospettare di te, Black?”

“Per Merlino, no!”

“Mi hai detto tu che Wilkes è il Mangiamorte che ha lanciato l’Impedimenta su James, no?”

“Si, però… vorrei sapere perché sei così sicuro che sia lei la spia e cosa stiamo cercando esattamente tra le sue cose?”

Alastor Moody sospirò.

“Brandley dice che si vede con un tipo da un po’ di tempo…”

“Hai interrogato Brandley?”

“No, ho chiesto di farlo ad Alice, quattro chiacchiere fra donne…” Sirius scosse la testa.

“Malocchio potrebbe essere chiunque… anche un babbano o Voldemort in persona da quello che sappiamo…”

“Mi lasci lavorare?” chiese Alastor fulminando con lo sguardo Sirius che ingoiò a vuoto un po’ intimorito. “Ora zitto e ascolta…”

“Brandley ha detto anche che Liz Cowan è sfuggente in questo periodo. Parla poco, si fa vedere di meno, e in più c’è questo uomo misterioso… in più, c’è una cosa interessante…”

“Cosa?” disse esasperato.

“C’è una persona che mentre noi stavamo festeggiando James ha pensato di andare a trovare i ragazzi di pattuglia per portare loro la cena e tu guarda è Liz Cowan…” Sirius spalancò gli occhi.

“Potevi dirlo subito!”

“In più Dixon ha detto di essersi sentito intontito dall’arrivo di Liz…”

“Credi che abbia servito qualcosa di strano per cena?”

“Una cosa è certa, l’arrivo di Liz ha distratto abbastanza i ragazzi da far entrare i mangiamorte a casa di Nathan… in più i sistemi d’allarme funzioanno in entrata e non in uscita quindi quei bastardi se ne sono andati come nulla fosse…”

“Credi che qui ci sia qualcosa che ci possa far capire se Liz centra qualcosa?”

“Spero sia così avventata da aver lasciato qualcosa…”

Disse Malocchio frugando in un cassetto.  Preseguirono la ricerca ancora per un po’, erano così concentrati che in un primo momento non si accorsero di qualcuno dietro di loro.

“Che cosa ci fate qui?” Malocchio si voltò.

“Noi siamo di turno signorina Cowan, piuttosto lei cosa ci fa qui?”

“Non posso venire in ufficio, adesso? E poi chi vi ha dato il permesso di frugare tra le mie cose, sarà anche un mio superiore ma cosa le fa credere di poter…”

Liz impallidì riconoscendo il foglio che Moody aveva in mano.

“Magari doveva venire a far sparire questo, signorina?”

Liz lanciò uno sguardo a Sirius prima di lanciarsi di corsa in mezzo ai cubicoli vuoti.

“Maledetta ragazzina!” borbottò Alastor cominciando a seguirla.

Liz era veloce e ben presto riuscì a seminare Alastor nel corridoio fra i cubicoli.

“La lascio a te Black! Io l’aspetto di sotto… tanto deve prenderlo il camino…” borbottò Malocchio, mentre Sirius continuava a correre dietro a Liz. La ragazza braccata fece cadere un paio di archivi tentando di intralciare Sirius, peccato che Sirius fosse abituato a correre con un lupo mannaro.

“Fermati!”

“Col cazzo Black”gridò indietro la ragazza. Sirius sorrise, Liz non si era accorta di essersi cacciata in un vicolo cieco prendendo il corridoio che portava all’ufficio uso improprio dei manufatti dei babbani e non all’ascesore.

Quando ne rese conto si voltò verso Sirius con la bacchetta in mano.

“Ti ho schiantata come niente anche in addestramento, ricordi?” le disse. La ragazza era concentrata su Sirius e non si accorse dell’esile figura che aveva alle spalle. Sirius sbattè le palpebre quando la ragazza venne colpita da quella che era senza dubbio una grossa pentola.

“E poi dicono che ci portano solo schifezze…” disse il mago che aveva steso la ragazza passandosi una mano tra i capelli bianchi.

“Bel colpo Perkins!” Sorrise un giovane uomo dai capelli rossi affacciandosi dall’ufficio dell’uso improprio dei manufatti dei babbani.

“Grazie…” disse Sirius avvicinandosi e caricandosi Liz sulle spalle… era certo che la ragazza avrebbe preferito restare svenuta all’interrogatorio con Malocchio che l’aspettava.

“Di nulla,… lieti di essere utili ogni tanto…” sorrise Perkins.

Sirius annuì, allontanandosi.

 

▀■▪■▀

 

Remus si appoggiò sulla porta quando la chiuse alle spalle di Dorcas. La sentì esitare e trattenne il fiato quasi temendo che volesse rientrare.

“Remus, mandami un gufo quando ti senti meglio… va bene?”

“Certo…” rispose lui. Quando sentì i passi della ragazza allontanarsi si lasciò sfuggire un sospiro. Si sentiva un verme ad everle mentito in quel modo ma erano gli ordini di Silente, non mettere al corrente nessuno del tentativo di contatto con i lupi mannari, nessuno, nemmeno i malandrini.

Camminò lentamente dirigendosi nel salotto dove si lasciò cadere sul divano, lanciò uno sguardo al maglione di Dorcas appoggiato accanto a lui, mentre la ragazza era presente l’aveva provato sopra i vestiti ma ora che era da solo si decise ad indossarlo. Si tolse la maglia con un gemito di dolore nel momento in cui tirò i muscoli dell’addome. Abbassò lo sguardo, osservando i lividi sul busto.

“Me le hanno davvero suonate…” commentò tristemente tornando con la mente alla sera della Vigilia.

 

“C’è posto per un fratello affamato?” i tre uomoni lo fissarono lanciandosi poi uno sguardo.

“Prego siediti! Infondo è la Vigilia di Natale….” Disse la donna prendendo in braccio il bambino per lasciar spazio a Remus, mentre per lo stesso motivo anche i tre uomini si alzavano.

Il ventò spazzò la valle facendo muovere i capelli di Remus.

“Prego, prego, siediti… c’è sempre posto per un fratello…” disse uno dei tre.

Remus fece un passo in avanti ma un altro dei tre gli mise una mano sulla spalla fermandolo, l’uomo sorrise scoprendo i denti giallastri. Remus capì che c’era qualcosa ce non andava.

“O almeno per un fratello non addomesticato…”

 

Remus strinse gli occhi tornando alla realtà.  Era stato ingenuo, ma quello era il primo approccio che gli era venuto in mente, pensava che il senso di “branco” lo avrebbe protetto almeno un po’, ma si era sbagliato.

Indossò il maglione di Dorcas respirando l’odore della ragazza.

C’era stato un periodo in cui aveva creduto che se il mondo umano l’avesse rifiutato, pur mantenendo gli amici di sempre avrebbe potuto rifugiarsi tra i lupi come lui, ma ora si rendeva conto che ciò non era possibile. Non avrebbe potuto vivere tra i lupi mannari se qualcosa lo tratteneva nel mondo umano, loro se ne accorgevano e a trattenerlo c’erano i Malandrini e Dorcas. Silente aveva ragione era meglio lasciar perdere per un po’.

Sospirò appoggiando la testa sullo schienale del divano, portò una mano agli occhi mettendosi in una posizione tale che i muscoli non gli dolessero, e così scivolò nell’oblio.

Si svegliò di soprassalto quando qualcuno bussò insestantemente alla porta. Sbuffò, seccato, quel giorno sarebbe stato impossibile dormire.

“Chi è?” chiese con voce roca avvicinandosi alla porta.

“Guai a te se provi a propinarmi la storia dell’influenza, potrai anche aver convinto mia madre ma non convinci di certo me!”

“James…” disse Remus aprendo la porta

“Che hai?” chiese Potter entrando in casa sul piede di guerra.

“Non mi sento tanto bene, non chiedermi cosa è successo, James…”

“Come sarebbe a dire che non posso chiederti cosa è successo?” chiese James agitato.

“James… “ disse Remus lanciandogli uno sguardo eloquente.

“Quindi alla fine ti ha mandato tra di loro… come è andata?” disse James tornando serio.

“Abbastanza male da sospendere…”

Potter lo guardò dubbioso.

“Sicuro? Non me lo stai dicendo solo perché smetta di chiedertelo…”

“No, davvero… per ora sospeso tutto…”

“È andata così male?” chiese quasi casualmente James

“Abbastanza da farmi saltare il pranzo di Natale di tua madre…” sorrise gentilmente Remus.  

 

▀■▪■▀

 

“Allora ragazzina, ti decidi a parlare con le buone o no?” Liz fissava la parete evitando gli sguardi di Sirius e Malocchio.

“Non vi dirò niente senza un avvocato…” disse seria la ragazza, dopo il panico iniziale e la legnata di Perkins era seria e sicura..

“Senti signorinella, non ho voglia di perdere tempo con te. La lettera che ho trovato ti lega  indissolubilmente ad un Mangiamorte… inoltre otto persone affermano che tu hai servito loro la cena prima che Nathan Harris venisse ucciso in casa sua, in una casa protetta da otto auror, un po’ strana come coincidenza…”

La ragazza fissò Moody, Sirius notò che aveva perso colore.

“Lei non ha niente in mano…” sussurrò la ragazza poco convinta

“Questo lo credi tu… andiamo Black sono certo che se la  lasciamo schiarirsi le idee la signorina Cowan ci dirà tutto quello che sa… infondo sa come interrogo la gente io…” detto questo Moody fece uscire Sirius dalla stanza.

Liz osservò la porta, non aveva scelta, i metodi di Moody agli occhi dei civili potevano essere duri e senza cuore, ma erano sicuramente efficaci. Deglutì a vuoto. Adam l’avrebbe tirata fuori da quella situazione. Ce l’aveva cacciata lui insomma, lui da buon Mangiamorte aveva pensato che il Signore Oscuro l’avrebbe guardato con rispetto se la sua ragazza andava fare l’Auror e gli passava informazioni, e lei lo aveva appoggiato. I privilegi che avevano ricevuto erano stati numerosi: prima fra tutti una posizione di rispetto tra i Mangiamorte, ma ora cambiava tutto. Wilkes l’avrebbe tirata fuori, se non l’avesse tirata fuori sarebbe affondato con lei.

 

“Che ne pensi…” chiese Malocchio a Sirius mentre il ragazzo raggiungeva il suo cubicolo.

“Che dal colore che ha cambiato, è senza dubbio stata lei… mi chiedo solo perché? Non è una purosangue non c’è una ideologia dietro…”

“Sirius, purtroppo o per fortuna i Mangiamorte non contano solo quelli che lo fanno per ideologia, c’è chi lo fa per ricchezza, per potere, anche chi lo fa perché non ha scelta… ma quelli sono affari loro, quello che deve importare a noi e spedirli con un biglietto di sola andata ad Azkaban e possibilmente salvare quante più vite possibile…”

Sirius annuì.

“Prendo il fascicolo di Reyn e Nathan voglio farle vedere cosa ha combinato il suo ragazzo…” disse Moody indicando il suo di cubicolo.

Sirius si voltò, sulla sua scrivania c’era una lettera, veniva da Enif stava quasi per aprirla quando Moody lo trascinò di nuovo nella sala interrogatori.

 

Tre ore, Sirius davvero non pensava che Liz sarebbe resistita così a lungo sotto la tortura psicologica di Malocchio. Per due ore non avevano avuto esito finchè non era crollata mentre Moody le mostrava e descriveva con dovizia la tortura che aveva dovuto sopportare Reyn prima di morire, perfino Sirius si era sentito male a quel resoconto. Ma quella tortura era servita allo scopo, qualcosa in quel momento si era rotto nella sicurezza della spia e la fiducia in Wilkes e nell’Oscuro Signore era vacillata. Da lì a raccontare ciò che sapeva il passo era stato breve.

“Avrò una riduzione di pena per questo?” chiese ad un tratto, mentre Sirius e Moody lasciavano definitavamente la stanza.

“Se ne parlerà in sede di processo…” disse Moody piatto “non ci conterei comunque, l’intero dipartimento vede il tuo tradimento un’onta personale, nessuno vorrà rivederti in giro…”

Così dicendo Moody chiuse la porta dietro di se nemmeno guardando la ragazza accasciarsi sul tavolo, le lacrime agli occhi.

Non si pentiva di essersi fidata di Wilkes nemmeno di aver cercato una vita migliore, si pentiva di averlo fatto davanti ad Alastor Moody, l’aveva considerato un vecchio rimbabito paranoico eppure… eppure quel vecchio  paranoico l’aveva arrestata e ne era certa, non sarebbe mai uscita da Azkaban.

 

“Credo che te ne puoi proprio tornare a casa Black, è stata una giornata pesante, fruttuosa ma pesante…” sospirò Moody dando una pacca sulla spalla a Sirius. Il ragazzo sorrise.

“Sicuro? E il rapporto?”

“Sono un tuo superiore no? Avrei dovuto comunque firmarlo…Anche perché mi sa che Enif aveva qualcosa da dirti… adesso ci sono due buste sulla tua scrivania… non farla aspettare o quella ti sbrana…”

Sirius ridacchiò, lanciando uno sguardo alle lettere.

“Non me lo faccio ripetere due volte…” così dicendo lasciò il Dipartimento un po’ preoccupato.

 

▀■▪■▀

 

L’arrivo a casa fu tranquillo, e si sorprese un po’ dal trovare Enif seduta su una poltrona in penombra.

“Ehi, ciao piccola!” disse sorridendo, la lo sguardo freddo di Enif lo congelò.

“Che succede?” chiese preoccupato.

“Succede che sapevo detestassi la tua famiglia, ma non ti reputavo senza cuore…” disse lei agitata.

“Come?” chiese lui non capendo. Enif alzò le sopracciglia.

“Hai letto le mie lettere? Speravo mi avresti raggiunto al San Mungo…”

“Abbiamo trovato la spia… non ho avuto tempo di leggerle…”

“La spia? Quella che ha fatto uccidere Reyn e Nathan?” chiese Enif avvicinadosi sorpresa.

Sirius annuì. Enif stava per chiedergli chi fosse ma Sirius la interuppe

“Ma che è successo? Perché avrei dovuto raggiungerti al San Mungo?”

“Oggi è morto tuo padre…” disse Enif, leggermente. Sirius rimase immobile guardando la ragazza. Non sapeva cosa provare, cosa sentire. Orion era sempre stato un tiranno ma in quel momento senza conoscerne la ragione Sirius sentiva una stretta al cuore a pensarlo morto.

Enif lo abbracciò in silenzio.

“Credevo un uomo del genere non sarebbe mai morto…” disse appena. Gli aveva voluto bene perché era suo padre, l’aveva ammirato per la sua forza, temuto per la sua rigidità, odiato per le sue idee, eppure in quel momento non riusciva a ricordare altro se non il giorno in cui suo padre gli aveva fatto usare la sua bacchetta, e mentre un Sirius di quattro anni faceva comparire scintille dorate aveva esclamato “Sono fiero di te”.

 


Scusatemi tanto vi avevo promesso aggiornamenti irregolari e invece mi sono data alla macchia.
Non voglio inventare scuse, tra esami e alcuni grossi problemi famigliari... beh l'ispirazione e sopratutto la voglia di scrivere erano andate in vacanza... ora che sto accentando questi brutti rospi beh sto ritornando in pista!
Non prometto un capitolo alla settimana ma almeno uno al mese spero e credo di riuscire a darvelo!
Grazie a tutti quelli che leggeranno e commenteranno questo capitolo e ancora perdonatemi per l'attesa.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Terza volta ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

Derbyshire Snow

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

                   Capitolo 19: Terza volta

Era un nevoso pomeriggio di metà febbraio, e mentre il sole stava tramontando, tre ragazze si stavano godendo un tranquillo momento di relax ai Tre Manici di Scopa, dopo un attacco collettivo di nostalgia per Hogsmaede.

“Non trovate che Alice sia strana?” chiese Dorcas osservando da sopra la cioccolata calda Enif e Lily sedute accanto a lei.

“In che senso?” chiese Lily addentando con gusto un toast. Enif e Dorcas la guardarono sorprese

“Che c’è?”

“Hai mangiato una brioches meno di mezz’ora fa…” le fece notare Enif.

“Adesso che questo malandrino ha deciso di non farmi più vomitare, ho fame…” disse Lily con ovvietà. Dorcas ridacchiò, mentre Enif la guardava poco convinta.

“Guarda che adesso non devi perdere il regime alimentare, so che si dice che devi mangiare per due, ma tecnicamente devi solamente mangiare meglio… nel primo trimestre dovresti solo aumentare di un chilo e…”

“Enif ti prego, sono quasi tre mesi che non addento un toast…” Enif si morse le labbra.

“Scusa… deformazione professionale…” Dorcas ridacchiò alle parole dell’amica.

“Mi sa che Enif si preoccupa un po’ troppo per la tua gravidanza… andrà in paranoia quando sarà lei ad aspettare un bambino…” commentò con ovvietà Dorcas.

Le tre risero.

“Comunque cosa dicevi di Alice?”

“Che è strana… insomma dopo i primi giorni in cui parlava ogni secondo del bambino adesso fa quasi finta di niente… a parte che non so se ve ne siete accorte ma quando usciamo a Diagon Alley mette sempre dei maglioni enormi a nascondere la pancia…”

“Ora che mi ci fai pensare si comportano così da un po’… anche Frank… James ha detto che in ufficio a parte loro nessuno sa del bambino… anche lì hanno tenuto tutto nascosto…”

“Hanno cominciato a comportarsi così dal giorno in cui non sono venuti a cena da voi, Lily…” disse Enif meditabonda “quando dovevi dirci del vostro bambino…”

“Avevano detto di aver avuto un contrattempo…” disse Dorcas ricordando l’accaduto, quel giorno Alice e Frank si erano scusati senza quasi dare spiegazioni e quello di certo non era da loro.

“Forse vogliono tenere la notizia nascosta per non essere prede facili…” disse Lily passandosi distrattamente una mano sul ventre che oramai cominciava a vedersi sotto la dolcevita attillata.

“Potrebbe essere un motivo…” disse Dorcas “solo che mi sta facendo preoccupare… esce sempre di meno e sta in casa… insomma loro erano sicuri di volere un bambino non come te e James, avrebbero dovuto pensare prima ai rischi…”

“Magari aver incontrato Voldemort mentre Alice era in dolce attesa li ha messi sotto shock…” tentò Enif.

“Non lo so…” sospirò Lily “ho paura ci sia qualcos’altro dietro… spero solo non sia nulla di grave…”

"Vi ho trovate, finalmente!" le tre si voltarono verso l'ingresso.

"Marlene!"

"Avete qualche impegno improrogabile o potete venire con me?"

Le tre si guardarono.

"Ervin è andato a scuola oggi?" chiese Dorcas.

"Oh queste dannate frasi in codice..." sbuffò Marlene "No, Ervin va all'asilo..."

“Allora Adrian…”

“No, anche lui è ancora all’asilo”

 "Ok ci siamo appurate della tua identità, ma non dovevi essere di pattuglia assieme a Caradoc?"

"Si, ma lui non si è presentato, ho mandato un patronus a Silente che mi ha risposto dicendo che avvertiva gli altri ma intanto, se trovavo qualcuno, era meglio andare a controllare a casa sua..."

"Tu sai dove abita?" chiese Lily mentre andava a pagare il conto così da potersene andare. 

"Sì." 

Una volta raggiunto un posto adatto per smaterializzarsi si guardarono.

"Reggetevi a me così vi guido" disse loro Marlene porgendo la mano alle ragazze.

 

La campagna era innevata e quando si materializzarono sprofondarono di una cinquantina buona di centimetri nella neve.

"Ma dove cavolo abita?" sbottò Dorcas.

“È la stessa cosa che gli ho detto io, sapete cosa mi ha risposto? Che è un posto tranquillo per lavorare..." le quattro ragazze risero per cacciare il timore che al loro compagno fosse successo qualcosa.

In lontananza videro una piccola casupola.

"Non dirmi che è li?"

 Marlene annuì.

“Ora capisco perché a quarant’anni è ancora scapolo, ha sposato l’ufficio misteri quell’uomo!”

"Il fatto che dal camino esca del fumo è un buon segno, no?" commento Enif.

"Spero di si..."

Quando raggiunsero la casupola Marlene bussò con forza.

Si sentirono dei passi affrettati, il rumore di qualcosa che cade e infine la voce di Caradoc.

"Chi è?"

Lily, Enif e Dorcas si trattennero dal ridere nel notare lo sguardo furente di Marlene.

"Marlene..."

"Ma cos... Oh...emh... Che ora è?"

"Tardi Caradoc... Ti aspettavo due ore fa..."

Caradoc aprì la porta senza neanche chiedersi se fossero loro o no, il tono di Marlene era inconfondibile.

"Salve ragazze..." sussurrò appena forse un po’ a disagio

"E tutto quello che hai da dire?" chiese Marlene, Caradoc si grattò la testa nervoso.

"Beh... Io..."

"Due ore, Caradoc ho perfino avvertito Silente!"

"Davvero?"

"Sì! Mi sono precipitata qui arrancando nella neve per... Scoprire che grazie al cielo va tutto bene!"

"Chi ha coperto il nostro turno di pattuglia?"

"Edgar e Peter presumo...”

"Beh allora posso offrirvi un the, sarete gelate... E poi Lily nelle tue condizioni..."

"Me lo devi doppio il the!" sbuffò Marlene mentre l'uomo le invitava dentro. Facendo loro strada verso la cucina Caradoc raccolse un paio di libri che aveva fatto cadere appoggiandoli al loro posto sopra uno sgabello. La piccola casa traboccava di oggetti antichi, libri, pergamene.

"Non ricevo spesso ospiti” spiegò l'uomo liberando alcune sedie della cucina dai libri che ci aveva appoggiato sopra.  

“Prego…” disse facendo segno a Lily di sedersi. A quel punto si voltò verso i fornelli. Mentre Marlene era intenta a mandare un patronus di cessato allarme ai membri dell’Ordine.

“E il the dove l’ho messo?” chiese ad alta voce.

“Morgana! Caradoc se tutti gli innominabili sono come te non voglio sapere in che caos è l’ufficio misteri…” disse sarcastica Marlene.

“Non è caos questo, Marlene, ogni cosa è esattamente nel posto dove l’ho lasciata e di conseguenza a portata di mano… se qualcuno si mettesse a spostare qualcosa allora quello sarebbe caos… ma io so esattamente dove è ogni singolo oggetto o libro nella casa…”

“Apparte il the…” commentò Dorcas ridendo. L’uomo arrossì.

“Emh… ah ecco dove l’avevo messo!” disse aprendo sicuro l’anta di un pensile, alcune pergamene rotolarono fuori lasciando vedere una confezione di the.

“Visto?”

“E quelle carte?” chiese allibita Enif, lei non era certo una maniaca dell’ordine ma si chiedeva come facesse Caradoc a non perdersi nel quantitativo di cose che teneva in casa…

“Top Secret… ci lavoravo ieri all’ora del the…” spiegò semplicemente, mentre metteva l’acqua nel bollitore.

“Ti serve una donna amico…” disse Dorcas sospirando.

“A quel punto ci sarebbe davvero del caos in questa casa e non posso perdere tempo a cercare le cose…”

“Ma tu non smetti mai di lavorare?” chiese Dorcas scandalizzata

Caradoc sorrise appena, lanciò uno sguardo a Lily.

“Il figlio dei Paciock nasce a fine luglio e il tuo Lily?”

“Metà agosto…” disse la ragazza un po’ sorpresa.

“Bene… bene…” le ragazze si lanciarono uno sguardo incerto osservando Caradoc, l’uomo in tutta risposta si mise a ridacchiare.

“Metà agosto è un bel periodo… mia sorella è di metà agosto una ragazza in gamba un po’ puntigliosa ma in gamba…” spiegò velocemente. Enif e Lily si scambiarono un’occhiata, quel commento non aveva senso.

“Caradoc ma non ci puoi mostrare proprio nulla del tuo lavoro?” chiese Dorcas curiosa. L’uomo si guardò attorno dubbioso…

“Beh… forse… no, non posso…”

In quell’istante qualcuno bussò alla porta.

“Non hai avvertito gli altri che stavo bene?”

“Sì…” i cinque si scambiarono uno sguardo. Caradoc prese la bacchetta avvicinandosi cautamente alla porta, stando attendo a non buttare a terra i libri questa volta. Marlene si avvicinò alla finestra della cucina.

“Conto cinque persone… o meglio cinque ombre… non hanno le bacchette accese…” mormorò Marlene.

“Non mi piace questa storia…” mormorò Lily sfoderando la bacchetta. “Enif sei con me?” le chiese. Enif fissò il tavolo prendendo un respiro.

“Sì… ci sono…” disse prendendo la bacchetta a sua volta, le mani tremavano un po’, ma Lily fu felice di notare come tremassero di meno della volta in cui era successo a Diagon Alley. Dorcas si avvicinò a Caradoc.

“Hai qualche idea su chi sia?”

Caradoc scosse la testa, si appoggiò alla porta, sbirciando dallo spioncino.

“Dearborn! Sappiamo che sei lì!” trillò la voce di una donna.

“Bellatrix…” sussurrò Enif riconoscendola all’istante.

“NOX!” gridò Caradoc spegnendo le luci della casa. Mezzo secondo dopo Bellatrix e gli altri Mangiamorte schiantarono la porta illuminando l’ingresso.

“Andiamo Dearborn, vogliamo solo fare quattro chiacchiere…” disse Bellatrix con voce fanciullesca. I membri dell’Ordine erano immobili nell’ombra, erano in parità numerica e se i Mangiamorte pensavano che in casa ci fosse solo Caradoc avevano qualche speranza.

Dearborn toccò la spalla a Dorcas, erano nascosti dietro il divano del soggiorno, nascosti alla vista da un paio di pile di cianfrusaglie. Le fece segno di guardare la porta e schiantare, nell’oscurità quasi totale, Dorcas annuì capendo.

In cucina intanto le ragazze si erano accucciate ai lati della porta, pronte ad accogliere gli sgraditi ospiti.

“Non sei vecchio per giocare a nascondino Carry? Su, vogliamo solo fare quattro chiacchiere…” disse Bellatrix avanzando nello stretto corridoio riempito di cose, beffardamente cominciò a far cadere gli oggetti in bilico precario.

Caradoc si morse le labbra sentendo frantumarsi quello che era un antico vaso cinese.

“Allora? Mi sono stufata…” disse affacciandosi nel soggiorno. Caradoc annuì e lo schiantesimo suo e di Dorcas colpirono all’unisono Bellatrix.

La donna venne sbalzata indietro bloccando l’avanzata dei suoi compagni, mentre Caradoc e Dorcas si lanciavano nella cucina.

“La porta sul retro!” disse velocemente Caradoc aprendola con un calcio. “Andate ragazze…” disse velocemente, facendole uscire, restò sulla porta il tempo necessario a far uscire Marlene e l’abbandonò un secondo prima di veder comparire Bellatrix sulla soglia della cucina.

Correvano nella neve.

“Quanto ci vuole per potersi smaterializzare?” chiese Marlene.

“Un miglio... quello che avete fatto a piedi prima…” disse l’uomo.

“Ci raggiungeranno di sicuro, non c’è posto dove nascondersi in questa maledetta campagna!” gridò Dorcas.

“James e Sirius sono di pattuglia a Manchester! Sono i più vicini!” disse Lily continuando a correre nella neve, non avevano nemmeno i cappotti, li avevano lasciati a casa di Caradoc.

Marlene annuì sbrigandosi a mandare un patronus ai due ragazzi. Alle loro spalle il cielo s’illuminò di rosso.

“Eh, no!” disse Caradoc fermandosi e facendo retrofront.

“Pazzo, incosciente!” gli gridò dietro Marlene, la donna guardò le ragazze.

“Voi andate incontro a James e Sirius, io fermo quel pazzo!”

“Ma Marlene…” tentò di protestare Dorcas.

“Fate quello che vi dico! Forse se vado da sola non mi vedono…” disse prima di allontanarsi velocemente.

Marlene si acquattò nella neve accanto a Caradoc, nascosti dietro il muretto a secco che cingeva la casa. Le fiamme che si alzavano dalla casupola illuminavano le figure dei Mangiamorte: Bellatrix sembrava furiosa.

"Ma come ho fatto a portarti con me!" stava dicendo "mi devo circondare di inutili pivelli appena usciti da Hogwarts! L'ordine era semplice: controllate la casa, a nessuno di voi, teste di rapa è passato per la testa che ci fosse una uscita secondaria, branco d'idioti!"

"Ma signora Lastr.."

"CRUCIO!" gridò la donna mentre il ragazzo si contorceva a terra.

"Black, per te!" il ragazzo gridò di dolore mentre i suoi compagni indietreggiavano

"Chi è il prossimo?" disse aspra smettendo di torturare il ragazzo. "Io sono la prediletta dell'oscuro, la sua mano mortale, eppure sono qui a fare da balia ad un branco di ragazzini! E sapete perché? Perché è stato l'Oscuro a chiedermelo... A chiedermi di preparare dei smidollati come voi, e voi è così che ripagate la fiducia che l'Oscuro vi da?"

"Bellatrix, finiscila...Sono stanco delle tue lamentele..." Caradoc e Marlene si lanciarono uno sguardo, che diavolo ci faceva lì Voldemort?

"Mio Signore..."

"Bellatrix piuttosto di star qui a divertirti perché non vai a cercare Dearborn vorrei proprio fare quattro chiacchiere con un innominabile..."

Marlene appoggiò una mano sulla spalla di Caradoc facendogli cenno di andarsene, ma l'uomo scosse la testa sicuro.

"Non gli lascerò distruggere il mio lavoro... C'è tutta la mia vita là dentro..." sussurrò appena

 

"Lily, stai bene?" chiese James abbracciandola non appena si materializzò nella campagna del Derbyshire.

"Sì, ma Caradoc è tornato indietro quando ha visto che hanno dato fuoco alla casa..."

"E Marlene lo ha inseguito." concluse Enif.

"Ma perché è tornato indietro?"

"Per salvare il suo lavoro credo..."

James guardò Sirius.

"Se deve salvare qualcosa dobbiamo dargli il tempo di entrare senza Mangiamorte fra i piedi..."

"Vuoi che  facciamo da esca?" chiese Sirius intuendo le intenzioni dell'amico.

"Si, te la senti?"

"Certo, ma voi andate a casa..." disse Sirius guardando le tre ragazze.

Lily scosse energeticamente la testa.

"No.”

"Ma tesoro..." tentò James.

"Così siamo cinque contro cinque..."

"Ma..."

"Starò attenta te lo giuro"

Sirius guardò Enif.

"Tu te la senti?" Tutti si voltarono verso Enif

"Non sarò una grande duellante ma a scappare facendo da diversivo sono senza dubbio capace…” disse Enif, Sirius la guardò non c’era nessun tremito nella sua voce, la vide lanciare uno sguardo a Lily e capì cosa le dava tanta sicurezza. Avrebbe difeso Lily a qualsiasi costo.

 

Marlene ci provò di nuovo, ma nulla Caradoc era irremovibile, si acquattarono ancora di più nella neve quando Bellatrix si voltò verso di loro. Marlene ebbe il timore che li avesse scoperti ma in quel momento delle scintille rosse illuminarono la collina dove aveva lasciato le ragazze. Il mago e la strega si lanciarono uno sguardo.

“Quegli idioti stanno chiamando aiuto…” disse Bellatrix ovvia.

“Portami Dearborn, Bellatrix…” ordinò Voldemort con voce ferma.

“Si, mio Signore!”

Passarono alcuni minuti da quando Bellatrix si era allontanata a quando Marlene aveva ripreso a respirare e soprattutto a pensare. Non capiva cosa passava nella testa delle ragazze: aveva detto loro di andare incontro a James e Sirius ma non così, così si erano tirate addosso Bellatrix e quattro reclute, sperò che Voldemort non si stufasse di attendere e raggiungesse il suo luogotenente nella battaglia che stava scoppiando sul crinale della collina.

"Ci stanno dando il tempo di entrare..." disse Caradoc a bassa voce.

"Stai scherzando?"

"Nessuna delle tre sarebbe così avventata da attirare l'attenzione in questo modo..."

"Ma..."

"Vieni facciamo il giro..."

Caradoc e Marlene seguendo il muretto e non staccando gli occhi da Voldemort aggirarono la casa in fiamme fino a trovarsi accanto all'ingresso.

"E adesso?"

"Adesso entriamo, salviamo ciò che riusciamo  ce ne andiamo…”

 

Enif correva, si erano divisi per poter dividere gli stessi Mangiamorte, infondo erano in parità numerica. Non aveva idea dietro a chi fosse andata Bellatrix, ma immaginava che la donna avesse seguito Sirius dopo averlo riconosciuto, in fondo aveva giurato di epurare l’albero genealogico dei Black. Restò quindi sorpresa quando sentì la sua voce alle spalle.

“Sei veloce a scappare Enif, Sirius ti ha insegnato bene…”

Enif lanciò uno sguardo alle sue spalle guardando Bellatrix, aveva la bacchetta in mano e si preparava a lanciarle una fattura.

Enif scartò velocemente a sinistra, entrando in una piccola zona boschiva, così da schivare l’incantesimo della donna.

“Puoi anche nasconderti tra gli alberi piccola, ma ti troverò e poi sarà il turno di Sirius…”

Tentando di non ascoltare le provocazioni della donna Enif si accucciò dietro ad un albero, maledicendosi per aver avuto la geniale idea d’indossare l’abito che le aveva regalato zia Rhodelia per Natale. Respirò lentamente prendendo fiato.

“Non pensavo che i Grifondoro fossero così vigliacchi…” Enif si morse le labbra restando immobile, nascosta dietro le radici dell’albero.

“Cos’è? Hai paura? Ma poverina, Sirius non ti avrà lasciato sola soletta?” rise  malevolmente “Oh, Sirius? Sirius, dove sei?” disse con voce stridula in quella che voleva essere un’imitazione di Enif.

La ragazza strinse le dita sulla bacchetta, mentre osservava con occhi furenti Bellatrix, avrebbe potuto schiantarla in qualsiasi momento, ma qualcosa la bloccava, era come se inconsciamente non si ritenesse capace di combattere.

“Povera piccola Enif, incapace di far qualsiasi cosa…” la prese in giro Bellatrix.

Enif sentì gli occhi inumidirsi, si morse le labbra. Bellatrix era vicinissima, avrebbe potuto saltarle letteralmente addosso che la strega non se ne sarebbe nemmeno accorta, ma esitava.

Bellatrix gemette portandosi una mano al braccio destro, Enif vide scintillare i denti di Bellatrix mentre sorrideva, la donna si voltò noncurante verso la direzione da cui era venuta.

“Non vale la pena sprecare il mio tempo con te, Enif… Il Mio Signore mi chiama…”

Detto questo Bellatrix uscì dalla zona boschiva. Enif si morse le labbra dandosi della stupida, batté un pugno sulla neve alzandosi di scatto, corse velocemente dietro a Bellatrix, quando entrambe furono all’esterno, nella campagna innevata, Enif la chiamò a gran voce.

“Bellatrix!” la Mangiamorte si voltò ghignando appena, la ragazza le puntava la bacchetta contro, il braccio teso, i capelli e il vestito che ondeggiavano nel vento freddo di febbraio, le guance bagnate da lacrime di rabbia.

“Ma tu guarda, il coniglietto si atteggia a leone… che c’è? Ti ho ferito? Mi dispiace…” disse con finto dispiacere “Tanto lo so che non ci riesci…” ghignò Bellatrix senza nemmeno tirare fuori la bacchetta, sapeva benissimo che Enif non ci sarebbe riuscita-

“Lei forse no, ma io sì!” Bellatrix ebbe la frazione di tempo necessaria per riconoscere la voce del cugino prima di essere schiantata e cadere nella neve qualche metro più in là. Sirius scavalcò la cugina priva di sensi, raggiungendo Enif e abbracciandola.

“Va tutto bene…” le disse accarezzandole i capelli.

“Aveva ragione lei…” disse Enif con una nota di rimprovero verso se stessa “non ce l’avrei fatta…” cercò poi lo sguardo di Sirius “James e le ragazze?” chiese sinceramente preoccupata.

“I Mangiamorte si sono ritirati senza motivo, quindi stanno raggiungendo Marlene e Caradoc alla casa, mentre io sono venuto a cercare te…”

“Bellatrix ha detto che doveva andare da Voldemort…” disse mentre entrambi lanciavano uno sguardo alla Mangiamorte che stava tentando di riprendere conoscenza.

“Va ad avvertire Remus e gli altri… se è come temo ci servirà aiuto…”

“Credi che Lui sia qui?” Sirius annuì.

“Va bene, vado…” Disse la ragazza. Sirius aspettò che Enif si smaterializzasse prima di correre verso James e gli altri senza curarsi di Bellatrix.

 

James, Lily e Dorcas erano quasi arrivati alla casa in fiamme quando sentirono le grida di dolore di Caradoc e quelle di protesta di Marlene.

I tre si guardarono e senza pensarci raggiunsero il giardino al retro della casa, raggelando: due mangiamorte tenevano ferma Marlene, altri due davano loro le spalle mentre osservavano Voldemort torturare Caradoc.

“Allora Dearborn, cosa dice la profezia?”

“Non te lo dirò mai!” gridò l’uomo tra gli spasmi di dolore. I tre ragazzi non vollero aspettare di più. Lily e Dorcas schiantarono i mangiamorte che davano loro le spalle, mentre James sistemava uno di quelli che tenevano Marlene dando l’opportunità alla donna di liberarsi correndo verso Caradoc per sincerarsi delle sue condizioni.

“Ma qual piacere… Potter ancora tu…” commentò sarcasticamente Voldemort, restò un attimo immobile prima di lanciare una maledizione verso James che schivò mentre Lily ne approfittava per lanciare una fattura su Voldemort, che scivolò via su quello che sembrava uno scudo invisibile. Dorcas intanto ingaggiava duello con l’ultimo Mangiamorte rimasto mentre Marlene stava facendo rialzare Caradoc.

James e Lily fronteggiavano Voldemort sicuri, schivando e lanciando incantesimi, maledizioni e fatture ma come ogni volta Voldemort sembrava intoccabile. Schivando un attacco Lily si lanciò di lato inciampando, cadendo su un fianco. Voldemort stava per approfittarne per colpirla, James sentì gelarsi il sangue nelle vene, ma in quel momento un Reducto esplose affianco a Voldemort facendogli perdere per un attimo l’equilibrio, mentre Lily lanciava uno sguardo di ringraziamento a Sirius che con il suo tempestivo intervento le aveva di sicuro salvato la vita.

Dorcas riuscì finalmente a mettere al tappeto il Mangiamorte, cosicché sia lei e che Marlene si unirono al combattimento con Voldemort.

Erano in cinque contro uno eppure Voldemort gli affrontava con sguardo di sufficienza, per quanto nessun suo colpo andasse a segno grazie al vantaggio numerico dei ragazzi. I membri dell’Ordine trovavano frustrante quella situazione sembrava che nonostante il loro numero e la loro tenacia Voldemort fosse sempre un gradino più in su.

Caradoc intanto tolse le protezioni dalla casa in modo tale da poter far materializzare i membri dell’Ordine, infatti un paio di secondi dopo Enif, Moody, Remus, Peter, Alice e Frank comparvero nella zona.

Voldemort osservò con disprezzo i membri dell’Ordine e forse con ancora più disprezzo le quattro reclute che aveva portato in missione e che ora giacevano lì svenuti, immaginando che lo stesso destino fosse capitato a Bellatrix. Con un ringhio decise di smaterializzarsi portando con se i mangiamorte privi di sensi.

James raggiunse Lily abbracciandola.

“Stai bene?”

“Si, tranquillo…”

“Ma sei caduta e se il bambino…”

“Sto bene James, secondo te perché sono caduta di lato?”

Enif abbracciò Sirius, e poi anche lei si premurò delle condizioni di Lily. Malocchio si guardò attorno.

“Che è successo? Marlene non avevi richiamato l’allarme?” chiese guardando la donna.

“Sì, l’avevo richiamato perché Caradoc si era solamente dimenticato dell’appuntamento ma mentre eravamo qui ci hanno attaccato…”

“Perché diavolo non siete scappati?” chiese Malocchio, alterato. “Quattro donne e un quarantenne e tra cui una donna incinta! Mi spiegate perché diavolo avete ingaggiato battaglia?”

Marlene si voltò furiosa verso Caradoc.

“In effetti me lo chiedo anche io… cosa dovevi prendere di così importante per far rischiare la vita a tutti?!” gridò la donna avvicinandosi a Caradoc sul piede di guerra.

“Io…”

“E poi, che diavolo è la profezia di cui parlava Voldemort?!” continuò. Caradoc lanciò uno sguardo a Moody e ai Paciock.

“Una profezia…” disse evasivo…

“Caradoc!”

“Marlene… è una cosa di Silente, ne sono a conoscenza solo perché lavoro all’ufficio misteri… sarà lui a parlarvene se vuole!” disse alzando un po’ la voce. Marlene di allontanò da lui sbuffando. Caradoc si passò una mano sulla fronte ad asciugar eil sangue che sgorgava copioso da un brutto taglio, Enif notò il gesto, ed avvicinandosi con un colpo di bacchetta glielo fece scomparire.

“Grazie…” disse lui leggermente, prendendo fuori dalla giacca una tavoletta di legno, e controllando che non ci fosse alcun danno.

“È questo ciò che dovevi salvare?” chiese comprensiva.

“Sì… è una tavoletta in legno del V secolo scritta in ogamico… non ci è rimasta quasi nessuna traccia dei riti druidici scritti su tavolette così, si sono tutte distrutte nel tempo… questa spiega l’utilizzo di… beh non te lo posso dire, riguarda l’Ufficio… ma è il mio lavoro da una vita…” disse lentamente.

“Spero ne sia valsa la pena…” disse lei accennando al rischio che tutti loro avevano corso…

“Potrebbe salvare molte persone…” disse

“Allora ne è valsa sicuramente…” rispose Lily che aveva ascoltato la conversazione. Nonostante il rischio che avevano corso era felice che non tutto il lavoro di Caradoc fosse andato perduto, Voldemort aveva già distrutto le ricerche del Centro… non poteva distruggere altre cose che potevano salvare il mondo.

 

 

Eccomi qui dato che il capitolo che stavo scrivendo da uno è diventato due e da due quasi per osmosi è diventato tre eccomi qui a pubblicarvi qualcosa.
Un rigraziamento speciale a chi ha letto e commentato lo scorso capitolo nonostante il mio imperdonabile ritardo e intanto vi lascio anche una immagine tutta per voi.



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Capitolo 20
*** Capitolo 20:La mamma ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 

 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

              

                   Capitolo 20: La mamma

 

“Non può metterli a corrente!” Dorea aveva alzato la voce facendo un passo verso Moody. Era rimasta felicemente sorpresa quando Alastor aveva bussato alla sua porta, quella domenica di aprile, dicendo di voler prendere solo un the con una vecchia amica. Si era illusa che l’amico non portasse brutte notizie, ed invece…

“Dorea, si tratta di sicurezza…”

“Ma mio nipote nascerà ad Agosto non c’è motivo per turbare Lily, hai visto anche tu com’è diventata Alice da quando ha saputo che sono segnati…”

 Moody si passò una mano sul volto stancamente, aveva avvertito Silente che raccontare a Dorea dell’intenzione di mettere Lily e James al corrente della profezia per sicurezza non era una buona idea. Sospirò stancamente.

“Lo so che tuo nipote nascerà ad Agosto… ma non penso che i Mangiamorte conoscano la scadenza della gravidanza di Lily…”

“Non dovrebbero nemmeno sapere che Lily aspetta un bambino se è per questo!” ribatté alterata la donna.

“Infatti non dovrebbero esserne a conoscenza…” disse cercando di calmare la donna.

“Vedi, allora il problema non c’è e non vedo il motivo di dare loro anche questa preoccupazione…” disse lei sicura.

“Dorea, e se dovessero venirne a conoscenza?” tentò cauto Alastor

“Ma il bambino nascerà ad Agosto…”

“E se non lo sapessero… e volessero eliminare il problema prima che si presenti… nessuno vuole che Lily e James si chiudano in casa sprangando la porta, ma capisci anche tu che un po’ di prudenza…” sperò che a quella frase non potesse ribattere in alcun modo. Odiava discutere con Dorea, già dai tempi di Hogwarts, era come andare a sbattere contro un muro, ma in quel muro ci doveva pur essere una porta e bastava semplicemente trovarla.

La donna restò in silenzio per qualche minuto.

“Quindi dici di metterli al corrente in modo tale da evitare che facciano gli scemi?” disse Dorea, risedendosi. L’ansia stava svanendo e come ogni volta un lieve giramento di testa accompagnava il ritorno alla normalità. Ormai aveva imparato a dissimularlo sedendosi o abbassando lentamente il capo. Per quanto James le potesse dire di andare al San Mungo lei in quel posto non ci avrebbe messo piede.

“Dorea, va tutto bene?”

“Sì, certo perché?” forse non era ancora così brava a mentire.

“No, nulla…” disse Moody scrollando la testa, forse era stata solo una sua impressione…

"Va ben Alastor... ma ti chiedo solo una cosa... gliene posso parlare io?" disse abbattuta la donna.

Alastor annuì

"Certamente..." capiva che probabilmente Albus l'aveva mandato da lei proprio per quello.

Dorea annuì rimanendo ancora seduta, il giramento di testa non se ne era ancora andato e non voleva per alcun motivo mettere Alastor a conoscenza del suo malessere, conoscendolo si sarebbe fatto in cinque per aiutarla, ma non poteva fare nulla.

"Dorea?"

La donna alzò gli occhi fissando l'amico.

"Si?"

"Guarda che ti osservo da parecchio tempo ed è dalla morte di Charlus che non sei più tu..."

“È normale che un lutto cambi una persona..." disse lei sicura.

"Non intendevo questo... Stai male, me ne sono accorto sai... All'inizio erano piccoli dettagli che avevo associato al lutto, ma ora... Guardati... Sei pallida e magra..."

"Alastor non c'è nulla che non va..."

"Ti ricordo che come tuo marito sono un'Auror... Potrai darla a bere a tutti ma a me no..."

Dorea si torse nervosamente le mani, mentre prendeva coraggio.

"Sto morendo, Alastor... Ma non dirlo a James..."

 

▀■▪■▀

 

Enif guardò Lily seduta sul divano, Snidget le era appena saltato in braccio, e la rossa lo stava accarezzando distrattamente tenendo l'altra mano appoggiata al pancione ormai ben visibile.

"James dice che è sicuramente un maschio..." disse distrattamente.

"Beh sai che ci sarebbe un modo rapido per..."

"No! Voglio che sia una sorpresa..." la fermò, Enif sorrise.

"Lo so, l'ho detto apposta"

"Secondo te? Voglio il parere di Enif non del guaritore che c'è in te..." Enif prese la mano di Lily studiandola attentamente, mentre l’amica rideva.

"Premettendo che sono stata sempre un schifezza in divinazione direi: femmina!"

"Allora James ha ragione, sarà un maschio..." ridacchiò Lily.

"Ehi!" disse Enif ridendo a sua volta e lanciandole giocosamente un cuscino.

Lily rise ritornandoglielo.

"Che allegria che c'è qui!" disse James entrando nella stanza seguito da Sirius.

"Enif ha confermato la tua previsione... Ha divinato che sia femmina..."

"Uff! LILY!" risero tutti assieme.

"Piuttosto Enif, mia madre si è lasciata visitare da te o l'ha detto per tranquillizzarmi e ti ha spedita fuori a calci?"

Enif si morse le labbra.

"Beh..."

"Ho capito, ha detto che non ha niente e non si è fatta visitare..." Enif colse la palla al balzo.

"Già, proprio così, tua madre quando si mette in testa qualcosa non c'è verso di toglierglielo dalla testa..."

"Lo sapevo, ma appena la vedo mi sente..." disse il ragazzo "si parla della sua salute che diavolo!" Enif evitò lo sguardo dei presenti tornando al colloquio che aveva avuto con la signora Potter.

 

"Allora?"

"Vede Signora Potter..."

"Enif vedo quelle lacrime mal trattenute... Sto morendo?" Enif non aveva potuto far altro che annuire. "Di cosa?"

"Il suo cuore signora... Per dirlo in maniera semplice sta cedendo..."

"Sono dovuti a questo i giramenti di testa?" Enif annuì

"Signora io... Mi dispiace..."

"Enif è normale... è la vita..."

"Lo so ma..."

"Solo una cosa... Non dirlo a James, lui e Lily hanno così tanto a cui pensare: con il bambino e tutto il resto..."

"Si, però..."

"Enif mi affido al tuo segreto professionale..."

 

"Eny?"

"Eh, come?" Sirius sorrise comprensivo

"Dicevamo se sapevi a che ora finiva il turno di Remus e Peter..." Enif guardò l'orologio alla parete. "Dovrebbero essere qui a minuti..."

Enif non finì nemmeno di parlare che il campanello suonò.

"Andiamo noi! Vieni Sirius!" disse James trascinando l'amico alla porta. Enif guardò Lily, forse le serviva un consiglio

"Lily, se tu sapessi una cosa importante ma per segreto professionale non potessi dirla, anche se secondo te sarebbe giusto farlo..."

"Hai curato un Mangiamorte!"

"No... Io...non..."

"Enif devi denunciarlo!"

"No, Lily hai completamente sbagliato..."

"Allora cosa?" 

"Eccoci qui!" trillò allegro James rientrando con Remus e Peter. Lily si alzò andando loro incontro ed abbracciandoli.

"Come sta Ramoso Jr?" chiese Peter sorridente accennando al pancione di Lily.

"Un vero malandrino, appena vorrei dormire comincia a scalciare!" rise  Lily.

"Voi piuttosto sono secoli che non ci vediamo! Come va? Tutto bene?" Chiese mentre riprendeva posto sul divano. "Prego, servitevi l'abbiamo fatta io ed Enif, la torta!" esclamò la rossa. Remus e Peter guardarono Enif scettici.

"Non glielo dovevi dire che ci ho messo lo zampino io, crederanno che non sia commestibile!" protestò Enif.

"Ho fatto da cavia, è buona! E non tossica!" rise Sirius.

"Parla quello che si mangia lo yogurt con il ketchup..." commentò Peter.

"Ehi quella roba babbana è deliziosa e sta bene ovunque! Anche nello yogurt!" si difese Sirius. Remus prese una fetta.

"Considerando che comunque sia credo di essere immune a molti veleni..."

"Rem! Non ti ci mettere anche tu! " esclamò Enif ridendo. Remus rise assaggiandola.

"Per una volta sono d’accordo con Sirius, non è niente male…"

"E se Remus dice che non è niente male vuol dire che è squisita!" esclamò Peter prendendo una fetta.

"All'Arcadia come va?" chiese Enif tentando di sviare il discorso dal dolce.

“È un negozio di antiquariato che vuoi che ti dica. Pochi clienti, babbani uno più strano dell'altro, ma il cognato di Marlene è un uomo apposto senza pregiudizi. Un babbano tollerante e alquanto appassionato, dice che suo fratello gli ha raccontato tutto di Hogwarts e non fa altro che chiedermi del nostro mondo, anche se forse per ora ha finito gli argomenti..." rise Remus.

"Non ha sospetti su di te?"

"Ce li avrebbe avuti sicuramente, ma Marlene gli ha detto che a volte faccio il vigilante notturno, e quindi non fa molto caso alla cera verdognola che ho dopo la luna piena..." lo disse con un filo d’ironia, ma chi lo conosceva sapeva che quel tono nascondeva un qualcosa di amaro. Remus non si era mai lamentato apertamente della sua condizione, le sue affermazioni in merito erano spesso ironiche o dette con una tale schiettezza che, a volte, si erano trovati a pensare che fosse Remus stesso ad avere pregiudizi sui licantropi.

"E tu, Wormy?" chiese Lily "Tutto bene al minimarket? E tua madre come sta?"

"Al minimarket c'è aria di tempesta, il capo cerca sempre di prendermi in fallo... insomma, vi sembra normale che se i topi sono entrati nel magazzino risalendo lo scarico debba incolpare me?" Gli amici lo guardarono. "Non fissatemi così non sono andato nelle fogne a chiedere ai topi di infestare il magazzino per fargli dispetto!" disse accalorandosi "è il mio lavoro insomma non sono così stupido da farci chiudere dall'ufficio d'igiene!" tutti risero.

"Scusa Wormy ma hai provato a cacciarli?"

"Sì! Ma non ne vogliono sapere! Mi hanno quasi staccato un orecchio, ce l'avrebbero fatta se non mi fossi ritrasformato! Faccio davvero pena, eh? Pestato da dei topi..."

"Ma che dici Wormy!" lo riprese James "Sappiamo che non sei un guerriero, ma ti vogliamo bene così" disse dandogli una pacca sulla spalla.

"Già, sei il nostro Peter!" disse Lily allegra.

"Sapete ero un po’ preoccupato..." disse appena.

"E perché?"

"Era da tanto che non passavamo una giornata così, è anche da tanto che non passiamo una notte di luna piena tutti e quattro assieme e pensavo... sì... che... insomma... non avevate più voglia di me..."

"E questa da dove è uscita?" Disse Sirius quasi scandalizzato.

"Beh ecco... Siamo tutti così impegnati che..." Peter arrossì fino alle orecchie.

"Peter saremo anche impegnati, ma siamo tutti una famiglia no?" disse James posandogli una mano sulla spalla, fece per continuare a parlare quando il campanello suonò di nuovo.

"E adesso? James, non aspettavamo nessuno giusto? Dorcas è di pattuglia con Emmeline..."

"Paddy, Moony, Wormy...con me! Enif, Lily, se sentite qualcosa di strano voglio che prendiate diritte la passaporta di emergenza che arriva da mia madre..."

"Jamie..." disse Lily allarmata, James le lanciò uno sguardo sicuro prima di andare assieme agli amici di sempre alla porta.

"State pronti mi raccomando, non so chi ci sia..." disse il padrone di casa con la bacchetta in mano. Si avvicinò alla porta cercando di sbirciare dalla mezza luna in vetro satinato, senza successo.

"Chi è?" chiese con voce sicura.

"Mamma..." James sgranò gli occhi e abbandonando ogni sicurezza aprì la porta.

"Non mi chiedi se sono davvero io?" disse la donna seria.

"Qual è stata la mia prima magia?"

"Hai tinto di verde acido fluorescente il mio mantello perché non volevo comprarti una scatola di api frizzole..." rispose lei, mentre sul suo volto appariva un mezzo sorriso. James aveva due anni e mezzo quand'era successo in piena Diagon Alley, Charlus aveva continuato a ridere per settimane ogni volta che James chiedeva una caramella.

"Che ci fai qui? È successo qualcosa?" chiese James fissando la madre che si offese di rimando.

"Deve essere per forza successo qualcosa perché io venga a trovare il mio ragazzo?” chiese acida.

“No, ma…”

“In effetti, vorrei scambiare quattro chiacchiere con te e Lily…” disse seria poi.

“Salve, Signora Potter!” salutarono i tre malandrini quando la donna entrò in casa.

“Cos’era un agguato questo?” rise Dorea, anche se dentro se stessa si disse che non poteva di certo parlare della profezia con i Malandrini presenti.

“Nel caso non fosse stata lei, Signora…” disse Remus sorridendo.

“Dorea!”  Lily si alzò andando ad abbracciare la suocera con affetto.

“Come sta la mia nuora preferita?” chiese sorridendo. “Alla fine hai convinto James che Elvendork è un nome orribile?” chiese in modo tale che il figlio la sentisse.

“Mamma!” Dorea ridacchiò.

“No, seriamente James, non starai ancora cercando di convincere Lily di chiamare vostro figlio o figlia Elvendork?” chiese Remus sorpreso.

“No, no, ho cambiato idea…”

“Questa non la sapevo nemmeno io…” disse Lily sorpresa osservando il marito “Sentiamo, cosa proponi…”

“Dare i nomi dei nonni sarebbe banale… quindi avevo pensato a Dory se è femmina e…”

“Charlie se è maschio?” chiese Lily interrompendolo.

“No, veramente pensavo a Harry…” rispose lui grattandosi la testa nervoso “Papà mi aveva fatto giurare di non usare il suo nome per i miei figli…” disse un po’ incerto “conoscendolo sarebbe capace di ritornare dall’aldilà per fulminarmi…” ridacchiò. Dorea sorrise.

“Ma non puoi chiamarla Dory, odierebbe la nonna, cioè io…” disse la Signora Potter.

“Beh… ma non c’entra molto… tanto sono sicuro che il primo sarà maschio…”

Lily si passò una mano sulla fronte.

“Ancora con questa storia…”

“Tranquilla cara, io non ci scommetterei sulle percezioni dei maschi Potter, Charlus era sicuro che James sarebbe stato femmina finché non è nato, diceva che voleva viziare una principessa… alla fine abbiamo comunque viziato James…” ridacchiò la donna.

“Mamma hai detto che dovevi parlare a me e Lily di una cosa…” Enif lanciò uno sguardo alla Signora Potter, che avesse deciso di dire a James che stava morendo?

“Sì, ma forse dovrei ripassare più tardi…”

“Mamma, puoi parlare anche davanti ai ragazzi… siamo una grande famiglia…” disse James con un sorriso…

“Non ne dubito tesoro… ma…”

“Mamma se è una cosa che riguarda me e Lily riguarda anche gli altri…”disse il ragazzo convinto.

“Ma James, se tua madre vuole parlare con solo voi due, forse è meglio che noi altri…”

“No, Enif! Siete la nostra famiglia, dicci mamma, che succede?”

Dorea sospirò, non si aspettava tanto pubblico.

“C’è una cosa che Silente non vi ha detto… ma forse è meglio che ci sediamo tutti…”

I ragazzi si guardarono, sedendosi, in parte sul divano, in parte sulle poltrone.

“Mamma cosa?”

“Lily, James, Enif, Sirius, voi c’eravate quando Voldemort torturava Caradoc, no?”

“Sì, siamo arrivati in quel momento…”

“Avrete sentito che Voldemort stava cercando una profezia… beh è di questa profezia che vi devo parlare…”

I sei ragazzi restarono in silenzio mentre Dorea raccontava loro della professoressa Cooman, e della profezia.

"Il bimbo di Alice..." sussurrò Lily portandosi le mani alla bocca.

"Potrebbe trattarsi anche del vostro... è per questo che Silente mi ha chiesto di mettervene a conoscenza..."

"Ma il bambino di James nascerà a metà agosto..." disse Sirius.

"Ma i Mangiamorte potrebbero non saperlo, a parte che spero vivamente che non sappiano nemmeno che Lily aspetta un bambino..."

"Signora Potter, ma quindi Voldemort è a conoscenza della profezia?" chiese Peter preoccupato.

Dorea annuì, abbassando il capo.

"Beh ma allora non c'è problema!" disse Enif.

"Sei impazzita?" chiese Remus non capendo l'amica.

"Diceva qualcosa come "L'oscuro signore lo sceglierà come suo eguale..." giusto? Voldemort non sarà così stupido da scegliere chi lo ucciderà..."

"Hai ragione!" esclamò Remus "Sapendo questo non cercherà il bambino per non farlo diventare colui che lo sconfiggerà!"

"Mi dispiace frenare il vostro entusiasmo…” cominciò Dorea tetra “Ma temo che questo non fermerà Voldemort…”

Nella stanza scese il silenzio.

“Quindi in conclusione dobbiamo solo stare più attenti…” disse James tranquillamente.

“SOLO?” Dorea guardò il figlio sconcertata “James ti rendi conto che…”

“Voldemort potrebbe cercare di uccidere me, Lily e il bambino? Sì, mamma me ne rendo conto…” la signora Potter guardò il figlio sgranando gli occhi.

