Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
AVVERTENZA:
Questa fan fiction
contiene SPOILER nella forma di riferimenti casuali
ai fatti narrati in “Harry Potter and
the Half-Blood Prince”,
se non avete letto ancora il libro e non volete rovinarvi la sorpresa allora non
leggetela (o meglio, aspettate l’autunno ^^). Ecco, io vi ho avvertito, non
voglio lamentele ora.
Tengo a sottolineare che NON sarà un
seguito del libro per cui, nessun settimo anno né niente di niente e riguardo…
E ora… Enjoy!
EVERYTHING GOES ON
I – Prologo: Fine…?
“Sectumsempra!”
Non aveva avuto nemmeno il tempo di riprendersi
dalla Cruciatus che gli aveva spezzato il corpo che venne investito da questo
nuovo incantesimo. Nel petto già dolorante si aprì uno squarcio che prese a
sanguinare copiosamente, inzuppandogli i vestiti logori e sporchi, poteva
sentire il sapore ferroso del sangue anche in bocca ora. Se non altro, ormai
non riusciva più nemmeno a sentirlo il dolore. Il suo colpo pulsava sì, ma
pulsava di un misto tra rabbia e sofferenza interiore. Per la sua impotenza in
quel momento, perché non riusciva a sconfiggerlo e non avrebbe resistito ancora
a lungo. Perché se non ce l’avesse fatta le persone che così tanto aveva amato
e aveva perso, i suoi genitori prima di tutto e poi famigliari, amici e
insegnanti…se non ce l’avesse fatta tutto il loro dolore e i loro sacrifici
sarebbero stati vani. Ora era lì, lì di fronte a quello che rimaneva del suo
avversario: un corpo quasi senz’anima ma un corpo molto potente. Un corpo però
che poteva essere sconfitto. E lo doveva a loro, doveva eliminarlo una volta
per tutte. E questa volta per sempre.
Harry Potter si lasciò scivolare dietro una grande
colonna in marmo, in un angolo buio di quello che rimaneva di ciò che una volta
era una grande biblioteca. Si accasciò ansimante in un angolo, doveva
assolutamente riprendere fiato e calmarsi. Le sue mani doloranti tremavano così
tanto che se anche fosse riuscito a lanciargli l’incantesimo più potente del
mondo lo avrebbe con ogni certezza mancato. Senza contare che non vedeva più
molto bene, anzi sempre peggio, da quando quell’incantesimo lo aveva colpito in
pieno viso. E non poteva più permettersi colpi a vuoto, sapeva che con la poca
energia che gli rimaneva ogni incantesimo avrebbe potuto essere l’ultimo. Restò
in ascolto e si compiacque di non sentire la voce serpentina di Voldemort
chiamarlo, come aveva fatto in precedenza. A quanto pareva nemmeno lui aveva
fiato da perdere in inutili giochetti vocali che con Harry avrebbero
funzionato, forse, solo molti anni prima. Aveva imparato, crescendo, a
resistere alle subdole provocazioni e ai giochetti a cui i suoi avversari
ricorrevano. Nella logica della guerra era solo fatica sprecata, restare in
agguato ed attaccare quelle sì che erano le cose migliori. Anche se costava
molta, molta fatica resistere all’impulso di uscire allo scoperto di fronte a
certe frasi che ti toccano nel cuore. E ora era lì, schiacciato in un angolo
buio, avvolto da un silenzio assordante, in attesa di qualsiasi cosa. Di un
briciolo di forza raccolta, di un’idea, di un’occasione che non arrivava mai.
La verità era che Voldemort, anche cono un solo
briciolo di anima in corpo, era ancora troppo forte per un giovane mago
diciottenne come lui.
Cercò di scacciare quel pensiero negativo dalla memoria.
Non lo avrebbe aiutato affatto. C’era un modo, ci doveva essere, e lui lo
avrebbe trovato ad ogni costo. Era diventato forte, molto forte, soprattutto
nell’ultimo anno. Aveva appreso cose che non avrebbe nemmeno immaginato ad
Hogwarts, incantesimi, controincantesimi, tecniche magiche di combattimento.
Verità. La verità più grande che aveva imparato poi, era che tra lui e
Voldemort c’era un’unica grandissima differenza, una differenza che a seconda
dei casi poteva essere sfruttata come una debolezza ma che invece aveva in sé
una grande forza.
L’amore.
Glielo aveva insegnato Silente, glielo aveva
ripetuto fino allo sfinimento fin dal suo primo anno ad Hogwarts e per tanto
tempo non aveva capito come l’amore potesse rappresentare un’arma.
Poteva colpire l’amore? Tutt’al più poteva rigirarsi
contro di lui, come era più volte successo.
Poteva ferire l’amore? Lui aveva certamente sofferto
per amore, ma chi amore non aveva mai provato di amore certo non poteva perire.
Poteva aiutarlo l’amore? L’aveva aiutato tanto sì.
Ron ed Hermione, due delle persone che più amava nella sua vita, i suoi
migliori amici, erano rimasti con lui, avevano superato ogni cosa insieme fino
a quel momento.
Come poteva aiutarlo l’amore ora? Ora che si trovava
solo in quella che era la vecchia e maestosa dimora di Salazar Serpeverde,
impregnata di magia oscura e segnata dal combattimento che quella notte aveva
preso piede, interminabile. Ora che non era più nel mondo reale ma in una
dimensione infernale e parallela dove nessun essere umano poteva uscire o
entrare. Solo loro due.
“Io e te, Harry. Come diciassette anni fa. Ma ora la
fine sarà piuttosto diversa” gli aveva sibilato divertito Voldemort, sembravano
passate ore da quella sua frase.
Ed era terribilmente d’accordo con quella affermazione.
Questa volta sarebbe finita diversamente. Anzi, sarebbe finita e basta. E
l’epilogo era ormai agli sgoccioli.
Poi, a tradirlo fu il suo stesso sangue. Nel
silenzio immobile una grossa goccia di liquido rosso si schiantò a terra con il
colpo di un tuono, quasi. E non passò un attimo che Harry si buttò di lato per
schivare il più possibile la nuova maledizione che gli si scagliava contro.
Con una dolorosa capriola si rimise in piedi e alzò la sua
bacchetta contro Lord Voldemort, che ora gli stava innanzi, a pochi metri. In
un attimo scagliò contro di lui un silenzioso incantesimo combinato di disarmo
e attacco che però il signore Oscuro riuscì a schermare, accompagnando il suo
successo con una fiacca risata. Ma Harry non si scoraggiò, con una velocità
particolare acquisita in sei lunghi anni di gioco sui campi da Quidditch corse
verso Lord Voldemort, scivolò alle sue spalle e lo colpì con un potente
schiantesimo che, se anche non sortì l’effetto desiderato, ebbe il merito di
scaraventarlo a terra e disarmarlo.
Facendo leva sulla propria gamba sana Harry saltò in piedi
di nuovo pronto a colpire. Ma con un semplice movimento della mano Lord
Voldemort fece volare metri avanti la sua bacchetta. Ora erano uno di fronte
all’altro, disarmati, all’ultimo minuto.
Harry guardò la bacchetta lontano e per un istante chiuse
gli occhi in preda alla disperazione. Era troppo stanco, troppo deconcentrato,
troppo dolorante per riuscire ad effettuare anche la più semplice delle magie senza
bacchetta. Dopo tutto aveva imparato a padroneggiare quella difficile tecnica
solo da poco e ancora con grande sforzo, per quel che ne sapeva, Voldemort ne
era invece un esperto da sempre.
Lo vide tendere un braccio innanzi a lui e stringere la
mano destra a pugno, nel medesimo istante si sentì mancare il fiato e sollevare
da terra come se grosse dita invisibili lo stessero agguantando per la gola.
Iniziò ad annaspare e strizzò gli occhi ormai pieni di
lacrime: così la fine era arrivata e non ce l’aveva fatta. Aveva fallito. I
suoi genitori, Sirius, Silente, i suoi amici, Ron, Hermione e Ginny… non era
riuscito a fare niente per loro. Li avrebbe lasciati in un mondo infernale, non
avrebbe mantenuto la sua promessa.
L’amore… a cosa gli era servito alla fine l’amore? Non si
era rivelato questa grande arma ora che stava morendo. Era arrivato fin lì con
l’aiuto dei suoi amici ma sapeva di dover affrontare quell’ultima battaglia da
solo e ora che il suo corpo iniziava a intorpidirsi desiderò essere lontano di
lì, in una bella giornata d’estate alla Tana, con Ron ed Hermione alle prese
con le loro gelosie e ripicche, con Ginny ridente seduta su un ramo d’albero e
la signora Weasley urlante alla porta che richiama tutti a tavola. Desiderò di
non aver mai incrociato la strada di Tom Riddle e il suo ultimo pensiero fu una
preghiera: la speranza di un mondo senza Voldemort per tutti quelli che amava.
E improvvisamente si ricordò di un’ultima carta da
giocare: sarebbe morto in ogni caso e quindi tanto valeva morire di sua
iniziativa portandosi però dietro quella maledetta bestia che gli stava di
fronte. Un incantesimo sacrificale era quello che ci voleva, e ne conosceva uno
che faceva esattamente al caso suo.
Tuttavia nel medesimo istante in cui formulò le prime sillabe
della formula proibita un canto riecheggiò nel silenzio nero. Un canto che non
udiva dalla precedente estate, il giorno cui, dopo il funerale di Silente,
Funny se n’era volata via. L’avevano a lungo cercata, lui Ron ed Hermione, ma
non l’avevano più trovata. E ora era lì, con un bagliore accecante sopra le
loro teste a cantare note ristoratrici. Con un grido Voldemort lasciò andare
Harry e ritirò la mano tesa come se si fosse scottato. Si rialzò dal giaciglio
di macerie su cui era atterrato e improvvisamente comprese: l’amore gli aveva
dato la speranza, la speranza aveva chiamato la fenice che gli aveva ridato la
forza per sconfiggere Voldemort. O meglio, l’aveva tirata fuori da dentro di
lui.
Come anni prima nella Camera dei Segreti dagli artigli di
Funny scivolò una spada: la spada di Grifondoro.
Approfittando dell’attimo di sconcerto che balenò sul
volto del suo avversario Harry si lanciò contro di lui in una corsa cieca.
Ghermì la spada in alto davanti a lui e fendette un colpo in mezzo all’aria.
“Muori!” gridò con tutto il fiato e le ultime forze che
aveva addosso. Una falce di luce giallo-rossa partì dalla sua arma e si riversò
in pieno addosso a Lord Voldemort che, con ancora un’espressione sconcertata
dipinta sul volto serpentiforme si frantumò, sbriciolò e infine scomparve non
lasciando altro che una veste vuota a terra.
La spada cadde dalle mani di Harry che crollò al suolo con
un solo pensiero nella mente: Ron, Hermione, Ginny… Ce l’ho fatta!
Poi, mentre l’edificio collassava attorno a lui, tutto
nella sua mente scomparve e si fece buio.
“No, no! Cosa fai, Harry? Resta fermo o cadr… ah ah ah!”
la risata genuina di Ginny consolò Harry del dolore al fondoschiena che provò
scivolando dal letto in cui stava ormai da più di due settimane. Seduto a terra
come un allocco gesticolò attorno a sé alla ricerca di qualcosa cui aggrapparsi
per riuscire a rimettersi in piedi.
“E aiutami, invece di ridere tanto!” sbuffò cercando di
mettersi in ginocchio e ignorando il dolore agli arti inferiori ancora non completamente
guariti.
Ma Ginny non smise assolutamente di ridere “Non eri tu
quello che voleva fare tutto da solo? Se avessi accettato il mio aiuto prima
non saresti caduto dal letto. Ma tu no, sei sempre il solito cocciuto. Bene,
rialzati da solo!” rispose profondamente divertita scoppiando maggiormente a
ridere alla vista di un Harry a quattro zampe aggrovigliato nel lenzuolo
bianco.
Sempre sbuffando Harry riuscì ad avvinghiarsi al davanzale
della finestra poco lontano e a issarsi sulle gambe. Una sferzata di vento
fresco portò con sé attraverso i vetri spalancati il profumo di settembre, un
odore che lo faceva sentire a casa, sicuro, un odore che gli ricordava
inevitabilmente la sua Hogwarts. Lasciò che l’aria gli scompigliasse i capelli
e portasse un po’ di refrigerio ai suoi occhi attraverso le spesse bende.
Riconobbe le risate famigliari di qualcuno che arrivava
attraverso il cortile e poi le loro voci “Harry, ehi Harry! Siamo qui!”
“Ma sei stupido o cosa? Come potrebbe vederti agitare un
braccio se ancora ha le fasciature?”
“Oh, hai ragione…” rispose la prima voce.
L’altra si limitò ad un sospiro di assenso e
rassegnazione.
“Ehi, mi hai dato dello stupido per caso?”
“Oh, ti prego…”
“Ragazzi, smettetela! Stiamo andando a trovare Harry che…
Oh, eccolo là! Harry caro, ti ho portato una torta! Immagino che non sarà molto
buono il cibo dell’ospedale, ti vedo deperito”
“Mamma, magari puoi anche dirglielo in camera invece di
gridarglielo attraverso il cortile… Fai più casino dei miei draghi…” suggerì
una quarta voce, un po’ imbarazzata.
“Oh, hai ragione Charlie caro. Harry, arriviamo subito!”
Harry sorrise al vento fresco dell’autunno che aveva
portato con sé profumi piacevoli e persone famigliari e a tastoni ritrovò il
proprio letto, sedendocisi con attenzione. Era bello sapere che tutto poteva
ancora essere come prima, che le belle vecchie abitudini non erano cambiate e
che presto avrebbe riaperto gli occhi e guardato a un mondo di pace senza
Voldemort.
Continua…
Buongiorno bimbi!! Sono lieta di vedere che state leggendo
la mia nuova fan fic e soprattutto sono lieta di essere di nuovo finalmente
tornata a seminare terrore con le mie storie… ah ah ah! Bè, mi è mancato da
matti scrivere e ora che questa nuova idea ha preso piega nella mia testolina e
tutti gli esami universitari, i tirocini, i casini della mia vita sono finiti…
Ho di nuovo tutto il tempo di questo mondo per dedicarmi a quello che mi piace
di più… SCRIVERE FICTION!
A breve anche il primo vero capitolo… Ma solo se trovo
qualche commentino gratificante.
:P
E fatemi sapere che ne pensate perché, sinceramente, visto
che ormai sembravo specializzata in malandrini scrivere sui nostri giovani mi è
difficilissimo soprattutto avendo avuto dei maestri del calibro di Sunny, Vale,
Strek, Angèle, Judie e tanti altri… Riuscirò a cavarne fuori qualcosa di
originalmente carino? Mah…
Un bacio anticipato alla mia piccola grande Vale che ha
fatto il tifo per me già prima che questa fic iniziasse. ^3^ Smak tesorino!
“Ehi, buongiorno… Finalmente
sveglie, eh?” Ron abbozzò un sorriso tenero guardando verso la porta della cucina.
Hermione era appena entrata, l’aria ancora decisamente assonnata e una camicia
di Ron addosso talmente in disordine da riuscire a tenere testa ai suoi
capelli.
“’giorno” sbadigliò di rimando
entrando nella stanza luminosa e buttandosi stancamente su una sedia di fianco
a lui.
Ron la osservò divertito, vedere
Hermione alzarsi tardi e presentarsi a colazione in pigiama era una cosa rara,
vederla varcare la soglia della cucina poco prima del mezzogiorno con addosso
una sua camicia era probabilmente unica.
“Caffè?” le chiese alzandosi
rapidamente e sfiorando con la bacchetta il bricco di vetro pieno di liquido
nero da cui salirono immediatamente piccole nuvole di vapore.
“Decisamente sì…” rispose lei,
sbadigliando di nuovo.
Ron ridacchiò versandogliene una
tazza abbondante “Dormito poco, eh?” ironizzò.
Per tutta risposta la riccia gli
rifilò un’occhiata bieca “Bè, di certo non è stata colpa mia se quando sono
tornata a notte fonda ho trovato qualcuno sveglio che non mi voleva far
dormire…” disse, ma il tono della sua voce dava ad intendere tutto fuorché il
minimo risentimento.
Ron non trattenne un sorriso
malizioso e divertito e con il dorso delle dita le sfiorò la base del collo,
sotto i ricci ribelli, provocandole un piccolo brivido, per poi riprendere posto
accanto a lei “Non ho mica fatto tutto da solo, eh?”.
Hermione si voltò leggermente
verso il ragazzo che le stava di fianco, sorseggiando il suo caffè amaro e
scuotendo la testa con fare rassegnato.
Dopo alcuni attimi di silenzio
dette un colpo di tosse “E… come mai ancora a casa stamani? Harry non è già
uscito?” domandò cercando un pretesto per agganciare una conversazione.
“Sì, ma doveva fare delle
commissioni, oggi è il nostro giorno di riposo” spiegò vagamente.
Hermione annuì passandosi
distrattamente una ciocca riccia dietro l’orecchio “Ah, già. Tu non hai nulla
da fare?” chiese cercando di mostrare interesse.
“Nulla a parte rilassarmi, oggi.”
rispose portando le mani dietro la testa e accomodandosi meglio sulla sedia.
Annuì di nuovo appoggiando delicatamente
la sua tazza vuota sulla superficie marmorea del tavolo “Stasera siamo a cena
dai tuoi genitori, vero?”
“Già, speriamo sia bel tempo
perché mamma ha organizzato una delle sue cene in famiglia nel giardino della
Tana…” fece dando un’occhiata al tempo di fuori, che negli ultimi giorni aveva
portato un po’ di pioggia.
Gli occhi di Hermione corsero al
cielo limpido che si intravedeva dalle tende scostate “Sembra che sia una bella
giornata”.
“Bè, stamattina sono uscito un
secondo e sembrava calda, sì” aggiunse Ron.
Hermione si alzò dal tavolo per
raggiungere la finestra, scivolando attorno a Ron che non la perse di vista un
istante. Spalancò i vetri e respirò l’aria tiepida di inizio settembre “Sarà
una bella giornata, la cena è salva” decretò sicura.
Questa volta fu Ron ad annuire
“Bè, se al massimo finisce a piovere usciamo io e te per una cenetta, ti va? È
tanto che non facciamo qualcosa di questo genere…”
Hermione sorrise entusiasta e lo
abbracciò alle spalle, sprofondando il viso nel suo collo e dandogli un piccolo
bacio “Già, una cena, due chiacchiere, una passeggiata… E’ tanto, sì” constatò.
Ron si voltò verso di lei fino a
trovarsela di fronte “E se non riusciremo stasera possiamo sempre fare domani”
le propose.
“Mh… Però per domani sera devo finire
una relazione e sono un po’ in dietro…” replicò dispiaciuta lei, sedendosi
sulle sue gambe.
Ron se la accomodò meglio
tirandola a sé “Che relazione?” domandò più per circostanze che per vero
interesse.
“Oh, una ricerca che ho svolto
per l’ufficio Uso Improprio di Manufatti Babbani. Quella sui computer ipnotici”
accennò iniziando a giocare con i capelli rossicci della nuca di lui.
Ron strinse le sue braccia
attorno alla vita di Hermione accarezzandole la schiena “Aha”
Hermione annuì distrattamente “E’
stato un caso molto impegnativo, sai? Pensa che questo gruppo di malavitosi
faceva commettere atti criminali alle povere persone che ipnotizzava…”
“Mhm… Molto interessante”
commentò mentre lasciava che Hermione si sedesse a cavallo delle sue gambe.
“Ron… Non è vero… Ti prego…”
commentò inarcando le sopracciglia con fare divertito e avvicinandosi al suo
volto.
Lui finse un’aria offesa “Oh, ma
invece lo è. Raccontami, dai… Questo compulters…”
Hermione si lasciò sfuggire una
risata prima di sussurrargli “Shhh…” all’orecchio, catturagli il viso tra le
mani e baciarlo, avvinghiandosi a lui.
Era come se nell’ultimo periodo
ogni stante che non passassero stretti l’uno all’altra fosse assolutamente
privo di valore e poco interessante. Come due adolescenti, più che come una
coppia di giovani maturi, non potevano evitare di baciarsi, toccarsi e fare
l’amore ogni volta che si trovavano soli l’uno con l’altra.
Ogni volta che le dita o le
labbra di Ron sfioravano anche solo una guancia Hermione provava un brivido
insopprimibile e per Ron l’abbraccio di Hermione era diventata una necessità.
In pochi attimi Hermione si
ritrovò a cavalcioni sul suo ragazzo seduto sopra il tavolo freddo, intenta a
sbottonare la sua camicia con fare decisamente impaziente.
“Herm, la cucina però…” cercò di
farle notare Ron un po’ a disagio.
Per tutta risposta lei mise un
adorabile broncio e incollò il suo naso a quello di lui “Ehi, non ti basta
stare con me?” gli sussurrò a fior di labbra e con un bacio uccise sul nascere
la risposta di lui che non ebbe più nulla da obiettare.
Non erano trascorsi cinque minuti
che la porta bianca della cucina si spalancò poco delicatamente.
“Oh mio Dio! Ragazzi, il tavolo!
E tra poco ci dobbiamo anche pranzare… Hermione! Ron!” Harry si voltò
all’istante levando gli occhiali e portando una mano sugli occhi, lasciando
cadere a terra il pacco di cartone che teneva per evitare di fissare nella sua
memoria quell’immagine imbarazzante.
Ron iniziò a tossire
rumorosamente mentre Hermione, imbarazza, si stringeva la camicia
semi-sbottonata al petto arrossendo furiosamente.
“Ha-harry! Come… Cosa… Così
all’improvviso…” balbettò saltando giù dal tavolo –e da Ron- e ravvivandosi i
ricci sciolti.
Harry rimase istupidito a
fissarli, passando il suo sguardo da Ron a Hermione, da Hermione a Ron…
“Così all’improvviso? Ma se è ora
di pranzo! E poi questa è ancora casa mia… La mia cucina! Oh Dio, avete fatto
sesso sul mio tavolo da pranzo!”
Ron tossì ancora più forte mentre
Hermione emetteva un sussurro di indignazione “Harry! Non abbiamo fatto… Non
abbiamo fatto proprio niente! Ci stavamo solo… dando il buon giorno” terminò
guardando altrove.
“Già, sei arrivato troppo presto
per permetterci delle evoluzioni, amico…” sussurrò Ron, diversamente da lei
divertito dalla situazione.
Harry si lasciò sfuggire una
risatina rassegnata mentre Hermione emetteva l’ennesimo sospiro di indignazione
cercando inutilmente di tirare la camicia che aveva addosso al di sotto
dell’inguine, “Ron” bisbigliò lanciandogli un’occhiataccia.
Il rosso alzò le spalle vago
scendendo finalmente dal tavolo e prendendo posto più civilmente su una sedia.
Hermione sgattaiolò fuori dalla
cucina, scivolando alle spalle di Harry che ancora non aveva alzato il suo
sguardo da terra “Mi vado a… preparare” mormorò sulla porta.
Harry dette una risatina
“Hermione, la parola giusta è ‘vestire’…” le suggerì mentre Ron tramutava una
risata in un colpo di tosse per non scatenare le ire di Hermione.
Il moro si sedette su uno
sgabello di fronte all’amico, inforcando nuovamente gli occhiali “Per Merlino,
quasi non fate altro ultimamente!” commentò mezzo divertito e mezzo
sconcertato.
Ron alzò le spalle “E’ come se
non potessimo farne a meno… Siamo lì, diciamo due parole, ci scambiamo uno
sguardo e dopo un attimo siamo lì che stiamo uno addosso all’altra… Harry,
Hermione è così… così Hermione che non posso evitare di…”
Ma fu bruscamente interrotto da
un gesto spazientito di Harry che allungando un braccio lo mise a tacere prima
che potesse concludere “Non mi interessano i particolari della vita sessuale
dei miei migliori amici. Se siete felici così mi va anche bene, lo sai. Certo,
finchè non coinvolgete il mio tavolo da pranzo nello vostre pratiche perverse…”
aggiunse più con divertimento che con vero disappunto.
Ron gli fece un cenno d’assenso
con il capo quindi sorrise di nuovo “Stasera cena alla Tana, sei pronto? Mamma
è furiosa, dice che non ti fai una cena decente da noi da secoli e vuole
assolutamente il suo ottavo figlio acquisito seduto di fronte ad uno dei suoi
abbondanti piatti” lo informò.
In effetti era da un po’ che
Harry non passava una serata tranquilla a casa Weasley, da quando il giugno
precedente lui, Ron ed Hermione erano diventati Auror a tutti gli effetti
avevano iniziato con il frenetico rodaggio che toccava ad ogni “novellino”.
“Mi farà piacere mangiare
qualcosa di salutare, tra la cucina tua e di Hermione e la mensa del Quartier
Generale non so cosa sia peggio…” commentò.
Il rosso di fronte a lui sbuffò
contrariato “Eccello in altre cose, io…”
“Uhm, mi domando cosa aspetti
ancora a farcele vedere allora…” buttò lì Harry ridendo e trascinando con sé
Ron, ben conscio della propria inabilità culinaria.
“Quanto tempo è che non abbiamo
una giornata libera?” domandò Ron poco dopo.
“Troppo tempo, mi sa” rispose
Harry cercando di fare mente locale ma non riuscendo a ricordare l’ultima
volta.
“Guardaci come siamo ridotti…
Almeno io ho la ragazza…” commentò Ron alzando il mento e lanciando uno sguardo
provocatorio all’amico.
Harry sbuffò, da un po’ di tempo
lui ed Hermione si erano messi in testa di trovargli a tutti i costi qualcuna.
Una trovata parecchio fastidiosa se si considerava che l’unico motivo per cui
non si era trovato una ragazza nell’ultimo periodo era che non se la stava per
niente cercando “Di nuovo questa storia? Avete trovato qualche altra giovane
damigella da presentarmi per caso?”
Ron grugnì “No, signor
non-me-ne-va-bene-nemmeno-una… Te ne avremo presentate a dozzine ma tu le hai
liquidate tutte. Senti, non è che stai ancora a pensare a quella storia, Harry?
Parliamoci chiaro…” fece diventando serio.
“Se ti riferisci a Chantal, no.
Sono stato io a scaricarla, ti ricordo. Non è che mi abbia ferito o cose
simili” gli fece notare.
“Mh. Però mi sembra strano che tu
l’abbia mollata così di punto in bianco all’inizio dell’estate… Sicuro che non
è successo qualcosa? Tu mi nascondi qualche particolare…” e Ron si sporse
minacciosamente sul tavolo per scrutarlo più da vicino.
“Nessun particolare. Te l’ho
detto mille volte perché, non c’era l’intesa giusta… Non era quella giusta,
tutto qui”
Ron continuò a fissarlo scettico
cercando di analizzare ogni anche minima reazione, gli occhi blu del ragazzo
puntati in quelli verdi dell’amico “Sarà, ma non ne sono convinto…”
Harry sbuffò perdendo la pazienza
“Come credi. Basta che tu ed Herm la smettiate con questa storia del
presentarmi una ragazza a settimana, ok? Sono capacissimo di trovarmela da
sola, se voglio!” gli fece notare con una piccola punta di risentimento.
L’altro annuì più che altro per
troncare il discorso e una volta tornata Hermione si dettero da fare per
preparare un pranzo decente.
“Cosa pagherei per avere tua
sorella al tuo posto, Ron” commentò Harry cercando di tagliare una fetta di
arrosto dura come una suola di scarpa.
“A chi lo dici…” gli fece eco
Hermione rimpiangendo le abilità culinarie dell’amica.
Harry le lanciò un’occhiataccia
“Hermione ce n’è anche per te, sai? Sarai anche la strega più abile del pianeta
ma come cuoca sei davvero una frana… Mi dispiace. I vostri figli rischieranno
l’avvelenamento perenne…” commentò mescolando la salsa al tonno pastosa e
decisamente troppo, troppo salata di Hermione.
“Deve essere una cosa ereditaria,
anche mia madre era una frana ai fornelli…” commentò la riccia addentando una
fetta di pane.
Ron annuì “Ragazzi, ci rifaremo
stasera…”
“Chi me lo fa fare di vivere con
voi, io proprio non lo so…” fece Harry ironico.
“Siamo fantastici, non potresti
fare a meno di noi, è ovvio!” gli suggerì Ron, spazzando la tovaglia di
briciole di pane con la sua bocca piena.
“Ron, sei un animale!”
“Amore mio, questi commenti
tieniteli per quando siamo io e te…Potresti mettere a disagio Harry…”
“Rooon!”
“Ragazzi, per favore…”
“Vedi? Che ti dicevo, Herm?”
Quando Harry varcò la porta di
casa Weasley fu investito dal un turbinio di profumi deliziosi. Molly, che
aveva momentaneamente lasciato pentole e padelle, lo strinse in un abbraccio
materno “Harry caro, quanto tempo che non ti fermi a cena da noi!” commentò
baciandolo su una guancia.
“Sono qui per recuperare, Signora
Weasley” rispose Harry allegramente sciogliendosi dalla sua stretta per
lasciare che salutasse anche Ron ed Hermione.
“Ragazzi miei” fece agli altri
due, schiacciandoli in un abbraccio multiplo.
“Hermione… ti trovo dimagrita… Non
è che il lavoro è troppo pesante per te, cara?” domandò analizzandola col suo
sguardo esperto.
Hermione scosse il capo ma prima che potesse anche solo
spiegare una voce acuta si insinuò nella conversazione, giungendo dalla porta
della cucina “Non è che sei inscinta, Hermione? No porchè a me è suscesso
esattamonte questo… Prima sono dimagriita e poi… Puff! Questa grosa panscia”
“Ciao Fleur” salutarono i tre
mentre la bellissima bionda ancheggiava nella loro direzione, accarezzando
fiera la sua grossa, grossa pancia.
“Sembra crescere a vista
d’occhio, è bellissima” commentò Hermione accarezzando leggermente il profilo
rotondo con una punta d’invidia tutta femminile.
“Il mio primo nipotino…” commentò
Molly tutta fiera rivolta alla nuora.
“O la prima nipotina” rispose
prontamente Fleur, stringendosi la pancia.
Molly sbuffò leggermente “Da
generazioni il primo Weasley è sempre stato un maschio…” le ricordò.
“Lo so bene, ma io dico che sarà
una femina, tradisione o non tradisione. E si chiamerà Celèste… Io e Bill
abbiamo già scialto il nome” spiegò tutta felice ai tre ragazzi.
La Signora Weasley emise un altro
sbuffo, si strofinò le mani nel grembiule e ripartì verso la cucina “Torno ai
miei manicaretti” disse senza tante cerimonie allontanandosi, seguita da Fleur.
Ron ridacchiò e Harry gli lanciò
uno sguardo interrogativo.
“Da sempre, il primogenito
Weasley si dice sia un maschio. Ma Fleur vuole a tutti i costi una femmina e
lei e mamma non fanno che litigare, per la gioia di Bill…” spiegò il rosso.
Harry alzò le spalle mentre
Hermione evitava, per cortesia, di esternare le proprie considerazioni a
riguardo.
Quando si accomodarono al tavolo
imbandito sotto il cielo sereno del cortile c’erano ancora due posti vuoti.
“Ginny e Bill?” domandò Hermione
guardandosi attorno.
“Bill è molto impegnoto
nell’ultimo periodo, sta lavorando sodo per potersi permottere un po’ di ferie
più avonti quando nascerà la piccola…” spiegò Fleur, tutta inorgoglita. Il
labbro superiore della Signora Weasley si arricciò un poco ma nessuno ci fece
caso.
“E Ginny?” domandò curioso Harry.
“Ginny è sempre fuori
ultimamente, esce all’alba e torna la sera… Secondo me ha un uomo misterioso…”
commentò Fred guadagnandosi un’occhiataccia della madre.
“Già, magari è un poco di buono e
non lo vuole portare a casa” rincarò George. Molly Weasley tossì rumorosamente.
Harry ridacchiò dei loro commenti
evitando di prenderli sul serio tuttavia la questione di Ginny lo incuriosiva.
Chissà che stava combinando?
“Ah, quante sciocchezze. Ginny si
sta semplicemente cercando un buon lavoro!” esordì Hermione, abbassando la
propria forchetta nel piatto vuoto.
“Un lavoro? E perché mai non
dovrebbe parlarcene?” si inserì la Signora Weasley.
Hermione alzò le spalle con un
sorriso “La conosciamo, no? E’ cocciuta e non vuole che nessuno la aiuti o le
dica cosa fare. Vuole trovarsi una buona strada senza l’aiuto o l’apprensione
di nessuno. Credo che sarebbe il massimo per lei tornare a casa una sera e
stupirvi con la comunicazione di qualche impiego importante e che le piace”
“Così tipico di Ginny…” commentò
Charlie con un sorriso mentre il Signor Weasley annuiva.
Qualche istante dopo Bill fece la
sua comparsa scivolando con grazia fuori dal camino e raggiungendoli
all’esterno “Buonasera a tutti”
“Bentornato, mon chère,” gli sussurrò Fleur
prima di stampargli un grosso bacio sulle labbra e abbracciarlo come se non lo
vedesse da giorni.
“Scusate il ritardo ma si sa, se
si vuole regalare il meglio a queste due splendide donne…” commentò
accarezzando il pancione della moglie.
“Bill!” non riuscì a trattenere
la Signora Weasley.
Bill alzò le spalle ignorando
l’espressione vittoriosa della propria consorte “Andiamo mamma, lo sai che per
me l’unica cosa importante è che sia sano. Lasciatemi fuori dalle vostre
diatribe sul sesso… Anche se personalmente anche io desidero una bambina…”
ammise alla fine, continuando a carezzare la grossa pancia di Fleur. Molly
mormorò tra i denti qualcosa che dovette suonare come un “Certamente anche io
desidero solo che sia sano, è ovvio…”
Ron gli sorrise divertito “La
cocca di papà, eh?”
“Puoi dirlo forte!” gli rispose
il fratello inorgoglito.
“Ma Ginny? Non si sta facendo un
po’ troppo tardi?” domandò ad un certo punto il Signor Weasley lanciando
un’occhiata al loro orologio di famiglia, attraverso la finestra aperta. Tutte
le lancette indicavano ‘casa’ ad eccezione di quella con il volto di Ginny, che
puntava su ‘lavoro’.
“Oh, guarda… E’ di ritorno
proprio ora” fece notare Ron, mentre la lancetta si spostava da ‘in viaggio’ a
‘casa’. E infatti, pochi attimi dopo, una Ginny piuttosto trafelata apparve in
veranda, raggiungendo a falcate la tavolata.
“Buonasera Weasley – e non…
Oddio, scusate, avevo dimenticato questa cena e sono in tremendo ritardo…”
commentò dispiaciuta, cercando di lisciarsi i capelli aggrovigliati.
“Il tuo uomo fuorilegge ti tiene
così impegnata?” domandò Fred mentre la più piccola di casa prendeva posto a
tavola e Molly le riempiva contrariata il piatto.
“Aha… Mhh, buonissimo ma’!”
commentò addentando il manicaretto, decisamente affamata.
“Visto? Un’ammissione, noi lo
sapevamo che c’entrava un uomo…” constatò George, lanciando uno sguardo
complice al fratello.
“Quando Ginny cova qualcosa
c’entra sempre un uomo…” aggiunse l’altro.
“Ehi, ma che storia è questa?
Quale uomo e uomo? Ero a…cercare lavoro” spiegò la rossa.
Harry continuò a mangiare
silenziosamente lanciando di quando in quando qualche occhiata fugace a Ginny,
seduta pochi posti di fronte a lui. Il fatto che non gli avesse accennato
minimamente questa storia del lavoro, dopo che avevano sviluppato una così
bella amicizia, lo rendeva alquanto di cattivo umore.
“Hai trovato qualcosa di
interessante, cara?” domandò sollevata la madre, cambiando improvvisamente
umore.
Ginny scosse la testa “No. Quando
avrò ottenuto quello che voglio ve lo comunicherò ma prima non fate domande. E’
l’unica cortesia che vi chiedo… Bene, ora possiamo anche cambiare argomento.
Come sta la bambina Fleur?”
Fleur intavolò un monologo sugli
esiti degli ultimi esami effettuati, sulle proprie speranze, gli ultimi
acquisti e il proprio senso materno che sortì l’effetto desiderato, distrarre
l’attenzione dei presenti dalla questione ‘lavoro’ di Ginny.
La rossa rimase stranamente
taciturna per tutto il resto della serata, cosa piuttosto insolita, mentre
Hermione, Ron ed Harry continuarono a domandarsi cosa stesse pianificando.
“Ginny, posso parlarti un
attimo?” le domandò Harry a fine serata, una volta che tutti i commensali se ne
furono andati.
Ginny annuì abbandonando per un
attimo i piatti da lavare e asciugandosi le mani nello strofinaccio per poi
rivolgere la propria attenzione a Harry.
“Sei un po’… come dire, sfuggente
in questo periodo… Tutto bene? Hai problemi con il lavoro?” le domandò
sedendosi al tavolo di legno della cucina.
