Un fiocco rosa

di CamiInTheHills
(/viewuser.php?uid=96225)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' andata via. ***
Capitolo 2: *** Brampton ***
Capitolo 3: *** Dopo 13 anni ***
Capitolo 4: *** Foglio bianco. ***
Capitolo 5: *** Mark. ***



Capitolo 1
*** E' andata via. ***


Caldo pomeriggio autunnale. Vento che spazza via le foglie. E con le foglie, anche il dolore, la preoccupazione, i ricordi. Click. Click. Click. Fermo un’immagine. Fermo il tempo. E’ proprio questa la sensazione che mi da’ la fotografia. Posso fermare il tempo. Eterno le forme, colori. Come se eternassi profumi, suoni. Guardo l’orologio. Le 5 e mezza. Cavolo. Doveva essere già qui. Comincio a passeggiare per il viale. Alzo la testa. Alti alberi pieni di foglie gialle, rosse, arancioni. I tronchi sono robusti, immobili. Solo i  rami ondeggiano con il vento. Vento caldo. Vento che non si stanca di soffiare. Rami che rompono l’unità del cielo, bloccano i raggi del sole, non li fanno passare. Mi siedo su una panchina. Riguardo l’orologio. Le 5 e 45. Il tempo passa più veloce di quanto agli umani possa sembrare. Scorre veloce e non si può acchiappare. Vorrei che fosse come un film. Si può mettere pausa, si può andare indietro e avanti. Se una cosa ti annoia la mandi avanti. Se non vuoi ripetere un errore lo mandi indietro. Se non hai abbastanza tempo per studiare metti pausa. Guardo l’orologio. Le 5 e 50. Sono passati altri 5 minuti. Altri dannatissimi 5 minuti. Poi sento una voce alle mie spalle.“Ciao Aaron.” Mi volto. E’ lei.

“Datti pace Aaron.”
“Darmi pace? Era l’unica cosa che potevo avere e un volo per il Canada me l’ha portata via! Dannazione!”
“Non è questa la reazione che dovresti avere. So che sei triste. Ma devi ragionare. Le persone nella tua vita arriveranno, sosteranno per un certo periodo e poi andranno via. Come succede sempre. Non ti biasimo. Lei ha deciso di andare. E se n’è andata. Non potevi fermarla.”

***

 

Pioggia. Pioggia forte, invisibile, rumorosa. Tinge l’aria di grigio. Adoro l’odore della pioggia sull’asfalto. E’ amaro, pungente, confuso.
“Sei bellissima quando sei assorta” Mi volto.
“Lo sai che odio quando qualcuno mi osserva da dietro. Da troppo l’idea di un film thriller in cui la protagonista femminile viene catturata dall’antagonista.”
Va in cucina. “Vuoi un The, tesoro?”
“Sì, grazie.” A volte The e biscotti è proprio quello che serve. Per riflettere. Quando è bollente, appena fatto, esce il vapore e si sente l’aroma di limone. Aspro ma allo stesso tempo dolce, leggero, quasi purificante.
“Allora, mi dici perché ieri sera ti ho visto davanti alla mia porta con una valigia e con l’aria distrutta?” Sussulto. Non mi va di raccontare tutte le cose che sono successe. Guardo fuori dalla finestra.
“E’ una cosa molto complicata.”
“Mi piacciono le cose complicate.” Lo so. Accogliere una persona in casa senza fare domande non è una cosa da tutti. Soprattutto se si tratta di tua nipote incinta.
“L’ho conosciuto all’università.” Solo ora mi rendo conto di quanto può far male ricordare. “E’ un fotografo. Frequenta un corso di arte moderna o cose del genere. Siamo usciti insieme qualche volta poi siamo stati insieme.” Sorride.” Fino a quando non ho avuto tra le mie mani un test di gravidanza positivo. “ Ok...Adesso non sorride più.
“Che vuoi fare?”
“Di solito si aspettano 9 mesi, nonna.”
“Lo vuoi tenere?”
“Non mi piacerebbe uccidere qualcosa che sta crescendo dentro di me. Lo amerò come i miei genitori hanno saputo trasmettermi il loro amore.”
“Ma lui lo sa?”
“No. Non lo sa. Non voglio rovinare anche la sua di vita.”

 

***


“Inseguila. Corrile dietro. Fagli capire quanto tieni a lei.”
“Ha scelto un altro. Hanno avuto una storia. Lui le ha chiesto di rimettersi insieme ed è andata in Canada per lui. Mi ha detto di non cercarla.”
“Si ma non puoi stare tutto il giorno in palestra a imbottirti come un body building. Va’ da lei.”
Mi siedo sul divano. La luce che passa attraverso la tenda rischiara la stanza. Prendo la reflex. La accendo. Scorro le foto. Lei che ride. Lei che corre. Che si volta. Lei, lei, lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Brampton ***


“Di quanto è il ritardo?” Chiede. Maschera così bene la nervosità. Sembra tranquilla. Ma sappiamo bene tutt’e due che non lo è affatto.

