Everything Goes On

di _Ly_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Fine...? ***
Capitolo 2: *** Le Nostre Vite ***
Capitolo 3: *** Qualcosa di Bello ***
Capitolo 4: *** Rotture ***
Capitolo 5: *** Da Qualche Parte ***
Capitolo 6: *** Raccontami ***



Capitolo 1
*** Prologo: Fine...? ***


EVERYTHING GOES ON

AVVERTENZA: Questa fan fiction contiene SPOILER nella forma di riferimenti casuali ai fatti narrati in “Harry Potter and the Half-Blood Prince”, se non avete letto ancora il libro e non volete rovinarvi la sorpresa allora non leggetela (o meglio, aspettate l’autunno ^^). Ecco, io vi ho avvertito, non voglio lamentele ora.

Tengo a sottolineare che NON sarà un seguito del libro per cui, nessun settimo anno né niente di niente e riguardo…

E ora… Enjoy!

 

 

 

 

EVERYTHING GOES ON

 

 

I – Prologo: Fine…?

 

Sectumsempra!

Non aveva avuto nemmeno il tempo di riprendersi dalla Cruciatus che gli aveva spezzato il corpo che venne investito da questo nuovo incantesimo. Nel petto già dolorante si aprì uno squarcio che prese a sanguinare copiosamente, inzuppandogli i vestiti logori e sporchi, poteva sentire il sapore ferroso del sangue anche in bocca ora. Se non altro, ormai non riusciva più nemmeno a sentirlo il dolore. Il suo colpo pulsava sì, ma pulsava di un misto tra rabbia e sofferenza interiore. Per la sua impotenza in quel momento, perché non riusciva a sconfiggerlo e non avrebbe resistito ancora a lungo. Perché se non ce l’avesse fatta le persone che così tanto aveva amato e aveva perso, i suoi genitori prima di tutto e poi famigliari, amici e insegnanti…se non ce l’avesse fatta tutto il loro dolore e i loro sacrifici sarebbero stati vani. Ora era lì, lì di fronte a quello che rimaneva del suo avversario: un corpo quasi senz’anima ma un corpo molto potente. Un corpo però che poteva essere sconfitto. E lo doveva a loro, doveva eliminarlo una volta per tutte. E questa volta per sempre.

Harry Potter si lasciò scivolare dietro una grande colonna in marmo, in un angolo buio di quello che rimaneva di ciò che una volta era una grande biblioteca. Si accasciò ansimante in un angolo, doveva assolutamente riprendere fiato e calmarsi. Le sue mani doloranti tremavano così tanto che se anche fosse riuscito a lanciargli l’incantesimo più potente del mondo lo avrebbe con ogni certezza mancato. Senza contare che non vedeva più molto bene, anzi sempre peggio, da quando quell’incantesimo lo aveva colpito in pieno viso. E non poteva più permettersi colpi a vuoto, sapeva che con la poca energia che gli rimaneva ogni incantesimo avrebbe potuto essere l’ultimo. Restò in ascolto e si compiacque di non sentire la voce serpentina di Voldemort chiamarlo, come aveva fatto in precedenza. A quanto pareva nemmeno lui aveva fiato da perdere in inutili giochetti vocali che con Harry avrebbero funzionato, forse, solo molti anni prima. Aveva imparato, crescendo, a resistere alle subdole provocazioni e ai giochetti a cui i suoi avversari ricorrevano. Nella logica della guerra era solo fatica sprecata, restare in agguato ed attaccare quelle sì che erano le cose migliori. Anche se costava molta, molta fatica resistere all’impulso di uscire allo scoperto di fronte a certe frasi che ti toccano nel cuore. E ora era lì, schiacciato in un angolo buio, avvolto da un silenzio assordante, in attesa di qualsiasi cosa. Di un briciolo di forza raccolta, di un’idea, di un’occasione che non arrivava mai.

La verità era che Voldemort, anche cono un solo briciolo di anima in corpo, era ancora troppo forte per un giovane mago diciottenne come lui.

Cercò di scacciare quel pensiero negativo dalla memoria. Non lo avrebbe aiutato affatto. C’era un modo, ci doveva essere, e lui lo avrebbe trovato ad ogni costo. Era diventato forte, molto forte, soprattutto nell’ultimo anno. Aveva appreso cose che non avrebbe nemmeno immaginato ad Hogwarts, incantesimi, controincantesimi, tecniche magiche di combattimento. Verità. La verità più grande che aveva imparato poi, era che tra lui e Voldemort c’era un’unica grandissima differenza, una differenza che a seconda dei casi poteva essere sfruttata come una debolezza ma che invece aveva in sé una grande forza.

 L’amore.

Glielo aveva insegnato Silente, glielo aveva ripetuto fino allo sfinimento fin dal suo primo anno ad Hogwarts e per tanto tempo non aveva capito come l’amore potesse rappresentare un’arma.

Poteva colpire l’amore? Tutt’al più poteva rigirarsi contro di lui, come era più volte successo.

Poteva ferire l’amore? Lui aveva certamente sofferto per amore, ma chi amore non aveva mai provato di amore certo non poteva perire.

Poteva aiutarlo l’amore? L’aveva aiutato tanto sì. Ron ed Hermione, due delle persone che più amava nella sua vita, i suoi migliori amici, erano rimasti con lui, avevano superato ogni cosa insieme fino a quel momento.

Come poteva aiutarlo l’amore ora? Ora che si trovava solo in quella che era la vecchia e maestosa dimora di Salazar Serpeverde, impregnata di magia oscura e segnata dal combattimento che quella notte aveva preso piede, interminabile. Ora che non era più nel mondo reale ma in una dimensione infernale e parallela dove nessun essere umano poteva uscire o entrare. Solo loro due.

“Io e te, Harry. Come diciassette anni fa. Ma ora la fine sarà piuttosto diversa” gli aveva sibilato divertito Voldemort, sembravano passate ore da quella sua frase.

Ed era terribilmente d’accordo con quella affermazione. Questa volta sarebbe finita diversamente. Anzi, sarebbe finita e basta. E l’epilogo era ormai agli sgoccioli.

Poi, a tradirlo fu il suo stesso sangue. Nel silenzio immobile una grossa goccia di liquido rosso si schiantò a terra con il colpo di un tuono, quasi. E non passò un attimo che Harry si buttò di lato per schivare il più possibile la nuova maledizione che gli si scagliava contro.

Con una dolorosa capriola si rimise in piedi e alzò la sua bacchetta contro Lord Voldemort, che ora gli stava innanzi, a pochi metri. In un attimo scagliò contro di lui un silenzioso incantesimo combinato di disarmo e attacco che però il signore Oscuro riuscì a schermare, accompagnando il suo successo con una fiacca risata. Ma Harry non si scoraggiò, con una velocità particolare acquisita in sei lunghi anni di gioco sui campi da Quidditch corse verso Lord Voldemort, scivolò alle sue spalle e lo colpì con un potente schiantesimo che, se anche non sortì l’effetto desiderato, ebbe il merito di scaraventarlo a terra e disarmarlo.

Facendo leva sulla propria gamba sana Harry saltò in piedi di nuovo pronto a colpire. Ma con un semplice movimento della mano Lord Voldemort fece volare metri avanti la sua bacchetta. Ora erano uno di fronte all’altro, disarmati, all’ultimo minuto.

Harry guardò la bacchetta lontano e per un istante chiuse gli occhi in preda alla disperazione. Era troppo stanco, troppo deconcentrato, troppo dolorante per riuscire ad effettuare anche la più semplice delle magie senza bacchetta. Dopo tutto aveva imparato a padroneggiare quella difficile tecnica solo da poco e ancora con grande sforzo, per quel che ne sapeva, Voldemort ne era invece un esperto da sempre.

Lo vide tendere un braccio innanzi a lui e stringere la mano destra a pugno, nel medesimo istante si sentì mancare il fiato e sollevare da terra come se grosse dita invisibili lo stessero agguantando per la gola.

Iniziò ad annaspare e strizzò gli occhi ormai pieni di lacrime: così la fine era arrivata e non ce l’aveva fatta. Aveva fallito. I suoi genitori, Sirius, Silente, i suoi amici, Ron, Hermione e Ginny… non era riuscito a fare niente per loro. Li avrebbe lasciati in un mondo infernale, non avrebbe mantenuto la sua promessa.

L’amore… a cosa gli era servito alla fine l’amore? Non si era rivelato questa grande arma ora che stava morendo. Era arrivato fin lì con l’aiuto dei suoi amici ma sapeva di dover affrontare quell’ultima battaglia da solo e ora che il suo corpo iniziava a intorpidirsi desiderò essere lontano di lì, in una bella giornata d’estate alla Tana, con Ron ed Hermione alle prese con le loro gelosie e ripicche, con Ginny ridente seduta su un ramo d’albero e la signora Weasley urlante alla porta che richiama tutti a tavola. Desiderò di non aver mai incrociato la strada di Tom Riddle e il suo ultimo pensiero fu una preghiera: la speranza di un mondo senza Voldemort per tutti quelli che amava.

E improvvisamente si ricordò di un’ultima carta da giocare: sarebbe morto in ogni caso e quindi tanto valeva morire di sua iniziativa portandosi però dietro quella maledetta bestia che gli stava di fronte. Un incantesimo sacrificale era quello che ci voleva, e ne conosceva uno che faceva esattamente al caso suo.

Tuttavia nel medesimo istante in cui formulò le prime sillabe della formula proibita un canto riecheggiò nel silenzio nero. Un canto che non udiva dalla precedente estate, il giorno cui, dopo il funerale di Silente, Funny se n’era volata via. L’avevano a lungo cercata, lui Ron ed Hermione, ma non l’avevano più trovata. E ora era lì, con un bagliore accecante sopra le loro teste a cantare note ristoratrici. Con un grido Voldemort lasciò andare Harry e ritirò la mano tesa come se si fosse scottato. Si rialzò dal giaciglio di macerie su cui era atterrato e improvvisamente comprese: l’amore gli aveva dato la speranza, la speranza aveva chiamato la fenice che gli aveva ridato la forza per sconfiggere Voldemort. O meglio, l’aveva tirata fuori da dentro di lui.

Come anni prima nella Camera dei Segreti dagli artigli di Funny scivolò una spada: la spada di Grifondoro.

Approfittando dell’attimo di sconcerto che balenò sul volto del suo avversario Harry si lanciò contro di lui in una corsa cieca. Ghermì la spada in alto davanti a lui e fendette un colpo in mezzo all’aria.

“Muori!” gridò con tutto il fiato e le ultime forze che aveva addosso. Una falce di luce giallo-rossa partì dalla sua arma e si riversò in pieno addosso a Lord Voldemort che, con ancora un’espressione sconcertata dipinta sul volto serpentiforme si frantumò, sbriciolò e infine scomparve non lasciando altro che una veste vuota a terra.

La spada cadde dalle mani di Harry che crollò al suolo con un solo pensiero nella mente: Ron, Hermione, Ginny… Ce l’ho fatta!

Poi, mentre l’edificio collassava attorno a lui, tutto nella sua mente scomparve e si fece buio.

 

 

 

“No, no! Cosa fai, Harry? Resta fermo o cadr… ah ah ah!” la risata genuina di Ginny consolò Harry del dolore al fondoschiena che provò scivolando dal letto in cui stava ormai da più di due settimane. Seduto a terra come un allocco gesticolò attorno a sé alla ricerca di qualcosa cui aggrapparsi per riuscire a rimettersi in piedi.

“E aiutami, invece di ridere tanto!” sbuffò cercando di mettersi in ginocchio e ignorando il dolore agli arti inferiori ancora non completamente guariti.

Ma Ginny non smise assolutamente di ridere “Non eri tu quello che voleva fare tutto da solo? Se avessi accettato il mio aiuto prima non saresti caduto dal letto. Ma tu no, sei sempre il solito cocciuto. Bene, rialzati da solo!” rispose profondamente divertita scoppiando maggiormente a ridere alla vista di un Harry a quattro zampe aggrovigliato nel lenzuolo bianco.

Sempre sbuffando Harry riuscì ad avvinghiarsi al davanzale della finestra poco lontano e a issarsi sulle gambe. Una sferzata di vento fresco portò con sé attraverso i vetri spalancati il profumo di settembre, un odore che lo faceva sentire a casa, sicuro, un odore che gli ricordava inevitabilmente la sua Hogwarts. Lasciò che l’aria gli scompigliasse i capelli e portasse un po’ di refrigerio ai suoi occhi attraverso le spesse bende.

Riconobbe le risate famigliari di qualcuno che arrivava attraverso il cortile e poi le loro voci “Harry, ehi Harry! Siamo qui!”

“Ma sei stupido o cosa? Come potrebbe vederti agitare un braccio se ancora ha le fasciature?”

“Oh, hai ragione…” rispose la prima voce.

L’altra si limitò ad un sospiro di assenso e rassegnazione.

“Ehi, mi hai dato dello stupido per caso?”

“Oh, ti prego…”

“Ragazzi, smettetela! Stiamo andando a trovare Harry che… Oh, eccolo là! Harry caro, ti ho portato una torta! Immagino che non sarà molto buono il cibo dell’ospedale, ti vedo deperito”

“Mamma, magari puoi anche dirglielo in camera invece di gridarglielo attraverso il cortile… Fai più casino dei miei draghi…” suggerì una quarta voce, un po’ imbarazzata.

“Oh, hai ragione Charlie caro. Harry, arriviamo subito!”

Harry sorrise al vento fresco dell’autunno che aveva portato con sé profumi piacevoli e persone famigliari e a tastoni ritrovò il proprio letto, sedendocisi con attenzione. Era bello sapere che tutto poteva ancora essere come prima, che le belle vecchie abitudini non erano cambiate e che presto avrebbe riaperto gli occhi e guardato a un mondo di pace senza Voldemort.

 

 

Continua…

 

 

 

Buongiorno bimbi!! Sono lieta di vedere che state leggendo la mia nuova fan fic e soprattutto sono lieta di essere di nuovo finalmente tornata a seminare terrore con le mie storie… ah ah ah! Bè, mi è mancato da matti scrivere e ora che questa nuova idea ha preso piega nella mia testolina e tutti gli esami universitari, i tirocini, i casini della mia vita sono finiti… Ho di nuovo tutto il tempo di questo mondo per dedicarmi a quello che mi piace di più… SCRIVERE FICTION!

A breve anche il primo vero capitolo… Ma solo se trovo qualche commentino gratificante.

:P

E fatemi sapere che ne pensate perché, sinceramente, visto che ormai sembravo specializzata in malandrini scrivere sui nostri giovani mi è difficilissimo soprattutto avendo avuto dei maestri del calibro di Sunny, Vale, Strek, Angèle, Judie e tanti altri… Riuscirò a cavarne fuori qualcosa di originalmente carino? Mah…

Un bacio anticipato alla mia piccola grande Vale che ha fatto il tifo per me già prima che questa fic iniziasse. ^3^ Smak tesorino!

 

A presto,

Ly

 

 

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Capitolo 2
*** Le Nostre Vite ***


II – Le Nostre Vite

II – Le Nostre Vite

 

 

Is it love tonight

When everyone's dreaming

Of a better life

In this world

Divided by fear

We've gotta believe that

There's a reason we're here

Yeah, there's a reason we're here

 

(The Calling – Our Lives)

 

“Ehi, buongiorno… Finalmente sveglie, eh?” Ron abbozzò un sorriso tenero guardando verso la porta della cucina. Hermione era appena entrata, l’aria ancora decisamente assonnata e una camicia di Ron addosso talmente in disordine da riuscire a tenere testa ai suoi capelli.

“’giorno” sbadigliò di rimando entrando nella stanza luminosa e buttandosi stancamente su una sedia di fianco a lui.

Ron la osservò divertito, vedere Hermione alzarsi tardi e presentarsi a colazione in pigiama era una cosa rara, vederla varcare la soglia della cucina poco prima del mezzogiorno con addosso una sua camicia era probabilmente unica.

“Caffè?” le chiese alzandosi rapidamente e sfiorando con la bacchetta il bricco di vetro pieno di liquido nero da cui salirono immediatamente piccole nuvole di vapore.

“Decisamente sì…” rispose lei, sbadigliando di nuovo.

Ron ridacchiò versandogliene una tazza abbondante “Dormito poco, eh?” ironizzò.

Per tutta risposta la riccia gli rifilò un’occhiata bieca “Bè, di certo non è stata colpa mia se quando sono tornata a notte fonda ho trovato qualcuno sveglio che non mi voleva far dormire…” disse, ma il tono della sua voce dava ad intendere tutto fuorché il minimo risentimento.

Ron non trattenne un sorriso malizioso e divertito e con il dorso delle dita le sfiorò la base del collo, sotto i ricci ribelli, provocandole un piccolo brivido, per poi riprendere posto accanto a lei “Non ho mica fatto tutto da solo, eh?”.

Hermione si voltò leggermente verso il ragazzo che le stava di fianco, sorseggiando il suo caffè amaro e scuotendo la testa con fare rassegnato.

Dopo alcuni attimi di silenzio dette un colpo di tosse “E… come mai ancora a casa stamani? Harry non è già uscito?” domandò cercando un pretesto per agganciare una conversazione.

“Sì, ma doveva fare delle commissioni, oggi è il nostro giorno di riposo” spiegò vagamente.

Hermione annuì passandosi distrattamente una ciocca riccia dietro l’orecchio “Ah, già. Tu non hai nulla da fare?” chiese cercando di mostrare interesse.

“Nulla a parte rilassarmi, oggi.” rispose portando le mani dietro la testa e accomodandosi meglio sulla sedia.

Annuì di nuovo appoggiando delicatamente la sua tazza vuota sulla superficie marmorea del tavolo “Stasera siamo a cena dai tuoi genitori, vero?”

“Già, speriamo sia bel tempo perché mamma ha organizzato una delle sue cene in famiglia nel giardino della Tana…” fece dando un’occhiata al tempo di fuori, che negli ultimi giorni aveva portato un po’ di pioggia.

Gli occhi di Hermione corsero al cielo limpido che si intravedeva dalle tende scostate “Sembra che sia una bella giornata”.

“Bè, stamattina sono uscito un secondo e sembrava calda, sì” aggiunse Ron.

Hermione si alzò dal tavolo per raggiungere la finestra, scivolando attorno a Ron che non la perse di vista un istante. Spalancò i vetri e respirò l’aria tiepida di inizio settembre “Sarà una bella giornata, la cena è salva” decretò sicura.

Questa volta fu Ron ad annuire “Bè, se al massimo finisce a piovere usciamo io e te per una cenetta, ti va? È tanto che non facciamo qualcosa di questo genere…”

Hermione sorrise entusiasta e lo abbracciò alle spalle, sprofondando il viso nel suo collo e dandogli un piccolo bacio “Già, una cena, due chiacchiere, una passeggiata… E’ tanto, sì” constatò.

Ron si voltò verso di lei fino a trovarsela di fronte “E se non riusciremo stasera possiamo sempre fare domani” le propose.

“Mh… Però per domani sera devo finire una relazione e sono un po’ in dietro…” replicò dispiaciuta lei, sedendosi sulle sue gambe.

Ron se la accomodò meglio tirandola a sé “Che relazione?” domandò più per circostanze che per vero interesse.

“Oh, una ricerca che ho svolto per l’ufficio Uso Improprio di Manufatti Babbani. Quella sui computer ipnotici” accennò iniziando a giocare con i capelli rossicci della nuca di lui.

Ron strinse le sue braccia attorno alla vita di Hermione accarezzandole la schiena “Aha”

Hermione annuì distrattamente “E’ stato un caso molto impegnativo, sai? Pensa che questo gruppo di malavitosi faceva commettere atti criminali alle povere persone che ipnotizzava…”

“Mhm… Molto interessante” commentò mentre lasciava che Hermione si sedesse a cavallo delle sue gambe.

“Ron… Non è vero… Ti prego…” commentò inarcando le sopracciglia con fare divertito e avvicinandosi al suo volto.

Lui finse un’aria offesa “Oh, ma invece lo è. Raccontami, dai… Questo compulters…”

Hermione si lasciò sfuggire una risata prima di sussurrargli “Shhh…” all’orecchio, catturagli il viso tra le mani e baciarlo, avvinghiandosi a lui.

Era come se nell’ultimo periodo ogni stante che non passassero stretti l’uno all’altra fosse assolutamente privo di valore e poco interessante. Come due adolescenti, più che come una coppia di giovani maturi, non potevano evitare di baciarsi, toccarsi e fare l’amore ogni volta che si trovavano soli l’uno con l’altra.

Ogni volta che le dita o le labbra di Ron sfioravano anche solo una guancia Hermione provava un brivido insopprimibile e per Ron l’abbraccio di Hermione era diventata una necessità.

In pochi attimi Hermione si ritrovò a cavalcioni sul suo ragazzo seduto sopra il tavolo freddo, intenta a sbottonare la sua camicia con fare decisamente impaziente.

“Herm, la cucina però…” cercò di farle notare Ron un po’ a disagio.

Per tutta risposta lei mise un adorabile broncio e incollò il suo naso a quello di lui “Ehi, non ti basta stare con me?” gli sussurrò a fior di labbra e con un bacio uccise sul nascere la risposta di lui che non ebbe più nulla da obiettare.

Non erano trascorsi cinque minuti che la porta bianca della cucina si spalancò poco delicatamente.

“Oh mio Dio! Ragazzi, il tavolo! E tra poco ci dobbiamo anche pranzare… Hermione! Ron!” Harry si voltò all’istante levando gli occhiali e portando una mano sugli occhi, lasciando cadere a terra il pacco di cartone che teneva per evitare di fissare nella sua memoria quell’immagine imbarazzante.

Ron iniziò a tossire rumorosamente mentre Hermione, imbarazza, si stringeva la camicia semi-sbottonata al petto arrossendo furiosamente.

“Ha-harry! Come… Cosa… Così all’improvviso…” balbettò saltando giù dal tavolo –e da Ron- e ravvivandosi i ricci sciolti.

Harry rimase istupidito a fissarli, passando il suo sguardo da Ron a Hermione, da Hermione a Ron…

“Così all’improvviso? Ma se è ora di pranzo! E poi questa è ancora casa mia… La mia cucina! Oh Dio, avete fatto sesso sul mio tavolo da pranzo!”

Ron tossì ancora più forte mentre Hermione emetteva un sussurro di indignazione “Harry! Non abbiamo fatto… Non abbiamo fatto proprio niente! Ci stavamo solo… dando il buon giorno” terminò guardando altrove.

“Già, sei arrivato troppo presto per permetterci delle evoluzioni, amico…” sussurrò Ron, diversamente da lei divertito dalla situazione.

Harry si lasciò sfuggire una risatina rassegnata mentre Hermione emetteva l’ennesimo sospiro di indignazione cercando inutilmente di tirare la camicia che aveva addosso al di sotto dell’inguine, “Ron” bisbigliò lanciandogli un’occhiataccia.

Il rosso alzò le spalle vago scendendo finalmente dal tavolo e prendendo posto più civilmente su una sedia.

Hermione sgattaiolò fuori dalla cucina, scivolando alle spalle di Harry che ancora non aveva alzato il suo sguardo da terra “Mi vado a… preparare” mormorò sulla porta.

Harry dette una risatina “Hermione, la parola giusta è ‘vestire’…” le suggerì mentre Ron tramutava una risata in un colpo di tosse per non scatenare le ire di Hermione.

Il moro si sedette su uno sgabello di fronte all’amico, inforcando nuovamente gli occhiali “Per Merlino, quasi non fate altro ultimamente!” commentò mezzo divertito e mezzo sconcertato.

Ron alzò le spalle “E’ come se non potessimo farne a meno… Siamo lì, diciamo due parole, ci scambiamo uno sguardo e dopo un attimo siamo lì che stiamo uno addosso all’altra… Harry, Hermione è così… così Hermione che non posso evitare di…”

Ma fu bruscamente interrotto da un gesto spazientito di Harry che allungando un braccio lo mise a tacere prima che potesse concludere “Non mi interessano i particolari della vita sessuale dei miei migliori amici. Se siete felici così mi va anche bene, lo sai. Certo, finchè non coinvolgete il mio tavolo da pranzo nello vostre pratiche perverse…” aggiunse più con divertimento che con vero disappunto.

Ron gli fece un cenno d’assenso con il capo quindi sorrise di nuovo “Stasera cena alla Tana, sei pronto? Mamma è furiosa, dice che non ti fai una cena decente da noi da secoli e vuole assolutamente il suo ottavo figlio acquisito seduto di fronte ad uno dei suoi abbondanti piatti” lo informò.

In effetti era da un po’ che Harry non passava una serata tranquilla a casa Weasley, da quando il giugno precedente lui, Ron ed Hermione erano diventati Auror a tutti gli effetti avevano iniziato con il frenetico rodaggio che toccava ad ogni “novellino”.

“Mi farà piacere mangiare qualcosa di salutare, tra la cucina tua e di Hermione e la mensa del Quartier Generale non so cosa sia peggio…” commentò.

Il rosso di fronte a lui sbuffò contrariato “Eccello in altre cose, io…”

“Uhm, mi domando cosa aspetti ancora a farcele vedere allora…” buttò lì Harry ridendo e trascinando con sé Ron, ben conscio della propria inabilità culinaria.

“Quanto tempo è che non abbiamo una giornata libera?” domandò Ron poco dopo.

“Troppo tempo, mi sa” rispose Harry cercando di fare mente locale ma non riuscendo a ricordare l’ultima volta.

“Guardaci come siamo ridotti… Almeno io ho la ragazza…” commentò Ron alzando il mento e lanciando uno sguardo provocatorio all’amico.

Harry sbuffò, da un po’ di tempo lui ed Hermione si erano messi in testa di trovargli a tutti i costi qualcuna. Una trovata parecchio fastidiosa se si considerava che l’unico motivo per cui non si era trovato una ragazza nell’ultimo periodo era che non se la stava per niente cercando “Di nuovo questa storia? Avete trovato qualche altra giovane damigella da presentarmi per caso?”

Ron grugnì “No, signor non-me-ne-va-bene-nemmeno-una… Te ne avremo presentate a dozzine ma tu le hai liquidate tutte. Senti, non è che stai ancora a pensare a quella storia, Harry? Parliamoci chiaro…” fece diventando serio.

“Se ti riferisci a Chantal, no. Sono stato io a scaricarla, ti ricordo. Non è che mi abbia ferito o cose simili” gli fece notare.

“Mh. Però mi sembra strano che tu l’abbia mollata così di punto in bianco all’inizio dell’estate… Sicuro che non è successo qualcosa? Tu mi nascondi qualche particolare…” e Ron si sporse minacciosamente sul tavolo per scrutarlo più da vicino.

“Nessun particolare. Te l’ho detto mille volte perché, non c’era l’intesa giusta… Non era quella giusta, tutto qui”

Ron continuò a fissarlo scettico cercando di analizzare ogni anche minima reazione, gli occhi blu del ragazzo puntati in quelli verdi dell’amico “Sarà, ma non ne sono convinto…”

Harry sbuffò perdendo la pazienza “Come credi. Basta che tu ed Herm la smettiate con questa storia del presentarmi una ragazza a settimana, ok? Sono capacissimo di trovarmela da sola, se voglio!” gli fece notare con una piccola punta di risentimento.

L’altro annuì più che altro per troncare il discorso e una volta tornata Hermione si dettero da fare per preparare un pranzo decente.

“Cosa pagherei per avere tua sorella al tuo posto, Ron” commentò Harry cercando di tagliare una fetta di arrosto dura come una suola di scarpa.

“A chi lo dici…” gli fece eco Hermione rimpiangendo le abilità culinarie dell’amica.

Harry le lanciò un’occhiataccia “Hermione ce n’è anche per te, sai? Sarai anche la strega più abile del pianeta ma come cuoca sei davvero una frana… Mi dispiace. I vostri figli rischieranno l’avvelenamento perenne…” commentò mescolando la salsa al tonno pastosa e decisamente troppo, troppo salata di Hermione.

“Deve essere una cosa ereditaria, anche mia madre era una frana ai fornelli…” commentò la riccia addentando una fetta di pane.

Ron annuì “Ragazzi, ci rifaremo stasera…”

“Chi me lo fa fare di vivere con voi, io proprio non lo so…” fece Harry ironico.

“Siamo fantastici, non potresti fare a meno di noi, è ovvio!” gli suggerì Ron, spazzando la tovaglia di briciole di pane con la sua bocca piena.

“Ron, sei un animale!”

“Amore mio, questi commenti tieniteli per quando siamo io e te…Potresti mettere a disagio Harry…”

“Rooon!”

“Ragazzi, per favore…”

“Vedi? Che ti dicevo, Herm?”

 

 

Quando Harry varcò la porta di casa Weasley fu investito dal un turbinio di profumi deliziosi. Molly, che aveva momentaneamente lasciato pentole e padelle, lo strinse in un abbraccio materno “Harry caro, quanto tempo che non ti fermi a cena da noi!” commentò baciandolo su una guancia.

“Sono qui per recuperare, Signora Weasley” rispose Harry allegramente sciogliendosi dalla sua stretta per lasciare che salutasse anche Ron ed Hermione.

“Ragazzi miei” fece agli altri due, schiacciandoli in un abbraccio multiplo.

“Buonasera Signora Weasley” salutò cortesemente Hermione.

“Hermione… ti trovo dimagrita… Non è che il lavoro è troppo pesante per te, cara?” domandò analizzandola col suo sguardo esperto.

Hermione scosse il capo ma prima che potesse anche solo spiegare una voce acuta si insinuò nella conversazione, giungendo dalla porta della cucina “Non è che sei inscinta, Hermione? No porchè a me è suscesso esattamonte questo… Prima sono dimagriita e poi… Puff! Questa grosa panscia”

“Ciao Fleur” salutarono i tre mentre la bellissima bionda ancheggiava nella loro direzione, accarezzando fiera la sua grossa, grossa pancia.

“Sembra crescere a vista d’occhio, è bellissima” commentò Hermione accarezzando leggermente il profilo rotondo con una punta d’invidia tutta femminile.

“Il mio primo nipotino…” commentò Molly tutta fiera rivolta alla nuora.

“O la prima nipotina” rispose prontamente Fleur, stringendosi la pancia.

Molly sbuffò leggermente “Da generazioni il primo Weasley è sempre stato un maschio…” le ricordò.

“Lo so bene, ma io dico che sarà una femina, tradisione o non tradisione. E si chiamerà Celèste… Io e Bill abbiamo già scialto il nome” spiegò tutta felice ai tre ragazzi.

La Signora Weasley emise un altro sbuffo, si strofinò le mani nel grembiule e ripartì verso la cucina “Torno ai miei manicaretti” disse senza tante cerimonie allontanandosi, seguita da Fleur.

Ron ridacchiò e Harry gli lanciò uno sguardo interrogativo.

“Da sempre, il primogenito Weasley si dice sia un maschio. Ma Fleur vuole a tutti i costi una femmina e lei e mamma non fanno che litigare, per la gioia di Bill…” spiegò il rosso.

Harry alzò le spalle mentre Hermione evitava, per cortesia, di esternare le proprie considerazioni a riguardo.

Quando si accomodarono al tavolo imbandito sotto il cielo sereno del cortile c’erano ancora due posti vuoti.

“Ginny e Bill?” domandò Hermione guardandosi attorno.

“Bill è molto impegnoto nell’ultimo periodo, sta lavorando sodo per potersi permottere un po’ di ferie più avonti quando nascerà la piccola…” spiegò Fleur, tutta inorgoglita. Il labbro superiore della Signora Weasley si arricciò un poco ma nessuno ci fece caso.

“E Ginny?” domandò curioso Harry.

“Ginny è sempre fuori ultimamente, esce all’alba e torna la sera… Secondo me ha un uomo misterioso…” commentò Fred guadagnandosi un’occhiataccia della madre.

“Già, magari è un poco di buono e non lo vuole portare a casa” rincarò George. Molly Weasley tossì rumorosamente.

Harry ridacchiò dei loro commenti evitando di prenderli sul serio tuttavia la questione di Ginny lo incuriosiva. Chissà che stava combinando?

“Ah, quante sciocchezze. Ginny si sta semplicemente cercando un buon lavoro!” esordì Hermione, abbassando la propria forchetta nel piatto vuoto.

“Un lavoro? E perché mai non dovrebbe parlarcene?” si inserì la Signora Weasley.

Hermione alzò le spalle con un sorriso “La conosciamo, no? E’ cocciuta e non vuole che nessuno la aiuti o le dica cosa fare. Vuole trovarsi una buona strada senza l’aiuto o l’apprensione di nessuno. Credo che sarebbe il massimo per lei tornare a casa una sera e stupirvi con la comunicazione di qualche impiego importante e che le piace”

“Così tipico di Ginny…” commentò Charlie con un sorriso mentre il Signor Weasley annuiva.

Qualche istante dopo Bill fece la sua comparsa scivolando con grazia fuori dal camino e raggiungendoli all’esterno “Buonasera a tutti”

“Bentornato, mon chère,” gli sussurrò Fleur prima di stampargli un grosso bacio sulle labbra e abbracciarlo come se non lo vedesse da giorni.

“Scusate il ritardo ma si sa, se si vuole regalare il meglio a queste due splendide donne…” commentò accarezzando il pancione della moglie.

“Bill!” non riuscì a trattenere la Signora Weasley.

Bill alzò le spalle ignorando l’espressione vittoriosa della propria consorte “Andiamo mamma, lo sai che per me l’unica cosa importante è che sia sano. Lasciatemi fuori dalle vostre diatribe sul sesso… Anche se personalmente anche io desidero una bambina…” ammise alla fine, continuando a carezzare la grossa pancia di Fleur. Molly mormorò tra i denti qualcosa che dovette suonare come un “Certamente anche io desidero solo che sia sano, è ovvio…”

Ron gli sorrise divertito “La cocca di papà, eh?”

“Puoi dirlo forte!” gli rispose il fratello inorgoglito.

 

“Ma Ginny? Non si sta facendo un po’ troppo tardi?” domandò ad un certo punto il Signor Weasley lanciando un’occhiata al loro orologio di famiglia, attraverso la finestra aperta. Tutte le lancette indicavano ‘casa’ ad eccezione di quella con il volto di Ginny, che puntava su ‘lavoro’.

“Oh, guarda… E’ di ritorno proprio ora” fece notare Ron, mentre la lancetta si spostava da ‘in viaggio’ a ‘casa’. E infatti, pochi attimi dopo, una Ginny piuttosto trafelata apparve in veranda, raggiungendo a falcate la tavolata.

“Buonasera Weasley – e non… Oddio, scusate, avevo dimenticato questa cena e sono in tremendo ritardo…” commentò dispiaciuta, cercando di lisciarsi i capelli aggrovigliati.

“Il tuo uomo fuorilegge ti tiene così impegnata?” domandò Fred mentre la più piccola di casa prendeva posto a tavola e Molly le riempiva contrariata il piatto.

“Aha… Mhh, buonissimo ma’!” commentò addentando il manicaretto, decisamente affamata.

“Visto? Un’ammissione, noi lo sapevamo che c’entrava un uomo…” constatò George, lanciando uno sguardo complice al fratello.

“Quando Ginny cova qualcosa c’entra sempre un uomo…” aggiunse l’altro.

“Ehi, ma che storia è questa? Quale uomo e uomo? Ero a…cercare lavoro” spiegò la rossa.

Harry continuò a mangiare silenziosamente lanciando di quando in quando qualche occhiata fugace a Ginny, seduta pochi posti di fronte a lui. Il fatto che non gli avesse accennato minimamente questa storia del lavoro, dopo che avevano sviluppato una così bella amicizia, lo rendeva alquanto di cattivo umore.

“Hai trovato qualcosa di interessante, cara?” domandò sollevata la madre, cambiando improvvisamente umore.

Ginny scosse la testa “No. Quando avrò ottenuto quello che voglio ve lo comunicherò ma prima non fate domande. E’ l’unica cortesia che vi chiedo… Bene, ora possiamo anche cambiare argomento. Come sta la bambina Fleur?”

Fleur intavolò un monologo sugli esiti degli ultimi esami effettuati, sulle proprie speranze, gli ultimi acquisti e il proprio senso materno che sortì l’effetto desiderato, distrarre l’attenzione dei presenti dalla questione ‘lavoro’ di Ginny.