Lei sorrise prendendo posto di
vicino a lui “No. Nessun problema. Diciamo solo che non mi va di parlarne
finchè non avrò la sicurezza di avere tra le mani quello che veramente voglio.
Tutto qui. E se ultimamente sono fuori così spesso è perché, diciamo, mi sto
esercitando per ottenerlo.” rispose serena.
Il suo sguardo determinato e
quelle parole bastarono a Harry per quella sera, decise che non le avrebbe
fatto più domande. In ogni caso per lui era già sufficiente che non c’entrasse
nessun uomo poco raccomandabile. O meglio, nessun uomo e basta.
“Come vuoi. Allora, come si dice
in questi casi? In bocca al lupo… E buona notte, Ginny”
“Crepi! Buonanotte, Harry. E
grazie della fraterna preoccupazione” aggiunse ironica lasciandogli un bacio
sulla guancia prima di terminare con i suoi piatti.
Harry annuì sospirando,
consapevole che di fraterno, nella propria preoccupazione, non c’era proprio un
bel niente.
La mattina seguente Ginny si
svegliò di buon’ora, un po’ in ansia. Quella sarebbe stata la mattina decisiva.
Dopo aver presentato la propria domanda, aver preso parte agli esami
d’ammissione ed essersi esercitata per superare tutte le prove (fisiche e non)
d’ingresso di cui l’ultima proprio lo scorso pomeriggio, finalmente quella
mattina avrebbe saputo cosa ne sarebbe stato di lei: sarebbero infatti usciti i
risultati d’ammissione all’Accademia Auror del Ministero della Magia.
Si vestì in fretta e uscì di casa
senza nemmeno fare colazione, ignorando gli strilli di sua madre, camminò un
po’ per le vie di Londra, dopo essersi materializzata nel pressi del Ministero
della Magia e, una volta raggiunta la cabina telefonica che permetteva
l’accesso ai visitatori incrociò le dita attendendo di essere trasportata fin
sotto terra, al Secondo Livello, nel Quartier Generale degli Auror.
Con circospezione raggiunse
l’Ufficio Reclute dove un gruppetto di giovani ansiosi si accalcava attorno ad
una grossa pergamena svolazzante, qualcuno di loro esultava, qualcun altro si
allontanava veloce con la coda fra le gambe. Ginny si domandò quale delle due
categorie le fosse stata riservata… Con un po’ di timore avanzò tra la piccola
folla, in fondo c’era un solo modo per saperlo. Con le mani tremanti srotolò il
fondo delle pergamena alla ricerca del proprio nome. Il suo cuore prese a
battere freneticamente mentre stava per scoprire se il suo più grande desiderio
avrebbe avuto modo di realizzarsi… Scorse velocemente la lista fin quando lo
trovò.
Ginevra Molly Weasley.
Trasse un respiro profondo,
chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Quando li riaprì seguì titubante la linea
che portava all’altro lato del foglio, alla fine della sua agonia.
Quando lesse “Ammessa”
scritto in bella grafia e con l’inchiostro rosso Ginny trattenne il respiro,
ricontrollò di nuovo, non si era sbagliata. Improvvisamente sentì un’incredibile
eccitazione esploderle addosso, con un grido di vittoria balzò in piedi
sbattendo dolorosamente la propria testa contro quella di qualcun altro più in
alto, tutti rannicchiati l’uno sopra l’altro com’erano.
Due identici gridolini di dolore
risuonarono tra gli altri. E Ginny si ritrovò a fissare, poco più in alto, una
ragazza mora che schiacciava prepotentemente le proprie mani su uno zigomo e le
rivolgeva occhiate di fuoco.
Le due ragazze si districarono
dalla folla circostante raggiungendo un angolo tranquillo.
Ginny si sporse verso la
dolorante sconosciuta con un’aria decisamente dispiaciuta. “Oh Merlino,
perdonami! Non ho potuto trattenere quel salto quando ho letto di essere stata
ammessa!” confessò candidamente.
L’altra si passò una mano tra i
corti capelli castani tramutando la propria espressione risentita in un sorriso
“Bah, tranquilla. Circa tre secondi prima ho rotto la testa con una gomitata ad
un tappetto che stava accanto a me proprio per lo stesso motivo. Un atto di
esultanza costa caro a volte…” le rispose quella ormai dimentica del proprio
dolore.
“Ammessa anche tu? Complimenti,
allora! E scusa ancora, eh” Ginny rispose al sorriso simpatico e spaccone di
quella ragazza appena conosciuta.
“Ah, io sono Ginevra Weasley” si
presentò allungando una mano con sicurezza.
L’altra annuì stringendola “Klay
Ruffingun. Coraggioso per una ragazza tentare la strada dell’Auror” disse
ironica.
Ginny scosse la testa “Oh
Merlino, non dirmelo che me lo ripeteranno abbastanza i miei sei fratelli
quando verranno a conoscenza di tutto questo! Sarà una tortura…” confessò
scocciata, sbuffando e cacciando via dagli occhi una ciocca rossa sfuggita alla
coda di cavallo.
“Ho la fortuna di essere figlia
unica… E non ti invidio per nulla. Che ne dici ora di controllare come ci hanno
smistato? Magari ho la fortuna di ritrovarmi in squadra con l’unico essere
umano normale che abbia conosciuto qui fino ad ora, tu!” ammise Klay.
Ginny annuì lanciandosi curiosa
verso lo sportello poco distante dove una strega annoiata sbadigliava
controllando una lista e consegnando al ragazzo di fronte a lei un pacco e
diversi fogli.
Quando fu il turno di Ginny la
signorina esibì un grosso cartello con scritto “pausa caffè” e scomparve in un
attimo dalla propria scrivania, incurante delle proteste della ragazza.
Ginny si voltò sbuffando verso
Klay “Oh, direi che iniziamo proprio bene…”. L’altra annuì.
“Tu eri ad Hogwarts, vero? Mi
ricordo di te, sei diventata capitano e cercatrice di Grifondoro dopo che
Potter se n’è andato…” sbottò improvvisamente la mora, guardandola curiosa.
Ginny annuì “Già. Però non mi
ricordo di averti mai vista…” ammise cercando di fare mente locale.
Klay alzò le spalle divertita
“Sarà perché ero a Corvonero e passavo quasi tutto il mio tempo libero in
punizione… Non mi si vedeva molto in giro per la scuola, a dire il vero, un
minuto prima facevo a botte con qualcuno in Sala Comune e un minuto dopo stavo
in punizione da qualche parte. Per questo non mi hanno nemmeno mai permesso di
essere nella squadra di quidditch, maledetti sorci! Casa di codardi, quella di
Corvonero…”
Ginny sorrise di nuovo, quella
ragazza doveva essere proprio simpatica. Un po’ strana, ma molto divertente.
Quando finalmente la strega tornò
alla scrivania consegnò a Ginny un sacco di fogli da compilare, una tabella
oraria –avrebbe iniziato i corsi effettivi con l’inizio della settimana
seguente-, il proprio cartellino e un sacchetto con all’interno due divise, una
da lezione e una da esercitazioni, rigorosamente blu.
Quando lei e Klay confrontarono
la tabella scoprirono non solo di condividere tutte le lezioni ma di far parte
anche dello stesso gruppo di esercitazioni, quello assegnato –come era scritto-
al Colonnello Timothy Russel.
Ginny non potè trattenere
l’ennesimo gridolino di gioia, era in classe con Klay, nel suo stesso gruppo di
esercitazione, tutto sarebbe cominciato il lunedì seguente ed era affidata al
Colonnello Russel, che poteva ricordare era stato il tutor di Ron, Harry ed
Hermione e a giudicare dai lori racconti una forza d’uomo.
Non avrebbe potuto sperare in
meglio.
Alle sue spalle Klay emise un
grido esasperato, quando si voltò Ginny la vide guardare con rassegnazione la
gonna della divisa da lezione “Oh, non ancora gonne… Io detesto queste cose
sessiste!” esclamò sbattendo il capo a destra e manca.
Ginny la fissò per un istante poi
scoppiò in una sonora risata. Era davvero felice.
Harry, Ron ed Hermione arrivarono
assieme nel grande Atrio del Ministero, scivolando agilmente fuori da un camino
uno dopo l’altro. Il lavoro li attendeva ed erano anche parecchio in ritardo
per colpa di Ron che quella mattina aveva combinato un piccolo guaio con la
colazione.
Hermione, leggermente furiosa,
soffiò via un’ombra di fuliggine dalla propria divisa blu e avanzò a falcate
verso l’ascensore che stava per chiudersi.
“Herm! Ehi, Herm!” Ron le corse
dietro agguantandola al volo e scoccandole un bacio sulle labbra prima che le
porte dell’ascensore gremito si chiudessero.
“A dopo” le sussurrò prima di
tornare da Harry.
Hermione guardò Ron scomparire
lentamente mentre l’ascensore iniziava a salire e sorrise fra sé e sé di quelle
parole. A dopo. In un certo senso poteva già immaginare cosa sarebbe
successo ‘dopo’ e sentì lo stomaco contrarsi piacevolmente a quell’idea.
Improvvisamente scosse la testa e
arrossì furiosamente schiacciata contro una delle pareti. Come poteva mettersi
a pensare a una cosa del genere in un ascensore pieno di gente? Sul posto di
lavoro? Bè, era da un po’ che non riusciva a pensare ad altro, si ricordò. Ma
poi scacciò con tutte le sue forze quell’idea dalla mente. Era già un po’ in
ritardo per il lavoro – o meglio, non era come al solito in anticipo- e una
dura giornata di stesura relazioni l’aspettava. Decisamente era il momento meno
opportuno per pensare a Ron e a quello che avrebbero fatto insieme, dopo.
Sorridendo sornione Ron tornò da
Harry.
“Amico mio, sei senza speranza”
commentò il moro, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
“Nah, sono felice. E’ un po’
diverso. E sono innamorato. E attratto da lei… Dio, com’è bella…” mormorò più
che altro tra sé e sé.
Harry scosse la testa divertito
incamminandosi assieme all’amico. Dopo una rilassante giornata di pausa tornare
al lavoro era un po’ duro e quella mattina ancora non riusciva a carburare.
Quando il secondo ascensore si
rese disponibile una folla di gente ci si ammassò sopra.
“Sarebbe tutto molto più facile
se ci si potesse materializzare qua dentro” commentò Ron sgomitando per non
rimanere a terra.
Harry annuì cercando di salire
con un po’ meno determinazione, quando l’ascensore fu al completo le porte si
chiusero ed Harry rimase nuovamente a terra.
“Ci vediamo in ufficio” gridò a
Ron, che per tutta risposta mosse appena la testa che spuntava di una spanna
sopra il livello generale d’altezza. Harry pensò che era molto fortunato, in
quel modo poteva respirare invece di farsi tutti i piani quasi in apnea come
toccava a lui ogni volta. Seppur bello alto Harry era superato di diversi
centimetri dall’amico, che era cresciuto a vista d’occhio un paio di anni
prima.
Si appoggiò al muro, aspettando
che l’ennesimo ascensore giungesse, fissando stancamente le proprie scarpe. I
lacci di un anfibio ricadevano mollemente sui lati e Harry si affrettò a
legarli stretti con un colpo di bacchetta prima che qualcuno dei suoi superiori
più pignoli potesse fargli rapporto per il semplice gusto di torturare gli
ultimi arrivati. In special modo lui. Già, perché chiamarsi Harry Potter poteva
rappresentare ancora una seccatura per colpa di qualche idiota geloso.
Improvvisamente il luccichio di
una zazzera rossa di inconfondibile marca Weasley attirò l’attenzione di Harry
sulla folla che si accalcava nell’atrio davanti ai camini. In mezzo alla
confusione riuscì a distinguere chiaramente la chioma di Ginny, ormai ne
conosceva a memoria quasi ogni riflesso. Ma prima che potesse fare un passo
nella sua direzione e soddisfare le propria curiosità Ginny, con una
straordinaria espressione di felicità dipinta sul volto lentigginoso, e una
sconosciuta assieme a lei sparirono risucchiate su per la cappa per chissà
quale ignota destinazione.
Harry si domandò cosa mai facesse
Ginny da quelle parti, perché non aveva detto niente a loro, o non li avesse
cercati per salutarli e soprattutto come mai sembrava sprizzare felicità da
tutti pori e poi improvvisamente si ricordò della sua ricerca di un lavoro.
Quindi era riuscita a trovare un lavoro al ministero! Ecco perché non aveva
detto nulla a nessuno, perché metà della sua famiglia lavorava lì dentro e
voleva ottenere un posto grazie alle sue capacità, perché valeva, non perché
qualcuno le aveva dato spinte o aveva delle conoscenze. Era proprio una delle
formidabili cose che ci si potevano aspettare da lei.
Era sempre stata così: forte,
coraggiosa e leale, la sua Ginny. Peccato che non fosse sua proprio per niente…
Aveva avuto la sua occasione Harry, l’aveva avuta per cinque lunghissimi anni e
non solo aveva scelto di giocarsela troppo tardi ma anche nel momento
sbagliato.
Sospirò incurante dell’ascensore appena sopraggiunto e
della gente che calcava per salire a bordo, lui continuava a fissare il punto
del camino in cui, fulminea, Ginny era apparsa e poi svanita nel giro di un
attimo.
Per tutti i tre anni precedenti
aveva avuto modo di pentirsi per non essersi accorto prima di quanto fosse
speciale. D’altro canto era consapevole del fatto che lasciarla, allora, era
stata la cosa più giusta. Eppure ancora gli si stringeva il cuore al ricordo
della brutta litigata che era seguita alla comunicazione della sua decisione di
non tornare ad Hogwarts, di cercare Voldemort. Certo, lei aveva capito, ma non
aveva accettato così di buon grado il fatto di essere stata tagliata fuori da
quella storia. Ma l’ultima cosa che Harry avrebbe voluto era averla lì,
costantemente in pericolo come costantemente era rimasta tra i suoi pensieri.
Poi, Voldemort era stato
sconfitto, l’incubo era finito. Ginny era stata così dolce con lui quelle
settimane che era rimasto in ospedale… Eppure non aveva più ritrovato il
coraggio di quella sera di primavera in cui, davanti a tutta la Sala Comune di
Grifondoro, l’aveva baciata senza poterlo evitare. Più che altro non riusciva
più a sentirsi in diritto di chiederle di tornare a essere la sua ragazza, dopo
che l’aveva allontanata così bruscamente da lui. Dopo che per tanto tempo quasi
non si erano parlati. E a quel riavvicinamento era seguito lo sbocciare di una
stupenda amicizia, di una complicità e di una reciproca comprensione che prima
aveva trovato solo in Ron ed Hermione.
E vederla così felice e così
fiera della loro bella amicizia lo rendeva orgoglioso e codardo allo stesso
tempo. Così non osava, non osava andare oltre quando la vedeva così sicura del
loro nuovo rapporto, anche se era ben consapevole che in tutto il resto del
mondo non avrebbe mai trovato nessuno così speciale per lui. Anche se lo sapeva
bene che era lei quella giusta.
Quando varcò la soglia del
piccolo ufficio della sua squadra Harry si ritrovò in mezzo alla baraonda.
Tonks, che era tornata al lavoro
da poco dopo aver dato alla luce un anno e mezzo prima la piccola Alex e si era
vista promossa al titolo di Capitano e affidata la squadra in cui si trovavano
Harry e Ron, era intenta a spiegare il nuovo incarico a Laira. Laira Baggins
era una sua brillantissima ma soprattutto bellissima compagna di si quadra.
I suoi occhi verdi si allargarono
e le sue labbra rosse e carnose si arricciarono mentre una mano passava
stancamente tra i lunghi capelli biondo cenere “No! Non un’altra volta!”
strillò imbronciata.
“Oh, andiamo, Laira! Nessuno ci
riesce come te. E poi la cosa non dipende da me, è inutile protestare. Gli
ordini arrivano direttamente dal Generale Nivius, e lo sai che non sta a
sentire le lamentele di nessuno…” la informò Tonks.
Harry fissò prima una e poi
l’altra, poi lanciò uno sguardo interrogativo a Ron, seduto sulla sua scrivania
che leggeva distrattamente un dossier.
“Buongiorno, eh. Che succede?”
domandò dopo l’alzata di spalle di Ron.
“Baggins disobbedisce come al
solito, Potter” lo informò la voce impostata di Andie Joker, il più serio e riguardoso tra i
suoi compagni.
Laira lanciò uno sguardo
sprezzante nella sua direzione “Io non disobbedisco proprio niente! Solo non
capisco perché ogni volta tocca a me adescare qualche disgustoso criminale!”
informò Harry.
Ron lanciò una risatina “Bè,
tocca a te perché probabilmente, se io o Harry ci sedessimo di fronte a Preston
accavallando sensualmente le gambe non sortiremmo lo stesso effetto…Se lo
facesse Andie poi, manderemo a puttane l’intera missione!”. Anche Harry e Tonks
risero, facendo infuriare ancora di più Laira.
La bionda sbuffò inferocita “So
fare molto altro che sedurre dei criminali per estrapolare informazioni,
sapete? Ma a quanto pare nessuno se ne è mai accorto!”
“Eh sì, essere belle è una vera
maledizione…” commentò ironico Ron guadagnandosi una nuova occhiataccia furente.
“Oh, ti assicuro di sì! Ti
presterei Steave per mezza giornata…” fece lei, incrociando le braccia al
petto. “Oh, eccolo che arriva, maledizione…”
Uno stangone muscoloso e dal
fascino mediterraneo irruppe nella stanza sbattendo la porta dietro di sé. Quando
Harry e Ron avevano saputo che aveva scelto la carriera di auror solo perché
gli piaceva come calzava su di lui la divisa erano stati molto combattuti tra
il riso e il pianto.
“Capitano Tonks, mi oppongo a
questa nuova missione affidata a Laira! Non mi va proprio per niente che quel
sudicio di Preston avvicini le sue manacce a lei… Non è una missione adatta ad
una donna, quella”
Come per ripicca Laira saltò in
piedi e a falcate raggiunse Tonks ancora sconcertata “Capitano, missione
accettata. Io e miei compagni metteremo a punto una strategia che vedrà me come
raccoglitrice di informazioni. Sedurrò quel Preston e riuscirò a ricavarne le
informazioni che ci servono. Appena deciso il tutto la informeremo”
Harry ridacchiò tra i denti. Era
così ogni giorno, l’irremovibile Andrew Joker che in barba al suo cognome di
divertente non aveva proprio nulla, la bellissima Laira Baggins sempre
insoddisfatta e quel bamboccio raccomandato di Stephen Parker attaccato alla
sua gonna e perennemente impegnato a sistemarsi i capelli. Ron ed Harry erano
convinti di essere capitati nella squadra più male-assortitadi tutto il dipartimento.
Però dovevano ammettere che era
divertente. E poi avevano Tonks come capitano, il che aiutava molto.
Quando rimasero solo lui, Ron e
Tonks, Harry fu tentato di comunicare agli altri due che aveva appena
intravisto Ginny nell’atrio e chiedere se ne sapevano qualcosa. Però si
trattenne, in realtà sarebbe stato molto meglio chiederlo a lei, senza contare
che avrebbe avuto una buonissima scusa per andare a trovarla.
“Ragazzi, oggi io finisco prima.
Devo portare Alex dal guaritore pediatrico per le vaccinazioni” li informò
Tonks con un sorriso gioioso.
“Ok, capitano. Ah, mia madre è
rimasta molto contrariata per la vostra assenza alla nostra super cena di ieri,
sai?” la informò Ron, in tono piuttosto informale.
“Ah, è dispiaciuto tanto anche a
noi ma Remus era proprio stanco ieri… Sapete, c’è stata l’ultima prova per la
selezione dell’accademia Auror ed è durata fino a tardi.” Si giustificò sistemando
un paio di fogli in diverse cartellette.
“Ah, è vero! Non ci pensavo più,
arriveranno i novellini… Non vedo l’ora di tormentarli un po’ come hanno fatto
con noi!” ridacchiò Ron.
“Weasley, farò finta di non aver
sentito quello che ha appena detto!” tuonò Tonks più divertita che infuriata.
Ron scattò sull’attenti “Scusi
Capitano!” rispose. Poi tutti e tre scoppiarono in una sonora risata.
Tonks riservò loro uno sguardo
enigmatico “Sarete sorpresi di vedere chi c’è tra quelli che definite
‘novellini’…” quindi con un gesto di saluto lasciò Harry e Ron a rivolgersi uno
sguardo interrogativo.
“E così ancora non sapete chi
c’è? Deve essere qualcuno di inaspettato se ha detto così…” constatò Hermione,
dopo che Harry le ebbe riferito, a cena, le parole di Tonks.
“Non abbiamo avuto tempo di
passare a controllare le ammissioni, anzi io ad un certo punto me ne sono
proprio dimenticato…” ammise Ron, tagliando una fetta della sua pizza
consegnata a domicilio solo pochi minuti prima.
“Anche io…” confessò Harry a cui,
in fin dei conti, la questione delle due ammissioni interessava relativamente.
“Ah Harry, poco prima che
tornaste è arrivato un gufo per te, sembra arrivare da Hogwarts…” si ricordò
improvvisamente Hermione.
Harry afferrò la pergamena
arrotolata che gli stava porgendo la riccia e la lesse velocemente.
“E’ di Neville, dice che la
cattedra di Erbologia è la cosa più bella che gli potesse capitare anche se ha
un piccolo problema: ogni volta che entra in Sala Grande d’istinto si siete al
tavolo dei Grifondoro invece che a quello dei professori!” tutti e tre risero
delle notizie di Neville. Avevano festeggiato con lui quando, meno di un mese
prima, la Mc Granitt lo aveva ufficialmente chiamato a sostituire la
Professoressa Sprite che era bella e pronta per la pensione. Neville non
avrebbe potuto avere un’occasione migliore ed erano stati felici per lui. Era
così fiero di essere il più giovane professore nella storia di Hogwarts!
“Ce lo vedo proprio Neville
girare per i corridoi e salutare ‘buongiorno professoressa Mc Granitt,
buongiorno professor Vitius’… ah ah ah! E arrossire tutto sentendo gli studenti
chiamarlo professore!” commentò divertito Harry.
Immaginando la scena Ron quasi si
strozzò quando un funghetto gli finì di traverso.
“Bè, sono contento per lui… E
sono contento per noi!” aggiunse una volta terminato di tossire.
Gli altri due annuirono, Hermione
gli accarezzò delicatamente una mano fissandolo intensamente negli occhi.
Passarono il dopocena a ridere e
chiacchierare e quando Harry vide Ron ed Hermione scambiarsi sguardi languidi
capì che era giunto per lui il momento di levare le tende, anche perché
effettivamente la stanchezza iniziava a farsi sentire e il giorno seguente
avrebbe preso servizio con il primo turno, pressappoco all’alba.
“Ragazzi, io vi lascio alle
vostre smancerie e me ne vado a letto… Buonanotte” disse alzandosi dal comodo e
grosso divano del salotto e puntando le scale che portavano al piano notte con
uno sbadiglio.
Quando rimasero soli tra Hermione
e Ron calò il silenzio. Lei si accoccolò meglio tra le braccia di lui lasciando
che le accarezzasse i capelli e le spalle senza dire una sola parola, il viso
affondato nel suo petto.
“Sono stanchissimo, gli
allenamenti di oggi sono stati particolarmente massacranti, io ero in coppia con
Laira e sembrava indemoniata…” commentò.
Hermione si tirò su di colpo, non
le era proprio mai piaciuta quella biondina seducente che se ne andava in giro
per tutto il Quartier Generale sventolando a destra e a manca i suoi lunghi
capelli d’argento. “Oh” commentò solo, un po’ inacidita.
Ron ridacchiò sotto i baffi
sentendo i muscoli delle sue spalle sottili tendersi. Avvicinò il viso al suo
collo e dopo averlo accarezzato lo baciò delicatamente “Che scema che sei…”, le
disse in un sussurro.
Hermione sbuffò un po’
contrariata “Certo, certo…” rispose, cercando di non lasciarsi persuadere dal
tocco gentile delle labbra del suo ragazzo.
Ron le accarezzò la schiena
calda, sotto la maglietta, provocandole un brivido “Dai, lo sai che… Che sei
bellissima” le disse piano, affondando il viso nei suoi capelli morbidi e
profumati.
Hermione sorrise chiudendo gli
occhi. Impossibile tenergli un broncio. Lo abbracciò forte salendo a cavalcioni
sulle sue gambe incrociate e avvinghiandosi a lui.
“Ti amo…” gli sussurrò in un orecchio
un attimo prima di baciarlo.
Quando lasciò le sue labbra Ron
le rivolse un sorriso sincero, di quelli semplicemente bellissimi e disarmanti
di cui era in grado solo lui “Io di più…”.
Hermione scostò una ciocca di
capelli rossi dalla sua fronte, con un tocco delicato “E ora, direi che è
abbastanza dopo…” gli ricordò prendendolo per mano e trascinandolo a
suon di baci fin nella sua camera da letto.
Continua
Buona sera a tutti! Come vedete,
non ci ho messo la mia solita eternità per aggiornare questa storia, cosa starà
mai succedendo? Un miracolo!!! No, è che questa volta prima di scrivere mi sono
proprio organizzata, eh eh! Appuntandomi su un quadernino tutte le duemila cose
che avevo in mente e organizzandole per bene…
Spero che questo primo capitolo
vi piaccia, non succede certo granchè ma è ovviamente un primo capitolo
introduttivo… Ly vi sarà tanto grata se cliccando la scrittine qui sotto le
lascerete un commentino… ^^
E intanto ringrazio davvero
tantissimo chi ha recensito il primo capitolo:
Vale: tesorina mia,
grazie!! Grazie per la fiducia che mi dai sempre e per tutti i complimenti che
mi fai… Lo sai che il giudizio di un’amica e di un’autrice eccezionale come te
per me è oro colato! Controlla la posta che c’è della robina per te ^o-Ti voglio benissimo!!!
Sunny: Oh divina, collega
sbavatrice, insuperabile artista, non sai che gioia mi ha dato trovare un tuo
commento al mio primo capitolino… Spero che anche questo possa piacerti quando
lo leggerai tornata dalle tue interminabili vacanze! Un bacio gradissimo love!
Ti voglio beneeee! E buone vacanze, girolona!
Anduril: Piaciuta la scena
con Voldemort? Mi fa piacere! Hai proprio ragione quando dici che la luce non
durerà per molto, sai? ^^ Oh, quanti casini succederanno!!! ^^ Continua a farmi
sapere che ne pensi, eh! *Questo è un ricatto*. Un bacio =)
Sonnie: Grazie! Sono
contenta che ti sia piaciuto, ed ecco l’aggiornamento fresco fresco e rapido!
^^
AvaNa Kedavra: Carissima!
Grazie per la recensione, come puoi vedere il tuo Harry sta benissimo (per ora,
sgh sgh sgh sgh…). E spero che anche queste premesse vere e proprie alla storia
che sarà ti risultino interessanti. Fammi sapere, eh! Un baciotto grande
grande!
Hermy88: Ciao cara! Grazie
per i complimenti, sono felicissima ti sia piaciuta, eh! ^^ Anche tu hai
divorato il 6° libro appena uscito direttamente in inglese, eh? Ah, che
bellissimo bellissimissimo!! ^^ Bè, fammi sapere se ti piacerà anche la mia
storia e grazie per gli in bocca al lupo. Un baciottissimo ^x^
Ale: Piccina, sei tu!!
(Vai a dare un’occhiata ai commenti alla tua fic, eh…) Me felice di trovare una
tua recensione, e soprattutto una tua recensione positiva! ^^ Mi raccomando,
fatti sentire che io te e la Vale ci dobbiamo organizzare qualche altro giretto
milanese, eh! ^^ Un bacio forte forte. ^^
Bene carissimi, grazie ancora di
aver letto la mia storia; un bacio grandissimo a tutti e mi raccomando,
lasciate un commentino se volete…
*Oh, sì che volete…
*Lo volete tantissimo…
*Non potete evitare di ciccare qui
sotto, lo so…
*Bravissimi, avete appena
posizionato il mouse… cliccate… commentate…
Quando la sveglia suonò sul
comodino Ginny la spense con un gesto rapido, già completamente sveglia. Erano
le sette e mezza e da quasi due ore si rigirava nel letto sorridendo, incapace
di riprendere sonno. La luce pallida che entrava dalle imposte socchiuse
rischiarava appena la stanza ma i suoi occhi vispi potevano vedere chiaramente
l’uniforme piegata sulla sedia della scrivania. La sera prima l’aveva provata e
riprovata almeno mezza dozzina di volte, ridendo di gioia ogni volta.
Sarebbe stata un’Auror, ora. O
meglio, una matricola e poi un’Auror, ma il concetto era quello.
Scese dal letto con un balzo,
accarezzò delicatamente i vestiti blu passandovi accanto e pimpante aprì la
finestra per lasciare entrare l’aria di un nuovo giorno. Respirò a fondo e le
sembrò che nulla in quella giornata sarebbe potuto andare storto per il
semplice fatto che si sentiva terribilmente felice.
Già, avrebbe comunicato quella
mattina a colazione ai suoi genitori, ai gemelli –che per gli ultimi giorni di
ferie erano ancora parcheggiati in casa- a Bill e Fleur che aveva scelto il suo
destino e che questo l’aveva ‘ammessa’. Magari mamma avrebbe fatto un po’ di
storie, si sarebbe preoccupata un po’, magari anche i suoi fratelli sarebbero
stati un po’ sorpresi ma in fondo ne era sicura, alla fine tutti sarebbero
stati felici per lei. Ron ci avrebbe messo un po’ più di tempo, giacché era il
più apprensivo di tutti, ma era sicura alla fine l’avrebbe abbracciata e
avrebbe sorriso, complimentandosi con lei. In fondo aveva avuto modo di vedere
quanto poteva essere forte e combattiva, in battaglia. E poi non erano certo
più a scuola! Ron era cresciuto, se era abbastanza maturo da poter avere una
relazione seria con Hermione allora lo era per accettare felicemente che la sua
‘sorellina’ divenisse Auror.
Si vestì rapidamente e
trotterellando giù per le scale raggiunse la cucina. Erano tutti seduti attorno
al tavolo tranne Fleur, che era sempre l’ultima ad arrivare…
“Buongiorno Weasley!” salutò
sorridendo e pizzicando un pezzo di pancake dal piatto di Bill.
Erano tutti tranquilli, era il
momento buono per dare loro la notizia. Aveva aspettato fino al mattino perché
il giorno prima si era concessa una festa personale, voleva avere il tempo di
essere egoisticamente felice per la buona notizia, ma ora non vedeva l’ora di
farlo sapere al mondo.
“Bè? Col tuo uomo c’è stato
qualche progresso? Sembri felice oggi… anche ieri in effetti eri
particolarmente allegra…” osservò Fred scansando un po’ la sedia per farle
spazio tra lui e George che aveva preso a scrutarla con fare interessato.
“Hanno scagionato il tuo uomo da
galera da qualche accusa a suo carico?” domandò.
Ginny alzò le spalle con un
sorriso “Sì, effettivamente sono molto felice. Ma il mio uomo da galera non
c’entra… Anzi, ora vi darò una bellissima notizia!”
Fleur, che era appena arrivata e
si era seduta accanto al marito balzò in piedi “Oh mon dieu! Sei inscinta!”
Fred e George scoppiarono in una
sonora risata mentre Molly e Arthur Weasley iniziavano a tossire
freneticamente. Bill dovette picchiare forte sulla schiena della madre per
evitare che soffocasse.
Ginny lanciò una risatina
perplessa “Non sono incinta, tranquilli…” assicurò. Il volto di Molly si
distese immediatamente “Ringraziando Dio…” mormorò bevendo un sorso d’acqua; anche
Arthur si rilassò abbandonato dalla rigidità che lo aveva preso all’improvviso.
Fred sospirò sconsolato “Peccato,
sarebbe stato divertente vedere la reazione furibonda di mamma…”
“…E lo svenimento di papà!”
concluse George, ugualmente deluso.
“Fred! George! Smettetela
immediatamente con questi discorsi!” tuonò la signora Weasley portando le
braccia ai fianchi con fare minaccioso.
“Mamma, calmati, ti ho detto che
non sono incinta! La bella notizia da darvi è che ho deciso cosa voglio fare da
grande! O meglio, cosa fare ora…” aggiunse di fronte allo sguardo perplesso di
Bill seduto di fronte a lei.
“Oh, hai trovato un buon lavoro,
tesoro?” domandò tutto felice e molto sollevato Arthur.
Ginny fece un cenno di assenso
col capo “Anche se non esattamente… diciamo che sono stata ammessa al corso per
diventare…”
“Guaritrice!” terminò festosa la
signora Weasley, esplodendo in un sorrisone.
“Ecco dove te ne andavi negli
ultimi tempi da mattina a sera, a prepararti per l’esame d’ammissione!”
convenne improvvisamente Bill.
“Congraturazioni sorellina…”
iniziò Fred.
“Sarai una Guaritrice coi
fiocchi!” proseguì George.
“Già, tutti i tuoi pazienti
saranno pazzi di te…” commentò con un sorriso commosso Arthur.
Presa di sorpresa dalla
situazione e stordita dalla valanga di complimenti che le riversarono addosso
Ginny rimase per alcuni istanti senza parole, gli occhi spalancati e la tazza
di caffèlatte a mezz’aria. Sembrava uno scherzo…
“No io…” iniziò titubante.
Fred però la zittì con una pacca
sulla spalla, cui fece eco immediatamente una spettinata di capelli da parte di
George “Andiamo, non essere timida!” la incoraggiò.
“Quello che voglio dire è…” cercò
di proseguire, ma fu zittita dall’abbraccio di Bill che la prese
all’improvviso.
“Abbiamo sempre tutti pensato che
saresti stata perfetta per quel lavoro”
Molly quasi si mise a piangere
“Oh, sono così fiera di te, Ginny cara!”
Ginny strabuzzò ancora di più gli
occhi se possibile. La cosa le stava sfuggendo di mano. Non era per quello che
dovevano essere fieri di lei.
“No… no…” iniziò a dire scuotendo
il capo. Questa volta fu Molly a sommergerla nel proprio materno abbraccio.
“Ho detto no!” strillò levandosi
la madre di dosso e battendo forte la mani sul tavolo. Improvvisamente tutte le
feste cessarono e tutta la sua famiglia –la parte presente- iniziò a fissarla
in modo strano.
Ginny sbuffo sistemando una
ciocca del capelli scompigliati dietro le orecchie “Non diventerò Guaritrice!
Sono entrata all’accademia Auror!” strillò un po’ innervosita ma scoppiando in
un sorrisone felice.
Tutto il suo brio però si smorzò
nell’attimo in cui si ritrovò sei sguardi perplessi fissi addosso. Sbuffò
alzando lo sguardo al soffitto e prese a battere nervosamente un piede a terra
“Bè, che c’è?” domandò spazientita.
Nessuno osò dire una parola,
Molly si morse la labbra, Fred e George la guardavano ancora basiti, Arthur
diede un colpetto di tosse imbarazzato poi parlò molto delicatamente “Tesoro,
ne sei proprio sicura? Auror? Sai di cosa stai parlando? Una ragazza come te… è
un lavoro un po’… pericoloso e azzardato…”
Ginny non disse nulla, lo sguardo
ancora ostinatamente fisso sul soffitto bianco. Tamburellò con le dita delle
mani sul tavolo poi rivolse l’attenzione a suo padre “Certo che so cosa
significa! Ed è l’unica cosa che desidero veramente fare!”
“Ma Ginny, non è un lavoro adatto
a te… Se tu potessi ripensarci e diventare Guaritrice…” azzardò delicatamente
Molly.
Ginny le rivolse uno sguardo
deciso “Non ci ripenserò”
Fleur sbuffò attirandosi
l’attenzione di tutti “Io credo che l’Auror sia un gron bel lavoro. Scerto se
volete la mia opinione io trovo che sia inadato a qualcuno che vuole mottere su
famiglia, ma io efetti al momonto non ti vedo molto adata a fare la sposa,
Ginny. Io credo che saresti una buon Auror” affermò con molta nonchalance.
Ginny inarcò un sopracciglio
“Grazie, Fleur” rispose un po’ stizzita.
“Oh, Ginny… una famiglia!” cercò
di implorarla la madre.
La rossa non rispose neppure, si
limitò a lanciare a Molly un’occhiataccia.
“Sorellina…” iniziò Fred, con
delicatezza, ma Ginny lo zittì prima.
“No! –iniziò allungando un dito
minaccioso nella sua direzione. Fred chiuse immediatamente la bocca. Ginny
portò risoluta le mani ai fianchi ricalcando l’atteggiamento deciso della
madre- Se c’è qualcun altro qui che ha questo tipo di problemi con le mie
decisioni allora non voglio nemmeno saperlo. Credo di essere grande abbastanza
da poter decidere della mia vita, anche se mi sarebbe piaciuto non ho bisogno
della vostra approvazione. Diventerò Auror, punto e basta. E ora scusate ma credo
che andrò a parlare con qualcuno che magari sarà un po’ più felice di vedere
realizzato un mio sogno!”.
