Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo 1: Partire *** Capitolo 2: *** Capitolo 2 : Missioni *** Capitolo 3: *** Capitolo 3: Quotidianità *** Capitolo 4: *** Capitolo 4: Paura *** Capitolo 5: *** Capitolo 5: Ombre *** Capitolo 6: *** Capitolo 6: Notte prima degli esami *** Capitolo 7: *** Capitolo 7: Purosangue *** Capitolo 8: *** Capitolo 8: Lo voglio *** Capitolo 9: *** Capitolo 9: Un buon gelato *** Capitolo 10: *** Capitolo 10: Come fratelli *** Capitolo 11: *** Capitolo 11: Colloqui di lavoro *** Capitolo 12: *** Capitolo 12: Una notte da leoni *** Capitolo 13: *** Capitolo 13: Oggi sposi *** Capitolo 14: *** Capitolo 14: Lorrimore Road *** Capitolo 15: *** Capitolo 15: Buone nuove *** Capitolo 16: *** Capitolo 16: Regali di Natale *** Capitolo 17: *** Capitolo 17: Vigilia di Natale *** Capitolo 18: *** Capitolo 18: Verità *** Capitolo 19: *** Capitolo 19: Terza volta *** Capitolo 20: *** Capitolo 20:La mamma *** Capitolo 21: *** Capitolo 21: Vi presento Neville Paciock *** Capitolo 22: *** Capitolo 22: Pessimo momento *** Capitolo 23: *** Capitolo 23: Harry James Potter *** Capitolo 24: *** Capitolo 24: Vedere le cose *** Capitolo 25: *** Capitolo 25: Ricordi e risate *** Capitolo 26: *** Capitolo 26: L'agguato *** Capitolo 27: *** Capitolo 27: Rottura *** Capitolo 28: *** Capitolo 28: Cheese *** Capitolo 29: *** Capitolo 29: Respiro *** Capitolo 30: *** Capitolo 30: Vie di fuga *** Capitolo 31: *** Capitolo 31: Tenebre tremule *** Capitolo 32: *** Capitolo 32: punto di non ritorno *** Capitolo 33: *** Capitolo 33: L'ago della bilancia *** Capitolo 34: *** Capitolo 34: Paranoia *** Capitolo 35: *** Capitolo 35: fuga di notizie ***
“E fu
guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi
conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora
Icecrow.
Capitolo 1: Partire.
La stanza
era avvolta nel silenzio, il gatto si mosse lentamente fra gli scatoloni che
ingombravano il pavimento. Agilmente saltò sul letto, strusciando la testolina
dorata sulla guancia della ragazza addormentata.
“Snidget...” bofonchiò la ragazza passandogli una mano sul muso. Il micio
miagolò forte. “Va bene, va bene… ho capito mi alzo…” sorrise Lily mettendosi a
sedere. La ragazza guardò la stanza svuotata.
“Sta notte
dormiremo nella nuova casa Snidget!” rise prendendolo in braccio, ma poi si
rabbuiò. “Mamma non ti farà più i suoi manicaretti di pesce… e papà non ti
stuzzicherà con quel benedetto nastro…” il gatto la fissò attento.
“Ma è
meglio così… saranno al sicuro così…”
“Miao…” il
gattino sembrò annuire.
“Ma vedrai
che Enif ci vizierà così tanto che diventerai uno di quei gattoni enormi e
enormemente pigri…”
“Lily, sei
sveglia?” Daisy Evans aprì la porta della stanza, la donna era avvolta in una
vestaglia azzurro cielo, i capelli biondi appena raccolti.
“Entra
mamma…” sorrise la ragazza facendole spazio sul letto. Daisy sorrise sedendosi
accanto alla figlia.
“E così la
mia streghetta se ne va…”
“Mamma...
non è un addio…”
“Lo credo
bene tesoro! Vi voglio a pranzo ogni domenica a te e James, sia chiaro!” Lily
rise.
“Ma sai mi
sembra ieri che tu e Petunia correvate a piedi nudi per casa, e ora Tunia è già
sposata da quasi quattro mesi e tu stai per andartene chissà dove…”
“Nell’Essex
mamma, a casa di Enif…”
“Lo so, lo
so… ma non potrò nemmeno scriverti… finché eri a scuola potevo farlo… non vai a
casa di Enif… vai nel tuo mondo, lontano da me, da noi…. Ho così paura di
perderti Lily…”
“Andrà
tutto bene, mamma…” la ragazza abbracciò la madre.
“Lily… ho
paura della vostra guerra…” mormorò appena la donna accarezzando i capelli rossi
della figlia. Lily restò in silenzio tenendo stretta la madre.
“Ti giuro
che appena tutto sarà finito, saremo qui ogni giorno finché non ci caccerai a
calci…” disse poi convinta.
“Voglio
credere che sarà così…”
“Sarà così
mamma… sarà così, lo prometto…”
“A eccole
qui le mie donne!” esclamò Harold Evans entrando nella stanza, un vassoio in
mano…
“Papà cos’è
questa novità?”
“Colazione
in camera per la mia principessa che sta per andare Molto, Molto Lontano…”
ridacchiò l’uomo, sedendosi accanto alla moglie, quasi schiacciando Snidget che
di tutta risposta si arrampicò in braccio a Lily. La ragazza rise.
“In tre sul
mio letto, come quand’ero bambina ed avevo gli incubi…” Harold l’abbracciò
dissimulando la commozione.
“Mi
mancherai piccola…”
“La mamma
mi ha già fatto promettere di passare ogni domenica.”
“Io ti
direi anche ogni lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato…”
Lily alzò
gli occhi al cielo “Papà…”
“A che ora
passano James e i ragazzi?”
“Alle
dieci…”
“Allora
credo che sia il caso che ci prepariamo un po’ tutti, sono le nove passate…”
esclamò Daisy alzandosi. Snidget miagolò forte.
“C’è
qualcuno che ha fame…” disse ridendo la donna prendendo in braccio il gatto.
“Vediamo cos’è rimasto in cucina…” gli sussurrò uscendo. Harold si alzò, dando
un buffetto affettuoso alla figlia.
“Spero
James non allunghi troppo le mani d’ora in avanti…”
“Papà!”
Harold rise
uscendo.
▀■▪■▀
Sirius aprì
gli occhi, sorridendo appena. Allungò la mano verso la testa della ragazza che
dormiva appoggiata sul suo petto. Passò le dite tra i capelli castani, a quel
gesto leggero la ragazza aprì gli occhi fissandolo.
“Buon
giorno…” salutò Sirius.
“Buon
giorno!” rispose lei con un sorridente sbadiglio.
“Dovrei
darti una mano fino a tardi più spesso se mi proponessi ogni volta di restare a
dormire…” sorrise lui, stampandole un bacio sul naso.
Lei
ridacchiò stiracchiandosi.
“Non
abituarti… da stanotte c’è Lily qui…”
“Già… ma si
potrebbe fare io e te di qua e lei e James di là…”
“Si e poi
vengo uccisa brutalmente dal signor Evans…”
“Occhio non
vede…”
La ragazza
gli tirò una gomitata.
“Suvvia
Enif, adesso non scandalizzarti tanto…”
Lei rise.
“Piuttosto
hai sentito Remus…”
“Arriverà
qui questo pomeriggio… e lo stesso farà Peter, così andiamo alla riunione
dell’Ordine tutti assieme.
Enif annuì
alzandosi.
“Beh
potresti restare ancora un po’ con me…” si lamentò Sirius.
“Muoviti,
James sarà qui a momenti, abbiamo dormito troppo…”
“O troppo
poco…” in risposta gli arrivò in faccia la sua maglietta, mentre la ragazza
usciva.
▀■▪■▀
“Continuo a
dirti che Lily poteva venire benissimo qui…”
“Mamma… il
signor Evans mi avrebbe mangiato vivo…” borbottò James infilandosi un paio di
scarpe da ginnastica.
“Io non ci
vedo nulla di male…” disse appena la donna.
“Tu
abiteresti qui, logico che non ci vedi nulla di male…” sbuffò il ragazzo… “Spero
Sirius sia già arrivato a casa di Enif, o faremo tardissimo…”
“Figurati
se non è già lì…” commentò maliziosa la donna…
“Mamma! Fai
paura quando fai così!”
“Un po’ di
malizia fa sempre bene…”
“Non alla
tua età, è imbarazzante…”
“Alla tua
età a chi! Non sono mica decrepita! E adesso fila se non vuoi arrivare tardi!”
disse offesa dando al figlio una sonora pacca sulla spalla.
“Va bene,
va bene, se non mi vuoi tra i piedi basta dirlo!” rise James.
“James?”
chiamò la donna prima che il ragazzo se ne andasse.
“Si?”
“Ricordi il
posto?”
“Certo
mamma…” la donna lo fissò intensamente, James sospirò. “La vecchia casa di
Moody in Greenock Road a Paisley, Scozia… la casetta disabitata di fronte a
Mossvale Lane… bussare tre volte e arrivare possibilmente con mezzi babbani…”
“Bene…
state attenti arrivando, ok?” disse abbracciando il figlio.
“Mamma… non
preoccuparti…” disse appena James, ben sapendo di non poter del tutto cancellare
il timore di sua madre, lei sapeva bene a cosa andavano incontro combattendo
nell’Ordine.
Con un
sorriso appena accennato James si smaterializzò apparendo nel giardino di
Faulkbourne Hall, osservò le piante rigogliose, il maniero svettava con le sue
merlature mettendo a in contrapposizione il rosso mattone con il cielo azzurro.
Il ragazzo sorrise avvicinandosi all’ingresso, era un bel posto alla luce del
sole e il ricordo del marchio nero in quel passato dicembre sparì del tutto
dalla sua mente.
Suonò il
campanello continuando a guardare l’ingresso imponente del castello, la porta si
aprì e un elfo domestico si presentò davanti a lui.
“Il Signore
desidera?” i grandi occhi ambrati della creatura lo guardarono curiosi, James
capì, da quello che sembrava un vestito che doveva essere una femmina.
“Cercavo
Enif…”
“Il Signore
è?” insistette la creatura
“James
Potter e sono…”
“DIX!” Enif
apparve alle spalle della creatura. “James ti prego entra… scusala è un po’
troppo premurosa…” si rivolse poi all’elfa “Dix, cosa ci fai qui? Non dovevi
essere con la mamma al Picco?”
“La Padrona
pensa che la Padroncina poteva aver bisogno di aiuto con il trasloco dell’Amica…
quando Dix è arrivata la Padroncina stava già dormendo con il Signore…” Enif
arrossì evitando di guardare James in faccia.
“Va bene,
va bene, grazie Dix… ma James è un amico…”
“Dix non
sapeva, Padroncina… Dix si punirà per questo…”
“Per l’amor
del cielo Dix, no! Ti sono grata, e anzi ti chiedo scusa perché non sapendo che
eri qui non ho potuto dirti che sarebbe arrivato James…” disse un po’
imbarazzata Enif, parlare con l’elfa domestica la metteva sempre in confusione.
“Vieni
James, andiamo in salotto…”
“La
Padroncina vuole che porti del the nel salottino blu?”
“Si… grazie
Dix…” disse scuotendo la testa Enif, non si sarebbe mai abituata al contatto
diretto con Dix, quell’elfa riusciva a disarmarla ogni volta…
“Salottino
blu?”
“Sì… ci
sono quattro salotti e due studi, più il salone delle feste… da piccola mi
divertivo un mondo a giocare a nascondino con mio padre…” disse appena, guidando
James nel maniero.
Quando aprì
la porta Sirius era già lì seduto su una poltrona. Il ragazzo si alzò quando
entrarono.
“Ehi!”
disse dando una pacca sulla spalla a James.
“Potevi
anche aprire le tende…” disse appena la ragazza aprendo i tendaggi blu che
coprivano le finestre.
“Aspettavo
la padrona di casa…” ridacchiò Sirius, “mi ricordano troppo la casa di zio
Cygnus questi salottini privati…”
Enif alzò
gli occhi al soffitto, James si guardò attorno con un sorriso malizioso.
“Da quello
che ha detto l’elfa domestica ieri sera non trovavi così brutti questi posti…”
“JAMES!”
Enif aveva preso un tinta tra il rosso acceso e il bordeaux, Sirius si mise a
ridere.
“Pensavo l’elfa
domestica fosse andata con tua madre…”
“Anch’io lo
pensavo ma…” in quell’istante Dix comparve con un vassoio carico di the e
pasticcini “eccola qui!” sorrise Enif “La mia madre adottiva…” scherzò la
ragazza. L’elfa osservò Enif commossa da quella frase.
“Dix…
quando arriveranno tutti questo pomeriggio dovrei parlarti…”
“Dix deve
cucinare per quanti stasera?” chiese l’elfa servendo il the.
“Siamo in
sei Dix… ma mangeremo in cucina…”
“Perché
Padroncina? La sala da pranzo può contenere fino a cinquanta persone…”
“Appunto
per questo… ceneremo in cucina come cenavamo io, mamma e papà…”
“Con tutto
il rispetto padroncina… ci sono degli ospiti e la sala da pranzo…” Enif sorrise
dolcemente all’elfa… come farle capire che i suoi amici non erano il genere di
persone che aveva bisogno di un tavolo di dieci metri per mangiare…
“Dix… non
c’è nessun eminente ospite… solo amici… mangeremo in cucina… e mangeremo sempre
lì… la sala da pranzo teniamola per cinquanta persone e non per sei, ti va?”
“Se è
quello che la padroncina desidera…” disse sbalordita l’elfa lasciando la stanza
con un crack.
Enif
sospirò.
“Andiamo da
Lily?” chiese poi con un sorriso.
▀■▪■▀
Il
campanello di casa Evans suonò proprio mentre Lily si infilava la camicetta che
aveva lasciato fuori dagli scatoloni, quando si precipitò giù dalle scale, Daisy
stava schioccando dei sonori baci sulle guance di James. Lily alzò gli occhi al
cielo.
“Ciao
ragazzi!” salutò quindi, mentre Enif le si gettava tra le braccia.
“Sì, Enif
mi hai ancora tra i piedi…” ridacchiò.
Risero.
“Prima di
andare ho fatto una torta, ne volete una fetta?” chiese Daisy, i tre ragazzi non
videro scelta seguendo la padrona di casa in cucina. Snidget miagolò forte
quando li vide entrare, strofinandosi tra le gambe di James.
“Ehi, ti
sono mancato, piccola peste?” chiese il ragazzo chinandosi ad accarezzare il
gatto.
Stavano
mangiando la torta allegramente, Lily si chiese quando avrebbe potuto pensare
che guerra fosse così lontana come quel momento. James sembrò intuire il
pensiero della ragazza osservando la strada fuori dalla finestra un po’
rabbuiato.
Subito si
rese conto della figura che osservava la cucina dall’angolo della casa di
fronte, il suo cuore saltò un battito. Appoggiò il piatto lasciando rapidamente
la stanza. Lily lo guardò non capendo, Sirius lanciò una sguardo alla finestra
seguendolo subito dopo. Enif si avvicinò a Lily e alla signora Evans, la
bacchetta in mano, non era normale il comportamento di James doveva aver visto
qualcosa o qualcuno.
James corse
velocemente alla casa di fronte, ma nessuno spiava dall’angolo, Sirius gli fu
subito dietro.
“Che c’è?
Hai visto qual…”
“Ho visto
Mocciosus…” disse James non lasciando parlare Sirius “Era qui e ci fissava… cosa
ci fa così vicino a Lily…”
“Ci abita?”
chiese appena Sirius ricordando all’amico come anche Severus Piton abitasse a
Weston Super Mare.
“Lo so… ma
guardava noi, capisci… se scopre dove portiamo Lily le ragazze non saranno al
sicuro…” disse agitato, Sirius annuì, James aveva dannatamente ragione… non
potevano far finta di niente.
“Io vado di
qua… tu va di là… l’avremmo sentito se si fosse smaterializzato, non sarà
lontano…” propose Sirius, James annuì. I due ragazzi si separarono.
Enif scostò
le tende della cucina osservando i due ragazzi dividersi.
“Temo
abbiano visto qualcuno…”
“Lily
cosa?” chiese la signora Evans stupita.
“Ehi come
mai Sirius e James se ne sono andati di corsa?” il signor Evans entrò in casa
con una lettera in mano.
“Papà dove
l’hai presa quella lettera, non è orario di posta…” chiese Lily.
“Era
sull’uscio di casa…” non finì nemmeno la frase che la busta cominciò a tremare,
la carta da bianca divenne rossa.
“Una
strilettera!” Lily prese velocemente la busta dalle mani del padre, aprendola
velocemente. La voce di Severus Piton invase la cucina.
“Vattene
lontano con il tuo Potter. Se io so, l’Oscuro sa.”
Lily tenne
tra mani tremanti i resti della lettera quando questa si strappò.
“Dobbiamo
andar via alla svelta…” sussurrò appena, scossa.
“Che
diavolo era quella lettera?”
“Una
strilettera, sarebbe esplosa se non l’avessi aperta…” spiegò semplicemente Lily
“Mamma riuscite ad andare da Tunia per un po’ di giorni il tempo di verificare
che la casa non sia controllata dai Mangiamorte…”
“I chi?”
chiese shockata la madre.
“Quelli che
uccidono le persone come me…” spiegò Lily agitata “Dove diavolo sono finiti
James e Sirius, Severus è pericoloso, non siamo più a scuola non ci penserà due
volte prima di lanciarli addosso qualche maleficio…” continuò camminando
velocemente per la cucina.
“Potrei
chiamare Dix… lei riuscirebbe a portare tutti gli scatoloni da sola e un mago
non riuscirebbe a rintracciare la smaterializzazione di un elfo domestico…”
cominciò pensierosa Enif, era chiaro che Severus o chi per lui non doveva
scoprire dove si sarebbe trasferita Lily.
“Puoi
chiamarla?”
“Sì… Dix!”
chiamò la ragazza, sotto gli sguardi sempre più attoniti degli Evans fece la sua
comparsa la piccola elfa domestica.
“La
Padroncina ha chiamato?” chiese la creatura inchinandosi appena.
“Cos’è
questa strana cosa?” Daisy era sconvolta.
“Un elfo
domestico, Dix saluta i signori Evans…”
“Piacere
Signori…” disse la creatura esibendosi in un profondo inchino.
“Dix… di
sopra ci sono una decina di scatoloni… potresti portarli a casa?” chiese
gentilmente Enif.
“Sì, Dix
può farlo, Padroncina. Dix può anche disfare gli scatoloni nella stanza della
Signorina…”
“Grazie Dix…”
“Allora Dix
porta tutto a casa…”chiese come conferma la creatura.
“Sì.” L’elfa
scomparve e sentirono alcuni rumori al piano di sopra, poi il silenzio.
“Bene… ora
manchiamo noi… spero i ragazzi tornino presto…” sospirò Lily sedendosi su una
sedia, si prese la testa tra le mani, un solo pensiero nella testa “Non puoi
farmi questo Severus…”.
James
correva a perdifiato aveva quasi perso la speranza quando vide una figura
vestita di nero voltare l’angolo. Accelerò il passo raggiungendo la figura.
Piton si era immobilizzato non appena aveva sentito i passi di James.
“Voltati
Mocciosus!” disse il ragazzo puntandogli la bacchetta alla nuca “E niente
scherzi!” Piton alzò le braccia mostrandogli di essere disarmato.
“Voltati!”
James tremava di rabbia. Severus si voltò lentamente un ghigno sul viso.
“Che
succede Potter, ti mancavo così tanto che sei venuto a cercarmi a casa?” chiese
accennando alla casa dietro di lui.
“Che ci
facevi davanti casa di Lily?”
“Ti sbagli,
la casa della Evans non la vedo da anni… sua madre tiene ancora il calendario
con le torte accanto al frigorifero?” chiese innocentemente.
“Non farmi
rimpiangere di averti salvato la vita quattro anni fa…”
Severus
ghignò appena.
“Ho
recapitato un messaggio… tutto qui…” James impallidì abbassando di poco la
bacchetta, Severus ne approfittò, mise la mano in tasca estraendo la bacchetta e
James si ritrovò sbattuto contro il muro della casa di fianco.
“Incantesimi non verbali… ricordi Potter… ringrazia che non ti do il colpo di
grazia avrei un paio di maledizioni da sperimentare…” James si massaggiò appena
la testa fissandolo stordito.
“Ma non
oggi… porta via la Tua Evans, Potter… prima che qualcuno si accorga di lei…”
disse allontanandosi verso casa.
“Perché?”
“…” l’ex-Serpeverde
non rispose fermandosi appena, poi riprese a camminare. James si alzò
frastornato. Barcollò per qualche metro.
“Jamie!”
Sirius lo sostenne.
“Sir…”
“Che c’è?
Hai incontrato Mocciosus ti ha fatto qualcosa?”
“No… io… ho
solo avuto un giramento di testa…” disse rimettendosi in piedi. “Porta via la
tua Evans… prima che qualcuno si accorga di lei…” le parole di Piton gli
rimbombarono nelle orecchie.
“Portiamo a
casa Lily…” disse serio.
Quando
arrivarono a casa Evans, Lily li aggiornò sulla strilettera.
“Non credo
abbiano già tracciato la casa… sennò ci sarebbero già addosso… forse ai tuoi non
serve andar via…” cominciò James.
“Ma che
stai dicendo James! Non permetterò che rischino…”
“È il
motivo per cui devi andare via adesso… appena te ne vai metto qualche
incantesimo protettivo sulla casa e stasera ne parliamo alla riunione… è inutile
farsi prendere dal panico…”
“Sono
d’accordo con James, tesoro…” cominciò il signor Evans.
“Ma papà!”
“Non
preoccuparti sono convinto che non ci troveranno… ti avvertiremo se vedremo
qualcosa di strano e terremo gli occhi aperti…”
Lily
osservò gli occhi del padre e lo sguardo di James, annuì poco convinta.
“Va bene…
va bene andiamo…”
Lily
abbracciò la madre.
“Scusa
mamma… credo proprio che non potrò venire ogni domenica…” la voce di Lily era
preoccupata. La donna la strinse a se.
“Non
preoccuparti tesoro… fammi solo sapere che stai bene…”
“Lo farò…”
Lily si
staccò dalla madre guardando il padre negli occhi. L’uomo la strinse a se.
“Abbi cura
di te, principessa…”
Lily guardò
Enif, la ragazza le porse la mano e si smaterializzarono assieme. James e Sirius
rimasero ancora una decina di minuti installando i nuovi incantesimi di
protezione.
“Spero di
rivedervi presto, signori Evans…” disse James stringendo la mano alla signora
Evans che di tutta risposta lo abbracciò con le lacrime agli occhi. Harold gli
portò una mano sulla spalla.
“Ti affido
il mio tesoro più caro James… abbine cura…”
“Sissignore…”
Detto
questo James e Sirius si allontanarono per le strade di Weston… giunti
abbastanza lontano si smaterializzarono comparendo a Faulkbourne Hall.
Benvenuti spero che questo primo capitolo del seguito
di Safely sia di vostro gradimento ^^ Spero inoltre di trovare nuovi lettori e
sopratutto di sentire le vostre opinioni! ^^
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 2: Missioni.
“Una strilettera
di Piton… non ha senso…
perché avrebbe dovuto metterti in guardia?” Remus
scosse la testa, erano
riuniti nella cucina di Faulkbourne Hall, stavano cenando.Lily annuì.
“Forse
non
voleva che attaccassero così vicino a casa
sua…” tentò Peter.
“O
forse in
quel po’ che resta della vostra vecchia amicizia voleva
salvarti…” commentò
Enif.
“Può
darsi…
comunque sia, i miei potevano andare via…” disse
Lily guardando James.
“Io
sono
convinto che i Mangiamorte non sappiano ancora nulla… e ora
che tu non sei in
quella casa non arriveranno a loro… non
c’è nessun mago in quei dintorni che
Moc… Piton possa denunciare…” il
ragazzo si morse appena il labbro “comunque ne
parleremo con Silente se riterrà necessario che i tuoi si
spostino li
sposteremo…” il ragazzo restò poi in
silenzio. “Prima che qualcuno si accorga
di lei…” mormorò appena.
“Cosa?”
chiese Sirius fissandolo.
“È
così che
ha detto Piton… Portala via prima che qualcuno si accorga di
lei…” disse
fissando il vuoto.
“Vuoi
dire
che ci hai parlato! James mi avevi detto di non averlo
incontrato!” saltò su
Sirius fissando sgomento l’amico.
“Scusa
non
volevo lo inseguissi…”
“Non
volevi
che… o Morgana ma ti sei rincitrullito?”
continuò il moro. “E se ci ha
seguito?”
“Non
l’ha
fatto…” disse appena Enif interrompendoli.
“Ma…”
“Credi
non
abbia preso anche io le mie precauzioni dopo Capodanno… non
si potrebbe
materializzare nemmeno uno spillo senza che io o Dix ne fossimo a
conoscenza,
nessuno è attorno alla casa in una circonferenza di un
chilometro…” spiegò
angelicamente.
I ragazzi
rimasero in silenzio. Poi Lily sospirò.
“È
inutile
spaccarsi la testa ora… vero resta che finché non
avremmo verificato che
nessuno controlli casa dei miei io non sarò
tranquilla…comunque
sia non posso fidarmi ciecamente di
Severus, in qualunque caso vorrei che i miei genitori si
trasferissero…”
▀■▪■▀
“Lily?”
James le arrivò piano alle spalle, abbracciandola appena. La
ragazza si
guardava nello specchio della sua nuova camera.
“Sei
arrabbiata con me?”
“Solo
preoccupata per i miei genitori…”disse abbassando
gli occhi.
“Perdonami…”
disse appoggiando la testa nell’incavo della spalla della
ragazza ed osservando
il riflesso di lei nello specchio.
“Non
hai
nulla di cui scusarti James, ho perso la testa… hai ragione
tu, non possiamo
spostarli di punto in bianco… la gente parlerebbe e
arriverebbero a me ancora
prima…” disse accarezzando le mani del ragazzo che
le cingevano la vita.
“Lo
so… ma
mi sento comunque in colpa… è logico che ti
preoccupi, sono i tuoi genitori…”
“James,
dovrei essere io quella con i sensi di colpa, ti ho parlato in maniera
acida
tutta la giornata…”
Il ragazzo
chiuse un attimo gli occhi, assaporando il profumo dei capelli di lei.
“James?”
“Si?”
“Dovremo
aver sempre paura per gli altri, vero?”
“Temo
di
sì…”
“Non
voglio
accada qualcosa ad Enif e gli altri, ora che ho lasciato
definitivamente il
mondo dei Babbani, siete l’unica famiglia che
ho…”
“Ne
usciremo tutti assieme te lo prometto… e realizzeremo tutti
i nostri sogni: tu
lavorerai dal signor Greathead e le vostre scoperte cambieranno il
mondo
magico, io e Sirius saremo gli Auror migliori al mondo, Enif
sarà guaritrice e
avrà la sua bella famiglia felice come sogna da anni, Remus
dimostrerà al mondo
quanto vale e diventerà insegnante e Peter… beh
Peter troverà una bella ragazza
e sarà felice anche lui…”
Lily
sorrise appena.
“James
non
è il momento di sognare…”
“Ti
sbagli
Lily, è il momento adatto per sognare, perché
è per questo sogno che voglio
veder sconfitto Voldemort… è per la nostra
famiglia… i nostri figli…” rimasero
un attimo in silenzio “tu quanti figli vorresti?”
chiese poi curioso. Lily
sgranò gli occhi.
“E
questa
domanda da dove viene?”
“Era
così
per curiosità… non te l’ho mai
chiesto…” Lily rise scuotendo la testa, James
era un asso nel cambiare discorso.
“Due…
un
maschio e una femmina… tu?”
“Il
numero
non ha importanza… potrei tirare su una squadra di Quidditch
avendo te al mio
fianco…” disse romanticamente
“Ehi,
non
slargarti troppo… due bastano e avanzano!” rise
scandalizzata lei. Anche James
rise.
“E
come li
chiameremo questi due?” chiese ancora James, felice di come
quell’argomento
stesse sviando Lily dalle sue preoccupazioni.
“Non
ne ho
la minima idea…”
“Dai
ci
sarà qualche nome che ti piace…”
“No,
James
davvero… non ne ho idea…”
“Allora
uno
potrebbe chiamarsi Elvendork… tanto è
unisex…”
“Elvendork,
unisex? Non credo sai…”
“Elvendork
è unisex ti dico…” Lily lo
guardò stranita, ma come erano arrivati a parlare di
nomi?
“James,
Lily? Che ne dite andiamo?” la voce di Enif li raggiunse dal
corridoio.
“Sì,
Eny,
andiamo…” rispose Lily, staccandosi
dall’abbraccio di James per poi voltarsi
ancora un attimo verso di lui.
“Comunque
credo che Elvendork sia maschile, sai James… piuttosto che
ne dici di Sarah?”
“E
Titania
allora?” propose lui sorridente, Lily lo guardò
dubbiosa.
“Credo
che
hai nomi della squadra di Quidditch ci penserò io quando
sarà il momento…” rise
uscendo seguita dal ragazzo fintamente offeso.
▀■▪■▀
Dopo aver
dato istruzioni a Dix di non lasciare avvicinare nessuno in loro
assenza, le
ragazze assieme a Remus e Peter si trovavano sull’autobus per
Braintree, di lì
ne avrebbero un altro per Colchester a quel punto si sarebbero
smaterializzati
a Glasgow e da lì avrebbero preso altri due autobus per
Paisley, mentre Sirius
e James sarebbero arrivati in motocicletta.
Quando
arrivarono a Colchester Enif fu quasi certa di aver visto Sirius
sorvolarli a
tutta velocità, ma nelle luci della notte poteva essersi
sbagliata.
Si
materializzarono nel Kelvingrove Park a Glasgow, il posto era desolato.
“Andiamo…”
disse cauto Remus, stingendosi nella giacca, faceva freddo quella sera
per
quanto fosse luglio. Peter fece qualche passo incerto guardandosi
attorno. Le
due ragazze fecero lo stesso.
“Pensi
Sirius e James siano già arrivati?” chiese Enif
per spezzare il silenzio che
aleggiava intorno a loro. Si mossero velocemente nel parco deserto,
superando
una fontana ad archi e si ritrovarono ben presto sulla strada. Una
leggera nebbiolina
offuscava la sera.
“Remus
sai
che autobus dobbiamo prendere?” chiese leggermente Peter
guardando le poche
macchine che passarono sulla strada.
“Il
17…”
sussurrò il licantropo fissando l’orario affisso
alla fermata.
“Pensi
che
ci abbiano seguiti?” chiese ancora Peter…
“No…
non ci
ha seguito nessuno… l’avrei
sentito…” mormorò Remus. Enif si
strinse le braccia
al petto, sobbalzò sentendo una fragorosa risata, si
voltò di scatto, tutti e
quattro avevano le mani già pronte sulle bacchette quando
videro un gruppo di
ragazzi della loro età, visibilmente ubriachi.
“Sto
cominciando ad essere paronoica…”
sospirò distrattamente.
“Ecco
l’autobus…” esclamò Lily.
Il veicolo
si fermò, Remus salì per ultimo, la netta
sensazione di essere osservato non
gli piaceva per nulla... si avvicinò agli amici.
“Scendiamo
la prossima fermata e prendiamo un bus per Edimburgo...”
“Perché?”
“Ho
la
sensazione che qualcuno ci osservasse alla
fermata…”
“E da
Edimburgo?”
“Ci
smaterializziamo a Paisley…”
Gli amici
annuirono. Fecero il giro lungo, smaterializzandosi a Paisley da
Edimburgo per
poi prendere il bus 66 e scendere a Greenock.
Raggiunta
la porta della vecchia casa Moody, Remus si guardò attorno
circospetto prima di
bussare tre volte.
Emmeline
Vance aprì loro la porta facendoli entrare rapidamente.
“Dorea
i
ragazzi sono arrivati…” sorrise la donna facendo
loro strada ed entrando nella
sala da pranzo dove le sedie erano state spostate in modo da accogliere
facilmente tutto l’Ordine. Erano già arrivate
sette persone: Alastor Moody,
Emmeline Vance, Dorea Potter, Edgar Bones, Elphias Doge, Giorgius
Greathead e
Benji Fenwich.
La signora
Potter si avvicinò loro, abbracciando Lily.
“Ciao
cara…” salutò calorosamente, poi
guardò alle loro spalle.
“James
e
Sirius?”
“Stanno
arrivando… ci siamo divisi perché in sei forse
avremmo attirato troppo
l’attenzione….” Spiegò Remus,
fu certo di vedere la signora Potter sbiancare
quindi si affrettò ad aggiungere un “Non si
preoccupi saranno qui a momenti…”.
Enif e Lily
si scambiarono un’occhiata, secondo i loro calcoli James e
Sirius dovevano già
essere arrivati.
Qualche
secondo dopo, qualcuno batté tre colpi alla porta.
“Remus
caro, puoi andare tu?” chiese Dorea, il ragazzo si
allontanò mentre Lily veniva
raggiunta dal Signor Greathead.
“Signorina
Evans…”
“Signor
Greathead…” salutò la ragazza.
“Mi
chiedevo se e quando sarebbe disponibile per cominciare a lavorare con
noi…”
“Al
più
presto possibile signore, devo solamente mettere un paio di cose
apposto con i
miei genitori, sa sono babbani e con questi
tempi…”
“Capisco…
non si preoccupi signorina, saremo lieti di averla dei nostri quando
vorrà.”
Sorrise il vecchio, Lily fissò il volto rugoso ma gioviale,
l’occhio che era
rimasto cieco nell’attentato a scuola, sì, si
disse, il signor Greathead poteva
capire benissimo.
“James!
Dove eravate finiti?” chiese Dorea avanzando come una furia
verso il figlio.
James fece
un passo all’indietro e Sirius si disse che erano quelli i
momenti in cui Dorea
Potter dimostrava di essere in tutto e per tutto una Black.
“Posto
di
blocco… sai credo che ai babbani faccia strano vedere una
motocicletta andare a
140 miglia l’ora…”
Lily scosse
leggermente la testa… certo che nessuno doveva aver spiegato
a Sirius
l’esistenza dei limiti di velocità.
Dorea li
fissò sconvolta “Siete arrivati qui con quel
trabicolo?” chiese appena
“Sì,
e
andava che è una meraviglia… avevate detto mezzi
babbani, no?” disse sorridendo
Sirius. La donna scosse le spalle rassegnata.
Lily
guardò
James, il ragazzo sorrise appena, si avvicinò poi a Remus
sussurrandogli un
paio di parole all’orecchio, la ragazza vide il licantropo
spalancare gli occhi
e fissare James.
“Sirius,
anche Remus è in dubbio se Elvendork è
unisex…” scherzò James, Remus
sogghignò.
“No,
James,
Elvendork non è unisex…” disse
ridacchiando.
Enif e Lily
si guardarono dubbiose.
▀■▪■▀
Un’ora
dopo
l’intero Ordine della Fenice stava ascoltando il rapporto di
Reyn Lowell,
neo-diplomata appena trasferitasi in Scandinavia.
“La
situazione non sembra perciò critica, per quanto gruppi di
giovanissimi siano
attratti da quello che sta succedendo qui, la maggior parte della
gente,
ritiene Lei-sa….emh… Lord Voldemort una minaccia
alquanto lontana e nessuno
sembra disposto a dare una mano per sconfiggere qualcosa che reputano
quasi
leggenda metropolitana…” disse la bionda sedendosi
sistemandosi gli occhiali.
“Grazie
signorina Lowell…”
“Professor
Silente, potrei prendere parola?” chiese un po’
impacciata Lily.
“Ma
certo
Lily…”
Lily si
alzò in piedi stringendo appena la mano di James.
“Vorrei
mettervi al corrente di un fatto successo questa
mattina…” cominciò raccontando
ai presenti della strilettera di Piton.
Silente
rimase un attimo in silenzio quando Lily concluse il racconto.
“La
questione non è semplice…”
sospirò infine… “ una famiglia babbana
qualsiasi non
attirerebbe tanto facilmente i Mangiamorte ma vero è che il
giovane Piton
conosce Lily e conosce la sua famiglia, il che va a nostro svantaggio
perché
non so fino a che punto possiamo fidarci dell’amicizia di
Severus… la cosa più
semplice sarebbe spostare gli Evans, ma farli svanire nel nulla senza
un valido
motivo potrebbe far ricadere l’attenzione su di
loro… anche solamente quella
dei babbani…”
“Mia
sorella abita nel Surrey… si potrebbe far circolare la voce
nel vicinato che la
raggiungono lì… così nessuno a Weston
si preoccuperebbe…” tentò Lily.
“Ma
Piton
di certo lo scoprirebbe e nemmeno tua sorella sarebbe al
sicuro…” si intromise
Dorcas, anche lei conosceva Piton, sapeva che non era il classico
Mangiamorte
scemo o sprovveduto.
“E se
spostassimo tutta la famiglia la sorella compresa?”
tentò Edgar.
“Fuori
questione, Petunia non sopporta tutto ciò che ha che fare
con la magia…” disse
James serio.
“James
ha
ragione, non accetterebbe mai…”
confermò Lily rispondendo alle facce perplesse
degli altri membri dell’Ordine.
“Quindi
dobbiamo spostare solamente i due coniugi… avete qualche
altro parente…
contatto da qualche parte?” chiese Moody guardando Lily.
“No…
mia
madre aveva una zia in Irlanda ma è morta parecchio tempo
fa…”
“Albus
tu
che ne pensi?” chiese Dorea osservando Lily preoccupata.
“È
essenziale che gli Evans si spostino anche perché non
possiamo permetterci di
dare ai Mangiamorte una scusa per colpirci… Emmeline, quella
tua casa in
campagna non sei ancora riuscita a venderla, vero?”
“No,
professore…” rispose la donna.
“Bene…
allora penso che i signori Evans potrebbero stabilirsi lì,
Lily ai tuoi piace
la campagna?”
“Emh…
si…”
“Bene…
domattina andrò a parlare con loro, metteremo in giro la
voce nel vicinato che
dato che anche tu ti sei trasferita potranno realizzare il loro sogno
di andare
a vivere in campagna, la casa di Emmeline è in Irlanda
quindi si potrebbe dire
un ritorno alle origini di tua madre… e così il
vicinato smetterà di parlare,
la casa sarà protetta da ogni sorta di
incantesimo…”
▀■▪■▀
“…e
potrete
vivere tranquillamente la vostra vita in un piccolo villaggio babbano
qualsiasi.”
Silente aveva concluso di spiegare la situazione ai genitori di Lily.
Quella
mattina a casa Evans si era raccolto un piccolo manipolo di maghi:
c’erano Lily
e i ragazzi, Silente, Dorea Potter, Emmeline Vance e Alastor Moody.
“Se
ciò
servirà a proteggerci nonvedo nulla in
contrario… ma non potremo partire così
all’improvviso, nonostante ciò che
diremo ai vicini, un trasloco ha bisogno di
tempo…” obbiettò Harold,
guardò la
moglie “non potremo partire prima di due o tre giorni come
minimo…” Daisy
guardò il marito invitandolo a continuare.
“E
poi c’è
Tunia, lei sa che siamo qui, quindi…”
“Spiegherò
io la situazione a Tunia, papà…
capirà… e poi voi potrete benissimo aver
contatti con lei dall’Irlanda, quello che conta è
che non abbiate collegamenti
con me o con questa città…” insistette
Lily.
“E
per il
lavoro? Non posso lasciare la ditta così su due
piedi…” Harold era sempre meno
convinto.
“Le
troveremo un lavoro in Irlanda, lei qui è a capo di un
reparto in una ditta di
trasporti, non è così? Sono certo che troveremo
qualcosa di simile in Irlanda”
disse serio Silente.
“Non
è
questo il problema, non ho mai disprezzato il lavoro, andrà
bene qualsiasi cosa
ma non posso mollare tutto in due giorni…” Harold
fissò la figlia in cerca di
appoggio, Lily lo guardò implorante. L’uomo si
passò una mano tra i capelli
osservando la moglie. Daisy restava in silenzio.
“Harry,
caro, se restiamo qui e ci prendono, sarà Lily quella in
pericolo…” disse
infine la donna, guardò la figlia “Tesoro, tu vuoi
che ci mettiamo in salvo
giusto?”
“Sì,
mamma…”
“Allora
andiamo Harold… non voglio far preoccupare Lily un secondo
di più…” Silente
sorrise appena.
“Bene,
avete quattro giorni per prepararvi, Alastor e Dorea resteranno qui a
controllare la situazione fino ad allora…”
Lily
abbracciò i genitori mormorando un
“Scusatemi”
“Non
scusarti non è colpa tua, la guerra fa
male…” le disse la madre comprensiva.
Harold la strinse a sé in un abbraccio che diceva molto.
Quel giorno
si lasciarono così, Lily teneva nel cuore una muta preghiera
sperando che tutto
andasse per il meglio.
▀■▪■▀
Quattro
giorni dopo gli Evans si salutarono tranquilli sull’uscio
della nuova casa. Lily
se ne andò un po’ più leggera,
ignorando come duecentoquindici miglia più ad
est un giovane uomo sospirasse sollevato mentre, passando per Milton
Rise ascoltava
un paio di donne:
“Hai
sentito degli Evans?” cominciò una.
“No,
cosa?”
chiese sorpresa l’altra.
“Sono
partiti stamattina, si trasferiscono in Irlanda…”
Salve
a tutti! Eccomi di nuovo qui, non sono dispersa anche se le lezioni di
questo semestre mi fanno pensare di sì...
Sono
rimasta piacevolmente sorpresa dalle vostre 12 recensioni (signori
avete battuto ogni record XD)
E
adesso passiamo alle risposte alle recensioni ^^
Ti ringrazio per aver letto la saga precendente e
sono felice di averti emozionato. Sul carattere di Enif vedrai che
muterà abbastanza in questa storia con il passare del tempo,
ma non dico altro o mi rovino la sorpresa XD
Per le scene sessuali onestamente non so che dire, sento anche io che
servirebbero ma non ho mai scritto nulla del genere quindi non so
davvero che fare... di certo li smalizierò un po' con il
tempo ma ho poca fantasia in questo campo ^_^'''''
Spero quindi che ciò che verrà in seguoto non ti
deluda.
Qui si può dire che Petunia se
l'è legata proprio al dito prima Lily sparisce e poi fa
traslocar ei suoi ma volevo evitare loro una fine tramite
Mangiamorte.... sennò li uccidono tutti loro... ^^''''
Tra luci e ombre arriveremo da qualche parte XD
La traccia della storia c'è già e ti dico che
sono arrivata al quinto capitolo parlando di solo tre punti su trenta
nella mia tabella di marcia... si prospetta una luuuunga storia ^_^''''
Severus è un Mangiamorte ma non ce lo
vedo a tradire Lily pubblicamente senza un buon motivo e quindi
perchè non avrebbe voluto volerla fuori dai piedi prima che
qualcuno si aggorgesse di lei. è un Mnagiamorte certo, ma
è prima di tutto un uomo. Lieta che sia stato di tuo
gradimento ^^
Scusa il ritardo... spero di aggiornare prima la
prossima volta, ma penso che tutto questo semestre arriveremo ad una
volta al mese se va bene dato che chi ha fatto gli orari ha la testa in
un altro posto....
Se ti rispondo do troppi spoiler quindi dico solo
che voglio mettere chiarezza dove la Rowling ha lasciato la nebbia per
cui io potessi inventare questa storia XD (frase criptica XD)
Eccomi qui, spero che questo capitolo non abbia
annoiato essendo solamente di passaggio... in effetti dal prossimo
comincerà un po' di azione... spero di non uccidermi di
rimorsi prima della fine ^_^''''
SURPRISE! Ti faccio le sorpresone con questi
capitoli pubblicati a sorpresa eh? XD Ti piace il disegno che hai visto
nascere in "diretta?"
La guerra arriverà fin troppo oserei dire spero di non
perdere nessun personaggio per strada... mi sto affacendando per non
lasciar tempo libero a Peter che sennò dorme sugli allori il
topastro XD
Alla prossima.
E come sempre grazie per il tuo sostegno continuo ^^
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 3: Quotidianità
Luglio
passò lento sfociando in un afoso agosto e poi, inesorabile
nel suo manto
piovoso, arrivò settembre.
Era un pallido
pomeriggio di metà settembre e Diagon
Alley appariva quieta e silenziosa. Il Ghirigoro era vuoto a
quell’ora, ma se
un cliente fosse entrato avrebbe dovuto cercare il proprietario nel
retrobottega per trovarlo, di fatti era lì che Abel Flourish
stava, fissando
torvo quello che per due mesi a quella parte era stato un ottimo
commesso:
disponibile, gentile e colto, niente di meglio per una libreria.
“Predi
le
tue cose e vattene…” disse l’uomo serio.
“Ma
perché
io non capisco, non credo di aver fatto nulla per essere
licenziato…”
“No,
figuriamoci, non ho mai avuto un commesso così in gamba, ma
qui non puoi
restare, Remus, Blotts non ti vuole vedere domani
mattina…” il ragazzo osservò
il suo oramai ex-principale, com’era possibile avesse
scoperto che era un lupo
mannaro, era stato attento, era andato a lavorare ogni giorno, non era
nemmeno
rimasto a casa il giorno dopo le due lune piene che erano passate,
nonostante
Enif avesse minacciato di affatturarlo se si fosse presentato sul
lavoro.
“Ma
perché…” tentò ancora,
sentiva il cuore accelerare i battiti.
“Remus
parliamoci chiaro, non sono scemo e non sono nato ieri… e ho
letto abbastanza
libri in vita mia per riconoscere cose emh… persone come
te…” sembrava spaventato
ed arrabbiato, avrebbe volentieri cacciato il ragazzo a calci, Remus lo
aveva
ben intuito dalla foga del discorso, ma ne sembrava anche terrorizzato.
“Mi
licenzia perché sono un lupo mannaro?” chiese
serio, fissando l’uomo negli
occhi.
“Sì,
io e
Blotts non possiamo permetterci che un licantropo lavori
qui… e ora vattene
ragazzo…” Remus lo
fissò ancora qualche istante, poi
sospirò voltandosi a
raccogliere le sue cose. Flourish lo osservò, quel ragazzo
gli faceva un po’
pena… sapeva fosse diventato orfano da poco e di certo nella
sua situazione non
avrebbe trovato un lavoro in tutta Diagon Alley… ed era un
vero peccato… con la
media scolastica che aveva racimolato ad Hogwarts avrebbe potuto fare
qualunque
cosa, ma Marlon Blotts, il suo socio era stato irremovibile, non
potevano
permettersi che qualcuno scoprisse che il loro commesso era un lupo
mannaro,
gli affari sarebbero colati a picco senza contare i rischi.
“Ehi
ragazzo…” lo chiamò quando lo vide
andarsene, Remus si voltò, il volto
impassibile, per quanto negli occhi dorati si leggesse un grosso
dispiacere.
“Si?”
“Tieni…
è
la paga di settembre con tutti gli straordinari che hai fatto e i
giorni che
avresti ancora lavorato… non sono tipo da tenersi in
debito…” disse porgendo un
sacchetto a Remus.
“Oh…grazie…
troppo gentile…” Remus prese il denaro evitando di
fissare negli occhi Flourish.
“Come
ha
fatto a capire…”
“Mi
era
apparso strano che un ragazzo in gamba come te, per quanto appassionato
di
libri si accontentasse di lavorare qui… e poi come ti ho
detto ho letto molte
volte dei sintomi…” Remus annuì,
uscendo in silenzio.
Vagabondò
per Diagon Alley prima di abbandonarla alle sue spalle e di concedersi
un
bicchiere di cioccolata calda al Paiolo Magico.
“Giornataccia
ragazzo?” chiese Tom, il barista, che oramai conosceva
abbastanza bene Remus da
capire se c’era qualcosa che lo turbava, infatti i Malandrini
e le ragazze si
ritrovavano a pranzare quasi ogni giorno assieme al Paiolo Magico.
“Mi
hanno
licenziato…” disse appena, mentre l’oste
gli serviva la bevanda.
“Mi
dispiace… vedrai che troverai
qualcos’altro…” disse comprensivo
l’uomo, era una
situazione abbastanza frequente con la guerra: sospetti e paure
facevano
perdere posti di lavoro a moltissima gente.
Osservò
il
nero cioccolato nella tazza, sospirando appena, tutti stavano facendo
qualcosa
mentre lui stava lì a fissare quella tazza piena, dove, come
iceberg, navigavano
pezzi di panna. Sirius e James erano al corso accelerato per Auror, con
il
nuovo anno avrebbero ricevuto la licenza, Moody diceva che era un
omicidio
lasciarli lavorare con sei mesi di corso sulle spalle ma al Ministero
servivano
uomini alla svelta; Lily lavorava al centro di Magia Sperimentale e
doveva
ammettere che la invidiava un po’; Enif era impegnatissima
con il corso da
Guaritore al San Mungo e perfino Peter, per aiutare sua madre, aveva
trovato
lavoro come commesso tra i babbani. Ecco in quel momento si
sentì davvero un
fallito.
“Ehi,
Remus
che ci fai qui?” il ragazzo alzò gli occhi Dorcas
stava davanti a lui, sorridente.
“Ehi…
ciao
Dorcas…”
“Che
muso
lungo, disturbo se mi siedo?”
“Figurati…”
disse appena la ragazza si sedette sorridendo ed ordinando un the
bollente.
“Allora
che
ci fai da queste parti?” chiese lei curiosa.
“Mi
hanno
appena licenziato… tu?” la ragazza si
incupì.
“Oddio…
scusa… mi dispiace che ti abbiano licenziato…
insomma…”
“Non
importa Dorcas, credo sarà una cosa su cui dovrò
farci l’abitudine…” disse
lui tristemente.
“Non
dire
sciocchezze, eri uno dei migliori a scuola!”
“Dimentichi
un particolare problemino di una volta al mese…”
la ragazza lo guardò un attimo
per poi scoppiare a ridere.
“Oh…scusa…
Remus è che come l’hai detto…
ahahaah… sembravi una di quelle ragazze con la
sindrome premestruale…” Remus la guardò
spalancando gli occhi, poi non poté far
altro che mettersi a ridere a sua volta. Ringraziò il caso
che gli aveva fatto
incontrare Dorcas, aveva bisogno di una risata.
“Ricomponiamoci…”
disse lei, serissima. Lui le sorrise riconoscente.
“Non
hai
risposto alla mia domanda comunque…”
“Faccio
una
passeggiata, dato che non ho un lavoro…” disse
facendogli l’occhiolino. Remus
annuì, Dorcas era quindi di pattuglia.
“Vuoi
che
ti accompagni?”
“No
grazie
Remus dovrei trovarmi con Marlene tra un quarto
d’ora”
“Come
mai
così in anticipo?”
“Devo
essere onesta? Volevo passare a salutarti al Ghirigoro… ma
ti ho visto qui e
quindi…” la ragazza mosse leggermente la mano come
a dire un “di conseguenza”.
Remus
sorrise appena.
“Sono
convinta che troverai subito un altro lavoro…”
cercò di incoraggiarlo lei.
“Forse
dovrei andarlo a cercare a Knockturn Alley… forse non
baderebbero alla gente
che assumono…”
“Non
dirlo
nemmeno per scherzo! Con tutta quella gentaglia!” disse
accalorata.
“Ma
io
faccio parte della gentaglia…”
sottolineò appena lui.
“Non
so
perché ma credo che a te piaccia sentirti consolato,
vero?” chiese maliziosa
lei “Ti fa sentire utile e giusto… quello in cui
sbagli è che non dovresti
volerlo sentire… tu sei giusto Remus, non
c’è nulla di sbagliato in
te…” il
ragazzo la fissò ammirato, Dorcas sembrava un po’
maschiaccio e superficiale
eppure in pochi mesi di conoscenza l’aveva capito davvero
bene.
“No,
Dorcas, sono tutti gli altri che sbagliano c’è
qualcosa di grosso e sbagliato
in me…” la ragazza sbuffò.
“Ci
sarà
sempre se sei tu a vederlo…” si
mordicchiò nervosamente un labbro.
“Dorcas!”
Marlene
si fece loro in contro, una busta in mano. Si fermò
osservando Remus.
“Oh,
ciao
Remus!” salutò allegra.
“Ciao
Marlene.”
“Che
sono
questi musi lunghi?” chiese curiosa.
“Mi
hanno appena
licenziato…”
“Oh…
accidenti… mi dispiace Remus…” disse
“Dorcas se arriviamo in ritardo Alastor ci
fa saltare la testa…”
“Già…
mi sa
che dobbiamo andare, non buttarti giù ok Remus?”
Il ragazzo
annuì appena.
“Mhmm,
vuoi
cercare subito un altro lavoro?” chiese Marlene.
“Sì,
l’idea
sarebbe quella…”
“Mio
cognato è un babbano ha un piccolo negozio di
antiquariato… so che gli serve un
aiutante adesso che mia cognata ha avuto un
bambino…” Marlene frugò nella borsa
che portava al fianco scribacchiando un indirizzo su una salvietta.“Digli che ti ho
mandato io… buona serata,
Rem…”
Rimasto
solo il ragazzo fissò l’indirizzo che gli aveva
dato Marlene, si disse che
tentare non costava nulla in fondo… buttò
giù d’un fiato la cioccolata ormai
fredda e decise di tornarsene a casa, stare lì non avrebbe
cambiato nulla.
▀■▪■▀
L’Accademia
degli Auror sorgeva da secoli nella Foresta di Ae, lì
nascosto tra gli alberi
sorgeva una piccola costruzione che ai babbani poteva benissimo
sembrare una
piccola casa di cacciatori, ma al suo interno nascondeva i locali per
l’addestramento Auror, collegati tramite metro polvere
direttamente agli uffici
degli Auror al Ministero. L’Accademia usava poi il centro
della foresta come
campo di addestramento, era in quel cuore di pini, nascosto agli occhi
dei
babbani da mille incantesimi, che le matricole si stavano allenando.
James e
Sirius correvano, la pioggia batteva incessante sulle fronde dei pini,
il
sottobosco era fitto e bloccava le gambe. I due si fermarono le spalle
appoggiate ad un pino.
“Con
questo
tempo non si vede un accidente…”
sussurrò lamentoso Sirius, osservando
l’umidità formare una coltre di nebbia alla base
degli alberi.
“A
chi lo
dici…” rispose James asciugandosi gli occhiali.
“Mettici
un
Impervius su quegli occhiali Jamie…”
“Si
tanto
per farci individuare… sai che la squadra B ha un rilevatore
di magia…” Sirius
sbuffò, poi spalancò gli occhi sorpreso.
“Potremo
farci individuare apposta…” disse con un mezzo
sorriso.
Alice si
muoveva circospetta nella foresta, Frank di fianco a lei, assieme al
resto
della squadra, erano sei in totale.
“Stiamo
vincendo…” sorrise Dawlish, un giovane aspirante
Auror.
“Io
non
canterei vittoria troppo posto… abbiamo sconfitto Hang e
Lippincott solamente
perché la squadra C aveva già decimato la loro
squadra…” disse Frank serio.
“Paciock
di
cosa ti preoccupi?” chiese Liz Cowan sicura di aver la
vittoria in mano.
“Già
la
squadra A è fuori dalla competizione, e della C restano soloPotter e
Black…” disse allegro Robert Lapiz
“noi abbiamo perso solo Matt…”
“È
proprio
il fatto che siano riamasti solo James e Sirius a
preoccuparmi…” mormorò Alice.
“Brand,
non
siamo piùa
scuola questa è la vita…”
disse Dawlish sicuro di se.
Alice
guardò Frank… da James e Sirius ci si poteva
aspettare di tutto.
“Fermi!”
disse eccitata Liz “il rilevatore ha segnalato una magia da
quella parte… sembra
che Potter abbia usato un Impervius sugli occhiali, che
scemo…”
La squadra
avanzò convinta, sicura della sua superiorità
numerica. Frank prese Alice per
un braccio.
“Non
mi
fido di James, potrebbe essere una trappola…”
“È
quello
che spero, gli starebbe bene a questi palloni
gonfiati…” disse appena Alice
parlando dei loro compagni di gruppo. Frank annuì,
muovendosi dietro la squadra
circospetto.
Arrivarono
in una radura.
“Che
strano
il rilevatore dice che la magia è stata effettuata
qui…” la nebbia continuava a
salire finché il gruppo si trovò avvolto in
quella spessa coltre.
Un lampo
rosso arrivò da una parte, schiantando Liz, un altro
arrivò subito dopo
dall’altra e Lapiz seguì la sorte della ragazza.
Frank
riuscì a schivare uno schiantesimo semplicemente
perché si era già aspettato un
agguato.Dawlish
cadde a terra come un
sacco di patate, schiantato da un incantesimo silenzioso. Alice
indietreggiò
fino a trovarsi spalla contro spalla con Frank.
“Si
sono nascosti
sugli alberi…” disse appena.
“Già…
avevo
detto io che non bisognava sottovalutare quei
due…” mormorò Frank guardandosi
nervosamente attorno. L’ennesimo lampo rosso
squarciò la nebbia bloccato dal
sortilegio scudo che Alice aveva innalzato su entrambi. Frank
lanciò uno schiantesimo
nella direzione in cui era arrivato quello di James o di Sirius.
“Mancato
per un soffio…” sentirono la voce di Sirius.
Un altro
schiantesimo colpì lo scudo e Frank e Alice indietreggiarono
di poco, nello
stesso istante in cui un altro schiantesimo piombava sullo scudo e
Frank si
sbracciava a lanciarne uno in quella direzione sempre diversa. Un altro
lampo
di luce rossa apparve dal nulla, ma questa volta non si trattava di uno
schiantesimo. L’incantesimo di disarmo colpì la
mano di Alice e la bacchetta
volò di qualche metro scomparendo nella nebbia. Frank
spostò Alice lanciandosi
a terra e schivando di poco la fattura, quando si voltò
trovò James in piedi
sopra di lui, mentre Sirius puntava la bacchetta su Alice che disarmata
lo
guardava.
“Bene,
basta così…” Moody apparve nella
radura, facendo riprendere i sensi a Dawlish,
Liz e Robert, alle sue spalle c’erano gli altri aspiranti
Auror.
James mise
via la bacchetta porgendo la mano a Frank. Sirius raccolse la bacchetta
di
Alice.
“Andiamo
in
un posto più caldo…” disse
l’Auror serio, le matricole lo seguirono fino
all’interno dell’accademia in una piccola aula,
erano fradici e avrebbero
voluto qualcosa di caldo, ma sapevano bene che prima avrebbero dovuto
passarsi
la predica mensile di Moody.
“Siete
migliorati da un mese fa… ciò che mi preoccupa
è che siete già a metà
dell’opera e molti di voi ancora non hanno capito alcune cose
basilari…” guardò
i giovani, il più vecchio era Dawlish e non aveva
più di 25 anni…
“Quando
sarete in missione non sarà un gioco, se non vincete non
vivete… quindi
vigilanza costante… vero Dawlish?!”
Le guance
del giovane si tinsero di rosso.
“Per
quanto
riguarda il resto della squadra B ad eccezione fatta di Brand e Paciock
vale lo
stesso discorso… non bisogna mai pensare che il numero
faccia la differenza che
il nemico si spaventi a causa del nostro numero… se non
può affrontarci a viso
aperto lo farà in altro modo, ed è quello che
hanno fatto Potter e Black,
essendo rimasti soli e in numero minore hanno fatto solo ciò
che chiunque
intenzionato a vivere dovrebbe fare… annullare il vantaggio
del nemico…”
“Brand
e
Paciock, hanno dimostrato un’altra cosa che a qualcuno
è sfuggita… parlo di lei
signor Gilpatrick… mai e dico mai sottovalutare il
nemico… credeva che la
signorina Brandley fosse una preda facile ma non ha fatto altro che far
decimare il suo gruppo per far fuori una sola persona…
“Hang,
Lippincott avete venduto cara la pelle ma per farlo avete abbandonato i
vostri
compagni…
“Dixon
quella doveva essere una manovra diversiva o un suicidio?
“Wynn,
Thompson, O’Byrne… dovete conoscere le armi del
nemico prima di tentare un
attacco… e inoltre non è da codardi
ritirarsi… è portare a casa la pelle, e
conoscere un po’ di più il nemico è
avere un’altra opportunità di batterlo, gli
eroi saranno ricordati solo da morti è vero… ma
quando sono troppi vengono
dimenticati anche loro…
“Non
dico
così solo per umiliarvi… tra poco più
di tre mesi vi troverete là fuori,
possibili prede dei Mangiamorte, non ho intenzione di seppellirne altre
di
reclute… nel complesso è andata bene…
ora potete andare…”
“Nel
complesso è andata uno schifo…”
borbottò Matt Dixon mentre Moody non sentiva.
“Non riusciremo mai a sopravvivere ad un attacco
vero…”
▀■▪■▀
Enif chiuse
l’armadietto abbottonandosi la giacca, era in
ritardo… Lily l’aspettava
all’ingresso glielo aveva detto Nathan.
“A
domani…”
salutò le colleghe uscendo dallo spogliatoio femminile. Al
San Mungo si trovava
bene, la mattina c’erano le lezioni, al pomeriggio aiutavano
i Guaritori. Quel
giorno era stata sul punto di vomitare alla vista di una ustione da
pozione che
aveva generato sul braccio di una vecchia strega un bubbone verde e blu
grande
come una pluffa pieno di muco puzzolente. Tremò appena al
ricordo.
“Scusa
il
ritardo Lily…” sorrise raggiungendola.
“Figurati…”
sorrise la rossa. “Cosa mi racconti dei reparti del San
Mungo?” chiese Lily allegra.
Assieme
uscirono per le strade di Londra fino a raggiungere Diagon Alley, Lily
stava
raccontando allegra della sua giornata.
“Sai
oggi
ho dato una mano a il signor Belby… è
l’esperto di Pozioni del Centro…” disse
Lily sovrappensiero.
“Non
dovrebbe essere tutto topo-secret?” ridacchiò Enif
“Beh…sì…
sai sta cercando di creare una pozione contro la
licantropia…”
“Dici
davvero?”
chiese Enif sorpresa
“Si
ma per
adesso non ha avuto nessun risultato… e il lupo mannaro su
cui l’ha provata è
quasi morto… sono stata ben attenta di non dirgli di
Remus…”
“Hai
fatto
bene… pozioni simili hanno bisogno di tempo per avere
esito…” rimase in
silenzio per alcuni istanti.
“A
proposito, che dici di passare da Remus?”chiese la bruna, Lily annuì convinta, allegre
si diressero verso la
libreria ma si bloccarono di colpo davanti all’ingresso:
sulla vetrina spiccava
un grosso cartello “cercasi commesso”. Le due si
scambiarono uno sguardo
preoccupato.
“Oh
no…”
mormorò Enif, mentre Lily entrava a passo di carica nel
negozio. Enif guardò
ancora per un istante il cartello, per poi seguire l’amica.
Lily
fronteggiava il signor Blotts, uno dei proprietari, le mani appoggiate
sui
fianchi, ad Enif ricordava molto la posa che Lily utilizzava al quinto
anno
quando esordiva nelle sue sfuriate contro James.
“Non
mi
sembra che il mio amico abbia mai fatto qualcosa di
male…” stava dicendo
furiosa.
“Il
fatto
di essere un mostro mi sembra sia una ragione più che
sufficiente per perdere
il posto…” Lily lo guardò furente.
“Come
si
permette di giudicarlo in questo modo! Se fosse stato un essere umano
qualsiasi
non l’avrebbe mai licenziato!” disse ad alta voce.
Enif fu certa di vedere un
paio di persone fissarla.
“Lily…”
mormorò la bruna… non sarebbe stato il miglior
modo di aiutare Remus quello di
rendere pubblica la sua licantropia. Lily la guardò
rendendosi conto di stare
pressoché gridando.
“Andiamo
Eny!” disse poi uscendo in fretta dal negozio. Enif
lanciò uno sguardo gelido a
Blotts che la fissava con sufficienza.
“Potrà
pensarla come vuole signor Blotts… ma ha cacciato la miglior
persona che potesse
trovare…” disse prima di raggiungere Lily.
▀■▪■▀
Peter
sospirò lanciando a terra lo scatolone vuoto.
“Ehi
Minus!
Hai finito con quei scatoloni?” la voce del padrone del
Minimarket lo riscosse
dai suoi pensieri.
“Si,
signor
Cartwright…”
“Bene,
allora porta il tuo sedere flaccido di qua che stanno arrivando dei
clienti…”.
Sospirando
il ragazzo tornò nella bottega, Cartwright come previsto non
si era spostato
dalla cassa per quanto una vecchina stesse quasi per arrampicarsi su
uno
scaffale per raggiungere un barattolo di mais. Peter la raggiunse
rapidamente,
passandole il barattolo.
“Grazie
giovanotto” lo ringraziò con un sorriso.
“Si
figuri…” sorrise appena. Restò con quel
sorrisetto scemo in volto, fissato in
un punto indeterminato dello scaffale anche dopo che la vecchia se ne
era
andata.
“Mi
scusi
giovanotto…” Peter si disse che non ne poteva
più di essere chiamato giovanotto
“avrei bisogno di un migliore amico, sa dove posso
trovarlo?” Peter si voltò
riconoscendo la voce di Remus.
“Moony!
Che
ci fai qui?!”
“Passavo
da
queste parti… quando stacchi?”
Peter
guardò verso la cassa, Cartwright li stava fissando
“Fra
mezz’ora alle cinque… ma compra qualcosa
sennò pensa che mi metto a
chiacchierare con i clienti…”
“Va
bene,
ti aspetto…” disse a mezzavoce“Grazie,
penso proprio che prenderò questo tipo di fagioli in
scatola!” disse a voce più
alta con tutta l’intenzione di farsi sentire da Cartwright
mentre prendeva i
fagioli più cari dello scaffale.
Mezz’ora
dopo Peter uscì trafelato dal negozio.
“Scusa
mi
ha già fatto saltare il pranzo e avrebbe voluto che restassi
ancora un’ora… per
Morgana!”
Remus
sorrise gentile.
“Tu
piuttosto, hai finito presto oggi…” disse Peter
mentre cominciavano a
camminare.
“Ho
finito
e basta, Pet… mi hanno licenziato…”
“Come?
Perché?!”
“Blotts
e
Flourish hanno scoperto cosa sono…”
“Ma
sono
passati solo due mesi…”
“Ma
hanno
una libreria piena di libri…” Peter rimase un
attimo in silenzio.
“Mi
dispiace Rem…”
“Figurati…
solo ho paura che non sarà facile trovarne un altro di
lavoro… Marlene mi ha
dato il nome di un negozio babbano dove andare ma non
so…”
“Bhe
i Babbani
non possono scoprirecosa
sei, giusto?
Quindi tentar non nuoce!” sorrise il ragazzo.
“Hai
ragione Peter! Non devo arrendermi subito!” sorrise Remus.
“Vuoi
che
chiamiamo gli altri e andiamo a mangiare qualcosa da qualche
parte?”
“No
grazie
Peter… penso che per qualche tempo non potrò
permettermi il lusso di andare a
mangiare fuori…”
“Oh
suvvia
offro io!” si offrì Peter.
“No
grazie,
davvero…”
“Senti
Rem…
ora dovrò tornare a casa… o mia madre e buona di
venirmi a cercare in negozio…”
“Si,
certo
scusami…” Remus lo vide allontanarsi.
Peter si
guardò alle spalle per essere sicuro che Remus non lo
seguisse, sorrise appena
smaterializzandosi.
▀■▪■▀
Enif e Lily
si materializzarono all’ingresso di Faulkbourne Hall, accolte
dalla solita
dolcezza un po’ petulante di Dix.
“Le
signorine sono tornate! Le signorine stanno bene?”
“Sì,
grazie
Dix…” rispose Enif automaticamente
“c’è posta?”
“Una
lettera del padroncino Taliesin, uno della Padrona e un invito ad un
matrimonio,
padroncina…” disse euforica l’elfa
porgendo ad Enif le buste “…e la signora
Potter ha mandato un dolce…”
“Che
cosa
dicono le tue lettere?” sviò l’argomento
Lily, un po’ imbarazzata delle
eccessive attenzioni della signora Potter.
“Taliesin
dice che è stato smistato a Corvonero e che entrare nella
torre è
difficilissimo perché l’ingresso ti da un test di
logica ogni volta… ma è
contento…” riassunse rapidamente “mia
madre, chiede come stiamo tutti… le
solite domande… insomma… e questi sono gli inviti
per il matrimonio di Alice e
Frank, come presagito da James e Sirius…”
ridacchiò passando a Lily l’invito.
“Domenica
4
marzo…” lesse la rossa.
Calò
un
attimo di silenzio, in quel momento il camino si accese e uscirono
James e
Sirius.
“Salve
donzelle!” salutò Padfoot schioccando un bacio
sulla guancia a Lily e
raggiungendo Enif.
“Ciao,
Sir…” lo salutò lei abbracciandolo
“Taliesin ti manda i suoi saluti e chiede
quando lo porterai a fare un giro in moto…dice che avrebbe
voluto essere al
Grifondoro come noi…” ridacchiò
osservando la lettera.
“Oh…
mi sa
che lo sto rovinando a quel bambino…” disse appena
il ragazzo.
James
salutò Enif con un sorrisone baciando Lily.
“C’è
qualcosa
che non va però…” notò poi
Potter, “avete delle facce…”
“Remus
è
stato licenziato…”
In quello
stesso istante qualcuno si materializzò nella casa.
“Peter!”
“Mi
hai
fatto prendere un colpo!”
“Scusate…”
disse appena il ragazzo, un po’ mortificato “Avete
sentito di Remus?”
“Sì,
giuro
che avrei affatturato Blotts…” disse Lily
ricordando la faccia per nulla
dispiaciuta dell’uomo.
“Beh…
sentite… io stavo pensando…”
▀■▪■▀
Remus si
era smaterializzato al Golden Cap, a due ore a piedi da
casa… aveva voglia di
camminare, aveva voglia di pensare.
Il mare
scrosciava impetuoso sotto di lui, le onde si scontravano con i massi
ribollendo spumeggianti nella luce che andava man mano a scemando
mentre il
tramonto si avvicinava.
Camminò
per
i sentieri che conosceva a menadito, le fronde degli alberi si
muovevano
appena.
Quando
imboccò la Hell Lane a North Chideock, era ormai scesa la
notte. Nonostante
quel nome terrificante, quella strada scavata tra gli alberi non lo
spaventava,
non lo aveva mai spaventato ci era cresciuto… eppure
c’era stato un periodo in
cui aveva giurato che non l’avrebbe mai percorsa…
che se ne sarebbe sempre
rimasto chiuso nella sua stanza, rinchiudendo il suo mostro.
I campi
erano mezzi arati, aspettando ottobre e la semina del grano,
onestamente Remus
li preferiva così, brulli, infatti il grano maturo che
ondeggiava al vento non
faceva che ricordargli la notte in cui Greyback lo aveva morso in
quegli stessi
campi. Ricordava le spighe ondeggiare, la luna piena e il
lupo… si costrinse a
non pensare era già una brutta giornata di suo senza
aggiungerci questo.
Aprì
la
porta di casa depresso, ma qualcosa attirò la sua
attenzione, per quanto le
luci della casa fossero spente, sentiva l’odore di arrosto.
Si diede dello
scemo, probabilmente la memoria gli stava giocando un brutto scherzo,
quell’odore doveva essere solo una rievocazione della sua
mente.
Si
avviò in
cucina sovrappensiero, ma quando fece un passo all’interno la
luce si accese
all’improvviso.
“Sorpresa!”
gridò Sirius. Remus alzò le sopraciglia, allora
quello che aveva sentito era
davvero odore di arrosto come testimoniava il forno acceso su cui
trafficava Dorcas
assistita da Lily, Enif, ed Alice.
“Ci
hanno
detto che eri un po’ giù di corda e abbiamo
pensato di venire qui a fare un po’
di baldoria!” spiegò con un sorriso Gideon
Prewett.
Remus
osservò i presenti, a parte Nathan e Reyn c’erano
tutti i membri più giovani
dell’Ordine.
Remus
osservò Peter, il ragazzo sorrise.
“Io
avevo
pensato di fare una cosetta noi sei, ma Sirius e James hanno pensato in
grande…” Remus sorrise vagamente commosso.
“Non
dovevate…”
“Oh,
sta
zitto! Da quello che hanno detto Marlene e Dorcas sembravi esser stato
triturato da un troll!” disse Pudmore dandogli una pacca
sulle spalle “che sarà
mai un lavoro! Ce ne sono a migliaia la fuori che vanno dal raccogliere
Vermicoli…”
“Sturgis
hai
il tatto di un elefante!” lo rimproverò Frank.
“Penso
che
Pudmore volesse dire di non abbatterti…” sorrise
Fabian comprensivo “e detto da
uno che pur non avendo problemi personali ha perso quanti, quattro
lavori in
due anni…”
“Ehi…
guarda che quando arrivi al lavoro stanco dopo le ronde
dell’Ordine la gente
pensa male e si fa subito l’idea che tu sia un
Mangiamorte…” si giustificò
Sturgis.
“Immagino
che restare a poltrire sul lavoro, in effetti, aiuti a perdere il
posto…”
stuzzicò James.
“Potter!”
Remus
guardò la scena nell’insieme, le ragazze ridere
assieme attorno ai fornelli, i
ragazzi stuzzicarsi tra loro, e per la prima volta in vita sua
dimenticò
Grayback e cos’era successo lì in quei campi,
dimenticò di aver perso il lavoro
e dimenticò la guerra, quella sera c’erano solo
undici ragazzi che passavano
una serata insieme.
Salve
gente sono tornata!!! è un periodo un po' storto quindi ho
pochissimo tempo a mia disposizione e me ne rammarico. Ho scritto tre
quarti dell'ultimo capitolo che ho scritto (il sesto) sul cellulare sui
promemoria.... voglio vacanzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Volevo postarvi anche un disegno con questo capitolo ma la
pubblicazione avrebbe dovuto attendere ancora un po' troppo quindi vi
lascio il link dello schizzo ^^
Eccomi qui!
Mi sa che solo James è convinto che Elvendork sia unisex XD
Mhmmm penso che sposi li vedremo tra un bel po' di capitoli
ma non troppi... mi sa che questa storia andrà per le lunghe
^_^''''
A presto
Non posso rispondere a questa domanda o spoilero
troppo comunque alcuni membri dell'Ordine sono in sciopero proprio per
questo motivo quindi vedremo cosa le mie dita decideranno di scrivere
sulla tastiera ^^
Il giovine che sospira è proprio
Sevvie, che non è poi così brutto e poi
può benissimo pensare che l'Irlanda siano le voci messe in
giro da Silente e che siano da un'altra parte... per ora ha altro per
la testa il nostro tenebroso... spunterà fuori ancora
comunque... figurati se Mocciosus non spunta fuori XD
E quindi contando Lily, Enif, Sirius e Remus, me, te e pazzarella
dispettosa siamo in 7 a sostenere che Elvendork è unisex XD
Povero James.... ma chi gliel'ha messo in testa 'sto nome (mamma Dorea
di sicuro.... i Black e i nomi assurdi .... ogni riferimento ad una
certa Nymphadora è un puro caso XD)
Alla prossima
Elisa
“E fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 4: Paura
Lily si
svegliò quella mattina di ottobre avvolta dalle braccia di James, quella notte
erano stati di pattuglia a Diagon Alley e come ogni volta che i due avevano il
turno notturno, il ragazzo si era fermato a dormire a Faulkbourne Hall. Lily
osservò la sua faccia beata, sorrise appena accoccolandosi meglio
nell’abbraccio del ragazzo, lo sentì mugolare qualcosa, voltò la testa, ma il
ragazzo sembrava ancora addormentato. Lei lo stava ancora guardando con un
sorriso stampato in volto quando James aprì gli occhi.
“È
bellissimo…” disse lui con voce un po’ impastata.
“Cosa?”
“Svegliarsi
nella luce del tuo sorriso…”
“Quanto ci
hai pensato per dire questa frase?”
“Ok,
beccato non è del tutto spontanea ma è ciò che rende meglio l’idea di come mi
sento quando ti ho qui con me…” disse stringendola un po’ di più.
Lei
ridacchiò dandogli un leggero bacio sul naso. Lui sorrise accarezzandole la
guancia.
“Dio
ringrazi il sabato…” mormorò lui prima di baciarla, la sentì ridacchiare sulle
sue labbra.
“Che c’è?”
“C’è che è domenica,
James…”
Quando
decisero che era meglio alzarsi, il maniero appariva vuoto e silenzioso,
arrivati in cucina trovarono un biglietto di Enif.
“Sono andata a prendere il regalo
per Sirius, poi sono di pattuglia…
Ci vediamo questo pomeriggio…
Fate i bravi!
Enif “
“Troppo
tardi per fare i bravi, oserei dire…” disse James che aveva letto il biglietto
da sopra la spalla di Lily.
“Già…”
annuì lei maliziosa. Il ragazzo la prese per la vita facendola voltare,
baciandola lentamente.
“Non
dovremmo fare i bravi?” chiese divertita lei.
“Ti ricordo
che sono un Malandrino.” Sorrise malizioso Prongs catturando di nuovo le sue
labbra.
▀■▪■▀
Enif entrò
nell’ennesimo negozio, non aveva la più pallida idea di cosa comprare a Sirius,
aveva provato a chiedere consiglio a James ma quando lui le aveva risposto un
collare antipulci, aveva capito che doveva arrangiarsi.
Esasperata
la ragazza si lasciò Diagon Alley alle spalle, decisa ad andare a cercare
qualcosa nel mondo Babbano, quando, immersa nei suoi pensieri andò a sbattere
su una persona.
“Mi
perdoni, non l’aveva vista!” si scusò in fretta prima di alzare lo sguardo e
rimanere senza fiato: la persona su cui si era schiantata era Rabastan
Lastrange, che avvolto nel suo mantello stava entrando al Paiolo Magico.
“Icecrow è
da tanto che non ti si vede…”
“Già
Lastrange…” avrebbe voluto prendere la bacchetta e puntargliela alla gola,
Rabastan era uno di quelli che era chiaro come l’aria che fossero Mangiamorte
ma per il loro lignaggio erano pressoché intoccabili se non colti sul
fatto.La ragazza fece per andarsene, ma
Rabastan la trattenne per un braccio.
“Si dice
che tuo padre se la sia squagliata tra i monti del Galles per paura…”
“Si dice
anche che tu sia un Mangiamorte…” sibilò Enif toccata sul vivo, nessuno poteva
insultare suo padre.
“Allora non
dovresti giocare con il fuoco…” ghignò lui.
Enif
strattonò il braccio liberandolo dalla presa dell’uomo.
“Resterei
qui a chiacchierare ma ora devo andare, alla prossima Rabastan…” disse con una
cortesia talmente falsa da essere tagliente.
“Sì, alla
prossima Icecrow…” le disse mentre lei si allontanava velocemente tra le strade
Babbane.
Dopo
l’incontro, o meglio, lo scontro con Rabastan, Enif aveva vagato nelle strade Babbane
più affollate, attenta a non essere seguita.
Ad un
tratto la vetrina di un negozio di motociclette attirò la sua attenzione: una
giacca di pelle vi stava esposta, sotto di lei la scritta personalizzazioni. La
ragazza sorrise entrando nel negozio.
Ne uscì
quasi un’ora dopo, stringendo raggiante quello che sapeva essere un regalo che
Sirius avrebbe davvero apprezzato, così persa nei suoi pensieri, cercò un
vicolo da cui smaterializzarsi.
Era appena
entrata in un vicolo buio quando una voce la fece sobbalzare.
“Pensavo
che l’avvertimento di Capodanno fosse bastato agli Icecrow…” si voltò estraendo
la bacchetta, nonostante la maschera scheletrica in volto, Enif aveva
riconosciuto la voce di Rabastan.
Fu un
attimo, la maledizione di lui la sfiorò di poco mentre Enif si lanciava dietro
ad un bidone, il pacco che aveva in mano cadde in mezzo al vicolo.
“Pensavo
gli Icecrow fossero nobili e non si nascondessero dietro ai bidoni dell’immondizia,
ma forse frequentare Babbani vi ha reso immondizia come loro…”
“Conosci la
nostra storia? Siamo nati per proteggere i Babbani…” disse in tutta risposta
lei, orgogliosa, guardandosi attorno alla ricerca di una via di fuga.
“Proteggere
i Babbani, non farmi ridere!” con un rapido colpo di bacchetta fece saltare il
bidone, Enif rotolò un paio di metri, rialzandosi e puntando contro Rabastan la
bacchetta.
“Che cosa
vuoi?” chiese “Vuoi uccidermi?”
“Sarebbe
uno spreco…” rispose lui gelido.
“Cosa
vuoi?”
“Hai paura
Icecrow? Perché non mi uccidi?”
“Io non
sono un’assassina come voi…” indietreggiò un paio di metri, quando si rese
conto con orrore di essersi lanciata in un vicolo cieco.
Rabastan
sbuffò “Siete solo dei codardi… Expelliarmus!”
“Protego! Stupeficium!” Lui schivò abilmente.
“Abile
ragazzina ma non abbastanza… Stupeficium!”
“Protego!”
“Impedimenta!” questa volta la fattura
colpì Enif, si sentì bloccata, come se tutti i suoi sensi fossero rallentati,
troppo lenti per reagire, troppo lenti per scappare… puntò la bacchetta su
Rabastan la punta si illuminò di rosso ma l’effetto dell’incantesimo di
Rabastan la ostacolava.
“Expelliarmus…” disse annoiato lui, la
bacchetta di lei le scivolò di mano nel
momento in cui l’incantesimo della ragazza sarebbe finalmente partito.
Rabastan
sorrise mentre si avvicinava, Enif tentò di allontanarsi ma spalle al muro,
disarmata e con quell’incantesimo che le impediva di muoversi come voleva la
cosa risultava piuttosto complicata.
Rabastan si
inginocchiò davanti a lei, prendendole il volto tra le mani.
“Proprio un
vero peccato che gli Icecrow abbiano scelto la parte sbagliata…”
Enif lo
guardò con fierezza, non era un’ottima duellante ma senza dubbio non si sarebbe
fatta uccidere con la paura impressa sul suo volto, non gli avrebbe dato quella
soddisfazione.
“Stupida
proprio come un Grifondoro…” commentò lui, mentre senza un attimo di esitazione
le sferrava un pugno sul volto, Enif ingoiò il suo sangue imponendosi di non
gemere o gridare. Rabastan si alzò in piedi sovrastandola.
“Neanche un
lamento, onorevole… voglio proprio vedere quanto resisti a questo… Crucio…”
▀■▪■▀
Sirius si
smaterializzò a Faulkbourne Hall, cogliendo James e Lily abbracciati sul
divano.
“Ricomponetevi
per Diana!”
“Sir, che
ci fai qui?”
“Sono
venuto a prendere Enif… a mezzogiorno dobbiamo essere all’incrocio di Shaftesbury
Ave subito fuori Diagon Alley per dare il cambio a Benji e Remus… “
Lily e
James si guardarono non capendo.
“Enif è
andata a fare alcune commissioni per poi andare alla ronda…”
“Strano mi
aveva detto che mi avvertiva se non aveva ancora finito… perciò credevo…” la
voce si Sirius si spense tremolante.
“Beh… vado
a Londra… magari è già lì ed ho capito male io…”
Lily si
alzò in piedi mettendosi apposto il maglione.
“Se vuoi
vengo anch’io…” disse dissimulando la preoccupazione, mentre anche James si
rialzava.
Stavano per
uscire in fretta e furia quando un rospo argentato apparve davanti a loro.
“E’ il
Patronus di Benji!” esclamò sorpresa Lily sentendo l’apparizione parlare con la
voce del pozionista.
“Sirius,
vieni nel vicolo dietro al negozio di vestiti a Tower Street, hanno attaccato
Enif”
Il ragazzo
sentì il cuore fermarsi, Lily lo strattonò per un braccio.
“Non c’è
tempo per restare shockati!” disse agitata “Andiamo!”
▀■▪■▀
Remus e
Benji camminavano nella Londra babbana appena usciti dal Paiolo Magico. La
pattuglia era stata abbastanza tranquilla, non c’erano stati attacchi ne
irruzioni dei Mangiamorte o almeno non Mangiamorte vestiti come tali, fino a
poco prima avevano pedinato Rabastan Lastrange lunga tutta Knockturn Alley per
poi vederlo smaterializzarsi all’improvviso.
“Forse era
solo in giro a fare spese…” disse per tranquillizzarsi Benji grattandosi la
barba rossa.
“Può
darsi…” rispose in automatico Remus mentre raggiungevano Shaftesbury Ave con un
quarto d’ora di anticipo.
Il ragazzo
si guardò distrattamente attorno, ad una prima occhiata gli sembrò tutto
normale, ma poi qualcosa attirò la sua attenzione: una donna stava correndo da
quella parte o meglio stava raggiungendo un poliziotto fermo all’angolo lì
accanto.
“Signor
agente! Signor agente!” L’uomo la guardò.
“Mi dica
signora…”
“Lì nel
vicolo a Tower Street c’è una ragazza, sta gridando… sembra abbia un attacco
epilettico o qualcosa di simile… ma l’uomo davanti a lei mi inquietava…
sembrava avesse un costume di Halloween addosso… con quella maschera
scheletrica.
Benji e
Remus si scambiarono un’occhiata preoccupata. Il pozionista si lanciò verso
Tower Street mentre Remus nascondendo la bacchetta nella giacca obliava sia la
signora che il poliziotto.
L’ultima
cosa che sentì dire ai due mentre camminava velocemente verso Tower Street fu:
“Aveva
qualcosa da dirmi, signora?”
“Emh… no…
io, no mi scusi…”
A Tower
Street un gruppo di curiosi stava cominciando ad affacciarsi al vicolo da cui
provenivano le grida della donna.
“Troppa
gente, brutta faccenda…” commentò Benji.
Remus
scansò un paio di persone riuscendo ad arrivare all’imboccatura del vicolo, in
fondo il Mangiamorte stava in piedi davanti alla donna che gridava sotto
l’effetto della cruciatus.
“Benji fa
andare via questa gente!” disse Remus prima di camminare lentamente nel vicolo.
Il Mangiamorte gli dava le spalle, rideva.
“Expelliarmus!” la bacchetta del mago
oscuro volò di qualche metro e le grida della donna cessarono subito.
“Voltati
lentamente…” intimò Remus, tenendo la bacchetta puntata sull’uomo.
“Ti è
andata bene ragazza… “ mormorò il Mangiamorte voltandosi lentamente, fu in quel
momento che Remus riuscì a vedere il volto della donna a terra.
“Enif…”abbassò la bacchetta.
“Remus!
Dovevi aspettarmi!” Benji sopraggiunse in quell’istante. Rabastan vide la sua
unica opportunità si gettò sulla sua bacchetta per materializzarsi un secondo
dopo.
“Ehi, che
ti prende, l’hai lasciato anda…” la voce di Benji si spense guardando la
ragazza stesa a terra, Remus le si inginocchiò affianco. Un rivolo di sangue le
colorava le labbra, la prese dolcemente per le spalle.
“Enif…” la
scosse appena, era viva vedeva la giugulare pulsare velocemente, a causa della
tortura prolungata.
“Enif, mi
senti? Rispondimi, ti prego…” continuò a chiamarla senza risposta mentre Benji avvertiva
prima Silente e poi Sirius.
“Eny, ti
prego… Sirius mi ammazza se non ti svegli, hai capito?” continuò a dirle Remus.
“Remus, adesso
arriva Silente, ha detto di non portarla al San Mungo…” Remus fulminò con lo
sguardo Benji.
“Non
portarla al San Mungo?! Ma sta scherzando? Silente questa volta si è davvero
fritto il…” Benji guardò sorpreso Remus, quel ragazzo non perdeva mai la calma,
eppure in quel momento era tutto fuorché calmo.
“Non penso
di essermi ancora fritto il cervello, Remus…” Silente si avvicinò loro,
prendendo Enif dalle braccia di Remus.
“Credo
semplicemente sia più sicuro portarla ad Hogwarts… se Poppy lo riterrà necessario
la porteremo al San Mungo… non voglio lasciare un altro membro dell’Ordine tra
le mani di persone di cui non mi fido…”
Remus si
calmò all’istante, era la prima volta che sentiva Silente parlare di persone di
cui non fidarsi.
“Capisco…
io… mi scusi…”
“Non
preoccuparti Remus, mi sarei preoccupato di più se tu fossi rimasto calmo… immagino Sirius stia venendo qui… vi aspetterò
ad Hogwarts…” detto questo il mago si smaterializzò con la ragazza tra le
braccia.
Remus
guardò Benji.
“Scusa se
non ti ho aspettato…”
“Figurati
sulle cruciatus un solo minuto può fare la differenza… speriamo tu sia riuscito
a prenderlo quel minuto…” sorrise appena cercando di incoraggiare il ragazzo.
“Enif è una
sorella per me… la gente all’imbocco del vicolo?”
“Gli ho confusi…”
“REMUS!” la
voce di Sirius lo fece voltare di scatto. Padfoot gli stava venendo incontro ,
lo prese per le spalle.
“Dov’è?
Dov’è la mia Enif?”
“Silente
l’ha portata ad Hogwarts…” disse appena Remus, mentre anche Lily e James
sopraggiungevano. “Scusa Sirius, se fossi arrivato prima…” disse abbassano lo
sguardo e notando un pacco regalo abbandonato a terra.
“Non dire
stronzate! Le avevo detto di non muoversi da sola accidenti! L’avrei
accompagnata, ma cosa diavolo doveva fare da sola!” esclamò Sirius passandosi
nervosamente una mano tra i capelli.
“Era venuta
a prendere il tuo regalo…” disse appena Lily… Sirius si morse le labbra.
“Vado ad
Hogwarts!” disse poi prima di smaterializzasi in fretta.
Remus si
chinò raccogliendo il pacco.
“Chiamiamo
Peter e andiamo anche noi…”
▀■▪■▀
Amava
osservare le cose dall’alto e amava l’aria aperta, era quello che aveva portato
Taliesin Icecrow a salire sulla torre di Astronomia quella mattina, in modo di
trovare un posto dove poter studiare in pace, lontano dalla confusione della
Sala Comune.
Era
appoggiato sul parapetto, una fetta di pane stretta fra i denti, i capelli
castani vennero un po’ mossi dal vento, Taliesin seguì quella scia invisibile
notando una persona risalire in fretta il sentiero che da Hogsmeade portava al
castello. Osservò un po’ la figura, si sporse incredulo sul parapetto.
“Sirius?”
mormorò, ingoiò il pezzo di pane, raccogliendo i suoi libri e inforcando le
scale di corsa. Si chiese cosa ci facesse Sirius ad Hogwarts.
Arrivò
all’ingresso senza incontrarlo, il ché era alquanto strano: se Sirius era
venuto ad Hogwarts avrebbe dovuto parlare con Silente; si guardò attorno
pensoso, in quel momento sentì un risolino alle sue spalle. Tre ragazze del
Grifondoro stavano scendendo dal primo piano.
“Hai visto?
È ancora più bello dell’anno scorso…” disse quella con i capelli biondi che
sembrava essere del settimo anno.
“Lucy! Cosa
pensi direbbe Samuel se ti sentisse!” la riprese una ragazza dai capelli
castani.
“Chissà
perché è qui…” chiese infine l’ultima.
Taliesin le
fissò, che stessero parlando di Sirius? Ingoiò a vuoto prendendo coraggio.
“Scusate…”
chiese titubante.
Le tre lo
guardarono incuriosite, Taliesin notò come la più grande portasse la spilla di
Capitano.
“Che c’è?
Ti sei perso?” chiese Lucy guardandolo comprensiva.
Taliesin
mosse nervosamente un piede…
“No… no…
io… avete visto per caso Sirius Black?” chiese velocemente, le tre si
scambiarono un’occhiata.
“Sì, ci
stavamo giusto chiedendo cosa ci facesse qui… era al primo piano, assieme alla
McGrannit sul corridoio che porta all’infermeria…”
“Grazie!”
esclamò il ragazzino prima di scappare nella direzione da loro indicatagli.
Sirius
camminava velocemente, la McGrannit qualche passo dietro di lui.
“Black, un
po’ di contegno…” cercò di calmarlo la McGrannit. Sirius era sordo a quei
richiami, come poteva esser calmo? Non l’aveva ancora vista, non sapeva se
stava bene.
“Sirius, ti
prego calmati…” Sirius si voltò nel sentirsi chiamato per nome dalla
professoressa.
“Mi scusi,
professoressa, io…”
“Lo so
caro… ma agitarsi non cambierà nulla…”
“SIRIUS!”
il giovane guardò alle spalle della professoressa, Taliesin Icecrow stava
correndo da quella parte, fermandosi a prendere fiato non appena li raggiunse.
“Sapevo…che..eri
tu…” ansimò il bambino.
“Signor
Icecrow, non dovrebbe essere a pranzo?” chiese la McGrannit, Taliesin sbiancò…
“Io… avevo
visto Sirius e quindi…” tentò di giustificarsi il bambino.
Sirius lo
guardò, sembrava più grande dell’ultima volta in cui lo aveva visto, aveva i
capelli un po’ più lunghi e la divisa di Corvonero gli stava bene, doveva
ammettere Sirius.
“Taliesin è stato smistato a
Corvonero, ma avrebbe voluto essere a Grifondoro” si ricordò le parole di Enif e si
rese conto di come il bambino volesse assomigliargli. Sorrise appena.
“Non ti ho
ancora fatto le mie congratulazioni per essere un Corvonero!” Sirius vede il
volto del bambino accendersi in un sorriso.
“Grazie!”
il bambino restò un attimo in silenzio “Sirius, che ci fai qui?”
Sirius
guardò la McGrannit, indeciso se avvertire o meno dell’attacco ad Enif il
bambino.
“Devo
andare a trovare una persona in infermeria…” disse “tu non fare tardi a lezione
mi raccomando! Zia Rhodelia potrebbe strozzarmi se sapesse che ti ho fatto
saltare le lezioni!” disse Sirius fintamente allegro, scompigliando i capelli
al ragazzo.
Taliesin
osservò Sirius e la McGrannit allontanarsi verso l’infermeria, c’era qualcosa
che non tornava, Sirius doveva essere davvero preoccupato dato che aveva
dimenticato che fosse domenica.
▀■▪■▀
“Non ha
subito grosse ferite fisiche, per fortuna…” stava dicendo Madama Chips “ma lo
shock psicologico causato dalla cruciatus non è da prendere sottogamba, finché
non si sveglia non so dire con certezza se la maledizione non ha causato danni
a livello psicologico…”
“Sta
dicendo che Enif potrebbe impazzire?”
“Impazzire,
perdere l’uso della parola, soffrire di fobie… ma dato il tempo in cui ha
subito la maledizione non penso che i danni siano molto gravi… ma come ho detto
signor Black, non posso esserne certa finché la signorina Icecrow non si
risveglierà…”
“E quando
dovrebbe svegliarsi?”
“Potrebbero
volerci un paio d’ore o un paio di mesi…” Sirius osservò sbalordito la donna.
“Un paio di
mesi?”
“La nostra
mente è complicata signor Black, tutto sta in quanto Enif voglia svegliarsi…”
Sirius
osservò la ragazza distesa sul letto poco lontano.
“Posso?”
“Restare?
Certo che sì, l’importante è che non disturbi nessuno…” Sirius annuì
leggermente, prima di avvicinarsi al letto di Enif, prese una sedia sedendosi
al suo fianco. Prese la mano della ragazza tra le sue.
“Ti prego, piccola…
svegliati…”
▀■▪■▀
Taliesin si
era nascosto dietro l’arazzo davanti all’ingresso dell’infermeria, aveva deciso
di aspettare che Sirius uscisse per poi chiedergli cos’era successo.
Vide uscire
la McGrannit, ma di Sirius nessuna traccia, aspettò ancora un po’ e vide il
Professor Silente avvicinarsi a grandi passi all’infermeria.
“Professore!”
qualcuno lo chiamò e lui attese, Taliesin lo vide venir raggiunto da quattro
ragazzi, non portavano le divise della scuola e il bambino era sicuro che la
ragazza che in quel momento stava parlando a Silente fosse un’amica di Enif,
aveva visto una foto di loro due assieme quando Enif stava al Picco.
L’undicenne
tese le orecchie.
“Professore,
Enif come sta?”
“Poppy ha
detto che è fuori pericolo, ora l’importante è che si svegli…”
Taliesin
sgranò gli occhi. Sua cugina? Sua cugina era in infermeria? Cosa le era
successo? Perché l’avevano portata lì? Non potevano portarla al San Mungo? La
testa del bambino era carica di domande, si sporse ancora un po’ per vedere
meglio i ragazzi all’ingresso.
Fu certo di
veder Silente guardare nella sua direzione e perciò si nascose meglio dietro
l’arazzo. Ad un tratto vide l’arazzo spostarsi, Silente lo osservò divertito.
“Penso che
se sei preoccupato per Enif, dovresti entrare, Taliesin…”
“Vuol dire
che non mi mette in punizione?” chiese sorpreso il bambino, Silente sorrise
appena annuendo.
“Sono certo
che quando Enif si risveglierà sarà felice di vederti…”
Il preside
scortò il bambino in infermeria, Taliesin si fermò un attimo sulla porta, per poi
raggiungere Sirius accanto ad Enif.
Sirius lo
guardò appena. Taliesin guardò Enif.
“Si
sveglierà vero?” chiese. Lily guardò il bambino, si chinò affianco a lui
passandogli una mano tra i capelli castani.
“Enif è
forte, si sveglierà…” disse convincendo non solo il bambino ma anche se stessa.
▀■▪■▀
Sirius
rimase al castello, vegliò Enif per tutta la notte addormentandosi alle prime
luci dell’alba, appoggiato al fianco della ragazza.
Lily passò
poco prima dell’inizio delle lezioni, prima di andare a lavoro e trovandolo
addormentato gli passò una coperta sulle spalle per poi scoccare un bacio sulla
fronte ad Enif.
“Svegliati
presto, mi raccomando, io vado ma ti lascio in buone mani…” mormorò
all’orecchio dell’amica, stando attenta a non svegliare Sirius.
Prima di
uscire Lily incrociò Taliesin, il bambino aveva in mano un paio di grosse
ciotole di budino.
“Per Sirius
e Enif…” disse facendole scivolare sul comodino. Lily lo vide guardare prima
Sirius e poi Enif. Taliesin guardò l’orologio appeso alla parete, sobbalzando.
“Sei in
ritardo…” sorrise Lily.
“Già… vado
a trasfigurazione, ciao!” salutò uscendo. Lily lo guardò allontanarsi uscì poi
dopo aver lanciato un ultimo sguardo ad Enif e Sirius.
Nel
silenzio passò perciò lunedì.
Martedì
venne assieme ad una pesante nebbia.
La porta
dell’infermeria si aprì e si richiuse riscuotendo Sirius dal torpore erano
quasi le sette di mattina, quando vide entrare Remus.
“Ehi…”
salutò.
“Buon
compleanno Sirius…” disse Remus mogio avvicinandosi.
“Bel
compleanno…” mormorò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
“Scusa se
non sono passato ieri…”
“Non
preoccuparti, James e Lily mi hanno detto che ti hanno dato anche i miei turni
di pattuglia…”
“Scusa…”
“Rem…”
Sirius guardò Remus.
“Di non
essere arrivato prima… se non avessimo perso Lastrange a Knockturn Alley…”
Sirius
scosse la testa.
“Non dirlo
neanche per scherzo Moony, anzi dovrei chiederti io scusa… non ti ho neanche
ringraziato… se tu non fossi intervenuto Enif potrebbe essere morta…”
Remus
sospirò e porse un pacco sgualcito a Sirius. Il moro inarcò le sopraciglia.
“È il
regalo che Enif era andata a prenderti…” Sirius prese tra le mani il pacco,
incerto.
“Si
sveglierà vedrai…” disse Remus appoggiando la mano sulla spalla dell’amico.
“Lo spero…
lo spero…” mormorò Sirius.
“Ora devo
andare… Devo essere a Edimburgo tra qualche minuto, o Moody e buono di farmi
saltare la testa…”
Sirius
annuì ascoltando l’amico uscire.
Restò
immobile accarezzando appena il pacco che Remus gli aveva messo tra le mani.
Lo scartò
lentamente, vedendone uscire un giacca in pelle, quelle da motociclista, sulla
schiena erano pirografate delle piume infiammate, piume di fenice, pensò Sirius,
e sotto in corsivo c’era una scritta: Hope, speranza.
Sirius si
passò una mano sugli occhi cercando di trattenere le lacrime.
“Sei tu la
mia speranza… ti prego svegliati…” Sirius si portò la mano di Enif al volto
bagnandola con quella lacrima solitaria che non era riuscito a reprimere.
Rimase
immobile in quella posizione finché non sentì un tocco leggere tra i suoi
capelli, alzò lo sguardo: Enif aveva gli occhi stanchi, ma erano aperti, le
labbra tese in un sorriso.
“Buon
compleanno Sirius…”
Il ragazzo
fu certo che il suo cuore avesse saltato qualche battito, l’abbracciò di
slancio baciandola.
“Non farmi
più uno scherzo simile, siamo intesi?” le intimò con un sorriso sulle labbra.
Scusate il mega ritardo di cui mi sono macchiata ma
davvero l’università mi sta togliendo la vita!!! (Dieci ore in facoltà e a casa
lavorare ç_ç voglio le vacanzeeeeeeeee!!!!!)
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^
Alla prossima, presto spero… o casomai ci sentiamo in giugno… anche se
spero di pubblicare prima qualcosa…
Vedrai
come farò tradire il topaccio… manca ancora un anno alla sua svolta…
Sono felice che ti siano piaciuti James e Sirius Auror ^^
Ti
ringrazio per i complimenti al disegno… me avevo fatto uno anche per questo
capitolo ma tra il reset del pc e il poco tempo non so che fine a fatto…
^_^’’’ appena lo trovo lo posterò da qualche parte…
Ehehehe
era proprio quello che volevo fare darvi il sospetto e togliervelo via XD
Della serie, vediamo chi dubita di Peter XD
Dorcas
dice NO COMMENT!!!!
Adesso
comincerò a scrivere il capitolo 8… indovina un po’ il matrimonio di Alice
e Frank per tirare su gli animi che nei prossimi capitoli saranno un po’
nel sottosuolo.
Taliesin
ringrazia per il bacio anche se continua a dire che secondo lui il cappello
doveva mandarlo a Grifondoro XD Mai contenti ‘sti ragazzi…
Ma io
voglio che vi affezionate al sorcetto che era un tempo e di conseguenza
farvi odiare il sorcio di fogna che diventerà.
Se mai ti serve una mano per l’Accademia Auror sai che su Facebook puoi
trovarmi 8anche se in questo periodo sono alquanto latitante…)
Remus è il mio dolce Remus, non potevo lasciare che si deprimesse da solo…
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 5: Ombre
Era passata una
settimana dall'attacco ai danni di Enif. Silente
aveva insistito che rimanesse a riposo per un paio di giorni e
la
ragazza si trovava quindi da sola nel grande maniero vuoto. Dix si
affaccendava
per far sentire a suo agio la padroncina ma da quel giorno Enif non era
stata
più la stessa o perlomeno non lo era quando si trovava da
sola. Dentro di se
sperava di esser riuscita a dissimulare il suo disagio almeno in
compagnia
degli amici.
"Ultime notizie
da RSN, Radio Strega Network, ancora in
latitanza Rabastan Lastrange dopo gli ultimi tre attacchi degli scorsi
giorni,
gli Auror…” Enif spense la radio sospirando.
“La
padroncina non si sente bene?” chiese Dix alzando lo sguardo
dai piatti che stava lavando.
“No,
sto bene Dix… è solo…” Enif
scosse la testa, stringendosi
le spalle come per scaldarsi.
“Dix
aveva detto che non era una buona idea che la padroncina
restasse sola a casa, Dix sa come si sente la padroncina in questa
grande casa
vuota… la padroncina ha paura è
normale… se la padroncina tornasse a studiare
all’ospedale dimenticherebbe di avere
paura…”
“Hai
ragione Dix… forse dovrei fare qualcosa per ammazzare il
tempo…” si guardò attorno decidendo che
un buon libro non le avrebbe di certo
fatto male.
Era arrivata
alla parte saliente e più interessante del romanzo,
quando un rumore la riscosse, si guardò attorno circospetta.
“Dix?”
chiamò, nessuna risposta. In ansia abbandonò il
suo libro
sulla poltrona facendo un paio di passi nella stanza, si rese conto di
star
tremando nel momento stesso in cui avvertì di nuovo quel
rumore, era il cigolio
del pavimento, lo conosceva da anni eppure in quell’istante
la terrorizzò come
se ci fosse un’ombra lì nel corridoio vuoto pronta
ad aggredirla. Indietreggiò
di qualche passo.
“Ancora
in latitanza…” disse una
vocina nella sua testa, uguale
alla cronista di Radio Strega Network. Ingoiò a vuoto
dicendosi che era tutta
suggestione, quando avvertì il rumore di una
materializzazione dietro di se.
Lanciò un grido, voltandosi di scatto e trovandosi ad
osservare gli occhi
castani di zia Rhodelia che la guardavano perplessi.
“E io
che pensavo di farti una bella sorpresa…”
commentò ironica
la vecchia.
▀■▪■▀
Remus stava
rientrando a casa, il cognato di Marlene lo aveva poi assunto nel suo
piccolo
negozio di antiquariato a Bristol, gli piaceva quel lavoro e Kenley
Scott, il
cognato di Marlene gli piaceva a sua volta. Era una persona semplice
che si
accontentava delle piccole cose e con cui si poteva parlare di tutto.
Perciò
era stranamente di buon umore mentre risaliva il vialetto che portava
al
cottage.
Era
sull’uscio quando si sentì chiamare, il buon umore
sprofondò sotto le scarpe
quando vide avvicinarsi Dan Crossbridge.
“Buonasera!”
salutò immaginando che per esser arrivato fin lì
per l’uomo non doveva essere
una buona serata.
“Remus
hai
tempo per due chiacchiere fra uomini…” il giovane
inarcò le sopraciglia, c’era
qualcosa che non quadrava, aprì la porta facendo cenno a
Crossbridge di
entrare.
“Mi
dica,
signor Crossbridge…” disse poi una volta guidato
in soggiorno.
“Non
voglio
girare attorno alle cose, ragazzo… non voglio passare
un’altra luna piena
sapendo che sei qua.” Remus rimase in silenzio.
“Non
ho
intenzione di aspettare che tu riesca ad uscire da quella dannata
cantina e
andare a dire agli Swan che glielo avevo detto che con uno come te qui
in giro
non si può vivere tranquilli… Dorian ha anche una
bambina piccola…”
“Parla
a
nome di tutto il vicinato o solo di lei…”
Crossbridge
si sentì preso alla sprovvista, e dopo anni a pensare a
Remus come una bestia,
si rese conto che la parte umana era dannatamente simile a John e che
quindi il
ragazzo non se ne sarebbe andato tanto facilmente.
“Parlo
a
nome di tutti…” Remus deglutì a vuoto.
“Insomma i tuoi genitori e Erick sono
morti, non c’è nessuno che ti voglia qui e tu
continui a restare…”
“Questa
è
casa mia…”
“Ma
nessuno
ti vuole qui, pensavo di non dover alzare la voce, pensavo che avresti
capito,
dannazione! Con questa guerra, tre quarti di quelli come te sono dalla
parte di
Tu-sai-chi e l’altro destano gli umani, perché tu
dovresti essere diverso?”
“Silente…”
“Silente…
già dimenticavo che Silente ti considera una persona, pazzo!
Silente cosa crede
di fare? Ci proteggerà lui il giorno che altri come te
arriveranno a cercarti?
Perché lo faranno, sono anni che lo fanno, e
finché c’era John, pace all’anima
sua, avevano paura del suo fucile all’argento ma
adesso… ti voglio fuori da
questa contea… dovessi anche bruciare la
casa…” detto questo l’uomo
uscì.
Remus lo
osservò allontanarsi, sapeva che sarebbe successo la figlia
di Dan, Rosemary
glielo aveva presagito quasi otto mesi prima, si guardò
attorno incerto. Doveva
andarsene, ma avrebbe trovato il coraggio di lasciare tutto
ciò che restava
della sua famiglia?
▀■▪■▀
Enif
osservò la zia, lasciandosi andare in un sorriso sollevato,
seppur velato
dall’imbarazzo.
"Zia qual buon
vento ti porta?"
"Taliesin mi ha
mandato a vedere come stavi..."
"Cosa ti ha
detto?" chiese preoccupata, aveva deciso
di mantenere il segreto sull’attacco o suo padre
l’avrebbe riportata a forza al
Bannau.
"Nulla...
Perché c'è qualcosa che su al Picco non
dovrebbero sapere?" chiese la vecchia indagatrice.
"No, non
è successo nulla..."
"L'urlo di
prima non sembrava quello di qualcuno a cui non
è successo nulla..."
"No, non
c'è nulla..." ma Enif esitò quell'attimo di
troppo.
"Nipote, non
sono nata ieri... Hai paura, ciò che voglio
sapere è: chi è quel figlio di troll che devo
affatturare per questo..."
il tono della vecchia non ammetteva repliche.
La ragazza
sospirò e senza quasi rendersene conto si trovò a
raccontare tutto alla zia, cominciando con un "Papà e mamma
non ne devono
sapere nulla però..."
Rhodelia
ascoltò in silenzio la nipote mentre le raccontava del
giorno dell'attacco, di come fosse grazie a lei, al fatto che era
sopravvissuta,
che Alastor Moody stava dando la caccia al minore dei fratelli
Lastrange.
"Ma non
è ciò che è accaduto a spaventarti o
sbaglio
bambina?"
Enif si morse
le labbra incerta.
"No.. Io..."
stava per parlare quando all'ingresso si
sentì il rumore di una materializzazione.
"Eny, sono
tornata!" la voce di Lily risuonò
squillante nella tenuta.
"La padroncina
è nel salotto blu..." sentì Dix
rispondere a Lily.
Lily la
raggiunse fermandosi ad osservare la vecchia.
"Lily lei
è mia zia Rhodelia, zia lei è Lily..."
Lily sorrise
all'anziana, non avrebbe saputo darle un'età, ma le
ispirava fiducia con quei lunghi capelli argentei ondulati, e quella
forte
personalità che traspariva dal volto rigato dal tempo. Lily
pensò che da
giovane doveva esser stata una bella donna.
"La zia si
fermerà un po' con noi..." sorrise Enif.
"Non
c'è problema anzi ero un po' preoccupata nel lasciarti
tanto tempo sola.." Enif non poté fare a meno di arrossire
pensando al
grido che aveva lanciato all'arrivo della zia. Fu certa che anche
Rhodelia
doveva averlo pensato poichè aggiunse.
"Resterò
per tutto il tempo che ci vorrà."
Lily
aggrottò le sopracciglia non capendo il motivo
dell’arrivo
dell’anziana, ma il fatto di non lasciare da sola Enif la
tranquillizzava non
poco, nonostante Enif avesse detto a tutti di stare bene si erano resi
conto di
come continuava a guardarsi attorno ad ogni rumore.
▀■▪■▀
"Dorian
mi ha detto che te ne vai..." la signora Swan entrò come una
furia in casa
Lupin. Remus stava riempiendo una teiera, e si impose di non guardare
la faccia
addolorata della donna.
"The?"
chiese gentilmente.
"Dimmi
che non te ne vai per qualcosa che dice Dan…”
supplicò la donna, sapendo bene
come la pensasse il vicino di casa.
"Non
me ne vado per i Crossbridge..."
"No e
io sono la regina Vittoria, per l'amor del cielo Remus! Non te ne devi
andare
se non vuoi..."disse la donna con foga "sai bene che ti considero un
fi..."
"Non
lo dica! Non dica che sono un figlio per lei!" Anne lo
guardò sgomenta, il
Remus che conosceva lei non perdeva le staffe.
"Non
lo dica signora Swan... Sarebbe un peso troppo grande da portare..."
Anne
notò come le mani di Remus tremassero.
"Tu
non sei mai stato un peso per Helen e John..."
"Lo
sarei diventato..." disse il ragazzo abbassando gli occhi, la donna lo
guardò, per la prima volta si rese conto che Remus non era
più il bambino a cui
assieme ad Helen aveva curato la schiena dalle ferite dopo una luna
piena.
"Resta
qui Remus..." gli chiese calma
"Non
posso..." la voce del ragazzo era addolorata, rassegnata.
"Prenderemo
delle precauzioni, come abbiamo fatto negli scorsi mesi..."
"No...
Ma non si preoccupi, non è per Dan che me ne vado... Ho
trovato un lavoro tra i
Babbani a Bristol e..."
"Devo
ammettere che sei diventato un ottimo bugiardo... Ma capisco che se hai
deciso
non posso fermarti… ti chiedo solo di non avere
fretta… di non fare qualcosa di
cui poi potrai pentirti…”
Sulla
faccia di Remus si disegnò un sorriso tirato.
“Sono
tante
le cose di cui mi sono pentito…” Guardò
la donna di sottecchi, la vide sgranare
gli occhi.
“Di
cosa
stai parlando, Remus?”
Il ragazzo
continuò a fissarla, sul viso un espressione addolorata.
“Immagino
che nessun essere umano pensi di voler affondare i denti su una bella
ragazza,
o pensi come sarebbe bello sentire il sapore del suo
sangue…” disse lentamente.
Anne Swan
si portò le mani alla bocca.
“Stai
scherzando Remus, tu non puoi pen…”
“Pensare
certe cose? Ne è sicura Signora Swan? È sicura di
conoscere come funzioni la mente
di un lupo mannaro? Di come mi senta rinchiuso in questo corpo
umano?” il
ragazzo restò un attimo in silenzio fissandola.
“Non
stai
dicendo sul serio… tu… tu vuoi che ti mandi via!
Remus sei impazzito per caso?”
disse un po’ spaventata, Remus non abbassò lo
sguardo.
“Tu
non
puoi pensare davvero queste cose… Io so chi sei in
realtà Remus e…”
“No!
Immaginate
che sia l’uomo che era mio padre, vi sbagliate!” Il
ragazzo alzò la voce e Anne
si sentì atterrita, dov’era finito quel bambino
che aveva tanto amato.
“Se
è
questo ciò che vuoi, Remus…” disse con
voce tremante prima di lasciare la
stanza.
Quando fu
sicuro che la donna si fosse allontanata, Remus si prese la testa fra
le mani.
“Mi
perdoni
signora Swan….” Sussurrò a mezza voce.
▀■▪■▀
La moto di
Sirius
si fermò nel spiazzale d’ingresso di Faulkbourne
Hall, scese velocemente,
facendo a due a due i gradini d’ingresso e bussando alla
porta.
“Il
signore
è benvenuto!” salutò Dix, allegramente.
“Enif?”
chiese entrando.
“La
padroncina è in cucina a bere un the con la signorina Lily e
la signora
Icecrow…”
Sirius si
chiese cosa poteva aver portato Felicia Icecrow dalla figlia, dato che
in
teoria nessuno avrebbe dovuto sapere dell’attacco, ma di
certo restò sorpreso
quando in cucina scorse Rhodelia.
“Benvenuto
ragazzo!” lo salutò la vecchia.
Sirius
sorrise.
“Signore!”
disse con un breve inchino alla sala, facendo un elegante baciamano a
Rhodelia.
Lily
ridacchiò di quella volutamente esagerata eleganza.
“James
dovrebbe arrivare fra poco futura signora Potter” disse poi
voltandosi verso la
rossa, Lily scosse la testa divertita.
“Signora
Icecrow, qual buon vento la porta?” chiese poi il ragazzo
avvicinandosi ad
Enif.
“Taliesin
ha mandato la zia a controllare se stavo bene…”
sorrise la ragazza.
“Ha
fatto
bene, dato che l’ho trovata immersa in un inutile romanzo
piuttosto che
studiare per diventare guaritrice…”
borbottò la vecchia.
Sirius
sorrise.
▀■▪■▀
James
bussò
a casa Lupin allegro come sempre.
“Ehi
Moony!” disse sorridendo.
“Prongs,
sei tu…”
“Chi
dovrei
essere Merlino?” disse entrando, ma notò ben
presto la faccia scura dell’amico.
“Ehi,
che
c’è? È successo qualcosa?”
Remus scosse la testa.
“Non
mi
sento tanto bene, tutto qui…”
“Mhmm…
che
non stai bene si vede, hai una faccia…”
commentò appena.
“Senti
mi
ha mandato Paddy… è arrivata la zia di Enif,
perciò mi ha mandato a chiedere a
te e a Wormy se volevate venire a cena… Wormy è
di pattuglia quindi…”
“Non
me la
sento di uscire stasera, Prongs…”
“Se
vuoi
resto con te…”
“No…
tu vai
a divertirti, non vorrai lasciare Lily da sola…”
Remus fece un sorriso
stentato.
“Moony
sai
che qualsiasi cosa succeda ci sarò
sempre…”
“Lo
so
Prongs… ora va se non vuoi farli arrabbiare…
chiedi scusa a Paddy da parte mia…
ma sono proprio uno straccio…”
“Sicuro?”
“Sì,
Jamie…” il tono di Remus sembrava quello che si
usava con i bambini.
“Va
bene…
domani ci vediamo a pranzo al Paiolo?” chiese poi
“Se
sto
meglio sì…”
“Va
bene…
riguardarti Moony…”
“Non
preoccuparti…” sorrise appena Remus mentre James
lasciava la casa. Il
licantropo sospirò, non aveva voglia di distruggere
l’atmosfera allegra di chi
aveva un futuro con la sua disperazione.
Forse
Dorcas aveva ragione aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse che
tutto andava
bene, e a Chideock questo non accadeva più.
▀■▪■▀
I cappucci
celati sulla maschera scheletrica, come ombre si muovevano i
Mangiamorte al
seguito dell’Oscuro Signore, ombre nella notte, tenebre nelle
tenebre.
Al gesto
secco di Lord Voldemort i cinque si fermarono, le pietre del selciato
scricchiolarono sotto i loro piedi.
“I
tirapiedi di Silente sarò io ad
ucciderli…” disse sibilante, indicando la
strada davanti a loro.
“Sì,
mio
Signore…” risposero i seguaci come un sol uomo
estraendo le bacchette.
▀■▪■▀
Non
riusciva a dormire, era impossibile quella notte. Enif
scostò la coperta,
rabbrividendo al contatto dei piedi nudi sul pavimento marmoreo,
sospirò,
osservando l’oscurità della stanza. Era la tenda
quella che si era mossa?
Erano
i mobili che scricchiolavano?
Rabbrividì
sentendosi soffocare, rivide gli occhi di Rabastan nascosti dietro la
maschera,
tremò.
Scosse
nervosamente la testa, era solo auto illusione, si disse, solo
auto… il flusso
razionale di pensieri si bloccò quando si rese conto di star
piangendo. Strinse
le mani al grembo, alzandosi poi di scatto dal letto, si sentiva
braccata,
aveva la netta sensazione ci fosse qualcuno nella tenebra della stanza,
qualcuno che la guardava pronto a colpirla alle spalle.
Fece
qualche passo rapido, sperando di cacciare quella sensazione.
Si
rese conto di aver il fiato conto quando si appoggiò alla
finestra a prender
fiato. Alzò appena lo sguardo scrutando il giardino, ombre
si muovevano rapide
tra gli alberi o era solo la sua immaginazione?
Si
sporse un po’ appoggiando la guancia sul freddo vetro della
finestra. Aveva
paura, non se ne dava nemmeno una ragione, aveva affrontato Rabastan
senza
paura, lo aveva sfidato e adesso di cosa aveva paura?
Le
ombre continuavano a muoversi ancora fra gli alberi, e
all’improvviso una
raggiunse la finestra.
▀■▪■▀
La cena era
stata ricca e allegra ma nonostante ciò Sirius si sentiva
strano nel dormire a
Faulkbourne senza avere Enif accanto, ma la ragazza era stata
irremovibile: Non
con la zia qui!
Stava
rigirandosi per l’ennesima volta nella grande stanza,
ripensando all’assenza di
Remus quando sentì il grido di Enif.
Non si rese
nemmeno conto di essersi alzato, di aver preso la bacchetta e di
correre a
piedi nudi nel buio corridoio, non sentì nemmeno la voce di
James richiamarlo,
si fermò solo una volta aver spalancato la porta della
stanza di Enif.
Gli occhi
chiari scrutarono la stanza fino a scorgere la ragazza raggomitolata
sotto la
finestra, in due falcate la raggiunse. Quando le mise una mano sulla
spalla
Enif sobbalzò trattenendo a stento un grido.
“Enif,
sono
io tesoro…” disse velocemente inginocchiandosi
davanti a lei, nello stesso
istante in cui Lily, James e Rhodelia illuminavano la stanza. Enif si
gettò tra
le braccia di Sirius. Lui la strinse a se, tremava come una foglia, le
lacrime
s’infransero sul petto nudo del ragazzo.
“Va
tutto
bene, sono qui… che è successo? Enif…
piccola, cosa ti è successo?”
“Ombre…”
riuscì a malapena a sussurrare tra le lacrime,
“Lui…lui…”
Sirius la
strinse a se più forte.
“C’erano
ombre dappertutto la finestra…” Sirius
lanciò uno sguardo a James che con la
bacchetta spianata andò alla finestra, ad un tratto
l’abbassò appena aprendola,
un gufo era appollaiato sul davanzale. Lo riconobbe subito.