La rossa rimase stranamente taciturna per tutto il resto della serata, cosa piuttosto insolita, mentre Hermione, Ron ed Harry continuarono a domandarsi cosa stesse pianificando.

 

“Ginny, posso parlarti un attimo?” le domandò Harry a fine serata, una volta che tutti i commensali se ne furono andati.

Ginny annuì abbandonando per un attimo i piatti da lavare e asciugandosi le mani nello strofinaccio per poi rivolgere la propria attenzione a Harry.

“Sei un po’… come dire, sfuggente in questo periodo… Tutto bene? Hai problemi con il lavoro?” le domandò sedendosi al tavolo di legno della cucina.

Lei sorrise prendendo posto di vicino a lui “No. Nessun problema. Diciamo solo che non mi va di parlarne finchè non avrò la sicurezza di avere tra le mani quello che veramente voglio. Tutto qui. E se ultimamente sono fuori così spesso è perché, diciamo, mi sto esercitando per ottenerlo.” rispose serena.

Il suo sguardo determinato e quelle parole bastarono a Harry per quella sera, decise che non le avrebbe fatto più domande. In ogni caso per lui era già sufficiente che non c’entrasse nessun uomo poco raccomandabile. O meglio, nessun uomo e basta.

“Come vuoi. Allora, come si dice in questi casi? In bocca al lupo… E buona notte, Ginny”

“Crepi! Buonanotte, Harry. E grazie della fraterna preoccupazione” aggiunse ironica lasciandogli un bacio sulla guancia prima di terminare con i suoi piatti.

Harry annuì sospirando, consapevole che di fraterno, nella propria preoccupazione, non c’era proprio un bel niente.

 

 

La mattina seguente Ginny si svegliò di buon’ora, un po’ in ansia. Quella sarebbe stata la mattina decisiva. Dopo aver presentato la propria domanda, aver preso parte agli esami d’ammissione ed essersi esercitata per superare tutte le prove (fisiche e non) d’ingresso di cui l’ultima proprio lo scorso pomeriggio, finalmente quella mattina avrebbe saputo cosa ne sarebbe stato di lei: sarebbero infatti usciti i risultati d’ammissione all’Accademia Auror del Ministero della Magia.

Si vestì in fretta e uscì di casa senza nemmeno fare colazione, ignorando gli strilli di sua madre, camminò un po’ per le vie di Londra, dopo essersi materializzata nel pressi del Ministero della Magia e, una volta raggiunta la cabina telefonica che permetteva l’accesso ai visitatori incrociò le dita attendendo di essere trasportata fin sotto terra, al Secondo Livello, nel Quartier Generale degli Auror.

Con circospezione raggiunse l’Ufficio Reclute dove un gruppetto di giovani ansiosi si accalcava attorno ad una grossa pergamena svolazzante, qualcuno di loro esultava, qualcun altro si allontanava veloce con la coda fra le gambe. Ginny si domandò quale delle due categorie le fosse stata riservata… Con un po’ di timore avanzò tra la piccola folla, in fondo c’era un solo modo per saperlo. Con le mani tremanti srotolò il fondo delle pergamena alla ricerca del proprio nome. Il suo cuore prese a battere freneticamente mentre stava per scoprire se il suo più grande desiderio avrebbe avuto modo di realizzarsi… Scorse velocemente la lista fin quando lo trovò.

Ginevra Molly Weasley.

Trasse un respiro profondo, chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Quando li riaprì seguì titubante la linea che portava all’altro lato del foglio, alla fine della sua agonia.

Quando lesse “Ammessa” scritto in bella grafia e con l’inchiostro rosso Ginny trattenne il respiro, ricontrollò di nuovo, non si era sbagliata. Improvvisamente sentì un’incredibile eccitazione esploderle addosso, con un grido di vittoria balzò in piedi sbattendo dolorosamente la propria testa contro quella di qualcun altro più in alto, tutti rannicchiati l’uno sopra l’altro com’erano.

Due identici gridolini di dolore risuonarono tra gli altri. E Ginny si ritrovò a fissare, poco più in alto, una ragazza mora che schiacciava prepotentemente le proprie mani su uno zigomo e le rivolgeva occhiate di fuoco.

Le due ragazze si districarono dalla folla circostante raggiungendo un angolo tranquillo.

Ginny si sporse verso la dolorante sconosciuta con un’aria decisamente dispiaciuta. “Oh Merlino, perdonami! Non ho potuto trattenere quel salto quando ho letto di essere stata ammessa!” confessò candidamente.

L’altra si passò una mano tra i corti capelli castani tramutando la propria espressione risentita in un sorriso “Bah, tranquilla. Circa tre secondi prima ho rotto la testa con una gomitata ad un tappetto che stava accanto a me proprio per lo stesso motivo. Un atto di esultanza costa caro a volte…” le rispose quella ormai dimentica del proprio dolore.

“Ammessa anche tu? Complimenti, allora! E scusa ancora, eh” Ginny rispose al sorriso simpatico e spaccone di quella ragazza appena conosciuta.

“Ah, io sono Ginevra Weasley” si presentò allungando una mano con sicurezza.

L’altra annuì stringendola “Klay Ruffingun. Coraggioso per una ragazza tentare la strada dell’Auror” disse ironica.

Ginny scosse la testa “Oh Merlino, non dirmelo che me lo ripeteranno abbastanza i miei sei fratelli quando verranno a conoscenza di tutto questo! Sarà una tortura…” confessò scocciata, sbuffando e cacciando via dagli occhi una ciocca rossa sfuggita alla coda di cavallo.

“Ho la fortuna di essere figlia unica… E non ti invidio per nulla. Che ne dici ora di controllare come ci hanno smistato? Magari ho la fortuna di ritrovarmi in squadra con l’unico essere umano normale che abbia conosciuto qui fino ad ora, tu!” ammise Klay.

Ginny annuì lanciandosi curiosa verso lo sportello poco distante dove una strega annoiata sbadigliava controllando una lista e consegnando al ragazzo di fronte a lei un pacco e diversi fogli.

Quando fu il turno di Ginny la signorina esibì un grosso cartello con scritto “pausa caffè” e scomparve in un attimo dalla propria scrivania, incurante delle proteste della ragazza.

Ginny si voltò sbuffando verso Klay “Oh, direi che iniziamo proprio bene…”. L’altra annuì.

“Tu eri ad Hogwarts, vero? Mi ricordo di te, sei diventata capitano e cercatrice di Grifondoro dopo che Potter se n’è andato…” sbottò improvvisamente la mora, guardandola curiosa.

Ginny annuì “Già. Però non mi ricordo di averti mai vista…” ammise cercando di fare mente locale.

Klay alzò le spalle divertita “Sarà perché ero a Corvonero e passavo quasi tutto il mio tempo libero in punizione… Non mi si vedeva molto in giro per la scuola, a dire il vero, un minuto prima facevo a botte con qualcuno in Sala Comune e un minuto dopo stavo in punizione da qualche parte. Per questo non mi hanno nemmeno mai permesso di essere nella squadra di quidditch, maledetti sorci! Casa di codardi, quella di Corvonero…”

Ginny sorrise di nuovo, quella ragazza doveva essere proprio simpatica. Un po’ strana, ma molto divertente.

Quando finalmente la strega tornò alla scrivania consegnò a Ginny un sacco di fogli da compilare, una tabella oraria –avrebbe iniziato i corsi effettivi con l’inizio della settimana seguente-, il proprio cartellino e un sacchetto con all’interno due divise, una da lezione e una da esercitazioni, rigorosamente blu.

Quando lei e Klay confrontarono la tabella scoprirono non solo di condividere tutte le lezioni ma di far parte anche dello stesso gruppo di esercitazioni, quello assegnato –come era scritto- al Colonnello Timothy Russel.

Ginny non potè trattenere l’ennesimo gridolino di gioia, era in classe con Klay, nel suo stesso gruppo di esercitazione, tutto sarebbe cominciato il lunedì seguente ed era affidata al Colonnello Russel, che poteva ricordare era stato il tutor di Ron, Harry ed Hermione e a giudicare dai lori racconti una forza d’uomo.

Non avrebbe potuto sperare in meglio.

Alle sue spalle Klay emise un grido esasperato, quando si voltò Ginny la vide guardare con rassegnazione la gonna della divisa da lezione “Oh, non ancora gonne… Io detesto queste cose sessiste!” esclamò sbattendo il capo a destra e manca.

Ginny la fissò per un istante poi scoppiò in una sonora risata. Era davvero felice.

 

Harry, Ron ed Hermione arrivarono assieme nel grande Atrio del Ministero, scivolando agilmente fuori da un camino uno dopo l’altro. Il lavoro li attendeva ed erano anche parecchio in ritardo per colpa di Ron che quella mattina aveva combinato un piccolo guaio con la colazione.

Hermione, leggermente furiosa, soffiò via un’ombra di fuliggine dalla propria divisa blu e avanzò a falcate verso l’ascensore che stava per chiudersi.

“Herm! Ehi, Herm!” Ron le corse dietro agguantandola al volo e scoccandole un bacio sulle labbra prima che le porte dell’ascensore gremito si chiudessero.

“A dopo” le sussurrò prima di tornare da Harry.

Hermione guardò Ron scomparire lentamente mentre l’ascensore iniziava a salire e sorrise fra sé e sé di quelle parole. A dopo. In un certo senso poteva già immaginare cosa sarebbe successo ‘dopo’ e sentì lo stomaco contrarsi piacevolmente a quell’idea.

Improvvisamente scosse la testa e arrossì furiosamente schiacciata contro una delle pareti. Come poteva mettersi a pensare a una cosa del genere in un ascensore pieno di gente? Sul posto di lavoro? Bè, era da un po’ che non riusciva a pensare ad altro, si ricordò. Ma poi scacciò con tutte le sue forze quell’idea dalla mente. Era già un po’ in ritardo per il lavoro – o meglio, non era come al solito in anticipo- e una dura giornata di stesura relazioni l’aspettava. Decisamente era il momento meno opportuno per pensare a Ron e a quello che avrebbero fatto insieme, dopo.

 

Sorridendo sornione Ron tornò da Harry.

“Amico mio, sei senza speranza” commentò il moro, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

“Nah, sono felice. E’ un po’ diverso. E sono innamorato. E attratto da lei… Dio, com’è bella…” mormorò più che altro tra sé e sé.

Harry scosse la testa divertito incamminandosi assieme all’amico. Dopo una rilassante giornata di pausa tornare al lavoro era un po’ duro e quella mattina ancora non riusciva a carburare.

Quando il secondo ascensore si rese disponibile una folla di gente ci si ammassò sopra.

“Sarebbe tutto molto più facile se ci si potesse materializzare qua dentro” commentò Ron sgomitando per non rimanere a terra.

Harry annuì cercando di salire con un po’ meno determinazione, quando l’ascensore fu al completo le porte si chiusero ed Harry rimase nuovamente a terra.

“Ci vediamo in ufficio” gridò a Ron, che per tutta risposta mosse appena la testa che spuntava di una spanna sopra il livello generale d’altezza. Harry pensò che era molto fortunato, in quel modo poteva respirare invece di farsi tutti i piani quasi in apnea come toccava a lui ogni volta. Seppur bello alto Harry era superato di diversi centimetri dall’amico, che era cresciuto a vista d’occhio un paio di anni prima.

Si appoggiò al muro, aspettando che l’ennesimo ascensore giungesse, fissando stancamente le proprie scarpe. I lacci di un anfibio ricadevano mollemente sui lati e Harry si affrettò a legarli stretti con un colpo di bacchetta prima che qualcuno dei suoi superiori più pignoli potesse fargli rapporto per il semplice gusto di torturare gli ultimi arrivati. In special modo lui. Già, perché chiamarsi Harry Potter poteva rappresentare ancora una seccatura per colpa di qualche idiota geloso.

Improvvisamente il luccichio di una zazzera rossa di inconfondibile marca Weasley attirò l’attenzione di Harry sulla folla che si accalcava nell’atrio davanti ai camini. In mezzo alla confusione riuscì a distinguere chiaramente la chioma di Ginny, ormai ne conosceva a memoria quasi ogni riflesso. Ma prima che potesse fare un passo nella sua direzione e soddisfare le propria curiosità Ginny, con una straordinaria espressione di felicità dipinta sul volto lentigginoso, e una sconosciuta assieme a lei sparirono risucchiate su per la cappa per chissà quale ignota destinazione.

Harry si domandò cosa mai facesse Ginny da quelle parti, perché non aveva detto niente a loro, o non li avesse cercati per salutarli e soprattutto come mai sembrava sprizzare felicità da tutti pori e poi improvvisamente si ricordò della sua ricerca di un lavoro. Quindi era riuscita a trovare un lavoro al ministero! Ecco perché non aveva detto nulla a nessuno, perché metà della sua famiglia lavorava lì dentro e voleva ottenere un posto grazie alle sue capacità, perché valeva, non perché qualcuno le aveva dato spinte o aveva delle conoscenze. Era proprio una delle formidabili cose che ci si potevano aspettare da lei.

Era sempre stata così: forte, coraggiosa e leale, la sua Ginny. Peccato che non fosse sua proprio per niente… Aveva avuto la sua occasione Harry, l’aveva avuta per cinque lunghissimi anni e non solo aveva scelto di giocarsela troppo tardi ma anche nel momento sbagliato.

Sospirò incurante dell’ascensore appena sopraggiunto e della gente che calcava per salire a bordo, lui continuava a fissare il punto del camino in cui, fulminea, Ginny era apparsa e poi svanita nel giro di un attimo.

Per tutti i tre anni precedenti aveva avuto modo di pentirsi per non essersi accorto prima di quanto fosse speciale. D’altro canto era consapevole del fatto che lasciarla, allora, era stata la cosa più giusta. Eppure ancora gli si stringeva il cuore al ricordo della brutta litigata che era seguita alla comunicazione della sua decisione di non tornare ad Hogwarts, di cercare Voldemort. Certo, lei aveva capito, ma non aveva accettato così di buon grado il fatto di essere stata tagliata fuori da quella storia. Ma l’ultima cosa che Harry avrebbe voluto era averla lì, costantemente in pericolo come costantemente era rimasta tra i suoi pensieri.

Poi, Voldemort era stato sconfitto, l’incubo era finito. Ginny era stata così dolce con lui quelle settimane che era rimasto in ospedale… Eppure non aveva più ritrovato il coraggio di quella sera di primavera in cui, davanti a tutta la Sala Comune di Grifondoro, l’aveva baciata senza poterlo evitare. Più che altro non riusciva più a sentirsi in diritto di chiederle di tornare a essere la sua ragazza, dopo che l’aveva allontanata così bruscamente da lui. Dopo che per tanto tempo quasi non si erano parlati. E a quel riavvicinamento era seguito lo sbocciare di una stupenda amicizia, di una complicità e di una reciproca comprensione che prima aveva trovato solo in Ron ed Hermione.

E vederla così felice e così fiera della loro bella amicizia lo rendeva orgoglioso e codardo allo stesso tempo. Così non osava, non osava andare oltre quando la vedeva così sicura del loro nuovo rapporto, anche se era ben consapevole che in tutto il resto del mondo non avrebbe mai trovato nessuno così speciale per lui. Anche se lo sapeva bene che era lei quella giusta.

 

Quando varcò la soglia del piccolo ufficio della sua squadra Harry si ritrovò in mezzo alla baraonda.

Tonks, che era tornata al lavoro da poco dopo aver dato alla luce un anno e mezzo prima la piccola Alex e si era vista promossa al titolo di Capitano e affidata la squadra in cui si trovavano Harry e Ron, era intenta a spiegare il nuovo incarico a Laira. Laira Baggins era una sua brillantissima ma soprattutto bellissima compagna di si quadra.

I suoi occhi verdi si allargarono e le sue labbra rosse e carnose si arricciarono mentre una mano passava stancamente tra i lunghi capelli biondo cenere “No! Non un’altra volta!” strillò imbronciata.

“Oh, andiamo, Laira! Nessuno ci riesce come te. E poi la cosa non dipende da me, è inutile protestare. Gli ordini arrivano direttamente dal Generale Nivius, e lo sai che non sta a sentire le lamentele di nessuno…” la informò Tonks.

Harry fissò prima una e poi l’altra, poi lanciò uno sguardo interrogativo a Ron, seduto sulla sua scrivania che leggeva distrattamente un dossier.

“Buongiorno, eh. Che succede?” domandò dopo l’alzata di spalle di Ron.

“Baggins disobbedisce come al solito, Potter” lo informò la voce impostata di Andie Joker, il più serio e riguardoso tra i suoi compagni.

Laira lanciò uno sguardo sprezzante nella sua direzione “Io non disobbedisco proprio niente! Solo non capisco perché ogni volta tocca a me adescare qualche disgustoso criminale!” informò Harry.

Ron lanciò una risatina “Bè, tocca a te perché probabilmente, se io o Harry ci sedessimo di fronte a Preston accavallando sensualmente le gambe non sortiremmo lo stesso effetto…Se lo facesse Andie poi, manderemo a puttane l’intera missione!”. Anche Harry e Tonks risero, facendo infuriare ancora di più Laira.

La bionda sbuffò inferocita “So fare molto altro che sedurre dei criminali per estrapolare informazioni, sapete? Ma a quanto pare nessuno se ne è mai accorto!”

“Eh sì, essere belle è una vera maledizione…” commentò ironico Ron guadagnandosi una nuova occhiataccia furente.

“Oh, ti assicuro di sì! Ti presterei Steave per mezza giornata…” fece lei, incrociando le braccia al petto. “Oh, eccolo che arriva, maledizione…”

Uno stangone muscoloso e dal fascino mediterraneo irruppe nella stanza sbattendo la porta dietro di sé. Quando Harry e Ron avevano saputo che aveva scelto la carriera di auror solo perché gli piaceva come calzava su di lui la divisa erano stati molto combattuti tra il riso e il pianto.

“Capitano Tonks, mi oppongo a questa nuova missione affidata a Laira! Non mi va proprio per niente che quel sudicio di Preston avvicini le sue manacce a lei… Non è una missione adatta ad una donna, quella”

Come per ripicca Laira saltò in piedi e a falcate raggiunse Tonks ancora sconcertata “Capitano, missione accettata. Io e miei compagni metteremo a punto una strategia che vedrà me come raccoglitrice di informazioni. Sedurrò quel Preston e riuscirò a ricavarne le informazioni che ci servono. Appena deciso il tutto la informeremo”

Harry ridacchiò tra i denti. Era così ogni giorno, l’irremovibile Andrew Joker che in barba al suo cognome di divertente non aveva proprio nulla, la bellissima Laira Baggins sempre insoddisfatta e quel bamboccio raccomandato di Stephen Parker attaccato alla sua gonna e perennemente impegnato a sistemarsi i capelli. Ron ed Harry erano convinti di essere capitati nella squadra più male-assortita  di tutto il dipartimento.

Però dovevano ammettere che era divertente. E poi avevano Tonks come capitano, il che aiutava molto.

Quando rimasero solo lui, Ron e Tonks, Harry fu tentato di comunicare agli altri due che aveva appena intravisto Ginny nell’atrio e chiedere se ne sapevano qualcosa. Però si trattenne, in realtà sarebbe stato molto meglio chiederlo a lei, senza contare che avrebbe avuto una buonissima scusa per andare a trovarla.

“Ragazzi, oggi io finisco prima. Devo portare Alex dal guaritore pediatrico per le vaccinazioni” li informò Tonks con un sorriso gioioso.

“Ok, capitano. Ah, mia madre è rimasta molto contrariata per la vostra assenza alla nostra super cena di ieri, sai?” la informò Ron, in tono piuttosto informale.

“Ah, è dispiaciuto tanto anche a noi ma Remus era proprio stanco ieri… Sapete, c’è stata l’ultima prova per la selezione dell’accademia Auror ed è durata fino a tardi.” Si giustificò sistemando un paio di fogli in diverse cartellette.

“Ah, è vero! Non ci pensavo più, arriveranno i novellini… Non vedo l’ora di tormentarli un po’ come hanno fatto con noi!” ridacchiò Ron.

“Weasley, farò finta di non aver sentito quello che ha appena detto!” tuonò Tonks più divertita che infuriata.

Ron scattò sull’attenti “Scusi Capitano!” rispose. Poi tutti e tre scoppiarono in una sonora risata.

Tonks riservò loro uno sguardo enigmatico “Sarete sorpresi di vedere chi c’è tra quelli che definite ‘novellini’…” quindi con un gesto di saluto lasciò Harry e Ron a rivolgersi uno sguardo interrogativo.

 

 

“E così ancora non sapete chi c’è? Deve essere qualcuno di inaspettato se ha detto così…” constatò Hermione, dopo che Harry le ebbe riferito, a cena, le parole di Tonks.

“Non abbiamo avuto tempo di passare a controllare le ammissioni, anzi io ad un certo punto me ne sono proprio dimenticato…” ammise Ron, tagliando una fetta della sua pizza consegnata a domicilio solo pochi minuti prima.

“Anche io…” confessò Harry a cui, in fin dei conti, la questione delle due ammissioni interessava relativamente.

“Ah Harry, poco prima che tornaste è arrivato un gufo per te, sembra arrivare da Hogwarts…” si ricordò improvvisamente Hermione.

Harry afferrò la pergamena arrotolata che gli stava porgendo la riccia e la lesse velocemente.

“E’ di Neville, dice che la cattedra di Erbologia è la cosa più bella che gli potesse capitare anche se ha un piccolo problema: ogni volta che entra in Sala Grande d’istinto si siete al tavolo dei Grifondoro invece che a quello dei professori!” tutti e tre risero delle notizie di Neville. Avevano festeggiato con lui quando, meno di un mese prima, la Mc Granitt lo aveva ufficialmente chiamato a sostituire la Professoressa Sprite che era bella e pronta per la pensione. Neville non avrebbe potuto avere un’occasione migliore ed erano stati felici per lui. Era così fiero di essere il più giovane professore nella storia di Hogwarts!

“Ce lo vedo proprio Neville girare per i corridoi e salutare ‘buongiorno professoressa Mc Granitt, buongiorno professor Vitius’… ah ah ah! E arrossire tutto sentendo gli studenti chiamarlo professore!” commentò divertito Harry.

Immaginando la scena Ron quasi si strozzò quando un funghetto gli finì di traverso.

“Bè, sono contento per lui… E sono contento per noi!” aggiunse una volta terminato di tossire.

Gli altri due annuirono, Hermione gli accarezzò delicatamente una mano fissandolo intensamente negli occhi.

Passarono il dopocena a ridere e chiacchierare e quando Harry vide Ron ed Hermione scambiarsi sguardi languidi capì che era giunto per lui il momento di levare le tende, anche perché effettivamente la stanchezza iniziava a farsi sentire e il giorno seguente avrebbe preso servizio con il primo turno, pressappoco all’alba.

“Ragazzi, io vi lascio alle vostre smancerie e me ne vado a letto… Buonanotte” disse alzandosi dal comodo e grosso divano del salotto e puntando le scale che portavano al piano notte con uno sbadiglio.

Quando rimasero soli tra Hermione e Ron calò il silenzio. Lei si accoccolò meglio tra le braccia di lui lasciando che le accarezzasse i capelli e le spalle senza dire una sola parola, il viso affondato nel suo petto.

“Sono stanchissimo, gli allenamenti di oggi sono stati particolarmente massacranti, io ero in coppia con Laira e sembrava indemoniata…” commentò.

Hermione si tirò su di colpo, non le era proprio mai piaciuta quella biondina seducente che se ne andava in giro per tutto il Quartier Generale sventolando a destra e a manca i suoi lunghi capelli d’argento. “Oh” commentò solo, un po’ inacidita.

Ron ridacchiò sotto i baffi sentendo i muscoli delle sue spalle sottili tendersi. Avvicinò il viso al suo collo e dopo averlo accarezzato lo baciò delicatamente “Che scema che sei…”, le disse in un sussurro.

Hermione sbuffò un po’ contrariata “Certo, certo…” rispose, cercando di non lasciarsi persuadere dal tocco gentile delle labbra del suo ragazzo.

Ron le accarezzò la schiena calda, sotto la maglietta, provocandole un brivido “Dai, lo sai che… Che sei bellissima” le disse piano, affondando il viso nei suoi capelli morbidi e profumati.

Hermione sorrise chiudendo gli occhi. Impossibile tenergli un broncio. Lo abbracciò forte salendo a cavalcioni sulle sue gambe incrociate e avvinghiandosi a lui.

“Ti amo…” gli sussurrò in un orecchio un attimo prima di baciarlo.

Quando lasciò le sue labbra Ron le rivolse un sorriso sincero, di quelli semplicemente bellissimi e disarmanti di cui era in grado solo lui “Io di più…”.

Hermione scostò una ciocca di capelli rossi dalla sua fronte, con un tocco delicato “E ora, direi che è abbastanza dopo…” gli ricordò prendendolo per mano e trascinandolo a suon di baci fin nella sua camera da letto.

 

 

Continua

 

 

Buona sera a tutti! Come vedete, non ci ho messo la mia solita eternità per aggiornare questa storia, cosa starà mai succedendo? Un miracolo!!! No, è che questa volta prima di scrivere mi sono proprio organizzata, eh eh! Appuntandomi su un quadernino tutte le duemila cose che avevo in mente e organizzandole per bene…

Spero che questo primo capitolo vi piaccia, non succede certo granchè ma è ovviamente un primo capitolo introduttivo… Ly vi sarà tanto grata se cliccando la scrittine qui sotto le lascerete un commentino… ^^

E intanto ringrazio davvero tantissimo chi ha recensito il primo capitolo:

Vale: tesorina mia, grazie!! Grazie per la fiducia che mi dai sempre e per tutti i complimenti che mi fai… Lo sai che il giudizio di un’amica e di un’autrice eccezionale come te per me è oro colato! Controlla la posta che c’è della robina per te ^o-  Ti voglio benissimo!!!

Sunny: Oh divina, collega sbavatrice, insuperabile artista, non sai che gioia mi ha dato trovare un tuo commento al mio primo capitolino… Spero che anche questo possa piacerti quando lo leggerai tornata dalle tue interminabili vacanze! Un bacio gradissimo love! Ti voglio beneeee! E buone vacanze, girolona!

Anduril: Piaciuta la scena con Voldemort? Mi fa piacere! Hai proprio ragione quando dici che la luce non durerà per molto, sai? ^^ Oh, quanti casini succederanno!!! ^^ Continua a farmi sapere che ne pensi, eh! *Questo è un ricatto*. Un bacio =)

Sonnie: Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto, ed ecco l’aggiornamento fresco fresco e rapido! ^^

AvaNa Kedavra: Carissima! Grazie per la recensione, come puoi vedere il tuo Harry sta benissimo (per ora, sgh sgh sgh sgh…). E spero che anche queste premesse vere e proprie alla storia che sarà ti risultino interessanti. Fammi sapere, eh! Un baciotto grande grande!

Hermy88: Ciao cara! Grazie per i complimenti, sono felicissima ti sia piaciuta, eh! ^^ Anche tu hai divorato il 6° libro appena uscito direttamente in inglese, eh? Ah, che bellissimo bellissimissimo!! ^^ Bè, fammi sapere se ti piacerà anche la mia storia e grazie per gli in bocca al lupo. Un baciottissimo ^x^

Ale: Piccina, sei tu!! (Vai a dare un’occhiata ai commenti alla tua fic, eh…) Me felice di trovare una tua recensione, e soprattutto una tua recensione positiva! ^^ Mi raccomando, fatti sentire che io te e la Vale ci dobbiamo organizzare qualche altro giretto milanese, eh! ^^ Un bacio forte forte. ^^

 

Bene carissimi, grazie ancora di aver letto la mia storia; un bacio grandissimo a tutti e mi raccomando, lasciate un commentino se volete…

*Oh, sì che volete…

*Lo volete tantissimo…

*Non potete evitare di ciccare qui sotto, lo so…

*Bravissimi, avete appena posizionato il mouse… cliccate… commentate…

 

Ly

 

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Capitolo 3
*** Qualcosa di Bello ***


III – Qualcosa di Bello

III – Qualcosa di Bello

 

 

May you find that love that won't leave you

May you find it by the end of the day

You won't be lost, hurt, tired and lonely

Something beautiful will come your way

 

(Robbie Williams - Something Beautiful)

 

Quando la sveglia suonò sul comodino Ginny la spense con un gesto rapido, già completamente sveglia. Erano le sette e mezza e da quasi due ore si rigirava nel letto sorridendo, incapace di riprendere sonno. La luce pallida che entrava dalle imposte socchiuse rischiarava appena la stanza ma i suoi occhi vispi potevano vedere chiaramente l’uniforme piegata sulla sedia della scrivania. La sera prima l’aveva provata e riprovata almeno mezza dozzina di volte, ridendo di gioia ogni volta.

Sarebbe stata un’Auror, ora. O meglio, una matricola e poi un’Auror, ma il concetto era quello.

Scese dal letto con un balzo, accarezzò delicatamente i vestiti blu passandovi accanto e pimpante aprì la finestra per lasciare entrare l’aria di un nuovo giorno. Respirò a fondo e le sembrò che nulla in quella giornata sarebbe potuto andare storto per il semplice fatto che si sentiva terribilmente felice.

Già, avrebbe comunicato quella mattina a colazione ai suoi genitori, ai gemelli –che per gli ultimi giorni di ferie erano ancora parcheggiati in casa- a Bill e Fleur che aveva scelto il suo destino e che questo l’aveva ‘ammessa’. Magari mamma avrebbe fatto un po’ di storie, si sarebbe preoccupata un po’, magari anche i suoi fratelli sarebbero stati un po’ sorpresi ma in fondo ne era sicura, alla fine tutti sarebbero stati felici per lei. Ron ci avrebbe messo un po’ più di tempo, giacché era il più apprensivo di tutti, ma era sicura alla fine l’avrebbe abbracciata e avrebbe sorriso, complimentandosi con lei. In fondo aveva avuto modo di vedere quanto poteva essere forte e combattiva, in battaglia. E poi non erano certo più a scuola! Ron era cresciuto, se era abbastanza maturo da poter avere una relazione seria con Hermione allora lo era per accettare felicemente che la sua ‘sorellina’ divenisse Auror.

Si vestì rapidamente e trotterellando giù per le scale raggiunse la cucina. Erano tutti seduti attorno al tavolo tranne Fleur, che era sempre l’ultima ad arrivare…

“Buongiorno Weasley!” salutò sorridendo e pizzicando un pezzo di pancake dal piatto di Bill.

Erano tutti tranquilli, era il momento buono per dare loro la notizia. Aveva aspettato fino al mattino perché il giorno prima si era concessa una festa personale, voleva avere il tempo di essere egoisticamente felice per la buona notizia, ma ora non vedeva l’ora di farlo sapere al mondo.

“Bè? Col tuo uomo c’è stato qualche progresso? Sembri felice oggi… anche ieri in effetti eri particolarmente allegra…” osservò Fred scansando un po’ la sedia per farle spazio tra lui e George che aveva preso a scrutarla con fare interessato.

“Hanno scagionato il tuo uomo da galera da qualche accusa a suo carico?” domandò.

Ginny alzò le spalle con un sorriso “Sì, effettivamente sono molto felice. Ma il mio uomo da galera non c’entra… Anzi, ora vi darò una bellissima notizia!”

Fleur, che era appena arrivata e si era seduta accanto al marito balzò in piedi “Oh mon dieu! Sei inscinta!”

Fred e George scoppiarono in una sonora risata mentre Molly e Arthur Weasley iniziavano a tossire freneticamente. Bill dovette picchiare forte sulla schiena della madre per evitare che soffocasse.

Ginny lanciò una risatina perplessa “Non sono incinta, tranquilli…” assicurò. Il volto di Molly si distese immediatamente “Ringraziando Dio…” mormorò bevendo un sorso d’acqua; anche Arthur si rilassò abbandonato dalla rigidità che lo aveva preso all’improvviso.

Fred sospirò sconsolato “Peccato, sarebbe stato divertente vedere la reazione furibonda di mamma…”

“…E lo svenimento di papà!” concluse George, ugualmente deluso.

“Fred! George! Smettetela immediatamente con questi discorsi!” tuonò la signora Weasley portando le braccia ai fianchi con fare minaccioso.

“Mamma, calmati, ti ho detto che non sono incinta! La bella notizia da darvi è che ho deciso cosa voglio fare da grande! O meglio, cosa fare ora…” aggiunse di fronte allo sguardo perplesso di Bill seduto di fronte a lei.

“Oh, hai trovato un buon lavoro, tesoro?” domandò tutto felice e molto sollevato Arthur.

Ginny fece un cenno di assenso col capo “Anche se non esattamente… diciamo che sono stata ammessa al corso per diventare…”

“Guaritrice!” terminò festosa la signora Weasley, esplodendo in un sorrisone.

“Ecco dove te ne andavi negli ultimi tempi da mattina a sera, a prepararti per l’esame d’ammissione!” convenne improvvisamente Bill.

“Congraturazioni sorellina…” iniziò Fred.

“Sarai una Guaritrice coi fiocchi!” proseguì George.

“Già, tutti i tuoi pazienti saranno pazzi di te…” commentò con un sorriso commosso Arthur.

Presa di sorpresa dalla situazione e stordita dalla valanga di complimenti che le riversarono addosso Ginny rimase per alcuni istanti senza parole, gli occhi spalancati e la tazza di caffèlatte a mezz’aria. Sembrava uno scherzo…

“No io…” iniziò titubante.

Fred però la zittì con una pacca sulla spalla, cui fece eco immediatamente una spettinata di capelli da parte di George “Andiamo, non essere timida!” la incoraggiò.

“Quello che voglio dire è…” cercò di proseguire, ma fu zittita dall’abbraccio di Bill che la prese all’improvviso.

“Abbiamo sempre tutti pensato che saresti stata perfetta per quel lavoro”

Molly quasi si mise a piangere “Oh, sono così fiera di te, Ginny cara!”

Ginny strabuzzò ancora di più gli occhi se possibile. La cosa le stava sfuggendo di mano. Non era per quello che dovevano essere fieri di lei.

“No… no…” iniziò a dire scuotendo il capo. Questa volta fu Molly a sommergerla nel proprio materno abbraccio.

“Ho detto no!” strillò levandosi la madre di dosso e battendo forte la mani sul tavolo. Improvvisamente tutte le feste cessarono e tutta la sua famiglia –la parte presente- iniziò a fissarla in modo strano.

Ginny sbuffo sistemando una ciocca del capelli scompigliati dietro le orecchie “Non diventerò Guaritrice! Sono entrata all’accademia Auror!” strillò un po’ innervosita ma scoppiando in un sorrisone felice.

Tutto il suo brio però si smorzò nell’attimo in cui si ritrovò sei sguardi perplessi fissi addosso. Sbuffò alzando lo sguardo al soffitto e prese a battere nervosamente un piede a terra “Bè, che c’è?” domandò spazientita.

Nessuno osò dire una parola, Molly si morse la labbra, Fred e George la guardavano ancora basiti, Arthur diede un colpetto di tosse imbarazzato poi parlò molto delicatamente “Tesoro, ne sei proprio sicura? Auror? Sai di cosa stai parlando? Una ragazza come te… è un lavoro un po’… pericoloso e azzardato…”

Ginny non disse nulla, lo sguardo ancora ostinatamente fisso sul soffitto bianco. Tamburellò con le dita delle mani sul tavolo poi rivolse l’attenzione a suo padre “Certo che so cosa significa! Ed è l’unica cosa che desidero veramente fare!”

“Ma Ginny, non è un lavoro adatto a te… Se tu potessi ripensarci e diventare Guaritrice…” azzardò delicatamente Molly.

Ginny le rivolse uno sguardo deciso “Non ci ripenserò”

Fleur sbuffò attirandosi l’attenzione di tutti “Io credo che l’Auror sia un gron bel lavoro. Scerto se volete la mia opinione io trovo che sia inadato a qualcuno che vuole mottere su famiglia, ma io efetti al momonto non ti vedo molto adata a fare la sposa, Ginny. Io credo che saresti una buon Auror” affermò con molta nonchalance.

Ginny inarcò un sopracciglio “Grazie, Fleur” rispose un po’ stizzita.

