Jamie Johnson e i suoi guai.

di Biancaneve
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shakespeare e formaggi. ***
Capitolo 2: *** Quando la mamma fa la mamma. ***
Capitolo 3: *** Topolino di biblioteca. ***
Capitolo 4: *** Mordi e godi. ***
Capitolo 5: *** Baci rubati e voci di corridoio. ***
Capitolo 6: *** Litigi e vasi di orchidee. ***
Capitolo 7: *** L'abito non fa la sposa. ***
Capitolo 8: *** Carpe diem. ***
Capitolo 9: *** Amanti e omicidi. ***
Capitolo 10: *** Elisabetta Tudor e pensieri sporchi. ***
Capitolo 11: *** Caramelle alla fragola e autostop.(intermezzo) ***
Capitolo 12: *** Evviva l'istinto. ***
Capitolo 13: *** When you say nothing at all. ***



Capitolo 1
*** Shakespeare e formaggi. ***


Shakespeare e formaggi.


Jamie Johnson era un finocchio.
Era ironico,intelligente,sua madre lo definiva brillante,aveva una fluente capigliatura castana e aveva fatto un test su una rivista femminile che lo aveva piazzato nella categoria “Belli e tenebrosi”,ma restava inesorabilmente un finocchio.
Era cominciato tutto a quindici anni,quando da un giorno all’altro aveva scoperto di trovare attraenti,troppo attraenti,addirittura “fighi”,gli addominali del suo istruttore di nuoto.
Una settimana dopo il suo migliore amico Chris gli sbottava a ridere in faccia dopo la fatidica domanda,domanda che non gli avrebbe permesso di dormire serenamente per le seguenti diciotto notti,:”Oggettivamente…mi trovi carino?”
Come già detto, diciotto notti dopo Jamie ancora si arrovellava piagnucolando dalla vergogna e scalciava sotto le coperte.E ovviamente non osava più nemmeno dire un “ciao” che non somigliasse al guaito di un cane con gravi problemi intestinali al suo amico,alquanto confuso,Chris.
Povero Jamie.Povero Jamie che conviveva con una nonna secondo lui iscritta,ma mai dichiarata,al CADCAB,Comitato Amici di Dio Contro Atei e Blasfemi;povero Jamie che divideva la stanza con un fratello maggiore,con IL fratello maggiore,più BBB,(più Bravo,più Bello e più Buono)di lui,che per il ballo di fine anno aveva accompagnato la Reginetta,Bessy si chiamava,quella piccola Barbie,mentre lui se ne stava appartato in un angolo ad ubriacarsi per la prima volta con il già citato Chris.Non che la cosa gli dispiacesse poi tanto,in fondo.Ma era una questione di Principio.
Certo,anche lui aveva avuto le sue Barbie,o meglio,i suoi Ken.
Bob,per esempio,un gentile,affettato,confuso coetaneo alla ricerca,che risultò essere vana,della propria sessualità.
Jamie ancora arrossiva ricordando il suo primo,imbarazzante bacio.
Due ragazzi,due maschi,intendiamoci,vicini vicini,su una panchina in un boschetto poco frequentato,emozionati,bocche che si sfiorano appena quando…un ciclista passa di lì e li fissa come si fissano quei barboni matti che si vedono in giro ogni tanto,che parlano da soli e ti insultano,se capita;la stessa malcelata,morbosa curiosità.
Insomma,li aveva guardati così, e Jamie non aveva resistito e terrorizzato aveva preso le mani a Bob e in tono convinto aveva improvvisato un”Oh Romeo,Romeo…perché sei tu Romeo?”,per poi rivolgersi al ciclista e dire tutto sorrisi:”Proviamo la rappresentazione…,a scuola recitiamo Shakespeare.”Al che lui aveva alzato un sopracciglio in modo eloquente e aveva commentato,schifosamente sarcastico:”Oh...quindi tu saresti Giulietta.Originale.”
Il povero Jamie aveva guardato il suo Romeo e poi abbassato gli occhi.
E così finì la storia con Bob.
“Non merito uno che si vergogna di me;tanto meno uno che si spaccia per Giulietta.”Aveva detto così ,e fu allora che Jamie cominciò a sviluppare un profondo,malsano odio per la letteratura inglese.
Jamie se lo portò addosso tutta la vita,l’odio per Shakespeare;era una di quelle persone che non dimenticano mai,soprattutto le cose peggiori;se le tengono sempre dentro,pustole fastidiose,purulente,che rodono come i tarli,che puzzano come formaggi francesi che muffiscono e rimangono per mesi dentro al frigo.
Ecco cos’era Jamie:un frigo.Un frigo parecchio insicuro di sé e parecchio pieno di gorgonzola andato a male.
Jamie ora andava per i trenta;ogni giorno provava l’irrestibile impulso di comprarsi la crema antirughe…

-sa com’è,per mia moglie…capisce,no?Le donne…
-Ah già sì,le donne…mhmm…sì,sua moglie…ehm…studia ancora recitazione con quel Bob?L’appassionava tanto…


Puntualmente,crudelmente,la scena che si presentava davanti agli occhi del nostro povero frigo omosessuale era sempre questa.
Proprio il suo essere frigo gli impediva di pensare diversamente,di immaginare qualcos’altro.
I suoi guai,o meglio i fantasmi di questi, erano formaggi ormai troppo puzzolenti solo per cercare di toglierli dalla mensola;figuriamo di buttarli.
Jamie non riusciva a liberarsi dei suoi formaggi,dei suoi fantasmi.
Ma Jamie non sapeva che a volte gli altri hanno il brutto vizio di aprire frigoriferi altrui e di immischiarsi nelle groviera e Camembert che non li riguardano.

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Capitolo 2
*** Quando la mamma fa la mamma. ***


Quando la mamma fa la mamma.

La signora Johnson era piccola e rotondetta,sorridente e non troppo sveglia.
Amava gli orologi a cucù,i gatti(ma solo quelli di razza,molto pelosi),i tortini di carne e le orchidee. A volte s’impicciava degli affari degli altri,ma con moderazione.
Altre volte la moderazione mancava.Mancava molto.
Polly aveva sempre saputo che il suo Jamie era più delicato,più sensibile e più timido dell’altro figlio,Dan,ma non aveva mai immaginato che questa sua natura si sviluppasse come una delle sue orchidee annaffiate troppo spesso e si sedimentasse nel Jamie adulto;credeva anzi si sarebbe smorzata.
Ma delle volte guardava quel figlio magrolino e riservato che perdeva l’ascensore per dare la precedenza a tutti gli altri che puntualmente lo lasciavano fuori…,oppure trovava per caso,in uno dei suoi cassetti,un paio di scarpette da bebè di Jamie che lui aveva nascosto per ricordo….
Qualche volta lo vedeva passare fino trentanove minuti e dodici secondi(cronometrati per esperimento)davanti allo specchio a sistemarsi la cravatta in modo che apparisse messa al volo,infilata in un attimo con la classe di chi è sicuro di sé…
Ed erano questi i momenti in cui la signora Johnson capiva davvero come fosse fatto suo figlio.
Un bel giorno,stanca di quella situazione,si mise in testa di tagliare la testa al toro:”Dopotutto ogni madre la penserebbe come me…,una mamma deve fare la mamma.”
E così Jamie,trascorse le ore lavorative,trovò a casa una sorpesa che lo aspettava.
Era tornato dall’ennesima giornata grigia, otto ore passate in un ufficio di tre metri per due,senza finestre e con una pianta finta misteriosamente diventata marrone;portava il quotidiano sotto braccio,incastrato tra la ventiquattrore,le pratiche e una cartina dell’intera città.
Non stupitevi,Jamie era un uomo estremamente metodico e ogni sua azione era pensata e seguiva una inestricabile rete logica.
Sulla cartina infatti,erano segnati con grandi cerchi rossi tutti i possibili appartamenti,dato che J.J.(in famiglia lo si chiamava spesso così),alla tenera età di 26 anni e mezzo viveva ancora con i suoi e da più di tre anni non si decideva a comprare casa.
Ne sceglieva cinque o sei,ma poi le scartava tutte per svariati motivi:carta da parati eccessivamente colorata,la finestra del salotto troppo a destra,quando la scrivania doveva essere messa a sinistra,un vicino con tre figli maschi di età compresa tra gli otto e i dodici anni,un gatto che viveva accanto al cassonetto nel cortile interno.
E tutto ricominciava.
Ma non divaghiamo troppo.
Jamie tornò a casa,posò la valigetta sulla poltroncina a destra,salì le scale cominciando dal piede sinistro per poi arrivare all’ultimo gradino col destro,si sistemò la vertigine appena sugli occhi nello specchio sopra al mobile,aprì la porta e…sussultò,sgranò gli occhi,si avvicinò meglio,alzò un sopracciglio e,inaspettatamente,cominciò a ridere.
"Mamma…!Mamma!Ma’!….Come mai il Punk diciottenne che ci abita accanto mi ha lasciato un ricordino?…Non credevo di piacergli." La signora Johnson prese un’aria offesa…:"Tesoro,il piccolo Oliver,alias Diablo Mortimer,come preferisce lui,non centra…,sai, il fatto è che non ti vedo mai uscire,divertirti un po’…hai sempre un’aria così…così…",Polly sembrò trattenersi dal dire una cosa molto spiacevole,infine.:"Da, …perdonami caro,…topolino da biblioteca."
Jamie la guardò perplesso…:"Mamma,per quanto possa sembrarti terribile la mia vita sociale,ammesso che io ne abbia una,non vedo questo come possa riguardare il paio di pantaloni di pelle nera con …con catene abbinate posato sul mio letto!"Il ragazzo prese a gesticolare irritato e la mamma abbassò gli occhi e rispose con un filino di voce:"Speravo lo indossassi per andare da qualche parte…sai…in discoteca…" L’espressione di Jamie era inorridita.Spostò lo sguardo disgustato da sua madre agli spaventosi pantaloni che sembravano ammiccargli dal letto. "Mamma",Cominciò allora Jamie con una voce piatta che non gli apparteneva...:"Sono...sono...",La signora Johnson sorrideva incoraggiante...:"Inguardabili."Terminò lui,semplicemente. Inguardabili.

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Capitolo 3
*** Topolino di biblioteca. ***


Topolino di biblioteca.

Jamie liquidò sua madre con una scusa banale,tipo:”Sono adulto e ho diritto alla mia privacy”,e rimase da solo ad affrontare i temuti pantaloni.
…a noi due…,pensò J.J. avvicinandosi al letto con fare battagliero:Ettore sfidato da un Achille in pelle e catene,un nuovo Wellington pronto a battere quel Napoleone in nero e segregarlo nella Sant’Elena dell’armadio:l’ultimo e il più profondo dei dodici cassetti.
Ridacchiò tra sé e sé di quella nuova,incredibile trovata di sua madre.
Mandarlo in discoteca…Lui!Lui che nel tempo libero andava al laghetto del Parco Comunale a guardare le papere.
Jamie afferrò i pantaloni con uno scatto deciso e,più veloce della luce,degno di un Superman in giacca e cravatta, li rinchiuse nel posto adatto.
Si buttò sul letto a pancia all’aria;sospirò forte e una scena strana,ma vivida come un film,gli attraversò la mente in un baleno…

Lui stesso, in piedi,che ballava una provocante quanto volgare danza su un cubo di un colore indistinguibile nella spessa coltre di fumo biancastro che si diffondeva per la stanza rettangolare,ampia e troppo affollata. Luci maledettamente colorate ed effetti speciali non poi così tanto speciali illuminavano artificialmente ballerine mezze nude e giovanotti in apparenza molto poco dignitosi che si strusciavano le une sugli altri. Ma Jamie non sembrava farci caso.Troppo occupato a sculettare davanti alla faccia di un ragazzo dall’aria perplessa,virilmente fiero dei suoi pantaloni in pelle nera con borchie…

“Euwww…!”,Si lamentò forte J.J.,disgustato,riscotendosi dall’orribile visione e nascondendosi il viso fra le mani.
Che esperienza terribile sarebbe stata!E poi quei pantaloni…,eppure…

…un topolino di biblioteca…

L’aveva soprannominato così.Un topolino.Nient’altro che uno squallido,depresso topolino di biblioteca.
Un topo.
Sospirò ancora.
Eppure lui aveva tanti hobby,tanti divertimenti…:amava leggere,guardare i quiz in TV,leggere,a volte studiare per rinfrescarsi la memoria,andare in bicicletta,leggere,passeggiare sul vialetto delle more e spiluccarne qualcuna,leggere,giocare col gatto,nemmeno leggere gli dispiaceva,anzi…
Jamie sussultò e spalancò occhi e bocca tanto da somigliare vagamente al “Grido”di Munch.
Santo cielo!Sua madre aveva ragione!Era un topo di biblioteca!
Si mise a sedere fissando l’armadio con sguardo vacuo. Sì,era ora di dare una svolta.
Il topo sarebbe uscito dalla sua tana impolverata e …,Jamie deglutì chiudendo gli occhi,avrebbe indossato nel modo più decente e decoroso possibile i terribili pantaloni di pelle.

