Tutte pazze per il Dottore

di _LaUra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 ECCOLA QUI LA SECONDA FF CREATA DALLA MIA MENTE INTRICATA! xD * risata malefica*
SPERO CHE VI PIACCIA E CHE FACCIA " SUCCESSO", SE COSì SI PUò DIRE, COME L'ALTRA..
BENE, ORA VI AUGURO BUONA LETTURA..
E RICORDATEVI DI FARMI SAPERE COME AVETE TROVATO IL CAPITOLO!




DARLEEN, MEDISON e ALICE


Darleen

Non sono mai stata una tipa atletica.
Quelle poche volte che tentavo di fare un pò di attività fisica riuscivo solo a farmi del male, rischiando sempre gravi incidenti.
Questa volta però mi ero fatta qualcosa di più grave del solito.
Avevo passato in ospedale più o meno due settimane.
Quando uscii giurai che non avrei più fatto sport per tutta la mia vita e di conseguenza non avrei più messo piede dentro un ospedale.
" Hai voluto provare l'arrampicata e guarda come sei messa ora!" urlò mia madre appena ritornai a casa.
" Ero stanca di stare sempre davanti al computer per lavoro!" ribattei sapendo che lei avrebbe sostenuto di avere ragione.
Se io non uscivo mai di casa ero una fanullona, se invece di punto in bianco decidevo di partire per un escursione in montagna allora ero una pazza scatenata.
" Di pure quello che vuoi! Per me sei un'irresponsabile Darleen!" disse prima di uscire da camera mia.
Mi guardai attorno. Le tende bianche della mia stanza lasciavano entrare le prime luci dell'alba.
La abatjour era accesa e illuminava una piccola parte della mia stanza.
La stanza in cui dormivo da quando ero nata.
Perchè non me ne ero ancora andata dalla casa dei miei genitori?.
Semplice. Avevo un lavoro come "traduttrice di guide per telefonini" che mi consentiva a mala pena di pagarmi una settimana di vacanza.
I miei genitori erano decisi a tenermi con loro dopo quello che aveva fatto mia sorella Eva.
Lei aveva cinque anni in più di me, un lavoro migliore e aveva trovato un uomo che sembrava amarla.
Appena riuscì a raccimolare un bel pò di soldi scappò via con il suo futuro marito e non tornò più a trovarci.
Solo io sapevo dove abitava e così quando finalmente presi la patente decisi che sarei andata a trovarla una volta al mese, dicendo a mia madre che sarei stata fuori città per lavoro.
Mia madre aveva il terrore di perdere anche me e così mi teneva sempre sotto controllo.
" Ho fissato un appuntamento dal dottor Nicols per la settimana prossima.." disse entrando nuovamente nella mia stanza.
" E perchè?" chiesi trasalendo alla parola " dottor".
Dottore voleva dire ospedale, e ospedale voleva dire flebo, punture e medicine disgustose.
" Per la riabilitazione tesoro!" rispose mia madre facendola sembrare una cosa ovvia.
" Non posso riabilitarmi da sola?" chiesi con voce tremante.
La sua risposta fu una sonora risata. Non ne ricevetti un'altra, dovetti arrendermi a quello che era il mio destino, sarei ritornata in ospedale.
Addio giuramento, l'avrei infranto per colpa di mia madre.


Medison

" Quanto manca Josh?!" chiedevo al mio ragazzo mentre pedalavamo velocemente sulle nostre biciclette da corsa.
" Qualche chilometro amore! Resisti!" disse lui col fiatone.
Mi ero distratta, avevo guardato l'orologio invece della strada e non mi ero accorta del sasso che Josh, attento, aveva agilmente schivato.
Ci passai sopra e fu un attimo perdere il controllo della bicicletta.
Quando riaprii gli occhi sentii una fitta pazzesca al ginocchio destro e mi alzai sui gomiti per vedere meglio per quale motivo sentivo tutto quel dolore.
Non ricordavo nulla.
" Amore! Finalmente ti sei svegliata! Come stai?!" mi chiese il mio ragazzo saltando in piedi dalla poltrona dove fino a qualche secondo prima era seduto.
" C..che male.." dissi indicando il ginocchio gonfio e rosso.
" Sei caduta dalla bicicletta due giorni fa.." disse con gli occhi pieni di preoccupazione.
" B..bicicletta?" chiesi stupita.
Non ricordavo di essere caduta da nessuna bicicletta.
" Eravamo andati a fare la nostra solita biciclettata di fine settimana, eri stanca, distratta, non hai visto un sasso e sei caduta.." disse lui spiegandomi cos'era successo.
" Non ricordo.." dissi portandomi una mano alla testa.
Un'altra fitta.
" Ohi!" dissi massaggiandomi delicatamente il punto da dove proveniva il dolore.
" Ah! già..hai sbattuto la testa, per quello hai dormito per due giorni..il medico ha detto che la possibiltà che tu non avresti ricordato quello che è successo non era da escludere..." disse cercando di sembrare tranquillo.
Da tutti i macchinari che mi circondavano, dal dolore che sentivo in corpo e dal fatto che non ricordavo nulla, però mi sembrava di essermi fatta veramente qualcosa di grave.
" Stai tranquilla amore mio! Uscirai da qui tra pochi giorni e comincerai subito la riabilitazione per il tuo ginocchio..tornerai a pedalare veloce come prima.." disse e poi mi baciò delicatamente la fronte.
Sembrava leggermi nel pensiero, mi tranquillizzai e mi addormentai pochi minuti dopo.


Alice

Era un sabato pomeriggio d'estate, l'aria era afosa e il caldo insopportabile.
Come al solito decisi di uscire con la mia compagnia. A casa non riuscivo a stare.
" Andiamo sul lungomare con i motorini e creeremo noi il vento dato che oggi non vuole farsi sentire" disse la mia amica Sharon.
" Sicura che non sia pericoloso?" chiese titubante Rosalie.
" Smettila fifona!" la rimproverò il mio amico Jack.
" Zitti.. se lei non vuole rischiare rimarrà a guardarci.." dissi difendendola.
Rosalie era la mia migliore amica nonostante il suo carattere strano e anticonformista.
Lei si distingueva dalla massa per il suo modo di fare, pensare, parlare e addirittura di vestire. Era diversa, per alcuni strana.
Per me invece era perfetta.
" Grazie Al!" mi disse mollandomi una pacca sulla spalla.
" Figurati Rose!".
Salimmo sui nostri motorini e ci dirigemmo verso la spiaggia.
" Qui c'è già più vento" commentò aprendo le braccia Jack.
" Beh! Io il vento lo voglio sentire sbattere sulla pelle!" disse Sharon.
La mia amica era una temeraria, nulla le faceva paura.
Aveva camminato sopra i carboni ardenti, nuotato tra le meduse quando il mare ne era pieno e si era fatta mettere un ragno tra i capelli durante una sagra del paese. Lei non era normale.
Pazza. Voleva sentirsi al confine : vita da una parte, morte dall'altra.
Questa era una delle sue tante pazzie a cui noi dovevamo ovviamente partecipare.
" Sicura di volerlo fare Shari?!" chiesi preoccupata.
" Certo! Non dirmi che hai paura!?" disse prendendomi in giro.
" Ma figurati!" le dissi salendo sul mio motorino e mettendolo in moto.
" Dimostramelo.." disse fingendo un ghigno.
" Subito!" le dissi.
Partii ad una velocità a cui mai mi sarei sognata di arrivare.
Con la coda dell'occhio avevo visto le mani Rose avvicinarsi alla sua bocca.
E se fossi morta?.
Diciasette anni. Ero troppo giovane per lasciare questo mondo.
Non mi fermai. Continuavo a correre a massima velocità.
Sentii che Sharon e Jack mi avevano raggiunta.
Poi successe la tragedia.
La strada del lungo mare finì e io mi preparai a tornare indietro.
Jack non aveva calcolato bene la sua velocità, andava ancora troppo veloce.
Curvò comunque e mi colpì in pieno facendomi volare via dal motorino.
Caddi sul pavimento di piastrelle del marciapiede.
" Aliceeeee!" sentii urlare da lontano. Un grido disperato.
Rosalie aveva visto tutto e in lacrime mi era corsa incontro.
" Jack! Sei impazzito!" strillò istericamente Sharon.
" S..scusa.. ho perso il controllo.." mormorò lui.
Poi lo sentii scappare via, prendere il suo motorino ammaccato e andarsene.
" Chiama un ambulanza!" urlò Rose.
" È in un lago di sangue!" disse Shari al telefono.
Davvero?. Non sentivo dolore.
Ma poi quando vidi i miei shorts bianchi inzuppati di rosso dovetti ricredermi.
Svenni per l'improvviso dolore e per il tanto, troppo sangue che mi circondava.
Ma, dentro di me sentivo che era troppo presto per andarmene. Diciasette anni, non era ancora il mio momento.







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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 CIAO A TUTTI! ECCO QUI IL SECONDO CAPITOLO DI " TUTTE PAZZE PER IL DOTTORE"..
PRIMA DI AUGURARVI BUONA LETTURA VOLEVO RINGRAZIARE Lady Gray E Nina95 PER LE RECENSIONI,
RINGRAZIO ANCHE  Kimi_92 , pirilla88  e Nina95 CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE.
GRAZIE DI CUORE!

P.s. Aspetto altre recensioni!
Buona lettura!





Alice

" Alice! Alice!" diceva qualcuno che mi stava squotendo delicatamente.
" Alice! Apri gli occhi! Fallo per me..." ripeteva quella voce.
Una voce molto familiare, maschile. Jack.
" Dimmi che non morirai..dimmi che non è colpa mia!" mormorò il mio amico.
Come avrei voluto rispondergli ma mi mancava persino la forza per aprire la bocca e dire quelle due semplici parole. " Sto bene..".
Alla seconda richiesta però non so come avrei risposto, in fondo, era lui il motivo per cui ora ero su un letto d'ospedale.
" Mmh.." mugugnai cercando di fargli sapere che lo sentivo.
" Alice.." sospirò lui abbattuto. Avevo capito quanto sperava in una mia risposta.
Si alzò dal letto vuoto accanto al mio, lo sentii esitare sulla porta prima di andarse, prima di scappare di nuovo.
Sapevo che non era un codardo, che non era il tipo che scappava davanti ai problemi. Questa volta però il problema era grosso, lui mi aveva quasi uccisa.
Sarebbe potuto finire o sarebbe finito in carcere, e per un ragazzo di diciasette anni non è una cosa facile da accettare.
" Jack..." riuscii a dire quando lui era troppo lontano per sentirmi.
Passai la notte sopportando il forte dolore alla gamba sinistra e cercando un modo per far ritornare il mio amico a trovarmi. Non potevo lasciarlo scappare.
" È sveglia?" chiese mia madre all'infermiera che era venuta a visitarmi a mattino inoltrato.
" Si.. si è appena svegliata.." disse sbrigativa la donna.
" Oooh! Tesoro!" disse mia madre correndo verso il mio letto a braccia aperte.
" M..mamma.." balbettai ancora addormentata.
" Come sono contenta che tu stia bene!" mi sussurrò all'orecchio e una sua lacrima cadde sul mio viso.
" È stato solo un incidente.." dissi appena mi sentii abbastanza lucida da poterne parlare.
" Dov'è quel pazzo?!" chiese lei cambiando il suo umore sollevato a un volto fremente di rabbia.
" Non è colpa sua.." mormorai cercando di non pronunciare il nome del mio amico.
" Dimmi chi è stato!" mi ordinò guardandomi seria.
" Sono stanca..." dissi e mi girai su un fianco dandole le spalle.
" Come vuoi.. ma continuerò a volervo sapere fino a che tu non mi dirai chi è stato a ridurti in questo stato!" mi disse convinta. Mia madre era famosa per la sua testardaggine.
" E io continuerò a stare zitta.." mormorai sottovoce, lei non mi sentì, o forse non mi diede ascolto.
Non avrei tradito la fiducia di Jack, lui non aveva colpa, era stato solo un incidente.


