Harry Potter e il Limbo degli Innocenti

di JoeyPotter90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno: L'iniziazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due: La fuga ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre: La protezione dell'ordine ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro: Addestramento intensivo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque: Il banchetto di Halloween ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei: Il primo giorno a Hogwarts ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette: La nuova promessa ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto: Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove: Una traccia ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci: Un natale diverso ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici: Il piano ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici: Il Limbo degli Innocenti ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici: Tempo di scuse ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici: L'enormità di un errore ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici: L'amore di un padre ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici: Preparativi ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciasette: Il ballo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto: Ricerche al chiaro di luna ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannove: Il triste saluto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno: L'iniziazione ***


CAPITOLO UNO: L’iniziazione

La camera era scura, rischiarata appena dal chiarore della luna che entrava dall’unica finestra che era presente, la quale di giorno offriva la vista di un cortile pieno di erbacce che nessuno si era mai preoccupato di curare. La stanza era piccola e pochi mobili l’arredavano. Due semplici letti dall’aspetto poco comodo e una grande libreria attaccata alla parete di fronte ad essi occupavano la stanza. Sotto la finestra si trovava una piccola scrivania di legno scuro che aveva l’aspetto austero di un mobile antico.
Una giovane dai capelli neri si alzò di scatto dal suo letto e si diresse verso la grande libreria.
-Hanno esagerato questa volta- disse una seconda ragazza dai capelli lunghi e castani. Un raggio di luna le illuminò il viso grazioso e gentile. Aveva occhi di un profondo azzurro, labbra rosse e sottili e un piccolo naso. La veste nera che indossava le metteva ancora di più in risalto il fisico slanciato, nascondendo le sue forme. Aveva lunghi capelli castani che in quel momento erano tenuti sciolti e sparsi sul cuscino sotto la sua testa.
-Hai visto come li hanno ridotti?- concordò la prima, infuriata, prendendo un grosso libro dalla rilegatura nera, “Le Arti Oscure, imparare a conoscerle”.
-Continuo a non capire il motivo di tutto questo…- aggiunse la mora, sempre più schifata.
-Non esiste un motivo, loro sono così e basta- Si girò di scatto lanciando il grosso libro e, nel silenzio della stanza, il suono sembrò macabro e amplificato. Gli occhi color ambra si posarono sull’amica pieni d’odio mentre la lunga treccia nera le oscillava sulla schiena. Aveva un fisico alto e atletico e indossava una lunga veste nera da Mangiamorte che nascondeva la sua femminilità.
-Ma come siamo finite in questo casino?-
-Questo è il risultato ad avere simili parenti… Ma cosa credi che sia la novità di cui ha parlato?-
-Ho paura di scoprirlo…. Pensi che faremo in tempo ad assistere?-
-Spero di no. Fortunatamente Severus ha detto che non manca molto-

Greyback e Bellatrix si diressero verso la poltrona occupata dal Signore Oscuro, che stava accarezzando il grosso serpente con aria compiaciuta.
-Greyback. Bellatrix. Vi ho chiamato qui perché è finalmente giunto il momento-
A quelle parole la Mangiamorte sorrise quasi dolcemente, con gli occhi che le si accendevano di orgoglio, mente sul viso dell’uomo al suo fianco si dipinse un’aria confusa.
-Mio Signore…- disse -Non capisco-
Bellatrix lo schernì. -Ma come, è così ovvio!-
-E’ normale che tu non capisca, Greyback. Questo privilegio non ti è mai stato concesso. Ho intenzione di far entrare le vostre protette tra le file dei miei Mangiamorte-
-E’ un grande onore, Mio Signore, e so per certo che lo sarà anche per mia sorella- approvò la donna baciando un lembo della tunica di Voldemort.
-Ma, mio Signore… E’ proprio sicuro di entrambe le ragazze?-
-Se questo privilegio non è stato concesso al padre perché proprio alla figlia?- chiese sfacciatamente la Mangiamorte.
-Queste ragazze sono particolarmente dotate. Tutti voi siete stati entusiasti dei loro progressi e io non voglio privarmi di chi ha simili poteri-
-Mio signore… Non credo sia una buona idea…- incominciò il lupo mannaro.
-Tu credi che non sia una buona idea? Tu, Fenrir Greyback, che hai avuto il privilegio di unirti ai miei seguaci, osi discutere le mie decisioni? Il ruolo di tua figlia è già deciso da tempo- I suoi occhi fiammeggiarono di rabbia di fronte a una simile insolenza da parte di un suo sottoposto, mentre Bellatrix sorrideva divertita da quello scambio di battute.
-Mio signore… No, io volevo solo… Scusate la mia arroganza…-
Bellatrix lo interruppe rivolgendosi al suo Signore. -Per evitare che la situazione ci sfugga di mano, Mio Signore, consiglierei di mettere ulteriormente alla prova la ragazza…-
-In che modo?- La voce dell’Oscuro Signore si calmò mentre i suoi occhi si accesero di interesse.
-Una missione, mio Signore-.

Qualcuno bussò alla porta della stanza. Le due ragazze si irrigidirono a quel rumore, tuttavia cercarono di darsi un contegno e la nera si diresse verso la porta.
-Finalmente, Severus- lo salutò aprendola.
-Kyra. Joey- disse entrando, con lo sguardo serio che si spostava dall’una all’altra.
Joey tornò a sdraiarsi sul letto mentre Kyra chiuse la porta alle spalle dell’uomo.
-Che succede, Severus?- chiese Joey preoccupata, notando la sua espressione.
Prima di parlare il mago si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.
-Qualche problema con il piano?- domandò preoccupata Kyra.
-No, il piano procederà senza imprevisti. Ormai bisogna solo decidere gli ultimi dettagli, tuttavia è successo qualcosa che non ci aspettavamo- Il suo sguardo si spostò su Joey e la guardò a lungo prima di parlare. -Non ti piacerà…-
-Così mi preoccupi…- commentò la ragazza in questione.
-Il Signore Oscuro ha deciso che è giunto il momento della tua iniziazione. E non…-
-Come? Ma non è possibile!- esclamò scioccata Kyra.
-Mi spiace. Io… io non posso far nulla per fermarlo- si scusò Severus distogliendo lo sguardo.
Joey era stordita. Sembrava metterci un’eternità per comprendere completamente il significato di quelle parole che le erano scivolate addosso come acqua fredda, mentre le scuse di Severus le suonavano prive di significato. Sembrava così irreale la prospettiva di essere accolta ufficialmente tra i seguaci più fedeli di Voldemort e il solo pensiero di essere toccata dalla sua bacchetta la ripugnava. Le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi e lei non poté far nulla per trattenere il suo sfogo.
-Non ci credo! Come puoi dirmi che non ti è possibile fare nulla? Perché non ci hai fatto fuggire prima da qui? E’ da mesi che ci prometti la libertà ma io non ho visto ancora nulla! Credi che mi piaccia questa situazione? Credi che sia facile vedere continuamente morire innocenti? Odio tutto questo, questa stanza, questa tunica, queste persone! E tu ci stai costringendo a rimanere qui, e ora devo sopportare anche questo! Non ti sembra che abbia patito abbastanza?-
-Joey, calmati- la supplicò Kyra abbracciandola -Neanche per lui è facile, è nella nostra stessa situazione, anzi rischia ancora di più. Sapevamo sin dall’inizio che sarebbe stato difficile fuggire e quello che ci aspetta dopo non sarà da meno, ma non possiamo arrenderci ora…-
-Ti prometto che sarà l’ultima cosa che dovrete patire. Pensate alla libertà che vi aspetta dopo…-
Severus le si avvicinò, le strinse forte il braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi. -Abbiamo un piano, anche se rischioso. Ma ti assicuro che farò di tutto per farvi uscire di qui sane e salve.-
Joey si calmò mentre la paura cominciava a farsi strada dentro di lei.
-Pensavo che a sedici anni fossi ancora troppo giovane per Voldemort…- sussurrò la ragazza abbassando il capo per nascondere nuove lacrime.
La stretta sul braccio si intensificò. -Lo pensavo anche io, ma avete dimostrato che siete all’altezza della situazione fin troppo bene…-
-Siete?- domando Kyra sorpresa. -Pensavo che la cosa riguardasse Joey e basta…-
-Greyback è riuscito a concederti un po’ di tempo… Non chiedermi come abbia fatto… So solo che ti aspetta una prova.-
-Non sai cosa abbia in mente?- chiese la nera.
-Ho smesso da un pezzo di immaginare cosa abbia in mente l’Oscuro Signore, Kyra. Perdonami.-
Nella stanza calò per un attimo il silenzio. Fu Joey a romperlo. -Farà male?-
Il professore la guardò negli occhi, con un’espressione di tristezza mentre ricordava quel giorno di tanti anni prima. -Si…-
Joey si coprì il volto con le mani mentre Kyra e Severus si alzarono e l’abbracciarono.

Kyra seguì Greyback attraverso i bui corridoi di quei sotterranei diretta alla stanza del padre.
-Di cosa volevi parlarmi?- chiese la ragazza mantenendo il più possibile le distanze.
-Della discussione che ho avuto con l’Oscuro Signore. Vuole marchiarti-
-Se questo è il volere dell’Oscuro Signore…- Il suo viso rimase impassibile, quasi senza emozioni.
-Lo vorresti davvero? Perché io non gli permetterò di marchiare la mia carne- rispose il lupo mannaro con fare possessivo.
-Non glielo potrai impedire, lo sai meglio di me- rispose la giovane in tono fintamente sicuro.
-Non ti marchierà come un animale da macello. Tu sei mia- ringhiò Greyback avvicinandosi.
-Ho smesso di essere tua quando mi hai portato al suo cospetto, più di un anno fa. Ormai ne tu ne io possiamo contrastare le sue decisioni-
-Forse. O forse posso guadagnare tempo- A quelle parole sul viso comparve un ghigno compiaciuto.
-E a cosa gioverebbe avere più tempo? Tanto il suo volere sarà fatto e ti ripeto, per me sarebbe un onore ricevere il suo marchio-
Si voltò di scatto di scatto, troncando la discussione e uscì dalla stanza senza lasciar trasparire la sua ansia. Tuttavia dentro di lei era in tumulto; come al solito la presenza del padre la innervosiva, lasciandola piena di rabbia e di disgusto.
Odiava il modo in cui ora la considerava una sua proprietà, niente più di che un oggetto da possedere, quando per tanti anni non l’aveva minimamente considerata.
Ripensando alle parole del lupo mannaro un brivido le corse lungo la schiena: era chiaro che la loro fuga era sempre più necessaria.

La porta si aprì di scatto facendo entrare Bellatrix. Indossava un lungo abito nero, con le lunghe maniche di pizzo. La gonna ampia nascondeva gli stivaletti a punta dello stesso colore, mentre sulle spalle le poggiava il lungo mantello, anch’esso nero, da Mangiamorte.
-Veste nuova?- l’accolse Joey in camera.
Lei sorrise. -E’ un gran giorno per te, sorella. Ed è ora che tu ti prepari-
Mentre parlava appoggiò due vestiti lunghi sul letto, con l’ordine di fare in fretta: le avrebbe aspettate fuori dalla porta.
Le due giovani cominciarono a prepararsi, consapevoli di non poter fare alcuna mossa falsa.
Joey si guardò allo specchio: l’abito era rosso scarlatto e arrivava fino al pavimento. Un piccolo spacco lasciava intravedere gli stivali dello stesso colore che arrivavano fino al polpaccio. La parte alta del vestito era stretta, con una profonda scollatura e i lunghi capelli erano lasciati cadere sulle spalle. Kyra l’aiutò a mettere un lungo mantello bordeaux che fissò con una spilla a forma di serpente, poi le tirò su il cappuccio.
La nera invece indossava un corsetto di velluto viola con i ricami in pizzo, che lasciava scoperte le spalle e gran parte della schiena. La gonna era anch’essa in pizzo nero foderato e sotto di essa portava un paio di stivali che le arrivavano al ginocchio. I lunghi capelli neri erano legati in una coda alta e ricadevano sulla schiena, quasi sopra le natiche.
Quando uscirono Bellatrix le portò nel grande salone dove si svolgevano le riunioni. Appena entrarono si resero conto che la disposizione dei posti era diversa dal solito: a sinistra dell’Oscuro Signore si trovava Greyback; alla sua destra invece si posizionò Bellatrix.
Guardando Kyra le indicò di affiancarsi al padre. Poi chiamò a se Joey e i Mangiamorte la lasciarono entrare nel cerchio, esattamente al centro.
Mormorii eccitati si diffusero tra i presenti, ma presto furono interrotti dalla voce dell’Oscuro Signore.
-Ed eccoci qui, questa sera, per celebrare un grande evento. La tua iniziazione, Josephine-
Gli occhi rossi di Voldemort si ridussero a due fessure pronunciando quelle parole, guardando uno a uno i suoi Mangiamorte e fermando infine lo sguardo su Joey.
-Mai, nemmeno nelle mie più rosee fantasie, avrei potuto immaginare che tu e Kyra sareste potute diventare così preziose. Presto Kyra anche tu potrai gioire di questo onore-
La ragazza vicino a Greyback si inchinò leggermente rispettoso. -Non vedo l’ora, mio Signore.-
-Arriverà presto- assicurò Voldemort -Giusto il tempo di decidere gli ultimi dettagli, dico bene Greyback?-
Il licantropo rispose reverenziale. -Certo, Mio Signore-
-E tu, Josephine?- chiese tornando a osservare la ragazza davanti a lui -Tu sei pronta, ti senti all’altezza? Visto i membri che fanno parte della tua famiglia mi aspetto grandi cose da te-
-Si, Mio Signore- replicò la ragazza e gli occhi rossi di Voldemort erano dentro i suoi in cerca di qualunque indecisione o ripensamento. Lei chiuse la mente ai ricordi che doveva nascondere, senza che lui se ne accorse proprio come anni prima Severus aveva loro insegnato e poco dopo lo sguardo di Voldemort si spostò, tornando a concentrarsi sul resto della stanza, sorridendo quasi compiaciuto. Era evidente la sua gioia.
-Ora, avvicinati. Questo sarà il segno della tua lealtà nei miei confronti: nessun errore verrà dimenticato, nessuna indulgenza sarà perdonata, nessun passo falso o ripensamento sarà concesso- Le parole pronunciate dal Signore Oscuro risuonarono nella stanza caduta nel più completo silenzio, risultando ancora più inquietanti. -Era da tempo che nelle nostre fila non entrava qualcuno di così degno. Il braccio sinistro, Josephine. Ora-
Il signore Oscuro fece un passo verso di lei e Bellatrix si mosse con lui, posizionandosi dietro Joey.
Quest’ultima fece quanto le era stato chiesto, sentendo il braccio tremare impercettibilmente. Fu una fortuna che Voldemort non stesse praticando la Legimanzia proprio in quel momento, perché sarebbe andato tutto perduto.
Lei non voleva essere marchiata, non voleva sentire quella bacchetta sfiorarla, e sua sorella che la costringeva a quello scempio… Cercò Kyra con lo sguardo, nel momento in cui sentì che il crollo era vicino, per trovare conforto e la vide mordersi il labbro; benché i suoi occhi non mostrarono alcun timore, sapeva bene che era in pensiero per lei e questo le diede la giusta forza. Respirò a fondo, mentre Bellatrix accanto a lei intensificò la stretta sul braccio fino a farle male.
-Cerca di non urlare troppo- sussurrò la Mangiamorte mentre la bacchetta di Voldemort le toccava la carne.
Il bruciore diventò subito insopportabile, quasi sembrò che un fuoco le bruciava dall’interno. Cercò di allontanarsi ma la presa della sorella le impediva qualsiasi movimento. Guardò un’altra volta l’amica con la preghiera negli occhi di far smettere quelle terribili sensazioni, mentre il bruciore si intensificava ulteriormente.
Dal dolore fu costretta a serrare gli occhi e a mordersi le labbra fino a farle sanguinare. Ma servì a poco; non riuscì a trattenersi e un grido le sfuggì, riempiendo la stanza.
Dopo quella che parve un’eternità Voldemort allontanò la bacchetta e il dolore cominciò ad affievolirsi.
-Benvenuta tra noi, Josephine- commentò l’Oscuro Signore orgoglioso del suo operato.
Joey guardò di sfuggita quel disgustoso tatuaggio sul suo braccio: il marchio era perfetto, senza sbavature, ma la carne intorno era arrossata e bruciava ancora. Riuscendo a trattenere un moto di disgusto lasciò cadere il braccio lungo il fianco e seguì Bellatrix accanto all’Oscuro Signore.
-Ora, per festeggiare il nuovo ingresso, ti abbiamo portato un piccolo regalo- annunciò Yaxley.
Dall’angolo più lontano della sala, comparvero dall’ombra tre figure, galleggiando a qualche centimetro da terra. Due dei Mangiamorte si spostarono per lasciarli entrare all’interno del cerchio richiudendolo poco dopo e tutti poterono osservarli con attenzione: erano una famiglia babbana, riconoscibile dai vestiti che indossavano. Il padre e la madre, entrambi sulla trentina, avevano il viso tumefatto e tra di loro si trovava un bambino che poteva avere non più di cinque anni.
-Non capisco, Mio Signore- si permise Joey distogliendo lo sguardo da quella visione.
-Quale modo migliore per celebrare il tuo ingresso tra i miei Mangiamorte? Questo è in tuo onore-
Con un movimento della bacchetta, Voldemort fece rinvenire i prigionieri che cominciarono ad agitarsi spaesati. Poco dopo seguì il pianto del bambino spaventato.
-Silenzio!- sibilò il Signore Oscuro e il piccolo si ammutolì all’istante come se l’ordine di Voldemort lo avesse impietrito.
A un gesto di Voldemort, Bellatrix e Dolohov puntarono le bacchette verso i due adulti legati e nella sala echeggiarono i loro incantesimi, seguiti immediatamente dalle grida strazianti dei due sconosciuti. I loro corpi si contorcevano dal dolore mentre il bambino li guardava impaurito con le lacrime che scendevano copiose sulle guance pallide. Sembrava sul punto di svenire di nuovo.
A un nuovo cenno dell’Oscuro Signore, i due Mangiamorte abbassarono le bacchette facendo calare il silenzio. Fu rapido: un getto di luce verde illuminò la stanza e i due corpi caddero pesantemente al suolo, giacendo immobili davanti agli occhi del figlio.
-Kyra, è il tuo turno- annunciò con un ghigno malvagio.
La ragazza si girò verso il bambino. Il suo volto era imperturbabile ma gli occhi tradivano la sua sicurezza, anche se solo Severus che la osservava attentamente riuscì a capire il suo vero stato d’animo. Mosse la mano per prendere la bacchetta ma dopo averla impugnata si fermò alcuni istanti profondamente combattuta, con il terrore di non riuscire a farcela.
Per un attimo incrociò gli occhi di Severus e capì che non poteva rischiare di compromettere tutto il lavoro del professore e la libertà della sua migliore amica.
-Crucio!- L’incantesimo non fallì e la ragazza lo capì ancor prima di sentire le urla del piccolo squarciare l’aria. Percepì il suo braccio come percosso da una scarica elettrica mentre la Maledizione colpiva il bambino.
Dopo interminabili minuti il Signore Oscuro bloccò la giovane che lasciò cadere il braccio lungo il fianco, come privo di forze, stringendo ancora la bacchetta.
-Ottimo lavoro, Kyra- sibilò compiaciuto Voldemort, alzando nuovamente la bacchetta.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due: La fuga ***


Ringraziamo di vero cuore Dogma e Allison91 per aver letto e commentato il primo capitolo. Spero che anche questo sia di vostro gradimento!

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CAPITOLO DUE: La fuga

Nella camera aleggiava un silenzio surreale. Le due ragazze erano sedute sui rispettivi letti, immobili, indossando ancora i vestiti della cerimonia. Fissavano un punto che solo loro potevano vedere, nel tentativo di assimilare quello che era successo.
Il braccio di Joey pulsava ancora, caldo, sotto la veste pesante e, sebbene non volesse guardare quello scempio, il suo sguardo ne era costantemente attratto. Cercò di nasconderlo contro il corpo nonostante la manica lunga dell’abito che lo copriva chiedendosi quando tutto sarebbe finito.
Kyra si portò le mani sugli occhi cercando di cancellare la continua visione di quel bimbo. Tuttavia era tutto inutile: le sue urla continuavano a rimbombarle in testa e le sue lacrime continuavano a tormentarla. Le sembrava di trovarsi in un incubo dal quale non riusciva a svegliarsi.
-E’ stato…- cominciò Joey senza trovare le parole.
-… orribile- concluse l’amica per lei. Seguì un minuto di silenzio e poi riprese. -No, dire orribile è troppo poco-
-Voglio andarmene. Oggi stesso- annunciò la prima.
-Non dire sciocchezze, è impossibile. Ormai il peggio è passato. Dobbiamo avere fiducia in Severus-
-Sei proprio sicura che il peggio sia passato? E perché sarebbe impossibile, ora? Si fidano abbastanza da concederci un minimo di libertà e tu potresti utilizzare le tue capacità…-
-Non dirlo, non qui!- la zittì Kyra. -Sai bene che è troppo pericoloso. E io mi fido cecamente di Severus. Ha detto che questa sarebbe stato l’ultimo sforzo prima di lasciare tutto questo. Lasciagli il tempo di dimostrarlo-
-Anche io mi fido di lui, ma pensaci, la cosa si può fare. Aspettiamo che è buio. Tu puoi cambiare… E io posso usare un incantesimo di Disillusione, sai che sono brava in quello… Possiamo farcela…-
-Aspettare il buio? Quando loro sono in giro per villaggi babbani intendi? E’ già un miracolo che non ti portino con loro. E poi Narcissa non lascia mai la base. Non possiamo rischiare-
Joey sospirò rassegnata. -Sono al limite, Kyra. Davvero. Da quando è tornato… è tutto così tremendamente difficile. Non pensavo che tutto quello che abbiamo fatto in questi anni fosse per questo- parlando alzò la veste, mostrando il segno che le deturpava il braccio.
-Non avrei mai immaginato neanche io una cosa del genere… I primi anni sono stati anche felici e gli allenamenti sembravano quasi un gioco…-
Entrambe le ragazze si rasserenarono lievemente ripensando alla loro infanzia in cui non c’era nessun Signore Oscuro che complicava le cose.
-Mi mancano quelle estati. Ti ricordi quando ci siamo conosciute?-
Le ragazze si sorrisero, ricordando quel momento.
‘Una porta si aprì davanti a una piccola dai lunghi capelli castani. La stanza era leggermente in penombra. Regnava un grande disordine: i libri aperti erano sparsi ovunque e su uno di questi era sdraiata una bambina che stringeva un peluche a forma di pantera. La bimba dai capelli corti e neri canticchiava allegramente ma quando sentì aprirsi la porta si alzò e corse incontro ai nuovi venuti, bloccandosi appena vide la sconosciuta che accompagnava Severus.
-Abbiamo un ospite, Kyra- disse l’uomo sorridendo. -Lei è Joey e d’ora in poi vivrà con noi-
La piccola si avvicinò titubante osservando la coetanea e poi si rivolse al mago: -Può essere la mia sorellina?- chiese con fare innocente.
Severus sorrise a Kyra e annuì una sola volta mentre le accarezzava la testa.
Joey nel frattempo si era aggrappata alla gamba dell’uomo, come a volersi nascondere dietro il suo mantello. Tuttavia quando l’altra bambina le si avvicinò porgendole il suo peluche non riuscì a trattenere un sorriso.’

-Me lo ricordo ancora quel peluche! Non lo lasciavi mai! Eri così… buffa!- e scoppiò a ridere a quella affermazione.
-Cosa pretendi?- chiese lei con il sorriso che le si allargava sul volto -E’ stato il primo regalo che ho ricevuto-
-E’ stata una fortuna che Severus mi abbia portato con se…-
La voce della giovane si affievolì mentre un altro ricordo le affiorava nella mente.
‘La stanza era spaziosa, illuminata dalla luce di un camino accesso che si trovava sulla parete di fronte alla porta. Un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto mentre strani quadri erano appesi alle pareti viola. Due poltrone si trovavano esattamente davanti a una libreria posta sulla destra del camino. Tra le due poltrone, su un piccolo tavolino, finamente lavorato, erano poggiate delle tazzine da te.
-Non ti stai occupando di lei come dovresti!- La voce dell’uomo divenne dura, mentre guardava la donna dai capelli biondo chiaro davanti a lui.
-Non ti permetto di criticare il mio comportamento, Severus- replicò Narcissa.
-La presenza di tuo figlio non dovrebbe allontanarti in questo modo dal compito che ti affidò tua sorella- continuò imperterrito il mago.
-Sto facendo esattamente quello che mi è stato chiesto- si difese lei.
-Davvero? E chiuderla in camera per un giorno intero rientra nei tuoi compiti?-
-Non ti deve riguardare come decido di punirla-
-Mi riguarda eccome. Sono assolutamente convinto che io sarei in grado di prepararla al suo compito meglio di chiunque altro. E anche tua sorella sarebbe d’accordo con me-
-Portatela via, allora. Io non so cosa farmene di lei e tanto meno me ne importa qualcosa!- rispose seccata come a volerlo scacciare con la mano.’

-Ma tu non eri troppo piccola per ricordare?- chiese curiosa Kyra.
-Non è proprio un mio ricordo. L’ho visto da Severus durante una delle nostre lezioni- spiegò la giovane.
-Che avevi combinato di così terribile per farti chiudere in camera?-
-Bho. Avrò rotto uno dei suoi vasi!-

Dovettero aspettare un paio di giorni prima di riuscire a parlare con Severus. Era mattina inoltrata quando bussò alla loro porta e entrò senza attendere risposta.
Il sollievo era evidente sul volto delle due ragazze mentre osservavano il professore sedersi sulla sedia.
-Mi spiace per quello che è successo quella sera. Non immaginavo che ti avrebbero chiesto tanto, Kyra-
-Non preoccuparti. Nonostante gli incubi il peggio è passato-
Severus sorrise come per scusarsi e poi si rivolse a Joey: -Come va il braccio?-
-Se non lo guardò è quasi sopportabile-
-Siete state molto coraggiose. Sono fiero di voi- commentò il mago e per un secondo gli brillarono gli occhi.
Le due ragazze sorrisero. Poi Kyra chiese: -Per due giorni non ti abbiamo visto…. Sei stato da Silente?-
-Si, abbiamo definito i dettagli del piano. Lo metteremo in atto stasera-
Le due ragazze balzarono in piedi poi Joey urlò: -Stai scherzando?-
-No- rispose Severus -Ma ti prego non urlare, potrebbero sentirci-
Le due ragazze tornarono a sedersi sui loro letti ma il loro entusiasmo non fu scalfito dalle parole di Severus.
-Non sarà così facile. Il tuo compito sarà quello di uccidere una famiglia di maghi in una cittadina a nord ovest della frontiera scozzese, Dumfries. Bellatrix ha insistito per non lasciarvi da sole: uno dei Mangiamorte, Rookwood, vi seguirà per controllarvi-
-Spero che questo non intralci il nostro piano…-
-Non preoccuparti, Kyra. Abbiamo già trovato una soluzione-

La campagna tra l’Inghilterra e la Scozia era caratterizzata da vaste pineti e campi di erica che aprivano la strada, procedendo verso nord, a un paesaggio di verdi pascoli sul fondo delle valli e nei dintorni delle piccole cittadine. Una strada poco illuminata portava al villaggio silenzioso e addormentato. Le nuvole coprivano il cielo rendendo indefiniti i contorni dei palazzi che circondavano le giovani.
Kyra e Joey percorrevano una stradina laterale, indossando le lunghe vesti nere e il cappuccio che nascondeva i visi.
Dopo circa un quarto d’ora entrarono nel villaggio e si fermarono davanti a una piccola baita e una delle due aprì con la propria bacchetta la porta d’ingresso che scattò in avanti.
L’interno era accogliente anche se non molto spazioso. Subito davanti a loro un piccolo corridoio portava a una scalinata, che si divideva scendendo verso la destra e salendo verso la sinistra.
All’improvviso si udì uno scricchiolio dietro le loro spalle e alle due ragazze bastò uno sguardo per capire chi le aveva seguite.
Kyra non perse tempo a pensare. Si voltò di scatto alzando la bacchetta e urlò: -Stupeficium!-
Un getto di scintille rosse venne sprigionato dalla bacchetta ma il Mangiamorte riuscì a parare il colpo con un incantesimo di protezione.
-Ferme, ragazze! Sono Rookwood- si affrettò a dire il Mangiamorte cercando di evitare uno scontro.
-Sta zitto. Sappiamo benissimo chi sei- lo zittì Joey prima di lanciare a sua volta uno Schiantesimo che lo colpì in pieno petto scaraventandolo contro la porta.
Le giovani tirarono un sospiro di sollievo: il grosso era fatto.
-Andiamo, altrimenti rischiamo di perdere la Passaporta- Joey cercò di tirarla per il braccio ma l’amica la fermò.
-Aspetta. Cancelliamogli la memoria. Ci concederà qualche giorno in più di tempo- propose. -Sei sicura? Severus ci ha dato indicazioni precise…-
-Si, sono convinta che sia la cosa migliore. Dai, fallo-
Joey annuì a si chinò verso il corpo del Mangiamorte svenuto puntandogli la bacchetta contro la tempia. -Oblivion!-
Le due ragazze si diressero verso il piano inferiore, senza indugiare oltre.
-Lumos!- sussurrò Kyra mentre imboccavano velocemente la scala. Arrivarono in un’ampia cantina piena di vecchie scatole ammuffite e si guardarono intorno preoccupate. Con una certa ansia cominciarono a rovistare tra gli scatoloni fino a quando Kyra non trovò una bottiglia di liquore vuota.
-Eccola!- esclamò la ragazza -Corrisponde a quella che ci ha descritto Severus. Presto, Joey-
Quest’ultima si avvicinò alla passaporta e la toccò nell’esatto momento in cui cominciò a brillare di un tenue bagliore azzurro.
Sentirono la famigliare stretta all’ombelico e la cantina sparì sotto i loro piedi roteando in un vortice scuro e silenzioso.
Dopo qualche minuto atterrarono al centro esatto di una piccola piazza. Intorno a loro si stagliavano alte case di cemento illuminate dalla luce dei pochi lampioni che costeggiavano la strada principale.
-Buonasera, ragazze- disse il vecchio dalla lunga barba argentea e dagli occhiali a mezza luna venendo verso di loro.
Si guardarono a vicenda, a disagio.
-Decisamente i vistiti da Mangiamorte non sono un gran biglietto da visita- commentò Kyra.
-Signorina Greyback. Signorina Lestrange. Non preoccupatevi, il vostro abbigliamento per me non ha alcuna importanza. Andiamo?-
-Si. Solo una richiesta… Non utilizzi quei cognomi, professore-


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Capitolo 3
*** Capitolo Tre: La protezione dell'ordine ***


Un grazie immenso a chi ci ha messe nei preferiti e a chi si limita a leggere!

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CAPITOLO TRE: La protezione dell’ordine.

Silente sorrise consegnando a entrambe un foglio di pergamena.
“Il Quartier generale dell’ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra.”
-Il Quartiere…- incominciò Joey prima di essere interrotta.
-Non qui. Seguitemi-
Il professore sorrise e si avviò al cancello che era comparso tra il numero 11 e il numero 13, varcandone la soglia seguito dalle due ragazze.
La casa era tetra appena illuminata dalle lampade a gas attaccate alle pareti. Queste erano incrostate e avevano ancora il segno di vecchi quadri che erano stati tolti di recente. In fondo all’ingresso una lunga scalinata si sviluppava per tutta la lunghezza della casa portando ai piani superiori. La struttura della scala sembrava ancora robusta nonostante si notasse che il legno era vecchio e sudicio.
Da una porta sulla sinistra si intravedeva uno spiraglio di luce e si udivano delle voci soffocate. Silente l’aprì guidandole all’interno. Un lungo tavolo era sistemato al centro esatto della stanza mentre delle credenze in stile barocco erano sistemate lungo tutte le pareti. Sulla destra del tavolo un camino di marmo riscaldava leggermente l’ambiente che improvvisamente divenne silenzioso all’ingresso delle nuove venute.
Le venti persone intorno al tavolo si erano zittite contemporaneamente e osservano contrariati le vesti delle giovani ragazze.
-Forse dovevamo portarci il cambio…- sussurrò Joey strappando un sorriso alla sua migliore amica, sorriso che poi rivolsero a Severus nel momento in cui lo riconobbero. -Queste sono le due ragazze di cui vi ho parlato…- le introdusse il Mago.
-Le tuniche da Mangiamorte mi auguro siamo una copertura…- ringhiò Malocchio Moody.
-No, non è propriamente corretto, Alastor. Questa…- cominciò indicando la nera -… è Kyra Greyback…-
Il silenzio fu totale, ma durò solo un attimo. Si udì un tonfo sordo quando Lupin, alzandosi dalla sedia la fece cadere pesantemente a terra.
-Tu stai scherzando, Albus!- esclamò l’uomo mentre Tonks gli appoggiava dolcemente una mano sulla spalla. -Spero sia solamente una lontana cugina…-
-Sono sua figlia- rispose imperturbabile Kyra, guardando l’uomo negli occhi. La giovane si aspettava una simile reazione, ma non di vedere tanto odio nello sguardo del mago che le stava di fronte. Per un attimo si chiese se avesse fatto bene a accettare la protezione di Silente, tuttavia il ricordo di quello che aveva passato, la convinse che niente sarebbe stato peggio che rimanere tra i Mangiamorte.
Trasse un profondo respiro per calmarsi e nuovamente i suoi occhi cercarono Severus che, con un sorriso tirato, le si avvicinò.
-Albus, come puoi pretendere che noi proteggiamo…- cominciò Arthur Weasley.
Fu Lupin a concludere: -…un simile essere?-
-Non hai pensato ai ragazzi? Non possiamo esporli a un pericolo così grande! Soprattutto Harry!- rincarò Molly.
-Noi diamo protezione a chiunque ne abbia bisogno. Vi avevo detto che erano dei casi particolari…-
-Si, Albus- concordò inizialmente Bill -Ma non avevi mai parlato di Mangiamorte!-
-Anche io ero un Mangiamorte…- iniziò Severus provando a entrare nella discussione in difesa della ragazza.
-Infatti nessuno ha mai detto che di te ci fidiamo, Piton!- rispose seccamente Moody.
-Basta- intervenne Silente -Questa non è l’unica notizia che vi sconvolgerà questa notte. Lei è Joey Lestrange, sorella di Bellatrix Lestrange-
Un boato di indignazione si levò dai presenti e un getto di scintille bianche illuminò per un attimo il soggiorno. L’incantesimo si diresse verso la giovane ma fu velocemente bloccato da uno sortilegio scudo di Severus.
La reazione fu immediata: Joey e Kyra sfoderarono le loro bacchette mentre Lupin faceva lo stesso.
La bacchetta di Tonks era ancora tesa contro il petto della ragazza, quando Albus intervenì.
-Fermatevi immediatamente e mettetele via. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è uno scontro- La voce del professore era calma ma emanava tutta la sua autorità.
Joey e Kyra furono le prime a seguire l’ordine, mentre quella di Tonks rimase puntata. In fondo Joey era preparata, non poteva aspettarsi niente di meglio visto il modo in cui prima era stata accolta Kyra. Però, una piccola parte di lei non aveva smesso di sperare. Erano adulti e credeva che avrebbero capito la situazione: forse chiedere di essere accettata era davvero troppo, ma non avrebbe mai immaginato di dover tirare fuori la bacchetta per difendersi. Eppure guardando Tonks non poté biasimarla: il dolore per la perdita del cugino, che aveva conosciuto per così poco tempo essendo stato ad Azkaban per tutti quegli anni, era ancora evidente nei suoi occhi, quel giorno neri. E per un attimo provò orrore per il suo cognome, sentendosi sporca lei stessa al posto della sorella. Scosse la testa per liberarla da quei pensieri e ritornò a concentrarsi sulla discussione.
-Non puoi chiederci di proteggerla! Ha ucciso mio cugino!-
-Sciocca, ragazzina!- intervenne Severus. -Lei non ha nulla a che fare con sua sorella-
-E’ pur sempre sua parente!- urlò Lupin -Anzi, sono imparentate con dei Mangiamorte! Quanto tempo hanno passato con loro, Albus?-
-Troppo, temo- Lentamente Joey scoprì il braccio sinistro, mentre accanto a lei Kyra tratteneva il fiato.
La signora Weasley si lasciò sfuggire un gemito. -Ma come, già il Marchio? Non avranno più di…-
-…di sedici anni, Molly- concluse Silente per lei.
Il silenzio si intensificò ulteriormente e Tonks finalmente, abbassò la bacchetta.
-E’ stata marchiata pochi giorni fa e non siamo riusciti a evitarlo. Severus ha sempre cercato di fare il possibile per proteggerle e tenerle lontane dai Mangiamorte ma quando Voldemort è tornato è stato impossibile evitarlo. Questo tuttavia non ha impedito loro di rinnegare le proprie famiglie così come ha fatto Sirius con la propria. Hanno davvero bisogno di protezione e spero che mi aiuterete a fornirgliela, anche se non vi fidate completamente di loro-
La tensione intorno al tavolo si allentò leggermente mentre Silente offriva alle due giovani delle sedie. Poi riprese a parlare. -Entrando a far parte dell’Ordine voi sarete protette dallo stesso incantesimo che salvaguarda tutti gli altri membri. Tuttavia questo non è sufficiente, credo sia necessario che voi veniate a Hogwarts con me. Fleur si è offerta di accompagnarvi e assistere al vostro smistamento che avverrà il giorno di Halloween, al banchetto: sarà la vostra copertura in quanto direte che vi siete appena trasferite da Beauxbatons-
-Come spiegheremo il nostro arrivo in ritardo? Non credo che avvengano tutti gli anni questi imprevisti- fece notare Kyra.
-Di questo me ne occuperò io con un discorso- rispose Silente.
-Non possiamo dimenticarci di Draco Malfoy- ricordò Moody -Lui sicuramente le potrebbe riconoscere e correrebbe a dirlo alla madre-
-E ci sono anche Pansy Parkinson e Blaise Zabini, Signore- si intromise Joey.
-Cosa?- esclamò la professoressa McGranitt.
-Si limitano ad assistere alle riunioni. Non sono ancora Mangiamorte effettivi- spiegò Kyra.
-Bene. Proprio per questo motivo credo sia necessario un incantesimo per modificare il vostro aspetto- affermò il Preside spostando lo sguardo da una all’altra.
-Signore, Kyra non ne ha bisogno. Mostraglielo- disse Severus rivolgendosi alla ragazza che chiuse gli occhi concentrandosi.
Dopo pochi secondi il suo aspetto era completamente cambiato: i capelli si erano accorciati, in un acconciatura da maschiaccio che le lasciava scoperte le spalle e il collo, ed erano diventati rosso sangue, gli occhi si erano scuriti fino a diventare di un blu intenso. I lineamenti del viso si erano addolciti, conservando solamente le labbra carnose mentre il fisico era diventato meno muscoloso e più formoso.
-Questo potrebbe offendermi- si lasciò scappare contrariata Tonks, ma Kyra sorrise senza raccogliere la provocazione.
-Molto bene- approvò Silente -Questo può andare. Non credo che qualcuno sia in grado di riconoscerti. Naturalmente sarà necessario anche utilizzare nomi differenti dai vostri, tu potresti essere…- si fermò per pensare.
-Alisia Gawain?- propose Kyra -L’ho letto su un libro anni fa-
-Potrebbe funziònore- acconsentì Fleur.
-Per Joey la questione è più complessa. Lei non credo sia in grado di mutare forma. Per questo Tonks ti darà una mano, c’è un incantesimo che fa a caso nostro. Intanto Lupin potrebbe saggiare le tue capacità, Kyra- disse in tono divertito il professore.
Le proteste non tardarono ad arrivare: -Non potrebbe occuparsene Moody? E’ il più bravo tra noi!- esclamò Tonks contrariata.
-Mi dispiace, sono troppo occupato con l’Ordine per accollarmi anche loro- rispose l’interessato.
-Anche noi siamo impegnati con l’Ordine!- saltò su Lupin.
Il Preside sorrise -Odio contraddirti Remus, ma data la situazione vi lascerò a disposizione tutto il tempo necessario-
-Ehi! Guardate che siamo ancora qui!- esclamò Joey offesa.
-E quindi? - buttò li Tonks, scocciata.
-Perché non Severus?- chiese Kyra, speranzosa.
Anche Tonks sembrava favorevole a quella soluzione ma Moody intervenne -Non lasceremo mai soli troppi Mangiamorte nella stessa stanza- abbaiò, con l’occhio magico che si fermava sulle due ragazze.
-Alastor!- esclamò Molly.
-Noi non abbiamo niente a che fare con loro- cominciò Kyra, la rabbia trattenuta percepibile nella sua voce. -E ripeto che questo Marchio non è mai stato voluto- continuò Joey.
Finalmente i presenti si zittirono e poco dopo, Silente ricominciò a parlare.
-Dicevo… Quell’incantesimo è molto complesso e richiederà un grande sforzo, ma è necessario se vogliamo mantenere la vostra posizione. Tu potresti chiamarti… vediamo… Mary Anderson?-
Nel momento in cui Silente si interruppe per chiedere un parere alla ragazza, Joey si lasciò sfuggire un gemito di dolore mentre spostava il suo sguardo verso il braccio sinistro. Bruciava, non come il primo giorno, ma era più caldo e le tremava leggermente per il dolore. Voldemort aveva capito che loro non avevano portato a termine nessuna missione e per questo stava richiamando tutti i suoi seguaci per quella che sicuramente sarebbe stata una riunione straordinaria.
-Severus…- bisbigliò lei continuando a osservare il braccio e tirando su lentamente la manica del mantello. Fu visibile a tutti, anche ai meno esperti: il Marchio impresso sulla pelle di Joey era più scuro di quando lei lo aveva mostrato poco prima, segno indistinto che davvero li stava chiamando.
-Che succede?- chiese Kyra anche lei guardando il Marchio.
-Ha toccato il Marchio, è il suo richiamo. Ci vuole un po’ per abituarsi, Joey- commentò il professore.
Per la prima volta da quando aveva lasciato Voldemort, Joey aveva paura. Sentiva dentro di sè quel terrore che sono lui sapeva creare, quel terrore a cui non ti puoi ribellare nemmeno se lo vuoi, che lo senti scorrere sotto la pelle e attraversarti tutta finché non arriva al cuore e lascia solo un’incredibile voglia di urlare e niente altro.
Le due ragazze si guardarono.
-Pensavo che cancellargli la memoria ci avrebbe concesso <ì>un po’ più di tempo…- le disse Kyra
-Ci abbiamo provato…-
-Voi sapete fare un incantesimo di quel tipo?- chiese Moody.
-Si, certo- rispose Joey stranita tornando a nascondere quello scempio. -Perché?-
-Notevole…- sussurrò l’Auror mentre annuiva con la testa.
-Joey- la chiamò Silente -Proviamo quell’incantesimo di cui parlavamo prima?-
-Ora?- domandò Joey, impreparata.
Silente si limitò a sorridere e puntò la bacchetta verso di lei e lanciò l’incantesimo: -Atum Speciem-
Guardando un vecchio specchio adagiato contro la parete la giovane vide il suo corpo cambiare: i capelli erano diventati biondi e formavano dei lunghi boccoli che ricadevano morbidi sulle spalle. Gli occhi divennero di un tenue verde mentre anche il profilo del suo viso si modificava diventando più appuntito. La sua figura si slanciò alzandosi di circa dieci centimetri.
Sfortunatamente l’incantesimo durò poco più di qualche secondo: la ragazza non riuscì a controllare la sua energia tornando presto con il suo aspetto.
-Non importa- la rassicurò Silente -Avrai un mese per prepararti-
-Io odio le bionde finte- disse lei mentre Kyra scoppiava a ridere.

-Buonanotte Harry- lo salutò il rosso spegnendo la luce e infilandosi sotto le coperte.
Harry si rigirò nel letto, strofinandosi la cicatrice: per tutto il giorno non aveva fatto altro che prudergli più fastidiosamente del solito.
Si chiese se avesse fatto bene a nasconderlo ai suoi amici e come ogni sera i suoi pensieri tornarono alla notte in cui era morto il suo padrino.
Forse era quello il motivo per cui aveva deciso di non parlare più della cicatrice a nessuno, il rimorso era ancora troppo vivo. Sapeva che la colpa della morte di Sirius era solo sua e non avrebbe mai permesso a nessun altro di morire a causa dell’interferenza di Voldemort.
Era strano, tuttavia, come ancora non fosse riuscito a convincersi della morte di Sirius e, nonostante le spiegazioni che non smetteva mai di dargli Hermione, continuava a sperare di trovare un modo per salvarlo, doveva trovarlo, a qualunque costo…
Improvvisamente il russare di Ron riempì la stanza, facendo da sottofondo ai suoi pensieri cupi.
La cicatrice diede un’altra fitta e il suo pensiero corse a Voldemort: chissà in quel momento cosa stava architettando contro l’Ordine...
A tutte quelle riflessioni si aggiunse il sospetto che aveva su Malfoy: da quando lo aveva rivisto sul treno si era insinuata in lui l’idea che stesse seguendo le orme del padre; eppure Ron e Hermione erano convinti che…
“Il grosso serpente entrò nella stanza, sfiorandogli i piedi, per poi arrampicarsi sulla poltrona, lasciandosi accarezzare dalla mano bianca e scheletrica.
-Ripetimelo Rookwood-
Davanti a lui, tre figure venivano illuminate dalla luce del camino alle sue spalle. Due di loro erano in piedi, e non riuscivano a mascherare la loro preoccupazione, intuendo la sua rabbia.
La terza, alla quale lui si era rivolto, era inginocchiata a terra, un’espressione di puro terrore dipinta sul viso.
-Io… Mio Signore perdonatemi ma… non riesco a ricordare… Le ho seguite come mi avevate ordinato… ma una volta entrato in quella casa, non ricordo più nulla…-
-Ti sei lasciato prendere in giro da due ragazzine. Cosa dovrei fare con te Rookwood?- chiese retoricamente. E senza aspettare risposta scagliò la maledizione Cruciatus.
Nonostante le urla di dolore del Mangiamorte, la sua rabbia non accennava a diminuire.
Rookwood non sarebbe stato l’unico a pagare. -Le rivoglio, sanno troppo- affermò sciogliendo l’incantesimo.
-Ce ne occuperemo noi, Mio Signore, potete stare tranquillo- rispose lentamente Bellatrix. -Come avete fatto in ultimi mesi?- sibilò furente -Non permetterò altri errori.-
La cicatrice di Harry bruciò così forte da farlo svegliare e si ritrovò circondato dai suoi compagni di dormitorio.
Ron era su di lui, nel chiaro tentativo di svegliarlo e la sua faccia preoccupata gli fece capire che non doveva avere una bella cera.
-Harry tutto… tutto ok?- chiese Neville, fermo ai piedi del letto.
-Si, non preoccupatevi. Tornate pure a letto, era solo un incubo. Solo un incubo…- li rassicurò, scambiando un occhiata fugace con Ron.
Mentre si allontanavano per tornare ai loro letti, Ron bisbigliò: -Lo hai visto di nuovo?-
-Si… Era arrabbiato, molto- rispose cercando di ricordare i dettagli del sogno -C’erano Rookwood e Bellatrix… Parlavano di due ragazzine, forse se le erano lasciate scappare…-
-Forse… però Harry, davvero, dovresti imparare a chiudere la mente…-

-Non siamo state esattamente le benvenute- disse Kyra, aprendo la porta della camera che sarebbe stata la loro.
-Cosa ti aspettavi? Meglio questo che essere costrette ad uccidere- le rispose Joey, buttando lontano da sé il mantello.
-Beh io credevo che Silente ne avesse parlato prima con l’Ordine- affermò la prima -Sarebbe stato più sensato-.
Le parole del professor Lupin le risuonavano ancora nella mente, pungenti, lasciandole una sensazione di tristezza incredibile… trovare un posto dove stare tranquille e, soprattutto, serene sarebbe stato più difficile di quello che sperava.
-Io non voglio allenarmi con Tonks… mi odia- disse sconsolata la mora.
-Cerchiamo di dimostrare quanto valiamo. Sono sicura che le cose miglioreranno-

La mattina dopo le due ragazze scesero le scale dirette in cucina, finalmente libere dalle loro vesti di Mangiamorte.
Avvicinando si alla porta sentirono chiare e limpide le voci di alcuni membri dell’ordine. -E questo come lo spieghi, Albus?- disse Arthur, seguito da un fruscio di carta.
-Interessante- commentò dopo pochi minuti Silente.
-Interessante? Questa è la prova!- sbottò Tonks.
-Tu hai troppi pregiudizi, Ninfadora- rispose pacato il Preside.
-Questi non sono pregiudizi, è la realtà. E comunque non chiamarmi Ninfadora-
-Come puoi fidarti a tal punto?- La voce di Lupin era incredula.
-Scusatemi…- intervenne Molly -…capisco il vostro stato d’animo, però credo sia il caso di concedere loro almeno il privilegio del dubbio-
-Adesso non esageriamo Molly- la bloccò il signor Weasley.
Le due giovani si guardarono, chiedendosi silenziosamente cosa fosse successo, prima di varcare la soglia.
Al loro ingresso la discussione si interruppe improvvisamente.
-Buongiorno ragazze- le salutò cordialmente la signora Weasley per alleggerire la tensione. Le due risposero in coro, leggermente titubanti, poi Joey si rivolse a Silente -Che cos’è successo?-
Senza proferir parola il professore le consegnò il giornale dove spiccava in prima pagina un corto articolo che cominciarono subito a leggere.

“GLI ORRORI DEI MANGIAMORTE CONTINUANO
Questa mattina, poco dopo l’alba, sono stati rinvenuti i corpi senza vita dei membri della famiglia Callagher, rispettabili maghi, molto amati dai vicini, residenti nella cittadina di Dumfries. La testimonianza di un’anziana Maganò ha permesso di dare un nome alle due Mangiamorte responsabili dell’accaduto: ‘Mi ero svegliata sentendo dei rumori sull’acciottolato e le ho viste entrare in quella casa. Erano due, molto giovani… Le ricordo bene perché mi sono sembrate poco più che ragazzine e la cosa mi ha colpito. Tuttavia mi è sembrato chiaro, dato il loro abbigliamento, quali fossero le loro intenzioni, infatti dopo pochi minuti ho intravisto il lampo di luce verde dalla finestra della stanza di sopra’.
Tutt’ora il Ministero della Magia è sulle loro tracce, e ci aspettiamo da chiunque le riconosca la totale collaborazione. Chiunque sarà in grado di consegnarle, riceverà una lauta ricompensa.”


Le ragazze osservarono le foto in fondo alla pagina che le ritraevano, sconvolte da quello che avevano letto.
-Questa è una menzogna!- esclamò Joey -Lei ci ha giurato che li avrebbe protetti!-
Silente la calmò -Infatti è così, la famiglia si trova in un luogo sicuro-
-Che cosa intendi dire, Albus?- chiese Charley Weasley.
-Quella famiglia non è mai stata toccata dai Mangiamorte, tanto meno da loro due. Il piano per portarle qui è stato svolto durante una missione che Voldemort aveva affidato loro. Queste persone dovevano effettivamente essere uccise, ma siamo riusciti a metterle in salvo in tempo. Come potete vedere loro non solo sono innocenti ma sono anche ricercate da Voldemort, altrimenti non avrebbe mai architettato un simile stratagemma. Quando ieri abbiamo visto il Marchio di Joey più scuro, Voldemort era venuto a conoscenza della loro fuga. Severus questa mattina mi ha confermato che era semplicemente furioso all’idea che due ragazzine fossero riuscite a ingannarlo…-
-Severus è stato da Voldemort?- chiese Kyra inquieta.
I presenti nella sala fissarono la ragazza sorpresi di sentire quel nome uscire dalle sue labbra. Solo il preside sembrò non farci caso.
-Si, ma non preoccuparti. Inutile dire che fosse particolarmente adirato con Severus che è stato colui che vi ha seguito per così tanti anni. Fortunatamente è riuscito a fargli credere che lui non sapesse fino a che punto le vostre conoscenze fossero approfondite. Come al solito, Voldemort sottovaluta i legami che si possono creare tra le persone, come quello che esiste tra voi e il professore. Il che, per tutti questi anni, ha giocato a nostro favore-
-Ma non sembrerà strano?- chiese Joey mentre Molly le metteva davanti un abbondante piatto pieno di bacon e uova. La ringraziò sorridente mentre posava davanti a Kyra un piatto altrettanto colmo di cibo.
-Cosa dovrebbe sembrare strano?- chiese Bill.
-Questo articolo- rispose Joey finendo di ingoiare un boccone –Insomma, quanti sono i maghi che vengono uccisi dai Mangiamorte? Come mai hanno parlato solo di questa famiglia? Non dovrebbero passare inosservati come gli altri?-
-Ormai è difficile distinguere le notizie vere da quelle controllate da Tu-Sai-Chi. E sinceramente la gente ha incominciato a preoccuparsi solo per se stessa. E come poter essere contrari a questo modo di pensare quando metà Ministero è in mano a Tu-Sai-Chi?-
Le due giovani annuirono ricordando i discorsi dei Mangiamorte mentre finivano di mangiare.
-Ragazze- esordì il preside -Io ora devo tornare a scuola. Per un paio di giorni Lupin e Tonks non potranno aiutarvi, poiché sono impegnati in alcuni affari dell’Ordine che non possono essere rimandati. Intanto perché non cercate un posto dove potervi allenare?-

Così passarono i successivi due giorni godendo della compagnia della Signora Weasley che sembrava l’unica ad averle accettate.
Un pomeriggio, aiutandola a pulire il seminterrato, la videro sbucare da un mucchio di scatoloni urlando.
Subito le corsero in contro cercando di capire il motivo di tanta agitazione. Tuttavia la donna era troppo sconvolta anche solo per parlare, così la fecero sedere su una cassapanca che avevano appena sistemato e poi si diressero verso il punto da cui era venuta la donna.
Kyra estrasse la bacchetta e si avvicinò con cautela, ma fu inutile: davanti a lei apparve la sagoma del bambino che pochi giorni priva aveva torturato. Ancora una volta si dimenava piangendo e urlando e la giovane non era in grado di far nulla. Osservava la scena senza riuscire a muovere un muscolo, mentre il respiro le si mozzava in gola e la bacchetta le scivolava di mano.
Come in un incubo sentì nuovamente la sua voce urlare la Maledizione Senza Perdono, e le grida del bambino davanti a lei si intensificarono.
Cadde in ginocchio, le lacrime che le rigavano le guance, il respiro ansante, cercando di nascondere il viso tra le mani sussurrando parole che nessuno riusciva chiaramente ad udire.
Fu Joey a prendere in mano la situazione, capendo cosa era successo: spostò di peso la sua migliore amica lontana dalla figura del Molliccio e si trovò impreparata, mentre il piccolo si trasformava nel corpo di Kyra, steso a terra, in un lago di sangue. Joey sgranò gli occhi, impallidendo, senza riuscire a trattenere un grido.
Voleva allontanare quella visione ma la bacchetta pesava troppo anche solo per essere sollevata, figuriamoci per scagliare l’incantesimo. E nel momento in cui formulava quel pensiero, il corpo di Kyra si trasformò nuovamente, questa volta in quello di Severus, coperto anche esso di sangue e di ferite che tendeva la mano in cerca di aiuto. Lei fece per avvicinarsi quando sentì una mano sulla spalla: Kyra si era leggermente ripresa e la guardava col volto pallido e sconvolto ma stringeva nuovamente la bacchetta e questa volta in modo più deciso.
Il Molliccio divenne nuovamente il bambino che piangeva e urlava davanti a loro; poco dopo tornò a essere il corpo senza vita di Kyra, di nuovo il bimbo e ancora Severus che implorava aiuto.
Improvvisamente dietro le loro spalle si sentì una voce sicura che urlò: -Riddikulus!- e all’istante il Molliccio sparì in una nuvola di fumo.
Le ragazze si voltarono e videro la figura di Lupin con ancora la bacchetta alzata.
-Spero che questi due giorni siano stati più tranquilli- disse il professore sorridendo leggermente mentre riponeva la bacchetta.


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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro: Addestramento intensivo ***


Un grazie a tutti quelli che ci leggono... Però davvero, qualche commentino fare piacere, anche solo per sapere che ne pensate o magari dare qualche consiglio...

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CAPITOLO QUATTRO: Addestramento intensivo

L’arrivo del professore significava l’inizio delle loro lezioni. Quella sera si ritrovarono a svuotare il seminterrato aiutate da Lupin nel più perfetto silenzio: sembrava quasi che si fosse stipulato il silenzioso accordo di non parlare di quanto era accaduto durante il pomeriggio.
La stanza, dopo due ore di lavoro, era finalmente pronta ad ospitare gli allenamenti delle due giovani: era completamente sgombra da qualsiasi tipo di ostacolo, l’unica cosa che la riempiva era un grande tappeto blu che copriva il pavimento di pietra. Le pareti erano state rinforzate con appositi incantesimi per evitare che crollassero in caso di un incantesimo riuscito male e Lupin aveva inoltre provveduto a insonorizzarla per evitare di disturbare gli altri membri dell’Ordine.
Osservando soddisfatto il risultato, il professore si rivolse alle due ragazze.
-Io e Tonks abbiamo deciso che Joey sarà la prima a cominciare visto che avrà bisogno di una grande concentrazione per riuscire a padroneggiare l’incantesimo- cominciò a spiegare girandosi poi verso la mora. –Solo quando Tonks riterrà che sei abbastanza brava a controllare l’incantesimo anche con delle distrazioni noi cominceremo le nostre lezioni-
-Ma tutto il giorno con Tonks?- chiese Joey preoccupata.
-Nonostante le nostre divergenze abbiamo completa fiducia in Silente-
-Cosa hai in mente per me?- chiese curiosa Kyra - Si tratta di un vero e proprio allenamento?-
-Prima di prendere qualunque tipo di decisione credo che sia meglio vedere quali sono le tue abilità e fino a che punto sei in grado di sfruttarle. Silente sembra molto colpito da entrambe, quindi sappiate che già i primi giorni saranno molto duri-
-Non saranno mai duri come quelli passati con i Mangiamorte- rispose Kyra - Siamo pronte-
Il giorno seguente Joey percorreva le scale che portava al seminterrato pensando che era ancora in tempo per darsela a gambe.
Il tentativo di Tonks di quella prima notte era ancora fresco nella sua mente e non era del tutto certa che le parole di Silente l’avessero in qualche modo calmata. Continuava a chiedersi come avrebbe potuto imparare a controllare quell’incantesimo se non c’era collaborazione da parte della sua “insegnante”. Perché di quello era certa, avrebbe fatto di tutto per renderle le cose più complicate. Eppure, come le aveva ricordato Kyra, era necessario per poter andare a Hogwarts.
La porta era aperta e Tonks le dava le spalle muovendo il piede con aria impaziente.
Lei si annunciò con un colpo di tosse nel momento in cui l’Auror si voltava.
-Era ora- la salutò.
Bene, questo non era proprio il migliore degli inizi…
-Scusa il ritardo- le sorrise Joey –Sai come è fatta Molly…-
-Diamoci una mossa- e si mise al centro della stanza mentre il sorriso di Joey le moriva sulle labbra. Si posizionò davanti a lei.
-Con Lupin abbiamo pensato che sia per prima cosa necessario che impari a mantenere la concentrazione. Incominciamo-
-Cosa, Tonks? Aspetta…-
Ma la bacchetta era puntata contro il suo petto e pochi secondi dopo percepì il cambiamento. Lo avvertì come qualcosa di estraneo, mentre il suo corpo era percosso da brividi leggeri quasi come se migliaia di formiche le camminassero sulla pelle. Era come se il suo corpo sentisse il bisogno di allontanarlo, nello sforzo di tornare alla sua vera natura. Percepiva tutto questo nello stesso modo in cui poco dopo sentì l’incantesimo sparire. Tonks era davanti a lei, con aria infastidita.
-Non ci siamo. Così non andiamo da nessuna parte. Devi sentirlo. Nel momento in cui tu capisci che il tuo corpo sta cambiando lo devi mantenere in quella nuova forma. Capisci quello che voglio dire?-
-Riproviamo- disse Joey concentrandosi.
Questa volta era pronta e non appena sentì l’incantesimo concentrò ogni parte di se stessa nel cambiamento. Non durò molto, forse poco più di cinque secondi: si rendeva conto che stava per tornare alla sua forma e, benché ci mise tutto l’impegno possibile, ottenne il solo effetto di rallentare la trasformazione.
-Dieci secondi non bastano. Riproviamo.-
Andarono avanti per quelle che a Joey parvero ore, con l’unico risultato che l’incantesimo non spariva prima dei due minuti.
Joey si sentiva sempre più stanca ma Tonks non le dava tregua e si aspettava che ogni volta che riprovava facesse un passo avanti.
Per l’ennesima volta il suo corpo cambiò e lei cercò di trattenerlo ma la stanchezza era troppa.
-Tonks, ti prego. Lasciami riposare, è da ore che andiamo avanti così…-
-Abbiamo solo un mese e se vai avanti di questo passo non basterà una vita per insegnartelo! Non ti impegni per niente!-
-Questo non è vero! E tu non puoi pretendere che io riesca subito a controllarlo! Non ho mai dovuto imparare incantesimi simili e tu non mi dai alcun aiuto!-
-Quindi sarebbe colpa mia? Non sono io che lo devo controllare!-
-Vero, ma sei tu che dovresti darmi dei suggerimenti per farlo!-
In quel momento la porta si aprì lasciando entrare Kyra e sentendo la discussione si preoccupò.
-Non è ancora il tuo turno. Che ci fai qui?-
-Ero solo venuta a dare un occhiata- si giustificò la ragazza.
-E’ già abbastanza difficile così, senza spettatori. Torna su-
-No, lasciala qui. Tanto mi devo abituare con gente intorno e non ci vorrei mai mettere secoli a fare anche quello!- la contraddisse Joey
-Bene, come vuoi. Ma vedi di impegnarti, voglio dei risultati-
Joey respirò a fondo nel tentativo di calmarsi mentre Kyra andava a sedersi in un angolo, la schiena contro la parete.
-Pronta?- le chiese Tonks, la bacchetta di nuovo puntata.
Lei annuì solamente, aspettando la famigliare sensazione che non tardò ad arrivare.
-Mantienilo- le disse Tonks, la cui voce suonava più distante del solito. –Blocca e fermalo sul tuo corpo. Come se fosse una fune che devi trattenere a tutti i costi…-
Risponderle le venne spontaneo: -Più che una corda sembra sabbia che scivola tra le dita…-
Non appena parlò perse tutta la concentrazione e quel poco di controllo che era riuscita a trovare, facendo interrompere l’incantesimo.
-Merda…- si lasciò sfuggire.
-Ecco, direi che mi hai rubato le parole di bocca- commentò l’Auror.
Di nuovo la porta si aprì e questa volta entrò Lupin, che subito chiese come stava procedendo.
-Male- rispose Tonks. -Non riesce a tenerlo per molto tempo-
-Beh, è prevedibile- rispose Lupin –Non è un incantesimo facile-
-Cerco di farglielo capire da stamattina- si intromise Joey.
Lupin rimase pensieroso per alcuni attimi. –Mostrami cosa riesci a fare-
E si spostò, avvicinandosi a Kyra, osservando con attenzione la ragazza, che si concentrò chiudendo gli occhi.
-Atum Speciem- disse Tonks.
Il professore esaminò il corpo della ragazza mentre cambiava e vide il suo sforzo ma era come se la sua attenzione non riuscisse a raggiungere l’obiettivo e l’incantesimo scivolasse su un vetro.
Quando le riaprì gli occhi, ansante, Lupin le si avvicinò.
-Ci provo davvero- si giustificò Joey.
-Lo so. E’ il metodo sbagliato. Prova a visualizzarti, a visualizzare i cambiamenti che avvengo in te. Cerca di tenerli fissi nella mente il più a lungo possibile. Questo farà adattare il tuo corpo all’immagini che ti crei nella tua mente. Proviamo?-
-E se qualcuno ti parla mentre tu sei trasformata, tu non rispondere- suggerì Tonks.
-Proviamo…- acconsentì Joey, focalizzandosi quella che sarebbe stata Mary Anderson. Continuò a tenerla in un angolo della mente mentre l’incantesimo veniva scagliato su di lei e non la perse mai di vista. E improvvisamente fu come se quella corda di cui aveva parlato Tonks prendesse forma davanti a lei e ci si aggrappò con tutte le sue forze. Non seppe dire per quanto tempo riuscì a tenerla stretta tra le sue mani, ma piano piano, come al rallentatore, la presa sulla corda si allentò. Non riusciva a capire come, ma si sentiva sempre più stanca e comprese che non sarebbe resistita ancora per molto. Senza nemmeno sforzarsi oltre interruppe la concentrazione e si lasciò cadere sul pavimento. Era come se qualcuno avesse rimesso l’audio e come se lei ritornasse alla realtà, nel suo corpo e in quella stanza con Kyra, Lupin e Tonks.
-Questo è un miglioramento- concesse Tonks e Joey poté giurare di averla vista sorridere.

Nei giorni seguenti Joey fu in grado di ottenere un discreto controllo, riuscendo anche a rispondere quando qualcuno le rivolgeva la parola. La stanza era ormai stata lasciata a Kyra e Lupin che passavano più tempo possibile ad allenarsi; lei invece rimaneva con la signora Weasley, instaurando il più possibile un dialogo di senso compiuto. Ormai la sua resistenza superava la mezza giornata e quel giorno aveva anche provato ad aiutare la signora Weasley nelle sue faccende domestiche.
Era primo pomeriggio quando sbucò dal camino la gamba di legno di Malocchio Moody.
-Alastor- salutò Molly –Che piacere vederti-
-Ciao, Molly. Ce la caviamo bene, vedo- disse poi riferito a Joey.
-Ci proviamo- rispose la ragazza con un mezzo sorriso.
-Come mai qui?- chiese la signora Weasley.
-Volevo dare un’occhiata ai loro progressi- rispose -Dove sono gli altri?-
-Giù- rispose Joey –Ad allenarsi-
Quando entrarono nel seminterrato Kyra stava parando una lunga serie di incantesimi con impressionante facilità. L’arrivo dei nuovi venuti distrasse la giovane che non si accorse in tempo del nuovo incantesimo lanciato da Lupin. Ebbe solo il tempo di intravedere il lampo di luce rossa ed abbassarsi per poterlo schivare. Si alzò velocemente pronta a proteggersi da un nuovo attacco quando sentì Joey urlare: -Protego!-
Istintivamente si girò per vedere cosa fosse successo e intravide la sua amica con la bacchetta alzata bloccare lo Schiantesimo, il suo aspetto tornato ad essere quello che la caratterizzava da sedici anni. Accanto a lei Malocchio Moody faceva scorrere lo sguardo meravigliato da Joey a lei.
-Non distrarti, ragazzina. Simili errori in battaglia non sono permessi- la rimproverò Moody, come per nascondere l’espressione che aveva poco prima.
La giovane annuì tornando a concentrarsi sul professore e ricominciando a lottare.
Con un gesto fluido del braccio scagliò contro Lupin una scia di fuoco, simile alla fiammata emessa dalle fauci di un drago. L’uomo cercò di evitarlo ma l’incantesimo lo seguì, costringendolo a difendersi – Glacius! -.
Senza perdere tempo, contrattaccò con una serie di magie che esplosero dalla bacchetta ad una velocità incredibile. Kyra si protesse dietro un enorme scudo comparso dal nulla e non appena sparì, portò la bacchetta sopra la testa, impugnandola e agitandola come una frusta. Una lingua di fumo incandescente scioccò a poca distanza dalla gamba del lupo mannaro, creando una profonda crepa nel pavimento.
I due continuarono a scambiarsi una serie ripetuta di incantesimi e più volte la giovane si ritrovò in difficoltà, riuscendo comunque a cavarsela. Ormai aveva la fronte imperlata di sudore e i muscoli doloranti, tanto da non riuscire più a schivare gli incantesimi e limitandosi quindi a pararli.
Mentre Lupin la attaccava nuovamente lei puntò la bacchetta verso il pavimento, e istantaneamente un grande muro di roccia si librò davanti a lei, proteggendola. Vi si appoggio per alcuni secondi, cercando di riprendere fiato, prima di quello che sarebbe stato il suo ultimo attacco: sapeva di essere troppo stanca per poter proseguire oltre.
Respirando profondamente rotolò lontano dalla roccia, e puntò la bacchettò che esplose un getto di scintille purpure.
Senza pensare il professore si scansò mentre nel muro dietro di lui si apriva un enorme squarcio.
-Credo che per oggi possa bastare – Lupin, guardando il buco alle sue spalle, il viso a metà tra lo stupito e il soddisfatto.
Joey, che ormai aveva ripreso le sembianze di Mary si avvicinò a Kyra, seduta ansimante sul pavimento, mentre Moody sembrava ancora colpito dal combattimento che aveva osservato. Poco dopo Tonks si avvicinò.
-Sono meravigliata anche io, Alastor- gli disse la giovane Auror intercettando il suo sguardo.
-Odio doverlo ammettere, Dora, ma potrebbero superare l’esame di Auror senza troppe difficoltà-

Era l’ultima sera che le due ragazze passavano a Grimmauld Place ed era evidente il loro nervosismo mentre sistemavano le ultime cose comprate a Diagon Alley.
Joey era preoccupata: temeva di non riuscire a controllare l’incantesimo, sapendo bene che Hogwarts era piena di ragazzi e quindi non sarebbe mancata la confusione, a questo si sarebbe aggiunto anche lo stress delle lezioni, che aveva paura di non riuscire a seguire.
Kyra, invece, temeva che qualcosa nel loro piano andasse storto e che venissero scoperte, mettendo in pericolo vite innocenti, perché sicuramente se Voldemort avesse sospettato qualcosa non sarebbe rimasto senza far nulla.
Stavano per finire di preparare il baule quando bussarono alla loro porta.
Lupin entrò nella camera, divertito dalla loro espressione sorpresa.
-Cosa sono quei musi lunghi? Sorridete, domani comincia la scuola!- ridacchiò.
Le ragazze ci provarono mentre il professore riprendeva a parlare -Mi raccomando, Joey, fai molta attenzione e mantieni sempre la concentrazione…-
-Speriamo vada tutto nel modo migliore-
-Beh, Molly mi ha detto che a Diagon Alley te la sei cavata bene-
-Diagon Alley era mezza vuota quel giorno- osservò la ragazza.
-Ce la puoi fare- assicurò lui.
Rimasero per un po’ in silenzio, come a cercare le parole giuste per incominciare quel discorso che dovevano fare da giorni.
-Dai professore, parliamone.- sospirò ad un certo punto Joey.
-Sappiamo che avremmo dovuto sconfiggere quel Molliccio- continuò Kyra, voltandosi per prendere l’uniforme.
-Non erano paure così semplici da superare- rispose lui, poi calò il silenzio.
-Non sono… Torna sempre- precisò la nera. -Solo quando mi allenavo avevo un attimo di pace da quei ricordi, perché dovevo concentrarmi esclusivamente su quello che succedeva… Era quasi una cura arrivare la sera stanche, e addormentarsi di colpo,senza avere il tempo di pensare-
-Un…un ricordo?- chiese interdetto il professore.
-Quando Joey è stata marchiata i Mangiamorte hanno voluto… festeggiare, diciamo. Quel bambino era lì, sconvolto… Con i genitori morti davanti a lui… Gli occhi pieni di lacrime… E quel mostro che mi guardava, aspettando la maledizione che dovevo scagliare… E ogni secondo che passava la mia determinazione scivolava via, con le lacrime di quel piccolo innocente… Non avevo scelta, non ero in gioco solo io…-.
La ragazza era rimasta voltata, dando le spalle all’uomo, e cercava inutilmente di fermare le lacrime che le rigavano il viso. Con rabbia cercò di nasconderle, mettendo una mano davanti agli occhi.
-Io...- provò Lupin fissando la giovane disorientato da quelle parole.
-Non è…facile- Gli occhi del professore corsero a Joey, seduta sul letto, la testa bassa giocherellando con le dita sul copriletto. -Quello che è più difficile per noi è sopportare i vostri giudizi, i vostri sguardi accusatori, il modo in cui a volte ci trattate… Ma in realtà voi non sapete nulla di quello che abbiamo passato…-
-Joey, ma cosa vi aspettavate?-
-Ha ragione, forse non potevamo aspettarci niente di più. Ma sono solo cognomi! Quale importanza possono avere?-
-Noi speravamo che proprio lei, che è sempre stato giudicato solo come un licantropo, avrebbe potuto, se non capire, almeno immaginare…- si intromise Kyra.
-E invece l’unica cosa di cui avete tenuto conto sono il mio Marchio e il suo cognome!-
Lupin rimase in silenzio alcuni minuti, poi si voltò.
-Fate buon viaggio…- e si chiuse la porta alle spalle.