“Oh, Ginny… una famiglia!” cercò di implorarla la madre.

La rossa non rispose neppure, si limitò a lanciare a Molly un’occhiataccia.

“Sorellina…” iniziò Fred, con delicatezza, ma Ginny lo zittì prima.

“No! –iniziò allungando un dito minaccioso nella sua direzione. Fred chiuse immediatamente la bocca. Ginny portò risoluta le mani ai fianchi ricalcando l’atteggiamento deciso della madre- Se c’è qualcun altro qui che ha questo tipo di problemi con le mie decisioni allora non voglio nemmeno saperlo. Credo di essere grande abbastanza da poter decidere della mia vita, anche se mi sarebbe piaciuto non ho bisogno della vostra approvazione. Diventerò Auror, punto e basta. E ora scusate ma credo che andrò a parlare con qualcuno che magari sarà un po’ più felice di vedere realizzato un mio sogno!”.

Uscì dalla cucina sbattendo la porta e lasciandosi alla spalle i famigliari ancora frastornati. Respirò a fondo uscendo nell’aria fresca del mattino, era ben decisa a non farsi rovinare quella giornata. Una passeggiata tranquilla e solitaria era il modo migliore per tranquillizzarsi e riacquistare il buonumore e presa questa decisione si incamminò verso il piccolo villaggio poco lontano.

Volente o nolente avrebbero dovuto accettare la sua decisione.

 

 

Hermione si svegliò di primo mattino stuzzicata da un raggio di sole troppo forte che le colpì il viso. Lanciò un’occhiata alla sveglia babbana che aveva sul comodino, aveva ancora un’oretta abbondante prima di doversi alzare per andare al lavoro ma il sonno le era passato. Girandosi sull’altro fianco si alzò leggermente appoggiando il viso al braccio piegato e sorrise alla vista di Ron profondamente addormentato. Si chinò e gli appoggiò un delicato bacio tra i capelli sperando di non svegliarlo, il ragazzo si mosse appena e Hermione fu percossa da un brivido sentendo la sua mano sfiorarle un fianco e posarsi sul suo ventre caldo. Sorrise in silenzio osservandolo minuziosamente, il respiro leggero, il volto rilassato, le belle labbra leggermente socchiuse e il capelli rossi scompigliati che gli davano un’aria da adorabile canaglia. Con delicatezza sfiorò il suo braccio forte con un polpastrello accarezzando la pelle leggermente dorata dal sole estivo e ammirando la spolverata di lentiggini che la puntellavano, semplicemente le adorava.

Chiuse gli occhi e rimase così per degli interminabili istanti ad ascoltare il suo respiro addormentato. Pensò che era per momenti come quelli che valeva la pena di vivere.

Il leggero e piacevole solletico al braccio destò Ron dal suo sonno tranquillo. Aprì gli occhi sbadigliando e sorrise alla vista di Hermione, stringendola per la vita la tirò a sé e nascose il suo viso nel collo di lei, baciandoglielo.

Hermione fece scivolare una mano su per il braccio, scorrendo le spalle forti e percorrendo la sua larga schiena.

“’giorno” gli disse affondando il viso nei suoi capelli.

“’giorno” rispose lui strofinandosi contro il suo collo liscio.

Per diversi istanti rimasero in silenzio, poi Hermione ridacchiò.

“Mh?” fece Ron, senza muoversi dal suo nascondiglio.

Hermione accarezzò di nuovo la sua schiena con il dorso della mano “Mi piacciono le tue lentiggini, mi piacciono tantissimo”

Ron le baciò di nuovo il collo, accomodandosi meglio nell’incavo della sua spalla “E perché ridevi?” chiese contro la sua pelle.

Hermione fece un piccolo cenno con la testa sorridendo di nuovo “Perché sono felice. Perché sto bene quando sono con te” ammise baciandogli di nuovo i capelli.

Ron si mosse senza però lasciare la presa salda sul suo fianco fino a ritrovarsi faccia a faccia con lei “Ti amo” le disse prima di baciarla sul naso.

Hermione allargò ancora di più il suo sorriso “Io di più…” rispose. Alzando il mento sfiorò le labbra del suo ragazzo con delicatezza, alla ricerca di un bacio che non tardò ad arrivare.

“Abbiamo ancora almeno quaranta minuti prima della sveglia…” gli sussurrò all’orecchio, passando le braccia sottili attorno alle sue spalle.

Ron incollò il suo naso a quello di lei, sorridendo contro le sue braccia “Vorrei avere quaranta ore” le rispose suscitando le sue risate.

“Mi piace quando ridi” commentò sollevandosi sugli avambracci per osservarla meglio, tutta sorridente e circondata da un mare di ricci scuri e sparpagliati sul cuscino.

“Fammi ridere allora…” lo provocò lei, mettendo un piccolo broncio e lanciandogli uno sguardo scaltro.

Dopo le risate sguaiate che seguirono l’attacco a base di solletico in cui Ron si lanciò un attimo dopo, Hermione sorrise di nuovo profondamente felice di ritrovarsi tra le sue braccia.

 

“Maledizione Ron! Da quando… dormo con te non riesco più ad arrivare puntuale al lavoro!” imprecò Hermione, attraversando a falcate l’atrio affollato del Ministero della Magia.

Ron alzò le spalle “Bè, forse è perché ‘dormiamo’ troppo…” commentò a mezza voce, decisamente divertito.

Harry rise scuotendo la testa e battendo una mano sulle spalle dell’amico “Dormiglioni…” disse ironico, mentre entrambi ridevano di gusto.

Hermione invece si voltò, le guance leggermente rosate, riservando loro un’occhiata furente.

Harry alzò le braccia al celo in segno di resa “Ehi, non guardare me”

Ron sospirò teatralmente “Ebbene lo ammetto, è colpa mia… La prossima volta io nel mio letto e tu nel tuo, ok? Si ‘dorme’ separatamente!” decretò serio, sforzandosi di non scoppiare a ridere e di non incrociare lo sguardo di Harry, anche lui sull’orlo delle risa.

Hermione voltò la testa facendo ondeggiare i ricci castani e aumentando il passo, ben decisa a non replicare alla provocazione di Ron.

Ron la raggiunse in due passi, la agguantò per i fianchi e le baciò il collo “Ci vediamo a pranzo, Herm” le disse sorridente.

Lei sorrise accarezzandogli le mani poi si voltò con espressione dispiaciuta “Oh Ron, oggi non posso pranzare con voi… Ho una riunione all’una esatta…”

Ron mise un piccolo broncio “Ah, non lo sapevo”

Lei affondò le dita nei corti capelli della nuca di lui “Mi dispiace tantissimo… Forse mi sono dimenticata di dirtelo… Mi farò perdonare questa sera…” gli promise con un sorrisino scaltro.

Ron sbuffò “No, ho la ronda stanotte” rispose mollando i fianchi di lei e infilando contrariato le mani nelle tasche.

Hermione si morse un labbro “Ah. Vabbè dai, ci incroceremo per cena, immagino… Almeno quello…A stasera allora, amore” gli scoccò un rapido bacio sulle labbra cercando di sorridere. Ron piegò le labbra in un sorriso tirato e la salutò con una carezza lasciandola correre al lavoro.

Come ogni mattina Hermione sgomitò per salire a bordo dell’ascensore e raggiunse l’Ufficio Uso Improprio dei Manufatti Babbani. Sospirò cercando di raccogliere le forze per aprire la porta di quell’ufficio. Non che non le piacesse, solo non riusciva a capire il senso di tutto quello.

Insomma, si era diplomata con i voti migliori di tutto il suo anno all’accademia Auror, aveva seguito tutti i difficili corsi per entrare a far parte della sezione Intelligence del Dipartimento Auror e una volta diplomata invece che entrare al Quartier Generale come tutti ed essere inserita in una squadra era stata spedita a fare quella orribile gavetta. Non che non volesse fare un po’ di esperienza ma quello che auspicava lei era l’investigazione, l’analisi, la pianificazione, quello che stava facendo invece assomigliava molto di più ad un lavoro di segreteria… Doveva seguire i suoi due principali, impiegati dell’ufficio, nelle indagini e passare il suo tempo china a stendere relazioni per quei due scansafatiche.

Ma era l’unica strada per poter accedere un giorno alla sezione Intelligence e facendosi forza aprì la porta di legno con la targhetta consunta per percorrere il suo pezzettino quotidiano.

“Buongiorno Mr. Green” salutò Hermione con un sorriso, accomodandosi al suo tavolino traballante e coperto di fascicoli.

“Buongiorno Hermiole, ha visto che tempo da lupi oggi? Io amo la pioggia!” la salutò lui allegramente indicando il piccolo oblò che era riuscito ad ottenere per finestra solo qualche mese prima.

Hermione gli riservò un sorriso tirato, evitando di ripetere per l’ennesima volta che il suo nome era Hermione, non Hermiole.

“Signor Green, oggi le ricordo che non ci sarò il pomeriggio… Ho una riunione con il colonnello Mc Granitt per la consueta relazione del mese di agosto quindi la saluterò alle dodici e mezza, quando smonterò per la pausa pranzo” gli ricordò iniziando a mettere in ordine dei fogli che si trovavano sparpagliati d’innanzi a lei.

“Certo, certo! Lei è un’Auror, vero?” domandò con un sorriso.

“Sì signore” rispose cercando di mascherare il disappunto, Levius Green le aveva già fatto quella domanda almeno un centinaio di volta ma aveva un piccolo problemino di memoria, soprattutto per tutto quello che concerneva lei.

“Bene, bene. Signorina Hermiole, ha già pronta quella relazione sulle biciclette volanti?” domandò improvvisamente. Green era tanto smemorato per quanto riguardava la gente quanto puntiglioso e inflessibile sulle questioni di lavoro.

“Veramente signore me l’ha affidata solo ieri, mi manca ancora una buona parte. Gliela consegnerò certamente domani mattina” gli ricordò, in fin dei conti era regola dell’ufficio che le relazioni avessero quattro giorni di tempo per essere presentate. Per la mattina dopo ci sarebbe riuscita sicuramente dal momento che sarebbe stata sola senza Ron a tentarla e distrarla.

Lesta Hermione si lanciò nel lavoro e il pomeriggio, puntuale, si presentò alla riunione con il Generale Michael Mc Granitt, degno nipote della vecchia professoressa Minerva, attuale preside di Hogwarts. Oltre al cognome infatti aveva ereditato quei tratti autorevoli e fermi che ne facevano un ottimo Generale, addetto alla sezione Intelligence del Dipartimento Auror. Un paio di ore, diversi esposti, la presentazioni di resoconti e di una relazione personale e il Generale la congedò soddisfatto.

Quando Hermione rientrò al tramonto, dopo aver sistemato alcune questioni in ufficio, trovò ad attenderla Ginny sulla soglia di casa.

“Ciao” salutò la rossa con un gesto della mano e un sorriso, mettendosi in piedi e spolverando energicamente il retro dei propri pantaloni.

“Ginny! Cosa ci fai qui? E Ron e Harry? Non sono in casa?” domandò la riccia sorridendole di rimando.

Ginny scosse il capo “Non lo so, sono arrivata da solo qualche minuto e ancora non ho bussato, probabilmente sono in casa però” constatò indicando la luce accesa del bagno al primo piano.

Hermione inclinò la testa di lato, come per scrutarla “Va tutto bene?” le domandò.

Ginny esplose in un sorrisone “Benissimo! Ho trovato la mia strada… Ma entriamo, voglio darvi la bella comunicazione” disse sorridendo e spingendo Hermione attraverso la porta appena aperta.

“Ehi, uomini di casa? C’è nessuno?” chiamò la rossa entrando, sottobraccio a Hermione.

Ron si affacciò dalla cucina con una melanzana maciullata in mano “Ehi, le mie due donne preferite!” sorrise lanciando due baci in aria.

Ginny lo guardò inorridita “Ron, cosa diavolo stavi facendo?” domandò indicando un paio di melanzane mutilate mentre Hermione se la rideva.

“Preparo la cena, no?” rispose come se fosse evidente, affettando via violentemente un angolo di ortaggio.

Ginny emise un suono gutturale accompagnato da uno sguardo disgustato “Sembra che stai sminuzzando un cadavere, che schifo! Sa, dai qua…” disse in tono pratico sfilandogli di mano melanzana mutilata e coltello.

“Ehi…” protestò lui, contrariato.

“Vuoi mangiare qualcosa di decente o vuoi rischiare l’avvelenamento?” rispose schietta.

“Mh… voglio mangiare” decretò dopo averci pensato un attimo.

Hermione rise ancora alle sue spalle, levandosi di dosso la pesante borsa e mollandola su una sedia vuota.

Ron si voltò indignato “Ma sentitela come ride… Come se tu fossi più brava di me ai fornelli, vero amore mio?” la prese in giro.

Hermione mise un piccolo broncio. In genere riconosceva di essere una cuoca terribile ma sentirselo dire dal proprio fidanzato era un pochino svilente. Per dirla tutta detestava che Ron le ricordasse quanto fosse imbranata in cucina, si sentiva offesa nella sua femminilità. Era un po’ come se le dicesse che non sarebbe stata… una buona moglie. Incrociò le braccia al petto ed evitò di rispondere.

Ron inarcò le sopracciglia “Non ti sarai mica arrabbiata, vero? In fin dei conti è la verità!”

Non rispose di nuovo, ostinandosi ad ignorarlo e iniziando ad apparecchiare nervosamente la tavola

Sbuffò incrociando le braccia al petto e buttandosi su una sedia “Senti Hermione, se hai avuto una giornataccia e hai una delle tue solite lune sappi che non ho proprio voglia di litigare stasera!” le disse asciutto.

Lei appoggiò con un po’ troppo impeto un bicchiere sul tavolo, facendolo sbattere “Oh,perdona i miei sbalzi di umore allora, Mister Sensibilità!” gracchiò acida.

Ginny sospirò domandandosi dove diavolo fosse finito Harry e cercando una qualsiasi scusa per rompere quel silenzio pesante “Ma Harry? Non c’è?” domandò ad un certo punto.

Hermione alzò le spalle e Ron grugnì qualcosa del tipo “Di sopra, doccia”.

Tentativo di conversazione numero uno: fallito.

Farcendo la melanzane cercò disperatamente un altro spunto di dialogo… “Fleur stamattina ha chiesto anche a me se sono incinta, a quanto pare non riesce e pensare che possa succedere altro nella vita che aspettare bambini, in questo periodo! Certe volte mi domando davvero come possa averla scelta per il Torneo Tremaghi quel calice…”

“Già…” rispose Hermione, sistemando sul tavolo ormai imbandito un paio di bottiglie di burrobirra.

Ron nemmeno mostrò di aver udito quello che aveva detto.

Tentativo di conversazione numero due: fallito in maniera ancor peggiore del primo.

Spazientita Ginny si girò portando le mani ai fianchi e battendo un piede a terra, nel suo tipico atteggiamento “Sentite un po’ voi due, non mi interessa proprio dei vostri litigi al momento, soprattutto se sono di ordine così stupido. Almeno potreste far finta di mostrare un po’ di interesse per la sottoscritta che è qui a preparare la vostra cena?”

Ron le riservò un’occhiata timorosa “Sei peggio di mamma, tu…” commentò a metà tra il divertito e il preoccupato.

“Che succede qui? Oh, ciao Gin! Che sorpresa!” salutò Harry, passando una mano tra i capelli bagnati e, per il momento, perfettamente pettinati e al loro posto schiacciati dal peso dell’acqua.

Gin sorrise sventolando una melanzana in segno di saluto “Ciao Harry”

Lui la fissò sorpreso, anche se decisamente felice di vederla “Sei qui per prepararci la cena?” domandò scioccamente non riuscendo a capire.

Lei ridacchiò “Sì, volevo evitarti un mal di pancia… Dovevi vedere che stava facendo Ron a queste melanzane!”

Harry sorrise annuendo consapevole, poi rivolse un’occhiata a Ron ed Hermione “Bè, voi due? Sinceramente vi preferisco quando state uno addosso all’altra invece che così immusoniti. Magari se passaste un quarto d’ora di là in salotto da soli vi passerebbe tutto, dai vi autorizzo anche se ne va della reputazione dei miei divani…” disse sarcastico.

Ginny scoppiò a ridere mentre Hermione gli lanciava un’occhiata imbarazzata, “Harry!”.

Ron invece non diede segno di apprezzare la battuta, si limitò a inarcare un sopracciglio.

“Bè, in ogni caso ora potete anche mettere da parte le vostre arrabbiature e le vostre ripicche perché al momento voglio tutta la vostra attenzione. Sto per comunicarvi una notizia importante!” fece Ginny, asciugandosi le mani appena lavate nello strofinaccio della cucina dopo aver infornato le ultime melanzane.

Tre sguardi curiosi si posarono su di lei che, dopo un teatrale gesto di presentazione con le braccia, andò dritta al sodo “Sono stata ammessa all’Accademia Auror!” comunicò con un sorrisone che le andava da un orecchio all’altro.

Hermione balzò in piedi sorpresa e felice mentre Ron ed Harry ebbero la medesima reazione, sgranarono gli occhi e incrociarono le braccia al petto.

“Cosa?! Tu Auror, sei impazzita?” domandò senza troppo tatto Ron.

Il sorriso di Ginny svanì improvvisamente dalle sue labbra che si arricciarono contrariate. Ecco, come diavolo aveva potuto pensare che fosse maturato e soprattutto che avrebbe capito proprio non lo sapeva. Ron aveva avuto la stessa stupida reazione che aveva quando erano più piccoli e credeva di dover per forza approvare ogni sua scelta senza capire che in ogni caso lei avrebbe fatto di testa sua.

“Sì, sono impazzita. Sono impazzita a pensare che saresti stato felice per me” rispose tagliente.

“Ma… Ginny, tu Auror?” continuò.

Hermione affiancò l’amica per darle man forte. Aveva avuto la sua piccola discussione con Ron ai tempi, riguardo la scelta di diventare Auror, e sapeva quanto poteva essere ostinato “Paura di essere superato in abilità dalla sorellina, Ron?”

Ron le lanciò un’occhiataccia “Oh, Herm non ti ci mettere anche tu!”

“Sentiamo, perché no?” incalzò la sorella, le braccia incrociate forte al petto e gli occhi furenti.

“Perché sei mia sorella!” rispose convinto Ron.

Ginny sbottò in una risata amara “Oh, ottima motivazione… Spiacente ‘fratellino’, ma non sono stata a sentire le lamentele di mamma e papà e di certo non starò qui a dare corda alle tue inutili scuse egoistiche!” tuonò furibonda.

“Ginny, sarai una grande Auror…Lascia perdere questi due idioti” le disse Hermione con un sorriso sicuro, abbracciandola.

Ginny sorrise all’amica. Per fortuna che c’era Hermione…

Lanciò un ultimo sguardo sprezzante al fratello e poi cercò lo sguardo di Harry, desiderosa di conoscere la sua opinione anche se ormai poteva immaginarla visto il silenzio ostinato degli ultimi minuti.

“Bè?” gli domandò in attesa di qualunque cosa.

“Bè cosa?” domandò Harry, cercando di suonare casuale e non terribilmente arrabbiato come invece era. In effetti avrebbe dovuto aspettarselo, se c’era una persona forte e combattiva quella era proprio Ginny. Non si era mai tirata indietro, mai. Anche quando l’aveva lasciata a casa dopo quella tremenda litigata di tre anni prima ed era partito alla ricerca degli Horcruxes lei non si era data per vinta. Non era tornata ad Hogwarts e aveva insistito per poter almeno un po’ rendersi utile e collaborare con l’Ordine. Era ovvio che una volta finita la scuola avrebbe scelto quella strada… Dio, avrebbe brillato come la più bella delle stelle tra le file degli Auror, sarebbe stata la migliore! Eppure non riusciva ad accettarlo, ad essere felice per lei. Semplicemente non voleva. Non voleva che facesse quel genere di lavoro, che combattesse, che frequentasse quell’accademia al 90% maschile. Non voleva che mostrasse a così tanta gente quanto valesse. Era geloso. E arrabbiato.

Ginny sbuffò frustrata e furente “Bè, dimmi qualcosa! Forza, pronuncia il tuo attacco personale anche tu come il tuo amico lì accanto, dai!”

Harry strinse forte i pungi “Se è una tua decisione, sono felice per te” rispose glaciale, evitando il suo sguardo.

Rise di nuovo amaramente “Oh, grazie per il supporto e la difesa, sei davvero un grande amico, Harry” e senza aggiungere altro lanciò a terra lo strofinaccio che teneva ancora tra le mani e raggiunse la porta.

Hermione la seguì fin sull’entrata “Gin, gli passerà. A tutti e due. Vedrai che appena avranno il tempo di abituarsi all’idea saranno felici per te come lo sono io. Sei grande, amica mia!” le disse facendole un segno di vittoria con le dita.

Ginny si voltò sorridendole grata “Come fai a sopportare quei due combinati assieme per tutto il giorno?” domandò poi.

La riccia alzò le spalle “Sono una santa…” rispose ridendo.

Con un sorriso un po’ mogio Ginny salutò Hermione e si smaterializzò appena imboccato il vialetto d’uscita.

 

 

Remus Lupin sistemò l’occorrente per il bagnetto facendo ben attenzione a non riscaldare troppo l’acqua nella piccola vasca con il suo incantesimo. Quando fu tutto pronto uscì dal bagno e si inginocchiò su un grosso tappeto colorato ingombro di giocattoli sollevando un frugoletto biondo “Eccola qua la mia principessa!” disse issando in aria una bellissima bambina dal viso pacioccotto a forma di cuore e dagli occhi grandi. La piccola scalciò ridendo “Tao papà!” disse con la sua vocina dandogli un piccolo bacio sul naso.

“Mamma ha preparato per noi una bella cenetta. Ti ha fatto anche il budino alla vaniglia che ti piace tanto e papà giura di dartene due porzioni se prima prometti di fare la brava facendo una cosa…” iniziò caricandosela sulle spalle.

Il sorriso svanì dal bel volto della bambina che si irrigidì spalle larghe e forti del padre “NO!” disse solo.

Remus sospirò calandosela da sopra la testa e facendola sedere sul largo comò della camera “Avanti Alex, facciamo alla svelta e papà promette che non ti entrerà l’acqua negli occhi” le disse pazientemente.

“No! No voio bagno! No! No! No! No!” protestò aggrappandosi alla camicia del padre.

Lui cercò di calmarla accarezzandole la testolina “Andiamo principessa, papà ha fatto diventare l’acqua della tua piccola piscina verde! E sai una cosa? Ora aggiungiamo anche le bolle di sapone! Però se non vuoi giocare con le bolle di sapone niente…” disse vagamente, sapendo che non avrebbe resistito ad una simile tentazione.

Alex spalancò i grandi occhi ambrati “Oh… voio le bolle, papà…” disse trasognante.

Lupin sorrise complimentandosi con sé stesso per l’efficienza.

“Miliardi di bolle! Vedrai, ci riempiremo la stanza da bagno!” le assicurò caricandosela ancora in spalla.

Qualche minuto dopo, la piccola Alex aveva ormai superato l’impatto shockante con l’acqua troppo desiderosa di giocare con le bolle, la porta del bagno si aprì e tra le bolle fece capolino un viso identico a quello della piccola, i lunghi capelli lilla raccolti una coda di cavallo “Ehi, anche io voglio fare un bagno con le bolle…” protestò solleticando il pancino nudo della propria bambina e facendo una smorfia che la fece ridere.

“Papà fa bolle!” la informò la piccola, scoppiandone una col ditino e ridendo per il ‘plop’ e per gli schizzi.

La donna sorrise divertita all’uomo chino accanto a lei “Complimenti, papà…” disse scoccandogli un bacio.

“Mamma, bacio…bacio!” protestò la bambina mettendosi in piedi e allungando una mano paffuta verso la madre che le scoccò un bacio sul nasino e la coccolò facendole il solletico.

“Eh, papà fa miracoli…” commentò Remus.

“Già, peccato che ora dovremo litigarci mi sa per portarla fuori di qui… Aspetta, ho un’idea!” disse improvvisamente. Prese l’accappatoio colorato dal fasciatoio della piccola e ve l’avvolse al volo. Senza darle il tempo di protestare se la issò in braccio e prese a correre fuori dal bagno e giù per le scale “Chi arriva ultimo non mangia il budino alla vaniglia… Forza Alex, tieniti forte che lasciamo indietro papà!” fece ridendo assieme alla bambina che si abbracciò stretta stretta il suo collo afferrando la lunga coda e sorridendo al padre che le rincorreva “Papà no buino! Tao papà!”

Remus finse di offendersi “Come sarebbe papà niente budino? Te la faccio vedere io!” e raggiungendole prese la bambina dalle braccia della madre e la fece volare in aria.

Alex rise ancora più forte, tutta avvolta nel suo accappatoio. Le piaceva da matti quando papà la faceva saltare per aria.

“Oh mamma mia! Ho visto un culetto nudo… Bisogna assolutamente coprire alla svelta questo culetto nudo, piccola! Sennò… sennò senti che pizzichi che arrivano…!” fece Tonks prendendo una cosciotta tra pollice e indice e pizzicandola delicatamente. Le risate di Alex non fecero che aumentare mentre la madre la stendeva sul divano e si lanciava in un solletico delicato e il papà tornava con i vestitini e il pannolotto della piccola.

A interrompere la loro divertente operazione di rivestimento arrivò il suono del campanello che trillò forte.

“Vado io” disse Remus passando un calzino colorato alla moglie e mettendosi in piedi.

Domandandosi chi potesse essere, che non stavano aspettando nessuno in particolare, aprì la porta e si ritrovò di fronte Ginny Weasley, le mani affondate nelle tasche della giacca e uno sguardo che dava a intendere di essere sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ginny! Che succede? Qualcosa non va? Oh, entra pure…” fece aprendo per bene la porta e invitandola con un gesto della mano.

“Ciao Remus, grazie…” rispose sottotono.

Lui le rivolse un sorriso gentile “Dai pure a me la giacca. Vuoi qualcosa da bere? Se non hai ancora mangiato puoi fermarti per cena” le invitò cortesemente.

Lei scosse la testa “Scusate se vi disturbo a quest’ora. Cercavo Tonks…” lo informò guardandosi in giro.

Lui annuì “Ninfadora, c’è Ginny. Credo abbia bisogno di parlare con te…” disse affacciandosi alla porta del salotto.

Un attimo e Tonks riemerse con in braccio la bimba “Ehilà, Ginny! Come mai da queste parti?” domandò incuriosita.

Ginny alzò le spalle “Ho pensato che potevo parlare con te di… Bè, li conosci i miei fratelli e i miei genitori, no?” disse con un sorriso rassegnato.

“Ciao Alex!” disse pizzicando il nasino della piccola e guadagnandosi un sorrisone.

Tonks le rivolse un’occhiata dispiaciuta “Dai, fermati a cena con noi, stavamo proprio per sederci a tavola. Tutto diventa meno pesante di fronte ad un bello sformato di carne!” la invitò spingendola delicatamente verso la cucina.

“Così immagino che tu abbia comunicato oggi la bella notizia, vero?” iniziò Tonks, imboccando la piccola Alex sul seggiolone accanto a lei.

Ginny annuì raccontando brevemente delle decisamente poco entusiastiche reazione dei famigliari. Remus e Tonks ascoltavano in silenzio, annuendo di tanto in tanto.

“Bè, tu sei un’Auror, ho pensato che magari potevo venire un po’ qui e festeggiare con te la mia ammissione. Voglio dire, voi potete capire e essere felici per me” spiegò sorseggiando un bicchiere d’acqua.

Tonks annuì “Oh, puoi scommetterci se festeggeremo, Ginny! Stasera ho anche preparato il budino!” la informò. “Buino! Buino!” gioì la piccola Alex.

Ginny sorrise rilassata “Fantastico! Senti, ma anche a te hanno fatto tutte queste storie?” domandò curiosa.

Tonks scosse il capo “Nah, mia madre era decisamente una persona anticonvenzionale, è stata felicissima per me! E mio padre si è messo a piangere commosso quando ho comunicato la mia ammissione. In realtà credo che fossero quasi certi che per la mia goffaggine non avrei superato le prove ma quando ci sono riuscita ne sono stati felici”

Ginny sbuffò. Solo lei doveva ritrovarsi una famiglia di maschi gelosi e impiccioni “Ah…”

Lupin le sorrise “Tranquilla Ginny, conosco bene Molly e Arthur e sono sicura che sono solo preoccupati per te, perché sei l’unica figlia femmina, perché sei la più piccola, perché sei l’ultima che rimane. Non è facile essere dei buoni genitori, sai? Siamo un po’ egoisti noi, vorremmo che i nostri figli rimanessero per sempre piccoli così da poter decidere sempre le cose giuste per loro. Ma è impossibile, e i tuoi genitori lo sanno. Solo che magari li hai presi un po’ di sorpresa e se ne sono dimenticati” le spiegò con fare paziente e paterno.

Tonks annuì “I tuoi fratelli invece credo che siano un caso irrecuperabile ma non preoccuparti, passerà nel giro di un paio di giorni. Credo che ce l’abbiano di più con te perché l’Accademia Auror è un posto che brulica di uomini più che per il fatto che tu voglia essere Auror, sai?” rise.

“Oh, non so quale delle due ipotesi sia peggio, in ogni caso. Sono dei caproni!” decretò con un mezzo sorriso divertito e rassegnato.

Tonks rise in risposta “Pensa che avevo un ragazzo quando ho fatto la domanda per l’Accademia io…” le accennò.

“Davvero?” sbottò irritato Remus riservandole un’occhiata nervosa. Tonks lo guardò storto e lui tossì imbarazzato tornando a consumare il suo pasto.

“E che ha fatto?” le chiese Ginny curiosa.

Tonks alzò le spalle e fece un gesto spazientito con la mano “L’ho lasciato quando mi ha detto che avrei dovuto scegliere tra lui e la mia strada, perché non poteva concepire che la sua ragazza fosse nelle forze di difesa, era un lavoro da uomini. Bah, quante sciocchezze! Però era carino…”

Questa volta fu Remus a lanciarle un’occhiataccia che la fece tossire.

Ginny rise divertita dell’aneddoto e del comportamento dei due. Si sentiva meglio ora, sì. Si era sentita capita e il semplice parlare un po’ della frustrazione che aveva accumulato nelle ultime ore aveva contribuito ad allentare un po’ la tensione che si era formata dentro di lei. La sua strada l’aveva scelta, forse i suoi fratelli ed Harry avevano avuto qualcosa da ridere ma non avrebbero potuto essere scontenti per sempre, no? Bè, non le importava. Lei era decisa ed era decisa soprattutto ad essere felice della sua scelta.

 

 

Harry sbadigliò sonoramente varcando la porta di casa. Quella notte era stata particolarmente noiosa. Non avevano fatto altro che pattugliare un quartiere magico di Londra in cui si vociferava fosse nascosto un ladruncolo da quattro soldi che aveva sgraffignato qualcosa alla Gringott, avevano silenziosamente controllato la zona e perquisito una casa su indicazione ma non avevano trovato nulla. La soffiata che era arrivata loro era spudoratamente falsa.

Per tutte le otto ore non era successo nulla e tutti e cinque si erano terribilmente annoiati. D’altro canto era improbabile che ad una squadra appena formata come la loro fossero affidate missioni importanti, ne erano consapevoli tutti purtroppo. E gironzolare tutta la notte senza nulla da fare era più stancante che correre dietro a centinaio di criminali incalliti, Harry ne era profondamente convinto.

Ron si buttò sul divano, levandosi rapidamente le scarpe.

“I tuoi piedi puzzano…” gli fece notare Harry, allungandosi sulla poltrona accanto.

Per tutta risposta l’amico sbadigliò sonoramente, mosse appena la bacchetta e le scarpe sparirono “Così metà dell’odore se n’è andato, signor naso fino…”. Ron si massaggiò le tempie, stanco e annoiato, lanciando un’occhiata all’orologio a pendolo che troneggiava nel salotto: le sei e dieci minuti. Gli orari di un auror erano davvero qualcosa di terribile.

Un istante dopo Hermione fece capolino nel salotto, strofinandosi gli occhi.

“Buongiorno… O forse dovrei augurarvi buonanotte…” fece accoccolandosi sul divano accanto a Ron.

“Buonanotte Herm… Ragazzi, io casco dal sonno, se resto un altro minuto su questa poltrona mi addormento qui. Me ne vado a letto. Ciao” Harry si alzò in piedi sfilandosi gli occhiali e strofinandosi gli occhi. Era vero che era stanco morto ma più che altro non aveva voglia di rimanere con loro e guardarli lanciarsi sguardi maliziosi. Quella mattina proprio ne aveva voglia, era di umore nero da quando la sera prima Ginny aveva detto che sarebbe diventata Auror. Bè, ci avrebbe dormito sopra, magari sarebbe riuscito a farsene una ragione ma più che altro sperava che svegliandosi più tardi avrebbe scoperto che si trattava solo di un sogno poco piacevole.

Ron ed Hermione gli augurarono la buonanotte e lo salutarono. Ron rimase con gli occhi chiusi disteso sul divano e Hermione si sedette a cavalcioni sopra di lui, appoggiata al suo petto con le braccia strette attorno al suo collo senza dire una parola. Non aveva bisogno di parlare, solo di rimanere incollata a lui. Le mani di Ron presero ad accarezzare la sua schiena sonno la maglietta di cotone del pigiama facendola rilassare.

“Come mai già sveglia?” domandò sottovoce, stancamente.

“Veramente non sono ancora andata a letto. Una relazione da consegnare” spiegò brevemente iniziando a giocare con la sua collanina.

Ron annuì appena con il capo “Che palle però… Come lo sopporti?” le chiese immaginandosi la noia di rimanere chini su delle scartoffie.

Hermione alzò le spalle “Bè, è noioso e non mi va di parlarne” rispose stizzita, ora che era lì con lui aveva voglia di tutto tranne che di parlare di lavoro!

Ron sospirò iniziando ad accarezzare i suoi fianchi morbidi. E a baciarle il collo. Se non aveva voglia di parlare allora niente, avrebbero impiegato il tempo in altro modo.

Ma Hermione sbuffò, il semplice pensare al lavoro aveva fatto in modo che il suo umore si guastasse e ora non era più così disposta a farsi coccolare “Ron, smettila…” gli disse mentre il ragazzo gli alzava delicatamente la maglietta sulla schiena.

Ma Ron ignorò le sue proteste continuando a baciarle e accarezzarle il collo liscio.

Lei sospirò innervosita, si issò a sedere staccandosi da lui e con un gesto levò le mani grandi del ragazzo dalla sua schiena, fissandolo decisa.

Ron inarcò le sopracciglia “Si può sapere che cavolo ti prende?” domandò scocciato.

“Che mi prende? Ti ho detto di smetterla e non mi hai nemmeno ascoltato!” gli fece notare incrociando con disappunto le braccia al petto.

“Oh certo, prima vieni qui e ti strusci come una gatta e poi, sopraggiunto l’ennesimo cambiamento di umore improvviso ti ritrai scocciata! Sono stufo di restare alla mercé dei tuoi umori, Hermione!” sbottò lui arrabbiato alzandosi in piedi improvvisamente e facendola quasi cadere a terra.

“Io non sono una gatta! Come ti permetti? E se hai dei problemi allora buonanotte!” rispose lei stizzita, attraversando a falcate il salotto, salendo le scale di volta e sbattendo la porta dietro di sé.

“Sì… buonanotte…” rispose lui gridando alle quattro mura e raggiungendo contrariato la propria stanza. Non sapeva spiegarsi che cosa gli stava succedendo in quel periodo. Tra lui ed Hermione qualcosa si era incrinato, anche se poteva non sembrare così. Certo non potevano fare a meno l’uno dell’altra e si cercavano continuamente ma quando non stavano facendo l’amore erano impegnati a litigare come bambini, non c’era altro. O in rotta o tra le braccia l’uno dell’altra. Sospirò sistemandosi sotto le coperte, non aveva la minima voglia di pensarci in quel momento.

