Peter è morto di _EpicLoVe_ (/viewuser.php?uid=70390)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Peter è morto (prima parte) ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 1 *** Peter è morto (prima parte) ***
Peter è morto
PETER E' MORTO I
boccoli raccolti in una crocchia ordinata sul capo, il viso candido
incorniciato da un dolce ciuffo ribelle scivolato via, le labbra sorridenti e
le guancie arrossate, gli occhi bellissimi e grandi coperti da una splendida
maschera. Il
corpo sottile fasciato da un antico vestito di seta drappeggiato di fronzoli e
ornamenti. E a
completare il travestimento una bellissima coroncina di strass poggiata sul
capo.
Era
questo Wendy Angela Moira Darling quella sera, una bellissima principessa in un
ballo in maschera.
“O
mio Dio Wendy tesoro sono stanchissima, non potremmo fermarci un attimo?” le
chiese sorridendo la sua migliore amica Janet.
Si
avvicinarono al bancone e ordinarono due bibite. “Fa davvero molto caldo” si lamentò Wendy prendo il ventaglio e iniziando
a farsi aria. Janet si
voltò verso di lei con un sorrisino complice stampato sul viso. “Sta entrando Lord Marcus e si sta dirigendo qui da noi” la avvisò.
Wendy sorrise volgendo
discretamente lo sguardo al giovane uomo che si stava avvicinando a loro. “Salve ragazze” esordì il giovane
con fare amichevole quando fu loro vicino. Janet gli sorrise. “Non porti maschera questa sera Janet?”
chiese il ragazzo. “No, per una sera avevo voglia di girare a viso scoperto” rispose
semplicemente lei sorseggiando il suo cocktail. Il ragazzo sorrise e si voltò a
guardare la principessa seduta accanto loro. “Miss
Darling” sorrise poi piegandosi a
baciarle delicatamente la mano. Wendy sorrise civettuola e lo guardò attentamente negli occhi. “Mi
avete riconosciuta” osservò. Il ragazzo sorrise spavaldo.
“Come
potrei non riconoscere una tale bellezza?!?” rispose. Janet rise scolando completamente il liquido dal suo bicchiere. “Già…senza contare che ovunque ci sono io c’è anche Wendy e viceversa”
commentò vaga. Marcus le rivolse un
occhiata di sbieco e poi tornò a sorridere a Wendy. “Mi concedi
questo ballo?” le chiese mentre una dolce musica si diffondeva nella sala. La ragazza annuì stringendo
la sua mano e lasciandosi guidare in pista. Marcus aveva una strana attitudine per
il ballo. Era senz’altro un ottimo danzatore ma la violenza e quella goffaggine
tipica dei ragazzi non sembrava abbandonarlo mentre danzava. Per questo
risultava un po’ troppo cruento nei movimenti, ma aveva pur sempre un buon
ritmo e probabilmente anni di lezioni di danza dietro di sé. Senza contare che il suo bell’aspetto e le paroline dolci che le
sussurrava nell’orecchio erano senz’altro piacevoli. Stava giustappunto
sorridendo ad una sua battutina quando lo vide. Un bellissimo pirata danzava
al centro della sala facendo roteare splendidamente la sua dama. Era un
bellissimo ragazzo, i capelli biondi scomposti ai lati e nascosti dal vistoso
cappello nero, il corpo alto e muscoloso coperto da un elegante vestito da
pirata. Non sembrava quasi un pirata dall’eleganza e la finezza dei
movimenti.
Ovunque al mondo
Wendy avrebbe riconosciuto quel viso. Un viso mai dimenticato, stampato nella memoria giovane di una bambina
inesperta, un volto scolpito nel tempo e mai tramutato, un volto
bellissimo. Boccheggiò assorta perdendosi nei
tratti delicati di quel volto e proprio mentre lei lo fissava lui si girò a
guardarla. Rimase
immobile e vagamente sorpreso nel vederla, i suoi occhi incredibilmente verdi
si spalancarono emozionati e sembrarono quasi brillare alla luce forte che
invadeva la sala. La
musica finì ma lei a mala pena la sentì. Rimase immobile a guardare quel giovane uomo che le si avvicinava a
passo sicuro e la strappava dalle mani di Marcus chiedendole un ballo. Iniziarono a danzare in modo sicuro e leggiadro, l’uno perso nello sguardo
dell’altro. Lui
teneva una mano nella sua e l’altra a sorreggerle la schiena, il corpo stretto
al suo e una particolare abilità per la danza.