Uscì dalla cucina sbattendo la
porta e lasciandosi alla spalle i famigliari ancora frastornati. Respirò a
fondo uscendo nell’aria fresca del mattino, era ben decisa a non farsi rovinare
quella giornata. Una passeggiata tranquilla e solitaria era il modo migliore
per tranquillizzarsi e riacquistare il buonumore e presa questa decisione si
incamminò verso il piccolo villaggio poco lontano.
Volente o nolente avrebbero
dovuto accettare la sua decisione.
Hermione si svegliò di primo
mattino stuzzicata da un raggio di sole troppo forte che le colpì il viso.
Lanciò un’occhiata alla sveglia babbana che aveva sul comodino, aveva ancora
un’oretta abbondante prima di doversi alzare per andare al lavoro ma il sonno
le era passato. Girandosi sull’altro fianco si alzò leggermente appoggiando il
viso al braccio piegato e sorrise alla vista di Ron profondamente addormentato.
Si chinò e gli appoggiò un delicato bacio tra i capelli sperando di non
svegliarlo, il ragazzo si mosse appena e Hermione fu percossa da un brivido
sentendo la sua mano sfiorarle un fianco e posarsi sul suo ventre caldo.
Sorrise in silenzio osservandolo minuziosamente, il respiro leggero, il volto
rilassato, le belle labbra leggermente socchiuse e il capelli rossi
scompigliati che gli davano un’aria da adorabile canaglia. Con delicatezza
sfiorò il suo braccio forte con un polpastrello accarezzando la pelle
leggermente dorata dal sole estivo e ammirando la spolverata di lentiggini che
la puntellavano, semplicemente le adorava.
Chiuse gli occhi e rimase così
per degli interminabili istanti ad ascoltare il suo respiro addormentato. Pensò
che era per momenti come quelli che valeva la pena di vivere.
Il leggero e piacevole solletico
al braccio destò Ron dal suo sonno tranquillo. Aprì gli occhi sbadigliando e
sorrise alla vista di Hermione, stringendola per la vita la tirò a sé e nascose
il suo viso nel collo di lei, baciandoglielo.
Hermione fece scivolare una mano
su per il braccio, scorrendo le spalle forti e percorrendo la sua larga
schiena.
“’giorno” gli disse affondando il
viso nei suoi capelli.
“’giorno” rispose lui
strofinandosi contro il suo collo liscio.
Per diversi istanti rimasero in
silenzio, poi Hermione ridacchiò.
“Mh?” fece Ron, senza muoversi
dal suo nascondiglio.
Hermione accarezzò di nuovo la
sua schiena con il dorso della mano “Mi piacciono le tue lentiggini, mi
piacciono tantissimo”
Ron le baciò di nuovo il collo,
accomodandosi meglio nell’incavo della sua spalla “E perché ridevi?” chiese
contro la sua pelle.
Hermione fece un piccolo cenno
con la testa sorridendo di nuovo “Perché sono felice. Perché sto bene quando
sono con te” ammise baciandogli di nuovo i capelli.
Ron si mosse senza però lasciare
la presa salda sul suo fianco fino a ritrovarsi faccia a faccia con lei “Ti
amo” le disse prima di baciarla sul naso.
Hermione allargò ancora di più il
suo sorriso “Io di più…” rispose. Alzando il mento sfiorò le labbra del suo
ragazzo con delicatezza, alla ricerca di un bacio che non tardò ad arrivare.
“Abbiamo ancora almeno quaranta
minuti prima della sveglia…” gli sussurrò all’orecchio, passando le braccia
sottili attorno alle sue spalle.
Ron incollò il suo naso a quello
di lei, sorridendo contro le sue braccia “Vorrei avere quaranta ore” le rispose
suscitando le sue risate.
“Mi piace quando ridi” commentò
sollevandosi sugli avambracci per osservarla meglio, tutta sorridente e
circondata da un mare di ricci scuri e sparpagliati sul cuscino.
“Fammi ridere allora…” lo provocò
lei, mettendo un piccolo broncio e lanciandogli uno sguardo scaltro.
Dopo le risate sguaiate che
seguirono l’attacco a base di solletico in cui Ron si lanciò un attimo dopo,
Hermione sorrise di nuovo profondamente felice di ritrovarsi tra le sue
braccia.
“Maledizione Ron! Da quando…
dormo con te non riesco più ad arrivare puntuale al lavoro!” imprecò Hermione,
attraversando a falcate l’atrio affollato del Ministero della Magia.
Ron alzò le spalle “Bè, forse è
perché ‘dormiamo’ troppo…” commentò a mezza voce, decisamente divertito.
Harry rise scuotendo la testa e
battendo una mano sulle spalle dell’amico “Dormiglioni…” disse ironico, mentre
entrambi ridevano di gusto.
Hermione invece si voltò, le
guance leggermente rosate, riservando loro un’occhiata furente.
Harry alzò le braccia al celo in
segno di resa “Ehi, non guardare me”
Ron sospirò teatralmente “Ebbene
lo ammetto, è colpa mia… La prossima volta io nel mio letto e tu nel tuo, ok?
Si ‘dorme’ separatamente!” decretò serio, sforzandosi di non scoppiare a ridere
e di non incrociare lo sguardo di Harry, anche lui sull’orlo delle risa.
Hermione voltò la testa facendo
ondeggiare i ricci castani e aumentando il passo, ben decisa a non replicare
alla provocazione di Ron.
Ron la raggiunse in due passi, la
agguantò per i fianchi e le baciò il collo “Ci vediamo a pranzo, Herm” le disse
sorridente.
Lei sorrise accarezzandogli le
mani poi si voltò con espressione dispiaciuta “Oh Ron, oggi non posso pranzare
con voi… Ho una riunione all’una esatta…”
Ron mise un piccolo broncio “Ah,
non lo sapevo”
Lei affondò le dita nei corti
capelli della nuca di lui “Mi dispiace tantissimo… Forse mi sono dimenticata di
dirtelo… Mi farò perdonare questa sera…” gli promise con un sorrisino scaltro.
Ron sbuffò “No, ho la ronda
stanotte” rispose mollando i fianchi di lei e infilando contrariato le mani
nelle tasche.
Hermione si morse un labbro “Ah.
Vabbè dai, ci incroceremo per cena, immagino… Almeno quello…A stasera allora,
amore” gli scoccò un rapido bacio sulle labbra cercando di sorridere. Ron piegò
le labbra in un sorriso tirato e la salutò con una carezza lasciandola correre
al lavoro.
Come ogni mattina Hermione
sgomitò per salire a bordo dell’ascensore e raggiunse l’Ufficio Uso Improprio
dei Manufatti Babbani. Sospirò cercando di raccogliere le forze per aprire la
porta di quell’ufficio. Non che non le piacesse, solo non riusciva a capire il
senso di tutto quello.
Insomma, si era diplomata con i
voti migliori di tutto il suo anno all’accademia Auror, aveva seguito tutti i
difficili corsi per entrare a far parte della sezione Intelligence del
Dipartimento Auror e una volta diplomata invece che entrare al Quartier
Generale come tutti ed essere inserita in una squadra era stata spedita a fare
quella orribile gavetta. Non che non volesse fare un po’ di esperienza ma
quello che auspicava lei era l’investigazione, l’analisi, la pianificazione,
quello che stava facendo invece assomigliava molto di più ad un lavoro di
segreteria… Doveva seguire i suoi due principali, impiegati dell’ufficio, nelle
indagini e passare il suo tempo china a stendere relazioni per quei due
scansafatiche.
Ma era l’unica strada per poter
accedere un giorno alla sezione Intelligence e facendosi forza aprì la porta di
legno con la targhetta consunta per percorrere il suo pezzettino quotidiano.
“Buongiorno Mr. Green” salutò
Hermione con un sorriso, accomodandosi al suo tavolino traballante e coperto di
fascicoli.
“Buongiorno Hermiole, ha visto
che tempo da lupi oggi? Io amo la pioggia!” la salutò lui allegramente
indicando il piccolo oblò che era riuscito ad ottenere per finestra solo
qualche mese prima.
Hermione gli riservò un sorriso
tirato, evitando di ripetere per l’ennesima volta che il suo nome era Hermione,
non Hermiole.
“Signor Green, oggi le ricordo
che non ci sarò il pomeriggio… Ho una riunione con il colonnello Mc Granitt per
la consueta relazione del mese di agosto quindi la saluterò alle dodici e
mezza, quando smonterò per la pausa pranzo” gli ricordò iniziando a mettere in
ordine dei fogli che si trovavano sparpagliati d’innanzi a lei.
“Certo, certo! Lei è un’Auror,
vero?” domandò con un sorriso.
“Sì signore” rispose cercando di
mascherare il disappunto, Levius Green le aveva già fatto quella domanda almeno
un centinaio di volta ma aveva un piccolo problemino di memoria, soprattutto
per tutto quello che concerneva lei.
“Bene, bene. Signorina Hermiole,
ha già pronta quella relazione sulle biciclette volanti?” domandò
improvvisamente. Green era tanto smemorato per quanto riguardava la gente
quanto puntiglioso e inflessibile sulle questioni di lavoro.
“Veramente signore me l’ha
affidata solo ieri, mi manca ancora una buona parte. Gliela consegnerò
certamente domani mattina” gli ricordò, in fin dei conti era regola dell’ufficio
che le relazioni avessero quattro giorni di tempo per essere presentate. Per la
mattina dopo ci sarebbe riuscita sicuramente dal momento che sarebbe stata sola
senza Ron a tentarla e distrarla.
Lesta Hermione si lanciò nel
lavoro e il pomeriggio, puntuale, si presentò alla riunione con il Generale
Michael Mc Granitt, degno nipote della vecchia professoressa Minerva, attuale
preside di Hogwarts. Oltre al cognome infatti aveva ereditato quei tratti
autorevoli e fermi che ne facevano un ottimo Generale, addetto alla sezione
Intelligence del Dipartimento Auror. Un paio di ore, diversi esposti, la
presentazioni di resoconti e di una relazione personale e il Generale la
congedò soddisfatto.
Quando Hermione rientrò al
tramonto, dopo aver sistemato alcune questioni in ufficio, trovò ad attenderla
Ginny sulla soglia di casa.
“Ciao” salutò la rossa con un
gesto della mano e un sorriso, mettendosi in piedi e spolverando energicamente
il retro dei propri pantaloni.
“Ginny! Cosa ci fai qui? E Ron e
Harry? Non sono in casa?” domandò la riccia sorridendole di rimando.
Ginny scosse il capo “Non lo so,
sono arrivata da solo qualche minuto e ancora non ho bussato, probabilmente
sono in casa però” constatò indicando la luce accesa del bagno al primo piano.
Hermione inclinò la testa di
lato, come per scrutarla “Va tutto bene?” le domandò.
Ginny esplose in un sorrisone
“Benissimo! Ho trovato la mia strada… Ma entriamo, voglio darvi la bella
comunicazione” disse sorridendo e spingendo Hermione attraverso la porta appena
aperta.
“Ehi, uomini di casa? C’è
nessuno?” chiamò la rossa entrando, sottobraccio a Hermione.
Ron si affacciò dalla cucina con
una melanzana maciullata in mano “Ehi, le mie due donne preferite!” sorrise
lanciando due baci in aria.
Ginny lo guardò inorridita “Ron,
cosa diavolo stavi facendo?” domandò indicando un paio di melanzane mutilate
mentre Hermione se la rideva.
“Preparo la cena, no?” rispose
come se fosse evidente, affettando via violentemente un angolo di ortaggio.
Ginny emise un suono gutturale
accompagnato da uno sguardo disgustato “Sembra che stai sminuzzando un
cadavere, che schifo! Sa, dai qua…” disse in tono pratico sfilandogli di mano
melanzana mutilata e coltello.
“Ehi…” protestò lui, contrariato.
“Vuoi mangiare qualcosa di
decente o vuoi rischiare l’avvelenamento?” rispose schietta.
“Mh… voglio mangiare” decretò
dopo averci pensato un attimo.
Hermione rise ancora alle sue
spalle, levandosi di dosso la pesante borsa e mollandola su una sedia vuota.
Ron si voltò indignato “Ma
sentitela come ride… Come se tu fossi più brava di me ai fornelli, vero amore
mio?” la prese in giro.
Hermione mise un piccolo broncio.
In genere riconosceva di essere una cuoca terribile ma sentirselo dire dal
proprio fidanzato era un pochino svilente. Per dirla tutta detestava che Ron le
ricordasse quanto fosse imbranata in cucina, si sentiva offesa nella sua
femminilità. Era un po’ come se le dicesse che non sarebbe stata… una buona
moglie. Incrociò le braccia al petto ed evitò di rispondere.
Ron inarcò le sopracciglia “Non ti
sarai mica arrabbiata, vero? In fin dei conti è la verità!”
Non rispose di nuovo, ostinandosi
ad ignorarlo e iniziando ad apparecchiare nervosamente la tavola
Sbuffò incrociando le braccia al
petto e buttandosi su una sedia “Senti Hermione, se hai avuto una giornataccia
e hai una delle tue solite lune sappi che non ho proprio voglia di litigare
stasera!” le disse asciutto.
Lei appoggiò con un po’ troppo
impeto un bicchiere sul tavolo, facendolo sbattere “Oh,perdona i miei sbalzi di
umore allora, Mister Sensibilità!” gracchiò acida.
Ginny sospirò domandandosi dove
diavolo fosse finito Harry e cercando una qualsiasi scusa per rompere quel
silenzio pesante “Ma Harry? Non c’è?” domandò ad un certo punto.
Hermione alzò le spalle e Ron
grugnì qualcosa del tipo “Di sopra, doccia”.
Tentativo di conversazione numero
uno: fallito.
Farcendo la melanzane cercò
disperatamente un altro spunto di dialogo… “Fleur stamattina ha chiesto anche a
me se sono incinta, a quanto pare non riesce e pensare che possa succedere altro
nella vita che aspettare bambini, in questo periodo! Certe volte mi domando
davvero come possa averla scelta per il Torneo Tremaghi quel calice…”
“Già…” rispose Hermione,
sistemando sul tavolo ormai imbandito un paio di bottiglie di burrobirra.
Ron nemmeno mostrò di aver udito
quello che aveva detto.
Tentativo di conversazione numero
due: fallito in maniera ancor peggiore del primo.
Spazientita Ginny si girò
portando le mani ai fianchi e battendo un piede a terra, nel suo tipico
atteggiamento “Sentite un po’ voi due, non mi interessa proprio dei vostri
litigi al momento, soprattutto se sono di ordine così stupido. Almeno potreste
far finta di mostrare un po’ di interesse per la sottoscritta che è qui a
preparare la vostra cena?”
Ron le riservò un’occhiata
timorosa “Sei peggio di mamma, tu…” commentò a metà tra il divertito e il
preoccupato.
“Che succede qui? Oh, ciao Gin!
Che sorpresa!” salutò Harry, passando una mano tra i capelli bagnati e, per il
momento, perfettamente pettinati e al loro posto schiacciati dal peso
dell’acqua.
Gin sorrise sventolando una
melanzana in segno di saluto “Ciao Harry”
Lui la fissò sorpreso, anche se
decisamente felice di vederla “Sei qui per prepararci la cena?” domandò
scioccamente non riuscendo a capire.
Lei ridacchiò “Sì, volevo
evitarti un mal di pancia… Dovevi vedere che stava facendo Ron a queste
melanzane!”
Harry sorrise annuendo
consapevole, poi rivolse un’occhiata a Ron ed Hermione “Bè, voi due?
Sinceramente vi preferisco quando state uno addosso all’altra invece che così
immusoniti. Magari se passaste un quarto d’ora di là in salotto da soli vi
passerebbe tutto, dai vi autorizzo anche se ne va della reputazione dei miei
divani…” disse sarcastico.
Ginny scoppiò a ridere mentre
Hermione gli lanciava un’occhiata imbarazzata, “Harry!”.
Ron invece non diede segno di
apprezzare la battuta, si limitò a inarcare un sopracciglio.
“Bè, in ogni caso ora potete
anche mettere da parte le vostre arrabbiature e le vostre ripicche perché al
momento voglio tutta la vostra attenzione. Sto per comunicarvi una notizia
importante!” fece Ginny, asciugandosi le mani appena lavate nello strofinaccio
della cucina dopo aver infornato le ultime melanzane.
Tre sguardi curiosi si posarono
su di lei che, dopo un teatrale gesto di presentazione con le braccia, andò
dritta al sodo “Sono stata ammessa all’Accademia Auror!” comunicò con un
sorrisone che le andava da un orecchio all’altro.
Hermione balzò in piedi sorpresa
e felice mentre Ron ed Harry ebbero la medesima reazione, sgranarono gli occhi
e incrociarono le braccia al petto.
“Cosa?! Tu Auror, sei impazzita?”
domandò senza troppo tatto Ron.
Il sorriso di Ginny svanì
improvvisamente dalle sue labbra che si arricciarono contrariate. Ecco, come
diavolo aveva potuto pensare che fosse maturato e soprattutto che avrebbe
capito proprio non lo sapeva. Ron aveva avuto la stessa stupida reazione che
aveva quando erano più piccoli e credeva di dover per forza approvare ogni sua
scelta senza capire che in ogni caso lei avrebbe fatto di testa sua.
“Sì, sono impazzita. Sono
impazzita a pensare che saresti stato felice per me” rispose tagliente.
“Ma… Ginny, tu Auror?” continuò.
Hermione affiancò l’amica per
darle man forte. Aveva avuto la sua piccola discussione con Ron ai tempi,
riguardo la scelta di diventare Auror, e sapeva quanto poteva essere ostinato
“Paura di essere superato in abilità dalla sorellina, Ron?”
Ron le lanciò un’occhiataccia
“Oh, Herm non ti ci mettere anche tu!”
“Sentiamo, perché no?” incalzò la
sorella, le braccia incrociate forte al petto e gli occhi furenti.
“Perché sei mia sorella!” rispose
convinto Ron.
Ginny sbottò in una risata amara
“Oh, ottima motivazione… Spiacente ‘fratellino’, ma non sono stata a sentire le
lamentele di mamma e papà e di certo non starò qui a dare corda alle tue inutili
scuse egoistiche!” tuonò furibonda.
“Ginny, sarai una grande
Auror…Lascia perdere questi due idioti” le disse Hermione con un sorriso
sicuro, abbracciandola.
Ginny sorrise all’amica. Per
fortuna che c’era Hermione…
Lanciò un ultimo sguardo sprezzante
al fratello e poi cercò lo sguardo di Harry, desiderosa di conoscere la sua
opinione anche se ormai poteva immaginarla visto il silenzio ostinato degli
ultimi minuti.
“Bè?” gli domandò in attesa di
qualunque cosa.
“Bè cosa?” domandò Harry,
cercando di suonare casuale e non terribilmente arrabbiato come invece era. In
effetti avrebbe dovuto aspettarselo, se c’era una persona forte e combattiva
quella era proprio Ginny. Non si era mai tirata indietro, mai. Anche quando
l’aveva lasciata a casa dopo quella tremenda litigata di tre anni prima ed era
partito alla ricerca degli Horcruxes lei non si era data per vinta. Non era
tornata ad Hogwarts e aveva insistito per poter almeno un po’ rendersi utile e
collaborare con l’Ordine. Era ovvio che una volta finita la scuola avrebbe
scelto quella strada… Dio, avrebbe brillato come la più bella delle stelle tra
le file degli Auror, sarebbe stata la migliore! Eppure non riusciva ad
accettarlo, ad essere felice per lei. Semplicemente non voleva. Non voleva che
facesse quel genere di lavoro, che combattesse, che frequentasse
quell’accademia al 90% maschile. Non voleva che mostrasse a così tanta gente
quanto valesse. Era geloso. E arrabbiato.
Ginny sbuffò frustrata e furente
“Bè, dimmi qualcosa! Forza, pronuncia il tuo attacco personale anche tu come il
tuo amico lì accanto, dai!”
Harry strinse forte i pungi “Se è
una tua decisione, sono felice per te” rispose glaciale, evitando il suo
sguardo.
Rise di nuovo amaramente “Oh,
grazie per il supporto e la difesa, sei davvero un grande amico, Harry” e senza
aggiungere altro lanciò a terra lo strofinaccio che teneva ancora tra le mani e
raggiunse la porta.
Hermione la seguì fin
sull’entrata “Gin, gli passerà. A tutti e due. Vedrai che appena avranno il
tempo di abituarsi all’idea saranno felici per te come lo sono io. Sei grande,
amica mia!” le disse facendole un segno di vittoria con le dita.
Ginny si voltò sorridendole grata
“Come fai a sopportare quei due combinati assieme per tutto il giorno?” domandò
poi.
La riccia alzò le spalle “Sono
una santa…” rispose ridendo.
Con un sorriso un po’ mogio Ginny
salutò Hermione e si smaterializzò appena imboccato il vialetto d’uscita.
Remus Lupin sistemò l’occorrente
per il bagnetto facendo ben attenzione a non riscaldare troppo l’acqua nella
piccola vasca con il suo incantesimo. Quando fu tutto pronto uscì dal bagno e
si inginocchiò su un grosso tappeto colorato ingombro di giocattoli sollevando
un frugoletto biondo “Eccola qua la mia principessa!” disse issando in aria una
bellissima bambina dal viso pacioccotto a forma di cuore e dagli occhi grandi.
La piccola scalciò ridendo “Tao papà!” disse con la sua vocina dandogli un
piccolo bacio sul naso.
“Mamma ha preparato per noi una
bella cenetta. Ti ha fatto anche il budino alla vaniglia che ti piace tanto e
papà giura di dartene due porzioni se prima prometti di fare la brava facendo
una cosa…” iniziò caricandosela sulle spalle.
Il sorriso svanì dal bel volto
della bambina che si irrigidì spalle larghe e forti del padre “NO!” disse solo.
Remus sospirò calandosela da
sopra la testa e facendola sedere sul largo comò della camera “Avanti Alex,
facciamo alla svelta e papà promette che non ti entrerà l’acqua negli occhi” le
disse pazientemente.
“No! No voio bagno! No! No! No!
No!” protestò aggrappandosi alla camicia del padre.
Lui cercò di calmarla
accarezzandole la testolina “Andiamo principessa, papà ha fatto diventare
l’acqua della tua piccola piscina verde! E sai una cosa? Ora aggiungiamo anche
le bolle di sapone! Però se non vuoi giocare con le bolle di sapone niente…”
disse vagamente, sapendo che non avrebbe resistito ad una simile tentazione.
Alex spalancò i grandi occhi
ambrati “Oh… voio le bolle, papà…” disse trasognante.
Lupin sorrise complimentandosi
con sé stesso per l’efficienza.
“Miliardi di bolle! Vedrai, ci
riempiremo la stanza da bagno!” le assicurò caricandosela ancora in spalla.
Qualche minuto dopo, la piccola
Alex aveva ormai superato l’impatto shockante con l’acqua troppo desiderosa di
giocare con le bolle, la porta del bagno si aprì e tra le bolle fece capolino
un viso identico a quello della piccola, i lunghi capelli lilla raccolti una
coda di cavallo “Ehi, anche io voglio fare un bagno con le bolle…” protestò
solleticando il pancino nudo della propria bambina e facendo una smorfia che la
fece ridere.
“Papà fa bolle!” la informò la
piccola, scoppiandone una col ditino e ridendo per il ‘plop’ e per gli schizzi.
La donna sorrise divertita
all’uomo chino accanto a lei “Complimenti, papà…” disse scoccandogli un bacio.
“Mamma, bacio…bacio!” protestò la
bambina mettendosi in piedi e allungando una mano paffuta verso la madre che le
scoccò un bacio sul nasino e la coccolò facendole il solletico.
“Eh, papà fa miracoli…” commentò
Remus.
“Già, peccato che ora dovremo
litigarci mi sa per portarla fuori di qui… Aspetta, ho un’idea!” disse
improvvisamente. Prese l’accappatoio colorato dal fasciatoio della piccola e ve
l’avvolse al volo. Senza darle il tempo di protestare se la issò in braccio e
prese a correre fuori dal bagno e giù per le scale “Chi arriva ultimo non
mangia il budino alla vaniglia… Forza Alex, tieniti forte che lasciamo indietro
papà!” fece ridendo assieme alla bambina che si abbracciò stretta stretta il
suo collo afferrando la lunga coda e sorridendo al padre che le rincorreva
“Papà no buino! Tao papà!”
Remus finse di offendersi “Come
sarebbe papà niente budino? Te la faccio vedere io!” e raggiungendole prese la
bambina dalle braccia della madre e la fece volare in aria.
Alex rise ancora più forte, tutta
avvolta nel suo accappatoio. Le piaceva da matti quando papà la faceva saltare
per aria.
“Oh mamma mia! Ho visto un
culetto nudo… Bisogna assolutamente coprire alla svelta questo culetto nudo,
piccola! Sennò… sennò senti che pizzichi che arrivano…!” fece Tonks prendendo
una cosciotta tra pollice e indice e pizzicandola delicatamente. Le risate di
Alex non fecero che aumentare mentre la madre la stendeva sul divano e si
lanciava in un solletico delicato e il papà tornava con i vestitini e il
pannolotto della piccola.
A interrompere la loro divertente
operazione di rivestimento arrivò il suono del campanello che trillò forte.
“Vado io” disse Remus passando un
calzino colorato alla moglie e mettendosi in piedi.
Domandandosi chi potesse essere,
che non stavano aspettando nessuno in particolare, aprì la porta e si ritrovò
di fronte Ginny Weasley, le mani affondate nelle tasche della giacca e uno
sguardo che dava a intendere di essere sull’orlo di una crisi di nervi.
“Ginny! Che succede? Qualcosa non
va? Oh, entra pure…” fece aprendo per bene la porta e invitandola con un gesto
della mano.
“Ciao Remus, grazie…” rispose
sottotono.
Lui le rivolse un sorriso gentile
“Dai pure a me la giacca. Vuoi qualcosa da bere? Se non hai ancora mangiato
puoi fermarti per cena” le invitò cortesemente.
Lei scosse la testa “Scusate se
vi disturbo a quest’ora. Cercavo Tonks…” lo informò guardandosi in giro.
Lui annuì “Ninfadora, c’è Ginny.
Credo abbia bisogno di parlare con te…” disse affacciandosi alla porta del
salotto.
Un attimo e Tonks riemerse con in
braccio la bimba “Ehilà, Ginny! Come mai da queste parti?” domandò incuriosita.
Ginny alzò le spalle “Ho pensato
che potevo parlare con te di… Bè, li conosci i miei fratelli e i miei genitori,
no?” disse con un sorriso rassegnato.
“Ciao Alex!” disse pizzicando il
nasino della piccola e guadagnandosi un sorrisone.
Tonks le rivolse un’occhiata
dispiaciuta “Dai, fermati a cena con noi, stavamo proprio per sederci a tavola.
Tutto diventa meno pesante di fronte ad un bello sformato di carne!” la invitò
spingendola delicatamente verso la cucina.
“Così immagino che tu abbia
comunicato oggi la bella notizia, vero?” iniziò Tonks, imboccando la piccola
Alex sul seggiolone accanto a lei.
Ginny annuì raccontando
brevemente delle decisamente poco entusiastiche reazione dei famigliari. Remus
e Tonks ascoltavano in silenzio, annuendo di tanto in tanto.
“Bè, tu sei un’Auror, ho pensato
che magari potevo venire un po’ qui e festeggiare con te la mia ammissione.
Voglio dire, voi potete capire e essere felici per me” spiegò sorseggiando un
bicchiere d’acqua.
Tonks annuì “Oh, puoi
scommetterci se festeggeremo, Ginny! Stasera ho anche preparato il budino!” la
informò. “Buino! Buino!” gioì la piccola Alex.
Ginny sorrise rilassata
“Fantastico! Senti, ma anche a te hanno fatto tutte queste storie?” domandò
curiosa.
Tonks scosse il capo “Nah, mia
madre era decisamente una persona anticonvenzionale, è stata felicissima per
me! E mio padre si è messo a piangere commosso quando ho comunicato la mia
ammissione. In realtà credo che fossero quasi certi che per la mia goffaggine
non avrei superato le prove ma quando ci sono riuscita ne sono stati felici”
Ginny sbuffò. Solo lei doveva
ritrovarsi una famiglia di maschi gelosi e impiccioni “Ah…”
Lupin le sorrise “Tranquilla
Ginny, conosco bene Molly e Arthur e sono sicura che sono solo preoccupati per
te, perché sei l’unica figlia femmina, perché sei la più piccola, perché sei
l’ultima che rimane. Non è facile essere dei buoni genitori, sai? Siamo un po’
egoisti noi, vorremmo che i nostri figli rimanessero per sempre piccoli così da
poter decidere sempre le cose giuste per loro. Ma è impossibile, e i tuoi
genitori lo sanno. Solo che magari li hai presi un po’ di sorpresa e se ne sono
dimenticati” le spiegò con fare paziente e paterno.
Tonks annuì “I tuoi fratelli
invece credo che siano un caso irrecuperabile ma non preoccuparti, passerà nel
giro di un paio di giorni. Credo che ce l’abbiano di più con te perché
l’Accademia Auror è un posto che brulica di uomini più che per il fatto che tu
voglia essere Auror, sai?” rise.
“Oh, non so quale delle due
ipotesi sia peggio, in ogni caso. Sono dei caproni!” decretò con un mezzo
sorriso divertito e rassegnato.
Tonks rise in risposta “Pensa che
avevo un ragazzo quando ho fatto la domanda per l’Accademia io…” le accennò.
“Davvero?” sbottò irritato Remus
riservandole un’occhiata nervosa. Tonks lo guardò storto e lui tossì
imbarazzato tornando a consumare il suo pasto.
“E che ha fatto?” le chiese Ginny
curiosa.
Tonks alzò le spalle e fece un
gesto spazientito con la mano “L’ho lasciato quando mi ha detto che avrei
dovuto scegliere tra lui e la mia strada, perché non poteva concepire che la
sua ragazza fosse nelle forze di difesa, era un lavoro da uomini. Bah, quante
sciocchezze! Però era carino…”
Questa volta fu Remus a lanciarle
un’occhiataccia che la fece tossire.
Ginny rise divertita
dell’aneddoto e del comportamento dei due. Si sentiva meglio ora, sì. Si era
sentita capita e il semplice parlare un po’ della frustrazione che aveva
accumulato nelle ultime ore aveva contribuito ad allentare un po’ la tensione
che si era formata dentro di lei. La sua strada l’aveva scelta, forse i suoi
fratelli ed Harry avevano avuto qualcosa da ridere ma non avrebbero potuto
essere scontenti per sempre, no? Bè, non le importava. Lei era decisa ed era
decisa soprattutto ad essere felice della sua scelta.
Harry sbadigliò sonoramente
varcando la porta di casa. Quella notte era stata particolarmente noiosa. Non
avevano fatto altro che pattugliare un quartiere magico di Londra in cui si
vociferava fosse nascosto un ladruncolo da quattro soldi che aveva sgraffignato
qualcosa alla Gringott, avevano silenziosamente controllato la zona e
perquisito una casa su indicazione ma non avevano trovato nulla. La soffiata
che era arrivata loro era spudoratamente falsa.
Per tutte le otto ore non era
successo nulla e tutti e cinque si erano terribilmente annoiati. D’altro canto
era improbabile che ad una squadra appena formata come la loro fossero affidate
missioni importanti, ne erano consapevoli tutti purtroppo. E gironzolare tutta
la notte senza nulla da fare era più stancante che correre dietro a centinaio
di criminali incalliti, Harry ne era profondamente convinto.
Ron si buttò sul divano,
levandosi rapidamente le scarpe.
“I tuoi piedi puzzano…” gli fece
notare Harry, allungandosi sulla poltrona accanto.
Per tutta risposta l’amico
sbadigliò sonoramente, mosse appena la bacchetta e le scarpe sparirono “Così
metà dell’odore se n’è andato, signor naso fino…”. Ron si massaggiò le tempie,
stanco e annoiato, lanciando un’occhiata all’orologio a pendolo che troneggiava
nel salotto: le sei e dieci minuti. Gli orari di un auror erano davvero
qualcosa di terribile.
Un istante dopo Hermione fece
capolino nel salotto, strofinandosi gli occhi.
“Buongiorno… O forse dovrei
augurarvi buonanotte…” fece accoccolandosi sul divano accanto a Ron.
“Buonanotte Herm… Ragazzi, io
casco dal sonno, se resto un altro minuto su questa poltrona mi addormento qui.
Me ne vado a letto. Ciao” Harry si alzò in piedi sfilandosi gli occhiali e
strofinandosi gli occhi. Era vero che era stanco morto ma più che altro non
aveva voglia di rimanere con loro e guardarli lanciarsi sguardi maliziosi.
Quella mattina proprio ne aveva voglia, era di umore nero da quando la sera
prima Ginny aveva detto che sarebbe diventata Auror. Bè, ci avrebbe dormito
sopra, magari sarebbe riuscito a farsene una ragione ma più che altro sperava
che svegliandosi più tardi avrebbe scoperto che si trattava solo di un sogno
poco piacevole.
Ron ed Hermione gli augurarono la
buonanotte e lo salutarono. Ron rimase con gli occhi chiusi disteso sul divano
e Hermione si sedette a cavalcioni sopra di lui, appoggiata al suo petto con le
braccia strette attorno al suo collo senza dire una parola. Non aveva bisogno
di parlare, solo di rimanere incollata a lui. Le mani di Ron presero ad
accarezzare la sua schiena sonno la maglietta di cotone del pigiama facendola
rilassare.
“Come mai già sveglia?” domandò
sottovoce, stancamente.
“Veramente non sono ancora andata
a letto. Una relazione da consegnare” spiegò brevemente iniziando a giocare con
la sua collanina.
Ron annuì appena con il capo “Che
palle però… Come lo sopporti?” le chiese immaginandosi la noia di rimanere
chini su delle scartoffie.
Hermione alzò le spalle “Bè, è
noioso e non mi va di parlarne” rispose stizzita, ora che era lì con lui aveva
voglia di tutto tranne che di parlare di lavoro!
Ron sospirò iniziando ad
accarezzare i suoi fianchi morbidi. E a baciarle il collo. Se non aveva voglia
di parlare allora niente, avrebbero impiegato il tempo in altro modo.
Ma Hermione sbuffò, il semplice
pensare al lavoro aveva fatto in modo che il suo umore si guastasse e ora non
era più così disposta a farsi coccolare “Ron, smettila…” gli disse mentre il
ragazzo gli alzava delicatamente la maglietta sulla schiena.
Ma Ron ignorò le sue proteste
continuando a baciarle e accarezzarle il collo liscio.
Lei sospirò innervosita, si issò
a sedere staccandosi da lui e con un gesto levò le mani grandi del ragazzo
dalla sua schiena, fissandolo decisa.
Ron inarcò le sopracciglia “Si
può sapere che cavolo ti prende?” domandò scocciato.
“Che mi prende? Ti ho detto di
smetterla e non mi hai nemmeno ascoltato!” gli fece notare incrociando con
disappunto le braccia al petto.
“Oh certo, prima vieni qui e ti
strusci come una gatta e poi, sopraggiunto l’ennesimo cambiamento di umore
improvviso ti ritrai scocciata! Sono stufo di restare alla mercé dei tuoi
umori, Hermione!” sbottò lui arrabbiato alzandosi in piedi improvvisamente e
facendola quasi cadere a terra.
“Io non sono una gatta! Come ti
permetti? E se hai dei problemi allora buonanotte!” rispose lei stizzita,
attraversando a falcate il salotto, salendo le scale di volta e sbattendo la
porta dietro di sé.
“Sì… buonanotte…” rispose lui
gridando alle quattro mura e raggiungendo contrariato la propria stanza. Non
sapeva spiegarsi che cosa gli stava succedendo in quel periodo. Tra lui ed
Hermione qualcosa si era incrinato, anche se poteva non sembrare così. Certo
non potevano fare a meno l’uno dell’altra e si cercavano continuamente ma
quando non stavano facendo l’amore erano impegnati a litigare come bambini, non
c’era altro. O in rotta o tra le braccia l’uno dell’altra. Sospirò sistemandosi
sotto le coperte, non aveva la minima voglia di pensarci in quel momento.
Non era ancora riuscito a
prendere sonno quando sentì la porta della sua stanza aprirsi lentamente e dei
passi leggeri arrivare fino al suo letto. Le coperte frusciarono e un attimo
dopo si ritrovò al buio stretto in un abbraccio forte e disperato. Il profumo
vanigliato di Hermione l’avvolse e senza dire una parola e completamente
dimentico della litigata di poco prima si voltò sull’altro fianco e rispose al
suo abbraccio nascondendo il volto assonnato nel suo petto.
“Hermione, è meglio che dormi un
po’… Tra poco la tua sveglia suonerà…” le ricordò afferrando delicatamente la
mano di lei che stava cercando di intrufolare sotto la maglietta e
accarezzandola delicatamente.