Non era ancora riuscito a prendere sonno quando sentì la porta della sua stanza aprirsi lentamente e dei passi leggeri arrivare fino al suo letto. Le coperte frusciarono e un attimo dopo si ritrovò al buio stretto in un abbraccio forte e disperato. Il profumo vanigliato di Hermione l’avvolse e senza dire una parola e completamente dimentico della litigata di poco prima si voltò sull’altro fianco e rispose al suo abbraccio nascondendo il volto assonnato nel suo petto.

“Hermione, è meglio che dormi un po’… Tra poco la tua sveglia suonerà…” le ricordò afferrando delicatamente la mano di lei che stava cercando di intrufolare sotto la maglietta e accarezzandola delicatamente.

Hermione lo baciò sulle labbra stringendo la sua mano e portandosela al ventre “Non ho sonno, voglio stare con te…” gli disse in un sussurro.

E le buone intenzioni di Ron, nonché la sua arrabbiatura, sparirono in un attimo come per magia.

 

 

Quando la mattina Hermione arrivò al Ministero, sola perché Ron ed Harry erano ragionevolmente a letto, si stropicciò ripetutamente gli occhi, troppo stanca. Non chiudere occhio la notte non le faceva certo bene ma quella mattina non aveva resistito nel suo letto sola e triste, anche se si era appena adirata con lui aveva bisogno di stringerselo. Certe volte persino lei faticava a riconoscersi in certi comportamenti che metteva in atto, non avrebbe mai creduto che invece di chiarire la loro situazione avrebbe preferito infilarsi nel suo letto e ritrovare la pace in altri modi.

Ma non era quello il momento per riflettere sul loro rapporto che aveva preso una strana piega.

Raggiunse il suo consueto ufficio, consegnò la consueta relazione e scambiò le consuete quattro parole con gli impiegati prima di tornare al suo consueto lavoro da ‘segretaria’. Ma quello che accadde a metà mattina fu decisamente imprevisto e piacevole.

Un promemoria interufficio sfrecciò sopra le teste dei due impiegati e svolazzò davanti al viso di Hermione. Lo lesse e scoprì di essere desiderata immediatamente nell’ufficio del Generale Mc Granitt. Sbattè gli occhi un paio di volte… Cos’era tanta urgenza? Forse aveva sbagliato qualcosa nelle sue relazioni? C’era qualche problema? Eppure era apparso decisamente soddisfatto al termine della riunione del giorno prima…

Improvvisamente dimentica della stanchezza che la stava attanagliando fino a pochi attimi prima Hermione balzò nervosamente in piedi, si congedò e raggiunse il Quartier Generale degli Auror e l’ufficio di Mc Granitt. Trasse un profondo respiro imponendosi di calmarsi. Se almeno ci fossero stati Harry e Ron quella mattina avrebbe potuto sfogare un attimo la sua tensione scambiando due parole con loro, invece non c’era nessuno. Nemmeno Ginny perché le lezioni non erano ancora iniziate.

Inspirò ed espirò per l’ennesima volta e bussò all’ufficio. La voce profonda del generale la invitò ad accomodarsi all’interno.

“Buongiorno, generale Mc Granitt” salutò come le era stato insegnato con un gesto della mano.

“Buongiorno, signorina Granger, si sieda pure, si sieda…” la invitò con un gesto verso la poltrona di fronte alla scrivania. Hermione si accomodò iniziando a giocherellare nervosamente con l’orlo della propria gonna e ignorando il battito accelerato del suo cuore.

“L’ho fatta chiamare per discutere con lei alcune questioni…” iniziò scrutandola attentamente. Prese dalla pila di cartelle quella che Hermione riconobbe come una sua vecchia relazione e iniziò a sfogliarla.

“Le piace il suo lavoro, signorina Granger? Questo di collaborazione con l’ufficio Babbani” domandò improvvisamente dopo attimi di silenzio.

Hermione fu colta alla sprovvista da quella domanda decisamente inaspettata “Come scusi?”

“Le ho chiesto se le piace lavorare in collaborazione con l’Ufficio Uso Improprio dei Manufatti Babbani” ripetè tranquillamente il generale.

Hermione rimase per qualche istante a bocca aperta “Bè, è un’ottima opportunità di formazione, signore” rispose eludendo in parte la domanda.

Mc Granitt sorrise quasi divertito “Quindi se le offrissi un posto a tempo inderminato in quell’ufficio ne sarebbe soddisfatta?”

E rimase ancora più sorpresa. Non si aspettava nemmeno questa proposta. Improvvisamente si sentì combattuta tra il desiderio di entrare nella sezione Intelligence per cui aveva tanto faticato e la paura di far adirare un suo superiore rifiutando quella proposta. Non rispose per alcuni secondi fissando ostinatamente la finestra alle spalle del generale. Che brutta situazione…

Strinse maggiormente l’orlo della gonna tra le mani che ora avevano iniziato a sudare copiosamente e spostò lo sguardo deciso fino ad incontrare quello del suo superiore “Con tutto il rispetto signore, non ho frequentato l’accademia Auror per poi lavorare all’ufficio Babbani. La sua proposta è lusinghiera e allettante ma io voglio lavorare nella sezione Intelligence del vostro dipartimento, non continuare ad essere la segretaria a vita dei signori Green e Wood. Che sono stati comunque molto gentili e mi hanno offerto l’opportunità di imparare molto. Quello è ciò che voglio fare e se dovrò passare anni a stendere relazioni per gli uffici del Ministero prima di potermi realizzare, ebbene lo farò signore. Ma non accetterò altri incarichi. La ringrazio…” aggiunse cercando di non suonare troppo dura o impertinente.

Il generale annuì soddisfatto sorridendo “Signorina Granger, quel posto è suo” decretò alla fine allungando una mano nella sua direzione.

Hermione spalancò la bocca incredula. Ma aveva capito qualcosa di quello che gli aveva appena detto? Tutto il suo discorso… Le sembrava fosse chiaro che non aveva accettato l’incarico, no? “Signore, io la ringrazio nuovamente ma non ho intenzione di accettare il lavoro all’ufficio Babbani” cercò di fargli notare con molto tatto.

“Oh, non quello. Il posto come ricercatrice-investigatrice nella sezione Intelligence, in collaborazione con le nuove squadre Auror, Granger!” gli fece notare il capitano, con un gesto spazientito della mano.

Hermione non riuscì a credere alle proprie orecchie, balzò in piedi trattenendo il respiro e scoppiò in un sorriso radioso “Oh, grazie signore! Grazie!” rispose stringendo forte la mano che Mc Granittt continuava a porle e scotendola ripetutamente incapace di fermarsi.

“Sì, bene… Ora venga con me, le presento la sua collega, la dottoressa Walsh”.

Mc Granitt aprì la porta dell’ufficio invitando Hermione a precederlo all’esterno allungando il braccio e lei danzò fuori dalla stanza, al settimo cielo. Seguì il generale zigzagando tra i cubicoli che erano gli uffici minori di diversi auror fino ad una stanza chiusa che portava scritto su una targhetta dorata “I: investigazione e ricerca – collaborazione Auror”.

Il generale bussò e una voce femminile all’interno li invitò ad entrare.

Una giovane donna dai lunghi capelli neri stava seduta dietro un grosso tavolo, analizzando qualcosa con un grosso marchingenio che somigliava tanto ad un microscopio babbano e che Hermione sapeva essere un rilevatore di incantesimi da oggetti.

“Buongiorno generale” salutò la donna, con fare elegante mettendosi in piedi e abbandonando la sua analisi.

“Dottoressa Walsh… le presento la sua nuova collega, la signorina Hermione Granger” disse indicandola.

“Morgana Walsh” sorrise la donna allungando una mano per rispondere al gesto cortese di Hermione.

“Piacere dottoressa” rispose la riccia, stringendo forte la mano della donna.

La mora agitò una mano a mezz’aria, sorridente “Morgana andrà più che bene, Hermione” le suggerì.

Lei sorrise sollevata, quella giovane donna sembrava molto disponibile, e soprattutto aveva pronunciato correttamente il suo nome. Non osava sperare in meglio.

“Bene Granger, lei e la dottoressa Walsh collaborerete alle ricerche che saranno affidate alle nostre nuove due squadre Auror, quella del Capitano Tonks e quella del capitano Forenight. Al momento le due squadre stanno seguendo casi minori ma presto mi auguro di poter affidare loro incarichi più impegnativi, con il vostro supporto. Bene, per qualsiasi cosa chieda alla dottoressa. Ah, può ritirare la sua divisa e il camicie da laboratorio presso la nostra segreteria. A breve riceverà il cartellino… Oh, forse eccolo già qui!” commentò acchiappando al volo un promemoria interufficio.

Lo aprì e lo lesse, corrugando la fronte.

Le due donne lo guardarono curiose.

“La brutta notizia è che questo non è il suo cartellino, Granger, quella buona che mi hanno appena comunicato che vi sarà affidata una missione. A quanto pare qualcuno ha profanato la tomba dei quattro fondatori di Hogwarts… Voglio che mi ricerchiate informazioni sui quattro, che cerchiate ogni sorta di incantesimo che richiede delle spoglie umane e che analizziate il posto assieme alla squadra del capitano Tonks. Vi manderò al più presto il professor Merepres, questa settimana è in vacanza ma rientrerà lunedì per le lezioni, per la consulenza storica. E’ tutto, arrivederci e buon lavoro” e con un saluto formale uscì dall’ufficio lasciando sole Hermione e Morgana.

La riccia sospirò cercando di distendersi e acquisire consapevolezza di quello che stava succedendo.

“Incredibile… Diplomata da solo tre mesi e già assegnata a questa sezione… Io lavoro qui da quattro anni e ho fatto solo due anni di gavetta. E pensavo che il mio fosse un buon tempo…” la voce entusiasta e un po’ invidiosa di Morgana riscosse Hermione dai suoi pensieri.

“Oh… non me l’aspettavo, davvero…” ammise entusiasta e cercando di risultare modesta.

“Oh, su! Devi essere una strega molto dotata, Mc Granitt è particolarmente inflessibile di solito, ma se tu gli piaci ci deve essere un buon motivo… Sono quasi gelosa!” azzardò, tornando alla propria analisi e ridendo.

“Oh…” commentò Hermione che si sentì improvvisamente a disagio.

Morgana rise più forte “Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. E’ solo che sono molto gelosa di Mc Granitt, sono sei anni che ci provo ma non ha mai ceduto al mio fascino. Ah, è meglio che ti avverta, io ho un debole per gli uomini…” comunicò, sempre china sul proprio lavoro.

Hermione pensò che fosse un bizzarro modo di presentarsi ma non potè trattenere una risata “Capisco… Il generale Mc Granitt è tutto tuo, sfortunatamente sono fidanzata” le informò dando un’occhiata in giro.

“Mh… Già! Devo averti visto giù nell’atrio salutare la nuova recluta della squadra di Tonks, quel bel ragazzo dagli occhi azzurri come il mare e i capelli rossi come il fuoco. Con quelle belle spalle…” Morgana alzò lo sguardo divertito per incontrare quello furioso di Hermione, che fissava con disappunto.

Di nuovo scoppiò a ridere “Perdonami, mi piace scherzare. E’ meglio che ci fai l’abitudine, tesoro!” disse andandole incontro e battendo una mano sulle sue spalle. “Avanti, andiamo a ritirare questa benedetta divisa e il tuo camice, sennò mi sento il tuo capo qui dentro e credo che Mc Granitt disapprovi i comportamenti di superiorità tra i colleghi. Di certo non voglio farlo adirare ora che ha acconsentito a sedersi con me al tavolo della mensa, che dici?”

Hermione si lasciò spingere dal braccio forte di Morgana, rise leggermente lanciando un’occhiata a quella bellissima e altrettanto bizzarra donna che le stava accanto “Decisamente non sarebbe il caso…”

Oh, sarebbe stato bellissimo. Quella meravigliosa sorpresa aveva contribuito a raddrizzare una giornata stanca e storta. Sarebbe andata al lavoro volando i giorni seguenti. Non vedeva l’ora di tornare a casa e comunicare la bella notizia a Ron, Harry, Ginny, i suoi genitori, tutti quanti!

 

 

Quando tornò a casa la sera, dopo aver trascorso il pomeriggio dai propri genitori per comunicare loro la bella notizia e gustarsi un dolce comprato appositamente per lei, vide le finestre buie. Nessuna traccia di persone in casa. Aggrottò la fronte, era molto strano visto che Ron ed Harry avrebbero dovuto rientrare dal turno breve del pomeriggio per le otto… Erano quasi le nove ormai!

Immaginando che fossero stati bloccati al lavoro per qualche sciocchezza aprì la chiave con un colpo di bacchetta pronunciando mentalmente la parola d’ordine.

Entrò e si sentì immediatamente strana, l’aria era tesa, provò ad accendere la luce con l’interruttore babbano ma le lampadine non risposero… Alzò in aria la propria bacchetta che, pensata la formula, si accese rischiarando appena l’ingresso buio. Colse un leggero mormorio giungere dal salotto e allarmata, la bacchetta sempre puntata davanti a sé e pronta a colpire ogni eventuale ladro, vi si diresse… Quando aprì piano la porta venne accecata da un’ondata di luce e stordita dalle voci di molte persone che, applaudendo, si complimentarono con lei. Quando riaprì gli occhi si ritrovò di fronte uno striscione incantato che recitava “Congraturazioni, Hermione” e venne subito travolta dall’abbraccio di Ginny che le saltò al collo.

“Aha, sei fenomenale!” le disse sciogliendo l’abbraccio e lasciando che Harry la catturasse tra le sue braccia scompigliandole i capelli “Cosa cavolo aspettavi a dircelo? E’ stata Tonks a darci la bella notizia in un ufficio…Sei terrificante, Hermione. Un mostro di intelligenza” le disse baciandole una guancia.

Ancora frastornata Hermione passò da un abbraccio all’altro, incapace di replicare, per poi finire in quello di Ron che la strinse forte baciandola senza dire nulla.

“L’ho sempre saputo che eri la persona più geniale del mondo… Tre mesi!” le disse sorridendo orgoglioso.

“Grazie! Io… Oddio, che giornata… Grazie ragazzi, davvero…” fece commossa, asciugandosi un paio di lacrime di gioia.

L’unica persona nella stanza che pareva non divertirsi tanto era Harry, certo sorrideva e chiacchierava ma era decisamente evidente che la sua mente fosse altrove in quel momento, continuava scrutare le facce dei presenti alla ricerca di qualcuno che evidentemente non trovava.

Sentì un tocco leggero sulla spalla e si voltò, trovandosi di fronte Hermione.

“Base chiama Harry… ci sei?” gli disse in tono scherzoso, sventolando una mano davanti ai suoi occhiali.

“Ah… sì, sì! E’ che sono un po’ stanco, scusami Herm…” si giustificò passandosi una mano sulla faccia.

Lei inarcò un sopracciglio “Certo, certo… Se stai cercando un letto allora lo potrai trovare come al solito al piano di sopra, nella tua stanza Harry. Se invece è Ginny che stai cercando ti informo che è seduta sul dondolo sotto la quercia nel giardino sul retro…”

Harry gli sorrise “Grazie Hermione, non ti sfugge niente, eh?”

Hermione alzò le spalle, lusingata “Una cosa invece non riesco a capire… Perché dobbiate essere sempre così prepotentemente invadenti invece di essere felici per noi. Forza padre padrone, esci e chiedile scusa. Sei o non sei un suo amico?” gli domandò maliziosa.

“Sì, certo…” rispose lui sarcastico.

Lei diede un’altra piccola alzata di spalle prima di spingerlo verso l’uscita sul retro “Vai, su! Lo sai come la penso… Ma sono tue le decisioni, per cui le rispetto. In bocca al lupo!” gli augurò con un occhiolino.

 

Harry annuì uscendo nell’aria fresca della notte. Ginny se ne stava seduta con le gambe incrociate sul vecchio dondolo di legno appeso all’albero, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto.

Lui e Ron erano stati davvero delle bestie insensibili, se ne rendeva conto. Hermione aveva ragione, doveva chiederle scusa.

Con le mani affondate nelle tasche si avvicinò e si sedette accanto a lei, senza guardarla.

“Che fai qui fuori da sola? Fa anche un po’ freddo… Non vorrai ammalarti e perderti il primo giorno di accademia lunedì…” scherzò sperando di riuscire a rompere il ghiaccio.

Si voltò meccanicamente verso di lui e gli rivolse un’occhiataccia “Tu e Ron sareste ben felici se mi ammalassi per i prossimi due anni perdendo ogni singolo giorno di lezione!”

Harry sbuffò. Ginny era testarda almeno quanto suo fratello quando ci si metteva, litigare con lei era una delle cose più difficili che potessero succedere perché innanzitutto lei aveva sempre ragione e poi perché il suo orgoglio non le permetteva di perdonare così facilmente, senza contare che era appunto la persona più combattiva che conoscesse…

“Questo non è vero… Io e Ron siamo solo…un po’ gelosi, tutto qui” cercò di giustificarsi.

Lei rise ironicamente al suo fianco “Siete invadenti e inopportuni. Siete maschilisti. Siete cocciuti. Siete anche degli idioti…” iniziò.

Harry la interruppe prima che le definizioni potessero peggiorare “Ok, ok… E’ vero, siamo invadenti e inopportuni, e anche un po’ maschilisti. Bè poi è vero che siamo cocciuti e magari qualche volta anche un po’ idioti, ma questo lo è molto di più Ron…”

Ginny rise divertita cercando il suo sguardo.

Harry le rivolse un sorriso speranzoso “Perdonato?”

Lei incrociò di nuovo le braccia al petto tramutando il suo sguardo divertito in una roccia “Assolutamente no” rispose glaciale.

“Ok, ho capito… Senti, lascia almeno che ti spieghi… Essere Auror è… Bè, non è solo gloria. Sono orari impossibili, compiti noiosi e a volte pericolosi, sono menate burocratiche e lavate di muso per ogni minimo errore, regole da rispettare, lezioni massacranti, te ne rendi conto?” cercò di spiegarle Harry.

Le sopracciglia di Ginny si inarcarono smisuratamente e le sue braccia incrociate scivolarono sui fianchi, nel suo tipico atteggiamento d’attacco “Me ne rendo conto? Me ne rendo conto?!? Non stai parlando con una bambina desiderosa di giocare al soldato, Harry! Dovete smetterla di pensare che io non capisca quanto possa essere grave una situazione o che non me la sappia cavare da sola. TU devi smetterla di mettermi da parte! Mi hai mollato per una ragione che ho faticato a capire ma che ho accettato, perché sapevo che ne avevi bisogno. Mi hai sempre tenuto fuori da tutto, ma non potevo pretendere altrimenti, io non sono mai stata Ron o Hermione. Mi hai lasciato a casa senza permettere che vi aiutassi tre anni fa ma questa storia ora deve finire! Forse non te ne sei mai accorto Harry, ma non sono una bambolina che se ne sta con le mani in mano a sventolare un fazzoletto bianco alla vostra partenza!”

“Si che me ne sono accorto invece” mormorò Harry serio, guardandola negli occhi.

Presa alla sprovvista Ginny non seppe cosa rispondere, si limitò a fissarlo con uno sguardo interrogativo e scettico.

“Per Merlino Ginny, sei la ragazza più forte, combattiva, giusta e coraggiosa che io abbia mai conosciuto… Certo che lo so che non sei una bambolina. E’ per questo che non voglio… Perché saresti la migliore in assoluto. Perché tutti gli occhi sarebbero puntati su di te. Perché brilleresti troppo…” concluse con un filo di voce.

Ginny balzò giù dal dondolo, facendolo ondeggiare leggermente, parandosi di fronte a Harry. Le mani si spostarono dai suoi fianchi alle ginocchia del ragazzo. Si chinò per cercare il suo sguardo e lo guardò con decisione “Una scusa decisamente idiota… Questo non cambia il fatto che tu sia un insopportabile animale impiccione…” gli disse ridendo.

Harry sorrise a quegli occhi azzurri che lo guardavano vispi e decisi. Lo capì al volo che non c’era più bisogno di spiegazioni, che avevano superato quella questione e che non ci sarebbero mai più ritornati.

“Come tutore ho il colonnello Russel…” lo informò balzando di nuovo sul dondolo accanto a lui e stendendo le lunghe gambe su quelle di Harry. Lui le sfiorò casualmente un polpaccio e si ritrovò a pensare che fossero le più belle gambe che avesse mai visto.

Le rivolse un’espressione a metà tra il divertito e il dispiaciuto “Oh Merlino… Quell’uomo è una forza, ti rotolerai dalle risate… Ah, non lo svegliare mai mentre dorme, Ron l’ha fatto una volta e si è ritrovato a trascorrere un intero pomeriggio nell’infermeria del Quartier Generale. Ha delle reazioni un po’ violente quando si tratta dei suoi pisolini…”

Ginny rise e per alcuni minuti rimasero a dondolare lì appesi all’albero scambiandosi aneddoti divertenti, con Ginny che gli raccontava delle sue prove d’ammissione e lui che ascoltava la sua voce rapito.

Quando rientrarono in casa, per tornare a festeggiare assieme agli altri, Harry si bloccò sulla soglia. Un brivido gli percorse la schiena e si voltò indietro scrutando la semi oscurità.

Conosceva bene quella sensazione, per tutta la vita era stato sotto gli occhi tutti… La nelle tenebre c’era qualcuno che lo stava osservando…

Afferrò la bacchetta e la puntò innanzi a sé, un fascio di luce blu colpì un cespuglio e un gatto ne emerse miagolando, tutto fumante. A falcate Harry raggiunse il micino, lo curò con un semplice incantesimo e si guardò attorno. Tutto era immobile ora, non c’era nessun altro oltre a lui e alla bestiola ma ne era quasi certo: prima qualcuno lo stava osservando da quella posizione. Bè, l’indomani avrebbe rafforzato gli incantesimi di protezione attorno alla casa.

Dimenticandosi presto di quella brutta sensazione tornò in casa unendosi ai festeggiamenti generali.

 

 

Continua…

 

 

Buongiorno!! Che brava che sono, che brava!! Puntuale puntuale ecco a voi un aggiornamento a settimana! Credo che in linea di massima inserirò sempre un capitolo nuovo il giovedì o il venerdì ma non vi assicuro nulla, potrei anche tornare ad accumulare i miei consueti ritardi…

Bene, che ne dite di questo capitolo? Piano piano inizierà a succedere qualcosa di inaspettato… Oh, vedrete cos’ho in mente!

Come sempre vi ringrazio delle recensioni entusiastiche che mi lasciate, siete grandiosi!!! ^^

Buffy: Tesoro!!!! Ciao, come stai??? Quanto tempo che non ti scrivo… Lo farò sicuramente prima di partire per le vacanze. Sono felicissima di sapere che leggi ancora le mie storie (oh, cara!) e che questa nuova ti piaccia. Mi ha fatto un piacere immenso leggere la tua recensione. Un bacio grandissimissimo ^x^

Whatsername: oh, grazie, grazie!! A chi lo dici, anche io ho fatto i salti di gioia leggendo di Harry che si torturava per Ginny in HBP… Eh eh! E siccome questa cosa mi è piaciuta ho voluto reinserirla nella storia. Grazie ancora!

Dada Baggins: Dada cara!! Ma che dici? Sono io che sono felicissima di avere ancora l’onore di ricevere le tue recensioni, fammi sapere che ne pensi, ok? Un baciotto

Sunny: Oh divina, sono così felice che la mia storia ti piaccia, tesora!! ^^ Eh eh, Tonks e Remus mica potevano mancare, io sono pazza di loro!!! Ma che mi dici mai? Hai in forno una bella one shot per settembre? In quel caso allora *cough- ruffianaggine - cough* ti ricordo che ti voglio taaanto bene e che il 28 settembre, per quanto non ami festeggiarlo, sarà il mio compleanno… Quindi magari… *cough- ruffiana da morire – cough*. Bè tesoro, beata te che in questo momento sei a divertirti in vacanza… quando torni avrò un sacco di cose da dirti compreso che finalmente ho visto il tuo famoso film… Oh, Jack!!! *.* Vabbè, tagliamo, un bacio grandissimo love! ^__^

Vale: mia piccola carissima Vale adorata! Che ne dici di questo nuovo aggiornamento? E anche qui ecco qualche personaggio nuovo, sinceramente la mia preferita è proprio lei, Morgana Walsh la cervellona ninfomane e ironica. ^^ Come ti sembra? Morgana ne combinerà un sacco, vedrai!

E qui finalmente Ginny è diventata protagonista, hai visto che tipo? Che ne dici della sua simpatica conversazione finale con Harry? E di Ron ed Herm? Eh eh, questi due non sanno cosa li aspetta.. Hanno un po’ troppi problemi al momento, non credi? Vabbè, ciccia carissima, spero di vederti presto presto (sabato!!! ^o^). Un abbraccio gigante e un super bacione alla mia piccola grande amica ^x^

AvaNa Kedavra: ciao cara! Oh, sono onorata di portar via il titolo di prima fan fiction italiana da te letta post HBP… ^o^ Spero che ne valga! Visto Harry tuo che inizia a sentirsi osservato? Oh, povero piccolo… Ancora non sa, ancora non sa… ^_______^ *ghigno sadico dell’autrice*. Ginny mi piace da matti, quindi credo che avrà un gran ruolo in questa storie e Ron ed Herm invece non riescono a stare mezza giornata in astinenza, dici che è per via degli anni precedenti di repressione? Ehi, hai ragione!!Mi raccomando, dimmi che ne pensi di questo capitolo e di Harry geloso da matti. Un bacio gigante

Sonnie: Ciao! Bè, bella domanda la tua… Come rispondere indirettamente senza dare troppe informazioni? Bè, diciamo che il 6° HBP è stato il mio libro preferito e che è ESULTATO quando Harry l’ha baciata, che Ginny-Harry sono i miei preferiti quasi a parimerito con Hermione-Ron… Tu che dici? Harry si metterà con Gin nella mia fiction? ^__-

Ale: ciao piccola!!! Come stai? Oh, è stato un piacere immenso leggere la tua fic, credimi!! A proposito… hai aggiornato per caso? Dopo controllo per bene, eh eh! Sono contentissima che questa storia ti piaccia e graaaazie per i complimenti, mi fai arrossire ^////^ *Ly si nasconde*. Spero di vederti e sentirti presto cara, un bacione grandissimo.

 

Bene, credo di avervi ringraziato tutte! Grazie anche a chi legge e non commenta, in ogni caso. Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e se volete farmelo sapere fate un bel clic qui sotto, ok?

Un baciotto a tutti,

 

Ly

 

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Capitolo 4
*** Rotture ***


IV - Rotture

 

Questo capitolo è dedicato a quelle persone stupende che sono Vale, Judie, Ale, Kia e Strekon con cui martedì ho passato una giornata memorabile all’insegna di HP e dei biscioni del Garda.

Vi adoro ragazzi, siete eccezionali e grazie ancora di tutto…

 

 

 

IV – Rotture

 

 

’Cause it’s broken, broken

Something got broken like stolen

Stolen, like if it was stolen

And hurting, hurting

I have been hurting and now

Only time will tell

Time will heal

 

(Elisa – Broken)

 

 

Quando scivolò fuori dal camino rimase in perfetto equilibrio, senza traballare per un solo istante. Con un sorrisone smagliante fece un inchino ai tre ragazzi di fronte a lei che però non le prestarono attenzione. Harry si voltò verso di lei e la afferrò per un braccio, strattonandola poco delicatamente avanti appena un attimo prima che un grasso mago pelato facesse capolino al suo posto.

“Uh…Che scema, non ci pensavo più a tutto il traffico che c’è qui la mattina” fece Ginny scrollandosi un po’ di fuliggine dalle spalle.

“Ti ci abituerai…” Ron si incamminò verso gli ascensori sbadigliando.

“Dormito poco, eh?” domandò maliziosa la sorella, camminando al suo fianco.

Lui e Harry si scambiarono un’occhiata quindi scoppiarono a ridere fragorosamente mentre Hermione sospirava rassegnata.

Ginny li guardò tutti e tre senza riuscire a capire “Bè? Perché ridono come due pazzi?” chiese ad Hermione che si limitò ad alzare le spalle.

“Fidati Ginny, Ron ed Hermione ‘dormono’ un sacco…” le spiegò Harry premurandosi di cadenzare bene la parola ‘dormono’, riprendendo l’uscita della ragazza di un paio di giorni prima.

“Oh, smettila Harry! Basta con questa storia!” berciò Hermione arrossendo leggermente.

Ginny si limitò a sospirare. Harry le diede un colpetto sulla spalla “Quando Hermione non è attorno te la spiego, promesso…” le disse guadagnandosi l’ennesima sgridata della morettina.

Si schiacciarono tutti e quattro all’interno degli ascensori e quando giunsero al Secondo Livello si separarono dopo essersi salutati.

Ginny trasse un profondo respiro, alzò la testa e percorse con sicurezza i corridoi ancora poco affollati cercando di raggiungere con un buon anticipo l’ala in cui erano situate le classi dell’Accademia di addestramento. Camminò veloce e sicura, sorridente e desiderosa di affrontare quel primo attesissimo giorno ma quando raggiunse la propria aula fu stranamente presa dal panico.

Agli sparuti tavolini davanti alla porta di legno che recitava scritto “I anno, aula di teoria” si era radunato un ciarliero gruppetto di ragazzi. Ginny scrutò i loro volti dalla sua postazione alla ricerca di qualche viso noto ma non sembrava riconoscere nessuno di loro né riusciva ad intravedere Klay.

Improvvisamente iniziò a sudare ed agitarsi. Ma che cavolo le stava prendendo? Conoscere gente nuova non era mai stato un problema per lei! E allora? Perché stava disperatamente sperando che Klay arrivasse al più presto? Strinse con foga la cinghia della borsa che portava a tracolla, traboccante dei suoi manuali di seconda mano e di pergamene immacolate e cercò disperatamente di calmarsi.

Si appoggiò al muro e chiuse gli occhi, sforzandosi di regolarizzare il proprio respiro e con la mente ripercorse il proprio risveglio, la notte in cui aveva a malapena chiuso occhio per la felicità, la cena a casa di Harry e la chiacchierata rilassante che si era fatta con lui nel bel mezzo della notte, seduta sugli scalini del porticato di Godric’s Hollow.

 

Non riusciva a chiudere occhio, era troppo agitata ed entusiasta per l’imminente inizio delle lezioni il giorno dopo. Anche da bambina era sempre stato così, faticava terribilmente ad addormentarsi la notte prima di qualsiasi giorno importante, come quando sarebbe dovuta andare ad Hogwarts per la prima volta, che non aveva dormito un solo istante, o la notte antecedente la sua prima partita di Quidditch, quella della vigilia della partenza per l’Egitto e tutta una serie di altre numerosissime notti in bianco.

Si alzò dal proprio letto, infilò un maglione per ripararsi dal fresco della notte e scese silenziosamente fino in cucina, imprecando mentalmente dopo aver inciampato nel tappeto del corridoio, si versò un bicchiere di latte e improvvisamente avvertì il desiderio di uscire da quelle quattro mura e prendere una boccata d’aria. Si rannicchiò con le ginocchia al petto sugli scalini della veranda, il bicchiere di latte caldo in mano e lo sguardo fisso sul cielo stellato di quella notte.

Era completamente persa nei propri pensieri e nelle proprie aspettative quando sentì il tocco gentile di una mano calda sulla spalla coperta.

Si voltò incrociando le gambe davanti a sé “Dimmi che non ti ho svegliato quando ho inciampato nel tappeto del corridoio davanti alla porta di camera tua…” lo pregò dispiaciuta.

Harry emise una piccola risata sommessa e si sedette accanto a lei “In realtà è andata proprio così, quando sento dei tonfi sospetti nel corridoio i miei occhi si aprono automaticamente”

Ginny annuì ammirata “Un vero Auror in servizio vigile ventiquattrore su ventiquattro…” commentò con un sorriso.

“Mh, qualcosa del genere… E’ che negli ultimi giorni mi sono sentito un po’ osservato, ho una strana sensazione…” le accennò distendendo le gambe lungo le scalette e facendo perno dietro la schiena con le braccia.

Lei gli rivolse un sorriso divertito “Ma tu sei Harry Potter, dev’essere normale sentirsi osservato…La gente ti guarderà per sempre, Harry…” gli ricordò.

Lui alzò le spalle lasciando che il suo sguardo si perdesse nell’oscurità “Mah… non è come al solito…Bè, forse ho avuto solo un’impressione sbagliata” si convinse.

“Già, probabilmente sarà qualche ragazzina innamorata di te!” rise lei, dandogli un colpetto al braccio col gomito.

Anche Harry rise “Sì, sicuramente… Una di quelle ragazzine che ti guardano e sono incapaci di spiccicare una sola parola!”

Ginny rise più forte sistemandosi i capelli dietro le orecchie con le mani “Già, come me quando ero piccola, ti ricordi? Che cosa assurda…” disse più a se stessa che altro.

“Già, come te…” rispose solo Harry e la sua voce per un attimo suonò strana, bassa e pesante. Girò il viso dalla parte opposta in cui era seduta lei e rimase in silenzio per alcuni istanti. Poi decise che era arrivato il momento di cambiare argomento.

“Domandi è il gran giorno, eh…” le ricordò tornando a guardarla.

Ginny sospirò elettrizzata mentre le sue viscere si contraevano nuovamente per l’eccitazione “Il gran giorno, sì! Mi sento come la notte prima di partire per Hogwarts…”

Harry annuì, poteva capire come si sentiva perché anche lui aveva quasi passato una notte in bianco il giorno precedente al suo ingresso in Accademia. Solo che lui l’aveva passata a giocare a Quidditch con Ron che riversava nelle sue stesse condizioni, ignorando i ripetuti ammonimenti di Hermione che parlava tanto di filare alla svelta a dormire ma poi ogni cinque minuti era bella sveglia e in piedi a richiamarli.

“I tuoi genitori, allora? Si sono un po’ tranquillizzati?”

Lei fece segno di sì col capo “Diciamo che però mamma ha preso per oro colato la sciocchezza di Fleur per cui la carriera di Auror non è compatibile con la vita di buone moglie e madre…”

“Che sciocchezza, guarda Tonks…” sbuffò Harry.

“Già, ed è addirittura Capitano di una squadra” sottolineò ammirata.

“Bè, tua madre ci si abituerà. Al fatto che sarai Auror voglio dire, non a quello che non avrai mai una famiglia!” specificò divertito.

“Sì. E glielo dimostrerò che si può essere Auror e trovare il tempo per una famiglia! Oh, vedrai che soddisfazione mi prenderò il giorno che mi sposerò ed avrò un figlio!” decretò alzandosi in piedi e portando le mani ai fianchi.

Harry la osservò e rise divertito “Già, però arriverai al giorno del tuo matrimonio con delle occhiaie tremende, scommetto che non chiuderai occhio per tutta la settimana precedente!” la prese in giro.

Ginny annuì con finto fare drammatico “Povera me… Ma sopravvivrò, vedrai…”

Lui la fissò serio e ammirato, chinandosi in avanti per avvicinarsi a lei che gli stava in piedi di fronte e osservandola da sotto “Ne sono sicuro. Tu sei forte, Gin”

Lei inclinò la testa di lato, sorpresa di quella strana frase così seria. Strinse leggermente gli occhi domandandosi cosa intendesse così all’improvviso.

Harry distolse lo sguardo, come a riflettere sulle proprie parole, poi la guardò ancora dritta negli occhi, con un sorriso “Tu puoi ottenere qualsiasi cosa desideri…” le spiegò.

“Tutti possono ottenere ogni cosa che vogliono, se si impegnano nel perseguirla” gli fece notare lei.

“Bè, ci sono cose più difficili, più complicate di quello che sembrano. A volte anche se desideri tanto qualcosa sai che non lo potrai avere… Tu invece… Non lo so, ti guardo e mi sembra che niente sia impossibile per te. Sarai una grande Auror, perché sei forte…” le disse di nuovo.

Lei gli sorrise grata “E perché posso ottenere tutto quello che voglio. Non dimentichiamolo mai!”

Si guardarono seri per un istante poi scoppiarono a ridere divertiti.

Ginny si risedette un paio di scalini avanti a lui, appoggiando la schiena contro le sue gambe ora ripiegate “In realtà anche per me c’è qualcosa di difficile da ottenere”

Harry si rizzò, curioso “Davvero?”

