Il Salvataggio

di lames76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Data Stellare 47566.9"

David si sveglio’ di soprassalto. Non sapeva cosa era stato a farlo destare, ma era completamente fradicio di sudore. Di sicuro non era un incubo, se ne sarebbe ricordato. Forse era stata quella strana sensazione. Si’, ora ne era certo. Si sentiva ancora a disagio.
"Cosa puo’ essere?", domando’ a voce alta.
"Attivato", rispose il computer che aveva male interpretato la frase.
"Accendere le luci", rispose il tenente.
A poco a poco un pensiero si insinuo’ nella sua mente, lui dapprima lo respinse perche’ non voleva credere che fosse vero ma alla fine lo accetto’ come l'unica cosa possibile.
"E’ successo qualcosa a Sito", mormoro’.

"Cosi’ vuole una licenza", rispose il capitano
"Si signore, sarebbe molto importante per me", disse risoluto David.
Erano entrambi nella saletta del capitano sulla nave stellare Andromeda. Il capitano Kurt Stein era seduto dietro la sua scrivania, mentre il tenente David Forester stava in piedi dall’altra parte. "Tenente Forester si sieda", comincio’ l’ufficiale superiore, poi continuo’ quando David si accomodo’ sulla seggiola, "Lei e’ sempre stato un elemento molto buono del mio equipaggio quindi non ho nessuna remora nel concederle una licenza, ma il trasporto sull’Enterprise...", si fermo’ un attimo poi riprese, "...se non mi fornisce qualche informazione aggiuntiva...", lascio’ cadere il discorso.
"Bene signore, e’ giusto che lo sappia, anche perche’ potrebbe influire sul mio rendimento", si preparo’ a raccontare Forester, "Io ho frequentato l’accademia nello stesso periodo durante il quale la squadriglia Nova fu processata", il capitano annui’, "Io allora frequentavo il quarto anno", continuo’ il tenente, "E feci amicizia con un membro di quella squadra, a dire la verita’ fui uno dei suoi pochi amici, dopo quel fatto", tentenno’ per un attimo, come se stesse cercano di capire se voleva dire dell’altro, "Era una bajoriana, Sito Jaxa era il suo nome, e... ci innamorammo", fece un grande respiro affondando nei ricordi poi si ridesto’ e continuo’, "Non potei sostenere con lei l’esame di volo perche’ avevo gia’ un compagno, ma le restai vicino per tutto il tempo. Quando ci diplomammo fummo affidati a due navi diverse ma ci tenemmo in contatto e ci vedemmo in tutte le licenze", fece un’altra pausa e arrossi’ ripensando alla vacanza che avevano passato su Risa, "L’ultima comunicazione che ho avuto con lei e’ stata tre giorni fa, mi aveva detto che era in lizza per diventare Tenente j.g., ma stanotte mi sono svegliato di soprassalto con un brutto presentimento e quando ho cercato di contattarla sull’Enterprise mi ha risposto il computer dicendo che era... deceduta nel compimento del suo dovere", fini’ ‘sprofondando’ nella sedia.
Il capitano Stein si alzo’ e dopo essersi avvicinato al replicatore ordino’ un bicchiere d’acqua, poi lo porse al suo tenente.
"Ha gia’ parlato con il consigliere di bordo?", chiese.
"Non ne ho avuto il tempo", rispose sorseggiando il liquido.
"Allora lo faccia, poi vedro’ cosa posso fare per portarla sull’Enterprise", disse Kurt.
Il tenente Forester si alzo’ e si diresse verso l’uscita.
"Ancora una cosa", lo fermo’ il capitano, "Mi dispiace molto David"

"Sarrrebbe dovuto venirrre da me subito", lo apostrofo’ sorridendo il consigliere Vella Doson. Erano seduti su una poltrona nello studio del consigliere della nave, una Caitiana dalla pelliccia fulva.
"Come sa... anzi come ha visto, ho dei problemi a parlare dei miei sentimenti", rispose lui sulla difensiva.
"Ti capisco David, e’ stata molto durrra apprenderrre la notizia?", lo sprono’ Vella.
"La cosa piu’ dura da digerire e’ stata il fatto che nessuno mi ha avvertito. Maledizione, ho ricevuto la notizia da un computer", rispose lui rabbioso, "Eppure ero la cosa piu’ vicina ad un parente che lei avesse avuto"
"Si, questo e’ strrrano, di solito vengono inforrrmati tutti i parrrenti, dal capitano della nave", rispose la Caitiana, "Penso che il capitano farrra’ tutto il possibile per porrrtarla sull’Enterrrprise; ma fino ad allora dovrrra’ cercare di distrrrarsi", continuo’ il consigliere.
"Non penso che ci riusciro’", mormoro’ David uscendo dallo studio.

"USS Nilo a Enterprise, chiedo il permesso di attraccare", disse Forester.
"Permesso accordato, si diriga all’hangar navette due", rispose Worf.
Poco dopo il tenente Forester era atterrato nell’hangar ed era sceso dalla sua navetta. Trovo’ a riceverlo il capo della sicurezza dell’Enterprise, un klingon.
"Ho ricevuto ordine di accompagnarla nelle stanze del guardiamarina Sito", disse con voce dura, "Mi dispiace", fini’ prima di girarsi.
Il tragitto non fu breve, visto che le stanze della bajoriana erano dalla parte opposta della zona disco. Durante il viaggio David riusci’ a dire poche frasi. Sapeva che Worf e Sito erano, per cosi’ dire amici, ma non riusci’ lo steso a farsi dire come era morta. Giunse alla sua stanza e fu lasciato da solo. La bajoriana divideva il suo alloggio con un altro guardiamarina ma al momento non era presente. Sito aveva pochi oggetti personali e David in poco tempo li raduno’ tutti. Poi si fece scortare nell’alloggio che gli era stato affidato.
"Nonostante tutti i miei sforzi non sono riuscito a sapere come e’ morta, ma io non mi daro’ per vinto", penso’ David, poi si sposto’ verso il pannello del computer.
"Computer", ordino’, "Come e’ morto il guardiamarina Sito?", chiese. Sapeva che non avrebbe avuto risposta ma non gli costava niente provare.
"L’informazione e’ classificata", rispose la macchina.
Bene, avrebbe dovuto rischiare ‘forzando’ il computer a rivelargli le informazioni che voleva. Alla fine ci sarebbe riuscito, si disse, non aveva forse ricevuto un encomio all’accademia per la sua tesi su: ‘Metodi di intrusione nei sistemi computerizzati’? Proprio per questo gli era stato proposto un posto nei servizi segreti della Flotta, ma lui lo aveva rifiutato. Dopo tutto non aveva mai sognato di essere altro che un capitano di nave stellare.
Con questi pensieri in testa si mise al lavoro.

