Titolo:
Rendez-vous felino
Serie: Full
Metal Alchemist
Capitolo: 1 di ?
Rating: PG
Pairing: RoyxEd
ma in questo chappo ancora nulla…
Note: Un giorno
parlando del più e del meno con Slappo è saltata fuori la storia su che animali
potrebbero essere stati Roy ed Ed… E quale belva famelica poteva andare meglio
di un gattino per Pisellino XD? Nessuno, per l’appunto, quindi la cosa mi ha
fatto venire voglia di scriverci su una fic (Come sempre del resto v_v). Ed alla
fine et voilà, seconda ficcia per FMA targata Toy decisamente scritta al
volo^^;;…
Zampettava tra la spazzatura e soffiava dispettosamente contro ogni cosa si
muovesse, anche se era più grande di lui, e tutto lì intorno sembrava
sovrastarlo.
Così
l'aveva trovato.
I suoi
occhietti dorati lo fissavano con una bizzarra espressione antipatica e la zampa
si mosse per graffiarlo anche se una ferita di taglio la macchiava di cremisi.
- Uhm...
ma guarda... -
Sorrise.
Quella
palla di pelo aveva attirato il suo interesse.
Gli
soffiava contro e mostrava i dentini affilati insieme alle unghie. Un cosino
così piccolo... chissà che pensava di fargli.
- Molto
bene. -
Senza
preoccuparsi che lo graffiasse lo afferrò per la collottola portandolo via dai
cartoni e dal puzzo di fogna, portandolo con sé lungo la strada che doveva
percorrere e che era ancora lunga.
Chissà
perché quel giorno qualcuno si era "dimenticato" di venirlo a prendere in
macchina.
Maledetto
idiota! Quando lo avrebbe beccato gli avrebbe mandato a fuoco il cervello
altroché! Ma forse... forse quell'imbecille non ce l'aveva nemmeno un cervello,
a pensarci bene era anche plausibile.
- Domani
sarà sicuramente una bella giornata visto che è il primo giorno di primavera. -
così gli aveva detto quell'idiota mentre finalmente potevano andarsene a casa
abbandonando anche per quel giorno il lavoro.
- E
allora? -
Fu la
domanda che ne conseguì.
- Come
sarebbe a dire e allora? Su, Roy, metti in funzione le tue celluline grigie! Te
lo ricordi domani che giorno è? -
- Il
ventuno marzo, l'hai appena fatto notare. E con questo? -
- Ma
quanto sei ottuso! Domani torna Ed ci sei ora? -
Ovviamente sapeva benissimo anche questo. L’ultima missione che era stata
affidata a quel ragazzino era stata portata a termine come al solito, ed aveva
avuto notizia che sarebbe tornato l’indomani. Gli aveva telefonato personalmente
per cui era naturale che lo sapesse, ma ancora non aveva colto il collegamento.
Che diavolo aveva in mente Hughes? E soprattutto perché gli tirava sempre fuori
il discorso di quel Fullmetal?!
- Roy,
ormai hai una certa età, per cui dovresti pensare un po’ a metter su famiglia...
- sorrise con quell'espressione che soltanto lui poteva avere e finalmente
giunsero le parole che avrebbero spiegato una volta per tutte la situazione -
Come me!!! -
Ma certo,
come dargli torto, lui aveva una splendida moglie che amava ed una figlia
fantastica per cui stravedeva. Era l'emblema della famiglia felice per cui
sicuramente era il più indicato a dare consigli su un argomento del genere.
Roy
annuì.
Finalmente aveva capito! Ora era tutto chiaro!
Sì...
Maes Hughes era un idiota patentato!
Così alla
fine non solo non era andato a prenderlo in macchina quel giorno, ma casualmente
stava venendo giù il diluvio universale! Tutta la pioggia che poteva cadere in
un anno intero cadde quel giorno!
- Una
bella giornata, eh? Lo ucciderò dopo avergli fatto provare le pene dell’inferno.
-
Il
colonnello ghignò sadicamente assaporando il momento in cui si sarebbe trovato
nella stessa stanza del collega e avrebbe potuto disporre di lui come meglio
avrebbe preferito. Sì, già si sentiva meglio ad immaginare i mille modi per
vendicarsi di quello scherzetto.