Hermione lo baciò sulle labbra
stringendo la sua mano e portandosela al ventre “Non ho sonno, voglio stare con
te…” gli disse in un sussurro.
E le buone intenzioni di Ron,
nonché la sua arrabbiatura, sparirono in un attimo come per magia.
Quando la mattina Hermione arrivò
al Ministero, sola perché Ron ed Harry erano ragionevolmente a letto, si
stropicciò ripetutamente gli occhi, troppo stanca. Non chiudere occhio la notte
non le faceva certo bene ma quella mattina non aveva resistito nel suo letto
sola e triste, anche se si era appena adirata con lui aveva bisogno di
stringerselo. Certe volte persino lei faticava a riconoscersi in certi
comportamenti che metteva in atto, non avrebbe mai creduto che invece di
chiarire la loro situazione avrebbe preferito infilarsi nel suo letto e
ritrovare la pace in altri modi.
Ma non era quello il momento per
riflettere sul loro rapporto che aveva preso una strana piega.
Raggiunse il suo consueto
ufficio, consegnò la consueta relazione e scambiò le consuete quattro parole
con gli impiegati prima di tornare al suo consueto lavoro da ‘segretaria’. Ma
quello che accadde a metà mattina fu decisamente imprevisto e piacevole.
Un promemoria interufficio
sfrecciò sopra le teste dei due impiegati e svolazzò davanti al viso di
Hermione. Lo lesse e scoprì di essere desiderata immediatamente nell’ufficio
del Generale Mc Granitt. Sbattè gli occhi un paio di volte… Cos’era tanta
urgenza? Forse aveva sbagliato qualcosa nelle sue relazioni? C’era qualche
problema? Eppure era apparso decisamente soddisfatto al termine della riunione
del giorno prima…
Improvvisamente dimentica della
stanchezza che la stava attanagliando fino a pochi attimi prima Hermione balzò
nervosamente in piedi, si congedò e raggiunse il Quartier Generale degli Auror
e l’ufficio di Mc Granitt. Trasse un profondo respiro imponendosi di calmarsi.
Se almeno ci fossero stati Harry e Ron quella mattina avrebbe potuto sfogare un
attimo la sua tensione scambiando due parole con loro, invece non c’era
nessuno. Nemmeno Ginny perché le lezioni non erano ancora iniziate.
Inspirò ed espirò per l’ennesima
volta e bussò all’ufficio. La voce profonda del generale la invitò ad
accomodarsi all’interno.
“Buongiorno, generale Mc Granitt”
salutò come le era stato insegnato con un gesto della mano.
“Buongiorno, signorina Granger,
si sieda pure, si sieda…” la invitò con un gesto verso la poltrona di fronte
alla scrivania. Hermione si accomodò iniziando a giocherellare nervosamente con
l’orlo della propria gonna e ignorando il battito accelerato del suo cuore.
“L’ho fatta chiamare per
discutere con lei alcune questioni…” iniziò scrutandola attentamente. Prese
dalla pila di cartelle quella che Hermione riconobbe come una sua vecchia
relazione e iniziò a sfogliarla.
“Le piace il suo lavoro,
signorina Granger? Questo di collaborazione con l’ufficio Babbani” domandò
improvvisamente dopo attimi di silenzio.
Hermione fu colta alla sprovvista
da quella domanda decisamente inaspettata “Come scusi?”
“Le ho chiesto se le piace
lavorare in collaborazione con l’Ufficio Uso Improprio dei Manufatti Babbani”
ripetè tranquillamente il generale.
Hermione rimase per qualche
istante a bocca aperta “Bè, è un’ottima opportunità di formazione, signore”
rispose eludendo in parte la domanda.
Mc Granitt sorrise quasi
divertito “Quindi se le offrissi un posto a tempo inderminato in quell’ufficio
ne sarebbe soddisfatta?”
E rimase ancora più sorpresa. Non
si aspettava nemmeno questa proposta. Improvvisamente si sentì combattuta tra
il desiderio di entrare nella sezione Intelligence per cui aveva tanto faticato
e la paura di far adirare un suo superiore rifiutando quella proposta. Non
rispose per alcuni secondi fissando ostinatamente la finestra alle spalle del
generale. Che brutta situazione…
Strinse maggiormente l’orlo della
gonna tra le mani che ora avevano iniziato a sudare copiosamente e spostò lo sguardo
deciso fino ad incontrare quello del suo superiore “Con tutto il rispetto
signore, non ho frequentato l’accademia Auror per poi lavorare all’ufficio
Babbani. La sua proposta è lusinghiera e allettante ma io voglio lavorare nella
sezione Intelligence del vostro dipartimento, non continuare ad essere la
segretaria a vita dei signori Green e Wood. Che sono stati comunque molto
gentili e mi hanno offerto l’opportunità di imparare molto. Quello è ciò che
voglio fare e se dovrò passare anni a stendere relazioni per gli uffici del
Ministero prima di potermi realizzare, ebbene lo farò signore. Ma non accetterò
altri incarichi. La ringrazio…” aggiunse cercando di non suonare troppo dura o
impertinente.
Il generale annuì soddisfatto
sorridendo “Signorina Granger, quel posto è suo” decretò alla fine allungando
una mano nella sua direzione.
Hermione spalancò la bocca
incredula. Ma aveva capito qualcosa di quello che gli aveva appena detto? Tutto
il suo discorso… Le sembrava fosse chiaro che non aveva accettato l’incarico,
no? “Signore, io la ringrazio nuovamente ma non ho intenzione di accettare il
lavoro all’ufficio Babbani” cercò di fargli notare con molto tatto.
“Oh, non quello. Il posto come
ricercatrice-investigatrice nella sezione Intelligence, in collaborazione con
le nuove squadre Auror, Granger!” gli fece notare il capitano, con un gesto
spazientito della mano.
Hermione non riuscì a credere
alle proprie orecchie, balzò in piedi trattenendo il respiro e scoppiò in un
sorriso radioso “Oh, grazie signore! Grazie!” rispose stringendo forte la mano
che Mc Granittt continuava a porle e scotendola ripetutamente incapace di
fermarsi.
“Sì, bene… Ora venga con me, le
presento la sua collega, la dottoressa Walsh”.
Mc Granitt aprì la porta
dell’ufficio invitando Hermione a precederlo all’esterno allungando il braccio
e lei danzò fuori dalla stanza, al settimo cielo. Seguì il generale zigzagando
tra i cubicoli che erano gli uffici minori di diversi auror fino ad una stanza
chiusa che portava scritto su una targhetta dorata “I: investigazione e ricerca
– collaborazione Auror”.
Il generale bussò e una voce
femminile all’interno li invitò ad entrare.
Una giovane donna dai lunghi
capelli neri stava seduta dietro un grosso tavolo, analizzando qualcosa con un
grosso marchingenio che somigliava tanto ad un microscopio babbano e che
Hermione sapeva essere un rilevatore di incantesimi da oggetti.
“Buongiorno generale” salutò la
donna, con fare elegante mettendosi in piedi e abbandonando la sua analisi.
“Dottoressa Walsh… le presento la
sua nuova collega, la signorina Hermione Granger” disse indicandola.
“Morgana Walsh” sorrise la donna
allungando una mano per rispondere al gesto cortese di Hermione.
“Piacere dottoressa” rispose la
riccia, stringendo forte la mano della donna.
La mora agitò una mano a
mezz’aria, sorridente “Morgana andrà più che bene, Hermione” le suggerì.
Lei sorrise sollevata, quella
giovane donna sembrava molto disponibile, e soprattutto aveva pronunciato
correttamente il suo nome. Non osava sperare in meglio.
“Bene Granger, lei e la
dottoressa Walsh collaborerete alle ricerche che saranno affidate alle nostre
nuove due squadre Auror, quella del Capitano Tonks e quella del capitano
Forenight. Al momento le due squadre stanno seguendo casi minori ma presto mi
auguro di poter affidare loro incarichi più impegnativi, con il vostro
supporto. Bene, per qualsiasi cosa chieda alla dottoressa. Ah, può ritirare la
sua divisa e il camicie da laboratorio presso la nostra segreteria. A breve
riceverà il cartellino… Oh, forse eccolo già qui!” commentò acchiappando al
volo un promemoria interufficio.
Lo aprì e lo lesse, corrugando la
fronte.
Le due donne lo guardarono
curiose.
“La brutta notizia è che questo
non è il suo cartellino, Granger, quella buona che mi hanno appena comunicato
che vi sarà affidata una missione. A quanto pare qualcuno ha profanato la tomba
dei quattro fondatori di Hogwarts… Voglio che mi ricerchiate informazioni sui
quattro, che cerchiate ogni sorta di incantesimo che richiede delle spoglie
umane e che analizziate il posto assieme alla squadra del capitano Tonks. Vi
manderò al più presto il professor Merepres, questa settimana è in vacanza ma
rientrerà lunedì per le lezioni, per la consulenza storica. E’ tutto,
arrivederci e buon lavoro” e con un saluto formale uscì dall’ufficio lasciando
sole Hermione e Morgana.
La riccia sospirò cercando di
distendersi e acquisire consapevolezza di quello che stava succedendo.
“Incredibile… Diplomata da solo
tre mesi e già assegnata a questa sezione… Io lavoro qui da quattro anni e ho
fatto solo due anni di gavetta. E pensavo che il mio fosse un buon tempo…” la
voce entusiasta e un po’ invidiosa di Morgana riscosse Hermione dai suoi
pensieri.
“Oh… non me l’aspettavo,
davvero…” ammise entusiasta e cercando di risultare modesta.
“Oh, su! Devi essere una strega
molto dotata, Mc Granitt è particolarmente inflessibile di solito, ma se tu gli
piaci ci deve essere un buon motivo… Sono quasi gelosa!” azzardò, tornando alla
propria analisi e ridendo.
“Oh…” commentò Hermione che si sentì
improvvisamente a disagio.
Morgana rise più forte “Scusami,
non volevo metterti in imbarazzo. E’ solo che sono molto gelosa di Mc Granitt,
sono sei anni che ci provo ma non ha mai ceduto al mio fascino. Ah, è meglio
che ti avverta, io ho un debole per gli uomini…” comunicò, sempre china sul
proprio lavoro.
Hermione pensò che fosse un
bizzarro modo di presentarsi ma non potè trattenere una risata “Capisco… Il
generale Mc Granitt è tutto tuo, sfortunatamente sono fidanzata” le informò
dando un’occhiata in giro.
“Mh… Già! Devo averti visto giù
nell’atrio salutare la nuova recluta della squadra di Tonks, quel bel ragazzo
dagli occhi azzurri come il mare e i capelli rossi come il fuoco. Con quelle
belle spalle…” Morgana alzò lo sguardo divertito per incontrare quello furioso
di Hermione, che fissava con disappunto.
Di nuovo scoppiò a ridere
“Perdonami, mi piace scherzare. E’ meglio che ci fai l’abitudine, tesoro!”
disse andandole incontro e battendo una mano sulle sue spalle. “Avanti, andiamo
a ritirare questa benedetta divisa e il tuo camice, sennò mi sento il tuo capo
qui dentro e credo che Mc Granitt disapprovi i comportamenti di superiorità tra
i colleghi. Di certo non voglio farlo adirare ora che ha acconsentito a sedersi
con me al tavolo della mensa, che dici?”
Hermione si lasciò spingere dal
braccio forte di Morgana, rise leggermente lanciando un’occhiata a quella
bellissima e altrettanto bizzarra donna che le stava accanto “Decisamente non
sarebbe il caso…”
Oh, sarebbe stato bellissimo.
Quella meravigliosa sorpresa aveva contribuito a raddrizzare una giornata
stanca e storta. Sarebbe andata al lavoro volando i giorni seguenti. Non vedeva
l’ora di tornare a casa e comunicare la bella notizia a Ron, Harry, Ginny, i
suoi genitori, tutti quanti!
Quando tornò a casa la sera, dopo
aver trascorso il pomeriggio dai propri genitori per comunicare loro la bella
notizia e gustarsi un dolce comprato appositamente per lei, vide le finestre
buie. Nessuna traccia di persone in casa. Aggrottò la fronte, era molto strano
visto che Ron ed Harry avrebbero dovuto rientrare dal turno breve del
pomeriggio per le otto… Erano quasi le nove ormai!
Immaginando che fossero stati
bloccati al lavoro per qualche sciocchezza aprì la chiave con un colpo di
bacchetta pronunciando mentalmente la parola d’ordine.
Entrò e si sentì immediatamente
strana, l’aria era tesa, provò ad accendere la luce con l’interruttore babbano
ma le lampadine non risposero… Alzò in aria la propria bacchetta che, pensata
la formula, si accese rischiarando appena l’ingresso buio. Colse un leggero
mormorio giungere dal salotto e allarmata, la bacchetta sempre puntata davanti
a sé e pronta a colpire ogni eventuale ladro, vi si diresse… Quando aprì piano
la porta venne accecata da un’ondata di luce e stordita dalle voci di molte
persone che, applaudendo, si complimentarono con lei. Quando riaprì gli occhi
si ritrovò di fronte uno striscione incantato che recitava “Congraturazioni,
Hermione” e venne subito travolta dall’abbraccio di Ginny che le saltò al
collo.
“Aha, sei fenomenale!” le disse
sciogliendo l’abbraccio e lasciando che Harry la catturasse tra le sue braccia
scompigliandole i capelli “Cosa cavolo aspettavi a dircelo? E’ stata Tonks a
darci la bella notizia in un ufficio…Sei terrificante, Hermione. Un mostro di
intelligenza” le disse baciandole una guancia.
Ancora frastornata Hermione passò
da un abbraccio all’altro, incapace di replicare, per poi finire in quello di
Ron che la strinse forte baciandola senza dire nulla.
“L’ho sempre saputo che eri la
persona più geniale del mondo… Tre mesi!” le disse sorridendo orgoglioso.
“Grazie! Io… Oddio, che giornata…
Grazie ragazzi, davvero…” fece commossa, asciugandosi un paio di lacrime di
gioia.
L’unica persona nella stanza che
pareva non divertirsi tanto era Harry, certo sorrideva e chiacchierava ma era
decisamente evidente che la sua mente fosse altrove in quel momento, continuava
scrutare le facce dei presenti alla ricerca di qualcuno che evidentemente non
trovava.
Sentì un tocco leggero sulla
spalla e si voltò, trovandosi di fronte Hermione.
“Base chiama Harry… ci sei?” gli
disse in tono scherzoso, sventolando una mano davanti ai suoi occhiali.
“Ah… sì, sì! E’ che sono un po’
stanco, scusami Herm…” si giustificò passandosi una mano sulla faccia.
Lei inarcò un sopracciglio
“Certo, certo… Se stai cercando un letto allora lo potrai trovare come al
solito al piano di sopra, nella tua stanza Harry. Se invece è Ginny che stai
cercando ti informo che è seduta sul dondolo sotto la quercia nel giardino sul
retro…”
Harry gli sorrise “Grazie
Hermione, non ti sfugge niente, eh?”
Hermione alzò le spalle,
lusingata “Una cosa invece non riesco a capire… Perché dobbiate essere sempre
così prepotentemente invadenti invece di essere felici per noi. Forza padre
padrone, esci e chiedile scusa. Sei o non sei un suo amico?” gli domandò
maliziosa.
“Sì, certo…” rispose lui
sarcastico.
Lei diede un’altra piccola alzata
di spalle prima di spingerlo verso l’uscita sul retro “Vai, su! Lo sai come la
penso… Ma sono tue le decisioni, per cui le rispetto. In bocca al lupo!” gli
augurò con un occhiolino.
Harry annuì uscendo nell’aria
fresca della notte. Ginny se ne stava seduta con le gambe incrociate sul
vecchio dondolo di legno appeso all’albero, immobile e con lo sguardo perso nel
vuoto.
Lui e Ron erano stati davvero
delle bestie insensibili, se ne rendeva conto. Hermione aveva ragione, doveva
chiederle scusa.
Con le mani affondate nelle
tasche si avvicinò e si sedette accanto a lei, senza guardarla.
“Che fai qui fuori da sola? Fa
anche un po’ freddo… Non vorrai ammalarti e perderti il primo giorno di
accademia lunedì…” scherzò sperando di riuscire a rompere il ghiaccio.
Si voltò meccanicamente verso di
lui e gli rivolse un’occhiataccia “Tu e Ron sareste ben felici se mi ammalassi
per i prossimi due anni perdendo ogni singolo giorno di lezione!”
Harry sbuffò. Ginny era testarda
almeno quanto suo fratello quando ci si metteva, litigare con lei era una delle
cose più difficili che potessero succedere perché innanzitutto lei aveva sempre
ragione e poi perché il suo orgoglio non le permetteva di perdonare così
facilmente, senza contare che era appunto la persona più combattiva che
conoscesse…
“Questo non è vero… Io e Ron
siamo solo…un po’ gelosi, tutto qui” cercò di giustificarsi.
Lei rise ironicamente al suo
fianco “Siete invadenti e inopportuni. Siete maschilisti. Siete cocciuti. Siete
anche degli idioti…” iniziò.
Harry la interruppe prima che le
definizioni potessero peggiorare “Ok, ok… E’ vero, siamo invadenti e
inopportuni, e anche un po’ maschilisti. Bè poi è vero che siamo cocciuti e
magari qualche volta anche un po’ idioti, ma questo lo è molto di più Ron…”
Ginny rise divertita cercando il
suo sguardo.
Harry le rivolse un sorriso
speranzoso “Perdonato?”
Lei incrociò di nuovo le braccia
al petto tramutando il suo sguardo divertito in una roccia “Assolutamente no”
rispose glaciale.
“Ok, ho capito… Senti, lascia
almeno che ti spieghi… Essere Auror è… Bè, non è solo gloria. Sono orari
impossibili, compiti noiosi e a volte pericolosi, sono menate burocratiche e
lavate di muso per ogni minimo errore, regole da rispettare, lezioni
massacranti, te ne rendi conto?” cercò di spiegarle Harry.
Le sopracciglia di Ginny si
inarcarono smisuratamente e le sue braccia incrociate scivolarono sui fianchi,
nel suo tipico atteggiamento d’attacco “Me ne rendo conto? Me ne rendo conto?!?
Non stai parlando con una bambina desiderosa di giocare al soldato, Harry!
Dovete smetterla di pensare che io non capisca quanto possa essere grave una
situazione o che non me la sappia cavare da sola. TU devi smetterla di mettermi
da parte! Mi hai mollato per una ragione che ho faticato a capire ma che ho
accettato, perché sapevo che ne avevi bisogno. Mi hai sempre tenuto fuori da
tutto, ma non potevo pretendere altrimenti, io non sono mai stata Ron o
Hermione. Mi hai lasciato a casa senza permettere che vi aiutassi tre anni fa
ma questa storia ora deve finire! Forse non te ne sei mai accorto Harry, ma non
sono una bambolina che se ne sta con le mani in mano a sventolare un fazzoletto
bianco alla vostra partenza!”
“Si che me ne sono accorto
invece” mormorò Harry serio, guardandola negli occhi.
Presa alla sprovvista Ginny non
seppe cosa rispondere, si limitò a fissarlo con uno sguardo interrogativo e
scettico.
“Per Merlino Ginny, sei la
ragazza più forte, combattiva, giusta e coraggiosa che io abbia mai conosciuto…
Certo che lo so che non sei una bambolina. E’ per questo che non voglio… Perché
saresti la migliore in assoluto. Perché tutti gli occhi sarebbero puntati su di
te. Perché brilleresti troppo…” concluse con un filo di voce.
Ginny balzò giù dal dondolo,
facendolo ondeggiare leggermente, parandosi di fronte a Harry. Le mani si
spostarono dai suoi fianchi alle ginocchia del ragazzo. Si chinò per cercare il
suo sguardo e lo guardò con decisione “Una scusa decisamente idiota… Questo non
cambia il fatto che tu sia un insopportabile animale impiccione…” gli disse
ridendo.
Harry sorrise a quegli occhi
azzurri che lo guardavano vispi e decisi. Lo capì al volo che non c’era più
bisogno di spiegazioni, che avevano superato quella questione e che non ci
sarebbero mai più ritornati.
“Come tutore ho il colonnello
Russel…” lo informò balzando di nuovo sul dondolo accanto a lui e stendendo le
lunghe gambe su quelle di Harry. Lui le sfiorò casualmente un polpaccio e si
ritrovò a pensare che fossero le più belle gambe che avesse mai visto.
Le rivolse un’espressione a metà
tra il divertito e il dispiaciuto “Oh Merlino… Quell’uomo è una forza, ti
rotolerai dalle risate… Ah, non lo svegliare mai mentre dorme, Ron l’ha fatto
una volta e si è ritrovato a trascorrere un intero pomeriggio nell’infermeria
del Quartier Generale. Ha delle reazioni un po’ violente quando si tratta dei
suoi pisolini…”
Ginny rise e per alcuni minuti
rimasero a dondolare lì appesi all’albero scambiandosi aneddoti divertenti, con
Ginny che gli raccontava delle sue prove d’ammissione e lui che ascoltava la
sua voce rapito.
Quando rientrarono in casa, per
tornare a festeggiare assieme agli altri, Harry si bloccò sulla soglia. Un
brivido gli percorse la schiena e si voltò indietro scrutando la semi oscurità.
Conosceva bene quella sensazione,
per tutta la vita era stato sotto gli occhi tutti… La nelle tenebre c’era
qualcuno che lo stava osservando…
Afferrò la bacchetta e la puntò
innanzi a sé, un fascio di luce blu colpì un cespuglio e un gatto ne emerse
miagolando, tutto fumante. A falcate Harry raggiunse il micino, lo curò con un
semplice incantesimo e si guardò attorno. Tutto era immobile ora, non c’era
nessun altro oltre a lui e alla bestiola ma ne era quasi certo: prima qualcuno
lo stava osservando da quella posizione. Bè, l’indomani avrebbe rafforzato gli
incantesimi di protezione attorno alla casa.
Dimenticandosi presto di quella
brutta sensazione tornò in casa unendosi ai festeggiamenti generali.
Continua…
Buongiorno!! Che brava che sono,
che brava!! Puntuale puntuale ecco a voi un aggiornamento a settimana! Credo
che in linea di massima inserirò sempre un capitolo nuovo il giovedì o il
venerdì ma non vi assicuro nulla, potrei anche tornare ad accumulare i miei
consueti ritardi…
Bene, che ne dite di questo
capitolo? Piano piano inizierà a succedere qualcosa di inaspettato… Oh, vedrete
cos’ho in mente!
Come sempre vi ringrazio delle
recensioni entusiastiche che mi lasciate, siete grandiosi!!! ^^
Buffy: Tesoro!!!! Ciao,
come stai??? Quanto tempo che non ti scrivo… Lo farò sicuramente prima di
partire per le vacanze. Sono felicissima di sapere che leggi ancora le mie
storie (oh, cara!) e che questa nuova ti piaccia. Mi ha fatto un piacere
immenso leggere la tua recensione. Un bacio grandissimissimo ^x^
Whatsername: oh, grazie,
grazie!! A chi lo dici, anche io ho fatto i salti di gioia leggendo di Harry
che si torturava per Ginny in HBP… Eh eh! E siccome questa cosa mi è piaciuta
ho voluto reinserirla nella storia. Grazie ancora!
Dada Baggins: Dada cara!!
Ma che dici? Sono io che sono felicissima di avere ancora l’onore di ricevere
le tue recensioni, fammi sapere che ne pensi, ok? Un baciotto
Sunny: Oh divina, sono
così felice che la mia storia ti piaccia, tesora!! ^^ Eh eh, Tonks e Remus mica
potevano mancare, io sono pazza di loro!!! Ma che mi dici mai? Hai in forno una
bella one shot per settembre? In quel caso allora *cough- ruffianaggine -
cough* ti ricordo che ti voglio taaanto bene e che il 28 settembre, per quanto
non ami festeggiarlo, sarà il mio compleanno… Quindi magari… *cough- ruffiana
da morire – cough*. Bè tesoro, beata te che in questo momento sei a divertirti
in vacanza… quando torni avrò un sacco di cose da dirti compreso che finalmente
ho visto il tuo famoso film… Oh, Jack!!! *.* Vabbè, tagliamo, un bacio
grandissimo love! ^__^
Vale: mia piccola
carissima Vale adorata! Che ne dici di questo nuovo aggiornamento? E anche qui
ecco qualche personaggio nuovo, sinceramente la mia preferita è proprio lei,
Morgana Walsh la cervellona ninfomane e ironica. ^^ Come ti sembra? Morgana ne
combinerà un sacco, vedrai!
E qui finalmente Ginny è
diventata protagonista, hai visto che tipo? Che ne dici della sua simpatica
conversazione finale con Harry? E di Ron ed Herm? Eh eh, questi due non sanno
cosa li aspetta.. Hanno un po’ troppi problemi al momento, non credi? Vabbè,
ciccia carissima, spero di vederti presto presto (sabato!!! ^o^). Un abbraccio
gigante e un super bacione alla mia piccola grande amica ^x^
AvaNa Kedavra: ciao cara!
Oh, sono onorata di portar via il titolo di prima fan fiction italiana da te
letta post HBP… ^o^ Spero che ne valga! Visto Harry tuo che inizia a sentirsi
osservato? Oh, povero piccolo… Ancora non sa, ancora non sa… ^_______^ *ghigno
sadico dell’autrice*. Ginny mi piace da matti, quindi credo che avrà un gran
ruolo in questa storie e Ron ed Herm invece non riescono a stare mezza giornata
in astinenza, dici che è per via degli anni precedenti di repressione? Ehi, hai
ragione!!Mi raccomando, dimmi che ne pensi di questo capitolo e di Harry geloso
da matti. Un bacio gigante
Sonnie: Ciao! Bè, bella
domanda la tua… Come rispondere indirettamente senza dare troppe informazioni?
Bè, diciamo che il 6° HBP è stato il mio libro preferito e che è ESULTATO
quando Harry l’ha baciata, che Ginny-Harry sono i miei preferiti quasi a
parimerito con Hermione-Ron… Tu che dici? Harry si metterà con Gin nella mia
fiction? ^__-
Ale: ciao piccola!!! Come
stai? Oh, è stato un piacere immenso leggere la tua fic, credimi!! A proposito…
hai aggiornato per caso? Dopo controllo per bene, eh eh! Sono contentissima che
questa storia ti piaccia e graaaazie per i complimenti, mi fai arrossire ^////^
*Ly si nasconde*. Spero di vederti e sentirti presto cara, un bacione
grandissimo.
Bene, credo di avervi ringraziato
tutte! Grazie anche a chi legge e non commenta, in ogni caso. Spero che anche
questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e se volete farmelo sapere fate un bel
clic qui sotto, ok?
Questo
capitolo è dedicato a quelle persone stupende che sono Vale, Judie, Ale, Kia
e Strekon con cui martedì ho passato una giornata memorabile all’insegna di
HP e dei biscioni del Garda.
Vi adoro
ragazzi, siete eccezionali e grazie ancora di tutto…
IV – Rotture
’Cause it’s broken, broken
Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting, hurting
I have been hurting and now
Only time will tell
Time will heal
(Elisa – Broken)
Quando scivolò fuori dal camino rimase
in perfetto equilibrio, senza traballare per un solo istante. Con un sorrisone
smagliante fece un inchino ai tre ragazzi di fronte a lei che però non le
prestarono attenzione. Harry si voltò verso di lei e la afferrò per un braccio,
strattonandola poco delicatamente avanti appena un attimo prima che un grasso
mago pelato facesse capolino al suo posto.
“Uh…Che scema, non ci pensavo più
a tutto il traffico che c’è qui la mattina” fece Ginny scrollandosi un po’ di
fuliggine dalle spalle.
“Ti ci abituerai…” Ron si
incamminò verso gli ascensori sbadigliando.
“Dormito poco, eh?” domandò
maliziosa la sorella, camminando al suo fianco.
Lui e Harry si scambiarono
un’occhiata quindi scoppiarono a ridere fragorosamente mentre Hermione
sospirava rassegnata.
Ginny li guardò tutti e tre senza
riuscire a capire “Bè? Perché ridono come due pazzi?” chiese ad Hermione che si
limitò ad alzare le spalle.
“Fidati Ginny, Ron ed Hermione
‘dormono’ un sacco…” le spiegò Harry premurandosi di cadenzare bene la parola
‘dormono’, riprendendo l’uscita della ragazza di un paio di giorni prima.
“Oh, smettila Harry! Basta con
questa storia!” berciò Hermione arrossendo leggermente.
Ginny si limitò a sospirare.
Harry le diede un colpetto sulla spalla “Quando Hermione non è attorno te la spiego,
promesso…” le disse guadagnandosi l’ennesima sgridata della morettina.
Si schiacciarono tutti e quattro
all’interno degli ascensori e quando giunsero al Secondo Livello si separarono
dopo essersi salutati.
Ginny trasse un profondo respiro,
alzò la testa e percorse con sicurezza i corridoi ancora poco affollati
cercando di raggiungere con un buon anticipo l’ala in cui erano situate le
classi dell’Accademia di addestramento. Camminò veloce e sicura, sorridente e
desiderosa di affrontare quel primo attesissimo giorno ma quando raggiunse la
propria aula fu stranamente presa dal panico.
Agli sparuti tavolini davanti
alla porta di legno che recitava scritto “I anno, aula di teoria” si era
radunato un ciarliero gruppetto di ragazzi. Ginny scrutò i loro volti dalla sua
postazione alla ricerca di qualche viso noto ma non sembrava riconoscere
nessuno di loro né riusciva ad intravedere Klay.
Improvvisamente iniziò a sudare
ed agitarsi. Ma che cavolo le stava prendendo? Conoscere gente nuova non era
mai stato un problema per lei! E allora? Perché stava disperatamente sperando
che Klay arrivasse al più presto? Strinse con foga la cinghia della borsa che
portava a tracolla, traboccante dei suoi manuali di seconda mano e di pergamene
immacolate e cercò disperatamente di calmarsi.
Si appoggiò al muro e chiuse gli
occhi, sforzandosi di regolarizzare il proprio respiro e con la mente
ripercorse il proprio risveglio, la notte in cui aveva a malapena chiuso occhio
per la felicità, la cena a casa di Harry e la chiacchierata rilassante che si
era fatta con lui nel bel mezzo della notte, seduta sugli scalini del porticato
di Godric’s Hollow.
Non riusciva a chiudere
occhio, era troppo agitata ed entusiasta per l’imminente inizio delle lezioni
il giorno dopo. Anche da bambina era sempre stato così, faticava terribilmente
ad addormentarsi la notte prima di qualsiasi giorno importante, come quando
sarebbe dovuta andare ad Hogwarts per la prima volta, che non aveva dormito un
solo istante, o la notte antecedente la sua prima partita di Quidditch, quella
della vigilia della partenza per l’Egitto e tutta una serie di altre
numerosissime notti in bianco.
Si alzò dal proprio letto,
infilò un maglione per ripararsi dal fresco della notte e scese silenziosamente
fino in cucina, imprecando mentalmente dopo aver inciampato nel tappeto del
corridoio, si versò un bicchiere di latte e improvvisamente avvertì il
desiderio di uscire da quelle quattro mura e prendere una boccata d’aria. Si
rannicchiò con le ginocchia al petto sugli scalini della veranda, il bicchiere
di latte caldo in mano e lo sguardo fisso sul cielo stellato di quella notte.
Era completamente persa nei
propri pensieri e nelle proprie aspettative quando sentì il tocco gentile di
una mano calda sulla spalla coperta.
Si voltò incrociando le gambe
davanti a sé “Dimmi che non ti ho svegliato quando ho inciampato nel tappeto
del corridoio davanti alla porta di camera tua…” lo pregò dispiaciuta.
Harry emise una piccola risata
sommessa e si sedette accanto a lei “In realtà è andata proprio così, quando
sento dei tonfi sospetti nel corridoio i miei occhi si aprono automaticamente”
Ginny annuì ammirata “Un vero
Auror in servizio vigile ventiquattrore su ventiquattro…” commentò con un
sorriso.
“Mh, qualcosa del genere… E’
che negli ultimi giorni mi sono sentito un po’ osservato, ho una strana
sensazione…” le accennò distendendo le gambe lungo le scalette e facendo perno
dietro la schiena con le braccia.
Lei gli rivolse un sorriso
divertito “Ma tu sei Harry Potter, dev’essere normale sentirsi osservato…La
gente ti guarderà per sempre, Harry…” gli ricordò.
Lui alzò le spalle lasciando
che il suo sguardo si perdesse nell’oscurità “Mah… non è come al solito…Bè,
forse ho avuto solo un’impressione sbagliata” si convinse.
“Già, probabilmente sarà
qualche ragazzina innamorata di te!” rise lei, dandogli un colpetto al braccio
col gomito.
Anche Harry rise “Sì,
sicuramente… Una di quelle ragazzine che ti guardano e sono incapaci di
spiccicare una sola parola!”
Ginny rise più forte
sistemandosi i capelli dietro le orecchie con le mani “Già, come me quando ero
piccola, ti ricordi? Che cosa assurda…” disse più a se stessa che altro.
“Già, come te…” rispose solo
Harry e la sua voce per un attimo suonò strana, bassa e pesante. Girò il viso
dalla parte opposta in cui era seduta lei e rimase in silenzio per alcuni
istanti. Poi decise che era arrivato il momento di cambiare argomento.
“Domandi è il gran giorno,
eh…” le ricordò tornando a guardarla.
Ginny sospirò elettrizzata
mentre le sue viscere si contraevano nuovamente per l’eccitazione “Il gran
giorno, sì! Mi sento come la notte prima di partire per Hogwarts…”
Harry annuì, poteva capire
come si sentiva perché anche lui aveva quasi passato una notte in bianco il
giorno precedente al suo ingresso in Accademia. Solo che lui l’aveva passata a
giocare a Quidditch con Ron che riversava nelle sue stesse condizioni,
ignorando i ripetuti ammonimenti di Hermione che parlava tanto di filare alla
svelta a dormire ma poi ogni cinque minuti era bella sveglia e in piedi a
richiamarli.
“I tuoi genitori, allora? Si
sono un po’ tranquillizzati?”
Lei fece segno di sì col capo
“Diciamo che però mamma ha preso per oro colato la sciocchezza di Fleur per cui
la carriera di Auror non è compatibile con la vita di buone moglie e madre…”
“Che sciocchezza, guarda
Tonks…” sbuffò Harry.
“Già, ed è addirittura
Capitano di una squadra” sottolineò ammirata.
“Bè, tua madre ci si abituerà.
Al fatto che sarai Auror voglio dire, non a quello che non avrai mai una
famiglia!” specificò divertito.
“Sì. E glielo dimostrerò che
si può essere Auror e trovare il tempo per una famiglia! Oh, vedrai che
soddisfazione mi prenderò il giorno che mi sposerò ed avrò un figlio!” decretò
alzandosi in piedi e portando le mani ai fianchi.
Harry la osservò e rise
divertito “Già, però arriverai al giorno del tuo matrimonio con delle occhiaie
tremende, scommetto che non chiuderai occhio per tutta la settimana
precedente!” la prese in giro.
Ginny annuì con finto fare
drammatico “Povera me… Ma sopravvivrò, vedrai…”
Lui la fissò serio e ammirato,
chinandosi in avanti per avvicinarsi a lei che gli stava in piedi di fronte e
osservandola da sotto “Ne sono sicuro. Tu sei forte, Gin”
Lei inclinò la testa di lato,
sorpresa di quella strana frase così seria. Strinse leggermente gli occhi
domandandosi cosa intendesse così all’improvviso.
Harry distolse lo sguardo,
come a riflettere sulle proprie parole, poi la guardò ancora dritta negli
occhi, con un sorriso “Tu puoi ottenere qualsiasi cosa desideri…” le spiegò.
“Tutti possono ottenere ogni
cosa che vogliono, se si impegnano nel perseguirla” gli fece notare lei.
“Bè, ci sono cose più
difficili, più complicate di quello che sembrano. A volte anche se desideri
tanto qualcosa sai che non lo potrai avere… Tu invece… Non lo so, ti guardo e
mi sembra che niente sia impossibile per te. Sarai una grande Auror, perché sei
forte…” le disse di nuovo.
Lei gli sorrise grata “E
perché posso ottenere tutto quello che voglio. Non dimentichiamolo mai!”
Si guardarono seri per un
istante poi scoppiarono a ridere divertiti.
Ginny si risedette un paio di
scalini avanti a lui, appoggiando la schiena contro le sue gambe ora ripiegate
“In realtà anche per me c’è qualcosa di difficile da ottenere”
Harry si rizzò, curioso
“Davvero?”
Lei annuì con un cenno del
capo, poi si girò e con un’espressione sconsolata ammise “Vorrei terribilmente
riuscire a dormire ora! Vedi? Eppure è quasi l’alba e sono qui che parlo…”
A quell’uscita seguirono delle
nuove risate, era bello rimanere a parlare così tranquillamente nell’aria
fresca della notte, senza rumori, senza distrazioni.