“È
il gufo
di Peter…”
“Visto,
era
solo il gufo di Peter… va tutto bene… va tutto
bene…” disse dolcemente Sirius
continuando ad accarezzare i capelli di Enif.
“Sono
una
stupida…” la sentì mormorare tra le
lacrime. “Come si fa ad aver paura di un
gufo…”
“Enif
non è
il gufo che ti ha spaventata…”
“Io
ho
creduto di vedere…”
“Lo
so, lo
so… ma va tutto bene… non
c’è nessuno là
fuori…” continuò a parlarle dolcemente
Sirius, mentre James apriva la lettera che era appena arrivata.
“Sa
che
sono qui però…” furono quelle cinque
parole a far capire a tutti qual’era in
realtà il problema di Enif, tutti sapevano che quella era la
casa degli
Icecrow, tutti sapevano che lei abitava lì e quindi
nonostante le difese,
l’inconscio di Enif le faceva vedere il pericolo ovunque. Fu
chiaro a tutti in
quel momento che Enif non poteva più restare a Faulkbourne o
rischiava di non
riprendersi più dall’attacco.
“Che
dice
Peter?” chiese appena Lily avvicinandosi a James.
“Hanno
attaccato lui, Alastor, Frank e Alice, a capo dei Mangiamorte
c’era Voldemort
stesso…”
▀■▪■▀
“Questo
posto è deserto Malocchio…”
sbuffò Peter guardando l’isolato deserto.
“Mai
abbassare la guardia, Peter, vero Alastor?” disse Frank
guardandosi attorno
circospetto.
“Esattamente
Paciock…”
“Mi
chiedo
da chi sia arrivata la soffiata…” chiese Alice
"Proprio
perché non sappiamo chi abbia fatto la soffiata che dobbiamo
stare
attenti..." disse Moody.
Peter
guardò ancora "La zona mi sembra comunque tranquilla..."
Peter non
poté finire la frase che una cascata d'incantesimi
piombò loro addosso, Alice
si chinò a terra trascinandosi dietro Peter.
"Protego!"
gridarono all'unisono
Frank e Alastor proteggendo il gruppo dagli incantesimi.
I quattro
indietreggiarono fino a nascondersi dietro alcune case.
"Ragazzo
stai bene?" chiese Moody fissandoPeter appoggiato al muro.
"S-sì..."
balbetto il ragazzo.
"Sono
cinque..." commentò Frank sbirciando oltre il muro.
"Bene
ragazzi, tattica 35b, ve la ricordate?" chiese Moody autoritario.
"Sì,
signore!" rispose Alice
"Io
no..." mormorò Peter.
"Sai
usare un incantesimo scudo?" chiese Moody seccato.
"Sì..."
"Schiantesimo?"
"Sì..."
"Bene
allora fai un incantesimo scudo e schianta quanti più
riesci, l'obbiettivo è
portare a casa le chiappe, capito?"
"Si....."
mormorò Peter ingoiando a vuoto
"Non
ho capito."
"Sì
signore"
"Bene...per
quanto riguarda voi due avete il mio permesso per uccidere..."Frank e
Alice annuirono.
Peter
osservò Alice sbuffare togliendosi i capelli sudati dalla
fronte.
"Fuori
un'altro"
"Bene
signorina Brand, ne restano due."
Ci fu
silenzio, un attimo dipausa,
nessun incantesimo
lanciato dai due Mangiamorte rimasti, e poi lo videro: Lord Voldemort
comparve
davanti a loro.
"Cazzo...."
Moody ringhiò "Cambio di tattica, priorità a
portare a casa la pelle, se
vi dovessero catturare uccidetevi. Minus scudo su di me, Brand su
Paciock, e
correte più che potete verso le passaporte di
emergenza…"ordinò
Malacchio, Peter annuì creando il
sortilegio scudo su lui e Moody prima di cominciare a seguire
l’Auror in una
corsa sfrenata mentre questo attaccava senza sosta.
Alice e
Frank li seguivano poco distanti.
Un lampo di
luce rossa lanciato da Voldemort, una parata di Alice un contrattacco
di Frank,
e i quattro furono separati.
“Ma
Alice e
Frank…” cominciò Peter dopo aver
raggiunto il luogo in cui si trovavano le
passaporte.
“Sono
in
gamba…” borbottò Moody non velando
l’agitazione, mise una lattina in mano a
Peter.
“La
missione termina qui per te Minus, io vado a recuperare Paciock e
Brand,
avverti Silente.” Disse rapido mentre con uno strappo
all’altezza dell’ombelico
Peter veniva trascinato lontano.
Alice e
Frank erano spalle al muro, tenere conto a due Mangiamorte e a
Voldemort non
era facile per maghi esperti, ma grazie agli allenamenti di Moody
sembravano
poter competere con quei maghi esperti.
Tirarono un
sospiro di sollievo però quando uno dei Mangiamorte
crollò a terra ucciso da
una maledizione di Alastor Moody. Usarono l’effetto sorpresa
per mettere fuori
gioco l’altro, Voldemort sorrise.
“Li
sceglie
bene Silente…” disse soddisfatto pregustando un
divertente combattimento. Una
maledizione, Alice si gettò a terra nel schivare il fiotto
di luce, lanciò una
fattura verso Voldemort ma questa rimbalzò assieme a quella
di Moody sul
sortilegio scudo che con un sorriso l’Oscuro Signore reggeva
attorno a se.
Frank
guardò rabbioso Voldemort, era così vicino eppure
si sentivano così inutili,
provò a lanciare una maledizione. Il fiotto verde venne
deviato
nell’avvicinarsi a Voldemort e colpì un
Mangiamorte che stava tentando di
rialzarsi.
“Non
male
per dei tirapiedi di Silente, ma dai pupilli di Alastor Moody non
potevo
aspettarmi altro…”
“Hai
ragione Tom, sono in gamba, ma non alla tua altezza
immagino…” il ghigno sul
volto di Voldemort scomparve nel sentire la voce di Albus Silente.
“Vorrà
dire
che sarà per la prossima Albus…” disse
il Signore del Male prima di
smaterializzarsi e portare con lui i corpi senza vita o esanimi dei
Mangiamorte
che lo avevano accompagnato.
Alle spalle
di Silente si palesò timidamente Peter, Moody gli sorrise,
il ragazzo non capì
se fosse un sorriso di scherno o meno mentre commentava con un:
“Beh almeno sai
chiedere aiuto…”
“Alastor,
dato il tuo sarcasmo immagino tu stia bene…”
commentò Silente prima di voltarsi
verso Alice e Frank “voi state bene ragazzi?”
“Sì,
professore…” disse la ragazza raggiungendo il
fidanzato che fissava il punto in
cui fino a poco prima giaceva il corpo del Mangiamorte che aveva ucciso
di
rimbalzo.
“Ho
ucciso
un uomo…” commentò appena, stringendo
la mano di Alice.
“Che
ne
avrà uccisi a decine…”
commentò Moody, “fa anche questo parte del nostro
mestiere ragazzo…”
“Ma
se
uccidiamo con la loro stessa facilità cosa ci differenzia da
loro?” chiese
alzando lo sguardo su Silente.
Il preside
resse lo sguardo de giovane.
“Perché
hai
lanciato quella maledizione, Frank?”
“Perché
volevo fermare Voldemort, perché non volevo che colpisse
Alice o Moody, perché
volevo far finire questa guerra…”
“Perché
credi invece uccida Voldemort?”
“…”
il
ragazzo restò in silenzio.
“È
questa
la risposta alla tua domanda Frank…”
▀■▪■▀
Mentre la
neve cominciava ad imbiancare Londra, Rhodelia tornò sul
Picco solo strappando
alla nipote la promessa di lasciare Faulkbourne e la sua paura alle
spalle. Ed
era così che Enif si trovava ad osservare i ritratti appesi
alle pareti di casa
con una valigia in mano.
Lily era
partita il giorno prima venendo accolta a casa Potter da una apprensiva
Dorea.
Remus aveva
trovato un piccolo appartamento a Bristol diceva per destare meno
sospetti, ma
gli altri Malandrini avevano convenuto che qual cosa c'era sotto.
"Ehi,
pronta a respirare l'aria di mare?" chiese Sirius sorprendola ad
osservare
un ritratto nel corridoio.
"Ti
assomiglia..." notò il ragazzo guardando la figura in abiti
ottocenteschi
che gli sorrise raggiante.
"Penso
sia lei ad assomigliare a me " sorrise la donna del ritratto.
"Lei
è
Arianna Black, Sirius...." disse leggera la ragazza.
"Anche
tu sei un Black vero? Assomigli a mio zio Phineas..." Sirius fece una
faccia strana
"Sono
il nipote di suo nipote... O meglio lo ero prima che mi cancellassero
dall'arazzo di famiglia..."
Arianna
sorrise dolcemente dalla tela.
"Anche
io e Virgil abbiamo rischiato di venir cancellati..." il ritratto di un
giovane uomo annuì dalla parete opposta.
“Eny,
ora
andiamo o i ragazzi si preoccuperanno non vedendoci..."
"Sì...
Andiamo... Arrivederci nonna..."
"A
presto, bambina... A Enif aspetta..." la richiamò il quadro
"
Rhodelia mi ha chiesto di dirti una cosa... " Enif guardò il
ritratto
curiosa
"Ha
detto : dille che quando avrà una figlia dovrà
chiamarla Arianna, sarà una
Black e sarà come te...."
Sirius
arrossì vistosamente e lo fece ancora di più
quando sentì la risata di Virgil
Icecrow alle sue spalle.
"Rho...
è sempre Rho...." commentò Virgil pensando alla
sorella. Enif fissò
sbalordita il ritratto, poi arrossì annuendo.
.
Avevo sperato di
pubblicare prima di giugno ma non ci sono riuscita ^_^''' mi
dispiace.
Che
ve ne pare del ritorno in grande stile di Rhodelia?
E
così è andata la prima sfida fra Alice e Frank e
Voldemort....
Spero
il capitolo vi sia piaciuto ^^
Alla
prossima, spero a fine mese, sennò sarà
dopo il 7 luglio (data dell'ultimo esame)
Per il matrimonio di Lily e James ci
sarà d'aspettare dovrebbe essere secondo i miei calcoli il
capitolo 12 a meno non cambi qualcosa nella tabella di marcia. ^_^''''
Per Enif, Sirius è la sua
speranza, per questo Hope. Se Rabastan la uccideva potevo concludera la
storia XD Ma intanto dato che lei si è salvata
adesso gli Auror danno la caccia al simpaticone.
In effetti la quantità di
Grifondoro e la mia imparzialità nelle case hanno fatto
mettere Taliesin a Corvonero, anche perchè con il suo
cervello non ce lo vedo a Grifondoro XD
Com'è stato il sorcetto qui? eheheh scherzo mi sono resa
conto che nei prossimi capitoli scomparirà un po'... ma
vabbeh...
Come vedi è ancora un po'
scossa ma sopravviverà XD E poi come vedi c'è
Sirius ^^
Taliesin il principe del Picco, governatore dei budini e gran custode
della storia di Bran Bannua XD che titolone povero piccolo XD
No i prof non lo sanno e forse meglio così XD Al
matrimanio con firma Paciock mancano 4 capitoli XD
Capitolo 6 *** Capitolo 6: Notte prima degli esami ***
phoenix6
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 6: Notte
prima degli esami.
Novembre
passò e arrivò Dicembre, Remus,nel nuovo
appartamento
si disse che senza le decorazioni natalizie di Hogwarts il Natale
sembrava
scomparso, anche se mancavano solo undici giorni.
Quel pomeriggio
era disteso sul divano, una mano appoggiata
sugli occhi, sentiva la luna pesare all’orizzonte. Le canzoni
di Natale che
provenivano dall’appartamento affianco le sentiva appena,
cercava solo di
rilassarsi, mentre era concentrato sul ticchettio incessante
dell’orologio il
campanello si mise a suonare con forza facendolo quasi saltare in piedi.
Maledicendo
chiunque venisse a trovarlo in un momento simile, si
avvicinò alla porta liberandola degli incantesimi di
protezione che aveva
lanciato in previsione della nottata. Quando aprì la porta
si stupì nel vedersi
comparire davanti James, Peter e Sirius.
“E
voi cosa fate qui?” chiese.
“A
causa dei turni dell’Ordine ti abbiamo lasciato troppi mesi
da solo!” disse Peter
“E
questa volta non ci scappi, lupetto!” sorrise James, mentre
entravano come se fossero i padroni di casa.
“Pensavo
che vi foste convinti che non ho bisogno
d’aiuto…” disse
sorpreso, era sicuro di averli convinti a dare priorità ai
turni dell’Ordine
piuttosto che alle sue trasformazioni.
“Si,
certo…” commentò Sirius come se fosse
un concetto così
banale a cui non serviva nemmeno far riferimento.
“Pensavi
che ce la siamo bevuta la storia che i vicini
potrebbero insospettirsi?” sorrise James appoggiandosi al
tavolo
“O
che ti sei trasferito solo per il lavoro…”
aggiunse Peter
occupando il divano
“Rem
ti conosciamo bene, ricordati che siamo con te da quando
ancora la stamberga aveva tutti i vetri…” concluse
Sirius sedendosi su una
sedia
Remus sorrise
appena, mentre rimetteva gli incantesimi di
protezione.
“Quindi
cosa avete dedotto?”
“Che
Crossbridge ha colpito ancora…”
commentò James con
un’alzata di spalle
“Indovinato?”
chiese Peter
“Sì…”
rispose mogio il licantropo sedendosi affianco all’amico
sul divano.
“Ve
l’ho detto io che dovevo ucciderlo quello
là…” commentò
Sirius, mentre Remus scuoteva leggermente il capo.
“In
fondo va bene così, Sir… questo appartamento in
effetti mi è
comodo per lavoro…”
“Vabbhe
… farò finta di credere che non ti manca
Chideock…”
commentò il moro.
“Piuttosto,
chi avete lasciato con Enif?” chiese il licantropo
cercando di cambiare argomento.
“Ci
sono Alice, Lily e Dorcas a Marsea” rispose Sirius.
“Sta
meglio ora che abita da te?”
“Ieri
è riuscita a dirmi orgogliosa di essere stata da sola due
ore in silenzio senza spaventarsi ad ogni minimo rumore… ma
spesso la trovo con
RSN accesa… dice che la radio le fa compagnia… e
le impedisce di ascoltare il
silenzio…” sospirò appena
“Almeno la paura durante il giorno le sta passando,
infatti ha ricominciato a frequentare le lezioni al San Mungo senza
tanti
problemi… ma in mezzo alla gente è
pressoché normale…”
“Non
credevo potesse reagire così…” disse
Peter, era tanto tempo
che non parlavano liberamente tutti e quattro assieme.
“Insomma l’ho sempre
pensata sicura e determinata, un po’ troppo sensibile forse,
ma diavolo lo
scorso anno è scappata di casa pur di non
cedere…” commentò Peter.
“Non
mi ha detto ne più ne meno di ciò che mi ha detto
Madama
Chips… cruciatus prolungata… non vuole nemmeno
sentir pronunciare il nome di
Rabastan… giuro che se mi capita tra le mani
dovrà ringraziare se lo sbatto ad
Azkaban e non gli stacco la testa…”
“Nessuno
di noi ha provato sulla pelle una cruciatus… a meno che
Moody non la usi sui suoi allievi…”
cominciò Remus.
“Sarebbe
da aspettarselo, ma no, non l’ha fatto…”
sorrise appena
James.
“Quindi
non so come possa reagire una persona a un dolore così
grande… ma di certo non è giusto che per colpa di
un pazzo Enif abbia perso
ogni fiducia in se stessa…”
Peter
annuì alle parole di Remus.
“Mamma
ha detto che è stata fortunata a non perdere il senno,
c’è gente che per una tortura simile ha perso la
testa ed è stato ricoverato al
San Mungo… Lily continua a dire che doveva accompagnarla
quel giorno…” disse
James serio
“E’
inutile che Lily s’incolpi, forse sarebbero state attaccate
entrambe, e forse sarebbe finita ancora peggio…”
commentò Sirius, che
inconsciamente continuava a sentirsi in colpa, lui avrebbe dovuto
sapere che le
era successo qualcosa, era sicuro che se lei fosse stata in pericolo
lui
l’avrebbe saputo anche se fosse stato sulla Luna, invece non
era andata così…
si era preoccupato solo quando non l’aveva vista a
casa…
“Paddy,
ci sei?”
“Avete
detto qualcosa?”
“Si
era perso…” disse James battendosi una mano sulla
fronte.
“Dicevo
che dovremo andare di la… tra poco sorgerà la
luna…”
“Hai
la stanza per le trasformazioni?”
“Ho
optato per spendere un po’ di più
sull’affitto e avere una
stanza in più piuttosto di cambiare ogni mese i
mobili….” Sorrise Remus
“Molto
previdente, come sempre Moony”
▀■▪■▀
“E
così Nathan mi fa: “Tu credi che Reyn creda che
abbia qualche
flirt con le infermiere?” e io “Non so…
sono stata assente due settimane Nate…”
e in quel momento passa una infermiera che con un sorrisone a trentadue
denti
lo saluta come se si stesse sciogliendo e io “beh se tutte ti
salutano così
qualche dubbio viene…” e lui
“Perché?”” alle parole di Enif
e soprattutto alla
mimica con cui aveva concluso il discorso Dorcas scoppiò a
ridere immaginandosi
la faccia da pesce lesso dell’ex-Tassorosso.
“Ma
è scemo?” commentò Lily seduta a gambe
incrociate
“Non
si rende conto dell’effetto che può fare un bel
sorriso
alle donne?” chiese Alice.
“Dorcas
non è che hai anche tu una cotta per Nate vero?”
chiese
Alice maliziosa.
“Ma
no, figuriamoci Reyn mi ucciderebbe…”
“Allora
chi è?”
“Mi
dispiace Dorcas, sei finita in uno degli interrogatori della
futura signora Paciock…” disse teatralmente Lily.
“Sopravviverò?”
chiese melodrammatica a Lily ed Enif.
“Noi
siamo sopravissute sette anni puoi farcela
Dorcas…” sorrise
Enif.
“Ehi
non sono così terrificante…” si
lamentò Alice
“Alice
ha ragione quando ci si mette non è terrificante
è un
uragano…” commentò Lily.
Le tre si
misero a ridere mentre Alice metteva su un finto
broncio spazzato poi via dalla sua risata cristallina.
“Vabbeh
adesso non ditemi che voi non siete curiose…”
disse
Alice ridendo.
“In
effetti… chi è il misterioso uomo dei
sogni?” chiese Enif
“Se è Sirius ti cavo gli
occhi…”aggiunse ridendo.
“Non
è nessuno dei vostri signori…” aggiunse
enigmatica
“Sturgis!”
“No…”
“Non
dirmi che li dobbiamo sparare tutti prima di
indovinare…”
Dorcas
annuì convinta.
“Mhmm….
Dunque Edgar è sposato…”
cominciò Lily
Dorcas
ridacchiava appena
“Peter,
ne dubito… con tutto il bene che gli voglio ma non ce lo
vedo con te…” disse Enif cercando di riconoscere
qualche reazione sul volto di
Dorcas, la ragazza quasi si rotolò dalle risate sul divano.
“No,
acqua ragazze…”
“Gideon
o Fabian!”
“No e
no… per quanto devo dire che hanno il loro
fascino…” Enif
fissò Dorcas, la vide muovere lo sguardo verso la finestra,
inarcò un po’ le
sopraciglia tristemente osservando il cielo, o meglio la luna.
“Non
posso crederci! Remus! Ti sei presa una cotta per Remus!”
Dorcas divenne
scarlatta nascondendo il viso nei cuscini del
divano.
“Davvero!
Dorcas non potevi far scelta migliore!” esclamò
felice
Lily.
Alice rise
“Lily, detta così sembra che abbia comprato
qualcosa
in un negozio…”
“E se
non dovessi interessargli?” chiese Dorcas riemergendo dai
cuscini.
“Gli
faremo cambiare idea… intanto siamo la damigelle di Alice
no? Quel giorno sarai stupenda e resterà secco… A
proposito mica ci vestirai
tutte in rosa confetto vero?” chiese Lily.
“A
Reyn in effetti piaceva il rosa…”
“NO!”
esclamò Enif convinta “Non mi farete vestire di
Rosa,
neanche morta!”
“Emh
se posso perché non un bel Rosso?” propose Dorcas
“Ma
così sembrerò un pomodoro, perché non
verde?” chiese Lily
“Io
sto malissimo in verde, azzurro, perché non
azzurro?”
propose Enif, Alice si tappò le orecchie assordata.
“Io
vi vedrei bene in viola….”
“Ma
Alice porta sfortuna!”
“Ma
è un bel colore…”
“Non
porterò sfortuna al tuo matrimonio…”
“Ok
ok… mettetevi quello che vi pare!!!”
▀■▪■▀
Quando
Remus aprì gli occhi si rese conto di essere disteso sul suo
letto, si portò
una mano agli occhi, dalla cucina arrivava l'aroma di caffè.
Sentì
distintamente la voce di Peter augurare la buona giornata al gruppo, si
alzò
stancamente, raggiungendo il corridoio quando il ragazzo stava per
andarsene.
"Remus
come stai?" chiese Peter.
"Bene,
te ne vai?"
"Sì,
il capo mi aspetta... meglio non farlo aspettare…" sorrise
il biondo,
aprendo la porta per andarsene
"Tu
cosa fai in piedi? Dovresti riposare" Sirius fissava Remus appoggiato
alla
porta del soggiorno.
"Si,
mamma Siria...."
Peter
ridacchiò, salutò un'altra volta prima di
andarsene.
"Digli
di rificcarsi sotto le coperte o se proprio non ne ha voglia di venire
a bere
un caffè..." fece la voce di James dall'altra stanza.
Remus
sorrise appena, ma raggelò vedendo un grosso graffio sul
viso di Sirius e alcune
garze macchiate di sangue che sbucavano dalla camicia semi sbottonata
del moro.
Sirius intercettò il suo sguardo.
"Non
pensare di prenderti il merito di avermi conciato così,
è stato James, abbiamo
un cervo mordace..." la risata simile ad un latrato di Sirius
riecheggiò
nell'appartamento.
"Che
è
successo?" chiese il licantropo seguendo l'amico in cucina, dove James
stava sfogliando la gazzetta del profeta, un grosso livido sul volto.
"Perchè
finisci sempre per assomigliare ad uno appena uscito da una rissa?"
chiese
Remus sorridendo.
"Fa
l'ironico lui..." commentò acido James "Abbiamo appurato che
noi tre
siamo un pò grossi come animali d'appartamento... "
spiegò Sirius ridendo.
Remus
sorrise appena, prendendo la tazza di caffè che James gli
porgeva.
“Immagino
fossimo un po’ ingombranti…”
“Un
po’?
Moony mi hai dato una zampata, tranquillo non mi sono fatto niente, per
farmi
spostare e io spostandomi ho incornato Sirius un paio di
volte… e Wormy
ridacchiava… ridacchiava!!! Perché lui correva
beatamente tra le nostre gambe…”
Remus
sorrise tristemente.
“L’ho
detto
che non dovevate venire…”
“Abbiamo
la
soluzione per tutti i problemi Rem…”
sghignazzò Sirius.
“Della
serie?”
“Della
serie che faremo a turni… uno di noi tre passerà
con te la luna piena e così
gli altri potranno lavorare per l’Ordine e nessuno si
insospettirà…”
“Insospettirà?”
“Lily
ci ha
mandato un gufo dicendo che Alice e Dorcas si chiedevano che fine
avessimo
fatto…”
“Le
hanno
convinte per stavolta, ma…”
“Ma
se la
cosa si ripete sarà abbastanza evidente che venite da
me… le ragazze si
preoccuperanno, lo diranno a Silente e lui verrà a sapere
degli animaghi, e se
lo saprà lui lo saprà Moody e vi toglieranno la
licenza di Auror nel momento
stesso in cui ve la daranno in mano…”
Sirius
annuì “Esattamente… hai, come sempre,
centrato il problema Moony” sorrise il
moro.
“A
proposito che fate ancora qui? Non dovevate andare
all’accademia?”
“Stasera…
oggi c’è l’ultimo test di Moody, se
passeremo ci daranno le licenze…”
“Test
notturno questa volta?”
“Da
quel
che sembra…” disse James con un alzata di spalle.
“Tu?
Ti
aspettano in negozio?”
“No,
ho
convinto Kenley che avevo il compleanno di una zia fuori
città… il prossimo
mese andrò… e quello dopo avrò
l’influenza…”
“Ti
sei già
organizzato, eh?”
“Sì,
non
posso permettermi di perdere anche questo lavoro…”
“Sai
che se
ti serve qualsiasi cosa…”
“James
non
ti preoccupare…”
“Rem…
quanto ti è costata questa casa…” il
licantropo non rispose.
“Non
ti
sarai mica indebitato per pagarla vero?” chiese Sirius
“Sai che se ci avessi
chiesto…”
“Tranquilli
ho solo confuso il venditore…” la voce di Remus
era così seria che ci misero un
po’ a capire che li stava prendendo in giro.
“Rem…”
“Ho
usato i
soldi dell’eredità dei miei…”
spiegò poi con un sospiro…
“Ma
erano
tutti i vostri risparmi…” Remus non rispose.
“Ho
ancora
Chideock venderò la proprietà quando mi
serviranno dei soldi…”
James e
Sirius si fissarono.
“Sappiamo
tutti e tre che tu non venderesti mai la casa a
Chideock…” Remus fece finta di
nulla, appoggiando la tazza nel lavello osservando distrattamente il
porto
dalla finestra.
"So
che non vuoi la carità di nessuno, Rem... Ma in caso...
Ricordati che noi ci siamo..."
disse James serio.
Il
licantropo annuì
▀■▪■▀
"Vieni
dentro, su...sicuro di sentirti bene?" Enif sommerse Remus di domande
facendolo entrare in casa.
"Sì...
Sono tutto intero.." rispose il giovane sorridendo delle premure delle
amiche.
“Vi
secca
se mi sdraio un po’ finché non
arrivano…”
“Figurati,
Rem… speriamo che questo esame non tiri per le
lunghe…” commentò Lily intenta
ad una partita a carte con Peter.
▀■▪■▀
I pini
della foresta di Ae si muovevano al vento che si era alzato nella
notte, dal
sottobosco innevato si alzava una sottile nebbiolina, la luna, piena
appena il
giorno prima, illuminava con la sua luce lattea la foresta che
spettrale
appariva ai ragazzi sparsi in quei boschi.
James si
muoveva circospetto sulla neve ghiacciata, la prova finale a prima
vista poteva
sembrare semplice, l'intero gruppo doveva ritrovarsi e possibilmente
sconfiggere il gruppo di Auror guidato sulle loro tracce da Malacchio
Moody in
persona.
Le orecchie
di James erano tese a sentire, la mano stretta sulla bacchetta pronta a
cancellare
le impronte che lasciava sulla neve.
Sirius d'altro canto si
trovava al lato
opposto della foresta. Camminava nell'ombra degli alberi, dove l'erba
gelata
avrebbe nascosto i suoi passi. La foresta venne scossa da un sussulto e
Sirius
si acquattò sotto un grosso pino,poco più avanti
qualcuno stava duellando.
Sbirciando sopra la radice dell’albero, Sirius vide Dawlish
tentare di tener testa
da solo all'intera squadra Moody, stava per uscire ad aiutarlo quando
il
ragazzo cadde a terra schiantato. Sirius si premette di più
contro il tronco, non
dovevano vederlo, pensò in rapidità e
solo al termine dell'esame si sarebbe dato dell'idiota per cosa stava
per fare.
▀■▪■▀
Alastor
Moody guardò contraddetto Dawlish cadere a terra.
"Eppur
ci avrei scommesso su di lui..."
"E su
via Capo non si è comportato male, ha resistito da solo
contro dieci di noi
e..."
"Robarts
sta zitto... Ho sentito qualcosa da quella parte... Davis va a
controllare...." Quando l'auror si avvicinò ad un albero, un grosso
canide lo scartò
fuggendo nella direzione opposta.
"Un
lupo..." borbottò Davis tornando indietro
"A me sembrava più
un gramo..." lo canzonò
l'unica ragazza del team:Leonora Simmon "morirai domani, Davis..."
disse ridendo
"ahaha
sei molto spiritosa..."
▀■▪■▀
James
sentì
un fruscio, si ritrovò a puntare e ad essere puntato da
Alice.
"James!"
"Alice!
Hai visto qualcun altro?"
"Ho
intravisto O’Byrn... Ma non sono riuscita araggiungerlo. Tu?"
"Nessuno..."
"Chissà..."
cominciò Alice venendo zittita da James che tese le
orecchie. Un cespuglio si
mosse nervosamente, da lì poco dopo uscì Sirius.
"Jamie
non puntarmi quella bacchetta addosso..." disse il moro alzando le
braccia
in segno di resa.
"Sir...
Mi hai fatto prendere un colpo...Hai visto qualcuno?”
"Dawlish
è stato appena steso da Moody e i suoi..."
"Dove?"
chiese Alice.
"Un
miglio più in là..." James fissò
Sirius, il moro si morse un labbro, c’era
solo un modo in cui Sirius avrebbe potuto raggiungerli così
in fretta, se
Sirius era stato così stupido da farsi vedere ci sarebbe
stato da discutere
molto a fine esame.
"Ti
hanno visto?" chiese solo, Sirius scosse la testa, rispondendo ai
timori
di Prongs.
"Quindi
da quella parte non si va..." pensò ad alta voce Alice.
Mezz'ora
dopo avevano trovato anche Frank, e poi la sentirono, chiara nella
notte, la
voce di Moody.
"Trovato
Lippincott…"
I quattro
si guardarono, annuendo appena.
▀■▪■▀
Enif si
ravvivò i capelli, finalmente le stavano arrivando alle
spalle.
"Ho
visto la moto di Sirius..." le disse Lily.
"E se
non sono passati?"
"Vorrà
dire che li tireremo su di morale..." sorrise la rossa.
Raggiunsero
entrambe il soggiorno, dove Remus stava sonnecchiando sul divano e
Peter stava
guardando fuori dalla finestra.
"Rem..."
Lily lo scosse appena, "Stanno arrivando..."
"Cavoli!
Mi sono addormentato.."
"Non
preoccuparti Rem eri a pezzi..."
Nello
stesso istante la porta si aprì.
"Eny...
Lily... Siamo tornati..." quando James e Sirius arrivarono in
soggiorno,
furono accolti da un Sorpresa gridato dagli altri.
"Allora?"
chiese Lily abbracciando James.
"Moody
ci ha fatti neri..." cominciò Sirius serio.
"E i
suoi non ci sono andati leggeri...abbiamo resistito mezz'ora sotto il
loro
attacco, ma alla fine ci hanno sconfitto..."
"Vuol
dire che non vi hanno promosso?" chiese Enif.
"Vuol
dire che noi, Alice e Frank siamo gli unici che li hanno fatti penare
tanto.."
"E
quindi?"
"E
quindi ci hanno dato le licenze! Dal 2 gennaio entriamo in
servizio!"sorrisero
entrambi. Remus li guardò non potendo far meno che
sorridere. Stavano
realizzando i loro sogni finalmente.
▀■▪■▀
Dicembre
passò fin troppo rapido e i sei ragazzi si ritrovarono a
brindare con whisky
incendiario l’arrivo del nuovo anno.
Il 1979 era
arrivato entrando nelle loro vite in una bufera di neve, e i giovani
galvanizzati dal traguardo raggiunto da Sirius e James,
dall’avvicinarsi del
matrimonio di Alice e Frank cacciarono per quella notte la paura del
domani.
Quel
capodanno non esistevano Mangiamorte, non esisteva Voldemort,
c’erano solo
loro. Sei ragazzi che non pensavano che il 1979 avrebbe portato molto
di più
che una bufera di neve.
.
Questa volta
pubblico addirittura in anticipo! Spero non ci siano errori/orrori di
battitura ma con questi benedetti esami è già
tanto se riesco a scrivere, figuriamoci a correggere...
Vedo che hai capito tutto, Remus è
troppo Remus per appoggiarsi a qualcuno e sarà questo a far
venire i sospetti a Sirius, ma al momento opportuno vi
narrerò la vicenda ^^
Crossbridge in effetti crede di essere il padrone di Chideock ora che
non c'è più John... maledetto pallone gonfiato...
Sai che non mi ero neanche accorta di Enif e
Fine... ^_^''' Per rispondere alla tua domanda, dato la parentela con i
Black e tutto il resto cercavo per la protagonista il nome di una
stella, non troppo conosciuta ma che mi ispirasse... ho preso la
bellissima mappa stellare che ho nel cassetto (sembro la professoressa
Sinistra dormo con le mappe stellari nel cassetto XD) e ho cominciato a
leggere i nomi delle stelle.... avevo un punto di partenza ovvero la
lettera E che per me ha un fascino tutto particolare (non facciamola
lunga è l'iniziale del mio nome XD) e così ad un
certo punto mi sono imbattuta in Enif, la stella che fa da muso alla
costellazione di Pegaso. E così è stata Enif...
poi beh ho scoperto che Enif significa naso e al personaggio sono
venuti un po' di complessi ma oramai era stata battezzata e il suono mi
piace molto quindi ha poco da lamentarsi XD
"E da brivido è il finale... "Si
chiamerà Arianna, e sarà una Black... "
La mia fantasia sta già galoppando... " non galoppare molto
che la cosa non sarà tanto semplice con Sirius ad Azkaban e
poi subito oltre il velo XD
Sono felice che il capitolo ti abbia dato tante emozioni, pubblico
questo come portafortuna dell'esame di domani XD
A presto.
Solo Peter riesce a creare scompiglio con le cose
più banali... ma l'ho fatto parlare in questo capitolo o fa
la bella statuina? Vabbhe non ne sentiremo la mancanza ^^''''
Come ci hanno pensato i malandrini a far parlare Remus dei suoi torti.
A presto
Un bacio
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 7: Purosangue.
L'anno
nuovo era ricominciato da alcuni mesi. I futuri coniugi Paciock stavano
organizzando il loro matrimonio, e tutti i membri dell'Ordine tentavano
di
vivere pacificamente le loro giornate.
Non si
registrava un attacco dal 15 gennaio giorno in cui erano scomparsi ben
9 babbani,
ma era presto per cantare vittoria sperando che Lord Voldemort si fosse
dato al
giardinaggio.
Nathan
buttò il volantino davanti ad Enif, china su alcuni registri
medici.
"Guarda..."
"Che
cos'è?" chiese la bruna.
Il giovane
si abbassò parlando a bassa voce.
"Propaganda..."
Enif lesse
velocemente il volantino.
"Ma
è
un'idiozia! Rubare la magia... Ma figuriamoci... Dove l'hai trovato?"
"Lo
leggevano in mensa... Credi dovremmo portarlo a Silente?"
"Sì,
al massimo se lo riterrà inutile ci faremo quattro risate."
Nathan annuì.
“C’è
qualcosa che non va?” chiese Enif vedendo la faccia tetra del
ragazzo.
“Pensavo
a
Reyn… i suoi genitori sono figli di babbani, è
per questo che se ne sono
andati…” Enif restò in silenzio
aspettando che il ragazzo continuasse. Nathan
si guardò attorno, prese una sedia e si sedette.
“Sai
mi ha
chiesto di raggiungerla… ma non lo so… insomma
qui sto dando una mano a tutti
quelli che sono come lei… è questa casa mia,
capisci Enif io voglio cambiare il
mondo in modo che Reyn resti qui... con me…”
aggiunse le due parole un po’ imbarazzato.
Enif gli
sorrise dolcemente.
“È
per
questo che sei così con la testa fra le nuvole?”
Nathan sorrise appena.
“Immaginavo
si notasse così tanto dato che Moody mi ha messo quasi sotto
torchio notando
qualcosa di strano, ma non pensavo se ne stessero accorgendo
tutti…”
“Nate…
vuoi
un consiglio d’amica?” il giovane annuì
“Dillo
a
Reyn, non a me… so che entrambi avete paura di questa
guerra… vi capisco… io…
non so nemmeno se saprò difendermi la prossima
volta… ma dovete affrontarla
insieme, soli siamo fragili…”
Nathan
annuì.
“Hai
ragione… parlerò con Reyn… scusa se ti
ho fatto perdere tempo…” così dicendo
Nathan se ne andò.
Enif lo
guardò andare via, poi prese in mano il volantino.
“Rubare
la
magia…” rilesse a bassa voce. Era una teoria
interessante, assurda ed
interessante ma sapeva per esperienza che parole come quelle era
ciò che
aspettava l’aristocrazia purosangue, se quei volantini
cominciavano a prender
piede non c’era nulla di cui stare allegri.
▀■▪■▀
Sirius
stava pattugliando Diagon Alley, quella volta non era per
l’Ordine ma per il
Ministero, lui e un paio di altri agenti si erano divisi pattugliando
le strade, secondo una soffiata
quel giorno doveva avvenire uno scambio illegale di sangue di drago,
nulla di preoccupante,
ma il luogo della trattativa era un mistero. Il giovane
lanciò una occhiata
verso il vicolo che portava a Knockturn Alley.
Portò
la
bacchetta alla bocca.
“Savege,
controllo Knockturn Alley” mormorò certo che
ovunque fosse il collega lo avesse
sentito.
“Va
bene,
non ficcarti nei guai Black…” fu la risposta
dell’Auror.
Sirius si
strinse il mantello sulle spalle, quasi un anno prima lui e James
stavano
correndo come forsennati per Hogsmeade cercando un regalo per Lily e
Enif. A
quel proposito si disse che stava meglio senza il gatto di Lily tra i
piedi,
quell’animale lo odiava, lo sapeva. Quando Lily ed Enif
abitavano a Faulkbourne
Hall la creatura non faceva altro che preparare dei veri e propri
agguati a sue
spese.
Un paio di
streghe smisero di parlare vedendolo, il giovane si rese conto che non
avevano
visto lui ma la spilla degli Auror, appuntata sul suo petto. Si
sistemò il
mantello in modo da nasconderla ci mancava soltanto che qualche
ladruncolo da
quattro soldi si mettesse a tormentarlo. Da quando gli Auror avevano
avuto il
permesso di usare le maledizioni senza perdono su ordine del capo
dipartimento
Bartemius Crouch la comunità magica si era letteralmente
spaccata in cinque parti:
quella che sosteneva Voldemort, quella che odiava il ministero, quella
che non
voleva prendere posizione perché troppo spaventata, quella
che credeva fosse
giusto combattere Voldemort ma non dando al Ministero troppo potere e
quella
che pendeva dalle labbra del Ministero. A Knockturn Alley di solito si
trovavano tutti quelli dei primi due gruppi di conseguenza un Auror da
quelle
parti veniva letteralmente fiutato.
Stava
arrivando da Magie Sinister quando si fermò davanti a una
vetrina dove
spiccavano alcune teste rinsecchite, fece finta di osservarle
ascoltando la
conversazione di un paio di uomini dietro di lui.
“La
vendita
si farà domani, Diagon Alley è piena di Auror
oggi…”
“Credi
abbiano saputo del carico?”
“No…
credo
siano in giro per i Mangiamorte come al solito…”
Sirius si
voltò appena tentando di riconoscere i due uomini.
“Non
dovresti parlare così magari qualcuno di loro è
qui in giro…”
“Io
sono
purosangue non ho niente da temere… tu piuttosto
dovresti…”
“Zitto!”
Sirius
riuscì a vedere l’uomo che aveva appena parlato
era alto e magro, i capelli
biondo paglia erano arruffati, dalle rughe in volto Sirius
stimò dovesse essere
più vicino ai sessanta che ai cinquant’anni. Lo
vide guardare nervosamente
verso la vetrina di Magie Sinister.
“Paura
dei
nobili, Steve?” Steve non rispose, limitandosi ad annuire.
“Credo
sentano l’odore di sangue babbano da metri di
distanza… hai visto che occhiata
ci hanno dato quando sono entrati?”
“Non
mi
importa che guardino il mondo da sopra in giù, per quel che
mi riguarda non
voglio avere niente a che fare con i Black…”
Sirius
dovette far affidamento al poco auto controllo che aveva per non
sobbalzare e
farsi scoprire, doveva riuscire a sentire di più, il luogo
della vendita del
giorno dopo ad esempio.
“Meglio
andare
prima che vengano fuori, la signora mi sembrava un po’
nervosetta…”
“Hai
ragione, non mi sembra un buon momento per morire, da domani saremo
ricchi
amico mio… ricchi ti dico!”
“Speriamo
gli Auror non ci ficchino il naso…”
“Domani
allo stesso posto, giusto?”
“Sì…”
Sirius tese
le orecchie sperando che quei due fossero così stupidi da
finire la frase.
“Accanto
alla vetrina allora…”
“Vicino
a
quel coso verde…”
Detto
questo i due si divisero. Sirius si disse che ora doveva trovare una
vetrina
con un coso verde… se gli avessero chiesto di trovare un
vermicolo a Londra la
cosa sarebbe stata più semplice.
Si
voltò
convinto di andarsene da dove era venuto quando la porta di Magie
Sinister si
spalancò, Sirius si immobilizzò trovandosi a
fissare Orion e Walburga Black.
Orion
osservò il figlio, era dal giorno in cui Sirius era
scappato, ormai quasi
quattro anni prima che non si vedevano o almeno da allora si erano
deliberatamente ignorati.
Sirius non
abbassò lo sguardo, non lo avrebbe mai fatto né
davanti a sua madre, né davanti
a suo padre.
“Sirius…”
la voce di Orion Black era più roca di quel che ricordava e
guardandolo bene
Sirius lo trovò più pallido e magro, ma
nonostante tutto questi pensieri non lo
toccavano, non gli interessava nulla di quei due.
“Potresti
almeno salutare tuo padre…” Sirius si chiese
ancora una volta nella vita se sua
madre si divertisse a riprenderlo, per anni si erano ignorati,
l’ultima volta
che l’aveva vista, Sirius gli aveva rubato da sotto il naso
l’eredità di zio
Alphard e adesso pretendeva che li salutasse come si doveva? La vide
guardarlo
truce mentre lui restava in silenzio. Si aspettava che ubbidisse ai
suoi
ordini? Perché avrebbe dovuto farlo?
“Non
sei
cambiato…” mormorò Orion, Sirius non
riuscì a capire se fosse un complimento o
no.
“Neanche
voi…” rispose sprezzante, il suo di certo non lo
era.
“Abbiamo
saputo dell’attacco alla tua fidanzata…”
Sirius si trattenne da estrarre la
bacchetta, aveva sentito chiaramente la nota di disgusto con cui aveva
pronunciato la parola fidanzata.
“Siete
diventati peggio dei babbani che bramate tanto proteggere, è
come tali è giusto
che veniate spazzati via…”
“Non
dovreste parlare così madre… potrei
arrestarvi… e non ne sarei nemmeno tanto
dispiaciuto…” disse strafottente Sirius indicando
la spilla che aveva tenuto
nascosta fino a quel momento.
“Non
oseresti…” sibilò la donna.
“Dammi
un
buon motivo…” ringhiò Sirius.
Sirius non
abbassòlo sguardo, fissado la madre con astio. Walburga, lo
notò chiaramente, era
un punto di estrarre la bacchetta, ma Orion le fermò la mano.
"Non
sporcarti le mani con gli Auror, Walburga, ci pensano già i
Mangiamorte..."
Sirius
osservò il padre, aveva notato nella sua voce un'inflessione
stanca, quasi
stufa.
"Orion
lui..."
"Non
sei la prima a dire che non fa più parte della famiglia?
Andiamo a casa,
Walburga... Sirius..." salutò prima di allontanarsi assieme
alla moglie.
Padfoot li guardò allontanarsi, agrottando appena le
sopracciglia, mai aveva
visto i suoi genitori contraddirsi in pubblico... Mai. In
più l'aveva lasciato
sorpreso il tono stanco che suo padre aveva usato, quasi esasperato,
non era
più quello dell'uomo con cui spesso aveva combattuto
verbalmente, ora a Sirius
sembrava solo un vecchio.
Rimase
impalato ancora un'istante, era quasi arrivato a Diagon Alley quando la
voce di
Savage gli risuonò nelle orecchie.
"Black,
ti sei perso a Knockturn Alley?"
"Arrivo,
i nostri uomini non si faranno vedere oggi..."
"E chi
te l'ha detto?"
"Gli
ho sentiti parlare e so anche dove si incontreranno..."
"Ben
fatta, Black.."
Sirius
sospirò pensando che forse quella "visita" a Knockturn Alley
a
qualcosa era servita.
▀■▪■▀
James
sbuffò camminando per le vie della Londra Babbana, era certo
al 1000 per cento
che Lily si sarebbe arrabbiata a morte, in quel momento infatti la
stava
andando a prendere al centro di Magia Sperimentale.
Cosa c'era
di strano?
Lily gli
aveva esplicitamente vietato di venirlo a prendere a meno che non
crollasse il
mondo magico. In realtà Lily gli aveva detto che il ponte
dal quale si accedeva
alla struttura nascosta sotto il Tamigi era molto frequentato dai
babbani, e
non era quindi facile accedere senza dare nell'occhio. E date le
continue
minacce ricevute dal signor Greathead non era il caso di dare
nell'occhio.
A questo
punto è normale chiedersi cosa era successo a James per
farlo arrivare a tanto?
La risposta era semplice: Dorea Potter.
James era
appena tornato a casa dopo aver finito il suo turno al ministero quando
suo
madre lo aveva pressochè aggredito minacciando di
diseredarlo se non fosse
subito andato a prendere Lily.
James era
stato costretto a cedere e onestamente era a sua volta preoccupato, il
volantino che era arrivato a casa assieme alla posta del mattino non
era per
nulla rassicurante.
I BABBANI
RUBANO
LA NOSTRA MAGIA.
C'era
scritto a caratteri cubitali e si proponeva di spiegare il motivo per
cui
nascevano maghi in famiglie babbane.
Quello che
preoccupava James e sua madre era che la teoria per cui per ogni
babbano nato
con poteri magici nasceva un magonò era espressa con una
tale verosimiglianza
che chiunque non conoscesse la reale percentuale di
possibilità di nascere
magonò ci avrebbe creduto. Il che avrebbe portato un altra
fetta di persone
dalla parte di Voldemort.
James
gaurdò il Vauxhall Bridge, le quattro corsie carrabili erano
piene di
automobili ma sul marciapiede non c’era anima viva, una vera
fortuna, si disse.
Avanzò
a passo sicuro lungo il marciapiede affiancando la balaustra rossa. Si
fermò
solo arrivato al secondo pilone, si sporse un po’ osservando
la stuatua in
bronzo: una donna che rappresentava la scienza o meglio
l’astronomia, vestita
di un mantello con una sfera in mano, James non si sorprese tanto a
vedere la
statua guardare verso di lui. Sorrise era arrivato nel posto giusto.
Si
appoggiò
al pilone su cui era agganciato una porta salvagente rosso e bianco, si
fece
scivolare tra le dita un zellino, sorrise appena inserendo la moneta
dietro al
salvagente, invisibile agli occhi dei babbani si aprì una
scala all’interno del
pilone, James si guardò attorno per essere sicuro di non
essere visto e poi si
infilò nel passaggio che si chiuse alle sue spalle.
Un attimo
di buio e poi delle fiaccole si accesero, prima vicino a James e poi
via via
sempre più in basso fino illuminando le lunghe scale a
chiocciola.
James
cominciò a scendere all’interno del pilone mentre
una voce di donna gli
augurava una “Buona Giornata al CMS”, quello era
l’unico ingresso alcontrario
del Ministero o del San Mungo il
CMS era una associazione privata e la sua politica di segretezza aveva
adottato
da quasi otto anni l’isolamento dalla rete della
Metropolvere. Tutti i maghi
che erano a conoscenza di quel posto e non vi lavoravano si chiedevano
il
perché tu tutta quella segretezza, molti avevano addirittura
ipotizzato che
lavorassero per Voldemort, tutto ciò che sapeva lo aveva
saputo da Lily che
aveva semplicemente detto “ci sono molte cose che
cambierebbero in bene il
mondo ma molte non sono supportate dal Ministero o
dall’opinione pubblica, è un
po’ quello che avete fatto voi per Remus, illegale certo ma
assolutamente
giusto.” Da ciò James aveva dedotto che gli
esperimenti del centro avrebbero
cambiato in meglio la società futura ma finché
non mostravano i risultati
sperati era meglio proteggerli.
Ci mise una
decina di minuti per scendere nell’atrio, guardò
verso l’alto, il Tamigi
ondeggiava sopra le loro teste.
“James?”
alzò lo sguardo incrociando gli occhi di Lily.
“Che ci fai qui?” restò un
attimo ad osservarla, non l’aveva mai vista con la tenuta da
lavoro del centro,
la trovò bella anche così con i capelli raccolti,
la tunica bianca sporcata da
qualche pozione, e dei guanti in mano.
“Mia
madre
voleva che ti passassi a prendere…”
spiegò titubante lui. Lily gli sorrise.
“Ha
visto
il volantino di propaganda di Voldemort vero?”
“Come…”
“E’
arrivato ad ogni mago o strega dell’intero mondo
magico… Enif mi ha mandato un gufo
dicendo che era perfino appeso nella mensa del San
Mungo…” lei gli sorrise
avvicinandosi “sono felice tu sia qui…”
“Evans
puoi
chiudere tu assieme al Georgius stasera?” Aaron Wellington
era l’ultimo mago
rimasto lì quella sera oltre a Lily e al signor Greathead.
“Mia
figlia
mi aspetta, è il suo compleanno sai…”
continuò Wellington allegro.
“Sì,
signor
Wellington… non è un problema se resto ancora
un’oretta vero Jamie?” chiese al
ragazzo.
“No,
no ti
aspetto qui…” sorrise lui sedendosi su una sedia
posta in un angolo dell’atrio.
“Grazie
Evans, mi salvi la vita.” Disse l’uomo
abbracciandola “buona notte…”
Quando
l’uomo imboccò la scala a chiocciola, James
guardò Lily.
“Sono
sempre così espansivi qui?”
Lily
ridacchiò
“Non
fare
il geloso adesso… vado ad avvertire Greathead che sei qui e
che Wellington è
andato via…”
“Va
bene…
ci metterete molto a finire ciò che state facendo?”
“Non
ne ho
idea…”
James
aspettò qualche minuto prima di essere raggiunto da Lily.
“Possiamo
già andare?”
“No,
Georgius vorrebbe che venissi di là…”
“Che
vuole
da me? Non sono uno scienzato…”
“James
Potter imbarazzato o sbaglio?”
James
ridacchiò “Mi faccia strada signorina
Evans…”
Lily
condusse James lungo una serie di corridoi, oltrepassando una serie di
porte
chiuse.
“Sono
gli
uffici degli altri…” spiegò la ragazza.
“E il
tuo?”
“Sono
ancora un’apprendista James…” rise lei
“do una mano a un po’ tutti…”
spiegò
poi.
James la
seguì in silenzio finché Lily non aprì
una porta.
Georgius
Greathead era chinato su alcuni tomi antichi e polverosi, in
più c'erano alcuni
fogli stampatiche
provenivano
sicuramente dal mondo babbano.
"Salve
James..." salutò alzando gli occhi verso il ragazzo.
"Signore..."
"Lily
puoi prendere quel fascicolo babbano del 1780?"
Lily si
avvicinò ad uno scaffale prendendo alcuni fogli ingialliti.
"Posso
chiedere cosa sta facendo signore?" chiese James notando come i fogli
fossero pubblicazioni di nascita, matrimoni e funerali sia del mondo
magico che
di quello babbano.
“È
una cosa segreta..."
"Mi
scusi..."
"Ma di
te mi fido..." James spalancò gli occhi fissandolo sorpreso.
"Io
etuo padre siamo
stati i primi ad
unirci ad Albus, dopo Elphias naturalmente, Elphias e Albus andavano a
scuola
assieme... Mi è dispiaciuta molto la sua morte, di tuo padre
intendo... So di
essere il prossimo sulla lista nera di Voldemort in persona..."
"Non
dica così..."
"Qualcuno
ha parlato dei miei studi con Voldemort e per questo che è
uscito quel
volantino..." James lo guardò non capendo.
“I
babbani
chiamerebbero la mia una ricerca “genetica”, sai
cos’è la genetica James?”
“No…”
“Dal
greco ghenetikòs,
“relativo alla nascita”, che
deriva a sua volta da ghènisis,
l’origine… tra i babbani è la scienza
che studia i geni, l’ereditarietà, e la
variabilità genetica… ovvero spiega
perché tu hai i capelli e gli occhi di tuo
padre…” osservò un attimo James
“la mia ricerca sarebbe definita genetica
perché voglio scoprire l’origine della
magia… da dove viene? Molti dicono che i
bambini prendano la magia dai genitori, ma questo non spiegherebbe come
fanno a
nascere maghinò o figli maghi in famiglie
babbane…”
“Ha
scoperto qualcosa?”
“Teorie
che
avranno bisogno di molti altri studi per essere verificate…
ma abbastanza
frequenti da essere pressoché
indiscutibili…”
“Frequenti?”
“Adesso
sto
cercando di capire da dove derivi la magia della sua dolce
metà, ad esempio…”
James
guardò Lily.
“Come
fa a
dirlo?”
“Sai
cosa è
sempre successo ai maghinò James?”
“Venivano
esiliati, tenuti al limite della comunità
magica…”
“Esatto…
quante possibilità pensi potesse avere un magonò
di sposarsi con un mago mille
anni fa?”
“Molto
poche…”
“È
questo
il punto… pressoché nulle… nelle
famiglie nobili i magonò venivano cancellati
dagli alberi genealogici, le loro tracce spariscono negli anni. Ho
ricostruito
gli alberi genealogici di tutti i nati babbani del
laboratorio… e ora sto
completando quello della signorina Evans, e tutti, nessuno escluso mi
portano
alla stessa conclusione… c’è un
magonò o un mago all’interno
dell’albero… la
magia potrà saltare anche una ventina di generazioni, ma poi
rispunta fuori…”
“Quindi
anche Lily ha un antenato che apparteneva al mondo magico?”
“Sì,
anzi
come minimo due uno nel ramo materno e uno in quello
paterno…” il vecchio
parlava con voce rapita, quasi sognate, l’occhio sano fissava
i tomi davanti a
lui, ma la mente non li vedeva persa nelle storie che voleva scoprire.
“E
così per
tutti gli altri nati babbani?”
“Beh
non
posso parlare per tutto il mondo ma quelli che lavorano in questo
studio sì…”
“Ma
non
capisco… e i magonò perché
nascono?”
“I
magonò
sono particolari… non sono babbani, difatti gli incantesimi
anti-babbano non
funzionano sui maghinò, ma non hanno spiccati poteri magici,
se devo essere
sincero ho cominciato questa ricerca sette anni fa partendo dagli studi
sui
maghinò… è difficile da spiegare.
È
come se i
maghinò fossero “spenti”, posseggono la
magia in sé, ma non sono in grado di
usarla…
Di
conseguenza il figlio di un magonò e un babbano
avrà la magia, come
addormentata all’interno di lui… i babbani lo
chiamerebbero gene recessivo.
Ovvero una eredità che si manifesta solo quando è
in coppia…”
“Se
posso
parlare chiaramente signore… ho capito che bisogna avere
degli antenati maghi
per poter nascere maghi ma questa storia dei geni mi è
alquanto difficile da
digerire…” disse leggermente imbarazzato James,
mentre Lily ridacchiava.
“Mettiamola
così James…” disse la ragazza
“mia sorella è una babbana, io una strega,
perché? Devi pensare che quando veniamo concepiti prendiamo
un gene dalla madre
e uno dal padre… mi segui?”
“Sì…”
disse
James concentrandosi, sapeva che Lily era un genio ma lui doveva almeno
capirlo
quel ragionamento, ne andava del suo orgoglio.
“Bene
metti
per presupposto che mia madre abbia da darmi un gene diciamo
“magico” e uno
“babbano”, e mio padre lo stesso… io
potrei ricevere due geni “babbani”, uno e
uno come loro o due geni “magici”… ci
sei?”
“Sì…
credo…” disse James passandosi pensoso una mano
tra i capelli.
“Io
sono
nata strega, il che significa che i miei genitori mi hanno dato
entrambi i
“geni magici”… Tunia è un
altro discorso perché sia che abbia due geni babbani
che uno per sorte, non manifesterebbe alcun potere… ma se
avesse uno per sorte
e Vernon gli avesse anche lui, ci sarebbe una possibilità su
tre che abbiano un
figlio mago… hai capito ora?”
“Mi
sembra
complicata la faccenda…” sospirò il
ragazzo dopo un attimo di silenzio. Lily
rise.
“Ma
quindi
da chi discende Lily? Perché il mondo magico non ci
crederà se non gli
presentate degli alberi genealogici…”
“Questo
è
il motivo di tutte le scartoffie che vedi… trovare un
magonò è facile negli
archivi babbani… si arriva ad un punto in cui un babbano o
una babbana si è
sposato con questa persona di cui non risulta la nascita tra i babbani
stessi…
il problema è trovare la loro vera esistenza nel mondo
magico… come ti ho detto
molte sono le famiglie che hanno cancellato i maghinò dalla
loro storia…”
“Nel
mio
caso, ne manca uno, da parte di mia madre discendo da una
maganò irlandese,
Eithne* Ni Glaisin, dell’Ulster… da parte di mio
padre la ricerca nella parte
babbana si ferma ad un certo Wilfrid Leonòrga…
solo che questo cognome non
esiste tra i maghi… probabilmente questo Wilfrid ha cambiato
cognome quando è
arrivato tra i babbani…o forse era un soprannome e non il
suo cognome…”
“Tombola
Lily!” esclamò festoso il vecchio indicando un
punto del registro che stava
leggendo.
“Ho
ascoltato abbastanza di queste chiacchiere… ma su una cosa
avevi ragione
Greathead… sei il prossimo…” Lily,
James e Giorgius si voltarono di scatto
verso la porta.
Voldemort li
guardava con un ghigno divertito.
“Davvero
interessante la ricerca Georgius, peccato non lascerà mai
questo sotterraneo…
Avada Kedavra…”
Lily
spalancò gli occhi mentre il signor Greathead cadeva a terra
con un tonfo
sordo.
“Stufecium!”
gridò James, nel lasso di tempo in cui Voldemort parava il
colpo con una risata
di scherno, Prongs aveva ribaltato il tavolo da lavoro di Greathead e
vi si era
nascosto dietro assieme a Lily.
La ragazza
guardava il corpo del suo mentore, sentendosi inutile, non aveva potuto
salvarlo ma non avrebbe permesso che venisse distrutto anche il suo
lavoro… no,
il mondo magico doveva sapere che loro non rubavano la magia, la magia
apparteneva ai nati babbani così come apparteneva ai
purosangue.
“Avrà
anche
ucciso il signor Greathead ma non distruggerà le sue
scoperte…”
“È
una
sfida ragazza? Posso disintegrare voi e le ricerche di Greathead in un
secondo…”
James nel
mentre aveva richiamato un patronus, mandandolo da Silente assieme ad
un
messaggio.
“Lo
farai
prima o dopo che sarà arrivato l’Ordine,
Voldemort?” chiese strafottente James.
“Siete
divertenti ragazzini… credete di essere grandi
maghi… vi darò la possibilità di
salvarvi, se sopravivverete sarò entusiasta di sfidarvi
un’altra volta…”
“Cos…”
James non
riuscì a finire che alte fiamme si sprigionarono dal punto
in cui si trovava
Voldemort, lo sentì ridere prima di smaterializzarsi.
“Cazzo!
Ardimonio!”
esclamò il ragazzo osservando le fiamme assumere le forme di
enormi chimere,
dragoni e serpenti.
“Lily
dobbiamo uscire di qui!”
“Ma
le
ricerche…”
“Non
c’è
tempo…” esclamò James prendendola per
mano… il ragazzo prese al volo la
boccetta d’inchiostro di Greathead.
“Dobbiamo
almeno portare via il suo corpo James… James!” Il
ragazzo parve non ascoltarla
trasformando la boccetta in una passaporta, prese Lily per mano. Gli
occhi
della ragazza erano carichi di lacrime mentre con uno strappo
all’ombelico
scompariva dalla stanza.
Le fiamme
divorarono il corpo di Georgius Greathead, divorando il suo ricordo,
tutto il
lavoro della sua vita. Le pagine del vecchio libro si bruciarono,
cancellando
per sempre quelle poche parole in Antico Inglese:
“Wilfrid, cnāwendeswā
Leonòrga, se endenīehst eafora
of Godric Gryffindor āfaren se Scinnlæca Woruld tōerdienne swā muggles,
Lunden 1779”**
▀■▪■▀
“No!
James
dobbiamo tornare indietro… dobbiamo…”
Lily piangeva mentre il ragazzo la
stringeva a se, erano apparsi ai piedi del Vauxhall Bridge.
“No,
Lily…”
“Ma
il
centro, le ricerche, il signor Greathead…”
“Il
fuoco
non si spegnerà finchè non avrà
divorato tutto…”
“Ma…
era
tutta la sua vita, James… non l’ha solo ucciso
l’ha cancellato dalla storia…”
Lily si aggrappò alla camicia del ragazzo.
“Lo
so… ma
non possiamo tornare lì, amore… non
possiamo…”
Erano
ancora abbracciati all’inizio del ponte quando Albus Silente
e Elphias Doge
arrivarono sul posto. Un filo di fumo, invisibile agli occhi dei
babbani si
alzava dal pilastro della scienza.
*pronunciato
AE nyuh
**
“Wilfrid,
conosciuto come Leonòrga, l’ultimo figlio
(discendente) di Godric Gryffindor
lasciò il Mondo Magico per vivere come i babbani, Londra
1779”
.
Bene eccoci qui con
questo settimo capitolo, giusto in tempo per farlo leggere ad Alohomora
prima che parta. Ringrazio le tre persone che hanno commentato lo
scorso capitolo, e invito gli altri timidoni a farsi avanti anche solo
per dirmi di ritirarmi XD scherzi a parte vorrei sentire i vostri
pareri.
Al "imbocca al lupo" oserei
rispondere, se Alohomora mi lascia citarla, crepi Grayback! XD
Ogni tanto l'angoscia prende anche me mentre progetto i capitoli,
l'ultimo che ho scritto, il decimo, mi ha depresso abbastanza.
Sirius e James ringraziono e Enif, stringendo un mega peluches a forma
di felpato, dice che la sua "riabilitazione" sta andando bene XD
Alla prossima
e già con Dorcas
cominceranno i complessi di Remus ma grazie al cielo la scusa del
troppo vecchio qui non ce l'ha magari sarà "Siamo troppo
giovani per impegnarci" e intanto i Paciock si sposano (Remus trova una
scusa migliore...)
Dawlish è il mio capo espriatorio ( o capro espiratorio?) XD
poverino
Ecco hai presente che qui sopra ho scritto del depressione del capitolo
10? ecco appunto....
Alla fine ho dato due esami su quattro XDDDD vabbeh mi rifaccio a
settembre XD
Sai che anche io ho il dubbio
sull'occhio di Malocchio e infatti tento di non descriverlo XD
Guarda se un giorno ho tempo quei quattro rinciusi nella stanza te li
disegno perchè mi fanno morire XD ehehehe il
lupo deve ancora rendersi conto della sua cotta per Dorcas XD ma ci
arriverà
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 8: Lo voglio.
Sirius e
James aspettavano pazientemente fuori da Madama McClan, avevano
accompagnato le
ragazze a provare i vestiti per l’imminente matrimonio di
Alice e Frank,
avevano perciò approfittato sotto minaccia delle loro
ragazze per comprare
anche i loro di vestiti. Solo che le damigelle e la sposa ci mettevano
davvero
tanto a provare quei benedetti vestiti, e con la scusa che erano top
secret
fino al matrimonio i due erano stati costretti ad aspettare fuori.
Gli ultimi
giorni di febbraio erano stati all’insegna delle lotte tra
damigelle che
volevano ognuna il proprio colore preferito e la sposa che voleva
assolutamente
che le damigelle fossero tutte uguali, di stravagante bastava
già sua suocera
che aveva tirato fuori dall’armadio, definito da
Alice degli
orrori, una cloche ricoperta da una piuma di struzzo.
Alla fine
era stata Lily a risolvere il problema e adesso a sette giorni dal
fatidico di
Sì le ragazze erano finalmente riuscite a provare gli abiti
così sudati.
“Mi
chiedo
perché ci mettano tanto…”
sbuffò Sirius spazientito
“Sono
sei
donne in un negozio di vestiti credo che usciranno nel momento in cui
Madama
McClan chiuderà…”
“Vuoi
dire
restare qui ancora tre ore? Ricordami perché siamo noi a
fare da scorta alle
ragazze?”
“Perché
Moody ci ha dato la giornata libera mentre gli altri
lavorano… e perché Frank
ci ha chiesto di fare gli usher al matrimonio”
constatò mogio James.
“A
proposito di Frank, gliel’hai chiesto infine?”
“Sì,
ha
detto che parlerà con Alice ma a lui l’idea piace,
quindi siamo già a buon
punto…”
“Alla
fine
ha risolto con Colfer?”
“Si
il
nostro caro ex-compagno gli farà da testimone dato che il
ritiro con la squadra
è slittato di un paio di settimane…”
“Bene…”
Sirius guardò l’orologio “Speriamo
finiscano presto mi seccherebbe arrivare
tardi da Moony stasera… se vuole essere bello per questa
domenica non deve
farsi male stanotte…”
James
annuì.
“Allora
Mary come va la tua nuova vita tra i babbani?” chiese Lily
mentre la
ex-compagna di dormitorio veniva usata come puntaspilli, a suo parere,
dall’apprendista di Madama McClan.
“Rilassante
oserei dire, è bello non dover sempre leggere titoloni
catastrofici” sorrise la
bionda.
“Babbani
interessanti?” chiese la sposa riemergendo dal salottino di
prova dove si era
appena tolta l’abito. Mary arrossì appena.
“Chi
è?”
“Lavora
con
me nell’ufficio… ma non è nulla di
serio, davvero…” sorrise la ragazza.
“Ma
quindi
Alice fa così con tutte…” sorrise
Dorcas memore dell’interrogatorio che aveva
subito un paio di mesi prima.
“Giust’appunto!”
esclamò Alice “Frank oggi fa le piante della
chiesa e del banchetto che deve
darle a James e Sirius, gli ho detto di metterti accanto a Remus, ho
fatto bene?”
sogghignò la futura sposa.
Dorcas
arrossì fino alla punta dei capelli.
“Hai
una
cotta per Remus?” chiese Reyn Lowell mentre si sistemava gli
occhiali dopo che
Madama McClan le aveva quasi infilato a forza il vestito.
“Beh…
io…”
“Reyn,
sei
pregata di dire a Nathan che sei innamorata di lui, perché
al corso mi sta
facendo delle paranoie terrificanti perché ha paura della
lontananza….” Sbuffò
Enif facendo ondeggiare la gonna del vestito che le arrivava alle
ginocchia.
Questo fu
il turno di Reyn di arrossire.
“Voi
piuttosto?” ribatté imbarazzata “Nathan
ha detto che abitate a casa di James e
Sirius…”
Lily ed
Enif arrossirono, mentre Mary si voltava con occhi sgranati.
“Siete
andate ad abitare da James e Sirius e non mi avete detto
niente!”
“Beh
stiamo
da loro un po’ per necessità sai… con i
miei babbani e i genitori di Enif che
erano già stati attaccati….”
“Si,
si…
tutte scuse a quando i vostri matrimoni?” continuò
Mary facendo ridere le sei
ragazze.
Mezz’ora
più tardi le ragazze finalmente uscirono trovando James e
Sirius quasi
addormentati appoggiati al muro.
“Era
ora…”
sbottò James “Avete comprato il negozio?”
“Ti
piacerebbe” ridacchiò Mary.
"Ricordamelo
la prossima volta... MAI accompagnare sei donne a fare compere..." si
lamentò Potter all’indirizzo di Sirius.
"Colpa
mia James, ho insistito perché provassero tutte assieme per
vedere che effetto
facevano..." sorrise la futura sposa. "Allora vi perdono..."
rise il ragazzo.
"Ma in
cambio della nostra pazienza ci date una anticipazione sul vestito
delle
damigelle?" tentò Sirius guardando implorante la sua
ragazza.
"No
top secret!" rimbeccò Enif.
"Beh
potremmo dire loro almeno il colore del vestito... così
sanno che fazzoletto
mettere nel taschino…" disse Alice guardando le ragazze
furbescamente.
"è
bianco
e nero, ma anche rosso... E rosa... E azzurro e verde..." disse
enigmatica
Lily. I ragazzi non poterono far altro che immaginarsi un vestito a
macchie. Si
guardarono scettici.
▀■▪■▀
James
bloccò
Frank esasperato, il futuro sposo camminava avanti e indietro per il
soggiorno della
casa che aveva comprato alla periferia di Londra.
"Datti
una calmata amico, ci hai chiamati qui per discutere
dell'organizzazione non
per vederti consumare il pavimento..."
Sirius
annuì.
"Sì
scusate ma non sono ancora convinto per domani..."
"Ehi
sposo non vorrai saltare il tuo addio a celibato? Gideon e Fabian si
sono fatti
in quattro per liberarci dei turni di pattuglia, Malocchio ci scanna se
scopre
che abbiamo messo su tutto questo casino lasciando i turni a Caradoc,
Benji e
lui, per poi non festeggiare..."
"Già
scusate
e poi è giusto… sono solo in ansia per il
matrimonio, in ansia per lavoro, in
ansia per la guerra..." disse velocemente tutto ad un fiato.
"Ehi
Mr. Ansietà datti
una calmata e lascia
fare tutto ai tuoi cari usher..."
"Ecco questa è un'altra
cosa che mi mette
ansia..." disse guardandoli scettico.
"Frank
rilassati!" urlò James scuotendolo.
I tre si
misero a ridere, Frank poi guardòJames serio.
"Anche
Alice è d'accordo e ci penserà lei ad avvertire
le altre damigelle."
"Bene..." sorrise James.
"Quando
Moody lo scoprirà ti sbranerà lo sai..."
continuò Sirius stuzzicando gli
altri due.
"Sirius
non sei il primo che dice che la vita èuna e bisogna viversela? Moody non può
impicciarsi della mia..."
Il moro
sogghignò sfogliando i fogli che Frank aveva lasciato sullla
tavola accanto a
loro.
“I
tavoli
sono da quattro, con chi hai messo Remus?"
"Con
Peter, Dorcas e Elphias Doge, nel tavolo affianco a voi... Come mi ha
detto Alice,
va bene no?" James e Sirius si guardarono sorpresi.
"Alice?"
"Sì,
mi
ha detto di metterlo affianco a Dorcas..."
James e
Sirius sorrisero.
"Hai
capito Moony, zitto zitto..."
"buono
buono ed eccolo che fa stragi di cuori."
"Beh sono
felice per lui, Dorcas è una bella ragazza..."
constatò con ovvietà Frank.
"Sì,
ricordo..."
"Sirius
non dirmi che anche con lei…."
"Quando
le ho chiesto se voleva uscire con me al quinto anno ha detto di
sì e poco dopo
mi ha scaricato dicendo che forse una storiella tanto per divertirsi
non era
per lei, siamo stati assieme per un totale di quattro ore... "
"complimenti...
Enif non sarebbe contenta di sapere che ti ricordi tutte le altre..."
"Credimi
James la lista la conosce meglio lei... e non perde attimo per
ricordarmela"
sospirò Sirius. Frank
e James non
poterono far a meno di ridere per il tono abbattuto del moro.
▀■▪■▀
Casa Brand
era avvolta dalle risate. Alice e le sue damigelle si erano appropriate
del
soggiorno in un addio al nubilato che assomigliava di più ad
un pigiama party,
ma Alice era stata irremovibile: spogliarellisti in casa sua non ce li
voleva!
Le andava bene così, loro sei, un soggiorno, una
quantità industriale di
schifezze da mettere sotto i denti, qualche bottiglia di idromele e
tante
chiacchiere.
Sopra le
loro teste, nella stanza di Alice era appeso, pronto per essere
indossato il
giorno dopo, il suo abito da sposa che in quel momento una bambina di
undici
anni stava osservando assorta. Un altro scoppio di risa al piano di
sotto la
riscosse, la bambina scese le scale con rapidità aprendo
appena la porta del
soggiorno, guardando la sorella.
“’Lice…”
mormorò appena, Mary si accorse della bambina.
“Alice,
tua
sorella…”
“Anne…”
Alice si voltò sorpresa era sicura che sua madre avesse
detto di aver
insonorizzato la camera di Anne cosicché potesse dormire.
“Posso
stare un po’ con voi?” chiese timidamente. Alice le
sorrise annuendo. Anne
entrò di slancio abbracciando la sorella.
Alice la
capiva, Anne era terrorizzata all’idea di perderla e Silente
aveva concesso
alla famiglia solo tre giorni liberi e perciò la bambina
tentava il più
possibile di restare assieme a lei, prima del matrimonio.
“Di
che
parlate?” chiese guardando le amiche della sorella.
“Della
scuola…” Anne storse il naso.
“Non
ti
piace Hogwarts?” chiese Enif dolcemente.
“Non
è che
non mi piace, Hogwarts è fantastica
ma…”
“Anne
non è
contenta perché dice che il cappello è tutto
scemo dato che l’ha smistata a
Tassorosso…” spiegò Alice, con aria
solenne.
“Io
volevo
essere un Grifondoro come te, Alice!” disse la bambina con un
tono volto ad
evidenziare l’enorme tragedia che il cappello aveva causato.
“Anch’io
ero a Tassorosso…” disse Reyn, Anne la
guardò.
“Davvero?
È
com’è più avanti? Non ti prendevano
tutti in giro?”
“Quando
batti i Serpeverde a Quidditch nessuno ti prende più in
giro…” scherzò la
ragazza.
“In
effetti…” concordò Dorcas “ti
ricordi quando ti ho quasi disarcionato dalla
scopa?”
“Era
un fallo
quello Dorcas…”
“No
Reyn,
era regolamentare!”
“Ancora
con
questa storia…”
Mentre Reyn
e Dorcas cominciavano a bisticciare, Alice si alzò.
“Anne,
Enif
venite con me a prendere l’altra bottiglia? Lily, Mary a voi
il compito di
farle tornare pacifiche…” rise Alice mentre usciva
dalla stanza assieme alla
sorella ed Enif. Una volta in cucina la sposa lanciò un
incantesimo per
insonorizzare la stanza.
“James
te
l’ha dato?” chiese con un sorriso.
“Ecco
qui…”
disse la bruna porgendo una scatola verde ad Alice.
“Bene…”
“Che
cos’è?” chiese Anne curiosa.
“Una
sorpresa per domani…” disse enigmatica Alice
▀■▪■▀
Frank era
completamente fuori di testa mancava un’ora al matrimonio e
del suo testimone
non c’era traccia. Samuel sembrava inghiottito dal nulla,
dopo il gufo del
giorno prima che gli diceva che non poteva partecipare al suo addio al
celibato
a causa di un problema improvviso.
“E se
non
viene…” disse per l’ennesima volta.
Remus lo guardò sospirando, dato che James
e Sirius stavano accogliendo i primi ospiti che erano arrivati nella
casa di
campagna dei Paciock nel Lancashire, lui e Peter erano rimasti a
rassicurare un
ansiosissimo sposo.
“Frank
sono
sicuro che avrebbe avvisato se …”
“Hai
ragione Remus, magari è solo stato
trattenuto…” lo sposo misurò a lunghi
passi
il soggiorno della casa di sua madre guardando nervosamente il
giardino.
“Peter
puoi
andare a vedere se non è arrivato e si sta perdendo in
chiacchiere?” Peter
annuì aprì la porta trovandosi davanti la signora
Paciock vestita di tutto
punto, gli occhi del ragazzo si soffermarono sul cappello con la piuma
di
struzzo.
“Salve
signora Augusta…”
“Se
stai
uscendo per cercare quel scalmanato di Samuel non è
arrivato… ed è per questo
che sono qui…” disse entrando a grandi passi.
“Che
c’è
mamma?”
“Come
che
c’è? Sei un Auror e ti sei impanicato per un
testimone che ti ha tirato buca…
c’è qualcuno tra i tuoi amici che anche Alice
vorrebbe come testimone.
Frank ci
pensò un attimo, sua madre aveva ragione, ormai Samuel non
sarebbe arrivato, o
perlomeno dovava prepare un piano B, qualcuno che avrebbe potuto fargli
da
testimone.
Alzò
lo
sguardo su Remus.
“Io?
No,
scordatelo non posso, non credo neanche che la mia parola possa valere
qualcosa
davanti al Ministero come potrei farti da
testimone…”
“Remus
siamo amici da quanto? A settembre saranno 8 anni, no?”
“Perché
non
lo chiedi a Peter…” cercò di
temporeggiare Remus, mentre Augusta Paciock non
conoscendo il problema del ragazzo reputava la scenetta una inutile
perdita di
tempo.
“Che
ti
costa, ragazzo… è deciso sarai il testimone di
Frank, fine dei giochi…” disse
mettendo in mano a Remus la stessa rosa violetta che aveva
all’occhiello Frank.
“Si
comincia tra 47 minuti, vado a vedere se ai tuoi usher serve
aiuto…” disse la
donna guardando il figlio.
“Tua
madre
non è il tipo da prendere sottogamba…”
“Per
niente…
papà dice che se Voldemort non ci ha ancora attaccato
è perché ha paura della
mamma…” sorrise lo sposo. “lo so che ti
ha praticamente lo costretto… ma grazie
comunque Remus…”
Remus non
potè far altro che sorridere.
“Spero
ti
convalidino il matrimonio anche se il testimone è una
creatura oscura…”
“Chi
sarebbe la creatura oscura? Peter tu l’hai vista da qualche
parte?” scherzò
Frank dando una pacca sulle spalle a Remus. “Andiamo a
salvare i miei due usher
prima che mia madre li mangi vivi…”
▀■▪■▀
Alice si
sistemò il vestito guardandosi allo specchio.
Così facendo vide entrare nella
stanza le sue cinque damigelle. Gli abiti erano gli stessi, variavano
solo per il
colore della gonna, fino alla cintura nera infatti il vestito era
bianco con
una leggera scollatura quadrata e le maniche a sbuffo, sotto la cintura
la
gonna a ruota aveva il colore che ognuna di loro aveva scelto come il
nastro
che avevano legato al collo
"Ragazze
siete bellissime.."
"Se
noi siamo bellissime tu sei da favola…”
commentò Lily, Alice era davvero bella,
il vestito a tubino cominciava ad allargarsi da sotto il ginocchio,
come una
campanula. Sulle spalle scoperte Alice portava una leggera stola, per
riscaldarla da quel venticello dispettoso che si era alzato quella
mattina. I
capelli erano raccolti in elaborate trecce, che lasciavano scappare
piccole
ciocche intrecciate con dei rametti di mughetto.
Alice
sorrise, guardando le rose violette che le facevano da cintura
incantate
per magia scendevano a spirale dalla vita in giù.
“Credo
di
essere pronta…” disse nervosa prendendo il bouquet
di rose violette e mughetto.
Le amiche
le sorrisero incoraggianti mentre Anne faceva capolino nella stanza,
sembrava
una nuvola rosa, pensò Alice guardando la sorella. La
bambina la guardò
sognante.
“’Lice
sei
bellissima! Per me Frank sviene appena ti vede!” rise la
bambina.
Sulla porta
si fece avanti il signor Brand.
“Sicura
di
essere sicura?” chiese ridendo, ricordando la sua paura che
Frank volesse
portargli via la sua bambina.
“Papà…
sì!”
disse la ragazza sorridendo.
“E
allora
cosa facciamo ancora qui?” chiese prendendo elegantemente per
braccietto la
figlia.
▀■▪■▀
Lily e Enif
stavano fissando sognanti Frank e Alice, il celebrante, un mago del
ministero,
li stava dichiarando marito e moglie.
Enif si
voltò appena a guardare Sirius con un sorriso. James
intercettò il gesto,
sussurrando malignamente all’orecchio dell’amico.
“Sei
fregato amico, quando pensi di chiederglielo tu?” Sirius lo
guardò facendo
finta di non capire.
“Chiedere
cosa?” disse con sufficienza.
“Chiedere
ad Enif di sposarti…”
“Alla
fine
della guerra…” rispose velocemente il ragazzo,
forse un po’ troppo velocemente.
“Questo
è
quello che hai detto a tutti… ma tu che
pensi…”
“Che
non ho
il coraggio…”
James
sorrise dando una leggera pacca sulle spalle a Sirius. I due guardarono
Remus
accantoa Frank, forse era un
bene che
Samuel fosse misteriosamente scomparso, per quanto si augurassero non
gli fosse
successo nulla di male.
“…dunque
io
vi dichiaro uniti per sempre”
Alice e
Frank si baciarono mentre il mago lanciò una pioggia di
stelle d’argento sulle
loro teste.
Dieci
minuti dopo il padiglione aveva tutto un altro aspetto, gli sposi
avevano
aperto le danze e l’allegria inondava l’aria come
da tanto tempo non capitava.
Frank e
Alice avevano invitato tutti i membri dell’Ordine,
più i parenti, i colleghi e
gli amici, una festa enorme e Sirius e James si trovarono molte volte
soggetti
alle domande degli ospiti che inavvertitamente perdevano il proprio
posto.
Avevano
appena spiegato, a quella che Sirius aveva scoperto essere una sua
lontana
parente, la posizione del suo tavolo, notando come Moody se ne fosse
imposessato. L’auror in kilt aveva sbuffato liberando il
posto dicendo che lui
accanto a Bernard Paciock non ci voleva stare.
James e
Sirius ignoravano il motivo ma per quieto vivere cercarono di rimediare
al
pasticcio.
“Ehi
agli
usher non è concesso ballare?” chiese Lily alle
loro spalle.
“Noi
due
damigelle ci dobbiamo passare Remus e Peter…”
ridacchiò Enif.
Sirius e
James si guardarono.
“Io
veramente non so ballare…” rivelò James
titubante.
“Vuoi
concerdermi questo ballo?” chiese invece Sirius con quella
che gli amici
avevano classificato come "finta cavalleria".
Lily
fissò
James.
“Anche
se
non balliamo forse ci puoi dare una mano…” sorrise
la rossa “in fondo voi siete
due delle menti più diaboliche di
Hogwarts…” aggiunse lanciando
un’occhiata ad
Enif, che capendo al volo sorrise annuendo.
Era appena
finito il terzo giro di musica quando Enif si avvicinò a
Remus
"Puoi
farmi l'onore? Sirius è scomparso nel nulla" chiese, mentre
alle spalle di
Remus Lily le faceva l'occhiolino.
"Certo...
ma non sono tanto bravo e lo faccio solo se mi assicuri che Sirius non
mi
staccherà la testa..."
Enif rise mentre trascinava
l'amico in mezzo
alla pista, la musica era quasi finita quando incrociarano Sirius e
Dorcas.
"Che
dici cambio di un coppia?" disse Sirius prendendo Enif per la vita
mentre
prendendo la mano di Dorcas la metteva in quella di Remus, Enif
trascinò Sirius
via così in fretta che nè Remus nè
Dorcas poterono obbiettare, ma fu in quel
momento che la musica cambiò e il valzer lasciò
il posto ad un lento.
Dorcas
guardò verso i musici dove Lily e James le fece un grande
sorriso mostrandole
due pollici in su.
"Emh...
balliamo?" chiese titubante Remus, Dorcas annuì
sorridendogli, beh almeno
non l'aveva mandata via si disse la ragazza.
Remus
fissò
il rossore sulle guance della ragazza, sentendosi a sua volta a
disagio. Dorcas
era una bella ragazza e aveva la capacità di farlo ridere,
ma non poteva
pensare a lei in modo diverso da quello di un’amica, o no?
“Secondo
me
sarebbero carini…” disse Lily guardando Remus e
Dorcas danzare.
“Già
a
Remus serve qualcuno che lo squota un
po’…” James si guardò attorno
Frank
guardava dalla sua parte mentre aspettava che Alice finisse di ballare
con
Moody.
Lo sposo
mostrò a James cinque dita, Potter annuì.
Il
pomeriggio andava scurendosi, erano le cinque quando Alice
trascinata da Sirius e James preparò il lancio del bouquet.
Le
damigelle e le altre ragazze nubili presenti alla festa si riunirono
poco
distanti, Lily nemmeno si accorse delle occhiate che alcune di loro le
avevano
lanciato.
Alice
sorrise voltandosi, guardò appena James annuendo.
Lanciò il bouquet che cadde
nelle mani di Lily anche perché tutte le altre ragazze le
avevano lasciato
spazio, soprattutto le damigelle che la fissavano sorridendo.
Le ragazze
si spostarono lasciando spazio a James.
“Credo
ci
sia qualcosa nel bouquet a meno che Alice non abbia pensato di
tenerselo…”
scherzò per allontanare l’agitazione che lo stava
assalendo.
Lily lo
guardò non capendo, o forse troppo sorpresa per poter
capire.
All’interno
del bouquet tra le rose era appesa una scatolina verde, Lily la prese
titubante, mentre James si inginocchiava davanti a lei, prendendole le
mani e
aprendole la scatola.
“Un
giorno
te lo chiesi per mettere le cose in chiaro… ma
ora… Lily Evans vorresti
sposarmi?” Ci fu un attimo di silenzio. Enif prese la mano di
Sirius eccittata
in attesa della risposta di Lily.
La rossa
battè le palpebre un paio di volte, passando lo sguardo
dall’anello che
luccicava davanti ai suoi occhi e la faccia ansiosa di James.
Le lacrime
fecero brillare lo smeraldo degli occhi di Lily mentre si slanciava al
collo di
James.
“Devo
dedurre sia un sì?” disse appena lui.
Lily fece
di sì con la testa troppo emozionata per fare altro.
“Quindi
vuoi sposarmi?”
“Sì,
James…
voglio sposarti, Potter!” rise la rossa mentre James la
prendeva in braccio.
A questo
seguì uno scroscio di applausi. Enif sorrise mordendosi il
labbro inferiore,
aspettò che James rimettesse a terra Lily prima di
raggiungerla.
“Tu
lo
sapevi! Voi tutti lo sapevate!” disse agitata la rossa
additando Enif e Alice.
Alice
l’abbracciò ridendo.
“Per
festeggiare ti concedo un ballo con mio marito” disse
allegra.
Peter
abbracciò Lily e sorrise a James che passò una
mano sulle spalle a Remus e
Sirius.
“Io
me lo
vedo già… sarà il matrimonio
più bello della storia, sempre che voi tre mi
diate una mano…”
“Aiutare?
Io pensavo di trasferirmi in America…”
scherzò Sirius.
“Scordatelo,
tu resti qui finchè non te lo dico io…”
disse James perentorio, mentre Remus e
Peter scoppiavano a ridere.
Sì,
quel
giorno nulla stava a ricordare a loro che la fuori qualcuno cercava di
portare
l’oscurità nel mondo magico, per quel giorno ci
furono solo il sole e la gioia.
.
Perdonate l'attesa
ma tra vacanze e studio e un capitolo che non voleva venir fuori sono
rimasta un po' indietro ma ora eccoci qui ^^
James Potter e Lily Evans? Mhmmm saranno mica gli
stessi che infestano il mio computer da anni? XD
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto e James Auror è
un figo e punto XD Per Dorea, che dire dice che non si
candiderà a Ministro XD
Spero che i sviluppi sul fronte Remus/Dorcas ti
piaccia.
Per la frase in inglese antico c'è un traduttore online va a
parole quindi sono certa che grammaticalmente sarà tutta
sbagliata XD
grazie e continua a seguirmi!
Sono felice che la teoria ti torni come
ragionamento, per quanto riguarda come ha detto Georgius ci sarebbe
ancora molto da lavorare ma non ce ne sarà il tempo. Si beh
che Harry discende da Grifondoro si parlava anche nei vari spoiler dei
libri ^_^''' è logico che non sia originale XD ma come hai
detto tu è come uno usa l'idea a renderla originale.
Questo dell'inglese antico non lo sapevo... vabbeh dai i Maghi non sono
mai stati al passo con i tempi ^_^'''''. Per quanto
riguarda Peter, il mio è figlio di Babbani si, nessuno ha
detto che Voldemort prendesse al suo seguito solo purosangue (vedi
Piton stesso) e con Peter di certo avrebbe fatto un eccezione in quanto
gli era utile. Di certo pensava di sbarazzarsi di Peter dopo aver
ucciso i Potter, per me lo ha solo usato per quello che gli bastava
all'inizio poi beh... sappiamo com'è andata la storia e al
tempo del suo ritorno non è che erano rimasti molti a
pensare alla vita del loro Signore...
Sono felice che ti sia piaciuta la comparsa dei
Black, in effetti ad Orion manca molto poco. Oddio non farti male
cadadendo dalla sedia XD
Ehehehe così facendo ho creato di Harry il logico opposto di
Voldemort entrambi discendono dai Peverell ma uno discende da
Grifondoro e uno da Serpeverde...
Visto ho aspettato che ritornassi per pubblicare ^_-
Sono contenta che l'apparizione di Orion e
Walburga ti sia piaciuta, si in effetti povero Orion.... si infatti
insomma ci vuole un minimo di propaganda "Valida" per tirare su seguaci
XD
Si in effetti Georgius non l'ho proprio risparmiato...
Voldemort sarebbe rimasto secco XD
Il cognome di Greathead oltre che omaggio alla sua mente è
il cognome di un "vero" alchimista londinese.
Purtroppo mi sa che siamo di nuovo pressate dagli esami eh? Ciao
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 9: Un buon gelato.
"Sai
Alice mi ha confidato che Frank ha scelto voi due come usher per essere
sicuro
che non gli tiraste qualche scherzo..." disse Enif mentre stava
armeggiando con una pentola. Da quando era andata ad abitare da Sirius,
un paio
di mesi prima, usava i pasti per imparare a cucinare si era infatti
resa conto
che cucinare l'aiutava a stenderei
nervi.
"Si comunque
lo scherzo che i cugini di Frank hanno fatto non era all'altezza in
effetti..."
disse Sirius guardando le spalle della sua ragazza. La trovava ipnotica
quando
cucinava: la mano che reggeva la bacchetta si muoveva ritmicamente
comandando
il coltello che poco più in là stava tritando
delle carote, l'altra mano
reggeva un grosso libro di cucina da cui gli occhi di Enif non si
staccavano da
un paio di minuti, i capelli erano scomposti sulle spalle e illuminati
dal sole
che entrava dalla finestra. Per Sirius era bellissima, peccato per
quella
piccola nota dolente…
"Enif
il coltello sta cercando di tritare il tavolo dopo aver ridotto aduna
carneficina quella povera
carota.."
La ragazza
mollò di colpo il libro.
"No,
di nuovo..." piagnucolò la ragazza andando a controllare la
condizione
delle carote, vide con la coda dell'occhio un filo di fumo uscire dal
forno.
Lanciò
un
urlo constatando che il pollo che aveva infornato assomigliava di
più a dei
tizzoni del camino che a qualcosa di commestibile.
"Sono
un disastro..."
"Su
non dire così... Metti su dell'acqua e abbiamo del sugo
avanzato da
ieri..."
“È
domenica
Sirius, volevo preparare qualcosa di buono ai ragazzi non rifilargli
degli
avanzi..."
"Allora
è meglio se vado a prendere qualcosa di pronto alla
rosticciera giù in città..."
Enif gli
lanciò una occhiata mortificata
"Cucino
così male?" chiese dispiaciuta.
"Ma
no! Devi solo far pratica, il problema è che adesso non
c'è tempo di andare a
prendere un altro pollo e ricominciare da capo..."
"Scusa
se ti faccio mangiare schifezze, come casalinga faccio schifo..."
"Non
mi fai morire di fame il chè già tanto...dai
Eny, fammi un sorriso..." disse mettendole le mani sulle spalle. Lei
sorrise appena.
"Scusami...
Mi sa che quando ci sposeremo dovremo trovare un elfo domestico..."
Enif
non notò il brivido che percorse Sirius alla parola
sposeremo.
"Beh
intanto come Icecrow potresti usare Dix..."
"Dix!
Come ho fatto a non pensarci! Non serve che vai in rosticceria..."
disse
Enif sorridendo.
"DIX!"
chiamò la ragazza. L'elfa si materializzò con un
sonoro Crack esibendosi in un
profondo inchino.
"La
signorina ha chiamato?"
"Dix mi
serve aiuto. Puoi aiutarmi?"
"Cosa
serve alla signorina?"
"Aiuto
per un pranzo per 9 persone..."
"Quante
portate vuole signorina?" chiese Dix felice di rendersi utile.
Enif
guardò
Sirius.
"Due
possono bastare, no?" Sirius annuì
"Sì
e
magari ci facciamo un gelato da Florian questo pomeriggio..." propose.
Enif
annuì
sorridendo. "Dix se ti serve una mano..."
"La
padroncina non deve preoccuparsi. Dix sa come fare"
▀■▪■▀
"Ciao...
Grazie per essermi venuto aprendere...
Entra un'attimo..." Dorcas sorrideva allegramente. "Stavamo ascoltando
la partita delle Vespe di Wilbourne..." disse additando la sciarpa
gialla
e nera che portava in quel momento.
Remus
sorrise.
"Non
sapevo tifassi per le Vespe..." disse seguendo Dorcas in salotto, dove
era
riunita la famiglia al completo. Così, mentre la ragazza lo
lasciava ad
aspettarla, Remus scoprì che Dorcas aveva quattro fratelli
due avevano finito
Hogwarts prima di loro, uno era a Hogwarts in quel momento e il
più piccolo
aveva sei anni, e tutti, nessuno escluso, tifavano per le Vespe.
“Perché
non
ti siedi a bere una tazza di the?” chiese la signora Maedowes
indicandogli una
sedia libera, Remus fu certo di venir squadrato dai fratelli
più grandi ma
cercò di non darci peso, in fondo era solo un amico di
Dorcas, no?
“Grazie
signora…” disse sedendosi, vagamente a disagio.
Mentre la donna spariva in
quella che Remus immaginava essere la cucina, il più grande
dei fratelli gli si
sedette affianco.
“Allora
da
quanto esci con Dorcas?” chiese a bruciapelo. Remus fu certo
di vedere il padre
lanciargli un’occhiata nonostante sembrasse concentrato sulla
partita.
“Dorcas
ed
io non usciamo insieme…” disse più o
meno sicuro, infondo non erano mai usciti
assieme, avevano ballato durante il matrimonio di Frank e ora si era
offerto di
accompagnarla a casa di Sirius. Anche se doveva ammettere che
più continuava a pensarci
più cominciava a pensare che forse c’era davvero
qualcosa fra lui e Dorcas.
“A
quindi
siete solo amici?” chiese ancora.
“Esattamente…”
“E
dove vi
siete conosciuti?” chiese ancora maggiore, Remus era certo di
averlo visto
lanciare uno sguardo all’altro fratello prima di continuare.
“Noi
ci
siamo conosciuti…” maledizione
si
disse, non aveva idea se Dorcas avesse detto loro di cosa faceva per
Silente,
ma ci pensò un fallo a sfavore delle Vespe a salvarlo da
quella situazione
spinosa.
“…il naso di Bagman sanguina
copiosamente, lo
stanno portando fuori dal campo…” stava
dicendo lo speaker alla radio “sembra
che nonostante siano passati tre
secoli ci sia ancora un forte astio verso le Vespe da parte delle
Arrows…”
“Maledizione
non ci voleva questa, Ludo è il nostro battitore migliore,
Ross non centrerebbe
con un bolide neanche la suocera…”
esclamò uno dei fratelli.
“Maledette
Arrows gli si dovrebbe lanciare un altro alveare!”
sbottò il più piccolo.
La salvezza
di Remus durò poco perché fu il padre,
infastidito dal fallo ricevuto dalla sua
squadra del cuore a rivolgersi a lui.
“Allora
sono curioso, dove vi siete conosciuti tu e mia figlia?”
“A
Hogwarts, Remus era il prefetto di Grifondoro… uno dei
migliori amici di James
Potter, il miglior capitano che ha avuto il Grifondoro da
anni… l’ho conosciuto
ad un allenamento congiunto, era sugli spalti a dare una
mano…” disse Dorcas
togliendo dagli impicci Remus.
“Ti
piace
il Quidditch?” chiese il più piccolo.
“Sì,
molto,
ma come giocatore non sono granchè…”
rispose Remus sentendo lo sguardo poco
convinto dei fratelli più grandi su di sé.
“E
qual è
la tua squadra preferita?” chiese ancora il bambino.
“Ok,
interrogatorio finito… io e Remus dobbiamo andare o
arriveremo tardi…” disse
Dorcas facendo alzare Remus.
“Ma
il
the…”
“Sarà
per
la prossima volta… fatemi sapere il risultato della
partita… A stasera!” salutò
la ragazza trascinando Remus fuori.
“Uff…
scusali sono un po’ protettivi, sono l’unica
ragazza in famiglia…” ridacchiò
Dorcas mentre cercavano un posto da cui smaterializzarsi.
“Mi
hai
salvato… immagino che qualsiasi squadra avessi risposto non
sarebbe andata
bene…”
“Infatti…
poi, ma davvero ti piace il quidditch?”
“Sì,
ma non
lo seguo molto onestamente… e sempre onestamente non saprei
quale squadre
tifare… tiferei i Falcons… ma semplicemente
perché li tifava mio padre…”
“Non
andava
sul leggero tuo padre…” ridacchiò
Dorcas… “ “Vinceremo,
ma se non vinciamo…””
cominciò citando il motto dei
Falcons.
“
“…spacchiamo almeno un
po’ di teste!””
concluse Remus ridendo. “Almeno hanno abbassato un
po’ i toni da quando i Broadmoor
si sono ritirati…” Dorcas sorrise.
▀■▪■▀
“Ma
alla
fine hai sentito Samuel?” chiese James a Frank, erano seduti
a tavola da un po’
e Dix stava servendo loro il secondo.
“Sì…
l’ho
mandato bellamente a quel paese…”
“Che
scusa
ha inventato?”
“Non
ha
inventato scuse… Frank non gliel’ha
permesso…” disse Alice
“Che
gli
era successo? Perché non è venuto?”
chiese Lily curiosa.
“Vi
ricordate che non è venuto all’addio al
celibato?”
“Sì…
si è
perso Peter vestito da subrette…” rise James al
ricordo. Peter arrossì
vistosamente.
“Preciso
che era per scherzo…” balbettò il
ragazzo.
“Cos’è
questa storia?” chiese Dorcas trattenendo una risata.
“Abbiamo
fatto apparire una torta gigante dicendo a Frank che dentro
c’era una sorpresa
d’addio al celibato… lui ha cominciato a
protestare perché pensava avessimo
ingaggiato qualche spogliarellista…” disse Sirius
tranquillo.
“C’è
da
precisare che Sirius in effetti aveva già trovato delle
spogliarelliste ma poi
ha pensato che al posto di un matrimonio ci sarebbero stati 3 funerali
e quindi
abbiamo cambiato idea…” disse James, Sirius lo
guardò male mentre riceveva un
pizzicotto neanche tanto leggero da Enif.
“Non
era
una buona idea perché gli unici che si sarebbero divertiti
erano Remus e Peter,
noi tre siamo uomini fedeli…” disse Sirius serio.
“Sarai
anche fedele come un cane, ma voglio le spogliarelliste ad almeno 3
miglia da
te o giuro che ti affatturo…” disse Enif
serissima.
“Non
pensavo fossi così gelosa…” rise Dorcas
“allora è meglio che non lo sai che al
quinto anno Sirius ci provò anche con
me…” disse ridendo.
“Dorcas
fuori da casa nostra…” rise Enif.
“Dicevamo
di Samuel… perché ho duvuto farti io da testimone
di ripiego?”
“Si,
giusto… allora il suo impegno improvviso era una festa con
la squadra… sono
andati ad alcool e donne…”
“Se
non
sbaglio Samuel gioca nei Tornados come riserva, giusto?”
disse Dorcas
sovrappensiero.
“Esatto…
hanno vinto la scorsa partita o qualcosa di simile… e sono
andati a
festeggiare… Samuel ha bevuto così tanto da
dimenticarsi del matrimonio del
suo, oramai ex, migliore amico…”
Alice
sbuffò “Non ho mai visto Frank così
arrabbiato…”
“E ti
credo…” commentò James poi
guardò Sirius “tu fammi uno scherzo simile al mio
di
matrimonio e puoi sparire dalla faccia della
terra…”
“Perché
tutti pensano di dovermi convincere minacciandomi di morte?”
tutti risero.
▀■▪■▀
“Mhmm…”
“Allora
ti
decidi Alice?” chiese impaziente Frank, Alice osservava i
gusti dei gelati di
Florian da quasi dieci minuti.
“Non
lo so…
vorrei provare qualcosa di nuovo ma non so
decidermi…”
Frank
alzò
gli occhi al cielo, quando ci si metteva sua moglie era una golosa di
prima
categoria, il problema era che era una golosa indecisa.
Uscì, osservando gli
amici…
“Se
volete
fate due passi, vi raggiungiamo, non si è ancora
decisa…”
“Beh
vedila
così Frank il giorno in cui avrà voglia di una
cosa sola dovrai preoccuparti…”
scherzò James.
“Spero
non
avvenga tanto presto, sono troppo giovane per diventare
padre…” disse
ridendo Frank.
“Sicuro
che
possiamo andare? Allora andiamo verso il Serraglio
Stregato…”
“Va
bene,
vi raggiungiamo là…”
I sette ragazzi
s’incamminarono verso il serraglio mentre Frank rientrava
nella gelateria.
“Mi
sento
un po’ il settimo incomodo…”
ridacchiò Peter.
“A
questo
potremmo rimediare cercandoti una ragazza… dunque qualcuna
di quelle che
conosciamo è libera?” chiese Sirius.
“No,
grazie
Sirius, ricordo l’ultimo appuntamento che mi hai
organizzato… è stato un
disastro…”
“Ma
non per
colpa mia, sei tu che l’hai palpata come un
polipo…”
“Veramente
sono inciampato e le sono caduto addosso… non era mia
intenzione palparla…”
“Sirius
è
solito prepararvi appuntamenti al buio?” chiese Dorcas
sorpresa.
“Ora
capisci perché ti ha invitato a
pranzo…” disse Remus ridacchiando.
“Ahhh
ho
capito sono la preda della giornata…” disse
facendo finta di ricevere
un’illuminazione. Risero tutti assieme.
Peter aveva
ancora il sorriso sulle labbra quando le urla lo raggiunsero facendolo
sobbalzare. I ragazzi si voltarono verso la direzione dalla quale erano
venuti,
alcune persone stavano correndo nella loro direzione, videro perfino
qualcuno
rifugiarsi nella Gringott.
“Che
succede?” chiese Sirius bloccando una persona.
“Sono
apparsi i Mangiamorte, davanti alla gelateria.”
“Frank
e
Alice…” sussurrò James.
“Sirius resta con gli altri…” disse
prima di correre
controcorrente rispetto la folla che scappava.
“James
aspettami!” Sirius non ebbe nemmeno il tempo di fermare Lily
che lei era già
sparita fra la gente.
“Restiamo
uniti…” ringhiò agli altri. Vide Enif
tremare.
Un crack
alle loro spalle seguito da alcune maledizioni lanciate in varie
direzione disse
loro che altri Mangiamorte stavano accorrendo all’attacco.
Sirius prese per
mano Enif.
“Di
qua!”
disse facendo strada agli amici. Sirius si fece spazio tra la gente che
non
sapeva da che parte scappare, alcuni si smaterializzavano, altri si
rifugiavano
nei negozi, o almeno tentavano di entrare prima che i proprietari si
barricassero dentro. La strada si andava svuotando quando Sirius
trascinò gli
amici nel vicolo accanto la Gringott, li spinse dietro al negozio che
stava lì
affianco, se non sbagliava era la stessa gioielleria dove James aveva
comprato
l’anello di fidanzamento per Lily, si chiese se stessero
bene.
Remus e
Dorcas si misero ai lati dell’edificio schiacciandosi sui
muri, controllando di
non essere seguiti, le bacchette strette in pugno. Peter si guardava
attorno
nervoso.
Enif si era
appoggiata al muro, teneva in mano la bacchetta ma le mani le tremavano
così
tanto che la lasciò cadere a terra. Sirius la raccolse,
abbracciando la ragazza.
“Va
tutto
bene, ti prometto che non succederà
niente…”
“Io…io…”balbettò
lei… Sirius sentiva il cuore accelerato della
ragazza… era in tachicardia, in
quello stato non poteva di certo combattere. Guardò Peter
alle sue spalle, era
atterrito ma adesso che aveva ripreso fiato teneva sicuro la bacchetta.
“Peter
resta
con Enif…”
“Sirius…”
supplicò Enif, Sirius si voltò verso di lei
pronto a dirle che voleva andare a
cercare James quando lei parlò di nuovo “trova
Lily… per lei è pericoloso…”
Sirius sorrise anche in quel momento, nonostante la paura riusciva a
preoccuparsi
per Lily.
“Volevo
andare a cercarla… tu ce la fai a proteggerti?”
“Sì…
e poi
ci sarà Peter con me, no?” disse appena con un
sorriso accennato.
“Non
muovetevi di qui…” guardò poi Remus.
“Andiamo?”
chiese Remus, Sirius annuì.
“Dovrebbero
essere andati verso la gelateria…” disse Dorcas.
▀■▪■▀
James e Lily avevano
raggiunto la gelateria
prima che la strada si svuotasse, erano corsi all’interno
raggiungendo Alice e
Frank che affiancati alle porte osservavano la scena. Florian si era
avvicinato
a loro.
“Pensate
di
fare qualcosa?” chiese serio.
“Siamo
Auror…” rispose Frank, mentre Alice e James
annuirono.
Restarono
un momento in silenzio mentre i Mangiamorte sulla strada, rimasti soli,
cominciarono a sparare incantesimi da ogni parte, distruggendo finestre
tanto
per divertirsi.
Lily si
abbassò mentre la vetrina andava in frantumi,
osservò James, il ragazzo
digrignò i denti.
Poi il
trambusto nella strada cessò. James sbirciò
fuori.
“C’è
il
pezzo grosso in persona…” sussurrò
acquattandosi accanto alla porta, attento a
non farsi vedere.
Davanti
alla vetrina divelta passò Lord Voldemort, il pallore del
suo volto era
spettrale nella luce della sera. Il mantello nero frusciava a terra. Al
suo
fianco c’era un Mangiamorte, nonostante la maschera tutti
potevano notare fosse
una donna, qualcosa disse a Lily che poteva essere la cugina di Sirius,
infatti
era la stessa donna dell’attacco all’Hogwarts
Express.
“Qualsiasi
cosa sia venuto a fare qui, dobbiamo fermarlo…”
“Ma
gli
altri Mangiamorte? Non ci hai pensato James…”
“Sono
certo
che non farà intervenire i suoi se lo sfidiamo a
duello… siamo già
sopravvissuti una volta tutti e quattro o sbaglio?”
“James
ha
ragione e poi sono certo che gli altri stanno arrivando… tu
quanti Mangiamorte
conti?”
“A
parte
Voldemort e la tipa… ne conto 5 e tu?”
“Anche…
fattibile…”
“Lily
tu…”
“Non
sognarti nemmeno che resto qui… ti ricordo che
c’ero anche io quando ci ha
lanciato l’ardimonio addosso… quando ha distrutto
tutto il lavoro di una vita…
non glielo posso mica perdonare…”
I quattro
si guardarono annuendo, Florian li guardò sconcertato,
così giovani e così
pazzi si disse.
James si
alzò in piedi, uscendo.
“VOLDEMORT!”
chiamò ottenendo l’attenzione dei Mangiamorte e
del Signore Oscuro.
“Ma
guarda
sei sfuggito all’ardimonio…
complimenti…”
“Ti
sfido a
duello…”
“Ma
non mi
sembri molto sano di mente ragazzo…”
“Da
che
pulpito…” commentò Lily uscendo allo
scoperto.
“Ti
sfido
anche io…”
“Anche
io…” dissero in coro Alice e Frank.
Voldemort li guardò,un sorriso si disegnò sul suo
volto serpentesco.
“Va
bene,
siete sopravvissuti le scorse volte ma oggi non
c’è Silente e non mi piace
lasciare le cose a metà… che nessuno
intervenga… andate ad accogliere l’Ordine
della Fenice sono certo che verranno ad aiutare i loro
amici… e tu Bella, sai
cosa fare…” disse rivolto alla donna al suo
fianco. Solo in quel momento James
si rese conto che Bellatrix teneva qualcosa in mano, forse era una
coppa, non
riusciva a capire dato che l’oggetto era avvolto da un drappo
nero.
▀■▪■▀
Sirius,
Remus e Dorcas si portarono all’imboccatura del vicolo.
“Ma
guarda
cosa abbiamo qui…” disse la voce di un
Mangiamorte, per un attimo temettero di
essere stati scoperti ma poi notarono che l’uomo assieme a
due suoi compari ce
l’aveva con una giovane donna, l’avevano disarmata.
“Una
figlia
di babbani dai vestiti…”
“Non
osare
avvicinarti…” gridò la donna.
“Sennò
che
ci fai senza bacchetta…” Sirius pensò
che quella voce l’aveva già sentita, non
ci mise molto a realizzare che quello era il marito di Bellatrix.
“Lucius
perché non mostri a questa giovane mezzosangue di cosa siamo
capaci…” disse un
altro, se c’erano Rodolphus e Lucius il terzo non poteva
essere che Rabastan.
“Crucio…”
sussurrò Lucius mentre la donna si piegava a terra scossa da
fremiti.
“Expelliarmus!”
“Stupeficium!”
“Impedimenta!”
gli incantesimi dei tre ragazzi esplosero all’unisono. La
bacchetta di Lucius
venne scagliata lontano dall’incantesimo di Dorcas mentre
Rodolphus schivava
per un soffio lo schiantesimo di Remus, Rabastan invece venne colpito
in pieno
dall’incantesimo d’ostacolo di Sirius.
“Come
ci si
sente a non potersi muovere, eh Rabastan?” gridò
Sirius da dietro l’angolo.
“Fatti
vedere Sirius, combatti da uomo!” lo istigò
Rodolphus liberando il fratello
dall’incantesimo mentre Lucius andava a recuperare la
bacchetta.
“Non
perdere la calma…”
“Sono
calmo, Remus…”mormorò in risposta il
moro.
“Si
certo
ho visto…”
“Piantatela
non mi sembra il momento…” sibilò
Dorcas.
Sirius
sbuffò.
“Copritemi
le spalle…” disse prima di uscire allo scoperto.
Remus alzò gli occhi al cielo,
uscendo a sua volta seguito da Dorcas, puntavano le bacchette sui tre
Mangiamorte,
così facendo si avvicinarono alla donna.
I tre li
fissavano, Sirius riusciva a percepire il ghigno di Rabastan sotto la
maschera.
Dorcas
diede la mano alla donna, che dopo essersi alzata scappò via
verso il negozio
di Ollivander.
“Come
sta
la tua ragazza, Sirius? Ancora intenzionata ad aiutare i
babbani…” lo provocò
Rabastan
“Non
ascoltarlo…” lo ammonì Remus a bassavoce
“Lo
so…”
sussurrò Sirius
“Sai,
se il
tuo amico non fosse arrivato credo proprio che l’avrei
torturata ancora un
po’…”continuò Rabastan, nemmeno notando
le parole sussurrate tra i due.
“Non…”
“Ascoltarlo…
lo so, Rem…”
“Penso
proprio che avrei potuto anche divertirmi un po’ con lei, una
così bella
purosangue è sprecata con un
traditore…”
“…”
“Non
una
parola Remus…”
“Non
volevo
dire niente, Sirius…”
“Già…
avrei
proprio voluto sentirla gridare mentre la stupravo, la tua
puttanella…”
Tre
schiantesimi colpirono Rabastan all’unisono, mentre Lucius e
Rodolphus
schivavano abilmente.
“Idiota…
si
perde sempre in chiacchiere…” sbuffò il
maggiore dei Lastrange. “Ma ora sono
finiti i giochi…”
▀■▪■▀
James e Frank si lanciarono
di lato mentre
Voldemort lanciava addosso a loro quello che senza dubbio non era un
incantesimo rallegrante nonostante avesse lo stesso colore.
Lily
lanciò
una fattura, ma questa sembrò rimbalzare sul Signore Oscuro
e per poco non
colpì di riflesso Alice.
“Non
male
per dei ragazzini…” sorrise Voldemort.
Poco
più in
là sentivano il combattimento che doveva essere scoppiato
all’ingresso di
Diagon Alley, James era quasi sicuro di aver sentito la voce di Moody,
ma non
aveva tempo per controllare perché Voldemort
lanciò un’altra offensiva questa
volta rivolta a Lily la ragazza si abbassò velocemente.
“Non
osare
colpirla!” gridò James lanciando una serie di
maledizioni non verbali a
Voldemort che per nulla sorpreso continuò a parare come se
nulla fosse.
Frank
approfittò
per lanciare anche lui un’offensiva mentre Alice tentava di
distrarre
Voldemort. Lily era senza fiato, era assurdo, per quanto fosse potente
era un
mago solo, come potevano gli incantesimi rimbalzargli addosso come se
nulla
fosse? Seppur fosse stato un mago quello che vedevano in quel momento
era tutto
fuorché umano, nessun essere umano avrebbe potuto continuare
a combattere in
quellamaniera
senza un attimo di
cedimento.
Ma proprio
quando cominciavano a pensare che forse la loro lotta era inutile James
si
accorse che la difensiva di Voldemort aveva una falla.
“Diffindo!”
un semplice incantesimo di taglio, voleva semplicemente vedere se aveva
ragione.
L’incantesimo
passò la barriera attorno a Voldemort lasciandogli un
profondo taglio sulla
guancia, James sorrise mentre Voldemort ringhiava indignato.
“Come
hai
osato, ragazzino…” gli occhi di Voldemort si
assotigliarono fissando James.
“Sottovaluti
gli incantesimi semplici…” disse James
strafottente.
“Qual
è il
tuo nome ragazzo?”
“Credi
che
venga a dirlo a te, non sono così
scemo…”
Ci fu un
attimo di silenzio, i quattro stavano preparandosi a dover affrontare
un attacco
più incisivo da parte di Voldemort, quando quella che oramai
identificavano
come Bellatrix arrivò correndo.
“Mio
Signore! Mio Signore! Silente e i suoi hanno attaccato Rodolphus e gli
altri
mentre sembra che Moody abbia sconfitto quelli
all’ingresso…”
“Vogliono
circondarmi… astuto Silente… immagino voi quattro
doveste solo farmi perdere
tempo…”
“Signore,
sarebbe meglio che lei…”
“Ho
capito
Bella… basta che quella cosa sia al sicuro...
andiamo…” Voltò le spalle ai
quattro ragazzi, James lo fissò furibondo.
“Credi
di
potertene andare via così vigliacco?!”
“Prendilo
come un regalo, ragazzo… vi dola
possibilità di sfidarmi un’altra volta, un
occasione che non lascio a molti…”
Detto
questo si smaterializzerò assieme a Bellatrix.
▀■▪■▀
Alastor
Moody schiantò l’ultimo Mangiamorte, osservando
gli Auror al suo fianco.
“Muoversi!
Da quello che ha detto Fortebraccio quando ci ha chiamati, Voldemort in
persona
sta attaccando un gruppo di maghi davanti alla gelateria…
dobbiamo andare a
tirare fuori dai guai quei disgraziati incoscienti!”
“Alastor…”
Gideon Prewett, si avvicinò a lui “sai se arriva
anche Silente?” disse a bassa
voce lanciando un’occhiata agli altri Auror a cui di certo
avrebbe dato
fastidio l’intervento di Silente.
“Dovrebbe
arrivare dall’altra parte così da
circondarlo… forse è la volta buona che lo
prendiamo quel dannato!”
Moody non
finì di parlare che i corpi esanimi dei Mangiamorte
scomparvero.
“No!
È
scappato di nuovo!”ringhiò
l’Auror
“andiamo a controllare!”
Gli Auror
arrivarono davanti alla gelateria di Florian nel momento in cui vi
arrivava
anche Silente accompagnato da Sirius, Remus, Dorcas. James Potter
sorrise nella
loro direzione sedendosi a terra esausto.
“Mica
male
il caro Voldemort…” disse asciugandosi la fronte
imperlata di sudore.
“Dovevo
immaginarlo che solo voi foste tanto pazzi da affrontarlo da
soli…” commentò
Moody guardando Frank abbracciare Alice, mentre Lily si sedeva a terra
affianco
a James.
“Ci
è
scappato Albus…” disse poi in direzione del
vecchio amico.
“Continuando
a scappare farà un passo falso, Alastor e sarà
allora che potremo agire…”
“Ed
intanto
conquisterà il mondo magico, Albus.”
“Porta
pazienza Alastor… la guerra
finirà…”
“Spero
tu
abbia ragione, comincio a non sopportare più
l’aria che tira da queste parti…
sto cominciando ad essere vecchio per queste
cose…” sbuffò il mago.
“Lei
vecchio ma figuriamoci!” scherzò James, mentre
Moody lo fissava arcigno.
“Un
po’ di
rispetto per i tuoi superiori, Potter.”
▀■▪■▀
Sirius
entrò nel vicolo in cui aveva lasciato Enif e Peter quando
si trovò una
bacchetta puntata in mezzo alla fronte.
“Peter
sono
io…”
“Scusa…”
balbettò il ragazzo abbassando la bacchetta. “Ma
eravamo in stato di allarme…”
“È
successo
qualcosa?” chiese preoccupato guardando oltre la spalla di
Peter.
“Ha
cominciato a tremare non riusciva nemmeno a tenere la bacchetta in
mano…” disse
Peter un po’ mortificato, non era nemmeno riuscito a
rimettere Enif in piedi.
“Enif…”
“Scusa
sono
scema… io… non chiedermi di
combattere…” Sirius si inginocchiò
davanti a lei
appoggiando la testa sulla sua fronte.
“Non
te lo
chiederò se non vuoi…”
“Ma
io voglio
aiutare…” disse appena, mortificata, si sentiva
inutile, aveva scelto di
aiutare Silente ma ora si trovava incapace di combattere,
perché pochi minuti
prima lo sapeva bene non sarebbe stata capace nemmeno di lanciare un
wingardium
leviosa.
“Ci
sono tanti
modi in cui puoi aiutare… andiamo… Silente ci
aspetta… Lily, James, Alice e
Frank hanno tenuto da soli testa a Voldemort… quando gli ho
lasciati Moody gli
stava facendo una lavata di capo non
indifferente…” sorrise Sirius cercando di
tirarla su di morale.
Enif
si
alzò ancora incerta, appoggiandosi a Sirius. Peter li
guardò allontanarsi,
sospirò seguendoli in silenzio.
.
E mentre
l'università comincia vi lascio questo piccolo regalo
sperando che vi dia un buon venerdì... vabbeh che i temi non
sono molto allegri. Per quanto riguarda Voldemort se nessuno non
è mai sopravissuto più di una volta non credo
fosse solamente per l'aiuto dei Mangiamorte e quindi ho cercato di
renderlo un po' soprannaturale, infondo siamo all'apice della sua
potenza: schiere di servi, degli Horcrux da nascondere, un mondo da
conquistare...
Sono felice che il matrimonio di Frank e Alice ti
sia piaciuto e spero che questo capitolo non abbia deluso le tue
aspettative, ti dirò che tecnicamente per pubblicare questo
capitolo avrei dovuto finire di scrivere il dodicesimo ovvero le nozze
di Lily e James ma i Malandrini hanno fatto alcuni pasticci con i
preparativi e da uno i capitoli sul matrimonio sono diventati due
quindi lo vedrete al tredicesimo.
Non disperarti c'è un po' di James Potter in ognuno di noi e
sopratuttto su questi schermi XD
Visto ti ho fatto vedere anche il matrimonio di
Alice e Frank e come dicevo a volimte pazientate fino al tredicesimo e
li avrete... penso che forse dato che sono in vena il prossimo
aggiornamento forse sarà in settimana, sai James non vede
l'ora di sposarsi così Lily non scappa più XD
Chi terrorizzato all'idea di sposarsi? Nessuno penso, vero Sirius?
Tra Dorcas e Remus come vedi le cose stanno cominciando a muoversi, il
bacio lo vedremo su questi schermi prossimamente ^^
Come vedi Samuel è solo uno stupido, non so quale notizia
avrebbe preso bene Frank ma se era morto Samuel era scusato invece
niente XD
Aspetto con ansia il tuo parere, a presto.
Malocchio non ha voluto dirmi che problemi ha con
Bernard Paciock, probabilmente qualcosa ai tempi di Hogwarts, ma sai
com'è quel vecchio orso non parla neanche sotto tortura mi
ha detto solo "Non azzadarti a farmi sedere vicino a Bernard!" Mah
chissà XD
Ehehehe chissà forse nei prossimi capitoli Remus si
darà una mossa...
Augusta è Augusta e purtroppo per quanto un matrimonio sia
splendido lì fuori c'è una guerra e ormai stiamo
arrivando all'estate del 1979 e sarà il momento che tutti
temiamo, e spero che tu lo ritenga all'altezza.
“E
fu guardando quel fagottino dai
capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso
tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
10: Come fratelli.
L’estate
era esplosa in un giugno pieno di colori, Lily stava comodamente seduta
su uno
sdraio di vimini nel giardino di casa Potter, leggendo un buon libro.
Snidget
giocava allegramente sulle sue gambe con il nastro del segnalibro.