“Wendy
Angela Moira Darling” sussurrò improvvisamente lui e la sua voce divenne musica
alle sue orecchie. Deglutì a fatica e cercò di parlare.
“è il mio
nome” mormorò piano. “Lo so. È l’unico nome che non dimenticherei per nulla al mondo” rispose
lui tranquillamente e di nuovo Wendy sentì il fiato mancarle. “Non
parli ragazzina?” le chiese lui con un sorriso e lei lo fissò intensamente. “Hai anche
imparato a ballare” osservò. E lui rise. Fu una risata strana, roca, bellissima
ed eccitante. Una risata adulta, una risata che aveva perso tutto lo splendore
di quella fanciullesca innocenza. E Wendy inorridì. “Si
tra le tante cose” rispose vago mentre la faceva girare in un complicato
valzer. “Perché Peter? Perché l’hai fatto?” chiese fredda mentre lui continuava
a sorriderle. Il ragazzo
continuò a sorriderle mentre danzavano leggeri al centro della pista.
“Sai il tempo passa, le cose cambiano” commentò vago stringendosi nelle
spalle. “Ma
non tu Peter” sospirò dolcemente lei e le sembrò quasi che il dolore le stesse
scoppiando nel petto. “Il tempo non scorre nella tua vita, tu non cambi” sibilò
lei. “Davvero?!?
Guardami” rispose bruscamente lui continuando a sorridere. “Ti pare che io sia sempre lo stesso?!? Guardami Wendy, sono cambiato
anche io, sono cresciuto” e queste parole la ferirono profondamente. Distolse lo sguardo per non doverlo guardare negli occhi e si accorse
che molti li stavano guardando. Danzavano al centro della pista ed erano una
coppia perfetta. Un pirata e una principessa. Erano i pezzi perfetti di un
puzzle. “La tua dama ci sta guardando con particolare insistenza” sentenziò
Wendy quando i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza dal vestito giallo
con cui Peter stava ballando prima. Ma lui sorrise e non sembrò scomporsi.
“Gelosia”
mormorò nelle sue orecchie. La
musica finì lasciando spazio ad un mormorio assordante e subito dopo un’altra
dolce melodia si diffuse nella sala. “Usciamo fuori?” le chiese Peter piegandosi sul suo orecchio e lei
annuì. Si
allontanarono tenendosi per mano nella sala affollata. Lui camminava avanti e
la teneva stretta quasi avesse paura di perderla tra tutta quella gente. L’aria fredda le colpì
il viso e le spalle nude e lei rabbrividì mentre si dirigevano verso i giardini
illuminati della grande casa. Peter
si fermò accanto ad un profumato cespuglio di rose e si voltò a guardarla,
sorrise dolcemente portandole le mani al viso e le sfilò la maschera in un
gesto delicato. “Ti ho aspettato tanto” esordì
improvvisamente Wendy rompendo il silenzio che aleggiava su di loro. “Ma non
sei mai arrivato” concluse tristemente. “Sono venuto, ogni giorno” rispose lui gelido e quando lei si voltò a
guardarlo sorpresa lui non si girò a guardarla.
“Ascoltavo le tue storie nascosto dietro alla finestra, controllavo che
i bimbi sperduti si comportassero bene. Ti vedevo crescere” ci fu un attimo di
silenzio e lui si voltò finalmente a guardarla. “Crescevi Wendy, ogni giorno di
più, il tempo sembrava tiranno su di te. Nel giro di pochi anni sei cambiata,
da bambina sei diventata una bellissima donna”. Improvvisamente un lampo saltò negli
occhi azzurri della ragazza. “è per questo che sei cresciuto.
È per questo che hai lasciato l’Isola” dichiarò stupefatta. Lui non rispose, si limitò a
sorriderle. “Perché non sei
venuto da me Peter?” gli chiese dolorante. “L’ho fatto, ma quando sono arrivato tu eri così…bella ed agitata,
stretta nel tuo vestito blu. Ti stavi preparando per andare a qualche festa.