Un venticello freddo e sprezzante soffiò altero su di una piccola figurina scura che sembrava emergere in quel momento dal buio della sera autunnale,e si avviava indecisa per il vialetto.
Jamie Johnson rabbrividì quando la brezza s’insinuò cattiva sotto la giacca abbottonata e tenuta stretta al corpo,starnutì quando arrivò a graffiargli la schiena.
La strada era semideserta e nessuno sembrava notare l’ometto asciutto che con passi incerti,mani in tasca per darsi un’aria”da duro” e sigaretta(spenta) in bocca,si dirigeva verso il centro della cittadina,esattamente verso “Il Saloon”Locale d’elite,ma non solo,inaugurato qualche mese prima.
Un quarto d’ora dopo,alle dieci e otto minuti di quel fatale sabato sera,Jamie alzò gli occhi nocciola,titubanti e timidi,sul massiccio buttafuori che gli chiedeva con voce burbera:”Lei è maggiorenne?Documenti?Guarda che non freghi nessuno con quei peletti finti sulla faccia da “Mi sono fatto la barba ieri”e una Marlboro in bocca…e quei pantaloni…,ma dove cazzo li hai presi,ragazzino?!…”L’omaccione si concesse qualche momento per analizzare attentamente l’abbigliamento del nostro sbigottito Jamie,poi:”…Ritornatene al Liceo…”Borbottò serio e fiero,come un giudice che sentenzia il verdetto definitivo alla giuria.
La cavità orale di Jamie rasentava oramai le dimensioni della bocca di una Boa Constrictor nell’innaturale atto di ingoiare un elefante.Magari pure vivo.
“Ma io ho ventisei anni…”Mormorò incredulo,poco prima di mostrare la carta d’identità che risultò essere autentica,con grande disappunto del buttafuori.
Alle dieci e ventidue minuti J.J. riuscì a mettere piede nel locale,simile in tutto e per tutto a quello della sua visione,eccetto forse per la puzza di sudore mista a quella di alcool che quasi intossicava i nuovi venuti.
“Ehi bellino…tutto solo?”Una brunetta pesantemente truccata,con la bocca piccola e imbellettata di rossetto color prugna,strattonò Jamie per la camicia e si avventò sulla suddetta cominciando a slacciare i primi bottoni…
Jamie,dopo qualche secondo di confusione,occhi socchiusi e feriti dalle luci a intermittenza e un allarmante senso di panico alla bocca dello stomaco,si riprese in fretta e cacciò un urlo.
“Che diavol….aaaaaaaaaargh!!!Sei pazza??!!”Shockato J.J. si passò le mani sul collo dove erano ancora evidenti i segni rossastri di bacetti e rossetto.
Inorridito guardò la ragazza che ciancicava un chewing gum indifferente.Scappò via,sotto lo sguardo ombrettato e velato da ciglia ingrassate dal rimmel di lei.
Jamie si diresse verso il bancone dove un barista biondo,troppo biondo per non sembrare tinto,serviva birre e alcolici più forti.
La serata non cominciava bene,pensò J.J. avvicinandosi e appoggiando i gomiti sul bancone,pensieroso e irritato.
Ma J.J. non immaginava,non avrebbe mai potuto immaginare,come la serata cominciata non bene sarebbe finita molto,ma molto male.

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Capitolo 4
*** Mordi e godi. ***


Mordi e godi.

“Una spremuta d’aran….”Cominciò Jamie,appollaiato sullo sgabello da bar;non finì la frase,anzi finse un improvviso attacco di tosse,quando voltandosi vide seduto alla sua destra un ragazzo di circa la sua età con una pinta di birra in una mano e un coktail dall’aria micidiale nell’altra.
Jamie restò a guardarlo per qualche momento,arrossì ripensando alla sua aranciata e ordinò subito una….vodka.
“Senza ghiaccio,grazie.”Continuò,con fare da intenditore,ignorando quella spiacevole,acidula,famosa “vocina interiore” che gli urlava:”Pazzo!Sei astemio!Sopporti a malapena il tè freddo!”. E così,guadagnandosi un’occhiata di approvazione dal ragazzo accanto,ingollò in un attimo la sua bevanda…
Rimase immobile,poi si voltò ancora e accennò un sorriso tirato al ragazzo che continuava a fissarlo,infine si girò dall’altra parte e cominciò un bizzarro siparietto:convulsamente strizzò gli occhi fino a farli lacrimare e si portò le mani sulla bocca temendo di vomitare,(timore assai fondato,a dirla tutta),ricacciò indietro il rigurgito e prese poi a sventolarsi la bocca nel vano tentativo di calmare il fuoco che si sentiva in gola;prese poi ad ansimare e guaire in modo quasi spasmodico e chiuse gli occhi chiedendosi quale fosse l’incredibile effetto speciale che faceva vorticare senza sosta l’intera sala.
Dopo qualche minuto,calmatosi,alzò lo sguardo su un barista attonito e un ragazzo con un coktail in mano che lo fissavano a bocca aperta.
“Ehm…ci siete cascati…!”,Balbettò scoppiando in una finta risata,la voce resa aspra e roca dall’alcolico.
I due ghignarono e si guardarono complici…:”Scommetto che non riesci a berne un’altra…”Disse uno ridacchiando,e l’altro:”No,questo ci vomita sul bancone!”.Risero forte guadagnandosi un’occhiata torva e umiliata da Jamie che rispose,punto sul vivo.”Mi credete un bambino?Certo che ne prendo un’altra,e subito!Portami un’altra vodka!”
Il barista fece spallucce e gli porse un altro bicchiere.Jamie lo afferrò caparbio e ne trangugiò l’intero contenuto in un’unica,determinata sorsata.
Stesse conseguenze,con la sola aggiunta di un inquietante rovesciamento degli occhi.
Il ragazzo nascose un sorrisetto dietro al suo coktail ancora intatto e il barista dissimulò una risatina con un forte “Uhm Uhm…”.
“Ti diamo dieci dollari se ne prendi un’altra….”,Potete immaginare il seguito.
Quindici minuti dopo circa J.J. era accasciato sul bancone e cantava sorridente l’Inno Nazionale giapponese(di cui conosceva le prime tre strofe)inframmezzato da allegre esclamazioni…:”Lunga vita alla Regina!…Amo la vita e la cioccolata calda!…Questa vodka sa di piscio di cane…!…Evviva!”
Il barista e il ragazzo col coktail si diedero un caloroso cinque,ridendosela come matti.

Era mezzanotte passata quando un felice e alticcio Jamie Johnson si arrampicò sul palco, allestito al centro della sala, e spinse via con una potente spallata il comico che si esibiva da poco più di dieci minuti.
Afferrato il microfono J.J.,sotto gli occhi increduli degli spettatori,recitò una poesia,cantò ancora le famose tre strofe dell’Inno giapponese e cercò di strappare di dosso a una ragazza una preziosa pelliccia scura che aveva argutamente scambiato per un Labrador maltrattato.
Cercarono di trascinarlo via,ma lui urlava e raccontava barzellette improvvisate…”Scisssonodue lumacheeuna disceall’altra :”Chome ssssei bella,oggi.”Elll’altrrra risponde…”Certo che …che sssai proprio essere viscida,..a vvvvolte…”…Ihihihihihihih…l’avvvvete capita??Viscida!!Una …llumacha!!ihihihihih….”.
Jamie stava ancora ridendo istericamente quando mise un piede in fallo e precipitò giù dal palco,addosso alla folla impietrita.
Un ragazzo,che aveva seguito la scena per tutto quel tempo,si avvicinò a J.J. e lo portò fuori di lì,con l’aiuto di un altro.
Jamie borbottava fra sé,si zittì all’improvviso quando il ragazzo bruno che lo aveva trascinato nel cortile sul retro gli diede un piccolo schiaffetto e gli chiese:”Jamie Johnson?Sei proprio tu?…Ma che ti è successo?”
Jamie biascicò:”…Io lo sho chi ssei…bastardo…Bob…”.
Il suo primo amore,la sua prima,amara delusione,era chino su di lui che era semi seduto sul lastricato sporco,i ciuffi bruni che gli scivolavano lungo il viso piacevole,gli occhi celesti stretti dalla preoccupazione e infine spalancati dalla sorpresa…:”Ma che ti prende?…Mi rivedi dopo tutti questi anni e tutto quello che mi sai dire è “bast…”…”Ma si fermò,ricordandosi di stare a parlare con un ubriaco;scosse la testa.
“Bob…?Ehi,Bob?…Ma chi è questo??!!“Un ragazzo sui trent’anni comparve un attimo dopo,storse il naso in direzione di Jamie che scelse quell’esatto momento per ruttare sonoramente…”E’ Jamie…un…un…vecchio amico…”Rispose Bob senza voltarsi. Jamie si alzò di scatto e gli abbaiò contro:”E coscìì sarrei sciolo un vecchio amicho,ehee??…Sciei davvero un…unn…unn insensibbbile!!!”Jamie prese a gesticolare per dare enfasi alla frase e continuò…”Mi hai sspessssato il cuore!”
Detto ciò,pianse disperatamente,in ginocchio davanti a Bob che rimaneva zitto,incapace di reagire.
Jamie gli vomitò sui piedi.
“Ehm…Jamie…?Va tutto bene...,credo,…cioè…uhm…sei ubriaco fradicio,tu…beh…sì…cioè…”
Ma nuovamente Bob venne interrotto da un J.J. furibondo che gli si scagliò contro…solo per ricadere a terra,colpito sul naso da un pugno ben assestato di un Bob che,dopotutto,tanto incapace di reagire non era.
Jamie si rialzò,barcollando e strepitando contro Bob e contro il mondo,muovendo pochi passi malfermi;camminò all’indietro,ritrovandosi in mezzo alla strada dietro il locale,con l’ex che lo guardava inorridito mentre un camion di ciambelle zuccherate “Mordi e godi,Billy & Son”investiva l’ubriaco e perdeva per strada sacchi di dolci che si spargevano dappertutto.
Jamie ruzzolò senza sensi qualche metro più in là.Le ciambelle attutirono la caduta.



Ringrazio chi ha commentato,un grazie alla simpaticissima Khrisma!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia,perchè il prossimo non arriverà presto.
Per favore,prego ancora i lettori...:recensite!
Non vi costa nulla e per me è davvero molto importante! Basta una sola parola,davvero.
Grazie a tutti.^^

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Capitolo 5
*** Baci rubati e voci di corridoio. ***


Baci rubati e voci di corridoio.



Jamie e Bob.Il primo insegue l’altro vestito da Giulietta,l’altro ride e manda bacini ai passanti,che stranamente sono tutti in bicicletta………

Una personcina gracile si rannicchia sotto le coperte…

……una lumaca incredibilmente grossa mangia ciambelle rivestite di pelle,e le scarta come fossero banane………

La medesima figurina mugugna e si agita,scalcia e si lamenta….

…Bob si volta verso Jamie e sorride di un sorriso abbagliante…Jamie gli corre incontro e Bob…si volta e bacia la grassa e grossa lumaca lì accanto,che ora indossa una parrucca biondo platino e tiene un coktail in un’appendice vischiosa spuntata chissà da dove……

Jamie aprì gli occhi;piano,sbattendo le palpebre più volte per abituarsi alla luce dell’ambiente che,seppure tenue,gli pareva insostenibile.
Pareti bianche,letto bianco,pavimento bianco…:ospedale. Appena fatta questa conclusione, la nausea fece la sua comparsa e la testa cominciò a pulsare;aveva le labbra secche e quando cercò di inumidirsele con la lingua,sentì in bocca un sapore acidulo e forte che acuì il senso di vomito. Tremò.Si rese conto all’improvviso di star tremando già da qualche minuto.
Abbassò di nuovo le palpebre e sbuffò appena.
Dopo qualche secondo sbirciò il posto aprendo un occhio solo,come un gatto assonnato.
Emise un soffocato gridolino di sorpresa quando due iridi azzurre comparvero all’improvviso davanti a lui.
Il vecchietto malato nel letto accanto voltò la pagina del quotidiano e lanciò un’occhiata distratta al ragazzo che aveva fatto rumore.
J.J. mise a fuoco lentamente e riconobbe un naso diritto,sopracciglia troppo folte,labbra sottili e rosa…
Jamie indugiò su quella bocca per molto,si mise a sedere e,con la testa annebbiata dall’alcool e dalla febbre,la baciò teneramente.
Il vecchietto strabuzzò gli occhi e guardò i due.
Intanto J.J. scordò malessere e confusione e allungò le mani cercando di avvicinare quel viso e quella bocca,ma…un grido e uno scappellotto sulla nuca lo riscuoterono dal suo beato torpore…
“Che cazzo fai??!!Porco,pervertito che non sei altro!…Represso sessualmente,ecco che sei…altro che “Topolino di biblioteca”!….MANIACO!!”
Il vecchietto fece :“Ehm ehm”E tornò discretamente al suo giornale.
Una spinta al centro del torace fece ricadere pesantemente Jamie sul letto…riconobbe una voce familiare…troppo familiare…
“Oh mio Dio…Dan?Sei tu?”
“No,sono Melissa,l’adorabile biondona del reparto ginecologico…”Gli rispose una voce stridula e palesemente finta…”Chi vuoi che sia,eh??Certo che sono Dan!Un Dan anche piuttosto incazzato e disgustato,se vuoi saperlo!!Che ti è saltato in mente,J.J.???!!Che diamine ti è passato per quella testa malata che ti ritrovi??!!”
Il vecchietto guardò di sbieco e fece un sorrisino incredulo.
“Oh.”Fece l’altro,in tono assente…:”Scusa,credevo fossi Bob…”Riprese con un filo di voce,quasi deluso…
Dan ancora urlava,Jamie nascose la testa sotto il cuscino:si sentiva le orecchie come tempestate di pugni…
“PAZZO!!SEI UN PAZZO!!…NEMMENO RICONOSCI TUO FRAT…”
Jamie sentiva frasi sconnesse,spezzoni del violento monologo…: “..E questo sai come si chiama??!!Eh…??!!I-N-C-E-S-T-O!!Questo è un incesto bello e buono!!”
Jamie gemeva sotto le lenzuola,il malato accanto buttò via il giornale ma inforcò meglio gli occhiali,avido spettatore della soap.