Scosse la
testa togliendosi un po’ dell’acqua che gli bagnava i capelli corvini e affrettò
il passo, come minimo, vista la fortuna di quel giorno avrebbe persino
incontrato il nanerottolo dalla faccia sempre incazzata.
Sè,
proprio, ci mancava soltanto lui in quella mattina, non gli bastava la belva che
aveva appena raccolto e che gli stava martoriando il braccio... e a proposito...
- Ahia!
Smettila gattaccio mi stai facendo male! - ringhiò alla piccola palla di pelo
dal manto rossiccio e striato che si limitò a scoccargli uno sguardo pieno di
ira senza nemmeno ascoltarlo, ma era soltanto un gatto non poteva pretendere che
capisse le sue parole... Eppure quegli occhietti di un intenso giallo capace di
illuminare la notte più nera gli portavano alla memoria altri occhi
dell'altrettanto colore ambrato, persino con la stessa espressione perennemente
imbronciata. O almeno quella era la faccia che lui spesso vedeva, non è che il
Fullmetal gli avesse concesso una vasta gamma di espressioni...
Scrollò
le spalle mentre la mano libera giocava con la catenina argentata del suo
orologio e affrettò il passo scoprendosi in un ritardo mostruoso.
L’Headquarter
pullulava di soldati ed un andirivieni lo sorprese mentre superava i cancelli
aperti e si portava al suo ufficio.
C'era
troppo movimento, strano data l'ora, per di più persino Armstrong nella piazza
stava dando qualche ultima disposizione ad un gruppo di soldati impegnati ad
annuire vigorosamente e a seguire con gli occhi, ma soprattutto con il corpo le
sue particolari movenze. Muscoli addominali e lombari guizzavano all’unisono
sotto i comandi del Maggiore.
Chiedergli spiegazioni era fuori discussione per cui si portò alle scale
dell'edificio principale trovando Hughes che correva dalla parte opposta.
Proprio
lui cercava.
- Dove
stai andando? - domandò con voce pacata.
- Alla
stazione, è meglio se vieni anche tu. -
Fantastico, era appena arrivato e già gli toccava uscire. Avrebbe anche chiesto
spiegazioni più esaurienti se non fosse che il Tenente-Colonnello corse via
prima che potesse aprire bocca e di lui non rimase che una nuvoletta bianca e
qualche fotografia della figlia che doveva essergli caduta dalle sue tasche.
Roy lo
guardò scomparire al piano di sotto ma prima di seguirlo si ricordò di un peso
che aveva ancora tra le mani.
Era
diventato più silenzioso, più calmo e con sospetto si fissava intorno cercando
di analizzare come meglio poteva il luogo in cui si era ritrovato.
- Bè,
dovrai startene buono qui fino al mio ritorno. -
Il micio
scosse la testolina muovendola dall'altra parte, come a mostrarsi indifferente
alle parole del Colonnello e l'uomo scrollò le spalle aprendo la porta del
proprio ufficio.
La
finestra aperta sbatteva in continuazione contro il muro e il polline aveva
invaso la stanza volando di qua e di là e attaccandosi ai mobili e ai fogli
appoggiati sulla scrivania.
La chiuse
con cura appoggiando il gatto sulla scrivania e fissandolo con sguardo
penetrante.
- Vedi di
non fare troppo casino Gatto, io tornerò presto. -
Il micio
soffiò irritato, saltando agilmente giù dalla scrivania per atterrare sul
pavimento lucido e speculare. Per un momento sembrò perdersi nella
contemplazione del proprio musetto e quello che parve un sospiro uscì dalla sua
bocca, ma il Colonnello non ci fece caso. Chiuse la porta alle sue spalle e si
avviò insieme a Hughes.
…
La
vettura spense il motore a pochi metri dalla stazione.
Il flusso
di gente era stato portato al limite e molti militari stavano svolgendo gli
ultimi controlli del caso su una coppia di anziani occupati nelle loro lamentele
per il pessimo servizio.