Darleen

Mi svegliai in tarda mattinata. I raggi del sole battevano forti contro la finestra e una luce accecante entrava nella mia stanza.
Volevo alzarmi dal letto, ma la schiena mi faceva male in ogni punto.
Ero costretta a stare ferma, sulla stessa posizione per ore, fino a quando mia madre o mio padre mi predendevano in braccio e mi facevano sedere lentamente sulla sedia a rotelle.
Il dottore che era venuto a visitarmi, ovviamente a casa, qualche giorno fa aveva detto che con l'inzio della riabilitazione in poco tempo sarei ritornata a camminare.
Non vedevo l'ora.
Mia madre mi aveva spiegato che non saremmo tornate in ospedale, ma saremmo andate in una clinica specializzata in riabilitazione da traumi dovuti ad incidenti di vario tipo.
Sarei stata visitata dal Dottor Nicols e poi mi avrebbero fatto fare degli esercizi in palestra mirati sul mio problema.
" Darleen! Sei pronta!?" urlò mia madre dal bagno.
" Solo un attimo!" risposi mentre, seduta sulla mia carrozzina, mi allacciavo le scarpe.
" Non farmi arrivare tardi! Non farti prendere dalla tua stupida fobia nei confronti dei dottori.. vogliono solo che tu stia meglio!" mi sgridò già prima che facessi una scenata.
Probabilmente sarebbe potuto succedere. Non avevo ancora imparato a tenere a bada le mie paure.
Salimmo in macchina e viaggiamo in silenzio per circa un ora.
" Dovremmo essere arrivate.." disse mia madre entrando in un ampio parcheggio.
" Sull'insegna c'è scritto " Fisio Center", è il posto giusto?" chiesi sperando di rimanere in auto ancora un pò.
" Che fortuna! Abbiamo trovato subito la clinica!" esclamò mia madre contenta.
Parcheggiò la macchina poco lontano dall'entrata, mi aiutò a sedermi sulla carrozzina e iniziò a spingermi verso l'ascensore.
Entrammo nella piccola saletta d'aspetto dall'aria moderna.
Un grande bancone nascondeva una piccola segretaria mingherlina che batteva velocemente le dita sui tasti del computer.
C'era poi un comodo divano in stoffa verde accanto ad un distributore di snack.
Dall'altra parte della stanza si trovavano altre sedie color nero accanto a due tavolini colmi di giornali.
Ai muri erano appesi gigantografie di New York. La più bella mostrava diversi taxi gialli fermi ai cigli della strada che risaltavano nella grigia metropoli.
Ci fermammo accanto al distributore di snack e mentre mia madre parlava con la giovane segretaria scoprii un'altra parte della clinica.
Da una porta che dava su un corridoio scorgevo tanti macchinari e attrezzature per la palestra e dopo un pò riuscii a vedere anche qualche cliente che faceva riabilitazione con l'aiuto di un medico specializzato.
" Stuart!" sentimmo chiamare ad un certo punto.
La voce era maschile e sembrava provenire da una delle porte d'accesso agli studi dei dottori.
" Arriviamo!" disse mia madre firmando velocemente alcune carte e poi iniziando a spingermi velocemente verso lo studio.
" Prego.." disse un anziano dottore facendoci entrare.
" Piacere io sono il Dottor Chase...il dottor Nicols ha avuto un imprevisto " disse allungando la mano per stringerla a mia madre.
" Piacere mio." rispose al saluto mia madre con un sorriso.
" E questa giovane fanciulla come si chiama?" domandò con un sorriso.
" Darleen." risposi secca. La mia paura aveva iniziato a circolare all'interno del mio corpo, ancora un pò in quella stanza e anche a costo di provare un forte dolore sarei corsa via.
Mia madre mi lanciò un'occhiataccia.
" Parlatemi dell'incidente..." disse il medico battendo alcuni miei dati al computer.
Mia madre parlò al posto mio ma io seguivo tutto con la mente.
Le immagini correvano veloci. Quando mia madre stava descrivendo il modo in cui ero caduta dalla ferrata che stavo percorrendo pochi minuti prima dell'incidente, un brivido mi percorse lentamente la schiena. Per la prima volta provavo paura rivivendo quello che mi era successo
" Quindi ora non riesci a camminare a causa del dolore alla schiena." concluse il dottore dopo la spiegazione di mia madre. Ovviamente annotando tutto sul suo portatile.
" Già.." risposi con la testa ancora tra i ricordi dell'incidente.
" Bene! Inizieremo domani pomeriggio la riabilitazione.." disse alzandosi e andando verso la porta per farci uscire.
" Buona giornata!" ci augurò.
" Anche a lei!" rispondemmo in coro io e mia madre. L'unica differenza era l'entusiasmo.


Alice

" Buongiorno! Lei è la signora Jonson?" chiese una voce maschile molto dolce dalla porta.
" Si, sono io.." rispose mia madre alzandosi dalla poltrona su cui era seduta.
Da quando le avevo dato le spalle non mi aveva più rivolto la parola. Nessun accenno all'incidente.
" Sono venuto qui per visitare sua figlia... Alice, giusto?" chiese sempre con la sua voce dolce.
Ero curiosa di vedere in faccia quell'uomo dalla voce così ammaliante.
" Prego.." disse mia madre accompagnandolo fino al mio letto.
Mi girai a pancia in su per vedere meglio quello che doveva sicuramente essere un dottore.
" Ciao!" mi disse con un sorriso.
" Ciao.." risposi arrossendo.
Non era quello che si dice un modello, ma era perfetto nella sua imperfezione.
Aveva i capelli neri e un pò ricci, li portava arruffati.
Due occhi azzurro cielo nei quali ci si poteva perdere.
E poi..che fisico!.
Un vero divo da copertina a parer mio.
" Vediamo la tua gamba.." disse posando una valigetta sopra il letto.
Mi tolsi le coperte di dosso e rimasi in shorts per mostrargli tutta la ferita.
" Umh.." mugugnò sfregandosi il mento. Portava la barba leggermente incolta, che gli dava un'aria trascurata. Un uomo troppo preso dal suo lavoro.
" Potresti metterti il tutore e già da domani ti aspettiamo in clinica..." mi disse facendomi l'occhiolino.
Poi mise tutto l'occorente nella sua valigia e uscì velocemente dalla stanza.
" Però! Che bell'uomo questo dottor Nicols!" commentò mia madre.
" Già.." risposi con un sospiro.
Non credevo di poter essere così felice di cominciare la riabilitazione.
Certo, se a seguirmi fosse stato sempre quel divo da copertina mi sarei sicuramente trasferita alla clinica.



Medison

Non erano ancora passate due settimane.
Il dolore diminuiva di giorno in giorno, ma il ginocchio era sempre più gonfio e rosso.
" Tutto bene tesoro?" mi chiese Josh apprensivo.
" Si..stavo solo guardando il mio ginocchio..." dissi provando a cambiare posizione, ma una fitta mi fece stare dov'ero. Immobile.
" Amore.." disse avvicinandosi per aiutarmi.
" Tranquillo Josh, non ho bisogno di aiuto..." dissi trovando finalmente una posizione comoda.
" Sono qui se c'è bisogno.." disse ritornando alla sua poltrona.
Era diventato insopportabile. Non mi staccava gli occhi di dosso un secondo.
Ogni mio movimento, ogni mio lamento per un minimo bruciore, qualsiasi cosa facessi lo metteva sull'attenti.
Mi sentivo una bambina. " Amore, vuoi un pò d'acqua?" mi chiedeva quando mi schiarivo la voce, " Hai freddo tesoro?" mi chiedeva quando mi coprivo con la coperta.
Non ne potevo più. La mia permanenza all'ospedale era difficile per colpa sua, non vedevo l'ora di uscire.
" Salve! Sono il dottor Nicols.. lei è Medison Woods?" mi chiese un uomo giovane e affascinante. Probabilmente era un dottore.
" Si è lei.." rispose pronto Josh.
" Non occorre che rispondi per me...ho le forze per parlare.." dissi cercando di rimproverarlo.
" Bene... sono il dottore della clinica " Fisio Center", dove lei farà riabilitazione.." disse presentandosi.
" Piacere di conoscerla." risposi cercando di dimostrarmi in forze.
Dovevo assolutamente lasciare quell'ospedale.
" L'incidente le ha causato un problema al ginocchio, dico bene?" disse chiedendo conferma.
" Si..le faccio vedere..." dissi scostando le coperte e alzando fino a poco sopra il ginocchio i pantaloni del pigiama.
" Le hanno messo un bel pò di punti, eh?" mi disse con un sorriso.
" Già..." mormorai.
" La ferita si sta riprendendo bene, cicatrizza velocemente, quindi entro pochi giorni potrà cominciare anche lei la riabilitazione.." disse soddisfatto.
" Anche io?" chiesi cercando di capire meglio che intendeva dire.
" Oh! Mi scusi, ho appena visitato una paziente in questo stesso ospedale, lei domani stesso comincerà la riabilitazione." mi spiegò.
" Capisco.. mi farà sapere quando potrò venire anch'io nella sua clinica?" chiesi non vedendo l'ora di staccarmi un pò da Josh.
" Certo! Verrò a trovarla tra qualche giorno!" mi disse agitando la mano in segno di saluto.
Poi prese la sua valigetta da lavoro e se ne andò con passo veloce.
" Quel dottore ti stava dando troppe attenzioni Med!" sbottò imbronciato Josh.
" Che stai dicendo adesso?! Faceva solo il suo lavoro!" ribattei irritata.
" Sarà..a me non piace quel tipo comunque.." borbottò di nuovo.
" Ma smettila!" gli risposi scocciata dal suo comportamento.
Quei giorni sarebbero duvuti passare velocemente, molto velocemente.







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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 CIAO A TUTTI MIEI CARI LETTORI!
SCUSATE PER IL RITARDO * ritardo è dir poco..xD* NEL PUBBLICARE QUESTO CAPITOLO...
HO PERSO L'ISPIRAZIONE...MA ORA CREDO DI AVERLA RITROVATA..
COMUNQUE, RINGRAZIO Nina95 CHE HA RECENSITO IL SECONDO CAPITOLO...
GRAZIE, GRAZIE...
CONTINUO AD INVITARE I LETTORI CHE RESTANO NELL'ANONIMATO A RECENSIRE!

BUONA LETTURA!





Darleen

Arrivammo con circa dieci minuti d'anticipo.
Le numerose sedie color nero sotto le gigantografie di New York erano quasi tutte occupate, così mia madre ed io aspettammo sedute sul comodo divano color verde.
Dopo qualche minuto sentii pronunciare ad alta voce il mio cognome.
" Stuart!" diceva un affascinante voce maschile.
" Andiamo.." disse mia madre facendomi sedere sulla carrozzina.
Un bellissimo dottore ci accolse con un sorriso e mi fece accomodare su un lettino.
" Bene, signora Stuart può andare adesso, Darleen finirà tra circa un'ora" disse gentilmente a mia madre.
" A dopo.." sussurrò lei uscendo dalla palestra.
" Piacere di conoscerti Darleen, io sono il Dottor Nicols, ma tu puoi chiamarmi Eric." mi disse quando rimanemmo soli.
" Piacere.." risposi timida.
" Cominciamo col tuo allenamento, prima di tutto fammi vedere la schiena".
Mi tolsi velocemente la maglietta a maniche corte e mi girai a pancia in giù.
" C'è un leggero irrigidimento qui..e uno più forte qui.." disse tra sè e sè.
" È grave?" chiesi cercando di nascondere la mia voce tremante.
La mia paura iniziava a farsi sentire, dovevo imparare a controllarla, assolutamente.
" Tranquilla, risolveremo tutto... ho affrontato situazioni più gravi..." disse infondendomi un forte senso di tranquillità.
" Speriamo" dissi con voce più serena.
" Allora, per queste prime sedute praticherò dei massaggi per rilassare i muscoli contratti della tua schiena, più avanti quando sarai più "malleabile" inizierai a lavorare personalmente sulla tua schiena, e vedrai che tutto tornerà come prima" disse esponendomi velocemente il suo programma.
Le sue mani iniziarono a massaggiare dolcemente ma allo stesso tempo con forza le parti più contratte e che mi davano più dolore, donandomi un gran sollievo.
Poi, quando avevo finalmente iniziato a sentire la mia schiena meno rigida vidi una giovane ragazza affacciarsi alla porta d'entrata della palestra, in un attimo le mani del Dottor Nicols si staccarono dalla mia pelle..