Poi tornarono a letto, Ginny
fece molta attenzione a non inciampare di nuovo nel tappeto e una volta
infilata sotto le coperte sentì che il sonno stava per prenderla. Allora era
vero che nulla le era impossibile da ottenere…
Sorrise tra sé e sé e riaprendo gli occhi scoprì di
essersi totalmente calmata. Ripensò alle parole di Harry, si sentiva forte.
Abbastanza forte da girare l’angolo e affrontare i suoi nuovi compagni, le sue
nuove lezioni e la sua nuova vita.
Con un sorriso mosse un lungo
passo verso l’aula e scoprì con sua sorpresa che non c’era più nessuno fuori
della porta. Dovevano essere già tutti entrati. Varcò la soglia e in silenzio
raggiunse il banco più interno, accanto al muro, di una fila intermedia da tre.
Pensò che il posto accanto al suo avrebbe potuto riservarlo per Klay ma quando
dopo dieci minuti d’attesa la ragazza non era ancora arrivata non potè dire di
no allo sconosciuto che le domandò se fosse libero.
“Certo, siediti pure” gli rispose
con un sorriso.
Il biondino ricciuto le rispose
con un sorrisone “Oh, fantastico! Sai non conosco nessuno ancora qui dentro.
Cioè, in realtà ho incrociato qualche minuto fa quel tizio lì in piedi ma non
so se è muto o cosa perché gli ho fatto un paio di domande ma mica mi ha
risposto, il signorino. Ah comunque – che sbadato, ti parlo da un quarto d’ora
e non mi sono ancora presentato, un vero maleducato! Io sono Gregory Huston.
Ma, ti prego da morire, non osare chiamarmi Gregory perché è un nome orribile.
Trovo che Greg sia molto meglio, fa molto più vecchio amico, non trovi?” le
domandò sottolineando la sua domanda con un gesto della mano che ne indicava
l’ovvietà.
Ginny rimase da prima frastornata
di fronte allo sproloquio di quel baldanzoso ragazzo dalle movenze teatrali e
poi scoppiò in una genuina risata “Decisamente, Greg! Io sono Ginevra Weasley,
piacere di conoscerti” disse allungando una mano e stringendo quella del
ragazzo.
Dopo la stretta di mano Greg
iniziò a scrutarla in modo analitico “Uhm… Immagino che tutti ti chiamino
Ginny, giusto? Senza offesa Ginevra, ma credo che userò un altro diminutivo:
che ne dici di Geena?”
Ginny lo fissò allibita,
probabilmente era il diminutivo più brutto che le avessero mai affibbiato.
“Bè veramente…” iniziò, ma fu
interrotta sedutastante dal ragazzo “Oh, fidati. Forse di primo impatto potrà
anche non piacerti ma è un gran nome. Trovo che sia molto regale. Ti sta bene
un nome regale, Geena!”
Incapace di controbattere si
ritrovò ad accettare quel buffo diminutivo. Dire di no a quel Greg era
praticamente impossibile, eccentrico e sicuro di sé com’era! Massì, avrebbe
avuto qualcosa di cui ridere.
Quando scoccarono le otto e mezza
la porta si aprì e fece il suo ingresso un omone alto in una bizzarra tenuta
blu sportiva, tutto muscoli e senza capelli, la sua testa era lucida come una
sfera di cristallo e quando Greg glielo fece notare Ginny dovette impiegare
tutta sé stessa per non mettersi a ridere.
“Buongiorno a tutti cadetti! E
cadette… -aggiunse lanciando uno sguardo a Ginny in seconda fila- Benvenuti
all’Accademia Auror, un posto che per i prossimi due anni sarà per voi come una
casa. Mi auguro di trovarmi di fronte gente matura e consapevole. Non tollero
chiacchiere durante le lezioni né durante le esercitazioni perché siamo qui per
apprendere, non per fare salotto. Non tollero eccessive assenze pressochè
ingiustificate ma soprattutto, se c’è una cosa che detesto con tutto me stesso
e su cui non transigo… Sono i ritardi”
Esattamente mentre pronunciava
quelle parole con decisione e un filo di repulsione la porta della classe si
aprì di nuovo. Klay, tutta trafelata e col respiro affannato, entrò come un
ciclone e si bloccò alla vista dell’uomo che la fissava duro, le grosse braccia
muscolose incrociate al petto.
“Chiedo scusa per il ritardo,
signore… Non ho giustificazioni…” ammise con un sorriso, sperando di risultare
simpatica.
Ginny corrugò la fronte
preoccupata mentre i restanti diciotto studenti si trattenevano per non ridere
di fronte a quella bizzarra scena.
L’uomo non disse nulla, scrutò
severamente la ragazza e sfogliò il registro “Klaylane Raffingun, suppongo…”
“Sì signore, Klay Raffingun…
Posso sedermi ora?” domandò indicando l’unico posto vuoto rimasto, in prima
fila davanti a Ginny, e sorridendo all’amica.
“Raffingun, dove pensa di
essere?” tuonò quello.
Lei gli rivolse un’occhiata ovvia
“Nella mia classe, Signore… Nell’aula del primo anno dell’Accademia Auror,
Ministero della Magia…” rispose impertinente.
Quello le lanciò uno sguardo di
fuoco. Una vena pulsò sulla sua testa lucida e rotonda.
“Fili al suo posto. Riceverà
un’ammonizione per il suo comportamento e il suo ritardo. Faccia in modo che io
non debba più pronunciare il suo nome se non per chiamare il suo turno durante
gli esercizi…”
“Sì, Signore…” rispose lei
prendendo posto al suo banco, accanto ad un silenzioso ragazzo moro che non le
rivolse il minimo cenno, lo stesso che Greg aveva pensato muto diversi minuti
prima.
L’insegnante proseguì
inappellabile introducendo agli studenti l’Accademia e le principali regole.
“Qualche domanda?” fece una volta terminato il monologo.
I ragazzi si guardarono l’un
l’altro curiosi, si stavano tutti chiedendo la stessa cosa. La mano di Klay
sfrecciò a mezz’aria e l’uomo le rivolse un’occhiataccia prima di autorizzarla
ad esporre la propria domanda.
“Signore, non conosciamo il suo
nome e la materia che insegna…” gli fece notare.
La vena sulla sua fronte tornò a
pulsare mentre il suo sguardo diventava di fuoco “Io sono un preparatore
atletico. Con me dovrete imparare a muovere le chiappe, Raffingun. E voglio
essere chiamato Signore, chiaro?”
Klay annuì, fissandolo
incuriosita con il resto della classe.
Il silenzio venne interrotto da
un paio di colpi di permesso che giunsero dalla porta che venne leggermente
aperta subito dopo. I ragazzi non ebbero modo di vedere chi vi fosse dietro.
“Oh, entri pure Professor
Merepres!”
Finalmente la porta si aprì
completamente e un giovane uomo con un vestito da mago verde bottiglia coperto
da un camicie bianco entrò, le braccia piene di libri e uno scatolone da cui
sbucavano strani marchingegni.
“Buongiorno ragazzi…” salutò con
un cenno del capo ai banchi.
“Questo è il professor Davers
Merepres, il vostro insegnante di Occultamento e Travestimento. Vi lascio a
lui. Arrivederci” salutò l’uomo pelato avviandosi alla porta.
“Ah, Signor Cactus, ha già
presentato il corso alla classe?” lo chiamò all’improvviso il Professor
Merepres.
Cactus si voltò rosso in viso e
teso, i muscoli tiratissimi e lo sguardo saettante “Sì, Professore. E’ già
tutto a posto. Lei pensi alla sua lezione” rispose ignorando volutamente le
risate che si erano diffuse in classe e scomparendo alla svelta.
“Bene ragazzi, o meglio signori e
signorine, dovrei dire. Come già detto sono il Professor Davers Merepres e
seguirete il mio corso di Occultamento e Travestimento per tutto il primo
semestre. Nel secondo invece terrò il corso di Storia e Ricerca. Vi starete
domandando perché vi tocchi seguire un corso del genere giacché combatterete le
forze del male a viso aperto –e sbottò in un risatina- ma vi ricordo che il
lavoro di un Auror consiste anche nell’inseguimento, nella ricerca di prove e
nell’osservazione a distanza senza essere notati. E quale miglior modo di non
far notare sé stessi se non quello di cambiare il proprio aspetto?” iniziò
appoggiandosi alla parte anteriore della cattedra e incrociando le estremità
delle gambe.
Tutti gli occhi degli studenti
erano incollati su di lui. Ginny vide il ragazzo seduto nel suo stesso banco,
accanto a Greg, prendere freneticamente appunti e senza cattiveria lo bollò
come secchione. Poi tornò a rivolgere la propria attenzione al professor
Merepres, il tono della sua voce era incantevole, sembrava che tutti gli
studenti lo ascoltassero rapiti. Sfortunatamente lei e Klay erano le uniche
donne in tutta la classe ma era ben conscia del fatto che probabilmente, se la
situazione fosse stata invertita, il professor Merepres con i suoi modi
intriganti, il suo sguardo acuto, la sua apparentemente giovane età e i suoi
capelli biondi scompigliati avrebbe fatto strage di cuori tra le studentesse.
Sorrise tra sé e sé ricordando di come alcune sue compagne di classe ad
Hogwarts non erano rimaste immuni al fascino del centauro Fiorenzo.
“Ora vediamo come posso farvi
capire cosa intendo per Occultamento e Travestimento…” strizzò leggermente gli
occhi e arricciò il naso e un attimo dopo un uomo diverso sorrideva loro
soddisfatto dalla cattedra. Aveva i capelli castani lunghi e ricci, il naso a
patata e gli occhi gialli.
Tra gli studenti si diffuse un
mormorio di meraviglia.
“Qualcuno di voi sa come ho
potuto fare questo?” chiese il Professore ritornando al suo consueto aspetto.
Ginny alzò la mano sorridente,
felice di conoscere la risposta. L’aveva visto fare mille e mille volte a Tonks
quell’operazione di trasformazione e ne era sicurissima. Quando il professore
la indicò rispose “Bè, sono quasi sicura che lei sia un Metamorfomagus…”
Merepres annuì compiaciuto “Molto
bene Signorina…”
“Ginevra Weasley” concluse per
lui la rossa, fiera della risposta esatta.
Il Professor Merepres proseguì
per quel restava della prima ora illustrando ai ragazzi come avrebbe loro
insegnato a raggiungere lo stesso risultato ma per una via diversa: la
Trasfigurazione Riflessiva Avanzata – alle sue spalle intanto sulla lavagna
compariva di volta un volta uno schema riassuntivo delle sue parole. Poi
degenerò in un discorso sulla storia della Trasfigurazione e certi tesori
scomparsi, che non c’entravano proprio nulla con la sua materia ma che erano da
far risalire alle sue passioni personali, suscitando le simpatie di diversi
studenti tra cui quelle di Ginny che partecipò con molto interesse raccontando
del suo viaggio in Egitto di diversi anni prima.
Altri tre insegnanti varcarono la
soglia della classe presentando i loro corsi, nessuno di loro detestabile come
Cactus e nessuno purtroppo piacevole come Merepres.
Alle dodici e mezza i ragazzi si
alzarono finalmente dai propri bachi, affamati e desiderosi di chiacchierare
liberamente scambiandosi pareri sui professori appena conosciuti.
Lei, Klay e Greg avevano già dato
vita ad un variopinto trio e avanzavano nei corridoi affollati verso la mensa.
“Nh, la Professoressa Grainbook è
noiosa. E pensare che storia della magia nera sarebbe una materia così
interessante… Proprio come un vero racconto dell’orrore! Aiuto, ho i brividi al
solo pensarci!” esclamò Greg afferrando a braccetto le due ragazze e facendosi
scudo dalle proprie paure immaginarie con i loro corpi.
Klay scosse il capo “Tu sei un
po’ strano, Greg…” commentò, scrollandoselo di dosso e suscitando le risate di
Ginny.
Greg sbuffò “Oh, non sono strano…
Sono solo un ragazzo aperto! Tu non mi capisci…” le disse drammaticamente.
“Io ti capisco, Greg, vieni da
me” fece materna Ginny, accarezzandogli la testa.
“Bè, gli altri invece come vi
sembrano? Gin, tu e Merepres andate d’accordo, eh?” asserì maliziosa Klay,
dandole un colpetto.
“Bè, a me il Professor Merepres
sta proprio simpatico. Quando spiega riesce a catturare il mio interesse. Senza
contare che è molto gentile e poi è così giovane…Sì, mi piace proprio” terminò
sorridente.
“Grazie Signorina Weasley! Devo
informarla che la stima è reciproca”
Ginny, Greg e Klay si voltarono e
si ritrovarono a pochi passi il professor Merepres, sempre carico di tutti i
suoi libri che sorrideva nella loro direzione.
Ginny arrossì di colpo e ridendo
si grattò una tempia leggermente in imbarazzo “Oh, Professore… Ehm, non l’avevo
proprio notato… Per fortuna che non ho detto nulla di oltraggioso sul suo
conto…” fece ironica, cercando di allentare l’imbarazzo.
Lui li superò con passo svelto
“Non si preoccupi, fa sempre piacere sentire il positivo parere spassionato di
uno studente. Specialmente quando è uno studente brillante come lei. Signorina
Weasley, signorina Raffingun, signor Huston, buon pomeriggio” quindi scomparve
dietro un angolo.
Klay si piegò in due dalle risate
“Ah, ah, ah! Ginny ma t’immagini se ti sentiva dire qualcosa di orribile sul
suo conto?”
Greg scosse una mano “Scherzi?
Povera Geena, è già stato abbastanza imbarazzante così… Comunque lasciatelo
dire, sei la sua nuova cocca, Geen!” le disse battendo orgoglioso sulla sua
spalla.
Ginny finse d’indignarsi “Io non
voglio proprio essere la cocca di nessuno!” li informò.
“Sì, sì… Vallo a dire a qualcun
altro… Però ti informo che il Cactus – e rise- si è dimenticato di informarti
che le relazioni tra studenti e insegnanti sono severamente vietate.
Soprattutto perché lui, che è l’uomo più osceno del mondo, soffrirebbe di
gelosia non riuscendo a sedurre nessuno” le fece notare Klay, prendendola in
giro.
“Ah, peccato… La Grainbook è così
affascinante con tutte quelle rughe da donna matura…” commentò Greg con aria
falsamente trasognata.
Tutti e tre si sbellicarono dalle
risate fino a che non raggiunsero la mensa. Scelsero le loro pietanze al self
service e presero posto ad un tavolino che nella confusione si era appena
liberato. Ginny indugiò prima di sedersi e si guardò attorno, scrutando
attentamente i volti numerosi che affollavano la vasta sala.
Quando scorse ciò che stava
cercando si illuminò “Scusate ragazzi, ho visto i miei amici… Vi spiace se oggi
mangio con loro? Devo raccontare la nostra mattinata! Vi raggiungo per il
dolce, promesso!” e con il vassoio in mano zigzagò tra la folla fino a
raggiungere il tavolo dove stavano seduti Harry, Ron ed Hermione.
“Ciao ragazzi!” salutò.
“Ciao Ginny! Allora? Com’è andata
la tua prima mattina di lezione? Come sono i professori? E i tuoi compagni?”
incalzò Hermione.
“Ehi sorellina!” “Ciao Gin” la
salutarono Ron ed Harry.
Ginny sorrise smagliante
“Benissimo! Ora vi racconto tutto, ma prima fatemi addentare qualcosa che sono
affamatissima” promise appoggiando il proprio vassoio e prendendo posto accanto
a Ron.
Improvvisamente tre sguardi
dispiaciuti le si incollarono addosso, “Cosa c’è?” domandò loro.
Ron si morse un labbro e Harry la
guardò contrito. Hermione invece trasse un respiro profondo “Non è permesso ai
cadetti sedersi con gli Auror, mi dispiace tantissimo, Ginny!”
La rossa rimase per un attimo
imbambolata poi con espressione scocciata si alzò dalla panca “Già, avrei
dovuto immaginarlo… Questo posto è pieno di regole di cui la metà assolutamente
stupide ma vabbè, immagino ci farò l’abitudine”
Ron alzò un braccio tirandola
verso di sé e scompigliandole affettuosamente i capelli “Vai sorellina, ce la
fari a sopravvivere ne sono certo!” le disse facendole un segno di vittoria con
le dita dopo averla lasciata andare.
Ginny rivolse un’occhiata
complice a Harry “Certo che ce la farò, nulla mi è impossibile, giusto?”
Harry le restituì lo sguardo con
un sorriso divertito “Assolutamente nulla!” rimarcò prima di salutarla e
osservarla correre allegramente verso l’altro lato della mensa, l’uniforme blu
addosso e i capelli legati in una coda disfatta.
Il pomeriggio Harry e Ron lo
trascorsero in ufficio, ascoltando Hermione e Morgana esporre la loro relazione
con le informazioni raccolte sulla nuova missione affidata loro dal Generale Mc
Granitt e tirando le somme sul sopralluogo effettuato un paio di giorni prima
presso la tomba del quattro fondatori di Hogwarts.
“Bene, abbiamo visto che
solamente il lato di mausoleo dedicato a Salazar Serpeverde è stato profanato.
Gli altri tre non hanno subito danni rilevanti” iniziò Parker sistemandosi il
colletto della divisa dopo essersi levato elegantemente la giacca e
controllando la propria immagine nel riflesso del vetro della finestra di
fianco a lui.
“Il giorno e l’ora della
profanazione sono ormai certe: la mezzanotte esatta di giovedì. Nessun
testimone, apparentemente. Il custode della necropoli era a letto da un bel
pezzo. All’interrogatorio ha affermato di essere stato richiamato da una
visitatrice solo a mattina inoltrata. E poi ha contattato il servizio di
sicurezza” aggiunse Joker, con la sua voce rocciosa e inflessibile.
“Il fantasma di Sir Rudolf è
stato più utile invece. Ha detto di essere stato svegliato da mormorii diffusi
e di essere uscito dalla sua cripta vicino al mausoleo giusto in tempo per
scorgere tre figure ammantate col cappuccio tirato sul capo smaterializzarsi.
Ma non si è accorto di nient’altro” Ron tornò a mordicchiare la punta
scorticata della propria penna, dondolandosi sulla sedia.
Harry lanciò uno sguardo a Laira
che lo invitò ad esporre per entrambi “Noi abbiamo fatto ricerche nei nostri
luoghi di punta e pare che nessuno abbia sentito pianificare nulla a riguardo.
Non ci ruota attorno nessun commercio nero, né di oggetti necrologici né di
resti. Apparentemente nessuno sa nulla di tre tizi ammantati che l’altra notte
hanno profanato una tomba. Quello che non riusciamo a trovare è un movente…”
sottolineò Harry mentre seduta accanto a lui Laira annuiva legando i lunghi
capelli in una coda di cavallo.
Tutti e sette rimasero in
silenzio a riflettere sulla questione.
Hermione si legò i capelli
ricciuti in un cignon tenendoli fermi con una matita - Ron si morse le labbra
deliziato e si lasciò sfuggire un sorrisetto vedendola armeggiare in quel modo
elegante con i suoi ricci. Arricciò le labbra e cercò di fare un breve punto
della situazione “Abbiamo tre sconosciuti incappucciati. Uno di loro è
probabilmente una donna, le orme lasciate sul terreno sono leggermente più
leggere e più piccole nonché hanno una diversa inclinatura, una donna di
corporatura magra. O magari piuttosto piccola. Poi due orme probabilmente
maschili, una delle quali molto profonda, abbiamo un energumeno grande e
grosso. Le sue orme precedono quelle degli altri. Però deve essere stata la
donna a lanciare l’incantesimo perché le tracce ci fanno capire che il tizio
grande e grosso si è fatto da parte all’ingresso della tomba. Magia senza
bacchetta, io e Morgana non siamo riuscite ancora a risalire all’incantesimo ma
deve essere magia avanzata perché sembrano non esserci quasi tracce, non ha
riportato nessun danno all’entrata. Non manca nulla eccetto… l’urna con le
ceneri di Salazar Serpeverde” concluse.
Morgana annuì e levandosi gli
occhialetti da lettura lanciò uno sguardo ai presenti e trasse un profondo
respiro prima di proseguire “Ora, quello che io ed Hermione abbiamo scoperto
stamattina è stato che nel mausoleo non è presente nessuna delle spoglie dei
fondatori. E’ solamente un monumento decorativo. Le altre tre tombe sono
ugualmente vuote, al contrario di ciò che è riportato nella quasi totalità dei
testi che accennano all’argomento”
Gli altri cinque auror strabuzzarono
gli occhi, Ron quasi si rovesciò sulla sedia, fu solo il provvidenziale
intervento della bacchetta di Hermione a salvarlo.
Steave Parker sbattè un paio di
volte gli occhi, incredulo “Volete dire che quei tre tizi hanno fatto razzia di
tutte le ceneri dei quattro fondatori?” domandò sporgendosi in avanti.
Harry scosse il capo rassegnato
mentre Laira gli lanciava un’occhiataccia “No, idiota! Vogliono dire che in
tutta probabilità i resti lì non ci sono MAI stati e i profanatori hanno fatto
un buco nell’acqua!” gli spiegò spazientita.
“Esattamente” le fece eco
Morgana.
“E se… - azzardò Harry – Se
stessero cercando le spoglie di Salazar per qualche rito nero riguardo il
richiamo dei suoi poteri o per, per assurdo, cercare di riportarlo in vita?”
Morgana annuì nella sua
direzione, scambiò uno sguardo con Hermione e tornò a rivolgersi a Harry
“Abbiamo preso in considerazione questa eventualità e abbiamo ricercato tra gli
incantesimi del genere, nei testi più antichi e persino in quelli proibiti e messi
all’indice e per quanto alcuni incantesimo di resuscito richiedano le spoglie
del soggetto in questione le altri opzioni sarebbero impossibili da
rintracciare. Spesso è richiesto il sangue stesso del morto e il rito deve
essere cerimoniato, nella stragrande maggioranza dei casi, da un erede di
sangue. L’ultimo erede di Salazar Serpeverde conosciuto però, l’hai eliminato
tu due anni fa, Harry” concluse Morgana con un sorriso.
Harry per un attimo tornò a
sentirsi ‘il prescelto’, con gli occhi carichi di attesa di tutti puntati
addosso. Scacciò quella per nulla piacevole sensazione e messo da parte il
leggero imbarazzo che si era impossessato di lui tornò a rivolgersi a Morgana.
“Ma ammesso che ce ne sia ancora
uno da qualche parte…”
“Ammesso che ci sia ancora un suo
erede, ma abbiamo anche in passato analizzato la linea genealogica che discende
da Serpeverde ed è dimostrabile che nessun erede è attualmente in vita -
dicevo, anche ammesso che ci sia un erede in grado di celebrare il rito è una
costante nei pochi attendibili che abbiamo rintracciato e in ogni caso
difficili e sconosciuti incantesimi di resuscito quella del capello. E’
richiesto un capello di Salazar Serpeverde. E per ottenere un suo capello
bisognerebbe tornare a all’epoca in cui Hogwarts è stata formata, diverse
centinaia di anni fa. Non esiste attualmente mago in grado di viaggiare nel
tempo e sebbene dalla distruzione di tutte le giratempo custodite al ministero
qualcuna sia scampata nessuna di loro è abbastanza potente da poter portare indietro
il suo custode di così tanti anni. Io scarterei l’ipotesi del rito di
resuscito” concluse alla fine del lungo discorso la giovane dottoressa.
Improvvisamente Ron, che stava
ancora dondolando sulla sedia, precipitò in avanti intenzionalmente con un tonfo
che attirò l’attenzione “Ma… ammesso che questi tre tizi cerchino i resti di
Serpeverde, dal momento che la scorsa notte hanno fatto un gran buco nell’acqua
allora torneranno a cercarli da qualche altra parte…” osservò.
Hermione annuì “Già. Abbiamo
pensato che possa essere probabile. Il nostro compito, mio e di Morgana, è
quello che costruire una strategia di prevenzione sulla base delle informazioni
che voi ci porterete. Io credo che sarebbe opportuno per voi continuare a
interrogare certe vecchie conoscenze ma senza dare troppo nell’occhio. Mettiamo
da parte il movente per ora, pensiamo a prevenire le loro azioni”
“In pratica – si intromise Laira
– dobbiamo tornare a ficcanasare tra la gentaglia che circola alla Buca?”
“Già, quel quartiere è un
formicaio di informazioni sulla feccia del mondo magico. E poi da lì potrete
scoprire se qualcuno sa qualcosa su tre tizi che se ne vanno in giro ammantati.
Se c’è qualche nuovo invasato con manie di onnipotenza e se si è formata
qualche setta con aspirazioni sataniche… Ah, ciao a tutti ragazzi!” Tonks entrò
nella stanza proprio in quel momento e riassunse quella che sarebbe stata la
missione dei suoi ragazzi nel periodo seguente.
Tutti risposero con un saluto
piuttosto amichevole, il loro Capitano odiava tutte quelle formalità che
avrebbero dovuto riservarle.
“Hermione, Morgana, voi
proseguirete anche con le indagini sul mausoleo, dobbiamo scoprire che tipo di
incantesimo hanno utilizzato, si può capire molto di una persona dalla sua
conoscenza della magia…” aggiunse rivolta alla due ragazze.
Una mezz’oretta dopo la riunione
fu sciolta e i ragazzi si fermarono a chiacchierare tra di loro.
Quando Harry uscì dal
Dipartimento scoprì che sarebbe dovuto tornare da solo. Hermione voleva
fermarsi ancora un pochino in biblioteca per consultare dei testi per le loro
indagini e Ron doveva passare da Bill per consegnargli della documentazione
ministeriale per una ricerca che stava svolgendo per la Gringott. In ogni caso
entrambi sarebbero tornati per cena e si raccomandarono caldamente di preparare
qualcosa di buono da gustare. Utilizzando la metropolvere tornò a casa in un
attimo. Quando iniziò a darsi da fare per la cena si accorse che il frigorifero
era mezzo vuoto eccezione fatta per qualche uovo e un ceppo d’insalata ormai
passa. Controllò i turni della spesa, quello di quel lunedì doveva toccare a
Hermione me era evidente che la sua promozione e i suoi nuovi orari avevano
mandato in tilt la loro tabella dei compiti. Si infilò una felpa e uscì nelle
vie tranquille alla volta del più vicino supermercato babbano.
Non aveva fatto due passi che
quella sensazione di essere osservato da poco lontano era tornata a farsi
sentire. Si voltò alle spalle e cercò di schermarsi dalla luce rossa del
tramonto con una mano scrutando la strada mentre l’altra correva alla bacchetta
infilata nella tasca dei pantaloni. Poco lontano scorse una mamma spingere un
passeggino, svoltare e uscire dalla sua vista: l’unica persona sulla strada
oltre a lui. Riprese ad avanzare per la propria direzione, tutti i suoi cinque
sensi tesi a captare anche il minimo segnale.
Improvvisamente si voltò di
scatto, sfoderò la bacchetta e la puntò dritta davanti a sé. Il tempo di
mettere a fuoco e si ritrovò davanti Ginny, l’espressione allarmata e
sconcertata e la sua bacchetta puntata alla gola.
Harry si riscosse e abbassò la
propria arma, riponendola nella tasca posteriore “Sei pazza? Mi hai fatto
prendere un colpo!”
Ginny sbuffò mezza divertita “Io
ti ho fatto perdere un colpo? Guarda che sei tu che stavi per farmi saltare
puntandomi la bacchetta alla gola…” gli fece notare inarcando le sopracciglia.
Harry cercò di giustificarsi “Bè…
sei arrivata così all’improvviso! Mi hai preso alla sprovvista pensavo fosse…”
iniziò senza riuscire a proseguire.
Ginny gli sorrise “Qualche pazzo
assassino? Non si riconoscono più gli amici, eh?” gli domandò fingendo di
imbronciarsi.
Harry si distese e sorrise “Ok,
hai ragione… Vieni con me? Devo fare la spesa o moriremo tutti e tre di fame”
le spiegò incamminandosi.
Ginny annuì tenendo il suo passo
“Se mi lasci restare per cena vi preparo anche qualcosa di buono…” si offrì.
Harry si finse pensieroso “Non lo
so… devo valutare bene questa cosa…” iniziò sfregandosi il mento liscio.
Lei si finse offesa “Oh, come
sarebbe? Ti ricordo che nulla è impossibile per me, quindi stasera mi fermerò a
cena da voi e non c’è decisione che tenga… Quello che Ginevra Weasley vuole,
Ginevra Weasley ottiene” gli fece notare ironicamente.
Ma Harry improvvisamente non la
stava più ascoltando, i suoi occhi saettarono da un capo all’altro della strada
e poi frugarono alle sue spalle.
“Harry… cosa succede?” gli chiese
Ginny allarmata.
“C’è qualcuno” le mormorò
continuando a camminare ma avvicinando con nonchalance la mano alla tasca con
la bacchetta.
“Dici… c’è qualcuno che ti sta
osservando? Come mi hai detto l’altra volta?” domandò lei, guardandosi attorno
fugacemente e appoggiando una mano alla tasca della borsa da cui spuntava
l’estremità della bacchetta.
Harry scosse appena il capo,
rallentando la propria andatura “C’è qualcuno che mi sta puntando… non
osservando. Conosco bene la differenza, sono stato un bersaglio auspicato a
lungo…”
Improvvisamente si voltò sui
tacchi brandendo la propria bacchetta a mezz’aria e scrutando la strada invasa
di luce rossa.Ginny fece lo stesso.
Osservarono a lungo ma tutto era
immobile e silenzioso.
“Harry, non credi che sia tutto
troppo tranquillo? Come se… dormisse!” concluse con un lampo di genio.
“Un incantesimo addormentante!
C’è davvero qualcuno, Ginny!” esclamò facendo un passo avanti a lei e tendendo
un braccio per evitarle di avanzare.
Harry guardò prima a destra,
quindi scrutò tra gli alberi che costeggiavano la via alla sua sinistra.
Ginny indugiò osservando più a
lungo la strada deserta.
Un attimo dopo una voce femminile
e folle riecheggiò nell’aria troppo calda senza una provenienza precisa
“Potter, morirai ora!”
Harry si voltò di scatto proprio
mentre Ginny gridò “Attento Harry!” e videro un fascio di luce rossa saettare
nella loro direzione. Ebbero appena il tempo di pronunciare un incantesimo di
protezione ma l’effetto fu tremendo.
La luce rossa trapassò la
barriera smorzandosi leggermente ma arrivando a colpire Harry al ventre.
Immediatamente il ragazzo si accasciò a terra cadendo di spalle, una macchia di
sangue iniziava a formarsi sulla sua felpa grigia. Ginny riuscì solo a scorgere
una figura ammantata di rosso in controluce smaterializzarsi prima di buttarsi
sulle ginocchia e chinarsi sopra Harry che iniziava tremare violentemente.
“Oh mio Dio! Oh mio Dio! Harry,
Harry mi senti?” Ginny era china sopra di lui, le sue mani sul volto del
ragazzo gli accarezzavano violentemente le guance. Gli occhi di Harry erano
fissi nel vuoto e la sua fronte imperlata di sudore. Cercò di immobilizzargli
le spalle impedendogli di tremare e spostando lo sguardo dal suo viso contratto
al suo corpo si accorse della piccola pozza di sangue che si stava formando
sotto le sue ginocchia. Il sangue di Harry. Con una mano tremante alzò la sua
felpa macchiata di rosso e scoprì la pancia del ragazzo. Un taglio profondo
saliva in diagonale da sotto la sua cintura fino alle costole e il sangue scuro
e grumoso usciva copioso. Improvvisamente fu scossa dai singhiozzi, iniziò
disperatamente a piangere e tornò a chiamarlo per nome accarezzando con forza
la sua fronte calda e bagnata, gridando e piangendo disperatamente.
Non poteva morire! Harry non
poteva morire! Doveva continuare a chiamarlo e allora si sarebbe svegliato,
avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe alzato. Prese la sua testa fra le braccia
e se la strinse al petto, piangendo e dondolandosi sulle ginocchia, continuando
ad invocare il suo nome.
Osservò le proprie mani affondate
nei capelli neri del ragazzo, erano rosse e piene di sangue… Dio, stava
perdendo tutto quel sangue! Improvvisamente fu come se si svegliasse. Incapace
di fermare i singhiozzi che la scuotevano lasciò andare il capo di Harry, con
una mano cercò di cacciare le lacrime che le riempivano gli occhi deformandole
la vista.
Cercò la mano di Harry, ancora
calda, la strinse forte prima di risalire alla ricerca del polso. C’era!
Flebile e leggero ma c’era ancora battito! Doveva fare alla svelta, doveva fare
qualcosa.
“Sangue… bisogna fermare il
sangue” mormorò a sé stessa. Cercò la propria bacchetta a terra e la trovò
dietro di sé. La puntò al grosso taglio che lacerava il ventre del ragazzo,
provò tutte le formule che conosceva, era sempre stata un’infermiera discreta,
ma nessuna pareva funzionare.
“Non si ferma! Non si ferma…”
strillò disperata. Con un colpo del braccio cacciò via una nuova ondata di
lacrime copiose. Si sfilò la felpa, la arrotolò e gliela premette forte sul
ventre “Metodo babbano. Tamponare…” si ripetè meccanicamente scacciando una
ciocca di capelli dal viso sporco e appiccicoso di lacrime, sangue e sudore.
“Non si ferma, non si ferma…”
mormorò ancora disperata, dondolando su sé stessa sempre di più. Rivolse il suo
sguardo al viso di Harry, gli occhi sempre fissi nel vuoto e il colorito
orribilmente pallido. Con una mano gli accarezzò di nuovo una guancia, sembra
così fredda, così… morta!
La sua mano destra corse di nuovo
alla bacchetta, la puntò ad Harry con entrambe le mani, cercando di non tremare
troppo e formulò “Petrificus Totalus”, la sua ultima speranza.
Guardò speranzosa la ferita, il
sangue continuava ad uscire ma ora sembrava parecchio rallentato “Oh, Dio!
Grazie!” pianse chinandosi sulle ginocchia. Si allungò di nuovo alla ricerca
del volto di Harry “Ce la puoi fare. Tieni duro Harry, ce la puoi fare!” gli
disse tra le lacrime.
“Ora… abbiamo bisogno d’aiuto.
Devo cercare aiuto…” si ripetè guardandosi attorno. La strada era ancora
deserta e ormai iniziava a tramontare il sole. Emise un singhiozzo “Non posso
lasciarti qui! Oh, non ti lascio qui!” mormorò scotendo il capo.
“Smaterializzarsi… non posso! Non
lo so fare con qualcun altro, non lo so fare Harry! Scusami!” pianse di nuovo,
cercando un altro modo.
Puntò di nuovo la bacchetta al
ventre di Harry e quando disse “Ferula” diversi giri di garza si
arrotolarono attorno alla ferita, trattenendo la sua felpa zuppa di sangue.
Cercò di issarsi il suo corpo tra le braccia, delicatamente, ora che aveva
smesso di tremare tutto sarebbe stato anche più semplice. Ma si sbagliava.
Quando cercò di rimettersi in piedi sentì le gambe cedere e cadde dolorosamente
sulle ginocchia. Era lei a tremare troppo questa volta.
“Oh, va bene, va bene, proviamo
così… Dobbiamo solo arrivare al camino, Harry. Dobbiamo arrivare a casa…” gli
disse iniziando a strisciare lentamente sulle ginocchia e trascinandoselo
dietro. Ma le ginocchia le facevano troppo male ed era troppo lenta.
“No! Così non va… riproviamo… Ce
la posso fare, tranquillo. Com’è che mi hai detto? Sono forte! Vedrai quanto
sono forte, Harry” continuò. Trasse un respiro profondo e si strinse di più in
grembo, tra le braccia, il corpo del ragazzo. Ce l’avrebbe fatta, lanciò un
incantesimo di levitazione ad Harry che però andò a vuoto. La terza volta che
sussurrò “Mobilicorpus”però
Harry si sollevò da terra, finalmente.
Non seppe nemmeno lei dove trovò
la forza di correre così veloce verso casa, era solo un isolato e lo percorse a
falcate, tenendo la bacchetta tremante in mano e Harry sollevato a pochi
centimetri da lei-
Quando arrivò si lasciò cadere
sulla soglia di casa, sfinita. Nello stesso istante emerse Ron, scivolò fuori
con grazia dal focolare e si ritrovò di fronte lo spettacolo tremendo di sua
sorella disperata che teneva tra le braccia Harry incosciente, entrambi coperti
di sangue.
“Ginny! Harry! Gin, cosa è
successo? Harry? Oddio… è morto?! Ginny, sei ferita? Cosa succede? Cosa
succede?” si inginocchiò accanto a loro toccando il volto della sorella e
passando una mano sulle bende rosse di sangue che avvolgevano il ventre di
Harry.
“Ron, Ron per fortuna… ti prego
aiutami, dobbiamo portarlo subito…” pianse di sollievo lei ma fu interrotta da
un urlo del fratello.
“Sangue!? Ginny, di chi è tutto
questo sangue? Ma che cosa successo? Che cos’ha Harry?”