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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque: Il banchetto di Halloween ***


CAPITOLO CINQUE: Il banchetto di Halloween

Joey e Kyra si fermarono davanti al portone della Sala Grande, dietro alla professoressa McGranitt che teneva in mano il vecchio Cappello Parlante e lo sgabello dove sarebbe stato appoggiato.
Fleur era accanto alla bionda e aspettava con impazienza di poter entrare nella stanza, mentre si sentiva distintamente in vociare confusionario degli alunni che aspettavano l’inizio della cena.
-Ma fanno sempre questo casino?- chiese irritata Joey alla professoressa.
Non servì risposta, perché proprio in quel momento tutti tacquero.
-Ecco, così va meglio-
All’interno della Sala Grande dal punto più lontano dalla porta, risuonò la voce cordiale di Silente..
-Buona sera, ragazzi- esordì il preside -Prima che il banchetto ci intontisca troppo, ho un annuncio da farvi, e spero concorderete con me nel trovarlo piacevole. Due studentesse della scuola di Beauxbatons si sono appena trasferite qui in Inghilterra, e di conseguenza frequenteranno gli ultimi due anni di scuola qui ad Hogwarts.
So per certo che tratterete con il giusto garbo queste due ragazze, che farete il possibile per metterle a loro agio e che vi unirete a me nell’augurare loro buona fortuna-
Il preside si sedette e ad un suo gesto il portone si aprì, lasciando intravedere quattro persone che attendevano sulla soglia.
La professoressa McGranitt si avviò verso il tavolo degli insegnanti mentre gli occhi dei presenti si posavano su Fleur e le due ragazze sconosciute. Fischi di approvazione partirono dai ragazzi di ogni casa al passaggio del terzetto che sorrise compiaciuto.
La professoressa appoggiò lo sgabello e si spostò di lato, tenendo il cappello sollevato, mentre nello stesso istante Fleur si allontanava di qualche passo. Gli sguardi della sala erano tutti concentrati sulle due ragazze che aspettavano di essere chiamate.
-Anderson, Mary!-
La giovane si fece avanti, sedendosi sullo sgabello, e poco dopo il cappello le venne appoggiato sulla testa.
-Molto interessante, non è facile decidere.-disse una voce nella mente di Joey. –Intelligenza e lealtà sono sicuramente le doti più evidenti in te… Ma tutti questi segreti e così tanta abilità nel mantenerli…
- Joey si preoccupò “Io non ho segreti” pensò.
-Ma davvero? Tuttavia non posso non notare….GRIFONDORO!- urlò il cappello seguito da un boato di acclamazione partito dal tavolo rosso oro.
Dietro di loro il tavolo degli insegnati applaudiva educatamente, solo il professor Piton sembrava poco convinto della decisione del cappello, mentre la guardava avvicinarsi sorridendo al tavolo e sedersi accanto a Harry, che le aveva fatto posto.
L’attenzione di Severus, come quella di tutta la sala, tornò a Kyra quando la McGranitt chiamò il suo nome.
-Gawain, Alisia!-
La rossa si sedette e sentì il capello scivolarle sulla testa.
-Anche tu sei una scelta difficile- apostrofò -Vedo molte qualità in questa testa… Ingegno, astuzia e molto coraggio…-
A quelle parole Kyra pensò “E vorrei anche vedere!”
-… e anche una lieve nota di sfacciataggine, vedo! Forse sono un po’ meno convinto di prima, ma comunque….GRIFONDORO!- urlò nuovamente il Cappello Parlante.
La giovane si diresse verso la sua amica, raggiante, si sedette al suo fianco e mentre questa l’abbracciava i suoi occhi incontrarono quelli di Severus, dall’altro lato della Sala.
La sua espressione era rimasta immutata, ma la ragazza capì dal suo sguardo che, anche se davanti a loro non l’avrebbe mai ammesso, in realtà il suo desiderio era quello di averle nella sua Casa.
Quando Fleur si mosse, la videro parlare per un secondo con Silente e poi avviarsi verso l’uscita ma una volta arrivata vicino a loro, si fermò e le salutò con un bacio sulla guancia, proprio mentre i piatti si riempivano di cibo.
-Passote un anno tonto bello- disse prima di salutare con un gesto veloce della mano Harry, Ron, Hermione e Ginny.
-Allora siete un po’ Veela anche voi? – chiese il ragazzo più alto, seduto accanto a Harry, gli occhi ancora sognanti.
-Assolutamente no- rispose Kyra quasi offesa.
-Ma non per questo meno belle- disse Harry guardando la bionda, che arrossì visibilmente.
-E’ frofrio un p’ato- biascicò sputacchiando il primo.
La riccia si allontanò schifata -Ronald, te lo ripeto per l’ultima volta, prima ingoi e poi parli-
-Fcufa- bofonchiò Ronald facendo finire nel piatto delle ragazza di fronte un grosso pezzo di salsiccia.
-Come non detto- disse la giovane che aveva parlato poco prima, suscitando le risate di quelli che avevano seguito la scena.
-Bene… Lei è Hermione- cominciò le presentazioni Harry indicando l’unica ragazza che aveva parlato - … e quella accanto a lei è Ginny, sorella di quel… ragazzo… molto poco educato….- continuò, ancora ridendo, ma subito interrotto -Ragazzo? Considerati fortunato Ronald. E’ stato fin troppo gentile-
- Mio fratello è un maiale- commentò Ginny mentre a Ron si imporporarono leggermente le orecchie.
-Quelli più in là- disse indicando alcuni posti dopo di loro -Sono Neville, Seamus e Dean, mentre di fronte a loro ci sono Katie, Lavanda e Calì -
-Come al solito Grifondoro si prende le migliori- commentò Seamus sporgendosi da dietro Neville e ammiccando a Kyra.
-Oh, oh!- esclamò Lavanda ridendo -Qualcuno ha fatto colpo!-
Il gruppo scoppiò a ridere mentre Harry tornava a rivolgersi alle ragazze indicando il tavolo dei professori.
-Il primo da destra è Vitious, che insegna Incantesimi. Poi abbiamo Ruf che prova a spiegare Storia della Magia, forse la materia più noiosa di tutta Hogwarts, ma Hermione non ci permette di lasciarla: lei è fermamente convinta che le rivolte dei Goblin siano importantissime. Quello seduto al fianco di Silente è Arcibald Relief, il nuovo insegnante di Pozioni, ma Dean ritiene che non durerà molto, sono già partite le scommesse per quando se ne andrà. Poi c’è la McGranitt che già conoscete e si occupa di Trasfigurazione, e al suo fianco Hagrid che insegna Cura delle Creature Magiche, che noi abbiamo lasciato… A proposito, dovremmo dirglielo… E infine, Signori e Signore, ecco a voi, Severus Piton, che finalmente dopo tanti anni è riuscito ad ottenere la sua cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, rendendosi ancora più odioso a tutti i Grifondoro- -Perché così odiato?- chiese Kyra.
-Predilige troppo i suoi amati Serpeverde…- spiegò Ron con la bocca finalmente libera da qualsiasi tipo di pietanza.
-Davvero?- chiese Joey stupita -Non mi sembra il tipo da preferenze-
-Imparerai a conoscerlo, Mary. E allora smetterà di piacerti- le assicurò Neville.
-Voi avete già scelto le materie da seguire quest’anno?- chiese Hermione osservandole.
-Non ancora. A Beauxbatons studiavamo per diventare Auror, però…- annunciò Kyra, convincente.
-Auror?- domandò colpito Harry -Beh, potete seguire le stesse materie mie e di Ron!-
-Ma che strano- disse Dean -Il vostro accento non assomiglia per niente a quello delle ragazze francesi che abbiamo ospitato durante il quarto anno…-
-Abbiamo… parenti inglesi che ci hanno insegnato a parlare cor
rettamente la lingua…- provò a spiegare Kyra.
-Meglio- disse Ginny -Almeno non dobbiamo sforzarci per capirci- Il suo riferimento a Fleur era evidente facendo sorridere Hermione.

Dopo il banchetto Silente li congedò, augurando loro la buonanotte e i ragazzi si avviarono verso i dormitori delle rispettive Case.
Harry si voltò verso Joey e Kyra –Andiamo, vi mostriamo dov’è il nostro dormitorio- le invitò.
-Harry, veramente Silente ci ha chiesto di raggiungerlo. Ci aspetta nel suo ufficio.-rispose Joey quasi a malincuore.
Tuttavia, invece di dirigersi al primo piano, scesero nei sotterranei diretti all’ufficio di Piton.
Bussarono e subito entrarono, senza attendere risposta.
Appena varcata la soglia Joey tornò al suo consueto aspetto, sospirando.
-Joey, per l’amor del cielo, vedi di ritornare bionda subito!- disse alzando lo sguardo da alcuni fogli che aveva davanti per salutare le ragazze.
-Severus, ti prego- si lamentò la ragazza. -Sono esausta. In Sala Grande c’era una confusione incredibile…-
-Almeno chiudi in fretta la porta- disse alzandosi dalla sedia e conducendole nella stanza accanto, dove lui dormiva.
La camera era piuttosto piccola, arredata con un letto e due poltrone, rivolti verso il camino. Ovunque intorno a loro si trovavano libri che trattavano degli argomenti più disparati. Incuriosita Kyra ne prese uno, cominciando a sfogliarlo lentamente, mentre si accomodava sul letto.
Severus e Joey si sedettero invece sulle poltrone. -Così siete state assegnate a Grifondoro… -
Joey sorrise, mentre Kyra rispose -Non ce l’aspettavamo proprio… Ma qualcosa mi dice che tu non ne sei proprio contento… -.
-Non è che non ne sia contento. Naturalmente avrei preferito avervi a Serpeverde…-
-Io mi trovo bene a Grifondoro. Harry è così gentile...- disse Joey, evitando accuratamente lo sguardo del professore.
-Potter è solamente un irresponsabile- rispose quest’ultimo mentre i suoi occhi scintillavano d’irritazione.
- Avrà infranto qualche regolina… che vuoi che sia?- la buttò lì la ragazza.
-Vedete di non iniziare anche voi, intesi?-
Kyra intervenne, deviando il discorso. -Severus ma come faremo noi a scegliere le materie da seguire quest’anno? –
-Lo vedrete domani mattina con la McGranitt. Il primo giorno seguirete Potter e Weasley per farvi un’idea delle lezioni, poi sceglierete voi cosa approfondire-. Seguì un secondo di silenzio, poi l’uomo riprese. -Ho parlato con Lupin e non gli è piaciuta per niente la discussione che avete avuto prima di partire -
-Non era una discussione!- intervenì Joey dal suo angolo.
-Andiamo, avete capito bene cosa intendo-
-So che non siamo state esattamente… delicate… Ma alla fine abbiamo solo detto la verità-spiegò Kyra -Non volevamo offendere nessuno-
-Si, lo so bene che non era vostra intenzione. Il problema sono loro, non voi-
-Mi aspettavo un comportamento da persone adulte anche se mi rendo conto che non è facile accettarci, tuttavia non capisco perchè Silente non gli abbia parlato prima di noi...-
-Silente non semplifica mai le cose, anche se alla fine cerca sempre di... fare la cosa migliore-
-Ma hanno sempre fatto così anche con te?- chiese curiosa Joey.
-Poco importa cosa hanno fatto in questi anni e come mi considerano... Ora è meglio che andate, perchè si sta facendo tardi- chiuse la discussione, alzandosi ed accompagnandole alla porta.

Percorsero i corridoi della scuola, seguendo le indicazioni che Severus aveva dato loro prima di salutarle. Rimasero stupite dalle scale che si muoveva, deviando il loro percorso: più di un una volta dovettero tornare in dietro con grande disappunto di Joey che incominciava a proporre di dormire in corridoio, anche perchè si erano rese conto di non conoscere la parola d'ordine per entrare nel loro dormitorio.
Finalmente, dopo quelle che parvero ore, riuscirono a trovare il ritratto della Signora Grassa.
-No, signorino, non posso lasciarti entrare- la sentirono dire a un Neville sempre più disperato.
-Tu sei... Neville, giusto?- chiese la rossa, avvicinandosi.
-Si...- rispose timidamente, diventando rosso.
-Bene, non disperiamo, possiamo sempre far apparire dei letti qui fuori- scherzò la ragazza cercando di metterlo a suo agio.
Improvvisamente il buco del ritratto si aprì e comparve Harry.
-Dean, mi devi due galeoni!- gli urlò il ragazzo sorridendo. -Dai, vieni dentro Neville, ci stavamo cominciando a preoccupare- continuò prima di accorgersi delle due, insieme al ragazzo.
-Alisia, Mary! Ci chiedevamo quando sareste arrivate... Comunque Neville la parola d'ordine è “Lupus in fabula”- E detto questo li fece entrare nella Sala Comune.
La stanza era accogliente e mobili e pareti richiamavano i colori della loro Casa.
I ragazzi erano seduti su comodi divani sistemati, insieme a delle poltrone, accanto al camino, mentre alcuni tavoli poco lontano ospitavano alcuni studenti intenti a giocare a scacchi.
Ron ed Hermione erano seduti leggermente in disparte, senza prestare attenzione al vociare dei compagni intorno.
-Scommetto che Neville la parola d'ordine la conosceva ma era impegnato con loro due, quindi la scommessa non vale!- scherzò Dean.
-Se vuoi perdere ancora...- gli rispose Harry mentre il gruppetto si sedeva.
Rimasero a parlare fino a tardi e soltanto quando ormai in Sala Comune non erano rimasti che loro, decisero di andare a dormire.
Hermione le guidò verso il dormitorio femminile dove erano già stati sistemati i loro bagagli.
Quando entrarono Lavanda e Calì già dormivano, ma riuscirono comunque a vedere due file di comodi letti a baldacchino, con il copriletto rosso e le cuciture in oro. Di fianco a ognuno di essi si trovava un piccolo comodino di legno scuro, dove era appoggiata una candela.
Hermione le salutò augurando loro la buonanotte e le ragazze ricambiarono sorridendo.


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Capitolo 6
*** Capitolo Sei: Il primo giorno a Hogwarts ***


CAPITOLO SEI: Il primo giorno a Hogwarts

Come annunciato da Severus, la mattina dopo a colazione la professoressa McGranitt consegnò alle ragazze un foglio di pergamena con indicate tutte le materie tra le quali potevano scegliere. -Entro questa sera lo voglio compilato sulla mia scrivania- disse –Per ora limitatevi a seguire qualche lezione con il signor Potter o la signorina Granger- poi uscì dalla Sala Grande.
-Bene, così vi dimostreremo quanto Piton detesti i Grifondoro- esclamò Harry e cominciarono ad avviarsi verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure.
Quando entrarono nell'aula la maggior parte dei Serpeverde era già seduta, nei posti più vicini alla cattedra.
-Hai già fatto conquiste Potter?- lo accolse Malfoy, seguito dalle risate dei compagni accanto a lui. -Almeno io ho qualcuno su cui posare gli occhi, invece delle galline che ti stanno sempre intorno- rispose il ragazzo.
-Lascia stare Draco!- intervenne Pansy, mettendosi a fianco del biondino.
-Ti sei sentita chiamata in causa?- la provocò Joey, facendo un passo in avanti.
Proprio in quel momento sentirono la voce di Severus -Potter, ci siamo già messi in mostra?-.
Tutti presero velocemente i loro posti e a Kyra non sfuggì l'occhiataccia che l'amica aveva lanciato al professore.
Mentre si sedevano Joey sussurrò all’amica –Non mi ricordavo Malfoy così spavaldo, e nemmeno il Professor Piton così acido…- Sembrava voler aggiungere altro ma la voce di Severus risuonò nell’aula, zittendola.
-Come stiamo facendo ormai da un mese, senza nessun progresso devo dire, ci occuperemo degli incantesimi non verbali. Quindi dividetevi in coppie e cercate di ottenere qualche risultato. Subito.-
A quelle parole, Joey si diresse verso Harry ma venne subito bloccata da Piton -Signorina Anderson, tu con il Signor Weasley. Con il Signor Potter ci andrà la signorina Gawain-.
Joey sbuffò silenziosamente, mentre si dirigeva verso Ron, maledicendo Severus.
Quando furono tutti in posizione, il professore diede il via e nella classe calò il silenzio, tuttavia durò poco, subito sostituito dai sussurri dei presenti.
Joey guardò con attenzione Ron, concentrandosi sul movimento delle sue labbra.
-Stupeficium!- bisbigliò puntando la bacchetta verso di lei.
Non ci fu bisogno di sforzarsi: con un unico gesto fluido parò lo Schiantesimo e poco dopo il ragazzo si ritrovò appeso a testa in giù.
Nel frattempo Kyra aveva aspettato che Harry facesse la prima mossa, cosa che non avvenne, così si concentrò, lasciando fluire l'incantesimo attraverso la bacchetta.
Petrificus Totalus” pensò e subito il corpo di Harry cadde a terra con un tonfo, reso immobile come pietra.
-Prevedibile- commentò Piton, sorridendo a Joey e Kyra, mentre le risate dei Serpeverde si sparsero per tutta l'aula.
-Scusami, non mi è venuto in mente altro- disse la rossa mentre lo liberava dall'incantesimo, mentre Joey dall'altra parte della stanza faceva lo stesso con Ron.
La lezione proseguì senza ulteriori progressi e tutti tirarono un sospiro di sollievo quando finalmente la campanella suonò.
Insieme si diressero all'uscita e solo allora Ron esclamò:-Piton non aveva mai sorriso a nessun Grifondoro!-

All’ora di pranzo il gruppetto si diresse verso la Sala Grande, dove Hermione aprì un grosso libro e stese un paio di pergamene sul tavolo, mentre si serviva un paio di toast.
Kyra le si avvicinò incuriosita, sbirciando quello che faceva da dietro la spalla.
-Di cosa si tratta?– chiese.
-Rune Antiche, ho da fare un sacco di traduzioni– rispose la riccia.
-Posso permettermi di disturbarti per chiederti di che si tratta? –
Ron si intromise, sventolando una grossa fetta di tacchino con la forchetta –Non ti conviene, è solamente una noia mortale!-.
-Non è vero Ron, è molto interessante invece, anche se difficile- ribatté la ragazza contrariata.
-E’ una lingua morta che non serve più a nessuno-
-Invece è incredibilmente utile! Ci sono un sacco di maghi e streghe che la usano per messaggi cifrati o per sviluppare nuove formule magiche e tenerle segrete!-.
Ron alzò le spalle, come per sottolineare che non gli importava e Hermione sbuffò, seccata.
-Non ascoltarlo- la consolò Kyra, curiosando tra le pagine del grosso libro– mi sembra una materia molto interessante, mi farebbe piacere seguirla!-
Gli occhi di Hermione si illuminarono, mentre si alzava di scatto dalla sedia, prendendo le mani di Kyra che la guardò sorpresa.
-Finalmente qualcuno che riesce a capirmi!-
La rossa sorrise. -Direi che per me è deciso. E tu, Mary?
Al suo assenso tirò fuori il calamaio e lanciò all'amica una delle sue piume, mentre insieme segnavano sulla lista che aveva dato loro la McGranitt.
Difesa Contro le Arti Oscure.
Pozioni.
Trasfigurazione.
Erbologia.
Incantesimi.
E per Kyra, Rune Antiche.

Dopo pranzo li aspettavo due ore di Pozioni e con calma si diressero verso i sotterranei mentre Hermione si lamentava, supportata da Harry e Ron, del nuovo insegnante.
-Non possiamo ritirarci?- chiese Ron supplichevole.
-No, se vuoi diventare Auror- rispose Hermione -Anche se ormai è difficile stare al passo con le lezioni...-
-E' così tremendo?- domandò Kyra incuriosita.
-Giudicherai tu stessa- Fu Harry a parlare mentre entravano in aula.
-Siete in ritardo. Dieci punti in meno a Grifondoro- li accolse il professore.
-Signore, ma...- Provò a protestare Kyra
-Nessun ma, ora sedetevi-
I ragazzi obbedirono e non appena tirarono fuori i libri il professor Relief si rivolse a Joey e Kyra.
-Visto che avete perso un mese di lezione dovrete mettervi in pari. In ogni caso, a che livello eravate nella vostra scuola?-
Kyra sfogliò velocemente il libro fermandosi poi verso la metà. Sulla pagina era descritto il metodo di preparazione del Veritaserum. –Siamo in grado di preparare correttamente pozioni fino a un livello di difficoltà simile a quello del Veritaserum– rispose senza pensarci sentendo lo sguardo di Joey fisso su di lei.
-Davvero notevole…- commentò il professore. –Vedremo cosa sarete in grado di fare oggi. Per voi ho pensato a qualcosa che piacerà molto alle ragazze. Da pagina 45 troverete le istruzioni per preparare diversi filtri d’amore. Scegliete quello che vi ispira di più e preparatelo entro la fine della lezione-
Joey sorrise mentre Harry bisbigliava. -Seamus non sembra troppo… euforico?-
Si voltò verso il ragazzo in questione che, concentrato come mai era stato a Pozioni, sfogliava febbrilmente il libro per trovare, forse, quello più efficace.
Kyra non ascoltava più, già presa dal suo lavoro. Con mano esperta triturò i petali di biancospino, buttandoli nel calderone dove si stava scaldando l’acqua mentre aggiungeva l’essenza di belladonna.
Mentre aspettava che l’acqua cominciasse a bollire, preparò una poltiglia con i fiori di eucalipto e gelsomino, miscelò il succo di aloe con il sangue di drago che aggiunse quando l’acqua arrivò a temperatura. Subito questa si tinse di un lieve lilla che divenne presto un rosa delicato, quando aggiunse il miscuglio creato in precedenza.
Aumentando la fiamma sotto il calderone, cominciò a girare, prima in senso orario e poi antiorario, aggiungendo le radici di margherita sminuzzate e il succo di limone. Senza mai smettere di mescolare continuò ad aggiungere gli ultimi ingredienti, poi spense il fuoco e rimase ad aspettare che la pozione si raffreddasse.
Poco prima del suono della campanella, finalmente la pozione aveva assunto il colore madreperlaceo che si aspettava e le caratteristiche spirali tipiche dell’Amortentia si alzarono dal calderone, facendole capire la pozione era riuscita.
-Amortentia?- chiese avvicinandosi a Kyra con un cipiglio interessato. –Una scelta interessante e direi anche riuscita perfettamente. Dieci punti a Grifondoro- si complimentò dirigendosi poi verso il calderone di Hermione senza neanche guardare quello di Ron dal quale fuoriusciva una sostanza collosa dallo sgradevole odore.
La riccia, invece, esibiva una pozione di un rosa pallido che emanava un profumo di ciliegia. Il professore annuì soddisfatto, passando poi al calderone di Joey.
Il filtro d’amore di Joey era denso e trasparente e la sua fragranza saliva a spirali spandendosi per il sotterraneo. Seamus la guardava con uno strano desiderio che gli si leggeva sul viso. -Habbondia…- disse il professore. –Complimenti, a tutte e tre! Altri dieci punti alla signorina Granger e alla signorina Anderson. Esigo che alla fine dell’anno riuscirete anche voi a raggiungere questi risultati-
La campanella suonò proprio in quel momento e tutti si prepararono per uscire riponendo in fretta gli ingredienti e i libri nella borsa.
Anche Harry, Ron, Hermione, Kyra e Joey si affrettarono a uscire.
-Ragazzi!- chiamò Dean, correndo loro in contro per fermarli.
-Che succede?- chiese Hermione.
-Niente... Solo una curiosità. Come avete fatto?- chiese rivolgendosi a Joey e Kyra.
-A fare che?- chiese Joey, mentre un agitato Seamus le passava affianco correndo giù per le scale diretto probabilmente in Sala Grande.
-A fare quei filtri... Davvero ottimi... Insomma, non ci è mai capitato di avere compagne di casa brave come Hermione...-
-Niente di che, Dean- gli disse Kyra. -E' una materia che semplicemente ci piace...-
Dean annuì mentre i ragazzi fecero per voltarsi e allontanarsi quando lui urlò: -NO!-
-Che cosa succede, adesso?- chiese Ron esasperato, tornando sui suoi passi. -Ho una fame da lupi, ci fai andare?-
-Si... Io volevo solo chiedere... Harry quando fai i prossimi allenamenti di Quidditch?-
-Dean, ma...- incominciò Harry guardandolo stranito. -Si può sapere che ti interessa visto che tu non fai parte della squadra?-
-Non... non è per te! E' per vedere Ginny... Insomma lei è nella squadra, no?-
-Harry non farà nessun allenamento al quale tu assisterai- si intromise Ron con le orecchie paonazze. -E tanto per la cronaca, stai attento a quello che fai con mia sorella, intesi?-
E detto questo si voltò diretto verso la Sala Grande, poco dopo seguito dagli altri con aria non tanto convinta.

-Perché prima di andare a mangiare non facciamo conoscere a Mary e Alisia Hagrid?- chiese Harry ancora osservando le orecchie rosse di Ron.
-Perché io ho fame, Harry, davvero…- si lamentò il rosso, nel tentativo di far cambiare idea all’amico.
-Tanto per cambiare…- ironizzò Hermione alzando gli occhi.
-Chi è Hagrid?- chiese Kyra, curiosa.
-E’ il nostro guardiacaccia, e nostro amico. Da un paio di anni fa anche l’insegnante qui ad Hogwarts. Quello che vi ho mostrato al tavolo degli insegnanti ieri sera.- spiegò Harry, aumentando il passo.
-Secondo me è ancora un po’ arrabbiamo con noi perché non seguiamo le sue lezioni…-
-Un motivo valido per rimandare la visita!- sorrise Ron già pensando alla sua cena.
-Dai, Ron, manca ancora un’ora per la cena…- cercò di convincerlo Joey.
-Ecco, infatti- approvò Hermione. –Andiamo?- chiese mentre oltrepassavano la Sala Grande senza degnarla di uno sguardo tra i brontolii di Ron.
Kyra e Joey non avevano mai visto l’enorme giardino e Harry indicava loro i luoghi più comuni come il campo da Quidditch, la loro quercia all’ombra della quale, di solito, quando c’era più caldo, si sedevano a studiare, il Lago Nero, con la piovra gigante e tutti gli altri esseri marini che li abitavano (Joey fu particolarmente incuriosita dalle Sirene), la Foresta Proibita che più volte il trio avevano visitato e, infine, la capanna di Hagrid.
Arrivati davanti, Harry bussò una sola volta, facendo un passo indietro.
-Chi è là?- chiese Hagrid.
-Siamo noi!- urlò Harry per sovrastare il rumore di qualcosa che faceva casino all’interno della casetta.
I cinque si guardarono, confusi, senza capire cosa fosse successo.
-Hagrid? Tutto bene?- chiese Hermione alzando la voce.
-Si, si…- urlò e poi finalmente venne ad aprire la porta. –Tutto bene! Finalmente, pensavo vi foste dimenticati che ci stavo anche io qua!-
Si spostò, facendoli entrare.
-Scusaci, abbiamo fatto il prima possibile- si giustificò Hermione, sedendosi su una delle enormi sedie.
-Hagrid, ti devo presentare due persone- disse Harry. –Loro sono Alisia Gawain e Mary Anderson- disse indicando le due ragazze che si guardavano intorno sorprese dalle dimensioni di tutto quanto le circondava.
-Ah, ecco. Non le avevo mica viste. Piacere, io sono Hagrid-
-Lo sappiamo- disse Joey stringendo la grossa manona che le veniva porta. Poco dopo Kyra fece lo stesso, sorridendo.
-Allora, sedetevi. Vi va un po’ di the, eh? Lo preparo io-
I ragazzi annuirono facendo come aveva detto loro il gigante. Mentre quest’ultimo si dava da fare con il bollitore Harry si spiegò verso Joey, seduta accanto a lui e bisbigliò: -Non toccate i biscotti di Hagrid, una volta Ron ha rischiato di perdere un dente-
Joey sorrise e, senza farsi vedere, si preoccupò di far arrivare il messaggio a Kyra.
-Che cosa stavi combinando prima?- chiese Hermione mentre un piatto di quei famosi biscotti venne posizionato davanti a loro. Ron era talmente affamato che si azzardò a prenderne uno, ma rinunciò a mangiarlo poco dopo.
-Sistemavo delle cosine per la prossima lezione con quelli del secondo- annunciò euforico Hadrid.
-Ah, e cosa sono?- chiese Harry titubante.
-Vermicoli… cresciuti un po’ troppo. Ci ho dato un pozioncina che aumenta la crescita…-
Ron quasi si strozzò con il the, allontanando la sedia da nemmeno lui sapeva dove con il chiaro intento di mettere la maggior distanza tra se e i Vermicoli giganti.
Seguì un altro minuto di silenzio in cui delle enormi tazze veniva riempite dal the caldo.
-Hadrid…- provò Hermione –Ce l’hai ancora con noi per la faccenda delle lezioni? Ci abbiamo provato, ma abbiamo l’orario completamente pieno…-
Il che non era propriamente vero: Joey e Kyra focalizzarono il loro orario e poterono affermare che avevano un’ora libera prima di mangiare e una a metà pomeriggio.
-No, non ce l’ho più con voi, anche se mi è dispiaciuto parecchio- replicò Hagrid. –Silente mi è venuto a parlare. Dice che è normale che in pochi frequentino questa materia al sesto anno… Va bhè… Grand’uomo, Silente- aggiunse poi come se il fatto che Silente glielo avesse detto sistemasse le cose.
I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e ripresero a bere il loro the tranquillamente.
-Allora, voi da dov’è che venite?- chiese in direzione di Kyra e Joey –Silente l’ha detto ma mica mi ricordo…-
-Da Beauxbatons- rispose Kyra, posando l’enorme tazza davanti a se.
-Capito. E come sta Madame Maxime?- chiese con una strana luce negli occhi neri.
Kyra e Joey esitarono. Credevano di sapere chi fosse: ricordavano da quanto aveva detto loro Fleur che era la loro preside. –Molto bene- rispose Joey senza sapere bene cosa dire.
Poi l’argomento si spostò miracolosamente su Harry. –Capitano quest’anno, eh?- gli chiese Hagrid.
-Già- rispose il ragazzo sorridendo, orgoglioso. –Tra poco abbiamo la prima partita della stagione contro Serpeverde-
-Ancora che ti preoccupi di loro?- domandò Hadrid stupito –Ormai è risaputo che tu li batti come se niente fosse-
Continuarono a parlare tranquillamente fino a che gli sguardi di Ron non diventarono così insopportabili da costringerli a salutare Hadrid, con la scusa che si stava facendo tardi, e uscirono all’aria fredda della sera.
-Sei peggio di un bambino, Ronald!- si lamentò Hermione quando incominciarono ad incamminarsi verso il castello.
-Sono già le sette! E io l’avevo detto che avevo fame!- rispose lui aumentando il passo.
-Rimani un bambino!-
Harry sorrise a Kyra e Joey, rimaste leggermente indietro con lui a guardare quel battibecco con un sorriso sulle labbra.
-Fanno sempre così, vi abituerete-

La Sala era affollata quando i cinque ragazzi entrarono. Individuarono Ginny e si sedettero accanto a lei.
-Alisia!- chiamò qualcuno da qualche posto in lontananza.
Lei si voltò , alzando gli occhi al cielo mentre riconosceva la voce di Seamus. -Che c'è, Seamus?- chiese mentre si serviva di patate e arrosto.
-Guarda cosa ti ho preso!- le disse avvicinandosi con in mano un bicchiere. -E poi non dire che non ti penso-
-Cosa sarebbe?- chiese guardando prima il ragazzo, poi il bicchiere e poi di nuovo il ragazzo.
-Succo di zucca. Ho riempito il bicchiere con le mie manine!-
-Almeno per fare quello sei ancora capace!- commentò Ron divertito da quello scambio di battute.
-Simpatico... Allora, dai bevi-
-Seamus, ce l'ho già il mio succo di zucca. Grazie lo stesso- lo liquidò lei.
-Ma non sarà mai buono come questo! Questo viene dal cuore!-
-Si, lo immagino. Magari la prossima volta, eh Seamus?-
-No, ti prego. Ti prego-
Kyra sospirò, arrendendosi e poi allungò la mano per prendere il calice che Seamus le porgeva.
Lo avvicinò alla bocca, ma invece di berlo lo annusò.
-Seamus, sei sicuro di non averci messo dentro niente... diciamo di strano?- chiese lei, estraendo la bacchetta.
Posò il calice sul tavolo, accanto a quello di Joey
-C-certo! Per chi mi hai preso?-
-Chiedevo- Poi puntò la bacchetta verso il bicchiere e disse: -Specialis Revelio!-
L'oggetto vibrò per un attimo e poi tornò immobile al suo posto.
-Ci hai messo il filtro d'amore, vero?-
-Uff- si lamentò lui tornando al suo posto. -E' troppo intelligente per me quella ragazza!-
Tutti risero mentre Hermione fece scomparire il succo per evitare che qualcuno lo bevesse anche solo per errore.
-Patetico- commentò Harry, abbastanza forte da farsi sentire.
-Ecco perchè sei uscito così ci corsa dalla classe... e perché Dean continuava a trattenerci!-
-Dean!- urlò il ragazzo, ridendo. -Sapevo che era tutta colpa tua! Che pessimo attore che sei!-.
Stavano ancora mangiando il dolce quando Harry si alzò senza dire una parola a nessuno. Joey lo seguì con lo sguardo, preoccupata, fino al portone d'ingresso e si voltò appena in tempo per vedere l'occhiata ansiosa che si scambiarono Ron ed Hermione.

Harry era seduto sulla riva del lago, che guardava verso la Foresta Proibita, perso nei suoi pensieri.
Joey gli si avvicinò lentamente, come se avesse quasi paura di invadere qualcosa di talmente personale da mettere la voglia di scappare.
Poi lui si girò e la guardò sorridendo.
-Ciao- gli disse Joey -Ti ho visto qua tutto solo e ho pensato che forse avevi bisogno di un po’ di compagnia…-
-Hai pensato bene. Siediti.- E le indicò il posto accanto a lui.
-E’ bello qui- osservò Joey dopo un po’ di silenzio.
-Si, è tranquillo. Questa tranquillità non c’è nel castello-
Lei sorrise. -Che ti succede, Harry?-
-E’ complicato- rispose il ragazzo.
-Farò uno sforzo-
-E' solo che a volte... Ho come l'impressione di... arrivare al limite. Quel limite che mi impedisce di fingere oltre, quel limite che mi porta a pensare a troppe cose che voglio dimenticare, quel limite che mi impedisce di fare quello che devo-
-E perchè devi essere costretto a fingere?- chiese la ragazza guardandolo.
-Perché è così che deve essere- rispose con semplicità, attratto dallo sguardo di lei.
-Chi l'ha deciso? Ron ed Hermione o tu?-
-Cambia qualcosa?-
-Certo. Cambia tutto. Non ha senso che tu arrivi la sera ad isolarti... per non far vedere a loro quello che hai dentro. E' per Sirius, vero? I giornali ne hanno parlato molto, su uno ho letto che era il tuo padrino...-
Lui sospirò e fu come se finalmente si sfogasse dopo anni di pensieri tenuti dentro, per paura di dirli troppo ad alta voce.
Le raccontò di quella fuga al Ministero, di come Voldemort l’avesse ingannato, di come lui aveva creduto che quel sogno fosse realtà, spinto dalla paura di perdere l'unica persona che più vicina aveva ad un padre, di come avesse portato i suoi amici in quella trappola, di come Sirius fosse caduto al di la di quel velo, colpito dall’incantesimo di Bellatrix. E lei lo ascoltava rapita, sorprendendo anche se stessa. La guerra, vista dal quel nuovo punto di vita, assumeva tutto un altro significato.
Joey gli perse la mano in un gesto involontario, ma la ritrasse poco dopo non sicura che fosse quello che lui voleva.
Fu lui a riprenderla, intrecciando le sue dita con quelle di Joey prima di riprendere a parlare. -Sai non credo che sia morto davvero. Quando io ero in quella stanza sentivo delle voci e ho pensato che potessero essere le persone intrappolate. E tra quelle potrebbe esserci Sirius… Hermione dice che non esistono cose di questo tipo, che bloccano le persone tra la vita e la morte… Ho provato a fare delle ricerche, con Ron, ma non abbiamo trovato niente…-
-Se vuoi domani ti posso dare una mano anche io... Se sempre accetti il mio aiuto...- propose Joey, guardando oltre il lago.
-Certo! Sarebbe fantastico...-
-Cercheremo fino a che non saremo certi del contrario- lo rassicurò Joey sorridendogli.
Con lui era così facile… sorridere e dimenticarsi di tutto quello che era successo nel suo passato. Era come ricominciare a scrivere la sua vita e Harry era diventato uno dei personaggi principali, fondamentale per il suo svolgimento.
Lo guardò parlare, mentre immaginava come sarebbe stata la sua vita se davvero Sirius sarebbe tornato, sognando di andare a vivere con lui, di passare l’estate insieme, con Ron ed Hermione e anche con lei e Kyra.
Sentire la sua voce era come una medicina, come un balsamo che riesce a curare tutte le ferite più profonde e si trovò a sperare di rimanere con lui per tutta la notte così da poterlo conoscere un po' meglio.
Solo per un momento il suo pensiero corse a Bellatrix, il cui nome era sempre nascosto nei loro discorsi. Lo si avvertiva come una presenza costante, dovuta alla colpa che inevitabilmente Harry le attribuiva.
Poteva, solo per quella sera, fingere che lei non era sua sorella? E guardando quegli occhi verdi accesi di speranza trovò la risposta che cercava…
Si, per quella sera poteva concederselo…

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette: La nuova promessa ***


Per Nymph: Ciao!
Allora, innanzi tutto ti volevamo ringraziare per aver avuto la pazienza di commentare ogni capitolo e per averla letta anche se all’inizio non ti convinceva molto. Siamo state piacevolmente sorprese di vedere come all’inizio ti aveva colpito, un po’ meno quando l’interesse è calato. Ma sia i complimenti che le critiche sono bene accetti, ci aiutano a crescere.
Ancora ci stiamo dando delle stupide per aver trascurato un simile dettaglio, però hai ragione. Bellatrix fa di cognome Black. Non so perché abbiamo scritto Lestrange, forse è dovuto al fatto che lei è conosciuta con quel cognome e ci è venuto naturale usare quello. Però come vedi, abbiamo modificato.
Allora, ora, come prima cosa si, la storia è ambientata al sesto anno, dopo la morte di Sirius. Dimentica il sesto libro. Purtroppo a noi non è molto piaciuto come la zia Row abbia considerato la morte di Sirius e da questo punto principale è nata la nostra storia.
Questa storia, che amiamo davvero tanto, è stata improvvisa, è stata pensata in un pomeriggio in cui in realtà noi stavamo scrivendo un’altra storia. Io sono saltata su e ho detto: -Mi piacerebbe scrivere di Harry…- e lei ha accettato, ad una sola condizione. Desiderava una cosa con tutto il cuore, abbiamo trovato il modo di farla succedere e così è uscito questo. Il fatto che sia stata così improvvisa però non implica che sia campata per aria: ogni cosa che scriviamo ha un suo senso e serve per quello che succederà più avanti e abbiamo già in mente come far finire la storia.
Partiamo da Severus. E’ un personaggio che noi abbiamo completamente rivalutato. E avevi ragione, tutto è stato fatto al fine della storia, anche se non lo vediamo così fuori dal normale. Severus è una persona che ha amato così tanto Lily, al punto di arrivare a uccidere Silente per rimediare ai suoi errori. E’ un amore puro come quello che Lily aveva per Harry… E’ non ci è sembrato così strano renderlo più… paterno, diciamo.
Parliamo prima di Kyra, che ci sembra quella che ti ha suscitato più dubbi, poi passiamo a Joey. Abbiamo letto con attenzione il sito che mi hai dato. Sebbene lei possa sembrare una Mary Sue, vorremmo farti capire quanto poco lo è.
E’ straordinaria, è vero. Più che straordinaria diremmo che è più brava di Hermione. Ma pensa un attimo… Sono cresciute tra i Mangiamorte e hanno avuto come insegnante Severus. Anche tu sai che grande mago è e che cosa è in grado di insegnare. Lo stesso Voldemort ha detto che mai avrebbe immaginato che sarebbero state così preziose. Hanno avuto un buon maestro e non avrebbe senso farle fingere che non è così.
Per la bellezza… E’ bella, più bella di Joey. Ma non è niente di straordinario da far sbavare le persone. Ma non ha incontrato tutto il successo che sembra. Quando sono arrivate a Hogwarts erano anche con Fleur, mezza Veela e in fischi d’approvazione era più per lei che per le due protagoniste. Alla fine ha avuto successo solo con Seamus, che lei continua a rifiutare. In realtà è stato messo con lo scopo di far ridere un po’, perché siamo giunte alla conclusione che come storia non è per niente leggera.
E’ una mutaforme, è vero, tremendamente simile a Tonks, ma per esigenze di storia. Poi capirai andando avanti a leggere. Ci è fondamentale questo dettaglio. Ripeto, col proseguire della storia sarà più chiaro.
Devi capire che questi personaggi ci rispecchiano molto: Kyra è calma, sicura, indipendente e molto testarda. Ama la natura e la conoscenza per questo studia sempre per migliorarsi. Non abbiamo mai pensato di farla risultare brava senza studiare, veramente troppo esagerato.
Adesso, parliamo di Joey. Lei è istintiva, dolce, passionale e bella esattamente nella norma, come Kyra. E si sta innamorando piano piano di qualcuno. Tremendamente prevedibile, penserai tu. Forse si, forse no. Sta di fatto che è un sentimento sincero, che col passare del tempo maturerà e diventerà di estrema importanza per tutto il resto della storia. Le abbiamo fatto legare al trio perché ci è venuto naturale e perché sinceramente io volevo che Joey si innamorasse di quel qualcuno.
Abbiamo parlato fin troppo, ti lasciamo al capitolo. So già quello che penserai visto quello che fa Kyra, ma è più gioco di squadra che bravura, assicuriamo entrambe, anche se non se la cava per niente male.
Aspettiamo altri tuoi commenti che ci fanno veramente tanto piacere, positivi o negativi che siamo. Buona lettura!

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CAPITOLO SETTE: La nuova promessa

La mattina dopo, mentre il gruppetto faceva un’abbondante colazione, due grossi gufi planarono sul tavolo, depositando due pesanti pacchetti davanti a Kyra e Joey.
Le due ragazze li aprirono senza indugi, immaginando già il loro contenuto. Quando tutti i libri furono scartati, si voltarono verso il tavolo dei professori, dove Severus le stava guardando. Le due giovani sorrisero per ringraziarlo, poi tornarono a concentrarsi sulla loro colazione.
-Vi dobbiamo parlare– apostrofò improvvisamente Joey.
I ragazzi la guardarono stupiti.
–Di cosa?- chiese Hermione, continuando a sfogliare le pagine del suo libro.
-Di Sirius- rispose Harry.
Hermione alzò di scatto la testa –Stà zitto, non qui- esclamò, chiudendo con un gesto secco il pesante volume.
-Perché? Ormai è stato scagionato!- disse Harry.
-Perché non mi pare il caso che tutta la Sala Grande sappia quello che stai combinando – rispose, guardandosi attorno, prima di incitarli a seguirla.
Si spostarono in una classe vuota e Ron si chiuse la porta alle spalle.
-Non di nuovo con questa storia! – lo pregò Hermione –Credevo che ormai avessi rinunciato –
-Anche Joey è convinta che ho ragione- la informò Harry.
-Scusate- si intromise Kyra –potreste spiegare anche a me di cosa state parlando?-
-E’ ancora convinto che il suo padrino, Sirius Black, possa ritornare da un arco custodito nell’Ufficio Misteri al Ministero. Peccato che da quando abbia attraversato quel velo sia scomparso- le spiegò Hermione senza smettere di fissare scettica Harry.
-Perché ti ostini a non volerci aiutare?- le chiese Joey, subito seguita da Ron –Abbiamo bisogno del tuo aiuto!-
-No, perché vi ostinate voi ad illudervi!-
Kyra vedendo l’espressione triste e rassegnata di Joey si intromise, anche se al momento non era del tutto convinta dell’idea della sua amica – Hermione, quando si tratta di magia, niente è impossibile- le disse sorridendo.
La riccia si voltò a guardare uno a uno i volti dei presenti, soffermandosi su quello di Harry. Nei suoi occhi lesse tutta la speranza e la convinzione che il ragazzo riponeva in quella ricerca e con un sospiro si arrese: -Insomma, d’accordo, se ne sei così certo, vi aiuterò. Ma non ho intenzione di perderci troppo tempo, ho i compiti di tutte le materie da fare –

Le ricerche iniziarono quella sera stessa, quando i cinque ragazzi uscirono dalla biblioteca carichi di libri.
-Hermione ma abbiamo già controllato questi volumi– si lamentò Ron salendo l’ennesima rampa di scale.
- Conoscendo il vostro modo di sfogliare i libri, dubito che abbiate cercato con attenzione – rispose lei, mentre Kyra e Joey cercavano di trattenere una risata.
-Harry, amico mio, ricordami per quale motivo abbiamo chiesto ad Hermione di aiutarci-.
Le risate dei ragazzi riempirono il corridoio deserto mentre raggiungevano il ritratto della Signora Grassa.
-Lupus in Fabula!– esclamò Kyra senza smettere di ridere.
Dopo che furono entrati spostarono uno dei tavoli rotondi allontanandosi dalla confusione che regnava nella Sala Comune.
Posarono i libri con un sospiro di sollievo e si sedettero, facendo scendere Grattastinchi, il gatto di Hermione da una delle poltrone lì vicino.
-Bene- disse Hermione prendendo un grosso libro che si trovava in cima alla pila che lei aveva portato. –Diamoci dentro-
Ron gemette rassegnato prendendo uno di quei libri che lui aveva già controllato e ci seppellì dentro la faccia mugugnando.
Dopo un’ora abbondante di silenzio Hermione sbatté l’ultimo libro che aveva preso in mano e si abbandonò sulla sedia.
-L'avevo detto che non avremmo trovato niente!- esclamò mentre tutti alzavano la testa dai loro volumi. –E’ da ore che cerchiamo e non abbiamo ottenuto nessun risultato, non è mai nemmeno stato nominato!-
-Hermione non rincominciare- la pregò Ron, i capelli scompigliati per averci passato dentro troppe volte le mani.
-Non perdiamo la calma- l’incoraggiò Kyra. –Vedrai che in uno dei prossimi ci sarà qualcosa.-
-Si, voglio proprio vedere- disse prendendo un nuovo libro, ‘I misteri del nuovo secolo’ e sfogliando l’indice.
-Harry?- chiamò Joey senza alzare la testa da ‘Monumenti magici dell’Inghilterra preistorica’
-Che c’è?- chiese il ragazzo con una nota di speranza nella voce. –Hai trovato qualcosa?-
-Forse. Qui parla di un arco-
Harry le si affiancò, così vicino che il suo profumo di muschio selvatico le inebriò la mente, facendole perdere la concentrazione per un attimo, così vicino da sentire il suo fiato caldo sul collo. Si appoggiò completamente a lui, dimentica di tutte quelle persone che si trovavano intorno a loro e gli sorrise mentre si voltava leggermente per guardarlo negli occhi.
-Vediamo…- disse lui e, mentre con la mano portò più vicino il libro per leggere meglio, le sfiorò i capelli provocando alla ragazza dei brividi leggeri che le percorsero tutta la schiena.
-Hermione, ascolta qui- esclamò il ragazzo cominciando a leggere. –“Particolarmente famoso è l’Arco, nelle vicinanze di StoneAge, per le fini incisioni presenti sulla pietra e i riflessi argentei di stupenda bellezza...”
- Harry, ragiona – lo interruppe la giovane – non può essere quell’Arco, quello che cerchiamo noi si trova al Ministero –
-Beh ma non sappiamo da quanto… -
-Quando è stato ristampato il libro? – chiese la riccia.
Joey sfogliò velocemente le pagine, fino a raggiungere l’inizio del libro dove in basso a sinistra era scritta una data troppo recente: - E’ di quindici anni fa – sospirò, prevedendo la risposta di Hermione.
-Prova a pensare: il Ministero non avrebbe mai lasciato un manufatto così pericoloso incustodito per tanto tempo…-.
Sul volto dei quattro ragazzi comparve un’espressione amareggiata, molto più marcata sul viso di Harry, ed Hermione decise di lasciar perdere per il momento.
-Sentite è tardi e siamo tutti stanchi, riprenderemo domani, ora ci conviene andare a dormire.-

Era diventata una specie di routine: a cena, ogni sera, quando arrivava il dolce, lui si alzava senza mangiarlo. La guardava, e si sorridevano, perchè Harry sapeva che Joey l'avrebbe raggiunto sulla riva del lago, pochi minuti dopo. Non cercavano nemmeno scuse con i loro amici e si allontanavano senza dire niente prendendosi una pausa da quelle ricerche. Così lei lo raggiungeva e si sedeva accanto a lui. Rimanevano a parlare per minuti interminabili, di cose stupide come l'ultima che aveva combinato Seamus con Kyra o di cosa succedeva fuori dalle mura di Hogwarts dove loro per il momento erano al sicuro. Ma più di tutto parlavano di Sirius, di dove potevano ancora cercare, di cosa stessero trascurando, di come fare una volta che sarebbe stata chiara la loro teoria. E se lui aveva un minimo di sconforto lei era lì, pronta a rassicurarlo con una semplice carezza e uno sguardo.
Poi, quando vedevano che stava diventando troppo tardi, tornavano al castello, facendo attenzione a non farsi scoprire da nessun professore o da Gazza, ridacchiando per i corridoi deserti spingendosi e prendendosi per mano per qualche secondo, come a volersi accertare che erano ancora vicini.
Entravano attraverso il ritratto di una sorridente Signora Grassa e si sedevano tra i loro amici che avevano ripreso le ricerche da poco, particolarmente vicini, sfiorandosi ad ogni gesto. Lei arrossiva e lui sorrideva, ed erano complici insieme di piccole cose che conoscevano solo loro.
Kyra, invece, passava le sue serate a sfogliare libri, scarabocchiando velocemente su dei fogli di pergamena. La calligrafia era così fitta da essere praticamente incomprensibile, in più innumerevoli note occupavano tutto lo spazio a disposizione sui fogli.
Rimaneva alzata fino a tarda notte, a volte quando tutti gli altri erano andati a dormire, conquistandosi le continue battute di Ron.
Dopo qualchetempo aveva cominciato a alternare i suoi continui studi a lunghe assenze. dalle quali tornava completamente distrutta, tanto da addormentarsi appena toccava il letto. Spesso Hermione le aveva chiesto spiegazioni e lei rispondeva che andava a correre per distrarsi e schiarirsi la mente, cosa che non convinceva molto la riccia.
Finchè un giorno non sorse un problema: entrando in Sala Grande sentirono Harry disperarsi, mentre discuteva animatamente con Ron.
-Non è possibile! Manca… quanto manca alla prima partita?-chiese il ragazzo scompigliandosi i capelli.
-Tre giorni, amico- rispose Ron abbandonandosi sulla panca.
-Ammazzami…- esclamò il ragazzo lasciando cadere la testa sul tavolo.
-Dai Harry, non esagerare. Ce la possiamo fare…- lo rassicurò Ginny.
-Cosa è successo di così tremendo?- chiese Joey avvicinandosi al tavolo.
-Qualcuno non è in grado di reggersi sulle proprie gambe- si lamentò il rosso mentre Harry continuava a sbattere la testa contro il tavolo, come in cerca di un’idea.
-La cosa è seria- commentò Hermione guardando Harry.
-Demelza, una delle nostre Cacciatrici, ha avuto un piccolo incidente- spiegò Ginny con un’espressione scocciata dipinta sul viso. –Madama Chips l’ha sistemata ma non vuole assolutamente che giochi la prossima partita-
-E tra poco perderete anche Harry, se va avanti così…- disse Kyra indicandolo mentre tirava una testava più forte delle altre facendo ribaltare il suo bicchiere pieno di succo di zucca. A quelle parole Ron si accorse dell’emergenza e lo prese per la divisa impedendogli di rompere il tavolo.
-Kyra non è male sulla scopa. Potrebbe aiutarvi lei…- suggerì Joey.
-Davvero?- chiese Harry con foga.
-Si….- rispose titubante la rossa –Ma non ho mai giocato a Quidditch-
-Vedremo come te la cavi. Oggi, alle sei, giù al campo per un allenamento straordinario-
-Questa l’ho già sentita…- sospirò Kyra all’amica che sorrise mentre tutti si alzavano diretti a lezione.

Quel pomeriggio il sole tramontò presto e un vento freddo spazzava il campo.
La squadra si era appena riunita, quando Kyra comparve salutata da Joey ed Hermione sedute sulle tribune.
-Non ti ho trovato altro- le disse Harry lanciandole una Comet Duecentosessanta –Per il momento fattela andar bene. Ora noi cominceremo il nostro allenamento. Osserva bene Ginny e Katie, ok?-
Kyra annuì mentre la squadra si alzò in volo, subito raggiunta da Harry che aveva liberato i due bolidi e il piccolo Boccino dorato.
Dopo una decina di minuti di continui scambi, passaggi e attacchi alle porte difese da Ron, Ginny riuscì a segnare il primo goal.
Nel momento in cui lei stava esultando un bolide le sfiorò la mano, facendo andare su tutte le furie Harry, che si diresse velocemente verso il battitore.
-Coote, dannazione! Fai attenzione, ti sembra che possiamo permetterci altri infortunati?- chiese adirato, agitandosi sulla scopa.
-Si sta avvicinando la partita, eh?- scherzò Katie cercando di allentare la tensione.
Harry scrollò le spalle chiamando Kyra e facendole segno di raggiungere le compagne.
La ragazza si diede una spinta, raggiungendo velocemente le altre Cacciatrici.
-Pronta?- le chiese Ginny. –Vediamo di far sudare un po’ mio fratello-
Le tre si sorrisero e subito cominciarono una serie di rapidi passaggi, avvicinandosi alle porte. Con in mano la Pluffa Kyra avanzò di qualche metro, vedendo sfrecciare davanti a lei Katie, pronta a prendere nuovamente la palla. Ron si era già spostato in direzione della mora intuendo il loro gioco, costringendo così Kyra a voltandosi per cercare Ginny.
Vedendola a qualche metro sotto di lei lasciò cadere la Pluffa che fu presa al volo e subito lanciata verso il più basso degli anelli, lasciato completamente scoperto. Le ragazze esultarono stupite dalla loro intesa, mentre Katie recuperava la palla, facendo continuare il gioco. Continuavano a passarsi la palla, aumentando la difficoltà delle loro azioni. Ben presto furono di nuovo davanti a un Ron sempre più agitato che non riuscì a parare il lancio di Kyra.
Il trio fece un giro di campo mentre un Harry molto entusiasta faceva segno loro di scendere.
-Meno male che non avevi mai giocato a Quidditch!- esclamò raggiungendole.
-Parli proprio tu che appena salito su una scopa eri già nella squadra!- disse con enfasi Katie.
Kyra si limitava a sorridere mentre la squadra si riuniva.
-Allora, bene così ragazzi. Voi tre siete perfette, ottima intesa. Coote e Peakes, meno distrazioni. E tu Ron, per la barba di Merlino, mantieni la calma. L’unico problema è la tua scopa, Kyra, troppo lenta. Vedrò cosa posso recuperare-
Nel momento in cui Kyra si girò verso Joey ed Hermione, vide la veste nera di Severus sparire, diretto verso il castello e non riuscì a trattenere un sorriso.

Non ci fu bisogno che Harry si disturbasse per la scopa. La mattina prima della partita, Kyra fu svegliata da un gufo che picchiettava insistentemente alla finestra. Di malavoglia lo fece entrare con non poche difficoltà dato il grosso pacco che portava e che subito lasciò cadere sul letto della ragazza.
Kyra si sedette incuriosita e cominciò a scartarlo. Rimase stupita quando tra le mani si trovò un bellissimo manico di scopa: il legno scuro e liscio mentre l’accarezzava per tutta la lunghezza del manico. Lo afferrò per osservarlo meglio e solo allora notò, poco sopra la sua mano, la scritta Nimbus 2002 che brillava incisa nel legno.
Scostando la carta che avvolgeva la scopa cadde un piccolo foglio di pergamena che la giovane raccolse con curiosità.

“Ora non hai più scuse per perdere contro la mia squadra.
Cerca di rendere la partita più interessante del solito”

Subito riconobbe la calligrafia di Severus e scarabocchiò su un altro foglio di pergamena un ringraziamento proprio mentre Joey si svegliava.
Non ci fu bisogno di spiegare nulla: la ragazza capì dal sorriso di Kyra che il manico di scopa che ora stava osservando era un regalo del professore.
Quando scesero in Sala Grande Kyra indossava la divisa da Quidditch e nella mano destra stringeva la nuova scopa.
Harry si alzò di colpo, vedendole entrare.
-Cos’è quella?- chiese euforico con un sorriso enorme già stampato sul volto. Hermione scosse la testa rassegnata mentre si sedeva per far colazione.
-La mia scopa- rispose la rossa raggiante –L’ho ordina da Quidditch Deluxe appena finito il nostro primo allenamento- mentii.
-Grande! Ora non ci batte più nessuno!- esultò Ginny, poi si voltò verso Ron, come per dirgli qualcosa ma rimase sconcertata nel vedere il suo piatto ancora pieno.
-Ron, cerca di mangiare qualcosa, hai bisogno di energie- gli disse Harry, ma la risposta dell’amico si limitò a un grugnito.
In quel momento davanti al loro tavolo, passò Malfoy insieme alla squadra di Serpeverde –Potter, non dare cattivi consigli a Weasley, non vorrei mai che il vostro portiere si ritrovasse a dover correre in bagno per vomitare!-.
A quelle parole la squadra si mise a ridere sguaiatamente e Ron divenne rosso peperone, senza riuscire a replicare.
-Se fossi in te non riderei tanto, Malfoy, abbiamo la vittoria in pungo- rispose la sorella indicando la scopa che Kyra stringeva ancora in mano.
-Vedo che in questa squadra non entra più nessuno a meno che non sia un raccomandato di Potter. Non basta una buona scopa per metterci fuori gioco, carina-
-Ti faranno mangiare la polvere, biondino- gli rispose seccata Joey, mentre faceva per alzarsi.
La mano di Harry corse al suo braccio, bloccandola dov’era.
-Come osi! Tu…-
In quel momento si avvicinò la professoressa McGranitt –Signor Malfoy, devo togliere qualche punto?- si intromise per evitare lo scontro.
Finito di mangiare i ragazzi si diressero verso il campo da Quidditch. La giornata era soleggiata ma un vento forte e freddo soffiava, facendoli rabbrividire e scompigliando i capelli di Ginny, Hermione e Joey.
I Grifondoro entrarono nello spogliatoio con un Ron leggermente rincuorato dalla discussione con Malfoy.
-Ragazzi, diamoci dentro, sappiamo quanto valiamo, non possono batterci- li incoraggiò Harry.
-Ben detto, Capitano!- esclamò Coote, mentre sentivano il vociare degli spettatori che riempivano gli spalti.
Poco dopo si apprestarono ad uscire mentre la voce di Seamus, annunciava la squadra: -Ed ecco l’ingresso dei nostri Grifondoro. Abbiamo Potter, Coote, Peakes, Weasley, Bell, Weasley e Gawain. Che tra l’altro, se mi permettete, proprio una Cacciatrice coi fiocchi….-
-Finnigan…- l’avvisò la professoressa McGranitt.
-Ho perso il conto di tutte le volte che le ho chiesto di uscire, ma è testarda! Presto cederà al mio fascino, ve lo garantisco….-
-FINNIGAN! O commenti la partita…-
-Va bene, va bene, professoressa, scusi. Allora… ritorniamo a noi. Ecco sfilare i Serpeverde accolti da un boato…. Tutto comprato questo pubblico a mio avviso… Comunque…. – continuò intercettando l’occhiataccia della McGrannitt.
-Ed ecco il fischio d’inizio! Grifondoro subito in possesso di palla con Weasley…passaggio a Bell, di nuovo Weasley, supera Harper e si avvicina alla porta… Le va incontro Vaisey, passaggio a Gawain che si avvicina alla porta… e segna! Lo sapevo! Oltre a essere una bella ragazza è anche una Cacciatrice in gamba. Gran bella scelta, Harry!-
-Finnigan, smettila con questi commenti idioti o ti spedisco giù a colpi di bacchetta!-
-Mi spiace professoressa, ma come si fa a non vederlo? Comunque Urquhart è entrato in possesso della Pluffa, schiva un bel piazzato bolide di Coote e procede da solo verso la porta di Grifondoro… Bell cerca di rubargli la palla ma passa a Varrell… Andiamo ragazzi, bloccateli! Niente da fare i Serpeverde continuano indisturbati la loro corsa… Sono davanti alla porta… Tira… PARATA! Weasley para e rinvia a Gawain, ottimo lavoro Ron! Intanto Potter volteggia sopra il campo in cerca del boccino seguito da Malfoy che non lo lascia un attimo! Che ci sia del tenero tra i due?-
Improvvisamente una gomitata involontaria di Joey lo colpì in mezzo alle costole zittendolo per qualche attimo con grande soddisfazione della McGrannitt.
-Mamma mia che caratteraccio, qua non sanno proprio cosa voglia dire scherzare!- protestò il ragazzo, riprendendo fiato. –Durante quest’aggressione indesiderata i Grifondoro sono tornati all’attacco, di nuovo Gawain avanza, ostacolata da Harper… Ottimo Bolide di Peakes che lo allontana dalla Cacciatrice, passa a Bell, Bell, Bell… e segna! Grifondoro conduce per 30 a zero! Trenta? Perché trenta? Me lo devo esser perso per colpa di qualcuno. Comunque contrattacca Serpeverde… Gran tentativo Coote, ma è svelto! È davanti alla porta, tira… SALVATAGGIO di Weasley! Ha fatto progressi il nostro Ronald! E di nuovo le nostre Cacciatrici all’opera! Weasley segna dopo un perfetto passaggio di Gawain! Contrattacco di… Ehi! Questo è fallo!- esclamò.
Un boato di indignazione si levò dagli spalti dei Grifondoro, completamente d’accordo con il cronista: Ron era stato disarcionato dalla scopa da una gomitata di Urquhart, che ora protestava contro Madama Bumb che aveva concesso un rigore alla squadra rosso oro.
Ginny segnò, portando la squadra a un vantaggio di 40 a zero.
-Ecco nuovamente i Serpeverde che provano ad attaccare, certo ora è facile senza nessuno a proteggere la porta! Un momento! Le Cacciatrici hanno cominciato a marcare strettamente quei vigliacchi dei Serpeverde…-
-Finnigan, stai mettendo a dura prova la mia pazienza…-
-Ma professoressa, cos ho detto di sbagliato? INCREDIBILE! Gawain para un goal certo e lancia lungo verso Weasley! Signori, che donna! Ginny prende la palla… ed è un altro goal! Siamo 50 a zero! Aspettate! Potter si lancia in picchiata verso gli anelli della porta dei Serpeverde, seguito da Malfoy che non riesce a stare al passo con il nostro Cercatore! Eccolo! Lo ha preso! La partita finisce per 200 a zero!-
Harry scendeva dalla scopa tenendo alto il Boccino, acclamato dalla folla scarlatta che si stava riversando nel campo. Anche la squadra lo seguì, solamente Kyra rimase sollevata a mezz’aria inveendo contro Seamus –Finnigan, se ti prendo sei morto! –
-Chi disprezza compra, tesoro!- le urlò scendendo dagli spalti e mescolandosi con la folla prima che lei riuscisse ad inseguirlo.


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Capitolo 8
*** Capitolo Otto: Rivelazioni ***


Per Nymph : Ciao, rieccoti!
Per incominciare... Abbiamo riletto attentamente i capitoli e ci siamo assicurate che in nessun dialogo vengano chiamate con i loro veri nomi. Se ti riferisci a 'disse Kyra' o 'domandò Joey' è voluto. L'abbiamo fatto perchè ci è più semplice, così viene meno confusionario e perchè abbiamo notato che anche nel secondo libro, quando Harry e Ron si trasformano in Tiger e Goyle, la Rowling fa praticamente quello che abbiamo fatto noi.
Sia per quanto riguarda Severus che per quanto riguarda le coppie non ti possiamo dire molto in quanto continuando a leggere scoprirai tu stessa quali sono state le nostre scelte. Sappi solo che anche queste decisioni sono legate a quello che avverrà in futuro. Ripetiamo: nulla, ma davvero nulla è campato per aria.
Per Kyra siamo contente che nel capitolo precedente non ti è sembrata molto Mary Sue anche se, dobbiamo ammetterlo, questo era il capitolo che meno ci convinceva visto quello che succede durante la partita.
Grazie ancora per le tue recensioni sempre molto gradite!
Buona Lettura! :)

Grazie inoltre a tutti voi che leggete e che avete inserito la storia nei preferiti e nelle seguite. Volevamo solo aggiunger euna cosa: per quanto riguarda i lcognome di Joey, torna ad essere Lestrange e più avanti verrà spiegato il motivo. Vi lasciamo alla storia!