“Un
attimo
di relax, ti serviva proprio, del the cara?” chiese Dorea
Potter sedendosi sull’altro
sdraio accanto a lei.
“Grazie,
signora Potter… è dall’attacco al
Centro che non mi fermo un attimo, tra i
turni dell’ordine, i preparativi per il matrimonio di Alice e
adesso per in
nostro, un pomeriggio di sole ci voleva…”
sospirò la rossa.
“Ed
Enif
come sta? Albus mi ha detto che gli ha chiesto di non fare
più le pattuglie…”
“Sì…
ha
deciso di buttarsi sul corso da guaritrice per aiutarci…
l’attacco l’ha
cambiata, è come se lo shock la bloccasse non riesce a
ricordarsi gli
incantesimi più semplici se si trova in situazione di
pericolo… io mi sento più
tranquilla a saperla lontana dalle ronde…”
Dorea
annuì.
“Ha
bisogno
di tempo… sono certa che se ci fosse davvero bisogno
riuscirebbe a difendersi o
a difendere qualcun altro…”
“Onestamente
spero di non scoprirlo…” sussurrò Lily
sorseggiando il the.
Dorea
guardò le rade nuvole che passavano nel cielo azzurro,
sorrise appena.
“Credo
che
tutti voi sei vi assomigliate…” Lily la
fissò non capendo “nessuno di voi
vorebbe pesare sugli altri e davanti alla guerra credete che le vostre
paure e
i vostri problemi siano sciocchezze che peserebbero sugli altri e di
conseguenza tendete a non parlarne… spero solo che questo
atteggiamento non
porti a dividervi, perdereste una parte di voi…”
Lily
osservò la signora Potter.
“Alastor,
Charlus ed io eravamo così da ragazzi, pressochè
fratelli… c’è voluta la morte
di Charlus perché io e Alastor ritornassimo a preoccuparci
l’uno dell’altra…
non auguro a nessuno di voi di provare questo…”
Lily
restò
in silenzio pensando, forse stava già succedendo, si disse,
Remus diveniva più
schivo per non pesare sugli altri, Peter aveva il suo lavoro tra i
babbani che
lo teneva occupato gran parte del giorno, James e lei avevano i
preparativi del
matrimonio, Enif usava il corso di guaritrice come scudo verso gli
altri e
Sirius, sembrava che Sirius fosse l’unico ad essere rimasto
Sirius.
▀■▪■▀
Sirius
schivò la fattura di James, lanciandogli a sua volta un
stupefecium.
"Protego!"
urlò James rotolando di lato. Sirius si nascose dietro una
colonna. Erano
all'accademia, stavano usando la loro pausa pranzo per esercitarsi,
dato che
Remus aveva un impegno, avevano dedotto con Dorcas, grazie al no troppo
secco e
al leggero imbarazzo in cui verteva quando glielo avevano
chiesto. Per
quanto riguardava Peter, sua madre si era presa una brutta influenza da
fieno.
Così avevano pensato di dar un po’ di
intimità alle relative ragazze regalando
loro un pranzo fra donne.
"Credi
che tra Remus e Dorcas la cosa sia seria?" chiese James sbucando dal
suo
nascondiglio e schivando un incantesimo non verbale di Sirius.
"Sai
com'è Remus, no? Se la cosa non fosse importante non ci
proverebbe nemmeno..."
disse Sirius cambiando velocemente posizione.
"...E
se fosse troppo seria sarebbe giàscappato a gambe levate...
Sai con il suo
terrore viscerale per i legami..." concluse James facendo saltare un
pezzo
di un finto cornicione, parte di rovine architettoni che addobbbavano
l'ambiente.
"Eh
gia, il nostro amico ha troppa poca fiducia nel suo lato umano o troppa
terrore
verso il... Ahia, questo faceva male!" sbottò il moro
venendo colpito da
un pezzo di scenografia.
"Credo
che tutto dipenda da Docas..." ma James non concluse la frase colpito
dallo schiantesimo di Sirius.
"Aiha!"
"Scusa
fratello ma sapevo che saresti uscito da lì... Ti conosco
troppo bene.."
"Già
Paddy
peccato possa dire lo stesso..." rise James mentre gli incantesimi che
aveva piazzato come trappola scattavano bloccando Sirius al muro. I due
si
guardarono un attimo per poi scoppiare a ridere.
"Sai
mi manca lottare a cuscinate con voi tre..."
"Immagino
tu ed Enif facciate un'altro tipo di lotta..."
"Seriamente
Jamie... Quando eravamo a scuola non pensavo mi sareste mancati
tanto..."
James sorrise.
"Già
mi
manca il sonnambulismo di Peter... Il leggere fino a tardi di Remus, il
tuo
russare,Sirius..."
"Ehi
io non russo! Semmai eri tu quello che faceva la lotta greco-romana con
le
tende..."
"Sirius..."
disse tristemente James, mentre ancora sdraiato a terra fissava il
soffitto.
"Si,
James?"
"Credi
che quando la guerra finirà saremo ancora tutti assieme?"
"Certo!
Sono sicuro! Chi puòdivedere i Malandrini?" James sorrise.
“È
una
promessa da Malandrini quindi?”
“Una
promessa!” sorrise Sirius “ma adesso ti
dispiacerebbe tirarmi giù?”
▀■▪■▀
"Com'è?"
chiese Dorcas fissando Remus al di sopra del bicchiere di idromele che
le aveva
offerto.
"Com'è,
cosa?" rispose lui mentre sparecchiava. Si erano messi
d’accordo per un
pranzo assieme, una cosa tra amici, ma alla fine dato il misero
contenuto del
portafoglio di Remus, il ragazzo l’aveva invitata a pranzo a
casa sua, anche se
una vocina nella sua testa che assomigliava a quella petulante di
Sirius gli
diceva che di solito le amiche non si invitano a casa per un pranzo
tet-a-tet.
"Essere
un lupo mannaro..."
"Potrei
farti la stessa domanda sul fatto di essere umano..."
"Ma tu
eri umano prima di essere morso..."
"Sì,
ma è stato così tanto tempo fa che non ricordo
come sia...”
“Eri
molto
piccolo?”
“Avevo
8
anni…” Remus pregò che Dorcas non
continuasse quel discorso…”
“Beh
allora
spiegami cosa provi, così potrò capirlo da sola
com’è…”
“
Temo di
non saper rispondere alla tua domanda... Non sono un licantropo
ordinario...
Nessun licantropo starebbe qui a parlare con una umana ad esempio..."
sorrise
appena voltandosi prima di dirigersi verso la cucina.
"E
cosa farebbe un licantropo ordinario?" chiese Dorcas seguendolo
nell’altra
stanza.
"Beh alcuni penserebbero a
come
trattenerti qui fino alla prossima luna piena per usarti come spuntino
di mezzanotte,
i più feroci troverebbero il modo di morderti anche adesso e
quelli più
perversi... Penso hai intuito cosa farebbero..." fece tutto il discorso
dandole le spalle e si sorprese quindi di trovarsela a pochi centimetri
quando
si voltò.
"Quindi
dovrei aver paura dei licantropi..." disse lei, senza neanche
rendersene
conto Remus fece un passo al'indietro ritrovandosi con le mani
appoggiate sul
pianale della cucina.
"Esattamente..."
disse deglutendo a vuoto, mentre Dorcas si avvicinava di un altro passo
buttandoglile braccia attorno al collo.
"E tu
che non sei un lupo ordinario cosa mi farai?" chiese sorridendo
sensuale,
Remus non potè fare a meno di chiedersi da quando la voce di
Dorcas fosse
diventata così seducente o meglio da quando la voce di
Sirius nella sua stessa
stesse gridando disperatamente di baciarla. Al
diavolo, si disse, smettendo di pensare e catturando le sue
labbra.
▀■▪■▀
Peter stava
sistemando una pila di pomodori in scatola in sconto, pensando che
forse ne
poteva comprare un paio di barattoli per sua madre quando il capo lo
chiamò.
“Minus!
Cliente!” gli disse l’uomo dal bancone, su cui, si
disse Peter doveva essere
incollato da un incantesimo di adesione permanente. Peter
sospirò, odiava quel
lavoro, ma almeno gli permetteva di non far fare due o tre lavori a sua
madre
ora che definitivamente avevano perso le speranza di trovare il padre.
“Muoviti,
non mi piace quel tipo, è strano…” gli
sussurrò all’orecchio il padrone
facendolo sobbalzare, se si era spostato dal bancone voleva dire che
era una
cosa seria, l’unica volta che l’aveva fatto erano
stati rapinati…
Peter
guardò verso l’ingresso raggelando sul posto.
Regulus Black stava osservando
interessato le bottiglie disposte nel primo scaffale
all’ingresso, un mantello
blu notte gli copriva le spalle e gli abiti nobiliari che portava lo
facevano
sembrare un uomo del secolo passato agli occhi dei babbani. Peter si
abbassò
dietro lo scaffale, se Regulus era lì non era certo per una
visita di cortesia,
si disse, infondo il ragazzo era un Mangiamorte, magari era arrivato
lì per
ucciderlo, certo era che non portava il cappuccio e la maschera dei
Mangiamorte
ma quello non significava nulla… magari voleva uccidere
tutti quelli nel
negozio e quindi non gli interessava non farsi riconoscere. Peter
valutò anche
l’ipotesi di trasformarsi e nascondersi sotto lo scaffale,
idea subito scartata
quando dal retro il padrone gridò.
“Allora
Minus ti muovi!”
Peter si
morse le labbra sbirciando sopra lo scaffale, Regulus era sparito,
tirò un
sospiro di sollievo, si voltò e per poco tirò un
urlo trovandeselo alla spalle.
“Sempre
coraggiosi i Grifondoro….” Sorrise il ragazzo, un
sorriso che a Peter ricordò
quello di Sirius. “Non temere Minus, non sono qui per
ucciderti, anche se… se
ti ho trovato io non so quanto ci metteranno gli altri a
trovarti…”
“C-che
vuoi?” chiese Wormtail deglutendo a vuoto.
“Sirius…”
“Non
ti
dirò mai dove si trova!” disse Peter risoluto.
Regulus lo
guardò negli occhi, vi leggeva una paura tremenda,
sospirò.
“Sei
ridicolo Minus, se ti uccidessi non avresti nemmeno il tempo di
estrarre la
bacchetta…” se Peter fosse stato meno spaventato
si sarebbe reso conto del tono
di Regulus di come tutta quella frase sembrava assurda, di come in
fondo non
volesse uccidere.
“Lasciamo
stare…” sospirò tristemente Black,
“se non puoi aiutarmi non importa, me lo
aspettavo, come mi aspettavo che non avresti avuto il coraggio di
attaccarmi…
addio Minus…” detto questo cominciò ad
allontanarsi, arrivato all’uscio si
voltò appena con un sorriso un po’ triste sul
volto.
“Se
fossi
in te mi nasconderei, Minus, ci sono molti che ti conoscono tra i
Mangiamorte e
di certo come me penseranno che sia più facile avere delle
risposte da te che
da qualcun altro…” così se ne
andò, Peter rimase a fissarlo, ancora incredulo
del fatto che non l’avesse ucciso, che non l’avesse
torturato, che se ne fosse
andato come niente fosse e più di tutto lo stupiva il fatto
che lo avesse messo
in guardia.
“Lo
conoscevi? Conosci quel tipo di persone…”
“Conoscere
è una parola grossa signore…”
tentò di giustificarsi Peter “è il
fratello di un
mio amico… non si parlano da anni
però…” disse cercando di far capire che
qualsiasi
cosa Regulus cercasse lì al Guardian, il Minimarket della
Hardman Street a
Liverpool.
▀■▪■▀
“Sai
che sei migliorata... questo pollo è
buonissimo…” sorrise
Lily, incoraggiante all’amica.
“Per
me è sempre la solita schifezza dato che sarebbe
coniglio…”
disse Enif mogia. Lily si mise a ridere.
“L’ho
detto apposta Enif, che era pollo, intendo… non
abbatterti. Non è bruciato, non è crudo e il
sapore è ottimo!”
“Ma
l’aspetto fa schifo…”
“Suvvia
non giudicare il libro dalla copertina! Soprattutto se
va a tuo svantaggio…” Lily sorrise, trascinando
Enif che si aprì in un sorriso.
“Dovrò
trovare un elfo domestico per Sirius, mi scoccia usare
Dix… è l’elfa di mio padre
insomma… non posso tenerla tutta per
me…”
“Come
si trova un elfo domestico, me lo sono chiesta da quando
ho visto che i Potter non ce l’hanno, credevo che tutte le
famiglie purosangue
ce l’avessero….”
“Gli
elfi vengono da soli, decidono loro quale famiglia servire
ed è per sempre… alla morte di un elfo, ne
arriverà un altro perché sanno che
lì che bisogno, ma qualche famiglia non vuole
elfi… credo che i Potter non ce
li abbiano perché se non sbaglio il nonno di James
licenziò il suo durante la
partita dei Pride…”
“Come
mai? E soprattutto come lo sai?”
“Zia
Rhodelia era presente alla partita e quando le ho parlato
di voi l’anno scorso ha detto “Potter tutte teste
calde, come Desmond Potter,
ha licenziato il suo elfo domestico durante la finale di campionato
perché gli
aveva servito la cena proprio nel momento in cui i Pride prendevano i
boccino,
facendogli perdere l’azione…””
Lily scoppiò a ridere, seguita a ruota da Enif.
“Lily,
scusa ma credo che dovrò andare, questa settimana mi
hanno affiancata a uno dei più impegnati guaritori al San
Mungo e mi stacca la
testa se arrivo tardi…”
“Figurati,
allora sabato parliamo per il vestito della mia
damigella d'onore…”
“Tutto
ma non rosa, mi va bene tutto ma non rosa…”
ridacchiò
Enif aprendo la porta, si fermò osservando il vialetto. Era
un’anno che non lo
vedeva eppure non sembrava cambiato affatto, Regulus Black le sembrava
sempre
il bambino a cui aveva insegnato a giocare a scacchi da piccoli.
“Che
ci fai qui!” disse aggressiva, forse troppo, ma non le
importava, Regulus era un Mangiamorte e per quanto fosse il fratello di
Sirius,
lo voleva il più lontano possibile da casa loro.
“Sirius…
è in casa?” chiese il ragazzo, forse un
po’ spiazzato
dalla presenza delle due donne.
“No…
è al lavoro, è un Auror… Volevi
qualcosa? Se gli dovevi
dire qualcosa gliela posso dire io…” disse poi
gentile, c’era qualcosa nel
volto di Regulus che le diceva che non aveva cattive intenzioni.
“Io
volevo…” sembrò che Regulus fosse sul
punto di dire qualcosa
ma poi improvvisamente cambiò espressione
“nulla…”
“Non
saresti venuto qui per nulla…” disse Enif
scendendo dalla
veranda “ti serve aiuto?” Regulus la
guardò, possibile che la ragazza di suo
fratello avesse intuito, no si disse, impossibile.
“No…
volevo solo dirgli che nostro padre sta morendo… ma non
credo gl’importi…” detto questo Regulus
se ne andò fermandosi prima del cancello,
si voltò un’attimo. Enif lo fissava, sembrava
triste, ma era normale se Orion
stava davvero morendo, ma c’era anche
qualcos’altro, Enif se lo sentiva.
“Sono
felice di sapere che stai bene…” disse a
mo’ di saluto il
ragazzo prima di smaterializzarsi.
▀■▪■▀
Sirius era
appena tornato a casa dal Ministero quando Enif gli
era arrivata alle spalle con l’intenzione di raccontargli di
Regulus non
trovando però il coraggio e glissando l’argomento
almeno per qualche minuto.
“Eny,
che c’è? Ti stai tormentando le mani come se fossi
sotto
esame, è successo qualcosa…”
“Ho
visto Regulus…” disse in un soffio, Sirius fece
finta di
niente, scrollando le spalle come se non gli importasse “Era
qui, Sirius…”
Il ragazzo si
voltò osservandola.
“Ti
ha vista? Ti ha fatto qualcosa?”
“No,
tranquillo, sto bene… voleva parlare con te… era
strano…”
“Strano
per essere Regulus, o strano per essere un
Mangiamorte…”
disse amereggiato il giovane.
“Sirius…”
tentò.
“E se
ti avesse fatto qualcosa? E se…”
“Non
era un Mangiamorte, era Regulus e basta… tuo
fratello… e
voleva parlare con te… era strano e triste e ha
detto…”
“Detto?!
Ci hai anche parlato quindi?!”
“Non
fare l’ansioso adesso!” sbottò lei
“Ci ho parlato perché ti
cercava e perché sapevo non fosse una
minaccia…”
“Te
l’ha detto? “Enif, c’è Sirius?
Tranquilla puoi parlare non
sono in servizio….””
“Stupido!
Tuo fratello ha dei problemi, e a quanto pare voleva
dirti che vostro padre sta morendo e secondo me gli serviva aiuto!
Scusa se ho
pensato che ti importasse ancora un po’ di lui!”
gridò la ragazza.
“Perché
a lui interesso? E già tanto se non mi ha lanciato un
Avada in mezzo agli ultimi attacchi…” Sirius non
si aspettò quello che successe
dopo, Enif gli tirò uno schiaffo, lasciando la stanza
sbattendo la porta, la sentì
salire al piano di sopra e chiudersi nella loro camera.
Sirius
sospirò, dando un pugno al tavolo, uscì di corsa
dalla
stanza arrivando fino alla porta, dietro la quale si era rinchiusa
Enif.
“Eny…
scusa! Scusa, per le sottane di Morgana, scusa! Ma non
riesco a stare calmo! L’avevo avvertito! Non ha voluto
capire… io… non ce l’ho
con te e non ce l’ho neanche con
Regulus…” si passò una mano sul viso
“so che
mio fratello non ti avrebbe mai fatto del male… ma non so se
è ancora mio
fratello… io ce l’ho a morte con me
stesso…” si lasciò scivolare a terra
accanto alla porta, la testa fra le mani.
“Perché
non l’ho salvato, capisci? Non so se ciò che
è diventato
sia ancora il mio fratellino… io… avrei dovuto
portarlo con me… o avrei dovuto
restare per lui… io… è colpa mia se
l’hanno marchiato… perché
io… io non ero là
ad impedirlo… vorrei dire che non m’importa ma non
posso… è mio fratello,
diavolo! Tremo ogni giorno al pensiero di vederlo trascinato ad Azkaban
o
peggio…”
Sospirò
pesantamente, erano anni che non svuotava quel peso,
erano anni che non ammetteva che per quanto la sua vita fosse
migliorata, aveva
condannato lui stesso Regulus a quel destino.
La porta dietro
di lui si aprì piano, neanche si voltò sentendo
Enif abbracciarlo.
“Scusami
tu, non dovevo gridare… e che… quando
l’ho visto… ho
pensato che fosse tornato il Regulus che conoscevamo che il Mangiamorte
non ci
fosse più… e…”
“Se
non ci fosse più sarebbe un motivo in più per
dire che l’ho
condannato, finchè fa quello che gli ordinano è
al sicuro… se scappa…”
sospirò
pesantemente
“Vallo
a cercare…”
“Non
credo riuscirei a trovarlo… io realtà era sempre
lui che
trovava me quando aveva bisogno… io non c’ero
mai…”
▀■▪■▀
Erano passati
tre giorni da quando Enif aveva visto Regulus
eppure più il tempo passava più la preoccupazione
della ragazza cresceva. Aveva
sorpreso Sirius osservare la finestra molte volte, forse con la
speranza di
veder comparire il fratello, e quella mattina prima di accompagnarla al
San
Mungo erano passati in moto davanti a Gruimmuld Place, ma forse di
questo
Sirius non si era nemmeno accorto, dato che non aveva avuto nessuna
reazione
mentre oltrepassavano quella che spesso aveva definito la sua
“gabbia”.
“Icecrow
hai cambiato le medicazioni a Stonwell?” chiese il suo
superiore, David Lamber, all’improvviso riscuotendo Enif dai
suoi pensieri.
“Si,
signore…”
“Qualcosa
non va ragazzina? Hai la testa fra le nuvole…”
“Problemi
di famiglia…” disse sorridendo appena.
“Litigato
con il fidanzato?”
“Più
o meno, signore…”
“La
guerra stressa chiunque vedrai che
passerà…” disse l’uomo
comprensivo “quindi vedi di non distrarti,
c’è molto lavoro oggi…”
“Mi
scusi signore…”
“Figurati
Icecrow, non è bello fare la gavetta durante la guerra
non si è preparati a cosa si può
vedere…”
“Sembra
parli per esperienza, signor Lamber…”
“Ho
passato un paio d’anni a lavorare in Bulgaria mentre
Grindelwald era al potere…” disse grave
l’uomo passando una mano tra i capelli
brizzolati. “Avevo più o meno la tua
età…”
“DAVID!
VIENI PRESTO!” una guaritrice arrivò di corsa
pallida in
volto.
“Che
succede?” chiese il medimago
“Dei
babbani hanno trovato un cadavere al largo della
costa…”
“È
uno dei nostri?”
“Sì,
un ragazzo… avrà appena finito Hogwarts o
giù di lì…”
Lamber
guardò Enif.
“Se
è così giovane Icecrow potrebbe riconoscerlo
così vediamo di
capire chi è…”
“È
per questo che sono venuta da voi…”
Mentre
camminavano a passi rapidi verso l’obitorio, Enif fissava
la punta delle sue scarpe, incapace di ammettere quel pensiero che
l’aveva
assalita quando era stata messa a conoscenza
dell’età del ragazzo.
In silenzio i
medi maghi davanti a lei aprirono la porta laccata
di bianco, la frescura che permeava l’ambiente la fece
rabbrividire, mosse
qualche passo all’interno incerta.
“Eccolo
l’abbiamo messo lì…”
“È
annegato?”
“Penso
di sì, ma c’è traccia di
magia… i test li dovrai fare tu,
Lamber… per procedura…”
“Icecrow
lo conosci?” chiese Lamber, voltandosi appena verso
Enif. Il cuore della ragazza si era fermata nel momento stesso in cui
l’aveva
visto.
Annuì
appena mentre calde lacrime le scendevano copiose dagli
occhi verdi.
“Chi
è? Così avvisiamo la
famiglia…”
“Regulus
Black…” mormorò la ragazza con voce
tremante, si morse
appena le labbra.
“Doroty,
porta fuori la Icecrow e offrile qualcosa di forte… poi
avverti i famigliari… io faccio i
test…”
Quando Sirius
arrivò al San Mungo trovò Enif ad aspettarlo. La
ragazza aveva gli occhi gonfi e l’abbracciò non
appena lo vide.
“Eny…
che è successo? Mi sono spaventato quando mi hai mandato
quel gufo, stai bene?” Lei annuì sulla sua spalla,
trattenendo un singhiozzo.
“Allora
cosa?”
“Regulus…
l’hanno trovato dei pescatori al largo di
Bradwell…”
“è….”Le parole morirono
in gola mentre fissava gli occhi della ragazza. Enif annuì,
Sirius fissò il
vuoto davanti a lui per qualche secondo, mentre la ragazza lo
abbracciava di
nuovo.
“Posso
vederlo?”
“È
di sotto ma ci sono i vostri genitori adesso…
e…”
“Non
mi importa, quella vecchia megera non può mica impedirmi di
vedere mio fratello…”
Enif
guidò in silenzio il ragazzo tenendolo per mano, Sirius la
seguiva come in una specie di trance, era così assurdo che
non riusciva ancora
a crederci.
Quando
arrivarono davanti alla porta dell’obitorio, Walburga e
Orion stavano uscendo. L’uomo era pallido e più
che sorreggere la moglie
sembrava sorreggersi su di essa. Walburga era cinerea in volto, il suo
sguardo
addolorato incrociò gli occhi di Sirius.
“Che
ci fai qui?!” gridò la donna. Sirius la
guardò
trattenendosi dal dire qualcosa. “Non hai il diritto di stare
qui! Tu non fai
parte della famiglia!”
“È
mio fratello… Regulus era…”
“Come
osi chiamarlo fratello tu che l’hai abbandonato!”
Sirius
alzò lo sguardo fremendo di rabbia.
“Regulus
ERA mio fratello, avrò pur il diritto di vederlo
un’ultima volta! E comunque non sono io che l’ho
costretto a diventare ciò che
è diventato!”
“Dovevi
farlo tu! Tu, dovevi tener alto l’onore della famiglia,
ma era troppo per te! Regulus ha tentato di ripagare ai tuoi errori, ma
non era
forte abbastanza, il mio bambino si è ucciso a causa
tua!” gridò la donna,
facendo uscire Lamber dalla stanza.
“Signora
Black, la prego, siamo in un ospedale… capisco che
abbia qualche screzio con suo figlio ma non penso che questo sia il
luogo…”
“Quale
figlio? Il mio unico figlio è dietro di lei, morto! Non
ho altri figli!” detto questo Walburga se ne andò
trascinando via Orion. Sirius
incrociò gli occhi del padre, ma non vi lesse odio come inquelli di Walburga ma solo
dolore, in effetti
pensò Sirius, ora aveva davvero perso tutti i suoi figli.
Sirius aspettò
che i
passi dei coniugi Black si spegnessero alle sue spalle prima alzare lo
sguardo
su Lamber.
“Posso?”
“Certo,
anche perché non penso ti faranno assistere al
funerale…”
“Grazie…”
Sirius
entrò seguito da Lamber, Enif non ebbe il coraggio di
rientrare nella stanza. Si avvicinò al corpo del fratello
mordendosi
leggermente le labbra.
“Vostra
madre ha parlato con i superiori, dato che tuo fratello
ha lasciato una lettera d’addio tutto passerà come
un suicidio… io non sono
nessuno per contestare la parola di Walburga Black, però a
te lo voglio dire
prima che i risultati dei miei test vengano,
chessò… bruciati?...” Sirius
guardò appena il mago mentre prendeva i suoi appunti e li
rimetteva apposto con
un gesto di rabbia e impotenza.
“Tuo
fratello non è morto suicida, ci sono tracce di magia nera
sul suo corpo, le ferite e i lividi indicano che è stato
trattenuto sott’acqua
apposta, credo anche abbia ingerito qualche veleno… nessuno
si suicida in
questo modo… non so cosa gli è successo
perché il corpo verrà portato via
domattina e non mi sarà possibile continuare le
analisi… odio gli
insabbiamenti… ma credo che fosse giusto che almeno suo
fratello sapesse la
verità…” dettò questo Lamber
lo lasciò solo.
Solo quando
sentì la porta chiudersi dietro al medimago, Sirius
si lasciò andare. Passò dolcemente una mano nei
capelli incrostati di salsedine
del fratello, guardando il volto mortalmente pallido. Si morse il
labbro
inferiore, mentre le lacrime gli rigavano le guance.
“Stupido…”
sussurrò “…non sei stato nemmeno capace
di scappare…
sei il solito bambino…” Sirius strinse i denti,
mentre un singhiozzo rompeva
quelle parole “…scusami se non
c’ero…. Io forse avrei potuto aiutarti…
potevi
chiedere aiuto! Non ti ho nemmeno insegnato a scappare, sai Reg,
bisogna sempre
averre un posto dove andare… sennò vieni
scoperto…” Sirius si rendeva conto che
stava dicendo delle assurdità che quelle frasi non avevano
senso, ma voleva
solo parlare un’ultima volta con suo fratello, sperando che
da qualche parte
lui lo stesse davvero sentendo.
“Come
quando giocavamo a nascondino con ‘Dromeda, noi trovavamo
subito i nascondigli migliori e tu non sapevi più dove
nasconderti…” le mani di
Sirius si fermarano sopra il braccio destro, incerte…
alzò la manica a
brandelli, scoprendo pallido sulla pelle di Regulusil Marchionero.
“Avrei
voluti farti una testa così per questa idiozia…
ma non ho
avuto nemmeno il coraggio di parlarti… forse siamo solo due
vigliacchi Regulus…
tu sei scappato da Voldemort io dalla mia famiglia e ci siamo
persi… ti voglio
bene fratello…” disse voltandosi. Si
asciugò le lacrime prendendo un respiro ed
uscendo.
▀■▪■▀
“Sirius?”
chiese la signora Potter ad Enif quando arrivò a
Godrick’s Hollow per pranzo.
“Ha
detto che faceva un giro in moto e di precederlo…”
sospirò
la ragazza, sedendosi.
“Come
sta?” chiese Lily sedendosi affianco all’amica sul
divano
del salotto.
“Dice
“Bene” ma so che non è
così… quando siamo tornati dal San
Mungo si è chiuso in soffitta, credo guardasse le vecchie
foto di zio Alphard
quelle in cui erano bambini, stanotte non ha chiuso occhio, stava
lì a fissare
il soffitto…”
“Deve
accettare la cosa… a modo suo… sai
com’è fatto… troppo
orgoglioso per dire che gli fa male…”
sospirò James appoggiato allo stipide
della porta.
“Comunque
poteva venire… chissà dove è andato
con quella
diavoleria babbana?!” disse preoccupata la signora Potter.
“So
anche questo…” disse Enif aprendo la Gazzetta del
Profeta
davanti a loro.
Scompare
nel pianto dei parenti
Regulus
Acturus Black
Ne
annunciano la prematura scomparsa i genitori e i parenti tutti
Il
funerale si terrà oggi stesso nel cimitero di Highgate
▀■▪■▀
Un
grosso cane nero guardava da lontano la processione di
persone che portava il feretro lungo la strada egiziana.Il cane li
seguì da lontano lungo la via
circondata da mausolei, si fermò solo quando il corteo
entrò nel mausoleo della
famiglia Black. Un ingresso non dissimile da quello dei mausolei
intorno, dalla
pesante porta in legno incorniciata dal marmo chiaro, sormonato da una
cornice
grifata. Quando anche l’ultima persona fu entrata il cane
uggiolò forte l’addio
ad un fratello.
Oggi come promesso,
dato che James aveva fretta di sposarsi e di conseguenza ho finito il
capitolo 13 vi posto il 10 ç_ç
Come vedete è un
capitolo abbastanza duro... se clikkate l'immagine in alto la vedrete
in originale come la sua mamma, quindi io l'ho fatta...
Per alleggerire un po' i
toni Google map ci regala anche una visione del minimarket di
Peter
Non so
dirvi quando arriverà il prossimo aggiornamento dato che con
il capitolo 14 cambio argomento ^_^''' Spero comunque di non
farvi aspettare parecchio
Noto compiacere che Giulia e Julia continuano a seguirmi fedelemente
cosa di cui sono davvero felice, per tutti voi altri lettori silenziosi
lasciate almeno un parerino, piccolo piccolo ? No??? Mi accontento
anche di un "fa schifo ritirati" o di "sono ancora viva vai avanti" XD
Beh alla prossima indicativamente al massimo a fine mese...
Secondo me tra i fratelli Lastrange Rabastan
è quello che si perde in chiacchiere, Rodolphus non
può farlo o sua moglie lo crucia.
Sono felice di sapere che il mio combattimento ti è
piaciuto, sopratutto dato che sei una l'unica oltre a Giulia ad aver
commentato...
Alastor continua a dire che non svelerà il suo segreto
neanche sotto tortura...
Passando alle cose serie, cosa ti pareva questo capitolo? Non ho
trattato molto in profondità Regulus dato che la storia
è incentrata sul punto di vista dei malandrini ma mi sono
chiesta come cavolo sapeva Sirius che Regulus era stato ucciso. Insomma
Sirius poteva pensare che l'hanno ucciso non trovandone il corpo ma
insomma non credo che Voldemort non si preoccupasse se uno dei suoi
spariva e via... l'avrebbe fatto cercare o cose simili e di conseguenza
ci sarebbe andata di mezzo tutta la famiglia Black... di conseguenza
questa è il mio parere. Spero, dato che anche io ti
considero la "biografa" ufficiosa se non ufficiale di Regulus, che sia
di tuo gradimento nonostante i fazzoletti...
Purtroppo come vedi qui qualcuno ci ha lasciati
(per fortuna c'è Julia...)
Ma povero Peter non è ancora la spia e tutti pensano
già male di lui, poverino.
Il titolo è stato un colpo di classe l'ammetto anche se ad
essere onesti è venuto semplicemente perchè non
mi venivano altre idee anzi all'inizio lo trovavo stupido... ^_^''''
Sono felice che Voldy ti spaventi perchè è questo
il suo scopo (mi sento un po' diabolica...)
Spero che l'euforia dell'aggiornamento settimanale non si sia spentaa
causa del tema trattato.
Alla prossima.
Capitolo 11 *** Capitolo 11: Colloqui di lavoro ***
Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
11: Colloqui di lavoro
Albus
Silente non era solito aspettare la fine di agosto per trovare un
professore,
ma la cattedra di Divinazione gli era sempre apparsa abbastanza inutile
se non
insegnata a dovere. Se poi ci metteva che la, ormai ex, professoressa
aveva deciso
di andare in pensione due settimane prima dell’inizio
dell’anno scolastico, si
poteva ben capire perché Silente volesse far finire quella
storia il più presto
possibile. Aveva altre cose a cui pensare che la cattedra di
Divinazione, i
professori di Difesa che continuavano a licenziarsi di anno in anno lo
preoccupavano molto di più, ormai era arrivato alla
conclusione che Voldemort
avesse davvero maledetto quel posto.
Già,
proprio come stava per dare colloqui a 12 streghe per il posto di
Divinazione
aveva dato un colloquio perfino a Voldemort per la classe di Difesa, il
solo
pensiero che un altro preside avrebbe preso al volo Tom Riddle come
insegnante gli
faceva accapponare la pelle, spesso si chiedeva come quel ragazzo
chiuso e
riflessivo fosse potuto diventare Lord Voldemort, il Signore Oscuro.
Come
sempre, da ormai nove anni, i suoi pensieri si concentrarono su Tom
Riddle,
sulle sue azioni, sui suoi modi di agire: l’influenza con cui
affascinava l’aristocrazia
purosangue, il fascino che aveva sui reietti, e poi c’era
quell’ultimo fatto.
La morte di Regulus Black lo aveva colpito, sembrava che Voldemort
stesso
credesse alla storia del suicidio, ma Enif e Sirius gli avevano
assicurato che
il ragazzo portava segni di magia oscura. C’era forse
un’altra minaccia di cui
non era al corrente? Qualcosa che si muoveva alle spalle di Voldemort?
No,
Voldemort non era così stolto la farsi colpire alle
spalle… Ma allora cosa
poteva essere successo a quel ragazzo? Se fosse stato un traditore
Orion e
Walburga avrebbero perso l’appoggio dei Mangiamorte, forse
era davvero un
suicidio o forse Bellatrix aveva ucciso il cugino prima che
l’onore dei Black
venisse macchiato ancora di più… poteva essere
plausibile.
C’era
un
altro problema che lo assillava da ormai molti anni, nessuno di loro,
nessuno
dei membri dell’Ordine della Fenice era sopravvissuto
più di due volte a
Voldemort, aveva visto la maledizione di Frank rimbalzare su Riddle
come se
fosse protetto da uno scudo… ma Frank aveva provato ad
ucciderlo, non esisteva
modo di ucciderlo? Di fermarlo?
Albus era
perso in questi pensieri quando l’orologio batté
le quattro del pomeriggio.
Doveva sbrigarsi se voleva arrivare puntuale ai colloqui. Smise di
camminare su
e giù per lo studio imboccando la porta e le strette scale a
chiocciola con
l’intenzione di andare dritto filato alla Testa di Porco
quando venne
intercettato da Horace Slughorn. Sapeva bene cosa aveva portato
lì il maestro
di Pozioni.
“Horace,
qual buon vento?”
“Sai
benissimo perché sono qui Albus…”
Slughorn sembrava quasi arrabbiato
“È
probabile, amico mio…”
“Come
ogni
anno ti ho chiesto di trovare un sostituto per me…”
“Horace,
non mi sembra il momento, sei ancora giovane per la
pensione….” Slughorn
borbottò qualcosa come “questo lo dici
tu…” e poi aggiunse
“Quindi
come ogni anno non hai indetto nessun colloquio per pozioni,
immagino…”
“Esattamente,
sei essenziale qui dove sei, Horace…”
“Non
ne
sono così convinto e mi sono preso la libertà di
aggiungere un paio di nomi
alla lista di oggi… un paio di studenti brillanti che sono
certo che potrebbero
prendere benissimo il mio posto…”
“La
signorina Evans mi aveva avvisato della tua proposta e del suo rifiuto,
come
penso sai anche tu, la nostra cara Lily si sposa tra poche settimane e
la vita
dietro ad una cattedra non è adatta ad una
moglie… e non sarebbe di certo
adatta in futuro ad una madre…”
“Si
beh… ma
un altro paio di ragazzi hanno accettato … so che ha la
priorità la cattedra di
Divinazione dato cheBelindraci ha lasciati senza
preavviso… ma se volessi
dare un’occhiata….”
“Va
bene
Horace, ora scusami ma devo proprio andare…”
Detto
questo Silente lasciò solo il pozionista, quando fu certo
che il collega non
potesse sentirlo si lasciò sfuggire un sospiro. Con Horace
ogni anno era la
stessa storia… forse stava davvero diventano troppo vecchio,
ma quell’anno
avrebbe insegnato ancora, non aveva tempo per pensare anche ad un suo
sostituto.
▀■▪■▀
Era
l’occasione giusta, se fosse riuscito a convincere Silente ad
assumerlo non
solo avrebbe realizzato un sogno, ma il suo Signore ne avrebbe tratto
vantaggio. Era questo che Severus Piton continuava a ripetersi, avrebbe
dovuto
stare attento, Silente avrebbe potuto assumerlo per tenerlo
d’occhio ma aveva
fiducia in se stesso. Sapeva che i segreti che custodiva erano
sconosciuti
perfino al suo Signore e questo gli dava coraggio, se riusciva a
nascondere le
cose a Lord Voldemort in persona con Silente non sarebbe stato
difficile. Certo
era sicuro che Potter avesse raccontato al preside del loro incontro,
ma in
quel frangente, per quanto avesse letteralmente dichiarato di essere un
Mangiamorte, li aveva aiutati, e conosceva abbastanza Silente da sapere
che era
un uomo d’onore e non avrebbe giudicato, insomma sembrava
pronto a dare seconde
occasioni a chiunque e se l’avesse concessa la lui, Silente
avrebbe firmato la
sua condanna. Come spia dentro Hogwarts avrebbe potuto osservare il
preside e
cercare informazioni, sì era un piano perfetto, e poi
c’era la raccomandazione
di Slughorn, doveva pur contare qualcosa quel vecchio tricheco.
Quando
arrivò alla Testa di Porco il locale era affollato, o
meglio, affollato per gli
standard del posto. Lo colpì il fatto che le persone nel
locale fossero
soprattutto donne dalla trentina a, non volle nemmeno pensare ad una
età adatta
a quella che sembrava una pianta grinzosa. Si avvicinò al
bancone cercando di
ignorare le occhiate, poco amichevoli delle donne.
“Che
succede?” chiese al barista mentre era intento a pulire un
bicchiere. L’uomo
alzò gli occhi chiari su Severus, e il giovane non
poté far altro che chiedersi
dove avesse già visto quello sguardo.
“Colloqui
per il posto di Divinazione… Albus ha preso il mio locale
per un sportello di
lavoro adesso…” sbuffò seccato
poggiando il bicchiere sulla credenza.
“Vuoi
qualcosa?”
“Un’acquaviola…”
ordinò guardandosi nervosamente intorno, non aveva previsto
ci fosse tanta
gente, sperò che tra quelle donne non ci fosse nessuna per
il posto di Pozioni.
“Non
mi
dire che sei anche tu un veggente, di ciarlatani ce ne sono fin troppi
oggi…”
commentò il gestore ricevendo delle occhiatacce da parte
delle donne presenti.
“No…io…
sono qui per il posto di Pozioni…”
“Mhm…
caschi
male giovanotto… per quanto Horace ci tenti ogni anno, Albus
non vuole ancora
mandarlo in pensione… è troppo
ingamba…” Severus osservò
l’uomo sembrava
saperne molto sugli affari di Silente, perciò era meglio
essere cauti. Prese la
sua Acquaviola andando a sedersi in angolo del locale.
▀■▪■▀
Quando
Albus giunse alla Testa di Porco non poté fare a meno di
notare l’occhiata
esasperata che gli lanciò il fratello minore.
“Salve
Aberforth, come va da queste parti?” chiese appoggiandosi al
bancone.
“Sai
che
odio fare da balia ai tuoi futuri sottoposti… mi da sui
nervi…” borbottò il
mago cercando di ignorare il fratello, ma Albus di certo non voleva
farsi
ignorare, attirò l’attenzione del minore parlando
a bassa voce.
“C’è
qualcuna che ti ispiri?”
“Sono
tutte
ciarlatane e il ragazzo che ha fatto venire Slughorn non mi
convince…”
“Chi
è?”
“Veniva
qui
con i suoi amici un paio d’anni fa, non mi sono mai
piaciuti…” disse indicando
con un cenno della testa un angolo del pub. Albus guardò in
quella direzione,
riconoscendo all’istante Severus Piton, logico
si disse se non era Lily Evans, la Regina
dei Pozionisti, Slughorn poteva chiamare soltanto il Principe delle
Pozioni:
Severus Piton…
“Mi
raccomando tieni d’occhio il ragazzo…”
“È
uno di
loro? Vuoi che lo sbatto fuori a calci?”
“Il
locale
è il tuo…” commentò Albus
volandosi verso le signore che si stavano pian piano
radunando.
“Comincerei
con la signorina Tiara Lebcom…” fissò
poi Severus “Non ti dispiace aspettare un
po’ Severus, vero?”
“No,
signore…” lo sentì rispondere.
Non avrebbe mai pensato che
fare un colloquio
potesse essere così… noioso, ecco noioso era la
parola giusta… era la prima
volta in vita sua che trovava alquanto inutile scambiare quattro parole
con
qualcuno che voleva insegnare ai suoi ragazzi, oramai stava valutando
semplicemente
quale fosse la meno peggio. Tutte, nessuna esclusa, avevano cercato di
convincerlo di come il loro occhio interiore fosse aperto e tutte
avevano
cercato di leggere se non il futuro almeno il passato del Preside e
nessuna
aveva azzeccato nulla. Albus non aveva fatto altro che chiedere loro
“Come mi
sono rotto il naso?” che le signore ci avevano dato dentro
con la
fantasia.Chi aveva
detto che se l’era
spaccato giocando a Quidditch, chi aveva raccontato con dovizia nei
particolari
l’incontro tra Silente e un Troll, qualcuna aveva perfino
tirato fuori
Grinderwald e adesso l’ultima della lista Sibilla Cooman
stava perfino
ipotizzando che non fosse rotto ma soltanto storto, immaginando un
qualche
tranello. Peccato, ci aveva sperato su Sibilla, non solo era la
più giovane tra
tutte, ma discendeva anche da grandi veggenti, veggenti vere e
testimoniate,
eppure sembrava che l’occhio interiore saltasse qualche
generazione.
“Le
assicura signorina Cooman che il mio naso è stato rotto
davvero…” disse
Silente, la vide strabuzzare gli occhi dietro i grandi occhiali e
muovere
nervosamente una mano, facendo tintinnare i braccialetti che indossava.
“Ma
certo,
ho detto: “so che è solo storto?” Volevo
dire che qualcuno avrebbe potuto pensare
che fosse solo storto credendo di cadere in un tranello, ma
è evidente che
qualcuno le ha tirato un pugno…” Silente
riportò l’attenzione sulla donna,
sembrava che stesse intuendo la verità o che avesse solo
fortuna.Sibilla
capì di aver azzeccato e quindi
cominciò a romanzarci su, chiudendo gli occhi,
concentrandosi.
“Vedo
un
prato e due persone, due ragazzi che litigano…”
aprì leggermente un occhio per
studiare la reazione di Silente.
“Era
ai
tempi di Hogwarts…” disse vaga e Silente sorrise,
no, Sibilla aveva solo
fortuna.
“Ci
sei
andata più vicina delle altre, grazie
Sibilla…” disse facendo cenno di alzarsi.
Ma la donna non si mosse dalla sedia su cui stava seduta. Albus
sperò che non
si intestardisse, aveva promesso ad Aberfoth di liberargli la stanza
prima
delle otte ed erano già le sette e mezzo del pomeriggio.
“Signorina
Cooman la prego…”
“Mi
ascolti…” la voce della donna era diversa e
Silente non poté fare a meno di
guardarla. Gli occhi erano diventati chiari e la voce sembrava
rimbombare come
se provenisse dalle profondità della terra.
“Ecco
giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo
mese...”
Per un
attimo Albus fu certo di sentire un rumore dietro la porta, ma la sua
attenzione ritornò a Sibilla. Quella donna stava davvero
rilasciando una
profezia.
“
...l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli
avrà un potere a lui
sconosciuto...
e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché
nessuno dei due può vivere se
l'altro sopravvive...
il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà
all'estinguersi del
settimo mese...” la vide ruotare gli occhi e schiarirsi la
gola stupita.
“Sibilla,
cara… tu ricordi nulla di poco fa…”
“Certo
preside… voleva che me ne andassi, immagino che anche questo
colloquio sia
andato male…” commentò la donna,
alzandosi stancamente dalla sedia.
Non se ne
ricordava! Silente era basito quella donna non si ricordava di aver
formulato
una profezia che metteva in gioco tutto. Non poteva permettere che se
ne
andasse in giro così. La porta si aprì di scatto,
Aberforth entrò nella stanza
livido di rabbia.
“Il
ragazzino l’ho beccato qui fuori poco fa… ho
tentato di spiegargli che non è
bene origliare… ha detto solo che voleva dirti che aveva un
impegno… e se ne
andato, ho tentato di seguirlo ma si è smaterializzato
subito dopo essere
uscito dal pub…”
Se Severus
aveva sentito qualcosa della profezia allora lo stava andando a
riferire a
Voldemort, e se Riddle avesse saputo di Sibilla l’avrebbe
certamente cercata.
“Emh…
Professor Silente se ha finito io me ne andrei…”
la voce di Sibilla lo
riscosse. Per quanto non fosse consapevole dei suoi poteri non poteva
lasciarla
andare in giro da sola, Voldemort l’avrebbe trovata e
torturata per non cavare
un ragno dal buco.
“Sibilla
cara, ci ho ripensato sai… in fondo avevo appena finito
Hogwarts quando mi
hanno spaccato il naso, quindi credo che la tua visione fosse
perfetta… credo
proprio che il posto possa considerarsi tuo…”
“Davvero,
professore?”
“Certamente,
la aspetto la mattina del 1 settembre professoressa Cooman.”
Aberforth
guardò stupito prima Albus e poi Sibilla, alzando le spalle
incerto. La donna
sembrava sul punto di scoppiare in lacrime per la gioia quando
lasciò la
stanza.
“Si
può
sapere perché l’hai assunta? Non dirmi che quella
ha l’occhio interiore perché
sennò ce l’aveva anche la mia capra
Betsy…”
“Eppure,
Abe ha fatto una profezia, proprio qui, davanti a me e ora devo
scoprire con esattezza
quanto di questa profezia abbia sentito Severus, ne va della salvezza
di tutti
noi…”
▀■▪■▀
Era stanco
di aspettare, quanto ci metteva Silente a mandare a casa quelle
cialtrone? Si
chiedeva furibondo Severus incrociando nervosamente le braccia al
petto, in più
era convinto che il barista lo stesse osservando da un po’
anche se non lo
aveva mai visto guardare in quella direzione.
Si
alzò
nervosamente, era stanco di aspettare, si diresse verso il bagno,
cambiando
all’ultimo momento direzione e salendo le scale che portavano
alle stanze,
sperando che il barista non lo guardasse in quel preciso istante. Era
quasi
arrivato alla porta quando sentì Silente congedare
l’ultima aspirante
professoressa di Divinazione. Si accostò alla porta
sbirciando dal buco della
serratura. La donna era seduta, rigida come una statua, riusciva a
vedere
chiaramente come avesse gli occhi ribaltati all’indietro.
“Alcune
veggenti cadono in trance
quando annunciano una profezia…”
gli tornarono alla mente le parole del libro di Divinazione che aveva
studiato
ai tempi della scuola. Se quella donna stava facendo una profezia a
Silente
forse anche al suo Signore sarebbe interessato sentirla.
“Mi
ascolti…” Severus fu percorso da un brivido, nella
voce della donna sembrava
non esserci nulla di umano, o quantomeno di terreno.
“Ecco
giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro
Signore...” stava sentendo
bene? Quella cialtrona stava snocciolando a Silente una profezia che
poteva
distruggere il suo Signore.
“
…Nato da
chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo
mese...” ma non poté
continuare a sentire perché una mano di abbatte alle sue
spalle.
“Nessuno
ti
ha insegnato che non sta bene origliare…”
“Volevo
solo sapere se il Professore aveva finito avrei un impegno urgente
e…”
“E te
ne
ritorni buono buono di sotto…” disse il barista
spintonatolo giù per le scale.
“Può
dire
al professore che purtroppo, sapendo inoltre non cerchi nessuno per la
cattedra
di Pozioni, devo davvero andare…”
Così
facendo il ragazzo imboccò con passo spedito la porta. Si
smaterializzò non
appena la sentì chiudersi dietro di lui, quasi certo di
veder uscire il
gestore. C’era mancato poco, se fosse stato Silente a
beccarlo in quel momento
nessuno avrebbe potuto salvarlo e soprattutto era certo che si sarebbe
trovato
la memoria cancellata.
Tirò
un
sospiro di sollievo solo vedendo la maestosità di Villa
Malfoy apparire davanti
ai suoi occhi. Doveva parlare con Lucius per avere al più
presto un colloquio
privato con Voldemort. Sapeva che il suo amico si sarebbe scocciato per
questo,
era come chiedergli di fare da segretario, ma fra tutti i Mangiamorte
Bellatrix
e Lucius erano gli unici a conoscere il luogo in cui il loro Signore si
nascondeva. Attraversò in fretta il giardino, spaventando un
paio di pavoni che
scorrazzavano tra l’erba, quando arrivò alla porta
suonò intensamente il
campanello finché la porta non si aprì.
“Severus,
che ci fai da queste parti?” Narcissa Malfoy vestiva soltanto
una vestaglia di
seta nera, aveva le guance arrossate e i capelli in disordine, Severus
si
chiese se avesse interrotto qualcosa.
“Devo
parlare immediatamente con l’Oscuro e solo Lucius
può portarmi da lui…”
Narcissa annuì gravemente, passandosi una mano tra i capelli
chiari mentre con
l’altra si sistemava meglio la vestaglia. Lei non era stata
marchiata, Lucius
non le aveva permesso di partecipare alla guerra e questo metteva a
tacere il
fatto che si fossero sposati solo per interesse, ma ciononostante
Narcissa non
poteva far altro che sentirsi un po’ esclusa dalla parte
più pericolosa della
vita del marito.
“E di
là in
salotto…”
“Credevo
avrebbe aperto il vostro elfo domestico…”
“L’ho
mandato a farsi un giro quando mi ha chiesto se volevo un
afrodisiaco…”
commentò acida, sì, si disse Severus, aveva
sicuramente interrotto qualcosa.
▀■▪■▀
Dopo aver
parlato con Aberforth, Silente era ritornato in tutta fretta al suo
ufficio e,
pensatoio alla mano, aveva riguardato per circa ottanta volte la
profezia,
all’inizio per scoprire cosa avesse esattamente ascoltato
Severus, mentre ora
stava rimuginando da ore sul suo significato.
Era chiaro
che la profezia parlasse di un bambino che doveva ancora nascere,
magari il
prossimo luglio… o quello dopo ancora… non ne
aveva idea.
Aveva un
solo indizio “nato da chi
l’ha tre volte
sfidato” non c’era nessuno, nessuna tra
le persone dell’Ordine che avesse
incontrato tre volte Voldemort e fosse sopravissuto.
Ma fino al
luglio prossimo le cose potevano cambiare, doveva stare solamente ad
aspettare,
questa parte si sarebbe avverata da sola ma era la seconda parte a
preoccuparlo
“l'Oscuro Signore lo
designerà come suo
eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...e l'uno
dovrà morire per
mano dell'altro, perché nessuno dei due può
vivere se l'altro sopravvive”
significava che Voldemort avrebbe cercato quel bambino? Forse il
bambino
avrebbe dovuto crescere per poter essere un suo eguale e allora forse
lui
avrebbe dovuto guidarlo, addestrarlo a usare il “potere sconosciuto” a
Voldemort… anche se dubitava che ci fosse
qualche arte magica che Tom non conoscesse.Chiunque fosse nato a Luglio in futuro non avrebbe avuto
una vita facile
questo era certo. Proprio mentre stava analizzare per
l’ennesima volta l’ultima
parte, qualcuno bussò alla porta, in quell’istante
l’orologio batté le due di notte.
“Avanti…”
“Abbiamo
fatto il più presto possibile Albus, è successo
qualcosa?” Dorea e Malocchio
erano affaticati, era chiaro come il suo gufo li avesse tirati
giù dal letto.
“Non
ancora…” disse enigmatico il preside.
“Ho
una
profezia da consegnare al Ministero domattina, ma prima volevo che la
vedeste
anche voi…”
“Sai
che
non ho mai creduto a quella robaccia Silente…”
disse Malocchio poco convinto.
“Neanche
io
non ci avrei creduto molto se non l’avessi vista venir
pronunciata davanti a
me…”
“E di
cosa
parla?”
“Dell’unico
modo che abbiamo per sconfiggere Voldemort…”
Dorea
e
Moody lo fissarono sorpresi mentre Albus avvicinava loro il pensatoio.
Eccoci qui, sono riuscita a postare anche questa settimana.
E così siamo arrivati alla profezia, che ne pensate? Se
avete dubbi, domandi e perplessità non esitate a commentate
(sono felice se commentate anche senza dubbi XD). il capitolo
è un po' corto semplicemente perchè è
nato dal tentativo di non mescolarlo con i festeggiamenti di Lily e
James diamo un po' di pace ai futuri sposi!
Per quanto riguarda la prossima settimana, spero davvero di riuscire ad
aggiornare anche perchè stiamo arrivando in periodo
matrimoniale, se capite cosa intendo, ma giovedì ho una
consegna quindi non prometto nulla...
E adesso sotto con le risposte delle vostre numerose recensioni ^^
Per il matrimonio abbiate ancora un attimo di
pazienza il prossimo è tutto l'addio al celibato XD
Doveva essere una parentesi e mi ha preso un capitolo ^_^'''
Ecco se tu ti sei commossa per il capitolo io mi
sono commossa per la tua recensione... davvero mi ha fatto molto
piacere riuscire a dare tanto, se pur dolorosamente a tanti.
Speriamo che nella Mappa del Paradiso ci sia qualche passaggio segreto,
se capisci cosa intendo XD
Sono felice che Enif ti sia piaciuta nello scorso
capitolo, in fondo ho pensato che anche lei lo conosceva da quando
erano bambini e quindi è riuscita ad intuire qualcosa e ad
agire di conseguenza...
Non so se sentirmi onorata di aver commosso così tanta gente
o quasi dispiaciuta... ^_^'''
Alla prossima
Ma
ciao! Che piacere trovare nuovi recensori, sopratutto in quel capitolo
a cui tenevo particolarmente.
Per l'addio al celibato ci sentiamo al prossimo capitolo e vedrai che
combina quello scemo di Sirius... beh anche Remus e Peter tengono a
precisare che ci hanno messo del loro e Lily ci tiene a dire che
vorrebbe strozzarli... ma tutto ti sarà chiaro nel prossimo
capitolo.
Spero di rileggere una tua recensione (anche cortissima non importa,
anche bianca se vuoi XD) così so che mi segui.
Capitolo 12 *** Capitolo 12: Una notte da leoni ***
Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
12: Notte da leoni.
Oggi,
15 settembre ore 9:00, due ore prima del matrimonio
"Com'è
possibile tu sia riuscito a perderli?"
la voce di Black era annoiata, mentre, appoggiato sul ripiano della
cucina di
casa Lupin, osservava l'amico sollevare i mobili alla ricerca di
qualcosa.
"Non
li ho persi, ho dimenticato dove li ho
messi..."
"Il
prefetto perfetto che si dimentica
qualcosa..."
"Al
posto di star lì a criticare signor
"Io-non-li-tengo-perché-li-perdo" perché non vai
a vedere di là se
saltano fuori? Abbiamo solo due ore per farli venir fuori"
"Ma
mi sporco la giacca di polvere..."
"Il
mio smoking a noleggio cosa credi stia
pensando in questo momento?"
"Va
bene... Va bene..." sbuffò Sirius,
andando in camera da letto. Lo specchio infondo alla stanza gli
restituì il
riflesso di un uomo in smoking con la camicia nei pantaloni, la
cravatta ben
legata e il fiore all'occhiello.
"Per
Morgan!"
"Che
c'é? Li hai trovati?"
"No,
sembro mio padre... Io non ci vado al
matrimonio di James conciato così..."
"Mi
sembra un po’ troppo tardi per
cambiarsi..."
"Mi
sembra anche tardi per perdere le fedi
nuziali…”
"Sirius,
sta zitto! Tu non sai cos'erano questi
giorni..."
"Un'inferno,
c'ero anche io, ricordi?"
Mercoledì
12 settembre, ore 11:00, 72 ore prima del matrimonio
“Mi
arrendo, ci rinuncio… non mi sposo
più…” disse
James prendendosi la testa fra le mani.
“James,
come tuo Usher ti ordino di non dire più queste
sciocchezze e di metterti al lavoro!” ordinò Moony
passandogli una tazza di
caffè. “Ci manca solo da definire il
menù da far cucinare agli elfi domestici
che Enif ci presta dal Picco, le disposizioni dei posti a sedere,
l’ordine di
ingresso alla cerimonia, e la lista delle canzoni che volete che suoni
la band
che ha ingaggiato Sirius…” disse Remus contando le
cose da fare con le dita.
“E
non dimenticare il programma di stasera: oggi addio
al celibato!” disse Sirius esaltato.
“E
dite SOLO? SOLO? Ma come hanno fatto a sposarsi
Alice e Frank…”
“Beh,
loro ci lavoravano dalla fine della scuola…”
“Vuoi
dire che è colpa mia, Peter? Per aver deciso di
sposarmi dopo solo quattro mesi da quando gliel’ho
chiesto?” disse James
sull’orlo della crisi di nervi…
“Beh
diciamo che avreste potuto cominciare a pensarci
quattro mesi fa e non a tre settimane dal giorno delle
nozze…” disse Sirius con
ovvietà, sfogliando un menù grande come un libro
di storia di magia.
“Prima
c’erano i turni dato che Alice e Frank erano i
viaggio di nozze… e insomma ci sembrava di avere
tempo… io posticipo tutto…”
disse James alzandosi da tavola.
“Fermo
e piano! Uno: abbiamo già mandato a tutti gli
inviti, quanti saranno un centinaio? Due: Abbiamo predisposto il piano
di
sicurezza per andare a prendere i genitori di Lily e sua sorella. Il
lavoro per
disdire tutto sarebbe maggiore di quello per portare a termine la
cerimonia…
quindi: adesso ti prendi una boccata d’aria, al menu ci
pensiamo io, Peter e
Sirius” i tre fissarono Remus sconvolti “ e poi te
lo mostriamo, va a dormire
un po’, non ti fai una dormita decente da mesi tra turni e
preparativi, tu che
dormivi fino a mezzogiorno se potevi… qui ci pensiamo
noi…” disse Remus,
passando una mano sulle spalle di James.
Erano
tre giorni che tutto il loro tempo libero lo
passavano a casa di Sirius a preparare questo matrimonio, erano tutti
stanchi
ma non potevano permettere che lo sposo perdesse la testa proprio in
quel
momento.
“Hai
ragione Remus… non ti secca Sirius se vado a
stendermi un po’ di sopra?”
“No,
fai pure…” disse il moro
“Ah…
Sirius c’è da andare a ritirare le
fedi…”
“Ci
vado io adesso non preoccuparti e poi le do a Remus
sennò io le perdo…”
“Non
dovete farle vedere a Lily le ho preparato una
sorpresa… nell’incisione dentro
intendo… quindi…”
“Ok,
James, non preoccuparti, penso a tutto io…” disse
Remus sorridendogli
“Grazie
Rem… sapevo di aver scelto bene facendoti fare
l’Usher…”
Quando
James si fu allontanato, Sirius fissò
scandalizzato Remus.
“Penso
a tutto io? Rem anche tu hai un limite? Da
quando non vedi Dorcas?”
“Due
giorni, ma che c’entra? James avrebbe fatto
davvero saltare tutto e Lily gli avrebbe fatto saltare la
testa…”
“Ok,
forse hai ragione…”
“E
in più ero stanco di sentirlo
disperarsi…”commentò
Remus scrollando le spalle.
“Sei
diabolico Moony…” I tre risero, poi Sirius si
alzò…
“Vabbeh…
vado a prendere le fedi prima che mi vada
fuori dalla testa…”
Mercoledì
12 settembre, ore 16:00, 67 ore prima del matrimonio
“Io
chiamo James e rimandiamo tutto…” Lily scese dallo
sgabello su cui era in piedi a provare l’abito da sposa.
“Tesoro
fermati…” disse dolcemente Dorea Potter
“Lily,
ti prego…”
“Dai,
sono orribile, non so come ha fatto piacermi
questo vestito…” disse guardandosi di nuovo allo
specchio.
“Il
vestito si può modificare…”
“Non
c’è tempo…”
“Lily,
calmati… adesso prendiamo una bel caffè,
mettiamo da parte il vestito e andiamo a Londra con le ragazze per
l’addio al
nubilato… domani pensiamo al vestito, magari domani ti
piace…”
“Sai
dicendo che sono lunatica?” Enif si tirò una
manata sulla fronte
“Sto
dicendo che sei esaurita… datti una serata di
relax…”
“Ma
domani dobbiamo pensare alle decorazioni, sai noi
le decorazione i ragazzi il menù… noi gli abiti e
a loro l’ordine della
cerimonia…”
“Lily,
c’è tempo calmati… e poi agli abiti ci
abbiamo
già pensato c’è solo da andare a
ritirarli da madama McClan e si è offerta
Dorcas di andarci… quindi dobbiamo solo pensare alle
decorazioni…”
“E
a questo schifo… disse indicandosi…”
“Domani
viene mia madre per vederti i capelli…”
“Oddio…
è vero! No, no… non ce la faremo mai! A che ora
viene? No… chiamo James… posticipiamo di un paio
di settimane…” Dorea prese
Lily per le spalle.
“Lily
tesoro fermati un secondo, respira e goditi la
serata… tutto l’Ordine si è fatto in
quattro per potervela regalare questa
serata libera, venerdì è tutto predisposto per
andare a prendere i tuoi
genitori e Petunia, c’è anche un piano di
sicurezza per sabato…”
“Come
dire che devo obbligatoriamente sposarmi sabato?”
“Oramai
credo di si, cara…”
Giovedì
13 settembre, ore 14:00, 45 ore prima del matrimonio
“Enif…Enif…”
Enif strinse le palpebre rigirandosi nelle
coperte.
“Ancora
cinque minuti, mamma…” la donna che la stava
scuotendo
sorrise appena. La ragazza spalancò gli occhi.
“Mamma!
Quando sei arrivata?”
“All’una…
un’ora fa… Dorea ha detto che avete fatto le
sei ma i preparativi non si svolgono da soli
purtroppo…”
“Cavoli
potevi svegliarmi subito…” Enif si alzò
di
scatto dal letto, quasi inciampano nella borsa che aveva abbandonato a
terra.
“Divertite
almeno?”
“Si…
siamo andate a vedere un film babbano in un
cinema… sai proiettano delle immagini su uno schermo
enorme… adesso capisco
perché il cinema piace tanto a Gideon e
Fabian…” cominciò a dire la ragazza
vestendosi di tutta fretta. “Poi siamo andate ad ascoltare un
concerto… nulla
di che… e poi siamo andate al castello di Bamburgh a vedere
l’alba…”
“Siete
state attente?”
“Siamo
state delle perfette babbane fino a quando ci
siamo materializzate a Bamburgh…”
“Ottimo…
Lily come sta? Dorea è andata a
svegliarla…”
“È
nervosissima ieri ha addirittura proposto di
posticipare il matrimonio…”
“AHHHH!!!”
L’urlo
che arrivò dal piano di sotto le lasciò basite.
“Era
Lily?”
“Già…”
Enif sospirò correndo a controllare.
Lily
era in lacrime in salotto davanti al suo vestito
da sposa.
“Lily
che succede?”
“Caffè…”
singhiozzò indicando il vestito. Enif
impallidì.
“Com’è
successo?”
“Sono
inciampata… io… io… è un
segno non posso
sposarmi…”
“Suvvia
Lily non farla così tragica, chiamiamo Madama
McClan e vedrai che rimette tutto a posto…” disse
comprensiva Dorea passandole
un braccio attorno le spalle.
“No,
no è troppo tardi… non riusciranno a pulirlo in
tempo e c’è ancora da pensare alle decorazioni del
giardino e ai miei capelli…
abbiamo dormito troppo… non sarà mai tutto pronto
per sabato…” la rossa
singhiozzò forte abbracciando la sua futura suocera.
“Non
è vero… ci vuole solo un po’
d’organizzazione…”
borbottò la Signora Potter dandole delicate pacche sulle
spalle.
“Enif,
chiama Alice e Dorcas, buttale giù dal letto se
è necessario…” ordinò Dorea
“Lily datti una ripulita così Felicia
può vedere
cosa fare di questa tua bella testolina. Io vado da Madama
McClan…”
Lily
annuì.
“E
se non riescono a pulire il vestito…”
“Sciocchezze…”disse Dorea prendendo il vestito “Al massimo
resterò lì a minacciarli
finché non
finiscono…”
Giovedì
13 settembre, ore 17:00, 42 ore prima del matrimonio
Remus
era chinato su una lista di nomi, numerandoli
secondo una pianta della disposizione del padiglione che in quel
momento le
ragazze stavano addobbando, o meglio sperava stessero addobbando. Ma
ora la
domanda sorge spontanea, se l’Usher si stava occupando da
solo dei posti a
sedere, che fine aveva fatto lo sposo?
Una
bella domanda a cui Remus non aveva risposta,
l'unica cosa che ricordava della sera precedente era le tonnellate
d'alcool che
avevano ingerito e Sirius dire: "Io non sopporto più questo
sposo
paranoico, chiudiamolo da qualche parte fino al matrimonio!".
Se
fossero stati lucidi il problema non sarebbe sorto,
avrebbero fatto un bello scherzo a James e dopo poche ore ci avrebbero
riso su
assieme, peccato non fossero sobri e non avessero la minima idea di
dove
avessero rinchiuso James e soprattutto perché nonostante
l'alcool avessero
avuto la lucidità di requisirgli la bacchetta.
Remus
si prese la testa tra le mani, mentre quella
protestava sonoramente.
Un
gufo bussò alla finestra.
“Arrivo,
arrivo…” disse alzandosi stancamente mentre la
testa pulsava sotto il rumore creato dal gufo.
Il
volatile, Remus lo riconobbe subito era il gufo di
casa Potter… Moony sperò che Lily e Dorea non
avessero saputo della scomparsa
di James. Da una parte si sarebbero arrabbiate a morte
dall’altra preoccupate a
morte.
“Abbiamo un
problema…” così esordiva la
lettera di Enif.
“Oh,
fantastico…” sbottò Remus, il gufo
stridette… “Ho
capito, ho capito, non ti smuoverai di qui finché non
avrò risposto…” disse il
ragazzo al volatile mentre continuava a leggere la lettera.
“Lily ha rovinato
il suo vestito da sposa ed è in piena crisi isterica, la
Signora Potter dice
che probabilmente Madama McClan non glielo riuscirà a
mettere a posto per non
so quale ragione e quindi sta pensando ad un piano B. Io, Dorcas e
Alice stiamo
finendo con i padiglioni ma Lily è davvero fuori di testa,
se James riuscisse a
passare a rassicurarla andrebbe tutto bene… Riesce a passare
un attimo?”
“Oh
certo, a sapere dov’è…”
commentò Remus,
massaggiandosi le tempie.
Prese
carta e penna.
“Scusa ma adesso
non riusciamo siamo in grossi guai…”scrisse
velocemente.
“Vola
veloce, amico… e spera che nessuno venga a
controllare…” disseRemus guardando
sparire il gufo.
Si
voltò stancamente verso il tavolo.
“Forza
Remus mettiamoci al lavoro!” si disse
risedendosi.
Erano
passati pochi minuti quando Sirius e Peter
comparvero.
“Allora?”
chiese Remus alzando gli occhi dalla lista
che aveva finalmente finito di compilare, forse un po’ troppo
frettolosamente
ma non aveva molta voglia di pensarci in quel momento.
“Niente…”disse
Sirius scrollando la testa e prendendo
il foglio che Remus gli porgeva in modo da controllare se anche secondo
lui i
posti andavano bene.
“Dunque
siamo partiti dall’ultima cosa che ci
ricordavamo, ovvero dalla Testa di Porco…” disse
Peter.
“E
quindi?”
“Secondo
Aberforth abbiamo ordinato una bottiglia di
whisky a testa e poi sì, anche lui mi ha sentito dire di
chiudere James da
qualche parte… ma non sono stato così
intelligente di dire dove…” sospirò
Sirius “secondo me i posti vanno bene…”
disse abbandonando la lista sul tavolo.
“Ha
detto che siamo stati da lui fino a mezzanotte…”
“Quindi
considerando che qui ci siamo svegliati all’una
abbiamo tredici ore di buco…”
“La
vicina ha detto di averci visto tornare cantando
alle sette… e James non
c’era…”
“Ok…
quindi sei ore di buco… cosa abbiamo fatto in sei
ore?”
“Non
ne ho idea…” disse Peter mettendosi le mani in
tasca. Il ragazzo fece una faccia strana tirando fuori una salvietta.
“Cos’è?”
chiese Sirius, curioso.
“Un
numero di telefono scritto con del rossetto su una
salvietta…” disse Peter sbalordito.
“A
parte il numero c’è il logo di qualche locale
sulla
salvietta?” chiese Remus, forse poteva essere una traccia.
“Volupté…”
lesse Peter “Che diavolo è?” chiese poi
guardando gli altri.
“Il
club di cabaret più sexy di tutta Londra..”
commentò Sirius.
I
ragazzi lo fissarono.
“Che
c’è? Io e James ci eravamo andati una volta un
paio d’anni fa…”
“Ok
voi andate a vedere io continuo qua… tocca
all’ordine d’ingresso”
“Va
bene a dopo!” detto questo i ragazzi si
smaterializzano.
Remus
si passò una mano sugli occhi, ma dove potevano
aver chiuso James? Di certo era un posto che James non conosceva o da
cui non
ci si poteva smaterializzare… e di conseguenza un James con
il dopo sbornia
avrebbe aspettato il loro arrivo per evitare di spaccarsi…
ma allora dove
diavolo lo avevano lasciato?
Per
un attimo l’idea che James potesse aver approfittato
per scappare lo fece sorridere, sorriso che sparì subito
dopo. Fissò incerto la
pergamena davanti a lui.
“Spero
davvero tu non ti sia cacciato in qualche guaio,
amico mio…”
“Parli
da solo adesso?” la voce di Dorcas lo fece
sobbalzare.
“Non
ti avevo sentita entrare…”
“Enif
mi ha mandata a vedere come procede… diceva che
eravate nei guai…” disse abbracciandolo
stampandogli un bacio sulla guancia.
“Fino
al collo… soprattutto se lo scopre
Lily…”
“Avete
bevuto così tanto che James si è sposato con
un’altra ieri notte?” scherzò
“forse
sarebbe meno problematico…” Dorcas lo
guardò non
capendo
“Mi
prometti che non lo dirai alle altre?”
“Sarò
muta come una tomba…”
“Abbiamo
perso James…” Dorcas lo fissò un
attimo.
“Cosa
intendi dire con “Abbiamo perso James”?”
“L’abbiamo
rinchiuso da qualche parte ma non ci
ricordiamo dove… Sirius e Peter sono fuori a cercarlo e io
vedo di finire i
preparativi da solo…”
“C’è
qualcosa che posso fare…”
“No,
non serve, riusciremo ad uscire da questo casino…”
“Allora
torno da Enif e mi invento qualcosa… Sicuro che
non ti serve nulla?”
“No…no…”
Remus parve pensarci un attimo “Aspetta
c’è in
effetti una cosa che potresti fare…”
Venerdì
14 settembre, ore 11:00, 24 ore prima del matrimonio
"Io
non ce la faccio più ! Smetto di darvi retta e
vado dir e tutto a Lily e Enif!" Dorcas era sul piede di guerra. Remus
la
guardò quasi implorante.
"Dorcas
ti prego! Dacci ancora un'ora..."
"L'avete
cercato per tutta la notte!"
"Ci
manca un solo passaggio, abbiamo l'ultimo buco
ovvero da quando abbiamo lasciato quella discoteca, che abbiamo
visitato dopo
il locale del cabaret, alle cinque a quando siamo arrivati qui..."
Dorcas
sembrò pensarci su.
"Vi
do ancora un'ora poi vado a dire tutto a Lily!
Anche perché tra due ore dobbiamo fare da scorta ai suoi
genitori!"
Sirius
annuì .
"Sentite
dato che Remus ha finito con i
preparativi direi di dividerci noi tre e poi di ritrovarci direttamente
a casa
Potter!" I ragazzi annuirono.
"Un'ora..."
ricordò loro Dorcas.
"Si,
Dory..."
"Black
chiamami un'altra volta cosìe tu al matrimonio di domani non ci
arrivi!" Sbraitò la ragazza imbarazzata del nomignolo che
solo sua nonna
aveva il permesso di adoperare, ma sua nonna la chiamava anche
caramella di
conseguenza non faceva testo.
Venerdì
14 settembre, ore 12:00, 23 ore prima del matrimonio
Dorcas
era arrivata sicura a casa Potter certa che
avrebbe detto tutto d'un fiato che i ragazzi avevano "perso" suo
marito. Ma le parole le morirono in gola quando vide Lily in lacrime.
"Che
è successo stavolta?" chiese ad Enif,
Lily era infatti cosìtesa
che bastava
letteralmente nulla per farla piangere.
“È
confermato... Madama McClan non riesce a rimettere
in sesto il vestito per domani..." spiegò Enif
"E
James non è neanche venuto sapendo che ero
disperata!" disse Lily arrabbiata
"Ehm
a proposito di James..." tentò un primo
approccio Dorcas, ma in quell'istante entrò Dorea Potter
seguita da un baule
che fluttuava a mezz'aria.
"Ecco
il mio piano B"
Sirius
sbuffò , niente non aveva neanche un briciolo
d'immaginazione,
aveva guardato dappertutto. Certo se fossero stati ad Hogwarts sarebbe
stato
piùsemplice
come quella volta in cui
l'avevano chiuso nella... No non era possibile... Gli avrebbero
visti...
Insomma.. con il cuore che batteva all'impazzata Sirius si
affrettò a cercare
Peter e Remus.
"Piano
B?" chiese Enif fissando sorpresa la
Signora Potter mentre apriva il baule e tirava fuori un abito da sposa.
Lily
lo fissò: era color avorio, le spalline erano
formate da una corona di piccole rose di stoffa, il corpetto era
intessuto di
piccoli cristalli e sotto dalla fascia sulla vita scendevano due ali di
rose di
stoffa che accompagnavano lo spacco della gonna superiore, quella
intermedia
era intessuta di piccoli brillanti che tessevano un motivo floreale e
l’ultima,
l’inferiore in pizzo sembrava ricoperta di gocce di rugiada.
"Ma
da dove l'ha tirato fuori?" chiese sorpresa.
"Ho
i miei contatti..." disse facendole
l'occhiolino "Perché non lo provi?"
Mentre
Lily sparìa provare l'abito, Enif si voltò verso Dorcas.
"Che
dicevi di James?"
"Mi
èvenuto in mente quando ho ripensato alla volta in cui
abbiamo chiuso
James sulla Torre Ovest, lìc'è solo
l’ufficio di Vitius e quel vecchio sgabuzzino dove tengono le
vecchie cose di
astronomia e non ci va mai nessuno … anche Gazza non lo usa
piùda
secoli..."
"Stai
dicendo che siamo entrati ad Hogwarts alle 3
del mattino? E nessuno non si è accorto di niente?" chiese
Peter dubbioso.
"Infatti
sono andato a controllare... Il mantello
è a casa mia sai che James ormai non se ne separa mai... E
nessuno conosce
Hogwarts meglio di noi e soprattutto nessuno sa meglio di noi come
entrare e
uscire inosservato..."
"Che
hai detto a Silente per lasciarci arrivare a
mezzogiorno di venerdìmattina?"
"Gli
ho detto che dovevo parlargli urgentemente e
che era una questione di vita o di morte"
"Saremo
morti sul serio, ormai Dorcas avrà detto
tutto a Lily..." disse Peter mentre arrancavano verso il cancello di
Hogwarts.
"Ci
sta aspettando al cancello..." disse
Remus notando il preside al cancello.
"Credi
si arrabbierà?" fu la domanda di Peter
prima di raggiungere il Preside.
"Hanno
fatto cosa?" Enif guardava Dorcas
scandalizzata.
La
signora Potter sentì solo il grido di Enif, dato che
Dorcas aveva parlato sottovoce.
"Che
hai da gridare Enif?" chiese Lily
entrando nella stanza.
"Nulla...
Lily sei un incanto!"
"Wow,
è fantastico..."
"Dorea
è meraviglioso, ma l'avrà pagato un occhio
della testa... Non mi va di pesare così tanto..." "In
realtà non l'ho
pagato nulla..." le tre ragazze la guardarono non capendo.
"Ma
è così sfarzoso, sembra quello di una
principessa..."
"Deve
essere sfarzoso l'abito da sposa di una
Black." sorrise la donna. Enif la guardò capendo.
"Signora
Potter quello è il suo!"
Lily
fissò la suocera sorpresa mentre le si inumidivano
gli occhi, si forse Enif aveva ragione doveva rilassarsi se non voleva
piangere
per tutta la cerimonia.
"Dorea
io non so che dire..."
"Di
che lo metterai domani, ne sarei felicissima,
a me ha portato un matrimonio stupendo..."
"Vado
a toglierlo prima che arrivino i ragazzi,
saranno qui a a momenti per andare a prendere i miei..."
Enif
e Dorcas si lanciarono uno sguardo allarmato.
"Lily
c'è una cosa che dovresti sapere..."
cominciò Enif.
"Me
lo dici appena ritorno di la che non sento
niente con questo vestito sulla testa..."
Dorea
guardò preoccupata Enif e Dorcas.
"Che
succede? Mica i ragazzi hanno combinato
qualcosa? Non hanno ancora finito i loro preparativi?"
Dorcas
si morse le labbra.
"Ecco..."
"Cosa
dicevi Enif?" chiese Lily ritornando
nella stanza.
"Che
i Malandrini hanno..." ma Enif non
riuscì a finire la frase interrotta dal campanello che
suonava.
"Quindi
vede professore probabilmente nella
sbornia siamo venuti nel posto a noi più familiare..." stava
finendo di
spiegare Sirius mentre salivano verso la Torre Ovest. Silente aveva un
sorriso
divertito stampato in faccia.
"Mi
stai dicendo, Sirius, che ieri notte alle 3
del mattino, usando il mantello dell'invisibilitàdi James e il passaggio
segreto che dal
limitare della foresta proibita verso Hogsmeade porta alla base della
Torre,
siete entrati nel castello e avete rinchiuso il povero James nel
sgabuzzino in
cima alla Torre?"
"Esattamente
Signore..."
"Ora
mi spiego molte cose..."
"Scusi
signore?"
"Filius
credeva in qualche scherzo di Pix quando
l'altra notte aveva visto ballare le armature del corridoio e aveva
sentito
ridere senza veder nessuno..."
I
Malandrini si guardarono arrossendo. Quindi lo
avevano fatto davvero...
Arrivarono
velocemente alla porta, tentando di aprirla.
"Se
è bloccata è un buon segno, no?" disse
leggermente Peter. Ci misero pochi secondi a togliere il colloportus e
quando
l'aprirono il classico ronzio del muffiato li accolse.
"James?"
"Era
ora! Quanto ci avete messo?"
"33
ore amico" fu la risposta sollevata di
Remus
"Ecco
33 ore con un confezione di Cioccorane! Sto
morendo di fame!" nonostante le occhiaie e la fame James sorrise
allegro
alzandosi dal secchio sul quale era seduto, forse da troppo tempo.
Enif
si affrettò ad aprire.
"Siete
in ritardo" disse scoccando uno
sguardo gelido a Sirius.
"Ho
come l'impressione che Dorcas ti abbia detto
dello scherzo..."
"Sì,
siete fortunati che non siamo riuscite a
dirlo a Lily..."
"Quanto
tempo manca prima che arrivino Gideon e
Fabian per andare dagli Evans?" chiese James entrando in casa.
“Mezz’ora…”
“Mamma
c’è qualcosa da mangiare?” chiese
letteralmente
correndo in cucina.
Dorea
e Lily gli lanciarono uno sguardo. Le occhiaie
cerchiavano gli occhi del ragazzo e la barba era sfatta, i capelli
più in
disordine del solito e…
“Ma
è polvere quella che hai tra i capelli?”
“Sì,
e credo anche qualche ragnatela…” disse passandosi
una mano tra i capelli.
“Ma
che diavolo ti è successo? Ti avevo chiesto di
passare qui ieri perché ero in piena crisi isterica,
dov’eri?” chiese Lily
mentre il ragazzo apriva la dispensa alla ricerca di qualcosa da
mettere sotto
i denti.
“Non
vuoi davvero saperlo, vero?”
“In
realtà comincio ad aver paura di
saperlo…”
“Se
vuoi chiedilo a quei tre io non mi ricordo
granchè…” sorrise malandrinamente
James. Sirius ghignò: ecco la vendetta di
James scatenargli contro un uragano chiamato Lily.
Oggi,
15 settembre ore 9:00, due ore prima del matrimonio
“Non
ci sono Remus, rassegniamoci…” sospirò
Sirius,
quando tornò in salotto trovò Remus meditabondo.
“Rem?”
“Sto
pensando…”
In
quel momento qualcuno si materializzò nella stanza.
Dorcas fece la sua comparsa con il suo vestito da damigella.
“Salve,
Enif mi ha mandata a vedere dove siete
scomparsi, lo sposo ha bisogno di voi, lo sapete?”
scherzò la ragazza. Remus la
stava fissando imbambolato.
“Enif
ormai ti ha schiavizzata…”
“Come
damigella d’onore ci ha coordinato nei momenti
peggiori della sposa…” scherzò la
ragazza, guardando poi Remus.
“Che
c’è? Sto male?” chiese muovendo
leggermente il
vestito azzurro. Remus non potè far altro che osservare la
ragazza: la gonna
scalata partiva poco sopra il ginocchio e scendeva a metà
polpaccio nella parte
anteriore, il corpetto era aderente e le piccole pieghe della stoffa
creavano
un insieme di onde orizzontali che si scontravano delicatamente con
quelle
verticali che le stringevano il seno.
“Credo
apprezzi sai…” ridacchiò Sirius. Dorcas
rise,
passandosi una mano tra i capelli.
“Dovreste
vedere Lily… è fantastica… comunque
che ci
fate ancora qui?”
“Sto
cercando una cosa…” disse leggermente Remus forse
un po’ imbarazzato per aver perso le fedi nuziali dopo aver
perso lo sposo.
“Non
ti sei dimenticato di avermi affidato le fedi cosicché
non andassero perse nella ricerca di James, vero?”
Remus
e Sirius fissarono la ragazza increduli, Sirius
scoppiò a ridere.
“Credo
davvero che questo matrimonio abbia stroncato
anche te amico mio…”
Eccomi qui avevo la paura di non riuscire ad aggiornare fino
a mezz'ora fa quando ho finito il capitolo 15 ^^''' maledette consegne
di progettazione urbanistica. Ma lasciamo stare:
Che ve ne pare di questo capitolo pre matrimoniale? Poverini sono tutti
fuori di testa XD Come molti di voi avranno già intuito ho
guardato una "Notte da leoni" prima di fare questo capitolo e se
qualcuno non l'ha visto ve lo consiglio tantissimo XD (Anche la foto
d'inizio cap è una scena del film photoshoppata XD)
Il Voluptè è davvero il club di cabaret
più sexy di Londra, secondo le guide turistiche se volete
darci un'occhiata lo trovate qui: Voluptè
(James e Dorea ve li posterò con il prossimo così
vi lascio in suspance XD)
Altra nota di servizio (la scrivo in rosso così tutti la
leggono)
Se volete restare
sempre aggiornati su aggiornamenti, immagini, disegni, news e
quant'altro, anche per chiedermi chiarimenti o per dirmi di ritararmi
potete aggiungere Enif Icecrow sui vostri amici di facebook e poi
mandarmi un messaggio da lì così saprò
chi siete e vi manderò le varie news e aggiornamenti man
mano che ce li ho ^^ Per chi è già tra i miei
amici e non ha ricevuto notizia di questo aggiornamento vale lo stesso
mandatemi un messaggio... non capisco più chi è
chi nella lista degli amici @_@
Diciamo
che questo periodo è alquanto nebbioso, Silente dice che
Severus riferirà della profezia a Voldemort quindi
indirettamente condannerà Lily e James anche
perchè se avesse saputo che Lily era incinta beh... allora
è davvero cretino visto le paranoie che si è
fatto dopo XD
Di conseguenza per fare qualcosa un po' particolare ho preferito
lasciare tutto in suspance... anche per far lavorare Silente...
sennò faceva subito due più due e non si
divertiva XD
Che dici i Malandrini hanno soddisfatto le tue aspettative per questo
capitolo?
Sono felice che il capitolo scorso ti sia
piaciuto, Silente me lo immagino sempre pieno di pensieri che gli
aggrovigliano il cervello... in realtà è il
segreto della lunga vita tenere la mente impegnata ahah XD
Anche se devo ammettere che non l'ho invidiato a dar i colloqui a
quelle pazze ciarlatane...
Mi piace la tua profezia, molto di più
di quella di Sibilla.
Sono felicissima che Abe ti piaccia, alla fine è un po' lo
stereotipo del vecchio locandiere medievale, quello che si fa i cavoli
propri ma in realtà sa tutto di tutti XD
Spero che questo capitolo di cui avevi già avuto un assaggio
ti sia piaciuto, alla prossima.
Dalla regia mi dicono che Severus ha
già colpito purtroppo... vabbeh... lo faremo penare nei
sensi di colpa in futuro... almeno quello...
Abe è Abe anche io lo adoro perchè lo vedo come
l'unica persona che vede Albus come uno qualsiasi proprio
perchè è suo fratello e non hanno dei trascorsi
proprio piacevoli e nonostante tutto, litigate, nasi rotti e il resto
dove sta? A Hosgmeade... insomma non ci sta a caso così
vicino a suo fratello penso XD è un brontolone con il cuore
d'oro.
Narcissa
voleva uccidere Severus ma si sa non si può aver tutto dalla
vita...
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 13: Oggi sposi.
"Era
ora dove eravate finiti?" chiese Enif arrivando loro incontro. Portava
un
vestito simile a quello di Dorcas: il colore e il tessuto era lo stesso
ma era
più lungo e se quello di Dorcas era senza spalle, l'unica
dell'abito di Enif
era decorata da una rosa di stoffa.
"Ma
che bellissima damigella d'onore..." le disse Sirius
"Invece
il testimone è in disordine come sempre..." disse la ragazza
cercando di
sistemargli la cravatta.
"Piccola
credi la possiamo togliere? Con la cravatta sembro l'incarnazione di
Orion
Black..."
"Fa un
po’ come vuoi... In effetti la cravatta non fa per te..."
disse fissando
attentamente l’abbigliamento del fidanzato.
"Che
intendi dire?"
"Che
sei il tipo da ultimo bottone slacciato..." ridacchiò la
ragazza,
"però questo sacrificio per James puoi farlo no?
Già temevo in qualche
vendetta dello sposo" aggiunse Enif"a proposito andate da lui che è
agitatissimo..." Sirius
sbuffò rendendosi conto che Enif aveva perfettamente
ragione, quella dannata
cravatta se la doveva tenere…
"Lily
come sta?" chiese Remus
"Meglio,
anche se lancia degli sguardi dispiaciuti al coso babbano che le ha
mandato
Petunia come regalo..."
"Lo
credo bene!" disse Dorcas con furore"Se uno dei miei fratelli non si presentasse credo che si
renderebbe conto che posso essere più terrificante di Lord
Voldemort in
persona!”
Enif
sospirò “Lily l’aveva già
detto che non sarebbe venuta, ma speravamo…”
“Ormai
è
inutile star qui a pensarci… è andata
così…” disse Sirius leggermente.
“Ma
lo sai…
Lily non se lo merita…”
“Probabilmente
sua sorella non meritava che Lily e James andassero al suo
matrimonio…” sbuffò
Sirius. I presenti annuirono, mentre sopraggiungeva Peter.
“Remus
le
hai trovate? James sta cominciando a chiedere dove sono finite le sue
fedi…”
disse trafelato, a parte la giacca che doveva aver lasciato da qualche
parte,
indossava lo stesso vestito di Remus.
“Mi
ero
dimenticato ti averle affidate a Dorcas…” disse
Remus un po’ imbarazzato.
“Siamo
messi bene…” sospirò Peter incredulo.
“Manca
mezz’ora all’inizio delle
“danze” ragazzi… mi sa che ci conviene
affrettarci…”
disse Sirius guardando l’orologio da taschino di zio Alphard
che aveva tirato
fuori per l’occasione.
“Si
infatti…”
“I
ragazzi
sono quasi pronti…” disse Enif entrando nella
stanza matrimoniale di casa
Potter che Dorea aveva concesso alla sposa.
“Bene…”
sorrise la signora Potter “se qui non ci sono problemi vado a
tentare di domare
i capelli di mio figlio…” ridacchiò
“anche se so essere una causa persa…”
disse
facendo l’occhiolino a Lily che sorrise.
Daisy Evans
teneva le mani sulle spalle della figlia, i capelli biondi erano in
parte
nascosti dal cappello coordinato con il vestito, che lanciava un velo
d’ombra
sugli occhi arrossati della donna.
“Sei
bellissima amore…”
“Mamma
sarà
la ventesima volta che lo dici…”
sospirò Lily sorridendo.
“La
mia
principessa è pronta?” chiesa il signor Evans
entrando, indossava un abito
grigio perla in tinta con quello della moglie e della consuocera.
“E’
già
ora?”
“No
ma dato
che lo sposo è nel panico sono venuto a controllare che sia
tutto apposto…”
sorrise Harold. “Enif perché non vai a chiamare le
altre damigelle che oramai
sta per cominciare?”
Enif
annuì,
uscendo.
“Principessa,
sicura di volerlo fare?” chiese il padre, un po’
spaventato. In fondo la sua
bambina aveva solo diciannove anni e otto mesi, si ricordava ancora
quando la
prendeva sulle spalle per farle vedere meglio i fuochi
d’artificio a Capodanno
o quando le insegnava ad andare in bicicletta.
“Si,
papà,
sai per i maghi è abbastanza normale sposarsi
presto…”
“Lo
so… ma
mi spaventa comunque… mi sembra ieri che ti portavo in
braccio in camera mentre
facevi finta di dormire solo per non dover fare le
scale….” La voce dell’uomo
era commossa, e Lily non poté far altro che sorridere,
commossa a sua volta.
"Neanche oggi
ci fanno il regalo di
star giù" sbuffò Dorea passando una mano tra i
capelli ribelli del figlio.
"Mamma lascia
stare o poi sembrerà che
abbia preso la scossa..."
"James-testa-fulminata-Potter"
ridacchiò Sirius, chiamandolo con il nomignolo che gli aveva
affibbiato durante
i primi giorni di scuola.
Dorea sorrise.
"Vedi di non
combinare
disastri..."
"Mamma, cavoli
non sono più un
bambino... Le fedi le deve portare Peter all'altare, si ricorda vero?"
"L'hai chiesto
venti volte..."
"Ero anche
sicuro che Remus fosse
l'unico che non le avrebbe mai perse, ma in effetti era prima che
perdeste
me..."
"Ce lo
rinfaccerai per il resto della
vita?"
"No, solo fino
ai vostri addii al
celibato allora sarò io a ridere..." Dorea sorrise.
In quel momento
qualcuno bussò alla porta,
Enif fece capolino nella stanza.
"Remus mi ha
detto che sono arrivati
tutti, ho radunato usher, damigelle e cavalieri all'ingresso... Se
volete
cominciamo..."
"Si va... Non
sono mai stato così agitato
neanche alle partite di quidditch..."
"Diciamo che
è la tua partita più
importante, la tua coppa del mondo!" gli sorrise Sirius.
James neanche
si rese conto di star
sfilando tra due ali di persone.
"Enif, Dorcas e
Alice hanno fatto un
bel lavoro con i padiglioni questi "grappoli" di rose sono
incantevoli" sussurrò Dorea cercando di mascherare la sua
commozione.
"Mhmhm..."
annuì James, troppo
teso per rendersi conto dell'occhiolino che gli mandò
Fabian.
Quando
arrivò all'altare il celebrante gli
sorrise, Dorea gli strinse la mano incoraggiante, James si mise quasi a
ridire.
Nonostante il contegno dignitoso, sua madre aveva gli occhi lucidi e le
mani
tremanti.
Mentre la madre
si allontanava vide
arrivare Peter con le fedi nuziali, l'amico in veste da paggio era
seguito a
breve distanza da Reyn e Nathan, seguiti da Alice e Frank, a quel punto
c'era
Remus con Dorcas, mentre a chiudere la fila c'erano Sirius ed Enif,
James si
disse che si vedeva la loro origine nobiliare nel modo in cui
camminavano,
James ebbe il tempo di pensare che poteva tormentare un po’
Sirius con questo,
ma quando l’amico fu al suo fianco gli diede una pacca sulle
spalle dicendo
“È fantastica,vedrai..."
Il ragazzo riuscì solo ad
alzare lo sguardo su Sirius e a
scambiare un'occhiata con Enif prima che tutte le persone riunite
all'interno
del padiglione si voltassero verso l'ingresso. James guardò
a sua volta
rimanendo letteralmente folgorato. Una sola parola poteva descrivere
Lily: un
sogno ed infondo per James, che immaginava quel momento da quasi sette
anni, era
un sogno che si faceva realtà.
Lily gli
sorrise radiosa, non le sembrava
semplicemente vero, nove anni prima non avrebbe mai pensato che avrebbe
sposato
quel presuntuoso di un Potter, se doveva essere onesta nemmeno quattro
anni
prima.
Harold le
strinse la mano prima di porgerla
a James con un sorriso, anche il suo viso tradiva la commozione.
"Sei
bellissima..." sussurrò
James accompagnandola verso il celebrante
"Anche tu...."
disse lei
affascinata “Se tua madre non mi avesse regalato il suo
vestito da sposa credo
sarei scappata a gambe levate…”
“A te
sta meglio che a mia madre…”
“Sei
di parte…”si
sussurrarono mentre il mago del ministero
dava inizio alla cerimonia.
Restarono in
silenzio lanciandosi occhiate
silenziose temendo di distrarsi e di perdersi le parole del celebrante
ma
nonostante ciò la formula nuziale li prese di sorpresa.
"Vuoi tu James
Charlus Potter prendere
Lily Evans come tua sposa, per amarla, onorarla, e difenderla?"
"Lo voglio..."
e James si perse
negli occhi verdi della donna che amava, si disse che avrebbe passato
tutta la
vita così.
"E vuoi tu Lily
Evans prendere James
Charlus Potter come tuo sposo per amarlo, onorarlo e sorreggerlo nei
momenti
difficili della vita?" Lily restò un attimo in silenzio e
James ebbe il
terrore che dicesse di no e scappasse via proprio come nel sogno che
aveva
fatto quella notte
"Si..."
riuscì a rispondere Lily
con voce tremante, non era incertezza la sua, ma troppa
felicità.
"E voi amici e
parenti volete dare la
vostra amicizia e il vostro supporto a questa giovane coppia che si
unisce in
periodo, ahimè duro?"
"Si lo
vogliamo!" fu il coro
unanime in cui James fu certo di sentire risuonare soprattutto le voci
dei suoi
amici più cari.
“Guarda
cosa c’è scritto dentro
l’anello…”
sussurrò James a Lily, la ragazza lo guardò non
capendo, si tolse una attimo la
fede dal dito cercando di non essere vista.
“Anche
nelle tenebre perché tu sei la mia luce. James”
Lily sorrise
“Non
dovevamo metterci solo i nostri nomi?”
“Volevo
farti una sorpresa, signora
Potter…” sorrise il ragazzo, rimettendole
l’anello al dito.
Alcuni minuti
dopo il padiglione fu
riempito di tavoli e sotto le disposizioni di Remus tutti trovarono i
propri
posti. Su un tavolo più grande al centro sedevano gli sposi
assieme ai loro
genitori. Daisy non era riuscita a trattenersi e le lacrime che le
avevano offuscato
la vista durante la cerimonia avevano lasciato alcune piccole sbavature
sul
trucco.
"Dai tesoro
cosa sono quegli occhioni
gonfi, è un giorno di festa." scherzò Harold
"Stai zitto,
Harry!" lo rimbeccò
la moglie "tanto ho visto che stavi per piangere anche tu!"
I commensali
risero.
“Volevo
fare i miei auguri agli
sposi!" ridacchiò Alastor Moody avvicinandosi.
"Alastor!" lo
salutò Dorea,
mentre James si alzava ad accettare la stretta di mano del suo mentore.
I
signori Evans guardarono l'uomo un po’ scioccati dalle
numerose cicatrici e
forse anche un po’ da kilt che portava l’uomo.
“Mamma,
papà vi presento Alastor Moody il
miglior Auror del Ministero!" disse Lily.
"Quindi
è un tuo superiore, James
..." disse Harold, poi si rivolse a Moody "Me lo tenga d'occhio..."
“È
quello che cerco di fare, ma questi
ragazzi hanno fegato da vendere e uno spirito
d’intraprendenza niente male, non
mi stupirei che in futuro sia uno di loro a mettere fine a questa
guerra…”
disse il vecchio Auror, James lo guardò sorpreso, sapeva che
Moody riponeva
fiducia in loro ma credeva fosse per il semplice fatto che erano stati
addestrati da lui, si sentì lusingato.
“Dorea,
posso parlarti un attimo?” disse
poi Alastor approfittando dell’arrivo di niente
popò di meno che il professor
Slughorn che Lily aveva insistito per invitare.
“Ci
sono problemi?” chiese Dorea alzandosi
e allontanandosi velocemente dal tavolo in modo che James e Lily non
potessero
sentirli.
“No,
tranquilla i sistemi di sicurezza
reggono e tutti quelli che sono qui sono chi devono essere…
non era di questo
che volevo parlarti…” Dorea guardò il
vecchio amico.
“Sei
sicura di star bene? Forse gli altri
non se ne rendono conto ma stai tremando come una foglia
e…”
“Alastor
non preoccuparti è solo
l’agitazione e… sì, sto pensando a cosa
si sta perdendo Charlus…”
“Dory?”
“Davvero
non preoccuparti…”
“Comunque
c’è un’altra cosa… credi che
dovremmo dirglielo?”
“Di
cosa stai parlando?”
“Della
profezia… Sia i Paciock che James…
insomma se decidessero di avere dei figli…”
“Si
sono appena sposati Alastor!” disse
quasi scandalizzata “Il bambino della profezia dovrebbe
nascere tra dieci mesi…
non credo possa accadere…”
“Se
lo dici tu…” Alastor fece una alzata di
spalle.
“Si
dico… Alastor almeno per oggi non
voglio nemmeno sentir parlare
dell’Ordine…”
“Sarò
muto come un pesce…”
“Grazie…”
Dorea
tornò al tavolo giusto in tempo per
sentir decantare dal professor Slughorn le doti di pozionista di Lily
ai suoi
genitori che ignari ascoltavano.
“Ho
perfino proposto a Lily di prendere il
mio posto come insegnate ad Hogwarts ma purtroppo non ha
accettato…” Daisy
osservò la figlia stupita.
“Ho
solo detto che ho troppa poca
esperienza per prendermi una tale responsabilità ma non lo
escluderei in
futuro…” glissò Lily “anche
perché il lavoro dell’insegnante lascia poco
spazio
alla famiglia…” Dorea lanciò uno
sguardo a James e Lily.
“Ma
non mi direte che volete subito avere
dei figli, anche se sarei onorato di insegnare al figlio di
Lily…” disse il
professore.
James e Lily si
lanciarono uno sguardo e
James passò un braccio intorno alle spalle della moglie.
“Beh,
non abbiamo nulla in programma ma non
vorremmo neanche aspettare troppo in fondo con i tempi che
corrono…”
“Si,
si certo… in effetti la vita è molto
precaria in questo momento…”
“Professore
la prego di non spaventare più
di così i miei genitori!” disse Lily ridendo anche
se in effetti credeva che le
parole di Slughorn stessero in effetti spaventando i suoi genitori.
“Ma
certo, ma certo, beati babbani! Almeno
voi potete dormire sogni tranquilli…”
“Professore…”
“Oh…
certo ma infondo la situazione non è
così critica…” disse Slughorn
accorgendosi che in effetti non stava di certo
aiutando Lily, detto questo salutò e se ne andò.
“La
situazione non è così critica come
diceva il professore vero?” chiese Daisy preoccupata.
“No,
mamma non preoccuparti… non vedi non
abbiamo guardie alle porte e gli Auror che sono qui sono solo colleghi
di
James…” rassicurò la ragazza. Daisy e
Harold vollero crederle anche perché se
così non fosse stato non avrebbero potuto più
chiudere occhio la notte stando
in pena per la loro figlia minore.
“Credo
sia ora del mio discorso…” disse
Harold alzandosi in piedi ed attirando l’attenzione degli
inviati.
“Buon
giorno, mi hanno detto che ci aspetta
un ampio e buon pranzo e quindi non mi dilungherò troppo
anche perché comincio
ad aver fare…” scherzò Harold per
attirare l’attenzione della gente, per quanto
tutti fossero stati molto gentili si sentiva un po’ in
minoranza, lui e sua
moglie erano gli unici babbani presenti, ora cominciava a capire come
poteva
sentirsi sua figlia in quegli anni. La gente rise alla battuta.
“Non
conosco molto il vostro mondo, quello
di mia figlia, per poter fare un discorso completo, ma sono onorato di
sapere
che la mia Lily è amata da così tanta gente
nonostante sia nata al di fuori di
tutto questo… sono stato orgoglioso di mia figlia da quando
ha fatto il primo
passo e non so se sarei mai in grado di spiegare che gioia e che
orgoglio mi
diede sapere che la mia “principessa” era speciale,
era un strega… l’ho vista
allontanarsi da noi come giusto che sia anche perché noi non
eravamo capaci di
comprendere appieno la realtà in cui vive, eppure ogni volta
che la vedo,
nonostante le difficoltà che so che il vostro mondo sta
passando, mi parla di
voi con un sorriso sulle labbra. E per quanto non sappia come si crea
una
pozione o si lancia un incantesimo… ho detto
bene?” aggiunse guardando Lily che
annuì commossa “mi rende un padre felice sapere
c’è e ci sarà qualcuno al
fianco della mia bambina in questo mondo che a me e a mia moglie
è stato
negato. James, la prima volta che ti vidi avevo in mente le continue
lamentele
che Lily aveva fatto su di te quando eravate più piccoli, ma
il ragazzo, l’uomo
che ho visto mi ha conquistato subito…” James
sorrise quasi imbarazzato.
“Trattala bene la mia principessa…”
“Ci
può contare, signor Evans…”
“E
ora voglio proprio vedere che mi date da
mangiare!” scherzò Harold
“perché non so se lo sapete ma il folklore
babbano,
ho detto bene? Babbano?” Lily annuì ancora
ridendo, sapendo già dove voleva
andare a parare il padre “mostra maghi e soprattutto streghe
banchettare con
occhi di rospi, ali di pipistrello e
quant’altro…”
I presenti
risero
“Dalla
risata presumo non sia ciò che
troverò nel piatto e questo mi tranquillizza non
poco…”
“Harry…”
lo richiamò la moglie quando si fu
seduto.
“Si?”
“Potevi
risparmiartela la battuta sul
pranzo…”
“Ma
perché? Infondo mi sono auto criticato
dicendo che noi babbani non sappiamo niente…” rise
Harold.
Il pranzo
proseguì gioioso, Sirius, Enif,
Remus, Peter e gli altri ragazzi erano ormai fissi al tavolo degli
sposi.
Sirius stava
parlando di automobili e
motociclette con il signor Evans.
“Sa
signor Evans, all’inizio cominciai ad
appassionarmi ai babbani solo per fare dispetto ai miei genitori che
sono tra
quella schiera di persone che crede che un babbano sia inferiore ai
maghi,
gente che onestamente a mio parere non merita neanche di allacciarvi le
scarpe…
ma poi ho visto una rivista di motociclette e lì mi sono
innamorato…”
“Enif
tu lo sapevi?”
“Certo,
contendo il cuore di Sirius con la
motocicletta… lo so, ma devo dire che fa un bel effetto
quell’aggeggio…”
Tutti risero.
“James,
Lily…” Gideon e Fabian si
avvicinarono “Ci dispiace davvero ma ora dovremmo andare,
come sapete siamo di
turno ora…”
“Figuratevi,
grazie comunque di essere
venuti…” sorrise Lily alzandosi e abbracciando i
gemelli.
“Ci
vediamo a lavoro James, Lily” e così
dicendo i due se ne andarono.
“Che
ne dite di aprire le danze?” chiese
Frank, vide James rabbrividire.
“È
proprio necessario?”
“Beh
se vuoi puoi fare prima il tuo
discorso…”
“Certo
che si!” disse James, felice di
ritardare almeno di qualche minuto quella che riteneva sarebbe stata
una
figuraccia totale.
“
Signori lo sposo sta per parlare!” Disse
Sirius per attirare l’attenzione degli invitati, che sazi
cominciavano a voler
ballare pure loro.
“Grazie
Sirius, ma ce la facevo da solo”
rise lo sposo alzandosi in piedi. “Innanzitutto vi ringrazio
di esser venuti al
mio matrimonio nonostante siate stati invitati solo un mese
fa…” rise James “vi
dico che questa impresa ha messo davvero alla prova la nostra
sanità mentale…” Lily
lo guardò poco convinta “Ok… dallo
sguardo di mia moglie capisco che per una
volta devo essere serio, di conseguenza non mi dilungherò
molto anche se vorrei
per non aprire le danze…” seguì
un’altra risata generale. “Scherzi a parte,
fino a due anni fa non credevo che avrei potuto chiamare moglie una
donna
stupenda come Lily, e onestamente ho temuto fino all’ultimo
che fosse un sogno
e che quando fossimo arrivati sull’altare mi sarei
risvegliato sedicenne nel
mio letto a baldacchino ad Hogwarts. Lo ammetto sono stato abbastanza
odioso in
molti anni e non le ho dato motivo di pensare bene di me per molto
tempo…
quindi non so neanche come spiegarvi come mi sento… mi ero
preparato un bel
discorso ma me lo sono dimenticato e… lo definirei davvero
un sogno che si
realizza essere qui, in compagnia di persone fantastiche, a festeggiare
il mio
matrimonio, mio e di quella meravigliosa creatura che ha avuto la
pazienza di
accogliermi al suo fianco. Ti amo Lily…”
“BACIO!!!”
gridò qualcuno degli invitati, e
il fotografo, un vecchio amico di Dorea, si avvicinò.
Lily sorrise
alzandosi in piedi, un po’
imbarazzata, James le appoggiò le mani sui fianchi
sorridendo malandrinamente,
la strinse a se baciandola dolcemente. Il gesto fu seguito da applausi
e
fischi.
“Bene
e ora credo proprio che apriremo le
danze…” disse James un po’ rassegnato.
“Ancora
un attimo, c’è una cosa che devo
dire anche io…” disse Dorea alzandosi
“Volevo darvi il mio regalo, anche perché
è molto importante…” disse la donna
porgendo loro una piccola scatola, sembrava
quella di un gioiello o qualcosa di simile.
“Mamma?”
“Cosa
aspettate, apritela…”
Lily e James si
scambiarono un’occhiata
aprendo insieme la scatola, tutti gli invitati restavano in silenzio
con il
fiato sospeso. All’interno della scatola c’era una
chiave.
“Mamma,
cosa?”
“È
la chiave di casa, o meglio della vostra
casa… ho preso un piccolo cottage dall’altra parte
di Godrick’s Hollow vicino a
casa di Bathilda…”
“Ma…”
“Niente
ma, James…” disse la donna in tono
autoritario “ad una giovane coppia serve privacy cosa
impensabile con una
suocera in casa…”
“Signora
Potter…” Lily la guardò sorridendo
commossa, abbracciò la donna di slancio “ha fatto
così tanto per me… mi ha
accolta quando da Enif non eravamo più al sicuro, mi ha dato
il suo vestito
dopo che il mio è andato rovinato e adesso la
casa…grazie!”
“Trattamela
bene la vecchia casa, guarda
che verrò a controllare, sei tu la donna di casa
adesso!” scherzò la donna. Lily
sorrise radiosa.
“Non
si preoccupi!”
James
abbracciò la madre.
“Sicura
che non ti sentirai sola?”
“Non
preoccuparti e in caso farò quattro
passi e andrò a trovare Batty o voi…”
James sorrise,
prese poi Lily per mano
“Apriamo
le danze allora?”
Il pomeriggio
passò tra musica e balli, era
quasi l’ora della torta e del brindisi quando si
unì a loro anche Albus
Silente, il professore infatti aveva potuto lasciare la scuola solo per
quell’ora.
James lo
accolse calorosamente, forse un
po’ brillo ma al settimo cielo.
“Professore!
Finalmente è arrivato… il
professor Slughorn ci aveva detto che sarebbe arrivato in
serata…”
“Ti
vedo bene James, Lily cara sei
radiosa…”
“Grazie
signore…”
“È
arrivato in tempo per la torta… e… il
brind…”
“Signori
e signore un attimo d’attenzione!”
disse Sirius alzandosi in piedi sulla sedia, il ragazzo era
evidentemente come
tutti un po’ brillo, infine si era tolto la cravatta e
sbottonato il primo
bottone della camicia sotto lo sguardo di approvazione di Enif che
cominciava a
credere anche lei che Sirius assomigliasse troppo ad Orion con quella
cravatta.
“Volevo
proporre un brindisi mentre sta
arrivando la torta dato che si è aggiunto a noi anche il
professor Silente…” in
quel momento su un tavolo vuoto accanto al loro comparve una maestosa
torta,
Lily si portò le mani alla bocca sorpresa: i quattro piani
della torta erano
glassati e decorati da piccole rose color avorio e in cima
c’erano lei e James
ma non in abito da sposi ma bensì con gli abiti che avevano
al matrimonio di
Petunia ovvero quando si erano messi assieme.
“James
è…”
“Questa
è opera di Enif non mia…” disse
James commosso a sua volta, non si aspettava quella decorazione a
sorpresa.
“A
proposito di Enif, ma lei e Remus sono
spariti da quasi mezz’ora o sbaglio?”
“Bene,
signori adesso ci siamo davvero
tutti! Ecco la nostra ultima invitata…” disse
Sirius. Lily e James si voltarono
sorpresi. Enif e Remus stavano venendo da loro e dietro c’era
Petunia. Quando
furono una di fronte all’altra, Petunia la guardò
nervosa.
“Ho
pensato che almeno per la torta avrei
potuto venire… in fondo tu hai sopportato i miei di invitati
pur essendo una
strega…” Lily l’abbracciò.
“Grazie
Petunia!”
“Ringrazia
i tuoi amici che sono venuti a
prendermi a forza…” Lily guardò Enif e
Remus e sorrise a loro .
“Bene
ora che ci siamo tutti, come
testimone posso fare il mio discorso…” disse
Sirius sorridente, mentre gli
sposi, e gli ultimi arrivati si avvicinavano al tavolo nuziale.
“Me
lo sono scritto quindi preparatavi…”
scherzò Sirius tirando fuori un paio di pergamene
“cos’è quella faccia Peter?
Lo so, ho scritto più cose per questo matrimonio che per un
tema a scuola… comunque…”
si schiarì la voce, tentò di leggere aggrottando
le sopracciglia “o chi se ne
importa!” disse buttando via i fogli “non sono
nemmeno capace di leggere la mia
scrittura e dato che ci ho messo tutta la notte qualcosa
ricorderò…” tutti
risero, Enif scosse la testa incredula: Sirius era sempre dannatamente
Sirius.
“James,
Lily, mi ricordo il giorno in cui
vi incontrai la prima volta… eravamo sull’espresso
di Hogwarts e Lily si era
seduta nel nostro scompartimento per un po’, prima che io e
James la facessimo
arrabbiare. La prima cosa che ho pensato di Jame stata
“questo mi fa ridere”
mentre quello su Lily… beh… ho pensato che
“questa qui mi darà delle
grane”…
devo dire in effetti che me ne ha date parecchie… ha fatto
impazzire per amore
il mio migliore amico quindi immaginate…” gli
invitati risero “…quando dopo
anni James riuscì finalmente ad avere un rapporto umano con
Lily devo dire che
mi ero preoccupato un po’, credevo che volesse portarmi via
mio fratello e
invece ho solo vinto una sorella…” disse il moro
facendo l’occhiolino agli
sposi che risero “tutto questo è per dire che ve
la meritate la vostra felicità
e qualsiasi cosa accada io sarò al vostro fianco per
aiutarvi… Vi voglio bene,
ragazzi…”
Tutti
applaudirono mentre Sirius sceso
dalla sedia si prendeva delle sonore pacche sulle spalle da parte di
James.
“E
ora la torta!” trillò Peter porgendo
coltello e paletta agli sposi.
Mentre stavano
finendo di mangiare la torta
Sirius si alzò, correndo in giro a recuperare tutte le
ragazze presenti.
“Signore
preparatevi per il lancio del
bouquet!” disse strattonando Enif che non era molto convinta.
“Dai
piccola…”
“No
mi vergogno…”
“Cammina…”
Lily
spintonò Enif
“Dai
Eny!”
Alla fine il
testimone riuscì a radunare al
centro della pista da ballo tutte le ragazze e le donne non sposate
presenti.
Poi prese per
mano la sposa portando anche
lei al centro, tornò da James.
“Posso
la cravatta?” chiese sfilando la
cravatta allo sposo e usandola per bendare Lily
“Dai
Sirius…”
“Su
Lily, così siamo sicuri che non miri…
ora resta qui…” poi tornò dalle ragazze
le mescolò tra loro cambiandole di
posizione. Tra di loro spiccavano Enif, Dorcas e Reyn nei loro vestiti
da
damigelle.
“Perfette!
Restate così!”
Poi corse da
Lily facendole fare alcuni
giri su se stessa.
“Sir,
sono già ubriaca abbastanza…”
“Non
mi fido della cravatta di James…”
spiegò Sirius, fermandola in modo tale che desse la schiena
alle ragazze .
“Ora
lancia indietro, se lanci in avanti lo
prende James il bouquet…” la prese in giro il
ragazzo.
Lily
lanciò indietro il bouquet poi si
tolse la cravatta dagli occhi, curiosa di vedere chi avesse preso il
Bouquet,
quasi si dispiacque di non vederlo tra le mani di Enif.
“Nate,
devi darti una mossa allora!” rise
Frank Paciock dando una pacca sulle spalle al
“collega” dell’Ordine, che in
tutta risposta arrossì.
“Un
ballo ai prossimi sposi!” propose
Sirius andando a trascinare Nathan sulla pista da ballo,
pensò che se il
bouquet lo avesse preso Enif non avrebbe mai proposto una cosa
simile… ma in
fondo non era lui ad essere imbarazzato a morte.
“Black
potrei ucciderti in questo momento
sai?”
“Lo
so…” ridacchiò Sirius mentre trascinava
Reyn da Nathan mentre i musicisti per l’occasione suonavano
un lento.
▀■▪■▀
Era notte
inoltrata quando gli ultimi
invitati se ne andarono, gli sposi rimasero circondati dagli amici di
sempre e
dai loro genitori.
“Se
ne sono andati tutti?” chiese Lily a
Dorcas che stava tornando dall’ingresso dove aveva
accompagnato Reyn e Nathan.
“Sì…”
disse la ragazza sorridente, per un
breve istante aveva sperato di prendere lei il bouquet ma forse serviva
più a
Reyn, stava così poco in Inghilterra a suo parere, che
Nathan doveva darsi una
mossa prima di perderla.
“Oh,
grazie al cielo!” sbottò Lily
levandosi le scarpe, gesto che fece ridere un po’ tutti.
Petunia li stava
guardando in silenzio. “Mi stavano
uccidendo…”
Sirius si
guardò attorno, Enif camminava
poco più in là raccogliendo le ghirlande di rose
che erano cadute dal
padiglione, la raggiunse.
“Ehi,
piccola…”
“Ciao…”disse,
guardando il cielo trapuntato
di stelle.
“Stanca?”
“Un
po’, frastornata dovrei dire… nonostante
tutto non sono molto abituata a così tante
persone…” sorrise un po’.
“C’è
qualcosa che non va?” chiese vedendola
giù di tono.
“No…no….
È solo…” guardò appena le
rose che
teneva in mano, e Sirius capì.
“Avresti
voluto prendere tu il bouquet di
Lily, vero?” chiese, conoscendo già la risposta.
“Sì,
ma infondo che importa… è solo un
mazzo di fiori no?” disse, Sirius lesse molto di
più in quel finto sorrido che
lei gli fece. Si disse che forse avrebbe dovuto prendere
coraggio…
“Sai,
pensavo che con calma… quando la
guerra si sarà un po’ attenuata…
sì, insomma…”cominciò
impacciato. Lei gli
sorrise davvero.
“Tranquillo
non c’è fretta!” gli disse
stampandogli un bacio sulla guancia “è solo che
era il bouquet della mia
migliore amica… non ce ne sarà un
altro… ci tenevo per questo… tutto
qui…”
disse con un alzata di spalle “sono una
bambina…” ridacchiò poi.
“Io
vedo solo una splendida donna…”
“Tu
sei di parte…” risero, finché James non
li raggiunse.
“Accompagniamo
Petunia e i genitori di Lily
a casa?”
“Si…
meglio che andiamo… è così tardi che
tra poco sarà presto…” disse Sirius.
“Torno
in attimo e poi andiamo a casa…”
disse baciando Enif ed allontanandosi con James. Enif
sospirò facendo
ondeggiare i fiori.
“In
fondo era solo un mazzo di rose…”
Eccoci qui, oggi aggiorno un po' prima perchè
stasera parto
per Lucca e torno lunedì notte, di conseguenza spero che ci
sentiremo giovedì prossimo con l'aggiornamento
sennò tra
due giovedì ci sarà di sicuro... dipende da
quanto
riuscirò a scrivere in questi giorni e se giovedì
prossimo c'è lezione...
La descrizione di un matrimonio all'Inglese l'ho trovato da un blog e
mi ha sopratutto colpito il fatto che anche gli invitati partecipano
alla cerimonia con il loro LO VOGLIAMO e figuriamoci se non ce lo
mettevo...
Immagino che molti di voi si sarebbero aspettati che il bouquet lo
prendesse Enif, se devo essere onesta sono stata indecisa fino a tre
minuti prima di scriverlo e ho cambiato la scena una ventina di
volte... poi hodetto che sarebbe stato banale se l'avesse preso Enif e
quindi ecco che arriva la nostra casa scandinava XD
Un avverto con il prossimo capitolo si cambia molto i toni... quindi
preparatevi...
Ed ora rispondiamo alle vostre gradite e numerose recensioni ^^ Dicendo
innanzitutto che sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto
così tanto.
Felicissima che il capitolo ti sia piaciuto
molto, per i
vestiti comincio cercando in tutte le lingue possibili un vestito come
ricerca immagini, comincio con una idea in testa e cerco
finchè
non trovo qualcosa che mi aggradi XD (ci metto anche ore a volte...)
Ho rispiarmato ai ragazzi la sfuriata di Lily
semplicemente
perchè credo che gli ha letteralmente sbranati una scena
troppo
"cruda" per questi schermi eheheh
Credimi credo che sia il capitolo che ho scritto
nel
più breve tempo possibile, ho scritto tutto di getto, quindi
oltre che la lettura anche la scrittura è stata frenetica.
Alla
fine non so se l'ho detto lo scorso capitolo ma ho scelto Hogwarts
semplicemente perchè mentre scrivevo il capitolo nel pezzo
in
cui Remus si chiede dove hanno perso James mi sono resa conto che se
fosse stato in un punto in cui avrebbe potuto smaterializzarsi sarebbe
tornato e quindi ho smesso di scrivere ho guardato il monotor e ho
ditto "Sirius dove cavolo hai messo James?" XDDD
Figurati se i malandrini potevano perdere "solo"
le fedi...
Sai James non ha preso solo da Charlus, Dorea ha avvisato la nipote
(già ricordiamo che Walby è sua nipote) che ha
dato il
nobile vestito a sua nuora che è una nata babbana nel
tentativo
di togliersela dai piedi... chissà forse è per
questo che
è morto Orion... beh non ancora almeno...
Peter me lo vedo puccioloso tipo pulcino di pinguino XD
Spero di non averti fatto commuovere troppo.
Alla prossima.