“Ron, ora dobbiamo portarlo al
San Mungo, non ce la faccio…” gli disse sempre stringendo Harry.
“Harry! Harry, apri gli occhi,
cazzo! Harry!” Ron prese a scuotere energicamente il corpo inerme dell’amico.
Ginny perse la pazienza, non si
era mantenuta lucida con tutta quella fatica per dover litigare con altro
pazzo!
“RON! Ascoltami ora, merda! Io
sto bene ma Harry… dobbiamo portarlo al San Mungo! Non ce la faccio… Portalo al
camino, io vi seguo! FORZA!” lo esortò dopo avergli appioppato un sonoro
ceffone che ebbe il fantastico effetto di richiamare la sua attenzione e la sua
coscienza.
Ron prese Harry tra le braccia e
in un attimo scomparve attraverso il camino. Ginny tirò un sospiro di sollievo,
con un ultimo enorme sforzo raggiunse il focolare e seguì il fratello.
Quando un paio di attimi dopo
riemerse nella sala emergenze, cadendo sulle ginocchia sulla soglia dell’altro
camino, vide una squadra di medimaghi e guaritori piegati sopra il corpo di
Harry, lo sollevarono in aria fino a posarlo sulla portantina volante che uno
di loro aveva appena materializzato e lo portarono via all’istante.
Ron, ancora scosso, si chinò
verso di lei aiutandola ad alzarsi e sorreggendola, stringendola forte tra le
braccia.
“Ora è salvo, è salvo” si ripetè
affondando il viso nel maglione del fratello e aggrappandosi disperatamente a
lui.
Ron le accarezzò i capelli
cullandola un poco e cercando di calmarla “Ginny, stai bene? Sei così piena di
sangue… Hai delle ferite?” le domandò in apprensione qualche istante dopo,
aiutandola a sedersi su una poltrona poco distante mentre un medimago e
un’infermiera avanzavano rapidamente verso di loro.
“Signorina, ha bisogno di aiuto?”
le chiese l’uomo abbassandosi verso di lei e osservandola.
Ginny scosse energicamente il
capo, asciugandosi di nuovo gli occhi nel braccio completamente ricoperto di
sangue e inzaccherandosi maggiormente la faccia “Non ho niente. Non sono
ferita. Oddio… Harry! Come sta Harry, dottore?” domandò alzando lo sguardo.
Il dottore le porse un
asciugamano bagnato che l’infermiera premurosa accanto aveva appena
materializzato “E’ in mani esperte ora. Se la sente di dirci cosa è successo?
Dobbiamo conoscere le dinamiche per intervenire adeguatamente” spiegò
pazientemente mentre Ginny si ripuliva tremante la faccia e non rispondeva.
Il guaritore guardò Ron, che
sembrava più presente della sorella, alla ricerca di spiegazioni. Quello si sedette
accanto alla sorella, scosso “Non lo so. Sono arrivato a casa e Ginny era a
terra con Harry tra le braccia. Lui era svenuto e Ginny piangeva ed erano
coperti di sangue. Lei mi ha gridato di portarlo subito qui. Ha detto che era
stato attaccato o qualcosa del genere. Dottore, è vivo vero?” domandò con la
voce incrinata.
Il guaritore gli appoggiò una
mano sulla spalla per tranquillizzarlo “Stiamo facendo il possibile. Purtroppo
ci serve sapere da cosa è stato attaccato… Come è successo…” cercò di nuovo di
spiegare.
Ginny alzò il capo nella sua
direzione, guardandolo con gli occhi azzurri vitrei, ancora sotto shock “E’
successo tutto così all’improvviso. Una donna ha urlato che sarebbe morto e una
luce rossa lo ha colpito. Ha attraversato i nostri incantesimi di protezione e
l’ha colpito” spiegò prima di accasciarsi in avanti e rimettere.
“Dannazione… Io…Scusate” mormorò
pulendosi la bocca con l’asciugamano.
“Venga con me signorina…” la
invitò gentilmente l’infermiera porgendole la mano.
Ginny la scansò bruscamente “Sto
bene, grazie. Ho solo bisogno di calmarmi un attimo. Solo quello” fece
perentoria.
“Almeno lasci che le medichi
queste ginocchia” la pregò chinandosi di fronte alle sue ginocchia sanguinanti.
Ginny le rivolse una chiara occhiataccia di ammonimento ma Ron fu più svelto di
lei.
“Ginny! Per la miseria, fai come
ti dice! Lascia che ti medichino quelle ginocchia e fatti dare qualcosa, non lo
vedi in che stato sei? Questo non lo aiuterà!” strillò con le mani sulle sue
palle.
Ginny distolse lo sguardo
levandosi le mani del fratello dalle spalle “Voglio stare con lui!” strillò
rimettendosi in piedi per poi ricadere subito sulla sedia in preda al
lancinante dolore alle ginocchia.
“Non ti reggi nemmeno in piedi!
Oh, ti prego, Gin! Ti prego!” la implorò disperatamente Ron.
Ginny tirò su col naso un paio di
volte prima di scoppiare nuovamente a piangere in preda a singhiozzi
incontrollabili. Ron la strinse di nuovo tra le braccia. Lasciò che
l’infermiera gli passasse un nuovo asciugamano bagnato e prese a pulirle le
braccia e i capelli mentre Ginny affondava il viso nel suo petto.
Il guaritore fece un cenno
d’assenso a Ron “Lesione da incantesimo. Se vi vengono in mente altri
particolari vi prego di comunicarceli immediatamente. Ora vado dal ragazzo…” e con
passo spedito raggiunse una porta che portava scritto ‘Emergenza’ e sparì
dietro di essa.
Stretta tra le braccia di Ron che
continuava pulirla delicatamente Ginny lasciò che l’infermiera medicasse le sue
ginocchia. Diversi minuti dopo iniziarono ad arrivare amici e famigliari, fatti
chiamare dall’infermiera su indicazione di Ron.
La prima fra tutti fu Hermione
che allarmata e disperata cercò in tutti i modi di trattenere il pianto per
riuscire ad essere di supporto a Ginny, che continuava a stare disperatamente
aggrappata a Ron.
Presto anche Molly e Arthur e
tutti gli altri Weasley piombarono nella sala d’aspetto.
Ginny era rimasta rannicchiata
sulla sua poltrona, le gambe strette al petto e lo sguardo vigile e attento
puntato sulla porta della Sala d’Emergenza. Era riuscita a calmarsi un po’
grazie ad una pozione che alla fine si era vista costretta ad accettare. Era
ormai notte fonda quando il primo guaritore ne uscì. Appena vide le porte
aprirsi balzò in piedi e dimentica del dolore alle ginocchia lo raggiunse prima
degli altri fissandolo risoluta negli occhi. Ron ed Hermione le furono subito
accanto.
Il guaritore tossì per schiarirsi
la gola e parlò con lei “E’ vivo. Ha perso molto sangue ma è vivo e credo che
il merito sia da attribuirsi al suo provvidenziale e geniale intervento…”
Ginny sentì un grosso macigno
scomparire da dentro la sua pancia e trasse un respiro chiudendo gli occhi
prima di tornare a rivolgere la propria attenzione all’uomo di fronte a lei,
“Ma…” fece anticipandolo.
“Ma, ha ragione c’è un ma.
Purtroppo si tratta di una fattura. Una fattura fatta col sangue e non
riusciamo a rimarginare la ferita. Diciamo che ora stiamo andando avanti a
trasfusioni ma questa non può essere una soluzione. Le ferite da fattura sono
antiche e potenti, molto complicate. Ci serve il sangue della persona che l’ha
pronunciata per scioglierlo. Altrimenti Harry morirà. Entrò 24 ore al massimo…”
terminò abbassando la voce per delicatezza.
Ginny trasse un respiro profondo
cercando di incassare quelle parole dure un po’ alla volta per reggere la
sentenza. Hermione chiuse gli occhi per gli orrore e si appoggiò al braccio di
Ron come se le sue gambe dovessero cedere da un momento all’altro. Dal canto
suo Ron serrò la mascella e guardò altrove, le lacrime pungevano dietro ai suoi
occhi.
“Bene, se ci vorrà il sangue del
bastardo che ha fatto questo allora lo troveremo e in meno di dodici ore,
glielo prometto!” fece risoluto Ron, stringendo i pungi.
“No” fece Ginny voltandosi e
fissandolo negli occhi così identici ai suoi.
“Cosa?” domandò lui preso alla
sprovvista
“E’ una bastarda, una maledetta
megera, una donna non un bastardo. Ron, chiama tutti i ragazzi della squadra,
posso darvi un po’ di informazioni… Dammi solo un attimo per ripensarci. Vi
aiuterò a partire da qualcosa di concreto…” gli disse risoluta.
“Ok, vado io… Chiamo i ragazzi e
anche Tonks e Lupin, potranno darci una mano. E Malocchio… Chiamo tutti, saremo
qui in un attimo, più siamo prima la troviamo” decretò Hermione appena prima di
allontanarsi a passo svelto da loro.
Ginny si buttò di nuovo sulla
poltrona, massaggiandosi le tempie. Rivedendo Harry a terra inerme in una pozza
di sangue avvertì di nuovo il bisogno di rimettere ma si trattenne. Quanto
diavolo poteva essere utile se l’unica cosa che sapeva fare era vomitare?
“Tesoro, sei sicura di sentirti
bene? Io credo che sia meglio che tu riposi…” le suggerì la madre sedendosi
accanto a lei a guardando preoccupata il suo viso pallido e i suoi occhi
cerchiati.
Lei fece un gesto spazientito con
la mano “Sto bene, per l’ennesima volta. Non voglio riposare, voglio rendermi
utile” le spiegò.
“Hai già fatto tanto. L’hai
sentito il guaritore, gli hai salvato la vita, Ginny. Ora lascia che se
occupino gli altri” le suggerì in apprensione.
“No. Io ce la posso fare. Harry
mi ha detto che sono forte, che posso fare ogni cosa. Bene, ora gli dimostrerò
che la sua fiducia è ben riposta. Che sono forte davvero. Che sono qualcuno su
cui si può contare. Che posso anche essere un’ottima Auror” concluse veemente.
La madre sbuffò “Oh Ginny è
ancora per quella storia? Non devi dimostrare niente a nessuno, cara.
Quest’ossessione che hai per essere Auror…”
Ginny si alzò in piedi
spazientita, gli occhi di tutti puntati addosso “Quella è la tua ossessione,
mamma. Non è per quello, non è per dimostrare una sciocchezza simile che sto
facendo questo, maledizione! E’ perché… Tu non lo sai come mi sono sentita
quando l’ho visto lì a terra. Tremava tutto e perdeva così tanto sangue… Io non
lo so cosa farei se Harry morisse, non lo so davvero. Lui è… lui è… Mi ha
salvato la vita più di una volta, l’ha salvata a tutti noi. E ora che sta
morendo non me ne starò certamente seduta in un letto a riposarmi. Per una
volta, facciamo noi per lui quello che lui ha affrontato da solo per tutti noi”
Molly si asciugò un paio di
lacrime e poi schiacciò la sua bambina in un grosso abbraccio “Sei così bella,
Ginny. Sono davvero fiera di te, davvero” le disse.
Ginny sorrise debolmente
rispondendo al suo abbraccio “Grazie ma’ ” le mormorò.
L’abbraccio si sciolse quando
Hermione ritornò seguita dal resto della sua squadra e da una buona metà del
vecchio Ordine della Fenice.
“Ginny” la chiamò.
La rossa annuì, legò i propri
capelli sporchi in una coda e lasciò la madre seguendo gli altri ragazzi e
accomodandosi assieme a loro in un ufficio vuoto messo a loro disposizione.
Fu Tonks a prendere in mano le
redini della situazione “Ginny, dicci tutto quello che puoi ricordare,
cominciamo col delineare bene la scena” la invitò.
Lei annuì e raccontò tutto, di
come Harry le aveva detto di sentirsi osservato, di come si erano messi in
allerta, della voce femminile che era risuonata nell’aria proclamando la sua
morte e della fattura che arrivata all’improvviso riuscendo a penetrare le loro
barriere.
“L’hai vista la donna?” le
domandò Morgana.
Ginny annuì “Indossava una veste
rossa lunga fino ai piedi e aveva il cappuccio del medesimo colore calato sulla
testa. Si è smaterializzata subito dopo aver colpito”
“Ha utilizzato una bacchetta?
Recitato una formula o fatto dei gesti?” incalzò Hermione.
Scosse la testa “Niente. Non ho
visto nessuna bacchetta nelle sue mani e non ha recitato a voce nessuna
formula, l’avrei sentita nel silenzio pesante che era calato. E nessun gesto
particolare, aveva solo una mano allungata in avanti… la sinistra” precisò
imitandone il gesto lei stessa.
Calò un silenzio di piombo
“Quindi abbiamo una sconosciuta incappucciata, una fattura non verbale da
sangue senza bacchetta e l’unico segno distintivo che abbiamo è che si tratta
di una mancina” concluse Tonks con un sospiro pesante e riflessivo.
Fu Remus ad intervenire “Se è una
strega anche se non l’ha usata avrà avuto una bacchetta che con molte
probabilità ha sfornato Olivander. Possiamo intanto rintracciarlo e
interrogarlo sulle streghe mancine che si sono servite da lui. Non è molto ma
almeno restringe di un po’ il campo delle possibilità”.
Ginny guardò sconsolata fuori
dalla finestra, era l’alba ma il cielo battuto da un acquazzone era ancora
plumbeo. Si sentì un po’ sconfortata Era comunque come cercare un ago in un
pagliaio.
“Ottima idea Remus, Allora
facciamo così… Hermione e Morgana voi due andate a Godric’s Hollow e vedete se
riuscite a trovare qualche altro indizio. Malocchio, tu, Bill e Kingsley
cercate Dung e fatevi un giro con lui alla Buca, vedete se riuscitetrovare qualcosa di interessante… La quasi
morte di Harry Potter dovrebbe fare scalpore anche se è una notizia recente.
Io, Remus e la mia squadra invece andremo a Olivander prima e ad Hogwarts a
parlare coi vecchi presidi poi, se padroneggia magia senza bacchetta è una
strega molto dotata, qualcuno magari si ricorderà di lei” concluse Tonks
avvolgendosi nel mantello e alzandosi in piedi seguita da tutti gli altri.
“Ehi! E io?” domandò
improvvisamente la voce arrabbiata di Ginny, facendoli voltare tutti nella sua
direzione.
“Tu, Ginny, resterai qui” le
ordinò Tonks cercando di suonare convincente più che dispiaciuta.
La rossa fece per obiettare ma
Ron la mise a tacere con uno sguardo “Smettila di fare la bambina ostinata
adesso. Resta qui e riposati, in queste condizioni ci saresti solo fisicamente
d’intralcio. Ti prometto, ed è una parola d’onore, che se troviamo quella
puttana chiameremo te per levarle di dosso il sangue che ci servirà per salvare
Harry”
A Ginny quella promessa parve bastare
perché con un sospiro ripiombò sulla propria sedia stancamente “E va bene. Però
per favore, fatemi sapere quello che sta succedendo mentre siete la fuori,
almeno questo…” li pregò disarmata.
Tonks annuì con un sorriso
“Riceverai continui rapporti, capo. Promesso. E mi raccomando, se un qualsiasi
altro particolare emergesse alla tua coscienza, faccelo sapere ok?”
Nel giro di un attimo tutti si
smaterializzarono lasciandola sola in quella stanza poco illuminata.
Appoggiandosi al muro, stanca e
dolorante, si trascinò fuori di lì e percorse il corridoio alla ricerca di
Harry, aveva un bisogno disperato di vederlo per poter essere consapevole
veramente del fatto che era ancora vivo. Trovò rapidamente la sua stanza, vide
da uno spiraglio che all’interno un’infermiera maneggiava con delle siringhe e
sistemava delle strane pompe con la bacchetta magica.
“Non può entrare signorina, mi
spiace. Ordini del guaritore” le disse gentilmente incrociandola sulla porta.
Ginny la ignorò e posò la mano
sulla maniglia decisa ad entrare nella stanza.
“Signorina, la prognosi di questo
paziente è riservata, devo chiederle di non entrare” insistette stizzita.
“Oh, si sposti per piacere”
sbottò Ginny strattonandola un po’ maleducatamente.
“Cosa sta succedendo qui?”
domandò improvvisamente il guaritore, attirato dal cicaleccio.
L’infermiera indicò con uno
sguardo eloquente Ginny che ormai aveva varcato la soglia della stanza e
ricevette l’ordine di lasciarla entrare lo stesso.
Una volta dentro si richiuse la
porta alle spalle, rimanendo sola. Titubante alzò lo sguardo dal pavimento al
letto di fronte a lei fino ad incontrare il volto addormentato di Harry.
Sospirò sollevata nel vederlo rilassato anche se terribilmente smunto.
Si sedette su una sedia al suo
fianco. Facendo attenzione a non toccare tutti quei tubicini che spuntavano da
sotto le lenzuola. L’unico rumore della stanza era quello di una specie di
grosso palloncino che si gonfiava e sgonfiava pompando sangue a una cannuccia
che si infilava nel braccio di Harry. Con un polpastrello Ginny accarezzò sopra
il lenzuolo candido la zona del ventre di Harry dove la ferita stava ancora
sanguinando e un brivido di orrore le scese lungo la schiena dandole la pelle
d’oca.
Decise che non voleva pensare a
niente, non voleva ricordare quello che era appena successo né voleva pensare
alle parole del dottore. Appoggiò una mano sulla sua e si accoccolò con la
testa sul bordo del letto, l’unica cosa che voleva era stare lì in silenzio e
aspettare.
Stava quasi per addormentarsi
quando un vivido patronus argento dalla forma lupesca attraversò la parete di
fronte a lei: erano gli aggiornamenti promessi da Tonks, diceva che il numero
delle ragazze mancine degli ultimi cinquant’anni era un po’ più alto del
previsto ma che erano lo stesso fiduciosi e che stavano andando ad Hogwarts
proprio in quel momento per vedere se qualche vecchio preside ricordava qualche
alunna dotata e mancina.
Nemmeno il tempo di immagazzinare
la notizia che altri due patronus, un grosso uccello e una lontra, fecero
irruzione nella stanza. Quello di Hermione diceva che purtroppo la pioggia
stava rendendo difficile qualsiasi analisi del contesto a Godric’s Hollow
mentre quello di Malocchio Moody che non si immaginava che al mondo ci fosse
ancora così tanta gente che ce l’avesse con Harry Potter. A quel che diceva
alla Buca quella notte c’erano stati diversi festeggiamenti alla notizia che
Potter era stato attaccato.
Sospirò sconfortata. Se solo
avessero un vero indizio da cui partire!
Si accucciò ancora sul bordo del
letto accarezzando l’avambraccio immobile di Harry e non si curò
dell’infermiera che entrò per il controllo di routine. Quella trafficò di nuovo
con i tubicini, mormorò qualche incantesimo e riscaldò un poco l’ambiente con
un incantesimo, poi se ne andò.
Il silenzio immobile ripiombò di
nuovo nella stanza… Quel silenzio sordo le ricordò gli attimi prima
dell’attacco di quella sera e riprovò le sensazioni di poche ore prima.
Poi improvvisamente scattò in
piedi e corse, per quanto possibile, fuori dalla stanza. I suoi genitori, i
gemelli e Fleur stavano ancora nel salottino della sala d’aspetto e quando la
videro arrivare sconvolta balzarono in piedi tutti quanti allarmati.
“Ginny! E’ successo qualcosa a
Harry?” domandò George precipitandosi verso di lei.
Lei scosse il capo “Mi sono
ricordata una cosa! Devo parlare immediatamente con Tonks e gli altri, è
importantissimo!” riferì.
“Di cosa stai parlando, Ginny?”
chiese il sopraggiunto Fred.
“No, Hermione e Morgana, ho
bisogno di loro!” cambiò improvvisamente idea e un attimo prima che potessero
fermarla si smaterializzò davanti ai loro occhi per ricomparire sotto un brutto
temporale a diverse miglia di distanza.
Anche con così poca luce e con
tutta quella pioggia riuscì lo stesso a scorgere Hermione e Morgana, erano chine
a terra nel punto esatto dove ricordava era stato colpito Harry.
Corse loro incontro e quando
Hermione la vide arrivare zuppa si affrettò a sfoderare la bacchetta e gridare
“Impervius”, la pioggia le scivolò addosso senza più penetrarle nelle
ossa.
“Che cosa diavolo ci fai qui,
Ginny?” strillò la riccia venendole incontro.
“Ha fatto un incantesimo! Ha
fatto per forza un incantesimo e magari ha utilizzato la bacchetta… Forse
potete rilevarlo!” riferì agitata.
“Cosa? Come sarebbe? Hai detto
che non ha utilizzato una bacchetta…” Morgana si aggiunse alla conversazione.
“Lo so, ma prima di attaccare ha
Addormentato l’intero quartiere” riferì speranzosa.
Morgana sorrise “Ottimo, Ginny!
Ora possiamo lavorare su qualcosa di concreto”. Puntò la sua bacchetta in aria
e pronunciò una formula sottovoce che non arrivò alle orecchie di Ginny,
riempite dal rumore della pioggia. Fu come se qualcosa scoppiasse nell’aria,
un’onda gialla si propagò tagliando letteralmente la pioggia per poi svanire.
Hermione fece un piccolo salto
“Bingo! Bingo! Abbiamo l’incantesimo! Avverto subito Tonks e Malocchio di
questa evoluzione e le dico che iniziamo la ricerca sulla bacchetta, di tornare
rapidamente a Londra” e liberò sedutastante il proprio patronus.
Ginny sorrise entusiasta, forse
le cose stavano prendendo una piega migliore.
Due ore più tardi se ne stavano
tutti asciutti e al caldo nell’ufficio del Dipartimento Auror, in attesa che
Hermione e Morgana uscissero dal loro laboratorio con la descrizione
dettagliata della bacchetta. Quando la prima varcò quella soglia gli occhi di
tutti le si incollarono addosso.
Hermione si schiarì la voce “Nove
pollici e mezzo, legno di salice, anima composta da polvere di pixes,
impugnatura mancina. Morgana ha mandato ora una comunicazione a Olivander per
avere il nome della sua padrona” spiegò.
Ron esultò sferrando un pungo in
aria e stringendo le spalle della sorella. Anche lui sentì l’ansia allentarsi
leggermente, ora salvare Harry non era un’utopia ma una possibilità.
Pochi istanti dopo Morgana emerse
anche lei dal laboratorio e con un’espressione determinata annunciò il
famigerato nome “Carrie Grayskie. 34 anni, ex mangiamorte. Trovatela”
Tutti si alzarono in piedi pronti
a partire, con una nuove luce di determinazione nello sguardo.
“Io vengo con voi, l’ho vista e
sono l’unica che può riconoscerla davvero…” concluse Ginny risoluta. Questa
volta nessuno osò obbiettare.
Lei, Ron, Hermione, Laira, Steave
e Andie seguirono Tonks alla Buca mentre tutti gli altri provarono a cercarla a
casa anche se era improbabile che fosse davvero lì.
Ebbero più successo i primi,
raggiunta la Buca e divisi in coppie Ginny e Ron riuscirono a scoprire che
Carrie era rimasta al club di Freddie King, un covo di ricettatori, a
ubriacarsi fino all’alba brindando a chissà quale successo e che poi in seguito
ad una lite con una donna sconosciuta che nascondeva il viso dietro una
maschera di porcellana completamente bianca se n’era andata. Con un escamotage
i due riuscirono a scoprire dove con ogni probabilità se ne era andata nelle
ore seguenti e diverse segnalazioni confermarono che aveva preso una stanza
presso una locanda sul fiume. Si riunirono col resto della squadra e con tutti
gli altri e circondarono la stanza e l’edificio lanciando un incantesimo
antismaterializzazione su tutto il complesso. Quando fecero irruzione in stanza
trovarono il corpo di un uomo schiantato e la finestra aperta. Una scaletta
partiva dall’acqua del Tamigi e arrivava fino al tetto dell’edificio.
“Sarà scappata lungo il fiume!”
tuonò furente Joker ma Tonks non sembrava dello stesso parere. Silenziosamente
indicò il tetto e in breve attuò un piano. La maggior parte di loro sarebbe
scesa a pattugliare il fiume mentre lei, Ron, Hermione e Ginny sarebbero saliti
sul tetto. Era certa che si nascondeva lì e l’avrebbero presa di sorpresa,
depistandola. Utilizzando un’altra scala esterna e combattendo contro la
pioggia sempre più forte risalirono fin sul terrazzo. Tonks ordinò a Ginny di
rimanere fuori portata fino che non l’avessero immobilizzata, poi avrebbe
potuto cavarne tutto il sangue che desiderava.
Si guardarono in giro, non
sembrava esserci traccia di lei. Si mossero piano, guardinghi, disponendosi a
triangolo su tutto lo spazio dell’ampio terrazzo, le bacchette alla mano e i
muscoli tesi pronti a colpire. Da dietro un comignolo una veste rossa svolazzò
mossa da una folata implacabile di vento, Carrie Grayskie uscì allo scoperto
con un movimento agile provando a schiantare Tonks che si era trovata di
fronte. La donna riuscì ad evitare l’attacco ma inciampò e cadde aggrappandosi
alla veste della sua avversaria e scoprendone i lunghi capelli biondi. Carrie
puntò la bacchetta verso di lei, a terra, ma Ron fu più veloce e con un
incantesimo di disarmo fece volare la sua arma diversi metri in là.
“E ora, maledetta stronza, giuro
che ti ammazzo!” berciò puntandole la bacchetta alla gola e ignorando la sua
risata nervosa.
“Ron! Fermati, ci serve viva!
Dobbiamo sapere” gli ricordò Hermione sopraggiungendo al suo fianco.
“No, io l’ammazzo questa
maledetta pazza troia, senti come ride! E’ fuori di testa! Per quello che ha
fatto a Harry e Ginny io l’ammazzo…Ma come diavolo fai ad essere sempre così
calma e ragionevole? Tu non sembri quasi umana certe volte!” strillò fuori di
sè il ragazzo.
Hermione si aggrappò al suo
braccio risoluta e colpita “Non fare cazzate. Credi che io non abbia voglia di
strangolarla con le mie mani? Davvero credo che sia così fredda? Bè, ti sbagli
di grosso… Non hai capito niente. Quello che voglio ora è il suo sangue per
salvare Harry e delle informazioni per sbattere lei e chi sta dalla sua parte
ad Azkaban per sempre” si voltò rapida e puntò la bacchetta alla sua gola.
“E ora dacci delle spiegazioni”
le intimò.
La bionda continuò a ridere come
un’invasata. Alzò le braccia a mezz’aria, si fece seria per un attimo e Ron ed
Hermione furono sbalzati via, come spintonati da due grosse mani. Avevano
scordato che poteva padroneggiare la magia senza bacchetta, com’erano stati
stupidi.
Carrie riprese a ridere sempre
più forte scuotendo il capo come una pazza, questa volta fu Ginny a piombare
fuori dall’ombra e balzarle addosso con tutto il suo corpo “Maledetta!” tuonò
mettendola a terra e troneggiando sopra di lei.
“Perché l’hai fatto? Sei la mano
di chi, eh? Maledetta pazza!” strillò sovrastandola e conficcandole la
bacchetta nello sterno.
Ma Carrie Grayskie non sembrava
impressionata da nulla “Tanto sto per morire” decretò con l’ennesima risata
euforica.
Tutti e quattro ammutolirono
senza capire a cosa si riferisse.
Ginny le diede una scossa facendo
cozzare la sua testa con la dura pietra del pavimento “Bè, prima mi devi del
sangue, maledetta megera!” strillò. Puntò la bacchetta contro di lei e mormorò
un incantesimo. Carrie sbiancò e tremò per il dolore, davanti a Ginny si
materializzò una grossa bolla di sangue rosso che Hermione provvide a mettere
subito al sicuro dentro una provetta e a sigillare e proteggere con un
incantesimo.
Appena il tempo di eseguire
quell’operazione che un fulmine squarciò il cielo, Carrie fu percossa da una
scarica e Ginny venne sbalzata lontano appena prima che la sua avversaria
bruciasse rapidamente come se fosse fatta di carta. Di lei non rimase la minima
traccia. Hermione riuscì scorgere sul tetto dirimpetto al loro, attraverso una
pioggia fitta, un’altra figura femminile ammantata di rosso, il volto coperto
da una maschera bianca e i lunghi capelli castani spuntare dalle vesti. Si
smaterializzò all’istante.
Ron si fiondò dalla sorella
aiutandola a rimettersi in piedi e abbracciandola. Ginny si lasciò stringere
forte dal fratello. Avevano il sangue. Potevano salvarlo. La rossa sfilò la
provetta dalle mani di Hermione e fu la prima smaterializzarsi, subito seguita
da Tonks.
Sulla terrazza battuta dalla
pioggia, fradici, rimasero Ron ed Hermione.
Lui fissò duro la sua ragazza, il
brutto scambio di poco prima l’aveva inquietato. Però si rese conto di aver
esagerato. Si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia “Scusami per prima” le
disse sinceramente mortificato.
“Come stai? Durante queste lunghe
ore mi è mancata la tua mano” le confessò cercando di catturare il suo sguardo
sfuggente.
“Anche a me è mancata la tua”
ammise lei facendo scorrere una mano sulla sua giacca zuppa di pioggia.
Ron si chinò in avanti per
cercare le sue labbra e rimase amaramente sorpreso quando Hermione scostò di
lato il suo viso, “Che succede?” le domandò pur intuendo già la situazione.
Hermione lo guardò finalmente
negli occhi, stava piangendo ma non le importava, la pioggia battente avrebbe
confuso le sue lacrime “Non posso stare con te, Ron. C’è qualcosa che non va
tra di noi. Non riesco ad essere felice”
Per Ron fu come una pugnalata al
cuore, lo sapeva che molto tra loro stava andando storto nell’ultimo periodo ma
non avrebbe mai immaginato che Hermione avrebbe potuto lasciarlo.
“Herm… Cosa stai dicendo, Herm?
Io… Se ho fatto qualcosa di sbagliato, ti prego io…” le sussurrò mentre un
grosso groppo si formava nella sua gola impedendogli di spiegarsi.
Hermione lo zittì portandogli un
dito sulle labbra “No, non è per qualcosa che hai fatto tu. Sono io, Ron. Devo
capire qualcosa riguardo me stessa, il motivo per cui stanotte ho avuto timore
di cercare la tua mano quando mi sono sentita sola. Mi dispiace” fece scorrere
il dito lungo il suo mento e si congedò abbassando il capo in segno di scuse
quindi si smaterializzò.
Ron rimase solo battuto dalla
pioggia, le lacrime miste all’acqua che continuava a scendere copiosa. Un peso
enorme sul cuore che improvvisamente prese a fargli male. In quel momento non
riuscì ad immaginare la sua vita senza Hermione. Come aveva potuto non
accorgersi che non era felice? Come aveva potuto non notare a che punto erano
arrivati? Aveva avuto pura di cercare la sua mano… Tremendo.
L’aveva lasciato. Terribile.
Non era pronto per questo.
Si strofinò gli occhi. Avrebbe
dovuto tornare al San Mungo, non aveva voglia di incrociare Hermione ma doveva
sapere come stava Harry. Dopo aver lanciato un’imprecazione contro sé stesso e
contro il fato si smaterializzò seguendo tutti gli altri.
Continua…
Anf, anf, anf, anf!!! Ragazzi che
capitolo… a parte il fatto che è lunghissimo (A un certo punto sono stata
tentata di dividerlo in due ma siccome è nato come un capitolo unico, tale è
rimasto) ma poi, sono successe tremila cose… sono confusa io che l’ho scritto,
chissà voi che avrete appena finito di leggerlo! Me lo fate sapere come lo
trovate? Che se è troppo pesante o ridondante lo sistemo, eh!
Tranquilli, avrete ben due
settimane di tempo per digerirlo, questo polpettone, e per farmi sapere come lo
trovate perché domenica mattina la sottoscritta parte per il mare… GRECIA,
ARRIVOOO!!! *Ly tira fuori dallo scatolone costume, pareo e occhiale da sole e
parte suonando allegramente un tamburello*
^^
Auguratemi buone vacanze! Mi
aspetta una lunga traversata a bordo di traghetto… PANICO!! °°’’’
E quando torno spero di poter
trovare un bel po’ dei vostri commentini fantastici, ok? ^o^
Io vi prometto in cambio che
mentre sarò via, là sdraiata sulle belle spiagge sotto l’ombrellone, produrrò
qualcosa ok? Così vi sforno subito un capitolozzo appena torno (Anche perché
questa brutta fine con Harry che aspetta di resuscitare e Ron mollato
tragicamente da Hermione non è molto lieta, vero?). Bè, aspettatevi un bel
capitolo tutto su Ron amore mio grande grande quando torno, povero piccolo
lui….
Bene, grazie a tutti voi che
commentate fedeli… O che leggete e non commentate. O che non commentate e non
leggete… no gli ultimi non li ringrazio, ho sbagliato…
AvaNa Kedavra: Cara, come
puoi vedere la tua Gin adorata ha avuto un gran ruolo in questo capitolo e il
tuo amatissimo Harry… *Ly si nasconde sotto al scrivania… Gloum!* Bè, dai, te
lo rimetterò in sesto nel prossimo capitolo, tranquilla! Almeno credo… Spero
che ti sia piaciuto anche questo capitolo, fammi sapere ok? Un baciottone
Vale: Angelo mio,
ciao!!!Come vedi non sono proprio riuscita a tagliarlo questo capitolo, ho solo
cambiato un po’ di cose qua e là tipo il fatto un po’ eccessivo che Gin
diventasse improvvisamente il gigante golia e portasse Harry in braccio… ah ah
ah! Per fortuna che ci sei tu a farmi notare ste cose… Grazie ancora per il
parere sul capitolo e grazie anche di tutto il resto, amor!!! ^_^ Ti voglio un
sacco di bene, mi mancherai nelle prox due settimane!!!
Sonnie: Ciao cara!! Sì sé,
Harry e Gin sono proprio destinati così come Ron ed Hermione… Anche se gli
ultimi due non se la passano bene al momento nella mia storia, che te ne pare?
Ale: Piccina adorata!! Che
bello leggere sempre le tue recensioni, sei un tesoro! ^.^ Sono felicissima che
la storia ti piaccia sul serio! ^______^ E sai una cosa sono stata proprio
contenta che martedì ci sia stata anche tu al lago!! Ma bella puccia lei! ^^ A
proposito, hai caziato quella sciagurata della Vale per far inserire il tuo
nuovo capitolo? Dopo controllo nella tua pagina se hai aggiornato, su su!!! Mi
raccomando fammi sapere se questo capitolo ti è sembrato un po’ troppo mattone
indigesto… Un bacione grandissimissimo cara!!
Buffy: Tesorrrr!! Ma che
bellissimissimo recensione mi hai lasciato?? Oh, che angelo che sei!!!! Sono
contentissima che la mia storia ti piaccia e ti risulti anche divertente…Non
sai come tengo al tuo parere!! La famigliola Lupin risulta un po’ indigesta a
parecchie persone, io personalmente già li vedevo assieme prima del sesto libro
sti due puccini =^.^= La piccola Alex è un po’ la principessa viziata di papà
ma nel complesso è una bimba vispa e allegra… E le nostre due coppie preferite…
bè, povero Ron, sigh!! E povero Harry… in effetti ho maltrattato un po’ questi
uomini… Davvero trovi Gin a volta insopportabilmente perfetta? Bè, avrai modo
di conoscere meglio la mia Gin un po’ impicciona e a volte irruente nei
prossimi capitoli, spero che ti risulti più simpatica! Un bacio grandissimo
stella!
Pan_z: Ooooh, mia piccola
Yle…T_T Quanto tempo è passato? Hai cambiato indirizzo? Forse è per questo che
non siamo più riuscite a sentirci? Mi pareva di averti scritto ancora la scorsa
primavera ma senza risposte…sigh! Il mio indirizzo è miss.elly@tiscali.it, sempre lui. Fatti
sentire stella! E sei sicura che vuoi rovinarti così il sesto libro? Bè, non
che ci siano così tanti riferimenti ma sai, qua e là… tra tutto quello che mi
invento c’è anche del vero… Bè, in ogni caso sono onorata di trovare ancora tue
recensioni… E tu invece quando torni in pista? Un bacio grande grande.
Bene carissimi, me ora vi saluta
e prepara le sue valige… BUONE VACANZE A TUTTI!!!
Dal momento che non aggiorno da tantissimo tempo è doveroso inserire un
riassuntino per chi ha già letto i primi caitoli, così
Dal momento
che non aggiorno da tantissimo tempo è doveroso inserire un riassuntino
per chi ha già letto i primi caitoli, così non
impazzirete cercando di ricordare...
RIASSUNTO
Dopo aver definitivamente
sconfitto Voldemort, Ron, Hermione e Ron entrano all’Accademia Auror e dopo
duri addestramenti finalmente riescono a realizzare il loro più grande desiderio.