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CAPITOLO OTTO: Rivelazioni

Dicembre arrivò portando con se la prima nevicata dell'anno colorando di bianco ogni angolo del parco. I ragazzi, appena avevano un'ora buca, correvano giù per mettere in atto delle battaglie di palle di neve che garantivano sempre un Neville bagnato dalla testa ai piedi.
Più i giorni passavano e più Joey sembrava inquieta: la sua intesa con Harry si rafforzava giorni dopo giorno e il suo segreto diventava sempre più pesante da sopportare. Passava ore e ore la notte a cercare una soluzione per cercare di alleviare quel peso sullo stomaco, e capì che l’unico rimedio era quello di rivolgersi a Severus e Silente.
Quel giorno non aveva smesso di nevicare un attimo e dopo cena le due ragazze si diressero verso l'ufficio di Silente dove le attendeva insieme a Severus.
Arrivati davanti al Gargoile di pietra lo trovarono già aperto permettendo così a loro di percorrere la scala a chiocciola che avrebbe portato allo studio del Preside.
Quando entrarono videro Silente che sedeva dietro la scrivania, le mani congiunte davanti al suo volto, con gli occhi chiusi.
Severus dava loro le spalle, guardando fuori dalla stretta finestra che permetteva di vedere il campo da Quidditch perso nei suoi pensieri.
Kyra bussò quando si trovarono sulla soglia del grande ufficio rotondo.
-Possiamo professore?- chiese.
Silente aprì gli occhi azzurri sorridendo mentre Severus si voltava affiancandosi un po’ di più al Preside.
-Certo, accomodatevi- disse indicando le due sedie di fronte a lui.
Quando entrarono non poterono non ammirare la stanza: era grande e circolare e appesi alle pareti si trovavano i ritratti di tutti i maghi che aveva avuto il privilegio di diventare presidi di Hogwarts. Lo sguardo di Kyra si posò su un tavolino dalle gambe sottili che ospitava un’infinità di strani oggetti che emettevano bassi suoni, estremamente interessata. Dietro la porta, su un trespolo d’oro, riposava la bellissima fenice di Silente che le guardava con aria curiosa ed emise un verso dolce e tremulo come a voler dar loro il benvenuto.
Le due ragazze si sedettero sulle due sedie che Silente aveva indicato poco prima e aspettarono che qualcuno rompesse il silenzio che per un attimo era caduto tra di loro.
-Sa perché sono qui?- chiese Joey dopo un lungo minuto.
-Severus mi ha accennato qualcosa, si- disse il Preside lanciando un’occhiata veloce all’uomo accanto a lui. –Ma vorrei conoscere meglio i dettagli-
-Voglio rivelare tutto a Harry. Dirgli chi sono, perché siamo venute qui ad Hogwarts, fargli vedere il Marchio…-
A quelle ultime parole, Severus fece un gesto come a voler scacciare via qualcosa di terribilmente fastidioso e scosse la testa.
-Perché?- chiese invece Silente ignorando il professore.
-Perché sono stanca di dovermi nascondere-
-Beh, credevo che fosse una cosa ovvia dovervi nascondere. Se volete scappare da Voldemort non ci sono altre soluzioni.-
-Si, lo so. Ma Harry è diverso… Lui…- provò la ragazza accalorandosi.
-Potter non è diverso! E’ uguale a tutti quei Grifondoro e non capirà mai, soprattutto visto quello che ha fatto tua sorella!- scattò Severus.
-Non puoi saperlo!- rispose lei –Tu non lo conosci!-
-Tu invece si? Joey, andiamo. Sii realista. Non lo accetterà mai!-
-Parli così perché si tratta di Harry! Se fosse stato Draco quello a cui avrei dovuto dire tutto non ci sarebbero stati problemi!-
-Sciocchezze- si difese il mago. –Sai benissimo che non te l’avrei permesso, ne con lui ne con nessun altro!-
-No!- rispose lei scoccando un’occhiata al Professore –E’ da quando sono arrivata qua che cerchi di allontanarmelo!-
-E a quanto pare facevo bene! Anche se purtroppo l’effetto non è stato quello voluto…-
-Joey- si intromise Silente –Devo dirmi d’accordo con Severus. Lui era molto affezionato a Sirius, e porta ancora dentro di sé molto rancore verso Bellatrix. Potrebbe scaricarlo su di te-
-Non mi preoccupa questo. Lui sa che io non centro niente. Non direbbe mai che è colpa mia- ripose lei convinta.
-Forse non lo dirà- intervenne di nuovo Severus, la voce dura come mai gliela aveva sentita. –Ma lo penserà sicuramente. E chi ti dice che manterrà il segreto? Chi ti dice che non lo urlerà davanti alla Sala Grande mentre fate tutti colazione?-
-Se c’è una persona brava a mantenere i segreti, quella è Harry. E tu lo sai!-
-Questo è vero, Severus. Tuttavia Joey non credo sia una buona idea…-
-Ma perché?- chiese sporgendosi dalla sedia e poggiandosi alla grande scrivania di legno.
-Ti stai comportando da egoista! Metti te e i tuoi interessi davanti a tutto, davanti al piano, davanti a Kyra. Se qualcosa dovesse andare storto, metteresti in pericolo anche lei!-
Lei rimase in silenzio per un secondo, fissando un punto impreciso della scrivania, sapendo benissimo che Severus aveva ragione. Eppure…
-Kyra, tu sei d’accordo con loro, vero?- chiese all’amica che era rimasta in silenzio per tutto quel tempo.
-Si, Joey. Credo davvero che sia una pessima idea. Io non ho ancora dimenticato come ci hanno accolto quelli dell’Ordine la prima sera. E Harry la prenderà nello stesso modo o forse anche peggio.-
-Non lo conoscete…- ripeté testarda-
-Forse hai ragione, Joey. Ma cosa succederà se abbiamo ragione noi?-domandò l’amica fissandola negli occhi.
-Non lo andrà mai a dire a tutta la Sala Grande…-
-Non mi riferivo a quello, ma a te…-
Le due ragazze si guardarono negli occhi. –Ce ne occuperemo se dovesse succedere-
-Joey, per favore!- intervenne Severus sporgendosi verso di loro. –E’ una battaglia persa e non ha nessun senso esporsi in questo modo. Ci sono certi pregiudizi che non si eliminano guardandosi negli occhi!-
Joey questa volta si rivolse a tutti. –Sentite. Io… io non voglio il vostro consenso. Non mi interessa sentirmi dire che non capirà, che mi odierà a morte. Non mi interessa. Voglio solo…- e questa volta si rivolse al Preside –Essere certa che questo non metta in pericolo il nostro piano. Lei conosce bene Harry e sa se possiamo fidarci o meno…-
-Se mi stai chiedendo se Harry ne parlerà mai a qualcuno al di fuori del signor Weasley e della signorina Granger la risposta è no. Credo che l’informazione rimarrebbe tra loro-
Joey annuì, tornando a parlare. –Quindi non metto in pericolo Kyra o nessun’altro?-
-No-
-Perciò posso parlargliene?-
-C’è qualcosa che ti possa far cambiare idea?- chiese Silente invece di rispondere a quella domanda.
-No. Ormai ho deciso.-

L’occasione per Joey di parlare con Harry si presentò una settimana prima delle vacanze di Natale. Per sabato era prevista la prima gita ad Hogsmeade e i ragazzi avevano già in programma di andare a trovare i fratelli maggiori di Ron.
A nulla servirono le occhiate di Severus ogni volta che si incrociavano per i corridoi e le parole di Kyra la sera prima dell’uscita: lei era determinata e più tempo passava con lui più si convinceva che era la cosa giusta.
Così quella mattina, subito dopo colazione, uscirono dal castello, infagottati in sciarpe e cappotti per far fronte al freddo di quella giornata.
Mentre si avvicinavano al villaggio, Harry si allontanò per un attimo dal gruppetto lasciando Joey a parlare con Kyra. Si chinò cercando di nascondere la neve che stava appallottolando, poi girandosi di scatto la tirò verso Joey colpendola sulla nuca.
-Traditore!- urlò lei e si chinò subito per restituirgli il favore. Nel frattempo il ragazzo era corso dietro Ron ed Hermione, ridendo allegramente, cercando di nascondersi.
Joey aspettò un attimo e, appena si sporse leggermente per guardarla, tirò ma il ragazzo fu più rapido di lei e la palla colpì Ron in pieno viso.
Ron boccheggiò per un attimo e poco dopo furono tutti coinvolti in quel gioco con un unico bersaglio: Harry, che nel tentativo di scappare da un attacco di Ron e Kyra, cadde insieme a Joey, ritrovandosela sopra.
-Scusa…- le disse Harry sorridendole colpevole, cingendole delicatamente la vita.
-Non so se accetto le tue scuse, Potter- gli rispose cercando di imitare la voce di Severus, abbandonandosi completamente contro di lui.
I due rimasero a guardarsi per qualche minuto, beandosi di quel contatto casuale, finchè Kyra non li interruppe lasciando cadere una grossa palla su Joey: una parte della neve le entrò nel cappuccio facendola rabbrividire, mentre un’altra cadeva dritta in faccia ad Harry.
-Muoviamoci, piccioncini. Avete finito di fare sconcerie davanti a tutti?- chiese facendo ridere Ron ed Hermione.
-Noi non facciamo sconcerie!- si difese Joey cercando di togliere la nave dal viso ad Harry.
-Si, raccontalo a qualcun altro! Dai veloci, il negozio di Fred e George è qui vicino-
I due ragazzi scossero la testa, mentre si alzavano e di malavoglia si separavano, raggiungendo il resto del gruppo che si era fermato davanti a una vetrina ingombra di una moltitudine di oggetti colorati.
Quando entrarono vennero accolti subito dai due gemelli.
-Fred!- chiamò il fratello –Sono arrivati i nostri clienti preferiti e…-
-Ragazzi!- li salutò Fred –E queste due splendide ragazze sono….?-
-Inutile che fai domande di cui sai già la risposta! La biondina sicuramente è la ragazza del nostro piccolo Potter!-
Joey arrossì bofonchiando a qualcosa che assomigliava a un ‘non stiamo insieme…’.
-Lei invece- continuò il rosso. –Deve essere… Si, si non ho dubbi… La nuova fiamma di Seamus!-
-Non – pronunciare – quel – nome – davanti – a – ME-
-Ma come avete già litigato?- chiese Fred fingendosi sconvolto dalla tua notizia.
La ragazza si mise una mano davanti al volto, disperata –Con Finnigan ho litigato dal primo giorno che ci siamo incontrati… Ron ricordami che gli devo fare un discorsetto quando torniamo al castello-
Hermione si fece avanti per presentarle –Loro sono Alisia e Mary-
I gemelli sorrisero –Incantati- dissero facendo il baciamano alle ragazze.
-Harry, vieni con noi. Ti mostriamo il negozio- disse Fred prendendolo sottobraccio mentre al volo Harry prendeva la mano di Joey trascinandosela dietro.
-Naturalmente, Mary, anche tu sei la benvenuta. Non vorremmo mai essere la causa della vostra separazione!- scherzò George.
Lei scosse la testa sorridendo mentre seguiva i tre ragazzi, la mano di Harry ancora intrecciata alla sua.
-E’ incredibile quello che avete messo in piedi- disse Harry guardandosi intorno meravigliato.
-Tutto grazie a quel tuo piccolo prestito, amico mio- assicurò Fred sorridendogli
–Un ragazzo d’oro- aggiunse George in direzione della bionda.
Gli mostrarono una serie di oggetti interessanti, tra cui spiccavano oltre ai loro soliti scherzi anche qualcuno che incuriosì particolarmente Harry.
Il ragazzo prese tra le mani una pietra colore blu notte molto simile al carbone.
-Polvere Buio Pesto- gli spiegò uno dei due gemelli –Essenziale se ti devi nascondere da qualcuno. Lanciala per terra e tutta la stanza sarà immersa nell’oscurità più assoluta-
-Grande!- commentò Joey sorridendo.
Fred ammiccò conducendoli in un angolo più nascosto del locale e mostrando loro una bottiglietta rotonda molto piccola contenente un liquido azzurrognolo.
-Cos’è?- chiese Harry prendendola in mano e osservandola con attenzione.
-Ti basti sapere che se si rompe il vetro il liquido può immobilizzare chiunque lo tocchi per un paio d’ore-
Joey si allontanò un attimo, attirata da una gabbietta piena di palle pelose di varie tonalità di rosso che emettevano dolci cinguettii.
-Vedo che la nostra Mary è stata conquistata dalle Puffole Pigmee…- disse George avvicinandosi con Harry e Fred.
-Dalle che…?- chiese Joey troppo indaffarata a giocherellare con quei teneri animaletti per ascoltarlo.
Harry si avvicinò di più a lei. –Ti piacciono?-
-Si, sono troppo carine!- esclamò lei accarezzandone una.
-Bene- disse il ragazzo raddrizzandosi. –Prendo questi due e una Puffola. Scegli Joey…-
-No, Harry. non mi va che spendi soldi per me…-
-Perché no? Mi pare che a te un animaletto ti manchi, giusto? Quindi niente discussioni-
Lei lo ringraziò con un sorriso e un lieve bacio sulla guancia, prendendo quella con cui stava giocando prima, di un vivace rosa.
Si rivolse poi a uno dei due gemelli. –Ma cosa mangiano queste Puffole?-
-Insalata- rispose sorridendo Fred –Preferiscono la lattuga-.
Quando uscirono dal negozio cominciarono a camminare per le strade di Hogsmeade ridendo e scherzando, senza smettere di staccare gli occhi da quella pallina rosa che Joey teneva sulla spalla.. Bastò uno sguardo di Joey per far parlare Kyra. -Io ho proprio voglia di una Burrobirra… Che ne dite di un salto ai Tre Manici di Scopa? Ron? Hermione?-
-Si- rispose Hermione capendo al volo -Almeno ci scaldiamo un po’. Andiamo, Ron-
-Ma veramente io…- fece per dire il rosso ma fu subito interrotto.
-Ti sembrava una domanda?- chiese Hermione. -Ci vediamo al castello- disse poi ai due ragazzi e si avviarono tutti e tre per la direzione opposta con le proteste di Ron in sottofondo e Harry e Joey che ancora ridevano.
-Sono stati carini…- le disse Harry.
-Si- acconsentì la ragazza. –Conosci un posto un po’ appartato? Ti devo parlare-
Harry la guardò curioso mentre insieme si incamminarono.
Poco lontano c’era un prato, ora coperto da qualche spruzzo di neve che ancora non si era sciolta del tutto. Allontanandosi dalla strada trovarono una panchina che sembrava abbastanza asciutta da consentire loro di sedersi.
Si guardarono negli occhi come poche volte era successo e lei si perse in quel mare di verde. Doveva concentrarsi, sapeva che altrimenti non avrebbe potuto dire quello che si era prefissata, quello che doveva dire perché sapeva benissimo di doverglielo, le prese in giro dovevano finire subito, quel giorno stesso.
E poco importava se Severus non era d’accordo, poco importava se tutti le dicevano che non avrebbe capito, che certi pregiudizi non spariscono così, come se non fossero mai esistiti. Il pensiero di custodire ancora quel segreto la uccideva, troppo grande per essere mantenuto per altro tempo.
Tornò a fissarlo negli occhi e sperò che capisse, che andasse oltre. E in quello stesso istante non ebbe un secondo di esitazione: lo amava. Amava ogni cosa di lui: i capelli corvini perennemente spettinati che ricadevano sulla cicatrice a forma di saetta nascondendola per metà, quegli occhi verdi che la osservavano come se volessero capire ogni cosa di lei e cercavano di comprendere ogni parola taciuta, quelle labbra che non erano mai state così invitanti e che, sapeva bene, stavano diventando, secondo dopo secondo, proibite.
-Mary…- sussurrò lui.
E probabilmente fu quello a farla ritornare in sé. Quanto avrebbe voluto poter farsi chiamare Joey, il suo vero nome… Quanto avrebbe voluto che lui si innamorasse dalla ragazza bruna dagli occhi azzurri e non di quella bionda così diversa da lei…
Si tolse la Puffola dalla spalla, appoggiandola sulla panchina accanto a lei.
Portò una mano verso il suo braccio sinistro e sapeva bene che a chiunque sarebbe potuto sembrare un gesto casuale, anche ad Harry. Ma forse una lacrima sfuggita dai suoi occhi la tradì e lo vide muoversi per abbracciarla, ma lei lo bloccò.
Sollevò la manica del maglione da sotto il mantello, senza esitazione, senza troppi preamboli. Il Marchio Nero era impresso a fuoco nella sua carne, ancora caldo dall’ultima chiamata, con un sottile strato di pelle arrossata attorno al disegno che l’aveva segnata a vita.
Sentì l’atmosfera cambiare: se prima lui era desideroso di toccarla per consolarla e capire il motivo di quelle lacrime, ora era completamente distaccato, freddo e quasi… schifato.
Lui si scansò e una parte di lei si disse che doveva essere preparata a quella reazione. Chiunque avrebbe fatto così… Ma sperava, nel profondo, che lui fosse diverso, che lui potesse capire, perché erano molto più simili di quanto Harry credesse.
Fece per andarsene ma lei lo pregò: -Aspetta, Harry, ti prego… Fammi spiegare. Poi potrai decidere se credermi o meno… Ma fammi spiegare…-
Lo osservò ritornare a sedersi sulla panchina, tremendamente lontano da lei.
Prima di parlare abbandonò tutto il controllo, sentendo il suo corpo riprendere il suo aspetto reale: i lunghi capelli tornarono scuri e lisci, il viso si addolcì, i centimetri di troppo sparirono.
E lui si ritrasse di nuovo, scattando in piedi. -Io… io ti ho già vista da qualche parte… Tu sei…-
-Joey Lestrange- gli venne in aiuto la ragazza. Non ci fu bisogno di spiegare con chi era imparentata, presto avrebbe capito.
Vide sul volto di lui dipingersi prima la confusione e poi l’odio nel momento in cui comprese chi si trovava davanti. Per un momento temette che tirasse fuori la bacchetta, esattamente come aveva già fatto Tonks. Eppure i suoi sentimenti in quel momento sembravano andare oltre la rabbia e il disgusto, non lo sapeva dire nemmeno lei cosa provava. Seppe solo che fece male e capì che mai avrebbe accettato quella realtà.
-Quando capì che quel giorno era arrivato mi dissero che era un onore. Mia sorella mi spiegò che era un grande giorno per me, entrando in camera mia e portandomi un vestito nuovo, comprato apposta per quell’occasione. Finalmente le stavo dando un valido motivo per essere orgogliosa e se un minimo l’hai conosciuta, puoi immaginartela. Finsi di crederle perché era la cosa giusta da fare ma dentro di me la odiai perché lei gli è così fedele… così pazzamente convinta delle sue idee da farmi paura. Dovetti promettere completa lealtà a Voldemort, prima che la sua bacchetta toccasse il mio braccio. Mia sorella fu solo in grado di dirmi di non urlare troppo e mi tenne ferma con una tale forza da lasciarmi il segno…-
Piangeva ed era difficile cercare di bloccarle quelle lacrime, come per Harry era difficile evitare di guardarle. -Ma non rispettai la richiesta. Ha bruciato talmente tanto che credevo che il braccio mi prendesse fuoco. Tutt’ora, quando lui lo tocca per chiamarli, faccio fatica a sopportarlo. Sapevo bene che non potevo farci nulla, era semplicemente una cosa necessaria… Abbiamo vissuto col pensiero che presto sarebbe finita, che Severus ci avrebbe salvate prima o poi…-
-Abbiamo?- chiese Harry -Anche Alisia, vero?-
-E’ la figlia di Greyback… Le è stato chiesto di torturare un bambino la sera della mia marchiatura. Doveva essere in mio onore…-
Ci fu un momento di silenzio, carico di tensione, e Joey quasi riuscì a percepire le distanze che Harry stava allargando tra di loro.
-Io… Tu sei la sorella di Bellatrix… E lei ha ucciso Sirius…-
-Lo so, ma io non voglio avere niente a che fare con loro… Davvero, Harry devi… devi credermi… Io… io ti amo…-
Ed era vero, dannazione, lo amava. Benché tra loro non ci fosse stato nessun bacio, lo amava per quello che era successo in quel periodo, per il modo in cui solo con lui riusciva a parlare, per tutto quello che non avevano mai avuto bisogno di dirsi perché si capivano al volo. E poco le importava se poteva sembrare un colpo basso, detto in quel preciso momento.
Ne quello ne altro sembrò riempire la distanza che si era creata inesorabilmente tra di loro.
Lui indietreggiò ulteriormente a quelle parole, guardandola come se non la vedesse realmente, il Marchio Nero ancora sovrapposto tra loro e gli occhi di entrambi che a intervalli regolari lo cercavano, come se quel segno avesse risucchiato tutta la luce.
-Io.. ho bisogno di tempo…- disse alzandosi. Lei si alzò con lui e gli si avvicinò, il Marchio scuro ancora scoperto visibile contro la sua pelle chiara.
-Non l’ho voluto io. Non sono andata davanti a lui con la gioia che avrebbe potuto mostrare mia sorella. Lo eliminerei subito se potessi, perché non centra niente con me e io non voglio centrare nulla con loro. E non se ne va se lo tengo coperto. Davanti a Voldemort non si può niente. Ma tu questo dovresti saperlo! A loro non importa nulla di Marchiare una ragazza che ha solo sedici anni perché se la cava con la magia o di farle torturare un bambino perché lo considerano un onore! Harry… pensavo… pensavo davvero che tu lo potessi capire, pensavo che non me ne sarei mai pentita perchè tu lo sai di cosa sono capaci…-
-Lo so… ma…- disse il ragazzo colpito da quelle parole.
-Ma non lo accetti?-
-E’ tua sorella… Davvero, io… Ho bisogno di tempo, per assimilare il tutto…-
Lui lanciò un’ultima occhiata a quel Marchio mentre finiva di parlare. Joey lo vide osservarlo attentamente con il desiderio quasi morboso di accarezzarla dipinto negli occhi. Fece per muoversi verso di lei. Per un momento tutte le ore passate insieme a parlare di Quidditch o per trovare un modo per riavere Sirius parvero galleggiare tra loro. Tutto stava in quello che Harry avrebbe fatto: se la toccava, anche solo sfiorandola, voleva dire che accettava, che davvero capiva; se si voltava e se ne andava avrebbe dovuto dirgli addio.
Scosse la testa, come se non riuscisse a sopportare la vista di quel Marchio e chiuse gli occhi. Fece per andarsene.
-Il cappello mi ha assegnato a Grifondoro!- gli urlò lei mentre si allontanava.
-Non vuol dire niente…- disse lui sparendo nella direzione da cui erano venuti.
E la lasciò sola, nel silenzio irreale di quel posto.
Lacrime di frustrazione uscirono dai suoi occhi.
Respinta, odiata per un cognome.
Prese la Puffola rosa posandosela sul grembo, accarezzandola. Solo mezz’ora prima era tutto così perfetto….
Kyra poteva pensare quello che voleva, ma il vero problema era quello. E sarebbe stato così per sempre. Poco importava se era stata assegnata a Grifondoro, poco importava se non aveva mai commesso niente di irreparabile, poco importava di tutto quello che aveva passato, poco importava se aveva vissuto il più bel mese della sua vita con Harry. Lei era una Lestrange e aveva il Marchio e davvero nessuno modo per dimostrare che non era completamente diversa dalla sorella.
Riprese il controllo di se. Come al solito, Kyra aveva ragione. Nessuno, venendo a conoscenza del loro passato poteva capire. Nessuno, tranne Silente e ovviamente Severus. Nemmeno Lupin capiva, Tonks neanche ci provava, bastava pensare al loro primo incontro con l’Ordine…
Si concentrò puntando la bacchetta contro se stessa e mormorò: -Atum Speciem-
Seppe, senza bisogno di uno specchio, che l’incantesimo aveva funzionato e si concentrò per mantenendolo prima di tornare verso il castello.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove: Una traccia ***


CAPITOLO NOVE: Una traccia

I tre camminavano ridendo in mezzo alla deserta.
Nonostante l’apparente felicità Kyra era preoccupata per la sua amica, più che mai convinta che Harry le avrebbe spezzato il cuore. Pregò di sbagliarsi, pregò che quel ragazzo cercasse in fondo al suo cuore e capisse quanto erano simili, quanto erano fatti l’uno per l’altra, pregò per la felicità della sua migliore amica, la sua famiglia insieme a Severus, la sorella che non aveva mai avuto….
I suoi pensieri l’avevano fatta rallentare, allontanandola da Ron ed Hermione. Li vedeva in lontananza, talmente concentrati nella loro discussione che non si erano accorti di averla lasciata indietro. Quasi sorrise chiedendosi come faceva il rosso a non rendersi conto di quello che provava la ragazza accanto a lui.
Si stava avviando per raggiungerli quando, improvvisamente si accorse di un piccolo negozietto in una vietta laterale che la incuriosì. L’insegna, dove si leggevano solo alcune lettere, era sbiadita e consunta ma era ancora ben visibile il disegno di un libro sotto la scritta.
Si avvicinò alla vetrina dove non si vedeva altro che una tenda di tessuto nero e trasparente che arrivava a coprire gran parte del vetro e cercò di capire se la libreria fosse aperta. Non riuscendo a distinguere nulla oltre il telo, si diresse verso l’unico ingresso e quando aprì la porta, il rombo di un tuono risuonò nella sala, per avvisare che era appena entrato un cliente.
La stanza dove si trovava era più grande di quanto avesse immaginato osservandola da fuori, e completamente piena di scaffali, ben ordinati e pieni di libri dai colori tetri. Avvicinandosi, cominciò a sfiorare le copertine, leggendone i titoli velocemente, finchè il suo sguardo non cadde su un grosso libro dalla copertina di cuoio, con il titolo scritto in Rune Antiche.
Cominciò a sfogliarlo velocemente, traducendo le frasi che le sembravano più importanti per capire il contenuto, sempre più stupita da quello che leggeva.
-Non pensavo che agli studenti interessasse la magia nera-.
Un omino vecchio e raggrinzito era comparso da dietro un separé, con i capelli grigi e ricci che gli arrivavano quasi a coprire gli occhi, un pizzetto caprino e un lungo grembiule di pelle.
La giovane sorrise –Non sono interessata alla magia nera, ma alle leggende antiche- disse, indicando il manoscritto che teneva in mano.
-Sai tradurre le Rune? –gli chiese raccogliendo un paio di volumi e posizionandoli in ordine sul bancone, incuriosito.
-Posso dire di cavarmela– rispose lei avvicinandosi e tirando fuori da una tasca il sacchetto con i soldi che Severus aveva mandato loro per le compere a Diagon Alley. In quel momento ringraziò la sua buona stella che le aveva suggerito di portarlo con sé quel giorno.
-Sacrifici, eh? Non mi sembra una lettura adatta a una ragazza come te-
Kyra non riuscì a trattenere una risata. Lei non era una comune ragazza, e quello non era di certo il libro più tremendo che avesse letto. –Non si preoccupi, ho uno stomaco forte e un tema tremendo che devo concludere, e finalmente ci riuscirò grazie a questo libro! – esclamò con fare innocente, sperando che quel vecchietto non la trattenesse troppo.
-Strani compiti vi danno in quella scuola… Su che argomento è il tuo tema?-
-Un arco un po’ particolare, diroccato, coperto da uno strano velo dietro il quale alcune persone sentono delle voci sommesse. Pare che chi lo attraversi non si riesca più a tornare indietro – spiegò Kyra, cogliendo al volo l’occasione per avere qualche informazione in più.
Il vecchietto si grattò la barba, pensieroso, rimanendo in silenzio per alcuni minuti.
-Forse ho qualcos’altro che potrebbe interessarti– le disse –ma dovrai tornare tra qualche giorno, il tempo necessario perchè lo trovi-
-Ma signore, mi dispiacerebbe disturbarla…- cominciò la ragazza, ma fu interrotta da un gesto dell’ometto: –Sei la mia prima cliente dopo tanto tempo e finalmente mi hai trovato qualcosa da fare che non sia spolverare questi vecchi libri. Ti manderò un gufo appena avrò trovato qualcosa, e non voglio sentire altri ma-.
La rossa sorrise, pagò il grosso volume senza smettere di ringraziarlo e uscì dal negozio, infilandolo nella borsa che portava a tracolla.
Quando fu di nuovo sulla strada principale un’agitatissima Hermione le corse incontro, senza fiato.
-Ma dov’eri finita Alisia? Ti abbiamo cercato dappertutto!–
-Scusatemi, non volevo sparire è che ho visto un negozio davvero molto interessante e, dato che voi sembravate così presi dalla vostra discussione, non ho voluto interrompervi per avvisarvi…- rispose lei, credendo fosse più opportuno parlare della sua scoperta in un luogo più appartato.

Joey era sdraiata sul letto, messa su un fianco per lasciare spazio alla sua Puffola, che aveva deciso di chiamare Ariel, di rotolarsi sul letto. Un paio di volte rischiò di cadere, mentre era alle prese con una capriola particolarmente buffa ma Joey, prontamente, la riportava al centro del letto.
In basso, sul pavimento, ero acciambellato Grattastinchi che osservava i movimenti di quella pallina rosa sul letto con aria estremamente curiosa.
Una lacrima scivolò sulla guancia di Joey, l’ennesima, finendo sul lenzuolo rosso. Chiuse gli occhi, nel tentativo di calmarsi, col solo risultato di peggiorare le cose.
Era tutto finito, nella stessa rapidità con cui era incominciato e lei non poteva fare più nulla. Quello che credeva di dover fare l’aveva fatto e aveva sbagliato…
Sentì delle deboli risate mentre qualcuno entrava e non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fossero.
-Mary!- chiamò Hermione –Non ti abbiamo visto a cena! Eri in giro con Harry?-
-Io, veramente…- bisbigliò la bionda. A tradirla fu la sua voce, tremante a causa delle lacrime.
-Cos’è successo?- chiese Kyra avvicinandosi.
Capì subito, dall’espressione e dagli occhi arrossati dell’amica, che era andato tutto storto, e non poté che lasciasi sfuggire un: -Te l’avevo detto…-
-Cosa? Di che state parlando?- chiese Hermione sempre più confusa.
Joey guardò Kyra, negli occhi la richiesta di poterne parlare anche con lei. –Diglielo, tanto lo verrà a sapere comunque…-
-Cosa verrei a sapere?-
-Chiudi la porta, Hermione…- disse Joey.
Nel preciso momento in cui la porta si accostò, lasciando fuori il vociare dei ragazzi tornati in Sala Comune dopo la cena, le due ragazze tornarono del loro aspetto consueto.
-Oddio…- sussurrò la riccia, guardando prima Joey che si era alzata dal letto e poi Kyra mentre si avvicinava alle amiche rispettivamente castane e nere, riconoscendole all’istante.
-Lasciaci spiegare…- iniziò Kyra mentre tutte e tre si sedevano su uno dei loro letti, intuendo che la ragazza accanto a lei non sarebbe riuscita a dire molto.
Kyra cominciò a raccontare quello che era successo dal momento in cui Voldemort era effettivamente tornato, da quando avevano capito a cosa serviva tutta quella preparazione. Sottolineò più volte il fatto che dovevano aspettarselo visto i parenti che si ritrovavano, che Severus, che si era occupato di loro per così tanti anni, le aveva messe sempre all’erta insegnando loro ogni trucco necessario per evitare il peggio.
Poi il discorso si spostò sulla Marchiatura di Joey e la riccia la guardò negli occhi per un lungo istante. Con mano tremante sollevò il suo maglione e sfiorò i contorni definiti di quel tatuaggio, facendo rabbrividire Joey.
-Mi dispiace…- sospirò, una lacrima leggera che le rigava la guancia. –Per tutto quello che vi è successo… Voi siete state così… coraggiose, pochi avrebbero avuto la vostra forza di volontà. Ora capisco perché il Cappello Parlante vi ha assegnato a Grifondoro-
Hermione sorrise sotto gli sguardi allibiti delle due ragazze.
-Non ti spaventa tutto questo? Non hai dubbi su di noi?- le chiese Kyra.
-No. Non capisco perché dovrebbe. Ho dormito con voi nello stesso dormitorio per quasi due mesi, ho imparato a conoscervi, so quello che siete in grado di fare… So che siete capaci di amare e questo mi basta…-
A quelle parole, Joey si alzò di scatto, coprendo il Marchio e avvicinandosi alla finestra.
Sentiva gli sguardi delle due ragazze addosso. Cercò di trattenere nuove lacrime che premevano per uscire, mentre ripensava alle parole di Hermione.
-Joey?- chiamò incerta –Se ho detto qualcosa che…-
Lei scosse la testa, con vigore, mentre le sue parole si spegnevano.
Respirò a fondo e poi incominciò: -Hermione, tu non hai detto niente di sbagliato. Credo che questa sia la reazione che abbiamo sempre cercato in tutti e abbiamo trovato solo in pochi...-
Si voltò verso Kyra, guardandola negli occhi –È solo che… sono stanca, stanca davvero di lottare per questo. Prima quelli dell’Ordine, con Lupin e Tonks che non si preoccupano nemmeno di capire, ora Harry che non vuole sentir ragione...Perché deve essere sempre tutto così complicato?-
-Joey, ora calmati. Devi pensare ad altro. Capirà. Magari non oggi o domani, ma capirà. E quando arriverà quel momento si renderà conto di quello che ha perso… Perché tu e lui siete fatti per stare insieme, e lui nel profondo del suo cuore sa che è così- le disse Kyra, avvicinandosi e asciugandole una lacrima.
-Kyra ha ragione. Harry ha… solo bisogno di tempo, credo. Vedrai si sistemerà tutto- le disse sorridendo la riccia, mentre tutte e tre si abbracciavano.

Dopo quella discussione Hermione scese in Sala Comune, proprio nel momento in cui Harry e Ron entravano attraverso il ritratto della Signora Grassa.
Le bastò uno sguardo per capire che Harry doveva parlarle e sapeva benissimo di cosa. Li seguì nel dormitorio maschile, chiudendosi la porta alle spalle.
-Ha il Marchio- disse Harry ai suoi due migliori amici in piedi davanti a lui, che lo osservavano silenziosi.
-Chi?- chiese Ron spaventato.
-Mary…. Che accidenti, non è Mary! Si chiama Joey, Joey Lestrange…-
-Harry, ma… ma che dici? Joey Lestrange… Non era quella ragazza che abbiamo visto sul giornale a settembre? La sorella di Bellatrix? Insieme a quella Kyra…-
-Si, lei e Kyra sono sotto la protezione dell’Ordine….-
-Non ci credo…-
-Anche io faccio fatica…. Dio santo è la sorella di Bellatrix… E sua sorella ha ucciso Sirius…-
-Harry…- chiamò Hermione.
Si guardarono per un attimo negli occhi, rimanendo in silenzio e sul volto di Harry comparve un’espressione dura.
-Tu hai già parlato con lei… E le credi…-
-Si, Harry. credo a entrambe….- rispose la riccia, fissandolo negli occhi cercando di capire cosa lui provasse.
-Hermione, loro… lei…-
-Harry, ne hanno passate di tutti i colori, davvero. Se hai ascoltato solo la metà di quello che hanno raccontato a me allora deve essere sufficiente per farti correre da lei e abbracciarla… Hanno bisogno di noi…-
-Hermione, per la barba di Merlino… Non hanno bisogno di noi! Sono delle Mangiamorte!-
-Solo Mary… Joey ha il Marchio…- lo informò Harry.
Seguì un minuto di silenzio.
-Non le dai nemmeno la possibilità di dimostrarti quanto può essere diversa dalla sorella….- gli disse Hermione.
-Non ci riesco… Io non… riesco più a guardarla negli occhi- E si passò una mano nei capelli scompigliandoli ulteriormente, frustrato. –Credi che per me sia stato facile, eh? Guardarla e decidere di non crederle… Ero lì che l’ascoltavo parlare di quello che le è successo e… e io volevo solo fermarla e bloccarla per cancellare quello che ha sul braccio… Perché davvero non voglio pensare, nemmeno per un secondo, di aver passato questi giorni con una Mangiamorte….-
-Harry, lei non è quello che credi. Come avresti potuto stare con una Mangiamorte tutto questo tempo?-
-Non lo so, me lo sto chiedendo anche io….-
Seguì un altro minuto di silenzio, in cui tutti si guardarono, assimilando la verità di tutta quella situazione.
-Ti ha aiutato con Sirius- riprovò Hermione –È stata quella che ci ha tentato più di tutti noi…-
Harry non seppe rispondere, sapendo bene che in fondo Hermione aveva ragione. Fu Ron a farlo per lui. –Non vuol dire niente. Potrebbe anche averlo fatto solo per avvicinarsi ad Harry, per quanto ne possiamo sapere. Forse andrà a riferire informazioni fresche fresche a Tu-Sai-Chi…-
-Ron, piantala! È un pensiero orribile!-
-Può sembrarti orribile quanto vuoi Hermione- le disse Harry –Ma la cosa non è da escludere…-
-Perché vuoi odiarla a tutti i costi?-
-Io non voglio odiarla…- rispose Harry voltandosi verso la finestra, con la voce tremante. –Io non ho mai pensato di odiarla. Il solo pensiero… mi fa star male. Ma quel Marchio… E tutto quello che c’è dietro… È troppo…-
-Harry è distrutta, non riesce a darsi pace. Vorrebbe con tutta se stessa cancellare il suo passato, ma non si può…-
-Se solo queste settimane passate con lei non fossero state così perfette… Se solo non me ne fossi innamorato, dannazione…- La sua voce tremava in una maniera che mai era successo ed Hermione si avvicinò al ragazzo posandogli una mano sulla spalla –E non è tanto il… il fatto che non è bionda o che altro… È che lei… lei mi ha mentito, per tutti questi giorni, lei mi mentiva. Mi guardava negli occhi e… e mi faceva credere tante di quelle cose… e parlavamo, parlavamo tanto… anche di sua sorella e per tutto questo tempo… non me lo ha mai detto… E ha lasciato che io mi innamorarsi di lei, perché l’ha permesso… Doveva… doveva…-
Si mise una mano sul volto, nascondendo una lacrima solitaria che gli rigava la guancia. Hermione lo fece voltare gentilmente verso di lei e lo abbracciò come mai aveva fatto. Sentì Harry aggrapparsi e seppellire il volto tra i suoi capelli. Rimasero così per molto tempo, con Ron dietro di loro, proteso verso il suo migliore amico, nel tentativo di dargli una pacca sulla spalla.
-Dagli una possibilità…- sussurrò scostandosi.
E si sorprese di vedere quello sguardo duro, quasi cattivo, nel momento in cui i loro occhi si incontrarono di nuovo. Era cambiato in un attimo, giusto il tempo di lasciarsi andare per un secondo. E seppe che questa volta nessuna parola gli avrebbe fatto cambiare idea.
-No- rispose, nessuna traccia di lacrime in quella voce –Non posso-
Hermione sapeva che dietro tutto quello c’era Sirius e quello che era successo: il dolore per quella ferita ancora aperta era troppo e non gli permetteva di vedere lucidamente la situazione. Se solo si fosse fermato per un attimo a ragionare…
-È la tua scelta?- chiese Hermione.
-Si, non posso fare diversamente-
Hermione scosse la testa e fece per andarsene, ma Ron la fermò prendendole un braccio e voltandola verso di lui guardandola negli occhi.
-Tu scegli loro?- le chiese Ron.
Le lo guardò allibita per un attimo e i suoi occhi brillarono di lacrime trattenute.
-Io non scelgo nessuno, perché non c’è niente da scegliere. Perché vi è così difficile capire che non solo loro quelle che dobbiamo combattere, quelle di cui dobbiamo preoccuparci?-
-Rispetta le nostre scelte e cerca di farcele vedere il meno possibile. È già abbastanza complicato così-
Hermione abbassò lo sguardo, capendo il riferimento ad Harry, poi sospirò uscendo da quella camera lasciandoli soli.

Dopo le lezioni del giorno successivo, Kyra e Hermione andarono in biblioteca. La rossa aveva spiegato all’amica del libro che aveva trovato e ora stavano cercando un posto tranquillo dove poterlo tradurre. Avevano deciso di non dire nulla a Joey, almeno finchè non avessero trovato qualche informazione veramente utile alla loro ricerca.
Scelsero un tavolo vicino alla finestra, lontano da orecchie indiscrete e cominciarono a lavorare.
Ci misero un pomeriggio a tradurre una decina di pagine in modo corretto, ma nessuna di queste conteneva quello che stavano cercando.
Hermione si stiracchiò mentre Kyra, innervosendosi leggeva un’altra frase apparentemente priva di senso.
-Cosa cavolo c’entrano i sacrifici di sangue quando qui stava parlando di un cantico agli dei?- chiese la ragazza lasciando cadere la testa sul libro.
La riccia scosse la testa, sbirciando quello che indicava Kyra, poi riprese la traduzione fatta fino a quel momento e la rilesse a mezza voce.
-…E quando la notte inghiottirà le stelle, canterai agli Dei le tue preghiere, rivolgendo al vento il tuo viso. Lascerai il tuo volto scoperto alle intemperie, così che la terra senta il tuo dolore, e canterai agli Dei finché il sole non sarà alto. Di nuovo veglierai la notte e sotto la pioggia canterai agli Dei le tue lodi, perché la tua voce risuoni alle loro orecchie e ti diano ascolto. Di nuovo aspetterai il giorno, bruciando al sole il tuo corpo perché loro sentano la tua sofferenza. Mai interromperai i tuoi inni per mangiare, e agli Dei sacrificherai la tua sete perché la loro attenzione si posi su di te.
Dieci giorni e dieci notti passerai cantando, dieci giorni e dieci notti preparerai l’altare, disponendo acqua e incenso dove sorge e tramonta il sole, e solo quando la luna sarà a metà del suo corso la fiaccola si rivelerà.
-.
Kyra ascoltava, sfogliando distrattamente il grosso tomo per la traduzione quando si accorse dell’errore che avevano fatto.
-Hermione! Kenaz non è solo fiaccola! Abbiamo fatto un errore di traduzione… In questo punto dobbiamo tradurla come cosa celata…-
-Kyra hai ragione! Ora tutto quadra!-

Le ragazze entrarono in sala grande, trafelate, con i grossi libri ancora in mano. Videro Joey che, tristemente, giocherellava con il cibo che aveva nel piatto, leggermente isolata da Harry e Ron. Quando si sedettero accanto a lei, il rosso lanciò loro un’occhiataccia, subito ricambiata da Hermione, ma nessuno disse una parola così la riccia tornò a guardare nel suo piatto, riempiendolo di torta salata.
-Joey abbiamo una buona notizia per te- le disse Kyra, cercando di farle alzare lo sguardo.
L’amica annuì, senza mostrare il minimo interesse, mentre dava un pezzettino di insalata ad Ariel.
Proprio mentre Hermione cercava qualcosa di spiritoso da dire, Ginny si sedette davanti a loro –Ragazze ho un messaggio da parte di mia madre!- affermò sorridente.
-Che sarebbe? – chiese Ron scocciato, guardando la sorella.
-Questo Natale lo passeremo tutti insieme a Grimmauld Place!- dichiarò.
-Che cosa?- esclamarono Harry e Joey all’unisono.
I due si guardarono per alcuni istanti, poi il ragazzo voltò la testa indispettito. A quel gesto la giovane si alzò lentamente –Non credo sia una buona idea- sussurrò, voltandosi per andarsene mentre Ron bofonchiava: –Parole sante!-
Ginny spostò lo sguardo da uno all’altra, stupita –Sentite, qualunque cosa sia successa mettetela da parte, mamma non accetterà un no da nessuno di voi- spiegò alzando le spalle.
Joey abbassò la testa, cercando di coprire nuove lacrime –Io non ho più fame… Vi aspetto in dormitorio- sussurrò allontanandosi dal tavolo.
Kyra seguì la sua amica con lo sguardo, e in quel momento si accorse che anche Severus la stava guardando uscire dalla Sala. I loro occhi si incrociarono e, mentre lei scuoteva la testa, il professore capì all’istante cos’era successo.
Improvvisamente si sentì un fruscio d’ali e un grosso gufo reale atterò davanti a Kyra, tra gli sguardi sorpresi di tutta la Sala, con una lettera stretta nel becco.
-Ma la posta di solito non arriva la mattina? – chiese Hermione mentre la rossa prendeva la busta e l’apriva, immaginando già di chi fosse.
-Si, di solito si…- rispose sovrappensiero leggendo il biglietto che gli aveva spedito il negoziante di Hogsmeade, sul quale erano scarabocchiate solo poche righe:

Signorina Gawain, la informo che sono riuscito a trovare qualcosa di cui potrebbe aver bisogno. La aspetto al più presto nel mio negozio,

Cordialmente
W. Copperplate


In fretta, sotto lo sguardo curioso di Harry, Ron, Hermione, Ginny e Severus, la ragazza prese una piuma e gli rispose, assicurandogli che sarebbe andata da lui domani, nel tardo pomeriggio.

Tornando in Sala Comune, Hermione cercò più volte di avere qualche informazione sul gufo che aveva interrotto la loro cena, ma Kyra si limitava a sorridere, aggirando la domanda, finchè non si decise a farle capire che avrebbe dovuto aspettare di essere nel dormitorio.
Trovarono Joey con gli occhi arrossati, ancora sdraiata sul letto.
-Stai bene?- le chiese la rossa avvicinandosi, mentre Hermione si sedeva sul suo letto.
Lei non rispose –A cosa vi riferivate prima?- chiese semplicemente, alzandosi.
-Siamo finalmente riuscite a trovare una traccia sull’Arco…-cominciò a spiegare.
-Non mi pare che sia più necessario…- la interruppe Joey.
-Cosa?!- esclamò Hermione alzandosi –Con tutta la fatica che abbiamo fatto? Joey, non vorrai dire sul serio spero!-
-Non chiamarmi così qui, potrebbe essere pericoloso.- le ricordò, scuotendo la testa – E comunque dico sul serio-.
-Mary, ascoltami. Non hai pensato che, se riuscissimo a riportare indietro Sirius, sempre che sia possibile, le cose con Harry potrebbero tornare come prima?-
Joey rimase un attimo in silenzio, pensandoci. Poi disse, senza alcun entusiasmo. –Proviamoci, anche se non vedo come sia possibile-
-Ascolta e capirai- le disse Hermione sorridendo.
Kyra cominciò a leggere ad alta voce il pezzo in cui avevano avuto dificoltà quel pomeriggio, poi proseguì -Che la vostra anima sorga davanti alla Porta del Limbo, mentre il Sangue scorre. Oltre il Velo della morte, dove il Sacrificio darà nuova vita agli Dei. E grazie ad esso si libri il vostro desiderio al Loro cospetto, sul corpo di carne e sangue del vostro dono-.
Joey rimase silenziosa per qualche minuto.
-Sta parlando di quel Velo?- chiese speranzosa.
-Noi crediamo di si- le spiegò Hermione –Questa è la parte più importante di quello che abbiamo tradotto fino ad ora, ma ci sono molti altri riferimenti al fatto che le vittime scompaiano oltre il velo senza tornare indietro-.
-Che cosa cruenta, uccidere degli animali per degli dei inesistenti…- sussurrò la giovane ripensando a quello che aveva sentito.
Kyra scosse la testa, sul viso un’espressione indecifrabile –Non si tratta di sacrifici animali… Ma di sacrifici umani- disse.
Un profondo silenzio cadde tra le tre, perse nell’immaginare uno di quei sanguinosi spettacoli, rotto da Hermione che si rivolse nuovamente alla rossa per cercare di evitare quei pensieri.
La ragazza cominciò a raccontare del mago che si era proposto di aiutarla, quando aveva comprato quel libro, e del messaggio che le aveva mandato. Subito il discorso si spostò verso il problema di uscire da Hogwarts e presto le ragazze si persero cercando di escogitare qualche piano.
Sfortunatamente furono interrotte da Calì e Lavanda che erano rientrate in quel momento, e le costrinsero a rimandare la discussione al giorno seguente.

La mattina dopo, nessuna delle tre riuscì a seguire le lezioni: erano troppo prese a cercare un modo per far uscire Kyra dal castello senza destare sospetti. La cosa che più le preoccupava era rischiare che fosse vista da Severus, il che avrebbe certamente complicato le cose.
Durante l’ora di pranzo Hermione si volatilizzò, facendo preoccupare molto le due ragazze, che appena finirono di mangiare si alzarono velocemente per andarla a cercare.
Mentre si dirigevano verso il corridoio che portava in biblioteca, videro Hermione correre verso di loro, con in mano un vecchio foglio di pergamena.
-Hermione, dov’eri finita?- chiese Joey ma per tutta risposta la riccia le prese il polso e la trascinò in un’aula vuota mentre >Kyra le seguiva.
Hermione appoggiò la pergamena sulla cattedra puntando la bacchetta e sussurrando: -Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!-
Davanti a loro comparve una dettagliata piantina di Hogwarts compresa di tutti i passaggi segreti. Le ragazze si avvicinarono e osservandola meglio notarono dei minuscoli puntini con sotto il loro nome. Quando trovarono il puntino che indicava Hermione, rimasero stupite nel leggere sotto i puntini che le rappresentavano i loro veri nomi nonostante la trasformazione.
-O mio dio, se qualcuno l’ha vista siamo nei guai…-
-Non preoccuparti. È stata nel baule di Harry per tutto l’anno-
-Ha sempre avuto la verità tra le mani…- sussurrò Joey.
-Allora… Questo qui- disse indicando una statua che si trovava nel corridoio del terzo piano –È la statua della Strega Orba e nasconde un passaggio che ti porterà nelle cantine di Mielandia. Da lì potrai andare alla libreria. Terremo noi la Mappa del Malandrino così da tenere sgombro il corridoio fino al tuo ritorno-
La ragazza cominciò ad armeggiare con la borsa, cercando qualcosa. Quando finalmente lo trovò, dopo aver tirato fuori tutti i libri, porse alle due ragazze una moneta ciascuno.
Era un falso galeone, ma al posto dei numeri incisi sul bordo non si vedevano altro che cifre sbiadite.
-Queste le abbiamo usate lo scorso anno, durante degli allenamenti speciali che svolgevamo di nascosto. Visto che ci servivano per comunicarci solo data e ora non possiamo scambiarci molti messaggi. Ogni volta che la moneta si scalderà è perché qualcuno si trova nel corridoio.-
Seguirono il resto delle lezioni ancora più distrattamente, mentre cresceva il nervosismo per quello che stavano per fare.
Come deciso, alle cinque si diressero verso la statua e dopo aver controllato attentamente che nessuno le vedesse la aprirono, facendo scivolare Kyra al suo interno.
Il passaggio era stretto, appena sufficiente per far passare la ragazza, che si dovette curvare leggermente. Cominciò a percorrerlo, perdendo il senso del tempo, tanto che per un attimo pensò che Hermione avesse confuso i passaggi segreti. Improvvisamente cominciò a salire finché la giovane non si trovò esattamente sotto una botola.
Facendo attenzione ai rumori che venivano dal negozio, Kyra la aprì lentamente, e solo quando fu sicura di essere sola, sgusciò fuori e salì di corsa le scale per arrivare alla bottega.
C’era molta confusione e questo le permise di confondersi con la folla e di uscire dal negozio indisturbata.
Percorse in fretta la strada principale, fino alla viottola che la condusse alla libreria.
Quando entrò, il rumore del tuonò le sembrò quasi rassicurante, così come il vecchietto che l’aveva subito raggiunta.
-Mi sorprende che ti abbiano fatto uscire a quest’ora- le disse dopo averla salutata.
-Fortunatamente sono riuscita ad ottenere un permesso speciale, ma non ho molto tempo- rispose lei, seguendolo verso il bancone.
L’uomo prese da uno scaffale quattro grossi libri, due con la copertina in pelle nera, uno rilegato in cuoio rosso e l’ultimo talmente vecchio da lasciare intravedere le pagine ingiallite.
-Questo è tutto quello che ho trovato sull’argomento. Spero che ti sia abbastanza utili per quel tema-
-Non so davvero come ringraziarla; senza di lei sarei stata persa-
Il negoziante alzò le spalle come a dirle che non c’era bisogno di ringraziamenti.
Dopo aver pagato uscì dal negozio con la borsa che rischiava di rompersi da un momento all’altro a causa del peso.
Ripercorse la strada del ritorno con ancora più fretta, rendendosi conto quando ormai era vicino al negozio di Mielandia che non sarebbe riuscita a passare inosservata.
Nascondendosi in un vicolo deserto estrasse la bacchetta praticando su se stessa un incantesimo di Disillusione.
Si appostò davanti alla porta della bottega aspettando che uscisse qualcuno e, non appena le capitò l’occasione, si infilò all’interno e, facendo attenzione a non urtare niente e nessuno, scese verso la cantina infilandosi nella botola con l’unico pensiero di aver finito tutti i soldi dati loro da Severus, mentre la moneta nella sua tasca cominciava a bruciare.

L’avevano lasciata in camera da sola, come spesso succedeva in quei giorni, mentre provava a preparare i bagagli da portare a Grimmauld Place.
Sospirò accarezzando il piccolo animaletto che dormiva sul suo letto, pensando a chi gliel’aveva regalata. Praticamente attaccato ad Ariel, Grattastinchi faceva delle leggere fusa, nel sonno.
Era straziante scendere a cena ogni volta e vederlo sedersi lontano da lei, osservarlo mangiare con Ron che gli descriveva una recente partita di Quidditch che lui si era perso, guardarlo alzarsi senza nessun sorriso per lei, senza poterlo seguire come ogni singola parte di lei voleva.
Guardò fuori dalla finestra, che dava sul lago e vide Harry, seduto su quella che era diventata la loro sponda. Lo osservò passarsi le mani nei capelli e scuotere la testa, come per allontanare un pensiero sbagliato che molto probabilmente riguardava lei.
Avrebbe voluto correre giù e urlargli che era uno stupido, che non aveva capito niente e che un po’ si sentì tradita da lui, perché fino a pochi giorni prima era stata sicura che lui l’avrebbe capita. Invece era solo stato capace di chiederle un po’ di tempo per assimilare quanto aveva appena scoperto e lei glielo avrebbe concesso. Ma sapeva meglio di lui che era tutto inutile, che difficilmente l’avrebbe accettata per quello che era…
Eppure quei momenti passati insieme non erano stati solo un’illusione e sapeva bene che continuare a riviverli non avrebbe portato a niente, ma le era impossibile resistere alla sua immaginazione mentre correva a una sera particolarmente fredda e lui che le porgeva il suo maglione…
Lo vide allontanarsi, ritornando verso il castello. Forse anche lui doveva preparare il baule e ritardava quel momento nello stesso modo in cui lo stava facendo Joey. E sorrise, ingenuamente, tra una lacrima perché per l’ultima volta c’era qualcosa che ancora li accomunava.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci: Un natale diverso ***


Per Nymph : Ciao, che piacere risentirti! Ci eri mancata. Speriamo che questo capitolo sia all’altezza delle tue aspettative. Le cose si fanno più chiare, speriamo anche per te! ^^ Solo una cosa... Da ora in poi il trio sa tutto e nei momenti in cui c’è certezza che non vengano sentiti da nessuno verranno chiamate come Joey e Kyra, ok? Crediamo che sia giusto così… Poi ci dirai tu! ^^
Bene, ti lasciamo al capitolo. Buona lettura!

Grazie a tutti voi che continuate a leggerci e a inserirci nei preferiti e nelle seguite! Speriamo sia di vostro gradimento!

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CAPITOLO DIECI: Un Natale diverso

Arrivarono a Grimmauld Place un paio di giorni prima della Vigilia, ma l’aria che si respirava non era esattamente natalizia,nonostante l’accoglienza calorosa della signora Weasley.
-Ben arrivati, ragazzi- li salutò la donna abbracciandoli uno per uno. Kyra e Joey si sentirono imbarazzate da quel gesto di affetto inaspettato tuttavia non poterono fare a meno di sorridere.
Quando si furono sistemati nelle rispettive stanze, le ragazze in una e i ragazzi in un’altra, scesero in cucina dove già la signora Weasley stava preparando da mangiare. Continuando a mescolare il soffritto si rivolse a Joey: -Cara, se sei più a tuo agio, puoi tornare del tuo aspetto normale, visto che ormai tutti sappiamo chi siete-
-Ah, perché adesso si devono sentire anche a loro agio?- chiese ironicamente Ron.
La signora Weasley lo zittì mentre tutti lo guardavano con aria infuriata a parte Harry che si concentrò su Joey, mentre i suoi capelli si scurivano e i suoi occhi tornavano azzurri. A quella vista il ragazzo scosse la testa e uscì sbattendo la porta.
Vedendo il viso sconsolato di Joey la donna le si avvicinò: -Ha solo bisogno di tempo, mia cara…-
-Si lo so, me lo dicono tutti…- rispose lei.
Ron presto seguì l’amico e prima di uscire si lasciò sfuggire un: -Non è di tempo quello di cui ha bisogno…-
I pochi giorni che precedettero il Natale passarono relativamente tranquilli, sforzandosi di mangiare tutti insieme, spesso con qualche membro dell’Ordine. Hermione trascorse quei primi giorni a fare i compiti per cercare di stare al passo con quelli che aveva tralasciato per seguire le ricerche di Sirius, insieme alle due ragazze che erano ancora più in dietro .
La mattina della Vigilia di Natale, mentre Ginny, Kyra e Joey aiutavano la signora Weasley ad appendere delle decorazioni per abbellire la stanza, Hermione corse da loro inventandosi una scusa per poter allontanare le due amiche e le condusse attraverso un corridoio in penombra. In fondo attraverso una porta a vetri si intravedeva un’enorme camera piena di scaffali ricolmi di libri.
Aprendo la porta per farle entrare le condusse in fondo alla stanza, indicando un grosso tomo dalla copertina verde, dove risaltava il titolo a caretteri oro: “Il Sacrificio di Sangue
-Non vi ricorda niente questo titolo?- chiese Hermione sorridendo.
-Era menzionato in quel libro di Rune Antiche- rispose Kyra cercando di prenderlo.
-Lascia perdere, è inutile. Non ci sono riuscita nemmeno io-
-Grandioso- esclamò Joey –Come facciamo a prenderlo?-
-Non lo so…- rispose Hermione, pensierosa. –Dovremmo provare un po’ di incantesimi, sperando che non sia Permanente…-
A quanto pare, però, quell’incantesimo era permanente: nonostante tutti i loro tentativi non riuscirono in nessun modo a tirar fuori quel libro dallo scaffale e decisero, tra la frustrazione generale, di lasciar perdere. Tuttavia, di comune accordo, preferirono utilizzare quella stanza che era sempre deserta per continuare le loro ricerche.

Grimmauld Place non era mai stata piena come quella Vigilia: sin dal primo pomeriggio arrivarono i fratelli di Ron e Ginny, seguiti da Lupin e Tonks.
Fu con enorme sorpresa che Kyra e Joey constatarono che i gemelli non erano per niente turbati dalla loro vera identità, anzi sembravano vagamente incuriositi e facevano di tutto per metterle a loro agio con delle battute.
Lupin fu costretto ad allungare il tavolo con la magia dato che prima di cena li raggiunsero anche Moody, Fleur, Severus e Kingsley.
Quando Severus entrò in sala spostò subito lo sguardo verso le due ragazze, che parlavano in disparte tra loro. Si avvicinò, salutando con la mano i presenti.
-Adesso sarai soddisfatta…- la rimproverò il professore, sedendosi tra lei e Kyra.
-Mi dispiace…- disse lei guardando Harry, dall’altra parte del tavolo, ridere di qualcosa che Tonks gli stava dicendo.
-Mi dispiace solo di aver avuto ragione-
La signora Weasley fece da mangiare per un esercito e più di una volta Kyra e Joey si alzarono da tavola per aiutarla far posto a nuove portate. I gemelli si impegnarono al massimo per mantenere alto il morale del gruppo riuscendoci perfettamente e mostrando a tutti quello che avevano creato appositamente per Natale, tra cui delle fatine che volteggiavano sopra la tavola sparando ogni tanto qualche scintilla colorata, spaventando terribilmente Ariel e costringendola a nascondersi tra le gambe della sua padrona, mentre Grattastinchi, altrettanto spaventato, si infilava sotto uno dei mobili del salotto.
Arrivò il momento del dolce, quando ormai tutti cominciavano a sentirsi sazi.
In quel momento Moody si alzò proponendo un brindisi: -Artur, concedimi questo onore. Propongo di brindare alle seconde opportunità che non sempre sono facili da concedere, ma che tutti meritano- Si interruppe un attimo puntando il suo occhio magico su Kyra e Joey dall’altra parte del tavolo. Poi continuò: - Perché ogni persona ha una maschera... e non è detto che questa rispecchi il suo vero volto-
A quelle parole un silenzio pieno di tensione calò tra i presenti. Furono Fred e George a interromperlo saltando in piedi e alzando il calice, subito seguiti dalla madre: -Ben detto, Malocchio!- esclamarono in coro, bevendo dai loro bicchieri.
Tutti si alzarono, chi più convinto, chi meno e brindarono. Un tintinnio di cristallo riempì la stanza. Solo due ragazzi rimasero seduti ai loro posti, in silenzio, senza sorridere.
Joey ed Harry, si guardarono, mentre ancora assimilavano le parole dell’Auror. Entrambi sapevano che Moody aveva ragione, la ragazza poteva leggere negli occhi di Harry quel poco di lucidità che gli permetteva di ragionare in quel momento. Eppure lui non voleva ragionare forse perché poteva sembrare più facile così.
Lui distolse gli occhi, senza fare niente rivolto verso di lei e tornò a parlare con Ron. Joey abbassò gli occhi, bevendo un sorso di Idromele e scosse la testa, rassegnata, sentendosi lo sguardo di metà tavolata addosso.

Quando le ragazze finalmente riuscirono a lasciare il soggiorno era quasi scoccata la mezzanotte.
Con una scusa le due si diressero verso la loro stanza, seguite dalla battuta dei gemelli che riuscì perfino a far sorridere Joey.
-Se volete vi accompagniamo noi!- disse George con un largo sorriso.
Le due non risposero salutandoli solamente con la mano e augurando a tutti la buonanotte.
Poco dopo vennero raggiunte da Severus che bussò alla porta prima di entrare.
-È sempre un piacere tornare in casa Black- si lamentò chiudendosi la porta alle spalle.
-Non ti lamentare. Sempre meglio di quella stanza ammuffita in villa Malfoy- lo rimbeccò Joey.
-Questo te lo posso concedere… Ma non sono venuto qui per parlare di questo-
-E di cosa?- chiese Kyra.
-Di te, Joey- rispose l’uomo guardando la bruna.
-Severus, mi hai già detto di aver ragione…-
-Lo so. Volevo solo sapere come stai-
-Come vuoi che stia? È stato un duro colpo…- rispose senza guardarlo negli occhi, sdraiandosi nel suo letto.
L’uomo rimase silenzioso per qualche minuto, senza saper bene cosa dire, ma dal suo sguardo si vedeva quanto gli dispiacesse per la ragazza.
Cercando di cambiare argomento, la sua attenzione si spostò verso Kyra.
-Ho parlato con la signora Weasley e mi ha detto che voi due e la Granger passate molto tempo in biblioteca… Che cosa state combinando?-
-Niente,Severus, stiamo solo facendo i compiti che ci hanno dato per le vacanze di Natale- spiegò Kyra
-Quello che è successo con Harry mi ha fatto rimanere molto indietro con lo studio e Kyra ed Hermione si sono offerte di darmi una mano- aggiunse Joey.
-Ma la biblioteca dei Black non vi sembra un posto un po’ troppo… tetro?-
-Siamo state abituate a ben altro- gli fece notare Kyra –È un posto tranquillo e silenzioso, l’ideale per studiare-
-D’accordo, non ho intenzione di farvi il terzo grado- assicurò il professore. –Comunque volevo farvi i miei complimenti visto che tutti i professori sono molto soddisfatti di voi-
-Abbiamo avuto un buon insegnante- gli disse Joey sorridendo insieme a Kyra.
Anche Piton sorrise a quel complimento prima di spostare il discorso su quello che era successo durante la cena. –Se la situazione è così pesante per voi, non ci saranno problemi se voi volete tornare ad Hogwarts, anche se io non ci sarò-
-Non preoccuparti, Severus, ce la sappiamo cavare. E per di più, la signora Weasley si offenderebbe tremendamente- affermò Kyra.
-Tanto non si abitueranno mai… Meglio che ci facciamo l’abitudine noi…-
-Capisco benissimo cosa intendete. Se cambiate idea…-
L’uomo si alzò dirigendosi verso la porta. L’aprì fermandosi un attimo sulla soglia.
-Buon Natale, ragazze- sorrise il mago.
-Buon Natale anche a te, Severus- gli augurarono le due.

La mattina dopo le ragazze si svegliarono quando il sole entrò dalla stanza attraverso le tende.
Anche Hermione e Ginny si era svegliate da poco e in quel momento stavano incominciando a scartare i loro regali.
-Buon Natale!- esclamarono le due, sorridendo.
Joey e Kyra ricambiarono l’augurio, osservando sorprese i pacchi regalo che si trovavano accanto ai loro comodini. Non erano molti, tuttavia le due giovani rimasero profondamente emozionate, mentre Grattastinchi saliva sul letto di Kyra per farsi fare un grattino dietro le orecchie.
Incominciarono anche loro ad aprirli. Il primo che presero in mano fu quello di Hermione che si rivelò essere un libro: “Le creature fantastiche dell’Inghilterra: dove trovarle e come allevarle” per Kyra e “Tutto sulla musica Babbana: come scoprirla” per Joey. Il regalo di Ginny invece era un bracciale d’argento per la mora e una foto incorniciata che rappresentava Kyra a cavallo della sua scopa, mentre esultava per un goal.
-Ginny, grazie! È bellissimo!- esclamò la nera abbracciandola prima di ringraziare anche Hermione seguita da Joey.
Proprio in quel momento le due stavano aprendo i regali ricevuti dalle ragazze: un ciondolo a forma di drago per la rossa e un libro sui gatti magici per la riccia.
Scesero le scale, dirette a fare colazione mentre dalla cucina arrivavano le voci allegre degli altri.
Quando entrarono furono subito accolte dalla signora Weasley. Loro ringraziarono e, mentre si lasciarono abbracciare, augurarono a tutti i presenti un buon Natale.
Tutti risposero con un sorriso, tranne Harry e Ron che rimasero in silenzio continuando a fare colazione.
-Tenete, ragazze, questo è un mio pensiero per voi!- esclamò mettendo loro in mano due soffici pacchi.
-Ma signora Weasley, noi non abbiamo nulla per lei…- farfugliò scusandosi Kyra.
-Non dovete preoccuparvi. Forza, apriteli-
Dentro trovarono due calde sciarpe dai colori sgargianti di Grifondoro.
Le due giovani l’abbracciarono a turno per ringraziarla, poi si sedettero per fare colazione.
-Ah, ragazze, aspettate. Stavo dimenticando una cosa importante- disse spostandosi dai fornelli per andare a prendere una busta bianca su una mensola -Questa è da parte di Severus-
Le due ragazze la guardarono sorprese, così come il resto dei presenti. Kyra la prese, aprendola e ribaltandone il contenuto, mentre Joey sbirciava da oltre la sua spalla.
Una piccola chiave in ottone brillava sul palmo della mano della giovane, tra lo stupore generale.
Interdetta la nera riprese in mano la busta estraendo un bigliettino di pergamena con su scritto un indirizzo.
-Beyswater Road, numero 13- lesse Joey ad alta voce.
-Vi ha regalato una… casa?- chiese incredule Lupin.
-A quanto pare…- rispose Kyra.
-Bene. Finalmente potete andarvene- si lasciò sfuggire Ron.
-RONALD! Non ti ho insegnato ad essere così maleducato!- lo rimproverò la signora Weasley, scusandosi con le due ragazze.
Ron sbuffò, uscendo sbattendo la porta. Harry si alzò, per seguirlo e Joey lo seguì con gli occhi. Sentendosi il suo sguardo addosso, si voltò verso la ragazza, come aspettandosi qualcosa.
-Buon Natale- bisbigliò lei, testarda.
Lui la guardò corrugando la fronte, incredulo. Poi sorrise, un sorriso così diverso da quello a cui Joey era abituata che si stupì, capendo subito che mai avrebbe ricambiato quell’augurio.
Infatti, sempre con quel sorriso di schermo, uscì dalla cucina, seguendo l’amico.

Si stava dirigendo verso la sua stanza, esausta a causa della notte passata in bianco per colpa del pensiero di trovare un modo per riportare indietro Sirius salvo. L’euforia per il Natale era passata da un pezzo e ora rimaneva solo la stanchezza e la frustrazione che quelle ricerche portvano.
Hermione aveva annunciato una pausa, essendo stanche tutte e tre e lei ne stava approfittando per rinfrescarsi un attimo.
Stava percorrendo il corridoio che portava alla camera da letto quando se lo trovò davanti, splendido nei suoi pantaloni larghi della tuta. Indossava un golf bianco, semplice, che metteva in risalto i muscoli del suo corpo, sviluppati grazie agli intensi allenamenti di Quidditch. I capelli erano spettinati come al solito, leggermente umidi, e lasciavano completamente vedere la cicatrice che aveva sulla fronte.
-Harry...-
Lui non rispose, e si limitò a guardarla con quell'odio che ormai aveva imparato a conoscere e ad accettare.
E in quel silenzio percepì tante di quelle cose non dette, e che dovevano essere urlate fino a stare male, fino a che lui non le prestava attenzione. Volle aggrapparsi a lui e impedirgli di andarsene di nuovo perché davvero lei non riusciva a sopportare oltre: tutta quell'indifferenza, quell'odio non aveva alcun senso. Voleva spiegargli quello che aveva dentro come tante volte aveva fatto lui, in riva a quel lago, solo poche settimane prima.
E quelle settimane ora sembravano anni, quasi impossibili da ricordare alla perfezione, che sbiadivano con i giorni che scorrevano lenti in quella biblioteca, a fingere di stare bene. Un luogo sicuro in una casa in cui non erano mai state accettate.
Lo sguardo di Harry corse al braccio sinistro della ragazza, e il ricordo di quel giorno ad Hogsmeade tornò più nitido che mai, insieme al Marchio che in quel momento bruciò. Lei lo mosse impercettibilmente come a voler scacciare quel dolore e torno a concentrarsi sul viso di Harry.
Non seppe dire quanto tempo passò davvero, seppe solo che provò il desiderio irrefrenabile di bloccare quell'attimo, per colmare tutti i vuoti che ci sarebbero stati dopo. Perché ci sarebbero stati, in un modo o nell’altro. Ed era inutile negarlo a se stessa. Glielo diceva quel suo sguardo che sembrava indurirsi col passare dei secondi, indifferente a tutto.
-Harry, io...- Lei fece per avvicinarsi ma subito lui indietreggiò.
-Non voglio più avere niente a che fare con te, chiaro?- e così dicendo fece le scale di corsa, scendendo al piano inferiore.
Lei rimase immobile, con ancora la mano sollevata in avanti, nel tentativo disperato di afferrarlo. Una lacrima le rigò la guancia, finendo tra le sue labbra, amara.
Tornò a guardare il punto dove era sparito, come a sperare che tornasse, e poi si diresse in camera sua.
Quel giorno non sarebbe scesa in biblioteca, Kyra ed Hermione se la sarebbero cavata benissimo anche senza di lei, almeno per quel pomeriggio.