- Sono
ore che aspettiamo di riavere le nostre cose, vi sembra il caso di trattarci? -
- Su,
caro, non urlare, lo sai che poi ti sale la pressione. –
- Ma
Benedict non vedi come
ci trattano? E le nostre valige! Eh? Che ne è delle nostre valigie! Esigo di
riaverle immediatamente! –
- Ci
dispiace, ma per ora non è possibile, le assicuro che riavrà tutto indietro. –
- Me lo
auguro per lei giovanotto! –
Un
ragazzo in divisa sospirava pesantemente tentando nel meglio delle sue capacità
di tener testa all’anziano uomo che non voleva sentir ragioni e, appurato che
avrebbe avuto prima o poi la sua roba, tornò al discorso precedente, il suo
gatto.
Da ore
cercava il suo piccolo Murfy, un gattino dal manto rossiccio e striato che aveva
miagolato per tutto il tragitto sul treno ed ora era sparito, spaventato per
l’esplosione che aveva fermato il treno distruggendo i binari su cui viaggiava.
Erano
stati fortunati ad essersi trovati subito alla stazione o le vittime sarebbero
sicuramente state di più, merito anche di quel bambino biondo uscito dal nulla.
- Ha
detto bambino biondo? -
Roy aveva
ascoltato parte della loro conversazione e, una volta che Hughes lo aveva messo
al corrente della situazione, era intervenuto pensando che si fosse trattato del
Fullmetal.
-
Certamente, giovanotto. Era un bambino dai lunghi capelli biondi, e li aveva
raccolti in una treccia, me lo ricordo perché mia moglie gli aveva fatto
giustamente notare che certe pettinature dovrebbero essere per le bambine e non
per i maschietti. Ah, ma dovevate sentire come urlava e gridava persino che non
lo chiamassimo bambino o piccoletto o altre cose che non ho compreso. Eh, i
bambini di oggi mancano di buona educazione, lo sa questo? -
Parlava
l’anziano signore, ma da un po’ parlava persino da solo.
Quello
che Roy voleva sapere l’aveva saputo, era inutile per cui perdere altro tempo
con quella seccatura con i baffi. Si allontanò dal vecchio udendo distintamente
qualche insulto a lui rivolto e si portò vicino a Hughes che controllava i danni
subiti dal treno.
Non
molti.
Quel
vecchio aveva ragione, erano stati fortunati.
- Notizie
di Ed? – domandò il Tenente-Colonnello guardando l’uomo con la coda dell’occhio
mentre scriveva qualcosa sul taccuino.
- Uhn. È
stato qui sicuramente, molto probabilmente è stato lui a fermare il treno in
tempo. –
Un’ipotesi più che plausibile. Ora restava da scoprire dove quel ragazzino
potesse essersi cacciato, neppure del fratello avevano notizie. Un’armatura così
grande era quasi impossibile passasse inosservata… ma nessuno sembrava averla
vista…
- Credi
che siano stati costretti a scappare? -
Fu Hughes
a chiederlo.
Era una
domanda lecita, forse l’unica soluzione che era possibile trovare alla scomparsa
del piccolo Alchemist.
- È
probabile. -
A quel
punto le cose da fare erano molto poche.
Per le
ultime ispezioni e ricerche erano lì i militari, il loro compito quindi era
finito, ma prima che potessero arrivare alla macchina la coppia di anziani li
raggiunse nuovamente piazzandosi di fronte a Roy con sguardo arcigno.
- Caro,
non pensi di star esagerando? -
- Zitta
Benedict, lasciami
fare. Giovanotto! – l’indice grassoccio dell’uomo puntò verso il Colonnello e un
paio di occhialetti rotondi furono pigiati maggiormente sul volto paffuto, gli
davano un’aria ancora più bizzarra ma la gente spesso non ci faceva caso.
Pensava soltanto a liberarsi di quel ciarlone, nient’altro. E così pensò anche
Roy.
- Proprio
lei cercavo. –
- Ma non
mi dica… - mormorò l’uomo alzando gli occhi al cielo e strofinando lentamente le
dita della mano destra. Avrebbe fatto meglio a carbonizzare lui e la moglie, ma
poverini, infondo non potevano considerarsi nemici del governo… Peccato.