Circa tre ore dopo J.J. era sempre a letto,in quell’asettica saletta bianca,a ripensare con orrore,via via che i ricordi si affacciavano alla sua mente confusa,alla serata precedente.
In un attimo tutti gli eventi,tutti i suoi guai e tutti i nuovi formaggi prontissimi ad ammuffire nelle mensole di quel frigo insicuro che era,arrivarono vividi a tormentarlo.
Perché doveva essere sempre così imbranato?Da chi aveva ripreso?C’era forse una predisposizione genetica?Un po’ come gli occhi azzurri del suo fratello B.B.B. e i suoi occhi banalmente nocciola?
Jamie si prese la testa fra le mani in un gesto violento,dandosi così una potente botta in fronte con il braccio sinistro ingessato fino al gomito.
Era stato fortunato,avevano detto i medici,anzi fortunatissimo. Se l’era cavata solo con un braccio rotto.
Jamie sospirò e il sospiro si fece un gemito quando vide la madre,rotondetta e angosciata,spalancare la porta e fare irruzione nella stanza.
Il vecchietto accanto ebbe un tremito d’anticipazione.
Era stato fortunato,avevano detto i medici…
….”Jaaaaaaamiiieeee!!!Tesoro,è tutta colpa mia,sapessi come sono stata in ansia,piccolo mio,pulcino,il mio bambino…il mio povero topolino!”
Jamie e il vecchietto la fissarono come un ciclista,tanti anni prima,aveva fissato il tiepido bacio tra due adolescenti.
“…Mamma…Mamma…ho,…ho solo un braccio rotto…,non preoccuparti….sto…molto meglio…davvero…”Cercò inutilmente di calmarla Jamie,provando a sovrastare le urla e i pianti della madre.
“Mamma…sto bene.”A quelle parole,la signora Johnson,improvvisamente,prese un’espressione grave e gli si avvicinò.
“Tesoro”,cominciò guardandolo negli occhi,con una voce ammorbidita,la stessa che usiamo quando ci rivolgiamo ai bambini o a persone che non capiscono,”Non mentire a te stesso…,Daniel mi ha detto tutto.”Disse piano,abbassando gli occhi,non notando perciò Jamie che si dava una manata in faccia e imprecava come un topolino di biblioteca non dovrebbe,e non potrebbe,fare.
Era stato fortunato,avevano detto i medici…
“Mamma…non so cosa ti abbia detto Dan,ma sai come è fatto…avrà gonfiato tutto,esagerato…l’avevo preso per un altro…è stato tutto un errore…”
La signora Johnson annuì poco convinta,sotto gli occhi curiosi del vecchietto accanto;poi prese distrattamente a riordinare gli abiti di Jamie sparsi sulla sedia là vicino:calzini di cotone,i fatali pantaloni neri,camicia grigia sporca sul colletto di rosso….di rosso?!Polly afferrò la camicia e la guardò spalancando la bocca: S E G N I D I R O S S E T T O?!
“Oddio…”Mormorò corrucciando il viso in una smorfia comica.
Jamie guardò la madre e non capì.Polly guardò il figlio a occhi sgranati.Il vecchietto guardò entrambi passandosi la lingua sulla bocca grinzosa.Jamie fissò il vecchietto con un’espressione interrogativa.Il vecchietto fece un cenno indicando Polly.Polly guardò la camicia e poi ancora Jamie.Jamie a quel punto osservò la camicia.Polly guardò il vecchietto ansiosa.Jamie guardò la madre…di nuovo la camicia…di nuovo la madre…poi capì e …”NO!!No,non è come pensi!!”Gridò sulla difensiva J.J.,scotendo la mamma che era rimasta impietrita…”E cosa dovrei pensare,Jamie??”Chiese infine lei,assottigliando le labbra…,”No!!Giuro!!Nemmeno la conoscevo!!”
Il vecchietto sussultò e fissò il ragazzo,tutto attento.
Polly si alzò scandalizzata e urlò:”Bravo!Ammettilo anche!Cos’è,te ne vanti,magari??Non ti facevo così,Jamie!”…E lui,disperato:”Ma mamma,lo sai che sono gay!!Non avrei mai baciato una ragazza!”
Il vecchietto si portò le mani alla bocca,sconvolto.
“SONO GAY!!LO GIURO!SONO GAY!MI PIACCIONO I RAGAZZI!!”
Il vecchietto sussultò e un’infermiera tozza di passaggio si affacciò alla porta e sghignazzò.
“LO GIURO,SONO SEMPRE STATO GAY!BACIO SOLO GLI UOMINI!”
Polly restò zitta,poi...”Ah,certo.”Abbassò gli occhi.
Seguì un imbarazzato silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
“Bravo amico!Il mondo si affronta a testa alta!Che t’importa degli altri?Sei finocchio?Bene!Vantatene!”,Una voce echeggiò per il corridoio.
Tante altre voci si dissero d’accordo.
L’intero piano aveva sentito.
J.J. arrossì e si nascose sotto le coperte.
Era stato fortunato,avevano detto i medici…,ma chissà perché Jamie Johnson non la trovava davvero,quella sua fortuna.



Eccomi qui...SORPREEEEESAA!!!Per ringraziare chi mi ha recensito ho scritto oggi questo nuovo capitolo,mooolto prima del previsto.
ringrazio ufficialmente:
Kira83:sei molto gentile,ho letto la tua fic,sai?Ti prego continuala!!Falli metter insieme!Adoro le H/D!.
Khrisma:Ho riso molto leggendo la tua recensione!^^Sappi che questo capitolo l'ho scritto per te,in fretta perchè hai detto di esserti appassionata.
WhiteFly:mia dolcissima collega di ff comiche!Come farei senza le tue recensioni?
Ringrazio chi legge...,ribadisco:COMMENTATE!
Baci.

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Capitolo 6
*** Litigi e vasi di orchidee. ***


Litigi e vasi di orchidee.


Jamie venne dimesso nel pomeriggio;l’attacco di febbre era del tutto passato e non c’era motivo di trattenerlo per un braccio spezzato. Tornò a casa da solo,lo aveva chiesto lui…

Per favore…l’incidente mi ha sconvolto…questo braccio rotto mi tormenta…vi prego,lasciatemi stare…

Adorabile bugiardo.
Era una giornata assolata di fine ottobre,il sole era rimasto impigliato tra due nuvolette bianche e illuminava il vialetto che Jamie stava percorrendo.
Le foglie secche dei timidi alberi che affiancavano la strada erano scivolate a terra in un tappeto giallo e rosso.
Jamie camminava da circa un’ora,pensava,con le mani in tasca,con gli occhi bassi a guardarsi i piedi,con il sole che scherzava tra i suoi capelli rendendoli color miele.
Jamie era buffo:le spalle erano un po’ ricurve,di chi è timido e pensa troppo,e sul visetto fino c’era come una perenne sorpresa,che gli conferiva quella famosa aria da topolino di biblioteca,l’aria di uno mite e ingenuo oppure,semplicemente, di un tonto.
Le foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi…alzò gli occhi giusto in tempo per vedere un gatto nero sgattaiolare come un ladro dietro a un cespuglio.Il cespuglio del giardino di casa Johnson,ovviamente.
Jamie sospirò.
Sembrava essere diventata,quella di sospirare,una delle sue abitudini preferite.
O forse lo era sempre stata…Jamie si strinse nelle spalle scacciando quei pensieri stupidi.
Era solo un gatto.
Magari non era neanche nero.
Magari era marrone scuro,o grigio…,magari con l’ombra….
Era solo un gatto,sì,si disse Jamie,un gatto.
Solo un gatto…

Jamie guardò il campanello rosa di cattivo gusto che la signora Johnson aveva acquistato per un valido motivo…
J.J. allungò l’indice e premette…

Welcome!Benvenu!Wilkommen!Bienvenidos!Benvenuto!

Cantò allegramente l’aggeggio rosa confetto.”Tsk”,Fece Jamie:”Un valido motivo…”.
La porta si aprì con un “clac” e J.J. si precipitò dentro,deciso a tutti i costi a non rivolgere parola a nessuno…,si voltò un attimo a guardare Baba,il criceto di famiglia…
“Ciao Baba.”Disse Jamie.
Per Baba si faceva eccezione.
Baba corse a nascondersi sotto la ruota e Jamie…beh,Jamie sospirò.
Aveva appena mosso un passo verso le scale che una voce acuta(che somigliava incredibilmente a quella del campanello)lo gelò sul posto.
Polly,zuccherosa come sempre,gli si avvicinò e chiese:”Tesoro…tuo fratello è sotto la doccia e la mia caviglia gonfia non mi dà tregua…così..ho pensato che,dato che il braccio rotto è il sinistro…beh..potresti,per favore,portare questo vaso di orchidee “E qui fece una pausa guardando i suoi fiori con ammirazione…”Ehm…dicevo..portarlo al piano di sopra,già che ci sei,e posarlo sul davanzale della mia stanza?Grazie caro.”,Si rispose da sola,mettendogli in braccio il vasetto e trotterellando verso la cucina.
Jamie ubbidì,mogio e rassegnato.
Con passo pesante salì gli scalini,il vaso ondeggiava pericolosamente nel suo equilibrio precario tra le braccia di J.J.
Il ragazzo arrivò al piano di sopra dove sentì con fastidio l’acqua della doccia scrosciare:chissà perché Dan non c’era mai nei momenti come questi.
Entrò nella camera da letto della mamma ridondante di fiorellini,piattini,fiocchetti e profumi e aprì con fatica la finestra,ma…si sporse troppo,il vaso gli scivolò di mano e cadde addosso al gatto nero che sbucava dal cespuglio in quel momento.
“Miao”,Fece il gatto,poi barcollò e crollò a terra.
“Ops”,Fece Jamie.

Corse giù a recuperare la bestiola,la mamma si mise a piangere,più per il vaso che per il gatto,forse.
Polly,però,sorprendendo anche se stessa,portò il micio dal veterinario più vicino,il signor Callington.
Jamie sorrise guardando la macchina celeste della mamma scomparire dietro l’angolo.
Era solo un gatto;nero,va bene,ma solo un gatto. In ogni caso era quasi morto.
Jamie ghignò perfidamente.
Era un tipo superstizioso.

Un attimo dopo era steso sul letto,faccia premuta contro il cuscino,braccia abbandonate lungo i fianchi,schiena che si alzava e si abbassava…,un rude russare si diffuse per la stanzetta.
Si era addormentato.
Dan lo trovò così,semi soffocato dal cuscino di piume che gli aveva inglobato la faccia,che grugniva e russava senza ritegno.
Fu tentato di scuoterlo e scappare solo per il gusto di svegliarlo,ma alla fine la sua coscienza,il suo cuore intenerito dalla piccola figura ronfante…,no,non è vero,lo scosse bruscamente e Jamie si alzò a sedere urlando.
Dan scoppiò a ridere,forte,della sua risata ragliante che Jamie mille volte gli aveva rinfacciato…
“Sai di assomigliare paurosamente a un asino quando ridi?Non penso che la tua Bessy ti troverebbe attraente…o magari è così che la hai conquistata?Con il tuo seducente ragliare?” E milleuno.
Daniel smise di ridere e lo fissò…”Ah,Dan…se solo gli sguardi potessero uccidere,vero?”Cantilenò Jamie,maturo ventiseienne…
”Saresti morto a tre anni,J.J.”Replicò tagliente Dan,sottolineando l’appellativo con fare ironico,”Quando mi riducesti in tanti pezzetti la ferrovia del trenino elettrico e te li infilasti nel naso.”
“Ma avevo tre anni!”,
”Però quando facesti il bagno a Mr.Felix e poi lo chiudesti nel microonde per asciugarlo in fretta,non avevi più tre anni,Jamie,ne avevi sedici.”Continuò implacabile il fratello maggiore….
”Ehm…sì…tecnicamente è così,ma era un gatto così antipatico e comunque…alla fine si asciugò,no?”,Insistette l’altro.
“Esplose,Jamie,Mr. Felix esplose.”
“Oh.”
Jamie ebbe il buon senso di arrossire.