Erano tutti così contenti. Ho visto i bimbi sperduti, divenuti ormai ragazzi, e
ho visto te sorridere a quel giovane uomo con cui stavi ballando poco fa” il
ragazzo sospirò. “Era un quadretto così perfetto, mi dispiaceva quasi
rovinarlo” sospirò. Wendy sembrò pensarci. “Due anni fa. È stata la prima volta che ho visto Marcus. È il figlio di
alcuni nobili amici della zia, ci teneva che lo conoscessi” spiegò
brevemente. “é stato due anni fa” disse di nuovo incredula. “Com’è successo? Quanti
anni hai ora?”. Il
ragazzo sospirò prima di risponderle. “è stato molto strano. Sapevo che stando lontano dall’Isola ci sarei
riuscito. Ho vissuto nel tuo mondo per un po’, il tempo è passato più
velocemente per me. In soli due anni sono riuscito a recuperare tutti gli anni
persi. Ho vent’anni ora, proprio come te. Sono tornato a casa, dai miei
genitori, ho scoperto di avere due sorelle. Mia madre ha pianto quando mi ha
visto. Ho una famiglia ricca, sai?!? Ho conosciuto Jhoanne, una mia vicina di
casa e figlia di un ricco banchiere. Ho preso lezioni di danza e lezioni di
vita. È grazie a Jhoanne e le mie sorelle che ho imparato tutto. Mio padre mi
ha assicurato un posto di lavoro. Lavorerò in banca anche io, avrò una vita
tranquilla. Invecchierò e poi morirò” aveva uno strano tono la sua voce, era
malinconico e di una soffocante amarezza. Wendy lo guardò compassionevole e
tese la mano ad accarezzare il suo viso. Lui le sorrise e per la prima volta
dopo tanto tempo Wendy rivide quel bambino conosciuto anni prima. Era lì, fermo
davanti a lei e le sorrideva. “Come
stanno i bambini?” chiese lui cambiando bruscamente espressione. Wendy
sorrise. “Benissimo direi” commentò. “Il più piccolo ha quindici anni adesso”
spiegò. “E i gemelli?” chiese
Peter, Wendy gli sorrise di nuovo. “Continuano a fare danni ma stanno benissimo”. Peter le sorrise. “Peter caro non credi sia il caso di tornare dentro? Non vorrai
ammalarti proprio ora?” entrambi si girarono al suono di una dolce voce
femminile. E Wendy la vide, la dama dal vestito giallo, affacciata dalla
balconata, una bella dama dal sorriso gentile. Peter le sorrise. “Si, arrivo subito Jhoanne” rispose
risulto mentre lei si girava e tornava dentro di fretta. Di nuovo il ragazzo
tornò a fissarla intensamente negli occhi. “Ci sposiamo la settimana prossima” e di nuovo Wendy sentì il dolore
scoppiarle nel petto. Boccheggiò per qualche secondo
alla ricerca di qualcosa da dire ma non trovò nessuna parola adatta.
“E
Trilli?” chiese invece. Peter sorrise malinconicamente. “è sull’Isola con le altre fate” rispose.
“è
un po’ arrabbiata con me ma io so che di nascosto viene a trovarmi spesso. L’ho
invitata al matrimonio, spero ci sarà”. Wendy scosse la testa.
“L’hai lasciata
sola, l’hai abbandonata” mormorò sommessamente e subito dopo si pentì del tono
di accusa nella sua voce. Peter si voltò a guardarla intensamente.
“Tu
hai abbandonato me” rispose gelido e di
nuovo lei non trovò risposta. Peter si voltò per andare e mosse qualche passo avanti. Wendy sentì le
lacrime salirle agli occhi ma le trattenne.