- Mi
hanno detto che lei può aiutarmi. – continuò quindi l’anziano.
-
Chiunque sia stato sarà presto licenziato… -
- Io sto
cercando il nostro Murfy, è importante che lo ritrovi, mi ha capito? –
Uno
sguardo disinteressato lo raggiunse e Roy si limitò ad annuire. Non si preoccupò
nemmeno di domandargli chi mai potesse essere quel Murfy, non gli interessava né
pensava potesse essere di qualche rilevanza per le indagini, finché non fu lo
stesso uomo a parlargliene.
- Deve
sapere che teniamo molto al nostro Murfy! Lui è il gattino del nostro amato
nipotino, dobbiamo assolutamente ritrovarlo! -
- Un
gatto? –
-
Esattamente. Vedo che finalmente mi sta ascoltando giovanotto! –
Era
irritante quell’uomo.
Con fare
altezzoso gli parlava senza nemmeno preoccuparsi di comprendere che la divisa
che portava meritava per lo meno il suo rispetto, e poi con quale enfasi lo
chiamava “giovanotto”.
Era
irritante e fastidioso.
- E’ un
gattino dal manto rosso. -
Fu
l’unica frase che sentì, il resto lo rimosse dalla testa, oppure non lo ascoltò
mai e terminando lì il discorso fece gesto a qualche soldato lì vicino che
caricasse su un auto quei vecchietti e li seguissero all’HQ dove probabilmente
li aspettava il loro micio.
Più volte
ringraziò Dio una volta che fu riuscito a sedersi comodamente sui sedili della
loro vettura, non si accorse nemmeno della presenza di Hughes accanto a sé,
l’unico suo pensiero, a parte all’essersi liberato dei vecchietti, correva ad Ed
di cui ancora non avevano notizie.
-
Aspettate un attimo qui, prego. -
Hawkeye
aveva fatto accomodare la coppia di anziani signori nell’atrio dell’Edificio
militare e li teneva sott’occhio chiedendo al Colonnello cosa ci facessero dei
civili lì.
- Lascia
perdere. – gli mormorò lui salendo al proprio ufficio dove ritrovò la piccola
palla di pelo che quella mattina si era portato appresso, ed insieme a lui… il
caos!
Fogli
sparsi ovunque, penne e matite mangiucchiate in gran parte erano cadute a terra
e le tende della finestra strappate in più punti. Al centro della stanza, mentre
combatteva per uscire da sotto un grosso cestino della cartastraccia, il gattino
si dimenava e miagolava per liberarsi.
Roy
rimase per qualche istante a bocca aperta.
La
giornata volgeva di bene in meglio…
Con un
paio di veloci falcate si portò al cestino alzandolo dal piccolo prigioniero che
prese tra le braccia fissandolo incattivito.
- Ti
avevo detto di fare il bravo… -
- Miah…?
Miao, fhffff!!! –
Ah,
maledetto gatto, ancora gli soffiava!
Lo portò
giù per mostrarlo ai vecchietti quasi certo che si trattasse del loro Murfy e i
due lo fissarono a lungo, lo accarezzarono persino e il micio soffiò anche a
loro con la solita espressione antipatica e seccata.
Poi
finalmente arrivò il responso che tanto attendevano.
-
Giovanotto, dico, sta scherzando? È ovvio che questo non è il nostro Murfy! -
E per un
attimo lui ci aveva sperato davvero.
-
Fantastico, ma che bella notizia… -
La
giornata andava avanti e le cose non facevano altro che peggiorare.
Li
congedò in fretta ritirandosi silenziosamente nel suo ufficio e raccogliendo
qualcuno dei fogli che il simpatico micio si era premurato di buttare all’aria.
- Miao,
tsk! -
Anche il
gattino sembrava di pessimo umore.
Appoggiate le zampine sul pavimento si era seduto a fissare il Colonnello che
camminava avanti e indietro per la stanza con aria assorta.
Strano
tipo quello, chissà che aveva tanto da pensare.
