The past returns forever

di Sabe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ATTENZIONE! ***
Capitolo 2: *** Prologo: Sempre ***
Capitolo 3: *** Bastardo destino ***
Capitolo 4: *** Un vero schifo... La vita ***
Capitolo 5: *** Perché? ***
Capitolo 6: *** A volte mentire è la cosa migliore per tutti ***
Capitolo 7: *** Come se fosse facile... Vivere! ***
Capitolo 8: *** Il nuovo spaventa ***
Capitolo 9: *** Ferite riaperte ***
Capitolo 10: *** Essere stronza, una condanna- 1parte ***
Capitolo 11: *** Essere stronza, una condanna- 2parte ***
Capitolo 12: *** Filo rosso ***
Capitolo 13: *** Apri gli occhi ***
Capitolo 14: *** La Nuova ***
Capitolo 15: *** Quello che vogliamo non è sempre quello che ci fa bene ***
Capitolo 16: *** Voglia di lui ***
Capitolo 17: *** Essere pronta non fa per me ***
Capitolo 18: *** Un giorno ***
Capitolo 19: *** Un giorno con lui ***
Capitolo 20: *** Tua prigioniera ***
Capitolo 21: *** Attesa ***
Capitolo 22: *** Qualcosa ***
Capitolo 23: *** Affrontare la realta' ***
Capitolo 24: *** Il momento ***



Capitolo 1
*** ATTENZIONE! ***


 


ATTENZIONE

 

Questa storia NON avrà MAI fine, per motivi che ho già spiegato più volte e che riassumo in poche parole:

non mi piaceva più come si era sviluppata la storia.

Così ho deciso di scriverne un'altra tratta da questa, Le parole nel tempo.

 

Ho preferito avvertire i possibili lettori prima che questi, giunti alla fine, si trovino di fronte al vuoto assoluto.

Si spera a presto, altrimenti come dico si solito: Amen! =)

 

Sabe 

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Capitolo 2
*** Prologo: Sempre ***


 

CIAO!!! Per chi non mi conosce sono Sabe e questa è la mia seconda storia! Quindi siate clementi! Spero che vi piaccia e che non deluda le vostre aspettative! Se avete domande, proposte, consigli o anche dirmi quanto sono scema o quanto la mia storia faccia schifo, ci sono. Andate giù leggere però! Non sono tutta questa forza! =P

spero che vi piaccia! Ciao!!!

 

The past returns forever

 

Prologo: Sempre.

 

Ho bisogno di aiuto, ma non lo dirò mai a nessuno.

Ho bisogno di calore umano, ma non lo cercherò mai.

Ho bisogno di amore, ma non lo voglio ricevere.

Ho bisogno di amore, ma non lo voglio ricevere.

Ho bisogno di sostegno, ma non voglio che qualcuno lo faccia.

Ho bisogno di felicità, ma non potrò mai esserlo perché non la voglio.

Io... Ho... Bisogno... Di...Voi. Ma mi avete lasciata, per sempre, SOLA.

Un altro schifosissimo giorno è passato e, come sempre, mi ritrovo sdraiata a pancia in su, sul mio, letto a fissare il soffitto e sperare che questo mi dia la soluzione ai miei problemi. Come se questo potesse accadere! Lo faccio sempre da quando è successo. Tutte le sere, dopo che Nana -la mia compagna di stanza- si addormenti, rimango in quella posizione per ore a pensare, ascoltando la musica ad altissimo volume per cercare di scacciare quei ricordi che non voglio rivivere e che tutte le volte tornano. Penso alla merda di vita che mi ritrovo, penso alla merda di vita che abbiamo e penso a tutto quello che lo sto costringendo a subire a causa mia. Ma non riesco a separarmi da lui, non riesco a lasciarlo libero. Lui è tutto ciò che mi è rimasto, con lui la vecchia Bella ritorna a galla, lui fa parte del mio passato, quel passato che vorrei scordare, quello che mi ha fatto soffrire e che lo fa ancora, quello che mi permette di andare avanti, l'unico.

Il passato è quello che ti cresce, che ti insegna e ti aiuta, ma non tutti sanno che certe volte il passato, quel passato triste, quello afflitto, quello penoso, ti lacera la pelle del presente e si insinua nelle ossa penetrandoti con forza, ti risucchia dentro un labirinto infinito e condanna il tuo futuro. In questo caso le lacrime non servono più a niente, all'inizio speri che sfogandoti, con il tempo, tutto possa passare, ma non è così. I ricordi ti tornano davanti come se fossero pioggia e ti scivolano addosso lasciandoti solo tanto, tanto freddo. Ormai non senti neanche più il bisogno di gridare, di urlare, di disperarti, di lasciare uscire il dolore, questo si è annidato dentro e nonostante tutto non potrai mai strappartelo di dosso, perché è come una seconda pelle che porterai sempre con te, che tu lo voglia o no.

Il passato non si dimentica mai, puoi dire il contrario, puoi anche cercare di mentire a te stesso, ma lui tornerà sempre e sempre più forte. Continuerai sempre a riviverlo nella tua vita, potrai fare finta di niente, potrai mostrarti coraggiosa, ma la paura, il terrore ci saranno, sempre.

 

Spero tanto che vi sia piaciuto! Se riceverò qualche commento è probabile che aggiorni presto il primo capitolo! CIAO!!!

Sabe.

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Capitolo 3
*** Bastardo destino ***


CIAO!

Per prima cosa mi scuso per il ritardo e per non aver mantenuto la promessa che se ci fossero stati dei commenti avrei aggiornato presto. Ho avuto diversi problemi, scuola, impegni sportivi, questioni sentimentali (una vera rottura!), e altro. E tutto questo mi ha impedito di passare del tempo sul computer per concludere il capitolo. In più ho cercato in tutti i modi di perfezionarlo il più possibile, ma ogni volta non mi soddisfava abbastanza. Lo riscritto, tolto pezzi, aggiunto altri, ma nonostante tutto non era come lo immaginavo. Alla fine quello che leggerete è il massimo che sono riuscita a fare e spero, spero tanto che non deluda le vostre aspettative.

Ciao e GRAZIE a tutti comunque!

P.s. RECENSITE!

 

Bastardo destino

(1capitolo)

 

La notte scorsa, come le altre, non sono riuscita dormire per niente. I ricordi mi hanno tenuta sveglia fino alle 4 della mattina, ma sono voluta rimanere comunque a letto, facendo finta di dormire, per ascoltare un po' di musica. Sembra banale, ma questo è l'unico modo in cui riesco ad essere serena, in cui il mio cervello smette di pensare e gli occhi stanchi si riposano un attimo ascoltando le dolci note spacca timpani dei Paramore. Naturalmente Nana se ne è accorta, non ha detto niente però. Lei sa tutto. Sa che la notte non chiudo occhio per gli incubi e la mattina fingo di dormire per non farle vedere le occhiaie. Sa che faccio a botte per paura che accada di nuovo e che lo faccio per evitare di scaricare la rabbia in un altro modo, tipo piangere. Sa che quando sparisco vuol dire che in quel momento ho bisogno di stare da sola per pensare. Sa che soffro, e molto. Sa che, però, non ho il coraggio di ammetterlo. Sa che sono solo una ragazza che non ha più la forza per fare niente, nemmeno di andare avanti. Sa che lo faccio solo per il mio fratellino, Jason. Sa che in questi due anni mi sono costruita una maschera che nessuno potrà mai distruggere, nemmeno lei. Sa che io non voglio tornare ad essere quella di prima per paura di tornare a stare male. Sa che ormai la mia vita sarà fatta solo di sofferenze e dolore. Sa che io ho lottato, mi sono battuta per la mia felicità, ma ho perso. Sa che le voglio bene, anche se non glielo mai dimostrato. Lei è la mia amica, l'unica.

Verso le 2 ho deciso di alzarmi, mi sono vestita e sono uscita cercando di non incontrare nessuno.

Poi, sono uscita dalla finestra e mi sono inoltrata nel bosco cercando, anche solo per poche ore, di dimenticare quel posto schifoso in cui sono costretta a vivere. Stando attenta a non inciampare o graffiarmi, sono arrivata al mio albero. Nella parte più remota del bosco c'è una piccola radura e al centro è situato una vecchia quercia circondata da tantissimi fiori di bosco bianchi e blu. I miei colori preferiti. Quel posto l'avevo trovato tanto tempo prima, precisamente il 17° giorno in cui mi trovavo all'orfanotrofio. Quel giorno era 9 Novembre 2008 e mio padre avrebbe dovuto compiere 46 anni. In quel periodo non ero mai con i piedi per terra, troppo distrutta dal dolore della recente

perdita dei miei e quella mattina non ricordavo neanche che giorno fosse. Poi vidi a colazione il volto pallido e distrutto e gli occhi gonfi di mio fratello. Allora gli chiesi cosa c'era che non andava. Ricordo ancora la sua espressione: stupita e sofferente. Poi, senza dirmi niente abbassò la tasta sul piatto e mi indicò con la mano il calendario appeso al muro. A quel punto capii tutto. Scappai via, senza dare il tempo agli altri di capire, senza guardare in faccia a nessuno, senza pensare. Mi inoltrai nel bosco lì di fianco, pensando che quello fosse il posto più giusto per me: oscuro. E senza

una precisa meta continuai la mia fuga verso l'ignoto. Piansi sperando che il dolore diminuisse, invece, aumentava sempre di più. Le lacrime scalfivano altre cicatrici sulla mia pelle, ma la ferita più grossa, quella al cuore, rimaneva e sanguinava continuamente. Caddi non so quante volte per terra, graffiandomi le gambe, le braccia, il viso. I capelli più volte mi si impigliarono tra i rami, ma continuai ad andare avanti, ignorando il dolore fisico. Dopo non so quanto tempo, secondi, minuti,

ore, mi fermai sfinita per riprendere fiato e quando mi guardai intorno capii di aver trovato il posto perfetto, per me. Un posto in cui avrei potuto sfogare la mia rabbia urlando contro il cielo. Un posto in cui avrei potuto dar sfogo alla mia sofferenza senza che nessuno fosse stato testimone del mio dolore. Un posto in cui avrei potuto ammirare le stelle di notte e sentirmi a casa.

Da quel giorno lo frequento abitualmente, ogni giorno scappo da quella prigione -chiamato orfanotrofio- e vengo a sedermi ai piedi della vecchia quercia o semplicemente arrampicandomi sui i suoi rami possenti per nascondermi meglio agli occhi critici della natura, così semplice e pura. E penso, penso tanto. Troppo. Nemmeno il soffitto della mia stanza da campo libero così alla mia mente. Là tutto prende una piega oscura, tetra e triste. La debole luce che passa dalla finestra non è

abbastanza limpida da liberarmi dal peso che porto. Le pareti bianche e i letti mi riportano indietro e mi ricordano la causa di tutto il male che ci ha investiti: io. L'oscurità che circonda ogni cosa e che risucchia dentro ogni mia emozione mi riportano a quel momento in cui regnava soltanto il buio. Il sole, il vento, gli alberi, i fiori, il cielo e la vita mi mostrano invece la realtà delle cose: il mondo va avanti, che io lo voglia o no. Anche se passassi tutta la vita annegata nel mio dolore non se ne

accorgerebbe nessuno. Ed è meglio così. Devo cercare di allontanare tutto e tutti da me, pure le persone che mi vogliano bene. Per la loro felicità devo stare male io. Ed è giusto così. La causa sono io e solo io devo pagarne le conseguenze. Nonostante tutto, però, la piccola luce di quel posto mi continua a dare quella speranza che mi manca e, anche se non vorrei, continua a crescere lentamente dentro di me. Cerca di farsi strada in mezzo a tutto il dolore che ho, invano e per un momento mi fa sentire viva. Ma solo per poco, purtroppo.

Oggi, invece, cerco soltanto di nascondermi da Jason che, sono sicura, mi sta già cercando. Seduta su uno dei tanti rami del mio albero ascolto l'i-Pod, uno delle poche cose che ho tenuto dopo l'incidente, e cerco disperatamente di scacciare i pensieri della scorsa notte. Ogni volta che un ricordo cerca di tornare aumento sempre di più il volume della canzone. E quando il volume è al massimo e questi continuano comunque a tornare, mi metto a cantare a squarcia gola, per cercare di concentrarmi solo sulle parole. Non capisco perché quella sera mi sono ritornati in mente.

Avevo cercato con tutte le forze di allontanarli, di distruggerli, di nasconderli, e in parte c'ero riuscita. Ma allora perché sono tornati? Perché? Improvvisamente le noti di una canzone vecchia e piena di ricordi risuonano nelle mie orecchie. Sconvolta guardo sul display dell'i-Pod e vedo che è proprio quella che pensavo: Roxenne del film Moulin Rouge. Mia madre adorava quel film... E come un fiume in piena, i ricordi, come l'acqua, rompono il muro, l'argine che proteggeva il mio cuore, distruggendo ancora quel poco che ne rimane. Le note passionali e sofferenti di quella canzone mi riportano lontano, in quel mondo vecchio e passato. Quello dimenticato.

 

INIZIO FLASH BACK

 

<Mamma, Mamma! Danno di nuovo Moulin Rouge in TV! Vieni dai!>. Urlai.

<Ma non l'avete visto almeno 100 volte quel film lì?!>. Disse Papà entrando pure lui in salotto.

<Charlie non puoi capire! Questo è IL film!>. Brava Mamma!

<Sì, ma come fate a riguardarlo sempre? Non vi stufate dopo un po'?>. Continuò Papà, sedendosi ugualmente di fianco alla mamma. Non aveva detto che l'aveva stufato quel film? Intanto io mi ero già procurata i fazzoletti per la fine del film che di sicuro sarei scoppiata a piangere come una fontana e poi mi ero imbacuccata fino alla punta del naso con la coperta sdraiandomi sull'altro divano.

<Come puoi essere stufo di vedere una delle storie più belle e romantiche che siano mai esistite, in cui il vero amore, con la A maiuscola, come sempre ingiusto e disonesto, travolge due vite opposte unendole per sempre anche contro la morte?! Charlie ammettilo che non lo vuoi vedere solo perché hai paura di piangere!>. Gli disse la Mamma con tono di sfida.

<Mi credi così debole? Beh ti dimostrerò amore che il tuo uomo sa affrontare la morte della povera Satine e la sofferenza di Christian!>.

<Questo è solo da vedere!>. Ribatté Mamma.

<Ancora questo film?! Ma Papà come puoi tradirmi con loro?!>. S'intromise Jason indicando me e la Mamma.

<Figliolo sto solo affrontando una sfida contro tua madre!>.

<Qualunque sfida sia, vincerà di sicuro Mamma!>.

<Jason hai una così bassa stima di tuo Padre?!>. Chiese scandalizzato Papà.

<Beh, la Mamma è la Mamma. Lo sai!>. Mi sembra ovvio!

<Sì che lo so, ma non sapevo che mio figlio pensasse che suo Padre non è in grado di vincere a una semplice scommessa contro sua moglie!>.

<Ora lo sai!>.

<Renée! Ma lo hai sentito tuo figlio?!>. Guardò negli occhi sua moglie per cercare appoggio almeno da lei.

<Tesoro, J. ha ragione! Ti conosco troppo bene per perdere contro di te!>. Gli disse Mamma ridendo sotto i baffi.

<Sì Papà, è inutile che cerchi di negare il falso!>.Povere Papi!

<Ma...>. Cercò di dire Papà.

<No, niente ma! Adesso inizia il film e io voglio assoluto silenzio! Quindi Jason se intendi vedere il film da bravo bimbo, ti siedi sul divano e stai muto fino alla pubblicità, se no giri i tacchi e te ne torni in camera!>.

Dissi io zittendo tutti.

Senza dire nulla J. si sedette sulla poltrona di fianco a me e poi rubandomi i pop-corn, che stavo mangiando, mi fece la linguaccia. Pochi secondi dopo la musica di introduzione riempì il silenzio nella stanza e tutti fissammo il televisore pronti per rivivere quella sensazione che solo una bellissima storia d'amore può darti. Chi accanto all'amore della propria vita, chi con il proprio fratellino cercando di non farsi fregare i pop-corn. L'importante era che eravamo insieme.

 

FINE FLASHBACK

 

Le ultime note si dissolvono nell'aria con la fine della canzone e pure la felicità di quel momento rivissuto attraverso la musica se ne va, lasciando solo il vuoto. Mi risveglio da quello stato di incoscienza e metto subito un'altra canzone per niente simile a quella dei miei ricordi.

Mi torna in mente allora il motivo per cui mi trovo lì: nascondermi da J. Ieri ho combinato proprio un bel casino e di sicuro vuole farmi una delle sue ramanzine scassa balle! In fondo non è poi tutta colpa mia, ha cominciato quello scemo!

Tutto era iniziato perché bisognava scegliere a che gioco giocare e alcuni avevano proposto le solite pippate da bimbi di due anni. Allora io avevo parlato, cosa che di per sé stupisce pure me, e avevo proposto di fare un torneo di boxe. Le ragazze subito si erano lamentate, perché per lo loro erano in svantaggio, ma secondo me è solo perché non volevano rovinarsi la manicure. Vedendo che se ne stavano andando via con le ragazze, ho fatto leva sull'orgoglio maschile chiamandoli femminucce e dopo pochi minuti e una serie di dispregiativi contro i ragazzi, sono riuscita a

convincere quelli più maneschi a fare questo benedetto torneo. Per mia sfortuna mi avevano lasciato per ultima, non perché fossi una ragazza, ma perché la mia fama da ribelle mi precede. Nessun ragazzo o ragazza è mai riuscito ad uscire, da un scontro contro di me, indenne. In questi due anni mi sono allenata talmente tanto a fare a botte che nessuno riesce a scampare alla mia furia! Naturalmente non me la prendo con i più deboli, non sono una bulla. Anzi, faccio sempre a botte con chi si crede superiore! Fare a botte è l'unico modo che ho per scaricare la rabbia, la

frustrazione, la disperazione senza che nessuno riesca a capire veramente le mie emozioni.

Michael, detto Mike, è uno dei ragazzi più forti e infatti era arrivato in finale contro di me. Misi le bende in torno alle mani, mi tolsi la felpa rimanendo in canotta e mi posizionai pronta per cominciare. Lo stesso fece Mike posizionandosi di fronte a me. Un fischio fece partire il primo round e subito ricevetti un bel cazzotto in pieno stomaco! Subito dopo me ne arrivo un altro sulla spalla e poi uno sulla costola sinistra. Cazzo che male! Mi fermai due secondi per sputare sangue e poi mi rialzai verso di lui sorridendo. Ora era il mio momento! Come diceva mio padre la difesa è il migliore attacco! Papà... Non è il momento cazzo!

Con estrema agilità lo aggirai e gli tirai una bella gomitata nella schiena facendolo piegare in avanti dal dolore. Perfetto! Cogliendo l'occasione al volo gli feci lo sgambetto e lui cadde a terra sbattendo la faccia! Il povero Mike, ancora un po' dolorante, si alzò e potei vedere che quella caduta gli aveva fatto veramente un male cane! Aveva un labbro spaccato e un dente rotto. Beh, peggio per lui! Senza neanche dargli il tempo di attaccare gli assestai un bel destro in faccia, per completare il lavoretto che avevo lasciato incompiuto, spaccandogli il naso e poi un sinistro dritto nello stomaco, facendolo piegare in due dal dolore. Adesso ci mancava solo il colpo di grazia! Gli tirai un bel calcio nei maroni stendendolo definitivamente.

<Questo è perché l'altro giorno non hai voluto darmi il tuo panino! Cazzo non lo mangiavi neanche, perché non l'hai dato a me invece di buttarlo via?! Beh, così ti sarà di lezione!>. E dicendo questo presi la mia felpa e lo lasciai lì, sotto gli occhi sconcertati degli altri ragazzi, sofferente.

Adesso che ci pensavo però ieri se lo era proprio meritato quel calcio! Non capisco perché J. ha sempre qualcosa da ridire su quello che faccio?! Che palle!

Sono stata seduta per tutto il pomeriggio sul mio albero, ma purtroppo è arrivata ora di cena e se July -il capo della catapecchia- non mi trova seduta, precisamente fra cinque minuti, a magiare, stavolta mi sa proprio che mi lascia senza cibo per due settimane! Allora scendo velocemente dal

ramo e corro più forte che posso verso la porta. Non ho tempo di controllare se c'è Jason, non ho tempo per fare nient'altro che correre. Posso solo sperare che July arrivi in ritardo e che pure J. arrivi quando io sarò già seduta a qual maledetto tavolo. In questo modo non potrà farmi una scenata davanti a tutti! E poi subito dopo mangiato me ne tornerò velocemente in camera chiudendomi dentro e rimanendoci per il resto dei miei giorni. Sì, può funzionare! Purtroppo il mio piano va in fumo appena svolto l'angolo e mi ritrovo il mio caro fratellino davanti incazzato nero. Ops!

<Ma sei matta?! Vuoi essere punita ancora?! Non ti è bastata la punizione dall'altra settimana?! Lo sai che ho dovuto dare la mia felpa preferita a Mike per farlo stare zitto con July?!>.

<Non ti ho chiesto di farlo>.

<Cosa?! Ma sei uscita di senno?! Se non ci fossi io a pararti il culo, adesso tu saresti a fare la schiavetta di Jess 24 ore su 24!>.

<Oddio Jess no! Quell'oca insopportabile! Preferisco farmi menare da July!>.

<Smettila! Smettila di scherzare e per un attimo fai la seria! Lo sapevi che Mike si è dovuto immergere le palle in un secchio ghiacciato per smettere di piangere! Ma cazzo, non potevi fargli meno male almeno?!>.

<Cosa?...ahah... Le palle... ahah nel ghiaccio! Ahahah!!!>.

<Isabella!>.

<Scusa fratellino, ma queste cose non si sentono tutti i giorni!>. Dissi asciugandomi le lacrime dal ridere.

<Isabella...>.

<Mi dispiace... Per averti fatto arrabbiare...>.

<Uff..>.

<Fammi finire! Non mi pento di quello che ho fatto. Avevo bisogno di sfogarmi e poi avevo i miei buoni motivi per avergli tirato così forte un calcio!>. Il panino vale più di un semplice motivo!

<Grazie per avermi parato il culo fratellino! Ti voglio bene! Però dimmi la verità, quando hai visto Mike con le boccette nel secchio ti è venuto da ridere!>.

<...Ihih sì, lo ammetto. Ho riso e anche tanto! Ahah!>.

<Però potevi chiamarmi quando si è in-ghiacciato le palline!>.

<Non sapevo dov'eri! Adesso sorellina, però, andiamo a mangiare, se no chi la sente July!>.

<Oh cazzo July! J. corri!>

***************

Paura, una singola parola che può scaturire diverse emozione, anche la stessa sensazione che descrive: forte turbamento dell'animo per un pericolo presente o futuro, reale o immaginario. Questa è la definizione se cerchi paura sul dizionario. Una singola parola può veramente creare tutto ciò? Paura di cosa poi? Delle persone? Della vita? Del futuro? Del presento o del passato? Tutti almeno una volta nella vita hanno pensato alla paura, tutti hanno avuto almeno una volta

paura, tutti non vorrebbero mai più sapere cosa significa. E io? Io so cosa vuol dire. Le mani che tramano. Quel senso di terrore che ti riempe lo stomaco. Il caldo che ti invade. I denti che spezzano e mordono la carne della bocca. I sensi di nausea. I capogiri. Il buio totale.

<Un'altra seduta, un'altra sola!>. Mi ripetevo all'infinito quelle parole per infondermi un po' di coraggio.

<Un'altra sola e poi quel bastardo se ne andrà! Un'altra sola!>. Ma allora perché non aveva nessun effetto?

Ero ferma da cinque minuti davanti a quella bastarda porta del suo bastardo studio. Non avevo la forza di prendere tra le mani quella maniglia, spingerla in basso e aprire la porta per entrare. No, non avevo la forza perché sapevo che cosa sarebbe successo e solo immaginarlo mi dava la nausea! Prendo un forte respiro, svuoto la mente e con mani tremanti apro definitivamente la porta, rivelando al di là il viso compiaciuto del bastardo! Che cazzo hai da sorridere?

Lentamente faccio un passo alla volta e entrò dentro lo studio, pronta per andare all'inferno per un'ora.

<Isabella! Che piacere averti qui! Finalmente sei arrivata! Ti aspettavo!>. Mi fai schifo!

Senza dire nulla mi vado a sedere su una delle due sedie poste di fronte alla sua scrivania, naturalmente quella più lontana.

<Allora Isa, che mi racconti?>. Fottiti!

<Niente che le possa interessare>. Brucia!

<Perché non mi dovrebbe interessare?>. Affogati!

<...>. Strozzati!

<Allora Isa?>. Muori!

Io continuo a guardarlo negli occhi senza dire una parola, perché questo è l'unico modo in cui posso mostrarmi forte ed anche l'unico in cui posso non fargli vedere quanto invece sono debole.

Vedendo che non voglio rispondere si alza dalla sua sedia, fa il giro della scrivania e si siede sull'altra sedia di fianco alla mia. Istintivamente appoggio la schiena contro la sedia cercando di allontanarmi il più possibile da lui. So quello che sta per fare, lo so, ma voglio sperare che almeno oggi mi lasci in pace. Non riuscirei a subirlo di nuovo. Cazzo ho 17 anni! La mia faccia esprime

tutto il disgusto che ho nei suoi confronti e improvvisamente sento la paura e il terrore invadermi. Intanto il bastardo avvicina la sua sedia alla mia in modo che io non abbia via di scampo, fa scontrare e incastrare la nostre gambe. Così sono veramente fottuta! Caldo, caldo! Poi prende le mie mani tra le sue e le stringe talmente tanto che mi fa male. Involontariamente mi scappa un gemito di dolore e solo allora lui si accorge che la stretta è troppo forte. Bastardo! Allora lascia le mie mani, che sono diventate rosse e di sicuro domani saranno viola, e appoggia le sue sudice e schifose sulle mie ginocchia cominciando a muoverle su e giù. Per cercare di non vomitare all'idea che lui mi stia toccando, stringo forte con i denti il labbro inferiore e rompo la carne facendo uscire il sangue. Sento il sapore acre di ruggine sulla lingua scendere nella gola e infuocarmi il palato. Io non sopporto il sangue, mi da la nausea e poi mi fa perdere i sensi, ma in questo caso è l'unica cosa che può distrarmi da lui.

<Isabella? Isa... Bella?>. Oh no, questo non doveva farlo! Lui sa che mi fa male sentire pronunciare quel nome, glielo avevo confessato nella prima seduta, quando credevo che mi potessi fidare. Quel giorno si comportò da uomo.

Nessuno dopo l'incidente ha più pronunciato quel nome, ci ha provato una volta mio fratello, ma lo riempito di botte. Non volevo piangere. Da quel momento non ci ha provato mai più.

Sento la rabbia montarmi dentro tanto che la paura scompare, non sento più le sue mani, la sua presenza, sento solo quel nome che si ripete all'infinito.

Bella.. Bella.. Bella.. Bella.. Bella...

<Basta! Smettila!>. Non so se sono impazzita, ma voglio solo che quella cazzo di voce la smetta! Perché non sta zitta?!

Bella.. Bella.. Bella.. Bella.. Bella...

<BASTA! STA ZITTO!>. Mi alzo di scatto in piedi facendo cadere la sedia all'indietro. Mi copro le

orecchie cercando invano di non sentire quella voce.

<Bella?>. Cerca di chiamarmi il bastardo.

Bella.. Bella.. Bella.. Bella.. Bella...

<Basta, basta, ti prego BASTA!>. Le lacrime scendono copiose dai miei occhi e scorrono sul mio volto rigandomi le guance. Non piangevo ormai da un anno per loro, un anno! CAZZO!

Bella.. Bella.. Bella.. Bella.. Bella...

<Perché?... Perché! Papà... Perché?>. Sussurro ormai disperata.

Perché ti voglio bene.

<Nooooooo!>. Mi accascio a terra priva di forze, distrutta per aver sentito la voce di mio padre dopo due anni e proprio nel momento in cui volevo essere salvata. Dopo pochi secondi le lacrime smettono di scendere e torno ad essere la ragazza fredda di sempre. Mi alzo barcollando un po' e con occhi spenti dico: <Lei non ha il permesso di chiamarmi così! Mai!>. Scioccato da quello che è successo pochi secondi fa, mi guarda e poi ride.

<Io non avrei il permesso di chiamarti con il tuo nome? Bella>. Te la sei cercata stronzo! Lentamente avanzo e mi fermo a pochi centimetri da lui.

<No, lei non ha il permesso di un cazzo!>. Gli dico dura. Sorpreso dalla mia prima reazione dopo tanto, rimane immobile.

<Lei... Lei è solo un bastardo che approfitta delle debolezze degli altri! Le persone come lei non dovrebbero neanche esistere sulla faccia della terra, perché è la gente come lei che rovina il genere umano! No mi dica, come si fa ad approfittare di una bambina di 10 anni? Beh, i bambini stanno zitti e non ci sono problemi di essere scoperti vero? Peccato che la piccola Denise ha spifferato tutto. Adesso sono guai seri, per lei. Il bello è che a quella bambina non le ha fatto niente in

confronto alle altre! No? Io sono sua paziente solo da... Due mesi? E sono stati un inferno! Lei sa cosa vuol dire essere toccata da un uomo come lei?! Lei sa cosa vuol dire guardarsi allo specchio e sentirsi sporche?! Lei lo sa che quando sto con lei preferirei morire?! Ma lei questo non lo può sapere perché è solo un lurido bastardo!>. E senza dargli il tempo di tirarmi uno schiaffo, lo aggiro, gli prendo il braccio bloccandoglielo dietro e facendo sbattere quella faccia di merda sulla scrivania.

<Lasciami andare subito!>. Mi ordina.

<Ora vuole pure che la lasci? E poi cosa vuole? Oggi preferisce una sega o un bocchino? O vuole andare direttamente al sodo? In questi due mesi non ha fatto altro che darmi ordini e obbligarmi a fare cose che non volevo!>. Gli sputo in faccia tutta la mia rabbia e il mio dolore, sperando che quel peso maledetto che ho sul petto da troppo tempo si alleggerisca.

Il respiro è diventato affannoso, il battito del mio cuore è accelerato e la testa mi gira vorticosamente. Tutto mi sta diventando troppo stretto e la paura di essere stata troppo avventata mi annebbia la testa. Distratta da quello che sta succedendo dentro di me, allento un po' la presa sul suo polso e allora lui riesce a liberarsi. Velocemente si gira, mi tira un ceffone in faccia facendomi sbattere la testa contro la scrivania e poi cadere per terra. Sento il sangue colare lentamente dalla fronte, mischiarsi con le lacrime che graffiano altre cicatrici sul mio viso e cadere infine sul pavimento. E poi il buio. Di nuovo.

****************

Ancora, ancora, è successo ancora. Vorrei urlare, gridare, piangere, disperarmi, ma non succede niente di tutto ciò. Il mio corpo non risponde hai miei desideri e continua la folle corsa, verso dove non lo so. Corro, sempre più veloce. Corro, cercando di dimenticare. Corro per scappare, ancora. La testa mi gira, gli occhi mi bruciano e sento che sto per vomitare. Non ho una meta precisa, sto andando a casaccio, cercando di non incontrare nessuno. La vista mi si appanna, ma le lacrime non scendono, rimangono lì ferme e aspettano che io crolli. Ma io sono forte. Io non voglio piangere, di nuovo. Io ce la posso fare! E intanto fuggo, ancora dalla realtà, dalla vita, dal destino che non ha fatto

altro che condannare la mia vita solo a sofferenze. Perché la mia vita è fatto di questo, dolore tanto dolore. Quel dolore che porto tutti i giorni con me. Quel dolore che tengo nascosto a Jason per non farlo preoccupare, anche se credo che lo abbia capito da solo. Quel dolore che allarga la ferita ogni volta che i ricordi tornano a galla. Quelli sono come una seconda ombra che aspettano solo che venga il sole per oscurare il tuo percorso e ricordarti quello che eri e che sei adesso. Ormai mi sono abituata a tutto questo, non sento neanche più male quando mi picchiano o quando cado. Il mio corpo è diventato un involucro morto di una ragazza troppo cresciuta. Anche i mali più forti, quelli dentro, li sento arrivare, soffro, ma rimango immobile. Cosa servirebbe muoversi? A niente. Per questo fingo che vada tutto bene, anche se dentro magari sto bruciando.

Le gambe mi fanno male, ma non ho la forza per fermarmi, non ho il coraggio. Per questo continuo a correre, a fuggire, a scappare dalla realtà alla quale improvvisamente vado a sbattere. Cado per terra e pure lei. Solo per aver fermato la mia fuga dovrei odiare la persona che si è trovata al momento sbagliato nel posto sbagliato! Alzo lo sguardo incazzata nera, ma quando incrocio i suoi occhi una forte fitta al petto mi fa gemere dal dolore. Ha i suoi stessi occhi...Da mamma.

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

eliza1755: Sì la storia è tristissima e non immagini ancora quanto! Spero che questo capitolo ti abbia incuriosito ancora di più per aspettare e leggere il prossimo capitolo che sto già scrivendo e quindi presumo che aggiornerò presto, almeno lo spero! Ciao!

_Miss_: Tadan! Ecco il continuo! Spero che ti sia piaciuto! ;) Ciao!

sweet_a21: Sono felice che ti piaccia la storia e spero anche che continuerai a seguirla! Grazie per i complimenti, ma non farmene troppi se no finisce male! ;) Ciao!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 4
*** Un vero schifo... La vita ***


 

CIAO! Buon giorno a tutti o buon pomeriggio o sera a seconda da quando leggete il capitolo! Adesso sono le 8.44 di mattina e posso finalmente tirare un sospiro di sollievo perché finalmente il capitolo è finito, corretto e pronto per essere pubblicato! Se volete dare la colpa a qualcuno per il mio immenso ritardo, beh allora prendetevela con la mia Beta che era troppo occupata per correggere il capitolo! Intanto io sono andata avanti a scrivere la storia e adesso ho già pronto il 3 e sto finendo il 4 capitolo. Contente? In questo modo fra pochi giorni aggiornerò!

So che vi ho promesso una storia d'amore tra Bellina e Edduccio, per questo vi dico di non preoccuparvi che presto (non vi dico quando perché lo capirete da sole =P ) arriverà il famoso playboy che voi tutte amate! Quindi state tranquille e tenetevi pronte per il suo arrivo perché non sarà come ve lo aspettate! Già in questo capitolo comincerete ad assemblare i pezzi, ma purtroppo non sarà così facile! È il bello della storia, è troppo incasinata! Anche per me!

Ciao! E buona lettura!

P.s. RECENSITE!!!

 

Un vero schifo... La vita

(2capitolo)

 

Perché tutte le volte che cerco di risalire da quel buco nero qualcuno o qualcosa mi spinge sempre più a fondo, impedendomi così di voltare pagina per sempre? Io alla fine non chiedo tanto. Voglio solo che il passato se ne vada via per sempre e mi lasci in pace di vivere quella che ormai è la mia vita. Voglio che lui la smetta di strappare e distruggere tutte le volte un pezzo di quello che rimane di me, del mio cuore. Voglio che lui... Voglio che... Lui... Voglio solo essere libera.

Non riesco a muovere neanche un muscolo. Non riesco a dire una sola parola. Non riesco a smettere di guardare quegli occhi. Non riesco a capire perché io sia così masochista nel volere continuare questa tortura. Non ci riesco. Continuo a guardarla, sprofondo in quelle due pozze nocciola così simili a quelli della mamma. Gli occhi della mamma... E torno indietro, quando quegli occhi così pieni d'amore mi facevano sentire amata. Quando quegli occhi mi guardavano e mi scrutavano attentamente cercando di scoprire la verità perché sapevano che nascondevo qualcosa. Quando quegli occhi mi mostravano tutto la felicità e l'amore che provavano sapendo che eravamo tutti insieme e che lo saremmo stati per sempre, in un modo o nell'altro. E fa male. Molto male. Troppo.

Quando sono caduta per terra avrei voluto urlarle in faccia tutta la mia rabbia, picchiarla perché aveva ostacolato la mia fuga. Mi aveva impedito di fuggire, di nuovo. Questa donna aveva bloccato la mia decisione, uguale a tutte le altre. Scappare, nascondermi e soffrire in silenzio. Aveva cambiato tutto. Lei aveva distrutto tutto quello che avevo costruiti fino ad ora. Per colpa sua non ero potuta arrivare in meno tempo possibile al mio albero. Per colpa sua altri ricordi erano riemersi. Per colpa sua adesso mi sentivo tremendamente vulnerabile.

Distolgo lo sguardo da lei e cerco di alzarmi anche se le braccia, il ventre e le gambe mi fanno tremendamente male. Intanto pure la donna si è alzata e mi porge la mano per aiutarmi. Continua a guardarmi e ad attendere che io prenda una decisione. Ma non lo faccio. Abbasso di nuovo lo sguardo e, anche se dolorante, mi alzo.

<Scusami tanto, non ti avevo visto>. Cerca di rompere il silenzio creato parlando per prima.

<Non mi interessa>. Le rispondo brusca.

<Oh... Ma tu... Ma tu stai piangendo!>. Sorpresa dalle sue parole alzo il viso, che avevo tenuto basso per evitare i suoi occhi, e la guardo stupita. Lentamente porto la mano sulla mia guancia e sussulto quando sento delle piccole gocce d'acqua bagnarmi la mano. Non mi sono neanche accorta che piangevo! Che stupida!

Come scottata, stacco la mano dalla mia guancia e asciugo velocemente le lacrime con la manica della felpa. Poi abbasso di nuovo lo sguardo, troppo debole per sopportare il suo, e me ne vado. Me ne vado così, senza dire una parola, senza guardarla negli occhi, senza un cenno, senza niente. E lei rimane ferma, immobile. Forse ha capito che non voglio il suo aiuto e che non ne ho bisogno. Non lo so. So che lei non ha fato niente per impedirmi di nuovo di scappare. Questa volta no.

****************

Troppe cose in poco tempo. Troppo dolore. Troppe lacrime. Troppo rancore. In due giorni è successo di tutto e di più e ogni cosa è stata come un'altra pugnalata al cuore. Un'altra. Un'altra. E un'altra ancora. Adesso devo trovare un modo per far uscire tutto. Un modo che mi permetta di essere libera almeno qua. Il mio modo.

Veloce mi incammino verso la camera di Ether.

<Ehi Ether, come ti va?>. Mi affaccio alla porta della sua camera lasciata aperta e sghignazzo sotto voce.

<Sono venuta a sapere che volevi tingerti i capelli. Come sono venuti?>. E adesso rido.

<Tu! Brutta bastarda!>. Mi urla lei venendo verso di me.

<Adesso si balla!>. E come una scema continuo a ridere. Rido, rido, rido. Troppo. Mi distraggo solo un attimo per riprendere fiato che mi arriva un cazzotto in piena faccia. Cazzo! Questo fa male! Allora smetto di ridere e mi concentro su quello che sta accadendo se non voglio finire male di nuovo. Pugni. Calci. Graffi. Ciocche di capelli che volano. Urla. Parolacce. Il paradiso.

Nessuna delle due vuole uscire perdente e tutte due abbiamo un motivo valido per riempire di botte l'altra. Lei perché le ho tinto, involontariamente, i capelli di verde – oltretutto il colore che odia- e io, beh come ho detto prima mi serviva solo qualcuno su cui scaricare tutto e lei era capitata a pennello. La vecchia Bella non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai picchiato, istigato senza un buon motivo una persona. Non avrebbe mai fatto del male a una mosca. La vecchia Bella era debole, fragile, umana. Quella nuova, invece, è più forte, coraggiosa e ribelle. Quella nuova riesce a sopportare tutto il male che le succede. Quella vecchia non ci sarebbe mai riuscita.

Come sempre, la compagna di stanza della stronza -Ether- si è immischiata nello scontro e io, che prima ero in vantaggio, adesso mi ritrovo da sola contro due. Le urla richiamano altre ragazze che si immischiano a loro volta nella lotta, chi con me e chi con l'altra. Ormai non si capisce più niente. La stanza è piena di ragazze, grandi o piccole, che si menano e tutte non danno cenno di arrendersi. La camera probabilmente è distrutta e se andiamo avanti così presto lo sarà completamente. Domani tutte avremo qualche segno dello scontro e molte rimarranno pelate. Sopratutto la stronza verde! In mezzo alla mischia riesco a scorgere Nana mentre le sta suonando a una delle tirapiedi di Ether. Io lo sempre detto che quella ragazza è una grande!

All'improvviso, proprio mentre stavo per dare un bel gancio destro alla stronza, due mani mi afferrano per le spalle e mi buttano per terra lontano da Ether. Con le braccia cerco di proteggermi dalla folla di ragazze. Poi una mano -di chi non lo so- mi prende per la maglietta, mi solleva e, subito, una cazzotto mi colpisce sul naso, rompendomelo! O credo...

<Porca putt..>. Impreco dal dolore.

<Tocca di nuovo Ether e ti sbatto fuori!>. Oh cazzo! Anche se sono ancora un po' intontita riesco a riconoscere la voce di July e mi sa che stavolta fa sul serio. Una delle tirapiedi della stronza deve aver chiamato la capa appena le cose si sono messe male. Che codarda!

<Hai capito?! E stavolta Isabella non scherzo! Ti sbatto fuori o ti do in adozione! Scegli te!>. Oh cara, non saprei proprio cosa scegliere! Preferirei stare qua a farmi menare da te!

<Allora?>. Mi dice July aspettando una risposta che non riesco a darle per via del dolore al naso.

<Mmm...>. Non riuscendo a parlare, faccio di sì con la testa.

<Bene, ci siamo capite>. E poi urla: <E ora, se entro 5 secondi non sparite tutte dalla mia vista e non vi chiudete in stanza fino a cena dovrete lavorare per un mese intero per pagarvi gli avanzi del cibo, sempre se non volete morire di fame!>. Nel momento in cui parla tutte le ragazze si fermano e, appena hanno finito di ascoltare July, si guardano negli occhi e in meno di 3 secondi spariscono tutte. La stanza rimane vuota con solo me, July, Ether e Nana che mi viene vicina per darmi una mano ad alzarmi. Rifiuto l'aiuto di Nana e, anche se con fatica, riesco ad alzarmi. Non ho bisogno di nessuno io!

Quando sono in piedi posso vedere in che stato pietoso sia la stanza e se prima pensavo che sarebbe stato un casino alla fine di tutto, beh questo è molto di più! La camera è scomparsa e ne è rimasto solo il letto in ferro, ma con il materasso completamente squarciato. Tutto il resto è un cumulo di cose senza forma. Ma la camera non è l'unica rimasta vittima della battaglia. Pure noi siamo messe malissimo. Nana ha un occhio nero e qualche livido sulle braccia. Ether ha una labbro spaccato, la faccia completamente livida, qualche ciocca di capelli strappati e i vestiti completamente distrutti. Wow! Sono stata veramente brava! July vedendo che sto sorridendo verso Ether -la sua protetta- che in lacrime si è accasciata a terra davanti allo specchio, fa per tirarmi una ceffone, ma io prontamente la fermo.

<Ho capito!>. Gli dico con voce dura. E facendo un cenno a Nana usciamo da lì. Appena svolto l'angolo del corridoio, sorrido compiaciuta del mio successo. Mi volto verso la mia compagna di battaglia e posso vedere che pure lei è contenta. Come me sfoggia le sue ferite, orgogliosa e fiera della propria forza agli altri. Mentre camminiamo per il dormitorio sentiamo in sottofondo le urla di Ether che disperata piange la perdita dei suoi amati capelli. Ah, quella è pazza! Improvvisamente Nana si ferma e mi guarda con un sopracciglio alzato.

<Ma posso sapere perché hai colorato i capelli di Ether di verde? Non che non mi sia divertita là in mezzo, ma vorrei solo sapere la causa di tutto questo. Di solito c'è sempre un motivo quando fai questi casini e più che valido!>. Mi chiede lei.

<Oh, non ti preoccupare, c'è il motivo! Praticamente l'altro giorno, sai quando le docce delle ragazze erano rotte perché Tenicia aveva spaccato il tubo e quindi eravamo state costrette a fare la doccia nel dormitorio dei ragazzi?>. Gli dico e lei fa sì con la testa, ma posso vedere che non ha ancora capito cosa può essere successo.

<Beh, quella stronza di Ether, mentre stavo facendo la doccia, mi ha fregato tutti i vestiti e tutti gli asciugamani. E per tornare in camera sono dovuta passare davanti alle camere dei ragazzi>.

<Nooo!>. Mi disse Nana sconvolta!

<E invece sì! Momenti menavo qualcuno, quelli fischiavano troppo per i miei gusti! Ma non potevo farlo, le mani mi servivano per coprirmi, sai un po' di dignità c'è l'ho anch'io! Poi sono passata di fronte alla camera di J. e lui mi ha visto, anche se non avrei voluto. Così mi ha coperto con la sua felpa e mi ha accompagnato fino alla nostra stanza. E davanti alla porta ho trovato i vestiti completamente infangati!>. Gli dico e poi continuo: <Allora ho deciso di ringraziare Ether facendole un bel regalo! Ieri, mentre era in bagno ho scambiato la tinta color platino con una di mia invenzione! Vernice verde! Sì, vabbè non l'ho inventato io, ma non credo che qualcuno l'abbia mai provata!>. Di solito Nana non approva i miei comportamenti come Jason, ma, quando succedono cose di questo genere, lei è comunque sempre accanto a me a sostenermi e ad aiutarmi. Lei è unica! Questa volta però non mi rimprovera e non mi guarda storto come sempre, anzi, sorride e ricomincia a camminare e io la segue stupita.

Poco dopo arriviamo in camera e finalmente posso vedere in che stato sia il mio corpo grazie allo specchio. Cazzo! Stavolta mi sa che J. si incacchierà e non poco! Dal naso esce ancora sangue, ho il labbro inferiore spaccato e gonfio, la guancia destra viola e l'occhio sinistro pure. Wow! Sono fantastica! Il naso però mi fa malissimo e faccio fatica a respirare. Che cavolo! Cerco di mettermi un cerotto, ma non ci riesco. Il dolore me lo impedisce. Allora Nana vedendomi in difficoltà mi fa sedere sul mio letto e mi medica. Non le dico niente. So che dovrei ringraziarla per tutto quello che

fa per me, ma non ci riesco. È come se avessi un blocco che mi impedisse di dire quella semplice parolina magica che fa sentire tutte le persone meglio: Grazie. Lei però non mi rinfaccia niente. Mi sta accanto e silenziosa sorride. Mi piace vederla sorridere. A volte riesce a farmi sentire sollevata, in parte. Lei è magica. Non dovrebbe stare qua, potrebbe avere una vita migliore, ma non lo fa. Lei mi sta vicina e non chiede niente in cambio. Non so perché lo faccia, non gliel'ho mai chiesto e penso che non lo saprò mai. E a me sta bene così.

Velocemente mi disinfetta, mi mette una pomata e poi mette un cerotto enorme attaccando ai lati due bastoncini per tenere saldo il mio povero naso. Infine mette tutto a posto e senza dire niente si chiude in bagno e mi lascia da sola in camera. Mi dispiace andarmene così adesso, ma non riesco più a stare qua dentro. Per questo mi tolgo la maglia sporca di sangue e mi metto una felpa pulita.

Poi esco, senza lasciare un biglietto o un messaggio, niente. Lei tanto sa che come sempre me la caverò e se mi metterò nei casini lo verrà a sapere comunque, come prima.

Cammino, tranquillamente per il dormitorio, per la hall, per la sala pranzo, fino ad arrivare alla sala degli incontri. Questa stanza la odio, perché qui i ragazzi incontrano i loro genitori per poi essere adottati o parlano con July per chiedere di poter restare all'orfanotrofio, perché non hanno nessuno e un posto in cui andare. Un vero schifo!

Due figure dall'altra parte della sala attirano la mia attenzione, forse perché sono quelli più isolati, come se volessero nascondere qualcosa, o forse perché mi ricordano qualcuno. Boh... Allora mi avvicino lentamente, senza farmi notare, al loro tavolo e mi nascondo dietro una colonna, la più vicina. Senza farmi beccare sbircio da una parte e posso vedere un ragazzino di spalle e una donna seduta di fronte, ma coperta dal moccioso. Mannaggia! Non capisco il motivo di tutta la mia curiosità, ma voglio venirci a capo a sta cosa lo stesso! Visto che la visuale è pessima da qua e non riesco a vedere nessuno dei due in volto, mi abbasso e, come un agente segreto in missione, cammino strisciando fino al tavolo di fronte al loro e mi nascondo sotto. Pure da lì non si vede

niente, ma solo il sedere e la mano del ragazzino, che porta lo stesso bracciale di Jason. COSA?! Ma quello è lo stesso bracciale di Jason?! Ma... Come... Può... Essere?! A meno che... Cazzo ma quello è JASON!!! Come scottata mi alzo di scatto sbattendo la testa contro il tavolo. <Ahia!>. Sentendo il rumore J. e la donna si voltano verso di me sorpresi. Cacchio! Senza esitare più un secondo mi alzo di nuovo e raggiungo il loro tavolo inferocita. Non guardo neanche per un secondo la signora, ma concentro il mio sguardo su Jason che sembra un po' spaventato. Sarà meglio per lui che abbia una valida giustificazione per trovarsi nella sala degli incontri con un adulto! Arrivo al loro tavolo e mi piazzo di fronte a Jason con le mani appoggiate ai fianchi e gli dico: <Cosa ci fai qua?! Non capisco per quale motivo tu sia in questa sala!>.

<Allora vuoi illuminarmi?>. Continuo senza dargli veramente il tempo di parlare.

<Sto aspettando!>.

<Signorina se gli da il tempo, Jason potrebbe pure risponderle>. Oh, ma senti questa! Un pacco di cazzi suoi no?! Mi giro verso la donna ancora più incacchiata, ma quando le sto per lanciare un'occhiata di fuoco, mi specchio di nuovo in quelle pozze nocciola. No, ancora lei! <Tu!>. Sussurro. La donna rimane immobile, sconvolta e sorpresa di rincontrarmi e sopratutto in questo modo. Come me, lei prima non mi aveva riconosciuta e neppure quando mi sono fiondata al loro tavolo. Intanto Jason è parecchio confuso, lo si può benissimo notare dal punto interrogativo che ha sulla testa. Vedendo che io e la signora siamo rimaste immobili a fissarci, J. prende la parola: <Cosa è successo sta volta? È per lo scherzo dell'altro giorno? Cosa le hai fatto?>. Il mio fratellino capisce sempre tutto.

<Le ho tinto i capelli di verde>. E non aggiungo altro. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Non ci vuole un genio per capire che ci siamo menati e anche tanto. E che alla fine poi July, come sempre, è venuta per proteggere la sua diletta, la stronza.

Jason allora fa una risata nervosa e poi si porta le mani alle tempie, come se volesse cercare di far scomparire un mal di testa che non c'è. Questo gesto lo fa sempre quando è stressato e stanco. Sì, perché lui è stanco di me, della vita che facciamo, di tutto.

<Non hai risposto alla domanda che ti ho fatto!>. Cerco di cambiare discorso. Odio avere tutte le attenzioni su di me. L'ho sempre odiato.

Intanto la signora continua a spostare lo sguardo da me a Jason, da J. a me e così via. Ah, che nervoso!

<Non ti ho risposto perché non sono affari tuoi!>. Cosa?!

<Stai scherzando?! Come non sono affari miei?! Tu sei il mio fratellino e tutto quello che riguarda te è affare mio! Sono io quella più grande e sono io che ho la responsabilità di te!>. Gli urlo sconvolta. Tutti quelli presenti nella sala si girano verso di me, ma non me ne frega niente, anzi, continuo ad urlare ancora più forte. Tanto ormai tutti mi considerano pazza, uno in meno o uno in più che differenza fa?

<Perché non lo sono, è semplice la cosa>. Mi risponde come se la cosa fosse ovvia! E continua: <E poi da quando ti interessa sapere della mia vita? Da quando ti preoccupi per me? Non te ne mai fregato niente! Da quando mamma e papà non ci sono più non fai altro che pensare a te stessa e rinchiuderti nel tuo dolore! Non sei l'unica a stare male Isa, cosa pensi che io non soffra?! E vederti tutti i giorni come uno zombi che fa di tutto pur di soffrire non mi aiuta ad andare avanti! Passi tutto il tempo a distrugge il tuo corpo, a ridurlo in macerie! Perché? Cosa cambia? Niente! Non è colpa tua se loro non ci sono più e non lo sarà mai, ma finché ne sarai convinta non potrai ricominciare a vivere! Vivi Isabella! Vivi! Ci costringi a stare in questo posto di merda, per cosa poi?! Paura di essere felici? E non solo noi due, ma pure Nana è rinchiusa in questa vita schifosa! Lei fa tanto per te, per noi, ma tu non fai un cazzo! Tu saresti quella responsabile?! Quella più grande e matura?! A mio parere quello che ha più responsabilità qui dei due sono io! Chi è quello che ti para il culo con tutti?! Chi è quello che ti cura le ferite tutte le volte che fai a botte?! Chi è quello che si preoccupa veramente dell'altro?! Allora me lo sai dire chi è Isabella?! Chi è?! Chi è?! Chi...>. Non riuscendo più a sopportare questa tortura gli tiro uno schiaffo in faccia. Sconvolto si porta la mano sulla guancia rossa e mi guarda sofferente. Io abbasso la testa, distrutta per le parole vere che mi ha detto. Vere. Tremendamente vere. Sapevo che la mia vita facesse così schifo. Sapevo che obbligavo in qualche modo J. e Nana a questa vita. Ma sentirselo dire... È totalmente diverso. E doloroso.

Abbasso la testa colpevole e non dico una sola parola per controbattere. Qualsiasi cosa che potrei dire sarebbe solo una delle tante balle che ho detto in questi due anni e deluderei solo un'altra volta il mio fratellino.

<Io... Non ce la faccio più... Voglio vivere...Voglio andare a scuola... Voglio trovarmi la ragazza... Voglio giocare a basket e avere una casa... Voglio una famiglia...>. L'ultima parola mi arriva forte e dritta nella testa come un colpo di pistola vicino al cuore. Ti ferisce, ma non ti uccide.

<Lei è...>. Dice indicando la donna.

<Esme Cullen>. Conclude la donna stessa.

<Non mi interessa chi è lei!>. Dico alzando la testa e fissando i miei occhi con i suoi.

<Bella!>. Mi rimprovera Jason.

<Non mi chiamare così! Lo sai!>. Dico dura stringendo i denti per la rabbia.

<Cosa so?! Cosa?! Io non so niente! Se sapessi qualcosa della nuova Isabella potrei capirti almeno un po' sorellina! Io voglio la vecchia Bella>. Posso vedere tutto il dolore e la sofferenza sul viso di J. mentre mi dice quelle cose.

<La vecchia Bella è morta! E ora andiamo via>. Dicendo questo prende il braccio di Jason e lo trascino via, ma lui fa resistenza e si ferma neanche un metro a distanza da prima.

<No!>. E ancora dolore, perché questa è la prova che lui vuole cambiare e che non gli basta più quello che ha.

<No! No, no, no... No Isabella... Io voglio stare qua con Esme. Io voglio ricominciare da capo. Voglio vivere come un ragazzo normale della mia età. Voglio essere felice, di nuovo>. E ora piango, per paura che lui mi abbandoni come hanno fatto i nostri genitori. Piango, con la consapevolezza di essere una persona orribile per aver tenuto lontano la felicità dalle uniche persone che mi sono state sempre accanto. Piango, per liberare ancora quell'acqua salata e farla uscire alla luce del sole.

<Esme e suo marito hanno altri cinque figli, di cui tre sono stati adottati e due sono loro figli naturali. Hanno tutti circa la tua età e sono simpatici. Ne ho conosciuti due per adesso, ma presto conoscerò anche gli altri. Sento che questa è la famiglia giusta, quella giusta per me, per noi! Io voglio che tu lo faccia con me, voglio che tu sia felice, voglio stare con te per sempre e loro. Non ti lascio sola sorellina! Anche loro lo vorrebbero! Gli ho parlato di te e sono già disposti ad aiutarci, ad aiutarti! Loro ci considerano già loro figli! Ti vogliono...>.

<Non dire cose che non sai!>. Gli dico.

<Bella, lo so che ci sei ancora! Lo so che in mezzo a tutto quel dolore, a quella sofferenza, sotto quella corazza dura c'è la mia sorellina! Bella, quella dolce, romantica, fragile, testarda e matura! La mia Bella! Ti prego prova, prova a conoscerli, prova a volerlo! Prova, Bella! Prova per me! Prova per loro! Per te! Ti prego!>. Non ci riesco J. Non ci riesco. Non posso. Non devo. Non voglio. Ma non riesco a dirlo.

Intanto Jason si è avvicinato e mi ha preso le mani tra le sue. A quel contatto, così dolce e sincero, le lacrime, che avevano smesso di uscire, ritornano e questa volta si aggiungono anche i singhiozzi.

Mi faccio schifo! Tremendamente schifo! Devo andarmene, subito! Stacco le mani dalle sue e faccio di no con la testa. Indietreggio lentamente e mi allontano da lui, da lei, dalla felicità.

Mi giro e corro, veloce. Scappo lontano, ancora. Ignoro le urla di Jason che mi chiede di restare, di provare. Ma non lo faccio. Corro e scappo. Cerco un posto in cui nascondermi che possa esprimere il mio dolore al posto mio. In questo momento non ho neanche la forza per soffrire in silenzio. Ogni posto dell'edificio è troppo banale o completamente inadatto. E continuo a correre. Apro porte. Le richiudo. Passo attraverso corridoi. Sorpasso gente. Scavalco finestre. Finché improvvisamente sento un tuono squarciare in due il cielo e poi il rumore della pioggia che cade sul terreno. Allora faccio un ultimo sforzo ed esco dall'edificio. Mi inoltro nella foresta e seguo il sentiero che porta alla radura che conosco a memoria. Arrivo nel centro del piazzale e, invece che andare sotto al mio albero per proteggermi dall'acqua, rimango in piedi sotto la pioggia e lascio finalmente che le lacrime del cielo mi bagnino il viso e piangano tutto il dolore che ho.

**************

INIZIO FLASHBACK

 

Mancava una settimana esatta al mio quindicesimo compleanno, 13 Settembre 2008, e come di consueto i miei genitori oggi mi avrebbero dovuto dire che cosa mi avrebbero regalato, per evitare spiacevoli sorprese. Sono in cucina con Jason e stiamo facendo colazione. Mamma e papà non sono ancora scesi, strano. Dopo qualche minuto, mentre io e J. stiamo litigando su chi deve tenersi il giochino -che si trova sempre nelle scatole dei cereali- i due pelandroni sono finalmente scesi giù in cucina. Sembrano stranamente nervosi, non si sono seduti a tavola con noi, ma rimangono in piedi. Cosa staranno mai combinando?

<Glielo dici tu?>. Dice mia madre rivolta a mio padre.

<No, dai diglielo tu!>. Controbatte lui.

<No, dai tu!>. Continua lei.

<No, tu amore!>. Lui.

<No, t..>. Lei.

<La volete finire voi due?!>. Dico mettendo fine a questa scenetta senza senso.

<Ok, allora glielo diciamo insieme. Comincio io>. Parla papà.

<Bells, quest'anno io e tua madre abbiamo deciso di fare una pazzia!>. Oddio il regalo, il regalo. MIO! Oddio, speriamo che non sia un altro maglione come quello dell'anno scorso e quello dell'anno prima e quello prima ancora! Oddio, un altro maglione no! Però se papà ha detto così vuol dire che quest'anno il regalo sarà super! Ho cercato in tutti i modi di fargli capire che volevo la macchina fotografica, di sicuro l'hanno capito! Ti prego, angelo che sei lassù e che mi proteggi, ti prego, ti prego fa che sia la macchina fotografica!

<Una GRANDE pazzia!>. Continua mamma. Macchina fotografica, macchina fotografica, macchina fotografica!

<Sarà anche un regalo per tutti!>. Dice papà sempre con il sorriso sulle labbra. Macchina fotografica?!

<Anche per me?>. Chiede Jason.

<Sì, anche per te figliolo!>. Oh no! Macchina fotografica?!?! O.o

<Forte! Il regalo di Bellina è anche mio!>. Ueueue! Macchina fotografica... Bye bye X(

<Ehi Bells tutto a posto? Ti vedo un po' tesa...>. Ma che genio che è mio padre!

<Ma cosa dici papà! Io non sono affatto tesa!>. Giuro che se non è la macchina fotografica strippo!

<Sei sicura tesoro? Se vuoi te lo diciamo dopo...>. Continua lui.

<NO!>. Urlo.

<Cosa no?>. Oddio!

<Papà dillo e basta!>.

<Ah, ok!>.

<Allora?>. Chiedo io ansiosa.

<ANDIAMO A NEW YORK!>. Urla la mamma.

<...>............COSA?!?!

<Tesoro, andiamo a New York! America, New York!>. Mi dice dolcemente la mamma.

<...>...........COSA?!?!

<Bells?>.

<Andiamo a New York?>. Dico io.

<Sì, piccola mia>. Dice abbracciandomi papà.

<Andiamo a New York>. Io.

<Sì...>.

<Andiamo a New York! Noi, andiamo a NEW YORK! NEW YORK! Noi, NEW YORK!>. Urlo e salto in giro per la casa come una scema continuando a ripetere quella frase all'infinito.

Dopo qualche minuto riesco a calmarmi e papà riprende la parola: <Questo viaggio sarà fantastico e ce lo ricorderemo per sempre! Purtroppo la mia memoria e quella di tua madre comincia a fare cilecca, per questo abbiamo preso questa! Però ci serve un bravo o brava fotografa che immortali le nostre avventure.... Dove potremmo mai trovarla?>. E mi mostra la macchina fotografica da professionista che desideravo tanto!

<Oh, papà!>. E gli salto in braccio stringendolo tanto da soffocarlo.

<Anche io voglio un compleanno come il suo!>. Dice J. facendo il suo tenero broncio da bimbo. Che buffo! Scoppiamo tutti a ridere e poi insieme ci sediamo a tavola spensierati e felici. Faccio tante foto per ricordare questi momenti semplici, ma indimenticabili.

 

FINE FLASHBACK

 

Che stupida! Sciocca! Ingenua! Innocente! Cretina! Debole! Fragile! Piccola! Bambina! Mocciosa! Una vera stupida! Avevo creduto che quel viaggio potesse essere fantastico, unico, speciale. Il mio sogno. Ma ero solo un'illusa, non sapevo invece quale realtà mi riservava il destino. Quel bastardo!

La mia voglia di sognare a portato la morte delle persone a cui tenevo di più! Per colpa mia loro adesso non ci sono più! Per colpa mia, mia, MIA! Jason non lo vuole ammettere, ma so che pure lui è d'accordo con me! Sarei dovuta morire io al posto loro! IO! Se non fossi stata così egoista loro adesso sarebbero ancora accanto a me, a noi. Se loro fossero qua non mi troverei in questo posto di merda e non condannerei tutti quelli che mi stanno vicino a soffrire. Se loro fossero qua J. non vorrebbe dimenticarsi di loro, per sempre.

Con questi pensieri e con i ricordi, sprofondo tra le braccia di Morfeo, in una notte piena di incubi.

Mi alzo che è tardissimo, le 11.45. La testa mi fa un male tremendo, sembra di avere dei picchi in testa che ti perforano il cervello con quel loro maledetto becco! Se avessi un fucile... La faccia mi fa completamente male e pure tutto il corpo. Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio per paura di vedere il mostro nei miei occhi. Mi faccio una doccia veloce e poi metto le prime cose che mi capitano sotto mano: pantaloncini corti, felpa di I LOVE NEW YORK, capellino della stesse marca della felpa e un paio di Ray Ban neri. Poche cose che mi sono rimaste da prima.

Esco, cercando di mimetizzarmi tra la gente e nascondendo la mia vigliaccheria. Mi dirigo verso la sala degli incontri sperando di trovarla la, come ieri. Ho bisogno di parlarle. Ma quando arrivo nella stanza non la trovo e allora cerco ovunque, per i corridoi, nei bagni, nelle altre stanze, ma niente. Proprio quando ho deciso di lasciar perdere la vedo che sta per uscire dalla porta di ingresso. Allora corro e la fermo. Lei naturalmente rimane sorpresa nel vedermi. Dopo ieri neanche io mi sarei aspettata questo mio comportamento. Senza dire niente le faccio cenno di seguirmi e lei lo fa senza obbiettare. Non voglio che qualcuno senta quello che le sto per dirle, non voglio che mi vedano chiedere perdono e supplicarla, non voglio che vedano Isabella Swan abbassarsi alla realtà.

Attraversiamo tutto il giardino fino ad arrivare dall'altra parte in un piccolo spiazzo nascosto dalla vegetazione. Da qui nessuno potrà vederci. Mi fermo dandogli le spalle e le dico quello che mi ha tormentato per tutta la notte: <Ha il permesso, il mio permesso>. Silenzio.

<Di cosa?>. Mi chiede lei. Mi giro allora verso di lei, mi tiro via gli occhiali e la guardo negli occhi.

<Ha il permesso di portarlo via, di dargli una vita migliore, di adottarlo>. Silenzio. Nei suoi occhi, dopo lo stupore e la sorpresa, posso vedere la sua gioia, infinita. Sarà una brava mamma.

<Oh, sono così felice che... No, aspetta! Tu intendi...>. E capisce finalmente.

<Solo Jason>. Dico impassibile.

<Cosa?! Tu... Perché?... Non vuoi noi?... Vuoi rimanere qua?... Io...>.

<Non siete voi il problema. Voi siete... Perfetti!>. Troppo perfetti.

<Allora non capisco... Vieni con noi! Starai con Jason, lo farai felice e lo sarai anche tu! Farò di tutto per renderti felice!>. Che stupida!

<Io. Non. Voglio. Essere. Felice!>. Scandisco bene ogni parola.

<Oh... Ma...>.

<No, mi dispiace, ma questo è tutto quello che posso darle. Non di più, non di meno. Lui deve avere una vita migliore della mia! Non posso permettere che soffra ancora! Lo fatto per due anni ed ho sbagliato, terribilmente. Ora è giusto che lui sia libero. A me rimane solo un anno e poi sarò maggiorenne e potrò andarmene. Lui ha 15 anni e, anche se rimanesse qua con me, non me lo darebbero mai in custodia quando sarà adulta e sarebbe costretto a stare qua dentro per altri tre anni. Non posso permetterlo!>.

<Ma...>. La prego basta!

<La smetta di insistere! Io non voglio venire con lei! E ora adotti mio fratello in più fretta possibile e non si faccia vedere mai più qui! Addio Signora Cullen!>. Troppo doloroso, troppo doloroso.

Vado via, lontano da lei, da quel mondo, dal futuro. E gli lascio nelle mani la vita di mio fratello, troppo pensante per le mie.

                                                                                                                                 ************

Da qualche parte ho letto che, di solito, i più deboli sono invece i più forti. Riescono a resistere a tutte le cattiverie che gli succedono rimanendo lo stesso in piedi. Nascondono a tutti la loro vera identità e poi aspettano solo il calar della notte per mostrare al mondo la loro vera forza. Poi, dopo l'ennesimo abuso o cattiveria, queste persone esplodono e tutta la rabbia, il rancore, il dolore si trasformano in poteri sovrannaturali e loro in supereroi, stimati da tutti e temuti dai più forti. Ma non tutti hanno questa fortuna. Non tutti riescono a reagire, a ribellarsi alle oppressioni e rimangono in silenzio sperando che un eroe li venga a salvare. Un eroe inesistente. E il silenzio è l'unico compagno che ti rimane affianco, quel terribile compagno che, però, nasconde dietro al suo tacere tutti i tuoi rumorosi segreti. Perché a volte il silenzio è dolore. Il silenzio è disperazione. Il silenzio è sofferenza. Il silenzio è puro inferno.

Sono passati due giorni, sono due giorni che cerco di evitare tutti, di evitare le uniche persone che mi stanno vicino. La signora Esme non si è fatta più vedere in giro, o almeno non si è fatta vedere da me. Jason ha provato più volte a parlare con me, ma ogni volta sono rimasta muta a guardare un punto davanti a me inesistente. Ma non si arrende, lui continua, mi cerca e ci riprova. Illuso. Nana invece ha capito che non riuscirebbe mai ad aiutarmi e per questo non ci prova neanche. E stanno male, lo vedo. I loro occhi già pieni di dolore, adesso sono anche afflitti dal mio tormento e, oltre ad avere il peso della loro vita, ora hanno anche il mio che li sta schiacciando contro la realtà.

Non ho più la forza per fare niente, neanche per fare a botte. Neanche di reagire. Ora sono morta veramente. Il fatto che Jason presto mi lascerà mi fa sprofondare di nuovo nel dolore. Mi fa sentire ancora debole, vulnerabile, sola. Umana. Lui mi lascerà... Come loro.

Sono chiusa in questo sgabuzzino da questa mattina e non so nemmeno che ora sia adesso. Il tempo mi scivola via senza che me ne accorga. Continuo a fissare le mensole davanti a me seduta per terra tra le scope e i secchi. L'odore di polvere mi riempe le narici e mi fa tossire. Nonostante sia estate, il freddo mi entra nelle ossa e mi costringe a stringermi e a cercare calore nella felpa che ho indosso. Ma non solo calore fisico, anche calore umano. Quel calore che presto mi abbandonerà,

ancora. Sembra che le cose brutte devano accadere sempre una seconda volta e poi una terza e poi di nuovo. Ma io non sono una macchina che si può riparare ogni volta che si rompe! Io sono un essere umano! Sono una persona! Una ragazza che è stata costretta a crescere troppo in fretta! Una ragazza che non sa più per quale motivo vive, visto che la vita le riserva ancora e sempre sofferenze. Solo una ragazza.

Non c'è la faccio più. Sia fisicamente che psicologicamente. È una continua lotta contro il tempo, contro il destino e contro me stessa. Un lotta infinita e invincibile.

La mente mi grida di alzarmi, di uscire e di ribellarmi. Di fare qualsiasi cosa, ma di farlo. Il mio corpo continua a ignorare le grida ed a rimanere fermo a soffrire. Sono stanca, tanto stanca. Troppo. A un certo punto, sento il cellulare vibrare. Guardo lo schermo e vedo che è Jason. 15 chiamate e 7 messaggi. Povero ingenuo! Forse però è ora di fare qualcosa. Forse. Non so neanche come e perché, ma prendo tutta la volontà e la forza che mi sono rimaste in corpo e mi alzo. Tiro sul il cappuccio per cercare di nascondermi alla vista degli altri e mi alzo.

Apro la porta e quello che trovo fuori è solo una delle tante spine che mi perforano il cuore. Purtroppo nel corridoio ad aspettarmi ci sono le ultime persone che avrei voluto mai incontrare, sopratutto adesso. La stronza verde, le sue tirapiedi e qualche ragazzo, ridono a crepapelle nel vedermi. Senza neanche accorgermene qualcuno mi toglie la felpa rivelando a tutti in che stato mi hanno conciato. E ridono, ridono prendendosi gioco di me, umiliandomi. Ma io non ho la forza per fare niente. Per cercare di nascondermi o di scappare da questa tortura. Rimango ferma ad aspettare che, stufi, se ne vadano. Ad aspettare il mio eroe che non è mai arrivato, e che non arriverà mai, a salvarmi.

<Guardate la SfigataSwan come è messa! Ahah!>. Dice uno. <Ether sei una grande! Ahah!>. Un'altra. <Ma dove sei andata SfigataSwan dal parrucchiere? Da Edward mani di forbici?! Ahah!>. Un'altra. <O te li sei tagliata te perché eri depressa?! Ahah!>. Un altro. <Ma guardatela! Ahah!>. Un altro. <Ragazzi, ragazzi! Non ci si comporta così! È sempre una persona! Bisogna avere rispetto degli altri! Anche se questi non hanno per niente stile! Ahah! Comunque, come vedi Swan ho voluto ripagarti per il tuo bellissimo regalo, con uno altrettanto bello! Purtroppo non avevo con me il colore e, visto che non avevo molto tempo, ho dovuto usare un altro strumento, che tu hai capito perfettamente! Vedila in questo modo, ti ho fatto un favore! Sai, avevi molte doppie punte! Ahah!>. La stronza verde.

Ridono, ridono, ridono tanto e io... Io piango. Piango lacrime invisibile ai loro occhi, ma troppo trasparenti ai miei. Piango lacrime di rabbia, di frustrazione e di dolore. Oh, tanto dolore. Infinito dolore. L'acqua salata non esce dai miei occhi mostrandosi a tutti, quella schifosa acqua non scende e non bagna le mie guance portandosi via un po' della mia sofferenza e quella bastarda non cade per terra morendo per sempre. No, niente di tutto questo. Un fiume dentro di me inonda e affoga tutte le mie forze, le sotterra sotto tutto il dolore e le sopprime, per sempre. L'unica cosa che riesco a fare è quella di stringere i pugni lungo i fianchi e abbassare la testa coprendomi con il ciuffo dei capelli. La mia nuova acconciatura. Stringo talmente tanto le mani che le unghie graffiano e perforano la pelle. Le mani mi bruciano dal dolore, gli occhi mi bruciano dall'ira, il cuore brucia dalla sofferenza. Fuoco, solo fuoco.

Chiudo gli occhi cercando di ignorare le voci intorno a me e prego. Sì, prego. Non ho mai creduto in Dio e la conferma che lui non esiste l'ho avuta quando (Lui) ha acconsentito al Destino di rovinare la mia vita. Dio non esiste, ma io sto morendo... Dentro. E prego. Spero, supplico, imploro, quel Dio che mi odia, di far cessare tutto questo. Non di perdonarmi, ma di far respirare la mia mente, anche solo per un secondo. Di lasciarmi vivere, anche solo per un minuto. Di permettermi di sentirmi viva, anche se sto morendo. Stringo forte le palpebre come se questo gesto potesse dare qualcosa in più. <Ti prego...>. Sussurro. Poi apro gli occhi e posso finalmente sorridere.

Sono viva.

 

Jason

http://img174.imageshack.us/i/220pxgoldspinkms4.jpg/

 

Capelli Isabella (Pensateli però castani-rossicci)

http://www.pianetadonna.it/gallery/foto_gallery/bellezza/capelli-corti-e-a-caschetto-foto-tagli-e-accessori/taglio-medio-2009.jpeg

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

giova71: Bella non ha avuto molto fortuna nella sua vita e questa la portata a diventare all'apparenza forte e senza sentimenti, ma dentro è uguali a tutti. Umana. Solo chi saprà guardare dentro angli occhi di B. potrà cambiarla. Non si può mai immaginare, neanche lontanamente cosa può riservarci il destino e questo Bella lo sa benissimo. Per lei e Jason non sarà facile, ma in un modo nell'altro resteranno sempre insieme.

Andry91: è strano pensare che di solito quella che commenta le storie dell'altra sia io e adesso è il contrario! Questo mi lusinga molto! Sapere che una scrittrice come te mi fa i complimenti per la storia e il mio modo di scrivere mi riempe di gioia! Spero allora che questo capitolo non ti abbia deluso! Non so precisamente cosa vuol dire perdere qualcuno, ma per creare la storia ho pensato a una vita senza la mia famiglia e senza il mio fratellino e questo mi ha aiutato molto a descrivere, ma so per certo, guardando chi invece sa cosa vuol dire soffrire, che quello che scrivo io non è neanche lontanamente vicino a come è sentirsi veramente!

Da come ha detto B. nella storia Jason ha due anni in meno di lei e visto che Bella ne ha 17 lui ne ha 15. Ok? Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e prometto che con il prossimo sarà più veloce! Ciao!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 5
*** Perché? ***


 

Salve a tutti!

Come promesso ho aggiornato presto, visto che il capitolo era già pronto. In questo capitolo comparirà un nuovo personaggio. Chi potrà mai essere? Eh, eh... Tranquille lo riconoscerete subito! Sarà un incontro insolito e che lascerà molte domande a Bellina, ma sarà solo l'inizio di una vita ancora più incasinata.

Sono un po' triste perché nello scorso capitolo non ho avuto praticamente nessuna recensione (a parte una) e questo mi ha buttato giù di morale. Non so cosa pensate, non so se ho fatto qualcosa di sbagliato, se ci sono dubbi o se è tutto uno schifo, non so niente! Quindi mi sono chiesta se veramente la mia storia piace a qualcuno, perché se non è così allora lascio perdere... Se riceverò almeno 5 recensioni allora il 4 capitolo sarà pubblicato e forse la storia potrà continuare e magari finire, ma se vedrò che la mia storia alla fine non è tutta questa roba, lascerò perdere, appenderò la matita al chiodo e mi arrenderò al fatto che scrivere non è per me... =(

Grazie comunque per tutto, per chi ha avuto il coraggio di leggere la mia storia super incasinata e chi è riuscito pure a commentare! Grazie! Spero di non dover lasciare la storia così, ma siete voi i giudici e quindi spetta a voi scegliere:

Volete che la storia continui o che finisca così?

Comunque vadano le cose vi lascio il 3 capitolo, magari cambierete idea... Lo spero...

Buona lettura!

 

Perché?

(3capitolo)

 

Cammino tranquillamente, sotto gli occhi sbalorditi di tutti, per i corridoi dell'orfanotrofio e sorrido. Oh, come sorrido! Non ho mai sorriso così tanto da quando la mia vita è cambiata due anni fa! Mai! E non sono felice, per me quello stato dell'animo è troppo lontano e impossibile, ma posso dire di essere serena, sollevata, sicura. Mi ci è voluto Dio per capire che non devo essere triste per Jason che se ne andrà! No, non lo devo essere! Devo pensare che lui sarà felice, lui lo potrà essere con loro, l'altra famiglia, e non sarò io a impedirglielo! Sono sicura che un giorno le nostre strade si rincontreranno, forse presto o forse tardi, chi lo sa!

In questo momento niente potrebbe mai distruggere la mia bolla di tranquillità, nemmeno il mio nuovo taglio di capelli, anzi, devo ringraziare Ether appena la incontro! Grazie a lei adesso sono cambiata, diversa, nuova. Isabella Swan! Da sola non avrei mai preso questa decisione così legata al passato. Nonostante tutto sono e rimarrò sempre la strana ragazza che fa a botte per il gusto di prendere dei cazzotti, rimarrò sempre la strana ragazza che odia tutti e tutto e guai a qualcuno ad avvicinarsi. Sarò sempre quella difficile, impossibile e solitaria, ma, fino a quando Jason non se ne andrà per cominciare una nuova vita, devo sforzarmi di essere una sorella migliore, quella che aveva prima e che adesso desidera riavere! Per lui, solo per lui!

Svolto l'angolo e mi ritrovo davanti la faccia sbigottiva di J. che mi fa ridere. Appena vede che rido rimane ancora più sconvolto, ma stavolta dalla felicità! Qualche lacrima scappa al suo controllo, ma prontamente l'asciuga cancellando le prove dalla sua sensibilità. Uguale a papà!

Mi viene incontro e mi abbraccia, forte, stringendomi contro al suo petto come se avesse paura che potrei scappare lontano da lui. E io ricambio, glielo devo.

<Cosa...?>. Mi chiede prendendo una ciocca dei miei capelli.

<Ether>. A questo nome si irrigidisce, ma cerco subito di spiegargli come è andata. Non voglio che sia triste per una cosa per cui io, invece, sono tranquilla.

<Sai per lo scherzo della vernice verde?>. Jason annuisce.

<Bene, si è vendicata. Mentre dormivo stanotte è entrata in camera e mi ha tagliato i capelli>.

<Ma ti piacevano tanto i tuoi capelli lunghi! Piacevano anche a papà!>. Dice J.

<Sì, ma ora lui non c'è e dei miei capelli posso fare quello che voglio! Non ci posso fare niente se me li ha tagliati! Naturalmente non mi ha fatto questo bellissimo taglio, è opera di Nana! Appena mi ha visto entrare in camera momenti gli veniva un colpo! Poi, senza farmi parlare, mi ha fatto sedere, ha preso un paio di forbici e infine a dato questa forma decente al groviglio di capelli che avevo prima!>. Naturalmente evito di dirgli dello sgabuzzino, di quello che è successo quando sono uscita da lì e di io che prego per la prima volta in vita mia. Sarebbe stato troppo, pure per me!

<Ti piacciono?>. Gli chiedo e finalmente posso vedere il mio fratellino per la prima volta felice, contento.

<Certo sorellina! Certo!>. Dice abbracciandomi di nuovo.

*************

<E ti ricordi quella volta che Papà si era messo a rincorrere per casa il tacchino che aveva portato Zio John per il ringraziamento! Ahah!>. Dice J. con le lacrime agli occhi dal ridere.

<E quella volta che gli erano cascate la braghe davanti alla zia Gertrude, quella vecchia italiana rompi scatole! Ahah!>. Dico io.

<Oh, per misericordina! Isabella non sei una sgualdrina! Quella gonna è troppo corta per entrare in chiesa! Oh, Gesù! Oh, Gesù! Ahahah!>. Dice Jason imitando la voce starnazzante di quella vecchia babbiona che ogni volta che la incontravo doveva sempre ricordarmi che ero una poco di buono, solo perché mettevo la gonna che arrivava sopra al ginocchio! Mah...

<Ahahah! J. è lei! È lei! Ahah!>.

<Ahahah! Eh sì, sono mitico! Devi ammetterlo! Hai un fratello mitico!>.

<Sì... Mitico però è una parola grossa... Ahahah! No, ti prego! NO! Ok, ok! Sei mitico!>. Appena aveva visto che non volevo dargli la soddisfazione di ammettere che era forte, aveva cominciato a farmi il solletico. E lui sa benissimo che io al solletico non resisto!

<Per punizione mangerò la tua carota!>.

<Cosa?! Fratellino non avresti veramente intenzione di mangiare la MIA carota?!>. Gli chiedo io stando al gioco.

<Certo, vuoi vedere?>. Mi dice lui ghignando.

<Non lo faresti maiiiiiii...>. Come non detto! Jason aveva preso dal mio piatto la mia carota e gli aveva dato un morso. Soddisfatto continuò a mangiucchiarsela lentamente per mostrarmi che l'aveva fatto veramente. Che bastardo!

<Visto sorellina!>. Eh sì, ho proprio visto!

<Oh, fratellino caro ti sei cacciato proprio in bel guaio! 1. Perché avevo voglia di mangiare una carota e 2. Perché avevo intenzione di mangiare proprio quella carota!>.

<Oh, cara sorellina mi dispiace tanto!>.

<Non quanto dispiace a me!>. E con questo comincio a dargli dei pizzicotti sulle gambe e sulle braccia facendolo saltare sulla sedia come un grillo.

<Ahia! Ahiaaaaaa! Questo fa moooolto male! Ahia! Basta! Ti prego basta! Ahia!>. Povero J.

<Mi dispiace, ma questa è la tua punizione!>.

<Nuuuuuuuu! Sei cattiva Isa!>. Che carino! Ha messo su il broncio da bimbo piccolino! Ma caro fratellino io non abbocco a questi trucchetti!

<Ahiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!>. Ops! Mi sa proprio che questo ha fatto mooooolto, ma moooooooolto male! Sorry!

<Scusate se vi disturbo, ma vorrei parlare con Isabella>. Oh, no!

Mio fratello mi guarda parecchio confuso, probabilmente non sa della nostra chiacchierata di ieri e della mia decisione. Meglio così.

<Certo! Jason aspettami qua, ok? Torno fra un po'>. Lui annuisce e io posso alzarmi ed uscire dalla sala mensa dove eravamo prima. Questa volta è lei che conduce il gioco. Lei decide dove parlare. Lei sa di che cosa dobbiamo parlare. Lei sa che cosa vuole ottenere. Ma sono io comunque a decidere come andrà a finire.

Arriviamo fino alla sala degli incontri che è completamente vuota. Di solito a quest'ora tutti sono a mangiare. Mi fa strada per la sala fino ad arrivare ad un tavolo dalla parte opposta dell'ingresso e un po' nascosto da occhi indiscreti. Ancora meglio! Si siede e io faccio lo stesso. Mi guarda negli occhi come se volesse cercare la soluzione del codice che apre il mio cuore. Beh cara signora, lo tengo ben nascosto dalle persone come lei!

<Va bene>. Cosa?

<Io...>. Non so che dire.

<Va bene>. Sai, non ho ancora imparato a leggere nella mente io!

<Va bene cosa?>. Gli chiedo.

<Mi va bene quello che hai deciso...>. E c'era bisogno di tutta questa scena per dirlo?! La cosa mi puzza un po' troppo però...

<Ma...?>.

<L'ho sempre pensato che fossi una ragazza sveglia e questo mi da la conferma!>. Cos'è, vuoi cambiare discorso?!

<Ma...?>.

<Tu non verrai con noi, ma...>. E allora la vuoi finire o no la frase?!

<MA?!>. Dico io spazientita!

<Ma... Voglio che tu mi permetta di aiutarti!>. COSA?! Di scatto mi alzo offesa! Cosa pensa che io abbia bisogno del suo aiuto?! Beh, non me ne faccio niente! Io non ho bisogno di nessuno! Faccio per andarmene, ma lei mi prende per un polso fermandomi.

<Io voglio starti vicina, voglio conoscerti e voglio che tu mi conosca. Voglio solo parlare. Sapere cosa pensi e cosa vuoi fare. Tutto qua! Non chiedo altro! Qualche ora a parlare con una signora non penso che sia tutta questa fatica! Questa è la mia condizione. Allora?>. Lentamente mi siedo sulla sedia e allora lei mi molla il polso. Poi penso. Qualche ora. Parlare. Con lei. Solo conoscersi. Niente di più, niente di meno. Affare fatto!

<Ok, ci sto...>. Voglio vedere proprio...

<Ma...>. Infatti! Anche la signora è sveglia però!

<Ma... Non voglio essere aiutata! Voglio metterlo in chiaro! Io non ho bisogno di lei e di nessuno! Capito?>. Ma la signora sorride e sembra non dare importanza a quello che dico. Allora faccio finta di andarmene e lei capisce di smetterla di sorridere.

<Ok, scusa! Sì, ho capito! Non ti preoccupare!>. Dopo una pausa di qualche secondo continua: <Ti va se ricominciamo da capo?>.

<Ok...>. Oddio che vorrà fare?

<Piacere sono Esme, Esme Cullen>. Si presenta di nuovo, porgendomi la mano.

<Isabella, Isabella Swan!>. Dico stringendole a mia volta la mano.

Ci guardiamo negli occhi per un po', poi spostiamo lo sguardo sulle nostre mani ancora intrecciate e scoppiamo a ridere, il perché non chiedetelo a me! Ridiamo e basta! Cosa semplice da capire e da fare, no? Beh, questo è quello che appare agli occhi degli altri, ma, per chi non è riuscito a sentirsi sereno per tanto tempo e ha sofferto solo e sempre, è difficile ritornare alla normalità. Ma con lei tutto è dannatamente semplice, naturale. Bello. E la cosa mi spaventa non poco, ma ho fatto una promessa, lo fatta e la devo mantenere. Io posso farcela!

**************

<Aspetta un attimo! Quindi tu vieni pagata un culo di soldi solo per decidere che mobili mettere in una casa?!>. Chiedo io sconvolta.

<Ma se lo dici in questo modo sembra una cosa brutta!>. Questa donna mi sorprende sempre di più ogni minuto che passa.

<È la verità!>.

<Ok! Contenta?!>. Mi dice rassegnata.

<Stai mentendo!>. L'accuso io.

<Certo, perché se no non lasci perdere! Non immagini neanche quanto sia difficile il mio lavoro!>. Ok, è seria quindi ha ragione lei. Ops!

<Scusa Esme, era per ridere!>.

<Lo so tesoro tranquilla! Adesso però parliamo un po' di te!>. NO!

<Ma perché? Voglio sapere ancora di te!>. Dai ti prego abbocca!

<Isa ti ho parlato di me per più di due ore: di me alla tua età, di mio marito Carlisle, dei miei cinque figli Emmet, Rosalie, Jasper, Alice ed Edward. Adesso che ci penso voi due potreste andare molto d'accordo! Siete uguali! Comunque, dicevo... Ah sì, allora praticamente ti ho raccontato anche la vita di tutti i miei ragazzi e delle loro storie amorose, di mio fratello Eleazar e di sua moglie Carmen e del casino che hanno creato le loro figlie ai miei ragazzi e del mio lavoro... Altro?>.

<Sai Esme, quelle tre oche non mi stanno tanto simpatiche... A pelle!>.

<Non le conosci neanche!>.

<Vabbè, ma non ci si può strusciarsi su un ragazzo davanti alla sua ragazza! No, non si fa!>.

<Eh sì... Comunque adesso voglio sapere di te!>. Oh cazzo! Adesso che faccio?

<Io... Cosa vuoi che ti racconti?>. Mossa sbagliata!

<Cosa ti senti di dirmi? Preferisci raccontarmi del prima o del dopo?>. Mi chiede lei sempre amorevolmente.

<Io... Preferirei... Io... Dopo>. Il prima è ancora troppo doloroso da ricordare.

<Ok, tranquilla!>. Sé, come se fosse semplice!

<Allora... Io e Jason sono due anni che stiamo in orfanotrofio. Lui aveva 13 anni e io 15 quando siamo arrivati. Nana, che è la mia compagna di stanza, ha un anno in meno di me ed è anche l'unica... Amica che ho. Lei e J. sono sempre accanto a me qualsiasi cosa accada. Io gli voglio bene anche se faccio fatica a dirglielo o dimostrarglielo... Odio la gente che c'è qua. July -la capa- e i ragazzi. Quelli della mia età sono tutti stronzi e crudeli... Proprio come me... Ognuno pensa a se stesso. A nessuno frega più di trovare una famiglia o almeno non lo da a vedere. Tutti vogliono solo uscire da qui liberi e adulti... Odio questo posto perché è come una prigione. Ti costringe a vivere questa vita di merda e ti rinchiude dentro. Vivere in questo posto ti ricorda sempre il motivo per cui ti trovi qua, ogni giorno... Mi piacerebbe tornare a scuola, avere la mia vita di prima, tornare a Londra ed essere di nuovo come prima, Bella... Solo Bella... Ma anche se lo voglio tanto, io... Io non ci riesco! È più forte di me! Non riesco a tornare quella di prima... Forse perché quello che mi è successo mi ha segnato e adesso sono prevenuta... Forse perché nonostante tutto io ho bisogno di un cambiamento... Forse perché lo vuole il Destino... Io non lo so. E per questo continuo ad essere quello che sono diventata. Ma questo non centra con Jason, lui vuole e può riuscirci e io non voglio, non posso, non devo impedirglielo!>. Oddio mi sono esposta troppo! Non va affatto bene!

<Perché non provi a fare un passo alla volta? Come stai facendo adesso. Un passo alla volta. Anche tu un giorno potrai essere felice!>. Ma è sorda o cosa?!

<Ma allora non hai sentito quello che ho detto?! IO NON CI RIESCO!>.

<Isabella io ho sentito quello che hai detto...>.

<E allora perché ti ostini a continuare?! Io non voglio! Punto!>. Perché non riesce a capire?

<PERCHé?>. Urla.

<Perché non voglio dimenticarli! Perché non voglio sostituirli! Perché non voglio sapere di essere felice quando, invece, dovrei patire l'inferno! Perché io non merito tutto questo! Perché i ricordi non mi abbandoneranno mai! Perché il Destino ha deciso questo e pure Dio! Perché renderei schifosa la vita a chi mi circonda! Perché deve essere così! Perché è colpa mia! Perché io NON POSSO ESSERE FELICE!>. Sono scoppiata! Per la prima volta la rabbia, la sofferenza e il dolore sono usciti, veramente. Adesso basta però!

<Perché?>. Chiede più dolcemente.

<Perché li ho uccisi io!>. È colpa mia se quella macchina li ha investiti! È colpa mia e sempre lo sarà! Pensavo che se mi fossi sforzata di essere migliore ci sarei riuscita e, invece, come sempre tutto mi è caduto addosso e ancora una volta vengo trascinata in quel mare fatto solo di sofferenze. Lacrime amare scendono dai miei occhi e muoiono sulle mani che ho appoggiato sul tavolo

quando mi sono alzata.

<Tu non puoi pensarlo veramente... Non puoi veramente... Io so cosa è successo... E...>. Basta!

Senza neanche degnarla di uno sguardo me ne vado, scappo dalla verità che mi avrebbe ucciso ancora. Scappo dalla speranza e dalla volontà. Purtroppo, scappo ancora.

Ci ho provato e ho fallito. Allora perché tentare un'altra volta? Adesso basta! Devo arrendermi e non devo cercare sempre una possibilità dal nulla. Basta! Devo continuare così! Che lo voglia o no! Farò soffrire gli altri? Allora allontanatevi! Distruggerò me stessa? Ancora meglio! E finalmente tutto andrà come deve e come è sempre dovuto andare.

Buio, buio, buio, spiraglio di luce, buio, piccola luce, buio e poi luce. Luce che ti acceca, che ti illumina, che ti condanna, che ti salva. Luce che ti sorride, luce che ti fa sperare, luce che ti mostra la realtà. Quella bellissima e tristissima luce. Quella fantasticamente brutta. Soltanto luce.

Finalmente arrivo al mio albero. Avanzo per la radura fino ad arrivare sotto i grandi rami possenti della quercia. Le foglie sono lucenti, qualche fiore spunta in mezzo a tutto quel verde e il vento muove a passo di musica le braccia della quercia. Ipnotizzata da quella meraviglia appoggio una mano sulla corteccia e comincio a camminare intorno al tronco sentendo sotto le dita la resina e il legno vissuto. Tutto così semplice e naturale... Mi perdo a guardare il cielo libero da ogni nuvola. Un cielo coperto da una mare azzurro di sogni, impossibili. Mi fermo e osservo quello che è di fronte a me. Un sentiero, quello che porta lontano dall'orfanotrofio. Lontano dai ricordi. Lontano dal passato. Lontano dal presente. Ma troppo lontano da Jason, da Nana e pure dalla Signora Cullen. Sembra impossibile la cosa, ma è la realtà! Non potrei mai scappare. Non ora. Forse dopo sì, ma ora no.

Riprendo a camminare, ma quando guardo per terra trovo l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata.

<Tu non puoi stare qui!>. Dico dura.

<...>. Ma è sordo?!

<TU NON PUOI STARE QUI!>. Urlo. Voglio proprio vedere se stavolta non mi hai sentito! Allora il ragazzo sconosciuto apre gli occhi e mi guarda stralunato.

<Guarda che ci sento>. Mi dice lui infastidito.

<Tu non puoi stare qui!>. Se non se ne va subito lo prendo a calci in culo!

<Perché?>. Ma cos'è oggi, la giornata dei “perché”?!?!

<Tu non puoi stare qui!>. Ora comincio ad incacchiarmi! In questo momento non ho tempo per uno stupido ragazzo che si è seduto sotto l'albero sbagliato! Lui se ne deve andare! Voglio stare da sola e lui sta solo aumentando la mia rabbia! Allora il ragazzo si alza e finalmente posso vederlo meglio alla luce del sole, visto che prima il suo volto era oscurato dall'ombra della quercia. E... Cazzo! Non riesco a spiaccicare una sola parola, la rabbia accumulata è scomparsa, la voglia di restare sola pure e il mio cervello ha fatto “Bye Bye” proprio nel momento in cui due pozze verde smeraldo si sono fuse con le mie cioccolato.

<Allora dicevi?>. Dice ghignando. Aspettate un attimo! Mi sta prendendo per il culo?! Mi sa proprio di sì! E qui caro ragazzo ti sei appena giocato la tua bellissima carta da Dio Greco! Eh eh, ora aspettati di conoscere Isabella Swan! Ricollego subito il cervello, lo guardo sorridendo perfidamente e lui spaventato se ne accorge.

<Dicevo: Tu. Te. Ne. Devi. Andare! Non avevi detto che ci sentivi?>.

<Io...>. Ah no!

<Nah, nah, nah! Allora non ci siamo capiti! A me non me ne frega una sega del motivo per cui tu ti trovi qua! Ok? Non me ne frega niente se sei arrivato qui prima di me, oggi! Ma io sono due anni che vengo qua e questo posto è mio! Quindi tu ora prendi il tuo bel culetto d'oro, giri i tacchi e torni da dove sei venuto! P.s. Non tornare mai più!>. E sorridendo come una scema gli faccio ciao ciao con la mano! Il ragazzo è sconvolto e non sa cosa dire. Apre la bocca come se volesse dire qualcosa, ma poi non esce nessun suono. Sono troppo forte! Imbarazzato si porta la mano tra i capelli e scompiglia quella massa bronzea-biondiccia senza forma. Cacchio! Wow... O.o

Rimane pensieroso per qualche secondo poi gli si illuminano gli occhi e sembra aver trovato la soluzione giusta. Cioè quella di andarsene? Piano si avvicina e di conseguenza io mi irrigidisco. Non pensavo a questa decisione! Porca! Ho paura. Ho paura che lui sia come l'uomo, quello cattivo, quello che ho già incontrato e che mi ha già segnato dentro. Ho paura che mi faccia del male, fisicamente ma anche psicologicamente. Ho paura perché il cuore mi batte tanto forte nel petto e una strana sensazione mi stringe lo stomaco. Una sensazione bella però. Cazzo! È talmente vicino che se allungassi le braccia potrei stringerlo a me. Un dito separa i nostri volti e il sangue mi gela nelle vene. Porca puzzola! Piano -cazzo ma accelerare un po' no? Cos'è, vuole farmi bruciare di autocombustione?!- sfiora con il naso il lobo del mio orecchio e una potentissima scarica elettrica mi oltrepassa la spina dorsale fino a fermarsi al basso ventre. Sento il suo respiro sul collo e mille brividi mi fanno tremare. Non ho la forza per oppormi, per spostarmi, per fare qualsiasi cosa! Mi sento le gambe molli e non riesco più a capire niente.

<*Saepe secreti obscurati sunt illos quos appareunt luci solis>. Mi sussurra nella orecchio con quella sua voce così sexy! Ma cosa ha detto?! Mannaggia a me e alla mia ignoranza!

<Io... Non...>. Cerco di dirgli, ma la mia forza e la mia determinazione sono andate a farsi un bel giretto nel momento in cui mi guarda. Si allontana da me e fa quel sorriso che potrebbe stendere pure una capra! Fra poco muoio! Non dice niente, continua a guardarmi con quei suoi occhi così profondi e a dedicarmi quel sorriso sghembo che mi fa arrossire come una volta. Sento il volto in fiamme e so per certo di essere diventata rosso pomodoro. Era da tanto che non mi capitava... Non so cosa fare. Non so cosa dire. NON HO LA Più PALLIDA IDEA DI QUELLO CHE STA SUCCEDENDO! Uffaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!

Fa un passo in dietro, poi un altro e un altro ancora, finché non si gira dandomi le spalle e se ne va via, lasciandomi mille domande che mi frullano in testa:

1. Chi è? Come ha fatto a trovare questo posto? E cosa ci faceva qua?

2. Che cazzo ha detto prima? Cos'era? Francese? No, per niente! Spagnolo? Massè! Italiano? Beh, ci assomigliava... E se fosse... LATINO!!! Peccato che io il latino non lo so! -.-”

3. Ma la cosa fondamentale, perché adesso che se ne è andato sento un vuoto dentro che fa tanto male? E perché spero tanto di rivederlo? O sono impazzita o sono malata. Io opterei per la seconda, non mi andrebbe proprio di essere matta!

Mi siedo a terra stremata da tutte le nuove emozioni che mi hanno investito in pieno come un camion oggi. Appoggio le mani dietro la schiena sentendo tra le dita l'erba umida e la terra, alzo la testa per specchiarmi nel cielo e osservo come il mondo, la natura continui il suo corso indisturbata. Chiudo gli occhi e mi perdo nel ricordo di quelle pozze verdi, così profonde e intese, capaci di risucchiarti dentro e di farti sentire nuda e indifesa sotto il suo sguardo. Non riesco a pensare ad altro che a quel ragazzo, l'unico che sia riuscito a stregarmi dopo tanto tempo. Mi sembra tutto così strano, diverso e vecchio. Mi ha incuriosito il suo comportamento e mi ha stupito letteralmente! È stato... È stato... Bello. Magari mi sto immaginando cose che non esistono né in cielo né in terra. Magari mi sto appigliando al desiderio e alla speranza. Magari voglio solo che succeda qualcosa di bello. Magari... Magari... Magari è sbagliato! Tremendamente sbagliato! Ma non ci riesco! Voglio sapere di più su di lui. Per prima cosa voglio sapere cosa mi ha detto! Potrebbe avermi detto una cagata mondiale! Ma in latino... Il latino la lingua della poesia, dell'eleganza, della cultura. No, non può essere una stronzata quello che ha detto. O almeno lo spero. Posso solo fare questo. Sperare. Spero di vederlo. Spero di conoscerlo. Spero che accada qualcosa. Ma cosa?

**************

Dopo esser rimasta per due ore alla radura decido di tornare all'orfanotrofio. Jason potrebbe esser in pensiero, pure Nana e la Signora Cullen. Non voglio che lo siano per me, io non valgo nulla. Cammino lentamente ammirando intorno a me gli alberi e i cespugli, che più mi avvicino alla fine del bosco, spariscono o fanno spazio a un prato, il giardino del carcere. Mi confondo tra i ragazzi, tra chi gioca a palla, tra quelli seduti a prendere il sole, tra chi sta solo in compagnia. Invisibile, come sempre, oltrepasso la gente e vado verso la porta di ingresso, ma, proprio quando mancano solo pochi metri dall'entrata, vedo Nana con due adulti, due genitori. Li potrei riconoscere ovunque, una coppia che cerca un figlio o una figlia. Ridono e scherzano, ma poi improvvisamente si rattristano. Nana sembra molto dispiaciuta e pure loro. La donna piange, triste prende le mani di Nana e sembra che la stai supplicando. Di andare con loro? No, ti prego non mi lasciare pure tu Nana! Io ho bisogno di te! Anche l'uomo adesso sembra che stia sul punto di crollare. Gli occhi della coppia e pure quelli di Nana mostrano tanto dolore, come se stessero per lasciare una cosa a cui tengono molto. Sembra che le vogliano veramente bene. Come in una famiglia. La donna le dice qualcosa e vedo gli occhi di Nana accendersi di felicità, brillano e luccicano come neve al sole. Ma subito tornano tristi e dispiaciuti. Vedo la mia amica fare di no con la testa e cercare di allontanare le mani da quelle della donna, ma lei prontamente le afferra più forte, con delicatezza e le fa alzare il volto. Si guardano negli occhi e vedo amore, tanto amore. Infinito. Vero. Ora

Nana alterna lo sguardo tra l'uomo e la donna e gli dice qualcosa che li rende sia felici che tristi. Si stringono in un unico grande abbraccio e piangono. Tutti. Lacrime tristi, lacrime rassegnate, lacrime dolorose. Poi Nana dice un'ultima cosa e che riesco a capire leggendole le labbra: <Lei ha bisogno di me qui>. E crolla tutto. Di nuovo. La ferita, in parte chiusa, adesso si riapre e mi squarcia in due. Male, tanto male. Porto la mano sopra al petto, sopra al cuore e stringo la maglia, come se questo potesse alleviare un po' il dolore. Inutile.

Lei ha trovato una famiglia. La felicità.

Lei lascia la sua famiglia. Non può abbandonarmi.

Perché io ho bisogno di lei. Io. io. io. Sempre io.

È colpa mia se lei è infelice, è colpa mia se lei si sacrifica. È colpa mia, sempre mia. Mia. Mia. Mia. MIA!

Mi allontano da quella scena, troppo dolorosa per me e vado via. Faccio il giro dell'orfanotrofio, entro attraverso una finestra, corro per i corridoi fino ad arrivare in camera mia. Mia e di Nana. Vado in bagno e mi tolgo i vestiti di dosso. Lascio che cadano per terra con forza, li sbatto contro il pavimento scaricando la rabbia. Poi mi posiziono davanti allo specchio e guardando il mio riflesso graffio con le unghie la pelle per cercare di soffocare il dolore al cuore. Non serve a niente. Prendo la spugna e strofino sulle braccia e sulle gambe fino a farle diventare rosse. Nemmeno questo serve. Mi sento sporca, mi sento un vero schifo. Sento le mani di un uomo soffocarmi, sento il sangue di Nana scorrermi sul corpo, sento i pugni di Jason lacerarmi. Sono sporca.

Tutto gira. Mi sento svenire. La testa mi pulsa. Cerco di tapparmi le orecchio con le mani per non sentire le loro voci, inutilmente.

Tua... Colpa... Bella... Sporca... Assassina... Colpa... Tua... Isabella... Bugiarda... Inutile... Bella...

NO! NO! NO! Io... Io... Non sono... Bella...

E poi le tenebre mi trascinano in un mondo fatto solo di buio.

 

Frase in latino:

*Saepe secreti obscurati sunt illos quos appareunt luci solis

Spesso i segreti nascosti sono quelli che appaiono alla luce del sole.

Allora non sono sicura che la traduzione sia giusta, ma cercate di capirmi io latino non lo faccio e mi sono dovuta arrangiare con quel poco che mi ha insegnato una mia amica. Spero che sia giusto, in caso contrario accetto volentieri il vostro aiuto!

 

Nana

http://blog.screenweek.it/wp-content/uploads/2008/11/cairns-webusual-cp09may08p211-f1611814-lucas.jpg

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

luce70: Hai pienamente ragione, perdere una persona cara non può essere descritto semplicemente con delle parole. Perché infondo le parole sono solo parole e nessuno può sapere cosa significano veramente. Quello che hai detto mi fa molto piacere perché significa che sono riuscita a indovinare come andava scritto il pezzo. Grazie ancora!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 6
*** A volte mentire è la cosa migliore per tutti ***


 

Ciao a tutti!

Come prima cosa voglio scusarmi per la mia crisi di autostima dell'altra volta! C'è chi mi ha messo la testa a posto e mi ha fatto capire che scrivere non lo si fa per la gente, ma per se stessi! E chissene frega se non c'è tanta gente che commenta, quella arriverà! Almeno lo spero! ;)

Scusate poi il ritardo! Eh sì, non sono molto puntuale, ma dovrete abituarvi! Sono andata al mare, finalmente, e non avendo la connessione a internet, ho passato tutto il mio tempo libero a scrivere la storia. Ho iniziato e finito il 5 capitolo e adesso sto per concludere il 6! Solo che la mia Beta è in vacanza e non so quando tornerà, quindi mi sa che dovrete aspettare un po' prima che riesca ad aggiornare!

Questo capitolo non è un granché, o almeno non accade nulla di quello che tutte voi sperate... Sorry! Dal prossimo si smuoveranno le cose e qualcosa cambierà per sempre il destino di Bella. E dopo... Beh quello lo scoprirete leggendo! =P

Ciao e buona lettura!

P.s RECENSITE, se non volete che mi venga un'altra crisi!

P.p.s. Grazie a chi a recensito! Grazie di cuore!

 

A volte mentire è la cosa migliore per tutti

(4capitolo)

 

<Isabella apri! Isa apri questa maledetta porta! ISA!>. Una voce distante, ma non troppo, mi risveglia dal sonno in cui ero caduta. <ISA! TI PREGO! APRI!>. Quella voce...

La testa mi pulsa come se ci fosse conficcata una spina all'interno e sento il rimbombo del battito del mio cuore come un eco. Tum, tum, tum. Continuamente. Allora cerco di portare la mano alla testa per provare a togliere quella maledetta spina, ma quando muovo il braccio mi accorgo che questo scivola sul pavimento freddo e rabbrividisco. Muovo poco le gambe e l'altro braccio e noto che la pelle nuda è al contatto con il pavimento. Sono nuda? Apro gli occhi per capire cosa sta succedendo o cosa è successo, ma la velocità con cui apro le palpebre mi fa girare la testa e perdo il senso dell'equilibrio, anche se sono sdraiata. Lentamente riapro gli occhi e poco alla volta tutto riprende forma. Come ci sono finita... In bagno? Davanti a me ci sono un bidè e un water, quindi sono di sicuro in un bagno... Ma quale? Sempre lentamente appoggio le mani sul pavimento per alzarmi da terra, ma il pavimento bagnato mi fa scivolare e sbattere la faccia contro le mattonelle. Ahia!

<Isabella? Isa apri! Apri ti prego!>. Ma cosa...?

Stando attenta a non scivolare di nuovo ri-appoggio le mani per terra e, facendo leva con le braccia, mi alzo. Mi metto a sedere sulle gambe e poi, aggrappandomi al lavandino di fianco a me, mi tiro su del tutto. Mi guardo intorno e vedo che nel bagno regna il caos, nel mio bagno. Riesco a riconoscere i miei vestiti sparsi per terra, bagnati e strappati e tutta la roba di Nana, quella che utilizza sempre. Sì, questo è il nostro bagno. Ma perché mi trovo qua? Mi giro verso lo specchio e quella che trovo di fronte a me riflessa non è la ragazza triste e disperata che sono diventata dopo l'incidente, questa ragazza è rassegnata e stanca. E la cosa mi fa molto più paura! Le profonde occhiaie scavano il viso della ragazza, la segnano e la marchiano. I capelli corti, scompigliati e sporchi di fango la rendono più oscura e minacciosa. La pelle bianca, diafana dovuta all'assenza di sole, le da quel qualcosa in più che fa convincere la gente a starle lontano. E infine gli occhi, quegli occhi che prima racchiudevano tutto quel calore e illuminavano il suo cammino, adesso luccicano di un rosso inquietante e angosciante. Nero e rosso, solo quello.

Lentamente porto la mano sulle mie labbra e traccio il loro contorno. Faccio scivolare le dita sulle palpebre degli occhi fino alle guance. Poi abbasso la braccia lungo i fianchi e continuo ad osservarmi allo specchio, a vedere come sono, come il mio aspetto è visto dagli altri: sciupato, rovinato, morto. Perché è così, morto. A volte, quando impari a perdere sempre tutto, alla fine non cerchi neanche più di recuperarlo. Smetti di lottare e ti lasci andare, morendo lentamente. È buffo,

però, come agli occhi degli altri questo sia considerato da pazzi, ma quello che loro non sanno e che non possono capire è che questo è l'unico modo. Che lo vogliano o no.

Stupidi. Sono solo degli stupidi. Chi non lo è?

Mi ero persa nel contemplare la mia figura allo specchio, ma non per venerarla o per accusarla, ma soltanto per vedere la realtà. Quella che nessuno vuole mai comprendere.