“Tu
non sei così Peter, questo non è quel bambino che io conoscevo” disse. Lui si
voltò a guardarla. “Infatti
non sono più quel bambino Wendy, sono cresciuto” urlò in risposta. “Non
dovevi farlo Peter, non dovevi lasciare che loro vincessero. Tu dovevi
continuare ad essere te stesso, sempre”. “Era quello che volevi Wendy” disse lui sconvolto. Lo sguardo addolorato
e lucido. “Io
non volevo…” ma lui non la lasciò finire. “Ricordi Wendy?!? Mi hai chiesto di venire con te, mi hai chiesto di
crescere, di diventare grande. Era così che mi volevi, era questo che tutti
volevano. Hai vinto Wendy, sono diventato grande. Adesso non ho solo pensieri
felici, adesso devo anche pensare alle cose da grandi. Adesso non riesco più a
volare” Peter sillabò le parole con così tanta intensità che la colpirono come
un pugno nello stomaco, lei rimase senza respiro. “Peter…” mormorò dolcemente con le lacrime agli occhi, ma lui scosse la
testa. “No Wendy, Peter è morto” mormorò voltandosi e lasciandola sola. Spazio autrice:
Salve a tutti. Ho scritto questa breve storia qualche giorno fa
pensando a Peter Pan. All'inizio era partita come una shot, in seguito
ho deciso di dividerla in due capitoli altrimenti sarebbe stata una
shot troppo lunga. Ci tengo a spiegare che io ho una
specie di ossessione per Peter Pan. Lo adoro! é sempre stato uno dei
miei cartoni preferiti, da quando ero piccola, ma è una passione che
non è morta nel tempo anzi...ho sempre continuato ad adorare questo
ragazzo e l'Isola Che Non C'è...Trilli, Wendy, i pirati e i bimbi
sperduti. Non c'è niente in questa storia che io non abbia amato alla
follia. Ho visto tutto il materiale possibile su questa fantastica
storia e ho amato tutto.
Con questa piccola premessa ci tengo a specificare che
questa shot per me è altamente blasfema (naturalmente in relazione alla
figura di Peter) perchè ho tradito l'intera storia e credetemi pensare
a questa possibile versione della storia mi addolorava profondamente
mentre scrivevo. Ma come ho già detto questo è solo un piccolo
esperimento che spero vi possa piacere. Ho scritto anche altre cose su
Peter Pan ma questa è la prima su questo argomento che pubblico su
efpfanfic. Spero davvero tanto che vi possa piacere. Il prossimo
capitolo sarà postato presto. Cari saluti _EpicLoVe_
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Capitolo 2 *** Parte seconda ***
Peter è morto parte 2
“Wendy
che cos’hai?” era già la seconda volta nel giro di pochi minuti che Janet le
rivolgeva quella domanda e lei evasiva scuoteva la testa con una scrollata di
spalle e tornava a volgere il suo sguardo fuori dalla finestra. Appariva triste e spenta Wendy
in quel piovoso pomeriggio di fine Marzo. “è per quel Peter vero?” le chiese ancora Janet stringendo le mani a
pungo, quasi volesse trattenere una rabbia omicida. Wendy non rispose. Le aveva raccontato di Peter e dell’Isola Che Non C’è così tante volte
che alla fine aveva quasi iniziato a crederci, ma quando quella sera Wendy
l’aveva abbracciata in lacrime mentre tornavano a scuola biascicando di Peter
che aveva lasciato l’Isola, che era cresciuto per colpa sua Janet non era
riuscita a pensare a nulla di abbastanza credibile, e niente di abbastanza
rassicurante da dirle, si era semplicemente limitata ad abbracciarla e starle
vicino. “Deve essere per forza per lui. Sono quattro giorni che stai così,
esattamente dalla sera della festa in maschera” sentenziò Janet con sicurezza
ma a nessun cenno dell’amica tornò a tranquillizzarsi.
Rimasero per un po’ in silenzio, improvvisamente Janet si alzò
sistemandosi il vestito e tese la mano alla sua migliore amica. “Non voglio che tu faccia così Wendy” disse risoluta. “Adesso ti alzi da
lì ed esci con me” aggiunse, la mora si girò a guardarla e scosse la
testa. “Oh si invece signorina, non ammetto rifiuti” sospirò. “Vieni con me, adesso”. “Ma dove vuoi che andiamo?” chiese Wendy in tono lamentoso. Janet si strinse nelle spalle. “Andiamo a prendere un the e passeggiamo.
Sta per piovere, a te piace tanto passeggiare sotto la pioggia” disse
entusiasta guardando il cielo scuro con un sorriso e Wendy non potè fare a meno
di sorridere, prese la mano dell’amica e si alzò.