Lei annuì con un cenno del capo, poi si girò e con un’espressione sconsolata ammise “Vorrei terribilmente riuscire a dormire ora! Vedi? Eppure è quasi l’alba e sono qui che parlo…”

A quell’uscita seguirono delle nuove risate, era bello rimanere a parlare così tranquillamente nell’aria fresca della notte, senza rumori, senza distrazioni.

Poi tornarono a letto, Ginny fece molta attenzione a non inciampare di nuovo nel tappeto e una volta infilata sotto le coperte sentì che il sonno stava per prenderla. Allora era vero che nulla le era impossibile da ottenere…

 

Sorrise tra sé e sé e riaprendo gli occhi scoprì di essersi totalmente calmata. Ripensò alle parole di Harry, si sentiva forte. Abbastanza forte da girare l’angolo e affrontare i suoi nuovi compagni, le sue nuove lezioni e la sua nuova vita.

Con un sorriso mosse un lungo passo verso l’aula e scoprì con sua sorpresa che non c’era più nessuno fuori della porta. Dovevano essere già tutti entrati. Varcò la soglia e in silenzio raggiunse il banco più interno, accanto al muro, di una fila intermedia da tre. Pensò che il posto accanto al suo avrebbe potuto riservarlo per Klay ma quando dopo dieci minuti d’attesa la ragazza non era ancora arrivata non potè dire di no allo sconosciuto che le domandò se fosse libero.

“Certo, siediti pure” gli rispose con un sorriso.

Il biondino ricciuto le rispose con un sorrisone “Oh, fantastico! Sai non conosco nessuno ancora qui dentro. Cioè, in realtà ho incrociato qualche minuto fa quel tizio lì in piedi ma non so se è muto o cosa perché gli ho fatto un paio di domande ma mica mi ha risposto, il signorino. Ah comunque – che sbadato, ti parlo da un quarto d’ora e non mi sono ancora presentato, un vero maleducato! Io sono Gregory Huston. Ma, ti prego da morire, non osare chiamarmi Gregory perché è un nome orribile. Trovo che Greg sia molto meglio, fa molto più vecchio amico, non trovi?” le domandò sottolineando la sua domanda con un gesto della mano che ne indicava l’ovvietà.

Ginny rimase da prima frastornata di fronte allo sproloquio di quel baldanzoso ragazzo dalle movenze teatrali e poi scoppiò in una genuina risata “Decisamente, Greg! Io sono Ginevra Weasley, piacere di conoscerti” disse allungando una mano e stringendo quella del ragazzo.

Dopo la stretta di mano Greg iniziò a scrutarla in modo analitico “Uhm… Immagino che tutti ti chiamino Ginny, giusto? Senza offesa Ginevra, ma credo che userò un altro diminutivo: che ne dici di Geena?”

Ginny lo fissò allibita, probabilmente era il diminutivo più brutto che le avessero mai affibbiato.

“Bè veramente…” iniziò, ma fu interrotta sedutastante dal ragazzo “Oh, fidati. Forse di primo impatto potrà anche non piacerti ma è un gran nome. Trovo che sia molto regale. Ti sta bene un nome regale, Geena!”

Incapace di controbattere si ritrovò ad accettare quel buffo diminutivo. Dire di no a quel Greg era praticamente impossibile, eccentrico e sicuro di sé com’era! Massì, avrebbe avuto qualcosa di cui ridere.

Quando scoccarono le otto e mezza la porta si aprì e fece il suo ingresso un omone alto in una bizzarra tenuta blu sportiva, tutto muscoli e senza capelli, la sua testa era lucida come una sfera di cristallo e quando Greg glielo fece notare Ginny dovette impiegare tutta sé stessa per non mettersi a ridere.

“Buongiorno a tutti cadetti! E cadette… -aggiunse lanciando uno sguardo a Ginny in seconda fila- Benvenuti all’Accademia Auror, un posto che per i prossimi due anni sarà per voi come una casa. Mi auguro di trovarmi di fronte gente matura e consapevole. Non tollero chiacchiere durante le lezioni né durante le esercitazioni perché siamo qui per apprendere, non per fare salotto. Non tollero eccessive assenze pressochè ingiustificate ma soprattutto, se c’è una cosa che detesto con tutto me stesso e su cui non transigo… Sono i ritardi”

Esattamente mentre pronunciava quelle parole con decisione e un filo di repulsione la porta della classe si aprì di nuovo. Klay, tutta trafelata e col respiro affannato, entrò come un ciclone e si bloccò alla vista dell’uomo che la fissava duro, le grosse braccia muscolose incrociate al petto.

“Chiedo scusa per il ritardo, signore… Non ho giustificazioni…” ammise con un sorriso, sperando di risultare simpatica.

Ginny corrugò la fronte preoccupata mentre i restanti diciotto studenti si trattenevano per non ridere di fronte a quella bizzarra scena.

L’uomo non disse nulla, scrutò severamente la ragazza e sfogliò il registro “Klaylane Raffingun, suppongo…”

“Sì signore, Klay Raffingun… Posso sedermi ora?” domandò indicando l’unico posto vuoto rimasto, in prima fila davanti a Ginny, e sorridendo all’amica.

“Raffingun, dove pensa di essere?” tuonò quello.

Lei gli rivolse un’occhiata ovvia “Nella mia classe, Signore… Nell’aula del primo anno dell’Accademia Auror, Ministero della Magia…” rispose impertinente.

Quello le lanciò uno sguardo di fuoco. Una vena pulsò sulla sua testa lucida e rotonda.

“Fili al suo posto. Riceverà un’ammonizione per il suo comportamento e il suo ritardo. Faccia in modo che io non debba più pronunciare il suo nome se non per chiamare il suo turno durante gli esercizi…”

“Sì, Signore…” rispose lei prendendo posto al suo banco, accanto ad un silenzioso ragazzo moro che non le rivolse il minimo cenno, lo stesso che Greg aveva pensato muto diversi minuti prima.

L’insegnante proseguì inappellabile introducendo agli studenti l’Accademia e le principali regole.

 “Qualche domanda?” fece una volta terminato il monologo.

I ragazzi si guardarono l’un l’altro curiosi, si stavano tutti chiedendo la stessa cosa. La mano di Klay sfrecciò a mezz’aria e l’uomo le rivolse un’occhiataccia prima di autorizzarla ad esporre la propria domanda.

“Signore, non conosciamo il suo nome e la materia che insegna…” gli fece notare.

La vena sulla sua fronte tornò a pulsare mentre il suo sguardo diventava di fuoco “Io sono un preparatore atletico. Con me dovrete imparare a muovere le chiappe, Raffingun. E voglio essere chiamato Signore, chiaro?”

Klay annuì, fissandolo incuriosita con il resto della classe.

Il silenzio venne interrotto da un paio di colpi di permesso che giunsero dalla porta che venne leggermente aperta subito dopo. I ragazzi non ebbero modo di vedere chi vi fosse dietro.

“Oh, entri pure Professor Merepres!”

Finalmente la porta si aprì completamente e un giovane uomo con un vestito da mago verde bottiglia coperto da un camicie bianco entrò, le braccia piene di libri e uno scatolone da cui sbucavano strani marchingegni.

“Buongiorno ragazzi…” salutò con un cenno del capo ai banchi.

“Questo è il professor Davers Merepres, il vostro insegnante di Occultamento e Travestimento. Vi lascio a lui. Arrivederci” salutò l’uomo pelato avviandosi alla porta.

“Ah, Signor Cactus, ha già presentato il corso alla classe?” lo chiamò all’improvviso il Professor Merepres.

Cactus si voltò rosso in viso e teso, i muscoli tiratissimi e lo sguardo saettante “Sì, Professore. E’ già tutto a posto. Lei pensi alla sua lezione” rispose ignorando volutamente le risate che si erano diffuse in classe e scomparendo alla svelta.

“Bene ragazzi, o meglio signori e signorine, dovrei dire. Come già detto sono il Professor Davers Merepres e seguirete il mio corso di Occultamento e Travestimento per tutto il primo semestre. Nel secondo invece terrò il corso di Storia e Ricerca. Vi starete domandando perché vi tocchi seguire un corso del genere giacché combatterete le forze del male a viso aperto –e sbottò in un risatina- ma vi ricordo che il lavoro di un Auror consiste anche nell’inseguimento, nella ricerca di prove e nell’osservazione a distanza senza essere notati. E quale miglior modo di non far notare sé stessi se non quello di cambiare il proprio aspetto?” iniziò appoggiandosi alla parte anteriore della cattedra e incrociando le estremità delle gambe.

Tutti gli occhi degli studenti erano incollati su di lui. Ginny vide il ragazzo seduto nel suo stesso banco, accanto a Greg, prendere freneticamente appunti e senza cattiveria lo bollò come secchione. Poi tornò a rivolgere la propria attenzione al professor Merepres, il tono della sua voce era incantevole, sembrava che tutti gli studenti lo ascoltassero rapiti. Sfortunatamente lei e Klay erano le uniche donne in tutta la classe ma era ben conscia del fatto che probabilmente, se la situazione fosse stata invertita, il professor Merepres con i suoi modi intriganti, il suo sguardo acuto, la sua apparentemente giovane età e i suoi capelli biondi scompigliati avrebbe fatto strage di cuori tra le studentesse. Sorrise tra sé e sé ricordando di come alcune sue compagne di classe ad Hogwarts non erano rimaste immuni al fascino del centauro Fiorenzo.

“Ora vediamo come posso farvi capire cosa intendo per Occultamento e Travestimento…” strizzò leggermente gli occhi e arricciò il naso e un attimo dopo un uomo diverso sorrideva loro soddisfatto dalla cattedra. Aveva i capelli castani lunghi e ricci, il naso a patata e gli occhi gialli.

Tra gli studenti si diffuse un mormorio di meraviglia.

“Qualcuno di voi sa come ho potuto fare questo?” chiese il Professore ritornando al suo consueto aspetto.

Ginny alzò la mano sorridente, felice di conoscere la risposta. L’aveva visto fare mille e mille volte a Tonks quell’operazione di trasformazione e ne era sicurissima. Quando il professore la indicò rispose “Bè, sono quasi sicura che lei sia un Metamorfomagus…”

Merepres annuì compiaciuto “Molto bene Signorina…”

“Ginevra Weasley” concluse per lui la rossa, fiera della risposta esatta.

Il Professor Merepres proseguì per quel restava della prima ora illustrando ai ragazzi come avrebbe loro insegnato a raggiungere lo stesso risultato ma per una via diversa: la Trasfigurazione Riflessiva Avanzata – alle sue spalle intanto sulla lavagna compariva di volta un volta uno schema riassuntivo delle sue parole. Poi degenerò in un discorso sulla storia della Trasfigurazione e certi tesori scomparsi, che non c’entravano proprio nulla con la sua materia ma che erano da far risalire alle sue passioni personali, suscitando le simpatie di diversi studenti tra cui quelle di Ginny che partecipò con molto interesse raccontando del suo viaggio in Egitto di diversi anni prima.

Altri tre insegnanti varcarono la soglia della classe presentando i loro corsi, nessuno di loro detestabile come Cactus e nessuno purtroppo piacevole come Merepres.

Alle dodici e mezza i ragazzi si alzarono finalmente dai propri bachi, affamati e desiderosi di chiacchierare liberamente scambiandosi pareri sui professori appena conosciuti.

Lei, Klay e Greg avevano già dato vita ad un variopinto trio e avanzavano nei corridoi affollati verso la mensa.

“Nh, la Professoressa Grainbook è noiosa. E pensare che storia della magia nera sarebbe una materia così interessante… Proprio come un vero racconto dell’orrore! Aiuto, ho i brividi al solo pensarci!” esclamò Greg afferrando a braccetto le due ragazze e facendosi scudo dalle proprie paure immaginarie con i loro corpi.

Klay scosse il capo “Tu sei un po’ strano, Greg…” commentò, scrollandoselo di dosso e suscitando le risate di Ginny.

Greg sbuffò “Oh, non sono strano… Sono solo un ragazzo aperto! Tu non mi capisci…” le disse drammaticamente.

“Io ti capisco, Greg, vieni da me” fece materna Ginny, accarezzandogli la testa.

“Bè, gli altri invece come vi sembrano? Gin, tu e Merepres andate d’accordo, eh?” asserì maliziosa Klay, dandole un colpetto.

“Bè, a me il Professor Merepres sta proprio simpatico. Quando spiega riesce a catturare il mio interesse. Senza contare che è molto gentile e poi è così giovane…Sì, mi piace proprio” terminò sorridente.

“Grazie Signorina Weasley! Devo informarla che la stima è reciproca”

Ginny, Greg e Klay si voltarono e si ritrovarono a pochi passi il professor Merepres, sempre carico di tutti i suoi libri che sorrideva nella loro direzione.

Ginny arrossì di colpo e ridendo si grattò una tempia leggermente in imbarazzo “Oh, Professore… Ehm, non l’avevo proprio notato… Per fortuna che non ho detto nulla di oltraggioso sul suo conto…” fece ironica, cercando di allentare l’imbarazzo.

Lui li superò con passo svelto “Non si preoccupi, fa sempre piacere sentire il positivo parere spassionato di uno studente. Specialmente quando è uno studente brillante come lei. Signorina Weasley, signorina Raffingun, signor Huston, buon pomeriggio” quindi scomparve dietro un angolo.

Klay si piegò in due dalle risate “Ah, ah, ah! Ginny ma t’immagini se ti sentiva dire qualcosa di orribile sul suo conto?”

Greg scosse una mano “Scherzi? Povera Geena, è già stato abbastanza imbarazzante così… Comunque lasciatelo dire, sei la sua nuova cocca, Geen!” le disse battendo orgoglioso sulla sua spalla.

Ginny finse d’indignarsi “Io non voglio proprio essere la cocca di nessuno!” li informò.

“Sì, sì… Vallo a dire a qualcun altro… Però ti informo che il Cactus – e rise- si è dimenticato di informarti che le relazioni tra studenti e insegnanti sono severamente vietate. Soprattutto perché lui, che è l’uomo più osceno del mondo, soffrirebbe di gelosia non riuscendo a sedurre nessuno” le fece notare Klay, prendendola in giro.

“Ah, peccato… La Grainbook è così affascinante con tutte quelle rughe da donna matura…” commentò Greg con aria falsamente trasognata.

Tutti e tre si sbellicarono dalle risate fino a che non raggiunsero la mensa. Scelsero le loro pietanze al self service e presero posto ad un tavolino che nella confusione si era appena liberato. Ginny indugiò prima di sedersi e si guardò attorno, scrutando attentamente i volti numerosi che affollavano la vasta sala.

Quando scorse ciò che stava cercando si illuminò “Scusate ragazzi, ho visto i miei amici… Vi spiace se oggi mangio con loro? Devo raccontare la nostra mattinata! Vi raggiungo per il dolce, promesso!” e con il vassoio in mano zigzagò tra la folla fino a raggiungere il tavolo dove stavano seduti Harry, Ron ed Hermione.

“Ciao ragazzi!” salutò.

“Ciao Ginny! Allora? Com’è andata la tua prima mattina di lezione? Come sono i professori? E i tuoi compagni?” incalzò Hermione.

“Ehi sorellina!” “Ciao Gin” la salutarono Ron ed Harry.

Ginny sorrise smagliante “Benissimo! Ora vi racconto tutto, ma prima fatemi addentare qualcosa che sono affamatissima” promise appoggiando il proprio vassoio e prendendo posto accanto a Ron.

Improvvisamente tre sguardi dispiaciuti le si incollarono addosso, “Cosa c’è?” domandò loro.

Ron si morse un labbro e Harry la guardò contrito. Hermione invece trasse un respiro profondo “Non è permesso ai cadetti sedersi con gli Auror, mi dispiace tantissimo, Ginny!”

La rossa rimase per un attimo imbambolata poi con espressione scocciata si alzò dalla panca “Già, avrei dovuto immaginarlo… Questo posto è pieno di regole di cui la metà assolutamente stupide ma vabbè, immagino ci farò l’abitudine”

Ron alzò un braccio tirandola verso di sé e scompigliandole affettuosamente i capelli “Vai sorellina, ce la fari a sopravvivere ne sono certo!” le disse facendole un segno di vittoria con le dita dopo averla lasciata andare.

Ginny rivolse un’occhiata complice a Harry “Certo che ce la farò, nulla mi è impossibile, giusto?”

Harry le restituì lo sguardo con un sorriso divertito “Assolutamente nulla!” rimarcò prima di salutarla e osservarla correre allegramente verso l’altro lato della mensa, l’uniforme blu addosso e i capelli legati in una coda disfatta.

 

Il pomeriggio Harry e Ron lo trascorsero in ufficio, ascoltando Hermione e Morgana esporre la loro relazione con le informazioni raccolte sulla nuova missione affidata loro dal Generale Mc Granitt e tirando le somme sul sopralluogo effettuato un paio di giorni prima presso la tomba del quattro fondatori di Hogwarts.

“Bene, abbiamo visto che solamente il lato di mausoleo dedicato a Salazar Serpeverde è stato profanato. Gli altri tre non hanno subito danni rilevanti” iniziò Parker sistemandosi il colletto della divisa dopo essersi levato elegantemente la giacca e controllando la propria immagine nel riflesso del vetro della finestra di fianco a lui.

“Il giorno e l’ora della profanazione sono ormai certe: la mezzanotte esatta di giovedì. Nessun testimone, apparentemente. Il custode della necropoli era a letto da un bel pezzo. All’interrogatorio ha affermato di essere stato richiamato da una visitatrice solo a mattina inoltrata. E poi ha contattato il servizio di sicurezza” aggiunse Joker, con la sua voce rocciosa e inflessibile.

“Il fantasma di Sir Rudolf è stato più utile invece. Ha detto di essere stato svegliato da mormorii diffusi e di essere uscito dalla sua cripta vicino al mausoleo giusto in tempo per scorgere tre figure ammantate col cappuccio tirato sul capo smaterializzarsi. Ma non si è accorto di nient’altro” Ron tornò a mordicchiare la punta scorticata della propria penna, dondolandosi sulla sedia.

Harry lanciò uno sguardo a Laira che lo invitò ad esporre per entrambi “Noi abbiamo fatto ricerche nei nostri luoghi di punta e pare che nessuno abbia sentito pianificare nulla a riguardo. Non ci ruota attorno nessun commercio nero, né di oggetti necrologici né di resti. Apparentemente nessuno sa nulla di tre tizi ammantati che l’altra notte hanno profanato una tomba. Quello che non riusciamo a trovare è un movente…” sottolineò Harry mentre seduta accanto a lui Laira annuiva legando i lunghi capelli in una coda di cavallo.

Tutti e sette rimasero in silenzio a riflettere sulla questione.

Hermione si legò i capelli ricciuti in un cignon tenendoli fermi con una matita - Ron si morse le labbra deliziato e si lasciò sfuggire un sorrisetto vedendola armeggiare in quel modo elegante con i suoi ricci. Arricciò le labbra e cercò di fare un breve punto della situazione “Abbiamo tre sconosciuti incappucciati. Uno di loro è probabilmente una donna, le orme lasciate sul terreno sono leggermente più leggere e più piccole nonché hanno una diversa inclinatura, una donna di corporatura magra. O magari piuttosto piccola. Poi due orme probabilmente maschili, una delle quali molto profonda, abbiamo un energumeno grande e grosso. Le sue orme precedono quelle degli altri. Però deve essere stata la donna a lanciare l’incantesimo perché le tracce ci fanno capire che il tizio grande e grosso si è fatto da parte all’ingresso della tomba. Magia senza bacchetta, io e Morgana non siamo riuscite ancora a risalire all’incantesimo ma deve essere magia avanzata perché sembrano non esserci quasi tracce, non ha riportato nessun danno all’entrata. Non manca nulla eccetto… l’urna con le ceneri di Salazar Serpeverde” concluse.

Morgana annuì e levandosi gli occhialetti da lettura lanciò uno sguardo ai presenti e trasse un profondo respiro prima di proseguire “Ora, quello che io ed Hermione abbiamo scoperto stamattina è stato che nel mausoleo non è presente nessuna delle spoglie dei fondatori. E’ solamente un monumento decorativo. Le altre tre tombe sono ugualmente vuote, al contrario di ciò che è riportato nella quasi totalità dei testi che accennano all’argomento”

Gli altri cinque auror strabuzzarono gli occhi, Ron quasi si rovesciò sulla sedia, fu solo il provvidenziale intervento della bacchetta di Hermione a salvarlo.

Steave Parker sbattè un paio di volte gli occhi, incredulo “Volete dire che quei tre tizi hanno fatto razzia di tutte le ceneri dei quattro fondatori?” domandò sporgendosi in avanti.

Harry scosse il capo rassegnato mentre Laira gli lanciava un’occhiataccia “No, idiota! Vogliono dire che in tutta probabilità i resti lì non ci sono MAI stati e i profanatori hanno fatto un buco nell’acqua!” gli spiegò spazientita.

“Esattamente” le fece eco Morgana.

“E se… - azzardò Harry – Se stessero cercando le spoglie di Salazar per qualche rito nero riguardo il richiamo dei suoi poteri o per, per assurdo, cercare di riportarlo in vita?”

Morgana annuì nella sua direzione, scambiò uno sguardo con Hermione e tornò a rivolgersi a Harry “Abbiamo preso in considerazione questa eventualità e abbiamo ricercato tra gli incantesimi del genere, nei testi più antichi e persino in quelli proibiti e messi all’indice e per quanto alcuni incantesimo di resuscito richiedano le spoglie del soggetto in questione le altri opzioni sarebbero impossibili da rintracciare. Spesso è richiesto il sangue stesso del morto e il rito deve essere cerimoniato, nella stragrande maggioranza dei casi, da un erede di sangue. L’ultimo erede di Salazar Serpeverde conosciuto però, l’hai eliminato tu due anni fa, Harry” concluse Morgana con un sorriso.

Harry per un attimo tornò a sentirsi ‘il prescelto’, con gli occhi carichi di attesa di tutti puntati addosso. Scacciò quella per nulla piacevole sensazione e messo da parte il leggero imbarazzo che si era impossessato di lui tornò a rivolgersi a Morgana.

“Ma ammesso che ce ne sia ancora uno da qualche parte…”

“Ammesso che ci sia ancora un suo erede, ma abbiamo anche in passato analizzato la linea genealogica che discende da Serpeverde ed è dimostrabile che nessun erede è attualmente in vita - dicevo, anche ammesso che ci sia un erede in grado di celebrare il rito è una costante nei pochi attendibili che abbiamo rintracciato e in ogni caso difficili e sconosciuti incantesimi di resuscito quella del capello. E’ richiesto un capello di Salazar Serpeverde. E per ottenere un suo capello bisognerebbe tornare a all’epoca in cui Hogwarts è stata formata, diverse centinaia di anni fa. Non esiste attualmente mago in grado di viaggiare nel tempo e sebbene dalla distruzione di tutte le giratempo custodite al ministero qualcuna sia scampata nessuna di loro è abbastanza potente da poter portare indietro il suo custode di così tanti anni. Io scarterei l’ipotesi del rito di resuscito” concluse alla fine del lungo discorso la giovane dottoressa.

Improvvisamente Ron, che stava ancora dondolando sulla sedia, precipitò in avanti intenzionalmente con un tonfo che attirò l’attenzione “Ma… ammesso che questi tre tizi cerchino i resti di Serpeverde, dal momento che la scorsa notte hanno fatto un gran buco nell’acqua allora torneranno a cercarli da qualche altra parte…” osservò.

Hermione annuì “Già. Abbiamo pensato che possa essere probabile. Il nostro compito, mio e di Morgana, è quello che costruire una strategia di prevenzione sulla base delle informazioni che voi ci porterete. Io credo che sarebbe opportuno per voi continuare a interrogare certe vecchie conoscenze ma senza dare troppo nell’occhio. Mettiamo da parte il movente per ora, pensiamo a prevenire le loro azioni”

“In pratica – si intromise Laira – dobbiamo tornare a ficcanasare tra la gentaglia che circola alla Buca?”

“Già, quel quartiere è un formicaio di informazioni sulla feccia del mondo magico. E poi da lì potrete scoprire se qualcuno sa qualcosa su tre tizi che se ne vanno in giro ammantati. Se c’è qualche nuovo invasato con manie di onnipotenza e se si è formata qualche setta con aspirazioni sataniche… Ah, ciao a tutti ragazzi!” Tonks entrò nella stanza proprio in quel momento e riassunse quella che sarebbe stata la missione dei suoi ragazzi nel periodo seguente.

Tutti risposero con un saluto piuttosto amichevole, il loro Capitano odiava tutte quelle formalità che avrebbero dovuto riservarle.

“Hermione, Morgana, voi proseguirete anche con le indagini sul mausoleo, dobbiamo scoprire che tipo di incantesimo hanno utilizzato, si può capire molto di una persona dalla sua conoscenza della magia…” aggiunse rivolta alla due ragazze.

Una mezz’oretta dopo la riunione fu sciolta e i ragazzi si fermarono a chiacchierare tra di loro.

 

Quando Harry uscì dal Dipartimento scoprì che sarebbe dovuto tornare da solo. Hermione voleva fermarsi ancora un pochino in biblioteca per consultare dei testi per le loro indagini e Ron doveva passare da Bill per consegnargli della documentazione ministeriale per una ricerca che stava svolgendo per la Gringott. In ogni caso entrambi sarebbero tornati per cena e si raccomandarono caldamente di preparare qualcosa di buono da gustare. Utilizzando la metropolvere tornò a casa in un attimo. Quando iniziò a darsi da fare per la cena si accorse che il frigorifero era mezzo vuoto eccezione fatta per qualche uovo e un ceppo d’insalata ormai passa. Controllò i turni della spesa, quello di quel lunedì doveva toccare a Hermione me era evidente che la sua promozione e i suoi nuovi orari avevano mandato in tilt la loro tabella dei compiti. Si infilò una felpa e uscì nelle vie tranquille alla volta del più vicino supermercato babbano.

Non aveva fatto due passi che quella sensazione di essere osservato da poco lontano era tornata a farsi sentire. Si voltò alle spalle e cercò di schermarsi dalla luce rossa del tramonto con una mano scrutando la strada mentre l’altra correva alla bacchetta infilata nella tasca dei pantaloni. Poco lontano scorse una mamma spingere un passeggino, svoltare e uscire dalla sua vista: l’unica persona sulla strada oltre a lui. Riprese ad avanzare per la propria direzione, tutti i suoi cinque sensi tesi a captare anche il minimo segnale.

Improvvisamente si voltò di scatto, sfoderò la bacchetta e la puntò dritta davanti a sé. Il tempo di mettere a fuoco e si ritrovò davanti Ginny, l’espressione allarmata e sconcertata e la sua bacchetta puntata alla gola.

Harry si riscosse e abbassò la propria arma, riponendola nella tasca posteriore “Sei pazza? Mi hai fatto prendere un colpo!”

Ginny sbuffò mezza divertita “Io ti ho fatto perdere un colpo? Guarda che sei tu che stavi per farmi saltare puntandomi la bacchetta alla gola…” gli fece notare inarcando le sopracciglia.

Harry cercò di giustificarsi “Bè… sei arrivata così all’improvviso! Mi hai preso alla sprovvista pensavo fosse…” iniziò senza riuscire a proseguire.

Ginny gli sorrise “Qualche pazzo assassino? Non si riconoscono più gli amici, eh?” gli domandò fingendo di imbronciarsi.

Harry si distese e sorrise “Ok, hai ragione… Vieni con me? Devo fare la spesa o moriremo tutti e tre di fame” le spiegò incamminandosi.

Ginny annuì tenendo il suo passo “Se mi lasci restare per cena vi preparo anche qualcosa di buono…” si offrì.

Harry si finse pensieroso “Non lo so… devo valutare bene questa cosa…” iniziò sfregandosi il mento liscio.

Lei si finse offesa “Oh, come sarebbe? Ti ricordo che nulla è impossibile per me, quindi stasera mi fermerò a cena da voi e non c’è decisione che tenga… Quello che Ginevra Weasley vuole, Ginevra Weasley ottiene” gli fece notare ironicamente.

Ma Harry improvvisamente non la stava più ascoltando, i suoi occhi saettarono da un capo all’altro della strada e poi frugarono alle sue spalle.

“Harry… cosa succede?” gli chiese Ginny allarmata.

“C’è qualcuno” le mormorò continuando a camminare ma avvicinando con nonchalance la mano alla tasca con la bacchetta.

“Dici… c’è qualcuno che ti sta osservando? Come mi hai detto l’altra volta?” domandò lei, guardandosi attorno fugacemente e appoggiando una mano alla tasca della borsa da cui spuntava l’estremità della bacchetta.

Harry scosse appena il capo, rallentando la propria andatura “C’è qualcuno che mi sta puntando… non osservando. Conosco bene la differenza, sono stato un bersaglio auspicato a lungo…”

Improvvisamente si voltò sui tacchi brandendo la propria bacchetta a mezz’aria e scrutando la strada invasa di luce rossa.  Ginny fece lo stesso.

Osservarono a lungo ma tutto era immobile e silenzioso.

“Harry, non credi che sia tutto troppo tranquillo? Come se… dormisse!” concluse con un lampo di genio.

“Un incantesimo addormentante! C’è davvero qualcuno, Ginny!” esclamò facendo un passo avanti a lei e tendendo un braccio per evitarle di avanzare.

Harry guardò prima a destra, quindi scrutò tra gli alberi che costeggiavano la via alla sua sinistra.

Ginny indugiò osservando più a lungo la strada deserta.

Un attimo dopo una voce femminile e folle riecheggiò nell’aria troppo calda senza una provenienza precisa “Potter, morirai ora!”

Harry si voltò di scatto proprio mentre Ginny gridò “Attento Harry!” e videro un fascio di luce rossa saettare nella loro direzione. Ebbero appena il tempo di pronunciare un incantesimo di protezione ma l’effetto fu tremendo.

La luce rossa trapassò la barriera smorzandosi leggermente ma arrivando a colpire Harry al ventre. Immediatamente il ragazzo si accasciò a terra cadendo di spalle, una macchia di sangue iniziava a formarsi sulla sua felpa grigia. Ginny riuscì solo a scorgere una figura ammantata di rosso in controluce smaterializzarsi prima di buttarsi sulle ginocchia e chinarsi sopra Harry che iniziava tremare violentemente.

“Oh mio Dio! Oh mio Dio! Harry, Harry mi senti?” Ginny era china sopra di lui, le sue mani sul volto del ragazzo gli accarezzavano violentemente le guance. Gli occhi di Harry erano fissi nel vuoto e la sua fronte imperlata di sudore. Cercò di immobilizzargli le spalle impedendogli di tremare e spostando lo sguardo dal suo viso contratto al suo corpo si accorse della piccola pozza di sangue che si stava formando sotto le sue ginocchia. Il sangue di Harry. Con una mano tremante alzò la sua felpa macchiata di rosso e scoprì la pancia del ragazzo. Un taglio profondo saliva in diagonale da sotto la sua cintura fino alle costole e il sangue scuro e grumoso usciva copioso. Improvvisamente fu scossa dai singhiozzi, iniziò disperatamente a piangere e tornò a chiamarlo per nome accarezzando con forza la sua fronte calda e bagnata, gridando e piangendo disperatamente.

Non poteva morire! Harry non poteva morire! Doveva continuare a chiamarlo e allora si sarebbe svegliato, avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe alzato. Prese la sua testa fra le braccia e se la strinse al petto, piangendo e dondolandosi sulle ginocchia, continuando ad invocare il suo nome.

Osservò le proprie mani affondate nei capelli neri del ragazzo, erano rosse e piene di sangue… Dio, stava perdendo tutto quel sangue! Improvvisamente fu come se si svegliasse. Incapace di fermare i singhiozzi che la scuotevano lasciò andare il capo di Harry, con una mano cercò di cacciare le lacrime che le riempivano gli occhi deformandole la vista.

Cercò la mano di Harry, ancora calda, la strinse forte prima di risalire alla ricerca del polso. C’era! Flebile e leggero ma c’era ancora battito! Doveva fare alla svelta, doveva fare qualcosa.

“Sangue… bisogna fermare il sangue” mormorò a sé stessa. Cercò la propria bacchetta a terra e la trovò dietro di sé. La puntò al grosso taglio che lacerava il ventre del ragazzo, provò tutte le formule che conosceva, era sempre stata un’infermiera discreta, ma nessuna pareva funzionare.

“Non si ferma! Non si ferma…” strillò disperata. Con un colpo del braccio cacciò via una nuova ondata di lacrime copiose. Si sfilò la felpa, la arrotolò e gliela premette forte sul ventre “Metodo babbano. Tamponare…” si ripetè meccanicamente scacciando una ciocca di capelli dal viso sporco e appiccicoso di lacrime, sangue e sudore.

“Non si ferma, non si ferma…” mormorò ancora disperata, dondolando su sé stessa sempre di più. Rivolse il suo sguardo al viso di Harry, gli occhi sempre fissi nel vuoto e il colorito orribilmente pallido. Con una mano gli accarezzò di nuovo una guancia, sembra così fredda, così… morta!

La sua mano destra corse di nuovo alla bacchetta, la puntò ad Harry con entrambe le mani, cercando di non tremare troppo e formulò “Petrificus Totalus”, la sua ultima speranza.

Guardò speranzosa la ferita, il sangue continuava ad uscire ma ora sembrava parecchio rallentato “Oh, Dio! Grazie!” pianse chinandosi sulle ginocchia. Si allungò di nuovo alla ricerca del volto di Harry “Ce la puoi fare. Tieni duro Harry, ce la puoi fare!” gli disse tra le lacrime.

“Ora… abbiamo bisogno d’aiuto. Devo cercare aiuto…” si ripetè guardandosi attorno. La strada era ancora deserta e ormai iniziava a tramontare il sole. Emise un singhiozzo “Non posso lasciarti qui! Oh, non ti lascio qui!” mormorò scotendo il capo.

“Smaterializzarsi… non posso! Non lo so fare con qualcun altro, non lo so fare Harry! Scusami!” pianse di nuovo, cercando un altro modo.

Puntò di nuovo la bacchetta al ventre di Harry e quando disse “Ferula” diversi giri di garza si arrotolarono attorno alla ferita, trattenendo la sua felpa zuppa di sangue. Cercò di issarsi il suo corpo tra le braccia, delicatamente, ora che aveva smesso di tremare tutto sarebbe stato anche più semplice. Ma si sbagliava. Quando cercò di rimettersi in piedi sentì le gambe cedere e cadde dolorosamente sulle ginocchia. Era lei a tremare troppo questa volta.

“Oh, va bene, va bene, proviamo così… Dobbiamo solo arrivare al camino, Harry. Dobbiamo arrivare a casa…” gli disse iniziando a strisciare lentamente sulle ginocchia e trascinandoselo dietro. Ma le ginocchia le facevano troppo male ed era troppo lenta.

“No! Così non va… riproviamo… Ce la posso fare, tranquillo. Com’è che mi hai detto? Sono forte! Vedrai quanto sono forte, Harry” continuò. Trasse un respiro profondo e si strinse di più in grembo, tra le braccia, il corpo del ragazzo. Ce l’avrebbe fatta, lanciò un incantesimo di levitazione ad Harry che però andò a vuoto. La terza volta che sussurrò “Mobilicorpus  però Harry si sollevò da terra, finalmente.

Non seppe nemmeno lei dove trovò la forza di correre così veloce verso casa, era solo un isolato e lo percorse a falcate, tenendo la bacchetta tremante in mano e Harry sollevato a pochi centimetri da lei-

Quando arrivò si lasciò cadere sulla soglia di casa, sfinita. Nello stesso istante emerse Ron, scivolò fuori con grazia dal focolare e si ritrovò di fronte lo spettacolo tremendo di sua sorella disperata che teneva tra le braccia Harry incosciente, entrambi coperti di sangue.

“Ginny! Harry! Gin, cosa è successo? Harry? Oddio… è morto?! Ginny, sei ferita? Cosa succede? Cosa succede?” si inginocchiò accanto a loro toccando il volto della sorella e passando una mano sulle bende rosse di sangue che avvolgevano il ventre di Harry.

“Ron, Ron per fortuna… ti prego aiutami, dobbiamo portarlo subito…” pianse di sollievo lei ma fu interrotta da un urlo del fratello.