<Isa-bella... Ti pre-go... I-sa...>. Sta piangendo? Per me?

Come fulminata mi giro verso la porta del bagno e piano mi avvicino. Appoggio la fronte contro la superficie di legno e poggio le mani ai lati. Presa da me stessa, mi ero dimenticata di come mi ero svegliata, da chi ero stata svegliata. Lei. Come sempre mi ero dimenticata degli altri.

<Isa-bel-la...>. Continua a chiamarmi anche se i singhiozzi le impediscono di parlare correttamente. Testarda! Posso sentire le lacrime che le bruciano gli occhi, le lacrime che le dilaniano il cuore e la fanno soffrire. Sempre per causa mia. Al di là della porta sento i suoi singhiozzi che le rompono il respiro e che la fanno tremare come una foglia. E so che lei spera, spera che io le apra questa porta e che la stringa in quell'abbraccio che non ha mia ricevuto. Vorrei, ma... C'è sempre un ma.

<Isabella... Io... Ti voglio... Bene...>. Finalmente le lacrime cessano di scendere e lei può finalmente calmarsi, ma quello che mi dice sconvolge, invece, il mio stato d'animo già turbato di suo.

Isabella... Io... Ti voglio... Bene...

No, non può essere! È impossibile! Le ho rovinato la vita presente e futura, l'ho fatta soffrire e continuerò. La costringo a starmi accanto, ma nonostante tutto lei... Lei mi vuole bene!

È sbagliato.

Ingiusto.

Scorretto.

Disonesto.

È da me.

Le mani appoggiate sulla porta si stringono a pugno e ora quella a piangere sono io, io, quella egoista. Basta! Basta piangere! Mi stacco dalla porta, mi asciugo le bastarde e stringo la maniglia. La mano mi trema e il coraggio che ero riuscita a recuperare scompare proprio adesso. Cazzo!

Lo devo fare per lei!

Apro la porta, finalmente, e me ne frego del fatto che sembro una maniaca, nuda e sporca. La guardo negli occhi e le sorrido. Roba da matti! Lei allora ricomincia a piangere vedendomi e mi salta in braccio. All'inizio sono un po' rigida e non ricambio il suo abbraccio, ma poi, vedendola ancora ancorata al mio collo e decisa a non mollare la presa, decido di renderla veramente felice, una volta tanto. Porto le mani sulla sua schiena e la stringo a me. Sorpresa smette di respirare per una attimo e si blocca. Poi il fiume di lacrime ricomincia, sia mio che suo.

*************

E come se non fosse successo niente ridiamo, scherziamo, parliamo, ma sopratutto stiamo insieme. Io e lei. La mia amica. Nana. Dopo esser rimaste per un'infinità di minuti abbracciate, Nana si è accorta che ero nuda e mi ha costretto a rivestirmi perché secondo lei avrei potuto prendermi un malanno. In estate?! Un malanno?! Ah, la mia amica pazza e premurosa. Poi lavata e vestita ero tornata in camera da Nana, ma non avevo fatto i conti con il mio stomaco che aveva protestato per l'assenza di cibo da ieri a mezzogiorno. Imbarazzata mi ero portata la mano sulla pancia per cercare di insonorizzare il brontolio, ma purtroppo era arrivato comunque alle orecchie di Nana che si era messa subito a ridere. Che simpaticona!

Ed eccoci qua, a mensa, non nell'orario di pranzo o cena, ma bensì alle 4:37 di mattina, nascoste sotto un tavolo a mangiare schifezze, quelle che a noi non sono permesse, ma sono solo per July, a sparlare di quanto la liquirizia faccia veramente schifo con la nutella. Bleath!

<Certo che però non è affatto giusto che queste prelibatezze le possano usufruire solo July e le sue oche starnazzanti!>. Dico sconsolata guardando un marscmellow.

<Sì, hai ragione Isa! Purtroppo queste delizie sono riservate solo alla capa-cessi e alle sue lecca culo!>. Nana invece prende in mano un lecca-lecca enorme.

<Sì, ahah! Purtroppo>. E mando giù un altro marchmellow.

Ci ingozziamo di schifezze varie per un bel po' in silenzio, finché guardano Nana non mi torna in mente quello che è successo il giorno prima. E sono ancora decisa a rimediare al mio errore.

<Nana... Ti volevo dire una cosa...>. Sentendosi chiamata la mia amica alza la testa con ancora in bocca la gommosa che gli penzola.

<Mmm...>. È un sì.

<Io... Volevo... Ringraziarti... Grazie Nana... Per tutto quello che fai... Per me...>. E la mia amica rimane sbalordita a sentire quello che le dico. Beh, preparati perché il bello deve ancora arrivare!

<Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto... Sono stata accecata dal mio dolore e ho dimenticato che ci sono altre persone al mondo, ci siete tu e Jason che mi state sempre accanto anche se non lo merito...>

<Ma...>. Cerca di dire Nana.

<No, niente ma. Non lo devi dire. Io ho sbagliato. Sono stata egoista, stupida e bambina. Pensavo di essere cambiata, cresciuta, ma in verità questo ha dimostrato quanto io sia solo una ragazzina che ha bisogno di aiuto, quello vero. Io ho bisogno di te Nana, sempre>. La mia amica commossa si butta su di me abbracciandomi. Non ci prendere gusto ragazza però!

<Oh, I-Isa-bella...>. Dice lei tra un singhiozzo e un altro.

<E per questo che adesso devo essere io a fare qualcosa per te>.

<Oh, Isa! Lo hai già fatto! Questo...>. E le lacrime continuano a scendere dai suoi bellissimi occhi verdi.

<No, questo non è niente!>.

<Cosa? No, no, questo è tanto!>. Smettila! Nana così mi complichi solo le cose!

<Nana ascoltami! Io ho sbagliato, tutto! Fin dall'inizio ho mentito con te, con me stessa che potessi farcela da sola e invece non è così! Ho mentito su tutto! E tu lo sapevi e sei rimasta comunque accanto a me, sempre! E non è giusto! Per questo ora tocca a me fare qualcosa per te!>.

<Isabella ma cosa stai dicendo?>.

<Tu te ne devi andare da qui, con la tua famiglia>. Darei qualsiasi cosa per non assistere in questo momento al volto sofferente e sorpreso di Nana. Qualsiasi cosa. Pure me stessa.

<Tu... Tu come... Come fai... Tu come fai a saperlo?>. Mi risponde acidamente per la prima volta da quando la conosco. Non capisco la sua reazione, ma non mi dice niente di buono.

<TU COME FAI A SAPERLO?!>. Urla Nana fulminandomi con gli occhi.

<Io... Io vi ho visti ieri... Ho fatto 2+2 e ho capito...>. Le dico abbassando la testa colpevole non riuscendo a sopportare i suoi occhi di ghiaccio.

<Tu mi hai spiato!>. Dice Nana puntandomi un dito contro.

<Cosa? NO!>.

<E invece sì! Tu... Tu... Non puoi dirmi quello che devo fare!>. Perché sembra che i ruoli si siano invertiti? Adesso quella insicura e timida sono io e quella decisa e forte è Nana. È proprio vero che le cose non vanno mai come te le aspetti.

<Io... Non voglio che rinunci a una famiglia! Lo so che l'hai sempre desiderata! Non farlo per me!>.

<Oh, oh, oh... Ho capito adesso! Ho capito! Tu non vuoi avere un altro peso adesso! Se io rinunciassi di nuovo alla felicità per te sarebbe come un'altra prova dalla tua colpa! Tu non vuoi sentirti in colpa!>. Dice Nana sorridendo amaramente.

<Di nuovo?>. Chiedo io. Ma invece di rispondermi ride, una risata sforzata, come se fosse nervosa.

<Nana cosa vuol dire di nuovo?>. Le chiedo ansiosa.

<Non ci arrivi da sola?>.

<Tu... Tu hai rinunciato altre volte... Hai già detto di no ad altri genitori...>.

<E tu non te ne sei mai accorta... Non ti è mai interessato niente...>. Oddio sono un mostro!

<Nana...>.

<Non voglio nessuna spiegazione da te! Mi sono rotta delle tue balle! Lo sai perché, nonostante sapessi che mentivi, ti sono rimasta accanto? No? Non lo sai? Beh, mi stupirei se non fosse così... Io ti sono rimasta vicina in questi due anni perché credevo che un giorno tu saresti cambiata, che un giorno sarebbe diventato tutto normale, come tra amiche... Che un giorno mi avresti detto che mi volevi bene e che ce l'avremmo fatta, insieme... Mi ero solo illusa!>.

<No, Nana! No! Non è vero!>.

<Ormai non lo voglio più sapere... Sono stanca... Sai una cosa, farò come mi hai detto! A questo punto non avrebbe più senso stare qua... Me ne vado, così tu potrai avere la coscienza pulita. Contenta?>. Oh, Nana perdonami.

<Sì, ora sì>. Mento. E vedo i suoi occhi diventare improvvisamente vuoti, spenti, tristi. Quelli non sono gli occhi della mia amica. Perdonami Nana, ma è per il tuo bene. Il mio piano non era questo all'inizio, ma forse è meglio che sia andata così. Sei libera. Libera da me. Per sempre. Anche se non te lo dico a voce sappi che tu sei stata l'unica amica vera che io abbia mai avuto e l'unica che potrei mai avere. In questo modo, odiandomi, ti dimenticherai presto di me e ti rifarai una vita, migliore. Si felice anche per me Nana. Non ti dimenticherò mai.

Ti voglio bene anche io... Nana.

E quella fu l'ultima volta che la vidi. Ma questo non lo sapevo ancora. Dopo che le risposi con freddezza, lei abbassò il capo, ma potei vedere comunque qualche lacrima scendere silenziosa dai suoi occhi. Pochi secondi dopo Nana si alzo e mi lasciò lì, da sola. Non mi rivolse né una parola né uno sguardo e se ne andò così. Rimasi fino alla mattina sotto al tavolo a guardare un punto fisso nella stanza, senza pensare precisamente a qualcosa, finché la luce dell'alba non entrò per le finestre. A quel punto, presi la roba rimasta dallo spuntino notturno e tornai in camera.

E adesso mi trovo davanti alla porta della nostra camera indecisa se entrare o meno. Ho paura di affrontarla, vederla di nuovo farebbe soffrire entrambe e non saprei cosa dirle. Prendo coraggio e poi entro, ma quello che vedo mi lascia solo un grande vuoto dentro, come nella stanza. Vuoto. Tutta la roba di Nana, i suoi vestiti, le sue cose, e lei non ci sono. Niente. La metà della stanza, dove prima stava la mia amica, ora è spoglia e libera. Libera per qualcun altro. Lei se n'è andata. E questa volta per sempre. L'agitazione mi travolge e comincio a guardare in ogni cassetto, nell'armadio, sotto al suo letto, nel bagno in cerca di qualcosa che la riguarda per conservarlo in suo ricordo. Niente, niente, niente. Non c'è niente. Ho paura, ho tremendamente paura di dimenticarmi di lei. Perché è così che succede, se non hai una foto, un cosa sua o semplicemente lei, presto o tardi i ricordi felici svaniranno per sempre e allora ti scorderai di tutto. E questo non dove accadere. Non può accadere.

Panico. Panico. Soltanto panico. La testa mi gira e non riesco a stare in piedi. Allora mi siedo sul letto di Nana e riesco finalmente a calmarmi un po'. Il suo letto. Il suo vecchio letto. Alzo lo sguardo e posso vedere tutto da una prospettiva diversa. Dalla sua. Il mio letto, il mio armadio, la mia scrivania, tutto diverso. Da qua posso vedere tutto, ogni cosa, ma sono distanti, troppo lontani. È così che si è sentita Nana, lontana? Sola? Ma lei non era sola, lei aveva me. Ma l'aveva capito? Stupida, stupida, stupida! Sono stata una stupida! Perché non mi ero accorta prima di questo? Perché non mi ero accorta che anche lei aveva bisogno di aiuto, di me. E l'ho lasciata andare. Sono una stupida! Mi porto le mani nei capelli, e mi mordo il labbro nervosa. Sento la rabbia accecarmi e salire attraverso le vene fino ad annebbiarmi il cervello. La rabbia per aver sbagliato. La rabbia per essere stata così... Così cretina! Quella rabbia che non mi abbandonerà mai più per quello che ho fatto. Rabbia. Rabbia. Ancora rabbia. Sono stata io! Io! Io a mandarla via. A ferirla. A ucciderla dentro. Vorrei piangere, tramutare il mio dolore in qualcosa di concreto e visibile. Vorrei che il dolore aumentasse e soffocasse la mia vita. Vorrei che io non fossi mai esistita. In questo modo tutto sarebbe stato più facile per tutti e meno doloroso. Ma purtroppo non ho il coraggio di farlo. Non ho il coraggio di cessare di vivere, perché io VOGLIO vivere... Ma non questa vita. È tutto tremendamente difficile, ma perché lo è? Morire è facile, vivere è più difficile. Troppo.

Mi porto le mani, che prima erano nei capelli, sugli occhi come per coprire la realtà. Non voglio vedere. Non voglio. Vedere mi darebbe la conferma che lei non c'è. Che è andata via per sempre. E io non voglio. Cerco di pensare ad altro, di accantonare il suo ricordo in un angolo della mia mente per distrarmi, ma questo torna, invece, vivido davanti ai miei occhi. Nana. Chissà cosa starà facendo adesso? A cosa starà pensando? Dopo quello che le ho detto e fatto mi odia di sicuro. Meglio così. Meglio per lei. Me per me? Per me cos'è meglio? Io non merito il meglio. Questo è il mio meglio. Sofferenza e dolore. Questo, solo questo.

Mi alzo in piedi e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza. Poi mi fermo e riguardo il letto di Nana. Guardo quel materasso che, fino a poche ore fa, era coperto dalle sue lenzuola a fiori che io detestavo tanto. Guardo quel letto che, fino a ieri, custodiva e proteggeva il corpo della mia amica mentre riposava. Guardo quel letto e rivedo lei, quando la mattina si metteva su un lato e rimaneva a guardarmi, qualsiasi cosa stessi facendo, lei rimaneva a guardarmi e sorrideva, sempre. Chiudo gli occhi per trattenere le lacrime. Lei non voleva vedermi piangere. Lei odiava vedermi piangere. E per questo non devo! Allora alzo gli occhi al celo per impedire a quelle bastarde di uscire e, quando sono sicura che il pericolo è scampato, riabbasso lo sguardo, ma stavolta sul pavimento. Mi concentro sulle linee delle tavole di legno che si uniscono, si incrociano e si fermano. Linee, solo delle linee. Delle schifosissime linee. Continuo a seguire quel percorso senza fine, finché una fessura tra due tavole appena sotto al letto di Nana, vicino al muro, attira la mia attenzione. Una fessura troppo grande per non essere notata e per essere un semplice buchino. Adesso che ci faccio caso, prima di adesso non l'avevo mai vista quella fessura. Nana teneva sempre sotto al letto il suo borsone e quindi era impossibile accorgersene. E lo faceva apposta. Mi ricordo di una volta che avevo cercato di spostarlo, ma lei mi aveva urlato di lasciarlo dov'era. Mi era sembrato esagerato come comportamento all'inizio, ma poi non ci avevo dato molta importanza. Lei non voleva che scoprissi la fessura. Ma perché? Infondo è solo un buchino. A meno che... Lentamente, come se avessi paura che Nana potesse spuntare da qualche parte e cogliermi con le mani nel sacco, mi avvicino al suo letto. Poi mi siedo per terra e allungo la mano verso la tavola. Ma purtroppo non riesco a toccarla. Sembra che qualcosa me lo impedisca. Perché? Ho paura di fare qualcosa di sbagliato. Come se non lo avessi mai fatto! Se Nana non voleva che scoprissi quella fessura, vuol dire che nasconde qualcosa. Magari sotto alla tavola di legno si nasconde il passaggio segreto per fuggire dall'orfanotrofio. Oppure un tesoro che aveva rubato prima di rifugiarsi qua. O ancora un cadavere di un tipo che aveva ucciso. No dai, Nana non farebbe mai del male nemmeno ad una mosca! Ma allora cosa potrà mai esserci di così prezioso da nasconderlo? Da nasconderlo da me!

La curiosità mi attanaglia lo stomaco e non riesco ad aspettare un altro minuto. Infilo due dita nel buchino e, facendo pressione sulla tavola verso l'alto, riesco a staccarla dal pavimento. Poi l'appoggio di fianco a me e mi volto verso il buco. Dove prima c'era la tavola adesso c'è un buco largo tanto quanto il pezzo di legno e profondo circa 20 cm. Sporgendomi in avanti cerco di vedere se ci sia contenuto qualcosa, ma purtroppo trovo solo terra, tanta terra. Infilo comunque la mano e smuovendola cerco qualcosa che magari con il tempo è stato seppellito lì sotto, ma niente. In questo cacchio di buco non c'è niente! Niente! Nana deve aver preso quello che nascondeva e se lo è portato con sé. Infondo perché mai avrebbe dovuto lasciarlo qua? Se lo nascondeva, da me, allora non avrei mai dovuto trovarlo. Purtroppo. Delusa appoggio la schiena contro il letto e chiudo gli occhi. Un soffio di vento scappa dalle fessure delle finestre e mi colpisce in pieno. I capelli svolazzano in aria e alcune ciocche mi vanno davanti al viso. Il lato destro del collo si scopre ai raggi del sole e viene macchiato dal vuoto. Lunghi brividi mi percorrono la spina dorsale e tremo, tanto da farmi aprire gli occhi. E mi specchio in un mondo diverso, sconosciuto e solo. Sono sola. Questa volta veramente sola. Senza Nana, senza Jason, senza Esme, senza mamma e papà. Semplicemente sola. E questo momento è arrivato. Il momento in cui per la prima volta ci sono solo io. Io e il mondo. Io e basta. Pensavo che fosse più terribile. Più doloroso. Che tutto mi sarebbe crollato a dosso. Che non ce l'avrei fatta. Che sarei impazzita per il dolore. Che sarei tornata anche strisciando da Jason o da altri. Che avrei piegato il mio orgoglio. Che avrei chiesto aiuto. Che sarei cambiata. Che sarei morta. Completamente. E invece... Invece vedo la luce entrare dalla finestra e non succede niente. Invece sento il vento alleggerire la mia mente e non succede niente. E invece vedo il vuoto davanti a me, ma non succede niente. Perché? Sono sola, ma sto bene. Sono sola, ma sono serena. Sono sola, ma il dolore non brucia. Sono sola e sorrido. Rido, rido nervosa, rido sorpresa. Rido. Sono sola, ma non è cambiato nulla. Tutta la paura che avevo alla fine è scomparsa. Sono sola e lo sono sempre stata. Che stupida!

Mi giro e guardo il buco. Quel buco che conteneva un segreto. Un segreto che non so e non saprò mai. Ma è così che va. Lo guardo. Lo osservo e penso. Penso a tutti i momenti belli con Nana. Quelli che è riuscita a strappare al mio dolore. Quelli che con un solo sorriso è riuscita a cucire nei miei ricordi. Quelli che rimarranno per sempre. Penso a Nana e sorrido. Serena.

Ma a un certo punto mi accorgo che qualcosa spunta tra la terra. Un triangolino bianco coperto di polvere appare sotto i miei occhi in mezzo a tutto quel marrone. Lentamente con mano tremante lo afferro e lo tiro fuori dal buco. Ma il triangolino scompare, pian pian che tiro la terra si sposta e alla fine mi ritrovo in mano un quadrato di carta lucida. La pulisco dalla polvere e posso vedere in mezzo una scritta che mi distrugge:

Ci sarò sempre anche quando tu non vorrai

La sua calligrafia.

La sua.

Quella di Nana.

Le lacrime spingono di uscire, ma cerco in tutti i modi di resistere. Devo resistere! Per capirci meglio giro il pezzo di carta dall'altra parte, ma quello che vedo annienta tutte le forze che ero riuscita a raccogliere e le lacrime ora cadono libere. Una foto. La nostra foto. Non l'avevo mai vista, non sapevo neanche che esistesse, ma è bella. Bellissima. Siamo in cortile, sedute sull'erba io e Nana. Io guardo lontano, seria con un filo d'erba in bocca e la testa appoggiata sulla mano. Lei guarda me, sorridendo felice. Questa foto mi distrugge l'anima, perché questo dimostra tutto. Dimostra il mio menefreghismo rispetto gli altri. Rispetto Nana. Dimostra quanto io sia completamente sprofondata nel mi dolore. Dimostra, invece, che nonostante tutto, Nana non si è mai arresa. Mai, nemmeno adesso. Ma perché? Perché lei ha lasciato questa foto? Perché ha permesso che io la trovassi così facilmente? Perché? Perché?! Le lacrime continuano a scendere, non cerco neanche di fermarle. Mi lascio trascinare dai singhiozzi che mi piegano in due e stringo tra le mani la foto. La nostra foto. Una foto che conserverò per sempre.

Oh Nana, mi dispiace tanto!

**************

INIZIO FLASHBACK

 

Avevo 7 anni e avevo appena litigato con la mia migliore amica Emily. Eravamo inseparabili, sorelle. Purtroppo tutte e due ci eravamo prese una cotta per un bimbo Sam, ma ci eravamo promesse che questo non avrebbe rovinato la nostra amicizia, anzi, questo ci fece unire di più. A Sam piaceva Emy e quando lo ero venuta a sapere l'avevo convinta a farsi avanti. Dopo poco loro due si erano fidanzati ed io ero rimasta sola. Però, dopo poco, Emy cominciò a evitarmi e a stare sempre con Sam e io non capivo il perché. Mi evitava, mi ignorava e vedevo che lo faceva apposta. Poi qualche giorno fa era venuta da me dicendomi che dovevo stare lontana dal suo fidanzato e da lei e che non eravamo più amiche. In quel momento il mondo mi era caduto addosso e non sapevo più che fare. Avevo cercato in tutti i modi di parlarle, ma lei non mi ascoltava. E oggi dopo l'ennesimo litigio avevo deciso di lasciar perdere, anche se mi mancava terribilmente la mia amica.

Seduta sui gradini del portico di casa, piangevo nascondendo la testa tra le gambe e mi accusavo di tutte le colpe possibili.

 

 

<Tesoro che ci fai qui? Fa freddo, vieni dentro>. Mi aveva chiamato la mia mamma.

<No, voglio stare fuori>. Avevo risposto io senza alzare la testa dalle ginocchia.

<Ehi, amore. Che succede?>. Ed eccola in versione mamma detective.

<Niente mamma. Tutto a posto>. Purtroppo io non so mentire e sono come un libro aperto per chiunque.

<Ehi Bella, lo sai vero che non sai mentire? Dai lo puoi dire alla tua mamma che cosa è successo>.

<Mamma ti ho già detto che non è successo nien...>. Mentre lo dicevo però avevo alzato la testa specchiandomi così negli occhi verdi di mia madre e questo avevo distrutto tutta la mia determinazione e non ero più riuscita a mentire. Le lacrime erano tornate a scorrere sulle mie guancia e per nasconderle mi ero tuffata nelle braccia della mamma che si era seduta accanto a me.

<Oh, tesoro! Adesso ci sono io! Tranquilla, poi passa tutto!>. Ma purtroppo non era così facile, anche se avevo solo 7 anni.

<No, m-mam-ma! N-on pas-sa t-ut-to!>. Cercavo dire, ma i singhiozzi non me lo permettevano.

<Cosa è successo?>.

<Lei no-n vu-o-le p-iù... N-on v-uo-le...>.

<Chi amore? Cosa non vuole?>.

<E-mi-ly... E-my n-on- v-vuo-le es-se-re m-ia a-ami-ca!>. E le lacrime aumentarono.

<Oh tesoro! Ma magari ti stai sbagliando!>.

<N-no, le-i... No, no-n mi s-to sb-agl-ian-do!>. Poi la mamma mi alza il viso facendo specchiare i nostri occhi l'uni negli altri e con le dita mi asciuga le lacrime rimaste sulle guance. Mi guarda e sorride, quel sorriso che riesce a farmi sentire al sicuro, protetta e poi mi stringe forte e se. Allora riesco a calmarmi nelle braccia della mia mamma e i singhiozzi, le lacrime cessano e posso finalmente respirare regolarmente.

<Lei sta con Sam e non vuole più stare con me>. Gli confesso abbassando lo sguardo.

<Perché non vorrebbe più stare con te? Pensi che sia stato Sam a dirglielo?>.

<No, non credo. Io e Sam eravamo amici. Adesso Emy sta con delle altre bambine e vedo sempre che mi guardano e ridono. Perché lo fanno mamma?>.

<Oh tesoro... Io non lo so... Potresti parlare con Emily... Chiarirvi... Magari quelle bimbe le hanno detto cose non vere...>.

<Mi manca>.

<Lo so amore... Vedi, quando trovi qualcuno a cui ti affezioni molto, dopo è difficile farne a meno. A Emily vuoi molto bene e per te è doloroso stare senza di lei. Per questo dovresti lottare per la vostra amicizia. Vi conoscete da quando siete nate, siete cresciute insieme, siete andate all'asilo insieme, siete nella stessa classe, giocate insieme, dovete sempre stare insieme. Ogni giorno. Penso che anche Emily senta la tua mancanza. Magari non lo dà a vedere, ma credo che anche lei sta soffrendo adesso. Forse è solo un periodo così, ma bambina mia devi imparare che per le cose a cui tieni devi sempre lottare. Bisogna lottare per guadagnarsele, per non perderle e per recuperarle. Sempre. Non bisogna mai arrendersi. Mai! Non arrenderti mai Bella! Non lo fare mai! Perché sarà allora che rimarrai sola! Non arrenderti!>.

<Grazie mamma, ti voglio bene!>.

<Pure io amore e vedrai che tutto andrà per il meglio!>.

<Lo spero>.

 

FINE FLASCHBACK

 

Aveva ragione. La mamma aveva ragione. Non bisogna mai arrendersi, ma io l'ho fatto, sempre. Mi sono arresa. Un tempo non ero così, però. Prima lottavo, non mollavo mai. Come mi aveva insegnato la mia mamma.

Con Emily era finita bene. Il giorno dopo mi ero fatta coraggio ed ero andata a parlarle. Ci eravamo chiarite e alla fine avevo scoperto che delle nostre compagne avevano messo in giro delle voci cattive su di me. Emily ci aveva creduto e per questo aveva reagito in quel modo. Dopo eravamo tornate ad essere amiche più che mai. Non ci lasciavamo più, stavamo sempre insieme. Non facevamo niente da sole, se non c'era l'altra allora preferivamo non farlo. Eravamo inseparabili. Eravamo amiche. E lo siamo sempre state, almeno finché io non sono partita per il viaggio in America e poi non lo più vista. Credo che pensi che io sia scomparsa o che non voglia tornare. In parte è vero, ma comunque non lo so. E ormai sono passati due anni e due anni ti cambiano completamente la vita. A volte penso a lei e mi manca, ma poi mi ritorna in mente che Emily non mi ha mai cercato, nessuno dei miei vecchi amici mi ha cercata, nemmeno quei parenti lontani che abbiamo là. Tutti hanno ignorato ed evitato il problema e appena avevano saputo che rimanevamo qua, nessuno si è scomodato a venirci a fare una visita. Ma a me e J. questo non ha mai interessato. Avevamo problemi più grossi. Abbiamo problemi più grossi. E ora ormai non è più importante.

Ora Emily è il passato.

Nana è il presente.

E io sono il futuro. Quel futuro che mi fa tanto paura.

 

 

Ether (Però immaginatevela con le mesch bionde)

http://images.movieplayer.it/2009/07/23/wallpaper-l-attrice-americana-michelle-trachtenberg-125229.jpg

 

July

http://www.contattonews.it/wp-content/uploads/2009/12/brittany_murphy-400x300.jpg

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

Irenuccia Cullen: Per fortuna che ti piace! Se no sarebbe un bel guaio! Grazie! Allora pensi che vadano bene le foto per il ruolo di Ether e July o te le immaginavi diverse?

luce 70: Grazie di cuore per le tue parole! Mi hanno fatto pensare molto e alla fine ho deciso di seguire il tuo consiglio! Bella ha molto rancore verso se stessa e questo l'uccide tutte le volte. Come hai letto ora è tempo che B. faccia qualcosa per gli altri e ha cominciato con Nana. Pensi che abbia fatto bene? Io non so se sarei riuscita a lasciarla andare una amica come lei... ma Bella è unica! Edward... Un tipo tosto.. Sì, lo credo pure io, ma Bella è un tipo che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da lui! Ciao!

artline: Grazie! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Ciao!

annadaroma: se fai gli occhi dolci dimmi come posso dirti di no?! Non vale! Sei scorretta! =) Visto continuo, per adesso, e spero tanto di finirla... Anche se per adesso non so ancora cosa potrà succedere, ma non sarà niente di già sentito! Prometto! Ciao!

 

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 7
*** Come se fosse facile... Vivere! ***


  

Tadan! Siete felici di vedermi così presto? Oh, spero proprio di sì! Finalmente la mia Beta è tornata a casa ed è riuscita a correggermi il capitolo! Adesso dobbiamo solo aspettare che si muovi con il 6 che è già pronto! Sapete è molto lenta... Ma senza di lei non saprei che fare! :D Cercherò comunque di aggiornarlo entro venerdì, visto che alla sera parto e non potrò tornare sul computer dall'11 in poi. Eh, sì una disgrazia! Dopo però sarò al mare fino alla fine di luglio e, con internet e tutto il tempo che voglio, riuscirò a mandare avanti la storia!

Come promesso in questo capitolo succederà qualcosa che cambierà il destino di Bella (state calme non sarà l'incontro con il Rosso), ma sarà fondamentale per cominciare a fare dei passi avanti! Riuscirà Bella a lasciarsi tutto alle spalle? Ah, mistero...

Buona lettura!

P.s. Vi devidete a RECENSIRE?!

 

Come se fosse semplice... Vivere!

(5capitolo)

 

Vuota. Semplicemente vuota. Io sono vuota. Tutto quello per cui vivevo, tutto quello per cui cercavo inutilmente di lottare, tutto... È scomparso. Se ne è andato. Via. Per sempre. E io, come una scema, non ho fatto niente per tenerlo con me. Niente. Sono stata un idiota. Un'egoista. Come sempre. Mi era venuta la brillante idea di cercare di cambiare. Di rimediare ai miei casini, un vero fallimento. La gente non può cambiare quando vuole, ma lo fa solo quando, invece, vuole solo essere se stessa. Io non posso cambiare, non ora. Nessuno può cambiarmi. Purtroppo.

Ho perso tutto. Tutto quello che segretamente amavo. Tutto quello che mi serviva. L'essenziale. Ho perso me stessa. E mi manca terribilmente. Ho perso la vera Bella e non la ritroverò mai più.

Seduta su un ramo della quercia, del mio albero, guardo gli uccellini volare liberi e spensierati davanti a me. E li invidio. Come vorrei volare pure io. Sentire il vento sollevarmi da terra. Vedere il mondo così piccolo e vulnerabile ai miei piedi. Sentirmi potente, per una volta grande rispetto a tutti e tutto. Troppo bello e troppo irraggiungibile.

Gli occhi arrossati pungono ancora per le lacrime versate, ma cerco, comunque, di non darlo a vedere. Ho pianto tutta la notte, sdraiata sul letto di Nana ho pianto, stringendo tra le mani la nostra foto. Dopo essere rimasta in quella posizione per non so quante ore ho deciso di uscire, l'aria che si respirava lì mi ricordava troppe cose. Sono uscita e, passando inosservata, ho cercato lei tra i ragazzi, sperando che ci fosse anche se sapevo benissimo il contrario. La delusione mi ha distrutto più di quanto credevo, per questo sono dovuta scappare via. Mi sono rifugiata nell'unico posto in cui mi sento al sicuro. La radura. E adesso sto ancora cercando di dimenticare, ma sembra che questo sia l'unica cosa che io non riesca a fare. Dimenticare.

Nonostante in questo posto non ci sia mai venuto nessuno a parte me, Nana, Jason, i miei, li vedo davanti a me che sorridono felici e mi invitano ad andare con loro. Sono loro in carne ed ossa. Sento le loro voci che mi chiamano. Sento la loro presenza. Tutto questo è fantastico, ma non può essere vero. Loro sono morti, Nana è andava via ed è rimasto solo J. ma presto se ne andrà pure lui. È solo un sogno. Un bellissimo sogno. Le lacrime spingono per uscire, ma io le trattengo. Devo farlo. Porte le gambe al petto stringendo le braccia intorno a loro, per proteggermi e appoggio la testa su di esse coprendomi il viso con i capelli. Questo dovrebbe farmi sentire al sicuro, ma invece mi sento più esposta che mai.

Questo posto... Questo posto è tutto per me. L'unica cosa che mi è rimasta. E penso a tutte le volte che sono venuta qua per stare da sola. A tutte le volte che ho pensato di fuggire attraverso quel sentiero laggiù, ma alla fine non ci sono mai riuscita. A tutte le volte che ho sognato il mio eroe, il mio principe azzurro, qualcuno, che mi venga a salvare. Sempre qua. Ho sognato qualcuno... Un ragazzo.

Rialzo la testa di scatto come se un fulmine mi avesse appena colpito. Un ragazzo... Quel ragazzo.

Lui.

Ieri mi sono completamente dimenticata di lui troppo distratta da Nana. Quel ragazzo, anche se faccio fatica ad ammetterlo, lui mi ha scombussolato. Ha cambiato qualcosa, anche se piccola, ma l'ha fatto! La frase che ha detto... Saepe secreti obscurati sunt illos quos appareunt luci solis... Oddio! Che cosa vuol dire? Devo scoprirlo! Devo sapere.

Scendo dall'albero e corro veloce verso l'orfanotrofio. Attraverso il bosco, fregandomene dei graffi che mi faccio. Ignoro il dolore e corro. Voglio sapere. Voglio capire. Voglio distrarmi.

Senza perdere tempo, spintono dei ragazzi che mi impediscono di passare velocemente nei corridoi, e mi avvio verso la biblioteca. Arrivata, mi precipito subito al computer, ma vedo che è occupato. Maledizione! Un ragazzino sta giocando con un video-game. Non ho tempo per aspettare che questo moccioso si cavi, per questo gli chiedo gentilmente se mi può lasciare il posto. Ma il bimbetto mi guarda, mi fa la linguaccia e poi continua a giocare con il suo giochino per dementi, ignorandomi totalmente. Incazzata nera prendo con la mano sinistra la sedia dove è seduto il bimbetto e la sposto bruscamente, tanto che il cinnino si spaventa. Sorrido sadica e poi gli dico: <Sentimi un po' stronzetto, io ti ho chiesto con gentilezza il permesso di poter usare il computer perché mi serve urgentemente, ma tu, piccolo scemo, non devi aver capito bene le mie parole. Ora, visto che mi stai facendo solo perdere tempo, non sarò tanto gentile con te e per questo non ti chiederò il permesso, ma ti darò solo una possibilità per alzare quelle tue chiappette da quattro soldi da qui e andartene a giocare fuori a palla senza rompermi i coglioni>.

<Ma...>. Il piccoletto vuole proprio mettersi nei guai allora.

<Allora non capisci proprio?! Tu ora te ne vai, ok? Sono stata abbastanza chiara ora?! Conto fino a 3 e poi non voglio più vedere la tua faccia da fagiolo rinsecchito! 1...>.

<Ma...>. Ma quanto è scemo questo bimbo da uno a dieci?

<2...>. Dico e in più lo guardo malissimo cercando di spaventarlo ancora di più. Infatti, dopo neanche un secondo, scappa via come un coniglio.

<3!>. Urlo, ma il piccoletto è già scomparso alla mia vista. Bene!

Dopo mi siedo subito e comincio ad armeggiare con il computer, che per me è una vera impresa visto che di tecnologia non me ne intendo proprio. Vado su internet e metto il traduttore di latino. Però mi accorgo che io non ho la più pallida idea di come si scriva la frase. Oddio e adesso che faccio? Provo a scriverla come si legge, ma quel computer di merda mi segna errore e dice che la frase non è scritta correttamente. Come se non lo sapessi! Riprovo più volte cambiando qualche cosa, ma dice sempre che è sbagliata. Computer del cazzo! Latino del cazzo! Allora mi guardo attorno e cerco qualcuno che mi possa dare una mano. Nana avrebbe saputo come fare... Non ci devo pensare cazzo!

Mi alzo in piedi e cammino per la biblioteca guardando se ci sia almeno qualcuno. Ma purtroppo con la solita fortuna che ho a quest'ora devono essere tutti andati a mangiare. Che cacchio! Allora decido di lasciar perdere e proprio mentre sto per andarmene, noto una ragazza seduta a un tavolo, che prima non avevo notato perché era nascosto da un armadio, immersa in un libro alto quanto un mattone. Lentamente, senza farmi notare, mi avvicino a lei e poi le dico: <Scusa se ti disturbo, ma mi servirebbe una mano>. La ragazza sorpresa si gira verso di me e poi sgrana gli occhi quando si accorge chi è stato a parlarle. Io. Da vicino posso vedere come è veramente: lunghi capelli rossicci-marroni, occhiali a fondo di bottiglia che nascondono due bellissimi occhi verdi e vestita come una “perfetta secchiona”.

<T-t-ti ser-virebbe il mi-o a-aiu-to?>. Strano vero? La strana, ribelle e depressa che non ha bisogno di nessuno, men che meno dell'aiuto di qualcuno, si trova in questo momento in una biblioteca (luogo che non frequentavo da tempo e che prima era quello che preferivo) e sta abbassando la testa alla realtà che una persona non se la può cavare da sola, davanti a una ragazza qualunque, che prima avrebbe ignorato, per chiederle un favore. Oddio! Sto impazzendo!

<Emh... Sì?>. Wow! Devo pure chiedere conferma! Ma Isabella che cazzo ti passa per la testa?!

<Oh, ok...>. Poi un silenzio imbarazzante prende posto alle nostre voci. Lei aspetta che io dica qualcosa, pensa di che cosa potrei mai avere bisogno a tal punto da chiedere aiuto a lei. Io non ho il coraggio di parlare. La voce mi si è bloccata e non riesco proprio a spiaccicare una parola! Dio, che figura!

<Allora?>. La ragazza con gli occhiali sembra stia diventando un po spazientita! Cos'è il tuo libro del cazzo ti manca così tanto?! Cerca di capirmi non è facile per me!

<Emh... Sì... Vedi io... Ho sentito una frase... Una frase in latino da un rag... Da un film e vorrei sapere cosa voglia dire... In inglese... Cosa vuol dire in inglese... La frase... Ma io...>.

<Ma tu non sai come si scrive. Hai provato su internet scrivendola varie volte, ma nonostante tutto il computer ti ha segnato errore. Allora ti sei alzata per vedere se c'era qualcuno a cui chiedere aiuto, ma visto che è ora di pranzo, non hai trovato nessuno. Tranne la sottoscritta>.

<Tu... Come...?>. Sta qua è strana forte!

<Io dovrei quindi riuscire a scriverti la frase in latino così che tu possa sapere che cosa voglia dire. Giusto?>. Wow!

<Mm-mm...>. Non riuscii a dire altro.

<Ok, ti aiuto. So il latino e posso darti una mano. Vieni>. Poi si alza dalla sedia e comincia ad andare verso la postazione del computer. Io la seguo in silenzio ancora sconvolta.

<Allora, qual'è la frase?>. Si siede e poi si gira verso di me che sono dietro di lei. Gli dico la frase e lei velocemente fa scorrere le dita sulla tastiera scrivendo. Quando a finito si alza e mi guarda. Poi dice una cosa che mi lascia completamente di stucco: <Quel ragazzo aveva ragione>. Sorride e se ne va via. Mi giro verso di lei che torna verso il suo tavolo senza dire nient'altro. Ma lei... Come...? Il ragazzo...? ODDIO!

Senza aspettare altro tempo mi siedo al suo posto e premo “ok” per dare la traduzione. Aspetto cinque secondi e poi una scritta in corsivo appare sotto quella in latino:

Spesso i segreti nascosti sono quelli che appaiono alla luce del Sole.

La ripeto più volte a voce alta e poi a mente, ma non riesco comunque a comprendere cosa voglia dire davvero. Perché avrebbe dovuto dirmi una cosa così? Non mi conosce neanche e allora perché ha detto proprio questa frase? A che scopo? Cosa centro io con i segreti...? Segreti nascosti... Luce del Sole... Segreti... Segreti... Segreti... Segreti...

COSA?! Lui... Ma...? Come...? Io... Lui!!!!!!!!!!

Lo odio! Lo odio! Come si permette?! Io lo odio! LO ODIO!!! Cosa voleva insinuare con questo, eh? Chi si crede di essere?! Dio?! Oh, se lo incontro gliene dico quattro! Oh sì! Ma come si permette! Lui non sa niente di me! NIENTE! Nessuno sa niente di me! Io lo odio! Pensa di sapere tutto! Pensa di permettersi di dire queste cose! Oh, gli faro cambiare idea! Quello stronzo! Sì, è uno stronzo!

Uno stronzo che crede di sapere tutto!

Uno stronzo che è riuscito a capire però...

Uno stronzo che è riuscito a vedere tutto...

Uno stronzo... Che ha distrutto la mia barriera... Uno stronzo.

Spesso i segreti nascosti sono quelli che appaiono alla luce del Sole.

Ha ragione i segreti nascosti sono quelli più evidenti. Sono quelli che si riescono a vedere più facilmente. La gente spreca tante energie per nasconderli, ma poi alla fine basta soltanto vedere attentamente quello che uno non guarderebbe mai. Il detto dice: Se vuoi nascondere qualcosa mettilo sotto il naso di tutti. In questo modo gli altri sono talmente concentrati a cercare qualcosa di introvabile che non si accorgono che la risposta ai loro problemi è proprio davanti a loro. Semplice, ma efficace.

Lui ha capito tutto. E io ora sono nella merda. Lui non doveva sapere, capire, conoscere. Non deve essere così. In questo modo sono troppo esposta, troppo vulnerabile. E non va affatto bene.

Io. Non. Devo. Essere. Debole. Mai.

Sconvolta chiudo immediatamente tutte le cartelle e spengo il computer. Esco velocemente dalla biblioteca, mi tiro su il cappuccio e mi inoltro nella folla di ragazzi. Voglio andarmene, subito. Ma dove? Dove posso andare a nascondermi? Alla radura non posso perché LUI la conosce. Quel ragazzo... Camera mia no, troppi ricordi e la ferita è ancora aperta. Da Jason? No, potrei crollare dicendogli tutto e io non posso. Esme? Forse parlare con lei mi farebbe bene... No, per niente, anche con lei potrei rivelare tutto e alla fine mi convincerebbe a fare qualcosa che non voglio. Dove cazzo posso andare?! Sono troppo nervosa, ho bisogno di scaricare la tensione... IDEA! E finalmente la vera Isabella torna alla carica!

Sorpasso bambini, ragazzine e un gruppo di adulti. Scavalco la finestra, quella della mensa ed esco in giardino. La luce per un secondo mi acceca e mi costringe a coprirmi gli occhi con la mano, poi andando sotto l'ombra di un albero riesco ad abituarmi. Guardo intorno a me la gente. Gente sfortunata, infelice e finta. Perché tutti mentono, fingono che tutto vada bene, quando invece sanno benissimo quanto me che questa non è vita, ma è una vera merda! Sorrido, consapevole di quello che mi sta aspettando. Di quello che accadrà e spero che vada tutto come previsto. Avanzo fino da ritrovarmi dall'altra parte del cortile con davanti 3 enormi bestioni e due oche, tra cui Ether e la sua lecca-culo e Mike. Mi abbasso il cappuccio e mostro a tutti il mio nuovo look. Ether, che non la vedevo da un po', mi guarda sconcertata, penso che non immaginava che potessi aggiustare quell'ammasso di capelli che mi aveva lasciato. E Mike mi guarda furente (credo per il colpo che gli ho dato l'ultima volta). Povero!

<Sai Ether ti devo un favore! Non avrei mai avuto il coraggio di tagliarmi i capelli, ma grazie a te ora mi sento anche più bella. Non trovi?>. Quello che ho detto non è del tutto vero, ma l'importante è stuzzicare la stronza che prontamente digrigna i denti e stringe i pugni arrabbiata.

<E Mike, scusami per l'altra volta! Non volevo farti così male! E pensare che non l'ho tirato così forte il calcio... Si vede che sei molto delicato... Lì...>. E tutti scoppiano a ridere, tranne il povero Mike e la stronza verde.

<Non sai quanto mi dispiace, non credevo che avessi dovuto addirittura immergere le tue preziose palline nel ghiaccio per non perdere quel poco che hai. Scusami veramente... Lo dico con il cuore...>. Ma tutti possono benissimo notare che in verità non me ne frega un cazzo, perché sorrido come una scema mentre lo dico e alla fine mi scappa pure una risata. A questo punto la stronza verde non resiste più e mi salta addosso, ma io prontamente la schivo e le faccio lo sgambetto facendola cadere a faccia sull'erba. Che goduria! Allora i due scemi e l'oca che continuavano a ridere smettono e mi guardano ammattiti.

<Cos'è Mike, hai ancora paura di me? Che ti possa fare male di nuovo?>. E questo, come volevo, porta il povero Mike al limite, tanto che pure lui si scaglia contro di me, pronto a darmene quattro.

Il primo colpo riesco a schivarlo e pure il secondo, ma il terzo mi arriva da dietro. Scorretto. La stronza mi ha tirato una gomitata nella schiena che mi fa accasciare a terra. Mi piego sulle ginocchia appoggiandomi con le mani a terra e poi tossisco. Sputo del sangue e cerco di respirare, ma non ho il tempo per farlo, perché un calcio alle costole di destra, mi scaraventa completamente a terra. Oddio che male! Rotolo per qualche secondo e poi finalmente mi fermo. Mi porto una mano sulle costole e posso sentire una fitta atroce squarciarmi in due. Cazzo sono rotte! Davanti a me posso vedere che quello che mi ha tirato il calcio è stato uno degli altri due zoticoni amico di Mike. Oh porca! Cerco di alzarmi appoggiandomi al terreno, ma le braccia mi tremano e non faccio in tempo ad alzarmi che quattro braccia prendono le mie e mi tirano su di peso. Allora penso che Jasone e Nana siano venuti in mio soccorso e sorrido felice nel sapere che non sono da sola, ma mi ritorna in mente subito che Nana è andata via e J. a quest'ora deve essere di sicuro con la Signora Cullen. Il panico prende il sopravvento e sento le lacrime pronte per bagnarmi il viso. Mi sa che questa volta finisce male... Ma per me.

Quando la vista torna normale vedo che quelli che mi tengono strette le braccia ai lati impedendomi di muovermi sono i due zoticoni e intanto l'oca amica della stronza mi tiene i piedi da dietro. Sono bloccata. Fottutamente bloccata! Davanti a me Mike e la stronza ridono a crepapelle. Bastardi!

<Oh, ma guarda guarda, adesso chi è che si trova in difficoltà? Com'è sentirsi legati e stretti pronti per essere menati, eh? Hai paura piccolina? La SfigataSwan questa volta sarà battuta! Ahahah!>. Dice Mike scrocchiandosi le dita delle mani.

<N-on v-va-le... V-oi si-ete in c-cin-que!>. Cerco di dire, ma il dolore alle costole e alla schiena mi fa troppo male.

<E allora? L'importante è vincere!>. Dice la stronza ridendo come un'oca starnazzante. Idiota!

<V-voi s-sie-te so-olo dei c-co-dar-di... N-on s-sie-te ne-an-che in gr-a-do di bat-ter-mi da s-so-li! Co-dar-di!>. Dico e poi gli sputo in faccia il sangue che mi è rimasto in bocca. La stronza verde non sembra prenderla molto bene e mi tira un pugno dritto nello stomaco che mi fa piegare in due e in cerca di aria.

<Ora voglio vedere se riesci ancora a dire che siamo dei codardi!>. Urla.

<C-c-co-dar-d-di...>. 1 a 0 per la SfigataSwan! Allora Mike me ne tira un altro, ma il suo fa molto più male. Oh porca put***!!!!

<Oh!>. Dico dal dolore.

<Allora stronza? Non hai più voce adesso?>. Mi sfida lo scemo.

<C-co-da-r-d-di!>. 2 a 0 per la SfigataSwan! Ma questo li fa solo più incavolare di più e Mike e la stronza verde si mettono a darmi cazzotti in faccia, nello stomaco, tirano calci nelle gambe, senza darmi neanche il tempo di respirare, finché stufi non mi lasciano cadere a terra. Il dolore ormai non riesco più a sentirlo, perché mi ha avvolta completamente. Tutto il mio corpo è trafitto da spine conficcate dentro la pelle che mi impediscono di muovermi. Non sento più niente. Non sento quegli idioti ridere e fare battute su di me. Non sento i loro piedi pestarmi la testa contro il terreno. Non sento più niente. Il dolore è troppo forte per poterlo sentire. Troppo forte. Una piccola lacrima sfugge al mio controllo e scende lenta fino a posarsi sul terreno. Quella lacrima racchiudeva tutta la forza che mi era rimasta in corpo. Solo quella. Poi finalmente il buio viene in mio soccorso e mi porta lontano da tutto questo.

************

Ci sono quei momenti nella vita che vorresti solo dimenticare. Quei momenti che odi e l'unica cosa che vuoi è andare avanti. Ma questi, invece, tornano sopratutto quando si ripresentano delle occasioni simili. E allora ti sembra di essere tornata indietro nel tempo, di rivivere tutto una seconda volta e tutto il tempo passato a sforzarti di nascondere il dolore va a puttane e torni indietro, quando le lacrime non smettevano mai di scendere.

Intorno a me non sento niente, solo un leggere brusio e un costante bip. Ogni respiro equivale a un bip, un bip che sto cominciando ad odiare! Le palpebre sono chiuse e mi impediscono di vedere dove sono. Le mani, le braccia e le gambe sono bloccate su qualcosa di morbido... Un materasso? Ma non riesco a muoverle a causa del dolore. Sento però qualcosa conficcato nel mio braccio destro come un ago... Oddio io odio gli aghi! E poi un'altra cosa attaccato al mio dito indice della mano sinistra. Sento un bruciore allucinante al petto, più o meno in prossimità delle costole, ma non riesco a spegnerlo. E poi mi sento fasciata il busto, tanto stretto che mi fa male respirare. La testa mi pulsa fortissimo e a ogni bip mi sembra un martello che sta colpendo il cranio sempre più forte. Oddio spegnete sto cazzo di BIP!

Bip, bip, bip, bip, bip...

Vorrei urlare di far smettere tutto, ma la gola mi brucia e le labbra sono secche. Tutto il mio corpo è bloccato dal dolore e questo, mi impedisce qualsiasi movimento. La cosa che mi fa sospirare è che il dolore è presente, anche troppo, ma questo vuol dire che non sono morta. In paradiso non si soffre, magari all'inferno sì, ma lo capirei se fossi all'inferno. E io non sono all'inferno. Il dolore mi terrà in vita, finché lo sentirò potrò essere sicura di potercela fare.

<Quando si sveglierà?>. Questa voce io la conosco...

<Presto Jason... Dobbiamo solo aspettare>. Jason! È Jason! Ma l'altro chi è?

<E dopo cosa accadrà? Io non voglio lasciarla sola, non dopo questo>. Jason...

<Non lo so cosa succederà dopo, figliolo... Non lo so...>. Figliolo?!

<Nana se ne è andata... È stata adottata...>. Sussurra J. come se avesse paura che sentendolo potrei soffrire. Infatti è così. Io sto male. Nana è andata via e io adesso sono sola.

<Jason...>. Questa volta è una donna a parlare... Esme?

<No, Esme! No! Lei è mia sorella! Io non posso lasciarla così, sopratutto adesso! Lei ha bisogno di me più che mai ora!>. E sono sempre io quella che ha bisogno. Quella più debole. Sempre e solo io.

<Ma cosa ti è saltato in mente, eh? Cazzo Isa mi hai fatto prendere un colpo! Sei una stupida! Se non fossi arrivato in tempo... Non voglio neanche pensare cosa sarebbe potuto succedere!>. Dice stringendomi la mano con la sua. Poi sento che J. si avvicina e infine mi posa un delicato bacio sulla fronte.

<Svegliati presto sorellina, io sarò qui ad aspettarti!>. Jason... Io... Mi dispiace! Poi sento che si alza e di malavoglia lascia la mia mano. Vorrei dirgli di stare con me. Vorrei aprire gli occhi e mostrargli che io sono sveglia. Vorrei alzarmi e corrergli dietro, saltargli in braccio e dirgli di perdonarmi. Vorrei, ma io sono una codarda. Sono debole.

<Jason..>. Dice l'uomo presente nella stanza.

<Mi dispiace Carlisle, ma deve andare così...>. Dice Jason triste. Carlisle? Dove lo già sentito sto nome?

<J. e se venisse pure lei con noi? Lo sai bene come me che è quello che vuole, ma ha solo paura di ammetterlo!>. Si intromette Esme.

<Lo so, certo che lo so. Lei lo desidera più di me. Ma cosa dovrei fare? Costringerla? Sai com'è, Esme! È testarda e orgogliosa, più noi glielo chiederemo e più lei non vorrà venire! Non ci riusciremo mai!>. A fare cosa? Jason a fare cosa?

<Ho parlato con July e lei non la vuole più, non è più disposta a tenerla qua. Se non arrivasse qualcuno nel giro di due giorni ad adottarla la farebbe trasferire in un altro orfanotrofio. Il problema è che pensa di mandarla a Londra, sembra che un vostro lontano zio sia disposto a prendersi cura di lei... Ma la cosa mi puzza troppo>. Cosa?! Io non voglio tornare a Londra! Quella stronza di July! Solo perché le ho toccato la sua pupilla ora mi tocca tornarmene in Inghilterra! Col cazzo! Scapperò appena riuscirò ad alzarmi da sto letto o qualsiasi altra cosa sia!

<No, July non può fare questo!>.

<E invece lo può fare Jason. Non abbiamo altre scelte!>. Dice Esme. Poi sento una mano che mi accarezza dolcemente la guancia.

<Jason...>. L'uomo.

<Sì, ho capito. Ma come possiamo fare? Lei non verrà mai di sua spontanea volontà!>.

<So io come fare, tranquillo. Fidatevi di me!>. Esme. Devo preoccuparmi?

<Bene, ora lasciamola da sola a riposare. Andiamo, si sveglierà fra qualche ora, intanto Jason comincia a preparare la tua roba. Domani si parte>. Dice l'uomo. Poi sento dei passi allontanarsi, finché non scompaiono.

<Svegliati, sorellina. Ti voglio bene>. Non mi ero accorta che Jason fosse rimasto ancora in camera. Poi anche lui se ne va lasciandomi da sola e completamente al buio.

In poco tempo sprofondo nella braccia di Morfeo dimenticandomi tutta la discussione che avevo sentito.

Quando mi sveglio mi sento ancora un po' intorpidita dal dolore, ma più lieve rispetto a prima. Riesco a muovere lentamente le dita delle mani e dei piedi e la testa non pulsa più. Il petto mi fa sempre male e mi brucia un po' la pelle, ma riesco a respirare regolarmente. Sento ancora come sottofondo quel cazzo di bip e un ago conficcato nel braccio, ma è un dolore sopportabile. Provo ad aprire gli occhi, ma all'inizio non ci riesco benissimo. Riprovo un seconda e una terza volta, finché finalmente riesco vedere dove sono, anche se è tutto un po' sfuocato. Quando la vista torna normale mi accorgo che mi trovo sdraiata sopra ad un letto, come pensavo, in una stanza completamente bianca, come quelle degli ospedali... Oh cazzo! Mi trovo in ospedale! Io odio gli ospedali! Subito ho la conferma dall'odore di disinfettante e pulito che ce si solito negli ospedali. Vomitevole! Mi guardo attorno e vedo Jason seduto accanto a me su una sedia, sta dormendo appoggiando la testa sul letto e sta stringendo la mia mano nelle sue. Oddio, chissà quando l'ho fatto stare in pensiero! Cerco, allora, di portare la mano sinistra sulla sua testa per accarezzarlo, ma l'infinità di tubi che mi circondano me lo impediscono. Per il dolore mi scappa un gemito e Jason sentendolo si sveglia e alza la testa di scatto. Mi specchio nei suoi occhi verdi uguali a quelli di mamma e lo vedo sorridere. Posso vedere quanto il suo viso sia sciupato dalla stanchezza e le profonde occhiaie che gli marcano gli occhi. Subito mi salta addosso e mi abbraccia fortissimo.

<Sorellina ti sei svegliata! Sei sveglia!>. Continua ad urlare, tanto che un'infermiera sentendo le grida entra nella stanza per dare un'occhiata e appena mi vede corre subito fuori, penso per chiamare il dottore.

<Sì, sono sveglia! Perdonami! Ti prego, perdonami! Oh, Jason ho avuto così paura..>. E le lacrime che ero riuscita prima a trattenere ora scorrono libere sulle mie guance.

<Ehi, guardami! Isa guardami! Ora sei qui, con me e tutto andrà bene! Te lo prometto! Adesso siamo insieme e non ci separerà più nessuno!>. E mi stringe ancora più a se, perché solo così posso sentire che lui è veramente con me. Solo così.

Rimaniamo così per un po', finché un uomo bellissimo entra nella stanza. Per come è vestito è di sicuro un dottore. Caspita potrebbe fare il modello, si o no trentanni o forse di più, ma è comunque parecchio giovane!

<Finalmente si è svegliata Signorina Swan, io sono il Dottor. Cullen, Carlisle Cullen>. Cullen?! Ecco dove l'avevo già sentito il nome! È il marito di Esme!

<Mi chiami Isabella. Ma lei è...>. Dico.

<Sì, sono il marito di Esme>. E posa un braccio intorno alla vita di sua moglie che era entrata subito dopo di lui. Abbasso il capo imbarazzata per quello che è successo, sia con Esme e sia per il mio ultimo casino.

<Vuole raccontarci quello che è successo? Vede Isabella suo fratello e mia moglie l'hanno trovata nel giardino dell'orfanotrofio sporca di sangue e svenuta. Hanno visto chi è stato a ridurla così e li hanno pure interrogati, ma serve la sua versione dei fatti. Che ne dice, è in grado di dirci quello che è successo?>. Dice il Dottor. Cullen. Intanto Jason mi stringe la mano per darmi coraggio e io faccio di sì con il capo. Poi racconto tutto quello che è successo, partendo dal fatto che Nana è andata via e quello che ne è seguito dopo, tralasciando però la storia del ragazzo misterioso e della frase in latino. Rimarrò sempre una bugiarda! Il lupo perde il pelo, ma non il vizio! Jason comunque non ha mai mollato la mia mano, nemmeno quando ho raccontato che sono stata io a cercare rogna da Ether e Mike. È sempre rimasto vicino a me e non mi ha mai lasciato. Finito di raccontare, il dottore mi ha detto in che stato sono ridotta: due costole rotte, qualche punto in testa e nel petto, labbro spaccato -sembra che questo quando si faccia a botte sia d'obbligo- e tanti lividi e graffi. Una meraviglia insomma!

<Ce la farà?>. Dice Jason serio. Ma sta scherzando vero? Non sto micca morendo!

<Jason!>. Gli dico io.

<È per sicurezza!>. Sicurezza un corno!

<Ce la farà Jason, tranquillo! È forte la tua sorellina, più di quanto credi! Ora vogliate scusarmi, ma devo tornare a Forks visto che ero venuto qua apposta per visitarti!>. Forks?

<Lei non lavora in questo ospedale?>. Gli chiedo.

<Oh, no! Appena Esme mi ha chiamato ho chiesto al primario di questo ospedale se potevo controllarti io. Io lavoro all'ospedale di Forks, Washington>. Dice il dottore.

<Ma allora...?>.

<Vedi Isa, noi abitiamo a Forks. Un mese e mezzo fa sono venuta qua a New York per lavoro e ho conosciuto Jason in un bar. Abbiamo parlato un po' e alla fine ci eravamo raccontati tutta la nostra vita. D'allora torno ogni 3 giorni per venirlo a trovare, ma queste ultime due settimane sono sempre rimasta a New York per lavoro e così ne ho approfittato per venire ogni giorno>. Mi dice Esme.

<Oh...>. Bella risposta Isabella!

<Bene, ora devo andare! È stato un piacere conoscerti, spero che ci rivedremo presto Isabella>. Dice calcando bene la parola “presto” e poi mi stringe la mano. Io faccio solo un cenno con la testa e basta. Poi dopo aver baciato sua moglie castamente e dato una stretta di mano a J. il Dottor Cullen se ne va.

<Allora Isabella ti dobbiamo dire una cosa>. Mi dice Esme molto seria scambiandosi uno sguardo d'intesa con Jason.

<Cosa?>. Chiedo io già preoccupata per quello che potrà accadere fra poco.

<Dopo quello che è successo... La rissa con Ether, Mike e altri, July non è più disposta a tenerti all'orfanotrofio>.

<Oh...>. Perché mi sembra di averlo già sentito?

<Lei vuole trasferirti in un altro orfanotrofio, però molto lontano da qua...>. Pure questo l'ho già sentito.

<Dove?>. Chiedo io impassibile.

<A Londra>. Non c'è due senza tre! Già sentito.

<Oh...>. Cazzo Isabella non sai più dire altro?!

<Ci sarebbe un'altra soluzione...>. Ma perché Esme lascia sempre le frasi in sospeso?!

<Quale?>. Chiedo io.

<Potresti... Sì insomma... Potresti...>. Si intromette Jason, ma non riesco a capire quello che vuole dire.

<Isabella vieni con noi a Forks!>. Ok, preferivo prima quando non capivo.

<C-cosa?!>.

<Isa non ci sono altre soluzioni! Ci separeranno ti rendi conto! E Londra è troppo lontana! Io non voglio stare così lontano da te! Oh, Isa ti prego!>. Mi implora Jason.

<Ho già detto di no a questa domanda e non intendo cambiare risposta!>. Rispondo dura.

<Isabella! Se non vuoi farlo per tuo fratello, almeno fallo per te! Non hai altre possibilità: o vai a Londra, e so benissimo che non ci vuoi andare per niente, o vieni con noi a Forks! Scegli!>. Cazzo! Cazzo! Cazzo! Ma perché mi sono cacciata in questo casino?!

<Non potrebbero mandarmi in un altro orfanotrofio qui in America?>. Chiedo io speranzosa.

<Ho già chiesto, ma July mi ha detto che ha Londra c'è un vostro lontano zio che è disposto a prendersi cura di te>. Se col cazzo! Secondo me è solo una scusa per farmela pagare! July sei una bastarda!

<Non hai alternative Isabella, devi scegliere. Adesso!>. Ti odio Esme per quello che mi stai facendo! Ti odio!

<A una condizione!>. Dico io.

<Ok...>.

<Un anno, solo un anno e poi sarò libera!>. E Jason rimane completamente stupito da quello che dico.

<Cosa?! Stai scherzando vero?>. Dice J.

<No, perché dovrei? Un anno, rimarrò solo un anno e poi sarò maggiorenne. Me ne andrò e tutti saranno più felici, vedrai!>. È vero, tutti sono più felici quando me ne vado via.

<Ti farò cambiare idea, ti faremo cambiare idea!>. Mi dice convinto Jason.

<L'importante è che ci credi veramente...>.

<Isabella!>.

<Jason!>.

<È un sì?>. Chiede Esme che era rimasta in silenzio fino adesso.

<Ho altre scelte?>. Sono costretta e li odio per questo.

<Isabella verrà con noi! Isa starà con noi! Staremo insieme! La mia sorellona viene con noi! Saremo di nuovo una famiglia!>. Si mette ad urlare Jason saltando per la stanza come un deficiente! Esme ride e io metto il broncio, ma dentro un sorriso sincero mi scappa.

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

luce70: per adesso nessuna nube all'orizzonte, ma se per caso mi accorgo di qualcosa ti faccio un fischio! Grazie :D Vedi Bella a capire i propri sentimenti è un po' ritardata... Eh sì, ha così paura di rendersi conto delle forti emozioni che prova che ormai cerca di ignorarle e solo dopo si accorge di tutto. In parte lo fa per proteggersi, ma secondo me è solo paura di affrontare la realtà! Deve fare attenzione, per qualsiasi cosa. E pure con Nana ci è andata con i piedi di piombo! Anche secondo me ha scelto l'atteggiamento più giusto, ma non credo che io sarei stata in grado di fare quello che ha fatto lei! Rinunciare a tutto quel poco che si ha... è difficile! Ciao!

Irenuccia Cullen: grazie per i complimenti, ma credo che esageri! :D Non sono tutto sto mostro nel scrivere, ho letto storie molto più belle della mia e ne sono consapevole! Comunque grazie lo stesso! A volte serve sentirsi utili!

Ti capisco anche io quando parlo non la smetto più e sopratutto quando sono nervosa... Molti non mi sopportano e lo capisco, pure io non mi sopporterei! :D

Per le foto di Ether e di July posso tirare un sospiro di sollievo... Avevo paura di non averle azzeccato per niente! July devi vederla di lato, la foto. A me è sembrato uno di quei sorrisi finti che immaginavo adesso al mio personaggio e quindi ho pensato fosse perfetto!

Per Nana e Bella... Non so, forse si rincontreranno oppure no... Devo ancora vedere, non ho neanche idea di quello che accadrà alla fine... Vuoto! So solo che non voglio fare una cosa già vista, sentita o letta! Unica! Come il comportamento di Nana... Sto cercando di rendere tutto imprevedibile, credo che solo così si potrà vedere il lato bello della storia!

Ciao!

kandy_angel: no, dai non piangere! Capita a volta, non tutto fila liscio come si spera, ma è il bello della vita... Bisogna imparare dei propri errori e questo Bella sta cercando di fare. Ciao!

 

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 8
*** Il nuovo spaventa ***


  

Ciao!!! Siete sorpresi, vero? Beh, avete ragione a rimanere stupiti visto che di solito non sono mai in anticipo, ma piuttosto in ritardo! :D Questo, come potete immaginare, non porta a una cosa positiva... Infatti questo sarà l'ultimo capito fino alle fine di luglio. Ho scoperto questa mattina che la mia Beta tornerà in vacanza e ci resterà per un mese. Questo vuol dire che, a meno che io non trova o qualcun altro si offra come Beta di riserva, non potrò pubblicare fino ad allora il nuovo capitolo. Io prometto però che continuerò a scrivere e ad agosto avrò pronti per voi da leggere più di due capitoli! Parola di Sabe! Intanto godevi questo capitolo e spero tanto che vi piaccia! Finalmente avverrà il momento che avete tanto atteso! Dori in avanti comincerà la vera storia, per adesso eravamo solo all'inizio! =P

Ciao e buona lettura!!! :D

P.s. RECENSITE!!!

P.p.s. Siete andate a vedere Eclipse??

Sondaggio:

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Il nuovo spaventa

(6capitolo)

 

<Isa, hai preso tutto?>. Urla Jason, come se io fossi sorda!

<Jason, potresti non urlare? Ci sento!>.

<Isa, hai preso tutto?>. Urla di nuovo. Fra poco lo meno!

<Sì, ho quasi finito! Devo solo riempire questa borsa, un attimo!>. E torno a concentrarmi sulle valige. Ogni cosa che possiedo, adesso si trova dentro borse, scatole e sacchetti. O quasi tutto.

<Isa, datti una mossa! L'aereo non aspetta mica te che devi ancora finire le valige!>. Dio santo fra un po' lo faccio secco se continua a rompere! Lo ignoro e continuo a prendere i libri sopra la mensola. I miei preziosissimi libri. Io amo leggere, l'ho sempre amato. Leggere mi ha sempre insegnato tanto e mi ha aiutato ad avere una speranza nel futuro. A sognare.

Allungo la mano verso la mensola e cerco di prendere il penultimo libro rimasto, ma questo scivola e cade per terra. Dal libro esce una foto. Una foto vecchia. Mi abbasso e la prendo tra le mani, la guardo e, quando vedo che fa ancora troppo male rivederli, riprendo il libro e ce la rimetto dentro. Orgoglio e Pregiudizio. Il mio libro preferito. Il libro preferito di Papà. Scaccio via velocemente i pensieri tristi e mi rimetto a lavoro. Dopo poco ho finito e posso finalmente rendermi conto che io me ne sto andando. Sto andando via dallo schifo... Per andare in un altro schifo! Fico vero?

Mi fermo davanti alla porta e mi giro un ultima volta verso la mia ex-camera. Non sembra neanche più la mia camera, senza poster, libri, vestiti, senza il casino! Ormai non lo è più. Mentre sto per girarmi per sempre, mi vieni in mente un cosa. Voglio fare una cosa! Prendo un pennarello e vado a sedermi sul mio ex-letto. E poi scrivo sul muro:

Non smettere mai di sperare, perché sarà quello che ti aiuterà ad andare avanti, sempre.

Avrei voluto che qualcuno lo facesse per me. Avrei voluto essere rassicurata ed essere capita. Avrei voluto, ma non lo è stato. Per questo adesso voglio farlo per un altra ragazza che domani o stasera potrà arrivare qua, impaurita e sola e vedendo questa scritta magari potrà sentirsi al sicuro e sperare. Lo voglio fare per lei.

Mi rialzo dal letto e torno indietro. Lancio un ultimo sguardo a tutto quello che fino a ieri era casa mia e poi mi giro andandomene per sempre da questo inferno.

<Tò guarda, guarda chi è arrivato! Un quarto d'ora per mettere dentro a un borsone due libri! Isabella sei senza speranza!>. Dice Jason sorridendo.

<Senti chi parla! Quello che per mettersi apposto il ciuffo ha bisogno di mezzora nel cesso!>. Certe volte è peggio di una ragazza.

<Ahahah! Davvero J.?? Non conoscevo questo tuo lato così... Così...>. Dice Esme.

<FEMMINILE!>. Urlo io.

<Isa!>. Mi sgrida offeso Jason.

<Esme! Ma la senti!>. Oddio comincia la lagna!

<Dai Jason tua sorella stava scherzando , non è vero Isabella?>. Certo, 3 volte!

<Oh, ma certo... Sorello!>. Ahah che ridere!

<Esme!>. Se se piccino vai dalla mammina!

<Ok, basta voi due adesso filate in macchina se non volete perdere l'aereo>. Agli ordini Esme!

E come dei bravi bimbi saliamo in macchina diretti all'aeroporto di New York.

Bye bye orfanotrofio del cazzo!

Adieu Stronza verde e piccino Mike!

Addio bastarda July!

E un vaffanculo a tutti!

Ora mi sento molto meglio! =P

******************

Un'ora di macchina per arrivare all'aeroporto e quattro interminabili ore per arrivare a Saettle, Washington. In più c'è un altra ora in macchina per arrivare Forks. Da questo momento odio i mezzi di trasporto! Il mio fidato i-Pod è durato per le prime tre ore, poi ci ha mollato. Traditore! E per le altre tre ore di viaggio mi sono dovuta sorbire le domande infinite di Jason a Esme su tutta la città di Forks, sulla scuola, sui ragazzi e altra roba che non sono riuscita fisicamente ad ascoltare. Le mie orecchie chiedevano pietà! Finalmente dopo 6 ore di vera agonia, siamo arrivati a Forks! Dio sia lodato! Purtroppo non sapevo ancora che ci volevano altri venti minuti per arrivare a casa. Ti pareva che c'era la fregatura! Non ne posso più di essere sballottata di qua e di là e alla fine per la stanchezza mi addormento proprio quando siamo arrivati. Dio che idiota!

<Isabella, sveglia! Siamo arrivati! Siamo a casa! Isa dai svegliati!>. E adesso chi è che rompe?

<Isabella svegliati!>. E un urlo disumano mi fa aprire di colpo gli occhi e mi fa alzare dalla paura.

<Ahahah! Devi vedere la tua faccia! Ahah! Isa!>. Adesso lo rompo!

<JASON!>. Ma non ho il tempo per spezzarlo in due, che mi accorgo che davanti a me c'è un immensa villa modernissima circondata dal bosco. È bellissima! Osservo ogni angolo, ogni muro, ogni vetrata con attenzione. Mi giro verso Esme e sto per chiederle se quella è la mia futura casa, quando lei mi precede e mi fa di sì con la testa.

<Oh...>. Ultimamente non riesco a dire altro.

<Cazzo! Ma è una figata assurda!>. Jason invece riesce ad esprimersi in un modo più adeguato.

<Prima regola della famiglia Cullen: niente parolacce!>. Sta scherzando vero? Io vivo di parolacce!

<Cosa?>. Io.

<Dai Esme non puòi dire così!>. J.

<Beh, imparerete a non dirle. Almeno non quando ci saranno degli adulti o dei bambini! Tra di voi potete fare quello che volete!>.

<Affare fatto!>. Concordiamo io e Jason.

<Allora volete entrare o preferite rimanere qua fuori?>. A ragione io voglio vedere la mia camera!

<Ok...>. Faccio finta di non interessarmene anche se dentro esplodo di gioia.

In fretta prendiamo le nostre borse e ci incamminiamo verso la casa. Altro che casa! Arriviamo davanti alla porta ed Esme suona il campanello. Allora c'è qualcuno in casa! Pochi secondi dopo un folletto viene ad aprirci la porta e salta in braccio ad Esme.

<Mamma! Mi sei mancata tanto!>. Sua figlia. Anche se non le assomiglia per niente: bassa, capelli corti e neri, occhi azzurri. Un folletto.

<Anche tu tesoro!>. Risponde affettuosamente Esme. Questa scena è troppo dolorosa per me e vedo che pure Jason fa fatica ad assistere, infatti, ci guardiamo negli occhi e possiamo vedere entrambi il dolore dell'altro. Lui fa un timido sorriso, ma io non ci riesco e rimango impassibile.

<Voi dovete essere quelli nuovi!>. Questa ragazza è troppo esuberante per i miei gusti!

<Già, quelli nuovi...>. Rispondo io.

<Dai entriamo, le facciamo dopo le presentazioni quando ci sono anche gli altri>. Dice Esme. Prendiamo, allora, le nostre borse e aiutati dal folletto entriamo in casa. Naturalmente ci sono ancora molte altre cose e scatole in macchina, ma adesso voglio solo vedere la mia futura casa.

Appena entrati non posso non rimanere affascinata da quella che adesso è la mia nuova dimora.

<Questa è casa mia...>. Sussurro io rapita dalle innumerevoli vetrate che ci sono solo in soggiorno. Da qui si può vedere l'enorme giardino e l'inizio del bosco. È fantastico!

<Casa nostra...>. Mi corregge Jason sorridendomi. E io non posso fare altro che rispondergli sorridendo a mia volta. So che questo lo renderà ancora più felice.

<Allora vi piace?>. Ci chiede Esme.

<Se ci piace?! Tu ci stai chiedendo se ci piace?!>. Risponde Jason.

<È casa mia... È casa nostra... Questo è l'importante!>. Dico io invece più calma.

<Una vera casa...>. Sussurro più a me stessa.

<E non avete visto ancora la parte più bella!>. Dice il folletto saltellando per la sala. Quella è pazza!

Poi prende me e J. per i polsi delle mani e ci trascina in giro per la casa mostrandoci ogni stanza al piano terra: salotto, sala da pranzo, cucina, palestra, sala giochi (una vera figata!) e piscina interna (eh, si perché ce n'è pure una esterna! Una vera disgrazia...). Ovviamente ogni stanza ne potrebbe contenere al suo interno due o tre... Una cosa da niente!

Poi la ragazza -di cui mi sono appena accorta di non sapere il nome- ci trascina su per le scale fino a portarci al piano superiore. Naturalmente non ha voluto ascoltare le mie proteste riguardo al fatto che io sappia perfettamente camminare da sola, al contrario, mi ha completamente ignorata e ha continuato a fare quello che le pareva.

<Allora: a sinistra c'è la camera di Mamma e Papà e quella degli ospiti con i rispettivi bagni, invece, a destra ci sono tutte le nostre camere. Venite!>. E ci spinge verso il corridoio a destra.

<Bene, questa è la camera di Emmet e Rosalie e quella di fianco è quella del mio Jazz!>. Ah, è vero! In questa famiglia sono tutti accoppiati! Wow! Nà meraviglia!

<Invece, di qua c'è la mia camera e quelli lì subito dopo è la tua Jason!>. Dice indicando una porta bianca.

<Cosa?! Quella è la mia camera? Tutta mia?>. Dice J. sorpreso.

<Certo! Tutta tua!>. E senza neanche perdere un secondo il mio fratellino si precipita nella sua camera, spalanca la porta e ci si fionda dentro. Più lentamente lo seguiamo pure io e il folletto.

Quando entro posso vedere che la camera è già arredata ed è simile alla sua vecchia stanza, quella a Londra. Piena di poster di giocatori di Basket, quelli che piacciono a Jason, con una scrivania super moderna, armadio stracolmo di vestiti e un letto enorme. Una camera stile adolescente e stile Jason. Perfetta per lui.

<È fantasticamente super!>. Urla J. È felicissimo, finalmente adesso ha tutto quello che ha sempre desiderato, o almeno non tutto. Quello che basta. Sorrido nel vederlo così spensierato, e penso se, un giorno, anche io potrò sentirmi come lui. Forse un giorno ci riuscirò. Lo spero.

<Bene, intanto che Jason continua l'esplorazione nella sua nuova camera, noi andiamo a finire il giro. Ok?>. Mi chiede il folletto.

<Va bene>.

Usciamo dalla camera e andiamo verso la fine del corridoio, dove ci sono esattamente tre porte.

Una davanti a me e una a sinistra e a destra.

<Questa è la camera di Ed>. Dice indicando la porta a sinistra. Ed... Edward il fratello Don Giovanni e singol, l'unico.

<Questo è il bagno>. Quella di mezzo.

<E infine questa è la tua camera>. La mia camera...

Le mani mi tremano, e una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco. Paura? Mi giro verso il folletto per accertarmi che questo non sia tutto un bellissimo sogno e vedo che lei riesce a capire quello a cui sto pensando.

<Tranquilla... Ci sono io, non avere paura>. Prende la mia mano nella sua e mi aiuta ad abbassare la maniglia della porta. Poi la molla e io da sola la spingo in avanti aprendola. Chiudo un attimo gli occhi e poi, dopo aver contato fino a tre, li riapro ritrovandomi nel passato: davanti a me c'è un grande letto con le coperte e i cuscini viola, come prima. Nella parete di fronte a me, una grande vetrata da l'accesso a un piccolo balcone (per quanto possa essere considerato piccolo rispetto alla casa). Una scrivania bianca, con sopra un computer portatile, è sistemata sotto la finestra di fronte al letto. Vicino c'è una piccolo mobile bianco con rifiniture in viola. Le pareti sono sfumate dal viola al bianco. Nell'angolo di fianco a me ce una grande porta bianca a due ante... Credo che sia o il bagno o la cabina armadio, visto che non c'è neanche un armadio. Quando sto proprio per chiedere conferma al folletto sulla porta bianca, mi accorgo che al muro ci sono appese molte foto di me e Jason da piccoli, ma anche due o tre più recenti. Sono tutte in bianco e nero, qualche a colori, ma le più belle sono le altre. Una in particolare attira subito la mia attenzione: ci siamo tutti e quattro, io ho circa 10 anni e Jason 8 e siamo in giardino a casa nostra, a Londra, seduti sull'erba mentre facciamo un pic-nic. A Jason manca un dente davanti ed è buffissimo e sorride alla macchina fotografica, vicino a lui ci sono io in braccio al mio Papà mentre gli do un tenero bacino sulla guancia e la Mamma è dietro di noi mentre guarda J. che fa lo stupido. È semplicemente bellissima!

Una lacrima solitaria scende sulla mia guancia e non faccio in tempo ad accorgermene che qualcuno l'asciuga al posto mio. Mi giro di scatto e vedo Jason che ritira la mano con cui mi a tolto la lacrima. Oh, Jason...

<È stupenda, non trovi?>. Mi chiede Jason.

<Sì, è veramente stupenda>. Rispondo io tornando a rivivere quei momenti attraverso la foto.

<Isabella... Se non credi di potercela fare... Se pensi che è ancora presto...>. Dice Esme che deve essere arrivata subito dopo di Jason.

<No, va bene così! È perfetta!>. Dico sincera girandomi verso di lei che mi guarda felice.

<Se c'è comunque qualcosa che vuoi cambiare basta dirlo e sarà fatto!>. Insiste lei.

<Tranquilla, è perfettamente tutto perfetto!>. Io.

<Bene, visto che non ci sono problemi, andiamo giù che sono arrivati tutti>. Dice Esme.

<Davvero? Anche Eddy?>. Chiede il folletto a sua madre.

<No, ha chiamato dicendo che tornava per cena>.

<Uffa... Di sicuro è con Tanya! Quell'oca senza cervello!>. Dov'è lo già sentito questo nome? Tanya... Ah sì, è quella che si strusciava sui ragazzi davanti alle loro ragazze! No comment và!

<È un mito!>. Salta su Jason.

<Cosa?!>. Dico io allibita.

<Edward è un mito! Io voglio diventare come lui! Un playboy!>. Sono senza parole!

<COSA?! Tu stai scherzando vero?! Provaci solo a trattare le ragazze da stronzo e io ti cambio i connotati!>. Dico io.

<Isa!>.

<Ha ragione tua sorella! Un figlio così mi basta e avanza!>.

<Uffa, non è giusto!>. Brontola Jason.

<Il mondo è ingiusto, non lo sapevi fratellino?>. E ridendo scappo via scendendo giù per le scale e fuggendo dal “super nano brontolo alla seconda”= Jason!

Purtroppo cercando di scappare da Jason non mi accorgo dell'ultimo scalino infondo alle scale e inciampando faccio un volo micidiale che finisce però tra le braccia di un coso tutto muscoli.

<Ehi, Bellina attenta che se no poi ti fai la bua!>. Bellina? A me nessuno mi chiama Bellina! Sia chiaro! Alzo la testa verso l'alto e vedo che il mio salvatore non è altro che un ragazzo, più simile a un orso che a un semplice ragazzo, occhi azzurri e capelli ricci e marroni. E questo chi è?

Mi stacco dal bestione e posso constatate che sto tipo è veramente enorme! Lo guardo con faccia perplessa e solo allora lui decide di presentarsi.

<Emmet Cullen, figlio maggiore!>. Lo dice come se fosse la cosa più fica del mondo... Wow... -.-”

<Isabella Swan, sorella e basta...>.

<Em!>. Urla Jason superandomi e correndo ad abbracciare l'orso.

<Ehi, Jason! Ce ne hai messo di tempo per arrivare!>. Dice l'orso.

<Dovevo convincere la zuccona!>. Scusate! Chi sarebbe la zuccona?!

<J. vi conoscete?>. Chiedo io.

<Beh, io conosco già tutti! Sei tu quella indietro!>. Ahah... Che simpaticone!

<Oh...>. Poi un tornato mi investe e mi sento stritolare in una morsa strettissima: il folletto!

<Io sono Alice Cullen...>. Sta dicendo il folletto, ma viene fermata dall'orso.

<La piccina!>. Io lo guardo come se avessi un punto interrogativo in testa e poi lo lascio perdere.

<Certo Em che sei proprio cretino a volte!>. Risponde una bionda, stile barbie, dietro di lui e poi gli tira uno scappellotto in testa.

<Ahia, amore!>. Deve essere la fidanzata... Rosalie?

<Comunque dicevo: Alice piacere! Sento che diventeremo grandi amiche!>. Continua il folletto. Oh, no... Amiche...

<Devo solo rimanere un anno...>. Dico io.

<Come un anno?>. Mi chiede confusa Alice.

<Non te la detto Esme?>.

<Detto cosa?>.

<Esme! Perché non glielo hai detto?>. Questa volta mi rivolgo alla donna di casa.

<Io... Perché pensavo che...>.

<Pensavi cosa?!>. E questa volta urlo.

<Pensavo che avessi cambiato idea!>. E te pareva!

<Io non cambierò idea! Mai!>. Dico dura.

<Riguardo a cosa?>. Chiede Alice innocente.

<Rimarrò solo un anno, il tempo per compiere 18 anni e poi me ne andrò! Sono venuta qua perché non avevo altre alternative, mi avrebbero riportato a Londra e io non ci voglio tornare la! Questa era l'unica soluzione!>. Rispondo seria.

<Quindi tu...>. Dice Alice.

<No, mi dispiace>. Rispondo secca.

<Io sono Jasper Hale, il fidanzato di Alice. Piacere>. Alto, non troppo muscoloso, biondo con occhi grigi-azzurri. E mi porge la mano, ma io all'inizio non sono molto convinta e rimango a guardarlo. Poi decido e la stringo con la mia, ma posso vedere gli occhi di Jasper guardarmi come se volesse studiarmi e io di conseguenza faccio lo stesso. Poco dopo lascio la sua mano e mi giro verso Esme per vedere se sé l'è presa per la mia reazione di prima. Guarda verso il basso e cerca di evitare il mio sguardo. Mi dispiace Esme... Ma è meglio così.

<Io sono Rosalie Hale, la sorella gemella di Jasper>. Infatti si assomigliano! Hanno gli stessi occhi! La bionda intanto si avvicina e mi lancio uno sguardo di sfida. Oh cara, non hai ancora imparato chi è Isabella Swan! Beh, ti accontento subito! E quando si avvicina le do la mano e lei la stringe subito. Entrambe ci guardiamo lanciando saette dagli occhi e poi io sorridendo lascio per prima la mano dalla sua. Poi un silenzio imbarazzante cala su di noi.

<Bene, ora che abbiamo fatto le presentazioni che si fa?>. Cerca di smorzare l'atmosfera creatasi, Alice.

<Perché non facciamo un partita a basket sulla play?>. Consiglia Jason.

<Io preferirei mettere a posto la mia roba... Voi fate pure quello che volete. A che ora si cena?>. Chiedo.

<Oh, non ti preoccupare ti chiamiamo noi... Deve essere intorno alle 20..>. mi dice Esme.

<Va bene, ci vediamo dopo>. E dicendo questo mi volto e comincio a salire le scale.

<Vuoi una mano Isabella?>. Mi chiede Alice. Non mi volto neanche per guardarla in faccia e le rispondo.

<No, grazie. Ci riesco benissimo da sola>. E me ne vado. Salgo le scale in silenzio e mi avvio verso la mia camera. Sola.

******************

È strano ritrovarsi in un posto vecchio. È strano quando ti ritrovi in un momento già vissuto. Ed è ancora più strano quando questo momento non lo hai mai desiderato.

Ho finito di mettere a posto la mia roba un ora e mezza fa, ma ho troppo paura di scendere di sotto. Di rispecchiarmi di nuovo in quei occhi azzurri che mi ricordano tanto lei, Nana. Quando Alice mi ha chiesto se volevamo essere amiche, dirle di no mi ha spezzato il cuore, ma sapevo che se avessi detto di sì avrei potuto farci molto più male, dopo. Sento, però, che anche se io mi ostino a continuare a dirle di no, so che ho bisogno di lei, di Alice, io ho bisogno di loro, di questa famiglia. Ma non riesco a volerlo capire, non ci riesco!

Seduta sul mio nuovo letto, nella mia nuova camera, nella mia nuova casa, nella mia nuova famiglia sto guardando e riguardando la nostra foto, quella mia e di Nana, e la scritta e cercando di capire qualche messaggio nascosto che potrebbe esserci dietro.

<Niente! Niente!>. Dico esasperata.

<Non c'è niente...>.

Nascondo la foto nel libro di Cime tempestose e lo metto dentro il cassetto del comodino, cercando in qualche modo di chiudere i miei pensieri come quel cassetto. Mi lasco cadere all'indietro, sdraiandomi sul letto. Guardo il soffitto pieno di stelline fosforescenti attaccate che formano le costellazioni. Bellissime anche se adesso c'è la luce!

Una stella... Una bellissima stella... Luminosa... Una stella infinita... Vecchia... Una sensazione vecchia... Felici... Sentirsi amati... Innamorarsi... Ragazzi... Quel ragazzo!

Mi potete spiegare come è possibile partire da una stellina, una di quelle che si attaccano sul soffitto della propria camera, ad arrivare a pensare all'amore e ai ragazzi e quindi a quel ragazzo?! Beh, io l'ho appena fatto! Quindi un modo c'è...

Quel ragazzo... Chissà se mai lo rincontrerò... In parte lo vorrei tanto! Non so il perché, ma mi sento legata in qualche modo a lui... In pochi minuti è riuscito a distruggere tutte le avversioni che avevo per i ragazzi. Con un ragazzo qualunque non mi sarei mai comportata così, anzi molto probabilmente lo avrei pure menato e poi un ragazzo qualunque non mi avrebbe mai detto quelle cose... Quelle cose vere... Tremendamente vere... Ed è per questo che in parte preferirei non incontrarlo mai più, perché lui sarebbe in grado di leggermi dentro, di capire troppe cose e io sarei troppo vulnerabile. Debole. Quindi tirando le somme è meglio non rivederlo mai più. Ma poi come potrei? Non conosco neanche il suo nome!

E intanto che il mio cervello si complica la vita ingarbugliando troppi pensieri e tutti in una volta sola, il mio corpo se ne va libero per conto suo. Non mi rendo neanche conto di quello che faccio: mi alzo, apro la porta ed esco in corridoio. E questo perché? Ah, non ne ho la più pallida idea!

Quel ragazzo... Il ragazzo misterioso... L'unico ragazzo che mi abbia mai segnato... Il mio principe... Sogno impossibile...

<Ahia!>. Ma chi cazzo si è scontrato contro di me proprio mentre stavo fantasticando sul Rosso?! Adesso lo meno! Per l'impatto ho chiuso gli occhi e non so ancora in quale braccia mi trovo rinchiusa. Però che braccia! Ok, basta fantasticare! Ora Isabella tira fuori la tua parte da dura! Forza! Ma proprio quando alzo lo sguardo per lanciare saette contro quello che ha osato toccarmi, mi specchio in due bellissime e imprevedibili pozze verdi. Oh, cazzo!

<Tu!>. Dico esterrefatta.

<Io!>. Che fa mi prende per il culo?! Di nuovo?! Beh, adesso mi sente!

<TU!!!>. E stavolta sono incavolata.

<Eh, sì lo so... Io>. Ok, adesso sono veramente incazzata!

<TU! TU! TU!>. Urlo. Devo sembrargli una pazza furiosa. Tanto meglio!

<Ehi...>. E no carino ora parlo io!

<Ma chi ti credi di essere, eh? Tu non sai niente! Niente!>. Gli dico furiosa.

<Ah, ti riferisci alla frase...>. E sorride. Ma che cazzo hai da sorride?!

<Stronzo!>. E mi stacco dall'abbraccio in cui mi aveva rinchiuso. Faccio due passi indietro e così posso finalmente vederlo dalla testa ai piedi. Oh, merda! Questa visuale mi distrae troppo! Il Rosso è a petto nudo e indossa solo dei pantaloni della tuta. Wow! O.o DA PANICO!

<Sai, me lo dicono in molti>. E si porta la mano tra i capelli scompigliando quella massa senza forma. Oddio sembra un film porno! Solo che siamo solo al titolo... Cerco in tutti i modi di staccare gli occhi da quella tartaruga perfetta, da quelle spalle larghe, da quelle braccia e non oso andare più giù... Tutto di lui mi attrae come un calamita e intanto le mie forze sono andate a farsi un giretto bello lungo! Mi sento andare a fuoco, una vampata di calore sala dai piedi fino ad arrivare alla faccia e immagino già il mio viso del colore di un pomodoro! Un vero spasso! Non riesco più a connettere il cervello, non riesco a formulare una frase decente e mi escono solo strane parole dette a metà. Oddio! Intanto il Rosso continua a guardarmi negli occhi e a ridere di gusto della mia reazione. Di sicuro deve essere abituato a questo tipo di comportamento! Un ragazzo come lui che è sempre accerchiato da tantissime ragazze, è impossibile che non accada! Ma io non sono come quelle oche senza cervello che svengono al solo vedergli fare l'occhiolino! No! Io sono Isabella Swan! Io... Sono diversa! Però comincio ad avere i miei dubbi....

<Edward Cullen>. E mi porge la mano. Che fa adesso si presenta pure?! Aspetta! Ma ha detto... Oddio! Che cosa ha detto?! Edward Cullen?! Figlio di Esme e Carlisle Cullen?! Il figlio Playboy, singol che Jason idola?! Oddio! Edward Cullen quello a un passo dalla mia camera?! ODDIO! Io non ce la posso fare... Era meglio se me ne tornavo a Londra!

Persa nei miei pensieri non mi sono accorta che il Rosso- Edward aspetta che gli stringa la mano e che mi presenti. Quando me ne accorgo è ormai troppo tardi. Intanto il Rosso se la ride di gusto, ancora!

<Isabella Swan>. E gli stringo la mano, ma ne accorgo troppo tardi che è una cosa sbagliatissima, perché una potentissima scarica elettrica mi attraversa la spina dorsale fino al bassoventre dove lascia un strana sensazione, di cui per adesso non ne voglio sapere. Alzo gli occhi posandoli nei suoi e posso vedere che pure lui ha sentito quello che ho sentito io. Entrambi ci guardiamo stupiti e velocemente, anche se di malincuore, stacchiamo le nostre mani.

<Emh, lo so>. Dice lui imbarazzato.

<Lo sapevi pure l'altra volta?>. Chiedo io curiosa.

<Sì...>.

<E come mai ti trovavi lì?>.

<Ero venuto a trovare Jason>.

<Oh...>. Silenzio. Abbasso lo sguardo imbarazzata e comincio a mordermi il labbro inferiore con i denti, nervosa. Non oso specchiarmi nei suoi occhi, troppo profondi per non rimanerci intrappolati. Ho paura di quello che potrebbe succedere se io cedessi anche solo per un istante a quegli smeraldi. Sarebbe la fine, per me. Non ho mai cercato di vedere ogni sfaccettatura di una persona, non mi sono mai sforzata di vederla e non ne sono mai stata interessata. Ma lui... Vorrei sapere ogni cosa di lui! Vorrei conoscere, scoprire tutto! E questo mi spaventa. Ho sempre cercato di non legarmi alle persone, ma questa famiglia... Loro sono come la droga messa sotto il naso di un ex-drogato e lui... Lui è la mia preferita dosa di eroina.

Quando credo che sia passato abbastanza tempo per essere sicuri che lui se ne sia andato, posso finalmente alzare la testa, ma con mia grande sorpresa mi ritrovo molto più vicina di quanto pensavo al peccato. Poco, molto poco separa il mio corpo dal suo. Le sue mani sfiorano i miei vestiti e sento l'aria pesante muoversi accanto a me. Il suo respiro sul mio collo mi fa girare la testa e perdere il senso di equilibrio. Le gambe mi cedono, ma rimango comunque in piedi: mi sostiene lui. Le sue mani stringono i miei fianchi tenendomi ancora sorretta sulle mie gambe. Il suo petto è completamente fuso con il mio, tanto che credo che lui possa sentire il mio cuore battere forsennato. Le mie mani, che prima tenevo lungo i fianchi, ora sono ancorate alle sue braccia, come se fosse necessario un mio contatto. Lunghi brividi mi percorrono la schiena e tremo. Tutto quello intorno a me scompare e non sento altro che l'eco del suo respiro. I miei occhi sono completamente incollati ai suoi e tutto il resto scompare. Verde e marrone. Solo questo.

<Non sei il tipo da Isabella...>. Eh?

<C-c-co-sa?>. Ci mancava solo che cominciassi a balbettare!

<Non ti si addice il nome Isabella... Non è abbastanza per te...>. Dovrebbe aiutarmi a capire meglio questo?

<E allora quale sarebbe quello perfetto?>. Dico stando al gioco. Per fortuna la vera me senza balbettii torna.

<Quello perfetto... Mmm è difficile...>. Sussurra al mio orecchio provocandomi altri brividi. Intanto il mio respiro accelera e l'emozione pure.

<Bella... Bella è quello perfetto!>. Dice infine deciso guardandomi negli occhi in attesa di una mia reazione.

<...>. Nessuna risposta. Nessuna reazione. Impassibile. Niente. Ma dentro... Dentro sto bruciando. Rabbia, sofferenza, dolore, rancore... Sono stata così stupida da permettere solo di avvicinarsi... Sono stata, sono una stupida ingenua! Sbagliando si impara dicono, ma io non ho capito proprio un cazzo! Mi sono fidata... Ho creduto che forse sarei potuta cambiare, che sarei tornata libera... Mi sono immaginata tutto! Tutto resta così, per sempre! Niente cambia, niente! Solo se tu lo vuoi veramente, e io lo voglio veramente? No, per niente. Ho troppo paura per provarci, per buttarmi da sola in un dirupo. È tutta colpa mia... e colpa sua! Lui, lui! È stato crudele, senza cuore... Un vero stronzo! Perché infondo è questo che è! Uno stronzo! E io ho pensato che fosse diverso... Migliore... Oddio mi faccio pena da sola! Lui sapeva tutto, il mio passato, presente e magari si era già costruito un futuro! Tutto, e io ero solo la sua marionetta da muovere come gli piaceva. Ero stata veramente così debole da cascarci? Non posso credere di essere stata così cretina! È un incubo, un vero incubo! Voglio svegliarmi nel mio vecchio letto, all'orfanotrofio, con Nana! Ho paura...

<Sei solo uno stronzo!>. E finalmente gli butto in faccia tutta la mia rabbia. Mi giro e me ne torno in camera, prendo velocemente la borsa con i soldi e me ne vado via. Esco dalla camera, lo sorpasso sotto il suo sguardo allibito e scendo le scale. Dopo tre scalini per mia sfortuna mi sento fermare per il polso. Mi giro e vedo lo stronzo che mi tiene la mano. Nei suoi occhi posso vedere dispiacere, ma mi ripeto subito che è una finzione. Tutto falso. Allora lo guardo furente e cerco di staccare la mano dalla sua presa. Purtroppo il bastardo è deciso ad andare fino in fondo. Peggio per te!

<Lasciami, adesso!>. Dico furiosa. Allora il coso decide finalmente di lasciarmi andare e velocemente mi giro e scendo il resto degli scalini quasi di corsa. Quando sono arrivata al piano terra mi rendo conto che non ho più pallida di dove andare. Mi giro intorno in cerca di una via di uscita e vedo la porta di ingresso a poca distanza da me. Con due passi sono libera. Continuo a ripetermelo per far sì che accada il più in fretta possibile, ma si vede che oggi qualche santo lassù mi odia. Sai che novità!

<Isabella è pronta la cena. Oh, dove vuoi andare?>. Dice poi vedendo la borsa che ho tra le mani. Non so cosa risponderle, sono come bloccata. Mi sarei aspettata di tutto men che meno lei, Alice. Mi ha colto di sorpresa e non so come comportarmi. Sentendo quello che ha detto Alice, praticamente tutti arrivano nell'ingresso o quelli come Roselie, Carlisle e Jasper rimangono in soggiorno, sempre, però, avendo la visuale su quello che sta accadendo.

<Dove pensi di andare>. Chiede duro Jason. Esme è sorpresa, Emmet è confuso e Alice... è dispiaciuta! Odio vedere la compassione negli occhi degli altri! È una cosa che mi fa innervosire.

<Dove voglio>. Rispondo altrettanto decisa. Intanto sento che qualcuno sta scendendo le scale: lo stronzo. Non mi giro neanche a guardarlo, perché tanto sento il suo sguardo perforarmi la schiena.

<Fratellino un consiglio: impara a farti i cazzi tuoi! Da sorella...>. Dico cattiva. Jason rimane sorpreso da quello che dico e cerca di rispondere, ma lo fermo subito.

<Dici sempre di non riuscire a capirmi. Potresti cominciare a non rendere la mia vita un problema mondiale!>.

<Isa... Io volevo solo... Aiutarti!>. Dice Jason per giustificarsi.

<Aiutarmi? AIUTARMI?! Ma quando lo vorrete capire che io non voglio il tuo, il vostro aiuto! Lasciatemi in pace, tutti!>. Urlo esasperata. Jason sembra che voglia rispondere, ma tanto sarebbe tutto inutile.

<Voi non potete capire, tu... Pensavo potessi farlo, ma mi sbagliavo>. Dico a Jason. Guardo gli altri e vedo tutti molto delusi e dispiaciuti. Ma andate 'a fanculo!

Guardo per un ultima volta Jason e poi, visto che sono molto masochista, decido di rispecchiarmi in quelle pozze verdi per dare conferma alle miei idee. Purtroppo avevo ragione, lui è come gli altri. Dispiaciuto. Non riesco a rimanere sotto lo guardo di tutti per un minuto di più. Odio stare al centro dell'attenzione, sopratutto in queste situazioni imbarazzanti. Allora mi giro, dando le spalle a tutti, faccio altri due passi verso la porta ed esco momentaneamente da questo bruttissimo sogno.

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

Irenuccia Cullen: Grazie, grazie, grazie! Mi dispiace che la cosa sia un po' scontata visto che sto cercando in tutti i modi di sorprendervi! Ho pensato vari modi per costringere Bella a questo cambiamento, ma quello mi sembrava quello più giusto. Come hai letto Edward era andato all'orfanotrofio per trovare Jason e dopo era andato a farsi un giro nel bosco trovando la radura. Purtroppo per lui non poteva sapere che quel posto apparteneva segretamente a qualcun altro. Poverino... Comunque penso che l'odio per gli ospedali sia l'unica cosa che ci accomuna! Ti capisco, io non riesco a sopportare quel posto! Ma Bella li odia anche per una altro motivo: i ricordi. Lo capirai più avanti! :D Come hai chiesto da adesso la storia sarà incentrata sulla storia tra Bellina ed Eddino.. Contenta? Ciao!

luce70: Visto, stavolta soro arrivata ancora presto! Poi purtroppo dovrai aspettare un mese... Non è il massimo, ma sono a corto di Beta! Comunque sì, Ed è un tipo tosto, farà penare molto Bella e gli renderà tutto molto più difficile, questo perché solo con lui proverà cosa che non ha mai conosciuto e torneranno ricordi che ha sempre cercato di nascondere! Sì, può essere un buon modo di scaricare le emozioni, ma se questo ti porta all'ospedale è un po' estremo! È vero adesso ci sarà un cambiamento, ma per Bella non è una grande cosa, almeno per il momento!

kandy_angel: Finalmente quella zuccona si è decisa, anche se in parte non aveva scelta! :D Povera Bellina! Comunque ci vado stasera a vedere Eclipse e spero tanto che sia bello!!! Non vedo l'ora! XD Anche per me Bella infondo infondo vuole essere felice, ma il suo problema è che ha paura di non riuscirci più e questo la spinge ad allontanarsi da qualsiasi possibilità! Le serve solo una spinta... e qualcuno che le stia accanto! Ciao!

Eva17: sì, il tempo aiuta, ma sei sempre tu che decidi il tuo destino! Grazie mille per i complimenti e continua a recensire! =P

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 9
*** Ferite riaperte ***


 

TADADADAN! E voi che credevate che fossi scomparsa! Per vostra sfortuna sono ancora qua a rompervi! Povere! Dopo un mese e 16 giorni finalmente pubblico il capitolo! Come promesso ne ho già pronto un altro che verrà messo o domani o il giorno dopo. Dipende da quanta gente lo legge. Quindi adesso non mi resta che dirvi buona lettura e cosa importante: RECENSITE!!!!

 

Ferite riaperte

(7capitolo)

 

Tradita. Ecco come mi sento. Tradita dalla persona in cui ripongo tutta la mia unica fiducia. Tradita da lui. Il mio fratellino. Tradita da me stessa. Semplicemente tradita.

Mi sento un vero schifo. Non pensavo che lui potesse farmi questo: per “Aiutarmi”. Non poteva dire una cosa più sbagliata. Ha sbagliato, e questa volta quello che sta soffrendo per il comportamento dell'altro sono io. Sentirmi dire di essere debole, di aver bisogno di altri, di non riuscire a farcela da sola... È troppo! Tanta gente vive nel dolore e riesce ad uscirne. Jason ci è riuscito, i fratelli Hale ci sono riusciti, Edward pure lui dovrebbe capirmi e, invece, riesce solo a provare compassione per me, ma comunque anche lui ci è riuscito e altre persone che sono sfortunate quanto me. Molti riescono a farcela... E allora perché io, io non altri, ma io, perché io non ci riesco? Perché non riesco a lasciarmi tutto alle spalle? Ora ho una famiglia, una casa, la felicità a portata di mano, ho tutto... Ma non ho loro. Loro... L'unica cosa che ho sempre desiderato e che desidererò fino alla fine. Il mio Papà e la mia Mamma. Solo loro. E rendendomi conto di questo piccolo particolare mi sento ancora peggio. Adesso sono consapevole, non potrò mai essere felice. Quella felicità vera, quella che tutti cercano, io non potrà mai averla, perché quello che desidero non potrò mai ottenerlo. E, come sempre, calde lacrime solcano le mie guance, segnano il loro cammino portando con se parte del dolore che tengo nascosto. Un dolore troppo grande per riuscire a custodirlo da sola.

Cammino cercando di evitare le pietre per terra, cercando di non inciampare in qualche gradino ed evitando la gente, quel poco che c'è. La vista appannata dalle lacrime non mi permette di distinguere le cose, quindi tutti i miei sforzi per non farmi male sono completamente inutili. Dopo neanche cinque secondi inciampo in qualcosa e cado per terra sbucciandomi il gomito destro.

<Cazzo!>. Dico dolorante, poi mi metto seduta e analizzo la ferita. Solo qualche graffio, tutto a posto. Le lacrime che momentaneamente si erano fermate, questa volta, mi danno la possibilità di capire dove mi trovo. Avevo camminato per tutta Forks, che alla fine sono solo due vie in croce, e senza una meta avevo continuato lungo la pianura. Ora mi trovavo su una collina, dietro di me a proteggermi una grossa quercia, come quella che c'è nella mia radura, e davanti a me un'infinità di lapidi. Sono in un cimitero. Wow, morte dappertutto! Osservo davanti a me le persone che mi hanno preceduto, le persone che sono state costrette a lasciare questo mondo, persone che volevano solo essere felici... E che, invece, hanno trovato solo questo: la morte.

 

INIZIO FLASCHBACK

 

<Tutti noi, siamo qui riuniti oggi per celebrare la fine di due vite che se ne sono andate troppo presto lasciando tra noi un grande vuoto. Oggi, 17 Settembre 2008, onoriamo la loro vita, insieme, per ricordarli ancora un'ultima volta. Il 15 Settembre un terribile incidente li ha portati via per sempre da questo mondo e ha lasciato...>. Da questo momento in poi ho smesso di ascoltare. Sarebbe stata come un'altra pugnalata al cuore con ancora una ferita aperta. Altro dolore aggiunto al dolore.

Jason accanto a me non smette di guardare le bare, come se avesse la speranze che loro potessero uscire da lì da un momento all'altro. Una cazzata! I suoi occhi, quegli occhi che tanto amo e che mi riempivano sempre di gioia, ora sono spenti, vuoti. Nessuna scintilla li illumina. Nessun sentimento passa attraverso. Sono semplicemente vuoti. Morti. Jason è morto con loro e pure io.

Non volevo crederci all'inizio. Non riuscivo a crederci. Loro non c'erano più, per colpa mia. Loro erano... Loro non c'erano più... Non riesco ancora a crederci! È un incubo! È impossibile, non riesco a concepire che loro se ne siano andati veramente! Quello succede nei film, succede agli altri, ma non a me! Non a me! Cosa avrei potuto fare adesso senza di loro? Sono solo una ragazzina. Una ragazzina sola, impaurita e disperata dal dolore. Sola con un peso troppo grande sulle spalle: un fratello.

<Isabella vorresti dire due parole per loro?>. Mi chiede il pastore. Siamo già a questo punto? Immersa nei miei pensieri non mi sono neanche accorta che il funerale è quasi finito e che adesso è il mio momento. Me l'avevano detto prima della cerimonia che avrei parlato, ma credo che il pastore abbia visto in che condizioni disastrose sono e abbia voluto chiedere se ce la faccio comunque. E ha indovinato. Adesso vorrei essere ovunque, in qualsiasi altro posto con altra gente, ma non qui. Non qua a vedere i miei genitori concludere per sempre la loro vita.

<Isabella... Se vuoi...>.

<No! Faccio io!>. Fermo Jason che si stava offrendo al mio posto. Un leggero venticello mi spinge vicino al pastore e mi scompiglia i capelli. Per un secondo, un secondo che sembra durare in eterno, sento il loro calore, quel calore che mi avvolgeva nei loro abbracci, quel calore che mi riempiva con un solo loro sguardo, quel calore che non potrò più avere. Di scatto mi volto verso la direzione del venticello che porta con sé petali di fiori caduti dagli alberi che ora volano liberi. Guardo quel qualcosa, il nulla, che per un momento mi ha ricordato loro e che mi ha fatto sentire di nuovo me stessa. Per l'ultima volta.

<Isabella...>. Mi chiama il pastore per assicurarsi che sia tutto a posto.

<Ora comincio>. Poi, prendo un profondo respiro e chiudo gli occhi. Immagino di averli di fianco a me, le mie mani nelle loro, per darmi coraggio. Immagino le loro braccia stringermi in un grande abbraccio facendomi sentire al sicuro. Immagino il loro sorriso darmi quella sicurezza che ora ho perso per sempre. Poi, lentamente, con la paura e la consapevolezza che tutto possa scomparire, li riapro e sento che la realtà mi scivola addosso e subito un senso di terrore mi invade. Guardo intorno a me, gli occhi di quelle poche persone presenti. E solo una cosa vedo: compassione. Per me, per Jason e per i miei. Rabbia mista alla sofferenza e al dolore mi pervadono e di conseguenza stringo le dita a pugno cercando di riprendere il controllo di me stessa. Inutile. Vedere quelle persone, estranee, presenti al funerale dei miei, che neanche conoscevano, mi fa accecare dalla rabbia. La prima cosa che mi verrebbe da fare è quella di cacciare tutti a suoi di calci e pugni, pure il pastore con quel suo senso dell'aiuto! Non credo che Jason apprezzerebbe però.

No, per niente! Per distrarmi punto gli occhi in quelli di J, che sta ancora aspettando di svegliarsi da questo brutto incubo, proprio come me e finalmente riesco a calmarmi. Il suo dolore, la sua disperazione mi riportano con i piedi per terra. Capisco che devo farlo per lui, almeno questo. Capisco che potrei farlo soffrire ancora di più se gli mostrassi il mio dolore. E per questo devo fingere. Mentire. Fare finta che tutto vada bene, come potrebbe andare bene a un funerale dei tuoi genitori. Devo mostrargli di essere abbastanza forte per entrambi, di riuscire a tenere sulle mie spalle il dolore di tutti e due, anche se so benissimo che non so ancora per quanto riuscirò a tenere il mio. I suoi occhi verdi-nocciola ora si specchiano nei miei fondendosi e consentendo ad entrambi di sentire e capire quello che proviamo adesso. Lo stesso dolore. La stessa sofferenza. La stessa agonia. La stessa paura.