“Due settimane.” Annuisce. “Sai, quando ero una ragazza come te, avevo un’amica che aveva conosciuto un ragazzo. Era veramente un bel ragazzo. Erano innamorati. Prima che lui partisse per l’esercito lei gli disse che era incinta. Lui partì e non si sono più incontrati. Lei poi ha incontrato un uomo con cui si è sposata. Lui accettava che il figlio non fosse suo. Lei ha sempre aspettato che il suo soldato ritornasse. Non lo ha più dimenticato.”

“E chi è questa tua amica, nonna?” Chiesi curiosa.

“Ce l’hai qui davanti.”

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Tre mesi. Tre lunghissimi mesi. Qualsiasi cosa veda, senta o ascolti mi ricorda lei. E’ un ricordo vanificante. Lily. Devo andare da lei. Non ce la faccio. Devo sapere che cosa fa. Se almeno è felice. Devo sapere dove sta. Le mando un messaggio. Anche se so che non risponderà mai.

 
Bip...Bip...Bip. Che cos’è questo rumore? Ah, il cellulare di Lily. Deve averlo lasciato da qualche parte. Eccolo. Un messaggio da: Aaron. Devo leggere. Non posso far finire mia nipote come me. “Senti lo so che non dovrei cercarti ma per favore dimmi dove sei.”

Che faccio? Rispondo?  Ma sì, rispondiamo. “Rosemary Street, 56 a Brampton, vicino Toronto.”

So che avrei non avrei dovuto leggere quel messaggio ne tanto meno rispondergli senza chiederlo a Lily ma non potevo fare altro. Adesso devo solo cancellare il messaggio inviato e ricevuto. Ecco fatto.

“Nonna che fai con il mio cellulare?” Oddio! Che mi invento adesso?

“Dovevo fare un calcolo per la spesa...Niente di che.” Si tranquillizza e torna in salotto.

 “Nonna non voglio credere a quello che hai fatto! Hai massaggiato insieme a lui per una settimana alle mie spalle, facendogli credere che fossi io! E adesso lui sta venendo qui!”

“Calmati Lily. Questo non fa bene al bambino. Rilassati e siediti. Sarà qui tra un’oretta. Vai a farti un bagno.” Lacrime. E lacrime. Mi abbraccia mi tiene stretta.

Dopo una bella vasca, mi asciugo e mi vesto.

“Signore?” La voce di un uomo mi fa sobbalzare. “Il passaporto per favore.” Ah, si, che stupido. La fila era finita ed ero rimasto fermo come un deficiente soprappensiero.

“Grazie.” Dopo qualche minuto salgo sull’aereo. Tre mesi. Tre mesi lunghissimi. Tre mesi a rivivere le sue foto. Una ad una. Non capisco perché mi abbia risposto a quel banale messaggio. Avevo già perso le speranze e sento il cellulare squillare. Apro il messaggio e mi ritrovo l’indirizzo. Brampton. Chi sa che posto è.

Sono atterrato a Toronto e un autobus mi sta portando a Brampton. Ci vorranno suppergiù 40 minuti. Appena arrivato inizio a rispolverare un po’ del mio inglese, totalmente perso dopo la scuola superiore. Finalmente arrivo. Alzo lo sguardo. Mi ritrovo in un viale alberato. E davanti a me una casa. Salgo i primi scalini e mi ritrovo davanti alla porta. Adesso devo solo premere quel campanello.

“Driiiin!” Qualcuno ha suonato. Deve essere lui. Mi tremano le gambe come una bambina. Vado verso l’entrata. Apro la porta. E’ lui.

Non riesco a trattenermi. Lo abbraccio, lo bacio e lui ricambia. Poi lo porto dentro. Stiamo sul divano due belle orette a parlare.

“Certo però che sei diventata bella grassoccia, eh?” Eccoci. Appunto... Vede che non sto sorridendo. La sua espressione cambia. Credo che abbia capito. “Aaron lo so che...”

“Di quanto è?” Tre mesi Aaron, tre infiniti mesi. Tre mesi di visite mediche, di analisi ed esami. Tre mesi di mia nonna che mi accudisce, che si prende cura di me. Tre mesi che mi manchi da morire.

“Tre mesi.”

“Perché non me lo hai detto?”