Litigavano da un quarto d’ora.Dan gli rimproverava l’imprudenza della discoteca,del farsi abbordare da una sconosciuta.Urlò quando seppe della vodka.
Era IL fratello maggiore,dopotutto.
Jamie protestava,diceva di essere adulto,di poter fare come voleva,che non aveva bisogno di un’altra madre e che di un padre(scappato con una jamaicana anni prima)ne aveva già saputo fare a meno.
“Jamie,non sei nemmeno riuscito a trovare casa.”Disse Dan freddamente,indicandogli una pila di giornali accatastati accanto alla scrivania.
J.J. sbuffò e incrociò le braccia al petto,”Vattene.”Gli rispose solo,imbronciato,e Dan…si arrese.
Borbottò che era un idiota,profetizzò morti atroci e incidenti inverosimili(“Scommetto che morirai affogando sotto la doccia!” “Sei talmente cretino che riuscirebbero a scipparti in ascensore!”).
Se ne andò sbattendo la porta,come faceva sempre dopo ogni loro litigio,da piccoli.
Jamie prese un libro che teneva chiuso in un cassetto e lo scagliò rabbiosamente contro di lui,colpendo la parete.
Il libro cadde a terra con un tonfo,esanime,alcune pagine spiegazzate e con piccoli strappi,coraggioso soldato inutilmente sacrificato;anche restando sul letto Jamie poteva leggerne il titolo sulla copertina ammaccata:Romeo e Giulietta,William Shakespeare.



Grazie a ShaidaBlack e a PoisonApple e a Hisoka per le loro gentilissime recensioni!
Questo capitolo è per voi.
Lettori:commentate!

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Capitolo 7
*** L'abito non fa la sposa. ***


L’abito non fa la sposa


Il Dottor Callington era un uomo sui cinquant’anni,austero e meticoloso.
Aveva una piccola clinica in Bloom Road e lì si dedicava completamente alla sua vocazione:dai pappagalli ai porcellini d’India,tutti gli animali erano i benvenuti.
Il Dottor Callington portava baffetti a spazzolino e occhiali rotondi,si diceva portasse la dentiera.
Jamie guardò il Dottore e si chiese se il giuramento di Esculapio valesse pure per gli animali.
Jamie pensò a Baba e rimase dubbioso.
Polly lo aveva raccomandato di visitare il gatto ferito giusto la mattina dopo;così J.J era stato portato di peso fino alla Clinica e costretto a restare fermo davanti alla gabbia della bestiola aspettando che l’animale si svegliasse.
Jamie alzò un sopracciglio stupito:era là davanti da venti minuti buoni,a guardare un gatto che aveva quasi ucciso il giorno prima improvvisamente caduto in un misterioso stato comatoso.
Polly aveva detto di controllarlo in caso si svegliasse e stesse male.
Ma cos’era lui,un infermiere?E il dottore che ci stava a fare?

…Un Jamie in frac e giacca a coda di rondine era in piedi,con un vassoio in mano,davanti a un letto a baldacchino dove un gatto col berretto da notte cominciava a svegliarsi…
“Ecco la colazione,signore,ben svegliato.”
“Buongiovno a te,Avmando…”
“Jamie,signore,Jamie…”



J.J. si stropicciò gli occhi e riemerse dal sogno a occhi aperti.
Sospirò e sussultò quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla e una voce allegra dietro di lui:”Ben rivisto,J.J.!Come andiamo?”

Ron aveva vent’otto anni e una laurea in filosofia che non gli dava da mangiare.
Studiava per passione nel pomeriggio e la mattina aiutava con piccoli lavoretti il dottor Callington.
Lavorava alla clinica da più di sei anni,da più di sei anni conosceva Jamie Johnson.
Da cinque di quei sei anni ne era perdutamente innamorato. Era un tipo strano,Ron,con un pessimo gusto in campo di abbigliamento:quel giorno indossava una maglietta arancione e verde mela con una scritta gialla fluorescente che recitava:”To be gay or not to be gay,this is my question.”
Jamie la fissò storcendo il naso.
“Ciao Ron.”Biascicò concentrando la propria attenzione sul gatto.
“E’ carino,vero?…Un idiota sembra avergli gettato un vaso in testa…era tutto pieno di cocci e terriccio,sai.Per caso hai visto chi è stato?”
Jamie sbiancò e glissò l’argomento con un balbettante…:”Gli hai già dato un nome?”
Ron sorrise.
Ron adorava dare nomi agli animali.Anche se erano provvisori,anche se restavano là solo per un giorno,anche se erano pesciolini rossi o vipere cornute di contrabbando,dovevano avere un nome nella testa di Ron McBreestien.
Era una mania:si divertiva a fare un piccolo schizzo a matita di tutti gli animali che passavano per la clinica e a scriverci accanto il loro nuovo nome.Piccole carte d’identità per criceti,cani,gatti…una volta anche un furetto.
Interi blocchetti pieni di Spike,Sbrodolo,Cicciottino,Pallottina…persino un Mr AlitoFetente.
Essendo una clinica molti degli animali in questione erano malati…( Principessa Colica,ad esempio).
Una vera fissazione,questa per i nomi,e Jamie lo sapeva.
…”Certo che gli ho dato un nome…l’ho chiamato Plo.”
“Plo?”
“Plo!”
“Ma perché proprio Plo?”
“Perché, non ti piace?”
“Non vuol dire niente!”
“Non vuol dire niente che non ti piace o il nome non vuol dire niente?”
“Il nome.”
“Non ti piace?”
“Non vuol dire niente!”
“Che non ti piace?Quindi ti piace?”
“Ti ho detto che non vuole dire assolutamente nulla!”
“Cioè non importa se ti piace oppure no?”
“No…”
“No che ho ragione o no che importa se ti piace oppure no?” “…OH MIO DIO,RON!NO!NON MI PIACE PERCHE’ NON VUOL DIRE NIENTE!”
“Okay,okay…bastava dirlo…”Borbottò contrariato l’altro,”Cretino,hai svegliato il gatto….,beh,quindi…non ti piace,eh?”
Jamie rimase senza parole.
Polly interruppe quella spiacevole conversazione comparendo all’improvviso dietro alle spalle di Jamie,un improvviso fungo spuntato fuori stagione.
J.J. sospirò.
“Allora si chiacchiera…?”Chiese tutta giuliva,con fare sornione…;Jamie la guardò sospettoso:cosa stava insinuando?
“Sai Ron,ti trovo molto in forma,sei così carino…”Riprese mentre Jamie la guardava allibito…”Non sei d’accordo J.J…?”Quello sussultò sentendosi chiamato in causa…guardò in fretta Ron e notò con sorpresa che era arrossito…,che aveva abbassato gli occhi rivelando lunghe ciglia che andavano a sfarfallare sulle guance,un ricciolo ribelle che cascava vicino alla bocca…
Jamie si vergognò di se stesso,prese un cipiglio e si astenne…”No comment.”Asserì diplomatico,intendendo tutt’altro,mentendo spudoratamente.
Ma quello era Ron!…Ripensò a Bob:sì doveva essere ancora sotto la sua influenza,gli ormoni di un ragazzo sono incontrollabili,si sa,…ricordò con orrore il bacio con Dan e ritrovò la completa lucidità.
Era colpa di Bob,concluse,sempre colpa di Bob.
Intanto Polly continuava,tranquilla,a lodare Ron:”Non ti sembra intelligente,Jamie?…Un ragazzo così carino,laureato in filosofia!…”Nel frattempo ammiccava pericolosamente al figlio che,cieco e sordo,sembrava non afferrare il concetto…
Jamie era un ragazzo tenero,buono e sensibile,ma mancava totalmente di intuito.
Ma dopotutto,Jamie non era stupido,e alla fine un piccolo filmino prese a srotolarsi davanti ai suoi occhi,senza che lui potesse farci nulla…

Polly seduta in poltrona con un abito bianco sulle ginocchia,con tante adorabili roselline ricamate lungo i bordi e uno strascico utilizzabile come sipario da teatro dell’opera. La signora Johnson gli sorrideva…”Hai già provato il vestito,tesoro?…Oh sono così felice per te!”

“Io ODIO i vestiti da sposa…”Mormorò Jamie in un sussurro più che udibile.
Si accorse all’improvviso del silenzio calato a quella sua affermazione e degli sguardi confusi che aveva suscitato… “Ehm..”Fece Jamie.
“Grazie di averci informato,J.J.,questa tua dichiarazione ci ha illuminato.”Commentò Ron sarcastico,con un sorrisetto terribilmente sensuale…no,NO,un sorrisetto terribilmente STUPIDO,non sensuale.
Fu il turno di Jamie di arrossire.

“Ron!Ron!…Vieni qui,per favore…”La voce baritonale del Dottore rimbombò per la saletta e li fece trasalire.
“Arrivo…”Rispose quello,guardando di sbieco Jamie un’ultima volta.
Ritornò trafelato qualche attimo dopo…”J.J. mi servirebbe una mano con la gabbia del pappagallo…”
“Okay,Okay…se non ci fossi io…”
“Non montarti la testa…non sei poi così indispensabile,così importante…”Rispose sorridente Ron,mordendosi un labbro e guardandolo fisso.
Jamie distolse gli occhi.
Un minuto più tardi trasportavano la gabbia di Chiquita verso la sala dove operava il Dottore.
La gabbia era coperta da un panno che Jamie stava disperatamente tentando di mantenere tenendolo con il braccio ingessato.
Di nuovo si chiese…”Perché a Dan non capitano mai queste situazioni?”
“Attento J.J.,c’è l’angolo…”Disse Ron affannato.
Jamie si dovette avvicinare all’amico,lo sentì accanto,vicino…troppo vicino…,ecco le braccia che si sfiorano,entrambi voltano il viso a guardare l’altro,entrambi restano immobili mentre sgranano un po’ gli occhi,entrambi si leccano le labbra senza motivo,finchè…

CRASH!...

“JAAAMIEEE!!HAI LE MANI DI PASTAFROLLA?!”
La gabbia era sfuggita dalle mani di uno e caduta pesantemente sul pavimento.
Il panno era scivolato e l’uccello ora sbatacchiava le ali e strideva come impazzito.
Jamie,annichilito per un attimo,si riprese subito e sbottò.”Ehi non ero mica l’unico a reggere quella cosa…!”Indicò vago l’animale spennacchiato.
“Cos’è,la mia presenza ti emoziona…?”Buttò là Ron,senza immaginare di aver centrato il punto.
“Non dire stupidaggini.”Soffiò Jamie,più arrabbiato del dovuto e rosso in faccia.
Ron sospirò…”Accetterai mai un mio invito a cena,Jamie?” Jamie sbuffò forte e alzò gli occhi al cielo…”E’ da anni che insisti,Ron,anni…,sai di essere esasperante?”
“Esasperante tipo simpatico,o esasperante fastidioso?”
Jamie si voltò a fissarlo a bocca aperta.
“Intendo,esasperante tipo bambino o tipo idiota?”
Jamie alzò un sopracciglio…”Giudica tu…”
“Dai Jamie…ti sto chiedendo una innocente pizza fra amici…,perché non ti va?”
Fece Ron con tono piagnucoloso.
“Cos’ho che non va?”
“…”
“Jamie?”
“…”
“Jamie?!”
Jamie non sapeva esattamente cosa rispondere,infine optò per una cruda schiettezza:
“Puzzi di cane.”
Ron si girò dall’altra parte e non gli rivolse parola per tutta l’ora seguente.



Grazie mille a chi ha commentato!!^^Non immaginate quanto mi facciano piacere le vostre recensioni. Ora non ho tempo per ringraziarvi tutte singolarmente,ma lo farò al prossimo aggiornamento. Baci, Biancaneve.

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Capitolo 8
*** Carpe diem. ***


Carpe diem


Era notte fonda.La luna era piena e la sua luce spettrale s’insinuava fra le tende della camera da letto di Jamie che dormiva un sonno agitato.
Il braccio rotto faceva improvvisamente male e,sebbene oramai quasi novembre,la coperta sembrava essergli diventata di troppo.
Aprì gli occhi,sudato e stanco.
Si alzò e si avvicinò alla finestra…,sospirò.
Il nostro Jamie ebbe un’idea geniale.Andiamo,conoscete le sue idee geniali.
Si mise i jeans,una maglia a caso,scarpe senza calzini,cappotto e sciarpa e uscì a fare due passi.Alle due di notte,ovviamente.
Camminava lentamente,tranquillo,sorridendo tra sé e a un certo punto non più tanto fra sé.
Avanzava,passo dopo passo,tip tap,tip tap….,completamente solo.
Un gufo gli volò sopra la testa e Jamie smise di sorridere e …imprecò vivacemente minacciando il volatile con il pugno. Poco dopo arrivò al parco della zona,al laghetto delle papere che tanto amava.
Si sedette su di una panchina,accanto a un salice,le fronde che ondeggiavano sull’acqua come lunghe,sottili dita. Soffiò una brezza che gli frustò le guancie.Si strinse la sciarpa attorno al collo.
Cominciò a fischiettare piano,poi a cantare la canzone d’amore che Dan aveva deciso di dedicare a Bessy il giorno del loro prossimo matrimonio…

It's amazing How you can speak Right to my heart Without saying a word, You can light up the dark Try as I may I could never explain What I hear when...