“Brava la mia
ragazza, è così che ti voglio” disse soddisfatta mirandosi allo specchio. Quando uscirono in
strada munite di ombrello da passeggio la pioggia cadeva ormai a gocce fitte e
sottili. Risero guardando la gente e le vetrine e si infilarono di fretta nella
caffetteria. “Due the
caldi” ordinò prontamente Janet prendendo posto al tavolo. “Amo la
caffetteria” disse, “Credo che non potrei farne mai a meno”. Wendy rise. “Già, è un
posto rassicurante” concordò.
“A
proposito ma tuo fratello il gemello più bello?” chiese Janet con un che di
malizia negli occhi. Wendy la guardò perplessa.
“A
proposito?!? Janet mio fratello non c’entra niente con l’argomento di cui
stavamo parlando”. Janet si strinse nelle spalle e sorrise civettuola. “Te l’ho detto, sono almeno due giorni che non lo vedo” si giustificò.
Wendy la guardò scettica. “Non l’ho
visto molto neanche io in questi giorni” rispose vaga. Janet sbuffò. “Tesoro non ti si addice quell’espressione triste” disse seria mentre
arrivavano i loro the al tavolo. E Wendy improvvisamente alzò lo sguardo e
rimase attonita. Gli occhi spalancati e lo sguardo perso, il viso inespressivo
eppure milioni di emozioni racchiuse in quegli occhi. Janet si voltò a guardare verso la
porta e vide un bellissimo ragazzo dai capelli biondi e il sorriso aperto.
Stretto in un cappotto nero e l’aspetto altero, una figura elegante e di una
bellezza straordinaria. Trattenne il respiro quando il ragazzo si voltò verso
di loro e le raggiunse sorridendo. Si girò a guardare Wendy e poi tornò a
guardare Peter. “Buonasera signore” mormorò il ragazzo quando fu vicino al tavolo. Poi
fissò il suo sguardo in quello di Wendy. “Wendy” sospirò e nel dire il suo nome la voce gli vibrò leggermente. La
ragazza non rispose, si limitò a battere le palpebre e lasciarsi sfuggire un
debole sorriso. Peter si voltò verso Janet. “Molto piacere di
conoscerla, io sono Peter, Peter Pan” esclamò sorridendo e porgendole la mano.
Janet gli strinse la mano e sorrise.
“Janet Samantha
Bennet piacere mio” rispose con cipiglio sicuro. Si guardarono per un po’ in
silenzio.
“Sai
Peter ho tanto sentito parlare di te ma non ti avrei mai immaginato così”
esordì la bionda improvvisamente. Peter sorrise e Wendy si girò a lanciarle
un’occhiata poco rassicurante. “Posso immaginare. Wendy tende sempre ad esagerare, mi avrà descritto
sicuramente più di quello che sono” disse garbatamente. Janet sorrise. “Oh no, fidati non sei
affatto una delusione” disse e Wendy si affretto ad interrompere il discorso. “Cosa ci fai qui?” chiese Wendy e Peter
le sorrise. “Oh sono venuto con…” il ragazzo fu interrotto da una voce felice alle
loro spalle. “Oh Peter caro sei qui”
esordì la ragazza avvicinandosi a loro e aggrappandosi distrattamente al
braccio del ragazzo. Wendy la guardò con attenzione, era la dama gialla e anche
senza la sua maschera era bellissima. La ragazza si voltò verso di loro e
sorrise sinceramente. “Ero con la mia futura sposa
Jhoanne” mormorò Peter.
“Buon pomeriggio” disse cordialmente lei.
Wendy la guardò di nuovo, poteva avere si e no la sua età ed oltre ad essere
bella aveva anche l’aria simpatica. “Jhoanne cara stavo salutando Wendy e la sua amica Janet” spiegò Peter.
La ragazza annuì. “O bene ma
adesso temo che dobbiamo andare. I nostri vassoi di dolci sono già pronti,
Franz li ha già presi e la macchina ci sta aspettando qui fuori”, Peter
annuì. La ragazza si voltò di nuovo verso di loro sorridente. “Voi siete amiche di Peter vero?!? Beh spero di vedervi al matrimonio.
Ci sposiamo tra due giorni, ecco, ho ancora qualche invito” disse frugando nella
borsetta e porgendo a Wendy una carta decorata. Peter sorrise gelido ma nulla
denunciò sul suo viso le emozioni che provava in quel momento. “Buona
serata” sorrise Janet mentre i ragazzi facevano per andarsene. “Grazie
mille” sorrise la ragazza.