Il guardiamarina Rathbone stava effettuando il suo primo giorno di servizio sulla plancia dell’Enterprise. Gli era stato dato il compito di monitorare le funzioni del computer di bordo. Era ancora eccitatissima di quella assegnazione quando noto’ qualcosa di strano negli schemi.
"Signore?", chiamo’ con voce incerta rivolta all’ufficiale scientifico.
Il Tenente Comandante Data gli si avvicino’ e la guardo’ con fare interrogativo.
"Desidera guardiamarina?", chiese.
"Si’ signore, ho notato...", si interruppe. Le fluttuazioni che aveva notato in precedenza erano scomparse. "Non voglio fare brutta figura proprio nel mio primo giorno", penso’ la ragazza.
"Scusi il disturbo, credo di essermi sbagliata", disse all’androide abbassando gli occhi.

"L’hanno mandata a morire", disse incredulo David quando la schermata contenete le informazioni sul decesso di Sito era apparsa.
"Come e’ possibile", penso’ costernato scrollando la testa, "Una missione segreta affidata a lei". A poco a poco comincio’ a capire tutti i risvolti del piano del capitano Picard e dalla Flotta. "Avevano scelto lei perche’ era bajoriana, ma anche perche’ era la migliore", si consolo’.
"Maledetti cardassiani!", urlo’, "Giuro che mi vendichero’!"

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Due anni dopo...

Gul Gelok stava alla sua finestra.
Amava quella vista, l'aveva fatta mettere apposta. In effetti non era una vera finestra, davanti a lui c'era solo un muro di granito ma il visore olografico gli dava l'impressione di dominare il campo di lavori.
Si era proprio vero, amava quella vista, ed amava anche molto quel lavoro.
Si, lavoro, ben pochi potevano dire di essere pienamente soddisfatti del proprio mestiere, ma lui si. Non c'era mai stato nessuno, forse solo Gul Darhe’le a Gallitep, che sapeva gestire un campo con tale efficienza. Mai nessuna fuga, mai nessun ritardo nelle consegne (e le sue erano le piu’ veloci), e mai nessun condannato che fosse uscito vivo...
Si’ il campo di lavori forzati di Lenak VI era perfetto. Per questo lui si poteva concedere qualche, come dire, diversivo. Si sposto’ vicino al visore ed osservo’ meglio. Vedeva i prigionieri lavorare duramente per estrarre i minerali, con soli attrezzi manuali. Certo con attrezzature moderne avrebbe potuto raddoppiare la velocita’ di estrazione ma avrebbe perso gran parte del divertimento...
Tutti rigavano diritto. Appena giunti gli era stato detto che chi avesse aiutato un altro avrebbe causato la punizione di tutti. Un metodo che aveva escogitato per non far insorgere i detenuti facendoli unire. Un buon metodo, di solito i nuovi impiegavano poco piu’ di tre giorni ad adattarsi... Tranne lei! La individuo’ subito, era una bajoriana (maledetta la loro razza!), era bassa ed aveva i capelli biondi corti. Niente orecchino, ne’ segni di riconoscimento. Nessuno sapeva nulla di lei, non che importasse, un cacciatore di taglie gli e l'aveva consegnata dicendo che era una terrorista ed a lui bastava. Era 'sotto la sua tutela' da gia’ piu’ di un anno e mezzo ma non si era spezzata.
Si’, era riuscito a piegarla ma non a spezzarla... era diventata una sfida personale ormai. Ora la stava osservando. Lavorava sodo, su questo non poteva obiettare, ma non riusciva a non aiutare gli altri. Un prigioniero boliano cadde e batte’ con il capo a terra. La vide avvicinarsi a lui ed aiutarlo a rialzarsi.
Patetica!
Sorrise e sfioro’ il pulsante che aveva fatto montare sotto lo schermo. Un lampo accecante balugino’ sul visore e quando si spense tutti i prigionieri erano a terra che si contorcevano per l'agonia. Un sistema di punizione di gruppo. Gelok era fiero anche di quello. Grazie alla sua idea non erano necessarie guardie a sorvegliare i prigionieri. Bastava premere il pulsante per far scaturire un campo elettromagnetico che reagiva con i sistemi nervosi di qualunque umanoide... ed il gioco era fatto. Certo era molto, molto doloroso... ed era anche per questo che era stato montato.
I prigionieri stavano ancora contorcendosi dal dolore. Lui sorrise fiero... poi la sua bocca ritorno’ normale. La bajoriana stava cercando di alzarsi. Si volto’ verso la olotelecamera (come se potesse vederla!) e gli lancio’ uno sguardo di sfida. Si vedeva che stava ancora soffrendo, ma si stava alzando. Dopo qualche altro tentativo ci riusci’ e si sposto’ verso il boliano per aiutarlo ad alzarsi. Gelok digrigno’ i denti... poi sospiro’. Non importava quanto ci avrebbe messo, ma alla fine l'avrebbe spezzata, si disse.
Senza sorridere premette ancora il pulsante.

Sulla passeggiata di DS9 i vari negozi stavano ancora aprendo e non erano presenti molte persone, ma tra queste si distinguevano due giovani. Il primo portava i gradi di tenente comandante sulla sua divisa color giallo ocra, era un umano sui trent’anni. I capelli biondi della sua frangia gli coprivano gli occhi azzurri, nascondendo lo sguardo duro che portavano. Il secondo era un bajoriano probabilmente coetaneo dell’altro o poco piu’ vecchio, portava un’uniforme rossa ed aveva il grado di tenente comandante. I capelli erano corti ed i suoi occhi erano pieni di vita.
"Allora perche’ mi hai fatto prendere questa licenza?", chiese Deran Nos sorridendo all’amico.
"E’ per una missione", rispose secco David Forester.
"Per la Flotta Stellare?", chiese il bajoriano incuriosito.
"No, per la mia ‘missione’", rispose l’umano.
"Ma di cosa sta parlando?", si chiese Deran aggrottando la fronte.
"Tra pochi giorni", gli spiego’ David, "Andro’ ad attaccare un avamposto cardassiano"
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo?", gli chiese stupito lui, "Potresti compromettere la tua carriera"
"Non mi importa", rispose Forester, "E’ piu’ importante la vendetta"
"Forse per te", penso’ Nos, "Ma per me la cosa piu’ importante e’ sempre stata quella di diventare un capitano della Flotta"
"Forse c’e’ un altro modo", cerco’ di convincerlo il bajoriano, "E poi perche’ attaccare un avamposto?"
"E' vicino allo spazio bajoriano...", inizio’ senza troppa convinzione David.
"Ti interessano cosi’ tanto i bajoriani?", chiese stupito, "Pensa ancora a Sito", si disse.
"No, se proprio lo vuoi sapere. L’importante e’ far fuori piu’ cardassiani possibile", rispose cupo David.
"Ti rendi conti di cio’ che dici?", gli chiese Deran facendosi prendere dalla rabbia, "Sito non sarebbe contenta..."
"Jaxa e’ morta!", gli urlo’ lui in faccia. Si accorse di aver attirato l’attenzione di tutti i presenti, cosi’ prese per un braccio l’amico e lo porto’ in un punto meno affollato.
"Lei e’ morta a causa dei cardassiani e saranno loro a pagare...", fini’ con voce piu’ calma ma non meno dura.
"Ancora questa storia", penso’ il bajoriano, "Doveva dare la colpa a qualcuno e l’ha data a loro"
"...e la pagheranno cara", stava ancora dicendo Forester.
"Perche’ sto opponendo cosi’ tanta resistenza", si chiese improvvisamente Nos, "E’ il mio migliore amico, dovrei aiutarlo nel bene e nel male soprattutto contro i peggiori nemici del mio popolo, eppure penso alla mia carriera. Se venissimo scoperti sarebbe finita", sospiro’, "Devo scoprire cio’ a che e’ piu’ importante per me, il mio grado cioe’ la mia vita o l’amicizia"
"Ma se andassi potresti morire, non ti importa?", gli chiese ancora incerto. Il silenzio di David fu piu’ chiaro di un assenso ed in quel momento Nos capi’ a cosa teneva di piu’.
"E va bene, verro’ con te", gli disse, "Penso che avrai proprio bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle"