Alice

Come al solito mia madre mi aveva fatta arrivare in ritardo.
Così appena arrivata alla clinica mi catapultai, per quanto velocemente potessi andare con le mie stampelle, alla porta d'entrata della palestra.
Quando mi affacciai vidi il meraviglioso dottore che mi aveva visitata in uno dei miei ultimi giorni in ospedale massaggiare con forza la schiena di una ragazza.
Era sicuramente più vecchia di me.
Appena il Dottor Nicols si accorse della mia presenza tolse le mani dalla schiena della giovane e mi venne incontro.
" Ciao Alice!" disse agitando la mano destra.
" Salve dottore!" dissi cercando di sembrare entusiasta di cominciare la riabilitazione.
" Come andiamo?" mi chiese con un dolce sorriso.
" Tutto bene! Ho addirittura imparato a camminare con le stampelle!" dissi ironicamente.
" Perfetto!" rispose soddisfatto.
" Cominciamo?" chiesi senza dare a vedere quanto ero ansiosa.
" Prego, vieni su questo lettino.." disse avvicinandosi alla ragazza che poco prima stava massaggiando.
" Ok.." e iniziai a saltellare goffamente sulle mie stampelle per raggiungere in fretta il lettino.
Il Dottor Nicols scoppiò in una fragorosa risata.
" Così tu hai imparato a camminare sulle stampelle?" e sfoggiò un abbagliante sorriso sghembo, assolutamente fantastico.
Notai che la ragazza sull'altro lettino lo guardava rapita dalla sua imperfetta bellezza.
" Emh..devo fare pratica" risposi arrossendo.
" Bene, iniziamo a muovere un pò la tua gamba, appoggiala sopra questo macchinario."
disse posizionando sopra il lettino " l'aggeggio" particolarmente ingombrante.
Quando lo azionò la mia gamba iniziò a muoversi lentamente, allontanandosi e avvicinandosi a me.
Non provavo dolore, per il momento.
Il dottore tornò a massaggiare la ragazza e dopo qualche minuto di silenziò parlò.
" Perchè non vi presentate?" propose con un sorriso.
" Ciao, Alice.." dissi. Non mi avrebbe certo cambiato la vita conoscere il nome di quella paziente. Certo, lo ammetto, ero gelosa perchè il dottore guardava solamente lei.
" Piacere, sono Darleen.." mi rispose con un sorriso.
Non lo ricambiai.
Che diavolo di nome è Darleen?!
Se mi fosse stato dato un nome del genere di sicuro mia madre non l'avrebbe passata liscia.
Sorrisi, meditando sui mille pensieri negativi che mi correvano per la mente, su quella ragazza di cui conoscevo solamente il nome.
" Buongiorno!" disse una voce femminile dall'entrata della palestra.
" Ehi Medison!" esclamò il dottor Nicols.
Che altro voleva questa?.
Iniziavo seriamente a pensare che non avrei mai passato un minuto sola con quel divo da copertina.


Medison

" Buongiorno!" dissi tenendo salde le mani sulle manopole delle stampelle.
" Ehi Medison!" disse il Dottor Nicols ricambiando il saluto.
Era solo nella palestra, accanto a lui c'erano solamente due ragazze.
" Cominciamo?" mi chiese con un sorriso ammaliante.
" Certo!" risposi entusiasta.
" Che ne dici di un pò di bicicletta?" mi chiese indicando la ciclette nell'angolo della stanza.
" Va benissimo!" dissi felice di potermi sedere sul sellino di una bicicletta, dopo un tempo che mi era sembrato infinito.
Iniziai a pedalare lentamente, evitando di sforzare troppo il ginocchio.
" Vedi Alice, Medison ha imparato a camminare sulle stampelle!" disse alla ragazza più giovane che fece una smorfia e arrossì.
" Brava, brava Medison... È così che ci si comporta in queste situazioni! Ci vuole grinta!"
disse complimentandosi con me.
Lessi nello sguardo offeso della giovane ragazza e vidi rabbia e dolore.
Possibile che tenesse così tanto all'opinione del dottor Nicols?
" Dice per scherzare!" le dissi cercando di sembrare gentile.
" Mmh.." mogugnò lei distogliendo lo sguardo da me.
" Ovviamente! Stavo scherzando..." disse il dottore mentre massaggiava l'altra ragazza stesa sul lettino.
Sul volto della giovane si riaccese il sorriso e iniziò a svolgere gli esercizi più volentieri.
" Ti ho offeso Alice?" le chiese ad un certo punto.
" No, no.." mormorò lei timidamente.
Ormai l'avevo capito, il Dottor Nicols aveva fatto colpo sulla giovane adolescente.
" Medison? Tutto bene?" mi chiese ad un certo punto risvegliandomi dai miei pensieri.
" Certo, certo.." risposi con un sorriso.
Verso tardo pomeriggio le due ragazze se ne andarono e rimanemmo nella palestra solamente io e il dottore.
" Mi pare di non piacere molto al tuo fidanzato..." disse tutto d'un tratto dopo un lungo silenzio.
" Beh! Non è il mio fidanzato, usciamo insieme niente di più.." mormorai " Comunque ha ragione, Josh non l'ha presa molto in simpatia..." dissi scusandomi per il comportamento del mio compagno.
" Capita.." disse lui sorridendo " Certo, non ha tutti i torti.." continuò poi.
" In che senso?" chiesi incuriosita.
" Medison, diamoci del tu intanto, sei una bellissima ragazza, il tuo Josh ha ragione a essere geloso.." ammise guardando lo schermo del computer.
Rimasi molto colpita dal suo complimento, sorrisi e poi ritornammo nel silenzio che ci aveva diviso fino a poco prima.
Mentre svolgevo un nuovo esercizio che mi aveva assegnato stesa sul lettino sentii qualcosa solleticarmi la pancia.
Erano forse le famose farfalle nello stomaco?!.
 










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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 SALVE MIEI CARI LETTORI!
SIAMO ARRIVATI AL QUARTO CAPITOLO DI QUESTA FF...
PRIMA DI LASCIARVI ALLA LETTURA VOLEVO RINGRAZIARE Nina95 PER LA RECENSIONE * è vero, mi sono ispirata a Carlisle Cullen!*  E DamaEmy PER AVER AGGIUNTO LA STORIA ALLE SEGUITE!
GRAZIE! ^^
 
ASPETTO VOSTRI COMMENTI!
BUONA LETTURA
!



Darleen

Il taxi fermò davanti all'adorabile casetta gialla di Eva.
Sembravano anni che non andavo a trovarla, ma invece era passato solamente un mese.
Iniziai a percorrere il vialetto spingendo con tutta la forza che avevo in corpo la sedia a rotelle su cui ero seduta.
Per convincere mia madre a lasciarmi partecipare al " colloquio di lavoro mensile" avevo dovuto fare numerose promesse e ascoltare ancor più numerose raccomandazioni.
" Darleen!" urlò Eva correndo giù dalle scale del porticato.
" Eva!" gridai a mia volta accellerando la corsa.
" Stai bene?" mi chiese facendosi seria e squadrandomi dalla testa ai piedi.
" Si sorellona! Ancora un pò di esercizio e tornerò a camminare!" le risposi entusiasta.
Con Eva il mio comportamento era diverso, mentre con la mia famiglia e adirittura con i miei amici ero scontrosa, spesso seria e taciturna, con la mia sorellona ero un vulcano, sprizzavo energia da tutti i pori.
Nemmeno lei sapeva spiegarsi perchè facesse questo effetto su di me.
" Entriamo! Raccontami tutto!" disse iniziando a spingere la carrozzina.
Quando fummo finalmente sedute nel salotto iniziammo a parlare di tutto quello che ci passava per la testa.
" E allora? Con quell' affascinante dottore come procede?" mi chiese lanciandomi un occhiata divertita.
Sapeva benissimo che ero una tipa di natura timida e riservata e proprio per quel motivo scambiavo massimo due parole con il dottor Nicols.
" Sai che non ci riesco!" risposi arrabbiata con me stessa.
" Ce la devi fare! Non puoi bloccarti così ogni volta che trovi un uomo che ti piace!" ribattè lei convinta.
" E che dovrei fare allora?" chiesi cercando di farle capire che non c'erano speranze.
" Dovresti invitarlo a cena, una cenetta romantica sottolineamo!" propose lei con gli occhi che le scintillavano.
Il suo piano era semplicemente assurdo.
" Non dire sciocchezze!" la rimproverai.
" È un'idea geniale invece!" ripeteva lei convinta di ciò che diceva.
" Secondo te dovrei davvero provarci?" chiesi ad un certo punto quando mi aveva quasi convinta.
" Si." disse a voce alta e sicura.
Entrambe scoppiammo in una sonora risata, ma il cuore dentro di me era già in agitazione per il momento in cui avrei invitato il dottor Nicols a cena.


Alice

Mentre il macchinario continuava a lavorare incessantemente con la mia gamba i miei occhi seguivano i movimenti abili e veloci del dottor Nicols.
Era davvero bellissimo.
Quando avevo raccontanto a Rosalie di lui la sua rezione era stata del tutto inaspettata.
Aveva iniziato ad ridere applaudendo e poi si era fatta improvvisamente seria.
" Quanti hanni ha il povero malcapitato?" mi aveva chiesto.
" Non ne ho idea, sicuramente sopra i venti.." risposi incerta.
" Oh! Poverino!" disse lei continuando a prendermi in giro.
" No! Invece è molto fortunato ad avere una giovane ragazza che farebbe di tutto per averlo!" dissi decisa.
" Come ti conosco Al! Sei la solita testarda! Non ti arrendi finchè non ottieni ciò che vuoi.." commentò Rose.
" Già! Ma come faccio a parlargli seriamente?" chiesi speranzosa che la mia amica potesse darmi un consiglio.
" Mmh.. non saprei! Sai, in fatto di ragazzi non sono la persona più indicata a cui chiedere consiglio..." disse dispiaciuta di non potermi aiutare.
Il macchinario che faceva muovere la mia gamba si fermò.
" Dottor Nicols..." mormorai preoccupata.
" Che succede Alice?" chiese venendo verso il lettino dov'ero sdraiata.
" La macchina si è inceppata...credo..." dissi fissando quello che per me era rimasto " l'aggeggio".
" Siamo alle solite!" borbottò irritato.
Tolse la mia gamba dall'apparecchio e iniziò a schiacciare qualche pulsante.
Dopo qualche minuto riposizionò il macchinario sopra il lettino e lo fece ripartire.
" Ecco.. ora dovrebbe andare.. ancora cinque minuti e poi sei libera.." mi disse facendomi l'occhiolino.
Appena si allontanò ritornai ai miei pensieri.
Come mi aveva suggerito Rosalie ero andata a chiedere aiuto alla mia amica Sharon, che in fatto di ragazzi era un'esperta.
" E quindi la nostra Al si è trovata un ragazzo..." disse con voce da chi la sa lunga.
" In verità è solamente un tipo che mi piace..." risposi arrossendo.
" E che vuoi da questo tipo?" chiese fingendosi seria.
" Voglio uscire con lui, per conoscerlo e magari più avanti per dirgli quello che provo..." dissi facendola breve.
" Quanti hanni ha il ragazzo?" mi chiese ancora.
" Non lo so di preciso, credo sopra la ventina.." le risposi con la stessa voce incerta con cui avevo risposto anche a Rose.
" Un vecchiotto insomma.." commentò lei.
Le lancai un'occhiataccia.
" Va bene, va bene.. dovresti invitarlo ad uscire, solamente così potrai parlare con lui seriamente" mi consigliò lei con voce meno superba.
" Grazie Shari!" le dissi con un sorriso.
" Ci si sente!" disse e poi, salendo sul motorino, se ne ritornò a casa.
" Ecco, abbiamo finito.." mi disse con la sua voce melodiosa il dottor Nicols.
" Grazie!" gli dissi dopo che mi ebbe aiutata a scendere dal lettino.
" Ci vediamo domani allora..." mi disse con un sorriso meraviglioso.
" Senta divo da..emh Dottor Nicols..vorrebbe uscire con me?" chiesi diventando rossa in viso.


Questo è un capitolo riguardante solamente Darleen e Alice, torneremo a parlare di Medison nella quinta parte!
Alla prossima!





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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 BUONGIORNO o BUONASERA A TUTTI MIEI CARI LETTORI!
ECCOCI QUI CON IL QUINTO CAPITOLO..
SPERO CHE LA STORIA VI PIACCIA!
RINGRAZIO PER LA RECENSIONE Nina95 E INVITO TUTTI I LETTORI A LASCIARE UN COMMENTO, UN CONSIGLIO..
DITEMI MAGARI COSAVORRESTE CHE SUCCEDESSE!
ASPETTO RECENSIONI! ALTRIMENTI MI DEMORALIZZO! =)
BUONA LETTURA!