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
14: Lorrimore road
Lily
venne svegliata dall'insistente strillare del
campanello. Si voltò verso James che scocciato stava
borbottando qualcosa del
tipo “Ma non lo sanno che ci siamo sposati
ieri...”. La ragazza ridacchiò
mentre si alzava stancamente dal letto. Indossò la vestaglia
dando un bacio
sulla tempia al marito.
“Vado
a vedere chi è...”
“Prendi
la bacchetta non si sa mai...”
“Non
preoccuparti ce l'ho qui...” disse
sventagliandogliela davanti agli occhi. Il campanello al piano di sotto
continuava a suonare.
“Arrivo!”
strillò, ecco in quel momento avrebbe
preferito che Dorea, piuttosto che organizzarsi un trasloco di nascosto
per
lasciarli da soli già alla prima notte di nozze, fosse
rimasta, sarebbe stato
divertente vederla sbraitare contro chi era stato così folle
da tirarla giù dal
letto.
Lily
si strinse la vestaglia addosso scendendo le
scale. Dalla mezza luna vetrata della porta d'ingresso intravedeva un
paio
d'ombre.
“Chi
è?”
“Lily,
siamo Fabian e Gideon...”
“Ehi!
Quanto manca alla nascita del vostro ottavo
nipote?” chiese con la frase che avevano concordato assieme.
“È
il sesto...” disse Fabian
“E
Ronnie nascerà ai primi di Marzo...” aggiunse
Gideon.
“Grazie
a Dio siete voi...” disse Lily aprendo la
porta. I due Auror erano pallidi e il sorriso di Lily s'infranse.
“È
successo qualcosa?”
“James
dov'è?”
“Di
sopra...” Fabian scansò Lily marciando verso le
scale, Gideon stava per seguirlo ma Lily lo fermò.
“Gideon
che succede?” il giovane abbassò lo sguardo.
Fabian
entrò come un treno in camera da letto
sorprendendo James mentre s'infilava una maglietta.
“Ti
do dieci minuti, poi dobbiamo essere a Londra...”
“Quando
fai così assomigli tremendamente a Malacchio,
sai? Che succede?”
“Ordini
di Alastor, ci vuole sulla scena così da avere uomini
fidati...”
“Fabian
cosa?”
“Due
persone sono state uccise stanotte...” James si
fermò con un paio di calze in mano osservandolo.
“Li
conosciamo?” il rosso non rispose lasciando la
stanza ad occhi bassi “Fabian...”
Lily
indietreggiò di qualche passo dopo aver appreso la
notizia da Gideon, gli occhi le si inumidirono mentre portava una mano
alla
bocca per trattenere un singhiozzo.
“Stai
scherzando... ma come è... come è possibile? La
casa era sotto la protezione del Ministero...”
“Non
lo sappiamo, è per questo che Moody ci vuole
lì...”
“Ho
avvertito James...” disse Fabian entrando nella
stanza “Lily forse è meglio che raggiungi Enif da
Lupin, ci dovrebbe essere
anche Dorcas... Frank è andato ad avvertire
Sirius...” la ragazza annuì. Fabian
guardò l'orologio sbuffando.
“È
di nuovo indietro di due minuti...”
“Se
smettessi di sbatterlo ovunque...” lo rimbeccò il
fratello mentre James li raggiungeva.
“Volete
dirmi esattamente cosa succede, chi è stato
ucciso?”
“Non
abbiamo tempo... dobbiamo essere lì prima che
Barty chiami altri agenti, non sappiamo più di quali
colleghi fidarci...”
spiegò Fabian spingendolo verso la porta “Intesi
Lily, vai da Lupin...”
“Si,
vado...”
“Volete
almeno dirmi dove dobbiamo andare?”
“Al
94 di Lorrimore Road...” James trasalì, conosceva
quell'indirizzo.
▀■▪■▀
Le
case a schiera di Lorrimore Road parevano lugubri
quella mattina a Sirius: tutte uguali, con i loro mattoni antico
conero, le
verande delle cucine bianche e le decorazioni classicheggianti su porte
e
finestre in stucchi e legno dipinto di bianco. E pensare che mezz'ora
prima,
prima che Frank lo buttasse giù dal letto, stava dormendo
tranquillamente
pensando a che bel matrimonio si era celebrato il giorno prima... e
adesso
quello... ringraziò qualsiasi divinità esistente
che Moody avesse già fatto
sparire il Marchio Nero da là sopra, non ce l'avrebbe fatta
a sopportare anche
quello.
Frank
e Alice erano all’ingresso ad attenderlo. La
ragazza aveva gli occhi lucidi.
“Allora?”
chiese Sirius.
“Gideon
e Fabian stanno arrivando con James, Alastor è
riuscito a dissuadere Crouch a far arrivare altri Auror… e
questa storia puzza
da morire… insomma…”
Un
piccolo singhiozzo attirò l’attenzione di Frank.
“Dai
Alice…” disse Paciock passandole un braccio
attorno alle spalle.
“È
terribile Frank hanno ucciso due persone, due membri
dell’ordine e proprio sotto il nostro naso…abbiamo
fatto tanto perché non succedesse
e invece è successo… mi chiedo se dovevamo fare
di più, se…”
“Alice,
ora non farti prendere dal panico, o dallo
sconforto…” disse il marito mettendole le mani
sulle spalle e guardandola negli
occhi “Noi ci siamo giusto? E continueremo ad esserci e a
combattere finché
anche l’ultimo Mangiamorte non avrà abbassato la
bacchetta, dico bene?”
“Si
però loro…”
“Combatteremo
anche per loro, potremo aver fatto un
errore ma altri non ne saranno più fatti…
dobbiamo aver fiducia in Silente e in
tutto ciò che noi rappresentiamo, finché
combattiamo il mondo magico ha una
speranza, e quello che è successo stanotte è un
motivo in più… significa che
anche tra gli Auror c’è qualcuno che lavora per
Voldemort… ed è per questo che
non dobbiamo farci abbattere ora…”
Sirius
vide Alice sorridere appena ed asciugarsi gli
occhi.
“Certo
che quando vuoi hai un carisma, Frank…” disse il
moro, Frank gli sorrise appena alzando le spalle
“Dico
solo quello che penso…”
La
porta alle loro spalle si aprì e Moody li fissò
arcigno
“I
Prewett e Potter sono arrivati?”
“Non
ancora, signore…”
Il
vecchio Auror sbuffò
“Spero
si muovano Barty arriverà qui tra dieci minuti e
se trova un solo uomo in meno…”
“Chiamerà
qualcun altro…” concluse Sirius.
“Esatto…
erano dei nostri quindi dobbiamo vedercela
noi, dico io…” sbuffò il vecchio Auror
lanciando uno sguardo in fondo alla via.
“Era
ora!”
“Sii
comprensivo Alastor…” tentò Fabian
“viene dalla
sua prima notte di nozze…” disse il rosso
indicando James, che arrossì di tutta
risposta.
“Comprensivo
un corno… abbiamo tutti abbassato la
guardia ieri notte e questo il risultato!” sbraitò
l’uomo. James abbassò lo
sguardo una parte di lui dava ragione a Malocchio, ma questo non faceva
altro
che farlo sentire responsabile dell’accaduto.
Moody
osservò James, rendendosi conto dei suoi
pensieri.
“E
non pensare neanche per un’istante che sia colpa tua
Potter! Abbiamo tutti abbassato la guardia, ma l’abbiamo
fatto semplicemente
perché una giornata come quella di ieri ci
voleva…” James lo guardò dubbioso,
il senso di colpa appianato ma non cancellato. “E ora
entriamo, c’è da
cancellare un paio di cose prime che arrivi
Barty…”
▀■▪■▀
Enif
abbracciò Lily di slancio quando questa si
materializzò nel mezzo del soggiorno di casa Lupin.
“Mi
chiedevo quando saresti arrivata…” disse Remus
sorridendo appena, c’era ben poco da sorridere.
“Quando
Gideon e Fabian ci sono piombati in casa
stavamo ancora dormendo…”disse a mo’ di
scusa.
“Hai
sentito, te l’hanno detto?” chiese Enif
d’un
fiato… “quando Frank e Alice sono venuti ad
avvertirci non volevo crederci… Nathan
aveva detto di aver ricevuto delle minacce ma era per questo che si era
fatto
proteggere dal Ministero…”
“Sapevamo
che sarebbe successo prima o poi…”
commentò
Dorcas tristemente “Dobbiamo stare più
attenti…”
“Se
non avessimo festeggiato fino a tardi…”
“Lily
non pensarci minimamente…” disse serio Remus
“poteva succedere oggi come tra un mese, sapevamo tutti che
il Ministero sta
passando sempre di più dalla Sua parte, sperare che gli
Auror vi fossero immuni
era una speranza senza fondamento…”
In
quel momento una fenice argentata apparve davanti a
loro.
“Questa
sera a Hogwarts…”
“Immaginavo
che Silente avrebbe indetto una riunione
straordinaria…” sospirò Remus, le
ragazze lo guardarono “insomma sappiamo
perché Nathan e Reyn sono stati uccisi… erano dei
membri dell’Ordine e
potrebbero aver cercato di prendere informazioni da loro, di
conseguenza
nessuno di noi sarà al sicuro finché non
prenderemo dei provvedimenti… forse è
stato lo stesso Guaritore che ha avvelenato il Signor Potter a scoprire
Nathan…
chissà…”
“Nathan
e io non abbiamo mai parlato dell’Ordine al San
Mungo, abbiamo anche cercato di comportarci come semplici conoscenti,
due
ragazzi coetanei che frequentano un corso assieme... non riesco a
capire come
possano averlo scoperto…”
“Forse
hanno scoperto Reyn…” disse Dorcas pensosa
“insomma lei oramai abitava in Scandinavia eppure quasi una
volta ogni due
settimane veniva qui per fare rapporto… magari qualche
Mangiamorte scandinavo
ha notato qualcosa di strano ed hanno passato
l’informazione…”
“Purtroppo
ho paura che non lo scopriremo mai…” disse
Remus tristemente.
“Cosa
dovremo dire alle famiglie…” chiese Enif
titubante “insomma soprattutto Reyn lei non aveva detto
nulla, diceva che
veniva in Inghilterra per incontrare Nate e
adesso…”
“Il
Ministero sa che Nate aveva ricevuto delle minacce
e quindi sarà quello che verrà
riferito…”disse Remus scrollando le spalle
“Credi
sia giusto che non sappiano
la verità?”
“Non
ho idea di cosa pensino dell’Ordine…”
“In
effetti alcuni ci considerano alla stregua dei
Mangiamorte perché per fermarli infrangiamo la
legge… insomma solo gli Auror
sarebbero abilitati a combatterli…” disse Dorcas
lievemente alterata “come se
l’Ordine avesse mai ucciso qualcuno! Sono gli Auror ad essere
abilitati ad
uccidere adesso… e non so cosa è
meglio… ogni tanto a sentir parlare Malocchio
ho paura che il Ministero possa cominciare a fare i processi dopo aver
ucciso
qualcuno…”
Rimasero
in silenzio, un silenzio teso, doloroso finché
qualcuno non bussò alla porta. Remus prese la bacchetta
facendo segno alle
ragazze di restare in silenzio, si avvicinò alla porta
titubante.
“Chi
è?”
“Peter…”
“Come
posso sapere che sei tu?”
“Mi
conosci da nove anni Remus, abbiamo condiviso lo
stesso dormitorio e per l’addio al celibato di Frank mi avete
fatto uscire da
una torta vestito da danzatrice del ventre…”
Remus
aprì in fretta la porta.
“Scusa
amico, ma con quello che è successo…”
“In
effetti è per questo che sono qui… mi
è arrivato il
messaggio di Silente, poi vado a casa degli altri e non trovo nessuno,
qualcuno
mi spiega cosa…”
“Hanno
ucciso Reyn e Nathan, Peter…”
Peter
spalancò gli occhi sorpreso. Non era possibile,
si disse. Ricordava il commento di Nathan la sera prima “Non
passerebbe neanche
uno spillo sotto la porta di casa mia ora che ci sono gli Auror a
controllarla,
onestamente mi manca anche un pochino di
privacy…”.
“E
gli Auror di guardia?”
“Non
ne ho idea… lo sapremo stasera temo…”
commentò
Remus, guardò i suoi ospiti “che ne dite di
qualcosa di caldo?”
▀■▪■▀
Quando
Moody aveva aperto la porta si erano immaginati
di trovare la casa a soqquadro ma così non fu. Entrarono
dall’ingresso
principale, il corridoio era in ordine, camminarono in silenzio.
“Loro
sono di sotto, in sala da pranzo…” disse Moody
“Alice, Frank andate di sopra, vedete se trovate qualche
indizio, Potter, Black
con me…Gideon, Fabian, voi vedete di trovare qualcosa di
sotto…”
Alice
e Frank si diressero direttamente al piano di
sopra, prendendo le scale alla fine del corridoio, mentre Sirius e
James
seguirono Moody nel salotto, anche lì era tutto in ordine.
“Guardate
in giro… i vado nello studio più
avanti…”
Sirius
e James si guardarono attorno: il caminetto era
acceso e tutto sembrava al suo posto. La giacca che Nathan aveva
indossato al
matrimonio era appoggiata al divano, mentre su una poltrona era stata
appoggiata la borsetta di Reyn.
“Quando
sono entrati qui, tutto andava ancora bene…”
disse sovrappensiero James, se avessero sentito qualcosa di strano non
avrebbero avuto il tempo di usare tante premure ai vestiti o alla
borsetta.
Sirius
non ebbe fatica ad immaginarseli rientrare
brilli dal matrimonio, un po’ come avevano fatto lui ed Enif,
per dirigersi in
salotto e concedersi un attimo di pace prima di andare a
dormire…
“Moody
secondo me non sono entrati nello studio…” disse
Sirius affacciandosi alla porta a doppia anta che dava verso lo studio,
aperto
sul giardino.
“Lo
so… ma volevo cercare qualcosa che possa spiegare
tutto questo…”
“Tipo?”
Moody stava frugando nel cestino
dell’immondizia.
“Questa…”
disse tirando fuori una delle lettere
minatorie ricevute da Nathan, la passò a James.
“Noti
qualcosa di strano?”
“È
una lettera minatoria…” disse James
“Quando
Nathan ha richiesto la protezione del Ministero
ha consegnato tutte le lettere minatorie…”
“Credi
che gli sia stata recapitata dopo?” Potter alzò
gli occhi guardando Moody
“Già,
se era sotto protezione quella lettera non
sarebbe dovuta arrivare…controllerò a chi erano
stati dati i turni di
sorveglianza…”
“Potrebbe
averla ricevuta al San Mungo, però…”
“Non
è da escludere ma non si spiega perché ieri quei
fottuttissimi bastardi sono entrati qui dentro come se facessero un
pic-nic…”
In
quel momento Alice e Frank fecero il loro ingresso
nella stanza
“Trovato
qualcosa?”
“No…
anche se devono essere stati aggrediti di sopra…
in camera da letto mentre… beh stavano per andare a
dormire…” disse Frank.
“Andiamo
di sotto… oltre la lettera minatoria non
c’è
niente qui…”sbuffò il vecchio Auror.
Fabian
li aspettava ai piedi delle scale.
“Alice
se non vuoi non venire, non è un bello
spettacolo…”
“Vengo,
Fabian… purtroppo ho scelto questo lavoro con
tutti i pro e i contro…” disse sospirando nel
tentativo di darsi forza, Frank
le prese la mano.
Sirius
fu in primo a vederli non appena mise piede sul
disimpegno, oltre la porta, nella sala da pranzo il tavolo era stato
accantonato contro una parete, lasciando spazio al centro per una sedia
su cui
era legato Nathan. Il ragazzo era a petto nudo, dal segno che le grosse
funi
avevano lasciato sulla sua pelle era chiaro che avesse opposto una
fiera
resistenza, ma ora il capo era chino, gli occhi vacui fissavano il
pavimento.
Ma ciò che fece trasalire tutti era il corpo di Reyn, la
ragazza giaceva in una
posizione innaturale sul tavolo, gli occhi sbarrati erano carichi di
lacrime e
fissavano vuoti il soffitto, la pelle chiara era costellata da tagli
più o meno
profondi da cui il sangue era uscito abbondantemente fino ad inzuppare
i
capelli biondi della ragazza. Alice singhiozzò nascondendo
il volto nel petto
di Frank.
“Bastardi…”
non seppe trattenersi dal dire Sirius.
“Devono
averla torturata per far parlare Nathan…” disse
rabbioso Fabian.
“La
domanda è, l’hanno ucciso perché ha
parlato oppure
no…” commentò freddo Moody.
“Se Nathan ha parlato nessuno di noi è al
sicuro…”
aggiunse poi.
“Malocchio
abbiamo trovato anche…”
“Alastor
sono venuto prima possibile…” disse Bartemius
Crouch facendo il suo ingresso nella sala, rabbrividì
vedendo lo scempio in cui
imperversava la sala da pranzo.
“Merlino…”
disse guardando il corpo di Reyn “Quella
povera ragazza… quanti anni avrà
avuto?”
“Diciannove…
signnore, erano ad Hogwarts con noi…”
rispose James, Crouch annuì.
“Avete
trovato qualche indizio che possa farci risalire
all’identità del Mangiamorte che ha fatto
questo?”
“Io
un’idea ce l’avrei…” disse
Malocchio.
“Ti
ascolto, Moody”
“È
uno dei nostri…”
“Non
dire sciocchezze…”
“Barty
sai benissimo anche tu che questo ragazzo era
sorvegliato dopo alcune lettere minatorie e tu guarda non solo gliene
arrivano
altre” disse sventolando quella che avevano trovato di sopra
“ma anche viene
ucciso sotto il nostro naso… è inutile prendersi
in giro Barty… qualcuno dei
nostri fa il doppio gioco…”
“E
cosa credi che dovremmo fare, sentiamo?”
“Interrogare
tutti quelli che erano addetti alla
protezione di questa casa! Incrociare nomi, conoscenze, alibi e
altro… dobbiamo
trovare questa dannata spia e sbatterla ad Azkaban!” Crouch
restò in silenzio
osservando il vuoto davanti a se, non avendo il coraggio di incrociare
con lo
sguardo il corpo dei due ragazzi.
“Dannazione
Barty! Tuo figlio ha quanti? Diciasette
anni? E se ci fosse lui su quella sedia, non ci pensi?”
“Le
liste dei turni ce le ha Gilles, gli dirò di
dartele…” disse lentamente il capo dipartimento
“ma sii discreto, la gazzetta
non deve saperne nulla…”
“Per
loro cosa dobbiamo fare?”
“Avvertite
le famiglie e mandateli dai medimaghi per
capire come sono morti… anche se dubito di volerlo
sapere… poi spazzate a
tavolino questo posto in cerca di indizi…” detto
questo il capodipartimento se
ne andò.
▀■▪■▀
Quando
arrivarono ad Hogwarts c’erano già tutti ad
aspettarli. L’ispezione a casa di Nathan, e tutte le
procedure avevano
trattenuto gli Auror per tutto il giorno e adesso dovevano perfino
affrontare
Silente.
“Accomodatevi…”
disse loro Silente “immagino sia stata
una giornataccia…”
“Come
ogni volta che muore qualcuno Albus…”
commentò
Alastor “vorrei che questa guerra finisse così da
godermi la pensione…”
Gli
altri membri dell’Ordine li guardavano in silenzio
attendendo che Silente o qualcuno parlasse.
“Alastor
cosa ci potete dire?”
“Reyn
e Nathan sono stati uccisi alle quattro di questa
mattina, i Mangiamorte sono entrati in casa mentre erano fuori, hanno
aspettato
che i ragazzi salissero in camera ed abbassassero la guardia a quel
punto li
hanno trascinati in cucina… hanno torturato quella povera
ragazza per far
parlare Nate…” il vecchio mago sospirò
“… e poi li hanno uccisi…”
“Credete
che abbiano avuto quello che volevano?” chiese
Caradoc esprimendo un pensiero comune.
“Non
ne abbiamo idea ma non c’è da escludere il caso
che Nate abbia confessato qualcosa
sull’Ordine…”
“Erano
lì per quello?” chiese Marlene “Sono
arrivati a
loro per dare la caccia a noi?”
“Sì…”
fu Fabian questa volta a rispondere “avevano
lasciato questo in bocca a Reyn…” disse porgendo
un biglietto a Silente “l’ho
fatto sparire prima che Crouch arrivasse…”
Silente
aprì il biglietto gli occhi saettarono sulla
carta, poi lesse ad alta voce.
“All’Ordine
della Fenice…” tutti trattennero il fiato.
“Potter è stato il primo, Greathead il secondo,
questi due poveri sciocchi i
terzi, potrete essere anche numerosi ma vi troveremo uno ad
uno… e le vostre
belle parole saranno inutili…”
“”Belle
parole?” allora forse Nate non ha parlato e si
sono stufati di giocare al gatto con il topo…”
ipotizzò Benji.
“Può
darsi…” disse Silente “Ma non ne
possiamo essere
certi…”
“E
quindi che si fa, Albus?” chiese Dorea.
“Sembra
che anche del dipartimento Auror non ci si
possa più fidare…” Silente
restò in silenzio alcuni istanti “per quanto
riguarda la talpa degli Auror cosa intendi fare Malocchio?”
“Crouch
mi ha già fatto consegnare la lista dei
sospetti… sono otto in totale… ho controllato le
loro storie sei di loro hanno
perso parenti o hanno avuto contatti in passato con dei Mangiamorte o
presunti
tali… gli altri due sono figli di babbani e da quel che so
hanno giurato di
distruggere Voldemort ma non ne posso esser certo… Voldemort
sa come piegare
gli altri…”
“Imperius?”
“Controllato,
nessuno di loro oggi era sotto
maledizione ne si trovava nella confusione data dalla cessazione della
maledizione… quindi purtroppo chi abbia tradito ha agito in
piena coscienza…”
Silente
annuì.
“Comunque
non mi scapperà, dovessi metterli uno ad uno
sotto torchio…”
Il
Preside guardò poi Enif.
“Enif
c’è qualcuno al San Mungo che possa aver scoperto
la vostra collaborazione con l’Ordine?”
“Non
che io sappia, signore… io e Nate siamo sempre
stati discreti, ci comportavamo come semplici conoscenti, non abbiamo
mai
parlato in pubblico dell’Ordine o che la conoscevamo di
persona…”
Il
preside annuì.
“Lo
so che ciò che vi sto per chiedere vi potrà
sembrare assurdo ed inopportuno, ma è necessario…
quando i funerali saranno
disposti voglio che nessuno di voi vi partecipi…”
disse lentamente.
“Che
cosa? Sta scherzando?!” sbottò Alice
“Reyn è stata
una delle mie damigelle, una buona amica e…” gli
occhi le si riempirono di
lacrime, come quando a casa di Nate aveva visto il bouquet di Lily
abbandonato
a terra, probabilmente doveva essere caduto quando i Mangiamorte li
avevano
assaliti.
“Capisco
il vostro sconforto, ma è necessario… non
sappiamo quanto Nate possa aver parlato… la vostra presenza
al funerale
potrebbe costarvi la vita o quella di qualcun
altro…”
“Si
ma…” cercò di continuare Alice ma lo
sguardo
addolorato del vecchio preside la fece desistere.
“Vorrei
che le vostre case fossero protette da molti
incantesimi prima di domattina…” disse Silente
“una barriera
anti-smaterializzazione, degli incantesimi per svelare
l’ingresso di un mago
entro un raggio di un chilometro, staccatevi dalla metropolvere, usate
i gufi
solo in caso di estremo bisogno e anche quando lo fate usate codici
criptati
che solo i veri destinatari sarebbero in grado di comprendere, in
più ci
servono altre frasi di riconoscimento… sarà una
nottata lunga, lo so, ma non
posso permettere che nessun altro di voi possa rischiare la vita questa
notte…”
spiegò il preside.
“E
per quanto riguarda il lavoro?” chiese Edgar
“Per
ora i Mangiamorte tentano di non agire
pubblicamente per paura di essere scoperti… ciò
ci da un vantaggio, dobbiamo
camminare là dove tutti camminano e vivere dove tutti
vivono, più siamo allo
scoperto in mezzo alla gente più siamo al sicuro in questo
momento…”
“E
le ronde?” chiese Emmeline.
“Le
farete in coppia come sempre, turni più
serrati…so
di chiedervi molto, ma se non possiamo più fidarci nemmeno
degli Auror la cosa
potrebbe precipitare da un momento
all’altro…”
“Teme
che tenterà un colpo di stato?” Lily, era seria,
dovevano fermarlo, a qualunque costo…
“Potrebbe
darsi… il suo potere si sta accrescendo in
questo periodo… sembra abbia stretto un nuovo patto con un
altro clan di
vampiri, e la sua influenza dilaga anche tra i reietti di Noctur Alley,
è in
cerca di seguaci che siano carne da macello… sta arruolando
persone e creature
che all’inizio del suo dominio non avrebbe esitato a spazzare
via…”
“Ma
così rischia di perdere l’appoggio dei
Purosangue…”
commentò Sirius
“Può
darsi, ma gli ultimi arruolati sono semplici
pedine, finché i purosangue crederanno di contare di
più nel suo sistema la
cosa non sarà preoccupante… e ormai purtroppo i
due terzi delle famiglie
purosangue sono tutte marchiate e non si possono tirare indietro, ne
abbiamo
avuto la prova con il tentativo di fuga di tuo fratello,
Sirius…”
Sirius
strinse i pugni, ed Enif gli afferrò la mano nel
tentativo di consolarlo.
“È
proprio per questo motivo che ho un favore da
chiederti, Remus…” il ragazzo guardò il
preside, sapeva cosa il vecchio mago
stava per chiedergli.
“Se
crede che possa essere d’aiuto…”
“Se
la mia idea va in porto credo che non possa
semplicemente essere d’aiuto ma possa essere essenziale per
squilibrare la
bilancia…”
Remus
annuì, immaginava che Silente volesse chiedergli
di infiltrarsi in uno dei gruppi di licantropi che appoggiavano
Voldemort, si
era chiesto molte volte anche perché non glielo avesse
ancora chiesto, ma la
risposta fu chiara mezzo secondo dopo.
“Non
ci pensare nemmeno, Silente!” la voce di Dorea
Potter era autoritaria e forse anche un po’ terrificante.
“Non puoi mandare
Remus allo sbaraglio così! Se fosse scoperto sarebbe da solo
tra nemici…”
“Dorea,
cara, credimi non lo chiederei a Remus a meno
che non fosse strettamente necessario…”
“Ma…”
“Signora
Potter…” s’intromise Remus “la
ringrazio
davvero, ma è giunto il momento che serva davvero in questa
guerra… se
riusciamo a convincere anche solo un altro lupo mannaro a ribellarsi a
Voldemort e a stare dalla nostra parte sarà già
una vittoria…”
“Si,
però… ragazzo mio…”
“Starò
attento…”
“Moony
sei sicuro?” chiese James preoccupato.
“Non
preoccuparti Prongs so badare a me stesso…”
“Dobbiamo
resistere…” aggiunse poi Silente “sono
certo
che tra non molto avverrà qualcosa che cambierà
le sorti di questa guerra…
dobbiamo solo resistere fino a quel momento…”
disse prima di congedarli.
Dorea
e Alastor si scambiarono un’occhiata non potendo
non pensare alla profezia e a tutto quello che portava con se.
Scusate il mancato aggiornamento scorso ma tra Lucca e
l'influenza beh il tempo è volato
Ecco qui la foto delle case di Lorrimore road
Spero di non avervi troppo sconvolto
alla prossima
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
15: Buone nuove
Le nuove
precauzioni prese dall'Ordine davano i
loro frutti, nessuno dei membri era stato preso di mira, il dubbio che
in realtà
Nathan fosse morto senza rivelare nulla persisteva e veniva fuori ogni
qual
volta il peso delle protezioni si faceva sentire, ma pian piano ci si
abituava
a chiedere l'identità degli amici, ma questo al posto di
allontanare i membri
dell'Ordine li aveva fatti avvicinare, raccontandosi fatti privati che
solo
loro stessi potevano conoscere, era per quello che un po’ per
sicurezza, un po’
per compagnia non era strano vedere Marlene passeggiare assieme a Lily,
Enif,
Dorcas o Alice mentre portava i bambini a giocare.
Quel giorno di
fine ottobre Marlene stava portando
i bambini ad Hyde Park dopo che la neve aveva smesso di cadere assieme
accompagnata
da Alice.
Le due
donne camminavano l’una affianco all’altra, i
bambini di Marlene: Adrian di
cinque anni e Ervin di tre correvano poco più avanti.
“Adrian
non
andare tanto avanti…”
“Si,
mamma…”
Alice
sorrise.
“Sai
ti
invidio…” commentò appena
“E
perché
mai?” disse sorpresa la bionda.
“Hai
due
figli meravigliosi…” Marlene sorrise.
“Adrian
ed
Ervin sono i miei tesori…” disse assorta
“sono la cosa più importante che ho…
è
per loro che combatto in modo che possano crescere in un mondo di pace
però…
sai, a volte, soprattutto da quando c’è stato
l’omicidio, ho una tremenda
paura…”
“Non
succederà
niente ai bambini, Marlene…” disse Alice mentre
raggiungevano lo spazio adibito
ai bambini e i due fratelli facevano a gara a chi arrivava prima sullo
scivolo.
Le due si
sedettero su una panchina poco lontano in modo da tenere
d’occhio i due. Restando
per un attimo in silenzio, Alice si chiese quando e se, Malocchio
avrebbe
trovato la pista giusta per arrivare agli assassini di Reyn e Nathan.
“Comunque
non si spiega perché tu mi invidi…”
disse Marlene facendola distogliere da quei
tristi pensieri.
Alice
arrossìappena.
“Sai…
è da
luglio che io e Frank… si insomma stiamo tentando di avere
un bambino…”
Marlene
sorrise.
“Vi
date
subito da fare eh?!” scherzò, prendendosi in tutta
risposta una spintarella
imbarazzata dell’Auror.
“Non
pensare che non ci abbiamo pensato!” disse un po’
nervosa “e che sai… con
questa guerra… ho così paura di non arrivare a
domani che vorrei avere anche
solo per un giorno la famiglia che ho sempre sognato… poi
potrei morire
soddisfatta…”
“Alice
non
sono discorsi da fare questi, soprattutto se vuoi avere dei
bambini…” la
rimproverò Marlene. “Comunque ti
capisco… in questo periodo è il caso di vivere
alla giornata…”
“Adrian
voi
lo volevate?”
“Si,
Ervin
è stato una sorpresa…”
ridacchiò la bionda.
“E ci
avete
messo tanto a…” Marlene si mise a ridere.
“Credimi
Alice, di solito arrivano quando meno te lo
aspetti…”
“Ok,
ho
capito, questo bambino mi farà penare da
subito…”
Le due si
misero a ridere, poi Marlene si alzò.
“Ervin!
Non
spingere tuo fratello giù dallo scivolo!”
▀■▪■▀
“COSA?
TU E
ALICE STATE, COSA?” La voce di James era rimbombata in tutto
lo spogliatoio del
campo addestramento Auror dove assieme a Sirius e Frank aveva deciso di
andare
per allenarsi un po’.
“Siamo
cercando di avere un bambino, che c’è di strano?
Siamo sposati no?”
“Si,
certo
anche io e Lily siamo sposati ma in questo periodo con la guerra
è il resto siamo
un po’ impegnati in altro…”
“E
poi
Frank, abbiamo solo diciannove anni…” concluse
Sirius.
“Beh
pareri
da te non ne voglio Sirius, che non hai neanche il coraggio di chiedere
ad Enif
di sposarti…” disse acido.
“Ehi!
Credo
solo sia troppo presto, non voglio renderla
vedova…” rispose piccato Sirius,
lui non aveva paura, era solo troppo presto, tutto qui…
“Credo
che
lei preferirebbe essere vedova ed averti sposato che non sposarti
affatto…”contestò
Frank con veemenza.
“Ehi
buoni
voi due…” disse James alzando le mani in segno di
resa. “Non stavamo parlando
di te e Alice?”
“Si…si…
no
volevo chiedervi… insomma è normale
che… come dire…” sembrò
pensarci su
cercando le parole giuste “ci proviamo da luglio e ancora
niente…” concluse
frettolosamente.
James e
Sirius si fissarono sorpresi.
“Per
Morgana… non credo di essere un
esperto…” cominciò James titubante
“ma io sono
nato tarti e i miei hanno aspettato parecchio… quindi non
so… forse dovresti
chiedere ad Edgar, infondo lui ha dei figli giusto?”
“O a
Gideon
e Fabian più esperti di loro, quanti hanno, quasi sei
nipoti?”
Frank
annuì, pensoso.
“Ehi
mica
comincerai a preoccuparti, vero?” disse James dandogli una
pacca sulle spalle.
“E
che sai…
dicono che ci si deve cominciare a preoccuparsi se dopo sei
mesi… si insomma
non si hanno risultati…”
“Forse
è
presto per preoccuparsi, insomma non è proprio il periodo
giusto per avere un
bambino… magari è solo lo stress…
vedrai che arriverà questo bambino!” disse
Prongs con un sorriso tentando di tirar su di morale l’amico.
Frank gli
sorrise appena.
“Forse
hai
ragione…”
▀■▪■▀
“Allora?”
chiese Marlene sedendosi affianco ad
Alice, alla fine della riunione dell’Ordine mentre tutti
stavano per andarsene,
era un sabato di metà novembre.
“Allora
cosa?” chiese sottovoce.
“Nessuna
novità in campo genitoriale?” Alice
arrossì.
“No…
anche
se…”
“Cosa?”
“Non
sono
ancora in ritardo, ma… è tutto il giorno che ho
la nausea… ma insomma non ho
vomitato ne niente anzi ho quasi fame… e poi insomma
è troppo presto…” disse
poco convinta.
“Secondo
me
dovesti provare a passare al San Mungo comunque… non voglio
illuterti sia
chiaro… ma a me per Ervin i sintomi sono venuti prima del
ritardo… infatti
pensavo che fossero sintomi premestruali… e considerando che
voi ci provate da
mesi… non lo escluderei…”
“Dici?”
Marlene la vide spalancare gli occhi, si disse che in caso la
situazione fosse
negativa l’avrebbe fatta andare in contro ad una grossissima
delusione.
“Si…
Alice
solo pensa che non sia possibile, non voglio vederti in lacrime in caso
negativo…”
“Certo,
certo! Non mi illudo… sarà qualcosa che ho
mangiato… comunque… mi ci
accompagneresti domani? Senza che Frank sappia nulla? Inutile illudere
anche
lui…”
“Certo
che
ti accompagno!” sorrise la donna allegra.
▀■▪■▀
Alice e
Marlene arrivarono al San Mungo molto presto, avevano appena finito di
registrare i dati di Alice all’accettazione che qualcuno li
raggiunse.
“Alice?
Marlene? Che ci fate qui?” la
voce di Enif nascondeva una velata nota di preoccupazione. Alice
sorrise.
“Sono
venuta a vedere un dottore… niente di
che…”
“Ti
senti
poco bene, se vuoi vado a chiamare qualcuno che…”
“No
sta
tranquilla abbiamo già preso posto…”
“Sicura?
Sei un po’ pallida…” disse Enif mettendo
una mano sulla fronte all’amica, Alice
sbuffò facendo ridere Marlene.
“Tranquilla
Enif dobbiamo solo scoprire se Alice sarà mamma oppure
no…”
“Marlene!”
Enif
guardò
Alice sorpresa.
“Alice
sei?”
“Non
lo so,
non mi voglio illudere, non chiedermelo…” disse
velocemente.
“Signora
Paciock?” una guaritrice fece capolino da un cubicolo.
“Qui…”
“Venga
con
me prego…”
“Può
venire
anche la mia amica?” chiese indicando Marlene, Enif sorrise
Alice doveva essere
spaventata a morte lo sentiva dal tono della voce.
▀■▪■▀
James,
Sirius e Frank erano di pattuglia a Londra. La piazza babbana davanti a
loro
era gremita di gente.
"Oggi
Alice ha preso la giornata libera..."
"Come
mai?"
"Ha
detto che doveva dare una mano a Marlene..."
"Queste
donne del mistero..." scherzò Sirius. Frank
ridacchiò, quando un boato
squarciò l'aria: la piazza davanti a loro si
infiammò, risate e urla di terrore
si alzarono verso il cielo.
"Che
giornata di merda... Proprio oggi dovevano attaccare..."
sbottò Sirius
mentre, dopo aver chiamato rinforzi i tre Auror si lanciavano
all'attacco.
Frank
piombò
alle spalle di un Mangiamorte schiantandolo.
"Incarceramus..."
grosse funi avvolsero il Mangiamorte che borbottò qualcosa
in una lingua che
Frank non conosceva.
"Tu
resta qui, mi raccomando, sei in arresto..." gli gridò
contro, prima di
voltarsi. I Mangiamorte avevano dato fuoco agli alberi che
incorniciavano la
piazza, James duellava poco più in la, non vedeva Sirius ma
sentiva l'eco di un
altro duello poco più in là.
James si
era ritrovato da solo contro cinque Mangiamorte, quando Sirius era
scattato a
coprire le spalle a Frank mentre Paciock arrestava un Mangiamorte, poi
non
aveva avuto più tempo per curarsi di Sirius e l'aveva perso
di vista.
"Degno
figlio di tuo padre, e come tale farai la stessa fine" sentì
dire da un
Mangiamorte appena in tempo per scansare la maledizione lanciata da
quest'ultimo.
James si gettò a terra, sentendo il cemento del marciapiede
graffiargli le mani
e il naso, sentì gli occhiali scricchiolare pericolosamente
mentre rotolava di
qualche metro.
"Nott
lo lasci a me..." James riconobbe all'istante quella voce,
ghignò.
"E
così
alla fine la resa dei conti Mocciosus..."
"Era
anche ora Potter..."
▀■▪■▀
Enif stava
sbrigando alcune commissioni per il dottor Lamber, oramai, dopo il
ritrovamento
di Regulus, il medico l'aveva presa sotto la sua ala facendo richiesta
di
averla come assistente. Enif non sapeva se il mago avesse visto
qualcosa in lei
oppure gli avesse semplicemente fatto pena.
"Enif
ti stavo giusto cercando!" disse Marlene raggiungendola
"Ci
sta aspettando nella zona relax, puoi un minuto?"
"Si,
lasciami portare queste cartelle e poi mi prendo la pausa
caffè che non ho
ancora utilizzato" disse facendo l'occhiolino. Enif si diresse
velocemente
all'ufficio di Lamber.
"Hai
fatto in fretta..." disse il guaritore alzando lo sguardo da un paio di
cartelle.
"Ormai
sono un asso a recuperare le cartelle scomparse..."
ridacchiò lei
"Signor Lamber, potrei prendermi una
pausa?" l'uomo la fissò un
po’ preoccupato,
di solito doveva farle prendere
una pausa a forza.
“È
successo
qualcosa?"
"No,
nulla di preoccupante, una mia amica ha appena scoperto di aspettare un
bambino
e mi voleva offrire un caffè...."
"E
cosa ci fai tu qui?!" la rimproverò scherzando
"non si fa attendere una signora
in dolce attesa, può essere
mortale!"
Enif
sorrise "Graziesignore!"
Uscendo di
corsa Enif neanche si accorse del sorriso che Lamber lanciò
alla foto della sua
famiglia.
Alice stava
bevendo un the caldo quando venne travolta dall'uragano Enif.
"Oh,
sono così felice per te!"
"Eny
mi strozzi..."
"Dovremo
fare una bella festa per dare la notizia a tutti!"
"Eny,
calmati! Intanto dovrò dirlo
a
Frank..."
"Ma lo
cercavate, vero? Non potrà che essere felice..."
"Lo
so, ma... Vorrei prima organizzarmi con lui..."
"Ho
capito dovrò trattenere
i Malandrini dal
arrivare a casa vostra..." sorrise Enif, Alice ridacchiò, in
quel momento
uno stormo di promemoria riempì la stanza. Un aeroplanino
rosso si impigliò nei
capelli di Enif...
“È
odioso
questo modo di comunicare..." ridacchiò ma
il sorriso si congelò all'istante
quando lo lesse.
"EMERGENZA
PRONTO SOCCORSO: babbani e un Auror feriti da scontro."
"Che
succede?" chiese Alice osservando lo sguardo dell'amica.
"Un
emergenza...
Devono aver fatto un'altra battuta di caccia al babbano, devo andare,
scusa Alice..."
"Figurati,
corri!"
▀■▪■▀
Sirius fu
percorso da un brivido quando sentì l'urlo di James, si
voltò nell'istante in
cui gli Auror arrivarono a frotte sulla piazza. Corse verso James che
giaceva
riverso a terra mentre il suo corpo cominciava a sanguinare, due
Mangiamorte stavano
in piedi davanti a lui
"Non
dovevi impicciarti Wilkes "
"Senza
quell'incantesimo di intralcio Potter ti avrebbe battuto, Piton"
I due Magiamote
si accorsero di Sirius e dell’arrivo dei rinforzi, dandosi
alla fuga assieme
all’altra decina di Mangiamorte che avevano partecipato a
quella battuta di
caccia al babbano.
Sirius
tentò
di non prestare
attenzione ai profondi
tagli che il sectusemprea di Piton aveva aperto sul corpo di James.
"Ce la
fai? Adesso ti porto al San Mungo..."
"C'è
l'impedimenta di Wilkes..."
"FRANK!"
Sirius attirò l'attenzione
dell'amico.
"Oh
cazzo..." sbottò Frank
vedendo
James.
"Mi
è andata
ancora bene... Quando Wilkes ha lanciato l'impedimenta sono caduto...e
il
sect..." James tossì sputando sangue.
"Smettila
di fare l'eroe, chiudi la bocca che ti porto da qualcuno che ti rimette
in
sesto..." guardò Frank, "Avvisa che lo porto al San Mungo.."
Detto
questo si caricò James
sulle spalle e si
smaterializzò.
Il pronto
soccorso
era nel caos quando Sirius arrivò: i colleghi stavano
scaricando lì tutti i
babbani feriti e sotto shock, aspettando che fossero rimessi a posto e
che gli
obliviatori facessero il loro lavoro.
Nonostante
il caos, però, una guaritrice vestita in verde acido gli fu
subito accanto.
"Siamo
Auror..." disse velocemente mostrando le spille che portavano al petto.
“Che
gli é successo?"
chiese la donna, pratica,
facendo stendere James su una barella fatta apparire per
l’occasione.
"Un'impedimenta
e non ha schivato un sectusemprea..."
"Quindi
è questo il nome di quella dannata maledizione, da due anni
a sta parte fa più
danni lei che altre…” scribacchiò
velocemente un promemoria per chiamare uno
degli assistenti, applicando intanto dell’estratto di dittamo
per bloccare
l’afflusso di sangue dalle ferite di James.
“Da
quanto
tempo è stato ferito?”
s’informò mentre stava applicando
l’unguento.
“Cinque
minuti…” disse rapido Sirius…
“Non è in pericolo vero?”
“Se
fosse
stato colpito in pieno non potrei risponderti, ma dato che è
stato preso di
striscio credo che forse già stasera potrà
tornarsene a casa…”
"Sirius?
James?"
“Icecrow
li
conosci?"
"Si,
signorina O'Malley.”
"Oh,
bene, “ disse neutra, “Portali da Lamber,
è stato preso di striscio, cura immediata
se non vogliamo che perda
troppo sangue,
e Lamber è l’unico che può metterlo in
sesto in quattro secondi…conosci la procedura,
ragazzina: priorità agli Auror, poi aibabbani e poi a tutti gli altri…"
Enif
annuì,
mettendosi a camminare velocemente verso gli ascensori, Sirius la
guardò:
nonostante l’agitazione sembrava sapesse cosa fare, la cosa
lo rincuorò molto,
anche perché era da tempo che non la vedeva così
sicura di se stessa.
"Sirius
se tu stai bene, va su nella sala relax..."
"Ma
James..."
”SUBITO!
Qui intralci...." Ordinò Enif,
sparendo
poi di corsa con James.
"James
ci sei?" chiese
mentre salivano
verso l’ufficio di Lamber. James mugugnò qualcosa
in risposta.
“Tranquillo,
Lamber ti sa rimettere apposto in due secondi… ha trovato un
controincantesimo
per questa maledizione un paio di mesi fa… stasera ti dovrai
subire la predica
di Lily…” Vide James sorridere con una smorfia di
dolore.
“Aspettami
un attimo qui…” disse facendo entrare la barella
in un piccolo ambulatorio
“vado a chiamare Lamber, ha l’ufficio qui
accanto…”
“Non
occorre
che mi chiami, Enif, sono qui, O’Malley mi ha
avvisato…” disse entrando nella
stanza, Enif lasciò gli spazio.
“Mhmm…
maledetto il Mangimorte che ha inventato questa
maledizione…” disse per
attirare l’attenzione di James, il ragazzo lo
guardò, avrebbe voluto sorridere
ma si sentiva la testa leggera, lui sapeva esattamente chi
l’avesse inventata
quella maledizione “i semplici incantesimi non bastano a
chiudere ferite come
queste… l’estratto di dittamo è
efficace ma ha un effetto lento…” mentre
parlava Lamber muoveva la bacchetta e sotto lo sguardo attento di Enif
le
ferite di James cominciavano a richiudersi. “Quindi
è stato un impegno non
indifferente cercare un controincantesimo adatto… ma come
vedi…” disse
smettendo di muovere la bacchetta “ci sono
riuscito…” sorrise.
“Enif
prendi
le sue generalità, dagli una pozione rimpolpasangue, e
portalo a mangiare
qualcosa nella zona relax…” disse Lamber sicuro
“stasera te ne torni da tua
moglie…” gli strizzò
l’occhiolino il guaritore accennando alle fede di James.
“Grazie…”
disse il ragazzo rimettendosi a sedere.
▀■▪■▀
“Dai
Enif,
le conosci le mie generalità…”
sbuffò James sprofondato in una poltrona della
zona relax con un enorme panino in mano.
Sirius
affianco a lui ridacchiò, lieto di poter vedere quella scena
e non qualcosa di
ben peggiore.
“Procedura
James, devi dirmele tu…”
“Uff…
va
bene… James Charlus Potter, nato a Godrick’s
Hollow il 27 marzo 1960…” disse
svogliato, anche Alice e Marlene si ritrovarono a sorridere, si erano
prese un
bello spavento quando avevano visto Sirius arrivare nella zona relax
coperto di
sangue e in evidente stato di agitazione.
“Residente?”
“Enif…”
James la guardò inarcando le sopracciglia
“Ok…
ok…”
disse Enif inventando un indirizzo a caso, i membri
dell’Ordine lo facevano
sempre, meglio essere prudenti.
“Stato
civile?”
“Enif,
ti
prego… sono stanco…”
“Coniugato…
bene, è mai stato…” James
sospirò stancamente mentre Enif recitava una serie
infinita di malattie e incidenti, stava quasi per addormentarsi quando
irruppero nella zona relax Lily, Remus e Peter.
“E
voi che
ci fate qui?” chiese Sirius.
“Frank
ci
ha avvisati dell’attacco… ed eccoci qui
preoccupati a morte….” Disse
semplicemente Remus. Mentre Lily abbracciava James.
“Sto
bene,
sto bene… un po’ a corto di sangue ma come
nuovo… appena Enif finisce di
interrogarmi possiamo andare a casa…”
spiegò James.
“Che
ti è
successo?” chiese Lily ansiosa.
“Niente
di preoccupante,
una maledizione di striscio…” minimizzò
James.
“Frank?”
chiese Alice a Peter.
“Ha
detto
che doveva fare rapporto e che poi ci avrebbe raggiunto qui…
ma credo ce ne
andremo prima che finisca…”
“Capito…
lo
raggiungo in dipartimento… così almeno gli faccio
finire in bellezza questa giornata…”
disse Alice facendo loro l’occhiolino.
“Cosa?”
Enif sorrise, dello smarrimento degli amici.
“Posso
dirglielo?”
chiese Enif con occhi imploranti.
“Vai,
sgancia la bomba…”
“Alice
e
Frank aspettano un bambino!”
▀■▪■▀
Lily e
James erano appena rientrati a casa, il ragazzo aveva appena chiuso la
porta
dietro di se, quando Lily gli si gettò sul petto.
“Lily?”
“Dio,
James… non sai che ho paura ho avuto quando sono arrivati
Remus e Peter… ho
temuto…ho…” sentì la voce
della moglie rompersi in un piccolo singhiozzo.
“Lily,
va
tutto bene, sono qui… sono qui…” disse
accarezzandole i capelli per calmarla.
“Ho
avuto
così paura…”
“Sai…
quando sono stato colpito mi sono detto che non poteva finire
così… per fortuna
Sirius è arrivato prima che mi dessero il colpo di
grazia…” la sentì
singhiozzare più forte.
“Ma
sai
cos’ho pensato?” Lily scosse la testa.
“Che
stamattina ero andato via seccato perché Snidget si era
mangiato le mie uova e
quindi non ti avevo salutato come si deve…”
“Jamie…”
“poi
ho
pensato che se morivo lì in quella strada babbana, non avrei
più visto il tuo
sorriso ne avrei sentito il profumo dei tuoi capelli e poi ho pensato
che non
avrei mai potuto vedere la nostra squadra di Quidditch… ti
ricordi? Elvendork,
Sarah, Titania…”
Lily rise.
“James?”
“Si?”
“E se
ci
mettessimo a lavorare su questa squadra di Quidditch?” chiese
Lily cauta. James
la guardò, sorpreso.
“Ieri
ti
avrei risposto che secondo me non era ancora il momento, che siamo
troppo
giovani per fare i genitori e che la guerra non è certo un
bel periodo per
crescere un bambino ma…”prese respiro
“ma oggi quando ho pensato di morire… ho
capito Frank…”
Lily lo
guardò non capendo.
“Quando
credevo di morire mi sono immaginato una piccola Lily con gli occhiali
e i
capelli arruffati e un piccolo me con i tuoi occhi e senza
occhiali… e sai mi
sono detto che avrei voluto vederli davvero prima di morire…
forse sarò egoista
ma voglio questi bambini, bambino… quello che
sarà… semplicemente per me… per
poterlo prendere in braccio e dirgli “Papà
è qui…” e insegnarli a giocare a
Quidditch e a fare gli scherzi… so che gli chiedo tanto a
nascere in un periodo
così… ma… non è neanche
giusto che per questo non debba nascere non trovi?”
James cominciò a pensare che il suo discorso non aveva
senso… si passò
nervosamente una mano nei capelli.
“Ho
capito
invece… sai che sarà un impegno, James? Che
dovremo proteggerlo in questa
guerra… che dovremo farlo crescere in un mondo
buio?”
“Lo
so… ma
voglio provarci, voglio essere lì a crescerlo, a
proteggerlo… ad amarlo…”
Lily lo
guardò negli occhi quasi commossa, slanciandosi a baciare il
marito.
“Vuoi
metterti all’opera, già adesso?”
scherzò James.
“Perché
aspettare?” disse Lily seducente “E poi dopo questa
giornata voglio sentirti con
me…” James sorrise malandrinamente.
“In
effetti
hai ragione, perché aspettare? E anche io con tutta questa
adrenalina e pozione
rimpolpa sangue sono pieno di energie ora…” disse
baciandola a sua volta, un
bacio lungo passionale.
“Vuole
seguirmi in camera da letto signora Potter? O vuole generare suo figlio
in
corridoio?”
“Scemo!”
rise Lily dandogli un buffetto sulla guancia e precedendolo su per le
scale
verso la camera da letto.
“Almeno
la
conclusione sarà più divertente del
resto…” commentò James ridacchiando.
“Che
hai
detto?”
“Che
dovrò
rischiare di morire più spesso se questo è il
premio di sopravvivenza…”
“Non
pensarci nemmeno se non vuoi cominciare a dormire sul
divano…”
“Agli
ordini signora!” rise James prima di correre a sua volta su
per le scale.
Eccoci qui... ho avuto il panico di deludervi causa
maledettima linea telefonica e un router che ha deciso di resettarsi da
solo... ma vabbeh
eccoci qui!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento
Sono felice di non aver nauseato nessuno, ne ho
avuto il terrore onestamente, ma spero di aver tirato su il morale con
questo capitolo per quanto James ci ha fatto preoccupare
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
16: Regali di Natale
Dall'attacco
in cui James era stato ferito, erano passate un paio di settimane e
dicembre
era arrivato sotto uno spesso manto bianco.
“Lily? Quando mi
hanno detto che c’era
qualcuno nell’atrio che voleva vedermi, mi sono
preoccupata… non è successo
nulla vero?” chiese Enif quando raggiunse la rossa
nell’atrio del San Mungo.
“No,
nulla…
non è successo nulla di che…”
“Lily
sei pallidissima,
c’è qualcosa che non va?”
Lily si
torse le mani.
“Lily?”
“Credo
di
avere un grosso problema…” Enif la
guardò inarcando le sopracciglia.
“Riesci
ad
aspettare dieci minuti? Così finisce il mio turno...
”
“Sì,
in
effetti volevo semplicemente aspettarti… ma quella
guaritrice dai capelli
biondi mi ha riconosciuta e quindi…”
“Ok…
arrivo
subito… non lanciarti nella tromba
dell’ascensore… qualsiasi sia il
problema…”
Lily
sorrise di rimando, risedendosi su una sedia della sala
d’attesa, forse non era
il caso che Enif sapesse che la stava aspettando da due ore.
Meno di
mezz’ora dopo erano sedute l’una di fronte
all’altra in un caffe babbano.
“Io
prendo
una cioccolata calda, grazie, tu Lily?”
“Un
the
caldo, grazie… senza limone…”
Quando il
cameriere se ne andò Enif la fissò sorpresa.
“Di
solito
vuoi un quintale di limone nel the…” disse
fissandola.
“So
cosa
stai pensando adesso… si sono Lily e non un Mangiamorte
travestito…”
“Provamelo…”
Lily per un attimo pensò stesse scherzando, ma quando
guardò lo sguardo di Enif
capì che, in effetti, poteva avere tutte le ragioni del
mondo per essere
sospettosa.
“Sono
Lily
Evans, mi sono sposata con il mio peggior incubo, e la prima cosa che
ti ho
detto in vita mia è stata “Ho un amico a
Serpeverde, se ci sono problemi ditelo
subito!”” Enif sorrise al ricordo, sospirando.
“Ok,
ok ci
credo, ma con questo converrai che sei piuttosto
strana…” Lily sorrise
leggermente, mentre il cameriere tornava con le loro ordinazioni. La
rossa
rimase in silenzio.
"Allora?
Qual è l'enorme problema?"
"Credo
di essere incinta." disse la ragazza tutto d’un fiato.
"Come?"
disse Enif sbattendo le palpebre.
"Sono
in ritardo di due settimane e ho una nausea tremenda, per questo non ho
preso il
limone..."
"Lily
i sintomi li conosco, almeno dai libri... Ti stavo chiedendo se sei
sicura,
dato che da quello che so state attenti quanto me e Sirius. Non
dicevate che
era troppo presto?" Lily si morse le labbra incerta.
"Ti
ricordi quando James è stato ferito?"
"Sì,
certo... Un mese fa... Chi se la scorda quella giornata..."
"Beh,
sarà stata l'adrenalina o qualsiasi altra cosa...ma fatto
sta che quella sera
non ci sembrava tanto assurda l'idea di avere un bambino... Poi la cosa
è andata
un po’ nel dimenticatoio: abbiamo ripreso ad usare
precauzioni ma quella
serata... L'abbiamo completamente rimossa... Beh fino a stamattina..."
"Hai
già fatto qualche test?"
"No,
volevo prima dirlo a qualcuno che non fosse James... quel giorno era
così
sicuro di volere un bambino... ma adesso non so come la
prenderà"
"Se vuoi, i test li potrei
farli io...ho
imparato a..."
"No,
piuttosto vorrei che mi accompagnassi da mia madre...mi piacerebbe
scoprirlo
alla babbana, sai…” Enif sorrise, capiva
l’amica… infondo era cresciuta tra i
babbani e i suoi genitori li vedeva così poco che capiva la
necessità di Lily
di scoprirlo assieme a loro.
“Va
bene…
Andiamo adesso?”
Lily
annuì
▀■▪■▀
Alice e
Frank camminavano per la Londra babbana, erano di pattuglia per
l’Ordine, a
pochi passi dal San Mungo. Senza neanche accorgersene Alice si
fermò davanti ad
un negozio per l’infanzia osservando una culla, persa fra
mille pensieri.
“’Lice?”
la
chiamò Frank raggiungendola, la ragazza si passò
distrattamente una mano sul
ventre.
“Ehi
che c’è?”
“Nulla,
è
che pensavo alle reazioni dei membri dell’Ordine quando
abbiamo dato la buona
notizia, la scorsa settimana…”
“Erano
tutti felici, no?”
“Questo
era
quello che appariva… ma non so… Silente aveva
un’aria strana…”
“Forse
ti
proporrà di startene a casa…”
“Frank,
ne
abbiamo già parlato, sono incinta non malata… e
poi sono un Auror…”
“Appunto…
rischi già abbastanza…” Alice
sospirò
“Diciamo
che adesso è un po’ presto per andare in
maternità quando comincerò ad essere
ingombrante allora ne riparliamo… Frank?”
l’uomo stava fissando qualcosa
attraverso la vetrina del negozio.
“Non
girarti…”
“Perché?”
“Malfoy
e
Lastrange…” disse accennando alla vetrina. Alice
guardò attraverso il vetro. I
due Mangiamorte, attiravano l’attenzione dei babbani con i
loro mantelli scuri,
ma sembrava non importare a loro, si muovevano velocemente.
“Alice
va a
chiamare qualcuno, io li seguo…”
“Scordatelo,
vengo anch’io…” disse la donna convinta.
Frank
annuì
sconfitto, quando sua moglie si metteva in testa qualcosa niente poteva
convincerla
a cambiare idea…
“Va
bene,
ma stiamo attenti…”
▀■▪■▀
Quando
Daisy Evans aprì la porta di casa, fu sorpresa di vedere
Lily ed Enif
“RAGAZZE!!!”
sorrise abbracciando prima la figlia e poi Enif. “Che cosa vi
porta qui? È
successo qualcosa? Lily tesoro entra, sei
ghiacciata…”
“Scusa
il
disturbo, mamma…”
“Figurati
non disturbi mai, restate a cena?” chiese velocemente
facendole entrare “HARRY,
ci sono le ragazze!”
“Lily!”
il
padre letteralmente stritolò la figlia.
“Allora?
Preparo cena per quattro?”
“No,
mamma,
non serve… James e Sirius non sanno che siamo
qui…”
“E
perché
mai? Dai chiamateli che vengano anche loro…”
“Non
è il
caso, mamma… avrei bisogno di parlarti…”
“Petunia
te
l’ha detto vero? Non è una splendida
notizia?”
Lily
guardò
la madre non capendo…
“Non
ho
notizie di Tunia dal mio matrimonio…” Daisy
guardò sorpresa la figlia.
“Oh,
c’era
da immaginarlo… così testarde tutte e
due… però poteva almeno mandarti una
lettera o dire a me di avvisarti…”
“Daisy
cara, credo che Lily si stia chiedendo di cosa tu stia
parlando…” intervenne
Harold notando lo sguardo perso della figlia.
“Che
sciocca!
È che ogni volta che ci penso mi agito e…
oh… sto di nuovo divagando… Petunia
avrà un bambino! Nascerà a giugno!”
“Oh…
davvero?” la voce di Lily forse fu un po’ troppo
stridula, tanto che la madre
la fissò un po’ preoccupata.
“Lily,
cara
ti senti bene?”
“Mamma…
c’è
una cosa di cui ti dovrei parlare…”
▀■▪■▀
Alice e
Frank si mossero in silenzio, pedinando Lucius Malfoy e Rodolphus
Lastrange:
quei due stavano tramando qualcosa, era evidente dai loro modi.
Chissà forse
c’era un ritrovo di Mangiamorte a cui dovevano partecipare, e
di certo i due Auror
non se lo sarebbero fatto scappare.
“Credi
che
ci sia qualche caccia al babbano in programma?” chiese Alice
sottovoce mentre
seguivano i due dietro ad un alto palazzone d’uffici in Shoe
Lane.
“Non
ne ho
idea…”
Si
fermarono all’angolo della via osservando i due Mangiamorte
poco più avanti
entrare in un cantiere edile.
“Ma
che…”
“Andiamo…”
Cercando
riparo tra i materiali da costruzione, Alice e Frank
s’infiltrarono nel
cantiere, i Mangiamorte poco più avanti parlottavano tra
loro.
“Strano
posto per una riunione…” stava commentando il
più giovane dei due.
“Beh
siamo
vicini al San Mungo… forse il nostro uomo lì
dentro ha qualcosa da
comunicarci…” disse brevemente Rodolphus
“magari un’inaspettata morte naturale
di Silente… sarebbe ora che tirasse le
cuoia…” commentò ironico.
Lucius
sbuffò poco convinto.
Alice e
Frank si scambiarono un’occhiata sembrava che per pura
fortuna si fossero
imbattuti nella tana del lupo.
Aspettarono
in silenzio per minuti che parvero eternità,
finché altri Mangiamorte si riunirono
tra i pilastri in costruzione. Alcuni non portavano le maschere e
poterono così
riconoscere Bellatrix e Rabastan, Alice fu certa anche di vedere
Antonin
Dolohov.
“Ma
quello
non è il tipo che avevi arrestato il giorno in cui James
è stato ferito?”
chiese Alice a bassa voce.
“Sì,
ma,
non so con quali prove, ha convinto Barty di essere sotto imperius e
l’hanno
rilasciato mentre non c’eravamo…”
commentò rabbioso Frank.
Ad un
tratto videro i Mangiamorte voltarsi tutti in una stessa direzione, si
sporsero
un po’ guardando oltre la ventina di persone che si era
radunata nel quartiere.
Lord Voldemort si avvicinava camminando lentamente.
“Amici…”
salutò
i Mangiamorte, ma in quella parola sembrava non risiedesse alcuna frase
di
amicizia. Frank lanciò un’occhiata allarmata ad
Alice.
“Va a
chiamare rinforzi…”
“E
tu?”
“Resto
a
tenerli d’occhio…” Alice
annuì, anche se a malincuore, non avrebbe voluto
lasciare da solo il marito. Si mosse leggermente nella direzione in cui
erano
venuti urtando una catasta di tavole in legno. Tentò di
bloccare la caduta ma
fu inutile, in legno cadde con un fracasso assordante. Alice e Frank si
guardarono
e senza nemmeno osservare nella direzione dei Mangiamorte si diedero
alla fuga.
Erano quasi
arrivati a Printer Street, quando Lord Voldemort si parò
davanti a loro.
“Voi
membri
dell’Ordine della Fenice siete proprio delle spine nel
fianco…”
▀■▪■▀
“Bene
e
adesso aspettiamo…” disse Daisy sedendosi sul
divano assieme a Lily e
prendendole la mano. Il test di gravidanza era appoggiato al tavolino,
mentre
Enif teneva l’altra mano di Lily seduta alla sua destra.Harold osservava la scena
appoggiato allo stipite
della porta.
“Ma
non
sarà positivo, no? Sei troppo piccola
per…”
“Harold
è
sposata sarebbe normale…” disse la moglie fermando
il marito prima che sparasse
qualche, secondo lei, scemenza.
“Sì,
ma è
sposata da soli, quanti? Due mesi e mezzo?”
“Harold…”
l’ammonì la moglie. “Tesoro secondo me
sarebbe splendido…” disse Daisy
sorridendo “se fossi incinta il bambino nascerebbe a
metà agosto… e quello di
Petunia a fine giugno, sarebbero coetanei, potreste venire da noi i
fine
settimana e i bambini potrebbero giocare insieme e magari tua sorella
potrebbe
addolcirsi un po’ con te…”
Harold si
batté
una mano sulla fronte, sua moglie era partita nelle previsioni. Anche
lui ne
aveva una, ma non era così rosea, se la guerra non finiva il
bambino di Lily e
James sarebbe venuto a trovarli poco e di conseguenza quando fosse
arrivato
Daisy l’avrebbe viziato a dismisura, questo a Petunia non
sarebbe andato giù e
piuttosto che risanarsi la spaccatura tra Lily e Petunia si sarebbe
aggravata.
Oppure nei più rosei dei casi, le cose non sarebbero
cambiate, restando in
quello stallo odioso in cui si trovavano da anni…
“Se
sono
incinta cosa dovrebbe apparire?” chiese Lily guardando
ansiosa il bastoncino di
plastica bianco appoggiato poco davanti a lei.
“Secondo
le
istruzioni due linee rosse… se ne viene una sola o non
funziona o non sei
incinta…” disse Enif che aveva letto le istruzioni
di quello strano
marchingegno babbano una dozzina di volte con un’aria quasi
affascinata.
“Anche
se
non appare nessuna linea il test non ha funzionato e bisogna
riprovare…”
“Ah
fantastico…” commentò Lily
“Quanto c’è da aspettare?”
“Tre
minuti… o qualcosina di più…”
“E
quanto è
passato adesso?”
“Due
e
mezzo…”
“Appare
qualcosa o sembra a me?” chiese Lily agitata, sua madre la
sentì stringerle la
mano, gliela accarezzò rassicurandola.
“Comunque
vada, io sono qui, tesoro…”
“Sono
due
linee, vero?” chiese Lily passando il test ad Enif e alla
madre.
“Si…”
confermò l’amica.
“Oh
tesoro!” disse la signora Evans abbracciando la figlia.
“Dato
che
io sono un uomo ignorante…” disse il signor Evans
non capendo le reazioni delle
tre donne: Enif guardava quasi ipnotizzata il test, Lily abbracciava la
madre
che sembrava in lacrime. “Volete spiegare anche a
me?”
“Sarai
nonno anche da parte mia…” disse Lily sorridendo,
gli occhi verdi erano lucidi,
quasi brillanti sopra il suo sorriso. Se mezz’ora prima con
il dubbio temeva di
scoprire di aspettare un bambino adesso che ne era sicura le sembrava
di
esplodere, la consapevolezza di quella vita in lei la riempiva di
gioia, anche
se da un altro lato la terrorizzava.
“Devi
dirlo
a James!” disse Daisy asciugandosi gli occhi. Lily fece di no
con la testa.
“Manca
una
settimana a Natale, glielo dirò
allora…”
▀■▪■▀
Quando Lily
ed Enif arrivarono a casa Potter trovarono Sirius e James ad
aspettarle.
“Dove
eravate?!”
chiese James alterato.
“Dai
miei
genitori…” disse Lily evasiva “Petunia
aspetta un bambino e mamma voleva
dirmelo…” vide James calmarsi, abbracciandola.
Enif
guardò
Sirius che a sua volta la strinse a se.
“Che
c’è? È
successo qualcosa? C’è stato qualche
attacco?” chiese Enif preoccupata.
“A
sei
isolati dal San Mungo… Alice e Frank si sono imbattuti in
Voldemort e in una
riunione di Mangiamorte… probabilmente si preparavano ad
incontrare il loro
uomo nel…”
“E
Alice
sta bene? E Frank?” chiese Enif agitata.
“Ce
l’hanno
fatto anche stavolta… sono un po’ sbattuti, ma
stanno bene… Alice aveva paura
per il bambino ma per fortuna è tutto
apposto…” spiegò James “solo
che subito
dopo siamo venuti qui e non c’eravate… insomma ci
siamo preoccupati… stavamo
per venire a cercarvi quando siete entrate…”
“Stai
dicendo che è confermato che abbiano un uomo nel San
Mungo…” disse Enif, una
volta tranquillizzata sulla situazione di Alice e Frank.
“Sì,
Alice
e Frank hanno sentito parlare Malfoy e Lastrange, Rodolphus…
parlavano del
contatto, credevano di doverlo incontrare… ma non sappiamo
chi è… anzi credo
che Silente ti chiederà di indagare…
c’è qualcuno di sospetto?” chiese Sirius
ad Enif.
“Se
Silente
vorrà, indagherò, ma così a prima
vista, sembrano tutte persone per bene, cielo
non conosco tutte le persone del San Mungo ma ti direi che tra quelle
che
conosco la più “sospetta” è
la guaritrice O’Malley, ma è così solo
perché è una
vecchia zitella…”
Sirius
annuì, poggiandole le mani sulle spalle.
“So
che
Silente te lo chiederà, però… ecco,
vedi di non esporti troppo… probabilmente
questa persona è la stessa che ha venduto Nathan e Reyn e
avvelenato il Signor
Potter…” Enif annuì tristemente,
lanciò un’occhiata a Lily che ricambiò
lo
sguardo. Un bel regalo di Natale serviva a tutti a quanto pareva.
▀■▪■▀
Quattro
giorni dopo, il 21 dicembre era riscaldato da un timido sole invernale
che si
rifletteva sulla neve illuminando l’atmosfera di
Godrick’s Hollow.
"Snidget
fa piano, ok?" sussurrò James facendo le scale in silenzio
con un vassoio
enorme in mano. Il gatto lo guardò curioso, osservando
soprattutto il bacon e
le uova sul vassoio. James intercettò lo sguardo del felino.
"Non
ci pensare nemmeno... è per Lily questo" sibilò
contrariato.
Il gatto
miagolò appena, quasi offeso dal tono di James e si diresse
velocemente verso
la camera da letto.
Snidget con
agilità saltò sul materasso, Lily dormiva ancora,
fece le fusa strusciando la
testolina contro il volto della ragazza. Lily ridacchiò.
"Snidget
così mi fai il solletico..."
"Il
mio piano era di svegliarti con un bacio e servirti la colazione, ma
Snidget
non era d'accordo..." disse James entrando con il vassoio.
"Ullalà,
a cosa devo l'onore?"
"Non
riuscivo a dormire e ho deciso di ricambiare il regalo che mi avevi
fatto due
anni fa..."Lily lo guardò non capendo.
"Guarda
sopra la tua testa..." sorrise James, Lily alzò lo sguardo
vedendo
comparire un rametto di vischio.
"Ti
ricorda qualcosa?"
Lily
sorrise, il loro primo bacio, sotto il vischio nella sala comune il 21
dicembre
1977 sembrava passata un'eternità d'allora.
“Che
fai
non mangi?” chiese James, guardandola preoccupato.
“Mangio,
mangio…” disse la ragazza sorridendo, anche se
doveva ammettere che non ne
aveva voglia, ma se voleva fargli “quel” regalo di
Natale doveva resistere alla
nausea ancora un paio di giorni.
James la
guardò dubbioso.
“Questa
volta non ci ho messo lo zucchero nelle uova, anche se non erano male
quelle
dell’ultima volta…” disse strappandole
un sorriso. La ragazza portò la
forchetta verso le labbra, l’odore delle uova le
sembrò terrificante, spostando
velocemente la colazione corse in bagno sotto lo sguardo atterrito di
James.
“Sapevo
di
non saper cucinare, ma non pensavo così
tanto…” disse il ragazzo con un sorriso
entrando in bagno e accarezzando le spalle della moglie china sulla
tazza del
water.
“Non
sei
tu… sono io…”
“Cos’abbiamo
mangiato ieri sera?” chiese James ad alta voce ripensando
alla sera precedente
“Tu hai mangiato solo un’insalata, e non
l’hai neanche finita, non è stavi male
già ieri sera? Ci sono le influenze in
giro…”
Lily scosse
la testa leggermente, rialzandosi e andando a sciacquarsi il viso.
“Non
preoccuparti non è influenza…” disse un
po’ impacciata, non poteva continuare a
nasconderglielo, le nausee diventavano sempre più forti e
non sapeva se sarebbe
resistita ancora quattro giorni.
James
aggrottò le sopracciglia non capendo.
“Quando
arrivano i ragazzi? “chiese Lily per sviare
l’argomento.
“Tra
un
paio d’ore…”
“Allora
hai
il tempo di scartare in anticipo uno dei miei regali di
Natale…”
James
sorrise come un bambino.
“Davvero?”
“Sì…”
sorrise Lily, vedendolo sparire, quando raggiunse le scale James stava
già in
piedi accanto all’albero di Natale che avevano addobbato in
salotto.
“Posso
scegliere io o ne hai in mente uno in particolare?” chiese
James elettrizzato.
Lily per un
attimo ebbe una paura tremenda, forse erano ancora giovani per essere
genitori
ma per quanto riguardava lei, ci avrebbe provato… e
James… beh dubitava che sarebbe
mai cresciuto di conseguenza doveva adattarsi all’idea anche
lui.
“Quello
piccolo con i boccini…” disse Lily raggiungendolo.
“Però ti devi sedere e
concentrare…”
James
pensieroso si sedette sul divano aspettando che Lily si sedesse accanto
a lei e
che perfino Snidget si accoccolasse sulle sue gambe prima di aprire il
pacchetto.
Quando
tirò
fuori la piccola scatolina trasparente, aggrottò le
sopracciglia, forse non
capendo in un primo momento il significato di quelle due scarpette da
neonato
con i colori del Grifondoro. Le osservò per qualche secondo,
mentre Lily
sperava che capisse e non dovesse spiegargli tutta la storia o che non
svenisse. Ad un tratto l’espressione di James
mutò, fulminato dalla
consapevolezza.
“Lily
tu…
noi…” balbettò guardando la moglie.
Lily
annuì
“Sei contento?”
“Oddio…
sì…
cioè… Sì!” disse
abbracciandola.
“Cosa
aspettavi a dirmelo?!” disse tenendola stretta a se,
così tanto che Snidget
scappò per non rimanere stritolato a sua volta.
“Volevo
farti un regalo di Natale, anche se non sapevo come l’avresti
presa…”
“Come
credevi che l’avrei presa… è
fantastico… tu ed io… ci credi?
Genitori… tu ed io!”
disse James con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro.
“Ma
se
volevi farmi un regalo di Natale perché me l’hai
detto oggi?” chiese poi James
dubbioso.
“La
scusa
dell’influenza intestinale non poteva reggere a
lungo…” spiegò Lily con un
sorriso.
Due ore
dopo quando Sirius suonò alla porta, fu accolto da un James
euforico che gli
saltò letteralmente al collo. Enif si mise a ridere,
guardando Lily.
“Devo
dedurre che gliel’hai detto…”
Lily rise
in risposta.
“James
che
succede?” chiese Sirius tentando di togliersi di dosso il suo
migliore amico.
“I Pride hanno vinto il campionato… no
impossibile, il campionato non è ancora
finito e la Coppa del Mondo nonè
ancora
cominciata…” disse pensoso Sirius.
“Molto
meglio!”
Sirius lo
guardò sbalordito, qualcosa per James Potter era
più importante del Quidditch?
Beh di certo lo era sua moglie, che in quel momento stava ridendo
assieme ad
Enif.
“Spiega!”
James gli
mollò tra le mani le scarpette da neonato.
“Sto
per
diventare padre!” disse James quasi saltellando, mentre
Sirius fissò
semi-sconvolto le scarpette che aveva in mano.
“Non
state
scherzando, vero?” chiese guardando Lily, James non era
attendibile in quel
momento… La rossa annuì sorridendo. Sirius
sorrise.
“Vieni
qui
sorellina!” disse abbracciando la ragazza.
“Ehi
e me
un abbraccio non lo dai?” chiese James deluso
“Guarda che il padre sono io…”
“Tu
te lo
sei giocato prima l’abbraccio…”
“Maledetto
cagnaccio ed io che ti volevo anche proporre come
padrino…”
“Vieni
qui
James, fratello adorato…”
“Via
Sirius, te la sei persa la tua occasione!”
Stavano
ancora bisticciando quando Remus, Peter e Dorcas si affacciarono
all’ingresso.
“Che
succede qui?” chiese Remus inarcando un sopracciglio.
“Sto
tentando di convincere James a farmi diventare il padrino di suo
figlio…”
spiegò Sirius diretto.
I tre
guardarono Lily che scoppiò a ridere.
“Quello
che
Sirius non vi ha detto e che James è troppo fuori di testa
per dire e che avremo
un bambino…” disse Lily sorridendo.
Remus
abbracciò l’amica seguito subito dopo da Peter,
poi si voltò verso James
lasciando spazio a Dorcas.
“Che
sarebbe sta storia? Sirius padrino e noi niente?”
“Andiamo
tanto Lily ed io avremo una squadra da Quidditch…”
“Ehi
piano
con la squadra da Quidditch…” disse Lily, era
meglio frenare un po’ quello
scalmanato del marito prima che si allargasse un po’ troppo,
due, massimo tre
figli erano un conto, una squadra di Quidditch era un altro discorso.
“Ma
si,
tesoro me li vedo: al posto dei Wigtown Wanderers i Godrick’s
Hollow Wandarers…
uhmma forse
è troppo lungo… meglio i
Magnificent Potters…”
Gli amici
si misero a ridere.
“Non
so
perché ma credo che la tua signora non sia tanto
d’accordo…”
▀■▪■▀
Alice e
Frank arrivarono presto quella mattina ad Hogwarts come Silente aveva
chiesto
loro, raggiunsero l’ufficio del preside in silenzio, un
po’ preoccupati per
quella chiamata inattesa, avevano dovuto disdire la loro presenza a
pranzo da
Lily e James, e in più Silente nel suo messaggio aveva
chiaramente detto di non
avvisare nessuno.
“Chissà
di
cosa ci vuole parlare…” disse Alice un
po’ ansiosa.
“Tranquilla,
magari sarà qualcosa sulle missioni o sull’ultimo
attacco… magari vuole ancora
qualche dettaglio di quattro giorni fa…” disse
Frank tentando di tranquillizzare
la moglie, anche se doveva ammettere di essere un po’
preoccupato anche lui.
Silente li
aspettava nel suo ufficio, dava loro le spalle quando entrarono.
“Buon
giorno Professore…” salutò Frank,
attirando l’attenzione del vecchio preside.
Silente si voltò, il suo volto era grave, non
l’avevano mai visto così, nemmeno
dopo l’assassinio di Reyn e Nathan.
“Vi
starete
chiedendo perché vi ho chiamato qui…”
disse lentamente il preside, i due non
poterono far altro che annuire. “Alice, Frank, voi ci credete
alle profezie?”
E anche Harry è in viaggio. Poveri Alice e Frank
è arrivata la mazzata...
Che altro dire... ringrazio chi ha commentato a cui spero di aver
risposto esaustivamente con l'opzione rispondi.
Come forse ho detto già la scorsa volta Harry vuole fare la prima donna e nascere prematuro ^^''' Se le fa sempre a cercare eh? Vabbeh alla prossima
Capitolo 17 *** Capitolo 17: Vigilia di Natale ***
Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 17: Vigilia di Natale
“Sorpresa!”
disse James quando sua madre venne ad aprire la porta.
“James,
Lily che ci fate già qui? È presto… vi
aspettavo tra un paio d’ore…” Dorea li
guardò sorpresa, era la Vigilia
di Natale e aveva convinto i ragazzi a venire da lei
a cena dato che era un po’ che non li vedeva, nonostante
abitassero a pochi
passi di distanza.
“E
che non
stavamo nella pelle” spiegò James entrando in casa
“volevamo a tutti i costi
darti il tuo regalo in anticipo…” ma il sorriso di
James si spense un po’.
“Mamma, tutto bene?” chiese notando
l’aria affaticata della madre.
“No,
non
preoccuparti è solo che è da stamattina che
cucino e sono un po’ stanca…” disse
la donna con un sorriso.
“Ma
cosa
fate ancora sulla porta, entrate! Entrate!”
esclamò sospingendoli verso
l’interno fino al soggiorno. La stanza era decorata con
rametti di abete e
nastri rossi tra cui svettava un grande Albero di Natale illuminato da
luci
argentee. Seduta un po’ curva su una poltrona c’era
Bathilda Bath, i suoi occhi
chiari, velati dalla cataratta, fissarono Lily e James.
“Dorea
se
sono già arrivati io me ne vado…” disse
sentendosi un po’ estrenea alla
famigliola.
“Ma
si
figuri signora, resti pure…” disse Lily.
L’anziana sorrise.
“Se
non dò
fastidio allora resto ancora un po’… tanto non ci
sarà nessuno a far compagnia
a questa vecchia ciabatta” ridacchiò la donna.
Dorea
alzò
gli occhi al cielo.
“Bathilda
se vuoi restare a cena, come ti ho già detto prima, non ci
sono problemi…”
James
sorrise, con l’età la vecchia strega aveva
cominciato ad autocommiserarsi fino
a far sentire gli altri in colpa, era chiaramente un atteggiamento
involontario
anche se a volte gli sorgeva qualche dubbio.
“Oh,
ma no…
non voglio disturbare, davvero…” insistette
l’anziana strega.
“Si
figuri
Bathilda lei non disturba mai…” mise fine alla
conversazione James, in effetti
la strega gli aveva sempre fatto un po’ di tenerezza,
ricordava che quand’era
piccolo la donna non mancava mai di mandargli un regalo per Natale o
per il suo
compleanno, e tentava sempre di agguantarlo e offrirgli il the ogni
volta che
passava davanti a casa sua, casa che un James ragazzino aveva imparato
ad
evitare come la peste.
“Oh,
beh
allora se non è di disturbo a nessuno…”
aspettò di sentire l’obbiezione di
qualcuno. “rimango…”
Lily
sorrise, le stava simpatica quella anziana strega che aveva visto tante
cose
nella sua lunga vita, le aveva parlato solo un paio di volte ma la
incuriosiva
la storia di quella strega piccola e minuta.
“Comunque…”
disse Dorea guardando il figlio “mentre aspetto che
l’arrosto venga fuori dal
forno… sei arrivato qui tutto esagitato dicendo di volermi
dare un regalo in
anticipo… che succede? Sembrava fossi appena sceso dalla
scopa da quant’eri
agitato. “
“Sarà
una
cosa che ti renderà estremamente felice!” disse
James sorridendo, poi
ricordandosi le paranoie sulla vecchiaia di sua madre aggiunse
“O forse ti farà
solo sentire vecchia…”
“James…”
lo
rimproverò la moglie.
▀■▪■▀
Quando
atterrarono al Picco del Corvo, il vento soffiò forte nello
spiazzale vuoto.
“Speravo
che
qualcuno venisse ad accoglierci…”
commentò Enif scendendo dalla moto, battendo
i piedi a terra semi congelata.
“Con
questo
freddo vuoi che qualcuno metta il naso fuori dal castello?”
rise Sirius
scendendo a sua volta.
“Beh,
tu
con questo freddo mi hai fatto sorvolare tutta
l’Inghilterra…” disse la ragazza
rabbrividendo mentre si avvicinavano all’ingresso del
castello nel momento in
cui la grande porta di quercia si aprì leggermente.
“SIRIUS!
ENIF!” Taliesin uscì correndo, fermandosi a pochi
passi da loro.
“Taliesin!”
Enif lo abbracciò “Come sta il nostro
Corvonero?”
“Bene,
bene! Il secondo anno non è così difficile, i
miei amici erano terrorizzati…”
commentò
mentre Sirius gli scompigliava i capelli salutandolo.
“Andiamo
dentro prima che tu ti prenda un malanno con solo un maglione
addosso…” disse
Enif facendo velocemente i gradini che li separavano
dall’ingresso. Taliesin
non si fece ripetere due volte il suggerimento, correndo verso la
porta.
Sirius
osservò il bambino, era dall’attacco di Enif che
non aveva il modo di vederlo,
era di almeno una decina di centimetri più alto, e i capelli
castani un po’
lunghi e ribelli gli arrivavano poco sopra le spalle rispecchiando la
sua
vitalità.
“Sirius
che
aspetti?” chiese il ragazzino voltandosi.
“Mi
sa che
si era congelato…” commentò Enif.
“Quella
che
ha freddo sei tu, mica io!” rise Sirius raggiungendoli
“io non vado in moto in
gonna…”
Enif di
tutta risposta gli fece la linguaccia. Taliesin rise guardandoli.
“Sono
felice che siete arrivati!” disse camminando qualche passo
davanti a loro e
guidandoli alla sala da pranzo dove erano riuniti gli altri parenti.
La sala era
enorme, un lungo tavolo al centro era preparato per dieci persone,
davanti al
caminetto acceso su dei folti tappeti usati per sedersi davanti al
fuoco erano
abbandonati un paio di libri dove probabilmente Taliesin stava leggendo
prima
di raggiungerli nel cortile; in piedi accanto alla finestra Algol,
Vontell, il
padre di Taliesin e quello che doveva essere suo nonno Coyle Icecrow
discutevano animatamente, mentre la madre di Enif, quella di Taliesin,
sua
suocera e zia Rhodelia erano sedute su dei divani ma appena entrarono
Algol e
Felicia si fecero loro incontro.
“Enif!
Avevo paura non arrivaste!” disse la madre abbracciandola. La
ragazza fissò
Sirius, infondo avevano solo dieci minuti di ritardo, dovuti ad una
bufera
sopra Birmingham.
“Lascia
perdere tesoro, tua madre diventa ogni giorno più
apprensiva…” disse Algol
abbracciando la figlia dopo la moglie.
“Io?
Tu
stavi convincendo Vontell a prendere le scope e andarli a
cercare…” commentò la
donna.
Enif
ridacchiò.
“Non
ce
niente di cui preoccuparsi, no? Siamo qui e sani e
salvi…” ma qualcosa nello
sguardo di suo padre non la rassicurò per niente.
“Che
c’è? È
successo qualcosa?” chiese, ma non ottenne risposta.
Lanciò uno sguardo a
Sirius.
“Che
ne
dite di metterci a tavola?” propose Lilith, la madre di
Taliesin.
“Io
sto
vicino a Sirius ed Enif!” esclamò Taliesin
correndo ad occupare una sedia.
“Magari
Enif vorebbe sedersi accanto a Sirius…” disse
Dervla tentando di far ragionare
il nipote.
“Ma
nonna,
vicino a Sirius ci può stare ogni giorno!” Enif e
Sirius risero.
“Non
ha
tutti i torti…” commentò il ragazzo
prendendo posto da un lato di Taliesin
mentre Enif si sedeva dall’altro lato.
Enif
guardò
i commensali, avevano tutti un’aria tesa, sì, si
disse, doveva essere successo
qualcosa.
“Qualcuno
vuole dirmi che succede? Avete tutti delle facce…”
tentò di nuovo Enif.
“Niente
tesoro, è solo una tua impressione…”
rispose Algol.
“Al
diavolo
Algol…” sbottò zia Rhodelia
“Combatte accanto ad Albus, credo sia in grado di
affrontare le cose da sola, non c’è bisogno che tu
la protegga…”
“Zia
Rhodelia
con tutto il rispetto credo che abbiano già abbastanza
problemi in Inghilterra
senza aggiungere i nostri… e poi c’è
Taliesin…”
Enif
lanciò
un’occhiata a Taliesin, il bambino osservava gli adulti con
aria di
sufficienza, era chiaro che qualsiasi cosa loro non volessero dirgli
Taliesin
ne era già al corrente.
“Anche
Taliesin è abbastanza grande da sentire, anzi potrebbe
servirgli a crescere…”
“Zia
ti
prego… ha solo dodici anni…” intervenne
Lilith.
Taliesin
sbuffò, attirando l’attenzione di tutti i
presenti.
“Tanto
lo
so cosa non volete dirmi… siamo in pericolo vero? Ci hanno
minacciati, giusto?
E hanno rapito Maia e i suoi mentre erano a Diagon Alley, vi ho sentito
parlarne… non sono a Liverpool dai loro parenti…
non sono così scemo…”
esclamò
il ragazzino alterato. “Insomma, io sarò il
Signore del Picco un giorno,
giusto? Lo ripetete sempre e poi però non volete mai dirmi
le cose!”
Enif lo
guardò con dolcezza, capiva come ci si sentiva a dover
restare in disparte, ci
si sentiva inutili e impotenti… era quello che provava lei
da quando non
riusciva a reggere una bacchetta per difendersi.
“Annwyn…”
“Annwyn
niente, mamma!” disse il bambino quasi arrabbiato
“Non è giusto che siano solo
Enif e Sirius a combattere! Dovremmo dare una mano tutti!”
“Smettila
Taliesin…” tentò di fermarlo il padre,
ma il bambino era un fiume in piena.
“Appena
potrò anche io darò una mano! Perché
non è giusto dover vivere nascosti!
Nessuno di noi ha fatto qualcosa di male!”
“Taliesin
finiscila!” il tono di Vontell era perentorio ed ebbe il
potere di azzittire
l’intera sala.
Enif
guardò
il bambino, tratteneva a stento le lacrime, era così piccolo
e così coraggioso,
le fece tanta tenerezza. Gli passò una mano sulle spalle
abbracciandolo.
“Tal…
sei
molto coraggioso a dire queste cose…”
“Io
non
voglio solo che qualcuno ti faccia di nuovo del
male…”
La ragazza
sorrise appena.
“Di
nuovo?
In che senso di nuovo?” chiese Felicia preoccupata, mentre
zia Rhodelia
scuoteva lentamente la testa, se solo Taliesin avesse avuto qualche
anno in più
non sarebbe stata la sola al picco a tentare di convincere quei testoni
a
prendere una decisione e a schierarsi.
“Vede
Signora Icecrow… ormai più di un anno
fa… Rabastan Lastrange ha attaccato Enif
e…” cominciò Sirius, immaginando come
per la ragazza fosse dura parlarne.
“E tu
dove
eri?” chiese Algol guardando furente il ragazzo, solo il
pensiero che Rabastan
Lastrange, un Mangiamorte si fosse avvicinato a sua figlia abbastanza
da attaccarla
gli faceva venire il voltastomaco.
Sirius
abbassò gli occhi colpevole.
“Ero
a
casa…”
“Io
ti ho
affidato mia figlia e questo è quello
che…”
“Papà!”
Enif lo fulminò con lo sguardo mentre teneva ancora stretto
Taliesin “Sirius
non c’entra, sono io ad esser stata avventata ad andarmene in
giro da sola… ma
sono qui e sono viva, quindi non è successo
nulla…”
“Nulla?”
esclamò Felicia “Nulla? Avrebbe potuto
ucciderti!”
“Non
è
successo…” disse Enif, il ricordo si stava facendo
strada nella sua mente
facendola rabbrividire appena.
“Grazie
a
non so quale divinità! Che ti ha fatto quello schifoso
Mangiamorte?” cominciò
il padre furioso.
“Zio
Algol…” tentò di fermarlo Taliesin
sentendo Enif stringerlo.
“Signor
Icecrow, credo che…”
“Tu
non hai
voce in merito, ragazzo… eri a
casa…”
disse accentuando con una nota di rimprovero quel “a
casa”.
“Papà
lascia fuori da questa storia Sirius… non è
successo nulla, sono stata
attaccata, sono sopravissuta, punto… finiamola
qui…” il tono di Enif era quasi
una supplica.
Sirius
strinse i pugni sulle ginocchia, trattenendosi dal mandare al diavolo
tutti,
prendere Enif ed andarsene.
“Algol…
Sirius non può essere ovunque in ogni momento… e
credo siano proprio le vostre
reazioni a giustificare perché Enif non voleva mettervi al
corrente… so
benissimo che stai pensando di rinchiuderla quassù, ti
conosco nipote…”
“Stai
dicendo che tu ne eri al corrente zia? Tu sapevi che Enif era stata
attaccata?”
“Sì…
ne ero
stata messa al corrente da Taliesin…”
“Mi
sembra
di capire che sia tu, zia, a spronare i ragazzi
all’insurrezione…” disse
parlando per la prima volta Coyle.
“Insurrezione
Coyle? Io non ho spronato nessuno, Enif ha scelto di combattere da
sola, ho
solo appoggiato la sua decisione… cosa che la famiglia non
ha fatto… Non
guardarmi con quegli occhioni Felicia… lo so bene che vi
siete illusi che Enif
non facesse altro che studiare in Inghilterra…. Ma
è inutile negare l’evidenza…
più che illuderci che là fuori non stia
succedendo nulla dobbiamo prendere una
decisione e schierarci… o perlomeno non chiudere gli occhi e
voltare la testa…”
disse Rhodelia tranquillamente, come stesse parlando di cucina o di
cucito.
Alle parole
dell’anziana strega seguì un teso silenzio, rotto
dall’arrivo di un paio di
elfi domestici con la prima portata della cena.
“È
la
Vigilia di Natale…” disse
Dervla dolcemente “mettiamo le discussioni fuori da quella
porta e mangiamo…
Taliesin, Enif, Sirius, non sentitevi in colpa per questa
discussione… è un
dibattito che sta andando avanti da mesi… sembra che la
civiltà molti di noi
abbiano dimenticato cosa sia…” Enif fu certa di
veder arrossire i suoi
genitori, ripresi come fossero dei bambini.
Guardò
il
piatto che gli elfi domestici le misero davanti, la discussione le
aveva chiuso
lo stomaco, ringraziava solo che Sirius non avesse fatto qualche colpo
di
testa. Prese la forchetta, nonostante tutto.
“Beh…
Buon appetito…”
disse sforzandosi di mangiare come se nulla fosse successo, gli altri
fecero lo
stesso.
▀■▪■▀
“James?”
Dorea guardava dubbiosa il figlio che l’aveva fatta sedere
sul divano e si
apprestava a bendarle gli occhi.
“Fidati
mamma, fa tutto parte del regalo…”
Bathilda
guardava curiosa la scena, osservando il sorriso di Lily.
“Posso
sapere in anteprima la sorpresa?” chiesa alla ragazza. Lily
ridacchiò.
“Mi
dispiace ma sarà una sorpresa anche per
lei…”
Dorea
sentendo la nuora parlare così, si preoccupò un
po’.
“Cos’è
tutto questo mistero? Comincio a preoccuparmi…”
“Sta
tranquilla mamma, tendimi le mani e tenta di indovinare cosa ti metto
in mano…”
Dorea
sorrise, non capendo dove volesse andare a parare il figlio, tese le
mani verso
James. Il ragazzo da una borsa che avevano appoggiato a terra
tirò fuori le
scarpette da bimbo che Lily gli aveva regalato.
Bathilda
capendo, squittì divertita, mentre James metteva le
scarpette in mano alla
madre. Dorea le tastò non capendo, al momento, che cosa
James le avesse messo
in mano, venne fulminata dalla consapevolezza quando arrivò
ai sottili lacci
delle scarpe.
“Ma
queste
sono…” James fece un cenno a Lily che si
avvicinò scoprendo la pancia, il
ragazzo prese la mano della madre appoggiandola sul ventre della
moglie.
Lily
trasalì alla mano fredda della suocera, mentre James si
chinava sull’orecchio
della madre levandole la benda.
“Ti
presento tuo nipote…” disse con voce un
po’ commossa.
Dorea li
fissò con le lacrime agli occhi. I suoi ragazzi, non poteva
essere vero. Fissò
gli sguardi felici di Lily e James.
“Stai
dicendo che sarò nonna?” disse pur avendo capito
benissimo il significato di
tutto.
“Esattamente…”
Dorea sorrise alzandosi e abbracciando Lily.
“Cara
come
sono felice per te!”
“E
per me?
Mamma niente abbraccio?”
“Ma
vieni
qui pazzo di un figlio!” disse abbracciandolo.
Bathilda
sorrise.
“Auguri
ai
futuri genitori!” disse mettendosi sulle punte dei piedi per
dare due baci
sulle guance a Lily e James.
“Grazie
signora Bath…”
Dorea li
guardò sorridendo, poi ad un tratto qualcosa la
fulminò, spalancò gli occhi.
Nato
all’estinguersi del settimo
mese…
Si
avvicinò
velocemente a James, prendendo il ragazzo per le spalle, preoccupata.
“Quando
dovrebbe nascere? James dimmelo!”
“Mamma?”
James la fissò non capendo la foga della madre.
“Dimmelo
James!”
“A
metà
agosto…” disse spiazzato. Dorea lasciò
andare un sospiro di sollievo lasciando
le spalle del figlio, non doveva preoccuparsi, il bambino sarebbe nato
ad
agosto e James e Lily poi avevano affrontato solo due volte Voldemort e
sperava
di non dover sapere di una terza.
Così
come
l’ansia scese, la donna barcollò. James prese la
madre prima che cadesse.
“Mamma!”
“Tranquillo
era solo un capogiro…”
“Mamma
stai
tremando…”
“Non
è
nulla… mi passa subito…” disse mentre
si sedeva respirando lentamente.
“Come
sarebbe a dire che ti passa subito? Mamma hai già avuto
attacchi del genere?”
“Un
paio
negli scorsi mesi, soprattutto quando mi agito… ma non
è niente, sarà la
pressione… l’hai detto anche tu che ho una certa
età… sto per diventare
nonna…”
“Dorea,
si
riposi un po’ ci penso io
all’arrosto…” disse Lily preoccupata.
“Ti
dò una
mano bambina…” disse la signora Bath mentre
insieme lasciavano la stanza.
James
guardò la madre.
“Mamma
ti
sei fatta vedere da un guaritore, potrebbe essere qualcosa di serio o
…”
“No,
non mi
farò vedere da un guaritore, James, io non ci metto piede al
San Mungo…”
ribattè la donna testardamente.
“Ma
mamma…
insomma se stai male… non fare la
testarda…”
“James
sto
bene! Smettila di preoccuparti!”
“Ma…”
“Niente
ma…
vedi sto già benissimo!” disse alzandosi in
fretta, con il risultato di venir
scossa da un altro capogiro.
“Senti
siediti e prendi fiato, ok… comunque secondo me faresti
meglio a farti vedere
da qualcuno…”
“James…”
“Ok,
ok…
non mi impiccio, è che mi preoccupo… tutto
qui…” disse con una alzata di
spalle.
“Non
preoccuparti,
tesoro, sono qui e non me ne vado…”
Disse con
un sorriso stanco prendendo la mano del figlio e stringendola fra le
sue.
Lily
tirò
fuori dal forno l’arrosto.
“Signora
Bath, lei sa da quando sta così Dorea?”
“Ha
cominciato a stare male da quando è morto
Charlus… ma se ti riferisci ai
giramenti di testa, sono cominciati un paio di settimane
fa…”
Lily si
morse le labbra.
“Ho
tentato
di convincerla a parlarvene o ad andare da un guaritore, ma non vuole
sentir
ragioni…” sospirò l’anziana.
▀■▪■▀
“Che
cena
orribile…” sbuffò Enif gettandosi sul
letto che quella sera avrebbe occupato al
Picco del Corvo.
“Mi
dispiace…” disse a Sirius mentre il ragazzo la
guardava dalla porta.
“Che
debba
dormire in un'altra stanza o della serata?”
Enif
sorrise appena
“Per
entrambi…”
“Non
preoccuparti non è colpa tua, i fermenti in famiglia
c’erano già…”
“Lo
so…
solo che mi dispiace non farne parte e mi dispiace che tutto questo lo
debba
sopportare Taliesin…”
“È
in gamba
sarà un grande mago un giorno…” disse
pensieroso Sirius.
“Forse
avrei dovuto dire ai miei genitori
dell’attacco…” disse Enif a bassa
voce…
“questa situazione non si sarebbe venuta a creare…
e mio padre non avrebbe
accusato te della mia stupidaggine….”
“Ma
ha
ragione… avrei dovuto essere lì a
proteggerti…”
“Sirius,
smettila! Non puoi essere ovunque, ma chi era con me a Diagon Alley?
Chi mi ha
permesso di riprendermi standomi sempre accanto? Non ci sarai stato
quel giorno
ma se oggi sto bene è solo grazie a
te…”
Sirius
restò in silenzio., se quel giorno ci fosse stato Enif non
avrebbe dovuto
sopportare tutto il resto.
In quel
momento qualcuno bussò alla porta, il viso di Taliesin fece
capolino nella
stanza.
“Posso?”
“Vieni,
vieni!” disse Enif tirandosi a sedere. “Che
c’è?” chiese poi guardandolo. Il
ragazzino si torceva le mani esitante. Enif guardò Sirius.
“C’è
qualcosa che non va?” chiese Sirius.
“Se
fossi
restato buono lo zio e la zia non avrebbero saputo del tuo
attacco… e non si
sarebbero arrabbiati con voi…” disse il bambino
tutto d’un fiato.
“Oh,
Tal…”
Enif si avvicinò abbracciandolo “Non preoccuparti,
non è colpa tua… Vedrai che
domani mattina sarà tutto dimenticato… e
passeremo un buon Natale…”
“Dici?”
“Si,
ne
sono sicura! E adesso perché non vai a dormire?
Sennò Babbo Natale non arriva…”
“Ma
Enif,
ho dodici anni sono grande per credere a Babbo Natale!”
“Allora
diciamo che se non vai a dormire non posso incartare il tuo regalo e
domani non
ricevi niente…”
“Ok,
ok,
vado! Sirius vieni anche tu?”
“Si,
vengo…
Buonanotte piccola e non fare brutti sogni…” disse
Sirius stampando ad Enif un
bacio sulla fronte.
“Tranquillo!”
▀■▪■▀
Remus
camminava nella neve alta, il freddo gli penetrava nelle ossa ma doveva
andare
avanti, era quasi arrivato. Il vento soffiava forte su quel costone
delle
Glencoe, battendo la esile figura che arrancava nella neve. Verso valle
Remus
vide chiaramente il fuoco di un bivacco, sperò di averli
finalmente trovati e
che tra loro non ci fosse proprio Grayback.
Si
lasciò
scivolare per il costone, raggiungendo la valle. Le cinque figure lo
guardarono, tra loro c’erano anche una donna e un bambino.
“C’è
posto
per un fratello affamato?” chiese.
Eccomi intanto mi scuso per la pubblicazione tardiva ma qui
cominciano le consegne serie e quindi gli aggiornamenti potrebbero
essere un po' irregolari... spero di aver risposto a tutte le
recensioni.
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
18: Verità
C’era
una
cosa che Sirius odiava profondamente del periodo natalizio, ovvero
dover
lavorare mentre letteralmente tutti erano in vacanza. Gli Auror non si
riposano
mai. Aveva detto loro Moody prima di comunicare loro i turni del
periodo
festivo.
Era chiaro
quindi
come, mentre osservava i corridoi pressochè vuoti del
Ministero di quel venerdì
26 dicembre, Sirius fosse di pessimo umore.
Quando
raggiunse il cubicolo che condivideva con Frederick Williamson, un
Auror di un
paio d’anni più grande di lui, ghignò,
vedendo appeso sulla lavagnetta alla
parete un biglietto
“Spero
tu
abbia passato un buon Natale, io no…”
Povero
Willy, si disse Sirius, a lui era toccato il turno di Natale.
Prese il
biglietto, aggiungendo la sua risposta. Frederick l’avrebbe
trovata il due
dicembre quando sarebbe tornato a lavoro.
“Non
sai
quanto, quasi quasi ti invidiavo…”
Ridacchiando
attaccò il biglietto lì dove l’aveva
trovato.
Ebbe appena
il tempo di sedersi che un promemoria gli arrivò in faccia.
“Prova solo a pensare di far niente e sei un
uomo morto, Black. Vieni a darmi una mano nel cubicolo di Cowan e
Brandley,
forse ho trovato la spia. Moody.”
Sirius
sospirò, quello si che lo tirava su di morale, una mattinata
fianco a fianco
con Moody, l’unica cosa che lo consolava era che anche Enif
era di turno quel
giorno e quindi non era da sola a casa ad aspettarlo.
Si
alzò in
fretta, meglio non fare aspettare Malocchio, si disse.
▀■▪■▀
Dorcas fece
a due a due i gradini che la separavano dall’appartamento di
Remus. Era sicura
che avesse passato la Vigilia da solo, e quando gli aveva chiesto di
vedersi,
il giorno prima, le aveva risposto che aveva preso una brutta
influenza.
Apparte il
fatto che la storia puzzava di scusa a dieci chilometri di distanza,
lei gli
avrebbe dato il suo regalo di Natale anche se fosse stato a letto
moribondo.
Era per quello che libera da pranzi o cene in famiglia si era diretta
subito a
casa sua.
“E se
non ti vuole più vedere?” le disse una
vocina pessimista
nella sua testa.
“Lo
strozzo
con il regalo e poi me ne vado…” rispose a se
stessa a bassa voce dandosi la
sicurezza necessaria per bussare alla porta.
Per i primi
dieci secondi temette che il ragazzo non fosse in casa, il che la fece
innervosire, se non voleva più vederla bastava dire, insomma
non si erano mica
giurati amore eterno. Bussò ancora, dicendosi che in caso
avesse davvero
l’influenza forse poteva non averla sentita.
Sbuffò
non
sentendo alcun movimento all’interno della casa, stava per
lasciare a terra il
suo regalo, andarsene e cominciare ad evitare a vita Remus, quando fu
sicura di
sentirsi osservata. Si voltò verso la porta, lo spioncino
era chiaro, segno che
qualcuno la stava guardando dall’altra parte della porta.
“Remus?
So
che ci sei!” disse bussando ancora.
“Dorcas
sei
tu?” la voce di Remus le parve fioca, forse aveva davvero
l’influenza.
“No,
sono
la sorella che non ho… sì, sono
io…”
“Provamelo…”
“In
un
momento abbastanza intimo ti ho chiamato “Mio dolce Lupo
delle favole”” disse
la ragazza a bassa voce arrossendo. Si chiese un’altra volta
cosa avesse bevuto
quella sera e soprattutto quando l’avevano concordata per
frase di
riconoscimento.
“E
tu, come
puoi provarmi di essere Remus?” disse la ragazza.
“In
tutta
risposta ti ho chiamato Cappuccetto Rosso…”
sentì ridacchiare al ragazzo.
“Bene,
pagliacciata finita, puoi aprire adesso? O devo stare sul pianerottolo
tutta la
mattina?” Chiese guardando verso lo spioncino. Lo
sentì sospirare, prima di
aprire la porta.
“Vieni…”
“Non
hai
l’influenza?”
Remus
scosse appena la testa chiudendo la porta dietro di lei.
“Perché
mi
hai mentito?”
“Non
avevo
voglia di vedere nessuno…” Dorcas si
voltò
“Se
c’è
qualche problema devi dirmelo ok? Se c’è un
un’altra, se non sono abbastanza
se…”
“Dorcas…
di
cosa stai parlando?” Remus la guardò non capendo.
“Del
fatto
che mi hai dato buca a Natale, con una scusa idiota… quindi
o sono io il
problema o…”Remus le mise le mani sulle
spalle.
“Ho
passato
una nottataccia, non volevo che mi vedessi in quello stato…
ero di turno in
mezzo ad una bufera e volevo solo riposarmi…”
Remus si disse che infondo non
era una bugia ma una mezza verità, infondo Silente aveva
detto di non farne
parola con nessuno, ufficialmente lui non aveva ancora nessuna missione
tra i
licantropi.
“Davvero?”
chiese Dorcas, rendendosi conto solo in quel momento
dell’ansia che aveva
provato fino a quel momento.
“Si…
piuttosto tu avevi davvero pensato che volessi lasciarti?”
chiese lui sorpreso.
La ragazza non rispose un po’ imbarazzata.
“Dorcas…
tu
sei fantastica, solo un pazzo potrebbe lasciarti…”
disse lui leggermente,
Dorcas lo guardò sorridendo, accorgendosi solo in quel
momento del livido che
il ragazzo aveva sulla guancia.
“Che
ti è
successo?” chiese sfiorandogli la guancia. Remus si ritrasse
appena.
“Durante
la
bufera non ho visto un segnale stradale e ci sono sbattuto
contro…” disse
sorridendo.
“Certo
che
sei proprio un lupo scemo…” disse appena la
ragazza… “ti fai sempre
male…”
“Ehi…
come
ti permetti?” disse lui fintamente offeso.
“Comunque
ti ho portato il tuo regalo di Natale, non è un
granchè ma sono diventata matta
per farlo…”
“Adesso
sono curioso…” disse mentre lei gli passava il
pacco.
“Lo
so che
non rimpiazzerà il maglione di tua madre ma ho pensato che
potrebbe essere
atrettanto caldo…”
Remus
restò
senza parole aprendo il pacco e trovandoci un maglione di lana fatto a
mano.
Era di un blu scuro .
“Volevo
ricamarci un lupo con la luna in sfondo… ma non ci sono
riuscita e quindi ho
optato per un tinta unita… sono un po’ incape ai
ferri… mia madre non ha fatto
altro che prendermi in giro da quando l’ho
iniziato….”
“Forse
era
destino… non è il caso di sbandiarare al mondo la
mia natura…”
“Sai,
se
vinciamo questa guerra sono certa che non esisteranno più
pregiudizi e allora
avrai il maglione più bello del mondo!”
Remus
sorrise tristemente, lui era convinto che quella illusione non si
sarebbe mai
avverata…
▀■▪■▀
"Buon
Natale, Icecrow..." quando Enif venne accolto da quel saluto da parte
della guaritrice O'Malley, si sorprese, credeva che la vecchia zitella
non le
avrebbe nemmeno rivolto la parola.
"Buon
Natale anche a lei..."
"Che
c'è, ragazzina? Ho qualcosa sulla faccia?" chiese notando lo
sguardo
dubbioso della ragazza...
"No,
no, signorina... Era solo che..."
“Non
ti
aspettavi un augurio da parte mia, eh?"
"Beh
veramente..."
"Si
vede che risento anche io del periodo natalizio..."detto questo la
strega
se ne andò lasciando la ragazza, sola, nell'atrio quasi
vuoto. Enif sorrise,
forse quella vecchia strega non
era poi
così male...
Sorridendo
si diresse al pronto soccorso dove quel giorno Lamber e
di conseguenza lei erano stati assegnati.
"Buon
Natale, signore!" disse allegra Enif raggiugendo il mentore nel piccolo
ufficio del pronto soccorso.
“Buon
Natale anche a te, Icecrow…” sorrise il guaritore
affabile “Passate delle buone
feste?”
“Mah…”
Il
guaritore la guardò scettico.
“Successo
qualcosa?”
“Litigi
in
famiglia…” disse leggermente Enif.
“Posso
chiedere il perché?”
“Politica…”
disse vaga la ragazza. Oramai i membri dell’Ordine non
parlavano apertamente di
Voldemort al di fuori dell’Ordine e anche lì Moody
aveva fatto erigere la
regola del “Assicurati che sia lui”, forse stavano
diventando paranoici,
infondo non era successo nulla dalla morte di Reyn e Nathan, ma di
certo non
sarebbe stata lei a intavolare un discorso con qualcuno non fosse della
resistenza.
“Tu-sai-chi?”
chiese Lamber a bassa voce, sorprendendola
“Abbiamo
idee discordanti…” spiegò la ragazza
tenendosi sul vago.
“Qualcuno
di voi lo supporta?” chiese, sospettoso a sua volta il
guaritore.
“No,
per
Merlino, no…” disse Enif scuotendo velocemente la
testa… “Ci mancherebbe
altro…”. Lamber sorrise.
“Mi
avevi
fatto preoccupare ragazzina… non saprei come potrebbe fare
un guaritore a
collaborare con certa gente…” disse
l’uomo sicuro.
“Già…
con
tutta quella povera gente che ogni giorno arriva
qui…” commentò Enif, l’uomo
annuì. Enif si rabbuiò un po’, per
quanto risultasse impossibile uno di loro
all’interno del San Mungo lavorava davvero per Voldemort.
“Se
solo ci
fosse più gente come Silente che…”
stava dicendo Lamber ma l’uomo non potè
finire la frase che un elfo domestico si smaterializzò fra
loro. Enif era
sicura che avesse un aspetto famigliare.
“DEVE
SEGUIRMI SIGNORE, IL PADRONE! IL PADRONE!” urlo
l’elfo domestico visibilmente
sotto shock.
Lamber lo
guardò dubbioso
“Datti
una
calmata!”disse
con tono sicuro sperando
di calmare l’elfo domestico.
“DEVE
venire subito Signore, la mia Padrona mi ha mandato a chiamarla! Il
dottor
Lamber deve venire subito con Kreacher, signore! Il Padrone non sta
bene…”
Kreacher!
Ecco perché le sembrava famigliare! Quello era
l’elfo domestico dei genitori di
Sirius.
“Chi
sono i
tuoi padroni?” chiese imperturbabile Lamber, non potevano
mica lasciare il
pronto soccorso con così tanta leggerezza, per i desideri di
un elfo domestico
in evidente stato di panico.
Kreacher
che sembrava aver avuto l’ordine di portare immediatamente
Lamber a casa, si
tirò le orecchie.
“Signore,
presto…” piagnucolò, preoccupato.
“È
l’elfo
domestico dei Black, signor Lamber…”
spiegò Enif chinandosi davanti a Kreacher
che si allontanò velocemente.
“E
perché è
venuto a chiamare me?”
Enif
guardò
l’elfo, che stava ripetutamente battendo la testa contro un
archivio. Voleva
fermarlo ma sapeva che quel elfo dava retta solo ai Black, e aveva il
sospetto
che non l’avrebbe nemmeno ascoltata.
“Forse
è
stata la signora Black a mandarlo da lei… ma la prego vada
con lui non lo può
lasciare spaccarsi la testa… resto io al pronto soccorso,
non si preoccupi…”
disse agitata. Lamber guardò dubbioso prima Enif e dopo
Kreacher, sospirò.
“Quella
vecchia megera non sa che nuora ha…Andiamo dai tuoi
padroni…” disse infine
rivolto a Kreacher. L’elfo lo guardò.
“Oh
grazie
Signore! La padrona aveva detto a Kreacher di portarla subito e
Kreacher non
può dissubidire alla padrona, e il padrone… il
padrone…”
“Si
ho
capito… andiamo adesso…”
Quando elfo
e mago si smaterializzarono, Enif si lasciò cadere su una
sedia, le tornò alla
mente l’ultima cosa che le aveva detto Regulus prima di
morire. “…volevo solo
dirgli che nostro padre sta
morendo… ma non credo
gl’importi…”
“Quindi
il momento è giunto…”
sospirò tristemente… si chiese se dovesse
avvertire Sirius oppure no, aveva il timore che Regulus avesse avuto
ragione e che
a Sirius potesse non interessare nulla di Orion Black. Tra Sirius e il
padre i
rapporti non erano mai stati idilliaci, Orion aveva voluto sempre
qualcosa in
più da Sirius e Sirius in tutta risposta non faceva altro
che farlo arrabbiare
apposta. Ricordava che un giorno gli avesse chiesto cosa ci trovava a
far
arrabbiare i suoi genitori e un Sirius di otto anni le aveva risposto
come preferisse
venir sgridato dai genitori piuttosto che non parlarci affatto.
Sospirò,
che a Sirius importasse o meno lei aveva il dovere
morale di avvisarlo… in fondo era pur sempre suo
padre…
▀■▪■▀
“Cowan?
Malocchio stai sospettando di Liz Cowan?” chiese Sirius
sbalordito.
“Sì,
il
fatto che abbia preso la licenza d’Auror con voi e che sia
una ragazza non deve
farti abbassare la guardia…” disse Malocchio
mentre stava frugando in uno
scatolone.
“Lo
so,
questo… non giudico mai le doti di duellante sul fatto che
sia una donna oppure
no… basti vedere Bellatrix…” disse
Sirius con ovvietà. “Ma mi chiedo come mai
lei… non è neanche nella lista delle otto persone
che erano di guardia…”
“Liz
ai
tempi di Hogwarts frequentava un certo Wilkes… ti dice
qualcosa?”
“Beh
anche
Bellatrix è mia cugina ma questo non fa di me un
Mangiamorte…”
“Vuoi
farmi
sospettare di te, Black?”
“Per
Merlino, no!”
“Mi
hai
detto tu che Wilkes è il Mangiamorte che ha lanciato
l’Impedimenta su James,
no?”
“Si,
però…
vorrei sapere perché sei così sicuro che sia lei
la spia e cosa stiamo cercando
esattamente tra le sue cose?”
Alastor
Moody sospirò.
“Brandley
dice che si vede con un tipo da un po’ di
tempo…”
“Hai
interrogato Brandley?”
“No,
ho
chiesto di farlo ad Alice, quattro chiacchiere fra
donne…” Sirius scosse la
testa.
“Malocchio
potrebbe essere chiunque… anche un babbano o Voldemort in
persona da quello che
sappiamo…”
“Mi
lasci
lavorare?” chiese Alastor fulminando con lo sguardo Sirius
che ingoiò a vuoto
un po’ intimorito. “Ora zitto e
ascolta…”
“Brandley
ha detto anche che Liz Cowan è sfuggente in questo periodo.
Parla poco, si fa
vedere di meno, e in più c’è questo
uomo misterioso… in più, c’è
una cosa
interessante…”
“Cosa?”
disse esasperato.
“C’è
una
persona che mentre noi stavamo festeggiando James ha pensato di andare
a
trovare i ragazzi di pattuglia per portare loro la cena e tu guarda
è Liz
Cowan…” Sirius spalancò gli occhi.
“Potevi
dirlo subito!”
“In
più
Dixon ha detto di essersi sentito intontito dall’arrivo di
Liz…”
“Credi
che
abbia servito qualcosa di strano per cena?”
“Una
cosa è
certa, l’arrivo di Liz ha distratto abbastanza i ragazzi da
far entrare i
mangiamorte a casa di Nathan… in più i sistemi
d’allarme funzioanno in entrata
e non in uscita quindi quei bastardi se ne sono andati come nulla
fosse…”
“Credi
che
qui ci sia qualcosa che ci possa far capire se Liz centra
qualcosa?”
“Spero
sia
così avventata da aver lasciato
qualcosa…”
Disse
Malocchio frugando in un cassetto.Preseguirono la ricerca ancora per un po’, erano
così concentrati che in
un primo momento non si accorsero di qualcuno dietro di loro.
“Che
cosa
ci fate qui?” Malocchio si voltò.
“Noi
siamo
di turno signorina Cowan, piuttosto lei cosa ci fa qui?”
“Non
posso
venire in ufficio, adesso? E poi chi vi ha dato il permesso di frugare
tra le
mie cose, sarà anche un mio superiore ma cosa le fa credere
di poter…”
Liz
impallidì riconoscendo il foglio che Moody aveva in mano.
“Magari
doveva venire a far sparire questo, signorina?”
Liz
lanciò
uno sguardo a Sirius prima di lanciarsi di corsa in mezzo ai cubicoli
vuoti.
“Maledetta
ragazzina!” borbottò Alastor cominciando a
seguirla.
Liz era
veloce e ben presto riuscì a seminare Alastor nel corridoio
fra i cubicoli.
“La
lascio
a te Black! Io l’aspetto di sotto… tanto deve
prenderlo il camino…” borbottò
Malocchio, mentre Sirius continuava a correre dietro a Liz. La ragazza
braccata
fece cadere un paio di archivi tentando di intralciare Sirius, peccato
che
Sirius fosse abituato a correre con un lupo mannaro.
“Fermati!”
“Col
cazzo
Black”gridò indietro la ragazza. Sirius sorrise,
Liz non si era accorta di essersi
cacciata in un vicolo cieco prendendo il corridoio che portava
all’ufficio uso
improprio dei manufatti dei babbani e non all’ascesore.
Quando ne
rese conto si voltò verso Sirius con la bacchetta in mano.
“Ti
ho
schiantata come niente anche in addestramento, ricordi?” le
disse. La ragazza
era concentrata su Sirius e non si accorse dell’esile figura
che aveva alle
spalle. Sirius sbattè le palpebre quando la ragazza venne
colpita da quella che
era senza dubbio una grossa pentola.
“E
poi
dicono che ci portano solo schifezze…” disse il
mago che aveva steso la ragazza
passandosi una mano tra i capelli bianchi.
“Bel
colpo
Perkins!” Sorrise un giovane uomo dai capelli rossi
affacciandosi dall’ufficio
dell’uso improprio dei manufatti dei babbani.
“Grazie…”
disse Sirius avvicinandosi e caricandosi Liz sulle spalle…
era certo che la
ragazza avrebbe preferito restare svenuta all’interrogatorio
con Malocchio che
l’aspettava.
“Di
nulla,…
lieti di essere utili ogni tanto…” sorrise
Perkins.
Sirius
annuì, allontanandosi.
▀■▪■▀
Remus si
appoggiò sulla porta quando la chiuse alle spalle di Dorcas.
La sentì esitare e
trattenne il fiato quasi temendo che volesse rientrare.
“Remus,
mandami un gufo quando ti senti meglio… va bene?”
“Certo…”
rispose lui. Quando sentì i passi della ragazza allontanarsi
si lasciò sfuggire
un sospiro. Si sentiva un verme ad everle mentito in quel modo ma erano
gli
ordini di Silente, non mettere al corrente nessuno del tentativo di
contatto
con i lupi mannari, nessuno, nemmeno i malandrini.
Camminò
lentamente dirigendosi nel salotto dove si lasciò cadere sul
divano, lanciò uno
sguardo al maglione di Dorcas appoggiato accanto a lui, mentre la
ragazza era
presente l’aveva provato sopra i vestiti ma ora che era da
solo si decise ad
indossarlo. Si tolse la maglia con un gemito di dolore nel momento in
cui tirò
i muscoli dell’addome. Abbassò lo sguardo,
osservando i lividi sul busto.
“Me
le
hanno davvero suonate…” commentò
tristemente tornando con la mente alla sera
della Vigilia.
“C’è
posto per un fratello
affamato?” i tre uomoni lo fissarono lanciandosi poi uno
sguardo.
“Prego
siediti! Infondo è la Vigilia
di Natale….” Disse la donna prendendo in braccio
il bambino per lasciar spazio
a Remus, mentre per lo stesso motivo anche i tre uomini si alzavano.
Il
ventò spazzò la valle facendo
muovere i capelli di Remus.
“Prego,
prego, siediti… c’è sempre
posto per un fratello…” disse uno dei tre.
Remus fece un
passo in avanti ma un
altro dei tre gli mise una mano sulla spalla fermandolo,
l’uomo sorrise
scoprendo i denti giallastri. Remus capì che c’era
qualcosa ce non andava.