"Un altro giro di birra ferenghi!", ruggi’ il gigantesco klingon.
Nel bar di Quark non c'erano molte persone. In effetti a quell'ora di solito c'erano pochi clienti, ma ora, a causa di quel klingon, non ce n'erano proprio!
"Non pensi che sia ora di smettere?", gli chiese il ferenghi.
"verengan Ha’DIbaH ", lo insulto’ l'altro lanciandogli un'occhiataccia, "Osi dare degli ordini a K'tHal'luR, figlio di VISS'Rlak?"
Cerco’ di afferrarlo ma Quark fu prontissimo ad allontanarsi per poi fuggire verso l'uscita. Il klingon lo insegui’ ma fu bloccato. Cerco’ di fare forza per liberarsi ma scopri’ di non riuscirci. Si volto’ per vedere chi era a tenerlo. Il suo viso sembrava umano anche se, come dire, sembrava modellato da un bambino. Portava una divisa della milizia bajoriana.
"Hai bevuto abbastanza per oggi", gli disse con voce molto, molto calma. Lui provo’ di nuovo a reagire ma non ci riusci’.
"Grazie Odo, stava per uccidermi!", lo ringrazio’ Quark.
"Non farmi pentire di cio’ che ho appena fatto...", lo freddo’ lui spingendo il suo prigioniero verso il suo ufficio. Fu raggiunto da due suoi sottoposti e glielo consegno’.
Nel momento in cui lo lascio’ K'tHal'luR fece la sua mossa. Velocemente estrasse il suo D’K’tagh e pugnalo’ il capo della sicurezza. Poi butto’ indietro la testa e rise. Il suo scoppio di ilarita’ duro’ poco. Odo si rimise diritto e gli mostro’ il pugnale. Non c'era traccia di sangue. Il klingon rimase interdetto e diede il tempo ai due bajoriani di bloccarlo.
"Ti ho colpito in pieno!", urlo’, "Come mai il tuo corpo non sta sprizzando sangue dalla ferita?"
"Io non ho sangue", gli rispose l'altro calmo, "Portatelo via!", ordino’. Deran aveva assistito alla scena dopo che David lo aveva lasciato solo. "Allora e’ quello il famoso mutaforma capo della sicurezza", penso’. Se non fosse stato turbato per quello che gli aveva detto il suo amico avrebbe cercato di sapere qualcosa di piu’ su quell'alieno cosi’ strano. Stava per andarsene ma noto’ che, durante la lotta, il klingon aveva perso qualcosa. Si avvicino’ e lo raccolse, sembrava un braccialetto.
"Sembra un bracciale di fidanzamento bajoriano", penso’, "Fatto di latinuum a quanto pare. Chissa’ come avra’ fatto un klingon ad entrarne in possesso", si fermo’ in mezzo alla Passeggiata.
"Dovro’ fare un salto nell'ufficio della sicurezza per restituirlo...", disse fra se’ e se’, poi guardo’ meglio l'oggetto ed ammutoli’.
Al suo interno c'era una scritta in caratteri bajoriani che diceva: "Alla mia amata Jaxa, da David".

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


"Il klingon, che e’ un mercante...", spiego’ Odo, "...dice di aver avuto questo braccialetto da un cardassiano che lavora in un campo di lavoro su Lenak VI, due giorni fa...". Erano seduti nell'ufficio della sicurezza e Nos aveva chiesto informazioni sul braccialetto.
"Potrei sapere perche’ le interessa cosi’ tanto questo bracciale?", chiese il mutaforma.
"E' una lunga storia", inizio’ Deran, "Tutto e’ iniziato molti anni fa. Quel braccialetto era di mia sorella, Sito Jaxa. Ma e’ meglio iniziare dal principio. I miei genitori morirono fuggendo da un campo di prigionia cardassiano ed io fui adottato da una famiglia di terresti. Durante l’accademia conobbi Sito; lei aveva passato dei problemi a causa di un incidente verificatosi durante una prova di volo. Feci amicizia con lei e le restai vicino per tutto il tempo. Non so neanche io perche’, forse perche’ era nativa del mio stesso pianeta o forse perche’ vidi in lei una forza ed una determinazione che non si erano sopiti nonostante tutto. Anche lei era orfana a causa dei cardassiani e cosi’ la presentai ad i miei genitori che, in pratica, adottarono anche lei. Una volta che diplomati fummo affidati a due navi diverse ma ci tenemmo in contatto anche se ci perdemmo un po’ di vista. Poi, due anni fa, lei spari’ durante una missione e fu dichiarata morta . I termini del suo decesso rimasero segreti, forse coperti dallo stesso servizio segreto federale, ma se fosse stata uccisa davvero il suo braccialetto non dovrebbe...", si fermo’ scuotendo il capo, "So che e’ assurdo ma proprio ora che mi ero abituato all'idea che fosse morta, ecco che nasce la possibilita’ che non lo sia..."
Continuo’ raccontandogli anche del fidanzato della ragazza.
"E' una storia strana", mormoro’ infine Odo, "Mi dica, questo David, e’ anche lui qui?"
"Si, era il fidanzato di Jaxa", annui’ il bajoriano, "Era un ufficiale della Flotta molto promettente... almeno prima della morte... o presunta tale... di Sito"
"Alcuni ufficiali della Flotta Stellare e dell'Unione Cardassiana mi devono dei favori...", mormoro’ ancora il conestabile, "Forse potrei scoprire qualcosa in piu’ sulla scomparsa di sua sorella", fini’ alzandosi. Deran lo imito’ e poi gli strinse la mano.
"Gliene sarei veramente grato", gli disse prima di uscire.