“Buona
serata anche a voi” aggiunse Peter voltandosi per raggiungere la porta. E poi
Janet iniziò a parlare senza sosta ma Wendy non sentì nemmeno una parola.
“Wendy Angela Moira Darling
voglio che ti alzi immediatamente da quel letto” dichiarò Janet in un modo che
non ammetteva repliche. Wendy la guardò per qualche secondo e scosse la
testa. “Non
scocciare Janet” sbuffò infastidita tirando di nuovo su le coperte del suo
letto a baldacchino, ma di nuovo la biondina le tirò giù e la guardò
severamente. “Abbiamo un
matrimonio che ci aspetta Wendy quindi adesso ti alzi da quel letto e ti vesti
altrimenti faremo tardi” sospirò la ragazza, Wendy si girò a guardarla
scettica. “Non
ho intenzione di venire” dichiarò secca. Janet sbuffò. “Andiamo non essere ridicola, non posso mica andarci da sola” tentò di
protestare la ragazza mentre Nana si avvicinava al letto tirando con i denti un
lembo della vestaglia di Wendy. La signora Darling entrò in camera in tempo per assistere alla scena e
sorrise. “Cosa succede qui?” chiese dirigendosi al comò della figlia per sistemare
alcuni vestiti. Janet sospirò. “Wendy dovrebbe davvero alzarsi e venire con me ma non
vuole farlo” dichiarò. La
donna le raggiunse sorridendo loro affettuosamente.
“E
c’è un motivo particolare Wendy per cui non vuoi farlo?” chiese dolcemente, la
ragazza non rispose ma Janet si affrettò a farlo.
“Perché
non riesce a capire l’importanza dell’evento” dichiarò. Wendy sbuffò
lanciandole un occhiataccia. “Non ha nessuna
importanza per me” dichiarò asciutta. Di nuovo la signora Darling le guardò
dubbiosa. “Si può sapere di grazia
di cosa state parlando?” chiese. Janet sorrise soddisfatta. “Del
matrimonio di Peter Pan” dichiarò soddisfatta sillabando ogni lettera. La donna
spalancò gli occhi sorpresa e sembrò impallidire. “Cosa?” chiese di nuovo. “Ha capito bene signora
Darling” si affrettò a chiarire Janet. La donna si girò verso sua figlia. “Sono davvero curiosa di
sapere questa storia ma me la racconterete mentre ti prepari Wendy perché devi
assolutamente alzarti e andare a quel matrimonio” dichiarò. Entrambe le ragazze la guardarono stupefatte e Wendy si alzò di
malavoglia dal letto. Quasi due ore dopo entrambe erano pronte ed adornate a dovere per
partecipare ad un matrimonio e la signora Darling venuta a conoscenza di tutta
la storia fece chiamare una macchina per accompagnarle. “Tesoro” mormorò
dolcemente prima che Wendy salisse in macchina, la ragazza si voltò. “Ricorda una cosa
importante, l’amore è la cosa più importante che possiamo avere, davvero non c’è
niente di più forte dell’amare ma anche se fa male a volte se ami davvero una
persona devi lasciarla andare” sospirò con un sorriso accarezzandole dolcemente
una guancia e Wendy capì. Il
cielo non prometteva nulla di buono quel giorno, striato da grandi nuvole
grigie prometteva pioggia ma quando arrivarono a pochi minuti prima dell’inizio
del matrimonio il sole iniziò a farsi spazio tra le nuvole illuminando lo
splendido giardino imbandito per la cerimonia. Un uomo in
abito scuro le fece entrare dopo aver spuntato i loro nomi su una lista
all’ingresso e Janet andò a cercare i loro posti proponendo subito dopo di fare
un giro. Il giardino di villa Simonne era pieno quel giorno e camerieri in divisa
si davano un gran da fare. Janet consigliò all’amica di trovare Peter ma
l’altra si rifiutò.