Ormai passavano nella biblioteca dei Black gran parte del loro tempo libero, cercando di tradurre l’ultimo libro a loro disposizione. Come aveva detto a Kyra il signor Copperplate, in quei volumi trovarono più volte riferimenti all’Arco e soprattutto ai sacrifici che venivano compiuti. Solo in uno dei libri più recenti si parlava di sparizioni, avvenute inspiegabilmente sia a Babbani che maghi secondo i testimoni, nelle vicinanze dell’apertura dove si intravedeva un velo.
-Sentite qui… “Data la sua innegabile pericolosità, la posizione in un importante sito turistico quale Stoneage, e la supposizione che questo artefatto sia opera di magia nera molto antica, il Ministero della Magia, ha deciso di trasferire l’Arco in un luogo più sicuro, dove verrà studiato per cercare di scoprire qualcosa in più su queste strane sparizioni. Per spiegare ai Babbani tale avvenimento, visto la loro costante affluenza all’area archeologica, il Ministero provvederà ad inviare al Ministro Babbano un comunicato stampa di importanza mondiale.” Quello che Harry aveva trovato su quel libro in biblioteca era vero!- esclamò Joey dopo aver letto il breve paragrafo.
-Incredibile, devono aver ristampato quel volume senza apportare le modifiche!- sbuffò Hermione –Sai quanto tempo avremmo guadagnato sapendolo!-
Kyra posò la piuma, stiracchiandosi sulla sedia -Ragazze anche qui nelle pagine riferite all'Arco si parla solo di una serie di sacrifici rituali, quasi unicamente verso il dio della guerra in questo caso. Secondo il testo erano solitamente nemici catturati in battaglia- spiegò chiudendo il libro con un tonfo.
-Non si parla di nessuno che sia riuscito a tornare? Nessun superstite a qualche particolare rito?- chiese Joey preoccupata, rendendosi conto che tutte le loro ricerche erano state inutili.
Kyra scosse la testa, cupa.
-Non posso crederci, dopo tutta questa fatica abbiamo solo scoperto che in un lontano passato quel maledetto Arco è stato usato per trasformare degli uomini in animali!- sussurrò Hermione amareggiata, alzandosi dalla sua sedia.
Un pesante silenzio cadde nella stanza, mentre tutte e tre le giovani erano perse nei loro pensieri. Improvvisamente Kyra si alzò di scatto, correndo verso l’altro lato del tavolo, dove avevano lasciato le traduzioni già ultimate. Cominciò a sfogliare i fogli che avevano scritto, leggendo velocemente.
-Ma certo… È l’unica spiegazione logica…- sussurrò quando arrivò all’ultimo foglio.
-Di cosa stai parlando, Kyra?- le chiese la riccia, stupita da quell’improvvisa foga.
-Hermione in tutti i libri di leggende che abbiamo letto e tradotto, quante volte sono stati menzionati i sacrifici umani?- le chiese, alzando lo sguardo verso d lei, invece di rispondere alla sua domanda. I suoi occhi brillavano di una strana sicurezza che incuriosirono e preoccuparono le due amiche.
-Beh pochissime… Anzi, se non teniamo conto di quelle inerenti all’Arco direi quasi nessuna- rispose dopo averci pensato qualche minuto.
-Esattamente, solo gli Aztechi eseguivano regolarmente questo tipo di celebrazioni per propiziarsi i loro dei. È un fatto quantomeno singolare che in nessuna delle altre culture più vicine a quella inglese, si siano sviluppate delle cerimonie simili. Si parla sempre e solo di sacrifici animali…- fece notare la nera, senza smettere di guardarle.
-Dove vuoi arrivare?- chiese Joey, esitante.
-Provate a riflettere: sono sempre stati sacrificati animali per vari motivi, come ad esempio l’importanza di forza lavoro all’interno di una società o la forza dell’unione familiare all’interno dei villaggi… Se in questo caso, dove abbiamo un’organizzazione e un popolo non molto diverso da quello di altre parti del Regno Unito, deve esserci un motivo per cui non vengono immolate delle bestie all’entrata del Regno degli Dei o, come lo conosciamo noi, il Limbo degli Innocenti …-
-Intendi dire…?- cominciò la mora senza riuscire a finire la frase.
-Si, è probabile che gli animali riescano a sopravvivere al passaggio- concordò Kyra, appoggiando le braccia sul tavolo.
Ci vollero alcuni secondi di silenzio prima che Hermione assimilasse completamente la notizia, ma non si fece prendere dall’entusiasmo –Come possiamo far entrare in quel Velo un animale e fargli riportare indietro Sirius? È impossibile!- biascicò tristemente.
Kyra chinò la testa pensierosa, come se stesse soppesando tutte le probabilità che avevano a disposizione, ma, quando rialzò il viso, nel suo sguardo non c’era un minimo di esitazione.
-Non starai pensando davvero una cosa simile!- esclamò improvvisamente Joey, intuendo i pensieri dell’amica.
I suoi occhi d’ambra si posarono su di lei, risoluti –Non c’è altra alternativa- rispose semplicemente.
-Non ti permetterò di fare una cosa simile!- si oppose la mora, sbattendo una mano sul tavolo.
Hermione spostò il viso da una all’altra, sempre più confusa –Di cosa state parlando? Insomma, fatemi capire!-
Senza che nessuna delle due giovani spostasse lo sguardo dall’altra, Joey spiegò –Ha intenzione di attraversare lei quel velo… Sotto le sembianze di pantera-
La riccia rimase ammutolita per qualche secondo, poi cominciò a balbettare –Ma… non è possibile una cosa del genere… Dovresti essere un Animagus…E per diventarlo ora ci vorrebbero anni di studi...-
-Non mi è necessario diventare Animagus. Ho passato anni ad esercitarmi per riuscire a trasformarmi completamente in animale-
-Non ti lascerò rischiare la tua vita per una supposizione- ribadì convinta Joey -È troppo pericoloso. Cercheremo di usare un Patronus, è la cosa più sicura…-
-Durante la battaglia contro i Mangiamorte gli incantesimi hanno attraversato il Velo Joey, come se non esistesse, non sono scomparsi oltre di esso- le ricordò tranquillamente la nera, più convinta che mai che non ci fosse altra soluzione.
-E se non dovessi più tornare indietro? Sei tutta la mia famiglia Kyra…- disse la ragazza, il tono spaventato.
-Non pensarci neanche, andrà tutto bene- la rassicurò.

Erano tutte e quattro in camera, a fare i compiti che erano stati assegnati loro per quelle vacanze di Natale, quando la signora Weasley entrò bussando.
-Ragazze, scusate se vi disturbo- esordì lei. -C'è un problema. Per questa sera mangerete solo voi ragazzi, perché siamo tutti impegnati. Io sto uscendo ora. Tornerò presto, cara- aggiunse poi rivolta alla figlia che le aveva lanciato uno sguardo preoccupato. -Vi ho preparato la cena e i ragazzi sono giù che stanno preparando la tavola. Vi aspettano per mangiare. Dicono di essere affamatissimi e di muoversi-
-Grazie, Signora Weasley- rispose Kyra sorridendole mentre si chiudeva la porta alle spalle e le salutava con un gesto della mano.
-Andiamo, allora?- chiese Hermione.
-Voi andate- disse Joey -Io arrivo tra cinque minuti, il tempo di rinfrescarmi un attimo-
-Ok... Non iniziamo senza di te...- le assicurò Kyra ferma davanti alla porta. L'amica le sorrise anche se forzatamente, andando in bagno proprio mentre Ginny si chiudeva la porta alle spalle.
Quando entrarono in cucina Ron stava mettendo le ultime posate e Harry scaldava qualcosa sui fornelli. Si voltarono entrambi.
-È quasi pronto- annunciò Harry mentre mescolava quello che c'era nella pentola. Come al solito non si riferì a Kyra, ma sorrise a Hermione e Ginny mentre si sedevano. Ron fece lo stesso.
Calò il silenzio mentre la stanza si riempiva del profumo della zuppa di cipolle, il piatto che meglio veniva alla signora Weasley.
-Sono esausta- annunciò Hermione sbadigliando -Piton non poteva darci un tema più complicato-
-Confido nella tua bravura, Hermione- disse Ron masticando un pezzo di pane. -Io e Harry abbiamo bisogno di copiarlo-
-E voi partite dal presupposto che io ve lo passi, immagino-
-Certo!- commentò Ron -Da quando ci conosciamo è sempre stato così! Non vedo perché cambiare proprio ora che siamo quasi alla fine-
-L'anno prossimo ci aspettano i M.A.G.O e se non incominciate a darvi da fare ora, non li passerete mai-
-Ecco, ora sei la copia perfetta della McGranitt- le disse Harry spegnendo il fuoco.
-Però ha ragione- l'appoggiò Kyra. La riccia le sorrise mentre i due ragazzi finsero di non averla sentita, come se lei non fosse presente.
-Comunque sia che cosa fai rintanata in biblioteca tutto questo tempo? Capisco la tua attrazione per i libri, però...-
-Non te lo posso dire e comunque sia non ci sono solo io-
-Fa lo stesso- sussurrò Ron mandando un'occhiataccia a Kyra che dovette mordersi la lingua per evitare di rispondere.
Nel momento in cui Harry posò la pentola in tavola, Joey fece il suo ingresso in cucina e tutti gli occhi furono puntati su di lei: si sentì addosso la rabbia di Harry e l'irritazione di Ron, che forse sperava non venisse.
-Finalmente!- la salutò Ginny mentre si sedeva accanto a lei -Incominciavamo a preoccuparci-
La ragazza non rispose limitandosi a sorridere mentre tutti si servivano di zuppa.
Il silenzio calato tra loro era quasi insopportabile e si percepiva sempre più pesante con i secondi che passavano mentre in sottofondo le loro posate tintinnavano contro i piatti di ceramica.
Fu Hermione a rompere quel silenzio.
-Ron, tua sorella non riesce a fare un tema...- incominciò -Perché dopo mangiato non l'aiuti?-
-Perché non ho mai dovuto aiutare mia sorella con i temi e perchè non sono bravo come te- rispose lui fissando il suo cucchiaio.
-Io te l'avevo detto....- sorrise Ginny -E poi non voglio l'aiuto di mio fratello...-
-Allora Harry... Qualcuno ti deve pur dare una mano!-
-Perché non lo fai tu?- domandò il rosso con semplicità -L'hai sempre aiutata tu, non capisco ora perchè dobbiamo farlo noi-
-Perché, Ronald, come bene hai detto tu io ho da fare in biblioteca. Andiamo, Harry, tu lo puoi fare...-
-Senti, Hermione, finiscila!- esclamò lui alzandosi e mettendo il suo piatto nel lavandino. Poi si voltò per fronteggiare l'amica. -Finiscila di fingere che tutto vada bene quando non c'è niente che va come dovrebbe. Niente!-
-Non prendertela con lei, ora!- lo ammonì Ginny alzandosi.
-Hai ragione, Ginny. Hermione non centra niente, non è con lei che me la devo prendere- E il suo sguardo corse a Joey, che si era appena alzata.
-Qual è il problema?- chiese però Kyra, affiancando l'amica.
Harry la guardò male, combattuto tra il dire tutto quello che pensava da giorni e girare i tacchi per andarsene.
-Il problema siete voi!- disse Ron al posto dell'amico.
-No, Ron. Il problema è lei... Sono stanco di mangiare con una Mangiamorte...-
-Harry!- bisbigliò Hermione, come per pregarlo di stare zitto.
-Cosa? Cosa ho detto che...-
Ma non riuscì a finire la frase: Kyra gli si era parata davanti e il suo schiaffo risuonò per tutta la cucina, seguito da un silenzio quasi opprimente.
-Credi di essere l'unico che ha sofferto? Credi di essere solo tu quello che ogni giorno è angosciato per tutta questa situazione? Tu non sai cosa abbiamo passato, tu non sai niente e ti permetti di trattarla come se fosse un oggetto! Dovresti solo vergognarti!-
Nessuno muoveva un muscolo nella stanza, in attesa di qualsiasi cosa, anche solo di un motivo per distrarsi. Invece tutti gli occhi erano puntati su di Kyra che lo guardava in cagnesco e su Harry che invece la osservava confuso da quelle parole.
-Non hai nessun diritto di parlare- continuò lei -Non osare mai più a insultarla o ti giuro che la prossima volta non mi limiterò a un schiaffo-
Harry fece qualche passo indietro e fu come un segnale per tutti che ripresero a muoversi: chi tornò a mangiare, chi si rimise a sedere, chi rimase fermo immobile, al suo posto, ancora storditi da tutto quanto.
Joey si allontanò dal tavolo, in silenzio e si diresse verso la porta. Sorrise a Kyra quando le passò a fianco per ringraziarla, e poi si voltò verso Harry che la guardava e per un attimo non vide più quell'odio cieco che provava nei suoi confronti, ma solo dolore. Perchè, anche se forse voleva, era difficile accettare la sorella di chi gli aveva portato via il padrino, di chi gli aveva provocato tanta sofferenza.
Nonostante questo desiderò essere fermata, che le urlasse di non andarsene, che avevano tante cose da dirsi.
Ma lui rimase lì, immobile in quella cucina un po' più rumorosa di prima.
Non aveva senso restare li dentro e così uscì dirigendosi verso la porta di casa, cambiando il suo aspetto nella ragazza bionda, fregandosi se al suo ritorno qualche adulto si sarebbe arrabbiato con lei.
Aveva bisogno d'aria e quella casa stava diventando troppo stretta.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici: Il piano ***


Per Dogma: Grazie mille per il tuo commento, è un piacere ritrovarti! Per Ron... abbiamo pensato la stessa cosa mentre lo scrivevamo e diciamo che l'obiettivo era quello! Ti lascio a questo capitolo, sperando che ti piaccia!

Per tottola: Wow... Non pensavamo che la nostra storia riuscisse a colpirti così tanto... Non possiamo che esserne felici, davvero. Intanto grazie per i complimenti, ci hanno fatto tremendamente piacere. Ancora più contente che non ti sia sembrata banale l'idea di fare avere una figlia a Greyback e una sorella a Bellatrix.
Per quanto riguarda Voldemort non possiamo anticiparti nulla… ma il loro incontro, per quanto ancora lontano, lascerà il segno.
Noi teniamo conto dei pareri di tutti voi, che siano complimenti, sempre molto accettati, o critiche, che aiutano a migliorare. Se anche tu hai qualcosa da farci notare, fallo senza problemi, davvero, ci fa solo piacere.
Per il tuo cagnolino e quello della tua amica è una coincidenza incredibile, e possiamo dire che è stato davvero destino!
Ecco allora il prossimo capitolo! Speriamo ti piaccia come i precedenti! Buona lettura!

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Abbiamo aggiunto una piccola parte nel sesto capitolo, riguardante L'incontro tra Hagrid e le due ragazze. Non potevamo non mettere Hagrid... Sia perchè è un grande personaggio sia perchè sarò necessario per lo svolgimento della storia. Vi mettiamo qui il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=392248&i=1
Ora vi lasciamo davvero al capitolo! Buona lettura!

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CAPITOLO UNDICI: Il piano

Ritornarono a Hogwarts all’inizio della seconda settimana di gennaio, con un enorme sospiro di sollievo da parte di tutti, perché ora potevano benissimo tornare ad ignorarsi, ma le ragazze sapevano che non sarebbe potuto essere così ancora per molto tempo: dovevano assolutamente convincere Harry ad ascoltare quello che avevano da dirgli.
Così, il lunedì mattina Hermione decise di prendere in mano la situazione e invece di sedersi con Kyra e Joey si mise di fronte a Harry e Ron.
-Dobbiamo parlare- gli disse Hermione –Anche a costo di doverti legare a una poltrona-
-Che è successo di così tragico? Ti sei resa conto conta che sono solo delle bugiarde?- chiese Ron, con un mezzo sorriso.
-Devi smetterla di fare il bambino! Davvero, Harry, abbiamo bisogno di te… Joey ha bisogno di te…-
-Ti ho già detto che non voglio più avere niente a che fare con lei!- le rispose lui mentre si alzava.
Lei lo prese per un braccio e lo costrinse a guardarla: -Però è anche grazie a lei che abbiamo trovato un modo per riavere Sirius…-
Harry sgranò gli occhi, sorpreso, e riuscì solo a bisbigliare: -Cosa? Stai scherzando vero?-
-No, ma questo non è il posto per spiegartelo. Vieni-
Li portò in Sala Comune, vuota a quell’ora della mattina, dove Kyra e Joey erano sedute vicino al camino.
-Cos’è questa storia?- chiese Harry, sedendosi sul divano, leggermente lontano dalle tre ragazze.
-Mentre voi vi preoccupavate di tenerci il muso, noi abbiamo continuato le ricerche e sappiamo come portare Sirius fuori dal velo- rispose Kyra sotto lo sguardo preoccupato di Joey.
-E quale sarebbe questa grande trovata?- domandò Ron scettico.
-Abbiamo trovato dei libri che parlavano di sacrifici rituali di diverse culture, compresa quella di un popolo non molto conosciuto che viveva nei dintorni di Stoneage. Pare che l’Arco che è nascosto nell’Ufficio Misteri per loro fosse l’entrata verso il regno degli dei e quindi è li che svolgevano i loro riti, dove, sfortunatamente erano immolati solamente esseri umani. Per questo riteniamo gli animali hanno la capacità di sopravvivere al passaggio in questo Limbo-
-E come puoi esserne tanto sicura?-
-Grazie a una semplice deduzione logica e…-
-Quindi andiamo alla cieca?- la interruppe Ron.
-…e mesi di studi sui riti sacrificali- proseguì imperterrita la rossa, lanciando un’occhiataccia al ragazzo.
-Tutte stronzate, è solo un trucco per far riavvicinare Harry a quella…- esclamò lui, esasperato.
-Ron! Per l’amor del cielo, usa la testa una volta ogni tanto!- si intromise Hermione.
-No, svegliati tu invece! Potrebbe benissimo essere una trappola per consegnarci tutti ai Mangiamorte, o peggio per far sparire Harry come è successo con Sirius!- urlò Ron, infuriato.
-Adesso… BASTA!- protestò Joey –Io… sono veramente stufa! Siete così presi dalla vostra normalità da non accorgervi di quanto sono ridicole le vostre accuse! Io…-
Kyra la fermò, con un gesto, preoccupata che potesse peggiorare ulteriormente le cose con Harry. Guardò l’amica, mentre calde lacrime di frustrazione le scivolavano sul viso. Sapeva cosa provava, sapeva quanto era stanca: da quando erano arrivate nell’Ordine mai nessuno, se non Fred, George Ginny ed Hermione, aveva concesso loro quella seconda possibilità di cui aveva parlato Moody, mai nessuno aveva provato a credere loro.
-Se è quello che ti preoccupa, puoi stare tranquillo: sarò io ad attraversare l’Arco, così voi non rischierete nulla-
-E come pensi di riuscirci?- chiese Harry.
-Abbiamo già trovato la soluzione per questo- rispose Kyra risiedendosi sul divano.
Joey asciugandosi le lacrime cercò di calmarsi e poi si rivolse ad Harry, fissandolo negli occhi.–Senti, ora tocca a te scegliere. Se a Sirius ci tieni davvero così tanto, rischia: metti da parte quell’odio che provi nei miei confronti e concentrati per aiutarci a fare un piano per arrivare al Ministero…-
-Io non ti odio…- bisbigliò il ragazzo fissandola a sua volta, ma lei continuò come se non l’avesse sentito.
-…Se invece ti fidi più di Ron, puoi benissimo far finta di nulla! Noi siamo arrivate fin qui e andremo avanti anche senza il vostro aiuto-
Ron fece per dire qualcosa, ma Harry lo bloccò posando una mano sulla sua spalla.
-D’accordo. Vi aiuteremo-

Durante ogni momento libero i ragazzi si riunivano nella Stanza delle Necessità, dove potevano parlare indisturbati per studiare un modo per entrare al Ministero. La cosa si stava rivelando più complicata del previsto, soprattutto perché sapevano che parte del Ministero era nelle mani di Voldemort. Sarebbe stato troppo rischioso lasciare che Ron ed Hermione entrassero come se niente fosse prima dell’orario di chiusura, i Mangiamorte avrebbero immaginato che con loro ci sarebbe stato Harry. Anche il fatto che cinque minorenni si aggirassero indisturbati destava sospetti.
-Potremmo utilizzare il mantello dell’invisibilità per nasconderci- suggerì Hermione, indicando anche Harry e Ron - Così sarà difficile anche capire la vostra vera identità-
-Bene! Ora il problema è quello di uscire da Hogwarts e raggiungere il Ministero…- disse Harry pensieroso.
-Potremmo usare la Polvere Volante…- propose Ron.
-Vuoi che non tengano sotto controllo i camini?- gli fece notare Hermione –È troppo pericoloso-
-Utilizzare ancora i Thestral?- domandò Harry.
-Non credo che sia possibile. Non possiamo rischiare che qualcuno ci possa vedere anche se sono invisibili ai più. Quindi abbandoniamo anche l’idea dei manici di scopa-
-Grandioso, allora suggerisci qualcosa tu!- sbuffò Ron esasperato.
-Potremmo creare una passaporta…- suggerì Kyra.
-Nessuno di noi è in grado di farlo- fece notare Hermione scuotendo la testa.
-Joey si- li informò la ragazza.
I tre si voltarono verso l’interessata guardandola esterrefatti. -Davvero tu sei in grado di fare un incantesimo simile? Sono cose che ci insegnano al settimo anno!-
-Noi… abbiamo avuto Severus come insegnante…- disse Joey come per giustificarsi.
-Severus?- chiese Harry confuso.
-Si, ti spiegherò un’altra volta-
-E una volta all’interno?- chiese Hermione.
-Cerchiamo solamente di non farci scoprire e di rimanere uniti, non possiamo fare piani visto che non sappiamo cosa ci aspetta-
-Abbiamo anche un altro problema…- fece notare Joey –Dobbiamo trovare un modo per fare capire a Sirius che andiamo li per aiutarlo-
-E come?- chiese Harry esitante.
-Attraverso i tuoi ricordi- rispose Kyra, incrociando le braccia.
-Peccato che Harry non entri nell’Arco…- sbuffò Ron.
-Non ho detto che mi serve Harry, ho detto che mi servono i suoi ricordi- lo rimbeccò la rossa, zittendolo all’istante.
Il silenzio cadde nella stanza interrotto da Ron che sembrava non avesse ancora capito cosa le due ragazze intendessero. -Fai meno la “So-tutto-io” e spiegati come si deve- affermò scocciato.
-Ronald, vuole dire che devono leggergli la mente- gli spiegò Hermione.
-Cosa? State scherzando? E chi ci assicura che non sia solo per trovare qualcosa di utile a Voi-Sapete-Chi?- esclamò il ragazzo, scaldandosi.
-E a cosa servirebbe? Hai dimenticato che Voldemort e Harry hanno un contatto mentale? Ha già utilizzato tutto quello di cui aveva bisogno- gli ricordò Kyra, trattenendo una rispostaccia.
Ma Harry sembrava ancora poco convinto. Fu necessaria la persuasione di Hermione e Joey per fargli cambiare idea.
-Anche se fossi d’accordo non sono per niente bravo-
-Ti aiuterò io, ok?- gli disse la bionda. – Tu cerca di concentrarti unicamente su Sirius, il resto lo farà Kyra-
Lui respirò a fondo, annuendo una sola volta mentre la rossa estraeva la bacchetta puntandogliela contro.
-Pronto?- chiese semplicemente e ad un suo segno scagliò l’incantesimo.
La ragazza vide turbinare la stanza intorno a lei, poi si ritrovò immersa in un fiume di ricordi non suoi, che scorrevano veloci, davanti ai suoi occhi.
Vide Joey, seduta sulla panchina che piangeva, il marchio che svettava sulla carne chiara del braccio…Vide una piccola donna, vestita di rosa confetto consegnargli la penna con l’ordine di scrivere cento volte “Non devo dire bugie”…Vide il signor Weasley entusiasmato dal viaggio in metropolitana… Vide le sue mani scartare un grosso pacco e tirarne fuori il mantello dell’Invisibilità…
-Harry, concentrati, devi pensare a Sirius, solo a lui…-
Improvvisamente un ricordo più nitido degli altri la colpì: la stanza era illuminata da una luce fioca, il centro formava una cavità rocciosa piuttosto profonda, dove una piattaforma di roccia reggeva un arco di pietra, antico e rovinato, coperto da un telo nero che fluttuava nonostante l’aria immobile.
E lì un uomo dai lunghi capelli neri, appena colpito da un fiotto di luce rossa che dipinse sul suo viso un’espressione di stupore mista a paura. Lo vide attraversare il velo nero, scosso come se si fosse alzato un forte vento e all’improvviso il petto gli si riempì d’angoscia.

La giovane fu sommersa da un mare di sensazioni, prima che il dolore le spazzasse via tutte, invadendola completamente.
Interruppe il collegamento, incapace di rimanere concentrata, e indietreggiò, ansante. Si ritrovò nuovamente nella Stanza delle Necessità, il volto rivolto verso terra, rigato da calde lacrime salate che non si era neanche accorta di aver versato, mentre il dolore che l’aveva invasa sembrava impedirle di respirare.
Harry era ancora in piedi, davanti a lei, il volto imperlato di sudore che guardava sconvolto la ragazza senza vederla realmente. Intorno a loro i ragazzi sembravano sorpresi, mentre Joey si avvicinava alla rossa, cercando di capire cosa fosse successo.
-Non ero preparata…ad emozioni così forti…- sussurrò la ragazza, cercando di riprendere fiato. –Non mi è mai capitata una cosa del genere… prima di adesso…-
-Forse dovremmo continuare domani…- propose Hermione, preoccupata, ma Kyra scosse la testa, posizionandosi di nuovo di fronte ad Harry –Non abbiamo tutto questo tempo. Quando sei pronto Harry…- rispose, ormai ripresa.
Il ragazzo annuì e nuovamente la giovane si ritrovò nella sua mente.
Cominciò a cercare tra i ricordi, come sfogliando tra le pagine di un libro, evitando di soffermarsi il troppo sulle immagini che non avevano nulla a che fare con Sirius.
Finalmente vide nuovamente l’uomo, il viso scavato come un teschio, i capelli arruffati e sudici, mentre faceva fluttuare Severus davanti a lui, all’interno di un tunnel.
-Sai cosa significa?- chiese improvvisamente.-Consegnare Minus?-
-Che sei libero- si sentì rispondere.
-Si… Ma io sono anche… Non so se nessuno te l’ha mai detto… Io sono il tuo padrino-
-Si, lo sapevo-
-Beh… I tuoi genitori mi hanno nominato tuo tutore. Se fosse successo qualcosa a loro…- si interruppe un momento –Lo capisco, naturalmente, se vuoi restare con i tuoi zii. Ma…beh…riflettici. Una volta che avranno riconosciuto la mia innocenza… se tu volessi una… una casa diversa…-
Le emozioni di Harry invasero nuovamente la giovane, ma questa volta si trattava di una felicità incondizionata, completamente in contrasto con il dolore di poco prima.
-Cosa? Vivere con te? Lasciare i Dursley?-
-Certo lo sapevo che non avresti voluto. Capisco. Credevo solo che…-
-Sei matto? Ma certo che voglio lasciare i Dursley! Tu hai una casa? Quando posso venire?-
-Lo desideri davvero?- chiese- Sul serio?-
-Si, sul serio!-
Proseguì per qualche istante, finchè non si accorse che non era necessario andare avanti a guardarlo e si mise a cercarne altri.
Riconobbe l’uscio di Grimmauld Place dove alcuni membri dell’Ordine si erano fermati a salutare Harry, Ron ed Hermione. Vide nuovamente il mago avvicinarsi e consegnargli un pacchetto rettangolare, incartato alla meglio.
-Che cos’è?-
-Un modo per farmi sapere se Piton ti rende la vita difficile. No, non aprirlo qui- lo bloccò guardandosi intorno –Dubito che Molly approverebbe…Ma voglio che lo usi se hai bisogno di me, intesi?- -D’accordo- rispose, infilandosi in tasca il regalo.
Passò ancora oltre, mentre nuove immagini le passavano davanti agli occhi, la maggior parte delle quali riguardavano Ron ed Hermione durante le giornate passate ad Hogwarts.
La giovane riuscì ad intravedere una discussione dove l’uomo era a cavallo di un Ippogrifo, su una delle torri di Hogwarts.
-…starà meglio. Presto…Vai!-
Ma il mago continuò a guardarlo ancora qualche minuto.
-Non potrò mai ringraziarti…-
-Vai!- urlarono insieme Harry ed Hermione.
Sirius fece voltare l’Ippogrifo verso il cielo aperto –Ci rivedremo. Sei… davvero figlio di tuo padre, Harry…-
Lo vide colpire i fianchi dell’animale mentre un impeto di orgoglio lo invadeva.
Continuò a cercare, quasi disperando di poter trovare altri ricordi utili. Le sembrava incredibile che Harry e il suo padrino avessero passato così poco tempo insieme.
Riuscì a trovare qualche altro ricordo ma solamente uno destò la sua attenzione: era una discussione che si stava svolgendo nella cucina di Grimmauld Place tra la signora Weasley e Sirius.
-Non è tuo figlio- mormorò l’uomo.
-È come se lo fosse- ribatté Molly – Chi altri ha?-
-Ha me!-
Kyra decise di aver visto tutto quello che le interessava, così uscì dalla mente di Harry, interrompendo il contatto.

Era rimasta sola, quella sera, nella Sala Comune, incapace di prendere sonno. Aveva una paura assurda di quello che li attendeva domani. Alla fine Ron aveva ragione: stavamo andando alla cieca, seguendo una teoria che non dava nessuna conferma solo per conquistarsi una fiducia che meritavano.
E se avessero sbagliato qualcosa nelle loro traduzioni? E se Kyra fosse rimasta bloccata anche lei nel velo senza riuscire a tornare indietro? Sarebbe stata tutta colpa sua, perché alla fine stavano facendo quello solo perché Harry potesse finalmente capire chi davvero erano e quanto poco lei centrasse con Bellatrix…
Qualcuno entrò nella Sala interrompendo le sue riflessioni.
-Non riesci a dormire?- le chiese una voce famigliare e il suo cuore batté all’impazzata, riconoscendolo.
Lei si voltò e vide Harry avvicinarsi al divano dove lei giocherellava con Ariel.
-Si, sono un po’ preoccupata- rispose lei senza guardarlo negli occhi.
Rimasero un po’ in silenzio e l’attenzione di Harry si spostò sulla Puffola che anche lei osservava.
-È carina… Le hai dato un nome?- chiese avvicinandosi e sfiorandola con un dito. Lei subito si tranquillizzò, emettendo un verso delicato.
-Ariel, l’ho chiamata Ariel-
-Mi piace…- sussurrò lui.
Lei sorrise a quella scena, che si era sempre immaginata, con lui che era suo, senza problemi, senza preoccupazioni, senza niente. Suo e basta. E invece, ora era li ma non sapeva il perché visto il modo in cui per tutti quei giorni era stata allontanata.
-So quello che stai pensando…- le disse lui portando l’attenzione sulla ragazza. –E non so se ha molto senso quello che sto facendo o se un giorno mi pentirò come…-
-… come ti dice Ron- concluse lei.
Lui sospirò e in quel sospiro c’era talmente tanto che avrebbero potuto restare svegli tutta la notte a parlare, e averne per altre infinite notti…
-So che forse abbiamo esagerato. Lui più di me o forse io più di tutti… Ma non è stato facile neanche per me…-
-Sei venuto qua a chiedermi di giustificarvi?- chiese la bionda.
-No- rispose lui con enfasi. –No, sono venuto a chiederti perché…-
-Perché cosa? Non ti capisco…-
-Perché nonostante tutto quello che ti ho fatto tu hai aiutato Hermione con quelle ricerche..-
-Sono testarda, tremendamente testarda. Pensavo che ormai l’avessi capito- gli disse lei, in poco più di un sussurro.
Rimasero in silenzio per un po’, cercando di evitare di guardarsi. Fu Harry a rompere quel silenzio.
-Io non ti odio, Joey…-
-Da come ti comportavi a Grimmauld Place, sembrava tutt’altro…- gli fece notare lei, stanca. Si, era stanca, stanca come forse non lo era stata mai e forse lui lo capì avvicinandosi un po’, come a volerla consolare. Però si bloccò, ritornando dove era prima.
-Ho reso le cose ancora più difficili, vero?-
Le annuì e una lacrima le sfuggì dagli occhi per chiuderli subito dopo cercando di bloccarne di nuove. Non voleva piangere davanti a lui, farsi vedere ancora più fragile di quanto in quei giorni era stata… Eppure, non riusciva a farne a meno.
Spostò il suo sguardo verso Ariel ed Harry fece lo stesso. Proprio in quel momento fece un movimento buffo, cadendo dal divano e finendo su un cuscino per terra, emettendo un versetto gorgogliante.
Harry scoppiò a ridere, e presto Joey dovette unirsi a lui, scacciando gli ultimi residui di lacrime. Quando le risate si spensero, tra loro calò il silenzio.
-Vuoi parlarne?- gli chiese Joey osservando attentamente.
-Non è stato facile, riviverlo l’altro giorno con Kyra…- sussurrò lui, gli occhi bassi. –Anche solo parlarne a volte è difficile…-
-Con me però ci riuscivi…- fece notare la ragazza.
-Con te ci riesco… Anche adesso. Fa meno male parlarne con te, non so come mai…-
Joey rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, diventando sempre più confusa con i secondi che passavano. Se davvero per lui era stato così, perché escluderla in questo modo?
Harry la distolse dai suoi pensieri, dicendo: -Andrà tutto bene, domani-
-Ne sei così sicuro?- chiese la ragazza guardandolo.
-Si, eviteremo che succedano guai-
Harry le sorrise, alzandosi. –Buonanotte, Joey-
-Notte, Harry- rispose la giovane guardandolo sparire verso il suo dormitorio.

La sera dopo si divisero in piccoli gruppi per uscire dalla Sala Comune senza dare troppo nell’occhio: i primi furono Harry e Ron che portarono con loro il Mantello dell’Invisibilità. Solo successivamente furono raggiunti dalle tre ragazze. Joey teneva in mano una vecchia spazzola che sarebbe diventata la Passaporta.
Quando entrarono nella Stanza delle Necessità, assicurandosi più volte che nessuno li seguisse attraverso la Mappa del Malandrino, Joey praticò l’incantesimo di cui avevano bisogno: concentrandosi sul luogo che dovevano raggiungere, puntò la bacchetta contro la spazzola e mormorò –Portus-. L’oggetto vibrò risplendendo per un attimo di una lieve luce blu, facendo capire alla giovane che l’incantesimo era riuscito.
Tutti le si avvicinarono, toccandola, e dopo aver aspettato alcuni secondi sentirono un famigliare strappo alla bocca dello stomaco mentre il pavimento sotto i loro piedi si allontanava per essere subito sostituito da una stradina secondaria di Londra.
-Il Ministero è qui nelle vicinanze- spiegò Joey –Non sarebbe stato il caso di caderci proprio davanti-
Mentre raggiungevano l’entrata Harry consegnò a Kyra e Joey la Polvere Buio Pesto e la pozione immobilizzante, portati in caso di estrema necessità, per poi nascondersi con Ron ed Hermione sotto il Mantello dell’Invisibilità: le loro caviglie rimanevano scoperte, ma le ragazze puntavano sull’eventuale confusione che avrebbero creato per distrarre possibili Mangiamorte.
In lontananza videro una cabina rossa piuttosto trasandata che si ergeva davanti a un muro pitturato di strane scritte.
Vi entrarono, senza esitazione e Joey compose il numero che Harry le dettava -Sei… Due… Quattro… Quattro… Due…-
Una fredda voce riempì la cabina, forte e chiara.-Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore, dichiarate il vostro nome e il motivo della visita.-
-Alisia Gawain e Mary Anderson. Siamo qui per … consegnare una pratica- improvvisò Kyra.
-Grazie- rispose la stessa voce -Il visitatore è pregato di raccogliere la targhetta e assicurarla sul vestito. Il visitatore del Ministero ha l’obbligo di sottoporsi a perquisizione e di presentare la bacchetta perché sia registrata al banco della sorveglianza, all’estremità dell’Atrium-
Mentre il pavimento della cabina sprofondava lentamente, le due giovani presero le spille guardandole con uno sguardo scettico.
-E noi consegniamo una pratica a quest’ora?- chiese Ron e, anche se le due non lo potevano vedere in viso, sapevano che stava sorridendo.


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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici: Il Limbo degli Innocenti ***


CAPITOLO DODICI: Il Limbo degli Innocenti

Quando entrarono, l’atrio era deserto come speravano. Si incamminarono circospetti verso i cancelli d’oro e già da lontano poterono notare la presenza di due sorvegliati.
-Rimanete nascosti, ci pensiamo noi a loro- disse Kyra, avanzando con passo sicuro.
I volti delle due ragazze erano completamente cambiati rispetto a quando erano a scuola: non c’era una sola traccia di esitazione nel loro sguardo e un’espressione seria nascondeva qualunque loro emozione.
Quando furono abbastanza vicine da essere notate, alzarono insieme la bacchetta, senza emettere alcun suono. I due maghi sussultarono mentre i loro occhi divenivano vacui, lasciando passare il gruppetto indisturbato.
Fino a quel momento tutto stava procedendo senza intoppi, ma quando arrivarono davanti all’ascensore trovarono una sorpresa: altri due maghi stavano pattugliando la zona e solo le due ragazze li riconobbero come Mangiamorte.
-Merda- imprecò Joey a bassa voce, mentre i due si voltavano a guardarle.
-Chi siete? Fatevi riconoscere!- tuonarono.
Le due ragazze non risposero, si limitarono a guardarsi, mentre un ghigno divertito si apriva sui loro volti. –Stupeficum!- urlarono insieme, puntando la bacchetta ognuna verso un Mangiamorte.
I due uomini sbatterono violentemente contro il muro, mentre Kyra si avvicinava velocemente, guardandosi in torno per controllare che nessuno le avesse sentite.
-Joey, che ti succede?- chiese improvvisamente Harry, uscendo dal mantello e poggiando una mano sulla spalla della ragazza, tornata improvvisamente castana come se avesse perso improvvisamente le forze per mantenere attivo l’incantesimo.
Kyra si voltò, preoccupata, mentre la mora si appoggiava ad Harry, riprendendo la concentrazione.
-Non riesco a combattere e mantenere questo aspetto…- si scusò, mordendosi il labbro.
La rossa scosse la testa –Non preoccuparti, se ce ne sarà bisogno ci penserò io- la tranquillizzò.
Joey si diresse verso l’ascensore, più in ansia di prima, chiamandola e incitando gli altri a muoversi, contemporaneamente Kyra bloccò i due Maghi svenuti, facendo comparire dalla sua bacchetta delle catene che li immobilizzarono.
-Speriamo solo di non incontrarne altri- disse Hermione schiacciando il pulsante numero 9, come indicatole da Harry.
L’ascensore cominciò a scendere con una lentezza esasperante mentre ai ragazzi sembrava che il suo cigolio avvisasse l’intero Ministero del loro arrivo.
-Qualunque cosa succeda voi non immischiatevi, dovete rimanere nascosti- disse Joey, sicura.
-No!- esclamò Harry –Non vi lasciamo sole e poi tu non sei nemmeno in grado di combattere-
-Harry, ti prego, non complicare le cose!- lo supplicò la ragazza voltandosi verso il punto da dove aveva sentito provenire la sua voce.
-Potreste avere bisogno di noi, non abbiamo intenzione di nasconderci- assicurò mentre la grata dell’ascensore si apriva.
Davanti a loro comparvero altri due Mangiamorte, questa volta, pronti allo scontro, infatti non esitarono a scagliare contro le due ragazze dei lampi di luce che vennero prontamente bloccati da Kyra.
Joey, istintivamente, lasciò sciogliere l’incantesimo che la trasformava, incapace di lasciare da sola a combattere l’amica. La sorpresa sui volti dei due Mangiamorte fu evidente, nel momento in cui la riconobbero; questo, tuttavia, permise alle due ragazze di avere un leggero vantaggio e senza perdere tempo, contrattaccarono con foga e facendoli indietreggiare, quel tanto che bastava per fare uscire Harry, Ron ed Hermione dall’ascensore.
Kyra si concentrò sul Mangiamorte alla loro destra, scagliando il primo incantesimo che le venne in mente –Everte Statum!- urlò, scaraventando il suo avversario a gambe all’aria, privo di sensi.
Joey, invece, si difese abilmente da uno Schiantesimo, prima di pietrificare completamente il suo nemico con un Petrificus Totalus.
Le due ragazze si avvicinarono, pronte a offrir loro lo stesso trattamento che avevano riservato ai primi due, quando Harry uscì dal mantello urlando –Stupeficum!-.
Joey e Kyra si voltarono di scatto, di nuovo all’erta, giusto in tempo per vedere un terzo Mangiamorte cadere per terra colpito dall’incantesimo.
Dopo essersi occupati anche di lui, Kyra e Joey decisero di cancellar loro la memoria, per evitare che Voldemort scoprisse dove si trovavano, poi il gruppo si diresse verso la porta dell’Ufficio Misteri.

Entrarono senza nessuna difficoltà, ritrovandosi in una stanza circolare completamente nera, illuminata solamente da lievi fiammelle azzurre, sistemate ognuna accanto a una porta.
-Allora nella prima porta, avevamo trovato i cervelli. Non ci conviene…- cominciò Harry pensieroso.
Proprio in quel momento la porta da cui erano entrati venne chiusa, lasciando cadere la stanza nell’oscurità.
-Ron, dannazione!- esclamò Hermione mentre la stanza cominciava a girare. Il ragazzo non rispose, ancora troppo scosso da quello che era successo per fare battute.
-Bene… come non detto… ci toccherà controllarle tutte…- affermò Harry, sconsolato, avvicinandosi alla porta di fronte a loro, seguito da tutti gli altri.
Quando l’aprirono vennero catapultati in una camera immensa, illuminata fiocamente da una serie di candele che pareva infinita. Si incamminarono, cercando di capire dove si trovassero.
-Lumos Maxima- disse Ron alzando la bacchetta e illuminando il luogo.
Davanti a loro comparvero una serie di scheletri enormi, ancora più spettrali alla luce irreale della bacchetta. A quella visione Hermione urlò, prendendo Ron che le stava accanto per il braccio.
Kyra si avvicinò a uno dei grandi teschi, osservandolo attentamente –Questo sono le ossa di un drago… - sussurrò colpita. A poca distanza svettavano quelle di un basilisco, mentre più in fondo molte altre carcasse riempivano il salone.
-Che cosa diavolo sta combinando il Ministero con questi?- chiese la rossa, toccando il cranio.
-Ma non mi importa!- esclamò Hermione con una voce acuta e tremante –Andiamocene da qui!-
Si diressero verso la porta da cui erano entrati e, prima di richiuderla alle spalle, Hermione vi impresse sopra una grossa croce rosso oro.
Nuovamente la stanza riprese a girare, e questa volta Harry scelse quella alla sua destra. Quando entrarono si ritrovarono in una camera vuota, dove sembrava esserci sono una gran
de teca di vetro, distrutta.
-Qui è dove erano conservate le Giratempo- spiegò Hermione –L’abbiamo spaccata quando ci hanno attaccato i Mangiamorte, ricordate?-
Harry annuì –Non è neanche qui, però ora ricordo come siamo arrivati all’Arco- disse dirigendosi verso l’altra parte della stanza e aprendo un altro ingresso.
Si ritrovarono nella stanza rettangolare che Kyra aveva visto nei pensieri di Harry, e con un sorriso scesero le scalinate, portandosi davanti al Velo.

Lentamente Kyra, richiamò l’immagine dell’animale di cui voleva prendere le sembianze e si concentrò per dare inizio alla trasformazione. Non avvenne velocemente come quella per diventare Alisia, ma presto sentì l’istinto del felino risvegliarsi nella sua mente, forte, travolgente, selvaggio.
Sentì il suo scheletro scricchiolare mentre le ossa si modificavano, i canini si allungavano e il viso cambiava completamente. Un brontolio cupo le uscì dalla gola mentre i suoi sensi si acuivano: sentiva il respiro lieve delle persone che le stavano intorno, il loro odore di carne.
Quando la trasformazione fu completa davanti ai quattro ragazzi si stagliava una pantera di considerevoli dimensioni che aprì gli occhi, guardandoli con sguardo famelico. Rimase per alcuni minuti immobile mentre Kyra lottava contro l’istinto del carnivoro, poiché ogni volta che si tramutava in un animale un lato della sua mente mutava con lei, lasciando il posto all’indole della creatura di cui aveva preso le sembianze e non sempre era facile riprendere il sopravvento.
Poi, finalmente, si volse verso l’arco, salutando i ragazzi, immobili per lo stupore, in modo così umano da sembrare irreale, e saltò.
Varcando il Velo le sembrò di entrare in un mondo fatto di fumo.
Tutto aveva le tonalità della nebbia del primo mattino, quel lieve grigio perla che pareva quasi luminoso, ma non accecante come il bianco della neve, tanto da far sembrare il luogo che aveva davanti ancora più evanescente.
Procedeva svelta nella sua forma animale, stupita di non sentire nessun tipo di odore o di rumore: pareva quasi una zona sterile dove neanche le sue zampe, poggiandosi su quel terreno pallido, producevano alcun suono. Il suo corpo era in netto contrasto con quel posto, troppo nitido e reale in un mondo che sembrava fatto di ricordi e sogni.
Improvvisamente la sua vista acuta cominciò a distinguere delle figure, ma sembravano inconsistenti come fantasmi, quasi nebulose ed erano immobili, accasciate contro pareti simili a nuvole, se non per la bocca che continuava a muoversi senza emettere parole. Si avvicinò con circospezione a uno di loro che rimase impassibile, senza neanche vederla, continuando a parlare silenziosamente.
Quel posto la stava rendendo sempre più inquieta e anche la mente della pantera sembrava nervosa, pronta a scattare a un minimo segnale di pericolo.
Rimanendo concentrata, tornò ad inoltrarsi tra le figure che aveva intorno, osservando attentamente i loro volti. Le sembrò che fosse passata un’eternità quando finalmente individuò l’uomo che cercava.
Sirius Black era a pochi metri da lei, trattenuto contro un alto muro da lunghi tentacoli fluttuanti, i capelli lunghi e neri che gli ricadevano sul viso, lasciando intravedere solo gli occhi di un grigio intenso, vacui e inespressivi, come quelli di un cieco.
Rispetto ai ricordi che aveva visto nella mente di Harry la figura sembrava completamente priva di forze, molto più simile a com’era dopo la fuga da Azkaban che alla persona che era stata vicina ad Harry durante le sue giornate a Grimmauld Place.
La giovane gli si avvicinò appoggiando il muso contro la sua fronte e lasciando fluire in lui i suoi pensieri
-Sirius… Svegliati… Ti stanno aspettando…- cominciò, ma non ottenne nessuna reazione.
Senza perdersi d’animo continuò a provare, nominando uno a uno i membri dell’Ordine, raccontandogli della loro sofferenza quando lo avevano perso. Quando infine, parlò di Harry alle sue parole unì i pensieri che aveva visto nella mente del ragazzo, le sue emozioni più forti, come quando il padrino gli aveva promesso che sarebbero andati a vivere insieme, quando si erano rivisti durante il quarto anno nella grotta vicino Hogsmeade o ancora il momento della sua morte.
I sentimenti di Harry in quel momento la invasero nuovamente, nello stesso modo in cui l’avevano fatta star male mentre gli leggeva la memoria.
Tutta quella sofferenza si riversò nell’uomo che sembrò, finalmente, riemergere con lentezza dal suo torpore –Ti prego, Sirius, Harry ha bisogno di te…- lo supplicò, cercando di scuoterlo ancora.
L’uomo si lasciò sfuggire un gemito, ma sembrava ancora troppo assopito per riuscire a liberarsi da quello strano incantesimo. Con un ruggito di rabbia, che rimbombò assordate in mezzo a quel silenzio irreale, si avventò contro i fili di argento liquido che lo tenevano legato, strappandoli con foga.
Non seppe dire se fu quel gesto o il rumore che aveva creato a farlo rinsavire completamente, ma finalmente, guardando quegli occhi di metallo capì che l’uomo che aveva davanti non era più il cadavere senza ragione di poco prima.
Lo osservò guardarla stupito e incuriosito dalla sua forma animale, e sapeva che le sue sembianze non lo avevano ingannato: chi meglio di un Animagus poteva riconoscere una simile trasformazione?
Di nuovo gli parlò telepaticamente, la voce calma e sicura –Dobbiamo andare, non abbiamo molto tempo-.
Improvvisamente tuttavia, la giovane vide uno di quei sottili fili scattare nuovamente verso Sirius dal muro che gli saliva alle spalle. Con un balzo, fece cadere a terra il mago, dilaniando il sottile tentacolo con i denti, ma subito altri si allungarono verso di lei.
Trasformati!- gli urlò nella testa, continuando a divincolarsi dal groviglio sempre più intricato. Un nuovo ruggito squarciò la tranquillità di quel luogo, ma questa volta era di dolore: alcuni fili erano riusciti ad imprigionare una zampa della ragazza, che sentì all’improvviso come una fortissima scossa elettrica attraversarle il corpo.
Un attimo dopo, mentre ancora stordita cercava di evitare nuovi attacchi, sentì le sue energie diminuire, come venendo risucchiate. Solo in quel momento capii il motivo per cui coloro che superavano il Velo non tornavano indietro e le terribili leggende che aveva letto su quel’arco: gli sfortunati che vi entravano venivano privati della volontà e della loro energia, necessaria per far vivere quel mondo.
All’improvviso la tremenda sensazione svanì mentre un grosso cane nero, estremamente simile ad un enorme lupo, le si affiancava, un brandello di fumo che ancora penzolava tra le fauci. - Guidami – le disse, semplicemente.
Kyra cominciò a correre, cercando di schivare tutti quei maledetti tentacoli che sembravano spuntare intorno a loro. Era come se il suo ruggito avesse risvegliato delle assurde creature di fumo, che ora cercavano di impedire loro di raggiungere l’uscita. Anche il paesaggio intorno a loro stava cambiando, e se poteva essere associato inizialmente a un tranquillo paradiso, ora l’analogia con l’inferno era innegabile.
Sentendo il terreno sotto i suoi piedi farsi incandescente e vedendo quei fili argentei diventare lingue di lava fusa, la ragazza aumentò l’andatura, sempre seguita da Sirius, e lasciò che fosse l’istinto della pantera a guidarla.
Ritraendo la sua mente sentì tutta la forza selvaggia dell’animale prendere il sopravvento e avventarsi contro la creatura guizzante più vicina. Non aveva niente a che fare con la lava, anzi sembravano più simili a cotone, nonostante il corpo avesse acquistato consistenza.
Sentì la sua mandibola scattare, tranciando quello strano mostro come si spezza lo stelo di un fiore, e a quel gesto si rese conto che quasi si stava divertendo. Era inebriata dalla corsa, mentre sentiva il suo cuore pompare il sangue nel corpo più velocemente, sentiva l’adrenalina scorrere e renderla immune alla paura che stava rischiando di soffocarla quando l’avevano afferrata.
Era viva, era forte, era libera. Mai prima di allora aveva provato una simile, superba, sensazione di potere. Ma non un potere fittizio come quello che Voldemort aveva sui Mangiamorte tramite la paura, bensì un potere più puro e selvaggio, quello di poter vivere come desiderava.
Incomprensibilmente, le parve che la stessa euforia che la pervadeva venisse emanata anche dall’uomo al suo fianco, dai suoi occhi sicuri fissi costantemente verso la libertà da quella prigione.
Finalmente, in lontananza, cominciarono a distinguere un cambiamento nelle pareti tutte uguali di quel luogo, segno che il velo ormai era vicino.
Le lingue di lava, improvvisamente si fermarono, quando finalmente i due arrivarono all’apertura dell’arco che superarono senza un minimo di esitazione, atterrando con un tonfo nella sala dell’Ufficio Misteri, ansimando visibilmente, davanti alle espressioni sbalordite dei presenti.
Guardando affianco a sé vide il mantello del grosso cane fumare, come se fosse appena uscito da un bosco in fiamme, poi lentamente cominciò tornare ad essere un uomo. Anche Kyra cominciò a ritrasformarsi ma dopo pochi minuti le gambe le cedettero e lei cadde svenuta al suolo, priva di forze, mentre Joey le correva accanto, preoccupata.
Harry, Ron ed Hermione fecero lo stesso, circondandoli: i due erano pallidi, privi di forze, con gli occhi chiusi. Potevano sembrare morti…
-Joey... che hanno? Non saranno mica…- si agitò Harry.
Per un attimo la paura si impossessò della ragazza, sentendola scorrere sotto la sua pelle e andando a toccare ogni centimetro di lei. Poi fece l’unica cosa sensata che le venne in mente: posò due dita sui polsi dell’amica, premendo sulla vena.
E capì che niente era perduto: il sangue pulsava ancora, il battito seppur basso c’era. Si sporse oltre Kyra, facendo lo stesso con Sirius mentre un sorriso le si allargava sulle labbra.
-Sono vivi- disse e il suo sguardo si posò su Harry, che guardava il suo padrino incredulo. –Sento il battito! Sono vivi!-
Si alzò ed estrasse la bacchetta puntandola davanti a lei. Si concentrò sull’idea di Kyra e di Sirius salvi e bisbigliò: -Expexto Patronum!-
Dalla punta della bacchetta spuntò un delicato filo argenteo sottile mentre un delfino si materializzava davanti a lei. Sorrise per salutarlo e poi pensò intensamente al messaggio da inviare: “Professor Silente, siamo nell’Ufficio Misteri, nella stanza con l’Arco. Abbiamo bisogno del suo aiuto. C’è anche Sirius Black”. Il delfino mosse la testa per indicare che aveva capito e sparì oltre la porta, verso Hogwarts.
Joey tornò dai ragazzi, sotto lo sguardo ammirato di Hermione.
-Piccolo trucchetto imparato anni fa- le sorrise, tornando a osservare i corpi dei due sotto di lei, ancora svenuti.
Silente non li fece attendere molto: pochi minuti dopo l’invio del Patronus entrò di corsa nella stanza seguito da un dir poco infuriato Severus e da una preoccupatissima McGranitt.
Il mago non perse tempo e si diresse verso i due corpi distesi sul pavimento ed evocò con la bacchetta due barelle sulle quali vennero subito adagiati. Gli occhi furenti di Severus invece si soffermarono su Joey.
-Mi devi delle spiegazioni- le disse prima di lasciare quella stanza seguito dal gruppetto.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici: Tempo di scuse ***


CAPITOLO TREDICI: Tempo di scuse

-Fammi capire bene…- cominciò Severus, rivolto alla bionda seduta accanto a un comodino bianco dove era appoggiata una bacinella di vetro piena d’acqua. -Voi avete deciso, di punto in bianco, di trovare un modo per salvare Black, siete fuggite dal castello, avete affrontato dei Mangiamorte e hai lasciato Kyra andare dentro quel Velo?-. Cercava di mantenere la calma, ma dal suo modo di muoversi, la ragazza capiva che era in collera.
Avevano appena portato Kyra a scuola e ora si trovava distesa su un letto in infermeria, i lunghi capelli neri che creavano un funereo contrasto con il viso pallido.
Joey non rispose subito, concentrata ad osservare Madama Chips che controllava che la paziente stesse bene –In parole povere, si…- si limitò a dire, voltandosi a guardarlo.
-Da quando sei diventata così irresponsabile?- chiese il mago, mentre il suo sguardo si induriva.
-Non sono irresponsabile… -cercò di contraddirlo ma l’uomo la interruppe: -E come ti definiresti visto tutto questo?-
-Abbiamo salvato una persona, dovresti essere contento!- gli fece notare la ragazza, cominciando a scaldarsi.
-Certo! E ora, per merito di questa brillante trovata, Kyra è su un letto d’ospedale!- la rimbeccò con uno scatto d’ira.
-Abbiamo fatto solo quello che ritenevamo giusto!-
-Direi che è più quello che ritenevi giusto tu! E per cosa? Una stupida cotta adolescenziale!-. Quelle parole furono come uno schiaffo per Joey che, incredula, riuscì solo a balbettare – È andato tutto bene…-.
-Severus, calmati- gli disse Silente col suo solito tono gentile, cercando di calmare la situazione
–Sono salve, è questa la cosa che conta-
Joey annuì partecipe a quelle parole, ma Severus non sembrava aver finito il suo discorso.
–Aspetta, perché mi sfugge qualcosa… Tu vuoi farmi credere che sei riuscita a mantenere il tuo incantesimo e nel frattempo concentrarti sui Mangiamorte?-
-Ehm… Ecco, veramente…- la ragazza cercò inutilmente una scusa, facendosi piccola sotto lo sguardo di fuoco di Severus.
-Non dirmi che quello che sto pensando è successo, non dirmelo…-.
-Ok, non te lo dico…- cercò di farlo ridere la ragazza. Inutile dire che questo lo fece arrabbiare ancora di più.
-Che cosa diavolo ti è saltato in testa? Hai rovinato tutto il lavoro fatto per proteggervi!-. Nel suo sguardo rabbia e preoccupazione si mescolavano, pesando come un macigno sul petto di Joey che lo guardava.
-Non ho rovinato niente! Abbiamo cancellato la memoria a tutti quelli che ci hanno visti!-
-Ma non hai cancellato quello che ha rischiato lei!- sbraitò indicando la nera.
-Era l’unico modo!- gridò Joey.
-Dovevi fermarla! Ha rischiato la sua vita! E se vi foste sbagliate? Non avete pensato a questo!- disse irato.
-Ma non è stato così!- rispose Joey a tono.
Mentre la ragazza finiva di pronunciare quelle parole la sua amica si mosse nel letto attirando l’attenzione di tutti i presenti.
-Severus… Ci siamo documentate molto… prima di tentare di salvarlo…- intervenne Kyra, provando a mettersi a sedere.
-Kyra!- Joey e Silente sorrisero nel vederla sveglia, così come Hermione che era appena entrata nella stanza. Ma Severus, non aveva finito la sua ramanzina.
-Quell’Arco è al Ministero della Magia perché è pericoloso e si trova all’Ufficio Misteri perché deve essere studiato! -.
-Ora non ce ne sarà più bisogno–
-Non scherzare Kyra, avresti potuto morire!-
La giovane sospirò, cercando una posizione più comoda –Severus, abbiamo passato mesi a prepararci e a cercare informazioni. L’errore più grande del Ministero è stato non studiare gli scritti antichi, le leggende, i libri di magia nera. Sei stato tu a insegnarci che niente deve essere tralasciato. E questo ci ha preparato a quello che dovevamo affrontare. Abbiamo infranto delle regole, è vero, ed è altrettanto vero che ho rischiato molto, ma lo rifarei.–
-Rischieresti ancora la tua vita per farti accettare da chi non vuole neanche conoscerti?-
-Non l’ho fatto per questo, ma perché mi è stato insegnato che la cosa più importante sono le persone che amo. Non riuscivo a vedere Joey soffrire in quel modo. Poco mi importava di rischiare la vita o di fallire. In ogni caso avrei dimostrato chi siamo veramente e lei sarebbe potuta essere felice.–
I presenti nella sala tacquero mentre lo sguardo sicuro della ragazza rimaneva fisso negli occhi del professore.
Il silenzio fu interrotto dalle parole del preside – Credo che sia ora di andare Severus, Kyra ha bisogno di riposo–
Quando il drappello si fu allontanato Kyra si alzò dal letto. Le gambe non ressero il suo perso e dovette appoggiarsi sul materasso per non cadere, ma non si perse d’animo e, lentamente, si rimise in piedi.
Barcollando, si avviò verso l’altro lato della stanza, dove una tenda nascondeva alla vista l’unica altra persona presente in infermeria. La spostò delicatamente, attenta a non fare rumore, nonostante sapesse che non si sarebbe svegliato facilmente.
Ancora faceva fatica a credere di esserci riuscita. I suoi ricordi di quel folle salvataggio sembravano un sogno, nonostante l’impressionante nitidezza, ma, più di ogni altra cosa, erano quelle emozioni che l’avevano pervasa a riempire i suoi pensieri, insieme a quel volto.
Sdraiato, immobile tra i cuscini, si trovava l’uomo che aveva portato fuori dal velo.
I capelli lisci gli incorniciavano il viso, lunghi fino alle spalle e di un nero così profondo da sembrare lo sfondo del cielo notturno. Guardando quel viso finalmente sereno, si sorprese a sorridere, pervasa da una tranquillità che non provava più da molto tempo.
In quel momento una porta, in fondo alla stanza, si aprì lasciando uscire Madama Chips.
-Per la barba di Merlino! Cosa ci fai alzata, signorina?- esclamò camminando speditamente verso di lei e riportandola al suo letto nonostante le proteste della ragazza.
-Ma io sto bene- spiegò –Volevo solo sapere come stava…- Peccato che proprio in quel momento la gamba le cedette di nuovo, rendendo inutile ogni sua protesta.
-Oh, non ti preoccupare. Si rimetterà, ha solo bisogno di riposare molto… Esattamente quello che dovresti fare tu – rispose lanciandole un’occhiata che non ammetteva repliche.
Kyra gemette: odiava stare a letto a far nulla, se almeno avesse avuto i suoi libri…

Joey camminava tranquillamente diretta verso la Sala Comune quando sentì una voce fin troppo familiare chiamarla.
-Mary! Finalmente, ti ho cercata ovunque!- le disse Harry raggiungendola.
-Ero andata a portare dei libri a…- provò a rispondere la ragazza ma subito fu interrotta.
-Non importa. Vieni con me-
La prese per mano e la trascinò con se, portandola nemmeno lei sapeva dove. Ma al momento poco le interessa: era concentrata sulla stretta di Harry che la guidava. Corsero attraverso le rampe, lungo i corridoi deserti, passando per alcuni dei passaggi segreti per accorciare la strada.
Infine Harry si fermò davanti a un muro senza porta, lasciando il braccio di Joey. La guardò come a volerla pregare di non scappare, che tanto l'avrebbe ripresa e lei desiderò più che mai di rimanere inchiodata al suo posto.
Una porta si materializzò davanti a loro e Harry vi entrò riprendendo Joey per la mano e portandola dentro.
La stanza era piccola, con un tavolo e delle sedie sulla destra e con un divanetto rosso davanti a un camino.
Quando entrarono nessuno dei due si sedette, rimasero in piedi, accanto alla porta a guardarsi come non facevano da settimane. E Joey sorrise, cullata dalla sua illusione, pensando che forse tutto stava riprendo il suo giusto corso mentre il suo cuore inspiegabilmente aumentava i battiti.
-Sono uno stupido, e mi dispiace-
-Eri solo confuso…-
-Non cercare di giustificarmi- disse mentre la prendeva per mano e la portava vicino al camino. Si sedettero sul divano, abbastanza vicini da sfiorarsi ad ogni movimento.
-Non ti ho detto così tante cose che ne ho perso il conto, non ricordo nemmeno quando ho iniziato a smettere di parlare con te e ho ripreso a tenermi tutto dentro, di nuovo. Ero così accecato dalla rabbia che mi ero scordato che tu mi avevi salvato da me stesso, che tu c'eri sempre quando io avevo bisogno. E...-
-Basta, Harry...- lo pregò lei. Non voleva sentire altro, non ce ne era bisogno. Il semplice fatto di essere lì a sfiorarlo, anche involontariamente, la faceva sentire perfetta. Il semplice fatto di poterlo guardare negli occhi e di non doverci più leggere quell'odio la rendeva la ragazza più felice del mondo.
-No, fammi finire. È importante quello che ti voglio dire. Ho passato queste settimane a cercare di trovare una scappatoia, mi dicevo che tutto quello che era successo tra noi era solo fantasia, ma stavo mentendo a me stesso. E non voglio più farlo. Voglio che quelle fantasie tornino ad essere realtà. E ho capito che non mi importa...-
Lui si fermò, per un secondo, guardandola. E solo in quel momento si rese davvero conto di quanto tutto questo le era mancato: le cose che erano solo loro, quelle di cui tutti erano all'oscuro ritornarono vive più di prima, contornate da un nuovo sentimento, così strano e diverso da non riuscire a dargli un nome. E ora lei sapeva cosa voleva, cosa silenziosamente lui le stava chiedendo, così chiuse gli occhi e si liberò di quel corpo davvero poco suo, ritornando castana con i vestiti un po’ larghi.
Li riaprì lentamente, con la paura che lui fosse sparito, che fosse scappato di nuovo. Ma si sbagliava: lui era lì e la guardava come solo lui sapeva fare, facendola arrossire e facendo aumentare in maniera impressionante i battiti del suo cuore.
-Non mi importa più qual è il tuo cognome, con chi sei cresciuta, cosa hai fatto in tutti questi anni. Perchè so che tutto questo ti ha fatto diventare quella che sei ora e io davvero non posso chiedere di meglio-. La sua mano si infilò sotto la manica sinistra del maglione e le sue dita fresche si posarono sul marchio e premettero con delicatezza.
-Voglio solo riaverti. Perchè mai come ora ti vedo così diversa da tua sorella. So per certo...- disse sfiorandole la guancia, dove una fossetta le si era creata mentre sorrideva di quelle parole -... che queste lei non le ha così. E che i suoi occhi non mostrano nemmeno un millesimo della dolcezza che mostrano i tuoi. Ti amo, Joey Lestrange. Indipendentemente dalla tua famiglia, dal tuo Marchio, dal tuo passato. Indipendentemente da tutto, ti amo-
Erano vicini, sempre di più. Lei capì quello che stava succedendo pochi secondi prima, e chiese gli occhi sorridendo.
Le labbra di Harry finirono sulle sue, in un bacio delicato, quasi timoroso, mentre le sue mani le accarezzavano la schiena. Joey se lo strinse contro, incrociando le sue braccia intorno al collo di lui e il bacio si approfondì.
Non sembrava possibile, tutto quello che per quei mesi aveva desiderato stava finalmente succedendo. Aveva paura a riaprire gli occhi, timorosa che fosse tutto un sogno. Ma quei brividi che le percorrevano tutto il corpo, le labbra di Harry che si muovevano sulle sue adattandosi perfettamente come se fosse complementari, i suoi muscoli, tesi sotto la maglietta… Era tutto vero e concreto come non mai. Si lasciò completamente andare all’intensità di quel bacio, aumentando la consapevolezza che tutto stava realmente succedendo e sorrise, felice come non lo era da settimane. Poi si staccarono e lui l'abbracciò.
-Mi sei mancata così tanto, Joey...-
-Mi sei mancato anche tu..j.- gli rispose lei. -Ti amo-
-Ti amo-
E le loro labbra erano di nuovo vicine e in pochi secondi Joey perse la cognizione del tempo e dello spazio mentre lui la stringeva sempre più.

Il giorno successivo, Sirius finalmente si svegliò. Sembrava una persona totalmente diversa con il viso riposato e il sorriso sulle labbra, quasi fosse ringiovanito di colpo. Lo avevano spostato nel letto accanto a Kyra, che Madama Chips aveva costretto ancora in infermieria per i suoi continui tentativi di fuga.
Quando l’uomo aprì gli occhi, la ragazza stava scarabocchiando alcuni appunti mentre studiava un grosso volume dalla rilegatura consunta, talmente concentrata su quello che leggeva da non notare i suoi movimenti. Solo dopo un po’ che la osservava, la giovane si accorse del suo sguardo, alzando gli occhi dal libro e sorridendogli calorosamente.
-Buongiorno!- lo salutò –Era ora che ti svegliassi!-.
Quel saluto così spontaneo lo fece tornare indietro nel tempo e scoppiò a ridere, piegandosi leggermente in avanti e provocando una fastidiosa fitta al costato, accompagnata da un gemito involontario.
-Stai bene? –. La giovane si era sporta verso di lui, il volto improvvisamente preoccupato, una mano allungata a metà strada tra i due letti, come indecisa.
-Non preoccuparti, è tutto a posto. Sono solo un po’ dolorante – rispose l’uomo rimettendosi seduto contro i cuscini. –Allora, presumo sia tu la mia salvatrice-.
-E da cosa lo hai capito?– chiese lei, tornando a sdraiarsi.
-Non lo so… Mi pare di conoscerti – scherzò lui – Potrei sapere il nome della persona a cui devo la vita? -.
Kyra si irrigidì, nervosa.
Si voltò, abbassando lo sguardo sul libro che teneva di nuovo tra le braccia e solo dopo un lungo sospiro lo alzò nuovamente verso l’uomo, che la guardava con un’espressione tra il curioso e il confuso.
-Visto che sei un membro dell’Ordine, non credo che Silente e Severus abbiano da obbiettare – disse mentre vedeva nei suoi occhi nuove domande: -Severus? – chiese lui.
La ragazza sorrise, un sorriso strano, privo della felicità e della gioia che poco prima illuminavano il suo viso, mentre con la bacchetta chiudeva le porte dell’infermeria.
Poi sempre guardando negli occhi lasciò che il suo corpo riacquistasse il suo aspetto, mentre il mago accanto a lei la guardava, stupito, lo sguardo che vagava sul suo viso osservando ogni singolo cambiamento.
-Il mio nome è Kyra… Kyra Greyback e questo è il mio vero aspetto. In questa scuola sono conosciuta come Alisia Gawain, trasferita qui da Beauxbatons ad ottobre – disse tutto d’un fiato, una lieve incertezza solo quando pronunciò il suo vero cognome.
Sirius rimase in silenzio, mentre lei aspettava che assimilasse la notizia, cercando di non far trasparire dalla sua espressione sicura i pensieri che le turbinavano vorticosamente nella testa.
-Fenrir Greyback… che legame ha con te? – chiese in tono calmo, senza smettere di guardarla.
-È mio padre -.
Era sicura di essere preparata a quello che sarebbe stato il resto della discussione, tuttavia l’uomo la sorprese: invece di attaccarla come avevano fatto i suoi compagni, si sistemò meglio sui cuscini, parlando tranquillamente, come se stessero bevendo il tè.
-Quindi sei anche tu un licantropo? – chiese incuriosito, lasciandola interdetta per qualche minuto. -No…- rispose – La maledizione del licantropo si trasmette solo tramite un morso… E io ho avuto la fortuna di essere risparmiata-
Il mago annuì, pensieroso, mentre si passava una mano forte sulla barba incolta.
-Come ha fatto la figlia di Greyback a finire nell’Ufficio Misteri per salvarmi?–
-Sarà una storia lunga, è meglio che ti metti comodo – lo avvisò mentre tornava ad avere le sembianze di Alisia e con un unico gesto della bacchetta faceva scattare nuovamente la serratura.
Cominciò a raccontare del suo legame con Joey, della cotta che la sua amica aveva per Harry, di come aveva deciso di aiutarlo a fare delle ricerche sull’Arco, poi continuò spiegando che quei due avevano litigato e il perché. Le parole uscivano, inarrestabili dalla sua gola mentre raccontava dei Mangiamorte, del Marchio di Joey, di come Harry l’avesse allontanata per il suo cognome e quell’orrendo simbolo.
Sirius rimase in silenzio ascoltando quel racconto che tanto sembrava uno sfogo, senza interromperla mai mentre parlava dell’iniziazione della sua unica amica e finalmente della loro fuga, per poi finire con l’arrivo a Grimmauld Place.
-È buffo – disse semplicemente quando Kyra finì di parlare.
-Buffo? – ripeté la giovane, confusa.
-Io e la mia famiglia non siamo mai andati d’accordo – cominciò a spiegare lui –Odiavo tutto di loro. Un giorno, quando non ce la feci più a sopportarli, scappai, andando a stare dal padre di Harry, il mio migliore amico. Sai quanti anni avevo? –
La ragazza scosse la testa in segno di diniego, senza smettere di guardarlo.
-Dovevo frequentare il sesto anno a Hogwarts, avevo quasi sedici anni – rispose lui con un sorriso sbarazzino che gli illuminava il viso.