- Dannato
ragazzino potrebbe muoversi e farci sapere dove si trova. – sbottò
all’improvviso e il gattino drizzò le orecchie.
- Miao? –
Ma il suo
non era altro che un miagolio, l’uomo lo sentì appena e si voltò verso di lui.
- Vieni
qui Gatto. - disse laconico indicando accanto a sé.
Il micio
non si mosse, sembrò persino fargli il verso.
- Gatto,
ho detto vieni qui. -
Medesima
reazione di prima.
A quel
punto fu lui ad andare dal piccolo animale. Lo afferrò per la collottola
avvicinando di più il viso al suo musetto.
- La
prossima volta obbedisci. –
Una
zampata.
Fu
veloce, mosse la zampa estraendo gli artigli verso il viso dell’uomo. Ma lui lo
fu di più e con l’altra mano bloccò la zampa scuotendo il capo.
- Se
continui a muovere la zampa in quel modo non smetterà di sanguinare. -
La fasciò
con il suo fazzoletto per poi lasciare il gattino sulla sua scrivania a fissare
stranito la bendatura di fortuna e poi il Colonnello. Una spruzzata di rosso
colorava il suo musetto ma non si sarebbe vista la differenza tra il colore del
suo pelo, così, con passi incerti si mosse più al centro della scrivania a cui
anche l’uomo si era seduto. Si mosse verso la sua mano e lì si fermò puntando i
suoi occhietti dorati verso l’altro che distrattamente gli accarezzò la
testolina e sospirò ancora guardando il telefono che non squillava.
Odiava
dover attendere.
Specie
quando si trattava del Fullmetal.
Specie se
a pervenirgli sarebbero state brutte notizie.
Eppure
non restava altro da fare…
-
Colonnello, non pensa che sia ora di andare a casa? -
Era stata
Hawkeye a parlare.
Non
l’aveva nemmeno sentita entrare, persino il piccolo micio che ora teneva sulle
gambe si era abbandonato alle sue carezze e docilmente faceva le fusa
assopendosi lentamente in quel torpore.
Sbatté
d’improvviso le palpebre. Tutti e due, svegliandosi completamente dai loro
pensieri o qualsiasi altra cosa fosse e l’uomo guardò l’ora.
- Non
avete avuto nessuna novità sul Fullmetal? -
- No,
signore, nemmeno del fratello. –
Ma dove
poteva cacciarsi un’armatura di quella grandezza? Quei ragazzini erano proprio
delle spine nel fianco.
- Hn. -
-
Colonnello? –
Hawkeye
stava per richiudere la porta alle sue spalle quando un miagolio soffocato la
raggiunse e due occhietti dorati si specchiarono nel suo sguardo.
- Pensa
di tenerlo lei? – gli chiese ricordando piuttosto bene la sua teoria sui cani e
sperando non ne avesse una simile anche per i felini.
- Bè, è
utile come scaldino. – affermò senza pensare troppo ad una risposta, infondo per
qualche giorno avrebbe anche potuto tenerselo, poi probabilmente lo avrebbe
mollato al fratello del Fullmetal, l’amante dei gatti.
-
Capisco. A questo punto le auguro buonanotte. –
Senza
tergiversare oltre uscì richiudendo la porta, ma fu riaperta dall’entrata di
Hughes che teneva tra le mani un paio di scatole di fazzoletti.
Non si
annunciò nemmeno bussando, entrò spalancando con forza la porta e sbattendo
sulla scrivania le scatole.
- Roy
tieni, ho pensato che queste potessero servirti! -
- Come
scusa? –
Hughes
gli posò una mano sulla spalla sospirando tristemente.
- Su, su,
non devi fingere con me. Siamo amici, capisco la tua disperazione, non devi
preoccuparti che prenda come debolezze le tue lacrime, per cui forza, piangi
pure quanto vuoi. -
-
Piangere? –
- Ma
certo, per Ed ovviamente. So che sei disperato perché non lo troviamo, ma non
temere, vedrai che starà benone! E non appena lo troveremo potrai dar vita anche
tu alla primavera del tuo cuore! –
L’altro
non parlò, né emise alcun suono. Fu veloce e scattante, come uno schiocco di
dita, come la scintilla che si mostrò dai suoi guanti candidi mentre il
portamatite accanto a Hughes prendeva fuoco e l’amico lo fissava con timore.