<Il mio P-papà diceva sempre: quando muore una vita ne nasce un'altra... Ho sempre creduto che fosse una cosa stupida, una cosa che l'uomo si era imposto per spiegare il dolore e alleggerirlo pensando in positivo. Ma non credevo che fosse così necessario crederci...>. E prendo un altro respiro.

<Non ho mai pensato a questo giorno, non mi sono mai posta il problema... Credevo che le cose potevano accadere solo agli altri, non a me. Io, una semplice normalissima ragazzina londinese. Io... Che stupida!>. Sussurro alla fine a me stessa.

<L-loro erano i miei genitori. L-loro erano la mia mamma e il mio papà... Loro erano tutto per me... La base della mia vita, la base del mio futuro e del mio passato... Loro erano...>. E mi fermo, incapace di continuare. Sussulto quando sento una mano stringere la mia, mi giro e vedo Jason con le lacrime agli occhi che mi sprona a continuare.

Solo un debole respiro, solo un debole respiro”. Continuo a ripetere a mente questa frase cercando di regolarizzare inutilmente i battiti forsennati del mio cuore.

<C'erano sempre quando avevo... Quando avevamo bisogno di loro. Loro erano sempre lì, dietro le quinte a godersi lo spettacolo della nostra vita. Dicevano “no” quando bisognava dirlo e “sì” quando invece potevano. Cercavano sempre di capirci, si sforzavo a volte al tal punto da sembrare buffi...>. E sorrido al ricordo di tutte quelle volte che Papà cercava di parlarmi delle mestruazioni e dei ragazzi e io che scoppiavo sempre a ridere come una matta prendendo in giro i suoi buffi tentativi. Lui si arrabbiava e alla fine il discorso si concludeva così, lui offeso e io rassegnata. E di quando la Mamma voleva a tutti i costi capirci di musica e di sport sparando dei nomi a caso di musicisti inesistenti per mostrarsi informata, ma dopo Papà doveva sempre consolarla dicendole che quello non era il suo campo, ma che nel resto era bravissima. Un vero incubo, per loro! Per noi un divertimento!

<Ma non sapevano che la loro presenza, nel momento del bisogno, era tutto quello che ci serviva...

Renée, mia madre, era una mamma un po' pazza... Una ragazzina che non voleva mai crescere e a volte toccava a me dare le regole! Cose da matti... Lei pensava che io non l'amassi e più volte veniva da me a chiedermelo e io dovevo sempre rassicurarla dicendole che era sempre la mia mamma! Come sì fa a non amare la propria mamma?!>. Respiro.

<Noi eravamo molto diverse: lei esuberante e io timida, lei spericolata e io timorosa, lei una quarantenne incosciente con sempre la voglia di divertirsi come una ragazzina, io una vecchissima ragazza che preferiva starsene a casa a leggere un buon libro piuttosto che uscire con gli amici... Eravamo l'una l'opposta dell'altra. E questo era quello che mi piaceva di più della mia mamma! Lei riusciva a tirare fuori, a volte anche con la forza, la mia parte giovanile, quella che richiudevo in un parte sperduta del mio cuore... E solo lei mi faceva sentire diversa... Jason invece è la sua fotocopia esatta!>. Un altro respiro profondo.

<Con Charlie, invece, era diverso... Più semplice per me. Lui poteva sembrare lontano, freddo e distaccato agli occhi degli altri, ma io riuscivo a trasformarlo! Con me lui era il mio migliore amico... Strano vero? Tutti lo conoscono come il freddo poliziotto di Londra che non sembrava neanche saper cosa vuol dire provare dei sentimenti... Beh, si sbagliavano di grosso! Lui, era buono, gentile, premuroso, attento ai nostri bisogni e quelli di sua moglie, innamorato e responsabile! Lui era il Papà con la “P” maiuscola!>. Ancora respiro.

<Prima di uscire doveva sempre ripetermi la lista delle cose da non fare e ricordarmi di stare attenta. Tutte le volte che vedeva un ragazzo intorno a casa nostra, di nascosto, andava a fargli il terzo grado e prendeva informazioni per me! Era la mia spia per i ragazzi... Era un papà un po' protettivo! Sopratutto verso di me!

Voglio bene alla mia mamma, ma mio padre, lui riusciva a capirmi con uno sguardo, lui sapeva sempre già tutto e a volte bastava un abbraccio per tornare ad essere felice. Sapeva quando mentivo, sapeva quando

avevo bisogno della sua super cioccolata calda quando ero giù, sapeva quando volevo parlare di cose serie, sapeva se avevo bisogno di lui per sfogarmi o per trasmettergli la mia felicità, lui sapeva tutto... Ma non perché fosse un poliziotto e quindi la sua bravura nello scovare la verità lo aiutava con me... No, era semplicemente il mio papà! Lui era il mio papà. Il nostro rapporto era unico... Indissolubile tranne dalla morte...>. E poi, come la neve al sole, il mio freddo cuore di ghiaccio si rompe e lentamente goccioline di acqua salata scendono lungo le mie guance mostrando a tutti il mio dolore.

<Volevo bene alla mia mamma e anche al mio papà... E ora non sarà più come prima>. Concludo il mio discorso abbassandomi verso le bare e lasciando sopra ad ognuna un rametto di fiori di ciliegio: il nostro fiore. Per la nostra famiglia ha sempre avuto un significato particolare, nostro. Dal giorno in cui ci erano piovuti addosso quei piccoli petali rosa e bianchi in quella foresta vicino a casa nostra per noi erano diventati come il simbolo di famiglia. Rappresentava, la nostra semplicità, il legame così forte, il nostro amore... Mi ricordo ancora le parole di mio padre: <Bella, non dimenticare mai che dietro a un piccolo fiore si nasconde sempre una forza eterna in grado di combattere le tempeste più volente e capace di rinascere sempre con il Sole!>. Il mio papà...

Ora le lacrime si moltiplicano inondando gli occhi e i corpi di tutti... Il cielo piange con me e io nascondo il mio dolore nel suo. Rimango ferma, in piedi e guardare i miei genitori scendere verso la fine. Li vedo calare nel grande buco che conserverà per sempre il loro amore. Accanto a me Jason cerca di trattenersi da non buttarsi su di loro e implorarli di tornare da noi. Lo vedo, i suoi occhi li stanno implorando silenziosamente. Il pastore ci passa di fianco e poggiandomi una mano sulla spalla mi fa le sue condoglianze. Lo ignoro come ignoro la gente che scappa sotto gli alberi o sotto al ponte per evitare la pioggia. Perché lo fanno? Infondo sono solo due goccioline... Alzo lo sguardo al cielo e tantissime lacrime dolci bagnano il mio viso già sporco di sofferenza. Non erano solo due goccioline.

<Bella...>. Mi chiama Jason quando la grande tomba è stata ormai chiusa. Io continuo a fissare la lapide che hanno posto sopra alla tomba. I loro nomi... Le loro foto... Loro... Ora è definitivo, ora è tutto finito.

<Bella... Cosa facciamo ades...>. Mi chiama di nuovo.

<Bella non esiste più... Io sono Isabella e adesso ci siamo solo io e te>. Gli dico fredda senza neanche guardarlo.

<C-come?>. Mi sposta con la mano verso di lui e mi costringe a guardarlo, a vedere il mio fratellino piangere.

<Come?!>. Ripete disperato.

<Ora siamo soli>. Gli dico chiudendo gli occhi e versando l'ultima lacrima davanti a lui.

 

FINE FLASCHBACK

 

Ora siamo soli.

Parole più vere non potevano esserci.

Ora siamo soli.

Parole più dolorose non potevano esserci.

Ora siamo soli.

Parole più difficili da capire non poteva esserci.

Ma infondo erano solo parole, no?

<Sapevo di trovarti qui>. Oh, no! Perché è venuto qui? Cosa vuole? Proprio lui! Avrei preferito incontrare Jason a questo punto!

<Isabella...>. Lo ignoro, continuo a fare finta di non aver sentito. Le gambe strette al petto dalle braccia e la testa appoggiata su di esse nascosta dai capelli. Potrei sembrare anche addormentata!

<Bella, lo so che mi hai sentito...>. Perché si ostina a chiamarmi in quel modo?! Non capisce che per me è come una nuova spina che si conficca nel mio cuore?! Vuole farmi del male?!

<Bella, so quello che provi...>. E a questo punto la tentazione è tanta da urlargli in faccia tutto il mio disprezzo e la mia frustrazione. Vorrei dirgli: “Ma tu che cazzo ne sai?!”. Vorrei, ma rovinerei tutto e, a quel punto, gli avrei rivolto la parola. Invece, incasso, stringo i denti, mi faccio forza e lo ignoro.

Lo sento prendere un respiro profondo e sedersi accanto a me. Non vicinissimo, ma abbastanza da poter sentire il suo odore e abbastanza da stordirmi sensi. Odore di uomo.

<Questa è la tomba di mia madre... Mio padre è morto quando ero piccolo e non l'ho mai conosciuto>. Sussulto sentendo queste parole così semplici e piene di dolore. Perché mi sta dicendo queste cose? Perché a me?

<Edward Masen, mio padre era un generale dell'esercito ed è morto durante una spedizione in Africa. Volevo essere come lui, un soldato, ma adesso ho cambiato totalmente idea>. E sento dalla sua voce che sta sorridendo.

<Mia madre mi ha cresciuto da sola, almeno finché ha potuto. Quando avevo 9 anni si ammalò, aveva un tumore ai polmoni -motivi sconosciuti- e non ce la fece. Morì lasciandomi da solo, non avevo parenti, né sorelle, né fratelli che potessero prendesi cura di me. All'inizio la odiai perché mi aveva lasciato, perché non aveva lottato contro quel male tanto oscuro, poi...>. POI?!

<Poi...?>. Senza rendermene conto i miei pensieri si tramutano in parole e mi accorgo di aver alzato anche la testa verso di lui. Edward si gira verso di me inchiodando i suoi occhi nei miei e sorride compiaciuto all'idea di avermi fatto parlare.

<Poi incontrai Carlisle, il dottore di mia madre e subito lo considerai mio padre a tutti gli effetti. Mi accolse nella sua casa, nella sua famiglia e si prese cura di me come se fossi suo figlio. Fin da subito non riuscii a non volere bene alla nana, Alice e all'orso, Emmet. Quella con cui feci più fatica fu Esme....>. Ma non lo lasciai nemmeno finire di parlare.

<Perché?>. Gli chiesi di getto.

<Se mi lasci finire la frase magari lo capisci>. Mi disse sorridendo sghembo e facendomi battere il cuore a tremila.

<Scusa>. Dissi diventando rossa come un pomodoro.

<Mi ricordava troppo mia madre, Elisabeth Masen. Erano praticamente uguali e vedere Esme riportava in me ricordi che facevano male, anche per un bimbo di 9 anni. Ogni volta vedevo lei, la mia vera mamma e questo mi portò ad odiare anche Esme>. Disse riportando lo sguardo oltre il cielo stellato e perdendosi in pensieri a me sconosciuti.

<Non è colpa sua... Magari tu non lo sapevi, ma credo che tua madre abbia lottato con tutte le forze che le erano rimaste per non lasciarti. So per certo che avrebbe dato tutto pur di non lasciarti da solo, anche la sua stessa vita>. Dissi perdendomi pure io nelle sfumature del buio.

<Lo so, ora lo so>. Disse solo questo e poi tornò a guardare lontano con me in silenzio.

****************

Il rosso cremisi faceva da sfondo al nostro passaggio.

L'arancione sfumava nelle nuvole creando una dolce sinfonia.

Il viola copriva il confine tra terra e cielo.

Il blu scompariva pian piano portandosi dietro tante stelle di ghiaccio.

La strada era il nostro cammino, un cammino molto lungo.

Eravamo rimasti per tutta la notte in silenzio a goderci lo spettacolo della natura che dorme. Non ci eravamo più guardati o almeno io non l'avevo guardavo, a volte sentivo il suo sguardo perforarmi tanto da costringermi a chiudere gli occhi per non cedere e quindi specchiarmi per l'ennesima volta in quelle pozze verdi. Ero resistita, ce l'avevo fatta, almeno finché non si era alzato e mi aveva chiesto se volevo tornare a casa visto che era già tardi. L'alba. A quel punto avevo dovuto alzare lo sguardo verso la mano che mi tendeva per aiutarmi ad alzarmi in piedi. L'accettai titubante, poi venni trascinata dal suo braccio fino a scontrarmi contro il suo petto. Una tempesta di sensazioni che dovrebbero proibire per legge mi trascinò in un mondo troppo lontano dal nostro. Subito mi staccai e mi allontanai da lui con la paura che la mia forza di volontà non avrebbe resistito ancora per molto. Poi il silenzio ritornò e ci accompagnò lungo tutto il cammino di ritorno o almeno fino ad adesso.

<Bella...>. Si ferma davanti a me impedendomi di continuare a camminare ed ad ignorarlo.

<...>. Rimango in silenzio lo stesso, non voglio dargli questa soddisfazione.

<Ti prego Bella...>. Continua lui.

<Ti ho già detto che non devi chiamarmi così!>. Gli dico dura e fredda incapace di rimanere zitta ancora per molto.

<Bella...>. Ma allora non vuole capire?!

<Basta! Io mi chiamo Isabella! ISABELLA! Lo vuoi capire o no?! Lasciami in pace! Vattene! Solo perché siamo costretti a stare nella stessa casa non vuol dire che dobbiamo per forza parlarci! Lasciami in pace! Ti prego... Io s-sono I-isa-b-bel-la...>. E proprio alla fine quando bastava solo un bel “ vaffanculo” per chiudere in bellezza, la mia parte debole, la vera Bella, viene fuori e mostra, all'ultima persona a cui vorrei farmi vedere debole, tutte le lacrime di cui dispongo. Un vero schifo!

<Shh, tranquilla! Ci sono io...>. Edward poi mi stringe in abbraccio prigioniero. All'inizio cerco di oppormi, gli tiro dei pugni sul petto, mi dimeno, ma sembra che lui tutto questo non lo senta minimamente. Continua a tenermi tra le sue braccia, finché lascio perdere e mi lascio cullare da lui. Dal mio Edward.

<Vorrei chiamarti Bella lo stesso... Anche se tu non vuoi>. E la cosa mi lascia di spiazzo.

<Non è perché voglio farti del male... So quello che senti tutte le volte che ti chiamano in quel modo, ma... Ma sento che devo farlo. Lo voglio fare lo stesso>. È un ragionamento strano, ma forse qualcosa di logico c'è. Forse. Nonostante tutto io non devo dargli tutta questa libertà. Sarebbe troppo rischioso.

<Io non posso>. E alzo lentamente il viso verso il suo perdendomi nei suoi occhi.

<Lo so>. Dice lui.

<Questo mi basta>. E malvolentieri mi stacco da lui e torno a camminare per la strada verso casa.

<Saranno preoccupati per noi. Dobbiamo andare>. Sussurro consapevole che lui mi abbia sentito comunque.

<Ok, avanti Bella non facciamo aspettare ancora questa nuova famiglia!>. Mi supera correndo e si gira poi verso di me sorridendo con quel suo sorriso sghembo in grado di farmi mancare un battito.

 

--

<Piano, fai piano!>. Sussurro preoccupata che qualcuno possa sentirci. Sarebbe un bel guaio! Alzo lentamente la finestra che era rimasta aperta, poi appoggio i piedi sul vaso sotto il davanzale e cerco di entrare in casa spingendomi con le braccia. Senza fare rumore scavalco ed entro nascondendomi subito dietro la parete. Infine posso tirare un sospiro di sollievo.

Tum.

<Ahia!>.

<Cazzo Cullen, per colpa tua ci scopriranno!>. Sgrido l'idiota che è caduto mentre cercava di passare dalla finestra.

<Senti Swan, fai poco la furba che se non ti ricordi bene è per colpa tua che adesso siamo costretti ad entrare della cucina!>. Mi ricorda per la millesima volta la mia intelligentissima fuga. Che palle, non sa dire altro?!

<Povero Cullen! Per quello che mi risulta nessuno ti aveva chiesto di seguirmi!>. Mi abbasso in ginocchio e attraverso l'ingresso cercando di non farmi beccare da Carlisle ed Esme che si sono addormentati sul divano. Penso che abbiano voluto aspettare che tornassimo per sorprenderci e farci una bella ramanzina, ma dopo una certa ora non ce l'hanno più fatta e sono crollati. Mi fanno pena! Questo per loro sarà una delle tante notti che passeranno svegli a causa della mia presenza. Eh oh, l'hanno voluto loro!

<Io me la so cavare benissimo anche da sola>. Sorpasso il mobile e schivo appena in tempo per terra... Una macchinina telecomandata?! Ho paura a chiedere di chi potrà mai essere. Sì, meglio fare finta di niente. L'importante è non essere caduta e non aver fatto rumore.

<Io non ho bisogno di ness...>. Ma purtroppo non riesco a finire la frase, perché scivolo in un filo, che prima ero sicura non ci fosse, e cado all'indietro.

<Tu non hai bisogno di nessuno, lo vedo>. Cado, non per terra, ma -dove credete sia caduta con la mia fortuna?!- sopra Cullen, completamente. Un tonfo conclude il nostro volo sul pavimento e rimbomba tre le mura di casa.

<Ahahah! Certo che non sei mica leggerina Swan!>. Spiritoso!

<Shh!!! Zitto idiota! Vuoi proprio farti beccare?!>. Lo rimprovero visto che continua a ridere come un cretino.

<Sarebbe divertente se ci scoprissero in questo momento...>. E fa cenno alle nostre posizioni. Il mio corpo completamente spalmato sul suo. Le nostre gambe intrecciate. Le mie mani di fianco alla sua testa e le sue strette intorno ai miei fianchi. I nostri visi così vicini che posso vedere con chiarezza ogni sfumatura dei suoi occhi. Verdi smeraldo.

<Bellissimi>. Imbarazzo all'istantaneo, quando mi accorgo di aver parlato, anche se era solo un sussurro, ma abbastanza che Edward mi abbia sentito. Ops!

<Anche tu sei bellissima>. Oddio! Sto per morire di autocombustione! Acqua! Acqua! Mi serve dell'ACQUA!

Un rumore non troppo lontano ci riporta con i piedi per terra e per fortuna mi toglie da questa situazione imbarazzante. Velocemente ci alziamo da terra e senza darmi il tempo di reagire Edward, non più il Rosso o Cullen, ma semplicemente Edward, mi prende per mano e mi aiuta a salire velocemente le scale ed ad arrivare in fretta davanti alle nostre camere. Siamo salvi! Attenti rimaniamo in silenzio per qualche secondo per accertarci che il pericolo sia finito veramente e, quando siamo sicuri che probabilmente non era niente, ci guardiamo negli occhi e poi improvvisamente scoppiamo a ridere.

<Shh!!!>. Dico io tra una risata e l'altra. Poi dopo un respiro profondo riesco finalmente a riprendere il controllo di me stessa e abbasso lo sguardo imbarazzata. Anche se non ho il coraggio di ammetterlo, però, mi ha fatto piacere che lui sia venuto al cimitero, che lui mi abbia parlato di sé -mi ha fatto sentire meno sola- e che sia rimasto con me. Dovrei ringraziarlo ora, lo vorrei tanto, ma non ci riesco.

<Lo so, tranquilla>. Alzo lo sguardo stupita. Che abbia veramente capito quello che volevo fare? No, impossibile! Sono io che vedo cose che non stanno ne in cielo ne in terra!

Si avvicina lentamente, allunga la mano verso il mio viso, ma poi la lascia sospesa a mezz'aria e improvvisamente i suoi occhi si spengono di quella luce che prima li assorbiva. Scuote la testa come per scacciare un brutto pensiero e poi mi sorride. Mima un “buona notte” con le labbra e poi velocemente si gira ed entra nella sua camera. Rimango ferma, immobile per non so quanto tempo a guardare quella porta bianca con sopra un cartello con su scritto: Girare all'argo. Non ci avevo fatto caso prima. Delusa decido pure io di chiudermi in camera fino a mezzogiorno per recuperare le ore di sonno perse che ormai cominciano a sentirsi. Mi svesto e indosso la mia super maglia, quella che uso sempre per andare a dormire. Poi mi infilo sotto le coperte. Allungo la mano destra verso il libro sopra al comodino, ma la ritraggo subito dopo aver sfiorato la copertina scottata dal contenuto che ne tiene. Cime Tempestose. L'ultimo ricordo.

 

Spiegazioni:

Prima di rispondere alle recensioni voglio spiegare due, tre cose. Non l'ho fatto prima perché non volevo anticiparvi niente. Allora:

1.Non sono mai stata a un funerale vero e proprio e spero che la prima volta sia molto in là con il tempo. Sono stata a una cerimonia invece dove venivano buttate le ceneri delle zio di mia madre nel fiume e quella volta lì mi è bastata per altre 10. Per questo non so bene come funzione e mi sono ispirata a quello che di solito si dice nei film. Ho cercato anche in tutti i modi di esprimere alla meglio il dolore di Bella, ma, nonostante averlo corretto mille volte, non mi sembra ancora perfetto.

2.Da questo capitolo in poi comincia la vera storia di Edward e Bella. Quello che c'è stato prima era solo l'anteprima per spiegare un po' i personaggi e i loro rapporti, ora è solo l'inizio.

3.Come avete letto pure Edward ha perso i genitori, in un modo diverso, ma pure lui è rimasto orfano. Nonostante questo non riesce a capire fino in fondo tutto il dolore di Bella. Pian piano cerca di scoprire ogni suo lato, ma vede che ogni tentativo è sbagliato. Bella nasconde troppi segreti che lui possa scoprirli da solo.

4.Come ultima spiegazione vi voglio chiedere una cosa:

DEVE ACCORCIARE I CAPITOLI?

Secondo voi in certi momenti ci sono delle scene inutili? Questo ve lo chiedo perché mi accorgo che sto allungando fino a 11 pagine i capitoli, come nel prossimo. La mia Beta mi ha suggerito di dividerli in due parti quando sono estremamente lunghi, ma credo che facendo così perda il significato completo. Per questo chiedo a voi un parere. Mi serve assolutamente! Grazie!

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

 

Eva17: Grazie per i complimenti, ma non li merito tutti! In certi momenti anche io capisco Bella, ma non sempre. Anzi a volte abbiamo opinioni completamente diverse!

kandy_angel: Bella respinge Edwrad perché ha visto che lui riesce a vedere i suoi punti deboli. Lui la cambia. Soltanto la sua presenza la destabilizza. Con lui tutto è diverso e quindi anche sbagliato. Vede che è l'unico che potrebbe farle del male ed è l'unico che potrebbe farle tornare indietro. No, Bella non se né è andata di casa, come hai letto, ma è semplicemente voluta scappare per qualche ora e starsene da sola a pensare.

Mi piace Eclipse, e tutta la saga di Twilight fino a un certo punto. Mi piaceva leggere i libri e vederli trasformati in film, ma ora la cosa si è ingingantita un po' troppo. Stephenie Meyer di sicuro è una grande scrittrice, ma come ho già constatato, oltre a twilight non mi ispirano molto i suo libri. Comunque se lo dici tu, magari ci posso fare anche un pensierino! Grazie!

luce70: Ehi sì, alla fine le vere pettegole sono i maschi! Non riescono mai a tenere la bocca chiusa! Hai detto benissimo: la vera battaglia! Non mi immagini neanche che battaglia! ;)

Irenucciola Cullen: Grazie! Mi lusinghi troppo! =)

Ah, sì? Io quando ci sono andata la prima volta era strapieno di gente ed era anche il 2 giorno che l'anno dato al cinema Eclipse. Addirittura la mia amica ha dovuto prenotare qualche giorno prima se no non c'era più posto! Magari dove vivi te non ci sono tanti fan di twilight, meglio! Più pop-corn per te! ;)

Prima anche io ero per il team Edward, poi ho letto con una mia amica su EFP una storia di Jacob e Nessie e tutte e due ci siamo innamorate di Jake. Pensa sulla parete di camera mia ho un enorme poster della testa di Jacob! Poi, però, sono successe delle cose con la mia amica e ora non sono più per il lupacchiotto. MA... Dopo esser andata a vedere Remember Me ed essermi innamorata della storia, sono per il team Rober Pattison! Eh, eh...

annadaroma: Ih,ih certo che si incazza Bella! Edward è talmente cretino che usa apposta quel soprannome! Si vede che ha voglia di perdere le palle! Grazie! Ciao!

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Capitolo 10
*** Essere stronza, una condanna- 1parte ***


 

Hola! Eccomi qua con un nuovo capitolo! Non mi fa impazzire però, anzi penso che serva solo per collegare le cose. Poi capirete. Non ho molto da dire, quindi vi auguro solo buona lettura e vi minaccio di RECENSIRE!

Ciao!

P.s. Infondo avrete un piccola sorpresina! =P

 

Essere stronza, una condanna

(8capitolo)

 

Alzo il volume al massimo. Non mi interessa se potrebbe dare fastidio. Non è importante.

Voglio evadere. Affondare nelle note spacca timpani del mio gruppo preferito. Nascondermi dietro parole così lontane da me ed estremamente vicine al mio cuore. Voglio solo sentire quel rumore assordante e sprofondare nel silenzio della mia mente. Voglio solo...

 

Crawling-Linkin Park

 

Crawling in my skin

these wounds they will not heal

fear is how i feel

confusing what is real

 

Strisciando nella mia pelle Lentamente come se volesse che la mia sofferenza non avesse mai fine.

Queste ferite non guariranno mai Perché rimarranno impresse per sempre come cicatrici sopra un cadavere bianco.

La paura è ciò che sento Continuamente e costantemente nella mia vita, anche adesso ho paura. Una fottuta paura.

Non capendo quello che è reale Ormai tutto si confonde con l'immaginazione e vivo in un incubo infinito.

There's something inside me that pulls beneath the surface

consuming/confusing

this lack of self-control i fear is never ending

controlling/i can't seem

 

C'è qualcosa dentro di me che mi spinge da sotto la superficie La vera me, spinge e lotta per emergere, ma non è ancora il momento. Non lo potrà mai essere.

sprecando/confondendo La realtà della pura illusione: la felicità.

ho paura che questa mancanza di autocontrollo non avrà mai fine Non riesco più a controllare le mie emozioni. Troppe cose mi hanno scombussolato e hanno cambiato tutto. Pure me stessa.

controllando/non riesco a sembrare vivo Non sono più io.

 

To find myself again

my walls are closing in

(without a sense of confidence and i'm convinced that there's just too much pressure to take)

i've felt this way before

so insecure

 

Per ritrovarmi di nuovo Lo voglio davvero? Tornare ad essere come prima...

le mie pareti si stanno accorciando È come se mi trovassi rinchiuso con una sola via d'uscita. Sarei in grado di varcarla?

(senza un senso di confidenza e sono convinto che c'è troppa pressione da sopportare) Non ci riesco. Non posso.

mi sono già sentito così prima Sempre, come se questo fosse il mio destino.

così insicuro INSICURA.

 

Discomfort, endlessly has pulled itself upon me

distracting/reacting

against my will i stand beside my own reflection

it's haunting how i can't seem...

 

Sconforto, incessante si è impadronito di me Un vuoto che mi ha risucchiato l'anima.

distogliendo/reagendo Ci sto provando. Davvero?

contro la mia volontà sono accanto al mio riflesso Il riflesso però di un altra me.

mi sta tormentando perché non riesco a mostrare come sono... Ma alla fine come sono veramente?

 

E poi ancora, ancora e ancora. Parole vere. Parole sincere e piene di dolore. Il mio e di altri. Sembra fatta apposta per me questa canzone. Solo ed esclusivamente per me.

************

È passata una settimana ormai . Una settimana dal mio arrivo nella famiglia Cullen. Una settimana dall'inizio della mia nuova vita. Una settimana in cui non ho mai avuto pace. Ho cercato in tutti i modi di impedire ai ricordi di tornare. Ogni modo possibile, ma è stato completamente inutile. Sono fuggita non so quante volte da situazioni che mi ricordavano il passato. Da momenti tranquilli o quotidiani, come stare tutti seduti sul divano a guardare la TV o mangiare tutti insieme a cena. Quando mi perdevo a vedere ad occhi aperti momenti del passato, momenti con loro, scappavo letteralmente via e mi andavo a nascondere o al cimitero davanti alla tomba di Elisabeth Masen o fuggivo fino alla spiaggia di La Push e rimanevo a guardare il mare e il cielo grigio per ore. Finché non arrivava sera e tornavo a casa. I Cullen non mi hanno mai detto niente. Non mi hanno sgridato e non hanno nemmeno chiesto dove stavo tutto questo tempo. Loro hanno capito. Sperano che sia una cosa passeggera, ma non sanno che la fine della mia tortura è ancora lontana.

Non riesco più a controllare le mie emozioni. Un attimo prima sono serena e quello dopo cado in depressione. Poi sono arrabbiata e ancora dopo distrutta dal dolore. Non riesco a trovare un attimo di respiro. Queste sensazioni mi stanno risucchiando dentro un vortice immortale e tutto continua a girare senza farmi cadere a terra. Come vorrei che finisse tutto! Evito tutti e tutti mi evitano. Non riesco a guardare in faccia nessuno che mi ricorda subito qualcun altro. Esme e Carlisle mi ricordano loro. Mi specchio negli occhi di Nana guardando quelli di Alice. Emmet è uguale a Jason. Rosalie mi sbatte in faccia tutto il suo disprezzo per me. Jasper mi mette a disagio e riesce a capire meglio degli altri. Ed Edward... Mi ha lasciato pure lui. Non lo vedo da quella sera. La mattina dopo quando sono scesa per fare colazione lui non c'era e ascoltando in silenzio gli altri ho sentito che era andato via con la squadra di Basket e che sarebbe tornato dopo una settimana. Oggi. Ero finalmente riuscita a trovare un po' di pace, lui riusciva a darmi quel qualcosa che mi mancava, ma è andato via e tutto è tornato come prima o peggio.

Sono chiusa nella mia camera da questa mattina. Sono scesa solo per vedere se c'era qualcuno in casa per via del silenzio e, non vedendo nessuno, sono tornata su. Sono andati a prenderlo all'aeroporto. Me l'hanno detto ieri sera a cena e io come sempre ho risposto con un semplice cenno del capo. Poi sono tornata su in camera mia a nascondere a tutti la mia angoscia nel rivederlo. Ho chiuso le finestre e tirato giù le tapparelle impedendo alla luce di filtrare. Ho acceso lo stereo e ho messo per la millesima volta quel cd. Linkin park, Crawling. È una settimana che non riesco ad ascoltare nient'altro. Solo così, con la testa piena di musica, riesco a non pensare. Il silenzio permette alla mia voce interna di formulare vecchi ricordi e il dolore allora torna su mozzandomi il respiro. Ma ora le note rimbombano tra le quattro mura della mia camera e arrivano alle mie orecchie con prepotenza. Esiste solo la musica adesso.

Chiudo gli occhi e immagino a quanta sofferenza è contenuta in queste parole. Quanto ognuna pesi più dell'altra e quanto sia difficile portarle con se. Per me è impossibile. Stringo la coperta nelle mani e qualche lacrime sfugge al mio controllo. Perché sto piangendo adesso? Per la canzone? Per me? No, no e no. E allora perché? Non riesco a capirlo. Mi chiudo a riccio portando le gambe al petto e stringendole a me con le braccia. Le gocce salate cadono sul cuscino bagnandolo. Mordo il labbro inferiore con i denti cercando di contenere i singhiozzi che ormai mi scuotono completamente. Il sapore acre di ruggine scorre sopra la lingua e mi colora le labbra di rosso. Un vero schifo!

Le ultime note della canzone se ne vanno via lasciando solo un pesante silenzio al loro posto. Non ho neanche la forza di alzarmi per impedire alla mia mente di rimettersi in moto. Non ho la forza per reagire a questo colpo. Ore che le parole mi sono entrate sotto la pelle è impossibile toglierle.

Lui sta per tornare. Sta per sconvolgere tutto di nuovo, ma questa volta come andrà a finire? In sette giorni sono cambiata, mi sono chiusa in me stessa ancora di più, ho sentito i ricordi rompere la scatola in cui avevo cercato di nasconderli, il dolore mi ha bruciato il cuore trasformandolo in un pezzo di ghiaccio e le poche speranze che erano tornate adesso sono scomparse. Pure Jason è rimasto deluso da questo mio repentino cambiamento, pure lui ha lasciato che il destino prenda possesso di me senza opporsi. Mi ha lasciato sola o forse sono io che l'ho abbandonato ancora?

Per fortuna un rumore al piano di sotto mi distrae e scaccia via i brutti pensieri. Sono arrivati. Lui è arrivato. Mi costringo ad alzarmi dal letto, apro le finestre tirando su le tapparelle e chiudo gli occhi per via della luce. Strano, oggi c'è il Sole. Quel poco che sono riuscita ad imparare in una settimana è che qui a Forks c'è brutto tempo per tipo 363 giorni all'anno e in quei pochi che viene il Sole è come se fosse Natale. Io odio il Natale quindi sono apposto.

Prima di scendere vado in bagno. Mi sciacquo la faccia per ridare vita al mio viso. Con un correttore copro le occhiaie sotto gli occhi che lasciano due segnacci neri come se avessi preso dei cazzotti e infine aggiungo della matita nera intorno agli occhi. Senza di questa si sarebbe visto molto facilmente che avevo pianto. Adesso sono pronta. Dopo aver sceso le scale mi giro intorno per vedere da che parte provengono le voci: dal salotto. Lentamente, senza farmi sentire, li raggiungo e quando si accorgono della mia presenza il silenzio riempe la stanza e un filo di tensione nasce sotto gli occhi di tutti. Ci sono tutti, proprio tutti. Carlisle seduto sulla sua poltrona in pelle, Rosalie ed Emmet abbracciati -come sempre- sul divano, Alice e Jasper mano nella mano sull'altro divano, Jason seduto sul bracciolo vicino ad Emmet ed Esme in piedi di fianco ad Edward. E guardano tutti me adesso. Veramente imbarazzante. Non so cosa dire, non so che fare e mi sento terribilmente a disagio. Sento i loro occhi criptici vagare su di me per esaminare ogni cosa. Mi sembra di essere un quadro: per capirlo veramente bisogna osservare ogni sfaccettatura. I miei capelli raccolti in una crocchia strana, la pesante matita nera intorno agli occhi, la maglia larga che mi lascia una spalla scoperta e i pantaloncini corti che nemmeno si vedono mi danno l'aria di una barbona e se vogliamo aggiungere la pelle diafana e le occhiaie marcate che, nonostante coperte dal correttore, si notano lo stesso, posso dire di sembrare una barbona drogata. Fantastico! Rialzo lo sguardo che avevo abbassato imbarazzata, dal loro e finisco dritta dritta sotto il suo sguardo. Mi guarda serio in viso, sembra che voglia scoprire qualcosa dentro di me, come se vorrebbe leggere i miei pensieri. Per fortuna questo non può accadere e i miei pensieri rimangono segreti pure a me stessa.

<A...>. Cerco di dire qualcosa, ma inutilmente. Riabbasso lo sguardo e faccio per andarmene quando una voce mi ferma.

<Ciao>. Edward ha parlato. Lui mi ha salutato. Sì, lo so non è un granché, ma se vogliamo aggiungere anche il suo sorriso sghembo, che sta dedicando solo a me, è già qualcosa. Di conseguenza sorrido anche io e sussurro un debole “ciao”. Penso che non l'abbia sentito nessuno, nessuno tranne Edward a cui gli si illuminano subito gli occhi. In questo momento non me ne frega niente degli altri, non mi interessa se mi stanno prendendo per scema o se credono che mi sia successo qualcosa (tipo colpita da un fulmine) ora esiste solo lui. Il suo sguardo mi attira come una calamita senza che io lo desideri veramente. Io non lo voglio, ma accade lo stesso. Lui è qualcosa di strano per me. So che lui mi può aiutare a cambiare, ma so anche che può distruggermi. Può portarmi alla felicità assoluta, ma può anche buttarmi negli abissi più profondi. Bisogna farsi una domanda, quella che serve. Ne vale veramente la pena? Vale la pena di tentare e poi magari morire? Non lo so ancora e questo mi fa molto più paura.

<Isabella...>. Improvvisamente mi chiama mio fratello. Lo ignoro e continuo a concentrarmi solo su Edward. Perché? Perché mi sento tanto legata a lui? Da come ho già potuto vedere lui, da solo, riesce a farmi abbastanza male e allora perché io mi ostino a cercarlo? Perché ogni volta voglio vedere il suo sorriso, i suoi occhi, lui? Perché proprio lui?

<Isabella>. Mi richiama Jason venendomi vicino e poi mi appoggia la mano sopra il mio braccio per farmi sentire che c'è. Mi giro verso di lui e sento subito un dolore fisico e mentale nel staccare gli occhi da Edward. Guardo il mio fratellino dubbiosa, aspettando una risposta alla mia domanda silenziosa. Cioè: che cavolo vuoi?!

<T-tutto a posto?>. Ehhhhh????? Cosa??? Non capisco...

<Jason...>. Cerco di dire, ma non riesco a trovare le parole. Tutti gli occhi sono puntanti su di me e aspettano con ansia la mia risposta.

<È facile la risposta. O si o no>. Continua Jason ignorando la mia supplica. Lo fa apposta! Sa che non è tutto a posto, ma vuole sentirselo dire, perché solo così, sentendo le mie stesse parole, io potrò accorgermi che alla fine non va per niente bene. Potrei mentire, mettere su uno dei miei sorrisi più finti e dire “allegramente”: <Certo fratellino! Tutto benissimo!> Sarebbe la cosa migliore da fare, ma troppo ovvio. Tutti capirebbero che sarebbe una falsa e allora comincerebbe il terzo grado e non potrei più scappare da loro. Se, invece, dicessi la verità allora sarebbe ancora peggio. Mostrare a tutti anche solo una piccola parte del mio dolore li spaventerebbe e allora si che non mi lascerebbe più fuggire. Sono nella merda!

Mi guardo intorno, in cerca di qualcosa che possa aiutarmi, quando mi ricordo della porta di ingresso alle mie spalle che aspetta solo me per aprirsi e lasciarmi scappare da questa situazione di merda. Jason si accorge della mia scarsa attenzione e dei miei tentativi per girarmi, allora sposta il suo sguardo da me e capisce.

<Oh no! Oh NO! Non ci pensare neanche a uscire da quella porta! Tu ora mi dici se va tutto bene e questa volta dovrai rimanere ad affrontare le tue paure!>. Mi dice minaccioso stringendomi il braccio con la mano che aveva appoggiato prima. Lo guardo sbalordita. Non credevo che sarebbe arrivato a questo punto. Vuole farmi sputare l'osso a tutti i costi, anche con le maniere forti. Lui, lui non lo aveva mai fatto. Il mio fratellino.

<Mollami!>. Urlo stupita da questo suo atteggiamento così violento e diretto. Fa male, ma questa volta dentro.

<Mollami Jason! Prima che te ne penta! Mollami!>. Urlo cerando di staccare la sua mano ferrea che stringe sempre di più il mio braccio. Adesso cominciò a sentire veramente male.

<Jason lasciala, le farai male>. Dice Esme cercando di essere più dolce possibile, ma si sente comunque dal suo tono di voce che è agitata.

<Jason!>. Anche Carlisle cerca in qualche modo di convincerlo, ma lui non li degna neanche di uno sguardo.

<Jason adesso basta! Lasciala!>. Edward stanco di vedere questa scena si avvicina verso di noi, ma J. lo ferma.

<Non provare minimamente ad avvicinarti! Questi non sono affari tuoi! È una cosa tra me e mia sorella!>. Dice duro. Comincio ad avere paura. Non l'ho mai visto così. Così... Determinato.

<Jason ti prego... Mollami! Mi stai facendo male!>. Dico io cercando di trattenere le lacrime. Ho paura, non perché mi possa fare del male. Ho paura, perché questo non è mio fratello. Questo non è il mio fratellino dolce che mi ha sempre protetta. Quello premuroso e gentile. Quello che non si arrabbiava mai con me e che cercava sempre di farmi capire le cose con dolcezza. Questo non è Jason. Questo vuole una cosa e l'otterrà. Non gli interessa con che mezzi e con quali conseguenze, lui vuole solo quello che gli interessa e il resto va in secondo piano. Ma perché si comporta così? Perché lo fa? Lui non è così!

<Invece ti sbagli! Questi sono affari miei! Se fai del male a un membro della mia famiglia, specialmente a una ragazza, allora sono affari miei!>. Gli risponde Ed. Quindi è per questo che sei intervenuto... Una di famiglia. Solo questo.

<Me la so cavare benissimo da sola! Non ho bisogno del tuo aiuto!>. Gli sputo io con rabbia impedendo a Jason di rispondergli. Edward rimane sorpreso dalle mie parole. Cosa pensava, che gli avrei fatto una statua in suo onore?!

<Isabella...>. Cerca di dire Jason abbassando la voce e calmando il tono, ma io, piena di rabbia, reagisco e finalmente riesco a liberarmi dalla sua presa.

<E lasciami!>. Strattono il braccio e finalmente sono libera. Lo avrei potuto fare molto prima, ma non volevo. Non sono così rammollita da non riuscire a liberarmi da un ragazzino! È solo che volevo rimanere calma, cercare di non agire d'istinto come sempre e vedere se la cosa si poteva risolvere in un altro modo. È anche vero che ero talmente spaventata dal “nuovo” Jason che non avevo il coraggio per attentarmi a fare qualcosa. Per fortuna Edward è intervenuto e, la verità delle sue parole mi ha creato un'altra ferita da aggiungere alle altre, costringendomi a comportarmi da dura per nascondere a tutti il mio dolore che invece provo. Come è complicato!

<Isabella...>. Dio che palle! Adesso metto fine a questa discussione inutile!

<Lasciami in pace! Smettila di fare così e non ti azzardare mai più a comportarti in questo modo con me! Tu riprovaci e la prossima volta non mi fermerò alle parole!>. Lo minaccio vedendo il suo viso trasformarsi da dispiaciuto a deluso.

<Isabella!>. Mi sgrida Esme.

<Non tollero questi tipi di comportamenti in casa mia! Quindi chiedi subito scusa a tuo fratello!>. Continua Carlisle.

<Io non chiedo scusa a nessuno!>. Dico io.

<Isabella, adesso!>. Carlisle. Chiudo subito gli occhi come abbagliata dalla luce. Per un momento ho visto al posto dei capelli biondi di Carlisle una massa scompigliata corvina e sul viso proprio sopra la bocca due bei beffi neri a fare mostra di se. Gli occhi azzurri si sono fusi in un mare di cioccolata e i lineamenti delicati si sono irrigiditi diventando più duri e secchi.

Al posto Carlisle è apparso il mio Papà.

<Isa...>. Mi chiama.

<Tu non sei mio padre! Tu non puoi dirmi quello che devo fare!>. Sbotto dalla rabbia. Non sono riuscita a trattenermi, ma dopo quella visione che ho avuto non c'è l'ho fatta. Lo stupore, misto alla frustrazione precedente, mi ha fatto perdere il controllo di me stessa. Per la prima volta mi sono rivolta in malo modo ai Cullen. Io, che gli dovrei essere riconoscente a vita, gli rispondo in questo modo. Di solito gli rivolgevo si e no qualche cenno di assenso o qualche si e no alle domande, niente di più, ma questa volta sono esplosa in parole dure e cattive. Sto rivoltando la mia rabbia sulle persone sbagliate solo per un capriccio egoista. Così è più facile e meno doloroso per me. Mi faccio schifo da sola, ma ormai quello che fatto è fatto.

<Io... Mi... Vorrei... Io...>. Cerco di dire, ma escono solo parole senza senso.

<Ho capito, tranquilla>. Ma dalla sua faccia vedo tutt'altro. Sofferenza, dolore, impotenza. È come si sente, per causa mia. Ho distrutto tutto! Ho rovinato tutto! Lui soffre, so che soffre, ma non riesco a fare niente. Non riesco neanche a dire un misero “scusa”.

<Allora, chi vuole fare una partita a basket?>. Salta su Emmet sparando la prima cazzata che gli è venuta in mente e cercando di stemperare la tensione. Nessuno risponde e allora si rattrista. Ecco, ora posso dire di considerarmi totalmente una stronza meschina ed egoista. Sto facendo soffrire tutti, loro, pure Em che è sempre quello più solare e l'unico che abbia cercato più volte di coinvolgermi in qualcosa. Naturalmente l'ho sempre evitato, ma ho apprezzato il suo gesto.

<Cos'è, siete tutti delle pappamolli?! Non avete il coraggio per battermi? Allor..>. Continua lui cercando ancora di fare qualcosa, ma non riesce a finire la frase perché qualcuno lo ferma.

<Emmet smettila! A nessuno interessa giocare con te adesso! Lascia perdere! Non vedi quello che la Swan ha combinato? Perché cerchi sempre di migliorare la situazione? Lei deve capire quello che stiamo passando e di certo non si merita il tuo trattamento!>. Quello che dice mi ferisce profondamente, ma come dice lei è quello che merito.

<Rosalie!>. Esclama Esme scioccata, ma posso vedere benissimo che capisce le parole della figlia.

<Mamma, ho solo detto quello che voi non avete il coraggio di dire! Perché non impari a vivere con noi senza aprire bocca, faresti di noi le persone più felici al mondo!>. Dice infine riferendosi a me.

<Smettila Rose! Basta! Ritira subito quello che hai detto!>. La sgrida Carlisle.

<Rose è solo una ragazza, sai quello che si prova all'inizio. Cerca di capirla!>. Emmet. All'inizio?! Quello che si prova?! Loro non sanno niente! NIENTE!

<Voi non sapete niente! E lei ha ragione, quindi smettetela di difendermi quando sapete benissimo che quella è l'unica verità! Smettetela di arrabbiarvi con chi cerca di difendere la propria famiglia!>. E con questo zittisco tutti.

<Mi dispiace... Io non... Cercherò di creare meno danni possibili. Lo prometto e se non sarà così allora adotterò una soluzione più drastica!>. Detto questo mi giro e vado verso la cucina. Voglio dare una mano.

***************

Dopo aver passato due ore ai fornelli cercando di non bruciare qualsiasi cosa toccassi, sono e siamo riusciti a preparare il pranzo. Alle 2.45 finalmente siamo tutti a tavola e possiamo riempire i nostri stomaci vuoti. I loro, io come sempre non ho per niente fame. I ragazzi si ingozzano subito mettendo in bocca qualsiasi cosa gli capiti sotto il naso incuranti delle buone educazioni e le ragazze si lamentano per i loro modi burberi. La scena sarebbe anche divertente se non fosse che quello che è successo poche ore prima non torni ancora davanti ai miei occhi tormentandomi. Tutti fanno finta che non sia successo niente, tutti tranne Rosalie che ha passato tutto il tempo a fulminarmi con lo sguardo e a brontolare sotto voce. La capisco e per questo non mi lamento.

<Ehi, Em quel pezzo era mio!>. Brontola Jasper.

<Mi dispiace Jazz, ma sei troppo lento!>. Continua a mangiucchiare la sua fetta di lasagna mentre sghignazza prendendo in giro il fratello.

<Ragazzi smettetela e Jasper non fare il bambino, c'è ne sono ancora di lasagne!>. Li rimprovera Esme.

<Ma mamma, non è vero! Emmet mi ha rubato l'ultimo pezzo! Stavo per prenderlo io!>. Continua a lamentarsi Jazz.

<Jazzino te l'ho già detto: sei troppo lento!>. Emmet.

<Basta mi avete stufato! Tieni, prendi il mio!>. Dice esasperata Alice.

<No!>. Dico io alzando un po' troppo la voce. Con tutta la confusione che c'era non mi avrebbero mai sentito, ma credo di aver esagerato un pochino.

<No, prendi il mio. Io... Non ho fame>. Prendo il mio piatto e lo do a Jasper alzandomi dalla sedia visto che non ci arrivo.

<Grazie>. Sussurra stralunato.

<Sei sicura di non volerlo mangiare? Posso benissimo dargli il mio. Io ne ho già mangiato abbastanza, tu invece non hai toccato cibo>. Mi chiede gentilmente Alice.

<Sì, tranquilla>. Dico io rimettendomi seduta.

<Non ti fa bene non mangiare niente>. Salta su Edward. Di conseguenza i miei occhi, che avevo cercato con tutte le mie forze di non spostarli oltre il piatto, si fondono con i suoi e rimango fregata.

<I-io n-on ho fame...>. Cerco di dire tra un balbetto e un altro. Questo è quello che mi provoca lui. Mi destabilizza.

<Tesoro per caso non ti piace il cibo? Se vuoi ti posso fare altri piatti>. Mi chiede amorevolmente Esme.

<N-no, sono apposto così>. Rispondo io.

<Sei dimagrita>. Perché Edward cerca in tutti i modi di farmi vedere cose che non voglio?

<Non è vero>. Ribatto io fulminandolo con lo sguardo. Edward Cullen sarai la mia condanna!

<Isa è una settimana che mangi poco e niente>. L'aiuta Alice.

<Ho sempre mangiato poco>.

<Prima non era così però...>. Anche se è solo un sussurro riesco a percepirlo forte e chiaro e fa male pensarci.

<Prima era diverso Jason>. Rispondo stringendo i denti per non scoppiare ancora.

<Tu eri diversa>. Ma perché vuole sempre tornare su questo argomento?! Non possiamo semplicemente mangiare in santa pace?

<Voglio trovarmi un lavoro>. Esclamo cambiando totalmente discorso. Carlisle ed Esme sorridono felici e mi fanno subito un sacco di domande per prendere informazioni. Per fortuna il resto del pranzo lo passiamo a discutere su che tipo di lavoro posso fare o più o meno loro due discutono e io annuisco ogni volta che mi fanno una domanda. Gli altri li sento parlare della scuola che dovrebbe riaprire dopodomani. Mamma mia che voglia! Jason è l'unico ed essere felice per questa cosa. Non vede l'ora di sentirsi come un ragazzino normale, come tutti gli altri.

<Bene, allora oggi pomeriggio andrai con qualcuno in centro a vedere se c'è qualche negozio o bar che cerca del personale. Credo che al Red Dragon stiano cercando una persona come cameriera o barista, non ne sono sicura, ma tu saresti perfetta comunque. Non voglio che però ci vai da sola, fatti accompagnare da uno dei ragazzi... Ragazzi! RAGAZZI!>. Finalmente avuta l'attenzione di tutti Esme ripete a loro quello che ha detto a me e li informa che qualcuno di loro oggi pomeriggio avrà lo spiacevole compito di andare con la stronza (me) in centro a farmi da balia per aiutarmi a cercare un fottutissimo lavoro. Una vera disgrazia! Naturalmente non lo ha detto con le stesse parole, ma penso che sia quello che loro hanno sentito.

<Io non posso. Oggi devo incontrare il coach di basket per entrare nella squadra. Mi dispiace Isa>. Dice Jason. Cacchio! Speravo tanto che J. venisse con me, ma la sfortuna come sempre non è dalla mia parte.

<Io e Rose non possiamo. Oggi ci sono le selezioni delle cheerleader e noi non possiamo mancare visto che siamo le cape cheer>. Poi Alice sussurra un debole “scusa” e torna a concentrasi sul suo piatto.

<Non mi dite che pure voi due avete le selezioni di football e di nuoto?!>. Dice Esme scherzando, ma vedendo le facce dispiaciute dei ragazzi capisce che quello che ha detto è proprio vero. Si porta una mano sul viso con fare stanco e poi fa un respiro profondo per calmarsi.

<Tesoro verrei volentieri io, ma oggi ho un incontro molto importante di lavoro e non posso mancare>. Fantastico! Adesso manca Carlisle e sono apposto!

<Pure io non posso! Ho un paziente a cui devo esportare un tumore e credo che mi ci vorrà molto tempo>. Eh vabbè! Vuol dire che ci andrò da sola! Che dispiacere!

Ma...

<Posso accompagnarla io!>. COSA?! No, no, no! Aspettate un attimo! Cosa?!?!?!

<Edward sarebbe un idea fantastica! Prima non te lo chiesto perché pensavo che pure te fossi impegnato con le selezioni, ma visto che non è così allora siamo a posto!>. Come a posto?! A posto un cazzo!!! No, no e no! Non posso andarci da sola con lui! Non voglio!

<Se per te non è un problema?>. Mi chiede lui. Certo che è un problema!

<No...>. Tiè! Aspetta! Cosa?! NO!!! Perché ho detto no?! È sì, sì e Sì! Mica no! Oddio!

<Perfetto, allora alle 4 fatti trovare pronta>. Dice sorridendo. Ma che cazzo hai da sorridere dico io?!

<V-va bene...>. Sé, va bene un corno!

Il resto del pranzo lo passo a darmi dell'idiota e della stupida per essere stata così codarda da non essere riuscita a rifilare un bel “NO” a quello stronzo. Che ci voleva? Niente! E io come una scema non ci sono riuscita! Perché? PERCHé?! AHHHHHHHHHHHHHHH!!!

Oltretutto, mentre tutti parlano tra di loro e mangiano in tranquillità (o quasi tutti) io continuo a sentire il suo insistente sguardo trafiggermi e, per evitare seri danni al mio stato giù problematico, mi impongo con tutte le forze che mi sono rimaste di non cedere. Per fortuna una volta arrivati al dolce posso alzarmi e, con la scusa di dovermi andare a preparare, me ne torno in camera sentendo sempre lui e i suoi occhi del cazzo seguirmi. Appena sono fuori dalla sua visuale comincio a correre come una matta, rischiando anche di inciampare su per le scale fino ad arrivare in camera mia senza mai fermarmi o voltarmi. Il più velocemente possibile, entro dentro e chiudo la porta alle mie spalle, appoggiandomi poi con la schiena. Prendo un respiro profondo e poi chiudo gli occhi per rilassarmi, cosa alquanto impossibile visto che i miei nervi stanno impazzendo. Cerco di rimanere ferma e di non pensare, ma non ci riesco. Tutto ritorna a lui, alle sue parole e a quel suo dannato sorriso sghembo.

 

Continua...

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Capitolo 11
*** Essere stronza, una condanna- 2parte ***


 

Eh sì, come cosa non ha molto senso, ma lasciate che vi spieghi per bene! Il capitolo originale era molto lungo, veramente troppo e per me lasciarlo così sarebbe potuto diventare abbastanza noioso. Per questo la mia Beta ha avuto la grande idea di dividerlo e di fare due capitoli separati, invece che di tagliare dei pezzi. Poi per non distaccare troppo i capitoli li ho postati uno dietro l'altro, in questo modo è come se fossero uno solo, ma tra l'uno e l'altro c'è il tempo che vi basta per elaborare il tutto e ricominciare a leggere il seguito. Geniale, modestamente. Certo, se non vi piace come idea posso capirlo, è troppo complicato. Purtroppo stavolta va così, ma vi assicuro che dal prossimo si torna al classico. Un solo capitolo!

Buona lettura e RECENSITE!

 

Essere stronza, una condanna- 2parte

 

Dove eravamo? Ah, sì!

Il più velocemente possibile, entro dentro e chiudo la porta alle mie spalle, appoggiandomi poi con la schiena. Prendo un respiro profondo e poi chiudo gli occhi per rilassarmi, cosa alquanto impossibile visto che i miei nervi stanno impazzendo. Cerco di rimanere ferma e di non pensare, ma non ci riesco. Tutto ritorna a lui, alle sue parole e a quel suo dannato sorriso sghembo.

 

<CAZZO!>. Urlo frustrata, mi giro e poi tiro il più forte pugno, che abbia mai dato, contro la porta. Ether e Mike se li sognano i miei pugni, ma questo li avrebbe stesi come mammolette. Anche io se avessi ricevuto un pugno così me la sarei data subito a gambe levate.

Proprio al centro della vittima innocente ho formato un bel buco. Non proprio un buco che permette di vedere dall'altra parte, ma un buco scavato nel legno nel quale si possono vedere con chiarezza la forma delle mie dita e perfino i due anelli che porto. Penso che lo terrò come ricordo! In compenso però la mia mano è piena di graffi e qualche scheggia è riuscita a perforare la pelle.

Non credo che sia rotta, ma appena cerco di muoverla una fitta allucinante mi fa piegare in due.

<Fantastico!>. Dico sarcastica. Con l'altra mano la tengo ferma e cerco lentamente di vedere dove fa più male. Rotta non è, se no avrebbe fatto molto più male. Quindi deve essere per forza una slogatura. In più se non voglio avere infezioni devo togliere subito quelle maledette spine che con l'andare del tempo cominciano a pulsare e pungere sempre di più. Allora mi guardo intorno per vedere se c'è per caso del disinfettante o altro, mentre a bassa voce impreco contro tutto quello che mi capita sotto mano. Scaravento cassetti, armadio e di tutto di più, ma alla fine non trovo niente di niente, nemmeno un misero cerotto. Intanto la mano mi fa sempre più male, sia per la slogatura, sia per le schegge. Decido di andare a vedere in bagno, forse lì posso trovare qualcosa. Esco dalla camera ed apro la porta di fianco. Una volta dentro però mi accorgo subito che non sono da sola e per qualche secondo rimango immobile.

<Oddio!>. Sussurro a me stessa estasiata. Un tartaruga perfetta, ma che dico, divina si mostra ai miei occhi. Due braccia muscolose al punto giusto sono alzate in aria permettendomi di osservare ogni loro curva e quelle mani così morbide e lisce sono intente a sistemare la strana forma dei suoi capelli ancora bagnati, probabilmente dalla doccia. Dall'ampia schiena cadono delle piccole goccioline d'acqua e scendono lentamente assaporando ogni centimetro di pelle. Di conseguenza a quella visuale mi lecco le labbra secche e immagino di poterle asciugare io quelle gocce, magari anche con la lingua. Un fremito, non di freddo, ma di pura eccitazione mi percorre la schiena cercando di immaginare le mie mani sul suo petto e scendere giù fino ai pantaloni. Oddio! Ok, basta devo darmi una regolata! Isabella cerca di regolarti, ok? Fosse semplice! Chiudo un attimo gli occhi e poi li riapro, ma la mia attenzione cade subito su una gocciolina, quella gocciolina, che sta tentando la mia sanità mentale, mente scende sulla sua schiena con estrema lentezza fino a entrare nell'incannatura dei jaens e sparire tra le sue meravigliose chiappe. Il viso mi va in fumo, la respirazione accelera e mi mordo il labbro con i denti per cercare di trattenermi. Da cosa? Da non violentarlo seduta stante!!! Dio, non mi riconosco più! Non capisco più niente! Il cervello è andato in fumo e sto per scoppiare! Solo in quel momento spostando la mia attenzione dal suo culo al suo viso mi accorgo che lui non si è per niente accorto della mia presenza, quindi cercando di fare il minimo rumore faccio un passo in dietro e poi un altro, ma per mia sfortuna prendo contro allo sportello del mobiletto di fianco con la mano e di scatto Edward si volta verso di me sentendo il rumore. Se prima ero rossa adesso lo sono ancora di più! Sento il sangue defluire nelle mie guance e la gola seccarsi. All'inizio rimane sorpreso di vedermi, ma poi sfodera il suo sorriso sghembo quello che mi fa cadere dritta dritta nelle sue braccia. Bastardo! Apro la bocca con l'intento di parlare, ma nessun suono o parola esce da essa. Intanto il suo sorriso si accentua ancora di più vedendomi in difficoltà e cerca di avvicinarsi. Prontamente porto la mano ferita avanti per bloccarlo anche se è abbastanza lontano e finalmente riesco a riappropriarmi della mia capacità di parlare.

<M-mi sono slogata la mano... Volevo solo del disinfettante e delle bende...>. Dico, tirando poi un sospiro di sollievo quando lo vedo girarsi e cercare qualcosa dentro un cassetto. Ma il sollievo dura poco, perché, ora al posto dei suoi magnifici occhi e del suo petto da modello, sono costretta a specchiarmi nella sua schiena e nel suo fondo schiena da urlo. Così sodo... E tondo... Morbido... Ok, ora sono veramente fuori di testa! Basta Isabella! Basta! Sposto lo sguardo verso l'alto e ritorno inevitabilmente ad analizzare ogni goccia d'acqua che scende lungo quelle spalle ampie e poi morire al bordo dei jeans che tra l'altro gli stanno da Dio. Gli fasciano le gambe toniche e mettono in mostra quel culo che fa venire l'acquolina in bocca e... Isabella ma vuoi pensare ad altro cavolo?! Pensare ad altro... Altro, tipo cosa? Beh, tipo quel tatuaggio enorme posto sopra la spalla destra che fino ad adesso non avevo notato e mi chiedo come, visto che occupa gran parte della parte superiore della schiena. Certo io ero impegnata a perdermi tra le chiappe dello stronzo, quindi posso anche capire come mai la mia testa bacata non sia riuscita a notare quel coso. Certo che è proprio bello quel tatuaggio: un dragone senza ali con una lunga coda. Parte subito dopo il braccio e appoggia le zampe sulla scapola destra e la fine della coda arriva fino a metà schiena. È uno di quei tatuaggi tribali che simboleggiano la forza di un uomo, la virilità e il coraggio. Insomma per un uomo tutto il suo essere, ma credo che questa volta abbia un significato diverso o almeno lo spero. Non credo che sopporterei il fatto che lui lo abbia fatto dopo la sua prima volta. Sembro una scema rincoglionita! Lo so, non mi riconosco più! Senza neanche accorgermene lui si gira e io sono ancora persa nei miei pensieri.

<Ho trovato il disinfettante e le bende. Dai, fammi vedere! Da sola non ci riusciresti mai!>. Dice lui prendendomi la mano ed esaminandola con cura.

<Con questo cosa vorresti dire?>. Chiedo io acida. Eh sì, sono ancora arrabbiata con lui.

<Intendo che, con la tua goffaggine, faresti solo un gran casino e credo che saresti anche in grado di lasciarti la mano così!>. Quello era il mio piano “B” nel caso non avessi trovato la roba. Infondo mi è già capitato e non mi è mai successo nulla.

<Non sono così debole come credi!>. Dico io convinta. Intanto porta la mia mano sotto il getto d'acqua del rubinetto e poi comincia a togliere le schegge. Stringo i denti e cerco di non parlare, ma la mano mi fa troppo male. Lui la muove senza esitazione e io sento invece le ossa che bruciano sotto il suo tocco. Per di più una scheggia, l'ultima -maledetta- che non vuole cavarsi da lì e che dopo l'ennesimo tentavo si è ancora conficcata più a fondo, mi fa gemere dal dolore. Tolgo subito la mano dalle sue cercando di nasconderla con l'altra e lui mi guarda divertito.

<Scusa, forse ho spinto troppo, ma credevo che non ti facesse male. Non devi trattenere tutto dentro se non ci riesci>. Perché deve sempre essere così gentile e allo stesso tempo stronzo con me?! Lo odio! Lo odio!

<Posso continuare? Se non tiro via quella scheggia c'è il rischio che faccia infezione!>. Mi guarda sorridendo e poi, senza darmi il tempo di rispondergli, riprende la mia mano tra le sue. Riprova altre due volte a tirarla via con le mani, ma è tutto inutile, la scheggia è andata più a fondo e solo con qualcosa di appuntito si potrebbe riuscire a cavarla. Se fosse per me mollerei tutto, fascerei la mano per la slogatura e me ne fregherei altamente, ma Edward non sembra della stessa idea perché lo vedo girarsi e cercare qualcosa nel cassetto. Ho una strana sensazione, devo spaventarmi?

<Mi sa che dobbiamo usare l'ago>. AGO?! IO ODIO GLI AGHI! NO, NO E NO! Subito ritraggo la mano e stavolta la nascondo sotto la maglia e con l'altra prendo la prima cosa che mi capita sotto mano -uno spazzolino da denti- e glielo punto contro.

<Tu provaci e ti assicuro che sarai costretto a non aprire più bocca perché non ti rimarrà più neanche un dente!>. Sono serissima e super decisa a fare quello che ho promosso in caso lui tenti di usare quell'ago. Io odio gli aghi, li ho sempre odiati e li odierò sempre!

<Mi stai minacciando con uno spazzolino?>. Chiede divertito. Oh, carino fai poco il furbo che non immagini neanche quanto male posso fare uno spazzolino e lo dico a mie spese!

Non rispondo alla sua domanda e continuo a tenere la mia faccia da dura spingendo la mia arma più vicina al suo volto per fargli paura. Purtroppo non sembra che faccia effetto e lui incurante delle mie intenzioni più che ovvie di fargli del male e del fatto che abbia anche qualcosa per colpirlo, si avvicina, prende con una mano il polso sinistro con cui tenevo lo spazzolino e con l'altra tira fuori la mano che avevo nascosto. Cerco di oppormi in tutti i modi, ma senza nessun risultato. Lui è sempre più grande e grosso di me e io ho anche una mano ferita. Quindi se prima avevo qualche possibilità di farcela con lui, adesso sono costretta a sottrarmi al suo volere.

<Ago>. Dice prendendo un ago, me lo mostra e poi sorride divertito dalle mie facce buffe. Eh sì, sono arriva così in basso che gli sto facendo gli occhi dolci per cercare di convincerlo, ma sembra che questo lo diverta ancora di più. Proprio l'insensibile doveva toccarmi!

<Ago..>. Piagnucolo ormai disperata di quello che sta per accadermi.

<Ma dai! È solo un ago!>. Ah, lui ride! Voglio vedere lui al mio posto!

<Ti prego, fai piano...>. Sussurro con le lacrime agli occhi. Giro la testa dall'altra parte per non vedere e in più metto l'altra mano sugli occhi chiusi. Stringo il labbro inferiore con i denti, tanto che credo che fra poco mi sanguinerà. Mi tremano le gambe e sento lo stomaco vuoto. La testa mi gira e per finire mi sta venendo prurito dal nervoso. Se qualcuno mi vedesse adesso non crederebbe ai suoi occhi. La forte, coraggiosa e ribelle Isabella Swan che trema davanti ad un ago! Un ago! Un semplice cosino! Ma la cosa che mi fa paura a me di quel cosino è la punta, quella maledetta punta appuntita che punge e anche tanto! Voglio piangere!

<Fatto!>. Esulta Edward appoggiando finalmente quell'aggeggio sul lavandino. Lentamente tiro via la mano, apro gli occhi e mi giro verso di lui. Lo guardo sbalordita. Non ho sentito niente! Ma proprio niente! Forse presa da pensare al dolore alla fine non mi sono accorta di niente. Wow!

<Già finito?>. Chiedo timorosa che forse mi ha solo preso in giro. Lui sorride ancora di più e annuisce contento. Mi chiedo come faccia ad essere sempre contento sto qua... Mah!

<Sicuro? Finito, finito?>. Sembro una bimba che sta chiedendo al padre se il brutto è finito, come se ci volesse la sua conferma per tranquillizzarsi. Ed è così, ho bisogno del suo parere. Sempre con il sorriso sulle labbra Edward prende il cotone sopra al mobiletto, ci versa un po' di disinfettante e poi senza esitazione lo strofina rudemente sulla mia mano. Subito i graffi bruciano e, se vogliamo pure mettere che non lo sta facendo con delicatezza, fa ancora più male.

<Ahia! Mi fai male così!>. Dico stizzita cercando ancora di scappare dalle sue cure, ma me lo impedisce stringendomi il polso.

<Se lo facessi con più delicatezza non servirebbe a niente>. Dice rimanendo concentrato su quello che sta facendo. È sicuro di quello che fa, non un filo di insicurezza. Sembra che lo faccia da una vita. Improvvisamente un ciuffo di capelli bagnati gli ricade sul viso coprendogli gli occhi. Delicatamente lo prendo tra le dita e lo riporto indietro liberandogli la visuale. Subito Edward alza la testa sorpreso dal mio gesto e mi guarda dritto negli occhi con un'intensità che mi fa tremare. Il suo viso è lo specchio del mio: sorpreso. Mi accorgo solo dopo che quello che ho appena fatto non si fa di certo con uno che non conosci neanche o che il massimo che ci sia è detti o è stato troppo confidenziale o sono stati punzecchi e battibecchi continui. Questo perché lui mi destabilizza. Con lui è diverso, così dannatamente diverso.

Lentamente si avvicina sempre di più al mio viso, sento il suo respiro sbattere contro le mie labbra che si dischiudono di conseguenza. I miei occhi si perdono ad osservare ogni sfaccettatura del suo viso, concentrandomi infine solo sui suoi occhi. Mai visti dei più belli. Di più profondi. Di più perfetti. Senza neanche rendermene conto mi avvicino pure io e poi lui e infine io. Manca poco, quasi niente ed entrambi avremo quello che desideriamo. Il respiro si fa accelerato e credo che lui riesca a sentire il mio cuore che batte all'impazzata. Le nostre labbra si sfiorano e una scarica parte dal mio basso ventre fino a finire di bruciare nelle mie labbra. Scottata mi allontano di un millimetro e posso vedere che pure lui l'ha sentita. Lui sente quello che sento io. Insieme. Ancora ci riavviciniamo tutti e due una seconda volta e mi sento completa. Protetta. Sento di essere... Bella, quella vecchia. È bellissimo! Edward con la mano destra sul mio fianco mi porta più vicino a sé, mentre la sinistra la posa dietro la mia testa spingendomi verso di lui in modo che le nostre labbra si fondano in una cosa sola. Appoggio le mani sul suo petto nudo e con delicatezza lo accarezzo. È un semplice bacio a stampo, il primo che io abbia mai dato. È casto, ma intenso e per la prima volta mi sento come una vera donna, desiderata e amata. Nessuno dei due ha intenzione di andare avanti, ci basta quello che abbiamo adesso. Vogliamo goderci la magia del momento. È semplice, normale, bello e intenso. Questo bacio racchiude in se tutto quello che non siamo e non riusciremo mai a dirci. I segreti nascosti di cui lui parlava. I miei, i suoi, i nostri.

Finché la mia mente non mi riporta indietro nel tempo, non troppo, ma solo di qualche giorno, distruggendo tutto e portandomi in un abisso senza fine. Tutto è così nitido e chiaro che la paura torna su mozzandomi il respiro.

 

INIZIO FLASCHBACK

 

Io sdraiata per terra semi-svenuta, lui in piedi e ride. Si abbassa verso di me e in questo momento vorrei urlare, ma le forze sono state distrutte. Mi guarda e ride. Quello stronzo ride, ride di me e dice cose che non riesco a sentire, ma so che non sono complimenti. Quel lurido bastardo si mette sopra di me incurante che magari i suoi 50 chili in più di me possano soffocarmi o anche schiacciarmi. Mi tocca, mi mette le mani sotto la maglia e me la toglie lasciandomi semi-nuda davanti a lui. Io non reagisco. Sono bloccata dal mio stesso corpo e dalla mia stessa mente che mi dicono: <Sta ferma, non fare niente. Passerà in fretta>. E invece il mio cuore urla di smettere, supplica di fare qualcosa, perché un'altra volta potrebbe non sopportarlo. Ma non succede niente. Le lacrime cominciano a cadere dai miei occhi e con le mani stringo il tappeto sotto di me. Cerco di trattenere ogni rumore, di non mostrargli quanto male mi sta facendo, ma sono solo una ragazzina e per questo cedo. Intanto lui porta le sue sudice manacce sui miei seni. Li tocca, li strizza e mi fa male. Gemo dal dolore e sembra che questo gli faccia solo piacere. Ride di gusto, ride soddisfatto della sua forza e continua il suo lavoro. Mi strappa il reggiseno e lo butta da qualche parte nello studio. Poi si abbassa e mi sussurra all'orecchio: <Ricorderai questo momento per sempre e valerà per tutte le occasioni che ho perso>. Mi gela il sangue, per un secondo le lacrime smettono di scendere impaurite pure loro da quelle parole e i miei occhi si perdono ad osservare i suoi con orrore. Paura, solo questo. Puro terrore.

<E ora lasciami divertire>. Queste furono le sue ultime parole. Parole cicatrizzate nella mia mente, sulla mia pelle e sul mio cuore. Da questo momento in poi non ho avuto un attimo di respiro. È stato come un giro sulle montagne russe senza fine, ma non piacevole. Niente di quello che mi ha fatto volevo che accadesse, tutto quello era un mondo che volevo provarlo in un altro modo, ma purtroppo non tutto va sempre come vorresti. Ho cercato di pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse il presente: Jason, Nana, in una speranza, ma sembrava che tutto mi riportasse in quel momento. Non finiva più. Le lancette dell'orologio non si decidevano a suonare quella dannata ora, l'ora della libertà e io rimanevo imprigionata in quel limbo bastardo fatto solo di dolore.

Dopo un'ora e 17 minuti potei scappare da lui. Non lo degnai neanche di uno sguardo, uscii da lì il più in fretta possibile. Non volevo ricordarlo con quel ghigno soddisfatto di chi ha appena ottenuto quello che vuole. Lui doveva rimanere in quel momento in cui ero riuscita a ribellarmi, in quell'istante in cui ero riuscita a radunare tutte le mie forze e il mio coraggio per fargli provare paura, quella che lui sempre mi buttava addosso come un secchio d'acqua fredda. Subito dopo incontrai quella speranza che avevo tanto desiderato, ma in quel momento non me ne accorsi: la donna dagli occhi da mamma, Esme.

 

FINE FLASCHBACK

 

Apro di scatto gli occhi e lo allontano subito da me. All'inizio oppone resistenza, ma poi facendo pressione riesco a staccarmi da lui. Andava tutto così bene, ma si vede che non era destino.

<Bella...>. Mi chiama prendendomi un pulso. Pure lui, quel bastardo mi chiamava così. Voleva farmi soffrire. Tutti vogliono farmi soffrire!

<Lasciami!>. Urlo. Sembro una pazza, lo sembro di sicuro. Tremo come una foglia. Ho paura. L'ho rivisto, lui è tornato. Perché non può lasciarmi in pace?! Perché!

<Bella... Io...>. Cerca di dire Edward. Lui non sa quello che ho passato, lui non lo sa. Non è colpa sua, ma adesso me la sto prendendo con lui. Gli sto facendo credere che è colpa sua. È sbagliato, ma è quello che devo fare per proteggermi.

<IO NON SONO BELLA!>. È paralizzato. Non riesce dire una parola. Non sa cosa fare. Lui... Avevamo già affrontato la cosa, ma adesso è diverso. Non riesco a impedire al mio corpo di tremare. La gola mi brucia e pure gli occhi. Sento ancora le sue mani su di me. Le sento anche adesso. Sono sporca, ma l'acqua non può lavare via tutto questo. Io sono sporca nell'anima.

<Isabella... Che succede?>. Chiede cauto. È preoccupato. Lui vuole sapere, ma non può. Non posso permettergli di potermi ferire. Io devo proteggermi. Devo mentire.

<Io ti odio>. Sicura, decisa, diretta. E bugiarda. Bastardamente bugiarda. Sembra che io lo pensi veramente, lui deve crederci, ma non è assolutamente vero.

<Io... Non capisco... Il bacio...>. No, ti prego non fare così... Sto per cedere. I suoi occhi, sembra che sia sul punto di piangere. Soffre, perché? Anche io soffro, perché? Vorrei dirgli la verità, vorrei, ma non posso proprio. Devo resistere e continuare la mia tortura, perché è questo che è. Una tortura, per me e anche per lui.

<Ho sbagliato, tutti sbagliano>. Dio, che cazzata! Io mi prenderei a sberle da sola! Lo farò, ma non ora.

<Isabella, non puoi dirlo veramente!>. Mi supplica. Si avvicina e cerca di prendermi il polso, ma mi allontano facendo un passo indietro. Quanto vorrei dirgli di non credermi!

<Ti sembro una che scherza?>. Ti prego non credermi! Credimi adesso, così io potrò scappare, ma poi pensaci, capisci che ti sto mentendo, che lo sto facendo per proteggermi! Ti prego fallo! Io ho ancora bisogno di te!

<Io...>. Cerca di dire, ma si vede che è bloccato.

<Ho sbagliato, capita. Ci vado da sola in centro, puoi benissimo dire ad Esme che mi hai accompagnato, non voglio crearti altri problemi>. Con questo gli ho inflitto il colpo di grazia. Premio per ragazza più insensibile del mondo va a... Isabella Swan!

<C-cosa?>.

<Mi dispiace>. Prendo le bende sul mobiletto e poi esco finalmente dal bagno chiudendomi subito in camera mia. Una volta dentro scoppio in un pianto silenzioso. Soffoco le urla con il cuscino per non farmi sentire da lui e lascio che il dolore scorra libero su di me.

Sono stata una stronza. Lui si era aperto con me. La sua vita, il suo passato. E io? Io niente. Scena muta, ma lui comunque aveva provato ancora e ancora. E quel bacio, unico! E io cosa ho fatto? Ho scovato gli incubi del passato e ho rovinato tutto! Ho distrutto il mio cuore e il suo.

Sono stata una stronza.

 

Scusatemi, mi ero dimenticata di mettere il tatuaggio di Edward. Sorry! =)

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

annadaroma: Purtroppo a volte mi prende troppo la mano ed esagero un pochino con la lunghezza del capitolo. Ma certe volte è troppo noioso, come in questo caso, leggere tutto diseguito e serve un bel taglio! Grazie ancora e ciao! :D

 

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 12
*** Filo rosso ***


 

Fra poco piango! Sono riuscita ad arrivare al nono capitolo e ho già scritto il decimo. Per me è molto, vedere come la mia storia sia riuscita ad emergere e farsi un piccolo spazio tra i vostri cuori, mi rende veramente felice! Grazie a tutti di cuore!

Grazie alle 49 persone che seguono!

Grazie alle 10 che la ricorderanno!

E grazie alle 18 che hanno l'hanno messa tra i preferiti!

Grazie veramente di cuore!

In più grazie a tutti quelli che hanno recensito, ma anche quelli che silenziosamente vivono la storia da soli. GRAZIE!

Ora posso solo dirvi: Buona lettura! E come sempre: RECENSITE!!!

 

Filo rosso

(9capitolo)

 

Una volta il mio Papà mi ha detto: <Se ami una persona devi decidere il suo futuro. Amarti o lasciarla amare qualcun altro. Questo lo puoi decidere solo te>. E io in quel momento, mentre attraversavo la strada per andare al Red Dragon, stavo scegliendo quello che avrei dovuto fare con Edward. Chiariamoci: io non lo amo. No, quello che sento per lui non è amore. Sento però di essere legata a lui attraverso un filo e quel filo ci tiene uniti, troppo. Per questo, mi sono appena decisa a fare in modo che questo filo rosso diventi trasparente. Non posso tagliarlo, ma posso ignorarlo, evitarlo, nasconderlo. Lo devo fare per lui. E per me.

Finalmente, dopo aver setacciato tutta Forks per un'ora intera, sono riuscita a trovare sto benedetto bar e rimango veramente sorpresa quando lo vedo. Red Dragon. Il drago che è disegnato sopra l'insegna assomiglia tanto al drago tatuato sulla schiena di Edward. No, non è possibile! Però sono sicura, è proprio quello! No, no! Forse sono io che me lo immagino dappertutto. È diventato un chiodo fisso. Isabella ricorda: filo trasparente, filo trasparente!

Scuoto la testa esasperata e mi decido ad entrare nel locale. Visto da dentro, non è mica tanto male questo posto. Moderno e classico allo stesso tempo. Un bar. Tavoli neri e rossi. Il bancone, fedelmente rosso, mostra un graffito con su scritto “Red Dragon”. Bello! Dall'altra parte del locale c'è un palco con sopra tutta l'attrezzatura per una band. Batteria, microfoni, chitarre varie e una tastiera. Sono super attrezzati! Sul muro c'è attaccato un cartellone che dice di una gara di talenti. Forks' talent. Ce ne devono essere parecchi, in questo buco, di talenti... Mah!

<Ti serve qualcosa?>. Mi chiede una ragazza. Alta poco più di me. Occhi neri come la pece e corti capelli corvini. Dal lineamenti e dal colore della pelle di sicuro è di origine nativo americana. Sembra gentile e simpatica, non si sa mai però.

<Sto cercando lavoro. Mi hanno detto che voi cercavate del personale, ma non so se la fonte è attendibile>. Dico imbarazzata quando vedo la faccia dispiaciuta della ragazza.

<E chi sarebbe questa fonte? Se posso saperlo>. Chiede gentile.

<Esme Cullen>. Appena sente il nome sbarra gli occhi sorpresa e mette su un sorriso a 32 denti.

<Oh, ma allora tu sei Isabella? Isabella Swan>. E questa qua come fa a sapere come mi chiamo?!

<Come fai a sapere il mio nome?>. Adesso mi girano! Come si permettono di raccontare a tutti di me! Ahhh, che palle!

<In città non si parla d'altro!>. Dice con fare ovvio. Io, invece, rimango letteralmente stupita e scioccata.

<C-come?>. Sono agitata. Tutta Forks non può sapere i fatti miei! Non devono!

<Ma sì! L'arrivo dei due ragazzi Swan in paese è sotto le bocche di tutti da giorni! In più i genitori adottivi sono i Cullen e quindi la notizia è ancora più succulenta!>. La mia bocca sta toccando il pavimento da quanto sono scioccata.

<C-com... Io...>. Cerco di dire, ma inutilmente. La ragazza vedendo il mio impaccio continua a raccontare.

<Vedi, i Cullen, per noi comuni umani, sono come delle celebrità! Il Dottor Cullen è molto richiesto ovunque, ma nonostante tutto rimane qua, in questo buco>. Con l'ultima affermazione sono d'accordo con lei. Forks è un buco!

<Come anche la Signora Cullen! Non ho mai conosciuto persone più disponibili e gentili!>. Vero anche questo.

<E i loro figli sono i ragazzi più famosi e ambiti della scuola! Prima dell'arrivo degli Hale i tre Cullen erano i più invidiati e desiderati da tutti! E poi, se vogliamo aggiungere la fama che avevano prima, la stessa che Edward continua a portare avanti, allora erano irraggiungibili!>. Cosa?! Alice ed Emmet don Giovanni?! Oddio!

<Poi con l'arrivo degli Hale purtroppo due dei Cullen hanno trovato l'amore e molte ragazze e ragazzi si sono disperati per questo! Comunque rimane ancora Edward che non sembra avere intenzione di mettere la testa a posto come i fratelli! Meglio per noi ragazze!>. Cacchio! Sta qua mi ha appena riassunto tutta la vita dei Cullen! A me bastava un semplice: <La tua vita dori in avanti sarà affare di tutti! Buona fortuna!>.

<Wow! Quindi, il lavoro c'è o no?>. Gli chiedo esasperata. Ormai ho perso la speranza, ma sono stanca di girare. Ho bisogno di questo lavoro!

<Certo che c'è! Vieni ti porto dal capo, così vi mettete d'accordo voi!>. Oh, Santa Maria! Grazie! Grazie!

<Ok>. Non sono molto sicura che non ci sia il trabocchetto, ma vale la pena tentare. La ragazza mi accompagna davanti a una porta e mi dice di aspettare qui, poi entra e rimane dentro qualche minuto. In questo tempo sono super agitata, non ho mai avuto un colloquio con un capo e non so come comportarmi. Aiuto!

<Ecco, adesso può riceverti! Tranquilla, vedrai andrà tutto bene!>. Mi da una pacca sulle spalle che mi destabilizza un po', poi fa per andarsene, ma alla fine si gira e torna indietro.

<Comunque io sono Leah>. Dice mentre mi fa l'occhiolino. Io sorrido debolmente e dentro mi ripeto che qua sono tutti dei matti. Poi finalmente si gira e scompare. Tiro un sospiro di sollievo. La sua presenza mi metteva ansia, non perché mi stia antipatica, anzi credo che potrebbe essere una buona “conoscente”, ma adesso la sua energia e la sua esuberanza non riesco proprio a tenerle.

<Avanti>. La voce possente e maschile aldilà della porta mi riporta con i piedi per terra e mi costringo a smettere di agitarmi. Speriamo!

Lentamente abbasso la maniglia e poi entrò dentro. Richiudo la porta alle mie spalle e, quando mi da il permesso, mi siedo sulla sedia posta davanti a lui. Per essere un capo è abbastanza giovane, avrà sui 24-25 anni. Anche lui, come la ragazza, è di origine nativo, ma rimane sempre un bel ragazzo. Un corpo attentamente muscolo, occhi marroni e capelli corti neri. Non è mica male! Isabella pensa al lavoro, non al tuo capo!

<Isabella Swan>. Dice. Ma dai! Non lo sapevo! Ok, non devo fare la stronza, se no addio questo lavoro e a me serve! Se Esme e Carlisle scoprissero che non sono riuscita ad ottenerlo sarebbero molto delusi e io non devo permetterlo!

<Hai mai lavorato in un bar?>. E adesso? Che gli dico? Addio lavoro...

<No...>. Abbasso lo sguardo per non vedere la sua faccia stupita.

<Hai mai lavorato?>. Mi richiede.

<No...>. Bene e io come pensavo di avere il lavoro così facilmente?!

<Sai fare qualcosa?>. Continua esasperato.

<Prima di finire in orfanotrofio davo una mano a mia madre con i lavori domestici. So un po' cucinare e fare il caffè. Imparo in fretta e quindi non avrei problemi come barista. July ci costringeva sempre a pulire la mensa e le nostre camere, a volte ci usava proprio come schiave, come cameriere. Mi ricordo di una volta che stanca gli ho versato il suo Martini in testa! Naturalmente non lo farei mai con un cliente!>. Oddio! Mi sono persa nei ricordi! Che figura! Alzo lo sguardo e noto con sorpresa che il ragazzo sembra apprezzare e sorride. Wow!

<Io... Posso fare anche la butta fuori se proprio non vuole che faccia qualcosa dentro! So come comportarmi con le persone e anche se posso sembrare innocente e fragile so badare a me stessa!>. Il capo adesso ride divertito e allora decido di infliggere il colpo di grazia: gli occhi dolci!

<Ho bisogno di questo lavoro! Per me e per mio fratello! Anche se voi tutti pensate che visto che sono dai Cullen allora farò la più bella vita in assoluto, non voglio accettare altri soldi da loro! Voglio farcela da sola!>. Determinata, decisa e sicura. Continuo a tenere il suo sguardo per mostrargli che non sono una mammoletta. Mi scruta, mi osserva e poi sorride. Oddio, il lavoro è mio!

<Ti sta simpatico Cullen, Edward Cullen?>. Oddio! E lui che centra adesso? Forse è un suo amico e per questo prende solo gente che gli va a genio! Oppure no! Ma non si spiegherebbe allora il disegno del drago! Prima mentre entravo sono sicura di aver intravisto una foto di Cullen e di questo ragazzo... Poi da sotto la manica della maglietta si intravede la stessa coda del drago! Ma io non posso dire che mi va a genio Cullen! Non posso rovinare tutto, devo proseguire con il piano filo trasparente! Devo mentire, ma non mi prenderà mai! Mi serve questo lavoro, ma ho già preso la mia decisione.

<No, è solo uno stronzo!>. Non ho mai fatto così tanta fatica a mentire in tutta la mia vita! Alle mie parole diventa serio improvvisamente e poi si apre in un sorriso a 50 denti. Vacca boia!

<Assunta!>. Cosa?! A-as-su-nta! ASSUNTA!

<Davvero?>. Chiedo per sicurezza.

<Sì, cominci dopodomani. I tuoi giorni di lavoro saranno il lunedì, mercoledì, venerdì e domenica. E una volta al mese al sabato, sceglierai tu quando, ma in caso di emergenza deciderò io. Farei il turno di sera e quando ci ne sarà bisogno al pomeriggio. Allora: come contratto va bene?>. Se va bene? È fantastico!

<Certo!>. Esulto stringendogli la mano e ringraziandolo di cuore.

<Sono Jacob, ma puoi benissimo chiamarmi Jake>. Che fico il mio capo! Mi sta simpatico!

<Ok, allora tu puoi chiamarmi Isabella o Isa, come ti pare!>. Sono felicissima! Vorrei stritolarlo in un abbraccio, ma credo che sarebbe troppo.

<Bene, allora ci vediamo dopodomani con il tuo primo giorno di lavoro! Vieni un oretta prima per aiutare a sistemare, verso le 20.30>. Come suona bene: PRIMO GIORNO DI LAVORO!

<Ok e grazie ancora!>. Ripeto per l'ennesima volta. Gli stringo la mano ancora, mi alzo e faccio per andarmene però mi ferma quando sto per uscire.

<Ci vediamo a scuola Isabella>. Poi si gira con la sedia dall'altra parte dandomi le spalle. Rimango basita a quella sua affermazione. Vuoi vedere che va ancora a scuola? No dai, impossibile! Esco da lì con un grande punto interrogativo sulla testa, ma felice e soddisfatta per essere riuscita a trovare un lavoro. Eh, sì! Isabella Swan ha un lavoro!

Riattraverso il bar, saluto Leah al bancone e le dico che ci rivedremo lunedì per lavorare insieme e con il sorriso sulle labbra faccio per andarmene. Cerco di aprire la porta, ma questa invece si apre da sola e, l'ultima persona che mi aspettassi, appare davanti a me. Edward.

<Cosa ci fai qui?>. Gli chiedo acida. In verità sono felice di vederlo, ma questo lui non lo deve sapere. Lui è venuto. È venuto anche se io gli ho detto di non farlo.

<Esme non voleva che venissi da sola>. Mi risponde lui sicuro. Cavolo! Non ci è cascato allora! Non so se essere delusa di me stessa o orgogliosa di lui che forse ha capito.

<Ti avevo detto che ci andavo da sola! E comunque ho già fatto, stavo per tornare a casa>. Poi mi incammino fuori allontanandomi dal Red Dragon e arrivando dall'altra parte della strada. Lui naturalmente mi segue come un cagnolino.

<Non mi piace che tu lavori lì!>. E questo cosa vuol dire? Forse veramente Jacob e Ed hanno qualcosa in comune. Il drago, la foto, i tatuaggi. Devo scoprirlo!

<Non deve piacere a te infatti!>. Certo che più acida di così non potevo essere!

<E poi me l'ha suggerito Esme>. Continuo fissandolo questa volta negli occhi. Per un secondo il suo volto mostra sofferenza e dolore, poi torna serio. O forse è solo una mia impressione, ultimamente con tutto questo casino vedo cose che neanche esistono!

<Lei non sa>. È solo un sussurro, ma lo riesco a sentire comunque. Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, poi decido di rompere questo imbarazzo.

<Io vado>. Mi giro e mi incammino verso casa.

<Dove pensi di andare?>. Mi chiede costringendomi a fermarmi. Continuo a tenergli le spalle e gli rispondo.

<A casa, dove vuoi che vada!>. Riprendo a camminare e, non sentendo nessuna risposta, penso che finalmente si è deciso ad andare per la sua strada. Non faccio in tempo a fare neanche tre passi che una macchina mi sorpassa a tutta velocità e sgomma proprio di fianco a me. Di colpo mi fermo per evitare di finire investita e rimango così, con il cuore che mi batte a mille. Quando realizzo che sono ancora viva, mi avvicino al finestrino incazzata nera per dirne quattro al pazzo a cui hanno dato la patente che mi ha quasi ucciso, ma Edward salta giù dalla macchina e, senza darmi il tempo di pensare, mi prende per le gambe e mi tira su di peso.

<Mettimi giù subito!>. Gli tiro pugni e calci, ma sembra che gli stia facendo solo del solletico. Lo minaccio di urlare, gli do pure dei pizzicotti, ma Cullen resiste e ride pure lo stronzo.

<Cullen se non mi metti giù subito, giuro sulla mia testa che te la farò pagare cara!>. Sono infuriata nera. Nessuno ha mai osato prendermi di sorpresa o se l'ha fatto ha avuto sempre una bella ricompensa di sberle. Mi sento vulnerabile in questa posizione, la mia vita è nelle sue mani e io non voglio che sia così. Mi sento in trappola e so che adesso decide lui il gioco.

<Mi dispiace tanto, ma credo che la tua mente malefica dovrà elaborare un qualche modo per vendicarsi perché non ho intenzione di metterti giù Swan!>. Poi comincia a girare intorno facendomi venire la nausea. Io urlo come una matta, ma mi sento ancora peggio. Tutto gira e in più mi va il sangue alla testa. Una meraviglia!

<Cullen mi sento male, mettimi giù stronzo!>. Finalmente riesco a convincerlo e dopo aver poggiato i piedi a terra tiro subito un ceffone a cinque dita sul bel faccino del Rosso. Poi mi allontano e vado a vomitare al bordo della strada. Addio pranzo!

<Bella stai bene?>. Ma secondo te? Sai sto vomitando! Certo che a volte le domande sono veramente stupide. Lo ignoro e continuo a tenere la testa bassa sulla terra per riprendere un po' di fiato.

<Bella... Io.. Mi dispiace>. Si avvicina e mi accarezza il braccio per farmi stare meglio, ma sento solo una strana sensazione bruciarmi lo stomaco.

<Sta zitto!>. Adesso mi è venuto pure mal di testa e la sua voce mi rimbomba come se mi fossi appena scolata una bottiglia di whisky. Cerco di fare dei respiri regolari e chiudo gli occhi per concentrarmi solo sui rumori della natura, ma inevitabilmente sento solo il suo respiro sul mio collo. Percepisco la sua mano che continua a fare su e giù sul mio braccio e il suo petto che sfiora la mia schiena. Mi dite come faccio a concentrarmi sul respirare quando di fianco ho un Dio Greco che continua ad accarezzarmi il braccio?!

<Lasciami! Lasciami in pace!>. Sbotto all'improvviso. Mi alzo di scatto e mi allontano da lui il più possibile. Edward mi guarda stranito e curioso allo stesso tempo della mia reazione.

<Io...>. Cerca di dire, ma lo blocco subito.

<No, basta! Ti prego, basta! Lasciami in pace! Tu... Tu hai rovinato tutto... Non deve andare così! Non va bene! Io... Non ce la faccio!>. Sembra più una supplica e infatti ci manca solo che mi metta a piangere e poi farei tris. Mi porto le mani sulla faccia per nascondermi da lui e mi do dell'idiota mentalmente per essere stata così stupida.

<Ehi, ti porto a casa ok?>. Annuisco e insieme a lui salgo sulla macchina. Parte e per tutto il tragitto non ci rivolgiamo la parola. Qualche volta vedo che mi guarda, ma faccio finta di perdermi nel panorama. Un volta arrivati a casa scendo subito dalla macchina senza aspettarlo, corro in camera mia chiudendomi poi dentro. Avrei voluto dare la bella notizia del lavoro a Esme, ma penso che lo farò dopo, a cena. Ora voglio solo stare da sola, per un po' lontana da lui.

Isabella ricorda: filo trasparente.

--

A volte, senza che neanche tu riesca ad accorgertene, tutto ti scivola dalle mani e cade a terra rompendosi. In quel momento ti dai dell'idiota per averlo permesso, ma poi ti rassegni all'idea di averlo perso per sempre. Ti abitui alla sua mancanza e presto te ne dimentichi. Non avresti mai pensato che saresti stata in grado di poterlo fare, ma succede e tu non puoi fare niente che continuare a vivere. Ma se continuare a vivere significa contare i giorni che ti separano dalla fine, sentire continuamente un buco allo stomaco ogni volta che ti guardi allo specchio e non sapere più chi sei, allora io sto continuando a vivere, ma non so più come.

<Isa! Isa! Isabella! Isabella Marie Swan non crederesti mai a quello che ti sto per dire!>. Jason irrompe nella mia camera senza neanche bussare. Sti giovani!

<Jason! Non si bussa più adesso?!>. Dico io stizzita. Abbasso il libro sul letto e fulmino con lo sguardo J. per aver interrotto la mia lettura.

<Oh, Isa! Orgoglio e Pregiudizio l'hai letto non so quante volte, lo sai a memoria!>. Modestamente!

<Ok, spara!>. Dico io.

<Come ti ho detto all'inizio, non crederesti mai a quello che ti sto per dire!>. Non ho mia visto il mio fratellino così felice ed eccitato. Solo una volta: quando dovevamo partire per New York ed io ero la sua fotocopia.

<Beh, allora puoi anche non dirmelo visto che non ci crederò!>. Dico io facendo per riprendere in mano il mio libro, ma lui subito me lo toglie dalle mani e ignorando quello che ho detto continua ad essere elettrizzato.

<Sono nella squadra di Basket!>. Urla. Crede che non ci senta?! In questo momento da brava sorella dovrei essere super felice, anche più di lui, per questa notizia, ma invece sento uno strano nodo alla gola e rimango senza parole.

<Isa, non sei felice per me?>. Vedendo la mia faccia deve aver capito che qualcosa non va, ma non posso permettere che per colpa mia lui si senta in colpa. Quindi metto su il più finto dei sorrisi e corro ad abbracciare il mio fratellino facendogli le congratulazioni.

<All'inizio ho creduto che tu non fossi contenta della notizia, ma ora vedo che mi sbaglio!>. Infatti ti stai sbagliando fratellino, ma sull'ultima affermazione. Sono triste perché tu sei riuscito ad andare avanti, a realizzare quello che desideravi. Ed io no.

<Come non potrei essere orgogliosa del mio fratellino?! È quello che sarebbero anche loro>. Ci stacchiamo dall'abbraccio per guardarci negli occhi e vedo i suoi commossi per la mia ultima affermazione. So per certo che i nostri genitori sarebbero stati felici della notizia e lo sarei stata pure io, se questo nodo alla gola non confermasse il contrario. Mi sento uno schifo per non riuscire ad esserlo. Una sorella non dovrebbe essere così egoista e allora perché non riesco a fare altro che invidiarlo? Vorrei mettermi a piangere e ad urlare imprecando contro chiunque e domandandogli perché solo Jason ha avuto questa fortuna. Perché?

<Volevo dirlo prima a te! Rimarrai sempre la mia sorellina!>. Le parole vere di Jason mi fanno sentire ancora peggio. Lui lo ha detto prima a me! A me! Alla sorella che non riesce nemmeno ad essere felice per lui perché lo invidia! Mi faccio veramente schifo!

<Jason...>. Cerco di dire. Vorrei dirgli che lui non mi deve dare tutta questa importanza. Che non può darmene, ma non ci riesco.

<Adesso devo dirlo a tutti gli altri! Vieni giù anche te? Questa sera si mangia la pizza!>. Dice sempre con il sorriso sulle labbra.

<Certo, fra un po' arrivo>. Lo vedo andare via saltando dalla felicità e io rimango sola con le mie stupide emozioni.

************

Per la prima volta, dopo tutto il casino che mi è successo, sono in compagnia con della gente sana di mente e che non ha intenzione di farmi del male. Sono serena, ascolto in silenzio la grande famiglia Cullen che cerca inutilmente di avere una conversazione normale. Ognuno vuole raccontare agli altri quello che gli è successo oggi e non si riesce a capire niente. Gli unici che se ne stanno zitti e buoni siamo io ed Edward seduti in due divani diversi, io il più possibile lontano da lui e lui che mi lancia delle occhiate da paura. Naturalmente faccio finta di non vederlo.

<BASTA! ZITTI!>. Esme, esasperata, caccia uno di quei urli che ti fanno venire la pelle d'oca. Tutti rimaniamo scioccati da questa sua reazione, ma bisogna anche dire che la confusione era insopportabile. Povera Esme!

<Adesso, uno alla volta, direte la vostra. UNO ALLA VOLTA!>. Sgrida subito Emmet ed Alice che erano già partiti in quarta a raccontare i fatti loro. La scena è molto esilarante e faccio fatica a trattenere le risate, come tutti poi. Mi girò allora dall'altra parte per non farmi vedere da nessuno, ma inevitabilmente mi scontro contro i suoi occhi. Sorride sghembo e io di conseguenza abbasso lo sguardo imbarazzata.

<Jasper, comincia tu>. Le facce scioccate di Em ed Ali sono impagabili. Subito alle parole dalla madre cominciano a lamentarsi, ma vengono immediatamente fermati dall'espressione infuriata di Esme. Carlisle si passa la mano sugli occhi esasperato e poi sussurra che i suoi figli sono peggio dei bambini. Poverino!

Finalmente si riesce a fare una riunione di famiglia decente! A turno ognuno racconta quello che ha fatto: si passa dall'eroico salvataggio di Jasper in piscina, a come Rosalie sia riuscita a zittire Tanya senza strapparle le mesh, poi dell'ingresso nella squadra di Basket per Jason, ad Alice che è riuscita a far capire a una delle reclute che l'abbinamento viola, arancio e verde non si può vedere ed, infine, a come Emmet sia riuscito a farsi entrare in bocca più di 30 patatine in meno di 30 secondi. Naturalmente Esme gli tira subito dopo la sua ciabatta in testa. Io la stimo quella donna!

<Isabella, Edward e voi com'è andata oggi?>. Oh, cazzo! Esme non ti stimo più perché mi hai appena cacciato in un casino! Guardo di sfuggita Edward e vedo che sta per parlare, ma lo fermo subito e prendo la parola.

<Sono riuscita ad avere il lavoro al Red Dragon>. Lo dico come se non fosse niente. Non voglio vantarmi, non sono mai stata una che se la tira, anche se adesso avrei tutto il diritto del mondo.

<Ma è fantastico! E quando cominci?>. Mi chiede.

<Lunedì>. Io.

<Complimenti Isabella!>. Carlisle.

<Grazie! I soldi mi serviranno per pagare tutte le spese della scuola e vorrei comprarmi anche una macchina. Nell'arco di qualche mese e con qualche straordinario riuscirò a farcela! Non voglio essere un peso da dover essere portato in giro!>.

<A proposito di scuola...>. Salta su Alice. Il modo in cui lo dice mi fa veramente paura.

<Sapete tutti cosa ci aspetta domani?>. Perché ride? Ok, ora ho paura!

<OH, NO!>. Jasper.

<ODDIO, NOOO!>. Edward.

<NO! TI PREGO!>. Em ha una faccia! Tutti i ragazzi sono sbiancati e sembrano sul punto di svenire! Invece Rosalie batte le mani felice come una bambina che ha appena ricevuto la bambola che desiderava tanto.

<Ehi, che succede?>. Già è quello che mi chiedo pure io. Jason per fortuna mi precede.

<Oh, poverino! Lui non sa ancora! Loro!>. E mi indica. Cosa dobbiamo sapere?!

<SHOPPING!>. Eh?! Shopping? Non capisco l'utilità di questa cosa...

<E allora?>. Chiedo io a tutti.

<Oh, Bellina tu non ti immagini neanche come sia fare shopping con Alice! È terribile!>. Io odio fare shopping!

<Bene... Ci vediamo poi domani, se siete ancora vivi. Io volevo fare un giro a Forks per prendere la roba di scuola>. Dalla faccia malefica di Ali non presumo niente di buono.

<E tu dove credi di andare? Tu vieni con noi! Andremo a Port Angeles e prenderemo tutto il necessario!>. Cosa?!

<No! Io non ci vengo!>. Mi alzo in piedi di scatto e tengo la faccia da dura.

<È inutile, non mi fai paura! Tu vieni, punto!>. Ma chi si crede di essere da dare ordini a me?

<NO!>. Non mi faccio comandare da nessuno! Specialmente da una nana!

<Povera Bellina, preghiamo per lei>. Dice Em a Jasper. Edward ride e guarda il tutto lanciandomi delle occhiate strane.

<Lei viene>. Cosa?! Ma qua siamo tutti matti! Ed si alza in piedi e mi viene di fianco.

<Evviva!>. Urla felice Alice cominciando a saltare come un grillo per la stanza.

<COSA?!>. Sono scioccata. Incenerisco con lo sguardo Edward che continua a ridersela sotto i baffi. Vedendo che da lui non posso ottenere niente, vado direttamente dalla fonte.

<Senti Alice, io... Mi dispiace, ma non posso ven...>. Mi blocco all'istante quando due occhioni azzurri mi implorano. Il visino della nana malefica si piega in una smorfia di supplica e la sua vocina mi prega di venire.

<Ti prego...>. E no, così non è giusto! Io... Come faccio?! NO, ALICE! NO! Questo è quello che vorrei dirgli, ma non posso spezzare ulteriormente il suo cuoricino! Sembra un micino con quella faccia!

<Va bene, hai vinto tu!>. Sconfitta abbasso lo sguardo verso il pavimento. Non ci posso credere, ho perso! Isabella Swan a perso. Ho sempre saputo dire no alle persone, ci sono sempre riuscita e allora perché con lei mi è sembrato così tremendamente difficile?! Uffa!

<Adesso, filate tutti a letto! Domani ci aspetta una lunga giornata e non voglio assolutamente che voi non siate in forma! Su, su! Tutti a nanna!>. Certo che a volte Alice è proprio buffa. Sghignazzo sotto voce per non farmi sentire e in silenzio come gli altri torno in camera mia. In parte non mi dispiace così tanto passare del tempo con loro. Certo, l'idea di restare un giorno intero con Edward non mi esalta molto presumendo già quello che può accadere, ma ho voglia di dimenticare per un po' a parecchie cose e credo che Alice mi darà una mano.

Mi metto a letto con il sorriso sulle labbra, pensando che forse la giornata non è stata un completo disastro. Porto le dita sulla bocca e la sfioro leggermente ricordando le labbra di Edward sulle mie. Il mio primo bacio.

No, la giornata non è stata un completo disastro.

************

Stringe, fa male. Silenzio opprimente intorno a me, solo il dolore che mi sta uccidendo.

Salvami! Salvami, ti prego! Urlo.

Ma nessuno risponde. Lui, non mi risponde.

Stretto, troppo stretto. E fa male, non è mai stato così doloroso.

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Mi sveglio di soprassalto mettendomi a sedere. Mi guardo intorno e solo il buio della mia camera mi circonda. Solo quello. L'ho sognato ancora. Come tutte le altre notti, ma questa volta è diverso. Questa volta ho gridato, ho chiesto aiuto anche se lui non mi ha risposto. È cambiato qualcosa.

Decido di alzarmi, ho bisogno di un bicchiere d'acqua. Scendo dal letto ed esco dalla camera. Prima di scendere le scale lancio uno sguardo vero la sua camera, ma non sentendo alcun rumore lascio perdere e mi decido a scendere al piano di sotto. Una volta in cucina prendo un bicchiere dal mobiletto in alto e poi ci verso dentro dell'acqua ghiacciata. Sto sudando. Fa troppo caldo in questa casa. Prendo il bicchiere in mano e poi mi giro appoggiandomi con l'altra mano al lavandino. Chiudo gli occhi e poi porto il bicchiere alle labbra lasciando versare l'acqua nella mia gola. Rabbrividisco per via del liquido congelato e involontariamente lascio cadere qualche gocciolina giù per il collo fino a morire sotto la maglietta. Un sospiro pesante mi fa aprire gli occhi di scatto dalla paura e cadono dritti nei suoi. Un piccolo movimento all'altezza della sua bocca mi fa rabbrividire non dal freddo, ma dalla pura eccitazione.

Edward si è leccato le labbra. Roba da recensire ai minori!

Di conseguenza deglutisco per mandare giù quella voglia che ho di saltargli addosso. Meglio di no!

<C-cosa c-ci fai qua?>. Ti pareva che non mi mettessi a balbettare. Certo che la visuale che ho di lui non mi aiuta affatto adesso. Petto nudo -è una fissazione- con solo dei pantaloni lunghi della tuta. No, non mi aiuta per niente! Prima di rispondermi lo vedo osservarmi da cima a fondo e solo in quel momento mi ricordo che anche io sono mezza nuda. Indosso solo la mia inseparabile maglia larga da notte che mi lascia una spalla scoperta senza reggiseno e delle culotte che non si intravedono neanche.

Situazione pericolosa! Molto pericolosa!

<Non riuscivo a dormire>. Risponde trafiggendomi l'anima. Con fare nervoso porto le braccia sotto il seno incrociandolo e distolgo l'attenzione da lui spostandola sul pavimento. Pochi secondi dopo il bicchiere che avevo in mano scompare e alzando gli occhi lo vedo tra le sue. Senza neanche accorgermene Edward si è avvicinato a me e ha preso il bicchiere. Lo rigira dalla parte in cui ho bevuto io e se lo porta alla bocca finendo di bere quello che c'era ancora. Il tutto sempre guardandomi negli occhi e avvicinandosi di più a me, costringendomi ad arretrare sempre di più.

Purtroppo non ho molto spazio dietro di me e sono tra il seduto e in piedi sul lavandino. La situazione sta diventando troppo bollente, si sente una strana eccitazione nell'aria che non presume niente di buono. No, niente di buono.

<E tu che ci fai qua?>. Sussurra sensuale al mio orecchio. Poi appoggia il bicchiere dietro di me appoggiando poi le mani sul bordo del lavandino. Sono bloccata dalle sue braccia e da lui, non ho vie di scampo questa volta.

<A-avevo c-cal-do...>. Non riesco nemmeno a parlare decentemente. La sua presenza in questa circostanza mi sta uccidendo.

<Ora hai caldo?>.Non immagini neanche quanto! Continua a sussurrarmi all'orecchio strofinando poi il naso su e giù per il mio collo.

<No...>. La voce mi scompare quasi del tutto, ma ora non serve di certo quella. Si allontana quel tanto che basta per guardarmi negli occhi e sorride nervoso.

<Non hai caldo?>. Richiede e si avvicina.

<No>. Ora sono più sicura. Pian piano sto riacquistando il controllo.

<E ora?>. Si riavvicina a me, tanto che sento il suo bacino premere contro il mio e non solo quello! Lentamente lascia dei baci lungo il mio collo, dei baci che bruciano e lanciano fuoco e fiamme. Scende fino alla spalla scoperta continuando a imprimere le sue labbra sulla mia pelle e si ferma solo poco prima del seno, solo quando la maglietta gli vieta l'accesso. Intanto il respiro si fa pesante e porto la testa all'indietro chiudendo gli occhi incapace di poter fare altro. Le mie mani si appoggiano sul suo petto e sento ogni dito ardere come se fosse cenere. Dopo secondi, minuti, non ne ho idea, risale e comincia a lasciare dei leggeri baci intorno alla bocca, uno sempre più vicino dell'altro. Poi finalmente ascolta la mia supplica mentale e permette alle nostre labbra per una seconda volta di sentire il sapore delle altre. Come la prima non è niente di che, solo un sfiorarsi leggero e casto. Mi faccio portare subito in quel mondo in cui solo lui riesce a spedirmi. Mi sembra di volare, volare sempre più in alto con le ali più belle del mondo. Le ali di Edward. Le nostre labbra si toccano, si conoscono e si amano. Quell'amore che nessuno dei due sa che proviamo, ma loro, le labbra, lo sanno già. Lo sapevano prima e lo sapranno per sempre, che le altre sono quelle perfette, le uniche che riescono a farle sentire complete. L'altra metà della mela. La mela più succosa che io abbia mai assaggiato. Ma purtroppo i sogni come sempre hanno una fine e, quando vedo in lontananza i ricordi che stanno correndo verso di me, mi stacco subito da Edward e, non so come, sguscio via dalla sua presa. Faccio il giro del tavolo e cammino verso la salvezza, quando una voce mi chiama.