“Non voglio rovinarti la vita. Non voglio compromettere la tua carriera da fotografo. Non voglio che...” Mi interrompe.

“Ma io voglio, Lily.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dopo 13 anni ***


Fredda pioggia autunnale. Aaron è dovuto ritornare in California, a Los Angeles. Già. Los Angeles. E’ una bellissima città. Lì ci sarebbero un sacco di possibilità per la sua carriera.

“Lily in questo momento mi interessa solo di te e del bambino. La mia carriera può aspettare.”

No, invece. Non può aspettare per niente.

“Non è possibile Aaron che non tu capisca! Un profilattico bucato rovinerà il tuo sogno! Quello di tutta una biglivita! Non puoi mollare tutto così...”

Poi mi aveva convinta.

“Cosa vuoi che siano 4 ore di aereo oggi? Ci sono tantissimi modi per sentirsi. Non devi preoccuparti. Ti starò vicino e intanto seguirò le lezioni. Lo hanno fatto in molti. Posso farlo anche io Lily.”

Già. Ma intanto era partito. E a me mancava da morire.

Le lacrime mi salivano agli occhi, i respiri erano come soffocati dai singhiozzi e una tremenda frustrazione mi assaliva. Non era giusto per lui. Magari se ne sarebbe accorto troppo tardi di aver fatto un grosso sbaglio.

***

Aveva gli occhi azzurri color cielo, capelli scuri come il mogano e, dicono, il sorriso della nonna.

“Non puoi farmi questo Lily!”

“Verrà da te tutti le estati, come promesso.”

“Dai nonna, che ci vediamo presto.” Aveva solo tre anni quando disse quella frase.

Mi abbracciò. Nei suoi capelli si sentiva ancora il profumo di shampoo alla fragola che le avevo comprato. Solo allora mi resi conto che mi sarebbe mancata veramente tanto.

***

Non mi ricordo bene il viaggio. D’altronde avevo tre anni e un biglietto per Parigi che mi aspettava.

Adesso, a distanza di tredici anni, i miei genitori sono separati, mia madre è una donna ricca sfondata con 3 precedenti mariti e mio padre un affermato fotografo.

“Cara non puoi passare ore e ore attaccata a quel vecchio album.”

Lo avevo trovato nella soffitta della nostra casa. Conteneva vecchissime foto di mia nonna, di mia madre e della mia infanzia a Brampton. Aveva una copertina a righe bianche e rosa. Era un po’ ingiallita dal tempo e i bordi erano consumati ma io lo adoravo.

“Io devo raggiungere i Bodlaire per un The.”

“Esci anche oggi?” Chiesi scocciata. Usciva tutti i giorni.

“Mi dispiace, mi farò perdonare.” Una delle tante frasi. Mi baciò sulla fronte e uscì dalla stanza, volando sulle sue Manolo Blank.

“Signorina?” Ecco, ci mancava pure la domestica.  

“Si?” Cercai di essere cortese il più possibile.

“Vuole uscire? Oggi c’è il sole.”  Il sole...Manco mi ricordavo che esisteva. Essere richiusa in casa non è il massimo per una sedicenne, la quale l’unica luce naturale che vede è quella che filtra dalle tende la mattina solo perché le precipitazioni a Parigi sono frequenti e per il semplice fatto che non ha amici quindi non esce mai. Questo spiegava il mio carnato pallido d’inverno e arrossato d’estate.

***

 

 

Click. Click. Click.

“Sorridi.”

“Aaron vieni qui.”

“Dimmi.”

“Che ne pensi di queste foto?”

“Cosa non ti va a genio? La modella o gli scatti?”

“No gli scatti sono perfetti...E’ lei che non mi convince. Ci vuole qualcuno di diverso per esprimere l’energia di questa pubblicità. Non lo so. Hai qualcosa da proporre?”

Alzo le spalle come espressione di “non-ne-ho-idea”.

“Senti Vanessa mi sembri anche troppo stressata.”

“Stasera a casa tua. Cinese e film horror?” Era diventata la mia migliore amica in 10 anni che lavoravamo insieme. Non potevo creto dire di no a una delle nostre tradizioni del sabato sera.

“Io vado dal cinese, tu scegli il film.” Mi salto addosso contenta. Era da molto tempo che non la vedevo così.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Foglio bianco. ***


Un foglio bianco fa sempre paura. Primo perché il bianco ti dà la sensazione di essere vuota dentro, secondo perché quel bianco rappresenta un vuoto che devi riempire. Ma non sai da dove cominciare e infatti, per la maggior parte delle volte, si sceglie di andare subito dritti al punto invece che girarci intorno. Avevo promesso alla nonna che ci saremmo sentite. Invece ci concediamo una telefonata ogni tanto e fingiamo che la lontananza non importi e che tutti stiamo bene comunque. I miei pensieri vengono bruscamente interrotti da alcune risate. Di mia madre e di un uomo – ormai sono abituata alle frivolezze che la mamma si concede. Si salutano poi sento chiudere la porta.