“O
almeno per un fratello non
addomesticato…”
Remus
strinse gli occhi tornando alla realtà.Era stato ingenuo, ma quello era il primo approccio che
gli era venuto
in mente, pensava che il senso di “branco” lo
avrebbe protetto almeno un po’,
ma si era sbagliato.
Indossò
il
maglione di Dorcas respirando l’odore della ragazza.
C’era
stato
un periodo in cui aveva creduto che se il mondo umano
l’avesse rifiutato, pur
mantenendo gli amici di sempre avrebbe potuto rifugiarsi tra i lupi
come lui,
ma ora si rendeva conto che ciò non era possibile. Non
avrebbe potuto vivere
tra i lupi mannari se qualcosa lo tratteneva nel mondo umano, loro se
ne
accorgevano e a trattenerlo c’erano i Malandrini e Dorcas.
Silente aveva
ragione era meglio lasciar perdere per un po’.
Sospirò
appoggiando la testa sullo schienale del divano, portò una
mano agli occhi
mettendosi in una posizione tale che i muscoli non gli dolessero, e
così
scivolò nell’oblio.
Si
svegliò
di soprassalto quando qualcuno bussò insestantemente alla
porta. Sbuffò,
seccato, quel giorno sarebbe stato impossibile dormire.
“Chi
è?”
chiese con voce roca avvicinandosi alla porta.
“Guai
a te
se provi a propinarmi la storia dell’influenza, potrai anche
aver convinto mia
madre ma non convinci di certo me!”
“James…”
disse Remus aprendo la porta
“Che
hai?”
chiese Potter entrando in casa sul piede di guerra.
“Non
mi
sento tanto bene, non chiedermi cosa è successo,
James…”
“Come
sarebbe a dire che non posso chiederti cosa è
successo?” chiese James agitato.
“James…
“
disse Remus lanciandogli uno sguardo eloquente.
“Quindi
alla fine ti ha mandato tra di loro… come è
andata?” disse James tornando
serio.
“Abbastanza
male da sospendere…”
Potter lo
guardò dubbioso.
“Sicuro?
Non me lo stai dicendo solo perché smetta di
chiedertelo…”
“No,
davvero… per ora sospeso tutto…”
“È
andata
così male?” chiese quasi casualmente James
“Abbastanza
da farmi saltare il pranzo di Natale di tua
madre…” sorrise gentilmente
Remus.
▀■▪■▀
“Allora
ragazzina, ti decidi a parlare con le buone o no?” Liz
fissava la parete
evitando gli sguardi di Sirius e Malocchio.
“Non
vi
dirò niente senza un avvocato…” disse
seria la ragazza, dopo il panico iniziale
e la legnata di Perkins era seria e sicura..
“Senti
signorinella, non ho voglia di perdere tempo con te. La lettera che ho
trovato
ti legaindissolubilmente
ad un Mangiamorte…
inoltre otto persone affermano che tu hai servito loro la cena prima
che Nathan
Harris venisse ucciso in casa sua, in una casa protetta da otto auror,
un po’
strana come coincidenza…”
La ragazza
fissò Moody, Sirius notò che aveva perso colore.
“Lei
non ha
niente in mano…” sussurrò la ragazza
poco convinta
“Questo
lo
credi tu… andiamo Black sono certo che se lalasciamo schiarirsi le idee la signorina Cowan ci
dirà tutto quello che
sa… infondo sa come interrogo la gente
io…” detto questo Moody fece uscire
Sirius dalla stanza.
Liz
osservò
la porta, non aveva scelta, i metodi di Moody agli occhi dei civili
potevano
essere duri e senza cuore, ma erano sicuramente efficaci.
Deglutì a vuoto. Adam
l’avrebbe tirata fuori da quella situazione. Ce
l’aveva cacciata lui insomma,
lui da buon Mangiamorte aveva pensato che il Signore Oscuro
l’avrebbe guardato
con rispetto se la sua ragazza andava fare l’Auror e gli
passava informazioni,
e lei lo aveva appoggiato. I privilegi che avevano ricevuto erano stati
numerosi:
prima fra tutti una posizione di rispetto tra i Mangiamorte, ma ora
cambiava
tutto. Wilkes l’avrebbe tirata fuori, se non
l’avesse tirata fuori sarebbe
affondato con lei.
“Che
ne
pensi…” chiese Malocchio a Sirius mentre il
ragazzo raggiungeva il suo
cubicolo.
“Che
dal
colore che ha cambiato, è senza dubbio stata lei…
mi chiedo solo perché? Non è
una purosangue non c’è una ideologia
dietro…”
“Sirius,
purtroppo o per fortuna i Mangiamorte non contano solo quelli che lo
fanno per
ideologia, c’è chi lo fa per ricchezza, per
potere, anche chi lo fa perché non
ha scelta… ma quelli sono affari loro, quello che deve
importare a noi e
spedirli con un biglietto di sola andata ad Azkaban e possibilmente
salvare
quante più vite possibile…”
Sirius
annuì.
“Prendo
il
fascicolo di Reyn e Nathan voglio farle vedere cosa ha combinato il suo
ragazzo…”
disse Moody indicando il suo di cubicolo.
Sirius si
voltò, sulla sua scrivania c’era una lettera,
veniva da Enif stava quasi per
aprirla quando Moody lo trascinò di nuovo nella sala
interrogatori.
Tre ore,
Sirius davvero non pensava che Liz sarebbe resistita così a
lungo sotto la
tortura psicologica di Malocchio. Per due ore non avevano avuto esito
finchè
non era crollata mentre Moody le mostrava e descriveva con dovizia la
tortura
che aveva dovuto sopportare Reyn prima di morire, perfino Sirius si era
sentito
male a quel resoconto. Ma quella tortura era servita allo scopo,
qualcosa in
quel momento si era rotto nella sicurezza della spia e la fiducia in
Wilkes e
nell’Oscuro Signore era vacillata. Da lì a
raccontare ciò che sapeva il passo
era stato breve.
“Avrò
una
riduzione di pena per questo?” chiese ad un tratto, mentre
Sirius e Moody lasciavano
definitavamente la stanza.
“Se
ne
parlerà in sede di processo…” disse
Moody piatto “non ci conterei comunque,
l’intero dipartimento vede il tuo tradimento
un’onta personale, nessuno vorrà
rivederti in giro…”
Così
dicendo Moody chiuse la porta dietro di se nemmeno guardando la ragazza
accasciarsi sul tavolo, le lacrime agli occhi.
Non si
pentiva di essersi fidata di Wilkes nemmeno di aver cercato una vita
migliore,
si pentiva di averlo fatto davanti ad Alastor Moody, l’aveva
considerato un
vecchio rimbabito paranoico eppure… eppure quel vecchioparanoico
l’aveva arrestata e ne era certa,
non sarebbe mai uscita da Azkaban.
“Credo
che
te ne puoi proprio tornare a casa Black, è stata una
giornata pesante,
fruttuosa ma pesante…” sospirò Moody
dando una pacca sulla spalla a Sirius. Il
ragazzo sorrise.
“Sicuro?
E
il rapporto?”
“Sono
un
tuo superiore no? Avrei dovuto comunque firmarlo…Anche
perché mi sa che Enif
aveva qualcosa da dirti… adesso ci sono due buste sulla tua
scrivania… non
farla aspettare o quella ti sbrana…”
Sirius
ridacchiò, lanciando uno sguardo alle lettere.
“Non
me lo
faccio ripetere due volte…” così
dicendo lasciò il Dipartimento un po’
preoccupato.
▀■▪■▀
L’arrivo
a
casa fu tranquillo, e si sorprese un po’ dal trovare Enif
seduta su una
poltrona in penombra.
“Ehi,
ciao
piccola!” disse sorridendo, la lo sguardo freddo di Enif lo
congelò.
“Che
succede?” chiese preoccupato.
“Succede
che sapevo detestassi la tua famiglia, ma non ti reputavo senza
cuore…” disse
lei agitata.
“Come?”
chiese lui non capendo. Enif alzò le sopracciglia.
“Hai
letto
le mie lettere? Speravo mi avresti raggiunto al San
Mungo…”
“Abbiamo
trovato la spia… non ho avuto tempo di
leggerle…”
“La
spia?
Quella che ha fatto uccidere Reyn e Nathan?” chiese Enif
avvicinadosi sorpresa.
Sirius
annuì. Enif stava per chiedergli chi fosse ma Sirius la
interuppe
“Ma
che è
successo? Perché avrei dovuto raggiungerti al San
Mungo?”
“Oggi
è
morto tuo padre…” disse Enif, leggermente. Sirius
rimase immobile guardando la
ragazza. Non sapeva cosa provare, cosa sentire. Orion era sempre stato
un
tiranno ma in quel momento senza conoscerne la ragione Sirius sentiva
una
stretta al cuore a pensarlo morto.
Enif lo
abbracciò in silenzio.
“Credevo
un
uomo del genere non sarebbe mai morto…” disse
appena. Gli aveva voluto bene
perché era suo padre, l’aveva ammirato per la sua
forza, temuto per la sua
rigidità, odiato per le sue idee, eppure in quel momento non
riusciva a
ricordare altro se non il giorno in cui suo padre gli aveva fatto usare
la sua
bacchetta, e mentre un Sirius di quattro anni faceva comparire
scintille dorate
aveva esclamato “Sono fiero di te”.
Scusatemi tanto vi avevo promesso aggiornamenti irregolari e
invece mi sono data alla macchia.
Non voglio inventare scuse, tra esami e alcuni grossi problemi
famigliari... beh l'ispirazione e sopratutto la voglia di scrivere
erano andate in vacanza... ora che sto accentando questi brutti rospi
beh sto ritornando in pista!
Non prometto un capitolo alla settimana ma almeno uno al mese spero e
credo di riuscire a darvelo!
Grazie a tutti quelli che leggeranno e commenteranno questo capitolo e
ancora perdonatemi per l'attesa.
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
19: Terza volta
Era un
nevoso pomeriggio di metà febbraio, e mentre il sole stava
tramontando, tre
ragazze si stavano godendo un tranquillo momento di relax ai Tre Manici
di
Scopa, dopo un attacco collettivo di nostalgia per Hogsmaede.
“Non
trovate che Alice sia strana?” chiese Dorcas osservando da
sopra la cioccolata
calda Enif e Lily sedute accanto a lei.
“In
che
senso?” chiese Lily addentando con gusto un toast. Enif e
Dorcas la guardarono
sorprese
“Che
c’è?”
“Hai
mangiato una brioches meno di mezz’ora
fa…” le fece notare Enif.
“Adesso
che questo malandrino ha deciso di non farmi più vomitare,
ho fame…” disse Lily
con ovvietà. Dorcas ridacchiò, mentre Enif la
guardava poco convinta.
“Guarda
che adesso non devi perdere il regime alimentare, so che si dice che
devi
mangiare per due, ma tecnicamente devi solamente mangiare
meglio… nel primo
trimestre dovresti solo aumentare di un chilo e…”
“Enif
ti
prego, sono quasi tre mesi che non addento un
toast…” Enif si morse le labbra.
“Scusa…
deformazione professionale…” Dorcas
ridacchiò alle parole dell’amica.
“Mi
sa
che Enif si preoccupa un po’ troppo per la tua
gravidanza… andrà in paranoia
quando sarà lei ad aspettare un
bambino…” commentò con
ovvietà Dorcas.
Le tre
risero.
“Comunque
cosa dicevi di Alice?”
“Che
è
strana… insomma dopo i primi giorni in cui parlava ogni
secondo del bambino adesso
fa quasi finta di niente… a parte che non so se ve ne siete
accorte ma quando
usciamo a Diagon Alley mette sempre dei maglioni enormi a nascondere la
pancia…”
“Ora
che
mi ci fai pensare si comportano così da un
po’… anche Frank… James ha detto che
in ufficio a parte loro nessuno sa del bambino… anche
lì hanno tenuto tutto
nascosto…”
“Hanno
cominciato a comportarsi così dal giorno in cui non sono
venuti a cena da voi,
Lily…” disse Enif meditabonda “quando
dovevi dirci del vostro bambino…”
“Avevano
detto di aver avuto un contrattempo…” disse Dorcas
ricordando l’accaduto, quel
giorno Alice e Frank si erano scusati senza quasi dare spiegazioni e
quello di
certo non era da loro.
“Forse
vogliono tenere la notizia nascosta per non essere prede
facili…” disse Lily
passandosi distrattamente una mano sul ventre che oramai cominciava a
vedersi
sotto la dolcevita attillata.
“Potrebbe
essere un motivo…” disse Dorcas “solo
che mi sta facendo preoccupare… esce
sempre di meno e sta in casa… insomma loro erano sicuri di
volere un bambino
non come te e James, avrebbero dovuto pensare prima ai
rischi…”
“Magari
aver incontrato Voldemort mentre Alice era in dolce attesa li ha messi
sotto
shock…” tentò Enif.
“Non
lo
so…” sospirò Lily “ho paura
ci sia qualcos’altro dietro… spero solo non sia
nulla di grave…”
"Vi
ho trovate, finalmente!" le tre si voltarono verso l'ingresso.
"Marlene!"
"Avete
qualche impegno improrogabile o potete venire con me?"
Le tre si
guardarono.
"Ervin
è andato a scuola oggi?" chiese Dorcas.
"Oh
queste dannate frasi in codice..." sbuffò Marlene "No, Ervin
va all'asilo..."
“Allora
Adrian…”
“No,
anche lui è ancora all’asilo”
"Ok ci siamo appurate della
tua identità,
ma non dovevi essere di pattuglia assieme a Caradoc?"
"Si,
ma lui non si è presentato, ho mandato un patronus a Silente
che mi ha risposto
dicendo che avvertiva gli altri ma intanto, se trovavo qualcuno, era
meglio
andare a controllare a casa sua..."
"Tu
sai dove abita?" chiese Lily mentre andava a pagare il conto
così da
potersene andare.
"Sì."
Una volta
raggiunto un posto adatto per smaterializzarsi si guardarono.
"Reggetevi
a me così vi guido" disse loro Marlene porgendo la mano alle
ragazze.
La campagna
era innevata e quando si materializzarono sprofondarono di una
cinquantina
buona di centimetri nella neve.
"Ma
dove cavolo abita?" sbottò Dorcas.
“È
la
stessa cosa che gli ho detto io, sapete cosa mi ha risposto? Che
è un posto
tranquillo per lavorare..." le quattro ragazze risero per cacciare il
timore
che al loro compagno fosse successo qualcosa.
In
lontananza videro una piccola casupola.
"Non
dirmi che è li?"
Marlene annuì.
“Ora
capisco perché a quarant’anni è ancora
scapolo, ha sposato l’ufficio misteri
quell’uomo!”
"Il
fatto che dal camino esca del fumo è un buon segno, no?"
commento Enif.
"Spero
di si..."
Quando
raggiunsero la casupola Marlene bussò con forza.
Si
sentirono dei passi affrettati, il rumore di qualcosa che cade e infine
la voce
di Caradoc.
"Chi
è?"
Lily,
Enif e Dorcas si trattennero dal ridere nel notare lo sguardo furente
di
Marlene.
"Marlene..."
"Ma
cos... Oh...emh... Che ora è?"
"Tardi
Caradoc... Ti aspettavo due ore fa..."
Caradoc
aprì la porta senza neanche chiedersi se fossero loro o no,
il tono di Marlene
era inconfondibile.
"Salve
ragazze..." sussurrò appena forse un po’ a disagio
"E tutto
quello che hai da dire?" chiese Marlene, Caradoc si grattò
la testa
nervoso.
"Beh...
Io..."
"Due
ore, Caradoc ho perfino avvertito Silente!"
"Davvero?"
"Sì!
Mi sono precipitata qui arrancando nella neve per... Scoprire che
grazie al cielo
va tutto bene!"
"Chi
ha coperto il nostro turno di pattuglia?"
"Edgar
e Peter presumo...”
"Beh
allora posso offrirvi un the, sarete gelate... E poi Lily nelle tue
condizioni..."
"Me
lo devi doppio il the!" sbuffò Marlene mentre l'uomo le
invitava dentro. Facendo
loro strada verso la cucina Caradoc raccolse un paio di libri che aveva
fatto
cadere appoggiandoli al loro posto sopra uno sgabello. La piccola casa
traboccava di oggetti antichi, libri, pergamene.
"Non
ricevo spesso ospiti” spiegò l'uomo liberando
alcune sedie della cucina dai
libri che ci aveva appoggiato sopra.
“Prego…”
disse facendo segno a Lily di sedersi. A quel punto si voltò
verso i fornelli. Mentre
Marlene era intenta a mandare un patronus di cessato allarme ai membri
dell’Ordine.
“E il
the
dove l’ho messo?” chiese ad alta voce.
“Morgana!
Caradoc se tutti gli innominabili sono come te non voglio sapere in che
caos è
l’ufficio misteri…” disse sarcastica
Marlene.
“Non
è
caos questo, Marlene, ogni cosa è esattamente nel posto dove
l’ho lasciata e di
conseguenza a portata di mano… se qualcuno si mettesse a
spostare qualcosa
allora quello sarebbe caos… ma io so esattamente dove
è ogni singolo oggetto o
libro nella casa…”
“Apparte
il the…” commentò Dorcas ridendo.
L’uomo arrossì.
“Emh…
ah
ecco dove l’avevo messo!” disse aprendo sicuro
l’anta di un pensile, alcune
pergamene rotolarono fuori lasciando vedere una confezione di the.
“Visto?”
“E
quelle
carte?” chiese allibita Enif, lei non era certo una maniaca
dell’ordine ma si
chiedeva come facesse Caradoc a non perdersi nel quantitativo di cose
che
teneva in casa…
“Top
Secret… ci lavoravo ieri all’ora del
the…” spiegò semplicemente, mentre
metteva
l’acqua nel bollitore.
“Ti
serve
una donna amico…” disse Dorcas sospirando.
“A
quel
punto ci sarebbe davvero del caos in questa casa e non posso perdere
tempo a
cercare le cose…”
“Ma
tu
non smetti mai di lavorare?” chiese Dorcas scandalizzata
Caradoc
sorrise appena, lanciò uno sguardo a Lily.
“Il
figlio dei Paciock nasce a fine luglio e il tuo Lily?”
“Metà
agosto…” disse la ragazza un po’
sorpresa.
“Bene…
bene…” le ragazze si lanciarono uno sguardo
incerto osservando Caradoc, l’uomo
in tutta risposta si mise a ridacchiare.
“Metà
agosto è un bel periodo… mia sorella è
di metà agosto una ragazza in gamba un
po’ puntigliosa ma in gamba…”
spiegò velocemente. Enif e Lily si scambiarono
un’occhiata, quel commento non aveva senso.
“Caradoc
ma non ci puoi mostrare proprio nulla del tuo lavoro?” chiese
Dorcas curiosa.
L’uomo si guardò attorno dubbioso…
“Beh…
forse… no, non posso…”
In
quell’istante qualcuno bussò alla porta.
“Non
hai
avvertito gli altri che stavo bene?”
“Sì…”
i
cinque si scambiarono uno sguardo. Caradoc prese la bacchetta
avvicinandosi
cautamente alla porta, stando attendo a non buttare a terra i libri
questa
volta. Marlene si avvicinò alla finestra della cucina.
“Conto
cinque persone… o meglio cinque ombre… non hanno
le bacchette accese…” mormorò
Marlene.
“Non
mi
piace questa storia…” mormorò Lily
sfoderando la bacchetta. “Enif sei con me?”
le chiese. Enif fissò il tavolo prendendo un respiro.
“Sì…
ci
sono…” disse prendendo la bacchetta a sua volta,
le mani tremavano un po’, ma
Lily fu felice di notare come tremassero di meno della volta in cui era
successo a Diagon Alley. Dorcas si avvicinò a Caradoc.
“Hai
qualche idea su chi sia?”
Caradoc
scosse la testa, si appoggiò alla porta, sbirciando dallo
spioncino.
“Dearborn!
Sappiamo che sei lì!” trillò la voce di
una donna.
“NOX!”
gridò Caradoc spegnendo le luci della casa. Mezzo secondo
dopo Bellatrix e gli
altri Mangiamorte schiantarono la porta illuminando
l’ingresso.
“Andiamo
Dearborn, vogliamo solo fare quattro chiacchiere…”
disse Bellatrix con voce
fanciullesca. I membri dell’Ordine erano immobili
nell’ombra, erano in parità
numerica e se i Mangiamorte pensavano che in casa ci fosse solo Caradoc
avevano
qualche speranza.
Dearborn
toccò la spalla a Dorcas, erano nascosti dietro il divano
del soggiorno,
nascosti alla vista da un paio di pile di cianfrusaglie. Le fece segno
di
guardare la porta e schiantare, nell’oscurità
quasi totale, Dorcas annuì
capendo.
In cucina
intanto le ragazze si erano accucciate ai lati della porta, pronte ad
accogliere gli sgraditi ospiti.
“Non
sei
vecchio per giocare a nascondino Carry? Su, vogliamo solo fare quattro
chiacchiere…” disse Bellatrix avanzando nello
stretto corridoio riempito di
cose, beffardamente cominciò a far cadere gli oggetti in
bilico precario.
Caradoc
si morse le labbra sentendo frantumarsi quello che era un antico vaso
cinese.
“Allora?
Mi sono stufata…” disse affacciandosi nel
soggiorno. Caradoc annuì e lo
schiantesimo suo e di Dorcas colpirono all’unisono Bellatrix.
La donna
venne sbalzata indietro bloccando l’avanzata dei suoi
compagni, mentre Caradoc
e Dorcas si lanciavano nella cucina.
“La
porta
sul retro!” disse velocemente Caradoc aprendola con un
calcio. “Andate
ragazze…” disse velocemente, facendole uscire,
restò sulla porta il tempo
necessario a far uscire Marlene e l’abbandonò un
secondo prima di veder
comparire Bellatrix sulla soglia della cucina.
Correvano
nella neve.
“Quanto
ci vuole per potersi smaterializzare?” chiese Marlene.
“Un
miglio... quello che avete fatto a piedi prima…”
disse l’uomo.
“Ci
raggiungeranno
di sicuro, non c’è posto dove nascondersi in
questa maledetta campagna!” gridò
Dorcas.
“James
e
Sirius sono di pattuglia a Manchester! Sono i più
vicini!” disse Lily
continuando a correre nella neve, non avevano nemmeno i cappotti, li
avevano lasciati
a casa di Caradoc.
Marlene
annuì sbrigandosi a mandare un patronus ai due ragazzi. Alle
loro spalle il
cielo s’illuminò di rosso.
“Eh,
no!”
disse Caradoc fermandosi e facendo retrofront.
“Pazzo,
incosciente!” gli gridò dietro Marlene, la donna
guardò le ragazze.
“Voi
andate incontro a James e Sirius, io fermo quel pazzo!”
“Ma
Marlene…” tentò di protestare Dorcas.
“Fate
quello che vi dico! Forse se vado da sola non mi
vedono…” disse prima di
allontanarsi velocemente.
Marlene
si acquattò nella neve accanto a Caradoc, nascosti dietro il
muretto a secco
che cingeva la casa. Le fiamme che si alzavano dalla casupola
illuminavano le
figure dei Mangiamorte: Bellatrix sembrava furiosa.
"Ma
come ho fatto a portarti con me!" stava dicendo "mi devo circondare
di inutili pivelli appena usciti da Hogwarts! L'ordine era semplice:
controllate la casa, a nessuno di voi, teste di rapa è
passato per la testa che
ci fosse una uscita secondaria, branco d'idioti!"
"Ma
signora Lastr.."
"CRUCIO!"
gridò la donna mentre il ragazzo si contorceva a terra.
"Black,
per te!" il ragazzo gridò di dolore mentre i suoi compagni
indietreggiavano
"Chi
è il prossimo?" disse aspra smettendo di torturare il
ragazzo. "Io
sono la prediletta dell'oscuro, la sua mano mortale, eppure sono qui a
fare da
balia ad un branco di ragazzini! E sapete perché?
Perché è stato l'Oscuro a
chiedermelo... A chiedermi di preparare dei smidollati come voi, e voi
è così
che ripagate la fiducia che l'Oscuro vi da?"
"Bellatrix,
finiscila...Sono stanco delle tue lamentele..." Caradoc e Marlene si
lanciarono
uno sguardo, che diavolo ci faceva lì Voldemort?
"Mio
Signore..."
"Bellatrix
piuttosto di star qui a divertirti perché non vai a cercare
Dearborn vorrei
proprio fare quattro chiacchiere con un innominabile..."
Marlene
appoggiò una mano sulla spalla di Caradoc facendogli cenno
di andarsene, ma
l'uomo scosse la testa sicuro.
"Non
gli lascerò distruggere il mio lavoro... C'è
tutta la mia vita là dentro..."
sussurrò appena
"Lily,
stai bene?" chiese James abbracciandola non appena si
materializzò nella
campagna del Derbyshire.
"Sì,
ma Caradoc è tornato indietro quando ha visto che hanno dato
fuoco alla
casa..."
"E
Marlene lo ha inseguito." concluse Enif.
"Ma
perché
è tornato indietro?"
"Per
salvare il suo lavoro credo..."
James
guardò Sirius.
"Se
deve salvare qualcosa dobbiamo dargli il tempo di entrare senza
Mangiamorte fra
i piedi..."
"Vuoi
chefacciamo da
esca?" chiese
Sirius intuendo le intenzioni dell'amico.
"Si,
te la senti?"
"Certo,
ma voi andate a casa..." disse Sirius guardando le tre ragazze.
Lily
scosse energeticamente la testa.
"No.”
"Ma
tesoro..." tentò James.
"Così
siamo cinque contro cinque..."
"Ma..."
"Starò
attenta te lo giuro"
Sirius
guardò Enif.
"Tu
te la senti?" Tutti si voltarono verso Enif
"Non
sarò una grande duellante ma a scappare facendo da diversivo
sono senza dubbio
capace…” disse Enif, Sirius la guardò
non c’era nessun tremito nella sua voce,
la vide lanciare uno sguardo a Lily e capì cosa le dava
tanta sicurezza.
Avrebbe difeso Lily a qualsiasi costo.
Marlene
ci provò di nuovo, ma nulla Caradoc era irremovibile, si
acquattarono ancora di
più nella neve quando Bellatrix si voltò verso di
loro. Marlene ebbe il timore
che li avesse scoperti ma in quel momento delle scintille rosse
illuminarono la
collina dove aveva lasciato le ragazze. Il mago e la strega si
lanciarono uno
sguardo.
“Quegli
idioti stanno chiamando aiuto…” disse Bellatrix
ovvia.
“Portami
Dearborn, Bellatrix…” ordinò Voldemort
con voce ferma.
“Si,
mio
Signore!”
Passarono
alcuni minuti da quando Bellatrix si era allontanata a quando Marlene
aveva
ripreso a respirare e soprattutto a pensare. Non capiva cosa passava
nella
testa delle ragazze: aveva detto loro di andare incontro a James e
Sirius ma
non così, così si erano tirate addosso Bellatrix
e quattro reclute, sperò che
Voldemort non si stufasse di attendere e raggiungesse il suo
luogotenente nella
battaglia che stava scoppiando sul crinale della collina.
"Ci
stanno dando il tempo di entrare..." disse Caradoc a bassa voce.
"Stai
scherzando?"
"Nessuna
delle tre sarebbe così avventata da attirare l'attenzione in
questo
modo..."
"Ma..."
"Vieni
facciamo il giro..."
Caradoc e
Marlene seguendo il muretto e non staccando gli occhi da Voldemort
aggirarono
la casa in fiamme fino a trovarsi accanto all'ingresso.
"E
adesso?"
"Adesso
entriamo, salviamo ciò che riusciamoce
ne andiamo…”
Enif
correva, si erano divisi per poter dividere gli stessi Mangiamorte,
infondo
erano in parità numerica. Non aveva idea dietro a chi fosse
andata Bellatrix,
ma immaginava che la donna avesse seguito Sirius dopo averlo
riconosciuto, in
fondo aveva giurato di epurare l’albero genealogico dei
Black. Restò quindi
sorpresa quando sentì la sua voce alle spalle.
“Sei
veloce a scappare Enif, Sirius ti ha insegnato
bene…”
Enif
lanciò uno sguardo alle sue spalle guardando Bellatrix,
aveva la bacchetta in
mano e si preparava a lanciarle una fattura.
Enif
scartò velocemente a sinistra, entrando in una piccola zona
boschiva, così da
schivare l’incantesimo della donna.
“Puoi
anche nasconderti tra gli alberi piccola, ma ti troverò e
poi sarà il turno di
Sirius…”
Tentando
di non ascoltare le provocazioni della donna Enif si
accucciò dietro ad un
albero, maledicendosi per aver avuto la geniale idea
d’indossare l’abito che le
aveva regalato zia Rhodelia per Natale. Respirò lentamente
prendendo fiato.
“Non
pensavo che i Grifondoro fossero così
vigliacchi…” Enif si morse le labbra restando
immobile, nascosta dietro le radici dell’albero.
“Cos’è?
Hai paura? Ma poverina, Sirius non ti avrà lasciato sola
soletta?” rise malevolmente
“Oh, Sirius? Sirius, dove sei?”
disse con voce stridula in quella che voleva essere
un’imitazione di Enif.
La
ragazza strinse le dita sulla bacchetta, mentre osservava con occhi
furenti
Bellatrix, avrebbe potuto schiantarla in qualsiasi momento, ma qualcosa
la
bloccava, era come se inconsciamente non si ritenesse capace di
combattere.
“Povera
piccola Enif, incapace di far qualsiasi cosa…” la
prese in giro Bellatrix.
Enif
sentì gli occhi inumidirsi, si morse le labbra. Bellatrix
era vicinissima,
avrebbe potuto saltarle letteralmente addosso che la strega non se ne
sarebbe
nemmeno accorta, ma esitava.
Bellatrix
gemette portandosi una mano al braccio destro, Enif vide scintillare i
denti di
Bellatrix mentre sorrideva, la donna si voltò noncurante
verso la direzione da
cui era venuta.
“Non
vale
la pena sprecare il mio tempo con te, Enif… Il Mio Signore
mi chiama…”
Detto
questo Bellatrix uscì dalla zona boschiva. Enif si morse le
labbra dandosi
della stupida, batté un pugno sulla neve alzandosi di
scatto, corse velocemente
dietro a Bellatrix, quando entrambe furono all’esterno, nella
campagna
innevata, Enif la chiamò a gran voce.
“Bellatrix!”
la Mangiamorte si voltò ghignando appena, la ragazza le
puntava la bacchetta
contro, il braccio teso, i capelli e il vestito che ondeggiavano nel
vento
freddo di febbraio, le guance bagnate da lacrime di rabbia.
“Ma
tu guarda,
il coniglietto si atteggia a leone… che
c’è? Ti ho ferito? Mi
dispiace…” disse
con finto dispiacere “Tanto lo so che non ci
riesci…” ghignò Bellatrix senza
nemmeno tirare fuori la bacchetta, sapeva benissimo che Enif non ci
sarebbe
riuscita-
“Lei
forse no, ma io sì!” Bellatrix ebbe la frazione di
tempo necessaria per
riconoscere la voce del cugino prima di essere schiantata e cadere
nella neve
qualche metro più in là. Sirius
scavalcò la cugina priva di sensi, raggiungendo
Enif e abbracciandola.
“Va
tutto
bene…” le disse accarezzandole i capelli.
“Aveva
ragione lei…” disse Enif con una nota di
rimprovero verso se stessa “non ce
l’avrei fatta…” cercò poi lo
sguardo di Sirius “James e le ragazze?” chiese
sinceramente preoccupata.
“I
Mangiamorte si sono ritirati senza motivo, quindi stanno raggiungendo
Marlene e
Caradoc alla casa, mentre io sono venuto a cercare
te…”
“Bellatrix
ha detto che doveva andare da Voldemort…” disse
mentre entrambi lanciavano uno
sguardo alla Mangiamorte che stava tentando di riprendere conoscenza.
“Va
ad
avvertire Remus e gli altri… se è come temo ci
servirà aiuto…”
“Credi
che Lui sia qui?” Sirius annuì.
“Va
bene,
vado…” Disse la ragazza. Sirius aspettò
che Enif si smaterializzasse prima di
correre verso James e gli altri senza curarsi di Bellatrix.
James,
Lily e Dorcas erano quasi arrivati alla casa in fiamme quando sentirono
le
grida di dolore di Caradoc e quelle di protesta di Marlene.
I tre si
guardarono e senza pensarci raggiunsero il giardino al retro della
casa,
raggelando: due mangiamorte tenevano ferma Marlene, altri due davano
loro le
spalle mentre osservavano Voldemort torturare Caradoc.
“Allora
Dearborn, cosa dice la profezia?”
“Non
te
lo dirò mai!” gridò l’uomo
tra gli spasmi di dolore. I tre ragazzi non vollero
aspettare di più. Lily e Dorcas schiantarono i mangiamorte
che davano loro le
spalle, mentre James sistemava uno di quelli che tenevano Marlene dando
l’opportunità alla donna di liberarsi correndo
verso Caradoc per sincerarsi
delle sue condizioni.
“Ma
qual
piacere… Potter ancora tu…”
commentò sarcasticamente Voldemort, restò un
attimo
immobile prima di lanciare una maledizione verso James che
schivò mentre Lily
ne approfittava per lanciare una fattura su Voldemort, che
scivolò via su
quello che sembrava uno scudo invisibile. Dorcas intanto ingaggiava
duello con
l’ultimo Mangiamorte rimasto mentre Marlene stava facendo
rialzare Caradoc.
James e
Lily fronteggiavano Voldemort sicuri, schivando e lanciando
incantesimi,
maledizioni e fatture ma come ogni volta Voldemort sembrava
intoccabile.
Schivando un attacco Lily si lanciò di lato inciampando,
cadendo su un fianco.
Voldemort stava per approfittarne per colpirla, James sentì
gelarsi il sangue
nelle vene, ma in quel momento un Reducto esplose affianco a Voldemort
facendogli perdere per un attimo l’equilibrio, mentre Lily
lanciava uno sguardo
di ringraziamento a Sirius che con il suo tempestivo intervento le
aveva di
sicuro salvato la vita.
Dorcas
riuscì finalmente a mettere al tappeto il Mangiamorte,
cosicché sia lei e che Marlene
si unirono al combattimento con Voldemort.
Erano in
cinque contro uno eppure Voldemort gli affrontava con sguardo di
sufficienza,
per quanto nessun suo colpo andasse a segno grazie al vantaggio
numerico dei
ragazzi. I membri dell’Ordine trovavano frustrante quella
situazione sembrava
che nonostante il loro numero e la loro tenacia Voldemort fosse sempre
un
gradino più in su.
Caradoc
intanto tolse le protezioni dalla casa in modo tale da poter far
materializzare
i membri dell’Ordine, infatti un paio di secondi dopo Enif,
Moody, Remus,
Peter, Alice e Frank comparvero nella zona.
Voldemort
osservò con disprezzo i membri dell’Ordine e forse
con ancora più disprezzo le
quattro reclute che aveva portato in missione e che ora giacevano
lì svenuti,
immaginando che lo stesso destino fosse capitato a Bellatrix. Con un
ringhio
decise di smaterializzarsi portando con se i mangiamorte privi di
sensi.
James
raggiunse Lily abbracciandola.
“Stai
bene?”
“Si,
tranquillo…”
“Ma
sei
caduta e se il bambino…”
“Sto
bene
James, secondo te perché sono caduta di lato?”
Enif
abbracciò Sirius, e poi anche lei si premurò
delle condizioni di Lily.
Malocchio si guardò attorno.
“Che
è
successo? Marlene non avevi richiamato l’allarme?”
chiese guardando la donna.
“Sì,
l’avevo richiamato perché Caradoc si era solamente
dimenticato
dell’appuntamento ma mentre eravamo qui ci hanno
attaccato…”
“Perché
diavolo non siete scappati?” chiese Malocchio, alterato.
“Quattro donne e un
quarantenne e tra cui una donna incinta! Mi spiegate perché
diavolo avete
ingaggiato battaglia?”
Marlene
si voltò furiosa verso Caradoc.
“In
effetti me lo chiedo anche io… cosa dovevi prendere di
così importante per far
rischiare la vita a tutti?!” gridò la donna
avvicinandosi a Caradoc sul piede
di guerra.
“Io…”
“E
poi,
che diavolo è la profezia di cui parlava
Voldemort?!” continuò. Caradoc lanciò
uno sguardo a Moody e ai Paciock.
“Una
profezia…” disse evasivo…
“Caradoc!”
“Marlene…
è una cosa di Silente, ne sono a conoscenza solo
perché lavoro all’ufficio
misteri… sarà lui a parlarvene se
vuole!” disse alzando un po’ la voce. Marlene
di allontanò da lui sbuffando. Caradoc si passò
una mano sulla fronte ad
asciugar eil sangue che sgorgava copioso da un brutto taglio, Enif
notò il
gesto, ed avvicinandosi con un colpo di bacchetta glielo fece
scomparire.
“Grazie…”
disse lui leggermente, prendendo fuori dalla giacca una tavoletta di
legno, e
controllando che non ci fosse alcun danno.
“È
questo
ciò che dovevi salvare?” chiese comprensiva.
“Sì…
è
una tavoletta in legno del V secolo scritta in ogamico… non
ci è rimasta quasi
nessuna traccia dei riti druidici scritti su tavolette così,
si sono tutte
distrutte nel tempo… questa spiega l’utilizzo
di… beh non te lo posso dire,
riguarda l’Ufficio… ma è il mio lavoro
da una vita…” disse lentamente.
“Spero
ne
sia valsa la pena…” disse lei accennando al
rischio che tutti loro avevano
corso…
“Potrebbe
salvare molte persone…” disse
“Allora
ne è valsa sicuramente…” rispose Lily
che aveva ascoltato la conversazione. Nonostante
il rischio che avevano corso era felice che non tutto il lavoro di
Caradoc fosse
andato perduto, Voldemort aveva già distrutto le ricerche
del Centro… non
poteva distruggere altre cose che potevano salvare il mondo.
Eccomi
qui dato che il capitolo che stavo scrivendo da uno è
diventato due e da due quasi per osmosi è diventato tre
eccomi qui a pubblicarvi qualcosa.
Un rigraziamento speciale a chi ha letto e commentato lo scorso
capitolo nonostante il mio imperdonabile ritardo e intanto vi lascio
anche una immagine tutta per voi.
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
20: La mamma
“Non
può
metterli a corrente!” Dorea aveva alzato la voce facendo un
passo verso Moody.
Era rimasta felicemente sorpresa quando Alastor aveva bussato alla sua
porta,
quella domenica di aprile, dicendo di voler prendere solo un the con
una
vecchia amica. Si era illusa che l’amico non portasse brutte
notizie, ed
invece…
“Dorea,
si tratta di sicurezza…”
“Ma
mio
nipote nascerà ad Agosto non c’è motivo
per turbare Lily, hai visto anche tu
com’è diventata Alice da quando ha saputo che sono
segnati…”
Moody si passò
una mano sul volto stancamente,
aveva avvertito Silente che raccontare a Dorea
dell’intenzione di mettere Lily
e James al corrente della profezia per sicurezza non era una buona
idea.
Sospirò stancamente.
“Lo
so
che tuo nipote nascerà ad Agosto… ma non penso
che i Mangiamorte conoscano la
scadenza della gravidanza di Lily…”
“Non
dovrebbero nemmeno sapere che Lily aspetta un bambino se è
per questo!” ribatté
alterata la donna.
“Infatti
non dovrebbero esserne a conoscenza…” disse
cercando di calmare la donna.
“Vedi,
allora il problema non c’è e non vedo il motivo di
dare loro anche questa
preoccupazione…” disse lei sicura.
“Dorea,
e
se dovessero venirne a conoscenza?” tentò cauto
Alastor
“Ma
il
bambino nascerà ad Agosto…”
“E se
non
lo sapessero… e volessero eliminare il problema prima che si
presenti… nessuno
vuole che Lily e James si chiudano in casa sprangando la porta, ma
capisci anche
tu che un po’ di prudenza…”
sperò che a quella frase non potesse ribattere in
alcun modo. Odiava discutere con Dorea, già dai tempi di
Hogwarts, era come
andare a sbattere contro un muro, ma in quel muro ci doveva pur essere
una
porta e bastava semplicemente trovarla.
La donna
restò in silenzio per qualche minuto.
“Quindi
dici di metterli al corrente in modo tale da evitare che facciano gli
scemi?”
disse Dorea, risedendosi. L’ansia stava svanendo e come ogni
volta un lieve
giramento di testa accompagnava il ritorno alla normalità.
Ormai aveva imparato
a dissimularlo sedendosi o abbassando lentamente il capo. Per quanto
James le
potesse dire di andare al San Mungo lei in quel posto non ci avrebbe
messo
piede.
“Dorea,
va tutto bene?”
“Sì,
certo perché?” forse non era ancora
così brava a mentire.
“No,
nulla…” disse Moody scrollando la testa, forse era
stata solo una sua
impressione…
"Va
ben Alastor... ma ti chiedo solo una cosa... gliene posso parlare io?"
disse abbattuta la donna.
Alastor
annuì
"Certamente..."
capiva che probabilmente Albus l'aveva mandato da lei proprio per
quello.
Dorea
annuì rimanendo ancora seduta, il giramento di testa non se
ne era ancora
andato e non voleva per alcun motivo mettere Alastor a conoscenza del
suo malessere,
conoscendolo si sarebbe fatto in cinque per aiutarla, ma non poteva
fare nulla.
"Dorea?"
La donna
alzò gli occhi fissando l'amico.
"Si?"
"Guarda
che ti osservo da parecchio tempo ed è dalla morte di
Charlus che non sei più tu..."
“È
normale
che un lutto cambi una persona..." disse lei sicura.
"Non
intendevo questo... Stai male, me ne sono accorto sai... All'inizio
erano
piccoli dettagli che avevo associato al lutto, ma ora... Guardati...
Sei
pallida e magra..."
"Alastor
non c'è nulla che non va..."
"Ti
ricordo che come tuo marito sono un'Auror... Potrai darla a bere a
tutti ma a
me no..."
Dorea si
torse nervosamente le mani, mentre prendeva coraggio.
"Sto
morendo, Alastor... Ma non dirlo a James..."
▀■▪■▀
Enif
guardò Lily seduta sul divano, Snidget le era appena saltato
in braccio, e la
rossa lo stava accarezzando distrattamente tenendo l'altra mano
appoggiata al
pancione ormai ben visibile.
"James
dice che è sicuramente un maschio..." disse distrattamente.
"Beh
sai che ci sarebbe un modo rapido per..."
"No!
Voglio che sia una sorpresa..." la fermò, Enif sorrise.
"Lo
so, l'ho detto apposta"
"Secondo
te? Voglio il parere di Enif non del guaritore che c'è in
te..." Enif
prese la mano di Lily studiandola attentamente, mentre
l’amica rideva.
"Premettendo
che sono stata sempre un schifezza in divinazione direi: femmina!"
"Allora
James ha ragione, sarà un maschio..." ridacchiò
Lily.
"Ehi!"
disse Enif ridendo a sua volta e lanciandole giocosamente un cuscino.
Lily rise
ritornandoglielo.
"Che
allegria che c'è qui!" disse James entrando nella stanza
seguito da Sirius.
"Enif
ha confermato la tua previsione... Ha divinato che sia femmina..."
"Uff!
LILY!" risero tutti assieme.
"Piuttosto
Enif, mia madre si è lasciata visitare da te o l'ha detto
per tranquillizzarmi
e ti ha spedita fuori a calci?"
Enif si
morse le labbra.
"Beh..."
"Ho
capito, ha detto che non ha niente e non si è fatta
visitare..." Enif
colse la palla al balzo.
"Già,
proprio così, tua madre quando si mette in testa qualcosa
non c'è verso di toglierglielo
dalla testa..."
"Lo
sapevo, ma appena la vedo mi sente..." disse il ragazzo "si parla della
sua salute che diavolo!" Enif evitò lo sguardo dei presenti
tornando al
colloquio che aveva avuto con la signora Potter.
"Allora?"
"Vede Signora
Potter..."
"Enif vedo
quelle lacrime mal
trattenute... Sto morendo?" Enif non aveva potuto far altro che
annuire. "Di
cosa?"
"Il suo cuore
signora... Per
dirlo in maniera semplice sta cedendo..."
"Sono dovuti a
questo i
giramenti di testa?" Enif annuì
"Signora io...
Mi dispiace..."
"Enif
è normale... è la
vita..."
"Lo so ma..."
"Solo una
cosa... Non dirlo a
James, lui e Lily hanno così tanto a cui pensare: con il
bambino e tutto il
resto..."
"Si,
però..."
"Enif mi affido
al tuo segreto
professionale..."
"Eny?"
"Eh,
come?" Sirius sorrise comprensivo
"Dicevamo
se sapevi a che ora finiva il turno di Remus e Peter..." Enif
guardò
l'orologio alla parete. "Dovrebbero essere qui a minuti..."
Enif non
finì nemmeno di parlare che il campanello suonò.
"Andiamo
noi! Vieni Sirius!" disse James trascinando l'amico alla porta. Enif
guardò Lily, forse le serviva un consiglio
"Lily,
se tu sapessi una cosa importante ma per segreto professionale non
potessi dirla,
anche se secondo te sarebbe giusto farlo..."
"Hai
curato un Mangiamorte!"
"No...
Io...non..."
"Enif
devi denunciarlo!"
"No,
Lily hai completamente sbagliato..."
"Allora
cosa?"
"Eccoci
qui!" trillò allegro James rientrando con Remus e Peter.
Lily si alzò andando
loro incontro ed abbracciandoli.
"Come
sta Ramoso Jr?" chiese Peter sorridente accennando al pancione di Lily.
"Un
vero malandrino, appena vorrei dormire comincia a scalciare!" riseLily.
"Voi
piuttosto sono secoli che non ci vediamo! Come va? Tutto bene?" Chiese
mentre riprendeva posto sul divano. "Prego, servitevi l'abbiamo fatta
io
ed Enif, la torta!" esclamò la rossa. Remus e Peter
guardarono Enif
scettici.
"Non
glielo dovevi dire che ci ho messo lo zampino io, crederanno che non
sia
commestibile!" protestò Enif.
"Ho
fatto da cavia, è buona! E non tossica!" rise Sirius.
"Parla
quello che si mangia lo yogurt con il ketchup..." commentò
Peter.
"Ehi
quella roba babbana è deliziosa e sta bene ovunque! Anche
nello yogurt!"
si difese Sirius. Remus prese una fetta.
"Considerando
che comunque sia credo di essere immune a molti veleni..."
"Rem!
Non ti ci mettere anche tu! " esclamò Enif ridendo. Remus
rise
assaggiandola.
"Per
una volta sono d’accordo con Sirius, non è niente
male…"
"E
se Remus dice che non è niente male vuol dire che
è squisita!" esclamò
Peter prendendo una fetta.
"All'Arcadia
come va?" chiese Enif tentando di sviare il discorso dal dolce.
“È
un
negozio di antiquariato che vuoi che ti dica. Pochi clienti, babbani
uno più
strano dell'altro, ma il cognato di Marlene è un uomo
apposto senza pregiudizi.
Un babbano tollerante e alquanto appassionato, dice che suo fratello
gli ha
raccontato tutto di Hogwarts e non fa altro che chiedermi del nostro
mondo,
anche se forse per ora ha finito gli argomenti..." rise Remus.
"Non
ha sospetti su di te?"
"Ce
li avrebbe avuti sicuramente, ma Marlene gli ha detto che a volte
faccio il
vigilante notturno, e quindi non fa molto caso alla cera verdognola che
ho dopo
la luna piena..." lo disse con un filo d’ironia, ma chi lo
conosceva
sapeva che quel tono nascondeva un qualcosa di amaro. Remus non si era
mai
lamentato apertamente della sua condizione, le sue affermazioni in
merito erano
spesso ironiche o dette con una tale schiettezza che, a volte, si erano
trovati
a pensare che fosse Remus stesso ad avere pregiudizi sui licantropi.
"E
tu, Wormy?" chiese Lily "Tutto bene al minimarket? E tua madre come
sta?"
"Al
minimarket c'è aria di tempesta, il capo cerca sempre di
prendermi in fallo...
insomma, vi sembra normale che se i topi sono entrati nel magazzino
risalendo
lo scarico debba incolpare me?" Gli amici lo guardarono. "Non
fissatemi così non sono andato nelle fogne a chiedere ai
topi di infestare il
magazzino per fargli dispetto!" disse accalorandosi "è il
mio lavoro
insomma non sono così stupido da farci chiudere dall'ufficio
d'igiene!"
tutti risero.
"Scusa
Wormy ma hai provato a cacciarli?"
"Sì!
Ma non ne vogliono sapere! Mi hanno quasi staccato un orecchio, ce
l'avrebbero
fatta se non mi fossi ritrasformato! Faccio davvero pena, eh? Pestato
da dei
topi..."
"Ma
che dici Wormy!" lo riprese James "Sappiamo che non sei un guerriero,
ma ti vogliamo bene così" disse dandogli una pacca sulla
spalla.
"Già,
sei il nostro Peter!" disse Lily allegra.
"Sapete
ero un po’ preoccupato..." disse appena.
"E
perché?"
"Era
da tanto che non passavamo una giornata così, è
anche da tanto che non passiamo
una notte di luna piena tutti e quattro assieme e pensavo...
sì... che... insomma...
non avevate più voglia di me..."
"E
questa da dove è uscita?" Disse Sirius quasi scandalizzato.
"Beh
ecco... Siamo tutti così impegnati che..." Peter
arrossì fino alle
orecchie.
"Peter
saremo anche impegnati, ma siamo tutti una famiglia no?" disse James
posandogli una mano sulla spalla, fece per continuare a parlare quando
il
campanello suonò di nuovo.
"E
adesso? James, non aspettavamo nessuno giusto? Dorcas è di
pattuglia con
Emmeline..."
"Paddy,
Moony, Wormy...con me! Enif, Lily, se
sentite qualcosa di strano
voglio che prendiate diritte la passaporta di emergenza che arriva da
mia
madre..."
"Jamie..."
disse Lily allarmata, James le lanciò uno sguardo sicuro
prima di andare
assieme agli amici di sempre alla porta.
"State
pronti mi raccomando, non so chi ci sia..." disse il padrone di casa
con
la bacchetta in mano. Si avvicinò alla porta cercando di
sbirciare dalla mezza
luna in vetro satinato, senza successo.
"Chi
è?" chiese con voce sicura.
"Mamma..."
James sgranò gli occhi e abbandonando ogni sicurezza
aprì la porta.
"Non
mi chiedi se sono davvero io?" disse la donna seria.
"Qual
è stata la mia prima magia?"
"Hai
tinto di verde acido fluorescente il mio mantello perché non
volevo comprarti
una scatola di api frizzole..." rispose lei, mentre sul suo volto
appariva
un mezzo sorriso. James aveva due anni e mezzo quand'era successo in
piena
Diagon Alley, Charlus aveva continuato a ridere per settimane ogni
volta che
James chiedeva una caramella.
"Che
ci fai qui? È successo qualcosa?" chiese James fissando la
madre che si
offese di rimando.
"Deve
essere per forza successo qualcosa perché io venga a trovare
il mio ragazzo?”
chiese acida.
“No,
ma…”
“In
effetti, vorrei scambiare quattro chiacchiere con te e
Lily…” disse seria poi.
“Salve,
Signora Potter!” salutarono i tre malandrini quando la donna
entrò in casa.
“Cos’era
un agguato questo?” rise Dorea, anche se dentro se stessa si
disse che non
poteva di certo parlare della profezia con i Malandrini presenti.
“Nel
caso
non fosse stata lei, Signora…” disse Remus
sorridendo.
“Dorea!”Lily si alzò
andando ad abbracciare la
suocera con affetto.
“Come
sta
la mia nuora preferita?” chiese sorridendo. “Alla
fine hai convinto James che
Elvendork è un nome orribile?” chiese in modo tale
che il figlio la sentisse.
“Mamma!”
Dorea ridacchiò.
“No,
seriamente
James, non starai ancora cercando di convincere Lily di chiamare vostro
figlio
o figlia Elvendork?” chiese Remus sorpreso.
“No,
no,
ho cambiato idea…”
“Questa
non la sapevo nemmeno io…” disse Lily sorpresa
osservando il marito “Sentiamo,
cosa proponi…”
“Dare
i
nomi dei nonni sarebbe banale… quindi avevo pensato a Dory
se è femmina e…”
“Charlie
se è maschio?” chiese Lily interrompendolo.
“No,
veramente pensavo a Harry…” rispose lui
grattandosi la testa nervoso “Papà mi
aveva fatto giurare di non usare il suo nome per i miei
figli…” disse un po’
incerto “conoscendolo sarebbe capace di ritornare
dall’aldilà per fulminarmi…”
ridacchiò. Dorea sorrise.
“Ma
non
puoi chiamarla Dory, odierebbe la nonna, cioè
io…” disse la Signora Potter.
“Beh…
ma
non c’entra molto… tanto sono sicuro che il primo
sarà maschio…”
Lily si
passò una mano sulla fronte.
“Ancora
con questa storia…”
“Tranquilla
cara, io non ci scommetterei sulle percezioni dei maschi Potter,
Charlus era
sicuro che James sarebbe stato femmina finché non
è nato, diceva che voleva
viziare una principessa… alla fine abbiamo comunque viziato
James…” ridacchiò
la donna.
“Mamma
hai detto che dovevi parlare a me e Lily di una
cosa…” Enif lanciò uno sguardo
alla Signora Potter, che avesse deciso di dire a James che stava
morendo?
“Sì,
ma
forse dovrei ripassare più tardi…”
“Mamma,
puoi parlare anche davanti ai ragazzi… siamo una grande
famiglia…” disse James
con un sorriso…
“Non
ne
dubito tesoro… ma…”
“Mamma
se
è una cosa che riguarda me e Lily riguarda anche gli
altri…”disse il ragazzo
convinto.
“Ma
James, se tua madre vuole parlare con solo voi due, forse è
meglio che noi
altri…”
“No,
Enif! Siete la nostra famiglia, dicci mamma, che succede?”
Dorea
sospirò, non si aspettava tanto pubblico.
“C’è
una
cosa che Silente non vi ha detto… ma forse è
meglio che ci sediamo tutti…”
I ragazzi
si guardarono, sedendosi, in parte sul divano, in parte sulle poltrone.
“Mamma
cosa?”
“Lily,
James, Enif, Sirius, voi c’eravate quando Voldemort torturava
Caradoc, no?”
“Sì,
siamo arrivati in quel momento…”
“Avrete
sentito che Voldemort stava cercando una profezia… beh
è di questa profezia che
vi devo parlare…”
I sei
ragazzi restarono in silenzio mentre Dorea raccontava loro della
professoressa
Cooman, e della profezia.
"Il
bimbo di Alice..." sussurrò Lily portandosi le mani alla
bocca.
"Potrebbe
trattarsi anche del vostro... è per questo che Silente mi ha
chiesto di
mettervene a conoscenza..."
"Ma
il bambino di James nascerà a metà agosto..."
disse Sirius.
"Ma
i Mangiamorte potrebbero non saperlo, a parte che spero vivamente che
non
sappiano nemmeno che Lily aspetta un bambino..."
"Signora
Potter, ma quindi Voldemort è a conoscenza della profezia?"
chiese Peter
preoccupato.
Dorea
annuì, abbassando il capo.
"Beh
ma allora non c'è problema!" disse Enif.
"Sei
impazzita?" chiese Remus non capendo l'amica.
"Diceva
qualcosa come "L'oscuro signore lo sceglierà come suo
eguale..."
giusto? Voldemort non sarà così stupido da
scegliere chi lo ucciderà..."
"Hai
ragione!" esclamò Remus "Sapendo questo non
cercherà il bambino per
non farlo diventare colui che lo sconfiggerà!"
"Mi
dispiace frenare il vostro entusiasmo…”
cominciò Dorea tetra “Ma temo che
questo non fermerà Voldemort…”
Nella
stanza scese il silenzio.
“Quindi
in conclusione dobbiamo solo stare più
attenti…” disse James tranquillamente.
“SOLO?”
Dorea guardò il figlio sconcertata “James ti rendi
conto che…”
“Voldemort
potrebbe cercare di uccidere me, Lily e il bambino? Sì,
mamma me ne rendo
conto…” la signora Potter guardò il
figlio sgranando gli occhi.
“James…”
“Adotteremo
la casa di ancora più misure di sicurezza… Lily
avrebbe già lasciato il lavoro
alla farmacia per la gravidanza… Non andremo al San Mungo ma
avendo Enif qua
non credo sarà un problema… come vedi mamma sto
già pensando a tutto…”
Lily
guardò James, infondo era del loro bambino che si parlava,
si sarebbe murata
viva in una stanza se questo l’avrebbe protetto.
“E
poi ci
saremo noi altri a dare una mano. Giusto?” disse Peter
“Non sarò un valido
combattente ma a scuola ho imparato a fare il
palo…” ridacchiò cercando di
spezzare la tensione.
“Peter
ha
ragione ci siamo sempre noi altri…”
sottolineò Sirius “magari io e Remus ci
potremmo mettere come cani da guardia…” sorrise
Sirius, la signora Potter di
certo non aveva capito l’allusione, ma la battuta ci stava,
almeno per
alleggerire la tensione. Dorea si passò una mano sulla
fronte, un po’
esasperata, non riusciva a capire se stessero sottovalutando il
pericolo o solo
sdrammatizzando la situazione.
▀■▪■▀
Dopo che
Dorea se ne era andata i ragazzi erano rimasti fino a tardi a casa
Potter, un
po’ fantasticando sul piccolo Ramoso Junior, come lo aveva
soprannominato
Peter. James aveva perfino elencato tutti gli scherzi che avrebbe
insegnato al
figlio, sotto lo sguardo tra il dubbioso e l’esasperato di
Lily.
Enif in
compenso si era un attimo estraniata dal gruppo, sedendosi accanto alla
finestra ed osservando fuori continuando a pensare se fosse il caso o
meno di
dire a James della malattia di sua madre. Se sua madre stesse morendo
lei
avrebbe voluto saperlo, ma Dorea le aveva chiesto di non dire nulla.
“Ehy
piccola… qualcosa non va?” chiese Sirius
avvicinandosi e abbracciandola da
dietro.
“Dubbi
esistenziali…” disse vaga
“Posso
dissiparli?”
“Se
tua
madre stesse morendo tu vorresti esserne messo a conoscenza anche se
lei non
volesse?”
“Se
mia
madre morisse io festeggerei…” disse il ragazzo
serio
Enif lo
guardò torva.
"Che
c'è? Sei tu che hai chiesto alla persona sbagliata..."
Enif si
morse il labbro inferiore.
"E
se si trattasse della Signora Potter?"
Sirius
restò in silenzio.
"Non
c'è cura?" chiese poi lentamente, Enif scosse la testa.
"Ti
ha chiesto lei di non dire nulla?" Enif annuì.
"Io
glielo direi a James..."
"Era
quello che volevo sentire..."
Enif si
avvicinò.
"James
devo farti una confessione..." il ragazzo la guardò sorpreso
"Dimmi..."
"In
realtà ho visitato tua madre..." James la fissò
non capendo.
"Lei
mi ha chiesto di non dirti nulla..."
"Ha
qualcosa di grave?"
"I
giramenti di testa erano dovuti agli sbalzi di pressione, a sua volta
dovuti ad
attacchi di tachicardia… causati da un arteriosclerosi delle
arterie coronarie
probabilmente dovute da un stato di ipertens…" James si
alzò con il cuore
in gola.
"Enif
non me ne faccio niente di termini medici! Mia madre sta..."
"Morendo
James... " James rimase immobile fissando il vuoto.
Sua
madre... Stava...
“C’è
qualche cura?”
“È
una
malattia bastarda, James… probabilmente tua madre ne
è affetta da anni ma
l’ansia e lo stato emotivo di questi mesi ha fatto si che ne
uscissero i
sintom…”
“Enif,
per favore…” implorò James
“esiste una cura?”
“Sì…
ma
tua madre dovrebbe andare da un vero guaritore e non da una
tirocinante… al
massimo anche da un medico babbano e sembra non averne alcuna
voglia… ho
tentato di convincerla ma…” la voce di Enif si
spezzò in un leggero singhiozzo.
“Scusa… avrei dovuto dirtelo
prima…”
James
guardò l’amica tremando appena.
"James
mi dispiace tantissimo..." mormorò Enif, gli occhi lucidi,
il silenzio
dell’amico la stava uccidendo
"Quando...
Cioè quanto le resta da..." chiese Lily abbracciando James.
"Giorni?
Mesi? Anche anni... Non so dirlo..."
Dorea era
arrivata a casa stranamente più stanca del solito, ma non ci
dette troppo caso.
Si tolse il mantello e si sedette davanti al camino, rabbrividendo.
L’umidità
della casa quella sera le dava davvero fastidio. Faceva dannatamente
freddo lì
dentro. In più quell’arrosto che aveva fatto Lily
le doveva esser rimasto sullo
stomaco, ridacchiò appena pensando che forse ci aveva messo
lo zampino Enif.
Lentamente,
quasi affaticata dal minimo movimento ravvivò il fuoco che
scoppiettò allegro.
Stiracchiò le gambe verso il fuoco, chiudendo gli occhi e
portando una mano
alla bocca dello stomaco.
Respirò
profondamente come a riprender fiato mentre si lasciava scivolare
nell’incoscienza, ignara che quella notte non avrebbe
solamente sognato
Charlus, ignara che la mattina dopo non avrebbe sentito James bussare
insistentemente alla porta, ignara che il suo unico desiderio: veder
nascere ad
agosto il suo nipotino, non si sarebbe potuto avverare.
▀■▪■▀
Quel
giorno d’aprile la nebbia permeava l’aria di
Godrick’s Hollow, intrappolando in
una coltre bianca le figure vestite di nero che camminavano lentamente
nel
cimitero.
La bara
scendeva lentamente nella buca di terra scura, James la guardava
scendere senza
in realtà vederla. In quel momento non stava guardando la
bara stava guardando
sua madre, stava cercando di ricordare l’ultima volta in cui
l’aveva vista
ridere.
La bara
toccò il fondo della buca e ancora assorto da mille pensieri
James lanciò la
prima manciata di terra, le altre persone presenti fecero lo stesso.
Rimasero
in silenzio, un doloroso e rispettoso silenzio, finché una
alla volta le
persone cominciarono ad andarsene, finché a pochi passi di
distanza da James
non rimasero solo gli amici di sempre. Lily guardò gli
amici, si avvicinò al
marito passandogli una mano sulle spalle e tenendolo a se.
“James,
andiamo…”
“Non
ricordo quand’è stata l’ultima volta che
l’ho sentita ridere… stava morendo
Lily, stava morendo e io non me ne sono reso
conto…”
La moglie
lo fissò affranta lo abbracciò, asciugando le
lacrime sulla camicia di lui.
“Nessuno
di noi se ne è reso conto, credevamo non avesse
nulla…”
“Non
ha
riso nemmeno al nostro matrimonio, e quando gli abbiamo detto di
Harry… si
preoccupava della sicurezza, della profezia… non ha fatto
altro che
preoccuparsi per noi da quando papà se ne è
andato… è questa guerra che me l’ha
portata via…” disse in un sussurro.
“A
tua
madre mancava moltissimo tuo padre… ora sono di nuovo
insieme James, pensa a
questo…” tentò di consolarlo la
ragazza, ma non era convinta nemmeno lei di
quelle parole.
“Lo
penso… ma non riesce a consolarmi… avrei voluto
che fossero tutti e due qui
quando Harry nascerà…” se fosse stata
una situazione normale Lily avrebbe
ribadito il fatto che il loro bambino sarebbe potuto essere femmina ma
non era
il momento.
“Anche
io
l’avrei voluto… ma dobbiamo andare avanti, amore
mio…”
James
annuì lentamente, deglutendo a vuoto, si asciugò
le lacrime guardando la
moglie.
“Sarà
dura… ma mamma non me lo perdonerebbe mai se mi facessi
fulminare dai
Mangiamorte solo perché sono in lutto…”
disse con un piccolo ghignò, Lily gli
sorrise dolcemente, prendendolo per mano e facendogli cenno di
raggiungere gli
altri.
“Dammi
ancora un minuto…” le chiese, lei annuì
staccandosi e raggiungendo gli amici.
James si voltò di nuovo verso la tomba di sua madre,
s’inginocchiò davanti ad
essa.
“Grazie
di tutto mamma… ti vorrò sempre
bene…” poi sorrise amaramente “ci
vedremo un
giorno… intanto tu sai dove trovarmi…”
Si
passò
due dita sulle labbra, accarezzando poi il nome inciso di sua madre.
“Dormi
bene…” disse alzandosi e raggiungendo gli amici.
Eccoci qui, intanto scusatemi la mia lunghissima assenza ma
questo semestre non ci stavo davvero con la testa, tra lezioni, canto,
tiro a segno, lavoro e problemi famigliari non ho avuto davvero tempo.
Un saluto a tutte le ragazze del Sabba, scusate l'attesa, ve l'avevo
promesso per lo scorso fine settimana ma il disegno in testa mi ha
preso un po' di tempo ^^''''
Spero che il capitolo vi piaccia nonostante tutto...
Capitolo 21 *** Capitolo 21: Vi presento Neville Paciock ***
Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 21: Vi presento Neville
Paciock
James si
chiedeva come il tempo potesse trascorrere così in fretta: i
mesi avevano fatto
fiorire le piccole rose che aveva piantato sulla tomba della madre, il
pancione
di Lily si era fatto enorme e mancavano più o meno tre
settimane alla prevista
nascita di Harry - o Dory come si premurava di sottolineare Lily -
eppure se
guardava i corridoio fuori dal suo cubicolo James si diceva che
sembrava che
nulla fosse cambiato da qualche mese prima. La guerra era ad un punto
morto: Voldemort
attaccava, il Ministero faceva un rappresaglia e così via
con il risultato che
centinaia di persone restavano feriti o morivano senza che i
Mangiamorte
avessero grandi perdite.
Sospirò
dondolandosi sulla sedia e lanciando uno sguardo al calendario: era il
30
luglio.
“Ehilà!”
la voce di Sirius gli fece quasi perdere l’equilibrio.
“Mi
hai
fatto prendere un colpo…” esclamò James
raddrizzandosi.
“Scusa…
come vanno qui le cose?” chiese appoggiandosi alla scrivania
dell’amico, Sirius
era appena tornato da un giro di pattuglia.
“Il
solito… devo finire il rapporto dell’attacco ai
Dallas di ieri…”
“Brutta
storia… i babbani sono ancora al San Mungo
giusto?”
“Già…
dovrebbero dimetterli domani… comincio a non sopportare
più i Mangiamorte…
avessero almeno un po’
d’inventiva…” disse James sbuffando
“Invece no, caccia
al babbano, caccia al babbano e indovina? Ancora caccia al
babbano… insomma non
si annoiano mai?”
“Dimentichi
gli attacchi ai Mezzosangue…”
“A
già è
vero…”
“E la
caccia a noi…” aggiunse Sirius sottovoce. James
annuì pensoso.
“Cambiando
argomento come sta Lily?” chiese Sirius cercando di tirare su
il morale della
conversazione.
“Bene.
Oggi siamo a cena dai suoi genitori… presumo mia suocera
abbia cercato di
invitare anche Petunia ma sono sicuro che la mia
“cara” cognata abbia annusato
la foglia e non verrà di certo… non
può di certo rischiare che il suo caro
bambino venga contaminato da gente come noi…”
“Sei
un
po’ catastrofico o sbaglio?” ridacchiò
l’amico. James scosse la testa.
“No,
sono
realistico…” Sirius allargò gli occhi
guardandolo
“Dai
non
può essere così terribile…”
“Dici
che
lo è di più?” chiese James con un
sorriso malandrino. I due si misero a ridere.
“E
riguardo alla tua donna di casa?” chiese infine James.
“A
casa…
si è presa un’altra settimana di ferie…
per Alice sai… Silente non vuole vada
al San Mungo… e quindi ci sarà Enif con
lei.”
“A
proposito di Alice, hai visto Frank in questi giorni? È
letteralmente fuori di
testa…” disse James indicando con il pollice la
direzione in cui entrambi
sapevano esserci il cubicolo di Frank.
“Io
al
suo posto sarei già espatriato…”
commentò Sirius “Il bambino avrebbe dovuto
nascere una settimana fa… motivo per cui Enif è
circondata da libri sulla
gravidanza, sui parti difficili e quant’altro… ho
quasi il timore di mettere un
piede in casa…”
“Se
Neville aspetta ancora un po’ saranno anche loro fuori
pericolo…” Sirius annuì
concordando con James, quel bambino stava facendo penare Alice, se
doveva farlo
che avesse aspettato ancora un po’ già che
c’era.
“Potter,
Black…” salutò Sarah Brandley
affacciandosi nel cubicolo.
“Ehilà!”
salutò Sirius allegro.
“Sapete
che fine ha fatto Frank? Moody ci aveva assegnato un sequestro assieme
in un
negozio di Knockturn Alley… e siamo già in
ritardo…” James e Sirius si
lanciarono un’occhiata, forse avevano cantato vittoria troppo
presto.
“Sirius
perché con vai con Brandley a Knockturn Alley, io vado a
vedere dove si è
cacciato Frank…” Sirius annuì.
“Andiamo
Brandley…” la ragazza annuì, seguendo
Sirius verso l’uscita.
James si
alzò subito dopo, incamminandosi per icubicoli, se conosceva abbastanza bene Brandley non aveva
avvertito
Moody dell’assenza di Frank per evitargli un guaio, ma quello
che la ragazza
non sapeva era che se Alice stava partorendo c’era molto di
più in gioco. Il
ragazzo non ci mise molto a trovare Malocchio, chino su dei rapporti.
“Capo…”
salutò il ragazzo attirando l’attenzione del
vecchio Auror. James sapeva che
Malocchio odiava essere chiamato in quel modo…
“Che
vuoi
Potter?” chiese infatti acido.
“Frank
non c’è… volevo avere il permesso di
andare a vedere se il momento è arrivato…
anche perché potrebbe servire una
mano…”
Moody
alzò lo sguardo su James.
“Quindi
ci siamo… una parte di me aveva sperato che il bambino
aspettasse ancora un po’
già che c’era…” James
annuì concordando. “Va Potter… non
voglio vedere la tua
faccia a meno che non porti qualche notizia…”
James sorrise, Moody non
l’avrebbe mai ammesso ma si preoccupava per loro molto di
più di quello che
dava a vedere.
▀■▪■▀
Sirius se
ne era appena andato che Enif aveva sparecchiato velocemente la tavola
della
colazione e aveva preso al volo uno dei tanti libri sul parto che aveva
saccheggiato da una biblioteca. Aveva visto con che faccia Sirius
guardava quei
libri, sembrava che avesse visto un Molliccio quando l’aveva
vista intenta
nella lettura di “La gioia del parto”,
non poté non lasciarsi sfuggire una risata al ricordo, a
volte Sirius era quasi
ridicolo.
Si mise
comoda sulla poltrona piegando le ginocchia di lato e appoggiando il
libro su
esse, con gesti che ormai le erano famigliari, oramai quello era il suo
posto e
la casa di Sirius era divenuta la sua, non avrebbe saputo vivere in
altri luoghi.
Aveva
appena aperto il libro alla pagina in cui l’aveva lasciato la
sera prima quando
un patronus apparve davanti a lei, solo i membri dell’ordine
comunicavano in
quel modo e inoltre riconobbe all’istante il procione che
aveva davanti: quello
era senza ombra di dubbio il patronus di Frank.
“Alice
sta… il bambino… beh hai capito vieni
subito!” la voce di Frank tradiva tutta
la paura che aveva in quel momento e anche Enif dal canto suo
cominciò ad
agitarsi, se non fosse stata all’altezza? Se Alice avesse
avuto delle
complicazioni? La ragazza scosse la testa, cercando di calmarsi, un
parto alla
quarantunesima settimana era del tutto normale…
Quando
Enif arrivò da Alice pensava di trovarla in uno stato di
panico, in realtà quello
in panico era solo Frank.
"Gli
ho fatto avvisare Augusta, sarà anche lei qui tra poco..."
disse la ragazza
lasciandosi sfuggire un gemito quando la colse una contrazione.
“Eccone
un’altra…” commentò
sarcastica, mentre stava bellamente spaparanzata sul
divano.
"Come
stai?"
"A parte
le contrazioni … sto benone..."
"Ci
ha fatto sperare fino all'ultimo..." si lasciò sfuggire
Frank capendo
benissimo che da lì a qualche ora sarebbe stato padre e che
il suo bambino
sarebbe stato segnato dalla profezia.
Enif
tentò
di ignorarlo mentre Alice gli lanciava una occhiataccia.
Rapidamente
riguardò nella mente tutto quello che aveva letto...
"Ogni
quanto avvengono le contrazioni?" chiese quasi seguendo una scaletta
prefissata.
Alice
annuì “Ogni quarto d’ora più
o meno…”
"Adesso
controlliamo ma credo ci vorrà parecchio..."
"Figurati
se Neville mi semplificava le cose..." scherzò la ragazza cercando di
sdrammatizzare “E tu
vedi di non rendere le cose difficili, capito?” disse
puntando un dito sul
pancione.
"Non
capisco perché vuoi partorire a casa... Siamo ancora in
tempo a portarti al San
Mungo sai?" disse Augusta sbucando da non si sa bene dove.
"Non
mi fido del San Mungo!" rispose Frank per la moglie.
Augusta
lanciò uno sguardo prima a Frank e poi un altro scettico ad
Enif che si sentì arrossire.
"Quanti
bambini hai fatto nascere?"
"Veramente
questo è il primo..." Augusta la guardò
accigliata.
"Adesso
ti porto al San Mungo, che ti piaccia o no, Alice..."
"No,
non posso..." disse Alice sicura. La foga con cui aveva risposto
ricordò
una scena di un documentario che aveva visto assieme a Lily quando
erano a casa
dei genitori della ragazza: una leonessa che protegge il suo cucciolo.
"Non
fare la sciocca!"
"Mamma
è pericoloso il San Mungo..."
"Frank
sta zitto! Avevo accettato il parto in casa perché credevo
aveste trovato un
guaritore decente e non una novellina!"
"Augusta
mi ascolti!" sbottò Alice
"Alice
calmati, ti prego..." tentò Enif.
“Augusta
se andiamo al San Mungo noi… saremo tutti in
pericolo…” disse Alice dicendolo
in un soffio. Augusta guardò la nuora.
“Alice…”
la voce di Enif era flebile “Quando hai avuto la prima
contrazione?”
“Non
lo
so… un paio d’ore fa… credo…
insomma una fitta è capitata anche nei mesi scorsi
quindi finché non hanno cominciato ad essere abbastanza
frequenti non ci ho
dato peso… e poi ho avuto la cattiva idea di dirlo a
Frank…”
L’uomo
arrossì appena.
“Che
è
andato in panico e non faceva ciò che gli dicevo…
Quindi si direi due ore fa
più o meno…”
“Sai
che
ci vorrà abbastanza?” disse Enif calmandosi e
sedendosi accanto ad Alice
“Quanto?”
“…
credo
ancora tre ore prima che arrivino ai tre minuti d’intervallo
e quindi altre
quattro ore più o meno… e un'altra ora
per far venire fuori Neville… quindi direi tra otto ore
circa…”
“Così
tanto…” disse incredulo Frank, sua madre per tutta
risposta gli diede uno
scappellotto…
Enif
guardò gli occhi di Alice.
“Io
ero
sicura di essere pronta a darti una mano ma… non so se ce la
posso fare… la
Signora Paciock ha ragione…”
“Ma
lo
sai anche tu che…”
“Lo
so…
però non ho mai fatto nascere niente… e insomma
tu sei anche una settimana in
ritardo… non che ci sia qualcosa di anormale in
ciò però non so se ce la farei
da sola…”
“Enif
non
puoi chiedermi di andare al San Mungo…” gli occhi
della ragazza si inumidirono.
“No…
non
posso… però forse possiamo trovare un
compromesso…” disse sorridendo Enif. “Se
per voi va bene, andrei a chiamare il mio superiore…
dovrebbe essere il suo
giorno libero…”
“Chi
è?”
chiese Augusta
“Il
dottor Lamber…”
“Ti
fidi
di lui?” chiese Frank serio.
“Ciecamente,
è un figlio di babbani, è lo stesso mago che ha
trovato il contro incantesimo
del Sectusemprea e salvato James…” Frank
lanciò uno sguardo alla moglie.
“Io
non
capisco perché tutte queste precauzioni, riesco a capire che
lavorate con
Silente e tutto il resto ma non capisco perché tenere
così segreta la cosa… io
quando aspettavo Frank avevo una fila di amiche che mi portavano
regali, di te
Alice sembra che nessuno sappia nulla…” Alice
guardò il suo pancione
accarezzandolo appena, gli occhi tristi…
“Se
ci
fossimo riusciti prima tutto questo non sarebbe servito… ma
si vede che era
destino…”
“Cara
cosa stai dicendo?” chiese ancora Augusta non capendo
“Enif
va
a chiamare questo dottore, così saremo tutti più
tranquilli…” disse Alice con
un sorriso.
“Va
bene,
torno subitissimo, tanto con Augusta ti lascio in buone
mani…”
Frank
guardò Enif sparire nel camino, lanciò
un’occhiata all’orologio sopra la
mensola del camino:, mancavano pochi minuti a mezzogiorno.
“Nessuno
mi ha ancora spiegato perché tutti questi
segreti… Frank?” cominciò Augusta
visibilmente sul piede di guerra.
“Beh
io…
noi… dunque… Neville…
ecco…”
Frank
venne salvato dal campanello della porta che trillò
insistentemente.
“Fallo
smettere Frank!” ordinò Alice venendo colta da
un'altra contrazione.
“A
Neville o al campanello?”
Alice gli
lanciò un’occhiataccia.
“Ho
già
un bambino a cui pensare non metterci anche tu!”
Augusta
diede un altro colpetto in testa al figlio.
“Va
ad
aprire, i mariti in panico non aiutano…” Frank si
allontanò mentre Alice e
Augusta si scambiarono un occhiata.
Quando
Frank tornò stava sorridendo.
“
Abbiamo
un altro marito in panico…” scherzò.
Alice lanciò uno sguardo alla persona che
seguiva Frank.
“JAMES?!
Cosa ci fai qui?”
“Moody
mi
ha mandato qui a controllare… Per Morgana Alice hai una
cera… serve qualcosa
che io possa…”
“Sì!”
sbottò Alice “prendi Frank e
andatevene…”
“Ma…!”
“Hai
sentito quello che ha detto Enif ci vorranno delle ore e prima che tua
moglie
ti strozzi ti conviene andartene…”
constatò Augusta
“E
dove
vado?” chiese Frank incerto
“Va
dove
ti pare ma non qui! Agiti anche me!” esclamò
Alice, visibilmente irritata.
“Ok,
esco
e vado prenderti qualcosa di dolce che dici?”
“Fa
quello che ti pare…” disse esasperata la donna.
Quando si
chiusero la porta alle spalle, Frank guardò James.
“Era
arrabbiata secondo te?” James lo guardò.
“Credo
che questo parto ti abbia fritto il cervello amico mio, vieni andiamo a
pranzo…”
“Ma…”
“Niente
ma! Andiamo a pranzo con calma, ti rilassi un po’ e poi
torniamo… perché se
adesso è così non voglio pensare come
sarà fra qualche ora…”
▀■▪■▀
Dorcas
fece a due a due i gradini che la separavano dalla porta
dell’appartamento di
Remus, guardò l’orologio erano le quattro del
pomeriggio.
Bussò
frettolosamente premendo anche il campanello.
“Chi
è?”
“Dorcas…”
nella sua voce c’era un ché di urgente, Remus
aprì la porta senza neanche
assicurarsi che fosse davvero la sua ragazza.
“Che
succede?”
“So
che
l’altro ieri c’era la luna piena e sei stanco, ma
dobbiamo immediatamente
andare a casa di Frank…”
“È
successo qualcosa?” chiese Remus preoccupato
“Alice
sta partorendo, ho appena ricevuto un patronus di Enif che mi chiedeva
di
raggiungerla assieme a te per trascinare via Frank e
James…”
“Immagino
che Alice non voglia averli tra i piedi…” disse
Remus rientrando e appellando
le scarpe.
“Ha
minacciato Frank di morte da quello che so, lui sta per andarsene ma
quando ad
Alice viene una contrazione cambia idea… Enif era fuori di
testa, ha detto che
se non andavamo subito li avrebbe schiantati tutti e
due…” Remus sorrise.
“Andiamo
allora…”
▀■▪■▀
Il campanello
di casa Evans suonò allegro, ed Harold Evans aprì
la porta ad una sorridente
figlia.
“Ecco
qui
la mia principessa!” disse abbracciandola.
“Assomiglio
più ad un ippopotamo in questo
momento…” scherzò lei.
“Io
ti
trovo stupenda, e tu come stai piccoletto? Non fai impazzire la
mamma?” chiese
poi rivolto al pancione di Lily. La ragazza sorrise.
“Gioca
a
Quidditch la dentro presumo, da quanto si muove…”
scherzò lei entrando in casa.
“Lily,
tesoro!” sua madre si fece incontro abbracciandola.
“Sei raggiante. E James
dov’è? Non lavorerà anche
oggi?”
“No,
una
mia amica sta partorendo e a James è toccato
l’ingrato compito di evitare che
Alice uccida suo marito…”
“E tu
perché non sei andata?” chiese Daisy. Lily
abbassò lo sguardo.
“Devo
essere onesta mamma? Non voglio sapere cosa significa partorire fino al
prossimo mese…” Daisy sorrise passandole una mano
sulle spalle.
“Oh
cara,
credimi fa male da morire ma quello che c’è dopo
ti fa dimenticare tutto il
resto…” restò un attimo in silenzio
accompagnandola in soggiorno.
“Restando
in tema di bambini, il mio nipotino come sta?” chiese Lily
curiosa.
“Tale
e
quale a suo padre…” commentò Harold
“Harry!”
lo riprese sua moglie “Dudley è un bel bambino
cicciotello… pesava 4 chili, in
confronto a tua sorella sei un fuscello, tesoro…”
Lily ridacchiò, rabbuiandosi
un poco.
“Mi
piacerebbe conoscerlo…”
“Troveremo
il modo… comunque tua sorella ha commentato nel suo solito
modo gentile ed
educato la vostra scelta nel nome in caso sia
maschio…” aggiunse poi, quasi a
sfogarsi.
“In
che
senso? In fondo è il nome di
papà…”
“È
quello
che le ho detto io…” s’intromise Harold
“le faccio “Sai Tunia il bambino di
Lily si chiamerà come me!” e lei “Oh,
davvero?!” e io “Sì, Harry!” e
lei “Ma tu
ti chiami Harold i diminutivi sono
rozzi…”” Harold scosse la testa
“e poi lei
va a chiamarlo Didino…”
Lily non
poté
far a meno di scoppiare a ridere.
Erano
più
o meno le cinque del pomeriggio, Lily stava bevendo insieme a suo padre
il the
sulla veranda, mentre sua madre stava trafficando in cucina, Lily aveva
il
terrore che avesse cucinato per un esercito.
“Hai
una
vaga idea di quando ci raggiungerà James?”
“Il
suo
superiore lo ha condannato a restare con Alice…”
ridacchiò Lily “l’ultima volta
che ho sentito Enif prima di arrivare qui da voi erano le due, diceva
che
secondo il Dottor Lamber, Neville dovrebbe nascere intorno alle
dieci…”
“Vorrà
dire che ceneremo tardi…” ridacchiò il
padre “sempre che voi due non moriate di
fame…” disse lanciando un occhiata a Lily.
“Figurati…”
disse la ragazza “Questi biscotti al burro potrebbero bastare
per settimane…” ridacchiò
Lily.
Harold
sospirò, guardando il cielo.
“E
James
come sta?”
“Fa
il
duro ma so che sente la mancanza di sua madre, lei… sai
avrebbe così tanto
voluto vedere Harry …”
“Lo
so…
lo immagino…” poi sorrise “ti sei
convinta pure tu che sia maschio?” le chiese
ricordando come Lily puntualizzasse sempre di non conoscere il sesso
del
bambino. La ragazza rise.
“Alla
fine mi ci sono abituata, James non fa altro che parlare di bambinO e
quindi…
credo che a questo punto sarei un po’ delusa se fosse una
femmina…” risero
assieme.
Lily si
batté
le mani sulle cosce.
“Vado
a
portare le tazze alla mamma…” disse alzandosi.
“Sicura?”
“Certo,
certo!
Non sono mica una invalida…” ridacchiò
Lily. “Forza Harry facciamo quattro
passi fino in cucina…” disse continuando a
sorridere.
Lentamente
si diresse in cucina, mosse un po’ il vestito leggero, la
calura di luglio
glielo aveva fatto appiccicare addosso.
“Ti
ho
portato le tazze…”
“Lily
tesoro non dovevi, qui dentro è un
forno…”
“Anche
lì
fuori credimi…” ridacchiò lei.
Sua madre
si voltò un attimo verso lei sorridendole, si
voltò verso i fornelli e poi si
rivoltò di nuovo.
“Ti
si è
rovesciato addosso il the, dammi un minuto e ti asciugo il
vestito…”
“Ma
non
mi si è rovesciato il…” Lily non
continuò la frase lanciò uno sguardo in basso,
portandosi una mano al vestito. Forse quello non era sudore…
“Mamma…”
“Si
tesoro?” disse Daisy controllando una pentola quasi
sovrappensiero.
“Mamma…”
la voce di Lily tremava leggermente.
“Tesoro
che c’è?” Daisy si voltò,
Lily era pallida. La signora Evans intuì la verità
▀■▪■▀
Le urla
di Alice dalla loro camera da letto lo stavano facendo impazzire,
doveva andare
a vedere come stava! Ma mentre stava per fare un passo verso la porta
venne
bloccato da James.
“Fermo
lì
l’hai sentita la signora no? Non ti vuole tra i
piedi…” disse sardonico Potter.
“Ma…”
tentò
Frank. Come potevano impedirgli di andare da sua moglie quando lei
soffriva in
quel modo.
“Frank,
credo che se ti volesse lì, te lo avrebbe
detto…” cercò di spiegare Remus
calmo, in realtà non lo era per niente, Dorcas lo intuiva
dal modo in cui
picchiettava le dita sul bracciolo del divano.
“Ma
la
sentite anche voi no? E io…”
“E tu
non
ci potresti fare niente… guardati, sei agitatissimo non
faresti altro che
peggiorare la situazione… e poi sono certo che sia alla fine
no… insomma… da
quanto…”
“Sta
zitto Remus!” Remus guardò Frank, stava per
ribattere quando la casa venne
riempita dal pianto di un bambino.
“Adesso
posso andare?” chiese Frank guardando serio James.
“Ehm…
credo di si, amico…” Frank stava per lasciare il
soggiorno quando James lo
fermò per un braccio, il neo-papà lo
guardò dubbioso.
“Congratulazioni…
e per ciò che vale… saremo tutti con
Neville…” Frank annuì, intuendo il vero
significato di quelle parole: Neville era nato il 30 luglio, alle 9 e
22 di
sera ad onor del vero, di conseguenza questo lo rendeva il prescelto.
“Grazie
James, credo che se qualcuno di “loro” lo
verrà a sapere, perché lo so che
succederà, beh avremo davvero bisogno di tutti voi, almeno
finché Neville non
sarà grande.
Detto
questo Frank si diresse verso la camera da letto, si fermò
poco prima della
porta incerto. E se Alice sta male? Si chiese in ansia, tremando
leggermente, stava
ancora indeciso sulla porta quando questa si spalancò e si
trovò di fronte a
sua madre.
“Ah
sei
qui! Allora non vuoi venire a conoscere tuo figlio?”
“Sta
bene?”
“È
un
torello…”
“E
Alice?”
“Perché
non glielo chiedi a lei…” s’intromise il
dottor Lamber con un sorriso.
Frank
entrò titubante, subito vide Alice, la ragazza stava
sorridendo nella sua
direzione, i capelli intrisi di sudore erano sparsi sul cuscino.
“Come
stai?” le chiese avvicinandosi e prendendole la mano.
“Bene…
dopo una bella dormita ancora meglio…”
ridacchiò lei.
“Neville?”
chiese guardandosi intorno.
“Eccolo
qui tutto bello e profumato!” sorrise Enif sbucando dal bagno
con in braccio un
fagottino azzurro. “A chi lo do? Alla mamma o al
papà? O alla nonna?” chiese
fermandosi di fronte a loro.
“Dallo
a
Frank… infondo lui non se lo è scarrozzato per
nove mesi!” ridacchiò
stancamente Alice, Frank fu felice di notare che nonostante la
stanchezza, la
neo-mamma non aveva perso il suo senso dell’umorismo.
“Ma
non
so neanche come si fa…” disse leggermente
impacciato Frank “E se poi mi cade?”
“Anche
tuo padre aveva usato la stessa scusa…”
ridacchiò Augusta “dammelo qui Enif,
così mostro a questo padre terrorizzato come si
fa… a te conviene andar ad
avvisare i nostri ospiti e accompagnare il dottor Lamber gli abbiamo
rubato
forse troppo tempo oggi…”
“Ma
si
figuri, Augusta… l’ho fatto volentieri, infondo
mia moglie e mia figlia erano
in viaggio e probabilmente sarei andato al San Mungo a perdere
tempo…”
ridacchiò l’uomo.
“Venga
signore, andiamo ad avvisare gli altri prima che James venga a
curiosare…”
scherzò Enif, Alice la guardò.
“Ma
poverini! Falli venire! È tutto il pomeriggio che sopportano
Frank!”
Enif
ridacchiò.
“Va
bene
li porterò a vedere il motivo per cui hanno dovuto sorbirsi
Frank…” disse Enif,
le ragazze poi scoppiarono a ridere notando come Frank non è
che non reagisse
alle loro provocazioni ma non le aveva minimamente sentite intento
com’era a
tentare di prendere in braccio Neville sotto le disposizioni di
Augusta.
“Enif
io
credo che adesso tornerò a casa…” disse
il dottor Lamber una volta che lasciarono
la stanza.
“Certo,
mi dispiace di averla trascinata qui, ma da sola avevo davvero paura di
commettere qualche errore…” spiegò
rapidamente Enif.
“Hai
fatto bene, un parto in casa può essere
rischioso… mi chiedo solo perché non
l’abbiate portata subito al San Mungo…”
commentò l’uomo meditabondo.
“Ecco
appunto… le potrei chiedere ancora un favore?”
l’uomo la fissò non capendo
“finché
Alice e Frank non lo riterranno necessario potrebbe non dire a nessuno
di
Neville?” chiese.
“Ma
Enif,
sai che comunque Alice e Frank dovranno registrare il bambino al
Ministero e…”
“Lo
so
ma… si insomma tutti noi vorremmo che lo sapessero meno
persone possibile…”
Enif intuì che stava provocando un mucchio di domande al
guaritore e per
evitare che capisse qualcosa riguardo all’Ordine si
affrettò ad aggiungere “sa
con i tempi che corrono, Alice e Frank sono due Auror e ora come ora
sono
molto…”
“…vulnerabili…”
terminò la frase il guaritore annuendo “non
preoccuparti, se è questo è il
motivo non hai nulla di cui preoccuparti…” detto
questo il guaritore si
affacciò al soggiorno salutano i presenti per poi
smaterializzarsi.
“Eccoci
qui!” salutò Enif entrando nella stanza.
“Allora?”
chiese Dorcas sorridendo.
“Neville
e Alice stanno benone!” sorrise a sua volta Enif.
“Posso
andare a salutare?” chiese James “sai poi devo
andare ad avvertire Malocchio e
se non hanno già cenato Lily e i signori Evans saranno
affamati…”
“Certo
non è mica vietato!” rise Enif, mentre James
schizzava via come un razzo.
I tre
risero.
“Bene,
andiamo a salutare anche noi, và…”
disse Remus alzandosi dal divano “anche
perché Alice sarà stanca e non avrà la
minima voglia di averci tra i piedi…”
disse sorridendo.
Enif fece
loro strada, quando arrivarono nella camera da letto, James stava
abbracciando Alice.
“Congratulazioni!”
“Adesso
tocca a voi, eh…”
“Ci
vorrà
ancora un po’ di pazienza!” ridacchiò
James.
“Porta
Lily a trovarmi uno di questi giorni!”
“Certamente,
figurati se non vuole vedere Neville!” disse Potter ridendo.
“Comunque adesso
signori, neo-mamma, neo-papà, scappo via che
sennò c’è qualcuno che dalla fame
potrebbe mangiarmi per cena! Buona notte a tutti!”
salutò James
smaterializzandosi.
Dorcas e
Remus andarono a fare le loro felicitazioni ai genitori mentre Enif li
guardava
dalla porta, a guardare Frank con in braccio Neville sorrise senza
neanche
rendersene conto…
“Enif,
puoi venire qui un attimo?”
“Che
c’è
Alice qualcosa non va?” chiese avvicinandosi e chinandosi
verso Alice
“Non
proprio…”
“Sai,
a
fare da padrino a Neville ci sarà il cugino di Frank ma ci
manca una madrina e
pensavamo che tu potresti…”
“Farla
io?” chiese sorpresa.
“Certo!
Ti sei offerta ad assistermi nel parto, tu e Lamber avete fatto nascere
Neville
e siamo amiche da così tanto tempo, allora cosa
dici?”
“Io…
beh
non so che dire…”
“Enif
non
farti pregare, insomma sai benissimo in che situazione siamo e quindi
vorrei
che se ci capitasse qualcosa…”
“Non
dirlo neanche per scherzo! Farò da madrina a Neville ma non
dire neanche per
scherzo che vi capiterà qualcosa, potrebbe capitare a tutti
come a nessuno
quindi… beh… non dirlo…”
Alice sorrise in direzione dell’amica.
“Bene…
vieni qui madrina!” ridacchiò Alice dandole un
abbraccio.
Eccomi qui con questo capitolo mentre preparo le vacanze,
gli esami di settembre, concerti vari ecc... come sempre sono molto
impegnata miseriaccia XD
E così è arrivato Neville!
Un bacio a tutti, spero che il capitolo vi sia piaciuto, non essendo
madre e dato che l'ultimo bambino che è nato in famiglia
(mio cugino) adesso ha 13 anni spero che non sia troppo assurdo...
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
22: Pessimo momento
“Mamma…”
“Si
tesoro?” disse Daisy
controllando una pentola quasi sovrappensiero.
“Mamma…”
la voce di Lily tremava
leggermente.
“Tesoro
che c’è?” Daisy si voltò,
Lily era pallida. La signora Evans intuì la verità
“Harry
ha
scelto proprio un pessimo momento…” disse
sorridendo la signora Evans, si
chiese per un momento se i suoi nipoti decidessero di nascere quando
era nei
paraggi, infatti Dudley era nato proprio il giorno in cui lei era
andata a
trovarli. Stava per dire a Lily di non preoccuparsi, ma si
avvicinò turbata non
appena vide gli occhi di Lily riempirsi di lacrime.
“Oh
tesoro, non è la fine del mondo…”
“Ed
adesso cosa faccio?” chiese Lily in evidente stato di panico.
Daisy la fissò
stupita, credeva che la figlia non avesse mai paura di nulla. Le
ricordò la
prima notte che Lily aveva passato nella sua stanza da sola, aveva lo
stesso
sguardo terrorizzato, ma quella volta era bastata accendere un lumicino
per
consolarla.
“Adesso
ascolti la mamma, siediti qui.” Disse facendola sedere su una
sedia. “Ora
chiamo tuo padre, e poi andiamo
all’ospedale…”
“All’ospedale?
Ma mamma è presto…”
“Secondo
Harry no, e mi dispiace dirlo, ma è lui quello che
decide…”
“Manca
ancora un mese mamma…” la voce di Lily era
incrinata.
“Tesoro
se Harry vuole nascere adesso…”
“Ma
non
può!” gridò la ragazza “Lui
deve nascere in agosto!”
“Che
succede qui?” chiese Harold sbucando all’ingresso
della cucina.
“A
Lily
si sono rotte le acque…”
“Cosa?
Ma
è presto!” l’uomo corse da sua figlia
“Tesoro ti senti bene? Senti dolore? Hai
le lacrime… E tu come fai ad essere così
tranquilla?” chiese guardando la
moglie.
“Perché
se non perdiamo la testa tutto andrà per il meglio. Ora,
Harold va a vestirti e
prepara la macchina…” disse tranquilla Daisy
Evans. Quando il marito fu uscito
guardò la figlia.
“Lily
cara, sei alla trentasettesima settimana, giusto?” Lily
annuì quasi
sovrappensiero fissando la macchia umida che andava ad ingrandirsi pian
piano
sul suo vestito. “Allora non hai nulla da preoccuparti, Harry
ormai è grande
abbastanza da venire fuori, certo sarà piccolino ma
è già formato sai… non devi
aver paura per lui, andrà tutto bene, certo è un
mese in anticipo ma è nella
media credimi…”le due donne rimasero per un
eternità in silenzio, con Daisy che
chinata davanti a Lily le teneva la mano. Certo suo figlia poteva aver
paura
del travaglio, ma non si spiegava tutto quel suo non voler realizzare
che
stesse succedendo.
“Pronto!
Partiamo!” disse Harold risbucando nella cucina, chiudendosi
la camicia, la
moglie lo guardò scuotendo la testa.
“Dai,
papà ti porta in macchina… io arrivo
subito…”disse Daisy spegnendo i fornelli
prima di andare al piano di sopra.
“Vieni
principessa…”Lily non si mosse.
“Tesoro…”
“Ho
paura
papà…” Harold la guardò in
quegli occhi verdi carichi di lacrime.
“Andrà
tutto bene Lily, c’è il tuo papà
qui… andiamo…” disse strattonandola
delicatamente per un braccio.
Lily si
portò una mano al ventre, con in volto
un’espressione di sorpresa mista a
dolore.
“Lily?”
“Era
la prima…”
la ragazza guardò il padre.
“Prima
cosa?”
“Che
ci
fate ancora qui?”
“Ho
avuto
una contrazione mamma…”
“Nelle
prossime ore ci farai l’abitudine cara, ma questo significa
che le acque non ti
si sono rotte tanto presto. Ti ricordi la signora Howard? Quella che
abitava
poco più in su di Spinner’s End?” chiese
Daisy in modo da distrarre la figlia
mentre l’accompagnavano alla macchina posteggiata sul
vialetto.
“Si
che
la ricordo, mamma…”
“Ecco
lei
ha cominciato a perdere le acque diciotto ore prima del
parto…”
“Diciotto?”
“Sì,
quindi ritieniti fortunata… ora, Sali da
brava…” disse aprendole lo sportello e
facendola sedere davanti.
“Bene,
Portlaoise General Hospital, stiamo arrivando!” disse Harold
mettendosi alla
guida dell’auto.
“No,
andremo al St. Luke…” disse la moglie sedutagli
dietro.
“Ma
Daisy
il St.Luke è ha tre quarti d’ora da
qui…”
“E il
Portlaoise mezz’ora …”
commentò la moglie, “Lily non ti
partorirà in macchina
per dieci minuti, al St. Luke sono più bravi, quindi andiamo
lì…”
“Tu
che
dici Lily?” chiese il Signor Evans, guardando la figlia.
“Facciamo
quello che dice la mamma…” disse sovrappensiero.
“Ok…”
Harold
ingranò la marcia indietro, imboccando la stretta stradina
di campagna verso
sud. Mentre procedeva lentamente a causa della strada,
appoggiò una mano su
quella di Lily.
“Sta
tranquilla tesoro, ci siamo noi qui…” Lily gli
sorrise riconoscente, anche se
sapeva che l’unica cosa che potesse sollevare il macigno sul
suo petto sarebbe
stato un medico, dicendole che Harry le aveva tirato solo un sonoro
scherzo.
Ti prego non
nascere oggi… si
ritrovò a pensare mentre suo
padre svoltava a sinistra lungo The Limekilin e procedeva spedito verso
la
strada regionale R434 che gli avrebbe portati velocemente a Kilkenny,
ma di
questo itinerario Lily sapeva poco, l’unica cosa che
attirò la sua attenzione
fu l’insegna del Fitzpatrick’s Bar a Ballyragget
quando alzò lo sguardo mentre
veniva colta dalla seconda contrazione, più di
mezz’ora dopo che avevano
lasciato casa.
Quando
arrivarono al St. Luke General Hospital Harold letteralmente
afferrò al volo
un’infermiera.
“Mia
figlia sta per avere un bambino!” disse allarmato alla povera
donna.
“Dovete
andare all’accettazione è
laggiù…” rispose lei indicando lo
sportello dove in
effetti sia Lily che Daisy si stavano già dirigendo.
▀■▪■▀
Sirius si
stiracchiò.
"Speravo
di trovare qualcuno..." disse una voce. Sirius si voltò, sul
suo volto si
disegnò un sorriso.
"Ehilà
Peter! Che ci fai qui?"
"Sono
passato da Remus per chiedergli come stava e non c'era e allora pensavo
di
passare da te, avevamo detto che facevamo qualcosa insieme stasera,
mentre Lily
e James erano dagli Evans, ti ricordi? E anche tu non c'eri e mi sono
preoccupato, e..."
"Prongs
e Moony sono da Frank..."
“È
successo
qualcosa?" chiese il ragazzo visibilmente preoccupato.
"Sta
nascendo Neville..." disse serio Sirius.
"Oh...
E perché nessuno mi ha detto niente?"
"Non
guardare me, con James e Frank fuori servizio, sono rimasto bloccato
qui tutto
il giorno!" protestò sonoramente Sirius.
"Comunque
adesso ho finito quindi pensavo di andare a veder come vanno le cose,
vieni
con.." ma Sirius si interruppe guardando qualcosa alle spalle di Peter.
"Che
c'è Sirius?"
"James!"
disse alzandosi e affacciandosi al corridoio. Riconobbe la figura
dell’amico
immediatamente.
"James!"
lo chiamò a gran voce. Prongs si voltò a
guardarlo.
"Ehi
ciao..."
"Ehi
ciao cosa? Allora? È nato?"
"Sì
,
dovevi vederlo è così piccolo!"
"Guarda
che Harry sarà uguale quando nascerà!"
scherzò Peter rivelando la sua
presenza.
"Ciao
Wormy, comunque adesso scusatemi, dato che non sta bene far aspettare
una donna
incinta e sono in un ritardo stratosferico meglio che vada ad avvertire
Moody e
poi schizzi in Irlanda..."
detto
questo si allontanò velocemente.
"James
ancora una cosa..." il ragazzo frenò la sua corsa per
voltarsi verso gli
amici.
"Si?"
"Possiamo
andare da loro o meglio andarci domani..."
"Enif
e gli altri se ne stavano andando a casa quindi forse è
meglio domani..."
Sirius annuì .
"Mi sa
che la serata è rimandata a domani Peter, Enif
sarà a pezzi..."
"Certo,
certo, solo peccato che, si insomma non abbia aspettato ancora due
giorni..."
"Già,
per fortuna con Harry questo problema non c’è..."
▀■▪■▀
Il signor
Evans arrivò a casa stravolto. Certo che Lily poteva
ricordarsi del marito un
po’ prima... """Papà,
tu trova James" "Ma certo tesoro!" ma come diavolo lo trovo?
Telefono? No, i maghi non ce l'hanno. Gufo? Non posso mettermi a
cercarne uno
adesso... se fossimo a Londra andrei direttamente a Diagon Alley e
spedirei
dall'ufficio postale ma siamo in Irlanda... e adesso come lo avverto
quello
sciagurato... Lily parlava di comunicazioni via camino, e noi non
abbiamo
neanche un caminetto! Benedetto nipote, non potevi scegliere un momento
migliore?" disse ad alta voce Harold camminando frettolosamente avanti
e
indietro per la casa. Erano
le sette e mezza e non aveva idea di quando suo genero sarebbe apparso
sull’uscio
di casa.
Dovette
aspettare
due ore prima che questo accadesse. Quando aprì la porta, James lo
salutò con calore.
"Salve
Harold! Scusate il ritardo, spero abbiate già mangiato e
non..."
"Non
c'è tempo! Muoviti sali in macchina..."
"Come?"
"Sali
ti spiego strada facendo!" James salì in macchina fissando
perplesso il
suocero. Era agitato, e poi dov’erano Lily e la signora
Evans? Che diavolo
stava succedendo? Insomma se fossero stati attaccati Lily lo avrebbe
avvertito
giusto? A meno che… sbiancò.
“Come
sta
Lily?”chiese
mentre l’ansia cresceva.
“Abbastanza
bene per una donna nelle sue condizioni…” disse
Harold rapidamente. Quindi le
era davvero successo qualcosa, era certamente stata ferita.
“E
Harry?”
“Sta
bene,
lo stanno monitorando…”
“Com’è
successo?” chiese il ragazzo, gliela avrebbe fatta pagare al
mago che aveva
osato sfiorare la sua Lily
“Improvvisamente,
non ce ne siamo neanche resi conto, io e Lily stavamo prendendo il the
sulla
veranda…” ma certo! Hanno attaccato immediatamente
Lily per mettere fuori gioco
l’unica che avrebbe potuto proteggere i babbani, ma allora
perché Harold stava
bene?
“E
poi?”
“E
poi
niente… io sono andato nel panico, Lily era sotto shock e
Daisy ci ha detto
cosa fare…” questo si che era il colmo! Non
pensava che la signora Evans fosse
così determinata, credeva Lily avesse preso dal
padre…
“Sua
moglie
e lei state bene?”
“Certo,
Daisy è rimasta con Lily all’ospedale e io sono
tornato a casa ad aspettarti…”
“Capisco…”
disse serio James, Harold lo guardò, intuì che
fosse preoccupato per Lily e
Harry.
“È
un po’
presto lo sappiamo, ma i medici dicono che capita… in fondo
tu e Lily siete
così impegnati e anche stressati da questa vostra
guerra… ma dicono che Harry è
pronto, un po’ piccino ma pronto…” James
guardò Harold, ma di cosa stava
parlando?
“Pronto?”
chiese inebetito…
“Certo
James, il momento è arrivato…” James
fissò stralunato il suocero che lo guardò
sorpreso.
“James
di
cosa pensavi stessi parlando? Tra poche ore sarai padre, connetti il
cervello
per favore…”
James
rimase immobile fissano il panorama fuori dal finestrino.
“Harry
sta
nascendo?” chiese incerto, spaventato dalla risposta.
“Sì,
te
l’ho detto, a Lily si sono rotte le acque mentre stavamo
prendendo il the…”
James deglutì a vuoto, lasciandosi sfuggire un
“Dannazione”. Harold lo guardò.
“Non
rimproverarti se non c’eri… hanno detto che prima
di domani non vedremo Harry…
quindi non ti sei perso nulla…”
James si
passò una mano tra i capelli sospirando.
“Non
è
questo… è che… speravamo,
cioè eravamo sicuri che Harry non sarebbe nato in
Luglio…”
“Un
paio di
settimane che differenza potranno fare…”
“Già…
che
differenza…” James frugò nella sua
tasca prendendo fuori uno specchietto,
Harold lo guardò curioso.
“SIRIUS
BLACK!” esclamò James fissando lo specchietto
“Muoviti Paddy rispondi…”
mormorò
poi, fissando il suo riflesso sulla superficie.
▀■▪■▀
Quando
Sirius arrivò a casa, sentì un porta al piano di
sopra aprirsi.
“Sirius?”
la voce di Enif lo chiamò.
“Sì,
credevo fossi ancora da Alice…”
“No,
avevo
brutalmente bisogno di un bagno caldo…” disse
raggiungendolo al piano di sotto
con i capelli bagnati. Sirius sorrise malandrino.
“Potevi
aspettarmi…” Enif sorrise imbarazzata dandogli una
spintarella.
“Sempre
a
pensar male tu…”
Risero.
Sirius l’abbracciò.
“Ti
bagno
la camicia…”
“Fa
niente…” sbirciò il suo volto
“Com’è Neville?”
“Vuoi
dire
il mio figlioccio…” ridacchiò Enif.
“Il
tuo…
Alice ti ha chiesto di fargli da madrina?” Enif
annuì. “E se Lily te lo
chiedesse per Harry?” Enif negò con il capo.
“Abbiamo
già parlato un mesetto fa io e Lily, la madrina di Harry
sarà Dorcas…”
“Come?
Tu
sei la sua migliore amica e…” Enif gli mise una
mano davanti la bocca.
“E il
Ministero
non permetterebbe a Remus di essere padrino di
nessuno…” spiegò leggermente
“non in questo periodo per lo meno… Io sono con
te, Dorcas con Remus, se, e mi
auguro non succeda mai, qualcosa dovrebbe capitare a James e Lily, ci
saremo
tutti noi altri… Lily l’ha pensata
così… e io sono d’accordo con
lei… in fondo
essere la tua fidanzata mi fa essere una pseudo madrina no?”
ridacchiò poi.
“Il
ragionamento non fa una piega però… non lo trovo
giusto… tutto qui…”
Enif
alzò
gli occhi al cielo.
“SIRIUS
BLACK!”
“Questo
è
James o sbaglio?” chiese Enif sentendo la voce di James
provenire dalla tasca
di Sirius.
“Vuoi
vedere che la signora Evans è riuscita a convincere Petunia
ad unirsi e James
non ce la fa già più?”
scherzò Sirius prendendo dalla tasca lo specchietto
“Dimmi Prongs…” disse sorridendo.
“C’è
un
problema…” disse il riflesso di James attraverso
lo specchio.
“Problema?”
s’intromise Enif sbirciando lo specchietto.
“Oh
ciao
Enif ci sei anche tu…”
“Allora
James quel è il problema?” chiese Sirius.
“E
dove
sei?” aggiunse Enif, non riconoscendo lo sfondo intorno a
James.
“Sono
in
macchina con il Signor Evans…”
“Allora
è
arrivata la macchina nuova,quale
ha
preso infine?” chiese Sirius
“ Una
Fuego…” si sentì la voce del signor
Evans.
“Salve
signor Evans, è vero che ci hanno messo la spia della
riserva del carburante e
arriva fino alle 117 miglia orar…”
“SIRIUS!”
“Emh…
scusa
James… dicevi che c’è un
problema….”
“Sì…”
James
si passò una mano sugli occhi… “Lily
è all’ospedale…”
“Come?”
esclamò Sirius“Cosa?”
gli fece coro
Enif. La ragazza agguantò lo specchietto dalle mani di
Padfoot. “Perché? Cos’è
successo?”
“Sembra
che
anche Harry voglia nascere oggi…” Sirius ed Enif
si lanciarono uno sguardo.
“In
che
ospedale è?” videro James voltarsi verso il signor
Evans “Al St. Luke di
Kilkenny…” sentirono rispondere dal signor Evans.
“Va
bene vi
raggiungiamo là…”
“Grazie…”
Una volta
che James scomparve dallo specchietto Sirius guardò Enif.
“Tu
avverti
Peter e io vado a Remus…”
Enif
annuì.
▀■▪■▀
Remus si
sedette su una poltrona, sospirando, era appena
arrivato a casa dopo aver accompagnato Dorcas e rischiato un
interrogatorio dai
suoi fratelli, come se non sapessero di loro due. Con la coda
dell’occhio vide
il libro che aveva appoggiato prima di andare da Alice, nonostante la
stanchezza non aveva sonno.
“A
noi due!” intimò al libro prendendolo in mano.
Riuscì a
leggere più o meno due pagine prima che Sirius si
smaterializzasse di fronte a
lui.
“Non
è possibile…” esclamò,
guardo il libro “c’è il tuo zampino,
non vuoi farti leggere…” ridacchiò.
Prima che potesse chiedere all’amico il
motivo di quella intrusione, Sirius cominciò a parlare a
raffica.
“Lily!Harrystanascendooggi!”
“Sirius
cosa?”
“HAI
CAPITO! MUOVITI DOBBIAMO ANDARE AL ST.LUKE!” Sirius si mosse
velocemente avanti e indietro.
“Cosa?”
Sirius lo guardò spazientito. “MUOVITI!”
“Spiegati,
per favore…” Sirius sospirò
“Te
l’ho detto… Harry sta nascendo!”
“Come?
Ma è…”
“Presto,
lo so! Ma a quanto pare Harry è una prima donna come
James! Ora ti muovi o no?” Remus annuì.
Riappoggiò il libro guardando l’amico.
“Esattamente
dove sono?”
“A
Kilkenny, andremo con la mia moto… muoviti
ora…”
Remus
sospirò alla fine Sirius sarebbe riuscito a farlo salire
su quell’aggeggio infernale.
▀■▪■▀
Enif non perse
tempo smaterializzandosi a Liverpool a pochi
isolati dall’appartamento dove abitavano Peter e sua madre.
Camminò
velocemente verso il portone suonando insistentemente il
campanello.
“Peter
vai tu!”
“Si,
mamma… Arrivo!” sentì gridare
dall’interno. Quando aprì la
porta Peter la guardò sorpreso.
“Enif?”
“Ciao,
scusa il disturbo…” Peter la fissò
intensamente per un
istante, studiandone i lineamenti.
“Non
disturba mai la ragazza che mi ha salvato dalla doccia di
succo di zucca al primo anno…” disse sorridendo,
ma studiando la reazione della
ragazza che aveva davanti.
“Ma
come Peter non ricordi? Ho salvato te e fatto inzuppare
Lily!”
“E
lei non ha mai perdonato James per questo…” prese
un attimo
il respiro. “Vieni dentro…” disse
facendole segno di entrare “Che ci fai qui? È
successo qualcosa?”
“Una
catastrofe!” Peter la guardò non capendo.
“Ciao
cara, tu e Sirius cenate con noi?” chiese la signora Minus
notando Enif all’ingresso.
“No,
grazie signora Minus…”
“Che
è successo? Hanno attaccato Sirius o forse James? Sai bene
che non sono un combattente e…”
“Peggio
Peter!” disse Enif guardandolo negli occhi.
“Oddio
chi è morto? Mica Silente vero? Sennò io prendo
mamma e
lascio il Pae…”
“Ma
che diavolo stai dicendo Peter! Si tratta del bambino!”
“Neville?”
“Ma
che Neville! Harry!” Peter la guardò non capendo.
“Harry
sta nascendo adesso, Wormy… in tempo per essere anche lui
un prescelto…” sospirò Enif passandosi
una mano sul viso.
Peter
restò in silenzio fissando la porta.
“Lily
dov’è? Mica al San Mungo, vero?”
“No,
i suoi genitori l’hanno portata in un ospedale
babbano…”
“Ok…
dammi un minuto…” Peter si allontanò
affacciandosi alla
cucina. “Mamma, James sta per diventare papà
quindi io esco… non ho idea di
quando torno…”
Detto questo
Peter si voltò verso Enif era pallido.
“Credi
che saranno in pericolo subito?”
“Non
lo so… io spero tanto di no…”
“Peter
aspetta un attimo!” disse sua madre arrivando con una
teglia avvolta nella carta stagnola. “È la
focaccia che avevo fatto per noi,
prendetela… dovrete pur mettere qualcosa sotto i denti
nell’attesa…” disse la
donna sorridendo apertamente
“Grazie
signora Minus…”
Quando Peter e
Enif si chiusero la porta di casa alle spalle si
lanciarono uno sguardo.
“Come
ci arriviamo a questo ospedale?”
“Pensavo
di prendere il Nottetempo…” disse Enif
“Anche perché
non ho idea di dove sia Kilkenny…” disse la
ragazza mentre svoltavano in una
stradina poco illuminata, la ragazza mise fuori la bacchetta
sporgendosi un po’
sulla strada. Il classico assordante BANG e la luce accecante
confermarono ai
ragazzi l’arrivo del Nottetempo.
“Benvenuti
sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per
maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta e vi
porteremo dove
volete.” Disse un ragazzo dai lineamenti indiani in maniera
annoiata, Enif
sorrise, sapeva benissimo chi era quel ragazzo. “Sono
Paul…”
“Domrod!”
esclamò Peter riconoscendolo a sua volta, il ragazzo
li fissò. Era stato quattro anni in squadra con James Potter
figurarsi se non
si ricordava di Peter Minus.
“Minus!”
guardò Enif “Icecrow, giusto?” Enif
annuì “Ma che bella
sorpresa, che ci fate da queste parti?” Enif e Peter
lanciarono uno sguardo al
conducente, un uomo dai grandi occhiali spessi, doveva avere
più o meno
cinquant’anni anni anche se quegli occhialoni lo
invecchiavano di un’altra
decina.
“Paul,
li fai salire o solo perché vedi un volto amico
dimentichi la tua mansione di…”
“Bigliettaio,
si me lo ricordo Ern…” sbuffò il
ragazzo. “Dove
dovete andare ragazzi?” chiese in quei modi un po’
bruschi che a volte lo
avevano reso insopportabile a tutta la torre del Grifondoro.
“A
Kilkenny…in Irlanda…”rispose Enif salendo i gradini del Nottetempo
“È
un po’ cara come tratta…” disse Paul
“I
Galeoni non sono un problema quant’è
comunque?” chiese la
ragazza.
“Per
la tratta sarebbero 13 galeoni a testa* più un supplemento
di 2 galeoni a testa per via del tratto sul mare che ha doppia tariffa,
sai di
solito non lo facciamo presto e sott’acqua non ci
andiamo…”Enif
osservò il ragazza sospirando
“Quindi
30 galeoni in totale…”
“Esatto
Icecrow...”
“Solo
perché è un emergenza…”
sospirò Enif tirando fuori i
trenta galeoni dal portamonete.
“Enif
ma…”
“Lascia
stare Peter, sappiamo tutti e due che non avresti avuto
tutti questi galeoni… quindi non
discutere…” disse la ragazza mentre Paul gli
indicava i letti su cui avrebbero potuto alloggiare.
Quando il
Nottetempo partì con un rumoroso BANG, Paul si
avvicinò a loro, un po’ impacciato. Era curioso di
sapere come se la passava
quello che reputava l’UNICO Capitano del Grifondoro, infondo
era stato James a
sceglierlo come Battitore.
“Allora
come ve la passate?”
“Abbastanza
bene tu?” chiese Enif, ci mancava solo che il
ragazzo cominciasse a fare domande.
“Bene,
bene, a giugno ho avuto i MAGO ma credo sappiate come ci
si sente… l’avete affrontato prima di
me…” ridacchiò il ragazzo, Enif e Peter
lo fecero a loro volta senza molto entusiasmo. “E poi mio
padre mi ha trovato
questo posto qui, non è un granché ma mi pagano
quindi…” restò in silenzio per
qualche istante “E il capitano come sta?”
“Sta
ancora con la Evans?” chiese curioso “Era un vero
schianto
la Caposcuola…” commentò con un sorriso
malizioso.
“Si
sono sposati lo scorso settembre…” rispose
distrattamente
Enif.
“Ma
davvero! Fateli i miei auguri in ritardo allora…”
scherzò il
ragazzo. Ci fu un altro attimo di silenzio. “E voi che ci
andate a fare in
Irlanda?” chiese.
“Ho
dei parenti lì…” disse Peter sicuro,
Enif lo guardò: non
credeva che Peter riuscisse a dire una bugia così
naturalmente, ma forse a suon
di inventare scuse con la McGrannit per i continui disastri dei
malandrini
riusciva a crearle in poco tempo.
“Davvero…”
“Già,
solo che mio zio sta male e allora stiamo andando
all’Ospedale
babbano di Kilkenny…” Paul sembrò
credere alla storia, ma curioso continuò il
suo interrogatorio.
“E la
Icecrow? Cos’è Sirius ha spezzato il cuore anche a
te e
hai ripiegato su Minus, guarda che meriti di meglio, senza offesa
Peter…” disse
il ragazzo con quello che Enif reputò un goffo tentativo di
abbordaggio.
“No,
no…” disse Enif rapidamente “sto
studiando da guaritore,
Peter pensava che forse potrei aiutare suo zio…”
restò un attimo in silenzio
“Io e Sirius siamo ancora insieme
comunque…” si affrettò ad aggiungere.
Notò
come leggermente Paul si allontanò da lei. Quasi gli si mise
a ridere in
faccia.
Passò
quasi un’ora prima che Ern esclamasse
“Kilkenny!” mentre
il Nottetempo si fermava.
“Grazie…”
“Alla
prossima, salutatemi James!” gridò dietro di loro
Dormod,
mentre si allontanavano dall’autobus.
Quando
raggiunsero l’ospedale Sirius e Remus stavano entrando a
loro volta nell’edificio. Remus era pallido come un cencio.
“Rem
che c’è?” chiese preoccupata Enif
avvicinandosi all’amico.
“Credo
di soffrire di vertigini e mal d’aria…”
disse appena,
“questo tragitto in moto mi ha ucciso…”
“Esagerato…”
commentò Sirius “Andavamo solo a 140 miglia
orarie…”
“Chiamalo
solo… io sono fatto per reggere alla mia
velocità…
sopra le 34 miglia orarie comincio a soffrire la
velocità…”
“Si,
si me lo avevi già spiegato i tuoi sensi sono più
sensibili
e il tuo corpo è fatto per andare 7 miglia più
veloce di quello di un essere
umano… ma io vado benissimo a 140
miglia…” Remus gli lanciò
un’occhiataccia…
“ok, ok ho capito, non ti darò mai più
un passaggio…”
Una volta
entrati nell’atrio si guardarono attorno un po’
dispersi.