Chiaramente il Colonnello non aveva alcuna intenzione di piangere, o di
ascoltare le sue sciocchezze.
- Ok, ok,
scherzi a parte. Chi è quella palla di pelo rossa che ti sta sulle gambe? -
Soltanto
in quel momento aveva notato il gattino che diffidente muoveva la bocca come a
pronunciare qualche parola che mai sarebbe potuta uscire dalla sua gola e, a
parte qualche miagolio incomprensibile, non aveva un’espressione molto
simpatica.
Lo guardò
bene colpito particolarmente dallo sguardo felino che tanto gli ricordava quello
di Ed.
Strano.
Ma
infondo era Ed avere quel particolare colore di occhi, per un micio invece era
piuttosto normale.
- Lui è
Gatto. -
Lo disse
come se l’ultima parola pronunciata fosse stato un nome proprio. Come se Gatto
potesse essere considerato come il nome di quella bestiola, che storse il nasino
a sentirlo.
Persino
lui pensava che il Colonnello avesse ben poca fantasia.
- Gatto?
Non puoi chiamare un gatto Gatto… -
- Certo
che posso. Se lo chiamo Gatto lui capirà presto in che posto si trova nella
scala dell’evoluzione e comprenderà ancora meglio chi tra noi è il padrone e che
è a me che deve obbedienza. –
Chiaro e
conciso.
- Roy, ti
ha mai detto nessuno che non sei tipo da animali? -
-
Sciocchezze. Vedrai che piacerà anche a lui. –
- Pfff… -
Era stato
il micio a fare quel suono sottolineando ciò che un gattino poteva pensare di un
nome tanto stupido.
-
D’accordo, allora tu che proponi? -
E sul
volto di Hughes un sorriso beota increspò le labbra mentre pronunciava una sola
parola, La sola parola che aveva in bocca praticamente da sempre.
- Elisya!
–
- Daresti
il nome di tua figlia ad un gatto? –
-
Ovviamente non ad un gatto qualsiasi. –
Purtroppo
la domanda gliel’aveva posta stupidamente Roy per cui tanto valeva ascoltare
tutta la risposta.
- Lo
darei al tuo gatto in questo modo tutte le volte che lo chiamerai penserai anche
a quanto sia bello il nome Elisya! Non lo trovi fantastico? Anzi, guarda, giusto
ieri sono andato a ritirare le fotografie di quando ha messo il suo primo
dentino, ecco… aspetta… ma… ma dove le ho messe??? Elisya, ma dove… dove sei
tesoro di papà? -
Una
catastrofe!
Aveva
perso le sue preziosissime fotografie ed ora il panico si era impossessato di
lui!
Correva
intorno alla stanza urlando che non riusciva a trovarle per poi abbandonare di
punto in bianco l’amico e scappare alla ricerca del suo tesoro, lasciandosi
dietro soltanto un ultimo grido di battaglia – Elisyaaaaaaa!!!! –
Poi il
silenzio e le fusa tornarono a riempire la stanza finché anche per Roy non venne
l’ora di tornare a casa.
Non
avrebbe risolto nulla stando lì ad attendere inutilmente. Hawkeye aveva il suo
numero di telefono, se mai qualcuno avesse scoperto qualcosa sicuramente gli
avrebbe telefonato anche a tarda notte se fosse stato necessario.
>1°CAPITOLO FINE<
Uhn-.-… Primo capitolo
terminato ed è stato pure una faticaccia sebbene l’abbia scritto così per
caso=_=… Ma ora mi chiedo… Che cavolo di fine ha fatto Al O.o? Perché Ed è
palese dove stia, ma un’armatura così grossa… ci credete che ancora non ho idea
di che fine fargli fare T_T? Riuscirò mai a giustificare la sua scomparsa e ciò
che è accaduto al povero Pisellino^^? Pedo!Roy si farà mai Ed XD? Ed io mi farò
mai Roy*-*? (Tutti: No=_=!) Lo scoprirete*__*v…
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