Medison

" Quel dottore non mi piace Med! Ti presta troppe attenzioni..e tu continui a dargli corda tesoro!" urlava arrabbiato Josh.
Era uno dei suoi ormai frequenti momenti di gelosia, in cui gridava, lanciava a terra libri, cuscini, cornici.
Non mi era facile continuare a sopportarlo, ed erano troppe le volte in cui aveva cercato di scaricare la sua rabbia su di me, picchiandomi.
Fortunatamente c'era sempre stato qualcosa ad impedirgli di farlo, ma prima o poi sarebbe successo.
Avevo paura e per questo motivo cercavo di passare la maggior parte del tempo alla clinica del Dottor Nicols.
" Josh smettila! Non ne posso più della tua gelosia! Io non sono TUA, io non sono di NESSUNO!" gli risposi urlando a mia volta.
Qualcosa mi colpì velocemente e fortemente la guancia.
Rimasi immobile al centro del salotto, mi portai una mano al viso e trasalii al contrasto tra la mia mano fredda e la guancia in fiamme.
" Vattene..." gli dissi quando mi scese una lacrima.
Mai nessuno prima di allora aveva osato picchiarmi, nemmeno mia madre quand'ero piccola, ma lui in quel momento l'aveva fatto. Io non potevo perdonarglielo.
" Scusami amore.." mormorò lui tendando di avvicinarsi.
" Vattene ho detto!" urlai con voce isterica.
Prese la giacca e uscì.
Mi lasciai cadere a terra e iniziai a piangere disperatamente.
Non sapevo di preciso per quale motivo, se per lo schiaffo appena ricevuto, se per aver perso una persona che amavo, se per la troppa gelosia di Josh.
Non lo sapevo.
Presi il cellulare che stava dentro la borsa e velocemente digitai il numero del dottore.
Aspettai qualche secondo e poi sentii la sua voce melodiosa.
" Pronto." disse.
" Ciao Eric, sono Medison.." dissi con voce rotta dal pianto.
Da qualche settimana ormai ci chiamavamo per nome e ci davamo del tu.
" Che è successo?" mi chiese preoccupato.
" Josh..." non riuscii a dire altro e mi riportai la mano fredda alla guancia.
" Arrivo!" disse lui e riattaccò.
Dopo circa mezz'ora arrivò e suonò al mio campanello.
Corsi ad aprire. Fuori si era già fatto buio.
" Che ti ha fatto?!" mi chiese con voce arrabbiata.
Nei suoi occhi si leggeva tutta la rabbia che provava nei confronti del mio compagno, o meglio, ex compagno.
Gli mostrai lo stampo dello schiaffo nella mia guancia.
" No.." mormorò lui trattenendo un ringhio di rabbia.
" L'ha fatto.." dissi io " Tutta colpa della sua gelosia!" e ricominciai a piangere.
Eric mi abbracciò dolcemente, poi mi prese in braccio e mi portò sul divano, si sedette accanto a me.
" Dove metti il ghiaccio per il ginocchio?" chiese riassumendo il suo tono professionale.
" Nel frezeer..." dissi a voce bassa.
Il dolore era forte, troppo forte.
Tornò pochi minuti dopo e appoggiò delicatamente il sacchettino gelido sulla mia guancia.
" Riposati ora..." mi disse ad un certo punto.
Chiusi gli occhi e prima di abbandonarmi al sonno mormorai : " Non abbandonarmi, ti prego...".
Mi baciò delicatamente la guancia destra, che non aveva ricevuto lo schiaffo.
" Te lo prometto.." sussurrò e poi iniziò a accarezzarmi piano i capelli.
Sentii nello stomaco risvegliarsi qualcosa, era stranamente familiare.
Le farfalle.
Anche in quel terribile momento, sentirlo accanto a me, mi metteva in agitazione.


Alice

Il cuore mi batteva a mille.
Ero preoccupa, molto preoccupata. Quale sarebbe stata la sua risposta?.
Proprio quando mi stavo preparando a sentire un " di solito non esco con le pazienti"  lo sentii ridere.
Lo divertiva che una diciassettenne gli chiedesse di uscire?.
" Volentieri! Hanno aperto un ristorantino poco lontano da qui..domani sera potremmo andarci.." disse con il suo solito sorriso abbagliante.
" C..cosa?..Cioè, certo, certo!" dissi ritornando al mio colore rosso pomodoro.
In quel momento il miò cuore sembrò esplodere, avevo un'appuntamento con il dottore.
" Ma dovrai promettermi una cosa.." disse facendo il misterioso.
" Mi dica.." dissi sapendo che avrei accettato qualsiasi condizione.
" Ci daremo del tu e ovviamente ci chiameremo per nome... non voglio sentire le solite due paroline : " Dottor Nicols". Domani sera, per te, sarò Eric" disse e sfoderò il suo magnifico sorriso sghembo.
" Si signore!" risposi scherzosamente.
Erano passati solamente cinque minuti e già iniziavo a sentirmi più a mio agio con lui.
La sera dopo, come mio solito, mi ero presa in ritardo.
Nonostante la mia gamba malridotta e il tutore ingombrante ero riuscita ad indossare un bellissimo abito color pesca che mi lasciava scoperte le spalle e copriva le cicatrici sopra il ginocchio.
Avevo adirittura convinto la mia amica Sharon a prestarmi un paio di sue scarpe col tacco, non sapendo ancora che l'unione stampelle e tacchi non era geniale.
Ma, tutto sommato, ero carina.
Avevo camminato tutto il pomeriggio, su consiglio di mia madre, con tacchi e stampelle. La mia andatura era migliorata notevolmente e i miei movimenti apparivano naturali anche con i tacchi ai piedi.
Verso le sette e mezzo il dottor Nicols passò a prendermi con la sua auto color grigio metallizzato.
" Che eleganza!" esclamò appena mi vide uscire di casa.
" Non si preoccupi signora, non faremo tardi!" disse con la sua voce melodiosa, che sembrò tranquillizzare mia madre.
" Grazie!" dissi quando fummo in macchina.
" Ho detto la verità!" mi rispose con un sorriso.
Dopo circa un quarto d'ora arrivammo al piccolo ristorantino.
" Ho prenotato per due..." disse aiutandomi a scendere dall'auto.
" Meglio, sembra pieno di gente!" dissi contenta che si fosse preso così cura di organizzare la serata.
Entrammo.
L'ambiente era moderno. Alle pareti color lilla erano appese grandi foto del posto negli anni '70 o '80.
I tavolini erano tutti occupati, tranne uno, nella parte più appartata del locale, sul quale era stato lasciato un bigliettino con su scritto " prenotato, Nicols ".
Mi prese per mano e mi accompagnò fino alla nostra postazione.
Entrambi ci sedemmo.
" Allora, ti piace?" mi chise.
" Si, è un posto bellissimo!" risposi guardandomi attorno.
Dopo qualche minuto arrivò un cameriere a prendere le ordinazioni e poi finalmente passammo un pò di tempo soli.
" Dicono che si mangi bene.." cominciò lui.
" Dopo stasera, anche noi potremmo dare il nostro parere.." dissi e gli sorrisi.
" Già.. sai, potremmo girare per tutti i ristorantini appena aperti, mangiarci e darne un giudizio!" disse scherzosamente.
Risi.
" Sei carina quando ridi!" disse lui dolcemente.
" Grazie, anche tu sei carino..quando..beh! sempre.." risposi lasciandomi scappare qualcosa di troppo.
Arrossii e abbassai lo sguardo.
Con una mano mi alzò il viso e mi guardò dritto negli occhi, sempre dolcemente.
" Non hai detto nulla di sbagliato.." disse infondendomi un forte senso di tranquillità.
Dopo quel momento cercai di non comportarmi più da bambina, tantomeno di fare brutte figure.
Al momento del dolce la serata era al culmine della sua bellezza, io ed Eric avevamo scoperto avere molto in comune e andavamo d'accordo.
Ci avevano appena servito una fetta di meringata e lui mi stava imboccando come se fossimo stati due fidanzatini.
Lo imboccai anch'io.
" Che stupidi!" disse ridendo.
" Già! Sembra la scena di un film!" dissi unendomi alla risata.
" In questo momento accande anche questo.." disse.
Si alzò leggermente verso la sedia e si sporse verso di me.
Lo guardavo incuriosita.
Poi mi baciò delicatamente.
" Driin, Driin!" il suo cellulare stava squillando.
Possibile che ci fosse sempre qualcosa pronto a rovinare i momenti più belli?.
" Arrivo!" disse con voce preoccupata dopo qualche minuto passato al telefono.
" Che è successo?" chiesi cercando di capire.
" Ti spiegherò.." disse sbrigativo.
Dov'era finita tutta la sua dolcezza?.
" Ti dispiace tornare in taxi?" mi chiese e notai con mio dispiacere lo sguardo supplicante.
" Nessun problema.." mormorai dispiaciuta.
" A domani!" disse e se ne andò senza nemmeno un bacio.
Rimasi li, seduta in quel tavolino che fino a pochi minuti prima era stata la nostra romantica postazione.
Poi arrabbiata, presi le stampelle e prima di uscire passai alla cassa, dove mi dissero che era stato pagato tutto.
Chiamai un taxi e tornai a casa.
Prima di addormentarmi, stesa sul letto, pensai al bacio veloce che ci eravamo scambiati.
Cos'era stato per lui?.


In questo capitolo, come avete notato manca la parte dedicata a Darleen, torneremo a parlare di lei nel prossimo capitolo!
Continuate a seguirmi!
Baci!











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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6 CIAO A TUTTI!
PRIMA DI COMINCIARE IL CAPITOLO VOLEVO RINGRAZIARE PER AVER RECENSITO

SassyBaby :  Era proprio quello che volevo, far apparire il Dottor Nicols il tipico " s*****o ", perchè ne ho conosciuti tanti di ragazzi così,
visto che ormai battono quelli che invece sono dolci e romantici ho pensato che bisognasse scrivere anche di loro!
Grazie x la tua recensione! mi è piaciuta!

Nina95:  Allora, allora Elly...forse nn si capiva tanto bene, ma la prima parte dedicata a Medison è girata dopo che il Dottore e Alice escono, la seconda invece è girata prima, infatti quando il dottore dice " Arrivo!" sta parlando al telefono con Medison. Comunque ora mi rendo conto che potevo metterle in ordine cronologico, sarebbe stato più chiaro.
Grazie di continuare a seguire le mie storie! Per me è importante!

E ORA BUONA LETTURA!



Alice

Quando mi svegliai il sole doveva ancora sorgere e il traffico mattutino era appena cominciato.
Oggi avrei ricominciato scuola.
Le poche settimane di recupero a casa erano passate molto velocemente, tanto che non mi sentivo ancora pronta a riprendere gli studi.
Frequentavo il liceo linguistico più famoso della città, la fortuna era che a causa del grandissimo numero di studenti nessuno si accorgeva quando qualcuno mancava.
Almeno ritornando non avrei dato nell'occhio.
" Alice! Datti una mossa o faremo tardi!" urlò mia madre dalla cucina.
" Calma, calma non agitarti..." le dissi irritata.
Lei, al contrario del dottor Nicols, riusciva sempre a mettermi in agitazione.
Partimmo con cinque minuti di ritardo e così dovetti ricevere i rimproveri di mia madre per tutto il tragitto fino a scuola.
Appena scesi scoprii che la mia idea " tanti studenti, nessuno si accorge di me" era del tutto sbagliata.
Infatti quando mi madre mi passò le stampelle sembrò che tutti si fossero fermati a guardarmi.
Arrossii, come facevo ogni volta che mi sentivo a disagio.
Percorsi velocemente i corridoi e le varie stanze per raggiungere la mia classe.
" Ehi Al!" mi sentivo dire, " Ciao!" dicevano alcuni che non avevo mai visto.
Possibile che dopo un incidente con la moto tutti si ricordassero di me?
Non ero certo la prima studentessa a farsi male, spero.
" Al!" sentii urlare dietro di me.
Riconobbi all'istante quella voce.
Mi girai con il sorriso stampato in viso.
Jack, da quanto tempo non lo vedevo.
" Oh cielo! Stai bene?" disse col fiatone quando mi ebbe raggiunta.
Sorrisi.
Non era cambiato affatto dall'ultima volta che l'avevo visto.
Il solito ciuffo nero che gli copriva l'occhio sinistro e il solito pizzetto che io odiavo tanto.
" Mai stata meglio! Ma quando penserai di radertelo questo?" chiesi indicandolo e cominciando a ridere.
Scoppiò in una sonora risata.
Già, dimenticavo che lui era l'amico dalla risata contagiosa.
" Sembri in forma!" disse lui sollevato.
" Si, si..mi sono ripresa in fretta!" gli risposi per non preoccuparlo.
" Sei mancata..." disse lui abbassando lo sguardo.
" Oh Jack!" dissi e lo abbracciai tenendolo stretto.
" Ma guardali!" esclamò Sharon arrivando.
" Shari!" esclamai liberando Jack dalla stretta.
" Tutto bene?" chiese puntando gli occhi alle stampelle.
" Senza di queste ancora non riesco a camminare...però faccio tutto da sola!" dissi tranquillizzando anche lei.
" Oddio sei tornata!" disse una voce alle mie spalle.
Era sicuramente Rosalie.
" Rose!" dissi abbracciandola.
" Finalmente ci siamo riuniti tutti!" disse lei soddisfatta.
" Già!" dissi allegra.
Avevo dimenticato come si stava in compagnia degli amici.
In un liceo tra tutti quegli studenti io avevo scelto loro.
Jack, Sharon e la migliore Rosalie.
I miei occhi brillarono di gioa. Mi ero commossa.
" Andiamo in classe!" proposi girandomi di scatto.
Nessuno doveva vedere quanto ero sensibile.
Passai tutta la mattina a salutare persone, a spiegare come mi ero fatta male, a raccontare quanto bene si stava a casa da scuola.
Poi quando l'ultima ora di lezione finì uscii dalla classe con la mia compagnia.
" Devo ancora farmi perdonare.." disse Jack quando Shari e Rose ci lasciarono.
" E per cosa?" chiesi facendo finta di non sapere di cosa stava parlando.
" Alla fine è colpa mia se cammini solo con le stampelle.." disse assumendo un tono di voce pieno di dolore.
Io non pensavo che fosse colpa sua, anche se effettivamene lo era.
Era stato un incidente, la colpa era di tutti noi che invece di limitarci a rimanere sotto il ventilatore di casa avevamo voluto sentire il vento sbattere in faccia.
" Non è colpa tua.." dissi scandendo bene le parole.
Doveva capirlo.
" Beh! Voglio farmi perdonare lo stesso.." disse più testardo che mai.
" Sentiamo.. che hai in mente per farti perdonare?" chiesi con voce scocciata.
" Pensavo di invitarti ad uscire..stasera.." disse guardando altrove.
" Va bene..usciamo per un gelato?" proposi contenta di passare un pò di tempo con lui.
" Perfetto! Passo a prenderti alle nove e mezza.." disse entrando nel vialetto di casa sua.
Proseguii dritta e quando arrivai a casa corsi a prepararmi per andare alla clinica, dovevo essere perfetta agli occhi del dottor Nicols