“Credo
che nessuno di voi sia mai stato in un ospedale babbano,
giusto?” chiese Peter, gli altri si trovarono ad annuire.
Enif fissò curiosa dei
dottori o forse erano degli inservienti portarsi dietro degli enormi
macchinari…
Peter si
avvicinò al banco informazioni chiedendo dove avrebbero
potuto trovare Lily.
Rapidamente
seguendo le indicazioni della receptionist raggiunsero il reparto
maternità non
stupendosi di trovare James camminare lungo il corridoio.
“Allora?”
chiese Enif andandogli incontro.
“Adesso
stanno controllando quanto ci vorrà quindi non la posso
vedere, i signori Evans
sono in quell’odioso salottino, ma io non ce la faccio a
stare seduto…” disse
passandosi stancamente una mano sul viso.
“Questa
non
ci voleva proprio…” disse stringendo i pugni
“non è che fossi felice che il
prescelto fosse Neville ma questo complica tutto…”
disse leggermente “Prima la
signora Evans parlava di una sua amica che ci ha messo 18 ore prima di
andare
in travaglio dopo che le si erano rotte le acque e altre 12 per
partorire… se
fosse così anche per Lily… Harry nascerebbe alle
3 del mattino del primo
agosto… credo che ringrazierei qualsiasi divinità
se fosse così…” disse
tremando leggermente.
“Lily
ha
già avuto le prime contrazioni o…?”
chiese Enif.
“Credo
di
si, non lo so Enif…” disse James scuotendo la
testa “Sono riuscito a parlarle
qualche secondo prima che mi spedissero fuori, era
disperata…” James si morse
le labbra, si passò una mano tra i capelli e
lasciò andare un sospiro. “Non può
nascere oggi o domani…” la voce di James
tremò leggermente, Sirius era certo
che fosse sul punto di piangere.
“James…”
richiamò la sua attenzione “se così
è deciso sarà così… ormai
non possiamo
farci niente…” Prongs guardò Sirius
dubbioso “non aggiungere quel “ma” che
stai
per sputare fuori… lo so che è
terribile… che eravamo convinti che Harry fosse
fuori pericolo ma se così deve essere forse
c’è davvero di mezzo quella dannata
profezia… sai che non ci ho mai creduto alle profezie ma se
deve andare così,
noi ci saremo. Faremo di tutto per proteggere te, Lily e il
bambino… siamo una
famiglia, si fa così no?”
James
sorrise.
“Hai
ragione stavo perdendo la testa, credo abbia fatto bene a pensare di
nominarti
padrino di Harry… o Dory…”
“Cominci
a
temere che sia femmina eh?” scherzò Sirius per
allontanare la tensione. James
ridacchiò. Si lasciò sfuggire
l’ennesimo sospiro.
“Appena
posso calmare Lily devo riuscire a risollevarle il morale non
può affrontare
tutto questo in quello stato…”
“Signor
Potter?” James si voltò richiamato da Connie
McDonagh, la giovane dottoressa
che stava seguendo Lily.
“Mi
dica…”
disse avvicinandosi.
“Credo
che
per mezzanotte sua moglie entrerà in fase dilatativa, in
questo modo il bambino
dovrebbe nascere tra le quattro e le sei di domani
mattina…” spiegò la
dottoressa. James annuì.
“Posso
vederla?”
“Certamente,
ma non la agiti, non so per quale motivo ma sembra
terrorizzata…” il tono della
donna fece capire a James che probabilmente li reputava troppo giovani
per
avere un bambino.
“Non
si
preoccupi, ci penso io…” disse sicuro James. Ora
che Sirius era riuscito a
calmarlo il panico stava pian piano lasciando posto
all’agitazione e
all’eccitazione: tra sette o otto ore avrebbe tenuto in
braccio suo figlio.
Trovò
Lily
seduta sul letto appoggiata ai cuscini, guardava distrattamente il
soffitto.
“Ehi…”
la
salutò. Lily lo guardò, vide i suoi occhi
riempirsi di lacrime.
“Perdonami…”
James le corse affianco accarezzandole i capelli.
“Tesoro
non
c’è niente di cui ti devi farti
perdonare…”
“Ma
Harry
nascerà questa notte… al massimo domani mattina
presto…”
“Ma
questo
non è di certo colpa tua… sai Sirius ha detto una
cosa intelligente là fuori…”
Lily lo guardò non capendo. Stava per chiedergli cosa quando
gemette colta da
una contrazione. James la guardò preoccupato.
“Fa
male?”
“Non
fare
domande idiote…” rispose acida “Cosa ha
detto Paddy?”
“Ha
detto che
se deve andare così andrà così,
insomma ne abbiamo affrontate tante, Voldemort
non mi fa paura, ci sono io a proteggervi, e insieme a me ci sono gli
altri,
sai sono tutti qua fuori…”
“Ma
Harry
potrebbe…”
“Già
potrebbe… abbiamo il cinquanta percento di
possibilità che scelga noi… ma lo
sai adesso che mi sono calmato non me ne importa
nulla…” Lily lo guardò non
capendo.
“Voglio
solo tenere in braccio questo scricciolo e dirgli che qualunque cosa
accada io
lo proteggerò sempre…” disse James
accarezzandole leggermente il pancione. Lily
sorrise.
“Hai
ragione… io… mi sono fatta prendere dal
panico…” James le sorrise comprensivo
“Anche
io
tesoro…”
“Ma
Harry
…”
“O
Dory…”
Lily lo guardò sorpresa “Non do più per
scontato nulla… questa giornata è
troppo strana…” Lei sorrise.
“…O
Dory
hanno bisogno di me ora… questo bambino vuole nascere nel
momento peggiore che
potesse scegliere ma chi sono io per dirgli che sbaglia. Forse
è solo ansioso
di conoscerci!” per un momento sorrise radiosa, prima di
essere colta da un'altra
contrazione.
“Avvengono
spesso…”
“Cosa
ho
detto sulle frasi idiote?”
“Che
non
devo farle…” sorrise James, era difficile non
dirle quando vedeva sua moglie in
preda al dolore, si sentiva un po’ inutile.
“Bravo…
a
me serve solo una cosa…” gli disse poi.
“Cosa?”
“Che
tu mi
dia il coraggio che mi serve… sarei persa senza di
te…”
* Harry ha pagato 11 falci
per arrivare fino a Londra da
Little Winghining, calcolati i chilometri… da Liverpool a
Kilkenny….
Sono crudele lo so, ma sono in vena di scrivere e le sei ore
di viaggio saranno un ottimo momento così martedì
appena ritorno vi regalo Harry, che ne dite?
Harry sta occupando spazio quando ho iniziato questo capitolo me lo
sono trovato lungo 23 pagine quindi ho pensato di lasciarvi un po' in
attesa, che ci volete fare Lily ha aspettato 9 mesi voi riuscite a
farlo per una settimana? Ehehehehe
Capitolo 23 *** Capitolo 23: Harry James Potter ***
Capitolo 15
Phoenix’s
flames
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 23: Harry James Potter.
Quando le contrazioni si
erano fatte pressanti Lily aveva spedito tutti quanti fuori a parte
James: non
voleva che la vedessero gemere e digrignare i denti. E così
a mezzanotte
passata i signori Evans, Enif, Sirius, Remus e Peter si trovavano
seduti più o
meno vicini nel minuscolo salottino della sala d’aspetto.
“Volete
un pezzo di focaccia, signori Evans…” chiese Enif
ad un
certo punto ricordandosi del piatto che le aveva dato la madre di
Peter.
Il signor Evans
scosse la testa rifiutando.
“No
grazie, Enif…” rispose la signora Evans rigirando
tra le
mani una tazza di caffè ormai freddo.
“Sir?”
“No,
mi si è chiuso lo stomaco…” rispose
laconico osservando dal
riflesso della porta a vetri la porta della stanza di Lily.
“Wormy?
Moony?” Peter scosse il capo stringendosi un po’
nelle
spalle sistemandosi meglio sulla sedia.
“No
grazie, sono ancora sottosopra…”
“Enif,
se tu hai fame non farti complimenti e mangia…”
“Veramente
neanche io ho fame… ma la madre di Peter è stata
così
gentile che mi sembra un peccato sprecarla…” disse
leggermente.
“Vorrà
dire che festeggeremo la nascita con quello…”
scherzò il
signor Evans.
▀■▪■▀
“James…”
lo chiamò Lily con voce flebile tra un respiro e
l’altro. James le accarezzò la mano, guardandola.
“Dimmi…”
“Non
lasciare quella mano, siamo intesi?”
“Non
lalascio…
sarò
sempre qui per voi, lo sai…” le disse dolcemente,
lei riuscì a lanciargli un
sorriso teso. Le contrazioni erano ormai vicine ai tre minuti
d’intervallo,
ormai c’era quasi, le sembravano passati giorni da quando era
sulla veranda con
suo padre.
“Non
mi importa del dopo… ora voglio solo che Harry la smetta e
venga fuori…” disse rapidamente.
“O
Dory…” precisò lui.
▀■▪■▀
Erano le due e
mezza e nella sala d’attesa c’era un silenzio
teso rotto dal ticchettio regolare delle dita di Remus sul tavolino a
cui era
appoggiato.
Ad un certo
punto Enif si alzò di scatto.
“Io
non ce la faccio più!” disse tutto d’un
fiato, “vado a
vedere!”
“Ma
Enif…” tentò di fermarla Sirius ma la
ragazza neanche lo
ascoltò.
“Lasciala
andare Sirius… oggi credo che ha aspettato più
bambini
lei che la cicogna…” scherzò
comprensiva la Signora Evans.
Enif
arrivò
davanti alla porta della stanza di Lily, non l'avevano ancora portata
in sala
parto di conseguenza, in teoria, avrebbe potuto entrare, ma adesso non
se la
sentiva restò impalata lì incerta sul da farsi
quando la porta si aprì e ne
uscì una infermiera.
“Lei
è la
sua amica?”
“ Si…”
“Se
vuole
può entrare, la signora Potter non è ancora
entrata in fase…”
“Espulsiva,
lo so... "l’infermiera guardò scettica Enif, la
ragazza arrossì “sono
anche io un’infermiera…”
spiegò leggermente.
L’infermiera
le sorrise, lasciandole la porta aperta “Allora forse
può essere d’aiuto….
Soprattutto al padre…”
Lily chiuse
gli occhi un attimo stringendo la mano di James, non vide quindi Enif
entrare
nella stanza, se ne accorse solamente quando sentì il tocco
leggero della sua
mano sulla sua. La rossa aprì gli occhi osservando
l’amica, Enif le sorrise.
“Ci
vuole
un po’ di solidarietà fra
donne…” disse appena, Lily non riuscì a
ricambiare il
sorriso colta dall’ennesima contrazione.
“Grazie….”
▀■▪■▀
Sirius si
mosse nervosamente sulla poltrona, lanciò uno sguardo
all’orologio: erano le
quattro e un quarto, un’ora prima Lily era stata portata in
sala parto.
“Ma
è
normale che ci metta così tanto?” chiese il Signor
Evans per quella che era la
centesima volta nel giro di quattro ore… la moglie
sospirò quasi esasperata.
“Tu
non
c’eri ma Petunia ci ha messo due ore e
mezzo…”
“Ma…”
“Sta
tranquillo Harold…”
Sirius
sorrise un po’ osservando il battibecco tra i coniugi, era
stanco e onestamente
non ce la faceva più, ed era sicuro di non essere il solo:
Peter si era
assopito in una posizione alquanto innaturale sulla poltrona, mentre
Remus più
o meno mezz’ora prima era sparito nel corridoio, ogni tanto
lo vedeva passare
davanti la porta della sala d’aspetto.
“Rem…”
lo
chiamò, intercettandolo in uno dei suoi pellegrinaggi.
“Dimmi…”
“Sai
qualcosa?” Remus negò con la testa, si
voltò verso la sala parto pronto a
ritornare indietro ma si bloccò. Sirius lo vide sorridere.
“Allora?”
A
rispondere alla domanda di Sirius fu Enif che fece un ingresso
sorridente nella
sala d’aspetto del reparto maternità del St. Luke
Hospital di Kilkenny.
“Amici,
nonni, sono lieta di annunciarvi che Harry James Potter è
venuto alla luce alle
4 e 25 minuti del giorno 31 luglio 1980!”
La signora
Evans si alzò abbracciando il marito e poi Enif.
“Possiamo?”
chiese Daisy
“E
Lily
come sta?” aggiunse Harold.
“Tra
poco
porteranno Lily e Harry in camera e allora li potremmo
vedere… Lily sta
magnificamente mi preoccupo più per
James…”
“In
che
senso?” chiese Sirius preoccupato.
“Nel
senso
che è quasi svenuto… credo si sia conficcato le
unghie nei palmi per non
perdere i sensi…” disse Enif sorridendo mentre
nello stesso istante
sopraggiungeva il neo papà. Il ragazzo era pallido ma aveva
un sorriso a
trentadue denti stampato in faccia.
“Ehilà
papà!” lo salutò Sirius dandogli una
pacca sulle spalle “Allora, com’è
andata?”
“Terrificante…”
sospirò James “ma ne è valsa la
pena… dovevi vedere quando si è messo a
piangere Sirius e poi…”
“Com’è?”
chiese Peter curioso “a chi assomiglia?”
“Ha
un po’
di capelli scuri come i miei…” cominciò
James passandosi istintivamente una
mano tra i capelli “però non l’ho
neanche tenuto in braccio mi hanno spedito
fuori per permettere a Lily di ricomporsi e stavano lavando Harry
quindi…”
“In
compenso è così piccolo che Neville è
un bisonte al confronto…” rise Enif.
“Quanto
pesa?”
“2
chili e
250 g… è piccolo ma dato che è nato un
po’ in anticipo mi hanno detto che è
normale… comunque sta benissimo…”
“Vostro
nipote era grande il doppio…” commentò
Daisy ricordando il bambino di Petunia.
“Speriamo
che quando e se si incontreranno Dudley non me lo mangi!”
scherzò James, Remus
era felice di vedere come l’amico stava riprendendo colore.
“Se
volete
potete vedere la mamma…” disse
un’infermiera affacciandosi alla sala d’attesa.
“Peter
prendi
la focaccia di tua madre, sto morendo di fame… e immagino
che anche Lily non
veda l’ora di mettere qualcosa sotto i
denti…” gli disse Enif che si allontanò
assieme ai signori Evans dopo aver scambiato uno sguardo con James. Il
ragazzo
fissò Sirius, Remus e Peter.
“Qualcuno
di voi ha avvisato l’Ordine?”
“No,
eravamo un po’ fuori di testa e dopo che siamo arrivati qui
non ci è venuta in
mente una buona scusa da dare ai genitori di
Lily…” spiegò Sirius.
“Bene…
andrò
io ad avvisare Silente dopo che Lily si sarà riposata un
po’ e anche io…” si
passò una mano sugli occhi stancamente.
“Ma
James…”
“È
un
ospedale babbano Peter, siamo più al sicuro qui che a
casa…”Remus annuì.
“Se
vuoi
posso restare finché non hai avvisato qualcuno
domani...” disse il licantropo
serio.
“Grazie
Rem…”
“Remus,
lascia stare eri già stanco prima…” lo
interruppe Sirius, “e Peter deve tornare
da sua madre, in quanto ad Enif la manderò con i signori
Evans, deve essere
stanchissima, quindi resto io… Felpato si metterà
di guardia nel cortile
d’ingresso…”
“Sei
sicuro?”
“Da
meno
nell’occhio un cane randagio che non un amico che si ferma in
ospedale fuori
orario…”
“Va
bene…
comunque domattina vengo qui così puoi andare da Silente, va
bene James?”
“Grazie,
ragazzi…”
“E
verrò
anche io…” aggiunse Peter.
“E
adesso
lo vogliamo vedere o no questo piccolo malandrino!”
ridacchiò Sirius spingendo
James.
“Si,
si,
adesso ti mostro il tuo figlioccio Sirius non essere
impaziente…”
“Certo
che
sono impaziente!” rise Sirius, beccandosi
un’occhiataccia da parte di Remus.
“Sei
sempre
il solito…”
Quando
entrarono nella stanza, vennero salutati dal sorriso stanco di Lily.
“Eccoli
qui!” disse allegramente.
“Come
stai
Lily?” chiese Peter “Spero che tu abbia fame,
abbiamo una focaccia enorme fatta
da mia madre come cena… beh forse
colazione…”
“Non
ditemi
che non avete mangiato niente anche voi…”
“Eravamo
troppo presi ad aspettare questo piccolino…” disse
Sirius affacciandosi a
guardare Harry. Il bambino sonnecchiava tra le braccia di Lily,
così piccolo da
perdersi nella tutina che gli avevano messo i medici.
“Certo
che
è carino…” commentò Enif
mentre Lily porgeva Harry a James.
“Muoviti
papà fa l’uomo…”
ridacchiò la neo mamma, mentre goffamente James prendeva
Harry
fra le braccia.
▀■▪■▀
Frank quasi
si fracassò sulla scrivania di Moody quella mattina del 31
luglio.
“Frank
Paciock a rapporto!” disse con il fiatone “giuro
che non sono in ritardo!”
aggiunse sorridendo.
“Potevi
restartene a casa oggi…” commentò
l’Auror fissandolo di sottecchi.
“No,
no… se
mi assentassi troppo dovrei dare spiegazioni a Crouch e in breve lo
saprebbe
tutto il ministero… quindi…” rimase un
attimo in silenzio “ci sono novità? È
successo qualcosa ieri?”
“No,
nulla…” disse l’Auror scrollando le
spalle.
“Quindi
posso andare a sbrigare il plico di carte che mi hanno lasciato sulla
scrivania…”
“Dato
che
vai di là… chiamami Potter o
Black…” disse seccamente Moody.
“Adesso
non
c’erano… ero passato a salutarli ma non sono
ancora arrivati…” Alastor lo fissò
alzandosi di scatto. “Dannazione…”
sbottò sorpassando il giovane Auror “va a
chiamare Gideon e Fabian, se sono liberi dì loro di andare a
chiamarli, saranno
andati sicuramente a festeggiare voi e adesso stanno dormendo nella
grossa…”
“E
lei dove
va, Alastor?”
“A
coprirli
con Crouch…”
▀■▪■▀
Meno di
mezz’ora dopo Gideon e Fabian Prewett rientrarono velocemente
al ministero
cercando in fretta Malocchio.
“Allora
dove si sono cacciati?”
“A
casa di
Sirius non c’è nessuno, lo stesso a casa Potter,
anche da Lupin non c’è anima
viva, da Minus la vicina ha detto che Peter è uscito presto
e sua madre è al
lavoro al momento…”
Malocchio
li fissò agitato.
“Dannazione…
voi avvertite Frank… io vado da Silente...” Malocchio
stava per allontanarsi quando Frank
li raggiunse di corsa
"Li
avete trovati?"
"No,
neanche Remus, Peter ed Enif ci sono..."
"Com'è
possibile?! Credete che li abbiano..."
"Attaccati?"
concluse Fabian
"Non
c'è da escluderlo..." aggiunse Gideon.
Frank si
morse le labbra, incerto guardò Moody.
“Non
mi
piace che i miei ragazzi spariscano nel nulla…”
borbottò l’Auror.
“Ho
sentito
Dorcas, anche lei stava cercando Remus…”
mormorò Frank quasi sovrappensiero.
“Vado
ad
avvertire Silente… Paciock vieni con me… Gideon,
Fabian tenete gli occhi
aperti, se avete qualche notizia avvertite…”
“Sì,
capo!”
disse Fabian beccandosi in risposta un’occhiataccia da parte
di Moody.
Frank e
Malocchio si smaterializzarono ad Hogsmeade.
“Credi
che
Silente sappia qualcosa?”
“Se
non sa
niente, tu torni a casa, prendi tua moglie e vi nascondete in qualche
luogo
sicuro…”
“Ma…”
“Sai
meglio
di me cosa significa per tutti noi tuo figlio, Frank….
Nessuno deve arrivare a
voi…” Paciock rimase in silenzio seguendo il
vecchio Auror.
Non appena
arrivarono al cancello della scuola, nascosto un po’ nella
nebbia mattutina,
Hagrid si fece loro incontro.
“Hagrid
dobbiamo parlare con Silente!” esclamò Moody senza
mezzi termini.
“Ma
è
successo qualcosa? Siete già i secondi che
arrivano…”
“Secondi?”
“Sì,
un’oretta fa è arrivato James, aveva una faccia
sembrava non ci avesse
dormito…” Frank e Moody si lanciarono uno sguardo.
“È
ancora
da Albus?”
“Sì,
stanno
ancora parlando di sopra…”
“Accompagnaci
da Silente immediatamente, Hagrid…”
ordinò Moody nel suo tono autoritario.
Hagrid nonci diede
peso, aprendo il
cancello e facendoli entrare.
“Sappiamo
tutti e tre la strada no?” ridacchiò il mezzo
gigante cercando di alleggerire
la tensione che sentiva permeare l’aria.
Velocemente
i tre percorsero i giardini, le scalinate e i corridoi ritrovandosi in
men che
non si dica davanti all’ufficio del preside. Hagrid
aprì la porta con la sua
solita “grazia”.
“Professor
Silente!” il mezzo gigante arrossì appena quando
sia Silente che James si
voltarono a guardarlo “emh… ci sono Frank e
Alastor…” Silente sorrise bonario.
“Falli
entrare Hagrid…” Frank cercò lo sguardo
di James non appena entrato, il volto
del vecchio amico era pallido e stanco, un’espressione
preoccupata sul viso, ma
gli occhi brillavano di eccitazione, non riusciva a intuire se stesse
portando
buone o cattive notizie…
“Potter!
Dove diavolo sei finito! Dovevi essere in ufficio più di
un’ora fa!” lo aggredì
Moody, Silente sorrise, quella aggressione era semplicemente il sintomo
del
piacere che aveva nel vedere James tutto intero.
“Io…
noi…
beh siamo stati un po’ impegnati…” disse
vago lanciando uno sguardo a Silente.
“Ma
stanno
tutti bene, vero?” chiese Frank allarmato.
“Si,
si… è
solo che Harry…”
“Harry?”
chiese Malocchio dubbioso.
“Si,
mio
figlio…” Sorrise James prima di continuare, Moody
corrugò le sopracciglia e
Frank spalancò gli occhi.
“È
nato?!
Stai dicendo che tuo figlio è nato? Ma non doveva succedere
in agosto?”
“Quante
domande stai facendo Frank?” rise James “Harry
James Potter ci ha tenuti tutti
svegli fino alle quattro e mezza di stanotte…”
“Congratulazioni!”
esclamò Hagrid dando una sonora pacca sulle spalle a James
“Non vedo l’ora di
vederli tutti e due questi frugoletti!” disse il mezzo
gigante lasciandosi
prendere dall’emozione. Frank fissò James.
“Aspetta
un
attimo… se è nato stanotte allora anche lui
è….”
“Un
prescelto…” concluse James con un sorriso amaro
“Scusate se non vi ho avvertito
subito…” aggiunse poi guardando Moody.
“Non
siete
andati al San Mungo vero?” James scosse la testa.
“Quando
sono arrivato in Irlanda, i genitori di Lily l’avevano
già portata in un
ospedale babbano. Sirius è rimasto con noi tutta la notte,
Enif l’ho lasciata
di guardia ai miei suoceri e Peter e Remus sono ritornati stamattina
per
permettermi di venire qui…”
“Questo
complica le cose…” disse meditabondo Moody
“O
forse le
semplifica… i rischi sono divisi in due… forse
entrambe le nostre famiglie
potranno stare un po’ più tranquille…
insomma Voldemort non può concentrarsi su
entrambi in contemporanea no?”
“E tu
pensi
che non sarebbe capace di accanirsi su uno fino a distruggervi per poi
pensare
all’altro?” commentò acido Moody
“Se la pensi così non hai capito niente di lui,
Potter!”
James si
morse il labbro inferiore per non rispondere in malo modo al suo
mentore.
“Credo
che
per ora siamo tutti d’accordo di non esporre a rischi inutili
i due bambini,
ora come ora non possiamo dire chi verrà scelto come eguale,
potrebbe essere
anche un bambino che nascerà in futuro, magari
l’anno prossimo. La profezia ci
da solo il periodo non la data…”disse Silente
mettendo fine ad una qualsiasi
discussione. “James, quando Lily uscirà
dall’ospedale voglio che prendiate
tutte le precauzioni necessarie, abbiamo dalla nostra il vantaggio che
Voldemort non sa che i vostri figli sono nati…”
“Quanto
crede che lo potremo tener nascosto?”
“Non
lo so,
un mese non credo sia possibile tenerlo segreto di
più…” seguì un attimo di
silenzio.
"Crede
che non riusciremo a tenerlo nascosto di più?" chiese Frank
titubante.
"No,
credo sia inevitabile..."
▀■▪■▀
L'ombra
camminò lentamente nel vicolo, il mantello calato sugli
occhi a nasconderne
l'identità.
"Ci si
vede Guaritore" esclamò un uomo incappucciato mentre la
maschera argentea
brillava nell'oscurità
"Ho
seguito la ragazza ho fatto quello che mi avete detto... Voglio mia
figlia
ora.." disse l'uomo guardandosi attorno.
"Le
informazioni..."
"I
Paciock hanno avuto un bambino ieri sera..."
"Interessante..."
"La
mia bambina? E mia moglie? Mi avevate detto che le avrei riviste se vi
avessi
messo al corrente della nascita di qualche bambino legato a Silente!"
chiese l’uomo in preda all’ansia
"Le
rivedrai molto presto se continui a collaborare così, e miraccomando..."
L'uomo
abbassò il capo, mentre il mangiamorte si smaterializzava.
Si stava dannando l'anima
lo sapeva perfettamente ma cosa poteva
fare, era l'unica speranza per sua figlia e sua moglie, l'unica cosa
che le mantenesse
in vita.
Eccomi qui alla fine vi ho fatto aspettare due di
settimana... ma finalmente ci siamo, fatevi sentire numerosi, mi
raccomando!
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
24: Vedere le cose
Silente
immaginava che la notizia della nascita di Harry e Neville non potesse
rimanere
nascosta a lungo, ma di certo non immaginava che solo un paio di mesi
dopo i
Mangiamorte si sarebbero presentati in una vuota casa Paciock
mettendola a
ferro e a fuoco… tutto sembrava presagire che Voldemort
avesse scelto Neville,
ma forse semplicemente non aveva ancora saputo di Harry. Ma il problema
rimaneva: da chi aveva saputo di Neville… Enif aveva
garantito del suo
superiore, ma potevano esserci mille prove contro David
Lamber… oppure si
trattava solo di una coincidenza e i Mangiamorte ne erano venuti a
conoscenza
quando Augusta aveva costretto i ragazzi a battezzare Neville
pubblicamente…
c’erano tanti se e tanti ma… e poi ad un tratto
gli attacchi si erano
arrestati, Voldemort aveva saputo di Harry?Scosse la testa interrompendo il suo andare avanti e
indietro
nell’ufficio.
Il vecchio preside era
preoccupato, sembrava
che Tom stesse valutando quale bambino attaccare e la cosa non era per
nulla
piacevole. Sarebbe stato troppo bello sperare che Voldemort non avesse
dato
credito alla profezia ascoltata da Piton, e l’attacco alla
casa di Frank e
Alice fosse arrivato come monito agli Auror. Come se non bastasse era
preoccupato anche per la salute psicologica di Lily e Alice che
sembravano
risentire più di tutti delle misure di sicurezza volte a
proteggere i loro
bambini. Non che la situazione fosse facile per gli altri, tutto
l’Ordine della
Fenice era stretto in quella che sembrava una morsa: l’attesa
dell’attacco.
Guardò
i
vetri bagnati dalla pioggia, quelle gocce sospese davanti al cielo buio
gli
ricordarono le lacrime che in quegli anni di terrore stavano venendo
versate
dal mondo magico. Si lasciò sfuggire un sospiro, a chiunque
Voldemort avesse
scelto sarebbe stato affidato un fardello enorme, un peso inaudito per
un bimbo
di pochi mesi. Sospirò leggermente.
“Cosa
ti
turba Albus?” chiese gentile il ritratto della preside
Derwent.
“Chiunque
sia il prescelto Dilys, temo dovrà sacrificare molte cose
per il bene
superiore…” disse quasi sovrappensiero.
▀■▪■▀
“Sirius?”
Enif l’abbracciò non appena lo vide entrare in
salotto.
“Ciao…”
disse rispondendo all’abbraccio. “Stavi leggendo la
gazzetta?” chiese lanciando
uno sguardo a dove poco prima stava seduta la ragazza. Enif
annuì poco
convinta.
“Un’altra
famiglia di babbani scomparsa nel nulla…”
sospirò appena “Sirius, quando finirà
tutto questo?”
“Non
ne ho
idea…” disse lui lasciandosi scivolare sul divano.
Padfoot lanciò uno sguardo
alla ragazza.
“Vorremmo
battezzare Harry..” gli
aveva detto James, poche ore prima mentre finivano il loro turno al
Ministero
per cominciare quello dell’Ordine.
“Fantastico!
Quando, pensavate di…”
“Stanotte…”
“È
un po’ tardi per avvertire
tutti…”
“Lo
so, devi saperlo solo tu Sirius,
meno diamo nell’occhio meglio è…
è già tanto far uscire di casa Lily, figurati
dare una festa.”
“Non
vuoi che lo dica neanche ad
Enif?” aveva risposto lui sorpreso.
“No,
Sir… sai com’è da quando…
beh
hai capito… si preoccuperebbe
soltanto…”
“Va
bene, James… non mi piace
mentirle ma… dove devo venire e a che ora?”
Sirius
lanciò uno sguardo all’orologio, a mezzanotte
avrebbe dovuto incontrare Lily e
James nella piazza principale di Godrick’s Hollow, sarebbe
stata una cosa veloce
un’oretta al massimo…
“Sirius,
Lily mi ha mandato un gufo prima, ci ha mandato una foto di Harry, ho
pensato
che potremmo metterla sul camino… assieme a quelle della
scuola… l’abbiamo
lasciata vuota quella mensola… fa un po’
tristezza…”
“Davvero,
fammi vedere il mio figlioccio, è una settimana che non lo
vediamo è
cresciuto?”
“Un
po’ più
paffutello lo è…” disse dolcemente la
ragazza passando la foto a Sirius. Il
ragazzo sorrise nel guardare Harry muoversi nella foto osservando
qualcosa
oltre l’obbiettivo, probabilmente Lily aveva cercato di
attirare l’attenzione
del bambino.
“Che
altro
ha detto Lily?”
“Si
sente
sola… ma Bathilda va a trovarla pressoché ogni
giorno, sai credo che
gliel’abbia chiesto Silente, per non lasciare Lily sola
mentre James non c’è…
vorrei andare a trovarli…” Sirius non
potè fare a meno di abbracciarla.
“Pensavo
che potevamo andare da loro sabato, non sono di servizio… se
ci vogliono per
casa naturalmente”
“Davvero?
Sarebbe fantastico!” Sirius fissò il viso di Enif
“Tu
piuttosto
come stai?”
“Bene…
Stanca, non si smette mai di lavorare in quel posto… pensa
te, oggi David
rimaneva tutta la notte ed era il suo giorno
libero…”
“Ah,
siamo
passati a David adesso….” Disse Sirius in tono
geloso.
“Ma
Sirius…”
“Sì,
sì
certo… Passi molto tempo con David vero?” disse
fintamente offeso, Enif
ridacchiò.
“Stupido,
è
il mio superiore e poi per quanto sia un bell’uomo
è già impegnato, con moglie
e figlia…”
“Farò
finta
di crederti…”
“Sirius…”
“Perché
lo
sai vero, se solo qualcuno ti guarda di storto io lo prendo e lo
sbrano…” disse
avvicinandosi ad Enif “così!”
esclamò prendendo in braccio la ragazza e
mordicchiandole il collo… lei si mise a ridere.
“Piantala
stupido! Dai mi fai il solletico!”
“No,
no,
ora sei mia! E non ti lascio più!” disse
portandola in braccio per tutto il
salotto.
“Sirius
mettimi giù!”
“No!”
“Sirius!”
“Forse
di
sopra…”
Sirius si
tirò a sedere, Enif dormiva lì accanto, stesa sul
fianco, i capelli arruffati
sul cuscino le braccia strette al petto.
“Scusami
piccola, proprio riuscivo a dirti una bugia… torno
subito…” disse dandole un
leggero bacio sulla fronte, poi scese silenziosamente dal letto e si
vestì in
fretta, scese di sotto prima di smaterializzarsi sperando che il rumore
non
svegliasse Enif.
▀■▪■▀
Peter chiuse
la porta del minimarket con la sensazione di essere osservato, si
guardò
attorno, non notando nessuno scrollò le spalle, la guerra lo
stava rendendo
paranoico, ecco cos’era!
Cominciò
a
percorrere a piedi la strada che lo divideva da casa, ma ad un tratto
si fermò,
come se avesse ricevuto una illuminazione, si voltò verso
l’edificio alla sua
destra, gli era stranamente famigliare, certo ci passava davanti ogni
giorno ma
aveva la sensazione di averlo visto di recente. Scosse la testa, si
disse che
aveva bisogno di una dormita. Fece ancora qualche passo ma si
voltò di nuovo
ricordando dove avesse visto quell’edificio: era sulla
gazzetta del profeta di
alcuni giorni prima, una famiglia di babbani che viveva in quello
stabile era
sparita nel nulla. La guardò per alcuni secondi, indeciso
sul da farsi… alla
fine spinto, da quella che cinque minuti più tardi avrebbe
definito, malsana
curiosità, ritornò sui suoi passi andando a
leggere i cognomi sui campanelli.
Abitavano sei famiglie, Peter si guardò di nuovo attorno,
non c’era nessuno.
Fece un paio di passi nel vicolo affianco e, attento a non farsi vedere
da
qualche possibile babbano di passaggio, si trasformò in topo.
Piccolo
com’era Wormtail non ebbe difficoltà ad entrare
nello stabile seguendo i
tracciati lasciati dai topi che probabilmente avevano colonizzato la
soffitta,
i roditori erano in allarme, Peter lo percepì non appena
ebbe messo il naso nel
sottotetto, mormoravano di uomini che potevano polverizzarti, uomini
che in
quel momento, con grande sconforto di Peter, sembravano abitare proprio
al
piano di sotto. Cautamente Wormtail lasciò la stanza,
uscendo dall’abbaino e
calandosi dalla grondaia, appena fu all’altezza della
finestra del piano di
sotto la percepì, la barriera anti babbano che qualcuno
aveva steso nel luogo.
Si fece coraggio saltando dalla grondaia alla finestra,
osservò l’interno: due
uomini vestiti in nero stavano giocando a scacchi magici quando un
altro entrò nella
stanza sbattendo la porta.
“Allora
hai
consegnato il pacco a Minus?”
Peter non
ascoltò nient’altro, squittì
così forte che per un attimo credette che i
Mangiamorte l’avessero sentito, restò immobile sul
davanzale per alcuni secondi
rallentando il battito del cuore prima di calarsi velocemente dalla
grondaia e
lanciarsi a tutta velocità verso casa, troppo spaventato per
ritrasformarsi in
umano se non nel vicolo prima della meta.
Arrivò
a
casa quasi di corsa.
“Mamma!”
gridò entrando.
“Peter
per
l’amore del cielo sono qui, non serve
gridare…”
Peter si
lasciò scappare un sospiro di sollievo.
“Stai
bene?” chiese guardandola, doveva capire se fosse davvero lei
oppure…
“Bene
Peter, tu invece hai una faccia, ti ha fatto di nuovo fare gli
straordinari,
eh?!”
“Sì…
senti
è arrivata posta per me?” chiese continuando a
guardare la madre mentre questa
cucinava.
“Sì,
un
giovanotto ha portato un pacco, ha detto che era per te, te
l’ho portato in
camera…” disse tranquilla…
“Com’è andato al market?”
“Bene,
bene, sai è venuta lì la Signora
Crondley…” mentì per vedere la reazione
della
madre
“Peter,
ma
che dici! La Signora Crondley è morta credo 6 anni
fa…”
“Davvero…
non me lo ricordavo… probabilmente devo essermi
confuso… sai di lei ricordo
solo i stufati di rognone…”disse.
“Credo
bene
che te li ricordi, non facevi altro che vomitarli… non ho
mai capito cosa non
ti piacesse in quel piatto…”
“Neanche
io
mamma…” disse sollevato, quella era davvero
Daniele Minus… quindi cosa potevano
avergli portato i Mangiamorte… “Il ragazzo ti ha
detto qualcosa quando ti ha
dato il pacco…”
“Che
ti
avrebbe fatto piacere…”
“Tra
quanto
è pronto?”
“Un
quarto
d’ora…” Peter annuì,
lasciando la stanza. Quando arrivò in camera vide subito
il pacco, lo prese in mano. Non era più grande di una
scatola per scarpe,
rettangolare, incartato in carta da imballo con tanto di legatura in
spago. Un
pacco qualsiasi…
Lentamente
quasi temendo che saltasse in aria Peter cominciò ad aprire
il pacco, si fermò
prima di sollevare il coperchio, in effetti poteva
esplodere… prese la
bacchetta facendolo levitare fuori dalla finestra ad una distanza
ragionevole
dalla casa, ringraziò l’oscurità della
notte che non permetteva ai vicini di
vedere cosa stava combinando. Sudando freddo e aspettando
un’esplosione diede
un leggero colpo alla bacchetta e il coperchio saltò via
dalla scatola. Peter strizzò
gli occhi in attesa di un boato che non ci fu, con un sospiro di
sollievo
riprese la scatola, solo per lasciarla cadere a terra terrorizzato.
All’interno
della scatola c’era una mano, mozzata all’altezza
del polso, doveva esser stata
messa nella scatola appena tagliata infatti il sangue aveva intriso il
fondo di
cartone. Peter fece appello a tutto il suo coraggio per non vomitare,
si
abbassò, all’interno della mano era stato infilato
un biglietto, lo prese
cercando di non fissare il moncherino.
“Lui
è fuggito per più di due anni e
ti ha protetto con la vita, tu farai lo stesso per
l’Ordine?”
Peter rilesse il biglietto
un paio di volte,
non capiva, di chi era la mano che i Mangiamorte si erano premurati di
mandargli… richiamando tutto il suo sangue freddo
fissò le dita pallide, un po’
cicciottelle, insomma era una mano normale, di un uomo normale, neanche
tanto
vecchio probabilmente, poi ad un tratto se ne accorse, la mano portava
la fede
al dito. Lentamente cercando di non far cadere né la scatola
né il suo
contenuto, sfilò l’anello dal dito, cercando
un’incisione, un indizio. Trasalì
quando individuò l’incisione all’interno
dell’anello: Daniele &
Robert 7/9/1957, quella era la fede di suo padre…
richiuse la scatola, la prese sottobraccio e si precipitò
fuori dalla porta.
“Peter
dove
stai?”
“Torno
subito mamma!” disse uscendo, senza neanche chiudere la
porta. Corse a più non
posso fino ad arrivare al porto. Si guardò attorno
ansimando, per controllare
di non essere seguito. Riaprì la scatola, prese il biglietto
mettendolo al
sicuro in una tasca.
“Mi
dispiace papà, la mamma si è fatta una ragione
della tua scomparsa, non puoi
rispuntare così… mi
dispiace…” sussurrò prima di gettare la
scatola in acqua.
Restò
lì in silenzio finché non la vide sparire tra le
onde, poi ritornò a casa.
Steso
sul letto, qualche ora dopo la cena che sua madre gli aveva fatto
mangiare a
forza, Peter osservava il soffitto. Era impossibile dormire, non dopo
il regalo
dei Mangiamorte. Si alzò, facendo qualche passo incerto
nella stanza. Cosa
doveva fare?
"Dannazione..."
sbuffò, stava accadendo quello che Regulus gli aveva
presagito prima che
venisse ucciso. Pensava che vivere tra i babbani lo avrebbe protetto...
Si
morse le labbra. Prese la bacchetta cominciando a mormorare incantesimi
di
protezione. Non avrebbe lasciato sua madre in pasto a loro. Fatto
questo si
smaterializzò verso chi sapeva poteva aiutarlo.
▀■▪■▀
Godrick's
Hollow era silenziosa, la campana del municipio aveva da poco suonato
la mezzanotte.
Sirius si strinse nel mantello, faceva freddo quella notte.
Camminò velocemente
verso la piazza principale, lanciando occhiate sospettose ai vicoli
bui.
Appena
mise piede nella piazza principale individuò subito le
figure di James e Lily
in un angolo, li raggiunse velocemente.
“Ehi…”
disse a mo’ di saluto prima che Lily lo abbracciasse.
“Mi
sei mancato Paddy!”
“Anche
tu Lil…” poi con un sorriso si rivolse al bambino
che Lily teneva in braccio “E
tu ometto come stai?”
“Dai
che lo svegli…” ridacchiò James
“Non sai che impresa addormentarlo
stasera…”
“Allora
dov’è che andiamo?”
“Ci
aspettano a Londra… poco lontano dal
Ministero…” disse rapidamente Lily
“Credete
che sia giusto non aver avvertito gli altri? Insomma Peter e
Remus…” Lily
scosse la testa.
“No,
Sirius… meno persone sanno del battesimo di Harry meglio
è…”
“Lo
so ma sono i nostri migliori amici e…”
“E
per questa sera bastava il padrino…”
“e
Dorcas?”
“Ci
aspetta a Londra… ora andiamo che facciamo
tardi…” disse James prendendo Sirius
per il braccio mentre tutti e tre si smaterializzavano.
La
piazza rimase vuota per alcuni secondi poi Peter fece capolino da un
vicolo,
quando aveva visto Sirius l’aveva seguito, immaginando stesse
andando a casa di
James stava quasi per rivelarsi loro quando aveva sentito la frase di
Lily.
Non
si fidavano di loro? Possibile?
Ingoiando
a vuoto Peter si smaterializzò a Liverpool a pochi isolati
da casa, era inutile
stare a Godrick’s Hollow.
Era
perso nei suoi pensieri, non ci poteva credere, insomma certo Harry
aveva cambiato
le priorità di Lily e James, ma non immaginava fino a quel
punto, insomma erano
sempre stati una grande famiglia, o no?
Nemmeno
si accorse delle due figure che da un paio di metri avevano cominciato
a
seguirlo.
Insomma
era sempre stato sicuro di contare qualcosa almeno per loro ma ora?
Sì, insomma
la protezione di Harry era un conto, ma non aveva loro notizie, fugaci
chiacchiere nelle riunioni dell’Ordine a parte, da quanto?
Beh da quasi due
mesi… da quando erano tutti corsi a veder nascere
Harry… ma cosa diavolo stava
andando a pensare… no, no forse si sbagliava…
Ad
un tratto qualcuno gli passò un braccio attorno alle spalle.
“Buona
sera Minus… Come va la vita? Miserabile come sempre,
nevvero?” la voce di Avery
lo fece sobbalzare, era morto, lo sapeva.
“Ma
tesoro non vedi che lo spaventi così…”
quella voce, Peter ricordava bene come
gli avesse rovinato un appuntamento.
“Ma
Leila, cara, Minus non ha niente di cui preoccuparsi vogliamo solo fare
quattro
chiacchiere…”
“Cos’è,
Minus, hai perso la parola?” ridacchiò al ragazza,
Peter la fissò, quanti anni
aveva? Diciotto… sì, se non sbagliava dover aver
finito Hogwarts quell’estate…
“Che
volete?” riuscì finalmente a chiedere il ragazzo.
I due Mangiamorte lo stavano
facendo camminare come se niente fosse tenendolo letteralmente a
braccetto, ma
Peter era sicuro di essere sotto tiro di bacchette.
“Credevo
fossi più sveglio… insomma, non era chiaro il
regalo, anzi l’hai gradito?”
chiese Avery con un sorriso malsano dipinto in volto.
“In
realtà non molto…” tentò di
sembrare coraggioso, tanto ormai cosa aveva da
perdere.
“E
quindi, ci darai un paio d’informazioni o
no…”
“Se
mi rifiuto?” chiese Peter titubante
“Beh
credo che intanto mammina andrà a fare compagnia a
papino…” disse Leila
leggermente, come stesse parlando di una partita a carte, “e
poi se ancora non
ti decidi, sono certo che gli inferi saranno felici di avere un nuovo
membro
nella squadra…” aggiunse con uno sguardo
tagliente.
“Forza
Minus non abbiamo tutta la notte…”
“Non…
non… tradirò…”
cominciò Peter sudando freddo… perché
diavolo tremava in quel
modo, lo sapeva no? Quando aveva accettato di far parte
dell’Ordine sapeva che
i Mangiamorte lo avrebbero ucciso se l’avessero trovato, no?
Allora perché
aveva così voglia di vivere? Beh forse non ci aveva davvero
pensato quando
aveva accettato… insomma lo avevano fatto tutti e lui non
voleva sentirsi
escluso…
“…i
tuoi amici?” chiese Avery scoppiando a ridere
“Quali? Dove sono i tuoi amici?”
Sono
a proteggere qualcuno d’importante, stava per rispondere
Peter, ma si
trattenne.
“Allora,
eh? Non ci sono, non ci sono stati mai per te, eh Peter? Potter il
più bravo,
il giocatore imbattibile, Sirius il più bello
l’agoniato da tutte, Remus
l’intelligente e lo sfortunato, quello a cui tutti rivolgono
parole gentili, e
tu? Chi sei tu Peter Minus?”
Peter
battè le palpebre un paio di volte, Avery non aveva ragione,
non poteva eppure…
eppure per un attimo il dubbio penetrò la sua mente e quel
attimo bastò per
fargli vedere le cose in un'altra maniera, era stato lui a chiedere
alla Evans
di uscire con James, eppure nessuno se ne ricordava… lui
aveva fatto tanto per
loro ma ora dov’erano? A preoccuparsi per loro
stessi… James e Lily tutti presi
dal bambino, Sirius che era diventato paranoico pur di proteggere James
ed
Enif, Remus, Remus che ora aveva Dorcas e sembrava essere finalmente in
pace
con se stesso, eppure nessuno gli aveva chiesto come stava
lui… come stava
vivendo quella guerra, lui l’aveva fatto per loro eppure non
aveva avuto un
solo ringraziamento in cambio, era scontato… era la ruota di
scorta, l’incapace
che seguiva le loro tracce.
“Peter,
Peter, Peter… non capisci?” cominciò
Leila distraendolo dai suoi pensieri “La
battaglia di Silente è persa… Il Signore Oscuro
vi scoprirà tutti, uno alla
volta andrete a morire per chi? Per una comunità che non sa
neanche che
esistete…”
Peter
ingoiò a vuoto.
“Quanto
credi resisterà il Ministero, noi siamo ovunque…
Continuiamo a crescere, a
diventare più forti, finché non schiacceremo
Silente e voi membri dell’Ordine
in un angolo…” disse al suo orecchio Avery.
“Se
dovete uccidermi, fatelo adesso…”
riuscì a dire tutto d’un fiato Peter, non
voleva morire era chiaro, ma cosa altro poteva fare.
“Mio
caro, non hai capito un accidente…”
borbottò sarcastica Leila “ti stiamo
offrendo una possibilità, la possibilità di
vivere da vincitore nel mondo dei
vincitori, credimi ad un figlio di babbani come te è una
concessione rara…”
Peter
non poteva credere alle sue orecchie, gli stavano proponendo di
diventare uno
di loro?
“Logicamente
anche mammina sarà risparmiata, sai noi Mangiamorte siamo
come una grande
famiglia, il Signore Oscuro è un padre giusto, sa premiare
chi lo ascolta e
come un padre punisce chi non lo fa…”
spiegò Leila con una innocenza tale da
sembrare a Peter la verità assoluta.
“Conquisterà
tutto Minus, conquisterEMO tutto… Che cosa farà
per voi Silente anche se
dovesse vincere, un “grazie tante” e tanti saluti
sarà il massimo che quel
vecchio darà a voi… ma l’Oscuro, lui sa
premiare chi lo segue: oro, tanti geleoni
che te li sogni e la cara mamma non dovrà più
fare quegli odiosi doppi turni,
comincia ad avere una certa età vero?”
“Potere,
potrebbe farti diventare così potente che James e Sirius ti
baceranno le
scarpe…”
“Donne…”
“Tutto
quello che sogni sarà tuo…”
Ad
un tratto si fermarono, Peter si rese conto solo in quel momento che lo
avevano
portato davanti a casa sua.
“Comunque
sia non vogliamo che tu prenda una decisione così su due
piedi…” disse la
ragazza gentile.
“Sì
insomma, le decisione vanno prese con calma… Anche Silente
vi ha dato tempo per
riflettere, vero?” non proprio, si ritrovò a
rispondere mentalmente Peter
davanti alla faccia sorridente di Avery.
“Ci…
ci penserò…”
“Bravo
Minus… prenditi tutto il tempo che ti serve, noi saremo qui
intorno… insomma
non vogliamo certo che Silente ti dia qualche pressione, no?”
disse il
Mangiamorte facendogli l’occhiolino.
“Buona
notte, Minus…” salutò Leila mentre
entrambi con un crack si smaterializzarono.
Peter muovendosi lentamente si sedette sui gradini di casa, la testa
fra le
mani, cosa doveva fare? Il cuore gli batteva all’impazzata,
cercò di far ordine
tra i pensieri, ma l’unica cosa che la sua mente gridava a
gran voce era:
VOGLIO VIVERE.
Ottobre
venne avvolto dalla nebbia e con ottobre Peter rivide i Mangiamorte,
quella
volta temporeggiò, in effetti non aveva ancora preso una
decisioni, non aveva
dormito per giorni, i pensieri vorticavano impetuosi, ricordi amari
affioravano: suo padre che gli dava dell’incapace, Sirius che
lo prendeva in
giro, James che lo prendeva in giro, perfino Remus l’aveva
preso in giro,
nessuno, nessuno aveva mai riposto fiducia in lui, neanche Silente,
ricordava
il giorno in cui aveva accettato di far parte dell’Ordine,
Silente era rimasto
sorpreso dalla sua decisione.
Sfogliava
i giornali freneticamente ogni giorno, magici e non e su tutti leggeva
di
scomparse, di morti inspiegabili, di come Voldemort fosse ogni giorno
più forte
e lo stesso Silente lo aveva ammesso in una delle riunioni e poi
c’era Harry….
Tutta l’attenzione dei suoi “amici” era
rivolta ad Harry, ad uno dei possibili
prescelti, cosa avesse di speciale Peter davvero non lo capiva, si
insomma,
prima che arrivasse Harry andava tutto meglio no? L’Ordine
non era così
braccato e i suoi amici ogni tanto si preoccupavano per lui ma ora?
Quasi
senza rendersene conto, Peter stava lentamente cadendo nella tela di
Voldemort,
e non se ne rendeva conto, non si rendeva conto che se solo si fosse
sforzato
di pensare a cosa i suoi amici avevano fatto per lui nel corso degli
anni
sarebbe subito tornato a casa, avrebbe preso sua madre e avrebbe
raccontato
tutto a Silente, ma nella sua mente assoggettata alla paura di morire
solo i
brutti ricordi riaffioravano.
Giorno
dopo giorno Peter si stava allontanando da chi era stato,
inesorabilmente lo
sconforto, la rabbia e la paura s’impossessavano di lui
facendogli vedere gesti
che non esistevano, complotti ai suoi danni, parole non dette.
Fu
così che a metà ottobre prese la sua decisione,
lì in piedi davanti alla foto
che ritraeva i Malandrini, davanti a quegli occhi sorridenti che vedeva
pieni
d’ipocrisia, decise che avrebbe scelto di vivere. Avrebbe
dimostrato a loro che
lui era migliore, che sapeva scegliere da solo, e sarebbe
sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti loro solo per dire “Ve
l’avevo detto” e allora sarebbe
stato troppo tardi per le scuse, perché lui sarebbe stato
accanto a Voldemort
il giorno in cui avrebbe conquistato tutto.
Uscì
di casa, sapeva dov’erano Avery e Lochrin: in quella vecchia
casa disabitata.
Non gli sfiorò nemmeno un attimo l’idea che i due
Mangiamorte avessero ucciso
la famiglia che vi abitava per stabilirsi lì.
Aprì la porta facendo quasi
sobbalzare i due, sorrise, nessuno si sarebbe più preso
gioco di Peter Minus.
“Accetto!”
“Hai
fatto la scelta giusta Minus, non te ne pentirai…”
“Lo
so…”
La
porta si chiuse dietro a Peter, quasi a segnare la svolta che era
appena
avvenuta. Peter non lo sapeva ancora ma quello era solo il primo passo
per
quella che per l’Ordine della Fenice sembrava essere la fine.
Perdonatemi, perdonatemi se potete per questo ritardo
mostruoso chi mi conosce sa bene che purtroppo non è stato
un periodo felice, malattie in famiglia, il mio ragazzo con cui stavo
da 6 anni mi ha lasciata, ho ditrutto l'auto uscendone grazie a dio con
solo un paio di lividi e in tutto questo sto facendo la tesi... mi sono
dedicata alla lettura in questo periodo e finalmente ho trovato la
forza di ritornare a scrivere... "fa qualcosa che ti piace" mi ha
detto... come posso fare qualcosa che mi piace se in queste pagine
avevo spesso nascosto il suo volto dietro quello di Sirius? Vabbhe...
lasciamo stare la depressione...
Vi ringrazio sentitamente per la pazienza.
Vi voglio bene
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
25: Risate e ricordi
Era una
fredda giornata di sole quella che si stava lentamente concludendo a
Godric's
Hollow, nulla sembrava presagire che in quella ridente cittadina molte
famiglie
passassero le notti a pregare che i Mangiamorte non raggiungessero le
loro
case, perchè lì tra le case babbane sorgeva ormai
da secoli una piccola comunità
magica. Oltre i Potter e a Bathilda Bath infatti abitavano li anche gli
Abbot,
i Wright, i Knighton, i Williams… e di certo nonostante le
cautele Lily era
ormai sicura che tutte quelle famiglie sapessero di Harry.
Alice e
Frank erano già stati trovati una volta, questo suggeriva
alla giovane donna
che Voldemort cercasse Neville eppure non riusciva a tranquillizzarsi.
"Lily
ti senti poco bene?" chiese Enif, la rossa scosse la testa.
"Ero
solo persa nei pensieri..."
"Spero
non fossero cupi."
"Cosa
c'è d'allegro in questo periodo, Eny?"
Enif
sembrò
non pensarci per più di un istante. "Harry!" rispose sicura.
Lily sorrise
mentre l'amica si riconcentrava su ciò che sava facendo: far
ridere Harry
facendo facce buffissime, Harry la guardava curioso succhiandosi una
mano.
"Ti
giuro che prima ce l’ho quasi fatta"
"Non mi
è permesso crederti..." ridacchiò Lily
avvicinandosi e togliendo la mano
di bocca al bambino"James tenta di fargli fare la prima risata da una
settimana..." Harry osservò la mamma con un sorriso, quasi
un saluto.
"Immagino
che il suo orgoglio di burlone ne abbia risentito..." disse la bruna
tentando anche con il solletico, ma niente, il bambino semplicemente la
stava
lì a guardare con espressione serissima. "James dice che
è così serio
perchè ha preso da me..."Enif rise di gusto
"potrebbe
essere..."
"Enif!"
"Vi
ringrazio, sai..."
"E di
cosa?"
"Di avermi
permesso di venire a trovare te e Harry..."
"Enif...
Dovrei essere io a ringraziarvi, è da tanto che non
passavamo una serata tutti
assieme e... Beh mi mancavate..."
“Credo
che
non riuscirò mai a farlo ridere perché non mi
riconosce, vero tesoro della
zia?” disse Enif dando un bacio al bambino facendogli
scappare un gorgoglio
allegro.
"Ma i
ragazzi che fine hanno fatto? Qualcuno a spiegato loro che non serve
andare a
caccia o coltivare qualcosa per portare a casa la cena?!"
Scherzò Dorcas entrando
nella stanza.
"Credo
che James stia svaligiando la rosticcieria in fondo alllla strada, l'ha
provata
un giorno, mentre aspettavo Harry e non avevo nessunissima voglia di
cucinare... Dice che il pollo al girarrosto che fanno lì ha
lo stesso sapore di
quello di sua madre...."
"Gli manca
vero?" chiese Dorcas sedendosi affianco alle amiche, per tutta risposta
Harry cominciò a fissarla curioso.
"Si,
manca anche a me..."
"Vedrai
Sirius, un pollo come questo lo faceva solo la mamma!" stava dicendo
esaltato James trascinando gli amici nella rosticceria.
"Vedremo..."
"Ehi, ciao
James!" lo salutò il babbano al bancone.
"Vic..."
salutò James, "allora mi dai…" Sirius
osservò l'amico ordinare cibo
per un reggimento, sorrise, James era sempre il solito esagerato.
Quando
lasciarono la rosticceria Remus si azzardò a parlare.
"Gli altri
che abitano qui sanno di Harry?" chiese a bassa voce.
"Non
ne ho idea e di certo non glielo andrò a
chiedere..."sospirò appena
"Secondo Bathilda, gli Abbott l'hanno capito non vedendo Lily in
giro...
Quando ho incontrato Leroy mi ha chiesto se Lily stava poco bene..la
scusa del “da
fare” non regge troppo... e Leroy ha appena avuto una nipote
quindi credo che
ci siano arrivati…"
"Dorcas
mi ha detto che l'avete nominata madrina..."
"Non
avevamo voglia di festeggiare o far preoccupare troppo tutti dicendo
che
saremmo andati a Londra…" spiegò James, Remus
annuì
"L'avevo
intuito quando ha detto che c'erano solo lei e Sirius..."
"Scusa
Rem..." disse appena James
"Figurati!
La sicurezza di Harry viene prima di tutto..."
"Scusa
anche tu Wormy..." aggiunse, non ottenne risposta "Peter?" lo
chiamò
di nuovo, voltandosi: Peter chiudeva la fila con sguardo assente.
"Pet?"
"Eh?
Scusa Jamie era sovrappensiero, dicevi?"
"Che
abbiamo fatto il battesimo di Harry lo scorso mese, ti chiedevo scusa
per non
avertelo detto..."
Peter scosse la testa "Fa
niente James..."
se non vi fidate di noi cosa vuoi che ti
dica, aggiunse nella sua testa. Beh
forse fa bene...disse una vocina nella sua testa, scaccio
quel pensiero
come si allontana un mosca fastidiosa.
Poco dopo
stavano mangiando tutti assieme a casa Potter. "Voi quando avete fatto
la
prima magia?" chiese James lanciando uno sguardo a Harry che circondato
dai cuscini stava seduto a terra, passandosi da una mano
all’altra i grossi
blocchi da costruzione colorati che nonno Harold si era premurato di
mandare
loro.
"Cos'è
lo vorresti già vederlo far volare le cose per casa?" chiese
Lily
ridacchiando.
"No,
era tanto per sapere, insomma io avevo due anni e mezzo e ho fatto
diventare
giallo api frizzole il mantello di mia madre, perché non me
le voleva
comprare..."
"Oddio
non posso immaginare la Signora Potter con il mantello fluorescente!"
esclamò Dorcas ridendo.
"E tu
sentiamo, qual è stata la tua prima magia, Dorcas?"
La ragazza
arrossì appena.
"Non
me lo ricordo..."
"Ho la
netta sensazione che non ce la racconti giusta..."
"Dai
Dorcas, siamo in famiglia..." la incitò Sirius.
"Paddy,
se non ha voglia di dirlo..." intervenne Remus
"Remus
non fare il premuroso, tanto so che anche tu muori dalla voglia di
saperlo!"
"Touche..."disse
Remus con un sorriso mettendo su un'aria sconfitta.
"Remus!"
“Scusa
che
c'è di male?"
"è
imbarazzante..."
"Dai...
Non farti pregare…” Cercò di
convincerla James, sfoggiando uno dei suoi pressoché
fantomatici sguardi da cerbiatto ferito.
"Oh e
va bene! " sbottò la ragazza ravvivandosi i capelli color
cannella con un
gesto nervoso. "Avevo quattro anni, i miei fratelli avevano organizzato
un
spettacolino di Natale per i miei parenti, e dato che ero l'unica
femmina mi
avevano conciata con un vestitino rosa pieno di fiocchetti...mi
vergognavo da
morire così mio fratello maggiore pensando che avrei
rovinato lo spettacolo mi
disse che per non agitarmi dovevo pensare che il pubblico fosse in
mutande... Beh
credo di averlo pensato un po’ troppo intensamente..."
finì con una risata
imbarazzata.
I
Malandrini scoppiarono a ridere. Enif tratteneva a stento una risata.
"Hai
fatto evanescere i loro vestiti?"
"Sì,
è
stato terribile..."
"Oddio
darei tutto l'oro della Gringott per poterlo vedere!"
"E
sentiamo mr. Simpatia, qual è stata la tua prima
magia?"chiese Dorcas per
sviare l’argomento
"Avevo
un anno e mezzo..."
"Sempre
precoce, Sirius"
"Farò
finta di non notare l'allusione Jim... Comunque, Regulus era appena
nato e da
quello che mi raccontarono ero stufo di venir ignorato…
così quelle orribili
teste d’elfo hanno preso a volare e a sbattere sulle teste di
tutti quelli che
erano venuti a vedere il nascituro… E tu Lily?”
chiese Sirius per sviare
immediatamente il discorso, non erano ricordi piacevoli.
“Non
so
esattamente qual è stata la prima… insomma tra i
babbani se succede qualcosa di
strano non si va a pensare che sia la prima magia di un
bambino… comunque la
prima magia che mi sono resa conto di aver fatto io e che quindi poi ho
raffinato tanto che poi lo facevo per far impazzire d’ansia
Tunia era gettarmi
dal punto più alto dell’altalena e planare a
terra…” così dicendo Lily
cominciò
a sparecchiare la tavola, notando che tutti avevano finito.
“Adesso
sentiamo Remus!” esclamò Dorcas punzecchiando il
ragazzo.
“La
mia prima
magia?” chiese facendo il finto tonto
“Sì!”
“Ma
è
noiosa…” disse Remus vago.
“Per
Morgana, Rem non farti pregare…” disse lamentoso
Sirius, il licantropo sbuffò.
“Avevo
quattro anni, un mio amico mi aveva prestato un libro di fiabe babbane
che gli
aveva regalato la nonna, volevo farmelo leggere subito, ma mia madre
aveva una
brutta influenza e mio padre non era a casa… e mi vergognavo
troppo di chiedere
al mio amico se me lo poteva leggere lui, ma ero un po’
impaziente e così dal
nulla ecco che il libro ha cominciato a leggersi da solo…
ricordo che quando
mio padre tornò a casa mi trovò in camera mia
disteso sul letto a pancia in giù
attento ad ascoltare il libro, mi chiese cosa stavo facendo e lo zittii
dicendo
che non si interrompe una bella fiaba…”
“Remus
l’ho sempre detto che dovevi essere un bambino dolcissimo!
Poi questi due ti
hanno traviato!” esclamò Lily indicando Sirius e
James mentre si metteva a
sedere affianco ad Harry, togliendogli di bocca un cubo, in tutta
risposta il
bambino emise un borbottio di protesta.
Remus
ridacchiò “Non farmi fare la parte
dell’angelo adesso Lily, metà dei nostri
scherzi erano tutte idee mie…”
“Questo
è il nostro Moony!” esclamò James
scompigliando i capelli di Remus, sotto lo
sguardo attento di Harry.
“Dai
James piantala… c’è tuo figlio che ti
guarda come se fossi venuto fuori dal
manicomio…”
James
lasciò stare Remus chinandosi su Harry e prendendolo in
braccio.
“Pensi
che il papà è tutto matto vero Harry?”
chiese alzandolo sopra la testa e
facendolo volare sopra la sua testa, Harry gorgogliò felice.
“E
tu Peter? La prima magia?”
Peter
arrossì un po’ “Niente di straordinario,
mamma nascondeva i biscotti sopra
l’armadio e io gli ho fatti levitare
giù…” disse con una scrollata di
spalle.
“Beh
utile…” cercò di tirarlo su di morale
Dorcas, si era accorta subito di quanto
Peter sembrasse distante quel giorno… “Eny manchi
solo tu…”
“Va
bene…” Enif sorrise “Dunque avevo tre
anni e mezzo e i miei genitori mi avevano
lasciato con Dix mentre erano andati ad un ricevimento… se
già adesso
Folkbourne Hall mi sembra enorme quella volta mi metteva quasi i
brividi se ero
da sola e quindi non riuscivo davvero ad addormentarmi, così
andai nel
salotto…”
“Quale
dei quattro?” chiese Lily cercando di immaginarsi la scena.
“Quello
con il pianoforte…” spiegò Enif
“Mi sono letteralmente arrampicata sul sedile
del pianoforte, mi piaceva molto quando mia madre lo suonava, ma io non
arrivavo neanche alla tastiera, mi misi a piangere, ma quando Dix
arrivò da me
il pianoforte stava suonando da solo e io mi ero addormentata sul
sedile…”
sorrise appena.
La
serata continuò ancora per un po’
finché Dorcas non alzò una mano.
“Ragazzi
io andrò… mi tocca il pattugliamento
notturno!” esclamò Dorcas alzandosi. “A
presto, mi raccomando!” sorrise poi si avvicinò ad
Harry che adesso giocava con
i bottoni della camicia di James. “Ciao pulce!” lo
salutò con un bacio sulla
guancia, Harry di tutta risposta le afferrò una ciocca di
capelli.
“Credo
non voglia che te ne vai…” sorrise James.
“Giuro
che torno presto Harry!” esclamò la ragazza
ridendo e riuscendo a liberarsi
dalla presa del bambino.
“Ti
accompagno alla porta…”
“Grazie
Remus, ciao a tutti!” quando furono uno di fronte
all’altra davanti alla porta
d’ingresso dei Potter, Dorcas si sporse dando un leggero
bacio a Remus.
“Sta
attenta…”
“Non
ti preoccupare, se mi fanno arrabbiare divento una bestia! Farei paura
anche a
te nelle tue notti peggiori, credimi!” disse lei sorridendo,
lui le sorrise,
guardandola seriamente.
“Starò
attenta… ci sarà Benji con me, non
preoccuparti…”
“Mi
preoccupo più del nostro scapolone… fa sempre il
cascamorto con tutte…” disse
accigliato.
“Non
farmi il geloso adesso…” ridacchiò lei
“come potrei lasciar perdere un lupo
mannaro per un pozionista, sono un’amante delle emozioni
forti, sai…”. Remus
rise, dandole un altro bacio di saluto per poi vederla allontanarsi.
Dorcas
non se ne era andata da tanto che anche Peter si alzò.
“Andrò
anche io… sono un po’ stanco…”
“Ci
credo hai fatto la pattuglia notturna ieri e oggi hai lavorato tutto il
giorno,
vai a casa e riposati Wormy…” disse Lily
premurosa.
Peter
sorrise appena, tanto lo so che lo dici
per dire Lily, so che non vi interessa nulla di me…
disse fra se e se,
salutando Harry con una carezza.
La
serata continuò in allegria mentre tutti cercavano di fare
ridere Harry, il bambino
infatti sembrava non avere nessuna intenzione di andare a dormire.
“James
gli hai già mostrato Prongs?” chiese ad un tratto
Sirius mentre gli occhi gli
brillavano e un’idea cominciava a formarsi nella sua testa.
“No,
scherzi? Sono un po’ un disastro, avrei paura di fargli male
in qualche modo…”
disse James guardando Enif offrire i giocattoli ad Harry e
quest’ultimo
lasciarli cadere per poi farseli passare di nuovo.
“Cos’è
quello sguardo Sirius?” chiese Remus, conosceva bene
quell’espressione sul volto
dell’amico.
“Forse
so come farlo ridere…”
“O
spaventarlo a morte…” commentò Lily
capendo le sue intenzioni.
“Non
sono così brutto…”
Poi
Sirius guardò implorante Lily “Posso?”
Lily sembrò pensarci su, ricordava Harry
guardare curioso il cane dei vicini in giardino.
“Va
bene ma vedi di non fargli male…”
Sirius
sorrise.
“Harry”
lo chiamò, il bambino alzò lo sguardo curioso, ma
al posto dello Zio Sirius
vide un enorme cane nero.
Padfoot
lo osservò, Harry non sembrava spaventato quindi si
avvicinò con cautela sotto
lo sguardo attento dei presenti. Il bambino allungò le
manine per toccarlo
quando Padfoot li fu vicino. Lanciò un gridolino quando
toccò il pelo morbido
del cane. Sirius si spostò lentamente mentre le mani di
Harry gli toccavano il
muso e gli tiravano le orecchie, quando fu abbastanza libero gli
leccò il viso
e Harry rise.
La
prima risata del bambino inondò la casa e scaldò
il cuore dei presenti. Mentre
Sirius tutto contento continuava in quella che Lily definì
“doccia” al piccolo.
“Sicuro
che non vuoi restare qui anche tu?” chiese di nuovo James
mentre Remus stava
uscendo.
“Tranquillo,
vado a casa…”
“Ma
sei sicur…”
“James!
Sì, sono sicuro” esclamò il lupo
mannaro.
“Scusa
sono un po’…”
“Iperprotettivo?”
ridacchiò Remus, James annuì “Cerca di
non far diventare paranoico tuo figlio
solo perché lo sei tu…”
“Spiritoso…”
risero
“Grazie
per la serata, e James… lo sai, qualsiasi cosa manda un
patronus sarò da voi in
un nanosecondo…”
“Grazie
Rem…”
James
rientrò dopo aver visto Remus sparire in un vicolo. Harry si
era infine
addormentato appoggiato a Sirius che ancora in versione Padfoot stava
dormendo
anche lui sul tappeto. Lily ed Enif stavano finendo di mettere apposto
la
cucina. James si chinò e prese Harry in braccio
delicatamente temendo di
svegliarlo.
Sirius
lo sentì ritornando umano.
“Credo
che gli piaci anche da cane… mai pensato ad una mutazione
permanente?” sussurrò
James, Sirius gli fece una linguaccia per tutta risposta “lo
porto di sopra…”
aggiunse James.
“Va
bene, vado a dare una mano alle donne…” disse
Sirius con uno sbadiglio.
▀■▪■▀
Hogwarts
appariva ancora più bella di notte, Remus si chiese solo
come sarebbe stata
alla luce della luna piena, peccato che lui in quella veste
d’argento non
l’avrebbe mai vista. Sospirò appena percorrendo il
sentiero che risaliva il
parco affianco ad Hagrid. Aveva appena lasciato Godrick’s
Hollow che il
patronus di Silente l’aveva chiamato a rapporto.
“Da
qui in poi vai da solo, no Remus?” chiese Hagrid quando
raggiunsero l’altezza
della sua capanna, era chiaro che Silente avesse buttato giù
dal letto anche
lui.
“Sì,
non preoccuparti Hagrid la conosco la strada per l’ufficio
del preside…”
sorrise Remus, continuando a camminare verso la scuola.
Quando
entrò nell’ufficio di Silente, vi trovò
anche Moody, l’Auror aveva una ferita
ancora aperta sul naso, anzi sembrava aver perso direttamente un pezzo
di naso.
“Non
farci caso Remus, Rosier si è portato via un pezzo di me
prima che lo
uccidessi…”
“Evan
Rosier?” chiese Remus.
“Sì,
un attacco a Londra. Io e altri Auror abbiamo ucciso Rosier e Wilkes
prima che
attaccassero dei babbani, per fortuna Dorcas ha dato
l’allarme…”
“Lei
sta…”
“Bene,
neanche un graffio…” disse velocemente Moody.
“Remus,
assieme a Rosier e Wilkes c’era un
licantropo…” cominciò
Silente…
“Un
pesce piccolo del clan di Grayback…”
continuò Moody.
Remus
attese che i due continuassero.
“Potrebbe
essere la tua occasione per infiltrarti nel
branco…” spiegò Silente “gli
Auror
hanno perso le sue tracce ma Alastor crede di stanarlo nel giro di
poche ore…
ma se un altro lupo mannaro lo salvasse… sono certo che
questo lupo mannaro
verrebbe accolto da Grayback e gli altri…”
Remus
deglutì a vuoto, quindi era quello il piano di Silente.
“Grayback
mi conosce…” disse appena.
“Cambieremo
il tuo aspetto…”
“Va
bene…” disse Remus sicuro, anche se sicuro non lo
era per niente, avrebbe
dovuto dire lasciare il lavoro, e dire un sacco di bugie ai Malandrini
e a
Dorcas, ma tanto valeva farlo quel tentativo.
“Ti
do un’ora Remus…” disse Moody
velocemente scribacchiando un indirizzo di Londra
su una pergamena, “vado a stanarlo…”
disse poi lasciando velocemente la stanza.
“Immagino
valgano le regole dell’ultima volta, segreta, importante e
pericolosa…”
“Sì,
Remus…” Remus annuì
“Mi
stava annoiando questa vita tranquilla…”
scherzò con amarezza.
“Remus
sai che non ti esporrei a questo rischio se non fosse strettamente
necessario…”
“Lo
so professore… può dare lei le mie dimissioni al
cognato di Merlene?”
“Troverò
il modo…”
“Grazie…”
Remus si voltò specchiandosi in una vetrina, cambiando con
rapidi gesti di
bacchetta i suoi lineamenti, aggiungendo una barba incolta e qualche
anno sul
suo volto.
“Come
le sembro?” chiese voltandosi verso il professore.
“Non
Remus Lupin…”
“Già,
questo è Alan Murphy, irlandese, 37 anni, sono stato morso
una decina di anni
fa e odio gli umani…” il professore sorrise
“Non
potresti essere più vago di
così…”
“Lo
spero, ci sono settantatre Alan Murphy solo a
Dublino…” sospirò Remus
“spero
solo che uno di questi non sia stato morso da qualcuno del branco di
Grayback…”
▀■▪■▀
Peter
camminò lentamente il mantello che frusciava a terra.
“Sei
venuto, eh?” lo richiamò una voce femminile.
“Beh,
vi ho detto che ci sto… no?!”
“Scusa,
credevo potessi aver avuto un ripensamento…”
scherzò Leila Lochrin
“Non
scherzare… non credo sia previsto un mio
ripensamento…” borbottò velocemente.
“Avery dov’è?”
“A
Londra… quel Auror pazzo ha ucciso Rosier e
Wilkes…” Peter ingoiò a vuoto,
Moody… di certo avrebbe ucciso anche lui se solo avesse
saputo.
“Di
cosa volevate parlarmi?”
“Behci chiedevamo se tu fossi
pronto…”
“Per
essere marchiato?” chiese titubante “Sai che vi ho
detto che sono…”
“Sciocchino
credi che l’Oscuro ti marchi così senza nessuna
garanzia?” rise la ragazza.
“E
quindi che vuole?” chiese Peter guardandosi
attorno… se Moody era in giro era
meglio stare attenti, non fosse mai che qualcuno dell’Ordine
lo stesse
cercando.
“Una
prova di fedeltà…”
“Una…
una prova di fedeltà?”
“Già…
dacci qualcosa di gustoso… qualche
chicca…” Peter rimase in silenzio, avrebbe
potuto dir loro di Harry ma sarebbe stato troppo logico e di certo
Silente se
ne sarebbe accorto, no… doveva giocar bene le sue
carte…
“Coraggio
Minus, qualcuno a cui vuoi bene… o che crede che tu li
voglia bene… qualcosa
che dimostri che ce li consegnerai tutti se te lo
chiederemo…”
Qualcosa
abbastanza vicino lui da provare la sua fedeltà…
di certo non poteva consegnare
i malandrini… insomma non poteva! Poi ad un tratto
l’illuminazione.
“Ho
qualcosa per voi, e ai Potter non
piacerà….”
Eccomi qui, innanzitutto BUON NATALE, ho deciso che mi
darò delle scadenze non posso continuare così...
quindi il prossimo capitolo direi il 29 gennaio? L'ultima domenica del
mese ^^ Mi piace come scadenza... sperando di rispettarla siete
autorizzati a mandarmi messaggi minatori attorno alla scadenza ;P
Vi devo confessare che il capitolo era pronto alle 11:45 di oggi ma poi
sono arrivati i parenti e mi sono liberata del "pranzo di Natale" solo
ora (pranzo eh?!)
Ancora buon Natale e un grazie di esistere alle ragazze del Sabba che
mi sopportano nel mio pellegrinare XP
Un bacione, buone feste e buon anno nuovo
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
26: L’agguato
Lily
si materializzò a Magnolia Crescent, le mani era un tremito,
gli occhi gonfi e
lucidi. Nascosta sotto il mantello dell'invisibilità di
James si spostò rapidamente
nella via, fino a sbucare in Privet Drive, il numero 4 era
lì: un sottile filo
di fumo usciva dal camino. Probabilmente Petunia stava preparando la
colazione,
ebbe una stretta al cuore, non poteva farle questo, eppure doveva, non
poteva
lasciare che sapesse la notizia in qualche altro modo.La macchina di Vernon era parcheggiata sul
vialetto, avrebbe aspettato che almeno lui se ne andasse.
Dall'altro
lato della strada Lily attese una mezzora prima che la porta si aprisse
e
sbucasse suo cognato. Lo vide salire in macchina e partire.
Ingoiò a vuoto,
doveva farlo.
Risalì
il vialetto e suono il campanello, ancora nascosta sotto il mantello.
Petunia
aprì la porta rimanendo sorpresa nel non vedere nessuno,
stava per chiudere la
porta scocciata da qualche scherzo dei ragazzi del quartiere quando
credette di
essere impazzita.
"Tunia,
sono Lily, sono invisibile posso entrare per favore?"
Petunia
sbatté un paio di volte le palpebre, spostandosi di lato.
Lasciò passare Lily,
ma non rispose. Quando chiuse la porta la strega si tolse il mantello.
"Perdonami,
sai che non sarei mai venuta se non fosse necessario..."
Petunia
la guardò, lanciando uno sguardo al mantello che teneva in
mano.
"Cos'è
quella roba?" chiese accennando al mantello.
"Il
mantello dell'invisibilità di
James, me
l'ha prestato per venire qui..."
"Perché
dovevi essere invisibile per venire qui?"
"Lo
sai... C'è la guerra nel mio mondo..."
"Lo
so, infatti pensavo avessi la saggezza di tener lontano da noi le
vostre
faccende..."
"Già..."
seguì un attimo di silenzio in cui Lily osservò
la casa, evitando lo sguardo di
Petunia.
"Avete
proprio una bella casa..."
"Che
fai qui Lily?" poi Petunia addolcì un po’ i toni,
nonostante tutto era sua
sorella, ed era visibilmente sconvolta "Ti è successo
qualcosa? Hai
pianto?"
"Potremmo
sederci?" chiese la rossa con un fil di voce, la bionda
annuì accompagnandola
in cucina. Lì, sul seggiolone, stava Dudley: un bambinone
con un ciuffo di capelli
chiari. Il bambino stava giocando con un cucchiaio, battendolo sul
ripiano.
“È
un bel bambino..." commentò Lily distrattamente sedendosi
sulla sedia che
Petunia le aveva indicato, non notando che fosse quella più
distante da Dudley.
"The?"
chiese distrattamente Petunia. Lily scosse la testa.
"Allora,
perché sei venuta?"
"Petunia..."
ma Lily non riuscì a parlare che il telefono
squillò. Lily sobbalzò a quel
suono, sembrava quello degli allarmi anti-materializzazione, era da
tanto che
non sentiva un telefono squillare.
Petunia
rispose, restò un attimo in silenzio.
"Sì,
sono io... Sì sono i miei genitori perché...cosa?
Come?...sì, sì, grazie... Sì,
verremo il prima possibile, sì...arrivederci..." quando si
voltò gli occhi
fiammeggianti, resi lucidi dalle lacrime.
"Mamma
e papà sono
morti, una fuga di gas...
Immagino tu lo sapessi..." Lily non riuscì a reggere il suo
sguardo,
abbassò gli occhi mentre le lacrime le rigavano le guance.
"Non
è stato un incidente domestico Tunia..."
▀■▪■▀
24 ore prima
Daisy
aveva preparato le frittelle, Harold sentiva il profumo salire fino
alla camera
da letto.
Si
alzò con un sorriso, raggiungendo la moglie in cucina.
"Buongiorno!"
salutò lui gioviale.
"Ciao,
tesoro..."
"A
cosa devo le frittelle?" chiese
"Ero
allegra..." disse semplicemente.
"Come
mai?"
"Lily
ci ha mandato una foto di Harry..." disse con un sorriso "Guarda
com'è
carino!" disse passando la foto al marito. "Ha gli occhioni della
nostra Lily..."
Harold
guardò la foto del nipotino con dolcezza, dentro al suo
cuore pregò che
stessero tutti bene, ricevevano notizie da Lily così
raramente...
"Mentre
vai a lavoro credo che passerò a Clogh e comprerò
la cornice che ho visto
l'altro giorno..."
"Cornice?"
"Sì, ho visto una
cornice con quattro portafoto,
pensavo di mettere le loro foto su quel ripiano è un
po’ triste così vuoto..."
Harold
sorrise, mentre la moglie raccontava entusiasta di quanto sarebbe stata
bene la
cornice, sapeva perfettamente quali foto sua moglie avrebbe scelto.
Harold
passò una giornata tranquilla, dopo il trasferimento aveva
cominciato a
lavorare in una piccola ditta di trasporti, occupandosi della
logistica, e
pensare che aveva una ditta tutta sua in Inghilterra, ma se andava
della loro
sicurezza e di quella di Lily... Però doveva ammettere che
gli mancava la sua
ragazza speciale.
Quando
arrivò a casa, alle sei passate, trovò sua moglie
intenta a sistemare una
cornice rettangolare.
"Quindi
è questa la fantomatica cornice..." disse avvicinandosi e
osservando
l'acquisto della moglie. Era un cornice d'argento abbastanza lunga,
racchiudeva
uno sfondo bianco dove si aprivano gli spazi per quattro foto.
Lì, Daisy aveva
sistemato la foto di Petunia e Vernon accanto a quella di Dudley e la
foto di
Lily e James accanto ad Harry, con i due nipoti al centro.
"Per
fortuna Lily e James ci hanno mandato anche delle foto immobili, o non
avrei
potuto metterli qui sopra..."poi
si voltò guardando il marito "che dici? Mangiamo?"
L'uomo
annuì mentre lei lo precedeva in cucina. Ma in quell'istante
quattro figure
apparvero nel salotto facendo partire la sirena degli allarmi magici
installati
dai maghi.
Due
dei nuovi visitatori spinsero Harold e Daisy a sedersi sui divani.
"Stacca
immediatamente l'allarme!" disse l'altro.
"Si,
si..." rispose svogliatamente l'ultimo, dalla voce sembrava un
ragazzino.
Harold
gli osservò mentre disattivavano gli incantesimi che i
membri dell'Ordine
avevano applicato.
"Vedi
di metterci una barriera anti-smaterializzazione, se non sanno come
annullarla
prenderemo un po’ di tempo..." ordinò l'uomo che
stava tenendo una mano
premuta sulla spalla di Harold.
Indossavano
dei mantelli neri e una maschera argentea copriva i loro volti.
"Chi..."
"Qui
le domande le facciamo noi, papino..." commentò l'unica
donna del gruppo,
mentre teneva ferma Daisy.
"Certo che siamo
scortesi” commentò lei “non
ci siamo neanche presentati... Siamo gli ultimi maghi che vedrete in
vita
vostra, sporchi babbani... Quindi credo che non sia simpatico
nascondere il nostro
volto..." concluse facendo sparire la maschera dal suo viso.
Harold
e Daisy la fissarono, era senza dubbio una bella donna: i capelli neri
incorniciavano
un viso elegante, gli occhi chiari e l'espressione dura delle labbra
voluttuose
non nascondevano però il disgusto che provava
nell’osservare quelli che
considerava al pari di animali. Non sapeva perché ma Harold
si disse che
qualcosa in quella donna gli appariva famigliare...anche gli altri si
levarono le
maschere, l'uomo che teneva sotto tiro Harold sembrava il
più grande, doveva
avere trent’anni più o meno, l'altro gli
assomigliava molto e per quanto poteva
valere dovevano essere fratelli, l'ultimo dimostrava più o
meno diciotto anni,
aveva i capelli biondi e il viso sottile.
"Immagino
che voi babbani non abbiate neanche idea di chi siamo noi, vero?"
chiese
la donna, con aria di sufficienza.
"Mangiamorte..."
borbottò Harold, l'ultima volta aveva avuto l'occasione di
scambiare quattro
parole con James sulla loro guerra.
"Il
babbano è preparato..." sghignazzò il
più giovane.
"Interessante...
E cos'altro vi ha raccontato la cara Lily?"
"Che
siete degli assassini..."
"Harold!"
Lo richiamò Daisy.
"Tanto
ci uccideranno comunque, dico bene?" Bellatrix sorrise malevola.
"Già,
non hai considerato solo una cosa papino... Mi piace giocare con il
topo prima
di ucciderlo… Crucio!"
Harold
chiuse per un attimo gli occhi, ma gli aprì quasi
immediatamente sentendo le
grida di sua moglie.
Daisy
era scivolata a terra, sentiva il suo corpo contorcersi in spasmi
muscolari,
tutte le sue viscere bruciavano, era un dolore troppo grande da
sopportare.
"Daisy!
Che le state facendo, smettetela!" gridò Harold
"Sta
seduto, feccia!" disse Rodolphus facendolo risedere.
▀■▪■▀
Sirius
si smaterializzò a Godrick's Hollow senza neanche il
mantello addosso. Lui e
Enif stavano cenando, quando il patronus di Malocchio era apparso
davanti a
loro. La voce di Alastor Moody era grave mentre diceva loro che gli
incantesimi
di protezione di casa Evans erano stati infranti.
"Sirius
aspettami!" Enif lo raggiunse.
"Ti
ricordi cosa devi fare?"
"Restare
con Lily e Harry..."
"Brava..."
disse lui continuando a camminare verso casa Potter.
"E
se Lily vuole venire? Sono i suoi genitori..."
"E
potrebbe essere una trappola per arrivare a Harry..." Enif
annuì ed insieme
arrivarono alla porta di casa Potter.
James
aprì immediatamente la porta facendoli entrare.
"Lily
è quasi svenuta quando è arrivato il patronus di
Malocchio..." disse
portandoli in soggiorno. Lily era seduta sul divano la testa fra le
mani. Ai
suoi piedi Harry era seduto con la schiena appoggiata al divano,
giocando con
un pupazzo. Appena li vide il bambino sorrise agitando le manine nella
loro direzione,
gorgogliando felice, attirando l'attenzione della madre.
"Siete
qui!" esclamò Lily alzandosi. "Bene voi restate con Harry,
io vado
dai miei..."
"Lily,
risiediti andremo io e James..."disse Sirius serio.
"Ma
sono i miei genitori!"
"Lo
sappiamo Lily, ma abbiamo paura che sia un diversivo per arrivare a
Harry..." disse Enif calma.
"Ma..."
"Ti
prometto che appena sarà sicuro ti faccio venire..." disse
James
accarezzandole la guancia. "Non voglio neanche per ipotesi pensarti in
uno
scontro… non ora che c’è
Harry…” disse dolce, era pronto a morire per loro,
ma
solo sapendo che Harry non sarebbe rimasto solo…
“James…
se loro fossero…” James le mise un dito sulla
bocca, facendola zittire
“Non
dirlo davanti a Harry…” Lily sospirò
con un sorriso triste
“James…
chiamami in ogni caso… in ogni caso voglio
vederli…” disse deglutendo un
singhiozzo.
James
annuì, poi guardò Sirius e insieme lasciarono la
casa verso un luogo sicuro da
cui smaterializzarsi.
James
la sentì subito. La barriera su cui si scontrò il
suo corpo scomposto, rimandandolo
indietro verso un luogo più lontano, quando il suo corpo si
riformò capì subito
di essere almeno due miglia a sud rispetto la casa dei suoi suoceri.
“Merda!”
gridò, controllando di essere tutto intero, si
guardò attorno chissà dove era
finito Padfoot.
“Paddy!”
lo chiamò a gran voce, quasi stupendosi di sentir la
risposta di Sirius.
“Dietro
di te, imbecille…” James si voltò,
Sirius era seduto a terra la neve tra i
capelli.
“Tutto
bene?” chiese Prongs avvicinandosi
“Tu
credi? Quella maledetta barriera mi ha fatto perdere un pezzo di
gamba!”
ringhiò mostrandogli un grosso taglio lungo il polpaccio:
partiva da sotto il
ginocchio e scendeva fino alla caviglia.
“Beh
almeno non ti sei perso la tibia…”
scherzò James per sdrammatizzare, ricevendo
un occhiataccia da parte di Sirius.
Sirius
sbuffò, cercando frettolosamente qualcosa nel mantello.
James lo vide tirare
fuori un’ampolla.
“Che
cosa…”
“Essenza
di dittamo… Enif me l’ha ficcata a forza in
tasca…” storse il naso, mentre il
fumo verdastro si alzava dalla ferita e la pelle nuova si tese sulla
carne.
“Apposto…”
disse alzandosi e mettendo via la fiala. “Andiamo dagli
Evans…”
James
guardò davanti a loro
“Credi
siano ancora vivi?”
“Non
c’è nessun marchio nero, no? Forse si stanno
ancora “divertendo” e allora non è
troppo tardi…”
James
annuì, facendo strada nella campagna irlandese cosparsa di
neve…
▀■▪■▀
“SMETTETELA
BASTA!” gridò Harold, vedere la tortura della
moglie era peggiore che provarla
lui stesso, e ciò che era peggio era sentire la risata della
loro aguzzina. Lei
si stava divertendo, tutti loro si stavano divertendo.
"Vuoi
divertirti un po’ anche tu?" rise Bellatrix smettendo di
torturare Daisy,
si avvicinò sensualmente ad Harold "Sai alla fine uno ci
prende gusto...ed
è quasi piacevole..."
"Ho
qualche dubbio in proposito..." disse Harold, magari morto, ma non si
sarebbe piegato, mai!
Bellatrix
sorrise malevola tirando uno schiaffo all'uomo.
"Barty
divertiti un po’ tu..." disse lei dando le spalle all'uomo e
avvicinandosi
al mobilio intorno. Mentre la stanza veniva riempita dalle urla di
Harold, Bellatrix
fece cadere un vaso.
"Ops…"
disse ridendo e voltandosi verso Daisy che, ancora distesa a terra,
tremava
ascoltando le urla del marito.
Bellatrix
continuò la sua distruzione di soprammobili
finché non arrivò alla cornice
portafoto. Osservò le immagini immobili con disgusto poi
parve fulminata da una
idea. Con passo veloce tornò indietro.
"Chi
sono i bambini nelle foto!" gridò a Daisy alzandole il volto
tirandola per
i capelli. Daisy non rispose terrorizzata.
"Bella
che succede?" chiese Barty interrompendo la tortura su Harold.
"Chi
ti ha detto di smettere!" gli rispose lei furiosa.
"Bella
cosa..." cominciò Rodolphus avvicinandosi alla moglie.
"Allora
dimmi chi sono quei bambini e quando sono nati!" disse strattonando
Daisy
per i capelli che continuò a non rispondere, le lacrime che,
copiose, inondavano
le sue guancie.
"Non
dire niente! Tesoro non dire niente!" disse Harold prima di essere
colpito
dalla maledizione di Rabastan e prima che il suo mondo diventasse
dolore.
"Mi
sono stancata di te..." disse Bellatrix fermando il cognato. "Parli
troppo per i miei gusti... Babbano..." sibilò Bellatrix
avvicinandosi.
"Tesoro..."
disse poi rivolta al marito "Insegna al nostro caro babbano l'ultima
magia
che vedrà in vita sua..."
"Certo…"
sorrise lui "Avada Kedavra!"
Harold
vide la luce verde colpirlo e un secondo dopo il suo corpo giaceva
immobile.
"Harold!"
gridò Daisy
"Mi
dispiace carina, ma non credo risponderà più... E
ora possiamo parlare tranquillamente..."
disse Bellatrix prendendo Daisy per i capelli e trascinandola fino alla
mensola. Le spinse il volto verso la foto.
"Chi
è il bambino con i capelli neri! Dimmelo!"
Daisy
non cedeva, non poteva, anche se Harold non c'era più non
poteva dare loro il
suo nipotino...
"PARLA
PUTTANA!" gridò Bellatrix gettandola a terra.
"Calmati
Bella..." le disse il marito avvicinandosi "tanto lo sappiamo che non
vedi l'ora di ricongiungerti con tuo marito..." la voce dell'uomo con
la
barba era malignamente gentile "le scelte sono due... O muori
lentamente…
non preoccuparti sapremo come ingannare il tempo, la fantasia non ci
manca… o
muori velocemente senza soffrire, decidendo di rispondere a due
semplici
domande...Uno: quello è il figlio dei Potter? Due: quando
è nato?"
Daisy
rimase in silenzio mordendosi le labbra.
▀■▪■▀
Quando
James e Sirius raggiunsero il limite della barriera trovarono Malocchio
e
fratelli Prewett.
“Edgar
sta cercando di togliere questa barriera... Sembra che solo chi abbia
il
Marchio Nero la possa oltrepassare..."
"Dannazione..."
sbottò James
"Credo
che se non butta giù la barriera entro breve non avremo
speranze di trovare i
tuoi suoceri vivi..." alle parole tetre di Malocchio, James si
passò una
mano sugli occhi.
"Da
quanto sono lì?" chiese Sirius.
"Gli
allarmi sono partiti alle 18 e 27"
"Sono
lì da due ore?" Sirius era sconvolto
"Perché
ci hai avvertito così tardi?" James era quasi isterico
"Non
volevo coinvolgervi... Ma questi bastardi hanno spezzato le difese e
messo su
una barriera niente male... C'è qualcuno che conosce gli
incantesimi di
protezione degli auror con loro..." disse Alastor seccato.
▀■▪■▀
Dopo
aver ucciso Harold i quattro Mangiamorte avevano cambiato
atteggiamento, ed
erano passati a torture meno immediate e più lente.
Il
corpo di Daisy era stato martoriato da incantesimi di taglio e fiamme
incantate.
"Allora
siamo ancora qui con la prima domanda... è il figlio dei
Potter e no?"
disse Bellatrix alzando il viso a Daisy perché la fissasse
negli occhi.
"Non
vi darò mio nipote..." disse la donna senza neanche pensare
a ciò che
diceva, le idee erano confuse e tutto le appariva senza senso.
"Lo
prenderò come un si..."Daisy
si morse le labbra.
"Quando
è nato? Dimmelo!"
"A
cosa vi serve sapere quando è nato?! Che importanza ha?!"
gridò Daisy in
preda alla disperazione
"Se
tuo nipote è nato a fine luglio non ha di che
preoccuparsi..." disse leggermente
Bellatrix come se la cosa le seccasse
"Quindi
non succederà niente a Harry?" supplicò Daisy
“È
nato a fine luglio?"
"Si..."
annuì Daisy.
Bellatrix
sorrise "Tuo nipote non avrà niente di cui preoccuparsi, vi
raggiungerà
presto…" Daisy spalancò gli occhi. Prima che
l'anatema che uccide la
colpisse capì : Lily sapeva, ecco perché Lily era
stata terrorizzata nel sapere
Harry nascere il 31 luglio. Mentre vedeva avvicinarsi il lampo verde
sperò solo
che fosse rapido.
Bellatrix
neanche guardò il corpo della donna ai suoi piedi. Prese tra
le mani la cornice
e ne estrasse la foto del bambino con i capelli neri incenerendo le
altre.
▀■▪■▀
Quando
la barriera s'infranse, James e i membri dell'Ordine si lanciarono in
avanti.
Non
appena vide i corpi degli Evans, James giurò che gliele
avrebbe fatta pagare.Non
riuscì a guardare che per
qualche istante il corpo senza vita di suo suocero e ancor meno quello
di Daisy,
martoriato, davanti a ciò che restava di qualcosa di
bruciato.
Moody
gli mise una mano sulla spalla ordinando agli altri di "mettere a
posto".
"Mi
dispiace James, ma conosci la procedura, vero?"
"Fuga
di gas..."
"Già,
va a prendere Lily... Io intanto levo le ferite a sua madre..." James
annuì,
andandosene stravolto.
Sirius
non ci poteva credere, era di nuovo come Ryan e Nathan, di nuovo
Silente parlava
di una possibile spia. Stava parlando da ore... Stavano passando
lì tutta la
notte, c'erano perfino Lily e Alice con la rispettiva prole.
Si
guardò attorno, le facce dei membri dell'Ordine erano tese e
preoccupate,
Marlene, Dorcas ed Emmeline avevano gli occhi lucidi ed Enif non
nascondeva le
lacrime mentre guardava fissa Silente, come se aspettasse una
rivelazione, Alice
cullava nervosamente Neville, gli occhi arrossati, e Lily d'altro canto
aveva
affondato la testa nel petto di James che la cullava dolcemente, Harry
dormiva
beato nella carrozzina di fianco a loro, ignaro che i suoi nonni non lo
avrebbero più rivisto.
Lanciò
uno sguardo a Remus che si massaggiava le tempie e poi si
voltò verso Peter
trovandolo ad osservare nervosamente l'orologio. Sirius si disse che
doveva
esser preoccupato per sua madre... L'osservò un
po’, lanciandogli un sorriso
triste quando Peter, sentendosi il suo sguardo su di lui, si
voltò.
Peter
si morse le labbra quando Sirius smise di guardarlo, e se avesse
capito? Si
chiese nervoso, doveva sviare i sospetti da se stesso, ma cosa poteva
dirgli e
poi sperava Silente finisse presto... Avery e Lochrin lo aspettavano
per dirgli
se l'Oscuro lo avrebbe accettato o era insoddisfatto...
Gli
dispiaceva per Lily, ma insomma i suoi genitori erano estranei alla
faccenda,
abitavano lontano ed erano babbani, mica come sua madre che abitava con
lui.
Aveva scelto di dare quell’informazione ai Mangiamorte
semplicemente perché non
avrebbe toccato direttamente nessuno dell’Ordine, non aveva
svelato di Harry,
non aveva portato alla morte dei suoi amici nè a quella di
altri membri
dell’Ordine, ma era abbastanza vicina a lui, e ai suoi amici
da essere un atto
di fedeltà, no? O almeno era quello che Peter si ripeteva da
quando era
arrivato il patronus di Malocchio parecchie ore prima.
Quando
Silente finì di parlare e si congedò, i Membri
dell’Ordine rimasero immobili
per qualche secondo, per poi dividersi a parlare fittamente. Dorcas si
avvicinò
a Remus era quasi una settimana che non si vedevano e questo aveva
fatto
aumentare la sua agitazione.
“Ciao…”
lo salutò, lui alzò lo sguardo verso di lei con
un sorriso stanco
“Ciao…
come stai?”
“Una
meraviglia… tu? Dove eri finito in questi giorni, Silente mi
ha detto che eri
in missione, ma non ha voluto aggiungere nient’altro, potevi
avvertire se te ne
andavi… insomma… mi sono preoccupata!”
disse agitata, Remus le mise le mani
sulle spalle.
“Tranquilla
Dorcas, va tutto bene…” la ragazza lo
guardò storto, non capiva se stesse
dicendo la verità o la più assurda delle balle.
Sirius
osservò la scena da lontano e non volendo interrompere
quello che definiva
“bisticcio tra innamorati” si avvicinò a
Peter che stava raccogliendo in fretta
le sue cose.
“Ehi…”
Peter fece quasi un salto al sentire la sua voce. Sirius rise
“Abbiamo i nervi
a fior di pelle?” Peter non rispose limitandosi a fissare
Sirius “Tranquillo,
lo so che sei preoccupato… gli Evans, si insomma li
conoscevamo tutti, erano i
genitori di Lily… quindi non preoccuparti, ti
capisco…” disse cercando di tranquillizzare
l’amico.
“Grazie
Sirius…” disse Peter titubante…
“è una cosa terribile quella che è
successa…”
disse, doveva farsi vedere dispiaciuto, non che non lo fosse in
effetti… ma non
voleva pensarci…
“Già…
vorrei solo mettere le mani sul bastardo che ha fatto la
soffiata…” ringhiò
Sirius “guarda come ha ridotto Lily!James non gliela perdonerà
mai…” Peter deglutì, nervoso
guardandosi
attorno cercando una via di fuga, velocemente soprattutto…
vide Remus e Dorcas
litigare.
“Non
ti sembra strano…”
“Cosa?”
chiese Sirius guardando anche lui nella stessa direzione.
“Che
stiano litigando…”
“Beh,
sono cose che capitano…” disse Sirius sorridendo
appena, ma in effetti non li
aveva mai visti litigare.
“Ho
sentito Dorcas dire che Remus era in missione, strano non ce lo abbia
detto,
vero? Ed è anche arrivato in ritardo…”
buttò lì Peter, senza pensare.
“Probabilmente
Silente gli ha chiesto di non dire niente… sai che su certe
cose Remus è molto
ubbidiente…”
“Già…
io… emh Sirius, credo tornerò da mia
madre… ho paura che possa…”
“Tranquillo,
va pure…”
Peter
annuì si avvicinò agli amici salutandoli uno a
uno, e dando un abbraccio
confortante a Lily. Quando raggiunse Remus fu certo di sentire le
parole di Dorcas.
“Non
vuoi davvero dire che non ci vedremo per alcuni mesi, vero? Dimmi
almeno
perché!”
Dopo
aver salutato tutti, lasciò la stanza e si
smaterializzò.
▀■▪■▀
Peter
si smaterializzò lontano, lontano dall’Ordine e
anche da casa, in mezzo alla
campagna innevata.
“Sei
arrivato finalmente… la puntualità non
è il tuo forte vero?” scherzò Avery
avvicinandosi.
“Silente
ha indetto una riunione straordinaria non potevo lasciarla a
metà, si sarebbe
insospettito…” disse intravedendo anche Lochrin
nell’Oscurità, quando lei
accese la bacchetta.
“Allora?”
“Dobbiamo
aspettare ancora un po’… arriverà
qualcuno da parte dell’Oscuro…”
▀■▪■▀
Bellatrix
si inginocchiò davanti al suo signore, alzandosi impaziente
quando lui le fece
cenno di alzarsi, la donna ignorò gli uomini a fianco a lei,
i suoi compagni di
“squadra” ma aveva occhi solo per il suo signore.
“L’avete
fatto?” chiese Voldemort con voce sibilante.
“Sì,
mio Signore!” rispose lei “e portiamo una notizia
per lei, mio Signore…” disse
entusiasta porgendo all’Oscuro la foto che aveva preso a casa
Evans.
Voldemort
prese dalle mani della sua luogotenente il foglio, lo
soppesò guardando
interessato l’immagine immobile.
“E’
il figlio dei Potter mio signore, sembra sia nato a fine
luglio…”
“Sembra
o è, Bella?” chiese lui freddamente.
“Sua
nonna non ha detto la data esatta… mio signore…
ma…”
“Dobbiamo
essere precisi Bella… farsi prendere dal panico per dei
bambini mi sembra
sciocco…” disse alzandosi. Bellatrix si ritrasse
un poco.
“Per
ora non sono una minaccia e quindi abbiamo tutto il tempo necessario
per
arrivare alle giuste informazioni…”
“Ma
mio signore non si farebbe prima ad eliminare il problema alla radice
e…”
“Non
essere sciocca Bellatrix! Farmi vedere preoccupato per una ridicola
profezia, e
poi non dimenticare che Silente conoscendola al completo
avrà di certo
sguinzagliato i suoi alla protezione dei mocciosi, se ne colpiamo uno,
nasconderà l’altro… no…
dobbiamo capire bene a quale dei due si riferisca la
profezia e solo allora, potremmo festeggiare la morte del
prescelto…”
Bellatrix
annuì.
“Ora,
Bellatrix va a incontrare Avery e Lochrin, dì loro che sono
pronto per
accogliere la nostra spia, sono certo che ci sarà molto
utile…”
“Sì,
mio Signore…” disse Bellatrix e fece per lasciare
la stanza.
“Bellatrix,
ancora una cosa…”
“Ordini,
mio Signore…”
“Voglio
che solo chi è in questa stanza e a chi ho affidato il
compito di arruolare la
spia, sappia la sua identità…”
“Diffida
di qualcuno tra gli altri, mio Signore?” chiese Rodolphus
sorpreso, ma allo
stesso tempo onorato della fiducia dell’Oscuro.
“No,
Rodolphus, mi fido di tutti quelli al mio servizio, è della
spia che non mi
fido… meno sa, meglio è… ma
ricordate… farà comunque parte della famiglia da
ora in avanti…”
Buona domenica... ci tenevo ad augurarvi una buona giornata
nonostante il capitolo poco allegro... purtroppo gli Evans avrebbero
dovuto morire prima di James e Lily e Voldy avrebbe dovuto scoprire
l'esistenza di Harry... quindi... Peter comincia a muoversi purtroppo...
Alla prossima il 26 febbraio
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
27: Rottura
Il
manichino dietro al vetro polveroso di Purge & Dowse Ltd
ammiccò verso la
figura imbacuccata, mentre questa attraversava il vetro sparendo
dall’altra parte.
La differenza di temperatura le fece arrossire le guance mentre si
toglieva la
sciarpa e spazzolando via la neve dalle spalle.
L’accettazione
era un po’ affollata e cercò di non ridere nel
notare un mago con un grosso
paio di corna da renna mentre si avvicinava al banco.
“Ciao
Kat…” salutò la donna dietro il banco,
che le sorrise di rimando.
“Ciao
Enif, buon Natale!”
“Grazie…”
lanciò uno sguardo all’uomo con le corna.
“Che gli è successo?” chiese
trattenendo ancora la risata.
“Qualcosa
è andato storto nelle decorazioni
natalizie…” rispose la donna: Katyayani
Jindal aveva quasi quarant’anni e lavorava al San Mungo da
quasi più della metà
della sua vita, sempre alla stregaccoglienza, diceva che era il cuore
di quel
posto, amava dire che se lei non ci fosse stata i pazienti si sarebbero
persi.
“Spero
che gliele riescano a togliere in fretta…”
ridacchiò Enif, spulciando alcune
cartelle che Kat le aveva messo in mano.
“E
già il tuo secondo Natale qui dentro, eh, Enif?”
“Già…”
“David
ha detto che ha presentato ufficialmente la domanda per la tua nomina a
tirocinante, rispetto ad inserviente o collaboratore è un
bel passo in avanti…”
“Il
dottor Lamber non dovrebbe metterci tanto zelo, non ho ancora
l’esperienza
giusta per fare la tirocinante…”
Katyayani
ridacchiò, passandosi una mano nei capelli scuri.
“Dice
che sei in gamba e che ti impegni…”
Enif
sorrise imbarazzata… se c’era qualche pettegolezzo
al San Mungo Kat lo sapeva…
“Sai
per caso quali sono i reparti che ricercano un tirocinante?”
“Il
reparto Tickey ha senz’altro bisogno… poi mi pare
che Lamber stesso abbia fatto
domanda per il reparto delle lesioni da maledizioni… non mi
sorprenderei che ti
volesse con lui… ma il posto lo decidono i
consiglieri…”
Enif
annuì.
“Ora
vado… meglio non far aspettare Lamber…
soprattutto perché è Natale e tutti
vogliamo tornare a casa il più presto
possibile…”
“Già…”
la donna stava per aggiungere qualcosa, ma un uomo si
avvicinò alla scrivania.
Fumava dalle orecchie.
Quando
tentò di parlare uno sbuffo di fumo uscì dalla
sua bocca soffocandogli le
parole.
Kat
lanciò uno sguardo ad Enif.
“È
stato un incantesimo?” chiese cercando di aiutare il
paziente, l’uomo fece di
no con la testa.
“Una
pozione?” di nuovo no.
“È
esploso un calderone?” chiese questa volta Enif, ricordava
che ad un povero
Serpeverde era capitata una cosa simile durante uno scherzo di James e
Sirius.
L’uomo
annuì convinto.
“Pianterreno,
reparto Rackharrow…” disse Kat velocemente,
“senza dubbio va dalla O’Malley per
gli Incidenti da Manufatti…”
“Lo
accompagno io prima di salire, non riuscirebbe a chiedere
indicazioni…” l’uomo
stava per ribattere, ma di nuovo il fumo non gli permise di farlo,
scosse la
testa annuendo.
Enif
guidò l’uomo oltre una doppia porta lungo un
corridoio stretto.
“Ad
un mio compagno ad Hogwarts era successa una cosa simile alla
sua…” disse
cercando di tirare su di morale l’uomo “solo che
aveva cominciato a far uscire
bolle di sapone da ogni… emh…
orifizio… bocca, naso, orecchie e…”
fece un gesto
facendo scappare una risata e uno sbuffo di fumo al paziente
“Madama Chips lo
ha rimesso apposto in pochi secondi…” disse
spostando leggermente una sfera di
cristallo piena di candele che stava fluttuando troppo in basso.
“Eccoci!”
disse aprendo una porta sulla Sinistra, dove c’era scritto
INCIDENTI DA
MANUFATTI, entrarono assieme, poi Enif fermò un altro
collaboratore.
“Ciao
Richards…”
“Ehi
Icecrow, che ci fai quaggiù, di solito non sei su al quarto
piano?”
“Sì,
ho accompagnato questo paziente, sai non riesce a parlare…
un’esplosione di
calderone…” per sottolineare le parole di Enifl’uomo aprì la bocca facendo uscire
il fumo.
“Ok,
da qui in poi ci penso io… lo accompagno dalla
O’Malley… buon Natale,
Icecrow…”
“Buon
Natale Richards…”
Enif
lasciò il dipartimento, prendendo in fondo al corridoio le
scale, ad un tratto
sentì delle voci. Qualcuno stava parlando concitatamente
sulla rampa sopra la
sua testa.
“Non
dirmi che non dovrei essere qui! Lo so benissimo, ma volevo ricordarti
il
nostro patto…” Per Enif quella voce aveva qualcosa
di famigliare, si fermò in
ascolto.
Qualcuno
mormorò a voce così bassa che la ragazza non
riuscì a distinguere di chi si
trattasse.
“Bene…
Buon lavoro… Guaritore…”
Ci
furono dei passi ed Enif sentì che qualcuno stava scendendo,
si guardò attorno,
poteva solo scendere una rampa e nascondersi nel reparto Lesioni da
creature.
Non sapeva perché, ma qualcosa le diceva che lei non avrebbe
dovuto essere lì
in quel momento e soprattutto non doveva farsi vedere.
Scese
rapidamente le scale facendo meno rumore possibile ed infilò
velocemente la
porta del primo piano. Appena fu entrata si accasciò a terra
per non farsi
vedere, solo allora si rese conto di star tremando. Si passò
una mano sul
volto, credeva di averle superate quelle crisi di panico.
Aspettò
un po’ sentendo i passi allontanarsi dalle scale solo allora
ritornò sulle
scale, salendo fino al quarto piano. Lungo il tragitto non
incontrò nessuno,
trasse un sospiro di sollievo per quanto una parte del suo cervello le
stesse
dicendo che doveva scoprire cosa stava succedendo.
▀■▪■▀
“Malocchio
ha avuto una buona idea, non trovi?” le chiese James, Lily
annuì mentre tentava
di centrare la bocca di Harry con un cucchiaino carico di farinata.
Harry in
tutta risposta serrò le labbra.
“Sì,
sono solo un po’ preoccupata per Harry e Neville, faremo bene
a portarli ad una
riunione dell’Ordine?” disse voltandosi appena
verso il marito, che stava mangiando
una fetta di pan tostato, prima di rivolgersi di nuovo al figlio
“Su, Harry dai
che arriva l’ippogrifo… fai HAM”
cercò di invogliarlo ad aprire la bocca, ma
Harry era sicuro sulle sue posizioni, quella roba non
l’avrebbe mangiata! Piuttosto
trovava molto invitante quella cosa viola che suo padre stendeva sul
pane.
“Sbaglio
o sta fissando la marmellata?” disse James ridendo e
avvicinandosi “vuoi un po’
di marmellata Harry? “ chiese addentando la fetta di pane e
marmellata, il
bambino lo guardò incantato aprendo la bocca ad imitare il
padre, Lily ne approfittò
per ficcargli a tradimento il cucchiaio in bocca. Harry storse il naso,
mentre
spingeva via la mano della madre, sputando quasi tutto quello che Lily
era
riuscita a mettergli in bocca.
James
rise.
“Dovremmo
cominciare a fargli assaggiare le cose o credo non mangerà
piùniente…
comincia di nuovo a svegliarsi di
notte per la fame…” asserì Lily,
prendendo un po’ di marmellata e spalmandola
su una fetta di pane.
“Tieni
Harry, mangiamo quello che mangia papà!” disse al
bambino porgendogli la fetta
in modo che il bambino potesse succhiarla. Harry lanciò un
gridolino felice
quando assaggiò il nuovo sapore.
“Chissà
se gli piace anche la melassa come a me?”
“James,
un po’ alla volta per favore, non essere esagerato come al
solito, non può
mangiare tutto subito!” lo riprese la moglie.
“Lo
so, lo so… pensavo che però potremmo
provarci… mia madre faceva una torta di
melassa troppo buona…”
Lily
sorrise, anche sua madre faceva una torta alla melassa buonissima. Se
si
concentrava un po’ riusciva perfino a ricordarne
l’odore.
Per
quanti amici avessero, l’Ordine e la sicurezza venivano prima
di tutto e Lily
si ritrovò a pensare che erano soli, che le mancavano le
chiacchierate con le
amiche, con sua madre, con la signora Potter.
“Lily?
Che c’è? Hai una faccia…”
“Nulla…
credo solo di essere un po’ stanca…”
“Potresti
andare a riposare un po’ penso io a Harry,
c’è tempo fino alla festicciola
dell’Ordine… non fare quella faccia,
tesoro… saremo da Moody… con tutti i
membri dell’Ordine, Harry e Neville saranno più al
sicuro con noi che con
Bathilda o la madre di Frank…”disse
pacatamente passando un braccio attorno alle spalle di Lily e dando un
bacio
sulla fronte ad Harry.
“Lo
so che hai ragione… ma… sai ho sempre paura che
ci scoprano, che succeda
qualcosa…”
“Lily,
tranquilla, sai che casa Moody è sotto Incanto
Fidelius…” Lily ebbe un fremito
a quelle parole, e se avessero dovuto mettersi sotto Fidelius, certo
era la
soluzione migliore ma ciò significava che Enif, Peter, Remus
e Sirius non
avrebbero potuto andare da loro quando avevano tempo, avrebbe
significato
davvero essere da soli… James intuì il suo
pensiero.
“Solo
se sarà davvero necessario prenderemo quella misura. Mi fido
dei nostri amici e
dei membri dell’Ordine e non posso pensare, come Moody, che
ci sia una spia fra
noi. Fintanto non ne sarò convinto non andremo sotto
Fidelius e continueremo a
vivere come se nulla fosse, d’accordo?” chiese,
Lily annuì, figurarsi se James
non volesse avere i suoi amici per casa, ne soffriva la mancanza
già se non
vedeva qualcuno di loro ogni tre giorni.
“Andrò
a riposare un po’, non far levitare Harry, non fargli fare
cose pericolose e…”
“Farò
il bravo Lily, non essere una madre apprensiva, va a riposarti un
po’ ora…”
Lily annuì, lasciando lentamente la stanza, James la
guardò allontanarsi.
“Non
preoccuparti Harry, qualunque siano le paure della mamma, il
papà non
permetterà mai che accadano!” sussurrò
al bambino che lo guardò curioso ancora
succhiando la sua fetta di pane, James gli sorrise. Adorava il suo
bambino, il
suo bel bambino, avrebbe fatto di tutto per Harry, di tutto.
▀■▪■▀
Aveva
lasciato il bosco alle spalle, arrancando nella neve caduta quella
notte,
guardò indietro, verso l’accampamento dei
licantropi, Grayback e i suoi più
fedeli se ne erano andati per unirsi ai Mangiamorte in una battuta di
caccia al
babbano e lui, l’”irlandese” come lo
avevano soprannominato, era stato mandato
alla ricerca nella città babbana vicina alla ricerca di
tutto ciò che poteva
esser comodo al clan, mentre donne e cuccioli restavano nascosti.
Remus
aveva tirato un sospiro di sollievo a quella notizia, avrebbe potuto
partecipare, seppur in minima parte alla festa di Natale
dell’Ordine senza
destare sospetti, far rapporto a Silente e poi tornare dal branco con
tutto ciò
che lo avevano mandato a prendere.
Camminò
a lungo prima di raggiungere la città e solo quando un
eventuale inseguitore
non avrebbe più potuto tenerlo d’occhio si
smaterializzò a casa riprendendo le
sue sembianze.
Aveva
bisogno di un bagno, non poteva mica andare in quello stato dagli
altri,
avrebbero fatto domande e Silente gli aveva proibito di dare le
risposte.
Attraversò
il soggiorno per andare in bagno.
“Hai
altamente bisogno di una doccia…” disse una voce
alle sue spalle, una voce che
conosceva molto bene.
“E
tu che ci fai qui?”
“Ti
aspettavo… anche perché sono…
emh… due settimane che non ho tue notizie… ero un
po’ preoccupata, sai…” disse Dorcas
alzandosi dalla poltrona e ravvivandosi i
capelli. Remus scosse la testa un po’ sconsolato.
“Da
quanto eri qui ad aspettare?”
“Ieri
sera, sapevo che saresti tornato per la festa… Silente aveva
detto che ci
saresti stato…” disse un po’ nervosa.
“Dorcas…”
lei scosse la testa
“So
che non puoi dirmi niente… ma… insomma mi sento
messa da parte… come se fossi
l’ultimo dei tuoi calzini usati…”
Lui
sorrise appena, avvicinandosi a lei e mettendole le mani sulle spalle.
“Silente
mi ha fatto promettere di non dire nulla, lo sai…”
“Lo
so… ma non sapere dove sei, con chi sei… mi fa
impazzire!”
“Cosa
cambierebbe se te lo dicessi… non potresti comunque
accompagnarmi…” disse lui
leggermente. Dorcas annuì, mortificata.
“Sei
in missione tra i lupi mannari vero? Non serve che neghi
l’abbiamo capito
tutti…”
Remus
rimase in silenzio e non rispose, e fu quel silenzio a trafiggerla
più di
quanto pensava.
“Sta
attento, allora…” disse “non
preoccuparti, non verrò più ad aspettarti se
è
questo che vuoi…” cominciò, la voce le
tremava appena, gli occhi lucidi.
“Dorcas
non…”
“Non
parlare Remus, non serve… tra me e l’Ordine scegli
l’Ordine, lo capisco…
speravo solo di contare qualcosa… spero almeno di averti
dato dei bei ricordi…”
disse allontanandosi da lui ed asciugandosi gli occhi con la mano.
Remus
rimase in silenzio ad osservarla.
“Dimmi
qualcosa diavolo!” disse lei trattenendo un singhiozzo.
“Cosa
vuoi che ti dica, se hai già scelto…”
Lei
si morse le labbra, mentre smetteva di trattenere le lacrime,
ingoiò a vuoto.
“Se
un giorno vorrai cercarmi, sai dove trovarmi…” gli
disse appena “ci vediamo
alla festa…” sorrise a stento, uscendo dalla
stanza e chiudendosi la porta di
Remus alle spalle. Non poteva farcela, si era detta, in quelle due
settimane
aveva pianto, aveva preso a morsi il cuscino, aveva gridato presa dalla
furia.
Non poteva dire di non capirlo, non poteva dire di non continuare ad
amarlo, ma
non voleva più stare lì ad aspettarlo,
preoccupandosi per ogni notizia che non
arrivava e forse facendolo sentire in colpa per le notizie che lui non
gli
dava. Forse era meglio così, almeno fino alla fine della
guerra… solo colleghi, amici, come
prima…
nient’altro… si disse ingoiando le
lacrime, era meglio così.
Remus
rimase immobile mentre lei usciva, non voleva fermarla, sapeva che era
meglio
così, meno preoccupazioni per lei, meno problemi per lui,
eppure il petto gli
doleva in modo incredibile sembrava che si fosse creato un vuoto
lì subito
sotto lo sterno, un vuoto freddo che niente sembrava riempire.
Andò
in bagno quasi spinto da una forza invisibile, tutto sembrava vuoto,
incolore,
inodore, si spogliò lentamente cercando di non pensare, nel
silenzio opprimente
che gli avvolgeva il capo. S’infilò sotto la il
getto caldo della doccia, e lì
mentre fissava le mattonelle davanti a lui un solo pensiero lo
sfiorò: Ben fatta Remus, sei
riuscito a perderla…
Strinse
gli occhi, bruciavano in maniera incredibile lasciandosi sfuggire un
singhiozzò.
“Sei
proprio un’idiota, Remus… uno stupido,
imbecille…” si disse.
Rimase
così sotto la doccia per un po’ lasciando che
l’acqua dissipasse le sue
lacrime.
▀■▪■▀
Quando
Sirius arrivò a casa Moody, la vecchia casa appariva
disabitata e silenziosa.
Il cancelletto si mosse cigolando sull’unico cardine che lo
teneva ancorato
alla staccionata scolorita. Per un attimo Sirius si chiese se fosse la
casa
giusta e non avesse letto male l’indirizzo sul foglietto che
Moody gli aveva
fatto vedere per cinque secondi, magari era quella affianco, tutta
decorata da
lucine colorate… lucine colorate? Moody? No, effettivamente
era impossibile che
le altre case fossero quella di Moody. Fece il giro della casa come
dicevano le
istruzioni del vecchio Auror: “Bussate tre volte sulla porta
sul retro” aveva
detto acidamente la mattina precedente a lui e James, aggiungendo un
“non date
nell’occhio”, per evitare di dare
nell’occhio in effetti Moody non aveva mai
usato la sua vera casa nelle riunioni, ospitandoli sempre nella vecchia
casa di
Parsley… ma questa… sembrava disabitata da anni.