La porta dell'infermeria si aprì di nuovo lasciando entrare Harry e Joey. Gli occhi di Sirius e Kyra erano su di lui e lo osservavano mentre percorreva il corridoio e si fermava davanti al letto della rossa guardandola attentamente come a volersi assicurare che stesse bene.
-Io... mi devi perdonare. Sono stato uno stupido, davvero. Grazie. Grazie per avermi ridato Sirius, grazie per avermi fatto capire chi siete. E scusami se l'ho compreso troppo tardi-
La rossa rimase a fissarlo qualche minuto, senza dire niente. Quando parlò la sua voce e il suo sguardo erano duri: -Si, sei uno stupido. E le hai fatto più male di quanto non abbiano fatto sedici anni in mezzo ai Mangiamorte…- Il ragazzo abbassò il volto, come per nasconderlo. Sapeva che lei aveva ragione. Tuttavia, improvvisamente il tono di Kyra si addolcì e un sorriso sereno le si aprì sul volto -…ma è anche vero che l’hai resa più felice di quanto non sia mai stata. Cerca solo di trattarla come si merita, ora, e non osare mai più farla soffrire: quello che ti dissi a Grimmauld Place è ancora valido- concluse scoppiando a ridere dopo un secondo di silenzio.
-Credo di poter immaginare cosa ti ha combinato questa ragazza- esclamò ridendo Sirius.
-Ma non puoi sapere quanto sia stato doloroso – rispose il ragazzo massaggiandosi la guancia –Allora come ti senti?-.
-Ho avuto momenti migliori, ma, tutto sommato, non posso lamentarmi- rispose, senza smettere di sorridere.
Cadde il silenzio, e in quel momento le due ragazze si guardarono, sentendosi di troppo. Kyra posò il libro sul comodino, e con la scusa di essere molto stanca, si sdraiò per riposare, mentre Joey staccava la mano da quella di Harry.
-Vi lascio soli, avrete molto di cui parlare…- disse dandogli un bacio sulla guancia e andandosene, salutando con la mano Sirius che rispose con un sorriso.
Quando rimasero soli i due si abbracciarono con forza come se quel gesto fosse la prova che tutto era tornato alla normalità.
Gli occhi di Harry si inumidirono per la gioia mentre un lieve calore si diffuse sul suo viso. Quando si separarono abbassò in fretta lo sguardo cercando di riprendere il controllo.
Per cancellare l’imbarazzo si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente. Una scintilla d’orgoglio illuminò lo sguardo di Sirius: -Sei proprio uguale a tuo padre…- disse mentre sorrideva calorosamente subito seguito da Harry che prese una sedia e si sedette al suo fianco: -Mi sei mancato… Stavo quasi cominciando ad arrendermi…-
-Devo ringraziarti per non averlo fatto… Senza l’aiuto che mi avete dato sarebbe stato impossibile uscirne. Sai, entrare in quel posto è come vivere in un incubo, perdi completamente te stesso: è come se ti strappassero via ogni briciolo di volontà ed energia… Non riuscivo neanche a pensare, era come se i ricordi che mi venivano strappati venissero mischiati in un calderone insieme a tutti quelli degli altri prigionieri…-
-Come hai fatto a tornare in te?- chiese Harry completamente rapito da quel racconto.
-All’inizio, quando Kyra mi ha mostrato i tuoi ricordi e mi ha parlato dei membri dell’ordine, è stato come avere un dejà vu… Non riuscivo a capire se quei momenti li avevo veramente vissuti io o se erano frutto di altri. È stato il fatto di sentire questa voce sconosciuta nella mia testa che mi ha spinto a pensare… Sapevo, senza nemmeno conoscerla, che potevo fidarmi di lei. Ma nonostante tutto i miei pensieri continuavano a non essere nitidi… Poi l’ho sentita… Un ruggito che è esploso come un tuono in mezzo a tutto quel silenzio, così reale da cancellare tutto il resto. Finalmente infine fui libero, quei maledetti tentacoli non mi risucchiavano più energie… Mi aveva appena liberato, ma non ho nemmeno avuto il tempo di riprendermi che mi sono dovuto trasformare… Da lì è cambiato tutto…-
-Cosa vuoi dire?- lo interruppe Harry.
-È stato come ad Azkaban, quando decisi di scappare. Nel momento in cui assunsi la forma di un cane fu come riacquistare la lucidità… Tutti i tasselli del puzzle tornarono al loro posto e io ritrovai le forze per riuscire ad uscire da quell’inferno-
Il suo sguardo che fino a poco prima era perso nei ricordi, tornò a posarsi su Harry: -Ma ora dimmi, come avete fatto a trovare una soluzione?-
-Ehm… Come abbiamo fatto, si…- balbettò il ragazzo in cerca di una degna scusa ma rinunciò quando vide lo sguardo del padrino farsi dubbioso. –Guarda dovresti chiedere a Joey, Kyra ed Hermione. Io so solo che hanno studiato antichi libri di leggende di Magia Nera-
-Si, credo proprio che lo farò- assicurò Sirius voltandosi verso il letto accanto al suo. -E… Come avete fatto a nascondervi tutti sotto il mantello dell’invisibilità? Ricordo che con James negli ultimi anni avevamo avuto qualche difficoltà a starci in tre…-
-Si, in effetti non ci siamo stati tutti…- Senza aspettare la richiesta di spiegazioni, Harry raccontò della loro gita al Ministero senza tralasciare alcun dettaglio.
-Le cose migliori me le perdo sempre… Comunque hai rischiato tanto, anzi rischiato tanto…- si corresse all’ultimo l’uomo.
-Bhè, ne è valsa la pena- mormorò Harry.
-Se ti fosse successo qualcosa non me lo sarei mai potuto perdonare- Il suo sguardo si posò sul viso del ragazzo, preoccupato all’idea di quello che sarebbe potuto accadere.
-Guarda il lato positivo!- esclamò Harry scoppiando a ridere -Non avresti mai potuto saperlo!-
Anche la risata dell’uomo, così simile a un latrato, risuonò nella stanza e quel suono famigliare riempì di gioia il cuore da Harry.
Improvvisamente Sirius tornò serio –Ho saputo delle cose che ti riguardano, che mi hanno stupito…-
-Ah, si?- chiese Harry con finta disinvoltura tornando ad arrossire nuovamente.
-Si, qualcosa che riguarda la ragazza che ti ha accompagnato qui…-
-Molto carina, vero?- domando nel flebile tentativo di cambiare discorso.
Il padrino sorrise. -Questi trucchetti con me non funzionano… Non mi sarei mai aspettato che ti saresti comportato così. Dopo tutto queste due ragazze non sono tanto diverse da me-
-Mi dispiace. Io… non ci avevo pensato. In quel momento l’unica cosa importante sembrava quel Marchio e che sua sorella ti avesse ucciso-
-Capisco che per te poteva essere difficile e che poteva essere pericolo fidarsi ma se Silente ha dato loro una possibilità, noi dovremmo credere a lui-
-Questo non vuol dire nulla- protestò Harry –Silente ha dato una possibilità anche a Piton…-
-Io e Piton non siamo mai stati in buoni rapporti… E comunque piantala di cambiare discorso. Non starò a farti la ramanzina perché non è nel mio stile, ma…-
-Stai tranquillo, ho imparato la lezione-
Proprio in quel momento dalla porta del suo studio uscì Madama Chips con in mano due vassoi pieni di cibo.
-Potter, cosa ci fai qui?- chiese posando i vassoi accanto ai rispettivi letti –Non avevo detto niente visite?-
-Dai, Poppy cara, avremo altre occasioni di rimanere soli!- scherzò Sirius.
-Non sei cambiato di una virgola da quando studiavi qui- fu la risposta di Madama Chips. Le risate dei tre ruppero la tranquillità dell’infermeria, facendo voltare Kyra che cercava inutilmente di trattenere le risate.

Joey camminava in silenzio verso i sotterranei, con i suoi passi che rimbombavano nel castello silenzioso e deserto a quell’ora. Era un po’ tardi per andare a far visita a Severus ma immaginava o almeno sperava che lui fosse ancora alzato.
Non le piaceva per niente come stavano andando le cose con Severus e, anche se non voleva, doveva ammettere che il professore aveva ragione. A volte, in questi giorni, si era trovata a pensare a cosa sarebbe successo se qualcosa fosse andato storto e ora, che era tutto fino, vedeva con chiarezza quanto erano state avventate in tutto quello che avevano pensato… Ma era comunque convinta che non c’era bisogno di arrabbiarsi così tanto, visto che era tutto finito per il meglio.
-Signorina Anderson?- chiamò una voce gentile. Era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta di essere passata davanti ad Albus Silente che ora la guardava curioso. Perfetto, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era dare a qualcun un altro motivo per arrabbiarsi con lei… Perché non aveva chiesto la Mappa ad Harry?
-Professore!- lo salutò lei tornando sui suoi passi. –So che è molto tardi…-
-Non importa, non importa. Mi chiedevo come mai aspettassi così tanto…- le rispose il mago.
-Aspettato…? Signore, non capisco…-
-Devi scusarlo. Quello di Severus è l’unico modo per esprimere la sua preoccupazione…-
-Oh, si, lo so… Quindi non devo tornare nel mio dormitorio?- chiese speranzosa.
-No, per questa sera no. È una nottata tranquilla. Perdonami, Joey, ora devo andare-
E detto questo Silente si allontanò, mentre la ragazza si guardava intorno sperando che nessuno avesse sentito il modo in cui il preside l’aveva chiamata.
Scuotendo la testa, ancora rimuginando su quella discussione, scese i gradini per arrivare ai sotterranei e si ritrovò davanti alla porta dell’ufficio di Severus.
Respirò a fondo prima di bussare.
-Chi è?- chiese la voce dell’uomo.
La ragazza si guardò intorno per l’ennesima volta e dopo esser sicura di trovarsi sola nel corridoio disse: -Sono Joey-
Nessuna risposta. –Severus, apri. Voglio solo parlare. Ti prego-
A quelle parole la porta si aprì leggermente e lei la spinse per poter entrare.
-Grazie…- Ma si ritrovò a parlare da sola perché l’ufficio era vuoto.
-Severus?- chiamò, preoccupata.
-Sono di qua- rispose scontroso dalla camera adiacente.
-Ciao- lo salutò lei, ricevendo come unica risposta un verso poco cordiale dall’uomo che continuava a rimanere piegato sul libro che stava leggendo.
-Per quanto ancora sarai arrabbiato con me?- chiese Joey sedendosi sulla poltrona di fronte al professore.
-Fino a quando Kyra uscirà dall’infermeria in grado di camminare sulle proprie gambe- buttò lì lui.
-Ma lei sta bene! Severus, il peggio è passato!-
-Il peggio è passato perché avete avuto un’incredibile fortuna!- le fece notare lui finalmente alzando gli occhi dal tomo.
-Si, è vero. Abbiamo avuto fortuna- acconsentì lei. –Ma non puoi avercela con me per sempre!-
-Hai ragione- rispose Severus. Seguì un attimo di silenzio in cui Joey lo guardò attentamente, sapendo perfettamente che l’aveva detto solo per farla stare buona.
-Da quando sei qui, faccio fatica a riconoscerti-
-Cosa vuoi dire?- chiese Joey, corrugando le sopracciglia.
-Intendo dire che per te Potter sembra quasi… quasi un’ossessione…- cercò di farsi capire il mago, trovando la parola giusta.
-Harry per me non è un’ossessione!-
-E allora non capisco questa necessità di salvare Black-
-Volevamo solo…. Severus, ma che importa?- domandò Joey, cambiando discorso. –Ora le cose cambieranno, l’Ordine stesso ci accetterà veramente per quello che siamo…-
-Era questo il tuo obiettivo? Solo questo?-
-Credi che mi abbia fatto piacere la bacchetta di Tonks puntata contro la prima sera?-
-Non ho detto questo…-
-Allora., cosa? Qual è il problema?- tentò di capire Joey.
-Non sono stupido, Joey. Lo vedo come lo guardi, ogni volta. Basta guardarti ora e paragonarti a una settimana fa. Sei un’altra persona, completamente- si spiegò Severus.
-Quindi il problema è Harry?-
-Ho solo paura di quello che faresti per lui. Hai agito da egoista per tutto questo tempo, ti sei messa in pericolo tu stessa rischiando di farti riconoscere dai Mangiamorte, hai messo a repentaglio la vita di Kyra solo per… per qualcosa che non vale così tanto-
-Lo so, lo so bene che sono stata egoista e tutto quanto. Tutto questo è la realtà, non voglio negarlo. Credi che io non abbia provato a fermare Kyra?-
-Allora non ci hai provato veramente…-
-È vero, ma…-
Lei sbuffò irritata, pensando al modo migliore per far capire cosa aveva dentro a Severus.
-Ok…. Forse da giovane è successo anche a te…- incominciò lei, subito interrotta.
-Joey, non cercare di…-
-Fammi finire, per favore. Ti è mai successo di avere al tuo fianco una persona che è in grado di farti dimenticare tutto, che è in grado di tirarti su quando tu lo credi impossibile, di farti sorridere ovunque e comunque? Ecco, pensa se questa persona tu non potessi averla. Non puoi perché tu non sei quello che lei vorrebbe, non puoi perché hai un segreto talmente grande da non essere capito come ci sarebbe bisogno, non puoi perché lei vorrebbe chiunque piuttosto di avere te… Cosa faresti? Non cercheresti in tutti i modi di… fargli capire che tu sei proprio quello che lei ha bisogno? Non proveresti a dimostrargli che non vorresti altro che il suo bene? Severus, è quello che ho cercato di fare… E forse sono stata troppo irresponsabile, però so che ne è valsa la pena…-
Joey lo fissò, in silenzio: lo sguardo del professore era distante e sembrava che si fosse perso in momenti troppo lontani per essere ricordati con lucidità e alla perfezione. E Joey seppe che dove tutte le sue scuse non erano riuscite, quelle parole avevano funzionato perfettamente. Senza sapere come o perché Severus la capiva: ricordava quella sensazione di euforia per uno sguardo o quell’impotenza per un’occhiata dura.
Si limitò ad annuire, prima di tornare a guardarla. –Ti capisco-
-Allora accetta le mie scuse e io ti prometto che da oggi in poi non agirò più così d’istinto-
Lui sorrise, anche se lievemente. –Non fare promesse che sai non manterrai-
Lei ricambiò il sorriso. –Grazie. E vedrai che Kyra starà bene-
-Si, ho parlato prima con Madama Chips. Tra qualche giorno la mandano fuori-
-Non ti chiederò di essere più gentile con Harry… Solo ci tenevo che tu sapessi che non è “solo una stupida cotta adolescenziale”-
Lui annuì mentre lei si alzava. –Buonanotte, Sevy-
-Joey- disse trattenendo un sorriso. –E’ da quando hai sei anni che ti dico che non mi devi chiamare così-
Lei sorrise –Come vuoi, Severus. Buonanotte-
-Buonanotte, Joey- rispose mentre lei usciva, chiudendosi la porta alle spalle con ancora un lieve sorriso sul viso.

Passarono alcuni giorni prima che Kyra potesse uscire dall’infermeria. Si diresse verso la Sala Grande, pronta per fare finalmente una colazione abbondante.
Quando entrò Joey fu la prima a vederla e non riuscì a trattenere un sorriso che contagiò presto tutto il tavolo di Grifondoro.
La rossa si diresse verso di loro, raggiante, mentre Malfoy sogghignava, indicandola. – Ti sei presa una vacanza, Gawain? – le urlò.
-Si, la migliore della mia vita senza averti tra i piedi!- lo rimbeccò lei, considerandolo appena.
-Vedo che sei in stupenda forma- l’accolse Ginny, facendole un po’ di posto.
-Veramente non ho mai avuto così tanta fame!- le rispose solare.
-Rimediamo subito- disse Seamus, riempiendole il piatto. La ragazza lo lasciò fare, tra lo stupore dei presenti, Seamus compreso -Ve lo avevo detto che ce l’avrei fatta, prima o poi!-.
-Ti sopporto solo perché in questo momento sono particolarmente felice, Finnigan- lo zittì la rossa, cominciando a mangiare.
-Ci devo lavorare ancora un po’- sussurrò il ragazzo, rivolto a Dean che scoppiò a ridere.
Proprio in quel momento, un gufo planò sulla tavola, consegnando un giornale ad Hermione, che vi seppellì dentro il viso, dimentica della sua colazione.
-Guardate qui!- esclamò, improvvisamente, spostando il giornale verso di Harry che cominciò a leggere ad alta voce:

“IL RITORNO DI SIRIUS BLACK
Sirius Black, considerato per quindici anni il più pericoloso pluriomicida degli ultimi tempi, è tornato.
Creduto morto lo scorso giugno, a seguito di una battaglia contro i Mangiamorte svoltasi nel Ministero, è stato scagionato da tutte le accuse. I dettagli del suo ritorno non sono ancora chiari, nonostante la notizia sia stata data da Albus Silente, Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, presente durante l’accaduto.
A nulla sono valse le nostre richieste di spiegazione: il Mago si è rifiutato di rispondere a qualunque nostra domanda. Anche il Ministero sembra non avere risposte ai nostri interrogativi, nonostante siano completamente sicuri dell’innocenza dell’uomo. Pare infatti che dei testimoni abbiamo visto Peter Minus, ma non sappiamo nulla di questi fantomatici testimoni. Ci sorge quindi un dubbio: e se fosse falso che Minus è stato avvistato? E se la morte di Black sia stata tutta una finta per farlo definitivamente scagionare?
La Gazzetta del Profeta si ripromette di far maggiore chiarezza su tutta la faccenda per evitare che i colpevoli diventino delle vittime a scapito dei veri innocenti.”

-Stanno scherzando! Cosa vorrebbero insinuare con tutto questo?- sbuffò Harry, allontanando il giornale da se.
-È di Rita Skeater- disse Hermione come se fosse una spiegazione più che sufficiente.
-Ma non avevi già pensato a lei?- chiese Ron tornando alla sua colazione.
-Si, credevo di averlo fatto…- rispose Hermione.
-Scusate, di cosa state parlando?- chiese Kyra curiosa.
-Della giornalista che ha scritto il pezzo di Sirius. In realtà è un Animagus non iscritto nel Registro, il che è illegale- spiegò Harry.
-Durante il quarto anno ci ha dato un sacco di problemi ed Hermione era riuscita a scoprire il suo segreto-
-Allora potreste farlo sapere al Ministero, anche se non mi pare la soluzione migliore tornarci- fece notare Joey.
-Vedo che ora cominci a pensare come vuole Severus!- la prese in giro Kyra ridendo.
-Cosa? Che centra adesso Piton?- chiese Harry confuso.
-Niente, amore. Un giorno ti spiegherò- sorrise la ragazza, alzandosi pronta per andare a lezione.
Si stavano dirigendo verso i sotterranei in leggero anticipo, così che il Mastino per una volta non si sarebbe potuto lamentare, quando Malfoy richiamò la loro attenzione.
-Hey, Potter!- urlò facendoli voltare tutti. Istintivamente Hermione si guardò intorno: erano soli, non c’erano professori, ne altri studenti al di fuori di loro e il gruppetto di Serpeverde.
-Non mi abituerei troppo all’idea di Black libero- lo derise il biondo.
-Io invece mi abituerei all’idea di tuo padre rinchiuso ad Azkaban perché ci rimarrà per un bel pezzo!- rispose a tono Harry.
-Sta zitto, tanto presto mio padre sarà libero e ad Azkaban sarete rinchiusi tu e i tuoi amichetti. Oh, no, dimenticavo, tu morirai prima-
Harry fece per estrarre la bacchetta, ma fu Joey la prima a puntargliela addosso.
-Ripetilo se ne hai il coraggio…- gli sibilò la ragazza. A quel gesto Malfoy indietreggiò di un passo, mentre gli altri Serpeverde tiravano fuori la bacchetta, subito seguiti da Harry, Ron, Hermione e Ginny.
-Manteniamo la calma…- sussurrò Kyra cercando di evitare lo scontro, attenta però ad ogni mossa dei Serpeverde. Fu Joey a parlare per prima, rivolgendosi direttamente a Malfoy. –Non fare tanto il gradasso. Sappiamo tutti che sei solo bravo a parole, ma quando si tratta di agire sei il primo a scappare!-
-Ah si, mi era mancata la tua guardia del corpo personale, Potter!- rise il ragazzo, seguito dai suoi compagni.
-Ti ha sempre battuto, Malfoy- gli face notare Ron.
-Chiudi quella boccaccia, Weasley, nessuno ha chiesto il tuo parere- gli rispose con aria schifata.
-Non sei degno di pronunciare il suo nome, Malfoy!- ribattè Hermione paonazza in volto.
-Ragazzi, non ne vale la pena, avremmo altre occasioni- disse Kyra cominciando ad allontanarsi.
Anche se controvoglia, il gruppetto si voltò in direzione dell’aula di Pozioni, cominciando a seguirla.
Solo Harry rimase indietro e fu l’unico ad accorgersi dell’incantesimo lanciato da Malfoy.
-Stupeficium!- urlò in direzione di Hermione.
Harry parò lo Schiantesimo con un Sortilegio Scudo sibilando irato: –Sei sempre il solito vigliacco-
A quell’attacco ingiustificato tutto il gruppo di Grifondoro si era voltato, estraendo nuovamente le bacchette ma non ci fu bisogno di cominciare la lotta perché intervenne la professoressa McGranitt.
-VOI! Fermatevi immediatamente! Cosa vi salta in testa ad ingaggiare una battaglia in mezzo ai corridoi della scuola!- urlò avvicinandosi in fretta. I ragazzi si bloccarono, irrigidendosi. Kyra sentì Hermione sussurrare impietrita qualcosa a proposito di un’espulsione e la vide sbiancarsi in viso.
-È un atto imperdonabile!- continuò la professoressa, ormai a pochi metri dal gruppo –Siete dei vigliacchi, non trovo altre parole per descrivervi!-
A quelle parole Joey e l’amica si guardarono confuse, prima di vedere la professoressa superarli e piazzarsi, rossa in volto davanti ai Serpeverde. –Meno 50 punti a Serpeverde! E lei, signor Malfoy, è in punizione!-.
Harry e Ron scoppiarono a ridere, mentre Hermione emetteva un sospiro così profondo da essere sentito anche dalla McGranitt che si voltò. -In quanto a voi, filate a lezione prima che decida di togliere dei punti anche alla mia Casa-.

Quella stessa sera erano in Sala Comune, immersa nella confusione degli studenti di ogni età.
Il gruppetto si era preso un posto un po’ isolato in penombra, accanto al camino.
Harry e Joey erano sul pavimento, e la ragazza era sdraiata tra le gambe di lui, con in mano un libro di Incantesimi che Vitious voleva che fosse letto per mercoledì. Accanto a loro, Ariel si lasciava collocare da Harry e, capendo che non veniva per niente ascoltata, la bionda sbuffò, interrompendo la lettura.
-Che c’è?- domandò Harry, seppellendo il viso nei capelli della ragazza.
-C’è che presti più attenzione ad Ariel, una Puffola, che a me!- si lamentò lei mettendo il broncio.
Lui rise. –Capisco essere gelosa delle ragazze, ma di una Puffola…-
-Infatti, tradita con una Puffola… Potrei sentirmi offesa…-
Harry sorrise, accarezzandole la guancia e un secondo dopo era sulle sue labbra, mettendola a tacere.
Kyra e Ginny, invece, erano sedute insieme su una poltrona accanto a loro. Tenevano tra le mani “I magnifici sette”, libro che Harry aveva deciso di prestare loro in un momento di debolezza. Stavano commentando ad alta voce una partita illustrata in quel libro, cercando di trovare nuovi schermi per la prossima partita, che appuntavano su un foglio di pergamena poggiato sul tavolino accanto a loro. Avrebbero chiamato anche Kate, se solo non si fosse rifiutata categoricamente: doveva studiare per i M.A.G.O. e non aveva perdere tempo per il Quidditch, ora.
Di Ron ed Hermione non c’era traccia da un po’. Avevano visto Hermione trascinare fuori dal buco del ritratto il ragazzo spintonandolo e non avevano ancora fatto ritorno.
Grattastinchi era acciambellato davanti al fuoco, osservando quasi contrariato la Puffola Pigmea che si lasciava coccolare da Harry, mentre aspettava il ritorno della sua padrona.
-Ma che fine hanno fatto Ron ed Hermione?- chiese Ginny a nessuno in particolare senza staccare gli occhi da quel libro.
-Non so- rispose Harry –Stamattina lei mi ha solo detto che doveva parlare con tuo fratello…-
Alzò le spalle mentre ognuno tornava a concentrarsi sulle proprie attività, proprio mentre Ron riapparve dal ritratto con dietro Hermione: il primo aveva la faccia rossa peperone, la seconda un viso compiaciuto, come qualcuno che finalmente era riuscito ad ottenere quello che voleva.
Si sedettero vicino a loro, con quattro paia di occhi puntati addosso.
-Avete litigato?- chiese Ginny preoccupata.
Hermione si limitò a scuotere la testa in segno di dinnego, facendo segno di avvicinarsi ancora di più a loro e incoraggiando Ron con lo sguardo.
-Va bene. Ehm… Mi dispiace…- bisbigliò Ron, la faccia rivolta verso il pavimento, con la voce così bassa da rischiare di non essere sentito.
-Non ho capito bene… Tu Joey?- domandò Kyra sorridendo, prendendosi una gomitata da Hermione.
-No, neanche io. C’è una tale confusione stasera in Sala Comune…- rispose la bionda, stando al gioco, mentre Harry le mordicchiava la spalla, dispettoso, facendola ridere.
-MI DISPIACE!- urlò questa volta il ragazzo seduto accanto alla riccia. –Contente?-
-Uhm…- fece finta di pensare la rossa. –Che dici, Joey, lo perdoniamo?-
-Mah, non so…- rispose l’amica.
-Ma si, ragazze- intervenne Harry –Non vedete com’è afflitto?-
-Bhè, se allora sei così pentito…- concesse Kyra.
-Solo per questa volta- chiarì Joey sorridendo.
E insieme, scoppiarono tutti e sei a ridere.


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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici: L'enormità di un errore ***


Eccoci di nuovo qui... Un pò demoralizzate perchè nonci lasciate più commenti ma speriamo che anche solo leggendola vi piaccia. Finalmente svelato il mistero del cognme di Joey per ci si era chiesto come mai fosse Lestrange e non Black... E tanto per cambiare neanche un momento di pace... Lo lasciamo scoprire a voi... Buona lettura!

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CAPITOLO QUATTORDICI: L’enormità di un errore

Febbraio arrivò portando con se una pioggerellina insistente che sciolse la poca neve rimasta.
Quella mattina Harry scese in Sala Comune pallido e sudato, seguito da Ron che continuava a guardarlo con un’espressione estremamente preoccupata.
Subito le tre ragazze, che li aspettavano ai piedi della scalinata, capirono che qualcosa non andava.
-Amore, cosa è successo?- chiese Joey.
-Non qui- rispose Harry facendo cenno di seguirli. Prese la mano di Joey e li condusse in una classe vuota facendo attenzione a non essere seguito da Pix.
Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata. –L’hai visto?- chiese lei in un sussurro.
-Forse ha capito…- rispose semplicemente annuendo prima di cominciare a spiegare. –Sembra che il ritorno di Sirius gli abbia fatto capire che dietro l’incursione del Ministero c’ero io. Ha parlato con i tre Mangiamorte a cui Joey ha cancellato la memoria… Quando si è reso conto che non ricordavano nulla ha chiesto ai primi due che abbiamo incontrato…-
-Non vorrai dire che ha collegato le due ragazze a noi due…- esclamò Kyra in un sussurro.
-Temo di si. Per ora sono solo supposizioni. Vuole delle conferme da Piton-
-NO!- esclamarono insieme Kyra e Joey, impallidendo.
-Dobbiamo andare da Silente- affermò Harry, capendo la gravità della situazione.
Si precipitarono verso la Sala Grande dove tutti stavano ancora facendo colazione e quando vi entrarono lo sguardo delle ragazze si incontrò con quello di Severus, che aggrottò le sopracciglia preoccupato delle loro espressioni.
-State qua- disse Joey al trio mentre lei e Kyra si avvicinavano alla professoressa McGranitt sentendo gli occhi scuri del professore ancora puntati su di loro.
-Professoressa, abbiamo bisogno di parlare con il Professor Silente e con Severus- disse con un filo di voce Joey sempre più pallida.
-Mi dispiace, ma le lezioni stanno per iniziare- rispose osservando indagatrice i visi delle due.
-La prego, professoressa, è troppo importante per aspettare oltre…- insistette Kyra, scongiurandola.
-Vedrò cosa posso fare- e detto questo si avviò verso Silente che stava finendo la sua colazione.
Le due ragazze andarono a sedersi vicino ad Harry senza toccare cibo. A Kyra bastò uno sguardo per capire che Joey provava la stessa paura che attanagliava lei: come avevano potuto non pensare al pericolo che le loro azioni avrebbero potuto causare, soprattutto a lui? Lui che in tutti questi anni non aveva fatto altro che rischiare la sua vita per proteggerle… Il solo pensiero di saperlo in pericolo era insopportabile. Tornarono ad osservare il professore, ma dopo alcuni secondi Joey abbassò il capo incapace di reggere il suo sguardo.
Appena la McGranitt si allontanò da Silente, l’uomo uscì dalla Sala Grande soffermando per un attimo il suo sguardo sul gruppo di Grifondoro.
Senza dare nell’occhio Harry, Joey e Kyra si alzarono lasciando soli Ron ed Hermione e raggiunsero il Preside.
-Venite nel mio ufficio. Severus ci raggiungerà lì- disse mentre percorrevano il corridoio del primo piano.
-Parola d’ordine?- chiese il gargoyle che faceva da guardia al suo ufficio.
-Mollelingua- rispose Silente mentre la statua si spostava così che loro poterono cominciare a salire.
L’attesa di Severus sembrò prolungarsi in eterno, nel silenzio irreale di quell’ufficio. I tre ragazzi erano seduti davanti alla scrivania di Silente evitando accuratamente il suo sguardo.
-Albus, avevi bisogno di me?- chiese Severus entrando e facendo sobbalzare i tre ragazzi.
-Sembra che abbiano qualcosa da dirci-
Harry alzò lo sguardo verso il preside e incominciò a raccontare la sua visione cercando di essere il più possibile preciso. Lo sguardo del Preside si fece cupo e pensieroso mentre congiungeva le mani davanti al viso. Severus, invece, rimase impassibile a quelle parole anche se era evidente che il suo viso diventava sempre più pallido.
-È stata una fortuna averlo scoperto, almeno saremo in grado di limitare i danni- disse Silente, sempre pensieroso.
-Ne riparleremo. Ho lezione, Albus, scusami- Severus uscì dalla stanza lasciando dietro di se un silenzio opprimente.
Fu il Preside a romperlo: -Fareste meglio ad andare anche voi-
I tre annuirono e uscirono dallo studio. Harry si avviò verso l’aula di Trasfigurazione e quando vide che le due ragazze non lo seguivano si voltò verso di loro con lo sguardo interrogativo.
-Tu vai- disse Joey, in tono spento. –Tanto anche se venissimo non riusciremmo a seguire nulla-
Harry fece per ribattere ma si zittì limitandosi a guardarle con aria preoccupata prima di voltarsi e lasciarle sole.
-Ho paura- sussurrò mortificata Joey –Che cosa succederà adesso?-
-Non ne ho idea- rispose Kyra –Spero solo che Silente riesca a trovare una soluzione… Certo che siamo state proprio delle stupide…-
-No, Kyra… Io sono stata una stupida…-
-Non dire sciocchezze. La colpa è anche mia che non sono riuscita a trovare un piano migliore-
-Scusami, ma questa volta non puoi addossarti nessuna colpa- disse Joey voltandole le spalle e avviandosi verso la torre di Grifondoro senza lasciare a Kyra la possibilità di replicare.

Quel giorno rimasero nella loro camera, immersa nel più assoluto silenzio senza dirsi nulla. Non scesero a pranzo e non presero nemmeno parte alle lezioni del pomeriggio mentre cercavano di immaginare quale scusa sarebbe stata abbastanza credibile per Voldemort. Come poteva Severus spiegare il motivo per cui non aveva mai parlato di due ragazze francesi arrivate a fine ottobre? Voldemort avrebbe sicuramente pensato che un uomo intelligente come lui avrebbe dovuto arrivarci, riuscire a fare il collegamento perché sembrava una coincidenza troppo evidente o almeno informarlo. Che cosa sarebbe successo se avrebbe avuto meno fiducia nel professore? L’avrebbe punito come faceva con tutti gli altri suoi seguaci?
In più il senso di colpa di Joey non faceva altro che aumentare col passare delle ore: solo adesso riusciva a rendersi pienamente conto di quanto era stata irresponsabile…
Dopo cena fece il suo ingresso nella camera Hermione che trovò Kyra sdraiata nel letto, su un fianco, con gli occhi aperti che fissava un punto impreciso e Joey seduta sul davanzale che guardava fuori dalla finestra senza in realtà vedere nulla, accarezzando distrattamente Ariel.v Lei le pregò di scendere giù perché non aveva senso che rimanessero confinate lì dentro tutta la sera. Kyra e Joey l’accontentarono solo perché non avevano alcuna voglia di discutere e andarono a sedersi sulle due poltrone libere di fronte al fuoco.
Kyra non rimase molto, incapace di sopportare il rumore di tutte quelle persone che urlavano e ridevano. Così si ritirò di nuovo in camera, sorda alle mute preghiere di Hermione di rimanere.
Joey, invece, rimase per ore a fissare il fuoco, lontana con la mente milioni di chilometri indifferente alle occhiate continue di Harry. Piano piano la stanza si svuotò e anche Ron ed Hermione andarono a letto augurando loro la buonanotte. L’unico rumore che ora si sentiva era lo scoppiettare del fuoco che lentamente si stava spegnendo e il frusciare della piuma di Harry che stava cercando di finire il suo tema per Vitious.
-Joey- la chiamò Harry posando la piuma e chiudendo i libri –Che ne dici di andare a letto? È mezzanotte passata…-
La scosse la testa. –Tu vai. Io rimango ancora un po’-
Il ragazzo indugiò un attimo, indeciso sul da farsi. Poi si chinò verso di lei dandole un leggero bacio sulla fronte prima di augurarle la buonanotte.
Lo sentì salire e chiudersi la porta alle spalle. Solo in quel momento, quando ebbe la certezza di essere completamente sola, lasciò libera una sola lacrima che racchiudeva tutto il dolore e la paura di quella giornata. Per tutta la sera era cresciuto dentro di lei il desiderio di correre da Severus per dirgli quanto le dispiacesse e come solo ora aveva capito quanto stupido era stato il loro gesto. Ma sapeva bene che non era la cosa giusta da fare e che molto probabilmente non avrebbe nemmeno aperto la porta.
Dei nuovi passi annunciarono l’arrivo di qualcuno e lei si voltò, sorridendo suo malgrado, nel vedere Harry che si avvicinava.
Si sedette nella poltrona accanto a quella da lei occupata guardandola con così tanta intensità da costringerla a voltarsi verso di lui.
-Non riuscivo a prendere sonno. Sono stato due ore a rigirarmi nel letto. Non riesco a vederti così, mi dispiace troppo…- disse Harry prendendole la mano.
-Dispiace anche a me vederti preoccupato, ma non posso fare a meno di pensarci…-
-Devi smetterla di darti colpe che non hai-
-Colpe… Colpe che non ho?- Faticava a trovare le parole. –Ho messo Severus nei guai fino al collo e io dovrei smetterla di incolparmi?-
-Ti ho chiesto io di aiutarmi…- provò Harry, nel tentativo di farla stare meglio.
-Dovete finirla tutti di addossarvi voi la colpa perché così mi fate solo stare peggio!- La sua voce si incrinò alla fine, segno che le lacrime erano vicine.
-Nemmeno Piton ti attribuisce tutte queste colpe- le fece notare il ragazzo, proteso verso di lei.
Joey rise senza gioia. –Oh, Severus mi da più colpe di quanto tu credi…-
Fu forse quel pensiero, l’idea di tutto il risentimento che il professore potesse provare nei suoi confronti, che la fece crollare e seppellì il volto tra le mani lasciando libere tutte le lacrime fino a quel momento trattenute.
Harry le fu subito più vicino, stringendola forte e passandole una mano tra i suoi lunghi capelli biondi.
-Va meglio?- chiese il ragazzo nel momento in cui vide che un po’ si era calmata.
-Sono così terrorizzata… Per tutto quello che lo aspetta. Non è facile mentire a Voldemort e se lui dovesse sospettare un minimo si Severus potrebbe…- Lasciò la frase sospesa a metà, tornando a seppellire il viso nell’incavo del collo di Harry.
-Silente avrà sicuramente già trovato una soluzione- assicurò il ragazzo mostrando tutta la fiducia che riponeva nel Preside.
-Non potrei mai perdonarmi se…- sussurrò Joey mentre una lacrima silenziosa le rigava la guancia finendo sulle sue labbra.
-Non succederà- la interruppe Harry prima che crollasse di nuovo. –Ora, ti prego, vai a dormire, perché che lo vogliate o meno voi domani venite a lezione con noi, anche se significa costringervi con un incantesimo-
Lei annuì e si lasciò sollevare finendo tra le sue braccia che la ressero senza difficoltà.
-Buonanotte- le augurò quando si furono staccati e furono davanti alla scalinata del dormitorio femminile.
-Buonanotte- rispose Joey salendo le scale e chiudendosi la porta alle spalle.

L’umore delle due ragazze non migliorò la mattina dopo. Kyra, infatti, aveva gli occhi gonfi e rossi segno di una notte insonne passata a piangere. Joey non avrebbe mai dimenticato tanto in fretta quella notata, passata in bianco: aveva sentito l’amica singhiozzare debolmente per tutto il tempo. Avrebbe voluto andare da lei e rassicurarla ma non aveva nessuna parola di conforto. Così si limitò a guardare con aria preoccupata il suo viso mentre le augurava debolmente un buongiorno.
Le ragazze si vestirono svogliatamente prima di scendere con Harry, Ron ed Hermione in Sala Grande.
Appena entrarono le due ragazze cercarono Severus con lo sguardo e lo videro parlare con una preoccupata McGranitt e con il Preside. Non erano i soli immersi in una fitta conversazione: anche Relief, Vitious e la Sprite parlavano animatamente con gli altri professori completamente dimentichi della loro colazione.
-Ma che cosa sta succedendo?- chiese Ron sedendosi e riempiendosi il bicchiere di succo.
Hermione non fece in tempo a rispondere che Silente si alzò dal tavolo richiamando l’attenzione della Sala e il silenzio degli studenti.
-Ragazzi, ho una comunicazione da farvi. Oggi non si terrà nessuna lezione di Rune Antiche in quanto la professoressa è assente per motivo personali-
A quelle parole l’espressione di Hermione divenne dubbiosa mentre sussurrava che quella professoressa non era mai stata assente.
-Ma come, non sei contenta di avere finalmente un’ora buca? Potessimo avercela anche noi…- la prese in giro Ron sorridendo.
-Non è questo- rispose Hermione scuotendo la testa –Semplicemente mi sembra strano visto che è arrivata a venire in classe con la febbre pur di farci lezione-
-Ma Silente ha parlato di problemi personali… Magari è qualcosa che ha a che fare con la sua famiglia…-
-Sarà, ma non mi convince- bisbigliò lei guardando pensierosa verso il tavolo dei professori. Le riflessioni di Hermione furono interrotte dall’urlo di Seamus che si avvicinava.
-Alisia! Che ne dici se a San Valentino andiamo a bere una Burrobirra insieme?-le domandò speranzoso. La ragazza sembrò non averlo neanche sentito persa com’era nei suoi pensieri. Il giovane attese per alcuni attimi, poi vedendo che non pareva neanche intenzionata a rispondergli le toccò una spalla cercando di scuoterla. Infastidita da quel contatto, si allontanò di scatto lanciandogli uno sguardo torvo.
-Finnigan, mi devi mollare- sibilò lei raccogliendo la borsa dei libri e uscendo dalla Sala.
-Ma cosa ho fatto di male, adesso?- chiese Seamus depresso.
-Ti conviene rinunciare- consigliò Ron mentre il ragazzo tornava al suo posto, con la testa bassa.
Harry abbassò le posate guardando Joey che aveva ancora gli occhi fissi sulla porta da cui era uscita l’amica.
-Sai, amore, stavo pensando…- cominciò il ragazzo –Seamus mi ha appena ricordato che la prossima uscita ad Hogsmeade è stata fissata per San Valentino… Potremmo festeggiarlo lì…-
-Harry, sinceramente, non me la sento di festeggiare in un momento simile. Mi spiace-
-Mary, andiamo. Hai bisogno di svagarti un po’. E non permetterò a niente di rovinarti la nostra giornata-
Joey lo guardò per un attimo, poi disse: -Non lascerei mai qui da sola Alisia-
Proprio in quel momento atterrò davanti a loro un grande gufo nero, leggermente in ritardo nel consegnare la posta rispetto a tutti gli altri di quella mattina, che tese la zampa mostrando il foglio di pergamena che vi era legato.
Harry lo guardò stupito ma lo prese comunque cominciando a leggere ai tre accanto a lui che si erano avvicinati, curiosi.

“Caro Harry,
ho saputo delle tue visioni; pensavo che dopo l’anno scorso fossero sparite. Quindi presumo che non hai più seguito le lezioni di Occlumanzia, anche se capisco bene il tuo rifiuto, dato l’insegnante che hai avuto. Molly vorrebbe fartele riprendere (come al solito si preoccupa tantissimo per te) ma tutti pensiamo che per il momento non sia necessario.
In ogni caso vorrei parlartene faccia a faccia. So che il 14 di questo mese avete un’uscita ad Hogsmeade. Ci vediamo ai ‘Tre Manici di Scopa’ per le undici che pranziamo insieme.
Sirius.”

Harry sorrise scarabocchiando in fretta una risposta, assicurandogli che ci sarebbe andato.
-Senti Mary, che ne dici se fosse Sirius a tenere compagnia ad Alisia per un paio di ore?- chiese Harry quando ebbe legato alla zampa del gufo la risposta per il suo padrino.
-Non so quanto se la senta…-
-Sembrava che in infermeria si trovassero bene insieme…-
Joey rimase in silenzio, senza sapere cosa ribattere, mentre Harry le si avvicinò sussurrandole piano: -Possiamo andare a fare una passeggiata al nostro posto? Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per noi…-
Lei sorrise lievemente, annuendo e prese la mano di Harry che la condusse fuori nel sole lieve di febbraio.

La giornata era finita ancora peggio di come era cominciata. Le ragazze, preoccupate per il cambiamento di Severus, erano rimaste in silenzio per tutta la sera ripensando a come il professore le aveva ignorate, piccole cose che solo chi lo conosceva bene come loro due avrebbe potuto notare.
Già sentivano la mancanza delle occhiate che lanciava a colazione come buongiorno, di quei mezzi sorrisi che si scambiavano quando si incontravano per i corridoi, degli sguardi d’orgoglio che rivolgeva loro quando riuscivano a eseguire correttamente le sue istruzioni durante le lezioni, della sottile disapprovazione che si dipingeva sul suo viso ogni volta che vedeva Harry e Joey per mano.
Erano convinte più che mai che quel comportamento fosse dovuto al guaio che avevano combinato e avevano entrambe paura che Severus ce l’avesse con loro.
Dopo aver convinto una riluttante Kyra a seguirli ad Hogsmeade per il giorno di San Valentino, il gruppetto si trovava in Sala Comune, stranamente silenzioso.
Hermione, seduta davanti al camino, osservava Grattastinchi ed Ariel giocare sul tappeto dove erano accucciati Harry e Ron che cercavano di finire un tema di Difesa Contro le Arti Oscure sulle Maledizioni Involontarie. Joey era appoggiata a un bracciolo del divano che osservava il suo ragazzo strofinarsi per l’ennesima volta in poche ore la cicatrice. Poi il suo sguardo andò a posarsi su Kyra leggermente in disparte che leggeva un libro seduta su una poltrona accanto alla finestra.
Ben presto tutti gli altri Grifondoro si ritirarono nei rispettivi dormitori lasciando i cinque soli.
Ron sbuffò: -Ma perché Piton ci deve sempre dare temi così complicati?-
-Se solo tu imparassi ad ascoltare le sue lezioni, forse…- rispose Hermione ma non fu interrotta da un sussulto di Joey che si precipitò verso Harry che stringeva convulsamente la piuma.
I presenti le si avvicinarono cercando di aiutarla a tenere fermo il ragazzo in modo da evitare che sbattesse la testa contro il pavimento.
-Che cos’ha?- chiese Kyra notando Joey che sembrava in preda al panico.
-Un altra delle sue visioni- affermò Ron mentre la bionda con un singulto lo scongiurava di svegliarlo.
Il rosso scosse il capo: -Posso provarci, ma non sempre ci riesco. Di solito si sveglia da solo- Proprio in quel momento Harry diede un altro scatto con la testa che Ron non riuscì a bloccare.
Il ragazzo si agitò ancora e il suo viso si imperlò di sudore, mentre cominciava a gemere. Vedendolo in quello stato Joey divenne pallida e sembrò sul punto di svenire ma riuscì a tranquillizzarsi leggermente solo quando Kyra le si avvicinò posandole una mano sulla spalla come a volerla sostenere.
Improvvisamente il ragazzo si alzò di scatto, boccheggiando e dopo alcuni secondi si voltò verso gli altri guardandoli confuso e terrorizzato nel tentativo di riprendere fiato.
Il suo sguardo cadde su Joey che senza un attimo di esitazione corse ad abbracciarlo curvandosi su di lui. Ricambiò leggermente la stretta mentre Hermione si precipitava a chiamare la McGranitt.
Dieci minuti dopo erano nell’ufficio di Silente alla presenza del Preside che indossava una veste da notte celeste e di Severus vestito come ogni giorno, col suo mantello nero.
Harry, ancora pallido e tremante, aveva iniziato a raccontare quello che aveva visto poco prima: -Ero in una stanza illuminata solo da alcune torce e davanti a me c’era una donna… Io ero lui e la stavo osservando con disprezzo. Era inginocchiata, aveva il vestito strappato e i capelli arruffati… Le sanguinava il labbro ed era pallida e spaventata… Mentre le faceva delle domande la chiamava Miriam… Lei parlava in modo sconnesso di Alisia e le diceva che non le sembrava un gran che come studentessa… Ma lui pensava che le stesse mentendo… Così l’ha torturata e le ha chiesto che cosa ne pensassero gli altri insegnanti… All’inizio non ha risposto, sembrava che non aveva più fiato e tremava così violentemente… Le ha lanciato contro un altro Crucio e lei con un filo di voce ha cercato di fargli capire che non discuteva quasi mai con gli altri professori…-
Il ragazzo si interruppe, cercando di trovare la forza per ricordare e sembrava che facesse fatica a rivivere quelle sensazioni così dolorose. Joey gli prese la mano facendo attenzione a non farsi vedere da Severus e lo incitò con lo sguardo a continuare.
Harry riprese a parlare, la voce ancora più bassa di prima: -Lei era sincera, davvero… Ma Voldemort era così arrabbiato per aver catturato la persona sbagliata che sembrò rifiutarsi di accettare quelle parole che ha praticato la Legimanzia su di lei… E poi, improvvisamente… l’ha uccisa…-
-Evidentemente non ha trovato nulla di interessante- commentò il Preside. –Ragazzi, ora cercate di tranquillizzarvi e provate a riposare che ne avete tutti e tre bisogno- disse alzandosi e poggiando una mano sulla spalla di Harry che sembrò confuso e leggermente infastidito da quel congedo: si aspettava delle risposte ma Silente non sembrava ancora pronto per fornirgliele.
-Grazie per questo sforzo che hai dovuto fare, Harry- Il ragazzo rispose solo con un lieve sorriso rincuorato di essere riuscito ad essere utile.
-Kyra?- chiamò Severus quando furono davanti alla porta. La ragazza si voltò, sorpresa. –Non pensavo che fossi così poco portata per Rune Antiche- disse poi l’uomo.
-Il problema è che non mi applico abbastanza- gli rispose con un mezzo sorriso prima di augurargli la buonanotte e chiudersi la porta alle spalle.

Quel sabato Joey si alzò presto, notando che Kyra era già sveglia. Aveva sentito il Marchio bruciare più forte del solito e così si era rigirata nel letto fino a che il dolore non era sparito. Ancora, dopo tutti quei mesi non capiva come mai il Marchio a volte bruciasse più intensamente di altre… Forse dipendeva dal bisogno di Voldemort? Più la chiamata era urgente, più bruciava? Si disse che doveva chiederlo a Severus ma poi si morse il labbro al pensiero che non avrebbe potuto domandargli nulla visto che non le rivolgeva una parola da una settimana.
Ed ora era davanti allo specchio grande che rifletteva tutta la sua figura. In camera erano rimaste solo lei, Kyra ed Hermione; Calì e Lavanda era scese presto dicendo che i loro accompagnatori li aspettavano nella Sala Grande. Indossava un abito che le arrivava fino al ginocchio, rosso con le spalline sottili.
Il tatuaggio sul suo braccio sinistro era perfettamente visibile e lei stava cercando un modo per nasconderlo… Magari se girava il braccio così…
Sospirò, rumorosamente, sentendosi lo sguardo delle due ragazze addosso. Poi qualcuno dietro di lei trafficò col suo baule e poco dopo Hermione le si avvicinò porgendole un copri spalle nero per coprire le braccia. La ringraziò indossandolo e poi si voltò verso le due ragazze, vestite come ogni giorno. Posò lo sguardo sul viso di Kyra, che aveva ancora gli occhi rossi e due pesanti occhiaie e fu tentata di lasciare perdere tutto… Però poi lei scese la scalinata e Joey ed Hermione la seguirono senza dirle una parola.
Scesero in Sala Comune dove Harry e Ron le aspettavano. Gli occhi di Joey corsero subito verso il primo, vestito con dei Jeans e una maglietta nera. Sorrise correndogli in contro e finendogli tra le braccia.
-Buon San Valentino, amore mio- gli disse abbracciandolo stretto.
-Auguri anche a te- E si baciarono, davanti alla scalinata, bloccando il passaggio a Neville che stava cercando di sorpassarli senza disturbare.
-O vi decidete a togliervi o vi decidete a togliervi- disse Kyra annoiata –State intralciando il passaggio-
Harry e Joey si staccarono guardandosi in giro senza capire, ancora troppo presi dal loro bacio, quando videro Neville.
-Hei, Neville!- lo salutò Harry, separandosi e arrossendo –Dove vai così elegante?- chiese poi accorgendosi del suo abbigliamento.
-Luna mi aspetta giù. Usciamo insieme… Sapete, primo appuntamento…-
-Ma non ci hai detto niente in dormitorio!- affermò Ron, avvicinandosi con le orecchie rosse, mentre Hermione al suo fianco sorrideva leggermente.
-Sapete com’è… Non volevo dirvi niente prima di esserne sicuro…-
-Beh, ma è perfetto!- esclamò la riccia –Perché non venite con noi? Ci facciamo un giro insieme…-
Neville annuì sorridendo e disse in fretta che sarebbe andato ad avvisare Luna, per poi trovarsi tutti insieme davanti alla porta d’Ingresso
Il gruppetto si diresse a fare colazione e, una volta seduti al tavolo, Kyra e Joey alzarono lo sguardo notando l’assenza di Severus.
Si guardarono a loro volta, preoccupate, mentre Joey sussurrava: -Lo immaginavo…-
-Dai, andrà tutto bene…- provò Kyra ma era evidente che anche lei aveva molto paura.
Non toccarono molto cibo continuando a lanciare delle veloci occhiate al tavolo sperando di vederlo comparire. Accolsero con un sospiro di sollievo la proposta di Harry di incominciare ad avviarsi e di raggiungere Neville e Luna.
Nella Sala d’Ingresso trovarono già Neville e Luna che parlavano imbarazzati e si voltarono quando il loro chiacchiericcio li raggiunse.
-Oh, ciao- disse Luna salutandoli come sempre nel suo tono sognante.
Kyra e Joey la guardarono con curiosità, mentre ricambiavano il saluto e Neville le presentava.
-Lo sai che i vestiti rossi attirano gli Ebiri Allunati?- Mentre Luna parlava allargò gli occhi, fissando Joey che ricambiò lo sguardo, confusa. –Si nutrono del cotone e ti mangiano il vestito fino a che non rimani senza…-
A quelle parole Joey rimase scioccata, e Harry esibì uno sguardo stranamente malizioso, mentre tutti gli altri scoppiarono a ridere.
-Io non ho quelle robe sul vestito!- si difese la bionda che, involontariamente, aveva preso a lisciarselo, nel tentativo di scacciare qualcosa.
-Oh, ma tu non li puoi vedere. Però ci sono sempre…- riprese sicura Luna di quello che diceva. Ron fu colto da una ridarella talmente potente da farlo piegarsi in due.
Harry si riprese un attimo e disse: -Però non mi dispiacerebbe… Speriamo che oggi ne vengano tanti…-
-Eh, si- disse Kyra con un leggero sorriso che le si apriva sul volto. –Se vuoi che la tua ragazza sia vista nuda da tutta Hogsmeade, questa è davvero un’ottima idea…-
Harry rimase in silenzio come per valutare i pro e i contro e poi si voltò verso Joey, ancora sorridendo. –Bene, signorina. Vai a cambiarti!-
-Oh, andiamo!- li pregò Hermione spingendoli fori dal castello, nell’aria fresca della mattina.
Il gruppetto si incamminò verso Hogsmeade allegramente.
Sulla strada, Neville e Luna videro una panchina e decisero di fermarsi per chiacchierare un po’ con un lieve sospiro di Joey.
Quando erano ormai in prossimità del villaggio, Harry tirò fuori un foulard che lo mise sugli occhi di Joey, in modo da non fargli vedere dove la portava.
-Hei!- si lamentò a gran voce la ragazza fermandosi.
-Ragazzi, ci vediamo al castello, che ne dite?- chiese prendendole la mano e incominciando a condurla lontano.
Furono seguiti dagli occhi dei tre, che li guardarono sparire dopo la prima curva.
-Ma dove vanno?- chiese Ron, curioso.
-Harry le ha preparato una cosa…- rispose Hermione sorridendo.
I tre sopravvissuti entrarono al villaggio e presto Kyra, accorgendosi degli sguardi che si lanciavano, si rese conto di essere di troppo.
-Mi sono ricordata che avevo promesso al signor Copperplate di passare a salutarlo e fargli sapere com’era andato il mio lavoro. Non preoccupatevi per me… Ci rivediamo al castello- aggiunse poi vedendo lo sguardo di Hermione farsi triste e si incamminò nella direzione opposta.

Allontanandosi dai due, Kyra si incamminò lentamente, senza badare a dove era diretta tanto era concentrata nei suoi pensieri.
-Il tuo ragazzo ti ha lasciato sola?-
Kyra sobbalzò, colta di sorpresa dall’uomo che le si era avvicinato silenziosamente.
-Sirius… Mi hai spaventata- disse lei, eludendo la domanda.
-E tu non hai risposto- le fece notare con un ghigno allegro. Il suo viso gioioso sembrava quello di un ragazzo, e la sua espressione serena e giocosa cancellava quasi completamente gli anni passati ad Azkaban.
-Non ho un ragazzo…- rispose finalmente.
Un sorriso sbarazzino e impertinente gli si allargò sul viso. –Bene! Neanche io ho una ragazza!- esclamò continuando a camminare al suo fianco, divertito dall’espressione stranita della giovane. –Devo andare ai Tre Manici di Scopa per incontrare Harry. Mi fai compagnia?- le chiese poi, cambiando improvvisamente discorso.
-Harry? Che io sappia è con Mary…- affermò la ragazza indicando un punto impreciso alle sue spalle.
-Uh… con Mary? E bravo il mio figlioccio! Noto con piacere che tiene alta la fama di suo padre!- esclamò ridendo.
La giovane alzò lo sguardo confusa. Sembrava tuttavia che l’uomo non fosse intenzionato a fornire spiegazioni tanto più ora che i due erano arrivati davanti all’entrata del pub.
Quando Sirius aprì la porta del locale la ragazza si pentì della sua decisione: il bar era pieno di coppiette dalle quali proveniva un allegro chiacchiericcio, rumoroso e persistente, che le invase le orecchie. Ovunque erano appesi festoni a forma di cuore e sulle panche di legno spiccavano cuscini di un rosso sgargiante.
All’entrata dell’uomo, molte teste, soprattutto femminili, si voltarono, incuriosite facendo sentire la rossa al centro di un’attenzione indesiderata.
-Sirius Black di ritorno dalla morte!- esclamò Madama Rosmerta alzando gli occhi dal bancone e andandogli incontro. –Vedo che non ti smentisci mai!- continuò poi accorgendosi della ragazza entrata al suo fianco.
Limitandosi a sorridere, l’uomo la salutò: -E’ un piacere rivederti, Rosy. Vedo che gli affari vanno sempre bene-.
-Non posso lamentarmi… Ma tu piuttosto! In questi anni ne hai passate tante! Non hai niente da raccontare alla tua vecchia Rosy?- chiese la donna curiosa, riferendosi evidentemente al modo in cui era tornato in vita.
-Una storia interessante, non c’è che dire, magari un giorno lo farò- rispose. Sirius fece per ordinare ma la donna lo bloccò, dicendogli che gli avrebbe preparato qualcosa di speciale. Condusse Kyra verso il camino in fondo alla stanza, dove, stranamente, sembrava esserci più tranquillità.
Solo quando furono seduti il mago tornò a parlarle guardandola con quegli occhi argento liquido che la scrutavano, indagatori.
-Ti va di parlarne?- chiese serio.
-Parlare di cosa?- domandò lei per tutta risposta. Si sentiva un’idiota quel pomeriggio: possibile che non riuscisse a capire nulla?
-Beh di quello che ti angoscia, sei irriconoscibile- rispose sicuro.
Kyra scosse la testa, cercando di sorridere. –Non ho nulla, sono solo molto stanca. Non ho dormito per niente in questi giorni- spiegò.
Lo sguardo dell’uomo non si stacco dai suoi occhi, per niente convinto da quelle parole. –Pochi giorni fa eri vitale e orgogliosa, ora sembri un’ombra triste…-
Le sue parole furono interrotte dall’arrivo di Madama Rosmerta che salvò la giovane da una risposta che non era sicura di voler dare, non perché non si fidasse ma perché non voleva mettere a nudo tutto il suo dolore e la preoccupazione che stava tentando di soffocare.
-Ecco a voi- disse posando un’enorme caraffa a forma di calice tra i due, insieme a due cannucce. –Offre la casa-
La coppa era piena di un liquido rosato, dal colore pieno e vivace che emanava un piacevole odore fruttato.
-Credo che abbia frainteso qualcosa…- disse stupita la ragazza prendendo in mano una delle due cannocce.
-Dai, è solo una bibita- scherzò Sirius.
La sua espressione da bambino innocente la fece sorridere, mentre finalmente si decideva ad assaggiare la bevanda.
-E’ squisita!- sussurrò. Aveva lontanamente il sapore del vino ma, invece di sentire il retrogusto dell’alcool, prevaleva quello di diversi frutti.
Passarono alcuni minuti in silenzio mentre la giovane, imbarazzata, osservava il vestito dell’uomo cercando inutilmente di resistere alla tentazione di guardarlo in viso. Sembrava pensieroso, mentre il suo sguardo rimaneva fisso sul fuoco alla sua destra.
-Remus mi ha detto che il cognome della tua amica, Joey, è Lestrange…- affermò improvvisamente lui in un sussurro, rompendo il silenzio e tornando a guardarla, assicurandosi che nessun altro sentisse.
-Esatto- confermò lei, gustando un altro sorso della bevanda.
-Ma se è la sorella di Bellatrix, il suo cognome deve essere Black…- le fece notare lui -… e così sarebbe mia cugina di primo grado-
Kyra annuì. –E’ così infatti, tuttavia la madre di Joey è morta poco dopo la sua nascita e Bellatrix ha deciso di darle il suo cognome da sposata per cancellare qualunque legame con la casata dei Black… Credo perché tu sei l’unico erede rimasto….- spiegò brevemente ricordando la spiegazione dell’amica.
-Che cara persona la mia dolce cugina- mormorò con un sorriso di schermo. –Devo ancora ringraziarla come si deve per il bel viaggio che mi ha regalato lo scorso anno-
La rossa rimase sorpresa di vedere nel suo sguardo un disprezzo tanto pronunciato, in completo contrasto con l’espressione dolce che gli aveva sempre visto. Si rendeva conto che non poteva essere diversamente visto quello che era successo tra i due, ma allo stesso tempo le dispiaceva vedere quel sentimento sul suo volto.
-Cosa c’è?- le chiese l’uomo notando la sua espressione.
Lei arrossì lievemente, poi scosse la testa, riprendendo a bere imbarazzata.
Sirius sembrò divertito da quella scena –Non devi essere così timida quando sei con me! Non ti mangio mica!-.
La giovane lo guardò intertetta un istante, prima di scoppiare a ridere, contagiata dalla sua risata spensierata.

Joey ed Harry camminavano per le vie di Hogsmeade: lei aveva la benda sugli occhi e lui la conduceva per mano in una vietta laterale e poco frequentata.
-Mi dici dove mi stai portando?- chiese lei esasperata da quell’attesa.
-No! E’ una sorpresa!- gli rispose il ragazzo, mettendola in guardia da una ripida salita. –Il vestito c’è ancora tutto?- chiese poi, ridendo.
-Si, simpaticone- rispose sorridendo con lui –Bel tentativo per distrarmi… Peccato che sia fallito in pieno… Dove stiamo andando?-
-Tra un po’ lo scoprirai…- fu l’affermazione evasiva del ragazzo.
-Ok… Mi sto ufficialmente preoccupando!- fece notare la ragazza, sorridendo.
-Così mi fai credere che non ti fidi di me… Ok, eccoci qua- annunciò Harry togliendole la benda.
Joey si guardò intorno, sorpresa. Davanti a lei si estendeva un prato, e poco più lontano una tovaglia rossa da picnic era stata preparata per l’occasione.
Lei guardò prima la tovaglia con sopra un cesto enorme che lasciava libero giusto lo spazio che serviva a loro per sedersi, poi il ragazzo al suo fianco e poi di nuovo la tovaglia.
Sorrise mentre Harry la riprendeva per mano e la faceva sedere.
Davanti a lei tirò fuori una confezione dei migliori pasticcini di Hogsmeade che si erano conservati perfettamente, una bottiglia del più buono Idromele di Rosmerta e due bicchieri di cristallo che Harry si preoccupò di riempire prima di tornare a parlare –Allora, non dici niente?-
-La verità è che… non so cosa dire…- bisbigliò lei, ancora guardando quella meraviglia.
-Non ci posso credere che ho lasciato senza parole Joey Lestrange…- sorrise lui, avvicinandola e seppellendo il viso tra i suoi capelli.
Sorrise anche lei, per il fatto che l’aveva chiamata con il suo vero nome, segno che davvero non gli importava più.
Harry portò il bicchiere davanti ai loro volti, pronti a brindare e Joey fece lo stesso.
-A cosa brindiamo?- chiese la ragazza, guardandolo negli occhi.
-A te…- bisbigliò lui, restituendole quello sguardo. –A te che hai reso possibile tutto questo…-
Lei scosse il capo, leggermente contrariata. –Brindiamo a noi, che insieme rendiamo veritiero ogni nostro giorno…-
Harry si disse d’accordo, portando il bicchiere verso quello della sua ragazza e facendo risuonare un leggero rumore di cristallo intorno a loro.
Mangiarono i pasticcini (i più buoni che Joey avesse mai assaggiato) alternando qualche bacio ad alcune risate e a molte carezze. Poi Joey, cercando dell’altro Idromele nel cesto, vi trovò una scatolina piccola blu scuro.
La osservò prendendola e si voltò verso Harry, che già sorrideva.
-Cos’è?- chiese ad Harry, curiosa.
-Aprilo e lo scoprirai- fu la sua sola risposta mentre scioglieva il fioco e alzava il coperchio della scatolina.
Dentro c’era un braccialetto d’oro bianco, finissimo ed estremamente elegante.
-E’… bellissimo…- riuscì a dire Joey.
-Mai come te- commentò Harry prendendo il bracciale dalle mani di lei e allacciandoglielo al polso dopo che fu ringraziato con un bacio.
Non seppe dire che ore erano quando, mettendo da parte il cestino ormai vuoto, lei si sdraiò accanto a lui facendosi accarezzare i capelli, e percependo come se fosse solo immaginazione la sua mano che da lì si spostava alla spalla, coperta solo dalla spallina del vestito rosso.
-Sai, ancora mi chiedo come mai sto così bene con solo addosso un vestito primaverile…-
Il ragazzo rise: -Merito di Hermione. Ha applicato un incantesimo per riscaldare l’aria intorno a noi. Credeva che senza cappotti saremmo stati… come dire… più comodi…-
-Ricordami che devo ringraziarla…- sussurrò Joey accarezzandogli il braccio.
Tra loro calò il silenzio, un silenzio che non era pesante da sopportare come magari poteva succedere con chiunque altro, uno di quei silenzi che sono semplicemente necessari.
E Joey si rese conto solo in quel momento, mentre le mani di Harry scorrevano sul suo collo, delicate, fino ad arrivare alla sua bocca, quanto aveva atteso questi attimi e si sentì fortunata come poche volte lo era stata… E tremendamente in colpa per aver trascurato in quel modo la loro storia. Il problema di Severus le aveva tolto tutto il resto dalla testa e sperava davvero che Harry capisse e, dopo una carezza particolarmente delicata sulla schiena che le fece venire i brividi, non ebbe più dubbi: almeno Harry non le attribuiva alcuna colpa.
-A cosa stai pensando?- chiese Harry posando la sua mano su quella di Joey, intrecciandola in una presa salda.
-A quanto sia impensabile tutto questo. Ed incredibilmente strano. Tu avresti mai pensato che…?-
-…che un giorno io e te ci saremmo ritrovati qui?- finì il ragazzo per lei. –No, voglio essere sincero. Soprattutto due mesi fa, quando ancora io… avevo deciso di non parlarti… Che stupido-
-Uno stupido molto carino, però- aggiunse lei facendolo ridere, mentre stringeva la mano di lui.
Ritornò il silenzio, che nessuno sentì la necessità di interrompere per un pò.
-E tu a che pensi?-
Harry sembrò pensarci un attimo e poi rispose, la voce bassa. –Penso a te, come mi accade sempre. Penso che ogni giorno è un onore vedere che ti avvicini a me per darmi il bacio del buongiorno e poter stringere la tua mano sotto i banchi durante ogni lezione, tranne quella di Piton, ovviamente. Penso che ogni sera io vado a letto con il sorriso sulle labbra solo perché tu mi guardi come nessun altro sa fare… E penso che a volte tutto questo non me lo merito…-
-Cosa vuol dire questo?- Joey si mise a sedere per poterlo guardare negli occhi, improvvisamente angosciati.
-A volte ho paura di vederti sparire nello stesso modo in cui ti vedo la mattina appena sveglio… Temo che tu un giorno ti alzi e ti accorga che io effettivamente non sono nulla di così straordinario da essere degno di un tuo sorriso…Soprattutto dopo quello che è successo a Piton…-
-Harry, ma cosa dici? Io ti amo così tanto, che non solo ti meriti un mio sorriso, ma ogni mio bacio… -
-Davvero?- chiese quasi scettico, abbassando lo sguardo –Vedo come ti guardano certi ragazzi e mi chiedo se non staresti meglio con uno di loro…-
-Amore, guardami- lo pregò lei, ma quando vide che non veniva ascoltata mise una mano sotto il suo mento e lo costrinse ad alzare il viso incatenando i suoi occhi a quelli verdi che c’erano davanti a lei. –Sai cosa stavo pensando quando me lo hai chiesto?-
-Pensavo me lo avessi già detto…- rispose in un sussurro lui.
-C’era dell’altro. Pensavo a quanto ero fortunata di avere te, di poter avere questo…- e indicò il picnic ormai consumato –E non cambierei tutto questo per niente al mondo. Pensavo che non posso chiedere niente di meglio perché poche persone avrebbero capito e mi sarebbero state accanto in questi giorni. Tu non solo l’hai fatto e mi hai sopportato, ma l’hai fatto nel migliore dei modi. E per questo non posso far altro che ringraziarti-
Lui sorrise, leggermente rincuorato. –Senza di te non saprei cosa fare…-
E le loro labbra si avvicinarono fino a sfiorarsi. Joey lasciò che fosse Harry a decidere se continuare o fermarsi, visto il discorso di prima. Un attimo dopo il ragazzo posò una mano sulla schiena di lei per invitarla ad avvicinarsi e approfondì il bacio.
-Harry…- lo chiamò scostandosi di qualche centimetro per poter parlare.
Per tutta risposta Harry aprì lentamente gli occhi, stupendosi da quell’interruzione.
-Non voglio più che mi dici una frase del genere-
-Quale frase?- chiese il ragazzo con aria confusa.
-“Così mi fai credere che non ti fidi di me…”- rispose imitando la sua voce. –Io mi fido ciecamente di te…-
Lui annuì, sorridendo, e tornò sulle sue labbra. Per Joey fu una risposta più che chiara, che riprese a baciarlo, con passione.
Si staccarono dopo quelle che parvero ore e Harry bisbigliò: -Credo che dovremmo andare…-
Non sembrava molto convincente visto che la sua bocca poi si spostò sul collo, sfiorandolo dolcemente.
-Non mi stancherei mai di te…- aggiunse tornando vicino alle labbra della ragazza.
-Ti conviene… Io non ti lascio scappare tanto in fretta…-
-Io non voglio scappare proprio per niente…- E detto questo fece per tornare a baciarla ma lei si ritrasse.
-Credo che dovremmo andare- disse scoccandogli un bacio a fior di labbra.
-Non voglio!- protestò lui cercando di nuovo un bacio più intenso, che ottenne, ignorando le deboli lamentele di Joey e sorridendo quando lei si fece rapire da tutto quel gioco.
-Harry…- lo chiamò Joey, nel tentativo di auto convincersi a tornare indietro.
-Va bene, va bene…- rispose ma non si alzò e riprese ad accarezzarla. Lei chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto che lui sembrava non voler interrompere per nessun motivo.
Poi, improvvisamente, lo sentì irrigidirsi sotto di lei e la sua mano prese leggermente a tremare.
In un secondo Joey si alzò e si voltò verso di lui: teneva gli occhi chiusi, la bocca contratta rigidamente come per trattenere qualcosa che lottava per uscire, le mani erano strette a pugno, così forte da far sbiancare le nocche e ogni muscolo del suo corpo era teso. Si voltò su un fianco con un movimento brusco e violento, sussurrando parole che lei non riuscì a comprendere.
Spaventata si guardò intorno, sperando che passassero Kyra, o Ron o Hermione anche solo per caso, ma la strada rimaneva deserta. Respirò a fondo per calmarsi: sapeva bene che chiamarlo e tentare di svegliarlo sarebbe stato inutile, non avrebbe mai risposto, così decise di evocare un fazzoletto dalla bacchetta e bagnarlo con un incantesimo Aguamenti e glielo posò sulla fronte, proprio sopra la cicatrice, rovente. Joey prese ad accarezzargli i capelli, nella speranza di calmarlo leggermente sentendoli completamente bagnati di sudore.
E poi Harry rise. Una risata acuta e talmente fredda da far credere che Voldemort si trovasse accanto alla ragazza, poi mosse il braccio come se avesse in mano una bacchetta invisibile e si voltò sulla schiena con la stessa forza di prima.
-Severus…-
Joey fu paralizzata dal più completo terrore, sbiancando di fronte agli occhi che Harry proprio in quel momento serrava ancora di più, come se volesse impedirsi di vedere qualcosa. Poi tutto cessò e lui si alzò di colpo, con un urlo che gli morì in gola, pallido quanto Joey, tremante e sudato.
Si voltò verso il prato, al di la della tovaglia e vomitò. La ragazza si riscosse quanto bastava e gli si affiancò riappoggiando il fazzoletto sulla fronte di Harry che scottava come se avesse avuto 40 di febbre.
Si voltò verso Joey e sembrò metterci un attimo in più a metterla a fuoco, come se non la vedesse davvero.
-Joey…- la chiamò con un filo di voce.
-Harry! Stai bene?- chiese preoccupata.
Lui annuì ma tutto, nel suo aspetto, sembrò voler urlare il contrario. –Amore…-
-E’ successo di nuovo, vero? Dobbiamo trovare Kyra… O magari Sirius visto che ci aspettava ai Tre Manici di Scopa… Non l’abbiamo più incontrato e poi dobbiamo correre da Silente…- Parlava febbrilmente incapace di calmarsi.
-Joey, che ti succede?- chiese Harry con la stessa voce flebile di poco prima.
-Niente, Harry dobbiamo…-
-Sei tornata ad essere tu…- le disse prendendole un braccio e stringendoglielo debolmente: era come se avesse perso le forze. Lei si passò una mano tremante tra i capelli sentendoli lisci, testimonianza di quello che le aveva detto Harry.
Estrasse la bacchetta e, puntandosela contro, mormorò: -Atum Speciem-. Percepì l’incantesimo fluire dentro di lei ma non riuscì a trattenerlo, troppo scossa per farlo.
-Amore, cosa ti ha sconvolto così tanto?- domandò Harry guardando prima lei poi la strada assicurandosi che non ci fosse nessuno.
-Tu hai… hai riso come lui… No, tu eri lui… Poi ha parlato e la tua voce era così diversa da quella a cui sono abituata… Mi hai…-
Ma Harry forse capì quello che voleva dire e la zittì con un bacio quasi violento che fu sufficiente a farle riprendere quel minimo di controllo. Lei riprovò con l’incantesimo e questa volta riuscì a ma
ntenerlo. Poi si alzò aiutando anche Harry. Prima di andarsene fece svanire con un incantesimo Evanescente il cesto e la tovaglia e poi si diresse con Harry che si reggeva a stento in piedi alla ricerca di Kyra.