"Ho avuto nuove notizie...", esordi’ il conestabile.
Erano passati tre giorni dal loro ultimo incontro ed ora Deran ed Odo erano di nuovo a colloquio nell'ufficio della sicurezza.
"...da una fonte abbastanza attendibile ho saputo che il guardiamarina Sito Jaxa e’ 'ufficialmente' morta' durante una missione segreta", si fermo’ a riguardare il DiPAD che aveva in mano, "Doveva aiutare un cardassiano che lavora per la federazione a tornare nel suo spazio, ma qualcosa ando’ storto...", si interruppe un attimo poi riprese, "Da un cardassiano invece ho saputo che, piu’ o meno, nello stesso periodo della sua presunta morte, un cacciatore di taglie consegno’ una terrorista bajoriana a Gul Gelok, capo del campo di lavoro di Lenak VI, la sua descrizione coincide con quella di Sito..."
"Ma allora e’ ancora viva!", esclamo’ il bajoriano sorpreso.
"Si", rispose il mutaforma, "Almeno lo era fino a due giorni fa..."
"Allora come possiamo liberarla?", chiese Deran.
"Ufficialmente il campo di lavoro di Lenak VI non esiste", disse Odo spezzando i sogni del bajoriano, "Ma, qui sulla stazione, c'e’ una persona che conosce e fa affari con Gul Gelok..."

"Quark dobbiamo parlare!", esordi’ il capo della sicurezza.
"Se e’ per quel carico di birra romulana posso assicurarti che non ne sapevo niente...", inizio’ il ferenghi.
"Non e’ per quello!", lo fermo’ Odo, "Indaghero’ dopo su quello", mormoro’. Era quasi ora di chiusura e nel locale di Quark ormai non c'era piu’ nessuno, tranne il capo della sicurezza, Deran Nos e David Forester.
"Sappiamo che fai affari con Gul Gelok...", gli disse il conestabile, "...e vogliamo sapere in che rapporti sei con lui"
"Rapporti di affari!", rispose frettolosamente poi esito’. Si sentiva addosso gli occhi di tutti come se fosse sotto interrogatorio... ed in un certo senso lo era. "E va bene", disse, "Siamo amici... per quanto un cardassiano possa avere degli amici", mormoro’ infine.
"Perche’ perdiamo tempo con questo qui!", irruppe Forester spazientito.
"David c'e’ una cosa che devi sapere...", stava iniziando a dirgli Nos.
"Dilla anche a Quark", si intromise Odo, "Potrebbe persuaderlo ad aiutarci". Senza farselo dire due volte Deran spiego’ tutto cio’ che aveva scoperto ed alla fine fisso’ il suo amico.
"Non ci credo!", gli disse, "Ti sei fatto ingannare..."
"Se e’ un inganno come faccio ad avere questo?", gli chiese il bajoriano mostrandogli il braccialetto. Il ragazzo umano ammutoli’.
"E' il bracciale di fidanzamento che avevo regalato a Jaxa prima che si imbarcasse sull'Enterprise", disse e poi capi’ che Sito era ancora viva ed i suoi occhi si riempirono di lacrime.
"Gul Gelok e’ persino piu’ sospettoso degli altri cardassiani", disse Quark, "Ma non mi ha mai detto che tiene prigioniero un ufficiale della Flotta Stellare quindi probabilmente non sa la sua vera identita’"
"Se deciderete di andare a salvarla vorrei venire con voi", disse Odo
"Non ho nulla in contrario, ma posso sapere perche’?", chiese incuriosito il bajoriano.
"Ho una cosa da chiedere al cardassiano", rispose evasivamente il mutaforma.
"Ci servirebbe un piano" disse David scuotendosi dalla sua commozione.
"Io ho un piano!", esclamo’ Deran, "Durante le ultime notti non sono riuscito a dormire e ci ho pensato!", tutti lo guardarono.
"E' semplice, ci fingeremo persone importanti e ci faremo consegnare Sito", disse.
"Non vi consegnerebbe un prigioniero neanche se foste dell'Ordine Ossidiano", intervenne Quark.
"Noi faremo un accordo con lui", continuo’ Nos, "Gli garantiremo l'appoggio della nostra organizzazione in cambio di Jaxa"
"Di che organizzazione parli?", chiese il ferenghi
"Fingeremo di far parte di qualche servizio segreto?", chiese David.
Deran scosse il campo, "Fingeremo di far parte di una organizzazione molto piu’ importante ed influente", rispose, "Fingeremo di essere membri del sindacato di Orione", fini’ trionfante.
"Non ho mai sentito una cosa piu’ stupida!", esclamo’ Quark.
"E perche’?", lo fermo’ Odo, "Il piano e’ buono, il Sindacato e’ l'unica organizzazione che potrebbe persuaderli a liberare la prigioniera", continuo’, "O a far contrattare Gul Gelok con un bajoriano..."
"Di che cosa hai bisogno?", chiese ancora Forester.
"Avremo prima di tutto bisogno di... ", rispose il bajoriano, "...una nave con tanto di equipaggio fedele"
"A questo penso io", intervenne il ferenghi, "Per duecento pezzi d'oro comprerete i servigi..."
"Duecento pezzi d'oro!?!", lo fermo’ il Deran strabuzzando gli occhi, "Ma e’ assurdo!"
"No e’ la tariffa normale per una nave di Relitiani", fini’ calmo Quark con uno strano luccichio negli occhi, "Sono perfetti perche’ sono fedelissimi", continuo’, "Per quella cifra faranno qualunque cosa gli chiediate, perfino morire per voi"
"E tu quanti pezzi d'oro ci guadagni su quella cifra", chiese il conestabile con aria inquisitoria.
"Solo una piccola parte...", inizio’ a difendersi il gestore del bar.
"Quanti?", chiese calmo Odo.
"Cinquanta", mormoro’ Quark.
"Penso che tu voglia dire cinque, vero?", chiese guardandolo torvo, "Cosi’ il costo sarebbe di centocinquantacinque pezzi"
"Ma e’ inconcepibile!", urlo’ con la sua voce melliflua il ferenghi, poi guardo’ negli occhi il cangiante, "E va bene ma non faro’ mai piu’ un affare con te!", fini’ girandosi ed avviandosi verso il bancone.
"Grazie per l'aiuto", intervenne Deran, "Ma centocinquantacinque pezzi sono comunque troppi..."
"Non se vendiamo tutto", intervenne David, "Convertendo in lingotti d'oro tutti i nostri crediti ci dovremmo arrivare"
"Hai ragione!> >, convenne Nos, "Anche se significhera’ niente piu’ uso dei replicatori per parecchio tempo"