Sirius attraversò il giardino,
sotto le sue scarpe scricchiolava l’erba alta, congelata,
lasciata lì da chissà
quanto tempo. Arrivato sul retro salì i pochi gradini della
veranda, bussando
tre volte alla porta. Restò un attimo in
silenzio… si sentiva un’idiota, ma poi
la porta si aprì e Moody sbucò
nell’uscio accompagnato da una allegra musica
natalizia e dal calore della casa.
“Buon
Natale Black!” disse facendolo velocemente entrare.
“Credevo
di aver sbagliato casa…” ridacchiò,
liberandosi della sciarpa con un gesto
veloce e appendendola all’attaccapanni che Moody li stava
indicando.
“L’idea
è proprio quella…”
“Potresti
mostrarmi un paio di quei trucchetti, potremmo metterli a casa di James
sarebbero un po’ più
invisibili…” Moody annuì.
“Appena
arriva gliene parlo…” borbottò
l’Auror “la tua ragazza?” aggiunse poi
guardando
Sirius sottecchi “Mica avrete litigato anche voi?”
“Enif
sta arrivando…”
“Viene
da sola?”
“Arriva
con Gideon e Fabian, l’hanno trascinata a fare gli auguri di
Natale alla loro
sorella…” ridacchiò Sirius,
“l’ho lasciata con una buona
scorta…” il sorriso
restò un momento sulle labbra si Sirius poi tornò
a guardare il vecchio mentore
accigliato “che intendevi con “litigato anche
voi”?”.
Moody
non rispose facendo un cenno del capo verso il soggiorno: Emmeline era
in un
angolo passando un braccio intorno alle spalle di Dorcas, la ragazza si
costringeva a sorridere mentre parlava con Sturgis, probabilmente di
cavolate,
ma gli occhi erano arrossati e lo sguardo assente.
Sirius
si morse il labbro inferiore, Moony che
diavolo stai combinando…, pensò mentre
cacciava quell’espressione ed
entrava allegro nella stanza gridando Buon Natale.
Emmeline
e Sturgis lo salutarono allegri, Dorcas gli sorrise appena.
“Non
mi è mai capitato di essere tra i primi ad arrivare ad una
festa!” rise Sirius
“Solo
perché ti perdevi dietro alle ragazze prima di
arrivarci…” lo prese in giro
Sturgis
“Scherzi
a parte, gli altri?”
“Marlene
arriva verso tardi, dopo aver messo a letto i bambini, suo marito non
era molto
contento, lo stesso vale per Edgar”
“Gideon
e Fabian sono andati a pranzo dalla sorella, dovrebbero arrivare tra
poco, se
non sbaglio…” cominciò Sturgis
“Sì,
Enif è con loro…” disse Sirius
“Silente
arriva dopo il banchetto di Hogwarts assieme a Minerva e
Hagrid… ha detto che
porta anche un’altra persona…”
“Un'altra
persona?”
“Già,
chissà, magari una fiamma di gioventù!”
scherzò Sturgis lanciando un’occhiata a
Dorcas sperando di farla ridere, ma niente. Pudmore lanciò
un’occhiata a Sirius
sembrava a dire “fa
qualcosa”.
“Sturgis,
Emmeline che ne dite di andare a vedere cosa sta combinando Alastor in
cucina?
Non vorrei trovarmi veritasarum nelle bivande!”
I
due si guardarono, annuirono e uscirono, Sirius aspettò che
furono usciti per
poi sedersi affianco a Dorcas.
“Che
ha combinato l’idiota?” chiese cercando di
guardarla in volto.
“Non
è il tuo migliore amico?” a Dorcas
sfuggì un sorriso era raro sentir Sirius
parlare così
“Non
ho mai detto che il mio migliore amico non sia
un’idiota… a volte…” disse
leggermente“Allora
cos’ha combinato?”
Dorcas
si morse l’unghia del pollice indecisa.
“Non
è mica morto, vero?”
“No,
no, tranquillizzati, avrai ancora il suo brutto muso da licantropo tra
i
piedi…” cercò di scherzare lei
“E non ha neanche fatto niente… in effetti
è
proprio questo il problema…”
“Dovrò
proprio dargli una lavata di capo! Ma come si fa a far aspettare
così una bella
ragazza, insomma e poi credevo che lì sotto fosso
uomo!”
Dorcas
non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
“Sirius
sei un’idiota!” gli disse
“E
orgoglioso di esserlo!” Rispose lui “Ma vabbeh
tornando seri, cosa non ha
fatto?”
“L’ho
lasciato e lui non mi ha fermata…” Sirius
restò lì perplesso.
“Ok,
adesso ho avuto la riprova che è davvero
un’idiota…”
“Ha
detto che se avevo già scelto non importava cosa lui avesse
da dire…” Sirius
scosse la testa.
“Lascia
stare…”
“Come?”
“Oggi,
domani, magari anche dopodomani… Remus è cotto di
te davvero… adesso è
incastrato con quella stramaledetta missione e crede di dover
proteggere il
mondo da solo… secondo me quando te ne sei andata e rimasto
lì a piangere sotto
la doccia…”
“Come
sai che doveva farsi una doccia?” chiese Dorcas sorpresa
“Quando
deve piangere si butta sempre sotto la doccia…”
disse Sirius con ovvietà “così
ha la scusa dello shampoo…”sorrise indicandogli
gli occhi “dagli il tempo di
rendersi conto che è un idiota, lascia tutto nelle mani del
vecchio zio Sirius
e vedrai che tutto si rimette apposto!”
“Zio
Sirius?”
“Suona
bene vero?” ridacchiò il moro “Non vedo
l’ora di sentire Harry chiamarmi così!”
Dorcas
sorrise.
“Non
ci avevo pensato…”
“A
cosa?”
“Al
fatto che sono la madrina di Harry, il bel piano di Lily è
sfumato… ho lasciato
Remus non siamo più una coppia e se dovesse succedervi
qualcosa…”
“Non
sei così stronza da tenere Harry lontano da
Remus… se lo faresti lo sapremmo e
torturemo le tue notti in eterno!”
“Non
riesci proprio a stare serio, vero?”
“Sono
più serio di quanto credi!” sorrise ancora una
volta Sirius dandole una leggera
pacca sulla spalla e alzandosi sentendo bussare tre volte alla porta.
“Vado
io ad aprire, Alastor!” disse, sperando che fosse quel
vecchio lupo di sua
conoscenza, gli doveva un bel paio di spiegazioni e non solo per le due
settimane di silenzio.
▀■▪■▀
Peter
rabbrividì, era una cosa che si ritrovava a fare spesso
nell’ultimo periodo,
sarà l’inverno si diceva, quel freddo umido che
gelava le ossa, saranno i
dissennatori si diceva anche a volte, e quelle volte poi non riusciva
più a
chiudere occhio e passava le ore a fissare le luci delle
città.
A
volte ancora si diceva che erano i suoi sensi di colpa… ad
avvalorare la sua
tesi stava il fatto che lo assalivano ogni volta che stava per
incontrare gli
altri Mangiamorte.Ma
infondo come
diceva quel vecchio detto “Dove non v’è
pericolo non v’è gloria”, doveva essere
un Grifondoro fuori di testa come Sirius quello che l’aveva
inventato, lui
preferiva il più sicuro “Chi teme ogni pericolo se
ne stia a casa” e in quel
momento se ne starebbe stato davvero a casa. Si chiese ancora una volta
perché
diavolo Bellatrix doveva sempre chiedere di incontrarlo in posti
simili: perché
sempre cimiteri, mausolei e affini? Non poteva mai essere una
caffetteria, un
ristorante, un posto caldo per lo meno?
Guardò
nervosamente l'ora, era in ritardo, sperò che i suoi amici
non andassero a
cercarlo, non sapeva cosa avrebbe risposto loro in quel caso.
Probabilmente
sarebbestato
scoperto e Moody lo
avrebbe gettato in una gelida cella di Azkaban, se non l'avesse ucciso
prima...rabbrividì al solo pensiero.
"Sei
già qui..." disse una voce, Peter si voltò
trovandosi a fissare un uomo, il
volto celato dietro una maschera argentata...
“Dicevate
di volermi parlare..."
"Vogliamo
un regalo di Natale..." Peter deglutì "un mago
dell'ordine..."
il ragazzo annuì, sperando in cuor suo che non fosse nessuno
dei ragazzi...
"E
in cambio cosa me ne viene?" chiese Peter tirando fuori un
po’ di coraggio,
era certo di aver davanti il più giovane della cricca di
Bellatrix, lo
riconosceva dalla voce, non l'aveva mai visto senza maschera…
"Che
sarai vivo domani" rispose lui con sufficienza.
"E
la stessa ricompensa delle soffiate scorse, ma oggi mi chiedi un
uomo... Dovrò
scoprirmi per questo..."
Il
ragazzo dietro la maschera rise "Cominci a far funzionare la testa
Minus...avrai un bel regalo di Natale, te lo prometto..."
"La
promessa di un assassino..."
"Prendere
o lasciare, ma se lasci sai a cosa vai incontro..." e Peter lo sapeva.
Poteva
fare lo spavaldo quanto voleva ma se non avesse collaborato la scelta
era una
sola...
"Chi
volete?..." disse infine sconfitto
▀■▪■▀
"Scusate
il ritardo, mia madre non voleva lasciarmi andare!" esclamo entrando
nel
soggiorno di casa Moody.
"Peter!"
lo saluto Sirius.
"Ci
stavamo preoccupando!" Lily
"Ancora
un po' e uscivamo a cercarti!" James... Peter salutò tutti
con un sorriso.
Quando sei
diventato
cosi bravo a mentire?
Gli chiese una vocina nella sua testa, mentre si avvicinava a Remus
chiedendogli come stava.
Remus
sorrise all'amico, eppure lo sentiva, era odore di paura quella che
Peter aveva
addosso.
"Tutto
bene?" chiese guardandolo negli occhi.
“Sì,sì...tu
piuttosto hai una cera..." disse cercando di sviare il discorso.
"L'idiota
si è fatto scaricare da Dorcas..." s'intromise Sirius.
"Paddy..."
l'ammonì James
"E
lei dov'e?" chiese Peter preoccupato.
"In
cucina con Enif e Alice...anzi le raggiungo dato che Harry si
è
addormentato..." esclamo
Lily,
Peter la osservo mettere dolcemente Harry nel passeggino scoccando a
James una
occhiata severa, per poi uscire dalla stanza superando Pudmore e i
gemelli
Prewett. I due cercarono di arpionarla per una dimostrazione di quello,
che
secondo i Prewett, era il ballo più in voga tra i babbani.
Stava ancora guardando
in quella direzione quando Fabian lo fissò sorridendo.
"Peter, tua madre e babbana
vero?"
il ghigno di Fabian non presagiva niente di buono, sembrava quello di
James prima
di uno scherzo a Mocciosus.
"Sì..."
"Quindi
saprai tutto di quadriglia vero?" e Peter sentì che era
arrivata la fine.
▀■▪■▀
"Non
lo so forse ho sbagliato tutto…" stava mormorando Dorcas
quando Lily le
raggiunse. Enif le stava passando solidariamente una mano sulle spalle
e Alice
sembrava sconvolta mentre cullava Neville, che al contrario diHarry sembrava aver tutte
le intenzioni di
restare sveglio tutta la notte.
"Mi
sembra cosi assurdo che non ti abbia detto nulla..." disse Alice
"insomma anche solo per orgoglio avrebbe dovuto al minimo mandarti a
quel
paese..."
"Remus
è molto passivo se si parla di sentimenti, soffoca tutto
dentro quella sua
testolina..." disse Lily sedendosi affianco a loro "A diciassette anni
stava a pensare che non meritava nessuna donna di questo pianeta, a
venti crede
di non avere il diritto di fermarla se vuole andarsene..."
"Io
volevo solamente che mi dicesse di non andare! Che ero importante, mi
bastava quello..."
singhiozzo Dorcas.
"Ha
la testa più dura del marmo!"
"E
un cuore più sensibile di quello che credi, avrà
pensato che lo stavi lasciando
perché è in missione..."
"Enif
ma tu da che parte stai?" chiese Dorcas scocciata.
"Da
nessuna! Cercavo di capire perché si è comportato
così..." disse la
ragazza un po’ imbarazzata.
"Devo
chiedergli scusa..." disse Dorcas alzandosidi scatto. Lily la spinse di nuovo seduta.
"Non
stasera..."
"Ma
domani sarà sparito di nuovo!"
"Lascialo
sparire per un po’, e aspettalo quando sarà di
ritorno, avrete il tempo per
schiarirvi le idee entrambi..."
Dorcas
annuì. Poi la fisso dubbiosa. "E adesso che faccio?"
"Vai
di là e ti metti a ballare la quadriglia con Gideon, ti
serve ridere
adesso!"
Eccomi qui... non temete per i due testoni qui si sono un
po' ribellati ai miei voleri e Dorcas ha fatto il pasticcio... e Rem...
beh Rem è il solito... si preoccupa sempre troppo... Di chi
sarà la voce che ha terrorizzato Enif?
Chi ha consegnato oggi Peter? Con che faccia poi si ripresenta questo,
poi...
Ci leggiamo domenica 25 marzo (tecnicamente laureata ^^ quindi poi,
forse i tempi di pubblicazione si dovrebbero accellerare... vedremo :)
)
Buona domenica
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo
28: Cheese
Era
da poco passata la mezzanotte quando arrivano a casa Moody gli ultimi
invitati.
Marlene arrivo trafelata scusandosi per il ritardo. Minerva McGrannit
fece la
sua comparsa avvolta in un mantello scozzese, seguita da Hagrid,
riconoscibile
come sempre nel suo pastrano marrone. Il mezzogigante non
poté fare a meno di
lasciarsi andare in un singhiozzo commosso quando gli misero davanti i
due bambini
addormentati.
"Sono
cosi carini..." disse accarezzando goffamente i capelli ad entrambi.
Silente
arrivò subito dopo seguito da un'altra persona. Il mago alle
sue spalle era alto
e magro, con barba e capelli grigi, portava gli occhiali e aveva un
aspetto
burbero. L'intero Ordine della Fenice lo guardò, James si
sporse verso Sirius.
"Ma
non è l'oste della Testa di Porco?"
"Amici
miei, ” cominciò Silente con un sorriso
“vi presento mio fratello, Aberforth."
Silente
sorrise vedendo Sirius cambiare colore.
"Non
preoccuparti Sirius, Aberforth non mi ha mai messo al corrente delle
consumazioni
dei suoi clienti..."
Silente
sorrise passando uno sguardo su tutti loro: sulle ragazze tutte
attorniate ai
bambini, sui malandrini, assieme come sempre,su Frank che discuteva animatamente con i gemelli Prewett,
Edgar parlava
del ministero con Caradoc e Moody, mentre Benji raccontava ad Hagrid di
una
nuova pozione erbicida che i francesi stavano esportando in
Inghilterra.
"Credo
di poter dire che per una volta siamo davvero al completo." disse il
vecchio
preside con un sorriso.
"Gia,
incredibile che non manchi nessuno!" esclamò Podmore ridendo
allegramente.
"A
parte i morti..." commentò sarcastico Moody.
"Alastor
è Natale!" lo rimproverò Minerva "lascia i morti
riposare in pace
almeno quest'oggi!"
"Noi
abbiamo portato la macchina fotografica!" esclamo Gideon tirando fuori
una
vecchia polaroid “che ne dite di una bella foto?"
"Faccio
io, sono quasi un estraneo qui dentro..." si propose Aberforth, lieto
di
trovare un motivo per non essere ripreso dalla macchina fotografica.
"Ma
non dica cosi!" esclamò Enif che aveva già preso
la macchina dei gemelli
"proprio perché non c'è spesso dovrebbe venire a
fare la foto!" disse
sorridendo ed avvicinandosi ai fratelli Silente.
"Aberforth
ti presento Enif Icecrow..." disse Albus al fratello, Enif fu certa di
vederlo ammiccare. Aberforth le lanciò un’occhiata
penetrante.
"Icecrow,
eh... Va bene ma poi restituirò il favore... o sarai tu a
mancare nella foto,
ragazza…" borbottò seccato.
Enif
gli sorrise gentile, mentre tutto l’Ordine si riuniva per la
foto: Moody prese
posto vicino a Silente, Dedalus vicino a Marlene, Alice e Franks vicino
ad
Emmeline, Remus si tenne a distanza da Dorcas ma venne circondato da
Benji ed
Edgar, Sturgis ridacchiava assieme a Caradoc, Hagrid, Elphias, Gideon e
Fabian
si sistemarono accanto a Dorcas, mentre Aberforth prendeva posto in
seconda
fila, Enif immaginò per nascondersi alla foto, e infine
Sirius, Peter ai fianchi
di Lily e James.
“Sorridete
prego” disse Enif ridendo, prima di scattare, qualcuno di
loro levò i bicchieri
che aveva in mano altri salutarono. Enif scattò un paio di
volte prima che
Aberforth la fermasse.
“Hai
fatto foto a sufficienza con la mia brutta faccia, ora tocca alla
tua…” disse
l’uomo prendendole di mano la macchina fotografica mentre
Moody, Gideon ed
Edagar si dividevano le foto appena scattate.
“La
prossima la prenoto io!” disse James, mentre Enif correva
affianco a loro prima
che Aberforth scattasse.
▀■▪■▀
La
serata andava a concludersi quando Benji si alzo sorridendo.
"Adesso
dovrò proprio andare" disse un po’ dispiaciuto.
Peter lo guardo
mordicchiandosi un labbro.
"Sicuro
che non vuoi restare ancora un po’..."
“No,
Peter
devo proprio andare….” Disse il pozionista
passando una mano sulla barba rossa,
con un sorriso stanco. “Domani notte sono di pattuglia,
meglio riposare un
po’…”disse allegro.
“Riposati
allora, che domani sera ti voglio bello e pimpante!”
scherzò Emmeline con un
sorriso.
“Figurati
se non sarò bello e pimpante per te,tesoro”
scherzò lui, da buon vecchio
scapolone, ci trovava gusto a stuzzicare Emmeline, la ragazza sorrise
dandogli
una leggera pacca sul gomito.
“Va a
dormire, vecchio”
“Ehi,
vecchio a chi?”
Risero,
erano poche le volte che potevano ridere. C’erano poche volte
in cui l’Ordine
si riuniva senza una scia di morte e distruzione alle spalle. Quei rari
momenti
erano quindi più preziosi dell’oro.
Benji
salutò i presenti un’altra volta prima di lasciare
la casa, camminò per qualche
metro prima di smaterializzarsi con un pop.
▀■▪■▀
Le canne si
muovevano appena, mosse da un leggero venticello, Benji
imprecò notando come si
fosse materializzato diritto dentro un acquitrino, ce n’erano
tanti attorno a
casa sua. Le paludi del Nord Kent si distendevano per centinaia di
metri, quasi
chilometri attorno alla sua “catapecchia” come
l’aveva definita Edgar l’unica
volta che era venuto a trovarlo.Ma
a
Benji andava bene così, pace e tranquillità, rane
e piante in abbondanza, tanto
da permettergli di risparmiare qualcosa sulle spese per gli ingredienti
di
pozioni. Il mercato delle pozioni non andava poi così male,
con la guerra
vendeva antidoti quasi come fossero pozioni per il raffreddore, ma il
prezzo
degli ingredienti, soprattutto quelli più pericolosi aveva
toccato somme
esorbitanti, l’ultima volta gli avevano chiesto 30 galeoni
per un bezoar!
Trenta maledettissimi galeoni! Avrebbe fatto prima ad allevarsi le
capre da
solo… ridacchiando pensò che forse sul fattore
capre avrebbe potuto aiutarlo il
fratello di Silente.
Sospirò
arrancando fuori dall’acquitrino, croste di ghiaccio andavano
a frantumarsi al
suo passaggio, l’acqua era gelida, se non si fosse asciugato
al più presto si
sarebbe preso un bel raffreddore, o sarebbe morto assiderato, tutto
dipendeva
da quanto lontano da casa si fosse materializzato.
Quando
uscì
dall’acqua, ebbe il buonsenso di asciugarsi con un
incantesimo prima di
congelare, sbuffando per la sua incapacità nelle
materializzazioni. Era una
cosa in cui non era per niente portato: era capace di pensare Bristol e
smaterializzarsi
a Brighton, oppure a chilometri dal punto in cui avrebbe dovuto
arrivare. Una
volta da ragazzo si era perfino smaterializzato in un muro! Aveva
passato tre
settimane nel reparto da lesioni da incantesimo, con una gamba ancora
spezzata
e bloccata a Diagon Alley, dal quel giorno aveva cominciato ad usare
essenzialmente i camini, ma adesso, con la guerra e tutto il resto
eccolo la a
doversismaterializzare.
Finché Silente
non mi troverà incastrato in qualche albero…
pensò depresso… o spaccato in una
miriade di parti.
Asciutto e
lontano dall’acqua, per quanto potesse stare lontano
dall’acqua in quelle
paludi, cercò di orientarsi, dalla posizione delle stelle
doveva essere qualche
miglio ad ovest di casa sua, sospirò pronunciando
l’incantesimo quattro punti e
incamminandosi verso casa.
▀■▪■▀
Ben sospiro
di sollievo nel scorgere finalmente la sua "catapecchia". Aveva
vagato nelle paludi due ore ed era letteralmente assiderato.
"Casa
dolce casa" disse aprendo la porta di casa. Si tolse il mantello
ghiacciato
accendendo il camino con un colpo di bacchetta, spostò la
poltrona più vicino
possibile al fuoco e vi si sedette cercando di riscaldarsi, e ben
presto, cullato
dal tepore si addormentò.
Quando
aprì
gli occhi era ancora buio, si chiese cosa avesse disturbato il suo
sonno, aveva
forse fatto un incubo? No, se lo sarebbe ricordato, eppure era stata
una
scarica di adrenalina a svegliarlo, sbuffò: stavano
diventando tutti paranoici,
ecco che cos’era…
Ravvivò
il
fuoco, stiracchiandosi, avrebbe potuto andare a letto, ma si stava
così bene su
quella poltrona accanto al fuoco. Si raggomitolò cercando di
riaddormentarsi,
eppure c’era qualcosa che lo disturbava, stava quasi per
ri-addormendarsi
quando uno stridio acuto lo fece sobbalzare, era senz’altro
un falco di palude
quello, c’era un nido vicino a casa, l’aveva visto
in primavera… si alzò
andando a sbirciare dalla finestra c’era una leggera luce da
est e la sagoma
del falco era distinguibile sullo sfondo scuro…
L’alba
l’avrà svegliato, si disse ritornando verso la
poltrona, ma si fermò sentendo
altri versi pivieressa, piovanello pancianera, chiurli…
tutti in allarme. Benji
deglutì a vuoto, voleva dire solo una cosa,
uomini… molti uomini.
Prese la
bacchetta, non sarebbe rimasto in presa al panico a farsi
uccidere… stava per
evocare il suo patronus per avvertire qualcuno, Emmeline, o magari
Edgar quando
la porta venne scardinata.
“Buon
Natale Fenwich…”
▀■▪■▀
Peter non
riuscì a chiudere occhio per il resto della notte, forse
Benji si era salvato,
forse era riuscito ad avvisare qualcuno e gli era scappato, se lo
augurava, se
lo augurava davvero.
Erano le
sette del mattino quando un gufo atterrò alla sua finestra,
lasciò un pacco e
se ne andò. Peter lo fissò esitante, se era il
“regalo” di cui parlava il
Mangiamorte non aveva alcuna intenzione di aprirlo, l’ultima
volta che aveva
ricevuto un pacco da loro ci aveva trovato dentro la mano di suo padre,
morto
per difenderlo… sentì i passi di sua madre, si
decise, non poteva lasciarlo lì.
Prese il pacco e si diresse nella sua stanza, salutando con un bacio
affettuoso
la madre.
“Colloportus…”
mormorò sigillandosi dentro, appoggiò il pacco
sul letto, incerto, avrebbe
dovuto aprirlo… sapeva che doveva farlo… si diede
coraggio e lo aprì, restando
meravigliato, all’interno non c’era nulla di
altamente macabro, c’era solo un
sacchetto, quando Peter lo prese in mano ne sentì benissimo
il peso, l’aprì
c’erano delle falci all’interno, svuotò
il contenuto sul letto. Erano monete, i
Mangiamorte l’avevano pagato?
Guardò
l’argento tra le sue mani, erano trenta… trenta
falci d’argento… trenta falci
per la vita di un uomo?
“Peter,
ieri il diacon Leroy ci ha mostrato il presepe che ha intagliato, una
meraviglia dovevi vedere!” disse sua madre mettendo mano alla
maniglia “Peter?
Perché ti sei chiuso dentro?”
“Scusa
mamma…” disse in fretta raccogliendo le monete e
nascondendo il sacchetto e il
suo contenuto sotto il letto, per poi aprire la porta.
“Perché
ti
sei chiuso dentro?” chiese di nuovo Danielle guardandolo
accigliata
“L’ho
fatto
senza pensarci…” mentì lui, lei lo
guardò scettica, poi sorrise.
“Ho
preparato i wuffles, ti vanno?”
Peter
annuì, prima di seguire sua madre lanciò uno
sguardo verso il proprio letto
pensando alle falci, poi ebbe l’illuminazione mentre la madre
riprendeva a
parlare del diacono Leroy. Trenta falci, trenta monete
d’argento… l’argento dei
traditori.
▀■▪■▀
Edgar fu il
primo ad arrivare quando Emmeline li chiamò, era sconvolta.
Erano le 22:07 del
26 dicembre 1980 quando si era visto comparire il patronus della
ragazza.
“Emmeline!”
disse il mago avvicinandosi “il tuo patronus mi ha raggiunto
mentre stavo
uscendo dal lavoro… cosa ti
è…” ma si bloccò vedendo la
ragazza piangere.
“Emmeline…
cosa…” la ragazza singhiozzò, erano in
un vicolo di Diagon Alley, là dove
Emmeline avrebbe dovuto incontrare Benji, ma del pozionista non
c’era traccia.
“Emmeline,
per favore… dov’è Benji, siete stati
attaccati? Cosa è successo?” tentò di
nuovo il mago passandole un braccio sulle stalle.
“Lo
stavo
aspettando…” disse lei “sai che non
è mai puntuale… si smaterializza sempre nel
posto sbagliato…” parlava a stento, era
evidentemente sotto shock. “e poi ad un
tratto ho sentito una materializzazione, credevo fosse lui
ma… ma…” indicò ad
Edgar di andare a vedere dietro alcune casse, lui andò,
quando ebbe lanciato
un’occhiata si ritrasse livido.
“Sta
tranquilla… non è niente…”
“Non
è
niente?!” esclamò lei isterica “Edgar,
quello è un braccio! Anzi è il suo
braccio!” Edgar l’abbracciò.
“Sono
sicuro che si è solo spaccato… adesso vado a casa
sua e chiamiamo i medimaghi,
vedrai che lo rimettono apposto… sai anche tu che non
è mai stato bravo con le
smaterializzazioni… te l’ha detto anche a te no?
Una volta lasciò una gamba in
un muro…” così dicendo
riuscì a calmarla proprio nel momento in cui arrivava
Dorcas.
“Sono
venuta al più presto, ho incrociato Fabian, stà
facendo delle perquisizioni a
Knocturn Alley quindi sarà qui a momenti!” disse
abbracciando Emmeline “cos’è
successo?”
“Benji
si
deve essere spaccato, vado a controllare a casa sua, tu resta con lei e
mandami
Fabian appena arriva…” disse Edgar serio.
Si
smaterializzò neanche un istante dopo, era
preoccupato… certo la storia della
smaterializzazione poteva reggere però… insomma
non era tranquillo… Ben avrebbe
chiamato aiuto se si fosse spaccato non avrebbe fatto prendere
quell’infarto ad
Emmeline…
Quando vide
la baracca di Benji ne ebbe conferma… Ben non si era
spaccato.
Il Marchio
Nero brillava nel grigio cielo invernale riflettendosi sul ghiaccio che
copriva
le paludi. Rapido mandò un patronus a Silente proprio mentre
Fabian compariva
di fianco a lui.
“Oh
miseriaccia…” Fabian si passò una mano
sul volto incredulo. La casa di Benji
era scoperchiata, detriti erano sparsi un po’ ovunque, la
porta non esisteva
più e le finestre si erano infrante, come da un esplosione.
“Non va per niente
bene…” disse Edgar, facendo
un cenno a Fabian di seguirlo.
“Credi
che
sia morto?”
“Fabian,
per favore evita le domande stupide…”
“Ma
il suo
braccio… si insomma è arrivato a Emmeline, nel
luogo dove dovevano incontrarsi,
come sapevano…” la risposta apparve a Fabian
evidente quando superarono la
porta divelta. I resti del povero Benji giacevano nel
salotto… sembravano le
parti di una bambola strappata, un braccio da una parte, una gamba
dall’altra..
qualche pezzo mancava del tutto. Edgar si appellò a tutto il
suo sangue freddo
per evitare di vomitare, Fabian dal canto suo stava evocando un
patronus.
“Devono
averlo torturato, hanno saputo dove trovare Emmeline, meglio che avvisi
le
ragazze di andarsene da lì… Hai già
avvisato Silente, vero?” chiese agitato,
Edgar annuì mentre fissava una delle pareti della stanza: le
scansie erano
state fatte cadere e sul muro era stata scritta con il sangue una
frase.
“Lui è solo il primo…”Edgar
non osava
abbassare lo sguardo, sotto la scritta infatti i Mangiamorte avevano
depositato
la testa mutilata di Benji.
“Hanno
superato se stessi, oggi…” commentò
Fabian “Edgar, va a casa, devo chiamare gli
Auror…”
Edgar
annuì.
▀■▪■▀
“Va
tutto
bene Emmeline… vedrai che è stato solo
un’incidente e revocheranno la licenza
di smaterializzazione a Ben… vedrai…”
disse Dorcas abbracciando la ragazza. Non
era passato molto da quando Fabian si era smaterializzato e lei ce la
stava mettendo
tutta ad essere positiva. Non voleva credere che fosse successo
qualcosa a
Benji, in fondo era a casa sua, al sicuro, in un luogo che solo pochi
conoscevano.
“Hai
ragione…” disse Emmeline cercando di calmarsi
“hai ragione… non può essere
arrivato qui da solo il braccio… insomma… nessun
braccio si può smaterializzare
senza un corpo…” respirava appena, la vista del
braccio mutilato di Benji
l’aveva sconvolta, non solo per l’orrore di per se
stesso ma c’era qualcosa che
le diceva che Edgar e Dorcas sbagliavano, che non stava andando tutto
bene… che
a Benji era successa una cosa tremenda… respirò
un paio di volte, cercando di
cacciare l’ansia.
“Va
meglio?” chiese Dorcas guardandola con un sorriso accennato.
“Meglio…”
rispose Emmeline, non poteva farsi prendere dal panico, no, non poteva.
“Bene
che
ne dici di andare a prendere un cioccolata calda al
Pa…” Dorcas non finì la
frase che uno scoppio fece alzare la polvere nel vicolo.
“Dov’è
la
gattina?” chiese una delle figure all’imbocco del
vicolo, in tutto erano tre.
“Il
vicolo
è questo…” rispose l’altra
mentre la polvere si diradava, Emmeline vide
nettamente i tre incappucciati, portavano maschere.
“Il
pozionista non avrà mentito…”
“Non
credo
che qualcuno possa mentire mentre gli vengono tagliate le
braccia.” Emmeline si
portò una mano sulla bocca.
“Bastardi…”
sentì gridare a Dorcas mentre la ragazza si lanciava
all’attacco. Emmeline si
riscosse non poteva farla andare da sola… si alzò
velocemente in piedi,
lanciando una maledizione verso i tre, uno schivò il colpo,
mentre un altro
veniva travolto dalla furia di Dorcas, il terzo tentò di
prenderla alle spalle
ma Emmeline riuscì a rallentarlo, arrivando a spalleggiare
l’amica.
I tre
Mangiamorte
si lanciarono di nuovo all’attacco, due maledizioni
s’infransero
sull’incantesimo scudo di Dorcas, mentre il terzo incantesimo
colpiva di
striscio Emmeline scavandole un profondo taglio ad un braccio.
“Che
avete
fatto a Benji?!” gridò contro di loro Emmeline,
mentre lanciava una fattura ad
uno dei tre e quello schivava abilmente. Erano due contro tre, il
problema era
che le due ragazze avevano un vicolo cieco alle spalle.
“Non
vuoi
saperlo davvero, vero, gattina?” una risata, era una risata
quella che aveva
fatto il Mangiamorte dopo aver detto quelle parole, Dorcas avrebbe
voluto
staccargli la testa dal collo. Lanciò un incantesimo non
verbale su quello che
aveva riso, non avrebbe riso più in sua presenza, quello era
certo.
“Che
avete
fatto?!” intimò questa volta Dorcas, mentre
l’uomo, colpito dal suo
incantesimo, cadeva a terra tenendosi il volto mentre la maschera che
portava
si scioglieva incandescente sotto l’incantesimo della ex
Tassorosso.
Gli altri
due esitarono sentendo le grida di dolore dell’amico.
“Un
regalo
di Natale…” disse uno, mentre lanciando un ultimo
incantesimo verso le due,
dava il tempo agli altri di smaterializzarsi.
“Dannati!
Tornate qui che vi uccido!” gridò Dorcas al nulla
“io vi uccido! Che cosa gli
avete fatto?!” era fuori di se, non ci poteva credere, non
voleva crederci.
Emmeline la
scosse per una spalla.
“Dorcas,
se
ne sono andati…” le lacrime le rigavano di nuovo
le guance, mentre Dorcas
cercava di controllare la rabbia che aveva in corpo
“Per
fortuna che ci hai chiamati… volevano uccidere anche
te!” disse la ragazza
abbracciando Emmeline… “in tre contro uno
credevano di farcela…”
“Benji…”
mormorò Emmeline “loro… come hanno
fatto a trovarlo?! Era al sicuro! Era
dannatamente al sicuro!” gridò la ragazza
disperata. Dorcas si guardò attorno,
alcune persone si stavano avvicinando dopo aver assistito allo
scontro… ce
l’aveva anche loro, avevano assistito ma non avevano mosso un
dito, le
avrebbero guardate morire se i Mangiamorte fossero stati più
di tre…
“Che
diavolo avete da guardare! E comunque grazie per
l’aiuto!” gridò contro di
loro, poi prese Emmeline per una mano, trascinandola via.
“Ti
porto
da Enif, meglio farti sparire quel brutto taglio…”
in realtà Dorcas non sapeva
cosa fare, la prima persona a cui aveva pensato era stato Remus, ma non
poteva
andare da lui, allora aveva pensato a “zio Sirius”,
aveva detto che poteva
contare su di lui no?
Quando
apparvero davanti a casa di Sirius, Emmeline stava tremando, Dorcas non
aveva
idea se fosse per la disperazione, per lo spavento oppure per la
rabbia, lei
personalmente avrebbe voluto distruggere tutto ciò che le
capitava sotto tiro.
Bussò
insistentemente alla porta finché Sirius non venne ad aprire
la bacchetta in
mano, nonostante avesse i capelli scompigliati e indossasse solo un
paio di
boxer.
“Hanno
ucciso Benji e hanno tentato di uccidere anche
noi…” disse furiosa, Sirius si
spostò dall’ingresso mentre Dorcas sospingeva
Emmeline all’interno.
“Fate
come
a casa vostra, eh…” sbottò Sirius
chiudendo la porta. Dorcas fece sedere
Emmeline in cucina mentre Enif, in vestaglia e apparentemente
assonnata, faceva
la sua comparsa.
“Che
succede?” chiese notando il taglio sul braccio di Emmeline.
“Mangiamorte!”
ringhiò Dorcas, Enif la fissò, non aveva mai
visto la sua amica in quello
stato, era fuori di se dalla rabbia. Senza dire una parola
curò il braccio ad
Emmeline.
“Posso
sapere perché siete arrivate a casa mia a
quest’ora della notte?”
“Te
l’ho
detto, hanno ucciso Benji e hanno cercato di uccidere anche
noi!” disse Dorcas
lasciandosi cadere su una sedia…
“Come
sarebbe a dire “hanno ucciso Benji”?”
Sirius le guardò sorpreso e preoccupato
“non era di pattuglia con te?” chiese ad Emmeline
“Doveva
arrivare ma… ma…” Emmeline
respirò profondamente “i mangiamorte mi hanno
mandato
un suo braccio…” Enif si portò le mani
alla bocca sconvolta “ho chiamato Edgar,
Fabian e Dorcas, sapevo che tutti dovevano essere nei
paraggi… Edgar mi ha
detto che Ben si doveva esser spaccato e lui e Fabian sono andati a
controllare…”
“E
meno
male che ci sono rimasta io con Emmeline!” disse Dorcas
“neanche due minuti
dopo che Edgar e Fabian se ne sono andati sono arrivati i Mangiamorte,
volevano
uccidere Emmeline, per fortuna che eravamo in
due…”
“Che
fattura hai lanciato su quel Mangiamorte? È stata
portentosa!” disse Emmeline
fissando Dorcas
“Non
era
una fattura, era un incantesimo… mia madre lo usa per far
diventare
incandescente il vetro… sai lei crea delle bottiglie
così…”
“Gli
hai
sciolto la faccia!”
“La
maschera…e poi lui ha detto che hanno tagliato le braccia a
Benji! L’hanno
fatto a pezzi!” la rabbia vibrava nella voce di Dorcas,
mentre gli occhi, ora
passata l’adrenalina le divenivano lucidi.
“L’hanno
fatto a pezzi…” mormorò squotendo la
testa
Sirius si
passò una mano tra i capelli nervoso.
“Vado
anche
io da Edgar e Fabian… voi non muovetevi da qui.”
In quello stesso istante un
gufo battè furiosamente sulla finestra. Sirius lo
guardò.
“Il
dipartimento…” prese la lettera tra le mani
immaginando già cosa contenesse.
“Fabian
ha
avvisato gli Auror?” chiese Emmeline a voce spezzata. Sirius
annuì in risposta.
“Vado…”
disse poi sparendo di sopra a cambiarsi.
Le ragazze
rimasero un attimo in silenzio…
“Dovremmo
avvertire Edgar che siete qui… si preoccuperà
sapendo dell’attacco…”
mormorò
Enif… Dorcas annuì alzandosi
“Ci
penso
io…” disse allontanandosi per andare ad avvertire
via patronus Edgar, la
ragazza non riusciva a stare ferma, non poteva farlo, dannazione, Benji
era
morto! Era morto a Natale!
“Come
avranno fatto a trovarlo?” chiese appena Emmeline
“solo noi dell’Ordine
sapevamo dove abitasse… come…”
“È
evidente, non è un caso!” disse Dorcas entrando,
mentre Sirius salutava per
arrivare prima possibile alle paludi.
“Dorcas…”
Enif sapeva cosa la ragazza stava per dire.
“C’è
una
spia! Malocchio ha ragione, insomma l’attacco a Alice e
Frank, le missioni
andate male, gli agguati e adesso… adesso questo!
L’hanno fatto a pezzi! Io lo
giuro se la spia è uno di noi… è una
delle persone che chiamo amici… farebbe
bene a sparire dalla faccia della terra prima che riesca a mettergli le
mani
addosso!” Emmeline la guardò sconvolta.
“Non
riesco
a credere che la spia sia uno di noi, Dorcas…”
tentò Enif. Dorcas la guardò in
silenzio. Era un’idea terribile ma ne era certa.
C’era una spia e qualsiasi
cosa sarebbe successa lei l’avrebbe trovata. Avrebbe
catturato la spia al costo
della vita. Era una promessa quella che Dorcas si stava facendo. Non
avrebbe
permesso che altri venissero uccisi.
Mi sono scordata che ieri era domenica XD
Emh... scusate XD
La laurea mi ha dato alla testa e ancora di più occuparmi
della micetta appena arrivata :)
Un bacione
Elisa
“E
fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta
che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif
Aurora Icecrow.
Capitolo 29:
Respiro
Era un
fredda domenica di gennaio, l'anno nuovo era arrivato abbassando ancora
di più le
temperature. Un tempo che si addiceva all'umore che da Natale era
calato sui
membri dell'Ordine. Le risate dopo le riunioni si erano spente,
l'ansia, la
paura ricominciavano a crescere.
Lily
sapeva che Alice e Frank continuavano a lavorare. Alle lamentele di
Silente,
Alice aveva risposto "I Mangiamorte non avranno mio figlio, se io li
spedisco tutti ad Azkaban prima!". Dal canto loro, anche James stava
continuando a lavorare, ma la casa era stata dotata di più
incantesimi, di più difese,
adesso appariva disabitata e abbandonata. James aveva addirittura
insistito ad
una toccante sceneggiata da trasloco. Quando avevano rivelato
all’anziana
Bathilda l’inganno, la donna era andata su tutte le furie
pensando che avrebbe
potuto morire di crepacuore se non avessero avuto il cuore di dirle la
verità.
In realtà, Lily trovava molto confortante la presenza della
strega. La Bath
aveva sempre una parola di conforto, un consiglio per il piccolo Harry
e qualche
storia divertente per riuscire a strapparle un sorriso. Lily spesso si
chiedeva
se facesse rapporto aSilente.
Non
sarebbe stato assurdo, un giorno il vecchio preside l'aveva presa in
disparte
dicendo di non preoccuparsi per Petunia, aveva disposto una guardia
sempre
vigile vicino a lei. Non era impensabile che stesse facendo lo stesso
con loro
e con i Paciock.
Sospirò,
Harry stava dormendo nel box accanto a lei, ogni tanto lo invidiava,
gli unici
pensieri di suo figlio erano mangiare, dormire e giocare.
"The"
una tazza fumante comparve nel suo campo visivo. Alzò lo
sguardo, Enif le lanciò
un sorriso.
"Grazie"
"Figurati"
James e Sirius erano di pattuglia, e come sempre Enif ne approfittava
per
coccolare l’amica e il suo “quasi”
figlioccio.
"Cos'è
quel muso lungo?"
“L’anno
passato non è finito nel migliore dei
modi…”
“Tra
Remus e Dorcas e l’omicidio di Benji…”
annuì mestamente Enif.
“Spesso
ho paura che James non rientri più da quella
porta… lo trattengo sempre in
mille modi… è terribile… mi chiedo se
tornerà, se lo rivedrò, se…”
Enif si
sedette di fronte a lei, guardò distrattamente Harry.
“Lo
penso
anche io, ogni mattina quando io e Sirius ci salutiamo sulla porta di
casa, ho
così paura di ritornare e non trovarlo
più… oppure di essere io a non
tornare…
non sono una brava combattente…”
“Parla
quella che ha tenuto testa a Bellatrix!”
“Sai
che
non l’avrei uccisa…”
“Non
ho
detto questo… dicevo che ti sei difesa, che hai
lottato… l’importante è portare
a casa la pelle… non importa come…”
disse Lily sicura.
“Vorrei
avere la sicurezza che hai tu, ogni volta che vedo qualcuno mettere la
mano
sotto il mantello non faccio che stringere la
bacchetta…”
“Io
devo
essere forte!” disse Lily, lanciando uno sguardo ad Harry
“Devo sapere di
essere in grado di tornare a casa da lui… eppure a
volte…”
“A
volte?” chiese Enif
“No,
nulla lascia stare…”
“No,
adesso mi dici cosa!” Lily si mosse a disagio sulla sedia.
“A
volte
vorrei non essere me… vorrei non essere un madre, una
moglie, una strega…
vorrei dimenticarmi di tutto per qualche istante… lo so che
è un pensiero
egoista ma…”
“Lily,
non è egoista… abbiamo vent’anni, hai
un bimbo piccolo che qualcuno vorrebbe
uccidere, i nostri amici vengono continuamente fatti a pezzi o
attaccati dai
Mangiamorte e tuo marito rischia la vita ogni giorno tra il lavoro e
l’Ordine…
non mi sembra sia un pensiero egoista… vorresti una boccata
d’aria fresca… è
comprensibile…” disse lanciandole un sorriso
d’incoraggiamento “Anche io a
volte penso di mollare tutto e sparire dalla faccia della
terra… ma a cosa
servirebbe?”le
lanciò uno sguardo
imbarazzato, quando faceva quei pensieri si sentiva una codarda.
“Enif…”
“Lo
so,
che razza di Grifondoro sono…” poi si
fermò un attimo “… ho
un’idea! Perché non
andiamo a Londra?”Lily
la guardò
stranita.
“Enif
sei
impazzita? Andare a Londra? Diagon Alley pullula di
Mangiamorte…”
“Ho
detto
Londra, non Diagon Alley… ci vestiamo da babbane, ci
cambiamo un po’ il viso e
ce ne andiamo in giro per la Londra babbana, sai ho sempre desiderato
andare
alla National Gallery… potrebbe venire anche Dorcas, le
servirebbe un po’ di
svago!” disse esaltandosi all’idea.
“Ed
Harry, dove lo lascio?”
“Credo
che per un pomeriggio James e Sirius saranno in grado di badare a
lui…” Lily
era perplessa, Enif entusiasta.
“Dai
Lily… ti farebbe bene staccare un po’”
“Mi
farebbe bene, o ti farebbe bene?”
“Farebbe
bene a tutte e tre…” disse con un sorriso.
“Ti prego…” insistette. Lily
scoppiò
a ridere, Enif la stava guardando con un sorriso fintissimo e lo
sguardo da
bambina.
“Va
bene,
va bene… appena tornano James e Sirius ci
organizziamo!”
“Sì!”
esultò Enif, logicamente a bassa voce per non svegliare
Harry.
▀■▪■▀
“Ma
sei
sicuro che possiamo andare?” chiese Lily per la
diciannovesima volta in due
minuti. James sbuffò.
“Sì!”
guardò la moglie, i capelli erano stati accorciati e
arricciati, i lineamenti
erano più duri: zigomi alti e volto allungato…
assomigliava un po’ a Petunia,
si chiese se per quella trasfigurazione Lily si fosse ispirata alla
sorella.
“Ma
sei
sicuro?”
“Lily,
per favore andiamo…” disse Enif, sfoggiava un
caschetto biondo, e qualche chilo
in più sul volto, si era perfino messa gli occhiali, ma
Sirius si era detto che
lui l’avrebbe riconosciuta all’istante.
“Già,
o
chiuderà tutta la città e non vedremo nulla, sia
io che Enif non abbiamo mai
visto molto della Londra Babbana, quindi sbrigati.” Disse
Dorcas ridacchiando,
lei aveva optato per capelli neri lunghi e labbra carnose, Sirius si
era
chiesto se volesse rimorchiare qualcuno per far dispetto a Remus, come
se lui
l’avesse saputo, in missione chissà a quante
miglia di distanza.
“Va
bene,
va bene, andiamo” disse Lily, diede un bacio ad Harry
“Fate i bravi” disse poi
rivolta ai due uomini e al bambino.
“Non
preoccuparti… vai e divertiti!” disse James con un
sorriso, sapeva che quel
pomeriggio avrebbe fatto bene a Lily, che oramai viveva quasi relegata
in casa.
Guardò
le
ragazze uscire dalla porta di servizio e smaterializzarsi non appena
uscite,
lontano dalla vista di chiunque potesse osservare la casa.
“Harry
adesso ci siamo solo noi tre, sei contento?” chiese James al
figlio tutto
allegro in tutta risposta Harry guardò la porta dove aveva
visto sparire la
madre, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
“Harry…”
il bambino non prestò neanche attenzione al padre,
scoppiando in un pianto
disperato.
“Su
Harry, non fare così…” disse cullandolo
dolcemente “c’è papà
qui…”
Sirius
guardò il figlioccio con un sorriso.
“Credo
che voglia Lily…”
“Harry
dai, c’è papà qui… non
piangere, tesoro…” disse cercando di attirare
l’attenzione del bambino. “Sirius, sei pregato di
darmi una mano…”
“E
cosa
vuoi che faccia?”
“Che
ne
so… fai le boccaccie, diventa Padfoot… qualsiasi
cosa, prova a prendere un
giocattolo…” Sirius ubbidì appellando
uno dei giocattoli di Harry, un grosso
orsacchiotto di peluches.
“Ehi
Harry, guarda chi c’è…” disse
Sirius, muovendo l’orso come se fosse una
marionetta “Ciao, Harry, sono Bear, perché piangi?
Non sei felice di vedermi?”
Harry rimase smise di piangere per un attimo osservando
l’orso.
“Forse
ce
l’ho fatta…” disse Sirius proprio
nell’istante in cui il bambino ricominciava a
piangere.
“Dann…
dindirindindina Harry!” esclamò James
“Cos’era
quella?”
“Quella
cosa?”
“Quella
esclamazione…”
“Oh…
Lily
non vuole che si dicano parolacce davanti ad
Harry…” spiegò James, mentre
cominciava a cullare con più veemenza Harry cercando di
calmarlo.
“Prongs…
rallenta o credo che gli farai venire il mal di
mare…”
“Non
dare
consigli inutili, Sirius! Trova qualche idea! Forza! Tutta esperienza
per
quando ne avrai di tuoi…” lo stuzzicò
James
“Potrei
abbandonarti al tuo destino per una frase del
genere…”
“E
piantala… tanto sappiamo tutti e due che finirete come me e
Lily, te ed Enif…
anzi ci chiediamo quanto andrete avanti prima di
sposarvi…”
Sirius
arrossì, ignorò James concentrandosi
sull’orso che aveva in mano.
“Sono
sicuro che Remus avrebbe saputo come calmarlo…”
“Potresti
andare a chiamarlo…” disse James continuando a
camminare su e giù per il
soggiorno cercando di calmare il figlio. Harry dal canto suo non
sembrava avere
la minima intenzione di smettere di gridare.
“Oh,
sì
certo… potrei andare a cercare un branco qualsiasi della
Gran Bretagna e dirgli
se hanno visto un mio amico… molto brillante James, giusto
per farsi sbranare e
far saltare la missione a Remus…”
“Scusa
Paddy… Harry mi sta trapassando i
timpani….”
▀■▪■▀
Era bello
tornare a casa, per quanto quella puzzasse di chiuso e fosse
terribilmente
fredda. L’ultima volta non era così… si
chiese se prima Dorcas venisse ad
arieggiare l’appartamento e a riscaldare
l’ambiente. Avrebbe voluto così tanto
vederla. Remus uscì dalla doccia, allacciandosi un
asciugamano sui fianchi, non
preoccupandosi di gocciolare un po’
d’appertutto… a cosa sarebbe valsa tanta
premura… non sarebbe rimasto molto… due, massimo
tre giorni… il tempo di fare
rapporto a Silente. Si lasciò cadere sul materasso ad occhi
chiusi. Li aprì
lentamente poco dopo solo per maledirsi di averlo fatto. La foto che
avevano
scattato l’estate precedente stava lì a fissarlo.
Dorcas gli era abbracciata,
proprio come Lily ed Enif erano abbracciate a James e Sirius, Peter in
primo
piano teneva in braccio Harry, nato da pochi giorni. Era stata a
scattata a
casa degli Evans. Il padre di Lily aveva insistito a farne una copia a
tutti.
Sembrava passata un’eternità.
Forse il
tempo sarebbe bastato anche per fare un saluto. Harry doveva esser
cresciuto
molto e Dorcas… ci aveva pensato molto, lei gli mancava,
tremendamente anche.
Non c’era stata una notte in cui il suo pensiero non fosse
volato a lei,
portandolo lontano dalle foreste dove il branco abitava. Voleva
parlarle,
spiegarle e perché no anche chiederle di perdonarlo e se non
fosse stato troppo
tardi di aspettarlo. Era stato uno stupido a lasciarla andare senza una
parola,
ma unaparte di lui
continuava ad essere
convinta che forse era meglio così. Peccato che fosse
l’altra a non lasciargli
chiuder occhio, a stingergli il cuore.
Si
alzò
lentamente… sarebbe andato a casa sua… la
famiglia di Dorcas non sapeva di
loro… sapevano fossero amici ma la ragazza non aveva voluto
dire nient’altro.
Non che fosse non l’avessero intuito e chissà se
lei era stata male avevano
anche fatto due conti e potevano volerlo il più lontano
possibile dalla
“ragazza di casa”. Ma almeno un tentativo lo doveva
fare, lo doveva a lei e a
quello che avevano passato assieme. Ritrovando coraggio si
vestì in fretta,
pronto ad affrontare ciò che lo aspettava.
▀■▪■▀
“Non
ci
credo è un miracolo…”
sussurrò James lasciandosi scivolare su una sedia della
cucina. Harry si era infine calmato e in quel momento si stava
divertendo a
giocare con dei cubi colorati. Sirius dal canto suo glieli faceva
sparire e
ricomparire di mano facendo ridere il bambino.
“Guarda
e
impara, e poi sei tu il padre…”
ridacchiò Sirius.
“Scusa
se
i miei giochi erano inefficaci…”
borbottò l’altro facendogli la linguaccia.
Sirius
ridacchiò, ma proprio in quel momento qualcuno
bussò alla porta di servizio.
James e
Sirius si scambiarono un’occhiata. Lentamente si avvicinarono
alla porta,
Sirius l’avrebbe aperta e James era pronto con la bacchetta
in mano. Si
scambiarono un cenno e Sirius aprì.
“Wow,
non
mi aspettavo un simile benvenuto… speravo in un
“Moony da quanto tempo!Come va?”” James sorrise fissando
l’amico.
Non servivano frasi di riconoscimento o quant’altro, avrebbe
sempre
riconosciuto il loro Moony. Gli saltò al collo trascinandolo
in casa.
“Sì,
Prongs, anche io sono felice di vederti, ma non esagerare al tuo
solito…”
“Che
ci
fai da queste parti?” chiese Sirius sorpreso
“Anche
io
sono felice di vederti Sirius…” lo
stuzzicò Remus
“Idiota,
sai cosa intendevo… l’ultima volta che avevamo
avuto tue notizie eri perso in
qualche foresta…”
“Diciamo
che ho un paio di giorni di ferie…” sorrise
leggermente “mi piace il nuovo
stile della casa James, è in stile “Alastor dei
tempi bui” o sbaglio?” James
ridacchiò.
“Nuove
protezioni…” il licantropo annuì.
“Lo
immaginavo anche se lo ammetto, stavo cominciando a
preoccuparmi…”
“Perché
stav…”
Il pianto
disperato di Harry risuonò di nuovo nella stanza.
“Merlino…
non ha un tasto muto?” sbottò Sirius. Dopo tutta
la fatica che avevano fatto.
Raggiunsero
il bambino, sembrava avesse lanciato via tutti i giocattoli,
probabilmente
insoddisfatto del fatto che avessero smesso di sparire e ricomparire.
“Sirius
ricomincia a fare quello che stavi facendo…”
Ma nulla,
questa volta l’incantesimo di Sirius non parve calmare Harry.
“James
non è che forse ha fame?” chiese Remus guardando
il bambino piangere a dirotto…
James annuì.
“Può
darsi… è quasi ora di
merenda…” disse sicuro, prese Harry in braccio e
seguito
dagli amici lo portò in cucina. Lily l’aveva
arredata come una cucina babbana,
addirittura con quale elettrodomestico… perfino un
frigorifero… certo l’avevano
incantato in modo da non andare a corrente, ma funzionava perfettamente.
Mise
Harry sul seggiolone. Appellò il biberon e preparando il
latte con alcuni
incantesimi.
“Wow,
abbiamo un “papà” in
gamba…” ridacchiò Sirius.
“Taci!”
lo zittì James, Remus ridacchiò.
“Dai
Harry, adesso arriva la pappa…” James
avvicinò il biberon. Harry puntò le mani,
girando la testa con una faccia disgustata. Poi osservò il
padre sorridendo.
Sembrava dire “non c’è qualcosa di
più buono?”
“Mi
sa
che non ha voglia di latte…” constatò
Remus
“Da
quando sei mr. Ovvietà, Remus?”
borbottò James, era una questione d’orgoglio
quei due si credevano più esperti di lui e solo
perché Sirius aveva avuto
fortuna con i giocattoli e Remus era il solito sapientone.
“Non
prendertela con me, ora… allora,
“papà” cosa diamo da mangiare a questo
malandrino affamato?”
James
guardò imbambolato il figlio che osservava il frigorifero.
“La
lista!” esclamò poi
“Quale
lista?”
“La
lista
di cose da fare che mi ha lasciato Lily!”
James si
avvicinò velocemente al frigo. Era lì che Lily
aveva appiccicato le “cose da
fare”.
“Se
Harry
ha fame…” lesse ad alta voce. “Paddy
vieni a darmi una mano!”
Nello
stesso istante Harry ricominciò a piangere.
“Moony
puoi calmarlo in qualche modo?”
“Io
dovrei calmarlo?”
“Sì…
noi prima
non ci siamo riusciti…” James ignorò lo
sbuffo divertito di Remus
concentrandosi sulla lista…
“Paddy…”
“A
rapporto…”
“Mezza
mela…” Sirius annuì appellando una mela
e tagliandola a metà con un colpo di
bacchetta. Harry smise di piangere guardando il frutto galleggiare a
mezz’aria.
Remus lo prese in braccio.
“Credo
proprio abbia fame, Prongs…” ridacchiò
Remus accarezzando i capelli del bambino
che guardava in modo quasi famelico la mela.
“Fatto…
poi Jim?”
“Un
quarto di banana…”
Sirius
ripetè l’operazione per la banana attendendo
istruzioni.
“Ora
dobbiamo cucinare al vapore la mela…”
“Lascia
fare a me!” l’incantesimo di Sirius forse fu un
po’ troppo potente e la mezza
mela si carbonizzò davanti ai loro occhi.
“Sirius,
forse se la cucinate alla babbana fate prima…”
“In
effetti c’è una nota di Lily che dice: “sul
lavello c’è il pentolino, grata e coperchio per
cucinare al vapore… non
bruciare la cucina…””
“Cosa
aspettavi a dirmelo?” chiese Sirius corrucciando le
sopracciglia
“Leggevo
punto per punto e lei l’ha scritto a
capo…” si giustificò James. Remus rise,
Harry lo fissò.
“Sai
Harry hai un papà e un padrino un po’ folli a
volte”
“Folli
a
chi?” rimbeccò Sirius.
“Sirius
un po’ d’attenzione…”
“Piuttosto
James non hai mai preparato la pappa a Harry?” chiese Remus
stupito.
“No,
la
fa Lily… io mi limito a dargliela…” poi
fissò Sirius “che fai qui! Prendi il
pentolino…”
Sirius
eseguì, prendendo l’occorrente dal lavello.
“E
adesso?”
“Metti
il
pentolino sul fuoco, metti la grata, metti la mela e dopo il
coperchio!” disse
sicuro James. Sirius eseguì, accendendo poi il fornello.
“E
ora?”
“Aspettiamo…”
Remus non
seppe trattenersi scoppiando a ridere.
“Che
hai
da ridere tu?”
“Si
chiama “cottura al vapore” ma avete dimenticato
l’ingrediente fondamentale…”
“Cioè?”
“Nel
pentolino ci va l’acqua, James…” disse
Remus scuotendo la testa esasperato.
James
arrossì, mentre Remus ridacchiava.
Ad un
tratto Remus smise di ridere.
“Emh…
signor “papà” credo che abbiamo un altro
problema qui…” disse indicando Harry che
stava ricominciando a piangere… James sospirò,
che suo figlio si fosse
coalizzato con Remus e Sirius per tormentarlo?
“Facciamo
una cosa…” James prese Harry dalle braccia di
Remus gli passò la lista e disse
“qui pensaci tu che sai cucinare… io vado a
cambiare il pannolino… sempre se
non vuoi farlo tu?”
“Stai
scherzando?! Non ti ruberei mai
l’onore…” ridacchiò Remus,
prendendo la lista e
avvicinandosi a Sirius.
▀■▪■▀
Intanto a
Londra.
“Enif
guarda quello!” Dorcas trascinò l’amica
davanti una vetrina “è un vestito così
strano” disse guardando un abito blu con delle pailette e le
spalle imbottite a
punta.
“Ma
chi
la mette quella roba?”
“È
un
abito firmato… per fare un paragone… fra noi solo
Enif avrebbe i soldi per
acquistarlo…” ridacchiò Lily
“Oddio,
no…”
"Potremmo
andare da Harrods prima di tornare a casa..." propose Lily "
è un
grande magazzino di lusso..."
"Si!"
esclamò entusiasta Dorcas "adoro gli abiti babbani!"
Le altre
due risero.
"Chissà
come se la stanno cavando i ragazzi..."
"Harry
starà bene Lily, non preoccuparti..."
▀■▪■▀
"Adesso
Lily scrive di mettere tutto nel frullatore... Assieme a due cucchiaini
di
succo d'arancia..." lesse Remus lanciando uno sguardo dubbioso a
Sirius.
"Il
frullatore è quel coso bianco che ci ha regalato Petunia per
il matrimonio…”
disse James rientrando nella stanza. Aveva cambiato Harry e adesso il
bambino
sembrava pazientare in attesa della pappa.
"Sirius,
qua tocca a te... Io non ho mai usato quel coso..." sorrise Remus.
"A
babbanologia ne hanno parlato... Va a corrente elettrica..."
"Lily
ha incantantato le cose babbane perchè funzionino senza
corrente..."
"Ok...
Se ricordo bene... Si toglie il coperchio... Si mette dentro il cibo...
E si pigia
il bottone..." quando Sirius avviò il frullatore questo
cominciò a girare
e pezzi di frutta volarono per tutta la cucina. Un pezzo di babana
volò sulla
faccia di James e Harry ridendo tocco con le dita il succo che
gocciolava dalla
faccia del padre, per poi portarsi le dita alla bocca. Remus rise.
Mentre
Sirius tentava di spegnere l'affare.
"Credo
che il coperchio dovesse essere rimesso..." ridacchiò.
James
guardò sconsolato la tutina pulita di Harry che adesso era
quasi completamente
sporca. Sospirò.
“Vado
a
cambiarlo… di nuovo…” disse
allontanandosi. Remus e Sirius si scambiarono uno
sguardo ridendo.
“Mi
sa
che dovremo ricominciare da capo…”
sospirò Sirius già pronto a tagliare la
frutta
Il
licantropo voltò il foglio degli appunti…
“Sirius,
fermati…”
“Cosa…”
“Lily
scrive che se non sappiamo usare il frullatore c’è
dell’omogeneizzato in
frigo…”
Sirius
ruotò gli occhi.
“E
tu,
“papà”, non ne sapevi niente,
vero?!” gridò, in modo da farsi sentire da James
al piano di sopra.
“Cosa?”
chiese quello una volta rientrato. Sirius gli sventolò
l’omogeneizzato davanti
al viso.
“Che
c’era questo in frigo…”
“Oh…
emh…
non me ricordavo…”
▀■▪■▀
“Sono
così
strani questi quadri..." commentò Dorcas
"Sono
immobili..." constatò Enif
"Appunto..."
disse Dorcas
Lily
scoppiò a ridere per la meraviglia delle amiche. Quel
pomeriggio le stava
davvero facendo bene: non pensare a nulla di tragico era tremendamente
bello.
Si sentiva una ragazza, una donna normale, non una strega di un mondo
in guerra.
"Lily,
tu conoscevi già questi quadri?"
"C'ero
venuta una volta con i miei, avrò avuto dieci anni e
all'epoca mi annoiavano a
morte..." rise
"Non
sono molto socievoli in effetti..." commentò Enif "anche se
immagino così
siano meno impiccioni dei quadri di casa mia..." Dorcas
ridacchiò, mentre
a braccetto delle amiche stavano per addentrarsi in un’altra
sala
dell’esposizione.
▀■▪■▀
"Harry
fa "ah"" disse James tenendo goffamente il cucciaio...gli sembrava
di avere una bomba fra le mani. Harry imbocco allegro.
“È
un golosone...
La frutta la mangia tutto allegro... La farinata che Lily cerca di
fargli
mangiare a colazione è tutta un'altra storia."
“È
un
buongustaio."
"Comunque,
ora che c'è un pò di calma... Che ci fai qui in
giro,Remus?"
"Devo
far rapporto…E poi... Sì, volevo vedere Dorcas...
Solo che non era a casa... Ho
rischiato il linciaggio da parte dei suoi fratelli..."
“È
fuori
con Enif e Lily... Enif ha pensato ad una giornata di vacanza..."
"Vacanza?"
"Si
sono travestite e stanno facendo le babbane in giro per Londra..."
Remus
annuì... Si morse le labbra.
"Che
cosa vuoi chiedere, ma ti manca il coraggio? Spara..." disse Sirius
"Lei
come sta?”
“È
più
forte di quello che sembra, fa vedere di star bene ma... Sì
insomma, spesso ci
chiede se abbiamo tue notizie..."
Remus
annuì "Bene..."
"Volevi
parlarle?"
"Sì...
Probabilmente cambieremo qualcosa nella missione...io e Silente..."
"Non
va bene?" Remus scosse la testa.
"Che
le volevi dirle?”
“Che
mi
manca..."
"Potevi
evitare di lasciarla andare..."
"Che
le dovevo dire Sirius? Aspettami anche se so che forse
morirò? O potrei farti
ammazzare?"
"Io
mi sarei fermato all'aspettami..."
"Per
te e facile, Enif aspetterebbe anche per l'eternità...
Dorcas no..."
"Aspetta
un secondo..." disse James voltandosi un istante "stai dicendo che tu
non hai fatto niente perché hai paura che lei se ne vada
comunque?" Remus
annuì "e così hai preferito questo... Certo che
sei più complessato di
quanto avevo sospettato in questi anni... Harry apri la bocca che
arriva il
cercatore."
"Rem...
Hai sbagliato quasi tutto sai... Dorcas voleva solo che tu le dicessi
quello che
hai appena detto a noi..."
"E
tu come lo sai?"
"L'ha
detto ad Enif..."
"Ecco
che arriva l'ultimo...bravissimo il mio campione!" esclamò
James pulendo
la bocca impiastricciata di Harry. Lo prese in braccio battendogli
delicatamente
sulla schiena. Harry fece un ruttino seguito, per la "gioia" di James
da un rigurgito. Poi rise. James sospirò
"E
tre..." disse sconsolato, rassegnandosi a cambiare per l'ennesima volta
Harry.
"Non
c'è ombra di dubbio James... è tuo figlio e si
diverte a farti
ammattire..."
"Spiritoso
Sirius..."
▀■▪■▀
James si
svegliò quando Lily lo baciò. Harry dormiva
stretto alla camicia di Sirius che
aveva monopolizzato così il divano.
"Ehi..."
"Vi
ha fatto sudare?"
"Non
voleva dormire.... Credo ce lo siamo passati a turno finchè,
tra musichette
rilassanti e quant'altro, ci siamo addormentati tutti e quattro."
"Quattro?"
chiese Lily. James si guardò attorno.
"Quel
lupo furbastro! Se ne è andato senza salutare..."
"Remmie
era qui?"
"Sì...
Cercava Dorcas..." disse James alzandosi e facendo segno alla moglie di
seguirlo così da lasciar dormire Sirius ed Harry. I due
andarono in cucina,
dove Enif e Dorcas guardavano scioccate il caos che vi regnava. Lily lo
notò a
sua volta.
"Che
avete combinato?"
"Sirius
ha detto di saper usare il frullatore..." disse accigliato...
"pensavamo di mettere apposto quando Harry si fosse addormentato, ma ci
siamo cascati anche noi..."
Lily
guardò James scuotendo la testa
"James,
sbagli o devi dire qualcosa a Dorcas?"
"Oh
sì! È venuto a cercarti!" disse. La ragazza lo
fissò, aveva già ripreso le
sue sembianze ma per un attimo sembrò un’altra
persona da quanto colore aveva
perso.
"Come?"
"Remus
ti cercava... Adesso sarà da Silente ma voleva parlarti..."
Dorcas
rimase in silenzio
“È
anche
passato a casa tua... O almeno così ha detto..."
Dorcas
annuì, ringraziando James. Enif la guardò, si
stava mordendo le labbra nervosa.
“Dorcas…”
disse avvicinandosi e passandole una mano sulle spalle “tanto
peggio di così
non può andare… no?” la ragazza
annuì.
“Faccio
male se passo a casa sua e se non c’è lo aspetto
ad Hogsmeade?”
“Per
nulla!” le disse la bruna “Al massimo se fa
ancora lo scemo digliene altre quattro!”
Scusate il ritardo di qualche giorno il ponte mi ha dato
alla testa anche perchè son successe tante belle cose in sto
periodo :) New love, new work, old sing e come sempre poco tempo :) Ci
leggiamo a fine mese :)
Elisa
Buongiorno a tutti, quale è il giorno migliore per tornare su questi schermi se non Halloween?! Mi scuso per gli anni di assenza ma la mia vita è cambiata molto in questi anni e tutto era troppo veloce per aver tempo di scrivere, ma i Malandrini sono sempre stati là ad aspettarmi... e quindi dopo tutto questo tempo eccoci qui con un nuovo capitolo (ritorniamo alla formula 1 volta al mese ma ho materiale già per un paio di mesi...) un bacio a tutti, vecchi e nuovi!
Capitolo 30: Vie di fuga
Dorcas aspettava. Quando era arrivata Hagrid le aveva detto che Remus era appena andato da Silente. Prima o poi sarebbe dovuto uscire dal castello.
“Con il branco non può funzionare" stava dicendo Silente "Non si fidano abbastanza di te e Greyback ha troppa ascendenza su di loro..." Remus annuì. Le notizie che aveva portato dai licantropi non erano delle migliori. Due mesi di lavoro per nulla. Greyback non aveva neppure notato il nuovo arrivato, e se non lo notava Greyback, non lo avrebbero fatto neanche i membri del branco. Poteva cercare di convincere i bambini, ma non aveva la certezza che non l'avrebbero venduto. C'erano una decina di cuccioli nel branco di Greyback, per di più bambini rapiti dallo stesso. Li prendeva quand'erano piccoli e li indottrinava. Quando li vedeva, Remus non poteva non ricordarsi di quanto era stato fortunato. Lui aveva avuto la possibilità di scelta. Per quanto la bestia ululasse nel suo petto, pressasse la sua mente quando era arrabbiato, lui aveva scelto di comportarsi da uomo, di fingersi uomo. Inoltre aveva avuto la fortuna che parte del mondo magico per cui stava lottando lo accettasse. Probabilmente, nonostante ciò che diceva James, se non fosse andato a Hogwarts, se non li avesse incontrati, sarebbe finito per distaccarsi da tutti. Cominciava a pensare che senza Silente, senza i Malandrini, senza la sua famiglia avrebbe odiato se stesso e gli altri come quei lupi sfortunati e forse, in quel mondo fatto di se, sarebbe diventato come Greyback. Un uomo solo, arrabbiato, feroce quanto basta per sentirsi così forte da minacciare quello stesso, ostile, mondo che odiava tanto.
"In più la presenza della spia fa aumentare i miei timori." disse Silente grave, la faccenda lo preoccupava più di quanto facesse vedere.
"Spia?" Remus si riscosse dai suoi pensieri.
"Mentre tu ritornavi al branco, la notte di Natale, i Mangiamorte hanno trovato e ucciso Benji" a Remus spettavano un paio di spiegazioni.
"Nessuno mi ha informato..." Remus si sentì inutile e turbato, perché nessuno l'aveva avvertito? Perché Silente non l'aveva richiamato prima?
"Temevo che la tua copertura potesse essere in pericolo, se l'avessi saputo..." il preside sembrò leggergli nella mente, Remus guardò gli occhi chiari del preside fissi su di lui... Temi che sia io? Che sia io la spia, vero Silente?
"Io...Mi dispiace..." Benji era morto… era morto e lui non ne sapeva nulla… non aveva potuto fare nulla...
"Remus, per favore, non ti sto accusando, davvero..." il preside lo fissò. Remus abbassò lo sguardo incerto, il preside continuò.
"Se la spia dovesse dire a Greyback della presenza di un informatore, la tua vita sarebbe in pericolo... E al momento attuale ogni vita salvata è una bacchetta in più tra Voldemort e il mondo magico..."
"Vuole che interrompa la missione?" Remus spalancò gli occhi ambrati, Silente voleva proteggerlo, ancora, come sempre...
"Temo sia una via pericolosa e senza scampo… il branco non è si piegherà facilmente... lavorano insieme, vivono insieme, finché Greyback è al potere non abbiamo speranze di far cambiare loro strada… però… forse alcuni singoli possiamo convincerli… possiamo salvarli..."
"Cosa intende?"
"Ci sono licantropi che non seguono i branchi, gente che come te tenta di mimetizzarsi..."
"Vuole che li cerchi?"
"Vorrei che parlassi loro in mio nome, prima che Greyback lo faccia per Voldemort..." Remus li aveva visti ogni tanto, mai osando avvicinarsi, reietti li chiamavano i maghi, cani li chiamavano i licantropi. Troppo umani per vivere nei branchi, troppo animali per vivere tra gli uomini.
"Non sarà facile trovarli..." nella mente di Remus si aprirono paesaggi di sobborghi malfamati, condotti fognari, periferie abbandonate, i limiti di quel mondo umano che quei licantropi non volevano lasciare, ma che allo stesso tempo non volevano ferire.
“È per questo che conto su di te..."
"E per la spia?" era una dannata, brutta situazione, Remus se ne rendeva conto, in qualunque caso sarebbe stato da solo...
"Faremo in modo che l'Ordine creda che tu sia ancora tra i licantropi... Anzi li metteremo a conoscenza della cosa..."
"Crede sia sicuro?"
"Dì a Lord Voldemort dove trovarci e attirerai le api sul miele... Se fosse al corrente che c'è una spia tra i licantropi potrebbe tentare di tenerli lontano dal campo aperto."
“Crede che funzionerà?” Silente annuì e Remus si trovò a immagine Greyback sbraitare contro i suoi alla ricerca della spia di quei "portatori di bacchette".
Silente era preoccupato, la situazione doveva essere più grave di quello che sembrava. Remus si passò stancamente una mano sugli occhi mentre attraversava il parco. Se da un lato era contento per la fine della missione, una parte di lui gli diceva che avevano mollato troppo presto, che “l’irlandese” avrebbe potuto fare di più. Forse Silente era davvero in crisi per colpa della spia… forse era meglio essere cauti… la vita era una sola purtroppo.
“Remus?” il licantropo sobbalzò.
“Dorcas?” era sorpreso di vederla… immaginava che James e Sirius le avessero detto di averlo visto e forse anche che la cercava, ma non immaginava di trovarla ad aspettarlo all’ingresso della scuola.
La ragazza fece un passo in avanti fermandosi, indecisa se abbracciarlo o meno.
“Sono felice di vederti…” disse incerta guardandosi attorno. Ora che l’aveva raggiunto aveva paura, una dannata paura.
“Anch’io… stai bene?” anche la voce di Remus era incerta.
“Io sì… hai saputo di Benji?”
“Me l’ha detto adesso Silente…” vi fu un attimo di silenzio.
“Ti va di fare quattro passi?” chiese infine Remus, trovando il coraggio di parlare. Dorcas annuì mentre s’incamminavano per le vie di Hogsmaede.
“James ha detto che volevi parlarmi…” disse Dorcas. Era nervosa, non la finiva di toccarsi i capelli, Remus si trovò a sorridere di quel gesto. Era ancora più bella di come se la ricordava, le mani gli tremavano appena...
“Sì… io… insomma, sì, sono stato un cretino…” Dorcas lo guardò scettica.
“Solo cretino?”
“Tanto cretino…” ammise “e che… ogni giorno là fuori io... io credevo di morire… e credevo che sarei morto più sereno se tu…”
“Se io non ci fossi stata?”
“Non sopporto di vederti piangere…” disse con semplicità, scuotendo la testa.
“Remus, sappiamo tutti in che pericolo siamo… insomma a me bastava stare assieme… essere parte della tua vita così come tu fai parte della mia…”
“Lo so… io… io… perdonami ma…”
“Remus come posso perdonarti se non capisco?”
“Ho paura Dorcas…”
“Tutti hanno paura…” Remus la fermò erano in mezzo alla via, i pochi maghi che passeggiavano a quell’ora non li degnavano di uno sguardo.
“Non è per me che ho paura! È per te!” rispose con foga passandosi una mano tra i capelli. La neve iniziò a scendere, stavano lì in mezzo alla strada, Remus non osava guardarla negli occhi mentre lei la sua Dorcas aveva sgranato gli occhi leggermente umidi.
“Sei tu quello in missione accanto al nemico…” esclamò lei sorpresa
“E per questo non ero al tuo fianco…” Remus scosse la testa “avevo così paura di non essere lì a difenderti che preferivo lasciarti piuttosto che perderti... sono un egoista, lo so…ma...”
Dorcas gli mise una mano sulla bocca.
“Sta zitto, Remus… davvero…” la ragazza stava sorridendo appena, nonostante avesse gli occhi lucidi.
“Ma…”
“Non voglio più sentirti dire qualcosa di così stupido…” disse sicura
“Non posso dartene la certezza…” sorrise appena lui, incerto se scherzare o meno
“Figurati, se non fossi un po’ paranoico non saresti tu…” sorrise lei. Lei si guardò attorno sorridendo… il suo stupido, caro, gentile licantropo… osservò i fiocchi di neve scendere leggeri e posarsi sui capelli di Remus, gli sorrise appena, togliendoglieli con dolcezza.
“Ricominciamo da capo?” chiese lui incerto
“Vuole ricominciare a uscire a pranzo, signor Lupin? Pensavo che quella fase l’avessimo superata da un pezzo…” ridacchiò lei prendendolo sottobraccio.
“Non sapevo quanto avevo perso…” ammise… quanto la rivoleva al suo fianco… A Remus sembrò di aver ricominciato a respirare dopo una vita in apnea.
“Sempre meno di quanto immaginavi, credo…” disse lei sdrammatizzando… era stata anche colpa sua, l’aveva messo alla prova e lui era fuggito… appunto mentale, si disse, mai mettere alla prova Remus Lupin se non vuoi inseguirlo per tutto il paese.
“Ma come hai fatto ad indovinare?”
Risero. Remus si sentiva sereno e felice, erano settimane che non si sentiva vivo come in quel momento… era stato stupido e folle ma ora forse... forse in quella guerra e in quei giorni bui la sua luce era Dorcas e lui non avrebbe più permesso che quel faro si spegnesse. Dorcas dal canto suo voleva sperare, voleva farlo con tutta se stessa.
“Quando ripartirai?” chiese infine mentre passeggiavano sotto la neve, senza una meta. Remus rimase in silenzio… non poteva cominciare da subito con le bugie, però…
“Non starò più via per lunghi periodi… qualche giorno al massimo…”
“Come mai?” chiese guardandolo “No, lascia stare… dimentica la domanda… immagino Silente ti abbia chiesto di non parlarne… e fa bene…” aggiunse subito…
“Lo dici per via della spia?”
Lei annuì. Si morse le labbra era stata così preoccupata… lui era là in mezzo al nemico e la spia poteva venderlo da un momento all’altro…
“Silente ti ha detto cos’hanno fatto a Benji?” chiese infine… doveva sapere… doveva sapere cosa quella talpa stava facendo a tutti loro…
“No, mi ha solo detto che è morto la notte di Natale…” Remus era dispiaciuto, si vedeva da un miglio di distanza. Dorcas si guardò attorno nervosa, la strada era deserta. Ripensare a quello che avevano fatto la faceva infuriare. Non erano umani, erano loro i veri mostri. Si avvicinò di più a lui in modo da poter parlare sottovoce.
“L’hanno fatto a pezzi, Remus… e hanno recapitato un pezzo ad Emmeline prima che venissimo attaccate… questa volta è certo… c’è una spia fra noi… nessun altro avrebbe potuto sapere dove abitava Ben… non ho idea di chi sia ma io… non gliela posso far passare liscia!” ringhiò rabbiosa.
“Attaccate? Tu… Emmeline… siete state ferite? Tu stai bene?” chiese preoccupato, lo sapeva… sapeva che lei era in pericolo…
“Nulla di serio… la credevano sola… disarmato uno, sfigurato l’altro e i tre se la sono data a gambe… non credevano fosse in compagnia… non ci siamo fatte nemmeno un graffio…” Remus si rincuorò nel sentirlo.
“Dorcas… vedrai che Silente riuscirà a farla scoprire… cattureremo la spia…” ne era certo ora, era chiaro il motivo per cui Silente l’aveva fatto rientrare… la situazione era peggiore di quanto aveva immaginato.
“Silente ha già tanti problemi, Remus! Non può pensare anche alla spia e Alastor non si fida più di nessuno di noi… sembrano esenti dai sospetti solo Alice, Frank, James e Sirius… sai, i suoi pupilli…” raccontò ancora lei. Remus si trovò a sorridere. Moody non lasciava mai trasparire cosa provasse davvero, ma si vedeva lontano un miglio come si fosse affezionato ad Alice, Frank, James e Sirius.
“Io non posso lasciare la spia là fuori… non posso aspettare che uccida me, o te, o che venda James e Lily… non posso permetterlo…” concluse la ragazza seria.
“E la vuoi trovare da sola?”
“Beh potrebbe essere l’unica persona su cui mi piacerebbe provare la maledizione cruciatus… ma credo che mi accontenterei di passarla alle mani di Moody e dei dissenatori…”la ragazza parlava con foga, aggrappata al suo braccio, mentre lentamente si allontanavano dal centro.
“Immagino non ti possa dire di non cercarla… quindi solo… fa attenzione…” lei gli sorrise.
“Grazie… starò attenta… piuttosto… che facciamo? Insomma ci salutiamo così facendo finta che questo mese non sia esistito o…” disse lei cercando di cambiare argomento
“Io direi proprio di non salutarci…” disse Remus dandole un leggero bacio sulla guancia
“Signor Lupin! Non era lei quello che avrebbe voluto lasciarmi, piuttosto che impegnarsi di più?” lo stuzzicò lei
“Mi sei mancata troppo per lasciarti andare ora…” disse poggiandole una mano sulla vita.
“Da quando è così ardito, signor Lupin?” rise lei sorpresa
“Da quando ho capito che non avrei potuto vivere un secondo in più senza di te…” lei rise. Le sembrava troppo bello per essere vero… l’illusione poteva durare un giorno, un mese o anche per sempre ma voleva viverla fin tanto che era viva. In quel periodo si era resa conto fin troppo bene che la vita era più breve di ciò che appariva. Dorcas si strinse a lui appoggiando la testa sul suo petto.
“Portami in qualsiasi luogo… mi basta stare con te…”
Remus sorrise. Poi, ancora abbracciati, si smaterializzarono.
▀■▪■▀
“Peter è pronta la cena! Vieni?” Peter si riscosse dai suoi pensieri. Buttò il sacchetto con le falci sotto il cuscino e scese. Non era ancora riuscito a spendere quel denaro, non ce la faceva. Era il prezzo della vita di Benji… non poteva spenderlo! Eppure ormai ce l’aveva tra le mani e oramai Benji era morto. Ed era morto in modo terribile anche! Il racconto di Fabian ed Edgar gli rimbombava ancora nella testa. A pezzi, aveva fatto a pezzi un amico!No, no, no… i mangiamorte lo avevano fatto a pezzi… e poi non era neanche un amico, un conoscente, ecco! Una persona che si fidava di te però… disse una vocina nella sua testa. La scacciò con uno sbuffo. Non doveva pensare a quello! Ormai Benjii era morto e altri lo avrebbero seguito ed era giusto così… sì, giusto così… anche se… no! Non doveva avere dubbi! Voldemort era potente, Voldemort avrebbe vinto e lui e sua madre sarebbe stati risparmiati.
Mentre si sedeva a tavola ebbe la consapevolezza di cosa significava sopravvivere. Alla fine sarà chiaro che sono io la spia…maghi migliori di me moriranno uno dopo l’altro mentre il “povero” Peter sarà risparmiato… Moody ci arriverà subito!
Doveva trovare un piano B, una via di fuga sia dall’Ordine che da Voldemort, perché le cose possono sempre finire male...
Sua madre gli mise davanti il piatto. Peter lo guardò distrattamente tagliando il polpettone con la forchetta.
Il Ministero non sapeva che era un animago e neanche i Mangiamorte non lo sapevano… avrebbe potuto funzionare… ma i Malandrini sapevano… non si sarebbero fermati… James e Sirius non ci avrebbero messo molto a trovarlo… se le cose fossero andate male doveva trovare il modo di sparire quasi immediatamente.
“Peter, va tutto bene? Non hai toccato cibo…” Danielle lo fissava preoccupata. Sua madre! Se lui se ne fosse andato che ne sarebbe stato di sua madre?!
“Non ho molta fame oggi…” disse mangiando a stento un boccone.
“Sei pallido, Peter… Non è che lavori troppo, vero? Per il minimarket, per Silente, insomma rientri sempre tardi…”
“Sta tranquilla mamma… è solo un po’ di mal di stomaco…”
“Sei sicuro?”
Peter annuì, immergendosi di nuovo nei suoi pensieri… forse il denaro dei Mangiamorte non sarebbe stato sprecato… sapeva che c’erano alcuni maghi che organizzavano fughe dal paese… nuove identità, cose così… forse avrebbe potuto essere quello il suo piano B, soprattutto se chi restava lo ritenesse morto...
▀■▪■▀
“Ho un idea…” Remus si voltò a guardarla. Dorcas teneva la testa sul suo petto, accoccolata al suo fianco sotto le coperte
“Sentiamo…” sorrise lui. Gli sembrava un sogno. Dorcas era tornata da lui nonostante tutto… non avrebbe più commesso l’errore di lasciarla andare. Mai più!
“Sposiamoci!” disse lei con voce sicura. Remus si mise a ridere.
“Ehi ero seria! Parlavo sul serio!” disse dandogli un leggero pugno sul petto.
“Dorcas… non credo sia il momento adatto…” disse lui, nonostante avesse un sorriso stampato in volto.
“Perché no? Insomma, non sappiamo cosa succederà domani quindi dobbiamo cogliere l’attimo!”
“Proprio perché non sappiamo cosa succederà domani dobbiamo aspettare…” disse lui. Dorcas si puntellò sulle mani alzando il busto. Lo guardò dall’alto con un’aria un po’ imbronciata.
“Aspettare cosa?”
“Che finisca la guerra…”
“Se ci saremo ancora alla fine della guerra…” disse lei accigliandosi. Si rimise distesa dandogli le spalle.
“Dorcas…” Remus si sporse verso di lei. Stava guardando la finestra.
“Scusa, sono una sciocca… ti ho lasciato, ci siamo appena ritrovati e io ti chiedo di sposarmi… se non vuoi lo capisco… e…”
“Dorcas, non è che non voglio… cioè in futuro… di certo…” Remus si grattò una guancia imbarazzato… “se devo essere onesto non pensavo nemmeno di poterla avere una ragazza… insomma... figuriamoci una moglie…” lei si voltò di nuovo
“E perché scusa?”
“Dimentichi quello che sono? Beata te… io me lo ricordo ogni giorno…” disse lui abbassando lo sguardo. Dorcas sorrise dolcemente passandogli una mano sulla guancia.
“Sei troppo duro con te stesso…”
“Sono un mostro, Dorcas… inutile tentare di nasconderlo…”
Dorcas sbuffò…
“Se lo dici tu…” la ragazza sembrò ignorare la protesta di Remus sistemandosi meglio al suo fianco. “Insomma se tu ne sei così convinto chi sono io per dirti che sbagli… ti conoscerai da più tempo di quanto io ti conosca… insomma magari sono io che non lo vedo questo mostro…”
“Dorcas…”
“Remus… sul serio non ho voglia di litigare perché tu hai poca fiducia in te stesso….” Disse lei “non voglio rovinare questo con stupide chiacchiere…” disse indicando loro due.
Remus sorrise.
“Forse hai ragione… dovrei smetterla di preoccuparmi di cosa sono…”
“Può darsi…”
“E dovrei piuttosto concentrarmi su di te…”
“Fuochino…”
“Ti amo Dorcas…”
“Fuoco…” ridacchiò lei dandogli un bacio.
“Sai potrei abituarmi a passare così il tempo…” disse lui stringendola tra le braccia. Lei rise stampandogli un bacio sulla guancia.
“Potremmo passare così tutto il tuo tempo libero…” rise lei
“Non è poi una cattiva idea…”
▀■▪■▀
Sirius prese Lily per un braccio.
“Devo chiederti una cosa…” Lily lo fissò sorpreso. Enif stava giocando con Harry e James, beh James sembrava più bambino di Harry.
“Si tratta di Enif? C’è qualche problema?” chiese Lily allarmata mentre lo trascinava in cucina.
“No, no, nessun problema solo che… ecco…” Sirius prese a grattare con un unghia il bordo del tavolo della cucina, nervoso.
“Paddy mi preoccupi…”
“Senti... siamo quasi in febbraio e sarà il compleanno di Enif… volevo chiederti consiglio… cioè vorrei prepararle qualcosa di speciale… mi chiedevo se tu sapessi se avesse qualche desiderio particolare… sai com’è fatta, pur di non dare pensieri alla gente si terrebbe tutto dentro…”
Lily sorrise, aprendo il frigo per prendere dell’aranciata.
“Chiedile di sposarti…” disse con semplicità la rossa. Sirius rimase senza fiato, mezzo imbambolato fissando il vuoto. Lily si mise a ridere quando voltandosi lo trovò con quell’espressione sconvolta sul volto.
“Sirius stavo scherzando!”
“Lo so… però… insomma prima dopo dovrò… sì, insomma… decidermi… James mi tormenta con questa storia… dice che vuole che Harry abbia un cugino malandrino con cui giocare…” dissi Sirius sorridendo appena. Lily scosse la testa
“Non ascoltare James quando dice queste cavolate…” disse appogiandogli una mano sul braccio “devi esserne convinto tu…” Sirius sospirò, Lily studiò il suo volto, era da tanto che voleva chiederglielo
“La tua non è solo paura del matrimonio, vero? Avanti sfogati!” sorrise lei. Sirius la guardò sorpreso, poi rise.
“Che c’è?”
“Nulla è solo… avresti mai immaginato di trovarti in una cucina con me mentre mi chiedi confidenze?” Lily lo guardò scettica, poi scoppiò a ridere.
“Mai… non me lo sarei mai immaginato!” disse ridendo “Ma la sai una cosa?” Sirius la guardò.
“Sono contenta che sia accaduto! Da ragazzina non volevo nemmeno accettare un appuntamento con James, figuriamoci se immaginavo di sposarlo e di avere un figlio con lui… eppure… non tornerei indietro neanche per un istante…” disse allegra
“Diciamo che non ti avevamo dato molti motivi per fidarti di noi…”
“Diciamo che vi divertivate a torturare il mio migliore amico…” disse ironica Lily
“Diciamo che lui faceva lo stesso, ma era abbastanza furbo da non farlo in tua presenza…” Lily rise.
“Comunque… sbaglio o stai cercando di sviare il discorso?”
“Non so a che ti riferisci…”
“Sirius…”
Sirius sospirò, lo sguardo un po’ triste.
“È per la mia famiglia...” Lily lo guardò sorpresa “ogni tanto ho paura di essere come loro, non intendo credere nei loro ideali o cosa… ma… loro sono sempre stati così freddi che ho paura di esserlo anche io, ho paura di farla soffrire e basta di non essere capace di far parte di una famiglia…”
“Sirius, tu non sei una persona fredda… e tu fai già parte di una famiglia: la nostra...”
“Forse hai ragione ma…”
“Ehi che combinate qui in cucina?” Enif entrò nella stanza con un sorriso.
“Sirius aveva sete…” disse Lily porgendo l’aranciata al ragazzo.
“Già…” rispose forse troppo frettolosamente il ragazzo
“Non me la raccontate giusta voi due…” commentò Enif inarcando un sopracciglio
“Non ti fidi del tuo ragazzo e della tua migliore amica?” chiese Lily ridendo
“Di lui? Per niente…”
“Enif, mi ferisci così!” la ragazza gli fece la linguaccia.
Sirius si finse offeso lasciando la stanza.
“Che combinava?” chiese Enif guardando l’amica sorridere.
“Niente…”
“Lily…”
“Cercava idee per il tuo compleanno… tu ne hai qualcuna…”
Enif arrossì appena
“Che non prenda in considerazione un anello e una proposta…”
“Ma Lily! Non stavo pensando al matrimonio… so già che non me lo chiederà mai…” disse divertita Enif “vorrei solo… sì, passare una giornata da soli… noi due… niente guerra, niente Ordine, niente lavoro… niente di niente…”
Lily sorrise…
“Che dici, pensi che Remus e Dorcas abbiano fatto pace?”
“Mi stupirei del contrario! Dorcas non aspettava altro…”
▀■▪■▀
Peter si guardò attorno. Erano passati un paio di giorni da quando aveva deciso. Quel posto gli metteva i brividi, ma doveva cominciare a prepararsi. Le cose avrebbero potuto precipitare da un momento o l'altro. Era indispensabile che quando quel momento fosse giunto lui fosse pronto per sparire. Si era quindi travestito ed era uscito di casa di nascosto diretto a Diagon Alley.
Ad una riunione dell'Ordine aveva sentito parlare di un certo "Nicolay Britanov" un russo che abitava in Inghilterra dai tempi di Grindelwald. Sembrava che avesse organizzato una rete di contatti per far lasciare di nascosto il paese a chi avesse offerto la cifra giusta. Peter si sarebbe presentato come Jordan Lewis, un figlio di babbani minacciato dai Mangiamorte... Logicamente avrebbe dato dati finti in caso Britanov fosse in contatto con i Mangiamorte stessi... Anche se lo dubitava. Era più facile avvertisse Silente... Se non sbagliava Mundungus Fletcher, uno degli informatori di Moody, era suo socio nella "tratta della salvezza". Peter aveva scelto il nome di un ragazzo che aveva frequentato Hogwarts qualche anno prima di loro, aveva anche cercato di farsi assomigliare a lui. Jordan era stato prefetto del Grifondoro, gliene avevano fatto passare parecchie... E adesso, solo Peter era a conoscenza del fatto che fosse morto... Avery e i suoi amici lo avevano fatto letteralmente a pezzi e buttato nel Tamigi il giorno prima. Non sarebbe stato ritrovato e se Britanov e Fletcher avessero contattato Silente la sua sparizione dalla vita pubblica avrebbe avuto un'altra spiegazione. Lewis sarebbe stato irrintracciabile perché voleva lasciare il paese... Sì era perfetto per il momento... A meno che i pezzi di Lewis non fossero venuti a galla, letteralmente. Peter vagò per qualche ora e fu solo quando stava per perdere la speranza di trovare Fletcher o Britanov quando intravide uno dei due.
Fletcher stava seminascosto in un vicolo a pochi isolati dal Paiolo. Era vestito di stracci e assomigliava ad una vecchia mummia... Ma Peter era sicuro fosse lui. Ora doveva stare attento... Entrò nel vicolo lentamente. Fletcher gli lanciò un'occhiata. Peter si avvicinò
"Buongiorno... Sa per caso dirmi che tempo fa a Inis Witrin?" era il saluto in codice, una frase senza senso, Inis Witrin era l'isola di vetro, era Avalon una terra scomparsa con Morgana e Merlino.
"Migliore di qui..." rispose Fletcher "una bella vacanza ci vorrebbe proprio sulle sue spiagge beate..."
"Magari raggiungere Tír na nóg ..." altre frasi concordate... Piene di nomi antichi per confondere le acque.
Fletcher si alzò avvicinandosi a Peter, fece per urtarlo.
"Cerca Nicolay... nei pressi di Doufor’s Place…" Peter annuì e Fletcher sparì nella strada principale. Peter aspettò di esser certo che nessuno controllasse il vicolo e poi sparì.
Conosceva la Londra Babbana abbastanza bene da trovare Carnaby Street in pochi minuti... Trovare Doufor’s Place era un altro discorso. Anche quando la trovò di Nicolay non c'era traccia. Camminò avanti e indietro per la strada per alcuni minuti, controllando i vicoli... Poi…
"Mostrami che non sei armato..." disse una voce dal riconoscibile accento russo. Peter sentiva la bacchetta puntata in mezzo alle scapole. Lentamente alzò le mani, mostrando di non impugnare la bacchetta
"Bene, armato non sei..." Peter sentì la mano dell'uomo serrarsi sul suo polso. Il russo lo bloccò contro un muro, scoprendogli il braccio.
"Bene, bene, non sei un Mangiamorte... A che devo la visita?" Peter ringraziò il cielo che Voldemort era abbastanza intelligente da non farlo marchiare per il momento…
"Voglio scappare..."
“Da chi?”
“Da tutti…” Il russo sembrò ponderare le parole di Peter… nessuno scappava da tutti a meno che non avesse qualcosa da nascondere…
"Il prezzo sarà alto..."
"I Galeoni non sono un problema..." doveva apparire sicuro di sé, doveva apparire forte
"Bene..."
"5 mila Galeoni... Da pagare metà prima di partire e metà dopo... Nuova identità e nuova vita al sicuro compresa..."
Peter sapeva che il russo chiedeva molto meno di solito, ma immaginava di non avere molta scelta...
"2 mila… sempre in due rate…”
“2 mila in un'unica rata…. Non mi fido di te…” Peter capì che non sarebbe riuscito ad abbassare di più il prezzo… annuì
"Partirai quando li avrai..." detto questo il russo mollò la presa... Peter sentì un incantesimo e si rese conto di riuscire a muoversi a malapena.
"Tu puoi trovarmi qui..." disse il russo “preparerò la tua fuga, quando hai i galeoni vienimi a cercare…”.
Quando Peter riuscì a muoversi nuovamente il vicolo era vuoto, e di Nicolay nessuna traccia.
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 31: Tenebre tremule
Tirò su il cappuccio nascondendo il capo. Camminava lentamente senza farsi vedere, attento a percepire cosa accadeva attorno a lui. Doveva stare attento, non poteva farsi riconoscere. Attraversò il Paiolo Magico come nulla fosse, un'ombra fra le ombre.
Addentrandosi nella Londra Babbana lasciò andare lentamente la prudenza, finché, giunto a Wilton Street si tolse il cappuccio...
Sirius si guardò attorno, sorrise e camminando velocemente si diresse a prendere la metro. Doveva raggiungere the Courtyard e prima che qualcuno si chiedesse dove fosse finito.
▀■▪■▀
Remus fissò la figura incappucciata attraversare il paiolo. Che ci faceva lì, Sirius? Poteva non farsi riconoscere dalla gente normale, ma non avrebbe ingannato un licantropo, ma soprattutto non avrebbe ingannato un amico.
Diversamente Remus era sicuro che Sirius non l'avrebbe riconosciuto neanche se lo avesse guardato in faccia. Aveva i capelli arruffati e intrisi di fango. La pelle macchiata di sporcizia e le occhiaie. I vestiti erano a brandelli. Erano tre giorni che, in un nevoso febbraio, Remus cercava di avvicinare due licantropi che vagavano nei sobborghi di Londra. Li aveva visti dormire sotto un ponte accanto a dei senzatetto, ma quando si era avvicinato erano fuggiti. Un uomo e una donna, entrambi sulla trentina. Si chiedeva spesso perché scappassero da lui, ma aveva paura della risposta. I licantropi vagabondi di solito erano troppo umani per vivere nei branchi, ma avevano grosse difficoltà nel mondo normale, e Remus di questo ne sapeva qualcosa.
Avendo perso le speranze di avvicinarli per quel giorno, aveva quindi deciso di andare a bersi qualcosa di caldo per ovviare al suo morale sotto le scarpe. La cioccolata calda aveva risollevato il suo umore ma aver visto Sirius travestito in quel modo... Scrollò le spalle. Doveva essere in missione per Silente, si disse.
▀■▪■▀
Liselle rabbrividì stringendosi affianco al compagno. Faceva freddo quella sera.
"Oggi il nostro amico non c'è ..." disse Steve coprendo meglio entrambi con il cappotto lacero. Lanciò uno sguardo dubbioso all’imbocco del vicolo.
"Forse si è stufato... Correrci dietro doveva essere una gran seccatura..." sorrise appena lei accarezzandogli leggermente il viso.
"Hai sentito il suo odore?" chiese Steve guardando il punto in cui di solito si appostava lo sconosciuto.
"Sì, era odore di lupo…" disse lei con semplicità passandosi una mano tra i capelli arruffati
"Pensi sul serio sia un reclutatore di Greyback? O di Fang o Dur?" chiese infine preoccupata...
"Non lo so, ma non mi fido di lupo che ci cerca..."
Liselle annuì.
"E se non fosse uno di loro?"
"Vuoi dire se fosse come noi?" chiese lui… non sapeva se c’erano altri come loro… ma sperava che non tutti i licantropi facessero i carnefici al soldo di Grayback.
"Volevo dire se è uno diverso…"
"Diverso da noi e diverso da loro, Lise?"
"Sì, se ci fosse un'altra strada?" era speranza quella che vibrava nella sua voce… era da tanto che Steve non la sentiva… per un attimo illuminò anche lui… scosse la testa...
"Non ci può essere un altra strada finché i maghi non smetteranno di aver paura di noi..."
"Eppure non posso non dar loro ragione Steve…siamo noi stessi ad aver paura di noi..."
"Lise.."
"Steve, dai... Guardami? Cosa vedi?" chiese con foga scoprendosi appena.
"Una donna splendida..." lei lo guardò torva, non stava scherzando… non voleva scherzare
"Steve... C'è una donna vestita di stracci e che non vede un bagno caldo da mesi... Un mostro che ha ucciso suo fratello..." la ragazza stava mettendosi a piangere "Una donna che vorrebbe morire, ma non ha il coraggio nemmeno di vivere... Io.... Noi… cosa siamo? Come possiamo vivere così? Se ci fosse un'altra possibilità? Qualcosa che non includa uccidere, nascondersi o..."
Steve l'abbracciò. Tenne il viso di lei sul suo petto, cullandola dolcemente.
"Non siamo mostri... O almeno non più di una volta al mese..."
"E se uccidessimo qualcuno quella volta? Se infettassimo qualcun'altro?"
"Amore, non posso prometterti che non capiterà, ma possiamo riuscire a evitarlo... Zone disabitate, le fogne, cercheremo di essere in quei posti quando c'è la luna piena. Non ucciderai più nessuno, amore... Non accadrà più un altro incidente..."
Steve poi rimase in silenzio, aspettando che lei si calmasse. Doveva controllare una cosa, ma non poteva lasciarla in quello stato.
"E come puoi dirlo? Non siamo maghi, non possiamo chiuderci da qualche parte e aspettare che l'alba arrivi..."
Maghi... Erano maghi quelli che l'avevano soccorso dieci anni prima e lo stesso era successo a Liselle, un paio d'anni dopo. I maghi lo avevano salvato eppure erano riusciti anche a condannarlo… a condannarli.
Steve era nato babbano, erano semplici babbani, con una vita normale e niente di strano o magico nelle loro vite. Si erano iscritti assieme all’università, si era innamorato di lei, e poi... tutto era stato distrutto: lui era stato morso.
Dieci anni prima Steve era rimasto coinvolto nel primo attacco volontario dei lupi mannari schierati con Lord Voldemort. Aveva imparato quel nome a sue spese, negli ultimi dieci anni aveva scoperto molte cose su questo Lord... Tutte cose che da babbano non sapeva, e non avrebbe voluto sapere... Ma poi gli erano crollate addosso... Come una valanga. E lui ne era stato sommerso... aveva cercato di vivere normalmente ma non ce l'aveva fatta... Aveva rischiato di uccidere tre persone... Per fortuna alcuni maghi l'avevano fermato in tempo. Si era risvegliato di nuovo al San Mungo e aveva deciso di abbandonare tutto, Liselle compresa. L'aveva cercata, le aveva detto addio e l'aveva abbandonata. Il destino però aveva deciso di non separarli purtroppo… Era piombato in quello strano mondo in guerra da tre anni quando se la trovò davanti al San Mungo.
Era stato un plenilunio violento...si era rinchiuso in un condotto fognario e il lupo si era morso da solo. Aveva cercato soccorso al San Mungo e lo stavano medicando quando lei era stata portata dentro coperta di sangue. L'aveva riconosciuta subito, e aveva riconosciuto subito le sue ferite. Aveva pianto per lei. Poi, quando si era risvegliata, aveva cercato di starle vicino, di raccontarle cosa avrebbe dovuto affrontare. Lei non ci aveva creduto. Era ancora arrabbiata con lui, troppo per ascoltarlo. In mezz’ora Liselle gli aveva riversato addosso tre anni di risentimento mentre lui restava in silenzio. Aveva accettato in silenzio le sue decisioni, pregando che lei potesse stare bene ma il fato non voleva che ciò accadesse: il primo plenilunio di Liselle le aveva distrutto la vita. A ventidue anni Liselle uccise il suo fratellino quindicenne. Si era chiusa in camera sperando bastasse, ma il lupo aveva sfondato la porta, aveva trovato il ragazzino in corridoio e lo aveva sbranato. I loro genitori ignari, spaventati e sotto shock le avevano sparato addosso non sapendo che quel mostro fosse la loro figlia. Al calare della luna Liselle si era risvegliata a Richmond Park, coperta di sangue, ma incolume. Terrorizzata era tornata a casa solo per scoprire l’amara verità. Era fuggita, terrorizzata e a quel punto era corsa da lui. Erano sette anni che vagavano assieme, lontano da tutti e da tutto. Avevano ventinove anni ma a volte sembrava loro di averne cinquanta in più. Le preoccupazioni, la paura, la fame e la povertà li avevano resi lo spettro delle persone che erano. Lui avrebbe voluto diventare un avvocato, lei sognava di essere un'insegnante… ora di tutto quello non restava che il ricordo. Da un lato ringraziava dio per averla ritrovata dall’altro malediva il fato che li aveva fatti ritrovare così, ma forse era semplicemente destino.
La cullò finché la sentì calmarsi tra le sue braccia. Le baciò la fronte, adagiandola dolcemente sui loro stracci.
“Torno presto, amore…”
▀■▪■▀
Remus uscì dal Paiolo respirando una boccata d’aria. Inspirò ed espirò a fondo. Considerò l’idea di lasciar stare per quella sera. Avrebbe potuto andare a trovare Dorcas o magari Lily e James. Beh probabilmente dopo una doccia, si disse sorridendo. Non aveva senso continuare a girare a vuoto quella notte.
Fece un paio di passi verso casa, si sarebbe smaterializzato direttamente in bagno, si sarebbe fatto una doccia bollente e poi avrebbe mandato un gufo a Dorcas, voleva vederla. Sorrise a quel pensiero, ma si sentì afferrato per la giacca e sbattuto contro il muro del vicolo. Non trattenne un mezzo sospiro di sollievo quando si rese conto che a trascinarlo era l’uomo che aveva pedinato per giorni.
"Chi sei?! Perché ci pedinavi?" gli sibilò a denti stretti il licantropo.
"Mi chiamo Remus... Vengo per conto di Silente" rispose cauto
"Silente, ma non è..."
"Il preside di Hogwarts, membro de Winzergamot e.."
“È il vecchio che combatte i Mangiamorte... Che vuole da noi?" lo interruppe Steve
"Che siate dalla sua parte..."
"Perché lui è dalla nostra?" Remus rimase un attimo in silenzio. Doveva far capire al licantropo ciò che Silente aveva fatto per lui, ciò che poteva fare per loro.
"Io sono come voi..." cominciò
“Credi che non me ne sia accorto?" Steve lasciò la presa “Cosa intendi per stare dalla sua parte?”
“Non da quella di Voldemort…” non si stupì del tremito che percorse l'uomo davanti a lui quando pronunciò il suo nome, ma doveva fargli capire che non aveva paura, che si poteva non avere paura anche in quel periodo buio.
“Noi non combattiamo…” Steve era dubbioso, avevano fatto di tutto per starsene fuori, relativamente al sicuro.
“Greyback potrebbe costringervi o potrebbero…”
“So cosa potrebbero farci!” Steve rispose con rabbia, era Greyback in nome di Voldemort che l’aveva ridotto in quello stato. Remus lo fissò, capiva quella rabbia, era la stessa che provava lui.
“È stato lui a mordervi? O uno dei suoi…” Steve non rispose, guardò Remus negli occhi.
“Anche a te?”
“Avevo otto anni…”
Steve rimase in silenzio. Quel ragazzo era poco più giovane di loro, era stato morso da bambino eppure era un mago... Aveva chiaramente intravisto una bacchetta nella sua manica.
“E come hai fatto a non essere come loro?” sapeva di bambini morsi, rapiti e fatti diventare pressoché assassini, mostri senza scrupoli al pari degli animali che erano una volta al mese.
“Perché c’era Silente…” Remus si disse che doveva fargli capire che un altro modo era possibile... che spettava a loro costruirlo... Steve lo fissò incredulo “Silente mi ha donato la vita di un mago qualsiasi quando chiunque altro me l’avrebbe tolta, devo tutto a Silente…”
“È per questo che combatti per lui? Come un cane da guardia?” era una provocazione, Remus lo sapeva... Lui non era il cane da guardia di Silente, lui era innanzitutto un uomo.
“Combatto come un uomo e un mago, ma non solo per lui, per i miei amici, per il mondo che amo, anche se lui non è proprio benevolo verso le persone come noi…”
Steve sorrise appena ironico
“Non dici creature… gli altri lupi lo fanno…” quel ragazzo riusciva a stupirlo ad ogni frase.
“Siamo innanzitutto uomini, o no?”
Steve si ritrovò a sorridere sincero. Quel ragazzo era davvero l’alternativa non considerata.
“Se ti seguo, dove mi porterai?”
Remus lo fissò sorpreso. Leggeva negli occhi di quel uomo tutta la speranza che poteva ancora provare.
“Al sicuro, intanto. Lontano da Greyback e lontano dalla guerra… non combatterete, nessuno ve lo chiederà, cercheremo di costruirvi un po’ di normalità, o per lo meno una casa…”
“Mi avevi già convinto con “Al sicuro”…” disse Steve. Remus gli sorrise, porgendogli la mano.
“Sono Remus Lupin comunque…” l’altro la strinse
“Steve, Steve Ellis…”
“Bene Steve, andiamo a prendere la tua compagnia…” sorrise Lupin, doveva organizzare un incontro con Silente, ma dopo un bagno per tutti e tre.
“Liselle, lei si chiama Liselle…”
“Andiamo a prendere Liselle e andiamo a casa mia intanto… penso che abbiamo tutti bisogno di una doccia calda…”
▀■▪■▀
Quando Sirius uscì dal Royal Exchange guardò l’orologio, era in un ritardo pazzesco, Enif probabilmente si stava chiedendo dove fosse finito, doveva passarla a prendere al San Mungo e per di più pioveva… Sospirò, avrebbe trovato un vicolo in cui smaterializzarsi per arrivare prima. Se solo non fosse stato così indeciso su cosa comprare da Tiffany avrebbe potuto andare a piedi, così avrebbe destato meno sospetti: Enif pensava che fosse di pattuglia lì attorno.
▀■▪■▀
Enif guardò fuori dall’ingresso. Pioveva a dirotto. È di pattuglia, si disse, la pioggia lo starà rallentando… va tutto bene, è solo in ritardo, va tutto bene.
“Icecrow, che ci fai ancora qui?” la voce del dottor Lamber la fece sobbalzare.
“Signore, io… sto aspettando il mio ragazzo, doveva venire a prendermi…”
“Immagino che con questo tempaccio sarà stato rallentato, soprattutto se non viene via camino…” disse l'uomo osservando la pioggia battente.
“No, era a Londra a sbrigare alcune commissioni…” disse lei vaga.
“È spesso a Londra in questo periodo… gli Auror hanno molto da fare a Diagon Alley…”
Enif annuì…
“Sì… gli Auror sono spesso a Diagon Alley dopo tutti quegli attacchi….” Disse lei.
“Già… un po’ di protezione in più non fa mai male…. Spero solo che il tuo ragazzo stia attento…”
“Sirius è un buon Auror, un ottimo mago… sono tranquillissima”.
“È per questo che stai distruggendo il manico dell’ombrello?” Enif spalancò gli occhi, non si era accorta di essere così tesa.
“Io…”
“Icecrow perché non vieni a bere un caffè con me al bar all’angolo, intanto che aspettiamo?”
“Ma no, non vorrei disturbare, dovrà andare a casa anche lei… insomma sua moglie e sua figlia la staranno aspettando…”
“Insisto, mia moglie e mia figlia sono dai nonni, in Francia… non ho nessuno ad attendermi…” disse con un sorriso forzato.
“Hanno fatto bene ad andarsene per un po’…” si trovò a dire Enif “con i tempi che corrono…”
“Già… allora? Lo prendiamo questo caffe?”
“Se proprio insiste…”
“Scusa il ritardo piccola!” disse Sirius entrando fradicio nell’edificio.
“Sirius!” Enif sorrise tendando di abbracciarlo, lui schivò
“Ti faccio la doccia se mi abbracci…”
“Cominciavo a preoccuparmi…”
“Speravo la pioggia cessasse…” Enif sembrò soddisfatta della risposta anche se non propriamente contenta.
“Sarà per la prossima volta il caffè, allora…” disse Lambert a mo’ di saluto “buona serata ad entrambi”
“Grazie signore…” rispose Enif con un sorriso.
Sirius la prese sottobraccio facendola uscire. Enif aprì l’ombrello.
“Non che ti serva, sei fradicio…”
“Non cambiare argomento, sbaglio o ti voleva offrire da bere…”
“Sirius per l’amore del cielo non fare il geloso! È il mio capo!” ridacchiò Enif
“Certo che sono geloso, sei fantastica…” esagerò come sempre lui
“Sì, certo come no…” ridacchiò come sempre lei, lei proprio non sapeva dove fosse tutta questa fantasticheria...
▀■▪■▀
“Grazie per la serata, Amelia…” Edgar era sulla porta di casa
“Grazie a voi per essere passati!” rispose la strega abbracciando il fratello “dovreste venire più spesso!”
“È quello che gli dico sempre…” disse ridacchiando una strega dai lunghi capelli corvini.
“Selena!”
“È la verità, Edgar!” disse ridacchiando “forza bambini, salutate la zia adesso… che poi papà ci smaterializza a casa…”
I tre bambini abbracciarono Amelia con foga. Danny era il più grande e aveva sei anni, seguivano Angela e Robin di quattro e tre anni.
Infine tocco ad Edgar salutare la sorella.
“Promettimi che ci vedremo presto.” disse abbracciandolo, non sapeva perché ma non voleva lasciarlo andare quella sera...
“Amelia, mi ricordi la mamma… non essere così apprensiva…” Selena e i bambini si allontanarono e lo stesso stava per fare Edgar quando Amelia lo prese per un braccio.
“Lavori ancora per Silente?”
“Milly…” l’ammonì Edgar accennando alla moglie poco distante.
“Sta attento, fratellone…”
▀■▪■▀
Remus aprì la porta di casa.
“Benvenuti!” disse sorridendo.
“Che bella casa…” disse Liselle guardandosi attorno erano anni che non mettevano piede in una casa vera... I ricoveri dei senza tetto non contavano...
“Non è niente di che… ci sto anche poco… quindi direi che al momento potete considerarla anche casa vostra…” sorrise il giovane. “Di là c’è il bagno se volete farvi una doccia e di qua la cucina...”
“Posso davvero farmi una doccia?” chiese Liselle, Remus annuì.
“Allora se non disturbo credo che ne approfitterò…” disse la giovane donna, avviandosi nella direzione che le aveva indicato Remus. Steve sorrise.
“Mi sembra di rivedere la ragazza di un tempo…”
“Vi conoscete da molto?”
“Da prima di essere morsi…”
“Eravate assieme o…”
“No… sono stato morso qualche anno prima… all’inizio della vostra guerra…” Remus annuì incerto.
“Non deve essere stato semplice…”
“È stato come finire in un incubo, o in libro horror… solo che è la realtà…” Remus annuì…
“Non so se è per te è stato più semplice essendo un mago…”
“Per certe cose aiuta… per altre… diciamo che fino al giorno prima sapevo che i licantropi erano dei mostri da uccidere e il giorno dopo ero uno di loro… un bambino spaventato da se stesso…”
Questa volta fu Steve ad annuire.
“Ti ringrazio per quello che stai facendo per noi, anche se mi chiedo quanto potremo esserti d’aiuto…”
“Non lo so…” sorrise Remus, “onestamente già sapervi lontano dalle schiere di Voldemort è un bel passo avanti…”
“Remus? Ci sei?”
Steve guardò Remus perplesso, non capiva da dove provenisse quella voce maschile. Remus sorrise dello smarrimento di quello che, in fin dei conti, era un babbano. Gli fece segno di seguirlo. Remus andò in salotto, la testa di James spuntava dalle fiamme verdi del camino.
“E quello chi è?” chiese Steve sorpreso, osservando incerto la testa spuntare dal camino...
“Un amico…” disse Remus con semplicità “che posso fare per te, James?”
“Intanto farti sentire più spesso…” disse con aria saccente James “e poi… domani è il compleanno di Enif, Sirius ha intenzione di portarla fuori, un giorno di pace loro due assieme quindi mi ha chiesto se riusciamo a coprirlo con Alastor…”
“Non c’è problema…”
“E poi Lily voleva invitarti a cena…”
Remus lanciò un’occhiata a Steve.
“Ho degli ospiti…” disse a James
“Allora veniamo noi! Qui è peggio che stare ad Azkaban non possiamo fare un passo che Bathilda ci è affianco oppure Malocchio è asfissiante…” Remus si guardò intorno dubbioso.
“Forse non è il caso…”
“Remus, non farmi venire là a prenderti a calci… voglio uscire!” Remus si trovò a ridere, James sembrava proprio un bambino.
“James, ti ho già detto che ho ospiti…” lo sguardo di James si posò su Steve.
“Salve, io sono James Potter, come va la vita?”
“Meglio di stamattina…” disse Steve perplesso
“Oh…bene… per lei non è un problema se io, mia moglie e mio figlio veniamo a pranzo domani?”
Steve fissò James quasi sconvolto.
“Prongs….” Remus guardò l'amico con rimprovero
“Moony! Sono secoli che non ci vediamo… ti pregoooo” provò James con fare supplicante "sai che pranzerei anche con Voldemort pur di uscire di casa più spesso... Daiiiii"
“Solo noi?” disse infine arreso, Remus
“Sì… Peter lavora da quello che so… allora????” Remus sbuffó, avrebbe dovuto spiegare un due cosette a tutti, ma forse anche a Liselle e Steve avrebbe fatto bene conoscere altri maghi, maghi che non avevano paura o disgusto a mangiare nella stessa stanza di un licantropo.
“Va bene…”
“Evviva! Non vedo l’ora di dirlo a Lily! Sarà al settimo cielo! Buona serata!” disse poi sparendo dal camino
Remus sbuffò…
“Chi era quello?”
“Uno dei miei migliori amici…”
▀■▪■▀
“Allora… non avrai qualche ripensamento…”
“No, no…” la voce di Peter era appena un bisbiglio “mi chiedo solo perché devo esserci anche io… se Edgar dovesse riuscire a scappare…”
“Hai la maschera, no?! Non ti riconoscerà…” la voce di Leila era provocante, come sempre del resto.
“Quando si deciderà ad arrivare…” sbuffò Avery
“Tesoro non aver fretta… le cose vanno fatte con calma, vero Peety?” Peter raggelò, Lochrin lo aveva chiamato con il soprannome che usava sua madre.
“S…sì…”
“Che perdita di tempo…” sbottò Avery allontanandosi.
“Non farci caso, è solo un po’ nervoso…” Peter era certo che se avesse potuto vederla in faccia avrebbe visto Leila sorridere.
“…”
“E devi rilassarti un po’ anche tu… non lo trovi eccittante?” Peter la fissò sorpreso
“Eccitante?”
“Sì, avere la vita di un uomo tra le mani, decidere del suo destino… il potere è eccitante…” disse lei convinta.
“Può darsi…”
“Dici così solo perché non l’hai mai fatto…” la sentì ridacchiare. Peter sperava solo che finisse presto… Edgar avrebbe dovuto essere a casa da solo… invece non c’era nessuno a casa e adesso come ombre stavano aspettando, acquattati in salotto…
“Avremmo potuto essere già a casa a dormire…” stava borbottando Avery poco più in là. Peter deglutì, gli veniva da vomitare. Avrebbe dovuto assistere all’esecuzione di Edgar e solo perché Voldemort voleva testare la sua fedeltà… ma non gli bastavano le informazioni che dava loro?
Sentì la mano di Leila posarsi sulla sua gamba.
“Non essere così teso, Peety…”
“Non sono teso…”
“Oh sì certo… potrei tranquillizzarti io, se ti va…” la ragazza si tolse la maschera, Avery era appena andato a controllare l’ingresso.
“Cosa…” Peter non riuscì a finire la frase. Sentì la lingua della ragazza accarezzargli il collo scendendo lungo la carotide. Fu percorso da un brivido. Leila si ritrasse ridacchiando, si rimise la maschera.
“Meglio?” chiese come se nulla fosse.
Peter non rispose poiché in quel momento Avery rientrò nella stanza.
“Arriva…” annunciò facendo loro segno di estrarre le bacchette.
“Ho trovato Milly un po’ dimagrita, non trovi, Ed?” Peter osservò la moglie di Edgar entrare allegra in casa, seguita dai figli… i ragazzini non dovevano esserci! Pensò agitato Peter, i bambini non dovevano andarci in mezzo!