S’interruppe notando una figura scura che stava appoggiata al tronco di un platano poco lontano e che sembrava guardare il lago.
Curioso,Jamie si alzò e si avvicinò per guardare meglio,e fu con enorme sorpresa che riconobbe un corpo snello avvolto da un cappotto grigio,una cascata di riccioli biondi,un viso chiaro e fin troppo delicato,perfetto…
Si sentì un groppo in gola e le ginocchia fare Giacomo Giacomo.
Quello non era Ron della clinica per animali,giusto?
Sbagliato,era Ron,che si girava in quel momento e gli sorrideva del suo sorriso dolce,no,NO,cretino,sorriso cretino,e gli faceva segno di avvicinarsi.
Jamie mosse dieci,instabili passi verso l’amico,che aveva in mano un fiore,…una…camelia rossa?!
Dove diavolo aveva colto una camelia rossa?
Jamie posò gli occhi su un’aiuola colorata e bella,eccetto forse per le impronte di scarpe da ginnastica numero 41 sul terriccio e di un evidente vuoto nel bel mezzo della composizione floreale.
Ecco dove.
“Ehi Jamie…!Che coincidenza!Anche tu qui,a quest’ora poi!…Come mai?”
“Potrei chiederti lo stesso,Ron…comunque,facevo un giro.”Jamie si strinse nelle spalle.
“Vieni qui spesso,la notte?…Io sì.”
“E che vieni a fare?”
“Tanti giri…”Sorrise,poi riprese:”Ma diciamo che vengo qui per stare un po’ solo,per pensare.”
Jamie restò sinceramente perplesso:non immaginava un Ron che si ritirava per pensare…,un Ron nei pub o in quelle sale da Bingo o in Casinò pieni di fumo e di gente troppo ricca di soldi e tempo,magari,ma non un Ron riflessivo.
“Perché una camelia?”
“Perché profuma di buono.”Rispose semplicemente l’altro,illuminandosi di un sorriso delizioso…no!!No!Argh!Stupido,sempre il suo solito sorriso stupido:Jamie si diede mentalmente del malato.
“Uh.”Disse,sempre arguto,il nostro J.J.
“Senti…”Ron gli si avvicinò e gli mise la camelia sotto il naso.Jamie inspirò e,suo malgrado,sorrise.
Sì,era buono.
“Nulla può curare l’anima se non i sensi,come nulla può curare i sensi se non l’anima…”Citò Ron a bassa voce.
“Oscar Wilde…Lord Enrico a Dorian mentre lo vede odorare una rosa…”.
Ron parlava più a sé stesso che ad altri.Jamie lo guardava come non lo aveva mai guardato,fissandolo senza ritegno,senza nemmeno rendersene conto.
“E’ la mia frase preferita,l’aforismo migliore…”Ancora quella voce,bassa,musicale,diversa dalla solita frizzante e troppo alta…Jamie rabbrividì fece un passo indietro,stupendosi di se stesso.
Ron al contrario avanzò verso l’amico guardandolo,in quella notte di luna piena che avrebbe cambiato entrambi.
“E…uhm….c’è qualche altra…frase che ti piace?”Mormorò Jamie,indietreggiando ancora.
“Solo una…”Disse l’altro,facendosi vicino a J.J. e avvicinando il viso al suo.
“Oh…qual…quale?”
“Carpe diem…cogli l’attimo fuggente…”
Un soffio.Mancava solo un soffio e le loro bocche si sarebbero toccate,assaporate forse.
Solo un soffio e si sarebbero fusi l’uno con l’altro, e la luna li avrebbe guardati e illuminati, e le stelle li avrebbero invidiati. Purtroppo mancava quel soffio.
Ancora un piccolo passo indietro…,troppo indietro…

SPLASH!
“Ahaargh!”Urlò Jamie mentre scivolava e finiva dritto nel lago.
“Oh Jamie…”Si lamentò Ron sospirando.
Una faccetta confusa e irritata sbucò dall’acqua.
Jamie si tolse una ninfea dalla spalla con un gesto brusco.
Una ranocchia fece:”Cra.”
Una papera fissava interessata l’intruso.



Grazie a chi commenta:
Shaida Black:quello che hai detto mi fa davvero piacere...diceva Neruda:"La risata è il linguaggio dell'anima."Spero di continuare a divertirti.^^
PoisonApple:MelaAvvelenata sembri molto dolce!Mi chiedo se anche alla vera Biancaneve sei piaciuta.Fashion la maglietta di Ron,eh?...Chi non vorrebbe indossarla?Mi raccomando,continua a leggere e commentare.
WhiteFly:amata collega!Ho letto la tua fic e ho lasciato un segno.PrincipessaColica,seppure poco suggestivo,è un nome davvero originale....,mi sbaglio?....Il vecchietto è essenziale. Sono felice che la mia fic ti piaccia,grazie davvero,non sai quanto.
Khrisma:sempre prima e sempre più divertente!Spero che la mia storia ti piaccia quanto a me piacciono i tuoi commenti.
Io odio Polly,è un personaggio insopportabile!
Uscite in vista?...Beh,in questo cap non c'è proprio l'appuntamento,ma...
Baci.
Hisoka:Grazie cara,non mi aspettavo risultati simili al ribaltamento dalla sedia,ma ne sono contenta!Brava hai indovinato:l'idea del gatto mi è venuta proprio pensando a Poe.
Non lasciarmi!Anche tu,continua a leggere.

Non immaginate quanto mi facciano piacere i commenti,non immaginate quanto sia gratificante per me. Se lo immaginate,per favore lettori,fatemi questo enorme favore.
Baciunzoli a tutti.

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Capitolo 9
*** Amanti e omicidi. ***


Amanti e omicidi.



Jamie camminava verso casa,bagnato dalla testa ai piedi,un pulcino zuppo che ritorna al pollaio in piena notte. Era come in trance…ripensava e ripensava a tutto quello che era successo quella sera in poco più di mezz’ora. La camelia rossa…che buon odore aveva!Fruttato,dolce…,e il parco di notte…com’era bello!Con quella luna luminosa…con con…,Jamie sentì il cuore battere forte,con quei capelli così biondi,morbidi,la pelle liscia,quegli occhi…quella bocca come una ciliegia…
All’improvviso si rese conto che di solito un Parco non ha capelli e occhi e bocca…
Si diede una manata in fronte,irritato.
Lui NON stava pensando a Ron…
No.
Assolutamente.
Non gli era mai piaciuto Ron.
Non gli era mai piaciuto e non stava pensando a lui.
Com’è che si dice?L’importante è crederci.
Jamie arrossì nella notte.


Erano le sette del mattino del 28 ottobre e Jamie era in bagno,davanti allo specchio,e osservava con fare critico un neo sul sopracciglio,piccolo, vero,ma J.J. era un perfezionista.
Odiava quel neo.
Jamie sapeva essere molto vanitoso;sbuffò e tracciò con l’indice un linea invisibile lungo una altrettanto invisibile ruga d’espressione sopra la bocca.
Piccola,ma fastidiosa.
Si sarebbe fatta più evidente negli anni e ne sarebbero venute altre,profonde,antiestetiche.
Jamie rabbrividì…:si sentiva un prematuro Hugh Grant,senza occhi azzurri e fascino da attore.
Uno Hugh Grant con le rughe e basta.
J.J. aveva paura d’invecchiare.Una delle sue tante paure,uno dei suoi tanti formaggi.
Jamie pensò alla crema per la pelle,ci fantasticò per un momento…uno solo,per poi lasciarsi andare al solito film:

Oh, ancora lei…sì,la crema antirughe…certo…,facciamo una anche per Bob?

“Maledetto farmacista!”Sbottò Jamie dando un pugno sul lavandino.
“…Sai,J.J….tutto questo odio per il mondo intero non ti fa bene.Voglio dire,non è una cosa da tutti l’insult…”
“Piantala,Dan.Parlavo fra me…”
“Ecco appunto…io non sto qui a farti la predica,solo,ammettilo:non è una cosa da tutt…”
“Ho detto piantala.”Jamie era irremovibile e il fratello ubbidì,se ne andò zitto zitto come era arrivato.
Fratelli…


Jamie scese a fare colazione e trovò Polly con le lacrime agli occhi e lo sguardo perso nel vuoto,il cordless nella mano destra.
“J.”Cominciò piano piano…”Ha chiamato zia Elsa.”
“E allora?…Oh no,non dirmelo:si è fatta un altro amante perché non ne può più del marito.Non piangere:magari è la volta buona che scappa con lui e ci lascia tutti in pace.”
“Oh Jamie,quanto sei cinico!…Tu non capisci..”
“NO,infatti.Non capisco una donna che sento lamentarsi da ventisei anni,quasi ventisette,del suo infelice matrimonio e del pasticcio di pollo che suo marito adora cucinarle nella vana speranza che lei si strozzi con un ossicino.Se ne andasse e basta!…Se ha sposato un imbecille non è colpa nostra!”Jamie sbuffò e incrociò le braccia.
“Tesoro tu forse non ti rendi conto…,zio Martin…”
“Oh certo!Io non mi rendo mai conto di niente!Io sono piccolo e immaturo,vero?…Per di più sono anche gay,quindi figuriamoci cosa ne posso capire….”Jamie aveva alzato la voce.
“No…no,vedi…”
“Sì mamma,vedo.Vedo chiaramente che è una schizzata,che sono entrambi schizzati,sono due pazzi e andrebbero rinchiusi e tenuti il più lontano possibile da noi!”
“Jamie,tesoro,tu non sai quello che…vedi,zio Martin…”
“Mamma ti prego!Io so abbastanza per rendermi conto della situazione!”
Jamie aveva gridato.Polly era scoppiata in singhiozzi.
“E’ MORTO!TUO ZIO E’ CADUTO DALLA SUA CASA SULL’ALBERO ED E’ MORTO!”
J. si zittì,…”Oh,..”Restò pensieroso per un momento,poi…:”Che morte idiota.”Borbottò.
“Potresti almeno mostrarti dispiaciuto.So che non amavi molto Martin,ma era sempre tuo zio…”
Jamie si distrasse e un nitido ricordo si presentò senza bussare…


“Jaaaaamieeeee…la vedi quella striscia grigia e morbida sul marciapiede?…Bella vero?”
Un Jamie di circa otto anni si strinse nelle spalle.
“Oh sì che è bella,te lo dico io…è bella perché sotto ci sono tante monetine da cinquanta…,tante belle monetine,tutte da cinquanta cents;che coincidenza,non costano esattamente cinquanta cents le liquirizie che ti piacciono tanto?”
Jamie,interessato,fece di sì con la testa.
“Beh…allora che aspetti a prenderle?…Ah già,ormai le avranno già prese tutti gli altri bambini…”
“Ma magari se mi sbrigo ne è rimasta ancora qualcuna!”Rispose una vocetta acuta e ingenua.
Jamie corse e infilò mani e piedi nella calce fresca appena versata sull’asfalto.
Quella sera il telegiornale raccontò dell’assurda impresa di cinque vigili del fuoco che avevano tirato fuori un bambino da una strada.
Il servizio si chiamava:”I bambini non si trovano sotto i cavoli,ma sotto il marciapiede.”


“Jamie?Jamie?!…Insomma mi stai ascoltando?”
“Eh?”
Polly alzò gli occhi al cielo…”Il funerale.”
Jamie le lanciò un’occhiata confusa.
“Tuo zio è morto,vorrai almeno andare al funerale.”
J. la guardò esterrefatto.
“Mamma,io non ho alcuna intenzione di andare al funerale di quel pazzo;ti dirò di più:sono quasi felice della sua incapacità artigianale e della capanna sull’albero malriuscita.”
“Jamie!E’ morto!Un po’ di rispetto!”
“Mamma,stiamo parlando di zio Martin…”Esclamò Jamie avvicinandosi alla madre e fronteggiandola,”Un uomo che passava il suo tempo libero addestrando topolini mongoli e aizzandoli contro sua moglie!”
Polly sospirò,infine…”Andrai a quel funerale,Jamie,cascasse il mondo giuro che verrai con me,dovessi portarti a guinzaglio.


La mattina del funerale pioveva;dal cielo color cenere cadevano pesanti gocce d’acqua che schizzavano il soprabito di Jamie e rimbalzavano sul suo ombrello.
Zia Elsa piangeva disperatamente,da brava moglie rimasta vedova,seppure tutti i presenti sapevano che quella vedovanza non le pesava affatto.
Jamie rimuginò su un eventuale omicidio:non sarebbe stato difficile manomettere la scala a pioli o segare una trave…,si voltò a guardare quella sua zia minuta,ma bella,che si sforzava di piangere quando probabilmente non aspettava altro che di andarsene da lì con un suo amante.
“Oddio…che…sigh…che tragedia..!Sigh…”Elsa era scossa da melodrammatici singhiozzi.
Sì,l’aveva ammazzato,concluse Jamie con una cinica noncuranza.