“James…”

“Adotteremo la casa di ancora più misure di sicurezza… Lily avrebbe già lasciato il lavoro alla farmacia per la gravidanza… Non andremo al San Mungo ma avendo Enif qua non credo sarà un problema… come vedi mamma sto già pensando a tutto…”

Lily guardò James, infondo era del loro bambino che si parlava, si sarebbe murata viva in una stanza se questo l’avrebbe protetto.

“E poi ci saremo noi altri a dare una mano. Giusto?” disse Peter “Non sarò un valido combattente ma a scuola ho imparato a fare il palo…” ridacchiò cercando di spezzare la tensione.

“Peter ha ragione ci siamo sempre noi altri…” sottolineò Sirius “magari io e Remus ci potremmo mettere come cani da guardia…” sorrise Sirius, la signora Potter di certo non aveva capito l’allusione, ma la battuta ci stava, almeno per alleggerire la tensione. Dorea si passò una mano sulla fronte, un po’ esasperata, non riusciva a capire se stessero sottovalutando il pericolo o solo sdrammatizzando la situazione.

 

▀■▪■▀

 

Dopo che Dorea se ne era andata i ragazzi erano rimasti fino a tardi a casa Potter, un po’ fantasticando sul piccolo Ramoso Junior, come lo aveva soprannominato Peter. James aveva perfino elencato tutti gli scherzi che avrebbe insegnato al figlio, sotto lo sguardo tra il dubbioso e l’esasperato di Lily.

Enif in compenso si era un attimo estraniata dal gruppo, sedendosi accanto alla finestra ed osservando fuori continuando a pensare se fosse il caso o meno di dire a James della malattia di sua madre. Se sua madre stesse morendo lei avrebbe voluto saperlo, ma Dorea le aveva chiesto di non dire nulla.

“Ehy piccola… qualcosa non va?” chiese Sirius avvicinandosi e abbracciandola da dietro.

“Dubbi esistenziali…” disse vaga

“Posso dissiparli?”

“Se tua madre stesse morendo tu vorresti esserne messo a conoscenza anche se lei non volesse?”

“Se mia madre morisse io festeggerei…” disse il ragazzo serio

Enif lo guardò torva.

"Che c'è? Sei tu che hai chiesto alla persona sbagliata..."

Enif si morse il labbro inferiore.

"E se si trattasse della Signora Potter?"

Sirius restò in silenzio.

"Non c'è cura?" chiese poi lentamente, Enif scosse la testa.

"Ti ha chiesto lei di non dire nulla?" Enif annuì.

"Io glielo direi a James..."

"Era quello che volevo sentire..."

Enif si avvicinò.

"James devo farti una confessione..." il ragazzo la guardò sorpreso

"Dimmi..."

"In realtà ho visitato tua madre..." James la fissò non capendo.

"Lei mi ha chiesto di non dirti nulla..."

"Ha qualcosa di grave?"

"I giramenti di testa erano dovuti agli sbalzi di pressione, a sua volta dovuti ad attacchi di tachicardia… causati da un arteriosclerosi delle arterie coronarie probabilmente dovute da un stato di ipertens…" James si alzò con il cuore in gola.

"Enif non me ne faccio niente di termini medici! Mia madre sta..."

"Morendo James... " James rimase immobile fissando il vuoto.

Sua madre... Stava...

“C’è qualche cura?”

“È una malattia bastarda, James… probabilmente tua madre ne è affetta da anni ma l’ansia e lo stato emotivo di questi mesi ha fatto si che ne uscissero i sintom…”

“Enif, per favore…” implorò James “esiste una cura?”

“Sì… ma tua madre dovrebbe andare da un vero guaritore e non da una tirocinante… al massimo anche da un medico babbano e sembra non averne alcuna voglia… ho tentato di convincerla ma…” la voce di Enif si spezzò in un leggero singhiozzo. “Scusa… avrei dovuto dirtelo prima…”

James guardò l’amica tremando appena.

"James mi dispiace tantissimo..." mormorò Enif, gli occhi lucidi, il silenzio dell’amico la stava uccidendo

"Quando... Cioè quanto le resta da..." chiese Lily abbracciando James.

"Giorni? Mesi? Anche anni... Non so dirlo..."

 

Dorea era arrivata a casa stranamente più stanca del solito, ma non ci dette troppo caso. Si tolse il mantello e si sedette davanti al camino, rabbrividendo. L’umidità della casa quella sera le dava davvero fastidio. Faceva dannatamente freddo lì dentro. In più quell’arrosto che aveva fatto Lily le doveva esser rimasto sullo stomaco, ridacchiò appena pensando che forse ci aveva messo lo zampino Enif.

Lentamente, quasi affaticata dal minimo movimento ravvivò il fuoco che scoppiettò allegro. Stiracchiò le gambe verso il fuoco, chiudendo gli occhi e portando una mano alla bocca dello stomaco.

Respirò profondamente come a riprender fiato mentre si lasciava scivolare nell’incoscienza, ignara che quella notte non avrebbe solamente sognato Charlus, ignara che la mattina dopo non avrebbe sentito James bussare insistentemente alla porta, ignara che il suo unico desiderio: veder nascere ad agosto il suo nipotino, non si sarebbe potuto avverare.

 

▀■▪■▀

 

Quel giorno d’aprile la nebbia permeava l’aria di Godrick’s Hollow, intrappolando in una coltre bianca le figure vestite di nero che camminavano lentamente nel cimitero.

La bara scendeva lentamente nella buca di terra scura, James la guardava scendere senza in realtà vederla. In quel momento non stava guardando la bara stava guardando sua madre, stava cercando di ricordare l’ultima volta in cui l’aveva vista ridere.

La bara toccò il fondo della buca e ancora assorto da mille pensieri James lanciò la prima manciata di terra, le altre persone presenti fecero lo stesso.

Rimasero in silenzio, un doloroso e rispettoso silenzio, finché una alla volta le persone cominciarono ad andarsene, finché a pochi passi di distanza da James non rimasero solo gli amici di sempre. Lily guardò gli amici, si avvicinò al marito passandogli una mano sulle spalle e tenendolo a se.

“James, andiamo…”

“Non ricordo quand’è stata l’ultima volta che l’ho sentita ridere… stava morendo Lily, stava morendo e io non me ne sono reso conto…”

La moglie lo fissò affranta lo abbracciò, asciugando le lacrime sulla camicia di lui.

“Nessuno di noi se ne è reso conto, credevamo non avesse nulla…”

“Non ha riso nemmeno al nostro matrimonio, e quando gli abbiamo detto di Harry… si preoccupava della sicurezza, della profezia… non ha fatto altro che preoccuparsi per noi da quando papà se ne è andato… è questa guerra che me l’ha portata via…” disse in un sussurro.

“A tua madre mancava moltissimo tuo padre… ora sono di nuovo insieme James, pensa a questo…” tentò di consolarlo la ragazza, ma non era convinta nemmeno lei di quelle parole.

“Lo penso… ma non riesce a consolarmi… avrei voluto che fossero tutti e due qui quando Harry nascerà…” se fosse stata una situazione normale Lily avrebbe ribadito il fatto che il loro bambino sarebbe potuto essere femmina ma non era il momento.

“Anche io l’avrei voluto… ma dobbiamo andare avanti, amore mio…”

James annuì lentamente, deglutendo a vuoto, si asciugò le lacrime guardando la moglie.

“Sarà dura… ma mamma non me lo perdonerebbe mai se mi facessi fulminare dai Mangiamorte solo perché sono in lutto…” disse con un piccolo ghignò, Lily gli sorrise dolcemente, prendendolo per mano e facendogli cenno di raggiungere gli altri.

“Dammi ancora un minuto…” le chiese, lei annuì staccandosi e raggiungendo gli amici. James si voltò di nuovo verso la tomba di sua madre, s’inginocchiò davanti ad essa.

“Grazie di tutto mamma… ti vorrò sempre bene…” poi sorrise amaramente “ci vedremo un giorno… intanto tu sai dove trovarmi…”

Si passò due dita sulle labbra, accarezzando poi il nome inciso di sua madre.

“Dormi bene…” disse alzandosi e raggiungendo gli amici.

 

 


Eccoci qui, intanto scusatemi la mia lunghissima assenza ma questo semestre non ci stavo davvero con la testa, tra lezioni, canto, tiro a segno, lavoro e problemi famigliari non ho avuto davvero tempo.
Un saluto a tutte le ragazze del Sabba, scusate l'attesa, ve l'avevo promesso per lo scorso fine settimana ma il disegno in testa mi ha preso un po' di tempo ^^''''
Spero che il capitolo vi piaccia nonostante tutto...

alla prossima spero presto!



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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Vi presento Neville Paciock ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

              

                   Capitolo 21: Vi presento Neville Paciock

James si chiedeva come il tempo potesse trascorrere così in fretta: i mesi avevano fatto fiorire le piccole rose che aveva piantato sulla tomba della madre, il pancione di Lily si era fatto enorme e mancavano più o meno tre settimane alla prevista nascita di Harry - o Dory come si premurava di sottolineare Lily - eppure se guardava i corridoio fuori dal suo cubicolo James si diceva che sembrava che nulla fosse cambiato da qualche mese prima. La guerra era ad un punto morto: Voldemort attaccava, il Ministero faceva un rappresaglia e così via con il risultato che centinaia di persone restavano feriti o morivano senza che i Mangiamorte avessero grandi perdite.

Sospirò dondolandosi sulla sedia e lanciando uno sguardo al calendario: era il 30 luglio.

“Ehilà!” la voce di Sirius gli fece quasi perdere l’equilibrio.

“Mi hai fatto prendere un colpo…” esclamò James raddrizzandosi.

“Scusa… come vanno qui le cose?” chiese appoggiandosi alla scrivania dell’amico, Sirius era appena tornato da un giro di pattuglia.

“Il solito… devo finire il rapporto dell’attacco ai Dallas di ieri…”

“Brutta storia… i babbani sono ancora al San Mungo giusto?”

“Già… dovrebbero dimetterli domani… comincio a non sopportare più i Mangiamorte… avessero almeno un po’ d’inventiva…” disse James sbuffando “Invece no, caccia al babbano, caccia al babbano e indovina? Ancora caccia al babbano… insomma non si annoiano mai?”

“Dimentichi gli attacchi ai Mezzosangue…”

“A già è vero…” 

“E la caccia a noi…” aggiunse Sirius sottovoce. James annuì pensoso.

“Cambiando argomento come sta Lily?” chiese Sirius cercando di tirare su il morale della conversazione.

“Bene. Oggi siamo a cena dai suoi genitori… presumo mia suocera abbia cercato di invitare anche Petunia ma sono sicuro che la mia “cara” cognata abbia annusato la foglia e non verrà di certo… non può di certo rischiare che il suo caro bambino venga contaminato da gente come noi…”

“Sei un po’ catastrofico o sbaglio?” ridacchiò l’amico. James scosse la testa.

“No, sono realistico…” Sirius allargò gli occhi guardandolo

“Dai non può essere così terribile…”

“Dici che lo è di più?” chiese James con un sorriso malandrino. I due si misero a ridere.

“E riguardo alla tua donna di casa?” chiese infine James.

“A casa… si è presa un’altra settimana di ferie… per Alice sai… Silente non vuole vada al San Mungo… e quindi ci sarà Enif con lei.”

“A proposito di Alice, hai visto Frank in questi giorni? È letteralmente fuori di testa…” disse James indicando con il pollice la direzione in cui entrambi sapevano esserci il cubicolo di Frank.

“Io al suo posto sarei già espatriato…” commentò Sirius “Il bambino avrebbe dovuto nascere una settimana fa… motivo per cui Enif è circondata da libri sulla gravidanza, sui parti difficili e quant’altro… ho quasi il timore di mettere un piede in casa…”

“Se Neville aspetta ancora un po’ saranno anche loro fuori pericolo…” Sirius annuì concordando con James, quel bambino stava facendo penare Alice, se doveva farlo che avesse aspettato ancora un po’ già che c’era.

“Potter, Black…” salutò Sarah Brandley affacciandosi nel cubicolo.

“Ehilà!” salutò Sirius allegro.

“Sapete che fine ha fatto Frank? Moody ci aveva assegnato un sequestro assieme in un negozio di Knockturn Alley… e siamo già in ritardo…” James e Sirius si lanciarono un’occhiata, forse avevano cantato vittoria troppo presto.

“Sirius perché con vai con Brandley a Knockturn Alley, io vado a vedere dove si è cacciato Frank…” Sirius annuì.

“Andiamo Brandley…” la ragazza annuì, seguendo Sirius verso l’uscita.

James si alzò subito dopo, incamminandosi per i  cubicoli, se conosceva abbastanza bene Brandley non aveva avvertito Moody dell’assenza di Frank per evitargli un guaio, ma quello che la ragazza non sapeva era che se Alice stava partorendo c’era molto di più in gioco. Il ragazzo non ci mise molto a trovare Malocchio, chino su dei rapporti.

“Capo…” salutò il ragazzo attirando l’attenzione del vecchio Auror. James sapeva che Malocchio odiava essere chiamato in quel modo…

“Che vuoi Potter?” chiese infatti acido.

“Frank non c’è… volevo avere il permesso di andare a vedere se il momento è arrivato… anche perché potrebbe servire una mano…”

Moody alzò lo sguardo su James.

“Quindi ci siamo… una parte di me aveva sperato che il bambino aspettasse ancora un po’ già che c’era…” James annuì concordando. “Va Potter… non voglio vedere la tua faccia a meno che non porti qualche notizia…” James sorrise, Moody non l’avrebbe mai ammesso ma si preoccupava per loro molto di più di quello che dava a vedere.

 

▀■▪■▀

 

Sirius se ne era appena andato che Enif aveva sparecchiato velocemente la tavola della colazione e aveva preso al volo uno dei tanti libri sul parto che aveva saccheggiato da una biblioteca. Aveva visto con che faccia Sirius guardava quei libri, sembrava che avesse visto un Molliccio quando l’aveva vista intenta nella lettura di “La gioia del parto”, non poté non lasciarsi sfuggire una risata al ricordo, a volte Sirius era quasi ridicolo.

Si mise comoda sulla poltrona piegando le ginocchia di lato e appoggiando il libro su esse, con gesti che ormai le erano famigliari, oramai quello era il suo posto e la casa di Sirius era divenuta la sua, non avrebbe saputo vivere in altri luoghi.

Aveva appena aperto il libro alla pagina in cui l’aveva lasciato la sera prima quando un patronus apparve davanti a lei, solo i membri dell’ordine comunicavano in quel modo e inoltre riconobbe all’istante il procione che aveva davanti: quello era senza ombra di dubbio il patronus di Frank.

“Alice sta… il bambino… beh hai capito vieni subito!” la voce di Frank tradiva tutta la paura che aveva in quel momento e anche Enif dal canto suo cominciò ad agitarsi, se non fosse stata all’altezza? Se Alice avesse avuto delle complicazioni? La ragazza scosse la testa, cercando di calmarsi, un parto alla quarantunesima settimana era del tutto normale…

 

Quando Enif arrivò da Alice pensava di trovarla in uno stato di panico, in realtà quello in panico era solo Frank.

"Gli ho fatto avvisare Augusta, sarà anche lei qui tra poco..." disse la ragazza lasciandosi sfuggire un gemito quando la colse una contrazione.

“Eccone un’altra…” commentò sarcastica, mentre stava bellamente spaparanzata sul divano.

"Come stai?"

"A parte le contrazioni … sto benone..."

"Ci ha fatto sperare fino all'ultimo..." si lasciò sfuggire Frank capendo benissimo che da lì a qualche ora sarebbe stato padre e che il suo bambino sarebbe stato segnato dalla profezia.

Enif tentò di ignorarlo mentre Alice gli lanciava una occhiataccia.

Rapidamente riguardò nella mente tutto quello che aveva letto...

"Ogni quanto avvengono le contrazioni?" chiese quasi seguendo una scaletta prefissata.

Alice annuì “Ogni quarto d’ora più o meno…”

"Adesso controlliamo ma credo ci vorrà parecchio..."

"Figurati se Neville mi semplificava le cose..." scherzò  la ragazza cercando di sdrammatizzare “E tu vedi di non rendere le cose difficili, capito?” disse puntando un dito sul pancione.

"Non capisco perché vuoi partorire a casa... Siamo ancora in tempo a portarti al San Mungo sai?" disse Augusta sbucando da non si sa bene dove.

"Non mi fido del San Mungo!" rispose Frank per la moglie.

Augusta lanciò uno sguardo prima a Frank e poi un altro scettico ad Enif che si sentì arrossire.

"Quanti bambini hai fatto nascere?"

"Veramente questo è il primo..." Augusta la guardò accigliata.

"Adesso ti porto al San Mungo, che ti piaccia o no, Alice..."

"No, non posso..." disse Alice sicura. La foga con cui aveva risposto ricordò una scena di un documentario che aveva visto assieme a Lily quando erano a casa dei genitori della ragazza: una leonessa che protegge il suo cucciolo.

"Non fare la sciocca!"

"Mamma è pericoloso il San Mungo..."

"Frank sta zitto! Avevo accettato il parto in casa perché credevo aveste trovato un guaritore decente e non una novellina!"

"Augusta mi ascolti!" sbottò Alice

"Alice calmati, ti prego..." tentò Enif.

“Augusta se andiamo al San Mungo noi… saremo tutti in pericolo…” disse Alice dicendolo in un soffio. Augusta guardò la nuora.

“Alice…” la voce di Enif era flebile “Quando hai avuto la prima contrazione?”

“Non lo so… un paio d’ore fa… credo… insomma una fitta è capitata anche nei mesi scorsi quindi finché non hanno cominciato ad essere abbastanza frequenti non ci ho dato peso… e poi ho avuto la cattiva idea di dirlo a Frank…”

L’uomo arrossì appena.

“Che è andato in panico e non faceva ciò che gli dicevo… Quindi si direi due ore fa più o meno…”

“Sai che ci vorrà abbastanza?” disse Enif calmandosi e sedendosi accanto ad Alice

“Quanto?”

“… credo ancora tre ore prima che arrivino ai tre minuti d’intervallo e quindi  altre quattro ore più o meno… e un'altra ora per far venire fuori Neville… quindi direi tra otto ore circa…”

“Così tanto…” disse incredulo Frank, sua madre per tutta risposta gli diede uno scappellotto…

Enif guardò gli occhi di Alice.

“Io ero sicura di essere pronta a darti una mano ma… non so se ce la posso fare… la Signora Paciock ha ragione…”

“Ma lo sai anche tu che…”

“Lo so… però non ho mai fatto nascere niente… e insomma tu sei anche una settimana in ritardo… non che ci sia qualcosa di anormale in ciò però non so se ce la farei da sola…”

“Enif non puoi chiedermi di andare al San Mungo…” gli occhi della ragazza si inumidirono.

“No… non posso… però forse possiamo trovare un compromesso…” disse sorridendo Enif. “Se per voi va bene, andrei a chiamare il mio superiore… dovrebbe essere il suo giorno libero…”

“Chi è?” chiese Augusta

“Il dottor Lamber…”

“Ti fidi di lui?” chiese Frank serio.

“Ciecamente, è un figlio di babbani, è lo stesso mago che ha trovato il contro incantesimo del Sectusemprea e salvato James…” Frank lanciò uno sguardo alla moglie.

“Io non capisco perché tutte queste precauzioni, riesco a capire che lavorate con Silente e tutto il resto ma non capisco perché tenere così segreta la cosa… io quando aspettavo Frank avevo una fila di amiche che mi portavano regali, di te Alice sembra che nessuno sappia nulla…” Alice guardò il suo pancione accarezzandolo appena, gli occhi tristi…

“Se ci fossimo riusciti prima tutto questo non sarebbe servito… ma si vede che era destino…”

“Cara cosa stai dicendo?” chiese ancora Augusta non capendo

“Enif va a chiamare questo dottore, così saremo tutti più tranquilli…” disse Alice con un sorriso.

“Va bene, torno subitissimo, tanto con Augusta ti lascio in buone mani…”

Frank guardò Enif sparire nel camino, lanciò un’occhiata all’orologio sopra la mensola del camino:, mancavano pochi minuti a mezzogiorno.  

“Nessuno mi ha ancora spiegato perché tutti questi segreti… Frank?” cominciò Augusta visibilmente sul piede di guerra.

“Beh io… noi… dunque… Neville… ecco…”

Frank venne salvato dal campanello della porta che trillò insistentemente.

“Fallo smettere Frank!” ordinò Alice venendo colta da un'altra contrazione.

“A Neville o al campanello?”

Alice gli lanciò un’occhiataccia.

“Ho già un bambino a cui pensare non metterci anche tu!”

Augusta diede un altro colpetto in testa al figlio.

“Va ad aprire, i mariti in panico non aiutano…” Frank si allontanò mentre Alice e Augusta si scambiarono un occhiata.

Quando Frank tornò stava sorridendo.

“ Abbiamo un altro marito in panico…” scherzò. Alice lanciò uno sguardo alla persona che seguiva Frank.

“JAMES?! Cosa ci fai qui?”

“Moody mi ha mandato qui a controllare… Per Morgana Alice hai una cera… serve qualcosa che io possa…”

“Sì!” sbottò Alice “prendi Frank e andatevene…”

“Ma…!”

“Hai sentito quello che ha detto Enif ci vorranno delle ore e prima che tua moglie ti strozzi ti conviene andartene…” constatò Augusta

“E dove vado?” chiese Frank incerto

“Va dove ti pare ma non qui! Agiti anche me!” esclamò Alice, visibilmente irritata.

“Ok, esco e vado prenderti qualcosa di dolce che dici?”

“Fa quello che ti pare…” disse esasperata la donna.

 

Quando si chiusero la porta alle spalle, Frank guardò James.

“Era arrabbiata secondo te?” James lo guardò.

“Credo che questo parto ti abbia fritto il cervello amico mio, vieni andiamo a pranzo…”

“Ma…”

“Niente ma! Andiamo a pranzo con calma, ti rilassi un po’ e poi torniamo… perché se adesso è così non voglio pensare come sarà fra qualche ora…”

 

▀■▪■▀

 

Dorcas fece a due a due i gradini che la separavano dalla porta dell’appartamento di Remus, guardò l’orologio erano le quattro del pomeriggio.

Bussò frettolosamente premendo anche il campanello.

“Chi è?”

“Dorcas…” nella sua voce c’era un ché di urgente, Remus aprì la porta senza neanche assicurarsi che fosse davvero la sua ragazza.

“Che succede?”

“So che l’altro ieri c’era la luna piena e sei stanco, ma dobbiamo immediatamente andare a casa di Frank…”

“È successo qualcosa?” chiese Remus preoccupato

“Alice sta partorendo, ho appena ricevuto un patronus di Enif che mi chiedeva di raggiungerla assieme a te per trascinare via Frank e James…”

“Immagino che Alice non voglia averli tra i piedi…” disse Remus rientrando e appellando le scarpe.

“Ha minacciato Frank di morte da quello che so, lui sta per andarsene ma quando ad Alice viene una contrazione cambia idea… Enif era fuori di testa, ha detto che se non andavamo subito li avrebbe schiantati tutti e due…” Remus sorrise.

“Andiamo allora…”

 

▀■▪■▀

 

Il campanello di casa Evans suonò allegro, ed Harold Evans aprì la porta ad una sorridente figlia.

“Ecco qui la mia principessa!” disse abbracciandola.

“Assomiglio più ad un ippopotamo in questo momento…” scherzò lei.

“Io ti trovo stupenda, e tu come stai piccoletto? Non fai impazzire la mamma?” chiese poi rivolto al pancione di Lily. La ragazza sorrise.

“Gioca a Quidditch la dentro presumo, da quanto si muove…” scherzò lei entrando in casa.

“Lily, tesoro!” sua madre si fece incontro abbracciandola. “Sei raggiante. E James dov’è? Non lavorerà anche oggi?”

“No, una mia amica sta partorendo e a James è toccato l’ingrato compito di evitare che Alice uccida suo marito…”

“E tu perché non sei andata?” chiese Daisy. Lily abbassò lo sguardo.

“Devo essere onesta mamma? Non voglio sapere cosa significa partorire fino al prossimo mese…” Daisy sorrise passandole una mano sulle spalle.

“Oh cara, credimi fa male da morire ma quello che c’è dopo ti fa dimenticare tutto il resto…” restò un attimo in silenzio accompagnandola in soggiorno.

“Restando in tema di bambini, il mio nipotino come sta?” chiese Lily curiosa.

“Tale e quale a suo padre…” commentò Harold

“Harry!” lo riprese sua moglie “Dudley è un bel bambino cicciotello… pesava 4 chili, in confronto a tua sorella sei un fuscello, tesoro…” Lily ridacchiò, rabbuiandosi un poco.

“Mi piacerebbe conoscerlo…”

“Troveremo il modo… comunque tua sorella ha commentato nel suo solito modo gentile ed educato la vostra scelta nel nome in caso sia maschio…” aggiunse poi, quasi a sfogarsi.

“In che senso? In fondo è il nome di papà…”

“È quello che le ho detto io…” s’intromise Harold “le faccio “Sai Tunia il bambino di Lily si chiamerà come me!” e lei “Oh, davvero?!” e io “Sì, Harry!” e lei “Ma tu ti chiami Harold i diminutivi sono rozzi…”” Harold scosse la testa “e poi lei va a chiamarlo Didino…”

Lily non poté far a meno di scoppiare a ridere.

 

Erano più o meno le cinque del pomeriggio, Lily stava bevendo insieme a suo padre il the sulla veranda, mentre sua madre stava trafficando in cucina, Lily aveva il terrore che avesse cucinato per un esercito.

“Hai una vaga idea di quando ci raggiungerà James?”

“Il suo superiore lo ha condannato a restare con Alice…” ridacchiò Lily “l’ultima volta che ho sentito Enif prima di arrivare qui da voi erano le due, diceva che secondo il Dottor Lamber, Neville dovrebbe nascere intorno alle dieci…”

“Vorrà dire che ceneremo tardi…” ridacchiò il padre “sempre che voi due non moriate di fame…” disse lanciando un occhiata a Lily.

“Figurati…” disse la ragazza “Questi biscotti al burro potrebbero bastare per settimane…”  ridacchiò Lily.

Harold sospirò, guardando il cielo.

“E James come sta?”

“Fa il duro ma so che sente la mancanza di sua madre, lei… sai avrebbe così tanto voluto vedere Harry …”

“Lo so… lo immagino…” poi sorrise “ti sei convinta pure tu che sia maschio?” le chiese ricordando come Lily puntualizzasse sempre di non conoscere il sesso del bambino. La ragazza rise.

“Alla fine mi ci sono abituata, James non fa altro che parlare di bambinO e quindi… credo che a questo punto sarei un po’ delusa se fosse una femmina…” risero assieme.   

Lily si batté le mani sulle cosce.

“Vado a portare le tazze alla mamma…” disse alzandosi.

“Sicura?”

“Certo, certo! Non sono mica una invalida…” ridacchiò Lily. “Forza Harry facciamo quattro passi fino in cucina…” disse continuando a sorridere.

Lentamente si diresse in cucina, mosse un po’ il vestito leggero, la calura di luglio glielo aveva fatto appiccicare addosso.

“Ti ho portato le tazze…”

“Lily tesoro non dovevi, qui dentro è un forno…”

“Anche lì fuori credimi…” ridacchiò lei. 

Sua madre si voltò un attimo verso lei sorridendole, si voltò verso i fornelli e poi si rivoltò di nuovo.

“Ti si è rovesciato addosso il the, dammi un minuto e ti asciugo il vestito…”

“Ma non mi si è rovesciato il…” Lily non continuò la frase lanciò uno sguardo in basso, portandosi una mano al vestito. Forse quello non era sudore…

“Mamma…”

“Si tesoro?” disse Daisy controllando una pentola quasi sovrappensiero.

“Mamma…” la voce di Lily tremava leggermente.

“Tesoro che c’è?” Daisy si voltò, Lily era pallida. La signora Evans intuì la verità

 

▀■▪■▀

 

Le urla di Alice dalla loro camera da letto lo stavano facendo impazzire, doveva andare a vedere come stava! Ma mentre stava per fare un passo verso la porta venne bloccato da James.

“Fermo lì l’hai sentita la signora no? Non ti vuole tra i piedi…” disse sardonico Potter.

“Ma…” tentò Frank. Come potevano impedirgli di andare da sua moglie quando lei soffriva in quel modo.

“Frank, credo che se ti volesse lì, te lo avrebbe detto…” cercò di spiegare Remus calmo, in realtà non lo era per niente, Dorcas lo intuiva dal modo in cui picchiettava le dita sul bracciolo del divano.

“Ma la sentite anche voi no? E io…”

“E tu non ci potresti fare niente… guardati, sei agitatissimo non faresti altro che peggiorare la situazione… e poi sono certo che sia alla fine no… insomma… da quanto…”

“Sta zitto Remus!” Remus guardò Frank, stava per ribattere quando la casa venne riempita dal pianto di un bambino.

“Adesso posso andare?” chiese Frank guardando serio James.

“Ehm… credo di si, amico…” Frank stava per lasciare il soggiorno quando James lo fermò per un braccio, il neo-papà lo guardò dubbioso.

“Congratulazioni… e per ciò che vale… saremo tutti con Neville…” Frank annuì, intuendo il vero significato di quelle parole: Neville era nato il 30 luglio, alle 9 e 22 di sera ad onor del vero, di conseguenza questo lo rendeva il prescelto.

“Grazie James, credo che se qualcuno di “loro” lo verrà a sapere, perché lo so che succederà, beh avremo davvero bisogno di tutti voi, almeno finché Neville non sarà grande.

Detto questo Frank si diresse verso la camera da letto, si fermò poco prima della porta incerto. E se Alice sta male? Si chiese in ansia, tremando leggermente, stava ancora indeciso sulla porta quando questa si spalancò e si trovò di fronte a sua madre.

“Ah sei qui! Allora non vuoi venire a conoscere tuo figlio?”

“Sta bene?”

“È un torello…”

“E Alice?”

“Perché non glielo chiedi a lei…” s’intromise il dottor Lamber con un sorriso.

Frank entrò titubante, subito vide Alice, la ragazza stava sorridendo nella sua direzione, i capelli intrisi di sudore erano sparsi sul cuscino.

“Come stai?” le chiese avvicinandosi e prendendole la mano.

“Bene… dopo una bella dormita ancora meglio…” ridacchiò lei.

“Neville?” chiese guardandosi intorno.

“Eccolo qui tutto bello e profumato!” sorrise Enif sbucando dal bagno con in braccio un fagottino azzurro. “A chi lo do? Alla mamma o al papà? O alla nonna?” chiese fermandosi di fronte a loro.

“Dallo a Frank… infondo lui non se lo è scarrozzato per nove mesi!” ridacchiò stancamente Alice, Frank fu felice di notare che nonostante la stanchezza, la neo-mamma non aveva perso il suo senso dell’umorismo.

“Ma non so neanche come si fa…” disse leggermente impacciato Frank “E se poi mi cade?”

“Anche tuo padre aveva usato la stessa scusa…” ridacchiò Augusta “dammelo qui Enif, così mostro a questo padre terrorizzato come si fa… a te conviene andar ad avvisare i nostri ospiti e accompagnare il dottor Lamber gli abbiamo rubato forse troppo tempo oggi…”

“Ma si figuri, Augusta… l’ho fatto volentieri, infondo mia moglie e mia figlia erano in viaggio e probabilmente sarei andato al San Mungo a perdere tempo…” ridacchiò l’uomo.

“Venga signore, andiamo ad avvisare gli altri prima che James venga a curiosare…” scherzò Enif, Alice la guardò.

“Ma poverini! Falli venire! È tutto il pomeriggio che sopportano Frank!”

Enif ridacchiò.

“Va bene li porterò a vedere il motivo per cui hanno dovuto sorbirsi Frank…” disse Enif, le ragazze poi scoppiarono a ridere notando come Frank non è che non reagisse alle loro provocazioni ma non le aveva minimamente sentite intento com’era a tentare di prendere in braccio Neville sotto le disposizioni di Augusta.

 

“Enif io credo che adesso tornerò a casa…” disse il dottor Lamber una volta che lasciarono la stanza.

“Certo, mi dispiace di averla trascinata qui, ma da sola avevo davvero paura di commettere qualche errore…” spiegò rapidamente Enif.

“Hai fatto bene, un parto in casa può essere rischioso… mi chiedo solo perché non l’abbiate portata subito al San Mungo…” commentò l’uomo meditabondo.

“Ecco appunto… le potrei chiedere ancora un favore?” l’uomo la fissò non capendo “finché Alice e Frank non lo riterranno necessario potrebbe non dire a nessuno di Neville?” chiese.

“Ma Enif, sai che comunque Alice e Frank dovranno registrare il bambino al Ministero e…”

“Lo so ma… si insomma tutti noi vorremmo che lo sapessero meno persone possibile…” Enif intuì che stava provocando un mucchio di domande al guaritore e per evitare che capisse qualcosa riguardo all’Ordine si affrettò ad aggiungere “sa con i tempi che corrono, Alice e Frank sono due Auror e ora come ora sono molto…”

“…vulnerabili…” terminò la frase il guaritore annuendo “non preoccuparti, se è questo è il motivo non hai nulla di cui preoccuparti…” detto questo il guaritore si affacciò al soggiorno salutano i presenti per poi smaterializzarsi.

“Eccoci qui!” salutò Enif entrando nella stanza.

“Allora?” chiese Dorcas sorridendo.

“Neville e Alice stanno benone!” sorrise a sua volta Enif.

“Posso andare a salutare?” chiese James “sai poi devo andare ad avvertire Malocchio e se non hanno già cenato Lily e i signori Evans saranno affamati…”

“Certo non è mica vietato!” rise Enif, mentre James schizzava via come un razzo.

I tre risero.

“Bene, andiamo a salutare anche noi, và…” disse Remus alzandosi dal divano “anche perché Alice sarà stanca e non avrà la minima voglia di averci tra i piedi…” disse sorridendo.

Enif fece loro strada, quando arrivarono nella camera da letto, James stava abbracciando Alice.

“Congratulazioni!”

“Adesso tocca a voi, eh…”

“Ci vorrà ancora un po’ di pazienza!” ridacchiò James.

“Porta Lily a trovarmi uno di questi giorni!”

“Certamente, figurati se non vuole vedere Neville!” disse Potter ridendo. “Comunque adesso signori, neo-mamma, neo-papà, scappo via che sennò c’è qualcuno che dalla fame potrebbe mangiarmi per cena! Buona notte a tutti!” salutò James smaterializzandosi.

Dorcas e Remus andarono a fare le loro felicitazioni ai genitori mentre Enif li guardava dalla porta, a guardare Frank con in braccio Neville sorrise senza neanche rendersene conto…

“Enif, puoi venire qui un attimo?”

“Che c’è Alice qualcosa non va?” chiese avvicinandosi e chinandosi verso Alice

“Non proprio…”

“Sai, a fare da padrino a Neville ci sarà il cugino di Frank ma ci manca una madrina e pensavamo che tu potresti…”

“Farla io?” chiese sorpresa.

“Certo! Ti sei offerta ad assistermi nel parto, tu e Lamber avete fatto nascere Neville e siamo amiche da così tanto tempo, allora cosa dici?”

“Io… beh non so che dire…”

“Enif non farti pregare, insomma sai benissimo in che situazione siamo e quindi vorrei che se ci capitasse qualcosa…”

“Non dirlo neanche per scherzo! Farò da madrina a Neville ma non dire neanche per scherzo che vi capiterà qualcosa, potrebbe capitare a tutti come a nessuno quindi… beh… non dirlo…” Alice sorrise in direzione dell’amica.

“Bene… vieni qui madrina!” ridacchiò Alice dandole un abbraccio.

 

 


Eccomi qui con questo capitolo mentre preparo le vacanze, gli esami di settembre, concerti vari ecc... come sempre sono molto impegnata miseriaccia XD
E così è arrivato Neville!
Un bacio a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto, non essendo madre e dato che l'ultimo bambino che è nato in famiglia (mio cugino) adesso ha 13 anni spero che non sia troppo assurdo...

a presto!



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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Pessimo momento ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

                   Capitolo 22: Pessimo momento

“Mamma…”

“Si tesoro?” disse Daisy controllando una pentola quasi sovrappensiero.

“Mamma…” la voce di Lily tremava leggermente.

“Tesoro che c’è?” Daisy si voltò, Lily era pallida. La signora Evans intuì la verità

 

“Harry ha scelto proprio un pessimo momento…” disse sorridendo la signora Evans, si chiese per un momento se i suoi nipoti decidessero di nascere quando era nei paraggi, infatti Dudley era nato proprio il giorno in cui lei era andata a trovarli. Stava per dire a Lily di non preoccuparsi, ma si avvicinò turbata non appena vide gli occhi di Lily riempirsi di lacrime.

“Oh tesoro, non è la fine del mondo…”

“Ed adesso cosa faccio?” chiese Lily in evidente stato di panico. Daisy la fissò stupita, credeva che la figlia non avesse mai paura di nulla. Le ricordò la prima notte che Lily aveva passato nella sua stanza da sola, aveva lo stesso sguardo terrorizzato, ma quella volta era bastata accendere un lumicino per consolarla.

“Adesso ascolti la mamma, siediti qui.” Disse facendola sedere su una sedia. “Ora chiamo tuo padre, e poi andiamo all’ospedale…”

“All’ospedale? Ma mamma è presto…”

“Secondo Harry no, e mi dispiace dirlo, ma è lui quello che decide…”

“Manca ancora un mese mamma…” la voce di Lily era incrinata.

“Tesoro se Harry vuole nascere adesso…”

“Ma non può!” gridò la ragazza “Lui deve nascere in agosto!”

“Che succede qui?” chiese Harold sbucando all’ingresso della cucina.

“A Lily si sono rotte le acque…”

“Cosa? Ma è presto!” l’uomo corse da sua figlia “Tesoro ti senti bene? Senti dolore? Hai le lacrime… E tu come fai ad essere così tranquilla?” chiese guardando la moglie.

“Perché se non perdiamo la testa tutto andrà per il meglio. Ora, Harold va a vestirti e prepara la macchina…” disse tranquilla Daisy Evans. Quando il marito fu uscito guardò la figlia.

“Lily cara, sei alla trentasettesima settimana, giusto?” Lily annuì quasi sovrappensiero fissando la macchia umida che andava ad ingrandirsi pian piano sul suo vestito. “Allora non hai nulla da preoccuparti, Harry ormai è grande abbastanza da venire fuori, certo sarà piccolino ma è già formato sai… non devi aver paura per lui, andrà tutto bene, certo è un mese in anticipo ma è nella media credimi…”le due donne rimasero per un eternità in silenzio, con Daisy che chinata davanti a Lily le teneva la mano. Certo suo figlia poteva aver paura del travaglio, ma non si spiegava tutto quel suo non voler realizzare che stesse succedendo. 

“Pronto! Partiamo!” disse Harold risbucando nella cucina, chiudendosi la camicia, la moglie lo guardò scuotendo la testa.

“Dai, papà ti porta in macchina… io arrivo subito…”disse Daisy spegnendo i fornelli prima di andare al piano di sopra. 

“Vieni principessa…”Lily non si mosse. “Tesoro…”

“Ho paura papà…” Harold la guardò in quegli occhi verdi carichi di lacrime.

“Andrà tutto bene Lily, c’è il tuo papà qui… andiamo…” disse strattonandola delicatamente per un braccio.

Lily si portò una mano al ventre, con in volto un’espressione di sorpresa mista a dolore.

“Lily?”

“Era la prima…” la ragazza guardò il padre.

“Prima cosa?”

“Che ci fate ancora qui?”

“Ho avuto una contrazione mamma…”

“Nelle prossime ore ci farai l’abitudine cara, ma questo significa che le acque non ti si sono rotte tanto presto. Ti ricordi la signora Howard? Quella che abitava poco più in su di Spinner’s End?” chiese Daisy in modo da distrarre la figlia mentre l’accompagnavano alla macchina posteggiata sul vialetto.

“Si che la ricordo, mamma…”

“Ecco lei ha cominciato a perdere le acque diciotto ore prima del parto…”

“Diciotto?”

“Sì, quindi ritieniti fortunata… ora, Sali da brava…” disse aprendole lo sportello e facendola sedere davanti.

“Bene, Portlaoise General Hospital, stiamo arrivando!” disse Harold mettendosi alla guida dell’auto.

“No, andremo al St. Luke…” disse la moglie sedutagli dietro.

“Ma Daisy il St.Luke è ha tre quarti d’ora da qui…”

“E il Portlaoise mezz’ora …” commentò la moglie, “Lily non ti partorirà in macchina per dieci minuti, al St. Luke sono più bravi, quindi andiamo lì…”

“Tu che dici Lily?” chiese il Signor Evans, guardando la figlia.

“Facciamo quello che dice la mamma…” disse sovrappensiero.

“Ok…”

Harold ingranò la marcia indietro, imboccando la stretta stradina di campagna verso sud. Mentre procedeva lentamente a causa della strada, appoggiò una mano su quella di Lily.

“Sta tranquilla tesoro, ci siamo noi qui…” Lily gli sorrise riconoscente, anche se sapeva che l’unica cosa che potesse sollevare il macigno sul suo petto sarebbe stato un medico, dicendole che Harry le aveva tirato solo un sonoro scherzo. 

Ti prego non nascere oggi… si ritrovò a pensare mentre suo padre svoltava a sinistra lungo The Limekilin e procedeva spedito verso la strada regionale R434 che gli avrebbe portati velocemente a Kilkenny, ma di questo itinerario Lily sapeva poco, l’unica cosa che attirò la sua attenzione fu l’insegna del Fitzpatrick’s Bar a Ballyragget quando alzò lo sguardo mentre veniva colta dalla seconda contrazione, più di mezz’ora dopo che avevano lasciato casa.

 

Quando arrivarono al St. Luke General Hospital Harold letteralmente afferrò al volo un’infermiera.

“Mia figlia sta per avere un bambino!” disse allarmato alla povera donna.

“Dovete andare all’accettazione è laggiù…” rispose lei indicando lo sportello dove in effetti sia Lily che Daisy si stavano già dirigendo.

 

▀■▪■▀

 

Sirius si stiracchiò.

"Speravo di trovare qualcuno..." disse una voce. Sirius si voltò, sul suo volto si disegnò un sorriso.

"Ehilà Peter! Che ci fai qui?"

"Sono passato da Remus per chiedergli come stava e non c'era e allora pensavo di passare da te, avevamo detto che facevamo qualcosa insieme stasera, mentre Lily e James erano dagli Evans, ti ricordi? E anche tu non c'eri e mi sono preoccupato, e..."

"Prongs e Moony sono da Frank..."

“È successo qualcosa?" chiese il ragazzo visibilmente preoccupato.

"Sta nascendo Neville..." disse serio Sirius.

"Oh... E perché nessuno mi ha detto niente?"

"Non guardare me, con James e Frank fuori servizio, sono rimasto bloccato qui tutto il giorno!" protestò sonoramente Sirius.

"Comunque adesso ho finito quindi pensavo di andare a veder come vanno le cose, vieni con.." ma Sirius si interruppe guardando qualcosa alle spalle di Peter.

"Che c'è Sirius?"

"James!" disse alzandosi e affacciandosi al corridoio. Riconobbe la figura dell’amico immediatamente.

"James!" lo chiamò a gran voce. Prongs si voltò a guardarlo.

"Ehi ciao..."

"Ehi ciao cosa? Allora? È nato?"

"Sì , dovevi vederlo è così  piccolo!"

"Guarda che Harry sarà uguale quando nascerà!" scherzò Peter rivelando la sua presenza.

"Ciao Wormy, comunque adesso scusatemi, dato che non sta bene far aspettare una donna incinta e sono in un ritardo stratosferico meglio che vada ad avvertire Moody e poi schizzi in  Irlanda..." detto questo si allontanò velocemente.

"James ancora una cosa..." il ragazzo frenò la sua corsa per voltarsi verso gli amici.

"Si?"

"Possiamo andare da loro o meglio andarci domani..."

"Enif e gli altri se ne stavano andando a casa quindi forse è meglio domani..." Sirius annuì .

"Mi sa che la serata è rimandata a domani Peter, Enif sarà a pezzi..."

"Certo, certo, solo peccato che, si insomma non abbia aspettato ancora due giorni..."

"Già, per fortuna con Harry questo problema non c’è..."

 

▀■▪■▀

 

Il signor Evans arrivò a casa stravolto. Certo che Lily poteva ricordarsi del marito un po’ prima... """Papà, tu trova James" "Ma certo tesoro!" ma come diavolo lo trovo? Telefono? No, i maghi non ce l'hanno. Gufo? Non posso mettermi a cercarne uno adesso... se fossimo a Londra andrei direttamente a Diagon Alley e spedirei dall'ufficio postale ma siamo in Irlanda... e adesso come lo avverto quello sciagurato... Lily parlava di comunicazioni via camino, e noi non abbiamo neanche un caminetto! Benedetto nipote, non potevi scegliere un momento migliore?" disse ad alta voce Harold camminando frettolosamente avanti e indietro per la casa. Erano le sette e mezza e non aveva idea di quando suo genero sarebbe apparso sull’uscio di casa.

 

Dovette aspettare due ore prima che questo accadesse. Quando aprì  la porta, James lo salutò con calore.

"Salve Harold! Scusate il ritardo, spero abbiate già mangiato e non..."

"Non c'è tempo! Muoviti sali in macchina..."

"Come?"

"Sali ti spiego strada facendo!" James salì in macchina fissando perplesso il suocero. Era agitato, e poi dov’erano Lily e la signora Evans? Che diavolo stava succedendo? Insomma se fossero stati attaccati Lily lo avrebbe avvertito giusto? A meno che… sbiancò.

“Come sta Lily?”  chiese mentre l’ansia cresceva.

“Abbastanza bene per una donna nelle sue condizioni…” disse Harold rapidamente. Quindi le era davvero successo qualcosa, era certamente stata ferita.

“E Harry?”

“Sta bene, lo stanno monitorando…”

“Com’è successo?” chiese il ragazzo, gliela avrebbe fatta pagare al mago che aveva osato sfiorare la sua Lily

“Improvvisamente, non ce ne siamo neanche resi conto, io e Lily stavamo prendendo il the sulla veranda…” ma certo! Hanno attaccato immediatamente Lily per mettere fuori gioco l’unica che avrebbe potuto proteggere i babbani, ma allora perché Harold stava bene?

“E poi?”

“E poi niente… io sono andato nel panico, Lily era sotto shock e Daisy ci ha detto cosa fare…” questo si che era il colmo! Non pensava che la signora Evans fosse così determinata, credeva Lily avesse preso dal padre…

“Sua moglie e lei state bene?”

“Certo, Daisy è rimasta con Lily all’ospedale e io sono tornato a casa ad aspettarti…”

“Capisco…” disse serio James, Harold lo guardò, intuì che fosse preoccupato per Lily e Harry.

“È un po’ presto lo sappiamo, ma i medici dicono che capita… in fondo tu e Lily siete così impegnati e anche stressati da questa vostra guerra… ma dicono che Harry è pronto, un po’ piccino ma pronto…” James guardò Harold, ma di cosa stava parlando?

“Pronto?” chiese inebetito…

“Certo James, il momento è arrivato…” James fissò stralunato il suocero che lo guardò sorpreso.

“James di cosa pensavi stessi parlando? Tra poche ore sarai padre, connetti il cervello per favore…”

James rimase immobile fissano il panorama fuori dal finestrino.

“Harry sta nascendo?” chiese incerto, spaventato dalla risposta.

“Sì, te l’ho detto, a Lily si sono rotte le acque mentre stavamo prendendo il the…” James deglutì a vuoto, lasciandosi sfuggire un “Dannazione”. Harold lo guardò.

“Non rimproverarti se non c’eri… hanno detto che prima di domani non vedremo Harry… quindi non ti sei perso nulla…”

James si passò una mano tra i capelli sospirando.

“Non è questo… è che… speravamo, cioè eravamo sicuri che Harry non sarebbe nato in Luglio…”

“Un paio di settimane che differenza potranno fare…”

“Già… che differenza…” James frugò nella sua tasca prendendo fuori uno specchietto, Harold lo guardò curioso.

“SIRIUS BLACK!” esclamò James fissando lo specchietto “Muoviti Paddy rispondi…” mormorò poi, fissando il suo riflesso sulla superficie.

 

▀■▪■▀

 

Quando Sirius arrivò a casa, sentì un porta al piano di sopra aprirsi.

“Sirius?” la voce di Enif lo chiamò.

“Sì, credevo fossi ancora da Alice…”

“No, avevo brutalmente bisogno di un bagno caldo…” disse raggiungendolo al piano di sotto con i capelli bagnati. Sirius sorrise malandrino.

“Potevi aspettarmi…” Enif sorrise imbarazzata dandogli una spintarella.

“Sempre a pensar male tu…”

Risero. Sirius l’abbracciò.

“Ti bagno la camicia…”

“Fa niente…” sbirciò il suo volto “Com’è Neville?”

“Vuoi dire il mio figlioccio…” ridacchiò Enif.

“Il tuo… Alice ti ha chiesto di fargli da madrina?” Enif annuì. “E se Lily te lo chiedesse per Harry?” Enif negò con il capo.

“Abbiamo già parlato un mesetto fa io e Lily, la madrina di Harry sarà Dorcas…”

“Come? Tu sei la sua migliore amica e…” Enif gli mise una mano davanti la bocca.

“E il Ministero non permetterebbe a Remus di essere padrino di nessuno…” spiegò leggermente “non in questo periodo per lo meno… Io sono con te, Dorcas con Remus, se, e mi auguro non succeda mai, qualcosa dovrebbe capitare a James e Lily, ci saremo tutti noi altri… Lily l’ha pensata così… e io sono d’accordo con lei… in fondo essere la tua fidanzata mi fa essere una pseudo madrina no?” ridacchiò poi.

“Il ragionamento non fa una piega però… non lo trovo giusto… tutto qui…”

Enif alzò gli occhi al cielo.

“SIRIUS BLACK!”

“Questo è James o sbaglio?” chiese Enif sentendo la voce di James provenire dalla tasca di Sirius.

“Vuoi vedere che la signora Evans è riuscita a convincere Petunia ad unirsi e James non ce la fa già più?” scherzò Sirius prendendo dalla tasca lo specchietto “Dimmi Prongs…” disse sorridendo.

“C’è un problema…” disse il riflesso di James attraverso lo specchio.

“Problema?” s’intromise Enif sbirciando lo specchietto.

“Oh ciao Enif ci sei anche tu…”

“Allora James quel è il problema?” chiese Sirius.

“E dove sei?” aggiunse Enif, non riconoscendo lo sfondo intorno a James.

“Sono in macchina con il Signor Evans…”

“Allora è arrivata la macchina nuova,  quale ha preso infine?” chiese Sirius

“ Una Fuego…” si sentì la voce del signor Evans.

“Salve signor Evans, è vero che ci hanno messo la spia della riserva del carburante e arriva fino alle 117 miglia orar…”

“SIRIUS!”

“Emh… scusa James… dicevi che c’è un problema….”

“Sì…” James si passò una mano sugli occhi… “Lily è all’ospedale…”

“Come?” esclamò Sirius  “Cosa?” gli fece coro Enif. La ragazza agguantò lo specchietto dalle mani di Padfoot. “Perché? Cos’è successo?”

“Sembra che anche Harry voglia nascere oggi…” Sirius ed Enif si lanciarono uno sguardo.

“In che ospedale è?” videro James voltarsi verso il signor Evans “Al St. Luke di Kilkenny…” sentirono rispondere dal signor Evans.

“Va bene vi raggiungiamo là…”

“Grazie…”

Una volta che James scomparve dallo specchietto Sirius guardò Enif.

“Tu avverti Peter e io vado a Remus…”

Enif annuì.

 

▀■▪■▀

 

Remus si sedette su una poltrona, sospirando, era appena arrivato a casa dopo aver accompagnato Dorcas e rischiato un interrogatorio dai suoi fratelli, come se non sapessero di loro due. Con la coda dell’occhio vide il libro che aveva appoggiato prima di andare da Alice, nonostante la stanchezza non aveva sonno.

“A noi due!” intimò al libro prendendolo in mano. Riuscì a leggere più o meno due pagine prima che Sirius si smaterializzasse di fronte a lui.

“Non è possibile…” esclamò, guardo il libro “c’è il tuo zampino, non vuoi farti leggere…” ridacchiò. Prima che potesse chiedere all’amico il motivo di quella intrusione, Sirius cominciò a parlare a raffica.

“Lily!Harrystanascendooggi!”

“Sirius cosa?”

“HAI CAPITO! MUOVITI DOBBIAMO ANDARE AL ST.LUKE!” Sirius si mosse velocemente avanti e indietro.

“Cosa?” Sirius lo guardò spazientito. “MUOVITI!”

“Spiegati, per favore…” Sirius sospirò

“Te l’ho detto… Harry sta nascendo!”

“Come? Ma è…”

“Presto, lo so! Ma a quanto pare Harry è una prima donna come James! Ora ti muovi o no?” Remus annuì. Riappoggiò il libro guardando l’amico.

“Esattamente dove sono?”

“A Kilkenny, andremo con la mia moto… muoviti ora…”

Remus sospirò alla fine Sirius sarebbe riuscito a farlo salire su quell’aggeggio infernale.

 

▀■▪■▀

 

Enif non perse tempo smaterializzandosi a Liverpool a pochi isolati dall’appartamento dove abitavano Peter e sua madre.

Camminò velocemente verso il portone suonando insistentemente il campanello.

“Peter vai tu!”

“Si, mamma… Arrivo!” sentì gridare dall’interno. Quando aprì la porta Peter la guardò sorpreso.

“Enif?”

“Ciao, scusa il disturbo…” Peter la fissò intensamente per un istante, studiandone i lineamenti.

“Non disturba mai la ragazza che mi ha salvato dalla doccia di succo di zucca al primo anno…” disse sorridendo, ma studiando la reazione della ragazza che aveva davanti.

“Ma come Peter non ricordi? Ho salvato te e fatto inzuppare Lily!”

“E lei non ha mai perdonato James per questo…” prese un attimo il respiro. “Vieni dentro…” disse facendole segno di entrare “Che ci fai qui? È successo qualcosa?”

“Una catastrofe!” Peter la guardò non capendo.

“Ciao cara, tu e Sirius cenate con noi?” chiese la signora Minus notando Enif all’ingresso.

“No, grazie signora Minus…”

“Che è successo? Hanno attaccato Sirius o forse James? Sai bene che non sono un combattente e…”

“Peggio Peter!” disse Enif guardandolo negli occhi.

“Oddio chi è morto? Mica Silente vero? Sennò io prendo mamma e lascio il Pae…”

“Ma che diavolo stai dicendo Peter! Si tratta del bambino!”

“Neville?”

“Ma che Neville! Harry!” Peter la guardò non capendo.

“Harry sta nascendo adesso, Wormy… in tempo per essere anche lui un prescelto…” sospirò Enif passandosi una mano sul viso.

Peter restò in silenzio fissando la porta.

“Lily dov’è? Mica al San Mungo, vero?”

“No, i suoi genitori l’hanno portata in un ospedale babbano…”

“Ok… dammi un minuto…” Peter si allontanò affacciandosi alla cucina. “Mamma, James sta per diventare papà quindi io esco… non ho idea di quando torno…”

Detto questo Peter si voltò verso Enif era pallido.

“Credi che saranno in pericolo subito?”

“Non lo so… io spero tanto di no…”

“Peter aspetta un attimo!” disse sua madre arrivando con una teglia avvolta nella carta stagnola. “È la focaccia che avevo fatto per noi, prendetela… dovrete pur mettere qualcosa sotto i denti nell’attesa…” disse la donna sorridendo apertamente

“Grazie signora Minus…” 

Quando Peter e Enif si chiusero la porta di casa alle spalle si lanciarono uno sguardo.

“Come ci arriviamo a questo ospedale?”

“Pensavo di prendere il Nottetempo…” disse Enif “Anche perché non ho idea di dove sia Kilkenny…” disse la ragazza mentre svoltavano in una stradina poco illuminata, la ragazza mise fuori la bacchetta sporgendosi un po’ sulla strada. Il classico assordante BANG e la luce accecante confermarono ai ragazzi l’arrivo del Nottetempo.

“Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta e vi porteremo dove volete.” Disse un ragazzo dai lineamenti indiani in maniera annoiata, Enif sorrise, sapeva benissimo chi era quel ragazzo. “Sono Paul…”

“Domrod!” esclamò Peter riconoscendolo a sua volta, il ragazzo li fissò. Era stato quattro anni in squadra con James Potter figurarsi se non si ricordava di Peter Minus.

“Minus!” guardò Enif “Icecrow, giusto?” Enif annuì “Ma che bella sorpresa, che ci fate da queste parti?” Enif e Peter lanciarono uno sguardo al conducente, un uomo dai grandi occhiali spessi, doveva avere più o meno cinquant’anni anni anche se quegli occhialoni lo invecchiavano di un’altra decina.

“Paul, li fai salire o solo perché vedi un volto amico dimentichi la tua mansione di…”

“Bigliettaio, si me lo ricordo Ern…” sbuffò il ragazzo. “Dove dovete andare ragazzi?” chiese in quei modi un po’ bruschi che a volte lo avevano reso insopportabile a tutta la torre del Grifondoro.

“A Kilkenny…in Irlanda…”  rispose Enif salendo i gradini del Nottetempo

“È un po’ cara come tratta…” disse Paul

“I Galeoni non sono un problema quant’è comunque?” chiese la ragazza.

“Per la tratta sarebbero 13 galeoni a testa* più un supplemento di 2 galeoni a testa per via del tratto sul mare che ha doppia tariffa, sai di solito non lo facciamo presto e sott’acqua non ci andiamo…”  Enif osservò il ragazza sospirando

“Quindi 30 galeoni in totale…”

“Esatto Icecrow...”

“Solo perché è un emergenza…” sospirò Enif tirando fuori i trenta galeoni dal portamonete.

“Enif ma…”

“Lascia stare Peter, sappiamo tutti e due che non avresti avuto tutti questi galeoni… quindi non discutere…” disse la ragazza mentre Paul gli indicava i letti su cui avrebbero potuto alloggiare.

Quando il Nottetempo partì con un rumoroso BANG, Paul si avvicinò a loro, un po’ impacciato. Era curioso di sapere come se la passava quello che reputava l’UNICO Capitano del Grifondoro, infondo era stato James a sceglierlo come Battitore.

“Allora come ve la passate?”

“Abbastanza bene tu?” chiese Enif, ci mancava solo che il ragazzo cominciasse a fare domande.

“Bene, bene, a giugno ho avuto i MAGO ma credo sappiate come ci si sente… l’avete affrontato prima di me…” ridacchiò il ragazzo, Enif e Peter lo fecero a loro volta senza molto entusiasmo. “E poi mio padre mi ha trovato questo posto qui, non è un granché ma mi pagano quindi…” restò in silenzio per qualche istante “E il capitano come sta?”

“James sta… bene, sì…” rispose frettolosamente Peter.

“Sta ancora con la Evans?” chiese curioso “Era un vero schianto la Caposcuola…” commentò con un sorriso malizioso.

“Si sono sposati lo scorso settembre…” rispose distrattamente Enif.

“Ma davvero! Fateli i miei auguri in ritardo allora…” scherzò il ragazzo. Ci fu un altro attimo di silenzio. “E voi che ci andate a fare in Irlanda?” chiese.

“Ho dei parenti lì…” disse Peter sicuro, Enif lo guardò: non credeva che Peter riuscisse a dire una bugia così naturalmente, ma forse a suon di inventare scuse con la McGrannit per i continui disastri dei malandrini riusciva a crearle in poco tempo.