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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici: L'amore di un padre ***


Grazie infinite di aver commentato Tottola, non sai quanto siamo felici di leggere finalmente una recensione dopo tanto tempo T____T
In questo capitolo finalmente si capisce qualcosa di più su Sevy, speriamo che apprezzerai! Ora ti lasciamo a questo capitolo che abbiamo trovato particolarmente difficile, sia per la filastrocca che per i discorsi di Silente. Ci spiace che il più importante, quello con Harry, sia venuto anche un po' simile al sesto, ma si è rivelato veramente necessario.

BUONA LETTURA A TUTTI VOI

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CAPITOLO QUINDICI: L’amore di un padre

Li videro entrare, pallidi e agitati, guardandosi intorno, come alla disperata ricerca di qualcosa… o qualcuno. Kyra alzò un braccio per attirare la loro attenzione, sorridente, mentre Sirius le lasciava l’ultimo goccio di bevanda.
A notarli fu Harry, mentre Joey ancora troppo agitata lanciava continue occhiate al ragazzo. Lui si chinò per dirle qualcosa all’orecchio, prima che i due si incamminassero per raggiungerli.
Quando furono più vicini fu subito chiaro che qualcosa non andava. I due, si alzarono subito per aiutare la bionda e far sedere Harry, nonostante le sue proteste.
-Dobbiamo parlare…- biascicò, cercando di rialzarsi.
Sirius gli mise una mano sulla spalla, costringendolo a rimanere seduto –Prima riposati. Sembri appena uscito da Azkaban- gli disse.
-Avrò tempo dopo per riprendermi, è urgente!- si impuntò il ragazzo.
Kyra guardò l’amica che rispose al suo sguardo interrogativo con un’occhiata tanto preoccupata da farle venire un groppo in gola.
-Sirius, forse è meglio portarlo al castello- si intromise la rossa, appoggiandogli una mano sul braccio –Lì potrà riposare indisturbato e dirci con più calma quello che è successo-
L’uomo annuì, aiutando Harry ad alzarsi e dirigendosi all’uscita seguito dalle due ragazze.
Madama Rosmerta vedendolo si lasciò sfuggire un risolino, poi si accorse del ragazzo –Per la barba di Merlino! Cosa è successo?- chiese più curiosa che preoccupata.
-Non preoccuparti Rosy, niente di grave. Il ragazzo semplicemente non è abituato all’alcool- rispose con un sorriso di circostanza, salutandola, mentre Harry gli rivolgeva uno sguardo torvo.
-Invece di fare quella faccia recita bene la tua parte- gli sussurrò il padrino all’orecchio, avvicinandosi alla porta.
Quando furono in strada, Harry cercò di darsi un contegno –Adesso anche l’ubriaco devo fare?- bofonchiò fintamente imbronciato.
-Avanti non è la cosa peggiore che ti toccherà fare!- scherzò l’uomo, mentre Joey li precedeva in un posto più tranquillo.
-Se la tua ragazza non rallenta, ti lascio qui- lo avvisò improvvisamente, dopo che ebbero svoltato in una vietta secondaria e la bionda li aveva distanziati di alcuni metri, continuando a guardarsi intorno.
-Siamo arrivati- rispose Joey, indicando una panchina dove fecero sedere Harry, subito seguito dalla ragazza.
-Allora cosa è successo?- chiese Kyra, affiancando Sirius.
-Ha avuto un’altra visione… Eravamo sdraiati e a un certo punto si è irrigidito tutto e…- cominciò Joey.
-… e io ero lui, come sempre. E questa volta c’era Piton davanti a me…- A quell’affermazione Kyra si irrigidì, mentre il suo sguardo si faceva cupo. –Voleva una conferma di quello che aveva detto la professoressa di Rune Antiche… Voldemort sembrava sicuro di se, ma io lo sentivo anche ansioso di avere le risposte che cercava… Piton gli ha detto che aveva fato delle ricerche su di voi, chiedendo anche agli altri insegnanti… E tutti confermavano che eravate state trasferite da Beauxbatons… Diceva di non aver dato particolare importanza al vostro arrivo perché eravate delle studentesse normali… “Io le conosco bene e avrebbero cercato di primeggiare in tutto. Non penso proprio che avrebbero sopportato di farsi battere da qualche Mezzosangue. In ogni caso quelle due francesi rimango delle studentesse mediocri, raggiungono a malapena il livello di Potter.”… A quelle parole è scoppiato a ridere, una risata senza gioia e fredda come il marmo… Però sembrava che non fosse convinto del tutto, non riuscivo a capire completamente cosa avesse in mente… C’erano troppi sentimenti contrastanti… Però ha preso la bacchetta… e lì mi sono svegliato…-
Kyra e Joey si guardarono impallidendo mentre la bionda stava rischiando di scoppiare in lacrime. La rossa le si avvicinò abbracciandola e cercando di confortarla, ma anche i suoi occhi erano lucidi e le parole le uscivano a fatica dalle labbra.
Sirius rimase a guardarle qualche secondo, poi cercò di cambiare argomento, tornando a parlare con Harry.
-Ne hai avuto altre?- chiese l’uomo, lanciando un’altra occhiata alle ragazze, sempre abbracciate.
-Si- rispose pensieroso. –A settembre e ancora a Natale… Ma non erano così forti… Forse solo in quella di settembre era così arrabbiato…-
Joey finalmente si staccò da Kyra e guardò il suo ragazzo, ancora con il magone. La sua preoccupazione era evidente. –Devono smettere…-
-Cosa?- chiese Harry stupito.
-Queste visioni, ti fanno stare troppo male. Se non ti piace Severus come insegnante, lo farò io… O Kyra, che se la cava meglio…-
-Mi dispiace, questo non è possibile- intervenne Sirius, con sguardo serio. –Siamo tutti dell’opinione che siano troppo importanti, ci assicurano un netto vantaggio su Voldemort che lui non immagina neanche… Non credere che a me non dispiaccia che stia così male, sono pur sempre il suo padrino, però è una cosa necessaria…-
-Non mi interessa se è una cosa necessaria! Tu non l’hai visto quando gli succede! Fa paura… E voi siete solo degli egoisti! -
Sirius stava per risponderle,quando intervenne Harry. –Joey, va bene così. Io voglio poter aiutare e dare un simile vantaggio all’Ordine spetta solo a me…-
-Ci sono altri modi per aiutare! Non devi per forza ridurti uno straccio ogni volta!- rincarò lei, testarda.
Harry la guardò per un secondo prima di rispondere, poi si alzò e la strinse in un abbraccio mentre Kyra e Sirius distolsero lo sguardo, come se quel momento fosse troppo personale per essere invaso.
-Amore, lo so che sei preoccupata e spaventata…- le bisbigliò Harry –Ma è davvero importante, e lo sai anche tu…Se non fosse stato per queste visioni non saremmo riuscite ad avvertire Piton…-
-Si, ma tu stai giocando sporco…- sorrise lei, e il ragazzo non capì se si riferiva all’abbraccio o a quello che aveva detto.
Joey si staccò, voltandosi verso Sirius. –Mi spiace. Sono stata un po’ troppo impulsiva. Scusami-
-Non preoccuparti. Credo che tu abbia il mio stesso caratteraccio. Non per niente sei mia cugina- le rispose con un sorriso.

Quella sera le due ragazze entrarono in Sala Grande ma appena videro il posto di Severus vuoto uscirono subito dirette in giardino, incapaci di sopportare quella vista. Era inutile dirsi che se fosse successo qualcosa Silente le avrebbe avvisate subito o che la cicatrice di Harry avrebbe dato l’ennesima fitta. Sembravano scuse troppo banali, dettate solo dal desiderio di rivederlo incolume. Avevano paura, paura come mai in vita loro. Neanche i giorni precedenti potevano essere paragonati a quelle ore, trascorse in silenzio, con la testa talmente piena di tremende immagini e ipotesi da sembrare che stesse per scoppiare.
Si avvicinarono alla riva del lago, dove la calma piatta era in completo contrasto con quello che accadeva nella loro mente.
Rimasero ad osservare il panorama cercando di trovare un briciolo di conforto ma sembrava tutto inutile: quella tranquillità le faceva solo soffrire di più.
Un fruscio alle loro spalle le fece voltare.
Severus era in piedi, in mezzo al crepuscolo che si infilava tra le chiome verdi della foresta proibita.
Nel vederlo Kyra sorrise e, senza riuscire a trattenersi, gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo. L’uomo ricambiò l’abbraccio, accarezzandole la testa come faceva quando era bambina, mentre le lacrime della giovane gli bagnavano la veste.
-Dannazione! Ci stavamo preoccupando…- mormorò ancora scossa.
-Ora sono tornato, e va tutto bene…- assicurò con una voce dolce che raramente gli si sentiva. Le sembrò di essere ritornata bambina, quando insegnava loro a leggere e scrivere e si complimentava per ogni loro miglioramento, correggendole con dolcezza quando invece sbagliavano, o quando la sera raccontava loro delle storie per farle addormentare, o ancora quando a sette anni per la prima volta aveva provato a cucinare, rischiando di incendiare la casa e lui era sopraggiunto di corsa, preoccupatissimo alla vista del fumo. Anche allora non l’aveva sgridata, ma solamente abbracciata con forza, dicendole di non farlo mai più. E adesso, stretta a lui, quei ricordi le tornavano in mente più vivi che mai, mentre continuava ad accarezzarle la testa.
-Mi dispiace… Mi dispiace tanto… - sussurrò senza riuscire a fermare le lacrime, mentre lui mormorava che andava tutto bene, senza mai smettere di stringerla.
Desiderava che quel momento decretasse finalmente la fine di tutti i loro problemi, la fine di Voldemort e della guerra, la fine dei pericoli che lui doveva continuamente correre, anche per loro. Sapeva che era un sogno infantile, sapeva che non era possibile, ma un angolo della sua mente voleva credere che rimanendo così, tutto sarebbe passato, scivolando intorno a loro senza mai toccare la loro piccola famiglia.
-Coraggio, smettila di piangere, non è da te, Kyra- le disse ridacchiando, interrompendo i suoi pensieri.
A quelle parole, la ragazza si staccò da lui, asciugandosi il viso –Hai ragione… Non saprei come spiegare il perché una Grifondoro stesse abbracciando il direttore di Serpeverde- rispose, lasciandosi contagiare dal sorriso dell’uomo.
Joey osservava in disparte quella scena, come se si sentisse estranea a tutte quelle attenzioni che Severus stava dando a Kyra e che lei sapeva bene di non meritare. Sentì gli occhi bruciare, mentre le lacrime premevano per uscire, ma le ricacciò indietro. La voce dolce con cui il professore si rivolse a Kyra fu come una lama che entrava più a fondo nella sua ferita, facendola sentire ancora più in colpa, se possibile.
Eppure lui era lì, vivo e in buone condizioni, e doveva solo esserne felice… Ma non ci riusciva: il peso che aveva sullo stomaco non se ne andava, non era sufficiente una carezza per sistemare tutto, come succedeva quando erano piccole e lui si arrabbiava per qualcosa… Aveva atteso per così tanto questo momento, poter chiarire con lui, che forse ora non si sentiva pronta, voleva altro tempo, pensare a qualcosa da dire perché non voleva rimanere lì zitta nel momento in cui lui l’avrebbe guardata duramente. Ma si disse che se anche avesse avuto le parole giuste non sarebbe mai riuscita a pronunciarle: quel peso che premeva sullo stomaco si era spostato in gola, rendendo inutile ogni suo tentativo di parlare e quelle lacrime desideravano uscire come mai prima di allora. Lo vide avvicinarsi a lei, con il passo lento e calcolato di sempre. Per un attimo i loro occhi si incontrarono, ma lei abbassò in fretta il capo, odiandosi per tutto quello che aveva fatto, perché ancora non aveva il coraggio di guardarlo, perché avrebbe voluto scappare invece di rimanere lì a fissare il prato sotto i suoi piedi.
-Non sei contenta di vedermi?- chiese sorridendo Severus fermandosi di fronte a lei.
Rimase immobile, senza il coraggio di fare nulla, mentre una lacrima le rigava la guancia, carica di dolore.
I secondi pasarono, in silenzio e lei sentiva lo sguardo del Mago e della sua migliore amica addosso, in attesa entrambi di qualche sua reazione.
-Non scherzare…- disse infine, la voce talmente bassa da sorprendersi che la sentissero.
-Guardami, Joey- Il suo tono era così dolce e pieno di sentimento che non fece altro che peggiorare la situazione costringendola a lasciare libere altre lacrime.
Quando l’uomo capì che lei non l’avrebbe mai fatto spontaneamente, mise sotto il suo viso una mano e la costrinse a guardarlo negli occhi. Così Joey si ritrovò a immergersi in quel nero, che era sempre stato un punto di riferimento per loro e sentì la sua voce lontana. –Devi smetterla di torturarti…-
-Non ci riesco…- fu la risposta di Joey, debole e spezzata.
-Sono qui, e ora tutto tornerà come prima. Anche se dovrete promettermi che starete più attente che mai e che non sarete più così istintive… Il peggio è passato.-
-E l’hai dovuto scontare tutto tu…- sussurrò mortificata Joey.
-Poco importa. La cosa importante era mettere voi al sicuro… Ogni cosa che faccio è per proteggervi, non dimenticarlo mai…-
-Dovevi urlarmi contro, punirmi, fare qualsiasi cosa… Tutta questa indifferenza…-
-Ti avrebbe fatto stare meglio?- chiese il professore, senza togliere la mano da sotto il mento della ragazza, consapevole che lei l’avrebbe abbassato subito.
Joey non trovava le parole per rispondere e forse non ce ne era davvero bisogno. Cosa poteva dirgli? Che si, sarebbe stato meglio? Che ogni giorno gli era mancato anche una singola occhiata? Che quando nell’ufficio di Silente aveva parlato solo con Kyra si era sentita così male da voler urlare?
Si disse che ora davvero non doveva importarle: lui era lì e le parlava come aveva sempre fatto o forse diversamente, ma in modo positivo… Come un padre fa con una figlia… E volle disperatamente convincersi che se lo meritava, che era giusto così, che lei aveva bisogno di quelle sue parole…
Ma come poteva, quando…
-Joey… Questi giorni non sono stati facili, lo sappiamo bene tutti, inutile prendersi in giro. Ma non ha senso continuare a rimuginarci sopra…-
-E’ davvero tutto a posto? Ti ha creduto?- chiese senza lasciarlo finire, la speranza nella voce. -Si, è andato tutto come doveva andare-
Lei rimase a fissarlo negli occhi come a cercare qualcosa che non andava, qualche bugia in quelle parole ma, non trovandola, sorrise e sentì qualcosa dentro sciogliersi e scaldarla, rassicurandola. Allora Severus non ce l’aveva con lei, non la odiava, non l’incolpava… E si lanciò tra le sue braccia seppellendo il viso nell’incavo del collo scossa dai singhiozzi.
-Mi dispiace così tanto, Severus… Ero terrorizzata…-
-Lo so- rispose –Ma ora non ce ne è più bisogno.-
Joey sospirò e si sentì libera di credergli, anche se niente avrebbe mai potuto cancellare quella paura che ora le avrebbe accompagnate sempre, fino a che tutto non sarebbe finito.
Si staccarono leggermente, guardando Kyra che si era avvicinata e sorrideva come non faceva da giorni. Joey le porse la mano che lei prese e si rifugiò in quell’abbraccio e sentendo il forte legame che li univa.
-Harry ha avuto una delle sue visioni e pensavamo che fossi finito in guai seri…- disse improvvisamente Joey, rompendo quel silenzio. – Come hai fatto a convincerlo?-
-Dimenticate che sono un bravo Occlumante?- chiese, fingendosi contrariato, il mago, e sedendosi con loro davanti al lago.
-No, ma sappiamo quanto sia difficile mentire a lui…- gli rispose Kyra –Per questo eravamo così preoccupate-
-Per voi avrei sopportato torture peggiori che sentirlo sbirciare nella mia mente- confessò, guardando il cielo ormai scuro. Le due si voltarono a guardarlo con gli occhi lucidi di commozione, tentate di abbracciarlo di nuovo.
-Ha deciso di mettermi alla prova… presto dovrò dimostrargli ancora la mia fedeltà. Per fortuna sono riuscito a scoprire delle informazioni importanti che devo riferire a Silente-
-Del tipo?- chiese Joey curiosa.
-Mi spiace, ragazze. Ma non mi è permesso dirvi niente… E non guardatemi così…- disse notando la loro espressione implorante. –Ci sono cose che devono rimanere tra me e lui-

Quella mattina a colazione, quando Silente si alzò per parlare col viso preoccupato e lo sguardo cupo, il gruppo di Grifondoro già intuiva quale potesse essere l’argomento.
Pochi minuti prima, nel silenzio generale i due fratelli Canon, Colin e Dennis, erano stati portati fuori dalla Sala Grande. Sul giornale era apparsa la notizia che un gruppo di Mangiamorte aveva attaccato il villaggio in cui vivevano i loro genitori. Tra i nomi delle vittime spiccava il nome del padre, che risaltava in quel mare di parole fredde e insensibili.
Avevano visto perfettamente Colin sbiancare mentre stringeva il fratellino a se prima che questo svenisse.
-Ragazzi per oggi non voglio parlarvi come ho fatto in tutti questi anni da Preside. Voglio parlarvi da mago, da persona. Quello che sta succedendo in questi giorni non è altro che l’ultima e più spaventosa prova di quello che Voldermort è capace di fare. Come tutti sapete non si ferma davanti a una casa di innocenti e non si fa scrupoli ad ucciderli tutti, poco importa che siano uomini, donne o bambini che non hanno niente a che fare con lui. Non gli interessa di sacrificare vite umane pur di raggiungere i suoi scopi. Sprecate un attimo del vostro tempo per pensare a tutte le persone che in questa pazzia sono morte, soprattutto le persone che conosciamo come i genitori di Colin e Dennis Canon e la professoressa Turner: vi chiedo ancora una volta di rimanere uniti, di mettere da parte queste divergenze tra le case perché tanto stiamo combattendo lo stesso nemico…-
Harry attirò l’attenzione di Joey, toccandole un braccio e indicando il tavolo di Serpeverde dove Malfoy ostentava un’espressione spezzante verso il preside mentre parlava a bassa voce con Blaise.
-Certo, fino a prova contraria lui non combatte con noi…- sussurrò Joey, arrabbiata.
Proprio in quel momento Malfoy, sentendosi osservato, si voltò verso di loro e sorrise in tono di sfida.
Con enorme sforzo i due cercarono di ignorarlo, tornando a concentrarsi sul preside. –E’ per questo che ritengo necessario sospendere le lezioni per un giorno, in memoria delle vittime di questa carneficina-
Silente tornò a sedersi, nel silenzio più assoluto. Sebbene il discorso fosse finito nessuno osava alzarsi per interrompere quel momento di riflessione. Le parole del professore entravano nella loro testa, anche se non lo volevano, vere e pesanti da sopportare. Tutti avevano creduto di poter rimanere tranquilli lì a scuola, al sicuro, come protetti da tutto il male del mondo. Eppure la sua presenza era palpabile e la preoccupazione per le persone a loro care cresceva con il passare del tempo: in quei giorni si aveva sempre il terrore di aprire le lettere che arrivavano e leggere che qualcuno che si amava era morto.
Quell’immobilità assoluta fu rotta da Silente nel momento in cui si alzò, seguito dai professori. Fu come se avesse dato il permesso a tutti gli altri di imitarlo e i ragazzi lentamente cominciarono ad uscire dalla Sala Grande diretti versi i rispettivi dormitori.

Quel pomeriggio Demelza entrò attraverso il buco del ritratto dirigendosi verso Harry con in mano un foglio di pergamena.
-Il professor Silente mi ha pregato di dartelo, Harry- le disse consegnandolo per poi sparire nel dormitorio femminile.
Harry guardò perplesso quel biglietto prima di aprirlo. La scritta era obliqua e vagamente familiare.
“Caro Harry,
ho bisogno urgentemente di parlarti. Non posso scriverti altro. Ti aspetto nel mio ufficio.

Albus Silente.”


Stupito, il ragazzo si alzò congedandosi dal gruppo e dirigendosi verso il primo piano. Si chiedeva come mai Silente avesse deciso di convocarlo proprio in quel momento… Che ci fosse altro che doveva sapere riguardo la profezia?
Il ragazzo bussò alla porta aspettando che il preside lo invitasse ad entrare.
-Entra pure, Harry- lo accolse, caloroso come al solito. –Grazie per essere venuto così presto. Mi dispiace averti tolto la compagnia dei tuoi amici e della tua ragazza-
-Non si preoccupi, signore- disse sedendosi sulla sedia che gli era appena stata indicata. –Di cosa voleva parlarmi?-
Silente parve titubante e ad Harry sembrò più vecchio che mai, mentre incrociava le dita davanti al viso e lo guardava con quegli occhi azzurri che sembravano voler penetrargli l’anima. -Professore, ho come la sensazione che sto per scoprire qualcosa che non mi piacerà, come mi è successo l’anno scorso.
-In effetti il paragone non è del tutto errato- affermò spostando lo sguardo fuori dalla finestra –E’ probabile che non accetterai quello che ti dirò, ma è necessario che tu lo sappia. Temo sia arrivato per me il momento di… farmi da parte…-
-C-cosa?- chiese Harry completamente spiazzato da quelle parole.
-Hai capito bene, Harry. Io non posso continuare a proteggerti, sono diventato troppo vecchio e i miei poteri si stanno indebolendo, come i miei riflessi del resto. Inoltre se dovessi dare ascolto ai miei desideri la profezia non si avvererebbe mai…
-Professore, ma…! Come posso farcela senza la sua guida?-
-Harry, ricorda la profezia, ricorda quello che diceva. “L’oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto…” Capisci cosa può voler significare?-
-Veramente io…-
-A Voldemort in realtà non è mai interessato nulla degli altri, ha passato la sua vita a fingere di avere amici di cui fidarsi ma in realtà li avrebbe volentieri sacrificati. Come sta facendo ora con tutte quelle vittime… Ricorda come punisce i suoi Mangiamorte che sbagliano…-
-Ma questo non vuol dire niente…-
-Questo invece Harry è la cosa che più ti differenzia da lui! Non vedi l’importanza di tutto questo? Sacrificheresti mai il signor Weasley o la signorina Granger solo perché sono necessari a un tuo scopo?-
-Certo che no!- esclamò Harry, disgustato dal solo pensiero.
-La signorina Greyback, la signorina Lestrange o i tuoi zii, che ti hanno trattato male per tutti questi anni, negandoti l’affetto che meritavi?-
-No, non potrei mai…- sussurrò lui.
-Come immaginavo. E sarà questo che ti permetterà di ucciderlo definitivamente-
-Continuo a non capire come…-
-E’ così accecato dalla sua voglia di potere da commettere gli stessi errori del passato. La soluzione è la solita Magia Antica a cui Voldemort non crede e per questo sottovaluta. Tua madre è morta per salvarti, il gesto d’amore più grande che ci sia. Per tutti questi anni ti ha tenuto in vita, dandoti la possibilità di voler bene e di poter amare…-
-Ma non sono mai stato più forte di Voldemort! Nel cimitero al quarto anno è stata tutta fortuna... Bastava che mi muovessi un secondo dopo e tutto sarebbe finito…-
-E invece lo stai diventando, e la fortuna centra ben poco. L’amore può cose che tu ora non riesci a vedere, ma che forse col passare del tempo ti saranno chiare e allora tutto ti risulterà più fattibile… Harry non sto dicendo che sarà facile, o che non correrai rischi, ma ti voglio solo far capire quanto tu puoi fare-
-Continuo a non comprendere il motivo per cui lei non può continuare ad aiutarmi…- insistette il ragazzo.
-Harry, se solo ci fosse un altro modo, non esiterei a rimanere al tuo fianco. Se solo potessi, vorrei proteggerti per tutta la vita. Ma non ci sono alternative. Continuare a interferire significherebbe solo prendere tempo e far morire persone innocenti, e noi non possiamo più permetterlo-
Il ragazzo rimase in silenzio, capendo solo ora a pieno le parole del professore.
Silente aveva ragione. Aveva ancora in mente l’immagine dei fratelli Canon distrutti per la perdita del padre, innocente, capitato sul cammino di Voldemort, in una notte che avrebbe cambiato la vita di tutti i suoi famigliari.
Ripensò a Cedric Diggory, ucciso solo perché non serviva, solo perché inutile in quell’occasione., poco importava se aveva diciassette anni e ancora una vita intera davanti a se.
E poi, quasi banalmente, ripensò a Sirius, alla rabbia che l’aveva colto quando l’aveva visto cadere oltre il Velo senza poter far nulla. Il desiderio di vendicarsi che bolliva dentro di lui, come una necessità quasi assoluta. Far male, ferire nello stesso modo in cui Bellatrix aveva fatto con lui…
Ma non ce l’aveva fatta, non c’era riuscito, troppo debole per farlo.
-Non sono pronto per uccidere…- disse a bassa voce Harry. –Che si tratti di Voldemort o di chiunque altro…-
-Neanche se dovessi vedere le persone che ami andarsene, una dopo l’altra per mano sua?-
Con la mente ritornò a quella notte all’Ufficio Misteri, in cui ci aveva provato, spinto da tutto quel dolore per la perdita del padrino…
“Devi volerlo, Potter! Devi voler provocare dolore… goderne… una giusta collera non può farmi per molto…”
E Harry lo capì così improvvisamente da rimanerne spiazzato. Se solo per un attimo, in quell’atrio, avesse messo da parte tutta quella collera, accantonandola in un angolo della sua mente ben visibile, forse ci sarebbe riuscito. Se per un attimo avesse ragionato, pensato a quello che faceva, la Maledizione sarebbe andata a segno. Era così che faceva Voldermort, con quella freddezza che tanto lo caratterizzava… Colpiva e non gli interessava chi o perché. Ma cosa importava infine? Significava sempre uccidere, anche se in questo caso era necessario e non c’era via di scampo. Ed era cosa così orribile anche solo da pensare…
-Harry…- chiamò Silente allontanandolo dai suoi pensieri. –Troveresti il coraggio in quella circostanza?-
Le riflessioni di Harry tornarono.
Pensò a Ron ed Hermione, i suoi primi amici, i suoi migliori amici, quelli con cui aveva condiviso tutto, che non gli avevano mai voltato le spalle.
Pensò a Joey, entrata con così tanta prepotenza nella sua vita da far paura a chiunque. Chiunque tranne a lui. La semplice ragazza, brava a scuola e particolarmente bella, che si rivela una Mangiamorte e che ora sembrava essenziale per lui.
Pensò a Kyra, inaspettata quanto Joey, con lo stesso grande segreto, che in quelle settimane gli aveva dato una delle sue più grandi lezioni di vita, facendogli capire quanto era stato stupido ad allontanarle solo per un passato che non avevano scelto.
Pensò a Sirius, appena tornato, quello che restava della sua famiglia, l’unico che potesse parlargli di suo padre e di sua madre, l’unico che gli aveva offerto una casa quando credeva di non averne una.
Il pensiero di saperli morti gli scatenava dentro una desolazione tale da fargli chiudere gli occhi e scuotere la testa per cancellare quel pensiero.
Harry tornò a fissare gli occhi azzurri del preside e seppe che in qualche modo lui aveva capito tutto e sembrò che rispondere a quella domanda fosse quasi inutile.
-Forse ci riuscirei, ma rimane il fatto che uccidere è una cosa orribile da fare…-
-Lo so, lo so. Se potessi dare questo incarico ad un altro, lo farei subito, pur di toglierti questo peso dalle spalle che ormai ti accompagna da troppo tempo, ma…-
-Ma la profezia parla chiaro, lo so, l’ho capito-
Silente annuì.
-Tuttavia Harry, ho trovato delle informazioni che potranno aiutarti nel tuo difficile compito. Sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un Talismano molto antico e assai potente che ti permetterebbe di distruggere Voldemort una volta per tutte: si tratta di un Medaglione creato dai quattro Fondatori di Hogwarts qualche tempo prima dell’ istituzione di questa scuola. Sfortunatamente esistono poche informazioni se non un breve ritornello cantato dal Cappello Parlante durante uno dei primi Smistamenti:

La scuola nacque sulle fondamenta della speranza,
che i nuovi maghi fossero istruiti con costanza.
Dei quattro pilastri divenne il portante,
grazie ai Fondatori e un segreto potente;
ma quando il Verde abbandonò il suo ruolo,
per evitare l’Erede fu nascosto su un altro suolo.
Ogni cinque anni cambia la sua posizione:
ogni venti ritorna alla sua originaria collocazione.

-Ma Signore…- intervenne Harry, comprendendo quello che volevano dire le parole del Cappello.
-Si Harry, dovrai cercare nelle quattro Scuole di Magia-
-Se ogni cinque anni cambia posizione non possiamo risalire alla sua posizione attuale?-
-Sfortunatamente Harry, il circolo si è interrotto molti anni fa, tanto che sia i Presidi di Hogwarts che delle altre scuole non sono più a conoscenza neanche dell’esistenza di questo Talismano-.
-Potrebbero volerci anni…- osservò il ragazzo –E poi, questo Talismano potrebbe non essere più al suo posto…-
-Me ne rendo conto… sfortunatamente non ci sono altre alternative se non cercarlo. Mi dispiace di non poterti dare più indizi-.
Il ragazzo annuì e saluto il professore, dirigendosi verso la porta: ormai non c’era altro da aggiungere.

Una volta tornato in Sala Comune il suo viso esprimeva ancora tutta la sua inquietudine. Il gruppetto capì subito che la discussione che era avvenuta con il Preside doveva essere stata molto seria e, capendo che non potevano parlare in quella stanza piena di ragazzi, decisero di cercare un posto più appartato.
Joey corse a prendere i cappotti per le due amiche –Potremmo andare al lago: con questo freddo non ci sarà nessuno in giro- suggerì.
I quattro annuirono, scendendo verso il giardino.
-Cavolo! Il giubbino… Si muore di freddo!- borbottò Ron, tremando.
-Questo perché non usi la testa, Ronald…- lo rimbeccò Hermione, sorridendo e tirando fuori dalla borsa il suo giaccone.
-E il mio?- chiese Harry, imbronciato.
-Mi spiace, il tuo non lo trovavo…- arrossì Hermione.
-Non preoccuparti, tanto c’è il mio…- assicurò Joey prendendolo per mano e conducendolo in riva al lago.
Come previsto si trovarono completamente soli e si sedettero in cerchio, mentre Harry, abbracciando Joey da dietro, cercava di tenerli entrambi al caldo.
Raccontò loro quello che gli aveva detto Silente, confessando la sua preoccupazione per la battaglia inevitabile con Voldemort e per il nuovo compito che gli era stato affidato.
--Ma dovremmo cercare l’aiuto di qualcuno che conosca bene tutte le scuole…- disse Kyra, pensierosa.
-Io forse qualche idea ce l’avrei…- affermò Hermione.
-Che cosa intendi?- chiese Ron.
-Beh… Conosciamo qualcuno che ci può aiutare… Per esempio Fleur può mostrarci Beauxbatons, Krum Drumstrang e per quanto riguarda Hogwarts… beh, abbiamo i Malandrini… Sirius sarà sicuramente felice di aiutarci…-
-Krum? Sei ancora in contatto con quello?- esclamò offeso Ron, subito interrotto da Harry che evitò la lite: -Hermione è un’idea geniale! Ma… Ma possiamo dirgli quello che stiamo cercando?- -Sirius deve saperlo… Insomma è il tuo padrino, Harry e non è giusto lasciarlo all’oscuro di una cosa simile… Dobbiamo solo fargli promettere di non dirlo a nessuno, visto che è quello che vuole Silente… Per quanto riguarda Fleur e Krum dovremmo inventarci qualche scusa…-
-Tanto quello non ne capirebbe neanche l’utilità…- bofonchiò Ron di malumore.
-Quello ha un nome e si da il caso che sia un mio amico. In ogni caso in questo momento ci serve e ti pregherei di piantarla di fare il bambino- rispose Hermione alterata.
Joey intervenne cercando di cambiare discorso. –Scusate ma chi sono i Malandrini? E perché Sirius? Non potrebbe essere Silente? Essendo il preside conoscerà la scuola meglio di chiunque altro…-
Hermione scosse la testa – Spiegare dei Malandrini è veramente un discorso troppo lungo e non credo di essere la persona più indicata a raccontarti la storia- disse volgendo il capo verso Harry. –Sirius, tuttavia, è uno di loro e conosce questa scuola meglio di chiunque altro. Credo persino meglio di Silente.- spiegò.
Kyra annuì –Va bene, possiamo chiedere aiuto a Sirius, ma come facciamo a scrivere tutto questo per lettera? Non è troppo importate? Se venisse intercettata da qualcuno…-
-Potrei semplicemente dirgli che ho bisogno di parlargli…- propose Harry riflettendo.
-Sarebbe comunque un problema farlo venire qui…- lo contraddisse Kyra scuotendo la testa.
-Va bene…- disse Hermione, alzandosi. –Ci penseremo e vedremo di trovare un modo… Ora andiamo, è ora di cena…-
Tutti annuirono e si alzarono, stretti nei loro cappotti per ripararsi dal freddo. Quando salirono i gradini e ormai erano quasi dentro, Joey si portò una mano sulla fronte, sorridendo.
-Che c’è?- chiese Harry stringendola ancora di più contro di lui.
-Siamo proprio svegli!- esclamò lei ridendo. –Hermione tu non conoscevi un incantesimo per riscaldare l’aria?-
Tutti rimasero in silenzio e poi scoppiarono a ridere.
-Vuoi dire che abbiamo preso freddo per niente?- si lamentò Harry correndo dentro il castello tra le risate generali.

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici: Preparativi ***


Tottola: Grazie infinite per i complimenti, leggerli ci fa sempre tanissimo piacere! La filastrocca è stata ideata tutta da Aster_Nepthys. Speriamo che anche questo capitolo, un po' più leggero del precedente ti piaccia e ti auguriamo anche noi un felicissimo Natale!
Lyrapotter: Non sai quanto siamo felici di aver letto la tua recensione, hai toccato tutti i punti della nostra storia e sopratutto siamo felicissime che tu abbia apprezzato il nostro Sevy.
Per noi è stato un personaggio che per quanto sia stato molto ben fatto, non è stato considerato quanto meritava. Parlando di Joey e Kyra, non volevamo mettere la mutaforma in secondo piano, ma alla fine la storia tra Harry e Joey è molto importante per il futuro e non potevamo lasciarla di sfondo. Comunque Ron ed Hermione sono sacri anche per noi, non potremmo mai dividerli!
Per quanto riguarda Sirius, invece, grazie ancora per i complimenti, Aster aveva in mente un'idea da tempo e non stava più nella pelle dalla voglia di renderla più "reale"!
Visto inoltre che hai nominato le ricerche possiamo assicurarti che saranno molto lunghe, tanto che pensiamo di farle proseguire nel prossimo "libro" XD
Grazie ancora per la tua recensione graditissima e tantissimi auguri di un sereno Natale

Anche a tutti gli altri lettori, occasionali e non, un dolcissimo auguri per queste feste!

CAPITOLO SEDICI: Preparativi

I giorni successivi passarono lentamente mentre loro cercavano il modo migliore per parlare con Sirius. L’unica alternativa che avevano trovato e che al momento pareva abbastanza sensata era quella di incontrare Sirius in quella caverna che già una volta avevano usato e che sembrava perfetta per parlare di simili argomenti. Erano così giunti alla conclusione che dovevano solo aspettare la prossima uscita di Hogsmeade e mandare una lettera a Sirius che, anche se fosse stata intercettata, non avrebbe rivelato alcun sospetto.
Stavano facendo colazione quando il Preside con un sorriso attirò la loro attenzione.
-Ragazzi, ho finalmente una bella notizia da darvi. Questo è il cinquantesimo anno di insegnamento della professoressa McGranitt e per festeggiare abbiamo deciso di organizzare un ballo che si terrà il secondo sabato di marzo. Saranno invitati anche tutti gli ex alunni di questa scuola e mi aspetto che tutti voi dimostriate il massimo dell’ospitalità-
-Ma non siamo pronte per un ballo!- esclamò Lavanda a voce alta, subito seguita da Calì: -Non abbiamo i vestiti adatti!-
A quella affermazione il Preside rise. –Niente panico, ragazze. La settimana prima del ballo abbiamo pensato ad una visita ad Hogsmeade così potrete comprare tutto quello di cui avete bisogno-
Tutte le ragazze della Sala esclamarono soddisfatte, tranne Kyra che già immaginava da chi sarebbe stata invitata. Ed, infatti…
-Alisia!- La voce di Seamus percorse tutta la tavolata fino ad arrivare a lei che già implorava Joey con lo sguardo di salvarla. –Il nostro primo ballo! Sono così emozionato!-
-No, Seamus, meglio di no. Prevedo di avere 40 di febbre quel giorno… Starò terribilmente male…- buttò lì Kyra mentre tutti quelli che avevano ascoltato scoppiavano a ridere.
-Nessun problema, tesoro! Rimarrò a farti compagnia!- propose Seamus felice come se Pasqua fosse arrivata in anticipo.
-Finalmente ce l’ho fatta!- esultò il ragazzo, voltandosi verso Dean che già stava ridendo.
-Si, continua a sognare!- gli rispose senza riuscire più a trattenersi, mentre Seamus, spaesato, guardava il posto vuoto dove poco prima era seduta Kyra.
La ragazza stava scappando verso l’uscita. Era ancora a metà strada quando andò letteralmente a sbattere contro un ragazzo di Corvonero che si era appena alzato dal suo posto.
-Scusami! Non ti avevo proprio visto!- si scusò il ragazzo, aiutandola a raccogliere i libri fuoriusciti dalla voluminosa borsa della giovane.
-No, scusami tu… ero… di fretta e non mi sono accorta che ti eri alzato…- rispose Kyra.
-Lo immagino che eri di corsa…- sorrise il ragazzo.
Kyra arrossì leggermente non tanto perché era imbarazzata ma perché era indispettita dal fatto che tutti quanti assistevano a quelle scenette.
-Si… Bene, io andrei… Prima che lui torni alla carica e vorrei evitare…-bisbigliò la ragazza alzandosi.
-Senti, ma perché non ci vieni con me al ballo?- chiese lui improvvisamente.
-Con te? Non so nemmeno come ti chiami…- fece notare.
-John. Ora che lo sai, ci vieni?-
-Tutto pur di evitare Finnigan… Senza offesa ovviamente…-
Ma John non sembrò essersela presa e si avviò verso la Sala d’Ingresso ancora ridendo.
Kyra, ora più tranquilla, tornò a sedersi accanto a Joey sotto lo sguardo tremendamente ferito di Seamus che aveva visto tutto. –Ah, Seamus, mi dispiace, ma proprio tu non riesci a piacermi…-
Lui grugnì qualcosa in risposta tornando a sedersi accanto a Dean.
Nel frattempo Harry continuava a lanciare sguardi insistenti a Ron le cui orecchie si tinsero di un leggero rosso, ma fece finta di niente finchè Harry non gli assestò una convinta gomitata alle costole, facendolo gemere di dolore.
-Va bene!- esclamò sottovoce, alzandosi in piedi e parandosi di fronte ad Hermione. – Questa volta non puoi dire che ti uso come ultima risorsa… Hermione Granger, vuoi venire al ballo con me?-
Il colore delle sue orecchie aveva raggiunto livelli mai toccati prima, ma in confronto al viso di Hermione sembravano chiare.
-Si…- disse sorridendo, proprio mentre Malfoy li superava, diretto verso l’uscita. -Weasley e la Mezzosangue… Ecco a voi la coppia del secolo!- urlò alla Sala, mentre Pansy Parkinson scoppiava a ridere.
-Meglio lei che la feccia a cui sei abituato tu!- ribatté il rosso, accalorandosi.
-Cuciti quella ciabatta!- squittì Pansy, offesa.
-E tu…- cominciò Hermione, interrotta da Joey.
-L’invidia fa brutti scherzi, Hermione. Cerchiamo di non dare loro troppe soddisfazioni- disse voltando le spalle al biondo, che la guardò con disprezzo prima di tornare al suo tavolo.
-Sono ammirato- disse Harry prendo Joey per mano. –Tutta questa calma… Dovrei cominciare a preoccuparmi?-
Lei rise di gusto. –E’ meglio se ci fai l’abitudine. Ho fatto una promessa a Severus e voglio mantenerla- rispose mentre percorrevano il corridoio che li avrebbe portati a Trasfigurazione.
-E lei, signorina, con chi va al ballo?- chiese poi, portando un braccio intorno alle spalle della ragazza e stringendosela vicino.
-Guardi non so… Ho ricevuto tanti di quegli inviti…-
-Lo immagino… Spero solo che non sia troppo tardi e, anche se un corridoio non è uno dei posti più romantici del mondo, verrebbe al ballo con me?- chiese fermandosi per guardarla negli occhi.
-Non so… Mi lasci pensare… Si!- esclamò poco dopo portando le braccia intorno al suo collo e baciandolo con passione.
In quel momento Hermione li interruppe. –Perdonatemi… - si scusò dispiaciuta –Stavo pensando che potremmo parlare con Sirius durante la gita a Hogsmeade per comprare i vestiti!- esclamò.
-Si, però andiamo dopo averli comprati!- disse Joey, eccitata all’idea di fare shopping –Potremmo portare anche Ginny con noi!-
-Ma se dobbiamo parlare con Sirius lei sarebbe di troppo…- le fece notare Kyra.
-Non è un problema… Potremmo fare in modo che incontri casualmente Dean- suggerì Harry.
Joey sorrise, già contenta al pensiero della giornata che li aspettava al villaggio, mentre apriva la porta della classe della McGranitt.

Sabato arrivò più in fretta del previsto, portando una temperatura più tiepida dei giorni precedenti. Un tenue sole accompagnava il gruppetto diretto a Hogsmeade, decisamente più numeroso del solito: a loro si erano aggiunti Dean e Ginny, che si coccolavano in fondo alla fila strappando a Ron qualche grugnito di disapprovazione, e Seamus che continuava a guardare Kyra ostile.
Arrivati davanti a un imponente negozio di abiti maschili, i ragazzi vi entrarono, salutando le compagne, mentre queste continuavano verso la fine della strada.
Finalmente intravidero il lussuoso negozio di abiti da sera e Ginny ed Hermione si precipitarono alla vetrina, incantate.
Joey, invece, si bloccò, titubante, rendendosi conto solo in quel momento di non poter entrare.
-Mary?- chiamò Kyra stupita dalla sua insicurezza improvvisa. –Che succede?-
Lei scosse la testa. –Non posso entrare…-
-Cosa? È tutta la settimana che aspetti di venire ad Hogsmeade per questi vestiti e ora che ci siamo non entri?-
-Alisia, ma… come faccio?- chiese lei in un sussurro. –Mi ci vedi a provare il vestito con un Marchio da Mangiamorte che si nota anche non volendo? Mi butterebbero fuori immediatamente. E con me anche voi per il semplice fatto che siamo entrate insieme…-
-Ok… Possiamo… Si, possiamo bendarti il braccio e fingere che hai avuto problemi con una pozione…- propose Kyra poco convinta.
Joey non era per niente d’accordo. –No, preferisco non entrare, davvero. Susciterebbe troppi sospetti…-
-Aspetta!- esclamò illuminandosi. –Potresti provare solamente abiti con dei guanti. Così lo nasconderesti senza problemi…-
Joey annuì, seguendo così Kyra dentro il negozio in cui Ginny ed Hermione erano già entrate e si guardavano intorno, colpite.
La stanza d’ingresso era ampia, con le pareti di un tenue color albicocca e il pavimento di marmo bianco. Delle alte colonne, sempre in marmo, decoravano la stanza circolare dove dietro un piccolo banco in legno chiaro una commessa dal sorriso gentile venne loro incontro.
-Benvenute! Siete qui per il ballo?- chiese.
-Si, ma lei come fa a saperlo?- Il viso di Joey era stupito.
-Oh, sono arrivate altre prima di voi- rispose conducendole verso ad una porta ad arco che portava in una stanza adiacente, più grande della prima.
Anche qui altre colonne dividevano vari vestiti, suddivisi per modelli, che levitavano a una decina di centimetri da terra. Guardando con più attenzione, le ragazze si accorsero che in realtà nessun abito era uguale all’altro.
-A cosa siete interessate?- chiese la commessa, senza smettere di sorridere.
-Guardi… io cercavo… un vestito molto semplice. Non sono il tipo che ama la ricercatezza- si fece avanti Ginny.
-Dovrei avere qualcosa che fa per te- disse dirigendosi verso una serie di abiti accanto ad Hermione. Ne prese alcuni dei più svariati colori, mostrandoli alla ragazza con movimenti lenti e misurati. Ginny provò un abito lungo color rosso scuro, composto da un corsetto ricamato in seta e una gonna ampia, che lasciava intravedere la sottogonna, sempre in seta rossa.
-No è troppo appariscente per me…- disse, nonostante gli apprezzamenti di Hermione.
Tra quelli che la commessa le aveva fatto vedere ne scelse uno di un candido panna.
Era lungo fino al ginocchio, con la gonna a balze sottili. Una fascia di un violetto molto chiaro la cingeva sotto il seno dove un piccolo fiocco fissava due spalline che le giravano intorno al collo. La commessa le propose un paio di scarpe da abbinare al colore della fascia: erano dei decolleté spuntate dal tacco non molto alto.
La ragazza sorrise, mentre lo provava, sicura che fosse quello perfetto per lei.
Per Hermione la commessa suggerì diversi abiti dai colori chiari, alcuni dalle gonne vaporose, altri molto aderenti. Il primo che provò la riccia era in cotone rosa, con la scollatura a barca, la gonna in pizzo e la sottogonna di un rosa più marcato.
-Non mi piace molto il colore- sospirò dispiaciuta.
Scelse infine un abito lilla che lasciava una parte della schiena scoperta. Si allacciava dietro il collo, allargandosi leggermente mano a mano che si avvicinava al seno. Una fascia sottile le cingeva la vita mentre la gonna si allargava, cadendo morbida fino al polpaccio. Abbinò al vestito un paio di sandali bianchi con due fasce sottili che si incrociavano sul collo del piede. Anche esse avevano un tacco poco accentuato che le permetteva di camminare comodamente.
Intanto Kyra seguiva un’eccitatissima Joey che le mostrava un vestito dopo l’altro, nel tentativo di trovarle quello che poteva piacerle.
La rossa era perplessa davanti a tutti quegli abiti e non riusciva a trovarne uno che la convincesse: erano troppo lontani dal suo modo di vestire. Vedendo la sua espressione dubbiosa la signora si avvicinò alle due.
-Voi invece a cosa siete interessate?- chiese rivolgendosi più a Kyra che a Joey.
-La mia amica non ha dei gusti molto semplici in fatto di abiti- intervenne la bionda.
Kyra scosse il capo –Non è questo… Semplicemente non credo di essere adatta a simili vestiti…-
La commessa rise –Oh, non credo sia vero. Perché non provi questo? – le disse porgendole un corto vestito color verde speranza.
Aveva le maniche lunghe, in pizzo e una scollatura fin troppo profonda.
-Ho paura che sia troppo corto…e anche il colore non mi convince molto- affermò la rossa osservando la gonna aderente che le arrivava appena a metà coscia.
La commessa annuì tendendole un nuovo abito, color salmone, più lungo. Aveva una gonna a sirena piuttosto stretta, una sottogonna bianca in tulle e un corsetto dai fini ricami bianchi che le stringeva la vita.
-Mi sembri un poco stretta, Alisia- le disse Joey, guardandola dubbiosa.
Il nuovo vestito che la giovane donna le stava porgendo era di un profondo blu notte.
Quando lo indossò rimase colpita dalla comodità nonostante fosse molto elegante. Da un collare simil oro bianco che le ornava il collo partivano due fasce di tessuto che le coprivano il seno, creando una scollatura pronunciata, ma non troppo vistosa con dei piccoli risvolti. Il vestito poi si stringeva, quasi sagomandosi sul corpo della ragazza, per poi allargarsi nuovamente sui fianchi e scendere fino a terra in una morbida gonna con un piccolo strascico. La schiena invece, era completamente nuda e l’abito lasciava vedere gli occhi di venere, con grande imbarazzo della ragazza.
-E’ perfetto!- esclamò Joey –Sembra fatto a pennello!-
-Ma sei sicura? Insomma non è… troppo?- chiese Kyra continuando a osservarsi nel grande specchio.
-No per niente! John sarà estasiato! E le scarpe sono stupende!-
Kyra, infatti, indossava un paio di calzature color oro con tacco otto. Il modello era simile a quello dei sandali alla schiava: tre fascette si intrecciavano sul piede per poi salire, continuando a incrociarsi, su tutto il polpaccio.
Quando venne il suo turno, Joey era dibattuta tra due sentimenti: da una parte non vedeva l’ora di trovare il vestito adatto, dall’altra aveva la paura di mostrare il Marchio.
-Manchi solo tu, cara- disse la signora voltandosi verso la bionda.
-Ecco, vede, io cercavo un vestito con dei guanti… Niente di complesso… Qualcosa di morbido…- espose Joey pensierosa.
-Visto che sono pochi i vestiti di quel genere…- disse camminando tra alcune file di abiti per poi fermarsi. -…potrei mostrartene un paio e dopo che li hai provati cercare i guanti… Che ne dici?-
Hermione, ricordando il problema della sua amica, intervenne subito: -Ecco vede, il problema è che lei ha una brutta cicatrice sul braccio che non mostra mai a nessuno…-
-Oh, nessun problema… In questo caso posso cercare subito un paio di guanti da abbinare al vestito che tu proverai-
-La ringrazio davvero moltissimo- disse la ragazza mentre osservava il vestito che le porgeva: aveva la sottoveste color albicocca, il collo alto ed era ricamato con sottili fiori di pizzo nero. Non aveva maniche e le arrivava circa a metà gamba, mentre la parte finale della gonna era solo pizzo senza sottoveste.
La faccia poco convinta di Joey diceva tutto e con un lieve sorriso la signora le mostrò un altro abito mentre da un cassetto prendeva un paio di guanti di seta liscia da abbinarci. Il vestito era di un tenue azzurro cielo. Un’unica spallina, leggermente più scura del vestito, le reggeva l’abito unendosi a una fascia dello stesso colore poco sopra il seno. Il tessuto sul corpetto e sulla parte superiore della gonna sembrava spiegazzato come se fosse tirato tutto da un lato. La particolarità era la gonna che sul davanti le arrivava appena sotto il ginocchio mentre dietro le arrivava ai talloni. Un paio di sandali argento vertiginosamente alti completavano il tutto.
-E’ meraviglioso!- esultò Joey sorridendo al suo riflesso, mentre si sistemava i guanti ricamati in pizzo dello stesso colore del vestito che le coprivano gli avambracci nascondendo il Marchio.
La signora sorrise soddisfatta dirigendosi verso la cassa dove stavano aspettando Hermione e Ginny.

Le ragazze uscirono dal negozio cariche di sacchetti e si incamminarono verso Mielandia, proprio mentre il gruppetto dei ragazzi sbucava da una vietta laterale.
Joey corse in contro ad Harry salutandolo con un bacio.
-Mi sei mancato…- bisbigliò lei, accarezzandogli i capelli.
Lui rise e la baciò mentre Dean cercava di trovare una scusa per poter stare solo con la sua ragazza.
-Sai, Ginny. Ci sono dei dolci incredibili da Mielandia, sembrano delle stalattiti!- esclamò lui.
-Davvero?- chiese Ginny, maliziosa.
-No che non è vero!- saltò su Ron. –Non siamo neanche passati da Mielandia…-
Dean gli lanciò un’occhiataccia, seguita subito dalla gomitata di Hermione che permise ai due di approfittare della momentanea distrazione di Ron, per dileguarsi ridacchiando.
-Perché l’hai fatto?! Lo sai che non sopporto quando vanno in giro da soli!- si lamentò a gran voce il rosso.
-E tu sai benissimo che erano di troppo- gli ricordò lei. –A proposito dove avete lasciato Seamus?-
-Oh, giusto… Beh, lui è rimasto con Fred e George… A quest’ora dovrebbe essere arrivato quasi alla fine del suo dettagliato racconto su come Kyra gli ha spezzato il cuore. Comunque cambiando discorso… Come sono andati gli acquisti?- chiese curioso.
-Bene, direi. Abbiamo trovato quello che cercavano- rispose la riccia sorridente.
-Me lo fai vedere?-
-Certo che no!- esclamò lei nascondendo la borsa che teneva in mano.
-Dai, Hermione, che ti cambia?-
-Mi vedrai sabato prossimo. Abbi un po’ di pazienza, è una sorpresa-
Il ragazzo sbuffò cercando con lo sguardo il sostegno di Harry che, per sua sfortuna, era troppo occupato con Joey.
-Ma non è possibile che siete sempre appiccicati!- esclamò Kyra spazientita –Muoviamoci, Sirius ci aspetta-
I due ragazzi la seguirono a malincuore con Joey che le continuava a lanciare occhiatacce per tutto il tragitto fino alla grotta in cui Sirius già li aspettava.
-Era ora!- li salutò l’uomo –Spero che non sia per colpa di Harry e Joey che siete in ritardo…- continuò ridendo.
-Tutti contro di noi…- si lamentò la ragazza in questione.
-Tutta invidia- replicò Harry stampandole un leggero bacio sulla bocca.
-Allora ditemi tutto... Come mai mi avete fatto venire qui?- chiese cambiando discorso con un veloce movimento della mano.
Harry cominciò a raccontare del discorso con Silente ma fu interrotto quando disse al padrino che il mago non sarebbe più intervenuto nella battaglia contro Voldemort.
-Cosa? Ha intenzione di lasciarti da solo? Non posso dire di essere d’accordo con questa sua decisione…-
-Ma non ci sono altre alternative- replicò Harry –La profezia parla chiaro, devo essere io a sconfiggerlo. Senza nessun aiuto…-
-Non puoi chiedermi di smettere di aiutarti!- si oppose Sirius.
-Infatti non voglio farlo…- lo calmò Harry incominciando poi a spiegare del Talismano e della ricerca che dovevano fare.
-Abbiamo pensato che tu saresti la persona più indicata vista la tua conoscenza di Hogwarts- intervenne Hermione.
-Questa deve essere una tua idea, non è vero?- scherzò l’uomo sorridendo e facendo arrossire lievemente la riccia che annuì –Per me non ci sono problemi. Potremmo cominciare dalla Stanza delle Necessità… Lì si trova di tutto…-
-Davvero?- domandò Ron stupito.
Il mago annuì: -Si, ci sono oggetti abbandonati da secoli… Poi ci sarebbero da ispezionare le Grotte… ma per arrivarci dovremo liberare un passaggio segreto inutilizzato da tempo- continuò pensieroso, prima di sorridere –Vedo che siete diventati più svegli dell’ultima volta, avete fatto proprio bene a scegliere questo posto per incontrarci: fuori c’è talmente tanta gente che sarebbe stato difficile trovare un posto tranquillo-.
-Si, davvero un’ottima pensata- affermò compiaciuto Ron.
-Proprio degna della tua ragazza- buttò lì Sirius, scoppiando a ridere insieme ai presenti vedendo i due avvampare. Ron cercò di borbottare qualcosa per negare quell’affermazione ma la sua voce era talmente bassa da risultare appena udibile.
-Beh, noto che anche voi siete belli carichi- disse indicando i sacchetti che il gruppetto portava.
-Diciamo che abbiamo approfittato dell’occasione per fare un po’ di shopping…- dichiarò Kyra, sorridendo al pensiero di quella giornata così divertente.
-Dovresti vedere il vestito che ha preso Kyra!- esclamò Joey.
-Interessante! Che vestito hai preso?- domandò Sirius incuriosito.
-Niente di particolare… Solo un abito da sera…- rispose Kyra arrossendo leggermente.
-Si, come no! Vedrai come piacerà a John!- infierì Hermione.
-Chi è John?- chiese l’uomo sempre più curioso.
-Ma nessuno…- cominciò la rossa, subito interrotta dall’amica: -Ma come nessuno! È il ragazzo che l’ha invitata al ballo!-.
-Oh, ma insomma! L’ha fatto solamente per salvarmi da Seamus!- obbiettò lei.
-Vedo che sei molto ricercata- la prese in giro il mago, ridendo al suo sguardo contrariato –In ogni caso vedrò di persona che tipo è…-
-Perché, verrai anche tu?- chiese Ron.
-Certo, tutti gli ex alunni della scuola saranno presenti, compresi i membri dell’Ordine, così saremo pronti per qualunque evenienza-
-Quindi ci saranno anche Lupin e Tonks?- chiese nervosa Joey.
-Si e vogliono parlarvi- rispose lui.
-E’ proprio questo che ci preoccupa – sospirò la bionda, strappando un lieve sorriso all’uomo.
-Non dovete- replicò semplicemente lui. -Ragazzi, è ora che torniate al castello, prima che faccia troppo buio– disse improvvisamente, spingendoli fuori dalla caverna, notando l’approssimarsi del tramonto.
Quando i ragazzi arrivarono alla periferia di Hogsmeade, il cielo si era tinto di un tenue color arancio mentre il sole, lentamente, raggiungeva l’altezza dell’orizzonte.
-Vi accompagno per sicurezza, non vorrei mai che per causa mia finiste nei guai- propose il mago, mentre Harry e Joey cominciavano ad isolarsi.
Il suo sguardo corse a Kyra che aveva la sua stessa espressione esasperata –Non sai cosa vuol dire doverli sopportare tutti i giorni, a tutte le ore del giorno- gli disse lei, mentre si avvicinavano.
-Antipatica!- le urlò dietro Joey, tra le risate di Ron ed Hermione.
-Ma lo immagino benissimo… sembra che li abbiano colpiti con un incantesimo Incollante: sono più appiccicosi di due fette di pane imbottite di miele…- rincarò Sirius, senza smettere di sghignazzare.
-Antipatico!- ripeté Harry, bloccandosi proprio davanti ai due e baciando Joey con passione.
I quattro li superarono, senza smettere di ridere.
-Beh, scherzi a parte sono contento che siano insieme. Sembrano davvero molto affiatati- disse Sirius sottovoce, avvicinandosi alla rossa.
-Si, finalmente vedo Joey sorridere!- concordò lei ridendo dolcemente –Ma è meglio non dirglielo, o finirei per dover sopportare le loro smancerie anche durante le lezioni!- disse poi, con un’espressione traumatizzata che fece nuovamente scoppiare a ridere l’uomo.
-Comunque sono contento di sapere che ci sarai anche tu al ballo, si preannuncia una serata molto interessante!- esclamò mentre il viso si stendeva in un sorriso sbarazzino.
A quell’affermazione la ragazza arrossì mentre il cuore cominciava a batterle più velocemente nel petto. Alzando appena il viso, incontrò lo sguardo dell’uomo che intensificò quelle sensazioni, facendola rimanere ancora più confusa, mentre cercava di riacquistare il controllo.
-Non ne sono così convinta…- mormorò finalmente lei, distogliendo lo sguardo e ripensando a Seamus e alle figure che avrebbe potuto farle fare, e a John che era più che mai un’incognita.
-Coraggio, sei entrata in un mondo terribile per salvare uno sconosciuto, cosa vuoi che sia un ballo?- la prese scherzosamente in giro il mago.
-Veramente preferirei tornare ad affrontare quelle creature di fumo piuttosto che mostrare a tutta l’Inghilterra un’altra scenetta come quelle a cui Finnigan ha abituato Hogwarts…- sospirò.
Sirius sorrise –Se sarai nei guai verrò volentieri ad aiutarti- la rassicurò. –Ora è meglio che andiate, ormai si è fatto tardi- aggiunse salutandoli mentre attraversavano il cancello del castello.
Hermione si voltò –Sirius, ti prego! Non parlare a nessuno di quello che ti abbiamo detto! Deve essere un completo segreto per tutti!- gli urlò sottolineando con particolare enfasi l’ultima parola.
L’uomo fece segno di aver capito, prima di salutarli nuovamente.
Ormai il sole stava sparendo dietro l’orizzonte mentre anche le ultime, piccole nuvolette tinte di rosa si scurivano con il calare della sera.

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciasette: Il ballo ***


Finalmente siamo tornate anche noi! ci spiace per il ritardo ma tra scuola, esami e feste non siamo riuscite ad aggiornare prima! Contente che anche questo capitolo ti sia piaciuto Lyrapotter. ti proponiamo questo capitolo che ha in comune con il precedente la leggerezza ma non la brevità... Speriamo che tu sia un amante dei sentimenti perché questo capitolo è romantico all’inverosimile… ma del resto come potrebbe essere diversamente visto che c’è un ballo?
Per quanto riguarda Kyra… i cuoricini danzanti ci sono ma lei non l’ha ancora capito… ma prima o poi qualcuno riuscirà ad aprirle gli occhi, vedrai!
Allora ti lasciamo alla lettura con la speranza che ti piaccia come i precedenti, se non di più!

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DANGEROUS: A tutti quelli che capitano in questa pagina, si prega di fare attenzione! Se siete diabetici o puritani pregasi di non proseguire la lettura: può causare shock anafilattico XD

CAPITOLO DICIASETTE: Il ballo

La settimana che li separava dal ballo passò fin troppo lentamente per tutte le ragazze di Hogwarts. Ormai non facevano altro che pensare all’evento imminente e i professori a questo punto si stavano rassegnano a spiegare a delle classi la cui attenzione era pari a zero. Sembrava che tutta la loro concentrazione fosse spesa nel passaggio di bigliettini dove si scambiavano consigli ed aspettative. Dopo il ventiquattresimo biglietto ritirano dalla professoressa McGranitt durante l’ultima ora del venerdì, questa rinunciò a fare lezione decidendo che arrabbiarsi sarebbe stato inutile e che avrebbe tolto troppi punti.
Era diventato frequente assistere, nel mezzo dei corridoi, a richieste pubbliche di inviti per partecipare a quel ballo. La più clamorosa risaliva a due giorni prima in cui un elegantissimo George si era presentato davanti alla classe dell’ultimo anno dei Grifondoro e aveva sorpreso Katie con una stradina fatta di fiori di rose rosse, che al suo passaggio si trasformavano in splendidi uccellini. Rifiutare fu impossibile e tra gli sguardi ammirati di tutte le ragazze accettò baciandolo dolcemente.
La sera prima del ballo le ragazze erano in camera e a loro si era aggiunta anche Ginny, mentre Ariel riposava tranquilla sul cuscino di Joey e Grattastinchi le era accanto emettendo dolci fusa. Osservavano davanti a loro le scarpe di Kyra in bella mostra.
La faccia della rossa diceva tutto: quando era tornata da Hogsmeade era bastato un solo sguardo per farla pentire di quell’acquisto, troppo appariscente e, per i suoi gusti, totalmente inadatto.
-Io quelle cose non le metto- gemette Kyra, fissandole scandalizzata.
-Certo che le metterai- rispose Joey –Pensi davvero che ti lascerei andare con delle schifose scarpe da tennis? Non rispondere, non è una vera domanda-
-Tu sai quante scale ci sono ad Hogwarts?-
-Certo che no… Non passo la mia vita a contarle… Comunque probabilmente Hermione lo sa. Puoi chiedere a lei- Joey si alzò dal letto, avvicinandosi alle scarpe, e sorrise contenta che Kyra le avrebbe indossate. Cosa sarebbe mai stato in fondo? Avrebbe imparato a camminarci. La bionda sii avvicinò alla libreria di Hermione e prese un pesante tomo.
-Il libro Storia di Hogwarts non è di certo così dettagliato- disse Hermione con tono saccente –Comunque a che ti serve quel libro?-
-Per farle mantenere l’equilibrio, no? Come dovrebbe imparare altrimenti?-
-Non ho intenzione di camminare su dei trampoli con quel tomo in testa. È inutile e senza senso- si ribellò, alzandosi e allontanandosi da lei con un movimento brusco.
-Avanti, Kyra!- la incoraggiò Ginny. –Non è così terribile…-
-Parla per te… Ballare con quei cosi sarà peggio di una tortura medioevale…- sbuffò la rossa.
-Esagerata!- esclamarono Joey ed Hermione insieme.
-Non ho mai messo i tacchi in vita mia e non ho intenzione di iniziare ora, per uno stupidissimo ballo!-
-Ho sentito che Sirius adora le ragazze con i tacchi…- disse Ginny, maliziosamente.
La ragazza arrossì e si voltò verso la finestra cercando di ribattere qualcosa. –Come se mi interessasse…- disse infine, poco più di un sussurro.
Le ragazze ridacchiarono. –Certo!- esclamò Joey –Guardami e dimmelo in faccia che il parere di Sirius Black non ti fa né caldo né freddo-
-Bene, questo silenzio parla da solo- disse Hermione vedendo che lei non parlava, con un sorriso dolce mentre Kyra sbuffava.
-Ok, ora. Hai due scelte- disse Joey prendendo in mano le scarpe. –O le provi con noi o posso sempre chiamare Seamus… Ho sentito dire che gli manchi molto in questo periodo…-
-Lui non può entrare qui…- si difese debolmente la rossa.
-Nessuno ha detto che sarà Seamus ad entrare… Conosco un bell’incantesimo che ti spedirebbe dritta dritta nelle sue braccia…-
-Lo sai che ti odio, vero Joey?- chiese lanciandole un’occhiataccia.
-Certo- sorrise la bionda facendola sedere sul letto e cominciando ad armeggiare con i lacci delle scarpe. –Mi ringrazierai, vedrai-
Si, l’avrebbe ringraziata, ma solo dopo la terza caduta. E non aveva ancora provato con il libro!
Quando finalmente riuscì a percorrere la stanza in un semi equilibrio Joey le posò il libro sulla testa. –Guarda che se non stai perfettamente dritta, cade…- disse Joey.
-Appunto…- gemette poi fissandola mentre lanciava le scarpe dall’altra parte della stanza e saltellava su un piede solo, massaggiandosi le dita.
Non appena Joey aveva poggiato il libro sulla sua testa, infatti, non era riuscita a mantenere l’equilibrio con il solo risultato di far finire il tomo a terra proprio sul suo piede sinistro.
-Al diavolo le scarpe, il libro e la tua stupida idea!- esclamò quando finalmente il dolore era quasi passato.
Joey rise di gusto insieme alle altre che si era piegate in due per cercare inutilmente di nascondere il viso sotto i capelli.
Quando Ginny riemerse, tra un singhiozzo e l’altro, disse: -Non disperiamo, abbiamo tempo-
-Certo, come no!- esclamò Hermione fissando l’orologio nella loro stanza. –Abbiamo solo qualche ora, visto che il ballo sarà domani sera…-
Il silenzio calò su di loro. Poi Joey prese di peso Kyra e la riportò davanti alle scarpe.
-Al lavoro, truppa!- incoraggiò le altre che, scosse da nuove risate si avvicinarono alle due, ignorando le deboli, e ormai pressoché nulle, proteste di Kyra, che un po’ stava cominciando a sperare che tutto questo potesse portare a qualcosa di buono.