<Bella, non scappare da me! Non lo fare, ti prego!>. Oh, Edward vorrei tanto dirti che non lo farò mai più e vorrei tornare tra le tue braccia, ma ho fatto una promessa a me stessa e non posso non mantenerla.

<Io... Non posso...>. Mi giro verso di lui e vedo tutta la sofferenza che prova nei suoi occhi. Quei occhi pieni di vita e sentimento.

<Bella... Io...>. Tu cosa Edward? Qualsiasi cosa tu possa dire non potrà mai cambiare la mia decisione.

<Edward... Mi dispiace, ma non posso>. Senza perdere altro tempo mi giro e corro via lontano da lui. Mentre salgo le scale in fretta e furia cercando di non inciampare, un pensiero rimane impresso nella mia mente.

È inevitabile. Io sono incatenata a lui con un filo rosso.

 

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Allora:

Come avete letto sono subentrati due nuovi personaggi, Jacob e Leah. Probabilmente Jacob avrà un ruolo più importante, ma non quello che credete voi. Nonostante io sia un ex-team Jacob non ritengo che il ruolo di “rivale” di Edward sia quello giusto per il lupacchiotto. Per questo sarò solamente un semplice amico, niente di più, niente di meno. Allora vi chiederete voi: ma chi farà mai la parte del rivale di Edward? Beh, questo lo scoprire fra un bel po'. Per adesso ci sono già abbastanza problemi tra i due piccioncini, un terzo farebbe solo una grande confusione. Posso dirvi però che il tipo misterioso arriverà quando Bella ne avrà più bisogno... Sono perfida, vero? No, non credo neppure io... -.-”

Ieri ho scritto la scaletta di tutto quello che dovrà succedere da qui in avanti e quello che è saltato fuori è molto, ma molto lungo. Forse un po troppo... Per ora continuo seguendo l'idea iniziale, se poi vedo che diventa troppo allora vorrà dire che dovrò tagliare dei pezzi. Che peccato... Questo lo deciderete poi voi!

Il prossimo capitolo è già pronto, ma la mia Beta è tornata in vacanza (non sta mai a casa quella là?!) e quindi non mi ha ancora coretto il capitolo. Intanto sto utilizzando questo tempo per andare avanti e scrivere gli altri capitoli!

Spero che vi sia piaciuto il capitolo e ci sentiamo alla prossimo! Ciao!!!

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

 madda94: Le cose pian piano si aggiustano, ma come sempre prima che accada ne succedono di tutti i colori! Grazie! =)

Lullaby89: Salve nuova lettrice, sono contenta che tu riesce ad apprezzare la storia così particolarmente! Jason e Bella sono due persone completamente diverse, ma che senza l'una l'altra non riuscirebbe a stare in piedi da sola. Bella sopratutto ha un bisogno necessario del fratello, tutta la famiglia che le rimane. Questo suo modo così scontroso, nasconde invece una delle persone più deboli e fragili. Infondo chi è che riesce veramente a superare un trauma completamente? Nessuno, nemmeno la persona più forte del pianeta. Siamo solo essere umani alla fine. Edward poi è tutta una cosa a parte per lei. Un nuovo mondo da esplorare e da conoscere insieme a lui. Sarà proprio per la testardaggine di Ed che forse riusciranno a rimanere insieme. Forse...

Irenucciola Cullen: Niente scuse, le vacanze sono vacanze e a volte a meglio staccare completamente la spina! Se ti è piaciuta la scena in bagno allora quella in cucina come è stata? Passabile? ;) Grazie ancora, ciao!

luce70: Concordo con te! Purtroppo le vacanze sono già finite e io non sono ancora a metà con i compiti! Una tragedia! O.O Fino ad adesso mi sono sempre concentrata molto sul dolore di Bella per far capire come era per lei tutto, ma adesso voglio che esca dalle mie parole tutta la forza e la determinazione che lei ha, voglio che finalmente possiate sentire tutta la voglia che ha di cambiare e di buttarsi nelle braccia di Edward. Ma questi sentimenti a volte non bastano e lo vedrai anche tu, come è difficile anche solo parlare con una persona che riesce a distruggere solo con uno sguardo tutte le tue difese. Alla fine il tuo passato bello ho brutto che sia ti rimane nella pelle anche se tu apparentemente lo scordi. Il comportamento di Bella è stato istintivo, quelle cose non vorresti mai ricordarle, ma basta una situazione simile e il dolore torna come se fossi tornata indietro a quel momento. Edward deve fare un passo alla volta se vuole che lei non scappi sempre da lui, ma come può saperlo se alla fine di Bella non sa niente? Prima Bella deve parlargli e cosa importante fidarsi. Tu cosa faresti: diresti a un completo estraneo, ma che senti in qualche modo malato, sbagliato che sei legata a lui, tutti i tuoi segreti più oscuri, rischiando di esporti troppo e dandogli la possibilità, in caso ti avesse mentito, di ferirti come nessuno ha mai fatto? Io non credo che sarei disposta a rischiare così tanto e tu?

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 13
*** Apri gli occhi ***


  

Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo! La mia Beta finalmente si è decisa a tornare a casa e mi ha corretto anche il prossimo capitolo! Fra qualche giorno lo pubblicherò! Siamo al decimo e stento a crederci che di volta in volta la gente che segue è sempre di più. Veramente grazie! Spero che non vi deluda, buona lettura!

P.s. RECENSITE!!!

 

Apri gli occhi

(10capitolo)

 

Basta! Pietà, basta! Ma chi me lo fa fare?! Ah, sì! ALICE! È colpa sua se adesso sono bloccata in un camerino da due ore per provare un centinaio di roba tra vestiti, pantaloni, maglie e qualsiasi altra cosa che si possa mettere addosso! Due ore per della roba che magari non metterò mai! E non parliamo dei prezzi! Solo a pensarci mi viene male al pancreas! Roba da non crederci, al pancreas! Certo, che ogni minuto di più che passo con questa nana mi convinco sempre di più che questa è tutta matta! Non ha smesso un attimo di parlare e per di più di cose come firme, sfilate, moda e modelle! Come se io ne capissi qualcosa! E io che credevo che passare del tempo con lei sarebbe stato piacevole o addirittura divertente! In quel momento non ero in me, o semplicemente non sapevo ancora cosa mi aspettasse. Per di più sono l'unica che sta subendo questa tortura. Emmet, Jason e Jasper se la sono svignati in un negozio di videogiochi e Rosalie si è rintanata lontano da me in un negozio di profumi. Io, invece, sono costretta a stare con Alice ed Edward, il nostro facchino. Un po' mi fa pena, ma poco poco. Con tutte quelle borse, borsine e borsette da portare. Poverino!

<Allora hai fatto? Sono tre ore che sei rinchiusa lì dentro!>. Certo che questa non ti molla un secondo!

<Alice io non ci esco vestita così!>. Neanche per un milione di dollari lo farei!

<Isa non rompere! Esci! Stai benissimo!>. Certo, sta ceppa! La nana malefica mi ha costretto ad indossare uno di quei vestitini molto “ini” che più che essere vestiti sono solo per non dire che vai in giro nuda. A momenti si vedono le mutande dietro! Poi il tessuto è in pizzo e tulle e qualche parte del corpo, non coperto dai ricami, si vede tutto. Mi giro un'ultima volta verso lo specchio e sono costretta a mandare giù un altro boccone di saliva. Come posso uscire così?! Non posso è semplice! Però, in fin dei conti Ali non ha tutti i torti. Il mio fisico magrolino non stona con questo vestito. Nero, non aderente e senza una scollatura esagerata, ma abbastanza per vedere qualcosa. Senza maniche, ma con le spalline a canottiera. Diciamo che non è poi così brutto, l'unico difetto, che mi impedisce di uscire da qua, è che mi sento completamente nuda con questo adesso. Per metterlo ho dovuto indossare un perizoma nero, che per di più si vede, e il reggiseno a detta di Alice è proibito. A coprire le mie grazie per fortuna ci sono dei ricami, ma è come se non ci fossero alla fine. Ma perché devo proprio uscire?! Cavolo, non mi va di farmi vedere da lui così!

<Isabella Marie Swan se non ti decidi ad uscire da lì entro 3 secondi giuro che ti vengo a prendere io con le forza!>. Mannaggia a me e a quando gli ho detto il mio nome completo! Così mi fa ancora più paura!

<Esco, esco! Non c'è bisogno che ti metti ad urlare!>. Prendo un bel respiro e apro velocemente la tenda del camerino. Faccio qualche passo in avanti, rischiando di inciampare sui tacchi che il folletto mi ha costretto a mettere e poi per finire faccio una giravolta per mostrarmi meglio. Tutto senza guardare in faccia a nessuno, ma sento il suo sguardo perforarmi l'anima.

Non ci siamo parlati per tutta la mattina o almeno io l'ho evitato. Gli ho lanciato di nascosto qualche sguardo ogni tanto, ma sempre senza farmi beccare. Mi sento così vulnerabile, credo che potrei cadere di nuovo tra le sue braccia al più presto, ma questo non deve accadere!

<Sei bellissima>. E mi dite voi io come faccio ad evitarlo se lui mi dice queste cose mentre mi guarda in questo modo? Subito ricerco i suoi occhi e appena li scorgo brillare di malizia divento rossa come un pomodoro. Mi mordo il labbro nervosa e cerco con tutte le mie forze di non pensare a questa notte, ma non serve comunque ad un tubo.

<Oh, Isa! Sei uno schianto!>. Ma chi me l'ha fatto fare?! Chi?!

<Alice...>. Cerco di dire.

<Niente ma! Questo vestito è stato creato apposta per te!>. Sbuffo sconfitta e poi guardo il cartellino per vedere quanto costa, ma per poco non ci rimango secca! Sti tipi vogliono 600 dollari per uno straccetto con due ricami! Ma sono tutti matti!

<Oh, Alice mi dispiace!>. Mica tanto. <Ma costa troppo! Non posso permettermelo! Mi ci vorrebbe un mese intero di stipendio per pagarlo!>. Ma che peccato!

<Cosa?! Ma di questo non ti devi preoccupare!>. Mi guardo allo specchio e penso che un po' mi dispiace non prenderlo. Ma cosa dico?! La compagnia della nana mi sta facendo uscire di testa!

<Alice, voglio imparare a gestire i miei soldi e da voi non voglio altro! Scusa, secondo te perché ho cercato un lavoro? Non per usare i vostri soldi!>. Dire che Alice ci è rimasta male è poco. Si vede che vedeva questa uscita come inizio di una nuova amicizia, forse dovrei darle una possibilità.

Non voglio sbagliare come ho fatto con Nana.

<Però ci sarebbe sempre una cosa che puoi fare per me!>. In quel momento gli si illuminano gli occhi e porta le mani giunte aspettando ansiosa.

<Cosa?>.

<Ho una vecchia felpa che vorrei aggiustare. Per me ha un valore affettivo e vale molto di più di qualunque altra felpa. Purtroppo costa un sacco metterla a posto, visto che quando era nuova valeva anche molto. Ti dico questo come informazione. Solo per sapere, vero Alice? Natale non è poi così lontano come sembra>. L'ho fatto veramente? Ho dato il permesso ad Alice di potermi fare un regalo? E per di più di aggiustarmi la felpa che mi aveva regalato papà? Questa nuova vita, queste persone mi stanno cambiando troppo e in pochi giorni! Non va assolutamente bene!

<Non è molto, ma va bene! Ora vado a flertare con il commesso per cercare di abbassare il prezzo dell'altra roba! Intanto vatti a cambiare!>. Poi corre via come un fulmine. Rido spensierata vedendo come sia tutto così semplice con lei.

<L'hai fatta felice>. Curiosa mi giro verso la voce e rimango sorpresa nel trovarlo molto vicino, più di quando dovrebbe essere.

<Dovevo, non le ho fatto comprare niente per me con la sua splendida carta di credito. Dovevo fare qualcosa per tirarla su di morale>. Sorrido.

<Sei più bella quando sorridi>. Ora arrossisco però. Lentamente mi sposta una ciocca di capelli sfuggita alla coda e poi continua ad accarezzarmi lungo la guancia, fino al mento e poi lungo il collo.

<Tu sei bella sempre>. Tombola! Bene ora sono fritta! Riporta la mano al suo posto nella testa dei pantaloni e mi trafigge con lo sguardo. Per un po' non so cosa dire. Rimango ferma davanti a lui mezza nuda a decidere cosa sia meglio fare. Penso che il mio cervello non abbia mai lavorato così tanto!

<Io...>. Dico.

<Dovresti prenderlo invece. Soldi o no. Sembri una dea>. Ok, bene ora posso pure morire!

<Vorrà dire che la dea dovrà rinunciare al suo titolo perché non ci sarà mai l'occasione di metterlo, soldi o no>.

<Lo credi veramente?>. Mi chiede malizioso.

<Sono praticamente nuda!>.

<Oh, questo lo so!>. Si avvina ancora di più costringendomi ad arretrare. Mi ferma per il polso e mi spinge verso di lui. Poi mi intrappola entrambe le mani con le sue e mi imprigiona in una specie di abbraccio. Il cuore mi batte così tanto che credo che mi possa esplodere da un momento all'altro e credo che anche lui possa sentire il suo battito incessante. Il respiro accelera e di conseguenza il petto si alza andando a sfiorare il suo. Di certo avere la consapevolezza di essere praticamente nuda non aiuta e credo che anche lui sia in difficoltà. Mi guarda sprofondando nei miei occhi e facendomi sentire strana. Come se qualcosa stesse nascendo dentro di me, qualcosa di inaspettato e grande. Vorrei scappare, ma il mio cuore mi dice di rimanere. Inaspettatamente si avvicina ancora di più a me, tanto che sento il suo respiro sulle mie labbra. Un altro passo e perderei il controllo. Non lo posso permettere. Senza dargli il tempo di reagire mi libero dalla sua presa e lo spingo via.

<Ora è meglio se vado a cambiarmi>. Poi mi giro ed entro nel camerino tirando la tenda. Mi guardo allo specchio e mi tiro dei ceffoni in testa.

<Stupida Bella, stupida!>. Sussurro.

***************

<Ti prego Rosellina mia perdona il tuo orsacchiotto! Ti prego amore mio!>. Supplica Emmet in ginocchio davanti a tutto il bar e alle nostre risate. Rosalie non sembra avere intenzione di perdonare la fuga del suo fidanzato nel negozio dei videogiochi mentre lei si era girata per vedere il prezzo di un vestito. Pure Jasper ha dovuto chiedere scusa ad Alice per averla abbandonata per un giochino, ma sono bastati due occhietti dolci, un bacino e una promessa di una meritato e costosissimo regalo a 4 zeri per averla fatto subito felice. Al contrario, Rosalie non ha voluto accettare storie. È già mezzora che va avanti e ora ha pure detto ad Emmet, che si era fatto scappare qualche battuta, testuali parole: <Che dovrà trovarsi qualcun altro con cui giocare al dottore perché la sua fidanzata sarà occupata a cercarsi un altro ragazzo che odi i videogiochi!>.

Povero Emmet. Appena ha capito cosa voleva intendere la sua amata Rose è sbiancato e momenti non si metteva a piangere. Mai togliere ad un uomo il sesso! Potrebbe uscire una strage!

<Emmet lascia perdere, tanto non puoi più fare niente! Dovevi essere più furbo!>. Lo prende in giro Edward. Intanto prendo il mio succo d'arancia sul tavolo e lo porto le labbra per berlo.

<Oh senti Edward, tu devi solo tacere! Non eri tu quello che appena la nana ci trascinava a fare shopping cercavi sempre una scusa per svignartela? Solo perché per una volta sei rimasto a sbavare per Bellina non fa di te il migliore!>. Appena sento quelle parole il succo di frutta che stavo bevendo mi va di traverso e comincio a tossire. Di conseguenza tutti gli occhi si voltano verso di me divertiti. Subito dopo essere riuscita a tornare a respirare divento rossa come un pomodoro e incenerisco lo scimmione.

<COSA?!>. E vai che la cattiva Isabella è tornata in azione!

<Bellina è inutile che cerchi di fare la finta tonta, si vede lontano un miglio che succede qualcosa tra voi due! Vi lanciate delle occhiata da paura!>. Sì, ridi scimmione finché puoi!

<Cos'è che sta succedendo tra voi?>. Ecco, ci mancava solo il fratellino protettivo.

<Jason non succede assolutamente niente!>. Dico io.

<Ne sei sicura?>. Risponde malizioso Edward. Ma allora lo fa apposta!

<Isa!>. Jason è scandalizzato!

<Edward!>. Urlo io.

<Ooooooh Bellina è in calore!>. Neanche fossi un cane!

<Emmet sei solo uno scemo!>. Grazie Alice. <Non vedi che tra loro c'è molto di più che attrazione!>. ALICE?! Sono finita in una casa di matti!

<Oh, ma certo! Saranno la coppia dell'anno! E solo per sapere avete già fatto zun-zun?>. Chiede l'orso lanciando a me ed Ed delle occhiate maliziose.

<Eh, sapessi...>. Bene, Edward Cullen hai appena firmato la tua morte!

<COSA?! Isa, tu hai... Tu hai già fatto...?>. Cazzo!

<Ok, ora basta! BASTA! Emmet primo: tra tuo fratello e me non c'è assolutamente niente! Secondo: Jason non sono affari tuoi! E smettila di fare il fratello protettivo, me la so cavare benissimo da sola!>. Mi alzo di scatto dalla sedia e faccio per andarmene.

<Dove vai ora?>. Chiede J.

<A fare un giro, devo chiedere il permesso?!>. Senza aspettare una risposta mi giro e vado via.

Sono offesa. Sì, offesa da Emmet e le sue battutine del cazzo! Da Jason che adesso vuole pure fare il protettivo e si impiccia nei miei affari. E soprattutto da quel coglione di Cullen che ha fatto lo stronzo. Beh, se per lui è solo un gioco allora io non ci sto. Don Giovanni del cazzo!

Mi guardo intorno, ma non vedo niente di famigliare. Credo di non aver ancora visto quest'ala del centro commerciale.. Vacca, mi sono persa! Vabbé, adesso sarebbe inutile mettersi a girare con il rischio di peggiorare la situazione. Allora decido di mettermi seduta su una panchina vuota, vicino ad uno spiazzo dove ci sono delle giostre per i bimbi. Stranamente, però, non ci sono molti bambini ed è domenica. Mah... Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulla panca cercando di rilassarmi nonostante la confusione. Finché non sento qualcuno che mi tira per la felpa.

<Allola non tei molta!>. Oh, beh! Grazie tanto! Poi il bimbo si siede di fianco a me sulla panca.

<No, sfortunatamente sono ancora viva!>. Dico.

<Io tono Julyan, tu tome ti tiami?>. Mi chiede.

<Io mi chiamo Isabella, ma sei qua tutto solo?>. Gli chiedo preoccupata che si sia perso. Ma vedendo dalla sua faccia non sembra spaventato.

<No, la mia mamma e il mio papà tono là!>. E indica con la manina due ragazzi non troppo vecchi intenti ad abbracciarsi su un'altra panca dall'altra parte della sala.

<Lo sanno che sei venuto da me?>.

<Lo tapilanno>. Questo bimbo è una forza!

<Quanti anni hai Julyan?>. Mi mostra la manina e, dopo aver contato attentamente a sotto voce, fa vedere 4 dita nascondendo il pollice.

<Quatto>. Sorride. Biondiccio con i capelli corti. Occhi azzurri ghiaccio e un sorriso con qualche buco. Adorabile.

<Tome mai tu tei tutta tola?>. Mi chiede prendendo la mia mano e cominciando a giocherellare con le dita e gli anelli.

<Volevo allontanarmi un po' dagli altri. Mi sentivo soffocare>. Dico cercando di non dire troppo. Infondo è sempre un bimbo.

<Pecché?>. Chiede innocente.

<A volte non riesco a sopportare la gente quando è felice, forse perché io non lo sono e allora mi fa male>. Per fortuna che non dovevo dirgli troppo!

<Hai paula?>. Mi chiede guardandomi negli occhi.

<Un po'...>. E abbasso lo sguardo verso il pavimento vergognandomi di me stessa.

<Ache io ho paula a votte, ma poi alliva la mamma e allola non ho più paula!>. Anche io vorrei tanto avere ancora la mia mamma qui con me.

<Pecché la tua mamma non alliva?>. Chiede guardandosi in giro.

<La mia mamma non c'è più. È andata via>. Dico nel modo più dolce che c'è.

<E dove è andata? Chiamala e falla venile>. Muove le gambe avanti e indietro, non toccando il pavimento, poi stringe la mia mano nella sua piccolissima e mi sorride felice. Come posso dirgli una cosa brutta se fa così?

<Julyan, la mia mamma non può tornare e non posso nemmeno chiamarla>. Ti prego non fare quella domanda! Ti prego!

<Pecché?>. I bambini a volte sono troppo curiosi!

<Perché è in cielo>.

<Oh, e il tuo papà?>. Un'altra pugnalata al cuore.

<Non potevano separarsi, si amavano troppo>. Tanto da lasciarci da soli. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Non avevo mai detto a nessuno, men che meno ad un bimbo, dei miei. Tutti sapevano già e non ce n'era bisogno che lo dicessi io. E fa male invece, perché mi rendo conto che solo ora riesco a concepire la cosa veramente. Ora, con un bimbo.

Improvvisamente sento una manina accarezzarmi la guancia e poi delle piccole labbra lasciare un tenero bacino.

<Non piangele, ora passa la bua>. E stringe di più la manina tra la mia. Sorrido triste dal suo gesto così tenero e semplice, ma che è riuscito a farmi sentire un po' meglio.

<Grazie Julyan>. Con l'altra mano mi asciugo le lacrime rimaste sulle guance.

<Il tuo aggelo tustode si plendelà tura di te, vedlai>. E sorride tenero.

<Io non ho un angelo custode>. Dico triste.

<Tì, invece! La mia mamma dite semple che ogni pelsona ha un aggelo tustode. Quello della mia mamma è il mio papà e quello di papà è la mamma. Anche tu tlovelai il tuo oppule lo hai già tlovato>.

<La tua mamma è molto saggia Julyan, ma non tutti riescono ad essere felici, molti preferiscono scappare>. Gli scompiglio i capelli e sorrido falsa cercando di nascondergli il mio dolore.

<E tu non lo fale! Non sappale dal tuo aggelo tustode>. Mi guarda con quei suoi occhioni celesti che ti fanno sognare e poi sorride.

<Oh, oh! Mamma e papà si sono attorti che tono qua!>. E ride. Guardo dove prima erano i due ragazzi nella panca opposta a noi e vedo che sono scomparsi. Mi guardo in giro finché non vedo i genitori di Julyan venire verso di noi.

<Julyan quante volte ti abbiamo detto che non devi scomparire così e che non si parla con gli sconosciuti!>. Lo sgrida la madre prendendolo in braccio. Julyan allontanandosi da me lascia la mia mano e sento come un vuoto dopo nello stomaco.

<Mi dipiace mamma, ma Bella ela tutta sola e tliste>. Aspettate! Come fa a sapere il mio soprannome? Sono sicura di non averglielo detto.

<Niente ma Julyan, sei in punizione!>. No, lui non ha colpa!

<Mi scusi signora, ma Julyan voleva solo essere gentile! Quando mi ha detto che voi non vi eravate accorti che lui era con me io non ho fatto niente, non so perché, ma resta il fatto che avrei dovuto accompagnarlo da voi! Mi dispiace veramente! Suo figlio è meraviglioso ed è anche molto intelligente, dovreste essere orgogliosi di lui, è unico!>. Dico sincera.

<Mi dispiace signorina, ma..>. Non finisce di dire perché il compagno la interrompe.

<Amore non pensi di essere troppo dura? Infondo Julyan ha avuto sempre questa capacità nel saper scegliere le persone giuste. Se è andata da questa ragazza ci sarà stato un motivo o no?>. Cerca di convincerla.

<Lo so, ma io ho avuto veramente paura non vedendolo con noi!>. Lo immagino. Non deve essere molto bello vedersi sparire il figlio da sotto il naso.

<Julyan prometti che non lo farai mai più? Devi sempre dircelo dove vai>. Spiega al figlio.

<Ok, papà. Cusa>.

<Perdonami Bella, ma per una mamma perdere il figlio è la cosa più brutta che possa accaderle!>. E stringe a se ancora di più Julyan.

<Lo posso immaginare, ma mi voglio scusare ancora per la mia negligenza>.

<Non ti preoccupare, ora è passato>.

<Comunque adesso Julyan ci puoi spiegare per quale ragione stavolta dovevi parlare con Bella?>. Chiede il padre.

<L'aggelo tustode>. La madre sentendo queste due parole sorride verso il marito e un potente forza traspare dai loro occhi: amore.

<Spero che anche stavolta tu abbia azzeccato, sai non sempre ci prende>. Dice infine rivolgendosi a me.

<No, non balio io!>. Dice offeso Julyan. A vedere il buffo broncio che ha messo su scoppiamo tutti a ridere e poi anche Julyan si lascia trascinare da noi.

<Oh, no! Amore è tardissimo! E poi chi la sente più la mamma!>. Dice la madre di Julyan.

<Pranzo dalla suocera, un vero inferno>. Rido per la faccia che fa il ragazzo.

<Smettila! E prendi la roba!>. Lo sgrida la compagna.

<Scusa per il disturbo! Arrivederci Bella!>. Il ragazzo.

<Grazie per averlo tenuto per un po'>. La ragazza.

<Grazie a voi per avermi permesso di conoscerlo!>. Ci stringiamo la mano e poi si apprestano ad andare via, ma Julyan che era stato messo per terra si avvicina a me e mi dice mi abbassarmi.

<L'angelo tustode è più vitino di quatto penti!>. Mi dà un bacino veloce sulla guancia e poi corre via dai suoi genitori. Mi rialzo sorpresa e comincio a guardarmi intorno in cerca del misterioso “angelo custode”, ma non vedo nessuno. Ritorno con lo sguardo a Julyan e lui mi indica con la mano a sinistra. Poi sorride e scompare con i suoi genitori dietro alla miriade di gente. Mi giro dove indicava Julyan e rimango sorpresa di trovare l'unica persona che avrei voluto che ci fosse. Bello come il sole seduto su una panca sorride nel vedermi girata verso di lui. Non molto lontano da me, ma abbastanza per non notarlo subito è rimasto tutto il tempo lì ad osservarmi e chissà da quanto tempo. Probabilmente deve avermi seguito appena me ne sono andata, altrimenti non mi avrebbe mai trovato. Rimango colpita dal fatto che non è mai venuto da me e che ha aspettato fino ad adesso. Julyan lo ha notato, come ha fatto? Quel bimbo rimarrà sempre un mistero per me. Edward si decide ad alzarsi e mi fa segno di seguirlo. Rimango indecisa sul da farsi, ma quando mi sorride sghembo, non riesco a resistere e cammino verso di lui. Cosa sto facendo? Non lo so proprio! Forse Julyan ha ragione, non bisogna scappare dal proprio angelo custode, se è veramente lui quello giusto.

**************

A volte mi chiedo se quello che faccio non sia inutile, sia solo qualcosa per dire io ho provato. Qualcosa che però non ha valore e quindi di conseguenza viene buttato via come spazzatura. Io stessa lo butto via perché è inutile. E allora mi chiedo cosa è veramente utile? Fingere che vada tutto bene e mentire alle persone a cui mi sento legata? Credere di essere qualcuno che non sono o sperare in futuro migliore? Perché ormai non capisco più niente! Vorrei poter far qualcosa, ma non so cosa. Se qualcuno me lo dicesse magari potrei anche farlo, ma purtroppo c'è solo silenzio intorno a me. Silenzio che pian piano mi sta schiacciando.

<Ehi credi che questo potrebbe piacere ad Esme? O questo? No, forse servirebbe qualcosa di più moderno, ma guarda questo! Sì, questo le dovrebbe piacere di sicuro!>.

<Una lampada?>. Chiedo scettica.

<Sì, perché no?>. Risponde Alice non capendo dove voglio arrivare.

<Alice credi veramente che le farebbe piacere ricevere una lampada per il suo 40esimo compleanno?>. Non riesco ancora a credere che Esme fra qualche settimana compia 40 anni, io credevo che ne avesse ancora 35-37!

<Uffa, Isa! Non è poi così brutto riceve questa splendida lampada!>.

<Se te la regalassi per Natale come reagiresti?>.

<Come minimo te la tira in testa!>. Salta su Jasper.

<Probabile>. Io.

<Non è vero!>. Alice mette su il broncio.

<Oh, sì che è vero sorellina!>. Aggiunge Emmet.

<Non potresti regalarle qualcosa di indimenticabile? Infondo 40 anni non si compiono tutti i giorni!>. Dico io guardandomi in giro in cerca di quel qualcosa di indimenticabile, ma noto che in questo negozio dell'antiquariato non c'è niente di adatto.

<Tipo cosa?>. Chiede Alice. Come un flash mi torna in mente il mio compleanno di due anni fa e subito mi pento di aver fatto quella proposta.

<Tipo un viaggio!>. Dice al posto mio Jasper. Meglio, in questo modo io ho la coscienza pulita!

<Ma è un idea grandiosa!>. Dice Alice cominciando a saltare e a battere le mani come una bimba felice.

<Potremmo farglielo tutti insieme?>. E ti sembrava strano che Emmet non ne approfittasse!

<Va bene, così ci costa anche di meno!>.

<Dove possiamo spedirli?>. Chiede Rose.

<Antartide?>. Em.

<Stupido no! Europa?>. Dice Ali.

<Certo, mamma ha sempre sognato di andare in Europa!>. Jasper.

<Italia, Francia, Inghilterra o Spagna?>. Chiede Ali. Inghilterra, Londra, casa...

In quel momento smetto di ascoltare. Mi allontano da loro e faccio finta di interessarmi alla roba esposta per nascondere agli altri il mio dolore. Tra gli scaffali, sopra un vecchio mobile sono appoggiate dei vecchi ciondoli tra cui uno che ho già visto.

 

INIZIO FLASHBACK

In braccio alla mia mamma, sdraiata sul letto continuo a giocare con il ciondolo che porta al collo. Lo apro, lo rigiro, ammiro i disegni incisi sopra, le foto al loro interno e sorrido, lo richiudo e poi lo riapro. E così altre cinque volte.

<Mamma tu credi che anche io un giorno potrò ricevere questo ciondolo?>. Gli chiedo non distogliendo l'attenzione dal preziosissimo ciondolo.

<Un giorno bambina mia un uomo verrà da te e ti regalerà il suo cuore, ma bisogna avere pazienza amore>. Comincia ad accarezzarmi la schiena e i capelli, poi mi lascia un bacio sulla fronte e sorride.

<Voglio essere felice come lo sei tu, voglio una vita come la vostra!>. Dico ammirando la foto di lei e papà quando erano giovani abbracciati dentro al ciondolo.

<Lo sarai bambina mia, quando meno te lo aspetti lui verrà da te e in quel momento saprai cosa fare. Saprai che lui è quello giusto e tutto sarà così naturale che ti sentirai felice come se fosse la prima volta!>. Vedo il luccichio negli occhi di mia madre e immagino a quando anche io sarà più grande e avrò anche io quella luce che illuminerà il mio viso. E sono felice, sicura che potrò avere quello che mi aspetta. La felicità assoluta.

FINE FLASHBACK

 

Che stupida! Come potevo credere veramente che tutto fosse come le favole?! Beh, lì avevo 7 anni e non immaginavo ancora che cosa mi aspettava dalla vita, non lo potevo sapere di certo! Prendo il ciondolo sul tavolino in mano e lo guardo attentamente. Non è come quello che aveva mia madre, ma è sempre un ciondolo portafoto. Questo ha una catenella marrone con qualche perlina e oltre al porta foto ha anche una chiave attaccata. L'unica cosa che ha di uguale è il porta foto a forma di cuore. Quello di mia madre aveva una catenella d'argento molto semplice, con soltanto il portafoto sempre d'argento. Dentro custodiva una foto di lei e mio padre e un'altra di me e Jason da piccoli. Dopo l'incidente ho voluto che quel ciondolo morisse con lei e per questo ancora oggi mia madre lo indossa, non volevo separarla per sempre dall'oggetto più caro che aveva. Un regalo di mio padre. Lo apro per vedere se ci son delle foto, ma rimango delusa nel scoprire che è vuoto. Lo rigiro tra le mani sentendo una strana sensazione dentro di me.

Improvvisamente una mano si appoggia sul mio fianco e sorpresa salto in aria dalla paura.

<Scusa, non volevo spaventarti!>. E chi altro poteva essere se non Edward.

<No, tranquillo>. Rimetto il ciondolo al suo posto e vado avanti facendo finta di vedere la roba di fianco a me.

<È veramente bello questo ciondolo, non credi?>. Mi risveglio dai miei pensieri quando Ed si avvicina con in mano un ciondolo, quello che avevo visto prima.

<Sì, molto>. E ritorno sul portafoto che mette sopra al mobiletto per evitarlo.

<Ho visto che lo guardavi prima>. Dice venendomi davanti per costringermi a guardarlo.

<Sì, lo guardavo e basta>. Prima che possa fare un passo lui mi blocca il polso e mi inchioda con i suoi occhi.

<Non ti credo, non lo stavi guardando e basta>. Mi guardo intorno in cerca di aiuto, ma noto che sono spariti tutti i ragazzi e siamo rimasti solo noi due nel negozio.

<E allora, che differenza fa?>.

<La fa e tu lo sai meglio di me>. Mi guarda come se volesse scoprire tutti i segreti che nascondo solo con uno sguardo.

<Non ha importanza>. Strattono la mano intrappolata nella sua e riesco a liberarmi. Mi giro dall'altra parte e faccio per andarmene quando mi ferma.

<Bella...>. Mi giro verso di lui e prendo un bel respiro.

<Mia madre ne aveva uno simile, diceva che un giorno anche io lo avrei ricevuto da un uomo e avrei saputo che lui era quello giusto>. Poi mi rigiro dall'altra parte ed esco da questo maledetto negozio. Non ci credo ancora di aver fatto quello che ho appena fatto! Mi sono aperta con lui! Gli ho detto un pezzo della mia vita e non ha fatto così male come credevo. Per ora no.

****************

Sono distrutta. Non ho mai fatto tanta fatica in tutta la mia vita. Neanche avessi fatto una gara di triathlon! Mi butto sul letto come un sacco di patate e lascio che i muscoli si sciolgano come neve al sole sopra al materasso. Chiudo gli occhi assaporando il silenzio assoluto intorno a me e aspiro forte l'aria riempendmi i polmoni. Rilassata. Basta una parola per descrivere come mi sento, solo una. Rilassata.

<ISA! ISABELLA SWAN!>. Mi sembrava strano che andasse tutto così liscio. Mi alzo a sedere con fare scocciato e fulmino mio fratello con gli occhi.

<Cosa c'è?!>. Dico.

<Cosa vuoi per cena? La pasta o la carne?>. Chiede incurante di quello che sta per abbattersi su di lui: la mia furia.

<Stai scherzando vero?>.

<Perché dovrei scherzare sulla cena?>. Risponde Jason.

<SEI PIONBATO IN CAMERA MIA SENZA BUSSARE COME SE FOSSE SUCCESSO UNA CATASTROFE E TU INVECE VIENI A CHIEDERMI COSA VOGLIO PER CENA?! PER UNA VOLTA ERO RIUSCITA A RILASSARMI E TU COSA FAI? VIENI A ROMPERMI I MARONI!>. Jason è scioccato. Non avrebbe mai pensato questo mio tipo di reazione, ma infondo ho tutte le ragione per reagire così!

<Ok... Ma allora cosa vuoi alla fine?>. Giuro, fra poco lo strozzo!

<Esci da camera mia>. Sussurro piena di rabbia.

<Cosa?>. Chiede lui.

<ESCI DALLA MIA CAMERA JASON! ADESSO!>. Questa volta urlo e lui scappa via subito impaurito. Quando finalmente se ne andato mi rimetto seduta sul letto visto che prima mi ero alzata in piedi per la rabbia. Silenzio, quando amo il silenzio. Finché Jason rispunta fuori dalla porta semi aperta.

<Pasta o carne?>. Di conseguenza prendo il cuscino dietro di me e glielo tiro addosso. Lo prendo in piena faccia e finalmente si decide ad andarsene.

<CARNE!>. Urlo. Poi improvvisamente scoppio a ridere e cado di schiena sul letto. Ripenso alla giornata appena trascorsa e sorriso di conseguenza. In fin dei conti non è stato un disastro. Certo, certi momenti avrei voluto che non accadessero, ma poteva andare peggio. Comunque sono stata travolta da troppe emozioni in un unico giorno. Alice e il suo amato shopping, Edward e i suoi sguardi indecifrabili, Julyan e l'angelo custode e per finire il ciondolo e di nuovo Edward. Edward, Edward sempre Edward. È una persecuzione.

Mi porto le mani sul viso per nascondere il sorriso che mi è spuntato quando ho pensato a lui e mi giro sul fianco abbracciando il cuscino. Però mentre passo la mano sotto il cuscino sento qualcosa, tipo un pezzo di carta. Lo tiro fuori e mi metto a sedere. Sì, è proprio un pezzo di carta spiegazzato.

Tua madre aveva ragione, un giorno troverai sotto il cuscino, proprio come questo pezzo di carta, il ciondolo che ti spetta e avrai tra le mani il cuore di un uomo la cui sua unica ragione di vita sarai tu. Non so di preciso se quel giorno è vicino o no, ma ho la certezza che quell'uomo esiste, basta solo che ti giri e guardi avanti a te.

Di conseguenza mi giro verso la vetrata dietro di me e mi alzo in piedi per avvicinarmi. Mi affaccio e rimango sorpresa nel vedere Edward mentre è concentrato a giocare a basket. Da solo si muove velocemente sopra al campo facendo delle finte come se non fosse l'unico giocare e poi salta facendo un bellissimo canestro. È veramente bravo, non di fatto è il capitano della squadra di basket della scuola. Chissà quante cheerleader avrà dietro e quella Tanya deve essere la sua preferita di sicuro. Ok, basta Isabella! Questi pensieri sono da mammoletta e tu non sei una mammoletta! Piuttosto pensa al bigliettino che il Dio Greco ti ha mandato. Giusto, perché cavolo Edward mi hai mandato questo biglietto?! Cosa vuoi dire con questo? E poi perché?

Mi nascondo dietro la tenda appena vedo Edward girarsi verso la vetrata. Cavolo mi ha beccato! O credo, speriamo di no! Mannaggia a me e alla mia sbadataggine! Mi sporgo un po' di lato per vedere se sta guardando ancora qua, ma noto con piacere che è tornato alla sua partita. Vedo però una cosa che prima non c'era, una differenza. Edward mentre gioca sorride, quel sorriso sghembo che tanto amo.

 

Scusate veramente tanto! Mi sono dimenticata di mettere le foto (come al solito)!

Ciondolo portafoto

http://2.bp.blogspot.com/_pghXCbtB6Jg/SwvBBgLKjGI/AAAAAAAAAYs/GleZNeVfTVs/s320/DSC02873.JPG

 

Ciondolo porta foto Mamma Bella

http://www.riccioligioielli.it/images/prodotto/630_normal.jpg

 

Julyan

http://www.fotosearch.it/bthumb/THK/THK125/A0005975.jpg

 

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Allora:

Vi è piaciuto? Spero proprio di sì! Comunque volevo solo chiedervi una cosa. So che per adesso non centra molto e prima che arrivi quel momento passerà molto tempo, ma volevo fare un sondaggio. È da qualche giorno che ho sempre in mente l'Epilogo della storia e non riesco a pensare ad altro. So per certo che come fine è veramente strana, ma è particolare e come vi ho già detto io non voglio fare cose già fatte. Non voglio finire la storia scrivendo “vissero felici e contenti”, non voglio dire che si sposeranno, che avranno dei figli e invecchieranno insieme. Io voglio fare una cosa reale, voglio dire quello che per me è l'amore vero, eterno e puro. Questo però porterà molte di voi ad odiarmi, vi prego non fatelo e cercate di capirmi. Provateci almeno. Allora la domanda che voglio farvi è:

Voi volete una fine già scritta con il “Vissero tutti felici e contenti” o volete rischiare e scoprire che finale ho in mente per questa storia?

Vi dico che è anche probabile che con il tempo io possa cambiare idea, ma per adesso sono molto convinta di quello che voglio fare. Per adesso voglio solo sapere se voi siete disposte a rischiare, naturalmente farò di testa mia comunque, solo per sapere. Grazie :D

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

Lullaby89: No, invece non te ne vai! Perché muori dalla curiosità di sapere come va a finire! Scherzo, quello che volevo dire l'altra volta è che alla fine non si sa mai come sarà il futuro, adesso ho in testa un po' quello che dovrebbe succedere, ma chi mi da la certezza che domani io non cambia idea? Quel forse sta per dire che nemmeno io sono sicura di quello che dico. E comunque non voglio lettrici triste, quindi su con la vita e goditi la storia, fino alla fine!

luce70: Ti svelo un segreto, Bella non chiede mai a voce, ma dentro prega che Edward non la lasci mai. E hai perfettamente ragione, più lei lo respinge e più lui cerca di scoprire cose nuove e pian piano come vedi ci sta riuscendo. Ad un occhio esterno tutto può sembrare sbagliato, superficiale e immaturo, ma chi vive la cosa, per loro è completamente diverso. Adesso tu dici che magari non saresti in grado di buttarti, di provarci, ma io sono convinta che se fossi al posto di Bella lo faresti! Pian piano, ma proveresti a risalire. Perché quando hai passato tutta la vita a ricadere nel buio, non aspetti di ricadere più in basso, ma alla prima occasione prendi subito quella piccolissima luce che trovi e andrai avanti in qualsiasi modo possibile. Infondo tutta la vita è una battaglia, bisogna sempre lottare per qualsiasi cosa e non arrendersi mai! Quindi non dire subito che non c'è la faresti perché fino ad adesso non credo che tu sia scappata da ogni difficoltà, anche per le piccole cose. =)

madda94: Spero proprio di sì. ;)

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 14
*** La Nuova ***


 

Hola! Ecco il nuovo capitolo. Spero che non vi deluda! È arrivato il fatidico primo giorno di scuola e di certo non sarà uno dei migliori! Mi dispiace dirlo, ma sono a punto morto. Ho già scritto il prossimo capitolo, quasi completamente, ma sono arrivata a un punto che non so più come continuare. Forse lo lascerò così, sarà più corto del solito, ma sento che ci manca comunque qualcosa. La fine? Non so quando aggiornerò di nuovo, forse domani o dopodomani o forse fra una settimana, non so. Questo mi ha buttato un po' giù e ogni idea che mi viene non mi sembra quella giusta. Spero di trovare in fretta la giusta soluzione. Lo spero tanto. Bene, vi auguro una buona lettura e... Niente. Grazie di cuore, un bacio. Sabe.

P.s. RECENSITE!!! PLEASE! :D

 

La nuova

(11capitolo)

 

Bastano pochi secondi e tutto cambia. Bastano pochi secondi e il mondo può caderti adesso rompendoti, ma bastano pochi secondi perché la tua vita si trasformi in una favola. Bastano, invece, pochi secondi e la tua vita diventa più normale di quanto tu l'abbia desiderata e tutto cambia come non avresti mai sperato.

<SVEGLIA! È TARDI! MAMMA MIA QUANTO è TARDI! ISABELLA TI VUOI SVEGLIARE?!>. Uno stridulo aggiunto a un insistente saltare su e giù sul mio letto mi catapultano nel mondo dei vivi buttandomi direttamente giù da quello dei sogni. Una caduta non dei migliori direi.

<ISABELLA MARIE SWAN! C'è SCUOLA!>. E chi altro poteva essere se non la nana malefica? La prossima volta mi devo ricordare di chiudere la porta a chiave per evitare che sta pazza entri di nuovo in camera mia a rompere!

<ALICE CHE VUOI?!>. Urlo frustata. Di mattino sono insopportabile, ma se questo è il buon giorno allora mi serve una bella tazza di caffè!

<SONO LE 7 E MEZZA! È TARDI!>. Urla continuando a saltare sul letto.

<LA VUOI PIANTARE DI URLARE E DI SALTARE SUL MIO LETTO!>.

<NON TI SVEGLIAVI!>. E non smette.

<MA ORA LO SONO!>. Urlo più forte. Credo che le nostre voci si riescano a sentire anche dall'altra parte dell'America.

<Oh, scusa>. Finalmente scende dal letto e parla normalmente. Mi porto una mano sugli occhi accecata dalla luce. La nana malefica deve aver pure tirato su le tapparelle. Bastarda!

<Isa muoviti! Allora: sulla sedia ci sono i tuoi vestiti, noi ti aspettiamo giù!>. Poi esce saltellando e finalmente il silenzio cala intorno a me. Pace.

SONO LE 7 E MEZZA! È TARDI!

Come un fulmine le parole di Alice mi appaiono davanti agli occhi e mi alzo di scatto. Guardo la sveglia sul comodino e vado in panico vedendo che sono veramente le 7 e mezza. Mamma quanto è tardi! Mi alzo di scatto, ma inciampo nella coperta e cado con la faccia per terra. Buon giorno Isa!

<Cazzo! Cazzo, è tardi!>. Corro subito in bagno e in meno di 3 minuti mi faccio la doccia. Una super doccia! Poi torno in camera e predo la roba che mi ha preparato Ali e la metto sul letto per analizzarla. Ma noto con disgusto che quello che mi ha preparato non va assolutamente bene.

<Oddio!>. Minigonna rosa abbinata a una camicetta bianca con dei ricami rosa. In più delle calze bianche con dei tacchi rosa. Per finire un completino d'intimo, sempre rigorosamente bianco e rosa, che lascia troppo libertà all'immaginazione maschile. Ma cosa crede quella là? Non sono mica una barbie che si veste solo di rosa e bianco?! Oddio! Velocemente mi tuffo nella cabina armadio e tiro fuori un reggiseno e delle mutande normali. Nere semplici e con qualche ricamo. Poi scavando più a fondo riesco a trovare dei jeans un po' logori. Prendo a caso una maglia blu scuro molto semplice da un cassetto e la indosso subito. Larga e con il collo largo mi lascia così una spalla scoperta. Le maniche arrivano fino al gomito e infondo alla maglia ha una specie di elastico che la fa aderire al mio bacino. In ogni caso si vede un po' troppo se mi piego in avanti, perciò metto sotto una canottiera grigia. Perfetta e normale, ora mancano solo le scarpe. Nascoste dietro a tanti tacchi trovo le mie fidatissime All Stars e le indosso senza aspettare altro tempo. Lascio i capelli corti sciolti e poi metto la matita nera intorno agli occhi. Prendo velocemente la borsa a tracolla con qualche quaderno e tutto il necessario e corro giù per scale rischiando di inciampare un paio di volte.

<Sono pronta!>. Dico tutta trafelata. Come immaginavo sono l'ultima e tutti i ragazzi mi stavano aspettando. Carlisle deve essere già andato a lavoro ed Esme sta preparando le ultime cose per andare pure lei. L'occhiata scocciata di Rosalie mi fa deglutire e abbasso lo sguardo imbarazzata.

<Muoviti a mangiare, non abbiamo tutto il tempo del mondo!>. Dice acida Rosalie. Prendo subito un fetta di toast e momenti mi strozzo a mangiare velocemente. Poi bevo tutto d'un sorso il bicchiere di latte e infine sono pronta. Emmet ride alla scena, Rosalie sbuffa e se ne va e Jason muova la testa rassegnato. Alice appena vede come sono vestita comincia ad urlare come una matta.

<Alice la vuoi smettere?! La roba che mi hai preparato andava bene per una barbie! Il rosa è un colore che non mi dona!>. Dico. Lei, invece, mette su una faccina triste tanto carina, ma non mi frega stavolta.

<Tu la volevi vestire di rosa?!>. Dice esterrefatto Jason.

<Perché? Cosa c'è che non va nel rosa?>. Chiede lei.

<Ahah! Oddio! Tu vestita di rosa! Ahah!>. Jason.

<J. smettila, per il tuo bene!>.

<Allora ragazzi siete pronti per il vostro primo giorno di scuola?>. Chiede felice Esme.

<Eccome!>. Jason.

<Sì>. Alice.

<Neanche un po'>. Emmet.

<Per niente!>. Rosalie.

<Oddio, no!>. Jasper.

<Non vedo l'ora!>. Edward.

<Non me lo ricordare>. Io.

<Oh, beh tanto dovete andarci lo stesso!>. Dice Esme.

<Lo sappiano>. Diciamo tutti in coro.

<Buona fortuna allora! Ciao!>. Ci saluta lei.

<Ciao a dopo>. Noi. Poi usciamo di casa e andiamo verso il garage.

<Allora io, Jazz, Rose, Em ed J. andiamo con la decapottabile e tu ed Ed andate con la Volvo>. Dice Alice. Oddio, no! Di nuovo con Edward da sola non posso farcela!

<No, io vado con Isa! Voglio chiedere un paio di cose ad Edward!>. Dice Jason. Senza dare il tempo ad Alice di replicare salta dentro la Volvo e fa segno a me e Cullen di salire. Santo Jason!

<Niente da fare Alice! Ci vediamo a scuola!>. Poi entro pure io in macchina. Edward mette in moto e partiamo senza aspettare gli altri. Io e Ed davanti e il mio fratellino dietro. Almeno non siamo soli!

<Allora Jason cos'è che volevi chiedermi?>. Chiede Edward lanciando uno sguardo dietro.

<Volevo chiederti delle tattiche da usare con le ragazze! Come fai tu!>.

<JASON!>. Dico stupita.

<Bella è normale che tuo fratello voglia cominciare ad attirare le ragazze!>. Dice Edward.

<Attirare le ragazze? Cos'è, sono degli animali che devono essere catturati?!>. Dico io.

<Bella? E da quando Edward può chiamarti Bella?>. Oh, cacchio! In questo momento il fratello protettivo non ci vuole proprio!

<Da quando tu hai raccontato i fatti miei a tutto il mondo!>.

<Allora Jason devi sapere che le donne amano tanto i complimenti, ma non troppo! Vogliono essere desiderate e corteggiate!>. Dio che cazzate!

<Beh, questo si sa!>.

<A volte è facile prenderne una, ma non per questo sono le migliori. Ci sono quelle con cui devi impegnarti e ci vuole tempo o un appuntamento! Tranquillo, dopo qualche complimento e qualche allusione al futuro vi ritroverete sotto le coperte!>. Oddio! La scema sono io che sto a sentire senza dire niente! Adesso mi sentono!

<Sei un grande Edward!>. Dice emozionato Jason.

<No, un idiota!>. Ribatto io.

<Beh, visto che credi di saperne di più sulle donne di me, potresti parlare tu al posto mio!>. Cullen fai poco il furbo che tanto io non ci casco!

<Con piacere! Jason tutto quello che ti ha detto Cullen è solo una stronzata! È vero, alcune ragazze sono facili da “prendere”, se vuoi delle oche senza cervello! E quelle che il tuo caro insegnate chiama “difficili” sono quelle con un cervello e che sanno che una notte di sesso non serve assolutamente a niente! Alle donne gliene frega fino a un certo punto dei complimenti, loro vogliono i fatti! Vogliono le prove che possono fidarsi, di poter buttarsi nelle braccia di un uomo senza cadere e cosa molto importante, vogliono la conferma che non sia tutto un brutto scherzo. Mai prendere in giro una donna, potrebbe diventare il tuo peggiore nemico!>. Dico seria. Edward mi guarda e poi scoppia a ridere. Povero, non immagina neanche in che guaio si è cacciato!

<Io non riderei Ed>. Gli consiglia Jason che invece ha preso con serietà i miei consigli.

<Ma dai! Le ragazze peggior nemiche di un uomo.. Ahah!>. La faccia timorosa di Jason riesce a placare le risate di Edward.

<Jason...>.

<Tu non sai, ma le donne sanno essere molto vendicative! Specie quelle come mia sorella, quelle con la testa!>. Lo informa J.

<Non puoi dire sul serio...>. Dice Ed preoccupato.

<Se sapessi cosa ha combinato mia sorella ai ragazzi che le stavano su o che semplicemente avevano fatto un commento fuori posto non rideresti di lei>. Oh, che soddisfazione! La faccia scioccata di Edward è una cosa impagabile!

<Tu!>. Mi indica lui.

<Io?>. E faccio la faccia innocente.

<Tu non ce l'hai la testa!>. E sorride. Oh, povero Ed!

<Ho lo vedrai presto mio caro>. Per fortuna siamo arrivati e posso scendere senza dare il tempo ad Edward di rispondere. Purtroppo mi pento subito di averlo fatto perché mi ritrovo sotto gli occhi di tutti. Sono la nuova, me lo devo ricordare.

<Siamo a scuola!>. Dice tutto eccitato Jason.

<Yiuppi>. Io per niente. Jason scende anche lui e corre subito via, dove non ne ho la più pallida idea!

<Ehi Swan, già bloccata?>. Ride Cullen. Non gli rispondo neanche e chiudo la portiera della macchina cominciando ad incamminarmi verso l'ingresso sentendo ogni singolo studente seguirmi. Odio essere al centro dell'attenzione!

<Eddy, amore mio! Come stai? È dall'altra sera che non ci vediamo! Perché non mi hai più richiamata?>. Una voce stridula e molto fastidiosa attira la mia attenzione. Mi giro e vedo una ragazza avvinghiata a Cullen. Subito sprofondo nei suoi occhi, ma poi li distolgo tornando sui miei passi. Fa male vederlo con un'altra. Il dolore è la prova che lui non è quello giusto.

<Ero impegnato, ora devo andare. Ciao Tanya>. Inevitabilmente la sua voce arriva alle mie orecchia e per un secondo sono felice che lui abbia smammato quell'oca.

Di certo non l'ha mollata per te!

Giusto, io ero solo un passatempo, qualcuno da torturare e solo una delle tante. Sono proprio una stupida!

<Ehi, dove pensi di andare?>. Mi giro di scatto e rimango sorpresa di trovarmelo di fronte. Per fermarmi mi ha preso per la mano e non mi ha ancora mollato. Non voglio farglielo notare, perché questo contatto mi piace molto. Masochista? Sì, molto.

<In segreteria>. Dico io.

<Beh, la segreteria è dall'altra parte>. E sorride sghembo.

<Oh...>. Wow, che risposta!

<Ti accompagno io, dai!>. Sempre tenendomi per mano mi accompagna fino alla segreteria. Per tutto il tempo non mi ha mai rivolto la parola e nemmeno io, ma vedendo il sorriso sulle sue labbra mi rilasso. A questo gesto però tutta la scuola ha cominciato a bisbigliare sotto voce e qualche ragazza mi ha pure lanciato degli sguardi omicidi che ho ricambiato volentieri. Sono sempre Isabella Swan io!

<Salve signora Cope, lei è la nuova studentessa Isabella Swan>. Dice Edward al posto mio. È una mia impressione o Ed ha fatto gli occhi dolci alla signora Cope? O.o

<Oh, Edward! Bentornato! Come sono state le vacanze? Sai, sei sempre più bello! Pensi che pure quest'anno farai strage di cuori? Povere ragazze, passi tu e cadono subito ai tuoi piedi! Vincerai anche quest'anno il premio per l'uomo più ambito da tutti! Bello, bravo e intelligente! L'uomo perfetto!>. Dio, che oca! No, mi sbagliavo è la vecchia oca che fa gli occhi dolci ad Ed. Che schifo!

<Grazie mille signora, come le ho detto lei è la nuova e vorremmo tutto il necessario>. Ripete dolce con il miele. Da vomito!

<Oh, certo! Che sbadata!>. Lancia un occhiata di ghiaccio a me che mi lascia di stucco, poi nota le nostre mani ancora strette tra loro e mi guarda ancora peggio. Questa è tutta fuori! Quando si gira per prendere i fogli dal cassetto dietro di lei io guardo Edward allucinata e lui sorride e mima “poi ti spiego”. Rido esasperata, ormai ho capito che a Forks ci sono solo dei matti, matti da legare!

<Ecco tesoro, questo modulo deve essere firmato da tutti gli insegnanti e questa è la piantina>. Parla ad Edward come se fosse lui quello nuovo. A me neanche mi guarda, no anzi se mi guarda mi fulmina!

<Grazie mille signora Cope! È la migliore! La trovo molto bene, le vacanze servono sempre a tutti! Arrivederci!>. Mamma, che sviolinata!

<Oh, Edward come sei gentile! Ciao! Torna presto a trovarmi!>. Oddio, speriamo di no, ma per lui! Usciamo dalla segreteria e torniamo nei corridori.

<Tesoro torna presto a trovarmi!>. Prendo il giro la vecchia imitando la sua voce. Edward scoppia a ridere e poi si passa la mano tra i capelli scompigliandoli. È nervoso.

<Sei andato a letto pure con la signora Cope?>. Gli chiedo sempre ridendo.

<Cosa?! No! Non sono così pazzo! Ma quella vecchia zitella si è presa una cotta per me e non mi molla più! Però, quando voglio uscire prima da scuola o saltarla, mi basta solo fare due occhietti dolci e puff, ho il permesso per uscire!>. Certo, che non è mica male come idea! Chissà che succederebbe se facessi pure io gli occhietti dolci alla signora Cope? No, forse meglio di no.

<Bella...>. Mi dice tornando serio.

<Sì...>.

<Non ti ho ancora dato il buon giorno come si deve oggi>. Eh?!

<Io... N-non...>. Cerco di dire. Ma senza perdere altro tempo mi tira a se e poi avvicina le sue labbra alle mie. Si ferma proprio quando mancano solo pochi centimetri e rimango immobile aspettando che faccia qualcosa. Il cuore mi batte a mille e questa attesa è snervante. Torna ad avvicinarsi e già pregusto il sapore delle sue labbra, quando all'ultimo secondo devia e posa un delicato bacio sulla mia guancia. Mi si mozza il respiro e sento il cuore volare via. Povero! Si allontana da me e mi specchio nei suoi occhi. Sento il viso andarmi a fuoco e so per certo che questa scena non se l'ha persa nessuno. Comincio ad odiare questa scuola!

<Ora possiamo andare in classe>. Se, certo! Come minimo non penso ad altro per tutta la mattina! E mano per mano, sotto gli occhi insistenti di tutti, attraversiamo i corridoio, io a testa bassa, rossa come un pomodoro e lui sorridente come non mai.

*****************

Suona! Dai suona! Cazzo, vuoi suonare campanella del cavolo! Sei pure in ritardo di 3 minuti, ti decidi a mettere fine a questa tortura! Non ce la faccio più a sentire le cazzate che dicono questi deficienti qua! Due ore! Due interminabili ore a sentire solo cazzate! Visto che è il primo giorno il prof di inglese si è inventato che a turno dobbiamo raccontare quello che abbiamo fatto nelle vacanze. Cazzo vuoi che abbiamo fatto? Le solite stronzate che si fanno! Dio, dopo un tipo tocca a me e ovviamente è quello che tutti aspettano. Sentire come la nuova abbia trascorso le sue vacanze all'orfanotrofio deve essere molto interessante per questi figli di papà del cavolo! Farsi gli affari loro, no?! Cazzo, vuoi suonare campanella di merda?!

<Signorina Swan è il suo turno, le va di dirci cosa ha fatto quest'estate!>. No, non mi va proprio! Prof schifoso, scommetto tutto quello che vuoi che non vedevi l'ora che toccasse a me! Deve essere molto emozionante sapere qualcosa di nuovo in questo buco di città!

<Signorina Swan?>. Ma vada al diavolo! E anche la campanella che non vuole suonare! Oggi ce l'hanno tutti con me!

<Allora, stiamo aspettando?>. Ecco, il mio silenzio ha attirato l'attenzione di chi all'inizio non gliene fregava niente di tutta sta bagianata! La solita fortuna!

<No>. Oddio, adesso sono nei guai!

<No, signorina Swan?>. Ma è sordo?

<No>. Dico stavolta più sicura.

<Non ci siamo capiti, lei non può dire no>. Sto qua è tutto fuori, prima fa una domanda e poi tu non puoi rispondere come ti pare e piace! Fai prima a ordinarlo cretino di un prof!

<Invece posso>. Il prof comincia ad arrabbiarsi.

<No, le ho detto di no! E ora racconti alla classe quello che ha fatto durante le vacanze!>. È talmente arrabbiato che gli sta fumando il parrucchino!

<No>. E sorrido sfidandolo con lo sguardo!

<Come si permette?!>. Dice offeso.

<No, come si permette lei! Lei ha fatto una domanda e io ho scelto di non risponderle! Ho tutto il diritto e la libertà di poterlo fare e lei non può obbligarmi a fare qualcosa che non voglio! E ora mi scusi, ma la campanella sta suonando e io vorrei andare>. Mi alzo e prendo le mie cose.

<Cosa sta facendo?! Torni subito al suo posto, la campanella non sta affatto suon->. Ma proprio in quel momento il driin interrompe il prof con il parrucchino fumante e lo lascia spiazzato.

<Ah, no?>. Sorrido vittoriosa ed esco dalla classe tra gli applausi e i fischi di tutti i compagni e sotto gli occhi sconcertati del prof. Hanno voluto che andassi a scuola, ma ci vado a modo mio!

Cammino veloce cercando di ignorare tutti e tutto. Non mi mollano un secondo, neanche fossi un alieno! Mi verrebbe voglia di urlare, ma credo che peggiorerei solo le cose.

Improvvisamente vado a sbattere contro un ragazzo e senza volere gli faccio cadere tutti i fogli che teneva.

<Oh, no! Scusa! Non volevo!>. Dico subito dandogli una mano a raccoglierli.

<No, tranquilla! A volte capita>. Dice lui.

<No, è colpa mia! È solo che questo posto mi sta facendo uscire di testa!>. E mi porto una mano tra i capelli nervosa.

<Posso capirti, qua sono tutti matti!>. Dice ridendo. Una risata cristallina, limpida e dolce. Per la prima volta alzo gli occhi dai fogli e lo guardo in viso. Occhi marroni, come i miei. Cappelli corti castano scuro e mossi. Lo guardo attentamente negli occhi e scorgo tanta dolcezza e semplicità. Sorrido e stranamente tutto quello che è accaduto questa mattina scompare facendomi sentire normale. Torniamo a raccogliere i fogli rimasti e poi ci alziamo in piedi. Gli do i miei e lui li prende. Rimaniamo in silenzio qualche secondo e poi mi decido a fare una cosa che non faccio da tanto, ma da tanto tempo, tanto che mi tramano le mani per l'emozione.

<Io sono Isabella, Isabella Swan>. E gli porgo la mano. Lui rimane sorpreso dal mio gesto, ma sorride e mi da la sua.

<Io sono Ad->. Ma una nana malefica interrompe tutto.

<Bella che cosa ti è saltato in testa di fare durante inglese? Sei pazza?!>. Alice mi prende per il braccio facendomi dare le spalle al ragazzo di prima.

<Non ho fatto assolutamente niente! Quel prof con il parrucchino fumante è completamente fuori di testa! Lui mi ha fatto una domanda e io ho deciso di non rispondergli!>. Cerco di girarmi dietro per vedere se c'è ancora il ragazzo, ma Alice mi strattona subito e mi torna a girare verso di sé.

<Non puoi fare così! È il primo giorno, se fai così ancora rischi che poi i prof te la fanno pagare!>. Dice seria.

<Alice cosa vuoi che mi succeda?!>.

<Promettimelo che non discuterai ancora con i prof!>. Oddio, che mi tocca fare!

<Alice...>.

<No, niente Alice! Promettilo!>. Mamma, se insiste!

<Ok, ci proverò... Ma non ti prometto niente!>. Dico sbuffando.

<È già abbastanza!>. E sorride.

<Che materia hai adesso?>. Mi chiede.

<Matematica>. Dico leggendo l'elenco che mi ha dato la segreteria.

<Oh, che peccato! Io ho storia! Beh, ci vediamo dopo a pranzo, ok?>.

<Ok, ciao!>.

<Ciao e non combinare danni!>. Rido e mi giro verso il ragazzo.

<Scusami, ma la mia amica -ho detto veramente mia amica?!- ci ha interrotto e quando parla non si ferma più. Dicev->. Ma quando mi sono girata del ragazzo non c'è più l'ombra e nemmeno dei suoi fogli. Mi guardo intorno in cerca di lui, ma niente. Che peccato, sentivo che potevamo diventare buoni amici e invece è andata a finire così. Triste e delusa mi avvio verso la lezione di matematica.

***************

Finalmente è ora di pranzo! Non perché mi alletti tanto mangiare le schifezze che danno, ma perché non ricordavo fosse così noioso andare a scuola. All'orfanotrofio ero abituata a studiare da sola, giusto proprio per imparare cose nuove e per passare il tempo, ma ora sono obbligata a stare seduta ore e ore e a stare sentire dei prof noiosissimi che sbagliano pure le formule. No, non ci riesco. Ma come ho detto prima, ora è la pausa pranzo e voglio godermi tutti i 30 minuti che ho a disposizione senza pesare a niente. Mi avvio verso la mensa seguendo questa volta la massa di ragazzi che corre verso il cibo. Arrivo e mi sembra di essere un pesce fuori dall'acqua. Una volta varcate le porte della mensa tutti gli occhi automaticamente si girano verso di me e seguono ogni passo che faccio. Insopportabile! Mi guardo intorno in cerca del tavolo dei ragazzi e poco dopo lo trovo un po' più avanti a me. Alice si sta sbracciando come una forsennata per farsi notare da me e io sorrido alla scena. Jasper inutilmente le dice di smetterla visto che l'ho vista, ma lei continua. Ci sono già tutti, tutti tranne Edward.

<Ehi, ragazzi>. Mi siedo senza neanche andare a prendere qualcosa da mangiare.

<Ehi, Bellina è il primo giorno e sei già famosa in tutta la scuola! Pensa ho sentito dei professori che ti lodavano per essere finalmente riuscita a far tacere il prof di inglese! Sei un mito insomma!>. Urla Emmet.

<No, non credo. Comunque grazie>. Sorrido.

<Isa non mangi niente?>. Mi chiede Jason notando nessun vassoio nelle mie mani.

<Ho mangiato qualcosa prima in bagno>. Mento.

<Perché?>. Mi chiede scettico. Cavolo, non ci crede!

<Mi era venuto un attacco di fame e per questo ho chiesto alla prof se potevo uscire perché avevo bisogno del bagno>. Ti prego credimi!

<Ok>. Sì!

<Però una mela potresti pure mangiarla...>. E mi da una mela rossa.

<Va bene...>. Gli do un morso, poi un altro e un altro ancora. Solo ora mi accorgo che in verità avevo fame ed eccome! Intanto mentre io mi perdo a mangiucchiare qualcosa i ragazzi tornano a parlare tra di loro.

<È buona?>. Mi sussurra all'orecchio. Poi si siede di fianco a me. Sorride e mi sento il cuore che batte a mille. Mi continua a guardare finché Alice non gli chiede qualcosa.

<Ehi, Eddy che fine avevi fatto?>.

<Non mi dire che ti sei chiuso di nuovo nello stanzino delle scope con Tanya?!>. Chiede Emmet appena vede la faccia imbarazzata del fratello. A quelle parole però sento una lama conficcarsi nel mio petto, una piccola lama che però cresce lentamente e mi lascia senza fiato. Abbasso gli occhi e faccio finta di non aver sentito.

<Ehm, diciamo che abbiamo ripassato scienze...>. Dice Edward strafottente. E quindi alla fine avevo ragione, per te sono solo un stupido gioco! Beh, Edward Cullen non mi faccio di certo fregare da uno come te!

<Nonostante sei cotto di Bellina, le vecchie abitudine sono sempre dure a morire!>. Em ride. A questo punto non riesco più a sopportare altro e mi alzo di scatto dalla sedia. Non guardo nemmeno Edward perché potrebbe vedere tutto il dolore che sto provando ora, ma prima di andarmene dico tutto quello che devo dire.

<Vaffanculo Emmet!>. Mi giro e vado via. Sotto gli occhi sbalorditi di tutti lascio la mensa ed esco in giardino. Lo so, è sbagliato prendersela con Em, infondo lui aveva fatto solo una battuta, una battuta di cattivo gusto, ma alla fine solo quello. Lui non sa quello che è successo con Edward. Lui non può sapere. Prende un bel respiro a pieni polmoni e guardo il cielo grigio minacciare di piovere. Ma vaffanculo anche a te, tempo di merda! Giro praticamente tutto il giardino per trovare il posto perfetto in cui nascondermi, ma ognuno ha sempre qualcosa che non va: questo troppo evidente, qua non mi piacciono i cespugli, l'albero è troppo piccolo, i fiori sono appassiti, finché ormai senza speranze trovo una grossa quercia vicino al campo di basket. Non è molto nascosto come posto, ma va bene lo stesso. Mi siedo per terra appoggiando la schiena contro il tronco e metto le cuffie all'orecchio sotterrandomi sotto le note di Famous Last Word dei My Chemical Romance (Link-->http://www.youtube.com/watch?v=8bbTtPL1jRs). Dimentico ogni cosa, spengo il cervello e lascio che sia la musica a darmi quelle emozioni che mi servono. Sono come un computer. Lascio che qualcun altro comandi per me ed io faccio solo quello che mi dicono. Non devo decidere niente, non devo avere paura di sbagliare, non devo avere paura e basta. Sono solo un semplice computer senza libertà, solo questo vorrei essere.

<Ehi, Isa...>. E mi strattona il braccio per svegliarmi dal mio stato semi-cosciente.

<Che caz->. Ma appena apro gli occhi rimango immobilizzata. Stavo per dire “che cazzo vuoi?!” al mio capo! Oddio, ci è mancato poco!

<Jacob... Jake, ma tu...>. Gli chiedo alzandomi in piedi e togliendomi l'i-Pod dalle orecchie.

<Tranquilla, posso capire che tu abbia avuto un giorno stressante>. Cacchio, se ne accorto!

<Comunque anche io vengo qua, faccio l'ultimo anno>. Mi dice sereno.

<Ma quindi tu hai veramente...>.

<Sì, ho 19 anni>. Sorride.

<E non sei mai...>.

<Mai stato bocciato>. Ma quanto cazzo sorride?!

<Oh...>. E poi il silenzio cala.

<Bene, ero venuto solo per salutarti. Ci vediamo stasera ciao!>. E va via. Ho rischiato veramente grosso, cavolo! Per fortuna che Jake non è uno di quei capi che non ti fanno passare nulla, speriamo! Sospiro e mi rimetto a sedere per terra. Ritorno a mettere le cuffie e metto il volumo al massimo per far capire ad ogni scocciatore che adesso non sono in vena. Chiudo gli occhi e spero che almeno stavolta posso avere un po' di pace. Ma sembra che questo la gente non voglia capirlo. Uno strattone mi fa aprire gli occhi di scatto. Sono arrabbiata e non riesco più a trattenermi, ma se fosse di nuovo Jacob non posso di certo fargli una scenata. Per questo metto su il più finto dei sorrisi che si spegne subito quando alzo lo sguardo e vedo chi è che rompe.

<Che cosa vuoi?>. Sputo acida.

<Che cosa ci facevi con Black?>. Mi dice lui con rabbia.

<E a te cosa interessa?>. Alzo la voce e mi alzo in piedi per essere alla sua altezza, più o meno.

<Cosa ci facevi con Black!>. Scandisce ogni singola parole lentamente come se fossi scema e stringe i denti infuriato. Ma che gli ho fatto stavolta?

<È il mio capo! Cosa vuoi che ci facevo?! Mi ha semplicemente salutato!>. E come una scema cedo e gli dico tutto. Dio, era meglio se stavo zitta!

<Non mi piace! Te l'ho anche già detto!>. Mi dice sempre duro. Mi guardo intorno scocciata e noto che stiamo dando spettacolo. Fantastico!

<E a me non interessa! A me serve quel lavoro e di certo non sto a sentire le tue cazzate!>.

<Potresti cercare lavoro da un'altra parte!>. Come se fosse facile! È già tanto che mi abbia preso!

<Ma ti senti?! Ti senti quando parli?! Per te magari è facile trovare lavoro, tu sei Edward Cullen! Tu puoi avere tutto e quando non hai qualcosa lo vuoi subito! E poi una volta che ce l'hai la butti via stanco! Per te è così facile ottenere le cose che non riesci nemmeno a capire il loro valore! Sei solo uno stronzo figlio di papà! Io non sono come te! Mi fai schifo!>. Urlo tutta la mia rabbia. So che lo sto ferendo, perché da quel poco che lo conosco non è proprio così. Ma adesso voglio solo ferirlo come lui ha fatto con me prima. Voglio che lui senta l'umiliazione salire e offuscargli la testa, voglio che senta il peso del dolore opprimergli il cuore e voglio che i suoi occhi chiedano pietà per poter piangere. Voglio che lui provi quello che mi ha distrutto l'anima.

<Mi vuoi dire una buona volta cosa vuoi da me?! Dimmelo! Dimmelo Edward e poi lasciami in pace!>. Urlo ancora più forte. Mi guarda sofferente e poi torna lo Stronzo. Perché lui ha due personalità: quello dolce, sensibile e gentile che si è aperto con me e che mi è stato vicino e poi c'è lo stronzo, strafottente ed egoista che mi ha fatto soffrire con le sue battutine e che mi tratta come una pezza da piedi. Questo suo lato esce solo quando deve aumentare il suo ego agli occhi degli altri o quando, come adesso, deve proteggere l'altro Edward e si nasconde dietro ad un guscio che nessuno riesce a perforare. Come me, bugiardi entrambi. Torno seria e poi abbasso lo sguardo per terra pentita. Senza aggiungere altro se va.

Rimango fuori per non so quanto tempo, anche quando suona la campanella dell'inizio delle lezioni, rimango là. Mi risiedo per terra contro l'albero e stringo le gambe al petto nascondendo la testa tra di esse. Mi vergogno di quello che ho fatto, tanto. Dopo un bel po' risento la campanella suonare e guardando sul cellulare vedo che sono le 15.17. Guardo il foglio con sopra l'elenco delle lezioni e noto che adesso avrei Educazione Fisica.

<Promettimelo che non discuterai ancora con i prof!>.

<Alice...>.

<No, niente Alice! Promettilo!>.

<Ok, ci proverò... Ma non ti prometto niente!>.

<È già abbastanza!>.

Quel folletto mi torna sempre in testa! Sarà la mia condanna! Riguardo il foglio con le lezione e faccio una faccia disgustata al sol pensare a cosa sto per fare.

È già abbastanza!

Coscienza del cazzo! Mi alzo, prendo la roba e velocemente corro cercando di non perdermi in questa scuola del cazzo. Dei cartelli no?! Mannaggia alle aule vuote! Dopo due tentativi vani mi decido a chiedere indicazioni ad un bidello. Sia santo! Pochi secondi dopo mi ritrovo davanti alla palestra. Non l'avessi mai fatto! Alice ti odio, non immagini quanto! Velocemente mi cambio e mi metto la divisa che mi hanno dato e solo a vederla vomiterei. Maglietta a maniche corte gialla e bianca con sopra disegnata una cheerleader e poi degli shorts, ma molto shorts, tanto che è come se fossero una doppia pelle, gialli con due righe laterali. Io odio il giallo! Una coda veloce e poi sono pronta. Mi guardo intorno e non c'è anima viva, quindi sono in ritardo, un fottuto ritardo. Corro ed entro in palestra. Appena apro le porte tutti gli occhi inevitabilmente sono su di me. Senza guardare nessuno e, apparentemente decisa, mi avvicino al prof che mi guarda strano.

<Swan sei in ritardo>. Ma dai! Che novità!

<Scusi prof, mi sono persa>. Infondo non è una bugia!

<E l'ora prima?>. Chiede scettico.

<Non stavo bene>. Anche questa non è una bugia se la si vede in un altro modo. Io stavo male psicologicamente.

<E adesso vuole fare ginnastica?>. Mi chiede scettico. Infatti non ha molto senso.

<Sì>.

<Ne è sicura?>.

<Certo>.

<Ok, allora vai con le altre ragazze, oggi si fa pallavolo>. Oddio, ditemi che ho sentito male! Io faccio pena a pallavolo! In verità faccio pena in qualsiasi altro sport, ma è solo un piccolo dettaglio questo! Mi avvicino alle ragazze che stanno facendo le squadre e mi siedo vicino all'unica ragazza che non mi fulmina. Mi guardo intorno e vedo che i ragazzi stanno giocando a basket tra cui noto subito Edward. È veramente bravo, si muove con agilità e fa gioco di squadra. Distolgo lo sguardo appena vedo lui girarsi verso di me e mi concentro sui lacci delle scarpe.

<Ciao, io sono Angela Weber>. Sussurra per non farsi sentire dalle altre. Mi giro verso di lei e rimango sorpresa. Questa tipa vuole guai!

<Tu sai chi sono, ciao>. Dico tornando a guardare i miei lacci.

<Sei sicura di voler fare ginnastica? Se non stai bene puoi benissimo saltarla>. Alzo lo sguardo verso di lei e vedo che non ha gli occhi di una che si impiccia. Vuole solo sapere se sto bene. Come una vera amica. Le sorrido.

<Sì, sono sicura. Tu... Tu sei brava a pallavolo?>. Le chiedo.

<In verità non tanto, per niente. Rimango sempre l'ultima e molte volte sto in panchina e tu?>.

<Io sono una frana completa! Se tu non sei brava io sono peggio!>.

<Ci facciamo compagnia!>. Sorride.

<Sì>.

<La volete smettere di parlare voi due!>. Sento una voce familiare urlarci dietro. Alzo lo sguardo e trovo tutte le altre ragazze che ci guardano male.

<E tu potresti smetterla di urlare come un oca!>. Le dico di rimando.

<Cosa?! Tu come osi?! Non immagini nemmeno chi sono io stupida sciocca!>. Sì, è proprio un'oca! Starnazza a tutto andare!

<E chi saresti mai? Di sicuro nessuno di così importante!>. Mi alzo in piedi e mi avvicino minacciosamente a lei.

<Io sono Tanya Denali, capo cheerleader e fidanzata di Edward Cullen capitano della squadra di basket!>. Vacca che titoli!

<Beh, questo a me non dice niente di nuovo! Credo che tu pensi di essere famosa, ma in realtà oltre Forks non sei assolutamente nessuno! E poi voglio precisare che Alice Cullen e Rosalie Hale sono le capitane cheerleader, non tu! Ed Edward Cullen non era famoso per il fatto che fosse un play boy?! Sai, me lo ha ricordato pure questa mattina e non credo che abbia cambiato idea in questo istante!>. E sorrido strafottente. La povera Tanya non sa cosa dire e le fumano le orecchie da quanto è arrabbiata. Mi giro verso Angela e le faccio l'occhiolino sorridendo.

<Che cosa sta succedendo qua?>. Chiede il prof.

<Niente prof, stavo solo spiegando alla signorina Danali che avrei tanto voluto stare nell'altra squadra!>. Dico innocente.

<D.E.N.A.L.I!>.

<Non credi che ti si addica di più DAnali?>.

<DENALI!>. Urla come una pazza.

<Prof credo che la signorina DAnali non stia molto bene! Troppo stress fa molto male!>.

<Io sto benissimo!>. Strepita l'oca.

<Ok, ora basta! Tutte a giocare!>. Urla il prof stanco.

<E tu, Swan, lascia in pace Denali se non vuoi cacciarti nei guai!>. Dice poi rivolto a me.

<Chi, io?>.

<Ci siamo capiti e ora giocate!>. E indica il campo. Seguo Angela e mi posiziono di fianco a lei sul campo. Dall'altra parte della rete Tanya mi lancia delle occhiate omicida che mi lasciano un po' perplessa. Ma adesso non devo preoccuparmi di quell'oca gonfiabile, piuttosto devo preoccuparmi della palla che sta venendo verso di me. Quella stronza dell'oca me la tirata proprio addosso, ma stranamente sono riuscita a mandarla via, passandola a qualcun'altra. Bastarda, te la faccio pagare! Per tutta la partita quella stronza non fa altro che mirare a me e qualche volta non riesco a prenderla e mi faccio anche male. Una volta nello stomaco, una volta sulla coscia, un'altra sul braccio e poi in testa. Per mia sfortuna non riesco a fare dei tiri come i suoi e cerco solo di schivare. In più le mie compagne di squadra, a parte Angela, non mi sono di grande aiuto. Pure loro trovano ogni modo per farmi del male. Mi pestano i piedi, mi vengono addosso e mi spingono per terra. Ogni volta sento la rabbia salirmi su per le vene e anche se io abbia una voglia matta di tirare due cazzotti, mi trattengo. Devo farcela, devo essere superiore! Devo farcela! Angela mi guarda dispiaciuta, non sa come fare. Le sorrido e le faccio capire che è tutto apposto. Ormai sta cazzo di partita deve essere finita o almeno lo spero. Il prof naturalmente non si accorge di niente perché è troppo impegnato ad urlare dietro ai ragazzi e io non posso nemmeno rifugiarmi dietro alla sua autorità! Ohhhhh, non ce la faccio più!

<Ehi, Swan! Prova a prendere questa!>. Urla Tanya. Vedo solo lei che tira un palla fortissima e che quella viene verso di me. Poi il buio.

<Swan! Svegliati, forza! Swan!>. Perché non può stare un po' zitto il prof?! Cazzo, ma quanto urla! Ci sento, imbecille!

<Cosa è successo?>. Conosco questa voce, è Edward! Perché lo sento così vicino?

<La piccola Swan non è riuscita a prendere il mio tiro! È così debole!>. Ma sta zitta oca dei miei stivali! Ti faccio vedere io chi è quella debole!

<Bella sveglia, dai svegliati!>. Mi dice Edward scuotendomi un po'. Poco alla volta comincio a riprendere il controllo del mio corpo e mi alzo a sedere aiutata da qualcuno che mi tiene la schiena. Apro gli occhi e mi specchio in due pozze verdi. Quanto mi erano mancate!

<Bella tutto ok?>. Chiede lui apprensivo.

<Secondo te?>. Dico io.

<Tutto bene>. E sorride. Mi incanto a guardarlo e mi scordo di tutto, pure di menare quell'oca.

<Oh, Bella come sono dispiaciuta! Mi dispiace così tanto!>. Poi senza darmi il tempo di realizzare quello che sta succedendo Tanya mi stacca da Edward e mi abbraccia.

<Staccati!>. Urlo e mi alzo in piedi.

<Ma Bella!>. Oh, non doveva!

<NON.OSARE.MAI.Più.CHIAMARMI.BELLA! HAI CAPITO SOTTO SPECIE DI OCA GIULIVA?!>. Non sono mai stata più arrabbiata con qualcuno. Sembro una belva! Tutta la rabbia che conservo ora la sputo in faccia alla stronza.

<Cosa?>. Chiede lei intimorita.

<NESSUNO.PUò.CHIAMARMI.BELLA! E QUELLA PALLONATA L'HAI FATTO APPOSTA STRONZA!>. Sto per avventarmi su di lei quando due braccia forti mi bloccano. Mi giro verso Edward e lo guarda minacciosa.

<MOLLAMI!>. Urlo.

<No!>. Dice tranquillo.

<MOLLAMI HO DETTO!>. Mi dimeno, ma non funziona a nulla. Intanto Tanya indietreggia spaventata e si nasconde dietro al prof.

<Swan calmati e tu Denali lasciala in pace! Tutti gli altri negli spogliatoi!>. Poi torna alla cattedra a prendere le sue cose. Tutti i ragazzi che si erano radunati intorno ai noi a godersi lo spettacolo cominciano a radunare tutte le palle nelle ceste. Tanya si riprende e fa finta di niente tornando a ciarlare con le sue amiche, lanciandomi sempre delle occhiate minacciose ed impaurite allo stesso tempo.

<Fai dei bei respiri>. Mi sussurra Edward all'orecchio. Faccio come dice lui e chiudo gli occhi per bearmi del suo abbraccio. La mia schiena è premuta contro il suo petto e le sue braccia mi stringono a lui fondendoci in un corpo solo. Lentamente, anche se a malincuore, lascia il nostro abbraccio allontanandosi da me. Sento come se qualcosa in me si fosse rotto, staccato. Mi sento vuota e questa sensazione non mi piace per niente. Mi giro verso di lui e mi dedica quel sorriso che tanto amo. Sorrido di rimando e abbasso gli occhi imbarazzata.

<Grazie>. Per tutto quello che hai fatto per me, anche solo per questo. Vale molto.

<Di niente Bella>. E sorride. Alzo lo sguardo nel suo e sbuffo scocciata a sentirmi chiamare così. Ma è così tremendamente bello e vecchio. È come tornare indietro e per la prima volta non fa male. Mi giro poi dall'altra parte e vado verso l'uscita della palestra, quando: <Ma avete visto che animale e poi si stupisce perché i suoi genitori l'hanno lasciata! Di certo preferivano essere morti che continuare a stare con una figlia così!>. Le parole di Tanya arrivano alle mie orecchie paralizzandomi. Le sue amiche ridono cretine alla battuta di cattivo gusto della stronza e poi si girano verso di me sorridendo come delle oche. Sono immobile, Edward cerca di trascinarmi via per un braccio, ma io resisto. Tutto intorno a me perde forma, i miei occhi sono solo su Tanya che continua a ridere come una scema. Le sue amiche sfumano e vedo solo lei, lei e il suo sorrido del cazzo. Impassibile la guardo cercando di capire se veramente abbia detto quello che ho sentito, perché se non fosse così allora non sarebbe giusto quello che sto per farle. Vedo l'ombra delle sue amiche allontanarsi da lei e rimane apparentemente sola. L'occasione perfetta. Edward continua a tirarmi per il braccio, mi giro verso di lui e si spaventa. Vede nei miei occhi tutta la rabbia che sto covando e ha paura. Fai bene ad averne! Mi rigiro verso Tanya e la vedo ancora sola. Pochi passi e le sono dietro, poi si gira e allora posso farlo. In quel secondo, non so come e perché, ma ho radunato tutte le forze che tengo e le ho concentrate nella mano destra. Un pugno, solo un pugno e lo stesa. Il terrore nei suoi occhi è il regalo più bello che possa avermi fatto e nel momento in cui la mia mano sta per toccare il suo bel viso solo una frase esce dalle mie labbra.

<Non dovevi dirlo>. E poi è caduta. Il pugno è stato così forte che lo sbattuta a terra come se fosse una foglia. Non sento nemmeno il dolore atroce che sta urlando la mano. La stessa con cui ho spaccato la porta. Ora è veramente rotta, ma in questo momento non mi interessa. Sorrido vedendola stesa per terra dolorante. Devo avergli spaccato qualcosa, il naso sanguina e si porta le mani sul viso. Sorrido e non posso fare altro. Rimango in piedi davanti a lei, ormai il momento rabbia è finito. Ora sono calma, anche se il cuore mi batte a tremila. Lo sento rimbombare forte nelle orecchie, ogni battito. Nient'altro. Le urla delle amiche della stronza, le braccia di Edward che mi trascinano via, le sue parole, il prof che dice di chiamare l'infermiera. No, non sento niente. Solo il battito del mio cuore che si ferma proprio quando Edward mi stringe a sé.

 

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Tanya Denali

http://www.hayden-panettiere.it/images/hayden-panettiere-biografia.jpg

 

Tipo misterioso (Ricordatevi di lui, perché passerà molto tempo prima che lo rincontreremo di nuovo)

http://katiala.files.wordpress.com/2008/10/adam_brody1.jpg

 

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Allora:

Nuova scuola, nuovi professori e nuova preside. Nuovi compagni, nuova nemica, ma anche nuovi amici. Nuovi incontri misteriosi, nuove emozioni e vecchie abitudini. Quelle sono dure a morire. In poche parole: nuova vita con un pizzico di passato.

Sono rimasta sorpresa dal fatto che molte lettrici non mi hanno minacciato di morte dopo quello che ho detto e il peggio è che non so come interpretare questa cosa, se in bene o male? Comunque dalle recensioni ricevute è venuto fuori che alla fine non siete molto d'accordo con la mia idea, ma per adesso volete solo leggere la storia. Per me è già tanto! Volevo ricordarvi comunque che la scelta non è definitiva e forse cambierò anche idea, non è detto. L'unica cosa che rimarrà uguale è che sono fermamente convinta del fatto che non voglio fare qualcosa di già scritto. Preparatevi! Come ho detto all'inizio per il prossimo capitolo non so bene come concludere. Mi manca un pezzo o forse no. Devo ancora decidere. Spero che questo blocco si sblocchi e perdonatemi, sono anche io un essere umano! Bene, ora vi lascio. Grazie di tutto, alla prossima!

 

RISPOSTE alle RECENSIONI:

Lullaby89: Eh, no! Non sono crudele, sono vera! Ihih, perfida! E pure qua ti sbagli, io non ho mai detto che non sarà un finale felice. Io ho detto che voglio fare una cosa che non avete già letto. Voglio lasciarvi stupite e voglio che ricordiate la mia storia per la sua unicità e non perché, come le altre, ha avuto un finale normale. Voglio essere diversa! Tranquilla con il tempo capirai! Ciao!

luce70: Grazie per i tuoi complimenti, sono sempre esagerati! CON QUELLO CHE HAI DETTO, MI STAI DICENDO CHE MI VUOI LASCIARE, TU VUOI LASCIARE LA STORIA SOLO PERCHé NON FINISCE COME TUTTE LE ALTRE?! SOLO PERCHé NON RACCONTERò DEL LORO STUPENDO MATRIMONIO E DEI LORO BELLISSIMI BAMBINI?! Non mi chiedere di fare questo, sarei anche in grado di mollare tutto così! Non ho mai detto che non sarà un finale brutto o tragico. No, per niente! Ti do la mia parola che sarà come Bella lo ha sempre sognato, come ha sempre sperato che andasse! Fidati, se te lo dico io! Ti capisco, come lettrice ho minacciato più volte delle scrittrici per aver distrutto la fine di molte storie con la morte di uno dei due personaggi o con la loro separazione! È brutto quando tu vedi un amore crescere e poi scopri che alla fine non è mai esistito! Ma come scrittrice vedo anche che scrivere una cosa che ho letto mille volte, sarebbe come copiare e non me la sento proprio. Voglio finire con la mia testa, come l'ho cominciata! Spero che il mio cuore e i miei pensieri ti diano alla fine di più che un banale “vissero felici e contenti”.

sayuri_88: Grazie per tutto! Grazie per il tuo appoggio e per i tuoi complimenti. Spero tanto di sentirti ancora! Ciao!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 15
*** Quello che vogliamo non è sempre quello che ci fa bene ***


  

CI SONO RIUSCITA!!!!! No, in verità ho solo evitato il problema! Sono una codarda, lo so da me. Comunque, non riuscendo a trovare niente che ci poteva starci bene ho deciso di lasciarlo così, il finale credo che non vi dispiacerà! Almeno lo spero! Il capitolo non è lungo come al solito, non linciatemi! Per il prossimo non so quando posterò di nuovo. Ho cominciato a scriverlo ieri e spero di riuscirlo a finire entro domani. Quindi per sabato dovrebbe essere pronto. Dovrebbe. Per adesso godetevi la mia super velocità nel pubblicare perché appena ricomincia la scuola sarà molto difficile che riesca a coordinare tutto. Scuola, danza, ripetizioni, compiti e poi la storia. Un vero casino! Potrei non fare i compiti e dedicare quel tempo a scrivere, ma non credo che i miei ne sarebbero felici, meglio di no.

Comuuunqueee voglio ringraziare tutta la gente che recensisce, tutti quelli che hanno messo tra i preferiti e anche quelli che hanno messo nei seguiti. Poi quelli che hanno messo da ricordare e tutti quelli che seguono in silenzio! Grazie di cuore!

Buona lettura.

P.s. Recensite!!!

 

Quello che vogliano non è sempre quello che ci fa bene

(12capitolo)

 

È proprio vero che a volte fanno molto più male le parole che i pugni. I lividi poi passano, le parole no. Le ricorderai per sempre e le ripeterai finché non te ne convincerai. E questo fa molto più male. È quando le parole sono vere allora ti senti ancora peggio. Magari all'apparenza possono sembrare una sciocchezza, ma se ci pensi allora capisci che non sono sbagliate. Vorresti fare di tutto per rimediare al danno, cercare di migliorare e guarire quelle ferite create agli altri, ma quando non puoi toccarli, non puoi vederli e non puoi sentire che ci sono, allora è più difficile rimediare ai propri errori. Rimani con i sensi di colpa per sempre, finché non ti consumano e di te non rimane altro che il dolore.

<Signorina Swan, vuole dire qualcosa a sua discolpa?>. Mi chiede con fare gentile e autoritario la preside. Rimango con la testa bassa e concentrata a giocherellare con i miei anelli ignorandola.

<Signorina Swan se non prova neanche a dare una spiegazione a quello che ha fatto lo sa vero che la punizione può essere anche la sospensione?>. Annuisco.

<Vuole che faccia uscire i suoi genitori?>. Questa volta alzo il viso e rimango a guardarla negli occhi seria.

<Mi dispiace Signori Cullen, ma potreste lasciarci soli?>. Sento il rumore delle sedie che si muovono e poi i loro passi che si allontanano. Prima però qualcuno mi mette una mano sulla spalla, credo Esme, e poi escono chiudendo la porta alle loro spalle.

<Isabella ti va di parlare?>. Sbuffo scocciata.

<Senta, Tanya ha lasciato la sua testimonianza e pure tutti gli altri ragazzi, quindi qualsiasi cosa potrei dire sarebbe inutile! Che senso ha?>. Chiedo alzandomi in piedi di scatto. Senza volere do uno strattone alla mano destra e gemo dal dolore.

<Isabella siediti per piacere>. Mi butto sulla sedia e cerco di non pensare al dolore. Subito dopo aver tirato il pugno non sentivo nient'altro che il piacere di averlo fatto, poi sono svenuta tra le braccia di Edward e quando mi sono svegliata ero in infermeria. Mi hanno fasciato la mano e steccato due dita, il mignolo e l'anulare. Edward è sempre rimasto con me, non ha detto una parola, ma continuava ad osservare attentamente come se volesse verificare che venisse fatto tutto per bene. Poi sono arrivati Carlisle ed Esme, chiamati dalla preside. Ed ora mi tocca stare qua, per non so quale motivo visto che tutti quelli che erano in palestra affermano che Tanya, naturalmente, non ha fatto niente per farmi reagire e che io, spinta da chissà quale pazzia, le abbia tirato un cazzotto in faccia, a sentire l'inutile predica della preside. La cosa bella di tutto sto casino è che ora Tanya è all'ospedale, gli ho spaccato il labbro e rotto qualcosa nella mandibola. In più, deve stare a casa 3 settimane prima di poter tornare a scuola. Penso che me la spasserò in questo periodo, se non vengo espulsa o quant'altro! Non mi sento per niente in colpa, lo rifarei ancora e ancora. Se l'è meritato!

<Isabella>. Dio, sta preside comincia a rompermi!

<Cosa vuole che le dica?! Lo sa meglio di me che non servirebbe a niente! La mia parola contro la loro, sarebbe fiato sprecato! Perché le interessa tanto?>. Le chiedo.

<Perché so che lei ha mentito, non credo che tu saresti in grado di fare quello che dice. Devi aver avuto un buon motivo per reagire così! Lo leggo nei tuoi occhi>. Rimango sorpresa dalla sua affermazione e di conseguenza alzo lo sguardo verso il suo. Sorride e io mi irrigidisco appena vedo quello che mai e dico mai avrei immaginato di poter ritornare a vedere. Nei suoi occhi leggo fiducia quella che mi serve, disponibilità per ascoltare le mie parole e amore. Improvvisamente sento una strana morsa allo stomaco e la guardo confusa.

<Allora ti va di parlare?>. Dopo qualche attimo di esitazione prendo la mia decisione. Inevitabilmente le parole escono incerte e imprecise, ma piano si collegano tra loro dando chiarezza ai miei pensieri. La preside ascolta in silenzio e con attenzione ogni cosa e non mi interrompe mai. Se lo facesse, credo che non sarei in grado di riprendere il filo. Finisco abbassando lo sguardo e vergognandomi di me, del mio passato e del mio presente. Non so di preciso cosa gli abbia detto, poco e niente, ma abbastanza per capire. Adesso il mio unico pensiero è la paura che lei dica qualcosa in giro. Forse ho sbagliato a parlare con lei, ma in quel momento mi sono sentita come una volta. Come quando parlavo con la mamma e non sono riuscita a tenermi dentro più di tanto.

<Lei... Non dirà..>. Le dico timorosa.

<No. Tu avevi bisogno di sfogarti e a me serviva una spiegazione. Non dirò niente a nessuno, nemmeno ai tuoi genitori>. È strano sentire dopo tanto tempo le parole: tuoi genitori.

<E con il fatto delle testimonianze?>.

<Tranquilla, sono io la preside e se nel caso i signori Denali vogliano fare una denuncia, sarà molto lieta di fargli cambiare presto parere. Non ti preoccupare!>. E sorride.

<Perché fa tutto questo per me?>. Chiedo.

<Sento di conoscerti, mi sembra di vedermi in te>. Rimango completamente esterrefatta. Guardo la preside con un enorme punto interrogativo sulla testa e cerco in qualche modo di capirci, ma niente.

<Lei..?>. Chiedo.

<Oltre ad essere la preside di questa scuola, sono stata una ragazza pure io! Cosa credi?!>. Mi guarda offesa.

<Io.. Mi scusi, non credo... Sì, insomma..>. Balbetto imbarazzata. Intanto lei ride e questo mi fa vergognare ancora di più. Sono tornata ad essere un pomodoro! È inevitabile!

<Preside->.

<Non mi chiamare Preside! Signora McGuire>. Mi interrompe subito.

<Ok, Signora McGuire, volevo chiederle: come faceva a sopravvivere lei quando veniva a scuola?>. Le chiedo curiosa. Lei ride e poi mi guarda seria.

<Posso solo dirti che trovavo sempre qualcosa da fare!>. Oddio, adesso sono veramente curiosa!

<Cos-?>.

<No, per oggi basta! I tuoi stanno aspettando già da un po' e non possiamo farli attendere ancora!>. Dice tornando ad essere la preside seria e responsabile.

<Ma non ha risposto alla mia domanda!>. Dico alzandomi in piedi.

<Non è vero! Ho risposto eccome!>. E si alza anche lei e fa per andare a da aprire la porta.

<La semplicemente deviata!>. La fermo posizionandomi davanti a lei.

<Facciamo così: visto che ho la sensazione che tornerai per un modo e per un altro, sperando che non sia di nuovo per una rissa, risponderò alle tue domande la prossima volta, solo se tu mi prometti che ti terrai lontano da Tanya Denali, ok?>. Uff, mi ero già preparata come prenderla di sorpresa e romperle qualcos'altro la prossima volta!

<Isabella?>. Mi chiede.

<Uff, ok! Va bene, ma solo se lei mi racconta veramente di quando era giovane!>. Sorrido.

<Io mantengo sempre le mie promesse ed ora –apre la porta- entrate Signori Cullen!>. Ansiosi Esme e Carlisle entrano lanciando uno sguardo speranzoso verso di me.

<Signorina Swan, lei può andare>. Mi dice la preside. Le sorrido e le mimo “grazie” con le labbra senza farmi sentire.

<Esme aspetto gli altri per andare, ok?>.

<Va bene tesoro, ci vediamo a casa>. Faccio un cenno veloce alla preside ed esco fuori. Una volta chiuso la porta alle mie spalle tiro un sospiro di sollievo. Primo giorno in presidenza, doveva per forza accadere qualcosa! Mi guardo intorno è non noto nessuno. Devono essere ancora tutti in classe. Bene, così posso scappare! In verità, non ho per niente voglia di farmi accompagnare dagli altri. Non ho voglia di vedere nessuno, men che meno Edward. Non saprei come comportarmi. Vado velocemente verso il parcheggio e poi mimetizzandomi tra le macchine sguscio via. Prima però decido di lasciare qualcosa. Prendo un foglietto e scrivo:

Ragazzi non preoccupatevi, non sono scappata. Torno presto, faccio solo un giro. Potete anche dirlo ad Esme, non mi interessa. Solo non fatela preoccupare per niente. Ci vediamo dopo, ciao!

Appoggio il foglio sopra il vetro della macchina di Edward e scappo via velocemente. Uscita dai cancelli mi volto in dietro a guardare la scuola, ma poi ritorno subito sui miei passi. Dove andrò ora? Non ne ho assolutamente idea, credo che mi farò guidare dal vento.

*************

<E ora dove pensi di andare?>. Chiede arrabbiato Jason. Dio, non mi molla più adesso.

<Jason devo andare al lavoro, al bar!>. Lo ignoro e continuo a preparare la borsa.

<Ma dico, cosa ti passa per la testa?! Mi stai ascoltando?! Isabella!>. Sbraita come un forsennato.

<Jason ti ho già chiesto scusa per essere sparita così lasciando solo un misero biglietto, quindi adesso potresti smetterla di urlare?!>. Me lo ricorderà per sempre!

<No, non la smetto, perché tanto tu non mi ascolti neanche! Passerà qualche giorno o addirittura qualche ora e poi lo rifarai di nuovo fregandotene di noi e di te!>. Un pulsante per spegnerlo non c'è?

<Scusa! Jason scusa, ok? Ora devo andare, sono in ritardo>. Bugia, ma ho bisogno di uscire da qua! Senza dargli il tempo di reagire prendo la giacca e la borsa ed esco dalla camera. Scendo le scale sentendo in sottofondo le lamentele di J. e una volta davanti alla porta, non riuscendo più a sopportarlo, mi giro verso di lui.

<Ok, basta ti prego! Jason ti prometto che non lo farò mai più! Ho promesso e tu sai che io le mantengo sempre le promesse>. Non è del tutto vero, ma lui questo non lo sa.

<Va bene, ci vediamo dopo. Ti voglio bene sorellona!>. Lo abbraccio e poi dopo aver mimato “Anche io” esco e posso finalmente sentirmi libera. Prendo la bici, l'unico mezzo che posso guidare e vado verso il bar. Dopo 15 minuti sono arrivata, un po' infreddolita, ma sana e salva.

<Ehi, ciao Leah!>. Le faccio un cenno con la mano e la supero andando verso l'ufficio del capo.

<Ciao Isa, Jake ti sta aspettando!>. Senza risponderle entro nella stanza e mi siedo di fronte a Jacob.

<Pronta per il tuo primo giorno di lavoro?>. Mi chiede.

<Un po' nervosa, ma pronta!>. Dico.

<Ti avverto, non sarà semplice!>. Volevi rassicurarmi così?! Beh, non ci stai riuscendo!

<Sono forte!>. Non ci credo nemmeno io.

<Ok, allora questa è la divisa, lo spogliatoio è la porta qui affianco e poi vai da Leah che ti dice tutto quello che devi fare. Per adesso lei è la barista con me, poi ci sono altri ragazzi che conoscerai successivamente. Credi di potercela fare come cameriera?>. E poi mi dà i vestiti che devo mettere.

<Sì>. Respira Isa, devi solo portare dei bicchieri sopra a un vassoio con una mano, non sarà poi così difficile!

<Non mi deludere! Forza al lavoro!>. Se, forza!

<Grazie>. Esco e vado dritta a cambiarmi. Li guardo e noto che non è poi tanto male come divisa: una canotta rossa con scritto di lato Red Dragon abbinata a una mini-gonna nera non troppo corta, ma neanche troppo lunga. Sì, niente male. Una volta vestita faccio per uscire, quando entra Leah.

<Tieni queste sono le scarpe che devi indossare>. Cosa?! Cazzo, queste non sono scarpe, sono dei trampoli!

<Ma...>. La guardo disperata.

<Tacco 12 ragazza, tacco 12 ragazza!>. Al diavolo il tacco 12, io ci muoio! Senza darmi il tempo di replicare esce sghignazzando sotto voce e lasciandomi sola con sti demoni! Non ho scampo!

<Isa hai finito di pulire i tavoli?>. Mi urla Leah dalla dispensa. Mi aggrappo al tavolino di fianco per non cascare di nuovo e mando giù il groppo in gola che mi si era formato dalla paura.

<Sì>. Urlo. Cammino lentamente appigliandomi a qualsiasi cosa possa reggermi, troppe volte sono caduta e con una mano ingessata non è il massimo. All'inizio ho cercato di nasconderglielo nascondendola dentro alla tasca della giacca, ma poi quando Leah mi ha passato un vassoio pieno di bicchieri è stato istintivo tirare fuori la mano gessata. Subito sono rimasti sbalorditi e addirittura Jacob voleva che per questa sera non lavorassi. Dopo però avergli spiegato tutto quello che era successo a scuola e dopo averlo implorato di poter lavorare lo stesso, è scoppiato a ridere e mi ha detto che al primo segno di sforzo mi sarei dovuta fermare. Naturalmente non l'ho fatto, io sono forte e posso resistere benissimo a qualche scossa di bruciore.

<Isa mi puoi portare le bottiglie vuote?>. Mi chiede Leah. Impreco contro i tacchi e cercando di essere più naturale possibile prendo la cesta di plastica con dentro le bottiglie e vado nella dispensa.

<Ecco>. Butto letteralmente la cesta per terra e mi appoggio alla porta di fianco a me. Questi tacchi mi stanno uccidendo!

<Grazie, ora prendi questa e portala di là, svuotala e metti ogni cosa al suo posto>. Leah si gira verso di me e mi passa un'altra cesta, ma con le bottiglie piene stavolta. Cavolo, quanto pesa! I miei piedi traballano e avere tre quintali in mano non aiuta per niente! Per qualche miracolo arrivo sana e salva al bancone e poi svuoto tutta la cesta mettendo tutto dove deve stare. Poi tiro un sospiro di sollievo.

<Allora Swan, già stanca?>. Mi chiede Jacob.

<Chi? Io, no!>. Dico.

<Lo vedo. Ora però inizia la parte più difficile, pronta?>. E tiene in mano il cartello con scritto APERTO. Lo guardo dubbiosa e poi deglutisco.

<Credo>. Jake ride, si avvicina alla porta e poi mette il cartello.

<Ora non ti puoi più tirare indietro>. Ne sei sicuro? E appena Jacob viene di fianco a me dietro al bancone entrano 3 ragazzi. Salutano Jake e poi vanno a sedersi a un tavolo.

<È il tuo turno! Fagli vedere chi sei!>. Lo guardo spaventata e poi mi faccio coraggio. Appena muovo un piede la musica parte a palla e mi spaventa. Mi giro verso Jake e lo fulmino con gli occhi. Lui ride e alza le spalle. Mi rigiro verso i ragazzi al tavolo e sento una strana sensazione salirmi su per la schiena fino ad annebbiarmi il cervello. Sorrido e sicura di me mi avvicino a loro.

Strano, ma vero tutto fila liscio. Non sono più caduta da quando abbiamo aperto e adesso comincio anche a usare con destrezza i tacchi. Più volte qualche ragazzo mi ha lanciato degli sguardi strani e tutte le volte questo mi aiutava a sentirmi più carica. Lo so, è veramente strana come cosa! Io ho sempre odiato sentirmi al centro dell'attenzione, ma adesso questo è l'energia che mi serve. È come se mi trasformassi in una persona diversa! E la cosa mi piace! La mano gessata ha fatto un po' male, ma ho nascosto tutto con il sorriso sulle labbra e sono andata avanti. Non ho fatto nessun casino e mi sembra di fare questo lavoro da una vita.

<Ecco ragazzi, queste sono le vostre birre>. Mi abbasso per mettere i bicchieri sul tavolo, ma uno di loro, quello più vicino a me, mi prende di sorpresa e mi mette la mano sul culo. Allora, un conto è guardare e fischiare, ma toccare! Oh, toccare no! Non sono mica una puttana! Alzo subito gli occhi verso i suoi amici che stanno ridendo come degli scemi. Intanto il pervertito di fianco continua a tenere la mano sul mio sedere e adesso lo massaggia pure. Un fulmine passa davanti ai miei occhi e istintivamente mi giro verso di lui e gli tiro un ceffone.

<Non provare mai più a toccarmi pezzo di merda che non sei altro!>. Sussurro infuriata. Il tipo non sembra prenderla molto bene perché mi prende per il polso e me lo stringe forte. Cazzo! Mi guardo intorno, ma in questo momento Leah è occupata al bancone e di Jacob nemmeno l'ombra. Mi rigiro verso il verme e lo trucido con lo sguardo.

<Mollami adesso altrimenti te la faccio pagare cara!>. Il tipo ride.

<E cosa vorresti mai farmi dolcezza?>. Guarda i suoi amici e ghigna.

<Se vuoi ti ficc->. Dico ma qualcuno mi ferma.

<Mollala. Subito!>. Sibila infuriato. Mi giro subito verso di lui e rimango sorpresa di trovarmi Edward di fronte. Sono felice che sia qui, felice che mi stia aiutando a tirarmi via di mezzo questo deficente.

<Oh, è il tuo fidanzatino questo? Oh, povero! Lui lo sa che fai la puttana?>. E subito Edward mi sposta bruscamente allontanandomi e facendogli mollare la presa sul mio polso e poi gli tira un cazzotto in piena faccia. Il tipo cade all'indietro con la sedia e subito i suoi amici si alzano. Rimango immobile, non riesco a muovere un sol muscolo. Non avrei mai creduto che Edward sarebbe stato in grado di fare questo. Fare questo per me! Immediatamente tutti gli occhi della gente presente nel locale sono su di noi e Leah corre a chiamare Jacob. Gli amici del verme vanno minacciosi verso Edward e allora lo tiro per un braccio per fargli capire di non fare altri danni. Lui mi guarda e nei suoi occhi scorgo un bagliore di rabbia. Rimango molto colpita da questo e non mi accorgo che arriva Jacob insieme ad altri 3 bestioni. Gli amici del verme allora si fermano e velocemente tirano su il loro amico e poi escono sotto gli spintoni di Jacob e degli altri. Intanto il verme si gira un'ultima volta e fulmina me ed Edward, poi esce. Tiro un sospiro di sollievo.