“Davvero…”

“Già, solo che mio zio sta male e allora stiamo andando all’Ospedale babbano di Kilkenny…” Paul sembrò credere alla storia, ma curioso continuò il suo interrogatorio.

“E la Icecrow? Cos’è Sirius ha spezzato il cuore anche a te e hai ripiegato su Minus, guarda che meriti di meglio, senza offesa Peter…” disse il ragazzo con quello che Enif reputò un goffo tentativo di abbordaggio.

“No, no…” disse Enif rapidamente “sto studiando da guaritore, Peter pensava che forse potrei aiutare suo zio…” restò un attimo in silenzio “Io e Sirius siamo ancora insieme comunque…” si affrettò ad aggiungere. Notò come leggermente Paul si allontanò da lei. Quasi gli si mise a ridere in faccia.

Passò quasi un’ora prima che Ern esclamasse “Kilkenny!” mentre il Nottetempo si fermava.

“Grazie…”

“Alla prossima, salutatemi James!” gridò dietro di loro Dormod, mentre si allontanavano dall’autobus.

Quando raggiunsero l’ospedale Sirius e Remus stavano entrando a loro volta nell’edificio. Remus era pallido come un cencio.

“Rem che c’è?” chiese preoccupata Enif avvicinandosi all’amico.

“Credo di soffrire di vertigini e mal d’aria…” disse appena, “questo tragitto in moto mi ha ucciso…”

“Esagerato…” commentò Sirius “Andavamo solo a 140 miglia orarie…”

“Chiamalo solo… io sono fatto per reggere alla mia velocità… sopra le 34 miglia orarie comincio a soffrire la velocità…”

“Si, si me lo avevi già spiegato i tuoi sensi sono più sensibili e il tuo corpo è fatto per andare 7 miglia più veloce di quello di un essere umano… ma io vado benissimo a 140 miglia…” Remus gli lanciò un’occhiataccia… “ok, ok ho capito, non ti darò mai più un passaggio…”

Una volta entrati nell’atrio si guardarono attorno un po’ dispersi.

“Credo che nessuno di voi sia mai stato in un ospedale babbano, giusto?” chiese Peter, gli altri si trovarono ad annuire. Enif fissò curiosa dei dottori o forse erano degli inservienti portarsi dietro degli enormi macchinari…

Peter si avvicinò al banco informazioni chiedendo dove avrebbero potuto trovare Lily.

 

Rapidamente seguendo le indicazioni della receptionist raggiunsero il reparto maternità non stupendosi di trovare James camminare lungo il corridoio.

“Allora?” chiese Enif andandogli incontro.

“Adesso stanno controllando quanto ci vorrà quindi non la posso vedere, i signori Evans sono in quell’odioso salottino, ma io non ce la faccio a stare seduto…” disse passandosi stancamente una mano sul viso.

“Questa non ci voleva proprio…” disse stringendo i pugni “non è che fossi felice che il prescelto fosse Neville ma questo complica tutto…” disse leggermente “Prima la signora Evans parlava di una sua amica che ci ha messo 18 ore prima di andare in travaglio dopo che le si erano rotte le acque e altre 12 per partorire… se fosse così anche per Lily… Harry nascerebbe alle 3 del mattino del primo agosto… credo che ringrazierei qualsiasi divinità se fosse così…” disse tremando leggermente.

“Lily ha già avuto le prime contrazioni o…?” chiese Enif.

“Credo di si, non lo so Enif…” disse James scuotendo la testa “Sono riuscito a parlarle qualche secondo prima che mi spedissero fuori, era disperata…” James si morse le labbra, si passò una mano tra i capelli e lasciò andare un sospiro. “Non può nascere oggi o domani…” la voce di James tremò leggermente, Sirius era certo che fosse sul punto di piangere.

“James…” richiamò la sua attenzione “se così è deciso sarà così… ormai non possiamo farci niente…” Prongs guardò Sirius dubbioso “non aggiungere quel “ma” che stai per sputare fuori… lo so che è terribile… che eravamo convinti che Harry fosse fuori pericolo ma se così deve essere forse c’è davvero di mezzo quella dannata profezia… sai che non ci ho mai creduto alle profezie ma se deve andare così, noi ci saremo. Faremo di tutto per proteggere te, Lily e il bambino… siamo una famiglia, si fa così no?”

James sorrise.

“Hai ragione stavo perdendo la testa, credo abbia fatto bene a pensare di nominarti padrino di Harry… o Dory…”

“Cominci a temere che sia femmina eh?” scherzò Sirius per allontanare la tensione. James ridacchiò. Si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro.

“Appena posso calmare Lily devo riuscire a risollevarle il morale non può affrontare tutto questo in quello stato…”

“Signor Potter?” James si voltò richiamato da Connie McDonagh, la giovane dottoressa che stava seguendo Lily.

“Mi dica…” disse avvicinandosi.

“Credo che per mezzanotte sua moglie entrerà in fase dilatativa, in questo modo il bambino dovrebbe nascere tra le quattro e le sei di domani mattina…” spiegò la dottoressa. James annuì.

“Posso vederla?”

“Certamente, ma non la agiti, non so per quale motivo ma sembra terrorizzata…” il tono della donna fece capire a James che probabilmente li reputava troppo giovani per avere un bambino.

“Non si preoccupi, ci penso io…” disse sicuro James. Ora che Sirius era riuscito a calmarlo il panico stava pian piano lasciando posto all’agitazione e all’eccitazione: tra sette o otto ore avrebbe tenuto in braccio suo figlio.

Trovò Lily seduta sul letto appoggiata ai cuscini, guardava distrattamente il soffitto.

“Ehi…” la salutò. Lily lo guardò, vide i suoi occhi riempirsi di lacrime.

“Perdonami…” James le corse affianco accarezzandole i capelli.

“Tesoro non c’è niente di cui ti devi farti perdonare…”

“Ma Harry nascerà questa notte… al massimo domani mattina presto…”

“Ma questo non è di certo colpa tua… sai Sirius ha detto una cosa intelligente là fuori…” Lily lo guardò non capendo. Stava per chiedergli cosa quando gemette colta da una contrazione. James la guardò preoccupato.

“Fa male?”

“Non fare domande idiote…” rispose acida “Cosa ha detto Paddy?”

“Ha detto che se deve andare così andrà così, insomma ne abbiamo affrontate tante, Voldemort non mi fa paura, ci sono io a proteggervi, e insieme a me ci sono gli altri, sai sono tutti qua fuori…”

“Ma Harry potrebbe…”

“Già potrebbe… abbiamo il cinquanta percento di possibilità che scelga noi… ma lo sai adesso che mi sono calmato non me ne importa nulla…” Lily lo guardò non capendo.

“Voglio solo tenere in braccio questo scricciolo e dirgli che qualunque cosa accada io lo proteggerò sempre…” disse James accarezzandole leggermente il pancione. Lily sorrise.

“Hai ragione… io… mi sono fatta prendere dal panico…” James le sorrise comprensivo

“Anche io tesoro…”

“Ma Harry …”

“O Dory…” Lily lo guardò sorpresa “Non do più per scontato nulla… questa giornata è troppo strana…” Lei sorrise.

“…O Dory hanno bisogno di me ora… questo bambino vuole nascere nel momento peggiore che potesse scegliere ma chi sono io per dirgli che sbaglia. Forse è solo ansioso di conoscerci!” per un momento sorrise radiosa, prima di essere colta da un'altra contrazione.

“Avvengono spesso…”

“Cosa ho detto sulle frasi idiote?”

“Che non devo farle…” sorrise James, era difficile non dirle quando vedeva sua moglie in preda al dolore, si sentiva un po’ inutile.

“Bravo… a me serve solo una cosa…” gli disse poi.

“Cosa?”

“Che tu mi dia il coraggio che mi serve… sarei persa senza di te…” 

 

 

* Harry ha pagato 11 falci per arrivare fino a Londra da Little Winghining, calcolati i chilometri… da Liverpool a Kilkenny….

 


Sono crudele lo so, ma sono in vena di scrivere e le sei ore di viaggio saranno un ottimo momento così martedì appena ritorno vi regalo Harry, che ne dite?
Harry sta occupando spazio quando ho iniziato questo capitolo me lo sono trovato lungo 23 pagine quindi ho pensato di lasciarvi un po' in attesa, che ci volete fare Lily ha aspettato 9 mesi voi riuscite a farlo per una settimana? Ehehehehe

Alla prossima!


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Capitolo 23
*** Capitolo 23: Harry James Potter ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

                   Capitolo 23: Harry James Potter.

 Quando le contrazioni si erano fatte pressanti Lily aveva spedito tutti quanti fuori a parte James: non voleva che la vedessero gemere e digrignare i denti. E così a mezzanotte passata i signori Evans, Enif, Sirius, Remus e Peter si trovavano seduti più o meno vicini nel minuscolo salottino della sala d’aspetto.

“Volete un pezzo di focaccia, signori Evans…” chiese Enif ad un certo punto ricordandosi del piatto che le aveva dato la madre di Peter.

Il signor Evans scosse la testa rifiutando.

“No grazie, Enif…” rispose la signora Evans rigirando tra le mani una tazza di caffè ormai freddo.

“Sir?”

“No, mi si è chiuso lo stomaco…” rispose laconico osservando dal riflesso della porta a vetri la porta della stanza di Lily.

“Wormy? Moony?” Peter scosse il capo stringendosi un po’ nelle spalle sistemandosi meglio sulla sedia.

“No grazie, sono ancora sottosopra…”

“Enif, se tu hai fame non farti complimenti e mangia…”

“Veramente neanche io ho fame… ma la madre di Peter è stata così gentile che mi sembra un peccato sprecarla…” disse leggermente.

“Vorrà dire che festeggeremo la nascita con quello…” scherzò il signor Evans.

 

▀■▪■▀

 

“James…” lo chiamò Lily con voce flebile tra un respiro e l’altro. James le accarezzò la mano, guardandola.

“Dimmi…”

“Non lasciare quella mano, siamo intesi?”

“Non la  lascio… sarò sempre qui per voi, lo sai…” le disse dolcemente, lei riuscì a lanciargli un sorriso teso. Le contrazioni erano ormai vicine ai tre minuti d’intervallo, ormai c’era quasi, le sembravano passati giorni da quando era sulla veranda con suo padre.

“Non mi importa del dopo… ora voglio solo che Harry la smetta e venga fuori…” disse rapidamente.

“O Dory…” precisò lui.

 

▀■▪■▀

 

Erano le due e mezza e nella sala d’attesa c’era un silenzio teso rotto dal ticchettio regolare delle dita di Remus sul tavolino a cui era appoggiato.

Ad un certo punto Enif si alzò di scatto.

“Io non ce la faccio più!” disse tutto d’un fiato, “vado a vedere!”

“Ma Enif…” tentò di fermarla Sirius ma la ragazza neanche lo ascoltò.

“Lasciala andare Sirius… oggi credo che ha aspettato più bambini lei che la cicogna…” scherzò comprensiva la Signora Evans.

Enif arrivò davanti alla porta della stanza di Lily, non l'avevano ancora portata in sala parto di conseguenza, in teoria, avrebbe potuto entrare, ma adesso non se la sentiva restò impalata lì incerta sul da farsi quando la porta si aprì e ne uscì una infermiera.

“Lei è la sua amica?”

“ Si…”

“Se vuole può entrare, la signora Potter non è ancora entrata in fase…”

“Espulsiva, lo so... "l’infermiera guardò scettica Enif, la ragazza arrossì “sono anche io un’infermiera…” spiegò leggermente.

L’infermiera le sorrise, lasciandole la porta aperta “Allora forse può essere d’aiuto…. Soprattutto al padre…”

 

Lily chiuse gli occhi un attimo stringendo la mano di James, non vide quindi Enif entrare nella stanza, se ne accorse solamente quando sentì il tocco leggero della sua mano sulla sua. La rossa aprì gli occhi osservando l’amica, Enif le sorrise.

“Ci vuole un po’ di solidarietà fra donne…” disse appena, Lily non riuscì a ricambiare il sorriso colta dall’ennesima contrazione.

“Grazie….”

 

▀■▪■▀

 

Sirius si mosse nervosamente sulla poltrona, lanciò uno sguardo all’orologio: erano le quattro e un quarto, un’ora prima Lily era stata portata in sala parto.

“Ma è normale che ci metta così tanto?” chiese il Signor Evans per quella che era la centesima volta nel giro di quattro ore… la moglie sospirò quasi esasperata.

“Tu non c’eri ma Petunia ci ha messo due ore e mezzo…”

“Ma…”

“Sta tranquillo Harold…”

Sirius sorrise un po’ osservando il battibecco tra i coniugi, era stanco e onestamente non ce la faceva più, ed era sicuro di non essere il solo: Peter si era assopito in una posizione alquanto innaturale sulla poltrona, mentre Remus più o meno mezz’ora prima era sparito nel corridoio, ogni tanto lo vedeva passare davanti la porta della sala d’aspetto.

“Rem…” lo chiamò, intercettandolo in uno dei suoi pellegrinaggi.

“Dimmi…”

“Sai qualcosa?” Remus negò con la testa, si voltò verso la sala parto pronto a ritornare indietro ma si bloccò. Sirius lo vide sorridere.

“Allora?”

A rispondere alla domanda di Sirius fu Enif che fece un ingresso sorridente nella sala d’aspetto del reparto maternità del St. Luke Hospital di Kilkenny.

“Amici, nonni, sono lieta di annunciarvi che Harry James Potter è venuto alla luce alle 4 e 25 minuti del giorno 31 luglio 1980!”

La signora Evans si alzò abbracciando il marito e poi Enif.

“Possiamo?” chiese Daisy

“E Lily come sta?” aggiunse Harold.

“Tra poco porteranno Lily e Harry in camera e allora li potremmo vedere… Lily sta magnificamente mi preoccupo più per James…”

“In che senso?” chiese Sirius preoccupato.

“Nel senso che è quasi svenuto… credo si sia conficcato le unghie nei palmi per non perdere i sensi…” disse Enif sorridendo mentre nello stesso istante sopraggiungeva il neo papà. Il ragazzo era pallido ma aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

“Ehilà papà!” lo salutò Sirius dandogli una pacca sulle spalle “Allora, com’è andata?”

“Terrificante…” sospirò James “ma ne è valsa la pena… dovevi vedere quando si è messo a piangere Sirius e poi…”

“Com’è?” chiese Peter curioso “a chi assomiglia?”

“Ha un po’ di capelli scuri come i miei…” cominciò James passandosi istintivamente una mano tra i capelli “però non l’ho neanche tenuto in braccio mi hanno spedito fuori per permettere a Lily di ricomporsi e stavano lavando Harry quindi…”

“In compenso è così piccolo che Neville è un bisonte al confronto…” rise Enif.

“Quanto pesa?”

“2 chili e 250 g… è piccolo ma dato che è nato un po’ in anticipo mi hanno detto che è normale… comunque sta benissimo…”

“Vostro nipote era grande il doppio…” commentò Daisy ricordando il bambino di Petunia.

“Speriamo che quando e se si incontreranno Dudley non me lo mangi!” scherzò James, Remus era felice di vedere come l’amico stava riprendendo colore.

“Se volete potete vedere la mamma…” disse un’infermiera affacciandosi alla sala d’attesa.

“Peter prendi la focaccia di tua madre, sto morendo di fame… e immagino che anche Lily non veda l’ora di mettere qualcosa sotto i denti…” gli disse Enif che si allontanò assieme ai signori Evans dopo aver scambiato uno sguardo con James. Il ragazzo fissò Sirius, Remus e Peter.

“Qualcuno di voi ha avvisato l’Ordine?”

“No, eravamo un po’ fuori di testa e dopo che siamo arrivati qui non ci è venuta in mente una buona scusa da dare ai genitori di Lily…” spiegò Sirius.

“Bene… andrò io ad avvisare Silente dopo che Lily si sarà riposata un po’ e anche io…” si passò una mano sugli occhi stancamente.

“Ma James…”

“È un ospedale babbano Peter, siamo più al sicuro qui che a casa…”Remus annuì.

“Se vuoi posso restare finché non hai avvisato qualcuno domani...” disse il licantropo serio.

“Grazie Rem…”

“Remus, lascia stare eri già stanco prima…” lo interruppe Sirius, “e Peter deve tornare da sua madre, in quanto ad Enif la manderò con i signori Evans, deve essere stanchissima, quindi resto io… Felpato si metterà di guardia nel cortile d’ingresso…” 

“Sei sicuro?”

“Da meno nell’occhio un cane randagio che non un amico che si ferma in ospedale fuori orario…”

“Va bene… comunque domattina vengo qui così puoi andare da Silente, va bene James?”

“Grazie, ragazzi…”

“E verrò anche io…” aggiunse Peter.

“E adesso lo vogliamo vedere o no questo piccolo malandrino!” ridacchiò Sirius spingendo James.

“Si, si, adesso ti mostro il tuo figlioccio Sirius non essere impaziente…”

“Certo che sono impaziente!” rise Sirius, beccandosi un’occhiataccia da parte di Remus.

“Sei sempre il solito…”

Quando entrarono nella stanza, vennero salutati dal sorriso stanco di Lily.

“Eccoli qui!” disse allegramente.

“Come stai Lily?” chiese Peter “Spero che tu abbia fame, abbiamo una focaccia enorme fatta da mia madre come cena… beh forse colazione…”

“Non ditemi che non avete mangiato niente anche voi…”

“Eravamo troppo presi ad aspettare questo piccolino…” disse Sirius affacciandosi a guardare Harry. Il bambino sonnecchiava tra le braccia di Lily, così piccolo da perdersi nella tutina che gli avevano messo i medici.

“Certo che è carino…” commentò Enif mentre Lily porgeva Harry a James.

“Muoviti papà fa l’uomo…” ridacchiò la neo mamma, mentre goffamente James prendeva Harry fra le braccia.

 

▀■▪■▀

 

Frank quasi si fracassò sulla scrivania di Moody quella mattina del 31 luglio.

“Frank Paciock a rapporto!” disse con il fiatone “giuro che non sono in ritardo!” aggiunse sorridendo.

“Potevi restartene a casa oggi…” commentò l’Auror fissandolo di sottecchi.

“No, no… se mi assentassi troppo dovrei dare spiegazioni a Crouch e in breve lo saprebbe tutto il ministero… quindi…” rimase un attimo in silenzio “ci sono novità? È successo qualcosa ieri?”

“No, nulla…” disse l’Auror scrollando le spalle.

“Quindi posso andare a sbrigare il plico di carte che mi hanno lasciato sulla scrivania…”

“Dato che vai di là… chiamami Potter o Black…” disse seccamente Moody.

“Adesso non c’erano… ero passato a salutarli ma non sono ancora arrivati…” Alastor lo fissò alzandosi di scatto. “Dannazione…” sbottò sorpassando il giovane Auror “va a chiamare Gideon e Fabian, se sono liberi dì loro di andare a chiamarli, saranno andati sicuramente a festeggiare voi e adesso stanno dormendo nella grossa…”

“E lei dove va, Alastor?”

“A coprirli con Crouch…”

 

▀■▪■▀

 

Meno di mezz’ora dopo Gideon e Fabian Prewett rientrarono velocemente al ministero cercando in fretta Malocchio.

“Allora dove si sono cacciati?”

“A casa di Sirius non c’è nessuno, lo stesso a casa Potter, anche da Lupin non c’è anima viva, da Minus la vicina ha detto che Peter è uscito presto e sua madre è al lavoro al momento…”

Malocchio li fissò agitato.

“Dannazione… voi avvertite Frank… io vado da Silente...”  Malocchio stava per allontanarsi quando Frank li raggiunse di corsa

"Li avete trovati?"

"No, neanche Remus, Peter ed Enif ci sono..."

"Com'è possibile?! Credete che li abbiano..."

"Attaccati?" concluse Fabian

"Non c'è da escluderlo..." aggiunse Gideon.

Frank si morse le labbra, incerto guardò Moody.

“Non mi piace che i miei ragazzi spariscano nel nulla…” borbottò l’Auror.

“Ho sentito Dorcas, anche lei stava cercando Remus…” mormorò Frank quasi sovrappensiero.

“Vado ad avvertire Silente… Paciock vieni con me… Gideon, Fabian tenete gli occhi aperti, se avete qualche notizia avvertite…”

“Sì, capo!” disse Fabian beccandosi in risposta un’occhiataccia da parte di Moody.

 

Frank e Malocchio si smaterializzarono ad Hogsmeade.

“Credi che Silente sappia qualcosa?”

“Se non sa niente, tu torni a casa, prendi tua moglie e vi nascondete in qualche luogo sicuro…”

“Ma…”

“Sai meglio di me cosa significa per tutti noi tuo figlio, Frank…. Nessuno deve arrivare a voi…” Paciock rimase in silenzio seguendo il vecchio Auror.

Non appena arrivarono al cancello della scuola, nascosto un po’ nella nebbia mattutina, Hagrid si fece loro incontro.

“Hagrid dobbiamo parlare con Silente!” esclamò Moody senza mezzi termini.

“Ma è successo qualcosa? Siete già i secondi che arrivano…”

“Secondi?”

“Sì, un’oretta fa è arrivato James, aveva una faccia sembrava non ci avesse dormito…” Frank e Moody si lanciarono uno sguardo.

“È ancora da Albus?”

“Sì, stanno ancora parlando di sopra…”

“Accompagnaci da Silente immediatamente, Hagrid…” ordinò Moody nel suo tono autoritario. Hagrid non  ci diede peso, aprendo il cancello e facendoli entrare.

“Sappiamo tutti e tre la strada no?” ridacchiò il mezzo gigante cercando di alleggerire la tensione che sentiva permeare l’aria.

Velocemente i tre percorsero i giardini, le scalinate e i corridoi ritrovandosi in men che non si dica davanti all’ufficio del preside. Hagrid aprì la porta con la sua solita “grazia”.

“Professor Silente!” il mezzo gigante arrossì appena quando sia Silente che James si voltarono a guardarlo “emh… ci sono Frank e Alastor…” Silente sorrise bonario.

“Falli entrare Hagrid…” Frank cercò lo sguardo di James non appena entrato, il volto del vecchio amico era pallido e stanco, un’espressione preoccupata sul viso, ma gli occhi brillavano di eccitazione, non riusciva a intuire se stesse portando buone o cattive notizie…

“Potter! Dove diavolo sei finito! Dovevi essere in ufficio più di un’ora fa!” lo aggredì Moody, Silente sorrise, quella aggressione era semplicemente il sintomo del piacere che aveva nel vedere James tutto intero.

“Io… noi… beh siamo stati un po’ impegnati…” disse vago lanciando uno sguardo a Silente.

“Ma stanno tutti bene, vero?” chiese Frank allarmato.

“Si, si… è solo che Harry…”

“Harry?” chiese Malocchio dubbioso.

“Si, mio figlio…” Sorrise James prima di continuare, Moody corrugò le sopracciglia e Frank spalancò gli occhi.

“È nato?! Stai dicendo che tuo figlio è nato? Ma non doveva succedere in agosto?”

“Quante domande stai facendo Frank?” rise James “Harry James Potter ci ha tenuti tutti svegli fino alle quattro e mezza di stanotte…”

“Congratulazioni!” esclamò Hagrid dando una sonora pacca sulle spalle a James “Non vedo l’ora di vederli tutti e due questi frugoletti!” disse il mezzo gigante lasciandosi prendere dall’emozione. Frank fissò James.

“Aspetta un attimo… se è nato stanotte allora anche lui è….”

“Un prescelto…” concluse James con un sorriso amaro “Scusate se non vi ho avvertito subito…” aggiunse poi guardando Moody.

“Non siete andati al San Mungo vero?” James scosse la testa.

“Quando sono arrivato in Irlanda, i genitori di Lily l’avevano già portata in un ospedale babbano. Sirius è rimasto con noi tutta la notte, Enif l’ho lasciata di guardia ai miei suoceri e Peter e Remus sono ritornati stamattina per permettermi di venire qui…”

“Questo complica le cose…” disse meditabondo Moody

“O forse le semplifica… i rischi sono divisi in due… forse entrambe le nostre famiglie potranno stare un po’ più tranquille… insomma Voldemort non può concentrarsi su entrambi in contemporanea no?”

“E tu pensi che non sarebbe capace di accanirsi su uno fino a distruggervi per poi pensare all’altro?” commentò acido Moody “Se la pensi così non hai capito niente di lui, Potter!”

James si morse il labbro inferiore per non rispondere in malo modo al suo mentore.

“Credo che per ora siamo tutti d’accordo di non esporre a rischi inutili i due bambini, ora come ora non possiamo dire chi verrà scelto come eguale, potrebbe essere anche un bambino che nascerà in futuro, magari l’anno prossimo. La profezia ci da solo il periodo non la data…”disse Silente mettendo fine ad una qualsiasi discussione. “James, quando Lily uscirà dall’ospedale voglio che prendiate tutte le precauzioni necessarie, abbiamo dalla nostra il vantaggio che Voldemort non sa che i vostri figli sono nati…”

“Quanto crede che lo potremo tener nascosto?”

“Non lo so, un mese non credo sia possibile tenerlo segreto di più…” seguì un attimo di silenzio.

"Crede che non riusciremo a tenerlo nascosto di più?" chiese Frank titubante.

"No, credo sia inevitabile..."

 

▀■▪■▀

 

L'ombra camminò lentamente nel vicolo, il mantello calato sugli occhi a nasconderne l'identità.

"Ci si vede Guaritore" esclamò un uomo incappucciato mentre la maschera argentea brillava nell'oscurità

"Ho seguito la ragazza ho fatto quello che mi avete detto... Voglio mia figlia ora.." disse l'uomo guardandosi attorno.

"Le informazioni..."

"I Paciock hanno avuto un bambino ieri sera..."

"Interessante..."

"La mia bambina? E mia moglie? Mi avevate detto che le avrei riviste se vi avessi messo al corrente della nascita di qualche bambino legato a Silente!" chiese l’uomo in preda all’ansia

"Le rivedrai molto presto se continui a collaborare così, e mi  raccomando..."

L'uomo abbassò il capo, mentre il mangiamorte si smaterializzava. Si stava dannando  l'anima lo sapeva perfettamente ma cosa poteva fare, era l'unica speranza per sua figlia e sua moglie, l'unica cosa che le mantenesse in vita.

 


Eccomi qui alla fine vi ho fatto aspettare due di settimana... ma finalmente ci siamo, fatevi sentire numerosi, mi raccomando!


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Capitolo 24
*** Capitolo 24: Vedere le cose ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

              

                   Capitolo 24: Vedere le cose

 

Silente immaginava che la notizia della nascita di Harry e Neville non potesse rimanere nascosta a lungo, ma di certo non immaginava che solo un paio di mesi dopo i Mangiamorte si sarebbero presentati in una vuota casa Paciock mettendola a ferro e a fuoco… tutto sembrava presagire che Voldemort avesse scelto Neville, ma forse semplicemente non aveva ancora saputo di Harry. Ma il problema rimaneva: da chi aveva saputo di Neville… Enif aveva garantito del suo superiore, ma potevano esserci mille prove contro David Lamber… oppure si trattava solo di una coincidenza e i Mangiamorte ne erano venuti a conoscenza quando Augusta aveva costretto i ragazzi a battezzare Neville pubblicamente… c’erano tanti se e tanti ma… e poi ad un tratto gli attacchi si erano arrestati, Voldemort aveva saputo di Harry?  Scosse la testa interrompendo il suo andare avanti e indietro nell’ufficio.

 Il vecchio preside era preoccupato, sembrava che Tom stesse valutando quale bambino attaccare e la cosa non era per nulla piacevole. Sarebbe stato troppo bello sperare che Voldemort non avesse dato credito alla profezia ascoltata da Piton, e l’attacco alla casa di Frank e Alice fosse arrivato come monito agli Auror. Come se non bastasse era preoccupato anche per la salute psicologica di Lily e Alice che sembravano risentire più di tutti delle misure di sicurezza volte a proteggere i loro bambini. Non che la situazione fosse facile per gli altri, tutto l’Ordine della Fenice era stretto in quella che sembrava una morsa: l’attesa dell’attacco.

Guardò i vetri bagnati dalla pioggia, quelle gocce sospese davanti al cielo buio gli ricordarono le lacrime che in quegli anni di terrore stavano venendo versate dal mondo magico. Si lasciò sfuggire un sospiro, a chiunque Voldemort avesse scelto sarebbe stato affidato un fardello enorme, un peso inaudito per un bimbo di pochi mesi. Sospirò leggermente.

“Cosa ti turba Albus?” chiese gentile il ritratto della preside Derwent.

“Chiunque sia il prescelto Dilys, temo dovrà sacrificare molte cose per il bene superiore…” disse quasi sovrappensiero.

 

▀■▪■▀

 

“Sirius?” Enif l’abbracciò non appena lo vide entrare in salotto.

“Ciao…” disse rispondendo all’abbraccio. “Stavi leggendo la gazzetta?” chiese lanciando uno sguardo a dove poco prima stava seduta la ragazza. Enif annuì poco convinta.

“Un’altra famiglia di babbani scomparsa nel nulla…” sospirò appena “Sirius, quando finirà tutto questo?”

“Non ne ho idea…” disse lui lasciandosi scivolare sul divano. Padfoot lanciò uno sguardo alla ragazza.

“Vorremmo battezzare Harry..” gli aveva detto James, poche ore prima mentre finivano il loro turno al Ministero per cominciare quello dell’Ordine.

“Fantastico! Quando, pensavate di…”

“Stanotte…”

“È un po’ tardi per avvertire tutti…”

“Lo so, devi saperlo solo tu Sirius, meno diamo nell’occhio meglio è… è già tanto far uscire di casa Lily, figurati dare una festa.”

“Non vuoi che lo dica neanche ad Enif?” aveva risposto lui sorpreso.

“No, Sir… sai com’è da quando… beh hai capito… si preoccuperebbe soltanto…”

“Va bene, James… non mi piace mentirle ma… dove devo venire e a che ora?”  

Sirius lanciò uno sguardo all’orologio, a mezzanotte avrebbe dovuto incontrare Lily e James nella piazza principale di Godrick’s Hollow, sarebbe stata una cosa veloce un’oretta al massimo…

“Sirius, Lily mi ha mandato un gufo prima, ci ha mandato una foto di Harry, ho pensato che potremmo metterla sul camino… assieme a quelle della scuola… l’abbiamo lasciata vuota quella mensola… fa un po’ tristezza…”

“Davvero, fammi vedere il mio figlioccio, è una settimana che non lo vediamo è cresciuto?”

“Un po’ più paffutello lo è…” disse dolcemente la ragazza passando la foto a Sirius. Il ragazzo sorrise nel guardare Harry muoversi nella foto osservando qualcosa oltre l’obbiettivo, probabilmente Lily aveva cercato di attirare l’attenzione del bambino.

“Che altro ha detto Lily?”

“Si sente sola… ma Bathilda va a trovarla pressoché ogni giorno, sai credo che gliel’abbia chiesto Silente, per non lasciare Lily sola mentre James non c’è… vorrei andare a trovarli…” Sirius non potè fare a meno di abbracciarla.

“Pensavo che potevamo andare da loro sabato, non sono di servizio… se ci vogliono per casa naturalmente”

“Davvero? Sarebbe fantastico!” Sirius fissò il viso di Enif

“Tu piuttosto come stai?”

“Bene… Stanca, non si smette mai di lavorare in quel posto… pensa te, oggi David rimaneva tutta la notte ed era il suo giorno libero…”

“Ah, siamo passati a David adesso….” Disse Sirius in tono geloso.

“Ma Sirius…”

“Sì, sì certo… Passi molto tempo con David vero?” disse fintamente offeso, Enif ridacchiò.

“Stupido, è il mio superiore e poi per quanto sia un bell’uomo è già impegnato, con moglie e figlia…”

“Farò finta di crederti…”

“Sirius…”

“Perché lo sai vero, se solo qualcuno ti guarda di storto io lo prendo e lo sbrano…” disse avvicinandosi ad Enif “così!” esclamò prendendo in braccio la ragazza e mordicchiandole il collo… lei si mise a ridere.

“Piantala stupido! Dai mi fai il solletico!”

“No, no, ora sei mia! E non ti lascio più!” disse portandola in braccio per tutto il salotto.

“Sirius mettimi giù!”

“No!”

“Sirius!”

“Forse di sopra…”

 

Sirius si tirò a sedere, Enif dormiva lì accanto, stesa sul fianco, i capelli arruffati sul cuscino le braccia strette al petto.

“Scusami piccola, proprio riuscivo a dirti una bugia… torno subito…” disse dandole un leggero bacio sulla fronte, poi scese silenziosamente dal letto e si vestì in fretta, scese di sotto prima di smaterializzarsi sperando che il rumore non svegliasse Enif.

 

▀■▪■▀

 

Peter chiuse la porta del minimarket con la sensazione di essere osservato, si guardò attorno, non notando nessuno scrollò le spalle, la guerra lo stava rendendo paranoico, ecco cos’era!

Cominciò a percorrere a piedi la strada che lo divideva da casa, ma ad un tratto si fermò, come se avesse ricevuto una illuminazione, si voltò verso l’edificio alla sua destra, gli era stranamente famigliare, certo ci passava davanti ogni giorno ma aveva la sensazione di averlo visto di recente. Scosse la testa, si disse che aveva bisogno di una dormita. Fece ancora qualche passo ma si voltò di nuovo ricordando dove avesse visto quell’edificio: era sulla gazzetta del profeta di alcuni giorni prima, una famiglia di babbani che viveva in quello stabile era sparita nel nulla. La guardò per alcuni secondi, indeciso sul da farsi… alla fine spinto, da quella che cinque minuti più tardi avrebbe definito, malsana curiosità, ritornò sui suoi passi andando a leggere i cognomi sui campanelli. Abitavano sei famiglie, Peter si guardò di nuovo attorno, non c’era nessuno. Fece un paio di passi nel vicolo affianco e, attento a non farsi vedere da qualche possibile babbano di passaggio, si trasformò in topo.

Piccolo com’era Wormtail non ebbe difficoltà ad entrare nello stabile seguendo i tracciati lasciati dai topi che probabilmente avevano colonizzato la soffitta, i roditori erano in allarme, Peter lo percepì non appena ebbe messo il naso nel sottotetto, mormoravano di uomini che potevano polverizzarti, uomini che in quel momento, con grande sconforto di Peter, sembravano abitare proprio al piano di sotto. Cautamente Wormtail lasciò la stanza, uscendo dall’abbaino e calandosi dalla grondaia, appena fu all’altezza della finestra del piano di sotto la percepì, la barriera anti babbano che qualcuno aveva steso nel luogo. Si fece coraggio saltando dalla grondaia alla finestra, osservò l’interno: due uomini vestiti in nero stavano giocando a scacchi magici quando un altro entrò nella stanza sbattendo la porta.

“Allora hai consegnato il pacco a Minus?”

Peter non ascoltò nient’altro, squittì così forte che per un attimo credette che i Mangiamorte l’avessero sentito, restò immobile sul davanzale per alcuni secondi rallentando il battito del cuore prima di calarsi velocemente dalla grondaia e lanciarsi a tutta velocità verso casa, troppo spaventato per ritrasformarsi in umano se non nel vicolo prima della meta.

Arrivò a casa quasi di corsa.

“Mamma!” gridò entrando.

“Peter per l’amore del cielo sono qui, non serve gridare…”

Peter si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

“Stai bene?” chiese guardandola, doveva capire se fosse davvero lei oppure…

“Bene Peter, tu invece hai una faccia, ti ha fatto di nuovo fare gli straordinari, eh?!”

“Sì… senti è arrivata posta per me?” chiese continuando a guardare la madre mentre questa cucinava.

“Sì, un giovanotto ha portato un pacco, ha detto che era per te, te l’ho portato in camera…” disse tranquilla… “Com’è andato al market?”

“Bene, bene, sai è venuta lì la Signora Crondley…” mentì per vedere la reazione della madre

“Peter, ma che dici! La Signora Crondley è morta credo 6 anni fa…”

“Davvero… non me lo ricordavo… probabilmente devo essermi confuso… sai di lei ricordo solo i stufati di rognone…”disse.

“Credo bene che te li ricordi, non facevi altro che vomitarli… non ho mai capito cosa non ti piacesse in quel piatto…”

“Neanche io mamma…” disse sollevato, quella era davvero Daniele Minus… quindi cosa potevano avergli portato i Mangiamorte… “Il ragazzo ti ha detto qualcosa quando ti ha dato il pacco…”

“Che ti avrebbe fatto piacere…”

“Tra quanto è pronto?”

“Un quarto d’ora…” Peter annuì, lasciando la stanza. Quando arrivò in camera vide subito il pacco, lo prese in mano. Non era più grande di una scatola per scarpe, rettangolare, incartato in carta da imballo con tanto di legatura in spago. Un pacco qualsiasi…

Lentamente quasi temendo che saltasse in aria Peter cominciò ad aprire il pacco, si fermò prima di sollevare il coperchio, in effetti poteva esplodere… prese la bacchetta facendolo levitare fuori dalla finestra ad una distanza ragionevole dalla casa, ringraziò l’oscurità della notte che non permetteva ai vicini di vedere cosa stava combinando. Sudando freddo e aspettando un’esplosione diede un leggero colpo alla bacchetta e il coperchio saltò via dalla scatola. Peter strizzò gli occhi in attesa di un boato che non ci fu, con un sospiro di sollievo riprese la scatola, solo per lasciarla cadere a terra terrorizzato.

All’interno della scatola c’era una mano, mozzata all’altezza del polso, doveva esser stata messa nella scatola appena tagliata infatti il sangue aveva intriso il fondo di cartone. Peter fece appello a tutto il suo coraggio per non vomitare, si abbassò, all’interno della mano era stato infilato un biglietto, lo prese cercando di non fissare il moncherino.

“Lui è fuggito per più di due anni e ti ha protetto con la vita, tu farai lo stesso per l’Ordine?”

 Peter rilesse il biglietto un paio di volte, non capiva, di chi era la mano che i Mangiamorte si erano premurati di mandargli… richiamando tutto il suo sangue freddo fissò le dita pallide, un po’ cicciottelle, insomma era una mano normale, di un uomo normale, neanche tanto vecchio probabilmente, poi ad un tratto se ne accorse, la mano portava la fede al dito. Lentamente cercando di non far cadere né la scatola né il suo contenuto, sfilò l’anello dal dito, cercando un’incisione, un indizio. Trasalì quando individuò l’incisione all’interno dell’anello: Daniele & Robert 7/9/1957, quella era la fede di suo padre… richiuse la scatola, la prese sottobraccio e si precipitò fuori dalla porta.

“Peter dove stai?”

“Torno subito mamma!” disse uscendo, senza neanche chiudere la porta. Corse a più non posso fino ad arrivare al porto. Si guardò attorno ansimando, per controllare di non essere seguito. Riaprì la scatola, prese il biglietto mettendolo al sicuro in una tasca.

“Mi dispiace papà, la mamma si è fatta una ragione della tua scomparsa, non puoi rispuntare così… mi dispiace…” sussurrò prima di gettare la scatola in acqua.

Restò lì in silenzio finché non la vide sparire tra le onde, poi ritornò a casa.

 

Steso sul letto, qualche ora dopo la cena che sua madre gli aveva fatto mangiare a forza, Peter osservava il soffitto. Era impossibile dormire, non dopo il regalo dei Mangiamorte. Si alzò, facendo qualche passo incerto nella stanza. Cosa doveva fare?

"Dannazione..." sbuffò, stava accadendo quello che Regulus gli aveva presagito prima che venisse ucciso. Pensava che vivere tra i babbani lo avrebbe protetto... Si morse le labbra. Prese la bacchetta cominciando a mormorare incantesimi di protezione. Non avrebbe lasciato sua madre in pasto a loro. Fatto questo si smaterializzò verso chi sapeva poteva aiutarlo.

 

▀■▪■▀

 

Godrick's Hollow era silenziosa, la campana del municipio aveva da poco suonato la mezzanotte. Sirius si strinse nel mantello, faceva freddo quella notte. Camminò velocemente verso la piazza principale, lanciando occhiate sospettose ai vicoli bui.

Appena mise piede nella piazza principale individuò subito le figure di James e Lily in un angolo, li raggiunse velocemente.

“Ehi…” disse a mo’ di saluto prima che Lily lo abbracciasse.

“Mi sei mancato Paddy!”

“Anche tu Lil…” poi con un sorriso si rivolse al bambino che Lily teneva in braccio “E tu ometto come stai?”

“Dai che lo svegli…” ridacchiò James “Non sai che impresa addormentarlo stasera…”

“Allora dov’è che andiamo?”

“Ci aspettano a Londra… poco lontano dal Ministero…” disse rapidamente Lily

“Credete che sia giusto non aver avvertito gli altri? Insomma Peter e Remus…” Lily scosse la testa.

“No, Sirius… meno persone sanno del battesimo di Harry meglio è…”

“Lo so ma sono i nostri migliori amici e…”

“E per questa sera bastava il padrino…”

“e Dorcas?”

“Ci aspetta a Londra… ora andiamo che facciamo tardi…” disse James prendendo Sirius per il braccio mentre tutti e tre si smaterializzavano.

La piazza rimase vuota per alcuni secondi poi Peter fece capolino da un vicolo, quando aveva visto Sirius l’aveva seguito, immaginando stesse andando a casa di James stava quasi per rivelarsi loro quando aveva sentito la frase di Lily.

Non si fidavano di loro? Possibile?

Ingoiando a vuoto Peter si smaterializzò a Liverpool a pochi isolati da casa, era inutile stare a Godrick’s Hollow.

Era perso nei suoi pensieri, non ci poteva credere, insomma certo Harry aveva cambiato le priorità di Lily e James, ma non immaginava fino a quel punto, insomma erano sempre stati una grande famiglia, o no?

Nemmeno si accorse delle due figure che da un paio di metri avevano cominciato a seguirlo.

Insomma era sempre stato sicuro di contare qualcosa almeno per loro ma ora? Sì, insomma la protezione di Harry era un conto, ma non aveva loro notizie, fugaci chiacchiere nelle riunioni dell’Ordine a parte, da quanto? Beh da quasi due mesi… da quando erano tutti corsi a veder nascere Harry… ma cosa diavolo stava andando a pensare… no, no forse si sbagliava…

Ad un tratto qualcuno gli passò un braccio attorno alle spalle.

“Buona sera Minus… Come va la vita? Miserabile come sempre, nevvero?” la voce di Avery lo fece sobbalzare, era morto, lo sapeva.

“Ma tesoro non vedi che lo spaventi così…” quella voce, Peter ricordava bene come gli avesse rovinato un appuntamento.

“Ma Leila, cara, Minus non ha niente di cui preoccuparsi vogliamo solo fare quattro chiacchiere…”

“Cos’è, Minus, hai perso la parola?” ridacchiò al ragazza, Peter la fissò, quanti anni aveva? Diciotto… sì, se non sbagliava dover aver finito Hogwarts quell’estate…

“Che volete?” riuscì finalmente a chiedere il ragazzo. I due Mangiamorte lo stavano facendo camminare come se niente fosse tenendolo letteralmente a braccetto, ma Peter era sicuro di essere sotto tiro di bacchette.

“Credevo fossi più sveglio… insomma, non era chiaro il regalo, anzi l’hai gradito?” chiese Avery con un sorriso malsano dipinto in volto.

“In realtà non molto…” tentò di sembrare coraggioso, tanto ormai cosa aveva da perdere.

“E quindi, ci darai un paio d’informazioni o no…”

“Se mi rifiuto?” chiese Peter titubante

“Beh credo che intanto mammina andrà a fare compagnia a papino…” disse Leila leggermente, come stesse parlando di una partita a carte, “e poi se ancora non ti decidi, sono certo che gli inferi saranno felici di avere un nuovo membro nella squadra…” aggiunse con uno sguardo tagliente.

“Forza Minus non abbiamo tutta la notte…”

“Non… non… tradirò…” cominciò Peter sudando freddo… perché diavolo tremava in quel modo, lo sapeva no? Quando aveva accettato di far parte dell’Ordine sapeva che i Mangiamorte lo avrebbero ucciso se l’avessero trovato, no? Allora perché aveva così voglia di vivere? Beh forse non ci aveva davvero pensato quando aveva accettato… insomma lo avevano fatto tutti e lui non voleva sentirsi escluso…

“…i tuoi amici?” chiese Avery scoppiando a ridere “Quali? Dove sono i tuoi amici?”

Sono a proteggere qualcuno d’importante, stava per rispondere Peter, ma si trattenne.

“Allora, eh? Non ci sono, non ci sono stati mai per te, eh Peter? Potter il più bravo, il giocatore imbattibile, Sirius il più bello l’agoniato da tutte, Remus l’intelligente e lo sfortunato, quello a cui tutti rivolgono parole gentili, e tu? Chi sei tu Peter Minus?”

Peter battè le palpebre un paio di volte, Avery non aveva ragione, non poteva eppure… eppure per un attimo il dubbio penetrò la sua mente e quel attimo bastò per fargli vedere le cose in un'altra maniera, era stato lui a chiedere alla Evans di uscire con James, eppure nessuno se ne ricordava… lui aveva fatto tanto per loro ma ora dov’erano? A preoccuparsi per loro stessi… James e Lily tutti presi dal bambino, Sirius che era diventato paranoico pur di proteggere James ed Enif, Remus, Remus che ora aveva Dorcas e sembrava essere finalmente in pace con se stesso, eppure nessuno gli aveva chiesto come stava lui… come stava vivendo quella guerra, lui l’aveva fatto per loro eppure non aveva avuto un solo ringraziamento in cambio, era scontato… era la ruota di scorta, l’incapace che seguiva le loro tracce.

“Peter, Peter, Peter… non capisci?” cominciò Leila distraendolo dai suoi pensieri “La battaglia di Silente è persa… Il Signore Oscuro vi scoprirà tutti, uno alla volta andrete a morire per chi? Per una comunità che non sa neanche che esistete…”

Peter ingoiò a vuoto.

“Quanto credi resisterà il Ministero, noi siamo ovunque… Continuiamo a crescere, a diventare più forti, finché non schiacceremo Silente e voi membri dell’Ordine in un angolo…” disse al suo orecchio Avery.

“Se dovete uccidermi, fatelo adesso…” riuscì a dire tutto d’un fiato Peter, non voleva morire era chiaro, ma cosa altro poteva fare.

“Mio caro, non hai capito un accidente…” borbottò sarcastica Leila “ti stiamo offrendo una possibilità, la possibilità di vivere da vincitore nel mondo dei vincitori, credimi ad un figlio di babbani come te è una concessione rara…”

Peter non poteva credere alle sue orecchie, gli stavano proponendo di diventare uno di loro?

“Logicamente anche mammina sarà risparmiata, sai noi Mangiamorte siamo come una grande famiglia, il Signore Oscuro è un padre giusto, sa premiare chi lo ascolta e come un padre punisce chi non lo fa…” spiegò Leila con una innocenza tale da sembrare a Peter la verità assoluta.

“Conquisterà tutto Minus, conquisterEMO tutto… Che cosa farà per voi Silente anche se dovesse vincere, un “grazie tante” e tanti saluti sarà il massimo che quel vecchio darà a voi… ma l’Oscuro, lui sa premiare chi lo segue: oro, tanti geleoni che te li sogni e la cara mamma non dovrà più fare quegli odiosi doppi turni, comincia ad avere una certa età vero?”

“Potere, potrebbe farti diventare così potente che James e Sirius ti baceranno le scarpe…”

“Donne…”

“Tutto quello che sogni sarà tuo…”

Ad un tratto si fermarono, Peter si rese conto solo in quel momento che lo avevano portato davanti a casa sua.

“Comunque sia non vogliamo che tu prenda una decisione così su due piedi…” disse la ragazza gentile.

“Sì insomma, le decisione vanno prese con calma… Anche Silente vi ha dato tempo per riflettere, vero?” non proprio, si ritrovò a rispondere mentalmente Peter davanti alla faccia sorridente di Avery.

“Ci… ci penserò…”

“Bravo Minus… prenditi tutto il tempo che ti serve, noi saremo qui intorno… insomma non vogliamo certo che Silente ti dia qualche pressione, no?” disse il Mangiamorte facendogli l’occhiolino.

“Buona notte, Minus…” salutò Leila mentre entrambi con un crack si smaterializzarono. Peter muovendosi lentamente si sedette sui gradini di casa, la testa fra le mani, cosa doveva fare? Il cuore gli batteva all’impazzata, cercò di far ordine tra i pensieri, ma l’unica cosa che la sua mente gridava a gran voce era: VOGLIO VIVERE.

 

Ottobre venne avvolto dalla nebbia e con ottobre Peter rivide i Mangiamorte, quella volta temporeggiò, in effetti non aveva ancora preso una decisioni, non aveva dormito per giorni, i pensieri vorticavano impetuosi, ricordi amari affioravano: suo padre che gli dava dell’incapace, Sirius che lo prendeva in giro, James che lo prendeva in giro, perfino Remus l’aveva preso in giro, nessuno, nessuno aveva mai riposto fiducia in lui, neanche Silente, ricordava il giorno in cui aveva accettato di far parte dell’Ordine, Silente era rimasto sorpreso dalla sua decisione.

Sfogliava i giornali freneticamente ogni giorno, magici e non e su tutti leggeva di scomparse, di morti inspiegabili, di come Voldemort fosse ogni giorno più forte e lo stesso Silente lo aveva ammesso in una delle riunioni e poi c’era Harry…. Tutta l’attenzione dei suoi “amici” era rivolta ad Harry, ad uno dei possibili prescelti, cosa avesse di speciale Peter davvero non lo capiva, si insomma, prima che arrivasse Harry andava tutto meglio no? L’Ordine non era così braccato e i suoi amici ogni tanto si preoccupavano per lui ma ora?

Quasi senza rendersene conto, Peter stava lentamente cadendo nella tela di Voldemort, e non se ne rendeva conto, non si rendeva conto che se solo si fosse sforzato di pensare a cosa i suoi amici avevano fatto per lui nel corso degli anni sarebbe subito tornato a casa, avrebbe preso sua madre e avrebbe raccontato tutto a Silente, ma nella sua mente assoggettata alla paura di morire solo i brutti ricordi riaffioravano.

Giorno dopo giorno Peter si stava allontanando da chi era stato, inesorabilmente lo sconforto, la rabbia e la paura s’impossessavano di lui facendogli vedere gesti che non esistevano, complotti ai suoi danni, parole non dette.

Fu così che a metà ottobre prese la sua decisione, lì in piedi davanti alla foto che ritraeva i Malandrini, davanti a quegli occhi sorridenti che vedeva pieni d’ipocrisia, decise che avrebbe scelto di vivere. Avrebbe dimostrato a loro che lui era migliore, che sapeva scegliere da solo, e sarebbe sopravvissuto, sopravvissuto a tutti loro solo per dire “Ve l’avevo detto” e allora sarebbe stato troppo tardi per le scuse, perché lui sarebbe stato accanto a Voldemort il giorno in cui avrebbe conquistato tutto.

Uscì di casa, sapeva dov’erano Avery e Lochrin: in quella vecchia casa disabitata. Non gli sfiorò nemmeno un attimo l’idea che i due Mangiamorte avessero ucciso la famiglia che vi abitava per stabilirsi lì. Aprì la porta facendo quasi sobbalzare i due, sorrise, nessuno si sarebbe più preso gioco di Peter Minus.

“Accetto!”

“Hai fatto la scelta giusta Minus, non te ne pentirai…”

“Lo so…”

La porta si chiuse dietro a Peter, quasi a segnare la svolta che era appena avvenuta. Peter non lo sapeva ancora ma quello era solo il primo passo per quella che per l’Ordine della Fenice sembrava essere la fine.


Perdonatemi, perdonatemi se potete per questo ritardo mostruoso chi mi conosce sa bene che purtroppo non è stato un periodo felice, malattie in famiglia, il mio ragazzo con cui stavo da 6 anni mi ha lasciata, ho ditrutto l'auto uscendone grazie a dio con solo un paio di lividi e in tutto questo sto facendo la tesi... mi sono dedicata alla lettura in questo periodo e finalmente ho trovato la forza di ritornare a scrivere... "fa qualcosa che ti piace" mi ha detto... come posso fare qualcosa che mi piace se in queste pagine avevo spesso nascosto il suo volto dietro quello di Sirius? Vabbhe... lasciamo stare la depressione...
Vi ringrazio sentitamente per la pazienza.
Vi voglio bene
Elisa

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Capitolo 25
*** Capitolo 25: Ricordi e risate ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

              

    

                   Capitolo 25: Risate e ricordi

Era una fredda giornata di sole quella che si stava lentamente concludendo a Godric's Hollow, nulla sembrava presagire che in quella ridente cittadina molte famiglie passassero le notti a pregare che i Mangiamorte non raggiungessero le loro case, perchè lì tra le case babbane sorgeva ormai da secoli una piccola comunità magica. Oltre i Potter e a Bathilda Bath infatti abitavano li anche gli Abbot, i Wright, i Knighton, i Williams… e di certo nonostante le cautele Lily era ormai sicura che tutte quelle famiglie sapessero di Harry.

Alice e Frank erano già stati trovati una volta, questo suggeriva alla giovane donna che Voldemort cercasse Neville eppure non riusciva a tranquillizzarsi.

"Lily ti senti poco bene?" chiese Enif, la rossa scosse la testa.

"Ero solo persa nei pensieri..."

"Spero non fossero cupi."

"Cosa c'è d'allegro in questo periodo, Eny?"

Enif sembrò non pensarci per più di un istante. "Harry!" rispose sicura. Lily sorrise mentre l'amica si riconcentrava su ciò che sava facendo: far ridere Harry facendo facce buffissime, Harry la guardava curioso succhiandosi una mano.

"Ti giuro che prima ce l’ho quasi fatta"

"Non mi è permesso crederti..." ridacchiò Lily avvicinandosi e togliendo la mano di bocca al bambino"James tenta di fargli fare la prima risata da una settimana..." Harry osservò la mamma con un sorriso, quasi un saluto.

"Immagino che il suo orgoglio di burlone ne abbia risentito..." disse la bruna tentando anche con il solletico, ma niente, il bambino semplicemente la stava lì a guardare con espressione serissima. "James dice che è così serio perchè ha preso da me..."Enif rise di gusto

"potrebbe essere..."

"Enif!"

"Vi ringrazio, sai..."

"E di cosa?"

"Di avermi permesso di venire a trovare te e Harry..."

"Enif... Dovrei essere io a ringraziarvi, è da tanto che non passavamo una serata tutti assieme e... Beh mi mancavate..."

“Credo che non riuscirò mai a farlo ridere perché non mi riconosce, vero tesoro della zia?” disse Enif dando un bacio al bambino facendogli scappare un gorgoglio allegro.

"Ma i ragazzi che fine hanno fatto? Qualcuno a spiegato loro che non serve andare a caccia o coltivare qualcosa per portare a casa la cena?!" Scherzò Dorcas entrando nella stanza.

"Credo che James stia svaligiando la rosticcieria in fondo alllla strada, l'ha provata un giorno, mentre aspettavo Harry e non avevo nessunissima voglia di cucinare... Dice che il pollo al girarrosto che fanno lì ha lo stesso sapore di quello di sua madre...."

"Gli manca vero?" chiese Dorcas sedendosi affianco alle amiche, per tutta risposta Harry cominciò a fissarla curioso.

"Si, manca anche a me..."

 

"Vedrai Sirius, un pollo come questo lo faceva solo la mamma!" stava dicendo esaltato James trascinando gli amici nella rosticceria.

"Vedremo..."

"Ehi, ciao James!" lo salutò il babbano al bancone.

"Vic..." salutò James, "allora mi dai…" Sirius osservò l'amico ordinare cibo per un reggimento, sorrise, James era sempre il solito esagerato.

Quando lasciarono la rosticceria Remus si azzardò a parlare.

"Gli altri che abitano qui sanno di Harry?" chiese a bassa voce.

"Non ne ho idea e di certo non glielo andrò a chiedere..."sospirò appena "Secondo Bathilda, gli Abbott l'hanno capito non vedendo Lily in giro... Quando ho incontrato Leroy mi ha chiesto se Lily stava poco bene..la scusa del “da fare” non regge troppo... e Leroy ha appena avuto una nipote quindi credo che ci siano arrivati…"

"Dorcas mi ha detto che l'avete nominata madrina..."

"Non avevamo voglia di festeggiare o far preoccupare troppo tutti dicendo che saremmo andati a Londra…" spiegò James, Remus annuì

"L'avevo intuito quando ha detto che c'erano solo lei e Sirius..."

"Scusa Rem..." disse appena James

"Figurati! La sicurezza di Harry viene prima di tutto..."

"Scusa anche tu Wormy..." aggiunse, non ottenne risposta "Peter?" lo chiamò di nuovo, voltandosi: Peter chiudeva la fila con sguardo assente.

"Pet?"

"Eh? Scusa Jamie era sovrappensiero, dicevi?"

"Che abbiamo fatto il battesimo di Harry lo scorso mese, ti chiedevo scusa per non avertelo detto..."

 Peter scosse la testa "Fa niente James..." se non vi fidate di noi cosa vuoi che ti dica, aggiunse nella sua testa. Beh forse fa bene...disse una vocina nella sua testa, scaccio quel pensiero come si allontana un mosca fastidiosa.

 

 

Poco dopo stavano mangiando tutti assieme a casa Potter. "Voi quando avete fatto la prima magia?" chiese James lanciando uno sguardo a Harry che circondato dai cuscini stava seduto a terra, passandosi da una mano all’altra i grossi blocchi da costruzione colorati che nonno Harold si era premurato di mandare loro.

"Cos'è lo vorresti già vederlo far volare le cose per casa?" chiese Lily ridacchiando.

"No, era tanto per sapere, insomma io avevo due anni e mezzo e ho fatto diventare giallo api frizzole il mantello di mia madre, perché non me le voleva comprare..."

"Oddio non posso immaginare la Signora Potter con il mantello fluorescente!" esclamò Dorcas ridendo.

"E tu sentiamo, qual è stata la tua prima magia, Dorcas?"

La ragazza arrossì appena.

"Non me lo ricordo..."

"Ho la netta sensazione che non ce la racconti giusta..."

"Dai Dorcas, siamo in famiglia..." la incitò Sirius.

"Paddy, se non ha voglia di dirlo..." intervenne Remus

"Remus non fare il premuroso, tanto so che anche tu muori dalla voglia di saperlo!"

"Touche..."disse Remus con un sorriso mettendo su un'aria sconfitta.

"Remus!"

“Scusa che c'è di male?"

"è imbarazzante..."

"Dai... Non farti pregare…” Cercò di convincerla James, sfoggiando uno dei suoi pressoché fantomatici sguardi da cerbiatto ferito.

"Oh e va bene! " sbottò la ragazza ravvivandosi i capelli color cannella con un gesto nervoso. "Avevo quattro anni, i miei fratelli avevano organizzato un spettacolino di Natale per i miei parenti, e dato che ero l'unica femmina mi avevano conciata con un vestitino rosa pieno di fiocchetti...mi vergognavo da morire così mio fratello maggiore pensando che avrei rovinato lo spettacolo mi disse che per non agitarmi dovevo pensare che il pubblico fosse in mutande... Beh credo di averlo pensato un po’ troppo intensamente..." finì con una risata imbarazzata.

I Malandrini scoppiarono a ridere. Enif tratteneva a stento una risata. "Hai fatto evanescere i loro vestiti?"

"Sì, è stato terribile..."

"Oddio darei tutto l'oro della Gringott per poterlo vedere!"

"E sentiamo mr. Simpatia, qual è stata la tua prima magia?"chiese Dorcas per sviare l’argomento

"Avevo un anno e mezzo..."