Il nervosismo che si respirò la mattina di sabato era tale che l’atmosfera si poteva tagliare con un coltello e se qualche ragazzo osava urlare troppo in Sala Comune si beccava una ramanzina di almeno mezz’ora sull’importanza del silenzio nei luoghi pubblici. Alla fine anche i ragazzi cominciarono a desiderare follemente il ballo per fare tornare velocemente tutto alla normalità.
Anche Kyra era sempre più agitata da quando aveva saputo che Sirius sarebbe venuto al ballo. Più di una volta aveva pensato di non andare per evitare brutte figure, sempre spinta da Joey ed Hermione a fare il contrario.
Ormai pensava a lui continuamente ed, ogni volta che l’immagine dell’uomo attraversava i suoi pensieri, non riusciva a fare a meno di sorridere. Era sempre più confusa da quelle sensazioni che prima di allora non aveva mai provato e che non riusciva a capire appieno.
Persino Ginny fu contagiata dalla smania di Joey ed Hermione.
Il dormitorio quel pomeriggio sembrava un piccolo salone di bellezza dove le quattro ragazze, a cui si aggiunsero anche Calì e Lavanda, passarono gran parte della giornata. I due animeletti del dormitorio femmiile, Ariel e Grattastichi, le guardavano quasi offesi accanto alla porta perchè le rispettive padrone non riservano loro le solite coccole prese com'erano dai preparativi per l'occasione che le aspettava. Ormai era calata la sera e mancava poco meno di mezz’ora all’inizio del ballo quando finalmente Kyra finì di sistemare i lunghi boccoli all’amica.
-I tuoi capelli lisci erano molto più facili da pettinare…- sussurrò la rossa con un sorriso subito ricambiato.
-Siamo pronte?- chiese Hermione. –Ginny, muoviti!- aggiunse poi alla ragazza che stava ancora finendo di mettersi un leggero strato di ombretto bianco.
-Pronta!- disse qualche secondo dopo la rossa, alzandosi e raggiungendo le altre all’uscita.
In fondo alla scalinata Harry e Ron, estremamente nervosi, le aspettavano, nei loro abiti da cerimonia. Quello di Harry era un completo nero elegante: la giacca era semplice, con dei bordini bianchi che davano un tocco di casual, sotto portava una camicia bianca in perfetto contrasto con la giacca e la cravatta, anch’essa nera. I pantaloni seguivano la stessa fantasia della giacca, con i bordini bianchi che percorrevano i lati esterni delle gambe. Il completo di Ron invece era più sportivo: indossava dei jeans scuri che gli fasciavano le gambe lunghe, una camicia celeste e una giacca dello stesso colore dei pantaloni.
Joey sorrise appena vide Harry e scesero le scale. Sorrideva anche lui, porgendo una mano alla ragazza che la prese appena fu abbastanza vicina. Harry se la spinse contro, accorciando le distanze e seppellendo il viso tra i suoi capelli.
-Sei bellissima, Joey- le sussurrò lui avvicinando la bocca all’orecchio e facendo arrossire la ragazza.
-Anche tu, Harry- sussurrò lei, assecondando quei movimenti e poggiando una mano sulla spalla di lui.
Si baciarono leggeri, sulla bocca mentre sentivano Kyra lamentarsi scherzosamente.
-Vi prego! Ci diamo una mossa? Già avevo detto che non ci volevo venire, se poi dobbiamo metterci una vita a scendere, torno su e mi cambio-.
-Va bene, va bene…- rise Harry allontanandosi di malavoglia da Joey, prendendola per mano. –Non vorrei mai che John passasse la sera solo per colpa nostra. Andiamo-
Uscirono dal buco del ritratto e incominciarono a scendere le varie scalinate immaginando come avrebbero allestito la Sala Grande per l’occasione.
Arrivati davanti al portone John li stava già aspettando, vestito con dei jeans chiari e una camicia semplice. Sorrise quando vide Kyra porgendole il braccio che lei prese senza troppo entusiasmo.
-Sei fantastica- le disse lui mentre entravano in Sala Grande.
-Grazie- rispose semplicemente lei, con un mezzo sorriso.
Si fermarono poco dopo essere entrati, osservando le stupende decorazioni create dal professor Vitious che scendevano come collane di diamanti dal soffitto, mentre striscioni di seta scarlatta adornavano le pareti. I grandi tavoli delle Case erano stati tolti per lasciar posto a una serie di tavoli più piccoli e circolari, adatti a gruppetti di sei o sette persone, solo uno era rimasto, sistemato contro il muro sulla destra del’entrata, ingombro di bevande e pietanze. Dove mangiavano di solito i professori, invece, era stato allestito un palco, sul quale una piccola orchestra si stava preparando per suonare.
Guardandosi intorno riconobbero Fred e George che intrattenevano Angelina e Katie con qualcuna delle loro incredibili creazioni e che li salutarono entusiasti appena li videro, Lupin e Tonks erano un po’ in disparte che bevevano della Burrobirra mentre Arthur Weasley parlava allegramente con il professor Silente, accanto alla moglie.
Passando davanti alla porta con il suo accompagnatore, Kyra vide Seamus lanciargli degli sguardi tutt’altro che cordiali e si ripromise di parlargli, per fargli capire una volta per tutte che lo riteneva solo un buon amico.
I ragazzi andarono a sedersi a uno di quei tavoli proprio mentre, da una delle grandi finestre che davano sul cortile, entrò Sirius, elegantissimo nel suo completo di velluto blu.
Alcune ragazze dell’ultimo anno rimasero a fissarlo incantate, mentre si guardava intorno con una mano infilata in tasca e l’altra che stringeva un bicchiere mezzo pieno. Si appoggiò con la schiena al muro, sorseggiando la sua bevanda.
Quando tutti gli invitati furono nella sala, le candele si spensero, lasciando come unica luce quella delle stelle visibili magicamente sul soffitto.
La sala calò in un completo silenzio, carico di aspettativa, finchè improvvisamente delle piccole scie luminose entrarono nella Sala, volteggiando tra i presenti, simili a stelle cadenti in miniatura, per poi posizionarsi al centro di un tavolo quadrato, comparso accanto a quello degli stuzzichini e delle bevande.
Cominciarono a girare in cerchio, prima lentamente, poi sempre più velocemente, creando una piccola tromba d’aria che raggiunse il piano del tavolo. Quando si dissolse in un’esplosione di scintille colorate sul tavolo era comparsa una meravigliosa torta di panna e fragole.
Con un battito delle mani del Preside le luci si riaccesero, illuminando nuovamente la sala come se fosse giorno.
Silente si avvicinò, conducendovi galantemente la professoressa McGranitt che con un sorriso prese il coltello.
-Non starò ad annoiarvi con lunghi discorsi, voglio solo ringraziarvi per aver essere venuti e per questa bellissima festa!- dichiarò, prima di tagliare la prima fetta di torta.
Presto tutti furono serviti, e una musica lieve si diffuse nella stanza per accompagnare il basso chiacchiericcio degli invitati.
-Signori, vi chiedo di concedermi ancora un attimo di attenzione!- esclamò all’improvviso Sirius, portandosi al centro della stanza. –Vorrei cogliere l’occasione per dare una splendida notizia a tutti voi: il mio grandissimo amico Remus Lupin ha finalmente deciso di sistemarsi con l’incantevole Dora Tonks, lasciando così a noi scapoli qualche bellezza in più da conquistare!-
A quelle parole gran parte della sala ridacchiò, mentre l’uomo continuava a parlare.
-Vi prego di fare un caloroso applauso a questi due futuri sposi e di unirvi a me nell’augurare a loro ogni bene!- concluse Sirius, cominciando ad applaudire, seguito subito da tutti i presenti.
Lupin e Tonks si strinsero, arrossendo lievemente mentre sorridevano.
-Coraggio Moony! Vogliamo vedere un bacio!- gli urlò Sirius –Ma guarda te se devo spiegarti sempre tutto io!- lo prese in giro.
Remus gli tirò un’occhiataccia, ma subito dopo abbraccio la sua futura sposa, baciandola con passione in uno scroscio di applausi, mentre la banda cominciava a suonare un lento a cui i due diedero inizio.

Harry e Joey erano al centro della pista. Era lui che conduceva, facendola sentire a suo agio: volteggiando, senza smettere di guardarsi negli occhi, sorridendosi ogni tanto.
-Te l’ho già detto che sei bellissima?- chiese disegnando con le dita percorsi invisibili sulla sua spalla nuda.
-Si, almeno una decina di volte…- bisbigliò lei, chiudendo gli occhi e beandosi di quel contatto.
-Potrei abituarmi, sai?- chiese poi, staccandosi per una leggera giravolta e tornando tra le braccia di lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-A cosa?- chiese il ragazzo spostandole un ciuffo di capelli che le era finito davanti agli occhi.
-A tutto questo… A te… Non sono mai stata così bene con qualcuno…-
-Neanche io… Ti amo…- le disse piegandosi su di lei per baciarla, dolcemente. Ripreso a ballare e la ragazza posò la testa sul suo petto, lasciandosi accarezzare i capelli, mentre volteggiavano con eleganza. La musica finì e ne iniziò subito un’altra, lenta come la precedente.
-Non sapevo che Harry Potter ballasse così bene…- annunciò Joey tornando a guardarlo negli occhi. –Calì non mi ha parlato bene del vostro ballo del quarto anno... Dice che non l’hai mai fatta ballare e che poi se ne è cercata un altro… Mi ha detto che se volevo aveva un amico da presentarmi per questa sera…-
-Cosa?!- chiese Harry, indignato –Ma… insomma, si non l’ho fatta ballare, è vero. A parte che lei non mi è mai piaciuta… Ma suggerirti di uscire con un altro! Quando è successo? Perché io me lo sono perso?-
-E’ stata l’altra sera, in Sala Comune… e se non erro tu leggevi un libro sul Quidditch con Ron e Kyra…-
-Accidenti, non posso lasciarti sola cinque minuti…- disse contrariato scuotendo la testa.
-Si, non dovresti proprio…- convenne lei, sorridendo.
-E che lei hai risposto?-
-Che non mi importava se mi facevi ballare o meno, l’importante sarebbe stato stare con te…-
-Ottima risposta!- le sorrise lui, portandola al lato della pista. –Comunque visto che non ti interessa ballare…- annunciò incominciando ad allontanarsi.
-Dove vai?- si lamentò lei, costringendolo a ballare, stringendosi di nuovo a lui. –Non vuoi fare vedere a Calì quanto si sbagliava?-
-Si, direi che potrei fare uno sforzo…- rispose mentre lei si sporse verso di lui, baciandolo.
-E poi tornando al discorso Calì, quel ballo era orribile, organizzato male, niente in confronto a questo… E Ron aveva bisogno di sostegno…-
-Perché mai Ron avrebbe dovuto aver bisogno di sostegno?- chiese, spaesata la ragazza.
-Hermione era stata invitata da Krum… E puoi immaginare tu…-
-Ah, quindi la cosa va avanti da un bel po’!-
-Si- ammise Harry –Ora però le cose sembrano migliorate- aggiunse indicando i due ragazzi che ballavano poco distanti da loto e parlavano vicini, sorridendosi ogni tanto.
-Si, direi di si- rispose annuendo. –Non ti da un po’ fastidio?-
-Dovrebbe?- chiese lui, stranito da quell’ipotesi e poi guardando l’espressione di Joey scosse la testa. –Sono contento per loro. Spero solo che non si complichino ulteriormente le cose, ma niente altro. Siamo stati sempre amici, niente di più-
Lei annuì, poi il suo sguardo fu attratto da Silente che si era staccato con un inchino composto dalla professoressa McGrannitt per raggiungere le file di Serpeverde, invitando una sconcertata Pansy Parkinson per il ballo successivo.
Anche la professoressa Sprite si era diretta verso il tavolo di Corvonero, portando in pista un ragazzino del secondo anno, imbarazzatissimo eppure sorridente.
Dal tavolo dei Serpeverde, invece, Blaise si era alzato, diretto verso la professoressa McGranitt, che aveva accettato con estremo garbo il suo invito a ballare.
Joey guardò Harry negli occhi, staccandosi leggermente da lui.
-Ti dispiacerebbe se…?- chiese, lasciando la frase in sospeso.
-Credi che accetterebbe? Insomma… Non desterebbe troppi sospetti?- chiese un po’ preoccupato Harry.
Joey tornò a guardare le coppie che in quel momento occupavano la pista, le più strane che avesse mai visto: Silente sorrideva a Pansy mentre le faceva fare una giravolta; Blaise faceva volteggiare la McGranitt con aria divertita, consapevole che quell’episodio difficilmente sarebbe stato dimenticato e proprio in quel momento Lavanda aveva preso l’iniziativa lasciando il suo accompagnatore al bordo della pista, dirigendosi verso il professor Relief che accolse la proposta con uno dei suoi rari sorrisi.
-No… Alla fine tutti stanno ballando con tutti…-
Harry annuì, avvicinandola per un ultimo bacio prima di guardarla dirigersi verso Severus e di andarsi a sedere al tavolo con Kyra e John.
Con passo misurato la ragazza si avviò nella direzione in cui il professore parlava con Vitious, bevendo da un bicchiere di cristallo.
Lo sguardo del mago si spostò su di lei mentre si avvicinava, assottigliando leggermente lo sguardo: aveva già capito le sue intenzioni.
-La prego- disse solo lei, quando fu abbastanza vicino da farsi sentire.
-No, scordalo, signorina Anderson- rispose lui, irremovibile –Non sono capace di ballare, non rientra nelle mie competenze…-
-La guiderò io, professore- assicurò prima di voltarsi verso Vitious –Le spiace se glielo porto via per un po’?- chiese voltandosi verso Vitiuos.
-No, certo che no. Continueremo dopo la nostra conversazione, Severus- rispose divertito dall’espressione del mago.
Lei sorrise, ringraziandolo e condusse Severus in pista. Rimasero un po’ in disparte mentre lei gli posizionava una mano dietro la sua schiena e l’altra la stringeva nella sua, ed infine poggiava la sinistra sulla spalla dell’uomo.
-Lasciati guidare- le disse lei. –Porta dietro il destro, poi sinistro. Ti fermi un secondo e avanti col sinistro e poi col destro, ok? Passi più piccoli, Severus, più piccoli...-
-Mi sento uno stupido... Non sono portato per queste cose… Andiamocene…- Lui fece per allontanarsi ma lei lo bloccò.
-Ti prego… Forza, Sevy. Avanti, indietro… Segui me… Indietro, avanti.-
Ben presto il professore prese il ritmo, sempre però lasciandosi seguire da Joey, che lo costrinse a spostarsi a sinistra, e fece una mezza giravolta, proprio mentre passavano davanti al tavolo dove gli altri erano seduti, vedendo Kyra che sorrideva davanti a quella scena.
-Te la cavi, visto?- chiese lei, tornando a guardarlo.
-Non è che me la cavo, stai facendo tutto tu... Non mi piace il vestito di Kyra, comunque- disse improvvisamente mentre un’altra giravolta li avvicinò a Silente che ora ballava con Hannah Abbott e che sorrise vedendoli. –Non è da lei… Glielo hai scelto tu?-
Lei sbuffò sorridendo. –Non è che gliel’ho scelto io… Le ho solo detto che le stava divinamente e sembrava cucino su di lei…-
-Quindi glielo hai scelto tu- concluse Severus. –Non vi ho dato i soldi per comprare abiti così succinti…-
-Forse… Però devi ammettere che le sta benissimo…-
Lui annuì mentre la canzone finì e con una piccola giravolta si trovarono proprio di fronte al tavolo di Joey, che si staccò da Severus e lo mise davanti a Kyra, invitandoli a ballare.
La rossa sorrise, alzandosi, e lasciandosi condurre dal professore sulla pista.
-Non credevo lo avresti mai fatto Sevy- gli disse scherzosamente la ragazza.
-Non chiamarmi così. Comunque avrei potuto dire la stessa cosa di te- la rimbeccò il mago, senza riuscire a trattenere un sorriso nonostante lo sguardo corrucciato.
-In effetti fino all’ultimo minuto ho pensato di mettere le scarpe da tennis sotto la gonna, almeno avrei avuto meno probabilità d’inciampare… Ma non ho avuto modo di vincere con Joey…- gli confidò con un sospiro, facendolo quasi ridere.
Cominciarono a volteggiare lentamente mentre Severus guidava la ragazza.
-Ma vedi che sei portato per il ballo!- esclamò divertita Kyra ad un certo punto –Sei migliorato tantissimo!-
-Non prendermi in giro Kyra, sto ballando solo per far felici voi- ribatté lui, lanciandole un’occhiataccia. –In ogni caso chi è il tuo accompagnatore?-
Il suo sguardo indagatore la fece sorridere –Un certo John… Sinceramente non so nulla di lui, ma se hai assistito anche tu a quella patetica scenetta, sai che mi ha invitato per salvarmi da Seamus- spiegò rassegnata.
-Mi pare fin troppo insistente quel Finnigan…- disse individuandolo tra la folla, seduto a un tavolo con un paio di ragazzi, che continuava a guardare Kyra imbronciato.
-Non preoccuparti di cercare un modo per dargli una punizione, credo che sia bastata la batosta che gli ho tirato rifiutando il suo invito…- disse quasi speranzosa.
-In ogni caso fai attenzione a quel John, non si sa mai che tipi sono quelli di Corvonero- borbottò rivolgendo la sua attenzione al ragazzo che beveva seduto dove Kyra lo aveva lasciato.
Questa volta la ragazza non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, sotto lo sguardo interrogativo dell’uomo.
-Per te Sevy, ogni ragazzo in questa sala è uno “strano tipo” da cui devo guardarmi le spalle- gli rispose, senza smettere di ridacchiare.
-Mi preoccupo solo per te- ribatté lui, indispettito.
In quel momento la musica si fermò, e le coppie cominciarono a sciogliersi con l’inizio della canzone successiva. Anche Kyra e Severus si separarono, ma prima di voltarsi la ragazza gli diede un velocissimo e quasi impercettibile bacio sulla guancia –Grazie per aver ballato con me… papà- gli disse semplicemente, sorridendogli.

Quando tornò al tavolo John non c’era così, si sedette ad attenderlo.
Presto la sua attenzione fu catturata da Sirius, che aveva appena rifiutato l’invito di una ragazza del terzo anno. Stranamente sembrava che la giovane fosse elettrizzata, probabilmente ancora non riusciva a credere che le avesse rivolto la parola.
Si accorse solo allora che aveva tolto la giacca, rimanendo con addosso solo la camicia bianca.
All’improvviso l’uomo si voltò verso di lei, alzando il calice che aveva in mano in segno di saluto, e facendola arrossire, prima che riuscisse a ricambiare il gesto con un cenno del capo.
-Tieni Alisia- disse il suo accompagnatore, distraendola, mentre le porgeva un bicchiere pieno di succo di zucca. Lei lo ringraziò, poi si voltò a guardare Joey ed Harry ballare al centro della sala.
-Sembrano davvero felici- disse sorridendo il ragazzo accanto a lei, vedendo dov’era diretto il suo sguardo.
-Si, sono perfetti insieme!- rispose lei, continuando a sorseggiare la sua bibita.
In quel momento, Sirius si avvicinò ai due, inchinandosi elegantemente –Mi concede questo ballo?- chiese a Kyra prendendole la mano. La ragazza arrossì nuovamente, appoggiando il bicchiere sul tavolo e annuendo.
-Ti dispiace John?- chiese poi al biondo accanto a sé che sempre sorridendo scosse la testa.
Sirius la portò sulla pista, mentre l’orchestra cominciava a suonare una nuova canzone, leggermente più veloce delle precedenti.
-Io non sono molto brava a ballare…- sospirò la rossa, in un sussurro.
-Non devi vergognarti di me- le ripeté l’uomo sorridendo – Dopotutto sei riuscita a ballare con Piton-.
Sentì la mano forte dell’uomo poggiarsi sulla sua schiena nuda, trasmettendole un brivido caldo in tutto il corpo, mentre l’altra non aveva mai lasciato la sua. Si appoggiò alla sua spalla, sentendo i muscoli sotto la stoffa del vestito, prima di cominciare a volteggiare lentamente. Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre Kyra, imbarazzata, dimenticava tutti i pensieri che fino a qualche attimo prima le frullavano in testa, tanto da non riuscire a pensare niente di intelligente da dire.
-Ottima scelta questo vestito, anche se sarebbe stato meglio ad una ragazza dai capelli neri- gli sussurrò vicino all’orecchio.
Quell’affermazione, riferita al suo vero aspetto, il modo in cui l’aveva pronunciata, le fece alzare gli occhi con un nuovo fremito, incrociando lo sguardo magnetico dell’uomo, i suoi occhi di metallo così particolari, e di nuovo arrossì.
-Non mi sarei mai aspettata un tuo invito- disse infine, cercando di distogliere l’attenzione dal suo viso.
-Sono curioso di sapere qualcosa di più sulla ragazza che mi ha salvato la vita e mi sembrava il modo migliore per non essere disturbati- spiegò lui, sul viso un’espressione così sicura e rilassata che riuscì a mettere la ragazza a suo agio.
-Dimmi cosa vuoi sapere, e io ti risponderò- rispose lei sorridendo mentre la musica finiva.
I due si fermarono e Sirius la condusse fuori, nel giardino, lontano dalla confusione di quella sala troppo piena per parlare.
-Sei un Animagus anche tu?- le chiese, quando furono abbastanza lontani da non essere sentiti da nessuno.
Lei scosse la testa, ridendo –No, sono una mutaforma. È stato molto difficile arrivare ad assumere le sembianze di un animale completamente. In più ho scoperto che molte volte la trasformazione sia così radicata da coinvolgere anche la mente. In quel caso può diventare pericolosa, perché se l’istinto animale prende il sopravvento, non si riuscirebbe a tornare umani. Era esattamente quello che ci serviva per salvarti: diventare un animale quasi completamente - spiegò.
-Capisco- annuì il mago –E come mai hai scelto proprio la pantera?-.
La ragazza sorrise mentre ricordava cosa l’aveva spinta –Quando ero piccola non sono mai stata con mio padre, e non ho mai saputo chi fosse mia madre. Severus si è preso cura di me, e successivamente anche di Joey. Il primo regalo che mi fece, era un bellissimo peluche, proprio una pantera, che portavo sempre con me, ovunque andassi. Anche il mio Patronus è una pantera, forse per questo riesco a trasformarmi più facilmente in questo animale – raccontò, il viso rivolto in alto verso il cielo.
-Si, inoltre è molto probabile che tu abbia una particolare affinità con il felino dal manto nero- disse seriamente, ricordando il suo vero aspetto. La giovane si voltò e nuovamente quegli occhi la colpirono, mentre brillavano come catturando la luce tutto intorno a loro.
-Cosa intendi dire?- chiese, non sapendo come interpretare quella frase.
-Stavo pensando a un semplice accostamento cromatico- rispose lui, con un sorriso scherzoso.
Kyra sorrise, cercando di dissimulare quello che sentiva: qualcosa era cambiato in lei, nel modo in cui vedeva quell’uomo. Non riusciva a capire perché il suo cuore battesse all’impazzata, anche stando solamente al suo fianco a parlare, perché accelerasse ogni volta che i loro sguardi si incrociavano e perché le saltasse in gola ogni volta che le sorrideva.
Cos’era questo desiderio irrazionale di farlo rimanere nella scuola il più a lungo possibile? Non poteva credere di essersi affezionata così tanto a un uomo che poteva essere suo padre, ne tantomeno riusciva a ripensare a quei momenti passati insieme senza sorridere di gioia.
-Ti vedo pensierosa questa sera, va tutto bene?- chiese Sirius, distraendola dai suoi pensieri.
-Certo! Non preoccuparti- rispose arrossendo lievemente. – Semplicemente non credevo fosse possibile che le cose si sistemassero così… -
Il suo sguardo vagò per il giardino di Hogwarts, verso la sala grande da dove si sentiva ancora provenire, sebbene lieve, la musica, per poi tornare a guardare il cielo, sorridendo.
-Non avrei mai sperato di poter passare delle giornate così serene, di vedere la mia amica così raggiante e di conoscere persone tanto sorprendenti- concluse chiudendo gli occhi mentre la brezza le accarezzava il viso e i corti capelli rossi.
-Sono felice che tu sia riuscita a vivere tutto questo – rispose l’uomo, avvicinandosi.
-Sono felice che tu sia tornato per vederlo- rispose lei, voltandosi a guardarlo.
Dopo qualche istante, rendendosi conto delle parole che aveva pronunciato arrossì, distogliendo lo sguardo mentre Sirius sorrideva con dolcezza.
-Come avete scoperto che il solo modo per entrare nell’arco era in forma animale?- chiese dopo qualche minuto, cambiando argomento per metterla a suo agio. –Ho chiesto ad Harry ma non mi ha saputo rispondere.
La giovane sorrise mentre cominciava a spiegargli delle loro ricerche, del problema della mancanza di informazioni su gran parte dei libri, del colpo di fortuna nella libreria a Hogsmeade e infine delle loro traduzioni.
L’uomo la osservava in silenzio, colpito dalla passione con cui la ragazza parlava, dalla sua voglia di vivere e di scoprire. Gli sembrò quasi riuscire a vederla mentre sfogliava libri indecifrabili per arrivare a una soluzione convincente.
-Sei stata piuttosto incauta a voler entrare in quel limbo senza avere nessuna prova certa della veridicità della tua teoria- le disse a bassa voce l’uomo quando la ragazza ebbe finito di parlare.
Kyra lo guardò negli occhi, stupita della preoccupazione che le era sembrato di leggere nella sua voce e sul suo viso ma subito l’uomo continuò, tornando a sorridere: -Sono davvero felice che tu abbia avuto ragione, sarebbe stato molto triste non poter uscire da quel posto e soprattutto non riuscire a conoscerti!- le confidò con un sorriso così dolce e sensuale che la rossa si sentì sciogliere mentre il suo viso avvampava.
Quindi non si era immaginata quell’ansia? Davvero si era preoccupato per lei nonostante tutto fosse ormai passato? Era sempre più confusa dal modo di comportarsi del mago e soprattutto da lei, da quello che il suo corpo le faceva provare ogni volta che erano insieme.
-Come mai avete deciso di parlarmi di quel Medaglione? Non sarebbe stato meglio che anche io rimanessi all’oscuro?-
-Sei una persona di cui si fidano tutti e crediamo che in questo modo puoi aiutarci molto di più nella nostra ricerca- rispose mentre l’uomo le si sedeva accanto, annuendo lentamente. -E comunque nessuno di noi riteneva corretto tenerti all’oscuro: sei il padrino di Harry, è giusto che almeno tu sappia tutta la verità… Anche perché non capisco il motivo di tutta questa riservatezza…- continuò pensierosa.
Sirius sorrise. –Siete stati molto premurosi. In ogni caso devi sapere che Silente è fatto così: ha molti segreti e preferisce non dividere tutto con l’Ordine. Devo ammettere che è frustrante a volte, ma probabilmente è anche la cosa più sicura da fare…- chiarì, senza smettere di osservarla.
Kyra annuì, d’accordo con la sua spiegazione, e rimase in silenzio alcuni minuti, un po’ pensando alle parole del mago, un po’ cercando un altro argomento di cui parlare.
–Ho sentito tante cose su di te, Sirius Black… Cosa combinavi durante gli anni passati ad Hogwarts?- gli domandò, ricordando improvvisamente le parole di Hermione e ridacchiando quando vide il viso dell’uomo farsi curioso.
-E cosa avresti sentito su di me?- chiese lui, mentre un ghigno sbarazzino gli si allargava sul volto.
-Non molto a dire la verità, se non che avete creato la Mappa del Malandrino… Ma mi sembra che tu, Remus e il padre di Harry ne abbiate combinate di tutti i colori-.
Sirius rise, incapace di trattenersi. –Possiamo dire che durante la scuola ci siamo divertiti parecchio, si-.
Il suo sguardo sembrò perdersi nei ricordi mentre cominciava a raccontare: -In realtà eravamo più io e James a divertirci. Remus è sempre stato più serio e controllato di noi. È stato per il suo problema che siamo diventati Animaghi, e devo dire che sono stati dei momenti veramente belli da passare insieme-.
Il suo viso si era improvvisamente fatto triste, mentre si guardava le mani, appoggiate sulle gambe. La giovane appoggiò la propria sulla spalla dell’uomo, avvicinandosi leggermente, preoccupata per la malinconia che era comparsa su quel volto sempre sorridente.
-Qualcosa non va?- chiese.
Sirius sorrise a quel contatto, alzando il viso per guardarla negli occhi –No, semplicemente ripensavo a James. Era il mio migliore amico e mi manca molto. A questo ballo sembra manchino solo lui e Lily- si confidò.
Kyra non rispose, rendendosi conto che qualunque cosa avrebbe detto sarebbe stata fuori luogo. Sapeva cos’era la paura di perdere chi ami, ma ancora non aveva provato sulla sua pelle il dolore dell’effettiva scomparsa di una persona cara e sperava di non doverlo conoscere mai.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, quasi immobili, poi Sirius sembrò riprendersi.
-Che imperdonabile maleducato sono stato! Far annoiare una signorina così graziosa al freddo della sera!- esclamò, tornando nuovamente a sorridere. – Mi permetta almeno di ripagare il mio errore offrendole una bibita-.
Sparì per un paio di minuti, tornando con due piccoli calici pieni di vino, uno dei quali lo porse alla ragazza che lo sorseggiò sorridendo, contagiata dalla nuova allegria dell’uomo.

-Potrei esserne quasi geloso…- disse Harry quando Kyra e Severus si staccarono e lei tornò a sedersi accanto a John.
-Di cosa?- chiesa Joey, decidendo di riprendere a ballare e lasciandosi condurre in mezzo alla pista accanto a Fred che ballava stretto con Angelina. –Non capisco…-
-Di come ballavi con Severus-
-Fammi capire… Sei geloso di Severus?- chiese lei divertita dal solo pensiero.
Lui annuì, serio. –Sono geloso di chiunque ti si avvicini, in particolare se balla con te…-
-Ma non ha senso! Lui è… è Severus!-
-Infatti- concordò il ragazzo. –Colui che ha fatto parte della tua vita per sedici anni che a me sono sconosciuti…-
-Anni di cui non c’è molto da invidiare…- rispose lei, con voce cupa. –Davvero, e lo sai. E non ti sono del tutto sconosciuti... Ti ho raccontato un po’ di cose… e non mi sembravi molto entusiasta neanche tu...-
-Infatti non lo sono. Però deve essere stato bello vederti crescere e diventare la donna che sei ora...-
Lei arrossì per quel complimento, distogliendo lo sguardo.
-A proposito di cose che mi devi raccontare...- ricordò lei. -Chi sono i Malandrini?-
Lui rise. -E' una storia molto interessante, e non mi sembra il caso di raccontarla in mezzo a questo casino, non renderebbe giustizia al racconto e ai protagonisti... Però ti prometto che domani mattina te la racconto-
Lei sorrise, fidandosi della promessa, e tornando a poggiare la testa sul suo petto, sentendosi a proprio agio tra le sue braccia mentre gli occhi di Harry corsero al portone dove Sirius e Kyra stavano uscendo.
-Questa sera Sirius è in buona compagnia- disse lui alzando il viso della ragazza tra le sue braccia per poterla guardare negli occhi.
-Con chi è?- chiese curiosa.
-Con Kyra. Andavano verso il parco…- rispose sorridendo.
Lei lo guardò, un attimo confusa, non capendo, visto che fino a cinque minuti prima era con un certo John che non aveva niente a che fare con Sirius. Fece per aprire bocca e chiedere qualcosa ma fu messa a tacere da un bacio dolce di Harry.
Poi lui sospirò e Joey sentì il suo umore cambiare, gradualmente. Ipotizzò che poteva essere stanco, visto che ballavano già da un bel po' ma, quando riaprì gli occhi e vide il suo sguardo, capì che la danza centrava ben poco.
-Mancano solo loro…- bisbigliò distogliendo gli occhi dai signori Weasley che parlavano amabilmente con Tonks e Lupin, rispondendo alla muta domanda della ragazza.
Joey strinse la mano di lui e capendo lo portò fuori, nell’aria fresca della sera.
-I tuoi genitori?- chiese la ragazza quando furono lontano da orecchie indiscrete, mentre lui le porgeva la giacca, vedendola tremare di freddo.
-Si. E' solo che... Non è facile... Vedere Sirius e Remus di nuovo insieme... E pensare che mancano solo loro due... Immaginavo già mio padre intervenire nel discorso di Sirius e mia madre correre ad abbracciare Remus e Tonks mentre lanciava un'occhiata contrariata ai due che avevano dato la notizia... A mio padre sarebbe piaciuto assistere al matrimonio di uno dei suoi migliori amici-.
Lei sorrise, senza sapere bene cosa dire, sperando solo che la sua stretta di mano poté essere sufficiente.
-Sarebbero stati contenti anche di te, ne sono sicuro- aggiunse poi, mentre lei lo fermava e lo avvicinava per baciarlo.
-Sono certa che loro sono fieri di te, anche se tu non li puoi vedere…- disse lei in un sussurro tornando a baciarlo. Lui sorrise in quel bacio, portando le mani nei suoi capelli e quando si staccarono sorrideva ancora.
Appoggiò la sua fronte contro quella di Joey, chiudendo gli occhi.
-Grazie- disse semplicemente.
Lei sorrise e ripresero a camminare, senza nessuna fretta.
-Mi racconti di loro, allora?- chiese, senza riuscire a trattenersi. -Dei Malandrini? Quello che sai ovviamente...-
-Non puoi proprio aspettare domani?- chiese sorridendole.
-No! Ti prego!-
Lui annuì, passandole un braccio intorno alle spalle e incomincinciò a raccontarle di Remus e del piccolo problema che aveva, di come suo padre, Sirius e Peter avevano deciso di aiutarlo diventando Animaghi nel giro di soli tre anni, cosa molto difficile da ottenere. Così, trasformati in cervo, cane e topo, passavano le serate di Luna Piena con Remus, scoprendo i posti più segreti di Hogwarts e creando così la Mappa del Malandrino. Lei rimase completamente sorpresa da quella notizia e si lasciò sfuggire che a dicembre avevano preso la Mappa a sua insaputa.
-Erano dei grandi amici...- commentò Joey alla fine di quel racconto.
-Si, se non fosse stato per Minus che li ha traditi...-
-Minus? Peter Minus?- chiese lei schifata.
Lo ricordava bene… Quante volte sua sorella l’aveva nominato, lodandosi suo malgrado per quello che aveva fatto, visto che era merito suo che il Signore Oscuro era tornato? Per Joey era e rimarrà sempre un lurido codardo, che avrebbe avuto paura di tutte le conseguenze delle sue azioni.
-Lo dovresti aver presente….-
-Infatti. Per me rimane solo uno schifo verme parassita-
Harry rise a quelle parole prima di stamparle un lieve bacio sulle labbra.
Si interruppero solo quando videro Sirius e Kyra parlare e decisero di avvicinarsi.

Già in lontananza poterono sentire le risate delle due persone che si rincorrevano, facendo sorridere anche Harry e Joey che si stavano avvicinando.
Appena li videro Sirius e Kyra si zittirono, osservandoli avvicinarsi.
-Ma siete sempre a bere voi due? Sirius non mi starai facendo diventare Kyra un alcolista!
-E’ solo un bicchierino innocente, cuginetta!- esclamò Sirius, unendosi alle loro risate.
-Abbiamo interrotto qualcosa?- chiese Harry, poco dopo.
-Niente di quello che pensate- rispose l’uomo voltandosi senza smettere di sorridere, mentre Kyra si limitava a scuotere la testa, sorridendo ancora e concentrandosi sul suo bicchiere per nascondere il rossore.
Joey si prese qualche secondo per guardare la sua migliore amica: conosceva quello sguardo, l’aveva visto su lei stessa solo pochi mesi prima. Ma era possibile che lei…? Ripensò ai giorni passati, alla sua ansia ingiustificata per il ballo, alla sua poca voglia di andarci con John e ogni cosa sembrò prendere il giusto posto, come se all’improvviso fosse più chiaro. E sorrise, involontariamente, al pensiero che qualcosa dentro Kyra stava cambiando, trasformandosi senza che nemmeno lei se ne rendesse conto, non del tutto almeno.
-Come mai la tua ragazza ha quello strano sorriso stampato sulla faccia?- chiese Sirius, dubbioso ad Harry.
-Non lo so…- fu la banale risposta dal ragazzo scrollando le spalle.
Kyra, nel frattempo, aveva alzato lo sguardo incontrando quello di Joey, che continuò a sorridere. Di solito non c’era bisogno di parole tra di loro, riuscivano a capirsi con uno sguardo, ma non pareva quello il caso. Kyra sembrava confusa dal sorriso dell’amica, senza riuscire a capire il vero motivo. Quel pensiero fece allargare ancora di più il sorriso di Joey e facendo contrarre le sopraciglia di Kyra, diventata improvvisamente pensierosa come se stesse rivivendo tutta quella sera per cercare di arrivare a dove Joey era giunta, sapendo bene di aver ragione.
Poi si voltò verso Harry e Sirius che le guardavano leggermente confusi.
-Che c’è?- chiese Kyra, non capendo.
Sirius scosse il capo e decise di lasciar cadere il discorso. –Beh, forse è meglio che siate arrivati, credo sia il momento di incominciare le ricerche…-
-Quando?- chiese Harry, guardandosi intorno e assicurandosi che nessuno li ascoltasse.
-Domani. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo o non riusciremo mai a finire le ricerche nella Stanza delle Necessità-
I tre annuirono, d’accordo con lui. –Dobbiamo avvisare Ron ed Hermione allora-
-Si, però possiamo farlo domani- disse Harry –Questa sera lasciamoli un po’ da soli. Per come è Hermione si agiterebbe troppo… Un sacco di regole da infrangere e tutto il resto… Sapete com’è…-
Tutti risero. –Si, si. Meglio non…-
Improvvisamente una pioggerellina leggera cominciò a cadere, facendo scappare tutti i presenti dal grande giardino.
-Andiamo a ripararci, non vorrei che prendessi freddo- propose Harry a Joey senza lasciar finire la frase a Kyra.
Kyra invece sorrise –Andate pure, io sto bene qui- disse alzando il viso al cielo, mentre le gocce di pioggia le scendevano sulle guancie e sul collo, scivolando fino alle braccia e alla schiena.
Joey la guardò confusa, ma vedendo il suo sorriso, si decise a seguire Harry che aveva estratto la bacchetta, creando una piccola barriera per evitare che si bagnassero.
La rossa non sapeva perché voleva rimanere, era un desiderio strano provocato da una sensazione tanto simile a quella che aveva provato al di là del Velo da farle venire i brividi.
Sapeva che la situazione era completamente diversa, ma quel desiderio di libertà che l’aveva pervasa durante il salvataggio la stava invadendo ancora, risvegliato da una semplice pioggerella.
-Una ragazza per bene non dovrebbe rimanere sotto la pioggia- le disse Sirius, avvicinandosi.
Lei sorrise, senza aprire gli occhi –Ora stai parlando come un papà molto rigido-.
-Beh, bambina mia… Devo dedurre che tu non sia una brava ragazza?- continuò a prenderla in giro Sirius.
Lei si voltò a guardarlo, i corti capelli bagnati che le incorniciavano il viso, gli occhi tornati del loro consueto color ambra. Il sorriso si allargò sul suo volto, malizioso, mentre osservava i capelli dell’uomo bagnarsi sotto la pioggia che si faceva mano a mano più insistente.
Seguì con lo sguardo il percorso di una gocciolina solitaria che dalla guancia era scesa verso il collo, nascondendosi poi sotto la camicia ormai fradicia.
-Devo dedurre che tu mi vedi come una cattiva ragazza?- rispose lei a tono, ridendo. –E poi anche tu sei rimasto sotto la pioggia-
-Beh è risaputo che non sono un bravo ragazzo, anche se ho fatto tutto questo per galanteria-.
Kyra fece una lieve riverenza, per prenderlo in giro, poi si passò una mano nei capelli per scostarli dagli occhi, nuovamente blu.
-Alla fine quelle non rimangono semplicemente per non sciuparsi la pettinatura… e non sanno cosa si perdono- sussurrò senza spostare lo sguardo dall’uomo che le stava di fronte.
Un tuono rimbombò in lontananza, catturando la loro attenzione e preannunciando una tempesta più seria. Ridendo come due bambini, rientrarono di corsa in Sala Grande, appena in tempo per non essere investiti da un vero e proprio diluvio.
Sirius allora prese la sua giacca da una sedia e, sorridendo, gliela appoggiò delicatamente sulle spalle per riscaldarla.

Stavano sorseggiando dell’ottimo idromele, quando videro Sirius e Kyra, completamente fradici, entrare dal portone principale. Joey, che dal suo posto riusciva a vedere Severus, non poté ignorare lo sguardo di fuoco che il professore lanciò ai due, troppo presi da loro per notarlo, proprio mentre Sirius offriva alla ragazza la sua giacca. A quanto pare Severus si era fatto due conti, osservandoli quella sera, ed era giunto alle stesse conclusioni di Joey, il che non avrebbe portato niente di buono.
-Se poi domani ti viene la febbre io non voglio saperne nulla…- proferì Joey quando si avvicinarono.
-Non preoccuparti, sono forte io!- la contraddisse la rossa.
Joey non fece in tempo a replicare, vedendo Remus e Tonks avvicinarsi.
-Ragazzi- li salutò Remus, con un sorriso.
Kyra e Joey rimasero in silenzio, indecise se complimentarsi o meno con loro per l’imminente matrimonio, lasciando calare su di loro un silenzio un po’ imbarazzante.
-Amore… credo che dovremmo essere noi a parlare per primi…- cominciò Tonks facendosi più vicina, evidentemente imbarazzata.
-Si, hai ragione. Dobbiamo delle scuse a qualcuno…- concordò il mago.
-Ma non è necessario, davvero…- provò Kyra, subito interrotta.
-Lo è eccome- la contraddisse Remus –Mi spiace per come vi abbiamo accolte all’Ordine, dovevamo fidarci del giudizio di Silente e non dubitarne-
Tonks annuì partecipe. –Del resto, ora sappiano che non ci sono più dubbi… Avete rischiato la vita per uno come lui…-
-Andiamo Dora, non sono così male…- protestò sorridente l’uomo chiamato in causa.
Tutti scoppiarono a ridere, poi Tonks si rivolse direttamente a Joey. –Mi spiace per quella sera, davvero. Non avrei dovuto reagire in quel modo. A volte faccio le cose senza pensare-
-Non c’è problema, davvero. Non più ormai. L’importante è che abbiate capito chi siamo- disse Joey, con un sorriso avvicinandosi a Tonks e abbracciandola per congratularsi con lei mentre Kyra faceva lo stesso con Remus.
Quando si staccarono Joey si voltò verso Harry, il cui sguardo insistente non l’aveva lasciata neanche un secondo.
Dentro di lei scoppiò improvvisamente il desiderio di abbracciarlo e stringerlo forte a se, come mai aveva fatto e si lasciò guidare da se stessa, senza pensare a niente: si avvicinò, mettendo le mani intorno alla sua vita, stringendosi contro di lui. Si guardarono per un attimo negli occhi e poi si avvicinarono baciandosi profondamente, come facevano solo quando erano in posti solo loro dove nessuno poteva osservarli.
Dei colpi di tosse li riscossero ma ci misero un po’ a staccarsi.
-Vieni con me…- le disse Harry, poggiando la fronte contro la sua.
-Dove?- chiese in un sussurro.
-In un posto, ti piacerà…-
Si diedero un altro bacio, più casto, mentre altri colpi di tosse li richiamarono alla realtà.
-Scusateci, noi ci assentiamo per un po’-
Non attesero risposta ma si avviarono verso il portone, mano nella mano, mentre la voce di Sirius ancora li seguiva.
-Si andate, e vedete di…-
Ma quello che cercò di dire poi nessuno riuscì ad udito: Remus aveva puntato la bacchetta contro di lui praticando un incantesimo Tacitante in modo che tutta la Sala non sentisse quello che stava urlando. Solo quando si fu arreso a parlare, fissò con sguardo contrariato Remus in attesa del contro incantesimo mentre le due ragazze ridevano.
-Se mi giuri che non urli ti libero, Felpato-
Sirius mise una mano sul cuore e Remus praticò silenziosamente il contro incantesimo.
-Comunque, volevo solo dire “e vedete di non fare tardi…”- cercò di difendersi il mago, poco convinto.
-Si, certo, Felpato- gli rispose a tono Remus –Come se non ti conoscessi…-
E detto questo il licantropo se ne andò, prendendo per mano Tonks, senza ascoltare le proteste dell’uomo.

La Stanza delle Necessità si materializzò davanti a loro, lasciandoli entrare. Era bella, sistemata in quel modo, con un letto enorme a baldacchino su un lato e un camino di fronte. Semplice, come doveva essere.
Appena entrarono Joey si preoccupò di tornare del suo aspetto normale, con il vestito leggermente grande. Harry sorrise mentre la portava sul letto e si sedevano. Si persero per un attimo, guardandosi, mentre Joey riusciva a malapena a rendersi conto delle dita di lui che le spostavano una ciocca di capelli per vederla meglio in viso.
-Ho paura….- gli disse lei, stupidamente.
-Non devi… Ti amo-
-Ti amo anche io, Harry…-
E accadde ancora prima che lei se ne rendesse conto, ignorando il classico dolore da prima volta, che sbiadiva di fronte a quel mare di emozioni che provò poco dopo.
E mentre lui era sopra di lei sentiva che quello che stava succedendo andava ben oltre al semplice sesso che più di una volta alcune ragazze del loro corso avevano descritto, raccontando di un incontro di fiamma con qualche ragazzo del loro anno, andava ben oltre il loro desiderio che in quel momento bruciava, nuovo e inaspettato, andava ben oltre a qualsiasi cosa provata in quei mesi. Andava oltre tutto. Non seppe dire con chiarezza cos’era, se amore o qualcosa di più forte, se esisteva. Seppe solo, senza alcun dubbio, che il suo cuore sarebbe esploso, incapace di contenere tutto quel sentimento che cresceva ad ogni movimento di Harry.
Era un sentimento nuovo, che solo ora rendeva tutto chiaro, tutto nitido come mai lo era stato: la bellezza nel conoscerlo, la fatica per mostrargli chi erano davvero, la gioia nel riaverlo, l’attesa di quel momento prendevano il loro posto, incastrandosi come i pezzi perfetti di un puzzle che loro stavano costruendo giorno dopo giorno.
Era come se una finestra sporca fosse ora pulita perfettamente e le permettesse di vedere tutto con più lucidità, di scoprire quel sentimento che, mentre i secondi passano, si approfondiva e si radicava in lei, andando ad occupare il posto che gli spettava da quando aveva conosciuto Harry Potter. Sentiva qualcosa dentro di lei cambiare e trasformarsi, legarsi a Harry in maniera indissolubile, irreversibile e capì di amarlo come mai lo aveva amato prima, come mai avrebbe potuto amare.
E volle fermare il tempo, quel tempo che stava rubando attimi preziosi a loro, che la faceva tremare di paura non rendendola certa del futuro insieme a lui, mentre lo guardava negli occhi e ci leggeva tutto quello che provava lei, qualunque cosa fosse, qualunque cosa volesse dire.
Un respiro condiviso e un desiderio che si consumava tra i loro corpi, caldi. Joey sapeva che in quel momento sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa, ma lei non ci avrebbe badato: in testa aveva solo i suoi occhi verde smeraldo che la guardavano brillando di quel piacere che si stavano regalando.
Era strano e bello scoprire come in quella stanza tutto stava sparendo. La preoccupazione per Severus, le parole di Silente, quel medaglione… Sembravano lontani chilometri come se entrambi avessero preso la decisione silenziosa di non parlarne più, almeno per una sera, soprattutto per quella sera. Il resto davvero non aveva alcuna importanza, se non lui, sopra di lei, che la faceva sentire la persona più importante dell’universo con delle semplici carezze.
Sorrise, stringendolo più forte, come mai aveva fatto, sentendolo, respirandolo per non dimenticarsi mai della dolcezza che ci metteva in ogni gesto. Gli scostò un ciuffo di capelli dalla fronte e si impresse a fuoco quell’immagine di lui, così perfetto da farle togliere il fiato.
Lo vide chiudere gli occhi e tremare lasciandosi andare su di lei, con il respiro accelerato.
-Ti amo, Harry Potter- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli, mentre lui sorrideva nei suoi tornando poi a nascondersi in un bacio. Finalmente si sentiva completa, e sapeva che nulla e nessuno l’avrebbe mai separata da lui, non l’avrebbe permesso. Avrebbe lottato fino alla morte per avere quel futuro che era suo, che era loro, e ora, sentendo il suo corpo caldo e il suo cuore diminuire i battiti, tutto sembra più semplice e sicuro.
Si fece cullare dal respiro di Harry che divenne più regolare, e si addormentò anche lei, abbracciata il più possibile a lui.

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto: Ricerche al chiaro di luna ***


CAPITOLO DICIOTTO: Ricerche al chiaro di luna

L’euforia per il ballo durò anche tutto il giorno seguente. Ovunque si andava si sentivano ancora le ragazze parlare di quello che era successo e di quel ragazzo fantastico che aveva reso la loro serata stupenda. I ragazzi, esasperati da tutta questa situazione, cercavano in tutti i modi di sfuggire a questo post-ballo che non avevano immaginato ma che era prevedibile dopo l’evento di sabato.
Un gruppo sostanzioso di ragazzi del sesto e settimo anno, a sentire quello che diceva Hermione, si era addirittura rifugiato in biblioteca dove le risatine e le voci acute delle ragazze erano seriamente bandite su ordine di Madama Prince.
Per Kyra e Joey la cosa era leggermente diversa.
Entrambe erano perse nei loro pensieri e non sembrava esserci modo di riportarle alla vita reale in cui Hermione aveva cominciato a inveire anche contro di loro, dicendo che se volevano arrivare pronte ai M.A.G.O. dovevano usare ogni momento libero per studiare compresa la domenica e fu inutile farle presente che quegli esami sarebbero stati solo tra più di un anno. Alla fine le due ragazze convennero che non era necessario preoccuparsi particolarmente, tanto quel giorno non sarebbero riuscite a combinare nulla e tornarono a immergersi nei propri pensieri.
Joey aveva ancora in testa ogni singolo attimo di quello che era successo nella Stanza delle Necessità e forse, tutt’ora, non si rendeva pienamente conto di quello che c’era stato tra lei ed Harry.
Quella mattina si era svegliata presto, con le prime luci del sole che entravano da una piccola finestra ed era rimasta a guardare il ragazzo sdraiato accanto a lei per quelle che le erano sembrate ore. E la cosa più bella era stata sentire il cuore scaldarsi quando lui si era svegliato e dolcemente l’aveva baciata per darle il buongiorno più bello che avesse mai ricevuto.
Si chiedeva distrattamente se qualcuno l’avesse capito, o se lo avesse sicuramente immaginato. Non che le importasse qualcosa ma di certo non voleva che la sua prima volta finisse sulla bocca di una Lavanda Brown e di conseguenza su quella di tutta la scuola.
Eppure, ogni cosa in lei sembrava evidenziarlo in maniera impressionante: lo guardava, sorrideva e abbassava gli occhi, imbarazzata, sentendo il suo sguardo insistente addosso che la costringeva a rialzare il viso per specchiarsi nei suoi occhi verdi che mai li aveva visti così luminosi.
Ma forse era tutta un’illusione, frutto della sua immaginazione. Ma alla fine che importava? Era bello così e desiderò rimanere in quella Sala Comune a guardarlo finchè non si sarebbe stancata.
Kyra, invece, stava ancora rimuginando su quello che era successo con Severus quella mattina.
L’aveva fatta chiamare con urgenza e proprio non si sarebbe mai immaginata un discorso del genere.
-Entra- le disse semplicemente Severus, quando bussò alla porta.
-Come mai mi hai fatto venire?- chiese la ragazza, incuriosita, chiudendosi l’uscio alle spalle.
-Niente di particolare, ero solo curioso- rispose lui, guardandola –Volevo sapere solo cosa avevi combinato ieri sera quando è scoppiato quell’acquazzone, ci hai messo una vita a rientrare-.
Kyra ricambiò il suo sguardo, interdetta, ma il ricordo di Sirius sotto la pioggia la fece arrossire lievemente –Non so come mai non sono rientrata, stavo bene sotto la pioggia… E poi parlavo con Sirius- rispose mentre l’uomo davanti a lei corrugava la fronte, contrariato.
-Si, vi ho visti ballare
insieme- affermò tagliente –Non me lo sarei mai aspettato-.
-Beh, era un ballo… Non credevo potesse essere così divertente- disse lei, sorprendendosi a sorridere –E poi anche tu hai ballato- gli fece notare la ragazza.
-Non cambiare discorso Kyra, ho ballato solo con voi- rispose il professore.
-Ma quello con Sirius è stato solo un ballo…- disse lei con calma, non riuscendo a capire perché Severus se la prendesse tanto.
-Certo… Possibile che non hai visto come Black ti guardava?- le domandò, alzandosi di scatto dalla sedia e cominciando a camminare avanti indietro per lo studio.
-Ma Severus, non è quel tipo di persona!- esclamò contrariata la rossa.
-E tu come lo sai?-
-Beh lo conosco… Ho parlato con lui…- raccontò lei, pensierosa.
-Parlare una volta non ti permette di conoscere veramente una persona!-
-Non ho parlato con lui una sola volta… - bisbigliò lei, arrossendo mentre chinava il capo.
-Cosa?- esclamò il mago, inviperito. –E io che mi preoccupavo di Finnigan! Kyra quell’uomo ha vent’anni più di te! Potrebbe essere tuo padre! Pensavo di potermi fidare del tuo buon senso!-
-Severus, cosa stai dicendo?- chiese la giovane, confusa.
-Sto solo cercando di aprirti gli occhi!- disse serrando la mascella.
-Finiscila, non è assolutamente vero…- protestò la ragazza ma il suo rossore contraddiceva quelle parole.
-Capisco. Quindi è per questo che arrossisci? Perché
non è assolutamente vero?- le chiese facendole il verso.
-Non sto arrossendo- disse la ragazza tirandosi involontariamente indietro e toccandosi le guance calde.

Ripensando a quel momento Kyra si portò una mano sul viso: non si era per niente resa conto di arrossire. A Severus non aveva detto che il pensiero di quell’uomo continuava ad attraversarle la mente e questo la portava a pensare che lei in realtà stesse solo mentendo a sé stessa perché ammetterlo avrebbe complicato enormemente le cose. Severus aveva ragione: era un uomo, con vent’anni di differenza… Cosa poteva trovare in una ragazzina diciassettenne?
-Senti Kyra, non ho voglia di stare qui a discutere. Volevo solo parlarti sinceramente. Black non è quello che la tua fantasia da ragazzina ti fa pensare, tanto meno la persona giusta per prendere una stupida cottarella adolescenziale-
-Tiri sempre in ballo questa storia! Perché secondo te dovrei aver preso una cotta per lui?-
-Mi sembra di rivedere Joey qualche tempo fa, quando correva dietro a Potter!-
-Severus, ti stai sbagliando. Per me è solo…-
-Non mi interessa cos’è per te Black. Ti voglio solo dire di stare attenta…- cercò di metterla in guardia.
-Ma perché?- chiese sbuffando.
-E’ risaputo che ad Hogwarts faceva a gara con il suo
caro amico Potter per chi faceva più conquiste!-
Era rimasta completamente spiazzata da quelle parole, incapace di nascondere quello che sentiva dentro a Severus. Sapeva che sul suo viso si era dipinta un’espressione più che eloquente e per il mago fu solo una conferma. Ma in quel momento a lei non importava… Era come se si fosse svegliata improvvisamente da un bel sogno per ritornare con i piedi in quella che era la sua realtà. Doveva aspettarselo, era stato ragazzo anche lui e per quanto non le importasse quello che aveva fatto in passato, l’attrazione per lui dava un nuovo senso a quelle parole: sentiva un lieve timore salire verso la gola, dettato dalla preoccupazione che fosse rimasto la stessa persona che era quando frequentava Hogwarts e che lui non la considerasse niente di più che una semplice ragazzina.
-Ti sei fatto un’idea sbagliata. Io non ho nessuna infatuazione per lui- rispose ingenuamente Kyra.
Con quella frase si era voltata ed era uscita dallo studio. Ma ora, ripensando a quella discussione nella tranquillità della Sala Comune, si rendeva perfettamente conto che mentiva.
-Vogliamo parlarne?- chiese Joey interrompendo i suoi pensieri e facendola sobbalzare.
-Parlare... di cosa?- chiese smarrita la giovane, rannicchiandosi ancora di più sul divano.
-Di Sirius, mi pare ovvio- rispose sorridendo l’amica, ma il suo sorriso si spense vedendo l’occhiata triste che Kyra le lanciò. –Qual è il problema? Credevo che ti fossi divertita ieri sera…-
-Si, infatti. Ieri sera è stato… perfetto. Ma questa mattina….-
-Severus?- La rossa annuì solamente. –Sempre il solito… Che ti ha detto?-
-Alla fine ha ragione… Lui ha vent’anni più di me…- incominciò Kyra.
-Si, certo. Ha vent’anni più di te… e la vita è una sola e tu dovresti fare quello che ti dice il cuore-
-Mary, non vuol dire nulla… Severus dice che era una specie di Play Boy a scuola… Non potrebbe trovare niente in me degno di considerazione…-
-Alisia, ma alla fine che importa? Il passato è passato, lui ha avuto la sua vita e tu la tua. Vuoi rimpiange qualcosa di bello per una cosa del genere?-
-Non sto dicendo che mi interessa il suo passato…- protestò debolmente la ragazza.
-E allora cosa, che non è interessato a te?-
-Si, quello. Chi ti dice che è cambiato? Che non sia rimasto il ragazzo di un tempo?-
-Nessuno. Ma non mi è sembrato così superficiale. Senti… me l’ha detto anche Harry…-
-Cosa?- chiese alzando la testa incuriosita. –Da quando tu ed Harry parlate di me e Sirius?-
-Da quando abbiamo capito che qualcosa sta cambiando. Lo vede diverso, ride, scherza… Non lo ricordava così da… non sa nemmeno lui da quanto…-
-Non vuol dire nulla. Semplicemente stiamo bene insieme- sussurrò Kyra poco convinta.
-Si, certo. Allora, facciamo una cosa… Presto, forse oggi stesso, lo vedremo per quelle ricerche, no? Tu fingiti arrabbiata con lui… Se vedi che cerca spiegazioni… allora siamo a metà strada…-
-Magari si preoccupa per me solo perché gli ho salvato la vita- bofonchiò tornando a raggomitolarsi al suo posto.
-Accidenti! Perché ti ostini a credere di non piacergli? Vogliamo chiedere a Finnigan se piaci?-
-Assolutamente no!- esclamò tirandole un cuscino e colpendola in piena faccia. –Va bene, hai vinto! Ci proverò ma non vorrà dire nulla-
-Lo sapevo che con le buone maniere si ottiene tutto! Ah… Sai bene che questo Severus non lo deve venire a sapere… Questa sarebbe la volta buona che mi ammazza…-

A pomeriggio inoltrato poco prima che si dirigessero a mangiare davanti ad Harry atterrò un grosso gufo nero, portando una lettera di Sirius, estremamente breve.
“Questa sera, a mezzanotte, davanti alla Strega Orba. Non fate tardi, non abbiamo molto tempo.”
-Perché ci dobbiamo vedere con Sirius questa sera?- chiese Ron
-Amore non glielo hai detto?- chiese Joey, stizzita.
Harry scosse la testa in segno di diniego sorridendo.
–Cosa vorrebbe dire no? Ti sembra che…- incominciò la ragazza ma fu subito interrotta da Harry -Tu glielo hai detto?-
Lei rimase col dito puntato verso di Harry in silenzio per un attimo. Poi, dopo averci pensato un po’, disse –No, veramente non pensavo di doverlo fare io…-
-Siamo in due…- disse Harry. –Secondo me doveva farlo Kyra ma fa finta di niente…-
Joey sorrise apertamente. –Si, sai amore, lo credo anche io…-
-Volete finirla? Fate i complici per le cose sbagliate, ecco qual è il vostro problema! Sbaglio o eri stato tu a dire che bisognava dirlo ad Hermione con calma?- saltò su Kyra, indispettita.
-Acuta osservazione, ma…-
-Stop, stop, stop!- urlò Ron facendo girare alcuni ragazzini del secondo anno che parlottavano qualche tavolino più in là. –Andrete avanti all’infinito così. Cosa sarebbe questa cosa che dovete dirci?-
-Questa sera dobbiamo vedere Sirius nel luogo che ci ha indicato per iniziare le ricerche. Dice che già il tempo è poco… Se rimandiamo ancora di molto non finiremo più- rispose Kyra abbassando la voce mentre lanciava un’occhiataccia ad Harry.
-Io direi che vuoi vedere Sirius per un altro motivo, ma…- incominciò Joey mentre tutti gli sguardi confusi, ad eccezione di quello di Kyra, saettavano verso di lei.
-Mary, se non la smetti, ti affatturo…- minacciò Kyra con un sorriso per niente dolce sul viso.
-Ma che ho detto? Questa mi sembra la pura e semplice verità, Alisia e credo che…-
-Vuoi proprio morire?- domandò la ragazza, fingendo di prendere la bacchetta.
-Ma… uffa- sbuffò, sorridendo.
-Non provare a capirle- suggerì il rosso ad Harry –Tutto tempo perso-
Harry si limitò ad annuire mentre il gruppetto si faceva più vicino e abbassava ancora di più la voce per evitare che qualcuno sentisse.
-Che dite, la Sala Comune sarà vuota a mezzanotte?- chiese Hermione, preoccupata.
-Beh, è raro che qualcuno rimanga sveglio fino a quell’ora…-
-Se non ci sarà nessuno sarà un gioco da ragazzi- proferì Kyra. –Basterà portarci la Mappa del Malandrino ed assicurarsi di non incontrare nessuno di indesiderato-
-Perché a me non sembra così facile?- domandò Hermione, che aveva incominciato a studiare tutti i Grifondoro come per valutare che sarebbe stato in grado di rimanere alzato fino a tardi quella sera.
-Perché ogni cosa che implica un infrangere le regole a te non sembra facile, Hermione- la prese in giro il rosso, sorridendole. Lei non riuscì a ricambiare il sorriso, arrossendo solamente. Per fortuna nessuno degli altri si accorse di quello scambio di sguardi, altrimenti sarebbero partite domande su domande che lei avrebbe voluto evitare a tutti i costi. Quello che era successo la sera prima era così confuso e non riusciva ancora adesso a trovarci il filo logico. Aveva apprezzato lo sforzo di Ron di fingere che era tutto normale ma per lei non sembrava così semplice.
–Simpatico, Ron- si sforzò di rispondere. -E se rimane qualcuno sveglio che facciamo?- domandò poi, mettendo da parte i suoi pensieri, capendo che al momento c’era altro di cui occuparsi
-Ce ne preoccuperemo quando sarà il momento- disse Ron. –Troveremo un diversivo. Vedetela così… Avere dei fratelli come Fred e George dà i suoi frutti col passare degli anni-
-Ok, allora è deciso. In un modo o nell’altro a mezzanotte saremo da Sirius- proclamò Harry, ignorando l’ennesima occhiata preoccupata della riccia.
I sei annuirono poi Joey chiese ad Harry: -Tu credi che Silente sarebbe d’accordo?-
-Non so… Lui non mi ha detto di non chiedere aiuto… Mi ha solo detto che lui non mi potrà più aiutare di persona-
E detto questo si diressero tutti a cena, pensando a quello che li avrebbe aspettati quella notte.

I ragazzi si ritrovarono davanti alla Strega Orba qualche minuto prima della mezzanotte. Fortunatamente erano andati a letto tutti presto, un po’ perché la giornata era stata molto lunga un po’ per le interrogazioni a sorpresa della McGranitt che avevano fatto strage tra gli studenti di ogni anno.
Hermione, benché le ricerche non fossero ancora iniziate, era vicino ad una crisi nervosa, per colpa di Ron. Aveva iniziato a lamentarsi dalle dieci, dicendo che lui era troppo stanco e che secondo lui si dovevano rimandare le ricerche. Hermione si era opposta con tutta la sua forza, forse per i primi dieci minuti. Poi lo aveva lasciato a brontolare sulla sua poltrona. Anche in quel momento tutti continuavano a sentire la sua voce in sottofondo ed Harry, esasperato quanto l’amica, stava valutando attentamente quale incantesimo propinargli.
-Senti, se proprio non vuoi, vattene a letto!- disse il ragazzo capendo che una maledizione non sarebbe stata l’ideale.
-Davvero?- chiese il rosso, speranzoso.
-Certo che no!- si intromise Hermione –Tu non lo conosci le frasi di circostanza?-
-Ma…-
-Finitela, tutti e tre. O ci aspetterà una bella visita nell’ufficio della McGranitt- sibilò Kyra alterata, proprio mentre il suo orologio segnava la mezzanotte esatta.
Dopo pochi secondi la statua della Strega Orba si aprì e un enorme cane nero ne saltò fuori avvicinandosi trotterellando al gruppetto, mentre già cominciava ad assumere forma umana.
-L’ultima volta mi era sembrato più largo…- disse pulendosi la polvere dai vestiti.
-Sei tu che sei ingrassato!- rise Harry facendo sorridere anche il padrino.
-Ma avete finito di fare i bambini? Non siamo qui per divertirci- disse Kyra riservando loro un’occhiata torva e intercettando il sorrisetto di Joey.
Seguì un momento di silenzio dove tutti guardarono la ragazza che sembrò notare solo lo sguardo di Sirius, mentre cercava di impedirsi di arrossire.
-Si, bene… Kyra ha ragione… Harry, la mappa…-
Il ragazzo annuì mostrando a tutti il vecchio foglio di pergamena.
La strada sembrava libera: Gazza e Mrs Purr erano nei sotterranei e si trovavano proprio davanti a Pix, Piton sorvegliava il settimo piano andando avanti e indietro per il lungo corridoio.
-Vedete che non è una buona idea? Voglio tornare a dormire!- protestò Ron.
-Se Severus ci becca andiamo in guai seri…- disse Joey mordendosi il labbro.
-C’è una scorciatoia dietro questo arazzo- disse Sirius precedendoli verso le scale. –Aspetteremo che Piton cambi postazione-
-Sicuro di quello che fai?- chiese Kyra guardandolo dubbioso.
-Hai altre alternative?-
-Non so, potremmo…-
Joey sbuffò, si voltò verso Harry, prese la mappa del Malandrino e incominciò ad avviarsi verso l’arazzo. –Siamo fortunati. Mentre voi discutete, lui sta scendendo. Quindi se non vogliamo farci trovare qui, meglio darci una mossa. Ci aspetta una nottata molto lunga-
-Caspita, tra una e l’altra questa sera….-esclamò Sirius incamminandosi con il gruppetto, sempre seguito dai borbottì di Ron.
-Ron, se ci fai scoprire, ti maledico. Attento, non vorrei averti sulla coscienza- minacciò Kyra.
-Sentite, voi non capite! Per me dormire è importante! Ho bisogno di almeno…- provò Ron ma fu subito interrotto da Joey che si voltò verso di lui, facendo fermare anche tutti gli altri. –E per la nostra salute mentale è importante che tu stia zitto. Davvero, Ron, sono seria. Hai sonno, l’abbiamo capito. Dormirai domani nell’ora di Severus, ok?-
-Non posso dormire durante l’ora di Piton. Non sai quanti punti ci toglierebbe… Poi me la devo sorbire io Hermione…-
Alzando gli occhi al cielo il gruppetto riprese a camminare, mentre Sirius si avvicinava ad Harry.
-Che succede a quelle due stasera?- chiese con uno sguardo eloquente. –Sono in fase mestruale?-
-Che cosa hai detto, Sirius Black?- sibilò Joey voltandosi di scatto verso l’uomo seguita da Kyra ed Hermione.
-Posso dire con certezza che… - incominciò Harry cercando di spiegarsi.
-E tu pure che gli rispondi! Andiamo bene!- esclamò Joey guardandolo negli occhi.
Si voltò mentre Kyra continuava ancora a fissare il mago, con espressione piuttosto seria.
-La tua delicatezza è commovente- commentò in un sussurro appena udibile.
-Non pensavo fosse una cosa così tremenda da dire…Molte donne soffrono di questi cambi d’umore- si giustificò in un’alzata di spalle.
-Certo, sono sicura che di queste cose te ne intendi- rispose la ragazza. –Meglio seguirli, devi mostrarci tu il passaggio-
Detto questo lasciò Sirius che la guardava completamente allibito, raggiungendo l’amica che camminava poco più avanti.
Arrivati davanti all’arazzo, Sirius lo spostò con un semplice gesto della bacchetta, lasciando intravedere una ripida scala a chiocciola, interamente scavata nella pietra.
Lasciò che il gruppetto lo precedesse, rimanendo indietro insieme ad Harry.
-Cosa stavi cercando di dirmi prima che qualcuno ci interrompesse?- chiese l’uomo curioso.
-Pensavo che una persona come te l’avesse già intuito- sorrise Harry, fissandolo.
-Volevo solo averne la conferma-
A quelle parole Joey si voltò nuovamente, osservando i volti dei due. Lo sguardo di Sirius non lasciava dubbi: aveva capito perfettamente cosa c’era stato tra di loro.
-Complimenti- sussurrò Joey, guardando Harry per alcuni secondi prima di andarsene.
-Dannazione…- mormorò il ragazzo.