“Sarà
impegnato a prepararsi ora” dichiarò vaga mentre continuava a guardarsi
intorno. E poi la vide, piccola e bellissima nascosta tra gli alberi. Si avvicinò
sorridente e la chiamò. Trilli abbassò
il capo verso di lei e improvvisamente spalancò gli occhi sorridendo e si
precipitò volando verso Wendy. “Oh Trilli quanto mi sei
mancata” dichiarò la ragazza accarezzandola delicatamente. “Come stai?” le
chiese, “Hai parlato con Peter?”. La fatina annuì e una strana espressione di
rammarico le si dipinse sul viso, poi guardò Wendy e aprì la bocca per mimare
alcune parole. Wendy sorrise dolcemente. “No, non ci ho parlato, credimi non è il caso che io lo faccia”
sospirò. “Wendy vieni sta per iniziare la cerimonia” la chiamò Janet da poco
lontano e la ragazza salutò Trilli con un cenno promettendole che si sarebbero
viste più tardi. Vide
la gente prendere posto velocemente e alcune damigelle correre dentro la villa,
si girò e fu allora che lo vide. Nascosto dietro un grande capanno pronto per
fare il suo ingresso. Era bellissimo nel suo completo scuro e dai gesti Wendy potè capire che
era agitato, sorrise e si girò per andare. Poi improvvisamente le parole dalla
madre le tornarono alla mente. Chi ama delle
volte deve lasciare andare, lei avrebbe dovuto ma non poteva farlo, perché
lasciarlo andare avrebbe significato lasciarlo morire e lasciar morire lei.
Doveva salvarlo. Doveva farlo per lui, per lei, doveva farlo per loro. Si
voltò verso Janet e le sorrise “Vai, ti raggiungo subito” le disse. Sospirò e voltandosi camminò di fretta verso di lui. “Peter” esordì quando gli fu vicino e lui si girò a guardarla sorpreso. “Wendy sei venuta” sorrise, la ragazza annuì. “Peter
andiamo, devi entrare” disse improvvisamente un uomo ben vestito sbucando di
fianco a loro, il ragazzo annuì e fece per avviarsi. “Peter aspetta” quella di Wendy fu una preghiera silenziosa e il ragazzo
udendola si fermò e si girò a guardarla di nuovo. “Va
pure avanti papà, ti raggiungo subito” dichiarò secco. Wendy aspettò che l’uomo
si allontanasse e poi si voltò di nuovo verso di lui. “Non
dovrei farlo affatto, probabilmente sto sbagliando” esordì “Ma io…sento di
doverlo fare perché” sospirò nervosamente, “Ti amo Peter da quando quella notte
tanti anni fa sei venuto a prendermi per potarmi all’Isola Che Non C’è e mai,
mai ho smesso di amarti, ma ero disposta a rinunciare al tuo amore pur di
saperti felice all’Isola e questa persona che adesso ho davanti e a cui sto
dichiarando tutto il mio amore non è affatto quel bambino felice che ho
lasciato tanti anni fa. Ricordi Peter?!? Il nostro era un gioco, ma ora non lo
è più, se diventi grande non puoi più giocare. E allora ti chiedo una cosa
Peter, non so se sei davvero innamorato
di lei, mia madre dice che l’amore è la cosa più importante e allora se sei
davvero innamorato di lei va pure avanti, sali su quell’altare e sposala e
vivrete felici ed io sarò felice perché lo sarai tu ma se lei non è ciò che
vuoi non farlo Peter. Non è mai troppo tardi, possiamo ancora volare via
insieme, possiamo ancora raggiungere l’Isola Che Non C’è, possiamo tornare ad
essere bambini, combattere con i pirati e giocare con le fate, possiamo ancora
farlo Peter”. E lui rimase in silenzio, la guardò per un attimo, gli occhi lucidi e il
viso corrugato in un orribile espressione di dolore, poi si voltò e si
incamminò verso l’altare. Wendy raggiunse il suo posto accanto a Janet cercando di trattenere le
lacrime, l’amica le strinse forte la mano mentre guardavano la cerimonia. Jhoanne entrò, bellissima stretta nel suo abito da sposa bianco,
preceduta da elegantissime damigelle, il prete iniziò a celebrare la cerimonia
e gli invitati sorridevano felici. “Vuoi tu Peter Pan sposare la qui presente Jhoanne Caroline Simonne e
amarla e rispettarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finchè
morte non vi separi?”. E Wendy trattenne il fiato mentre Peter si girava lentamente verso di
lei, gli occhi limpidi e il sorriso sincero appena accennato. “Non
so più volare” dichiarò improvvisamente guardandola negli occhi e Wendy si
sentì felice. Si alzò in uno scatto di frenesia e sorrise. “Certo
che sai farlo” dichiarò, “Sai bene come funziona” aggiunse e Janet sorridendo
sibilò: “Brava la mia ragazza”. “Bastano
pensieri felici Peter, solo pensieri felici…e polvere di fata” disse Wendy
ridendo felice e Peter rise. Si girò verso la ragazza immobile sull’altare e le
sorrise. “Mi dispiace Jhoanne ma non posso farlo. Io non posso crescere” mormorò
e di corsa raggiunse Wendy prendendola per mano.