"Sempre precoce, Sirius"

"Farò finta di non notare l'allusione Jim... Comunque, Regulus era appena nato e da quello che mi raccontarono ero stufo di venir ignorato… così quelle orribili teste d’elfo hanno preso a volare e a sbattere sulle teste di tutti quelli che erano venuti a vedere il nascituro… E tu Lily?” chiese Sirius per sviare immediatamente il discorso, non erano ricordi piacevoli.

“Non so esattamente qual è stata la prima… insomma tra i babbani se succede qualcosa di strano non si va a pensare che sia la prima magia di un bambino… comunque la prima magia che mi sono resa conto di aver fatto io e che quindi poi ho raffinato tanto che poi lo facevo per far impazzire d’ansia Tunia era gettarmi dal punto più alto dell’altalena e planare a terra…” così dicendo Lily cominciò a sparecchiare la tavola, notando che tutti avevano finito.

“Adesso sentiamo Remus!” esclamò Dorcas punzecchiando il ragazzo.

“La mia prima magia?” chiese facendo il finto tonto

“Sì!”

“Ma è noiosa…” disse Remus vago.

“Per Morgana, Rem non farti pregare…” disse lamentoso Sirius, il licantropo sbuffò.

“Avevo quattro anni, un mio amico mi aveva prestato un libro di fiabe babbane che gli aveva regalato la nonna, volevo farmelo leggere subito, ma mia madre aveva una brutta influenza e mio padre non era a casa… e mi vergognavo troppo di chiedere al mio amico se me lo poteva leggere lui, ma ero un po’ impaziente e così dal nulla ecco che il libro ha cominciato a leggersi da solo… ricordo che quando mio padre tornò a casa mi trovò in camera mia disteso sul letto a pancia in giù attento ad ascoltare il libro, mi chiese cosa stavo facendo e lo zittii dicendo che non si interrompe una bella fiaba…”

“Remus l’ho sempre detto che dovevi essere un bambino dolcissimo! Poi questi due ti hanno traviato!” esclamò Lily indicando Sirius e James mentre si metteva a sedere affianco ad Harry, togliendogli di bocca un cubo, in tutta risposta il bambino emise un borbottio di protesta.

Remus ridacchiò “Non farmi fare la parte dell’angelo adesso Lily, metà dei nostri scherzi erano tutte idee mie…”

“Questo è il nostro Moony!” esclamò James scompigliando i capelli di Remus, sotto lo sguardo attento di Harry.

“Dai James piantala… c’è tuo figlio che ti guarda come se fossi venuto fuori dal manicomio…”

James lasciò stare Remus chinandosi su Harry e prendendolo in braccio.

“Pensi che il papà è tutto matto vero Harry?” chiese alzandolo sopra la testa e facendolo volare sopra la sua testa, Harry gorgogliò felice.

“E tu Peter? La prima magia?”

Peter arrossì un po’ “Niente di straordinario, mamma nascondeva i biscotti sopra l’armadio e io gli ho fatti levitare giù…” disse con una scrollata di spalle.

“Beh utile…” cercò di tirarlo su di morale Dorcas, si era accorta subito di quanto Peter sembrasse distante quel giorno… “Eny manchi solo tu…”

“Va bene…” Enif sorrise “Dunque avevo tre anni e mezzo e i miei genitori mi avevano lasciato con Dix mentre erano andati ad un ricevimento… se già adesso Folkbourne Hall mi sembra enorme quella volta mi metteva quasi i brividi se ero da sola e quindi non riuscivo davvero ad addormentarmi, così andai nel salotto…”

“Quale dei quattro?” chiese Lily cercando di immaginarsi la scena.

“Quello con il pianoforte…” spiegò Enif “Mi sono letteralmente arrampicata sul sedile del pianoforte, mi piaceva molto quando mia madre lo suonava, ma io non arrivavo neanche alla tastiera, mi misi a piangere, ma quando Dix arrivò da me il pianoforte stava suonando da solo e io mi ero addormentata sul sedile…” sorrise appena.

La serata continuò ancora per un po’ finché Dorcas non alzò una mano.

“Ragazzi io andrò… mi tocca il pattugliamento notturno!” esclamò Dorcas alzandosi. “A presto, mi raccomando!” sorrise poi si avvicinò ad Harry che adesso giocava con i bottoni della camicia di James. “Ciao pulce!” lo salutò con un bacio sulla guancia, Harry di tutta risposta le afferrò una ciocca di capelli.

“Credo non voglia che te ne vai…” sorrise James.

“Giuro che torno presto Harry!” esclamò la ragazza ridendo e riuscendo a liberarsi dalla presa del bambino.

“Ti accompagno alla porta…”

“Grazie Remus, ciao a tutti!” quando furono uno di fronte all’altra davanti alla porta d’ingresso dei Potter, Dorcas si sporse dando un leggero bacio a Remus.

“Sta attenta…”

“Non ti preoccupare, se mi fanno arrabbiare divento una bestia! Farei paura anche a te nelle tue notti peggiori, credimi!” disse lei sorridendo, lui le sorrise, guardandola seriamente.

“Starò attenta… ci sarà Benji con me, non preoccuparti…”

“Mi preoccupo più del nostro scapolone… fa sempre il cascamorto con tutte…” disse accigliato.

“Non farmi il geloso adesso…” ridacchiò lei “come potrei lasciar perdere un lupo mannaro per un pozionista, sono un’amante delle emozioni forti, sai…”. Remus rise, dandole un altro bacio di saluto per poi vederla allontanarsi.

 

Dorcas non se ne era andata da tanto che anche Peter si alzò.

“Andrò anche io… sono un po’ stanco…”

“Ci credo hai fatto la pattuglia notturna ieri e oggi hai lavorato tutto il giorno, vai a casa e riposati Wormy…” disse Lily premurosa.

Peter sorrise appena, tanto lo so che lo dici per dire Lily, so che non vi interessa nulla di me… disse fra se e se, salutando Harry con una carezza.  

 

La serata continuò in allegria mentre tutti cercavano di fare ridere Harry, il bambino infatti sembrava non avere nessuna intenzione di andare a dormire.

“James gli hai già mostrato Prongs?” chiese ad un tratto Sirius mentre gli occhi gli brillavano e un’idea cominciava a formarsi nella sua testa.

“No, scherzi? Sono un po’ un disastro, avrei paura di fargli male in qualche modo…” disse James guardando Enif offrire i giocattoli ad Harry e quest’ultimo lasciarli cadere per poi farseli passare di nuovo.

“Cos’è quello sguardo Sirius?” chiese Remus, conosceva bene quell’espressione sul volto dell’amico.

“Forse so come farlo ridere…”

“O spaventarlo a morte…” commentò Lily capendo le sue intenzioni.

“Non sono così brutto…”

Poi Sirius guardò implorante Lily “Posso?” Lily sembrò pensarci su, ricordava Harry guardare curioso il cane dei vicini in giardino.

“Va bene ma vedi di non fargli male…”

Sirius sorrise.

“Harry” lo chiamò, il bambino alzò lo sguardo curioso, ma al posto dello Zio Sirius vide un enorme cane nero.

Padfoot lo osservò, Harry non sembrava spaventato quindi si avvicinò con cautela sotto lo sguardo attento dei presenti. Il bambino allungò le manine per toccarlo quando Padfoot li fu vicino. Lanciò un gridolino quando toccò il pelo morbido del cane. Sirius si spostò lentamente mentre le mani di Harry gli toccavano il muso e gli tiravano le orecchie, quando fu abbastanza libero gli leccò il viso e Harry rise.

La prima risata del bambino inondò la casa e scaldò il cuore dei presenti. Mentre Sirius tutto contento continuava in quella che Lily definì “doccia” al piccolo.

 

“Sicuro che non vuoi restare qui anche tu?” chiese di nuovo James mentre Remus stava uscendo.

“Tranquillo, vado a casa…”

“Ma sei sicur…”

“James! Sì, sono sicuro” esclamò il lupo mannaro.

“Scusa sono un po’…”

“Iperprotettivo?” ridacchiò Remus, James annuì “Cerca di non far diventare paranoico tuo figlio solo perché lo sei tu…”

“Spiritoso…” risero

“Grazie per la serata, e James… lo sai, qualsiasi cosa manda un patronus sarò da voi in un nanosecondo…”

“Grazie Rem…”

James rientrò dopo aver visto Remus sparire in un vicolo. Harry si era infine addormentato appoggiato a Sirius che ancora in versione Padfoot stava dormendo anche lui sul tappeto. Lily ed Enif stavano finendo di mettere apposto la cucina. James si chinò e prese Harry in braccio delicatamente temendo di svegliarlo.

Sirius lo sentì ritornando umano.

“Credo che gli piaci anche da cane… mai pensato ad una mutazione permanente?” sussurrò James, Sirius gli fece una linguaccia per tutta risposta “lo porto di sopra…” aggiunse James.

“Va bene, vado a dare una mano alle donne…” disse Sirius con uno sbadiglio.

 

▀■▪■▀

 

Hogwarts appariva ancora più bella di notte, Remus si chiese solo come sarebbe stata alla luce della luna piena, peccato che lui in quella veste d’argento non l’avrebbe mai vista. Sospirò appena percorrendo il sentiero che risaliva il parco affianco ad Hagrid. Aveva appena lasciato Godrick’s Hollow che il patronus di Silente l’aveva chiamato a rapporto.

“Da qui in poi vai da solo, no Remus?” chiese Hagrid quando raggiunsero l’altezza della sua capanna, era chiaro che Silente avesse buttato giù dal letto anche lui.

“Sì, non preoccuparti Hagrid la conosco la strada per l’ufficio del preside…” sorrise Remus, continuando a camminare verso la scuola.

Quando entrò nell’ufficio di Silente, vi trovò anche Moody, l’Auror aveva una ferita ancora aperta sul naso, anzi sembrava aver perso direttamente un pezzo di naso.

“Non farci caso Remus, Rosier si è portato via un pezzo di me prima che lo uccidessi…”

“Evan Rosier?” chiese Remus.

“Sì, un attacco a Londra. Io e altri Auror abbiamo ucciso Rosier e Wilkes prima che attaccassero dei babbani, per fortuna Dorcas ha dato l’allarme…”

“Lei sta…”

“Bene, neanche un graffio…” disse velocemente Moody.

“Remus, assieme a Rosier e Wilkes c’era un licantropo…” cominciò Silente…

“Un pesce piccolo del clan di Grayback…” continuò Moody.

Remus attese che i due continuassero.

“Potrebbe essere la tua occasione per infiltrarti nel branco…” spiegò Silente “gli Auror hanno perso le sue tracce ma Alastor crede di stanarlo nel giro di poche ore… ma se un altro lupo mannaro lo salvasse… sono certo che questo lupo mannaro verrebbe accolto da Grayback e gli altri…”

Remus deglutì a vuoto, quindi era quello il piano di Silente.

“Grayback mi conosce…” disse appena.

“Cambieremo il tuo aspetto…”

“Va bene…” disse Remus sicuro, anche se sicuro non lo era per niente, avrebbe dovuto dire lasciare il lavoro, e dire un sacco di bugie ai Malandrini e a Dorcas, ma tanto valeva farlo quel tentativo.

“Ti do un’ora Remus…” disse Moody velocemente scribacchiando un indirizzo di Londra su una pergamena, “vado a stanarlo…” disse poi lasciando velocemente la stanza.

“Immagino valgano le regole dell’ultima volta, segreta, importante e pericolosa…”

“Sì, Remus…” Remus annuì

“Mi stava annoiando questa vita tranquilla…” scherzò con amarezza.

“Remus sai che non ti esporrei a questo rischio se non fosse strettamente necessario…”

“Lo so professore… può dare lei le mie dimissioni al cognato di Merlene?”

“Troverò il modo…”

“Grazie…” Remus si voltò specchiandosi in una vetrina, cambiando con rapidi gesti di bacchetta i suoi lineamenti, aggiungendo una barba incolta e qualche anno sul suo volto.

“Come le sembro?” chiese voltandosi verso il professore.

“Non Remus Lupin…”

“Già, questo è Alan Murphy, irlandese, 37 anni, sono stato morso una decina di anni fa e odio gli umani…” il professore sorrise

“Non potresti essere più vago di così…”

“Lo spero, ci sono settantatre Alan Murphy solo a Dublino…” sospirò Remus “spero solo che uno di questi non sia stato morso da qualcuno del branco di Grayback…”

 

▀■▪■▀

 

Peter camminò lentamente il mantello che frusciava a terra.

“Sei venuto, eh?” lo richiamò una voce femminile.

“Beh, vi ho detto che ci sto… no?!”

“Scusa, credevo potessi aver avuto un ripensamento…” scherzò Leila Lochrin

“Non scherzare… non credo sia previsto un mio ripensamento…” borbottò velocemente. “Avery dov’è?”

“A Londra… quel Auror pazzo ha ucciso Rosier e Wilkes…” Peter ingoiò a vuoto, Moody… di certo avrebbe ucciso anche lui se solo avesse saputo.

“Di cosa volevate parlarmi?”

“Beh  ci chiedevamo se tu fossi pronto…”

“Per essere marchiato?” chiese titubante “Sai che vi ho detto che sono…”

“Sciocchino credi che l’Oscuro ti marchi così senza nessuna garanzia?” rise la ragazza.

“E quindi che vuole?” chiese Peter guardandosi attorno… se Moody era in giro era meglio stare attenti, non fosse mai che qualcuno dell’Ordine lo stesse cercando.

“Una prova di fedeltà…”

“Una… una prova di fedeltà?”

“Già… dacci qualcosa di gustoso… qualche chicca…” Peter rimase in silenzio, avrebbe potuto dir loro di Harry ma sarebbe stato troppo logico e di certo Silente se ne sarebbe accorto, no… doveva giocar bene le sue carte…

“Coraggio Minus, qualcuno a cui vuoi bene… o che crede che tu li voglia bene… qualcosa che dimostri che ce li consegnerai tutti se te lo chiederemo…”

Qualcosa abbastanza vicino lui da provare la sua fedeltà… di certo non poteva consegnare i malandrini… insomma non poteva! Poi ad un tratto l’illuminazione.

“Ho qualcosa per voi, e ai Potter non piacerà….”


Eccomi qui, innanzitutto BUON NATALE, ho deciso che mi darò delle scadenze non posso continuare così... quindi il prossimo capitolo direi il 29 gennaio? L'ultima domenica del mese ^^ Mi piace come scadenza... sperando di rispettarla siete autorizzati a mandarmi messaggi minatori attorno alla scadenza ;P
Vi devo confessare che il capitolo era pronto alle 11:45 di oggi ma poi sono arrivati i parenti e mi sono liberata del "pranzo di Natale" solo ora (pranzo eh?!)
Ancora buon Natale e un grazie di esistere alle ragazze del Sabba che mi sopportano nel mio pellegrinare XP
Un bacione, buone feste e buon anno nuovo
Elisa


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Capitolo 26
*** Capitolo 26: L'agguato ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

              

    

               

                   Capitolo 26: L’agguato

 

Lily si materializzò a Magnolia Crescent, le mani era un tremito, gli occhi gonfi e lucidi. Nascosta sotto il mantello dell'invisibilità di James si spostò rapidamente nella via, fino a sbucare in Privet Drive, il numero 4 era lì: un sottile filo di fumo usciva dal camino. Probabilmente Petunia stava preparando la colazione, ebbe una stretta al cuore, non poteva farle questo, eppure doveva, non poteva lasciare che sapesse la notizia in qualche altro modo.  La macchina di Vernon era parcheggiata sul vialetto, avrebbe aspettato che almeno lui se ne andasse.

Dall'altro lato della strada Lily attese una mezzora prima che la porta si aprisse e sbucasse suo cognato. Lo vide salire in macchina e partire. Ingoiò a vuoto, doveva farlo.

Risalì il vialetto e suono il campanello, ancora nascosta sotto il mantello. Petunia aprì la porta rimanendo sorpresa nel non vedere nessuno, stava per chiudere la porta scocciata da qualche scherzo dei ragazzi del quartiere quando credette di essere impazzita.

"Tunia, sono Lily, sono invisibile posso entrare per favore?"

Petunia sbatté un paio di volte le palpebre, spostandosi di lato. Lasciò passare Lily, ma non rispose. Quando chiuse la porta la strega si tolse il mantello.

"Perdonami, sai che non sarei mai venuta se non fosse necessario..."

Petunia la guardò, lanciando uno sguardo al mantello che teneva in mano.

"Cos'è quella roba?" chiese accennando al mantello.

"Il mantello dell'invisibilità  di James, me l'ha prestato per venire qui..."

"Perché dovevi essere invisibile per venire qui?"

"Lo sai... C'è la guerra nel mio mondo..."

"Lo so, infatti pensavo avessi la saggezza di tener lontano da noi le vostre faccende..."

"Già..." seguì un attimo di silenzio in cui Lily osservò la casa, evitando lo sguardo di Petunia.

"Avete proprio una bella casa..."

"Che fai qui Lily?" poi Petunia addolcì un po’ i toni, nonostante tutto era sua sorella, ed era visibilmente sconvolta "Ti è successo qualcosa? Hai pianto?"

"Potremmo sederci?" chiese la rossa con un fil di voce, la bionda annuì accompagnandola in cucina. Lì, sul seggiolone, stava Dudley: un bambinone con un ciuffo di capelli chiari. Il bambino stava giocando con un cucchiaio, battendolo sul ripiano.

“È un bel bambino..." commentò Lily distrattamente sedendosi sulla sedia che Petunia le aveva indicato, non notando che fosse quella più distante da Dudley.

"The?" chiese distrattamente Petunia. Lily scosse la testa.

"Allora, perché sei venuta?"

"Petunia..." ma Lily non riuscì a parlare che il telefono squillò. Lily sobbalzò a quel suono, sembrava quello degli allarmi anti-materializzazione, era da tanto che non sentiva un telefono squillare.

Petunia rispose, restò un attimo in silenzio.

"Sì, sono io... Sì sono i miei genitori perché...cosa? Come?...sì, sì, grazie... Sì, verremo il prima possibile, sì...arrivederci..." quando si voltò gli occhi fiammeggianti, resi lucidi dalle lacrime.

"Mamma e papà  sono morti, una fuga di gas... Immagino tu lo sapessi..." Lily non riuscì a reggere il suo sguardo, abbassò gli occhi mentre le lacrime le rigavano le guance.

"Non è stato un incidente domestico Tunia..."

 

▀■▪■▀

 

24 ore prima

Daisy aveva preparato le frittelle, Harold sentiva il profumo salire fino alla camera da letto.

Si alzò con un sorriso, raggiungendo la moglie in cucina.

"Buongiorno!" salutò lui gioviale.

"Ciao, tesoro..."

"A cosa devo le frittelle?" chiese

"Ero allegra..." disse semplicemente.

"Come mai?"

"Lily ci ha mandato una foto di Harry..." disse con un sorriso "Guarda com'è carino!" disse passando la foto al marito. "Ha gli occhioni della nostra Lily..."

Harold guardò la foto del nipotino con dolcezza, dentro al suo cuore pregò che stessero tutti bene, ricevevano notizie da Lily così raramente...

"Mentre vai a lavoro credo che passerò a Clogh e comprerò la cornice che ho visto l'altro giorno..."

"Cornice?"

 "Sì, ho visto una cornice con quattro portafoto, pensavo di mettere le loro foto su quel ripiano è un po’ triste così vuoto..."

Harold sorrise, mentre la moglie raccontava entusiasta di quanto sarebbe stata bene la cornice, sapeva perfettamente quali foto sua moglie avrebbe scelto.

 

Harold passò una giornata tranquilla, dopo il trasferimento aveva cominciato a lavorare in una piccola ditta di trasporti, occupandosi della logistica, e pensare che aveva una ditta tutta sua in Inghilterra, ma se andava della loro sicurezza e di quella di Lily... Però doveva ammettere che gli mancava la sua ragazza speciale.

Quando arrivò a casa, alle sei passate, trovò sua moglie intenta a sistemare una cornice rettangolare.

"Quindi è questa la fantomatica cornice..." disse avvicinandosi e osservando l'acquisto della moglie. Era un cornice d'argento abbastanza lunga, racchiudeva uno sfondo bianco dove si aprivano gli spazi per quattro foto. Lì, Daisy aveva sistemato la foto di Petunia e Vernon accanto a quella di Dudley e la foto di Lily e James accanto ad Harry, con i due nipoti al centro.

"Per fortuna Lily e James ci hanno mandato anche delle foto immobili, o non avrei potuto metterli qui sopra..."  poi si voltò guardando il marito "che dici? Mangiamo?"

L'uomo annuì mentre lei lo precedeva in cucina. Ma in quell'istante quattro figure apparvero nel salotto facendo partire la sirena degli allarmi magici installati dai maghi.

Due dei nuovi visitatori spinsero Harold e Daisy a sedersi sui divani.

"Stacca immediatamente l'allarme!" disse l'altro.

"Si, si..." rispose svogliatamente l'ultimo, dalla voce sembrava un ragazzino.

Harold gli osservò mentre disattivavano gli incantesimi che i membri dell'Ordine avevano applicato.

"Vedi di metterci una barriera anti-smaterializzazione, se non sanno come annullarla prenderemo un po’ di tempo..." ordinò l'uomo che stava tenendo una mano premuta sulla spalla di Harold.

Indossavano dei mantelli neri e una maschera argentea copriva i loro volti.

"Chi..."

"Qui le domande le facciamo noi, papino..." commentò l'unica donna del gruppo, mentre teneva ferma Daisy.

 "Certo che siamo scortesi” commentò lei “non ci siamo neanche presentati... Siamo gli ultimi maghi che vedrete in vita vostra, sporchi babbani... Quindi credo che non sia simpatico nascondere il nostro volto..." concluse facendo sparire la maschera dal suo viso.

Harold e Daisy la fissarono, era senza dubbio una bella donna: i capelli neri incorniciavano un viso elegante, gli occhi chiari e l'espressione dura delle labbra voluttuose non nascondevano però il disgusto che provava nell’osservare quelli che considerava al pari di animali. Non sapeva perché ma Harold si disse che qualcosa in quella donna gli appariva famigliare...anche gli altri si levarono le maschere, l'uomo che teneva sotto tiro Harold sembrava il più grande, doveva avere trent’anni più o meno, l'altro gli assomigliava molto e per quanto poteva valere dovevano essere fratelli, l'ultimo dimostrava più o meno diciotto anni, aveva i capelli biondi e il viso sottile. 

"Immagino che voi babbani non abbiate neanche idea di chi siamo noi, vero?" chiese la donna, con aria di sufficienza.

"Mangiamorte..." borbottò Harold, l'ultima volta aveva avuto l'occasione di scambiare quattro parole con James sulla loro guerra.

"Il babbano è preparato..." sghignazzò il più giovane.

"Interessante... E cos'altro vi ha raccontato la cara Lily?"

"Che siete degli assassini..."

"Harold!" Lo richiamò Daisy.

"Tanto ci uccideranno comunque, dico bene?" Bellatrix sorrise malevola.

"Già, non hai considerato solo una cosa papino... Mi piace giocare con il topo prima di ucciderlo… Crucio!" Harold chiuse per un attimo gli occhi, ma gli aprì quasi immediatamente sentendo le grida di sua moglie.

Daisy era scivolata a terra, sentiva il suo corpo contorcersi in spasmi muscolari, tutte le sue viscere bruciavano, era un dolore troppo grande da sopportare.

"Daisy! Che le state facendo, smettetela!" gridò Harold

"Sta seduto, feccia!" disse Rodolphus facendolo risedere.

 

▀■▪■▀

 

Sirius si smaterializzò a Godrick's Hollow senza neanche il mantello addosso. Lui e Enif stavano cenando, quando il patronus di Malocchio era apparso davanti a loro. La voce di Alastor Moody era grave mentre diceva loro che gli incantesimi di protezione di casa Evans erano stati infranti.

"Sirius aspettami!" Enif lo raggiunse.

"Ti ricordi cosa devi fare?"

"Restare con Lily e Harry..."

"Brava..." disse lui continuando a camminare verso casa Potter.

"E se Lily vuole venire? Sono i suoi genitori..."

"E potrebbe essere una trappola per arrivare a Harry..." Enif annuì ed insieme arrivarono alla porta di casa Potter.

James aprì immediatamente la porta facendoli entrare.

"Lily è quasi svenuta quando è arrivato il patronus di Malocchio..." disse portandoli in soggiorno. Lily era seduta sul divano la testa fra le mani. Ai suoi piedi Harry era seduto con la schiena appoggiata al divano, giocando con un pupazzo. Appena li vide il bambino sorrise agitando le manine nella loro direzione, gorgogliando felice, attirando l'attenzione della madre.

"Siete qui!" esclamò Lily alzandosi. "Bene voi restate con Harry, io vado dai miei..."

"Lily, risiediti andremo io e James..."disse Sirius serio.

"Ma sono i miei genitori!"

"Lo sappiamo Lily, ma abbiamo paura che sia un diversivo per arrivare a Harry..." disse Enif calma.

"Ma..."

"Ti prometto che appena sarà sicuro ti faccio venire..." disse James accarezzandole la guancia. "Non voglio neanche per ipotesi pensarti in uno scontro… non ora che c’è Harry…” disse dolce, era pronto a morire per loro, ma solo sapendo che Harry non sarebbe rimasto solo…

“James… se loro fossero…” James le mise un dito sulla bocca, facendola zittire

“Non dirlo davanti a Harry…” Lily sospirò con un sorriso triste

“James… chiamami in ogni caso… in ogni caso voglio vederli…” disse deglutendo un singhiozzo.

James annuì, poi guardò Sirius e insieme lasciarono la casa verso un luogo sicuro da cui smaterializzarsi.

 

James la sentì subito. La barriera su cui si scontrò il suo corpo scomposto, rimandandolo indietro verso un luogo più lontano, quando il suo corpo si riformò capì subito di essere almeno due miglia a sud rispetto la casa dei suoi suoceri.

“Merda!” gridò, controllando di essere tutto intero, si guardò attorno chissà dove era finito Padfoot.

“Paddy!” lo chiamò a gran voce, quasi stupendosi di sentir la risposta di Sirius.

“Dietro di te, imbecille…” James si voltò, Sirius era seduto a terra la neve tra i capelli.

“Tutto bene?” chiese Prongs avvicinandosi

“Tu credi? Quella maledetta barriera mi ha fatto perdere un pezzo di gamba!” ringhiò mostrandogli un grosso taglio lungo il polpaccio: partiva da sotto il ginocchio e scendeva fino alla caviglia.

“Beh almeno non ti sei perso la tibia…” scherzò James per sdrammatizzare, ricevendo un occhiataccia da parte di Sirius.

Sirius sbuffò, cercando frettolosamente qualcosa nel mantello. James lo vide tirare fuori un’ampolla.

“Che cosa…”

“Essenza di dittamo… Enif me l’ha ficcata a forza in tasca…” storse il naso, mentre il fumo verdastro si alzava dalla ferita e la pelle nuova si tese sulla carne.

“Apposto…” disse alzandosi e mettendo via la fiala. “Andiamo dagli Evans…”

James guardò davanti a loro

“Credi siano ancora vivi?”

“Non c’è nessun marchio nero, no? Forse si stanno ancora “divertendo” e allora non è troppo tardi…”

James annuì, facendo strada nella campagna irlandese cosparsa di neve…

 

▀■▪■▀

 

“SMETTETELA BASTA!” gridò Harold, vedere la tortura della moglie era peggiore che provarla lui stesso, e ciò che era peggio era sentire la risata della loro aguzzina. Lei si stava divertendo, tutti loro si stavano divertendo.

"Vuoi divertirti un po’ anche tu?" rise Bellatrix smettendo di torturare Daisy, si avvicinò sensualmente ad Harold "Sai alla fine uno ci prende gusto...ed è quasi piacevole..."

"Ho qualche dubbio in proposito..." disse Harold, magari morto, ma non si sarebbe piegato, mai!

Bellatrix sorrise malevola tirando uno schiaffo all'uomo.

"Barty divertiti un po’ tu..." disse lei dando le spalle all'uomo e avvicinandosi al mobilio intorno. Mentre la stanza veniva riempita dalle urla di Harold, Bellatrix fece cadere un vaso.

"Ops…" disse ridendo e voltandosi verso Daisy che, ancora distesa a terra, tremava ascoltando le urla del marito.

Bellatrix continuò la sua distruzione di soprammobili finché non arrivò alla cornice portafoto. Osservò le immagini immobili con disgusto poi parve fulminata da una idea. Con passo veloce tornò indietro.

"Chi sono i bambini nelle foto!" gridò a Daisy alzandole il volto tirandola per i capelli. Daisy non rispose terrorizzata.

"Bella che succede?" chiese Barty interrompendo la tortura su Harold.

"Chi ti ha detto di smettere!" gli rispose lei furiosa.

"Bella cosa..." cominciò Rodolphus avvicinandosi alla moglie.

"Allora dimmi chi sono quei bambini e quando sono nati!" disse strattonando Daisy per i capelli che continuò a non rispondere, le lacrime che, copiose, inondavano le sue guancie.

"Non dire niente! Tesoro non dire niente!" disse Harold prima di essere colpito dalla maledizione di Rabastan e prima che il suo mondo diventasse dolore.

"Mi sono stancata di te..." disse Bellatrix fermando il cognato. "Parli troppo per i miei gusti... Babbano..." sibilò Bellatrix avvicinandosi.

"Tesoro..." disse poi rivolta al marito "Insegna al nostro caro babbano l'ultima magia che vedrà in vita sua..."

"Certo…" sorrise lui "Avada Kedavra!"

Harold vide la luce verde colpirlo e un secondo dopo il suo corpo giaceva immobile.

"Harold!" gridò Daisy

"Mi dispiace carina, ma non credo risponderà più... E ora possiamo parlare tranquillamente..." disse Bellatrix prendendo Daisy per i capelli e trascinandola fino alla mensola. Le spinse il volto verso la foto.

"Chi è il bambino con i capelli neri! Dimmelo!"

Daisy non cedeva, non poteva, anche se Harold non c'era più non poteva dare loro il suo nipotino...

"PARLA PUTTANA!" gridò Bellatrix gettandola a terra.

"Calmati Bella..." le disse il marito avvicinandosi "tanto lo sappiamo che non vedi l'ora di ricongiungerti con tuo marito..." la voce dell'uomo con la barba era malignamente gentile "le scelte sono due... O muori lentamente… non preoccuparti sapremo come ingannare il tempo, la fantasia non ci manca… o muori velocemente senza soffrire, decidendo di rispondere a due semplici domande...Uno: quello è il figlio dei Potter? Due: quando è nato?"

Daisy rimase in silenzio mordendosi le labbra.

 

▀■▪■▀

 

Quando James e Sirius raggiunsero il limite della barriera trovarono Malocchio e fratelli Prewett.

“Edgar sta cercando di togliere questa barriera... Sembra che solo chi abbia il Marchio Nero la possa oltrepassare..."

"Dannazione..." sbottò James

"Credo che se non butta giù la barriera entro breve non avremo speranze di trovare i tuoi suoceri vivi..." alle parole tetre di Malocchio, James si passò una mano sugli occhi.

"Da quanto sono lì?" chiese Sirius.

"Gli allarmi sono partiti alle 18 e 27"

"Sono lì da due ore?" Sirius era sconvolto

"Perché ci hai avvertito così tardi?" James era quasi isterico

"Non volevo coinvolgervi... Ma questi bastardi hanno spezzato le difese e messo su una barriera niente male... C'è qualcuno che conosce gli incantesimi di protezione degli auror con loro..." disse Alastor seccato.

 

▀■▪■▀

 

Dopo aver ucciso Harold i quattro Mangiamorte avevano cambiato atteggiamento, ed erano passati a torture meno immediate e più lente.

Il corpo di Daisy era stato martoriato da incantesimi di taglio e fiamme incantate.

"Allora siamo ancora qui con la prima domanda... è il figlio dei Potter e no?" disse Bellatrix alzando il viso a Daisy perché la fissasse negli occhi.

"Non vi darò mio nipote..." disse la donna senza neanche pensare a ciò che diceva, le idee erano confuse e tutto le appariva senza senso.

"Lo prenderò come un si..." Daisy si morse le labbra.

"Quando è nato? Dimmelo!"

"A cosa vi serve sapere quando è nato?! Che importanza ha?!" gridò Daisy in preda alla disperazione

"Se tuo nipote è nato a fine luglio non ha di che preoccuparsi..." disse leggermente Bellatrix come se la cosa le seccasse

"Quindi non succederà niente a Harry?" supplicò Daisy

“È nato a fine luglio?"

"Si..." annuì Daisy.

Bellatrix sorrise "Tuo nipote non avrà niente di cui preoccuparsi, vi raggiungerà presto…" Daisy spalancò gli occhi. Prima che l'anatema che uccide la colpisse capì : Lily sapeva, ecco perché Lily era stata terrorizzata nel sapere Harry nascere il 31 luglio. Mentre vedeva avvicinarsi il lampo verde sperò solo che fosse rapido.

Bellatrix neanche guardò il corpo della donna ai suoi piedi. Prese tra le mani la cornice e ne estrasse la foto del bambino con i capelli neri incenerendo le altre.

 

▀■▪■▀

 

Quando la barriera s'infranse, James e i membri dell'Ordine si lanciarono in avanti.

Non appena vide i corpi degli Evans, James giurò che gliele avrebbe fatta pagare. Non riuscì a guardare che per qualche istante il corpo senza vita di suo suocero e ancor meno quello di Daisy, martoriato, davanti a ciò che restava di qualcosa di bruciato.

Moody gli mise una mano sulla spalla ordinando agli altri di "mettere a posto".

"Mi dispiace James, ma conosci la procedura, vero?"

"Fuga di gas..."

"Già, va a prendere Lily... Io intanto levo le ferite a sua madre..." James annuì, andandosene stravolto.

 

Sirius non ci poteva credere, era di nuovo come Ryan e Nathan, di nuovo Silente parlava di una possibile spia. Stava parlando da ore... Stavano passando lì tutta la notte, c'erano perfino Lily e Alice con la rispettiva prole.

Si guardò attorno, le facce dei membri dell'Ordine erano tese e preoccupate, Marlene, Dorcas ed Emmeline avevano gli occhi lucidi ed Enif non nascondeva le lacrime mentre guardava fissa Silente, come se aspettasse una rivelazione, Alice cullava nervosamente Neville, gli occhi arrossati, e Lily d'altro canto aveva affondato la testa nel petto di James che la cullava dolcemente, Harry dormiva beato nella carrozzina di fianco a loro, ignaro che i suoi nonni non lo avrebbero più rivisto.

Lanciò uno sguardo a Remus che si massaggiava le tempie e poi si voltò verso Peter trovandolo ad osservare nervosamente l'orologio. Sirius si disse che doveva esser preoccupato per sua madre... L'osservò un po’, lanciandogli un sorriso triste quando Peter, sentendosi il suo sguardo su di lui, si voltò.

Peter si morse le labbra quando Sirius smise di guardarlo, e se avesse capito? Si chiese nervoso, doveva sviare i sospetti da se stesso, ma cosa poteva dirgli e poi sperava Silente finisse presto... Avery e Lochrin lo aspettavano per dirgli se l'Oscuro lo avrebbe accettato o era insoddisfatto...

Gli dispiaceva per Lily, ma insomma i suoi genitori erano estranei alla faccenda, abitavano lontano ed erano babbani, mica come sua madre che abitava con lui. Aveva scelto di dare quell’informazione ai Mangiamorte semplicemente perché non avrebbe toccato direttamente nessuno dell’Ordine, non aveva svelato di Harry, non aveva portato alla morte dei suoi amici nè a quella di altri membri dell’Ordine, ma era abbastanza vicina a lui, e ai suoi amici da essere un atto di fedeltà, no? O almeno era quello che Peter si ripeteva da quando era arrivato il patronus di Malocchio parecchie ore prima.

Quando Silente finì di parlare e si congedò, i Membri dell’Ordine rimasero immobili per qualche secondo, per poi dividersi a parlare fittamente. Dorcas si avvicinò a Remus era quasi una settimana che non si vedevano e questo aveva fatto aumentare la sua agitazione.

“Ciao…” lo salutò, lui alzò lo sguardo verso di lei con un sorriso stanco

“Ciao… come stai?”

“Una meraviglia… tu? Dove eri finito in questi giorni, Silente mi ha detto che eri in missione, ma non ha voluto aggiungere nient’altro, potevi avvertire se te ne andavi… insomma… mi sono preoccupata!” disse agitata, Remus le mise le mani sulle spalle.

“Tranquilla Dorcas, va tutto bene…” la ragazza lo guardò storto, non capiva se stesse dicendo la verità o la più assurda delle balle.

Sirius osservò la scena da lontano e non volendo interrompere quello che definiva “bisticcio tra innamorati” si avvicinò a Peter che stava raccogliendo in fretta le sue cose.

“Ehi…” Peter fece quasi un salto al sentire la sua voce. Sirius rise “Abbiamo i nervi a fior di pelle?” Peter non rispose limitandosi a fissare Sirius “Tranquillo, lo so che sei preoccupato… gli Evans, si insomma li conoscevamo tutti, erano i genitori di Lily… quindi non preoccuparti, ti capisco…” disse cercando di tranquillizzare l’amico.

“Grazie Sirius…” disse Peter titubante… “è una cosa terribile quella che è successa…” disse, doveva farsi vedere dispiaciuto, non che non lo fosse in effetti… ma non voleva pensarci…

“Già… vorrei solo mettere le mani sul bastardo che ha fatto la soffiata…” ringhiò Sirius “guarda come ha ridotto Lily!  James non gliela perdonerà mai…” Peter deglutì, nervoso guardandosi attorno cercando una via di fuga, velocemente soprattutto… vide Remus e Dorcas litigare.

“Non ti sembra strano…”

“Cosa?” chiese Sirius guardando anche lui nella stessa direzione.

“Che stiano litigando…”

“Beh, sono cose che capitano…” disse Sirius sorridendo appena, ma in effetti non li aveva mai visti litigare.

“Ho sentito Dorcas dire che Remus era in missione, strano non ce lo abbia detto, vero? Ed è anche arrivato in ritardo…” buttò lì Peter, senza pensare.

“Probabilmente Silente gli ha chiesto di non dire niente… sai che su certe cose Remus è molto ubbidiente…”

“Già… io… emh Sirius, credo tornerò da mia madre… ho paura che possa…”

“Tranquillo, va pure…”

Peter annuì si avvicinò agli amici salutandoli uno a uno, e dando un abbraccio confortante a Lily. Quando raggiunse Remus fu certo di sentire le parole di Dorcas.

“Non vuoi davvero dire che non ci vedremo per alcuni mesi, vero? Dimmi almeno perché!”

Dopo aver salutato tutti, lasciò la stanza e si smaterializzò.

 

▀■▪■▀

 

Peter si smaterializzò lontano, lontano dall’Ordine e anche da casa, in mezzo alla campagna innevata.

“Sei arrivato finalmente… la puntualità non è il tuo forte vero?” scherzò Avery avvicinandosi.

“Silente ha indetto una riunione straordinaria non potevo lasciarla a metà, si sarebbe insospettito…” disse intravedendo anche Lochrin nell’Oscurità, quando lei accese la bacchetta.

“Allora?”

“Dobbiamo aspettare ancora un po’… arriverà qualcuno da parte dell’Oscuro…”

 

▀■▪■▀

 

Bellatrix si inginocchiò davanti al suo signore, alzandosi impaziente quando lui le fece cenno di alzarsi, la donna ignorò gli uomini a fianco a lei, i suoi compagni di “squadra” ma aveva occhi solo per il suo signore.

“L’avete fatto?” chiese Voldemort con voce sibilante.

“Sì, mio Signore!” rispose lei “e portiamo una notizia per lei, mio Signore…” disse entusiasta porgendo all’Oscuro la foto che aveva preso a casa Evans.

Voldemort prese dalle mani della sua luogotenente il foglio, lo soppesò guardando interessato l’immagine immobile.

“E’ il figlio dei Potter mio signore, sembra sia nato a fine luglio…”

“Sembra o è, Bella?” chiese lui freddamente.

“Sua nonna non ha detto la data esatta… mio signore… ma…”

“Dobbiamo essere precisi Bella… farsi prendere dal panico per dei bambini mi sembra sciocco…” disse alzandosi. Bellatrix si ritrasse un poco.

“Per ora non sono una minaccia e quindi abbiamo tutto il tempo necessario per arrivare alle giuste informazioni…”

“Ma mio signore non si farebbe prima ad eliminare il problema alla radice e…”

“Non essere sciocca Bellatrix! Farmi vedere preoccupato per una ridicola profezia, e poi non dimenticare che Silente conoscendola al completo avrà di certo sguinzagliato i suoi alla protezione dei mocciosi, se ne colpiamo uno, nasconderà l’altro… no… dobbiamo capire bene a quale dei due si riferisca la profezia e solo allora, potremmo festeggiare la morte del prescelto…”

Bellatrix annuì.

“Ora, Bellatrix va a incontrare Avery e Lochrin, dì loro che sono pronto per accogliere la nostra spia, sono certo che ci sarà molto utile…”

“Sì, mio Signore…” disse Bellatrix e fece per lasciare la stanza.

“Bellatrix, ancora una cosa…”

“Ordini, mio Signore…”

“Voglio che solo chi è in questa stanza e a chi ho affidato il compito di arruolare la spia, sappia la sua identità…”

“Diffida di qualcuno tra gli altri, mio Signore?” chiese Rodolphus sorpreso, ma allo stesso tempo onorato della fiducia dell’Oscuro.

“No, Rodolphus, mi fido di tutti quelli al mio servizio, è della spia che non mi fido… meno sa, meglio è… ma ricordate… farà comunque parte della famiglia da ora in avanti…”


Buona domenica... ci tenevo ad augurarvi una buona giornata nonostante il capitolo poco allegro... purtroppo gli Evans avrebbero dovuto morire prima di James e Lily e Voldy avrebbe dovuto scoprire l'esistenza di Harry... quindi... Peter comincia a muoversi purtroppo...
Alla prossima il 26 febbraio
Elisa


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Capitolo 27
*** Capitolo 27: Rottura ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

          

                   Capitolo 27: Rottura

Il manichino dietro al vetro polveroso di Purge & Dowse Ltd ammiccò verso la figura imbacuccata, mentre questa attraversava il vetro sparendo dall’altra parte. La differenza di temperatura le fece arrossire le guance mentre si toglieva la sciarpa e spazzolando via la neve dalle spalle.

L’accettazione era un po’ affollata e cercò di non ridere nel notare un mago con un grosso paio di corna da renna mentre si avvicinava al banco.

“Ciao Kat…” salutò la donna dietro il banco, che le sorrise di rimando.

“Ciao Enif, buon Natale!”

“Grazie…” lanciò uno sguardo all’uomo con le corna. “Che gli è successo?” chiese trattenendo ancora la risata.

“Qualcosa è andato storto nelle decorazioni natalizie…” rispose la donna: Katyayani Jindal aveva quasi quarant’anni e lavorava al San Mungo da quasi più della metà della sua vita, sempre alla stregaccoglienza, diceva che era il cuore di quel posto, amava dire che se lei non ci fosse stata i pazienti si sarebbero persi.

“Spero che gliele riescano a togliere in fretta…” ridacchiò Enif, spulciando alcune cartelle che Kat le aveva messo in mano.

“E già il tuo secondo Natale qui dentro, eh, Enif?”

“Già…”

“David ha detto che ha presentato ufficialmente la domanda per la tua nomina a tirocinante, rispetto ad inserviente o collaboratore è un bel passo in avanti…”

“Il dottor Lamber non dovrebbe metterci tanto zelo, non ho ancora l’esperienza giusta per fare la tirocinante…”

Katyayani ridacchiò, passandosi una mano nei capelli scuri.

“Dice che sei in gamba e che ti impegni…”

Enif sorrise imbarazzata… se c’era qualche pettegolezzo al San Mungo Kat lo sapeva…

“Sai per caso quali sono i reparti che ricercano un tirocinante?”

“Il reparto Tickey ha senz’altro bisogno… poi mi pare che Lamber stesso abbia fatto domanda per il reparto delle lesioni da maledizioni… non mi sorprenderei che ti volesse con lui… ma il posto lo decidono i consiglieri…”

Enif annuì.

“Ora vado… meglio non far aspettare Lamber… soprattutto perché è Natale e tutti vogliamo tornare a casa il più presto possibile…”

“Già…” la donna stava per aggiungere qualcosa, ma un uomo si avvicinò alla scrivania. Fumava dalle orecchie.

Quando tentò di parlare uno sbuffo di fumo uscì dalla sua bocca soffocandogli le parole.

Kat lanciò uno sguardo ad Enif.

“È stato un incantesimo?” chiese cercando di aiutare il paziente, l’uomo fece di no con la testa.

“Una pozione?” di nuovo no.

“È esploso un calderone?” chiese questa volta Enif, ricordava che ad un povero Serpeverde era capitata una cosa simile durante uno scherzo di James e Sirius.

L’uomo annuì convinto.

“Pianterreno, reparto Rackharrow…” disse Kat velocemente, “senza dubbio va dalla O’Malley per gli Incidenti da Manufatti…”

“Lo accompagno io prima di salire, non riuscirebbe a chiedere indicazioni…” l’uomo stava per ribattere, ma di nuovo il fumo non gli permise di farlo, scosse la testa annuendo.

Enif guidò l’uomo oltre una doppia porta lungo un corridoio stretto.

“Ad un mio compagno ad Hogwarts era successa una cosa simile alla sua…” disse cercando di tirare su di morale l’uomo “solo che aveva cominciato a far uscire bolle di sapone da ogni… emh… orifizio… bocca, naso, orecchie e…” fece un gesto facendo scappare una risata e uno sbuffo di fumo al paziente “Madama Chips lo ha rimesso apposto in pochi secondi…” disse spostando leggermente una sfera di cristallo piena di candele che stava fluttuando troppo in basso.

“Eccoci!” disse aprendo una porta sulla Sinistra, dove c’era scritto INCIDENTI DA MANUFATTI, entrarono assieme, poi Enif fermò un altro collaboratore.

“Ciao Richards…”

“Ehi Icecrow, che ci fai quaggiù, di solito non sei su al quarto piano?”

“Sì, ho accompagnato questo paziente, sai non riesce a parlare… un’esplosione di calderone…” per sottolineare le parole di Enif  l’uomo aprì la bocca facendo uscire il fumo.

“Ok, da qui in poi ci penso io… lo accompagno dalla O’Malley… buon Natale, Icecrow…”

“Buon Natale Richards…”

Enif lasciò il dipartimento, prendendo in fondo al corridoio le scale, ad un tratto sentì delle voci. Qualcuno stava parlando concitatamente sulla rampa sopra la sua testa.

“Non dirmi che non dovrei essere qui! Lo so benissimo, ma volevo ricordarti il nostro patto…” Per Enif quella voce aveva qualcosa di famigliare, si fermò in ascolto.

Qualcuno mormorò a voce così bassa che la ragazza non riuscì a distinguere di chi si trattasse.

“Bene… Buon lavoro… Guaritore…”

Ci furono dei passi ed Enif sentì che qualcuno stava scendendo, si guardò attorno, poteva solo scendere una rampa e nascondersi nel reparto Lesioni da creature. Non sapeva perché, ma qualcosa le diceva che lei non avrebbe dovuto essere lì in quel momento e soprattutto non doveva farsi vedere.

Scese rapidamente le scale facendo meno rumore possibile ed infilò velocemente la porta del primo piano. Appena fu entrata si accasciò a terra per non farsi vedere, solo allora si rese conto di star tremando. Si passò una mano sul volto, credeva di averle superate quelle crisi di panico.

Aspettò un po’ sentendo i passi allontanarsi dalle scale solo allora ritornò sulle scale, salendo fino al quarto piano. Lungo il tragitto non incontrò nessuno, trasse un sospiro di sollievo per quanto una parte del suo cervello le stesse dicendo che doveva scoprire cosa stava succedendo.

 

▀■▪■▀

 

“Malocchio ha avuto una buona idea, non trovi?” le chiese James, Lily annuì mentre tentava di centrare la bocca di Harry con un cucchiaino carico di farinata. Harry in tutta risposta serrò le labbra.

“Sì, sono solo un po’ preoccupata per Harry e Neville, faremo bene a portarli ad una riunione dell’Ordine?” disse voltandosi appena verso il marito, che stava mangiando una fetta di pan tostato, prima di rivolgersi di nuovo al figlio “Su, Harry dai che arriva l’ippogrifo… fai HAM” cercò di invogliarlo ad aprire la bocca, ma Harry era sicuro sulle sue posizioni, quella roba non l’avrebbe mangiata! Piuttosto trovava molto invitante quella cosa viola che suo padre stendeva sul pane.

“Sbaglio o sta fissando la marmellata?” disse James ridendo e avvicinandosi “vuoi un po’ di marmellata Harry? “ chiese addentando la fetta di pane e marmellata, il bambino lo guardò incantato aprendo la bocca ad imitare il padre, Lily ne approfittò per ficcargli a tradimento il cucchiaio in bocca. Harry storse il naso, mentre spingeva via la mano della madre, sputando quasi tutto quello che Lily era riuscita a mettergli in bocca.

James rise.

“Dovremmo cominciare a fargli assaggiare le cose o credo non mangerà più  niente… comincia di nuovo a svegliarsi di notte per la fame…” asserì Lily, prendendo un po’ di marmellata e spalmandola su una fetta di pane.

“Tieni Harry, mangiamo quello che mangia papà!” disse al bambino porgendogli la fetta in modo che il bambino potesse succhiarla. Harry lanciò un gridolino felice quando assaggiò il nuovo sapore.

“Chissà se gli piace anche la melassa come a me?”

“James, un po’ alla volta per favore, non essere esagerato come al solito, non può mangiare tutto subito!” lo riprese la moglie.

“Lo so, lo so… pensavo che però potremmo provarci… mia madre faceva una torta di melassa troppo buona…”

Lily sorrise, anche sua madre faceva una torta alla melassa buonissima. Se si concentrava un po’ riusciva perfino a ricordarne l’odore.

Per quanti amici avessero, l’Ordine e la sicurezza venivano prima di tutto e Lily si ritrovò a pensare che erano soli, che le mancavano le chiacchierate con le amiche, con sua madre, con la signora Potter.

“Lily? Che c’è? Hai una faccia…”

“Nulla… credo solo di essere un po’ stanca…”

“Potresti andare a riposare un po’ penso io a Harry, c’è tempo fino alla festicciola dell’Ordine… non fare quella faccia, tesoro… saremo da Moody… con tutti i membri dell’Ordine, Harry e Neville saranno più al sicuro con noi che con Bathilda o la madre di Frank…”  disse pacatamente passando un braccio attorno alle spalle di Lily e dando un bacio sulla fronte ad Harry.

“Lo so che hai ragione… ma… sai ho sempre paura che ci scoprano, che succeda qualcosa…”

“Lily, tranquilla, sai che casa Moody è sotto Incanto Fidelius…” Lily ebbe un fremito a quelle parole, e se avessero dovuto mettersi sotto Fidelius, certo era la soluzione migliore ma ciò significava che Enif, Peter, Remus e Sirius non avrebbero potuto andare da loro quando avevano tempo, avrebbe significato davvero essere da soli… James intuì il suo pensiero.

“Solo se sarà davvero necessario prenderemo quella misura. Mi fido dei nostri amici e dei membri dell’Ordine e non posso pensare, come Moody, che ci sia una spia fra noi. Fintanto non ne sarò convinto non andremo sotto Fidelius e continueremo a vivere come se nulla fosse, d’accordo?” chiese, Lily annuì, figurarsi se James non volesse avere i suoi amici per casa, ne soffriva la mancanza già se non vedeva qualcuno di loro ogni tre giorni.

“Andrò a riposare un po’, non far levitare Harry, non fargli fare cose pericolose e…”

“Farò il bravo Lily, non essere una madre apprensiva, va a riposarti un po’ ora…” Lily annuì, lasciando lentamente la stanza, James la guardò allontanarsi.

“Non preoccuparti Harry, qualunque siano le paure della mamma, il papà non permetterà mai che accadano!” sussurrò al bambino che lo guardò curioso ancora succhiando la sua fetta di pane, James gli sorrise. Adorava il suo bambino, il suo bel bambino, avrebbe fatto di tutto per Harry, di tutto.

 

▀■▪■▀

 

Aveva lasciato il bosco alle spalle, arrancando nella neve caduta quella notte, guardò indietro, verso l’accampamento dei licantropi, Grayback e i suoi più fedeli se ne erano andati per unirsi ai Mangiamorte in una battuta di caccia al babbano e lui, l’”irlandese” come lo avevano soprannominato, era stato mandato alla ricerca nella città babbana vicina alla ricerca di tutto ciò che poteva esser comodo al clan, mentre donne e cuccioli restavano nascosti.

Remus aveva tirato un sospiro di sollievo a quella notizia, avrebbe potuto partecipare, seppur in minima parte alla festa di Natale dell’Ordine senza destare sospetti, far rapporto a Silente e poi tornare dal branco con tutto ciò che lo avevano mandato a prendere.

Camminò a lungo prima di raggiungere la città e solo quando un eventuale inseguitore non avrebbe più potuto tenerlo d’occhio si smaterializzò a casa riprendendo le sue sembianze.

Aveva bisogno di un bagno, non poteva mica andare in quello stato dagli altri, avrebbero fatto domande e Silente gli aveva proibito di dare le risposte.

Attraversò il soggiorno per andare in bagno.

“Hai altamente bisogno di una doccia…” disse una voce alle sue spalle, una voce che conosceva molto bene.

“E tu che ci fai qui?”

“Ti aspettavo… anche perché sono… emh… due settimane che non ho tue notizie… ero un po’ preoccupata, sai…” disse Dorcas alzandosi dalla poltrona e ravvivandosi i capelli. Remus scosse la testa un po’ sconsolato.

“Da quanto eri qui ad aspettare?”

“Ieri sera, sapevo che saresti tornato per la festa… Silente aveva detto che ci saresti stato…” disse un po’ nervosa.

“Dorcas…” lei scosse la testa

“So che non puoi dirmi niente… ma… insomma mi sento messa da parte… come se fossi l’ultimo dei tuoi calzini usati…”

Lui sorrise appena, avvicinandosi a lei e mettendole le mani sulle spalle.

“Silente mi ha fatto promettere di non dire nulla, lo sai…”

“Lo so… ma non sapere dove sei, con chi sei… mi fa impazzire!”

“Cosa cambierebbe se te lo dicessi… non potresti comunque accompagnarmi…” disse lui leggermente. Dorcas annuì, mortificata.

“Sei in missione tra i lupi mannari vero? Non serve che neghi l’abbiamo capito tutti…”

Remus rimase in silenzio e non rispose, e fu quel silenzio a trafiggerla più di quanto pensava.

“Sta attento, allora…” disse “non preoccuparti, non verrò più ad aspettarti se è questo che vuoi…” cominciò, la voce le tremava appena, gli occhi lucidi.

“Dorcas non…”

“Non parlare Remus, non serve… tra me e l’Ordine scegli l’Ordine, lo capisco… speravo solo di contare qualcosa… spero almeno di averti dato dei bei ricordi…” disse allontanandosi da lui ed asciugandosi gli occhi con la mano.

Remus rimase in silenzio ad osservarla.

“Dimmi qualcosa diavolo!” disse lei trattenendo un singhiozzo.

“Cosa vuoi che ti dica, se hai già scelto…”

Lei si morse le labbra, mentre smetteva di trattenere le lacrime, ingoiò a vuoto.

“Se un giorno vorrai cercarmi, sai dove trovarmi…” gli disse appena “ci vediamo alla festa…” sorrise a stento, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta di Remus alle spalle. Non poteva farcela, si era detta, in quelle due settimane aveva pianto, aveva preso a morsi il cuscino, aveva gridato presa dalla furia. Non poteva dire di non capirlo, non poteva dire di non continuare ad amarlo, ma non voleva più stare lì ad aspettarlo, preoccupandosi per ogni notizia che non arrivava e forse facendolo sentire in colpa per le notizie che lui non gli dava. Forse era meglio così, almeno fino alla fine della guerra… solo colleghi, amici, come prima… nient’altro… si disse ingoiando le lacrime, era meglio così.

 

Remus rimase immobile mentre lei usciva, non voleva fermarla, sapeva che era meglio così, meno preoccupazioni per lei, meno problemi per lui, eppure il petto gli doleva in modo incredibile sembrava che si fosse creato un vuoto lì subito sotto lo sterno, un vuoto freddo che niente sembrava riempire.

Andò in bagno quasi spinto da una forza invisibile, tutto sembrava vuoto, incolore, inodore, si spogliò lentamente cercando di non pensare, nel silenzio opprimente che gli avvolgeva il capo. S’infilò sotto la il getto caldo della doccia, e lì mentre fissava le mattonelle davanti a lui un solo pensiero lo sfiorò: Ben fatta Remus, sei riuscito a perderla…

Strinse gli occhi, bruciavano in maniera incredibile lasciandosi sfuggire un singhiozzò.

“Sei proprio un’idiota, Remus… uno stupido, imbecille…” si disse.

Rimase così sotto la doccia per un po’ lasciando che l’acqua dissipasse le sue lacrime.

 

▀■▪■▀

 

Quando Sirius arrivò a casa Moody, la vecchia casa appariva disabitata e silenziosa. Il cancelletto si mosse cigolando sull’unico cardine che lo teneva ancorato alla staccionata scolorita. Per un attimo Sirius si chiese se fosse la casa giusta e non avesse letto male l’indirizzo sul foglietto che Moody gli aveva fatto vedere per cinque secondi, magari era quella affianco, tutta decorata da lucine colorate… lucine colorate? Moody? No, effettivamente era impossibile che le altre case fossero quella di Moody. Fece il giro della casa come dicevano le istruzioni del vecchio Auror: “Bussate tre volte sulla porta sul retro” aveva detto acidamente la mattina precedente a lui e James, aggiungendo un “non date nell’occhio”, per evitare di dare nell’occhio in effetti Moody non aveva mai usato la sua vera casa nelle riunioni, ospitandoli sempre nella vecchia casa di Parsley… ma questa… sembrava disabitata da anni. Sirius attraversò il giardino, sotto le sue scarpe scricchiolava l’erba alta, congelata, lasciata lì da chissà quanto tempo. Arrivato sul retro salì i pochi gradini della veranda, bussando tre volte alla porta. Restò un attimo in silenzio… si sentiva un’idiota, ma poi la porta si aprì e Moody sbucò nell’uscio accompagnato da una allegra musica natalizia e dal calore della casa.

“Buon Natale Black!” disse facendolo velocemente entrare.

“Credevo di aver sbagliato casa…” ridacchiò, liberandosi della sciarpa con un gesto veloce e appendendola all’attaccapanni che Moody li stava indicando.

“L’idea è proprio quella…”

“Potresti mostrarmi un paio di quei trucchetti, potremmo metterli a casa di James sarebbero un po’ più invisibili…” Moody annuì.

“Appena arriva gliene parlo…” borbottò l’Auror “la tua ragazza?” aggiunse poi guardando Sirius sottecchi “Mica avrete litigato anche voi?”

“Enif sta arrivando…”

“Viene da sola?”

“Arriva con Gideon e Fabian, l’hanno trascinata a fare gli auguri di Natale alla loro sorella…” ridacchiò Sirius, “l’ho lasciata con una buona scorta…” il sorriso restò un momento sulle labbra si Sirius poi tornò a guardare il vecchio mentore accigliato “che intendevi con “litigato anche voi”?”.