Sito si lascio’ cadere sul suo giaciglio, una coperta consumata. Certo non era morbido ne’ comodo ma almeno non doveva dormire sulla nuda roccia come i suoi compagni. Gia’, i suoi compagni l'avevano veramente stupita e commossa con quel regalo. Nonostante quello a cui erano sottoposti non erano diventati degli animali, come voleva Gul Gelok. Anzi avevano trovato il coraggio di rubare quella coperta ad una guardia ubriaca e poi gli e l'avevano donata, come segno di stima per tutto quello che faceva per loro. Certo, molti non approvavano le sue continue sfide al capo del campo di lavori, che procurava loro la punizione collettiva, ma la consideravano con rispetto. Almeno lei aveva il coraggio di fare quello che tutti avrebbero voluto.
I primi tempi erano stati terribili. Passare dalle comodita’ che offriva la Flotta Stellare a quella vita, se cosi’ si poteva definire, era stato scioccante. Dopo il primo giorno, in cui era stata brutalmente picchiata prima di essere sbattuta nei sotterranei, avrebbe voluto morire. Nessuno dei prigionieri allora l'aveva aiutata o consolata. Era rimasta da sola a piangere pregando i Profeti di farla morire.
Poi aveva sognato il suo fidanzato David Forester.
"Non ti arrendere Jaxa", le aveva detto, "Fallo per me"
E da allora aveva iniziato a combattere. Sapeva che non poteva vincere, ma avrebbe resistito fino alla fine. Con questo atteggiamento aveva stupito tutti, nessuno si sarebbe mai aspettato che quella piccola ragazza avesse tutto quel coraggio. Oramai era diventata un simbolo per gli altri prigionieri, il simbolo di quello che erano stati in passato. Per questo non poteva farsi vedere la sera, e per questo motivo aveva scelto un luogo appartato ed ammantato dall'ombra per dormire. Perche’ se durante il giorno assumeva un atteggiamento spavaldo e coraggioso la sera sentiva il peso della sua scelta. Si giro’ su un fianco ed una fitta le trapasso’ il costato.
"David non ce la faccio piu’", mormoro’ tra le lacrime, "Ti prego vienimi a prendere", ripete’ come ogni sera.
Poi la stanchezza ebbe il sopravvento e la prigioniera si addormento’.

"Tutto fatto!", esclamo’ David a Nos. Erano passati due giorni e l'umano gli aveva detto che avrebbe pensato tutto lui e cosi’ aveva fatto.
"La nave Relitiana e’ qui ed io ho gia’ stipulato il contratto", continuo’, "Ho anche comprato dei vestiti in una sartoria che sta sulla Passeggiata", aggiunse, "Sapevi che c'e’ un cardassiano che fa il sarto?", chiese, l'amico fece cenno di no con la testa, "Ed in piu’ ci ho garantito un passaggio sicuro verso Lenak VI"
"E come hai fatto?", chiese il bajoriano.
"Ho fatto in modo che Quark ci preparasse un incontro formale con Gul Gelok", rispose Forester.
"Quanto gli hai dovuto dare?", chiese ancora Deran.
"Non ti preoccupare", rispose evasivo l'umano, "Sai che ci so fare con gli affari"
"Conosco quello sguardo", disse Nos guardingo, "Che cosa gli hai raccontato"
"Beh, gli ho detto che Jaxa era un ufficiale dell'Enterprise e quindi la Federazione avrebbe offerto una ricompensa a chiunque l'aiutasse...", cerco’ di spiegarsi David.
"Va bene, ho sentito abbastanza", lo fermo’ il bajoriano, poi la curiosita’ lo sopraffece, "E Quark ci ha creduto?", chiese.
"Talmente tanto che ha insistito per poter venire di persona", rispose Forester sorridendo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Maledetto Gelok!", penso’ l'umano, "E maledetta anche quella bajoriana!". Se non fosse stato per lei non sarebbe stato trasferito in quell'inferno. Certo spaccare dei sassi durissimi con dei vecchi picconi arrugginiti era duro, ma lo poteva sopportare. Ma trasportare, a mano, i 'caduti' della miniera era tremendo. Soprattutto perche’ i cadaveri servivano a loro! Si guardo’ intorno.
"Eccola la’!", esclamo’, "Maledizione a lei come fa ad apparire cosi’ calma e sicura di se’!". La bajoriana stava tirando per le braccia il cadavere di un caitiano. Si vedeva che stava facendo fatica e che la cosa la ripugnava ma svolgeva il suo lavoro con sprezzante coraggio. "Comunque me la sono voluta", si disse l'umano, "Se ieri non l'avessi aiutata a rialzarsi ora non sarei qui", maledicendosi riprese il suo compito.

La nave Relitiana era una piccola fregata con armi scadenti e scudi deboli ma possedeva una maneggevolezza incredibile. Il gruppo si imbarco’ alla sera ed inizio’ il viaggio.
"Abbiamo appena superato il confine", disse David, "Siamo nello spazio cardassiano"
"Abbiamo visite", disse Odo, "E' una nave di classe Galor", spiego’, "Ci sta chiamando"
"Lasciatemi parlare", intervenne Quark mettendosi davanti al visore, sul quale apparve il volto di un cardassiano.
"Sono Emenik, comandante della Ospiar", disse, "Perche’ avete invaso il nostro spazio"
"Conosco Emenik, e’ un buon soldato ed odia Gelok per un fatto personale risalente all'Occupazione", spiego’ Odo sottovoce ai due ragazzi.
"Salve, questa nave, la Fury, trasporta importanti personalita’ che sono attese da Gul Gelok su Lenak VI", spiego’ il ferenghi, "Spero che non vorra’ rallentarci e fare cosi’ aspettare il Gul"
Emenik sussulto’ sentendo il nome del Gul e sembro’ sul punto di dire qualcosa, ma poi fece un cenno ad un suo secondo.
"Potete andare", disse formale e poi chiuse la comunicazione.
"Visto come sono utile?", disse Quark, "E voi che volevate lasciarmi sulla stazione"

"Non pensare. Non pensare. Non pensare", si ripeteva mentalmente Sito, "Devi essere superiore. Non dargli la soddisfazione di vederti crollare". Stava per raggiungere il limite della sopportazione.
Il giorno prima Gul Gelok l'aveva colpita per ben dieci volte con il suo sistema di punizione e l'ultima volta che si era alzata in piedi aveva saputo che non ce l'avrebbe piu’ fatta a resistere, ed era caduta. L'umano (ma dove lo aveva gia’ visto?) l'aveva aiutata a rialzarsi e lei, subito, glien'era stata grata. Poi la paura di un'altra punizione collettiva l'aveva colta. Non avrebbe resistito. Ma la punizione non c'era stata. Era stata invece trasferita al recupero dei cadaveri con l'uomo.
All'inizio si era sentita sollevata. Almeno non avrebbe dovuto spingere al limite il suo fisico per spaccare delle pietre, si era detta. Ma poi aveva scoperto come venivano usati i corpi. Gul Gelok aveva infatti deciso di usarli come 'combustibile' per la fornace che li riscaldava.
"E' disumano fare una cosa del genere", penso’, "Anche se ora sono solo dei contenitori vuoti e’ terribile quello che facciamo", si fermo’ per respirare e riprendere il controllo, "Non pensare. Non pensare. Non pensare", si ripete’ mentalmente.