Darleen

Ero arrivata alla clinica accompagnata dalla mia sorellona.
Alice, la giovane ragazza che faceva palestra nel mio stesso orario era già arrivata e come al solito stava facendo gli occhioni dolci al dottor Nicols.
" Possibile che ci sia sempre qualcuno tra i piedi?" borbottai irritata tra me e me.
" Ti riferisci alla ragazzina con i capelli biondi?" mi chiese Eva.
" Proprio quella.." dissi sentendo nella
mia voce une leggera invidia.
" È una bambina! Tu sei una donna giovane e matura, tu sei la donna giusta per lui!" mi incoraggiò lei.
" Ora devo entrare.. Non rimanere qui, mamma potrebbe arrivare da un momento all'altro!" le consigliai.
Lei prese la borsa e uscì velocemente. L'ultima cosa che voleva era ritrovarsi nostra madre davanti.
Entrai in palestra e mi tolsi la felpa per mettere in mostra il mio corpo, come mi aveva consigliato la mia sorellona.
Poi raggiunsi il dottore con aria indifferente aspettando che mi assegnasse un esercizio.
" Buongiorno Darleen!" disse con la sua solita voce melodiosa.
" Buongiorno!" risposi.
" Cominciamo con un pò di camminata sul tappeto.." disse indicandomi il tapiroulant.
Andai verso il macchinario, lo accesi e cominciai a camminare.
Il dottore intanto seguiva tutti gli esercizi della bella diciassettenne che sembrava aver adottato la mia stessa tattica.
Indossava infatti una canottierina aderente e un paio di shorts che mettevano in mostra le gambe lunghe e magre.
" Bene così Alice!" diceva il dottore mentre lei alzava dei pesetti con la gamba.
Continuare così sarebbe stato inutile, dovevo farmi notare in qualche modo.
" Dottor Nicols.." lo chiamai con la mia voce più dolce.
" Dimmi Darleen!" disse lui avvicinandosi.
" Volevo chiederle se è normale sentire dolore dopo gli esercizi.." inventai solamente per aprire una conversazione.
" Provi dolore quando torni a casa?" chiese facendosi pensieroso.
" Un pochino.." dissi imitando gli occhioni dolci di Alice.
" Allora rallenteremo il programma in modo da non affaticare troppo la tua schiena.."
disse con tono molto professionale.
" Va bene, sono contenta già così, perchè ho ricominciato a camminare..." dissi guardando il mio passo che di giorno in giorno ritornava sempre più veloce.
" Ti sei ripresa molto velocemente..." disse lui soddisfatto.
" Senta dottore... le andrebbe di uscire a prendere qualcosa da bere dopo l'allenamento?" chiesi con aria indifferente dopo qualche minuto di silenzio.
Lui sorrise, si scompigliò i capelli e poi posò lo sguardo su Alice.
Quella ragazzina non poteva importargli tanto.
" Scusami un secondo..." disse tornando dalla giovane per correggerle la posizione.
Li vidi parlare. Dentro di me sentii un misto di rabbia e invidia.
Che si dovevano dire? Si frequentavano?.
Quante domande a cui non potevo dare risposta.
Decisi che avrei fatto conoscenza con quella ragazzina e forse diventanto mia amica mi avrebbe confidato qualcosa.
" Sono libero quando tu finisci l'allenamento, possiamo uscire subito appena ti sei cambiata" propose.
" Perfetto!" dissi eccitata.
Avvisai mia madre di non venire a prendermi e chiamai Eva perchè venisse ad aiutarmi ad essere perfetta per la serata.
Finito l'allenamento corsi nello spogliatoio femminile e trovai la mia sorellona già li.
" Hai visto?! Ce l'hai fatta!" disse dimostrando di aver sempre avuto ragione.
" Si! E ora sono agitatissima!" dissi cominciando a saltellare per smaltire l'agitazione.
Mia sorella tirò fuori da una borsa un bellissimo abito color blu notte con qualche brillantino argento qua e la, il vestito mi lasciava scoperta una spalla e sembrava fatto apposta per me.
" Stai d'incanto!" disse mia sorella guardandomi.
Poi passammo al trucco, lei comportandosi da esperta iniziò ad armeggiare con matita, ombretti e rossetto sul mio viso e a lavoro finito, specchiandomi quasi non mi riconobbi.
Un filo di trucco può renderti davvero così bella?.
" Wow.." esclamai rimanendo a bocca aperta.
" Questa sei tu... se fossi così tutti i giorni avresti un sacco di pretendenti!" disse scherzando Eva.
Quando finalmente fui pronta andai nella sala d'attesa della clinica e mi ritrovai davanti al Dottor Nicols che mi osservava stupefatto.
" Sei davvero bellissima!" disse sorpreso di vedermi così agghindata.
Mi guardai attorno, la segretaria se ne era andata, la palestra era vuota, nella clinica eravamo rimasti solamente io e lui.
" Andiamo?" disse prendendomi la mano.
Salimmo nella sua auto grigio metallizzato.
Ci fermammo in un parcheggio di un bar in cui non ci andavo da molto tempo.
" Ci sono già stata!" dissi cercando di scambiare due parole.
" Davvero? Io vengo qui perchè fanno degli ottimi apertivi.." disse con voce dolce.
" Già.." risposi io felicissima di essere li accanto a lui.
Ci sedemmo su uno dei tanti tavolini all'aperto del bar e iniziammo a parlare del più e del meno.
" Quindi lavori in ambito telefonico..." disse lui pensieroso.
" Si.. non è quello che ho sempre sognato fare..." risposi guardando altrove.
Ogni volta che si toccava l'argomento " lavoro" mi sentivo una fallita.
Finita l'università di lingue ero decisa di diventare una traduttrice di libri importanti, ed invece mi sono ritrovata a tradurre le istruzioni per i telefonini.
Spiegai tutto questo a Eric.
" Capisco.. non è facile vedere non realizzato un proprio progetto.." ammise facendosi serio.
Mangiammo un panino e bevemmo qualcosa.
Tra di noi però non c'era l'atmosfera dell'appuntamento romanico, piuttosto quella di un ritrovo tra amici.
Non mi andava che la serata continuasse così.
" Facciamo due passi?" proposi sperando in una risposta positiva.
" Volentieri!" disse lui alzandosi dal tavolino.
Pagammo e iniziammo  passeggiare lungo un ampio viale.
Mi prese la mano.
" Stai bene vestita così elegante..." disse guardandomi dolcemente.
" Grazie!" risposi con un sorriso.
Mentre passavamo davanti ad una gelateria una voglia improvvisa di gelato mi prese.
" Ho voglia di gelato, tu no?" chiesi ad Eric.
" Si dai!" disse e mi trascinò davanti la vetrina per scegliere il gusto.
" Un cono alla fragola.." dissi al gestore.
" Per me uno al cioccolato" disse il dottore.
Rimanemmo sotto il porticato della gelateria.
" Fammi assaggiare!" disse con un sorriso.
Avvicinai alle sue labbra il cono.
" Voglio assaggiare anch'io!" dissi col tono tipico dei bambini.
Si mise a ridere e fece come avevo fatto io poco prima.
" Chissà come sono i due gusti assieme!" disse sfoderando il suo sorriso sghembo.
" Mmh.. bisognerebbe provare!" dissi facendomi pensierosa.
Poi si sporse verso di me, spostò una mia ciocca di capelli neri e sfiorò delicatamente le mia labbra con le sue.
" Buonissimo.." sussurrò.
Sorrisi.
Girai la testa d'un lato, non riuscivo a reggere il suo sguardo così intenso.
Non dovevo farlo.
Dall'altra parte della strada seduta su una panchina c'era Alice.
Le lacrime scorrevano veloci sul suo viso.
In quel momento trovai risposta alle mie mille domande, in quel momento mi sentii la donna più crudele e insensibile dell'intero universo.










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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 CIAO A TUTTI!
ECCOCI ARRIVATI AL SETTIMO CAPITOLO DI QUESTA FF...
SPERO VI PIACCIA!
MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE SE è IL CASO DI CONTINUARE, SMETTERE, MIGLIORARE...
COMMENTATE INSOMMA!
PRIMA DI AUGURARVI BUONA LETTURA RINGRAZIO Nina95 e sassybaby PER LE LORO RECENSIONI!

ORA BUONA LETTURA! xD



Alice

Lacrime.
Si, erano lacrime quelle che mi bagnavano il viso.
Mai in vita mia avevo pianto per un uomo, mai.
Per lui invece si, perche?.
Non sapevo di preciso cosa avesse di speciale per avermi fatta innamorare così.
Era una sensazione, un qualcosa che sentivo dentro di me ogni volta che lo vedevo o lo avevo vicino.
Un qualcosa che avevo sentito dalla prima volta in quel letto d'ospedale fino a quel momento mentre, con le lacrime agli occhi, scappavo via da quella visione, da lui.
Lui che è il mio dolore.
Quando mi sentii abbastanza lontana da tutto mi fermai, il fiatone mi impediva quasi di respirare.
Ma le lacrime continuavano a scendere come piccole cascate dai miei occhi inzuppando il fazzoletto, ormai inutile, che tenevo in mano.
" Alice!" aveva urlato Jack quando avevo cominciato a correre.
L'avevo abbandonato, senza una spiegazione, senza un semplice " scusami".
Me ne ero andata.
Mi lascai cadere a terra senza forze e abbracciai le gionocchia.
Feci come quand'ero piccola, stretta alla mie gambe iniziai a dondolarmi avanti e indietro. Mi calmai piano, piano.
" Alice! Alice, dove sei?" urlava una voce da lontano.
Jack non aveva visto dove mi ero nascosta.
Ma rimasi li, seduta sotto quella grandissima quercia del parco pubblico, li raggomitolata e in silenzio.
Passarono i minuti, poi ore e si faceva sempre più buio e freddo.
" Alice!" continuava a chiamare la voce preoccupata di Jack.
Poi, finalmente mi trovò.
" Oh Alice! Sei qui, ti ho trovata... temevo di averti persa..." disse raggiungendomi con una corsa.
Continuai a non rispondere.
Volevo spiegargli tutto ma quando cercavo di aprire bocca uscivano soltanto singhiozzi e lamenti.
" Ma, tu stai piangendo..." disse cambiando il suo tono da sollevato a preoccupato.
Si sedette accanto a me assumendo la mia stessa posizione.
Mi prese tra le sue braccia calde e iniziò ad accarezzarmi piano.
" Non occorre che tu mi dia una spiegazione... ho capito tutto.." disse ad un certo punto.
Riuscii a rispondergli.
" Mi dispiace Jack.." e ricominciai a piangere.
" Non hai nulla da scusarti..." disse lui con voce dolce e protettiva.
Non ricordo quanto rimanemmo li fermi in quella posizione, ricordo solo di essermi risvegliata nel mio letto dopo un sogno pieno di flash.
Momenti che avevo passato con Eric.
Un incubo in quel momento.

" Sicura di volere lo zucchero filato?" mi chiese Eric sorridendo.
" Sicurissima!" gli risposi ricambiando il sorriso.
La fiera era cominciata da pochi giorni.
Da quando ero bambina aspettavo con impazienza per tutto l'anno questo periodo, l'unico in cui potevo mangiare lo zucchero filato.
" E va bene... lo compro solo per far continuare la tua tradizione!" disse dolcemente il mio bel dottore.
" Grazie amore!" gli dissi dolcemente e accarezzai il suo viso perfetto.