Finalmente arrivarono al settimo piano assicurandosi che fosse completamente deserto e Sirius si piazzò di fronte a un muro sgombro. Prese a camminare tre volte avanti e indietro fino a che non si materializzò una grande porta in legno davanti ai loro occhi.
Quando entrarono il gemito di Ron risuonò nella stanza ingombra, mentre la porta si chiudeva dietro di loro.
Montagne di cianfrusaglie si alzavano davanti a loro, pericolanti, nelle quali a malapena si potevano scorgere gli oggetti che le componevano: libri, mantelli, bottiglie, tappeti e persino mobili rotti ingombravano ogni angolo della camera creando la spiacevole sensazione che da un momento all’altro sarebbero potuto essere sommersi da tutta quella pattumiera.
-Ma voi state scherzando!- esclamò il rosso –Qui ci vorrà una vita per finire e io ho bisogno di riposo!-
-Ron, adesso basta!- esclamarono Sirius e Kyra contemporaneamente, voltandosi verso di lui e osservandolo con freddezza.
Sotto quello sguardo il ragazzo si fece piccolo, indietreggiando, ma i due avevano smesso di interessarsi di lui, e si stavano guardando negli occhi.
Kyra arrossì, voltandosi, e a quel gesto l’uomo non riuscì a trattenere un sorriso.
-Per la barba di Merlino… - sussurrò Hermione –Ci deve essere un modo per finire prima!- e senza aspettare lanciò un incantesimo d’appello che però non sortì alcun effetto.
-In questa camera non funziona quell’incantesimo. È la Stanza stessa ad impedirne l’utilizzo, come se fosse un suo potere particolare- spiegò l’uomo, con un’alzata di spalle.
-E’ meglio dividersi- suggerì Kyra, che intanto si era voltata per nascondere l’imbarazzo –Altrimenti il peggior incubo di Ron potrebbe avverarsi-.
-Mi piace come ragiona questa ragazza!- esclamò Ron, dirigendosi a passo sicuro verso Hermione e scomparendo con lei dietro una pila di vecchi libri.
Anche Joey, seguendo il consiglio dell’amica, si dileguò senza degnare Harry neanche di un’occhiata. Il ragazzo la chiamò, poi vedendo che non lo aveva minimamente ascoltato si voltò verso i due rimasti.
-Scusate, devo risolvere questa faccenda- disse in un sospiro, seguendola e lasciandoli soli.
-Sembra che saremo gli unici a cercare il medaglione- fece notare il mago con un mezzo sorriso.
-Beh, allora è proprio il caso di metterci subito al lavoro- rispose freddamente la giovane, voltandosi e mettendosi a frugare in uno dei tanti scatoloni.
La rossa ribaltò completamente il contenuto fuori dalla scatola, mentre l’uomo la seguì, sentendo il suo sguardo insistente sulla schiena; stava cominciando a pensare che l’idea di Joey fosse del tutto priva di senso, soprattutto perché si rendeva conto che non sarebbe riuscita a fingersi arrabbiata con lui ancora per molto.
-Hai intenzione di tenermi il broncio per tutta la sera?- chiese contrariato Sirius.
Lei sospirò alzando finalmente il viso, senza però parlare.
-Andiamo, qual è il problema? Credevo che ieri fosse stata una bella serata…-
-Infatti, mi sono divertita con te…- ammise la rossa.
-Ma?- domandò l’uomo.
-Ma niente… Non preoccuparti-
-Nessuno ti ha detto che non sei brava a mentire?-
-Sono solamente stanca… davvero… è stata una giornata pesante… Sai come è la McGranitt…-
-Ero convinto che per la ragazza che mi ha salvato la vita la McGranitt fosse uno scherzo…- le prese in giro l’uomo sorridendo.
La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso di rimando –Oggi era più tremenda del solito-
Ripresero a camminare tra le montagne di oggetti, guardandosi intorno distrattamente.
-Quindi quello che mi hai detto prima era solo una battuta?-
-A cosa ti riferisci?- finse di non capire la ragazza.
-Quella frase… in corridoio…- chiarì lui.
-Ah…quella… Ma niente, sono solo voci-
-E chi te le ha riferite?- chiese incuriosito.
-Qualcuno che conosci…-sussurrò la rossa.
-Va bene, se non vuoi dirmi chi, almeno dimmi cosa sai-
-Solo che sapevi far divertire le ragazze- disse infine, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi.
Sirius la guardò alcuni secondi, poi scoppiò a ridere, mentre lei lo osservava sempre più confusa.
-Non pensavo che una cosa del genere si potesse dire con tanto garbo!- esclamò. Riprese a parlare solo quando finalmente riuscì a tornare serio –Comunque è vero, ero un tipo che piaceva… beh, piaceva molto-.
-Modesto eh?-
-Cosa vuoi farci? È un dono di natura- le rispose con un ghigno.
La giovane non riuscì a capire se si stesse riferendo alla modestia o al fatto che piacesse alle donne, così preferì tacere, mentre la mente vagava verso pensieri che era meglio non rivelare.
A salvarla da quella situazione imbarazzante giunse la voce di Joey che li richiamava verso l’altro lato della stanza: -Venite, forse abbiamo trovato qualcosa!-.

Ron ed Hermione stavano camminando affiancati, fermandosi di tanto in tanto quando sembrava loro di vedere qualcosa di interessante.
-Ma come deve essere questo… coso?- chiese Ron frugando tra alcuni vecchi vestiti –Harry non ci ha dato molte informazioni…-
-Potrebbe avere inciso lo stemma di Hogwarts… e sicuramente sarà circondato da un enorme potere magico…- suggerì la riccia, richiudendo un armadio pieno di ragnatele con una faccia schifata.
-Beh grandioso! Peccato che nessuno di noi sappia riconoscere questa fonte di potere, potrebbe essere ovunque!- si lamentò.
-Ron sai che se spendessi meno tempo a parlare e più a cercare a quest’ora avremmo finito?-
Hermione pensò che la stessa cosa l’avrebbe potuta dire a se stessa… Insomma, non che lei parlasse molto ma dove era finita la sua concentrazione? Perché spostava oggetti a caso, senza nemmeno degnarli di attenzione? Si disse che quello era l’unico modo per non guardare Ron negli occhi, cosa che doveva evitare fortemente. Il perché non lo sapeva bene neanche lei… Non si riusciva nemmeno a spiegare il motivo per cui arrossiva così violentemente solo guardandolo di sfuggita. Chissà se si fosse avvicinata per…
“No!” disse a se stessa. “Meglio non pensarci, perché tanto non succederà mai…”
Se voleva mantenere quello che aveva detto al ballo questo non era di certo il modo migliore.
La sua voce la riportò alla realtà.
-Sai, lo stavo pensando anche prima, se desiderassi un letto potrei averlo in cinque secondi, un cuscino morbido… una bella coperta pesante… cinque secondi e…-
Basta, non ce la faceva più… Sapeva che se non trovava una soluzione sarebbe scoppiata, sia perché lui parlava davvero troppo sia perché sentiva l’esigenza di stargli vicino, il più possibile. Così fregandosi di tutto e di tutti, decidendo per una volta di seguire il suo cuore e non la sua testa, abbandonando la sua razionalità che sempre l’aveva caratterizzava, non gli fece neanche terminare la frase, tappandogli la bocca con un bacio, talmente improvviso da lasciarlo spiazzato. Era caldo e desideroso tra le sue braccia, mentre dolcemente lo stringeva avvicinandolo a se. Lo sentì premere per approfondire il bacio e per lei fu come risvegliarsi... Ma cosa stava facendo? Era sbagliato, tremendamente sbagliato… Fece per sottrarsi, il viso bollente, rosso forse quanto quello di Ron, ma lui glielo impedì tornando a cercare la sua bocca. Così Hermione si lasciò finalmente andare, portando le sue mani tra i capelli rossi del ragazzo e stringendosi a lui.
Si separarono guardandosi confusi e sorridendosi lievemente, entrambi sorpresi da quanto era accaduto. Poi il sorriso di Ron si spense. -Non capisco…- disse poco dopo.
-Che cosa?- chiese Hermione, allontanandosi per poterlo vedere bene in viso.
-Questo… Insomma… Tu al ballo eri stata chiara… Non volevi rovinare la nostra amicizia, le cose erano perfette così, e non aveva senso complicarle… E ora…-
-Sono stata una sciocca, pensavo di poter mascherare bene i miei sentimenti ma solo ora capisco quanto mi sbagliavo…-
-E’ questo che mi piace di te…- disse accarezzandole una guancia.
-Ti piace che io sia contraddittoria?- chiese lei inarcando le sopraciglia.
-No, mi piace la tua timidezza e il modo in cui arrossisci…- le sussurrò con un sorriso tornando poi a baciarla.
La voce di Joey li raggiunse da lontano, facendo staccare nuovamente Hermione da lui.
-Dovremmo andare…- bisbigliò Hermione quasi dispiaciuta.
-Si, forse…- rispose lui tornando a concentrarsi sulle sue labbra.
Un colpo di tosse li fece sussultare, rivelando che non erano più soli.
-E bravo il nostro Ron che si fingeva stanco e poi…- esclamò Sirius facendo ridere di cuore Kyra.
-Ecco, veramente…- cercò di dire Hermione arrossendo vistosamente, mentre la stessa sorte toccava alle orecchie di Ron.
-Non c’è bisogno di spiegare, abbiamo capito benissimo!- rincarò la dose l’uomo senza smettere di sghignazzare.
-Non abbiamo tutta la notte!- urlò Harry nelle vicinanze.
-Se fosse impegnato come loro due, non sarebbe così impaziente!- disse voltandosi verso Kyra che cercava di darsi un contegno.
-Finitela, ok?- disse Ron mentre sul suo volto si dipingeva un sorrisetto di scherno. –Potreste far pratica anche voi invece di…-
-Cosa?!- saltò su Kyra.
-Non riesco proprio a piacerti eh?- domandò l’uomo riservandogli uno sguardo da cagnolino bastonato tanto dolce da farle venire voglia di riempirlo di coccole.
Fu Hermione a salvare la situazione, dopo il terzo richiamo degli altri due. –Andiamo a subirci la sfuriata di Joey- disse prendendo per mano Ron mentre Kyra li seguiva con un sospiro di sollievo e Sirius chiudeva il gruppo.

Joey sentì Harry arrivare di corsa e poi rallentare il passo quando ormai si trovava vicino a lei.
-Amore...- chiamò lui ma fu del tutto ignorato, mentre Joey osservava il contenuto di una cassettiera in cerca di qualcosa che potesse passare per un medaglione di quel genere.
-Joey, ti prego...- Posò una mano sul suo braccio, ma lei si scansò, allontanandosi di qualche passo.
-Joey...-
-Senti, Harry, siamo qui per un motivo o te ne sei già dimenticato? Motivo che non implica obbligatoriamente lo scambio di parole, quindi mettiti a cercare pure tu-
Detto questo tornò a concentrarsi sulla sua cassettiera, spostando poi lo sguardo su una pila di gioielli tutti aggrovigliati.
-Ti prego…-
-Sai cosa c’è?- chiese muovendo qualche passo avanti, saltando una pila di scatoloni troppo pieni di polvere da far cambiare idea a chiunque, quando capì che tra quei gioielli non c’era nemmeno l’ombra di un medaglione. –Credo che tutti qua dentro ci siamo dimenticati cosa siamo venuti a fare. E’ stato un miracolo che non ci hanno beccati mentre ci dirigevamo qui, visto il casino che facevamo…-
-Controllavo la mappa appena potevo!- protestò il ragazzo, punto in viso.
-Ce l’avevo io la mappa! E se non vi avessi detto di muovervi Severus ci avrebbe beccati di sicuro! Sai cosa rischio se lui mi vede in giro di notte con te e Sirius?-
-Si, ma…- cercò di ribattere quando ne ebbe l’occasione.
-Ma niente, cerca e fine. Questo dobbiamo fare questa notte e questo faremo- Tornò sulle sue ricerche, decidendo con un sospiro di immergere le mani in uno scatolone che dava l’idea di essere lì da almeno cinquant’anni. La prossima volta si sarebbe dovuta ricordare di portare dei guanti…
-Joey, riprendiamo il nostro discorso… Possiamo parlarne?-
Lei tornò a voltarsi verso di lui fronteggiandolo. -Parlare di cosa, Harry? Del modo in cui sbandieri ai quattro venti quello che succede tra di noi? O di come mi consideri un trofeo?-
-Ma cosa stai dicendo? Io non ti considero un trofeo!-
-Quindi non ti stavi vantando con Sirius per ieri notte? Perdonami se a me è sembrato così! Hai fatto lo stesso con Ron, Dean, Seamus o Neville? O con chiunque altro?-
-Joey, andiamo smettila. Sirius non è un estraneo, è il mio padrino! Ed è normale che lui sappia tutto...- cercò di spiegarsi il ragazzo.
Lei sospirò, esasperata. -Non è il fatto che il tuo padrino lo sappia o meno! È il modo in cui l'hai detto che non va!-
-Da quando chiami Sirius il”mio padrino”?- chiese sconcertato Harry fissandola confuso.
-Da quando lui è diventato la persona migliore a cui dire certe cose!- rispose a tono Joey, fissandolo di rimando.
-Credo che tu stia esagerando...- disse Harry con un sussurro.
Lei alzò le mani in segno di resa, mentre un sorriso per niente allegro le si dipingeva sul viso. -Hai ragione, sto esagerando. Perchè mai dovrei prendermela, vero?- disse girandosi per nascondere una lacrima che le rigava il viso.
-Joey...- la chiamò avvicinandosi e abbracciandola da dietro. -Perché piangi ora?-
-Perché sono una sciocca. Credevo che fosse significato qualcosa anche per te. Mi sbagliavo, non importa-
-Amore, non dirlo. Ieri è stata la notte più bella della mia vita... Tutto il giorno mi dico che se solo ti avessi conosciuta prima, o avessi creduto subito in te... Non pensavo che sarei stato in grado di provare così tante emozioni tutte insieme, invece tu... Sei così importante, Joey...- le disse accarezzandole una guancia, asciugandole l'ultima lacrima, mentre la faceva voltare. -E giusto perchè tu lo sappia non l'ho detto a così tante persone... Solo Ron e Sirius ovviamente... Ma nessun altro, davvero...-
Lei annuì, sorridendo lievemente, mentre Harry le si avvicinava per baciarla.
-Il problema non sono solo io però, mi sembra di aver capito....- sussurrò quando si furono staccati. Joey lo prese per mano conducendolo tra un corridoio stretto riprendendo le ricerche, prima di rispondere. -No, infatti. Credo solo che se Sirius non fosse così... esuberante… forse questa discussione non ci sarebbe stata...-
-Amore, ma lui è così... Lo è sempre stato...-
-Infatti, è questo che mi preoccupa- confermò Joey -Anche per Kyra... E' così presa... E se non fosse cambiato?-
-Non puoi saperlo- le disse il ragazzo fermandosi per guardarla in volto.
-Non lo so, Harry... Ti basta osservarla per capire che qualcosa in lei sta cambiando e anche troppo in fretta... Ma in lui?-
-Anche se non sembra Sirius è cambiato, lo era già prima di conoscere Kyra… Lui e mio padre erano adolescenti e si sono divertiti a modo loro, però poi con l’età si matura... Anche mio padre cambiò per sposare mia madre...-
-Si, è vero-
-Vedrai, andrà tutto bene. Tu cerca di non forzare troppo le cose...- suggerì Harry con un mezzo sorriso. Sorrise anche lei, guardandolo di sfuggita. -Chi dice che io sforzo le cose?-
-Ti ho sentito in Sala Comune... Il meraviglioso consiglio che le hai dato... Anche se avrei giurato che lei non ti avrebbe ascoltato...-
-Se l'ha fatto un motivo ci sarà pure, antipatico...-
E questa volta fu lei ad avvicinarsi a lui, baciandolo con passione. Poi si staccarono e ripresero le ricerche, senza aggiungere altro alla conversazione.
Dopo quelle che parvero ore passate tra quegli oggetti pieni di polvere, Joey vi riconobbe qualcosa che poteva assomigliare all'oggetto delle ricerche: una catenella sottile rossa e attaccata un ciondolo a goccia con inciso lo stemma dei Grifondoro.
-Venite, forse abbiamo trovato qualcosa!- urlò Joey esaminando il ciondolo che aveva tra le mani mentre Harry le si avvicinava.
-Che dici, gli può assomigliare?- chiese lei in un sussurro mentre Harry lo illuminava con la bacchetta.
-Silente non me lo ha descritto bene, però… Credo di si, questo è lo stemma dei Grifondoro…- rispose anche se il suo sguardo rifletteva i suoi dubbi.
-Silente non ti ha spiegato un modo per capire se è questo?-
-No, come al solito non mi dice niente. Dopotutto lui deve farsi da parte…- sbuffò il ragazzo ancora contrariato.
-Ok, non importa… Sirius forse conosce un incantesimo o qualcosa… Se solo si muovessero…-
-Non abbiamo tutta la notte!- gridò Harry per cercare di convincere gli altri a muoversi. –Sai, credo che avessi ragione… Stiamo dimenticando perché siamo qui…-
In quel momento arrivarono tutti e quattro, guidati da Hermione.
-Capisco che questo posto è enorme… Però se vi date una mossa, forse…- Harry si fermò non appena vide la mano della riccia stretta in quella di Ron. Guardò l’amico con un sorriso complice.
-Scusate il ritardo, siamo stati trattenuti da una scena incredibile!- esclamò Sirius guardando i due ragazzi con un ghigno divertito mentre arrossivano.
-Oh, ce l’abbiamo fatta!- esclamò Harry, avvicinandosi alla coppia e dando una pacca sulla schiena all’amico.
-Non fare come Sirius- borbottò Ron, diventando ancora più rosso, ma senza smettere di sorridere.
-Ok… Ragazzi possiamo occuparci di questo medaglione che abbiamo trovato? Per favore?-chiese Joey sorridendo ai due amici.
Tutti annuirono e Sirius si avvicinò alla ragazza prendendo in mano il medaglione e osservandolo attentamente.
-Non so… Non mi convince molto…- sussurrò Sirius passando un dito sul leone rosso-oro coperto di polvere.
-Perché no?- chiese Joey decisa. –C’è lo stemma di Grifondoro… Non è sufficiente?-
-Non credo… Silente ha parlato di un talismano di Hogwarts non di Grifondoro…- fece notare Hermione.
-C’è solo un modo per scoprirlo…- proferì Kyra prendendo la bacchetta e puntando contro il medaglione. -Specialis Revelio- disse.
Improvvisamente il medaglione si accese di luce: “Grifondoro,Grifondoro, sarai sempre il mio Tesoro!” tentò di urlare un coro, estremamente simile ad una ola, ma la voce era lieve, come se le pile fossero scariche.
-No, decisamente non è questo- commentò Ron, ridacchiando.
-Lo troveremo- disse Harry. –Riprendiamo le ricerche-
Con un sospiro tutti si voltarono in direzioni diverse e ripresero a camminare tra le infinite pile di oggetti in silenzio.
Sirius rimase leggermente indietro avvicinandosi a Joey.
-Mi dispiace per prima, capisco che posso essere stato un po’ invadente…- bisbigliò al suo orecchio.
-Scuse accettate- rispose lei sorridendo apertamente –Non sei stato invadente, solo un Black…- precisò prima di voltarsi e correre dietro ad Harry, mentre Sirius con lo stesso sorriso si avviava nella direzione che aveva preso Kyra.

La mattina dopo i ragazzi si svegliarono semplicemente sconvolti: le uniche due ore di sonno non erano bastate a cancellare la stanchezza.
Tutti e cinque erano stravaccati sul divano, il viso segnato da profonde occhiaie, nel tentativo di recuperare anche solo qualche minuto di sonno.
-Perché c’è tutto questo casino?- urlò Joey, spaventando alcuni ragazzi del primo anno che stavano ripassando in un angolo e facendo sussultare Ariel che dormicchiava sulla sua pancia.
-Amore ti prego, mi fa male la testa…- si lamentò Harry, massaggiandosi le tempie.
-E pensare che Sirius a quest’ora sta bellamente dormendo nel suo letto…- borbottò Kyra, coprendosi la testa con un cuscino scarlatto.
-Oh no… Ho dimenticato di fare il tema di Trasfigurazione!- gemette Ron lasciandosi cadere sul bracciolo del divano.
-Saltala… Tanto con l’aspetto che hai potresti benissimo passare per malato…- biascicò Hermione.
-Siamo proprio messi male…- disse Harry, senza riuscire a trattenere un sorriso: Hermione, in condizioni normali, non avrebbe mai detto una cosa simile.
In quel momento Neville entrò in Sala Comune, lasciando richiudere il quadro alle sue spalle con un tonfo, che alle loro orecchie sembrò ancora più forte.
Joey lo fulminò con lo sguardo, alzando il viso dal petto di Harry e facendolo indietreggiare di qualche passo.
-Ragazzi?- domandò Neville indeciso –Va tutto bene?-
-Fantasticamente bene…- ironizzò Kyra da sotto il cuscino seguita dall’affermazione di Ron: -Per qualunque cosa sono in infermeria…-.
-Volevo solo avvisarvi che nella bacheca della Sala Grande c’è un avviso riguardo a oggi pomeriggio…-spiegò.
-Rimango in infermeria…- continuò il rosso con uno sbadiglio.
-Dai Neville, continua…- lo spronò Harry, chiudendo gli occhi.
-Beh, dovremo recarci tutti a Hogsmeade per la prima lezione di Materializzazione. Quindi niente Trasfigurazione.-
-Lo sapevo che non dovevo fare quel tema… - gemette Hermione, sistemandosi più comodamente sul divano, il viso rivolto verso lo schienale.
-Lo sapevo che avevo fatto bene a non farlo!- esclamò Ron, riacquistando un minimo di energie –Lettuccio aspettami! Questo pomeriggio sono tutto tuo!-
-No, non possiamo mancare, è una cosa troppo importante- lo contraddisse Hermione.
-Come fai a esserti ripresa così velocemente?- sbuffò il ragazzo, lanciandole un’occhiataccia.
-Hermione ha ragione… non possiamo mancare…- gemette Harry, controvoglia.
-Si che possiamo! – esclamò Joey – Tanto andarci in queste condizioni sarebbe controproducente!-
-Ma si Mary, vedrai che ce la caveremo… Io e te, almeno- aggiunse ridacchiando Kyra in un sussurro per evitare che Neville sentisse.
Quel pomeriggio, scortati da alcuni professori tra i quali Piton, la McGranitt e Relief, gli studenti del sesto anno si diressero verso il villaggio, dove incontrarono il mago che avrebbe fatto loro da insegnate. L’omettino mandato dal Ministero aveva grandi baffoni castani, gli occhi scuri, quasi neri e un grande cappello a cono che copriva la testa calva.
Li condusse verso l’incrocio che introduceva al villaggio, svoltando sulla destra per non ingombrare completamente il passaggio.
Rimasero sulla stradina lastricata in modo da non sporcarsi con la terra ancora bagnata dalla recente pioggia, mentre l’Istruttore Ministeriale li faceva disporre a un metro l’uno dall’altro.
-La Materializzazione non è così complessa come sembra: è tutta una questione di concentrazione e di visualizzazione…- cominciò a spiegare Wildrat dopo essersi presentato, facendo calare tra gli studenti un silenzio carico di aspettativa.
-Per prima cosa dovete visualizzare con la massima precisione il luogo dove volete Materializzarvi, nel nostro caso…- annunciò facendo comparire dei cerchi di legno davanti a ciascuno degli alunni -…l’interno di questi, che rappresentano la vostra Destinazione. Per seconda cosa è fondamentale concentrarsi sul movimento del vostro corpo che deve essere il più sicuro possibile. Ricordate, dovete essere decisi! Ora osservate attentamente quello che dovrete fare-.
I ragazzi lo videro portare avanti il piede destro, fare un’elegante giro usandolo come perno e poi sparire, per ricomparire alle loro spalle.
Quando fu il loro turno, i risultati non furono dei migliori: nessuno riuscì a spostarsi, benché quasi tutti si sforzassero, ma molti caddero, inciampando nei loro stessi piedi.
Kyra e Joey si guardarono depresse, desiderando entrambe essere rimaste nei loro letti come aveva suggerito Ron: fingere di non riuscire a Materializzarsi era quasi più complicato che raggiungere la propria destinazione.
Dopo un’ora di tentativi infruttuosi, l’Istruttore del Ministero li congedò, dicendo loro di non preoccuparsi, poiché la prossima settimana sarebbe andata meglio.
-Sbrighiamoci a tornare nel Dormitorio, voglio dormire almeno sei ore prima di ricominciare le ricerche- bisbigliò Joey al gruppetto, affiancandosi ad Harry.

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Dogma: Siamo contente di essere riuscite a scrivere un capitolo che ti sia piaciuto nonostante la dolcezza che traboccava da tutti i punti, le virgole e i paragrafi, ci dispiace solo che anche questo non sia esattamente l'emblema dell'azione, comunque tranquilla non dovrebbe durare ancora molto!

milly: Siamo davvero felici di avere una nuova commentatrice e ancora di più di sapere che ci segui da tanto! Grazie infinite per i complimenti, ci dispiace solo di aver aggiornato dopo tutto questo tempo. Speriamo comunque che sia di tuo gradimento!

lyrapotter: Partiamo dal presupposto che questo capitolo é stato scritto prima di leggere la tua recensione... Possiamo ufficialmente promuoverti a Professoressa di Divinazione, hai azzeccato praticamente tutto! JoeyPotter ti ringrazia sinceramente per il tuo apprezzamento sulla coppia HarryxJoey e entrambe ti assicuriamo che presto sentirai parlare di Remus e Dora fino allo sfinimento XD

Tottola: Grazie infinite per aver recensito ancora, siamo entusiaste che ti piacciano tutte queste coppie! Continua a seguirci e ne vedrai delle belle!

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannove: Il triste saluto ***


CAPITOLO DICIANNOVE: Il triste saluto

I giorni passarono lenti per i cinque ragazzi tra lezioni scolastiche, ore di Materializzazione, troppi compiti e pochi momenti di riposo che riuscivano a concedersi a causa delle ricerche infruttuose nella Stanza delle Necessità. Marzo giungeva quindi al termine e non c’era traccia di quel medaglione, almeno non nel posto dove, da almeno due settimane, stavano cercando loro. Ron aveva provato a ribellarsi più volte a quella tortura, come aveva cominciato a definirla lui, ma Sirius non ne voleva sapere: voleva setacciarne almeno metà prima di arrendersi e la strada era ancora lunga.
I pettegolezzi continuavano e crescevano col passare dei giorni. La notizia del fidanzamento ufficiale di Ron ed Hermione aveva fatto il giro della scuola in un giorno e erano pochi quelli che si erano stancati di parlarne. Inventavano stupidate ogni giorno sempre più grosse e Harry, Joey e Kyra si divertivano un mondo, ridendo come matti, a vedere fino a che punto sarebbero potuti arrivare. La migliore uscì dalla bocca di Calì, un pomeriggio di ritorno dalla lezione della professoressa McGranitt. Stando a quello che diceva lei Ron, in grande segreto, aveva prenotato un posto di lusso per fare un matrimonio in segreto e che presto sarebbero partiti per l’Europa per il loro viaggio di nozze. I tre se la risero così tanto che dovettero inventare una scusa per allontanarsi.
Ovviamente tutto questo aveva causato anche le battutacce dei Serpeverde ma era sorprendente vedere come queste scivolassero addosso a Ron ed Hermione senza sortire alcun effetto. Continuarono per poco, comunque, perché ben presto Malfoy e la sua banda si stancarono e decisero di concentrarsi su qualcosa di più interessante.
Tuttavia, ai tre del gruppo qualcosa non tornava. A tutti sembrava così strano vederli insieme, soprattutto per quelli che ricordavano bene le urla e le loro discussioni. Com’era possibile che fosse cambiato tutto improvvisamente? Così, una di quelle sere Harry, Joey e Kyra si avvicinarono furtivi ai due, nel loro solito angolino.
Ron appena li vide alzò un sopracciglio guardandoli male. –Qualunque cosa sia successa, non è colpa mia- si discolpò facendoli scoppiare a ridere mentre si sedevano accanto a loro.
-Per una volta non ti dobbiamo incolpare di nulla!- scherzò Kyra.
-Mi sento onorato- sorrise il rosso facendo un mezzo inchino dalla sua posizione sul divano.
-Sapete cosa c’è, ragazzi?- chiese Harry tranquillo, mentre portava sulle sue gambe Joey e le accarezzava i capelli.
-Cosa?- chiese Hermione leggermente allarmata.
-Credo che mi sfugge qualcosa.. Come è successo? Insomma, un giorno siete in un modo e quello dopo nell’altro… Un bel salto di qualità!- scherzò Harry aspettando il vero racconto.
I due si guardarono arrossendo.
-Andiamo!- li incoraggiò Kyra.
-Ok, allora volete la storia completa?- chiese Hermione in un sospiro.
-Tutti i dettagli!- esclamò Joey.
-Sarà una storia lunga…-
-Abbiamo tempo…- assicurò Kyra.
-Bene, ok- Fu Ron a cominciare. –Allora, tutto è iniziato con il mio invito al ballo. Era da un po’ che aspettavo un’occasione del genere, Harry tu forse lo sai meglio di me. Tuttavia sembrava che per lei non avesse lo stesso significato che le attribuivo io… Insomma, i giorni che hanno preceduto quel sabato sono stati normali… Niente frasi imbarazzanti, niente arrossamento fuori luogo, niente litigate… Niente di niente. Due semplici amici-
Hermione a quel punto prese la parola. –Si, è vero. Poi è arrivato quel sabato e tutto quello che non c’è stato in quei giorni è esploso. Era un miracolo se riuscivo a mettere in piedi una conversazione, e mi sembrava un comportamento un po’ da stupida… Poi mi ha invitato a ballare ed era tutto perfetto, se non fosse stata per la troppa confusione…-
-Così ho deciso di portarla fuori in giardino- riprese Ron guardandola mentre sorrideva. –E l’ho quasi baciata. Solo che lei si è tirata indietro. Ha detto che le cose erano troppo complicate, che era meglio lasciarle così com’era perché andavano bene… In realtà… Aveva paura di come avresti reagito tu, Harry…-
-Cosa?!- chiese Harry, preso letteralmente in contropiede.
-Si, diceva che eravamo stati sempre noi tre e che forse per te sarebbe stato un problema accettare che stavamo insieme…-
-Lo sapevo!- esultò Joey. Poi si voltò verso Dean e urlò: -Dean! Voglio i miei dieci galeoni! Ho vinto!-
Il ragazzo rispose con una smorfia –Come?! Mi avevi detto che era stato Harry stesso ad assicurarti il contrario!- urlò in risposta.
-Ho trovato fonti più che attendibili. Mi credi sulla parola o vuoi una registrazione?- domandò sempre sorridendo voltandosi per guardarlo bene.
-Ti credo, ti credo!- rise Dean e poi tornò a parlare con Seamus e Neville, scuotendo la testa. Joey tornò tra le braccia di Harry e solo allora si accorse di tutti gli sguardi addosso. –Che c’è?-
-Che scommessa hai fatto?- chiese Kyra, sorridendo.
-Non era proprio una scommessa…- cercò di giustificarsi ma sotto lo sguardo divertito di Kyra e arrabbiato degli altri tre fu impossibile fingere. –E va bene! Non è niente di che… Solo ho scommesso sul perché Ron ed Hermione non si sarebbero baciati…-
-Non ci credo!- esclamò Hermione.
-E avresti vinto… perché?- chiese Ron, confuso.
-Perché ho ipotizzato che il problema per voi fosse Harry…-
-Non ci posso credere!- esclamò il ragazzo dietro di lei. –Andiamo avanti…-
-Si, meglio andare avanti. Allora… Finita quella sera ho fatto finta che andava bene così- riprese Ron –Di certo non volevo forzarla in qualcosa, però…-
-…però non andava affatto bene- continuò Hermione per lui. –Insomma, Harry era solo una scusa, bella e buona. Non l’avrebbe mai presa male, anzi…E lo sapevo bene… Così, nella Stanza delle Necessità, mentre continuava a blaterare, non ce l’ho più fatta e… Beh, sapete come è finita-
I tre annuirono e sorrisero ai due.
-Beh, io sono contento per voi, invece- disse Harry –Non potrei esserlo di più!-
-Anche io!- disse Joey con un largo sorriso. –Ho vinto 10 galeoni!-
Seguì un lungo silenzio mentre tutti la guardavano. –Che c’è?- chiese di nuovo.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare che fu sommersa da cuscini tra le risate generali.

Anche quella sera si ritrovavano nella Stanza delle Necessità a setacciarne ogni più piccolo angolo. Per una volta il gruppetto decise di non separarsi, provando a compiere una ricerca più meticolosa: avevano deciso di dividere la camera in settori in modo da svolgere il “compito” con più ordine e perdere così meno tempo. Sirius era arrivato alla conclusione che in questo modo ci avrebbero impiegato solo tre mesi e, a quella notizia, Ron aveva letteralmente avuto una crisi di nervi.
Stranamente, dopo la poco velata minaccia di Sirius di rinchiuderlo lì da solo per tre giorni, si era zittito, lasciandoli lavorare in pace per gran parte della serata.
-Cosa ti sta succedendo?- chiese improvvisamente Sirius ad Harry.
-Niente… Perché?- domandò stupito il ragazzo.
-E’ da quando siamo arrivati che continui a sfregarti la cicatrice…- spiegò l’uomo.
-Oh… Niente di serio… Mi da solo fastidio…-
-Da quanto tempo?- chiese l’uomo, preoccupato.
-Dall’ora di cena- rispose sicura Joey introducendosi nella conversazione.
-Capisco…- disse corrugando la fronte. –E’ lo stesso fastidio che avevi lo scorso anno?-
I due si guardarono, uno stupito, l’altro pensieroso. Harry sapeva benissimo cos’era successo l’anno prima a causa di quel fastidio e il solo ricordo lo faceva star male.
-No, non è la stessa cosa- mentì il ragazzo con la paura di scatenare un falso allarme.
Improvvisamente da una finestra alla loro destra, comparve un Patronus che si diresse verso di loro in un fluido guizzo argenteo. Si fermò davanti a Sirius e la donnola parlò con la voce del signor Weasley: -Sirius, abbiamo bisogno del tuo aiuto, c’è un’emergenza a Hogsmeade. Fai in fretta-
Mentre il Patronus si dissolveva, l’uomo si voltò per uscire dalla Stanza ma, proprio in quel momento Harry cadde in ginocchio, premendosi la mano sulla cicatrice che bruciava dolorosamente.
Subito Joey gli fu accanto, posandogli una mano sulla spalla, preoccupata. Anche Sirius era tornato indietro per capire cosa fosse successo, e vedere Harry in quelle condizioni aumentò la sua inquietudine. Capì subito che il ragazzo gli aveva mentito e che doveva essere successo qualcosa di tremendo: Harry sembrava svenuto e si dibatteva lievemente sul pavimento, mentre l’uomo cercava di convincersi ad andarsene.
-Joey, te lo affido. So che di te mi posso fidare, io devo andare assolutamente…-
-Stai tranquillo, ci pensiamo noi, tu vai!- lo incitò Kyra, chinandosi verso Harry mentre lui si allontanava. All’improvviso, il ragazzo scoppiò a ridere, una risata così glaciale e malvagia che fu chiaro a tutti che non apparteneva a lui.
-Harry! Harry, svegliati!- lo supplicò Joey, scuotendolo lievemente, con la voce che tremava.
La risata si spense ed Harry si alzò di scatto, con la fronte imperlata di sudore e gli abiti appiccicati al corpo.
Si guardò intorno, prendendosi la testa tra le mani che tremavano visibilmente.
-Io…- provò a dire ma fu subito interrotto da Joey:- Prima ti portiamo in Sala Comune, poi ci spieghi tutto… Hai bisogno di stenderti-
Non aspettò una sua risposta e lo aiutò ad alzarsi lasciando che si appoggiasse a lei. Ron le venne in aiuto prendendolo dall’altra parte e si diressero verso il dormitorio, tutti troppo preoccupati per parlare.

Aspettavano notizie da ore e forse fu la prima notte che non riuscirono a sentire la stanchezza. Harry aveva spiegato loro che Voldemort era molto felice, tuttavia, nonostante cercassero di dare una spiegazione, nessuno era riuscito a trovare una motivazione, nemmeno il ragazzo. L’unica cosa che sapevano era che l’ilarità del Signore Oscuro non era un buon segno e non erano capaci in alcun modo di tenere a freno la loro preoccupazione.
-Che cosa avrà voluto dire il Patronus del signor Weasley? Insomma non è possibile che l’Ordine si trovi in una simile difficoltà!- sussurrò Hermione per la centesima volta, rintanata su un angolo del divano rosso oro nella Sala Comune deserta.
-Forse hanno bisogno di noi… Dovremmo andare ad aiutarli…- disse Kyra mentre camminava avanti e indietro davanti alla finestra, guardando ripetutamente fuori.
-Non possiamo lasciare Harry da solo… e poi complicheremmo solo la situazione…- le rispose Joey, accarezzando lievemente i capelli di Harry che era appoggiato sulle sue gambe e sembrava dormire tranquillamente.
Con un sospiro stanco Joey si voltò verso i tre ragazzi.
-Che succede, Joey?- chiese Kyra preoccupata.
-Io non ve l’ho detto perché non credevo fosse così importante…. Insomma, succede così spesso ormai, che cerco di non farci più caso. Tuttavia ieri…- cercò di spiegarsi Joey.
-Cosa?- domandò Ron confuso.
-Il Marchio… Ha bruciato più forte del solito, ieri sera…-
-Joey!- esclamò Kyra, esasperata –Perché non l’hai detto prima?-
-Io… Mi spiace, credevo che non significasse niente di che…- rispose demoralizzata la ragazza.
-Quando è successo?- sospirò Hermione.
-Poco prima che Harry cominciasse a strofinarsi la cicatrice, a cena-
-Forse quelli dell’Ordine avrebbero voluto saperlo…- sussurrò la riccia.
-Se ne sarà accorto anche Severus, ci avrà pensato sicuramente lui- assicurò Kyra tornando a camminare avanti e indietro.
Lasciarono cadere quel discorso mentre il castello piano piano si svegliava.
Nessuno dei loro compagni, insonnoliti, sembrò accorgersi delle loro facce turbate ne trovarono insolito vederli tutti e cinque alzati così presto.
Con dolcezza Joey, si chinò sul ragazzo, svegliandolo con un bacio delicato. Immediatamente lui chiese se avessero avuto notizie di Sirius, ma tutti scossero la testa e Joey si morse il labbro inferiore, ancora più preoccupata vedendo l’espressione agitata di Harry.
Di malavoglia scesero in Sala Grande e subito si accorsero che qualcosa non andava. Gli insegnati erano tutti riuniti in fondo alla stanza e parlavano animatamente. La professoressa Sprite e la professoressa Cooman si stavano abbracciando, piangendo, mentre sembrava che la professoressa McGranitt cercasse di consolarle, tuttavia la sua espressione era triste, il viso scuro.
Hagrid era nascosto nel punto più lontano della Sala e seppelliva il viso nel suo fazzoletto enorme mentre il professor Ruf cercava in qualche modo di dargli conforto.
Gli sguardi di Kyra e Joey furono catturati dal viso di Severus. Nonostante cercasse di non rivelare troppo i suoi sentimenti, le giovani capirono subito che l’uomo era angosciato.
La McGranitt aspettò che la sala si riempisse completamente prima di invitare i suoi colleghi a sedersi e ognuno prese il suo posto, lasciando vuota solo la poltrona del Preside.
-Questa notte Hogsmeade è stata attaccata- cominciò con voce cupa. -I Mangiamorte hanno tentato di distruggere il villaggio, uccidendo chi ha cercato coraggiosamente di difenderlo. Per quanto vorrei dilungarmi raccontando l’eroismo di tutte le persone che hanno deciso di rischiare la propria incolumità, la propria vita, per proteggere degli innocenti, non esiste il tempo materiale per farlo. Quello che è successo ieri è stato un atto di malvagità che ha superato ogni limite ed è giusto che voi sappiate: insieme ad alcuni abitanti del villaggio sono morti anche l’Auror Alastor Moody e il professor Albus Silente-
Il silenzio calò nella sala, un silenzio carico di paura e dolore mentre le parole della professoressa facevano breccia nella testa di tutti. E ogni cosa improvvisamente prese il suo significato: il Patronus del signor Weasley, la felicità di Voldemort, la tristezza dei professori quella mattina, la poltrona vuota che catturava gli occhi di tutti…
-Non vi starò a raccontare come sono coraggiosamente morti perché voglio che voi ricordiate solamente come sono vissuti, voglio che ricordiate gli ideali che hanno protetto fino alla fine e l’importanza che per loro aveva la vita di ogni singola persona. Albus Silente prima di essere un grande mago è stato un grande uomo e sono sicura che grazie al vostro ricordo continuerà a vivere nei cuori delle persone che ha conosciuto- concluse la professoressa McGranitt.
A quelle parole Kyra poggiò la testa sul tavolo, mentre Hermione singhiozzava sulla spalla di Ron. Nonostante la rossa fosse completamente silenziosa si capiva che stava piangendo cercando di soffocare i singhiozzi. Joey, accorgendosene, le andò ad accarezzare i corti capelli sussurrandole parole di conforto, alle quali nemmeno lei credeva, che tuttavia non riuscirono a calmarla. La professoressa McGranitt aveva ragione, non potevano dimenticare. Non dovevano farlo. Almeno non loro due che erano state accolte da quell’uomo che aveva deciso di proteggerle nonostante il loro passato. Anche se ora erano state accettate da tutti sarebbe stato impossibile dimenticare quanto aveva fatto per loro.
Per qualche motivo lo sguardo di Joey corse all’altro lato della Sala, verso il tavolo dei Serpeverde. Da quell’angolazione riusciva perfettamente a vedere Malfoy che confabulava con Tiger. Richiamò l’attenzione di Harry che distrattamente la fissò e seguì il suo sguardo. Proprio un quel momento un sorriso arrogante si dipinse sul viso del biondo, facendo montare la collera di entrambi i ragazzi.
Joey ed Harry si guardarono per un attimo e lei si sentì mancare il fiato quando vide la sua espressione. Chiuse gli occhi mentre alla cieca faceva correre una mano sulla sua guancia, incapace di fare altro, tracciando con le dita il suo profilo. Quando riaprì gli occhi una lacrima le sfuggì percorrendo veloce la sua guancia, ma la mano rimase sulla guancia del ragazzo, accarezzandolo dolcemente.
La Sala era immersa nel più completo silenzio e lei ed Harry si sforzarono di non tornare a fissare Malfoy per paura di rivedere quel sorriso… Questa l’avrebbe pagata e quello che serviva a loro era giusto una scusa per distrarsi e Malfoy la stava servendo su un piatto d’argento.
Le panche improvvisamente grattarono e tutti si alzarono, diretti verso i propri dormitori per quella che sarebbe stata una lunghissima giornata.
Harry e Joey non persero di vista neanche per un secondo Malfoy che fu l’ultimo della sua casa a lasciare il posto e lo lasciarono uscire prima di loro. Kyra, Ron ed Hermione erano dietro, in completo silenzio, e forse non si erano nemmeno resi conto di quello che i due avevano intenzione di fare.
Quando Malfoy svoltò per il dormitorio di Serpeverde il corridoio era completamente deserto. Meglio, sarebbe stato più complicato con qualche professore intorno. Gli altri si resero conto subito della direzione sbagliata notando Malfoy davanti a loro ma prima ancora che Hermione potesse scongiurarli di tornare indietro o che Kyra li facesse ragionare, Malfoy si era voltato e Harry e Joey, contemporaneamente, avevano estratto la bacchetta.
Si avvicinarono fino a trovarsi a pochi metri dal biondo, mentre quest’ultimo con gesti misurati tirava fuori la sua senza nessun sorriso stampato sul viso.
-Ragazzi, cosa volete fare?- chiese Hermione in un sussurro.
-Hai visto, Harry?- domandò Joey ignorando la ragazza. La mano di Kyra si posò sulla sua spalla ma lei la scansò. –Ora non ride più così tanto…-
-Di cosa state parlando?-
Nessuno dei tre diede ascolto a Kyra e la bacchetta di Malfoy si alzò ancora di più, puntando dritta verso Joey che sorrise, sfidandolo.
-Non ha ancora capito che il prossimo sarà suo padre…- disse Harry alzando a sua volta la bacchetta, pronto ad attaccare.
–Andiamo, Harry. Non ne vale la pena- disse Ron con un sussurro spaventato.
-Potter, ti conviene non parlare. Quel posto spetta prima di tutti a te, è prenotato già dalla tua nascita-
Il sotterraneo si colorò e Malfoy fu a terra. Harry e Joey avevano mormorato nello stesso momento due incantesimi diversi e il risultato era il biondo svenuto a terra coperto di pustole su tutta la faccia.
-Ragazzi!- chiamò Hermione, rimproverandoli.
-Cosa state facendo?- Una profonda voce tuonò e il professor Relief si avvicinò ai cinque in grande fretta.
-Cosa vi è saltato in mente? Oh cielo!- esclamò vedendo il corpo di Malfoy steso a terra. –Voglio una motivazione, ora!-
-Lo chieda a lui, la conosce molto bene- rispose Harry riponendo la bacchetta insieme a Joey.
-Sarà la prima cosa che farò!-
-Se si riprende…- bisbigliò Ron osservando il corpo di Malfoy, ancora a terra, svenuto.
-Tanto per incominciare, meno cinquanta punti, a tutti e due! Non è ammissibile un simile comportamento!-
Joey rise, sotto lo sguardo accusatore del professore. –Come se i punti ormai importassero qualcosa…-
-E siete in punizione! Da domani, nel mio ufficio alle 6! Sono stato chiaro?-
Non attese nessuna risposta, anche perché non sarebbe arrivata da nessuno di loro. Furioso estrasse la bacchetta e fece lievitare il corpo di Malfoy per portarlo in infermeria.
Seguì un attimo di silenzio e a romperlo fu Kyra. –Dovevate proprio?-
-Si- rispose Harry, prendendo Joey per mano e dirigendosi verso le scale. –Almeno ho avuto una mia soddisfazione personale-.

I ragazzi vennero presto a sapere che le lezioni sarebbe state sospese per due settimane, in segno di lutto. Prima della partenza si sarebbero svolti i funerali dei due professori, nel luogo che li aveva visti protagonisti dell’ultimo coraggioso scontro.
Sembrava tutto irreale ai loro occhi, come se l’intero castello fosse stato inglobato in una bolla di silenzio: nei corridoi deserti non si sentivano più gli allegri chiacchiericci degli studenti, gli unici rumori erano i passi echeggianti di qualche professore che tuttavia sembravano fuori luogo, i ritratti di ogni quadro erano immobili, per la prima volta nella storia della scuola, come per esprimere tutto il dolore che quella notizia aveva portato ed il dormitorio di Grifondoro non era mai stato così silenzioso, mentre i minuti scorrevano lenti e angoscianti.
La lettera di Sirius arrivò poco dopo il discorso della McGranitt, confermando quello che anche loro avevano pensato:
“Ragazzi,
sto bene. Sfortunatamente non sono arrivato in tempo per salvare Silente e Moody. La situazione al villaggio è critica, sono molti i feriti. Quindi rimarrò qui a dare una mano finché ce ne sarà bisogno. Se dovreste aver bisogno di me non esitate a contattarmi. Sarò da voi il prima possibile.
Visto il periodo di lutto che è stato indetto a scuola, vi ospiterò io a Grimmauld Place, abbiamo bisogno tutti di confortarci a vicenda. Sarà un po’ affollata perchè saranno presenti quasi tutti i membri dell’Ordine, ma ci sono stanze a sufficienza. Ci vedremo comunque al funerale.
Facciamoci forza, non ha senso arrendersi ora.

A presto,

Sirius"


Fu strano vedere come la notizia di passare un po’ di giorni insieme non riuscì a rallegrarli affatto.
Harry si limitò a mandare una lettera di risposta quasi telegrafica, chiedendo di incontrarlo, per poi tornare nel suo angolo, con lo sguardo perso nel vuoto stretto tra le braccia di Joey che cercava di restare forte per tutti gli altri: Ron ed Hermione se ne stavano sul divano, parlando a voce bassa, ricordandosi le poche occasioni che avevano avuto di parlare con il preside. Kyra era semplicemente più silenziosa del solito ed ogni tanto lasciava libera una lacrima, asciugandola con un gesto delicato della mano.
Subito dopo la lettera di Sirius arrivò quella del Signor Weasley che portava le stesse notizie, assicurando che l’intera famiglia stava bene. Si sarebbero ritrovati tutti al funerale che si sarebbe tenuto l’indomani.
All’ora di cena la professoressa venne a chiamare Harry annunciando l’arrivo di Sirius e nessuno ebbe più voglia di restare in Sala comune, se non Joey che rimase ad aspettarlo accucciata sul divano vicino al fuoco.
Nell’attesa i pensieri di Joey si concretizzarono più del necessario e le immagini del loro primo incontro con il preside le balenarono davanti agli occhi come un flash. Era talmente concentra da non accorgersi neanche che quelli che fino a un minuto prima erano dei ricordi a poco a poco era diventati i suoi sogni.
Fu svegliata da un tocco leggero sulla guancia.
-Sei rimasta…- bisbigliò Harry quando capì che ormai era sveglia.
-Certo. Temevi che non lo avrei fatto?- chiese Joey con la voce roca mettendosi a sedere e osservando il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo: era ancora angosciato e probabilmente quello che si era detto con Sirius non gli aveva fatto bene come aveva sperato.
-Stavi piangendo- le fece notare Harry,con un sorriso lieve di scuse.
-Cosa?- chiese, smarrita. Si toccò la guancia, sentendola umida.
-Mi chiedevo come mai non fosse successo prima…-
Lei si strinse nelle spalle, avvicinandosi a lui, che era sul tappeto, e si raggomitolò contro il suo petto, sentendo la stretta di lui intensificarsi quando emise un sospiro tremulo. Restarono un po’ in silenzio, con le loro menti lontane perse ognuno nei propri pensieri.
-Cosa ti ha detto Sirius?- chiese infine Joey.
-Mi ha raccontato come è andata... Quello che è successo dopo… dopo la morte di Silente… Non è stato facile, anche se per lui è stato un po’ deludente. Sperava di poter sistemare le cose con tua sorella, invece lei non c’era-
-Cosa?- chiese lei, sorpresa.
-A quanto pare non è scesa in battaglia- disse Harry, ma non ne sembrava convinto neanche lui.
-Impossibile- decretò la bionda -Lei non si sarebbe mai persa un’occasione del genere. Far male a degli innocenti è il suo passatempo preferito-
-Vero- concordò il ragazzo –Sta di fatto che quando Sirius è arrivato lei non c’era-
La mente di Joey si concentrò un attimo su quella notizia: era sicurissima che la sorella non sarebbe mai rimasta in disparte e che, se anche fosse stato un ordine di Voldemort, lei avrebbe cercato in tutti i modi di far cambiare idea al suo amato padrone. Ma perché mai Voldemort le avrebbe dovuto impedire di prendere parte a quella battaglia? Conosceva bene la fiducia che il mago oscuro riponeva in Bellatrix e non riusciva a pensare a un’eventualità come quella.
La voce di Harry la risvegliò dai suoi pensieri: -Credi che sia il caso di continuare? Voglio dire… che senso ha rimanere qui, ad Hogwarts?-
-Quest’anno possiamo finirlo, manca poco del resto. Il prossimo vedremo- rispose cauta, capendo al volo che quel discorso l’aveva affrontato anche con il padrino.
-Non parlavo di te, parlavo solo di me…- disse, flebile, senza guardarla negli occhi.
-Sai bene che quando parli di te includi anche me, Kyra, Ron ed Hermione. E non hai modo di impedirci di seguiti-
-Che voi mi seguiate o meno,trovo inutile continuare la scuola… A cosa serve? A cosa ci sarebbe servita se ci fossimo trovati a combattere contro cinquanta Mangiamorte? Soprattutto per te e Kyra è più inutile che mai, visto che ci avete vissuto con loro!- riprese, testardo.
-Harry, che cosa cambierebbe andarcene ora? Le ricerche che dobbiamo continuare sono qui, ad Hogwarts e ci sono molti altri posti che non abbiamo visto e che…-
Ma lui la bloccò con un gesto della mano, parlando molto cautamente –Credo che anche continuare queste ricerche sia inutile-
-Sbagli…- rispose Joey spaventata da quelle parole.
-No, forse ha sbagliato Silente, dall’inizio. Neanche lui sapeva dove trovarlo o a cosa servisse- Sospirò e poi riprese: -Lo scontro con lui si sta avvicinando. Troppe persone si sono sovrapposte tra me e lui, e Silente è stato l’ultimo… Guarda come è finita… I miei genitori, Cedric, lui… Sono troppe persone… E tu stessa rischi più di quanto tu creda…-
Lui si prese il viso tra le mani e infine lo seppellì tra le gambe, nascondendolo agli occhi di lei che prese ad accarezzargli i capelli cercando di sciogliere quella posizione rigida.
-Pensi davvero che mi importi?- chiese la ragazza, toccata da quelle parole e dalla verità che Harry aveva messo davanti a lei.
-Dovrebbe…-
-E invece no. Voglio essere al tuo fianco, che si tratti di combattere Voldemort o di superare un momento- ribatté, voltandosi verso di lui e prendendo il suo viso tra le mani. –Pensi che io, o Sirius, o chiunque altro ti permetteremo mai di arrenderti? Non succederà mai, almeno non finché io ci sarò-
-Ma è sbagliato e tremendamente ingiusto. Io non rischio così tanto per stare con te…-
-Sai, credo che quando mia sorella lo verrà a sapere, perché succederà prima o poi, immagino che non ne sarà molto contenta… Vorrà qualcuno con cui sfogarsi, non credi?-
Lui rise e l’atmosfera si alleggerì. Poi Joey si avvicinò al suo viso. –Non ci arrenderemo, non te lo permetterò-
Lui sorrise: -Ti amo-
-Ti amo- E le sue labbra furono su quelle del ragazzo, morbide e delicate.
-Domani dobbiamo fare una cosa- disse Harry quando si staccarono. –E’ importante-
-Tutto quello che vuoi- rispose Joey poggiando la testa sul suo petto.
-Dobbiamo andare da Hagrid, prima del funerale. Sarà distrutto-
Lei lo guardò in viso: -Ne sei sicuro? Te la senti?-
Sorrise e come conferma le sue labbra si incontrarono di nuovo con quelle di lei in un bacio dolce.

Così la mattina dopo, tutti insieme si alzarono alle sette e scesero alla capanna di Hagrid vestiti con i mantelli neri puliti, pronti per affrontate il funerale che si sarebbe svolto poche ore dopo.
Arrivati alla porta esitarono, pensando che forse era troppo presto e che a quell’ora dormisse ancora. Poi percepirono la sua voce, probabilmente parlava con Thor, il suo cane enorme, e Harry si decise ad entrare.
-Chi è?- chiese Hagrid. Sembrava che avesse il raffreddore e aveva la voce roca.
-Siamo noi, Hagrid-
-Harry!- urlò e quando aprì la porta il ragazzo si trovò stretto in un abbraccio mozza fiato. Non si oppose e attese paziente che lui lo rimettesse giù, lasciando entrare anche gli altri.
-Ci ho pensato tanto a te, Harry…- incominciò –Come stai?-
Lui si strinse nelle spalle, senza rispondere: -Tu invece?-
Nel momento in cui Harry pose quella domanda, due grossi lacrimoni scesero dai suoi occhi e lui nascose il viso nel fazzoletto.
-Prepariamo il the, Hagrid- propose Kyra saltando in piedi, subito aiutata da Joey .
-Sembra così strano, no? Insomma… Silente morto… Ancora non ci credo…- disse Hagrid tra i singhiozzi. Hermione gli si era avvicinata battendogli una mano sul gomito, mentre Harry e Ron avevano la testa bassa e fissavano il pavimento, senza saper bene cosa dire. –Hogwarts non è la stessa senza di lui… Pensavo di andarmene…-
-Non è quello che vorrebbe lui, e lo sai…- bisbigliò Harry sollevando lo sguardo verso di lui. Si fissarono un attimo e poi Hagrid annuì: -Forse hai ragione… Me l’ha detto anche la McGranitt-
Rimasero un attimo in silenzio mentre le due ragazze servivano il the ed Hagrid si scusava per non averci pensato lui.
-Ti voleva bene, sai, Harry?- chiese dopo un po’ –Ci teneva tanto…-
-Lo so- rispose il ragazzo mentre la mano di Joey correva a quella di Harry stringendogliela forte.
-Che succederà ora alla scuola, Hagrid?- chiese Hermione nel tentativo di spostare un po’ l’argomento.
-Beh, voi ora vi andate a casa per le vacanze di Pasqua, poi quando tornerete si riprenderà, anche se non so in che modo-
-In che senso?- chiese Kyra, senza capire.
-Ci ha sconvolto tutti… Pure Piton… E io lo sapevo bene che tra loro c’era una specie di segreto… Però non pensavo che Piton potesse prenderla così…-
-Un segreto?- chiese Ron, curioso.
-Non so mica se era un segreto però avevano qualcosa di loro… Qualche mese fa li ho sentiti litigare, qui vicino alla mia capanna…-
-Su cosa?- chiese Joey, sorpresa.
-Non lo so. Io queste cose non le ascolto mica. Mi faccio i fatti miei. Silente sapeva quello che faceva, lo sapeva sempre. E se ci ha litigato con Piton un motivo ce l’aveva-
Rimasero tutti in silenzio, assimilando quelle informazioni. Nemmeno Kyra e Joey potevano immaginare il motivo di quella litigata: avevano sentito infinite volte il professore parlare di Silente e c’era sempre una nota di rispetto nella sua voce, come se Severus gli dovesse qualcosa e sembrava strano pensare a un loro litigio.
Joey rispose allo sguardo interrogativo di Harry con la sua stessa confusione.
-Sapete, alcuni hanno avuto da ridire sempre su di lui…- riprese Hagrid trattenendo un singhiozzo. –Era tanto invidiato… Grand’uomo, Silente. E ricorda quanto ci teneva a te, Harry-
Lui annuì semplicemente, tornando a fissare il pavimento, mentre il mezzo gigante si alzava.
-Io devo andare. La McGranitt mi aspetta nell’ufficio di Sil… Nel suo ufficio… Ci vediamo dopo-
I ragazzi acconsentirono e rimasero seduti mentre lui usciva.
-E’ sconvolto- constatò Hermione –Facevo fatica a capire se quando parlava si rendeva conto di quello che diceva…-
-Certo che se ne rendeva conto- saltò su Ron.
-Di che segreto parlava?- chiese Kyra a nessuno in particolare con le sopracciglia corrugate, persa nei suoi pensieri.
-E perché mai dovrebbe aver litigato con Piton?- domandò Harry, seguendo forse il filo di pensieri della ragazza.
-Forse è stanco di fare da spola tra Voldemort e l’Ordine- suggerì Hermione.
-No- la bloccò Joey, sicura –Lo sapremmo, ce ne avrebbe parlato…-
-E allora, perché?- cercò di capire Kyra, frustrata.
-Non lo so- replicò Joey –Però credo che dovremmo andare- E indicò il grande orologio che segnava le otto. Dovevano trovarsi nell’Atrio quindi era ora di dirigersi verso il castello.
Tutti annuirono e si lasciarono alle spalle la capanna di Hagrid, per niente rilassati.

L’Atrio era talmente gremito che sembrava stesse per esplodere, tuttavia il silenzio che regnava era quasi assoluto. Ogni studente era accompagnato dalla famiglia e a tutti loro erano aggiunti gli studenti dei precedenti anni e i più importanti esponenti del Ministero.
L’intero Ordine si trovava accanto ai cinque ragazzi, ognuno raccolto nei propri pensieri. Indossavano tutti un semplice abito nero da cerimonia che rendeva i loro visi ancora più pallidi e Ginny e Kyra portavano una specie di piccolo velo a coprire parte del viso. L’unico colore che stonava era il rosa acceso della Puffola di Joey che lei aveva insistito per portare.
In mezzo a quel silenzio Kyra e Joey si guardarono pensando entrambe la stessa cosa: dovevano andare da Severus, poco importava quello che chiunque avrebbe potuto dire o immaginare.
Si voltarono contemporaneamente verso una colonna in penombra osservando l’uomo che vi si appoggiava quasi stancamente. Senza nessuna esitazione, dopo che Joey ebbe affidato ad Harry la piccola Ariel, si diressero verso di lui, portandolo ancora più lontano dagli occhi indiscreti della gente.
Si guardarono e senza neanche parlare si strinsero in un abbraccio per cercare di alleviare le pene di ognuno. Si staccarono dopo quella che parve un’eternità e, prima di andarsene, Severus baciò entrambe sulla fronte accarezzando loro i capelli, come per ringraziarle.
Dopo qualche secondo le due ragazze tornarono tra i membri dell’Ordine che le guardarono con tristezza. Joey si avvicinò ad Harry stringendogli forte la mano mentre sentiva le prime lacrime prendere forma. Harry si curvò su di lei, baciandola lieve sulla guancia racchiudendo nelle sue labbra una goccia leggera.
Proprio in quel momento i presenti cominciarono a muoversi, uscendo dalla grande stanza come un lungo e tetro serpente nero.
Davanti a tutti camminava la professoressa McGranitt, tenendo alta la bacchetta in un fascio di luce bianca. Subito dietro la seguivano Severus e Hagrid, insieme alla professoressa Cooman, che sembrava sul punto di cadere in ginocchio ad ogni passo, solo dopo veniva il Ministro della Magia e alcuni dei suoi assistenti, tra i quali Percy, lontano dai membri dell’Ordine. Gli Auror e gli altri adulti si disposero sui lati, spingendo gli studenti al centro per proteggerli, tenendo la bacchetta levata in aria come la nuova preside, in un silente gesto di rispetto: Tonks precedeva Lupin e Sirius, il viso sconvolto e gli occhi pieni di lacrime.
Kyra rimaneva accanto a Joey, che procedeva mano nella mano con Harry, il viso serio e lo sguardo perso nel vuoto, tanto da non accorgersi che Sirius la stava guardando preoccupato.
Improvvisamente la strinse a sé, passandole un braccio sopra le spalle e cercando di confortarla sussurrandole poche parole vicino al viso, poi alzando il volto verso la strada, cominciò un canto lieve e malinconico con una voce dolce e bassa, estremamente sensuale nonostante la tristezza: In questo mondo hai provato
A non lasciarmi solo indietro.

Seguendo la sua voce si alzò subito quella di Dora, acuta e dolce anche se lievemente scossa dal pianto, mentre con un gesto secco, la giovane si asciugava l’ennesima lacrima.
Non c’è nessun altro modo,
pregherò gli dei:
lasciatelo qui.

Subito attaccò anche Remus, con il tono appena più profondo di quello di Tonks, ma con le stesse calde tonalità:
I ricordi facilitano
Il dolore dentro
Ora so perché.

Inaspettatamente anche Severus cominciò a cantare, la voce roca per lo sconforto ma non per questo meno piacevole:
Tutti i miei ricordi
Ti tengono qui vicino
In momenti silenziosi
Immagino che tu fossi qui

E come spinti dallo stesso bisogno di esprimere quel dolore che li attanagliava, la loro gratitudine e il loro rispetto, tutti si unirono al canto, le voci che si alzavano, riempiendo il silenzio di quella mattinata primaverile:
Tutti i miei ricordi
Ti tengono vicino
I sussurri silenziosi
Le lacrime silenziose

Quando il canto si concluse erano ormai alle porte di Hogsmeade. I ragazzi rimasero colpiti dalla distruzione che regnava nel villaggio, dalle case bruciate, dai locali distrutti, dalla terra annerita dal sangue.
Entrando nella piazza distrutta e deserta, subito notarono le due bare di marmo bianco spiccare tra le altre venti, disposte a semicerchio tutt’intorno, coperte di drappi di lino bianco e fiori profumati.
Al centro esatto della piazza, tra i due feretri bianchi, svettava un oggetto dalla strana forma affusolata così simile a una colonna, anch’esso coperto, che raggiungeva quasi i tre metri d’altezza.
Tutti i presenti si disposero davanti a quelle bare, in silenzio, mentre la professoressa McGranitt e il professor Piton prendevano posto proprio di fronte alla folla, guardando ognuno con il viso cupo.
-Durante tutto il tragitto che ci ha portato qui, mi sono chiesta quali potessero essere le parole migliori per spiegare il nostro dolore. O meglio, quali sarebbero state quelle che Silente si sarebbe aspettato di sentire. Ebbene, mi sono ricordata di quante lui odiasse i discorsi troppo seri. Per questo non mi soffermerò a lungo a parlare. Voglio solo chiedervi di pensare a quello che è successo, di pensare a quanto sia necessaria in un momento come questo la nostra unione contro un male comune. Ricordate Albus Silente, Alastor Moody e tutti coloro che sono morti per salvare così tante vite-
Si fece da parte e l’attenzione di tutti cadde su Severus, che rimase a testa china per alcuni secondi pensando attentamente a cosa potesse dire: -Non sono mai stato bravo con le parole, e in un’occasione del genere è più difficile del solito. Però c’è una cosa a cui tengo veramente troppo, per non parlarne, una cosa che mi riguarda in prima persona me e anche alcuni di voi. Sapete bene cosa voglia dire non avere più niente, nessuno su cui fare affidamento, nessuno che ti creda più. Eppure lui c’era, c’era sempre anche per chi non meritava tanta comprensione. Penso a quello che ci avrebbe potuto dire e si sarebbe assicurato che non perdessimo tempo, perché ogni secondo ormai è prezioso. Ogni secondo le persone a cui noi vogliamo bene potrebbero sparire e noi non abbiamo nessuna possibilità di impedirlo- Per un attimo i suoi occhi caddero su Kyra e Joey, vicine, dando più enfasi a quelle parole. –Per questo lui riteneva necessario lottare per il bene di chi abbiamo accanto-
Quelle parole lasciarono un segno dentro ognuno dei presenti: Ron ed Hermione erano stretti in un abbraccio, entrambi con le lacrime che rigavano i loro visi tesi, accanto a Kyra che, mentre guardava tristemente per terra, si aggrappò alla manica dell’abito di Sirius come per trovare un appiglio sicuro. Quel tocco lo risvegliò dai suoi pensieri e si voltò verso la giovane mentre l’abbracciava in un gesto istintivo di protezione. Pochi passi più distanti, Joey era appoggiata al petto di Harry, le lacrime che le scorrevano veloci sul viso, ancora osservando Severus che aveva di nuovo abbassato il capo. Il ragazzo la strinse più forte, cullandola dolcemente, mentre alzando il volto incontrava lo sguardo di Sirius. Si fissarono per pochi attimi poi la mano dell’uomo corse alla spalla del ragazzo e la strinse forte, facendogli capire la sua vicinanza.
Improvvisamente il canto melodioso di Funny riempì l’aria intorno a loro e apparve come una scia di fuoco, volando vicino ai tetti delle case bruciate. Rallentando l’andatura si avvicinò alle persone riunite per poi alzarsi di quota fino alla sommità del lungo drappo che ricopriva la colonna scoprendo la statua di una grande fenice in procinto di spiccare il volo. Sotto di essa una targa d’oro risplendeva mettendo in risalto i nomi delle persone che erano morte in quella strage.
Funny emise un ultimo verso delicato prima di sparire lontano nel cielo, lasciando dietro di sé solo desolazione e tristezza.

Quel pomeriggio, di ritorno dal funerale, lasciarono andare avanti gli altri mentre Kyra e Joey scendevano nei sotterranei, dirette verso l’ufficio di Severus.
Entrarono senza attendere risposta al loro bussare e lo trovarono seduto su una poltrona davanti al fuoco. Senza dire niente gli si avvicinarono abbracciandolo entrambe, rendendosi conto che i loro gesti erano più eloquenti di mille parole
Rimasero così in silenzio per alcuni minuti durante i quali Severus si limitò a stringerle a sé con forza, accarezzandole lievemente come quando erano più piccole.
-Come stai?- chiese titubante Kyra, ancora appoggiata alla sua spalla mentre sedeva come l’amica su uno dei due braccioli.
Inizialmente lui non disse nulla, lo sguardo fisso sul fuoco, soppesando i suoi pensieri: -Sospettavo che ci fosse qualcosa sotto… Eppure lui ha così insistito per lasciarmi qui… Diceva che rischiavamo di mettere a repentaglio la mia posizione, come se mi interessasse davvero… Dovevo seguirlo, non dovevo ascoltarlo…-
-No, Severus- rispose Joey in un sussurro.
-Avrebbero ucciso anche te e saremmo stati ancora più nei guai…- concluse la rossa per lei, il viso spaventato. In realtà entrambe sapevano che la loro protezione sarebbe stata l’ultima preoccupazione, ma cercarono di fargli capire di quanto avessero bisogno di lui.
-Non sarebbe cambiato molto…- negò l’uomo con un sorriso tirato –Non sono io quello in grado di fermare Voldemort, quello di cui ha sempre avuto paura l’Oscuro Signore…-
-Ma sei quello che ha salvato noi… che ci ha protetto per tanti anni- gli ricordò Joey con un sospiro triste.
-E secondo voi è sufficiente?-
-Lo è eccome!- esclamarono insieme le due ragazze, allontanandosi per vederlo meglio in viso. La sua espressione colpevole le preoccupò più di tutte le parole che aveva pronunciato: si sentiva responsabile per quello che era successo e difficilmente sarebbero riuscite a fargli cambiare idea. -Sevy, se ti ha chiesto di rimanere qui, è perché sapeva che ci sarebbe stato bisogno di te ad Hogwarts… Lo hai detto anche tu che cercava di fare sempre il meglio per tutti noi…- cercò di convincerlo Joey.
-No, tu non capisci Joey, non puoi…- Nel dire quelle parole sembra come se volesse nascondere qualcosa che al momento a loro sfuggiva. Qualcosa che centrava con il segreto di cui aveva parlato Hagrid? Per un momento la tentazione di chiedere spiegazioni fu forte ma, guardandolo furtivamente, capirono entrambe che non era il momento.
Le ragazze stavano per obiettare di nuovo ma lui le fermò con un gesto stanco della mano.
-Vi prego, più avanti capirete. Ma non ora, non posso ancora…-
Si alzò e si diresse verso la libreria affianco al letto e tornò indietro con un libro dalla copertina marrone tutta consunta. Lo porse a Joey e disse: -Dallo a Potter, è importante-
-Cos’è?- chiese curiosa.
-Non lo so. Me l’ha chiesto Silente tempo fa… dicendomi di consegnarlo al tuo ragazzo in caso fosse successo qualcosa-
La ragazza annuì in silenzio e Severus riprese a parlare. –Come sta Potter?-
-E’ sconvolto, ma cerca di essere forte… Un po’ come te…-
Severus le rivolse un’occhiataccia, degna di lui e la giovane sorrise, lievemente rincuorata.

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Rieccoci finalmenteeeeeeee!
Scusate il ritardo, ma tra il lavoro di aster e i miei esami d maturità non abbiamo trovato un minuto libero di tempo. Speriamo che con questo capitolo siamo riuscite a farci perdonare. Grazie per chi non ha smesso di seguirci... Grazie di vero cuore...
Ora passiamo alle recensioni!

lyrapotter: Non c'è bisogno di scusarti per il tuo ritardo... nn sarà mai grave come il nostro... Allora per quanto riguarda voldy, in effetti ci sarebbe piaciuto farlo cambiare sarebbe statto sicuramente più semplice e più leggero scrivere la nostra storia ma sfortunatamente sarebbe stata troppo inverosimile... E silente sappiamo tutrti com'è nn ha mai semplificato le cose... Figurati se semplicava le cose proprio ad Harry e noi abbiamo fatto del nostro meglio per complicargliele xD...
Ron l'abbiamo odiato anche noi, ma nonostantettutto ci sismo divertite da morire a scrivere di lui! per quanto riguarda la sua storia cn hermione ci è sembrata inevitabile... nn ci è piaciuto come li ha considerati e per questo abbiamo cercato di sistemare... Preparati! perchè su Kyra e sirius ne vedrai di tt i colori! E severus dovrà farci l'abitudine anche se molte cose nn le saprà mai xD!
grazie ancora per la tua attenzione, un bacio!

fly girl_HH:Ciao!
Grazie per il tuo commento, ci piace leggere anche delle critiche, ci aiutano sempre a migliorare! Sai Kyra e Joey sono nate come parte di un'unica medaglia, sono il completamente l'una dell'altra, per questo Joey e più romantica, sensibile e istintiva, mentre Kyra è più combattiva e più riflessiva. Tuttavia credimi, succederanno molte cose e ci saranno momenti in cui stenterai a riconscerle, a volte in bene e altre in male.
Vorremmo dirti che imparerai ad apprezzare Joey ma non te lo possiamo garantire. Non siamo in grado di cambiarla, ci dispiace ma speriamo che questo non ti impedisca di continuare a leggere tutta la storia. Un bacio


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