"Siamo arrivati in orbita", disse il capitano Relitiano, H'Wosh.
"Ci stanno chiamando", intervenne Odo, "E' il Gul in persona"
"Lasciate fare a me", disse il ferenghi.
Sul visore apparve il volto del capo del campo. Era abbastanza anziano e robusto, almeno a giudicare dall'immagine, ma non era il suo corpo a mettere i brividi. Erano i suoi occhi. Occhi azzurri, freddissimi.
"Salve Gelok", saluto’ lui.
"Quark, quanto ti hanno dato per farti venire fino qui!", urlo’ il cardassiano abbozzando un sorriso.
"Abbastanza", rispose il ferenghi.
"Allora i tuoi committenti vogliono incontrarmi subito o vogliono prima riposarsi?", chiese. Quark guardo’ i suoi compagni e poi rispose, "Verranno subito"
"Vi aspetto", rispose il cardassiano, "Gelok chiude"

"Maledizione un altro trasferimento!", si lamento’ l'umano guardandosi bene dal far trasparire il suo malumore.
"Cammina!", gli urlo’ spingendolo la guardia armata che lo scortava e lui maledisse anche lei. Dopo aver lavorato tutta la mattina con la bajoriana a 'rimuovere' i cadaveri era stato avvicinato da una guardia che gli aveva detto di seguirlo. Si era sorpreso quando aveva visto che sarebbe uscito dalla miniera. Ora avanza lungo i corridoi del campo di lavoro, tutti luoghi male illuminati e molto caldi; il clima ottimo per dei cardassiani.
"Entra qui!", gli disse il carceriere quando giunsero di fronte ad una porta. Si ritrovarono in una stanza arredata sfarzosamente, sicuramente apparteneva ad un ufficiale. La guardia lo spinse a terra e gli diede un secchio pieno di un liquido trasparente.
"Dovrai lavare il pavimento", gli disse con un sogghigno, "E per farlo userai le tue mani!", aggiunse.
Certo che Gul Gelok aveva una grande fantasia nell'inventare le punizioni, penso’ l'umano ironicamente. Immerse le mani nel fluido e si stupi’ a scoprire che fosse acqua. "Gelok stai invecchiando, mi aspettavo almeno un leggero acido", penso’ deluso. Aveva appena iniziato a pulire quando la guardia rispose ad una comunicazione, poi si rivolse a lui.
"Io devo assentarmi un attimo", gli disse, "Se ruberai qualcosa o tenterai qualsiasi mossa ti giuro che ti uccidero’!", fini’ uscendo.
Il prigioniero si alzo’ ed inizio’ a guardarsi in giro.
Non c'era nulla che avrebbe potuto aiutarlo a fuggire ed anche se ci fosse stato dubitava di averne la forza. Si guardo’ in uno specchio e si riconobbe appena. Appena arrivato era stato rasato, quindi addio ai suoi baffi ed al suo pizzetto, e poi era stato picchiato. Gelok doveva sapere che era fiero del suo viso e per questo la maggior parte dei colpi gli era arrivata in faccia. Distolse lo sguardo. La sua attenzione fu catturata da una parete che era stranamente nuda. Si avvicino’ e noto’ un pannello computerizzato. Premette alcuni comandi ed un visore olografico si accese dandogli la possibilita’ di vedere il campo di lavoro. "Ecco come sa quando punirci", penso’. L'olotelecamera successiva stava inquadrando la bajoriana, "Deve essere una spina nel fianco per lui se le dedica un canale", si disse. Premette un altro comando e gli apparve un'altra stanza della base. Gul Gelok era in piedi davanti ad una scrivania, di fronte a lui stavano un umano ed un bajoriano abbigliati con vestiti sfarzosi, davanti al cardassiano c'era un ferenghi. No, non un ferenghi qualsiasi, ma 'quel' ferenghi, "Quark", mormoro’ stupito.
Senza farselo dire due volte attivo’ anche i microfoni.

Il capo del campo di lavori rimase stupito quando i suoi ospiti apparvero di fronte a lui. Come inviati del Sindacato si aspettava degli orioni, ma invece erano arrivati un umano ed un (maledetto!) bajoriano.
"Gelok ti presento Neran Pel inviato del Sindacato di Orione...", disse Quark indicando Deran, "...ed il suo aiutante Ben Dixon", fini’ indicando Forester. I due fecero un leggero inchino.
"Siamo onorati di conoscerla", disse Nos, "E vi abbiamo portato un regalo. Quark dice che amate molto gli oggetti artistici e noi abbiamo deciso di regalarle un antico set da the bajoriano". David si avvicino’ e poso’ sulla scrivania un vassoio con sopra una teiera e sei tazzine.
"Grazie", disse formalmente il cardassiano, "Possiamo parlare del perche’ della vostra visita?", chiese e poi aggiunse, "Scusate la mia fretta ma ho molte cose da fare"
"Molte cose da fare dice!", penso’ Forester, "Maledetto carnefice!"
"E' semplice", inizio’ Deran, "Il Sindacato ha deciso di estendere la sua influenza anche nei territori dell'Unione Cardassiana. Ma a differenza di quello che fa nei territori Federali ha deciso di agire allo scoperto", sorrise e riprese a parlare, "Il fatto che voi abbiate il servizio segreto piu’ potente del quadrante ha influito molto sulla nostra scelta", aggiunse, "Qualche complimento aiuta", si disse, "Penso che saremo degli ottimi alleati"
"Chi vi dice che noi vi vorremmo come tali?", chiese Gelok.
"Se non proprio alleati potremo, almeno, esserci utili a vicenda...", lascio’ cadere la frase.
"E come?", insistette incuriosito il Gul.
"Abbiamo diversi agenti in punti chiave di vari governi del quadrante Alfa...", fece una pausa e si preparo’ a calare l'asso, "...e della Flotta Stellare", fini’. Una strana luce apparve negli occhi del cardassiano, poi un leggero sorriso increspo’ le sue labbra.
"E perche’ avete deciso di parlare proprio a me?", chiese.
"Per tre motivi", rispose, "Primo: Quark la conosceva e poteva facilmente farci incontrare. Secondo: lei e’ molto influente, a quanto ci dice il ferenghi, e quindi sara’ di molto aiuto alla nostra causa", "Non mi sarei mai sognato di fare cosi’ tanti complimenti a questo cardassiano, ma a mali estremi...", si disse, "Terzo: lei ha preso qualcosa che noi rivogliamo indietro"
"Che cosa avrei rubato?", chiese infastidito Gelok.
"Non e’ un oggetto", rispose prontamente Deran, "Lei ha in... come dire... in 'custodia' un nostro buon agente che stava lavorando nell'area di Bajor..."
"Non deve essere poi cosi’ buono se si e’ fatto catturare", intervenne il cardassiano.
"Ha dovuto farlo per non far scoprire l'organizzazione", gli rispose il bajoriano, "E la sua fedelta’ gli e’ costata due anni di 'vacanza' nel suo campo"
"Come si chiama questa persona?", chiese ancora il cardassiano.
"Ha assunto cosi’ tanti pseudonimi che il suo nome non e’ piu’ importante", rispose Nos, "Ma abbiamo qui una sua foto", fini’ porgendo un DiPAD al suo interlocutore. "La bajoriana!", sussulto’ Gelok quando riconobbe l'immagine, "Ecco perche’ era cosi’ dura"
"Propongo di rincontrarci domani", disse il capo del campo alzandosi, "Pensero’ alla sua offerta e le faro’ sapere", fini’ stringendo la mano a Deran, "Che i Profeti la guidino", lo saluto’ con un sorriso privo di calore. "Gloria a Cardassia", rispose Nos prima che il raggio teletrasporto lo portasse via con i suoi compagni. Il Gul rimase un attimo a fissare la stanza vuota poi usci’. Sul tavolo riamase il suo dono, una teiera accompagnata da cinque tazzine.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Sito si distese sulla sua coperta e chiuse gli occhi. Una mano si poso’ sulla sua spalla e lei sussulto’. Quando si giro’ si ritrovo’ di fronte l'umano.
"Ragazza stai per andar via", gli sussurro’ questi. Jaxa non rispose. Che fosse un altro trucco di Gelok? Il prigioniero gli spiego’ cio’ che aveva fatto durante il pomeriggio e poi gli descrisse le due persone che avevano accompagnato Quark. "Sono Deran e il mio David!", penso’ lei. I suoi occhi brillarono e l'uomo li noto’.
"Sapevo che erano tuoi amici e sono pronto a scommettere che non sono del Sindacato di Orione", disse, "E se me ne sono accorto io...", penso’, ma si tenne per se’ quelle considerazioni, "Devi andartene stanotte stessa", gli disse. La bajoriana tentenno’ ancora. Che avessero scoperto chi era realmente e stessero tentando di ingannarla?
"Non ti fidi di me", disse l'uomo, "Come potresti?", attese un momento pensando a cio’ che avrebbe fatto poi le parlo’, "Ti confido un segreto, cosi’ poi ti potrai fidare", Jaxa lo guardo’ confusa, "Il mio nome e’ Tom Riker", sito sussulto’, sapeva della 'duplicazione' del comandante Riker ma come poteva essere lui?, "Sono stato catturato mentre eseguivo una missione", "Meglio che non sappia per chi", "So che non assomiglio piu’ molto a mio... fratello William, ma devi credermi"
Lei lo riconobbe. Certo era stato sfigurato ed era diverso dal comandante Riker, che lei ricordava, ma aveva i suoi stessi occhi ed il suo stesso sguardo. Si, non c'erano dubbi, era chi diceva di essere.
"Io mi chiamo Sito", gli disse, "Prestavo sevizio sull'Enterprise prima che mi...", le parole gli morirono sulle labbra.
"Va bene Sito", le disse lui facendole coraggio, "Ora facciamo in modo che tu possa andartene"