Moody non rispose facendo un cenno del capo verso il soggiorno: Emmeline era in un angolo passando un braccio intorno alle spalle di Dorcas, la ragazza si costringeva a sorridere mentre parlava con Sturgis, probabilmente di cavolate, ma gli occhi erano arrossati e lo sguardo assente.

Sirius si morse il labbro inferiore, Moony che diavolo stai combinando…, pensò mentre cacciava quell’espressione ed entrava allegro nella stanza gridando Buon Natale.

Emmeline e Sturgis lo salutarono allegri, Dorcas gli sorrise appena.

“Non mi è mai capitato di essere tra i primi ad arrivare ad una festa!” rise Sirius

“Solo perché ti perdevi dietro alle ragazze prima di arrivarci…” lo prese in giro Sturgis

“Scherzi a parte, gli altri?”

“Marlene arriva verso tardi, dopo aver messo a letto i bambini, suo marito non era molto contento, lo stesso vale per Edgar”

“Gideon e Fabian sono andati a pranzo dalla sorella, dovrebbero arrivare tra poco, se non sbaglio…” cominciò Sturgis

“Sì, Enif è con loro…” disse Sirius

“Silente arriva dopo il banchetto di Hogwarts assieme a Minerva e Hagrid… ha detto che porta anche un’altra persona…”

“Un'altra persona?”

“Già, chissà, magari una fiamma di gioventù!” scherzò Sturgis lanciando un’occhiata a Dorcas sperando di farla ridere, ma niente. Pudmore lanciò un’occhiata a Sirius sembrava a dire “fa qualcosa”.

“Sturgis, Emmeline che ne dite di andare a vedere cosa sta combinando Alastor in cucina? Non vorrei trovarmi veritasarum nelle bivande!”

I due si guardarono, annuirono e uscirono, Sirius aspettò che furono usciti per poi sedersi affianco a Dorcas.

“Che ha combinato l’idiota?” chiese cercando di guardarla in volto.

“Non è il tuo migliore amico?” a Dorcas sfuggì un sorriso era raro sentir Sirius parlare così

“Non ho mai detto che il mio migliore amico non sia un’idiota… a volte…” disse leggermente  “Allora cos’ha combinato?”

Dorcas si morse l’unghia del pollice indecisa.

“Non è mica morto, vero?”

“No, no, tranquillizzati, avrai ancora il suo brutto muso da licantropo tra i piedi…” cercò di scherzare lei “E non ha neanche fatto niente… in effetti è proprio questo il problema…”

“Dovrò proprio dargli una lavata di capo! Ma come si fa a far aspettare così una bella ragazza, insomma e poi credevo che lì sotto fosso uomo!”

Dorcas non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

“Sirius sei un’idiota!” gli disse

“E orgoglioso di esserlo!” Rispose lui “Ma vabbeh tornando seri, cosa non ha fatto?”

“L’ho lasciato e lui non mi ha fermata…” Sirius restò lì perplesso.

“Ok, adesso ho avuto la riprova che è davvero un’idiota…”

“Ha detto che se avevo già scelto non importava cosa lui avesse da dire…” Sirius scosse la testa.

“Lascia stare…”

“Come?”

“Oggi, domani, magari anche dopodomani… Remus è cotto di te davvero… adesso è incastrato con quella stramaledetta missione e crede di dover proteggere il mondo da solo… secondo me quando te ne sei andata e rimasto lì a piangere sotto la doccia…”

“Come sai che doveva farsi una doccia?” chiese Dorcas sorpresa

“Quando deve piangere si butta sempre sotto la doccia…” disse Sirius con ovvietà “così ha la scusa dello shampoo…”sorrise indicandogli gli occhi “dagli il tempo di rendersi conto che è un idiota, lascia tutto nelle mani del vecchio zio Sirius e vedrai che tutto si rimette apposto!”

“Zio Sirius?”

“Suona bene vero?” ridacchiò il moro “Non vedo l’ora di sentire Harry chiamarmi così!”

Dorcas sorrise.

“Non ci avevo pensato…”

“A cosa?”

“Al fatto che sono la madrina di Harry, il bel piano di Lily è sfumato… ho lasciato Remus non siamo più una coppia e se dovesse succedervi qualcosa…”

“Non sei così stronza da tenere Harry lontano da Remus… se lo faresti lo sapremmo e torturemo le tue notti in eterno!”

“Non riesci proprio a stare serio, vero?”

“Sono più serio di quanto credi!” sorrise ancora una volta Sirius dandole una leggera pacca sulla spalla e alzandosi sentendo bussare tre volte alla porta.

“Vado io ad aprire, Alastor!” disse, sperando che fosse quel vecchio lupo di sua conoscenza, gli doveva un bel paio di spiegazioni e non solo per le due settimane di silenzio.

 

▀■▪■▀

 

Peter rabbrividì, era una cosa che si ritrovava a fare spesso nell’ultimo periodo, sarà l’inverno si diceva, quel freddo umido che gelava le ossa, saranno i dissennatori si diceva anche a volte, e quelle volte poi non riusciva più a chiudere occhio e passava le ore a fissare le luci delle città.

A volte ancora si diceva che erano i suoi sensi di colpa… ad avvalorare la sua tesi stava il fatto che lo assalivano ogni volta che stava per incontrare gli altri Mangiamorte.  Ma infondo come diceva quel vecchio detto “Dove non v’è pericolo non v’è gloria”, doveva essere un Grifondoro fuori di testa come Sirius quello che l’aveva inventato, lui preferiva il più sicuro “Chi teme ogni pericolo se ne stia a casa” e in quel momento se ne starebbe stato davvero a casa. Si chiese ancora una volta perché diavolo Bellatrix doveva sempre chiedere di incontrarlo in posti simili: perché sempre cimiteri, mausolei e affini? Non poteva mai essere una caffetteria, un ristorante, un posto caldo per lo meno?

Guardò nervosamente l'ora, era in ritardo, sperò che i suoi amici non andassero a cercarlo, non sapeva cosa avrebbe risposto loro in quel caso. Probabilmente sarebbe  stato scoperto e Moody lo avrebbe gettato in una gelida cella di Azkaban, se non l'avesse ucciso prima...rabbrividì al solo pensiero.

"Sei già qui..." disse una voce, Peter si voltò trovandosi a fissare un uomo, il volto celato dietro una maschera argentata...

“Dicevate di volermi parlare..."

"Vogliamo un regalo di Natale..." Peter deglutì "un mago dell'ordine..." il ragazzo annuì, sperando in cuor suo che non fosse nessuno dei ragazzi...

"E in cambio cosa me ne viene?" chiese Peter tirando fuori un po’ di coraggio, era certo di aver davanti il più giovane della cricca di Bellatrix, lo riconosceva dalla voce, non l'aveva mai visto senza maschera…

"Che sarai vivo domani" rispose lui con sufficienza.

"E la stessa ricompensa delle soffiate scorse, ma oggi mi chiedi un uomo... Dovrò scoprirmi per questo..."

Il ragazzo dietro la maschera rise "Cominci a far funzionare la testa Minus...avrai un bel regalo di Natale, te lo prometto..."

"La promessa di un assassino..."

"Prendere o lasciare, ma se lasci sai a cosa vai incontro..." e Peter lo sapeva. Poteva fare lo spavaldo quanto voleva ma se non avesse collaborato la scelta era una sola...

"Chi volete?..." disse infine sconfitto

 

▀■▪■▀

 

"Scusate il ritardo, mia madre non voleva lasciarmi andare!" esclamo entrando nel soggiorno di casa Moody.

"Peter!" lo saluto Sirius.

"Ci stavamo preoccupando!" Lily

"Ancora un po' e uscivamo a cercarti!" James... Peter salutò tutti con un sorriso.

Quando sei diventato cosi bravo a mentire? Gli chiese una vocina nella sua testa, mentre si avvicinava a Remus chiedendogli come stava.

Remus sorrise all'amico, eppure lo sentiva, era odore di paura quella che Peter aveva addosso.

"Tutto bene?" chiese guardandolo negli occhi.

“Sì,sì...tu piuttosto hai una cera..." disse cercando di sviare il discorso.

"L'idiota si è fatto scaricare da Dorcas..." s'intromise Sirius.

"Paddy..." l'ammonì James

"E lei dov'e?" chiese Peter preoccupato.

"In cucina con Enif e Alice...anzi le raggiungo dato che Harry si è addormentato..."  esclamo Lily, Peter la osservo mettere dolcemente Harry nel passeggino scoccando a James una occhiata severa, per poi uscire dalla stanza superando Pudmore e i gemelli Prewett. I due cercarono di arpionarla per una dimostrazione di quello, che secondo i Prewett, era il ballo più in voga tra i babbani. Stava ancora guardando in quella direzione quando Fabian lo fissò sorridendo.

 "Peter, tua madre e babbana vero?" il ghigno di Fabian non presagiva niente di buono, sembrava quello di James prima di uno scherzo a Mocciosus.

"Sì..."

"Quindi saprai tutto di quadriglia vero?" e Peter sentì che era arrivata la fine.

 

▀■▪■▀

 

"Non lo so forse ho sbagliato tutto…" stava mormorando Dorcas quando Lily le raggiunse. Enif le stava passando solidariamente una mano sulle spalle e Alice sembrava sconvolta mentre cullava Neville, che al contrario di  Harry sembrava aver tutte le intenzioni di restare sveglio tutta la notte.

"Mi sembra cosi assurdo che non ti abbia detto nulla..." disse Alice "insomma anche solo per orgoglio avrebbe dovuto al minimo mandarti a quel paese..."

"Remus è molto passivo se si parla di sentimenti, soffoca tutto dentro quella sua testolina..." disse Lily sedendosi affianco a loro "A diciassette anni stava a pensare che non meritava nessuna donna di questo pianeta, a venti crede di non avere il diritto di fermarla se vuole andarsene..."

"Io volevo solamente che mi dicesse di non andare! Che ero importante, mi bastava quello..." singhiozzo Dorcas.

"Ha la testa più dura del marmo!"

"E un cuore più sensibile di quello che credi, avrà pensato che lo stavi lasciando perché è in missione..."

"Enif ma tu da che parte stai?" chiese Dorcas scocciata.

"Da nessuna! Cercavo di capire perché si è comportato così..." disse la ragazza un po’ imbarazzata.

"Devo chiedergli scusa..." disse Dorcas alzandosi  di scatto. Lily la spinse di nuovo seduta.

"Non stasera..."

"Ma domani sarà sparito di nuovo!"

"Lascialo sparire per un po’, e aspettalo quando sarà di ritorno, avrete il tempo per schiarirvi le idee entrambi..."

Dorcas annuì. Poi la fisso dubbiosa. "E adesso che faccio?"

"Vai di là e ti metti a ballare la quadriglia con Gideon, ti serve ridere adesso!"


Eccomi qui... non temete per i due testoni qui si sono un po' ribellati ai miei voleri e Dorcas ha fatto il pasticcio... e Rem... beh Rem è il solito... si preoccupa sempre troppo... Di chi sarà la voce che ha terrorizzato Enif?
Chi ha consegnato oggi Peter? Con che faccia poi si ripresenta questo, poi...
Ci leggiamo domenica 25 marzo (tecnicamente laureata ^^ quindi poi, forse i tempi di pubblicazione si dovrebbero accellerare... vedremo :) )
Buona domenica
Elisa



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Capitolo 28
*** Capitolo 28: Cheese ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

                   Capitolo 28: Cheese

 

Era da poco passata la mezzanotte quando arrivano a casa Moody gli ultimi invitati. Marlene arrivo trafelata scusandosi per il ritardo. Minerva McGrannit fece la sua comparsa avvolta in un mantello scozzese, seguita da Hagrid, riconoscibile come sempre nel suo pastrano marrone. Il mezzogigante non poté fare a meno di lasciarsi andare in un singhiozzo commosso quando gli misero davanti i due bambini addormentati.

"Sono cosi carini..." disse accarezzando goffamente i capelli ad entrambi.

Silente arrivò subito dopo seguito da un'altra persona. Il mago alle sue spalle era alto e magro, con barba e capelli grigi, portava gli occhiali e aveva un aspetto burbero. L'intero Ordine della Fenice lo guardò, James si sporse verso Sirius.

"Ma non è l'oste della Testa di Porco?"

"Amici miei, ” cominciò Silente con un sorriso “vi presento mio fratello, Aberforth."

Silente sorrise vedendo Sirius cambiare colore.

"Non preoccuparti Sirius, Aberforth non mi ha mai messo al corrente delle consumazioni dei suoi clienti..."

"Ci mancherebbe altro.." bofonchiò l’altro seccato.

Silente sorrise passando uno sguardo su tutti loro: sulle ragazze tutte attorniate ai bambini, sui malandrini, assieme come sempre,  su Frank che discuteva animatamente con i gemelli Prewett, Edgar parlava del ministero con Caradoc e Moody, mentre Benji raccontava ad Hagrid di una nuova pozione erbicida che i francesi stavano esportando in Inghilterra.

"Credo di poter dire che per una volta siamo davvero al completo." disse il vecchio preside con un sorriso.

"Gia, incredibile che non manchi nessuno!" esclamò Podmore ridendo allegramente.

"A parte i morti..." commentò sarcastico Moody.

"Alastor è Natale!" lo rimproverò Minerva "lascia i morti riposare in pace almeno quest'oggi!"

"Noi abbiamo portato la macchina fotografica!" esclamo Gideon tirando fuori una vecchia polaroid “che ne dite di una bella foto?"

"Faccio io, sono quasi un estraneo qui dentro..." si propose Aberforth, lieto di trovare un motivo per non essere ripreso dalla macchina fotografica.

"Ma non dica cosi!" esclamò Enif che aveva già preso la macchina dei gemelli "proprio perché non c'è spesso dovrebbe venire a fare la foto!" disse sorridendo ed avvicinandosi ai fratelli Silente.

"Aberforth ti presento Enif Icecrow..." disse Albus al fratello, Enif fu certa di vederlo ammiccare. Aberforth le lanciò un’occhiata penetrante.

"Icecrow, eh... Va bene ma poi restituirò il favore... o sarai tu a mancare nella foto, ragazza…" borbottò seccato.

Enif gli sorrise gentile, mentre tutto l’Ordine si riuniva per la foto: Moody prese posto vicino a Silente, Dedalus vicino a Marlene, Alice e Franks vicino ad Emmeline, Remus si tenne a distanza da Dorcas ma venne circondato da Benji ed Edgar, Sturgis ridacchiava assieme a Caradoc, Hagrid, Elphias, Gideon e Fabian si sistemarono accanto a Dorcas, mentre Aberforth prendeva posto in seconda fila, Enif immaginò per nascondersi alla foto, e infine Sirius, Peter ai fianchi di Lily e James.

“Sorridete prego” disse Enif ridendo, prima di scattare, qualcuno di loro levò i bicchieri che aveva in mano altri salutarono. Enif scattò un paio di volte prima che Aberforth la fermasse.

“Hai fatto foto a sufficienza con la mia brutta faccia, ora tocca alla tua…” disse l’uomo prendendole di mano la macchina fotografica mentre Moody, Gideon ed Edagar si dividevano le foto appena scattate.

“La prossima la prenoto io!” disse James, mentre Enif correva affianco a loro prima che Aberforth scattasse.

 

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La serata andava a concludersi quando Benji si alzo sorridendo.

"Adesso dovrò proprio andare" disse un po’ dispiaciuto. Peter lo guardo mordicchiandosi un labbro.

"Sicuro che non vuoi restare ancora un po’..."

“No, Peter devo proprio andare….” Disse il pozionista passando una mano sulla barba rossa, con un sorriso stanco. “Domani notte sono di pattuglia, meglio riposare un po’…”  disse allegro.

“Riposati allora, che domani sera ti voglio bello e pimpante!” scherzò Emmeline con un sorriso.

“Figurati se non sarò bello e pimpante per te,tesoro” scherzò lui, da buon vecchio scapolone, ci trovava gusto a stuzzicare Emmeline, la ragazza sorrise dandogli una leggera pacca sul gomito.

“Va a dormire, vecchio”

“Ehi, vecchio a chi?”

Risero, erano poche le volte che potevano ridere. C’erano poche volte in cui l’Ordine si riuniva senza una scia di morte e distruzione alle spalle. Quei rari momenti erano quindi più preziosi dell’oro.

Benji salutò i presenti un’altra volta prima di lasciare la casa, camminò per qualche metro prima di smaterializzarsi con un pop.

 

▀■▪■▀

 

Le canne si muovevano appena, mosse da un leggero venticello, Benji imprecò notando come si fosse materializzato diritto dentro un acquitrino, ce n’erano tanti attorno a casa sua. Le paludi del Nord Kent si distendevano per centinaia di metri, quasi chilometri attorno alla sua “catapecchia” come l’aveva definita Edgar l’unica volta che era venuto a trovarlo.  Ma a Benji andava bene così, pace e tranquillità, rane e piante in abbondanza, tanto da permettergli di risparmiare qualcosa sulle spese per gli ingredienti di pozioni. Il mercato delle pozioni non andava poi così male, con la guerra vendeva antidoti quasi come fossero pozioni per il raffreddore, ma il prezzo degli ingredienti, soprattutto quelli più pericolosi aveva toccato somme esorbitanti, l’ultima volta gli avevano chiesto 30 galeoni per un bezoar! Trenta maledettissimi galeoni! Avrebbe fatto prima ad allevarsi le capre da solo… ridacchiando pensò che forse sul fattore capre avrebbe potuto aiutarlo il fratello di Silente.

Sospirò arrancando fuori dall’acquitrino, croste di ghiaccio andavano a frantumarsi al suo passaggio, l’acqua era gelida, se non si fosse asciugato al più presto si sarebbe preso un bel raffreddore, o sarebbe morto assiderato, tutto dipendeva da quanto lontano da casa si fosse materializzato.

Quando uscì dall’acqua, ebbe il buonsenso di asciugarsi con un incantesimo prima di congelare, sbuffando per la sua incapacità nelle materializzazioni. Era una cosa in cui non era per niente portato: era capace di pensare Bristol e smaterializzarsi a Brighton, oppure a chilometri dal punto in cui avrebbe dovuto arrivare. Una volta da ragazzo si era perfino smaterializzato in un muro! Aveva passato tre settimane nel reparto da lesioni da incantesimo, con una gamba ancora spezzata e bloccata a Diagon Alley, dal quel giorno aveva cominciato ad usare essenzialmente i camini, ma adesso, con la guerra e tutto il resto eccolo la a doversi  smaterializzare. Finché Silente non mi troverà incastrato in qualche albero… pensò depresso… o spaccato in una miriade di parti.

Asciutto e lontano dall’acqua, per quanto potesse stare lontano dall’acqua in quelle paludi, cercò di orientarsi, dalla posizione delle stelle doveva essere qualche miglio ad ovest di casa sua, sospirò pronunciando l’incantesimo quattro punti e incamminandosi verso casa.

 

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Ben sospiro di sollievo nel scorgere finalmente la sua "catapecchia". Aveva vagato nelle paludi due ore ed era letteralmente assiderato.

"Casa dolce casa" disse aprendo la porta di casa. Si tolse il mantello ghiacciato accendendo il camino con un colpo di bacchetta, spostò la poltrona più vicino possibile al fuoco e vi si sedette cercando di riscaldarsi, e ben presto, cullato dal tepore si addormentò.

Quando aprì gli occhi era ancora buio, si chiese cosa avesse disturbato il suo sonno, aveva forse fatto un incubo? No, se lo sarebbe ricordato, eppure era stata una scarica di adrenalina a svegliarlo, sbuffò: stavano diventando tutti paranoici, ecco che cos’era…

Ravvivò il fuoco, stiracchiandosi, avrebbe potuto andare a letto, ma si stava così bene su quella poltrona accanto al fuoco. Si raggomitolò cercando di riaddormentarsi, eppure c’era qualcosa che lo disturbava, stava quasi per ri-addormendarsi quando uno stridio acuto lo fece sobbalzare, era senz’altro un falco di palude quello, c’era un nido vicino a casa, l’aveva visto in primavera… si alzò andando a sbirciare dalla finestra c’era una leggera luce da est e la sagoma del falco era distinguibile sullo sfondo scuro…

L’alba l’avrà svegliato, si disse ritornando verso la poltrona, ma si fermò sentendo altri versi pivieressa, piovanello pancianera, chiurli… tutti in allarme. Benji deglutì a vuoto, voleva dire solo una cosa, uomini… molti uomini.

Prese la bacchetta, non sarebbe rimasto in presa al panico a farsi uccidere… stava per evocare il suo patronus per avvertire qualcuno, Emmeline, o magari Edgar quando la porta venne scardinata.

“Buon Natale Fenwich…”

 

▀■▪■▀

 

Peter non riuscì a chiudere occhio per il resto della notte, forse Benji si era salvato, forse era riuscito ad avvisare qualcuno e gli era scappato, se lo augurava, se lo augurava davvero.

Erano le sette del mattino quando un gufo atterrò alla sua finestra, lasciò un pacco e se ne andò. Peter lo fissò esitante, se era il “regalo” di cui parlava il Mangiamorte non aveva alcuna intenzione di aprirlo, l’ultima volta che aveva ricevuto un pacco da loro ci aveva trovato dentro la mano di suo padre, morto per difenderlo… sentì i passi di sua madre, si decise, non poteva lasciarlo lì. Prese il pacco e si diresse nella sua stanza, salutando con un bacio affettuoso la madre.

“Colloportus…” mormorò sigillandosi dentro, appoggiò il pacco sul letto, incerto, avrebbe dovuto aprirlo… sapeva che doveva farlo… si diede coraggio e lo aprì, restando meravigliato, all’interno non c’era nulla di altamente macabro, c’era solo un sacchetto, quando Peter lo prese in mano ne sentì benissimo il peso, l’aprì c’erano delle falci all’interno, svuotò il contenuto sul letto. Erano monete, i Mangiamorte l’avevano pagato?

Guardò l’argento tra le sue mani, erano trenta… trenta falci d’argento… trenta falci per la vita di un uomo?

“Peter, ieri il diacon Leroy ci ha mostrato il presepe che ha intagliato, una meraviglia dovevi vedere!” disse sua madre mettendo mano alla maniglia “Peter? Perché ti sei chiuso dentro?”

“Scusa mamma…” disse in fretta raccogliendo le monete e nascondendo il sacchetto e il suo contenuto sotto il letto, per poi aprire la porta.

“Perché ti sei chiuso dentro?” chiese di nuovo Danielle guardandolo accigliata

“L’ho fatto senza pensarci…” mentì lui, lei lo guardò scettica, poi sorrise.

“Ho preparato i wuffles, ti vanno?”

Peter annuì, prima di seguire sua madre lanciò uno sguardo verso il proprio letto pensando alle falci, poi ebbe l’illuminazione mentre la madre riprendeva a parlare del diacono Leroy. Trenta falci, trenta monete d’argento… l’argento dei traditori.

 

▀■▪■▀

 

Edgar fu il primo ad arrivare quando Emmeline li chiamò, era sconvolta. Erano le 22:07 del 26 dicembre 1980 quando si era visto comparire il patronus della ragazza.

“Emmeline!” disse il mago avvicinandosi “il tuo patronus mi ha raggiunto mentre stavo uscendo dal lavoro… cosa ti è…” ma si bloccò vedendo la ragazza piangere.

“Emmeline… cosa…” la ragazza singhiozzò, erano in un vicolo di Diagon Alley, là dove Emmeline avrebbe dovuto incontrare Benji, ma del pozionista non c’era traccia.

“Emmeline, per favore… dov’è Benji, siete stati attaccati? Cosa è successo?” tentò di nuovo il mago passandole un braccio sulle stalle.

“Lo stavo aspettando…” disse lei “sai che non è mai puntuale… si smaterializza sempre nel posto sbagliato…” parlava a stento, era evidentemente sotto shock. “e poi ad un tratto ho sentito una materializzazione, credevo fosse lui ma… ma…” indicò ad Edgar di andare a vedere dietro alcune casse, lui andò, quando ebbe lanciato un’occhiata si ritrasse livido.

“Sta tranquilla… non è niente…”

“Non è niente?!” esclamò lei isterica “Edgar, quello è un braccio! Anzi è il suo braccio!” Edgar l’abbracciò.

“Sono sicuro che si è solo spaccato… adesso vado a casa sua e chiamiamo i medimaghi, vedrai che lo rimettono apposto… sai anche tu che non è mai stato bravo con le smaterializzazioni… te l’ha detto anche a te no? Una volta lasciò una gamba in un muro…” così dicendo riuscì a calmarla proprio nel momento in cui arrivava Dorcas.

“Sono venuta al più presto, ho incrociato Fabian, stà facendo delle perquisizioni a Knocturn Alley quindi sarà qui a momenti!” disse abbracciando Emmeline “cos’è successo?”

“Benji si deve essere spaccato, vado a controllare a casa sua, tu resta con lei e mandami Fabian appena arriva…” disse Edgar serio.

Si smaterializzò neanche un istante dopo, era preoccupato… certo la storia della smaterializzazione poteva reggere però… insomma non era tranquillo… Ben avrebbe chiamato aiuto se si fosse spaccato non avrebbe fatto prendere quell’infarto ad Emmeline…

Quando vide la baracca di Benji ne ebbe conferma… Ben non si era spaccato.

Il Marchio Nero brillava nel grigio cielo invernale riflettendosi sul ghiaccio che copriva le paludi. Rapido mandò un patronus a Silente proprio mentre Fabian compariva di fianco a lui.

“Oh miseriaccia…” Fabian si passò una mano sul volto incredulo. La casa di Benji era scoperchiata, detriti erano sparsi un po’ ovunque, la porta non esisteva più e le finestre si erano infrante, come da un esplosione.

 “Non va per niente bene…” disse Edgar, facendo un cenno a Fabian di seguirlo.

“Credi che sia morto?”

“Fabian, per favore evita le domande stupide…”

“Ma il suo braccio… si insomma è arrivato a Emmeline, nel luogo dove dovevano incontrarsi, come sapevano…” la risposta apparve a Fabian evidente quando superarono la porta divelta. I resti del povero Benji giacevano nel salotto… sembravano le parti di una bambola strappata, un braccio da una parte, una gamba dall’altra.. qualche pezzo mancava del tutto. Edgar si appellò a tutto il suo sangue freddo per evitare di vomitare, Fabian dal canto suo stava evocando un patronus.

“Devono averlo torturato, hanno saputo dove trovare Emmeline, meglio che avvisi le ragazze di andarsene da lì… Hai già avvisato Silente, vero?” chiese agitato, Edgar annuì mentre fissava una delle pareti della stanza: le scansie erano state fatte cadere e sul muro era stata scritta con il sangue una frase.

Lui è solo il primo…”Edgar non osava abbassare lo sguardo, sotto la scritta infatti i Mangiamorte avevano depositato la testa mutilata di Benji.

“Hanno superato se stessi, oggi…” commentò Fabian “Edgar, va a casa, devo chiamare gli Auror…”

Edgar annuì.

 

▀■▪■▀

 

“Va tutto bene Emmeline… vedrai che è stato solo un’incidente e revocheranno la licenza di smaterializzazione a Ben… vedrai…” disse Dorcas abbracciando la ragazza. Non era passato molto da quando Fabian si era smaterializzato e lei ce la stava mettendo tutta ad essere positiva. Non voleva credere che fosse successo qualcosa a Benji, in fondo era a casa sua, al sicuro, in un luogo che solo pochi conoscevano.

“Hai ragione…” disse Emmeline cercando di calmarsi “hai ragione… non può essere arrivato qui da solo il braccio… insomma… nessun braccio si può smaterializzare senza un corpo…” respirava appena, la vista del braccio mutilato di Benji l’aveva sconvolta, non solo per l’orrore di per se stesso ma c’era qualcosa che le diceva che Edgar e Dorcas sbagliavano, che non stava andando tutto bene… che a Benji era successa una cosa tremenda… respirò un paio di volte, cercando di cacciare l’ansia.

“Va meglio?” chiese Dorcas guardandola con un sorriso accennato.

“Meglio…” rispose Emmeline, non poteva farsi prendere dal panico, no, non poteva.

“Bene che ne dici di andare a prendere un cioccolata calda al Pa…” Dorcas non finì la frase che uno scoppio fece alzare la polvere nel vicolo.

“Dov’è la gattina?” chiese una delle figure all’imbocco del vicolo, in tutto erano tre.

“Il vicolo è questo…” rispose l’altra mentre la polvere si diradava, Emmeline vide nettamente i tre incappucciati, portavano maschere.

“Il pozionista non avrà mentito…”

“Non credo che qualcuno possa mentire mentre gli vengono tagliate le braccia.” Emmeline si portò una mano sulla bocca.

“Bastardi…” sentì gridare a Dorcas mentre la ragazza si lanciava all’attacco. Emmeline si riscosse non poteva farla andare da sola… si alzò velocemente in piedi, lanciando una maledizione verso i tre, uno schivò il colpo, mentre un altro veniva travolto dalla furia di Dorcas, il terzo tentò di prenderla alle spalle ma Emmeline riuscì a rallentarlo, arrivando a spalleggiare l’amica.

I tre Mangiamorte si lanciarono di nuovo all’attacco, due maledizioni s’infransero sull’incantesimo scudo di Dorcas, mentre il terzo incantesimo colpiva di striscio Emmeline scavandole un profondo taglio ad un braccio.

“Che avete fatto a Benji?!” gridò contro di loro Emmeline, mentre lanciava una fattura ad uno dei tre e quello schivava abilmente. Erano due contro tre, il problema era che le due ragazze avevano un vicolo cieco alle spalle.

“Non vuoi saperlo davvero, vero, gattina?” una risata, era una risata quella che aveva fatto il Mangiamorte dopo aver detto quelle parole, Dorcas avrebbe voluto staccargli la testa dal collo. Lanciò un incantesimo non verbale su quello che aveva riso, non avrebbe riso più in sua presenza, quello era certo.

“Che avete fatto?!” intimò questa volta Dorcas, mentre l’uomo, colpito dal suo incantesimo, cadeva a terra tenendosi il volto mentre la maschera che portava si scioglieva incandescente sotto l’incantesimo della ex Tassorosso.

Gli altri due esitarono sentendo le grida di dolore dell’amico.

“Un regalo di Natale…” disse uno, mentre lanciando un ultimo incantesimo verso le due, dava il tempo agli altri di smaterializzarsi.

“Dannati! Tornate qui che vi uccido!” gridò Dorcas al nulla “io vi uccido! Che cosa gli avete fatto?!” era fuori di se, non ci poteva credere, non voleva crederci.

Emmeline la scosse per una spalla.

“Dorcas, se ne sono andati…” le lacrime le rigavano di nuovo le guance, mentre Dorcas cercava di controllare la rabbia che aveva in corpo

“Per fortuna che ci hai chiamati… volevano uccidere anche te!” disse la ragazza abbracciando Emmeline… “in tre contro uno credevano di farcela…”

“Benji…” mormorò Emmeline “loro… come hanno fatto a trovarlo?! Era al sicuro! Era dannatamente al sicuro!” gridò la ragazza disperata. Dorcas si guardò attorno, alcune persone si stavano avvicinando dopo aver assistito allo scontro… ce l’aveva anche loro, avevano assistito ma non avevano mosso un dito, le avrebbero guardate morire se i Mangiamorte fossero stati più di tre…

“Che diavolo avete da guardare! E comunque grazie per l’aiuto!” gridò contro di loro, poi prese Emmeline per una mano, trascinandola via.

“Ti porto da Enif, meglio farti sparire quel brutto taglio…” in realtà Dorcas non sapeva cosa fare, la prima persona a cui aveva pensato era stato Remus, ma non poteva andare da lui, allora aveva pensato a “zio Sirius”, aveva detto che poteva contare su di lui no?

Quando apparvero davanti a casa di Sirius, Emmeline stava tremando, Dorcas non aveva idea se fosse per la disperazione, per lo spavento oppure per la rabbia, lei personalmente avrebbe voluto distruggere tutto ciò che le capitava sotto tiro.

Bussò insistentemente alla porta finché Sirius non venne ad aprire la bacchetta in mano, nonostante avesse i capelli scompigliati e indossasse solo un paio di boxer.

“Hanno ucciso Benji e hanno tentato di uccidere anche noi…” disse furiosa, Sirius si spostò dall’ingresso mentre Dorcas sospingeva Emmeline all’interno.

“Fate come a casa vostra, eh…” sbottò Sirius chiudendo la porta. Dorcas fece sedere Emmeline in cucina mentre Enif, in vestaglia e apparentemente assonnata, faceva la sua comparsa.

“Che succede?” chiese notando il taglio sul braccio di Emmeline.

“Mangiamorte!” ringhiò Dorcas, Enif la fissò, non aveva mai visto la sua amica in quello stato, era fuori di se dalla rabbia. Senza dire una parola curò il braccio ad Emmeline.

“Posso sapere perché siete arrivate a casa mia a quest’ora della notte?”

“Te l’ho detto, hanno ucciso Benji e hanno cercato di uccidere anche noi!” disse Dorcas lasciandosi cadere su una sedia…

“Come sarebbe a dire “hanno ucciso Benji”?” Sirius le guardò sorpreso e preoccupato “non era di pattuglia con te?” chiese ad Emmeline

“Doveva arrivare ma… ma…” Emmeline respirò profondamente “i mangiamorte mi hanno mandato un suo braccio…” Enif si portò le mani alla bocca sconvolta “ho chiamato Edgar, Fabian e Dorcas, sapevo che tutti dovevano essere nei paraggi… Edgar mi ha detto che Ben si doveva esser spaccato e lui e Fabian sono andati a controllare…”

“E meno male che ci sono rimasta io con Emmeline!” disse Dorcas “neanche due minuti dopo che Edgar e Fabian se ne sono andati sono arrivati i Mangiamorte, volevano uccidere Emmeline, per fortuna che eravamo in due…”

“Che fattura hai lanciato su quel Mangiamorte? È stata portentosa!” disse Emmeline fissando Dorcas

“Non era una fattura, era un incantesimo… mia madre lo usa per far diventare incandescente il vetro… sai lei crea delle bottiglie così…”

“Gli hai sciolto la faccia!”

“La maschera…e poi lui ha detto che hanno tagliato le braccia a Benji! L’hanno fatto a pezzi!” la rabbia vibrava nella voce di Dorcas, mentre gli occhi, ora passata l’adrenalina le divenivano lucidi.

“L’hanno fatto a pezzi…” mormorò squotendo la testa

Sirius si passò una mano tra i capelli nervoso.

“Vado anche io da Edgar e Fabian… voi non muovetevi da qui.” In quello stesso istante un gufo battè furiosamente sulla finestra. Sirius lo guardò.

“Il dipartimento…” prese la lettera tra le mani immaginando già cosa contenesse.

“Fabian ha avvisato gli Auror?” chiese Emmeline a voce spezzata. Sirius annuì in risposta.

“Vado…” disse poi sparendo di sopra a cambiarsi.

Le ragazze rimasero un attimo in silenzio…

“Dovremmo avvertire Edgar che siete qui… si preoccuperà sapendo dell’attacco…” mormorò Enif… Dorcas annuì alzandosi

“Ci penso io…” disse allontanandosi per andare ad avvertire via patronus Edgar, la ragazza non riusciva a stare ferma, non poteva farlo, dannazione, Benji era morto! Era morto a Natale!

“Come avranno fatto a trovarlo?” chiese appena Emmeline “solo noi dell’Ordine sapevamo dove abitasse… come…”

“È evidente, non è un caso!” disse Dorcas entrando, mentre Sirius salutava per arrivare prima possibile alle paludi.

“Dorcas…” Enif sapeva cosa la ragazza stava per dire.

“C’è una spia! Malocchio ha ragione, insomma l’attacco a Alice e Frank, le missioni andate male, gli agguati e adesso… adesso questo! L’hanno fatto a pezzi! Io lo giuro se la spia è uno di noi… è una delle persone che chiamo amici… farebbe bene a sparire dalla faccia della terra prima che riesca a mettergli le mani addosso!” Emmeline la guardò sconvolta.

“Non riesco a credere che la spia sia uno di noi, Dorcas…” tentò Enif. Dorcas la guardò in silenzio. Era un’idea terribile ma ne era certa. C’era una spia e qualsiasi cosa sarebbe successa lei l’avrebbe trovata. Avrebbe catturato la spia al costo della vita. Era una promessa quella che Dorcas si stava facendo. Non avrebbe permesso che altri venissero uccisi.

 


Mi sono scordata che ieri era domenica XD
Emh... scusate XD
La laurea mi ha dato alla testa e ancora di più occuparmi della micetta appena arrivata :)
Un bacione
Elisa


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Capitolo 29
*** Capitolo 29: Respiro ***


Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

 

                  

                 Capitolo 29: Respiro

 

Era un fredda domenica di gennaio, l'anno nuovo era arrivato abbassando ancora di più le temperature. Un tempo che si addiceva all'umore che da Natale era calato sui membri dell'Ordine. Le risate dopo le riunioni si erano spente, l'ansia, la paura ricominciavano a crescere.

Lily sapeva che Alice e Frank continuavano a lavorare. Alle lamentele di Silente, Alice aveva risposto "I Mangiamorte non avranno mio figlio, se io li spedisco tutti ad Azkaban prima!". Dal canto loro, anche James stava continuando a lavorare, ma la casa era stata dotata di più incantesimi, di più difese, adesso appariva disabitata e abbandonata. James aveva addirittura insistito ad una toccante sceneggiata da trasloco. Quando avevano rivelato all’anziana Bathilda l’inganno, la donna era andata su tutte le furie pensando che avrebbe potuto morire di crepacuore se non avessero avuto il cuore di dirle la verità. In realtà, Lily trovava molto confortante la presenza della strega. La Bath aveva sempre una parola di conforto, un consiglio per il piccolo Harry e qualche storia divertente per riuscire a strapparle un sorriso. Lily spesso si chiedeva se facesse rapporto a  Silente. Non sarebbe stato assurdo, un giorno il vecchio preside l'aveva presa in disparte dicendo di non preoccuparsi per Petunia, aveva disposto una guardia sempre vigile vicino a lei. Non era impensabile che stesse facendo lo stesso con loro e con i Paciock.

Sospirò, Harry stava dormendo nel box accanto a lei, ogni tanto lo invidiava, gli unici pensieri di suo figlio erano mangiare, dormire e giocare.

"The" una tazza fumante comparve nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo, Enif le lanciò un sorriso.

"Grazie"

"Figurati" James e Sirius erano di pattuglia, e come sempre Enif ne approfittava per coccolare l’amica e il suo “quasi” figlioccio.

"Cos'è quel muso lungo?"

“L’anno passato non è finito nel migliore dei modi…”

“Tra Remus e Dorcas e l’omicidio di Benji…” annuì mestamente Enif.

“Spesso ho paura che James non rientri più da quella porta… lo trattengo sempre in mille modi… è terribile… mi chiedo se tornerà, se lo rivedrò, se…” Enif si sedette di fronte a lei, guardò distrattamente Harry.

“Lo penso anche io, ogni mattina quando io e Sirius ci salutiamo sulla porta di casa, ho così paura di ritornare e non trovarlo più… oppure di essere io a non tornare… non sono una brava combattente…”

“Parla quella che ha tenuto testa a Bellatrix!”

“Sai che non l’avrei uccisa…”

“Non ho detto questo… dicevo che ti sei difesa, che hai lottato… l’importante è portare a casa la pelle… non importa come…” disse Lily sicura.

“Vorrei avere la sicurezza che hai tu, ogni volta che vedo qualcuno mettere la mano sotto il mantello non faccio che stringere la bacchetta…”

“Io devo essere forte!” disse Lily, lanciando uno sguardo ad Harry “Devo sapere di essere in grado di tornare a casa da lui… eppure a volte…”

“A volte?” chiese Enif

“No, nulla lascia stare…”

“No, adesso mi dici cosa!” Lily si mosse a disagio sulla sedia.

“A volte vorrei non essere me… vorrei non essere un madre, una moglie, una strega… vorrei dimenticarmi di tutto per qualche istante… lo so che è un pensiero egoista ma…”

“Lily, non è egoista… abbiamo vent’anni, hai un bimbo piccolo che qualcuno vorrebbe uccidere, i nostri amici vengono continuamente fatti a pezzi o attaccati dai Mangiamorte e tuo marito rischia la vita ogni giorno tra il lavoro e l’Ordine… non mi sembra sia un pensiero egoista… vorresti una boccata d’aria fresca… è comprensibile…” disse lanciandole un sorriso d’incoraggiamento “Anche io a volte penso di mollare tutto e sparire dalla faccia della terra… ma a cosa servirebbe?”  le lanciò uno sguardo imbarazzato, quando faceva quei pensieri si sentiva una codarda.

“Enif…”

“Lo so, che razza di Grifondoro sono…” poi si fermò un attimo “… ho un’idea! Perché non andiamo a Londra?”  Lily la guardò stranita.

“Enif sei impazzita? Andare a Londra? Diagon Alley pullula di Mangiamorte…”

“Ho detto Londra, non Diagon Alley… ci vestiamo da babbane, ci cambiamo un po’ il viso e ce ne andiamo in giro per la Londra babbana, sai ho sempre desiderato andare alla National Gallery… potrebbe venire anche Dorcas, le servirebbe un po’ di svago!” disse esaltandosi all’idea.

“Ed Harry, dove lo lascio?”

“Credo che per un pomeriggio James e Sirius saranno in grado di badare a lui…” Lily era perplessa, Enif entusiasta.

“Dai Lily… ti farebbe bene staccare un po’”

“Mi farebbe bene, o ti farebbe bene?”

“Farebbe bene a tutte e tre…” disse con un sorriso. “Ti prego…” insistette. Lily scoppiò a ridere, Enif la stava guardando con un sorriso fintissimo e lo sguardo da bambina.

“Va bene, va bene… appena tornano James e Sirius ci organizziamo!”

“Sì!” esultò Enif, logicamente a bassa voce per non svegliare Harry.

 

▀■▪■▀

 

“Ma sei sicuro che possiamo andare?” chiese Lily per la diciannovesima volta in due minuti. James sbuffò.

“Sì!” guardò la moglie, i capelli erano stati accorciati e arricciati, i lineamenti erano più duri: zigomi alti e volto allungato… assomigliava un po’ a Petunia, si chiese se per quella trasfigurazione Lily si fosse ispirata alla sorella.

“Ma sei sicuro?”

“Lily, per favore andiamo…” disse Enif, sfoggiava un caschetto biondo, e qualche chilo in più sul volto, si era perfino messa gli occhiali, ma Sirius si era detto che lui l’avrebbe riconosciuta all’istante.

“Già, o chiuderà tutta la città e non vedremo nulla, sia io che Enif non abbiamo mai visto molto della Londra Babbana, quindi sbrigati.” Disse Dorcas ridacchiando, lei aveva optato per capelli neri lunghi e labbra carnose, Sirius si era chiesto se volesse rimorchiare qualcuno per far dispetto a Remus, come se lui l’avesse saputo, in missione chissà a quante miglia di distanza.

“Va bene, va bene, andiamo” disse Lily, diede un bacio ad Harry “Fate i bravi” disse poi rivolta ai due uomini e al bambino.

“Non preoccuparti… vai e divertiti!” disse James con un sorriso, sapeva che quel pomeriggio avrebbe fatto bene a Lily, che oramai viveva quasi relegata in casa.

Guardò le ragazze uscire dalla porta di servizio e smaterializzarsi non appena uscite, lontano dalla vista di chiunque potesse osservare la casa.

“Harry adesso ci siamo solo noi tre, sei contento?” chiese James al figlio tutto allegro in tutta risposta Harry guardò la porta dove aveva visto sparire la madre, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

“Harry…” il bambino non prestò neanche attenzione al padre, scoppiando in un pianto disperato.

“Su Harry, non fare così…” disse cullandolo dolcemente “c’è papà qui…”

Sirius guardò il figlioccio con un sorriso.

“Credo che voglia Lily…”

“Harry dai, c’è papà qui… non piangere, tesoro…” disse cercando di attirare l’attenzione del bambino. “Sirius, sei pregato di darmi una mano…”

“E cosa vuoi che faccia?”

“Che ne so… fai le boccaccie, diventa Padfoot… qualsiasi cosa, prova a prendere un giocattolo…” Sirius ubbidì appellando uno dei giocattoli di Harry, un grosso orsacchiotto di peluches.

“Ehi Harry, guarda chi c’è…” disse Sirius, muovendo l’orso come se fosse una marionetta “Ciao, Harry, sono Bear, perché piangi? Non sei felice di vedermi?” Harry rimase smise di piangere per un attimo osservando l’orso.

“Forse ce l’ho fatta…” disse Sirius proprio nell’istante in cui il bambino ricominciava a piangere.

“Dann… dindirindindina Harry!” esclamò James

“Cos’era quella?”

“Quella cosa?”

“Quella esclamazione…”

“Oh… Lily non vuole che si dicano parolacce davanti ad Harry…” spiegò James, mentre cominciava a cullare con più veemenza Harry cercando di calmarlo.

“Prongs… rallenta o credo che gli farai venire il mal di mare…”

“Non dare consigli inutili, Sirius! Trova qualche idea! Forza! Tutta esperienza per quando ne avrai di tuoi…” lo stuzzicò James

“Potrei abbandonarti al tuo destino per una frase del genere…”

“E piantala… tanto sappiamo tutti e due che finirete come me e Lily, te ed Enif… anzi ci chiediamo quanto andrete avanti prima di sposarvi…”

Sirius arrossì, ignorò James concentrandosi sull’orso che aveva in mano.

“Sono sicuro che Remus avrebbe saputo come calmarlo…”

“Potresti andare a chiamarlo…” disse James continuando a camminare su e giù per il soggiorno cercando di calmare il figlio. Harry dal canto suo non sembrava avere la minima intenzione di smettere di gridare.

“Oh, sì certo… potrei andare a cercare un branco qualsiasi della Gran Bretagna e dirgli se hanno visto un mio amico… molto brillante James, giusto per farsi sbranare e far saltare la missione a Remus…”

“Scusa Paddy… Harry mi sta trapassando i timpani….”

 

▀■▪■▀

 

Era bello tornare a casa, per quanto quella puzzasse di chiuso e fosse terribilmente fredda. L’ultima volta non era così… si chiese se prima Dorcas venisse ad arieggiare l’appartamento e a riscaldare l’ambiente. Avrebbe voluto così tanto vederla. Remus uscì dalla doccia, allacciandosi un asciugamano sui fianchi, non preoccupandosi di gocciolare un po’ d’appertutto… a cosa sarebbe valsa tanta premura… non sarebbe rimasto molto… due, massimo tre giorni… il tempo di fare rapporto a Silente. Si lasciò cadere sul materasso ad occhi chiusi. Li aprì lentamente poco dopo solo per maledirsi di averlo fatto. La foto che avevano scattato l’estate precedente stava lì a fissarlo. Dorcas gli era abbracciata, proprio come Lily ed Enif erano abbracciate a James e Sirius, Peter in primo piano teneva in braccio Harry, nato da pochi giorni. Era stata a scattata a casa degli Evans. Il padre di Lily aveva insistito a farne una copia a tutti. Sembrava passata un’eternità.

Forse il tempo sarebbe bastato anche per fare un saluto. Harry doveva esser cresciuto molto e Dorcas… ci aveva pensato molto, lei gli mancava, tremendamente anche. Non c’era stata una notte in cui il suo pensiero non fosse volato a lei, portandolo lontano dalle foreste dove il branco abitava. Voleva parlarle, spiegarle e perché no anche chiederle di perdonarlo e se non fosse stato troppo tardi di aspettarlo. Era stato uno stupido a lasciarla andare senza una parola, ma una  parte di lui continuava ad essere convinta che forse era meglio così. Peccato che fosse l’altra a non lasciargli chiuder occhio, a stingergli il cuore.

Si alzò lentamente… sarebbe andato a casa sua… la famiglia di Dorcas non sapeva di loro… sapevano fossero amici ma la ragazza non aveva voluto dire nient’altro. Non che fosse non l’avessero intuito e chissà se lei era stata male avevano anche fatto due conti e potevano volerlo il più lontano possibile dalla “ragazza di casa”. Ma almeno un tentativo lo doveva fare, lo doveva a lei e a quello che avevano passato assieme. Ritrovando coraggio si vestì in fretta, pronto ad affrontare ciò che lo aspettava.

 

▀■▪■▀

 

“Non ci credo è un miracolo…” sussurrò James lasciandosi scivolare su una sedia della cucina. Harry si era infine calmato e in quel momento si stava divertendo a giocare con dei cubi colorati. Sirius dal canto suo glieli faceva sparire e ricomparire di mano facendo ridere il bambino.

“Guarda e impara, e poi sei tu il padre…” ridacchiò Sirius.

“Scusa se i miei giochi erano inefficaci…” borbottò l’altro facendogli la linguaccia.

Sirius ridacchiò, ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta di servizio.

James e Sirius si scambiarono un’occhiata. Lentamente si avvicinarono alla porta, Sirius l’avrebbe aperta e James era pronto con la bacchetta in mano. Si scambiarono un cenno e Sirius aprì.

“Wow, non mi aspettavo un simile benvenuto… speravo in un “Moony da quanto tempo!  Come va?”” James sorrise fissando l’amico. Non servivano frasi di riconoscimento o quant’altro, avrebbe sempre riconosciuto il loro Moony. Gli saltò al collo trascinandolo in casa.

“Sì, Prongs, anche io sono felice di vederti, ma non esagerare al tuo solito…”

“Che ci fai da queste parti?” chiese Sirius sorpreso

“Anche io sono felice di vederti Sirius…” lo stuzzicò Remus

“Idiota, sai cosa intendevo… l’ultima volta che avevamo avuto tue notizie eri perso in qualche foresta…”

“Diciamo che ho un paio di giorni di ferie…” sorrise leggermente “mi piace il nuovo stile della casa James, è in stile “Alastor dei tempi bui” o sbaglio?” James ridacchiò.

“Nuove protezioni…” il licantropo annuì.

“Lo immaginavo anche se lo ammetto, stavo cominciando a preoccuparmi…”

“Perché stav…”

Il pianto disperato di Harry risuonò di nuovo nella stanza.

“Merlino… non ha un tasto muto?” sbottò Sirius. Dopo tutta la fatica che avevano fatto.

Raggiunsero il bambino, sembrava avesse lanciato via tutti i giocattoli, probabilmente insoddisfatto del fatto che avessero smesso di sparire e ricomparire.

“Sirius ricomincia a fare quello che stavi facendo…”

Ma nulla, questa volta l’incantesimo di Sirius non parve calmare Harry.

“James non è che forse ha fame?” chiese Remus guardando il bambino piangere a dirotto… James annuì.

“Può darsi… è quasi ora di merenda…” disse sicuro, prese Harry in braccio e seguito dagli amici lo portò in cucina. Lily l’aveva arredata come una cucina babbana, addirittura con quale elettrodomestico… perfino un frigorifero… certo l’avevano incantato in modo da non andare a corrente, ma funzionava perfettamente.

Mise Harry sul seggiolone. Appellò il biberon e preparando il latte con alcuni incantesimi.

“Wow, abbiamo un “papà” in gamba…” ridacchiò Sirius.

“Taci!” lo zittì James, Remus ridacchiò.

“Dai Harry, adesso arriva la pappa…” James avvicinò il biberon. Harry puntò le mani, girando la testa con una faccia disgustata. Poi osservò il padre sorridendo. Sembrava dire “non c’è qualcosa di più buono?”

“Mi sa che non ha voglia di latte…” constatò Remus

“Da quando sei mr. Ovvietà, Remus?” borbottò James, era una questione d’orgoglio quei due si credevano più esperti di lui e solo perché Sirius aveva avuto fortuna con i giocattoli e Remus era il solito sapientone.

“Non prendertela con me, ora… allora, “papà” cosa diamo da mangiare a questo malandrino affamato?”

James guardò imbambolato il figlio che osservava il frigorifero.

“La lista!” esclamò poi

“Quale lista?”

“La lista di cose da fare che mi ha lasciato Lily!”

James si avvicinò velocemente al frigo. Era lì che Lily aveva appiccicato le “cose da fare”.

“Se Harry ha fame…” lesse ad alta voce. “Paddy vieni a darmi una mano!”

Nello stesso istante Harry ricominciò a piangere.

“Moony puoi calmarlo in qualche modo?”

“Io dovrei calmarlo?”

“Sì… noi prima non ci siamo riusciti…” James ignorò lo sbuffo divertito di Remus concentrandosi sulla lista… “Paddy…”

“A rapporto…”

“Mezza mela…” Sirius annuì appellando una mela e tagliandola a metà con un colpo di bacchetta. Harry smise di piangere guardando il frutto galleggiare a mezz’aria. Remus lo prese in braccio.

“Credo proprio abbia fame, Prongs…” ridacchiò Remus accarezzando i capelli del bambino che guardava in modo quasi famelico la mela.

“Fatto… poi Jim?”

“Un quarto di banana…”

Sirius ripetè l’operazione per la banana attendendo istruzioni.

“Ora dobbiamo cucinare al vapore la mela…”

“Lascia fare a me!” l’incantesimo di Sirius forse fu un po’ troppo potente e la mezza mela si carbonizzò davanti ai loro occhi.

“Sirius, forse se la cucinate alla babbana fate prima…”

“In effetti c’è una nota di Lily che dice: “sul lavello c’è il pentolino, grata e coperchio per cucinare al vapore… non bruciare la cucina…””

“Cosa aspettavi a dirmelo?” chiese Sirius corrucciando le sopracciglia

“Leggevo punto per punto e lei l’ha scritto a capo…” si giustificò James. Remus rise, Harry lo fissò.

“Sai Harry hai un papà e un padrino un po’ folli a volte”

“Folli a chi?” rimbeccò Sirius.

“Sirius un po’ d’attenzione…”

“Piuttosto James non hai mai preparato la pappa a Harry?” chiese Remus stupito.

“No, la fa Lily… io mi limito a dargliela…” poi fissò Sirius “che fai qui! Prendi il pentolino…”

Sirius eseguì, prendendo l’occorrente dal lavello.

“E adesso?”

“Metti il pentolino sul fuoco, metti la grata, metti la mela e dopo il coperchio!” disse sicuro James. Sirius eseguì, accendendo poi il fornello.

“E ora?”

“Aspettiamo…”

Remus non seppe trattenersi scoppiando a ridere.

“Che hai da ridere tu?”

“Si chiama “cottura al vapore” ma avete dimenticato l’ingrediente fondamentale…”

“Cioè?”

“Nel pentolino ci va l’acqua, James…” disse Remus scuotendo la testa esasperato.

James arrossì, mentre Remus ridacchiava.

Ad un tratto Remus smise di ridere.

“Emh… signor “papà” credo che abbiamo un altro problema qui…” disse indicando Harry che stava ricominciando a piangere… James sospirò, che suo figlio si fosse coalizzato con Remus e Sirius per tormentarlo?

“Facciamo una cosa…” James prese Harry dalle braccia di Remus gli passò la lista e disse “qui pensaci tu che sai cucinare… io vado a cambiare il pannolino… sempre se non vuoi farlo tu?”

“Stai scherzando?! Non ti ruberei mai l’onore…” ridacchiò Remus, prendendo la lista e avvicinandosi a Sirius.

 

▀■▪■▀

 

Intanto a Londra.

“Enif guarda quello!” Dorcas trascinò l’amica davanti una vetrina “è un vestito così strano” disse guardando un abito blu con delle pailette e le spalle imbottite a punta.

“Ma chi la mette quella roba?”

“È un abito firmato… per fare un paragone… fra noi solo Enif avrebbe i soldi per acquistarlo…” ridacchiò Lily

“Oddio, no…”

"Potremmo andare da Harrods prima di tornare a casa..." propose Lily " è un grande magazzino di lusso..."

"Si!" esclamò entusiasta Dorcas "adoro gli abiti babbani!"

Le altre due risero.

"Chissà come se la stanno cavando i ragazzi..."

"Harry starà bene Lily, non preoccuparti..."

 

▀■▪■▀

 

"Adesso Lily scrive di mettere tutto nel frullatore... Assieme a due cucchiaini di succo d'arancia..." lesse Remus lanciando uno sguardo dubbioso a Sirius.

"Il frullatore è quel coso bianco che ci ha regalato Petunia per il matrimonio…” disse James rientrando nella stanza. Aveva cambiato Harry e adesso il bambino sembrava pazientare in attesa della pappa.

Sirius guardò l'elettrodomestico alquanto scettico.

"Sirius, qua tocca a te... Io non ho mai usato quel coso..." sorrise Remus.

"A babbanologia ne hanno parlato... Va a corrente elettrica..."

"Lily ha incantantato le cose babbane perchè funzionino senza corrente..."

"Ok... Se ricordo bene... Si toglie il coperchio... Si mette dentro il cibo... E si pigia il bottone..." quando Sirius avviò il frullatore questo cominciò a girare e pezzi di frutta volarono per tutta la cucina. Un pezzo di babana volò sulla faccia di James e Harry ridendo tocco con le dita il succo che gocciolava dalla faccia del padre, per poi portarsi le dita alla bocca. Remus rise. Mentre Sirius tentava di spegnere l'affare.

"Credo che il coperchio dovesse essere rimesso..." ridacchiò.

James guardò sconsolato la tutina pulita di Harry che adesso era quasi completamente sporca. Sospirò.

“Vado a cambiarlo… di nuovo…” disse allontanandosi. Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo ridendo.

“Mi sa che dovremo ricominciare da capo…” sospirò Sirius già pronto a tagliare la frutta

Il licantropo voltò il foglio degli appunti…

“Sirius, fermati…”

“Cosa…”

“Lily scrive che se non sappiamo usare il frullatore c’è dell’omogeneizzato in frigo…”

Sirius ruotò gli occhi.

“E tu, “papà”, non ne sapevi niente, vero?!” gridò, in modo da farsi sentire da James al piano di sopra.

“Cosa?” chiese quello una volta rientrato. Sirius gli sventolò l’omogeneizzato davanti al viso.

“Che c’era questo in frigo…”

“Oh… emh… non me ricordavo…”

 

▀■▪■▀

 

“Sono così strani questi quadri..." commentò Dorcas

"Sono immobili..." constatò Enif

"Appunto..." disse Dorcas

Lily scoppiò a ridere per la meraviglia delle amiche. Quel pomeriggio le stava davvero facendo bene: non pensare a nulla di tragico era tremendamente bello. Si sentiva una ragazza, una donna normale, non una strega di un mondo in guerra.

"Lily, tu conoscevi già questi quadri?"

"C'ero venuta una volta con i miei, avrò avuto dieci anni e all'epoca mi annoiavano a morte..." rise

"Non sono molto socievoli in effetti..." commentò Enif "anche se immagino così siano meno impiccioni dei quadri di casa mia..." Dorcas ridacchiò, mentre a braccetto delle amiche stavano per addentrarsi in un’altra sala dell’esposizione.

 

▀■▪■▀

 

"Harry fa "ah"" disse James tenendo goffamente il cucciaio...gli sembrava di avere una bomba fra le mani. Harry imbocco allegro.

“È un golosone... La frutta la mangia tutto allegro... La farinata che Lily cerca di fargli mangiare a colazione è tutta un'altra storia."

“È un buongustaio."

"Comunque, ora che c'è un pò di calma... Che ci fai qui in giro,Remus?"

"Devo far rapporto…E poi... Sì, volevo vedere Dorcas... Solo che non era a casa... Ho rischiato il linciaggio da parte dei suoi fratelli..."

“È fuori con Enif e Lily... Enif ha pensato ad una giornata di vacanza..."

"Vacanza?"

"Si sono travestite e stanno facendo le babbane in giro per Londra..."

Remus annuì... Si morse le labbra.

"Che cosa vuoi chiedere, ma ti manca il coraggio? Spara..." disse Sirius

"Lei come sta?”