“Sangue!? Ginny, di chi è tutto questo sangue? Ma che cosa successo? Che cos’ha Harry?”

“Ron, ora dobbiamo portarlo al San Mungo, non ce la faccio…” gli disse sempre stringendo Harry.

“Harry! Harry, apri gli occhi, cazzo! Harry!” Ron prese a scuotere energicamente il corpo inerme dell’amico.

Ginny perse la pazienza, non si era mantenuta lucida con tutta quella fatica per dover litigare con altro pazzo!

“RON! Ascoltami ora, merda! Io sto bene ma Harry… dobbiamo portarlo al San Mungo! Non ce la faccio… Portalo al camino, io vi seguo! FORZA!” lo esortò dopo avergli appioppato un sonoro ceffone che ebbe il fantastico effetto di richiamare la sua attenzione e la sua coscienza.

Ron prese Harry tra le braccia e in un attimo scomparve attraverso il camino. Ginny tirò un sospiro di sollievo, con un ultimo enorme sforzo raggiunse il focolare e seguì il fratello.

 

 

Quando un paio di attimi dopo riemerse nella sala emergenze, cadendo sulle ginocchia sulla soglia dell’altro camino, vide una squadra di medimaghi e guaritori piegati sopra il corpo di Harry, lo sollevarono in aria fino a posarlo sulla portantina volante che uno di loro aveva appena materializzato e lo portarono via all’istante.

Ron, ancora scosso, si chinò verso di lei aiutandola ad alzarsi e sorreggendola, stringendola forte tra le braccia.

“Ora è salvo, è salvo” si ripetè affondando il viso nel maglione del fratello e aggrappandosi disperatamente a lui.

Ron le accarezzò i capelli cullandola un poco e cercando di calmarla “Ginny, stai bene? Sei così piena di sangue… Hai delle ferite?” le domandò in apprensione qualche istante dopo, aiutandola a sedersi su una poltrona poco distante mentre un medimago e un’infermiera avanzavano rapidamente verso di loro.

“Signorina, ha bisogno di aiuto?” le chiese l’uomo abbassandosi verso di lei e osservandola.

Ginny scosse energicamente il capo, asciugandosi di nuovo gli occhi nel braccio completamente ricoperto di sangue e inzaccherandosi maggiormente la faccia “Non ho niente. Non sono ferita. Oddio… Harry! Come sta Harry, dottore?” domandò alzando lo sguardo.

Il dottore le porse un asciugamano bagnato che l’infermiera premurosa accanto aveva appena materializzato “E’ in mani esperte ora. Se la sente di dirci cosa è successo? Dobbiamo conoscere le dinamiche per intervenire adeguatamente” spiegò pazientemente mentre Ginny si ripuliva tremante la faccia e non rispondeva.

Il guaritore guardò Ron, che sembrava più presente della sorella, alla ricerca di spiegazioni. Quello si sedette accanto alla sorella, scosso “Non lo so. Sono arrivato a casa e Ginny era a terra con Harry tra le braccia. Lui era svenuto e Ginny piangeva ed erano coperti di sangue. Lei mi ha gridato di portarlo subito qui. Ha detto che era stato attaccato o qualcosa del genere. Dottore, è vivo vero?” domandò con la voce incrinata.

Il guaritore gli appoggiò una mano sulla spalla per tranquillizzarlo “Stiamo facendo il possibile. Purtroppo ci serve sapere da cosa è stato attaccato… Come è successo…” cercò di nuovo di spiegare.

Ginny alzò il capo nella sua direzione, guardandolo con gli occhi azzurri vitrei, ancora sotto shock “E’ successo tutto così all’improvviso. Una donna ha urlato che sarebbe morto e una luce rossa lo ha colpito. Ha attraversato i nostri incantesimi di protezione e l’ha colpito” spiegò prima di accasciarsi in avanti e rimettere.

“Dannazione… Io…Scusate” mormorò pulendosi la bocca con l’asciugamano.

“Venga con me signorina…” la invitò gentilmente l’infermiera porgendole la mano.

Ginny la scansò bruscamente “Sto bene, grazie. Ho solo bisogno di calmarmi un attimo. Solo quello” fece perentoria.

“Almeno lasci che le medichi queste ginocchia” la pregò chinandosi di fronte alle sue ginocchia sanguinanti. Ginny le rivolse una chiara occhiataccia di ammonimento ma Ron fu più svelto di lei.

“Ginny! Per la miseria, fai come ti dice! Lascia che ti medichino quelle ginocchia e fatti dare qualcosa, non lo vedi in che stato sei? Questo non lo aiuterà!” strillò con le mani sulle sue palle.

Ginny distolse lo sguardo levandosi le mani del fratello dalle spalle “Voglio stare con lui!” strillò rimettendosi in piedi per poi ricadere subito sulla sedia in preda al lancinante dolore alle ginocchia.

“Non ti reggi nemmeno in piedi! Oh, ti prego, Gin! Ti prego!” la implorò disperatamente Ron.

Ginny tirò su col naso un paio di volte prima di scoppiare nuovamente a piangere in preda a singhiozzi incontrollabili. Ron la strinse di nuovo tra le braccia. Lasciò che l’infermiera gli passasse un nuovo asciugamano bagnato e prese a pulirle le braccia e i capelli mentre Ginny affondava il viso nel suo petto.

Il guaritore fece un cenno d’assenso a Ron “Lesione da incantesimo. Se vi vengono in mente altri particolari vi prego di comunicarceli immediatamente. Ora vado dal ragazzo…” e con passo spedito raggiunse una porta che portava scritto ‘Emergenza’ e sparì dietro di essa.

Stretta tra le braccia di Ron che continuava pulirla delicatamente Ginny lasciò che l’infermiera medicasse le sue ginocchia. Diversi minuti dopo iniziarono ad arrivare amici e famigliari, fatti chiamare dall’infermiera su indicazione di Ron.

La prima fra tutti fu Hermione che allarmata e disperata cercò in tutti i modi di trattenere il pianto per riuscire ad essere di supporto a Ginny, che continuava a stare disperatamente aggrappata a Ron.

Presto anche Molly e Arthur e tutti gli altri Weasley piombarono nella sala d’aspetto.

Ginny era rimasta rannicchiata sulla sua poltrona, le gambe strette al petto e lo sguardo vigile e attento puntato sulla porta della Sala d’Emergenza. Era riuscita a calmarsi un po’ grazie ad una pozione che alla fine si era vista costretta ad accettare. Era ormai notte fonda quando il primo guaritore ne uscì. Appena vide le porte aprirsi balzò in piedi e dimentica del dolore alle ginocchia lo raggiunse prima degli altri fissandolo risoluta negli occhi. Ron ed Hermione le furono subito accanto.

Il guaritore tossì per schiarirsi la gola e parlò con lei “E’ vivo. Ha perso molto sangue ma è vivo e credo che il merito sia da attribuirsi al suo provvidenziale e geniale intervento…”

Ginny sentì un grosso macigno scomparire da dentro la sua pancia e trasse un respiro chiudendo gli occhi prima di tornare a rivolgere la propria attenzione all’uomo di fronte a lei, “Ma…” fece anticipandolo.

“Ma, ha ragione c’è un ma. Purtroppo si tratta di una fattura. Una fattura fatta col sangue e non riusciamo a rimarginare la ferita. Diciamo che ora stiamo andando avanti a trasfusioni ma questa non può essere una soluzione. Le ferite da fattura sono antiche e potenti, molto complicate. Ci serve il sangue della persona che l’ha pronunciata per scioglierlo. Altrimenti Harry morirà. Entrò 24 ore al massimo…” terminò abbassando la voce per delicatezza.

Ginny trasse un respiro profondo cercando di incassare quelle parole dure un po’ alla volta per reggere la sentenza. Hermione chiuse gli occhi per gli orrore e si appoggiò al braccio di Ron come se le sue gambe dovessero cedere da un momento all’altro. Dal canto suo Ron serrò la mascella e guardò altrove, le lacrime pungevano dietro ai suoi occhi.

“Bene, se ci vorrà il sangue del bastardo che ha fatto questo allora lo troveremo e in meno di dodici ore, glielo prometto!” fece risoluto Ron, stringendo i pungi.

“No” fece Ginny voltandosi e fissandolo negli occhi così identici ai suoi.

“Cosa?” domandò lui preso alla sprovvista

“E’ una bastarda, una maledetta megera, una donna non un bastardo. Ron, chiama tutti i ragazzi della squadra, posso darvi un po’ di informazioni… Dammi solo un attimo per ripensarci. Vi aiuterò a partire da qualcosa di concreto…” gli disse risoluta.

“Ok, vado io… Chiamo i ragazzi e anche Tonks e Lupin, potranno darci una mano. E Malocchio… Chiamo tutti, saremo qui in un attimo, più siamo prima la troviamo” decretò Hermione appena prima di allontanarsi a passo svelto da loro.

Ginny si buttò di nuovo sulla poltrona, massaggiandosi le tempie. Rivedendo Harry a terra inerme in una pozza di sangue avvertì di nuovo il bisogno di rimettere ma si trattenne. Quanto diavolo poteva essere utile se l’unica cosa che sapeva fare era vomitare?

“Tesoro, sei sicura di sentirti bene? Io credo che sia meglio che tu riposi…” le suggerì la madre sedendosi accanto a lei a guardando preoccupata il suo viso pallido e i suoi occhi cerchiati.

Lei fece un gesto spazientito con la mano “Sto bene, per l’ennesima volta. Non voglio riposare, voglio rendermi utile” le spiegò.

“Hai già fatto tanto. L’hai sentito il guaritore, gli hai salvato la vita, Ginny. Ora lascia che se occupino gli altri” le suggerì in apprensione.

“No. Io ce la posso fare. Harry mi ha detto che sono forte, che posso fare ogni cosa. Bene, ora gli dimostrerò che la sua fiducia è ben riposta. Che sono forte davvero. Che sono qualcuno su cui si può contare. Che posso anche essere un’ottima Auror” concluse veemente.

La madre sbuffò “Oh Ginny è ancora per quella storia? Non devi dimostrare niente a nessuno, cara. Quest’ossessione che hai per essere Auror…”

Ginny si alzò in piedi spazientita, gli occhi di tutti puntati addosso “Quella è la tua ossessione, mamma. Non è per quello, non è per dimostrare una sciocchezza simile che sto facendo questo, maledizione! E’ perché… Tu non lo sai come mi sono sentita quando l’ho visto lì a terra. Tremava tutto e perdeva così tanto sangue… Io non lo so cosa farei se Harry morisse, non lo so davvero. Lui è… lui è… Mi ha salvato la vita più di una volta, l’ha salvata a tutti noi. E ora che sta morendo non me ne starò certamente seduta in un letto a riposarmi. Per una volta, facciamo noi per lui quello che lui ha affrontato da solo per tutti noi”

Molly si asciugò un paio di lacrime e poi schiacciò la sua bambina in un grosso abbraccio “Sei così bella, Ginny. Sono davvero fiera di te, davvero” le disse.

Ginny sorrise debolmente rispondendo al suo abbraccio “Grazie ma’ ” le mormorò.

L’abbraccio si sciolse quando Hermione ritornò seguita dal resto della sua squadra e da una buona metà del vecchio Ordine della Fenice.

“Ginny” la chiamò.

La rossa annuì, legò i propri capelli sporchi in una coda e lasciò la madre seguendo gli altri ragazzi e accomodandosi assieme a loro in un ufficio vuoto messo a loro disposizione.

Fu Tonks a prendere in mano le redini della situazione “Ginny, dicci tutto quello che puoi ricordare, cominciamo col delineare bene la scena” la invitò.

Lei annuì e raccontò tutto, di come Harry le aveva detto di sentirsi osservato, di come si erano messi in allerta, della voce femminile che era risuonata nell’aria proclamando la sua morte e della fattura che arrivata all’improvviso riuscendo a penetrare le loro barriere.

“L’hai vista la donna?” le domandò Morgana.

Ginny annuì “Indossava una veste rossa lunga fino ai piedi e aveva il cappuccio del medesimo colore calato sulla testa. Si è smaterializzata subito dopo aver colpito”

“Ha utilizzato una bacchetta? Recitato una formula o fatto dei gesti?” incalzò Hermione.

Scosse la testa “Niente. Non ho visto nessuna bacchetta nelle sue mani e non ha recitato a voce nessuna formula, l’avrei sentita nel silenzio pesante che era calato. E nessun gesto particolare, aveva solo una mano allungata in avanti… la sinistra” precisò imitandone il gesto lei stessa.

Calò un silenzio di piombo “Quindi abbiamo una sconosciuta incappucciata, una fattura non verbale da sangue senza bacchetta e l’unico segno distintivo che abbiamo è che si tratta di una mancina” concluse Tonks con un sospiro pesante e riflessivo.

Fu Remus ad intervenire “Se è una strega anche se non l’ha usata avrà avuto una bacchetta che con molte probabilità ha sfornato Olivander. Possiamo intanto rintracciarlo e interrogarlo sulle streghe mancine che si sono servite da lui. Non è molto ma almeno restringe di un po’ il campo delle possibilità”.

Ginny guardò sconsolata fuori dalla finestra, era l’alba ma il cielo battuto da un acquazzone era ancora plumbeo. Si sentì un po’ sconfortata Era comunque come cercare un ago in un pagliaio.

“Ottima idea Remus, Allora facciamo così… Hermione e Morgana voi due andate a Godric’s Hollow e vedete se riuscite a trovare qualche altro indizio. Malocchio, tu, Bill e Kingsley cercate Dung e fatevi un giro con lui alla Buca, vedete se riuscite  trovare qualcosa di interessante… La quasi morte di Harry Potter dovrebbe fare scalpore anche se è una notizia recente. Io, Remus e la mia squadra invece andremo a Olivander prima e ad Hogwarts a parlare coi vecchi presidi poi, se padroneggia magia senza bacchetta è una strega molto dotata, qualcuno magari si ricorderà di lei” concluse Tonks avvolgendosi nel mantello e alzandosi in piedi seguita da tutti gli altri.

“Ehi! E io?” domandò improvvisamente la voce arrabbiata di Ginny, facendoli voltare tutti nella sua direzione.

“Tu, Ginny, resterai qui” le ordinò Tonks cercando di suonare convincente più che dispiaciuta.

La rossa fece per obiettare ma Ron la mise a tacere con uno sguardo “Smettila di fare la bambina ostinata adesso. Resta qui e riposati, in queste condizioni ci saresti solo fisicamente d’intralcio. Ti prometto, ed è una parola d’onore, che se troviamo quella puttana chiameremo te per levarle di dosso il sangue che ci servirà per salvare Harry”

A Ginny quella promessa parve bastare perché con un sospiro ripiombò sulla propria sedia stancamente “E va bene. Però per favore, fatemi sapere quello che sta succedendo mentre siete la fuori, almeno questo…” li pregò disarmata.

Tonks annuì con un sorriso “Riceverai continui rapporti, capo. Promesso. E mi raccomando, se un qualsiasi altro particolare emergesse alla tua coscienza, faccelo sapere ok?”

Nel giro di un attimo tutti si smaterializzarono lasciandola sola in quella stanza poco illuminata.

Appoggiandosi al muro, stanca e dolorante, si trascinò fuori di lì e percorse il corridoio alla ricerca di Harry, aveva un bisogno disperato di vederlo per poter essere consapevole veramente del fatto che era ancora vivo. Trovò rapidamente la sua stanza, vide da uno spiraglio che all’interno un’infermiera maneggiava con delle siringhe e sistemava delle strane pompe con la bacchetta magica.

“Non può entrare signorina, mi spiace. Ordini del guaritore” le disse gentilmente incrociandola sulla porta.

Ginny la ignorò e posò la mano sulla maniglia decisa ad entrare nella stanza.

“Signorina, la prognosi di questo paziente è riservata, devo chiederle di non entrare” insistette stizzita.

“Oh, si sposti per piacere” sbottò Ginny strattonandola un po’ maleducatamente.

“Cosa sta succedendo qui?” domandò improvvisamente il guaritore, attirato dal cicaleccio.

L’infermiera indicò con uno sguardo eloquente Ginny che ormai aveva varcato la soglia della stanza e ricevette l’ordine di lasciarla entrare lo stesso.

Una volta dentro si richiuse la porta alle spalle, rimanendo sola. Titubante alzò lo sguardo dal pavimento al letto di fronte a lei fino ad incontrare il volto addormentato di Harry. Sospirò sollevata nel vederlo rilassato anche se terribilmente smunto.

Si sedette su una sedia al suo fianco. Facendo attenzione a non toccare tutti quei tubicini che spuntavano da sotto le lenzuola. L’unico rumore della stanza era quello di una specie di grosso palloncino che si gonfiava e sgonfiava pompando sangue a una cannuccia che si infilava nel braccio di Harry. Con un polpastrello Ginny accarezzò sopra il lenzuolo candido la zona del ventre di Harry dove la ferita stava ancora sanguinando e un brivido di orrore le scese lungo la schiena dandole la pelle d’oca.

Decise che non voleva pensare a niente, non voleva ricordare quello che era appena successo né voleva pensare alle parole del dottore. Appoggiò una mano sulla sua e si accoccolò con la testa sul bordo del letto, l’unica cosa che voleva era stare lì in silenzio e aspettare.

Stava quasi per addormentarsi quando un vivido patronus argento dalla forma lupesca attraversò la parete di fronte a lei: erano gli aggiornamenti promessi da Tonks, diceva che il numero delle ragazze mancine degli ultimi cinquant’anni era un po’ più alto del previsto ma che erano lo stesso fiduciosi e che stavano andando ad Hogwarts proprio in quel momento per vedere se qualche vecchio preside ricordava qualche alunna dotata e mancina.

Nemmeno il tempo di immagazzinare la notizia che altri due patronus, un grosso uccello e una lontra, fecero irruzione nella stanza. Quello di Hermione diceva che purtroppo la pioggia stava rendendo difficile qualsiasi analisi del contesto a Godric’s Hollow mentre quello di Malocchio Moody che non si immaginava che al mondo ci fosse ancora così tanta gente che ce l’avesse con Harry Potter. A quel che diceva alla Buca quella notte c’erano stati diversi festeggiamenti alla notizia che Potter era stato attaccato.

Sospirò sconfortata. Se solo avessero un vero indizio da cui partire!

Si accucciò ancora sul bordo del letto accarezzando l’avambraccio immobile di Harry e non si curò dell’infermiera che entrò per il controllo di routine. Quella trafficò di nuovo con i tubicini, mormorò qualche incantesimo e riscaldò un poco l’ambiente con un incantesimo, poi se ne andò.

Il silenzio immobile ripiombò di nuovo nella stanza… Quel silenzio sordo le ricordò gli attimi prima dell’attacco di quella sera e riprovò le sensazioni di poche ore prima.

Poi improvvisamente scattò in piedi e corse, per quanto possibile, fuori dalla stanza. I suoi genitori, i gemelli e Fleur stavano ancora nel salottino della sala d’aspetto e quando la videro arrivare sconvolta balzarono in piedi tutti quanti allarmati.

“Ginny! E’ successo qualcosa a Harry?” domandò George precipitandosi verso di lei.

Lei scosse il capo “Mi sono ricordata una cosa! Devo parlare immediatamente con Tonks e gli altri, è importantissimo!” riferì.

“Di cosa stai parlando, Ginny?” chiese il sopraggiunto Fred.

“No, Hermione e Morgana, ho bisogno di loro!” cambiò improvvisamente idea e un attimo prima che potessero fermarla si smaterializzò davanti ai loro occhi per ricomparire sotto un brutto temporale a diverse miglia di distanza.

Anche con così poca luce e con tutta quella pioggia riuscì lo stesso a scorgere Hermione e Morgana, erano chine a terra nel punto esatto dove ricordava era stato colpito Harry.

Corse loro incontro e quando Hermione la vide arrivare zuppa si affrettò a sfoderare la bacchetta e gridare “Impervius”, la pioggia le scivolò addosso senza più penetrarle nelle ossa.

“Che cosa diavolo ci fai qui, Ginny?” strillò la riccia venendole incontro.

“Ha fatto un incantesimo! Ha fatto per forza un incantesimo e magari ha utilizzato la bacchetta… Forse potete rilevarlo!” riferì agitata.

“Cosa? Come sarebbe? Hai detto che non ha utilizzato una bacchetta…” Morgana si aggiunse alla conversazione.

“Lo so, ma prima di attaccare ha Addormentato l’intero quartiere” riferì speranzosa.

Morgana sorrise “Ottimo, Ginny! Ora possiamo lavorare su qualcosa di concreto”. Puntò la sua bacchetta in aria e pronunciò una formula sottovoce che non arrivò alle orecchie di Ginny, riempite dal rumore della pioggia. Fu come se qualcosa scoppiasse nell’aria, un’onda gialla si propagò tagliando letteralmente la pioggia per poi svanire.

Hermione fece un piccolo salto “Bingo! Bingo! Abbiamo l’incantesimo! Avverto subito Tonks e Malocchio di questa evoluzione e le dico che iniziamo la ricerca sulla bacchetta, di tornare rapidamente a Londra” e liberò sedutastante il proprio patronus.

Ginny sorrise entusiasta, forse le cose stavano prendendo una piega migliore.

 

Due ore più tardi se ne stavano tutti asciutti e al caldo nell’ufficio del Dipartimento Auror, in attesa che Hermione e Morgana uscissero dal loro laboratorio con la descrizione dettagliata della bacchetta. Quando la prima varcò quella soglia gli occhi di tutti le si incollarono addosso.

Hermione si schiarì la voce “Nove pollici e mezzo, legno di salice, anima composta da polvere di pixes, impugnatura mancina. Morgana ha mandato ora una comunicazione a Olivander per avere il nome della sua padrona” spiegò.

Ron esultò sferrando un pungo in aria e stringendo le spalle della sorella. Anche lui sentì l’ansia allentarsi leggermente, ora salvare Harry non era un’utopia ma una possibilità.

Pochi istanti dopo Morgana emerse anche lei dal laboratorio e con un’espressione determinata annunciò il famigerato nome “Carrie Grayskie. 34 anni, ex mangiamorte. Trovatela”

Tutti si alzarono in piedi pronti a partire, con una nuove luce di determinazione nello sguardo.

“Io vengo con voi, l’ho vista e sono l’unica che può riconoscerla davvero…” concluse Ginny risoluta. Questa volta nessuno osò obbiettare.

Lei, Ron, Hermione, Laira, Steave e Andie seguirono Tonks alla Buca mentre tutti gli altri provarono a cercarla a casa anche se era improbabile che fosse davvero lì.

Ebbero più successo i primi, raggiunta la Buca e divisi in coppie Ginny e Ron riuscirono a scoprire che Carrie era rimasta al club di Freddie King, un covo di ricettatori, a ubriacarsi fino all’alba brindando a chissà quale successo e che poi in seguito ad una lite con una donna sconosciuta che nascondeva il viso dietro una maschera di porcellana completamente bianca se n’era andata. Con un escamotage i due riuscirono a scoprire dove con ogni probabilità se ne era andata nelle ore seguenti e diverse segnalazioni confermarono che aveva preso una stanza presso una locanda sul fiume. Si riunirono col resto della squadra e con tutti gli altri e circondarono la stanza e l’edificio lanciando un incantesimo antismaterializzazione su tutto il complesso. Quando fecero irruzione in stanza trovarono il corpo di un uomo schiantato e la finestra aperta. Una scaletta partiva dall’acqua del Tamigi e arrivava fino al tetto dell’edificio.

“Sarà scappata lungo il fiume!” tuonò furente Joker ma Tonks non sembrava dello stesso parere. Silenziosamente indicò il tetto e in breve attuò un piano. La maggior parte di loro sarebbe scesa a pattugliare il fiume mentre lei, Ron, Hermione e Ginny sarebbero saliti sul tetto. Era certa che si nascondeva lì e l’avrebbero presa di sorpresa, depistandola. Utilizzando un’altra scala esterna e combattendo contro la pioggia sempre più forte risalirono fin sul terrazzo. Tonks ordinò a Ginny di rimanere fuori portata fino che non l’avessero immobilizzata, poi avrebbe potuto cavarne tutto il sangue che desiderava.

Si guardarono in giro, non sembrava esserci traccia di lei. Si mossero piano, guardinghi, disponendosi a triangolo su tutto lo spazio dell’ampio terrazzo, le bacchette alla mano e i muscoli tesi pronti a colpire. Da dietro un comignolo una veste rossa svolazzò mossa da una folata implacabile di vento, Carrie Grayskie uscì allo scoperto con un movimento agile provando a schiantare Tonks che si era trovata di fronte. La donna riuscì ad evitare l’attacco ma inciampò e cadde aggrappandosi alla veste della sua avversaria e scoprendone i lunghi capelli biondi. Carrie puntò la bacchetta verso di lei, a terra, ma Ron fu più veloce e con un incantesimo di disarmo fece volare la sua arma diversi metri in là.

“E ora, maledetta stronza, giuro che ti ammazzo!” berciò puntandole la bacchetta alla gola e ignorando la sua risata nervosa.

“Ron! Fermati, ci serve viva! Dobbiamo sapere” gli ricordò Hermione sopraggiungendo al suo fianco.

“No, io l’ammazzo questa maledetta pazza troia, senti come ride! E’ fuori di testa! Per quello che ha fatto a Harry e Ginny io l’ammazzo…Ma come diavolo fai ad essere sempre così calma e ragionevole? Tu non sembri quasi umana certe volte!” strillò fuori di sè il ragazzo.

Hermione si aggrappò al suo braccio risoluta e colpita “Non fare cazzate. Credi che io non abbia voglia di strangolarla con le mie mani? Davvero credo che sia così fredda? Bè, ti sbagli di grosso… Non hai capito niente. Quello che voglio ora è il suo sangue per salvare Harry e delle informazioni per sbattere lei e chi sta dalla sua parte ad Azkaban per sempre” si voltò rapida e puntò la bacchetta alla sua gola.

“E ora dacci delle spiegazioni” le intimò.

La bionda continuò a ridere come un’invasata. Alzò le braccia a mezz’aria, si fece seria per un attimo e Ron ed Hermione furono sbalzati via, come spintonati da due grosse mani. Avevano scordato che poteva padroneggiare la magia senza bacchetta, com’erano stati stupidi.

Carrie riprese a ridere sempre più forte scuotendo il capo come una pazza, questa volta fu Ginny a piombare fuori dall’ombra e balzarle addosso con tutto il suo corpo “Maledetta!” tuonò mettendola a terra e troneggiando sopra di lei.

“Perché l’hai fatto? Sei la mano di chi, eh? Maledetta pazza!” strillò sovrastandola e conficcandole la bacchetta nello sterno.

Ma Carrie Grayskie non sembrava impressionata da nulla “Tanto sto per morire” decretò con l’ennesima risata euforica.

Tutti e quattro ammutolirono senza capire a cosa si riferisse.

Ginny le diede una scossa facendo cozzare la sua testa con la dura pietra del pavimento “Bè, prima mi devi del sangue, maledetta megera!” strillò. Puntò la bacchetta contro di lei e mormorò un incantesimo. Carrie sbiancò e tremò per il dolore, davanti a Ginny si materializzò una grossa bolla di sangue rosso che Hermione provvide a mettere subito al sicuro dentro una provetta e a sigillare e proteggere con un incantesimo.

Appena il tempo di eseguire quell’operazione che un fulmine squarciò il cielo, Carrie fu percossa da una scarica e Ginny venne sbalzata lontano appena prima che la sua avversaria bruciasse rapidamente come se fosse fatta di carta. Di lei non rimase la minima traccia. Hermione riuscì scorgere sul tetto dirimpetto al loro, attraverso una pioggia fitta, un’altra figura femminile ammantata di rosso, il volto coperto da una maschera bianca e i lunghi capelli castani spuntare dalle vesti. Si smaterializzò all’istante.

Ron si fiondò dalla sorella aiutandola a rimettersi in piedi e abbracciandola. Ginny si lasciò stringere forte dal fratello. Avevano il sangue. Potevano salvarlo. La rossa sfilò la provetta dalle mani di Hermione e fu la prima smaterializzarsi, subito seguita da Tonks.

Sulla terrazza battuta dalla pioggia, fradici, rimasero Ron ed Hermione.

Lui fissò duro la sua ragazza, il brutto scambio di poco prima l’aveva inquietato. Però si rese conto di aver esagerato. Si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia “Scusami per prima” le disse sinceramente mortificato.

Hermione sospirò “Non c’è problema, eri sottopressione, l’ho capito” rispose mogia lasciandosi accarezzare.

“Come stai? Durante queste lunghe ore mi è mancata la tua mano” le confessò cercando di catturare il suo sguardo sfuggente.

“Anche a me è mancata la tua” ammise lei facendo scorrere una mano sulla sua giacca zuppa di pioggia.

Ron si chinò in avanti per cercare le sue labbra e rimase amaramente sorpreso quando Hermione scostò di lato il suo viso, “Che succede?” le domandò pur intuendo già la situazione.

Hermione lo guardò finalmente negli occhi, stava piangendo ma non le importava, la pioggia battente avrebbe confuso le sue lacrime “Non posso stare con te, Ron. C’è qualcosa che non va tra di noi. Non riesco ad essere felice”

Per Ron fu come una pugnalata al cuore, lo sapeva che molto tra loro stava andando storto nell’ultimo periodo ma non avrebbe mai immaginato che Hermione avrebbe potuto lasciarlo.

“Herm… Cosa stai dicendo, Herm? Io… Se ho fatto qualcosa di sbagliato, ti prego io…” le sussurrò mentre un grosso groppo si formava nella sua gola impedendogli di spiegarsi.

Hermione lo zittì portandogli un dito sulle labbra “No, non è per qualcosa che hai fatto tu. Sono io, Ron. Devo capire qualcosa riguardo me stessa, il motivo per cui stanotte ho avuto timore di cercare la tua mano quando mi sono sentita sola. Mi dispiace” fece scorrere il dito lungo il suo mento e si congedò abbassando il capo in segno di scuse quindi si smaterializzò.

Ron rimase solo battuto dalla pioggia, le lacrime miste all’acqua che continuava a scendere copiosa. Un peso enorme sul cuore che improvvisamente prese a fargli male. In quel momento non riuscì ad immaginare la sua vita senza Hermione. Come aveva potuto non accorgersi che non era felice? Come aveva potuto non notare a che punto erano arrivati? Aveva avuto pura di cercare la sua mano… Tremendo.

L’aveva lasciato. Terribile.

Non era pronto per questo.

Si strofinò gli occhi. Avrebbe dovuto tornare al San Mungo, non aveva voglia di incrociare Hermione ma doveva sapere come stava Harry. Dopo aver lanciato un’imprecazione contro sé stesso e contro il fato si smaterializzò seguendo tutti gli altri.

 

 

Continua…

 

 

Anf, anf, anf, anf!!! Ragazzi che capitolo… a parte il fatto che è lunghissimo (A un certo punto sono stata tentata di dividerlo in due ma siccome è nato come un capitolo unico, tale è rimasto) ma poi, sono successe tremila cose… sono confusa io che l’ho scritto, chissà voi che avrete appena finito di leggerlo! Me lo fate sapere come lo trovate? Che se è troppo pesante o ridondante lo sistemo, eh!

Tranquilli, avrete ben due settimane di tempo per digerirlo, questo polpettone, e per farmi sapere come lo trovate perché domenica mattina la sottoscritta parte per il mare… GRECIA, ARRIVOOO!!! *Ly tira fuori dallo scatolone costume, pareo e occhiale da sole e parte suonando allegramente un tamburello*

^^

Auguratemi buone vacanze! Mi aspetta una lunga traversata a bordo di traghetto… PANICO!! °°’’’

E quando torno spero di poter trovare un bel po’ dei vostri commentini fantastici, ok? ^o^

Io vi prometto in cambio che mentre sarò via, là sdraiata sulle belle spiagge sotto l’ombrellone, produrrò qualcosa ok? Così vi sforno subito un capitolozzo appena torno (Anche perché questa brutta fine con Harry che aspetta di resuscitare e Ron mollato tragicamente da Hermione non è molto lieta, vero?). Bè, aspettatevi un bel capitolo tutto su Ron amore mio grande grande quando torno, povero piccolo lui….

Bene, grazie a tutti voi che commentate fedeli… O che leggete e non commentate. O che non commentate e non leggete… no gli ultimi non li ringrazio, ho sbagliato…

 

AvaNa Kedavra: Cara, come puoi vedere la tua Gin adorata ha avuto un gran ruolo in questo capitolo e il tuo amatissimo Harry… *Ly si nasconde sotto al scrivania… Gloum!* Bè, dai, te lo rimetterò in sesto nel prossimo capitolo, tranquilla! Almeno credo… Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, fammi sapere ok? Un baciottone

Vale: Angelo mio, ciao!!!Come vedi non sono proprio riuscita a tagliarlo questo capitolo, ho solo cambiato un po’ di cose qua e là tipo il fatto un po’ eccessivo che Gin diventasse improvvisamente il gigante golia e portasse Harry in braccio… ah ah ah! Per fortuna che ci sei tu a farmi notare ste cose… Grazie ancora per il parere sul capitolo e grazie anche di tutto il resto, amor!!! ^_^ Ti voglio un sacco di bene, mi mancherai nelle prox due settimane!!!

Sonnie: Ciao cara!! Sì sé, Harry e Gin sono proprio destinati così come Ron ed Hermione… Anche se gli ultimi due non se la passano bene al momento nella mia storia, che te ne pare?

Ale: Piccina adorata!! Che bello leggere sempre le tue recensioni, sei un tesoro! ^.^ Sono felicissima che la storia ti piaccia sul serio! ^______^ E sai una cosa sono stata proprio contenta che martedì ci sia stata anche tu al lago!! Ma bella puccia lei! ^^ A proposito, hai caziato quella sciagurata della Vale per far inserire il tuo nuovo capitolo? Dopo controllo nella tua pagina se hai aggiornato, su su!!! Mi raccomando fammi sapere se questo capitolo ti è sembrato un po’ troppo mattone indigesto… Un bacione grandissimissimo cara!!

Buffy: Tesorrrr!! Ma che bellissimissimo recensione mi hai lasciato?? Oh, che angelo che sei!!!! Sono contentissima che la mia storia ti piaccia e ti risulti anche divertente…Non sai come tengo al tuo parere!! La famigliola Lupin risulta un po’ indigesta a parecchie persone, io personalmente già li vedevo assieme prima del sesto libro sti due puccini =^.^= La piccola Alex è un po’ la principessa viziata di papà ma nel complesso è una bimba vispa e allegra… E le nostre due coppie preferite… bè, povero Ron, sigh!! E povero Harry… in effetti ho maltrattato un po’ questi uomini… Davvero trovi Gin a volta insopportabilmente perfetta? Bè, avrai modo di conoscere meglio la mia Gin un po’ impicciona e a volte irruente nei prossimi capitoli, spero che ti risulti più simpatica! Un bacio grandissimo stella!

Pan_z: Ooooh, mia piccola Yle…T_T Quanto tempo è passato? Hai cambiato indirizzo? Forse è per questo che non siamo più riuscite a sentirci? Mi pareva di averti scritto ancora la scorsa primavera ma senza risposte…sigh! Il mio indirizzo è miss.elly@tiscali.it, sempre lui. Fatti sentire stella! E sei sicura che vuoi rovinarti così il sesto libro? Bè, non che ci siano così tanti riferimenti ma sai, qua e là… tra tutto quello che mi invento c’è anche del vero… Bè, in ogni caso sono onorata di trovare ancora tue recensioni… E tu invece quando torni in pista? Un bacio grande grande.

 

 

Bene carissimi, me ora vi saluta e prepara le sue valige… BUONE VACANZE A TUTTI!!!

^_____________________________^

 

Ly

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Capitolo 5
*** Da Qualche Parte ***


Dal momento che non aggiorno da tantissimo tempo è doveroso inserire un riassuntino per chi ha già letto i primi caitoli, così

 

Dal momento che non aggiorno da tantissimo tempo è doveroso inserire un riassuntino per chi ha già letto i primi caitoli, così non impazzirete cercando di ricordare...

 

RIASSUNTO

Dopo aver definitivamente sconfitto Voldemort, Ron, Hermione e Ron entrano all’Accademia Auror e dopo duri addestramenti finalmente riescono a realizzare il loro più grande desiderio.