<Isa tutto bene?>. Mi chiede Jacob.

<Sì, tutto ok. Senti Jacob io->. Ma non mi lascia finire di parlare.

<No, tranquilla. È già capitato con Leah, ho sbagliato a farli entrare di nuovo. Credevo che fosse bastata la lezione dell'altra volta>. Mi dice.

<A quanto pare no>. Dice acido Edward. Subito Jacob si avvicina pericolosamente a lui e si sente una strana tensione nell'aria.

<Cullen, quale onore>. Sputa sarcastico Jake.

<Se non fosse stato per me a quest'ora Bella n->. sì, ferma e poi si porta una mano tra i capelli.

<Ti ringrazio per l'aiuto, ma avrei potuto farcela anche da solo>. Ribatte Jake.

<Oh, ma certo! Saresti arrivato quando ormai le sua urla si sarebbero sentite fino in Europa e poi l'avresti salvata facendola salire sul tuo bel cavallo bianco vantandoti della tua forza e del tuo coraggio. Intanto però lei si sarebbe già beccata qualche schiaffo o qualcos'altro che non voglio nemmeno immaginare!>. Sputa con rabbia Ed. preoccupata mi avvicino a lui.

<Esci subito dal mio locale!>.

<Con piacere Black!>. E poi mi trascina fuori con lui tirandomi per un braccio. Non riesco a liberarmi della sua presa finché una volta fuori non mi molla.

<Ma cosa stai facendo?>. Gli chiedo allibita.

<Andiamo a casa>. Non mi degna neanche di uno sguardo e si avvia alla macchina.

<Cosa?! Io devo finire di lavorare! Non posso di certo andare via così>. E faccio per tornare indietro, ma mi ferma di nuovo.

<Non vorrai tornare lì dentro?>. Mi chiede.

<Sì, io ci lavoro lì dentro>.

<E quello che è successo prima?>.

<Per prima ti ringrazio, ma adesso devo tornare dentro>.

<No, non puoi!>. E stringe ancora di più la presa sul mio braccio.

<Edward lasciami! Ci vediamo a casa>. Con uno strattone riesco a liberarmi ed entro prima che possa fermarmi. Poi mi avvicino a Jacob e gli chiedo scusa per il comportamento di Edward.

<Stagli lontano, è meglio>. Detto questo torna a lavorare. Mi giro e dalla finestra vedo Ed che è ancora fuori. Mi porto le mani tra i capelli esasperata e poi mi rigiro. Torno al tavolo e rimetto tutto a posto. Poi metto su il sorriso più finto che ho e torno al bancone. In poco tempo la gente ricomincia a parlare, bere e a divertirsi come se non fosse successo niente. Le ore passano veloci finché non arriva l'1.35 e il locale chiude. Dopo aver aiutato a rimettere tutto a posto saluto tutti velocemente e me ne vado via. Alle 2.47 sono a casa e varcata la porta sento tutta la stanchezza che mi cade addosso. Salgo lentamente le scale fino ad arrivare in camera. Mi tolgo la giacca e poi i vestiti rimanendo in mutande. Poi prendo la maglia del pigiama e me la metto. La luce è spenta, ma un po' si vede. Quando vado a sbattere contro il comodino però mi decido ad accederla. Mi porto le mani sugli occhi per abituarmi alla luce, ma quando le tolgo caccio un urlo.

<Zitta, che se no svegli tutti!>. Mi tappa la bocca. Dopo essermi tranquillizzata lo scosto e mi allontano da lui. Edward è nella mia camera.

<Mi dici cosa cavolo ci fai in camera mia?>. Lo guardo allibita. Si è intrufolato in camera mia e approfittando del buio si è nascosto. E io, ceca, non ho visto niente. La stanchezza a volte fa brutti scherzi! Aspetta, però non c'era nemmeno così buio da non vedere una pippa e io mi sono anche cambiata! Prima ero in mutande, lui mi ha visto in mutande! Subito dopo aver fatto questo pensiero divento rossa come un peperone e incrocio le braccia sotto il seno imbarazzata.

<Mi dispiace, ma volevo parlarti. Mi dispiace per come mi sono comportato prima è solo che.. Quando ho visto quel farabutto metterti la mano sul sedere... Io.. Io non ci ho visto più dalla rabbia!>. Alzo lo sguardo su di lui.

<Mi dispiace anche per dopo..>. E si avvicina a me. Per la prima volta mi accorgo che indossa dei pantaloni del pigiama e una maglia a maniche corte. Almeno stavolta non è a petto nudo, anche se da quella maglietta si vedono benissimo i pettorali scolpiti.

Ti prego! No, non ti avvicinare! Ti prego!

La mia mente urla, supplica Edward di non azzardare troppo, perché potrei cedere sul serio questa volta. Già questa mattina ci mancava poco e niente perché svenissi e in più è tanta la voglia di risentire il suo sapore sulle labbra, troppo. Il mio corpo di certo non fa quello che vorrei. Sente il bisogno incessante di poter toccare la sua pelle, di poter sprofondare nei suoi occhi e di sentirsi completo. Sono troppo debole!

<Mi dispiace Bella>. Il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa rabbrividire di piacere. I nostri corpi sono talmente vicini che è come se formassero una cosa sola. Non vedo nient'altro che lui, lui e solo lui. Il cuore esplode nel mio petto e intraprende una corsa forsennata che nemmeno io posso fare. Le sue mani mi stringono a lui e mi imprigionano nel momento in cui cerco lievemente di scappare. Il suo respiro si fonde con il mio e schiudo le labbra per cercare le sue. A questo gesto Edward sorride, se è possibile, divento ancora più rossa in viso e mi mordo il labbro nervosa. Edward rimane fermo a guardarmi e poi stranamente i suoi occhi si accendono di una strana luce maliziosa. Si avvicina ancora di più e ora basta poco per baciarci. Ma non lo fa. Prende il mio labbro inferiore con i suoi denti e lo morde leggermente senza farmi male. In quel momento una vampata di calore si espande intorno a noi e qualcosa mi attanaglia lo stomaco. Porto le mani, che prima avevo lasciato lungo i miei fianchi, una sul suo petto -quella gessata- e l'altra dietro al suo collo. Mi alzo sulle punte dei piedi per facilitargli il compito e Edward si ferma un attimo per guardarmi negli occhi. Sorride e torna vicino, ma lo precedo e stavolta mordo io le sue labbra. Lascio dei leggeri baci casti ai lati della bocca e poi stringo lievemente con i denti il suo labbro. La presa di Edward sui miei fianchi si intensifica ancora di più e di conseguenza la mano che avevo sul suo collo la sposto nei suoi capelli. Li accarezzo e li scompiglio. Decido di buttarmi, non sentendo per adesso nessuno dolore in vista, e con la lingua traccio il contorno della sua bocca. Assaporo ogni centimetro delle sue labbra e chiudo gli occhi per sentire solo quello. Sento Edward tramare eccitato, poi qualcosa gonfiarsi nei suoi pantaloni e spingere verso le mie cosce. Mi blocco un attimo per riprendere fiato e lo guardo negli occhi. Non ho mai visto degli occhi più belli, più... Miei. Mi lecco le labbra secche e, senza darmi il tempo di ragionare un attimo, Edward si butta su di loro. Come sempre sono solo dei baci casti, senza esagerare, ma stavolta con più forza, violenza e bisogno. Edward mi spinge indietro fino alla porta in cui sbatto e con le mani mi alza leggermente la maglia scoprendomi la pancia. Stringo con più forza i suoi capelli tirandoli e questo lo eccita ancora di più. Lascia dei baci roventi lungo tutto il collo, fino alla spalla e poi ritorna sulle mie labbra infuocate. Questa volta le spinge verso le mie, come se volesse sentire a fondo ogni cosa e apre la bocca per spingere la sua lingua dentro la mia bocca. All'inizio non mi rendo conto di quello che fa e lascio che entri, ma poi quando sento la sua lingua toccare la mia, una luce si accende nella mia testa e inevitabilmente i tremo di paura. I ricordi. Questa volta non ho la forza per contrastarli, per fermarmi e lascio che mi strappino l'anima. Il mio corpo muore e le braccia ricadono giù ai lati. Calde lacrime di dolore sgorgano dai miei occhi e cerco inutilmente di fermare i singhiozzi che mi percuotono. Edward si allontana subito da me e mi guarda stupito da questo mio atteggiamento. Non riesco nemmeno ad allontanarlo da me e cado per terra senza forze.

<Bella? Bella!>. Mi tappo le orecchie e cerco di dire qualcosa, ma non è abbastanza. Vorrei dirgli di lasciarmi stare ora, che adesso non è il momento giusto, che ora sto male, ma lui vede il mio dolore e si avvicina a me. Non capisce, lui non capisce.

<Bella che succede? Perché tutte le volt->. Cerca di dire terrorizzato dal mio comportamento.

<N- non po-sso! F-fa ma-le... Ti p-pre-go... F-fa ma-le!>. Dico tra un singhiozzo e l'altro stringendo con le mani la maglia sopra al cuore. Terribili fitte mi riducono il cuore a pezzi, come se lo stessero stringendo tanto da romperlo. Edward si allontana quello che basta per farmi tornare lucida. Lui, l'uomo, si confondevano e anche se sapevo che lui era Edward, il mio Edward, la sua figura si trasformava in quel bastardo e sembrava che lui fosse qua, di nuovo con me. Le fitte cessano e riesco a respirare. I singhiozzi non mi scuotono più come prima, ma le lacrime continuano a scendere e non riesco a fermarle. Mi porto le gambe al petto stringendole con le braccia nascondendo la testa tra di esse. Piango lasciando che tutto scivoli fuori dai miei occhi, senza oppormi. Non ne ho la forza. Ho avuto veramente paura e la sento ancora sotto la pelle, tremo. Tutto si è trasformato da bello in un incubo, il peggiore e per colpa mia ho visto il terrore negli occhi di Edward. Sempre per colpa mia.

Sussulto quando sento delle braccia stringere il mio corpo martoriato e prendermi in braccio. Stringo la sua maglietta tra le dita e immergo la testa nel suo petto aspirando bene il suo profumo. Delicatamente mi appoggia sul letto e si sdraia di fianco a me. Appoggio la testa sul suo petto e mi stringo a lui. Intanto Edward mi accarezza i capelli, rilassandomi. Lo faceva sempre anche il mio papà. Poco alla volta le lacrime muoiono nei miei occhi e torno ad essere serena. Il silenzio intorno a noi non è imbarazzante, ma è necessario. Racchiude tutte le parole che vorrei dirgli, tutto quello che non abbiamo la forza di dirci. Il silenzio è tutto.

Dopo un po', non so di preciso quanto, sposta la mia mano dal suo petto e si alza dal letto. Una ventata gelida mi attraversa e apro di scatto gli occhi. Mi alzo a sedere, ma lo vedo già vicino alla porta. Non mi vede è di spalle e sta andando via. Cerco di dire qualcosa, ma niente. Nessun suono esce dalla mia bocca. Provo ad urlare, ma di nuovo goccioline dolci scendono dai miei occhi. Perché non riesco a chiamarlo? Perché? Io voglia che torni qui, io voglio che lui stia con me, ma perché non riesco a fare in modo che questo avvenga? Mi porto le mani davanti alla bocca per non far uscire nessun gemito di dolore quando Edward esce definitivamente dalla mia stanza e poi lascio che il dolore esca segnando altre cicatrici sul mio cuore ormai distrutto.

Ti prego, torna da me.

 

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Allora:

Non provate compassione per Bella, lei non lo vorrebbe. Ma anche io come voi non possa fare altro che ripetermi: che triste! Beh, lo è veramente! Mi verrebbe da tirargli due ceffoni a quella là solo per non aver trovato la forza e il coraggio di chiamarlo! Infondo che ci vuole?! Niente, ma per lei tutto diventa così difficile! E non sapete quanto sia complicato per me scrivere questa storia. Io e Bella siamo così diverse che a volte mi verrebbe da urlargli: ma che cazzo stai facendo?! E lo fatto, ma non ha funzionato lo stesso. Edward poi è un vero cretino, è un maschio! Vedrete nel prossimo capitolo. Alla fine salta sempre fuori la parte stupida e codarda dell'uomo e mi chiedo a volte se non sono loro quelli più deboli. Io credo di sì. Devono costantemente dimostrare la loro virilità portando una maschera e non posso mostrarsi fragile perché sarebbe la loro fine. Potete dispiacervi per loro. Dove lo tirato fuori questo argomento, non ne ho idea. Oggi mi va così. Ciao!

 

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

adry91: Ehi, SEI VIVA! =) Comunque ti capisco, anche io odio Tanya con tutto il mio immenso cuore! Tu hai goduto mentre leggevi e io quando lo scritto! È stato fantastico, era cose se fossi stata io stessa a tirargli quel cazzotto! Che bello! Io non loderei così tanto Edward, aspetta e vedrai! Credo che l'odierai come Tanya, almeno è quello che faccio io! Poi capirai... Il tipo misterioso, non te lo dimenticare! Sì, è simpatico e formerà un trian-... No, non devo dire niente! Surprise! Per la tua felicità sono riuscita a postare prima come ti ho anche spiegato. Bene, non è un po strano parlare in due così diversi? Beh, qua si parla della storia e nell'altro di tutto il resto, no? Così, facciamo meno confusione. Ciaooooo!

P.s. Nell'e-mail mi sono dimenticata di chiederti come mai non posti più “Ora e per sempre”. Blocco? Se ti serve un aiuto, chiedi! È il minimo che posso fare per tutto quello che hai fatto tu per me! Ciaoooooooo!

GingerBread: Tutto d'un colpo credo che faccia tutto un altro effetto! No, dai non piangere! Comunque tranquilla, prima che il coglione Edward riesca a salvarla totalmente dalla sua schifosa vita passerà un po' e anche dopo Bella rimarrà sempre la solità scapestrata! Ho già in mente qualche cosa da farle fare, ma se hai delle idea forti dì pure! Mi serve una mente non troppo coinvolta come la mia! Grazie di tutto!

luce70: Gli uomini rimarranno per sempre un capitolo chiuso per noi! E poi si lamentano perché le donne sono complicate e loro?! Edward poi è fatto tutto a modo suo! Di certo non vorrei nei panni di Bellina! Povera! Scusa se l'altra volta ho esagerato un po' è solo che mi sembrava di non essere capita e mi sono lasciata prendere un po' troppo la mano. Sorry! =) Non morirà nessuno, questo mi sembra troppo eccessivo, per la seconda dovrei starti a spiegare qua ore ed ore e forse è meglio che segui la storia e basta, non credi? Come ti ho giù detto la fine però sarà come sempre Bello lo ha desiderato, fidati di me! Grazie!

Lullaby89: Sai, non ho la minima idea per quale motivo Edward si comporta così. I maschi valli a capire! Forse perché vuole vedere la reazione di Bella o forse perché lui è semplicemente un maschio e si sa, i maschi fanno solo delle cazzate! Tranquilla Bella non dimentica e anche se per i momento è calma e tranquilla dentro sta organizzando un modo per fargliela pagare bene, ma per ora fa finta di niente! Tanya non se la caverà di certo così! Sconosciuto... XD Non ti dimenticare di lui!!! Ciao e grazie mille per le tue parole!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 16
*** Voglia di lui ***


  

Salve a tutti! Sono riuscita a finire il capitolo! MIRACOLO! È stato più difficile di quanto pensassi. All'inizio avevo ben in mento cosa fare, ma poi mi sono accorta che non avrei rispecchiato a modo il vero carattere di Bella e per questo ho dovuto riscrivere il pezzo daccapo. Una vera fatica! In più l'ultima parte non voleva venire fuori. Sapevo cosa doveva succedere, ma le parole non voleva uscire! Sì, una vera fatica! Mi dispiace per avervi dato false speranze. Perdonatemi. Mi ero dimenticata che per il fine settimana dovevo andare anche via e per Sabato non ce l'ho fatta. Sorry! Comunque sono felicissima perchè con questo capitolo sono arrivata alle 100 pagine!!! Non avrei mai pensato di potercela fare, ma questo è solo grazie a voi che mi seguite e recensite la mia storia! Grazie veramente!

ATTENZIONE!

Per il prossimo capitolo devo darvi una brutta notizia: non lo ancora iniziato. Sono confusa e non riesco a riordinare le idee. Credo che ci metterò un po'. Mi dispiace. Però potete rendervi utili. Nel prossimo capitolo Bella dovrà affrontare il passato e per lei sarà molto doloroso. Per questo cercherà in tutti i modi di non pensare facendo cose pazze. Ho qualche idea su cosa può fare, ma devo riempire una giornata e quello che ho non mi basta. Voi ne avete??? Grazie!

P.s. Buona lettura!

P.p.s RECENSITE!!!

 

Voglia di lui

(13capitolo)

 

A volte mi chiedo se sono l'unica. Se sono l'unica a sentirsi tremendamente umana. Una debole, fragile umana. Perché, a guardare bene, la gente in giro non sembra proprio che loro si sentano così. Tutti così sicuri di se stessi e pieni di se. No, per niente. Non si sentono di certo come me. Così vulnerabili che alla prima pietra scagliata si rompono in tanti piccoli pezzettini. Un vero schifo. Però non ho mai desiderato di essere come gli altri. È strano, ma preferisco essere consapevole di essere un semplice umano ed esserlo, che cercare di convincere me stessa e gli altri che valgo di più, quando invece sono come tutti. È molto più triste. Prendiamo come esempio Tanya, mi fa veramente pena. È tornata a scuola ieri, per mia sfortuna, e si comporta come se le fosse caduto un meteorite in testa. Una diva ferita, non c'è niente di peggio. Ogni volta cerca di stuzzicarmi, vuole che io reagisca, ma non posso farlo. L'ho promesso alla preside. E solo per questo dovrei prendermi a cazzotti. Dio, odio Tanya! Non la sopporto più! Con quei suoi vestitini che le lasciano le tette di fuori e il culo in bella mostra. Non è che sei gelosa? Ma chi? Io? Certo, ma anche no! Quella è un oca! Come si può essere gelosi di un oca?! Forse perché lei ha Edward! Non posso farci niente e poi lui non è nessuno! Certo, come no! Basta, sto parlando da sola e questo non è un bene, per niente! Se lo dici tu! Ah!!!!!!

Un vero schifo! Come le tre settimane in cui dovevo spassarmela, sono state una totale noia: solo scuola, compiti e lavoro. Un vero schifo. L'ho già detto? Ho cercato in tutti i modi di trovare qualcuno con cui fare degli scherzi, ma niente. Nessuno ha voluto proporsi per farmi da spalla. Beh, a parte Edward, ma quando me l'ha detto l'ho totalmente ignorato. Non gli parlo da quella sera. Lui non mi ha fatto domande e io non ho voluto ritornare sull'argomento. Per dirgli cosa? “Ehi, Edward mi dispiace per il mio comportamento da pazza che ho tutte le volte che mi baci è che sono stata violentata e tu mi ricordi tanto lui.” No, non va per niente bene.

Raccolgo i libri che mi sono caduti per terra dopo aver pensato di nuovo a lui e li torno a mettere dentro l'armadietto. Sbuffo e mi porto le mani nei capelli. Nervosa. Guardo la foto davanti a me attaccata all'anta dell'armadietto e sorrido al ricordo. Due settimane fa, Emmet si era inventato che dovevamo assolutamente giocare a Twister e aveva costretto tutti a partecipare. Edward naturalmente non c'era, era da Tanya. Comunque dire che è stato un disastro è poco. Rose e Alice non facevano altro che lanciare degli sguardi maliziosi al loro fidanzati e loro ogni volta cadevano portando dietro tutti noi. Una volta eravamo rimasti solo io ed Emmet ed io ero incastrata in qualche modo strano sotto di lui, solo che la bionda gli ha fatto l'occhiolino e il povero orso ha perso il controllo e pure l'equilibrio finendo proprio sopra la mia schiena. La scena era così buffa che Alice voleva fare una foto per ricordare questo giorno, ma prima che scattasse tutti gli altri, compreso lei, si sono messi di fianco a noi facendo delle facce buffissime. Di nascosto poi ho fregato la foto ad Alice, volevo nascondere la prova della mia sbadataggine.

Scuoto la testa per scacciare via i pensieri e chiudo l'armadietto. Mi avvio verso la mensa camminando a testa bassa. Sono in ritardo come al solito, ma oggi non ho voglia di vedere Jason sapendo cosa mi aspetta. So già cosa vorrà dirmi e non voglio ricordare il passato. Non ora. Non ho voglia di rovinare tutto con il mio cattivo umore, non dopo quello che sono riuscita a creare. Mentendo, ma basta. Ormai è passato un mese da quando sono dai Cullen e anche se è stato strano primo mese, sono cambiata. Ho intrecciato uno strano rapporto con Alice, tipo amica-conoscente. Sento che di lei posso fidarmi e ormai la sua presenza è diventata quasi un bisogno. La sua allegria, la sua energia, la sua forza sono quello che mi manca. Emmet è diventato come un fratello maggiore, un po' strano, ma particolare. Riesce a tirarmi su di morale tutte le volte che ho dei ritorni ai ricordi e riesce a capire quando basta un semplice abbraccio per farmi stare bene. Mi ricorda tanto papà, solo una versione un po' più giovane. Dopo quella volta che l'ho mandato a quel paese ci siamo chiariti e ora su quell'argomento non ci passa più. Ha capito, come tutti, che è una cosa delicata. Con Jasper, invece, è totalmente diverso, credo che sia quello con cui abbia legato di più. Di certo non lo diamo a vedere, ma dentro sappiamo quando è il momento di certe cose e riesce a capirmi anche con un solo sguardo. Una volta eravamo rimasti a casa da soli e ci siamo messi a parlare per delle ore di cose stupidissime, ma che nascondevamo dietro una grande verità. È stato... Unico. Rose, beh, con Rosalie è come se non fosse mai iniziato niente. Mi odia e io non posso farci niente. Ho sentito però una volta mentre stavo per entrare nello spogliatoio che lei mi stava difendendo contro Tanya. Si vede che l'oca si era inventata un'altra cattiveria sul mio conto e Rose l'aveva beccata in fragrante. La povera Tanya non ha potuto fare altro che uscire dallo spogliatoio con la coda tra le gambe. Naturalmente Rosalie non me ne ha mai parlato, ma da quel momento sono diventata più paziente con lei e a volte anche gentile. Con Carlisle ed Esme la cosa è diventata un po' tesa. Jason da una settimana si è messo a chiamarli “mamma e papà” e per questo abbiamo anche litigato. Non riesco ancora a capire come possa fare questo ai nostri veri genitori, come lo possa fare a me! Non gli parlo più dall'ora, lo evito e lo ignoro. Più volte ha cercato di spiegarmi, ma non ho voluto sentire scuse. Tutto stava andando così bene e come al solito c'è sempre qualcosa che rompe l'equilibrio. Questo, oltre ad Edward. Sto male come non sono mai stata. È un dolore diverso e per questo ho anche paura. Ogni mattina che lo incontro al bagno, ogni volta che incrocio i suoi occhi a cena e ogni volta che lo sogno sento qualcosa solidificarsi intorno al mio cuore. Cosa? Lo vorrei sapere, ma niente di buone di sicuro. Ci siamo allontanati contemporaneamente e insieme soffriamo. Lo vedo nei suoi occhi. Il motivo non lo so e vorrei tanto poterlo aiutare. La sua parte stronza ha preso il sopravento e non è più quell'Edward che avevo conosciuto. Non solo con me è così, ma pure con gli altri. È diventato freddo, arrogante e presuntuoso. Alice continua a ripetermi che suo fratello non è così, non lo è mai stato. E più passa il tempo e più la cosa peggiora, tutte le volte che ci incrociamo è come se aumentasse.

Rallento il passo e alzo la testa verso il soffitto per reprimere le lacrime che minacciavano di uscire. Mi fermo e prendo un grande respiro per regolarizzare il battito del mio cuore che al solo pensiero di Edward parte in quarta. Basta! Isabella, pensa solo a te stessa ora! Pensa solo a te! Ricomincio decisa a camminare lungo i corridoi deserti e riabbasso lo sguardo davanti a me, ma rimango pietrificata appena li vedo. Edward e una ragazza che non conoscono si stanno baciando. Mi fermo all'istante e rimango a fissarli come una scema. Edward è appoggiato con la schiena al muro mentre la ragazza davanti a lui lo bacia animatamente. La scena è rivoltante e molto dolorosa. Sono tentata, mi chiedo se scappare sia la cosa migliore o se dovrei rimanere lì, vorrei tanto fuggire via da qui, ma la mia parte masochista ha la meglio. Edward tiene gli occhi chiusi e per questo non mi ha ancora notata. Lo vorrei, in parte sì, in parte no. Credo che farebbe ancora più male. Intanto la ragazza gli sbottona la camicia e gli lecca il petto. Davvero rivoltante!

In verità glielo vorresti fare tu!

Coscienza dal cazzo! Faccio un passo indietro, ma ancora una volta sono bloccata. Sento una strana sensazione alle mani, mi prudono. Mi manca l'aria e adesso più che mai vorrei andare via. Rimango lì. Chiudo gli occhi e cerco con tutte le mie forze di pensare ad altro. Li riapro e rimango ancora più scossa quando vedo che non è un incubo. No, è la realtà. La cruda e vera realtà. Stringo le mani a pugni e riesco a trovare la forza che mi manca. Faccio per andarmene, quando i suoi occhi si aprono e mi costringono a fermarmi. Verde e cioccolato. Fusi. Mi guarda, ma non fa niente per fermare la ragazza. Anzi, lei continua con il suo lavoro di pulizia. Gli prende il capezzolo e se lo mette in bocca. Edward chiude un attimo gli occhi eccitato e si lascia sfuggire un gemito di piacere. Una strana ondata di calore mi infuoca il basso ventre e il mio cuore comincia a battere  forsennato spaventato da questa reazione. Vedere Edward mentre prova piacere è... Unico. Stringe le mani a pugni e le sbatte contro il muro. Intanto la ragazza si è staccata dal capezzolo di Edward e si abbassa sempre di più fino a trovarsi in ginocchio davanti a lui. Edward riapre gli occhi e mi guarda con intensità tale che mi tremano le ginocchia. La ragazza scompare dai miei occhi e ci siamo solo noi. Tutto perde forma e immagino di essere io a toccarlo così. Mi lecco le labbra secche e subito dopo Edward geme dal piacere. Continuo a guardarlo e lui continua a guardare me. Ognuno perso negli occhi dell'altro. Oh, Edward... Uno strano movimento in basso buca la bolla in cui mi ero rinchiusa e mi fa tornare con i piedi per terra. Guardo la ragazza e per poco non vomito. Lei, lei lo sta... Succhiando! Guardo disgustata Edward e poi scappo via. Improvvisamente i miei piedi riescono a staccarsi dal pavimento e cominciano a correre più in fretta che possono. Entro nel primo bagno che trovo e mi appoggio al lavandino sicura che da un momento all'altro vomito. Aspetto, aspetto, ma niente. Riprendo fiato e poi alzo lo sguardo verso lo specchio. Ho le guance rosse e gli occhi lucidi, questo non presagisce niente di buono. Mi sciacquo la faccia con l'acqua per cercare di tornare normale, ma non serve a niente. Mi porto le mani nei capelli e chiudo gli occhi. Non voglio credere a quello che ho visto. Lui, con lei... Loro... Non posso crederci! Sento che le lacrime stanno per uscire e prima che possa succedere alzo il viso verso il soffitto e poi urlo. Urlo più forte che posso liberando tutte le emozioni che combattono dentro di me. Urlo e cerco di non pensare al male che sento, al dolore atroce che sento al cuore, come se fosse stato appena pugnalato. Urlo finché il fiato non muore e poi mi accascio a terra. Come un flash mi tornano in mente i suoi occhi nel preciso momento in cui ho capito quello che stava succedendo.

Non ne sono sicura, ma è come se si fossero spenti. Erano... Tristi e... Dispiaciuti. No, di sicuro mi sto inventando tutto. Ma allora perché sto cercando di appigliarmi a questa affermazione sperando che sia vera?

*********************

Il suono della campanella mi risveglia dal coma in cui ero caduta e mi guardo intorno disorientata. Dove cazzo sono? Mi alzo in piedi e prendo la borsa di fianco a me. Cammino e poco dopo mi tranquillizzo. Sono semplicemente in palestra. Poco alla volta tutto il buio nella mia testa scompare e mi torna in mente quello che è accaduto. Edward che si baciava con un altra ragazza e poi... Ok, a quello non devo pensare. Vado verso l'uscita e poi mi mimetizzo in mezzo alla gente. Scuola finita. Sono stata per due ore a dormire in palestra. Dopo aver assistito a quella scena non avevo per niente voglia di andare a lezione. Quindi le ho saltate. Semplice. Ora devo solo tornare a casa e poi posso rinchiudermi dentro la mia stanza. Non vedo l'ora.

Delle strane risate attirano la mia attenzione dietro di me. Le ignoro e continuo ad andare avanti. Poi, improvvisamente una mano mi afferra e mi trascina in un corridoio vuoto. In quel momento sento il panico. Apro gli occhi terrorizzata, ma quando vedo di chi si tratta la rabbia aumenta solo di più.

<Che cazzo vuoi?>. Sibilo furiosa.

<Isabella, Isabella... È questo il modo in cui rivolgersi a una persona?>. Chiede lei. Strattono il braccio cercando di farle mollare la presa, ma mi accorgo che non è sola. Mi giro di lato e vedo che di fianco a me ci sono due bestioni. Stupidi giocatori di football.

<Allora te lo ripeto: cosa cazzo vuoi oca?>. E sorrido. La bionda non sembra prenderla molto bene e subito la stretta intorno alle mie braccia aumenta. Gemo di dolore e la stronza sorride vittoriosa. Mi sembra di aver già vissuto questo momento. Un flashback mi riporta indietro a quando ero andata da Mike ed Ether per farmi menare. Risultato: ero finita all'ospedale.

<Povera sciocca, mettendoti contro di me non ti sei nemmeno resa conto in che guaio ti sei cacciata!>. E tu mia cara, non immagini neanche a chi sei di fronte!

<A un oca?>. Rido divertita.

<Risposta sbagliata>. E subito dopo mi arriva un cazzotto nello stomaco. Grazie alla presa sulle mie braccia rimango in piedi, ma altrimenti sarei caduta a terra dolorante.

<Ora ascoltami bene, se non vuoi ritrovarti di nuovo in una situazione di questo genere ti consiglio di farti da parte e lasciarmi campo libero. Edward Cullen è mio!>. Continua lei.

<Te lo puoi anche tenere>. E sputo sul pavimento un fiotto di saliva.

<No, non hai capito. La tua sola presenza mi impedisce di fare quello che voglio, quindi devi sparire!>.

<Oh, tranquilla. Anche io lo vorrei tanto!>. Rido.

<Smettila Swan di scherzare! Se non vuoi avere tutta la scuola, e intendo tutta la scuola, contro devi trovare il modo di farti odiare da Edward>. Niente di più facile.

<Lui già mi odia>. Dico.

<Sbagliato ancora, devi fare di meglio!>. La guardo cattiva.

<Bene, ora devo andare, ma ricorda io ti tengo d'occhio>. Fa un cenno ai due bestioni e poi spariscono lasciandomi così. Mi appoggio al muro e chiudo gli occhi. Aspetto un po', poi mi giro e tiro un pugno fortissimo contro il muro. Aspetto un altro po', giusto il tempo che mi serve che la furia che mi invade se ne vada un po' per evitare di menare il primo che passa, e me ne vado. Ormai non c'è quasi nessuno nei corridoi, sono in ritardo. Cammino veloce e decisa. Un ragazzino mi viene addosso e io lo sposto malamente.

<Cazzo, non puoi stare più attento! Sei ceco per caso?!>. E poi tiro dritto. Mentre passo vicino a un gruppo di ragazzi frego una sigaretta a uno.

<Non c'è di che amico!>. Sorrido strafottente e vado verso i ragazzi vicino alle macchine.

<Isa, fumi?>. Mi chiede Jason sorpreso.

<Non sono affari tuoi>. Dico dura.

<Allora andiamo?!>. Dico scocciata. Sono tutti senza parole, non mi sono mai comportata così con loro e in queste settimane mi sono pure addolcita. Ma ora basta! Ora torna Isabella Swan e nessuno potrà impedirmelo! Nessuno.

Bip, bip, bip, bip... <Pronto?>. Sorrido vittoriosa sentendo la voce di Paul.

<Paul, sono Isa ti vorrei chiedere una cosa>. Metto dentro la borsa le ultime cose e tiro la zip.

<Isa, come mai mi chiami? Hai dimenticato qualcosa al bar?>. Mi chiede lui.

<No, non ho dimenticato niente. L'altra settimana ho sentito una cosa... Stavi parlando con Jared di un... Torneo clandestino. Voglio partecipare!>. Dico prendendo la borsa in spalla.

<COSA?!>. E si sente che sputa qualcosa. Stava bevendo.

<Tu...? Come...? Stai scherzando vero?>. Dice infine.

<Se stessi scherzando non ti avrei chiamato. Allora?>. Chiedo.

<Allora cosa? Tu sei tutta matta! Se lo viene a sapere Jacob mi licenzia! Lo sai che sei la sua pupilla!>. Dice spaventato.

<Paul, Jake non lo verrà mai a sapere. È un sì?>. Ti prego, ti prego!

<Ma perché mi vuoi così male Isa?!>. Rido.

<Io sono già pronta per fuggire, vieni a prendermi. Ti aspetto in strada!>. Dico contenta.

<E va bene. Porto pure Jared così ti controlliamo, ma appena la situazione si mette male noi andiamo via!>. Dice.

<Ok, va bene!>. Rido.

<Promettilo!>. Ma perché tutti vogliono che prometto ultimamente?

<Giurin giuretto! Dai muoviti lumacone!>. Ma dietro la schiena incrocio le dita. Ops!

<Ok, arrivo. A dopo, ciao!>.

<Ciao!>. Riaggancio. Esco dalla mia camera con il sorriso sulle labbra e poi scendo le scale. Prima di andare nell'atrio guardo a destra e sinistra che non ci sia nessuno poi esco velocemente. Mi sento tanto una spia. Che fico! Prendo la bici e monto su. Percorro tutto il sentiero che c'è per arrivare in strada e poi quando arrivo nascondo la bici dietro una siepe. Aspetto qualche minuto e poi vedo la macchina di Paul venire verso di me. Gli faccio un cenno con la mano e poi la macchina accosta vicino a me. Saluto tutti e poi salgo, ma proprio in quel momento la macchina di Edward si ferma davanti a noi per entrare. I nostri occhi si incontrano e noto una scintilla di rabbia nei suoi. Lo vedo armeggiare con la maniglia della porta e scendere dall'auto.

<Parti! PAUL PARTI!>. Urlo. Dallo specchietto di fianco a me vedo Edward che si ferma in mezzo alla strada e mi guarda. Mi porto le mani sugli occhi per riprendere il controllo e quando le tolgo vedo i ragazzi che mi guardano strano.

<Sappiamo che Cullen non ti va a genio, ma non fino a questo punto!>. Dice Paul sarcastico.

<Allora, ci devi dire qualcosa Isa?>. Mi incita Jared.

<Io non vi devo dire niente!>. Dico acida.

<Oh, invece sì, cara Isabella!>. Dice Nessie. Mi giro di scatto verso i posti posteriori e vedo di fianco a Jared Vanessa o anche Nessie. Che cazzo ci fa qua lei?

<E tu cosa cazzo ci fai qua? Perché l'avete portata?>. Chiedo poi a Paul.

<L'ha voluto lei. Ci ha sentito parlare e sai anche tu che quando si mette in testa qualcosa non si può schiodarla in nessun modo!>. Dice Jared coprendosi poi la faccia perché Ness gli tira un ceffone.

<Torniamo indietro. Tu non vieni!>. Dico dura.

<Cosa?! No! Io vengo eccome!>.

<NO!>.

<Sì!>.

<NO!>.

<Sì!>.

<N->. Urlo ancora, ma vengo bloccata.

<Ora basta!>. Paul frena di colpo facendoci venire un coccolone a tutti.

<Paul ma sei scemo o cosa?!>. Dico io spaventata.

<Ora voi due scendete e vi chiarite! Scendete e non salite finché avete smesso di urlare come delle sceme!>. E mi spinge fuori dalla macchina. Sbuffo scocciata e aspetto che scenda pure Nessie. Come sempre, con grazia ed eleganza si mette di fronte a me con le braccia incrociata sotto il seno. Mi guarda sorridendo e non posso fare altro che sorride pure io. Alta, magra con le curve al punto giusto, capelli lunghi e mossi rossi, due occhi verdi da paura e un visino tanto dolce da non riuscire a resisterle. Insomma, Nessia la mia nuova amica. L'ho conosciuta al bar, è la sorellina di Jacob e come il fratello lavora lì con lui. Pure Paul e Jared lavorano con noi. Sono loro gli altri camerieri e baristi che dovevo conoscere. Siamo diventati subito grandi “amici”, come è strano dire questa parola, e complici. Facciamo un sacco di scherzi a Jake e ci divertiamo come dei matti insieme. Purtroppo loro non vengono a scuola da noi. Paul e Jared hanno due e un anno in più di me e Nessie va in una scuola privata. Fa danza ed ha già un contratto per entrare alla Juliard. Per di più ha un anno in meno di me e per questo mi sento sempre in dovere di proteggerla. E questa cosa del torneo clandestino non mi aiuta di certo!

<Lo sai vero che sei proprio una scema?>. Le dico.

<Non mi interessa!>. Sospiro alla sua cocciutaggine e scuoto la testa esasperata. Ormai ha deciso e non c'è modo per farle cambiare idea. Mannaggia a me!

<Dai torniamo in auto>. Lei sorride e torna in macchina. Io la segue e sotto lo sguardo del tipo “e io che ti avevo detto?” di Paul e poi ripartiamo verso il porto.

<Isa sei veramente sicura di quello che fai? A me non sembra una buona idea>. Mi dice preoccupata Nessie. Finisco di mettermi i cerotti alle mani e poi la guardo sorridendo.

<Mai stata più sicura!>. Mi tolgo la felpa rimanendo solo con il top e poi mi lego i capelli in una coda alta.

<Isa, dai ripensaci! Ma l'hai vista la sfidante! È grande e grossa e sembra una balena! Ti farà a pezzi!>. Mi blocca le braccia per poterla guardare negli occhi.

<Ness devi stare tranquilla! Non è la prima volta che meno qualcuno e nessuno può battermi!>. Dico sicura di me.

<Isa...>. Ma Ness non lo è.

<Ho passato di peggio, questo per me non è niente!>. Cerco di rassicurarla, ma sembra il contrario.

<Ascoltami Nessie oggi... Oggi non è giornata, ok? Sto male e ho bisogno di sfogarmi. Oggi... Io ho visto... Ho bisogno di sfogarmi e questo è l'unico modo per non pensare>. Abbasso lo sguardo e stringo i denti. Le ho detto quello che provo e non è stato facile.

<Ok... Va bene...>. Alzo lo sguardo verso di lei e la vedo con le lacrime agli occhi. Oh, Ness!

<P-però... Non ti fare ammazzare, ok?>. Poi mi abbraccia forte, tanto che mi manca l'aria. Non le dico niente e lascio che mi stritoli, non è importante ora.

<Andrà tutto bene, vedrai>. Mi allontano da lei. La guardo negli occhi e sorrido.

<BLACKROSE è PREGATA DI SALIRE SUL RING! BLACKROSE!>. Mi giro verso la massa di gente di fianco a me e poi faccio un cenno a Nessie. È il mio turno. Spingo tra la folla per passare e arrivo al tappeto. Con l'aiuto di Paul salgo e vado al centro di fianco alla balena di cui parlava Ness e l'arbitro. Mi giro un ultima volta verso i ragazzi e gli sorrido rassicurandoli. Non funziona.

<SIGNORE E SIGNORI, OGGI ABBIAMO UNA NUOVA SFIDANTE, BLACKROSE CHE SI BATTERà CONTRO TERMINATOR GIRL!>. Applausi, fischi, grida mi tappano le orecchie. In più lo stridulo rumore del microfono accanto a me dà veramente fastidio. Mi giro verso la mia avversaria e sorrido preoccupata. Cazzo, ma è veramente una balena!

<PRONTE?>. Ci chiede l'arbitro. Entrambe facciamo cenno di sì. Mi preparo in posizione e la tipa si batte i pugni sulle gambe tipo sumo. Mi sto cagando addosso!

<BENE! 3... 2... 1... VIA!>. L'arbitro si sposta ed esce dal tappeto. Questo è un torneo di lotta clandestino, non ci sono regole. La balena subito si butta su di me tirandomi un cazzotto nello stomaco. Cazzo, che male! Faccio un passo indietro e prendo fiato.

<Ti credevo più resistente! Ti spezzerò come un ramoscello!>. Mi dice la balena. Subito mi rialzo e velocemente le vado contro tirandole poi un pugno in faccia. La tipa cade all'indietro. Mi giro un attimo verso i ragazzi e gli sorrido. Nessie all'inizio mi sorrido, ma poi urla qualcosa che non sento per via del casino. Mi indica di girarmi dietro, io lo faccio e mi arriva un pugno in faccia. Sento uno strano rumore al naso, tipo crack. Non è un buon segno. Poi sento qualcosa di liquido passarmi sopra alla bocca. Sangue. Con la mano lo tiro via e guardo in cagnesco la cicciona.

<Tu me la paghi!>. Dico. Le tiro un gancio dritto dritto nello stomaco e poi facendo finta di tirargli un altro con il sinistro le tiro un calcio. Inutilmente tira due pugni che paro subito e senza perdere altro tempo gli tiro una ginocchiata nella pancia. Si porta le mani sullo stomaco e geme dal dolore. Bene! Velocemente gli giro intorno e la piego con una gomitata sulla schiena. La tipa cade a terra e sputa sangue. Sto vincendo! Ma...

Ma la cicciona mi prende per un piede e mi fa cadere per terra, sbatto la testa e rimango un po' frastornata. Cerco di rialzarmi, ma la balena mi viene sopra e mi immobilizza le mani sopra la testa. Con l'altra mano mi tira pugni sulla faccia. Cerco in tutti i modi di liberarmi, ma niente. La presa aumenta sempre di più sui miei polsi e la forza dei suoi pugni pure. In più il peso leggerino della balena mi toglie il respiro. Dopo il 5 cazzotto non ce la faccio più. Tutto lentamente scompare, le figure perdono forma e vedo solo delle macchie intorno a me. Chiudo gli occhi e stranamente ripenso ad oggi. Ritorno indietro a quando ho beccato Edward con un altra. Dolore, tanto dolore ho provato, avrei voluto uccidermi. Faceva troppo male e non riuscivo a tenerlo tutto dentro senza reagire. Fa molto più male. Così mi è venuta questa malata idea di andare a un torneo di lotta. Picchiare, farsi picchiare, non avrei mai pensato alla spina conficcata nel mio cuore, ma, invece, adesso più che mai, si conficca sempre più a fondo e brucia, come un fuoco. Lo consuma e lo distrugge lentamente e i pugni che la tipa mi sta tirando non è niente al confronto.

Non ti arrendere mai bambina mia...

Apro gli occhi di scatto e li richiudo subito per proteggermi da un altro pugno. Respiro profondamente, nonostante il peso della cicciona che mi opprime i polmoni, e mi concentro solo su di lui. Il mio papà. Stranamente mi sento... Bene! È come se la mia anima fosse stata buttata giù da 50 piani e fossi tornata nel mondo dei vivi. Apro gli occhi e sorrido strafottente. Io posso farcela! La tipa mi guarda strana e senza accorgersene allenta un po' la presa su di me. Con uno strattone deciso riesco a liberarmi e poi le tiro un ginocchiata sulla schiena che la fa cadere dolorante di fianco a me. Mi alzo un po' traballante e la guardo sfidandola. La tipa si rialza e ringhia. Le sanguina il labbro e lo zigomo è rosso. Mi corre incontro e io le tiro subito un pugno nello stomaco. Poi mi giro su me stessa e le tiro un calcio sul fianco che la sposta. Aspetto che si riprenda e le cammino intorno.

<Ti credevo più resistente! Ti spezzerò come un ramoscello!>. Ripeto le sue stesse parole e sorrido vittoriosa. Questo la fa incavolare ancora di più e mi viene incontro come una belva. Le blocco le braccia con le mani e facendo peso su di lei le tiro una ginocchiata sullo sterno che le fa mancare il respiro. Poi la mollo e mi preparo a tirargli un pugno dritto sul naso. Immagino che la balena sia Tanya, poi che sia Edward e tutte le oche che si è portato a letto. Urlo più forte che posso per aumentare la potenza e glielo spalmo in faccia. La balena cade dritta per terra e rimane immobile. Il silenzio dura solo un secondo, quanto basta per capire che ormai il combattimento è finito e poi la folla esplode. L'arbitro mi viene di fianco e prende la mia mano nella sua.

<SIGNORE E SIGNORI, ABBIAMO LA VINCITRICE DI QUESTA SERA: BLACKROSE!!!>. Dice e mi alza il braccio. Mi guardo intorno e sento tutta l'adrenalina scorrere nelle mie vene. Il cuore mi batte a tremila e mi sento dopo tanto tempo soddisfatta di me stessa. Poi senza neanche accorgermene Paul, Jared e Nessie salgono sul ring e mi assalgono letteralmente. I ragazzi mi sollevano sulle loro spalle e urlano come dei matti. La folla a questo gesto grida ancora più forte e non sento altro. Chiudo gli occhi per godermi il momento e assaporo solo il gusto amaro della vittoria. Passo la lingua sulle labbra secche e il sapore del sangue mi stordisce un attimo. Riapro gli occhi e rimango stupita della miriade di gente che esulta per me. Presa dall'emozione alzo le braccia e urlo. Mostro a tutti la mia forza, mostro la vera Isabella Swan. O la finta BlackRose.

********************

Mi guardo allo specchio e sorrido. Mi giro e vedo soddisfatta come il mio corpo sia perfetto. Perfetto per me. Ritorno dritta e passo lentamente le mani sulle pelle trattenendo qualche gemito di dolore. Masochista? Molto. Rimango incantata nell'osservare con attenzione ogni macchia nera o violacea sul mio corpo latteo. Lividi, lividi dappertutto. Braccia, gambe, faccia, schiena, busto sono completamente ricoperti di lividi. Porto le mani sul collo e alzo i capelli dietro per notare un'altra macchietta nera. E con questa fanno 30! Ritorno a guardare il petto e abbasso un po' il reggiseno. Proprio sopra al seno una bella macchia fa mostra di sé. Scuota la testa sorridendo e ritorno a mettermi a posto il reggiseno. Esco dalla cabina armadio e camminando spensierata ritorno vicino al letto. Mi siedo sul bordo riprendendo in mano il blocco di soldi vinti questo pomeriggio. Mi mordo il labbro e mi butto all'indietro sul materasso cercando di trattenere qualche urletto di gioia. Per la prima volta prendere a botte qualcuno mi ha dato qualche profitto, più di 1.000 dollari e in una sola volta. Il prossimo incontro è fra tre giorni, ne avrò molto bisogno. Guardo il soffitto e mi ritrovo a pensare se papà sarebbe orgoglioso di me. Non so il motivo, ma questo dubbio mi attanaglia lo stomaco e non posso fare altro che cercare una risposta. Una risposta che non trovo. Mi rialzo a sedere di scatto spaventata e mi guardo intorno. La mia camera, in casa Cullen. Porto la mano tra i capelli e quando alzo il braccio un piccolo gemito di dolore scappa dalla mie labbra. Muovermi sta diventando quasi una fatica, ma allora perché io non sono triste per questa cosa? Dipendo dal dolore, è la mia droga. Solo questo mi aiuta a non pensare al mio cuore che sta morendo soffocato. Un male molto più grande. Mi porto la mano proprio sul cuore e all'apparenza lo sento battere normalmente, ma dentro lo sento marcire lentamente. Subito la mente scava nei ricordi e sento l'ondata di paura e terrore tornare. Allora con la mano stringo forte l'altro braccio proprio sopra a un livido e di conseguenza una fitta mi fa piegare in avanti.

<AHHHHHHH!>. Urlo. Qualche lacrima sfugge la mio controllo che asciugo subito. Mi guardo intorno come se potesse spuntare qualcuno e alzo gli occhi al soffitto per scappare dal mio stesso sguardo. Stringo gli occhi tanto che mi fanno male e trattengo il respiro. Smetto di sentire, smetto di capire, smetto semplicemente di esistere. Evado da tutto e da tutti e mi nascondo dietro al mio corpo. Improvvisamente sento una strano vuote dentro di me che devo riempire assolutamente. Il mio primo istinto è quello di alzarmi e andarlo a cercare. Cosa? Non so, credo qualcosa che riesca a non farmi pensare. Mi alzo dal letto e cammino verso la porta scalza. Prima di uscire guardo se c'è qualcuno e poi esco. Sono tutti fuori, chi da una parte chi dall'altra. Non faccio in tempo a fare due passi però che sento qualcosa di strano. Un rumore proveniente dal piano di sotto mi fa voltare di scatto e rimango pietrificata dalla paura in mezzo al corridoio. Non tutti sono fuori. Velocemente entro nella prima stanza aperta e chiudo la porta alle mie spalle. Mi guardo intorno e rimango sorpresa nel vedere che sono nella stanza di Edward. Per un momento il fatto che probabilmente c'è qualcuno in casa, e che potrebbe essere anche lui, scompare. La voglia di scoprire ogni più piccolo segreto di questa stanza mi invade e mi guardo intorno curiosa. Il letto è ancora sfatto ed emana sesso, tanto sesso. I vestiti sono buttati qua e là per la stanza e il disordine regna qui dentro. Ci sono vari fogli sul pavimento e anche delle lattine. Mi abbasso e raccolgo un foglio. È uno spartito, scritto. Mi guardo intorno e rimango sorpresa nel trovare una chitarra nascosta tra la sedia e la scrivania. E quindi Edward suona e scrive, cosa alquanto strana. Chissà se ha mai scritto una canzone per qualcuno o qualcuna, di certo quella persona non sono io. Immediatamente la scena di questa mattina mi ritorna in mente, scuoto la testa e ributto il foglio per terra scottata.

Chiudo gli occhi e aspiro il profumo che riempe la stanza. Il suo odore, odore di uomo. Rimango assuefatta e mi dimentico persino chi sono. Mi tocco le labbra ricordando l'ultimo bacio e arrossisco di conseguenza. Sospiro e mi passo le mani sulla pancia immaginando siano le sue. Lecco le labbra e poi le mordo con i denti. Oh, le sue labbra! Lentamente accarezzo ogni centimetro di pelle fino ad arrivare sul seno e sospiro pesantemente. Ripasso la lingua sulla bocca e la schiudo prendendo aria. Mentre con una mano lascio delle scie sul petto con l'altra scendo giù fino ad arrivare al bordo delle mutande. Un gemito di piacere scappa dalle mie labbra e mi mordo il labbro eccitata. Gioco con l'elastico delle mutandine indecisa se proseguire o no. La voglia è tanta, ma un velo di paura mi blocca. Prendo un grande respiro lentamente e lascio che le dita della mano accarezzano il mio ventre.

<Oh, Ed->. Apro di scatto gli occhi e mi fermo appena sento dei rumori fuori dalla porta. Quando vedo che la maniglia si sta abbassando riesco a ritrovare il controllo del mio corpo e mi guardo intorno spaventata.

<Cazzo, cazzo, cazzo!>. Dico sottovoce. Sorrido quando vedo la porta della cabina armadio aperta e velocemente mi chiudo dentro. Faccio appena in tempo a nascondermi quando sento qualcuno entrare. Edward.

Subito le sensazioni che stavo provando prima, pensando a lui, tornano e arrossisco violentemente. Ma cosa stavo facendo?! Oddio! Mi guardo intorno in cerca di una via di uscita, ma non trovo nemmeno una finestra. Sono nella merda! Dalle fessure della porta guardo quello che sta facendo sperando che se ne vada presto. Edward butta la borsa per terra e sbuffa. Si toglie la giacca e l'appoggia sulla sedia e poi si siede sul letto. Si toglie le scarpe e le calze. Si rialza e si sfila la maglia rimanendo a petto nudo. Un gemito di piacere esce dalle mie labbra e trattengo subito il respiro immobilizzandomi. Edward si gira verso di me e in quel momento sudo freddo. Per fortuna scuote la testa e ritorna agli affari suoi. Sospiro e mi mordo il labbro nervosa. Torno a guardare attraverso la fessura e arrossisco ancora di più quando lo vedo slacciarsi la cintura e poi sfilarsi i pantaloni. Mi lecco le labbra eccitata e stringo le gambe cercando di spegnere il fuoco che mi invade il basso ventre. Completamente inutile. Subito la mia attenzione è attirata dal quel culo perfetto fasciato da un sottile strato di stoffa. Da favola! Edward intanto ignaro della spiona nella cabina armadio continua con quello che stava facendo e si porta le mani sull'elastico delle mutande. Oh, cazzo! Mi porto subito le mani sugli occhi vietandomi di vedere, ma involontariamente le dita si aprono e i miei occhi si incatenano su di lui. Si volta verso di me consentendomi di ammirare questa volta il davanti e deglutisco. È così... Così... Grosso e grande! Mi mordo le labbra e sospiro triste. Oh, merda! Ma in che situazione mi sono cacciata?! Edward fa per abbassarsi i boxer, ma poi si ferma. Sospiro felice e mi porto una mano tra i capelli. Cavolo, sto sudando! Mi faccio aria con la mano, ma questo aumenta ancora di più la sensazione di calore su di me. Torno a guardare attraverso le fessure e noto tristemente che il Dio Greco non c'è più. Il rumore dell'acqua che cade nella doccia mi fa capire che è andato in bagno. Questo è il momento buono per svignarsela! Lentamente apro la porta ed esco da lì. Guardo dalla porta semi aperta che collega al bagno e vedo che Edward è di schiena. Adesso o mai più! Velocemente senza farmi sentire vado verso la porta, ma, poco prima di arrivare in salvo, inciampo in una lattina che fa rumore rotolando.

<CAZZO!>. Corro quel poco che mi manca, ma vado a sbattere contro qualcuno. Una mano mi sorregge e mi stringe contro il suo petto. Alzo gli occhi e sprofondo in un mare verde smeraldo. Arrossisco di botto e sposto lo sguardo sul pavimento imbarazzata.

<Bella?>. Che stronzo! Nonostante oggi e tutte le altre volte continua a chiamarmi così. Sei solo una stronzo!

<Ehm, Cullen...>. Lo spingo via e noto che indossa ancora solo i boxer. Il mio viso diventa ancora più rosso e mi mordo il labbro nervosa.

<Cosa...?>. Chiede sorpreso.

<Io andrei, cia->. Faccio per superarlo, ma lui mi blocca per il polso. Mi trattiene e gemo dal dolore. Solo in quel momento si accorge di come sono svestita e del mio corpo ricoperti dai lividi. Molla la presa sul mio polso e mi guarda furioso. Evito ancora il suo sguardo e vado verso la porta. Si mette davanti bloccandomi e mi costringe a guardarlo.

<Bella chi è stato?>. Chiede furioso. Lo guardo stupita.

<Cosa?>. Chiedo.

<Chi è stato a farti questo?>. E indica i lividi. Capisco e stringo i pugni. Se solo tu sapessi per quale motivo mi sono fatta ridurre così non faresti tanto l'arrabbiato.

<Non sono affari tuoi>. Cerco di spostarlo, ma lui mi spinge indietro. La porta ora è più lontana.

<CHI?>. Sibila furioso.

<Come ti ho già detto: non sono affari tuoi Cullen!>. Incrocio le braccia sotto il seno. Lui si avvicina a me e di conseguenza io mi allontano.

<Black?! O quegli altri deficienti?!>.

<Di certo sono migliori di te, quei deficienti! No, non è stato Jacob né gli altri>. Rispondo io.

<E allora CHI? Lo conosco? Se lo becco giuro ch->. Si passa le mani nei capelli furioso.

<Fai cosa, eh? Cullen questa è la mia vita, lasciami in pace!>. Dico dura. Non risponde. Mi guarda negli occhi come per scovare la verità, una verità che nascondo per bene e poi scuote la testa. Decido di uscire, ma non è quello che vuole anche lui. Mi blocca anche stavolta, senza farmi male.

<Perché non vuoi denunciare quello che ti hanno fatto? Lo difendi?>. Dice.

<Senti impara a farti gli affari tuoi, capito? Io non difendo proprio nessuno e ti assicuro che questi lividi sono molto più graditi della tua presenza!>. Strattono il braccio e faccio di nuovo per andarmene.

<Dimmi solo cosa è successo>. Mi blocca di nuovo.

<Cullen cosa della frase: fatti gli affari tuoi non hai capito?>. Non vuole lasciarmi andare. O meglio dire: scappare.

<Ma ti sei vista?! Sei ricoperta di lividi!>. Come se non lo sapessi!

<Certo che sei cocciuto! Non te ne deve fregare un accidenti di me e di quello che ho!>. Perché non vuoi capire che dirti la verità rovinerebbe tutto l'impegno che ci ho messo per non pensarti?!

<Bella...>. Dice addolcendosi.

<Smettila! La vuoi smettere! I tuoi sbalzi di umore mi fanno venire mal di testa! Smettila!>. Urlo allontanandomi ancora da lui.

<Io...>. Cerca di dire.

<No, basta! Come io non mi intrometto nella tua vita tu stai lontano dalla mia!>. Dico.

<Tu fai parte della mia vita>. Dice serio. Per un attimo, giuro che per un attimo ci ho creduto. Solo un attimo.

<Oh, no! No, non mi rifilare questa scusa! E dimmi, anche quella che ti stava facendo un pompino oggi a scuola fa parte della tua vita?! E pure Tanya e tutte le altre ragazze che ti sei fatto in queste settimane?!>. Tutta la rabbia tenuta nascosta ora esplode sotto i suoi occhi e lui non può fare altro che vedere quanto male mi abbia fatto.

<Tu non capisci, io dovevo...>. Non lo lascio finire.

<Tu dovevi cosa, Cullen?! Sei dipendente dal sesso?! Non riesci a fare almeno tanto da far soffrire la gente?! Non riesci a mantenere una promessa?! COSA, CULLEN! COSA?!>. Urlo.

Non risponde.

<Questo, il tuo silenzio, è la dimostrazione che tu, la tua presenza può farmi solo del male. Se vuoi baciare qualcuno non venire da me. Ho già abbastanza problemi>. Abbasso il tono e lo sguardo sul pavimento. Le lacrime premono per uscire, ma resisto. Non devo mostrargli di essere debole. Lo sorpasso e vado verso la porta. Non mi ferma. Quando sto per abbassare la maniglia mi fermo. Le mani mi tremano e le lacrime sgorgano dai miei occhi come un fiume in piena. Non ci sono riuscita. Mordo il labbro con i denti nervosa, tanto forte che sento la pelle lacerarsi e rompersi. Piccole goccioline di sangue escono e con la lingua le asciugo inondando la mia bocca del loro sapore acro. Con la mano libera pulisco il viso dalle lacrime e chiudo gli occhi per rilassarmi. Penso a tutto tranne che alla situazione di merda in cui mi trovo, mi immagino di correre felice in un prato pieno di fiori e di sorridere spensierata al cielo. Subito mi do dell'idiota per la cazzata a cui ho pensato. Sì, una vera cazzata. Riapro gli occhi e mi decido. Abbasso la maniglia e apro la porta. Faccio un passo, ma non resisto. Mi giro e lo vedo. Bello come il sole, di fronte a me serio. Nei suoi occhi vedo tanta tristezza e dolore o forse mi sbaglio. Forse è quello che vorrei vedere. Forse. Scuoto la testa rassegnata e mi giro di nuovo verso il corridoio. Esco. Poi succede: Edward mi corre dietro e mi trascina nuovamente in camera sua, mi intrappola tra il muro e lui, poi mi bacia. Dolcemente posa le sue labbra sulle mie e con le mani avvicina ancora di più il mio viso al suo. Drogati dal sapore dell'altro ci avviciniamo ancora di più. È un bisogno, un bisogno di cui non possiamo fare a meno. Dobbiamo sempre sentire il contatto dell'altro, sapere che lui\lei c'è e che ora è solo mio\a. Lui è la mia droga. Lui è la mia fine. Stringo i suoi capelli tra le mani e inarco la schiena quando Edward comincia lasciare dei baci lungo il collo fino ad arrivare al reggiseno. Apro di scatto gli occhi e lo guardo. Siamo incatenati e non perdiamo un battito di quello che fa l'altro. Lascia dei baci roventi su ogni livido, poi traccia con la lingua dei segni circolari e infine soffia leggermente sulla mia pelle. Mille brividi mi percorrono la schiena e faccio fatica a trattenermi da non urlare. Il respiro si fa pesante e sento come un fuoco esplodere nel mio basso ventre. Un piccolo urletto mi scappa e subito Edward lo intrappola tra le sue labbra. Mi morde il labbro inferiore e quando si accorge della piccola ferita ancora aperta su di esso comincia a succiarlo. Apro gli occhi di scatto e mi perdo nei suoi. Sorride e poi passa la lingua sopra al labbro togliendo ogni traccia di sangue. Il sapore acro e di ruggine si mischia al suo e quando si allontana lecco proprio dove prima era passata la sua lingua. Mi guarda eccitato e porta le mani sui miei fianchi. Mi stringe a se e lo sento subito premere contro la mia intimità. Mi accorgo solo in quel momento che siamo quasi nudi e che solo dei pezzi di stoffa ci dividono. Abbasso lo sguardo e lo vedo dritto e grosso puntare contro il mio ventre. Quando alzo lo sguardo verso di lui divento rossa come un pomodoro e lui ride nervoso. Stringo i suoi capelli e lo incito ad avvicinarsi. Lentamente si avvicina a me e imprime delicatamente le sue labbra sulle mie. Morbide, piene, perfette. Dischiude la bocca e traccia con la lingua il contorno della mia bocca. Sussulto e mi blocco. La voglia di sentire la sua lingua a contatto con la mia è tanta, ma come sempre la paura mi blocca. Mi butto. Lascio che entri e come delle calamite le nostre lingue si scontrano. Si conoscono, si cercano e scappano. Non c'è fretta, non c'è irruenza, c'è solo tanta dolcezza e paura. Eh, sì. Paura di sbagliare, paura di osare troppo, paura di ritrovarsi di nuovo soli. Per questo con pazienza aspettiamo entrambi un segnale dell'altro che non c'è per poter fare qualcosa. Andiamo avanti senza respirare, senza staccarsi e non ci pensiamo nemmeno. Intanto il suo corpo preme sempre di più sul mio e le sue mani esplorano ogni centimetro di pelle possibile. Al limite ci stacchiamo entrambi per riprendere fiato e lui appoggia la fronte sulla mia. Poco dopo siamo già di nuovo in quel turbine di emozioni che ti trascinano lontano dal mondo e che ti fanno sognare. Morde maliziosamente la mia lingua e io inclino la testa all'indietro. Riprende a baciarmi dolcemente le labbra e chiudo gli occhi assuefatta. Lo stringo a me con la paura che possa scappare o che me lo possano portare via. So benissimo che quando finirà tutto torneremo a comportarci come sempre, so bene che lui tornerà dalle sue oche senza cervello anche solo per un pompino e so che io sprofonderò di nuovo nel dolore. Ma adesso non me ne frega niente. Voglio, anche solo per poco, rinascere e prendere più aria possibile per poi resistere in apnea per il resto della mia vita senza di lui. Voglio solo baciarlo. Prendo il suo viso tra le mani e spingo con forza la mia lingua nella sua bocca. Subito rimase sorpreso, ma poi mi asseconda. Poco dopo la mia mente è già partita in quarta e nessuno, nemmeno io, riesce a fermarla. Mi aggrappo a lui e gli mordo il labbro. Il bacio da innocente si trasforma in un concentrato di passione e lussuria ed entrambi veniamo travolti dal nostro bisogno di sentire l'altro vicino. Porta le mani sul mio sedere e poi mi prende in braccio. Intreccio le gambe intorno al suo bacino sentendolo dritto nella mia intimità. Gemo di piacere e spingo il bacino verso il suo. Anche Edward geme. Mi bacia violentemente e passa una mano sopra il mio seno. Lo strizza e lo palpa e questo mi eccita ancora di più. Incito Edward a continuare e lui ringhia. Velocemente porta la mano dietro la mia schiena e con un colpo solo mi slaccia il reggiseno.

Chissà con quante altre lo avrà già fatto, tu sei come tutte.

Un fulmine a ciel sereno. Apro di scatto gli occhi e spaventata lo allontano da me. Fa resistenza e gli urlo di lasciarmi. Rimane sorpreso, ma fa come dico. Mi rimette per terra e subito cerco di coprirmi il seno con le mani. Mi guardo intorno in cerca di qualcosa e non trovandola mi giro verso Edward. Non capisce cosa mi stia succedendo e sinceramente non lo so nemmeno io.

<Bella, mi dispiace...>. Cerca di dire. Le lacrime premono per uscire ed è l'unica cosa che vorrei ora. Svuotarmi da questo dolore che mi sta opprimendo. Non ci riesco.

<Bella...>. Si avvicina ed io mi allontano. Ho paura. Stavolta mancava veramente poco e avrei commesso l'errore più grande di tutta la mia vita. Non va bene, non va affatto bene.

<Stammi lontano>. È solo un sussurro, ma lo sente lo stesso. Subito il suo viso si trasforma in una maschera di sofferenza che cerca di coprire. Inutile.

<Dimmi almeno il perché!>. Mi chiede. Mi supplica.

<Per il tuo stesso motivo, fa male. Molto di più di quanto pensavo>. Detto questo mi giro ed esco definitivamente dalla stanza. Attraverso il corridoio correndo e non noto la figura minuta di Ali che sta salendo le scale. Io no, ma lei sì. Mi chiudo la porta alle spalle e mi appoggio con la schiena. Chiudo gli occhi e subito una scia bagnata scende sulle mie guance. Mi siedo a terra portando le gambe al petto e stringendole con le braccia. Piango. Ma stavolta per amore.

Buon compleanno Bella.

 

Nessie

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Vestiti Bella

http://www.polyvore.com/13capitolo/set?id=22945481

 

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Allora:

In verità non ho molto da dire. Il capitolo parla da solo e non mi sembra che lasci delle cose in sospeso. Succedono molte cose e per Bella sono un duro colpo. Per la prima volta è costretta ad affrontare un dolore diverso che la lascia senza fiato e questo la spaventa. Ma come dice il titolo “The past returns forever” per Bellina non sarà così facile chiudere con il suo di passato. Edward le darà una mano o appesantirà solo il peso che si porta sulle spalle? Mah...

 

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

Lullaby89: Poveri, sono sempre lì per lì, ma poi puff. Finisce tutto. Peccato. =) È probabile che Edward non vedendo nessun miglioramento da parte di Bella potrebbe pure lasciar perdere, ma tu saresti mai in grado di ignorare quella strana sensazione che ti attanaglia lo stomaco e che l'unica modo per sentirti meglio è quello di stare con quella persona che vorresti evitare? La preside sarà forte, ma rimane sempre una preside! Purtroppo... Come hai letto prima, se lo hai letto, mi sono già bloccata. Ma stavolta non è per mancanza di idea, non del tutto, ma per il sovraffollamento di possibile avvenimenti. È molto peggio! Ciao!

adry91: Scusa per il ritardo, ma non come ti ho detto ho fatto una fatica per concluderlo! Sono veramente contenta che ti sia piaciuto, tanto tanto! Tranquilla per la tua teoria non ti sbagli, ma ancora non so quando tirarla di nuovo fuori. Per adesso Bella deve affrontare altri problemi più gravi che mettersi a fare la detective. Ma succederà, non ora solo. Adam Brody è uno STRAFIGO! E mi dispiace per Eddino, ma pure lui fa la sua bella figura. Comunque per quello che ho detto dopo facciamo che te ne dimentichi, ho paura che mi potresti tagliare le ditina se sapessi.... La preside, è sempre una preside. Sì, comunque anche la mia è come la tua. Fa veramente paura!!!! O.O Se ti è piaciuto l'ultima parte dell'altro capitolo allora di questo cos'è? Spero bene, ci ho messo un po' per descriverlo per bene e non ne sono pienamente soddisfatta, ma come hai detto tu la perfezione purtroppo non esiste. Non te la prendere con Bellina, se scappa ha i suoi buoni motivi e poi Eddino di certo non è un santo! Per niente! Spero che non ti abbia deluso cosa è successo, lo spero tanto. Ciaoo!

GingerBread: Sai, quella persona che mi ha fatto rivalutare l'idea che avevo l'inizio sei proprio tu. E quindi il merito di questo capitolo, se ti è piaciuto, è tutto tuo! Le tue parole mi hanno fatto pensare e alle fine ho capito che stavo trasformando la situazione di Bella troppo semplice da vivere. Il suo dolore vive ancora nelle sue vene e non basta qualche bacetto per cancellare tutto. Come hai letto il tempo passa e Bella si addolcisce, ma basta subito che Tanya la provochi che lei si ritrasforma in quella che era. Da qui è nato il torneo di lotta clandestino. Quello delle moto se ne sono già letti tanti e allora ho voluto cambiare. Spero che ti sia piaciuto. Seguirò sicuramente i tuoi consigli e lo farò anche volentieri. L'unico problema è che ultimamente la mia fantasia è ridotta a zero e qualsiasi cosa mi passi per la testa non mi piace. Scusami se approfitto del tuo aiuto, ma se non mi trovassi in questa situazione farei anche da sola. Non sono mai stata una tipa ribelle io e per questo non ho idea di che tipi di scherzi si potrebbero fare a scuola. Adesso come adesso il mio cervello è poco più di un colabrodo e sono veramente stanca. Ho bisogno di un aiutino! Grazie per tutto, grazie veramente! Mi servono proprio le parole vere di una che ha sentito sulla propria pelle il male della vita. Dovrei dirti che mi dispiace per quello che hai vissuto, ma credo che non farebbe la differenza. Ormai hai sentito quelle parole talmente tante volte che ne hai la nausea. Quindi ti risparmi questo supplizio e spero che il mio silenzio valga di più di quello che avrei potuto dirti. Ciao! A presto! Grazie ;)

dany_96: E questo come è andato? Bella è stupida, ma pure Edward è abbastanza stronzo! Diciamo che tutti e due sbagliano. Chi per un motivo chi per un altro. Riusciranno mai a capirsi? Eh, non si sa...

oO_Oo: Ciao nuova! Posso chiederti un favore: potresti non scrivere abbreviato! Ti capisco lo stesso, ma è per evitare incomprensioni. Ci tengo a rispondere a modo alle domande di chi segue. Grazie! Comunque, Bella quando dirà la verità ad Edward? Eh, per adesso non lo so nemmeno io, spero presto se no la storia non potrà andare avanti, ma ti assicuro che succederà nel momento giusto! Spero che basti come risposta. Grazie ancora, ciao!

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 17
*** Essere pronta non fa per me ***


  

Ciao a tutti. Sono riuscita a finire questo capitolo che si è rivelato estremamente difficile. Non so nemmeno io il perché. Probabilmente volevo soddisfare tutte quelle persone che mi hanno dato dei consigli, ma alla fine vedevo che l'unica insoddisfatta ero io. Ho riscritto e mi sono presa del tempo per me. Purtroppo sono stata interrotta da una brutta cosa. Il giorno prima di tornare a scuola sono venuta a conoscenza che il padre di un mio compagno di classe è deceduto quella mattina. La cosa mi ha lasciato completamente paralizzata e non ho toccato il pc per quel giorno. Oggi sono andata al funerale e la cosa mi ha segnato particolarmente. Ho visto il dolore che io fatico tanto a descrivere negli occhi del mio amico. È stato terribile. Credo che se non ci fossero state le mie amiche a sostenermi non sarei riuscita a resistere più di tanto. Grazie.

La cosa che ti lascia l'amaro in bocca, oltre al fatto che una persona a te vicina ha perso una figura importante come il padre, è anche il fatto che ti viene da pensare. Ti viene da rivalutare la tua intera vita e da considerarti una stupida. Ieri ho passato la giornata a maledirmi per essere sempre stata così cattiva ed egoista con i miei. Nessuno pensa a mai alla fine di una vita, di quello che potrebbe accaderti quando rimarrai sola. Non ci si pensa mai, ma provate a farlo. Anche voi rimpiangerete tanti di quei comportamenti che avete avuto nei confronti di quelle persone da sentirvi degli sciocchi. Sono una ragazzina, ma sento lo stesso il peso del dolore. In questi giorni non sono riuscita a resistere e più volte sono caduta in quel baratro in cui senti solo la tua voce, tutto il resto scompare. Sono solo una ragazzina.

Mi dispiace se adesso avrete sulle spalle il peso delle mie parole, ma non riuscivo più a tenermelo dentro, fa molto più male. Scusatemi ancora.

Riguardo al capitolo dico tutto dopo.

Buona lettura.

 

Essere pronta non fa per me

(14capitolo)

Sober-Pink (http://www.youtube.com/watch?v=yjfvv8qeHlU)

Chiudo gli occhi e aspiro un altra volta. Il fumo mi entra in gola e lo sento annebbiarmi la testa. Sollievo. Non è molto, ma basta. Espiro e butto fuori quello in eccesso. Apro gli occhi e mi specchio nel grigio delle nuvole. Un altro giorno di merda. Come sempre. Mordo il labbro inferiore con i denti e poi riporto la sigaretta alla bocca. Aspiro un altro boccone dal bastoncino e poi lo butto fuori formando una piccola nube grigia. Come togliere lo stress? Semplice: fumare. Appoggio la testa contro l'armadietto e mi metto ad osservare il soffitto. Bianco, un vero schifo. Aspiro ancora.

<Signorina Swan, mi sembra di averglielo già ripetuto che dentro l'edificio non si fuma. Per di più questa è ora di lezione. Perché non è in classe?>. Dio, che palle. L'insegnante di matematica si avvicina e mi squadra da capo a piedi disgustata.

<Non avevo voglia di sentire le cazzate del prof. Tutte balle. Volevo uscire fuori per non inquinare l'aria pulita che c'è qua dentro, ma la segretaria non me l'ha permesso. Quindi mi sono arrangiata. Preferisce che vado in bagno?>. Chiedo innocente. E le butto il fumo in faccia. Sorrido, ma la prof non sembra prenderla bene. Tossisce e poi urla.

<Se ne torni subito in classe se non vuole andare dalla preside! Non accetto questi comportamenti, l'avverto: la tengo d'occhio Signorina Swan!>. E questa sarebbe una minaccia? Mamma che paura!

<Finisco la sigaretta>. E la ignoro.

<In classe!>. Starnazza come un'oca.

<Le ho detto che ci vado quando ho finito la sigaretta!>. Ribatto io.

<Signorina Swan, se non va ora in classe finirà in presidenza e in più chiameremo i suoi genitori>. Io non ho dei genitori. Avrei voluto rispondergli. Butto la sigaretta a terra e la spengo con il piede.

<Bene e ora torni alla lezione>. Mi incammino verso la classe senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Stronza. Mi giro e la vedo camminare di schiena per il corridoio. Alzo il dito medio e le faccio la linguaccia. Faccio in tempo a girarmi che la professoressa si volta e mi guarda minacciosa. Sorrido e cammino. Una volta davanti alla porta dell'aula di scienze busso ed entro senza aspettare il consenso del prof.

<Signorina Swan, quale onore!>. Dice sarcastico il prof.

<È tutto mio!>. Rispondo.

<A arrivata proprio in orario. Abbiamo già fatto metà lezione, arriva giusto giusto per cominciare l'esperimento>. Wow, che fortuna.

<Non vedo l'ora!>. E mi avvio al banco, ma mi blocco appena vedo chi ci è seduto di fianco.

<Come ha già potuto vedere abbiamo un nuovo alunno in classe. Il signor Cullen. Ha cambiato lezione proprio oggi e sarà in coppia con lei>. Dice il prof.

<Cosa?!>. Mi volto verso il prof scioccata.

<NO! No, io voglio stare da sola! Sono stata da sola fino ad adesso! Cullen può andare benissimo con qualcun altro!>. Dico arrabbiata.

<Signorina Swan, molte, molti sui compagni hanno chiesto di poter far coppia con lui, ma il signor Cullen ha chiesto espressamente di poter rimanere con lei. Quindi non brontoli e si vada a sedere al suo posto>. Dice scocciato.

<Cosa?! M->. Cerco di dire.

<Niente ma, Signorina Swan. Vada a sedersi, la lezione non può di certo aspettare i suoi comodi>. Ma vada a farsi fottere! Fulmino con lo sguardo il prof che si gira verso la lavagna e vado a sedermi vicino a Cullen tenendo lo sguardo basso. Stronzo. Non lo degno nemmeno di uno sguardo e dopo aver messo i libri sul banco comincio a disegnare degli strani schizzi sul quaderno, per passare il tempo. Il prof spiega e io non lo ascolto. Cullen non mi ha ancora rivolto la parola e spero che non lo faccia. È tutta la mattina che cerco di evitarlo, dopo ieri sera non ho voglia di parlargli. Di certo questa novità che condividiamo la lezione di scienze non mi aiuta con il piano: evitare Cullen. No, per niente.

Con la sedia mi sposto il più lontano possibile da lui e si gira verso di me. Sento il suo sguardo, ma non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. Faccio finta di niente e continuo con i miei disegnini. Un omino per mano ad un'omina. Non so il perché disegno questo, ma appena me ne accorgo cancello l'omino con la penna. Un bel pallino nero.

<Non credo che l'omina sia felice ora che l'omino è sparito>. Sussurra Edward. Sussulto e mi giro di scatto verso di lui. Trattengo il respiro quando mi accorgo che è più vicino di quanto pensassi.

<L'omino le faceva solo del male. Lei ora è più serena>. Rispondo tornando con lo sguardo sul foglio. Calco di più con la penna su dove c'era l'omino e poi sospiro.

<Non è vero. L'omina aveva solo paura di quello che sentiva in compagnia dell'omino. È serena, ma non è più felice>. Mi rigiro verso di lui e sprofondo nel verde dei suoi occhi. Unici.

<L'omina non aveva paura!>. Esclamo sottovoce. Non credo che l'argomento che stiamo trattando noi due centri molto con quello di scienze. Meglio non farsi beccare dal prof.

<Ne sei sicura? E allora perché ha voluto allontanarsi dall'omino? Perché ha preferito scappare che affrontare quello che stava succedendo?>. Mi guarda serio, tanto che per qualche secondo mi perdo.

<L-lei non ha preferito scappare!>. Non sono nemmeno io sicura di quello che sto dicendo.

<E allora cosa ha fatto?>. Chiede. Riguardo il disegnino sul mio quaderno e immagino quello che sarebbe potuto succedere. Come in un film l'omina prende vita davanti ai miei occhi, l'omino torna a galla nel pallino nero e poi la segue. Lui gli va vicino e le prende le mani tra le sue. L'omina non fa niente, si lascia andare alle strane sensazioni che sente. Si baciano. Un bacetto piccolo e veloce. Come due bimbi. Subito l'omina è felice, ma poi quando l'omino la lascia per un attimo sola sente crescere dentro di sé qualcosa. Forse è veramente paura, o forse è solo la tristezza di non avere più accanto l'omino, ma in quel momento vuole solo nascondersi. L'omina scompare e quando torna l'omino lei non c'è più. Lui aspetta il suo ritorno, ma niente. Non torna. Intanto l'omina è da qualche parte a piangere. Per quale motivo non lo sa neppure lei, ma sente che quella situazione è sbagliata, quanto è sbagliato quello che sente nascere nel suo cuore. Dopo tanto tempo prende una decisione: va da lui. Ritorna nel posto in cui lui l'aspettava, ma non c'è nessuno. Si guarda intorno, ma niente. L'omino non c'è. Poi però sente delle voci, si gira e lo vede. L'omino è qui... Ma con un'altra. Si guardano negli occhi ed entrambi possono vedere il dolore dell'altro. Nessuno però ha il coraggio di fare nulla, di cambiare le cose. L'omina non vedendo nessuna reazione da parte dell'omino non fa niente ed anche l'omino non ha la forza per fare la prima mossa. Decide di andare via. L'omina rimane sola. Non completamente sola però, a farle compagnia per il resto della vita ci sarà il dolore e i rimorsi per essere scappata quando lui poteva essere suo.

Chiudo gli occhi e poi li riapro. Tutto è tornato come prima. Mi giro verso Edward e mi accorgo che non gli ho ancora risposto. Mi sono persa nei miei pensieri e mi sono dimenticata della realtà.

<L-lei aveva paura>. Prende un respiro. <L'omina non aveva il coraggio di affrontare quello che le stava succedendo, è vero. Poi ci è riuscita ed è tornata da lui, però... Però l'omino non c'era. Lui non l'ha aspettata, lui se n'è andato e l'ha lasciata sola. Lui, lui ha avuto paura. Temeva di riprovare il dolore che lei le ha fatto sentire e per questo quando lei è tornata lui non ha fatto niente per cambiare le cose. Lui, ha avuto paura>. Concludo guardandolo negli occhi. È sorpreso, non si aspettava di certo questa risposta da me e non sa cosa dire. Faccio un sorriso che sa tanto di amaro e poi al suono della campana mi alzo.

<Non voglio essere come l'omina, non voglio>. Prendo la mia roba e poi me ne vado. Non gli do il tempo di rispondere perché non ne ho voglia. Esco dalla classe con un velo di tristezza sugli occhi e tutto quello che vorrei ora è quello di sparire. Purtroppo non accade niente.

<Isa! Isabella, aspetta!>. Mi giro e vedo Alice correre forsennata verso di me. Quando arriva cerca di parlare, ma il fiatone glielo impedisce. Chiude gli occhi per due secondi e poi mi guarda strana.

<Alice, hai bisogno?>. Chiedo. Non risponde e continua a guardarmi.

<Ali mi fai paura se fai così>. Le dico. Non dice niente.

<Ali, senti io ora devo andare in palestra, quindi se non hai niente da dire io vado>. E faccio per andare, ma mi blocca.

<Non mi devi dire niente?>. Eh?

<Cosa ti dovrei dire?>. Chiedo ancora.

<Non lo so, me lo devi dire tu>. Socchiude un occhio e alza l'altro sopracciglio. È buffissima!

<Alice non ho niente da dirti e ora se vuoi scusarmi devo andare>. Mi blocca ancora. Certo che per essere una nanetta sa il fatto suo!

<Alice!>. Dico scocciata.

<Ti ho visto ieri>. Cosa?!

<Ieri?>. Il panico mi attraversa. E adesso che faccio?

<Sì>. Non mi sai dire di più?

<Beh, ieri sono venuta a scuola e... Poi ieri sera a cena>. Vuoi vedere che mi ha visto al torneo?

<Perché ti trovavi in camera di Ed in mutande e con il reggiseno slacciato?>. Sono un blocco di ghiaccio. Come... Lei... Ha visto... ODDIO! O.O

<Alice...>. Cerco di dire, ma la voce mi muore in gola.

<Ho capito, voglio solo dirti di stare attenta. Non voglio che tu soffra e sai che se hai bisogno io ci sono>. Sono scioccata. Lei ha capito COSA?

<O-ok...>. Dice incerta.

<Ora devo scappare, ciao Isa! A dopo!>. Veloce mi da un bacino sulla guancia e poi sguscia via. Rimango ferma immobile a guardarmi in giro, quando mi accorgo che la campanella suona e io sono ancora in corridoio.

<Cavolo!>. Corro velocemente verso la palestra e ci mancava poco che mi chiudessero fuori. Entro in spogliatoio e mi cambio sotto lo sguardo di Tanya e della sua combriccola delle oche giulive.

<Isabella, ma è vero quello che si dice in giro?>. Mi giro di scatto verso la Stanley e la guardo dubbiosa. Jessice Stanley falsa amica della stronza che cerca da quando sono qua di fare la simpaticona con me. Vuole farsi buona la Swan, ma ovviamente io non ci casco.

<Ma è vero che quando eri all'orfanotrofio avevi una relazione con lo psicologo?>. Sussurra, ma accidentalmente verso la fine la voce si fa più alta. Tutte le ragazze fanno finta di farsi gli affari propri, ma si vede benissimo che stanno ascoltando. Jessica timorosa aspetta una mia risposta. Sono bloccata, l'unica cosa che mi gira ora per la testa sono i ricordi e subito sento una fitta all'altezza del cuore. Mi guardo intorno per cercare una via per fuggire, ma la realtà mi viene sbattuta in faccia appena quell'oca della Stanley mi scuote il braccio.

<Isabella?>. Chiede. La guardo negli occhi e attraverso questi, vedo il mio riflesso. Il mio viso si è trasformato in una maschera di freddezza e dolore.

<Chi ha messo in giro questa voce?>. Sibilo furiosa. Avrei voluto dire: chi glielo ha detto, piuttosto.

<Io>. Tanya si gira e va vicino a Jessica.

<Allora Swan è vero o no?>. Ricalca la stronza. Stringo i denti e la guardo seria.

<No>.

<Ne sei sicura? Guarda che l'informatore è sicuro>. Sorride. Quanto ti vorrei spaccare i tuoi bei dentini con un pugno, ma credo che non mi fermerei solo a quello.

<Credo che il tuo informatore abbia preso una bella sbandata>. Dico.

<No, non credo invece. Sai, Ether è sempre stata molto attenta alle tue scappatelle dal dottore>. Ride.

<Ether...>. Non dico altro. Sono senza parole, non riesco nemmeno a crederci.

<Sì, la tua cara amica Ether. Mi ha raccontato tanto cose su di te>. Rimango zitta per qualche secondo, giusto per comprendere quello che ha detto e poi sorrido sfacciata.

<Ah, sì? Ti ha raccontato tutto? Beh, allora dovresti sapere cosa facevo a chi metteva in giro cose non vere sul mio conto, vero DAnali?>. Sorrido. L'oca ci rimane piuttosto male, a quanto pare Ether si è lasciata scappare qualche cosa che avrebbe dovuto tenersela per se. L'oca stizzita gira i tacchi, ma poi torna indietro.

<Ricorda quello che ti ho detto o la pagherai cara!>. Dice.

<Tranquilla non potrei dimenticarlo neanche se volessi, sono come la tua faccia, me le trovo ovunque>. Rido. L'oca non la prende bene ed esce dallo spogliatoio, ma prima le urlo.

<Ah, DAnali preferisci il verde pisello o l'arancione vomito per la tinta?>. Tanya mi guarda spaventata e poi scappa via protetta dalle sue ochette. Mi giro e torno a mettere via la roba nell'armadietto. Mi perdo nei miei pensieri finché qualcuno non mi appoggia una mano sulla spalla. Mi giro e trovo Angela che mi guarda triste. Non mi dice niente, ma capisco lo stesso. Le faccio di sì con la testa, lei toglie la mano ed esce dallo spogliatoio. Mi rigiro verso l'armadietto e ci appoggio la testa.

Ma è vero che quando eri all'orfanotrofio avevi una relazione con lo psicologo?

Magari fosse stato quello.

È semplice giudicare. Troppo facile, dare un giudizio a una persona che non conosci nemmeno e poi basare i tuoi comportamenti con lei in base al tuo giudizio. È brutto, ma è quello che facciamo tutti. E perché? Beh, perché siamo troppo deboli e vulnerabili all'inizio, per questo ci mettiamo una maschera per nascondere noi stessi da tutti. Diamo un giudizio, un opinione sulle persone che ci circondano e consideriamo chi solo quelle che potrebbero farci meno male. Poi ci attacchiamo a loro facendoci scudo con il loro corpo per proteggerci del resto che abbiamo scartato. Egoisti, vigliacchi e deboli. Chi non lo è?

Prendo in mano un altro piatto e ci passo sopra lo straccio. Asciugo l'acqua che c'è sopra e poi lo rimetto sopra, nel mobiletto in alto. Esme mi passa un altro piatto e io ricomincio da capo. Questa sera è il mio turno. Una volta a settimana aiutiamo Esme a pulire e a mettere via e oggi tocca a me. Una vera palla. Non parliamo, le cose ultimamente non vanno bene e tutte e due non abbiamo voglia di ricominciare a discutere come sempre. Siamo stanche. Mi giro verso di lei e rimango incantata a guardare i suoi lineamenti così simili a quelli della mamma. A volte il suo viso mi appare e sorrido. Ormai non piango nemmeno più, ora quando la vedo sono felice. Mi manca tanto.

<Mamma domani sera posso uscire con Alex e gli altri?>. Mi blocco appena sento le parole pronunciate da Jason. Stringo i denti e faccio finta di niente anche se una spina mi si è conficcata nel cuore. Una delle tante.

<Tesoro a me va bene, lo hai chiesto pure a tuo padre?>. Chiede Esme. Metto un altro piatto sulla mensola.

<Sì, papà ha detto che va bene>. Jason si siede sul tavolo di fronte a noi e mi guarda. Lo ignoro e continuo a fare quello che stavo facendo.

<Dove andate?>. Chiede Esme gentile continuando a lavare i piatti. Lei lava, io asciugo.

<Andiamo al Red Dragon>. Dice J.

<Jacob lo sa che sei minorenne per bere>. Continua lei.

<Lo so mamma, tranquilla non mi arrestano stasera>. Ride. Mi blocco e stringo il piatto nelle mani, tanto che credo che si rompa.

<Ok, tanto tua sorella domani lavora al bar e quindi può tenerti d'occhio, vero Isa?>. Torno nel mondo della realtà quando mi chiama e la guardo strana.

<No, domani non lavoro>. Dico atona. Torno ad asciugare il piatto.

<Come no? Non è mercoledì?>. Chiede preoccupata Esme.

<Sì, domani è mercoledì, ma ho chiesto un permesso>. Sospiro e metto l'ultimo piatto nel mobiletto. Mi asciugo le mani e mi giro. Esme mi guarda seria.

<Perché? Devi andare da qualche parte?>. Mi chiede. Mi guardo intorno in cerca di una scusa, finché non trovo gli occhi di Jason. Stringo i denti per il dolore e poi torno su di Esme.

<Allora Isa? Dimmelo!>. Dice stavolta più severa. Ma chi si crede di essere lei?! Io non ricevo ordini da NESSUNO!

<Devo fare una cosa>. Mi sto trattenendo. Se insiste credo che potrei scoppiare. Mi giro verso Jason e lo guardo furiosa. Non posso credere che si è dimenticato che giorno sia domani. No, non può essere!

<Isabella adesso tu mi dici cosa devi fare domani!>. Dice Esme. La guardo triste e prendo un respiro profondo.

<Domani è... Io ho... Devo...>. Evitare tutti. Sparire dalla circolazione. Morire nel dolore che affiora. Odiare il mondo e me stessa. Piangere lacrime invisibili. Rivivere quel momento all'infinito. Sentire il dolore sulle mani e uccidere il mio cuore. Ecco quello che devo fare domani. Ma Esme non lo saprà mai.

<Mamma non preoccuparti, domani è un giorno triste. Isa ha solo bisogno di stare da sola>. Jason scende dal tavolo e si avvicina a me. Mi appoggia la mano sul braccio e mi guarda. Mi giro verso di lui stupita e il respiro mi rimane in gola. Lui sorride per rassicurarmi, ma questo mi fa esplodere come una bomba. La goccia che fa traboccare il vaso.

<Non. Provare. Compassione. Per. Me!>. Sibilo furiosa. Scandisco ogni parola imprimendo in ognuna il male che sento. Tiro una schiaffo alla sua mano sul mio braccio e mi allontano da lui. Jason mi guarda triste e non fa niente.

<NON PROVARE COMPASSIONE PER ME!>. Urlo. Esme è scioccata non sa cosa fare. Qualcuno entra in cucina, non so chi.

<NE PARLI COME SE NON CENTRASSI NIENTE! NE PARLI COME SE NON FOSSERO MORTI I TUOI GENITORI, I TUOI VERI GENITORI!>. Urlo e lascio che tutto il dolore che sento esca. Jason non sa cosa rispondere e rimane fermo. Mi verrebbe da piangere per il nervoso, ma le lacrime bruciano e non scendono. Porto le mani nei capelli e poi le sposto sul viso. Stringo i denti e caccio un urlo straziante. Come se potessi liberarmi l'anima. Respiro profondamente quando sento qualcosa. I singhiozzi di Esme mi bloccano. La guardo e la vedo piangere davanti a me. Cerca di trattenersi, ma più di tanto non ci riesce. L'acqua salata le riga il viso e si morde il labbro per impedire ai singhiozzi di scuoterla. Subito mi pento di aver urlato così, chissà che paura che le ho fatto prendere. Carlisle si avvicina a lei e l'abbraccia. Mi guardo intorno e vedo Edward ed Alice sulla soglia della porta. Dietro scorgo gli altri ragazzi. Ci siamo proprio tutti, fantastico!

<Esme, mi dis-spia-ce>. Cerco di dire. La voce si blocca. Mi mordo il labbro nervosa e mi giro verso Jason. Lo guardo delusa e poi esco da lì. Scappo letteralmente. Attraverso il soggiorno, passando per la vetrata esco fuori in giardino. Mi fermo quando mi sento al sicuro.

<Non è vero, lo so che loro sono morti>. Sussulto quando sento Jason dietro di me. Mi giro e lo guardo stranita.

<Non sei l'unica a stare male Isa! Non sei l'unica!>. Continua. Non dico niente e l'ascolto.

<Io, convivo con il dolore tutti i giorni, come te! Io so quello che provi, lo so! Ma bisogna andare avanti, dobbiamo cercare di lasciarci tutto alle spalle>. Dice abbassando il tono alla fine.

<Se questo vuol dire dimenticarli, rimpiazzarli e fare finta che non sia successo niente, io non ci sto!>. Ribatto.

<Io->. Non lo lascio finire.

<No, Jason. Non dire che tu non li hai rimpiazzati e che non stai cercando di dimenticarli, perché è proprio quello che stai facendo e non puoi negarlo! Quindi smettila! Smettila! Vuoi avere una nuova vita? Vuoi avere dei nuovi genitori?>. Apro le braccia per indicargli tutto. <Ce l'hai, ma non avrai più una sorella>. Le lacrime ora scendono libere. <Noi saremo legati per sempre, per il nostro passato, sempre e tu ti maledirai per questo. Ma ora non aspettarti che io faccia quello che stai facendo tu. Non voglio scappare dal dolore per tornare a vivere una nuova vita! Io non voglio dimenticare! I ricordi, solo l'unica cosa che mi è rimasta e se mi togli quelli non rimane più niente di me...>. Non riesco a impedire ai singhiozzi di bloccarmi e chiudo gli occhi per calmarmi. Quando li riapro trovo Jason in lacrime ed è strano. Poche volte l'ho visto così esposto e vulnerabile.

<Jason io ti voglio bene, tu sei il mio fratellino e per questo devo proteggerti, ma ho capito che non sono mai riuscita a farlo. Eri tu quello che cercava sempre di nascondere la realtà ai miei occhi e mi tenevi in un mondo che non sapeva neanche di vero. Tu mi hai salvata ed ora io voglio fare la stessa cosa per te. Se per te è meglio vivere così allora non farò niente per impedirtelo, ma tu lasciami decidere per me stessa. Io ho bisogno di questo dolore, ho bisogno di vedere le cicatrici sul mio cuore, senza quelle... Sono persa. Sono l'unica cosa che mi danno la conferma di non essermi inventata tutto, sono la prova che loro c'erano una volta e che un tempo sono stata felice con loro. Quelle cicatrici sono l'unica cosa che mi aiutano ad andare avanti>. Insieme versiamo lacrime di dolore, lacrime che sanno di vero e pure amore.

<Lasciami soffrire>. Sussurro. Appena sente quello che dico mi corre incontro togliendo quella poca distanza che ci separa e mi stringe a se. Mi abbraccia, ma io non ricambio. Le braccia rimangono lungo i fianchi e non riesco a trovare la forza per dimostrare al mio fratellino quando gli voglio bene. Piange e questo fa piangere anche me. Sussurra cose tipo, te lo prometto, non ti lascerò mai, ti voglio bene, perdonami. Non le sento. Il mio cuore piange e la ferita si è riaperta. Sento che questa cosa mi rimarrà impressa per sempre. Non potrò mai dimenticare quello che è successo. Questa è la prova che io sono cambiata, in bene o in male non so, sono cambiata. Pure Jason è cambiato, ma non con me. Le nostre strade si sono separate e ormai non si possono più rincontrare.

<Perché te ne stai qua tutta sola?>. Alzo di scatto la testa e lo guardo negli occhi. Mi rannicchio meglio sull'erba e stringo di più le braccia intorno alle gambe.

<Volevo vedere le stelle>. Alzo lo sguardo verso il cielo. Le nuvole stranamente sono scappate e permettono alla Luna e alle stelle di illuminare il cielo.

<Sono bellissime>. Si avvicina e si siede di fianco a me.

<Non hai freddo?>. Chiede. Lo guardo e nego con il capo.

<Ho portato lo stesso una coperta, vieni>. Mi fa segno di avvicinarmi a lui, titubante lo faccio e poi ci appoggia sulla schiena la coperta, coprendoci entrambi. All'inizio tremo per il cambio di temperatura, in verità avevo freddo. Edward ride.

<Sei congelata>. Dice. Prende le mie mani e le sfrega con le sue per farle tornare ad una temperatura normale. Lo guardo sorpresa e divento rossa.

<Scusa>. Abbasso lo sguardo.

<Non devi scusarti>. Mi guarda e sorride. Divento ancora più rossa, per fortuna il buio nella sera oscura il mio viso.

<Sei ancora più bella quando arrossisci>. Come non detto. Il buio non serve a un cazzo!

<Edward senti i->. Mi blocca.

<Non c'è bisogno che tu dica niente>. Sorride e io rimango abbagliata dal suo sguardo. Non rispondo e il silenzio cade su di noi. Torno a guardare il cielo.

<A volte le cose succedono e basta. Senza un come o perché. Succedono e noi non possiamo fare altro che adattarci. È brutto da dire, ma è la realtà>. Stringe di più le mie mani tra le sue e io sobbalzo. Mi sento così sicura con lui. Così... Me.

<La realtà fa schifo>. Rispondo. Edward rimane sorpreso e mi guarda triste.

<Fa schifo solo se lo decidiamo noi>. Rimango confusa dalle sue parole. Torna a guardare le stelle.

<Come... Come hai fatto a tornare a... Vivere?>. Chiedo timorosa. Lui si gira di scatto verso di me.

<Con il tem->. Lo blocco.

<No, lo so con il tempo tutto cambia. No, non voglio sapere questo. Come hai fatto?>. Lo guardo speranzosa.

<Sperando>. Mi guarda e mi perdo nei suoi occhi.

<Sperando>. Sussurro.

<Sperando>. Sorride.

<Sperando?>. Sorrido anche io. Lui annuisce e scoppia a ridere seguito a ruota da me. Non una risata divertita, una risata liberatoria. Pulita. Poi ci calmiamo e torniamo a guardare la meravigliosa nottata che ci troviamo di fronte. Solo il silenzio è padrone di noi stessi.

<Ci proverò>. Dico sicura. Edward si gira verso di me non capendo cosa voglio dire.

<Ci proverò, a sperare>. Sorrido e lo fa anche lui. Mi avvicino a lui e appoggio la testa sulla sua spalla. Lui stringe di più la mia mano nella sua e rimaniamo così, a goderci il calore del corpo dell'altro.

<Mi dispiace>. Salta su dopo un po'.

<Per cosa?>. Chiedo tranquilla.

<Per essere sempre così impulsivo, è solo che... Tu Bella mi stravolgi! E non capisco mai niente!>. Dice portandosi l'altra mano nei capelli nervosi. Sorrido rossa in viso.

<Se è per questo pure tu mi hai costretto a cambiare comportamento, non riesco ad essere così cinica ed egoista con te>. Gli confido.

<Tu sei speciale>. Dice.

<No, non è vero. Non sono speciale>. Mi torna in mente tutto quello che ho fatto, tutto il dolore che ho fatto provare alle persone a cui volevo bene. Nana e Jason.

<Perché pensi così?>. Si gira verso di me e scava la mia anima guardandomi dritto negli occhi.

<Tu non immagini nemmeno quello che ho fatto, tutto il dolore che ho fatto provare alle uniche persone che cercavano di aiutarmi, tu non sai quello che ho passato>. Dichiaro seria.

<Allora dimmelo>. Mi blocco. Dirgli tutto? Raccontargli la verità? La mia storia? Non credo di essere pronta.

<Ho capito, comunque tu sai che io ci sarò sempre!>. Lo vorrei pure io, ma purtroppo è impossibile.

<Grazie>. Non te ne andare angelo mio, non te ne andare mio angelo custode.

<Domani sarà diverso>. Dico.

<Cosa?>.

<Io>. Non lo guardo.

<Bella, domani è...?>. Non finisce la frase, ma capisco perfettamente quello che intende.

<Sì, è domani>. Abbasso lo sguardo per cacciare via brutti pensieri e alzo la testa verso l'alto. Chiudo gli occhi e vedo il cassetto del passato dentro al mio cuore. Qualcuno o qualcosa da dentro spinge e rompe per poter uscire fuori. Il catenaccio che lo teneva chiuso si spezza e quel qualcosa che faticava tanto per uscire si ferma. Lentamente il cassetto si apre e il vuoto esce. Mi prende e soffoca la mia mente. Muoio lentamente e il buio dei ricordi esce.

Apro di scatto gli occhi e stringo i denti spaventata. Il cuore batte a mille e respiro si fa veloce. Stringo le mani a pugni e pure gli occhi per costringere le lacrime a non uscire. Fa male, sento qualcosa bruciare e urlare dal dolore. Vorrei urlare, ma non ci riesco. Mi sento scuotere, ma non torno. Non mi giro e non vedo che Edward spaventato sta cercando di farmi tornare nel mondo reale. Adesso l'unica cosa a cui penso è di spegnere quel cazzo di fuoco che sento nel petto. Fa male, mi uccide.

<Bella? Bella!>. Urla.

<Sta zitto!>. Sibilo tra i denti.

<Bella...>. Mi guarda incredulo.

<STA ZITTO!>. Urlo più forte.

<Io capisco quello che provi, Bella devi andare avanti!>. No, pure lui no! Mi alzo di scatto e lui mi segue.

<Bella devi farlo per te stessa, non puoi continuare a vivere nel dolore! Ti sta uccidendo!>. Urla furioso. Mi verrebbe da piangere, ma la rabbia che è scaturita dalle sue parole è maggiore.

<Bella sono passati due anni e devi lasciarti il passato alle spalle! Se non vuoi dar ragione a Jason almeno ascolta me! Ti prego Bella!>. Supplica. Nego con il capo e mi porto le mani nei capelli nervosa.

<No! No, no, non posso!>. Ripeto come una mantra. Guardo il cielo e lo mando a quel paese mentalmente. Così perfetto, così bello.

<Bella fallo per me, fallo per te!>. Mi prende per il polso e mi costringe a guardarlo. Cado nei suoi occhi e mi dimentico tutto. Lui è il mio tutto, lui è la mia forza. Lui è semplicemente me. Ma mi potrebbe bastare solo questo e nient'altro? No, io ho bisogno anche di altro. Lui non è una certezza, è qualcosa che può cambiare nel tempo. Lui è sbagliato, lui è l'angelo custode, lui è il mio amore. Lui... È qualcosa che potrebbe distruggere tutto in poco tempo. Lui è la mia fine.

<Bella, fallo per me... Ti prego>. Lo guardo negli occhi e mi mordo il labbro con i denti triste, consapevole di quello che sto per fare. Non sto scappando. No, questa volta quello che se ne andrà non sarò io.

<No, non lo farò per te. Non lo farò per uno che cerca di nascondere al mondo il suo dolore sfogandolo su ragazze che nemmeno conosce>. Edward sussulta. <Credevi che non me ne fossi accorta? Non sono stupida, vedo nei tuoi occhi tutto il male che senti e che cerchi di non far vedere. Magari con gli altri ci riesci, ma io che so cosa vuol dire soffrire lo vedo>. È stupito e non pensava veramente che potessi scoprire questo suo piccolo segreto. <Tu non sei mai andato avanti, mai. Cerchi di sfogare la tua rabbia e la tua frustrazione quando vai con le altre, lo vedo. In queste settimane sei diventato più freddo e più distaccato da tutti e hai aumentato pure il numero delle volte che fai sesso. Quello è il tuo modo di andare avanti e solo così, provando piacere per un momento, ti sembra di essere un'altra persona. Una persona nuova e senza sofferenze, ma poi tutte le volte, quando è finito tutto, ti rendi conto che sei rimasto quello che sei. Pieno di bugie e segreti. Te la prendi con le ragazze solo perché porti rancore a tua madre, non la riesci a perdonare. Ti proteggi con il loro corpo mostrandoti più forte di quanto non sei, fingi di essere un'altra persona e prendi in giro la gente che ti sta intorno. Quindi non puoi giudicare il mio comportamento, almeno io non cerco di mentire a me stessa>. Lo guardo negli occhi e vedo di averlo ferito profondamente. È quello che volevo, vero? Edward abbassa lo sguardo sull'erba e stringe i pugni.

<Ora devo andare. Tanya mi sta aspettando>. Dice e poi se ne va. Lo vedo attraverso la vetrata tornare dentro casa e poi uscire dalla porta. Sale in macchina e poi sparisce lungo il vialetto. È andato via. Torno a sedermi per terra e porto la coperta intorno al mio corpo. La stringo a me e ispiro il suo odore.

Ora devo andare. Tanya mi sta aspettando

Io ho ferito lui e lui ha ferito me. Siamo pari, no?

*******************

Chiudo gli occhi. Dimentico ogni cosa. O almeno ci provo. Lascio scivolare via tutto e non penso a niente. Ascolto il cinguettio degli uccellini sugli alberi e alzo il viso verso il cielo. Il vento mi scompiglia i capelli e schiudo la bocca per sentire il suo sapore. Sa di libertà e felicità. Irraggiungibile. Apro gli occhi e rimango accecata dall'immensità di lapidi di fronte a me. Sola e al cimitero. Una meraviglia! Ormai questo posto è diventato il mio nascondiglio preferito. Lo sento così vicino a me che mi sembra di essere a casa. Tra i morti. Veramente inquietante. Porto di nuovo la bottiglia alle labbra e lascio che il liquido contenuto infuochi la mia gola. Whisky o rum, qualsiasi cosa sia mi fa veramente bene. Annebbia la mente e ti porta allo stato di benessere che vuoi. E io adesso voglio solo che il mio cervello muoia per un po' lasciando che tutti i problemi scompaiano. Momentaneamente.

Guardo la lapide davanti a me. Elisabeth Mason. Mi ascolta sempre quando parlo. E non si lamenta mai. Le dico tutto, di quanto io odio ed amo suo figlio allo stesso tempo, di quanto vorrei che le cose fossero più semplici e di come lentamente sto impazzendo. Lui mi fa uscire di testa. Lui cambia tutto. Lui... Con lui è così dannatamente diverso. E sbagliato. Sì, sbagliato perché questa situazione di merda è tremendamente sbagliata! Mi porto una mano tra i capelli e poi butto la bottiglia ormai vuota di fianco a me. Mannaggia pure a te bottiglia! Una aria gelida mi attraversa e tremo per il freddo. Mi stringo di più al maglione addosso e mi guardo intorno in cerca di un riparo. L'albero dietro di me è perfetto. Mi giro e gattono fino a spalmarmi completamente contro in tronco. Fa freddo lo stesso. Mi rannicchio cercando di farmi più caldo possibile. Inutile.

Sospiro. Sono sola e sono una fuggitiva. Sono scappata. Durante la notte sono sgattaiolata fuori dalla mia camera scendendo attraverso il cornicione vicino alla vetrata. Ho preso la bici e sono venuta qua. L'unico posto in cui mi sento veramente sicura.

Prendo in mano l'altra bottiglia per vedere se è rimasto ancora qualcosa, ma niente. Ho finito pure questa. Ne ho già svuotate tre di bottiglie. Non credo che sia una cosa buona. Ma ormai buono o no non mi interessa. Bere ti fa dimenticare veramente tutto. È il mio paradiso. Non ho intenzione di tornare a casa. Ma devo. Ho preso con me solo pochi spiccioli e se non voglio morire di fame devo per forza ritornare. Purtroppo tornerò domani. O fra qualche ora. Manca poco all'alba. Manca poco e sarò costretta a fare i conti con Jason e... Con il passato. Di nuovo. Sola.

Scuoto la testa per scacciare i brutti pensieri e cerco di prendere sonno. Il giorno che viene sarà duro e difficile, devo essere pronta. Pronta all'anniversario della morte dei miei.

 

Vestiti Bella

http://www.polyvore.com/cgi/profile?id=1868046

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Allora:

Per prima cosa voglio ringraziare ancora tutte le persone che continuano a seguire nonostante i miei sbalzi d'umore nello scrivere la storia. Le persone che recensiscono e quelle che seguono in silenzio! Grazie mille!

Riguardo il capitolo ci sono delle cose molto importanti da ricordare:

-Bella comincia a dare segno della sua ribellione. Fuma, risponde male ai prof e non va a lezione. Per ora non è molto, ma presto tornerà ad essere quello che è.

-Edward cambia lezione per poter parlare con Bella che lo ignora. Lui insiste e cerca di avere una discussione con lei dopo quello che è accaduto la sera prima. Ma alla fine tutto quello che ottiene è solo più distacco da Bella.

-Tanya è venuta a sapere del passato di Bella. Lo userà come arma? Bella è in grado di difendersi da sola, ma a volte è meglio non giocare con il fuoco.

-Dopo tanto tempo, o qualche capitolo, finalmente torna un confronto tra Bella e Jason, come mi avevate chiesto. Qui si vede proprio come i due fratelli abbiamo affrontato il dolore in modo totalmente diverso. Riusciranno a ricongiungere le loro strade?

-Per finire Edward e Bella riescono ad avere un discussione normale, ma poi finisce che si feriscono a vicenda. Lei è costretta a rifugiare il proprio dolore nell'alcol per prepararsi a un giorno che non dimenticherà mai.

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

Irenucciola Cullen: Ehi, ciao! Tranquilla se hai il pc che fa le bizze, capita anche a me! L'importante è che ora hai recensito, questo mi rende molto felice! Grazie per i tuoi consigli, alcuni idee ne avevo già in mente, ma grazie per le altri. Ne ho proprio bisogno di mente fresche e non troppo coinvolte come la mia! Con tutto quello che mi hai detto sei super perdonata! Ciao!