“È più forte di quello che sembra, fa vedere di star bene ma... Sì insomma, spesso ci chiede se abbiamo tue notizie..."

Remus annuì "Bene..."

"Volevi parlarle?"

"Sì... Probabilmente cambieremo qualcosa nella missione...io e Silente..."

"Non va bene?" Remus scosse la testa.

"Che le volevi dirle?”

“Che mi manca..."

"Potevi evitare di lasciarla andare..."

"Che le dovevo dire Sirius? Aspettami anche se so che forse morirò? O potrei farti ammazzare?"

"Io mi sarei fermato all'aspettami..."

"Per te e facile, Enif aspetterebbe anche per l'eternità... Dorcas no..."

"Aspetta un secondo..." disse James voltandosi un istante "stai dicendo che tu non hai fatto niente perché hai paura che lei se ne vada comunque?" Remus annuì "e così hai preferito questo... Certo che sei più complessato di quanto avevo sospettato in questi anni... Harry apri la bocca che arriva il cercatore."

"Rem... Hai sbagliato quasi tutto sai... Dorcas voleva solo che tu le dicessi quello che hai appena detto a noi..."

"E tu come lo sai?"

"L'ha detto ad Enif..."

"Ecco che arriva l'ultimo...bravissimo il mio campione!" esclamò James pulendo la bocca impiastricciata di Harry. Lo prese in braccio battendogli delicatamente sulla schiena. Harry fece un ruttino seguito, per la "gioia" di James da un rigurgito. Poi rise. James sospirò

"E tre..." disse sconsolato, rassegnandosi a cambiare per l'ennesima volta Harry.

"Non c'è ombra di dubbio James... è tuo figlio e si diverte a farti ammattire..."

"Spiritoso Sirius..."

 

▀■▪■▀

 

James si svegliò quando Lily lo baciò. Harry dormiva stretto alla camicia di Sirius che aveva monopolizzato così il divano.

"Ehi..."

"Vi ha fatto sudare?"

"Non voleva dormire.... Credo ce lo siamo passati a turno finchè, tra musichette rilassanti e quant'altro, ci siamo addormentati tutti e quattro."

"Quattro?" chiese Lily. James si guardò attorno.

"Quel lupo furbastro! Se ne è andato senza salutare..."

"Remmie era qui?"

"Sì... Cercava Dorcas..." disse James alzandosi e facendo segno alla moglie di seguirlo così da lasciar dormire Sirius ed Harry. I due andarono in cucina, dove Enif e Dorcas guardavano scioccate il caos che vi regnava. Lily lo notò a sua volta.

"Che avete combinato?"

"Sirius ha detto di saper usare il frullatore..." disse accigliato... "pensavamo di mettere apposto quando Harry si fosse addormentato, ma ci siamo cascati anche noi..."

Lily guardò James scuotendo la testa

"James, sbagli o devi dire qualcosa a Dorcas?"

"Oh sì! È venuto a cercarti!" disse. La ragazza lo fissò, aveva già ripreso le sue sembianze ma per un attimo sembrò un’altra persona da quanto colore aveva perso.

"Come?"

"Remus ti cercava... Adesso sarà da Silente ma voleva parlarti..."

Dorcas rimase in silenzio

“È anche passato a casa tua... O almeno così ha detto..."

Dorcas annuì, ringraziando James. Enif la guardò, si stava mordendo le labbra nervosa.

“Dorcas…” disse avvicinandosi e passandole una mano sulle spalle “tanto peggio di così non può andare… no?” la ragazza annuì.

“Faccio male se passo a casa sua e se non c’è lo aspetto ad Hogsmeade?”

“Per nulla!” le disse la bruna “Al massimo se fa ancora lo scemo digliene altre quattro!”

 


Scusate il ritardo di qualche giorno il ponte mi ha dato alla testa anche perchè son successe tante belle cose in sto periodo :) New love, new work, old sing e come sempre poco tempo :) Ci leggiamo a fine mese :)
Elisa


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Capitolo 30
*** Capitolo 30: Vie di fuga ***


        Buongiorno a tutti, quale è il giorno migliore per tornare su questi schermi se non Halloween?! Mi scuso per gli anni di assenza ma la mia vita è cambiata molto in questi anni e tutto era troppo veloce per aver tempo di scrivere, ma i Malandrini sono sempre stati là ad aspettarmi... e quindi dopo tutto questo tempo eccoci qui con un nuovo capitolo (ritorniamo alla formula 1 volta al mese ma ho materiale già per un paio di mesi...) un bacio a tutti, vecchi e nuovi! 

 

Capitolo 30: Vie di fuga

 
Dorcas aspettava. Quando era arrivata Hagrid le aveva detto che Remus era appena andato da Silente. Prima o poi sarebbe dovuto uscire dal castello.
 
“Con il branco non può funzionare" stava dicendo Silente "Non si fidano abbastanza di te e Greyback ha troppa ascendenza su di loro..." Remus annuì. Le notizie che aveva portato dai licantropi non erano delle migliori. Due mesi di lavoro per nulla. Greyback non aveva neppure notato il nuovo arrivato, e se non lo notava Greyback, non lo avrebbero fatto neanche i membri del branco. Poteva cercare di convincere i bambini, ma non aveva la certezza che non l'avrebbero venduto. C'erano una decina di cuccioli nel branco di Greyback, per di più bambini rapiti dallo stesso. Li prendeva quand'erano piccoli e li indottrinava. Quando li vedeva, Remus non poteva non ricordarsi di quanto era stato fortunato. Lui aveva avuto la possibilità di scelta. Per quanto la bestia ululasse nel suo petto, pressasse la sua mente quando era arrabbiato, lui aveva scelto di comportarsi da uomo, di fingersi uomo. Inoltre aveva avuto la fortuna che parte del mondo magico per cui stava lottando lo accettasse. Probabilmente, nonostante ciò che diceva James, se non fosse andato a Hogwarts, se non li avesse incontrati, sarebbe finito per distaccarsi da tutti. Cominciava a pensare che senza Silente, senza i Malandrini, senza la sua famiglia avrebbe odiato se stesso e gli altri come quei lupi sfortunati e forse, in quel mondo fatto di se, sarebbe diventato come Greyback. Un uomo solo, arrabbiato, feroce quanto basta per sentirsi così forte da minacciare quello stesso, ostile, mondo che odiava tanto.
"In più la presenza della spia fa aumentare i miei timori." disse Silente grave, la faccenda lo preoccupava più di quanto facesse vedere. 
"Spia?" Remus si riscosse dai suoi pensieri.
"Mentre tu ritornavi al branco, la notte di Natale, i Mangiamorte hanno trovato e ucciso Benji" a Remus spettavano un paio di spiegazioni.
"Nessuno mi ha informato..."  Remus si sentì inutile e turbato, perché nessuno l'aveva avvertito? Perché Silente non l'aveva richiamato prima?
"Temevo che la tua copertura potesse essere in pericolo, se l'avessi saputo..." il preside sembrò leggergli nella mente, Remus guardò gli occhi chiari del preside fissi su di lui... Temi che sia io? Che sia io la spia, vero Silente?
"Io...Mi dispiace..." Benji era morto… era morto e lui non ne sapeva nulla… non aveva potuto fare nulla...
"Remus, per favore, non ti sto accusando, davvero..." il preside lo fissò. Remus abbassò lo sguardo incerto, il preside continuò.
"Se la spia dovesse dire a Greyback della presenza di un informatore, la tua vita sarebbe in pericolo... E al momento attuale ogni vita salvata è una bacchetta in più tra Voldemort e il mondo magico..."
"Vuole che interrompa la missione?" Remus spalancò gli occhi ambrati, Silente voleva proteggerlo, ancora, come sempre...
"Temo sia una via pericolosa e senza scampo… il branco non è si piegherà facilmente... lavorano insieme, vivono insieme, finché Greyback è al potere non abbiamo speranze di far cambiare loro strada… però… forse alcuni singoli possiamo convincerli… possiamo salvarli..."
"Cosa intende?"
"Ci sono licantropi che non seguono i branchi, gente che come te tenta di mimetizzarsi..."
"Vuole che li cerchi?"
"Vorrei che parlassi loro in mio nome, prima che Greyback lo faccia per Voldemort..." Remus li aveva visti ogni tanto, mai osando avvicinarsi, reietti li chiamavano i maghi, cani li chiamavano i licantropi. Troppo umani per vivere nei branchi, troppo animali per vivere tra gli uomini.
"Non sarà facile trovarli..." nella mente di Remus si aprirono paesaggi di sobborghi malfamati, condotti fognari, periferie abbandonate, i limiti di quel mondo umano che quei licantropi non volevano lasciare, ma che allo stesso tempo non volevano ferire.
“È per questo che conto su di te..."
"E per la spia?" era una dannata, brutta situazione, Remus se ne rendeva conto, in qualunque caso sarebbe stato da solo...
"Faremo in modo che l'Ordine creda che tu sia ancora tra i licantropi... Anzi li metteremo a conoscenza della cosa..."
"Crede sia sicuro?"
"Dì a Lord Voldemort dove trovarci e attirerai le api sul miele... Se fosse al corrente che c'è una spia tra i licantropi potrebbe tentare di tenerli lontano dal campo aperto."
“Crede che funzionerà?” Silente annuì e Remus si trovò a immagine Greyback sbraitare contro i suoi alla ricerca della spia di quei "portatori di bacchette".
 
Silente era preoccupato, la situazione doveva essere più grave di quello che sembrava. Remus si passò stancamente una mano sugli occhi mentre attraversava il parco. Se da un lato era contento per la fine della missione, una parte di lui gli diceva che avevano mollato troppo presto, che “l’irlandese” avrebbe potuto fare di più. Forse Silente era davvero in crisi per colpa della spia… forse era meglio essere cauti… la vita era una sola purtroppo.
“Remus?” il licantropo sobbalzò.
“Dorcas?” era sorpreso di vederla… immaginava che James e Sirius le avessero detto di averlo visto e forse anche che la cercava, ma non immaginava di trovarla ad aspettarlo all’ingresso della scuola.
La ragazza fece un passo in avanti fermandosi, indecisa se abbracciarlo o meno.
“Sono felice di vederti…” disse incerta guardandosi attorno. Ora che l’aveva raggiunto aveva paura, una dannata paura. 
“Anch’io… stai bene?” anche la voce di Remus era incerta.
“Io sì… hai saputo di Benji?”
“Me l’ha detto adesso Silente…” vi fu un attimo di silenzio.
“Ti va di fare quattro passi?” chiese infine Remus, trovando il coraggio di parlare. Dorcas annuì mentre s’incamminavano per le vie di Hogsmaede.
“James ha detto che volevi parlarmi…” disse Dorcas. Era nervosa, non la finiva di toccarsi i capelli, Remus si trovò a sorridere di quel gesto. Era ancora più bella di come se la ricordava, le mani gli tremavano appena...
“Sì… io… insomma, sì, sono stato un cretino…” Dorcas lo guardò scettica.
“Solo cretino?”
“Tanto cretino…” ammise “e che… ogni giorno là fuori io... io credevo di morire… e credevo che sarei morto più sereno se tu…”
“Se io non ci fossi stata?”
“Non sopporto di vederti piangere…” disse con semplicità, scuotendo la testa.
“Remus, sappiamo tutti in che pericolo siamo… insomma a me bastava stare assieme… essere parte della tua vita così come tu fai parte della mia…”
“Lo so… io… io… perdonami ma…”
“Remus come posso perdonarti se non capisco?”
“Ho paura Dorcas…”
“Tutti hanno paura…” Remus la fermò erano in mezzo alla via, i pochi maghi che passeggiavano a quell’ora non li degnavano di uno sguardo.
“Non è per me che ho paura! È per te!” rispose con foga passandosi una mano tra i capelli. La neve iniziò a scendere, stavano lì in mezzo alla strada, Remus non osava guardarla negli occhi mentre lei la sua Dorcas aveva sgranato gli occhi leggermente umidi.
“Sei tu quello in missione accanto al nemico…” esclamò lei sorpresa
“E per questo non ero al tuo fianco…” Remus scosse la testa “avevo così paura di non essere lì a difenderti che preferivo lasciarti piuttosto che perderti... sono un egoista, lo so…ma...”
Dorcas gli mise una mano sulla bocca.
“Sta zitto, Remus… davvero…” la ragazza stava sorridendo appena, nonostante avesse gli occhi lucidi.
“Ma…”
“Non voglio più sentirti dire qualcosa di così stupido…” disse sicura
“Non posso dartene la certezza…” sorrise appena lui, incerto se scherzare o meno
“Figurati, se non fossi un po’ paranoico non saresti tu…” sorrise lei. Lei si guardò attorno sorridendo… il suo stupido, caro, gentile licantropo… osservò i fiocchi di neve scendere leggeri e posarsi sui capelli di Remus, gli sorrise appena, togliendoglieli con dolcezza.
“Ricominciamo da capo?” chiese lui incerto
“Vuole ricominciare a uscire a pranzo, signor Lupin? Pensavo che quella fase l’avessimo superata da un pezzo…” ridacchiò lei prendendolo sottobraccio.
“Non sapevo quanto avevo perso…” ammise… quanto la rivoleva al suo fianco… A Remus sembrò di aver ricominciato a respirare dopo una vita in apnea.
“Sempre meno di quanto immaginavi, credo…” disse lei sdrammatizzando… era stata anche colpa sua, l’aveva messo alla prova e lui era fuggito… appunto mentale, si disse, mai mettere alla prova Remus Lupin se non vuoi inseguirlo per tutto il paese.
“Ma come hai fatto ad indovinare?”
Risero. Remus si sentiva sereno e felice, erano settimane che non si sentiva vivo come in quel momento… era stato stupido e folle ma ora forse... forse in quella guerra e in quei giorni bui la sua luce era Dorcas e lui non avrebbe più permesso che quel faro si spegnesse. Dorcas dal canto suo voleva sperare, voleva farlo con tutta se stessa.
“Quando ripartirai?” chiese infine mentre passeggiavano sotto la neve, senza una meta. Remus rimase in silenzio… non poteva cominciare da subito con le bugie, però…
“Non starò più via per lunghi periodi… qualche giorno al massimo…”
“Come mai?” chiese guardandolo “No, lascia stare… dimentica la domanda… immagino Silente ti abbia chiesto di non parlarne… e fa bene…” aggiunse subito…
“Lo dici per via della spia?”
Lei annuì. Si morse le labbra era stata così preoccupata… lui era là in mezzo al nemico e la spia poteva venderlo da un momento all’altro…
“Silente ti ha detto cos’hanno fatto a Benji?” chiese infine… doveva sapere… doveva sapere cosa quella talpa stava facendo a tutti loro…
“No, mi ha solo detto che è morto la notte di Natale…” Remus era dispiaciuto, si vedeva da un miglio di distanza. Dorcas si guardò attorno nervosa, la strada era deserta. Ripensare a quello che avevano fatto la faceva infuriare. Non erano umani, erano loro i veri mostri. Si avvicinò di più a lui in modo da poter parlare sottovoce.
“L’hanno fatto a pezzi, Remus… e hanno recapitato un pezzo ad Emmeline prima che venissimo attaccate… questa volta è certo… c’è una spia fra noi… nessun altro avrebbe potuto sapere dove abitava Ben… non ho idea di chi sia ma io… non gliela posso far passare liscia!” ringhiò rabbiosa.
“Attaccate? Tu… Emmeline… siete state ferite? Tu stai bene?” chiese preoccupato, lo sapeva… sapeva che lei era in pericolo…
“Nulla di serio… la credevano sola… disarmato uno, sfigurato l’altro e i tre se la sono data a gambe… non credevano fosse in compagnia… non ci siamo fatte nemmeno un graffio…” Remus si rincuorò nel sentirlo.
“Dorcas… vedrai che Silente riuscirà a farla scoprire… cattureremo la spia…” ne era certo ora, era chiaro il motivo per cui Silente l’aveva fatto rientrare… la situazione era peggiore di quanto aveva immaginato.
“Silente ha già tanti problemi, Remus! Non può pensare anche alla spia e Alastor non si fida più di nessuno di noi… sembrano esenti dai sospetti solo Alice, Frank, James e Sirius… sai, i suoi pupilli…”  raccontò ancora lei. Remus si trovò a sorridere. Moody non lasciava mai trasparire cosa provasse davvero, ma si vedeva lontano un miglio come si fosse affezionato ad Alice, Frank, James e Sirius.
“Io non posso lasciare la spia là fuori… non posso aspettare che uccida me, o te, o che venda James e Lily… non posso permetterlo…” concluse la ragazza seria.
“E la vuoi trovare da sola?”
“Beh potrebbe essere l’unica persona su cui mi piacerebbe provare la maledizione cruciatus… ma credo che mi accontenterei di passarla alle mani di Moody e dei dissenatori…”la ragazza parlava con foga, aggrappata al suo braccio, mentre lentamente si allontanavano dal centro.
“Immagino non ti possa dire di non cercarla… quindi solo… fa attenzione…” lei gli sorrise.
“Grazie… starò attenta… piuttosto… che facciamo? Insomma ci salutiamo così facendo finta che questo mese non sia esistito o…” disse lei cercando di cambiare argomento
“Io direi proprio di non salutarci…” disse Remus dandole un leggero bacio sulla guancia
“Signor Lupin! Non era lei quello che avrebbe voluto lasciarmi, piuttosto che impegnarsi di più?” lo stuzzicò lei
“Mi sei mancata troppo per lasciarti andare ora…” disse poggiandole una mano sulla vita.
“Da quando è così ardito, signor Lupin?” rise lei sorpresa
“Da quando ho capito che non avrei potuto vivere un secondo in più senza di te…” lei rise. Le sembrava troppo bello per essere vero… l’illusione poteva durare un giorno, un mese o anche per sempre ma voleva viverla fin tanto che era viva. In quel periodo si era resa conto fin troppo bene che la vita era più breve di ciò che appariva. Dorcas si strinse a lui appoggiando la testa sul suo petto.
“Portami in qualsiasi luogo… mi basta stare con te…”
Remus sorrise. Poi, ancora abbracciati, si smaterializzarono.
 
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“Peter è pronta la cena! Vieni?” Peter si riscosse dai suoi pensieri. Buttò il sacchetto con le falci sotto il cuscino e scese. Non era ancora riuscito a spendere quel denaro, non ce la faceva. Era il prezzo della vita di Benji… non poteva spenderlo! Eppure ormai ce l’aveva tra le mani e oramai Benji era morto. Ed era morto in modo terribile anche! Il racconto di Fabian ed Edgar gli rimbombava ancora nella testa. A pezzi, aveva fatto a pezzi un amico! No, no, no… i mangiamorte lo avevano fatto a pezzi… e poi non era neanche un amico, un conoscente, ecco! Una persona che si fidava di te però… disse una vocina nella sua testa. La scacciò con uno sbuffo. Non doveva pensare a quello! Ormai Benjii era morto e altri lo avrebbero seguito ed era giusto così… sì, giusto così… anche se… no! Non doveva avere dubbi! Voldemort era potente, Voldemort avrebbe vinto e lui e sua madre sarebbe stati risparmiati.
Mentre si sedeva a tavola ebbe la consapevolezza di cosa significava sopravvivere.
Alla fine sarà chiaro che sono io la spia… maghi migliori di me moriranno uno dopo l’altro mentre il “povero” Peter sarà risparmiato… Moody ci arriverà subito!
Doveva trovare un piano B, una via di fuga sia dall’Ordine che da Voldemort, perché le cose possono sempre finire male...
Sua madre gli mise davanti il piatto. Peter lo guardò distrattamente tagliando il polpettone con la forchetta.
Il Ministero non sapeva che era un animago e neanche i Mangiamorte non lo sapevano… avrebbe potuto funzionare… ma i Malandrini sapevano… non si sarebbero fermati… James e Sirius non ci avrebbero messo molto a trovarlo… se le cose fossero andate male doveva trovare il modo di sparire quasi immediatamente.
“Peter, va tutto bene? Non hai toccato cibo…” Danielle lo fissava preoccupata. Sua madre! Se lui se ne fosse andato che ne sarebbe stato di sua madre?!
“Non ho molta fame oggi…” disse mangiando a stento un boccone.
“Sei pallido, Peter… Non è che lavori troppo, vero? Per il minimarket, per Silente, insomma rientri sempre tardi…”
“Sta tranquilla mamma… è solo un po’ di mal di stomaco…”
“Sei sicuro?”
Peter annuì, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri… forse il denaro dei Mangiamorte non sarebbe stato sprecato… sapeva che c’erano alcuni maghi che organizzavano fughe dal paese… nuove identità, cose così… forse avrebbe potuto essere quello il suo piano B, soprattutto se chi restava lo ritenesse morto...
 
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“Ho un idea…” Remus si voltò a guardarla. Dorcas teneva la testa sul suo petto, accoccolata al suo fianco sotto le coperte
“Sentiamo…” sorrise lui. Gli sembrava un sogno. Dorcas era tornata da lui nonostante tutto… non avrebbe più commesso l’errore di lasciarla andare. Mai più!
“Sposiamoci!” disse lei con voce sicura. Remus si mise a ridere.
“Ehi ero seria! Parlavo sul serio!” disse dandogli un leggero pugno sul petto.
“Dorcas… non credo sia il momento adatto…” disse lui, nonostante avesse un sorriso stampato in volto.
“Perché no? Insomma, non sappiamo cosa succederà domani quindi dobbiamo cogliere l’attimo!”
“Proprio perché non sappiamo cosa succederà domani dobbiamo aspettare…” disse lui. Dorcas si puntellò sulle mani alzando il busto. Lo guardò dall’alto con un’aria un po’ imbronciata.
“Aspettare cosa?”
“Che finisca la guerra…”
“Se ci saremo ancora alla fine della guerra…” disse lei accigliandosi. Si rimise distesa dandogli le spalle.
“Dorcas…” Remus si sporse verso di lei. Stava guardando la finestra.
“Scusa, sono una sciocca… ti ho lasciato, ci siamo appena ritrovati e io ti chiedo di sposarmi… se non vuoi lo capisco… e…”
“Dorcas, non è che non voglio… cioè in futuro… di certo…” Remus si grattò una guancia imbarazzato… “se devo essere onesto non pensavo nemmeno di poterla avere una ragazza… insomma... figuriamoci una moglie…” lei si voltò di nuovo
“E perché scusa?”
“Dimentichi quello che sono? Beata te… io me lo ricordo ogni giorno…” disse lui abbassando lo sguardo. Dorcas sorrise dolcemente passandogli una mano sulla guancia.
“Sei troppo duro con te stesso…”
“Sono un mostro, Dorcas… inutile tentare di nasconderlo…”
Dorcas sbuffò…
“Se lo dici tu…” la ragazza sembrò ignorare la protesta di Remus sistemandosi meglio al suo fianco. “Insomma se tu ne sei così convinto chi sono io per dirti che sbagli… ti conoscerai da più tempo di quanto io ti conosca… insomma magari sono io che non lo vedo questo mostro…”
“Dorcas…”
“Remus… sul serio non ho voglia di litigare perché tu hai poca fiducia in te stesso….” Disse lei “non voglio rovinare questo con stupide chiacchiere…” disse indicando loro due.
Remus sorrise.
“Forse hai ragione… dovrei smetterla di preoccuparmi di cosa sono…”
“Può darsi…”
“E dovrei piuttosto concentrarmi su di te…”
“Fuochino…”
“Ti amo Dorcas…”
“Fuoco…” ridacchiò lei dandogli un bacio.
“Sai potrei abituarmi a passare così il tempo…” disse lui stringendola tra le braccia. Lei rise stampandogli un bacio sulla guancia.
“Potremmo passare così tutto il tuo tempo libero…” rise lei
“Non è poi una cattiva idea…”
 
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Sirius prese Lily per un braccio.
“Devo chiederti una cosa…” Lily lo fissò sorpreso. Enif stava giocando con Harry e James, beh James sembrava più bambino di Harry.
“Si tratta di Enif? C’è qualche problema?” chiese Lily allarmata mentre lo trascinava in cucina.
“No, no, nessun problema solo che… ecco…” Sirius prese a grattare con un unghia il bordo del tavolo della cucina, nervoso.
“Paddy mi preoccupi…”
“Senti... siamo quasi in febbraio e sarà il compleanno di Enif… volevo chiederti consiglio… cioè vorrei prepararle qualcosa di speciale… mi chiedevo se tu sapessi se avesse qualche desiderio particolare… sai com’è fatta, pur di non dare pensieri alla gente si terrebbe tutto dentro…”
Lily sorrise, aprendo il frigo per prendere dell’aranciata.
“Chiedile di sposarti…” disse con semplicità la rossa. Sirius rimase senza fiato, mezzo imbambolato fissando il vuoto. Lily si mise a ridere quando voltandosi lo trovò con quell’espressione sconvolta sul volto.
“Sirius stavo scherzando!”
“Lo so… però… insomma prima dopo dovrò… sì, insomma… decidermi… James mi tormenta con questa storia… dice che vuole che Harry abbia un cugino malandrino con cui giocare…” dissi Sirius sorridendo appena. Lily scosse la testa
“Non ascoltare James quando dice queste cavolate…” disse appogiandogli una mano sul braccio “devi esserne convinto tu…” Sirius sospirò, Lily studiò il suo volto, era da tanto che voleva chiederglielo
“La tua non è solo paura del matrimonio, vero? Avanti sfogati!” sorrise lei. Sirius la guardò sorpreso, poi rise.
“Che c’è?”
“Nulla è solo… avresti mai immaginato di trovarti in una cucina con me mentre mi chiedi confidenze?” Lily lo guardò scettica, poi scoppiò a ridere.
“Mai… non me lo sarei mai immaginato!” disse ridendo “Ma la sai una cosa?” Sirius la guardò.
“Sono contenta che sia accaduto! Da ragazzina non volevo nemmeno accettare un appuntamento con James, figuriamoci se immaginavo di sposarlo e di avere un figlio con lui… eppure… non tornerei indietro neanche per un istante…” disse allegra
“Diciamo che non ti avevamo dato molti motivi per fidarti di noi…”
“Diciamo che vi divertivate a torturare il mio migliore amico…” disse ironica Lily
“Diciamo che lui faceva lo stesso, ma era abbastanza furbo da non farlo in tua presenza…” Lily rise.
“Comunque… sbaglio o stai cercando di sviare il discorso?”
“Non so a che ti riferisci…”
“Sirius…”
Sirius sospirò, lo sguardo un po’ triste.
“È per la mia famiglia...” Lily lo guardò sorpresa “ogni tanto ho paura di essere come loro, non intendo credere nei loro ideali o cosa… ma… loro sono sempre stati così freddi che ho paura di esserlo anche io, ho paura di farla soffrire e basta di non essere capace di far parte di una famiglia…”
“Sirius, tu non sei una persona fredda… e tu fai già parte di una famiglia: la nostra...”
“Forse hai ragione ma…”
“Ehi che combinate qui in cucina?” Enif entrò nella stanza con un sorriso.
“Sirius aveva sete…” disse Lily porgendo l’aranciata al ragazzo.
“Già…” rispose forse troppo frettolosamente il ragazzo
“Non me la raccontate giusta voi due…” commentò Enif inarcando un sopracciglio
“Non ti fidi del tuo ragazzo e della tua migliore amica?” chiese Lily ridendo
“Di lui? Per niente…”
“Enif, mi ferisci così!” la ragazza gli fece la linguaccia.
Sirius si finse offeso lasciando la stanza.
“Che combinava?” chiese Enif guardando l’amica sorridere.
“Niente…”
“Lily…”
“Cercava idee per il tuo compleanno… tu ne hai qualcuna…”
Enif arrossì appena
“Che non prenda in considerazione un anello e una proposta…”
“Ma Lily! Non stavo pensando al matrimonio… so già che non me lo chiederà mai…” disse divertita Enif “vorrei solo… sì, passare una giornata da soli… noi due… niente guerra, niente Ordine, niente lavoro… niente di niente…”
Lily sorrise…
“Che dici, pensi che Remus e Dorcas abbiano fatto pace?”
“Mi stupirei del contrario! Dorcas non aspettava altro…”
 
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Peter si guardò attorno. Erano passati un paio di giorni da quando aveva deciso. Quel posto gli metteva i brividi, ma doveva cominciare a prepararsi. Le cose avrebbero potuto precipitare da un momento o l'altro. Era indispensabile che quando quel momento fosse giunto lui fosse pronto per sparire. Si era quindi travestito ed era uscito di casa di nascosto diretto a Diagon Alley.
Ad una riunione dell'Ordine aveva sentito parlare di un certo "Nicolay Britanov" un russo che abitava in Inghilterra dai tempi di Grindelwald. Sembrava che avesse organizzato una rete di contatti per far lasciare di nascosto il paese a chi avesse offerto la cifra giusta. Peter si sarebbe presentato come Jordan Lewis, un figlio di babbani minacciato dai Mangiamorte... Logicamente avrebbe dato dati finti in caso Britanov fosse in contatto con i Mangiamorte stessi... Anche se lo dubitava. Era più facile avvertisse Silente... Se non sbagliava Mundungus Fletcher, uno degli informatori di Moody, era suo socio nella "tratta della salvezza". Peter aveva scelto il nome di un ragazzo che aveva frequentato Hogwarts qualche anno prima di loro, aveva anche cercato di farsi assomigliare a lui. Jordan era stato prefetto del Grifondoro, gliene avevano fatto passare parecchie... E adesso, solo Peter era a conoscenza del fatto che fosse morto... Avery e i suoi amici lo avevano fatto letteralmente a pezzi e buttato nel Tamigi il giorno prima. Non sarebbe stato ritrovato e se Britanov e Fletcher avessero contattato Silente la sua sparizione dalla vita pubblica avrebbe avuto un'altra spiegazione. Lewis sarebbe stato irrintracciabile perché voleva lasciare il paese... Sì era perfetto per il momento... A meno che i pezzi di Lewis non fossero venuti a galla, letteralmente. Peter vagò per qualche ora e fu solo quando stava per perdere la speranza di trovare Fletcher o Britanov quando intravide uno dei due.
Fletcher stava seminascosto in un vicolo a pochi isolati dal Paiolo. Era vestito di stracci e assomigliava ad una vecchia mummia... Ma Peter era sicuro fosse lui. Ora doveva stare attento... Entrò nel vicolo lentamente. Fletcher gli lanciò un'occhiata. Peter si avvicinò
"Buongiorno... Sa per caso dirmi che tempo fa a Inis Witrin?" era il saluto in codice, una frase senza senso, Inis Witrin era l'isola di vetro, era Avalon una terra scomparsa con Morgana e Merlino.
"Migliore di qui..." rispose Fletcher "una bella vacanza ci vorrebbe proprio sulle sue spiagge beate..."
"Magari raggiungere Tír na nóg ..." altre frasi concordate... Piene di nomi antichi per confondere le acque.
Fletcher si alzò avvicinandosi a Peter, fece per urtarlo.
"Cerca Nicolay... nei pressi di Doufor’s Place…" Peter annuì e Fletcher sparì nella strada principale. Peter aspettò di esser certo che nessuno controllasse il vicolo e poi sparì.
Conosceva la Londra Babbana abbastanza bene da trovare Carnaby Street in pochi minuti... Trovare Doufor’s Place era un altro discorso. Anche quando la trovò di Nicolay non c'era traccia. Camminò avanti e indietro per la strada per alcuni minuti, controllando i vicoli... Poi…
"Mostrami che non sei armato..." disse una voce dal riconoscibile accento russo. Peter sentiva la bacchetta puntata in mezzo alle scapole. Lentamente alzò le mani, mostrando di non impugnare la bacchetta
"Bene, armato non sei..." Peter sentì la mano dell'uomo serrarsi sul suo polso. Il russo lo bloccò contro un muro, scoprendogli il braccio.
"Bene, bene, non sei un Mangiamorte... A che devo la visita?" Peter ringraziò il cielo che Voldemort era abbastanza intelligente da non farlo marchiare per il momento…
"Voglio scappare..."
“Da chi?”
“Da tutti…” Il russo sembrò ponderare le parole di Peter… nessuno scappava da tutti a meno che non avesse qualcosa da nascondere…
"Il prezzo sarà alto..."
"I Galeoni non sono un problema..." doveva apparire sicuro di sé, doveva apparire forte
"Bene..."
"5 mila Galeoni... Da pagare metà prima di partire e metà dopo... Nuova identità e nuova vita al sicuro compresa..."
Peter sapeva che il russo chiedeva molto meno di solito, ma immaginava di non avere molta scelta...
"2 mila… sempre in due rate…”
“2 mila in un'unica rata…. Non mi fido di te…” Peter capì che non sarebbe riuscito ad abbassare di più il prezzo… annuì
"Partirai quando li avrai..." detto questo il russo mollò la presa... Peter sentì un incantesimo e si rese conto di riuscire a muoversi a malapena.
"Tu puoi trovarmi qui..." disse il russo “preparerò la tua fuga, quando hai i galeoni vienimi a cercare…”.
Quando Peter riuscì a muoversi nuovamente il vicolo era vuoto, e di Nicolay nessuna traccia.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31: Tenebre tremule ***


Phoenix’s flames

 
 
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow. 



Capitolo 31: Tenebre tremule
 
 
Tirò su il cappuccio nascondendo il capo. Camminava lentamente senza farsi vedere, attento a percepire cosa accadeva attorno a lui. Doveva stare attento, non poteva farsi riconoscere. Attraversò il Paiolo Magico come nulla fosse, un'ombra fra le ombre.
Addentrandosi nella Londra Babbana lasciò andare lentamente la prudenza, finché, giunto a Wilton Street si tolse il cappuccio...
Sirius si guardò attorno, sorrise e camminando velocemente si diresse a prendere la metro. Doveva raggiungere the Courtyard e prima che qualcuno si chiedesse dove fosse finito.
 
▀■▪■▀
 
Remus fissò la figura incappucciata attraversare il paiolo. Che ci faceva lì, Sirius? Poteva non farsi riconoscere dalla gente normale, ma non avrebbe ingannato un licantropo, ma soprattutto non avrebbe ingannato un amico.
Diversamente Remus era sicuro che Sirius non l'avrebbe riconosciuto neanche se lo avesse guardato in faccia. Aveva i capelli arruffati e intrisi di fango. La pelle macchiata di sporcizia e le occhiaie. I vestiti erano a brandelli. Erano tre giorni che, in un nevoso febbraio, Remus cercava di avvicinare due licantropi che vagavano nei sobborghi di Londra. Li aveva visti dormire sotto un ponte accanto a dei senzatetto, ma quando si era avvicinato erano fuggiti. Un uomo e una donna, entrambi sulla trentina. Si chiedeva spesso perché scappassero da lui, ma aveva paura della risposta. I licantropi vagabondi di solito erano troppo umani per vivere nei branchi, ma avevano grosse difficoltà nel mondo normale, e Remus di questo ne sapeva qualcosa.
Avendo perso le speranze di avvicinarli per quel giorno, aveva quindi deciso di andare a bersi qualcosa di caldo per ovviare al suo morale sotto le scarpe. La cioccolata calda aveva risollevato il suo umore ma aver visto Sirius travestito in quel modo... Scrollò le spalle. Doveva essere in missione per Silente, si disse.
 
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Liselle rabbrividì stringendosi affianco al compagno. Faceva freddo quella sera.
"Oggi il nostro amico non c'è ..." disse Steve coprendo meglio entrambi con il cappotto lacero. Lanciò uno sguardo dubbioso all’imbocco del vicolo.
"Forse si è stufato... Correrci dietro doveva essere una gran seccatura..." sorrise appena lei accarezzandogli leggermente il viso.
"Hai sentito il suo odore?" chiese Steve guardando il punto in cui di solito si appostava lo sconosciuto.
"Sì, era odore di lupo…" disse lei con semplicità passandosi una mano tra i capelli arruffati
"Pensi sul serio sia un reclutatore di Greyback? O di Fang o Dur?" chiese infine preoccupata...
"Non lo so, ma non mi fido di lupo che ci cerca..."
Liselle annuì.
"E se non fosse uno di loro?"
"Vuoi dire se fosse come noi?" chiese lui… non sapeva se c’erano altri come loro… ma sperava che non tutti i licantropi facessero i carnefici al soldo di Grayback.
"Volevo dire se è uno diverso…"
"Diverso da noi e diverso da loro, Lise?"
"Sì, se ci fosse un'altra strada?" era speranza quella che vibrava nella sua voce… era da tanto che Steve non la sentiva… per un attimo illuminò anche lui… scosse la testa...
"Non ci può essere un altra strada finché i maghi non smetteranno di aver paura di noi..."
"Eppure non posso non dar loro ragione Steve…siamo noi stessi ad aver paura di noi..."
"Lise.."
"Steve, dai... Guardami? Cosa vedi?" chiese con foga scoprendosi appena.
"Una donna splendida..." lei lo guardò torva, non stava scherzando… non voleva scherzare
"Steve... C'è una donna vestita di stracci e che non vede un bagno caldo da mesi... Un mostro che ha ucciso suo fratello..." la ragazza stava mettendosi a piangere "Una donna che vorrebbe morire, ma non ha il coraggio nemmeno di vivere... Io.... Noi… cosa siamo? Come possiamo vivere così? Se ci fosse un'altra possibilità? Qualcosa che non includa uccidere, nascondersi o..."
Steve l'abbracciò. Tenne il viso di lei sul suo petto, cullandola dolcemente.
"Non siamo mostri... O almeno non più di una volta al mese..."
"E se uccidessimo qualcuno quella volta? Se infettassimo qualcun'altro?"
"Amore, non posso prometterti che non capiterà, ma possiamo riuscire a evitarlo... Zone disabitate, le fogne, cercheremo di essere in quei posti quando c'è la luna piena. Non ucciderai più nessuno, amore... Non accadrà più un altro incidente..."
Steve poi rimase in silenzio, aspettando che lei si calmasse. Doveva controllare una cosa, ma non poteva lasciarla in quello stato.
"E come puoi dirlo? Non siamo maghi, non possiamo chiuderci da qualche parte e aspettare che l'alba arrivi..."
Maghi... Erano maghi quelli che l'avevano soccorso dieci anni prima e lo stesso era successo a Liselle, un paio d'anni dopo. I maghi lo avevano salvato eppure erano riusciti anche a condannarlo… a condannarli.
Steve era nato babbano, erano semplici babbani, con una vita normale e niente di strano o magico nelle loro vite. Si erano iscritti assieme all’università, si era innamorato di lei, e poi... tutto era stato distrutto: lui era stato morso.
Dieci anni prima Steve era rimasto coinvolto nel primo attacco volontario dei lupi mannari schierati con Lord Voldemort. Aveva imparato quel nome a sue spese, negli ultimi dieci anni aveva scoperto molte cose su questo Lord... Tutte cose che da babbano non sapeva, e non avrebbe voluto sapere... Ma poi gli erano crollate addosso... Come una valanga. E lui ne era stato sommerso... aveva cercato di vivere normalmente ma non ce l'aveva fatta... Aveva rischiato di uccidere tre persone... Per fortuna alcuni maghi l'avevano fermato in tempo. Si era risvegliato di nuovo al San Mungo e aveva deciso di abbandonare tutto, Liselle compresa. L'aveva cercata, le aveva detto addio e l'aveva abbandonata. Il destino però aveva deciso di non separarli purtroppo… Era piombato in quello strano mondo in guerra da tre anni quando se la trovò davanti al San Mungo.
Era stato un plenilunio violento...si era rinchiuso in un condotto fognario e il lupo si era morso da solo. Aveva cercato soccorso al San Mungo e lo stavano medicando quando lei era stata portata dentro coperta di sangue. L'aveva riconosciuta subito, e aveva riconosciuto subito le sue ferite. Aveva pianto per lei. Poi, quando si era risvegliata, aveva cercato di starle vicino, di raccontarle cosa avrebbe dovuto affrontare. Lei non ci aveva creduto. Era ancora arrabbiata con lui, troppo per ascoltarlo. In mezz’ora Liselle gli aveva riversato addosso tre anni di risentimento mentre lui restava in silenzio. Aveva accettato in silenzio le sue decisioni, pregando che lei potesse stare bene ma il fato non voleva che ciò accadesse: il primo plenilunio di Liselle le aveva distrutto la vita. A ventidue anni Liselle uccise il suo fratellino quindicenne. Si era chiusa in camera sperando bastasse, ma il lupo aveva sfondato la porta, aveva trovato il ragazzino in corridoio e lo aveva sbranato. I loro genitori ignari, spaventati e sotto shock le avevano sparato addosso non sapendo che quel mostro fosse la loro figlia. Al calare della luna Liselle si era risvegliata a Richmond Park, coperta di sangue, ma incolume. Terrorizzata era tornata a casa solo per scoprire l’amara verità. Era fuggita, terrorizzata e a quel punto era corsa da lui. Erano sette anni che vagavano assieme, lontano da tutti e da tutto. Avevano ventinove anni ma a volte sembrava loro di averne cinquanta in più. Le preoccupazioni, la paura, la fame e la povertà li avevano resi lo spettro delle persone che erano. Lui avrebbe voluto diventare un avvocato, lei sognava di essere un'insegnante… ora di tutto quello non restava che il ricordo. Da un lato ringraziava dio per averla ritrovata dall’altro malediva il fato che li aveva fatti ritrovare così, ma forse era semplicemente destino. 
La cullò finché la sentì calmarsi tra le sue braccia. Le baciò la fronte, adagiandola dolcemente sui loro stracci.
“Torno presto, amore…”
 
▀■▪■▀
 
Remus uscì dal Paiolo respirando una boccata d’aria. Inspirò ed espirò a fondo. Considerò l’idea di lasciar stare per quella sera. Avrebbe potuto andare a trovare Dorcas o magari Lily e James. Beh probabilmente dopo una doccia, si disse sorridendo. Non aveva senso continuare a girare a vuoto quella notte.
Fece un paio di passi verso casa, si sarebbe smaterializzato direttamente in bagno, si sarebbe fatto una doccia bollente e poi avrebbe mandato un gufo a Dorcas, voleva vederla. Sorrise a quel pensiero, ma si sentì afferrato per la giacca e sbattuto contro il muro del vicolo. Non trattenne un mezzo sospiro di sollievo quando si rese conto che a trascinarlo era l’uomo che aveva pedinato per giorni.
"Chi sei?! Perché ci pedinavi?" gli sibilò a denti stretti il licantropo.
"Mi chiamo Remus... Vengo per conto di Silente" rispose cauto
"Silente, ma non è..."
"Il preside di Hogwarts, membro de Winzergamot e.."
“È il vecchio che combatte i Mangiamorte... Che vuole da noi?" lo interruppe Steve
"Che siate dalla sua parte..."
"Perché lui è dalla nostra?" Remus rimase un attimo in silenzio. Doveva far capire al licantropo ciò che Silente aveva fatto per lui, ciò che poteva fare per loro.
"Io sono come voi..." cominciò
“Credi che non me ne sia accorto?" Steve lasciò la presa “Cosa intendi per stare dalla sua parte?”
“Non da quella di Voldemort…” non si stupì del tremito che percorse l'uomo davanti a lui quando pronunciò il suo nome, ma doveva fargli capire che non aveva paura, che si poteva non avere paura anche in quel periodo buio.
“Noi non combattiamo…” Steve era dubbioso, avevano fatto di tutto per starsene fuori, relativamente al sicuro.
“Greyback potrebbe costringervi o potrebbero…”
“So cosa potrebbero farci!” Steve rispose con rabbia, era Greyback in nome di Voldemort che l’aveva ridotto in quello stato. Remus lo fissò, capiva quella rabbia, era la stessa che provava lui.
“È stato lui a mordervi? O uno dei suoi…” Steve non rispose, guardò Remus negli occhi.
“Anche a te?”
“Avevo otto anni…”
Steve rimase in silenzio. Quel ragazzo era poco più giovane di loro, era stato morso da bambino eppure era un mago... Aveva chiaramente intravisto una bacchetta nella sua manica.
“E come hai fatto a non essere come loro?” sapeva di bambini morsi, rapiti e fatti diventare pressoché assassini, mostri senza scrupoli al pari degli animali che erano una volta al mese.
“Perché c’era Silente…” Remus si disse che doveva fargli capire che un altro modo era possibile... che spettava a loro costruirlo... Steve lo fissò incredulo “Silente mi ha donato la vita di un mago qualsiasi quando chiunque altro me l’avrebbe tolta, devo tutto a Silente…”
“È per questo che combatti per lui? Come un cane da guardia?” era una provocazione, Remus lo sapeva... Lui non era il cane da guardia di Silente, lui era innanzitutto un uomo.
“Combatto come un uomo e un mago, ma non solo per lui, per i miei amici, per il mondo che amo, anche se lui non è proprio benevolo verso le persone come noi…”
Steve sorrise appena ironico
“Non dici creature… gli altri lupi lo fanno…” quel ragazzo riusciva a stupirlo ad ogni frase.
“Siamo innanzitutto uomini, o no?”
Steve si ritrovò a sorridere sincero. Quel ragazzo era davvero l’alternativa non considerata.
“Se ti seguo, dove mi porterai?”
Remus lo fissò sorpreso. Leggeva negli occhi di quel uomo tutta la speranza che poteva ancora provare.
“Al sicuro, intanto. Lontano da Greyback e lontano dalla guerra… non combatterete, nessuno ve lo chiederà, cercheremo di costruirvi un po’ di normalità, o per lo meno una casa…”
“Mi avevi già convinto con “Al sicuro”…” disse Steve.  Remus gli sorrise, porgendogli la mano.
“Sono Remus Lupin comunque…” l’altro la strinse
“Steve, Steve Ellis…”
“Bene Steve, andiamo a prendere la tua compagnia…” sorrise Lupin, doveva organizzare un incontro con Silente, ma dopo un bagno per tutti e tre.
“Liselle, lei si chiama Liselle…”
“Andiamo a prendere Liselle e andiamo a casa mia intanto… penso che abbiamo tutti bisogno di una doccia calda…”
 
▀■▪■▀
 
Quando Sirius uscì dal Royal Exchange guardò l’orologio, era in un ritardo pazzesco, Enif probabilmente si stava chiedendo dove fosse finito, doveva passarla a prendere al San Mungo e per di più pioveva… Sospirò, avrebbe trovato un vicolo in cui smaterializzarsi per arrivare prima. Se solo non fosse stato così indeciso su cosa comprare da Tiffany avrebbe potuto andare a piedi, così avrebbe destato meno sospetti: Enif pensava che fosse di pattuglia lì attorno.
 
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Enif guardò fuori dall’ingresso. Pioveva a dirotto.
È di pattuglia, si disse, la pioggia lo starà rallentando… va tutto bene, è solo in ritardo, va tutto bene.
“Icecrow, che ci fai ancora qui?” la voce del dottor Lamber la fece sobbalzare.
“Signore, io… sto aspettando il mio ragazzo, doveva venire a prendermi…”
“Immagino che con questo tempaccio sarà stato rallentato, soprattutto se non viene via camino…” disse l'uomo osservando la pioggia battente.
“No, era a Londra a sbrigare alcune commissioni…” disse lei vaga.
“È spesso a Londra in questo periodo… gli Auror hanno molto da fare a Diagon Alley…”
Enif annuì…
“Sì… gli Auror sono spesso a Diagon Alley dopo tutti quegli attacchi….” Disse lei.
“Già… un po’ di protezione in più non fa mai male…. Spero solo che il tuo ragazzo stia attento…”
“Sirius è un buon Auror, un ottimo mago… sono tranquillissima”.
“È per questo che stai distruggendo il manico dell’ombrello?” Enif spalancò gli occhi, non si era accorta di essere così tesa.
“Io…”
“Icecrow perché non vieni a bere un caffè con me al bar all’angolo, intanto che aspettiamo?”
“Ma no, non vorrei disturbare, dovrà andare a casa anche lei… insomma sua moglie e sua figlia la staranno aspettando…”
“Insisto, mia moglie e mia figlia sono dai nonni, in Francia… non ho nessuno ad attendermi…” disse con un sorriso forzato.
“Hanno fatto bene ad andarsene per un po’…” si trovò a dire Enif “con i tempi che corrono…”
“Già… allora? Lo prendiamo questo caffe?”
“Se proprio insiste…”
“Scusa il ritardo piccola!” disse Sirius entrando fradicio nell’edificio.  
“Sirius!” Enif sorrise tendando di abbracciarlo, lui schivò
“Ti faccio la doccia se mi abbracci…”
“Cominciavo a preoccuparmi…”
“Speravo la pioggia cessasse…” Enif sembrò soddisfatta della risposta anche se non propriamente contenta.
“Sarà per la prossima volta il caffè, allora…” disse Lambert a mo’ di saluto “buona serata ad entrambi”
“Grazie signore…” rispose Enif con un sorriso.
Sirius la prese sottobraccio facendola uscire. Enif aprì l’ombrello.
“Non che ti serva, sei fradicio…”
“Non cambiare argomento, sbaglio o ti voleva offrire da bere…”
“Sirius per l’amore del cielo non fare il geloso! È il mio capo!” ridacchiò Enif
“Certo che sono geloso, sei fantastica…” esagerò come sempre lui
“Sì, certo come no…” ridacchiò come sempre lei, lei proprio non sapeva dove fosse tutta questa fantasticheria...
 
▀■▪■▀
 
“Grazie per la serata, Amelia…” Edgar era sulla porta di casa
“Grazie a voi per essere passati!” rispose la strega abbracciando il fratello “dovreste venire più spesso!”
“È quello che gli dico sempre…” disse ridacchiando una strega dai lunghi capelli corvini.
“Selena!”
“È la verità, Edgar!” disse ridacchiando “forza bambini, salutate la zia adesso… che poi papà ci smaterializza a casa…”
I tre bambini abbracciarono Amelia con foga. Danny era il più grande e aveva sei anni, seguivano Angela e Robin di quattro e tre anni.
Infine tocco ad Edgar salutare la sorella.
“Promettimi che ci vedremo presto.” disse abbracciandolo, non sapeva perché ma non voleva lasciarlo andare quella sera...
“Amelia, mi ricordi la mamma… non essere così apprensiva…” Selena e i bambini si allontanarono e lo stesso stava per fare Edgar quando Amelia lo prese per un braccio.
“Lavori ancora per Silente?”
“Milly…” l’ammonì Edgar accennando alla moglie poco distante.
“Sta attento, fratellone…”
 
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Remus aprì la porta di casa.
“Benvenuti!” disse sorridendo.
“Che bella casa…” disse Liselle guardandosi attorno erano anni che non mettevano piede in una casa vera... I ricoveri dei senza tetto non contavano...
“Non è niente di che… ci sto anche poco… quindi direi che al momento potete considerarla anche casa vostra…” sorrise il giovane. “Di là c’è il bagno se volete farvi una doccia e di qua la cucina...”
“Posso davvero farmi una doccia?” chiese Liselle, Remus annuì.
“Allora se non disturbo credo che ne approfitterò…” disse la giovane donna, avviandosi nella direzione che le aveva indicato Remus. Steve sorrise.
“Mi sembra di rivedere la ragazza di un tempo…”
“Vi conoscete da molto?”
“Da prima di essere morsi…”
“Eravate assieme o…”
“No… sono stato morso qualche anno prima… all’inizio della vostra guerra…” Remus annuì incerto.
“Non deve essere stato semplice…”
“È stato come finire in un incubo, o in libro horror… solo che è la realtà…” Remus annuì…
“Non so se è per te è stato più semplice essendo un mago…”
“Per certe cose aiuta… per altre… diciamo che fino al giorno prima sapevo che i licantropi erano dei mostri da uccidere e il giorno dopo ero uno di loro… un bambino spaventato da se stesso…”
Questa volta fu Steve ad annuire.
“Ti ringrazio per quello che stai facendo per noi, anche se mi chiedo quanto potremo esserti d’aiuto…”
“Non lo so…” sorrise Remus, “onestamente già sapervi lontano dalle schiere di Voldemort è un bel passo avanti…”
“Remus? Ci sei?”
Steve guardò Remus perplesso, non capiva da dove provenisse quella voce maschile. Remus sorrise dello smarrimento di quello che, in fin dei conti, era un babbano. Gli fece segno di seguirlo. Remus andò in salotto, la testa di James spuntava dalle fiamme verdi del camino.
“E quello chi è?” chiese Steve sorpreso, osservando incerto la testa spuntare dal camino...
“Un amico…” disse Remus con semplicità “che posso fare per te, James?”
“Intanto farti sentire più spesso…” disse con aria saccente James “e poi… domani è il compleanno di Enif, Sirius ha intenzione di portarla fuori, un giorno di pace loro due assieme quindi mi ha chiesto se riusciamo a coprirlo con Alastor…”
“Non c’è problema…”
“E poi Lily voleva invitarti a cena…”
Remus lanciò un’occhiata a Steve.
“Ho degli ospiti…” disse a James
“Allora veniamo noi! Qui è peggio che stare ad Azkaban non possiamo fare un passo che Bathilda ci è affianco oppure Malocchio è asfissiante…” Remus si guardò intorno dubbioso.
“Forse non è il caso…”
“Remus, non farmi venire là a prenderti a calci… voglio uscire!” Remus si trovò a ridere, James sembrava proprio un bambino.
“James, ti ho già detto che ho ospiti…” lo sguardo di James si posò su Steve.
“Salve, io sono James Potter, come va la vita?”
“Meglio di stamattina…” disse Steve perplesso
“Oh…bene… per lei non è un problema se io, mia moglie e mio figlio veniamo a pranzo domani?”
Steve fissò James quasi sconvolto.
“Prongs….” Remus guardò l'amico con rimprovero
“Moony! Sono secoli che non ci vediamo… ti pregoooo” provò James con fare supplicante "sai che pranzerei anche con Voldemort pur di uscire di casa più spesso... Daiiiii"
“Solo noi?” disse infine arreso, Remus
“Sì… Peter lavora da quello che so… allora????” Remus sbuffó, avrebbe dovuto spiegare un due cosette a tutti, ma forse anche a Liselle e Steve avrebbe fatto bene conoscere altri maghi, maghi che non avevano paura o disgusto a mangiare nella stessa stanza di un licantropo.
“Va bene…”
“Evviva! Non vedo l’ora di dirlo a Lily! Sarà al settimo cielo! Buona serata!” disse poi sparendo dal camino
Remus sbuffò…
“Chi era quello?”
“Uno dei miei migliori amici…”
 
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“Allora… non avrai qualche ripensamento…”
“No, no…” la voce di Peter era appena un bisbiglio “mi chiedo solo perché devo esserci anche io… se Edgar dovesse riuscire a scappare…”
“Hai la maschera, no?! Non ti riconoscerà…”  la voce di Leila era provocante, come sempre del resto.
“Quando si deciderà ad arrivare…” sbuffò Avery
“Tesoro non aver fretta… le cose vanno fatte con calma, vero Peety?” Peter raggelò, Lochrin lo aveva chiamato con il soprannome che usava sua madre.
“S…sì…”
“Che perdita di tempo…” sbottò Avery allontanandosi.
“Non farci caso, è solo un po’ nervoso…” Peter era certo che se avesse potuto vederla in faccia avrebbe visto Leila sorridere.
“…”
“E devi rilassarti un po’ anche tu… non lo trovi eccittante?” Peter la fissò sorpreso
“Eccitante?”
“Sì, avere la vita di un uomo tra le mani, decidere del suo destino… il potere è eccitante…” disse lei convinta.
“Può darsi…”
“Dici così solo perché non l’hai mai fatto…” la sentì ridacchiare. Peter sperava solo che finisse presto… Edgar avrebbe dovuto essere a casa da solo… invece non c’era nessuno a casa e adesso come ombre stavano aspettando, acquattati in salotto…
“Avremmo potuto essere già a casa a dormire…” stava borbottando Avery poco più in là. Peter deglutì, gli veniva da vomitare. Avrebbe dovuto assistere all’esecuzione di Edgar e solo perché Voldemort voleva testare la sua fedeltà… ma non gli bastavano le informazioni che dava loro?
Sentì la mano di Leila posarsi sulla sua gamba.
“Non essere così teso, Peety…”
“Non sono teso…”
“Oh sì certo… potrei tranquillizzarti io, se ti va…” la ragazza si tolse la maschera, Avery era appena andato a controllare l’ingresso.
“Cosa…” Peter non riuscì a finire la frase. Sentì la lingua della ragazza accarezzargli il collo scendendo lungo la carotide. Fu percorso da un brivido. Leila si ritrasse ridacchiando, si rimise la maschera.
“Meglio?” chiese come se nulla fosse.
Peter non rispose poiché in quel momento Avery rientrò nella stanza.
“Arriva…” annunciò facendo loro segno di estrarre le bacchette.
“Ho trovato Milly un po’ dimagrita, non trovi, Ed?” Peter osservò la moglie di Edgar entrare allegra in casa, seguita dai figli… i ragazzini non dovevano esserci! Pensò agitato Peter, i bambini non dovevano andarci in mezzo!
“Con tutto quello che ha da fare al Ministero mi chiedo ancora come stia in piedi…” ridacchiò Edgar chiudendo la porta dietro di lui.
“Il divano è mio!” sentì trillare la bambina. Peter deglutì… non ci dovevano essere i bambini a casa… dovevano essere dalla sorella di Edgar… non poteva uccidere dei bambini… non poteva… non voleva. La bambina entrò in salotto di corsa seguita dai due fratelli. Si bloccarono alla vista dei tre uomini incappucciati.
“Buh…” sogghignò Avery.
La piccola urlò, Leila la prese per un braccio puntandole la bacchetta alla tempia, Avery con un incantesimo spinse i due maschietti sul divano dove delle funi incantate li legarono.
“Papà!!!” gridò uno di loro mentre gli l’altro scoppiava a piangere.
Selena ed Edgar apparvero sulla soglia. La donna venne disarmata ancora prima di capire cosa stesse succedendo. Edgar riuscì a tenere la bacchetta solo perché si aspettava il peggio da quando aveva sentito le urla dei bambini. Osservò i tre incappucciati.
“Salve…” salutò Avery, Peter tremò, cosa stava facendo?
Il cuore di Edgar pulsava all’impazzata, come avevano fatto? Come?
“Come avete fatto a trovarmi?” disse muovendosi lentamente… sapeva perché erano lì, sapeva cosa avevano fatto a Benji…
“Un uccellino ci ha detto dove ti nascondevi….” Gli rispose uno degli incappucciati…
“Lasciate andare i bambini e mia moglie… loro non c’entrano…” disse lentamente pensando ad una soluzione rapida per far scappare moglie e prole… osservò i Mangiamorte: quello che gli parlava era strafottente e dallo sguardo che gli lanciava doveva essere il “capo”. Poi c’era una donna… una ragazzina, forse… stava tenendo stretta la sua bambina impedendole di muoversi… e poi c’era l’ultimo, in disparte, all’ombra… lo vedeva tremare appena…
“Non penso proprio…” rispose il Mangiamorte
“I bambini cosa c’entrano!” gridò Selena isterica mentre cercava di fare un passo in avanti verso i bambini. Avery mosse appena la bacchetta e anche lei venne sbalzata indietro, Edgar accorse al suo fianco aiutandola ad alzarsi.
“Lei non sa perché i vostri teneri bambini moriranno?” sghignazzò.
“Ed, cosa?”
“Lei non sa che sei un membro dell’Ordine della Fenice…” Edgar si morse le labbra, Selena lo fissò stranita…
“Avevi detto che non avresti corso rischi… che non…”
“Ve l’ho già detto, i bambini non c’entrano… volete me, giusto… allora prendetemi…” Edgar lasciò cadere la bacchetta.
Avery sorrise malevolo.
“Così non mi diverto!” disse prima di agitare la bacchetta. Una forza invisibile spinse lui e sua moglie contro la parete, Avery si avvicinò a loro.
“Tu, crucia i bambini!” ordinò al terzo.
“No! Ti prego no!” gridò Selena, Edgar si limitò a tentare di liberarsi…
“Ma io…” la voce del terzo Mangiamorte era impacciata…
Peter fece un passo in avanti un po’ incerto.
“Cosa c’è non l’hai mai fatto? Ti mostro io come si fa…” disse allegra la ragazza. Diede uno spintone alla bambina facendola cadere a terra
“Crucio…” le urla di Angela riempirono la casa. Robin e Danny gridarono il nome della sorella. Selena gridò ancora più forte.
“Smettila! Dannazione che diavolo vuoi da noi?!” sbraitò Edgar. I polsi gli stavano sanguinando, la corda li stringeva e lui cercava di liberarsi ad ogni costo… era la sua bambina quella! Era la sua bambina!
Avery fece un cenno a Leila e la ragazza interruppe la tortura. La bambina singhiozzava a terra.
“Che vogliamo da te? O niente la nostra spia ci da tutto quello di cui abbiamo bisogno, vogliamo solo divertirci un po’…” disse facendo un cenno del capo a Peter. Edgar lo fissò.
“Tu… tu sei uno di noi? Sei la talpa… tu brutto bastardo! Hai il coraggio di guardarmi in faccia! Hai il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi uccidi!”