Aveva detto al signor Morgan,quella mattina,che non sarebbe potuto andare al lavoro per “Lutto di famiglia”E il boss,ovviamente,non aveva replicato.
Almeno aveva guadagnato un giorno di riposo.
La cerimonia era appena finita e Jamie era uscito nel cortile dietro la chiesa insieme agli altri parenti,insieme alla piccola,fragile,perfida zia Elsa.
Se ne stava appoggiato al muretto da un quarto d’ora buono quando si sentì tirare la manica e vide Polly fissarlo con una strana espressione.
“Che c’è?”
“Ho saputo una cosa strana…,quasi buffa…”
“Cosa?”
“Zio Martin…lui..ha lasciato a tutti qualcosa,sai,nel testamento…”
“Oh…a me avrà lasciato giusto i pesci rossi.”
“Oh no…ti sbagli,e anche molto.”Polly fece un sorriso emozionato…”Ti ha lasciato ben più della piccola Roxane…ti ha lasciato la casa a Summerside.”
Jamie non reagì subito.La consapevolezza si fece strada in lui e dopo qualche secondo…”Oddio…beh…EUREKA!”Sorrise e abbracciò la madre tutto contento,eccitato corse fuori e mise mano al cellulare.
“Chris?Ehi Chris non sai quello che è successo…”
La gente guardava perplessa quell’omino in nero che rideva e si agitava appena uscito da un funerale,con le campane che ancora suonavano a morto.
“Non puoi immaginarlo…sono COSì FELICE!!!”
“Signor Johnson,buon giorno…spero che questa sua incontenibile gioia non dipenda dal suo…lutto di famiglia…”
Jamie restò pietrificato nel sentire la voce gelida del Signor Morgan dietro le sue spalle.
Morgan alzò un sopracciglio e Jamie esibì un sorriso stiracchiato.
“Che coincidenza…,S-signore…”



Eccoci qui:piaciuto il capitolo?...Spero di non avervi deluso,mi raccomando commentate!
Nn posso ringraziarvi singolarmente,oggi ho molta fretta...alla prossima!
Baci,Bianca.

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Capitolo 10
*** Elisabetta Tudor e pensieri sporchi. ***


Elisabetta Tudor e pensieri sporchi.

La casa di Summerside era bella e antica,interamente in legno.
Si trovava in uno spiazzo erboso,in periferia,pura campagna;nelle vicinanze c’era anche un lago.
Grande,tetto spiovente,bow-windows,porta d’ingresso intarsiata,interno caldo,accogliente,pervaso da quegli odori che sanno “di famiglia”e di una luce morbida che entrava dalle finestre bombate e rimbalzava sulle pareti color crema.
Splendida,pensò Jamie entrando sorridente.
Tutta mia,pensò anche,e il sorriso si allargò arrivando alle orecchie.
Solo mia,e qui il sorriso divenne un ghigno:niente Dan,mamma,..niente lattaio che ruba lo zerbino con scritto “Welcome”,niente postino che insiste per entrare e scroccare un caffè.
Niente e nessuno.
Sorrise ancora,mentre esplorava la casa:il salottino,la cucina,il bagno,le camere da letto al secondo piano.
Guardando nello sgabuzzino,però,il sorriso si spense come una cicca pestata da una suola di scarpa,sulla strada,e di esso ne rimase solo un pallido,finto riflesso,il fumo grigio della cicca spenta. Jamie deglutì.
SCARAFAGGI.
“Che schifo!”
Ne pestò uno che fece “ciak”sotto la scarpa.Jamie fece “Bleah…”.
La casa era infestata.

Polly si era presa la briga di chiamare la disinfestazione, e aveva mandato J. a controllare che tutto procedesse bene due giorni dopo la spiacevole scoperta.
Così Jamie era ritornato alla proprietà aspettandosi chissà quale squadra specializzata con tanto di uniformi e berretti en pendant, con magari scritta sul giubbetto abbinato una di quelle frasi che si fanno pubblicità:”caro insetto,non avrai più un tetto.”,”disinfestazione bomba,scarafaggi già in tomba.”,e cose così.
Ma si sbagliava.
“Ron?!”
Il suo amico si era appena tolto la mascherina dal viso arrossato e gli sorrideva del suo solito,previdente sorriso…stupido.
Sì,stupido.
Sempre più stupido,decise Jamie,che di sorrisi (e nuove cotte)se ne intendeva davvero molto poco.

Ron guardava Jamie e Jamie guardava Ron.Uno sorrideva e l’altro ricambiava.Allora uno arrossiva e l’altro,invece,…pure.
“Ehm…tua madre…scarafaggi…,disinfestazione…mhmm…,no?…Cioè,ti va bene,…cioè,che ne pensi se io…mhmmm?”Balbettò Ron,mentre le scene della serata al lago gli sfilavano davanti.
“Infatti.”Fu la risposta di Jamie,senza né capo né coda,talmente insensata da costringere Ron ad alzare gli occhi da terra e guardare l’amico,giusto in tempo per vedere Jamie fissargli la bocca,imbambolato.
Jamie arrossì e trovò il sassolino grigio e anonimo ai suoi piedi improvvisamente pieno di fascino.
Guardò il sasso con insistenza,finchè Ron decise di voltarsi e tornare al lavoro.
Jamie sospirò.

Jamie abbracciava Ron,raggiante,gli dava un bacio e sussurrava…”Tesoro,aspetto un bambino!” “Lo chiameremo Martin,come quel tuo zio tanto simpatico.”Diceva Ron,stringendolo a sé.

Jamie aggrottò le sopracciglia…”Ma gli uomini non possono partorire…”Borbottò come a voler correggere l’ennesimo sogno a occhi aperti.
“Jamie,tu lavori troppo.”Disse Ron.

Lavorarono in silenzio tutto il pomeriggio.
Spruzzarono veleno in ogni angolo e,armati di insetticida,vinsero il nemico.
Verso sera,quando ormai tutti i vestiti erano imbevuti della puzza del tossico,Jamie e Ron decisero di togliersi le mascherine e uscire a prendere aria.
Ron si sedette sui gradini davanti alla casa e Jamie lo imitò.
J.J. cominciò a tormentarsi le mani che teneva in grembo,poi si mangiucchiò le unghie,tamburellò le dita sullo scalino,accavallò le gambe,prima una poi l’altra,poi di nuovo la prima,ancora l’altra,si morse un po’ le nocche,giocherellò con un ciuffo della frangetta,batté il piede sinistro sul brecciolino,poi il destro,poi ancora il sinistro,destro,sinistro,destro,sinistro,ancora destro,sinistro,destro…
“OkayJamicosadiavoloc’èchenonva?”Chiese Ron a bruciapelo,frettolosamente,spazientito. Jamie s’immobilizzò,lentamente si voltò verso Ron…”Uhm…cos’è,esattamente,che…ti dà l’impressione che ci debba essere una qualche ragione perché io,solitamente tanto sereno,debba essere turbato interiormente da un elemento che,sulla base delle tue congetture,possa avermi squilibrato a tal punto da compromettere il mio stabilissimo stato d’animo e far addirittura trasparire questo mio turbamento e rendendo…ohi ahi,che fai??!”
Ron aveva cominciato a scuotere J.J. cercando di fermare il flusso… “E’ inutile che cerchi di confondermi le idee parlando complicato,J.,ti conosco…fai sempre così quando c’è Qualcosa.Che.Non.Va…”Ron gli lanciò un’occhiata eloquente.
“Non c’è niente Che.Non.Va.,Ron.”Borbottò l’altro in risposta,scimmiottandolo.
“Piantala…,non è vero,non avresti parlato in quel modo…”
“Parlato come,Ron?”
“Eddai…lo sanno tutti che quando sei nervoso ti impappini con le frasone complicate …”
“Non è vero.”
“Oh sì,che è vero,lo facevi anche a scuola…”
“No,non è vero.”
“Sì invece.”
“No,ti sbagli.”
“Non mi sbaglio.”
“Che ne sai poi tu?”
“Ho le mie fonti…”
“Quando fai così mi fai paura…”
“Così come…?”
“Non so,mi sento osservato…,sembra che tu sappia tutto di me…”
“Allora lo ammetti?”
“Ammettere cosa?”
“Che eri nervoso!…Come a scuola…”
“No,io…”Ma Jamie si bloccò mentre una scena compariva all’improvviso davanti ai suoi occhi…

…“Johnson…,quando avvenne la morte della Regina Elisabetta Tudor?”
“Uhm…beh…,dunque,basandoci sulle fonti, affidabili e non, giunte fino a noi nel corso dei secoli che ci separano dai memorabili eventi dell’epoca della dinastia Tudor,quando,tra aspre battaglie e conflitti interni,l’Inghilterra era devastata da crudeli tiranni e uccisioni di massa,dove la terribile differenza tra ricchi e poveri,agiati e disagiati,nobili e popolani era,ahimè,gravemente segnata da profondi,irrimediabili solchi che evitavano…”
“Milleseicentotre,Johnson,Milleseicentotre.”
Un Jamie diciassettenne arrossì nascondendosi sotto il banco....


Un Jamie ventiseienne arrossì ancora senza avere un banco a disposizione sotto cui nascondersi.
J.J. si alzò di scatto e si allontanò da Ron per paura di altre domande;andò ad appoggiarsi al tronco di un vecchio,instabile albero,accanto all’auto dell’amico.
“Jamie…non ti consiglio di appoggiarti così…,quel tronco scricchiola.”
“Ma dai…,è un albero…”Jamie si appoggiò con tutta la schiena e l’albero fece un crac sinistro. “Ehm..fossi in te non lo farei…”
“Sei noioso,Ron…”,Per ripicca Jamie spinse l’albero ancora di più.
“Davvero,…non credo sia una buona idea…”
“Fare cosa?”Chiese,finto ingenuo,Jamie spalmandosi sul tronco che s’inclinò.
“Smettila di fare quello…!”Lo rimproverò Ron.
“Di fare questo,intendi?”Jamie spinse forte e l’albero oscillò pericolosamente.
“No,JAMIE ,NON FARLO…!”Lo ammonì un’ultima volta Ron…troppo tardi:il tronco si spezzò e cadde sopra l’auto lì vicino.
“Ops…”Biascicò Jamie.
“ Io ti ammazzo.“Fece Ron,i pugni stretti e le nocche bianche.

Dieci minuti dopo Ron sbraitava contro l’amico…”Mi dici come cazzo torniamo a casa??Eh???…Me lo dici?Dove dormiamo?In casa,magari,così moriamo avvelenati tutti insieme appassionatamente con gli scarafaggi??!!Eh,Jamie??!!”
Ron gli urlava addosso,il viso a una spanna di distanza dal suo:stavolta non minacciava un bacio,ma un pugno,semmai.
Eppure era così vicino…,Jamie poteva sentire il suo odore acidulo:erba,sudore,insetticida,bagnoschiuma al muschio…,tutto un misto,strano,diverso…eccitante.
“Perché mi guardi in quel modo?”Chiese ingenuamente l’oggetto dei suoi pensieri sporchi.
Jamie non rispose.
Non lo sapeva nemmeno lui.


Quella notte dormirono all’aperto e mangiarono i biscotti sbriciolati rimasti nel cruscotto: la città era troppo lontana ed era troppo buio per tentare una passeggiata al chiaro di luna.
La mattina seguente avrebbero fatto l’autostop.



Ringraziamenti a tutti i lettori,in particolare a:
Whitefly(indispensabile),Elena(sempre dolcissima,amica unica),Fuuma(una new entry fra i lettori,davvero gentile)Madster(che con una riga di recensione mi ha fatto fare salti di gioia)PoisonApple(una zuccherosissima mela,che di velenoso sembra non avere niente)ShaidaBlack(la Prima in assoluto,senza di te la storia si sarebbe fermata al primo capitolo,la tua recensione mi ha convinto a continuarla!)
In Ultimo,Khrisma:Allora,per te devo scrivere qualcosina in più.
Come al solito ho letto con immenso piacere il tuo commento,(sì,Ron è davvero un Gran figo,sì,non sarebbe male l'idea di un fanclub),ti ringrazio!Riguardo alla tua proposta,non so che dire:sono LUSINGATA!Posta la mia storia quando vuoi,ne sarò felicissima,veramente,non sai quanto.^^

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Capitolo 11
*** Caramelle alla fragola e autostop.(intermezzo) ***


Caramelle alla fragola e autostop.



La luce filtrava con difficoltà attraverso le fronde degli alberi del boschetto che Ron e Jamie stavano attraversando.
Era quasi l’una e avevano lasciato la casa di Summerside da circa un’ora e mezza.
Jamie era stanco,affamato e aveva un forte mal di schiena per aver dormito insieme all’amico sui sedili anteriori dell’auto,danneggiata dal tronco solo dalla parte del bagagliaio.
Ogni tanto guardava di traverso Ron,l’amico sempre sottovalutato,l’amico tonto,l’amico superficiale…,l’amico che si era rivelato riflessivo,stranamente colto…,sensibile,così…bello…
Jamie ritornò in sé,rendendosi conto che sì,era vero,Ron era diventato davvero bello,ma che questo non avrebbe affatto influito sul loro rapporto,sulla loro sana amicizia.
Sana amicizia.
Vera,sana,amicizia.
Jamie sospirò.