La vita sembra tranquilla due
anni dopo aver eliminato il male, i ragazzi hanno il loro lavoro e vivono tutti insieme a Godric’s Hollow. Ron ed Hermione sono
fidanzati da tempo ormai e non riescono a non stare
perennemente l’uno tra le braccia dell’altro.
Ginny invece si è preparata
duramente ed è riuscita a superare le selezioni per entrare all’Accademia
Auror. La sorpresa e la disapprovazione in famiglia è tanta, anche da parte di
Harry – che è ancora palesemente ma segretamente innamorato di lei - e Ron, ma
alla fine tutti riescono ad accettare e comprendere la sua decisione, Gin non è
più una bambolina da tempo. Le lezioni iniziano e
stringe subito amicizia con Klay, una vera maschiaccia impertinente, e Greg, un
tizio veramente chiacchierone. Per la propria bravura si guadagna anche subito
le lodi del giovane e affascinante professore Davers Merepres
Nel frattempo Hermione viene promossa e diventa a tutti gli effetti una
ricercatrice della sezione Intelligence del Dipartimento Auror, inizia a
lavorare con la bellissima dottoressa Morgana Walsh. Harry e Ron, che assieme a
Laira Baggins, Andie Joker e Steave Parker formano una squadra affidata alla neo-promossa Capitano Tonks, iniziano la loro rima
missione: indagare sulla profanazione delle tombe dei quattro fondatori di
Hogwarts, ma è difficile…
Una sera poi Ginny e Harry sono
fuori per la spesa quando una tizia ammantata attacca e ferisce Harry. Nella
disperazione Ginny riesce a però a portarlo al San Mungo dove si scopre che
quello che ha colpito Harry è un incantesimo di sangue: senza il sangue di chi
l’ha lanciato non si può salvare Harry. Tutti si mobilitano e riescono a
rintracciare Carrie Grayskie, ex mangiamorte. Ginny riesce a strapparle alcune
gocce di sangue appena prima che un’altra figura ammantata la riduca in
polvere.
Rimasti soli dopo la battaglia,
Hermione dice a Ron di non essere più felice con lui e lo lascia senza ulteriori spiegazioni.
FINE DEL RIASUNTO
V – Da qualche parte
Lost in the
darkness
Hoping for a sign
Instead there's only silence
Can't you hear my screams?
(Within Temptation – Somewhere)
Ron camminava lentamente nei
corridoi del San Mungo che rapidamente prendevano vita,
di primo mattino. Lui invece stava solo morendo.
Quello che gli aveva
detto Hermione gli pareva così irreale che stentava quasi a credere che
fosse veramente successo, solo il peso dei vestiti zuppi di pioggia e quello
ancora maggiore del dolore che sentiva nel cuore gli ricordavano che era tutto
terribilmente vero.
E ora,
con la testa quasi completamente vuota si stava dirigendo a passo lento verso
la camera dove si trovava Harry… Certo era stato in ansia per il suo migliore
amico, non desiderava altro che vederlo riprendersi. O forse invece
qualcos’altro lo desiderava eccome; desiderava che ciò che era successo su
quella terrazza poco prima, dopo che tutti se ne erano
andati, non fosse altro che un brutto sogno. E
desiderava anche di non dover incrociare lo sguardo di Hermione entrando nella
stanza di Harry, perché lei sarebbe stata sicuramente lì.
Per questo camminava piano, con
lo sguardo abbassato e l’incedere incerto.
Quando poi si ritrovò davanti
alla porta della stanza dell’amico esitò ancora maggiormente.
Rimase per un attimo in tensione ad ascoltare il miscuglio di voci sussurrare
all’interno. Non riuscì a capire di cosa parlassero,
né a chi appartenessero. Probabilmente stavano sperando di vedere Harry aprire
gli occhi da un momento all’altro, o magari stavano parlando proprio con lui
che ormai si era già n parte rimesso. Dopotutto non
era così impossibile, era passata più di un’ora da quando Ginny era tornata con
il sangue e gli avevano somministrato l’antidoto. Lui era rimasto come uno
scemo sotto la pioggia veramente a lungo e poi aveva perso altro tempo lì nei
corridoi, perso nei suoi tristi pensieri.
Trasse un profondo respiro per
darsi coraggio, portando la mano sulla maniglia fredda e abbassandola. Aprì
lentamente la porta, il rumore leggero richiamò l’attenzione dei presenti,
immediatamente Ron vide Ginny, seduta accanto al letto, sua madre e suo padre,
ai piedi, e di spalle Tonks. Non pareva esserci nessun altro nella stanza. Impercettibilmente distese i muscoli e allentò la mascella
forzatamente serrata mentre entrava nella stanza fattasi improvvisamente
silenziosa.
“Come sta?” domandò con un fil di voce. Parlare gli costò fatica come se la brutta
notizia di solo un’ora prima gli avesse bruciato la gola e rubato la voce.
Ginny gli rivolse
un sorriso disteso “Non sta più perdendo sangue. La
ferita si sta rimarginando, sia internamente che esternamente. Il
guaritore che è uscito poco fa ha detto che ormai è fuori pericolo, ora deve
solo riprendere le forze e aprire gli occhi…” disse
con voce stanca ma sollevata.
Lui annuì in tutta risposta
lasciandosi cadere stanco sulla sedia che il padre gli
aveva appena lasciato libera.
Rimasero per diversi minuti
seduti in silenzio, gli occhi di tutti puntati su Harry, anche quelli di Ron la
cui mente, però, vagava in luoghi sconosciuti e privi
di pensieri. Poi di nuovo parlò, faticosamente.
“Gin, ti riaccompagno a casa…
abbiamo tutti bisogno di riposare un po’. Restano
mamma e papà qui, che ne dici?”
Ginny guardò un’ultima volta
Harry, ancora immobile nel letto ma dal colorito decisamente
più promettente e dal respiro regolare, e annuì alzandosi stancamente.
Salutò con un gesto i genitori e
uscì con il fratello, smaterializzandosi fino alla Tana.
Quando
si rimaterializzò nel soggiorno Ginny sospirò iniziando a salire stancamente le
scale.
“Io mi butto sul mio letto” le
disse solo Ron, aprendo la porta della sua vecchia stanza rimasta tale e quale.
Ginny lo guardò preoccupata
“Resti qui?”
Ron annuì senza aggiungere una
sola parola ma dallo sguardo che le riservò, Ginevra capì che non doveva fare
altre domande, e così fece. Dopo un cenno di saluto si congedarono, avevano
entrambi bisogno di chiudere gli occhi e riposare ora
che il peggio era passato, o era arrivato…
Dormì per nove ore filate, un
sonno pesante e assolutamente privo di sogni. Quando si svegliò era tardo pomeriggio e il colore rossastro
del sole quasi al tramonto, del sole accecante dopo il funesto temporale,
tingeva la sua stanza, anch’essa aramanta, di colori irreali.
Aprendo gli occhi Ron rimase per
un attimo confuso, risvegliarsi nella sua vecchia stanza lo spiazzò e per un
attimo si domandò scioccamente se non stesse sognando di essere tornato bambino
ma la sottile barba ispida che ricopriva una piccola parte di guancia e che
solleticò la sua mano smentì la sua teoria.
Scostò le coperte e si stiracchiò
tranquillo, concedendosi un lungo sbadiglio, poi la consapevolezza del perché
fosse lì e non nella sua casa a Godric’s Hollow lo colpì così forte da dargli
la nausea.
Improvvisamente non aveva più
voglia di alzarsi dal letto. Ripensò a tutte le volte che si era svegliato nei
giorni precedenti e al suo fianco c’era stata lei, che dormiva profondamente o
che lo fissava teneramente già sveglia. Ma Hermione
non c’era ora e non ci sarebbe più stata. Era stata così chiara che non aveva
dubbi a riguardo: non poteva più stare con lui, non era più felice con lui. Non
gli aveva detto che era in crisi o che aveva bisogno di tempo per riflettere
sui suoi sentimenti, era già arrivata alla conclusione: non poteva più stare
con lui, non era più felice.
Ron si ributtò sul letto
chiudendo gli occhi. Ripensarci gli faceva male al cervello, lo sentiva pulsare
di dolore nella testa e il dolore era insostenibile, così come la voglia di
piangere.
In quel momento avrebbe tanto
voluto parlare con Harry, gridare e sfogarsi con il suo amico, chiedergli se credeva che avesse fatto qualcosa di sbagliato, se aveva
mancato a qualcosa, o anche semplicemente chiacchierare e distrarsi davanti a
due burrobirre. Ma Harry era in quella camera di ospedale
e nelle ultime ore era stato più morto che vivo. Veramente forse era Harry ad
avere bisogno di lui, dopo quello che aveva passato.
Forse era lui a volergli parlare.
Chissà come stava…
Fu il pensiero dell’amico a
dargli la forza di alzarsi dal letto e sistemarsi prima di uscire per dirigersi
al San Mungo, ignorando volutamente il fatto che
Hermione potesse essere lì questa volta. In fin dei conti il suo migliore amico
era in una camera di ospedale e ci aveva quasi
lasciato le penne, doveva sostenerlo ora!
Diede una sbirciata nella camera
di Ginny ma la trovò vuota, pensò che la sorella doveva
essere già uscita. Invece la trovò in cucina intenta a richiudere ermeticamente
delle vaschette colme di cibo.
Rimase a fissarla per qualche istante.
Sembrava essersi rimessa dopo la spaventosa nottata che aveva passato. Un
leggerissimo sorriso le piegava appena le labbra mentre sistemava con cura dei
tovaglioli in una busta colorata. Se gli stava
portando del cibo, forse Harry stava meglio. Almeno questo pensiero lo rallegrò un poco, fu anche felice di vedere la sorella più
distesa finalmente.
“Ehi, come stai?”
La voce inaspettata di Ron la
fece sussultare, chiuse la busta colorata ricolma di cibo appetitoso e si voltò
verso di lui con un sorriso sollevato.
“Mamma ha mandato un gufo mezz’ora
fa, diceva che Harry aveva ripreso conoscenza. Così mi
sono fatta una doccia, vestita e sono scesa a preparare qualcosa di buono da
portargli. Io mi sento più tranquilla ora….”
Esitò un attimo guardandolo in
volto, i suoi occhi però le sfuggivano. Non sapeva bene ma intuiva che era
successo qualcosa. Hermione era arrivata in ospedale scossa,
senza di lui. Si era accertata che Harry potesse rimettersi e se ne era andata alla velocità della luce. Quando poi le aveva
chiesto dove fosse Ron, la riccia non le aveva risposto e se ne
era semplicemente andata.
Lo sguardo distrutto del
fratello, un’ora dopo, aveva confermato i suoi sospetti e il suo istinto
femminile le aveva suggerito che quello ad aver
incassato il colpo più forte era stato proprio lui.
“E tu
come stai invece?”
Gin non ottenne nuovamente
risposta. Ron si limitò a guardare altrove e a cambiare velocemente argomento.
“Se stai
andando da Harry vengo con te, muoviamoci”
Quando arrivò davanti alla stanza
di Harry esitò. La mano sottile di Hermione rimase
sospesa sopra la maniglia di ferro, quasi tremante. Cercò di cogliere magari
dei frammenti di conversazione dall’interno che l’aiutassero
a sapere chi c’era lì col suo amico ma tutto taceva e solo il ronzio dei vari
marchingegni spezzava quel silenzio carico d’attesa.
Esitava perché aveva paura di
trovare Ron lì dentro. Esitava perché era terrorizzata dalla possibilità di
incrociare il suo sguardo, perché era profondamente consapevole del dolore che
avrebbe letto nei suoi occhi, dolore che lei gli aveva inferto. E questo non
sarebbe riuscita a sostenerlo.
Si dette coraggio, in fondo lì
dentro stava sempre il suo migliore amico e date le
condizioni in cui versava ora non poteva certo esitare oltre. Sospirò
profondamente e calò la mano pesante sulla maglia, la porta si aprì
silenziosamente.
Il suo cuore riprese a battere
quando vide che c’erano solo Molly e Lupin lì dentro.
Salutò un po’ forzatamente e si
sedette sull’unica sedia libera.
“Ci sono novità? Si sta
riprendendo? Ha già riacquistato conoscenza?”
Molly sospirò stanca guardandola
tristemente ma Lupin accennò ad un sorriso.
“Il guaritore ha detto che il
sangue ha smesso di defluire e la ferita si sta rimarginando anche
internamente, seppur più lentamente del normale, un po’ come se fosse una
ferita babbana per intenderci. Si sta rimettendo un po’ alla volta” le spiegò
con calma e cercando di enfatizzare il lato positivo
della situazione.
Molly sospirò pesantemente
lasciandosi scappare un singhiozzo “Però ancora non ha ripreso conoscenza! Il
guaritore ha detto che sarebbe stata questione di ore
e che dipendeva dalla sua capacità di reazione, ma sono passate ormai 9 ore da
quando gli hanno somministrato la pozione e ancora non da il minimo segno di
potersi svegliare. Oh, sono così in ansia”
Lupin le strinse le spalle
“Coraggio Molly, in fin dei conti ha passato un
bruttissimo momento, diamogli il suo tempo e vedrai che si riprenderà
completamente. Abbi fiducia!”
Hermione annuì cercando di
infondere fiducia anche in sé stessa “E’ pur sempre
Harry Potter, ha la corazza bella dura! Ce la farà… Il suo colorito è anche migliore di stamattina e se i guaritori hanno detto
che è ormai fuori pericolo possiamo credergli, no?”
Molly si asciugò gli occhi lucidi
e si soffiò rumorosamente il naso “Harry è sempre stato l’ottavo figlio per
me…” rivelò con un sorriso lacrimoso.
Hermione le sorrise di rimando “Sono sicura che la considera una seconda madre, Molly. Ma ora perché non va a casa a riposare un po’ anche lei? Lo
abbiamo fatto tutti” la invitò, preoccupata per quegli occhi cerchiati di
stanchezza e preoccupazione che aveva visto a troppa
gente nelle ultime ore.
“Rimango ancora un po’, così per
vedere se succede qualcosa, poi ti prometto che seguirò il
tuo consiglio cara”
“Va bene”
Hermione si avvicinò di più al
letto prendendo la mano calda del migliore amico che avesse mai avuto. Era
quasi abituata a vederlo disteso tra le lenzuola candide, considerando tutte le
volte che lei e Ron erano andati a trovarlo nell’infermeria
durante gli anni passati ad Hogwarts o al Quartier Generale degli Auror,
l’avventatezza di Harry gli aveva procurato diversi guai, sempre. Ma ora era diverso. Era diverso persino da quella volta, due
anni prima, in cui era stato ricoverato per giorni e giorni dopo lo scontro
decisivo con Voldemort. Quella volta nonostante le condizioni
di Harry fossero quasi peggiori c’era nell’aria sollievo e felicità, l’odore
della primavera. Davanti a loro si apriva solo un futuro meraviglioso
fatto di pace e questo bastava a rallegrare gli animi di chiunque, anche di chi
versava nelle condizioni più disperate. Ora invece Hermione sapeva che erano
solo all’inizio di qualcosa di oscuro e ancora più
terribile e potente, a giudicare dall’esordio.
Continuò ad accarezzare la mano
bianca dell’amico per diverso tempo, immersa nei propri pensieri, quando un
piccolo movimento muscolare e una specie di rantolo la riportarono alla realtà.
Harry mosse
debolmente la mano che Hermione stringeva, agitandosi fragilmente nel letto.
Al quasi impercettibile rantolo di prima ne seguirono altri,
piccoli versi gutturali di una bocca a cui mancavano le parole ma che si
spalancò come a voler prendere più fiato. Gli occhi chiusi si
strizzarono come per trovare la forza di aprirsi. In un balzo Hermione, Molly e
Lupin furono al bordo del letto, speranzosamente protesi verso il ragazzo. Il viso apprensivo di Hermione a due spanne da quello di Harry.
I cuori di tutti colmi di ansia e speranza.
Quando
Harry aprì gli occhi si trovò di fronte un viso sfocato e coperto di lacrime
“Her-mione…” mormorò con voce sottile.
Hermione gli
sorrise in una smorfia lacrimosa e gli buttò le braccia al collo senza
ritegno “Oh, Harry!!!” gridò sollevata.
“Mi… mi fai ma-le…” balbettò
soffocato da quell’abbraccio conosciuto.
Hermione si staccò con un
risolino nervoso cercando di asciugare le lacrime di felicità che però non
riusciva a contenere “Come ti senti Harry?”
Harry portò una mano alla testa
che sembrava volergli scoppiare, senza contare che sentiva la bocca riarsa e
tutto il corpo indolenzito e dolorante. Era confuso.
“Ma dove
sono? Cosa…” balbettò cercando di rimettere a fuoco gli
ultimi ricordi. Era tornato a casa dopo il lavoro, non c’era nulla da
mangiare ed era uscito per la spesa… Sì, ma non ricordava di essere giunto al
negozio. Già, aveva incontrato Gin per la strada. Improvvisamente la sensazione
di pericolo del giorno precedente gli tagliò il respiro. Ricordò le bacchette
sguainate e… un attacco! Poi nulla… buio…
Cercò di alzarsi allarmato puntandosi sui gomiti e aprì la bocca per dire
qualcosa ma una devastante fitta di dolore lo ributtò giù.
“Stai calmo Harry, non ti
agitare!” lo aiutò Molly, sistemandogli i cuscini.
“G-gin…”
mormorò allarmato.
Hermione gli
sorrise complice e consapevole “Tranquillo, sta benissimo. Sei tu quello
che se l’è vista brutta. Per dirla tutta lei ti ha salvato la vita invece” gli spiegò dolcemente.
Harry non si domandò cosa fosse successo esattamente, l’unica cosa che gli importava
adesso era sapere che stesse bene “Ma…dov’è?” domandò un po’ mortificato di non
trovarla al suo capezzale. Certo Hermione era la sua migliore amica e Molly era
come una madre per lui ma se al suo risveglio si fosse ritrovato davanti la
ragazza e fosse stato stritolato nel suo abbraccio avrebbe
certamente sopportato meglio il dolore insistente.
Ad
Hermione scappò un sorriso vispo “E’ andata a casa a riposare questa mattina,
ieri sera era sconvolta, Harry. Quando ti ha portato qui era in stato di shock,
è stata in apprensione per te tutta la notte e non ha voluto saperne di stare a
guardare mentre noi facevamo le ricerche su ciò che era successo ed è stata in
giro fino all’alba… Non si reggeva quasi in piedi e visto che
ormai ti avevano dato fuori pericolo ha capito anche lei che era meglio andare
a casa a riposare”
Harry annuì un po’ felice e un
po’ dispiaciuto della disperazione di Gin poi, appena Molly uscì per prendere
un tè e mandare gufi a tutti e dopo che una giovane infermiera l’ebbe visitato,
si fece raccontare da Hermione ciò che era successo fin nei minimi dettagli.
Hermione aveva appena finito il
suo racconto che la porta bianca della stanza si spalancò.
Ginevra ne entrò quasi volando e si catapultò ai bordi
del letto.
“Harry! Come ti senti?” gli domandò bloccando a metà lo slancio di un abbraccio,
timorosa di fargli del male.
Harry sorrise e fece ok con un
gesto lasciandosi abbracciare delicatamente da lei, circondare dal suo profumo
dolce e caldo, accarezzare il viso dai suoi capelli. Sì, questo lo fece sentire
ancora meglio della pozione rigenerante somministrata poco prima
dall’infermiera.
Si sentirono altri passi e la
voce di Ron lo precedette all’interno della stanza “Ehi amico, ci hai fatto
preoccupare di brutto questa volta! Come
minimo ti tocca cucinare per tutta la settimana appena torni a casa, per
punizione!”
Harry rise sommessamente cercando
di non agitarsi troppo, la cosa gli procurava un dolore immenso all’addome, e
fece segno di sì con la testa “Mi sa che è meglio perché se sono ancora così
debole sennò mica la digerisco la roba di Hermione e
va a finire che mi ricoverano di nuovo”
Sentì le risate dei presenti ma
le percepì tirate, tuttavia per la mancanza degli occhiali non poté cogliere lo
sguardo di dolore ed imbarazzo che si scambiarono Ron
ed Hermione per un brevissimo istante.
“Harry scusa,
io vado… volevo fare una cosa… in laboratorio, ecco, prima di… sera. Ci
vediamo domani”
Hermione si allontanò in un
istante dopo avergli scoccato un fulmineo bacio sulla guancia e lasciò Harry un
po’ perplesso a guardare la sua sagoma sfocata scomparire dietro la porta.
Fu Ginny a rompere il silenzio
pesante che eracalato sulla stanza
“Harry ti ho portato qualcosa di buono da mangiare ora che ti sei ripreso…
ricordo ancora bene le schifezze che cucinano qui e non vorrei unire l’avvelenamento
ai tuoi malanni…” scherzò tirando fuori dalla busta
colorata tante ciotoline e riponendole con cura sul tavolino in fianco al
letto.
“Sei il mio angelo della
salvezza, grazie Gin… di tutto…” le disse sorridendole.
Ron pensò che forse era meglio lasciarli un attimo soli, capì che l’amico
intendeva ringraziarla per avergli salvato la vita e magari era meglio dargli
un po’ più privacy. Magari avrebbe aggiunto qualcosa in più a quelle parole,
qualcosa che non aveva più avuto il coraggio di dirle da diversi anni. In un
angolo del suo cuore straziato però sperò che non lo facesse proprio ora, non
avrebbe potuto sopportare di vederli insieme felici ora
che lui si sentiva solo e distrutto. Era un po’ egoistico da parte sua, ma era
sempre meglio che mentire a sé stesso e soffrire ancora di più.
“Gin, se non ci fossi stata tu
ieri sera… mi hai salvato la vita, sono in debito con te” le rivelò con un
sorriso.
Lei si sedette sul bordo del
letto senza guardarlo, il suo sguardo era perso nel cielo rosso del tramonto
che lasciava spazio al blu scuro della sera. Sorrise al nulla.
“Ti dovrei salvare la vita altre mille volte prima che tu sia in debito con me,
Harry. Hai iniziato quando avevo solo undici anni e non hai ancora smesso da
allora…”
Si voltò finalmente verso di lui
che nel frattempo si era incantato ad osservare il suo dolce profilo e gli
rivolse un sorriso sincero e pieno di gratitudine.
“Allora grazie per averlo fatto
in cambio anche per me” si corresse lui.
Lei scrollò le spalle continuando
a guardarlo “Ma non l’ho fatto per quello. Non è stato
l’onore di saldare un debito… è stato più un riflesso incondizionato. Quando ti ho visto lì a terra in una pozza di sangue,
inerme, sono impazzita…”
La profondità dello sguardo della
ragazza lo costrinsero a distogliere il proprio e così
anche lui prese ad ammirare i bellissimi colori che il tramonto stava regalando
loro.
“Non ho capito più nulla,
davvero, ho perso completamente la calma e ho iniziato a piangere. Ma poi ho capito che se volevo davvero che tutto quello
finisse dovevo fare qualcosa e farla subito. In realtà l’unica cosa che sono stata capace di fare quando poi siamo arrivati qui è
stata vomitare ripetutamente – Ginevra rise facendo una faccia disgustata ma
Harry rimase serio – Però non potevo assolutamente starmene con le mani in mano
mentre tu morivi. Harry, quando ho dolorosamente strappato il sangue dal petto
di quella dannata donna io… io ho gioito. Ho provato
piacere nell’infliggerle lo stesso dolore che lei aveva dato a me… a te”
Era la prima volta che ci
ripensava e quelle emozioni la spiazzarono ora più che mai.
“Quando
è morto Silente, quando Piton l’ha ucciso davanti ai miei occhi, desideravo
soltanto ripagarlo con la stessa moneta e vendicarlo. Come se
questo avesse potuto riportarlo in vita. È normale, a
volte il dolore è troppo grande…”
Gin lo guardò con ancora maggior
intensità e strinse forte le lenzuola sotto le sue mani, il suo cuore stava per
scoppiare “Io non potrei sopportare di perderti Harry.
Solo il pensiero ha rischiato di farmi impazzire. Ti voglio troppo bene…”
Harry rimase profondamente
colpito da quelle parole e dal loro peso ma prima che potesse replicare anche
una sola sillaba la porta si aprì di nuovo e i suoi
compagni di squadra invasero chiassosamente la stanza sommergendolo di domande,
sinceramente preoccupati.
Harry rimase in ospedale solo per
un paio di giorni ancora, per quel tempo Ginny saltò le lezioni all’Accademia
ma ottenne una giustificazione dal Colonnello Russel e passò le intere giornate
accanto ad Harry in ospedale o facendo cose per lui.
Ron invece veniva a trovarlo negli orari più impensabili: la mattina prima di
colazione, all’orario del pranzo scappando di nascosto dalla mensa del Quartier Generale e approfittando della piccola pausa,
oppure la sera tardi, in barba all’orario delle visite. Harry notò che
aleggiava un’aria strana attorno ai due amici ma cercò di non fare troppe
domande, quando Ron avesse voluto parlargliene lui sarebbe
stato ben disposto ad ascoltarlo. Ron, dal canto suo, decise di ignorare
palesemente Hermione per i giorni seguenti e di non pensare agli ultimi
avvenimenti tra di loro, cosa che però gli risultò
impossibile.
La prima cosa
che fece Harry la mattina che fu rimesso, fu correre al Quartier Generale per
informarsi sulle indagini degli ultimi fatti che lo avevano coinvolto e per
parlare adeguatamente della faccenda. Scoprì che il caso era stato
assegnato giustamente alla sua squadra ma che avevano aspettato che si
riprendesse completamente per procedere con gli interrogatori e le ipotesi.
Il Generale Mc Granitt, il
Colonnello Russel, simpatico e saggio ufficiale responsabile di molte squadre
tra cui quella di Tonks,e il Capitano
Tonks stavano aspettando Harry nell’ufficio del
Generale e quando il ragazzo arrivò fu sorpreso di trovarvi anche Gin. I due si
ritrovarono a raccontare nuovamente gli eventi di pochi giorni prima, Harry sottolineò di come si fosse sentito osservato nei giorni
precedenti l’attacco e che forse la cosa poteva avere un collegamento con
quanto accaduto. Tonks riferì invece l’azione portata avanti nella notte, la
ricerca di indizi, Carrie Grayskie e la misteriosa
donna ammantata che l’aveva eliminata.
Il Colonnello Russel annuì
pesantemente dopo i resoconti “Ne deduco che ci sia
una setta dietro. Nessuno si sarebbe preoccupato di eliminare una povera
nessuno se non costituisse un pericolo nelle mani
degli Auror. E l’unico pericolo plausibile potrebbe
essere quello di veder svelato qualcosa che deve restare segreto. Un piano”
puntualizzò.
Tutti i presenti annuirono
gravemente.
“Bene signorina Weasley, la
invito a lasciarci ora in quanto questa conversazione
prenderà una piega riservata. Sarà tenuta al corrente
di quanto possibile nei prossimi giorni e l’avviseremo se sarà richiesta
nuovamente la sua testimonianza. Può tornare alle sue lezioni ora, la ringrazio
per il grande contributo alle indagini passate e
prossime e mi complimento con lei, i suoi docenti l’hanno già segnalata come
allieva meritevole e non stento a crederlo. Arrivederci” il Generale Mc Granitt
le porse la mano, Ginny gliela strinse e con il saluto militare che le avevano insegnato a lezione si congedò dai presenti,
rimanendo sorpresa dell’occhiolino che le riservò il Colonnello Russel e
regalando un sorriso ad Harry prima di uscire dalla stanza.
Il Generale McGranitt chiamò a
raccolta l’intera squadra di Tonks e la Dottoressa Walsh – Morgana dovette
lavorare parecchio per convincere Hermione a seguirla, arrivando scherzosamente
a minacciarla di denunciarla per insubordinazione.
Quando tutti furono presenti fu
il Colonnello Russel a prendere parola “So che state già lavorando ad una importante missione ma vorrei che per il momento accantonaste
le ricerche in atto”
Laira sorrise
confortata dal fatto che avrebbe dovuto fare da esca seduttrice una volta
di meno. Forse questa volta sarebbe entrata in azione diversamente e glielo
avrebbe fatto vedere a tutti che era molto più di un
bel corpicino!
Russel continuò “Io e il Capitano
McGranitt vogliamo che iniziate ad indagare sul
tentato omicidio di Harry. Iniziamo con un’analisi delle informazioni raccolte
fino ad ora… Capitano Tonks, prego”
Tonks si schiarì la voce “Sì
Colonnello, sappiamo che l’attentatrice è morta.
Nessuna informazione è stata ricavata sul caso da lei. E’ stata uccisa con un
incantesimo avanzato senza bacchetta da una misteriosa figura ammantata di
rosso, il volto completamente coperto da una maschera bianca, una donna
probabilmente”
Tonks indicò con un cenno del
capo Hermione che annuì e prese parola al suo posto “Sì, io l’ho vista credo meglio di chiunque altro. Altezza
standard, a giudicare dalle proporzioni con quanto la circondava, comignoli e
antenne, azzarderei sul metro e sessantacinque. La corporatura non
sembrava robusta e le spalle erano piuttosto piccole. Non si intravedeva
nulla dal mantello e dalla maschera tranne due lunghi ciuffi che uscivano dal
cappuccio, scuri e ricci, signore. Il mantello era rosso carminio e non
sembrava portare impressi stemmi, effigi o decori di nessun genere. Non saprei
aggiungere altro”
“Qualche altra informazione?
Ricordi? Impressioni?” li esortò il Capitano.
“Rosso era anche il mantello
della Grayskie” specificò Hermione.
“Una setta?” azzardò Laira.
Andie si fece pensoso e prese
parola “Nel 1800 ci fu una setta di scissionisti che prese
il colore rosso come propria bandiera. Tentò un assalto al Ministero nel 1834
per sovvertire la nostra repubblica in una monarchia che avrebbe visto re Demetrius
Boccanera che vantava di essere purosangue e
discendente da Serpeverde e Tassorosso. In realtà fu una disfatta per loro,
l’episodio non è nemmeno considerato rilevate e le
origini di Boccanera furono smentite poco dopo la sua cattura. Ma non credo che
questo abbia qualcosa a che fare con la “nostra setta” altrimenti di certo non
avrebbero perso tempo ad eliminare un signor nessuno
come Potter, si sarebbero sicuramente lanciati sul Ministro o su una figura ben
più importante all’interno del Ministero”
“Ottima osservazione
approfondita, Joker” lo elogiò il Generale.
“Del tutto inutile, peccato…”
commentò Laira.
Il Colonnello la corresse al volo “Signorina Baggins, escludere è altrettanto
fondamentale che includere. Di fronte a ipotesi
difficili, escludendo tutto ciò che rimane potrebbe essere la soluzione. Se lo ricordi sempre”
Laira arrossì di vergogna mentre
Andie le riservò un sorriso strafottente, uno dei pochi del suo repertorio.
“Bene, per continuare voglio che
cerchiate un movente a quanto successo, informazioni più
dettagliate su questa Grayskie e che facciate delle ricerche in archivio
e sul campo su sette dai mantelli rossi. Dottoressa Walsh, dottoressa Granger,
voglio che voi vi occupiate del luogo dell’attacco e di quello dell’uccisione della Grayskie e cerchiate di coglierne più particolari
possibili. Arrivederci”
Il Capitano e il Colonnello li congedarono invitandoli a tornare ai propri uffici.
“Spero che con ricerche sul campo
non intenda intrusioni alla buca…” mormorò Laira a Ron.
Lui ridacchiò di rimando
“Scommetto che eri già contenta di allontanarti da Preston e invece ci dovrai
ritornare di nuovo sotto altre mentite spoglie”
“Sì, credo che sia il caso, vi
occuperete tu e Andie di questa cosa, ok Laira?” puntualizzò Tonks
“Bè, che la faccia Andie l’esca!
Non abbiamo mica seguito un corso di camuffamento e autotrasfigurazione per
niente! Un colpo di bacchetta magica e anche tu puoi diventare una gran donna!”
lo additò adirata.
“Ah, sciocchezze. Certo sarei
all’altezza dell’incantesimo ma il fascino femminile non si può
creare o trasformare. Smettila di lamentarti e fai il tuo dovere, Baggins” la zittì Andie.
“Laira, io sono dalla tua parte!
Lo faccio io capitano, adesco io Preston questa
volta!” si offrì Steave.
“Oh, ma stai zitto…” lo cacciò
Laira con un gesto della mano, leggermente colpita dall’inaspettata
osservazione di Andie sul suo fascino femminile. Ferma
al centro del corridoio si sorprese a fissarlo e soprattutto a pensare che
avesse davvero un gran bel… Ma riuscì a fermarsi prima di completare quel
pensiero inopportuno e raggiunse i compagni.
Harry e Ron rientrarono
silenziosamente a Godric’s Hollow, nel pomeriggio tardo, dopo una lunga
giornata passata a scartoffiare tra testi su sette che avessero
qualcosa a che fare con i loro mantelli rossi.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?”
azzardò Harry sulla soglia di casa, dopo che Ron si bloccò sui gradini del
porticato. Aveva già capito tutto quando in mattinata
Hermione gli aveva comunicato che per qualche tempo avrebbe dormito acasa dai suoi per stare accanto a sua nonna
che stava piuttosto male. La nonna di Hermione era però mancata che lei era
ancora una bambina, glielo aveva confidato quando erano ancora ad Hogwarts.
Ron si sedette sulle scale
distendendo le gambe e mollando a terra il borsone “Hermione mi ha lasciato”
confessò con una fitta al cuore.
“Ti…ti ha lasciato?” domandò
Harry senza fiato.
Ron annuì
stancamente “Ha detto di non riuscire più ad essere felice con me…” continuò.
La voce incrinata di tristezza.
Harry gli
battè una mano sulla spalla stringendolo in un abbraccio fraterno “Ehi, mi
dispiace. Mi dispiace davvero…” ammise.
“Io non riesco a capire…
dannazione! E’ questo che mi fa soffrire come una bestia! Che non c’è un motivo… Non eravamo in crisi o cose del genere! Dai,
hai visto anche tu… E’ stato un fottutissimo fulmine a ciel sereno! E cosa mi dice? Come si motiva? Non riesce
più ad essere felice, e senza aggiungere altro se ne va!”Ron scagliò il borsone con un calcio in mezzo
al giardino. Ormai stava piangendo come un bambini
senza più un minimo di dignità.
Harry si sentì quasi in
imbarazzo, era a terra per il suo migliore amico ma si sentiva impacciato per
non trovare le parole adatte. Continuò a stringergli forte la spalla, rimanendo
in silenzio. Magari aveva solo bisogno di sfogarsi un po’.
“E se…”
Ron strinse fortissimo i pugni, serrando contemporaneamente la mascella “Magari
ha un altro…”
“No, questo non lo credo… Forse è solo un momento. Sai, con questo grande cambiamento della promozione… Magari ha solo bisogno
di riflettere un pochino” azzardò Harry.
“Ma è
una promozione, cazzo! Cosa c’è da riflettere? Mica l’hanno licenziata! Se facessero mècapitano mica avrei bisogno di riflettere e la
lascerei!” gridò in faccia all’amico.
Harry allentò la presa, si sentì
terribilmente stupido “Sì, hai ragione tu…”
“Ehi, scusa
amico… Grazie per… grazie” gli disse asciugandosi gli occhi nella manica
della felpa come un bambino.
“Senti, entra pure, io resto qui
ancora qualche minuto, mi sa che ho un po’ bisogno di calmarmi. Cazzo, non
piangevo così da quando avevo quattro anni…” ammise con una risatina nervosa.
“Nessuno lo sarà mai… se
preparerai la cena per i prossimi trenta giorni!”
Ron rise cercando di risollevarsi
e Harry entrò in casa con i borsoni lasciando l’amico a prendersi una boccata
d’aria.
Continua…
Quasi non ci credevate più, dite
la verità! Eppure dopo più di un anno (me si nasconde
per la vergogna) sono tornataaaaa!! Forse non mi
accoglierete proprio a braccia aperte, forse tanti di voi non la seguiranno più
nemmeno questa storia, forse questo capitolino di passaggio non è un granchè ma io sono contenta di essere di nuovo qui a
scrivere ed aggiornare.
Non vi racconterò una marea di
frottole dicendovi che non avevo tempo –i primi dieci
capitoli di WAL&J li ho scritti di notte, i
giorni precedenti il mio mega esame di pedagogia e
quindi mi rendo conto che se uno vuole scrivere il tempo lo trova benissimo-,
che il lavoro, la tesi, i miei viaggetti periodici dal mio fidanzato mi hanno
impedito di scrivere, non vi dirò neanche che mi mancava l’ispirazione perché prima
di tutto questa storia ha già una traccia pronta fino agli ultimi capitoli e perché
in secondo luogo non ho mai dovuto aspettare l’ispirazione, di solito mi
mettevo al pc e iniziavo a scrivere come un fiume in
piena. Forse mi è mancata un po’ la voglia di farlo ma
ne ignoro il motivo. Fatto sta che finalmente sono tornata e se qualcuno vorrà
lasciarmi un commento di nuovo ne sarò davvero immensamente felice!!!