“Con tutto quello che ha da fare al Ministero mi chiedo ancora come stia in piedi…” ridacchiò Edgar chiudendo la porta dietro di lui.
“Il divano è mio!” sentì trillare la bambina. Peter deglutì… non ci dovevano essere i bambini a casa… dovevano essere dalla sorella di Edgar… non poteva uccidere dei bambini… non poteva… non voleva. La bambina entrò in salotto di corsa seguita dai due fratelli. Si bloccarono alla vista dei tre uomini incappucciati.
“Buh…” sogghignò Avery.
La piccola urlò, Leila la prese per un braccio puntandole la bacchetta alla tempia, Avery con un incantesimo spinse i due maschietti sul divano dove delle funi incantate li legarono.
“Papà!!!” gridò uno di loro mentre gli l’altro scoppiava a piangere.
Selena ed Edgar apparvero sulla soglia. La donna venne disarmata ancora prima di capire cosa stesse succedendo. Edgar riuscì a tenere la bacchetta solo perché si aspettava il peggio da quando aveva sentito le urla dei bambini. Osservò i tre incappucciati.
“Salve…” salutò Avery, Peter tremò, cosa stava facendo?
Il cuore di Edgar pulsava all’impazzata, come avevano fatto? Come?
“Come avete fatto a trovarmi?” disse muovendosi lentamente… sapeva perché erano lì, sapeva cosa avevano fatto a Benji…
“Un uccellino ci ha detto dove ti nascondevi….” Gli rispose uno degli incappucciati…
“Lasciate andare i bambini e mia moglie… loro non c’entrano…” disse lentamente pensando ad una soluzione rapida per far scappare moglie e prole… osservò i Mangiamorte: quello che gli parlava era strafottente e dallo sguardo che gli lanciava doveva essere il “capo”. Poi c’era una donna… una ragazzina, forse… stava tenendo stretta la sua bambina impedendole di muoversi… e poi c’era l’ultimo, in disparte, all’ombra… lo vedeva tremare appena…
“Non penso proprio…” rispose il Mangiamorte
“I bambini cosa c’entrano!” gridò Selena isterica mentre cercava di fare un passo in avanti verso i bambini. Avery mosse appena la bacchetta e anche lei venne sbalzata indietro, Edgar accorse al suo fianco aiutandola ad alzarsi.
“Lei non sa perché i vostri teneri bambini moriranno?” sghignazzò.
“Ed, cosa?”
“Lei non sa che sei un membro dell’Ordine della Fenice…” Edgar si morse le labbra, Selena lo fissò stranita…
“Avevi detto che non avresti corso rischi… che non…”
“Ve l’ho già detto, i bambini non c’entrano… volete me, giusto… allora prendetemi…” Edgar lasciò cadere la bacchetta.
Avery sorrise malevolo.
“Così non mi diverto!” disse prima di agitare la bacchetta. Una forza invisibile spinse lui e sua moglie contro la parete, Avery si avvicinò a loro.
“Tu, crucia i bambini!” ordinò al terzo.
“No! Ti prego no!” gridò Selena, Edgar si limitò a tentare di liberarsi…
“Ma io…” la voce del terzo Mangiamorte era impacciata…
Peter fece un passo in avanti un po’ incerto.
“Cosa c’è non l’hai mai fatto? Ti mostro io come si fa…” disse allegra la ragazza. Diede uno spintone alla bambina facendola cadere a terra
“Crucio…” le urla di Angela riempirono la casa. Robin e Danny gridarono il nome della sorella. Selena gridò ancora più forte.
“Smettila! Dannazione che diavolo vuoi da noi?!” sbraitò Edgar. I polsi gli stavano sanguinando, la corda li stringeva e lui cercava di liberarsi ad ogni costo… era la sua bambina quella! Era la sua bambina!
Avery fece un cenno a Leila e la ragazza interruppe la tortura. La bambina singhiozzava a terra.
“Che vogliamo da te? O niente la nostra spia ci da tutto quello di cui abbiamo bisogno, vogliamo solo divertirci un po’…” disse facendo un cenno del capo a Peter. Edgar lo fissò.
“Tu… tu sei uno di noi? Sei la talpa… tu brutto bastardo! Hai il coraggio di guardarmi in faccia! Hai il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi uccidi!”
Buonasera a tutti! Come promesso ecco qui un aggiornamento! Ringrazio chi ha avuto la forza di leggere avanti dopo tanti anni... e Julia e Ale che hanno commentato... per quanto riguarda questo capitolo... che dire... a voi il commento :)
Ciao e buon ultimo giorno di Novembre!
Capitolo 32 *** Capitolo 32: punto di non ritorno ***
Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 32: Punto di non ritorno
Sirius la svegliò con un bacio.
“Buongiorno bella addormentata!” Enif aprì stancamente un occhio
“Sirius sono le tre di notte…”
“L’ora giusta per partire…” sorrise malandrino “forza alzati, vestiti comoda e andiamo!” con uno sbadiglio Enif eseguì
“Non capisco, ma va bene…” disse assonnata
“Buon compleanno amore…” sorrise lui dandole un bacio a fior di labbra.
▀■▪■▀
Stavano andando avanti da ore, per il solo gusto di far del male… Edgar non ce la faceva più… avevano torturato a rotazione sua moglie e i bambini lasciandolo incolume… aveva desiderato morire già alcune volte in quelle dannate ore… aveva perso la cognizione del tempo, sentiva solo le urla dei suoi bimbi e di sua moglie…
“Mi sono stufato...” Avery sorrise, sciolse l’incantesimo su Selena, la donna, con le ultime forze che aveva in corpo, corse ad abbracciare la figlia. Le due donne di casa Bones si abbracciarono, inermi sul pavimento..
“Sai penso che per te la miglior tortura sia questa… muori pensando a quello che ti ha costato far parte dell’Ordine della Fenice… Avada Kedavra…”
“NO!!!!”
“MAMMA!!!”
“ANGELA!!!”
I tre “uomini” di casa Bones stavano piangendo… Edgar anche di rabbia… se solo non avesse la brutta abitudine di voler far la cosa giusta! Dannato il suo senso di giustizia! Sua moglie e sua figlia… avevano ucciso le sue donne! Le sue gemme…
“Tu… verme…” sibilò verso Peter “sei contento ora, venduto… maledetto traditore… tu…piccolo bastardo… mostrami il tuo viso se sei uomo!!!” Peter restò fermo e in silenzio… quello non doveva succedere… quello non doveva affatto succedere.
“Parlami maledetto! Voglio morire guardando in faccia chi è così vigliacco da vendere i suoi amici!” Continuò Edgar… era furioso, sconvolto, inerme, sapeva che sarebbero morti tutti, sapeva di non avere speranze, ma voleva vederlo, voleva imprimersi nella mente la faccia di chi stava facendo tutto quello…
“Loro non dovevano esserci…” disse infine Peter… sovrastando il pianto disperato del più piccolo dei Bones.
“Pensi mi basti questo! Dannato! Pensi mi basti sapere che non volevi i miei figli! Abbi il coraggio di mostrarmi la tua faccia! Me lo devi!”
Avery rise, quella scena patetica lo stava divertendo
“Oh forza... Non si nega l’ultimo desiderio ad un uomo…” disse strafottente facendo evanescere la maschera di Peter. Edgar fissò il ragazzo, i suoi occhi chiari…
“Peter… tu…”
“Non puoi capire Edgar… loro vinceranno e io non voglio essere tra i perdenti… lo sono stato per troppo tempo…” Edgar fissò Peter negli occhi, quel ragazzo, quel caro ragazzo l’aveva condannato a morte… ricordava le parole di Silente due anni prima quando, dopo che gli studenti se ne erano andati, aveva raccontato loro cosa si aspettava dalle nuove reclute “E infine c’è Peter… non è brillante quanto i suoi compagni, ma è un gran lavoratore, se avesse un po’ più di fiducia in se stesso potrebbe fare strada nella vita… ma ciò non toglie che abbia un grande cuore…”.
Peter fissò per un momento interminabile gli occhi di Edgar… non fu la morte degli Evans, non fu quella di Benji a sancire il punto di non ritorno… fu quel momento, quel interminabile istante in cui Peter decise che la vita di Edgar non valeva la sua.
“Ora non posso permettermi che tu riesca a scappare…” disse appena, non ragionava lucidamente, aveva smesso di farlo da un paio di minuti, più o meno da quando Avery l’aveva fatto scoprire… si avvicinò a Lochrin sfilandole la bacchetta di mano e puntandola sull’uomo “addio Edgar… Avada Kedavra…”
I bambini gridarono, Peter ritornò la bacchetta alla ragazza…
“Ai bambini pensateci voi…” disse ai due Mangiamorte, ne aveva fin sopra i capelli di quella storia… voleva solo andarsene a dormire…
Avery e Lochrin sorrisero dietro alle loro maschere… un colpo di bacchetta e un silenzio spettrale avvolse i corpi senza vita della famiglia Bones…
“Tocca a te lanciare il marchio nero…” disse Lochrin “l’onore a chi uccide uno dell’Ordine…” ridacchiò scavalcando il corpo della bimba e avvicinandosi a Peter. Gli mise una mano sulla spalla, sembrava quasi allegra…
“No… non posso… Alastor Moody potrebbe controllare le nostre bacchette…è per questo che ho usato la tua” rispose Peter incerto… Moody avrebbe fatto qualcosa del genere, ne era certo…
“Dovrai trovare un modo… non potrai rubarci sempre le bacchette…” commentò saccente Avery.
“Per quello penserò a qualcosa… ma non evocherò il Marchio Nero per voi…la mia bacchetta deve restare pulita” disse smaterializzandosi.
Rimasti soli i Mangiamorte si fissarono
“Non pensavo avesse il fegato di farlo…” commentò Avery
“Mai sottovalutare un uomo disperato…” sorrise la compagna “Andiamocene…”
“Si abbiamo finito qui… morsmordre!”
Mentre il cielo si tingeva di verde i due si smaterializzarono.
▀■▪■▀
“Posso sapere dove mi stai portando?” gridò Enif, una benda sugli occhi e il vento sulla faccia.
“Sarà una sorpresa…” rispose lui
“Sirius…”
“Si?”
“Mi fido…” Sirius sorrise a quelle parole. Accellerò, voleva arrivare il prima possibile.
La moto toccò terra con un tonfo, rumore di pietre smosse. Enif ascoltò versi di uccelli delle tempeste riempivano l’aria, la risacca batteva sulle pietre. Un leggero venticello la fece rabbrividire.
“Dove mi hai portato…”
“Un attimo di pazienza…”Sirius la fece scendere dalla moto guidandola lungo la spiaggia sassosa. Una foca grigia si tuffò in mare indispettita dal loro arrivo. Abbracciò Enif da dietro togliendole la benda.
“Ti ho portato a vedere l’alba… in un posto dove nessuno può trovarci…” le sussurrò all’orecchio. Enif osservò il mare tingersi di rosa davanti ai suoi occhi, sorrise mentre Sirius la prendeva per mano.
"Andiamo in cima, prima che sorga il sole..."
"Dove siamo?"
"Una delle isole orientali delle Scilly... Poco più di uno scoglio, tante felci e qualche foca curiosa..." rise lui trascinandola su per il leggero declivio. La salsedine e l'acqua ghiacciata imperlavano le felci che scricchiolavano al loro passaggio. Arrivati in cima Sirius stese una coperta, apparsa dal nulla, su alcune sporgenze rocciose.
"Vieni qui, amore della mia vita..,"
▀■▪■▀
Remus si alzò presto, aveva lasciato il suo letto a Steve e Liselle... serviva più a loro... erano anni che non dormivano su un letto vero.
Si stiracchiò alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina. Mise il bollitore sul fuoco.
"Buongiorno!" Salutò Liselle apparendo sull'ingresso.
"Buongiorno" rispose "riposato bene?" La donna sorrise, Remus si disse che quella mattina, dopo una doccia e un buon sonno, Liselle dimostrava la sua giovane età.
Entrò anche Steve, un sorriso dipinto in volto. Dopo tanto tempo si sentiva sereno, avrebbe potuto morire in quel momento ed essere soddisfatto di aver vissuto un altro giorno da uomo.
"Ho messo su del the, lo volete? Ci sono anche dei biscotti..."
Vide Liselle strabuzzare gli occhi.
"Una colazione? Una vera colazione?!" Remus annuì sorridendo, era la prima volta che aiutava davvero altri come lui e si sentiva tremendamente bene nel farlo.
Stavano bevendo il the quando accadde. Remus sorseggiava lentamente osservando i due: Liselle stava addentando un biscotto felice, mentre Steve assaporava ad occhi chiusi il calore e il sapore del the, e all'improvviso una fenice argentata apparve sopra il tavolo.
"Non uscire per nessun motivo c'è un attacco in corso a casa Bones... se ne sta occupando Alastor... resta con i tuoi nuovi amici, Remus, tienili al sicuro..."
"Cos'era quella cosa?" Chiese Liselle sconvolta
"Di chi era quella voce?" Insistette Steve
"Silente..." Disse grave Remus "dannazione..." Si morse le labbra alzandosi e muovendosi nervoso per la cucina.
"Chi sono i Bones?" Chiese cautamente Liselle
"Lise... non sono affari nostri!"
"Sono amici... Edgar combatte Voldemort con noi... se hanno trovato lui temo davvero che i sospetti di Dorcas siano fondati… evidentemente c’è una spia… devo trovare al più presto possibile un rifugio sicuro per voi altri..." Remus camminava su e giù per la cucina grattandosi il mento nervoso... cosa poteva fare? Prima Benji, adesso Edgar... poteva solo sperare di non essere già sulla lista, trovare un nuovo posto in cui nascondersi e continuare a combattere con ogni mezzo...
▀■▪■▀
"Guarda com'è carina quella foca!" Enif si muoveva con agilità sulla battigia rocciosa
"Attenta a non cadere in acqua, è gelida in questo periodo..." Ridacchiò Sirius, in tutta risposta Enif gli fece la linguaccia. Sirus sorrise, era da tanto che non la vedeva così allegra, gli scaldava il cuore. Strinse la mano su quella piccola scatola che portava in tasca... era giunto il momento... non poteva più aspettare... era il punto di non ritorno... aveva troppa paura che qualcuno gliela portasse via... deglutì... l'isola, il pic-nic invernale... tutto per donarle un giorno di libertà e per fare di lei una "donna onesta", come lo aveva preso in giro James quando ne era venuto a conoscenza. L'aveva scongiurato di non farne parola neanche con Lily... aveva paura di perdere il coraggio e di non fare nulla... di non dirle nulla... Respirò a fondo osservandola correre di qua e di la come una bambina al parco giochi.
"Enif, senti... vieni qui..." La chiamò dolcemente.
"Arrivo, dimmi..." Rispose avvicinandosi, inciampando su un sasso e venendo sorretta dal ragazzo...
"Primo non ucciderti... secondo..." Ma il secondo punto venne interrotto dal patronus di James.
"Attacco a casa di Edgar, ci servi... scusa Sir..."
Enif si aggrappò a lui ancora di più, le lacrime agli occhi...
"Edgar... non..."
"Ti porto da Lily, non muoverti da lì!" Sirius la trascinò a sedere sulla moto, l'abbracciò stretta e li fece smaterializzare nel giardino dei Potter, già al sicuro da occhi indiscreti dietro agli incantesimi d'illusione che ci avevano installato.
"Siete arrivati!" Lily era fuori di se, abbracciò entrambi con slancio... " James ha convinto Malocchio che ti avrebbe avvertito lui... stava già per fare incursione a casa vostra... Dio solo sa cosa avrebbe pensato trovandola vuota!"
"Hai sentito gli altri?" Chiese Sirius entrando in casa assieme alle due donne. Lily scosse la testa...
"Malocchio ha ordinato il silenzio postale, di rinchiudersi in casa e aspettare il cessato allarme..."
"Se mai ci sarà..." Commentò tetra Enif
"Non dire così... dobbiamo fidarci di noi!" Disse James accogliendoli in salotto, Harry stava beatamente giocando sul tappeto, sorrise verso di loro...
"Come possiamo fidarci di noi se è uno di noi che sta facendo questo..." Disse piano la ragazza scuotendo la testa, si abbassò ad accarezzare i capelli di Harry.
"Su una cosa ha ragione, James...Non si torna più indietro... o troviamo questa presunta spia o non potremo più dormire in pace... Forse dovremmo pensare a un posto sicuro per voi tre..." Sirius ci stava già pensando da un po'... Voleva chiedere ai suoi futuri suoceri di accogliere i Potter al Picco del Corvo... Sapeva stessero progettando alcune protezioni anti intrusione, forse la...
"Non ho intenzione di rinchiudermi in qualche buco... Voldemort non mi faceva paura una volta e non gli darò la soddisfazione di farmi paura adesso!" rispose James convinto.
"James ha ragione, Sirius" continuò Lily "non possiamo farci prendere dal panico dall’idea che qualcuno venda informazioni… non ne siamo certi e anche se c’è una spia... Farà qualche passo falso, non può sfuggire ad Alastor..." continuò seria.
"Ora andate o Malocchio attaccherà quei vigliacchi da solo! Vorrei che non perdesse qualche altro pezzo..." disse infine Enif alzandosi e fissando Sirius seria "torna intero... È l'unico regalo che mi interessa..."
▀■▪■▀
Sirius e James apparvero davanti alla casa, Malocchio stava cacciando alcuni giornalisti curiosi della gazzetta del profeta.
"Ho detto che non abbiamo niente da dirci!" stava sbraitando
"I Bones erano molto attivi nella lotta contro i maghi oscuri, almeno questo può confermarcelo? Edgar seguiva le orme padre, non è così?" continuò imperterrito il giornalista.
"Andate tutti al diavolo... Voi due!" disse poi indicando James e Sirius... "Toglietemeli dai piedi!" l'ordine di Alastor ottenne l'effetto voluto... I giornalisti assediarono James e Sirius.
"Siete Auror?"
"Conoscevate la famiglia?"
"E Amelia Bones? Credete sia in pericolo anche lei?"
"Com'è spiegabile una tale crudeltà?! Erano tre bambini..."
James e Sirius glissarono le domande con frasi di circostanza, finché riuscirono a toglierseli dai piedi entrando velocemente in casa.
"Quelli chi li ha invitati?" sbuffó Sirius
"Non chiederlo... Erano qui prima di noi..." commentò Gideon raggiungendoli nell'atrio
"Prima di voi?" James era esterrefatto, come avevano fatto ad arrivare prima di Malocchio?!
"Sì, abbiamo una scena del crimine completamente compromessa! Erano in giro per la casa a fare foto, quegli avvoltoi!" Gideon era furioso
"Edgar?"
Prewett scosse la testa
"Nulla da fare... Hanno ucciso tutti e cinque, compresi i bambini..." si passò una mano sugli occhi "Fabian è andato ad avvertire il fratello e la sorella di Edgar..." così dicendo fece loro segno di seguirlo nel soggiorno.
Il luogo dove si era svolta la tragedia era a soqquadro. Alastor Moody era chino sul corpo senza vita di Edgar, guardava le sue ferite con rabbia.
"Quei maledetti giornalisti!" sbottò infine "Li hanno spostati!"
Sirius fissò i corpi dei bambini e della moglie di Edgar, tutti i volti guardavano verso l'alto... Statistica un po' improbabile, probabilmente i giornalisti della gazzetta avevano ben pensato di immortalare i volti delle vittime.
Le mani di James tramarono appena quando fece comparire cinque barelle. Si chinò sul più piccolo dei Bones prendendolo in braccio con dolcezza. Lo poggiò sulla barella accarezzandogli i capelli scuri, chiuse gli occhi del bambino dandogli un leggero bacio sulla fronte. I tre auror l'osservarono fare lo stesso con gli altri due bambini.
"Buon viaggio piccoli angeli..." sussurrò appena. Alastor gli mise una mano sulla spalla.
"Va a casa da tuo figlio, Potter... Qui finiamo noi..."
James annuì. Si materializzò in veranda, sentiva Lily ed Enif parlare.
“James sei tu?” chiese Lily avvicinandosi circospetta.
“Sì…” James le raggiunse in cucina
“Hai fatto presto… Sirius dove lo hai mollato?” chiese Lily studiando il volto stravolto del marito.
“È ancora là con Malocchio e Gideon… scusatemi un attimo…” James si allontanò salendo al piano di sopra nella stanza di Harry… fissò i giocattoli, i peluches, il lettino di legno di suo figlio… sospirò appoggiandosi alla parete e passandosi una mano sugli occhi. Quei poveri bambini… si rese conto che le lacrime scendevano da sole… non voleva accadesse… non voleva che potesse accadere al suo bambino! Non avrebbe permesso che accadesse… era però certo che fosse esattamente ciò che pensava Edgar.
Lily ed Enif lo trovarono così quando, un quarto d’ora dopo, erano andate a cercarlo.
“James?”
Perfino Harry, al sicuro tra le braccia della madre lo chiamò. Il giovane alzò gli occhi, lucidi e arrossati…
“Tesoro, cosa?”
“Li hanno uccisi, Lily… hanno ucciso quei poveri bambini…” le due donne si guardarono, avevano sperato fino alla fine che la moglie e i figli di Edgar fossero al sicuro, ma era stata una speranza vana.
“James…” Lily abbracciò il marito. Lui strinse a se Harry dando un bacio sulla guancia ad entrambi .
“Darei volentieri la mia vita purché non vi accada nulla di simile! “ Enif osservò la famiglia… si sentì di troppo e scese in cucina… capiva il turbamento di James, in quei bambini aveva visto Harry… purtroppo l’esistenza della profezia li segnava come i prossimi obbiettivi… doveva pensare a qualcosa… a qualcosa per proteggerli e per alleviare le loro preoccupazioni.
▀■▪■▀
Sirius arrivò a Godrick’s Hollow che il sole stava tramontando, era stravolto. Quasi non sentì la domanda di rito di James, ma rispose meccanicamente, era una abitudine ormai…
“Ehi… come va?” chiese Prongs facendolo entrare, Sirius mosse leggermente la testa
“Non posso chiederglielo James… non se non ho la certezza di tenerla al sicuro…” James annuì sapeva a cosa si stava riferendo…
“Stasera voi due restate qui…non vi lascio andare neanche sotto tortura…” Sirius annuì
“Non voglio andare da nessuna parte, sta tranquillo…”James gli passò una mano sulle spalle
“Andiamo dalle nostre donne…”
“Harry?”
“Pisolino…” Sirius sorrise
“Me lo farei volentieri anche io…” James sorrise tristemente
“Così male?”
“Sono sveglio dalle tre… e ho dovuto passarmi gli sguardi di accusa dei fratelli Bones…” Sirius sbuffò “sanno che Malocchio e i suoi lavorano con Silente… volevano sapere come era possibile tutto questo…”
“Vorrei saperlo anche io…”
“Ehi voi due?! Avete fame o no?!” la voce di Lily li riscosse, la donna cercava di far finta di nulla… avrebbe voluto sapere, riempire Sirius di domande ma era stata una giornata dura… vedere James in lacrime l’aveva fatta preoccupare, ma non aveva cambiato idea… Voldemort non li avrebbe piegati… si chiese come stessero Remus e Peter…
▀■▪■▀
Remus stava finendo di sparecchiare, era stata una giornata lunga, trascorsa in silenzio. Steve e Liselle avevano cercato di non essere un disturbo, lei aveva persino preparato pranzo e cena. La mente di Remus lavorava febbrilmente per trovare una soluzione… non doveva cedere alla paura. Ad un tratto il campanello suonò insistentemente. Steve guardò la sua donna allarmato, lei guardò Remus.
“Chi può essere?”
“Sono quasi sicuro che i Mangiamorte non suonino i campanelli” disse Remus cercando di tranquillizzarli. Si avvicinò allo spioncino e restò stupito nel vedere Silente in piedi in mezzo al pianerottolo.
“Professore!” esclamò sorpreso aprendogli la porta.
“Buonasera Remus, posso entrare?” Remus si fece da parte lasciandolo passare…
“Ti sei sistemato bene qui… certo, non è la fattoria dei tuoi genitori ma…” Remus arrossì, seguendo il preside in cucina “non male, non male davvero…e loro devono essere i tuoi graditi ospiti….” Remus si fece avanti
“Steve, Liselle questo è il professor Silente… Professore loro sono Steve Ellis e Liselle. ..”
“Knight. ..” concluse lei…
“È un piacere conoscervi…” sorrise il preside stringendo loro le mani. Liselle si chiese se tutti i maghi anziani avessero quell’aura di magia e mistero che avvolgeva Silente o lui, essendo un uomo fuori dal normale, era una eccezione.
“Professore a cosa dobbiamo la sua visita…” chiese Remus pensando a Dorcas, a James e Sirius, a Peter, alle ragazze, se fosse loro successo qualcosa?! Sperava ardentemente non fossero altre brutte notizie…
“Ho trovato un posto sicuro per loro due, voglio che tu li accompagni il prima possibile…”rispose Silente sedendosi e lisciandosi la barba.
“Dove?” Remus era sicuro che non fosse così facile trovare un posto sicuro dove nascondere due lupi mannari…
“Un posto sicuro in Francia…” iniziò il preside “avrete la possibilità di iniziare una nuova vita…”
Liselle afferrò la mano del compagno
“Hai sentito?! Non è fantastico?!” sorrise felice, Steve fissava il preside dubbioso…
“Com’è possibile avere una nuova vita se quella vecchia distrugge tutto quello che tocchiamo…” Steve non voleva illudersi, sarebbe tutto andato per il meglio fino alla prima luna piena poi sarebbe stato un disastro “Con tutto il rispetto, per Remus sarà anche difficile ma lui può sempre blindarsi in casa con un incantesimo, noi non abbiamo questa fortuna…”
Remus capiva la difficoltà che Steve trovava nel fidarsi… aveva paura di un’altra porta in faccia, si vedeva…
“Non sareste soli…” cominciò a spiegare Silente… “Un collaboratore del mio compianto amico Georgius Greathead si è nascosto nella Lozère dopo la distruzione del centro di magia sperimentale di Londra…” Remus osservò Silente curioso…
“Nella Lozère? Uno delle regioni più attaccate dai lupi mannari a metà del settecento? È un po’ ironico non trova professore?” commentò Remus
“Affatto, quelle storie sono proprio il motivo che hanno spinto Belby a nascondersi lì…”
“Storie?” chiese Liselle, si stava perdendo qualcosa lo sapeva…
“Nel 1764 un lupo mannaro e il suo branco sterminarono quasi cinquecento persone nella contrada del Gévaudan… i cacciatori del Re di Francia non sapevano di aver sfidato un intero branco, finché dopo tre anni dall’inizio degli attacchi Jean Chastel uccise quello che era il capo branco con un proiettile d’argento e con molta probabilità il branco si spostò o si disperse… i babbani lo chiamavano “la bestia di Gévaudan”…” spiegò Remus…
“Perché un mago dovrebbe nascondersi in quella zona?”
“Ironicamente circa vent’anni fa nel paese di Saint-Léger-de-Peyre un giornalista e naturalista creò una riserva di lupi proprio in quelle che furono le contrade di Gévaudan…” cominciò Silente “il parco fa buona copertura a Damocles Belby… Belby sta studiando una cura per la licantropia...” i tre lupi mannari lo fissarono.
“Sta dicendo che potrebbe esserci una cura?” chiese Steve, l’aveva sognata da sempre, ma non credeva potesse essere possibile.
“Potrebbe o no… so che Damocles ci sta provando da un po’ la chiama “pozione anti-lupo” nome bizzarro… la sta sperimentando su alcuni volontari… non vi chiedo di essere i prossimi, anche perché, e Lily potrebbe confermartelo, Remus… al momento ha più effetti collaterali che altro…” il preside scosse la testa “ma senza poter aver a che fare personalmente con dei licantropi, temo il lavoro di Belby sia ancora lungo, perciò si è offerto di dare ospitalità e supporto a qualunque lupo mannaro scappi da questa guerra…”
Steve annuì, immaginava che come i babbani anche i maghi avessero i loro protocolli di sperimentazione per le nuove pozioni…
“Perciò ti chiederei Remus se potessi accompagnare i nostri giovani amici da Belby…” Remus annuì, se Silente era così convinto si fidava “dovrete viaggiare con mezzi babbani, non ho intenzione di darvi in pasto a Grayback e soprattutto di dargli in pasto Belby… Fernir non apprezza il suo lavoro purtroppo…”
“Non sarà un viaggio breve…” commentò scettico Remus… non aveva idea di dove esattamente fosse questa fantomatica riserva…
“Per nulla… per questo ho bisogno che tu vada con loro Remus e li protegga… non si sa mai quali incontri si possano fare lungo la via…”
“E con quali soldi pagheremo il viaggio… non so se lo sa, ma sono dieci anni che non lavoro…” Steve era dubbioso, un viaggio di quanto? Novecento miglia?! La meta sembrava troppo bella, il viaggio troppo lungo…
“Ho già preparato tutto ciò di cui avrete bisogno, biglietti del treno, del traghetto, dei pullman, i soggiorni… tutto…” rispose candidamente Silente
“E quindi quando partiamo?” chiese Liselle, sembrava non avessero scelta, ma sembrava anche la scelta giusta da fare…
“Partirete stanotte con il notturno per Londra, da lì raggiungerete Dover e arriverete in Francia alle prime luci dell’alba… da lì di nuovo in treno fino a Lione... dovreste esserci per l’ora di cena, vi ho prenotato un ostello per la notte… vi consiglierei di andare a mangiare a Brasseire Georges sul Cours de Verdun… se fossi in lei Liselle non mi farei scappare le loro verdure ripiene per tutto l’oro del mondo… e per voi due signori mi auguro vogliate assaggiare le loro birre artigianali…” Liselle rise, quel vecchio era dannatamente buffo. Steve guardò scettico Remus, possibile che quel vecchio pazzo fosse uno dei maghi migliori del mondo?! Remus gli sorrise incoraggiante.
“La mattina dopo Belby verrà a prendervi a Lione e vi accompagnerà alla riserva…” finì Silente, poi sembrò ricordarsi qualcosa “Gli dovrai consegnare una cosa da parte mia, Remus…” il preside gli porse una busta “e prenditi un paio di giorni d’aria, Belby è una persona molto cordiale e sono certo che essere uno dei primi a ricevere la ricetta della pozione quando sarà perfezionata potrà tornarti utile…” disse facendogli l’occhiolino.
Remus sorrise.
“Partenza immediata quindi…” disse un po’ a se stesso e un po’ agli altri
“Assolutamente… vi voglio al sicuro…” disse Silente cupo. Remus soppesò la lettera prendendo coraggio.
“Per Edgar professore…”
“Non si può fare nulla purtroppo… lui e la sua famiglia hanno pagato un prezzo troppo alto per la libertà del nostro mondo…” commentò tristemente il professore.
Remus si morse le labbra.
“È per questo che voglio che partiate il più presto possibile, finché Alastor non avrà trovato questa presunta spia nessuno di noi è al sicuro purtroppo …”Remus annuì, Liselle e Steve uscirono dalla stanza, si sentivano di troppo e dovevano raccogliere le loro cose, il treno sarebbe partito due ore dopo.
“Lily e James?”
“Chiederò loro di mettersi sotto Fidelius, farò io stesso da custode se necessario, spero solo che accettino…”
“Sa che non lo faranno… James odia sentirsi in trappola…”
“Lo so… temo dovrò aspettare ancora un po’ per convincerli… buona fortuna per il viaggio Remus, ora scusami ma devo andare…” Remus annuì accompagnando il preside alla porta.
“Arrivederci professore…”
“Arrivederci Remus e buon viaggio…”
▀■▪■▀
“Voglio solo passare a vedere come sta, questa giornata mi ha massacrato, ho bisogno di tutti i ragazzi!” protestò James “dovevamo pranzare assieme…” Lily, Sirius ed Enif lo fissavano dubbiosi. Alla fine Lily sospirò.
“Sirius, accompagnalo!”
“IO?”
“Sì, vorrei avere mio marito tutto intero tra un paio d’ore e non posso lasciare solo Harry…” spiegò la rossa.
“Va bene, andiamo da Moony… starà già dormendo vedrai….”
Quando arrivarono a casa di Remus la trovarono vuota. Sirius era preoccupato, dove poteva essersi cacciato…
“Sono certo sia con Silente, aveva ospiti…” disse appena James “Scusa ti ho fatto venire per nulla…” Sirius non lo stava ascoltando.
“Sir?”
“Eh scusa… mi stavo chiedendo dove può essere andato con tutto quello che è successo…”
“Sai che Silente lo manda sempre in missione in questo periodo… non preoccuparti…”
Per un istante Sirius si immaginò Remus tra i lupi mannari, riuniti attorno ad un falò intenti a cenare di cacciagione in mezzo ad una folta foresta. Rabbrividì, aveva paura, aveva davvero paura di perderlo, se non era già successo… ma no si disse, Remus era troppo intelligente per quelle stupide bestie… anche se… disse una vocina spaventata nella sua testa… anche se è uno di loro dopotutto…
Buongiorno e buon anno a tutti!!! Scusate se non ho pubblicato per il 31 come promesso ma i preparativi del cenone mi hanno assorbita! Comunque eccoci qui con questo nuovo capitolo... scusate Sirius sta cominciando ad andare in paranoia... ci leggiamo a fine mese!!
Liselle chiuse gli occhi lasciando ondeggiare la gonna al vento. Aprì gli occhi osservando la costa francese avvicinarsi nella luce dell’alba. Respirò a fondo, sorridendo. Si sentiva fiduciosa, erano nelle mani del più grande mago di sempre in fondo. Steve non riusciva ad essere altrettanto ottimista, era un peccato, dovevano proprio goderselo quel nuovo inizio.
“Buongiorno!” la salutò Remus raggiungendola, due tazze di the in mano.
“E quelle da dove saltano fuori?”
“Un mago non rivela mai i suoi segreti…” disse facendole l’occhiolino. Le passò una tazza osservando a sua volta la costa avvicinarsi. Liselle rise, quel ragazzo le era davvero simpatico…
“Remus, tu sei poco più giovane di noi, vero?”
“Ho ventun anni, voi?”
“Vent’otto a marzo…” rispose lei “Steve li ha compiuti lo scorso mese…” ci fu un attimo di silenzio, era curiosa, voleva saperne di più, voleva conoscere di più di quella guerra che aveva rovinato le loro vite… “Quando hai deciso di combattere Tu sai chi?”
“Avevo diciotto anni, frequentavo l’ultimo anno a Hogwarts…”
“Eri un ragazzino…” commentò Lise appoggiandosi alla balaustra e fissando il mare… “Posso sapere perché? Cosa ti ha spinto a non concentrarti sugli esami e decidere di combattere?”
“I Mangiamorte uccisero i miei genitori, ormai più di tre anni fa … sembra che il tempo sia passato così in fretta…” disse amaramente passandosi una mano sugli occhi, pensare a Chideock, a casa sua, alla casa a cui aveva rinunciato gli faceva ancora male…
“È vendetta allora?”
“Non proprio…è difficile da spiegare… cosa sai della nostra guerra?” Remus voleva essere chiaro ed esaustivo, voleva che potessero fidarsi di lui e questo significava fidarsi di loro…
“Ne sappiamo poco niente… era già iniziata quando ci siamo trovati nel mezzo…” Steve li raggiunse, Lise notò come anche lui avesse una tazza in mano, probabilmente Remus aveva portato la colazione anche a lui.
Remus annuì mordendosi leggermente il labbro inferiore.
“Voldemort… o meglio l’uomo che era prima di essere…Lord Voldemort… era un mago brillante, a star sentire Silente… tutti si aspettavano grandi cose da lui, ma era assetato di potere.
Aveva un forte ascendente sulla gente, lo ha tutt’ora, è riuscito a convincere la nobiltà purosangue, quelli che vedono i figli di babbani come feccia, a stare dalla sua parte e continua ad usarli. Non credo che abbia in considerazione nessuno dei loro desideri… Pian piano riunì i suoi seguaci: i Mangiamorte e iniziò la sua guerra per il dominio sul mondo. Un dominio assoluto sia sui maghi che sui babbani… lui pensa siano inferiori a noi maghi e di conseguenza vanno schiavizzati, non importa come, se dovesse vincere il mondo diverrà terribile per chiunque... ma all’epoca nessuno sospettava... La guerra iniziò di nascosto, in silenzio: una sparizione alla volta, io ero solo un bambino, nemmeno me ne rendevo conto… cominciarono a colpire famiglie di babbani finché presero mano e dalla caccia al babbano a perseguitare i maghi figli di babbani e chi si poneva a loro protezione il passo fu breve… a quel punto il Ministero cominciò a muoversi contro questo misterioso mago oscuro che si presentava come Lord Voldemort e i suoi incappucciati…
In guerra aperta con il Ministero iniziò a radunare attorno a se altre creature… giganti, vampiri, lupi mannari… tutti quelli che il Ministero aveva lasciato fuori dalla comunità e purtroppo erano e sono tutt’ora ottime pedine, sacrificabili e senza scrupoli per lo più…”
“Così prese a far attaccare i babbani dai lupi mannari per formare il suo esercito di pedine e arriviamo a noi…” lo interruppe Steve, Remus annuì tristemente…
“Cominciò ad attaccare chiunque si opponesse a lui con qualunque mezzo, creò perfino armate di inferi, meno pretese e più efficaci a portare morte di qualsiasi creatura senziente…”
“Ma perché non è stato fermato sul nascere? Quando ha iniziato…” chiese Liselle, le risultava difficile credere che nessuno si fosse accorto di nulla?!
“Mi duole dirlo ma gran parte della nobiltà magica e molti altri reputano i babbani inferiori e da secoli, se non da millenni trovano il modo di far loro del male… lo statuto di segretezza non venne creato solo per proteggere i maghi dai babbani, non ne avevamo bisogno, soprattutto all’epoca, ma venne creato soprattutto per difendere i babbani stessi dalle persecuzioni dei maghi e in modo tale da evitare l’inquisizione di gente innocente… ma ciò non è stato sempre possibile e spesso la legge non è riuscita ad evitare che queste cose accadessero… e quando i Mangiamorte cominciarono a colpire i babbani, il Ministero non vi diede dato peso: la solita vecchia e crudele caccia al babbano, le azioni di un pazzo… roba senza seguito, che si sarebbe risolta da sè… ma così non fu… i suoi Mangiamorte sono numerosi e sono tutt’ora sparsi in ogni carica all’interno del Ministero… gli Auror hanno tenuto testa agli eventi, ma ormai anche là dentro c’è del marcio… due miei amici sono stati venduti proprio da un’Auror… avevano diciannove anni quando sono stati trucidati…” Remus sospirò ripensando a Reyn e Nathan.
Liselle si portò una mano alla bocca, guardò Steve, lui ricambiò lo sguardo, adesso capivano il perché Silente avesse usato il termine “vacanza” per quella che chiaramente era una missione di scorta.
“Ha seguaci in ogni angolo del mondo magico, nei posti giusti al Ministero, al San Mungo, credo si salvi solo Hogwarts…” Remus sorrise appena “Credo che sia per questo che Silente si sia mosso… Silente ha già sconfitto un mago Oscuro, lui sa che la vittoria di un tipo simile avviene nel momento in cui spezza la speranza della gente e così si è messo a sfidarlo con un “esercito” altrettanto clandestino…”
“Voi…” Remus annuì
“L’Ordine della Fenice… un gruppo volontario di Maghi e Streghe che si prodigano a combatterlo con ogni mezzo, abbiamo Auror, Medimaghi, impiegati ministeriali, ricercatori e ci sono io…” Remus arrossì appena “aiutare voi è una missione secondaria… la mia prima missione era infiltrarmi in un branco e cercare di convincerli a lasciare Grayback e Voldemort…”
“E come è andata?” chiese Liselle curiosa, quel ragazzo era davvero coraggioso
“Un disastro… ho rischiato di essere ucciso un paio di volte prima di alzare bandiera bianca…” Remus sorrise appena, non era facile non era dannatamente facile, restava sempre un lupo addomesticato…
“Ma avete una spia al vostro interno, vero? È di questo che parlavi ieri…” chiese Steve, Remus annuì tristemente.
“Temo di sì, Edgar e la sua famiglia sono un colpo grosso… i Bones si sono sempre schierati apertamente contro Voldemort, gli stessi genitori di Edgar sono morti per questo, non è un mistero però… non abbiamo la certezza ci sia una spia, ma abbiamo passato anni senza preoccuparci molto e adesso in tre mesi sono stati uccisi due dei nostri e oltretutto a casa loro…” Remus scosse tristemente la testa “…è questo quello che intendevo, se ci spezza dall’interno, se spezza il nostro morale, la nostra speranza, allora avrà davvero vinto…e se un membro dell’Ordine lavora per lui significa che qualcuno tra noi non crede più nella nostra missione e nella nostra vittoria…”
I tre rimasero in silenzio.
“Non hai risposto alla mia domanda però… perché lo fai?” ne uscì infine Liselle.
“Per la mia famiglia… non per quella che non c’è più, ma per i miei amici…e per avere il futuro felice che ci spetta… siamo principalmente esseri umani, no?! Dobbiamo avere la possibilità di vivere come tali… e se c’è una cosa che Silente mi ha insegnato è che solo ricercando la luce si può trovare l’umanità… Silente ha avuto fiducia in me, mi ha dato l’adolescenza di un mago normale e io ho fiducia in lui… ovunque ci condurrà…”
▀■▪■▀
“Non se ne parla, professore!” James camminava avanti e indietro per il salotto, Silente era in piedi di fronte a lui, Lily osservava i due in silenzio, mentre Harry, assonato, giocava stancamente con i suoi peluche preferiti.
“James, sii ragionevole…” tentò Silente, sapeva che il ragazzo era testardo, ma doveva fare un tentativo, le presunta spia avrebbe potuto venderli in qualsiasi momento.
“No, no e no!” James guardò Harry e cercò il supporto della moglie, Lily annuì, e il giovane continuò “Non voglio dovermi sbarrare in casa e buttare via la chiave! Non mi fa paura! Se verrà lo affronteremo per la quarta volta, e sarà quella buona, lo so!”
Silente osservò il giovane in silenzio, i suoi occhi castani erano determinati, dannatamente sicuri… credeva di trovarli preoccupati a morte e invece si era sbagliato, quei due non avevano alcuna intenzione di nascondersi, lo vedeva chiaramente.
Lily sosteneva lo sguardo di Silente ripensando alla brutta nottata che avevano passato. James aveva quasi distrutto camera loro furioso come non mai, continuava a pensare ai figli di Edgar e non accettava il fatto che uno di loro potesse aver fatto una cosa simile. Alle due di notte, quando suo marito aveva finalmente ritrovato la calma, fu il suo turno; perse completamente la testa cadendo nel panico e cominciando a pensare a bizzarre vie di fuga. Casa loro era stata stregata per sembrare vuota, ma questo significava che se fosse loro successo qualcosa nessuno si sarebbe accorto di nulla e nessuno sarebbe venuto in loro aiuto, perché se da un lato la casa era sicura dall’altro era una trappola senza uscita. A riportare l’ordine a casa Potter aveva pensato però il piccolo di casa. Alle cinque Harry si era svegliato e, offeso che i genitori non lo degnassero di uno sguardo, si era messo a piangere disperato. Focalizzando l’attenzione sul figlio, avevano entrambi ritrovato la lucidità e soprattutto la determinazione: c’era Harry e c’era la profezia, da questo non potevano scappare, dovevano accettarlo, sarebbero stati braccati finché quella dannata profezia non si sarebbe compiuta e loro, loro avrebbero dovuto conviverci per molto tempo e proteggere Harry ad ogni costo, ma questo non significava nascondersi in un buco… dovevano essere forti e dovevano farlo per Harry…
“Professore, non c’è motivo per nascondersi… o quantomeno non ancora…” la voce di Lily era sicura quanto quella del marito.
“Lily, James vi prego di ragionare e pensarci su… non si tratta solo della vostra incolumità ma del bene di Harry…”
“E dell’intero mondo magico…” finì la frase Lily “lo so professore, so che mio figlio vada come vada avrà una vita dura, so che saremo costantemente in pericolo… me ne rendo conto… ed è proprio per questo che non vogliamo nasconderci o scappare… dovremo convivere con tutto questo probabilmente finché Harry sarà adulto… ci abbiamo pensato, l’abbiamo accettato e quindi abbiamo deciso di vivere nonostante questo…” Lily era calma e sicura, James annuì per rafforzare la frase della moglie.
“Professore, se ci facciamo prendere dal panico, se scappiamo nascondendoci da qualche parte, Harry non potrà mai essere il bambino della profezia perché non avrà il coraggio necessario per affrontarlo e moriremo comunque… e inutilmente per giunta…” concluse James.
“Ci avete pensato parecchio…”
“È stata una notte piuttosto lunga…” James scosse la testa “non cambierà dove siamo nascosti o come… se la spia è così disperata da vendere la nostra sola speranza di vittoria… allora lo aspetteremo al varco…”
Silente li osservò in silenzio
“Spero che se le cose dovessero aggravarsi teniate in considerazione l’incanto Fidelius”
Lily annuì
“Non si preoccupi professore l’unico nostro desiderio è sopravvivere a tutto questo, non con paura ma con fede! Se Voldemort crede alla profezia allora ci crederemo anche noi!”
“E se dovremo morire affronteremo la morte come una vecchia amica…” sorrise ironico James citando una vecchia storia che gli raccontavano da bambino.
Albus osservò i due giovani… quel giorno non li avrebbe convinti, Remus aveva ragione… sperava solo che in qualche modo l’ago della bilancia tornasse a puntare il loro piatto, perché al momento, purtroppo, puntava fortemente verso quello di Voldemort…
▀■▪■▀
Sirius osservò Enif scartare un voluminoso pacco che Dix le aveva recapitato dal Picco del Corvo.
“Sono un po’ preoccupata per Remus…” lo riscosse lei, mentre apriva la scatola ed estraeva un nuovo ed elegante mantello nero come la notte.
“Silente non lo avrà fatto rientrare dalla missione… all’ultima riunione ha detto di averlo mandato nel branco di Grayback...” disse Sirius, non voleva pensarci, l’idea di Remus da solo tra i suoi simili lo metteva a disagio…
“Appunto… la spia sa che è tra i licantropi, Remus è sicuramente il più esposto al prossimo attacco…” Enif si alzò in piedi, il nuovo mantello indosso, fece una piccola giravolta “come sto?”
“Bene, è un po’ tetro, non trovi?” il mantello nero sembrava essere liquido, il tessuto era molto raffinato, Enif sembrava vestita di tenebra…
“Sarebbe adatto al periodo… lo trovo un po’ troppo serio…” sorrise lei “ma a papà piacciono i regali austeri…” disse togliendolo, si rivolse all’elfa
“Ringrazia i miei genitori per il mantello, è stupendo… forse un po’ troppo elegante ma davvero stupendo… ringrazia zia Rhodelia per lo Spioscopio… spero rimanga in silenzio a lungo… e Taliesin per i dolcetti di Mielandia, mi ero dimenticata fossero così buoni…”
“Come la padroncina desidera…” esclamò l’elfa per poi sparire con uno schiocco.
“Mi dispiace…” esclamò ad un tratto Sirius
“E di cosa?” Enif lo guardò con un sorriso, passandogli un zuccotto di zucca
“Il mio regalo doveva essere una giornata in santa pace e non ho altro da darti…” Enif si alzò sedendosi sulle gambe del ragazzo e appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla, Sirius appoggiò la fronte su una quella della ragazza.
“Il miglior regalo lo scarto ogni giorno svegliandomi al tuo fianco…” lui la strinse a se. Rimasero un po’ in quella posizione, in silenzio, cullandosi in quell’abbraccio.
“Vorrei chiedere a Lily e James di nascondersi…” disse infine Sirius “pensi che al Picco ci sarebbe spazio per loro?” Enif si mosse nervosamente, il giorno prima James e Lily, per quanto turbati non sembravano minimamente intenzionati a nascondersi più di quanto facevano già…
“Non ci sarebbero problemi solo…”
“Solo?”
“Temo non vogliano nascondersi…” Sirius annuì
“Magari non ora, ma troverò il modo per metterli al sicuro…”
“So che lo farai… intanto potremmo dargli lo Spioscopio della zia…”
“Secondo me quel coso ci farà solo diventare paranoici…” commentò Sirius guardando l’aggeggio in cagnesco…
“Magari si rivelerà utile…” sorrise Enif incoraggiante…
▀■▪■▀
I sotterranei di Villa Lastrange erano un intricato sistema di antiche catacombe. Severus si muoveva lentamente seguendo la padrona di casa lungo i corridoi di pietra. Le pareti erano umide, la condensa luccicava appena sulle pietre antiche nella luce della candela, l’odore della muffa permeava l’aria.
“Sai qual è il motivo di questa riunione, Bellatrix?”
“L’Oscuro vuole mettere al corrente dei suoi piani i più valenti, ti basti sapere questo Severus... “ rispose lei “In realtà io stessa so solo qualche frammento per il momento…” Severus annuì, Bellatrix sapeva di più certamente, ma lei non avrebbe parlato del suo Signore, era uno dei suoi più fidati luogotenenti. Era ossessionata dal desiderio di soddisfare il loro Signore, lo sapevano tutti, lo vedevano tutti… ogni tanto Severus si chiedeva come faceva Rodolphus a non essere geloso del suo Lord: era evidente come sua moglie amasse più la causa che suo marito, ma forse il fatto che Rodolphus fosse un sadico bastardo agevolava le cose… a lui bastava aver qualcuno da torturare per essere contento.
Ad un tratto la galleria si ampliò lasciando spazio ad una vasta sala. Al centro stava un enorme tavolo in legno massello, umido e antico come il resto dei sotterranei, vi erano accostate dodici sedie, in testa vi era un trono intagliato. Severus salutò con un cenno i presenti, notò come fossero presenti tutti i luogotenenti del Signore Oscuro: Rodolphus e il fratello Rabastan erano in piedi vicino all’ingresso, Lucius era seduto comodamente su una sedia, Antonin Dolohov aspettava pazientemente appoggiato ad una parete, a loro si aggiungevano i suoi compagni di scuola Avery e Mulciber, il primo aveva senza dubbio ereditato il posto del padre, il secondo, beh Mulciber non era un granché ma era un asso nella maledizione imperius, con Avery logicamente c’era la sua inseparabile ragazza Leila Lochrin. Severus si chiese cosa ci facesse lei lì, era poco più di una ragazzina, infine chiudevano il gruppo Travers e i coniugi Nott… gran parte d’elitè purosangue al servizio dell’Oscuro, si sentì onorato di esserne parte, un posto d’onore per un mezzosangue.
“Prendete posto…” ordinò Bellatrix sedendosi a sinistra dello scranno intagliato. Quando tutti furono seduti Lord Voldemort fece il suo ingresso.
“Buonasera, miei fedeli Mangiamorte…” salutò l’Oscuro Signore prendendo posto sul seggio che gli spettava.
“Vi chiederete perché io vi abbia convocato qui a volto scoperto…” il suo sguardo fissò ognuno di loro, Severus chiuse la sua mente. I suoi pensieri erano solo suoi, sapeva di essere debole, in fondo era un sentimentale, non riusciva a dimenticare Weston, Lily e la loro infanzia perduta e ciò era una debolezza, non poteva permettere che il suo Signore lo scoprisse proprio ora che cominciava a contare qualcosa tra i suoi servitori.
“Sono lieto di informarvi che grazie alla nostra spia tra gli uomini di Silente e all’operato di Avery e Leila un altro ratto di Silente è finalmente andato all’altro mondo…”
“Abbiamo visto le foto sulla Gazzetta…” commentò Rosalee Nott “carini i piccoli Bones, immagino sia stato come giocare con le bambole…” aggiunse guardando Leila con sufficienza, la ragazza non diede peso al commento della donna.
“Bones e Fenwich sono stati i primi… la nostra cara piccola spia è votata alla nostra causa… la sua voglia di vivere ci consegnerà uno ad uno gli uomini di Silente…”
“Mio signore, azzardo troppo nel desiderare conoscerne l’identità?”
“Sì, Travers, azzardi troppo… non mi fido abbastanza della spia per renderla pubblica… potrebbe sempre cambiare bandiera… è un uomo disperato in fondo…”
“E per la profezia di cui le ha parlato Severus?” chiese Bellatrix, sembrava preoccupata per Voldemort si trovò a pensare Severus.
“Prima o dopo la spia mi consegnerà i Potter e allora quella profezia svanirà assieme a loro…”
Severus fu certo di aver sentito il suo cuore fermarsi… i Potter? Lily aveva avuto un figlio, questo l’aveva sentito dire, ma perché lui? Perché lei?
“Cosa vuoi come premio Severus ? Devo ripagare in qualche modo il tuo servigio…” Per poco non rischiò di non sentire la domanda di Voldemort… Severus ci pensò un attimo, c’era un’unica cosa che aveva sempre voluto
“Voglio lei…” sentì gli occhi di tutti puntarsi su di lui, vide Mulciber e Avery sghignazzare, loro sapevano del suo legame con Lily Evans.
“Puoi spiegarti meglio?” Voldemort sembrava sorpreso
“Quando arriverà ai Potter io vorrei lei viva, per me…” un sorriso increspò le labbra diafane del Signore Oscuro…
“La desideri? È una donna molto bella… seppur una sanguesporco…” convenne il Signore Oscuro
“Sì la desidero…” rispose senza espressione Severus.
“E sia...”
Severus non poteva crederci aveva strappato Lily dalla morte, aveva barattato la sua vita con la profezia che la condannava… no, veramente la profezia condannava suo figlio… non ti perdonerà mai… disse una voce nella sua testa. Ma almeno sarà viva… rispose a se stesso.
Non si dava pace, le ore erano passate lente e inesorabili, sapeva di aver fatto la cosa giusta, l’aveva salvata, eppure… eppure ti odierà perché hai lasciato morire suo figlio… ancora quella dannata voce della sua coscienza… voce che tra l’altro assomigliava terribilmente a quella di Lily.
Si alzò dal letto osservandosi allo specchio, cosa aveva fatto? Se solo avesse saputo a chi si riferiva, se solo avesse saputo che condannava Lily, lui… lui non l’avrebbe mai riferita a Voldemort…
Doveva fare qualcosa, doveva avvertirla del pericolo… oh si certo Potter l’avrebbe ucciso se si fosse avvicinato a casa loro, ma doveva avvertire qualcuno… doveva…
▀■▪■▀
Lione era stupenda, si ritrovò a pensare Remus, o forse era solo il clima continentale e la pace che assaporava in quel momento. Damocles Belby era arrivato un’ora prima e stavano facendo tutti e quattro colazione in un caffè della città.
“La riserva è fantastica, sono certo vi piacerà… ho fatto costruire un paio di cottage così chiunque si unisca a noi avrà la sua privacy…” disse addentando un pezzo di waffle ai mirtilli.
“Ci sono già altri?” chiese Steve da sopra la sua tazza di caffè.
“Ce ne è solo uno purtroppo… Tony è con me da quando ho iniziato… si è offerto come cavia..” rispose l’uomo, Remus l’osservò. Damocles era un uomo tarchiato sulla quarantina, aveva un viso tondo reso un po’ arcigno da due folte sopracciglia scure, nonostante ciò i suoi modi erano gentili e disponibili. “Devo ammettere che ha rischiato un paio di volte la pelle a furia di trangugiare i miei intrugli” arrossì appena “ma la ricerca è così…” concluse con una alzata di spalle.
“Voi eravate babbani, dico bene?” Chiese poi sottovoce, Steve e Liselle annuirono.
“Un tempo erano rari i licantropi babbani, qualcuno riteneva che non esistessero… con gli attacchi volontari degli ultimi anni però il vostro numero è cresciuto…”
Liselle ci stava pensando da un po’
“Crede che la sua cura abbia risultati diversi su di noi rispetto che su un mago?”
Belby ci pensò un attimo
“Al momento gli esperimenti hanno dato gli stessi risultati… quindi non credo… perché insomma… non penso ci siano differenze quando sorge la luna…dico bene…” Steve, Liselle e Remus si guardarono, Remus scosse la testa incerto
“Non credo…”
“Non serve necessariamente una cura, mi basterebbe riuscire a placare la vostra aggressività una volta trasformati… ragionare con l’uomo e non con il lupo…” disse più a se stesso che ai tre licantropi presenti.
“In effetti diventare un placido lupo una volta al mese potrebbe essere anche divertente!” rise Steve e Remus non poté far a meno di pensare alle nottate passate nella Foresta Proibita assieme ai Malandrini.
“Signor Belby posso chiederle perché ha cominciato a studiare una cura del genere? Insomma, non conosco molto del mondo magico ma… sì, insomma… non mi pare che si sia mai interessato molto di noi…”chiese Liselle, Remus sorrise, quella ragazza era affamata di risposte, era curiosa e intelligente se il destino fosse stato più clemente sarebbe stata un’ottima insegnate.
“Mhmm… onestamente non so risponderti con precisione…” i tre lo guardarono scettici “a scuola ero in gamba, curioso, un ottimo pozionista, cominciai il corso per diventare medimago ma mi annoiava, volevo curare il mondo più che le persone… volevo cambiare il mondo… Greathead mi contattò allora… aveva tanti progetti per uno come me… poi beh… mia moglie comprò quel libro e decisi cosa cercare…”
“Libro?”
“Muso peloso, cuore umano…”
Fu il turno di Remus ridere, il libro era un classico, non era nemmeno certo che fosse stato scritto da un licantropo ma mostrava bene la dicotomia tra lupo e uomo.
“Cosa?”
“Scusate…” sorrise riprendendo controllo “ero al quinto anno quando il libro venne pubblicato e uno dei miei amici pensò bene che fosse divertente regalarmelo per Natale…” Remus aveva ancora in mente la faccia soddisfatta di Peter pensando di aver trovato il regalo perfetto. Belby sorrise a sua volta.
“Immagino che per un licantropo a Hogwarts sia una storia un po’… ehm… ridondante… ma ammetto che mi ha aperto gli occhi…” disse un po’ imbarazzato “volevo provare a migliorare la vostra condizione, ma solo due licantropi mi hanno dato retta… Luis, pace all’anima sua, è morto per la scienza purtroppo… Tony continua imperterrito a sperare…”
“Crede di essere vicino a una soluzione?” chiese Remus, pensando come fossero belle le serate con i Malandrini…
“Forse… l’ultima luna piena Tony era in coma e non si ricorda un accidente….” Disse grattandosi la fronte “dovrei cambiare il dosaggio dell’aconito… o forse dell’iperico…” Liselle lanciò a Steve un’occhiata preoccupata e Remus non poté far a meno di ricordare le parole di Silente “al momento ha più effetti collaterali che altro…”.
Arrivarono alla riserva alcune ore dopo, Liselle e Steve stavano visitando il loro cottage e Remus approfittò per consegnare la lettera di Silente a Belby. Damocles lesse il contenuto rapidamente.
“Non deve essere stato facile nel branco di Grayback…” disse ad un tratto alzando gli occhi dalla lettera, Remus sospirò
“Un disastro…”
“Silente mi scrive che cercherete altri come loro…”
“L’idea è questa…”
“Non ne sembri soddisfatto… hai sicuramente migliorato la vita di due persone disperate, rallegrati!” gli sorrise il mago
“Penso ai bambini del branco di Grayback e a quanto io sono stato fortunato ad avere Silente… avrei voluto fare di più per loro…” disse il giovane sincero
“Quando la guerra sarà finita ci sarà un mondo migliore per tutti…” Remus annuì, il signor Belby era speranzoso, dopo ciò che era successo ad Edgar non riusciva ad esserlo altrettanto…
“Silente dice anche di non fare il tuo nome alle autorità, non preoccuparti… sarò muto come un pesce…”
“Grazie…” Remus si morse leggermente le labbra
“Signor Belby, non so se le può essere d’aiuto o meglio non so come le potrebbe essere d’aiuto, ma c’è stato un periodo della mia vita in cui ero più… come dire… mansueto…” cominciò lentamente, scegliendo le parole con cura.
Belby lo fissò curioso
“Cosa intenti per mansueto?”
“Meno lupo durante le trasformazioni…” era la definizione migliore
“Dovuto a?” Remus si morse le labbra, non poteva dire dei Malandrini, non poteva tradirli eppure doveva trovare il modo di spiegare, sentiva di doverlo fare…
“I miei amici, loro… trovarono il modo di farmi compagnia… logicamente con le debite protezioni…” Belby annuì
“Pareti frapposte e protezioni magiche immagino… continui signor Lupin…”Remus continuò sollevato, Belby era così abituato ad osservare i lupi mannari durante la luna piena che non aveva chiesto spiegazioni in merito…
“Col tempo imparai a riconoscerli e il contatto con loro rendeva la mia mente più lucida e umana…” Remus osservò Belby, sembrava rimuginare su qualcosa…
“Ma certo, ma certo… produzione di anandamide e ossitocina… potrebbe essere…” alzò lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui “grazie ragazzo… forse potrebbe essere un inizio…”
▀■▪■▀
Severus aveva deciso… voleva salvare Lily, ma salvare Lily da sola significava perderla comunque… avrebbe avvertito Silente, avrebbe detto che il suo signore aveva scelto i Potter anziché qualche altra famiglia… in poche ore aveva preso la decisione che, ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Aveva dato appuntamento a Silente su una collina desolata, quella notte era fredda, il vento soffiava forte spazzando la brughiera. Gli alberi spogli scricchiolavano sotto quella forza e quell’atmosfera sospesa non l’aiutava a rilassarsi…
Teneva la bacchetta in mano, aveva paura che Silente non arrivasse e che gli piombassero addosso gli Auror… aveva paura di aver sancito il suo viaggio di sola andata ad Azkaban… si guardava nervoso attorno, sarebbe arrivato si disse… doveva… Silente dava sempre seconde possibilità… sarebbe arrivato anche solo per curiosità…. Il vento gli riempiva le orecchie e ogni tanto una folata più forte gli impediva quasi di respirare.
Era così teso che non sentì il rumore della materializzazione e cadde in ginocchio per lo spavento quando Silente lo disarmò.
“Non mi uccida!” esclamò d’istinto, senza bacchetta e da solo si sentiva debole e vulnerabile, una facile preda uno dei maghi migliori del mondo.
“Non era mia intenzione…” Silente stava davanti a lui illuminato dalla luce della bacchetta, aveva accettato l’incontro curioso, voleva sapere se Severus portasse un messaggio da Voldemort o se la bilancia stava iniziando a muoversi.
“Allora, Severus? Che messaggio ha Lord Voldemort per me?” il vecchio preside lo fissò, cercando un indizio, un segnale del perché erano lì quella notte… il giovane si tormentava le mani… il vento non dava loro tregua…
“Nessun… nessun messaggio…” Severus aveva paura, si disse che doveva tornare in sé, doveva…”Sono qui per conto mio!” disse forte sopra il vento che ululava, bella notte che ti sei scelto per parlare con Silente, ci manca ancora che non capisca niente con questo tempo… si disse preoccupato Piton. Silente sembrò leggergli nel pensiero agitando la bacchetta e ammutolendo il vento attorno a loro… come faceva, Severus proprio non lo sapeva…
“Io… io vengo con un avvertimento…” no, non era un avvertimento, non doveva apparire minaccioso c’era la vita di Lily in gioco “no, una richiesta… la prego…” non voleva apparire minaccioso ma così sembrava quasi disperato… Severus da quando quest’uomo ti fa così paura? Si chiese cercando di calmarsi…
“Quale richiesta potrebbe farmi un Mangiamorte?” quel tono, quella voce, Silente lo disprezzava, lo capiva… in quel momento si rese conto di quanto era diverso il tono della voce che Silente usava con gli studenti rispetto a questo… sembravano due persone distinte: il preside un po’ matto e il mago migliore del mondo…
“La… la profezia… la predizione… la Cooman…” Diavolo Severus calmati! Smettila di balbettare come un bambino! Non riusciva a prendere il controllo di se, nemmeno davanti a Voldemort provava così tanta paura…
“Ah, sì… quanto hai riferito a Lord Voldemort?” Silente era dubbioso, non riusciva ancora a spiegarsi perché Severus Piton l’avesse convocato in quel luogo anche se un sospetto cominciava a farsi strada nella sua mente.
“Tutto… tutto quello che ho sentito! È per questo… è per questo motivo… lui pensa che sia Lily Evans!” non propriamente corretto ma sperava di aver reso l’idea.
“La profezia non parla di una donna, ma di un bambino maschio nato alla fine di luglio…” Silente diavolo! Non perderti in dettagli, hai capito benissimo cosa voglio dire! Avrebbe voluto gridargli ma la rabbia e la preoccupazione per Lily gli diedero la forza di rispondere sicuro di sé
“Sa cosa voglio dire! Lui pensa che si tratti di suo figlio, le darà la caccia… li ucciderà tutti…” Silente lo guardò
“Se lei è così importante per te Lord Voldemort la risparmierà, no?” Silente stava saggiando la sua fedeltà, Severus Piton era fedele a Voldemort ma l’Oscuro era fedele al suo fido Mangiamorte? “Non puoi chiedere pietà per la madre in cambio del figlio?”
“Io ho… io gliel’ho chiesto…” Severus era certo che poche persone al mondo avessero ricevuto quello sguardo da parte di Silente, disgusto, orrore, disprezzo, non riusciva a reggere quello sguardo, abbassò gli occhi…
“Tu mi disgusti” commentò Silente. Hai ragione… si disse Piton, come potrebbe Lily volere l’uomo che ha condannato suo figlio e baratto la sua salvezza con la sua famiglia…
“Quindi non t’importa se suo marito e suo figlio muoiono? Possono morire, purché tu ottenga ciò che desideri?” Severus rimase in silenzio, aveva pregato per la morte di Potter mille volte, il bambino non gli aveva fatto nulla ma non aveva esitato a chiedere solo la sua vita… si immaginò la sua Lily piangere la morte della sua famiglia e della sua felicità poi guardarlo e dire come Silente “mi disgusti”…
“Allora li nasconda tutti! La metta… li metta al sicuro… la prego.” Era la cosa giusta da fare, Severus lo sapeva, forse prima o dopo lei lo avrebbe ringraziato, forse alla fine di tutto…
“E tu che cosa mi darai in cambio, Severus?” Silente doveva approfittarne, sapeva che era una occasione troppo importante, se Voldemort aveva una spia perché non poteva averla anche lui e se conosceva abbastanza bene Severus Piton sarebbe stato una pedina preziosa.
“In… in cambio?” guardò sorpreso il preside, troppo facile senza un prezzo, vero Severus? Si disse… cosa poteva dare in cambio a Silente, lui voleva solo che Lily si salvasse, voleva disperatamente che lei sopravvivesse a tutto quello, come quella volta che aveva avvisato Potter a Weston, lui voleva solo la sua salvezza tutto il resto poteva sparire…
“Qualunque cosa…” disse infine senza conoscere quanto peso quella risposta avrebbe avuto su tutto il mondo magico. Fu certo vedere il vecchio preside sorridere. Quella notte finì così, come era cominciata, in lampo di luce e nel sibilo del vento.
Grazie a chi legge e trovate il tempo per lasciare un commentino :) ci vediamo dopo il mio compleanno a fine febbraio :))
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 34: Paranoia
Remus rientrò a Bristol sette giorni dopo il suo arrivo in Francia, era stranamente allegro, staccare un po' la spina aveva fatto bene anche a lui. Liselle e Steve si erano sistemati da Belby e la ragazza gli aveva strappato la promessa di passare a trovarli con i suoi amici. Remus aveva passato ore a raccontare ai tre licantropi presenti, ben presto il vecchio Tony si era unito a loro, di Hogwarts, dei suoi passaggi segreti, degli scherzi dei Malandrini e dei suoi amici. Non aveva svelato nulla riguardo il loro segreto e quelle che erano avventure animali sembravano marachelle di ragazzini ma raccontò loro come si sentiva vivo e soprattutto umano al loro fianco.
Magari poteva portarci Lily e James, dio solo sapeva quanto serviva una vacanza anche a loro...
Aveva appena varcato la porta di casa quando un gufo si mise a picchiettare insistentemente sulla finestra. La lettera veniva da Silente e informava di una riunione straordinaria per discutere la situazione degli ultimi giorni... probabilmente il preside aveva voluto aspettare il suo ritorno per parlare con tutti. Sospirò, aveva giusto il tempo di farsi una doccia prima di andare ad Hogwarts .
▀■▪■▀
“Quindi abbiamo anche noi un informatore… perché non vuoi mettere a conoscenza del fatto gli altri, Albus?” Dogde e Malocchio erano arrivati con un’ora di anticipo rispetto la riunione, così come aveva chiesto loro Silente.
“Purtroppo non ho ancora un’idea precisa su chi stia dietro agli attentati nei nostri confronti e temo che le cose potrebbero aggravarsi esponendo la nostra fonte …” spiegò il preside assorto nei suoi pensieri. Aveva riguardato le riunioni passate attraverso il pensatoio cercando un segno, un sussulto, qualcosa che potesse dargli un indizio su chi fosse la spia, eppure non aveva trovato nulla... Non si permetteva di sperare che le morti di Edgar e Benji fossero solo coincidenze, temeva la triste verità che segnava uno dei suoi uomini come un traditore ma purtroppo questa ipotesi era la piú verosimile. Alastor Moody lo fissó, capiva i suoi pensieri... Pensare che uno di loro fosse un doppiogiochista lo riempiva di rabbia, ma se nemmeno Silente non aveva un sospetto lui poteva solo continuare ad indagare e cercare una prova, anche una sola che potesse rivelare l'identità della talpa, sempre che esistesse e la paranoia non stesse prendendo il sopravvento su tutti loro.
“Non vuoi dire nemmeno a noi di chi si tratta?” Elphias tentò di riportare il discorso sulla nuova fonte di Albus, era un passo avanti, una buona notizia dopotutto, una nuova ventata d'aria fresca dopo la situazione stagnante in cui versavano da mesi.
“Un giovanotto che sta facendo carriera nell’elitè di Tom…” rispose Silente enigmatico.
“È perché dovrebbe aiutarci?” Malocchio era sempre più perplesso ed Elphias non poteva dargli torto. La fonte di Albus sembrava un ambizioso Mangia morte era strano che qualcuno cambiasse bandiera mentre stava acquistando posizioni nella gerarchia...
“Mi ha chiesto un grosso favore e farà di tutto per sdebitarsi…” rispose infine Silente. I due maghi si fissarono, Albus era convinto e probabilmente al momento non avrebbe detto altro... non restava che fidarsi, come sempre... L'esperienza aveva dimostrato loro che spesso Silente vedeva cose che agli altri sfuggivano, aveva la capacità di prevedere le ripercussioni nel lungo periodo e quindi quando era così enigmatico c'era ben poco da fare.
“La cosa mi convince sempre meno… ma… mi fido di te, Albus” sbuffò Alastor Moody e Elphias Dodge annuì poco convinto.
▀■▪■▀
Pian piano i membri dell'ordine cominciarono a raggiungere Hogwarts, chi via camino, chi camminando a passi lenti nel parco immobile e silenzioso. Erano tutti puntuali e Silente fu felice della presenza di tutti, o almeno di tutti i superstiti.
Fissò le loro facce, una ad una: Caradoc era teso come una corda di violino; Marlene si torceva le mani ansiosa; Dorcas fissava con sguardo indagatore i compagni stringendo la mano a Remus; Alice sorrideva tristemente salutando i Malandrini mentre Lily abbracciava l'amica Enif con slancio; Sturgis aveva iniziato una conversazione fitta e a bassavoce con i fratelli Prewett lanciando occhiate verso Dedalus che confortava la moglie che aveva una pessima cera; Emmeline parlava animatamente con Frank dell'inopportuno articolo che la Gazzetta aveva scritto su Edgar; James si passava stancamente una mano sugli occhi mentre Sirius e Peter gli chiedevano notizie di Harry; Hagrid parlava con Remus premurandosi del suo stato di salute, mentre Minerva osservava tutti con cipiglio severo dietro ai suoi occhiali rettangolari....Sembravano normali, così normali che Silente si chiese se la spia, se davvero esisteva, non fosse dalla parte di Voldemort dall'inizio... da prima di arrivare tra loro, che fosse tutto un piano concepito anni prima... Si riscosse dai suoi pensieri, doveva provocarli, vedere le loro reazioni e studiarle al pensatoio per trovare la spia.
"Amici miei, credo che sia chiaro a tutti il motivo che mi spinge ad avervi radunato tutti qui..." nell'ufficio del preside calò il silenzio, tutti posarono uno sguardo pieno di aspettative su Silente, lui continuò a parlare "la morte di Benji prima ed Edgar poi ci pone in una situazione pericolosa... Nonostante il mio cuore mi suggerisca il contrario, sembra piuttosto chiaro che tra noi si nasconda una spia e quindi mi rivolgo a lei o lui, fatti avanti: se sei minacciato ti proteggeremo, se sei pentito ne terremo conto..."
"Credi davvero che quel dannato si faccia avanti?! Uno che tradisce i suoi compagni non è di certo un uomo coraggioso...." sbottò Malocchio assestando pugno sul tavolo. Fissò i presenti, Sturgis si sentì preso in causa.
"Stai dicendo che sospetti di chiunque non sia stato un Grifondoro?! Un coraggioso per antonomasia?! Prendi loro: Peter non è un cuor di leone ed Enif non riesce più nemmeno a duellare." Aveva paura era evidente
"Pudmore, sei ammattito?!" la voce di Lily era furiosa "Peter non potrebbe mai fare una cosa del genere! Gli affiderei la mia vita e quella di Harry se fosse necessario e lo stesso farei con gli altri presenti" Peter arrossì alle parole di Lily e la ragazza continuò a reggere lo sguardo dei presenti con cipiglio fiero e forse anche un po' provocatorio.
"Stai dicendo che non hai sospetti?! Che non credi che ci possa essere un spia?!" la rimbeccò Emmeline "è evidente che uno tra noi ha venduto Benji ed Edgar!"
"Per non parlare di Reyn e Nathan..." aggiunse Peter sottovoce
"Quella è stata la Coward..." rispose Fabian
"Questo dimostra solo che gli Auror non sono impeccabili..." buttò lì Marlene
"É una accusa Marlene?!" esclamò Gideon colto sul vivo
"E Remus piuttosto, non c'era mai quando si sono verificati gli omicidi..." disse sospettoso Dedalus.
"Era in missione tra i licantropi! A rischiare la sua vita, piú di tutti noi altri!" ringhió Dorcas
"Dorcas ha ragione, Remus è quello più esposto, la spia sa che è tra i licantropi!" le fece eco Enif mentre Lily dava man forte alle due annuendo.
"Proprio per questo... Può venderci in qualsiasi momento!"
"Piantala Sturgis sei ridicolo!" sbottò Sirius con una imprecazione
"Non credere di essere esente dai sospetti Black... Sappiamo bene di che pasta è fatta la tua famiglia!" gli rispose Carador. Minerva, Hagrid e Dodge mandarono degli sguardi allarmati a Silente, la situazione stava degenerando in fretta.
“Non mescolarmi a quella feccia!”
“Piuttosto tu Caradoc, sempre chiuso nel tuo laboratorio…” tastò il terreno Micea
“Io continuo a pensare che Remus è il più plausibile…” disse per togliersi il sospetto di dosso Caradoc.
“Vuoi che ti uccida?!” scattò Sirius
“Lascialo a me, Sirius!” urlò Dorcas fronteggiandolo
“Remus per l’amore del cielo dì qualcosa…” tentò Enif
“Non tradirei mai la fiducia di Silente…”
“Ma tradiresti noi altri…”
“Non ho detto questo!”
“Piantatela tutti quanti!” disse Frank evitando che Sirius saltasse al collo di Caradoc, mentre Alice tratteneva Dorcas. Silente aveva acceso una miccia e la bomba stava esplodendo in tutto il suo fragore. Tutti stavano gridando contro tutti, l'unico a restare in silenzio era James che alla fine scoppiò.
"FINITELA TUTTI, DANNAZIONE!!! NON LO VEDETE?! NON LO VEDETE COSA STIAMO FACENDO?! SE L'INTENZIONE DI VOLDEMORT ERA QUELLA DI DISTRUGGERCI DALL'INTERNO ORA VADO A CONGRATULARMI CON LUI PERCHÉ CI È RIUSCITO EGREGIAMENTE!!!"
Tutti tacquero per lo più fissandosi le scarpe. James si passò una mano tra i capelli.
"Cavoli ragazzi non ci rendiamo conto che stiamo facendo il gioco della spia?! Che stiamo cedendo alla paranoia...Edgar e Benji ... La moglie e i figli di Edgar non torneranno indietro per dirci chi è stato, forse potremmo non scoprirlo mai... Ma... Non possiamo farci mandare in panico così... Insomma tanto varrebbe andare a consegnarci all' Oscuro in persona..."
Silente sorrise appena...
"James ha ragione amici miei... Non possiamo cedere alla paura... Temo che dovremo affrontarla ancora a lungo..."
"Certo ma se non ci possiamo fidare gli uni degli altri..." inizió titubante Alice...
"Oggi più di ieri resteremo assieme, lavoreremo assieme e prenderemo altre precauzioni ... Con un po' di fortuna e ingegno prima o dopo ci sarà qualcosa che tradirà la presenza della spia... sempre che ci sia" li guardó attentamente, alcuni erano perplessi, James annuì sicuro.
“Ora voglio turni di guardia più serrati a gruppi di tre, chi non se la sente di combattere indagherà… Enif dobbiamo riuscire a scoprire chi al San Mungo lavora per Voldemort …”
La ragazza annuì , ricordava ancora la conversazione che aveva origliato, stavano minacciando un medimago in cambio di informazioni… doveva tenere le orecchie aperte su ogni stranezza…
“Caradoc so che Voldemort cercherà in tutti i modi di scoprire ciò che sai, casa tua è già stata attaccata una volta, vorrei che ti nascondessi” l’uomo annuì.
“Alastor organizza i turni di guardia, dispensa Enif, Lily, Alice e Remus, lui mi serve dov’è..”
“Professore con tutto il rispetto… sono un Auror… non me ne starò a casa….” Iniziò Alice, Lily le diede man forte…
“Verrò anch’io… non voglio essere di peso…” disse il Enif nello stupore generale.
“E voglio partecipare anche io… quando sono libero logicamente…” aggiunse Remus, le accuse di Sturgis e Caradoc gli erano bastate…
Silente sorrise…alzò le mani in segno di resa…
“Alastor sono tutti tuoi…”
▀■▪■▀
“Adesso venite da noi! Non era una domanda ma un ordine!” esclamò James mentre assieme ai Malandrini, Enif, Dorcas e i Paciock riscendevano verso l’uscita del castello.
“James, non ti pare di esagerare?” rise Frank
“Assolutamente no! Voglio un po’ di compagnia! Starsene rintanati in casa comincia ad essere noioso...”
“E come facciamo con Neville?” tentò Alice
“È con tua suocera?” Chiese James, la donna annuì.
“Beh allora è al sicuro, non penso esista un pazzo che oserebbe attaccare Augusta Paciock!” Frank si trovò a ridere, era da tanto che una risata non gli usciva così spontanea e ben presto anche Alice venne trascinata dalla risata del marito.
“Oh, James…”
“Suvvia ci serve a tutti, restare chiusi in casa non serve a niente! Solo a metterci la paranoia addosso…” continuò James.
“Solo un oretta, non di più…” disse infine Alice guardando il marito che annuì convinto.
“Paddy? Moony? Wormy?”
“Mi pare che non abbiamo molta scelta…” sorrise Sirius “e poi voglio spupazzarmi Harry!” aggiunse facendo sorridere i presenti.
Dorcas prese sotto braccio Remus sussurandogli all’orecchio
“Avevo altri programmi per noi due, ma un paio d’ore in allegria le inserisco volentieri…” Remus la guardò sorridendo.
“Ci stiamo anche noi…”sorrise e James sembrò sul punto di saltellare dalla gioia.
“Wormy? Manchi solo tu…”
“Io… veramente…”
“Dai Peter non farti pregare!!!” disse Lily, l’euforia del marito l’aveva contagiata.
“Beh… se è per poco non penso mia madre corra serio pericolo…” disse infine sorridendo appena.
“E bravo Peter!”
▀■▪■▀
Mezz’ora dopo erano tutti riuniti davanti ad una tazza di the fumante nella cucina dei Potter. Lily era andata a recuperare Harry da Bathilda e il bambino adesso stava beatamente giocando in braccio a Sirius.
“Quando dicevi che volevi spupazzartelo non pensavo intendessi monopolizzarlo…” rise Remus mentre Harry continuava a fissare incantato i giocattoli che Sirius faceva levitare sopra la sua testa.
Lily rise servendo in tavola alcuni biscotti.
“Per tornare a discorsi più seri…” buttò lì Alice “voi avete qualche sospetto su chi sia la spia?”
“No… onestamente mi pare così assurdo che ci sia che non ci ho veramente pensato…” disse James passandosi una mano nei capelli con fare nervoso “Cioè capisco che è la soluzione più logica, ma se fosse un caso? Siamo tutti più o meno seguiti e controllati… immagino conoscano i nostri nomi… noi non andiamo in giro con delle maschere come loro…”
“E se fosse colpa della spia del San Mungo? Edgar ha portato lì i bambini per l’influenza la settimana scorsa…” buttò lì Enif… “forse è davvero un caso… io… io non saprei proprio chi di noi potrebbe fare una cosa simile…”
Dorcas si morse le labbra prima di scegliere attentamente le parole
“Edgar passi… sua moglie e i suoi figli non sapevano nulla e una distrazione ci sta, ma Benji?! Benji l’hanno fatto a pezzi a casa sua… io ho davvero paura che qualcuno di noi stia facendo il doppio gioco e onestamente sono preoccupata a morte per te!” disse fissando Remus.
“Non devi, la mia copertura regge…”
“E se la spia dice a Voldemort in che branco sei? Se lui decide di steriminare i seguaci di Greyback?!” continuò la ragazza preoccupata. Gli amici li guardavano in silenzio, Remus sospirò lentamente
“Vorrà dire che morirò nel tentativo…” Dorcas era a un passo dall’urlargli qualcosa dietro, ma Sirius la interruppe.
“Ecco il nostro solito fatalista….” Remus sorrise appena
“Non è fatalismo, se Voldemort dasse un ordine simile devo sperare solo che scelga il branco sbagliato…o di essere a farmi un giro in quel momento…” disse con un sorriso leggero dipinto sul volto, doveva tenere in piedi la storia del branco anche con loro, era indispensabile, soprattutto nella situazione attuale.
“Remus, per favore vedi di non immolarti per la causa!” esclamò scandalizzato James
“Qui tutti siamo pronti ad immolarci, temo…” fece presente Frank con aria triste.
“La cosa che proprio non mi va giù e che uno dei bambini debba immolarsi per forza… avrei creduto che Voldemort non credesse a idiozie come le profezie!” esclamò Alice fissando Harry.
“Purtroppo se lui ci crede dobbiamo farlo anche noi…” sospirò Lily. Peter osservò la scena in silenzio… prima o dopo avrebbe dovuto farlo… prima o dopo sapeva che il suo nuovo padrone gliel’avrebbe chiesto… sapeva che avrebbe chiesto di consegnargli Harry o Neville… e nonostante fosse un brutto pensiero in cuor suo sperò che quel giorno gli chiedesse Neville…
“Peter tu hai qualche idea?” gli chiese all’improvviso Dorcas
“Come?”
“Se hai un’idea su chi può essere la spia…”
“Non lo so… Caradoc e Sturgis mi sembravano i più propensi a far accuse, magari nascondono qualcosa…” doveva distrarre Dorcas da lui, sapeva che la ragazza non avrebbe mollato i suoi sospetti, era testarda e sicura di sé, era la ragazza perfetta per Remus...
“Se Caradoc fosse la spia, Voldemort avrebbe già la profezia in mano…” commentò James scuotendo la testa “e per quel che riguarda Sturgis mi sembrava solo spaventato a morte…”
“Mia zia era strana però…” buttò lì Enif
“Credi che loro?” cominciò Remus, Enif scosse la testa
“No… non lo so… non ho mai avuto grossi rapporti con zia Micea ma mi sembrava strana tutto qui, magari sta poco bene…” disse con una alzata di spalle… aveva notato comportamenti strani in tutti se doveva essere onesta, perfino Silente sembrava strano e il ché era tutto dire...
“Ragazzi sapete che vi dico?” disse Sirius facendo volteggiare Harry sopra la sua testa, il bambino rideva felice “arrovelarci il cervello non serve a niente… Silente ha ragione… proviamo con i turni da tre, nessuno sarà mai solo con la spia, sempre che esista, e siamo tutti così paranoici che noteremo anche quante volte si soffieranno il naso i compagni e prima o dopo la becchiamo… e se non esiste… beh avremo fatto gli straordinari per una buona causa…”
Gli altri sorrisero…
“Sai Sirius, credo tu abbia ragione… se stiamo assieme sarà difficile alla spia colpirci senza scoprirsi…” sorrise Alice “beh direi che con questo ritrovato ottimismo domani posso affrontare Crouch…” disse alzandosi “Che dici Frank andiamo?”
“Sì, si è fatto tardi… ci vediamo in dipartimento ragazzi… e ai turni se siamo assieme!”
“Buonanotte!”
Frank e Alice uscirono dal retro e lì si smaterializzarono.
“James, rilascia anche Remus e Dorcas… avevano altri impegni loro…” sorrise maliziosa Lily.
“Lily Evans! Tale malizia non la sospettavo in te!” sbuffò Dorcas fintamente scandalizzata.
“Che ci vuoi fare: qui da sola a non far niente mi annoio…” rise lei facendole la linguaccia.
“Non fare niente? Sbaglio o Harry è una piccola peste anche se non c’è Sirius nei dintorni!” la prese in giro Enif
“Avrà preso da suo padre…”
“Ehi io ero tranquillissimo da bambino!”
“Sì certo James… non ti credo neanche se lo vedo…”
Risero tutti assieme come in un tempo più lieto. Peter guardò Harry, sperava davvero che Voldemort scegliesse Neville in fondo i Paciock erano purosangue…
Un’ora dopo erano rimasti a far compagnia ai Potter solo Enif e Sirius.
“Non dirmi che hai cambiato idea…” disse ad un tratto James mentre le due donne portavano Harry a dormire
“No, no… è solo che devo trovare un nuovo momento adatto…”
“Oh Paddy, andiamo… se cerchi la perfezione il momento non sarà mai adatto…” lo prese in giro James
“Parla quello che ha arruolato tutte le damigelle di Alice…”
“Appunto… io mi sono fatto aiutare perché fosse perfetto… tu ti ostini a voler fare tutto da solo!”
“Vuoi dirglielo tu che voglio sposarla e mi porto dietro l’anello di fidanzamento da più di una settimana?!”
“Te lo porti dietro?”
“Mica posso lasciarlo a casa, potrebbe trovarlo…” James scoppiò a ridere
“Oh Paddy… il momento perfetto è quello in cui ti dirà di sì…”
“Parla il saggio…”
“Assolutamente… ma quanto ci mettono a far dormire Harry? Era stanco morto…” James si alzò stancamente
“Adesso sei tu un po’ paranoico o sbaglio?! Non sei tu che ci hai detto di star tranquilli?” disse Sirius guardandolo serio, James sorrise tristemente passandosi una mano sugli occhi.
“Sai che sono più bravo a dare consigli che a seguirli io stesso…” sospirò “non riesco a togliermeli dalla testa, Paddy…”
“Chi?”
“I figli di Edgar… e continuo a pensare che Voldemort vuole fare la stessa cosa a Harry… io non posso permetterglielo capisci… dovessi anche affrontarlo senza bacchetta e a mani nude… io non permetterò che gli accada qualcosa…”
“Se sei così preoccupato, perché non vi nascondete da qualche altra parte?” tentò cautamente Sirius.
“Così per dirgli “scegli Harry”, no… no… non possiamo nasconderci se non siamo certi che abbia scelto noi, sarebbe stupido… lo attireremmo anziché respingerlo…” disse scuotendo la testa e cominciando a salire le scale.
Quando arrivarono alla stanza di Harry, Lily era appoggiata sullo stipide della porta, un sorriso sulle labbra. Si voltò verso di loro facendogli segno di non parlare.
Enif era in piedi con Harry in braccio, stava cantando dolcemente una ninna nanna.
“Su nei pascoli del ciel L’ippogrifo va, tutto d’oro è il suo mantel nell’azzurrità, vecchia luna di lassù mostragli il cammin, stelle d’oro fate il coro per le vie del ciel. Canta, canta bel bambino che il ciel è turchino; turchino e pieno di stelline per riempirti le manine. Due son cadute nei tuoi occhi, una dentro il cuore per donarti il suo splendore.”
Sirius osservò la ragazza cantare dolcemente, gli faceva tenerezza, per un attimo la immaginò a cullare il loro di figlio… un piccolo Padfoot, sentì un groppo in gola…
Enif mise Harry addormentato nel suo lettino, si voltò arrossendo alla vista degli amici che la guardavano sorridendo.
“Che c’è?” sussurrò “non posso cantare una ninna nanna a Harry?” Lily sorrise.
“Vuoi una burrobirra Sir?” ridacchiò James riscendendo seguito dai tre.
“Beh non si dice mai di no al padrone di casa…”
“Restate qui per stanotte?” chiese Lily entrando in cucina
“Non so… forse non dovremmo disturbare…” disse titubante Enif anche se l’idea di restare lì con Lily l’allettava tantissimo.
“Ma che disturbare Eny!” sorrise James stappando le burrobirre “è un evento aver così tanta gente qui!”
Enif lanciò uno sguardo a Sirius, neanche lui aveva voglia di andarsene.
“Mettiamo qualcosa sotto i denti?” chiese a Lily sorridendo, l’amica gli sorrise di rimando.
▀■▪■▀
“E se fosse davvero Micea?” Remus fissò Dorcas, la ragazza stava passando lentamente un dito lungo una delle cicatrici che aveva sul petto. Sorrise tristemente.
“Non riesco a togliertelo dalla testa vero?” lei arrossì appena
“No, cioè prima sì… ma adesso… sono davvero preoccupata per te… spero di prenderla presto…”
“Prenderla? Dorcas stai indagando da sola per scoprire chi sia la spia?” lei arrossì di nuovo coprendo entrambi meglio con la coperta.
“Beh… devo proteggerti… io… io non voglio che un giorno compaia un tuo braccio come è successo ad Emmeline con Benji… se non posso venire con te, voglio almeno proteggerti…”
Remus sorrise un po’ arrossondo, si spostò un po’ per guardarla negli occhi.
“Ti ringrazio, ma non voglio tu corra pericoli… ok? Non indagare da sola, metti al corrente Alastor o i ragazzi… non voglio tu debba affrotarla da sola, magari quando io sono lontano… non so che farei se ti perdessi…” Dorcas roteò gli occhi…
“Dorcas davvero… promettimi che ti farai coprire le spalle… ti prego…” lei lo fissò negli occhi
“Va bene, te lo prometto, starò attenta…”
“Davvero?!”
“Sì, Remus… metterò al corrente Moody… non preoccuparti…” disse baciandolo.
“Non andartene…” sussurrò lui abbracciandola stretta
“Mai…” rispose lei sicura.
▀■▪■▀
“Dovremmo andare a dormire!” esclamò Lily ridendo “è tardissimo e voi tre lavorate domani…”
“Ancora dieci minuti, Lily…” borbottò Sirius
“È da un’ora che sono gli ultimi dieci minuti!” rise Enif appoggiandosi al cuscino del divano.
“E poi siamo tutti un po’ brilli…” disse Lily facendo evanescere le bottiglie vuote dal tavolo…
“Forza, forza tutti a nanna!” continuò alzandosi e cercando di smovere James dal divano. Il Malandrino rise, sbuffò e infine si arrese alzandosi.
“Va bene, va bene… forza tutti a…” s’immobilizzò guardando la finestra…
“Tesoro cosa?”
“Forse sono solo sbronzo ma… mi è sembrato di veder qualcosa muoversi là fuori…” l’adrenalina li fece tornare sobri nel giro di qualche istante, i quattro tesero le orecchie: foglie che si spostavano, la brina scricchiolava.
“Credi ci sia qualcuno?” chiese Lily appena, avvicinandosi alla finestra
“L’illusione dovrebbe reggere… la casa dovrebbe sembrare vuota…” sussurrò sbirciando fuori dalla finestra, a quel punto qualcosa si mosse nei cespugli. Lily arretrò, James estrasse la bacchetta, Enif e Sirius stavano preparandosi al peggio quando dal cespuglio congelato uscì Snidget.
“Oh santo cielo… Snidget!” Lily aprì cautamente la finestra facendo entrare il gatto…
“Mi sa che stiamo davvero diventando paranoici…” sbuffò James passandosi la mano sugli occhi… “forza sta volta dobbiamo davvero andare a dormire…”
“Sì, mi pare proprio il caso…” ridacchiò Lily prendendo in braccio il gatto e accarezzandolo dietro le orecchie.
“Fate come foste a casa vostra in camera degli ospiti, l’importante è non svegliare Harry…”Sorrise malizioso James
“Quella era camera mia una volta, Prongs, logico che farò come se fossi a casa mia…” commentò con ovvietà Sirius.
▀■▪■▀
Peter camminava a passo svelto verso casa, si era smaterializzato alcuni isolati più ad est di dove voleva andare, ma poco male… l’aria frizzante di fine febbraio l’aveva risvegliato del tutto, doveva pensare attentamente a quello che stava facendo. Doveva trovare qualcuno su cui addossare la colpa se le cose fossero peggiorate… Sturgis aveva subito pensato a lui quella sera ed era convinto che Silente e Moody stessero valutando ogni possibile sospetto… deglutì a vuoto… quanto ci sarebbe voluto perché ci arrivassero… insomma chi era così debole da farlo? Debole?! Ma certo! Avrebbe fugato ogni sospetto… lui era troppo debole per una cosa simile… avrebbe lanciato loro fumo negli occhi: c’erano maghi migliori di lui nell’Ordine, maghi che potevano essere più sospettati… ripensò alla riunione… Remus purtroppo era in cima alla lista… non che gli piacesse l'idea ma che scelta aveva...
“Ehilà… bella nottata eh?!” Peter sobbalzò, non si aspettava una visita da Leila… non così presto…
“Leila… cosa… cosa ci fai qui? Dovevamo aspettare che le acque si fossero calmate o sbaglio?! Moody potrebbe…”
“Averti seguito? Non credo che tu abbia destato qualche sospetto… infondo tu sei il piccolo Peety… no?” sorrise lei avvicinandosi. Nella luce del lampione Peter la vide, portava un mantello scarlatto, color sangue… era truccata e i capelli erano acconciati in eleganti boccoli.
“Cosa ci fai qui?” chiese Peter avvicinandosi, prese la ragazza per un braccio guardandosi attorno e trascinandola in un vicolo poco distante “Vuoi farci uccidere?” lei rise
“Non posso venire a trovare un’amico?” chiese con fare innocente… ancora una volta Peter si chiese come potesse risultare tanto innocente un’anima perversa come lei…
“Non siamo amici, lo sai…”
“Perché no?” mise su un broncio da bambina, guardando Peter negli occhi…
“Cosa vuoi? Ti manda Avery? Il Signore Oscuro vuole già qualcun altro?! Perché non mi pare una grande idea, rischieremmo troppo e…”
“Tranquillo, tu ci servi là dove sei… è stata una mia idea… volevo vederti…” disse appoggiandosi a lui con fare seducente “non ti va che io sia venuta a trovarti?” sussurrò lei alloggiando una mano sul suo petto, era la prima volta che Peter si rendeva conto di quanto sembrava piccola... Il cuore gli pulsava nelle orecchie… quella piccola stupida rischiava di farli scoprire e per cosa?! Per “venire a trovarlo” ma figuriamoci… chi pensava di abbindolare?! A lui non serviva una donna ... o meglio non serviva una donna come lei...
“Leila…”
“Davvero… sono appena scappata da una odiosissima festa… troppa gente felice per i miei gusti… così ho pensato “perché non posso andare a mostrare il mio nuovo mantello a Peter? Sono certa che apprezzerà!” ma se non è così, me ne vado…” Peter la guardò sorpreso… sembrava sincera... Ma sembrava innocente anche mentre uccideva i piccoli Bones...
“Sei venuta fin qui per mostrarmi il tuo mantello?” doveva esserci qualcosa sotto... Non poteva essere solo un capriccio.
“Sì, ti piace? È il colore del sangue… bello non trovi?”
“Sì…” rispose meccanicamente Peter… quella ragazza era completamente fuori di testa… lei sorrise avvicinando il suo viso a quello di lui. Peter sentiva l’odore di whisky incendiario... Forse questo spiegava la mancanza di cautela...
“Sai Peter… credo proprio che io e te potremmo trovare altri modi per divertirci assieme… uccidere i membri dell’Ordine non si può fare tutti i giorni…” Peter tremò, quella ragazzina lo stava eccitando ed era bellissima e… ed era di Avery, se lo avesse saputo l’avrebbe ucciso, altro che utile spia, l’avrebbe fatto a pezzi e poi avrebbe chiesto scusa all’Oscuro Signore…
“Ma Avery…”
“Lui non c’è… divertiti con me Peter…” lei gli passò la lingua sulla carotide, così come aveva fatto a casa dei Bones e Peter smise di pensare a qualsiasi cosa che non fosse il corpo di quella impertinente e seducente ragazzina.
Scusate il piccolo ritardo, ma due giorni passati in treno non mi hanno permesso una postazione decente per aggiornare... ma eccoci qui, lasciate un commentino mi raccomando!
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 35: Fuga di notizie
Dorcas fissò i bucaneve spuntare impertinenti nella terra brulla. Era stesa dietro alcuni dossi nel Kent, poco lontano da casa di Dedalus e Micea. Le colline ondulate stavano uscendo dal sonno invernale sotto il tiepido sole che splendeva in cielo. Si era quasi congelata quella notte, non aveva scoperto nulla, ma ciò che era evidente era che qualcosa turbava casa Lux, ne era sempre più sicura... Guardò l'orologio, Marlene e Sturgis l’aspettavano a Londra per il turno di pattuglia... Si alzò stancamente lanciando un ultimo sguardo alla casa, avrebbe scoperto cosa nascondeva, ne era convinta, a quel punto si smaterializzò.
"Eccoti! Stavo cominciando a preoccuparmi!" disse Marlene abbracciandola. "Ma sei ghiacciata!"
"Credevo di esser pedinata, ho fatto il giro lungo... Sturgis?" rispose Dorcas evasiva.
"Sta prendendo dei caffè, non so te ma io è da un po' che non dormo bene..." disse Marlene indicando il bar all’angolo
"Lo dici a me? Remus è partito da 18 ore e io sono già in ansia..." commentò Dorcas convinta, nessuno riusciva più a dormire decentemente tra paranoia e pattugliamenti.
"Lui come sta?" Dorcas scosse la testa rassegnata
"Quando gli ho fatto notare che è quello piu esposto ad un attacco ha risposto che se dovrà morire lo farà..."
"Un po' come tutti noi..." sorrise Marlene tristemente "abbiamo scelto un pessimo periodo per fare gli eroi..."
"Se il periodo non fosse stato pessimo non sarebbero serviti degli eroi.." commentò con ovvietà Dorcas, a volte avrebbe voluto vivere un’altra vita, lontana da lì e lontana da tutto quello.
"Ehi Dorcas ti ho preso un pezzo di cheesecake..." disse Sturgis raggiungendole con tre tazze per asporto e un paio di sacchetti...
"A cosa devo l'onore?" disse guardandolo scettica, ce l'aveva ancora con lui per aver dubitato di Remus.
"Un calumet della pace... Non dovevo accusare Remus, mi sono fatto prendere dal panico..." rispose il giovane arrossendo appena "Quindi cheesecake al cioccolato... In suo onore..." sorrise dolcemente. Dorcas lo guardò poco convinta, prendendo il sacchetto che Pudmore le offriva.
"Non basterà un dolce per farti perdonare..."
" Lo so, ma prendilo come un buon inizio..."
▀■▪■▀
Quando James si smaterializzó a Oxford con un piccolo gruppo di Auror la scena che si trovò davanti aveva dell'immaginario... La casa era sventrata, una nebbia irreale permeava l'aria e il Marchio Nero brillava tetro nel cielo che stava volgendo al tramonto.
"La squadra di obliviatori avrà un bel carico di lavoro per cancellare questo pasticcio..." commentò tristemente Fabian al suo fianco...
"Brand, Gilpatrick interrogate i testimoni... Potter vediamo che diavolo hanno combinato con questa caccia al babbano..." continuò. James si stupì di come Fabian si trasformasse, era serio e competente, avrebbe fatto carriera, era un bravo caposquadra. Lui e Gideon erano forse i migliori, dopo Malocchio, logicamente…
"Credi ci sia qualche motivo che li ha spinti ad attaccare proprio questi babbani?" chiese James raggiungendolo. Alice e l’altro giovane Auror si allontanarono verso le case vicine e i pochi passanti che erano in strada.
"Conoscendoli? Puro divertimento... Tieni gli occhi aperti, non vorrei abbiano preparato qualche brutto scherzo... in questo periodo non si sa mai…" James annuì entrando in ciò che restava della casa.
L'edificio era esploso dall'interno, il centro dell’esplosione sembrava, valutando ciò che restava degli arredi, il salotto.
"Non credo troveremo molto di loro..." commentò tristemente James, c'era sangue ovunque, dubitava di trovare un corpo intero... Disintegrati... Eplosi... Si sono davvero divertiti... La fantasia non manca a questi bastardi...
Fabian spostò alcune macerie con un colpo di bacchetta... Fece levitare una foto davanti a lui...
"Cerchiamo marito, moglie e una ragazzina di dieci, undici anni al massimo..." disse pratico osservando l’immagine… “Sarebbe troppo bello pensare che la bimba sia dai nonni, vero?!” sbuffò depresso
"Temo non ci sia niente da fare, purtroppo..." disse tetro James guardando le tracce di sangue, era davvero tanto…
"Da quando hai perso la tua vena di speranza..." commentò Prewett sarcastico, voleva alleggierire la tensione
"Ormai temo il peggio quando si tratta di bambini..." disse stancamente "sono un padre paranoico lo so... ma..." James s’interruppe, Fabian non sapeva della profezia, al di là dei diretti interessati ne erano a conoscenza solo Malocchio e Caradoc…
"Ma..." chiese Fabian curioso, voleva sviare James da un altro possibile bambino morto, Gideon gli aveva raccontato dell’effetto che avevano avuto sul giovane i corpi dei piccoli Bones. Non che non lo capisse, dopo aver passato ore a calmare il fratello e la sorella di Edgar era andato da Molly e aveva giocato per ore con i bambini: aveva coccolato il piccolo Ronnie, inseguito gli gnomi da giardino con Fred e George, letto un libro a Percy e insegnato a giocare a scacchi a Bill e Charlie, anche lui non sopportava la vista di tutta quella crudeltà.
"Ma niente… Vorrei poter scappare da qualche parte ogni tanto... Così solo io, Lily e Harry..." disse James esprimendo un pensiero che lo tormentava spesso: un giorno normale… avrebbero mai avuto un giorno normale lontano da tutto quell’orrore?!
"Il prossimo mese porto i ragazzi a fare un giro in una riserva di draghi in Galles... " buttò lì Fabian, James lo guardò curioso
"Una riserva di draghi? Non ti pare un po' eccessivo per dei bambini?"
"Scherzi?! Bill e Charlie adorano cose del genere! Pensa che Gideon ha regalato a Bill "il manuale per il perfetto cacciatore di tesori"... Arthur aveva paura di averlo perso alla Gringott... Voleva infilarsi ai piani più bassi...e Charlie lo stava inseguendo perché gli hanno detto che laggiù ci sono dei draghi..." James sorrise
"Io e Gideon vogliamo dar un po’ d’aria a Molly e Arthur adesso che aspettano il settimo..."
"Aspettano?! Cosa?! Un'altro?!" esclamò sorpreso James, anche lui avrebbe voluto un altro figlio ma sette… una squadra di Quidditch in pratica… no quello era eccessivo… a volte credeva di non riuscire a gestire nemmeno Harry figuriamoci sette bambini agitati.
"Molly dice che vuole una femmina e non smetterà di provarci..." James rise, anche quello era surreale, far finta di niente in un luogo in cui erano successe cose terribili... Ma era un modo per non pensare, capiva chiaramente che Fabian cercava di riempire il silenzio che permeava l'ambiente e gli era grato per questo.
Stavano riparando la casa. Come sempre quando venivano colpiti i babbani l’ordine di servizio era: ricostruire i danni magici, cercare prove, cancellare l’accaduto dalle menti dei vicini e dar la colpa ad una fuga di gas, James non credeva fosse giusto verso i morti, ma quella era la politica del Ministero e non ci poteva fare nulla. Stava rimontando un tavolino quando la vide...
"Merda! Fabian guarda!" prese al volo il pezzo di pergamena che svolazzava davanti ai suoi occhi.
"Hogwarts!” esclamò Fabian guardando la pergamena “La ragazzina deve aver ricevuto oggi la sua lettera!”
“Qualcuno della scuola deve essere venuto a portargliela! E se…” la voce di James venne interrotta da un’esplosione. James e Fabian vennero sbalzati contro la parete dallo spostamento d’aria.
James scosse la testa cercando di riprendere lucidità, la orecchie fischiavano e quasi non sentì le grida di Alice che era corsa al suo fianco.
“James! Dio stai bene?!” anche Monroe Gilpatrick si fece loro affianco.
“Sì, sì… sono solo un po’ stordito… che succede?”
“Resta giù, ci stanno piovendo addosso un po’ di maledizioni…” disse la ragazza, solo allora James si accorse che Monroe reggeva un sortilegio scudo su tutti e quattro “era un agguato…”
“Forse c'era anche qualcuno della scuola… la ragazzina era una strega…” disse James cercando di recuperare la bacchetta senza esporsi troppo.
“Dici che l'attacco era diretto ad un insegnate?” chiese Monroe
“non lo so, può essere... Fabian?” chiese James guardando Alice piegarsi sull’amico.
“Ha battuto la testa e perso i sensi… quando si sveglierà avrà un gran brutto mal di testa…” disse piano.
“Quanti sono?” chiese James cercando di sbirciare nella direzione da cui piovevano le maledizioni. I muri che avevano riparato facevano loro da copertura ma non lasciavano vedere la strada.
“Non lo so… quando è esplosa di nuovo la casa siamo corsi verso di voi mentre cominciavano a piovere maledizioni da ogni dove…”
“E io che ho promesso a Lily di essere a casa per cena…” commentò tristemente James con un sospiro.
▀■▪■▀
Gideon si smaterializzò assieme a Moody, Dawlish e Robarts, avevano lasciato l’ufficio non appena Arthur era piombato nel suo cubicolo dicendo che Molly gli aveva mandato un gufo con scritto “Fabian in pericolo!”. Molly e il suo infallibile orologio, ogni tanto lo trovava un po' invadente ma in quel momento sperava solo di trovare suo fratello ancora vivo… Due secondi dopo si materializzarono altri cinque auror tra cui il capo dipartimento Crouch in persona.
Sei mangiamorte stavano al centro della strada letteralmente bombardando quel che restava di una casa babbana, poco più indietro un altro Mangiamorte teneva stretta una ragazzina.
“Guarda piccola cosa succede a chi come te decide di nascere nel mondo sbagliato…” sentirono dire a quest’ultimo.
“Giù la bacchetta, Mangiamorte!” ordinò Moody andando loro incontro.
Il Mangiamorte fece un cenno ai suoi, gli incantesimi cessarono. Lanciò la ragazzina verso Moody e i sette si smaterializzarono…
“Vigliacchi! Avete paura di essere in inferiorità numerica!” ringhiò loro Moody. Leonora Simmons corse dalla bambina sorreggendola.
“Stai bene piccola?” la sentì dire Gideon, mentre le superava scattando verso la casa
“Fabian!” chiamò a gran voce…
“Gideon siamo qui!” rispose James scostando alcune macerie che la pioggia di maledizioni aveva tirato loro addosso “un po’ contusi ma tutti interi…”
Gideon si fece loro incontro aiutandoli ad alzarsi…
“Tutti e quattro filate al San Mungo! Gideon accompagnali, qui finiamo noi, Simmons porta con loro la bambina” gridò Moody lanciando un occhiata alle loro condizioni: Fabian era ancora privo di sensi, James sanguinava dalla tempia e da un grosso taglio sulla gamba, Alice si era lussata una spalla sotto alcuni detriti e la mano di Monroe era completamente dilaniata, rimasta esposta alle macerie per reggere il sortilegio scudo che aveva salvato tutti e quattro.
“È un strega…” si trovò a dire James prima che Simmons si smaterializzasse “Aveva ricevuto la sua lettera… doveva essere il suo undicesimo compleanno…forse tra le vittime c’è anche un insegnante… Silente avrà mandato qualcuno con quella…” disse rendondosi conto solo in quel momento di avere ancora la lettera in mano, la porse alla bimba.
“Questa è tua…” la piccola la prese con mani tremanti, era spaventata a morte, James le sorrise incoraggiante. Simmons annuì.
“Andiamo ora, vi serve una rattoppata…”
▀■▪■▀
Enif finì di mettere l’essenza di dittamo sulla fronte di James con un sorriso.
“Ecco fatto, come nuovo…” gli sorrise incoraggiante
“Grazie Eny… puoi evitare di…”
“Dirlo a Lily o dirlo a Sirius?” chiese lei sorridendo, aveva preso un colpo quando se l'era visto davanti mezzo insanguinato, ma per fortuna non era successo nulla di così grave da avvertire Lily o Sirius.
“Non so quale dei due sia meno paranoico al momento…” ridacchiò James “Hai notizie di Fabian?” chiese poi serio.
“Prima di rattoppare te ho controllato: stava ancora riposando, ha preso una bella botta… sua sorella è arrivata qui con tutta la truppa per controllare che facessimo bene il nostro lavoro…” ridacchiò la ragazza “si sveglierà presto, non preoccuparti…”
James annuì alzandosi, Enif lo accompagnò fuori dall’ambulatorio.
“Della bambina arrivata con noi sai qualcosa?” chiese ancora lui
“È di sopra al quarto piano… l’hanno torturata un po’ ed è sotto shock, ma si riprenderà secondo la dottoressa Elleray… la tua collega… emh… Simmons?” James annuì “sta cercando di trovare eventuali parenti… a settembre andrà ad Hogwarts… Silente ha già mandato un gufo dicendo che verrà a trovarla non appena starà meglio e si offre anche di accompagnarla dai parenti per spiegare loro la situazione… sempre se ci sono dei parenti…”
“E se non ci fossero?” chiese James, Enif sospirò tristemente
“Strawberry Field a Liverpool… è un orfanotrofio, ci sono alcune streghe che ci lavorano per curare i “nostri” orfani e purtroppo in questo periodo ce ne sono molti…” disse tristemente Enif, James rabbrividì.
“Enif… senti… voglio che mi prometti una cosa…” Enif lo guardò sorpresa
“Cosa?”
“No niente…” disse ripensandoci James
“James?”
“Pensavo che se succedesse qualcosa a tutti noi… Harry…” l'idea di Harry in un orfanotrofio gli metteva i brividi, semplicemente troppo brutto
“Anche se l’idea mi agghiaccia… tu hai una cognata…” le rispose lei, Enif aveva ragione, anche se non si parlavano era certo che Petunia non avrebbe abbandonato il figlio della sorella…
“La cosa non mi tranquilizza, sai…” Enif rise
“Coraggio Prongs! Ne usciremo, vedrai!”
“Pensavo di portare Lily e Harry a fare un giro… sai a prendere una boccata d’aria…”
“Sarebbe fantastico, hai già qualcosa in mente?” Enif si avvicinò sussurandogli l’orecchio “Voglio sperare che andrete con mezzi babbani e ben nascosti dal tuo mantello….” James annuì
“L’isola di Skye, non è lontana per andare con mezzi babbani…” disse sovrappensiero James.
“Ehi Auror… non ti sei fatto quasi uccidere un’altra volta, vero?” disse a mo’ di saluto il dottor Lamber spuntando dal corridoio affianco.
“Salve signore… qualche graffio nulla di più, Enif mi ha già rimesso a posto… ora devo andare a fare rapporto… ci vediamo presto Enif…”
“A presto James…”
“Dottor Lamber…”
“Potter, giusto?! Spero di non rivederti tanto presto…”
“Anch’io signore… spero proprio di no…”
▀■▪■▀
“Skye?” Lily guardava il marito dubbiosa, aveva finto di non notare le macchie di sangue sulla sua camicia, ma adesso arrivava la sua assurda proposta di prendere una boccata d’aria. Doveva esser successo qualcosa, come sempre del resto
“James, sei stato ferito di nuovo?” chiese per fugare il dubbio
“Sì, no… cioè non c’entra niente! Io voglio solo essere una famiglia normale una volta tanto…” disse prendendo in braccio Harry e facendogli il sollettico “partiamo di qua sotto il mantello… andiamo a prendere il traghetto come tutti i babbani… non dirmi che tu vuoi restare rinchiusa qui dentro per tutta la durata della guerra?”
“Non dire sciocchezze! Certo che vorrei farmi una passeggiata con Harry in tutta tranquillità, ma pensi sia sicuro?”
“Niente è più sicuro oggi giorno…” disse il marito tetro
"Cos'è successo?" James scosse la testa
"Il dipartimento non vuole che si sappi in giro… hanno attaccato una famiglia di babbani un'ora dopo che Lumacorno aveva portato loro la lettera d'ammissione alla figlia… hanno ucciso i genitori e torturato la bambina… ora è ricoverata al San Mungo, Silente andrà a trovarla presto… ha detto che Horace era sotto shock, temeva l’avessero seguito… dai rilievi di Malocchio sembra tenessero sotto controllo la casa da un bel po'…” James sospirò guardando Harry seduto sulle sue ginocchia…
Lily gli si avvicinò passandogli una mano sulla schiena, Harry saltellava in braccio al padre allegro, beata innocenza.
"James..."
"Vorrei per due secondi non dover pensare a loro..."
"Andiamo a Skye..."
"Sicura?"
"Abbiamo diritto anche noi ad una vacanza e anche ad una luna di miele se è per questo..." ridacchiò lei "questa dannata guerra ci sta facendo perdere troppe cose"
"Beh almeno non gli attimi con Harry..." sorrise passandosi una mano tra i cappelli arruffandoli ancora di più, Harry cercò d'imitarlo e Lily scoppiò a ridere.
"Oh tesoro, non imitare papà anche in questo..."
▀■▪■▀
Enif stava sistemando l'armadietto delle scorte, con tutti quegli incidenti e aggressioni il San Mungo doveva ordinare pozioni e ingredienti quasi giornalmente e a fine giornata qualcuno a turno doveva controllare le quantità rimaste, era un lavoro che odiava, semplice e noioso inventario.
"E i soliti due immortali decotti di mandragola..." finì ridacchiando
"Icecrow come siamo con le scorte?" chiese la O'Malley affacciandosi nel magazzino
"Al solito... Dobbiamo riordinare l'estratto di dittamo e il pus di bobotubero mentre del resto dovremmo essere apposto per ancora qualche giorno... A parte i decotti di mandragola che immagino siano lì da più tempo di me..."
"E anche di me, stanne certa..." commentò la guaritrice con un mezzo sorriso. "Su ragazzina va a sbrigare i tuoi promemoria che poi si va tutti a dormire..."
Enif annuì raggiungendo l'accettazione.
"Zia Micea... Cosa ci fai qui?"
"Sono venuta a prendere un decotto per lo stomaco, non sto tanto bene in questo periodo..." disse la donna evasiva. Enif osservò la sorella di suo padre, era pallida, molto di piu del giorno dell'ultima riunione.
"Vuoi che..."
"Non preoccuparti, ho già parlato con un guaritore, dice che è lo stress, mi ha consigliato una vacanza sull'isola di Skye... Ora vado, buonanotte cara, saluta Sirius..."
Enif restò ad osservare la donna andarsene, Skye? Due volte in un giorno?! Rise della coincidenza e andò a raccogliere le sue cose prima del fine turno.
▀■▪■▀
Dorcas si era imposta di non avvicinarsi di più alla casa dei Lux, ma da quella posizione poteva vedere benissimo i due coniugi discutere. Micea era rientrata poco prima, aveva l'aria preoccupata. Mentre addentava un panino al prosciutto cercava di concentrarsi sulle labbra di Micea e Dedalus, voleva capire cosa si stessero dicendo, ma non ci riusciva molto bene, non aveva capito se Micea volesse andare a sciare o all'isola di Skye. Sbuffó, era stanca, non dormiva da un paio di giorni, decise di rientrare, quella sera giocavano le Vespe e aveva promesso al padre di ascoltare la partita assieme.
▀■▪■▀
Le case color pastello di Portree si specchiavano nel mare, Lily respirò a pieni polmoni l'aria colma di salsedine mentre spingeva il passeggino di Harry lungo il porticciolo. James camminava al loro fianco, era da tanto che non lo vedeva così sereno, ne era felice. Harry additò delle oche selvatiche ridendo.
“Sono oche, tesoro, andiamo a vederle più da vicino?” disse dolcemente al bambino mentre questo gorgogliava felice.
“Vedrai Harry quando papà ti insegnerà a volare in alto come loro!” gli disse James accucciandosi affianco al passeggino. Lily sorrise, nonostante le motivazioni della vacanza ci voleva proprio si trovò a pensare.
▀■▪■▀
“Devi darci alcune informazioni su chi si occupa di scoprirti…” sorrise Leila affabile, Peter l'osservava in silenzio appoggiato al muro del loro ormai solito vicolo.
“Penso se ne occupi Moody, al solito…” sbuffò Peter, fino a dieci minuti prima Leila aveva usato la lingua in modo più piacevole…
“Sono sicura che ci sia anche qualcun altro…” Peter scossa le spalle. Leila guardò l’orologio da taschino
“Ora devo andare a farmi un giro a Portree…”
“Portree?”
“Non sei l'unico che ci passa informazioni sui membri dell'ordine, ogni tanto qualche notizia è filtrata anche dal San Mungo…” Peter corrugò le sopracciglia
“Tu dovresti essere di pattuglia con gli uomini di Silente quando attaccheremo, fingiti dispiaciuto quando ti arriverà la notizia…” disse allegra stampandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Sta attenta..” disse sovrappensiero
“Ti preoccupi per me Minus? Sai che non siamo quel tipo di coppia vero?” Peter annuì mentre lei spariva. Guardò l'orologio Frank e Emmeline lo aspettavano a Diagon Alley un quarto d’ora dopo… si smaterializzò a Londra entrando al Paiolo Magico.
Frank era al banco sorseggiando una burrobirra.
“Ehilà” lo salutò Peter sedendosi affianco a lui.
“Ehi Peter, come stai?” lo salutò l'Auror ordinando una burrobirra anche per lui.
“Bene, ma tu? Hai una faccia…”
Frank scosse la testa
“Neville ha il raffreddore, ha pianto tutta la notte…” disse sconsolato
“Altro che burrobirra, ti seviva un doppio caffè…” ridacchiò Peter sorseggiando la burrobirra che Tom gli aveva messo davanti.
Emmeline arrivò un paii di minuti dopo ordinando un'acqua viola.
“Avete novità?” chiese Emmeline, Frank la fissò “Gideon mi ha raccontato dell’agguato di ieri….” spiegò stando attenta a chi li stava ascoltando.
“Sembra che avessero scoperto un po' di tempo fa che la ragazzina era una strega, forse hanno pensato che attaccare un insegnante in servizio per la scuola sarebbe stato divertente…”
“Hanno attaccato un insegnante?” chiese Peter sorpreso, le informazioni che non uscivano sulla Gazzetta o su Radio Strega Network stentavano ad arrivare anche ai membri dell’ordine, complice il sospetto che aleggiava su tutti loro…
“No, forse non l'hanno fatto perché si trattava di Lumacorno… non lo so… hanno ucciso i genitori e torturato la figlia… hanno attaccato Fabian, James, Alice e un altro collega che andavano a fare i rilievi dell’attacco… credevo che James ti avesse avvisato, anche se non aveva avvertito neanche Sirius per non farlo preoccupare… per fortuna se la sono cavata con solo qualche graffio…” spiegò loro Frank. Peter rimase in silenzio meditabondo… probabilmente avrebbero attaccato la McGrannit se ci fosse stata lei al posto di Lumacorno
“Stanno diventando audaci…” commentò Emmeline
“Forse sono convinti che la spia li protegga…” buttò lì Peter.
“Non preoccuparti Peter, finirà questa guerra…” disse saggio Frank.
Pagarono le loro bevande, cominciando a camminare per Londra magica. Alcuni negozi erano chiusi, i proprietari erano morti o erano scappati.
“Dovremmo trovare il modo di far sperare la gente… l’oscurità non rimarrà per sempre…” commentò Emmeline guardandosi attorno
“So che la Bagnold sta cercando di inventarsi qualcosa in merito…”
“Per far festeggiare Londra basterebbe che il Puddlemore o le Harpies si qualificassero alla seconda fase dell’Europeo…” ridacchiò Peter.
Stavano per staccare quando il patronus di Sirius comparve davanti a loro…
“Venite da me! È urgente!”
Eccomi qui! Scusate il ritardo, un po' di casini sul lavoro... spero vi piaccia. Ho pensato che Molly avesse anche i fratelli sul suo bel orologio :) Detto questo, alla prossima e lasciate un commentino....