"Ma perche’ non chiama!", mormoro’ nervoso Forester.
"Siamo tornati da meno di cinque minuti, non puo’ averla gia’ trovata", rispose Deran. Il loro piano era semplice. Odo avrebbe trovato Jaxa e, se era possibile, l'avrebbe liberata. Altrimenti avrebbe dovuto usare tutta la sua diplomazia ed avrebbe dovuto sperare che Gelok fosse un ingenuo.
"Ma come avete fatto a convincere Odo a venire?", chiese Quark.

Il conestabile trovo’ subito l'ufficio, se cosi’ si poteva definire, del Gul. A spingerlo a venire non era stata la voglia di aiutare i due ragazzi ma la sua sete di giustizia. Durante l'occupazione su Terok Nor era stato trovato morto un Gul cardassiano, tale Ertek. Tutte le prove erano contro un bajoriano appartenente alla resistenza. Era stato un caso facile... troppo facile per come la vedeva lui. Dopo aver indagato, per conto suo, aveva scoperto che a guadagnarci di piu’ era stato il secondo in comando di Ertek, Gelok. Ma Gul Dukat gli aveva imposto di chiudere il caso, era meglio pensare che l'assassino fosse un 'fuorilegge' bajoriano piuttosto che un 'onesto' soldato cardassiano. Riassunse le sembianze umane e si diresse verso un computer che stava su una scrivania. Impiego’ poco a trovare cio’ che voleva. Un appunto del Gul posto alla data stellare dell'assassinio diceva: "Finalmente mi sono liberato di quello scocciatore. Ora posso comandare". Fece una copia dei dati e poi si diresse verso la parete nuda. Accese lo schermo e trovo’ la bajoriana. Poi usci’ e si diresse verso la sala teletrasporto piu’ vicina.

"Come farai a farmi uscire?", chiese Sito.
"A quello penseranno i tuoi amici", rispose Riker, "Quando ti verranno a prendere noi creeremo un diversivo", continuo’, "Tutti i prigionieri sono d’accordo"
"Ma cosi’ non potrete fuggire...", mormoro’ lei.
"Non avremmo speranze comunque", rispose l'umano, "Voglio essere franco con te, le possibilita’ che tu riesca a fuggire sono poche, ma quelle di far uscire anche noi sono nulle", sospiro’, "Se tu riuscirai a sopravvivere all'impresa noi tutti avremmo almeno una speranza"
Poi le sorrise, sperando di trasmetterle un po' di coraggio.

Sito si senti’ leggera ed una luce la abbaglio’. Quando riapri’ gli occhi si trovava al fianco di un... umano?, in una buia saletta.
"Sei Sito Jaxa?", chiese il conestabile. La bajoriana annui’. "Odo a Fury portateci via!", disse dopo aver premuto il suo comunicatore.

Tom Riker vide scomparire in un baluginio di luci la sua compagna e capi’ che il tentativo di salvataggio era iniziato. "Diamoci da fare", si disse.
"Avanti amici aiutiamo la bajoriana!", urlo’. Tutti i prigionieri smisero di lavorare e si diressero verso i macchinari custoditi dalle guardie cardassiane brandendo i loro attrezzi. Subito fu il finimondo.

"Che coraggio!", penso’ Gelok con ammirazione, "Se solo i miei uomini ne avessero altrettanto". I due giovani erano stati veramente arditi a voler tentare il salvataggio della loro amica. Avevano inventato anche una buona storia, peccato che l'Unione Cardassiana avesse gia’ stipulato un accordo con il Sindacato di Orione ben tre anni prima. "Peccato Quark, eri un buon alleato", penso’, "Ora dovro’ eliminarti con gli altri". Aveva gia’ avvertito una nave di classe Galor di raggiungere il suo pianeta. Ora non restava che attendere il suo arrivo.
"Allarme!", urlo’ l'altoparlante, "Teletrasporto interno non autorizzato!"
"Sono gia’ in azione!", penso’ con sempre piu’ rispetto, "Penso che si meritino la mia stessa presenza", si disse impugnando un'arma ed uscendo.

"Come sarebbe a dire che non riesci a portarli a bordo!", urlo’ David. Deran era alla consolle del teletrasporto e stava cercando di agganciare i due sul pianetino. "Hanno attivato un campo inibente", si difese, "Se fossimo su una nave federale sarebbero gia’ qui, ma questo modello e’ vecchio!", armeggio’ freneticamente sui comandi, "Posso portare su Odo ma non Jaxa. Il conestabile deve avere una struttura corporea speciale ", sulle pedane ci fu uno scintillio di luci ed apparve il cangiante.
"Non posso fare di piu’, Sito dovra’ uscire dalla costruzione per poter essere teletrasportata a bordo", disse sconsolato il bajoriano.
"Allora portami giu’, all'esterno del campo", ordino’ Forester mettendosi in posizione sulla pedana.
"Vengo anche io!", intervenne Nos ma fu fermato dall'amico.
"Tu ci dovrai tirare fuori", gli spiego’, "Energia!"