Adry91: Non devi dire così, probabilmente questa volta ti ho delusa. Me lo sento! Non devi sempre aspettarti grandi cose da me, a volte la delusione è maggiore. Purtroppo in questo capitolo non si sono visti altri contatti di quel genere come piace a te, ma ti prometto come nel prossimo potrai assistere di nuovo a qualcosa. Cosa non si sa! Tanya rimane sempre Tanya, in più ora che è rientrata in gioco Ether chissà che cosa combineranno alla povera Bella. Con Jasper volevo che ci fosse qualcosa di diverso, di più profondo, più avanti il suo aiuto sarà fondamentale. Il prossimo capitolo è ancora da scrivere, lo so sono sempre in ritardo! Ciao!

luce70: Svelato il piccolo segreto di Eddino. Bella non era l'unica con degli scheletri negli armadi. Quando chiariranno? Forse presto o forse tardi. Devi solo leggere. Credo che tutti vorremmo avere in camera un sacco da box per poter tirare qualche cazzotto quando siamo arrabbiati o tristi, per sfogarci. Quindi ho pensato che Bella avrebbe voluto di più. Un torneo clandestino di lotta. Mi scuso anche a nome di Edward se il capitolo ti ha fatto arrabbiare. =) Come dico io i maschi restano sempre maschi. Ed magari sembra forte e sicuro di sé, ma dentro la sua anima è persa come quella di Bella. Lui rivede se stesso in lei e questo lo spinge dritto nelle sue braccia. Entrambi vedono se stessi nell'altro e capiscono che sono le uniche persone che possono capirli veramente e le uniche che possono fargli del male. Ciao!

oO_Oo: Allora, scusa Barby! Sì, hai ragione nuova non è un granché! Grazie mille per scrivere abbreviato, mi fai un grosso favore! Eddino è stronzo, ma se ci pensi ognuno di noi ha un lato “stronzesco” dentro di noi. Basta solo tirarlo fuori! Ciao!

Meryj: Nuova fan?? FANTASTICO! Sono contenta che ti sia piaciuta e spero che continuerai a seguire per molto tempo. Grazie ancora!

GingerBread: Sparliamo, sparliamo cara! Per prima cosa voglio ringraziarti, è solo merito dei tuoi consigli se riesco a trovare le parole giuste per continuare la storia! Grazie, grazie, grazie! Sono in debito con te fino alla morte! Mi sei stata di grande aiuto e cercherò con tutte le mie forze per descrivere ogni cosa come mi hai detto. Grazie! Come hai visto Jason e Bella si sono confrontati come volevi, spero che il risultato sia come speravi. Per il resto, lo hai letto da sola. Posso chiederti un ultima cosa? Per esecuzione pubblica che intendi? Scherzi tipo quello della vernice in testa o dei capelli tagliati? Grazie ancora per tutto! Sei la mia salvatrice!

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 18
*** Un giorno ***


 

Eccomi di nuovo in ritardo, come al solito. Sono fatta così, ormai mi conoscete! ;-) Mi volete bene lo stesso, vero?? Speriamo! Comunque finalmente è arrivato il giorno tanto temuto e non sarà di certo come Bella se l'aspetta. E voi che pensate? La nostra cara protagonista piangerà ancora la morte dei suoi o deciderà di cercare di tornare a vivere? Magari non sarà più come prima, ma qualcuno l'aiuterà a farle tornare il sorriso. So già a chi state pensando, vorrei dirvi di star sbagliando, ma purtroppo, mica tanto, è la verità! Alla fine ci sarà una piccola sorpresina (non è quello che pensate voi, anzi credo che vi lascerà con l'amaro in bocca!)! =P

Spero che vi piaccia, visto che ho sudato sette camicie per scrivere questo capitolo!

Buona lettura! Ciao!

P.s. RECENSITE!

 

Un giorno

(15capitolo)

 

21 GUNS - GREEN DAY

Do you know what’s worth fighting for
When it’s not worth dying for?
Does it take you breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins

         Conosci il valore di ciò per cui lotti
Quando non vale la pena di morire ?
Ti toglie il fiato
e senti che stai soffocando ?
il peso del dolore supera l'orgoglio ?
E cerchi un posto per nasconderti?
Qualcuno ha spezzato il tuo cuore?
sei in rovina

Ditemi che è un sogno. Ditemi che è solo uno stupido sogno. Io devo sentirmi dire che non è niente, che è il nulla più assoluto, che è solo frutto della mia fantasia. Ditemelo, vi prego!

Mi fermo e alzo la testa verso il cielo. Chiudo subito gli occhi colpita da un giramento di testa, sintomo della sbornia. Un martello incessante perfora la mia testa, tanto che non riesco nemmeno a sentire i rumori intorno a me. Non che ce ne fossero, intorno a me non c'è nulla, ma nelle mie povere orecchie rimbomba solo questo “tum” del cazzo. Dio, fatelo smettere! Affondo le mani nelle tasche della felpa e lascio al vento la libertà di scompigliarmi i capelli. Sospiro. Apro gli occhi e mi guardo intorno. Dove sono? Non ne ho la più pallida idea. In una strada vuota alle... Che ora è? Un ora di sicuro. Mi maledico mentalmente di aver bevuto così tanto ieri sera da non ricordare nemmeno chi sono e riprendo a camminare. Cavolo, sto impazzendo! Mi fa male dappertutto, devo avere un aspetto di merda -ho dormito sull'erba- e per di più mi sento la testa scoppiare. Meglio di così non potevo stare. Mi giro e cammino all'indietro. Non c'è proprio nessuno, deve essere molto presto o questa zona è inabitata. Credo tutte e due. Continuo a camminare senza vedere cosa c'è davanti a me, specchiandomi nella grande palla in cielo, il Sole che stranamente oggi si vuol far vedere, finché vado a sbattere contro qualcosa. O qualcuno. Sussulto spaventata e mi giro di scatto, quando mi trovo due mani grandi e grosse ancorate alle mie braccia.

<Ma guarda guarda chi si rivede!>. Dice sorridendo il tipo che mi tiene stretta. Lo guardo attentamente e lo riconosco. Il ragazzo del bar, quello che mi ha palpato il culo.

<Lasciami>. Sibilo. Il tipo ride.

<Bambolina, vuoi che ti lasci? Ma poi scapperai via da me di nuovo!>. Ride. Mi alita in faccia e lì capisco che è ubriaco. Dio, che schifo!

<Ehi, amico ricordati che ci sono anche io!>. Un'altra voce, un'altra persona.

<Scusa amico, ma credo che stavolta farò un'eccezione! Questa bambolina è proprio carina!>. Mi stringe a se e di conseguenza cerco di strattonare la presa disgustata.

<LASCIAMI!>. Urlo. Dietro di lui spunta l'altro, uno dei due che era con lui al bar. Lo guardo spaventata e sento il cuore pompare sempre più forte.

<Ma è la puttanella del bar!>. Dice il tipo indicandomi, poi scoppia a ridere. È ubriaco pure lui. Bene, siamo apposto.

<Sì, è proprio lei! Amico fai da guardia, questa volta non ci sarà il bel principe azzurro a salvarti!>. Stringe la presa e mi mordo il labbro per trattenere un gemito di dolore. Il bastardo cerca di spingermi dentro un vicolo lì accanto, ma gli pesto il piede.

<Stronza!>. Urla e mi tira un ceffone in faccia. Mi porto subito la mano sulla guancia lesa e stringo i denti cercando di trattenere le lacrime.

<Allora bambolina sei pronta a divertirti?>. Sussurra viscido. Lo guardo negli occhi e rimango accecata dalla paura. Costringo i ricordi a lasciarmi in pace per un momento e raccolgo tutto il coraggio che mi serve. Ricaccio indietro le lacrime e fisso un pensiero in testa: questa volta no.

<Va all'inferno>. Sussurro tra i denti. Mi guarda cattivo e mi tira un altro ceffone che io prontamente evito abbassandomi. Poi gli tiro un pugno nello stomaco.

Questa volta no.

Il suo amico appena vede quello che faccio viene in aiuto del bastardo e mi blocca le braccia. Poi il bastardo mi tira una gomitata nella schiena che mi fa piegare in avanti dal dolore.

<Non dovevi farlo bambolina!>. Mi prende il mento con la mano e stringe. Fa male, ma resisto. In compenso però gli sputo in faccia.

<PUTTANA!>. Urla e poi mi tira un cazzotto fortissimo nello stomaco. Chiudo gli occhi e cerco di focalizzare un'immagine per non perdere i sensi. Edward.

<S-sei solo uno stronzo, vaffanculo!>. Dico. Lui ride e sempre tenendomi per il mento mi avvicina a se con forza. Mi apre la bocca e ci infila la sua schifosa lingua dentro. Subito mi viene un attacco di vomito, ma cerco di farmi forza. Strattono le braccia, ma non serve a niente. L'amico del bastardo non molla la presa e continua a ridere come uno scemo. Il bastardo intanto muove la sua viscida lingua dentro la mia bocca, ma io faccio di tutto per non toccarla. Purtroppo questa cosa sembra andare per le lunghe e non riesco più a sopportarlo, per questo tiro un calcio potentissimo nelle parti basse del tipo dietro di me che cade a terra dolorante. Il bastardo non si accorge di niente e finalmente si allontana da me.

<Ora sei tutta mia>. Sussurra viscido a pochi centimetri dal mio viso. Lo guardo disgustata e mi preparo a tirargli un cazzotto quando qualcuno mi precede. Non ricordo perfettamente quello che succede dopo, è tutto veloce. Al bastardo arriva uno splendido cazzotto sulla guancia che lo fa volare via lontano da me. Non ho il tempo di capirlo che quel qualcuno che mi ha salvato mi prende per mano e mi tira via.

<PUTTANA, TORNA SUBITO QUA! GIURO CHE TE LA FARO' PAGARE!>. Urla, ma io ormai sono lontana. Noi siamo lontani. Tutto intorno a me è sfuocato e per questo non mi accorgo di dove stiamo andando. Per qualche secondo ero riuscita a reprimere la paura, ma ora la sento circolare libera nelle vene. Tremo per il freddo, o qualcos'altro. Non so, ma continuo a correre. La paura è troppa. Probabilmente o forse, giriamo a destra, poi a sinistra e di nuovo a destra. Forse. Mi manca il fiato, sono sfinita. Ma questo al tipo misterioso non interessa, lui continua a trascinarmi tenendomi per mano verso una meta che non conosco. Il mio pensiero va subito ad Edward. Il perché non so, ma vorrei tanto che il tipo fosse lui. Il desiderio è tanto che cerco di vederlo in viso, ma mi è di spalle. Allora guardo la corporatura, ma rimango molto delusa. Non è lui, questo ragazzo è più tonico e muscoloso e il suo colore della pelle è più scuro. I suoi capelli sono scuri e la sua mano nella mia non è come quella di Edward. Lo saprei, avvertirei una strana sensazione e adesso non la sento. Poi ci fermiamo. Mi molla la mano, ma rimane di spalle. Mi guardo intorno e noto che questo posto non mi è del tutto sconosciuto. Poi il tipo si gira e posso finalmente vederlo in volto.

<Stai bene?>. Mi chiede. Annuisco. Non so che dire o fare.

<Grazie>. Sussurro. Sorride e annuisce. Poi si volta di nuovo di spalle e si incammina verso la casa di fronte a noi. Si ferma e si rigira verso di me. Mi guarda e mi fa segno di seguirlo. Non so che fare, alla fine è sempre uno sconosciuto. Forse mi sta solo prendendo per il culo o forse no. Mi ha quasi salvato e mi ha portato via da lì prima che le cose potessero peggiorare. Non credo che sia una persona cattiva, almeno lo spero. Allora mi devo fidare o no? Fidare, che parolona. Diciamo meglio che tanto ormai non ho più nulla da perdere. Oggi è meglio che non rimango da sola, forse è meglio stare con qualcuno che non conosco. Lui non può ferirmi.

<Arrivo>. Sussurro e poi lo seguo.

Prendo la tazza che mi porge e bevo il contenuto. Cioccolata calda, l'adoro! Chiudo gli occhi gustandomi il liquido caldo e sentendolo scivolare giù per la gola delicato. Respiro piano concedendo ai miei polmoni un po' d'aria e poi finisco quel poco che ci è rimasto della cioccolata. Appoggio la tazza sul tavolino di fronte a me e alzo lo sguardo verso di lui.

<Ora ti va di dirmi almeno il tuo nome?>. Mi chiede per l'ennesima volta. Prima gli ho promesso che solo dopo una bella cioccolata calda avrei risposto alle sue domande, ma non credevo che ne avrebbe fatta una solo per me. Ora sono costretta a rispondere alle sue domande. Sospiro e abbasso lo sguardo.

<Isabella>. Sussurro.

<E?>. Chiede e si siede pure lui sul divano affianco a me.

<Eh, no! Tu hai chiesto il mio nome e io te lo detto!>. Specifico.

<Lo sai vero che tanto prima o poi lo verrò a sapere?>. Dice.

<Sì, lo so, ma ora non ho voglia di problemi>. Guardo da un'altra parte e solo ora faccio caso all'arredamento. La sala non è grande, ma abbastanza per contenere qualche persona, la cucina è praticamente unita con la sala e c'è solo un corridoio che porta alle camere e al bagno, presumo.

<Va bene. Come mai ti trovavi lì? Non ti ho mai visto da queste parti>. Chiede. E adesso che faccio? Dico la verità o mento come sempre?

<Mi sono persa, poi... Lo hai capito>. Mi guarda preoccupato.

<Lui...?>. Non lo lascio finire. Credo che non riuscirei ad affrontare l'argomento.

<Ora sto bene>. Lo rassicuro. Mi guarda esasperato e poi sorride. Lo guardo attentamente e noto che i suoi occhi sono marroni con qualche sfumatura di verde. Sento di aver già visto quegli occhi, ma dove? E in chi? In più quella corporatura possente, quel colore di pelle più scuro e i suoi lineamenti.

<D-dove siamo ora?>. Chiedo incerta.

<La Push>. Dice sereno. Cazzo La Push?! Ma quanto ho camminato?!

<La Push?>. Chiedo per sicurezza, magari si è fatto qualcosa e allora adesso è fumato. Improbabile.

<Mm-mm>. Annuisce. Poi si alza dal divano, prende la tazza dal tavolino e la porta in cucina mettendola nel lavandino. Lo guardo senza dire una parola, credo che potrebbe bastarne solo una per mettermi nei casini. Poi si gira verso di me appoggiandosi con le mani al lavandino.

<Sai come tornare a casa da qui?>. Chiede.

<Sono stata a La Push qualche volta, ma in questa zona non ci sono mai venuta>. Dico. Mi guarda pensieroso e poi si avvicina.

<Da chi?>. Chiede.

<Cosa?>.

<Non fare la finta tonta, conosci qualcuno qui a La Push altrimenti non ci saresti venuta>. Colpita e affondata.

<Non vuol dire>. Cerco di girare intorno al problema.

<Sputa il rospo!>. Poi mi viene in mente una cosa.

<Tu non mi hai ancora detto come ti chiami!>. Lo accuso. Lui sorride e poi si siede sulla poltrona vicino al divano.

<Seth, mi chiamo Seth>.

<E?>.

<Tu non lo dici, quindi non lo dico nemmeno io>. Sorride.

<Giusto>.

<Allora?>.

<Allora cosa?>. Dico.

<Isabella!>.

<Seth!>.

<Ok, va bene mi arrendo! Che posti hai visto qui a La Push?>. Chiede.

<Sono stata alla spiaggia vicino alla città e poi ho fatto un giro nella zona della scogliera>.

<Beccata!>. Urla saltando in piedi. Mi spavento e lo guardo terrorizzata.

<Cosa?>.

<Poche persone conoscono quel posto, vicino alla scogliera. Quelle persone sono dei ragazzi, precisamente: Paul, Jake, Jared e io!>. Cavolo!

<Ma io ci sono andata pure con Leah!>. Dico senza pensare.

<COSA?!>. Seth mi guarda sbalordito.

<Sì, con Leah. Lavoriamo tutti insieme al Red Dragon>. Mi sa che ho appena fatto una cagata.

<LEAH! LE AVEVO ESPRESSAMENTE VIETATO DI ANDARE VICINO ALLA SCOGLIERA! MA PERCHE' NON MI DA MAI RETTA QUELLA RAGAZZA!>. Comincia ad urlare e borbottare da solo camminando avanti e indietro per la sala.

<Come vietato?>. Chiedo timorosa.

<Leah è mia sorella!>. Oh, cavolo!

<Io non sapevo...>. Cerco di dire. Mi sono fregata da sola.

<Adesso quando torna le faccio una bella ramanzina! Comunque tornando a te, cara Isabella... Swan?>. Irrigidisco e lo guardo sorpresa.

<Com..?>. Cerco di dire.

<Leah, la mia cara e dolce sorellina, mi aveva parlato della nuova arrivata Swan che era venuta a lavorare da loro>. Sorride vittorioso. Doppio cavolo!

<Uffa>. Mi rannicchio meglio contro il divano portando le gambe al petto e deviando lo sguardo verso il pavimento. Mi vergogno, lui di sicuro sa e questa cosa non mi va giù. Vorrei scomparire adesso.

<Senti devo fare una telefonata, aspettami qui>. Dice e poi si alza. Non mi da il tempo di rispondergli che sparisce dietro a una porta, credo della sua camera. Sospiro e nascondo la testa tra le gambe. Sbuffo.

La giornata è cominciata proprio bene.

Lo sapete che quando uno guarda il cielo non guarda mai attentamente quello che vede, ma solo quello che si immagina? Pensateci, avete mai osservato veramente le sfumature dell'azzurro scomparire dietro al bianco delle nuvole? Non credo, spesso quando si guarda il cielo uno si perde nei propri pensieri cercando una risposta alle domande che lo tormentano in quel cielo infinito, come se la sua immensità potesse essere la risposta a tutto. Ecco quello che uno fa, ma non io non voglio. Per una volta voglio fare qualcosa di diverso. Ho sempre cercato una maledetta risposta e non lo mai trovata. Quindi ora, stanca di cercare qualcosa che non esiste, guardo il cielo. Guardo solo il cielo.

Seth è andato via, ha detto che doveva andare al lavoro. Prima ha chiamato qualcuno, quel qualcuno mi dovrebbe venire a prendere, un qualcuno che dovrei conoscere. Probabilmente è Paul o Jared, forse forse è anche Leah, ma non credo dopo quello che gli ho detto. Preferirei che fosse Jake, lui non farebbe domande, al contrario di Ness che non mi lascerebbe mai andare via senza averle detto tutti i miei segreti più nascosti. Di sicuro quel qualcuno è uno di questi, non so se esserne contenta o no. Vedrò. È già da un po' che Seth se ne è andato e per ora non si vede nessuno in giro. Cavolo, fuori fa un po' freddino, ma solo un po'! Mannaggia a Seth! Non ha potuto lasciarmi dentro casa, non sarebbe venuto più nessuno a chiudere e per questo mi ha sbattuto fuori. Mi ha chiesto se volevo andare con lui, ma ho rifiutato. Volevo stare da sola. Oggi non ho avuto ancora il tempo di concepire la cosa. Il fatto che oggi è quel giorno. Sono passati due anni esatti, sono come volati e allo stesso tempo durati un eternità. Ieri avevo paura che arrivasse questo giorno, credevo che avrei rivissuto tutto e per questo ho cercato di scappare. Mi sono ubriaca a tal punto da non ricordare più nemmeno chi ero solo perché sentivo che l'alcol potevo farmi da anestetizzante. Più avevo paura di risentire il dolore, più bevevo per aggirare l'ostacolo. Non ha funzionato molto, quando mi sono svegliata questa mattina avevo un mal di testa pazzesco. Allora mi è venuta la brillante idea di fare un giro, sono proprio una sciocca! Credevo che l'aria fresca avrebbe aiutato a farmi stare un po' meglio e invece mi ha solo a messo nei guai. Dimmi te se la sfortuna non l'ha fatto apposta! Cavolo, con tutte le persone che potevo incontrare proprio quello stronzo del bar e il suo amico?! Sì, proprio lui! Grazie! Grazie mille sfortuna dei mie stivali!

Sbuffo e mi rannicchio contro la trave di legno. Sono seduta sulle scale del portico appoggiata con la testa alla trave. Aspetto, aspetto, ma non arriva nessuno. Non c'è la faccio più, fa troppo freddo. Allora decido: se Maometto non va alla montagna, sarà la montagna ad andare da Maometto! Mi alzo in piedi e mi avvio verso la stradina, ma non faccio in tempo a fare due passi che una moto arriva proprio da quella stradina e mi blocco. Si ferma qualche metro prima di me e poi il ragazzo scende. Rimango a guardare senza fare nulla, non ho paura. Solo solo curiosa di sapere chi è. Il ragazzo non si toglie il casco e si avvicina a me. Come me non fa niente, sento i suoi occhi osservarmi anche se non li posso vedere e questo mi mette a disagio. Insomma non sono poi messa così bene, devo avere una faccia da spavento. Apro la bocca per dire qualcosa, ma non mi viene nulla. La situazione è parecchio imbarazzante, praticamente potrebbe essere uno sconosciuto e ci stiamo fissando da un po'. È strano, anche parecchio! Cerco di scorgere oltre il vetro scuro del casco il viso del ragazzo, ma niente. Allora decido di fare la prima mossa e avvicino la mano al suo viso. Titubante alzo il vetro del casco e rimango subito folgorata dai suoi occhi. Verdi, come quelli di nessun altro. Solo i suoi, sono i suoi. Edward. Abbasso la mano e la riporto lungo i fianchi. Lo guardo delusa e triste e poi faccio per andarmene, ma lui mi blocca per il braccio. Mi guarda intensamente e poi...

Mi tira uno schiaffo.

Non è uno schiaffo come quello del bastardo. No, non è così forte, ma di certo non è nemmeno leggero. Mi porto la mano sulla guancia lesa e lo guardo scioccata. Non mi sarei mai immaginata questo comportamento da lui, sono arrabbiata. Mi mordo il labbro inferiore per trattenere le lacrime di umiliazione e mi giro. Lui, tenendomi sempre per il braccio, mi ferma di nuovo e sono costretta a guardarlo.

<Non scappare più così>. Sibila furioso. Attraverso il casco vedo solo i suoi occhi che lasciano intravedere tutto il dolore e la paura impressa in quelle parole. Capisco finalmente il suo gesto -disperato?- e lo guardo dispiaciuta.

<Non andartene mai più così nel cuore della notte e non tornane più a casa>. Mi dispiace tanto Edward.

<Non sparire più così>. Perdonami Edward.

<Non... Lasciarmi mai>. Stringe la presa sul mio braccio senza farmi male, come per assicurarsi che io non possa fuggire via di nuovo. Poi si toglie il casco con l'altra mano e lo lascia cadere a terra. Finalmente posso vedere il suo viso completamente e vedere i segni della paura su di lui.

<Non ti immagini neanche la paura che mi hai fatto prendere! Te ne sei andata, te ne rendi conto?! Sparita! Ti ho cercato tutta la mattina e per non spaventare pure gli altri ho dovuto inventarmi una balla! Ho avuto paura che ti avessero potuto fare del male o che avessi fatto qualche pazzia! Te ne rendi conto!>. Urla disperato. Si porta la mano tra i capelli nervoso e chiude gli occhi.

<Poi è arrivata la chiamata di Seth e mi ha detto di venire qui. C'eri tu>. Sussurra più calmo. Lo osservo e mi soffermo maggiormente sulle sue labbra. Piene, rosee, perfette. Non è il momento Isa, non è il momento! Edward rimane fermo per qualche secondo, senza nemmeno respirare. Istintivamente mi avvicino a lui e lentamente traccio delle linee immaginare sul suo viso. Lui apre gli occhi di scatto e solo allora mi accorgo di essermi avvicinata più di quanto credevo.

<Ti prego Bella, non farlo mai più>. Sussurra guardandomi negli occhi. Fermo la mano e l'appoggio sulla sua spalla. Poi porto pure l'altra e facendo forza su di lui mi alzo sulle punte dei piedi. Mi avvicino ancora di più a lui e gli lascio un dolce bacio sulle labbra. Un delicato sfiorarsi di labbra che dura in eterno. Poi mi stacco, tanto da poterci guardare negli occhi e sento le sue mani ancorarsi ai miei fianchi. Ha veramente paura che possa scappare. Vorrei dirgli che non lo farò mai più, vorrei potergli dire che starò sempre con lui, che affronteremo le cose insieme, ma so che mentirei e mi sono stancata di mentire sempre. Per questo sto zitta e lo guardo semplicemente negli occhi sperando di poter dare più di qualche falsa parola. Rimaniamo così non so per quanto, tanto, ma poco tempo. Finché una goccia d'acqua non cade sulla mia guancia e scivola lungo il collo. Per la prima volta distolgo lo sguardo da quello di Edward e lo alzo verso il cielo. Appena vedo altre perle d'acqua scendere dalle nuvole chiudo gli occhi e mi beo di quel momento. Ogni goccia, ogni perla d'acqua scivola su di me portando via un pezzo del mio dolore, lasciandomi libera e... Bagnata.

Bastano pochi secondi per bagnarci completamente. Quelle poche gocce che c'erano prima ora sono diventate un fiume in piena. Non si risparmia niente, i vestiti, noi, persino sotto le mutande è zeppo d'acqua e tutto nel giro di un minuto. Mi viene da sorridere, stranamente oggi sorrido. Edward mi trascina subito via tirandomi per il braccio fino alla moto. Raccoglie il suo casco e me ne passa un altro. Sale e mi fa segno di imitarlo. Non me lo faccio ripetere due volte, salto su e lo abbraccio da dietro tenendomi. È solo una scusa. In pochi secondi ci ritroviamo a volare sull'asfalto della strada e una forte scarica di adrenalina mi attraversa. La pioggia non ha intenzione di smettere, ma questo non è di certo un problema per Edward. Guida senza timore e sicuro di sé. La velocità a cui arriviamo è alta, ma non mi fa paura. Con Edward non ho paura, il resto è solo una sfumatura. Strofino il naso contro la sua schiena e stringo di più la presa intorno a lui. Di conseguenza Edward accelera e lo vedo sorride attraverso lo specchietto. La mia fine.

Passa qualche minuto e poi senza che me ne accorga Edward si ferma e mi dice di scendere. La pioggia è ancora forte, per questo corro a ripararmi sotto il portico di una vecchia casa affianco. Mi tolgo il casco e lo appoggio sopra un tavolino, poi mi giro verso di lui. Edward mette la moto dentro un capannone di fronte e poi corre verso di me. Quando arriva si scompiglia i capelli bagnati bagnando ancora di più me.

<Grazie>. Dico ironica. Lui mi guarda e scoppia a ridere. Sbuffo e faccio la finta offesa. Intanto lui smette di ridere e mi guarda serio. Il suo sguardo mi mette in imbarazzo e sono costretta ad appoggiarlo sul pavimento. Improvvisamente un ventata gelata mi attraversa e tremo per il freddo.

<Cavolo, sei tutta bagnata! Entra dai!>. Dice e poi mi spinge dentro la casa. Appena entriamo un ventata di caldo mi rilassa. Ispiro il buon profumo del legno e chiudo gli occhi. Sembra di stare a casa.

<Bella, vieni>. Mi chiama Edward indicando verso il camino. Mi avvicino e lo vedo armeggiare con la legna, poco dopo il fuoco riscalda le mie ossa. Mi perdo ad osservare i colori del fuoco che non mi accorgo che Edward è andato a prendere degli asciugami e delle coperte vecchie. Sfrego le mani davanti alle fiamme e mi guardo intorno. Noto che la casa è vuota, a parte qualche mobile, l'unica cosa che riempe qui è la polvere. Edward ritorna e stende una coperta a terra dove ci appoggia poi sopra gli asciugami. Mi guarda e poi va a vedere dentro a dei mobili della cucina.

<Cavolo, non c'è né cibo, né vestiti asciutti!>. Dice più tra sé. Lo guardo fare avanti indietro per la stanza in cerca di una soluzione e mi viene da ridere. Lui sentendomi si gira verso di me.

<Perché ridi?>. Chiede avvicinandosi. Non rido più e arretro di qualche passo da lui.

<Perché rido?>. Ripeto. Annuisce sorridendo.

<Perché è divertente>. Dico ritornando con lo sguardo sul fuoco.

<Perché è divertente?>. Richiede. Lo sento avvicinarsi e quando sento il suo fiato sul collo rabbrividisco.

<P-perché, sì... Ci troviamo in una casa sperduta chissà dove, bagnati fradici, senza né cibo né vestiti asciutti con solo delle vecchie coperte e qualche asciugamano e tu cerchi di trovare una soluzione. È divertente>. Mi giro verso di lui e lo trovo troppo troppo vicino. Non dice niente e sembra avvicinarsi ancora di più, quando si ri-allontana e si gira di spalle. Sì toglie la giacca di pelle lasciandola cadere a terra e poi si sfila dall'alto la maglietta. Rimango totalmente stupita del suo comportamento e divento subito rossa come un peperone. Che cosa sta facendo?!? Mi torna in mente il nostro ultimo incontro “intimo” e mi mordo il labbro eccitata. Cavolo, Isabella ti sembra il momento di pensare a queste cose?! Beh, intanto lui è a petto nudo consentendomi di poter osservar con cura la sua schiena e il suo bel fondo schiena, in più siamo soli soletti e la pioggia non si sa quando cesserà. Quindi, credo che il momento sia proprio quello giusto! =P

<Ora non è più divertente, vero?>. Mi chiede malizioso. Si rigira verso di me e rimango abbagliata dai suoi muscoli, così perfettamente scolpiti. Prendo un profondo respiro ripetendomi di restare calma, ma sento subito un'ondata di calore prendere vita al basso ventre. Nego con il capo deglutendo. Edward ride della mia reazione e si riavvicina.

<Dobbiamo toglierci di dosso questi vestiti, sono bagnati e c'è il rischio di ammalarsi>. Dice tranquillo. Intanto prende il bordo dalla mia felpa e me la sfila. Io non faccio niente, sono come ipnotizzata da lui. Mi guarda negli occhi cercando di capire quello che voglio, ma prontamente glielo nascondo. Poi prende quello della maglietta e mi sfila pure questa lentamente, quasi doloroso, lasciandomi stavolta solo con il reggiseno. Sposto lo sguardo da un'altra parte imbarazzata, mi sembra di rivivere quel momento. Lo vorrei, ma sono bloccata da qualcosa. Rimango ferma ad aspettare di sentire le sue mani sulle mie gambe, ma non mi sfila i pantaloni e si abbassa a raccogliere i vestiti per terra. Sorride divertito e li va a stendere sopra un filo nella sala.

<Togliti subito quei pantaloni bagnati se non vuoi che lo faccia io>. Dice. Ancora più rossa faccio quello che vuole senza dire niente, mi asciugo velocemente il corpo con l'asciugamano e mi avvolgo il corpo con una coperta coprendomi da lui. Sono sempre in mutande e reggiseno! Edward torna e prende pure i miei pantaloni, lanciandomi uno sguardo strano. Perché fai così? Glielo vorrei tanto chiedere, ma non ci riesco. Mi giro da un'altra parte e i miei occhi cadono tra le fiamme. Cerco di vederci qualcosa, ma trovo solo una massa di cose senza forma, finché non riesco a scorgere una cosa: un rametto di ciliegio. Dura solo un secondo, poi scompare. Ora è solo fuoco. Rimango totalmente stupita e mi do della sciocca. Devo essermi immaginata tutto.

<Cosa fai?>. Sussulto quando sento Edward toccarmi una spalla e poi sedersi accanto a me. Lo guardo, ma i miei occhi cadono subito in basso notando che non porta i pantaloni, ma solo dei semplici boxer neri. Arrossisco di botto e distolgo lo sguardo facendo finta di niente. Come se fosse possibile ignorare un Dio Greco con indosso solo dei boxer seduto accanto a me mezza nuda!

<N-nie-nte>. Cerco di dire. Edward mi prende la coperta togliendomela e lasciandomi scoperta ai suoi occhi.

<C-cosa fai!>. Dico timorosa. Edward si gira di spalle e prende l'altra coperta avvolgendomi di nuovo.

<Quella coperta era bagnata, avresti rischiato di prenderti un raffreddore>. Dice tranquillo. Poi prende un asciugamano e me lo mette in testa. Si mette dietro di me e comincia a strofinare delicatamente i capelli con l'asciugamano.

<Hai ancora i capelli bagnati>. Risponde alla mia domanda mentale. Sorrido alle sue premure, sembra il mio papà quando ero piccola.

<Grazie>. Sussurro. Una volta finito appoggia l'asciugamano vicino al fuoco per farlo asciugare.

<Non hai freddo?>. Chiedo vedendolo non coprirsi.

<Tranquilla, quella coperta serve più a te che a me>. Dice.

<Edward ci possiamo benissimo star->. Non finisco di dire.

<Bella, smettila. Non ho freddo>. Non rispondo e il silenzio torna padrone. Guardiamo insieme il fuoco che scoppietta nel camino e per qualche secondo rimaniamo così.

<Seth non mi ha voluto dire come hai fatto a trovarti a casa sua>. Salta su. Mi giro di scatto verso di lui e subito i nostri occhi tornano legati.

<Lui non te l'ha detto?>. Chiedo stupita. Credevo che sapesse tutto e invece.

<Ha detto che se avresti voluto me l'avresti detto tu e gli do ragione>. Deglutisco. Allora che faccio glielo dico o no?

<Edward io...>. Ma fraintende.

<Ho capito, tranquilla. Non ti devi sentire obbligata solo perché ora sono qua, io->. Lo fermo.

<No, hai capito male. Io stavo per dirti che me la sento>. Almeno voglio darti questa spiegazione.

<Per tutto?>. Chiede speranzoso.

<No, per tutto no. Solo oggi, cosa è successo>. Devi accontentarti, di più non posso fare.

<Va bene>.

<Ieri sera sono scappata. Dopo quello che è successo... Beh, dopo sono tornata in camera e ho aspettato che tutti si addormentassero. Poi sono uscita dalla finestra e sono andata... Sono andata al...>. Non lo riesco a dire.

<Da Elisabeth>. Dice lui per me. Lo guardo stupita e poi scuoto la testa.

<Sono andata da Elisabeth e ho bevuto, tanto>. Alle mie ultime parole Edward si irrigidisce e mi guarda severo, ma non mi interrompe.

<Quando mi sono svegliata avevo un mal di testa fortissimo e senza rendermene conto ho camminato fino a La Push. Poi ho incontrato dei tipi che mi davano fastidio. Seth mi ha dato solo una mano ad andarmene>. Molto semplificato. Edward è furioso, lo vedo dai suoi occhi. Forse era meglio se non gli dicevo niente, forse era meglio così.

<Bella>. Abbasso lo sguardo verso il pavimento e cerco di ignorarlo. Lui si avvicina e mi alza il viso con la mano.

<Bella, non sono andato da Tanya ieri sera. Ti ho mentito>. Rialzo subito lo sguardo verso di lui.

<Mi dispiace per ieri, ho esagerato. Mi dispiace>. Vedo sempre nei suoi occhi un velo di rabbia per quello che gli ho detto, ma anche tanto dolore. Sono io la causa di quel dolore?

<Edward tu... Tu mi stai dicendo che ti dispiace dopo averti detto che oltre ad essere scappata via mi sono cacciata nei casini? Tu mi stai chiedendo scusa... Tu?>. Dico.

<Sì, Bella. Sì>. Lo guardo stupita e sento che sto per cedere. Ora, con lui sto per cedere, perché è lui. Da sola non riuscivo a capire, ma con Edward la realtà prende forma. Fa tanto per me e io non faccio niente, non gli spiego nemmeno perché mi comporto sempre così. Non gli dico niente però.

<Bella, non sono stato del tutto sincero con te>. Dice. Mi giro verso di lui e lo sprono a raccontare.

<Vedi, ti ho raccontato quello che mi è successo, ma ho omesso una parte. Quando sono stato adottato dai Cullen ero ancora piccolo, ma nonostante questo capivo il dolore che mi stava uccidendo. Esme, come tu sai, fu la persona con cui ebbi parecchie difficoltà e più la conoscevo più mi rendevo conto che lei era come mia madre. Ti ho detto che tutto con il tempo si aggiustò, ma in realtà la mia vita riprese a vivere circa 3 anni fa. Fino ad allora era un ribelle, fumavo -lo faccio ancora- bevevo fino a svenire e l'ultimo anno cominciai a drogarmi. Mi ero isolato da tutti e da tutto, non vivevo più e ogni volta che vedevo Esme era la fine. Mi mettevo ad urlare come un pazzo, rompevo tutto quello che mi trovavo sotto mano e finivo sempre che dovevo fare a pugni con Emmet. Era l'unico che riusciva a placarmi. Alice invece era la sola persona che le permettevo di vedermi, per gli altri ero come morto>. Mi disse assorto nei suoi pensieri. Io ero stupita, senza parole. Non potevo credere veramente che pure Edward era caduto in quel baratro che ancora mi tiene prigioniera. Pure lui.

<Poi come hai fatto... Come sei diventato quello che sei ora?>. Chiedo timorosa. Lui si gira verso di me e mi guarda dispiaciuto.

<Perché toccai il fondo>. Si alza e si mette di spalle.

<Quel giorno avevo litigato nuovamente con Esme. Per una cosa stupida, l'avevo incontrata per caso in cucina e stava mettendo via il sale sul mobiletto. Mi misi ad urlare dicendo che non doveva metterlo lì, che quel posto era libero solo per mia madre e che lei non era degna. Presi il barattolo del sale e lo buttai sul pavimento rompendolo. Non c'era nessun altro in casa, eravamo soli e nessuno poteva proteggerla da me. La rabbia mi accecò. Distrussi completamente la cucina ed Esme non riusciva a fermarmi. Mi supplicava di smetterla, piangeva disperata, ma niente. Non potevo fermarmi. Finché, mentre stavo spaccando la sedia contro il muro, colpì per sbaglio Esme sbattendola per terra. Mi fermai all'istante spaventato. Non si era fatta male, qualche graffio, ma l'avevo picchiata. Ero arrivato al limite di picchiarla ed era sbagliato. Finché era il mio corpo quello distrutto o qualche oggetto andava bene, ma lei no. Spaventato scappai via e mi nascosi nell'unico posto in cui mi sentivo al sicuro: al cimitero. Davanti alla tomba di mia madre mi feci non so quante canne cercando di calmarmi, ma non funzionarono, per questo decisi di usare qualcosa di più forte. Presi una bustina e aspirai quella polverina bianca che ti distrugge, poi insoddisfatto ne presi un'altra e credo un'altra ancora. Non ricordo bene. Comunque svenni. Mi svegliai 7 giorni dopo in ospedale e trovai Esme ad aspettarmi. Lei era lì, lei non mi aveva abbandonato. Lei era la mia mamma. Da quel giorno tutto cambiò>. Concluse guardandomi negli occhi. Sto zitta, le parole riempirebbero solo il silenzio, ma non potrebbero avere alcun valore. Io ne so qualcosa.

<Perché mi dici questo?>. Gli chiedo.

<Per dirti che non sei sola>. Prende la mia mano nella sua e mi guarda negli occhi, cercando di leggervi la verità.

<Ora lo so>. Dico soltanto. Poi mi lascio trascinare dal ricordi senza oppormi.

INIZIO FASCHBACK

<Jason guarda qua!>. Urla mia madre. Ma dico: siamo nella stessa macchina, seduti vicini e nessuno di noi è sordo e allora perché lei, la mia cara mammina, si ostina ad urlare per ogni cosa che vede fuori dal finestrino?!

<Mamma non urlare!>. La rimprovero. Papà si gira verso di noi e mi sorride, tradotto: Cerca di capirla! Purtroppo non capisco.

<Tesoro, tesoro guarda! È la Statua della Libertà! È proprio quella, quella che c'è nei film!>. Urla. Mi porto le mani alle tempie e sbuffo rassegnata. Come me il tassista non sembra avere molta simpatia per le urla di mia madre. Bene, un'altra figura di merda. Con questa oggi fanno tre. La prima è quando questa mattina Renèe, quando siamo usciti dall'hotel, si è messa a salutare chiunque incontrasse per strada. Alcuni l'hanno mandata addirittura a quel paese per averli fermati, ma lei non si è arresa. È un osso duro, un po' troppo però! Poi a pranzo, quando ci siamo fermati in un locale per mangiare, ha attaccato una pezza con un ragazzo dietro di noi, che ha detta sua “non mi mollava un attimo”. Questo però, oltre a mettermi in tremendo imbarazzo e aver distrutto completamente la mia dignità, ha causato anche il fatto della rottura tra il ragazzo stesso e la sua fidanzata. Eh, sì! La mia adorata mammina si è messa a parlare di me elogiando tutte le mie qualità migliori e ad elencare anche tutti i miei difetti ad uno sconosciuto in presenza della sua ragazza. Un vero incubo! Poi ha cominciato a stuzzicarlo dicendogli che l'aveva visto mentre mi guardava e mi faceva gli occhi dolci. Subito però mio padre, geloso come al solito, si è arrabbiato e anche la ragazza al tavolo con il ragazzo.

Lei offesa, visto che il ragazzo non negava di avermi lanciato delle occhiate maliziose, e mio padre, perché non sopportava il fatto di vedere la sua bambina cresciuta. Un vero, vero casino! Alla fine il bellissimo pranzo si è concluso con la ragazza scappata in lacrime, con il ragazzo incavolato con mia madre, Renèe offesa, papà che mi fa una ramanzina sui ragazzi e io rossa di vergogna. Jason intanto rideva. Fantastico e adesso pure questo. Mia madre che urla in taxi. Questa vacanza si sta rivelando piuttosto faticosa. E siamo solo al terzo giorno. Il 15 Settembre.

<Bella, Bella guarda! Ti rendi conto che quella è la Statua della Libertà!>. Mi chiama mia madre sempre urlando.

<Me ne rendo conto anche se non urli>. Sussurro esasperata.

<Cosa?>. Chiede lei.

<Niente>. Rispondo e sbuffo.

<E dai amore! Siamo a New York, perché fai quel muso lungo!>. Continua lei.

<Io non faccio il muso lungo!>. Dico e mi giro verso di lei oltrepassando con gli occhi Jason, che ha differenza mia a preferito rimediare al problema “Urla mamma” ascoltando l'i-Pod a tutto volume. Adesso lo faccio pure io!

<Invece sì tesoro! Devi lasciarti andare un po', sei troppo rigida!>. Continua lei tornando a specchiarsi nei grandi grattacieli di fronte. Ormai manca poco e poi saremo arrivati alla nostra prossima destinazione. La Statua della Libertà se non l'avete ancora capito. Ho sempre sognato di poter andare fino in cima e vedere tutta la città dall'alto. Credo che sia ancora migliore dell'Empire State Building.

<Mamma io non sono rigida!>. Dico indispettita. Uffa, tutte le volte che discutiamo tira fuori sempre questa cosa! Io rigida?! Maddai!

<Bella, goditi il panorama>. Intervieni mio padre da davanti.

<Ma papà!>. Dico io.

<Bells>. Annuisco e lo guardo negli occhi. Il mio papà capisce sempre tutto. Non vuole che mi arrabbi con la mamma, perché entrambi sappiamo come è fatta. È tutta pazza! Quindi vuole che ci passi sopra e finisca questa inutile discussione. Non ne vale la pena, siamo in vacanza! Gli sorrido e faccio come mi ha detto lui, mi godo il panorama. Il fiume Hudson mi segue e rimane sempre al mio fianco. In lontananza comincio a intravedere il ponte di Brooklin e sorrido. È veramente un sogno. Non riesco ancora a credere di trovarmi a New York con la mia famiglia, tutti insieme. È il mio sogno e mi sembra veramente impossibile che sia la realtà. Fin da piccola guardavo la TV sognando di poter anche io un giorno girare per le strade circondate dai grattacieli sentendomi una formichina, anche io volevo poter passeggiare per Central Park e vedere come il tempo sia l'unica cosa che mostra a New York il passare delle stagioni e anche io volevo poter guardare la città dal 30esimo piano di casa mia sorridendo alle luci intorno a me. Lo sempre desiderato e ora mi trovo qua, a New York. Guardo il basso, precisamente il mio braccio appoggiato sulle gambe. Con l'altra mano do un leggero pizzicotto sul braccio e sorrido sentendo il dolore sulla mia pelle. Non è un sogno. Per accertarmene meglio mi giro verso Jason affianco a me e a Mamma accanto a J. Jason si nasconde dietro la musica e cerca di dimenticare tutto intorno a lui chiudendo gli occhi. Mamma sempre persa tra i grattacieli sorride appoggiata al seggiolino davanti, dove c'è papà, tenendolo per mano. Parlano felici e si guardano tramite lo specchietto con amore. Si amano. Sorrido e mi viene da pensare che più felice di così non potevo essere. Con la mia famiglia.

Appoggio il gomito sul bordo del finestrino e la testa sulla mano e mi metto a guardare le persone a cui voglio più bene, anche se buffe e strane. Le amo, senza di loro sarei persa. Credo che la via vita non avrebbe senso senza la loro presenza, senza la loro guida. Non sarei me. Non riesco nemmeno a pensare a un futuro senza il mio papà o la mia mamma o addirittura senza Jason. Ognuno di loro, anche se a volte mi lamento, sono parte di me e se qualcuno o qualcosa me li portasse via non riuscirei più a vivere. Pretendo di essere considerata grande, un'adulta, ma in realtà non è vero. Io ho e avrò sempre bisogno dei consigli del mio papà su tutto e anche delle sue ramanzine sui ragazzi, avrò sempre bisogno delle lamentele della mamma sul mio comportamento non “femminile” e avrò bisogno degli scherzi di poco gusto di Jason. Loro sono tutto quello che ho, loro sono la mia anima. Sorrido e poi papà si gira verso di me sorridendomi. Gli mimo un “Ti voglio bene” e lui risponde con “Lo so”. Sorrido ancora di più e ridacchio tra me. È un nostro gioco, lo facciamo sempre. Quando uno dice qualcosa all'altro tipo: ti voglio bene, grazie, ti odio (per scherzo), ecc.., l'altro risponde sempre con “Lo so”. L'avevo letto da qualche parte e l'avevo detto poi a mio padre, da quel momento è diventato nostro. Dove l'avevo letto diceva che rispondendo in questo modo il suo significato era più forte di un semplice “Anche io”. È vero, se ci pensate, rispondere semplicemente “Anche io” vuol dire solo che pure te provi quel determinato sentimento, ma se rispondi con “Lo so” è qualcosa di più. Tu sai quello che l'altra persona prova e in più senti dentro di te lo stesso. A volte è facile pensare solo a se stessi, ma sapere cosa prova un altro è un'altra cosa. E mio padre sapeva che gli volevo bene, come ero certa che lui ne volesse a me.

Poi però smetto di sorride. Tutto avviene velocemente, ma sembra quasi che vada al rallentatore. Un rumore fortissimo ci tappa le orecchie. Un clacson. Di scatto la macchina sterza e si sente il fumo delle gomme bruciare sull'asfalto. Istintivamente mi giro verso Jason e lo vedo in pericolo. Lo tiro verso di me, tanto da schiacciare il suo corpo con il mio e lo stringo a me facendogli da scudo con le braccia. Lui apre gli occhi e mi guarda spaventato. Con una mano gli tengo la testa appoggiata alla mia spalla impedendogli di vedere cosa succede dietro di lui. Sento il cuore fermarsi nell'esatto momento in cui attraverso il finestrino apposto lo vedo avvicinarsi sempre di più a noi. Le mani mi tremano dalla paura e le grida di terrore si bloccano. Poi vedo mia madre davanti a me che cerca invano di slacciarsi la cintura. È bloccata. Subito cerco di staccarla, ma non ci riesco. Allora la prendo per un braccio e la tiro verso di me, ma mi scivola di mano. La guardo negli occhi e vedo una lacrima solcare la sua guancia. La voce si sblocca e urlo disperata.

<NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!>. Poi lo schianto.

FINE FASCHBACK

Mi giro verso di lui e lo guardo. È sconvolto, sapeva quello che è successo, ma sentire le parole che hanno assistito al tutto è diverso. È più vero. Porto la mano sulla guancia per asciugarmi le lacrime, ma mi accorgo che è asciutta. È strano, piango sempre ripensando al passato, ma questa volta no. Quando mi sono svegliata mi ero ripromessa di non piangere oggi e sto mantenendo la promessa. Non piango. Non credevo di potercela fare, per niente.

<C-come avete fatto a salvarvi voi?>. Mi chiede timoroso Edward.

<Noi eravamo dalla parte opposta, pure il tassista si è salvato. Siamo finiti lo stesso in ospedale, Jason con più ferite di me perché lui era più vicino, ma non troppo gravi>. Dico neutra. Edward mi guarda strano e poi stringe la presa sulla mia mano.

<Bella>.

<È avvenuto tutto così velocemente. Un secondo prima stavamo andando tranquilli sulla strada, un secondo dopo un camion ci viene addosso e i miei genitori vengono schiacciati. È stato tutto così, veloce. Ho cercato di prendere anche mia madre via da lì, ma non ce l'ho fatta. Ho fallito, non sono riuscita a salvarla e ora lei è morta. Loro sono morti>. Nessun emozione passa nei mie occhi, sono vuoti.

<Il dottore ha detto che sono morti sul colpo e che quindi non hanno sentito niente>. Continuo. <Io però ho sentito male, tanto>. Stringo la sua mano. Ne ho bisogno, ho bisogno di sentire che lui è con me.

<Quando mi hanno tirato fuori dalla macchina ero mezza svenuta, mi stavamo portando in barella verso l'ambulanza, ma mi sono comunque girata indietro per vedere come stavano gli altri. Il taxi era completamente distrutto e il camion non era ancora stato spostato. Mio fratello l'avevano tirato già fuori e vicino alla scena c'era due medici e un poliziotto. Il medico aveva infilato il braccio attraverso il finestrino della macchina rotta dalla parte dei miei e dal camion incastrato, credo che volesse vedere se erano ancora vivi. Ci hanno messo un po' per arrivare i soccorsi, è già un miracolo che io e Jason siamo ancora vivi. Comunque dopo qualche secondo il medico aveva ritirato il braccio facendo “no” con la testa al poliziotto e all'altro medico affianco. Poi si era girato verso la macchina, dove c'erano i miei e aveva fatto segno con la mano ad altri tipi dietro di lui di procedere. Per loro non c'era più niente da fare>. Chiudo gli occhi e prendo un grosso respiro. <Si tenevano ancora per mano, l'ho visto>. Dico riferendomi ai miei. Edward non mi da il tempo di aprire gli occhi che mi stringe a se, mi abbraccia, ma il mio corpo è come morto. Non reagisco e mi lascio muovere come una bambola.

<Bella ci sono io, sempre>. Dice trattenendo le lacrime.

<Lo so>. Dico.

<Ora vorrei solo una cosa...>. Dico tra me e me. Edward scioglie l'abbraccio abbastanza da potermi vedere in viso e mi guarda.

<Vorrei poter ricordare sempre, senza dimenticare. Ogni giorno, ogni notte rivivo quel momento, rivivo l'incidente, ma sento che sto dimenticando piano piano il passato. Sto perdendo tutti i momenti belli passati insieme, la mia vita con loro, sto perdendo il significato di averli avuti al mio fianco. Li sto dimenticando e non voglio>. Non dice niente. Ci pensa un po' e poi parla.

<Potresti fare qualcosa che rimarrà per sempre, qualcosa che ti aiuterà a non dimenticare>. Dice. Non so cosa rispondere e abbasso la testa verso il pavimento. Rabbrividisco e solo ora ci accorgiamo che il fuoco nel camino si è spento troppo presi dal passato. Edward si alza in piedi e si gira verso il camino. In questo momento non riesco a godermi per bene la visuale del suo corpo, ma le sue parole continuano a girarmi in testa senza fermarsi.

Potresti fare qualcosa che rimarrà per sempre, qualcosa che ti aiuterà a non dimenticare.

Poi mi accorgo di una cosa. Di spalle posso vedere il tatuaggio di Edward e riesco a capire quello che devo fare.

<Voglio farmi un tatuaggio>.

Poi...

 

Vestiti

http://www.polyvore.com/15capitolo/set?id=23650219

 

Moto di Edward

http://www.motosvet.com/portal/artimg/2006092638_kawasaki%20zx6r%202007%2001%20black.jpg

 

Tatuaggio Edward (Per chi non l'aveva visto e per chi se l'era già dimenticato!)

http://profile.ak.fbcdn.net/object3/1793/108/n38994197705_2858.jpg

 

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Allora:

IL GIORNO NON è FINITO! SORPRESA! Non vi è piaciuta vero? Eh, sì! Lo so, avevo detto che nel prossimo capitolo i due coglioni avrebbero avuto quel tipo di incontro, lo credevo pure io, ma le mie parole no. Vedete, ho iniziato il capitolo con l'intenzione di scrivere tutto il giorno, ma a metà ho capito che non ci sarebbe stato tutto. Quello che ho da dire è troppo e sarebbe stato troppo, ma troppo lungo! Vi avrei solo annoiato! Quindi, sono stata costretta a dividere il giorno in due, non è un granché, ma non posso fare altrimenti. Comunque in questo capitolo ci sono parecchie cose importanti:

-Un nuovo personaggio, Seth (uno dei miei preferiti, lo adoro! Non potevo non metterlo!) Nella storia, però, fa la parte del fratello maggiore responsabile che deve tenere d'occhio la sorellina. Mi serviva almeno uno con la testa sulle spalle!

-BELLA NON PIANGE! Tutte queste novità e cambiamenti l'hanno destabilizzata ed è come se la sua corazza si fosse rotta totalmente. Per questo non riesce più a controllare le proprie emozioni e molte volte piange per sfogarsi. Prima non lo faceva, riusciva a tenersi tutto dentro, ora è diverso. Comunque Bella finalmente riesce a reprimere il desiderio di liberarsi del dolore e a convivere con lui mentre torna indietro del tempo.

-Bella si confida con Edward. Non le dice tutto, ma parte del suo dolore. Senza rendersene conto si sta avvicinando a lui ed Eward fa lo stesso. Pian piano cominciano a conoscersi e si rendono sempre più conto che ognuno ha bisogno dell'altro.

Tutto cambia.

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

Adry91: No, sister rialzati, altrimenti come fai a leggere il capitolo! :D Concordo con te, Bella non sta vivendo, ma solo sopravvivendo. Lei crede che cercare di andare avanti sia dimenticare il passato e lei questo non lo vuole. Ha paura e per questo si aggrappa al dolore soffrendo in silenzio per poter vivere dentro di sé quei momenti della sua vita che le mancano. C'è da dire anche che Jason non è riuscito completamente a superare il tutto. Nonostante lui era più piccolo di Bella ricorda ancora perfettamente quello che è successo e anche se cerca in tutti i modi di non darlo a vedere lui soffre ancora. Dal momento in cui è successo l'incidente è come se loro due si fossero allontanati per mai ricongiungersi. J. ha differenza di Bella, nasconde tutto il dolore dietro ai sorrisi e alle parole “Mamma” e “Papà”. Lui vuole dimenticare, è come se volesse ricominciare da capo cancellando tutto il suo passato. E questo Bella non riesce a tollerarlo. Più lui cerca di perdere i suoi ricordi e più sente la ferita dentro di sé bruciare, perché si accorge che alla fine è quello che non vuole. E allora chiama Esme e Carlisle “Mamma e Papà” e mostra pietà per Bella. È solo una bugia. Entrambi sbagliano e si fanno del male da soli, ma quando ti trovi in certi situazioni non puoi fare altrimenti. Finalmente, come hai letto, Bella ed Edward compiono un passo importante: si confidano il loro passato (ovviamente non tutto) aiutandosi tra di loro. Da qui in avanti sarà tutta una salita però! La prossima volta non ti dico più niente, sembra che racconti balle a tutto andare, ma non lo faccio volontariamente. Non sono riuscita a farci stare il momento tra loro, quello che volevi tu. Non sai quanto mi dispiace! Nel prossimo ci sarà sicuramente! No, forse è meglio che non lo dico, potrebbe succedere il contrario. Ok, allora non ti dico più niente così ho la coscienza pulita. Scusa!!! Tu ci sei e io pure. Altrimenti cosa servono le mezze-sorelle? Grazie. =)

essebi: Grazie! Non sono mai stata in un orfanotrofio, stranamente tutto quello che prova Bella io l'ho mai provato e non so cosa voglia dire veramente. Spero vivamente che le cose non funzionino in questo modo, altrimenti la cosa sarebbe veramente preoccupante! Grazie ancora, non merito tutti questi complimenti!

GingerBread: O.O ODDIO! Ripeto: O.D.D.I.O! Stai scherzando, vero? Che ti ha fatto di male quella poveretta? Perché è una poveretta o un semplice ragazza? È tipo Tanya? Se è tipo lei allora sono d'accordo con te, altrimenti mi spaventi... Però devo ammettere che come cosa è forte! Ti stimo! Seguirò il tuo consiglio, spero di essere all'altezza. Una cara amica mi ha detto che la perfezione non esiste, dipende tutto da chi lo è vista. Per me non era perfetto. =) Avevi ragione Isa piange troppo, non me n'ero accorta. Avevo troppo paura di non riuscire a esprimere correttamente quello che sentiva e allora forse ho esagerato un po' troppo con le lacrime. Comunque pensavo già di rendere Bella un po' più forte in questo giorno, come contro senso. Mi capisci? Grazie ancora per tutto!

oO_Oo: TADAN! Visto, o meglio letto, finalmente quei due zoticoni sono riusciti ad aprirsi un po'. Dopo non so cosa succederà, ma credo che da ora sono più uniti. No, non piangere dai! =)

luce70: Hai centrato il punto. Complimenti! Hai capito quello che volevo dire e sopratutto capito, che è molto più difficile, quello che sentivano i protagonisti. Finalmente in questo capitolo si scopre come avvenuto l'incidente e Bella è riuscita ad aprirsi con Edward. Pian piano sta cominciando a capire che lei ha bisogno di lui o forse l'ha già capito, ma non vuole ammetterlo a se stessa.

Irenucciola Cullen: Non posso capire quello che provi, ma posso immaginarlo. Perdere una persona cara è la cosa peggiore che possa accadere a una persona. È come se le strappassero una parte di lei. Molta gente vive in modo più pesante il dolore di Bella e lo vive da sola. Lei anche se non se ne accorge ha tutta la famiglia Cullen, Jason ed Edward pronti a sostenerla nel caso cada ancora. Ti dico già che “l'omino e l'omina” non scompariranno subito, Edward deve ancora rispondere alla domanda muta di Bella! ;) Purtroppo per noi e Bella Tanya non si arrenderà così facilmente e farà di peggio che far girare una piccola voce di corridoio. Lo dico sempre: LORO SONO DUE COGLIONI! Dementi è poco, sono proprio coglioni! Hanno troppa paura di buttarsi, per questo per proteggersi fanno male all'altro e di conseguenza a se stessi. Ti sembra una cosa normale questa?! A me no! DENNY (il tuo neurone) SEI UN GENIO! Come hai letto, Bella si vuole fare un tatuaggio. Sai, mi ha letto nella mente, ho sempre pensato che doveva averne uno e tu mi hai convinto ancora di più di questo! Grazie! Domandina: secondo te cosa si fa tatuare?? Secondo me non ci arriverai mai! Muahahah, sono perfida!!! Ok, la smetto. CIAO!!!!

Lullaby89: No, niente da fare LU! :D Lui ci ha provato, ma come sempre lei l'ha respinto. Questa volta no e speriamo che la prossima neanche. Si cominciano a vedere miglioramenti, per fortuna!!! Esme anche se non lo da a vedere tiene molto a Bella e vedere quanto dolore tiene dentro al piccolo cuore l'ha fatta crollare. Esme sa (in parte) quello che Bella ha dovuto affrontare, ma non credeva che tutto fosse ancora così forte e vivo dentro di lei. Tu vedi solo buio, io vedo una piccola luce, una luce che però rischia di spegnersi se qualcuno non la protegge. Speriamo che quel qualcuno arrivi. =)

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

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Capitolo 19
*** Un giorno con lui ***


 

Chi pensava di liberarsi di me? Purtroppo con vostro dispiacere ci sono ancora! Ci sono e sopratutto con il seguito dell'ultimo capitolo. Finalmente direte, eh lo dico pure io! Non ho molto da dire, le spiegazioni come sempre sono dopo e quindi niente.

Buona lettura e a presto (lo spero) Sabe.

P.s. RECENSITE!!!

 

Un giorno con lui

La sola eccezione

(16capitolo)

The only exception-Paramore

http://www.youtube.com/watch?v=-J7J_IWUhls&ob=av2e

 

Maybe I know, somewhere
Deep in my soul
That love never lasts
And we’ve got to find other ways
To make it alone
Or keep a straight face

Forse so, da qualche parte
Nel profondo della mia anima
Che l’amore non dura mai
E che dobbiamo trovare altri modi
Per farcela da soli
O per restare impassibili

But... You, are, the only exception.

Prendo tra le dita una ciocca di capelli e l'attorciglio. Non so che fare, mi annoio. Sbuffo e ritorno con gli occhi rivolti al soffitto. Appoggio l'altra mano sulla pancia e sento uno strano brontolio all'interno. Cavolo, che fame! Mi appoggio meglio contro la coperta per terra e subito mi brucia la pelle dietro il collo. Mi fa ancora male. Allora mi rimetto sul fianco verso il camino e lascio che il calore mi scaldi. Istintivamente chiudo gli occhi per assaporare meglio questo momento e, cercando di non pensare al bruciore appena sotto il collo, mi lascio cullare dai rumori silenziosi intorno a me. Porto le gambe al petto e mi rannicchio infreddolita. Nonostante il calore del fuoco sento ancora il freddo nelle ossa. Fastidioso. Mi sono cambiata i vestiti bagnati con altri asciutti -alla fine Edward è riuscito a trovare della roba in uno scatolone nello sgabuzzino- sono rimasta davanti al fuoco per non so quanto, sono uscita e mi sono mossa, ma niente. Ho freddo lo stesso.

Forse perché Edward ora non è con te?

No, ho freddo e basta. Non si può più avere solo freddo ora?! Bisogna per forza avere la mancanza di qualcuno?! Io ho freddo, Edward è solo uscito, ora torna. E poi non mi manca.

-.-”

Ok, forse solo un po', ma ora torna. Torna da me, è uscito solo da poco.

-.-”

E va bene! Mi manca! Anche se è uscito da 14 minuti 53 secondi! Mi manca! Sei soddisfatta coscienza del cazzo!

O.o

Non capisco perché me ne sto a parlare da sola. È proprio vero, sto uscendo di testa!

Sbuffo e riapro gli occhi. Mi metto a sedere e mi giro verso la porta di ingresso. Niente non arriva. Cavolo, sto sempre a pensare a lui! Non riesco a togliermelo dalla testa. Ogni cosa è sempre collegata a lui, non c'è scampo! Di certo portare una sua maglia non mi aiuta! Stringo tra le mani la maglia e la porto al naso. Ispiro forte il suo odore e lascio cadere la testa all'indietro chiudendo gli occhi. Oh, Edward.

È proprio vero quello che si dice: quando non riesci più capire quello che succede sei fottuta! E io sono proprio nella merda! Mi sento confusa e disorientata! Tutto è così imprevedibile che ogni volta che proviamo a stare insieme, anche per cinque minuti, finiamo sempre per farci del male a vicenda. Entrambi abbiamo paura di esporci troppo e quello che è successo ieri ne è la prova. Ma oggi, oggi è diverso. Come gli avevo detto oggi sono diversa, ma diversa pure da come mi aspettavo. È come se oggi fosse il giorno della mia rinascita. Oggi è l'inizio. Non ho versato una lacrima, mi sono aperta con lui e gli ho detto quello che neppure Jason sa. Lui ha fatto altrettanto e per la prima volta mi sento legata a lui anche per altro oltre all'attrazione. Ora, però, sono vulnerabile e se domani tutto tornasse come prima credo che sarei distrutta. Io mi sono fidata e ora spetta al destino fare la sua mossa. Ma purtroppo da quello che ho imparato fino ad adesso è che il destino è bastardo, in un modo o nell'altro.

Persa nei pensieri, o in Edward, faccio un movimento brusco con il busto e subito sento la pelle tirare e bruciare. Cavolo, brucia!!! Mi porto la mano sopra, come se potesse servire a qualcosa e mi alzo in piedi. Vado frettolosa davanti allo specchio, anche se un po' opaco e polveroso, e mi tiro via la maglietta. Mi giro di spalle e fisso la benda attaccata sulla mia pelle. Accarezzo intorno alla benda e stringo i denti nel momento in cui le dita fredde vengono in contatto con la pelle rossa. Cavolo, cavolo, cavolo! Stacco un angolo dello scotch e piano lo tiro via tutto staccandolo. Qualche secondo dopo mi ritrovo la benda in mano e posso finalmente osservare con chiarezza il disegno. Sorrido e con la mano lo accarezzo lentamente.

Qualche ora prima...

<<Ne sei sicura?>>. Mi richiede un ultima volta timoroso che possa aver cambiato idea. Lo guardo negli occhi e sicura annuisco. Sorrido e prendo la sua mano nella mia.

<<Ma tu devi stare con me!>>. Dico. Lui sorride e stringe la presa. Sospira sconfitto e capisce che ormai la mia decisione l'ho presa e nessuno potrà farmi cambiare idea. Nemmeno lui.

<<Allora hai deciso che disegno fare?>>. Il ragazzo dietro il bancone si intromette ancora e chiede guardando esclusivamente me. Annuisco. Mi appresto ad andare verso la saletta in cui mi faranno il tatuaggio, ma il ragazzo mi ferma.

<<Cosa?>>. Continua a chiedere. Edward sbuffa e sembra parecchio infastidito dall'atteggiamento insistente del ragazzo. Rispondo velocemente, prima che lo possa fare Ed.

<<Ehm, segreto>>. Dico. Il ragazzo ridacchia tra lui e si sporge oltre il bancone ritrovandosi estremamente vicino, un po' troppo forse.

<<A me puoi dirlo, il tuo ragazzo non l'ho verrà mai a sapere>>. Sussurra nel mio orecchio sensuale. Mi ritraggo subito disgustata e lascio che Edward mi stringa a sé circondandomi i fianchi con le sue braccia.

<<Il suo ragazzo è presente!>>. Sibila furioso incenerendo con lo sguardo il ragazzo. Il suo ragazzo, mai parola sono stata più belle! All'inizio rimango sorpresa del suo comportamento, ma poi comincia a piacermi il fatto di avere il suo petto contro la mia schiena. Mi mordo il labbro eccitata e felice che Edward sia così protettivo e... Geloso? Dentro, dentro lo spero.

<<Non dirmi che vuoi tatuarti il suo nome, sarebbe un vero spreco>>. Il ragazzo non demorde e lancia delle occhiatacce ad Edward. Continuo a tenere la sua mano nella mia per fagli capire che adesso ho bisogno di lui e cerco di tranquillizzarlo, ma non sembra funzionare. Lo guardo negli occhi e, quando vedo che sta per rispondere al ragazzo, lo fermo.

<<Non basterebbe nemmeno tutta la pelle del mio corpo per poter dare voce a quello che provo per lui. Quindi sì, sarebbe un vero spreco!>>. Dico stavolta più sicura. Il ragazzo è sorpreso della mia risposta e con un “aspettate un attimo” si dilegua oltre la porta della saletta. Faccio per andare a vedere, ma Edward mi ferma tirandomi indietro.

<<C-cosa c'è?>>. Chiedo timorosa. Edward non risponde e continua guardare oltre le mie spalle.

<<Non mi piace quello la!>>. Dice. Rimango sorpresa dal suo atteggiamento e rido tra me.

<<Non c'è niente da ridere!>>. Dice offeso. Esasperata lo tiro nuovamente verso la saletta, ma Edward mi blocca ancora, sembra ancorato al pavimento!

<<Mi è piaciuto però quello che hai detto!>>. Dice dopo un po'. Divento subito rossa quando capisco a cosa si riferisce e abbasso la testa.

<<Non ti montare troppo la testa Cullen, ero nella parte!>>. Dico.

<<E che parti facevi?>>. Dice curioso. Sorrido e lo guardo negli occhi sprofondandoci dentro.

<<Quella della fidanzata innamorata>. Edward si avvicina ancora di più a me bloccandomi nelle sue braccia.

<<E io?>>. Sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Sento il suo respiro sul collo e chiudo gli occhi un attimo colpita da lui.

<<Quella del fidanzato geloso>>. Dico aprendo gli occhi.

<<Io non sono geloso!>>. Dice indispettivo. Sorrido tra me e me e mi lecco le labbra screpolate. Edward segue ogni piccolo movimento della lingua e, una volta fatto, deglutisce.

<<Ah, no?>>. Dico sensuale.

<<No>>. Proprio in quel momento ritorna il ragazzo che appena vede me ed Edward abbracciati gli lancia delle occhiatacce.

<<Marcus ora può riceverti>>. Dice sempre rivolto a me ignorando totalmente Edward. Mi torno a girare verso Ed e lo guardo negli occhi sfidandolo.

<<Non sei geloso? Beh, allora potresti aspettare qua. Alla fine non è niente di che: mi devo solo tirare via la maglia e rimanere sdraiata per un po', forse anche senza il reggiseno. Quel ragazzo lì sarà più che disponibile a darmi una mano!>>. Sussurro nel suo orecchio in modo che possa sentirmi solo lui. Poi mi giro e senza dargli il tempo di rispondere mi allontano da lui. Il ragazzo mi guarda sorridendo vedendo che il “mio ragazzo” non viene con me e io ricambio, più per far ingelosire Ed. Quando manca poco mi sento tirare per il polso e mi fermo.

<<Adesso arriva!>>. Dice Edward al ragazzo. In poche parole: smamma! Mi giro verso di lui con il sorriso sulle labbra e lo guardo curiosa.

<<Non mi piace!>>. Ridice quando il ragazzo se ne va lasciandoci da soli e io non posso fare altro che sorridere ancora di più. Lo guardo negli occhi e mi mordo il labbro inferiore imbarazzata per quello che sto per fare. Mi alzo sulle punte dei piedi e mi avvicino a lui. Delicatamente gli lascio un tenero bacio all'angolo della bocca che dura solo un secondo e poi mi allontano.

<<Smettila di brontolare e vieni con me>>. Gli prendo la mano e la stringo con la mia. Sorrido e gli faccio segno di seguirmi e lui fa come gli dico.

Insieme andiamo a firmare un nuovo capitolo della mia vita.

Un tatuaggio. Un semplice banale tatuaggio può racchiudere dentro di sé molto di più di quello che uno crede. Può esserci quel tatuaggio fatto da un minuscolo puntino o quello che ti copre metà corpo. C'è quello che ricorda un vecchio momento passato con un amico e quello che incide una data importante della tua storia. Quello che lascia la firma di un eterno amore o di un semplice momento di passione con un cuore e due lettere all'interno e quello che rappresenta te stessa da dentro con una piccola fatina con le ali spezzate. Poi c'è quello che racchiude tutta te stessa con un antico segno giapponese e quello che, con un drago o un serpente, dimostra quanto sei forte e coraggioso. Poi c'è il semplice tatuaggio che ti fai solo per dire che ne hai uno e che non dura più di qualche anno o mese. E infine c'è quello fatto insieme a qualcuno, qualcuno di così importante che pure lui deve assistere a questo momento della tua vita, quel tatuaggio che rimarrà sulla tua pelle per sempre, finché la tua anima non lascerà questo mondo. Un tatuaggio non è solo quello, non è solo inchiostro sulla pelle, ma è molto di più, sei tu. Solo tu. C'è chi pensa che rovina la pelle, che quando si è vecchi fa schifo, beh è vero. Non è il massimo, ma alla fine cosa interessa se quando sei vecchio si vede un piccolo schizzo del passato. Sei tu, ricoperto o no da tatuaggi sei sempre solo tu. Anzi, quando ormai non rimane altro della tua vita che ricordare i tempi in cui si era giovani è bello poter vedere i segni, quei segni di tanto tempo prima sulla propria pelle, oltre a quelli degli anni. Un giorno molto lontano seduta su una panca in giardino sotto i raggi del sole riguarderò questo tatuaggio -anche se un po' difficilmente visto che è dietro sulla schiena– e potrò ricordare quando l'ho fatto, con chi, per ricordare cosa e a che scopo. Insomma rivivrò un pezzo della mia vita lontano da me e sorriderò sperando che il futuro sia solo un tuffo nel passato.

<<Puoi alzarti Isabella, ho finito!>>. Esclama soddisfatto Marcus, il tatuatore. Finalmente dopo due interminabili ore è finito tutto. Non è stato molto doloroso, ma dopo un'ora comincia a dare fastidio. Sospiro felice e appoggiandomi con le mani sul lettino mi alzo a sedere. Mi giro subito verso Edward e lo guardo negli occhi. Lui sorride. I nostri occhi rimangono incastrati per un po', finché Marcus stufo si schiarisce la voce. Usciamo dalla nostra bolla ed, imbarazzata, abbasso la testa verso il basso, Edward si porta la mano nei capelli.

<<Bene, adesso ti devo mettere la benda, poi fra un oretta puoi toglierla. Ok?>>. Mi dice Marcus. Annuisco.

<<Vado a prendere la roba, aspettami qui>>. Dice e poi esce dalla saletta.

Subito il mio sguardo torna su Edward e questa volta lo trovo serio, assorto in qualcosa. Non l'ho mai visto così. Mi guarda come per leggermi dentro e non dice una parola, la cosa mi lascia un po' così. Perplessa.

<<Cosa c'è?>>. Chiedo imbarazzata.

<<Perché?>>. Dice solo dopo qualche secondo.

<<Cosa?>>. Chiedo non capendo. Lui si alza e mi viene di fronte.

<<Perché... Perché hai voluto farti tatuare questo disegno?>>. Rimango un po' sorpresa della domanda, il primo istinto sarebbe di dirglielo, ma ora non è il momento giusto.

<<Perché ti non vuoi ammettere di essere geloso?>>. Cerco di sviare l'argomento su di lui. Ridacchia e poi sorride.

<<Tu...?>>. Cerca di dire.

<<Allora sei geloso Cullen?>>. Gli sussurro nello orecchio maliziosa. Lui sorride e mi guarda divertito.

<<Lo sai vero che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?>>. Dice retorico.

<<Intanto non mi hai ancora risposto>>. Dico.

<<Beh, se per questo nemmeno tu!>>. Dice ridendo. Lo guardo negli occhi e mi specchio nei miei. Così simili e completi. L'uno il completamento dell'altro. A dire queste cose mi sembra di essere una dodicenne arrapata, dio come mi sono ridotta! Scuoto la testa esasperata e poi guardo il soffitto. Edward si avvicina e sento la sua mano appoggiarsi sulla mia gamba. Subito sento una vampata di calore crescere sempre di più dentro di me e il respiro diventa affannoso. Tengo sempre gli occhi chiusi, ma sento comunque il suo respiro sul mio collo. Con la mano disegna dei ghirigori immaginari sulla coscia che lanciano fiamme e di conseguenza mi mordo il labbro eccitata. Mi ricordo di essere solo con il reggiseno quando le sue dita fredde vengono in contatto con la mia pelle bollente. Sussulto al suo tocco e apro gli occhi trovandomi i suoi tremendamente vicini. La tentazione di baciarlo è troppa, ma non ci riesco.

<<Non devi mai leccarti le labbra in mia presenza>>. Sussurra con voce roca ed eccitata, tanto che si sente tutta la fatica che ci mette per parlare. Alzo la mano che prima tenevo appoggiata al lettino e la porto sulla sua guancia. L'accarezzo lentamente e poi con l'indice traccio il contorno delle sue labbra. Mentre faccio questo non lo guardo mai negli occhi, mi vergogno troppo, e tengo invece lo sguardo sulle mie dita e sulla sua bocca. Intanto, però, sento il suo di sguardo trafiggermi.

<<Perché?>>. Chiedo timorosa. Mi decido, lo guardo e annego nei suoi occhi. Brillano di luce propria, come le stelle.

<<Non sono così forte>>. Dice soltanto, ma capisco. Accenno un piccolo sorriso e lui mi dedica quel sorriso sghembo che mi fa tanto battere il cuore. Piano lo vedo avvicinarsi ancora di più a me. Sfiora le mie labbra con le sue solo per un secondo e, quando sta per approfondire il bacio, si stacca appena la porta si apre.

<<Ehm, ho la roba<>. Dice Marcus. Subito divento rossa come un peperone e abbasso il viso imbarazzata. Edward si allontana torturandosi i capelli e torna a sedersi sulla sedia vicino al muro. Sento ridacchiare Marcus e questo mi mette ancora di più in imbarazzo, il viso intanto mi va a fuoco. Povera me!

<<Sai Edward, sei diverso>>. Dice dopo un po' Marcus. Intanto si posiziona alle mie spalle e lo sento armeggiare con qualcosa, tipo scotch e bende. Io faccio finta di niente e giocherello con gli anelli che porto alle dita, ma tengo prontamente l'orecchio libero per ogni cosa che possa dire Ed.

<<Come diverso?>>. Chiede lui non capendo.

<<Non hai mai portato una ragazza qui e l'ultima volta che sei venuto eri mezzo ubriaco. Ora invece sei sereno>>. Dice tranquillamente Marcus, io rimango invece sbalordita. Mi giro di scatto verso di Edward e ci guardiamo negli occhi.

<<Forse perché nessuna ragazza è mai stata all'altezza>>. Dice senza staccare gli occhi da me. Pendo totalmente dalle sue labbra, tanto che non mi accorgo che Marcus ha finito e mi sta chiamando.

<<Isabella?>>. Dice. Finalmente torno con i piedi per terra e mi accorgo della mia assenza.

<<Ehm, sì scusa! Dicevi?>>. Chiedo.

<<Dicevo che puoi rivestirti, ho finito. Fra un oretta puoi togliere la benda>>. Dice ridacchiando. Guarda me ed Edward esasperato e sghignazza tra sé e sé. Lo ignoro e prendo la maglietta appoggiata al lettino e me la metto, anche se con un po' di fatica. Mi scappa un gemito di dolore quando cerco di infilarla e subito Edward è al mio fianco pronto per aiutarmi. Mi sorride e prende i bordi della maglia tirandola giù lentamente. Gli sorrido e lo ringrazio sussurrando un debole “grazie” ma che lui sente lo stesso. Mi mordo il labbro e mi giro verso Marcus per scappare dagli occhi di Edward, ma mi rendo subito conto che è una mossa sbagliata. Marcus appoggiato al mobiletto ci guarda divertito e sorride furbo, come se sapesse qualcosa che noi non sappiamo.

<<Per quella cosa, ti aspetto presto?>>. Chiede rivolto ad Edward.

<<Prima di quanto tu possa pensare>>. Risponde lui. Mi giro verso Ed e lo guardo curiosa, ma lui fa finta di niente e mi fa cenno di uscire. Saluto e ringrazio Marcus, ma mi fermo quando mi risponde.

<<A presto Isabella>>. Dice. Lo guardo strana e poi esco dalla saletta accompagnata da Ed.

Perché a presto? Tornerò qui? Con Edward?

Lo spero tanto.

Presente

Sbatto le palpebre un paio di volte disorientata. Mi guardo intorno e mi accorgo di essere da sola davanti allo specchio. Guardando il tatuaggio sono tornata indietro e ho rivissuto quello che è successo poco prima. Con Edward. Mi guardo allo specchio e per la prima volta non guardo me, ma il mio corpo. Passo la mani dal seno per poi scendere giù lentamente sulla pancia fino ai fianchi. Normale. Questo è quello che una persona potrebbe dire di me: io sono normale. Solo normale. Edward invece non è solo normale. Lui è molto più più. È bello, gentile, premuroso, intelligente, furbo, protettivo e tanto altro che non conosco di lui. Non capisco perché rimane con me. Vorrei chiederglielo, ma ho paura che poi mi lasci veramente. Infondo cosa siamo noi? Conoscenti? Amici? Amanti? Niente di tutto ciò, siamo qualcosa di strano. Non c'è nemmeno una parola in grado di definirlo. Magari sta con me perché prova pena e allo stesso tempo mi bacia perché lui è così. Un Don Giovanni. Ma allora tutti i suoi comportamenti strani? Quelle reazioni cosa sono? AHHHHHH! Basta, non devo pensare a queste cose! Ignora Isa, ignora Isa!

Mi porto la mano tra i capelli scompigliandoli e mi abbasso per raccogliere la maglietta per terra. La infilo e poi torno a sedermi sulla coperta davanti al fuoco. Porto le gambe al petto e le stringo con le braccia. Guardo il fuoco illuminare la stanza e mi perdo tra le sue fiamme. Mi perdo completamente.

<<Mamma mia che tempo di merda che c'è!>>. La porta sbatte e sento i suoi passi avvicinarsi. Non mi giro e rimango con lo sguardo fisso sulle fiamme.

<<Ehi, Bella ho preso da mangiare!>>. Dice, ma lo ignoro.

<<Bella?>>. Mi chiama.

<<Mm-mm>>. Dico neutra.

<<Bella tutto apposto?>>. Lo guardo e sento come qualcosa che si spezza. Sento il peso della giornata cadermi addosso e tutte le barriere che avevo costruito intorno al mio cuore si sgretolano cadendo a pezzi.

<<N-no>>. Dico flebilmente. Lui mi guarda spaventato e si siede subito vicino a me. Non dice niente e aspetta che sia io a parlare.

<<Ieri credevo che oggi sarebbe stato terribile, come sempre. Ma... Invece è tutto diverso. Con te e tutto il resto. Non ho pianto e per tutto il giorno sono sempre stata ancorata al presente. Di solito non era così. Rivivevo il passato in continuazione ed era sempre peggio. Cosa mi sta succedendo?>>. Chiedo spaventata. Sento le lacrime per il nervoso premere per uscire, ma cerco di trattenermi.

<<Forse stai cambiando, crescendo. Forse è solo perché di solito stavi da sola, tenevi il dolore dentro di te senza parlarne con qualcuno e invece oggi questo ti sta aiutando. Stai vivendo la cosa in modo diverso, non è sbagliato>>. Dice tranquillo.

<<Quindi parlare mi fa bene? Ho sempre creduto che se avessi detto a voce alta quello che era successo tutto avrebbe preso forma e niente sarebbe più stato solo un ricordo>>. Alzo lo sguardo nel suo e subito mi tranquillizzo. Io sono con Edward, niente può farmi del male! Niente!

<<Ti va di dirmi il significato del tatuaggio? Parlare fa bene>>. Dice sorridendo. Torno serena e lo guardo tranquilla.

<<Ok, ma ad una condizione!>>. Dico.

<<Credo di sapere quale sia la tua condizione!>>. Dice ridendo.

<<No, che non lo sai!>>.

<<Sì, invece!>>. Continua.

<<NO!>>. Dico offesa. Sono così prevedibile?

<<Sì!>>. Insiste lui.

<<Bugiardo! Non puoi saperlo, mica leggi la mente!>>. Dico scherzando.

<<E questo chi te lo dice?! Invece ci riesco eccome!>>. Dice offeso.

<<Dammi una prova e poi ti crederò!>>. Dico ridendo. Improvvisamente però il mio stomaco brontola e subito divento rossa peperone imbarazzata.

<<Hai fame!>>. Dice.

<<Non vale, questo era ovvio!>>. Dico.

<<Non è vero, tutto intuito!>>. E si tocca la tempia con il dito con fare intelligente. Rido per la sua faccia buffa, ma poi di nuovo un brontolio taglia il silenzio.

<<Ho capito, ho capito! Hai TANTA fame!>>. Ride, si gira e prende il cartone della pizza che prima aveva appoggiato sul pavimento. Lo mette sulla coperta tra di noi e lo apre. Subito il profumo della pizza mi investe e la fame che avevo aumenta ancora di più.

<<Pizza!>>. Urlo allegra! Senza aspettare altro tempo prendo un pezzo e do un morso. Mamma, che buona!

<<Bella?>>. Mi richiama dal mio mondo fatto solo di cibo e sorride.

<<Ok, va bene niente condizione>>. Dico arrendendomi ai suoi occhioni che mi pregano di risparmiarlo.

<<Era molto tremenda?>>. Chiede sollevato e spaventato allo stesso tempo.

<<Non lo vuoi sapere>>. Sorrido malefica ed Edward rimane scioccato.

<<Ahahah! Dovresti vedere la tua faccia!>>. È troppo buffo.

<<Non è divertente!>>. Dice offeso.

<<Invece lo è!>>. Cerco di trattenermi dal ridergli in faccia, ma è molto difficile. Prendo un respiro profondo e poi torno calma.

<<Allora vuoi sapere perché ho voluto fare questo tatuaggio?>>. Lui annuisce. (link tatuaggio Bella--> http://www.polyvore.com/tattoo_bella_16capitolo/set?id=23741194 )<<Beh, vedi è molto semplice. Per prima cosa ho voluto farlo dietro, sulla schiena, perché in questo modo non sono costretta a vederlo sempre, ma dovrei girarmi. Il tatuaggio mi serve per non dimenticare, ma non voglio sempre averlo sotto gli occhi come l'avrei avuto se me lo fossi fatta in un braccio o da qualche altra parte facilmente visibile. Il ramo di fiori rappresenta il nostro fiore, il fiore di ciliegio. Era il preferito di mio padre e anche il mio. Per noi aveva un significato tutto nostro ed era importante. Era una cosa nostra... Però come hai visto questo è di colore nero perché indica la morte, scura e lontana. Ma tremendamente vicina per i miei. I fiori sono il passato, quel passato che però è stato coperto dall'ombra della fine della vita e quindi non c'è più. Questo però non vuol dire che non possa vivere e le farfalle ne sono la prova. Indicano la vita che continua a crescere ed aumentare e che ogni volta si evolve e cambia, cambia colore sfumando con quello che la circonda. Le farfalle sono loro, i miei genitori che continuano a vegliare su di me, sul nostro ramo di fiori tenendolo in vita. Le farfalle però sono anche il mio cuore, la mia anima che volano in cerca della risposta alla mia domanda. Volano in eterno, anche se sono stanche. Loro sono me e io sono loro. Ecco perché ho voluto tatuarmelo sulla pelle>>. Concludo. Alzo lo sguardo nel suo e lo trovo pensieroso. Aspetto che dica qualcosa, ma per qualche secondo non si muove neanche.

<<Edw->>. Dico, ma mi fermo subito.

<<Non credevo che avesse un significato così profondo e ricercato>>. Dice assorto nei suoi pensieri.

<<Cosa pensavi che mi facessi tatuare? Un cuore rosso con scritto dentro Mum???>>. Chiedo. Lui ride e nega con il capo.

<<Una frase>>. Una frase?

<<Perché una frase?>>.

<<Sei un tipo da frase!>>. Sorride.

<<Ah! E tu sei un tipo da frase?>>. Chiedo sorridendo, ma appena vedo il volto triste di Edward il sorrido si spegne. Lo guardo non capendo e allora lui alza il braccio destro mostrandomi una scritta incisa con l'inchiostro nero sulla sua pelle.

I forgive you however

Non l'avevo mai notata perché stava nella parte interna del braccio e quindi doveva alzare le braccia in alto per poterlo vedere e se lo faceva di certo non gli stavo a guardare le braccia.

Lui sorride, ma non un suo sorriso di quelli sinceri, ma uno tirato che sa tanto di amaro.

<<E' per lei?>>. Non dico di chi si tratta, ma lui capisce lo stesso. Annuisce e abbassa lo guardo sul pezzo di pizza che ha in mano.

<<Me lo sono fatto quando avevo 15 anni, una settimana dopo che mi ero riconciliato con Esme. Finalmente avevo capito che non era colpa sua, di mia madre, almeno non del tutto e per questo le ho voluto dire che la perdonavo. Non ha molto senso, ma all'ora la pensavo così>>. Appoggio la mia mano sulla sua per fagli capire che ci sono e lo guardo negli occhi.

<<Un giorno mi farò tatuare una frase sul braccio anche io, te lo prometto>>. Lui sorride e stringe la mia mano.

<<E io ci sarò>>. Annuisco. Riprendo il pezzo di pizza che avevo smesso pure io di mangiare e gli do un altro morso. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo.

Poi... Poi ci mettiamo a parlare di cose talmente stupide che se qualcuno ci sentisse si metterebbe a ridere. Qualcun altro potrebbe pensare che io ed Edward siamo dei perfetti sconosciuti che non sanno che dirsi e per riempire il silenzio si fanno le solite domande stupide, quelle che io chiamo di “Routine”. Quelle che le persone normali si fanno per conoscersi. Ma in questo caso è diverso. È migliore? Forse. Nelle nostre domande, risposte c'è qualcosa di più. Semplicemente qualcosa che due perfetti sconosciuti non avrebbero e che noi abbiamo. Che abbiamo e basta. Forse il fatto che è come se ci conoscessimo da sempre. Forse è perché siamo simili, ma anche estremamente diversi. Forse perché siamo complici di qualcosa che sta nascendo e crescendo dentro di noi. Qualcosa che nemmeno noi sappiamo. Forse, ma per ora non ci interessa.

*****************

Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal rumore delle onde. Il vento chiaro si infrange sul mio volto scompigliandomi i capelli e le dita delle mani sprofondano lentamente nella sabbia. Mi lecco le labbra sentendo su di esse il sapore di salsedine, quello salato e acro, ma ricco di vita. Lascio la testa cadere all'indietro abbandonando ogni forza e rilassando ogni muscolo del corpo. Rinata. È come se fossi rinata. Apro gli occhi e mi specchio nel grigio del cielo e nell'immenso azzurro del mare. È così bello stare qui. Faccio un respiro profondo e cerco di assaporare completamente l'energia di tutto quello che mi circonda. Sorrido serena. Semplicemente sorrido.

Mi guardo intorno a lo vedo, perso nei suoi pensieri, assorto nelle sue domande e concentrato sulla risposta. Lo guardo e mi accorgo che è troppo lontano da me. Anche se ci divide solo qualche metro lui è là, con i piedi nell'acqua rivolto verso l'orizzonte e io qui, seduta sulla sabbia. Siamo troppo lontani, irraggiungibili. Poi lui però si gira e sorride, sorride sghembo e non posso fare altro che scacciare i brutti pensieri e sorrido timida pure io. Si avvicina e poi si siede affianco a me. Lo guardo e lui mi guarda.

<<È bello qua>>. Dico per rompere il silenzio che stava diventando un po' troppo pesante. O troppo intimo?

<<Sì, ci vengo sempre quando ho bisogno di pensare>>. Dice con lo sguardo rivolto al mare.

<<All'orfanotrofio non c'erano tanti posti in cui andare. L'albero nella radura era l'unico che mi aiutava a uscire da lì>>. Sorrido amaramente e punto gli occhi sulla linea che divide il cielo dalla terra.

<<È speciale>>. Dice e io annuisco. Poi il silenzio torna su di noi e nessuno dei due per un po' riesce e a trovare un modo per romperlo o forse non lo vogliamo fare. In quel silenzio però realizzo una cosa. I pensieri si accalcano uno sopra l'altro, ma uno spicca particolarmente tra loro. Guardo Edward e non riesco a pensare ad altro di essere cambiata. Di essere diversa. Da un mese, io sono diversa. Nel bene o nel male ora sono qui, al mare, con Edward. Un mese fa non l'ho avrei mai fatto, probabilmente sarei fuggita. Invece ci sono, lui mi ha portato qui e siamo insieme. Sento una confusione incredibile dentro di me, una parte sa che senza di lui, ora come ora, cadrei e un'altra invece mi urla di staccarmi per soffrire meno quando tutto questo finirà. Che fare? È troppo facile dire: segui il cuore. È troppo facile. A volte se segui il cuore rimani fregato e sei costretto a portarti dietro il peso della delusione per tutta la vita. Altre, la fortuna gira dalla tua parte e magari riesci anche ad essere felice. Sono molto di più le volte che si rimane fregato comunque.

<<A cosa pensi?>>. Mi giro di scatto verso di lui e lo guardo incerta.

<<Vuoi sapere a cosa penso?>>. Chiedo scettica. Lui annuisce.

<<Non so, un po' a tutto>>. Dico spostando lo sguardo per evitare che scopra che io menta.

<<Questo tutto deve essere molto importante, visto che è come se non ci fossi>>. Dice ridendo, ma alla fine so che è solo una finta. È vero quello che ha detto, questo tutto mi porta lontano, ma quello che lui non sa è che questo tutto è lui. Non rispondo e questo lo preoccupa.

<<Bella c'è qualcosa che ti turba e io mi sento così impotente. Vorrei poterti tranquillizzare, ma non so come fare visto che non so cosa ti preoccupa>>. Mi guarda negli occhi e in quel momento sono tentata da dirgli tutto, ma mi basta chiudere gli occhi un istante per tornare in me.

<<Bella>>. Ripete il mio nome, come se questo potesse spronarmi a sputare il rospo. Non funziona, ma i suoi occhi sì.

<<Bella guardami, guardami -intanto prende delicatamente il mio volto con la mano e lo gira verso di se inchiodandomi al suo sguardo- Bella, dimmi cosa sta succedendo dentro la tua testolina>>. Sorride. Esito per qualche secondo, mi mordo il labbro nervosa e chiudo gli occhi per evitare quegli smeraldi che riescono sempre a trovare la risposta giusta alle mie domande, poi faccio un respiro profondo.

<<Io... Io e te... Noi... Sì, insomma noi... C-cosa siamo?>>. Apro gli occhi e mi pento di averlo fatto. Edward mi guarda stupito della mia domanda e curioso di sapere cos'altro frulla nella mia testa.

<<Cosa intendi?>>. Non riesce a dire altro. Molla la presa sul mio volto, ma stringe la mia mano con la sua.

<<Tu ed io adesso siamo in spiaggia, qui insieme. Tu mi cerchi, stai con me, ma poi finisce sempre che uno di noi ferisce l'altro o entrambi. Nonostante ieri, oggi sei venuto subito quando Seth ti ha chiamato e sei rimasto con me quando ho fatto il tatuaggio. Ti preoccupi per me e mi dici cose che nessun altro sa. Mi hai ascoltato quando avevo bisogno di parlare e mi hai aiutato a superare questo giorno che da sola mi avrebbe ucciso. Tu... Tu mi hai baciato e io... Io ti ho baciato. Quindi ora mi chiedo, cosa siamo? Quando torneremo a casa cosa succederà? Tutto tornerà come prima e torneremo ad ignorarci a vicenda? Tu tornerai a fare quello che fai di solito ed io a scappare dal mondo? Come dovrò comportarmi? Io... Io non voglio soffrire, non ancora. Per questo devo saperlo, per prepararmi>>. Oddio! L'ho detto! Gli ho detto quello che penso! Oddio! Sono matta, ma che cavolo ho fatto?! Abbasso lo sguardo imbarazzata e prego mentalmente in tutte le lingue del mondo che tutto questo sia solo un sogno, un brutto sogno.

<<Io... Io non lo so. Non so come sarà domani, cosa succederà. Io non lo so>>. Non sapere è come ammettere di voler tornare a come prima. Stringo i denti sofferente e cerco di trattenere il dolore che ho nel petto.

<<Quindi tutto tornerà come prima>>. Non è una domanda. Mi giro dall'altra parte per non mostrargli il mio dolore e mi mordo le labbra per trattenere eventuali singhiozzi.

<<No, c'è sì. Io non lo so. Bella se lo sapessi non sarei così confuso. Tutto cambia così in fretta che non faccio in tempo a capire quello che succede. Bella, mi dispiace>>. Chiudo gli occhi stringendo le palpebre con forza.

Io posso farcela. Io posso farcela.

Guardando il vuoto davanti a me mi alzo in piedi facendomi forza con le braccia trovandomi davanti a lui di spalle.

<<Lo so>>. Sussurro. Vado verso la riva cercando di pensare ad altro. Penso a qualcosa che non sia al dolore. A volte funziona, cercare di concentrarsi su qualcosa che non sia la ferita che portiamo dentro e che continua a sanguinare anche se noi non lo diamo a vedere. Ma altre volte è solo un inutile spreco di energie. Come ora.

Guardo il mare. Guardo l'acqua bagnare i miei piedi nudi e sento quanto sia fredda. Forse un po' troppo. Il cielo è ancora coperto di grigio e del Sole non c'è più traccia. Se ci fosse stata quell'enorme palla di fuoco che illumina la mia ombra avrei avuto anche un briciolo di speranza infondo al cuore che mi avrebbe fatto sognare. Avrei sognato Edward che mi considera qualcosa di più che un semplice giocattolino da usare solo quando si ha voglia e magari ci avrei anche creduto. Ma il Sole non c'è, quindi nemmeno la speranza, nemmeno quel briciolo che poteva esserci. Sospiro e alzo la testa verso il cielo. Un venticello caldo mi circonda e riscalda il sangue nelle mie vene. Solo per un attimo, poi il gelo di Settembre torna a riscaldare di freddo.

<<No>>. Sussulto quando sento la sua presa ferrea sul mio braccio e mi giro di scatto verso di lui. Lo guardo non capendo cosa voglia dire e lui sospira.

<<No, non lo sai>>. Dice Edward. <<Bella, io sento il bisogno di starti accanto. I-io devo, altrimenti sto male. Il tuo pensiero è una cosa fissa e ogni volta che ti vedo lontana, in un altro mondo, è come una pugnalata alle spalle. I-io non riesco a capire quello che sta accadendo, ma so per certo che non riesco a fare a meno di te. Sei piombata nella mia vita come un meteorite e hai lasciato il segno. Se... Se adesso tu ti allontanassi ancora di più, rimarrei senza una parte di me: il vero Edward. Quindi, ti prego, non andartene in quel mondo, quel mondo così lontano che non riesco mai a raggiungere. Resta con me>>. Stupita, scioccata, sconcertata. Sorpresa. Non so cosa dire, se essere felice o triste di questo. Cosa devo fare?

<<C-cosa vuoi... Cosa vuoi dire con questo?>>. Riesco poi a dire. Lo guardo e vedo una scintilla nei suoi occhi. Brucia e illumina tutto, illumina me.

<<Bella, tu non sei come le altre. Tu sei diversa, unica e questo non riesci ancora a capirlo. Non potrei mai comportarmi con te come faccio con le altre. Tu sei l'eccezione. La sola eccezione>>. Sorride.

<<Edward... Non riesco a capire...>>. O forse non riesco semplicemente a realizzare quello che stai dicendo.

<<Io credo che... Io...Tu mi piaci Bella, tu mi piaci>>. Brucia e poi si spegne. Torna a bruciare e si spegne di nuovo. Ogni respiro diventa faticoso, tanto che mi sembra di andare a fuoco.

Tu mi piaci Bella, tu mi piaci.

Quello che provo è indescrivibile. Probabilmente l'espressione più giusta sarebbe un bel “COSA?!”, ma non credo che sia il caso. È già abbastanza non sentirmi più le gambe e vedere solo i suoi occhi. È già abbastanza e non è normale. Per niente.

Tu mi piaci Bella, tu mi piaci.

Stringo la mano a pugno premendo le dita contro la carne per verificare che sia tutto vero. Fa male non è la fantasia. Mi sembra di essere imprigionata dentro un sogno. Un sogno che è sognato nel momento sbagliato. È questo quello che voglio, no? Provare a stare affianco ad Edward ed affidarmi totalmente a lui. È quello che voglio, vero?

Tu mi piaci Bella, tu mi piaci.

Il fuoco si spegne, muore. Viene sommerso da litri di acqua che lo uccidono affogandolo. Lentamente cessa di vivere, come la voglia di fare come vorrei. Abbasso lo sguardo verso il basso e stringo i denti cercando di non dare a vedere quello che provo. Soffoco la vocina del mio cuore e permetto a quella del cervello di urlare cosa devo fare. Si sa, ascoltando il cuore ci si può solo ferire e io sono troppo debole per sopportare un altro colpo.

<<Bella...>>. Edward mi riporta con i piedi per terra e alzo il volto verso di lui. Non c'è bisogno di dire niente, il mio silenzio vale molto di più qualunque parola e i miei occhi non mentono. Edward capisce e nel suo sguardo vedo tutto il dolore e la sofferenza che prova che poi viene subito nascosta dietro un velo di indifferenza.

Ti prego, perdonami.

Strattono il braccio facendogli mollare la presa e faccio qualche passo indietro allontanandomi da lui.

<<N-non credo di essere in grado di riuscirci... È successo tutto così in fretta che non so nemmeno quello che provo e neppure tu sai con certezza quello che succede. Io ho troppi problemi e probabilmente rovinerei tutto. Ferirei inutilmente te e me. E poi... Poi chi mi da la certezza che un giorno non ti stancherai di me e tornerai a fare come facevi prima, ad andare con Tanya e con chiunque ti passi affianco. I-io non potrei sopportarlo, io non sono così forte. No, ti stai sbagliando. Non è quello che pensi. È solo un errore>>. Abbasso lo sguardo sulla sabbia e noto come il colore di questa non sia tutto uguale. Se non l'avete ancora capito sto cercando di scappare pure dai miei stessi pensieri.

<<Bella... I-io non ho certezze, ma non puoi dire che mi... Che mi sto sbagliando. Io...>>. La via più semplice, la via più semplice alla fine è sempre quella più pericolosa e quella che ti ferisce di più.

<<Edward, no...>>. Non continuare ti prego. Lo guardo e cerco di fargli capire solo con gli occhi quello che provo. Purtroppo funziona.

<<Bella... Tu... I-io...>>. Si porta le mani nei capelli e anche lui cerca di sfuggire da me.

<<Solo una cosa>. Dico. Lui si gira subito verso di me sofferente e cerca di capire quello che sto per dire.

<<Vorrei solo una cosa>>. Continuo. <<Non voglio perderti, i-io ho bisogno di te. Comunque>>. Lui mi guarda strano e sorpreso allo stesso tempo.

<<Come?>>. Chiede.

<<Se vuoi parlarmi fallo, se vuoi abbracciarmi fallo, se vuoi... Se vuoi baciarmi fallo, se vuoi me fallo. Voglio solo che tu non mi ignori. Io ho bisogno della tua presenza, in qualsiasi modo. Io ho bisogno di te!>>. Il cuore batte a mille e sento il respiro farsi pesante. Sono sorpresa di esser riuscita a dirgli quello che pensavo e adesso posso solo sperare che a lui questa condizione vada bene.

Non dice niente, resta in silenzio e mi guarda negli occhi. Comincio a dubitare che lui voglia ancora solo guardarmi negli occhi, ho paura.

Alla fine, non ottenendo anche solo uno sguardo di assenso, abbasso lo sguardo e faccio per andarmene. Faccio, ma lui mi ferma. Le sue labbra si premono rabbiose sulle mie e si fondono cercando di tornare ad essere quell'essere che erano in passato: unico. È dolce, pieno, importante. È un bacio, il nostro bacio. Unico. Con le mani stringe e accarezza il mio viso possessivo e io appoggio le mie sul suo petto stringendo la sua maglietta tra le dita. Rimaniamo attaccati finché il fiato ce lo permette. Poi siamo costretti ad allontanarci, non di tanto, quello che basta per potersi guardare negli occhi. Solo qualche secondo e poi di nuovo non riusciamo a fare a meno dell'altro e per questo ci avviciniamo, questa volta più lentamente fino a sfiorare le nostre labbra, come carezze.

Gli mordo il labbro leggermente e poi ci passo sopra la lingua. Lui trattiene il respiro e stringe di più la presa sul mio viso. Lascio dei teneri baci sulle sue labbra, ma sento di voler di più. Di più intenso. Per questo premo la lingua sulla sua bocca, finché lui mi da il permesso di entrare. Piano, come se avessimo paura della fine, le nostre lingue si incontrano, si toccano e si cercano. È... Perfetto? Di certo non ho mai provato queste emozioni in tutta la mia vita. Il bacio, quello che segna la fine o l'inizio di qualcosa. Il cosa ancora non si sa. Andiamo avanti così per non so quanto, tutto intorno a noi cambia, ma noi non ce ne accorgiamo. Ci baciamo e potrebbero passare anni che non me ne accorgerei. Questo è quello che conta. Essere con lui, qui, mentre ci baciamo e scriviamo il nostro presente. Quello che potrebbe succedere domani non lo sappiamo e sinceramente non ce ne importa. Ora bisogna pensare a tutto tranne che a quello, al futuro. Perché il futuro non è ora, il futuro è lontano e può sempre cambiare. Il presente invece è quello che vivi giorno dopo giorno e di certo non puoi vivere pensando al domani o al passato. Bisogna sempre pensare all'oggi.

Ed io ed Edward ora ci baciamo.

Alice, non puoi vivere il presente pensando al passato...e non puoi pensare al futuro rovinando il presente.

Alice In Wonderland

Tatuaggio Bella

http://www.polyvore.com/tattoo_bella_16capitolo/set?id=23741194

Vestiti Bella

http://www.polyvore.com/cgi/set?id=23944095&.locale=it

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Allora:

Spero che vi sia piaciuto, per ora è quello che mi fa meno schifo. Per ora. È stato molto difficile scrivere questo capitolo, anzi quando lo stavo per finire sono andata in crisi e volevo cancellare tutto, ma poi per fortuna non l'ho fatto. In questo capitolo succedono cose molto importanti che bisogna sottolineare:

-Bella comincia a capire che lei ha bisogno di Edward. In qualunque modo.

-B. inizia a vivere il presente, si lascia il passato alle spalle e cerca di voltare pagine. Sempre con Edward affianco.

-Edward avverte dentro di se delle strane emozioni, emozioni che lo portano a rivelare a Bella che lei gli piace. Purtroppo non va come lui desiderava, ma qualcosa è riuscito ad ottenerlo. Ora possiamo solo chiederci se questo mezza-relazione sia un bene o un male per lui, per lei o per entrambi. Io non credo.

Che altro posso dirvi, beh spero che non vi abbia deluso e cosa importante che vogliate continuare a seguire la storia. Grazie lo stesso di tutto. Ciao!

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

Lullaby89: Finalmente i due zucconi sono riusciti a fare dei passi avanti, ma come si dice sempre: quando se si fa un passo avanti se ne fanno altri due indietro. Bella non riesce a buttarsi del tutto, ha sempre quella paura che le logora l'anima e la costringe a pensare sempre, troppo prima di fare una cosa. Ma come hai letto per fortuna lei non riesce del tutto a staccarsi da Edward. Ha bisogno di lui e farebbe di tutto pur di non perderlo, anche soffrire. Vedrai, questo mezzo-rapporto con Ed non sarà di certo uno dei più facili, ma porterà solo tanto male ad entrambi. Seth, il nostro grande eroe Seth. Eh sì, senza di lui sarebbe potuto succedere un gran casino, ma per fortuna è arrivato al momento giusto! Hai ragione, Bella ha bisogno di Edward e lui di lei. Ciao! :D

GingerBread: WOW! O.O MA SEI BRAVISSIMA!!! DAVVERO, COMPLIMENTI! Io non sarei mai riuscita descriverlo così bene, veramente! Dovresti scriverla tu questa storia, sarebbe molto più vera e reale! ;) Cavolo, adesso ho fifa, non è che se scrivo qualcosa che non ti piace mi meni?! No, comunque scherzo, sei troppo forte! Anche io non sopporto la gente che ti mette in bocca parole non tue e rigira la frittata finché non ha ragione lei. Sono insopportabili! No, dai non dire così! Io avrò sempre bisogno dei tuoi consigli, mi servono! Non sono perfetta e nemmeno i miei capitoli. Anzi hanno bisogno di una mente così come la tua. Tu sai di quello che parlo. Ti prego non mi abbandonare ora che arriva la parte più difficile di tutte: l'inizio della vera storia tra Eddino e Bellina. Please!!!! Grazie ancora per tutto, grazie mille! :D

luce70: Edward è il ragazzo che ogni ragazza sogna: perfetto per lei. Naturalmente questo non vuol dire che non possono crearsi problemi o incomprensioni. No, perfetto nel senso che solo lui può completare lei e che solo insieme stanno bene. Sono perfetti. =) Grazie e a presto!

adry91: Ti è piaciuto??? Non credo... Sono perfida, anzi crudele. Tu pensavi che ci sarebbe stato quella cosa, una scena molto intima (o spinta?), ma purtroppo per te la tua cara mezza-sorella pensava a tutt'altro e me ne sono accorta solo dopo aver finito il capitolo. Quello che pensavo io era una scena molto sdolcinata, con un bacio super romantico e poi un finale da lasciare di stucco. Insomma un eccesso di zuccheri, come lo chiamo io. Sorrry!!! :D Il tatuaggio pensi che può andare?? Io non ne sono molto sicura, ma non sono riuscita a trovare di meglio. L'idea iniziale era un semplice rametto di fiori di ciliegio, ma tutti i disegni o foto che c'erano su internet non mi piacevano, allora mi sono messa a cercare in quel sito (quello dei vestiti) e tutto quello che sono riuscita a trovare è questo. Sei libera di dirmi che fa schifo, anche perché lo penso pure io. -.-” Ehm, ti ho fatto aspettare troppo, ma nooooo!!! Non è tanto, solo 10-11 giorni... Ok, è tanto me ne rendo conto. Eheh, -.-”.

oO_Oo: Tadan! È quello che ti aspettavi o ti ho deluso ancora? Il tattoo a me non fa impazzire, ma non ho trovato di meglio. Bisogna accontentarsi. Come un'arringa all'ultimo sangue?!?! O.o

dany_96: Lui si apre con lei e lei si apre con lui. Poi lui si riapre con lui, ma lei si tira indietro. Lui ci rimane di merda e allora lei capisce che forse ha bisogno di lui e allora gli chiede un'ultima cosa: di non lasciarla. Lui si accontenta e si prende quello che vuole, le sue labbra. Insomma un vero casino! :D

 

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe 

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Capitolo 20
*** Tua prigioniera ***


 

Wellaaaaaaa!!! Allora per prima cosa buon Halloween, in ritardo. Scusate, ma avevo intenzione di postare ieri, ma non ce l'ho fatta e, anche se sta notte sono andata a letto alle 5 e mezza di mattina e mi sono svegliata alle 10, oggi mi sono messa di impegno e sono riuscita a completare il capitolo. Solo per voi, ma anche per farmi perdonare come sempre! Allora vi assicuro che di certo non è un capitolo qualunque, ma abbastanza importante. Nuove verità, nuovi segreti e nuove emozioni. Un vero casino, lo dico anche io! Questa volta mi aspetto più recensione, visto che l'altra volta mi avete deluso un pochino. =( Su, su, su! Al lavoro! ;)

Buona lettura, ciao!!!