Qualche metro più avanti,Ron affogava nel suo amore non ricambiato e qualche volta guardava di sfuggita quel suo amico tanto sospirato.
Ron aveva rinunciato a far finta di niente,aveva rinunciato ai “Sì,è carino,ma non è il mio tipo” o ai banali “Ce ne sono tanti come lui”,ai tristi “E’ solo un momento,domani mi passa,non mi piace veramente”;aveva rinunciato a imbottirsi di belle frasi che suonavano stonate persino a lui e aveva capito che Jamie era davvero il suo tipo,che non ce n’erano tanti come lui,che non era solo un momento e che non sarebbe passato il giorno dopo.
Aveva capito di essere innamorato proprio della persona di cui non si sarebbe dovuto innamorare. Sapeva che Jamie non era un tipo facile,sapeva che erano due poli opposti,sapeva di non stargli antipatico,ma peggio:di stargli indifferente.
E se c’era un’altra cosa che Ron odiava era proprio quella sua indifferenza.
Senza speranza.
Solo amicizia.
Irritante,sciapa amicizia.
Ron sospirò.


“Jamie?”
"Mhmmm ?"
"Dove stiamo andando ? “
“Verso l’autostrada…”.Jamie guardava una freccia gialla su un masso…,che diavolo indicava?
“Oh.”
Breve pausa.
“Jamie?”
“Sì?”
“Dove siamo ora?”
“Sul sentiero che ci porterà all’autostrada.”
“Oh.”
Jamie leggeva pensoso un’indicazione.
“Jamie?”
“Che c’è…?”
“Quanto è lontana l’autostrada?”
“Poco.”
“Mhm.”
Pausa.
“Jamie?”
“Cos’altro c’è Ron?!”Disse Jamie voltandosi all’improvviso e andandogli a sbattere contro.Arrossirono entrambi.
“Niente…solo…,non è quella l’autostrada?”
Jamie si voltò e diventò paonazzo…:l’enorme serpente asfaltato era davanti a lui,troppo occupato a leggere i cartelli che a guardarsi intorno.
“Già…sì…è proprio quella…”Farfugliò imbarazzato.


Ron era seduto per terra da più di un’ora,Jamie era in piedi,con il pollice verso destra a chiedere un passaggio.
Alla fine si arrese e si accasciò vicino all’amico.
Il cielo si era annuvolato e stava per piovere.
Erano solo le due del pomeriggio e sembrava fosse sera.
Un lampione accanto a loro si accese con un “Clac”.
Ron tirò fuori un pacchetto di caramelle alla fragola.
“Ne vuoi,J.J.?”
“Grazie.”,Jamie sorrise e Ron abbassò gli occhi.
“Beh….eccoci qua.”
“Già…”,Jamie si strinse le ginocchia al petto.
“Ehm…ne vuoi un’altra?”
“Sì,grazie…ehm…Ron,…”Jamie fece una risatina…”Sei tutto sporco…”
Le caramelle lasciavano una traccia rossa e appiccicosa quando le succhiavi molto;e Ron adorava succhiare le caramelle.
“Oh…”Anche Ron ridacchiò,in leggero imbarazzo.
“Tieni.”Jamie gli posò un fazzoletto di carta sulla bocca:ci rimase appiccicato sopra. Scoppiarono a ridere insieme;Ron alzò la mano per togliersi il fazzoletto dalla faccia e incontrò a metà strada quella di Jamie che voleva fare lo stesso.
Non risero,questa volta,ma si guardarono e ognuno vide l’altro arrossire.
Ron trasalì quando Jamie,con la scusa di togliere un’ultima traccia di caramella,gli sfiorò un angolo della bocca con un dito.
Jamie trattenne il fiato quando Ron lo afferrò per la giacca e lo tirò a sé,quasi con rabbia,mentre l’altro spalancava gli occhi sentendo la bocca dell’amico sulla sua.
Non fu un bacio da niente,ma un lungo,dolcissimo,indimenticabile toccarsi,assaporarsi di labbra. Ron sapeva di fragola e zucchero,e per Jamie fu quello il vero,primo bacio.
Poco dopo il lampione si fulminò lasciandoli nel buio e una buffa macchina gialla si fermò per offrire loro un passaggio.




Desolata..devo studiare,i ringraziamenti ad personam alla prossima volta.
Spero vi sia piaciuto il cap,commentate!
Grazie Khrisma per aver postato la mia storia sul suo forum(che sono andata a vedere).

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Capitolo 12
*** Evviva l'istinto. ***


Evviva l’istinto.


“Amore…,pace e amore.Siamo tutti fratelli…”Cominciò un ragazzo sporgendosi dal finestrino,rivolto ai due seduti per terra.
Aveva i capelli lunghi e intrecciati,viaggiava con una donna vestita di arancio,con braccia e collo ricoperti da bracciali e collanine di ogni sorta.
“Tutti fratelli…”,Ribadì il primo con voce strascicata…”Lei è mia sorella,vostra sorella…”E qui indicò l’amica che salutò,tintinnando per i suoi tanti gingilli,”Io sono vostro fratello,voi siete miei fratelli…,tutti fratelli…”
Jamie e Ron si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Amore…,no?”
Jamie e Ron sorrisero annuendo lentamente.
“Fratelli e amore….,non posso lasciare i miei fratelli per strada,no?”
Jamie e Ron ottennero così il primo passaggio.

“Cioè..io dico,non è che potevo lasciare voi,la mia famiglia,i miei fratelli…seduti…per terra…sulla polvere,mentre guardavano le macchine sfrecciare via…,come la vita,no?…Cioè…i minuti,i giorni,gli anni…che sfrecciano via…fiuuuuuu…..,come le macchine,…no?”
La ragazza vestita di arancione,che si chiamava Mel,sorrise e tintinnò di nuovo.
“Cioè…,la vita…,scivola,no?…Cioè…e voi,…vi ho visto là.,mentre,disperatamente cercavate calore l’uno nell’altro,come solo due fratelli potrebbero fare…”,e qui Jamie e Ron si guardarono ripensando al loro bacio che di fraterno aveva avuto ben poco…,”Cioè,vi ho visti così…e…in un attimo tutta la mia esistenza mi è sfrecciata davanti…e,ho capito che dovevo salvarvi,portarvi via da quella polvere…,perché ormai voi vi nutrivate di essa,no?…Cioè…,non riuscivate più ad alzarvi…come una droga lei vi attirava giù…,e il cielo e le nuvole e il vento sfrecciavano sopra di voi…,no?Capite,no?…Cioè,ditemi se mi sbaglio…”,e qui fece un cenno a Ron che si voltò terrorizzato verso Jamie,lanciando una muta richiesta di aiuto.
“Uhm…certo…”Fece questo,sorridendo…,”Beh…noi…siamo arrivati…”
“Cioè,…qui?…Beh…io,fratelli miei,ammiro questa vostra scelta di vivere nella bellezza e armonia della natura…,comunque io sono Sam.”
“Grazie del passaggio,Sam.”,Detto questo Ron aprì la portiera senza aspettare nemmeno che l’auto si fermasse del tutto e trascinò via l’innamorato.
La macchina ripartì alzando un polverone e Jamie e Ron tirarono un sospiro di sollievo.

L’offerta di un secondo passaggio si presentò un’ora dopo circa,quando una piccola panda azzurra si fermò davanti a loro.
Passarono così quaranta minuti in compagnia di un’allegra famigliola:mamma,figlia e nonno.
Frances aveva quarantacinque anni,amava i Beatles e gli uomini “duri e passionali”.Suo marito non si era rivelato un duro,e un bel giorno lo aveva sorpreso sdraiato sulla scrivania in una posizione equivoca con la portiera dell’ufficio.
E pensare che Frances gli aveva proibito di avere una qualsiasi fatale,famosa segretaria rovina famiglie…
Shirley aveva sedici anni,era bionda,insofferente cronica,troppo bella e troppo truccata.
Sua madre la rimproverava dicendo che il lettore CD non deve diventare una protesi,una parte indispensabile e inseparabile dal resto del corpo,una gamba,un braccio in più…,ma Shirley,come ogni sedicenne che si rispetti,la ignorava bellamente.
Nonno Larry aveva ottantadue anni e una pipa in tasca.Era un vecchietto raggrinzito e arzillo,con un maglione verde pisello legato intorno alla vita.
Gli piaceva Sofia Loren e l’odore dei fagioli;si accontentava di quello perché a lui i fagioli facevano male.
Troppe flatulenze,diceva il dottore.

“Shirley…,via l’auricolare dalle orecchie,ora basta.”
La ragazza non sentì.
“Ma alla fine come è andata ieri?…Il test di lettere?”
Shirley fece…:”Eheee?”
“Ho chiesto come è andato il test,ieri.”Rispose sbuffando la madre.
“Normale.”
“Mhmm.”
La macchina correva veloce,Jamie e Ron seduti vicini sui sedili posteriori,accanto a nonno Larry;Ron,furtivo,accarezzò una mano a J.J.,che ritirò la propria,arrossendo furiosamente. “Chi ha visto la mia pipa?L’hai presa tu,Sally?Mi hai buttato di nuovo il tabacco?…Quante volte devo dirtelo che non è segatura quella che sta nelle bustine gialle?Perché dovrebbero vendere segatura,me lo dici?E perché io dovrei comprarla?…Tsk…segatura…”Biascicò nonno Larry.
“E come va danza?”
“Normale”Borbottò Shirley muovendo un piede a ritmo della musica.
“Ah.”Fece Frances.
“…Segatura…”Disse tra sé Larry.” Jamie sorrise timidamente a Ron.
“E stai ancora con quel Billy?E’ un ragazzo così simpatico…”
“Normale.”Disse Shirley,che non aveva ascoltato una parola perché quelle di Madonna,di parole,erano più carine,erano cantate.Pensò distrattamente che magari tutti gli argomenti sarebbero stati più interessanti se cantati.Cose come:”Vai a buttare la spazzatura”cantate imitando il blues.
Carino,no?
Shirley era solo un’adolescente e ancora non immaginava che di lì a qualche anno si sarebbe ritrovata in uno studio di registrazione a cantare una canzone pop scritta da lei intitolata “Are you still with Billy?”
Shirley avrebbe scalato le classifiche sotto il nome d’arte di “Baby Candy”e avrebbe fatto fortuna.
Frances sospirò e nonno Larry disse:”Non era segatura.”
Jamie e Ron si guardarono.

Frances li scaricò all’imbocco della B4,lei doveva girare a sinistra mentre Jamie e Ron a destra. J.J. e l’amico si sedettero sul bordo dell’autostrada.
Ron aveva freddo e si mise un passamontagna scuro per evitare un raffreddore.
In quel momento una macchina nera accostò.