“ Che ci fai ancora sveglia?” Mi saluta con un bacio sulla guancia.

“Tema su...Shakespeare.” Dico mostrando il foglio bianco. “ Divertita stasera? Chi è? Un grande businessman o il direttore di una grande impresa oppure...”

“Si chiama David.” Dice interrompendomi. “E’ l’uomo più affascinante che abbia mai conosciuto.”

“Lo hai detto anche per gli ultimi 3 mariti miliardari che ti hanno traditi.” Rispondo. Mi fulmina con lo sguardo. Forse non avrei dovuto dirlo ma dopotutto è la verità.

“Buona notte.” Chiude la porta e se ne va nella sua stanza.

***

“Sarà meglio concludere qui la serata, che ne dici eh?”

“Si, ok. Allora ci vediamo domattina sul set. E mi raccomando. Sii convincente con tua figlia.”

“Certo. Buona notte.” Mia figlia modella. Se riuscissi a convincerla sarebbe stupendo.

 

[ Scusate se ho lasciato in sospeso la storia per più di un mese ma non trovavo l'ispirazione giusta e non volevo appesantire la cosa. Questo capitolo è corto ma decisamente significativo. ]

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mark. ***


“Allora, come mai ti sei ritrovata a fare la modella?” Dice la truccatrice.

“Idea di mio padre...” Pessima idea. “Preferisco stare dietro alla macchina fotografica, di solito.”

“Oh, non ti devi preoccupare, Aaron è un bravissimo fotografo.”

“Già...” Mi alzo per raggiungere il set.  Me la cavo abbastanza bene su questi trampoli di Louis Vuitton o come si chiama.

“Saprà come metterti a tuo agio.” Mi risponde tutta sorridente.

***

“E la mia ragazza sta facendo la pubblicità per Louis Vuitton.”  Disse tutta orgogliosa. Bevve un sorso di thé. Tutte alzarono la testa curiose.

“ Ah si?! Credevo non fosse interessata a questo genere di cose.” Incalzò la signora Preston. Pettegola come nessuno nel ritrovo di mia madre. Ero lì dietro la porta a cercare di capire cosa dicessero sul mio conto.

“Be, sì, il mio ex marito è arrivato a casa l’altra sera e dopo averne parlato, ha deciso che sarebbe stata proprio mia figlia a fare il servizio fotografico. Mia figlia come icona della nuova società Louisvuittoniana.” Nostra figlia avrebbe precisato papà. Me ne stavo per andare ma poi sentii quelle parole:

“Menomale ex! Un artista di quel genere, una sottocategoria della società.” Stupida.

“Non so come ho fatto ad esserne innamorata.” Presi il cappotto e la borsa prima di sentire altro.

Dopo tutto il servizio non era andato male ma non mi era piaciuto più di tanto. Le foto erano meravigliose e si era visto il vero talento di papà spuntare fuori. Sorrideva e mi aiutava su come stare nella scena. Hanno scelto una casa vecchia, con tutte stanze abbastanza buie e ho indossato un vestito di tulle rosa chiaro con delle scarpe nere intrecciate sul davanti.

“Sorridi. Adesso appoggia la mano sul fianco, così!”

Ogni tanto mi facevano un ritocco al make up.

“Possiamo accentuare la sfumatura nera e rosa?” “Si, ma passa ancora del mascara, risaltale questi due occhioni azzurri!”

Aggiustavano le pieghe del vestito.

“Falle una specie di cascata dietro con le rose. Mark sistema i pannelli per la luce.” Ed ecco che una chioma di capelli scuri si avvicina a me. Camicia, jeans e un viso terribilmente perfetto. Era impeccabile.  Peccato che c’è stato un brutto risveglio da qul sogno. “Ehi, il pianeta terra ti chiama!”

“Scusa, inizio ad essere un po’ stanca.”

Qualcuno si avvicinò al mio orecchio. “E’ decisamente un bel bocconcino tesoro, peccato che stia uscendo con una delle Olsen." Mi voltai e c'era il ragazzo più gay che avessi mai visto. Lo guardai stranita. Poi si rivolse di nuovo a me. “Caffè?”

 

[ Scrivere questi ultimi due capitoli è stato terribilmente difficile ma da qui in poi la storia si snoderà molto più facilmente, intanto se volete aggiungermi su FB Camilla Cocchetti ]

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=484457