Tua prigioniera

(17capitolo)

Brick by boring brick

http://www.youtube.com/watch?v=A63VwWz1ij0

So one day he found her crying
Coiled up on the dirty ground
Her prince finally came to save her
And the rest you can figure out
But it was a trick
And the clock struck 12
Well make sure to build your home brick by boring brick
or the wolfs gonna blow it down
Keep your feet on the ground...
When your head’s in the clouds...

Così un giorno, lui l’ha trovata mentre piangeva
Raggomitolata sul terreno sporco
Il suo principe finalmente è venuto a salvarla
E il resto si può immaginare
Ma era un trucco
E l’orologio scocca la mezzanotte; bene, assicurati
Di poter costruire la tua casa mattone su ogni noioso mattone
O il lupo la abbatterà soffiando

Tieni i piedi per terra…
Quando la tua testa è fra le nuvole…

I sogni, quella parte di noi che teniamo segretamente nascosta dentro con la paura che, parlandone ad alta voce, il vento potrebbe portarli via per sempre. I sogni, le ambizioni, le idee, tutte cose che ci fanno sognare, guardare ad occhi aperti ed immaginare il nostro futuro. A volte si esagera e si punta troppo in alto, altre è solo una stupida voglia di qualcosa. Passano entrambe in fretta. O la delusione di riaprire gli occhi e accorgersi che niente è facile o l'esasperazione di trovare qualcos'altro di più emozionante ci fa cambiare idea e quindi sogno. Niente è stabile, ma tutto passa. Pure l'amore, una delle poche cose che dovrebbe rimanere per sempre, cresce e muta con il tempo a seconda di quello che succede intorno a noi. Ed è sbagliato, un grosso errore. Basare il proprio amore a seconda di quello che uno vede e sente, a seconda di quello che uno può o non può fare, a seconda di quello che il destino lo costringe a fare. L'amore dovrebbe essere custodito e protetto, proprio come i sogni, ma invece viene sempre esposto davanti agli occhi di tutti vulnerabile e fragile. Di amore vero e puro ne è rimasto ben poco.

Un brivido, un altro brivido e un altro ancora. Tutti susseguiti da ansimi e gemiti che infuocano il mio ventre. Apro di scatto gli occhi appena sento la sua lingua toccare, assaporare, leccare la mia pelle. Lascio cadere la testa all'indietro lasciandogli più spazio da baciare. Mi appoggio con le mani alla cattedra dietro di me e chiudo gli occhi stringendoli eccitata. Il respiro mi manca e cerco di calmare il mio cuore che batte forsennato. Intanto le sue mani scivolano sotto la camicia e salgono lentamente verso l'alto lasciandosi dietro una scia infuocata.

<<Guardami>>. Sussurra roco. Faccio come dice e rimango totalmente assuefatta da lui. Mossa sbagliata. I suoi occhi non sono mai stati più verdi di così, brillano di luce propria e traspirano eccitazione da ogni parte. Tutto di lui traspira di eccitazione. Lui è il sesso in persona. Con una piccola spinta sul fianco mi fa sedere sulla cattedra e subito circondo le gambe intorno al suo bacino, avvicinandolo di più a me. Mi scappa un gemito appena sento il suo sesso premere prepotente contro il mio ventre. Chiudo di conseguenza gli occhi e lo rivedo, il mostro.

Edward non è lui, Edward non è lui.

Me lo ripeto più volte nella mente cercando di convincermi. Alla fine ci rinuncio e cerco di accantonare quel pensiero lontano da me, il più lontano dal mio cuore. Edward non si accorge di niente e continua indisturbato ad esplorale il mio corpo ed a baciare il mio viso. Poi però si ferma e mi guarda negli occhi. Rimane fermo per qualche secondo e io ne approfitto per riprendere aria, anche solo la sua presenza non mi fa capire più niente. Lentamente, quasi come se fosse una tortura, si avvicina al mio volto, alle mie labbra e come una carezza le unisce con le sue. È diverso, un secondo prima era tutto irruento, impetuoso e violento. L'avermi sbattuto contro la cattedra senza darmi il tempo di capire quello che stava succedendo, l'aver evitato pure di guardarmi negli occhi come se ne avesse avuto paura e l'essersi appropriato del mio collo drogato del mio corpo, drogato di me. Tutto questo era diverso, diverso da ora. Un bacio, un semplice bacio, invece è pieno di dolcezza, di intensità ed è... Vivo, come se potesse essere amore. Amore, come no!

Dolcemente schiude la bocca e con la lingua segue il contorno delle mie labbra, come invito per poter accedervi. Acconsento e subito il bacio, quello vero, quello passionale e sentito, inizia. Lui spinge il mio viso contro il suo, come se non ne avesse mai abbastanza di me e io mi aggrappo alla sua maglietta con la paura che se ne possa andare da un momento all'altro. Tu sei con me, tu sei mio Edward Cullen.

Dolore, tanto dolore è il nutrimento di questo bacio. Perché il dolore non lo so, ma sento che entrambi sentiamo il nostro cuore spezzarsi. Ancora, ancora e ancora. Forse perché questo bacio è la prova, una delle tante, della situazione in cui siamo. Della condizione che influisce si di noi e delle sue regole. Regole che ci infliggono sofferenze atroci.

Poi però cambia di nuovo. Torna come prima, tutto veloce, irruento e forzato. Come se Edward non volesse ascoltare quel dolore o come se fosse semplicemente un bacio come altri, uno comune. E questo fa male. Fa male sentire la sua lingua cercare la mia avida e fa male sentire i suoi morsi passionali sulle labbra e fa male non vedere i suoi occhi risplendere di quella luce che ogni volta li illumina. Fa male, ma non faccio niente. Forse mi comporto come lui, come se questo fosse solo un bacio, un semplice bacio senza niente. Senza sentimento. Se lo faccio è perché non voglio dargli la soddisfazione di mostrarmi vulnerabile e quindi l'unica cosa che mi rimane da fare per proteggermi da lui è fingere. Fingere che questo mi vada bene, fingere che è quello che voglio, fingere che lui non mi stia facendo del male. Ma fingere e mentire ha un limite e di certo io non posso superarlo. Ma posso ignorarlo.

Ansante si stacca da me rimanendo a pochi centimetri dal mio volto. Lo guardo e lui guarda me. Con le gote arrossate e le labbra gonfie per i baci abbasso lo sguardo. Il suo è un misto tra serietà e sofferenza. Non riesco a sostenerlo. Tentenno un po', ma poi decido. Sposto le mani di Edward che erano ancora sui miei fianchi e lo allontano. Poi scendo dalla cattedra oltrepassandolo e andandogli alle spalle. Prendo la borsa che avevo buttato prima per terra e me la metto in spalla. Faccio due passi, ma poi mi fermo.

<<Avevi detto che era quello che volevi>>. Dice. Non mi giro, non voglio farlo.

<<E infatti. È quello che voglio>>. Poi abbasso la maniglia della porta ed esco. Esco da lì e mi allontano da lui e da quello che è successo. Da quello che è successo ancora.

Regola n° 2: Possiamo fare di tutto insieme, ma solo con il consenso dell'altro\a. Se questo non avviene la condizione si rompe di conseguenza.

Apro di scatto gli occhi appena sento qualcosa prendermi contro la spalla. O qualcuno.

<<Ehi, Swan è inutile che sogni, tanto il tuo principe azzurro non verrà mai!>>. Sento una voce stridula alle mie spalle e mi giro verso di essa. Quando vedo di chi si tratta un sorriso amaro appare sul mio viso. Chi altro poteva essere se non Tanya?!

<<E chi ti dice che non sia già arrivato?>>. Rispondo. La povera oca ci rimane malissimo della mia risposta e si gira indignata dall'altra parte accompagnata dalle sue amichette papere. Che bella compagnia! Mi giro esasperata verso l'armadietto per appoggiare i libri e mi fermo qualche secondo ad osservare il vuoto ricordando quello che ho rivissuto. Quello che abbiamo fatto, io ed Edward.

Regola n° 3: Almeno una volta al giorno dobbiamo vederci, per fare quello che la “Regola n° 2”acconsente e non possiamo evitare l'altro\a anche se è successo qualcosa. Dobbiamo vederci lo stesso, in quel momento i problemi si mettono da parte ed esistiamo solo noi.

Scuoto subito la testa per scacciare via quel pensiero e chiudendo l'armadietto mi giro per andare in classe, ma mi blocco. Lui è là, tra le braccia di lei mentre si baciano. Probabilmente un bacio come il nostro con l'unica differenza che da lei può avere di più. Il sesso, come vivere senza. La scena oltre ad essere rivoltante e anche dolorosa. Tanya si “spalma” contro Edward premendo accuratamente le sue “grazie” contro il suo petto e l'accarezza sensuale. Intanto con l'altra mano va a toccare, o meglio dire “palpare” il fondo schiena di lui senza vergogna e fregandosene del fatto che siamo in un luogo pubblico. Ma pure lui non è da meno. Stringe il corpo inumano di Tanya infilando le mani dentro la minigonna, che di mini non ha solo quello, e l'attira a se più che può. E pensare che poco prima quelle mani erano sul mio corpo...

Insieme si baciano, uno di quei baci che da fare è solo tutto passione e lussuria, ma che da vedere è disgustoso. Oltre che doloroso. Abbasso lo sguardo e li oltrepasso senza vedere se lui si accorge di me o niente, me ne vado da li sperando che qualcosa mi salvi. Mi salvi da cosa poi? Da lui o da lei? Da tutto o da me stessa? Infondo non posso lamentarmi di quello che sta succedendo. L'ho voluto io, in parte. È stata colpa mia se ora mi trovo in questa situazione. È colpa mia se ora sono costretta a restare nel limbo. È colpa mia, mia e solo mia. Io ho voluto che ci fosse una condizione, una condizione del cazzo che poi ha scaturito delle regole. Delle regole del cazzo! Ero troppo codarda e debole per poter restare lontano da lui e per questo gli ho chiesto di avere un legame. Un legame che poteva essere di tutto, che avremo deciso noi sul momento, quello che ci sentivamo di fare, ma alla fine è diventato un legame basato su baci traditori o dolorosi. Wow, fantastico! Tiro un calcio contro il muro e poi sbuffo frustrata. Cavolo, cavolo e cavolo! CAVOLO!

Regola n° 4: Quello che avviene e che ci si confida negli incontri non deve essere raccontato a nessuno, neppure alla famiglia o agli amici. Altrimenti la condizione si rompe.

Chiudo gli occhi e lo vedo, lui attaccato a lei. Stronzo e puttana. Una coppia fantastica! Mi mordo il labbro nervosa e cerco di trattenere la rabbia che mi sta salendo dentro. Umiliata, mi sento uno schifo. E non dovrebbe essere così, non era a quello che avevo pensato all'inizio o nel momento in cui l'ho detto. Probabilmente non ho nemmeno pensato a cosa sarebbe potuto succedere chiedendo questa condizione, probabilmente questa mi sembrava l'unica scelta da fare, la più facile e più giusta. Purtroppo alla fine si è rivelata per quella più stronza e meschina. Che idiota! E non posso di certo ora, dopo solo 4 giorni, andare da Edward e dirgli: <<Guarda non se ne fa più niente! Questa condizione non funziona>>. No, non posso di certo. Non dopo aver fatto le regole da rispettare, non dopo averle messe in pratica.

Regola n° 5: La condizione può durare ore, giorni, mesi o anni. Nel momento in cui uno di noi vuole interrompere deve avere il consenso dell'altro\a. Comunque anche se la condizione è rotta tutto quello che è avvenuto durante la condizione non deve essere detto ad altre persone.

No, non posso. Ma non posso nemmeno continuare così. Sono nella merda!

Regola n° 1: Siamo liberi. Non siamo vincolati da nessuna promessa di non tradire e di stare sempre insieme e ognuno può fare quello che gli pare con altre persone. Se vediamo altre persone non siamo obbligati a dire all'altro\a quello che abbiamo fatto. La vita oltre gli incontri non riguarda l'altro\a e per questo non è tenuto a saperlo\a. Siamo liberi e di questo l'altro\a non può lamentarsi.

Questa regola, la più importante di tutte, l'ha fatta Edward, come le altre del resto. Credo che rifiutando di provare ad essere qualcosa di più l'ho ferito e questo è il suo modo per punirmi.

Beh, ci sta riuscendo in pieno.

Chi è quello scemo che ha detto che fumare fa male?! Su, si faccia avanti! Questo tipo non capisce proprio niente dalla vita. Perché se sapesse anche quel minimo che basta su cosa vuol dire vivere, cioè cercare tutti i giorni di affrontare il mondo, la gente che purtroppo ti circonda e tutti gli avvenimenti che ti cadono addosso, beh in quel caso capirebbe che a tutti serve, hanno bisogno di qualcosa per farli evadere da tutti e da tutto. Per Dio, non sto dicendo che dovete drogarvi. No, per niente, a parte se non avete istinti suicidi. No, la droga è troppo. Il fumo invece fa bene. Non alla salute, ma di certo all'animo. Bastano 4 o 5 sigarette al giorno e giuro che aiutano veramente. Aiutano me. Probabilmente mi toglieranno qualche anno o mese di vita, ma per ora non mi interessa. Ora ho bisogno di queste sigarette, ho bisogno del fumo che mi annebbia la testa, io ho bisogno di sentirmi anche per qualche secondo normale. E solo così posso esserlo.

Incrocio le gambe e mi siedo meglio sul cofano della macchina. Precisamente sul cofano della sua macchina. Porto alla bocca la sigaretta e aspiro lentamente il fumo. Sorrido alzando il volto verso il cielo e poi torno a guardare davanti a me. Ops!

<<Scendi>>. Dice duro. Scuoto la testa sorridendo soddisfatta e lo guardo sfidandolo con gli occhi.

<<No>>. Aspiro ancora dal bastoncino bianco e poi avvicinandomi al suo viso gli butto il fumo in faccia.

<<Scendi!>>. Questa volta alza un po' la voce, ma l'ignoro totalmente. Mi giro da un'altra parte e continuo a fumare come se niente fosse.

<<Swan scendi subito dalla mia macchina!>>. Swan? È questo quello che sono per lui? Solo Swan? Se è così allora lui per me sarà solo Cullen, lo stronzo Cullen.

<<Non si può più neanche fumare in santa pace ora!>>. Cavolo, è la pausa pranzo ed io posso fare quello che voglio. E se voglio fumare seduta sul cofano della macchina di Edward allora posso farlo.

<<Scendi!>>. Non aspetta una mia risposta e mi prende per il polso. Mi tira giù senza preoccuparsi che io possa cadere e farmi del male. Come al solito.

<<Mollami!>>. Strattono il braccio e riesco a fargli mollare la presa. Faccio due passi indietro e lo guardo negli occhi. Subito il mio cuore comincia a sanguinare.

<<Cosa vuoi?>>. Chiedo sapendo già quello che vuole.

<<Ora>>. Ecco, è sempre quello che vuole. Sempre e pretende che io sia d'accordo. Ma io sono stufa, non doveva andare così.

<<Ora?!>>. BASTA! Voglio dare un taglio a tutto questo! Ma come? Ho fatto un casino, un vero casino!

<<Ora!>>. È nervoso e se non gli do quello che vuole potrebbe finire male. Quello che ho imparato in questa settimana è che Edward è difficile da soddisfare. Ogni volta vuole sempre di più e se cerco di rifiutare o andarmene lui mi tiene anche con la forza. Non mi picchia, tanto alla fine cedo e gli do quello che desidera, ma dentro di me piango, piango perché non vorrei che andasse così.

<<Non hai un appuntamento con quell'oca nello sgabuzzino delle scope? Perché non vai da lei, a me non va adesso>>. Abbasso lo sguardo e mi torturo le dita nervosa. In parte vorrei che se ne andasse e mi lasciasse da sola, ma l'idea che, se se ne andasse, andrebbe da Tanya mi fa stare ancora peggio.

<<Voglio te, ora!>>. Si avvicina e sussurra vicino al mio viso.

<<Lei può darti di più, quindi lasciami in pace>>. Dico con un groppo in gola. La verità fa sempre male da dire.

<<Ma io voglio te>>. E si avvicina ancora di più. Appoggia le mani sui miei fianchi e mi tira a sé imprigionandomi tra le sue braccia.

<<Io non voglio, adesso no. Oggi abbiamo già fatto tutto quello che impongono le regole della condizione e quindi ora posso fare quello che voglio. Ed io non voglio>>. Cerco di non guardarlo negli occhi, perché potrebbe essere la mia condanna. Non voglio cedere, questa volta no.

<<Sei stata tu a chiedere la condizione, le regole sono venute dopo>>. Dice lui. Ha ragione e questo fa tremendamente male. Cavolo!

<<Non ti è bastato questa mattina?! Cavolo, ho anche rischiato di prendermi una nota dalla prof di matematica per il ritardo, cosa vuoi di più da me?!>>. Dico esasperata.

<<Non è da te preoccuparsi per le note, non dopo che ti hanno beccato con una bomboletta di colore nell'armadietto. Non hai avuto molta fortuna, proprio il giorno in cui c'era l'ispezione generale è spuntata nel tuo quella bomboletta. E pensare che proprio il giorno prima qualcuno aveva scritto su tutto il muro della palestra “Preside Puttana”, per di più con la stessa bomboletta. Tanya ti ha incastrato per bene>>. Ride e sghignazza tra sé. Stringo i denti e prendo un respiro profondo. Quella stronza non so come abbia fatto, ma è riuscita a mettere quella maledetta bomboletta nel mio armadietto e mi ha cacciato nei casini. Naturalmente non sono riuscita a provare la mia innocenza, quindi sono stata costretta e lo sono ancora ad andare ogni giorno in palestra a ridipingere un po' alla volta il muro. La preside sa che non sono stata io, ma senza prove in mio favore non ha potuto fare altro. Naturalmente non mi crede nessuno, neppure Alice o Jasper che erano le uniche due persone su cui contavo, ma anche se non me lo hanno detto chiaro e tondo vedo benissimo nei loro occhi tutta la delusione che questa cosa gli ha provocato. In Jason non ci ho nemmeno sperato, le cose sono peggiorate da quando sono tornata a casa una settimana fa. Non mi ha nemmeno parlato, non ce n'era bisogno. Mi ha semplicemente lanciato uno sguardo fugace e poi si è girato dall'altra parte salendo le scale. È come se si fosse rotto qualcosa, il nostro legame, tutto. È stato spezzato, tagliato a forza e ora è come se fossimo due persone diverse. Sconosciuti. Mi ha fatto male e lo fa tuttora, ma non ci devo pensare. Almeno non ora.

Sorrido amaramente e poi mi giro verso Edward. Lo guardo bene negli occhi, come voler imprimere quello che vedo per ricordarmi poi la prossima volta a non affezionarmi a persone del genere e poi sospiro.

<<Io non sono come lei, ricordatelo. Io non ti permetterò mai di trattarmi come fai con lei. Questa condizione fa male anche a te, non scordartelo>>. Sussurro nel suo orecchio maliziosa e poi mi allontano quel che basta per vederlo negli occhi. Qualche secondo e si avventa sulle mie labbra cercando possessivo la mia lingua e unendola con la sua. Ancora una volta cedo e mi lascio travolgere dal bacio. Un bacio che di amore ha tanto e poco. Ansante cerco di allontanarmi, ma lui mi ferma mordendomi il labbro inferiore con i denti e costringendomi a fare altrettanto.

<<Tu sei mia>>. Dice duro. Scuoto la testa esasperata e poi mi allontano da lui. Lui me lo permette e poi gli do le spalle andando via da lì.

<<Non puoi scappare Bella, non ora>>. La sua voce mi arriva chiara anche se ormai sono abbastanza lontana da lui. Prendo un profondo respiro e poi guardo il cielo.

Sono in trappola. Prigioniera.

*********************

<<Ehi, Isa c-come ti va?>>. Si appoggia sulla mia spalla facendomi perdere il peso per qualche secondo e poi torna a reggersi con le proprie gambe. Cosa molto difficile visto che è ubriaco fradicio. Cavolo, ma sti tipi quanto pesano?! Sono degli armadi, tipo Emmet!

<<Paul cavati, pesi troppo!>>. Lo faccio sedere per terra e quasi inciampo nei miei stessi piedi. Lui ride come un deficiente e poi mi trascina giù per terra. Porca paletta!

<<Sei ubriaco>>. Non è una domanda. Lo guardo seria, ma lui non smette di ridere. Siamo apposto.

<<Paul smettila, dove sono gli altri?>. Mi guardo intorno sperando di vedere qualche viso famigliare, ma purtroppo sono circondata solo da persone sconosciute che si strusciano tra loro a ritmo di musica e altre che pomiciamo per terra o sopra i rottami di macchine. Wow, che bella festa! Jake ha insistito che venissi, “la festa alla discarica” secondo lui era favolosa, per me non lo è per niente. Alcol a fiumi, musica a palla e tanto tanto divertimento. Purtroppo questa sera di bere non ne ho voglia, come ballare. Sono stata praticamente tutto il tempo seduta da qualche parte aspettando di vedere qualcuno che conosco e fino ad ora, a parte Paul ma lui è un caso a parte visto che è mezzo ubriaco, non ho ancora incontrato nessuno.

<<Isa, lo sai... Ahah, lo sai che prima Jared ha tirato un cazzotto, ahah sul naso a Seth! Ahah, dovevi vederlo, l'ha steso! E sai perché? Ahah, perché Seth gli ha fregato la tipa con cui ballava e si è messo a limonare con lei davanti a Jared! Ahah... Isa dovevi vedere, ahah!>>. Cavolo, ero venuta qui per divertirmi e non per fare la balia ad uno sballato! Che due maroni! Guardo esasperata Paul e poi scuoto la testa. Povera me!

<<Certo Paul, sai dove sono gli altri?>>. Riprovo. Ma cavolo, quando uno è ubriaco non dovrebbe dire sempre e solo la verità???

<<PAUL!>>. Non risponde. Lo scuoto, ma lui non mi caga minimamente e si alza in piedi. Cerco di farlo voltare verso di me, ma lui avanza traballante e si allontana. Ma dove cazzo va?!?! Lo chiamo ancora, ma lo perdo in mezzo alla folla di gente che balla e alla fine decido di lasciar perdere. Mi giro dall'altra parte scocciata e faccio per andarmene quando vedo un gruppo di ragazze infastidire qualcuno. Da qui non riesco a vedere molto bene e per questo decido di avvicinarmi. Spintono qualcuno e impreco contro altri, ma alla fine riesco a trovarmi al bordo del cerchio e subito vedo davanti a me per terra una ragazza. La guardo attentamente e ho la strana sensazione di averla già vista da qualche parte o di conoscerla addirittura. Il buio della notte non mi aiuta di certo e non posso nemmeno riconoscerla per i capelli: castani o rossi?Allora cerco di guardarla in viso, ma vengo distratta da un'altra ragazza in piedi che ride come un'oca. Sono tentata di aiutare la ragazza a terra, ma -guardandomi intorno- credo che potrebbe scatenarsi un putiferio. Per questo, per ora, me ne sto buona a vedere cosa succede.

<<Povera piccola! Il fratellone non è venuto a salvarti dalla grinfie della ragazza cattiva! Oh, povera, dammi la mano che ti aiuto>>. La ragazza allunga una mano e quella a terra che tentenna un po'. Poi prende un respiro profondo e cerca di afferrare la mano, ma l'altra ragazza la molla e la lascia cadere nuovamente a terra.

<<Ahah! Che sciocca! Credevi sul serio che ti avrei aiutato? Che stupida! Ahah!>>. La ragazza in piedi cammina intorno a quell'altra continuando a ridere di lei e pure tutti gli altri intorno fanno lo stesso. Guardo con disgusto la stronza davanti a me e stringo le mani a pugno per trattenere la rabbia. Mi sembra di tornare all'orfanotrofio, era così: un vero schifo.

<<Ehi, Alisha perché non fai vedere all'orfanella cosa vuol dire essere una Quileute!>>. Qualcuno grida alla stronza in piedi e poi anche gli altri cominciato ad urlare.

<<Ottima idea! Vieni qui piccolina!>>. La stronza ride e poi prende per il collo della maglia la ragazza a terra e la tira su con violenza. Penso preoccupata se intervenire o no, ma decido di aspettare ancora qualche secondo.

<<Cos'è, hai paura orfanella? Perché non gridi, non chiami aiuto? In questo modo mi rendi tutto troppo semplice!>>. Dice sprezzante e poi le sputa addosso. La ragazza però non fa niente. Non reagisce e lascia che stronza faccia quello che vuole. Mi ricorda tanto me all'inizio.

<<URLA!>>. La stronza strattona la maglietta della ragazza cercando di smuoverla, ma lei rimane impassibile. Esausta si prepara a tirarle un pugno in piena faccia, incitata dalla gente che la circonda e la povera ragazza non può fare altro che girare il viso di lato cercando di sfuggire, anche solo chiudendo gli occhi, da quello che sta per succederle. La guardo, guardo il suo viso e sempre di più mi convinco di conoscerla, purtroppo il buio mi impedisce di averne la certezza. Non so cosa fare, il mio desiderio di vendetta, la mia indole verso il giusto e la sensazione di conoscenza che provo verso quella ragazza mi portano a fare qualcosa. A cercare di salvarla, ma allo stesso tempo ho la certezza che il tutto non finirebbe lo stesso bene, sia per me che per lei. E quindi che fare? Vedere una povera e innocente ragazza venir picchiata per qualcosa che non le appartiene davanti ai miei occhi nonostante il mio passato e nonostante sappia cosa voglia dire stare al suo posto? No, non posso, non potrei comunque. Sono pronta ad avanzare e fermare quel pugno, quando la ragazza apre gli occhi e mi perdo dentro a due pozze verdi.

Da quel momento in poi non ci vedo più dalla rabbia.

Quando si fa qualcosa, qualcosa che a volte può essere considerato sbagliato, quelle volte si tende a pentirsi delle proprie azioni. Troppe volte. Ci si colpevolizza per certi comportamenti e spesso ci si tormenta tanto da rimanerne succubi, invece, quando le nostre azioni portano direttamente o indirettamente del bene, credo che bisognerebbe fregarsene del rimorso e pensare, al contrario, alle sensazioni serene che sentiamo. Perché infondo è quello che importa, salvare gli altri portando al suicidio noi stessi. Il resto non è importante.

Chiudo gli occhi e cerco di scacciare i cattivi pensieri che questa situazione mi sta portando. Prendo un respiro profondo e prego dentro di me che tutto questo finisca presto, che tra non molto arrivino e mi portino via da qui. Nonostante l'idea di evitare un imminente ramanzina sul mio comportamento e tutto il resto, il fatto di rimanere rinchiusa ancora per molto dentro a questa cella mi sta causando un gran mal di testa. Cavolo, ma quanto tempo ci vuole a pagare questa cauzione del cazzo!

<<Senti, volevo dirti... Per prima, per quello che hai fatto, grazie>>. È solo un sussurro, ma un sussurro capace di farmi aprire di scatto gli occhi e lasciarmi senza respiro. Nonostante siano ovvie le sue parole e scontate, fino ad ora non avevo mai pensato che potesse dirmele sul serio. Per me non avrebbe fatto nessuna differenza, quello che ho fatto l'ho fatto per lei e non per ottenere i suoi ringraziamenti. Ma comunque sentire con le mie orecchie la realtà dei fatti è tutto diverso. Credo che sia migliore e molto più bello.

Un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra, ma comunque non mi giro verso di lei e rimango con lo sguardo sulle sbarre davanti a me.

<<Mi hai salvata, senza di te non avrei potuto farcela>>. Mi giro di scatto verso di lei e la guardo furiosa. Le prendo una mano e gliela porto davanti al viso.

<<NO, NON LO DIRE MAI! MAI! TU AVRESTI POTUTO BENISSIMO FARCELA DA SOLA, MA NON HAI VOLUTO. NON HAI VOLUTO NEMMENO PROVARCI!>>. Le urlo in faccia. Il fatto che lei pensi che da sola non sarebbe riuscita a sfuggire dalle grinfie di quella stronza mi fa riempire di rabbia. Lei avrebbe potuto, solo che non voleva.

<<Ma->>. Cerca di dire, ma la blocco. Mi alzo in piedi di scatto lasciando con forza la sua mano e poi mi porto le mani nei capelli nervosa. Cavolo, perché non vuole capire?!

<<Smettila, niente ma, niente se! Smettila!>>. Abbasso il tono della voce rendendomi conto che è ingiusto urlarle certe cose. Lei non ha colpe.

Sono stanca e stressata. Ora ogni minima cosa potrebbe farmi esplodere, come poco prima.

<<Ti prego perdonami, è che sono stanca e voglio solo tornare a casa. Oggi è stata una giornata faticosa -come sempre- e non ce l'ha faccio più>>. Le confesso tornando e sedermi accanto a lei, appoggiando la testa contro le mura fredde.

<<Non ti preoccupare, non è niente. Hai ragione però, ma sai è difficile>>. Mi giro verso di lei e la guardo aspettando che spieghi cosa intende senza sforzarla o incitarla a farlo.

<<E' tutto tremendamente difficile, ogni giorno. Sembra che tutto vada per il verso sbagliato!>>. Dal suo tono di voce si sente benissimo la tensione accumulata e il suo sguardo mostra tutta la sofferenza nascosta.

<<Non è mai stato facile>>. Dico più per riempire il silenzio che per confortarla.

<<No, sarebbe troppo bello>>. Dice esausta. La guardo e non posso che provare pena per lei e compassione, quella stessa compassione e pena che io ho sempre odiato vedere negli occhi di chi mi circonda. Le prendo una mano e stringo la presa infondendogli tutta la forza che mi è rimasta.

Non sei sola.

Quante volte mi sono ripetuta questa frase, cercando in qualche modo di trovarci qualcosa di vero. E quante volte sono rimasta profondamente delusa nel rivedere la mia vita così vuota e rivedere me sola. Troppe volte, ma ora, accanto a lei, so di non esserlo.

A volte è facile pensarlo, pensare di essere una persona diversa, una persona non capita, una persona perennemente sola. Ma qua sta l'errore: quelle stesse volte che vediamo intorno a noi il vuoto, quelle stesse volte in cui ci ripetiamo all'infinito inutili parole per confortarci e farci sentire meglio, beh quelle volte sono le stesse di quando non ci accorgiamo delle persone che ci passano affianco e delle loro parole. Non riusciamo a sentirle e continuiamo a tenere gli occhi chiusi accecati dalla realtà. Stupidi, ecco quello che siamo.

<<Fin da piccola ho sempre creduto che Dio ce l'avesse con me. Non riuscivo a capire perché io ero condannata a sentirmi sempre così... Fuori posto. Ero diversa, lo sono sempre stata e la maggior parte delle volte non è stato un pregio>>. Ascolto le sue parole cercando di capire cosa l'affligge, ma per ora solo il vuoto riempe la mia mente.

<<Jake mi ripeteva sempre che non dovevo tenere conto di quello che la gente diceva, che io ero perfetta nella mia imperfezione e che ero tutto

 

quello che ha sempre desiderato. È stato lui a trovarmi>>. Trovarla? La guardo dubbiosa e lei rimane molto sorpresa di questo.<<Ness, tu..?>>. Le parole si bloccano in gola e lei sorride amara vedendomi in difficoltà.

<<Tu... Tu non avevi ancora capito che io...? Insomma, guardami! Non assomiglio per niente a lui, sono l'opposto e non sarei mai potuta essere veramente sua sorella!>>. La guardo allibita e stupita da quello che mi dice. In parte mi sento una vera stupida per non essermene accorta prima, ma fino ad ora, fino a che non me lo aveva fatto presente lei, non ci avevo mai fatto caso o forse davo per scontato che fosse così. Che stupida!

<<Sei la prima persona che non si accorge dell'evidenza. Sono abituata a diversi tipi di reazione, ma questo, no a questo non sono abituata>>. E ridacchia tra sé. Io, in compenso, abbasso lo sguardo vergognandomi e non proferisco parola.

<<Alcune persone nel momento in cui vengo presentata, come “sorella di Jake”, mi guardano con disgusto qui alla riserva. Fuori nessuno ci fa caso o per di più non gli interessa molto, ma qui, dove sono cresciuta, beh è diverso. Fin da piccola la gente del posto mi ha sempre guardata con disprezzo e sospetto. Per loro ero l'estranea che si era intromessa senza permesso in una delle famiglie più importanti di La Push. Quando ero piccola però non conoscevo la verità e i comportamenti della gente che avevano nei miei riguardi mi facevano molto male. Ora, invece, lo so e sinceramente non ci do più peso, non tanto almeno. Jake ha sempre cercato di proteggermi, ma ci saranno sempre quei momenti in cui sarò sola e lui non potrà venirmi a salvare. Vedi B. -mi chiama sempre così- in un certo senso, io non ero prevista e per questo la mia presenza è ancora oggi molto sgradita>>. Sono allibita. Non so cosa dire e forse è molto meglio che stia zitta.

<<Un bimbo, di circa 4 anni, un giorno stava giocando con sua madre nel bosco, a nascondino precisamente –e un tenero sorriso affiora sulle sue labbra al pensiero probabilmente di un vecchio ricordo- beh, era il turno del bimbo a nascondersi e si era allontanato parecchio, anche troppo. Per sbaglio inciampò in un sasso per terra e cadde>>. La guardo confusa, ma comunque non la interrompo. Prima voglio ascoltare questa storia che credo sia proprio la sua. <<Cominciò a piangere silenziosamente, però sentiva lo stesso un pianto di un altro bimbo vicino a lui. Cominciò a cercare intorno, finché non trovo questo fagottino per terra accanto ad un albero. Avvolta da un sporca coperta azzurra c'era una piccola bimba di appena 6 mesi e mezzo che piangeva disperata. Appena lui la vide si spaventò un poco, non aveva mai visto un bimbo più piccolo di lui e per avvicinarsi ci mise un po'>>. Si gira e mi sorride infondendomi coraggio. O forse è lei che ha bisogno di forza per proseguire. Comunque le sorrido anche io. <<Alla fine lui si avvicinò alla bimba e nel momento in cui i loro occhi si unirono lei smise di piangere. Verde e neri, una combinazione perfetta. Lui gli offrì la sua manina e lei la prese sorridendo. In quel momento i loro cuori cominciarono a battere insieme ed è come se fossero stati una cosa sola. In quel momento, in quei secondi era come se tutto fosse scomparso e sarebbe potuto cascare il mondo che quelle due manine non si sarebbero mai staccate. Tutto era così perfetto che sembrava veramente che il principe azzurro fosse venuto a salvare la principessa. Una principessa veramente fortunata>>. Prende un respiro profondo e poi stringe ancora di più la presa nella mia mano.

<<E dopo?>>. Chiedo ansiosa di sapere come è andata a finire la storia. Lei mi guarda, ma questa volta un velo di sofferenza copre i suoi occhi.

<<Dopo, la madre del bimbo, che era molto preoccupata perché non riusciva a trovarlo, andò a chiamare il padre per aiutarla nelle ricerche. Il padre a sua volta chiese aiuto a tutti i suoi amici e insieme andarono alla ricerca del bimbo nel bosco. Le ore passavano, ma non riuscivano a trovarlo e la notte stava calando, quando... Quando si sentì nell'eco del vento delle risate e subito i genitori del bimbo e gli amici corsero verso quelle voci. Lo trovarono, lui era ancora lì con in braccio la bimba mentre la cullava per farla addormentare. Lui era rimasto con lei, non l'aveva abbandonata>>. Ness si ferma un attimo per prendere un respiro profondo e per asciugarsi una lacrima traditrice che era caduta senza il suo permesso. <<La bimba andò a casa con il bimbo e per quasi due giorni interi non riuscirono a stare lontani, non riuscirono ad allontanarli. Il padre del bambino non voleva questa bambina, loro avevano già altre due figlie ed un'altra sarebbe stato troppo. Per di più questa bimba era diversa, non era come loro. Aveva due occhi verdi e profondi, i capelli leggermente rossi e la pelle lattea come la neve. Lei non era come loro. Nessuno la voleva, il consiglio degli anziani credeva che fosse sbagliato tenere una bimba bianca in una delle famiglie più prestigiose del clan e per di più alcuni pensavano fosse una strega. Ma la madre del bimbo non era d'accordo, vedeva con quanto amore il figlio tenesse alla bimba e sapeva che non sarebbe riuscita a guardare in faccia come prima il figlio una volta allontanata la bimba. Lei si oppose, l'unica. Non c'è bisogno che ti dica quello che accadde dopo, penso che tu possa immaginarlo lo stesso>>. Mi guarda e nei suoi occhi leggo una consapevolezza di quello che dice che mi fa paura. <<Per anni la bimba è vissuta con la convinzione di essere sbagliata e questo glielo ripeteva molte volte il padre per paura che se ne potesse dimenticare, continuamente. Era colpa sua, lei era la causa del dolore che pian piano stava uccidendo la madre. Lei era un'intrusa, lei non doveva esistere. Ma allo stesso tempo lei era la principessa del fratello, lui era il suo principe e l'unica salvezza a tutto quel dolore. Lui c'era sempre, lui la proteggeva sempre da tutto e tutti, pure contro suo padre, lui era il suo fratellone. Ma purtroppo non bastava, non bastava l'amore del fratello per colmare quel vuoto che il padre e gli altri le creavano, non bastava a distruggere quelle idee sbagliate pian piano la stavano convincendo della loro verità, non bastava niente per farla sentire normale. E più il tempo passava e più anche lei cominciava ad essere d'accordo con il padre, odiava se stessa e un po' odiava pure il fratello, perché non riusciva a capire che lei non andava bene. In più non c'era più il sostegno della madre che piano si stava spegnendo e ancora più velocemente se ne stava andando. Per la bambina fu come un'altra prova della sua esistenza malata>>. Ora le lacrime solcava profondo cicatrici sul viso di Nessie e pure io faticavo a trattenermi. <<Lei, sua madre, l'aveva abbandonata come quella vera. Tutti l'abbandonavano o l'odiavano e non capiva perché il suo fratellone si ostinava a starle accanto. “Perché?” si chiedeva. “Perché si ostina a farmi del male?” Ma nonostante lei provasse a stargli lontano aveva bisogno di lui. Come lui del resto. E insieme andarono avanti, in un modo o nell'altro superarono giorno dopo giorno tutta la crudeltà della vita e affrontarono a testa alta le conseguenze della loro unione. Insieme>>. Chiuse gli occhi e lasciò le lacrime cadere libere giù sul suo viso.

<<P-per-ché? Perché ieri sera sei venuta alla festa?>>. Le chiedo per capire per quale motivo si è voluta fare ancora più male.

<<P-perché p-pens-avo di t-trov-are Jake, m-ma lui n-on c'era>>. Senza aspettare altro la stringo tra le mie braccia, sapendo di non poter guardare ancora i suoi occhi. Troppo dolore, troppo.

Potrei dirle ancora che non è sola, ma sarebbe inutile.

Potrei dirle che tutto passerà prima o poi, ma so per esperienza che non è vero.

Potrei dirle tante di quelle bugie che potrei anche convincerla, ma so anche che farebbe ancora più male una volta che scoprirà la verità.

Il silenzio è la parola migliore che si possa dire in questi casi e per la prima volta capisco cosa voglia dire stare dall'altra parte. Stare dall'altra parte delle lacrime, quella in cui ti senti uno schifo a pensare a te e alla tua vita migliore della sua e a quella parte in cui vorresti fare a metà con il suo dolore prendendotene una parte solo per farle capire veramente di non essere sola.

Ora posso capire che anche stare da questa parte non è facile.

***************

La vita è uno schifo, che lo vogliate o no, ci sarà sempre quel momento in cui vi pentirete di stare al mondo, quel momento che vorreste solo essere una particella d'aria che vola libera e indisturbata per i cieli. Ci sarà sempre quel momento in cui desidererete di essere dentro ad una bolla indistruttibile e poter vivere i giorni senza dolore, ma purtroppo non è così. La vita è uno schifo.

Che lo vogliate o meno.

Un tocco leggero sul fianco mi fa rabbrividire di freddo. Cavolo, devo aver dimenticato di chiudere la finestra ieri sera. Infastidita mi giro a pancia in giù stringendo forte tra le mani il cuscino sotto la testa. Uno sbuffo infastidito richiama la mia attenzione e piano certo di costringermi a svegliarmi del tutto. Non funziona, sono troppo stanca. Sprofondo di nuovo nel mondo dei sogni, quando sento ancora quel tocco leggero sulla pelle, ma stavolta infondo alla schiena, appena sopra il sedere, che mi fa mugolare di piacere. Un risata leggere riecheggia per la stanza, ma non ci faccio caso. Per la mia mente bacata sono ancora tra le braccia di Morfeo. Scomoda mi giro ancora, ma quando la mia schiena dovrebbe appoggiarsi sul materasso invece va contro un qualcosa di più duro. O meglio, contro qualcuno. Di nuovo sento la risata cristallina riempire il silenzio e apro di scatto gli occhi allarmata.

Ma cos-?

Giro di scatto la testa e rimango completamente persa nei suoi occhi. Chi altro poteva essere se non lui, c'era da aspettarselo. Mi sorride sghembo e quasi perdo il controllo del battito del mio cuore che corre come un pazzo, quando però mi ricordo di quello che è successo ieri. Di come mi ha trattata, come sempre del resto. Lo guardo impassibile aspettando una sua mossa o qualche parola, ma niente. Continua a regalarmi quel sorriso da stronzo e non fa niente. Questo mi irrita ancora di più e allora sbuffo e cerco di mettermi a sedere, ma lui me lo impedisce tenendomi per i fianchi.

<<Lasc->>. Dico dura, ma mi ferma.

<<Buongiorno>>. Dice dolce, ma poi diventa stranamente serio. Il suo guardo è perforante, mi mette a disagio e non posso fare altro che abbassare il mio verso le mie mani appoggiate sul materasso. Che cavolo!

<<Cosa vuoi?>>. Il tono minaccioso di prima sparisce del tutto e le mie parole escono più come una suppliche che altro.

<<Volevo vederti>>. Certo, come no! Sei venuto solo per vedermi, non hai mica intenzione di fare altro. Noooo!

Sbuffo e cerco ancora di staccarmi da questa strana posizione, ma lui ancora me lo impedisce. Il nervoso sale ancora di più e mi mordo le labbra per trattenermi.

<<Edward cosa cavolo vuoi? Se volevi vedermi l'hai fatto, ora lasciami!>>. Sono stanca di tutta questa storia, non c'è la faccio più!

<<Guardami!>>. Mi dice serio. Io faccio il contrario e cerco di strattonare ancora la presa, ma non ci riesco. Alla mattina ho sempre una forza da rammollita!

<<Bella guardami!>>. Questa volta il tono è più duro e sono costretta a voltarmi a guardarlo.

<<Lasciami in pace>>. Sussurro.

<<Non è quello che mi hai chiesto>>. Risponde lui. Faccio per ribattere, ma velocemente si alza e si mette sopra di me senza mai mollare la presa sui miei fianchi. Si tiene appoggiato con un braccio al materasso per non pesarmi e con l'altro mi impedisce di scappare. Il suo viso è talmente vicino che riesco a sentire il suo respiro sui denti. Deglutisco e sento un calore sprigionarsi in tutto il mio corpo. Doppio cavolo!

<<E-dward... L-lasciami>>. La mia voce esce roca e debole. Lui sorride della mia reazione e lentamente comincia a muovere la mano sul mio fianco su e giù dove la pelle è scoperta dalla maglietta. Una tortura.

<<Edw->>. Il respiro mi si mozza quando la sua mano sale verso l'alto e sfiora il seno nudo. Lui chiude gli occhi eccitato e lascia cadere la testa all'indietro. Subito sento il suo membro premere contro il mio ventre e mi passo la lingua sulle labbra secche. Lui mi guarda vorace e senza aspettare altro tempo intrappola la mia lingua nella sua bocca e la morde delicatamente. Intanto con la mano stringe e tocca il mio seno sinistro disegnando poi dei cerchietti intorno al capezzolo. Mille brividi e scariche elettriche passano attraverso la schiena e poi muoiono incendiandomi il basso ventre. Con le mani stringo i suoi capelli scompigliandoli e intreccio le gambe alle sue. Lo sento sorride sulla mia bocca, ma non ci faccio tanto caso. Io ora, anche se non voglio, ho bisogno di lui, della sua bocca e della sua lingua intrecciata con la mia. È solo un bisogno, un bisogno dettato dall'istinto. Non è poi quello che vuole lui? Solo questo? Senza niente, senza sentimento o emozione? Solo un stupido bacio? Beh, glielo dato. Ho perso, non sono riuscita a resistere e alla fine ho ceduto. Non è quello che desideravo, io volevo solo non perdere Edward, ma non questo. Questo è dolore, questo è sofferenza, tutto questo è una crudele tortura. A volte si pensa che il rapporto fisico sia quello che unisce e rappresenta di più l'amore tra due persone, ma quello che non si sa è che la maggior parte delle volte tutto questo non è niente. È solo uno stupido bisogno dell'uomo per soddisfare il suo istinto. Non vale niente.

<<Perché...?>>. Si stacca da me senza motivo e mi guarda negli occhi serio. Ho ancora le labbra gonfie per il bacio e il respiro accelerato. Non capisco quello che intende e rimango in silenzio.

<<Perché ieri ti hanno arrestato?>>. Rimango sorpresa della sua domanda e per qualche secondo rimango ferma e in silenzio cercando di capire. Lui è ancora sopra di me con la mano sotto la mia maglietta ed io con le gambe attorcigliate alle sue e le mani nei suoi capelli.

<<Ho... Ho aiutato un'amica>>. Non riesco a dire altro e non riuscendo a sopportare il suo sguardo lo sposto dietro di lui, verso la finestra. È giorno, stranamente c'è il sole e i raggi filtrano attraverso la tenda illuminando la stanza. Una bella giornata insomma, cominciata però nel modo più sbagliato che esista.

<<E ti hanno arrestato>>. Non è una domanda. Questo mi innervosisce e sciolgo la presa su di lui tornandomi ad appoggiare supina sul letto.

<<Ho fatto quello che dovevo fare e non me ne pento>>. Dico stufa di questa conversazione. Ma lui non voleva baciarmi? Perché deve iniziare questa stupida conversazione che so già ci porterà a litigare. Ora non ne ho per niente voglia.

<<Hai picchiato a sangue una ragazza e ti sei poi fatta menare da altri due>>. Cos'è?! Pensa che non lo sappia quello che è successo ieri sera alla festa?!

<<Sì e allora? Te lo detto, ho aiutato un amica!>>. Dico dura e infastidita. Cavolo, mi sono già rotta, se lui non fosse sopra di me me ne sarei già andata via mandandolo a quel paese, ma non posso. Cavolo!

<<Bella>>. Dice per ammonirmi. Lo guardo scioccata e cerco di spingerlo via, ma non ci riesco.

<<Cosa cavolo vuoi da me, eh?! Me lo vuoi dire una buona volta?! Cavolo, sei venuto qui per baciarmi e allora fallo e smettila di parlare, perché mi sono già rotta! Quello che faccio fuori non sono affari tuoi, quindi lasciami in pace! Anche tu fai così o mi sbaglio?>>. Dico cattiva. Lo guardo e nei suoi occhi vedo tanta rabbia e frustrazione, ma dietro scorgo anche un velo di sofferenza. Non fa niente però, rimane fermo a guardarmi negli occhi facendomi sentire un mostro. Come se fossi l'unica a sbagliare!

Esasperata da tutto ciò lo spingo con forza lontano da me e stranamente ci riesco. O forse è lui che me lo lascia fare. Si mette a sedere davanti a me e io faccio lo stesso. Lo guardo distrutta e poi senza pensarci troppo mi tolgo la maglia rimanendo a petto nudo. Lui è completamente scioccato da questa mia reazione improvvisa e rimane immobile. Invece io senza perdere altro tempo mi avvicino a lui e mi siedo sopra le sue gambe baciandolo passionalmente e stringendolo a me. All'inizio è bloccato, ma poi risponde al bacio accarezzandomi la schiena e spingendo il suo bacino verso il mio. Mi allontano da lui solo per riprendere fiato e senza guardarlo negli occhi prendo i bordi della sua maglietta e gliela sfilo. Appoggio il petto al suo e sospiro eccitata quando i miei seni accarezzano la sua pelle. Lui geme e mi spinge ancora più vicino a lui tenendomi il sedere. Lo guardo negli occhi solo un istante e poi comincio a lasciargli dei baci lungo il collo fino a morderlo delicatamente su una spalla. Con le mani gli accarezzo la spalle ampie e poi, quando sento una sua mano stringere il mio seno, lo graffio eccitata. Impaziente prende prepotente il mio viso e spinge la lingua nella mia bocca per farla entrare. Subito le nostre lingue si toccano, si esplorano e si cercano toccando ogni punto delle nostre bocche. Quando non riusciamo più a stare senza fiato ci allontaniamo un po', ma lui continua a baciarmi il collo scendendo sempre più giù. Io lascio cadere la testa all'indietro e chiudo gli occhi per cercare di regolarizzare il mio cuore impazzito.

<<E-ra quello che volevi>>. Dico tenendo sempre gli occhi chiusi. Lui annuisce e continua a esplorare ogni centimetro della mia pelle.

<<Tu sei tutto quello che voglio, non ho bisogno di altro>>. Dice roco e sensuale. Stringo i suoi capelli tra le dita maggiormente quando sento la sua lingua sul mio capezzolo. Lo lecca lentamente e poi lo succhia sensuale.

<<S-olo questo, so-lo que-sto è qu-ello che vuoi>>. Dico tra un ansito e un gemito. Lui sentendo le mie parole si stacca stupito dal mio seno e torna alla mia altezza guardandomi negli occhi serio.

<<Bella>>. Dice non capendo le mie parole.

<<Tu vuoi solo questo e io te lo sto dando>>. Sento gli occhi pungermi, ma cerco in tutti i modi di non darlo a vedere. Maledetta debolezza umana!

<<Bella, ma cos-?>>.

<<Smettila di fare così! Smettila di fare finta di niente! Smettila di fingere! Io non ce la faccio più, quindi basta!>>. Dico frustrata.

<<Io..>>. Stupido. O meglio io stupida.

<<Tu vuoi questo e io te lo sto dando, per l'ultima volta. Quindi prendi quello che vuoi, perché non ce ne sarà una prossima. Non ce la faccio più con la condizione e tutte le regole. Non riesco più a sopportarlo>>. Abbasso gli occhi per terra per non specchiarmi nei suoi. <<Fammi quello che vuoi, sei libero>>. Un silenzio insopportabile cala su di noi distruggendomi l'anima.

<<NO!>>. Urla all'improvviso. Lo guardo sorpresa e quello che vedo non mi piace per niente.

<<No! Tu sei mia, mia!>>. Edward stringe forte la presa sui i miei fianchi tanto da farmi male. Gemo per il dolore e lo guardo supplicandolo di lasciarmi, ma lui non lo fa. Anzi aumenta ancora di più la presa.

<<TU SEI MIA! MIA, MIA E MIA! NON POSSO LASCIARTI ANDARE VIA!>>. Spaventata cerco di fargli mollare la presa, ma non ci riesco. E' troppo forte. Improvvisamente un flash di ricordi mi passa davanti agli occhi bloccandomi e subito la paura del passato mi travolge. Presa da non so quale forza mistica tiro un pugno ad Edward nello stomaco riuscendo a fargli mollare la presa e mi allontano subito rimettendomi la maglia. Corro verso la porta, ma quando sto per uscire via mi giro verso di lui.

<<Bella, mi di-spiace! Ti prego..>>. Mi guarda sofferente e il primo istinto che ho è quello di tornare tra le sue braccia. Ma ora, ora è diverso. So che lui non mi avrebbe mai fatto del male, ma il suo tono e i suoi gesti mi hanno fatto tornare alla memoria brutti ricordi. Ricordi che credevo aver accantonato per sempre. Purtroppo mi sbagliavo.

<<Bella..>>. Mi supplica, ma io non cedo. Stringo le braccia al petto per soffocare quella fitta che ora mi sta dilaniando il cuore e nego con il capo.

<<Non posso>>. Sussurro. Mi appoggio con la schiena alla porta e chiudo gli occhi stringendoli forte.

<<Non puoi... Ma-?>>. Lo vedo riprendersi e alzarsi in piedi. Lentamente, come se avesse paura di una mia reazione, si avvicina, fino a trovarsi a qualche metro di distanza.

<<Bella, per que-llo che ho fatto mi dispiace. È che.. Senza di te non riuscirei a stare e ho biso-gno di te. Sempre. Bella, ma per-ché non puoi? Tu... Tu dici sempre che non puoi quando... Bella che succede?>>. Chiede preoccupato. Si avvicina ancora un po' e io allo stesso tempo cerco di allontanarmi di più spalmandomi completamente contro la porta.

<<Bella, cosa... Cosa ti è successo? Perché ti comporti sempre così quando... Lo facevi sempre all'inizio. Cosa succede?>>. Si porta le mani tra i capelli preoccupato e nervoso e chiude gli occhi per concentrarsi. Io però sono agitata, lui sta per capire e non va affatto bene. Devo andare via. Afferro la maniglia e lentamente l'abbasso, ma quando sto per aprire la porta lui apre gli occhi e mi fermo.

<<Bella, tu... Sembra quasi che tu... Bella, tu hai-?>>. Ha capito.

Senza aspettare che dica veramente quella parola esco da lì e corro giù per le scale. Una volta arrivata però mi accorgo di aver sbagliato completamente. In soggiorno ci sono gli altri, non tutti, ma quelli che bastano. Jason vedendomi si avvicina, ma non molto. Lo seguono pure Carlisle, Esme e Rose. Dietro di me sento i passi di Edward avvicinarsi, ma in parte sono tranquilla. Davanti a tutti non può parlarmi di quello. In parte sono salva, in parte. Dalle facce di Esme e Carlisle deduco che c'è qualcosa che mi devono dire e che non piacerà sicuramente. Jason è deluso e determinato a fare qualcosa.

<<Isa dobbiamo parlarti di una cosa>>. Mi dice Esme dolce, ma allo stesso tempo tesa. Annuisco.

<<Isa, vedi noi abbiamo pensato che... Beh, dopo tutto quello che è successo ultimamente e dopo ieri, ne abbiamo discusso e pensiamo che sia meglio per te se venissi seguita>>. Dice Carlisle, ma non capisco quello che intende. Lo invito a spiegarsi meglio e questo lo mette ancora più in difficoltà.

<<Isa hai bisogno di un supporto, di una guida che sia in grado di indicarti la strada migliore da prendere. Isa hai bisogno di essere aiutata>>. Non dico niente e lascio che continui. <<Isabella tu, beh tu devi...>>. Viene bloccato da Jason che crudelmente mi dice di cosa ho bisogno.

<<Devi andare da uno psicologo>>. Netto e deciso. Rimango a fissarlo per qualche secondo non capendo a fondo le sue parole. Mi sembrano tanto un sogno che non possono essere vere. È impossibile, non può averle detto sul serio. Lui... Lui non le ha dette... Lui no...

Mi si mozza il respiro quando vedo negli occhi di J. la consapevolezza del dolore che mi sta facendo. O forse in parte. Lui crede che per me andare da un dottore è come un'umiliazione, che per me sarebbe come una delle tante sconfitte. Io, che ho sempre detto di non aver bisogno di nessuno, devo andare da uno psicologo. In parte è vero, solo per quello mi fa male, ma quello che lui non sa è che tutto quello che ho dovuto passare quando ero all'orfanotrofio e andavo da un dottore, da quel dottore, era molto peggio.

<<Isa..>>. Mi chiama Esme per assicurarsi che sia tutto apposto. Si avvicina lentamente e poi mi posa una mano sul braccio. Improvvisamente però sento una fitta allo stomaco, una fitta che poi però si propaga per tutto il corpo e che mi fa piegare in due al dolore.

<<AHHHHHHHHHHH!>>. Urlo spaventata e sofferente. Fa male, come prima.

E ora lasciami divertire.

Le sue parole, quelle di quel bastardo. Quelle parole mi tormentato, sono urlate nella mia testa e fa male, tanto anche troppo.

Mi porto le mani sulle orecchie per non sentire, ma non funziona. Il volume si alza ancora di più, finché sfinita non cado tra le braccia di qualcuno. Del mio angelo custode.

<<Bella! Bella!>>. Mi chiama Edward, ma non io non rispondo.

Sto bene. Vorrei dirgli, ma non ci riesco.

<<Io...>>. La mia voce si perde nel silenzio e chiudo gli occhi per trovare quella pace che ho perso. Dove sei?

<<Jason, Bella quando eravate all'orfanotrofio andava da un dottore?>>. Chiede preoccupato Edward. È teso, lo sento. Mi stringe a se possessivo e disperato. Credo che lui speri tanto in un “no” a quella domanda, lo spera, ma sa meglio di me che la risposta non è di certo quella.

<<Sì, dallo psicologo dell'orfanotrofio. Perché?>>. Ora anche J. è preoccupato. Quel velo di cattiveria che copriva le sue parole è scomparso e anzi mi stringe la mano intimorito.

<<Credo... Oddio, credo che Bella sia stata violentata>>. E sorrido. Sorrido perché finalmente quel peso che mi opprimeva non c'è più.

Ora sono libera. In parte ovviamente.

Nessie

http://farm3.static.flickr.com/2455/3599068289_081cb9174f.jpg

Vestiti Bella

http://www.polyvore.com/bella_17capitolo/set?id=24547576

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Allora:

Ci avete capito qualcosa?? No, non credo. Beh, vi spiego:

Bella ed Edward hanno fatto questa specie di accordo che li unisce, un accordo però susseguito da regole da rispettare. Queste regole sono state create per ferire entrambi, sono regole che da una parte dichiarano la loro unione, ma dall'altra la distruggono. Ancora una volta sia B. che E. non riescono a fidarsi dell'altro e ricadono in quel baratro fatto solo di gelosia e paura. Non riescono però allo stesso tempo a stare lontani e non perdono occasioni per cercare di avere un rapporto “normale” dettato però solo dalla passione e dal bisogno che sentono verso l'altro. In poche parole: un vero casino! Poi c'è il problema amici; Bella per la prima volta si ritrova nella situazione di vedere e non subire il dolore, in questo caso di Nessie e capisce molte cose che prima ignorava. Per la prima volta non è lei quella che sta male, non è lei quella che scappa per nascondere la propria sofferenza, ma colei che deve confortare, colei che deve fare da supporto per aiutare un'amica ad andare avanti. Lei è quella che deve restare a guardare la distruzione di una persona amata e capisce che non è per niente facile. Infine Bella torna a scontrarsi con il suo passato e questa volta non riesce a sfuggirgli. Edward scopre la verità e lei stranamente si sente sollevata da tutto questo. Stranamente è felice di non portare più da sola questo peso.

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

luce70: Come hai constatato tu stessa le mezze-relazioni sono un totale fallimento o solo un altro metodo masochista per mostrare la propria umanità. Forse hai ragione, forse questo li ha uniti di più o gli ha fatto capire cose che prima non conoscevano, ma non so fino a dove tutto questo può portare, se al male o al bene. Di certo spetterà a loro capirlo, ma credo che ci vorrà tanto, ma tanto tempo. Ciao! ;)

GingerBread: Dovrebbero farlo quello smile, troppo figo! Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, sai la tua opinione è tra quelle che mi terrorizza di più. Sono troppo insicura per capire quello che vedono gli altri in me e nella storia e grazie a te ci riesco. Mi piacerebbe fare bungee jumping, ma preferirei avere la corda hai piedi che al collo, non è per niente bello! Comunque tornando alla storia hai perfettamente ragione e mi rendo conto che non sto facendo il mio dovere a modo. Ma ti posso dare una spiegazione a questo: vedi, immagino o posso cercare di immaginare che cercare di superare un trauma del genere sia faticoso e ci sia bisogno di un grandissimo sforzo, ma devi anche constatare che Bella sta portando avanti il suo dolore da ben oltre 17 capitoli e per quando mi possa dispiacere per lei, non posso negare che se scrivessi un altro capitolo dove c'è lei che scappa da Edward perché ha paura sarebbe veramente pesante sia per te da leggere che per me da scrivere. Con questo non dico che da ora in avanti Bella diventerà una ragazza felice e spensierata, non sarei coerente, ma sto dicendo che piano piano lei sta cercando di andare a avanti e un po' alla volta vede che sta riuscendo a superare la cosa o meglio a sopravvivere. Altrimenti la storia non potrebbe mai proseguire e rimarrebbe sempre sullo stesso livello, non credi? Comunque apprezzo il tuo commento o lo condivido pienamente, ma questa è sempre una storia e purtroppo le cose spesso sono come vorremmo. Facili. =(

dany_96: Hai ragione, non si riesce a prevenire quello che potrà succedere, perché i personaggi sono così strani e misteriosi che ogni volta ci mostrano parte del loro carattere che ancora non conosciamo. Meglio così, no? :D Grazie, ciao!

oO_Oo: Bella ha troppe balle, lo credo anche io! Si fa troppi problemi o come dico io troppe “pippe mentali”. :D Chissà se riuscirà entro la fine dell'anno a farsi avanti, mah... Grazie e comunque questa volta non mi sono persa, ho solo dimenticato dove andare! =P

adry91: SISTER, TU VUOI UCCIRE ME?! Ma che roba, tu scompari dalla circolazione (o meglio dalla rete) e sei tu quella che ha l'istinto omicida! E io? Sei sparita così, puff! Non mi interessa se rispondi alla mie cagate che ti dico, ma almeno avvertire che finalmente ti sei trasferita. Ok, scusa, non sono affari miei. Vabbè. Comunque grazie per le tua parole, mi tirano sempre su di morale, ma basta poco per demoralizzarmi. :D Penso che dopo aver letto questo capitolo sarai molto delusa e arrabbiata con i personaggi, lo sono anche io se per questo. Sembra che facciamo a gara per vincere il premio per essere il più imbecille idiota coglione dell'anno! Guarda, non saprei chi potrebbe vincere, entrambi se lo meritano. -.-” Mah, che roba. Ci sentiamo presto, credo. Ciao! =)

______aliceullen: Grazie mille nuova lettrice! Il fatto che ancora adesso ci siamo sempre più gente a leggere la storia e ad avere la voglia di recensire, mi riempe di gioia. Grazie ancora! :D

 

 GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe

 


 

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Capitolo 21
*** Attesa ***


 

Ed eccomi qui! Per di più in anticipo, capito bene?! IN ANTICIPO! Vi avverto: non ricapiterà, quindi godetevi il momento come faccio io! ;D Bene, bene che vi dico? Ah sì, ho avuto tre settimane abbastanza stressanti per un motivo o per un altro, tra la scuola, danza e amicizie varie. Certo che essere adolescenti è abbastanza faticoso, non lo credete anche voi? Credo che anche Bella sia della stessa idea!
Comunque finalmente -dipende dai punti di vista- ci sarà qualche svolta in questa maledetta storia che non mi da pace. In più vi avverto che ci sarà anche una sorpresina, ne parliamo poi dopo.
Per ora Buona Lettura e RECENSITE!!!

Attesa
(18capitolo)

Use Somebody-Kings of Leon
http://www.youtube.com/watch?v=vL9gwTKRnwo&feature=fvst

Ma visto che io sono un super fan dei Paramore vi lascio anche questa opzione per la canzone! Personalmente preferisco la seconda! ;D

Use Somebody-Paramore
http://www.youtube.com/watch?v=tCMjJqVBm2g&feature=fvst

And everything you know
and how you speak
countless lovers undercover of the streets

 

You know that I could use somebody
You know I could use somebody
 

Someone Like You...

E tutti voi sapete
ed il modo in cui parlate mostra gli
innumerevoli amanti segreti nelle strade

 

Tu sai che potrei usare qualcuno
Tu sai che potrei usare qualcuno

 

Qualcuno come te...

 

POV BELLA
Sbagliando si impara. Sbagliando si creano casini. Sbagliando si distrugge qualcosa appena nato. Sbagliando cambi. Sbagliando ferisci. Sbagliando vieni considerato per quello che sei e non per quello che siamo tutti: essere umani. Sbagliando si è coscienti. Sbagliando si cerca vendetta. Sbagliando abbiamo bisogno di risposte. Sbagliando... Non si impara, o almeno, l'unica cosa che capisci è che la nostra vita sarà un continuo sbaglio, uno sbaglio da cui non possiamo scappare.
La pallina gialla si alza in volo infrangendo la forza di gravità e salendo sempre più in alto, quasi a toccare il soffitto. Poi però tutta la sua potenza e forza finiscono ed allora è costretta a sottomettersi alle regole. La sua discesa è veloce e immediata, ma le mie mani, rimaste sospese sopra di me dal lancio, sono già pronte per il suo atterraggio. Le dita si aprono permettendo di accogliere tra di esse la pallina, poi si richiudono subito timorose che possa scappare da loro e un sorriso amaro compare sulle mie labbra. Attentamente abbasso le braccia appoggiando le mani sul petto e respiro tranquilla.
Mia.
Lentamente apro ogni dito consentendomi di vedere pian piano il colore sgargiante della pallina risplendere tra le mie mani. Ansiosa, aspetto di poter scorgere quel qualcosa che spero, tanto che sento il cuore rimbombare nel petto. Porto la pallina sopra il mio viso tenendola con due dita e poi finalmente la guardo. La guardo e rimango profondamente delusa quando tutto quello che vedo è una semplice e normale pallina. Una stupida pallina gialla.
Tutto per niente.
Stringo gli occhi pronti a scaricare il dolore sulle guance e mi alzo a sedere sul letto. Con forza lancio la pallina dall'altra parte della camera e, per lo sforzo, dalle mie labbra esce un grido di frustrazione. Stupida, stupida, stupida!
Mi porto una mano tra i capelli frustrata e stringo con vigore le labbra con i denti. Il respiro è accelerato e mi porto una mano al petto per tranquillizzarlo. Mi guardo intorno spaventata e solo quando la vedo, per terra, riesco a tornare calma. Maledetta pallina del cazzo.
Toc, toc
Mi giro verso la porta di scatto e la guardo con disprezzo. Non hanno ancora capito che non voglio vedere nessuno?! È così difficile da accettare?!
<<Lasciatemi in pace!>>. Rispondo di rimando. Mi giro dall'altra parte. Non faccio in tempo però a chiudere gli occhi che un rumore alla mie spalle, precisamente il rumore della porta che si apre, mi fa girare di scatto.
<<Avevo det->>. Mi blocco appena vedo chi è entrato.
<<So cosa avevi detto>>. Fredda, glaciale e diretta. Rosalie non si risparmia neanche uno sguardo deluso.
<<Io..>>. Non so cosa dire. Non mi sarei mai aspettata una sua visita, era anche l'unica che non era ancora arrivata, ma mai avrei pensato che sarebbe stata qua ora. Con me da sola per di più.
<<Non c'è bisogno che tu dica niente. Devi solo starmi ad ascoltare>>. Entra dentro chiudendosi la porta alle spalle, poi si avvicina alla sedia della scrivania e la gira verso di me sedendocisi poi sopra. Non fiato, seguo ogni suo movimento con lo sguardo e questo lei lo nota. Distoglie l'attenzione da me e si guarda intorno con disgusto osservando la camera. Cosa pretendeva?! Che mettessi in ordine per il suo arrivo?! I miei vestiti sono ben più comodi dove sono, per terra, sulla scrivania, sulla sedia, che a lei piaccia o no.
<<Allora?>>. Dico seccata. Lei sarà sempre Rosalie, ma io sono Isabella Swan e di certo non mi faccio mettere i piedi in testa.
<<Volevo parlarti>>. Questo l'ho capito. <<Volevo parlarti di quello...>>. Ed ecco che un'altra pugnalata mi mozza il respiro facendomi stringere le mani a pugno per trattenere il dolore. Abbasso la testa verso il basso e mi mordo il labbro nervosa.
<<Non ho niente da dirti>>. Dico dura. Lei sbuffa e questo mi fa tornare di scatto a guardarla in faccia. Negli occhi. Le lancio un occhiata infastidita ed esausta, di certo non ho tempo da perdere da stare a sentire cose già dette e ridette. In più non ne ho voglia.
<<Rosal->>. Ma non mi fa finire ancora una volta di parlare che mi ferma alzando una mano verso di me e trucidandomi con lo sguardo.
<<Se mi avessi ascoltato avresti sentito benissimo che io non voglio da te nessuna spiegazione>> . E allora cosa cazzo vuoi? Ma quando sto per chiederglielo lei mi precede intuendo la mia muta domanda dalla mia faccia. <<Ormai è passato più di un mese e mezzo da quando tu -e non dice Jason- sei arrivata a casa nostra, quasi due. Non mi sei mai stata simpatica, non l'ho mai negato, anzi ti ritenevo una minaccia per tutti noi. Sentivo che avresti portato scompiglio nelle nostre vite distruggendo l'equilibrio e la stabilità della mia famiglia e purtroppo ora non posso dire di essermi sbagliata. Come avevo previsto: ogni componente di questa famiglia ha creato una dipendenza alla tua presenza, una dipendenza malata e masochista e un tuo allontanamento porterebbe soltanto più dolore e sofferenza di quello che già hai provocato>>. Parla come se tutto questo non la toccasse minimamente. Sul suo viso non passano emozioni, nessun tipo di reazione. I suoi occhi sono freddi come il ghiaccio e bruciano di rabbia e dolore, appiccati dalla rassegnazione dei fatti. Deglutisco a fatica e cerco di trattenere il groppo di disagio che sento in gola. Mai parole sono state più vere di queste, la mia presenza, oltre che sgradita, è anche malata e sofferente per gli altri.
<<Ho cercato più volte di far capire ad Esme e Carlisle che la tua entrata nella nostra famiglia sarebbe stato uno sbaglio madornale, ma loro non mi hanno voluto dare ascolto... Loro volevano aiutarti>>. Si porta una mano stanca sul viso e chiude gli occhi, come se dovesse ritrovare la concentrazione. E di nuovo mi sbagliavo, lei è profondamente toccata da tutto ciò, come se questo fosse stato il suo unico compito fino ad oggi, ma purtroppo ha fallito.
<<Esme dopo che aveva conosciuto Jason era rimasta molto colpita dalla descrizione che lui le aveva fatto di te, anche troppo. Per giorni non faceva altro che parlare di questa ragazza, di te -in pratica era come se ti conoscessimo da anni- e questo mi mise subito sull'attenti. Purtroppo però gli altri non capivano la gravità della cosa, persino Edward, che era sempre stato passibile a queste cose, da quando Esme ci aveva raccontato di questa Isabella, non era più come prima, come se in quel momento si fosse svegliato da un lungo sonno e quel racconto di quella ragazza sfortunata, lo aveva rapito tanto da cambiare. Tutto stava andando per il verso sbagliato, più io cercavo di farti disprezzare e più loro si sentivano legati a te! Tu! Tu -si alza in piedi e comincia a camminare per la stanza nervosa- tu, non immagini neanche la fatica che ci ho messo anche solo per fargli capire minimamente che tu eri un problema, loro non volevano accettarlo e non volevano capire!>>. Poi si ferma e mi guarda furiosa. Rimango per un attimo sorpresa e non faccio niente per peggiorare le cose.
<<Ho cercato in tutti i modi di proteggerli, di proteggerli da te, ma purtroppo non mi hanno voluto ascoltare. Ed ora, quando tutto è degenerato, ora devo arrendermi perché non posso fare più niente per loro. Qualsiasi cosa facessi potrebbe ferirli ancora di più e questo non è quello che voglio. Adesso tocca a te, ora è il tuo momento per ripagarli per tutto quello che hanno fatto per te. Non mi importa se mi odi o se per te tutto questo non ha valore, ma so che tu tieni a loro anche se non lo vuoi dare a vedere, quindi smettila di commiserarti per il tuo dolore, smettila di piangere lacrime centenarie e smettila, ti prego smettila, di recare altro dolore a chiunque cerchi di starti accanto. Non mi interessa del tuo passato, non mi interessa di tutto quello che hai dovuto subire, non mi interessa e non voglio provare pena per nessuno, men che meno per te. Non sei l'unica con un passato difficile, non sei l'unica obbligata a confrontarsi ogni giorno con i ricordi e di certo non sei la prima, come non sarai nemmeno l'ultima. Quindi alzati da quel letto, vai giù dagli altri e dagli quello che prima non sei riuscita a mostrargli. Non essere egoista, il dolore che provi non è solo il tuo>>. Mi guarda e nei suoi occhi posso vedere non più quel ghiaccio che prima li teneva prigionieri, ma un mare infinito di amore. Lei voleva solo proteggere la sua famiglia, da me. Abbasso la testa colpevole ed evito di specchiarmi ancora nel suo sguardo accusatorio. Mi vergogno per quello che ho fatto, per quello che sento e per quello che sono.
Dopo qualche secondo di silenzio sento i suoi passi allontanarsi e poi il cigolio della maniglia che si abbassa. Chiudo gli occhi, conscia del fatto che fra poco sarò di nuovo sola, rinchiusa nella mia bolla dove poi potrò scaricare tutte l'emozioni in eccesso, quando improvvisamente sento la sua voce.
<<Loro non hanno colpe per quello che hai passato, loro sono tutto ciò che ti rimane e non credo che tu voglia veramente perderli ancora>>. Poi la porta si chiude. Come il mio cuore.

POV EDWARD
Non riesco ancora a crederci. Mi sembra un incubo. Non può essere successo veramente, non può essere successo a lei. Dio, solo a pensarci... AHHHHH! Come-? Perché-? Chi-? Ma... Lo so, è inutile starci a rimuginare sopra, ora è al sicuro, ora nessuno può farle più del male. Nessuno a parte me ovviamente. Quando ieri ho visto nei suoi occhi il terrore, la paura quella vera, mi sono sentito un mostro. Le ho fatto del male, anche se involontariamente, ma le ho fatto del male. È sempre colpa mia, ma lei, lei con i suoi occhi, lei con i suoi maledetti occhi, mi ipnotizza e mi fa perdere il senso del bene e del male. Lei è come una malattia, una malattia che vorrei potesse non finire mai. Da quando è arrivata circa un mese e mezzo fa non sono riuscito a togliermi il suo pensiero dalla testa. Ogni giorno ero costantemente e continuamente assillato dal suo sguardo, dal suo viso, da lei. Cavolo, solo a pensarci mi viene duro! Lei e il suo maledetto corpo e le sue maledette labbra! Cavolo! Mi porto una mano sul viso con fare stanco e subito i suoi occhi, quel mare di cioccolata, mi vengono in mente. Non riesco a resistergli e cedo, mi lascio investire dal suo ricordo, semplicemente da lei.
Dio, quando l'ho vista per la prima volta nella radura è stato come un fulmine a ciel sereno! Sapevo che l'avrei incontrata, me l'aveva detto Jason che spesso si nascondeva lì e io ne ho approfittato. Da giorni, settimane, probabilmente mesi ero assillato dalla ragazza misteriosa, ogni volta che Esme ne parlava ero sempre curioso di saperne di più, volevo conoscere ogni cosa, volevo vederla. E quella volta non sono riuscito a resistere, ma credo che ne sia valsa la pena. Era bellissima, bellissima nel suo sguardo misterioso avvolto da tanta tristezza, ma anche determinata e sicura a farsi vedere forte. I suoi occhi però dicevano il contrario e da quello che è successo in seguito lo posso constatare. Bella è molto debole e fragile, tanto che basta una folata di vento per romperla.
Mi ero fatto tanti film mentali sul nostro primo incontro, strani, misteriosi, passionali, amichevoli, ma mai mi sarei aspettato quello: mi aveva cacciato via. In parte ero deluso, avrei voluto passare del tempo con lei, conoscerla, ma purtroppo le cose non sono andate come volevo. A differenza mia, per lei ero solo uno sconosciuto e anche io avrei reagito in quel modo penso. In parte però sapevo che l'avrei rincontrata, lo sentivo e per questo avevo deciso di lasciarle quel messaggio. Sono stato uno stronzo, non erano affari miei, ma non sono riuscito a trattenermi. Volevo farle capire che presto ci saremo rivisti e che sarei riuscito a farle capire. Eh, lo so. Sono un tipo abbastanza romantico, questo per fortuna non lo sa nessuno, a parte me ed Alice. Lei è la mia confidente, ma da un po' di tempo ci siamo distaccati. Credo che ce l'abbia con me per il fatto di Bella, non vuole che le faccia del male e lo vorrei anche io più di ogni altra cosa al mondo, ma da quello che fino ad ora ho potuto constatare anche solo la mia presenza le crea dolore.
Avvicino nuovamente la bottiglia alle labbra e chiudo gli occhi quando sento il sapore forte dell'alcol scivolare giù per la gola. Non c'è un modo migliore per dimenticare i brutti pensieri. L'alcol e... Il sesso. Fino ad ora ha sempre funzionato, anche se oggi mi sento un po' strano. Scuoto la testa per scacciare via questo ridicolo pensiero e la guardo negli occhi. Azzurri, non sono come i suoi. Insoddisfatto e deluso sposto ancora lo sguardo e mi perdo ancora nel suo pensiero.
Bella.
Dopo il nostro primo incontro è stata tutta una salita, faticosa e abbastanza dolorosa. Fin da subito ho notato come anche lei stata diventando man mano dipendente da me e ne ho approfittato. Mi sono comportato da stronzo, volevo averla, ma non del tutto. Volevo che fosse mia, una delle tante, ma solo la mia preferita e invece con il tempo mi accorgevo che stava diventato molto di più che solo una ragazza da portare a letto. Cercavo di convincermi del contrario, mi costringevo a farlo, infondo io sono sempre Edward Cullen, la mia fama di Don Giovanni è conosciuta da tutti e di certo non ho l'intenzione di cambiare. O almeno fino ad ora. Comunque i giorni passavano e piano piano cominciavo a sentire dentro di me una strana sensazione crescere e bloccare il mio cuore freddo per scioglierlo. Ma ero spaventato e lo sono tutt'ora. Quando sentivo il cuore battere forsennato ed una inspiegabile felicità solo a vederla o quando bruciavo di gelosia solo a vederla in compagnia di un altro ragazzo o quando invece la preoccupazione per lei mi attanagliava l'anima e non mi permetteva di respirare, beh quelle erano le volte che mi nascondevo negli sgabuzzini o negli spogliatoi con ragazze mai viste o conosciute a fare sesso. Ma comunque non serviva a niente, lei c'era sempre. Più cercavo di non pensare a lei, più mi immaginavo che quella che mi stava facendo una sega o un pompino fosse lei, la mia Bella. Allora ho cercato di farla soffrire, di farmi vedere glaciale o stronzo, ma ogni volta mi ritrovavo sempre a corrergli dietro con l'intenzione di chiederle perdono. Non l'ho mai fatto. E proprio quando avevo deciso di lasciarmi andare, di assecondare i miei sentimenti, di lasciarmi trasportare dalla corrente, beh, lei stessa mi aveva ferito, aveva trapassato il mio cuore indifeso con un pugnale di spine e l'aveva poi estratto strappandomelo via. Lei mi aveva rifiutato, ma comunque non voleva perdermi. Distrutto dal dolore e dalla disperazione l'unica soluzione che pensai fosse giusta fu quella di fargliela pagare, di farla soffrire almeno quanto avevo sofferto io e credo proprio di esserci riuscito. Purtroppo però ho esagerato e ho rovinato tutto quello che c'era rimasto di noi, ho distrutto tutto e solo ora me ne rendo veramente conto.
<<Ah, Edward... Sei così duro>>. Solo per Bella, solo per lei. Infastidito dalla voce starnazzante di Tanya mi porto ancora una volta la bottiglia alla bocca buttando tutto giù d'un fiato un sorso.
<<Sta zitta>>. Rispondo duro. Mi ha distratto dai miei pensieri questa stupida oca, mi ha distratto da lei.
<<Sei così eccitante quando fai lo stronzo>>. Continua maliziosa. Si muove lentamente a cavalcioni sopra di me e mi accarezza il petto sensuale. Sbuffo e appoggio le braccia ai lati sul divano e lascio cadere la testa indietro. Subito la sua bocca si tuffa sul mio collo e comincia a leccare e a succhiare. Quando mi rendo conto di quello che sta facendo la stacco con forza e la trucido con lo sguardo.
<<Niente segni, fai solo quello che devi fare>>. Torno a guardare da un'altra parte e aspetto impaziente che si muovi. Non ho tutto il tempo del mondo io.
Finalmente si decide, si muove sensuale sopra di me facendomi scappare un gemito e poi fa scivolare le sue mani in basso fino ad arrivare sopra il cavallo dei pantaloni. Chiudo gli occhi e subito gli occhi azzurri di Tanya si colorano di marrone e la sua chioma biondo rossiccio diventa castano scuro.
Bella.
<<Lei non ti da questo piacere, lei non può>>. Sussurra cattiva e sensuale al mio orecchio, ma non ho la forza per ribattere perché si abbassa e apre i miei pantaloni toccando con le unghie il mio membro coperto solo dai boxer. Sospiro eccitato e stringo le mani a pugno. Con estrema lentezza disegna sopra dei piccoli cerchietti facendomi impazzire e frustrato le dico di andare avanti. Lei sbuffa e brontola qualcosa tipo “mi stavo solo divertendo”. La ignoro e continuo a pensare a lei.
Tanya finalmente abbassa anche i miei boxer e prende con decisione il mio sesso tra le sue mani. Lo accarezza, lo lecca lentamente e poi finalmente lo prende in bocca. Di conseguenza ancora insoddisfatto porto una mia mano sulla sua testa e la spingo per aumentare la velocità.
Bella.
Stringo con forza la presa quando sento il l'orgasmo arrivare, poi riverso tutto il mio piacere nella sua bocca, fregandomene se le dà fastidio o meno e urlando il suo nome. Mi rilasso e lascio la presa su di Tanya riportando le braccia distese ai lati. Chiudo gli occhi e mi immagino Bella davanti a me, con le sue guancette rosse imbarazzata, che mi guarda persa nei miei occhi. Sono talmente preso dai miei pensieri che non mi accorgo che Tanya si è riseduta sulle mie gambe, proprio sopra il mio membro stanco. Apro gli occhi e sento come una fitta al cuore nel momento in cui la vedo. È solo un'altra prova per mostrarmi che lei non è la persona che vorrei qui con me ora. Tanya non è Bella, come non può esserlo nessun'altra ragazza.
Bella.
La guardo deluso e aspetto una sua reazione, sono troppo stanco e distrutto per parlare per primo. Ma inaspettatamente mi guarda maliziosa e si lecca le labbra ripulendole dai resti del mio piacere riversato poco prima nella sua bocca, prende ancora il mio sesso tra le mani e lo fa sparire sotto la gonna del suo vestito. Appena sento il mio membro andare in contatto con i suoi umori bagnati mi rendo conto che non porta le mutandine. Non è strano e allora perché mi sorprendo? La guardo senza muovere un muscolo, finché non spinge il mio membro dentro di lei. Tanya sospira all'inizio e apre la bocca per riprendere fiato. Poi comincia a dondolare su di me muovendosi e geme eccitata, ma io non faccio niente. Continuo a guardarla stringere gli occhi per il piacere e non sento assolutamente niente, anche quando mi prende le mani e le porta sopra il suoi seni. Li tocco e li stringo tra le mie dita, ma niente. Non sento niente e lei geme e sospira, finché poi non arriva al culmine e si ferma ansante. La guardo e aspetto che si riprenda per andarmene, ma purtroppo non si decide ad uscire da me e ad alzarsi.
Bella.
<<N-on sei venu-to>>. Dice ancora con il fiatone. La guardo freddamente e abbasso lo sguardo guardando i nostri corpi. Prima mi sarei eccitato, ma ora no. Tanya è sempre stata la mia preferita, è molto brava a fare sesso e sa come piace a me, ma ora no. È diverso, senza il pensiero di Bella non riesco a lasciarmi andare e non sento assolutamente niente.
<<Hai finito?>>. Le chiedo duro. Lei mi guarda sorpresa e scorgo nei suoi occhi un velo di sofferenza che viene subito coperta però da una corazza di stronzaggine. Non risponde, si alza da me e se ne va nella stanza accanto lasciandomi da solo. Mi metto a posto, quando sono pronto mi alzo e mi avvio verso la porta. Faccio per uscire, ma lei mi ferma.
<<Domani ti va se alla seconda ora ci troviamo nello sgabuzzino del bidello per una ripassatina al corpo umano?>>. Sussurra maliziosa avvicinandosi a me e lasciando scivolare casualmente la sua mano sopra il mio membro. La guardo indifferente e poi le rispondo.
<<Ho da fare>>. E prima che lei possa rispondere esco chiudendomi poi la porta alle spalle.
Sono diverso, tutto è diverso ora e solo per colpa tua. Bella.

POV BELLA
Due ore. Due ore e 47 minuti. Quasi tre ore per trovare, cercare, recuperare il coraggio che mi manca e che ora più che mai mi serve. Per fare cosa? Beh, per salvare il cuore delle persone che da poco sono diventate importanti per me, che da quasi due mesi hanno fatto parte dei miei giorni e hanno influenzato le mie idee e le mie azioni, le stesse persone che si sono sacrificati per aiutarmi.
Prendo un respiro profondo e mi decido finalmente a scendere le scale. Una volta infondo, mi nascondo dietro la parete che da sul salotto per evitare che mi vedano. Credo di non essere pronta, ormai è da tanto tempo che non mi apro con qualcuno e solo ora mi rendo conto che è estremamente difficile. Anche troppo. Chiudo gli occhi per trovare le concentrazione ideale che mi serve, ma dentro la mia testa sento solo un brusio fastidioso. Al diavolo tutto!
Mi porto le mani strette una col l'altra sopra al cuore che batte veloce, emozionato e timoroso. Potrei combinare un altro casino e non posso permettermelo. Devo stare attenta. Apro gli occhi e proprio quando mi decido ad uscire allo scoperto, sento distintamente le loro voci bloccarmi.
<<Non me ne ha mai parlato... Io non posso credere che non me l'abbia mai detto... Si è tenuta tutto dentro e per quanto poi? Settimane? Mesi? Anni?>>. La voce frustrata e disperata di Jason mi arriva chiara e forte.
<<Jason nessuno di noi poteva immaginare una cosa del genere, ma ora si spiegano diverse cose>>. Carlisle da buono medico tiene un tono calmo e severo, tanto da mettere paura. Sembra che stia parlando con un paziente malato di cancro terminale, ma purtroppo io non lo sono e questo vuol dire solo che il suo comportamento è dovuto all'angoscia che l'attanaglia dentro.
<<Povera Isa... Lei non si meritava tutto questo, non è giusto!>>. Cara Esme, mi sono chiesta anche io mille volte perché tutto questo fosse successo a me, proprio a me, ma la maggior parte delle volte, se non tutte, la risposta era sempre un infinito di altre domande. Non c'era risposta semplicemente.
<<Lei... L-lei, ha avuto paura>>. Non è una domanda, ma mi lascia comunque stupita. La voce flebile interrotta qualche volta dalle lacrime di Alice esce come un debole sussurro, capace però di sconvolgermi l'anima. Appoggio la schiena contro il muro e lascio i muscoli rilassarsi, stanchi per tutta la tensione accumulata. Troppo stanca.
<<Doveva dirmelo. DOVEVA DIRMELO!>>. L'urlo frustrato di J. è seguito poi da un rumore di qualcosa che si rompe. Un vaso sbattuto per terra forse. Sussulto spaventata sentendo tutta la rabbia dietro alle parole del mio fratellino.
<<Jason...>>. Esme lo chiama, come per tranquillizzarlo, ma non serve a niente.
<<LEI DOVEVA DIRMELO! PERCHE' NON L'HA FATTO? PERCHE'?!>>. Mi tappo le orecchie con le mani per non sentire le grida disperate di J. che mi provocano delle fitte al cuore. Fa male sentire il proprio fratello soffrire.
<<Jason, comportarsi in questo modo non servirà a niente! Per favore calmati!>>. Per fortuna però interviene Carlisle che rimette la situazione a posto e poi per qualche secondo il silenzio ritorna padrone.
<<Io ero lì con lei e non mi sono mai accorto di niente. Io... L'avevo rassicurata sulle visite, lei non voleva andarci, ma io le ho detto che l'avrebbero aiutata, che dopo sarebbe stata meglio>>. Poi però le parole inaspettate di Jason lasciano tutti senza parole ed anche me, nonostante abbia vissuto quegli attimi, non ricordavo nulla di tutto ciò. <<Dopo la visita... Lei aveva gli occhi gonfi per il pianto e... E aveva quello sguardo, lei aveva paura ed io non ho fatto niente. I-io avevo intuito che fosse successo qualcosa, ma mi ero convinto che era per aver rivissuto il passato con il dottore, non credevo... Non credevo per quel moti-vo>>. Alla fine Jason viene interrotto da un singhiozzo che gli blocca il respiro e subito dopo grida di dolore si espandono nell'aria. Chiudo gli occhi per scacciare via le immagini che prepotenti mi appaiono davanti agli occhi e apro lo bocca per respirare meglio. Il petto si alza e si abbassa velocemente, fin troppo.
Tutto quello intorno a me scompare, le voci degli altri in salotto sono solo un brusio, come dolce sottofondo e persino i miei pensieri sono vuoti di suoni, tanto da spaventarmi. Il battito del mio cuore mi risuona nella testa come un martello, un martello che rompe e distrugge sempre di più la mia carne strappandola e lacerandola come una pezza di stoffa. Sento il sangue defluire velocemente nelle mie vene e gli occhi farsi via via sempre più lucidi, pronti per esplodere. Stringo con forza le mani a pugno e trattengo il fiato nel preciso momento in cui lo vedo, un ricordo che si avvicina mostrandomi tutta la sua crudeltà e cattiveria. Chiudo gli occhi per scappare, ma questo lo aiuta ancora di più a farsi vedere meglio. Il buio prende forma e purtroppo da qui non riesco più a fuggire.

INIZIO FLACHBACK
Era la prima volta. Non ero mai stata prima d'allora ad una seduta e la cosa mi spaventava un poco. Ma io avevo dei problemi, me l'aveva detto pure J. e a lui dovevo dare ascolto. Avevo bisogno di aiuto e purtroppo questo era l'unico modo per guarire, guarire dalla mia malattia: il dolore. Anche se andare da un dottore non mi è mai piaciuto fin da piccola, ora però sono costretta a vederne uno quasi tutti i giorni. Non ne ho mai sopportato neppure la vista. Ma comunque lo devo fare per Jason, dopo la morte dei nostri genitori, quasi due anni fa, ne ho combinate di tutti colori, da sola, insieme a lui, con Nana o con entrambi. Non mi ha mai chiesto niente esplicitamente, tranne questo. Naturalmente non ci sono venuta completamente di mia spontanea volontà, non l'avrei mai fatto neppure per il mio fratellino, ma in parte, e dico in parte, sono stata costretta da quella stronza di July che, oltre a trattarmi come una schiava, dice che sono pazza e ho bisogno di curarmi. Per questo gli è venuta l'idea malsana di farmi andare obbligatoriamente dallo psicologo dell'orfanotrofio. Non ho potuto dire di no. In più Jason ha insistito sul fatto che ci andassi con l'intenzione di impegnarmi e purtroppo ho ceduto e accettato. Almeno questo glielo devo.
Sono già passati dieci minuti da quando sono entrata nello studio e mi sono seduta di fronte al dottore. Non ha ancora alzato il volto da quel plico di fogli che tiene davanti a sé e a volte sbuffa pure. Però in questo tempo ho avuto la possibilità di guardarlo attentamente senza farmi notare e devo concludere che come prima impressione non mi piace proprio. Credo che sia abbastanza vecchio, sulla 50antina, capelli grigi e bianchi ricci, che per di più sanno tanto di sporco, due grandi occhi neri solcati da profonde borse e da qualche ruga che incornicia il viso. Abbastanza robusto forse per la sua età un po' troppo e sopratutto quell'aria misteriosa e inquietante che lo circonda. Se fosse stato per me, me ne sarei già andata, ma non posso. Cavolo!
Mi schiarisco la gola stufa di aspettare i suoi comodi per attirare la sua attenzione, ma mi pento subito di quello che ho fatto. Appena i nostri occhi si incrociano sento un brivido di terrore salire lungo la schiena e rimango completamente pietrificata nel vedere sul suo viso una scintilla di malvagità. Mi osserva, mi scruta, finché poi sulle sue labbra compare un sorriso compiaciuto. Tutto questo non mi presagisce nulla di buono, ma nonostante questo non riesco a non provare. Forse deve solo aspettare. Forse.
<<Isabella Swan>>. Legge sul foglio davanti a sé il mio nome e poi continua elencando tutte altre cose che mi riguardano: età, passato, presente e motivo per cui sono qui.
<<Sì, è stata July ha dirmi di venire da lei>>. Rispondo alla sua domanda.
<<E tu sai perché lei ti ha detto di venire da me?>>. Probabilmente si era stufata di avermi intorno in quel preciso momento e allora questa le sembrava l'unica soluzione possibile.
<<No>>. Rispondo seccata. Queste stupide domande non mi aiuteranno di certo a guarire!
<<Ne sei sicura?>>. Dice stavolta con un tono malizioso. Lo guardo dubbiosa e poi rispondo nuovamente come prima. Mi ha già rotto, ora me ne vado!
<<Vedi Isabella, tu sei qui perché evidentemente hai dei problemi ed io sono qui apposta per aiutarti a risolverli>>. Dice alzandosi in piedi e girando poi intorno alla cattedra venendosi poi a sedere sulla sedia accanto alla mia. Improvvisamente sento nell'aria un campanello d'allarme risuonare e deglutisco a fatica. Un velo di preoccupazione e inquietudine mi costringono a mettermi dritta e pronta per ogni sua azione improvvisa.
<<Hai mai avuto problemi con tuo padre?>>. Salta su dopo pochi secondi di silenzio. Lo guardo non capendo e allora lui intuendolo dal mio viso sorride mesto.
<<Isabella, cara e dolce Isabella, hai mai avuto problemi con tuo padre?>>. Ripete, ma continuo a non capire.
<<Cosa intende?>>. Dico dura. Lo fulmino con lo sguardo e stringo con le mani i braccioli della sedia nervosa.
<<Ti sto chiedendo se mai tuo padre ha avuto degli strani comportamenti con te o con tuo fratello>>. E adesso che centra Jason?! E che cazzo vuol dire strani comportamenti?! Come una molla scatto e gli rispondo quasi urlando.
<<Mio padre è stato il migliore genitore che io potessi avere e anche per mio fratello e qualsiasi cosa lei stia insinuando deve rimangiarselo subito! Un consiglio: prima di aprire bocca la prossima volta pensi a quello che vuole dire veramente!>>. Mi alzo di scatto furiosa e faccio per andarmene quando mi ferma trattenendomi per il polso. Lo guardo spaventata, è troppo vicino, troppo per non avere paura. In più quel sorriso compiaciuto che ha sul viso mette i brividi, sembra che capisca quello che provo e ne sia felice.
<<Lasciatemi>>. Dico cercando di avere un tono abbastanza fermo e deciso, ma quello che mi esce sembra più una supplica che altro. Se prima il suo sorriso era inquietante questo lo è ancora di più. Ora ho paura.
Lentamente, come se temesse una mia reazione improvvisa, mi conduce fino alla sedia dove fino a qualche secondo prima ero seduta e mi fa segno di accomodarmi. Non me lo faccio ripetere due volte, nonostante la voglia di correre verso quella porta è tanta, mi costringo a rimanere calma e a pensare a una buona scusa o un modo veloce per andarmene. La brutta sensazione che sento è sempre più pesante e presente.
<<Eri molto legata a lui vero Isabella, come ti chiamava di solito?>>. Sposto lo sguardo verso il basso e prendo un respiro. Forse mi sono sbagliata, forse questo dottore mi vuole veramente aiutare.
<<Bella, mi chiamava Bella>>. Così, dopo quasi due anni, le mie orecchie risentono il suono melodioso di quel soprannome, lo stesso che però ora mi infligge atroci ferite.
<<Bella>>. Dette da lui invece è fastidioso, veramente doloroso.
<<Per lei Isabella>>. Dico infastidita. Lui non ha il diritto di chiamarmi in quel modo, lui non è nessuno.
<<Ti fa male? Senti ancora la loro mancanza?>>. Stringo con forza i pugni e serro la mascella per trattenere la rabbia che poco a poco sale. Il mio silenzio lo fa sorridere compiaciuto.
<<Isabella hai mai... Tu hai mai avuto un fidanzato?>>. La domanda mi riporta con i piedi per terra e lo guardo non capendo. E adesso che centra?
<<Cosa?>>. Chiedo per verificare se sono veramente pazza o è lui quello suonato.
<<Come mi hai detto tu stessa prima sei qui all'orfanotrofio da 2 anni e fra 3 mesi ne avrai 17, quindi quando sono morti i tuoi genitori avevi 15 anni. Ora ti chiedo se tu, prima di venire qui, avevi un fidanzato>>. Continuo a non capire. Questo come potrebbe aiutarmi?
<<Non vedo come come questo dovrebbe servirmi per guarire>>. Gli rispondo stizzita.
<<Vedi -e avvicina la sua sedia alla mia trovandosi a qualche centimetro da me- se tu prima avessi avuto qualcuno che ti aiutasse ad andare avanti, qualcuno con cui parlare, confrontarsi e provare nuove esperienze, probabilmente ora sarebbe più facile per te cercare di fidarti delle persone e sarebbe anche più semplice per me aiutarti... Ma nel caso in cui -si avvicina di più con il busto costringendomi di arretrare- tu non avessi mai provato tutto ciò -poi posa la sua mano sul mio ginocchio muovendola in senso circolare- beh, sarei costretto io stesso a farlo>>. Sorride, un sorriso che mi mozza il respiro.
<<C-cosa intende?>>. Chiedo riuscendo a trovare un briciolo di coraggio. Lui mi guarda e poi ride. Si porta una mano nei suoi schifosi capelli e poi si guarda intorno. Intanto io non mi muovo, rimango imprigionata tra la sedia e il suo busto e mi pento di non essere scappata via prima. Cerco di scivolare lateralmente lungo la sedia approfittando del fatto che lui sta guardando da un'altra parte, ma improvvisamente mi prende per le spalle cogliendomi di sorpresa e spaventandomi a morte.
<<Sentimi un po' ragazzina, ora farai quello che ti dico, che tu lo voglia o no e naturalmente resterà il nostro piccolo segreto, altrimenti... -ride- beh, altrimenti sarò costretto a prendere dei provvedimenti!>>. I suoi occhi sono tanto vicini ora ai miei che posso vederci chiaramente tutto il male che contengono. Goccia per goccia, spina per spina. Rabbrividisco e deglutisco a fatica sentendo ormai quella sensazione di terrore invadermi totalmente. Non mi sbagliavo.
<<C-che tipo di prov-vedimenti?>>. Chiedo. Magari riesco a cavarmela... Forse.
<<Non credere di poter fuggire così facilmente, da ora in avanti sei il mio giocattolino e farò di te tutto quello che voglio e se tu non vorrai collaborare farò in modo di far sparire chiunque ti possa aiutare o... -ti prego, ti prego- o potrei invece chiedere alla tua amichetta, Nana se non mi sbaglio, a venire a fare un giro dal dottore, che ne dici? Basta come avvertimento o ti serve di più per convincerti?>>. Ride compiaciuto del dolore che mi sta provando. Annuisco sentendo le lacrime bruciare nei miei occhi, ma resisto, resisto per non mostrargli ancora di più quanto io sia già abbastanza debole.
Sacrificare se stessi per gli altri. Solo per Nana.
FINE FLASCHBACK

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Non capisco, perché ogni cosa, ogni singola azione, ogni nostra decisione comporti sempre a centinaia di conseguenze, conseguenze che a volte non sono del tutto positive. Siamo costretti a subire noi stessi quello a cui la nostra scelta ci ha portato, siamo noi stessi quelli che alla fine ne soffrono di più e siamo sempre noi quelli che verranno tormentati dai rimorsi in eterno. Sempre e solo noi. Ci sono, però, anche quei casi dove la vittima sei tu, la vittima della decisione di un altro, dove tu sei l'unico a soffrirne le conseguenze, quello danneggiato e quelle stesse volte le ferite sono anche impossibili da guarire.
La pioggia piega in due la superficie scontrandosi contro di essa e distruggendo il silenzio opprimente che avrebbe riempito l'aria se non ci fosse stata lei. Le gocce più fortunate riescono a scivolare sul vetro della finestra a pochi centimetri da me e cercano di salvarsi dalla forza con cui vengono scagliate contro il suolo. Appoggio le dita sul vetro freddo e rabbrividisco al contatto. Con l'altra mano stringo di più le gambe al petto e cerco in qualche modo di infondermi calore. Totalmente inutile. Sospiro lieve e alzo lo sguardo verso l'alto, verso la coltre di nube che copre il cielo e scarica la sua rabbia contro la terra.
Ho sempre preferito la pioggia al sole. Ho sempre pensato che quando pioveva fosse una fortuna. Credevo che la pioggia scendeva dagli occhi del cielo perché era triste, era triste come lo ero io. Quando piangeva lui, piangevo anche io e non mi sentivo più sola. La pioggia, le nubi, il freddo riuscivano tutti a coprire il mio dolore con il loro e quindi agli occhi degli altri potevo sembrare apparentemente normale, era solo una giornata “no”. Ma ora... Ora mi rendo conto che queste maledette goccioline fredde esistono per ricordarmi del mio dolore, ci sono per mostrarmi quanto ancora sia difficile per me cercare in qualche modo di appigliarmi a qualche speranza di luce, ci sono perché il cielo piange. Ma questa volta piange, perché io non piango più.
Riabbasso lo sguardo e una luce attira la mia attenzione, precisamente la luce nel gazebo. Il gazebo è praticamente un mini appartamento fuori casa, in giardino, mi hanno detto che lo usano nel caso ci sono troppi ospiti o quando qualche camera non è disponibile, insomma quasi mai. Ecco perché la mia attenzione verso di esso è elevata. Tutti sono usciti, o almeno credo, ma comunque non ho visto rientrare Edward e non penso l'abbia fatto, ma per gli altri sono sicura che non ci sono. I ragazzi sono usciti tutti, volevano che andassi anche io con loro, ma non me la sentivo e per questo sono rimasta a casa. Esme e Carlisle sono a una cena di lavoro di lei, non sembravano parecchio entusiasti. Insomma, sono sola a casa e allora perché quella luce è accesa? Forse l'ha lasciata accesa Esme prima di uscire, sì probabilmente è così. Non c'è niente da preoccuparsi. Che sciocca!
Faccio per girarmi quando scorgo un movimento oltre le tende della finestra rivolta verso la mia camera. Sussulto spaventata e di istinto prendo di corsa il telefono sul comodino e mi precipito di nuovo alla finestra. Aspetto qualche secondo con lo sguardo fisso sulla finestra illuminata e con il dito sullo schermo del cellulare pronto a chiamare Emmet appena possibile. Aspetto ancora, ma niente. Rimango alla finestra per più di due minuti, ma non succede niente.
Mi sono semplicemente immaginata tutto, che scema. Sospiro e appoggio il cellulare sul cornicione della finestra. Poi...
<<C'E' QUALCUNO NEL GAZEBO!>>. Urlo appena scorgo nuovamente un movimento oltre le tende illuminate. Mi alzo in piedi di scatto e corro nella camera di Jason per prendere la mazza da baseball. Torno in camera mia e prendo il cellulare che metto in tasca e una felpa che metto addosso. Scendo le scale in fretta e furia cercando di non rompermi il collo e poi passo attraverso il salone e la finestra-parete uscendo così poi in giardino. Mi fermo a qualche metro dal gazebo, mi tiro su il cappuccio della felpa e impugno per bene la mazza pronta a tirarla in testa a chiunque trovi di fronte. Faccio un respiro profondo e poi mi avvicino alla porta di ingresso. Lentamente abbasso la maniglia della porta ed infine l'apro cercando di non fare rumore. Entro dentro sentendo nella mia testa l'eco del battito del mio cuore che corre come un pazzo, ma poi improvvisamente la luce si spegne.
Oh, cazzo!
Mi guardo intorno spaventata e trattengo il fiato cercando di non farmi sentire. Dietro di me sento il rumore dell'aria che si muove e stringo più forte la mazza tra le mani impaurita. Mando giù un groppo in gola di terrore e poi mi guardo intorno per cercare di distinguere qualcosa in questo buio accecante. Sento l'adrenalina scemare via via fino a diventare paura, timore e inquietudine.
Cazzo, cazzo, cazzo! Maledetta curiosità del cazzo! Ma non potevo starmene in camera mia tranquilla e al sicuro? No! Io dovevo venire a vedere se c'era un ladro o un maniaco! Idiota!
Cammino all'indietro andando verso la porta per uscire e correre via, quando sento prendermi per i fianchi, allora caccio un urlo spaventata e istintivamente tiro un colpo con la mazza a quello che mi sta bloccando.
<<Ahia!>>. Mi allontano dal tipo misterioso inciampando in quello che credo un divano o un letto e poi in una sedia e cerco di trovare un'altra via uscita. Poi però si accende la luce, mi giro per vedere se c'è ancora il tipo misterioso e rimango totalmente esterrefatta da quello che vedo: una chioma disordinata rossiccia-biondiccia.
<<Edward?>>. Dico più per chiedere conferma che per chiamarlo. Cosa ci fa lui qui? E dove è finito il tipo misterioso? Perché è a casa? Non era uscito?
<<Bella>>. Wow, che saluto. Mi avvicino a lui guardandomi sempre intorno in allerta nel caso il tipo debba spuntare fuori da un momento all'altro.
<<Cerchi qualcuno?>>. Le sue parole mi fanno girare verso di lui e subito i nostri occhi si incontrano creando un esplosione di emozioni che non riuscirei nemmeno a descrivere.
<<C'era qualcuno prima, l'ho colpito>>. Continuo ad osservare ogni minimo particolare della stanza per cercare un segno, una prova di sto tipo, finché la risata cristallina di Edwad mi costringe a tornare verso di lui.
<<Che c'è?>>. Chiedo scocciata. Cavolo, probabilmente da qualche parte nascosto nel gazebo c'è un tipo, un ladro, un maniaco e lui ride?! I maschi, valli a capire.
<<Tu credi veramente che ci siamo qualcuno altre me e te nel gazebo?>>. E mi dedica quel sorriso sghembo che mi fa perdere il senso delle cose.
<<Sì, perché?>>. Sono offesa, mi crede stupida per cosa?
<<Beh...>>. E con lo sguardo mi indica il braccio che si tiene con l'altra mano. Se lo passa sopra come se fosse stato appena colpito... ODDIO!
<<Eri tu>>. Non è una domanda e appena Edward annuisce divertito divento tutta rossa in viso. Dio, che stupida!
<<Non pensavo fossi così forte, ora però metti giù questa mazza che potresti fare male a qualcuno, ovvero a me! Una volta basta e avanza!>>. E ride. Abbasso lo sguardo verso il basso e sussurro un flebile “scusa” tanto che faccio fatica pure io a sentirmi. Lui sorride di risposta e va a posare la mazza vicino alla porta che noto solo ora essere chiusa. Poi torna affianco a me e mi fa segno di sedermi sul letto. Lo faccio e per sfuggire al suo sguardo mi guardo intorno. Il gazebo non è grande come pensavo, l'ingresso fa anche da camera da letto e affianco c'è una piccola sala cucina. A sinistra invece c'è una porta chiusa, presumo sia il bagno. Comunque è carino, non troppo moderno, ma neanche classico, tipico stile di Esme.
<<Ti piace?>>. Mi chiede. Non mi giro e rimango con lo sguardo lontano dal suo. Annuisco come risposta e poi il silenzio cala tra noi.
<<Mi dispiace!>>. Diciamo insieme. M giro verso di lui e non posso fare a meno di sorridere, proprio come Edward. Mi fa segno di parlare per prima e io lo ringrazio mentalmente.
<<Mi dispiace... Per come sono andate le cose>>. Abbasso lo sguardo intimorita dal suo e giocherello con le dita.
<<Non ti devi scusare tu, sono io quello che deve chiedere il tuo perdono. Io.. Immaginavo già da tempo quello che ti è successo, ma in parte non volevo ammetterlo, è..>>. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
<<Difficile, è difficile>>. Concludo la frase al posto suo. Appena lo vedo cercare di avvicinarsi a me mi alzo subito dal letto e poi torno a girarmi verso di lui.
<<Tranquillo, abbiamo sbagliato entrambi ed ora che sai la verità, beh puoi capire o cercare di capire perché mi sono comportata con te in un certo modo. Mi dispiace per averti dato una speranza che magari non è mai esistita, ma io non posso, non ci riesco ancora... Anche se dentro vorrei uscire da questo tunnel infinito, so che da sola non ci riesco e non esiste quel qualcuno disposto ad aiutarmi. Quindi mi dispiace per averti fatto capire qualcosa che magari non c'è>>. Faccio per girarmi quando mi sento afferrare per il polso e tirare verso il letto. Naturalmente perdo l'equilibrio, ma le sue braccia sono già pronte per afferrarmi.
<<Hai detto che hai bisogno di me>>. Sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra.
<<Sì... Ma io non posso darti quello che vuoi>>. O almeno non ora.
<<Te l'ho già detto, io voglio te>>. Lentamente avvicina le sue labbra alle mie toccandole lievemente, come se fosse una carezza veloce. Chiudo gli occhi assuefatta dalla forza dell'emozioni che mi travolgono e trattengo il respiro per un attimo.
<<Mi dispiace per aver inventato quella stupida condizione, mi dispiace per averti fatto del male e mi dispiace per non essere quello che invece dovrei, quello di cui hai bisogno>>. Sussurra sulle mie labbra. Continuo a tenere gli occhi chiusi non riuscendo a credere a quelle parole. Non può essere vero, è sicuramente un sogno. <<Mi dispiace Bella, ti prego se puoi perdonami. Tu... Tu fino ad ora sei l'unica ad essere riuscita a ferirmi, dopo mia madre, nessuna donna era mai riuscita a scalfire la sua presenza nel mio cuore. Mi hai cambiato, che tu lo voglia o no, ora sono diverso. La tua sola presenza riesce a farmi impazzire ed ogni giorno è sempre peggio. Ho cercato in tutti i modi di negare, di convincermi del contrario, di scappare da tutto questo, ma non ci riesco più. Ora, con te, non ci riesco più>>. Apro gli occhi e finalmente mi specchio in quel mare verde che da tempo ho ribattezzato “mio”. Lentamente Edward porta una sua mano, tenendomi stretta a sé sempre con l'altra, fin sopra il mio viso. Con le dita traccia delle linee immaginarie fino ad arrivare sulle labbra. Schiudo la bocca al contatto e sospiro emozionata. Poi riporta la mano in alto, abbassa il cappuccio che ancora indossavo e mi scompiglia delicatamente i capelli suscitando il mio sorriso.
<<Voglio vederti sorridere sempre>>. Lui sorride sghembo facendomi perdere qualche battito e io divento rossa come un peperone imbarazzata.
<<Edward non mi mentire, credo che non potrei riuscire a superarlo>>. Lo guardo negli occhi ad un'intensità tale da sentirmi parte di lui. Lui torna serio e poi prende la mia mano tra la sua stringendola.
<<Oggi... Oggi sono stato da Tanya>>. Le sue parole mi lasciano totalmente esterrefatta. Piano sento una crepa formarsi sulla superficie del mio cuore e stringo gli occhi per non piangere. <<Oggi sono stato da Tanya e mi sono reso conto che ormai quella vita non fa più per me>>. Mi alza il viso verso il suo e mi costringe a guardarlo. <<Oggi sono stato da Tanya e lì ho capito che per qualche strana situazione io mi sto innamorando di te. Non sono sicuro se sia vero amore, non l'ho mai provato, ma... Credo di essere sulla buona strada>>. E sorride, sorride dolce e felice tanto da farmi cadere qualche gocciolina d'acqua sulle guance.
Io mi sto innamorando di te.
Sempre con il sorriso sulle labbra, come se non avesse appena dichiarato il suo imminente amore per me, asciuga con le dita le lacrime che cadono dai miei occhi. Sorride e non posso che farlo anche io felice. Per la prima volta mi sento felice, ora non ho bisogno di altro.
<<Io... Come..? Tu...>>. L'emozione che provo mi impedisce di parlare, mi impedisce di dirgli quello che sento.
<<Bella non c'è bisogno che tu dica niente, mi basta solo sapere che non mi vuoi lasciare. Io non voglio perderti in nessun modo. Se non ti senti pronta a fare un passo così grande, beh puoi stare tranquilla che non sei l'unica che ha paura -e ride spensierato- io non riesco ancora a credere a quello che sta succedendo! Mi sembra un sogno!>>. Stringo la presa sulla sua mano e il suo sorriso diventa ancora più bello. <<Voglio conoscerti, senza quella stupida condizione, voglio vivere con te giorno per giorno e voglio assolutamente farti innamorare di me!>>. Esclama infine felice, proprio come me. <<Dammi questa possibilità, ti prego Bella! Ricominciamo tutto da capo, dammi questa possibilità!>>. Poi però il suo viso e il suo sguardo diventa serio e teso. Prendo un respiro profondo e guardo solo i suoi occhi, guardo quello che nascondono e quello che invece mostrano: tanta sincerità.
Allora sono pronta? Sono pronta anche solo per ricominciare da capo e dare una possibilità ad Edward?
Ho già rifiutato una volta, perché ora dovrebbe essere diverso? Le cose non sono cambiate infondo e non cambieranno, o no?
E se gli dicessi di sì, poi le cose come andranno? Soffrirò solamente o avrò anche una speranza di luce come guida?
Chiudo gli occhi e sento il suo respiro sempre più vicino al mio. Piano faccio sfiorare le nostre labbra che al contatto sussultano estasiate. Porto una mano tra i suoi capelli stringendoli tra le dita e con l'altra mano mi aggrappo alle sue spalle. Intanto le sue braccia circondano il mio busto e mi stringono a lui tanto che sento il battito del suo cuore e credo che anche lui senta il mio. Con la lingua traccio il contorno delle sue labbra e subito lui la prende in bocca unendola con la sua. Le nostre lingue si toccano, si esplorano e cominciano a conoscersi. Le sue labbra si uniscono alle mie perfettamente, destinate a completarsi a vicenda. Ci baciamo, lentamente come se fosse il primo, il primo di tanti altri però. È bellissimo, veramente bello. Unico.
Ansanti infine ci stacchiamo e lui appoggia la sua fronte sulla mia posando sempre dei delicati baci sul mio viso.
<<E' un sì?>>. Dice e lo sento sorride sulla mia pelle.
<<Credo proprio di sì>>. Alzo il volto verso di lui e non posso non pentirmi di essere scappata, fuggita dalle sue braccia non so quante volte, nonostante ogni volta ci ritornassi sempre.
Mi mordo il labbro inferiore con i denti imbarazzata e lo guardo di sottecchi.
<<Cosa c'è?>>. Chiede lui ridendo. Mi faccio coraggio e velocemente, come se questo potesse darmi la forza, gli rubo un bacio.
<<Ora sei mio?>>. Gli chiedo sperando tanto in un sì. Non riuscirei mai a dividerlo ora con altre.
<<Esclusivamente tuo, come tu sei mia>>. A sentire quel “mia” un brivido di piacere sale lungo la schiena e mi fa rabbrividire di eccitazione.
<<Affare fatto>>. E rido. Rido spensierata e felice come non ho mai fatto, o probabilmente sì solo che non ricordo più. Rido e non ho paura, non mi interessa di quello che succederà domani o quello che potrà avvenire in futuro. Rido e penso a quanto il destino sia stato bastardo e stronzo, ma anche tanto furbo. Prima mi ha fatto del male, ma poi mi ha dato la cosa più preziosa che potessi ricevere: amore. Non so se amerò mai Edward, non so se lui mi amerà veramente, non so un bel niente di quello che ora sta succedendo, ma per adesso mi accontento del fatto che senza di lui non potrei farcela, né ora né mai. Non so se funzionerà mai questa strana “amicizia” o quello che ne seguirà, non ne ho la più pallida idea. Quello che mi basta è che mi ha promesso di farmi innamorare di lui e non vedo l'ora che quel momento arrivi.