Tutti
li guardarono correre lungo la navata tenendosi per mano felici. “Ricorda Peter pensieri felici” mormorò lei. “Io non so volare” “Ti insegno io, ti
insegno anche a cavalcare i venti”. E tutti li guardarono correre via insieme, ridendo e tenendosi per
mano. “Dimenticali Wendy, dimenticali
tutti, vieni con me dove non dovrai mai, mai più pensare alle cose dei grandi”,
“Mai è un tempo seriamente lungo”. E
Trilli li raggiunse felice battendo le ali e lasciando cadere la sua polvere
magica su di loro. “Wendy è tutto solo facciamo finta vero? Che
tu ed io…” , “Oh si”, “Wendy vedi mi
farebbe sembrare molto vecchio essere un vero padre”, “Peter quali sono i tuoi
veri sentimenti?”, “Sentimenti?”, “Che cosa provi? Felicità, tristezza,
gelosia?”, “Gelosia? Trilli”, “Rabbia?”, “Rabbia? Uncino”, “Amore?”, “Amore?” ,“Amore”,
“Non ne ho mai sentito parlare”, “Io dico di si Peter. Oserei dire che l’hai
provato di persona per qualcosa…per qualcuno”, “Mai. Basta solo il suono ad
offendermi”, “Peter”, “Perché devi rovinare tutto?!? Noi ci divertiamo no? Io
ti ho insegnato a combattere e a volare, cosa si può volere di più?”,
“Tantissimo altro Peter” “Cosa? Cos’altro ci può essere ancora?”, “Io non lo so,
penso sia più chiaro quando si diventa adulti”, “Io non voglio diventare
adulto, non puoi costringermi, ti bandirò come ho fatto con Trilli”, “Io non mi
farò bandire”, “Allora va a casa, va a casa e diventa adulta e portati via i
tuoi sentimenti”, “Peter, Peter torna qui…Peter!”.
E
sorrisero felici librandosi nell’aria e tenendosi per
mano. “Peter non mi dimenticherai vero?”
, “Io? Dimenticarti? Mai”, “Tornerai a
trovarmi?”, “Per ascoltare le favole che parlano di me?”.
I
presenti da sotto videro volare nel cielo due bambini felici e la sposa non
pianse sull’altare perché sapeva che Peter aveva bisogno di Wendy per tornare a
volare.
FINE
Spazio autrice:
Salve, eccomi di nuovo con il secono e ultimo capitolo della mia shot.
Ero molto indecisa sul finale, all'inizio avevo scritto un finale
decisamente più triste (purtroppo ho scritto la shot in un momento un
pò giù per me) ma poi ho rivisto per la millesima volta il film e una
puntata del cartone e mi sono detta "Ma cosa stai facendo?!? Non puoi
lasciare che finisca così", ed ecco qui che ho cambiato magicamente il
finale rendendolo decisamente più allegro. Del resto è sempre una
favola e poi Peter è Peter, non potevo lasciare che finisse male.
Inoltre avrei voluto rendere le ambientazioni, le persone e i dialoghi
adatti a quel periodo storico ma temo di non esserci sempre
riuscita.Non so perchè ma ho dei problemi con il programma quindi la
scrittura risulta diversa, mi dispiace. Vabbè concludo specificando che
le parti in corsivo alla fine sono prese dal film. Spero vi sia
piaciuta.
Kairi: Grazie infinite per il tuo commento. Eh si,
questa storia ha intristito anche me mentre la scrivevo, forse è anche
per questo che ho deciso di rendere più allegro il finale. Grazie anche
per i tuoi consigli...spero ti piaccia anche questo capitolo. Tanti
saluti.
_EpicLoVe_
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