I due salirono a bordo.
“Beh…grazie…noi,noi dovremmo andare verso Kingstone.”
“Certo certo.”Borbottò l’uomo al volante,occhiali da sole(seppure era novembre),cappotto nero con cappuccio e guanti.
“Uhm…allora,grazie,mi chiamo Jamie e lui è Ron…,grazie ancora…signor…?”Azzardò Jamie.
L’uomo s’irrigidì,poi si voltò piano verso il ragazzo…”Dovresti conoscermi,Paul.”Mormorò,inquietante.
Jamie si schiacciò contro la portiera per allontanarsi il più possibile dall’autista…”Ehm…,penso che lei mi abbia preso per qualcun altro,signor…”
L’uomo si girò a guardare Ron che si era tolto il passamontagna,e sbiancò aspettandosi un’altra persona.
Di nuovo si rivolse a Jamie,esibendo un sorriso che lui giudicava rassicurante,ma che agli occhi di chiunque sarebbe parso terribile…:”Mi chiamo…John…,John …Smith.”
“Oh.”Disse Jamie…”Un nome semplice,facile da ricordare…”Jamie rise nervosamente,notando all’improvviso,con la coda dell’occhio,un pacco grande a occhio e croce come un cocomero e rivestito di carta di giornale posato sul sedile accanto a Ron e semi nascosto da un panno scivolato via.
J.J. cominciò a tremare,incrociò gli occhi consapevoli di Ron,molto più pallido del solito. “Sa..,signor…Smith…”Fece Jamie calcando inconsapevolmente sul banale pseudonimo,”Noi…siamo…sì,insomma…”Ridacchiò in modo isterico…”Quasi…ihihih…arrivati,già…buffo,no?”
“No.”Ribattè John Smith con una voce cavernosa.
“ Ma vede,John...,posso chiamarla così,no?…”
“No.”Rispose ancora l’autista.
“Uhm..beh…ihihih….simpatico,…eh?…Vero Ron?…”J.J. coinvolse Ron nella risata più finta del mondo…”Simpatico..,già…uhm…”
Okay.
La macchina non si sarebbe fermata.
Erano seduti accanto a un assassino che probabilmente li aveva presi con sé scambiando Ron per un suo complice e Jamie per il complice del complice.
Maledetto passamontagna!
Jamie era terrorizzato e il terrore fa fare le cose più assurde.
Con la scusa di sistemare lo zainetto che Ron teneva sulle ginocchia,si avvicinò all’amico e gli sussurrò qualcosa.
Poi alzò tre dita.
Uno.
Due.
Tre!
Jamie e Ron aprirono insieme le portiere dell’auto e si buttarono,rotolando:fortuna che la macchina aveva imboccato un sentiero sabbioso e non andava troppo veloce.
Fortuna che Jamie aveva tolto il gesso tre giorni prima,fortuna che Ron aveva buoni riflessi,fortuna che caddero sopra un cespuglio,fortuna che non erano rovi.
Per una lunga serie di fortune Jamie e Ron si salvarono riportando soltanto qualche graffio. L’assassino non si fermò,forse contento di essersi liberato di due possibili testimoni,sapendo bene,in cuor suo,che non avrebbero comunque raccontato niente a nessuno.
Due ore dopo,J.J. e il suo innamorato arrivavano stravolti a Kingstone.
Ron accompagnò Jamie fino a casa;non parlarono durante il tragitto,non si guardarono nemmeno:non erano riusciti a parlare del bacio che si erano scambiati,tenero desiderio di entrambi. Semplicemente,avevano paura.
E quando c’è la paura,si sa,si blocca tutto.Ti blocchi tu,la tua lingua,che non ne vuole sapere di formulare frasi coerenti,la testa,che non pensa a niente,che non sa pensare a niente perché ci sarebbe troppo da pensare,da dire,da fare e magari si intaserebbe tutto.Si blocca anche il respiro.
L’unica cosa che davvero non si ferma si può ben immaginare:il cuore non dà tregua e il sangue pulsa veloce,veloce,più veloce,troppo veloce…
Jamie e Ron avevano paura.
“Beh…allora…,io sono arrivato..”Cominciò tentennando J.J.
“Sì,già…senti,io…,sai…”
Successe all’improvviso:Ron strinse i denti e nella sua testa che si era bloccata si formulò una frase,l’urlo di battaglia…:o la va,o la spacca.
“Ti ho baciato perché volevo farlo da tanto.”Disse tutto in una volta,come quando si deve prendere una medicina molto amara e la si ingoia in un solo sorso,per non assaporarla troppo.
Così Ron pensò che sarebbe stato meglio farfugliare la frase subito,senza pensare troppo alle conseguenze,alle parole da dire,alle cose da pensare…,viva l’istinto,insomma.
Ma la fatidica frase,appunto,venne farfugliata a tal punto che Jamie rimase interdetto per un po’ prima di assimilare il significato di quelle otto parole uscite di bocca.
Quando le assimilò, allora,profondamente,crudamente,sorprendentemente,meravigliosamente,realmente fece la sola cosa che Ron non si sarebbe mai aspettato che facesse:se la diede letteralmente a gambe,scappando ancora una volta dai suoi terribili fantasmi,puzzolenti formaggi.
E Ron?…Ron guardò l’amico voltarsi e correre,l’amico terrorizzato dai propri sentimenti,per poi vederlo girarsi incerto e rimanerlo a guardare sull’uscio.
Ron era esterrefatto:Jamie provò a spiegarsi.
“Ron…ehm…io…,noi…eravamo confusi….cioè…noi siamo amici,no?Amici come prima,no?” L’altro non rispose;le spalle incurvate,le sopracciglia aggrottate,il cuore che faceva male e un peso freddo scivolato nello stomaco.
“…Ron?…”
“Vaffanculo,Jamie.”
Ron voltò le spalle e corse via,fino a rimanere senza fiato.


Grazie a chi commenta:WhiteFly,ShaidaBlack,Elenuccia mia,Silvietta(peccato per il mare...,sarà per la prox volta),Khrisma,e tutti gli altri che leggono...e che potrebbero COMMENTARE!(non per essere ripetitiva...)
Spero che il cap. vi sia piaciuto.

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Capitolo 13
*** When you say nothing at all. ***


When you say nothing at all.


Jamie restò immobile,poi entrò in casa sentendosi diverso,in colpa,maledettamente in colpa,sentendosi….un verme.
Sospirò forte appoggiando la fronte alla porta appena chiusa alle sue spalle.
“Ron…”Mormorò.
Salì in camera sua e si buttò sul letto cercando,e ve l’assicuro gente ci provò davvero,di non piangere.
Non ci riuscì.
Era la cosa migliore,si disse,Ron è tanto diverso da me…siamo troppo diversi…sarei solo stato male…,non ho avuto paura,ma buon senso…
Sì,certo:buon senso.
Jamie era una persona di grande buon senso…,e di grande vigliaccheria.
J. affondò la faccia nel cuscino.


The smile on your face
Lets me know
That you need me
There's a truth
In your eyes
Saying you'll never leave me...


Dan,voce intonata e piacevolissima,aveva incominciato a cantare la canzone da dedicare alla ragazza.
Il matrimonio sarebbe stato entro pochi giorni e lui si dimenticava ancora l’ultima strofa.

...The touch of your hand says You'll catch me
Whenever I fall


Ron che sorride,i suoi riccioli biondi,Ron che cita Wilde,Ron con la camelia in mano,Ron….
You say it best
When you say
Nothing at all...


Ron che sa di zucchero e fragola,Ron e la sua voce morbida,Ron che ride...,Ron…

All day long
I can hear people
Talking out loud
But when you hold me near
You drown out the crowd


Ron che gli accarezza la mano,Ron che arrossisce...Ron e le sue magliette orrende...Ron...
Try as they may They can never define What's been said Between your Heart and mine...

...Ron...

Dannazione!
Jamie si prese la testa fra le mani:se ne era innamorato!...e se l’era lasciato scappare…


Jamie pensò a una cosa sola:correre da lui.
E allora corse,corse a perdifiato,raggiunse la clinica,rovesciò un’intera vasca di pesciolini asiatici addosso al dottor Callington che non reagì,troppo shockato,e rimase fermo,bagnato e con i pescetti intorno e fra i capelli che agitavano la coda.
Jamie setacciò la clinica da cima a fondo,troppo di fretta anche solo per fermarsi a chiedere al dottore se Ron era là.
Col fiato corto spalancò l’ultima porta ed entrò come un ciclone nella stanza dei rettili:una grossa iguana dall’aria malaticcia che si chiamava Loreen si voltò a guardarlo.
Ron non c’era.
Arrivò al suo appartamento,sempre in BloomRoad,suonò finchè il portiere e una vecchietta del secondo piano non minacciarono di chiamare la polizia.
Ron non era in casa.
“Dov’è?…Dov’è?!”
Jamie sapeva essere intelligente,quando voleva:il parco!
Arrivò trafelato al laghetto delle papere e lo trovò accanto al solito platano.
Ron si accigliò vedendolo arrivare.
“Allora,amico mio?”Fece sarcastico,”Cos’è,ti senti ancora confuso?…Hai bisogno di chiarirmi qualcos’altro?”
Jamie non rispose,pietrificato da tutta quella freddezza.
“Cosa c’è,Jamie?!DEVI SOTTOLINEARMI ANCORA QUALCOSA CHE MI E’ SFUGGITO?!”Ron stava urlando…,”MAGARI CHE QUEL BACIO E’ STATO UN ERRORE,EH?…CHE NON LO VOLEVI,CHE…CHE…NON TI E’ PIACIUTO?!”
Jamie aprì la bocca come per dire qualcosa,ma Ron lo afferrò per il colletto e gli gridò in faccia tutte le cattiverie più velenose di cui era capace e che avrebbero fatto indietreggiare chiunque.
Ma Jamie aveva indietreggiato troppo e decise,forse per la prima volta,di affrontare quello che c’era da affrontare.
“BEH,SAI CHE TI DICO?..EH?…MIO C-A-R-O A-M-I-C-O??!!VA AL DIAVOLO!HAI CAPITO?!VAI A QUE-…”Ron non finì la frase.
Jamie lo spinse addosso all’albero e lo baciò di un bacio violento e inaspettato.
“Mi sono…mi sono innamorato di te.”Disse in un sussurro staccandosi da lui.
“Mi dispiace per tutto…,mi dispiace…,scusami…io ti…”Una papera del laghetto starnazzò forte trasformando il pathos in un patè di emozioni e balbettii…”Amo.”Terminò J.,sospirando.
Ron aveva il respiro affannoso,gli occhi sgranati e i riccioli scomposti dal bacio furioso.
“Ti prego…ti prego,Ron…ti prego…”Jamie si era avvicinato e stava guardando l’altro con ansia,aspettando una reazione.
“Ron?…”Jamie pronunciò quel nome con una tristezza nella voce che avrebbero fatto intenerire lo stesso John Smith,lo stesso assassino.
Ma Ron restò immobile.
Jamie sospirò.
Niente.
Si voltò,pronto ad accettare la peggiore sconfitta,quando…due braccia lo strinsero da dietro,Ron lo guardava sorridente e lo abbracciava forte.
Ron non parlò:disse la cosa migliore,non dicendo proprio niente.

Una settimana dopo Dan e Bessy si sposarono felicemente,entrambi bellissimi e troppo perfetti.
Polly incontrò un certo George al loro matrimonio,un lontano parente della sposa,un architetto di sessantacinque anni che amava gli scacchi e la buona cucina;amava soprattutto i tortini di carne.
Ora escono insieme e sono una felice coppietta che va a pomiciare nei parchi.
Il dottor Callington ha allargato la sua clinica e raddoppiato la clientela:è sempre più soddisfatto del suo mestiere.
Bob vive tranquillo insieme al suo ragazzo,ogni tanto esce con Jamie e Ron.
Bob non ha più messo piede in una discoteca.
La catena di dolciumi “Mordi e godi”E’ andata in fallimento perché mal amministrata e perché la causa che la signora Johnson fece contro il personale del camion di ciambelle che aveva investito Jamie non fallì.
Il vecchietto dell’ospedale guarì in fretta e ora è a casa da sua moglie,sua figlia e i suoi nipotini.
Guarì in tempo per Natale e lo festeggiarono tutti insieme:nessuno seppe mai quello che il nonno aveva visto in ospedale,anche lui aveva una certa sensibilità e preferì non dire niente.
Il gatto nero venne ferito gravemente da un paio di cesoie che il giardiniere di una villetta nei dintorni si lasciò cadere di mano dietro un grande vaso di…orchidee.
Il gatto dormicchiava là dietro e l’attrezzo gli cadde in testa.
Plo finì di nuovo in clinica,ora vive con Ron e rizza il pelo ogni volta che sente l’odore di un’orchidea.
Sam e Mel si sono uniti in nome dello Spirito della Natura e vivono in una casetta di legno riciclato a parlare di amore cosmico e a mangiare verdure.
Frances ha fatto pace con suo marito,Shirley ha cominciato a prendere lezioni di canto e nonno Larry si è comprato una pipa nuova.
John Smith è in carcere per l’omicidio di un usuraio;gira voce fra i poliziotti che abbia maledetto più volte certi Jamie e Ron,probabilmente dei mafiosi.
Le papere del laghetto sono ancora là.

Jamie e Ron abitano nella casa di SummerSide e sono molto felici.
Non c’è coppia più bella di loro.
Entrambi comprano spesso le caramelle alla fragola del loro primo bacio,per ricordo,per non dimenticare mai il sapore.
Jamie ha dato una letta a Shakespeare e ha scoperto che non è poi così male.
Si è comprato la crema antirughe.
Jamie Johnson si è liberato di molti dei suoi fantasmi ed è riuscito a togliere dalle mensole molti dei suoi temibili formaggi.
Jamie Johnson si sente fortunato,molto,molto fortunato.


Fine.


Ecco qui,ho finito il mio racconto:spero vi sia piaciuto leggerlo almeno quanto a me è piaciuto scriverlo.
Ringrazio molto chiunque abbia letto la mia storia,chiunque si sia fatto una risata,chiunque abbia fatto anche solo uno buffetto divertito nell’immaginarsi le assurde avventure e sventure del nostro Jamie.
Ringrazio però infinitamente chiunque abbia commentato questa ff,supportandomi e incoraggiandomi a continuare:
Khrisma e le sue recensioni chilometriche e divertentissime,Khrisma che,gentilissima,ha addirittura postato i guai di J.J. sul suo forum.
Grazie.
PoisonApple,l’unica mela avvelenata apprezzata da Biancaneve,sempre più dolce e mai velenosa.
A te che,come altre,hai sempre commentato e letto con piacere la mia storia:grazie.
ShaidaBlack,la prima,l’indispensabile.Ti ho già detto che senza di te non ci sarebbe mai stato un Ron,un Dott. Callington,un John Smith,e nessun altro e nient’altro,perché la storia si sarebbe fermata al primo cap.
Grazie.
Whitefly,tenera e gentile,discreta e divertente.
Un grazie per tutte le tue recensioni e i tuoi “Bravissima”,che mi hanno rincuorato e,devo ammetterlo,fomentato molto.
Per Fuuma e Madster,ancora grazie,grazie,grazie,per tutto. Grazie alle mie amicuzze di scuola(Sil,Giulia ed Elenina),e Vale (che deve ancora commentare,ma che ha letto la storia inedita)a Lella,che ha (mannaggia a lei) mandato la storia ad altre due sue amiche,facendo dilagare i guai di Jamie.
Grazie sinceramente.

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