Buonasera a tutti! Come promesso ecco qui un aggiornamento! Ringrazio chi ha avuto la forza di leggere avanti dopo tanti anni... e Julia e Ale che hanno commentato... per quanto riguarda questo capitolo... che dire... a voi il commento :)
Ciao e buon ultimo giorno di Novembre! 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32: punto di non ritorno ***


 Phoenix’s flames
 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.


 

Capitolo 32: Punto di non ritorno

 Sirius la svegliò con un bacio.
“Buongiorno bella addormentata!” Enif aprì stancamente un occhio
“Sirius sono le tre di notte…”
“L’ora giusta per partire…” sorrise malandrino “forza alzati, vestiti comoda e andiamo!” con uno sbadiglio Enif eseguì
“Non capisco, ma va bene…” disse assonnata
“Buon compleanno amore…” sorrise lui dandole un bacio a fior di labbra.
 
▀■▪■▀
 
Stavano andando avanti da ore, per il solo gusto di far del male… Edgar non ce la faceva più… avevano torturato a rotazione sua moglie e i bambini lasciandolo incolume… aveva desiderato morire già alcune volte in quelle dannate ore… aveva perso la cognizione del tempo, sentiva solo le urla dei suoi bimbi e di sua moglie…
“Mi sono stufato...” Avery sorrise, sciolse l’incantesimo su Selena, la donna, con le ultime forze che aveva in corpo, corse ad abbracciare la figlia. Le due donne di casa Bones si abbracciarono, inermi sul pavimento..
“Sai penso che per te la miglior tortura sia questa… muori pensando a quello che ti ha costato far parte dell’Ordine della Fenice… Avada Kedavra…”
“NO!!!!”
“MAMMA!!!”
“ANGELA!!!”
I tre “uomini” di casa Bones stavano piangendo… Edgar anche di rabbia… se solo non avesse la brutta abitudine di voler far la cosa giusta! Dannato il suo senso di giustizia! Sua moglie e sua figlia… avevano ucciso le sue donne! Le sue gemme…
“Tu… verme…” sibilò verso Peter “sei contento ora, venduto… maledetto traditore… tu…piccolo bastardo… mostrami il tuo viso se sei uomo!!!” Peter restò fermo e in silenzio… quello non doveva succedere… quello non doveva affatto succedere.
“Parlami maledetto! Voglio morire guardando in faccia chi è così vigliacco da vendere i suoi amici!” Continuò Edgar… era furioso, sconvolto, inerme, sapeva che sarebbero morti tutti, sapeva di non avere speranze, ma voleva vederlo, voleva imprimersi nella mente la faccia di chi stava facendo tutto quello…
“Loro non dovevano esserci…” disse infine Peter… sovrastando il pianto disperato del più piccolo dei Bones.
“Pensi mi basti questo! Dannato! Pensi mi basti sapere che non volevi i miei figli! Abbi il coraggio di mostrarmi la tua faccia! Me lo devi!”
Avery rise, quella scena patetica lo stava divertendo
“Oh forza... Non si nega l’ultimo desiderio ad un uomo…” disse strafottente facendo evanescere la maschera di Peter. Edgar fissò il ragazzo, i suoi occhi chiari…
“Peter… tu…”
“Non puoi capire Edgar… loro vinceranno e io non voglio essere tra i perdenti… lo sono stato per troppo tempo…” Edgar fissò Peter negli occhi, quel ragazzo, quel caro ragazzo l’aveva condannato a morte… ricordava le parole di Silente due anni prima quando, dopo che gli studenti se ne erano andati, aveva raccontato loro cosa si aspettava dalle nuove reclute “E infine c’è Peter… non è brillante quanto i suoi compagni, ma è un gran lavoratore, se avesse un po’ più di fiducia in se stesso potrebbe fare strada nella vita… ma ciò non toglie che abbia un grande cuore…”.
Peter fissò per un momento interminabile gli occhi di Edgar… non fu la morte degli Evans, non fu quella di Benji a sancire il punto di non ritorno… fu quel momento, quel interminabile istante in cui Peter decise che la vita di Edgar non valeva la sua.
“Ora non posso permettermi che tu riesca a scappare…” disse appena, non ragionava lucidamente, aveva smesso di farlo da un paio di minuti, più o meno da quando Avery l’aveva fatto scoprire… si avvicinò a Lochrin sfilandole la bacchetta di mano e puntandola sull’uomo “addio Edgar… Avada Kedavra…”
I bambini gridarono, Peter ritornò  la bacchetta alla ragazza…
“Ai bambini pensateci voi…” disse ai due Mangiamorte, ne aveva fin sopra i capelli di quella storia… voleva solo andarsene a dormire…
Avery e Lochrin sorrisero dietro alle loro maschere… un colpo di bacchetta e un silenzio spettrale avvolse i corpi senza vita della famiglia Bones…
“Tocca a te lanciare il marchio nero…” disse Lochrin “l’onore a chi uccide uno dell’Ordine…” ridacchiò scavalcando il corpo della bimba e avvicinandosi a Peter. Gli mise una mano sulla spalla, sembrava quasi allegra…
“No… non posso… Alastor Moody potrebbe controllare le nostre bacchette…è  per questo che ho usato la tua” rispose Peter incerto… Moody avrebbe fatto qualcosa del genere, ne era certo…
“Dovrai trovare un modo… non potrai rubarci sempre le bacchette…” commentò saccente Avery.
“Per quello penserò a qualcosa… ma non evocherò il Marchio Nero per voi…la mia bacchetta deve restare pulita” disse smaterializzandosi.
Rimasti soli i Mangiamorte si fissarono
“Non pensavo avesse il fegato di farlo…” commentò Avery
“Mai sottovalutare un uomo disperato…” sorrise la compagna “Andiamocene…”
“Si abbiamo finito qui… morsmordre!”
Mentre il cielo si tingeva di verde i due si smaterializzarono.
 
▀■▪■▀
 
“Posso sapere dove mi stai portando?” gridò Enif, una benda sugli occhi e il vento sulla faccia.
“Sarà una sorpresa…” rispose lui
“Sirius…”
“Si?”
“Mi fido…” Sirius sorrise a quelle parole. Accellerò, voleva arrivare il prima possibile.  
 
La moto toccò terra con un tonfo, rumore di pietre smosse. Enif ascoltò versi di uccelli delle tempeste riempivano l’aria, la risacca batteva sulle pietre. Un leggero venticello la fece rabbrividire.
“Dove mi hai portato…”
“Un attimo di pazienza…”Sirius la fece scendere dalla moto guidandola lungo la spiaggia sassosa. Una foca grigia si tuffò in mare indispettita dal loro arrivo. Abbracciò Enif da dietro togliendole la benda.
“Ti ho portato a vedere l’alba… in un posto dove nessuno può trovarci…” le sussurrò all’orecchio.  Enif osservò il mare tingersi di rosa davanti ai suoi occhi, sorrise mentre Sirius la prendeva per mano.
"Andiamo in cima, prima che sorga il sole..."
"Dove siamo?"
"Una delle isole orientali delle Scilly... Poco più di uno scoglio, tante felci e qualche foca curiosa..." rise lui trascinandola su per il leggero declivio. La salsedine e l'acqua ghiacciata imperlavano le felci che scricchiolavano al loro passaggio. Arrivati in cima Sirius stese una coperta, apparsa dal nulla, su alcune sporgenze rocciose.
"Vieni qui, amore della mia vita..,"
 
▀■▪■▀
 
Remus si alzò presto, aveva lasciato il suo letto a Steve e Liselle... serviva più a loro... erano anni che non dormivano su un letto vero.
Si stiracchiò alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina. Mise il bollitore sul fuoco.
"Buongiorno!" Salutò Liselle apparendo sull'ingresso.
"Buongiorno" rispose "riposato bene?" La donna sorrise, Remus si disse che quella mattina, dopo una doccia e un buon sonno, Liselle dimostrava la sua giovane età.
Entrò anche Steve, un sorriso dipinto in volto. Dopo tanto tempo si sentiva sereno, avrebbe potuto morire in quel momento ed essere soddisfatto di aver vissuto un altro giorno da uomo.
"Ho messo su del the, lo volete? Ci sono anche dei biscotti..."
Vide Liselle strabuzzare gli occhi.
"Una colazione? Una vera colazione?!" Remus annuì sorridendo, era la prima volta che aiutava davvero altri come lui e si sentiva tremendamente bene nel farlo.
Stavano bevendo il the quando accadde. Remus sorseggiava lentamente osservando i due: Liselle stava addentando un biscotto felice, mentre Steve assaporava ad occhi chiusi il calore e il sapore del the, e all'improvviso una fenice argentata apparve sopra il tavolo.
"Non uscire per nessun motivo c'è un attacco in corso a casa Bones... se ne sta occupando Alastor... resta con i tuoi nuovi amici, Remus, tienili al sicuro..."
"Cos'era quella cosa?" Chiese Liselle sconvolta
"Di chi era quella voce?" Insistette Steve
"Silente..." Disse grave Remus "dannazione..." Si morse le labbra alzandosi e muovendosi nervoso per la cucina.
"Chi sono i Bones?" Chiese cautamente Liselle
"Lise... non sono affari nostri!"
"Sono amici... Edgar combatte Voldemort con noi... se hanno trovato lui temo davvero che i sospetti di Dorcas siano fondati… evidentemente c’è una spia… devo trovare al più presto possibile un rifugio sicuro per voi altri..." Remus camminava su e giù per la cucina grattandosi il mento nervoso... cosa poteva fare? Prima Benji, adesso Edgar... poteva solo sperare di non essere già sulla lista, trovare un nuovo posto in cui nascondersi e continuare a combattere con ogni mezzo...
 
▀■▪■▀
 
"Guarda com'è carina quella foca!" Enif si muoveva con agilità sulla battigia rocciosa
"Attenta a non cadere in acqua, è gelida in questo periodo..." Ridacchiò Sirius, in tutta risposta Enif gli fece la linguaccia. Sirus sorrise, era da tanto che non la vedeva così allegra, gli scaldava il cuore. Strinse la mano su quella piccola scatola che portava in tasca... era giunto il momento... non poteva più aspettare... era il punto di non ritorno... aveva troppa paura che qualcuno gliela portasse via... deglutì... l'isola, il pic-nic invernale... tutto per donarle un giorno di libertà e per fare di lei una "donna onesta", come lo aveva preso in giro James quando ne era venuto a conoscenza. L'aveva scongiurato di non farne parola neanche con Lily... aveva paura di perdere il coraggio e di non fare nulla... di non dirle nulla... Respirò a fondo osservandola correre di qua e di la come una bambina al parco giochi.
"Enif, senti... vieni qui..." La chiamò dolcemente.
"Arrivo, dimmi..." Rispose avvicinandosi, inciampando su un sasso e venendo sorretta dal ragazzo...
"Primo non ucciderti... secondo..." Ma il secondo punto venne interrotto dal patronus di James.
"Attacco a casa di Edgar, ci servi... scusa Sir..."
Enif si aggrappò a lui ancora di più, le lacrime agli occhi...
"Edgar... non..."
"Ti porto da Lily, non muoverti da lì!" Sirius la trascinò a sedere sulla moto, l'abbracciò stretta e li fece smaterializzare nel giardino dei Potter, già al sicuro da occhi indiscreti dietro agli incantesimi d'illusione che ci avevano installato.
 
"Siete arrivati!" Lily era fuori di se, abbracciò entrambi con slancio... " James ha convinto Malocchio che ti avrebbe avvertito lui... stava già per fare incursione a casa vostra... Dio solo sa cosa avrebbe pensato trovandola vuota!"
"Hai sentito gli altri?" Chiese Sirius entrando in casa assieme alle due donne. Lily scosse la testa...
"Malocchio ha ordinato il silenzio postale, di rinchiudersi in casa e aspettare il cessato allarme..."
"Se mai ci sarà..." Commentò tetra Enif
"Non dire così... dobbiamo fidarci di noi!" Disse James accogliendoli in salotto, Harry stava beatamente giocando sul tappeto, sorrise verso di loro...
"Come possiamo fidarci di noi se è uno di noi che sta facendo questo..." Disse piano la ragazza scuotendo la testa, si abbassò ad accarezzare i capelli di Harry.
"Su una cosa ha ragione, James...Non si torna più indietro... o troviamo questa presunta spia o non potremo più dormire in pace... Forse dovremmo pensare a un posto sicuro per voi tre..." Sirius ci stava già pensando da un po'... Voleva chiedere ai suoi futuri suoceri di accogliere i Potter al Picco del Corvo... Sapeva stessero progettando alcune protezioni anti intrusione, forse la...
"Non ho intenzione di rinchiudermi in qualche buco... Voldemort non mi faceva paura una volta e non gli darò la soddisfazione di farmi paura adesso!" rispose James convinto.
"James ha ragione, Sirius" continuò Lily "non possiamo farci prendere dal panico dall’idea che qualcuno venda informazioni… non ne siamo certi e anche se c’è una spia... Farà qualche passo falso, non può sfuggire ad Alastor..." continuò seria.
"Ora andate o Malocchio attaccherà quei vigliacchi da solo! Vorrei che non perdesse qualche altro pezzo..." disse infine Enif alzandosi e fissando Sirius seria "torna intero... È l'unico regalo che mi interessa..."
 
▀■▪■▀
 
Sirius e James apparvero davanti alla casa, Malocchio stava cacciando alcuni giornalisti curiosi della gazzetta del profeta.
"Ho detto che non abbiamo niente da dirci!" stava sbraitando
"I Bones erano molto attivi nella lotta contro i maghi oscuri, almeno questo può confermarcelo? Edgar seguiva le orme padre, non è così?" continuò imperterrito il giornalista.
"Andate tutti al diavolo... Voi due!" disse poi indicando James e Sirius... "Toglietemeli dai piedi!" l'ordine di Alastor ottenne l'effetto voluto... I giornalisti assediarono James e Sirius.
"Siete Auror?"
"Conoscevate la famiglia?"
"E Amelia Bones? Credete sia in pericolo anche lei?"
"Com'è spiegabile una tale crudeltà?! Erano tre bambini..."
James e Sirius glissarono le domande con frasi di circostanza, finché riuscirono a toglierseli dai piedi entrando velocemente in casa.
"Quelli chi li ha invitati?" sbuffó Sirius
"Non chiederlo... Erano qui prima di noi..." commentò Gideon raggiungendoli nell'atrio
"Prima di voi?" James era esterrefatto, come avevano fatto ad arrivare prima di Malocchio?!
"Sì, abbiamo una scena del crimine completamente compromessa! Erano in giro per la casa a fare foto, quegli avvoltoi!" Gideon era furioso
"Edgar?"
Prewett scosse la testa
"Nulla da fare... Hanno ucciso tutti e cinque, compresi i bambini..." si passò una mano sugli occhi "Fabian è andato ad avvertire il fratello e la sorella di Edgar..." così dicendo fece loro segno di seguirlo nel soggiorno.
Il luogo dove si era svolta la tragedia era a soqquadro. Alastor Moody era chino sul corpo senza vita di Edgar, guardava le sue ferite con rabbia.
"Quei maledetti giornalisti!" sbottò infine "Li hanno spostati!"
Sirius fissò i corpi dei bambini e della moglie di Edgar, tutti i volti guardavano verso l'alto... Statistica un po' improbabile, probabilmente i giornalisti della gazzetta avevano ben pensato di immortalare i volti delle vittime.
Le mani di James tramarono appena quando fece comparire cinque barelle. Si chinò sul più piccolo dei Bones prendendolo in braccio con dolcezza. Lo poggiò sulla barella accarezzandogli i capelli scuri, chiuse gli occhi del bambino dandogli un leggero bacio sulla fronte. I tre auror l'osservarono fare lo stesso con gli altri due bambini.
"Buon viaggio piccoli angeli..." sussurrò appena. Alastor gli mise una mano sulla spalla.
"Va a casa da tuo figlio, Potter... Qui finiamo noi..."
James annuì. Si materializzò in veranda, sentiva Lily ed Enif parlare.
“James sei tu?” chiese Lily avvicinandosi circospetta.
“Sì…” James le raggiunse in cucina
“Hai fatto presto… Sirius dove lo hai mollato?” chiese Lily studiando il volto stravolto del marito.
“È ancora là con Malocchio e Gideon… scusatemi un attimo…” James si allontanò salendo al piano di sopra nella stanza di Harry… fissò i giocattoli, i peluches, il lettino di legno di suo figlio… sospirò appoggiandosi alla parete e passandosi una mano sugli occhi. Quei poveri bambini… si rese conto che le lacrime scendevano da sole… non voleva accadesse… non voleva che potesse accadere al suo bambino! Non avrebbe permesso che accadesse… era però certo che fosse esattamente ciò che pensava Edgar.
Lily ed Enif lo trovarono così quando, un quarto d’ora dopo, erano andate a cercarlo.
“James?”
Perfino Harry, al sicuro tra le braccia della madre lo chiamò. Il giovane alzò gli occhi, lucidi e arrossati…
“Tesoro, cosa?”
“Li hanno uccisi, Lily… hanno ucciso quei poveri bambini…” le due donne si guardarono, avevano sperato fino alla fine che la moglie e i figli di Edgar fossero al sicuro, ma era stata una speranza vana.
“James…” Lily abbracciò il marito. Lui strinse a se Harry dando un bacio sulla guancia ad entrambi .
“Darei volentieri la mia vita purché  non vi accada nulla di simile! “ Enif osservò la famiglia… si sentì di troppo e scese in cucina… capiva il turbamento di James, in quei bambini aveva visto Harry… purtroppo l’esistenza della profezia li segnava come i prossimi obbiettivi… doveva pensare a qualcosa… a qualcosa per proteggerli e per alleviare le loro preoccupazioni.
 
▀■▪■▀
 
Sirius arrivò a Godrick’s Hollow che il sole stava tramontando, era stravolto. Quasi non sentì la domanda di rito di James, ma rispose meccanicamente, era una abitudine ormai…
“Ehi… come va?” chiese Prongs facendolo entrare, Sirius mosse leggermente la testa
“Non posso chiederglielo James… non se non ho la certezza di tenerla al sicuro…” James annuì sapeva a cosa si stava riferendo…
“Stasera voi due restate qui…non vi lascio andare neanche sotto tortura…” Sirius annuì
“Non voglio andare da nessuna parte, sta tranquillo…”James gli passò una mano sulle spalle
“Andiamo dalle nostre donne…”
“Harry?”
“Pisolino…” Sirius sorrise
“Me lo farei volentieri anche io…” James sorrise tristemente
“Così male?”
“Sono sveglio dalle tre… e ho dovuto passarmi gli sguardi di accusa dei fratelli Bones…” Sirius sbuffò “sanno che Malocchio e i suoi lavorano con Silente… volevano sapere come era possibile tutto questo…”
“Vorrei saperlo anche io…”
“Ehi voi due?! Avete fame o no?!” la voce di Lily li riscosse, la donna cercava di far finta di nulla… avrebbe voluto sapere, riempire Sirius di domande ma era stata una giornata dura… vedere James in lacrime l’aveva fatta preoccupare, ma non aveva cambiato idea… Voldemort non li avrebbe piegati… si chiese come stessero Remus e Peter…
 
▀■▪■▀
 
Remus stava finendo di sparecchiare, era stata una giornata lunga, trascorsa in silenzio. Steve e Liselle avevano cercato di non essere un disturbo, lei aveva persino preparato pranzo e cena. La mente di Remus lavorava febbrilmente per trovare una soluzione… non doveva cedere alla paura. Ad un tratto il campanello suonò insistentemente. Steve guardò la sua donna allarmato, lei guardò Remus.
“Chi può essere?”
“Sono quasi sicuro che i Mangiamorte non suonino i campanelli” disse Remus cercando di tranquillizzarli.  Si avvicinò allo spioncino e restò stupito nel vedere Silente in piedi in mezzo al pianerottolo.
“Professore!” esclamò sorpreso aprendogli la porta.
“Buonasera Remus, posso entrare?” Remus si fece da parte lasciandolo passare… 
“Ti sei sistemato bene qui… certo, non è la fattoria dei tuoi genitori ma…” Remus arrossì, seguendo il preside in cucina “non male, non male davvero…e loro devono essere i tuoi graditi ospiti….” Remus si fece avanti
“Steve, Liselle questo è il professor Silente… Professore loro sono Steve Ellis e Liselle. ..”
“Knight. ..” concluse lei…
“È un piacere conoscervi…” sorrise il preside stringendo loro le mani. Liselle si chiese se tutti i maghi anziani avessero quell’aura di magia e mistero che avvolgeva Silente o lui, essendo un uomo fuori dal normale, era una eccezione.
“Professore a cosa dobbiamo la sua visita…” chiese Remus pensando a Dorcas, a James e Sirius, a Peter, alle ragazze, se fosse loro successo qualcosa?! Sperava ardentemente non fossero altre brutte notizie…
“Ho trovato un posto sicuro per loro due, voglio che tu li accompagni il prima possibile…”rispose Silente sedendosi e lisciandosi la barba.
“Dove?” Remus era sicuro che non fosse così facile trovare un posto sicuro dove nascondere due lupi mannari…
“Un posto sicuro in Francia…” iniziò il preside “avrete la possibilità di iniziare una nuova vita…”
Liselle afferrò la mano del compagno
“Hai sentito?! Non è fantastico?!” sorrise felice, Steve fissava il preside dubbioso…
“Com’è possibile avere una nuova vita se quella vecchia distrugge tutto quello che tocchiamo…” Steve non voleva illudersi, sarebbe tutto andato per il meglio fino alla prima luna piena poi sarebbe stato un disastro “Con tutto il rispetto, per Remus sarà anche difficile ma lui può sempre blindarsi in casa con un incantesimo, noi non abbiamo questa fortuna…”
Remus capiva la difficoltà che Steve trovava nel fidarsi… aveva paura di un’altra porta in faccia, si vedeva…
“Non sareste soli…” cominciò a spiegare Silente… “Un collaboratore del mio compianto amico Georgius Greathead si è nascosto nella Lozère dopo la distruzione del centro di magia sperimentale di Londra…” Remus osservò Silente curioso…
“Nella Lozère? Uno delle regioni più attaccate dai lupi mannari a metà del settecento? È un po’ ironico non trova professore?” commentò Remus
“Affatto, quelle storie sono proprio il motivo che hanno spinto Belby a nascondersi lì…”
“Storie?” chiese Liselle, si stava perdendo qualcosa lo sapeva…
“Nel 1764 un lupo mannaro e il suo branco sterminarono quasi cinquecento persone nella contrada del Gévaudan… i cacciatori del Re di Francia non sapevano di aver sfidato un intero branco, finché dopo tre anni dall’inizio degli attacchi Jean Chastel uccise quello che era il capo branco con un proiettile d’argento e con molta probabilità il branco si spostò o si disperse… i babbani lo chiamavano “la bestia di Gévaudan”…” spiegò Remus…
“Perché un mago dovrebbe nascondersi in quella zona?”
“Ironicamente circa vent’anni fa nel paese di Saint-Léger-de-Peyre un giornalista e naturalista creò una riserva di lupi proprio in quelle che furono le contrade di Gévaudan…” cominciò Silente “il parco fa buona copertura a Damocles Belby… Belby sta studiando una cura per la licantropia...” i tre lupi mannari lo fissarono.
“Sta dicendo che potrebbe esserci una cura?” chiese Steve, l’aveva sognata da sempre, ma non credeva potesse essere possibile.
“Potrebbe o no… so che Damocles ci sta provando da un po’ la chiama “pozione anti-lupo” nome bizzarro… la sta sperimentando su alcuni volontari… non vi chiedo di essere i prossimi, anche perché, e Lily potrebbe confermartelo, Remus… al momento ha più effetti collaterali che altro…” il preside scosse la testa “ma senza poter aver a che fare personalmente con dei licantropi, temo il lavoro di Belby sia ancora lungo, perciò si è offerto di dare ospitalità e supporto a qualunque lupo mannaro scappi da questa guerra…”
Steve annuì, immaginava che come i babbani anche i maghi avessero i loro protocolli di sperimentazione per le nuove pozioni…
“Perciò ti chiederei Remus se potessi accompagnare i nostri giovani amici da Belby…” Remus annuì, se Silente era così convinto si fidava “dovrete viaggiare con mezzi babbani, non ho intenzione di darvi in pasto a Grayback e soprattutto di dargli in pasto Belby… Fernir non apprezza il suo lavoro purtroppo…”
“Non sarà un viaggio breve…” commentò scettico Remus… non aveva idea di dove esattamente fosse questa fantomatica riserva…
“Per nulla… per questo ho bisogno che tu vada con loro Remus e li protegga… non si sa mai quali incontri si possano fare lungo la via…”
“E con quali soldi pagheremo il viaggio… non so se lo sa, ma sono dieci anni che non lavoro…” Steve era dubbioso, un viaggio di quanto? Novecento miglia?! La meta sembrava troppo bella, il viaggio troppo lungo…
“Ho già preparato tutto ciò di cui avrete bisogno, biglietti del treno, del traghetto, dei pullman, i soggiorni… tutto…” rispose candidamente Silente
“E quindi quando partiamo?” chiese Liselle, sembrava non avessero scelta, ma sembrava anche la scelta giusta da fare…
“Partirete stanotte con il notturno per Londra, da lì raggiungerete Dover e arriverete in Francia alle prime luci dell’alba… da lì di nuovo in treno fino a Lione... dovreste esserci per l’ora di cena, vi ho prenotato un ostello per la notte… vi consiglierei di andare a mangiare a Brasseire Georges sul Cours de Verdun… se fossi in lei Liselle non mi farei scappare le loro verdure ripiene per tutto l’oro del mondo… e per voi due signori mi auguro vogliate assaggiare le loro birre artigianali…” Liselle rise, quel vecchio era dannatamente buffo. Steve guardò scettico Remus, possibile che quel vecchio pazzo fosse uno dei maghi migliori del mondo?! Remus gli sorrise incoraggiante.
“La mattina dopo Belby verrà a prendervi a Lione e vi accompagnerà alla riserva…” finì Silente, poi sembrò ricordarsi qualcosa “Gli dovrai consegnare una cosa da parte mia, Remus…” il preside gli porse una busta  “e prenditi un paio di giorni d’aria, Belby è una persona molto cordiale e sono certo che essere uno dei primi a ricevere la ricetta della pozione quando sarà perfezionata potrà tornarti utile…” disse facendogli l’occhiolino.
Remus sorrise.
“Partenza immediata quindi…” disse un po’ a se stesso e un po’ agli altri
“Assolutamente… vi voglio al sicuro…” disse Silente cupo. Remus soppesò la lettera prendendo coraggio.
“Per Edgar professore…”
“Non si può fare nulla purtroppo… lui e la sua famiglia hanno pagato un prezzo troppo alto per la libertà del nostro mondo…” commentò tristemente il professore.
Remus si morse le labbra.
“È per questo che voglio che partiate il più presto possibile, finché Alastor non avrà trovato questa presunta spia nessuno di noi è al sicuro purtroppo …”Remus annuì, Liselle e Steve uscirono dalla stanza, si sentivano di troppo e dovevano raccogliere le loro cose, il treno sarebbe partito due ore dopo.
“Lily e James?”
“Chiederò loro di mettersi sotto Fidelius, farò io stesso da custode se necessario, spero solo che accettino…”
“Sa che non lo faranno… James odia sentirsi in trappola…”
“Lo so… temo dovrò aspettare ancora un po’ per convincerli… buona fortuna per il viaggio Remus, ora scusami ma devo andare…” Remus annuì accompagnando il preside alla porta.
“Arrivederci professore…”
“Arrivederci Remus e buon viaggio…”
 
▀■▪■▀
 
“Voglio solo passare a vedere come sta, questa giornata mi ha massacrato, ho bisogno di tutti i ragazzi!” protestò James “dovevamo pranzare assieme…” Lily, Sirius ed Enif lo fissavano dubbiosi. Alla fine Lily sospirò.
“Sirius, accompagnalo!”
“IO?”
“Sì, vorrei avere mio marito tutto intero tra un paio d’ore e non posso lasciare solo Harry…” spiegò la rossa.
“Va bene, andiamo da Moony… starà già dormendo vedrai….”
 
Quando arrivarono a casa di Remus la trovarono vuota. Sirius era preoccupato, dove poteva essersi cacciato…
“Sono certo sia con Silente, aveva ospiti…” disse appena James “Scusa ti ho fatto venire per nulla…” Sirius non lo stava ascoltando.
“Sir?”
“Eh scusa… mi stavo chiedendo dove può essere andato con tutto quello che è successo…”
“Sai che Silente lo manda sempre in missione in questo periodo… non preoccuparti…”
Per un istante Sirius si immaginò Remus tra i lupi mannari, riuniti attorno ad un falò intenti a cenare di cacciagione in mezzo ad una folta foresta. Rabbrividì, aveva paura, aveva davvero paura di perderlo, se non era già successo… ma no si disse, Remus era troppo intelligente per quelle stupide bestie… anche se… disse una vocina spaventata nella sua testa… anche se è uno di loro dopotutto
 
Buongiorno e buon anno a tutti!!! Scusate se non ho pubblicato per il 31 come promesso ma i preparativi del cenone mi hanno assorbita! Comunque eccoci qui con questo nuovo capitolo... scusate Sirius sta cominciando ad andare in paranoia... ci leggiamo a fine mese!!

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Capitolo 33
*** Capitolo 33: L'ago della bilancia ***


Phoenix’s flames

 
 
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow. 


Immagine di play-it-snufkin
 

                   Capitolo 33: L’ago della bilancia

 
Liselle chiuse gli occhi lasciando ondeggiare la gonna al vento. Aprì gli occhi osservando la costa francese avvicinarsi nella luce dell’alba. Respirò a fondo, sorridendo. Si sentiva fiduciosa, erano nelle mani del più grande mago di sempre in fondo. Steve non riusciva ad essere altrettanto ottimista, era un peccato, dovevano proprio goderselo quel nuovo inizio.
“Buongiorno!” la salutò Remus raggiungendola, due tazze di the in mano.
“E quelle da dove saltano fuori?”
“Un mago non rivela mai i suoi segreti…” disse facendole l’occhiolino. Le passò una tazza osservando a sua volta la costa avvicinarsi. Liselle rise, quel ragazzo le era davvero simpatico…
“Remus, tu sei poco più giovane di noi, vero?”
“Ho ventun anni, voi?”
“Vent’otto a marzo…” rispose lei “Steve li ha compiuti lo scorso mese…” ci fu un attimo di silenzio, era curiosa, voleva saperne di più, voleva conoscere di più di quella guerra che aveva rovinato le loro vite…  “Quando hai deciso di combattere Tu sai chi?”
“Avevo diciotto anni, frequentavo l’ultimo anno a Hogwarts…”
“Eri un ragazzino…” commentò Lise appoggiandosi alla balaustra e fissando il mare… “Posso sapere perché? Cosa ti ha spinto a non concentrarti sugli esami e decidere di combattere?”
“I Mangiamorte uccisero i miei genitori, ormai più di tre anni fa … sembra che il tempo sia passato così in fretta…” disse amaramente passandosi una mano sugli occhi, pensare a Chideock, a casa sua, alla casa a cui aveva rinunciato gli faceva ancora male…
“È vendetta allora?”
“Non proprio…è difficile da spiegare… cosa sai della nostra guerra?” Remus voleva essere chiaro ed esaustivo, voleva che potessero fidarsi di lui e questo significava fidarsi di loro…
“Ne sappiamo poco niente… era già iniziata quando ci siamo trovati nel mezzo…” Steve li raggiunse, Lise notò come anche lui avesse una tazza in mano, probabilmente Remus aveva portato la colazione anche a lui.
Remus annuì mordendosi leggermente il labbro inferiore.
“Voldemort… o meglio l’uomo che era prima di essere…Lord Voldemort… era un mago brillante, a star sentire Silente… tutti si aspettavano grandi cose da lui, ma era assetato di potere.
Aveva un forte ascendente sulla gente, lo ha tutt’ora, è riuscito a convincere la nobiltà purosangue, quelli che vedono i figli di babbani come feccia, a stare dalla sua parte e continua ad usarli. Non credo che abbia in considerazione nessuno dei loro desideri… Pian piano riunì i suoi seguaci: i Mangiamorte e iniziò la sua guerra per il dominio sul mondo. Un dominio assoluto sia sui maghi che sui babbani… lui pensa siano inferiori a noi maghi e di conseguenza vanno schiavizzati, non importa come, se dovesse vincere il mondo diverrà terribile per chiunque... ma all’epoca nessuno sospettava... La guerra iniziò di nascosto, in silenzio: una sparizione alla volta, io ero solo un bambino, nemmeno me ne rendevo conto… cominciarono a colpire famiglie di babbani finché presero mano e dalla caccia al babbano a perseguitare i maghi figli di babbani e chi si poneva a loro protezione il passo fu breve… a quel punto il Ministero cominciò a muoversi contro questo misterioso mago oscuro che si presentava come Lord Voldemort e i suoi incappucciati…
In guerra aperta con il Ministero iniziò a radunare attorno a se altre creature… giganti, vampiri, lupi mannari… tutti quelli che il Ministero aveva lasciato fuori dalla comunità e purtroppo erano e sono tutt’ora ottime pedine, sacrificabili e senza scrupoli per lo più…”
“Così prese a far attaccare i babbani dai lupi mannari per formare il suo esercito di pedine e arriviamo a noi…” lo interruppe Steve, Remus annuì tristemente…
“Cominciò ad attaccare chiunque si opponesse a lui con qualunque mezzo, creò perfino armate di inferi, meno pretese e più efficaci a portare morte di qualsiasi creatura senziente…”
“Ma perché non è stato fermato sul nascere? Quando ha iniziato…” chiese Liselle, le risultava difficile credere che nessuno si fosse accorto di nulla?!
“Mi duole dirlo ma gran parte della nobiltà magica e molti altri reputano i babbani inferiori e da secoli, se non da millenni trovano il modo di far loro del male… lo statuto di segretezza non venne creato solo per proteggere i maghi dai babbani, non ne avevamo bisogno, soprattutto all’epoca, ma venne creato soprattutto per difendere i babbani stessi dalle persecuzioni dei maghi e in modo tale da evitare l’inquisizione di gente innocente… ma ciò non è stato sempre possibile e spesso la legge non è riuscita ad evitare che queste cose accadessero… e quando i Mangiamorte cominciarono a colpire i babbani, il Ministero non vi diede dato peso: la solita vecchia e crudele caccia al babbano, le azioni di un pazzo… roba senza seguito, che si sarebbe risolta da sè… ma così non fu… i suoi Mangiamorte sono numerosi e sono tutt’ora sparsi in ogni carica all’interno del Ministero… gli Auror hanno tenuto testa agli eventi, ma ormai anche là dentro c’è del marcio… due miei amici sono stati venduti proprio da un’Auror… avevano diciannove anni quando sono stati trucidati…” Remus sospirò ripensando a Reyn e Nathan.
Liselle si portò una mano alla bocca, guardò Steve, lui ricambiò lo sguardo, adesso capivano il perché Silente avesse usato il termine “vacanza” per quella che chiaramente era una missione di scorta.
“Ha seguaci in ogni angolo del mondo magico, nei posti giusti al Ministero, al San Mungo, credo si salvi solo Hogwarts…” Remus sorrise appena “Credo che sia per questo che Silente si sia mosso… Silente ha già sconfitto un mago Oscuro, lui sa che la vittoria di un tipo simile avviene nel momento in cui spezza la speranza della gente e così si è messo a sfidarlo con un “esercito” altrettanto clandestino…” 
“Voi…” Remus annuì
“L’Ordine della Fenice… un gruppo volontario di Maghi e Streghe che si prodigano a combatterlo con ogni mezzo, abbiamo Auror, Medimaghi, impiegati ministeriali, ricercatori e ci sono io…” Remus arrossì appena “aiutare voi è una missione secondaria… la mia prima missione era infiltrarmi in un branco e cercare di convincerli a lasciare Grayback e Voldemort…”
“E come è andata?” chiese Liselle curiosa, quel ragazzo era davvero coraggioso
“Un disastro… ho rischiato di essere ucciso un paio di volte prima di alzare bandiera bianca…” Remus sorrise appena,  non era facile non era dannatamente facile, restava sempre un lupo addomesticato…
“Ma avete una spia al vostro interno, vero? È di questo che parlavi ieri…” chiese Steve, Remus annuì tristemente.
“Temo di sì, Edgar e la sua famiglia sono un colpo grosso… i Bones si sono sempre schierati apertamente contro Voldemort, gli stessi genitori di Edgar sono morti per questo, non è un mistero però… non abbiamo la certezza ci sia una spia, ma abbiamo passato anni senza preoccuparci molto e adesso in tre mesi sono stati uccisi due dei nostri e oltretutto a casa loro…” Remus scosse tristemente la testa “…è questo quello che intendevo, se ci spezza dall’interno, se spezza il nostro morale, la nostra speranza, allora avrà davvero vinto…e se un membro dell’Ordine lavora per lui significa che qualcuno tra noi non crede più nella nostra missione e nella nostra vittoria…”
I tre rimasero in silenzio.
“Non hai risposto alla mia domanda però… perché lo fai?” ne uscì infine Liselle.
“Per la mia famiglia… non per quella che non c’è più, ma per i miei amici…e per avere il futuro felice che ci spetta… siamo principalmente esseri umani, no?! Dobbiamo avere  la possibilità di vivere come tali… e se c’è una cosa che Silente mi ha insegnato è che solo ricercando la luce si può trovare  l’umanità… Silente ha avuto fiducia in me, mi ha dato l’adolescenza di un mago normale e io ho fiducia in lui… ovunque ci condurrà…”
 
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“Non se ne parla, professore!” James camminava avanti e indietro per il salotto, Silente era in piedi di fronte a lui, Lily osservava i due in silenzio, mentre Harry, assonato, giocava stancamente con i suoi peluche preferiti.
“James, sii ragionevole…” tentò Silente, sapeva che il ragazzo era testardo, ma doveva fare un tentativo, le presunta spia avrebbe potuto venderli in qualsiasi momento.
“No, no e no!” James guardò Harry e cercò il supporto della moglie, Lily annuì, e il giovane continuò “Non voglio dovermi sbarrare in casa e buttare via la chiave! Non mi fa paura! Se verrà lo affronteremo per la quarta volta, e sarà quella buona, lo so!”
Silente osservò il giovane in silenzio, i suoi occhi castani erano determinati, dannatamente sicuri… credeva di trovarli preoccupati a morte e invece si era sbagliato, quei due non avevano alcuna intenzione di nascondersi, lo vedeva chiaramente.
Lily sosteneva lo sguardo di Silente ripensando alla brutta nottata che avevano passato. James aveva quasi distrutto camera loro furioso come non mai, continuava a pensare ai figli di Edgar e non accettava il fatto che uno di loro potesse aver fatto una cosa simile. Alle due di notte, quando suo marito aveva finalmente ritrovato la calma, fu il suo turno; perse completamente la testa cadendo nel panico e cominciando a pensare a bizzarre vie di fuga. Casa loro era stata stregata per sembrare vuota, ma questo significava che se fosse loro successo qualcosa nessuno si sarebbe accorto di nulla e nessuno sarebbe venuto in loro aiuto, perché se da un lato la casa era sicura dall’altro era una trappola senza uscita. A riportare l’ordine a casa Potter aveva pensato però il piccolo di casa. Alle cinque Harry si era svegliato e, offeso che i genitori non lo degnassero di uno sguardo, si era messo a piangere disperato. Focalizzando l’attenzione sul figlio, avevano entrambi ritrovato la lucidità e soprattutto la determinazione: c’era Harry e c’era la profezia, da questo non potevano scappare, dovevano accettarlo, sarebbero stati braccati finché quella dannata profezia non si sarebbe compiuta e loro, loro avrebbero dovuto conviverci per molto tempo e proteggere Harry ad ogni costo, ma questo non significava nascondersi in un buco… dovevano essere forti e dovevano farlo per Harry…
“Professore, non c’è motivo per nascondersi… o quantomeno non ancora…” la voce di Lily era sicura quanto quella del marito.
“Lily, James vi prego di ragionare e pensarci su… non si tratta solo della vostra incolumità ma del bene di Harry…”
“E dell’intero mondo magico…” finì la frase Lily “lo so professore, so che mio figlio vada come vada avrà una vita dura, so che saremo costantemente in pericolo… me ne rendo conto… ed è proprio per questo che non vogliamo nasconderci o scappare… dovremo convivere con tutto questo probabilmente finché Harry sarà adulto… ci abbiamo pensato, l’abbiamo accettato e quindi abbiamo deciso di vivere nonostante questo…” Lily era calma e sicura, James annuì per rafforzare la frase della moglie. 
“Professore, se ci facciamo prendere dal panico, se scappiamo nascondendoci da qualche parte, Harry non potrà mai essere il bambino della profezia perché non avrà il coraggio necessario per affrontarlo e moriremo comunque… e inutilmente per giunta…” concluse James.
“Ci avete pensato parecchio…”
“È stata una notte piuttosto lunga…” James scosse la testa “non cambierà dove siamo nascosti o come… se la spia è così disperata da vendere la nostra sola speranza di vittoria… allora lo aspetteremo al varco…”
 Silente li osservò in silenzio
“Spero che se le cose dovessero aggravarsi teniate in considerazione l’incanto Fidelius”
Lily annuì
“Non si preoccupi professore l’unico nostro desiderio è sopravvivere a tutto questo, non con paura ma con fede! Se Voldemort crede alla profezia allora ci crederemo anche noi!”
“E se dovremo morire affronteremo la morte come una vecchia amica…” sorrise ironico James citando una vecchia storia che gli raccontavano da bambino.
Albus osservò i due giovani… quel giorno non li avrebbe convinti, Remus aveva ragione… sperava solo che in qualche modo l’ago della bilancia tornasse a puntare il loro piatto, perché al momento, purtroppo, puntava fortemente verso quello di Voldemort…
 
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Sirius osservò Enif scartare un voluminoso pacco che Dix le aveva recapitato dal Picco del Corvo.
“Sono un po’ preoccupata per Remus…” lo riscosse lei, mentre apriva la scatola ed estraeva un nuovo ed elegante mantello nero come la notte.
“Silente non lo avrà fatto rientrare dalla missione… all’ultima riunione ha detto di averlo mandato nel branco di Grayback...” disse Sirius, non voleva pensarci, l’idea di Remus da solo tra i suoi simili lo metteva a disagio…
“Appunto… la spia sa che è tra i licantropi, Remus è sicuramente il più esposto al prossimo attacco…” Enif si alzò in piedi, il nuovo mantello indosso, fece una piccola giravolta “come sto?”
“Bene, è un po’ tetro, non trovi?” il mantello nero sembrava essere liquido, il tessuto era molto raffinato, Enif sembrava vestita di tenebra…
“Sarebbe adatto al periodo… lo trovo un po’ troppo serio…” sorrise lei “ma a papà piacciono i regali austeri…” disse togliendolo,  si rivolse all’elfa
“Ringrazia i miei genitori per il mantello, è stupendo… forse un po’ troppo elegante ma davvero stupendo… ringrazia zia Rhodelia per lo Spioscopio… spero rimanga in silenzio a lungo… e Taliesin per i dolcetti di Mielandia, mi ero dimenticata fossero così buoni…”
“Come la padroncina desidera…” esclamò l’elfa per poi sparire con uno schiocco.
“Mi dispiace…” esclamò ad un tratto Sirius
“E di cosa?” Enif lo guardò con un sorriso, passandogli un zuccotto di zucca
“Il mio regalo doveva essere una giornata in santa pace e non ho altro da darti…” Enif si alzò sedendosi sulle gambe del ragazzo e appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla, Sirius appoggiò la fronte su una quella della ragazza.
“Il miglior regalo lo scarto ogni giorno svegliandomi al tuo fianco…” lui la strinse a se. Rimasero un po’ in quella posizione, in silenzio, cullandosi in quell’abbraccio.
“Vorrei chiedere a Lily e James di nascondersi…” disse infine Sirius “pensi che al Picco ci sarebbe spazio per loro?” Enif si mosse nervosamente, il giorno prima James e Lily, per quanto turbati non sembravano minimamente intenzionati a nascondersi più di quanto facevano già…
“Non ci sarebbero problemi solo…”
“Solo?”
“Temo non vogliano nascondersi…” Sirius annuì
“Magari non ora, ma troverò il modo per metterli al sicuro…”
“So che lo farai… intanto potremmo dargli lo Spioscopio della zia…”
“Secondo me quel coso ci farà solo diventare paranoici…” commentò Sirius guardando l’aggeggio in cagnesco…
“Magari si rivelerà utile…” sorrise Enif incoraggiante…
 
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I sotterranei di Villa Lastrange erano un intricato sistema di antiche catacombe. Severus si muoveva lentamente seguendo la padrona di casa lungo i corridoi di pietra. Le pareti erano umide, la condensa luccicava appena sulle pietre antiche nella luce della candela, l’odore della muffa permeava l’aria. 
“Sai qual è il motivo di questa riunione, Bellatrix?”
“L’Oscuro vuole mettere al corrente dei suoi piani i più valenti, ti basti sapere questo Severus... “ rispose lei “In realtà io stessa so solo qualche frammento per il momento…” Severus annuì, Bellatrix sapeva di più certamente, ma lei non avrebbe parlato del suo Signore, era uno dei suoi più fidati luogotenenti. Era ossessionata dal desiderio di soddisfare il loro Signore, lo sapevano tutti, lo vedevano tutti… ogni tanto Severus si chiedeva come faceva Rodolphus a non essere geloso del suo Lord: era evidente come sua moglie amasse più la causa che suo marito, ma forse il fatto che Rodolphus fosse un sadico bastardo agevolava le cose… a lui bastava aver qualcuno da torturare per essere contento.
Ad un tratto la galleria si ampliò lasciando spazio ad una vasta sala. Al centro stava un enorme tavolo in legno massello, umido e antico come il resto dei sotterranei, vi erano accostate dodici sedie, in testa vi era un trono intagliato. Severus salutò con un cenno i presenti, notò come fossero presenti tutti i luogotenenti del Signore Oscuro: Rodolphus e il fratello Rabastan erano in piedi vicino all’ingresso, Lucius era seduto comodamente su una sedia, Antonin Dolohov aspettava pazientemente appoggiato ad una parete, a loro si aggiungevano i suoi compagni di scuola Avery e Mulciber, il primo aveva senza dubbio ereditato il posto del padre, il secondo, beh Mulciber non era un granché ma era un asso nella maledizione imperius, con Avery logicamente c’era la sua inseparabile ragazza Leila Lochrin. Severus si chiese cosa ci facesse lei lì, era poco più di una ragazzina, infine chiudevano il gruppo Travers e i coniugi Nott… gran parte d’elitè purosangue al servizio dell’Oscuro, si sentì onorato di esserne parte, un posto d’onore per un mezzosangue.
“Prendete posto…” ordinò Bellatrix sedendosi a sinistra dello scranno intagliato. Quando tutti furono seduti Lord Voldemort fece il suo ingresso.
“Buonasera, miei fedeli Mangiamorte…” salutò l’Oscuro Signore prendendo posto sul seggio che gli spettava.
“Vi chiederete perché io vi abbia convocato qui a volto scoperto…” il suo sguardo fissò ognuno di loro, Severus chiuse la sua mente. I suoi pensieri erano solo suoi, sapeva di essere debole, in fondo era un sentimentale, non riusciva a dimenticare Weston, Lily e la loro infanzia perduta e ciò era una debolezza, non poteva permettere che il suo Signore lo scoprisse proprio ora che cominciava a contare qualcosa tra i suoi servitori.
“Sono lieto di informarvi che grazie alla nostra spia tra gli uomini di Silente e all’operato di Avery e Leila un altro ratto di Silente è finalmente andato all’altro mondo…”
“Abbiamo visto le foto sulla Gazzetta…” commentò  Rosalee Nott “carini i piccoli Bones, immagino sia stato come giocare con le bambole…” aggiunse guardando Leila con sufficienza, la ragazza non diede peso al commento della donna.
“Bones e Fenwich sono stati i primi… la nostra cara piccola spia è votata alla nostra causa… la sua voglia di vivere ci consegnerà uno ad uno gli uomini di Silente…”
“Mio signore, azzardo troppo nel desiderare conoscerne l’identità?”
“Sì, Travers,  azzardi troppo… non mi fido abbastanza della spia per renderla pubblica… potrebbe sempre cambiare bandiera… è un uomo disperato in fondo…”
“E per la profezia di cui le ha parlato Severus?” chiese Bellatrix, sembrava preoccupata per Voldemort si trovò a pensare Severus.
“Prima o dopo la spia mi consegnerà i Potter e allora quella profezia svanirà assieme a loro…”
Severus fu certo di aver sentito il suo cuore fermarsi… i Potter? Lily aveva avuto un figlio, questo l’aveva sentito dire, ma perché lui? Perché lei?
“Cosa vuoi come premio Severus ? Devo ripagare in qualche modo il tuo  servigio…” Per poco non rischiò di non sentire la domanda di Voldemort… Severus ci pensò un attimo, c’era un’unica cosa che aveva sempre voluto
“Voglio lei…” sentì gli occhi di tutti puntarsi su di lui, vide Mulciber e Avery sghignazzare, loro sapevano del suo legame con Lily Evans.
“Puoi spiegarti meglio?” Voldemort sembrava sorpreso
“Quando arriverà ai Potter io vorrei lei viva, per me…”  un sorriso increspò le labbra diafane del Signore Oscuro…
“La desideri? È una donna molto bella… seppur una sanguesporco…” convenne il Signore Oscuro
“Sì la desidero…” rispose senza espressione Severus.
“E sia...”
 
Severus non poteva crederci aveva strappato Lily dalla morte, aveva barattato la sua vita con la profezia che la condannava… no, veramente la profezia condannava suo figlio… non ti perdonerà mai… disse una voce nella sua testa. Ma almeno sarà viva… rispose a se stesso.
 
Non si dava pace, le ore erano passate lente e inesorabili, sapeva di aver fatto la cosa giusta, l’aveva salvata, eppure… eppure ti odierà perché hai lasciato morire suo figlio… ancora quella dannata voce della sua coscienza… voce che tra l’altro assomigliava terribilmente a quella di Lily.
Si alzò dal letto osservandosi allo specchio, cosa aveva fatto? Se solo avesse saputo a chi si riferiva, se solo avesse saputo che condannava Lily, lui… lui non l’avrebbe mai riferita a Voldemort…
Doveva fare qualcosa, doveva avvertirla del pericolo… oh si certo Potter l’avrebbe ucciso se si fosse avvicinato a casa loro, ma doveva avvertire qualcuno… doveva…
 
▀■▪■▀
 
Lione era stupenda, si ritrovò a pensare Remus, o forse era solo il clima continentale e la pace che assaporava in quel momento. Damocles Belby era arrivato  un’ora prima e stavano facendo tutti e quattro colazione in un caffè della città.
“La riserva è fantastica, sono certo vi piacerà… ho fatto costruire un paio di cottage così chiunque si unisca a noi avrà la sua privacy…” disse addentando un pezzo di waffle ai mirtilli.
“Ci sono già altri?” chiese Steve da sopra la sua tazza di caffè.
“Ce ne è solo uno purtroppo… Tony è con me da quando ho iniziato… si è offerto come cavia..” rispose l’uomo, Remus l’osservò. Damocles era un uomo tarchiato sulla quarantina, aveva un viso tondo reso un po’ arcigno da due folte sopracciglia scure, nonostante ciò i suoi modi erano gentili e disponibili. “Devo ammettere che ha rischiato un paio di volte la pelle a furia di trangugiare i miei intrugli” arrossì appena “ma la ricerca è così…” concluse con una alzata di spalle.
“Voi eravate babbani, dico bene?” Chiese poi sottovoce, Steve e Liselle annuirono.
“Un tempo erano rari i licantropi babbani, qualcuno riteneva che non esistessero… con gli attacchi volontari degli ultimi anni però il vostro numero è cresciuto…”
Liselle ci stava pensando da un po’
“Crede che la sua cura abbia risultati diversi su di noi rispetto che su un mago?”
Belby ci pensò un attimo
“Al momento gli esperimenti hanno dato gli stessi risultati… quindi non credo… perché insomma… non penso ci siano differenze quando sorge la luna…dico bene…” Steve, Liselle e Remus si guardarono, Remus scosse la testa incerto
“Non credo…”
“Non serve necessariamente una cura, mi basterebbe riuscire a placare la vostra aggressività una volta trasformati… ragionare con l’uomo e non con il lupo…” disse più a se stesso che ai tre licantropi presenti.
“In effetti diventare un placido lupo una volta al mese potrebbe essere anche divertente!” rise Steve e Remus non poté far a meno di pensare alle nottate passate nella Foresta Proibita assieme ai Malandrini.
“Signor Belby posso chiederle perché ha cominciato a studiare una cura del genere? Insomma, non conosco molto del mondo magico ma… sì, insomma… non mi pare che si sia mai interessato molto di noi…”chiese Liselle, Remus sorrise, quella ragazza era affamata di risposte, era curiosa e intelligente se il destino fosse stato più clemente sarebbe stata un’ottima insegnate.
“Mhmm… onestamente non so risponderti con precisione…” i tre lo guardarono scettici “a scuola ero in gamba, curioso, un ottimo pozionista, cominciai il corso per diventare medimago ma mi annoiava, volevo curare il mondo più che le persone… volevo cambiare il mondo… Greathead mi contattò allora… aveva tanti progetti per uno come me… poi beh… mia moglie comprò quel libro e decisi cosa cercare…”
“Libro?”
Muso peloso, cuore umano…”
Fu il turno di Remus ridere, il libro era un classico, non era nemmeno certo che fosse stato scritto da un licantropo ma mostrava bene la dicotomia tra lupo e uomo.
“Cosa?”
“Scusate…” sorrise riprendendo controllo “ero al quinto anno quando il libro venne pubblicato e uno dei miei amici pensò bene che fosse divertente regalarmelo per Natale…” Remus aveva ancora in mente la faccia soddisfatta di Peter pensando di aver trovato il regalo perfetto. Belby sorrise a sua volta.
“Immagino che per un licantropo a Hogwarts sia una storia un po’… ehm… ridondante… ma ammetto che mi ha aperto gli occhi…” disse un po’ imbarazzato “volevo provare a migliorare la vostra condizione, ma solo due licantropi mi hanno dato retta… Luis, pace all’anima sua, è morto per la scienza purtroppo… Tony continua imperterrito a sperare…”
“Crede di essere vicino a una soluzione?” chiese Remus, pensando come fossero belle le serate con i Malandrini…
“Forse… l’ultima luna piena Tony era in coma e non si ricorda un accidente….” Disse grattandosi la fronte “dovrei cambiare il dosaggio dell’aconito… o forse dell’iperico…” Liselle lanciò a Steve un’occhiata preoccupata e Remus non poté far a meno di ricordare le parole di Silente “al momento ha più effetti collaterali che altro…”.
 