Nel frattempo faccio una cosa che
adoro fare e che mi mancava tantissimo, ringraziare uno per uno i miei
commentatori…
AvaNa Kedavra: Harry si è ripresissimo, hai visto? ^^ E Herm e Ron…
sembra che la crisi sia ferma! Sono contentissima che ti siano piaciuti i miei
nuovi personaggi, personalmente adoro Klay ^^, spero che tu possa leggere anche
questo nuovo capitolo, un bacetto ^^
Blacky: sono contenta che tu ti
sia letta tutta d’un fiato i primi capitoli e dispiaciutissima che abbia dovuto aspettare così tanto per
il seguito… Spero ad ogni modo che ti sia piaciuto anche questo capitolo. ^^ A
presto!
Vale: Tesorissima mia!!! Amichetta bella
bellissima della Ly!!! Visto? Sono tornataaaaa!!! Spero mi lascerai un commentino su questo breve
capitoletto di passaggio, eh! Un bacio grandissimo e…ci vediamo
sabato!! Ti voglio bene!!
Strekon: Strek, vecchio amico
mio!!! Dove sei? Che fai ora?
Come te la passi? Aspè, dopo ti mando una mail che è meglio!!!! ^^ Un bacetto
Miky Black: grazie ^^
*********: Per ora per Ron ed
Herm non se ne parla, ma io sono sempre convinta che siano anime gemelle!! Oh,
non esaurirti troppo!
*Sonnie*: Eccoti finalmente il
nuovo capitolo, spero tu sia stata ancora tanto curiosa di leggerlo!!!Bacino
Anita: Grazie per il complimenti! Anche io adoro Harry e Ginny, stesso discorso di Ron ed Herm
nella recensione precedente! ^^
Pan_z: Tesora
bella!!! Quanto tempo… dove sei? Cosa
fai? Come stai? Ormai la mia fic
non è più spoiler, hai visto? ^^ Anzi, ancora poco e…
settimo libro in arrivooooo!! Baci e fatti sentire mi
raccomando!
Jolene: Ciao tesora
bella della Ly!!!! Visto? Sono tornataaaaa!
Ho provato mille volte a risponderti alla mail ma mi
ritorna sempre indietro, mannaggia!! La mia unica speranza è che tu legga
questo commentino così posso dirti grazie per i video
meravigliosi e…fatti sentire!!! Un bacio grandissimo
Hermy88: ciao carissima!! Grazie mille per
i complimenti… spero tu possa commentare anche questo
nuovo capitolo e..scusa per il ritardo! Un bacino
Kaho_chan: Oh, grazie!!! Sono proprio contenta che ti piaccia la mia storia e che
tu abbia amato anche WAL&J, quella ha un
posticino specialissimo nel mio cuoricino ^^ Mi auguro che dopo tutto questo
tempo tu possa leggere e apprezzare anche questo nuovo capitolo. Baci bacibaci
Buffy: Tesora
bella!!! Ti è piaciuto allora il capitolo scorso?? Eccone uno nuovo.. dopo tantissimo
tempo! Sarebbe bello avere ancora un tuo commento, mi segui da sempre e sei una
delle mie più specialissime commentatrici! Un bacio
grande quanto te
Sunny: tesorino bello!!!
Mamma mia che ritardo eh… oh, non imitarmi e aggiorna alla svelta tu invece,
che ci hai lasciato lì sull’orlo del baratro!! E nel
frattempo tranquilla,ci penso io a far rigare dritto chi alza un po’ troppo
la voce nel nostro amato gruppetto!!! Un bacionissimo
*Gin*: Ciao! Grazie per i
complimenti, davvero davvero! Wish
I CouldFly piaceva tanto
anche a me ma purtroppo (e un po’ me ne vergogno) non credo che avrà un seguito
perché parla di una coppia in cui ormai non credo e che mi risulta
improbabile. Mi dispiace tantissimo, davvero! Forse dovrei toglierla
direttamente…. Ce dici? Ciaooo
Ester: L’ho continuata, visto? ^^
Ashleigh: ciao
carissima! Grazie per il bellissimo commento, sono contenta che apprezzi
la mia Ginny! Ti dirò che io vedo molto di più lei, combattiva e forte, a fare
l’auror che il resto della ciurma! Ginny negli ultimi due libri è diventato uno
dei miei personaggi preferiti! ^^ Finalmente ho aggiornat, spero continuerai ancora a seguirmi ^^ Baciiii
Ale: ciccina mia bella!! Visto? Sono piena di sorprese, ho aggiornato! Spero mi dirai che ne
pensi di questo breve capitolino di passaggio… e
soprattutto ci vediamo sabato!! Finalmente!!! Evviva!!
Un bacetto, voglio tanto bene anche a te ^^
Ilaria: Ecco fatto, aggiornato come desideravi!!
Moonlightrage: visto? Infatti
l’ho continuata! ^^
Ecco fatto, vi chiedo ancora
scusa per la lunghissima attesa, spero che non vi siate dimenticati di questa
storia nel frattempo, avrei tanto piacere se foste ancora qui tutti e
soprattutto se mi lasciaste un commentino, vecchi e nuovi!!!
Un bacio e a presto (ve lo
prometto proprio!), vi voglio bene!!!
Tu.. distante
Sei così grande da farmi perdere
Sono qua
A rincorrere parole, inventare ancora scuse
Ed accorgermi che
Non sei più parte di me.
(Francesco Renga –
Raccontami)
Ginevra camminava tranquilla per
le ordinate vie babbane che conducevano alla casa natale di Hermione. Ricordò
di quando ci era stata la prima volta, quando erano ancora ad Hogwarts e lei
avrà avuto più o meno dodici anni, suo padre l’aveva accompagnata e l’aveva
convinta che per andare a trovare dei babbani bisognava viaggiare da babbani.
Avevano preso il treno e poi la metropolitana e anche un autobus di quelli
rossi che a Gin erano piaciuti tantissimo e per finire avevano camminato per
quella bella zona residenziale di Londra piena di villette ordinate e ben
distinte così diverse dalla Tana. Le era piaciuto così tanto che ogni volta che
era tornata da Hermione – o si era recata in qualche posto babbano – aveva
scelto i mezzi babbani!
E ora era di nuovo lì alla
ricerca della sua amica, perché pensava che magari avesse bisogno di
chiacchierare.
Quando suonò il campanello
all’ingresso, sorridendo come una bambina, si aspettò che la signora Granger
l’accogliesse calorosamente come aveva sempre fatto e invece fu la voce di
Hermione a rispondere. “Entra Gin” urlò da una finestra. Sembrava tutta presa
da qualcosa.
Quando varcò la soglia di casa
rimase letteralmente sorpresa: grossi volumi di storia della magia erano
accatastati ovunque, manoscritti, pergamene e fogli consunti occupavano tutto
il salotto. Non c’era traccia del meticoloso ordine cui la signora Granger
teneva tanto. E per di più aleggiava nell’aria uno strano odore, quasi
dolciastro…
“Sono di qui, in cucina” strillò
Hermione concitatamente.
Ginevra seguì la voce fino in
cucina e ritrovò l’amica quasi sepolta da zuppiere, ciotoline, bilance,
cucchiai e mezza infilata nel forno.
“Dannazione!” gridò la ricciola
sbattendo energicamente la teglia sul tavolo.
“Stavi cucinando, Herm?” domandò
Ginevra, sorpresa e ben conscia del fatto che Hermione fosse la numero uno in
tutto tranne che ai fornelli. Lì era un vero disastro e la torta che aveva
davanti lo dimostrava: la parte superiore pareva quasi carbonizzata, il lato
destro era rigonfio in un’enorme bolla mentre il sinistro era carente di
spessore. Quando Hermione la rivoltò con poca grazia e pazienza per tirarla
fuori dalla teglia fu evidente che invece la parte sotto era ancora quasi
cruda. E dei grossi grumi pastosi erano ben visibili da una spaccatura. Una
vera schifezza, con buone probabilità.
“Io volevo solo fare una torta!
Una banalissima torta! I miei genitori sono via tutto il mese per il
venticinquesimo di matrimonio, avevo deciso che mi sarei strafogata di torte
fino a scoppiare ma questa probabilmente mi provocherà la morte!” berciò la
mora.
“Oh, non essere così tragica!
Possiamo assaggiarla insieme dai, basta magari fare qualche ritocco-“
“NO! E’ uno schifo, ecco cos’è?
Vedi com’è mal riuscita? E’ tutta sbagliata, troppo cotta da un lato e troppo
cruda dall’altro, e anche se non si vede all’interno è piena di grumi! Credo
anche di aver sbagliato a dosare gli ingredienti, e non ha lievitato! Quando
una torta è così orrenda, così sbagliata, si può solo buttarla via! Arrivi ad
un punto, dopo che l’hai fatta, che non puoi più recuperare niente, nessun
ritocchino, perché se la torta è marcia dentro, è marcia e stop! E si può solo
buttarla! Magari può sembrare triste, magari chi lo vede penserà povera torta ma io non posso fare altro,
capisci? Ho sbagliato, non sono capace di fare le torte, mi manca qualcosa,
sono sbagliata io e le mie torte riescono sbagliate! Quando una cosa non va, si
può solo eliminarla! Anche se soffri, anche se pensi a tutti gli ingredienti,
all’entusiasmo con cui l’hai preparata, a quanto vuoi bene alla tua torta, puoi
solo buttarla via… è la cosa migliore. Se non sei capace di preparare le torte,
è meglio che lasci stare… E’ meglio per te e anche per quella povera torta…
meritava di meglio di una cuoca incapace. A me non piace così… o è una buona
torta o niente, inutile continuare a farsi del male e mangiare torte amare…”
dalle grida iniziali, Hermione terminò il suo sproloquio quasi sussurrando e
accasciandosi sulla sedia con un colpo di bacchetta spedì la torta dritta in
pattumiera.
Ginny la guardò comprensiva, non
le sembrava stesse parlando solo di torte… Sorrise tristemente all’amica “Mia
nonna, la madre di mia madre, mi diceva sempre, a proposito di torte, che non
tutte le ciambelle riescono col buco…ma che spesso sono ugualmente buone se non
addirittura migliori! Il fatto che apparentemente non assomigli ad una torta,
non si significa che non sia altrettanto deliziosa…”
Hermione lasciò ciondolare la
testa all’indietro, sopra la spalliera della sedia, il bastoncino che le
raccoglieva i capelli cadde sciogliendo tutta la sua massa di ricci “No Gin,
non c’era più niente da poter sistemare ormai…”
“Stai parlando di torte o di…”
azzardò la rossa, cercando di tastare il terreno e vedere se Hermione fosse
pronta a parlare.
“Sto parlando di… Ron” ammise
rassegnata.
Un silenzio profondo cadde nella
stanza luminosa. Hermione rimase immobile fissando il soffitto per diversi
istanti poi si alzò e con un gesto della bacchetta mise a posto la baraonda che
devastava la cucina “Senti, che ne dici di una fetta di torta come si deve?
Poco lontano da qui c’è una pasticceria babbana formidabile, ci vado spesso
quando i miei sono fuori casa… Ti piacerà” propose alzandosi e sorridendo
all’amica.
“Non potrei mai rifiutare una
fetta di torta, aggiudicato!”
Si infilarono una giacca leggera
e uscirono silenziose nel tardo pomeriggio amaranto di fine settembre, l’aria
iniziava già ad essere più fresca rispetto all’estate e le giornate tendevano
ad accorciarsi e colorarsi delle bellissime tinte dell’autunno inglese.
Hermione camminò più leggera senza dire una parola, lo sfogo sulle torte
l’aveva svuotata e ora riusciva anche a respirare meglio e guardare avanti.
“Non manca molto” comunicò a
Ginny, vedendola distratta.
“Tranquilla, mi piace un sacco
camminare per queste vie, osservare le mamme babbane con i bambini al parco, i
ragazzini in bicicletta, sono rimasta affascinata da questa zona la prima volta
che sono venuta con mio padre, lo sai! Ci camminerei anche per ore…”
Pochi passi dopo giunsero alla
pasticceria, Hermione sembrava di casa lì e l’anziano signore dietro il bancone
la salutò con confidenza chiedendo notizie dell’ennesima uscita dei genitori
“Torneranno solo tra un mese, ci vedremo spesso signor Krow” lo rassicurò
prendendo posto al piccolo tavolino tondo che stava nell’angolo, il suo posto
abituale.
“Oh, che posto delizioso!”
commentò Gin guardandosi attorno e annusando l’aria. Si sedette e iniziò a
sfogliare il menù ma l’anziano signore glielo sfilò garbatamente di mano.
“Se posso vi consiglierei io… Per
questa bella ragazza dai capelli rossi ho una torta all’ananas e panna montata
che sono sicura la incanterà. Mentre per la piccola Hermione – mi piace sempre
chiamarla così… - oggi direi che ci vuole una bella torta alla panna con pezzi
di fragola e scaglie di cioccolato bianco e nero, giusto?”
“Tantissime scaglie… grazie
signor Krow” precisò.
“Questa è una torta come si deve…
- precisò Hermione gustando la sua e ritrovando l’accordo nell’espressione
deliziata dell’amica di fronte a lei – E quella laggiù, la vedi?, quella è una
coppia come si deve…” aggiunse amaramente prima di infilarsi in bocca un pezzo
di torta enorme.
La forchetta di Hermione sospesa
per aria indicava una giovane coppia babbana seduta dall’altra parte del
locale, lei stava gustando una grossa fetta di torta e lui bevendo un frullato,
i due ragazzi chiacchieravano beatamente da quando le due avevano messo piede
nel locale e sembravano in perfetta armonia, ridevano del più e del meno, lui
accarezzava la mano di lei, lei fingeva di scandalizzarsi per qualcosa che lui
le stava raccontando di aver fatto nella mattinata ed entrambi sembravano così
felici di quel momento così semplice che Hermione ne fu un po’ invidiosa.
“Questo è il tuo parere, anche tu
e Ron apparite così dal di fuori quando siete assieme. Eppure ho ragione di
credere che qualcosa non va, giusto?” le rispose Ginevra.
Hermione sospirò “No, io e Ron
non siamo più così da tanto tempo… Lo vedi come parlano, come si guardano? I
loro occhi stanno seguendo le loro parole, l’affinità e l’intimità che c’è tra
di loro si può quasi toccare! Io invece non ho più questo da tanto… Quanto
tempo è che non usciamo un pomeriggio a fare anche solo una passeggiata? Lo so
che c’è il lavoro e gli impegni, e gli orari… Però non c’è più questo genere di
tranquilla intimità tra di noi, da tanto tempo. Lo sai che cosa facciamo io e
Ron quando siamo soli?” domandò.
Ginny sorrise “Bè, credo che lo
sappiano tutti…” ironizzò.
“Già, facciamo l’amore. E basta.
Solo quello è rimasto tra di noi, solo il sesso” sentenziò tristemente.
Ginevra si sentì profondamente
dispiaciuta per l’amica e cercò di sdrammatizzare “Oh, ti invidio allora…” le
disse accompagnando la battuta con una risatina.
“Sì bè, non dico che non sia
bello, anzi… però quando vuoi una relazione seria con una persona non ti
accontenti solo di quello… E ad ogni modo, cosa ti lamenti tu, con tutte le
occasioni che hai!” replicò ingoiando l’ennesimo enorme pezzo di torta.
“Ma quali occasioni, scusa? Se ti
riferisci ad Harry, credo avrai notato che si limita ormai da tre anni e mezzo
a guardarmi con gli occhi colmi di profonda adorazione… Cos’altro potrei fare?
E’ stato lui a portare la nostra storia su questo piano, quando ha dovuto per
forza fare l’eroe… Dovrei fare io il primo passo, adesso?” commentò quasi
arrabbiata.
Hermione sorrise “Credo che Harry
ormai sia un caso disperato… Gin, dovevi vedere che pezzi di ragazze gli
abbiamo presentato io e Ron, non li ha degnati di uno sguardo! Credo che Harry
non sarà mai in grado di trovare una ragazza, a meno che sia un tuo clone
esatto!” scosse la testa rassegnata.
Gin sbuffò innervosita “E’
davvero un idiota. Quasi peggio di mio fratello”
“Sì, quasi” le fece eco Hermione.
Improvvisamente Gin saltò su a
sedere sulla sedia, tutta entusiasta “Senti, ma che ce ne facciamo di questi
uomini che o sono tutti sesso o sono solo sguardi? Che ne dici di una bella uscita
tra donne? Di una seduta di massaggi, del parrucchiere, un po’ di shopping, una
bella cena e poi fuori a divertirci in qualche locale babbano, eh?”
“Il primo sabato che sono libera
dal lavoro, quando tu non hai lezioni, sono tutta tua! Se Ron crede che me ne
starò qui ad ammuffire di dolore si sbaglia di grosso…” Hermione sbattè un
pugno decisa su tavolo.
L’altra inarcò le sopracciglia e
cercò di rispondere utilizzando il maggior tatto possibile “Con tutto il
rispetto Herm, ma credo che competa a lui il ruolo dell’ammuffito addolorato…”
Hermione perse all’istante la sua
carica “Sì, lo so…”
“Hai almeno intenzione di
spiegargli il perché della tua scelta?” chiese la rossa.
Hermione scosse il capo, triste
“No. Sai ho pensato che forse, se è in grado di rendersi conto da solo che l’ho
lasciato perché la nostra storia fa acqua da tutte le parti, allora forse
potremo essere in grado di ricostruirla. Ma se non è così è perché allora lui
ha un’idea profondamente diversa dalla mia per ciò che riguarda una relazione
seria, e allora significa che siamo incompatibili. In questo caso, un giorno
molto lontano allora glielo spiegherò…”
Ginevra comprese solo in quel
momento la scelta dell’amica di lasciarlo così di punto in bianco. Aveva visto
suo fratello a pezzi ma ora si era resa conto che, se possibile, Hermione stava
anche peggio. Aveva dovuto lasciare il ragazzo di cui era innamorata e
nonostante quello nutriva ancora la flebile speranza di recuperare tutto con
lui. E non aveva nemmeno il diritto di sentirsi triste.
“Nel frattempo, andremo a vedere
che polli offre il mercato!” cercò di scherzare l’altra.
Hermione gli riservò un sorriso
stonato. Cercò di risultare allegra per il resto della conversazione ma dentro
era a pezzi: aveva distrutto la sua vita in un lampo e ora la sua felicità era
appesa ad un filo, quello della consapevolezza di Ron. Che forse non sarebbe
mai arrivata. Che forse l’avrebbe odiata.
Il lungo mantello rosso svolazzò
mosso da chissà quale corrente d’aria che attraversava quel covo dimenticato da
Dio e ricavato in una distorsione spazio-temporale “Scusate Maestro, ho dovuto
aspettare prima di tornare da voi e punire i responsabili del fallimento.
Potter non è morto ma qualcuno ha già pagato per questo” disse una profonda e
sensuale voce di donna.
L’uomo, che le dava le spalle,
non la degnò di uno sguardo “Questo l’ho già saputo. Potter deve morire presto,
pagherà per ciò che ha fatto al mio maestro…” la sua voce era glaciale e
potente.
La donna annuì “Lasciate fare a
me, Maestro. E’ stato un errore quello di affidare il compito a Carrie, ora non
ci saranno più errori. Quando il tempo giungerà, Potter sarà morto per mano
mia”
L’uomo misterioso, il Maestro,
non rispose “La venuta di mio Padre è vicina, tutto deve essere perfetto”
“Io, Marcus e Leon le disporremo
le migliori condizioni. Tutto per lei, Maestro…” concluse devota.
Il capo avvolto dalla
semi-oscurità dell’uomo si inclinò di lato “Ora vieni a me, Nadine”
“Sì, Mars” annuì la donna
avanzando verso di lui, il cuore che batteva forte.
“Ma io proprio non lo so che
cos’ha di speciale questo Harry Potter. Sarà il fascino prepotente dello
sfregiato? No, perché se è così ditemelo… Dai Geen, feriscimi profondamente…”
Greg porse il coltello dalla parte del manico a Ginevra, seduta di fronte a lui
ai tavoli della mensa dell’Accademia Auror.
Gin scoppiò in una risata
“Macchè, non è lo sfregio… è l’aura da eroe! Sai, uno di quelli che ti guarda
negli occhi, ti alza il mento con un dito e ti dice: Baby, ti amo ma non posso
stare con te, non voglio saperti in pericolo… E se ne va lasciando dietro di sé
code di pianti addolorati”
“Oh, non avrà mica attecchito
anche su di te il fascino di quel moribondo…” la mise in guardia un scettico
Greg.
Gin alzò le spalle cercando di
risultare normale “Macchè attecchito, non sono mica una serra io! E ad ogni
modo no, siamo amici da sempre io e Harry, una volta da piccola avevo una cotta
tremenda per lui ma ormai…”
Greg ingoiò il boccone e si
sporse sul tavolo a pochi centimetri dal suo viso “Scommetto che ti ha scaricato
con la scusa della “baby” e tutto il resto…”
“Qualcosa di simile!” Gin scoppiò
in una risatina isterica per disperdere l’imbarazzo e mentire ai suoi amici ma
Greg iniziò a fissarla scettico.
Quella bizzarra situazione fu
interrotta da Klay che sbattendo forte il bicchiere sul tavolo richiamò la loro
attenzione “Bè, a me piace Harry Potter. Lo trovo un bel ragazzo, e mi sembra
anche piuttosto simpatico… Sfregiato o non sfregiato, è uno che ha fascino. Me
lo ricordo quando cavalcava la scopa del Quidditch per Grifondoro, una vera
meraviglia!”
Greg sbuffò rassegnato “Per la
barba di Merlino, l’abbiamo presa” commentò riferendosi allo sguardo assorto
della morettina.
Ginny sorrise per l’ennesima
volta e per un istante provò una fitta di gelosia quando vide Harry accorgersi
dello sguardo fisso di Klay e risponderle con un saluto sorridente.
“Bè, è meglio che torniamo in
classe… c’è una delle lezioni del professor Merepres oggi e non voglio arrivare
tardi!” puntualizzò la rossa.
“Eh, quando si è la cocca del prof…”
la prese in giro bonariamente Klay.
“Ma quale cocca e cocca!! Sono
solo una brava studentessa, e poi mi interessano davvero le sue lezioni”
puntualizzò.
“Sì, e a lui interessi tu!” le
fece notare Greg.
Ginevra alzò le spalle
“Assurdità”
“Eddai Gin, è pazzo di te!
D’altronde…come si può non amarvi, mia bellissima dama?” fece Greg di risposta,
evocando passate maniere.
“Ma senti questo…” s’intromise
Klay, perplessa per l’atteggiamento dell’amico.
“Gelosa, maschiaccia?” domandò
pungente.
“Io? Ma va! E chi se ne frega di
Merepres, io è Harry Potter che voglio! – puntualizzò – Gin, quando organizzi
una festa così lo conosco meglio?”
“Non hai un briciolo di
sensibilità femminile, non lo sai che sono gli uomini a dover fare il primo
passo?” le fece notare l’amico.
“Seh, nei tuoi bei tempi andati
forse, damerino! Tu che dici, Gin?” interpellò l’amica.
“Ah, lasciatemi fuori dalle
vostre diatribe!” rispose spiccia, l’idea della festa non le era per niente
piaciuta! Si diresse in classe quasi senza più parlare.
La lezione di Davers Merepres fu
interessantissima come sempre. Iniziò con qualche accenno
all’autotrasfigurazione ma come ogni volta sconfinò parlando delle sue
ricerche.
“E quindi da quando mio padre da
piccolo mi mostro i sigilli del tre fondatori di Hogwarts, Grifondoro,
Tassorosso e Corvonero, parlandomi del mistero della scomparsa del quarto
sigillo di Serpeverde, ho deciso che una volta cresciuto mi sarei messo a
studiarne la leggenda e a cercarlo. Magari uno di questi giorni vi narro
l’intera leggenda se ancora non la conoscete. A domani, ragazzi” concluse il
professore uscendo dall’aula.
Gin, Greg e Klay si salutarono
uscendo dall’aula. La rossa iniziò a percorrere diversi corridoio nella
speranza di trovare Hermione ma pochi istanti e incappò nel professor Merepres.
“Oh, Ginevra, buon pomeriggio!
Come mai ancora qui?” le domandò affiancandola e facendo capolino da dietro un
enorme ammasso di pergamene muffite e coperte di polvere che stavano tra le sue
braccia.
“Salve professor Merepres.
Cercavo un’amica… Hermione Granger, lavora qui” spiegò.
L’uomo annuì “La conosco, è la
nuova collega della dottoressa Walsh! Molto in gamba quella ragazza!” fece,
cercando di trattenere delle pergamene che stavano scivolando via.
“Posso aiutarla?” si propose
Ginny vedendolo in difficoltà.
“Non vorrei veramente che si
sporcasse, con tutte queste scartoffie impolverate…”
Ginny non attese oltre, agguantò
un mucchietto di pergamene e alleggerì il professore. Lo seguì fin nel suo
ufficio e rimase incantata dalle chincaglie e dall’incredibile numero dei più
svariati manufatti che riempivano il suo ufficio.
“Mi scusi signorina Weasley, ma
non sono notoriamente un tipo ordinato” disse a disagio.
“Si dice che nessuno dei più
grandi geni lo sia” rispose cercando di metterlo a proprio agio.
Lui rispose con una risata
distesa, appoggiando sulla scrivania già ingombra di materiale le pergamene
appena recuperate.
“E così è questo il suo lavoro,
l’insegnamento è una sorta di diversivo?” domandò Ginevra guardandosi attorno
curiosa ma ben attenta a non toccare niente.
“L’insegnamento è una passione. E
un favore che devo. Ma questo è realmente ciò che io amo…” la informò
aggiustandosi gli occhiali sul naso e scrollandosi la polvere di dosso.
“Sì, si capisce dalle sue
lezioni…” commentò Gin incantata.
“Vado così palesemente fuori
tema?” domandò un po’ dispiaciuto.
Ginevra si riscosse “Oh, affatto!
Io adoro le sue digressioni, ho una passione sconfinata per la storia e le
leggende. Pensi che mio fratello lavorava come spezzaincantesimi per la
Gringott e vedeva posti meravigliosi. Restavo incantata ogni volta leggendo le
sue lettere…”
Merepres fu felice
dell’interessamento di quella giovane ragazza bella e intelligente ma si
ricordò di tenere a mente che si trattava pur sempre di una sua allieva.
“Grazie signorina Weasley”
rispose soltanto.
“Oh, grazie a lei professore! Non
vedo l’ora di sentire la leggenda della scomparsa del medaglione di Serpeverde”
gli comunicò.
Lui annuì e sorrise “Tra una
lezione e l’altra vi metterò tutti al corrente. Se nel frattempo vuole saperne
di più venga pure nel mio ufficio qui quando vuole, è tutto a sua
disposizione!”
“Grazie professore!”
“Davers, fuori dall’aula, o mi
farà sentire in imbarazzo, Signorina Weasley”
“Gin” la rossa gli porse la mano
amichevole e quando lui gliela strinse percepì una misteriosa sensazione, come
se ci fosse altro, ma ben presto se ne dimenticò.
Era soddisfatta di quella
chiacchierata. Ed era contenta di essere la “cocca del prof”, Merepres le
piaceva davvero molto. E per dirla tutta lo trovava anche molto affascinante.
“Ehi Gin, come mai da queste
parti?” la voce di Harry la fece sussultare mentre si richiudeva alle spalle la
porta dell’ufficio del professore.
“Ciao Harry! Hai finito per
oggi?” domandò vedendolo in borghese.
Il ragazzo annuì e si incamminò
al suo fianco “Ma come mai esci dall’ufficio di Merepres? E’ un tuo professore
se non sbaglio, eh? Non avrai mica avuto qualche richiamo? Non va mica bene…”
Ginny gli riservò un sorriso
ironico “Da che pulpito giunge questa predica… Sbaglio o tu e Ron avete
collezionato più detenzioni e richiamo al primo anno di accademia che in un
anno con la Umbridge?!”
“E questo che c’entra? Noi siamo
noi, tu invece sei sempre stata quella brava…” le sottolineò.
“No, quella era Hermione, non io…
Io caso mai son sempre stata quella furba in queste situazioni. Comunque ho
incrociato Davers nei corridoi e l’ho aiutato a portare nel suo ufficio delle
cose, poi mi sono fermata a chiacchierare” spiegò, con una punta di malizia
nella voce.
Harry si irrigidì un po’ ma cercò
di non darlo a vedere “Cos’è tutta questa confidenza con un professore?” le
chiese un po’ geloso.
Lei alzò le spalle “E’ lui che mi
ha chiesto di chiamarlo così. E poi non è mica solo un professore, è anche un
giovane ricercatore molto affascinante” continuò. Sperò di poter scorgere un
picco di gelosia nei suoi occhi, magari sarebbe riuscita a risvegliare un
qualche tipo di reazione che andasse oltre gli sguardi adoranti di cui aveva
parlato con Hermione.
Tuttavia non ottenne risultato.
Se dentro Harry si stava rodendo fuori non mostrò il minimo segno “Ma per
favore, io quasi quasi preferisco Cactus” ironizzò.
Intavolando una discussione sui
dubbi usi e le dubbie maniere di Cactus i due si incamminarono verso i camini
del Ministero e Ginevra seguì Harry fino a Goldric’s Hollow.
“Ah, quindi dici che sei più
comoda se resti qui con noi?” domandò Ron alla sorella.
Lei annuì “Sì, sai… alla Tana
ormai tutto è in subbuglio per Fleur, siccome Bill lavora molto ormai lei vive
lì e io posso prendere Fleur solo a piccole dosi… E poi così possiamo andare
assieme al Ministero quando abbiamo gli stessi orari. Senza contare che avreste
qualcuno che vi cucina sempre qualcosa di buono e che vi fa la spesa…” lo
informò.
“Bè, se sta bene ad Harry, questa
è casa sua” rispose il rosso.
Gin e Harry si scambiarono un
cinque. Poi la rossa aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa che le
ispirasse di essere cucinato “Pensavo di fare del pollo, che ne dite?”
Ron si alzò stancamente dalla
sedia “Fate voi, io non ho fame… me ne vado a letto. Scusa Gin, festeggerò
domani la tua entrata in casa. Notte…” e scomparve con passo pesante su per le
scale.
Harry e Gin si scambiarono
un’occhiata preoccupata.
“Non l’ho più visto fare un pasto
decente da quando Hermione l’ha lasciato” commentò lui.
“E io non gli ho più visto fare
un sorriso. Anche Hermione è a pezzi” confessò sedendosi su una sedia accanto
al tavolo.
Harry sbuffò “Bè ma scusa, la
decisione l’ha presa lei…”
Ginevra gli rivolse uno sguardo
provocatorio “Tu credi che sia facile lasciare qualcuno che ami?” domandò
sapendo bene a cosa si stesse riferendo.
Harry rimase per un attimo
perplesso, la bocca aperta nel tentativo di trovare una spiegazione, una scusa,
un’opinione da esprimere. Tuttavia si limitò a fare cenno di no con la testa e
a guardare altrove.
“Mi piacerebbe che Hermione mi
dicesse qualcosa almeno, non si è quasi più fatta vedere, è sfuggente” aggiunse
qualche istante dopo.
“E ci credo, sei sempre assieme a
Ron, come potrebbe parlarti? E’ molto difficile anche per lei, magari dopo cena
perché non passi tu da lei?” le propose la rossa.
Lui annuì trovandola una buona
idea. Gli mancava la sua migliore amica, sentiva il bisogno di parlare un po’
con lei ma contemporaneamente si sentiva in colpa nei confronti di Ron.
Improvvisamente si sentì come molti anni prima, quando erano ragazzi, ad
Hogwarts, perennemente intrappolato nei loro continui litigi e battibecchi.
Solo che ora la cosa era ben più seria. Sperò che le cose si risolvessero alla
svelta in qualsiasi modo.
Intanto però, poteva godersi
Ginny ogni volta che voleva, la guardò cucinare seduto al tavolo, il viso
assorto appoggiato su una mano, lo sguardo incantato. Pensò che fosse davvero
perfetta.
Come proposto da Gin, dopo cena
Harry si recò da Hermione tranquillo, sapeva che non avrebbe trovato nessuno a
casa e non ebbe esitazioni. Quando entrò dopo aver suonato alla porta si
ritrovò di fronte un’Hermione veramente distrutta. Buttata sul divano con una
tutta da ginnastica sgualcita aveva proprio gli occhi di chi aveva appena
pianto.
Improvvisamente si sentì
dispiaciuto per essersi sentito in colpa nei confronti di Ron, quella brutta
solidarietà maschile che l’aveva tenuto un po’ lontano da lei negli ultimi
giorni aveva fatto in modo che la sua amica restasse sola nella sua tristezza.
“Ehi, Herm… sei davvero elegante
stasera… e che bei capelli” la prese in giro facendosi spazio tra i volumi
sparsi sul divano e sedendosi accanto a lei.
Lei si lasciò andare in una
risatina “Sono sorpresa di vederti, pensavo saresti stato a casa a sostenere il
tuo amico Ron…” commentò con una vocina piccola piccola.
Harry le riservò uno sguardo di
rimprovero “Smettila Herm, sennò mi sembra davvero che siamo tornati ad avere
quindici anni…” le consigliò sorridendo.
Anche lei sorrise all’ondata di
ricordi che fecero capolino. Era tutto quasi
uguale. Quasi.
“Harry mi dispiace tanto, ho
turbato un po’ la quiete a tutti, e proprio ora che tu avresti solo bisogno di
tranquillità, sicurezza e compagnia”
“Ma va! Non preoccuparti per me,
certo mi hanno quasi ammazzato… ma non dovrei esserci abituato ormai?” le
domandò comicamente.
Lei rise di nuovo “Ah, giusto,
mio eroe!”
Poi si fece seria “Harry, quello
che è successo è molto grave, lo sai…”
“Sì, lo so… ora non c’è più
nessuno che mi prepara cibi orrendi a casa…” fece lui.
“Non sto parlando di me, non
scherzare! Potrebbero riprovarci se c’è dietro una setta con uno scopo ben
preciso… Cercherò di scoprire più che posso, te lo garantisco” fece lei
seriamente preoccupata.
Lui sospirò “Non ne dubito Herm,
ma non sono qui per parlare di questo…”
Lei si rannicchiò di più in sé
stessa e prese a fissare un punto imprecisato della stanza “Ti stai chiedendo
anche tu perché?”
Lui annuì rimanendo in silenzio.
Gli occhi di Hermione si fecero
di nuovo lucidi “La nostra storia stava facendo acqua da tutte le parti… Ron
deve rendersene conto. Se ci riuscirà allora forse saremo anche in grado di
recuperare assieme. Altrimenti non c’è possibilità”
Le parole di Hermione risultarono
piuttosto dure alle orecchie di Harry, ancora non riusciva bene a capire cosa
intendesse l’amica ma se aveva detto così una ragione c’era sicuramente. Si
ripromise di pensarci e provare a capirla.
“Senti, invece di stare qui a
discutere di persone quasi morte e cuori spezzati, che ne dici di un bel volo
rilassante per allontanare i brutti pensieri a bordo della mia firebolt? Io e lei siamo venuti qui
apposta…
Hermione annuì, scomparve qualche
secondo e riapparve perfettamente vestita.
Quel giro in scopa nel freddo
della notte che scendeva era proprio quello che ci voleva per non pensare
troppo e chiarirsi le idee. Ne fu infinitamente grata ad Harry.
Continua…
Buonasera a tutti!!! Eccomi qui
di nuovo, è un periodo particolarmente produttivo questo, l’altro giorno ho
sformato la mia one-shot Your Final
Dance – che se non lo avete ancora fatto vi invito a leggere XD
Pubblicità Per Me – e ora eccomi qui con il nuovo capitolo!
Visto che scheggia? Ho migliorato
i tempi d’aggiornamento mica da ridere, da un anno e mezzo a tre mesi! Se
questi non sono progressi da lodare… XD
Scherzi a parte, scusate per
l’attesa sempre infinita… Però con questo capitolo ha chiarito i dubbi della
maggior parte di voi circa la rottura tra Ron ed Herm, dai non ditemi che non
avete nemmeno notato che li si vedevano solo fare quella cosina lì!!!!
Spero che questo capitolo soft vi
piaccia, ho introdotto il mitico prof Merepres (io amo quest’uomo, anche se
forse amo di più Greg tra le mie creazioni maschili), e poi c’è stato anche uno
spiraglio sui cattivi… POTTER, DEVI MORIREEEE!! :P Scherzo eh, forse….
Ringrazio infinitamente coloro
che hanno letto la mia storia, nuovi lettori e vecchi affezionati e mando un
bacione incredibilmente grande ai miei recensori del capitolo precedente:
Scusatemi se non vi rispondo
degnamente uno per volta ma devo finire di preparare la pappa per il pic nic
cui devo andare domani!! ^^ Speriamo sia bel tempo!
Un bacio a tutti e mi raccomando,
recensite che mi fate tanto felice!!!