"Tutte le guardie convergano sul campo di lavori", stavano dicendo tutti gli altoparlanti della base, "E' in atto un tentativo di evasione!"
Il rispetto lascio’ il posto all'irritazione. Come potevano due ragazzi creare tutto quello scompiglio nella perfetta macchina di sua creazione, si chiese Gul Gelok. Come avevano fatto a far insorgere i prigionieri? Si fermo’ nel suo ufficio ed attivo’ il visore olografico. Nel campo i detenuti stavano combattendo, o per meglio dire soccombendo, contro i suoi uomini. A fomentarli era l'umano. "Riker, dovevo immaginarlo!", penso’, "Avrei dovuto ucciderti subito!". Forse era meglio raggiungere la miniera ed impedire ai soldati di ucciderlo, avrebbe potuto torturarlo lui personalmente dando l'esempio. Poi cambio’ inquadratura e noto’ una sagoma che ben conosceva aggirarsi per i corridoi della base. Subito cambio’ idea e decise di seguirla.

Sito correva. La paura e la disperazione l'avevano sopraffatta ed ormai non poteva fare altro che correre senza una meta. I corridoi erano bui, molto tetri, e faceva caldo. Si fermo’ con il fiato che le mancava e respiro’ a fatica l'aria afosa. Nel silenzio avverti’ un rumore. Dei passi che si dirigevano verso di lei! "Mi hanno trovata!", penso’ impaurita, "E' la fine!". Riprese a correre. I passi la seguivano ora ne era certa! Inciampo’ e cadde. Poi senti’ una voce che la chiamava e subito la riconobbe.
"David!", urlo’ e si rimise a correre guidata dalle parole dell'umano.
Sbuco’ in una stanza illuminata. No, non era una stanza era all'esterno! Di fronte a lei, a meno di dieci metri stava Forester. Lei sorrise e gli corse incontro, poi lo abbraccio’.
"Va tutto bene Jaxa sei salva", le disse questi stringendola a se’. Premette il suo comunicatore, "Portateci a bordo!", ordino’.
Si senti’ un sibilo e David si affloscio’ tra le sue braccia. Lei lo guardo’ e vide la vita abbandonare il suo corpo. Dietro di loro Gul Gelok proruppe in una gelida risata, poi punto’ la sua arma verso di lei.
Un raggio teletrasporto pero’ lo anticipo’.

Nella plancia della Fury tutti erano in subbuglio. Le luci intermittenti dell'allarme rosso baluginavano continuamente e tutti i Relitiani si muovevano freneticamente.
"Una nave di classe Galor sta entrando nel sistema!", avverti’ il capitano H'Wosh, "Ci sta intimando di arrenderci!"
"Andiamo via!", stava urlando Quark che si era nascosto sotto una consolle del computer, "Andiamo via!", ripete’ istericamente.
"Quark smettila di frignare!", lo apostrofo’ Odo, "Ed esci da li’ sotto"
"Usciro’ solo quando saremo al sicuro", gli rispose impaurito il ferenghi, "Se mai lo saremo...", mormoro’ infine.
La piccola nave viro’ ed entro’ in curvatura inseguita dal grande vascello cardassiano. Deran entro’ in plancia stringendo a se’ Sito che singhiozzava sonoramente. Si vedeva chiaramente che era in stato di shock.
"L'umano?", chiese Odo. Nos fece cenno di no con la testa ed il conestabile capi’. Non era mai capace di provare gli stessi sentimenti degli umanoidi, ma senti’ pena per la giovane ragazza. La nave sussulto’ colpita da un siluro, gli scudi ressero appena.
"Non riusciremo mai a seminarli", disse H'Wosh, "Ed e’ impossibile sopraffarli! Forse dovremo arrenderci...", propose infine.
"Come si chiama la nave che ci insegue", chiese Odo con un'idea in testa.
"E' la stessa che ci ha intercettato all'andata", rispose un Relitiano, "E' la Ospiar"
"Aprite un canale con la nave", ordino’, "Forse possiamo trattare", spiego’ a Deran. Sul piccolo visore della postazione in cui si era seduto apparve il viso irato del comandante nemico.
"Emenik sai chi sono?", chiese il conestabile.
"Odo, il capo della sicurezza di Terok Nor", rispose sorpreso il cardassiano.
"Ti propongo un patto...", gli disse il cangiante.
"Non sei nella posizione di poter trattare!", gli urlo’ Emenik, "Consegnami la tua nave e forse ti salverai"
Odo ignoro’ le sue minacce e gli disse, "Ti posso dare le prove che Gelok ha ucciso Ertek", il cardassiano lo guardo’ stupito.
"Se qualcun altro me lo avesse detto non gli avrei mai creduto, ma ti conosco, so che stai dicendo la verita’", gli disse e fece un cenno ai suoi uomini.
"Hanno sospeso l'attacco!", esclamo’ il capitano Relitiano. Quark tiro’ fuori la testa da sotto il suo nascondiglio incuriosito.
"Cosa proponi?", chiese Emenik.
"Ci lasci andare ed io ti trasmettero’ i dati", rispose calmo Odo.
Il comandante della Ospiar tentenno’ un attimo poi sorrise.
"E' bello fare affari con te", rispose, "Buon viaggio!", gli auguro’.
Il conestabile trasmise i dati e poi si giro’ verso il capitano Relitiano, "Andiamo via il piu’ velocemente possibile", disse, "E' meglio non fidarsi"

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


La nave Relitiana approdo’ alla stazione spaziale Deep Space Nine il giorno dopo. Prima che la nave ripartisse i quattro alieni furono sbarcati.
"Non faremo mai piu’ un affare!", urlo’ Quark andandosene, "E ci ho guadagnato solo cinque misere barre di latinuum!"
"Che cosa diremo a proposito dell'umano?", chiese Odo.
"Conosco i genitori di David fin da ragazzo...", rispose Deran che portava Sito in braccio, "...e non posso mentire. Andro’ a fare rapporto al comandante della stazione dopo aver portato mia sorella in infermeria"
Il conestabile fece un cenno con il capo e si allontano’, "Se avesse bisogno della mia testimonianza me lo faccia sapere", disse prima di scomparire. Il bajoriano porto’ Sito in infermeria e la lascio’ nelle mani del dottore della stazione, Bashir, poi si diresse verso la plancia.

Le porte dell'ufficio del comandante Benjamin Sisko si aprirono ed il bajoriano entro’ dentro.
"Ha delle cose da spiegarmi", disse formalmente l'uomo, "Il dottore mi ha detto che ha portato una ex prigioniera nella sua infermeria"
Deran annui’, "Come le ho detto mi deve delle spiegazioni"
"E' una cosa molto dolorosa...", inizio’ a spiegare, "Ma non potrei tenermi dentro tutto questo ancora per molto"
L'Emissario lo guardo’ incuriosito e gli fece cenno di continuare.
"E' una storia molto lunga", inizio’ Nos, "Tutto e’ iniziato due anni fa..."

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