Arrivarono alla riserva alcune ore dopo, Liselle e Steve stavano visitando il loro cottage e Remus approfittò per consegnare la lettera di Silente a Belby. Damocles lesse il contenuto rapidamente.
“Non deve essere stato facile nel branco di Grayback…” disse ad un tratto alzando gli occhi dalla lettera, Remus sospirò
“Un disastro…”
“Silente mi scrive che cercherete altri come loro…”
“L’idea è questa…”
“Non ne sembri soddisfatto… hai sicuramente migliorato la vita di due persone disperate, rallegrati!” gli sorrise il mago
“Penso ai bambini del branco di Grayback e a quanto io sono stato fortunato ad avere Silente… avrei voluto fare di più per loro…” disse il giovane sincero
“Quando la guerra sarà finita ci sarà un mondo migliore per tutti…” Remus annuì, il signor Belby era speranzoso, dopo ciò che era successo ad Edgar non riusciva ad esserlo altrettanto…
“Silente dice anche di non fare il tuo nome alle autorità, non preoccuparti… sarò muto come un pesce…”
“Grazie…” Remus si morse leggermente le labbra
“Signor Belby, non so se le può essere d’aiuto o meglio non so come le potrebbe essere d’aiuto, ma c’è stato un periodo della mia vita in cui ero più… come dire… mansueto…” cominciò lentamente, scegliendo le parole con cura.
Belby lo fissò curioso
“Cosa intenti per mansueto?”
“Meno lupo durante le trasformazioni…” era la definizione migliore
“Dovuto a?” Remus si morse le labbra, non poteva dire dei Malandrini, non poteva tradirli eppure doveva trovare il modo di spiegare, sentiva di doverlo fare…
“I miei amici, loro… trovarono il modo di farmi compagnia… logicamente con le debite protezioni…” Belby annuì
“Pareti frapposte e protezioni magiche immagino… continui signor Lupin…”Remus continuò sollevato, Belby era così abituato ad osservare i lupi mannari durante la luna piena che non aveva chiesto spiegazioni in merito…
“Col tempo imparai a riconoscerli e il contatto con loro rendeva la mia mente più lucida e umana…” Remus osservò Belby, sembrava rimuginare su qualcosa…
“Ma certo, ma certo… produzione di anandamide e ossitocina… potrebbe essere…” alzò lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui “grazie ragazzo… forse potrebbe essere un inizio…”
 
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Severus aveva deciso… voleva salvare Lily, ma salvare Lily da sola significava perderla comunque… avrebbe avvertito Silente, avrebbe detto che il suo signore aveva scelto i Potter anziché qualche altra famiglia… in poche ore aveva preso la decisione che, ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Aveva dato appuntamento a Silente su una collina desolata, quella notte era fredda, il vento soffiava forte spazzando la brughiera. Gli alberi spogli scricchiolavano sotto quella forza e quell’atmosfera sospesa non l’aiutava a rilassarsi…
Teneva la bacchetta in mano, aveva paura che Silente non arrivasse e che gli piombassero addosso gli Auror… aveva paura di aver sancito il suo viaggio di sola andata ad Azkaban… si guardava nervoso attorno, sarebbe arrivato si disse… doveva… Silente dava sempre seconde possibilità… sarebbe arrivato anche solo per curiosità…. Il vento gli riempiva le orecchie e ogni tanto una folata più forte gli impediva quasi di respirare.
Era così teso che non sentì il rumore della materializzazione e cadde in ginocchio per lo spavento quando Silente lo disarmò.
“Non mi uccida!” esclamò d’istinto, senza bacchetta e da solo si sentiva debole e vulnerabile, una facile preda uno dei maghi migliori del mondo.
“Non era mia intenzione…” Silente stava davanti a lui illuminato dalla luce della bacchetta, aveva accettato l’incontro curioso, voleva sapere se Severus portasse un messaggio da Voldemort o se la bilancia stava iniziando a muoversi.
“Allora, Severus? Che messaggio ha Lord Voldemort per me?” il vecchio preside lo fissò, cercando un indizio, un segnale del perché erano lì quella notte… il giovane si tormentava le mani… il vento non dava loro tregua…
“Nessun… nessun messaggio…” Severus aveva paura, si disse che doveva tornare in sé, doveva…”Sono qui per conto mio!” disse forte sopra il vento che ululava, bella notte che ti sei scelto per parlare con Silente, ci manca ancora che non capisca niente con questo tempo… si disse preoccupato Piton. Silente sembrò leggergli nel pensiero agitando la bacchetta e ammutolendo il vento attorno a loro… come faceva, Severus proprio non lo sapeva… 
“Io… io vengo con un avvertimento…” no, non era un avvertimento, non doveva apparire minaccioso c’era la vita di Lily in gioco “no, una richiesta… la prego…” non voleva apparire minaccioso ma così sembrava quasi disperato… Severus da quando quest’uomo ti fa così paura? Si chiese cercando di calmarsi…
“Quale richiesta potrebbe farmi un Mangiamorte?” quel tono, quella voce, Silente lo disprezzava, lo capiva… in quel momento si rese conto di quanto era diverso il tono della voce che Silente usava con gli studenti rispetto a questo… sembravano due persone distinte: il preside un po’ matto e il mago migliore del mondo…
“La… la profezia… la predizione… la Cooman…” Diavolo Severus calmati! Smettila di balbettare come un bambino! Non riusciva a prendere il controllo di se, nemmeno davanti a Voldemort provava così tanta paura…
“Ah, sì… quanto hai riferito a Lord Voldemort?” Silente era dubbioso, non riusciva ancora a spiegarsi perché Severus Piton l’avesse convocato in quel luogo anche se un sospetto cominciava a farsi strada nella sua mente.
“Tutto… tutto quello che ho sentito! È per questo… è per questo motivo… lui pensa che sia Lily Evans!” non propriamente corretto ma sperava di aver reso l’idea.
“La profezia non parla di una donna, ma di un bambino maschio nato alla fine di luglio…” Silente diavolo! Non perderti in dettagli, hai capito benissimo cosa voglio dire! Avrebbe voluto gridargli ma la rabbia e la preoccupazione per Lily gli diedero la forza di rispondere sicuro di sé
“Sa cosa voglio dire! Lui pensa che si tratti di suo figlio, le darà la caccia… li ucciderà tutti…” Silente lo guardò
“Se lei è così importante per te Lord Voldemort la risparmierà, no?” Silente stava saggiando la sua fedeltà, Severus Piton era fedele a Voldemort ma l’Oscuro era fedele al suo fido Mangiamorte? “Non puoi chiedere pietà per la madre in cambio del figlio?”
“Io ho… io gliel’ho chiesto…” Severus era certo che poche persone al mondo avessero ricevuto quello sguardo da parte di Silente, disgusto, orrore, disprezzo, non riusciva a reggere quello sguardo, abbassò gli occhi…
“Tu mi disgusti” commentò Silente. Hai ragione… si disse Piton, come potrebbe Lily volere l’uomo che ha condannato suo figlio e baratto la sua salvezza con la sua famiglia…
“Quindi non t’importa se suo marito e suo figlio muoiono? Possono morire, purché tu ottenga ciò che desideri?”  Severus rimase in silenzio, aveva pregato per la morte di Potter mille volte, il bambino non gli aveva fatto nulla ma non aveva esitato a chiedere solo la sua vita… si immaginò la sua Lily piangere la morte della sua famiglia e della sua felicità poi guardarlo e dire come Silente “mi disgusti”…
“Allora li nasconda tutti! La metta… li metta al sicuro… la prego.” Era la cosa giusta da fare, Severus lo sapeva, forse prima o dopo lei lo avrebbe ringraziato, forse alla fine di tutto…
“E tu che cosa mi darai in cambio, Severus?” Silente doveva approfittarne, sapeva che era una occasione troppo importante, se Voldemort aveva una spia perché non poteva averla anche lui e se conosceva abbastanza bene Severus Piton sarebbe stato una pedina preziosa.
“In… in cambio?” guardò sorpreso il preside, troppo facile senza un prezzo, vero Severus? Si disse… cosa poteva dare in cambio a Silente, lui voleva solo che Lily si salvasse, voleva disperatamente che lei sopravvivesse a tutto quello, come quella volta che aveva avvisato Potter a Weston, lui voleva solo la sua salvezza tutto il resto poteva sparire…
“Qualunque cosa…” disse infine senza conoscere quanto peso quella risposta avrebbe avuto su tutto il mondo magico. Fu certo vedere il vecchio preside sorridere. Quella notte finì così, come era cominciata, in lampo di luce e nel sibilo del vento. 


Grazie a chi legge e trovate il tempo per lasciare un commentino :) ci vediamo dopo il mio compleanno a fine febbraio :))

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Capitolo 34
*** Capitolo 34: Paranoia ***


 

Phoenix’s flames

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.

 

Capitolo 34: Paranoia

Remus rientrò a Bristol sette giorni dopo il suo arrivo in Francia, era stranamente allegro, staccare un po' la spina aveva fatto bene anche a lui. Liselle e Steve si erano sistemati da Belby e la ragazza gli aveva strappato la promessa di passare a trovarli con i suoi amici. Remus aveva passato ore a raccontare ai tre licantropi presenti, ben presto il vecchio Tony si era unito a loro, di Hogwarts, dei suoi passaggi segreti, degli scherzi dei Malandrini e dei suoi amici. Non aveva svelato nulla riguardo il loro segreto e quelle che erano avventure animali sembravano marachelle di ragazzini ma raccontò loro come si sentiva vivo e soprattutto umano al loro fianco.
Magari poteva portarci Lily e James, dio solo sapeva quanto serviva una vacanza anche a loro...
Aveva appena varcato la porta di casa quando un gufo si mise a picchiettare insistentemente sulla finestra. La lettera veniva da Silente e informava di una riunione straordinaria per discutere la situazione degli ultimi giorni... probabilmente il preside aveva voluto aspettare il suo ritorno per parlare con tutti. Sospirò, aveva giusto il tempo di farsi una doccia prima di andare ad Hogwarts .
 
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“Quindi abbiamo anche noi un informatore… perché non vuoi mettere a conoscenza del fatto gli altri, Albus?” Dogde e Malocchio erano arrivati con un’ora di anticipo rispetto la riunione, così come aveva chiesto loro Silente.
“Purtroppo non ho ancora un’idea precisa su chi stia dietro agli attentati nei nostri confronti e temo che le cose potrebbero aggravarsi esponendo la nostra fonte …” spiegò il preside assorto nei suoi pensieri. Aveva riguardato le riunioni passate attraverso il pensatoio cercando un segno, un sussulto, qualcosa che potesse dargli un indizio su chi fosse la spia, eppure non aveva trovato nulla... Non si permetteva di sperare che le morti di Edgar e Benji fossero solo coincidenze, temeva la triste verità che segnava uno dei suoi uomini come un traditore ma purtroppo questa ipotesi era la piú verosimile. Alastor Moody lo fissó, capiva i suoi pensieri... Pensare che uno di loro fosse un doppiogiochista lo riempiva di rabbia, ma se nemmeno Silente non aveva un sospetto lui poteva solo continuare ad indagare e cercare una prova, anche una sola che potesse rivelare l'identità della talpa, sempre che esistesse e la paranoia non stesse prendendo il sopravvento su tutti loro.
“Non vuoi dire nemmeno a noi di chi si tratta?” Elphias tentò di riportare il discorso sulla nuova fonte di Albus, era un passo avanti, una buona notizia dopotutto, una nuova ventata d'aria fresca  dopo la situazione stagnante in cui versavano da mesi.
“Un giovanotto che sta facendo carriera nell’elitè di Tom…” rispose Silente enigmatico.
“È perché dovrebbe aiutarci?” Malocchio era sempre più perplesso ed Elphias non poteva dargli torto. La fonte di Albus sembrava un ambizioso Mangia morte era strano che qualcuno cambiasse bandiera mentre stava acquistando posizioni nella gerarchia...
“Mi ha chiesto un grosso favore e farà di tutto per sdebitarsi…” rispose infine Silente. I due maghi si fissarono, Albus era convinto e probabilmente al momento non avrebbe detto altro... non restava che fidarsi, come sempre... L'esperienza aveva dimostrato loro che spesso Silente vedeva cose che agli altri sfuggivano, aveva la capacità di prevedere le ripercussioni nel lungo periodo e quindi quando era così enigmatico c'era ben poco da fare.
“La cosa mi convince sempre meno… ma… mi fido di te, Albus” sbuffò Alastor Moody e Elphias Dodge annuì poco convinto.
 
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Pian piano i membri dell'ordine cominciarono a raggiungere Hogwarts, chi via camino, chi camminando a passi lenti nel parco immobile e silenzioso. Erano tutti puntuali e Silente fu felice della presenza di tutti, o almeno di tutti i superstiti.
Fissò le loro facce, una ad una: Caradoc era teso come una corda di violino; Marlene si torceva le mani ansiosa; Dorcas fissava con sguardo indagatore i compagni stringendo la mano a Remus; Alice sorrideva tristemente salutando i Malandrini mentre Lily abbracciava l'amica Enif con slancio; Sturgis aveva iniziato una conversazione fitta e a bassavoce con i fratelli Prewett lanciando occhiate verso Dedalus che confortava la moglie che aveva una pessima cera; Emmeline parlava animatamente con Frank dell'inopportuno articolo che la Gazzetta aveva scritto su Edgar; James si passava stancamente una mano sugli occhi mentre Sirius e Peter gli chiedevano notizie di Harry; Hagrid parlava con Remus premurandosi del suo stato di salute, mentre Minerva osservava tutti con cipiglio severo dietro ai suoi occhiali rettangolari....Sembravano normali, così normali che Silente si chiese se la spia, se davvero esisteva, non fosse dalla parte di Voldemort dall'inizio... da prima di arrivare tra loro, che fosse tutto un piano concepito anni prima... Si riscosse dai suoi pensieri, doveva provocarli, vedere le loro reazioni e studiarle al pensatoio per trovare la spia.
"Amici miei, credo che sia chiaro a tutti il motivo che mi spinge ad avervi radunato tutti qui..." nell'ufficio del preside calò il silenzio, tutti posarono uno sguardo pieno di aspettative su Silente, lui continuò a parlare "la morte di Benji prima ed Edgar poi ci pone in una situazione pericolosa... Nonostante il mio cuore mi suggerisca il contrario, sembra piuttosto chiaro che tra noi si nasconda una spia e quindi mi rivolgo a lei o lui, fatti avanti: se sei minacciato ti proteggeremo, se sei pentito ne terremo conto..."
"Credi davvero che quel dannato si faccia avanti?! Uno che tradisce i suoi compagni non è di certo un uomo coraggioso...." sbottò Malocchio assestando pugno sul tavolo. Fissò i presenti, Sturgis si sentì preso in causa.
"Stai dicendo che sospetti di chiunque non sia stato un Grifondoro?! Un coraggioso per antonomasia?! Prendi loro: Peter non è un cuor di leone ed Enif non riesce più nemmeno a duellare." Aveva paura era evidente
"Pudmore, sei ammattito?!" la voce di Lily era furiosa "Peter non potrebbe mai fare una cosa del genere! Gli affiderei la mia vita e quella di Harry se fosse necessario e lo stesso farei con gli altri presenti" Peter arrossì alle parole di Lily e la ragazza continuò a reggere lo sguardo dei presenti con cipiglio fiero e forse anche un po' provocatorio.
"Stai dicendo che non hai sospetti?! Che non credi che ci possa essere un spia?!" la rimbeccò Emmeline "è evidente che uno tra noi ha venduto Benji ed Edgar!"
"Per non parlare di Reyn e Nathan..." aggiunse Peter sottovoce
"Quella è stata la Coward..." rispose Fabian
"Questo dimostra solo che gli Auror non sono impeccabili..." buttò lì Marlene
"É una accusa Marlene?!" esclamò Gideon colto sul vivo
"E Remus piuttosto, non c'era mai quando si sono verificati gli omicidi..." disse sospettoso Dedalus.
"Era in missione tra i licantropi! A rischiare la sua vita, piú di tutti noi altri!" ringhió Dorcas
"Dorcas ha ragione, Remus è quello più esposto, la spia sa che è tra i licantropi!" le fece eco Enif mentre Lily dava man forte alle due annuendo.
"Proprio per questo... Può venderci in qualsiasi momento!"
"Piantala Sturgis sei ridicolo!" sbottò Sirius con una imprecazione
"Non credere di essere esente dai sospetti Black... Sappiamo bene di che pasta è fatta la tua famiglia!" gli rispose Carador. Minerva, Hagrid e Dodge mandarono degli sguardi allarmati a Silente, la situazione stava degenerando in fretta.
“Non mescolarmi a quella feccia!”
“Piuttosto tu Caradoc, sempre chiuso nel tuo laboratorio…” tastò il terreno Micea
“Io continuo a pensare che Remus è il più plausibile…” disse per togliersi il sospetto di dosso Caradoc.
“Vuoi che ti uccida?!” scattò Sirius
“Lascialo a me, Sirius!” urlò Dorcas fronteggiandolo
“Remus per l’amore del cielo dì qualcosa…” tentò Enif
“Non tradirei mai la fiducia di Silente…”
“Ma tradiresti noi altri…”
“Non ho detto questo!”
“Piantatela tutti quanti!” disse Frank evitando che Sirius saltasse al collo di Caradoc, mentre Alice tratteneva Dorcas. Silente aveva acceso una miccia e la bomba stava esplodendo in tutto il suo fragore.  Tutti stavano gridando contro tutti, l'unico a restare in silenzio era James che alla fine scoppiò.
"FINITELA TUTTI, DANNAZIONE!!! NON LO VEDETE?! NON LO VEDETE COSA STIAMO FACENDO?! SE L'INTENZIONE DI VOLDEMORT ERA QUELLA DI DISTRUGGERCI DALL'INTERNO ORA VADO A CONGRATULARMI CON LUI PERCHÉ CI È RIUSCITO EGREGIAMENTE!!!"
Tutti tacquero per lo più fissandosi le scarpe. James si passò una mano tra i capelli.
"Cavoli ragazzi non ci rendiamo conto che stiamo facendo il gioco della spia?! Che stiamo cedendo alla paranoia...Edgar e Benji ... La moglie e i figli di Edgar non torneranno indietro per dirci chi è stato, forse potremmo non scoprirlo mai... Ma... Non possiamo farci mandare in panico così... Insomma tanto varrebbe andare a consegnarci all' Oscuro in persona..."
Silente sorrise appena...
"James ha ragione amici miei... Non possiamo cedere alla paura... Temo che dovremo affrontarla ancora a lungo..."
"Certo ma se non ci possiamo fidare gli uni degli altri..." inizió titubante Alice...
"Oggi più di ieri resteremo assieme, lavoreremo assieme e prenderemo altre precauzioni ... Con un po' di fortuna e ingegno prima o dopo ci sarà qualcosa che tradirà la presenza della spia... sempre che ci sia" li guardó attentamente, alcuni erano perplessi, James annuì sicuro.
“Ora voglio turni di guardia più serrati a gruppi di tre, chi non se la sente di combattere indagherà… Enif dobbiamo riuscire a scoprire chi al San Mungo lavora per Voldemort …”
La ragazza annuì , ricordava ancora la conversazione che aveva origliato, stavano minacciando un medimago in cambio di informazioni… doveva tenere le orecchie aperte su ogni stranezza…
“Caradoc so che Voldemort cercherà in tutti i modi di scoprire ciò che sai, casa tua è già stata attaccata una volta, vorrei che ti nascondessi” l’uomo annuì.
“Alastor organizza i turni di guardia, dispensa Enif, Lily, Alice e Remus, lui mi serve dov’è..”
“Professore con tutto il rispetto… sono un Auror… non me ne starò a casa….” Iniziò Alice, Lily le diede man forte…
“Verrò anch’io… non voglio essere di peso…” disse il Enif nello stupore generale.
“E voglio partecipare anche io… quando sono libero logicamente…” aggiunse Remus, le accuse di Sturgis e Caradoc gli erano bastate…
Silente sorrise…alzò le mani in segno di resa…
“Alastor sono tutti tuoi…”
 
▀■▪■▀
 
“Adesso venite da noi! Non era una domanda ma un ordine!” esclamò James mentre assieme ai Malandrini, Enif, Dorcas e i Paciock riscendevano verso l’uscita del castello.
“James, non ti pare di esagerare?” rise Frank
“Assolutamente no! Voglio un po’ di compagnia! Starsene rintanati in casa comincia ad essere noioso...”
“E come facciamo con Neville?” tentò Alice
“È con tua suocera?” Chiese James, la donna annuì.
“Beh allora è al sicuro, non penso esista un pazzo che oserebbe attaccare Augusta Paciock!” Frank si trovò a ridere, era da tanto che una risata non gli usciva così spontanea e ben presto anche Alice venne trascinata dalla risata del marito.
“Oh, James…”
“Suvvia ci serve a tutti, restare chiusi in casa non serve a niente! Solo a metterci la paranoia addosso…” continuò James.
“Solo un oretta, non di più…” disse infine Alice guardando il marito che annuì convinto.
“Paddy? Moony? Wormy?”
“Mi pare che non abbiamo molta scelta…” sorrise Sirius “e poi voglio spupazzarmi Harry!” aggiunse facendo sorridere i presenti.
Dorcas prese sotto braccio Remus sussurandogli all’orecchio
“Avevo altri programmi per noi due, ma un paio d’ore in allegria le inserisco volentieri…” Remus la guardò sorridendo.
“Ci stiamo anche noi…”sorrise e James sembrò sul punto di saltellare dalla gioia.
“Wormy? Manchi solo tu…”
“Io… veramente…”
“Dai Peter non farti pregare!!!” disse Lily, l’euforia del marito l’aveva contagiata.
“Beh… se è per poco non penso mia madre corra serio pericolo…” disse infine sorridendo appena.
“E bravo Peter!”
 
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Mezz’ora dopo erano tutti riuniti davanti ad una tazza di the fumante nella cucina dei Potter. Lily era andata a recuperare Harry da Bathilda e il bambino adesso stava beatamente giocando in braccio a Sirius.
“Quando dicevi che volevi spupazzartelo non pensavo intendessi monopolizzarlo…” rise Remus mentre Harry continuava a fissare incantato i giocattoli che Sirius faceva levitare sopra la sua testa.
Lily rise servendo in tavola alcuni biscotti.
“Per tornare a discorsi più seri…” buttò lì Alice “voi avete qualche sospetto su chi sia la spia?”
“No… onestamente mi pare così assurdo che ci sia che non ci ho veramente pensato…” disse James passandosi una mano nei capelli con fare nervoso “Cioè capisco che è la soluzione più logica, ma se fosse un caso? Siamo tutti più o meno seguiti e controllati… immagino conoscano i nostri nomi… noi non andiamo in giro con delle maschere come loro…”
“E se fosse colpa della spia del San Mungo? Edgar ha portato lì i bambini per l’influenza la settimana scorsa…” buttò lì Enif… “forse è davvero un caso… io… io non saprei proprio chi di noi potrebbe fare una cosa simile…”
Dorcas si morse le labbra prima di scegliere attentamente le parole
“Edgar passi… sua moglie e i suoi figli non sapevano nulla e una distrazione ci sta, ma Benji?! Benji l’hanno fatto a pezzi a casa sua… io ho davvero paura che qualcuno di noi stia facendo il doppio gioco e onestamente sono preoccupata a morte per te!” disse fissando Remus.
“Non devi, la mia copertura regge…”
“E se la spia dice a Voldemort in che branco sei? Se lui decide di steriminare i seguaci di Greyback?!” continuò la ragazza preoccupata. Gli amici li guardavano in silenzio, Remus sospirò lentamente
“Vorrà dire che morirò nel tentativo…” Dorcas era a un passo dall’urlargli qualcosa dietro, ma Sirius la interruppe.
“Ecco il nostro solito fatalista….” Remus sorrise appena
“Non è fatalismo, se Voldemort dasse un ordine simile devo sperare solo che scelga il branco sbagliato…o di essere a farmi un giro in quel momento…” disse con un sorriso leggero dipinto sul volto, doveva tenere in piedi la storia del branco anche con loro, era indispensabile, soprattutto nella situazione attuale.
“Remus, per favore vedi di non immolarti per la causa!” esclamò scandalizzato James
“Qui tutti siamo pronti ad immolarci, temo…” fece presente Frank con aria triste.
“La cosa che proprio non mi va giù e che uno dei bambini debba immolarsi per forza… avrei creduto che Voldemort non credesse a idiozie come le profezie!” esclamò Alice fissando Harry.
“Purtroppo se lui ci crede dobbiamo farlo anche noi…” sospirò Lily. Peter osservò la scena in silenzio… prima o dopo avrebbe dovuto farlo… prima o dopo sapeva che il suo nuovo padrone gliel’avrebbe chiesto… sapeva che avrebbe chiesto di consegnargli Harry o Neville… e nonostante fosse un brutto pensiero in cuor suo sperò che quel giorno gli chiedesse Neville…
“Peter tu hai qualche idea?” gli chiese all’improvviso Dorcas
“Come?”
“Se hai un’idea su chi può essere la spia…”
“Non lo so… Caradoc e Sturgis mi sembravano i più propensi a far accuse, magari nascondono qualcosa…” doveva distrarre Dorcas da lui, sapeva che la ragazza non avrebbe mollato i suoi sospetti, era testarda e sicura di sé, era la ragazza perfetta per Remus...
“Se Caradoc fosse la spia, Voldemort avrebbe già la profezia in mano…” commentò James scuotendo la testa “e per quel che riguarda Sturgis mi sembrava solo spaventato a morte…”
“Mia zia era strana però…” buttò lì Enif
“Credi che loro?” cominciò Remus, Enif scosse la testa
“No… non lo so… non ho mai avuto grossi rapporti con zia Micea ma mi sembrava strana tutto qui, magari sta poco bene…” disse con una alzata di spalle… aveva notato comportamenti strani in tutti se doveva essere onesta, perfino Silente sembrava strano e il ché era tutto dire...
“Ragazzi sapete che vi dico?” disse Sirius facendo volteggiare Harry sopra la sua testa, il bambino rideva felice “arrovelarci il cervello non serve a niente… Silente ha ragione… proviamo con i turni da tre, nessuno sarà mai solo con la spia, sempre che esista, e siamo tutti così paranoici che noteremo anche quante volte si soffieranno il naso i compagni e prima o dopo la becchiamo… e se non esiste… beh avremo fatto gli straordinari per una buona causa…”
Gli altri sorrisero…
“Sai Sirius, credo tu abbia ragione… se stiamo assieme sarà difficile alla spia colpirci senza scoprirsi…” sorrise Alice “beh direi che con questo ritrovato ottimismo domani posso affrontare Crouch…” disse alzandosi “Che dici Frank andiamo?”
“Sì, si è fatto tardi… ci vediamo in dipartimento ragazzi… e ai turni se siamo assieme!”
“Buonanotte!”
Frank e Alice uscirono dal retro e lì si smaterializzarono.
“James, rilascia anche Remus e Dorcas… avevano altri impegni loro…” sorrise maliziosa Lily.
“Lily Evans! Tale malizia non la sospettavo in te!” sbuffò Dorcas fintamente scandalizzata.
“Che ci vuoi fare: qui da sola a non far niente mi annoio…” rise lei facendole la linguaccia.
“Non fare niente? Sbaglio o Harry è una piccola peste anche se non c’è Sirius nei dintorni!” la prese in giro Enif
“Avrà preso da suo padre…”
“Ehi io ero tranquillissimo da bambino!”
“Sì certo James… non ti credo neanche se lo vedo…”
Risero tutti assieme come in un tempo più lieto. Peter guardò Harry, sperava davvero che Voldemort scegliesse Neville in fondo i Paciock erano purosangue…
 
Un’ora dopo erano rimasti a far compagnia ai Potter solo Enif e Sirius.
“Non dirmi che hai cambiato idea…” disse ad un tratto James mentre le due donne portavano Harry a dormire
“No, no… è solo che devo trovare un nuovo momento adatto…”
“Oh Paddy, andiamo… se cerchi la perfezione il momento non sarà mai adatto…” lo prese in giro James
“Parla quello che ha arruolato tutte le damigelle di Alice…”
“Appunto… io mi sono fatto aiutare perché fosse perfetto… tu ti ostini a voler fare tutto da solo!”
“Vuoi dirglielo tu che voglio sposarla e mi porto dietro l’anello di fidanzamento da più di una settimana?!”
“Te lo porti dietro?”
“Mica posso lasciarlo a casa, potrebbe trovarlo…” James scoppiò a ridere
“Oh Paddy… il momento perfetto è quello in cui ti dirà di sì…”
“Parla il saggio…”
“Assolutamente… ma quanto ci mettono a far dormire Harry? Era stanco morto…” James si alzò stancamente
“Adesso sei tu un po’ paranoico o sbaglio?! Non sei tu che ci hai detto di star tranquilli?” disse Sirius guardandolo serio, James sorrise tristemente passandosi una mano sugli occhi.
“Sai che sono più bravo a dare consigli che a seguirli io stesso…” sospirò “non riesco a togliermeli dalla testa, Paddy…”
“Chi?”
“I figli di Edgar… e continuo a pensare che Voldemort vuole fare la stessa cosa a Harry… io non posso permetterglielo capisci… dovessi anche affrontarlo senza bacchetta e a mani nude… io non permetterò che gli accada qualcosa…”
“Se sei così preoccupato, perché non vi nascondete da qualche altra parte?” tentò cautamente Sirius.
“Così per dirgli “scegli Harry”, no… no… non possiamo nasconderci se non siamo certi che abbia scelto noi, sarebbe stupido… lo attireremmo anziché respingerlo…” disse scuotendo la testa e cominciando a salire le scale.
Quando arrivarono alla stanza di Harry, Lily era appoggiata sullo stipide della porta, un sorriso sulle labbra. Si voltò verso di loro facendogli segno di non parlare.
Enif era in piedi con Harry in braccio, stava cantando dolcemente una ninna nanna.
Su nei pascoli del ciel
L’ippogrifo va,
tutto d’oro è il suo mantel
nell’azzurrità,
vecchia luna di lassù mostragli il cammin,
stelle d’oro fate il coro
per le vie del ciel.
Canta, canta bel bambino
che il ciel è turchino;
turchino e pieno di stelline
per riempirti le manine.
Due son cadute nei tuoi occhi,
una dentro il cuore
per donarti il suo splendore.”
Sirius osservò la ragazza cantare dolcemente, gli faceva tenerezza, per un attimo la immaginò a cullare il loro di figlio… un piccolo Padfoot, sentì un groppo in gola…
Enif mise Harry addormentato nel suo lettino, si voltò arrossendo alla vista degli amici che la guardavano sorridendo.
“Che c’è?” sussurrò “non posso cantare una ninna nanna a Harry?” Lily sorrise.
“Vuoi una burrobirra Sir?” ridacchiò James riscendendo seguito dai tre.
“Beh non si dice mai di no al padrone di casa…”
“Restate qui per stanotte?” chiese Lily entrando in cucina
“Non so… forse non dovremmo disturbare…” disse titubante Enif anche se l’idea di restare lì con Lily l’allettava tantissimo.
“Ma che disturbare Eny!” sorrise James stappando le burrobirre “è un evento aver così tanta gente qui!”
Enif lanciò uno sguardo a Sirius, neanche lui aveva voglia di andarsene.
“Mettiamo qualcosa sotto i denti?” chiese a Lily sorridendo, l’amica gli sorrise di rimando.
 
▀■▪■▀
 
“E se fosse davvero Micea?” Remus fissò Dorcas, la ragazza stava passando lentamente un dito lungo una delle cicatrici che aveva sul petto. Sorrise tristemente.
“Non riesco a togliertelo dalla testa vero?” lei arrossì appena
“No, cioè prima sì… ma adesso… sono davvero preoccupata per te… spero di prenderla presto…”
“Prenderla? Dorcas stai indagando da sola per scoprire chi sia la spia?” lei arrossì di nuovo coprendo entrambi meglio con la coperta.
“Beh… devo proteggerti… io… io non voglio che un giorno compaia un tuo braccio come è successo ad Emmeline con Benji… se non posso venire con te, voglio almeno proteggerti…”
Remus sorrise un po’ arrossondo, si spostò un po’ per guardarla negli occhi.
“Ti ringrazio, ma non voglio tu corra pericoli… ok? Non indagare da sola, metti al corrente Alastor o i ragazzi… non voglio tu debba affrotarla da sola, magari quando io sono lontano… non so che farei se ti perdessi…” Dorcas roteò gli occhi…
“Dorcas davvero… promettimi che ti farai coprire le spalle… ti prego…” lei lo fissò negli occhi
“Va bene, te lo prometto, starò attenta…”
“Davvero?!”
“Sì, Remus… metterò al corrente Moody… non preoccuparti…” disse baciandolo.
“Non andartene…” sussurrò lui abbracciandola stretta
“Mai…” rispose lei sicura.
 
▀■▪■▀
 
“Dovremmo andare a dormire!” esclamò Lily ridendo “è tardissimo e voi tre lavorate domani…”
“Ancora dieci minuti, Lily…” borbottò Sirius
“È da un’ora che sono gli ultimi dieci minuti!” rise Enif appoggiandosi al cuscino del divano.
“E poi siamo tutti un po’ brilli…” disse Lily facendo evanescere le bottiglie vuote dal tavolo…
“Forza, forza tutti a nanna!” continuò alzandosi e cercando di smovere James dal divano. Il Malandrino rise, sbuffò e infine si arrese alzandosi.
“Va bene, va bene… forza tutti a…” s’immobilizzò guardando la finestra…
“Tesoro cosa?”
“Forse sono solo sbronzo ma… mi è sembrato di veder qualcosa muoversi là fuori…” l’adrenalina li fece tornare sobri nel giro di qualche istante, i quattro tesero le orecchie: foglie che si spostavano, la brina scricchiolava.
“Credi ci sia qualcuno?” chiese Lily appena, avvicinandosi alla finestra
“L’illusione dovrebbe reggere… la casa dovrebbe sembrare vuota…” sussurrò sbirciando fuori dalla finestra, a quel punto qualcosa si mosse nei cespugli. Lily arretrò, James estrasse la bacchetta, Enif e Sirius stavano preparandosi al peggio quando dal cespuglio congelato uscì Snidget.
“Oh santo cielo… Snidget!” Lily aprì cautamente la finestra facendo entrare il gatto…
“Mi sa che stiamo davvero diventando paranoici…” sbuffò James passandosi la mano sugli occhi… “forza sta volta dobbiamo davvero andare a dormire…”
“Sì, mi pare proprio il caso…” ridacchiò Lily prendendo in braccio il gatto e accarezzandolo dietro le orecchie.
“Fate come foste a casa vostra in camera degli ospiti, l’importante è non svegliare Harry…”Sorrise malizioso James
“Quella era camera mia una volta, Prongs, logico che farò come se fossi a casa mia…” commentò con ovvietà Sirius.
 
▀■▪■▀
 
Peter camminava a passo svelto verso casa, si era smaterializzato alcuni isolati più ad est di dove voleva andare, ma poco male… l’aria frizzante di fine febbraio l’aveva risvegliato del tutto, doveva pensare attentamente a quello che stava facendo. Doveva trovare qualcuno su cui addossare la colpa se le cose fossero peggiorate… Sturgis aveva subito pensato a lui quella sera ed era convinto che Silente e Moody stessero valutando ogni possibile sospetto… deglutì a vuoto… quanto ci sarebbe voluto perché ci arrivassero… insomma chi era così debole da farlo? Debole?! Ma certo! Avrebbe fugato ogni sospetto… lui era troppo debole per una cosa simile… avrebbe lanciato loro fumo negli occhi: c’erano maghi migliori di lui nell’Ordine, maghi che potevano essere più sospettati… ripensò alla riunione… Remus purtroppo era in cima alla lista… non che gli piacesse l'idea ma che scelta aveva...
“Ehilà… bella nottata eh?!” Peter sobbalzò, non si aspettava una visita da Leila… non così presto…
“Leila… cosa… cosa ci fai qui? Dovevamo aspettare che le acque si fossero calmate o sbaglio?! Moody potrebbe…”
“Averti seguito? Non credo che tu abbia destato qualche sospetto… infondo tu sei il piccolo Peety… no?” sorrise lei avvicinandosi. Nella luce del lampione Peter la vide, portava un mantello scarlatto, color sangue… era truccata e i capelli erano acconciati in eleganti boccoli.
“Cosa ci fai qui?” chiese Peter avvicinandosi, prese la ragazza per un braccio guardandosi attorno e trascinandola in un vicolo poco distante “Vuoi farci uccidere?” lei rise
“Non posso venire a trovare un’amico?” chiese con fare innocente… ancora una volta Peter si chiese come potesse risultare tanto innocente un’anima perversa come lei…
“Non siamo amici, lo sai…”
“Perché no?” mise su un broncio da bambina, guardando Peter negli occhi…
“Cosa vuoi? Ti manda Avery? Il Signore Oscuro vuole già qualcun altro?! Perché non mi pare una grande idea, rischieremmo troppo e…”
“Tranquillo, tu ci servi là dove sei… è stata una mia idea… volevo vederti…” disse appoggiandosi a lui con fare seducente “non ti va che io sia venuta a trovarti?” sussurrò lei alloggiando una mano sul suo petto, era la prima volta che Peter si rendeva conto di quanto sembrava piccola... Il cuore gli pulsava nelle orecchie… quella piccola stupida rischiava di farli scoprire e per cosa?! Per “venire a trovarlo” ma figuriamoci… chi pensava di abbindolare?! A lui non serviva una donna ... o meglio non serviva una donna come lei...
“Leila…”
“Davvero… sono appena scappata da una odiosissima festa… troppa gente felice per i miei gusti… così ho pensato “perché non posso andare a mostrare il mio nuovo mantello a Peter? Sono certa che apprezzerà!” ma se non è così, me ne vado…” Peter la guardò sorpreso… sembrava sincera... Ma sembrava innocente anche mentre uccideva i piccoli Bones...
“Sei venuta fin qui per mostrarmi il tuo mantello?” doveva esserci qualcosa sotto... Non poteva essere solo un capriccio.
“Sì, ti piace? È il colore del sangue… bello non trovi?”
“Sì…” rispose meccanicamente Peter… quella ragazza era completamente fuori di testa… lei sorrise avvicinando il suo viso a quello di lui. Peter sentiva l’odore di whisky incendiario... Forse questo spiegava la mancanza di cautela...
“Sai Peter… credo proprio che io e te potremmo trovare altri modi per divertirci assieme… uccidere i membri dell’Ordine non si può fare tutti i giorni…” Peter tremò, quella ragazzina lo stava eccitando ed era bellissima e… ed era di Avery, se lo avesse saputo l’avrebbe ucciso, altro che utile spia, l’avrebbe fatto a pezzi e poi avrebbe chiesto scusa all’Oscuro Signore…
“Ma Avery…”
“Lui non c’è… divertiti con me Peter…” lei gli passò la lingua sulla carotide, così come aveva fatto a casa dei Bones e Peter smise di pensare a qualsiasi cosa che non fosse il corpo di quella impertinente e seducente ragazzina. 


Scusate il piccolo ritardo, ma due giorni passati in treno non mi hanno permesso una postazione decente per aggiornare... ma eccoci qui, lasciate un commentino mi raccomando!

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Capitolo 35
*** Capitolo 35: fuga di notizie ***


Phoenix’s flames

 
 
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow. 


 Capitolo 35: Fuga di notizie

 
Dorcas fissò i bucaneve spuntare impertinenti nella terra brulla. Era stesa dietro alcuni dossi nel Kent, poco lontano da casa di Dedalus e Micea. Le colline ondulate stavano uscendo dal sonno invernale sotto il tiepido sole che splendeva in cielo. Si era quasi congelata quella notte, non aveva scoperto nulla, ma ciò che era evidente era che qualcosa turbava casa Lux, ne era sempre più sicura... Guardò l'orologio, Marlene e Sturgis l’aspettavano a Londra per il turno di pattuglia... Si alzò stancamente lanciando un ultimo sguardo alla casa, avrebbe scoperto cosa nascondeva, ne era convinta, a quel punto si smaterializzò.
 
"Eccoti! Stavo cominciando a preoccuparmi!" disse Marlene abbracciandola. "Ma sei ghiacciata!"
"Credevo di esser pedinata, ho fatto il giro lungo... Sturgis?" rispose Dorcas evasiva.
"Sta prendendo dei caffè, non so te ma io è da un po' che non dormo bene..." disse Marlene indicando il bar all’angolo
"Lo dici a me? Remus è partito da 18 ore e io sono già in ansia..." commentò Dorcas convinta, nessuno riusciva più a dormire decentemente tra paranoia e pattugliamenti.
"Lui come sta?" Dorcas scosse la testa rassegnata
"Quando gli ho fatto notare che è quello piu esposto ad un attacco ha risposto che se dovrà morire lo farà..."
"Un po' come tutti noi..." sorrise Marlene tristemente "abbiamo scelto un pessimo periodo per fare gli eroi..."
"Se il periodo non fosse stato pessimo non sarebbero serviti degli eroi.." commentò con ovvietà Dorcas, a volte avrebbe voluto vivere un’altra vita, lontana da lì e lontana da tutto quello.
"Ehi Dorcas ti ho preso un pezzo di cheesecake..." disse Sturgis raggiungendole con tre tazze per asporto e un paio di sacchetti...
"A cosa devo l'onore?" disse guardandolo scettica, ce l'aveva ancora con lui per aver dubitato di Remus.
"Un calumet della pace... Non dovevo accusare Remus, mi sono fatto prendere dal panico..." rispose il giovane arrossendo appena "Quindi cheesecake al cioccolato... In suo onore..." sorrise dolcemente. Dorcas lo guardò poco convinta, prendendo il sacchetto che Pudmore le offriva.
"Non basterà un dolce per farti perdonare..."
" Lo so, ma prendilo come un buon inizio..."
 
▀■▪■▀
 
Quando James si smaterializzó a Oxford con un piccolo gruppo di Auror la scena che si trovò davanti aveva dell'immaginario... La casa era sventrata, una nebbia irreale permeava l'aria e il Marchio Nero brillava tetro nel cielo che stava volgendo al tramonto.
"La squadra di obliviatori avrà un bel carico di lavoro per cancellare questo pasticcio..." commentò tristemente Fabian al suo fianco...
"Brand, Gilpatrick interrogate i testimoni... Potter vediamo che diavolo hanno combinato con questa caccia al babbano..." continuò. James si stupì di come Fabian si trasformasse, era serio e competente, avrebbe fatto carriera, era un bravo caposquadra. Lui e Gideon erano forse i migliori, dopo Malocchio, logicamente…
"Credi ci sia qualche motivo che li ha spinti ad attaccare proprio questi babbani?" chiese James raggiungendolo. Alice e l’altro giovane Auror si allontanarono verso le case vicine e i pochi passanti che erano in strada.
"Conoscendoli? Puro divertimento... Tieni gli occhi aperti, non vorrei abbiano preparato qualche brutto scherzo... in questo periodo non si sa mai…" James annuì entrando in ciò che restava della casa.
L'edificio era esploso dall'interno, il centro dell’esplosione sembrava, valutando ciò che restava degli arredi, il salotto.
"Non credo troveremo molto di loro..." commentò tristemente James, c'era sangue ovunque, dubitava di trovare un corpo intero... Disintegrati... Eplosi... Si sono davvero divertiti... La fantasia non manca a questi bastardi...
Fabian spostò alcune macerie con un colpo di bacchetta... Fece levitare una foto davanti a lui...
"Cerchiamo marito, moglie e una ragazzina di dieci, undici anni al massimo..." disse pratico osservando l’immagine… “Sarebbe troppo bello pensare che la bimba sia dai nonni, vero?!” sbuffò depresso 
"Temo non ci sia niente da fare, purtroppo..." disse tetro James guardando le tracce di sangue, era davvero tanto…
"Da quando hai perso la tua vena di speranza..." commentò Prewett sarcastico, voleva alleggierire la tensione
"Ormai temo il peggio quando si tratta di bambini..." disse stancamente "sono un padre paranoico lo so... ma..."  James s’interruppe, Fabian non sapeva della profezia, al di là dei diretti interessati ne erano a conoscenza solo Malocchio e Caradoc…
"Ma..." chiese Fabian curioso, voleva sviare James da un altro possibile bambino morto, Gideon gli aveva raccontato dell’effetto che avevano avuto sul giovane i corpi dei piccoli Bones. Non che non lo capisse, dopo aver passato ore a calmare il fratello e la sorella di Edgar era andato da Molly e aveva giocato per ore con i bambini: aveva coccolato il piccolo Ronnie, inseguito gli gnomi da giardino con Fred e George, letto un libro a Percy e insegnato a giocare a scacchi a Bill e Charlie, anche lui non sopportava la vista di tutta quella crudeltà.
"Ma niente… Vorrei poter scappare da qualche parte ogni tanto... Così solo io, Lily e Harry..." disse James esprimendo un pensiero che lo tormentava spesso: un giorno normale… avrebbero mai avuto un giorno normale lontano da tutto quell’orrore?!
"Il prossimo mese porto i ragazzi a fare un giro in una riserva di draghi in Galles... " buttò lì Fabian, James lo guardò curioso
"Una riserva di draghi? Non ti pare un po' eccessivo per dei bambini?"
"Scherzi?! Bill e Charlie adorano cose del genere! Pensa che Gideon ha regalato a Bill "il manuale per il perfetto cacciatore di tesori"... Arthur aveva paura di averlo perso alla Gringott... Voleva infilarsi ai piani più bassi...e Charlie lo stava inseguendo perché gli hanno detto che laggiù ci sono dei draghi..." James sorrise
"Io e Gideon vogliamo dar un po’ d’aria a Molly e Arthur adesso che aspettano il settimo..."
"Aspettano?! Cosa?! Un'altro?!" esclamò sorpreso James, anche lui avrebbe voluto un altro figlio ma sette… una squadra di Quidditch in pratica… no quello era eccessivo… a volte credeva di non riuscire a gestire nemmeno Harry figuriamoci sette bambini agitati.
"Molly dice che vuole una femmina e non smetterà di provarci..." James rise, anche quello era surreale, far finta di niente in un luogo in cui erano successe cose terribili... Ma era un modo per non pensare, capiva chiaramente che Fabian cercava di riempire il silenzio che permeava l'ambiente e gli era grato per questo.
Stavano riparando la casa. Come sempre quando venivano colpiti i babbani l’ordine di servizio era: ricostruire i danni magici, cercare prove, cancellare l’accaduto dalle menti dei vicini e dar la colpa ad una fuga di gas, James non credeva fosse giusto verso i morti, ma quella era la politica del Ministero e non ci poteva fare nulla. Stava rimontando un tavolino quando la vide...
"Merda! Fabian guarda!" prese al volo il pezzo di pergamena che svolazzava davanti ai suoi occhi.
"Hogwarts!” esclamò Fabian guardando la pergamena “La ragazzina deve aver ricevuto oggi la sua lettera!”
“Qualcuno della scuola deve essere venuto a portargliela! E se…” la voce di James venne interrotta da un’esplosione. James e Fabian vennero sbalzati contro la parete dallo spostamento d’aria.
James scosse la testa cercando di riprendere lucidità, la orecchie fischiavano e quasi non sentì le grida di Alice che era corsa al suo fianco.
“James! Dio stai bene?!” anche Monroe Gilpatrick si fece loro affianco.
“Sì, sì… sono solo un po’ stordito… che succede?”
“Resta giù, ci stanno piovendo addosso un po’ di maledizioni…” disse la ragazza, solo allora James si accorse che Monroe reggeva un sortilegio scudo su tutti e quattro “era un agguato…”
“Forse c'era anche qualcuno della scuola… la ragazzina era una strega…” disse James cercando di recuperare la bacchetta senza esporsi troppo.
“Dici che l'attacco era diretto ad un insegnate?” chiese Monroe
“non lo so, può essere... Fabian?” chiese James guardando Alice piegarsi sull’amico.
“Ha battuto la testa e perso i sensi… quando si sveglierà avrà un gran brutto mal di testa…” disse piano.
“Quanti sono?” chiese James cercando di sbirciare nella direzione da cui piovevano le maledizioni. I muri che avevano riparato facevano loro da copertura ma non lasciavano vedere la strada.
“Non lo so… quando è esplosa di nuovo la casa siamo corsi verso di voi mentre cominciavano a piovere maledizioni da ogni dove…”
“E io che ho promesso a Lily di essere a casa per cena…” commentò tristemente James con un sospiro.
 
▀■▪■▀
 
Gideon si smaterializzò assieme a Moody, Dawlish e Robarts, avevano lasciato l’ufficio non appena Arthur era piombato nel suo cubicolo dicendo che Molly gli aveva mandato un gufo con scritto “Fabian in pericolo!”. Molly e il suo infallibile orologio, ogni tanto lo trovava un po' invadente ma in quel momento sperava solo di trovare suo fratello ancora vivo… Due secondi dopo si materializzarono altri cinque auror tra cui il capo dipartimento Crouch in persona.
Sei mangiamorte stavano al centro della strada letteralmente bombardando quel che restava di una casa babbana, poco più indietro un altro Mangiamorte teneva stretta una ragazzina.
“Guarda piccola cosa succede a chi come te decide di nascere nel mondo sbagliato…” sentirono dire a quest’ultimo.
“Giù la bacchetta, Mangiamorte!” ordinò Moody andando loro incontro.
Il Mangiamorte fece un cenno ai suoi, gli incantesimi cessarono. Lanciò la ragazzina verso Moody e i sette si smaterializzarono…
“Vigliacchi! Avete paura di essere in inferiorità numerica!” ringhiò loro Moody. Leonora Simmons corse dalla bambina sorreggendola.
“Stai bene piccola?” la sentì dire Gideon, mentre le superava scattando verso la casa
“Fabian!” chiamò a gran voce…
“Gideon siamo qui!” rispose James scostando alcune macerie che la pioggia di maledizioni aveva tirato loro addosso “un po’ contusi ma tutti interi…”
Gideon si fece loro incontro aiutandoli ad alzarsi…
“Tutti e quattro filate al San Mungo! Gideon accompagnali, qui finiamo noi, Simmons porta con loro la bambina” gridò Moody lanciando un occhiata alle loro condizioni: Fabian era ancora privo di sensi, James sanguinava dalla tempia e da un grosso taglio sulla gamba, Alice si era lussata una spalla sotto alcuni detriti e la mano di Monroe era completamente dilaniata, rimasta esposta alle macerie per reggere il sortilegio scudo che aveva salvato tutti e quattro.
“È un strega…” si trovò a dire James prima che Simmons si smaterializzasse “Aveva ricevuto la sua lettera… doveva essere il suo undicesimo compleanno…forse tra le vittime c’è anche un insegnante… Silente avrà mandato qualcuno con quella…” disse rendondosi conto solo in quel momento di avere ancora la lettera in mano, la porse alla bimba.
“Questa è tua…” la piccola la prese con mani tremanti, era spaventata a morte, James le sorrise incoraggiante. Simmons annuì.
“Andiamo ora, vi serve una rattoppata…”
 
▀■▪■▀
 
Enif finì di mettere l’essenza di dittamo sulla fronte di James con un sorriso.
“Ecco fatto, come nuovo…” gli sorrise incoraggiante
“Grazie Eny… puoi evitare di…”
“Dirlo a Lily o dirlo a Sirius?” chiese lei sorridendo, aveva preso un colpo quando se l'era visto davanti mezzo insanguinato, ma per fortuna non era successo nulla di così grave da avvertire Lily o Sirius.
“Non so quale dei due sia meno paranoico al momento…” ridacchiò James “Hai notizie di Fabian?” chiese poi serio.
“Prima di rattoppare te ho controllato: stava ancora riposando, ha preso una bella botta… sua sorella è arrivata qui con tutta la truppa per controllare che facessimo bene il nostro lavoro…” ridacchiò la ragazza “si sveglierà presto, non preoccuparti…”
James annuì alzandosi, Enif lo accompagnò fuori dall’ambulatorio.
“Della bambina arrivata con noi sai qualcosa?” chiese ancora lui
“È di sopra al quarto piano… l’hanno torturata un po’ ed è sotto shock, ma si riprenderà secondo la dottoressa Elleray… la tua collega… emh… Simmons?” James annuì “sta cercando di trovare eventuali parenti… a settembre andrà ad Hogwarts… Silente ha già mandato un gufo dicendo che verrà a trovarla non appena starà meglio e si offre anche di accompagnarla dai parenti per spiegare loro la situazione… sempre se ci sono dei parenti…”
“E se non ci fossero?” chiese James, Enif sospirò tristemente
“Strawberry Field a Liverpool… è un orfanotrofio, ci sono alcune streghe che ci lavorano per curare i “nostri” orfani e purtroppo in questo periodo ce ne sono molti…” disse tristemente Enif, James rabbrividì.
“Enif… senti… voglio che mi prometti una cosa…” Enif lo guardò sorpresa
“Cosa?”
“No niente…” disse ripensandoci James
“James?”
“Pensavo che se succedesse qualcosa a tutti noi… Harry…” l'idea di Harry in un orfanotrofio gli metteva i brividi, semplicemente troppo brutto
“Anche se l’idea mi agghiaccia… tu hai una cognata…” le rispose lei, Enif aveva ragione, anche se non si parlavano era certo che Petunia non avrebbe abbandonato il figlio della sorella…
“La cosa non mi tranquilizza, sai…” Enif rise
“Coraggio Prongs! Ne usciremo, vedrai!”
“Pensavo di portare Lily e Harry a fare un giro… sai a prendere una boccata d’aria…”
“Sarebbe fantastico, hai già qualcosa in mente?” Enif si avvicinò sussurandogli l’orecchio “Voglio sperare che andrete con mezzi babbani e ben nascosti dal tuo mantello….” James annuì
“L’isola di Skye, non è lontana per andare con mezzi babbani…” disse sovrappensiero James.
“Ehi Auror… non ti sei fatto quasi uccidere un’altra volta, vero?” disse a mo’ di saluto il dottor Lamber spuntando dal corridoio affianco.  
“Salve signore… qualche graffio nulla di più, Enif mi ha già rimesso a posto… ora devo andare a fare rapporto… ci vediamo presto Enif…”
“A presto James…”
“Dottor Lamber…”
“Potter, giusto?! Spero di non rivederti tanto presto…”
“Anch’io signore… spero proprio di no…”
 
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“Skye?” Lily guardava il marito dubbiosa, aveva finto di non notare le macchie di sangue sulla sua camicia, ma adesso arrivava la sua assurda proposta di prendere una boccata d’aria. Doveva esser successo qualcosa, come sempre del resto
“James, sei stato ferito di nuovo?” chiese per fugare il dubbio
“Sì, no… cioè non c’entra niente! Io voglio solo essere una famiglia normale una volta tanto…” disse prendendo in braccio Harry e facendogli il sollettico “partiamo di qua sotto il mantello… andiamo a prendere il traghetto come tutti i babbani… non dirmi che tu vuoi restare rinchiusa qui dentro per tutta la durata della guerra?”
“Non dire sciocchezze! Certo che vorrei farmi una passeggiata con Harry in tutta tranquillità, ma pensi sia sicuro?”
“Niente è più sicuro oggi giorno…” disse il marito tetro
"Cos'è successo?" James scosse la testa
"Il dipartimento non vuole che si sappi in giro… hanno attaccato una famiglia di babbani un'ora dopo che Lumacorno aveva portato loro la lettera d'ammissione alla figlia… hanno ucciso i genitori e torturato la bambina… ora è ricoverata al San Mungo, Silente andrà a trovarla presto… ha detto che Horace era sotto shock, temeva l’avessero seguito… dai rilievi di Malocchio sembra tenessero sotto controllo la casa da un bel po'…” James sospirò guardando Harry seduto sulle sue ginocchia…
Lily gli si avvicinò passandogli una mano sulla schiena, Harry saltellava in braccio al padre allegro, beata innocenza.
"James..."
"Vorrei per due secondi non dover pensare a loro..."
"Andiamo a Skye..."
"Sicura?"
"Abbiamo diritto anche noi ad una vacanza e anche ad una luna di miele se è per questo..." ridacchiò lei "questa dannata guerra ci sta facendo perdere troppe cose"
"Beh almeno non gli attimi con Harry..." sorrise passandosi una mano tra i cappelli arruffandoli ancora di più, Harry cercò d'imitarlo e Lily scoppiò a ridere.
"Oh tesoro, non imitare papà anche in questo..."
 
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Enif stava sistemando l'armadietto delle scorte, con tutti quegli incidenti e aggressioni il San Mungo doveva ordinare pozioni e ingredienti quasi giornalmente e a fine giornata qualcuno a turno doveva controllare le quantità rimaste, era un lavoro che odiava, semplice e noioso inventario.
"E i soliti due immortali decotti di mandragola..." finì ridacchiando
"Icecrow come siamo con le scorte?" chiese la O'Malley affacciandosi nel magazzino
"Al solito... Dobbiamo riordinare l'estratto di dittamo e il pus di bobotubero mentre del resto dovremmo essere apposto per ancora qualche giorno... A parte i decotti di mandragola che immagino siano lì da più tempo di me..."
"E anche di me, stanne certa..." commentò la guaritrice con un mezzo sorriso. "Su ragazzina va a sbrigare i tuoi promemoria che poi si va tutti a dormire..."
Enif annuì raggiungendo l'accettazione.
"Zia Micea... Cosa ci fai qui?"
"Sono venuta a prendere un decotto per lo stomaco, non sto tanto bene in questo periodo..." disse la donna evasiva. Enif osservò la sorella di suo padre, era pallida, molto di piu del giorno dell'ultima riunione.
"Vuoi che..."
"Non preoccuparti, ho già parlato con un guaritore, dice che è lo stress, mi ha consigliato una vacanza sull'isola di Skye... Ora vado, buonanotte cara, saluta Sirius..."
Enif restò ad osservare la donna andarsene, Skye? Due volte in un giorno?! Rise della coincidenza e andò a raccogliere le sue cose prima del fine turno.
 
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Dorcas si era imposta di non avvicinarsi di più alla casa dei Lux, ma da quella posizione poteva vedere benissimo i due coniugi discutere. Micea era rientrata poco prima, aveva l'aria preoccupata. Mentre addentava un panino al prosciutto cercava di concentrarsi sulle labbra di Micea e Dedalus, voleva capire cosa si stessero dicendo, ma non ci riusciva molto bene, non aveva capito se Micea volesse andare a sciare o all'isola di Skye. Sbuffó, era stanca, non dormiva da un paio di giorni, decise di rientrare, quella sera giocavano le Vespe e aveva promesso al padre di ascoltare la partita assieme.
 
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Le case color pastello di Portree si specchiavano nel mare, Lily respirò a pieni polmoni l'aria colma di salsedine mentre spingeva il passeggino di Harry lungo il porticciolo. James camminava al loro fianco, era da tanto che non lo vedeva così sereno, ne era felice. Harry additò delle oche selvatiche ridendo.
“Sono oche, tesoro, andiamo a vederle più da vicino?” disse dolcemente al bambino mentre questo gorgogliava felice.
“Vedrai Harry quando papà ti insegnerà a volare in alto come loro!” gli disse James accucciandosi affianco al passeggino. Lily sorrise, nonostante le motivazioni della vacanza ci voleva proprio si trovò a pensare.
 
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“Devi darci alcune informazioni su chi si occupa di scoprirti…” sorrise Leila affabile, Peter l'osservava in silenzio appoggiato al muro del loro ormai solito vicolo.
“Penso se ne occupi Moody, al solito…” sbuffò Peter, fino a dieci minuti prima Leila aveva usato la lingua in modo più piacevole…
“Sono sicura che ci sia anche qualcun altro…” Peter scossa le spalle. Leila guardò l’orologio da taschino
“Ora devo andare a farmi un giro a Portree…”
“Portree?”
“Non sei l'unico che ci passa informazioni sui membri dell'ordine, ogni tanto qualche notizia è filtrata anche dal San Mungo…” Peter corrugò le sopracciglia
“Tu dovresti essere di pattuglia con gli uomini di Silente quando attaccheremo, fingiti dispiaciuto quando ti arriverà la notizia…” disse allegra stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Sta attenta..” disse sovrappensiero
“Ti preoccupi per me Minus? Sai che non siamo quel tipo di coppia vero?” Peter annuì mentre lei spariva. Guardò l'orologio Frank e Emmeline lo aspettavano a Diagon Alley un quarto d’ora dopo… si smaterializzò a Londra entrando al Paiolo Magico.
Frank era al banco sorseggiando una burrobirra.
“Ehilà” lo salutò Peter sedendosi affianco a lui.
“Ehi Peter, come stai?” lo salutò l'Auror ordinando una burrobirra anche per lui.
“Bene, ma tu? Hai una faccia…”
Frank scosse la testa
“Neville ha il raffreddore, ha pianto tutta la notte…” disse sconsolato
“Altro che burrobirra, ti seviva un doppio caffè…” ridacchiò Peter sorseggiando la burrobirra che Tom gli aveva messo davanti.
Emmeline arrivò un paii di minuti dopo ordinando un'acqua viola.
“Avete novità?” chiese Emmeline, Frank la fissò “Gideon mi ha raccontato dell’agguato di ieri….” spiegò stando attenta a chi li stava ascoltando.
“Sembra che avessero scoperto un po' di tempo fa che la ragazzina era una strega, forse hanno pensato che attaccare un insegnante in servizio per la scuola sarebbe stato divertente…”
“Hanno attaccato un insegnante?” chiese Peter sorpreso, le informazioni che non uscivano sulla Gazzetta o su Radio Strega Network stentavano ad arrivare anche ai membri dell’ordine, complice il sospetto che aleggiava su tutti loro…
“No, forse non l'hanno fatto perché si trattava di Lumacorno… non lo so… hanno ucciso i genitori e torturato la figlia… hanno attaccato Fabian, James, Alice e un altro collega che andavano a fare i rilievi dell’attacco… credevo che James ti avesse avvisato, anche se non aveva avvertito neanche Sirius per non farlo preoccupare… per fortuna se la sono cavata con solo qualche graffio…” spiegò loro Frank. Peter rimase in silenzio meditabondo… probabilmente avrebbero attaccato la McGrannit se ci fosse stata lei al posto di Lumacorno
“Stanno diventando audaci…” commentò Emmeline
“Forse sono convinti che la spia li protegga…” buttò lì Peter.
“Non preoccuparti Peter, finirà questa guerra…” disse saggio Frank.
Pagarono le loro bevande, cominciando a camminare per Londra magica. Alcuni negozi erano chiusi, i proprietari erano morti o erano scappati.
“Dovremmo trovare il modo di far sperare la gente… l’oscurità non rimarrà per sempre…” commentò Emmeline guardandosi attorno
“So che la Bagnold sta cercando di inventarsi qualcosa in merito…”
“Per far festeggiare Londra basterebbe che il Puddlemore o le Harpies si qualificassero alla seconda fase dell’Europeo…” ridacchiò Peter.
Stavano per staccare quando il patronus di Sirius comparve davanti a loro…
“Venite da me! È urgente!” 

Eccomi qui! Scusate il ritardo, un po' di casini sul lavoro... spero vi piaccia. Ho pensato che Molly avesse anche i fratelli sul suo bel orologio :) Detto questo, alla prossima e lasciate un commentino....

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