La vita sembra tranquilla due anni dopo aver eliminato il male, i ragazzi hanno il loro lavoro e vivono tutti insieme a Godric’s Hollow. Ron ed Hermione sono fidanzati da tempo ormai e non riescono a non stare perennemente l’uno tra le braccia dell’altro.

Ginny invece si è preparata duramente ed è riuscita a superare le selezioni per entrare all’Accademia Auror. La sorpresa e la disapprovazione in famiglia è tanta, anche da parte di Harry – che è ancora palesemente ma segretamente innamorato di lei - e Ron, ma alla fine tutti riescono ad accettare e comprendere la sua decisione, Gin non è più una bambolina da tempo. Le lezioni iniziano e stringe subito amicizia con Klay, una vera maschiaccia impertinente, e Greg, un tizio veramente chiacchierone. Per la propria bravura si guadagna anche subito le lodi del giovane e affascinante professore Davers Merepres

Nel frattempo Hermione viene promossa e diventa a tutti gli effetti una ricercatrice della sezione Intelligence del Dipartimento Auror, inizia a lavorare con la bellissima dottoressa Morgana Walsh. Harry e Ron, che assieme a Laira Baggins, Andie Joker e Steave Parker formano una squadra affidata alla neo-promossa Capitano Tonks, iniziano la loro rima missione: indagare sulla profanazione delle tombe dei quattro fondatori di Hogwarts, ma è difficile…

Una sera poi Ginny e Harry sono fuori per la spesa quando una tizia ammantata attacca e ferisce Harry. Nella disperazione Ginny riesce a però a portarlo al San Mungo dove si scopre che quello che ha colpito Harry è un incantesimo di sangue: senza il sangue di chi l’ha lanciato non si può salvare Harry. Tutti si mobilitano e riescono a rintracciare Carrie Grayskie, ex mangiamorte. Ginny riesce a strapparle alcune gocce di sangue appena prima che un’altra figura ammantata la riduca in polvere.

Rimasti soli dopo la battaglia, Hermione dice a Ron di non essere più felice con lui e lo lascia senza ulteriori spiegazioni.

FINE DEL RIASUNTO

 

 

 

V – Da qualche parte

 

Lost in the darkness
Hoping for a sign
Instead there's only silence
Can't you hear my screams?

 

(Within Temptation – Somewhere)

 

 

Ron camminava lentamente nei corridoi del San Mungo che rapidamente prendevano vita, di primo mattino. Lui invece stava solo morendo.

Quello che gli aveva detto Hermione gli pareva così irreale che stentava quasi a credere che fosse veramente successo, solo il peso dei vestiti zuppi di pioggia e quello ancora maggiore del dolore che sentiva nel cuore gli ricordavano che era tutto terribilmente vero.

E ora, con la testa quasi completamente vuota si stava dirigendo a passo lento verso la camera dove si trovava Harry… Certo era stato in ansia per il suo migliore amico, non desiderava altro che vederlo riprendersi. O forse invece qualcos’altro lo desiderava eccome; desiderava che ciò che era successo su quella terrazza poco prima, dopo che tutti se ne erano andati, non fosse altro che un brutto sogno. E desiderava anche di non dover incrociare lo sguardo di Hermione entrando nella stanza di Harry, perché lei sarebbe stata sicuramente lì.

Per questo camminava piano, con lo sguardo abbassato e l’incedere incerto.

Quando poi si ritrovò davanti alla porta della stanza dell’amico esitò ancora maggiormente. Rimase per un attimo in tensione ad ascoltare il miscuglio di voci sussurrare all’interno. Non riuscì a capire di cosa parlassero, né a chi appartenessero. Probabilmente stavano sperando di vedere Harry aprire gli occhi da un momento all’altro, o magari stavano parlando proprio con lui che ormai si era già n parte rimesso. Dopotutto non era così impossibile, era passata più di un’ora da quando Ginny era tornata con il sangue e gli avevano somministrato l’antidoto. Lui era rimasto come uno scemo sotto la pioggia veramente a lungo e poi aveva perso altro tempo lì nei corridoi, perso nei suoi tristi pensieri.

Trasse un profondo respiro per darsi coraggio, portando la mano sulla maniglia fredda e abbassandola. Aprì lentamente la porta, il rumore leggero richiamò l’attenzione dei presenti, immediatamente Ron vide Ginny, seduta accanto al letto, sua madre e suo padre, ai piedi, e di spalle Tonks. Non pareva esserci nessun altro nella stanza. Impercettibilmente distese i muscoli e allentò la mascella forzatamente serrata mentre entrava nella stanza fattasi improvvisamente silenziosa.

“Come sta?” domandò con un fil di voce. Parlare gli costò fatica come se la brutta notizia di solo un’ora prima gli avesse bruciato la gola e rubato la voce.

Ginny gli rivolse un sorriso disteso “Non sta più perdendo sangue. La ferita si sta rimarginando, sia internamente che esternamente. Il guaritore che è uscito poco fa ha detto che ormai è fuori pericolo, ora deve solo riprendere le forze e aprire gli occhi…” disse con voce stanca ma sollevata.

Lui annuì in tutta risposta lasciandosi cadere stanco sulla sedia che il padre gli aveva appena lasciato libera.

Rimasero per diversi minuti seduti in silenzio, gli occhi di tutti puntati su Harry, anche quelli di Ron la cui mente, però, vagava in luoghi sconosciuti e privi di pensieri. Poi di nuovo parlò, faticosamente.

“Gin, ti riaccompagno a casa… abbiamo tutti bisogno di riposare un po’. Restano mamma e papà qui, che ne dici?”

Ginny guardò un’ultima volta Harry, ancora immobile nel letto ma dal colorito decisamente più promettente e dal respiro regolare, e annuì alzandosi stancamente.

Salutò con un gesto i genitori e uscì con il fratello, smaterializzandosi fino alla Tana.

Quando si rimaterializzò nel soggiorno Ginny sospirò iniziando a salire stancamente le scale.

“Io mi butto sul mio letto” le disse solo Ron, aprendo la porta della sua vecchia stanza rimasta tale e quale.

Ginny lo guardò preoccupata “Resti qui?”

Ron annuì senza aggiungere una sola parola ma dallo sguardo che le riservò, Ginevra capì che non doveva fare altre domande, e così fece. Dopo un cenno di saluto si congedarono, avevano entrambi bisogno di chiudere gli occhi e riposare ora che il peggio era passato, o era arrivato…

 

Dormì per nove ore filate, un sonno pesante e assolutamente privo di sogni. Quando si svegliò era tardo pomeriggio e il colore rossastro del sole quasi al tramonto, del sole accecante dopo il funesto temporale, tingeva la sua stanza, anch’essa aramanta, di colori irreali.

Aprendo gli occhi Ron rimase per un attimo confuso, risvegliarsi nella sua vecchia stanza lo spiazzò e per un attimo si domandò scioccamente se non stesse sognando di essere tornato bambino ma la sottile barba ispida che ricopriva una piccola parte di guancia e che solleticò la sua mano smentì la sua teoria.

Scostò le coperte e si stiracchiò tranquillo, concedendosi un lungo sbadiglio, poi la consapevolezza del perché fosse lì e non nella sua casa a Godric’s Hollow lo colpì così forte da dargli la nausea.

Improvvisamente non aveva più voglia di alzarsi dal letto. Ripensò a tutte le volte che si era svegliato nei giorni precedenti e al suo fianco c’era stata lei, che dormiva profondamente o che lo fissava teneramente già sveglia. Ma Hermione non c’era ora e non ci sarebbe più stata. Era stata così chiara che non aveva dubbi a riguardo: non poteva più stare con lui, non era più felice con lui. Non gli aveva detto che era in crisi o che aveva bisogno di tempo per riflettere sui suoi sentimenti, era già arrivata alla conclusione: non poteva più stare con lui, non era più felice.

Ron si ributtò sul letto chiudendo gli occhi. Ripensarci gli faceva male al cervello, lo sentiva pulsare di dolore nella testa e il dolore era insostenibile, così come la voglia di piangere.

In quel momento avrebbe tanto voluto parlare con Harry, gridare e sfogarsi con il suo amico, chiedergli se credeva che avesse fatto qualcosa di sbagliato, se aveva mancato a qualcosa, o anche semplicemente chiacchierare e distrarsi davanti a due burrobirre. Ma Harry era in quella camera di ospedale e nelle ultime ore era stato più morto che vivo. Veramente forse era Harry ad avere bisogno di lui, dopo quello che aveva passato. Forse era lui a volergli parlare.

Chissà come stava…

Fu il pensiero dell’amico a dargli la forza di alzarsi dal letto e sistemarsi prima di uscire per dirigersi al San Mungo, ignorando volutamente il fatto che Hermione potesse essere lì questa volta. In fin dei conti il suo migliore amico era in una camera di ospedale e ci aveva quasi lasciato le penne, doveva sostenerlo ora!

Diede una sbirciata nella camera di Ginny ma la trovò vuota, pensò che la sorella doveva essere già uscita. Invece la trovò in cucina intenta a richiudere ermeticamente delle vaschette colme di cibo.

Rimase a fissarla per qualche istante. Sembrava essersi rimessa dopo la spaventosa nottata che aveva passato. Un leggerissimo sorriso le piegava appena le labbra mentre sistemava con cura dei tovaglioli in una busta colorata. Se gli stava portando del cibo, forse Harry stava meglio. Almeno questo pensiero lo rallegrò un poco, fu anche felice di vedere la sorella più distesa finalmente.

“Ehi, come stai?”

La voce inaspettata di Ron la fece sussultare, chiuse la busta colorata ricolma di cibo appetitoso e si voltò verso di lui con un sorriso sollevato.

“Mamma ha mandato un gufo mezz’ora fa, diceva che Harry aveva ripreso conoscenza. Così mi sono fatta una doccia, vestita e sono scesa a preparare qualcosa di buono da portargli. Io mi sento più tranquilla ora….

Esitò un attimo guardandolo in volto, i suoi occhi però le sfuggivano. Non sapeva bene ma intuiva che era successo qualcosa. Hermione era arrivata in ospedale scossa, senza di lui. Si era accertata che Harry potesse rimettersi e se ne era andata alla velocità della luce. Quando poi le aveva chiesto dove fosse Ron, la riccia non le aveva risposto e se ne era semplicemente andata.

Lo sguardo distrutto del fratello, un’ora dopo, aveva confermato i suoi sospetti e il suo istinto femminile le aveva suggerito che quello ad aver incassato il colpo più forte era stato proprio lui.

E tu come stai invece?”

Gin non ottenne nuovamente risposta. Ron si limitò a guardare altrove e a cambiare velocemente argomento.

Se stai andando da Harry vengo con te, muoviamoci”

 

Quando arrivò davanti alla stanza di Harry esitò. La mano sottile di Hermione rimase sospesa sopra la maniglia di ferro, quasi tremante. Cercò di cogliere magari dei frammenti di conversazione dall’interno che l’aiutassero a sapere chi c’era lì col suo amico ma tutto taceva e solo il ronzio dei vari marchingegni spezzava quel silenzio carico d’attesa.

Esitava perché aveva paura di trovare Ron lì dentro. Esitava perché era terrorizzata dalla possibilità di incrociare il suo sguardo, perché era profondamente consapevole del dolore che avrebbe letto nei suoi occhi, dolore che lei gli aveva inferto. E questo non sarebbe riuscita a sostenerlo.

Si dette coraggio, in fondo lì dentro stava sempre il suo migliore amico e date le condizioni in cui versava ora non poteva certo esitare oltre. Sospirò profondamente e calò la mano pesante sulla maglia, la porta si aprì silenziosamente.

Il suo cuore riprese a battere quando vide che c’erano solo Molly e Lupin lì dentro.

Salutò un po’ forzatamente e si sedette sull’unica sedia libera.

“Ci sono novità? Si sta riprendendo? Ha già riacquistato conoscenza?”

Molly sospirò stanca guardandola tristemente ma Lupin accennò ad un sorriso.

“Il guaritore ha detto che il sangue ha smesso di defluire e la ferita si sta rimarginando anche internamente, seppur più lentamente del normale, un po’ come se fosse una ferita babbana per intenderci. Si sta rimettendo un po’ alla volta” le spiegò con calma e cercando di enfatizzare il lato positivo della situazione.

Molly sospirò pesantemente lasciandosi scappare un singhiozzo “Però ancora non ha ripreso conoscenza! Il guaritore ha detto che sarebbe stata questione di ore e che dipendeva dalla sua capacità di reazione, ma sono passate ormai 9 ore da quando gli hanno somministrato la pozione e ancora non da il minimo segno di potersi svegliare. Oh, sono così in ansia”

Lupin le strinse le spalle “Coraggio Molly, in fin dei conti ha passato un bruttissimo momento, diamogli il suo tempo e vedrai che si riprenderà completamente. Abbi fiducia!”

Hermione annuì cercando di infondere fiducia anche in sé stessa “E’ pur sempre Harry Potter, ha la corazza bella dura! Ce la farà… Il suo colorito è anche migliore di stamattina e se i guaritori hanno detto che è ormai fuori pericolo possiamo credergli, no?”

Molly si asciugò gli occhi lucidi e si soffiò rumorosamente il naso “Harry è sempre stato l’ottavo figlio per me…” rivelò con un sorriso lacrimoso.

Hermione le sorrise di rimando “Sono sicura che la considera una seconda madre, Molly. Ma ora perché non va a casa a riposare un po’ anche lei? Lo abbiamo fatto tutti” la invitò, preoccupata per quegli occhi cerchiati di stanchezza e preoccupazione che aveva visto a troppa gente nelle ultime ore.

“Rimango ancora un po’, così per vedere se succede qualcosa, poi ti prometto che seguirò il tuo consiglio cara

“Va bene”

Hermione si avvicinò di più al letto prendendo la mano calda del migliore amico che avesse mai avuto. Era quasi abituata a vederlo disteso tra le lenzuola candide, considerando tutte le volte che lei e Ron erano andati a trovarlo nell’infermeria durante gli anni passati ad Hogwarts o al Quartier Generale degli Auror, l’avventatezza di Harry gli aveva procurato diversi guai, sempre. Ma ora era diverso. Era diverso persino da quella volta, due anni prima, in cui era stato ricoverato per giorni e giorni dopo lo scontro decisivo con Voldemort. Quella volta nonostante le condizioni di Harry fossero quasi peggiori c’era nell’aria sollievo e felicità, l’odore della primavera. Davanti a loro si apriva solo un futuro meraviglioso fatto di pace e questo bastava a rallegrare gli animi di chiunque, anche di chi versava nelle condizioni più disperate. Ora invece Hermione sapeva che erano solo all’inizio di qualcosa di oscuro e ancora più terribile e potente, a giudicare dall’esordio.

Continuò ad accarezzare la mano bianca dell’amico per diverso tempo, immersa nei propri pensieri, quando un piccolo movimento muscolare e una specie di rantolo la riportarono alla realtà.

Harry mosse debolmente la mano che Hermione stringeva, agitandosi fragilmente nel letto. Al quasi impercettibile rantolo di prima ne seguirono altri, piccoli versi gutturali di una bocca a cui mancavano le parole ma che si spalancò come a voler prendere più fiato. Gli occhi chiusi si strizzarono come per trovare la forza di aprirsi. In un balzo Hermione, Molly e Lupin furono al bordo del letto, speranzosamente protesi verso il ragazzo. Il viso apprensivo di Hermione a due spanne da quello di Harry. I cuori di tutti colmi di ansia e speranza.

Quando Harry aprì gli occhi si trovò di fronte un viso sfocato e coperto di lacrime “Her-mione…” mormorò con voce sottile.

Hermione gli sorrise in una smorfia lacrimosa e gli buttò le braccia al collo senza ritegno “Oh, Harry!!!” gridò sollevata.

“Mi… mi fai ma-le…” balbettò soffocato da quell’abbraccio conosciuto.

Hermione si staccò con un risolino nervoso cercando di asciugare le lacrime di felicità che però non riusciva a contenere “Come ti senti Harry?”

Harry portò una mano alla testa che sembrava volergli scoppiare, senza contare che sentiva la bocca riarsa e tutto il corpo indolenzito e dolorante. Era confuso.

Ma dove sono? Cosa…” balbettò cercando di rimettere a fuoco gli ultimi ricordi. Era tornato a casa dopo il lavoro, non c’era nulla da mangiare ed era uscito per la spesa… Sì, ma non ricordava di essere giunto al negozio. Già, aveva incontrato Gin per la strada. Improvvisamente la sensazione di pericolo del giorno precedente gli tagliò il respiro. Ricordò le bacchette sguainate e… un attacco! Poi nulla… buio…

Cercò di alzarsi allarmato puntandosi sui gomiti e aprì la bocca per dire qualcosa ma una devastante fitta di dolore lo ributtò giù.

“Stai calmo Harry, non ti agitare!” lo aiutò Molly, sistemandogli i cuscini.

G-gin…” mormorò allarmato.

Hermione gli sorrise complice e consapevole “Tranquillo, sta benissimo. Sei tu quello che se l’è vista brutta. Per dirla tutta lei ti ha salvato la vita invece” gli spiegò dolcemente.

Harry non si domandò cosa fosse successo esattamente, l’unica cosa che gli importava adesso era sapere che stesse bene “Ma…dov’è?” domandò un po’ mortificato di non trovarla al suo capezzale. Certo Hermione era la sua migliore amica e Molly era come una madre per lui ma se al suo risveglio si fosse ritrovato davanti la ragazza e fosse stato stritolato nel suo abbraccio avrebbe certamente sopportato meglio il dolore insistente.

Ad Hermione scappò un sorriso vispo “E’ andata a casa a riposare questa mattina, ieri sera era sconvolta, Harry. Quando ti ha portato qui era in stato di shock, è stata in apprensione per te tutta la notte e non ha voluto saperne di stare a guardare mentre noi facevamo le ricerche su ciò che era successo ed è stata in giro fino all’alba… Non si reggeva quasi in piedi e visto che ormai ti avevano dato fuori pericolo ha capito anche lei che era meglio andare a casa a riposare”

Harry annuì un po’ felice e un po’ dispiaciuto della disperazione di Gin poi, appena Molly uscì per prendere un tè e mandare gufi a tutti e dopo che una giovane infermiera l’ebbe visitato, si fece raccontare da Hermione ciò che era successo fin nei minimi dettagli.

 

Hermione aveva appena finito il suo racconto che la porta bianca della stanza si spalancò. Ginevra ne entrò quasi volando e si catapultò ai bordi del letto.

“Harry! Come ti senti?” gli domandò bloccando a metà lo slancio di un abbraccio, timorosa di fargli del male.

Harry sorrise e fece ok con un gesto lasciandosi abbracciare delicatamente da lei, circondare dal suo profumo dolce e caldo, accarezzare il viso dai suoi capelli. Sì, questo lo fece sentire ancora meglio della pozione rigenerante somministrata poco prima dall’infermiera.

Si sentirono altri passi e la voce di Ron lo precedette all’interno della stanza “Ehi amico, ci hai fatto preoccupare di brutto questa volta! Come minimo ti tocca cucinare per tutta la settimana appena torni a casa, per punizione!”

Harry rise sommessamente cercando di non agitarsi troppo, la cosa gli procurava un dolore immenso all’addome, e fece segno di sì con la testa “Mi sa che è meglio perché se sono ancora così debole sennò mica la digerisco la roba di Hermione e va a finire che mi ricoverano di nuovo”

Sentì le risate dei presenti ma le percepì tirate, tuttavia per la mancanza degli occhiali non poté cogliere lo sguardo di dolore ed imbarazzo che si scambiarono Ron ed Hermione per un brevissimo istante.

“Harry scusa, io vado… volevo fare una cosa… in laboratorio, ecco, prima di… sera. Ci vediamo domani”

Hermione si allontanò in un istante dopo avergli scoccato un fulmineo bacio sulla guancia e lasciò Harry un po’ perplesso a guardare la sua sagoma sfocata scomparire dietro la porta.

Fu Ginny a rompere il silenzio pesante che era  calato sulla stanza “Harry ti ho portato qualcosa di buono da mangiare ora che ti sei ripreso… ricordo ancora bene le schifezze che cucinano qui e non vorrei unire l’avvelenamento ai tuoi malanni…” scherzò tirando fuori dalla busta colorata tante ciotoline e riponendole con cura sul tavolino in fianco al letto.

“Sei il mio angelo della salvezza, grazie Gin… di tutto…” le disse sorridendole.

Ron pensò che forse era meglio lasciarli un attimo soli, capì che l’amico intendeva ringraziarla per avergli salvato la vita e magari era meglio dargli un po’ più privacy. Magari avrebbe aggiunto qualcosa in più a quelle parole, qualcosa che non aveva più avuto il coraggio di dirle da diversi anni. In un angolo del suo cuore straziato però sperò che non lo facesse proprio ora, non avrebbe potuto sopportare di vederli insieme felici ora che lui si sentiva solo e distrutto. Era un po’ egoistico da parte sua, ma era sempre meglio che mentire a sé stesso e soffrire ancora di più.

 

“Gin, se non ci fossi stata tu ieri sera… mi hai salvato la vita, sono in debito con te” le rivelò con un sorriso.

Lei si sedette sul bordo del letto senza guardarlo, il suo sguardo era perso nel cielo rosso del tramonto che lasciava spazio al blu scuro della sera. Sorrise al nulla.

“Ti dovrei salvare la vita altre mille volte prima che tu sia in debito con me, Harry. Hai iniziato quando avevo solo undici anni e non hai ancora smesso da allora…”

Si voltò finalmente verso di lui che nel frattempo si era incantato ad osservare il suo dolce profilo e gli rivolse un sorriso sincero e pieno di gratitudine.

“Allora grazie per averlo fatto in cambio anche per me” si corresse lui.

Lei scrollò le spalle continuando a guardarlo “Ma non l’ho fatto per quello. Non è stato l’onore di saldare un debito… è stato più un riflesso incondizionato. Quando ti ho visto lì a terra in una pozza di sangue, inerme, sono impazzita…”

La profondità dello sguardo della ragazza lo costrinsero a distogliere il proprio e così anche lui prese ad ammirare i bellissimi colori che il tramonto stava regalando loro.

“Non ho capito più nulla, davvero, ho perso completamente la calma e ho iniziato a piangere. Ma poi ho capito che se volevo davvero che tutto quello finisse dovevo fare qualcosa e farla subito. In realtà l’unica cosa che sono stata capace di fare quando poi siamo arrivati qui è stata vomitare ripetutamente – Ginevra rise facendo una faccia disgustata ma Harry rimase serio – Però non potevo assolutamente starmene con le mani in mano mentre tu morivi. Harry, quando ho dolorosamente strappato il sangue dal petto di quella dannata donna io… io ho gioito. Ho provato piacere nell’infliggerle lo stesso dolore che lei aveva dato a me… a te”

Era la prima volta che ci ripensava e quelle emozioni la spiazzarono ora più che mai.

Quando è morto Silente, quando Piton l’ha ucciso davanti ai miei occhi, desideravo soltanto ripagarlo con la stessa moneta e vendicarlo. Come se questo avesse potuto riportarlo in vita. È normale, a volte il dolore è troppo grande…”

Gin lo guardò con ancora maggior intensità e strinse forte le lenzuola sotto le sue mani, il suo cuore stava per scoppiare “Io non potrei sopportare di perderti Harry. Solo il pensiero ha rischiato di farmi impazzire. Ti voglio troppo bene…”

Harry rimase profondamente colpito da quelle parole e dal loro peso ma prima che potesse replicare anche una sola sillaba la porta si aprì di nuovo e i suoi compagni di squadra invasero chiassosamente la stanza sommergendolo di domande, sinceramente preoccupati.

 

Harry rimase in ospedale solo per un paio di giorni ancora, per quel tempo Ginny saltò le lezioni all’Accademia ma ottenne una giustificazione dal Colonnello Russel e passò le intere giornate accanto ad Harry in ospedale o facendo cose per lui. Ron invece veniva a trovarlo negli orari più impensabili: la mattina prima di colazione, all’orario del pranzo scappando di nascosto dalla mensa del Quartier Generale e approfittando della piccola pausa, oppure la sera tardi, in barba all’orario delle visite. Harry notò che aleggiava un’aria strana attorno ai due amici ma cercò di non fare troppe domande, quando Ron avesse voluto parlargliene lui sarebbe stato ben disposto ad ascoltarlo. Ron, dal canto suo, decise di ignorare palesemente Hermione per i giorni seguenti e di non pensare agli ultimi avvenimenti tra di loro, cosa che però gli risultò impossibile.

La prima cosa che fece Harry la mattina che fu rimesso, fu correre al Quartier Generale per informarsi sulle indagini degli ultimi fatti che lo avevano coinvolto e per parlare adeguatamente della faccenda. Scoprì che il caso era stato assegnato giustamente alla sua squadra ma che avevano aspettato che si riprendesse completamente per procedere con gli interrogatori e le ipotesi.

Il Generale Mc Granitt, il Colonnello Russel, simpatico e saggio ufficiale responsabile di molte squadre tra cui quella di Tonks,  e il Capitano Tonks stavano aspettando Harry nell’ufficio del Generale e quando il ragazzo arrivò fu sorpreso di trovarvi anche Gin. I due si ritrovarono a raccontare nuovamente gli eventi di pochi giorni prima, Harry sottolineò di come si fosse sentito osservato nei giorni precedenti l’attacco e che forse la cosa poteva avere un collegamento con quanto accaduto. Tonks riferì invece l’azione portata avanti nella notte, la ricerca di indizi, Carrie Grayskie e la misteriosa donna ammantata che l’aveva eliminata.

Il Colonnello Russel annuì pesantemente dopo i resoconti “Ne deduco che ci sia una setta dietro. Nessuno si sarebbe preoccupato di eliminare una povera nessuno se non costituisse un pericolo nelle mani degli Auror. E l’unico pericolo plausibile potrebbe essere quello di veder svelato qualcosa che deve restare segreto. Un piano” puntualizzò.

Tutti i presenti annuirono gravemente.

“Bene signorina Weasley, la invito a lasciarci ora in quanto questa conversazione prenderà una piega riservata. Sarà tenuta al corrente di quanto possibile nei prossimi giorni e l’avviseremo se sarà richiesta nuovamente la sua testimonianza. Può tornare alle sue lezioni ora, la ringrazio per il grande contributo alle indagini passate e prossime e mi complimento con lei, i suoi docenti l’hanno già segnalata come allieva meritevole e non stento a crederlo. Arrivederci” il Generale Mc Granitt le porse la mano, Ginny gliela strinse e con il saluto militare che le avevano insegnato a lezione si congedò dai presenti, rimanendo sorpresa dell’occhiolino che le riservò il Colonnello Russel e regalando un sorriso ad Harry prima di uscire dalla stanza.

Il Generale McGranitt chiamò a raccolta l’intera squadra di Tonks e la Dottoressa Walsh – Morgana dovette lavorare parecchio per convincere Hermione a seguirla, arrivando scherzosamente a minacciarla di denunciarla per insubordinazione.

Quando tutti furono presenti fu il Colonnello Russel a prendere parola “So che state già lavorando ad una importante missione ma vorrei che per il momento accantonaste le ricerche in atto”

Laira sorrise confortata dal fatto che avrebbe dovuto fare da esca seduttrice una volta di meno. Forse questa volta sarebbe entrata in azione diversamente e glielo avrebbe fatto vedere a tutti che era molto più di un bel corpicino!

Russel continuò “Io e il Capitano McGranitt vogliamo che iniziate ad indagare sul tentato omicidio di Harry. Iniziamo con un’analisi delle informazioni raccolte fino ad ora… Capitano Tonks, prego”

Tonks si schiarì la voce “Sì Colonnello, sappiamo che l’attentatrice è morta. Nessuna informazione è stata ricavata sul caso da lei. E’ stata uccisa con un incantesimo avanzato senza bacchetta da una misteriosa figura ammantata di rosso, il volto completamente coperto da una maschera bianca, una donna probabilmente”

Tonks indicò con un cenno del capo Hermione che annuì e prese parola al suo posto “Sì, io l’ho vista credo meglio di chiunque altro. Altezza standard, a giudicare dalle proporzioni con quanto la circondava, comignoli e antenne, azzarderei sul metro e sessantacinque. La corporatura non sembrava robusta e le spalle erano piuttosto piccole. Non si intravedeva nulla dal mantello e dalla maschera tranne due lunghi ciuffi che uscivano dal cappuccio, scuri e ricci, signore. Il mantello era rosso carminio e non sembrava portare impressi stemmi, effigi o decori di nessun genere. Non saprei aggiungere altro”

“Qualche altra informazione? Ricordi? Impressioni?” li esortò il Capitano.

“Rosso era anche il mantello della Grayskie” specificò Hermione.

“Una setta?” azzardò Laira.

Andie si fece pensoso e prese parola “Nel 1800 ci fu una setta di scissionisti che prese il colore rosso come propria bandiera. Tentò un assalto al Ministero nel 1834 per sovvertire la nostra repubblica in una monarchia che avrebbe visto re Demetrius Boccanera che vantava di essere purosangue e discendente da Serpeverde e Tassorosso. In realtà fu una disfatta per loro, l’episodio non è nemmeno considerato rilevate e le origini di Boccanera furono smentite poco dopo la sua cattura. Ma non credo che questo abbia qualcosa a che fare con la “nostra setta” altrimenti di certo non avrebbero perso tempo ad eliminare un signor nessuno come Potter, si sarebbero sicuramente lanciati sul Ministro o su una figura ben più importante all’interno del Ministero”

“Ottima osservazione approfondita, Joker” lo elogiò il Generale.

“Del tutto inutile, peccato…” commentò Laira.

Il Colonnello la corresse al volo “Signorina Baggins, escludere è altrettanto fondamentale che includere. Di fronte a ipotesi difficili, escludendo tutto ciò che rimane potrebbe essere la soluzione. Se lo ricordi sempre”

Laira arrossì di vergogna mentre Andie le riservò un sorriso strafottente, uno dei pochi del suo repertorio.

“Bene, per continuare voglio che cerchiate un movente a quanto successo, informazioni più dettagliate su questa Grayskie e che facciate delle ricerche in archivio e sul campo su sette dai mantelli rossi. Dottoressa Walsh, dottoressa Granger, voglio che voi vi occupiate del luogo dell’attacco e di quello dell’uccisione della Grayskie e cerchiate di coglierne più particolari possibili. Arrivederci”

Il Capitano e il Colonnello li congedarono invitandoli a tornare ai propri uffici.

“Spero che con ricerche sul campo non intenda intrusioni alla buca…” mormorò Laira a Ron.

Lui ridacchiò di rimando “Scommetto che eri già contenta di allontanarti da Preston e invece ci dovrai ritornare di nuovo sotto altre mentite spoglie”

“Sì, credo che sia il caso, vi occuperete tu e Andie di questa cosa, ok Laira?” puntualizzò Tonks

“Bè, che la faccia Andie l’esca! Non abbiamo mica seguito un corso di camuffamento e autotrasfigurazione per niente! Un colpo di bacchetta magica e anche tu puoi diventare una gran donna!” lo additò adirata.

“Ah, sciocchezze. Certo sarei all’altezza dell’incantesimo ma il fascino femminile non si può creare o trasformare. Smettila di lamentarti e fai il tuo dovere, Baggins” la zittì Andie.

“Laira, io sono dalla tua parte! Lo faccio io capitano, adesco io Preston questa volta!” si offrì Steave.

“Oh, ma stai zitto…” lo cacciò Laira con un gesto della mano, leggermente colpita dall’inaspettata osservazione di Andie sul suo fascino femminile. Ferma al centro del corridoio si sorprese a fissarlo e soprattutto a pensare che avesse davvero un gran bel… Ma riuscì a fermarsi prima di completare quel pensiero inopportuno e raggiunse i compagni.

 

Harry e Ron rientrarono silenziosamente a Godric’s Hollow, nel pomeriggio tardo, dopo una lunga giornata passata a scartoffiare tra testi su sette che avessero qualcosa a che fare con i loro mantelli rossi.

“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” azzardò Harry sulla soglia di casa, dopo che Ron si bloccò sui gradini del porticato. Aveva già capito tutto quando in mattinata Hermione gli aveva comunicato che per qualche tempo avrebbe dormito a  casa dai suoi per stare accanto a sua nonna che stava piuttosto male. La nonna di Hermione era però mancata che lei era ancora una bambina, glielo aveva confidato quando erano ancora ad Hogwarts.

Ron si sedette sulle scale distendendo le gambe e mollando a terra il borsone “Hermione mi ha lasciato” confessò con una fitta al cuore.

“Ti…ti ha lasciato?” domandò Harry senza fiato.

Ron annuì stancamente “Ha detto di non riuscire più ad essere felice con me…” continuò. La voce incrinata di tristezza.

Harry gli battè una mano sulla spalla stringendolo in un abbraccio fraterno “Ehi, mi dispiace. Mi dispiace davvero…” ammise.

“Io non riesco a capire… dannazione! E’ questo che mi fa soffrire come una bestia! Che non c’è un motivo… Non eravamo in crisi o cose del genere! Dai, hai visto anche tu… E’ stato un fottutissimo fulmine a ciel sereno! E cosa mi dice? Come si motiva? Non riesce più ad essere felice, e senza aggiungere altro se ne va!”  Ron scagliò il borsone con un calcio in mezzo al giardino. Ormai stava piangendo come un bambini senza più un minimo di dignità.

Harry si sentì quasi in imbarazzo, era a terra per il suo migliore amico ma si sentiva impacciato per non trovare le parole adatte. Continuò a stringergli forte la spalla, rimanendo in silenzio. Magari aveva solo bisogno di sfogarsi un po’.

E se…” Ron strinse fortissimo i pugni, serrando contemporaneamente la mascella “Magari ha un altro…”

“No, questo non lo credo… Forse è solo un momento. Sai, con questo grande cambiamento della promozione… Magari ha solo bisogno di riflettere un pochino” azzardò Harry.

Ma è una promozione, cazzo! Cosa c’è da riflettere? Mica l’hanno licenziata! Se facessero capitano mica avrei bisogno di riflettere e la lascerei!” gridò in faccia all’amico.

Harry allentò la presa, si sentì terribilmente stupido “Sì, hai ragione tu…”

Ehi, scusa amico… Grazie per… grazie” gli disse asciugandosi gli occhi nella manica della felpa come un bambino.

“Senti, entra pure, io resto qui ancora qualche minuto, mi sa che ho un po’ bisogno di calmarmi. Cazzo, non piangevo così da quando avevo quattro anni…” ammise con una risatina nervosa.

“Nessuno lo sarà mai… se preparerai la cena per i prossimi trenta giorni!”

Ron rise cercando di risollevarsi e Harry entrò in casa con i borsoni lasciando l’amico a prendersi una boccata d’aria.

 

 

Continua…

 

 

 

Quasi non ci credevate più, dite la verità! Eppure dopo più di un anno (me si nasconde per la vergogna) sono tornataaaaa!! Forse non mi accoglierete proprio a braccia aperte, forse tanti di voi non la seguiranno più nemmeno questa storia, forse questo capitolino di passaggio non è un granchè ma io sono contenta di essere di nuovo qui a scrivere ed aggiornare.

Non vi racconterò una marea di frottole dicendovi che non avevo tempo –i primi dieci capitoli di WAL&J li ho scritti di notte, i giorni precedenti il mio mega esame di pedagogia e quindi mi rendo conto che se uno vuole scrivere il tempo lo trova benissimo-, che il lavoro, la tesi, i miei viaggetti periodici dal mio fidanzato mi hanno impedito di scrivere, non vi dirò neanche che mi mancava l’ispirazione perché prima di tutto questa storia ha già una traccia pronta fino agli ultimi capitoli e perché in secondo luogo non ho mai dovuto aspettare l’ispirazione, di solito mi mettevo al pc e iniziavo a scrivere come un fiume in piena. Forse mi è mancata un po’ la voglia di farlo ma ne ignoro il motivo. Fatto sta che finalmente sono tornata e se qualcuno vorrà lasciarmi un commento di nuovo ne sarò davvero immensamente felice!!!