" Se ti dico che non so saltare la corda vuol dire che non la so saltare!" urlai istericamente.
Avevo sempre avuto paura delle corde, dei nastri, dei fili, avevano tutti qualcosa di inquietante secondo me.
Per questo motivo non sapevo saltare la corda.
" Provaci!" mi ordinò lui mantenendo la voce calma e serena.
Da ore ormai mi rifiutavo di provarci, lui però non aveva perso la pazienza.
" Ma..." mormorai sconfitta.
" Fallo per me..." disse facendomi gli occhioni dolci.
Non poteva comportarsi così, utilizzando la sua bellezza imperfetta come arma. Non era leale.
Presi la corda tra le mani e mi misi in posizione come avevo imparato da lui.
" Tre, due, uno... via!" disse facendomi cenno di cominciare.
Iniziai a saltellare, ma al secondo balzo la corda prese in pieno il mio piede e così precipitai a terra in una caduta da candid camera.
Sentii la sua meravigliosa risata, alzai gli occhi verso di lui e lo vidi sfoderare, come il cavaliere sfodera la sua spada, il suo famoso sorriso sghembo.
" Visto!" dissi soddisfatta nonostante la caduta, almeno gli avevo dato prova della mia avversione verso le corde.
Prese la corda e iniziò a saltellare.
Lo guardavo meravigliata. Perchè io non ci riuscivo?.
Poi inciampò proprio come era successo a me e si ritrovò a terra.
Ci ritrovammo l'uno difronte all'altra e in quel momento lui mi baciò per la seconda volta prima di scoppiare in una sonora, fantastica risata.

Poi mi ero svegliata con le lacrime agli occhi e nella mente si ripeteva ancora quella visione.
Eric baciava delicatamente le labbra di Darleen.
Un dolore troppo forte per essere cancellato in una notte.
Ci sarebbero voluti giorni e forse mesi.
Non sarebbe stato facile.
Ma, anche se il mio cuore continuava a battere per lui, non potevo perdonargli quello che aveva fatto.
Con me non avrebbe avuto più niente a che fare.
Lui era il passato.
 

Darleen

La vidi scappare via portandosi le mani al viso per asciugare quel fiume di lacrime che le bagnava le guancie.
Cosa avevo fatto, mi sentivo stupida per non aver capito prima che lei era follemente innamorata del dottore, e evidentemente lui l'aveva illusa.
Mi girai verso Eric con gli occhi lucidi e il viso rosso per la vergogna che provavo.
" Come hai potuto farle questo?!" gli chiesi urlando istericamente.
" Fare cosa?" chiese esibendo un sorriso che qualche minuto prima mi sarebbe apparso meraviglioso, mentre in quel momento mi fece alzare la mano destra. Fu un gesto velocissimo. Molto doloroso.
Gli mollai uno schiaffo.
" Perchè l'hai fatto?!" mormorò lui massaggiandosi la guancia.
" Perchè sei un bastardo! Un falso.. un traditore.." dissi facendo esplodere tutta la rabbia che avevo in corpo.
" Non è colpa mia se la ragazzina si è fatta troppi film mentali!" replicò lui fingendosi la vittima.
Avevo letto negli occhi piangenti di Alice, non erano film quelli che avevo visto, sembravano gli occhi di qualcuno che aveva vissuto veri e propri momenti con il dottore.
" Non erano film! Sei un insensibile!" gli urlai e poi girai i tacchi e presi il primo taxi che trovai lungo il ciglio della strada.
" Darleen! Aspetta!" urlò lui, ma io non lo volli ascoltare.
Seduta sullo scomodo sedile del taxi una lacrima corse veloce sul mio viso.
Stavo perdendo una persona importante della mia vita, una persona che forse avrebbe potuto rendermi finalmente felice.
Stavo perdendo Eric, i suoi capelli sempre in disordine, la sua barba trascurata, i suoi occhi azzurri e il suo sorriso.
Sarei riuscita a resistergli?.
Si.
L'avrei fatto per lei, Alice.
Non la conoscevo nemmeno, ma il dolore che avevo letto nei suoi occhi era bastato a convincermi di che persona era realmente il dottor Nicols.
Sentii il cellulare squillare.
Dottor Nicols.
Riattacai.
Il taxi frenò di colpo davanti al portone di casa mia.
Scesi velocemente, entrai e corsi in camera mia.
Non volevo vedere, sentire nessuno.
Avevo bisogno di silenzio per concentrarmi e decidere come mi sarei comportata.


Medison

Immaginavo che Josh sarebbe tornato, ma non pensavo così presto.
Erano passate appena due settimane da quella sera in cui avevo ricevuto lo schiaffo.
La mia paura era ancora presente e il solo pensiero di ritrovarmelo davanti mi faceva tremare.
In tarda mattinata, quando ero appena uscita dalla doccia, sentii bussare alla porta.
Trasalii.
Quando non aspettavo visite avevo sempre paura che fosse lui.
E oggi non mi sbagliavo.
" Med..." mormorò con voce dolce, come se non fosse mai successo nulla.
" Josh.." sussurai io presa dal panico.
" Mi fai entrare?" disse facendo sembrare la frase più che una domanda un ordine.
" Oh.. certo.." risposi facendomi da parte per lasciarlo entrare.
Ed ora che sarebbe successo? Mi avrebbe picchiata di nuovo?.
Iniziavo a sentirmi confusa e la testa aveva cominciato a girare.
" Vedo che va tutto bene anche se manco io.." borbottò irritato.
Cercai di calmarlo, non volevo che si arrabbiasse, che mi picchiasse di nuovo.
" In realtà mi manchi.." sussurai cercando di non dare a vedere la mia voce tremante.
" Davvero?" chiese conferma lui facendo sparire ogni traccia di rabbia.
" Si..." mormorai non troppo convinta.
" Bene! Ho fuori le valige.. torno qui con te! Sei contenta vero!?" chiese di nuovo senza farla sembrare una domanda.
" Certo, certo.." dissi io mostrando un sorriso troppo forzato.
" Sicura?" chiese facendosi accigliato.
" Si, sono sicura.." lo convinsi.
Josh uscì pimpante per andare a prendere le valige e poi tornò dentro per sistemare le sue cose.
" Oggi pomeriggio devo andare alla clinica.." dissi indifferente.
" Bene, voglio che tu guarisca.." rispose guardandomi dolcemente.
Il mio sguardo era spento, privo di tutta la gioia che provavo un tempo nello stare con lui.
Non vedevo l'ora di andarmene da quella casa perchè non sopportavo nemmeno il profumo del suo dopobarba.
Eppure in fondo al mio cuore lo amavo, ed era quello il motivo per cui non lo avevo ancora denunciato alla polizia.
Si può amare un'uomo che ti picchia?.
In un certo senso si.
" Non ti importa se vedo il dottor Nicols?" chiesi stringendomi nell'accappatoio.
" Perchè dovrebbe?" mi rispose lui con una domanda.
" Mi hai picchiata perchè credevi che tra me e lui ci fosse qualcosa..." dissi quasi sicura che avrebbe sfogato la sua rabbia un'altra volta su di me.
" Ho capito che mi sbagliavo.. e ti giuro, Med.. non lo farò mai più.." disse lui con sguardo supplichevole.
Non risposi.
Forse era cambiato davvero, forse no.
" Torno stasera, ti lascio un pò di tempo per riflettere.." disse lui con tono comprensivo.
Poi, prese la giacca e uscì di casa.
Lasciai scappare un sospiro.
Andai a cambiarmi e poi raggiunsi la clinica.
" Buon pomeriggio Dottore!" dissi cercando di nascondere il mio turbamento.
" Ciao Medison.." disse lui con un tono di voce strano, diverso dal solito ammaliante.
" Dove sono Darleen e Alice?" chiesi non vedendo le due ragazze.
" Darleen si allena durante gli orari del dottor Chase.." disse dispiaciuto.
" Alice?" chiesi iniziando a preoccuparmi per il dottore.
" Alice ha lasciato la clinica..." disse tristemente.
" Come?" chiesi convinta di non aver capito bene.
" Ha cambiato clinica.." disse portandosi le mani alla fronte.
" Senti Eric.. perchè non ne parliamo?" chiesi dispiaciuta di vederlo così triste.
Negli ultimi tempi tra me e il Dottor Nicols era nata una buona amicizia.
Ci sentivamo quasi tutte le sere al telefono e così avevamo imparato a conoscerci e ad accettare i difetti dell'altro.
Eric era un insensibile bastardo con le donne che ci provavano con lui, ma io avevo imparato ad accettarlo.
Io mi facevo troppo trasportare dagli eventi e dalla massa senza mai prendere una decisione che dipendesse solo da me e da nessun altro.
" Forse è meglio.." disse scompigliandosi i capelli.
Si alzò e insieme uscimmo dalla clinica.
Cominciammo a passaggiare l'uno accanto all'altra sul ciglio della strada.
" Io non sono così, o meglio io non ero così.." disse Eric scuotendo la testa.
" Cosa stai dicendo?" chiesi , non capendo a cosa si stava riferendo.
" Io non mi sono mai innamorato di una ragazza, io non ho mai sofferto per un ragazza.. perchè da quando ho conosciuto Alice è diverso?" chiese sperando in una mia risposta.
" Perchè lei è speciale, lei è " quella giusta" come si suol dire.." dissi cercando di convincerlo.
" Perchè l'ho persa se lei era "destinata" a stare con me?" chiese disperato.
" Perchè hai permesso al tuo terribile carattere di vincere sui tuoi sentimenti, hai accettato l'invito di Darleen e hai combinato questo gran casino!" lo rimproverai.
" Non sapevo come comportarmi.." mormorò.
" Forse non l'hai persa del tutto.. mi dispiace solo per Darleen che si è innamorata di te per poi rimanerne delusa" dissi pensando a quella povera ragazza dai capelli neri.
" Ora devo riprendermi Alice!" disse riassumendo la carica di sempre.
" Così ti voglio Eric!" dissi contenta che si fosse finalmente svegliato.
Esiste l'amicizia tra uomo e donna?.
Si.
Io e Eric siamo la prova vivente.
" E tu? Che è successo? Ho notato che mi nascondi qualcosa.." disse con un sorriso pieno di affetto.
" Josh è tornato.." dissi guardando l'asfalto.
" L'hai fatto entrare in casa tua? Hai permesso che lui rientri a far parte della tua vita?" chiese irritato.
" Sai benissimo perchè abbiamo litigato.." dissi.
" Per me.." disse lui dispiaciuto, si sentiva colpevole.
" Lo sai che non è colpa tua, ma lui mi ha picchiata perchè pensava che tra me e te.." mi bloccai, faceva troppo male ricordare.
Eric mi aveva rifiutata quando mi ero dichiarata, quando gli avevo aperto il mio cuore.
Ero rimasta sola un paio di settimane, nel più profondo e completo dolore.
Poi, lui era venuto a cercarmi e da quel giorno avevamo iniziato a frequentarci come amici.
Ora lui era il mio migliore amico.
" Sai che mi dispiace per come mi sono comportato, ma sono fatto così..." disse consapevole che, il fatto che il suo fosse un brutto carattere, non era una scusa.
" Ora non so come comportarmi con Josh.." dissi senza ascoltarlo.
" Come ti ha picchiato quella volta può farlo anche stasera appena torni a casa.." disse lui preoccupato.
" E se fosse cambiato?" chiesi difendendo Josh.
" Se sei disposta a rischiare di essere picchiata di nuovo per scoprirlo fai pure.." disse lui arrabbiato.
" So che non capisci, non capisco nemmeno io.. cioè, mi ha picchiata, dovrei non volerlo più vedere!" dissi confusa.
Mi abbracciò.
" Ti capisco Medison.." mi sussurrò all'orecchio.
" Ora devo tornare da lui..." dissi sciogliendo l'abbraccio.
" E io devo cercare lei.." disse deciso.
" Buona fortuna!" dissi.
" Anche a te!" disse lui salendo nella sua auto grigio metallizzato.

Quando tornai a casa, aprendo la porta, un delizioso profumo di pesce mi raggiunse.
" Ho cucinato per te!" disse con voce dolce Josh.
Sopra la tavola era stato messo un mazzo di rose rosse e l'antipasto era già stato servito.
" Grazie.." mormorai con le lacrime agli occhi.
Ne ero certa, non mi avrebbe più picchiata.















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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 CIAO A TUTTI!
QUESTO è UN PERIODO UN Pò COSì QUINDI QUELLO CHE SCRIVO SARà UN Pò INFLUENZATO DAL MIO UMORE...
SPERO NON SIA NEGATIVO X LA FF...
COMUNQUE SIAMO ARRIVATI ALL'OTTAVO CAPITOLO..
SPERO CHE LE RECENSIONI AUMENTINO, ALTRIMENTI, COME SAPETE, MI DEMORALIZZO!
BUONA LETTURA!


Alice

Piove.
Il mio sguardo perso è rivolto verso la finestra di camera mia.
Un dolore atroce da un mese ormai lacera il mio cuore.
Un dolore insopportabile, che toglie la voglia di andare avanti.

...And I hate how much I love you boy
But I just can't let you go
And I hate that I love you so...

