Fredda pioggia autunnale. Aaron è dovuto ritornare in California, a Los Angeles. Già. Los Angeles. E’ una bellissima città. Lì ci sarebbero un sacco di possibilità per la sua carriera.
“Lily in questo momento mi interessa solo di te e del bambino. La mia carriera può aspettare.”
No, invece. Non può aspettare per niente.
“Non è possibile Aaron che non tu capisca! Un profilattico bucato rovinerà il tuo sogno! Quello di tutta una biglivita! Non puoi mollare tutto così...”
Poi mi aveva convinta.
“Cosa vuoi che siano 4 ore di aereo oggi? Ci sono tantissimi modi per sentirsi. Non devi preoccuparti. Ti starò vicino e intanto seguirò le lezioni. Lo hanno fatto in molti. Posso farlo anche io Lily.”
Già. Ma intanto era partito. E a me mancava da morire.
Le lacrime mi salivano agli occhi, i respiri erano come soffocati dai singhiozzi e una tremenda frustrazione mi assaliva. Non era giusto per lui. Magari se ne sarebbe accorto troppo tardi di aver fatto un grosso sbaglio.
***
Aveva gli occhi azzurri color cielo, capelli scuri come il mogano e, dicono, il sorriso della nonna.
“Non puoi farmi questo Lily!”
“Verrà da te tutti le estati, come promesso.”
“Dai nonna, che ci vediamo presto.” Aveva solo tre anni quando disse quella frase.
Mi abbracciò. Nei suoi capelli si sentiva ancora il profumo di shampoo alla fragola che le avevo comprato. Solo allora mi resi conto che mi sarebbe mancata veramente tanto.
***
Non mi ricordo bene il viaggio. D’altronde avevo tre anni e un biglietto per Parigi che mi aspettava.
Adesso, a distanza di tredici anni, i miei genitori sono separati, mia madre è una donna ricca sfondata con 3 precedenti mariti e mio padre un affermato fotografo.
“Cara non puoi passare ore e ore attaccata a quel vecchio album.”
Lo avevo trovato nella soffitta della nostra casa. Conteneva vecchissime foto di mia nonna, di mia madre e della mia infanzia a Brampton. Aveva una copertina a righe bianche e rosa. Era un po’ ingiallita dal tempo e i bordi erano consumati ma io lo adoravo.
“Io devo raggiungere i Bodlaire per un The.”
“Esci anche oggi?” Chiesi scocciata. Usciva tutti i giorni.
“Mi dispiace, mi farò perdonare.” Una delle tante frasi. Mi baciò sulla fronte e uscì dalla stanza, volando sulle sue Manolo Blank.
“Signorina?” Ecco, ci mancava pure la domestica.
“Si?” Cercai di essere cortese il più possibile.
“Vuole uscire? Oggi c’è il sole.” Il sole...Manco mi ricordavo che esisteva. Essere richiusa in casa non è il massimo per una sedicenne, la quale l’unica luce naturale che vede è quella che filtra dalle tende la mattina solo perché le precipitazioni a Parigi sono frequenti e per il semplice fatto che non ha amici quindi non esce mai. Questo spiegava il mio carnato pallido d’inverno e arrossato d’estate.
***
Click. Click. Click.
“Sorridi.”
“Aaron vieni qui.”
“Dimmi.”
“Che ne pensi di queste foto?”
“Cosa non ti va a genio? La modella o gli scatti?”
“No gli scatti sono perfetti...E’ lei che non mi convince. Ci vuole qualcuno di diverso per esprimere l’energia di questa pubblicità. Non lo so. Hai qualcosa da proporre?”
Alzo le spalle come espressione di “non-ne-ho-idea”.
“Senti Vanessa mi sembri anche troppo stressata.”
“Stasera a casa tua. Cinese e film horror?” Era diventata la mia migliore amica in 10 anni che lavoravamo insieme. Non potevo creto dire di no a una delle nostre tradizioni del sabato sera.
“Io vado dal cinese, tu scegli il film.” Mi salto addosso contenta. Era da molto tempo che non la vedevo così.
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