 

Nel frattempo faccio una cosa che adoro fare e che mi mancava tantissimo, ringraziare uno per uno i miei commentatori…

AvaNa Kedavra: Harry si è ripresissimo, hai visto? ^^ E Herm e Ron… sembra che la crisi sia ferma! Sono contentissima che ti siano piaciuti i miei nuovi personaggi, personalmente adoro Klay ^^, spero che tu possa leggere anche questo nuovo capitolo, un bacetto ^^

Blacky: sono contenta che tu ti sia letta tutta d’un fiato i primi capitoli e dispiaciutissima che abbia dovuto aspettare così tanto per il seguito… Spero ad ogni modo che ti sia piaciuto anche questo capitolo. ^^ A presto!

Vale: Tesorissima mia!!! Amichetta bella bellissima della Ly!!! Visto? Sono tornataaaaa!!! Spero mi lascerai un commentino su questo breve capitoletto di passaggio, eh! Un bacio grandissimo e…ci vediamo sabato!! Ti voglio bene!!

Strekon: Strek, vecchio amico mio!!! Dove sei? Che fai ora? Come te la passi? Aspè, dopo ti mando una mail che è meglio!!!! ^^ Un bacetto

Miky Black: grazie ^^

*********: Per ora per Ron ed Herm non se ne parla, ma io sono sempre convinta che siano anime gemelle!! Oh, non esaurirti troppo!

*Sonnie*: Eccoti finalmente il nuovo capitolo, spero tu sia stata ancora tanto curiosa di leggerlo!!!Bacino

Anita: Grazie per il complimenti! Anche io adoro Harry e Ginny, stesso discorso di Ron ed Herm nella recensione precedente! ^^

Pan_z: Tesora bella!!! Quanto tempo… dove sei? Cosa fai? Come stai? Ormai la mia fic non è più spoiler, hai visto? ^^ Anzi, ancora poco e… settimo libro in arrivooooo!! Baci e fatti sentire mi raccomando!

Jolene: Ciao tesora bella della Ly!!!! Visto? Sono tornataaaaa! Ho provato mille volte a risponderti alla mail ma mi ritorna sempre indietro, mannaggia!! La mia unica speranza è che tu legga questo commentino così posso dirti grazie per i video meravigliosi e…fatti sentire!!! Un bacio grandissimo

Hermy88: ciao carissima!! Grazie mille per i complimenti… spero tu possa commentare anche questo nuovo capitolo e..scusa per il ritardo! Un bacino

Kaho_chan: Oh, grazie!!! Sono proprio contenta che ti piaccia la mia storia e che tu abbia amato anche WAL&J, quella ha un posticino specialissimo nel mio cuoricino ^^ Mi auguro che dopo tutto questo tempo tu possa leggere e apprezzare anche questo nuovo capitolo. Baci baci baci

Buffy: Tesora bella!!! Ti è piaciuto allora il capitolo scorso?? Eccone uno nuovo.. dopo tantissimo tempo! Sarebbe bello avere ancora un tuo commento, mi segui da sempre e sei una delle mie più specialissime commentatrici! Un bacio grande quanto te

Sunny: tesorino bello!!! Mamma mia che ritardo eh… oh, non imitarmi e aggiorna alla svelta tu invece, che ci hai lasciato lì sull’orlo del baratro!! E nel frattempo tranquilla,ci penso io a far rigare dritto chi alza un po’ troppo la voce nel nostro amato gruppetto!!! Un bacionissimo

*Gin*: Ciao! Grazie per i complimenti, davvero davvero! Wish I Could Fly piaceva tanto anche a me ma purtroppo (e un po’ me ne vergogno) non credo che avrà un seguito perché parla di una coppia in cui ormai non credo e che mi risulta improbabile. Mi dispiace tantissimo, davvero! Forse dovrei toglierla direttamente…. Ce dici? Ciaooo

Ester: L’ho continuata, visto? ^^

Ashleigh: ciao carissima! Grazie per il bellissimo commento, sono contenta che apprezzi la mia Ginny! Ti dirò che io vedo molto di più lei, combattiva e forte, a fare l’auror che il resto della ciurma! Ginny negli ultimi due libri è diventato uno dei miei personaggi preferiti! ^^ Finalmente ho aggiornat, spero continuerai ancora a seguirmi ^^ Baciiii

Ale: ciccina mia bella!! Visto? Sono piena di sorprese, ho aggiornato! Spero mi dirai che ne pensi di questo breve capitolino di passaggio… e soprattutto ci vediamo sabato!! Finalmente!!! Evviva!! Un bacetto, voglio tanto bene anche a te ^^

Ilaria: Ecco fatto, aggiornato come desideravi!!

Moonlight rage: visto? Infatti l’ho continuata! ^^

 

Ecco fatto, vi chiedo ancora scusa per la lunghissima attesa, spero che non vi siate dimenticati di questa storia nel frattempo, avrei tanto piacere se foste ancora qui tutti e soprattutto se mi lasciaste un commentino, vecchi e nuovi!!!

 

Un bacio e a presto (ve lo prometto proprio!), vi voglio bene!!!

 

Ly

 

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Capitolo 6
*** Raccontami ***


VI – Raccontami

VI – Raccontami

 

Tu.. distante
Sei così grande da farmi perdere
Sono qua
A rincorrere parole, inventare ancora scuse
Ed accorgermi che
Non sei più parte di me.

 (Francesco Renga – Raccontami)

 

 

Ginevra camminava tranquilla per le ordinate vie babbane che conducevano alla casa natale di Hermione. Ricordò di quando ci era stata la prima volta, quando erano ancora ad Hogwarts e lei avrà avuto più o meno dodici anni, suo padre l’aveva accompagnata e l’aveva convinta che per andare a trovare dei babbani bisognava viaggiare da babbani. Avevano preso il treno e poi la metropolitana e anche un autobus di quelli rossi che a Gin erano piaciuti tantissimo e per finire avevano camminato per quella bella zona residenziale di Londra piena di villette ordinate e ben distinte così diverse dalla Tana. Le era piaciuto così tanto che ogni volta che era tornata da Hermione – o si era recata in qualche posto babbano – aveva scelto i mezzi babbani!

E ora era di nuovo lì alla ricerca della sua amica, perché pensava che magari avesse bisogno di chiacchierare.

Quando suonò il campanello all’ingresso, sorridendo come una bambina, si aspettò che la signora Granger l’accogliesse calorosamente come aveva sempre fatto e invece fu la voce di Hermione a rispondere. “Entra Gin” urlò da una finestra. Sembrava tutta presa da qualcosa.

Quando varcò la soglia di casa rimase letteralmente sorpresa: grossi volumi di storia della magia erano accatastati ovunque, manoscritti, pergamene e fogli consunti occupavano tutto il salotto. Non c’era traccia del meticoloso ordine cui la signora Granger teneva tanto. E per di più aleggiava nell’aria uno strano odore, quasi dolciastro…

“Sono di qui, in cucina” strillò Hermione concitatamente.

Ginevra seguì la voce fino in cucina e ritrovò l’amica quasi sepolta da zuppiere, ciotoline, bilance, cucchiai e mezza infilata nel forno.

“Dannazione!” gridò la ricciola sbattendo energicamente la teglia sul tavolo.

“Stavi cucinando, Herm?” domandò Ginevra, sorpresa e ben conscia del fatto che Hermione fosse la numero uno in tutto tranne che ai fornelli. Lì era un vero disastro e la torta che aveva davanti lo dimostrava: la parte superiore pareva quasi carbonizzata, il lato destro era rigonfio in un’enorme bolla mentre il sinistro era carente di spessore. Quando Hermione la rivoltò con poca grazia e pazienza per tirarla fuori dalla teglia fu evidente che invece la parte sotto era ancora quasi cruda. E dei grossi grumi pastosi erano ben visibili da una spaccatura. Una vera schifezza, con buone probabilità.

“Io volevo solo fare una torta! Una banalissima torta! I miei genitori sono via tutto il mese per il venticinquesimo di matrimonio, avevo deciso che mi sarei strafogata di torte fino a scoppiare ma questa probabilmente mi provocherà la morte!” berciò la mora.

“Oh, non essere così tragica! Possiamo assaggiarla insieme dai, basta magari fare qualche ritocco-“

“NO! E’ uno schifo, ecco cos’è? Vedi com’è mal riuscita? E’ tutta sbagliata, troppo cotta da un lato e troppo cruda dall’altro, e anche se non si vede all’interno è piena di grumi! Credo anche di aver sbagliato a dosare gli ingredienti, e non ha lievitato! Quando una torta è così orrenda, così sbagliata, si può solo buttarla via! Arrivi ad un punto, dopo che l’hai fatta, che non puoi più recuperare niente, nessun ritocchino, perché se la torta è marcia dentro, è marcia e stop! E si può solo buttarla! Magari può sembrare triste, magari chi lo vede penserà povera torta ma io non posso fare altro, capisci? Ho sbagliato, non sono capace di fare le torte, mi manca qualcosa, sono sbagliata io e le mie torte riescono sbagliate! Quando una cosa non va, si può solo eliminarla! Anche se soffri, anche se pensi a tutti gli ingredienti, all’entusiasmo con cui l’hai preparata, a quanto vuoi bene alla tua torta, puoi solo buttarla via… è la cosa migliore. Se non sei capace di preparare le torte, è meglio che lasci stare… E’ meglio per te e anche per quella povera torta… meritava di meglio di una cuoca incapace. A me non piace così… o è una buona torta o niente, inutile continuare a farsi del male e mangiare torte amare…” dalle grida iniziali, Hermione terminò il suo sproloquio quasi sussurrando e accasciandosi sulla sedia con un colpo di bacchetta spedì la torta dritta in pattumiera.

Ginny la guardò comprensiva, non le sembrava stesse parlando solo di torte… Sorrise tristemente all’amica “Mia nonna, la madre di mia madre, mi diceva sempre, a proposito di torte, che non tutte le ciambelle riescono col buco…ma che spesso sono ugualmente buone se non addirittura migliori! Il fatto che apparentemente non assomigli ad una torta, non si significa che non sia altrettanto deliziosa…”

Hermione lasciò ciondolare la testa all’indietro, sopra la spalliera della sedia, il bastoncino che le raccoglieva i capelli cadde sciogliendo tutta la sua massa di ricci “No Gin, non c’era più niente da poter sistemare ormai…”

“Stai parlando di torte o di…” azzardò la rossa, cercando di tastare il terreno e vedere se Hermione fosse pronta a parlare.

“Sto parlando di… Ron” ammise rassegnata.

Un silenzio profondo cadde nella stanza luminosa. Hermione rimase immobile fissando il soffitto per diversi istanti poi si alzò e con un gesto della bacchetta mise a posto la baraonda che devastava la cucina “Senti, che ne dici di una fetta di torta come si deve? Poco lontano da qui c’è una pasticceria babbana formidabile, ci vado spesso quando i miei sono fuori casa… Ti piacerà” propose alzandosi e sorridendo all’amica.

“Non potrei mai rifiutare una fetta di torta, aggiudicato!”

Si infilarono una giacca leggera e uscirono silenziose nel tardo pomeriggio amaranto di fine settembre, l’aria iniziava già ad essere più fresca rispetto all’estate e le giornate tendevano ad accorciarsi e colorarsi delle bellissime tinte dell’autunno inglese. Hermione camminò più leggera senza dire una parola, lo sfogo sulle torte l’aveva svuotata e ora riusciva anche a respirare meglio e guardare avanti.

“Non manca molto” comunicò a Ginny, vedendola distratta.

“Tranquilla, mi piace un sacco camminare per queste vie, osservare le mamme babbane con i bambini al parco, i ragazzini in bicicletta, sono rimasta affascinata da questa zona la prima volta che sono venuta con mio padre, lo sai! Ci camminerei anche per ore…”

Pochi passi dopo giunsero alla pasticceria, Hermione sembrava di casa lì e l’anziano signore dietro il bancone la salutò con confidenza chiedendo notizie dell’ennesima uscita dei genitori “Torneranno solo tra un mese, ci vedremo spesso signor Krow” lo rassicurò prendendo posto al piccolo tavolino tondo che stava nell’angolo, il suo posto abituale.

“Oh, che posto delizioso!” commentò Gin guardandosi attorno e annusando l’aria. Si sedette e iniziò a sfogliare il menù ma l’anziano signore glielo sfilò garbatamente di mano.

“Se posso vi consiglierei io… Per questa bella ragazza dai capelli rossi ho una torta all’ananas e panna montata che sono sicura la incanterà. Mentre per la piccola Hermione – mi piace sempre chiamarla così… - oggi direi che ci vuole una bella torta alla panna con pezzi di fragola e scaglie di cioccolato bianco e nero, giusto?”

“Tantissime scaglie… grazie signor Krow” precisò.

“Questa è una torta come si deve… - precisò Hermione gustando la sua e ritrovando l’accordo nell’espressione deliziata dell’amica di fronte a lei – E quella laggiù, la vedi?, quella è una coppia come si deve…” aggiunse amaramente prima di infilarsi in bocca un pezzo di torta enorme.

La forchetta di Hermione sospesa per aria indicava una giovane coppia babbana seduta dall’altra parte del locale, lei stava gustando una grossa fetta di torta e lui bevendo un frullato, i due ragazzi chiacchieravano beatamente da quando le due avevano messo piede nel locale e sembravano in perfetta armonia, ridevano del più e del meno, lui accarezzava la mano di lei, lei fingeva di scandalizzarsi per qualcosa che lui le stava raccontando di aver fatto nella mattinata ed entrambi sembravano così felici di quel momento così semplice che Hermione ne fu un po’ invidiosa.

“Questo è il tuo parere, anche tu e Ron apparite così dal di fuori quando siete assieme. Eppure ho ragione di credere che qualcosa non va, giusto?” le rispose Ginevra.

Hermione sospirò “No, io e Ron non siamo più così da tanto tempo… Lo vedi come parlano, come si guardano? I loro occhi stanno seguendo le loro parole, l’affinità e l’intimità che c’è tra di loro si può quasi toccare! Io invece non ho più questo da tanto… Quanto tempo è che non usciamo un pomeriggio a fare anche solo una passeggiata? Lo so che c’è il lavoro e gli impegni, e gli orari… Però non c’è più questo genere di tranquilla intimità tra di noi, da tanto tempo. Lo sai che cosa facciamo io e Ron quando siamo soli?” domandò.

Ginny sorrise “Bè, credo che lo sappiano tutti…” ironizzò.

“Già, facciamo l’amore. E basta. Solo quello è rimasto tra di noi, solo il sesso” sentenziò tristemente.

Ginevra si sentì profondamente dispiaciuta per l’amica e cercò di sdrammatizzare “Oh, ti invidio allora…” le disse accompagnando la battuta con una risatina.

“Sì bè, non dico che non sia bello, anzi… però quando vuoi una relazione seria con una persona non ti accontenti solo di quello… E ad ogni modo, cosa ti lamenti tu, con tutte le occasioni che hai!” replicò ingoiando l’ennesimo enorme pezzo di torta.

“Ma quali occasioni, scusa? Se ti riferisci ad Harry, credo avrai notato che si limita ormai da tre anni e mezzo a guardarmi con gli occhi colmi di profonda adorazione… Cos’altro potrei fare? E’ stato lui a portare la nostra storia su questo piano, quando ha dovuto per forza fare l’eroe… Dovrei fare io il primo passo, adesso?” commentò quasi arrabbiata.

Hermione sorrise “Credo che Harry ormai sia un caso disperato… Gin, dovevi vedere che pezzi di ragazze gli abbiamo presentato io e Ron, non li ha degnati di uno sguardo! Credo che Harry non sarà mai in grado di trovare una ragazza, a meno che sia un tuo clone esatto!” scosse la testa rassegnata.

Gin sbuffò innervosita “E’ davvero un idiota. Quasi peggio di mio fratello”

“Sì, quasi” le fece eco Hermione.

Improvvisamente Gin saltò su a sedere sulla sedia, tutta entusiasta “Senti, ma che ce ne facciamo di questi uomini che o sono tutti sesso o sono solo sguardi? Che ne dici di una bella uscita tra donne? Di una seduta di massaggi, del parrucchiere, un po’ di shopping, una bella cena e poi fuori a divertirci in qualche locale babbano, eh?”

“Il primo sabato che sono libera dal lavoro, quando tu non hai lezioni, sono tutta tua! Se Ron crede che me ne starò qui ad ammuffire di dolore si sbaglia di grosso…” Hermione sbattè un pugno decisa su tavolo.

L’altra inarcò le sopracciglia e cercò di rispondere utilizzando il maggior tatto possibile “Con tutto il rispetto Herm, ma credo che competa a lui il ruolo dell’ammuffito addolorato…”

Hermione perse all’istante la sua carica “Sì, lo so…”

“Hai almeno intenzione di spiegargli il perché della tua scelta?” chiese la rossa.

Hermione scosse il capo, triste “No. Sai ho pensato che forse, se è in grado di rendersi conto da solo che l’ho lasciato perché la nostra storia fa acqua da tutte le parti, allora forse potremo essere in grado di ricostruirla. Ma se non è così è perché allora lui ha un’idea profondamente diversa dalla mia per ciò che riguarda una relazione seria, e allora significa che siamo incompatibili. In questo caso, un giorno molto lontano allora glielo spiegherò…”

Ginevra comprese solo in quel momento la scelta dell’amica di lasciarlo così di punto in bianco. Aveva visto suo fratello a pezzi ma ora si era resa conto che, se possibile, Hermione stava anche peggio. Aveva dovuto lasciare il ragazzo di cui era innamorata e nonostante quello nutriva ancora la flebile speranza di recuperare tutto con lui. E non aveva nemmeno il diritto di sentirsi triste.

“Nel frattempo, andremo a vedere che polli offre il mercato!” cercò di scherzare l’altra.

Hermione gli riservò un sorriso stonato. Cercò di risultare allegra per il resto della conversazione ma dentro era a pezzi: aveva distrutto la sua vita in un lampo e ora la sua felicità era appesa ad un filo, quello della consapevolezza di Ron. Che forse non sarebbe mai arrivata. Che forse l’avrebbe odiata.

 

Il lungo mantello rosso svolazzò mosso da chissà quale corrente d’aria che attraversava quel covo dimenticato da Dio e ricavato in una distorsione spazio-temporale “Scusate Maestro, ho dovuto aspettare prima di tornare da voi e punire i responsabili del fallimento. Potter non è morto ma qualcuno ha già pagato per questo” disse una profonda e sensuale voce di donna.

L’uomo, che le dava le spalle, non la degnò di uno sguardo “Questo l’ho già saputo. Potter deve morire presto, pagherà per ciò che ha fatto al mio maestro…” la sua voce era glaciale e potente.

La donna annuì “Lasciate fare a me, Maestro. E’ stato un errore quello di affidare il compito a Carrie, ora non ci saranno più errori. Quando il tempo giungerà, Potter sarà morto per mano mia”

L’uomo misterioso, il Maestro, non rispose “La venuta di mio Padre è vicina, tutto deve essere perfetto”

“Io, Marcus e Leon le disporremo le migliori condizioni. Tutto per lei, Maestro…” concluse devota.

Il capo avvolto dalla semi-oscurità dell’uomo si inclinò di lato “Ora vieni a me, Nadine”

“Sì, Mars” annuì la donna avanzando verso di lui, il cuore che batteva forte.

 

“Ma io proprio non lo so che cos’ha di speciale questo Harry Potter. Sarà il fascino prepotente dello sfregiato? No, perché se è così ditemelo… Dai Geen, feriscimi profondamente…” Greg porse il coltello dalla parte del manico a Ginevra, seduta di fronte a lui ai tavoli della mensa dell’Accademia Auror.

Gin scoppiò in una risata “Macchè, non è lo sfregio… è l’aura da eroe! Sai, uno di quelli che ti guarda negli occhi, ti alza il mento con un dito e ti dice: Baby, ti amo ma non posso stare con te, non voglio saperti in pericolo… E se ne va lasciando dietro di sé code di pianti addolorati”

“Oh, non avrà mica attecchito anche su di te il fascino di quel moribondo…” la mise in guardia un scettico Greg.

Gin alzò le spalle cercando di risultare normale “Macchè attecchito, non sono mica una serra io! E ad ogni modo no, siamo amici da sempre io e Harry, una volta da piccola avevo una cotta tremenda per lui ma ormai…”

Greg ingoiò il boccone e si sporse sul tavolo a pochi centimetri dal suo viso “Scommetto che ti ha scaricato con la scusa della “baby” e tutto il resto…”

“Qualcosa di simile!” Gin scoppiò in una risatina isterica per disperdere l’imbarazzo e mentire ai suoi amici ma Greg iniziò a fissarla scettico.

Quella bizzarra situazione fu interrotta da Klay che sbattendo forte il bicchiere sul tavolo richiamò la loro attenzione “Bè, a me piace Harry Potter. Lo trovo un bel ragazzo, e mi sembra anche piuttosto simpatico… Sfregiato o non sfregiato, è uno che ha fascino. Me lo ricordo quando cavalcava la scopa del Quidditch per Grifondoro, una vera meraviglia!”

Greg sbuffò rassegnato “Per la barba di Merlino, l’abbiamo presa” commentò riferendosi allo sguardo assorto della morettina.

Ginny sorrise per l’ennesima volta e per un istante provò una fitta di gelosia quando vide Harry accorgersi dello sguardo fisso di Klay e risponderle con un saluto sorridente.

“Bè, è meglio che torniamo in classe… c’è una delle lezioni del professor Merepres oggi e non voglio arrivare tardi!” puntualizzò la rossa.

“Eh, quando si è la cocca del prof…” la prese in giro bonariamente Klay.

“Ma quale cocca e cocca!! Sono solo una brava studentessa, e poi mi interessano davvero le sue lezioni” puntualizzò.

“Sì, e a lui interessi tu!” le fece notare Greg.

Ginevra alzò le spalle “Assurdità”

“Eddai Gin, è pazzo di te! D’altronde…come si può non amarvi, mia bellissima dama?” fece Greg di risposta, evocando passate maniere.

“Ma senti questo…” s’intromise Klay, perplessa per l’atteggiamento dell’amico.

“Gelosa, maschiaccia?” domandò pungente.

“Io? Ma va! E chi se ne frega di Merepres, io è Harry Potter che voglio! – puntualizzò – Gin, quando organizzi una festa così lo conosco meglio?”

“Non hai un briciolo di sensibilità femminile, non lo sai che sono gli uomini a dover fare il primo passo?” le fece notare l’amico.

“Seh, nei tuoi bei tempi andati forse, damerino! Tu che dici, Gin?” interpellò l’amica.

“Ah, lasciatemi fuori dalle vostre diatribe!” rispose spiccia, l’idea della festa non le era per niente piaciuta! Si diresse in classe quasi senza più parlare.

La lezione di Davers Merepres fu interessantissima come sempre. Iniziò con qualche accenno all’autotrasfigurazione ma come ogni volta sconfinò parlando delle sue ricerche.

“E quindi da quando mio padre da piccolo mi mostro i sigilli del tre fondatori di Hogwarts, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero, parlandomi del mistero della scomparsa del quarto sigillo di Serpeverde, ho deciso che una volta cresciuto mi sarei messo a studiarne la leggenda e a cercarlo. Magari uno di questi giorni vi narro l’intera leggenda se ancora non la conoscete. A domani, ragazzi” concluse il professore uscendo dall’aula.

 

Gin, Greg e Klay si salutarono uscendo dall’aula. La rossa iniziò a percorrere diversi corridoio nella speranza di trovare Hermione ma pochi istanti e incappò nel professor Merepres.

“Oh, Ginevra, buon pomeriggio! Come mai ancora qui?” le domandò affiancandola e facendo capolino da dietro un enorme ammasso di pergamene muffite e coperte di polvere che stavano tra le sue braccia.

“Salve professor Merepres. Cercavo un’amica… Hermione Granger, lavora qui” spiegò.

L’uomo annuì “La conosco, è la nuova collega della dottoressa Walsh! Molto in gamba quella ragazza!” fece, cercando di trattenere delle pergamene che stavano scivolando via.

“Posso aiutarla?” si propose Ginny vedendolo in difficoltà.

“Non vorrei veramente che si sporcasse, con tutte queste scartoffie impolverate…”

Ginny non attese oltre, agguantò un mucchietto di pergamene e alleggerì il professore. Lo seguì fin nel suo ufficio e rimase incantata dalle chincaglie e dall’incredibile numero dei più svariati manufatti che riempivano il suo ufficio.

“Mi scusi signorina Weasley, ma non sono notoriamente un tipo ordinato” disse a disagio.

“Si dice che nessuno dei più grandi geni lo sia” rispose cercando di metterlo a proprio agio.

Lui rispose con una risata distesa, appoggiando sulla scrivania già ingombra di materiale le pergamene appena recuperate.

“E così è questo il suo lavoro, l’insegnamento è una sorta di diversivo?” domandò Ginevra guardandosi attorno curiosa ma ben attenta a non toccare niente.

“L’insegnamento è una passione. E un favore che devo. Ma questo è realmente ciò che io amo…” la informò aggiustandosi gli occhiali sul naso e scrollandosi la polvere di dosso.

“Sì, si capisce dalle sue lezioni…” commentò Gin incantata.

“Vado così palesemente fuori tema?” domandò un po’ dispiaciuto.

Ginevra si riscosse “Oh, affatto! Io adoro le sue digressioni, ho una passione sconfinata per la storia e le leggende. Pensi che mio fratello lavorava come spezzaincantesimi per la Gringott e vedeva posti meravigliosi. Restavo incantata ogni volta leggendo le sue lettere…”

Merepres fu felice dell’interessamento di quella giovane ragazza bella e intelligente ma si ricordò di tenere a mente che si trattava pur sempre di una sua allieva.

“Grazie signorina Weasley” rispose soltanto.

“Oh, grazie a lei professore! Non vedo l’ora di sentire la leggenda della scomparsa del medaglione di Serpeverde” gli comunicò.

Lui annuì e sorrise “Tra una lezione e l’altra vi metterò tutti al corrente. Se nel frattempo vuole saperne di più venga pure nel mio ufficio qui quando vuole, è tutto a sua disposizione!”

“Grazie professore!”

“Davers, fuori dall’aula, o mi farà sentire in imbarazzo, Signorina Weasley”

“Gin” la rossa gli porse la mano amichevole e quando lui gliela strinse percepì una misteriosa sensazione, come se ci fosse altro, ma ben presto se ne dimenticò.

Era soddisfatta di quella chiacchierata. Ed era contenta di essere la “cocca del prof”, Merepres le piaceva davvero molto. E per dirla tutta lo trovava anche molto affascinante.

 

“Ehi Gin, come mai da queste parti?” la voce di Harry la fece sussultare mentre si richiudeva alle spalle la porta dell’ufficio del professore.

“Ciao Harry! Hai finito per oggi?” domandò vedendolo in borghese.

Il ragazzo annuì e si incamminò al suo fianco “Ma come mai esci dall’ufficio di Merepres? E’ un tuo professore se non sbaglio, eh? Non avrai mica avuto qualche richiamo? Non va mica bene…”

Ginny gli riservò un sorriso ironico “Da che pulpito giunge questa predica… Sbaglio o tu e Ron avete collezionato più detenzioni e richiamo al primo anno di accademia che in un anno con la Umbridge?!”

“E questo che c’entra? Noi siamo noi, tu invece sei sempre stata quella brava…” le sottolineò.

“No, quella era Hermione, non io… Io caso mai son sempre stata quella furba in queste situazioni. Comunque ho incrociato Davers nei corridoi e l’ho aiutato a portare nel suo ufficio delle cose, poi mi sono fermata a chiacchierare” spiegò, con una punta di malizia nella voce.

Harry si irrigidì un po’ ma cercò di non darlo a vedere “Cos’è tutta questa confidenza con un professore?” le chiese un po’ geloso.

Lei alzò le spalle “E’ lui che mi ha chiesto di chiamarlo così. E poi non è mica solo un professore, è anche un giovane ricercatore molto affascinante” continuò. Sperò di poter scorgere un picco di gelosia nei suoi occhi, magari sarebbe riuscita a risvegliare un qualche tipo di reazione che andasse oltre gli sguardi adoranti di cui aveva parlato con Hermione.

Tuttavia non ottenne risultato. Se dentro Harry si stava rodendo fuori non mostrò il minimo segno “Ma per favore, io quasi quasi preferisco Cactus” ironizzò.

Intavolando una discussione sui dubbi usi e le dubbie maniere di Cactus i due si incamminarono verso i camini del Ministero e Ginevra seguì Harry fino a Goldric’s Hollow.

 

“Ah, quindi dici che sei più comoda se resti qui con noi?” domandò Ron alla sorella.

Lei annuì “Sì, sai… alla Tana ormai tutto è in subbuglio per Fleur, siccome Bill lavora molto ormai lei vive lì e io posso prendere Fleur solo a piccole dosi… E poi così possiamo andare assieme al Ministero quando abbiamo gli stessi orari. Senza contare che avreste qualcuno che vi cucina sempre qualcosa di buono e che vi fa la spesa…” lo informò.

“Bè, se sta bene ad Harry, questa è casa sua” rispose il rosso.

Gin e Harry si scambiarono un cinque. Poi la rossa aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa che le ispirasse di essere cucinato “Pensavo di fare del pollo, che ne dite?”

Ron si alzò stancamente dalla sedia “Fate voi, io non ho fame… me ne vado a letto. Scusa Gin, festeggerò domani la tua entrata in casa. Notte…” e scomparve con passo pesante su per le scale.

Harry e Gin si scambiarono un’occhiata preoccupata.

“Non l’ho più visto fare un pasto decente da quando Hermione l’ha lasciato” commentò lui.

“E io non gli ho più visto fare un sorriso. Anche Hermione è a pezzi” confessò sedendosi su una sedia accanto al tavolo.

Harry sbuffò “Bè ma scusa, la decisione l’ha presa lei…”

Ginevra gli rivolse uno sguardo provocatorio “Tu credi che sia facile lasciare qualcuno che ami?” domandò sapendo bene a cosa si stesse riferendo.

Harry rimase per un attimo perplesso, la bocca aperta nel tentativo di trovare una spiegazione, una scusa, un’opinione da esprimere. Tuttavia si limitò a fare cenno di no con la testa e a guardare altrove.

“Mi piacerebbe che Hermione mi dicesse qualcosa almeno, non si è quasi più fatta vedere, è sfuggente” aggiunse qualche istante dopo.

“E ci credo, sei sempre assieme a Ron, come potrebbe parlarti? E’ molto difficile anche per lei, magari dopo cena perché non passi tu da lei?” le propose la rossa.

Lui annuì trovandola una buona idea. Gli mancava la sua migliore amica, sentiva il bisogno di parlare un po’ con lei ma contemporaneamente si sentiva in colpa nei confronti di Ron. Improvvisamente si sentì come molti anni prima, quando erano ragazzi, ad Hogwarts, perennemente intrappolato nei loro continui litigi e battibecchi. Solo che ora la cosa era ben più seria. Sperò che le cose si risolvessero alla svelta in qualsiasi modo.

Intanto però, poteva godersi Ginny ogni volta che voleva, la guardò cucinare seduto al tavolo, il viso assorto appoggiato su una mano, lo sguardo incantato. Pensò che fosse davvero perfetta.

 

Come proposto da Gin, dopo cena Harry si recò da Hermione tranquillo, sapeva che non avrebbe trovato nessuno a casa e non ebbe esitazioni. Quando entrò dopo aver suonato alla porta si ritrovò di fronte un’Hermione veramente distrutta. Buttata sul divano con una tutta da ginnastica sgualcita aveva proprio gli occhi di chi aveva appena pianto.

Improvvisamente si sentì dispiaciuto per essersi sentito in colpa nei confronti di Ron, quella brutta solidarietà maschile che l’aveva tenuto un po’ lontano da lei negli ultimi giorni aveva fatto in modo che la sua amica restasse sola nella sua tristezza.

“Ehi, Herm… sei davvero elegante stasera… e che bei capelli” la prese in giro facendosi spazio tra i volumi sparsi sul divano e sedendosi accanto a lei.

Lei si lasciò andare in una risatina “Sono sorpresa di vederti, pensavo saresti stato a casa a sostenere il tuo amico Ron…” commentò con una vocina piccola piccola.

Harry le riservò uno sguardo di rimprovero “Smettila Herm, sennò mi sembra davvero che siamo tornati ad avere quindici anni…” le consigliò sorridendo.

Anche lei sorrise all’ondata di ricordi che fecero capolino. Era tutto quasi uguale. Quasi.

“Harry mi dispiace tanto, ho turbato un po’ la quiete a tutti, e proprio ora che tu avresti solo bisogno di tranquillità, sicurezza e compagnia”

“Ma va! Non preoccuparti per me, certo mi hanno quasi ammazzato… ma non dovrei esserci abituato ormai?” le domandò comicamente.

Lei rise di nuovo “Ah, giusto, mio eroe!”

Poi si fece seria “Harry, quello che è successo è molto grave, lo sai…”

“Sì, lo so… ora non c’è più nessuno che mi prepara cibi orrendi a casa…” fece lui.

“Non sto parlando di me, non scherzare! Potrebbero riprovarci se c’è dietro una setta con uno scopo ben preciso… Cercherò di scoprire più che posso, te lo garantisco” fece lei seriamente preoccupata.

Lui sospirò “Non ne dubito Herm, ma non sono qui per parlare di questo…”

Lei si rannicchiò di più in sé stessa e prese a fissare un punto imprecisato della stanza “Ti stai chiedendo anche tu perché?”

Lui annuì rimanendo in silenzio.

Gli occhi di Hermione si fecero di nuovo lucidi “La nostra storia stava facendo acqua da tutte le parti… Ron deve rendersene conto. Se ci riuscirà allora forse saremo anche in grado di recuperare assieme. Altrimenti non c’è possibilità”

Le parole di Hermione risultarono piuttosto dure alle orecchie di Harry, ancora non riusciva bene a capire cosa intendesse l’amica ma se aveva detto così una ragione c’era sicuramente. Si ripromise di pensarci e provare a capirla.

“Senti, invece di stare qui a discutere di persone quasi morte e cuori spezzati, che ne dici di un bel volo rilassante per allontanare i brutti pensieri a bordo della mia firebolt? Io e lei siamo venuti qui apposta…

Hermione annuì, scomparve qualche secondo e riapparve perfettamente vestita.

 

Quel giro in scopa nel freddo della notte che scendeva era proprio quello che ci voleva per non pensare troppo e chiarirsi le idee. Ne fu infinitamente grata ad Harry.

 

Continua…

 

 

Buonasera a tutti!!! Eccomi qui di nuovo, è un periodo particolarmente produttivo questo, l’altro giorno ho sformato la mia one-shot Your Final Dance – che se non lo avete ancora fatto vi invito a leggere XD Pubblicità Per Me – e ora eccomi qui con il nuovo capitolo!

Visto che scheggia? Ho migliorato i tempi d’aggiornamento mica da ridere, da un anno e mezzo a tre mesi! Se questi non sono progressi da lodare… XD

Scherzi a parte, scusate per l’attesa sempre infinita… Però con questo capitolo ha chiarito i dubbi della maggior parte di voi circa la rottura tra Ron ed Herm, dai non ditemi che non avete nemmeno notato che li si vedevano solo fare quella cosina lì!!!!

Spero che questo capitolo soft vi piaccia, ho introdotto il mitico prof Merepres (io amo quest’uomo, anche se forse amo di più Greg tra le mie creazioni maschili), e poi c’è stato anche uno spiraglio sui cattivi… POTTER, DEVI MORIREEEE!! :P Scherzo eh, forse….

 

Ringrazio infinitamente coloro che hanno letto la mia storia, nuovi lettori e vecchi affezionati e mando un bacione incredibilmente grande ai miei recensori del capitolo precedente:

Ilaria, _Pe_, Ale, EDVIGE86, Vale, Saty, evanescense88, London04, Moonlight Rage, SHUN DI ANDROMEDA, Hohenheimdelaluz…

Scusatemi se non vi rispondo degnamente uno per volta ma devo finire di preparare la pappa per il pic nic cui devo andare domani!! ^^ Speriamo sia bel tempo!

 

Un bacio a tutti e mi raccomando, recensite che mi fate tanto felice!!!

La vostra

 

Ly

 

 

 

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