" Già.. odio quanto ti amo Eric.." mormoro tra me e me.
Continua a scendere la pioggia e le lacrime, che per l'ennesima volta bagnano le mie guance, le fanno compagnia.
Un mese, ero stata troppo ottimista a credere che l'avrei dimenticato nel giro di poche settimane. Era passato un mese e ancora piangevo per lui.
Le voci di Rihanna e Ne-yo unite formavano un duetto perfetto.
Quella era una canzone che mi distruggeva dentro.
Risvegliava tutti quei ricordi, quei momenti che cominciavano ad urlare dentro la mia testa, impedendomi di pensare.
Forse il motivo per cui non mi ero ancora liberata di tutta questa sofferenza ero io, io che mi autodistruggevo ascoltando canzoni tristi, lasciandomi trasportare dai ricordi, rifiutando qualsiasia invito ad uscire.
Ma cosa ne potevo io se, per la prima volta nella mia vita, mi ero innamorata?.
Nulla.
Sentii bussare alla porta.
Asciugai in fretta le lacrime e risposi : " Avanti..".
La porta cigolò come al solito e poi vidi Jack.
" Ciao Al.." disse notando il mio volto pallido.
" Jack.." risposi silenziosamente.
" Ho una cosa da darti.." disse passandomi una busta.
" Da parte di chi?" chiesi per nulla incuriosita.
" .. Sua" rispose ed io capii al volo.
Non riuscii a trattenere le lacrime, accartocciai la busta e la lanciai nel cestino sotto la scrivania.
" No.." mormorò lui non facendo in tempo a fermarmi.
" Che c'è?! Ora non posso nemmeno rifiutare le sue lettere?! Non posso perdonarlo, devo resistere.. anche se è difficile.." dissi lanciandomi tra le sue braccia.
" Forse vuole farsi perdonare.." disse lui tentando di consolarmi.
Rosalie, Sharon e Jack le avevano provate tutte ormai per togliermi dalla testa Eric, ma non c'era stato verso, sembrava facessi di tutto per non perdere i preziosi ricordi dei momenti passati con lui.
" Non mi interessa.." singhiozzai.
" Su tranquilla.." disse lui baciandomi la testa.
Rimase con me finchè non riuscii a fingere un'espressione più serena, se ne andò poco prima di cena rifiutando gli inviti di mia madre.
" Non mangio..." le dissi quando accompagnai Jack alla porta.
" Hai digiunato anche oggi a pranzo! Devi mettere dentro qualcosa Alice..." disse mia madre preoccupata.
" Sto bene.." borbottai e corsi in camera non permettendole di replicare.
I miei occhi continuavano a fissare il cestino.
La lettera.
Perchè l'avevo strappata?.
Leggerla non avrebbe peggiorato più di tanto la situazione.
Presi lo scotch e unii i due pezzi.
Poi iniziai a leggere lentamente trattenendo le lacrime.

Alice,
da quando te ne sei andata, o meglio, da quando ti ho persa sono cambiato.
Non sono più lo stesso, te lo giuro, non so come mi sono ritrovato una persona diversa.
Per merito tuo.
Mi manchi.
Manca il tuo sorriso, la tua strana fobia per le corde, le tue continue cadute, il tuo profumo di zucchero filato e più di tutto la tua presenza accanto a me.
Sei importante e me ne sono accorto troppo tardi.
Spero che leggendo questa lettera tu possa capire quanto tengo a te e perdonarmi.

Baci
Eric Nicols
 
Il foglio era talmente inzuppato dalle lacrime che ormai la lettera era illeggibile.
Eric sentiva la mia mancanza.
Sentii alcune ferite dentro di me rimarginarsi pian piano.
Non potevo continuare a infliggermi quel dolore, l'avrei perdonato sicuramente prima o poi e quello era il momento per farlo.
Dipendevo troppo da lui e quella lettera mi aveva aperto gli occhi e schiarito le idee.


Medison

" Josh.." sussurai al suo orecchio.
" Dimmi.." disse lui girandosi verso di me.
" Sono incinta..." dissi tutto d'un fiato.
Erano passati un paio di mesi da quando era tornato a vivere con me e non mi aveva più picchiata, anzi ogni giorni diventava sempre più dolce.
Si appoggiò ai gomiti rimanendo disteso nel letto matrimoniale.
" Sul serio?" chiese facendo comparire un largo sorriso sul suo volto.
" Si! Di due mesi.." dissi felice.
Mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte a sè.
" Ti amo.." disse dolcemente.
" Anch'io!" risposi stringendolo forte.
Poi ci addormentammo in quella posizione entrambi entusiasti per l'arrivo di un bebè in famiglia.
In tarda mattinata sentii il profumo del caffè entrarmi nelle narici.
Mi svegliai.
Il sole batteva forte cotro le grandi vetrate dalla camera da letto e il posto accanto a me era vuoto.
" Buongiorno amore mio!" disse Josh entrando.
" Giorno amore.." dissi strofinandomi gli occhi ancora insonnolita.
" Ho preparato la colazione!" mi disse dolcemente.
Notai il suo abito elegante e rimasi incantata dalla sua bellezza.
" Dove vai così vestito?" chiesi incuriosita.
" Ho un colloquio di lavoro.." disse soddisfatto.
" Dici sul serio?" chiesi stupefatta.
Josh lavorava nel settore pubblicitario e erano veramente poche le occasioni di lavoro che gli si presentavano.
" L'azienda che si occupa di pubblicizzare i profumi per uomo " Armani" ha fissato questo colloquio.." disse fiero.
" Oddio! Lavorerai per Armani!" esclamai orgogliosa del mio compagno.
" Non so ancora se mi assumeranno.." disse facendosi pensieroso.
" Sono certa che non perderanno un talento naturale come il tuo.." lo incoraggiai mentre gli sistemavo la cravatta.
Quando mi sedetti a tavola per iniziare la colazione Josh partì per il colloquio e così, dopo avergli augurto buona fortuna, rimasi sola.
Impiegai quel poco tempo rimasto prima di pranzo nelle pulizie domestiche.
Poi, squillò il telefono.
" Pronto.." dissi col fiatone.
" Buongiorno, parlo con la signorina Woods?" chiese una voce maschile.
" Si, sono io.." risposi.
" Sono un medico del S. Juditte Hospital, il suo compagno.." mentre il medico parlava lo bloccai presa dal panico.
" No.. Cos'è successo a Josh?!" chiesi terrorizzata.
" Ha avuto un incidente, è in gravi condizioni.." disse il dottore dall'altro capo del telefono.
Mi sentii svenire. È vero che quando tutto sembra andare per il verso giusto c'è sempre qualcosa pronto a rovinare quella situazione di benessere.
" Arrivo.." dissi con voce rotta dal pianto.
Mi precipitai in auto e partii premendo sull'acceleratore.
Quando arrivai un'infermiera mi accompagno nella sala d'attesa, dovevo aspettare che Josh uscisse dal reparto traumatologia.
Presi il cellulare e digitai velocemente il numero di Eric, in quel momento sentivo che lui era la persona più importante della mia vita dopo Josh, e avevo bisogno di averlo vicino.

Darleen

Passeggiavo senza meta per i marciapiedi del centro di New York.
L' i-pod alle orecchie mi permetteva di dividermi dal mondo intero, da tutta quella gente che percorreva di fretta le strade della grigia città.
Da quando avevo visto Alice piangere alla vista del dottor Nicols insieme a me avevo deciso che non mi sarei fatta più vedere durante i suoi stessi orari.
Ora seguivo un programma di riabilitazione con il dottor Chase e non incrociavo mai la giovane ragazza e il bel dottore.
Mi era giunta voce però che Alice avesse adirittura voluto cambiare clinica, perchè le era troppo difficile sopportare la vista del dottor Nicols.
Avevo perso i contatti sia con lui che con le altre due pazienti e stavo vivendo un periodo nella più completa solitudine.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi di un ragazzo che stava fermo ad osservare gli orari dell'autobus. Ci scontrammo.
Caddi a terra e tutto il contenuto della borsa si sparse nel marciapiede.
" Scusami! Mi dispiace, che imbranato sono.. aspetta, ti aiuto.." disse il giovane chinandosi per aiutarmi a raccogliere le mie cose.
" Figurati! È tutta colpa mia, avevo la testa fra le nuvole e non ti ho visto.." dissi poggiando lo sguardo su di lui.
Era sicuramente uno studente verso gli ultimi anni del liceo, ma aveva un'aspetto maturo e responsabile.
" Dove stavi andando?" mi chiese con aria indifferente.
A quella domanda arrossii, perchè in verità non avevo una meta.
" Sinceramente non lo so.." risposi timidamente.
" Prendiamo un caffè?" propose con aria amichevole.
" Non dovresti essere a scuola?" domandai.
" Oggi è sabato.." disse lui accigliato.
" Oh già.." dissi arrossendo e sbattendomi una mano sulla fronte.
Fantastico. Avevo addirittura perso il conto dei giorni.
" Allora ti va?" mi chiese nuovamente con il sorriso stampato sulle labbra.
" Ma si.. andiamo.." risposi convinta.
Ora avevo una meta, e non ero neppure più sola. Mi sentii più serena e tranquilla.
Quando ci sedemmo sui tavolini di un bar calò un silenzio imbarazzante.
Il giovane ragazzo lo ruppe poco dopo.
" Non sei del liceo vero?" mi chiese.
" No, mi sono laureata due anni fa.." risposi " Tu si invece?" chiesi poi.
" Si frequento il quarto anno, vado per i diciotto.." disse sorridendo.
Il cameriere arrivò con il caffè e iniziammo a sorseggiarlo piano.
" Come mai vagavi senza meta?" chiese trattenendo una risata.
" Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria e di riflettere..." risposi tranquilla.
Parlare con qualcuno mi faceva sentire meglio, avevo bisogno di sfogarmi e farlo con qualcuno che non conoscevo aveva un non so che di speciale.
" Scusami, ora devo andare.." disse il giovane dopo che il cameriere portò il conto.
Pagammo e poi ci salutammo.
" Allora ci vediamo!" dissi voltandogli le spalle.
Non feci tempo a fare due passi che lo sentii poggiare la sua mano sulla mia spalla.
" Eh.." dissi voltandomi.
" Non ci siamo nemmeno presentati.." disse sfregandosi il mento.
" Già.." risposi accorgendomene solo in quel momento.
" Io sono Jack.." disse il giovane lisciandosi il corto pizzetto.
" Io Darleen.." risposi con un sorriso.
" Ti andrebbe di scambiarci il numero di telefono?" propose imbarazzato.
" Perchè no.." dissi felice di tutto quell'interesse nei miei confronti.
Ci scambiammo i numeri e poi ci salutammo con la promessa che saremo rimasti in contatto.
" Ci si vede!" disse lui agitando una mano prima di salire sull'autobus.
" Alla prossima!" risposi.









 

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Capitolo 9
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10 CIAO A TUTTI MIEI CARI LETTORI!
SCUSATE TANTO IL RITARDO MA AVEVO RI-PERSO L'ISPIRAZIONE!
MA VABBÈ..
RINGRAZIO Nina95 CHE CONTINUA A SEGUIRE TUTTI I MIEI SCRITTI!
GRAZIE MILLE!
E GRAZIE A TUTTI VOI CHE LEGGETE E METTETE TRA SEGUITE E PREFERITE! GRAZIE DI CUORE!
ED ORA.. BUONA LETTURA!


Alice

Fu un attimo riconoscere la sua figura da lontano.
Ci eravamo dati appuntamento per parlarne, per spiegarci e magari sistemare una volta per tutte la situazione.
Il luogo aveva voluto sceglierlo lui, e in questo modo era riuscito a giocare il suo asso nella manica.
Scelse il romantico ristorante dove ci eravamo scambiati il primo bacio, dove avevamo avuto il nostro primo appuntamento.
Infatti già da lontano quell'edificio color lilla suscitava dentro di me un'esplosione di emozioni diverse, indescrivibili.
Poi, vedere lui fu lo shock che mi risvegliò da quella marea di ricordi in cui stavo affogando.
Bellissimo come lo era sempre stato, i capelli ricci arruffati, la barba leggermente trascurata. Identico a come l'avevo lasciato.
Mi sentii mancare quando iniziarono ad esserci solamente pochi metri a dividerci.
Ci salutammo con un sorriso imbarazzato e poi lo seguii all'interno del locale.
Altro particolare che mi fece sprofondare fu vedere che Eric aveva scelto lo stesso tavolo del nostro primo incontro. Tutto ricordava, tutto era esattamente come quella sera.
" Eccoci qua..." disse quando finalmente entrambi ci sedemmo.
" Già.." mormorai imbarazzata.
" Da cosa cominciamo?" chiese impacciato cercando di rompere il ghiaccio.
" Dalla lettera.." risposi decisa assumendo una sicurezza che non mi apparteneva.
" Si.. la lettera ma, esattamente quale?" mi chiese con un sorriso.
Quelle parole mi fecero ricordare che non c'era stata solo una lettera, ma Eric ne aveva spedite tante e tutte queste avevano ricevuto il mio rifiuto. Non le avevo lette, erano finite nel cestino ed erano state buttate via.
" L'ultima che mi hai mandato.." dissi staccandomi dal ricordo di quei giorni pieni di dolore.
" Posso giurarti, che tutto quello che ti ho scritto è vero.. dalla prima all'ultima parola.." disse cercando di convincermi.
" Non devi assicurarmi nulla.. devi solo dirmi perchè ti sei comportato così.." spiegai con voce priva di emozione.
Eric si lasciò scappare un sospiro.
" Allora.. so che ti può sembrare impossibile ma, tu conosci solo un lato di me.. ti ho lasciato vedere solo un lato della mia personalità, del mio carattere.. io non sono veramente così.." disse scuotendo la testa.
" Scusami Eric, ma io non ti capisco..." dissi stupita dalle sue parole.
" Non sono solamente l'uomo dolce e romantico di cui ti sei innamorata, Alice.. ti ho nascosto una parte del mio carattere, quella che mi caratterizza come insensibile bastardo.." concluse quasi vergognandosi di se stesso.
" E non puoi eliminare questa tua parte? Cancellare questo tuo difetto.." chiesi.
" È come se ti chiedessi di non avere paura delle corde, Alice.. ti sarebbe impossibile.." disse trattenendo una risata, forse al ricordo di quel pomeriggio passato insieme.
" Ora che ci penso, hai ragione.. mi sarebbe impossibile.. e adesso? che hai intenzione di fare?" chiesi arrivando al sodo.
" Voglio ritornare ad averti accanto a me.. per sempre.." disse guardandomi con occhi traboccanti di speranza.
" Anch'io vorrei.. ma, ho paura.." mormorai abbassando lo sguardo.
" Di cosa?" mi chiese alzandomi il mento con un dito.
" Di perderti.." sussurai distrutta da quel terrore che mi scorreva dentro.
Era come una pugnalata al petto vederlo scomparire, sapere che non l'avrei più rivisto, mai più.
" Non permetterò mai al mio carattere di vincere su ciò che voglio davvero.. è già successo una volta ma, non accadrà mai più, te lo prometto.." disse prendendomi le mani.
" Se me lo prometti.." mormorai trattenendo un sorriso sollevato.
Mi baciò delicatamente le labbra e poi rimase ad osservarmi rapito da chissà quale particolare del mio viso da diciassettenne.
" Non posso più tenerlo dentro.." mormorò.
" Cosa?" chiesi.
" Questo.. Ti amo, ti amo Alice.." disse ripetendo quelle due parole per due volte.
Risuonarono nella mia mente miliardi e miliardi di volte prima di uscire nuovamente dalle mie labbra.
" Anch'io ti amo..".

Medison

L'attesa mi stava distruggendo.
Non ne potevo più di stare li, ferma ad aspettare, mentre il mio Josh era sotto i ferri.
" Eccomi, ho fatto prima che potevo!" disse col fiatone Eric.
" Grazie al cielo sei qui! Come è andata?" chiesi andandogli incontro.
" Bene, ci siamo rimessi insieme.. ma non è importante in questo momento, dov'è Josh?" chiese prendendomi la mano.
" Ancora in sala operatoria.." mormorai stanca.
" Perchè non ti siedi e fai una dormita?" mi propose lui.
" No!! Non dormirò finchè non avrò la certezza che Josh stia bene.." urlai istericamente per la stanchezza.
" Come vuoi.." disse lui portandomi verso un gruppo di sedie.
" Cos'è successo di preciso?" mi chiese quando mi calmai.
" Stava andando ad un colloquio di lavoro e ad un incrocio un auto gli è finita addosso.." spiegai in poche parole con voce tremante.
" Chi stava nell'altra auto, sta bene?" chiese guardandomi dolcemente.
" Si, non si è fatto nulla di grave..si è rotto un braccio e fatto qualche graffio.. nulla in confronto a ciò che è successo a Josh.. quell'imbecille deve pagare.." borbottai.
" Su, Josh è forte, vedrai che se la caverà in fretta.." mi consolò Eric.
" Speriamo.." sussurai demoralizzata.
Passarono le ore, Eric stava accanto a me e non mi toglieva gli occhi di dosso un secondo.
Per un pò finsi di dormire per tranquilizzarlo, ma ero troppo agitata per sembrare addormentata e così non passò molto tempo prima che mi "svegliassi".
Verso tardo pomeriggio un'infermiera ci raggiunse con passo svelto.
" Buonasera.. lei è la signorina Woods?" chiese con aria professionale.
" Si.." risposi.
" Suo marito è uscito dalla sala operatoria.. mi segua, l'accompagno alla sua stanza.." disse con tono gentile.
" Grazie.." risposi e poi, seguita dal mio amico, raggiunsi la stanza d'ospedale dove si trovava Josh.
Appena entrai mi stupii di quanti macchinari lo circondassero, la situazione era veramente grave.
Corsi verso il letto facendo attenzione a non inciampare, a non combinare altri danni.
" Sta dormendo.." disse la giovane infermiera prima di uscire dalla stanza.
" Sarà ancora sotto l'effetto dell'anestesia.." mi spiegò da dietro le spalle Eric.
Annuii.
Mi sedetti accanto a Josh e passai così tutta la notte.
Ovviamente Eric se ne dovette andare ma, a mattino inoltrato ritornò, con Alice.
" Ehi.." disse stringendomi a sè appena mi vide.
" Ciao.." disse imbarazzata l'adolescente.
" Ciao Alice.." risposi sentendomi a mia volta a disagio.
" Si è svegliato?" chiese Eric.
" Si, stamattina all'alba.." risposi.
" Ti ha parlato?" domandò di nuovo.
" Mi ha detto di stare tranquilla.. ma, come faccio a stare tranquilla quando è messo... così!" dissi scoppiando a piangere.
Alice mi guardava con occhi colmi di dispiacere, erano occhi sinceri.
" Vedrai che si rimetterà.." disse accarezzandomi una spalla.
" Grazie di essere venuta.." le dissi abbracciandola.
La presi alla sprovvista perchè a quel gesto lei sussultò.
" Med.." mormorò con difficoltà Josh dal letto.
" Josh! Sono qui!" risposi pronta correndogli incontro.
" Come stai?" chiese Eric.
Josh mosse lentamente la testa facendo un movimento che voleva significare " così, così..".
Eric annuì.
" Vado a chiamare un dottore.." disse Alice sparendo subito dalla mia vista.
" Ti serve qualcosa Josh?" chiesi preoccupata.
Il mio compagno fece cenno di no con la testa.
Era confortante vedere che capiva ciò che gli dicevo e rispondeva anche se a fatica.
" Buongiorno.." disse con voce rauca un dottore entrando.
Mi strinse la mano e si presentò.
" Salve signorina, sono il dottor Martins..".
Fece cenno a tutti di uscire e noi eseguimmo i suoi ordini.
Dopo qualche minuto il dottore uscì e mi raggiunse.
" Il suo compagno sta reagendo bene, signorina.. ovviamente dovrà passare qualche settimana qui in ospedale, ma poi sarà pronto per uscire.." disse con il suo tono più gentile il burbero dottore.
" La ringrazio.." risposi prima che se ne andasse.
Quando fummo soli lasciai scappare un sospiro di sollievo, Josh si sarebbe presto rimesso, in fondo non era stato un'incidente poi così grave.





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Capitolo 10
*** Ultimo capitolo ***


Capitolo decimo CIAO A TUTTI MIEI CARI LETTORI!
MI SCUSO PER AVER SBAGLIATO AD INDICARE IL NUMERO DEL CAPITOLO PRECEDENTE, CHE IN REALTÀ ERA IL NONO!
QUESTO è IL DECIMO ED ULTIMO CAPITOLO..
EBBENE SI, SIAMO ARRIVATI ALLA FINE DI QUESTA FF...
SPERO VI SIA PIACIUTA..
FATEMELO SAPERE ANCHE SE PER L'ULTIMA VOLTA!

BUONA LETTURA!


Darleen

Passarono le settimane e il mio rapporto con Jack diventava sempre più serio e profondo.
Eravamo usciti parecchie volte ed proprio in una di queste avevo scoperto la sua amicizia con Alice.
Ci eravamo scontrate e lei mi aveva rovesciato addosso il suo apertivo.
Nel suo sguardo si leggeva ancora la rabbia e un pò di competizione per quello che era successo quella sera con il Dottor Nicols, ma quando Jack mi aveva raggiunta da dietro le spalle sul suo volto si era dipinta un'espressione più serena e cordiale.

" Alice.. ti presento Darleen.. io e lei.. beh! ci sentiamo.." disse con tono imbarazzato Jack.
" Ci conosciamo già.." rispose fredda la giovane.
" Come?" chiese sorpreso Jack.
" Si.. frequentavamo lo stesso centro di riabilitazione.." spiegai cercando di non scendere ai particolari.
Tra i due ci fu un'occhiata di cui non riuscii a percepire il significato, ma quando Jack mi chiese di scusarlo e sparì tra la folla con Alice capii.
" Ehi! Che ci fai qui?" mi aveva chiesto una voce familiare.
Mi girai. Davanti a me, bellissimo come sempre, c'era Eric.
" Ciao.." dissi " Sono con Jack.." risposi piatta.
" Capisco.. io con Alice.." disse.
" Non te l'ho chiesto.." replicai fredda come non lo ero mai stata.
" Scusa.." disse offeso.
Poi, fortunatamente, ritornarono Jack ed Alice che ci rivolsero un'occhiata preoccupata.
" Conosci anche Eric quindi.." borbottò Jack geloso.
" Già.." risposi seria.
" Bene, io e Eric ce ne andiamo.. Alla prossima.." aveva detto con un finto sorriso Alice prima di portarsi via il bel dottore.
" Provi ancora qualcosa per lui?" mi chiese con finta indiffereza Jack quando i due furono abbastanza lontani.
" No.. non sento più nulla.." risposi sincera.
Lasciò scappare un sospiro di sollievo, al quale sorrisi.
" Perchè sorridi?" mi chiese.
" Sorrido perchè sei geloso!" risposi ridendo.
La situazione si stava alleggerendo.
" Mi hai scoperto!" disse prendendomi tra le sue braccia.
Risi, per la prima volta felice dopo tanto tempo.
Poi.
Il bacio, non come quello di Eric, delicato ma privo di emozione.
Fu un bacio passionale, in cui Jack mise tutto l'amore che provava nei miei confronti. Io lo percepii e ricambiaii.

Era andata così.
Con Alice in seguito i rapporti migliorarono.
Anzi, devo ammettere che cambiarono completamente perchè, nonostante la mia differenza di età, entrai nella sua cerchia di amici e così conobbi anche Rosalie e Sharon.
Con il dottore sistemai i rapporti e misi ben in chiaro che tra di noi non ci sarebbe più stato nulla.
Jack ora era la mia ragione di vita. Il centro attorno a cui girava tutto il resto.
Senza di lui mi sentivo persa.

Qualche anno dopo...

Da quel giorno, dallo scontro alla fermata dell'autobus, ad oggi, seduta nel divano del nostro appartamento,  è cambiato tutto.

" Ciao tesoro! Torno ora dalla clinica.." disse entrando Jack.
" Ehi! Come va la riabilitazione di Josh?" chiesi incuriosita.
" Sempre meglio.. quell'uomo è una roccia!" rispose allegro.
Jack era diventato fiseoterapista, si era laureato ed aveva raggiunto i suoi obbiettivi. Anch'io ora mi sentivo realizzata, avevo tradotto diversi libri di successo e avevo sempre più richieste.
Ora tra Eric, Alice, Medison, Josh, Jack e me era nata una forte amicizia.
Eravamo un gruppo. Uscivamo ogni week end ed ci davamo una mano l'uno con l'altro.
Non c'erano più stati scontri ne discussioni e di questo tutti eravamo felici.

Alice ed Eric si sposarono ed andarono a vivere in un bellissimo attico poco lontano dal centro di New York.
Alice prese il posto della vecchia segretaria alla clinica per stare sempre vicina ad Eric.
Eric arrivò al punto di cancellare del tutto il lato più brutto del sue carattere grazie all'aiuto della sua giovane compagna.

Medison e Josh ebbero il loro bambino e lo chiamarono Luke.
Furono due genitori perfetti per il bimbo che crebbe sano e forte come il padre.
Medison ritornò a correre sulla sua bicicletta insieme ad Josh che non diede più segni di violenza.

Ed infine..

Io e Jack siamo ufficialmente fidanzati e conviviamo.
Abbiamo imparato ad amarci senza far caso alla nostra differenza d'età.
Per il momento ci amiamo molto e ci siamo promessi questo :
" Forse non staremo insieme per sempre ma.. più di per sempre!"


THE END



Questo ultimo capitolo è visto dagli occhi di Darleen, che in fondo è stata la protagonista meno importante di questa FF. Così ho voluto regalarle la possibilità di raccontare il finale di ognuna di queste tre storie di vita che, come avete visto, alla fine sono un'unica storia.
Che dire ancora.. spero vi sia piaciuta!



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