Vestiti Bella ed Edward
http://www.polyvore.com/18capitolo/set?id=25029684

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Allora:
Bene siete contente della sorpresina o no? Devo dirvi che scrivere il Pov Edwrad è stato emozionante e abbastanza eccitante! Non ho mai scritto dal suo punto di vista, quindi per me era tutto nuovo. Scusatemi se non è venuto alla grande, ma ripeto: era la prima volta. In futuro non so se ne metterò degli altri, sono più propensa per il sì, ma solo se voi mi date l'ok. Altrimenti niente, sempre e solo Pov Bella. Allora è ok? =)
HALLELUJAAAAAAAA! (Si scrive così??) Finalmente è successo qualcosa, non perché non sia mai successo niente, ma per dire che i due zoticoni sono riusciti a dare una possibilità a questa pazzia. Vi assicuro che per un po' ci sarà la tanta e agognata serenità e pace, ma per un po'. Poi sarà una bufera a ciel sereno, tenetevi pronti!
Come avete visto ho cercato di spiegare un po' tutto quello che la nuova scoperta ha portato:
-Rosalie ha reagito, non è più indifferente alla cosa o almeno non apparentemente. Ha parlato con Bella e la spronata a fare di più, probabilmente abbiamo una nuova alleata! ;)
-I ricordi purtroppo ritornano sempre, come ad esempio il primo incontro con Bella e lo psicologo.
-Dal punto di vista di Edwrad abbiamo scoperto con lui che ormai senza Bella non riesce ad essere felice. Solo il suo pensiero lo rende vivo e ora la sua vecchia vita non va più bene.
-Ed ecco che alla fine che lui si dichiara e lei lo bacia. Si amano? Vorrei tanto darvi una risposta, ma purtroppo per mia fortuna vi tocca aspettare e leggere il prossimo capitolo.

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RISPOSTE alle RECENSIONI:
anny crazy: Grazie mille per il tuo commento, grazie anche se credo che non è stato poi così spettacolare lo scorso capitolo. Sai, qualche giorno fa mi sono rimessa a leggere da capo tutta la storia e devo dire che ne sono rimasta abbastanza delusa, sopratutto dell'inizio. Mi è sembrata troppo lenta e ripetitiva. Mi è dispiaciuto un po', ma per ora non posso farci niente, l'unica cosa che posso fare è cercare di migliorare sempre di più e poi magari un giorno potrò rivederla, naturalmente quando sarà finita. Grazie comunque, servono sempre le critiche, molto di più dei complimenti! ;) Per la canzone dei Paramore anche a me piace molto, diciamo che mi piacciano o meglio adoro qualsiasi canzone cantata da Hayley e dal suo gruppo, come poi hai visto. Alla prossima, sempre se anche questo capitolo ti ha soddisfatto abbastanza! Ciao!
Adry91: E' una vita?! È UN'ETERNITA' che non ci sentiamo! Sto cominciando ad odiare il tuo computer sai. La tua e-mail, come ti ho già detto nella recensione della tua storia, non è mai arrivata, capperino! Motivo in più per cui in questi due giorni mi sono fatta in quattro, nonostante le miriade cose da fare, ma sopratutto da studiare, per finire sto benedetto capitolo. Tu lunedì torni via e di certo non riesci a rispondermi, per questo ho cercato in tutti i modi di pubblicarlo prima del fine settimana, mi mancano troppo le nostre e-mail. Uffa! Tornando alla storia: l'ho pensato anche io che quelle regole erano da panico proprio quando le ho viste nella testa di Eddino! Ma dimmi te se uno per cercare di far capire all'altro i propri sentimenti deve fare tutto badaradan?! Roba da matti! Come sempre sei riuscita a capire quello che intendevo. Per una vota volevo mostrare una Bella diversa, più grande e matura, una Bella che riesce a sostenere il dolore degli altri, una Bella che non scappa dai legami con le persone. Chi può meglio di lei sapere quello che Nessie aveva bisogno? Nessuno e questo l'ha aiutata a sentirsi ancora di più unita a quello che provava Ness. Lei poteva capire, anche se non del tutto. Infondo, anche se a volte i dolori si assomigliano nessuno può veramente capire fino in fondo, fino all'ultima goccia delle tue lacrime, fino alla più profonda fitta di dolore. Nessuno a parte te stesso e da questo punto di vista siamo sempre soli, abbandonati a se stessi. Sarai contenta o no di quello che è successo? B. ha dato una possibilità ad Edward e finalmente credo che per un po' d tempo ci sarà un po' di pace nelle loro vite. Ora avviene la parte più difficile, devono conoscersi e vedere con chiarezza quello che provano l'uno verso l'altro. Speriamo in bene, speriamo. Bene, ora che hai letto il capitolo e la risposta alla recensione datti una mossa a recensire nuovamente e poi rimanda quella cavolo di e-mail con quel cavolo di computer. Momenti mi strappavo i capelli in questa settimana dalla tensione!!! I NEED YOU, SISTER!!!
Ciao! =)
oO_Oo: Per tua sorpresa Eddino in questo caso si è dimostrato quello con “più palle”. Senza questo salto nel vuoto Bella non sarebbe mai riuscita a capire qualche cosa e già il fatto che non riesca ancora a capire che si sta innamorando di E. dimostra quanto sia ceca in questo genere di cose. Probabilmente è la paura a chiudergli gli occhi e il cuore, ma deve capire che tutta la vita è fatta di paure e non può di certo camminare per sempre nel buio. Grazie, ma non esagerare con i complimenti, potrebbe succedere che ti si ritorcano poi contro. Magari fra un po' di tempo o addirittura ora succederà che il capitolo non ti piace e allora odierai quello che hai detto. Non è mai bello rimangiarsi le parole, quindi meglio prevenire che curare. :D
GingerBread: Ah, come ti capisco cara, come ti capisco! Sono appena tornata da due-tre ore di studio (per dire) di storia dell'arte. Dio, quanto la odio, è insopportabile. Per di più visto che oggi non è che abbia studiato alla grande, anzi per niente, domani devo passare tutto il giorno sui libri visto che lunedì poi ho l'interrogazione. Si prospetta già una brutta giornata. =( Scommetto invece che questo capitolo non ti soddisfa come l'altro, lo dico perché è così anche per me. A parte il Pov Edward tutto il resto non mi fa impazzire. Nella mia testa aveva una forma diversa, ma purtroppo questo è tutto quello che ci ho tirato fuori. Perdonami se puoi. Ho cercato in tutti i modi di renderti felice sai, quel flashback è tutto dedicato a te. Le tue parole mi hanno fatto pensare e allora ho trovato giusto mettere un vecchio ricordo, visto sopratutto per il segreto scoperto. In futuro non so se ne farò altri, non ne ho idea, ma tu continua a tenermelo presente. Non so darti una risposta scusa, vedrò con il tempo se sarà necessario, ma ricorda sempre che il titolo della storia è “The past returns forever”. Un motivo ci sarà o no? :D Ciao, ma alla fine come è andato il test di chimica?
Dark night: Grazie e continua a recensire, mi fa solo piacere sentire il vostro parere e il tuo! ;)
dany_96: Come hai visto le cose in parte si sono risolte. Pian piano stanno cercando di avvicinarsi sempre di più e finalmente ora si sono decisi a buttarsi. Che cosa succederà è tutto da scoprire! :D

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!

CIAO!!!

Sabe 

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Capitolo 22
*** Qualcosa ***


 

Salve a tutti! Devo dire che questo capitolo mi ha causato abbastanza problemi, quindi in parte non vedo l'ora di pubblicarlo per non averlo più tra i piedi. D'altra parte però riscritto più volte e pure ora non sono completamente soddisfatta del risultato. Quindi ho una paura matta che non possa piacere. Lo so, è impossibile che tutti siano soddisfatti, ma spero almeno che quelli che mi seguivano prima continueranno lo stesso. Mah... =(
Grazie mille alle 9 RECENSIONI!!! Record! :D Aumentate sempre di più, please!
Buona lettura e RECENSITE!!!

Qualcosa
(19capitolo)

Brighter-Paramore
http://www.youtube.com/watch?v=i76DLLXvVug

Well, this is not your fault
But if I'm without you
Then I will feel so small
And if you have to go
Always know that you shine brighter than anyone does.

Beh, non è colpa tua
Ma se resto senza di te
Allora mi sento così piccola
E se devi andare
Sappi sempre che brilli più di chiunque altro.

POV BELLA
Sospiro e non riesco a trattenere un sorriso nascere sulle mie labbra. Mi porto subito la mano davanti alla bocca per nasconderlo, timorosa che qualcuno potesse rubarmelo. Mi mordo il labbro inferiore sentendomi una stupida per lo sciocco pensiero, come se qualcuno potesse sul serio rubare un sorriso.
Edward ci è riuscito, ha rubato pure il tuo cuore se non te ne sei ancora accorta.
Edward... Lui, probabilmente è così: oltre ad avermi rubato qualche stupido sorriso è riuscito a portarsi via anche il mio fragile cuore senza che me ne accorgessi, forse non voglio semplicemente ammetterlo a me stessa.
Mi dispiace per non essere quello che invece dovrei, quello di cui hai bisogno.
Porto lentamente le dita sul suo viso disegnando delle linee immaginarie sulla sua pelle. Per un secondo sono costretta a chiudere gli occhi a causa della forza delle emozioni che mi travolgono al contatto. Subito però riporto lo sguardo su di lui, anche se oscurato dal buio della notte e, sopratutto, sui suoi occhi coperti dalle palpebre chiuse. Gli unici occhi che riescono a farmi perdere il senso delle cose.
Oggi sono stato da Tanya e lì ho capito che per qualche strana situazione io mi sto innamorando di te.
Con le dita sposto una ciocca di capelli che gli ricade sulla fronte e la riporto indietro. Per un po' resto immobile, rimanendo con la mano immersa in quella massa informe e rossiccia.
E pensare che quando avevo 9 anni avevo promesso a mia madre che avrei sposato un uomo biondo con gli occhi azzurri. Ora mi sembra impossibile una cosa del genere, oltre un pozzo smeraldo e un mare scuro, non riesco ad immaginarmi al fianco di un altro.
Non sono sicuro se sia vero amore, non l'ho mai provato, ma... Credo di essere sulla buona strada.
Il mio sorriso ai ricordi si accentua ancora di più e come ipnotizzata da qualche strana magia accarezzo delicata la sua testa. Lascio scivolare le dita avanti e indietro seguendo una musica che non c'è, ma che comunque sento risuonare nell'aria.
Voglio conoscerti, senza quella stupida condizione, voglio vivere con te giorno per giorno e voglio assolutamente farti innamorare di me!
Scivolo sul materasso avvicinandomi a lui, lentamente, senza svegliarlo e appoggio la testa tra l'incavo del collo e la spalla. Respiro a fondo il suo profumo e arrossisco subito quando vedo le sue labbra schiudersi a pochi centimetri delle mie. Sorprendendomi, il suo braccio si posa sul mio fianco stringendomi a lui ed io allora stringo la sua maglietta tra le dita mordendomi il labbro nervosa. Sento il cuore battere forsennato per la sua vicinanza e credo che lo riesca a sentire anche lui mentre dorme. Sul suo viso compare un leggero sorriso e subito anche la presa su di me aumenta delicata. Felice mi accoccolo meglio accanto al suo petto e chiudo gli occhi consapevole del giorno di luce che mi aspetta.
Oh, Edward...

Dammi questa possibilità, ti prego Bella! Ricominciamo tutto da capo, dammi questa possibilità!
Io e lui. Io ed Edward. Noi, stesi uno accanto all'altro sotto le coperte del letto nel gazebo in giardino. Noi, insieme dopo la sua confessione e il mio consenso. Noi, dopo l'inizio di qualcosa o la fine del passato. Noi, noi e solo noi.
E' un sì? ...Esclusivamente tuo, come tu sei mia.
Prima credevo che solo gli stupidi potevano farsi incantare e fregare da questo stupido sentimento, dall'amore. Ora invece mi sento una stupida per averlo pensato.

****************

A volte è veramente difficile distinguere la realtà dalla fantasia, come se queste potessero sul serio confondersi tra loro. Quelle volte però sono le stesse che ti fanno capire che la vita non è un sogno, che ti piaccia o meno, quello che stai affrontando purtroppo è reale. Anche se quello che stai affrontando è una strana situazione, come lo è la mia.
Edward. Ecco, lui è la mia strana situazione. Molto strana, ma anche bella. Diciamo che non ha un nome preciso, anzi non so neppure io cosa sia, ma credo che si avvicini di più al nominativo“profondo legame” che ad altro. Un profondo legame legato da qualcosa di indissolubile. Ormai il bisogno impellente che ho di lui è evidente a tutti, se non altro siamo diventati i bersagli preferiti di Emmet per le sue stupide battutine da quattro soldi. Quando inizia non si ferma più e neppure le minacce di Edward servono a qualcosa. Ma per fortuna c'è Rose che per qualche strano motivo arriva sempre in nostro o meglio in mio -visto che sono sempre e solo io quella maggiormente presa di mira- e riesce in un modo o nell'altro a placare l'orso. La maggior parte delle volte lo minaccia di restare in bianco per settimane, ma questo è solo un piccolo particolare.
Comunque devo ammettere che a parte questo la settimana è passata veloce, tra una cosa e l'altra non ho avuto nemmeno il tempo per respirare. Fra due giorni è Halloween ed Alice ha rotto a tutti le scatole per dare una “innovatissima e superscicchissima festa” a detta sua. A detta mia invece una tortura! Per due giorni di seguito è voluta andare a Seattle per comprare i vestiti per la festa e il resto della settimana sono stata obbligata, quasi minacciata, a darle una mano per preparare tutto il resto. In poche parole mi è toccato fare gli ordini del cibo e degli addobbi, prenotare il magazzino per la sera -per non parlare poi di tutti i problemi che ne sono scaturiti- e ciliegina sulla torta sono stata anche quella che ha dovuto passare un pomeriggio\sera a sistemare il disordine madornale che c'era in quel magazzino per poi mettere tutti gli addobbi e il resto. La nota positiva di tutto questo è che con me c'era sempre Edward. Era con me al centro commerciale, era con me quando sono dovuta andare a prenotare la roba ed era con me anche quando sono rimasta tutto il giorno in quel puzzolente e sporco magazzino.
Da quella sera, quella in cui lui mi ha confessato che crede di essersi innamorato di me e la stessa in cui io ho acconsentito a fare questa pazzia, siamo sempre insieme. Sempre, tranne quando la perfida nana mi sequestra in camera sua per ore intere. In questi giorni comunque abbiamo cercato di conoscerci meglio, di approfondire le conoscenze superficiali che avevano l'uno dell'altro e di comportarci da persone normali. Senza condizione, senza regole e senza strani comportamenti. Solo noi.
Da quella sera poi non ci siamo più baciati, nemmeno uno sfioramento leggero. Nada! Nothing! Niente! Il massimo di contatto che abbiamo avuto sono stati qualche raro abbraccio quando eravamo da soli, ma sopratutto eravamo continuamente mano nella mano. Praticamente ogni volta che ci trovavamo insieme anche con altri, lui non perdeva mai occasione di starmi accanto e di nascosto di stringermi la mano. Naturalmente io non mi tiravo indietro e rispondevo sempre alla presa anche se un po' imbarazzata. Infondo per me questo è tutto nuovo.
In questa settimana abbiamo parlato molto, di noi, del nostro passato anche se con un po' di fatica, del nostro futuro e di quello che vorremo fare, di quello che ci piace e sopratutto del nostro presente. Credo di non aver mai passato così tanto tempo con qualcuno a parlare di me in tutta la mia vita.
Dentro sento di averlo sempre avuto al mio fianco, anche se comunque ci sono sempre quei momenti in cui mi sembra di stare su due pianeti diversi, dall'altra parte dell'universo. È normale insomma, questa è sempre la realtà non una stupida storia delle favole che finisce con il “felici e contenti”. Bisogna sapersi accontentare di quello che si ha e per ora a me basta.
Sposto lo sguardo oltre la finestra accanto a me e mi soffermo sulle nubi che oscurano il cielo. Davvero deprimente. Sbuffo e torno a guardare l'orario dal telefono: 11.47. Per fortuna manca poco al suono della campana e finalmente potrò rivedere Edward a mensa. Non lo vedo da... 2 ore e 47 o no, 48 minuti.
Davvero patetica!
Mi alzo in piedi e come attratta da qualcosa i miei occhi ricadono fuori dal vetro degli spogliatoi delle ragazze. Il vento soffia leggero, muove le foglie colorate di giallo o arancio per via della stagione e un fischio lento si espande nell'aria. Scuoto la testa e mi porto una mano davanti agli occhi. Che brutta sensazione. Do le spalle alle finestre e mi avvio verso la porta. Esco fuori e noto che ancora i corridoi sono vuoti dalla presenza degli studenti. Sospiro e cammino lentamente affiancata dalla sfilza degli armadietti blu presenti, fino ad appoggiarmi con la schiena ad uno di questi. Chiudo gli occhi e...
DRIIIN!
Subito il silenzio viene sostituito dal rumore assordante dei ragazzi. Un ronzio davvero fastidioso.
<<Bella! Ti stavo venendo a prendere>>. Apro gli occhi e come di consueto vengo travolta da una forza smeralda.
<<Ora non ce né più bisogno>>. Sorrido e lui fa lo stesso.
<<Hai saltato la lezione>>. Mi mordo la lingua colpita nel segno e faccio una faccia stupita.
<<Perché dici così? Io sono una brava ragazza!>>. Dico ridendo. Mi prende la mano nella sua e l'accarezza delicatamente. Subito il mio cuore perde un battito e le guance diventano rosse come un pomodoro.
<<Bella>>. Dice ammonendomi. Si avvicina di più a me appoggiandosi anche lui contro gli armadietti.
<<Ok, va bene. Ho saltato la lezione, ma sono giustificata: c'era matematica!>>. Edward ride sapendo che io odio matematica. Glielo ripetuto più volte in questa settimana.
<<Allora posso capire, ma comunque potevi chiamarmi o mandarmi un messaggio e ti avrei fatto compagnia>>. Nei suoi occhi scorgo un velo di tristezza, è deluso.
<<Dovevo pensare>>. Il mio sguardo si incupisce leggermente e lui subito lo nota. Stringe la presa sulla mia mano e con l'altra circonda il mio busto.
<<E' per Jason>>. Non è una domanda e la sicurezza delle sue parole mi fanno sussultare. Lo guardo negli occhi e non riesco a mentirgli. Annuisco.
<<Perché non gli parli? Sai che ora come ora lui non farà mai il primo passo>>. Stringo tra le dita la sua felpa e poi sospiro.
<<Lo so, ma non ci riesco>>. Non riesco a guardare negli occhi il mio fratellino e parlargli di tutto. Non riesco a parlargli di quello, non ci riesco.
<<Bella, ci sono io con te>>. Alzo il viso e piano mi avvicino al suo.
<<Lo so>>. Sussurro a pochi centimetri delle sue labbra e poi subito dopo mi allontano da lui dandogli le spalle. Prendo qualche secondo per costruire una maschera sul mio viso e poi mi giro verso di lui con il sorriso.
<<Dai, andiamo! Ho una fame!>. Bugia, bugia e bugia. Lui questo lo sa meglio di me.
<<Va bene>>. Si avvicina e mi prende per mano sorridendo. Io stringo forte la sua e cerco di mantenere sempre quell'aria felice sapendo, però, che lui ha capito tutto. Per Edwrad è così semplice capirmi, a volte mi mette paura.
Mi guardo intorno e noto che ormai nei corridoio ci siamo solo noi due e qualche altro ragazzo. Allora per evitare di rimanere completamente soli lo trascino velocemente verso la mensa, finché non ci troviamo al suo interno. Ignorando come sempre, da una settimana ormai, gli sguardi insistenti degli studenti andiamo a sederci al nostro solito tavolo. Il solito dei Cullen e degli Hale, ora anche degli Swan. Tiro un sospiro di sollievo quando vedo che Jason non c'è e subito dopo però mi do della codarda mentalmente. Ormai le cose stanno degenerando sempre di più.
<<Guarda, guarda! Sempre in ritardo voi due, cos'è vi siete fermati a studiare la riproduzione sessuale dell'uomo?>>. Mi sembrava strano di non aver ancora sentito una battutina di pessimo gusto di Emmet. Ci mancava per completare la splendida giornata.
<<Non hai di meglio da fare?>>. Risponde Edward seccato sedendosi su una delle due sedie rimaste libere al tavolo. Io mi siedo affianco a lui e ad Alice.
<<Sì Emmet, non hai di meglio da fare?>>. Ripete la frase Rose facendo una faccia inquietante, molto inquietante.
<<Uffa, adesso non ci si può più divertire a sto mondo!>>. Sorrido esasperata dalla faccia buffa che mette su Em e poi vengo chiamata da Alice.
<<Bella vado a prendere da mangiare, il solito?>>. Mi chiede Edward e io annuisco. Il solito equivale ad un pezzo di pizza margherita con un insalata confezionata ed una bottiglietta d'acqua. Il solito.
<<Bella? Bella, ma mi stai ascoltando?!>>. Alice infastidita mi chiama e allora torno a voltarmi verso di lei.
<<Scusa, ma Edward mi aveva chiesto una cosa>>. Dico colpevole. Lei sbuffa e poi borbotta qualcosa tra sé e sé del tipo: “Sempre ad Edward sta a pensare questa!”
<<Ok, va bene, ma ora ascoltami!>>. E poi parte in quarta elencandomi tutte le cose che devo fare oggi per finire i preparativi per la festa. Naturalmente annuisco senza ascoltare sul serio quello che dice e cerco in qualche modo di sembrare presa dalla conversazione. Dio, cosa si fa per le amiche!
Alzo lo sguardo verso il tavolo e cerco in tutta la mensa segni di mio fratello. Quando lo trovo rimango profondamente delusa nel vederlo sereno e spensierato scherzare con i suoi amici. Cavolo, in questi giorni il nostra rapporto è peggiorato ancora di più e se non cerco in qualche modo di aggiustare la cosa credo che non riusciremo più ad essere come prima.
Da quando è venuto a sapere di quello che mi è successo all'orfanotrofio non si da pace. Alice e gli altri ragazzi mi hanno detto che i primi giorni stava malissimo e non riusciva a realizzare la cosa. Ora, invece, mi ignora e mi evita. Non mi guarda mai negli occhi, quando cerco di avvicinarmi lui se ne va via con una stupida scusa ed addirittura in queste ultime sere non l'ho mai visto a casa. Esme e Carlisle sono molto preoccupati, ma pure loro non sanno cosa fare e come comportarsi, sia con lui e che con me.
Per un secondo i nostri sguardi si incrociano, ma basta poco che J. torna subito verso i suoi amici ed io rimango come una scema a guardarlo sperando di poter sistemare tutto. Non ne sono molto convinta però.
<<Bella hai capito? Bella? BELLA!>>. Di scatto ritorno verso Alice e solo dal mio sguardo lei capisce tutto.
<<Non mi hai ascoltato>>. Sospira e torna al suo pranzo per poi girarsi verso Jasper e fare “pucci pucci” con lui come se non fosse successo niente.
<<Eccomi>>. Mi volto verso Edward e subito il sorriso torna sulle mie labbra nel vedere il vassoio colmo da cima a fondo. Il solito esagerato!
<<Non dovevi prendere il solito?>>. Gli chiedo ridendo e sbuffando allo stesso tempo. Non crederà mica che io mangi tutta quella roba?!
<<Stamattina non hai fatto colazione e quindi ora il solito non basta!>>. Dice lui pizzicandomi lievemente con le dita il naso.
<<Io tutta quella roba non la mangio!>>. Dico subito. Cavolo, il mio povero stomaco non potrebbe mai, in nessun dei 12 mondi paralleli (quelli del programma “My life as Liz”), sopportare un immersione di tutto quel cibo!
<<Beh, se vuoi posso darti una mano io!>>. Salta su Emmet facendo la faccina da cucciolo bastonato. Rose lo fulmina con lo sguardo e poi dopo uno scappellotto lo rimette in riga. Io rido alla scena e poi lancio ad Em uno dei 4 pezzi di pizza nel piatto. Lui sorrido estasiato come un bimbo alla vigilia di Natale e la sua cara fidanzata scuote il capo esasperata. Povera!
<<Bene, ora che hai sfamato il cane, mangia!>>. Mi ordina Edward. Io di risposta gli faccio una linguaccia e poi prendo mal volentieri un altro pezzo di pizza in mano.
Tutto procede normalmente, riesco a finire di mangiare senza morire di nausea da troppo cibo e convinco Emmet a prendersela per le sue battutine scadenti con Jasper che si è dimenticato che oggi è il “baciversario”, ovvero il giorno in cui lui si è sacrificato baciando per la prima volta la nana malefica. Cavolo, che coraggio! Non c'è bisogno di dire la reazione di Alice che, oltre ad avere fatto una scenata degna di una diva di Hollywood, è pure tornata dopo dal suo Jazzino implorandogli perdono. Una scena abbastanza comica!
<<Ciao Edward>>. Una voce stridula e petulante che assomiglia tanto a un grido di un oca distrugge questo attimo di pace.
<<Tanya>>. Risponde lui educato, anche troppo.
<<Swan>>. Dice rivolta a me con disgusto. Mi giro verso la figura immonde e sospiro pesantemente. Ci mancava solo lei ora!
<<DAnali>>. Ghigno soddisfatta quando vedo le sue labbra corrucciarsi al sentire il soprannome. Faccio per tornare a dargli le spalle, la sua sola vista mi crea un mal di testa atroce, ma l'oca mi blocca firmando la sua condanna.
<<Cosa cazzo vuoi?!>>. Sbotto arrabbiata. Cavolo, voglio solo mangiare in pace! Già devo sopportare la sua vista ogni giorno, ora devo pure parlarci?! Manco morta!
<<Devo parlarti, è importante>>. Rimango qualche secondo indecisa se alzarmi o no. Mi volto verso Edward ed i suoi occhi solo lo specchio dei miei. Entrambi non abbiamo idea di quello che passa per la testa dell'oca, anche se il tono con cui mi ha risposto non mi presagisce nulla di buono.
<<Va bene>>. Mi alzo lasciando tutti a bocca aperta e quando mi guardo intorno noto che pure gli altri studenti stavano seguendo la scena. Infondo è veramente un fatto straordinario l'evento che Tanya, alias super oca siliconata, venga a parlare con la squilibrata della scuola, ovvero me. La gente in questo buco di paese non ha proprio un cazzo da fare!
Seguo Tanya dietro di lei senza fare domande su dove mi sta portando o su cosa voglia dirmi di così importante. Dopo essere uscite dalla mensa camminiamo lungo i corridoi fino ad arrivare davanti ad aula vuota. Mi fa segno di entrare dentro e, dopo averlo fatto, lei mi segue sculettando sui suoi tacchi alti e chiudendosi la porta alle spalle con un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Ora mi preoccupo.

*****************

Due giorni dopo...
<<Bene, Isa noi siamo pronte, tu a che punto sei con il vestito?>>. Chiamata da Alice esco dalla cabina armadio imbarazzata e rossa in viso.
<<Sei bellissima>>. Ma... <<E quelli cosa sono?!>>. Esclama schifata pochi secondi dopo.
Io abbasso il capo, guardo le bellissime scarpe che indosso e poi rispondo con fare ovvio: <<Anfibi>>. A sentire il nome il viso della nana e pure quello di Rose, che era entrata proprio per via delle urla della pazza, si contraggono in smorfie di disgusto totale. (Link vestito Bella → http://www.polyvore.com/bella_witch/set?id=25450030)
<<E le scarpe che ti ho preparato?>>. Mi chiede poi riprendendo il controllo di parte del viso.
<<Quelle cose?! Oh, no Alice, tu hai scelto il vestito e io scelgo le scarpe!>>. Cavolo, quella pazza nana voleva che mettessi dei tacchi, io che avevo un equilibrio quasi inesistente! No, no e doppio no!
In risposta, lei mi guarda furente ed, ignorandomi, mi sorpassa entrando dentro la cabina armadio per poi uscire con quelle cose, i tacchi!
<<Adesso tu ti metti questi tacchi e non fai storie! Non hai mai avuto la possibilità di scegliere, o ti metti questi o ti metti questi! Scegli!>>. E sorride maligna come solo lei sa fare. Cavolo, mi verrebbe da strapparle i capelli, ma non ci riesco. Sono diventata troppo buona! Doppio cavolo!
Soddisfatta della mia sconfitta mi porge le scarpe che io prendo mal volentieri, per metterle vado a sedere sul letto. Mentre mi slaccio gli anfibi, Rose si pianta davanti allo specchio dell'armadio ed Alice si siede sulla sedia della scrivania che nelle ore precedenti era diventata il “tavolo della tortura”.
<<Isa, volevo chiederti una cosa... Sì, insomma, volevo chiederti se posso chiamarti anche io Bella>>. Come scottata alzo il viso verso di lei che tiene lo sguardo fisso sul pavimento. Alice in certi momenti sarà anche più forte e determinata di me, ma dentro è fragile e vulnerabile come qualunque altro essere umano.
<<Vorresti chiamarmi Bella...>>. Ripeto. Intanto sento i passi di Rosalie avvicinarsi, per un secondo, incrocio il suo sguardo. Come colpita da un fulmine a ciel sereno mi torna in mente la nostra discussione avuta una settimana fa e mi viene da pensare. Per qualche minuto il silenzio fa da padrone e alla fine Alice, credendo che la mia risposta sia un “no”, si alza e con un sorriso tirato tira fuori la prima scusa che le viene in mente. Mi alzo in piedi di scatto e la fermo.
<<Sì, puoi chiamarmi così, puoi chiamarmi Bella>>. Dico. Non so come possa essere uscito il mio tono di voce. L'idea era quello di essere fermo e deciso, ma credo che invece sia stato più incerto e timoroso.
<<Davvero?>>. Mi chiede lei per conferma. Io annuisco e subito la nana si butta tra le mie braccia. All'inizio non ricambio l'abbraccio, ma poi sotto lo sguardo minaccioso di Rosalie circondo il piccolo corpicino della mia amica e la stringo a me. Rose sorride.
<<Grazie>>. Sciolgo la presa tornando a sedermi sul letto e con un'alzata di spalle rispondo ad Alice. Per un po' Rose e lei si perdono a parlare di cose futili, di moda e vestiti e poi della festa. Alla fine però casualmente tirano in ballo Edward ed allora mi irrigidisco. Loro lo notano ed Alice cerca in qualche modo, anche se un po' impacciata, di cambiare discorso.
<<No, anche io voglio sapere perché da due giorni, da quando hai parlato con Tanya ti comporti in modo strano con mio fratello. Perché Bella?>>. Il permesso di chiamarmi così non era rivolto anche a te, Rosalie!
Non rispondo sfidandola con lo sguardo.
<<Rosa, dai...>>. Cerca di smorzare la situazione Ali, ma la blocco.
<<Se Rosa ha qualcosa da dirmi può benissimo farlo!>>. Dico dura alzandomi nuovamente in piedi per fronteggiare alla pari la bionda.
<<A quindi posso farlo? Mi dai il tuo permesso piccolina? Guarda che non me ne faccio un bel niente, ti avrei detto lo stesso quello che pensavo>>. Risponde lei di rimando.
<<E' proprio per questo che te l'ho dato>>. Alice si avvicina pure e cerca di separarci, ma entrambe le ringhiamo contro e allora lei torna a sedersi.
<<Allora?>>. Chiede impaziente Rose.
<<Se dirai a qualcuno, anche solo alle tue sciocche amichette, quello che ci siamo dette non avrai una seconda possibilità>>. Sussurra sicura e decisa nascondendo dietro un velo di spudorata cattiveria.
<<Bella?!>>. Mi richiama Rosalie per attirare la mia attenzione.
<<Io.. Io..>>. Cerco di dire.
<<Cos'è, non puoi dircelo?!>>. Dice lei seccata. Colpita dalle sue parole alzo lo sguardo nei suoi occhi pentendomene all'istante.
<<Ricordati sempre: un passo falso e questo sarà visto da tutti, compreso il tuo caro Edward!>>. E ride. Si avvicina a me sovrastandomi sui suoi tacco 12 e mostrandomi in una mano il cd. Il primo istinto sarebbe quello di strapparglielo dalle mani, no cd no problem! Ma subito mi ricredo. Tanya sarà anche un'oca, ma non è così stupida da averne solo una copia. Sicuramente ne ha un'altra al sicuro.
<<No>>. Rispondo secca. Non posso dirle le verità o potrei distruggere tutto. Abbasso lo sguardo verso il pavimento e mi torturo il labbro inferiore con i denti.
<<Cosa vuol dire “no”?!>>. Chiede lei cominciando a capire che nascondo qualcosa. Mi giro di spalle per sfuggire ai suoi occhi e cammino nervosa avanti e indietro per la stanza.
<<No, vuol dire no>>. Torno dentro la cabina armadio e rovisto agitata in mezzo alla montagna di vestiti per terra.
<<Bella? Bella!>>. Mi chiama lei preoccupata e poi mi segue arrivandomi alle spalle.
<<Ho qui una sorpresa per te cara Swan!>>. Sorride consapevole di qualcosa a cui io sono all'oscuro.
<<Cosa?>>. Chiedo sentendo poi la mia voce tremare leggermente.
<<Ahah, povera non ti immagini nemmeno quello che questo -e alza un cd nella mano- potrà causare, non lo immagini nemmeno!>>. Dice ridendo.
<<Cos'è?>>. Chiedo ancora più preoccupata. Sicuramente non è niente di buono.
<<Un video>>. E, a quel punto, gelo all'istante.
Chiudo gli occhi.

Come siamo stupidi, tutti inclusi. Basta poco per farci capitolare ai piedi degli altri, bastano poche parole che ci convinciamo del falso e basta anche solo uno sguardo per farci credere di aver sbagliato. Dei veri stupidi umani.
<<Alice sei sicura che lui c'è?>>. Chiedo per la millesima volta alla bellissima mummia al mio fianco. (Link vestito Alice → http://www.polyvore.com/cgi/set?id=24496240&.locale=it)
<<Bella, come ti ho già detto, lui c'è! L'hanno trascinato i ragazzi con la forza!>>. Un sorriso triste mi appare sul viso. Se non fosse per la mia insicurezza del cazzo ora non dovrei cercarlo a destra e manca per tutta la sala. Che rottura!
<<Tranquilla, quando vi vedrete tutto si risolverà per il meglio>>. Dice Rosalie sorprendendomi ancora di più. Annuisco e torno a guardare la sala piena di gente in cerca di Edward.
<<Oh, guarda! Ho appena avvistato il mio Jazz! Scusatemi, ma ora vi devo lasciare!>>. Dice tutta emozionata Alice. Si porta la maschera in pizzo nero sul viso allacciandola e poi cammina sensuale verso il suo ragazzo che appena la vede rimane completamente imbambolato. Eh, sì. Alice con quel vestito da mummia è veramente bellissima! Ma pure Jasper fa la sua figura, travestito da fantasma con un elegante pantalone bianco come anche la giacca, non è di certo da buttare. Pure lui, come la sua ragazza e come chiunque altro in questa sala, indossa una maschera, precisamente bianca. Se non altro il tema della festa era: “Un Halloween elegantissimo come ad un gala e nascosto da una maschera”. Questo era quello che c'era scritto sugli inviti e questo è quello che è.
<<Anche io ho trovato Emmet, in bocca al lupo Bella>>. Dice Rose infilandosi la sua maschera e poi se ne va via lasciandomi da sola al bancone degli alcolici. Mannaggia a te sposa cadavere! (Link vestito Rosalie → http://www.polyvore.com/cgi/set?id=24496741&.locale=it). La guardo avvicinarsi al fidanzato travestito con un bellissimo e stracciato completo nero, poi gli alza la maschera verde scuro dagli occhi e le loro bocche si incontrano in un bacio pieno di passione e amore. Distolgo lo sguardo e ordino al barista, alias lupo mannaro, un bicchiere di qualsiasi cosa, ma che sia forte. Lui mi guarda abbastanza stralunato, ma poi, dopo una mia occhiata, fa quello che gli ho chiesto. Intanto mi giro dall'altra parte e mi abbasso la maschera sul viso. Non ho voglia di scocciatori ora.
<<Ecco a lei>>. Faccio un cenno veloce di ringraziamento verso il barista e poi prendo il mio cocktail assaporandolo lentamente.
<<Uno anche a me di quello che ha preso la signorina>>. Mi volto verso la voce della persona seduta accanto a me e rimango totalmente senza parole quando mi rendo conto che è Edward. Il cuore mi batte a mille e sono indecisa se parlargli o no. Ho paura, tremendamente paura. Allora l'osservo di nascosto bere il suo drink senza farmi notare. Con fare stanco si porta la mano tra i capelli scompigliandoli e con l'altra tiene la maschera nera. Deglutisco a fatica e per lo sforzo mi va pure di traverso un sorso. Cerco di trattenere la tosse, ma attiro comunque la sua attenzione e spero che non mi riconosca. Lui mi guarda attentamente, ma poi scuote la testa come per scacciare un pensiero e io sospiro. Passano qualche minuto e quando lo vedo ridare il bicchiere al barista il terrore mi assale. Non voglio che se ne vada, non voglio!
<<Ehi, Edward! Cosa ci fai tutto solo soletto? Per caso lei non è venuta?>>. E ride. Mi bastano due secondi per capire chi sia la ragazza travestita da diavolo che ora si sta strusciando addosso ad Edward: Tanya. (Link vestito Tanya → http://www.polyvore.com/cgi/set?id=24516499&.locale=it). Porta le sue luride mani sul petto di Edward e si sporge in avanti mettendo in bella mostra le sue grazie strette nel suo vestitino molto ino cercando di baciarlo. Per fortuna e per la mia sanità mentale lui si sposta e l'allontana da se guardandola con disprezzo.
<<No, Tanya>>. Lei lo guarda furente e cerca ancora di avvicinarsi, ma lui nuovamente la blocca. Soddisfatta di quello che ho visto torno a voltarmi dando loro le spalle. Io mi fido di Edward.
Dopo aver finito il mio drink scendo dallo sgabello e mi allontano dal bancone girandomi comunque verso di lui quando gli passo accanto. I nostri occhi si incontrano nuovamente e un sorriso sfiora le mie labbra. I suoi occhi luccicano e per qualche secondo sembra come se si fondessero con i miei. Finalmente una luce sembra accendersi nella sua testolina e sposta malamente l'oca giuliva per seguirmi. Io mi inoltro nascondendomi in mezzo alla folla, fino ad arrivare al centro della pista da ballo. Mi guardo intorno spaesata, ma poi vedo vicino, tra tutti gli altri, i suoi capelli e allora mi tranquillizzo. Comincio a ballare seguendo il ritmo della musica e chiudo gli occhi per non pensare a niente.
<<Ti ho presa!>>. Un sussurro che riesce però a scaturirmi mille brividi lungo la schiena. Mi volto e mi ritrovo a pochi centimetri da lui. Rimango sorpresa del fatto che indossa la maschera e allora decido di giocare ancora un po'. So che devo farmi perdonare, ma ora non sono ancora pronta.
<<Ci conosciamo mio bel vampiro?>>. Intanto con lo sguardo analizzo ogni dettagli di lui. Indossa un bellissimo completo nero con una camicia grigio scuro aperta per i primi tre bottoni. Meraviglioso.
Mi mordo le labbra quando lo vedo avvicinarmi sempre di più, quasi a toccarmi e sento il suo respiro scontrarsi contro la mia pelle. Alzo lo sguardo dalla sua bocca troppo invitante, per sprofondare nei suoi occhi.
<<Credo di sì, mia dolce strega>>. Mi prende il mento tra le dita e lo alza verso di lui. Io appoggio le mie mani sul suo petto marmoreo e per un secondo chiudo gli occhi colpita dalla potenza delle sensazioni che provo.
<<Sei bellissima>>. Apro di scatto gli occhi in tempo per vederlo distruggere la distanza tra le nostre labbra per poi unirsi in un lento bacio, uno di quelli che anche con un semplice sfioramento ti tolgono il fiato. Il nostro primo bacio da una settimana. Il nostro primo bacio del nostro rapporto. Il primo bacio.
<<Scusa>>. Dico una volta tornata a guardarlo negli occhi. Lui con l'altra mano mi circonda il busto e mi stringe di più a se.
<<Non importa>>. Lentamente mi porta una ciocca di capelli sfuggita al controllo dietro l'orecchio e poi lascia scivolare le dita lungo il collo fino ad arrivare alla spalla scoperta. Intanto io non perdo un suo solo movimento rispecchiato nei suoi occhi e mi lecco le labbra quando lo sento giocherellare con la spallina del vestito.
<<Milady mi concede questo ballo?>>. Si allontana da me quel che basta per porgermi la mano. Io lo guardo stralunata ed alzo la mano facendo segno per la musica.
<<Su questa?>>. Chiedo incredula. Lui sorride sghembo ed annuisce.
<<Certo, su Brighter dei Paramore!>>. Sorrido e gli porgo la mano più che volentieri. Lui mi stringe a sé e io porto le mani dietro il suo collo.
E balliamo, balliamo diversamente da tutti, come se la canzone che ci accompagna sia una dolce e lenta melodia. Nascosti dalle nostre maschere e coperti dalla folla ci isoliamo completamente nel nostro piccolo mondo fatto solo di noi e del nostro amore che non vuole essere dichiarato.

POV EDWARD
Chiude gli occhi al tocco delle mie dita che delicate scivolano lente sulla sua pelle, portandosi dietro tutto il fuoco che ci circonda. Prima sulle palpebre, poi sulla guancia e dopo sull'altra, ancora sulle palpebre per poi scendere ancora più lentamente verso le sue labbra.
<<Siamo scappati>>. Sussurra per rompere questo silenzio troppo impregnato dei nostri sospiri.
<<Alice si arrabbierà molto allora>>. Ride e apre gli occhi. Non ho mai visto degli occhi più belli di questi ed ora sono tutti miei. Solo miei.
<<Ci faremo perdonare>>. Ferma la mia mano che si stava dirigendo ancora verso le sue labbra, intreccia le sue dita alle mie e si alza a sedere affianco a me.
<<Dobbiamo parlare>>. Dice senza guardarmi negli occhi. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, lei non lascia mai niente in sospeso.
<<Va bene>>. Non dico nient'altro lasciandole così la possibilità di pensare.
<<Perché non mi chiedi niente dell'altro giorno?>>. Chiede nervosa. Mi porto una mano tra i capelli e sospiro agitato.
<<Vuoi che te lo chieda?>>. Mi guarda sconcertata. Probabilmente non è la risposta più giusta, ma la situazione è troppo tesa.
<<Cosa..? Sì, sì!>>. Risponde affrettata. Prendo fiato e poi torno a specchiarmi in quel mare di cioccolata.
<<Perché mi hai evitato negli ultimi due giorni?>>. Domando dopo qualche secondo di silenzio.
<<Non vuoi sapere cosa mi ha detto Tanya?>>. Chiede quasi urlando scioccata. Faccio un sorriso tirato e rafforzo la presa su di lei. Lei non immagina nemmeno quanto desidero sapere ogni cosa, ma non posso essere egoista. Non posso obbligarla.
<<Io mi fido di te>>. E' la verità e anche se muoio dalla curiosità non posso sforzarla a parlare.
<<Edward...>>. Cerca di dire, ma la fermo.
<<Se vuoi parlarmene a me va bene, ma ti ripeto: io mi fido di te>>. Prendo un respiro. <<Ma so anche che non me lo dirai. Almeno non ora, vero?>>. Dico consapevole. Il suo sguardo è la risposta affermativa alla mia domanda. <<Io mi fido di te>>. Dico più per convincere me stesso che altri. Ma chi voglio prendere in giro?! Io sono un uomo e questo silenzio mi sta uccidendo!
<<Io, non posso>>. Sussurra lei. Chiudo gli occhi per non essere costretto a vedere tutto il dolore contenuto in quegli occhi cioccolata di lei e mi porto una mano tra i capelli.
<<Dimmi almeno che non ti ha fatto del male>>. Dico riferendomi a Tanya. Dio, comincia ad odiarla quell'oca. Mi odio anche per aver pensato in passato che cadere tra le sue braccia fosse la miglior cosa per me. Un vero idiota!
<<No, ma potrei farne a te e non voglio>>. Ora la guardo e sento che le sue parole sono vere. La parte masochista di me vorrebbe sapere cosa cavolo è successo quando Tanya e Bella sono andate via dalla mensa per “parlare”e sopratutto vorrei sapere cosa cazzo si sono dette!
<<Se lei ha osato->>. Ma quando Bella capisce cosa intendo mi ferma. <<No, tranquillo no>>. Si avvicina e accarezza lentamente la mia guancia depositandone poi un bacio leggero. Sorride e non posso non fissare intensamente le sue labbra. Sposto lo sguardo nei suoi occhi e vedo che pure lei è occupata ad assaporare mentalmente le mie. Sorrido sghembo facendola subito avvampare imbarazzata e senza aspettare altro tempo inutile annullo quell'insignificante distanza unendo, come deve essere, le nostre bocche in una danza vecchia come il mondo. Subito il bacio dal semplice tocco a stampo diventa più passionale e bisognoso. Le nostre lingue non riescono a separarsi del contatto ed anche le nostre mani vanno alla ricerca di una parte di corpo dell'altro ancora da esplorare. Non riuscendo più a resistere nel sentire Bella così lontana, l'attiro verso di me, poi prendendola per il bacino l'alzo e la faccio sedere sopra le mie gambe. Per qualche secondo ci stacchiamo e rimaniamo così, con le fronti appoggiate l'una sull'altra, con il solo suono del battito dei nostri cuori e con una strana sensazione crescere nel petto.
Apro gli occhi e la guardo. Porto lentamente due dita sul suo viso e segno il contorno dello zigomo fino alle labbra. Lei sorride e accarezza i miei capelli come fa una mamma con il proprio figlio.
<<Sei uno stronzo>>. La sento sussurrare. Io di rimando sorrido divertito e chiudo gli occhi godendomi questo momento di pace.
<<E perché mai io sarei uno stronzo?>>. Le chiedo lasciandola fare. Le carezze ai miei capelli cessano e preoccupato torno a guardarla negli occhi.
<<Sei uno stronzo. Sei uno stronzo, perché mi hai condannato ad una vita dipendente della tua presenza. Sei uno stronzo, perché basta solo un tuo stupido sguardo che il cuore mi batte a mille e sento le fatidiche “farfalle nello stomaco”. Sei uno stronzo, perché... Sei uno stronzo, perché mi hai cambiato, hai stravolto tutto, ma sopratutto hai segnato il mio cuore>>. Sorrido come un ebete sentendo le sue parole. Credevo che non l'avrebbe mai ammesso, ma invece... Bella è troppo orgogliosa per mostrarsi debole, ma quello che devo ancora capire è che l'amore non è un segno di debolezza, ma di coraggio e determinazione a buttarsi nel vuoto senza un paracadute. E lei è più che coraggiosa!
<<Ti odio>>. Ora sorrido sghembo, quel sorriso che ogni volta le fa perdere la ragione.
<<Lo so>>. Ancora mi avvicino per intrappolare in un vortice di passione le sue labbra. Lei ovviamente non si tira indietro, anzi sento il suo corpo sempre più vicino al mio. Mi morde il labbro inferiore sensuale e poi ci passa sopra la lingua che viene subito ricondotta dentro la mia bocca. Piano si muove sopra di me facendomi perdere completamente il controllo, tanto che dopo qualche secondo la devo allontanare da me.
<<Be-lla>>. Dico con il fiatone. Lei mi guarda non capendo, ma appena i miei occhi cadono sulla sua figura illuminata da qualche raggio di luna, quando i miei occhi sprofondano dentro i suoi cioccolato e quando la vedo mordersi il labbro inferiore timida, non riesco a trattenermi e purtroppo il mio membro si sveglia in tutta la sua potenza e virilità segnalando la sua presenta proprio sotto il sedere di Bella. All'inizio rimane abbastanza sorpresa e le sue guance si colorano di un tenero rosso che la rende ancora più meravigliosa, poi però uno strano luccichio le illumina gli occhi. Con estrema lentezza fa scendere le sue mani lungo il mio petto per poi sfiorare, casualmente, i pantaloni appena sopra al mio sesso duro ed eretto. Trattengo il respiro al tocco leggero delle sue dita e subito dopo la fermo.
<<Bella, non voglio che tu... Non deve succ... Non provocarmi>>. Sussurro roco ed eccitato. Intanto lei però mi guarda sempre con quel suo sorrisetto malizioso sulle labbra e questo non mi aiuta di certo a mettere a cuccia Junior (purtroppo tutti gli uomini affibbiano un nome al loro arsenale).
<<Non vuoi che io faccia così...?>>. E si muove dondolandosi lentamente in senso circolare con il bacino sopra al mio amichetto ormai stremato, provocandomi delle fitte di piacere lungo tutta la schiena.
<<Bel-la, ti prego>>. La supplico ormai senza forza. Non può fare così, non è giusto!
<<Devo farmi perdonare>>. Alle sue parole la mia mente sembra svegliarsi dal letargo di eccitazione in cui era stata sotterrata e le blocco le spalle con le mani.
<<No, non voglio questo. Non voglio che tu ti senta obbligata a fare qualcosa che non vuoi, non dopo tutto quello che hai passato. Io posso resistere, posso aspettare anche per sempre!>>. Lei si merita di più, infondo il sesso non è la cosa più importante. Io voglio lei e questo per ora mi basta.
<<Ma tu, tu hai bisogno di questo. Te ne ho privato già abbastanza, non posso permetterlo ancora>>. Dice lei rattristandosi e buttandosi sulle mie labbra senza darmi il tempo di reagire.
<<No, Bella! No! Io non ho bisogno di tutto questo, io ho bisogno di te e solo esclusivamente di te!>>. Le dico un po' alterato. Come può non capire quello che intendo?!
<<Tu, non...>>. Sussurra lei.
<<Dio, Bella! Perché non capisci che con te è diverso! Voglio che le cose vadano senza fretta, senza obblighi o pretese. Io voglio semplicemente starti accanto e sei poi verrà l'occasione e tu sarai pronta allora succederà, ma fino ad allora mettiti in testa che io non voglio niente di tutto ciò!>>. Le accarezzo delicatamente una guancia e stringo il suo piccolo corpicino al mio petto più forte che posso per farle sentire tutto l'amore che provo.
<<Mi dispiace>>. Mi guarda negli occhi e poi mi lascia un tenero bacio sulla guancia. Io sorrido soddisfatto e contento.
La mia dolce Bella.
Sospiro rilassandomi e poi la vedo alzarsi da me allontanandosi per avvicinarsi al camino. Rimane davanti al fuoco per pochi secondi, poi però fa scendere la lampo del suo vestito lasciandolo scivolare lungo il suo corpo e farlo ricadere sul pavimento. Sono totalmente esterrefatto e la mia mascella credo tocchi il pavimento. Il cuore sembra volermi esplodere nel petto e pure le braccia cedono, costringendomi ad appoggiarmi con i gomiti sul tappeto. Come stregato dalla sua visione i miei occhi studiano, osservano, assaporano ogni singolo centimetro di pelle illuminata dal chiarore della Luna e il tatuaggio che ha sulla schiena contrastante con la pelle lattea evidenza maggiormente il suo corpo sinuoso. Intanto Bella si toglie i tacchi e pure tutti gli accessori come guanti, bracciale e collane appoggiandoli poi sul tavolino affianco al divano. Dopo torna a girarsi verso di me e come se non fosse successo niente viene verso di me mostrandomi in bella vista le sue forme abbastanza pronunciate e coperte da un inutile strato di pizzo rosso. Si siede sporgendosi per baciarmi lievemente e poi si sdraia appoggiando la sua testa sul mio petto.
Ora Junior è totalmente fuori controllo!
<<Non avrai veramente pensato che avrei dormito con addosso il vestito!>>. E ride divertita dell'effetto che mi fa. Ah, sì?! Bene, ora voglio divertirmi anche io!
<<Hai ragione, i vestiti sono troppo scomodi!>>. Allontano Bella quel che basta per sbottonare qualche bottone della camicia e poi sfilarla come se fosse una maglia. Poi slaccio la cintura e con un colpo solo mi tolgo pure i pantaloni rimando in boxer. Come colpo finale lancio i calzini oltre il divano e poi mi giro verso Bella sorridendole.
Come me, Bella è completamente attratta dal mio corpo e non toglie nemmeno per un secondo gli occhi dai miei pettorali. Almeno tutta la fatica in palestra e ad allenamento è servito a qualcosa!
<<Ben-e, ora poss-iamo pure dormire>>. Dice lei totalmente rossa in viso. Io mi sdraio sopra il tappeto coprendomi con la coperta e faccio cenno a lei di avvicinarsi. Lei lo fa anche se un po' titubante e appena i nostri corpi entrano in contatto sento una potentissima scarica elettrica percorrere ogni centimetro del mio cuore. Bella appoggia nuovamente il capo sul mio petto e la stringo a me accarezzandole lentamente la schiena. Percorro con le dita il contorno del ramo di ciliegio e il suo corpo rabbrividisce al tocco.
<<Posso baciarti?>>. Dice dopo qualche secondo di silenzio alzando il viso verso di me. Sorrido nel vedere le sue guanciotte dipingersi di rosso per l'imbarazzo e senza perdere altro tempo l'attiro a me suggellando questo momento con un delicato bacio.
<<Non c'è bisogno di chiederlo>>. Le rispondo io. Intanto lei giocherella con i miei capelli.
<<Meglio e... Posso fare anche questo?>>. Senza darmi il tempo di capire infila la sua lingua dentro la mia bocca e malato assecondo la sua volontà.
<<E questo?>>. Si allontana pochi secondi e poi nuovamente le nostre labbra sono unite in un vortice di emozioni. Si mette totalmente a cavalcioni su di me e poi sento un “click” famigliare arrivare alle mie orecchie. Infatti, il suo reggiseno cade sul mio petto e viene subito buttato via. La fermo.
<<Bella, che stai facendo?!>>. Chiedo esausto. Se continua a fare così. probabilmente la prossima volta non riuscirò a respingerla.
<<Edward, io non ce la faccio!>>. Risponde lei esasperata. Mi concentro a fissarla solamente negli occhi per evitare strane situazioni, tipo la risurrezione di Junior.
<<Io ti voglio>>. Sussurra timida, ma sicura al tempo stesso. Deglutisco a fatica e involontariamente lo sguardo mi cade sul suo seno non esageratamente grande, ma abbastanza per le mie mani, lo stesso seno che ho sfiorato, toccato più di una volta. E Junior rinasce.
<<Bella..>>. Oddio! Mi basterebbe un altro “ti voglio” come quello di prima per farmi venire!
<<Edward, io posso farcela se ci sei tu con me>>. Mi alzo appoggiando la mani sul tappeto per essere all'altezza del suo viso e non dei suoi bellissimi boccioli. <<Io ti voglio, come non ho mai voluto nessuno>>. Stringo le mani a pugno e trattengo un gemito che sarebbe uscito dalle mie labbra con forza.
<<Bella, tu... No..>>. Dico disperato. Sto per cedere e non va bene! <<Bella io farei qualsiasi cosa per te, qualsiasi, ma non voglio fare del semplice sesso con te. Con te è diverso, tutto è completamente diverso>>. Vorrei fare l'amore, ma ancora non riesco ad accettarlo.
<<Allora rendiamolo tale. Edward io voglio portare ad un livello superiore quello che abbiamo>>. Mi dice lei guardandomi fisso negli occhi.
<<Non possiamo fare come tutte le altre persone normali e provare a fare con calma, non c'è fretta Bella>>. Devo convincerla, anche se ora il mio caro amichetto Junior mi sta maledicendo in tutte le lingue del mondo. <<Ti prego, ho bisogno di sentirti vicino, più vicino del solito>>. Devo resistere, devo resistere!
<<Bella...>>. Non ci riesco, non posso dirle di no. O almeno è impossibile farlo quando lei mi guarda in quel modo, da cucciolo bisognoso di coccole. E pensare poi che tipo di coccole vuole!
È inconcepibile quando la mia dea, la mia persecuzione, il mio destino si trova a cavalcioni su di me, o meglio sul mio amichetto, con solo due insignificanti strati di stoffa a dividerci.
È letteralmente imperdonabile il fatto che io le possa dire di no. Sarei proprio uno scemo!
<<Edward..>>. Ripete il mio nome sporgendosi verso di me e incastrando i suoi occhi ai miei.
Prima non mi facevo tutte queste “pippe mentali” da donne su fare sesso o no. Alla prima occasione non perdevo tempo a svoltolare il mio amichetto destra e manca!
Ero proprio malato.
Ora invece è tutto così complicato e difficile, pieno di “se” e di “ma” che mi creano un gran mal di testa. Ho provato più volte ad ignorare la fitta di dolore che provavo quando andavo con altre nel periodo in cui mi ero accorto dell'attrazione per Bella, ci ho provato con tutte le mie forze, ma ho ceduto. Mi sono arreso e alla fine ho lasciato che quella fitta mi avvolgesse completamente impedendomi di fare stupidaggini. Ora l'unica cosa che sento di volere è lei, Bella.
<<No>>. Dico secco. Il suo sguardo si rattrista subito e fa per allontanarsi, ma la fermo circondando il suo corpo con le braccia.
<<No, non avverrà così. Non sarà questa la nostra prima volta. Non è il momento giusto>>. Le dico più dolce.
<<E quando sarà quello giusto allora?!>>. Dice lei leggermente alterata. Mai negare alle donne il sesso, devo ricordarmelo la prossima volta.
<<Lo capirai>>. Dico stavolta con il sorriso sulle lebbra. Piano piano la scena di come possa accadere appare nella mia testa immagine dopo immagine. È così che deve essere, semplice e naturale.
<<Edward>>. Piagnucola come una bimba piccola. La sua faccia è troppo buffa e non riesco a trattenere le risa.
<<Non ridere!>>. Dice lei offesa. Divertito ancora di più la prendo per i fianchi e la porto sotto di me invertendo le posizioni. Lei sdraiata supina ed io in ginocchio sopra di lei, credo che una posizione migliore non ci possa essere. Subito prendo a farle solletico ai fianchi, cercando comunque di non toccare il suo seno fin troppo invitante. Lei ride e cerca in tutti i modi di scacciarmi via, ma purtroppo non ci riesce. Mi supplica e questo stranamente mi eccita all'inverosimile.
<<Basta! Basta, ti prego! Edward!>>. Alla fine mi fermo e mi sporgo verso di lei per appoggiare le nostre fronti. Lei mi guarda negli occhi e subito un tenero rossore compare sul suo viso.
<<Sei bellissima>>. Non mi stancherei mai di ripeterglielo. Lei si copre il viso imbarazzata e io ridendo mi allungo di lato per prendere la mia camicia a terra. Poi gliela porgo.
<<Tieni, sei una tentazione troppo invitante per resisterti>>. Lei si morde il labbro inferiore con i denti e poi alzandosi a sedere si infila la mia camicia. L'aiuto ad allacciare ogni bottone e intanto mi godo la bellissima visuale che ho dei suoi seni. Alla fine sospiro sentendo Junior brontolare dal dolore e poi torniamo a sdraiarci per terra, io con la sua testa appoggiata al mio petto.
<<Mi piace qua>>. Dice Bella. La stringo maggiormente a me e mi godo il profumo che emanano i suoi capelli.
<<E' il nostro rifugio>>. Dico felice.
<<La casa a La Push è il nostro rifugio>>. Sussurra lievemente, tanto che credo che stia parlando più con se stessa che con me.
<<Come il gazebo>>. Mi intrometto io. Mi volto verso di lei e la trovo sorridere.
<<Come il gazebo>>. E poi chiude gli occhi lasciandosi andare completamente al silenzio. Poco dopo la seguo anche io.

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Allora:
Et voilè! Allora ha fatto così schifo il capitolo? Speram di no...
Comunque questa volto ho cercato di mostrare anche, in modo più approfondito, i pensieri di Edward per farvi capire chi tra i due è quello più maturo e deciso ad andare fino in fondo, cioè lui. Bella è ancora abbastanza indecisa se farlo o no, ma un po' alla volta ci sta provando pure lei. Come avete letto purtroppo i guai non sono ancora terminati, anche se questo è un momento di “pace”. Ancora per il prossimo capitolo e forse quello dopo si terrà questa situazione di pausa, poi le cose cominceranno a smuoversi un poco. Credo che a tutti annoi qualcosa di piatto e monotono anche se questa implica dolore sparso ovunque e fuoco lanciato dal cielo. Dai, come prospettiva non è brutta, no? >.<
Bella, cara e dolce Bellina, sfortunatamente essendo un comune essere umano, precisamente una donna, è continuamente torturata dalle solite “pippe mentali” che in questo caso includono il suo rapporto con Edwrad. La prossima volta si capirà meglio quello che intendo, ma comunque già nell'ultima parte del cap potete vedere la sua insicurezza nascere e crescere poco a poco. Come la compatisco. -.-”

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RISPOSTE alle RECENSIONI:

nada650: Grazie mille per le tue parole, vuol dire molto per me sapere che quello che cerco di esprimere arriva chiaro e forte. In verità quello che scrivo non l'ho mai vissuto in prima persona, ma ho cercato il più possibile di immedesimarmi in Bella per capire come possa reagire una persona a tutto questo. Spero che anche in questo capitolo ci sia riuscita, anche se non ne sono del tutto sicura. Grazie ancora, ciao!
luce70: Cavolo, quante cose che hai detto! All'ora parto dall'inizio: in parte hai ragione, per certi versi Rose è un po' troppo scontrosa e protettiva verso la sua famiglia. Probabilmente avrebbe potuto avere un diverso tipo di sentimento verso Bella se fin da subito non fosse stata convinta che la sua presenza avrebbe portato in rovina la sua famiglia. Per “in rovina” intendo che la sua famiglia cercando di aiutare Bella si fa del male, perché come vede giorno dopo giorno la situazione è abbastanza complicata. Ma come hai anche letto grazie a Rosalie Bella è riuscita a capire cose che prima non avrebbe mai immaginato. A volte avere accanto una persona così diretta, senza peli sulla lingua come dici te, è meglio che averne una che invece di arrivare al sodo ci gira intorno e alla fine non ti dice nemmeno la verità. Il problema sia con Jason che con lo psicologo non è ancora finito. Il rapporto poco a poco tra B. e J. si sta disintegrando e se nessuno dei due cerca un modo per rimediare alla situazione si rischia di distruggere tutto definitivamente. Anche in questo capitolo ho voluto inserire un Pov Edward per mostrare come anche lui sia veramente cambiato. Entrambi sono maturati dall'inizio, ma sopratutto lui che, diversamente da prima, è deciso ad avere un rapporto normale. Bella ha ancora dentro di se troppa paura per lasciarsi andare totalmente, ma piano piano ci prova. Grazie ancora, ciao!
anny crazy: Bene, se lo scorso capitolo era dolce allora questo sarà sicuramente un eccesso di zucchero! :D Comunque non posso farci niente, io amo i Paramore e purtroppo voi dovete subirne le conseguenze! Ciao!
oO_Oo: Eh, lo so. Ho la mente un po' contorta, ma come hai detto purtroppo non posso fermarti. Vabbè, vorrà dire che dovrò fare l'estremo sacrificio di accettare più che volentieri i tuoi complimenti. Davvero faticoso! Per la tua felicità i Pov Edward sono solo all'inizio. Adesso mi è presa la mano e non riesco più a fermarmi! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, alla prossima! ;)
isipilly: Sono dell'idea che bisogna sempre esprimere la propria opinione, sia positiva che negativa. Le critiche aiutano molto di più che i soliti complimenti! Grazie per le tue parole, grazie mille anche se tu affermi di non essere molto brava a esprimere quello che pensi. La mia storia non è perfetta, anzi sono convinta del contrario. Spero che in futuro tu possa trovare quei capitoli in grado di emozionarti, ma sta sicura che ci saranno sempre anche quelli che sarebbe meglio buttarli nel cestino. =)
paride: Sono crudele lo so, ma purtroppo anche se sembrerà strano non sono io a decidere come andranno le cose. I personaggi ormai sono diventati delle entità autonome che fanno di testa loro. Pensa che io sono la tipica romantica tutto rosa e fiori (in senso metaforico), ma qua è solo colpa loro se non riescono a decidersi a mettersi il cuore in pace. Quei due zoticoni sono due testardi e autolesionisti che per la paura di abbandonarsi completamente alle emozioni continuano a costruirsi un muro davanti per proteggersi. Ma come scopriranno poi quel muro si ritorcerà contro di loro.
GingerBread: Beh, dai il 5 si recupera e poi come hai detto te non è così importante, o no? Sono sicura al cento per cento di averti delusa questa volta. Mi dispiace e lo dico sul serio, ma purtroppo non sono riuscita a fare del mio meglio. Sta degenerando tutto, in tutti i sensi! Riguardo allo scorso capitolo per fortuna che mi hai dato 8, pensavo di meno. Comunque tranquilla e rilassati, lo sai vero che fumare 7 sigarette non fa bene??? Ahah, scommetto che te l'avranno ripetuto non so quante persone! Comunque scherzavo! Ti capisco sai, anche io odio studiare, se fosse per me andrei a lavorare anche domani, ma purtroppo mi mancano ancora 3 anni di superiori, per non contare questo, e poi i miei vorrebbero che andassi pure all'università. Mi viene mal di pancia solo a pensarsi! Tu sei fortunata ad avere una passione così presente come la musica. Qualche anno fa ho provato a suonare il piano, ma ci ho rinunciato quasi subito, non ero per niente brava. Sono felicissima che ti sia piaciuto il flashback, se non fosse stato così avrei potuto benissimo finire la storia qui. Bene, finisco prima che tu ti incacchi ancora di più con me o non decidi di venirmi a cercare per impalarmi al palo. Ihih.. Ok, scappo. Ciao!
Dark night: Ora credo che il tuo odio verso Tanya sia salito a dismisura, purtroppo i problemi non sono ancora finiti. Chissà.. Come hai letto nessuno dei due ha avuto il coraggio di tornare sull'argomento “violenza”, per ora. Grazie comunque per le tue parole, è sempre bello sapere che c'è qualcuno disposto ad ascoltarti o in questo caso a leggere le tue storie. =) Ciao!
adry91: Ciao sister, allora casino vecchie e-mail risolto, piuttosto ti è arrivata la mia? Comunque ti ho perdonata già da un pezzo, visto che ora quella da perdonare sono io. Certo, che tra le mie recensioni, le tue e le e-mail ormai non si capisce più niente! Ahah, che casino! Spero che il ritmo di prima torni presto, per fortuna che arriva il Natale che rende anche tutti più buoni (questo non so cosa centri, boh)!
Come te sono d'accordissimo sul comportamento di Rosalie. Io credo che alla fine sia stata quella più sincera e giusta. Alla fine lei voleva solo proteggere la sua famiglia, chi non lo farebbe? Con Jason sarà un po' difficile per Bella cercare di migliorare la situazione, ormai le cose sono degenerate a dismisura ed entrambi non riescono più a controllarle. In parte spero che tutto torni come prima, ma d'altra parte mi rendo conto che la crepa che separa i loro cuori è troppo profonda e fragile per poterla richiudere. Naturalmente questo lo decideranno solo i personaggi, nel prossimo capitolo capirai. Per me Edward è stato anche fin troppo sdolcinato, pure in questo capitolo, da fare venire le carie ai denti! >.< Ma comunque sono felice per Bella, si meritava questo momento, questa serenità, ma ovviamente non potrà andare avanti sempre così! Ormai mi è presa la mano e mi piace un sacco scrivere i Pov Edward! Di quest'ultimo però non sono molto sicura, nonostante mi sforzi in tutte le maniere possibili la mente maschile rimarrà per me sempre e solo un gran buco nero! Che faticaccia! Comunque fammi sapere presto, ciao sister! ;)

 GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!
CIAO!!!
Sabe 

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Capitolo 23
*** Affrontare la realta' ***


 Salve a tutti! Come sempre faccio il mio ingresso con un immenso ritardo, ma questo è solo un piccolissimo particolare! >.< Comunque pure questo capitolo, come il precedente e quello prima ancora, e devo dire anche quello prima, è stata una faticaccia! Ultimamente, quasi sempre, sta diventando sempre più faticoso scrivere, come se non ne avessi più voglia. Forse ho bisogno di una pausa, non so. Poi vedrò. Comunque per ora godetevi questo capitolo e speriamo che il prossimo ci sia. :D
BUON NATALE, in ritardo e FELICE ANNO NUOVO, in anticipo! ;)
Buona lettura.

Affrontare la realtà
(20capitolo)

Linkin Park-Waiting for the End
http://www.youtube.com/watch?v=5qF_qbaWt3Q

I know what it takes to move forward
I know what it feels like to lie,
All I want to do
Is change this life with something new
Holding on to something that I did not

What is left when the fire is extinguished?
I feel good, but what good was wrong
Completely caught the eye of the storm
And trying to imagine what it means to go forward
And do not even know the kind of things I said
My mouth kept moving and my mind was dying
So, picking up the pieces, now where do I start?
The hardest part is to start at the end!

 

So quanto ci vuole per andare avanti
So cosa si prova a mentire,
Tutto quel che voglio fare
E’ cambiare questa vita con qualcosa di nuovo
Aggrappandomi a qualcosa che non ho

Cosa è rimasto quando il fuoco si è spento?
Pensavo di sentirmi bene, ma quel bene era sbagliato
Completamente catturato nell’occhio della tempesta
E cercando di immaginare cosa significa andare avanti
E non so neanche il tipo di cose che ho detto
La mia bocca continuava a muoversi e la mia mente moriva
Perciò, raccogliendo i pezzi, adesso da dove posso ricominciare?
La parte più difficile della fine è ricominciare!

POV BELLA
Parlare al vento avrebbe più senso. Ma dico io, che senso ha cercare di sprecare energie e forza per far capire qualcosa a qualcuno che, tra l'altro, non ti sta nemmeno ascoltano? Beh, niente. Non ha per niente senso e allora perché io continuo a farlo?
Perché sei una scema rincitrullita!
Esatto! Sono una scema rincitrullita che spera in un miracolo in cui Paul, il mio caro amico Paul, capisca che usare la coca cola per pulire i tavolini del bar non è per niente igenico, oltre che uno spreco. La coca cola è così appiccicosa!
<<Eddai, Isa! Rilassati un po'! Jake non c'è e poi il locale è vuoto, quindi possiamo fare quello che vogliamo!>>. Dice ridendo e continuando a strofinare lo straccio impregnato della bibita gassata sopra allo sfortunato tavolino. Infuriata glielo strappo via dalle mani senza dargli il tempo di ribattere, lo butto dentro al bidone e poi gliene passo un altro pulito.
<<Che senso ha sporcare i tavoli, visto che quelli a cui poi tocca pulire siamo noi?!>>. Dico io portandomi le mani sui fianchi con fare scocciato.
<<Voglio fare uno scherzo a Jared>>. Dice lui tutto tranquillo.
<<E?>>. Chiedo io non capendo questo fantastico piano.

<<Mamma mia, Isa! A volte come caparbietà sei peggio di mia nonna e mia nonna ha 97 anni!>>. Poi mi fa l'occhiolino. <<Paul!>>. Urlo io incavolata nera, ma lui mi ignora totalmente.
<<PAU->>. Urlo ormai al limite della pazienza, ma mi azzittisce. <<Quando arriva al bar Jared si siede sempre per qualche minuto e tutte le volte non perde mai l'occasione di prendermi in giro mentre lavoro. Non lo sopporto più>>. Wow, questo mi aiuta certamente a capire perché ha imbrattato tutto i tavolini del locale di coca cola!
<<Paul, puoi spiegarti meglio?>>. Lui sbuffa e mima di avere mal di schiena e di appoggiarsi al bastone invisibile.
<<Coglione!>>. Dico spingendolo lievemente.
<<Ok, ok! Allora quando arriverà Jared lui si siederà e si appoggierà al tavolino che, essendo sporco di coca, sporcherà anche lui a sua volta. È geniale come piano!>>. Oddio, che roba. No comment va. Senza parole mi porto una mano sul viso, ma poi mi sorge spontaneo una domanda.
<<Ma perché hai sporcato tutti i tavolini se quello che ti serve è solo uno?>>. Lui allora si gratta la testa e sorride ridendo lievemente.
<<In verità non so con precisione dove si siederà Jared, ogni volta cambia>>. Dice colpito nel segno. Io esterrefatta lo guardo con gli occhi fuori dalle orbite. Non ci credo!
Ripeto: coglione!
Devo dargli dei consigli su come fare dei veri e propri scherzi. Sì, non posso permettergli di fare dei scherzi di questo genere, è un insulto!
Esasperata mi vado a sedere sopra il bancone giocherellando con uno straccio tra le mani.
<<Comunque Isa, perché sei così agitata oggi?>>. Chiede venendosi a sedere affianco a me sul bancone.
<<Non sono agitata!>>. Dico io.
<<Ti sono venute le tue cose allora>>. Mi giro di scatto verso di lui e gli tiro un pugno sulla spalla.
<<No!>>. Poi sospiro e torno a girarmi dall'altra parte osservando il grigio che nasconde il cielo.
<<Hai avuto dei problemi con Cullen? Lo sai che se osa anche sol->>. Ma lo blocco appena capisco cosa intende.
<<No! No, è tutto a posto>>. Dico in fretta. <<Anche troppo>>. Sussurro cercando di non farmi sentire. Lui mi guarda ammonendomi, ma comunque non dice niente. Mi ha sentito.
<<Con Jason? È da un po' che non lo vedo più venire al locale>>. Ecco, appunto! Di male in peggio!
<<Non ci parliamo da un po', ma è normale>>. Credo. <<E' sempre stato così: litighiamo per un po' e poi torniamo a fare la pace>>. Sì, deve essere così. Non posso pensare che il nostro rapporto sia veramente in bilico, non deve essere così!
<<Ne sei sicura Isa? Io posso capirti, anche io e Kim litighiamo spesso, ma cavolo da quando tempo va avanti questa storia?! Un mese, due?! Non puoi sul serio pensare che le cose si risolveranno da sole!>>. Subito mi giro verso di lui guardandolo negli occhi e sentendo crescere dentro di me la paura. Paura che con un semplice soffio di vento tutto possa cadere. Distruggersi come un vecchio palazzo o scomparire come l'ombra al buio. Non devo permetterlo, ma come posso fare?
<<Io gli voglio bene>>. Dico automatica. Paul mi guarda triste e poi appoggia delicatamente la sua mano sulle mie con fare comprensivo.
<<E questo lui lo sa?>>. Come scottata faccio scontrare i nostri occhi e subito sono costretta a richiuderli per trattenere le lacrime che premono per uscire.
No, non credo.
La sua mano scivola via e dal tonfo che sento deduco che Paul sia sceso dal bancone. Apro gli occhi e lo trovo di spalle mentre canticchia Poker Face di Lady Gaga e continua a “pulire” i tavoli con la coca cola sculettando qua e là. Sorrido triste ed esasperata. Ho un amico idiota, però gli voglio un mondo di bene!
Quando faccio per scendere mi blocco, perché vedo la porta aprirsi e mostrare un Jared di fretta e abbastanza nervoso.
<<Ciao, Isa, Paul! Scusate per il ritardo, ma quel cazzo di autobus non si decideva ad arrivare!>>. E poi scappa via verso gli spogliatoi senza darci il tempo di contraccambiare il saluto. Io guardo Paul stranita e appena lo vedo deluso e triste scoppio a ridere come una scema.
Mi sbagliavo: super coglione!

******************

Domenica. Finalmente questo santissimo giorno (e non per Dio, ma per la super attesissima pausa da scuola) era arrivato e aveva portato nel mio cuore, come in quello di molti altri, tanta, ma tanta felicità!
Indosso le prime cose che mi capitano sotto mano e poi scendo al piano di sotto per mettere qualcosa sotto i denti, la sera prima avevo pure rifiutato di cenare per non incontrare Jason. Dopo averne parlato un po' con Paul ieri pomeriggio non ero riuscita a pensare ad altro per il resto della giornata, quindi incontrare J. non era per niente il massimo.
Un leggero odorino di frittelle mi arriva al naso e affretto il passo trovandomi così in pochi secondi in cucina.
<<Buongiorno>>. Dico con la voce impastata dal sonno. Mi stropiccio un occhio ancora rattrappito per la stanchezza e poi mi avvicino al tavolo pieno di cibo. Al sentire il mio stomaco che brontola tutti si mettono a ridere e io rossa fino alla punta di capelli mi siedo affianco ad Edward.
<<Buongiorno>>. Subito la sua mano cerca la mia trovandola già pronta per stringersi in una morsa ferrea. Gli sorrido e poi mi volto verso i ragazzi.
<<Em lasciami qualcosa, ti stai mangiando tutto tu!>>. Dico vedendolo ingozzarsi come un maiale tre fette di frittelle insieme.
<<Scusa Bellina, ma chi prima arriva, meglio alloggia!>>. Dice mandando giù il boccone in bocca ed azzannandone subito un altro.
<<Tieni, io sono piena>>. Mi passa una frittella Alice affianco a me. Io le sorrido ringraziandola e solo allora, guardandomi in giro, mi accorgo che manca solo Jason a tavola.
<<Esme, J. non è sceso?>>. Chiedo. Lei si volta verso di me triste e poi sospira.<<E' uscito presto a correre>>. Dice. <<Dovrebbe tornare fra poco>>. Io annuisco e torno con lo sguardo verso il mio piatto.
<<Bella, tutto ok?>>. Mi volto verso Edward e gli faccio di sì con la testa rassicurandolo.
<<Ok>>. Mi guarda serio e poi sospira. <<Ti va di uscire questo pomeriggio?>>. Mi chiede tutto d'un fiato lasciandomi senza parole. Fino ad ora, non siamo mai usciti, tipo un appuntamento.
<<Un ap-punta-mento?>>. Dico timorosa. Lui sorride sghembo e annuisce.
Oh, cavolo! E adesso?? Non credo di essere pronta per una cosa così... Così formale!
<<Io... Non so, forse.. Ho un impegno con... ALICE!>>. Mi giro verso di lei di scatto e la guardo intensamente cercando di farle capire di tenermi il gioco.
<<Bella, guarda ch- Ah!>>. Grida poi quando Jasper gli tira un calcio da sotto il tavolo. La scena è abbastanza buffa e mi scappa un risolino, ma quando mi ricordo a cosa sto cercando di scappare torno seria come una tomba.
<<Oh, Jasper! Ma ch- Ahia!>>. Alice essendo di coccio non capisce dalle facce del suo fidanzato quello che deve fare. La prossima volta saprò a chi rivolgermi per una situazione di questo genere: non ad Alice!
Intanto mi giro verso Edward e lo vedo abbastanza perplesso alla scena. Cavolo!
<<Dai, Alice! Dovevamo fare quella cosa, non ricordi?>>. Dico io insistendo. Alice mi guarda come se fossi un alieno e poi quando si gira verso Jasper è ancora più indecisa. Credo che non ci stia capendo niente sul serio!
<<Alice, certo! Me ne hai parlato talmente tanto che ora lo ricordo più io che te!>>. Ricalca ancora Jasper, ma lei no, lei è proprio di coccio!
<<Amore se ci fosse stato qualcosa, me lo sarei ric->>. Jasper sorprendendo tutti si alza di scatto, sporgendosi in avanti tira a se Alice e la bacia con passione. Il silenzio cala sulla stanza ed io trattengo pure il fiato nascondendo dietro le mani un sorriso sorpreso.
<<Te l'ho già detto che ti amo?>>. Dice lui sottovoce alla fidanzata dopo aver separato le loro labbra per riprendere fiato. Lei annuisce inerme e lo guarda senza parole. Poi Jasper lascia dei teneri baci sulla guancia di Alice fino ad arrivare all'orecchio e sussurrarle qualcosa. I suoi occhi si illuminano, come se avesse appena capito qualcosa e poi finalmente Jasper torna a sedersi composto, non prima però di aver lasciato un ultimo bacio veloce sulle labbra della sua amata.
Ali si gira verso di me e mi guarda. Sospiro: ha capito. Sposto lo sguardo fino a Jasper e mimo con le labbra un “Grazie” muto. Lui di risposta alza le spalle e torna alla sua colazione come se non fosse successo nulla. Scuoto la testa esasperata e torno verso Edward. Lui è ancora abbastanza sconcertato, come tutti gli altri del resto. Pure Carlisle ed Esme non riescono a staccare gli occhi dai loro figli troppo sorpresi di questo comportamento inusuale di Jasper. Infatti è raro vederlo così aperto o espansivo, è già tanto che qualche volta si sia messo a parlare con me da solo! Solitamente è Alice quella allegra ed esuberante, lui è il suo tranquillizzante. Una coppia perfetta nella sua stranezza!
<<Scusami Edward, ma Bella è impegnata con me questo pomeriggio. Me n'ero completamente dimenticata!>>. Salta su Alice per rompere il silenzio creato. Edward torna con i piedi per terra e guarda triste la sorella.
<<Non puoi fare un eccezione questa volta?>>. Chiede lui. Io mi mordo il labbro agitata sentendomi in colpa per quello che sto facendo e abbasso la testa colpevole. Mi sento una merda!
<<Mi dispiace Ed, ma non si può proprio! Vi vedrete questa sera>>. Alice, la mia salvatrice o meglio mezza!
<<Va bene>>. Guardo triste Edward tornare a fare colazione. Sono una merda, una vera merda!
Sospiro e guardo la frittella ancora integra nel mio piatto. Mi è passata la fame.
<<Em se vuoi puoi mangiare anche questa, non ne voglio più>>. Dico porgendogli il piatto che lui prende volentieri.
<<Ma non ne hai mangiato nemmeno un boccone!>>. Dice Edward preoccupato. Sposto lo sguardo dai suoi occhi, mollo la presa sulla sua mano ancora stretta alla mia e mi alzo in piedi.
<<Non ho più fame>>. Senza guardare nessuno negli occhi me ne vado ed esco dalla cucina per tornarmene su in camera a darmi dell'idiota per essere stata così stronza. Una vera stronza! Lui mi ha solo chiesto un appuntamento, un'uscita come altre con solo la differenza che questa era diversa. Era la prima.
Paura? Come non ne ho mai avuta!
Faccio per salire le scale, quando sento la porta di ingresso che si chiude. Mi giro per vedere chi sia ed incrocio gli occhi di Jason.

INIZIO FLASCHBACK
Triste scaccio ancora una volta l'ennesima lacrima stronza dalla mia guancia. Appoggio la testa contro l'asse di legno del portico e chiudo gli occhi più forte che posso per costringere quelle bastarde di merda a stare dove sono, dentro di me. Sposto una ciocca dietro l'orecchio che il vento gelido di Novembre ha portato con sé alla disperata ricerca di un posto caldo, un posto in cui questo vento freddo possa morire e riposare in eterno nell'aria.
Anche io vorrei trovare pace e riposare in eterno.
Osservo il cielo plumbeo di New York scurirsi notevolmente e sento un groppo in gola al solo pensare al cielo, quello di casa mia. Londra. Tiro su con il naso e ancora devo portare le mani sugli occhi per distruggere l'acqua salata scendere da essi.
Io sono forte, io sono forte.
Stringo le mani al petto nascondendo metà del viso sotto la grande sciarpa di lana nera che indosso. Fa freddo, ma ora come ora non mi interasse veramente. I capelli volano liberi a seconda della forza delle nuvole e, stanca, li lego velocemente in una coda disordinata. Sospiro e assaporo appieno l'odore dell'imminente pioggia. Sempre se ha voglia di cadere giù.
Mi mancate tanto, e fa così male senza di voi.
Un gemito di dolore scivola via dalle mie labbra susseguito da altri singhiozzi trattenuti a forza con i denti. Decisa porto entrambe le mani sulla bocca cercando di nascondere questa mia debolezza agli occhi nascosti del nulla. Stringo più forte che posso, ma poi sfinita lascio che tutto scorra via, indifferente delle pene che mi sta causando.
Non sono riuscita a rispettare la promessa, Jason mi odia.
Me l'ha detto lui stesso, questa mattina. Lui mi odia, mi odia perché è colpa mia. È sempre colpa mia. Io li ho uccisi e, anche se lui non ha il coraggio di dirmelo in faccia, so bene che lo pensa, come faccio anche io.
Sono passati solo due mesi, neanche ed io e J. non facciamo che litigare. Entrambi non riusciamo a realizzare che questa, e nient'altro, sia la realtà. Lui mi odia e credo che anche io infondo infondo lo odio. In questo momento potrei odiare chiunque, ma sento crescere dentro di me una rabbia verso di lui che non ha fine. Lo odio perché è stato così stupido e ingenuo da aggrapparsi a me nel tentativo di salvarsi da questo mare tempestoso. Ma quello che lui non ha ancora capito che io non sono un salvagente a cui si può appoggiare e cercare di non annegare, ma sono un'ancora, un'ancora pesantissima che scivola lentamente, secondo dopo secondo, sempre più in basso nel profondo dell'abisso. È solo uno stupido, ecco cos'è!
Se voi ci foste, adesso sarebbe tutto a posto. Solo voi riuscivate a farci fare la pace ogni volta che litigavamo.
Tra fratelli è normale litigare, è la base dell'amore per l'altro che ti spinge a sgridarlo, a ricordargli una cosa, a dargli un consiglio, ad agire sconsideratamente, a credere di essere sempre nel giusto, ad essere quello che sei. Litigare aiuta a capire molte cose, a capire l'altro. Ci si arrabbia, si urla, ci si picchia, ma poi alla fine tutto torna come prima se non meglio. “E' per sempre tuo fratello” e purtroppo qualcosa ti spinge ad amarlo più di te stessa.
Ma...
C'è una linea. C'è una linea come per tutto, una linea che non va mai superata, nemmeno tra fratelli. E per noi, io e J. questa linea ormai è svanita, è svanita dopo tutti i nostri passaggi dalla parte opposta, è scomparsa. Questo non vuol dire che non ci vogliamo bene, assolutamente no, ma significa che le cose, la stabilità del nostro rapporto è rotto per sempre e purtroppo non sarà mai più come prima.
Se voi ci foste, vi vorrei molto più bene. Ma non ci siete e per questo odio anche voi.
Potremmo fingere che tutto sia a posto, potremo mentire a noi stessi, ma sopratutto all'altro che tutto sia normale, ma anche se fosse così... Non cambierebbe assolutamente niente. Quindi è inutile, come lo è cercare di sistemare le cose.
Vi odio, ma mi mancate troppo.
E poi piove. Piove quando ormai la voglia di vedere la terra bagnata è sparita, quando sentire il rumore delle gocce cadere dal cielo è fastidioso e quando vorrei solo il nulla intorno a me, invece che della stupida pioggia bagnata.
<<Non devi stare qua fuori, rischi di prenderti un malanno>>. Mi giro di scatto al sentire una voce.
<<Jason>>. Sussurro flebile e incredula. Perché è qui? Perché mi ha rivolto la parola? Perché?
<<Capisco che la pioggia ti piace tanto, ma ora è meglio se vieni dentro. Fa veramente freddo>>. Dice evitando i miei occhi. Strofina le mani sulle braccia per infondersi calore e solo in quel momento facendoci caso ha ragione. Sto ghiacciando.
<<Sei proprio come Papà, il Sole per voi è una sciagura>>. E ride. Sorride triste al pensiero di nostro padre che ora non c'è più e poi chiude occhi, penso per trattenere il dolore.
<<Bel-Isa, dai andiamo dentro, ti preg->>. Ma prima che finisca la frase mi alzo in piedi e mi metto davanti a lui. Vorrei abbracciarlo, stringerlo a me più forte che posso,ma... Non ci riesco. Lo guardo però sorridendo lievemente negli occhi e poi sorpassandolo gli faccio cenno di entrare.
<<Andiamo fratellino>>. Dico. Lui mi guarda all'inizio sorpreso, ma poi anche lui sorride amaro e insieme ci avviamo dentro.
Riguardo ancora una volta negli occhi Jason, gli stessi della mamma e non posso fare altro che ripetermi nella testa che purtroppo è tutto vero.
Possiamo odiarci quanto vogliamo, possiamo sorpassare continuamente quella dannata linea, possiamo mentire all'altro, ma non potremmo mai soffocare il legame
che ci tiene prigionieri. Lui è il mio fratellino ed io, che lo voglia o meno, gli voglio bene e gliene vorrò fino alla fine dei miei giorni. Lui è tutto quello che mi rimane della vecchia me, dei ricordi e anche se un giorno qualcosa andrà storto io saprò sempre che una volta era diverso, che eravamo insieme nonostante tutto. La gente cambia e cresce e sono sicura che arriverà quel momento in cui il nostro rapporto, già pericolosamente in bilico, sarà completamente andato a puttane. Ma sono convinta anche che, quando arriverà quel momento, farò di tutto per migliorare, cercherò in tutti i modi di aggiustare quello che, ovviamente io, romperò e, cazzo, ricominceremo tutto da capo, come deve essere!

Ho fatto una promessa ai miei, mi sarei presa cura di J. sempre e comunque e intendo rispettarla. Forse non sarà oggi e neppure domani, ma quel giorno ci sarà e, quando dico che ci sarà, vuol dire che ci sarà!
Grazie Mamma e Papà per averci fatto fare la pace ancora una volta, vi voglio bene.
FINE FLACHBACK

<<Jason>>. Dico con un groppo in gola. Faccio due passi verso di lui, ma poi mi fermo troppo agitata.
<<Isa>>. Risponde freddo non guardandomi negli occhi.<<Gli altri ora mi chiamano Bella>>. Dico timorosa dopo qualche secondo di silenzio. Lui allora alza gli occhi verso di me e mi guarda sofferente. Non risponde, non accenna a fare qualsiasi cosa e allora decido di farlo al posto suo. Avanzo ancora di un passo, ma mi fermo subito quando lo vedo arretrare indietro.
<<Dobbiamo parlare>>. Dico diretta. Lui all'inizio è sorpreso, ma poi ride, una risata amara.
<<Non abbiamo niente da dirci>>. E cerca di sorpassarmi, ma lo blocco per un braccio.
<<Guardami!>>. Urlo, ma lui non lo fa.
<<Guardami J. dannazione!>>. Questa volta la voce mi esce disperata e triste e lui lo sente. Si volta e mi guarda negli occhi.
<<Perché non me l'hai mai detto?>>. Chiede apparentemente calmo lasciandomi senza parole. La presa sul suo braccio allenta, tanto che la mia mano scivola poi lungo il mio fianco. Ora sono io quella che non riesce a sopportare il suo di sguardo che scivola per terra percorrendo ogni centimetro del pavimento alla ricerca di qualsiasi altra cosa che non sia la realtà.
<<Cos'è, ora sei tu quella che non riesce a guardarmi negli occhi?!>>. Sputa acido colpendo direttamente il mio cuore senza pietà.
<<Non volevo farti preoccupare inutilmente>>. Sussurro esausta, stanca di tutta questa storia. Vorrei chiudere per sempre questa parentesi della mia vita per andare avanti e dimenticare, scordare per sempre tutto il dolore che ho subito e che ho inflitto.
<<Per te una violenza sarebbe preoccuparsi inutilmente?! Non dire balle a me Isa, non lo fare>>. Sussulto alle sue parole e stringo le mani a pugno.
<<Non potevo, avrebbe chiamato anche lei e ti avrebbe fatto adottare!>>. E non mento, non posso più farlo. Alzo il viso verso di lui e lo trovo sconcertato.
<<Nana?>>. Dice lievemente. Io annuisco sentendo già gli occhi farsi lucidi.
<<Dovevi farlo lo stesso, avremo trovato un modo! Insieme!>>. Dice lui alzando leggermente la voce. Io lo guardo triste e faccio di “no” con il
capo per fargli capire che non sarebbe servito comunque a niente.

<<E come, sentiamo! COME!>>. Tutta la rabbia, la frustrazione che ho tenuto gelosamente dentro al mio cuore ora escono libere bruciando gli occhi di J. che lo colpiscono con la loro verità. Lo guardo senza tentennare, decisa a ferirlo per fargli capire almeno un po' tutto il male che ho subito e tutto quello che ho subito al posto suo.
<<Io.. N-on so...>>. Chiudo gli occhi e mi mordo le labbra per resistere alla tentazione di urlare.
<<Già, tu non puoi saperlo. Non puoi sapere niente>>. Dico amara, ma subito mi sento afferrare per un braccio e strattonare verso di lui. Apro gli occhi ferita da questo suo comportamento e cerco inutilmente di allontanarmi.
<<Non lo so perché tu non me l'hai detto!>>. Sputa cattivo stringendo lentamente la presa sul mio braccio.
<<E non mi pento di non averlo fatto>>. Sussurro decisa.
<<Ma perché?! Dimmi almeno perché, cazzo!>>. I suoi occhi si accendono di ira spaventandomi a morte. Jason, tu non sei così.
<<Te l'ho già detto perché!>>. Le nostre urla si sovrappongono una sull'altra e le nostre voci vanno via via sempre più ad affievolirsi deboli.
<<Lascia perdere Nana e il resto! Cazzo Isa, sono tuo fratello! Mi hai sempre detto tutto, siamo sempre rimasti uniti, ci eravamo promessi che avremo superato tutto, insieme! Perché cazzo non me l'hai detto?!>>. Il fiato mi si mozza in gola e rimango totalmente paralizzata dalle parole di J.
<<I-o.. Tu, avevi troppe cose a cui pensare.. In quel periodo eri particolarmente più sereno e non, non volevo rovinare tutto. So che è una stupidata, ma volevo lasciarti alla tua pace, tu stavi andando avanti e sarebbe stato ingiusto da parte mia trascinarti con me nella merda in cui stavo. La mia vita ormai non aveva più senso e non mi importava più di soffrire un po' di più o meno, tanto non sarei mai potuta essere felice. Volevo solo farti stare bene>>. Lo guardo ma nei suoi occhi non vedo quello che mi aspettavo. Non che volessi che lui fosse felice o provasse gratitudine verso di me, ma che almeno mi compatisse. No, lui è deluso, mi odia per quello che ho fatto e credo non riuscirà mai a perdonarmi.
Lentamente molla la presa sul mio braccio e si allontana da me quel che basta per guardarmi con disprezzo.
<<E fino a quando..?>>. Chiede incolore. Io deglutisco a fatica e abbasso il capo vergognandomi.
<<Jason, non credo che..>>. Cerco di dire, per poi bloccarmi con le parole in gola.
<<Voglio saperlo!>>. Risponde lui secco. Non riesco a contraddirlo, glielo devo.
<<Quando ho incontrato Esme per la prima volta ero appena uscita dall'ultima seduta>>. Sussurro. Lo sento trattenere un gemito di dolore e allora preoccupata cerco di avvicinarmi a lui, ma mi scansa malamente.
<<Io.. Avrei potuto.. Tu, lui ti ha fatto del male ed io.. Io non ho fatto niente, nient->>. Le lacrime scorrono sul suo viso mostrandomi tutto il suo
dolore. Non l'ho mai visto così e anche io non riesco a resistere e mi lascio travolgere dalle emozioni.

<<Mi disp-iace J, p-perdo-nami!>>. Cerco nuovamente di avere un contatto con lui, ma mi blocca ancora. <<No>>. Sussurra lievemente mentre il suo viso è contratto da una smorfia di dolore.
<<J-as-on!>>. Dico tra i singhiozzi che mi percuotono il petto lasciandomi senza fiato. <<Ti p-pre-go!>>. Senza dare retta a lui mi avvicino e
stringo le sue mani tra le mie con tutta la forza opponendomi al suo rifiuto. Con una mano si asciuga le lacrime che scorrono ancora sul suo viso e costringe i suoi occhi a diventare duri come il ghiaccio.

<<Ti voglio bene Bells, ma non posso fare finta di niente. Non riesco a perdonarmi per non aver visto quello che stava succedendo e non riesco a perdonarti per non avermi permesso di aiutarti. Io mi fidavo di te>>. Strattono la presa e senza darmi il tempo di capire se ne va, lasciandomi lì con le lacrime che rigano ancora le mie guance.
Anche io J, ti voglio bene anche io.

<<Ho lottato invano. Non c'è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami>>.
Lo stupore di Elizabeth fu inenarrabile. Spalancò gli occhi, arrossì, esitò e tacque. Questo fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e ne seguì immediatamente la confessione di tutto ciò che egli provava da molto tempo per lei. Si espri-
<<ISA! Isa, noi usciamo! Viene anche Jason. Esme e Carlisle invece sono a cena fuori. Ti va di venire con noi?>>. Entra in camera la nana senza bussare.
<<Grazie Alice, ma non ne ho tanta voglia. Grazie lo stesso>>. E faccio per tornare al mio libro.
<<Se posso permettermi, perché oggi ti sei comportata in quel modo? Insomma, le cose tra te ed Edward vanno bene o è per caso successo qualcosa di cui vorresti parlarmi?>>. Oltre al fatto che Edward non ha voluto fare sesso con me, cosa strana visto che prima con le altre non si faceva problemi e che oggi non sono riuscita ad accettare quel maledetto appuntamento per l'immensa paura che sento crescere dentro di me, no Alice non è successo niente di cui vorrei parlarti. Ah, da non dimenticare poi la mezza lita con Jason, quella di certo non verrà scordata facilmente!
<<No, tranquilla. È tutto normale, oggi non mi andava semplicemente di uscire. Grazie per avermi aiutata>>. Dico guardando da un'altra parte. Alice riesce sempre a capire quando mento.
<<Oh, ho capito>>. E fa per andarsene, ma prima di chiudere la porta mi dice qualcosa.
<<Io non so di preciso cosa sia successo, perché so che è successo qualcosa, ma posso aiutarti a superare qualsiasi cosa ti stia tormentando. Io ci sono -mi guarda e sento uno strano brivido salire su per la schiena- e lo sai. Comunque ci vediamo dopo, la cena deve essere solo riscaldata. Riposati>>. Poi esce. Riporto lo sguardo sulla pagine gialle di Orgoglio e Pregiudizio e sospiro triste. Non posso aprirmi con Alice, non posso dirle tutte le pene che mi affliggono. Semplicemente non posso.
[…]<<In casi come questo è buona norma, mi pare, esprimere un senso di gratitudine per i sentimenti che ci sono stati dichiarati, per quanto essi possano non essere ricambiati è naturale che ci senta obbligate, e se io potessi sentire della gratitudine, vi ringrazierei. Ma non ne sono capace... Non ho mai desiderato la vostra stima, che per altro mi accordate così malvolentieri. Mi spiace di avere causato pena a qualcuno. L'ho fatto del tutto inavvertitamente, e spero che sarà di breve durata. I sentimenti, che a quanto mi dite, vi hanno impedito finora di confessare la vostra parzialità, non faranno fatica ad avere il sopravvento, dopo questa spiegazione>>. Mr Darcy, […]. Si fece pallido d'ira, mentre la sua agitazion-
DRIIN, DRIIN, DRIIN
Uffa e adesso cosa c'è! Chi cazzo suona alla porta alle 20.47?! Vuoi vedere che quegli zoticoni degli altri si sono dimenticati le chiavi della macchina! Che palle! Ora mi tocca andare giù ad aprirgli! Uffa, riuscirò a finire di leggere il capitolo?! No, non credo.
DRIIN, DRIIN, DRIIN
<<ARRIVO!>>. Urlo, sbuffo e poi mi alzo. Appoggio il libro sul comodino ed esco dalla camera.
DRIIN, DRIIN, DRIIN
Fra poco quel ditino glielo taglio! Di sicuro è Emmet che fa lo scemo!
Corro letteralmente giù dalle scale rischiando di rompermi il collo più di una volta e arrivo alla porta con il fiatone.
DRIIN, DRIIN, DR-
Ora basta! Apro la porta di scatto e dico scocciata: <<Emmet la vuoi smettere! Ti ho sent->>. Ma quando vedo che non è Em quello che è davanti a me, mi blocco.
<<E tu chi sei?>>. Chiedo scocciata alla ragazza davanti a me. Sembra una prostituta da come è vestita. Non mi dire che... Oh, no!
<<Io sono Lauren Mallory, sono qui per Eddy. Mi ha chiamato poco fa>>. Dice altezzosa. Eddy? EDDY?! Oddio, sta tipa è proprio ridicola. Trucco pesante, capelli perfettamente piastrati, tacco 14, minigonna inesistente tanto che si vede il perizoma sotto e una camicetta che sembra che da un momento all'altro stia per scoppiare da quanto è stretta! Ma una taglia in più non c'era?! Nonostante sono convinta al cento per cento di essere migliore mi sento un po' in imbarazzo. Io come sempre indosso le prime cose che ho trovato: una maglietta rosa, per di più di Hello Kitty, con dei pantaloncini giallo sbiadito, la mia fidata felpa e infine le immancabili calze. Il tutto accompagnato dai capelli raccolti in una crocchia un po' strana. Insomma sono o non sono a casa mia?! Ok, tecnicamente questa non è casa mia, ma comunque di certo non posso vestirmi in ghingheri sono per starmene in camera a leggere! Che mal di testa.
<<Eddy?>>. Chiedo incerta e anche un po' incredula. Lei mi guarda scocciata e disgustata e poi sbuffa.
<<Cos'è, sei sorda?!>>. Dice acida. Stringe le braccia al petto altezzosa e mi guarda dall'alto in basso come se fossi un mostro sceso in terra. Dio, mi sta già sulle palle.
Quando faccio per ribattere però, come un flash, mi tornano in mente le parole che ha detto.
Mi ha chiamato poco fa.
No, non può averlo fatto sul serio. Non Edward. Magari lei sta mentendo, questa specie di brutta copia di un'oca. Lui non può averlo fatto sul serio. O almeno lo spero.
<<Allora?>>. Mi chiama riportando la mia attenzione sui suoi occhi circondati da troppo trucco.
<<V-vado a chia-marlo>>. L'agitazione che sento nel sapere la verità mi blocca totalmente. Troppo assorta dai miei pensieri mi giro chiudendole la porta in faccia e mi avvio su per le scale per andare da lui. Nella sua camera.
Busso leggermente alla porta e subito un avanti deciso mi da il permesso di entrare.
Non lo cerco, non lo guardo negli occhi e mi richiudo la porta alle spalle fissando intensamente le mattonelle del pavimento.
<<Gli altri sono già andati via?>>. Chiede lui. Di risposta annuisco e continuo a rimanere lì, appoggiata alla porta aspettando di trovare il coraggio che ora mi manca.
<<Bella..>>. Non lo lascio finire di avvicinarsi che lo blocco con la mano.
<<Giù c'è la Mallory che ti aspetta>>. Alzo il viso verso di lui e quando i nostri occhi si incontrano riesco a ritrovare la forza e la determinazione di una volta.
<<Cosa?>>. Chiede lui apparentemente sorpreso. Sta mentendo, lui deve mentire.
<<Giù c'è la Mall->>. <<Ho sentito quello che hai detto!>>. Mi risponde leggermente alterato. Cerca di avvicinarsi, ma lo blocco ancora.
<<Ha detto che l'hai chiamata>>. Lo guardo e sono sicura di quello che dico, perché so che è così.
<<Non è vero!>>. Ora è arrabbiato. <<Le credi>>. Non è una domanda, ma solo un'amara affermazione.
Sì, le credo.
<<Non devo?>>. Chiedo ironica sentendo la rabbia pulsare nelle vene. Cavolo, sapevo che sarebbe andato tutto uno schifo, ma io no, volevo buttarmi come una scema!
<<Cazzo, Bella! Ma ti senti? Hai appena detto che credi a lei, ad una persona che nemmeno conosci!>>. Il suo tono di voce mi ferisce, ma non demordo. Lui sta mentendo, mi sta prendendo in giro ed io non posso permetterlo.
<<Ma lei è giù, e ti sta aspettando!>>. Ribatto io con lo stesso tono. Lui si porta la mano nei capelli agitato e poi si avvicina.
<<Perché le credi?>>. Chiede fingendosi tranquillo.
<<Perché so che è così>>. Sospiro. <<Altrimenti non mi avresti rifiutato l'altra notte>>. La seconda frase è solo un sussurro, ma so che l'ha sentita lo stesso.
<<Cos-? Quindi è per questo? Stai facendo tutta questa scenata per l'altra sera? Cazzo, Bella ti ho spigato il perché non ho voluto fare sesso con te! Credevo che mi avessi capito!>>. Mi prende per un braccio cercando di avvicinarmi a lui, ma io rimango immobile.
<<Come posso capirti quando so che per te il sesso è tutto, quando prima non volevi che altro da me, quando giù c'è quell'oca che ti aspetta solo per soddisfare i tuoi bisogni!>>. Strattono il braccio allontanandomi da lui e dal desiderio di buttarmi tra le sue braccia.
<<Ma allora tutto quello che ti ho detto non è servito a niente! Cavolo, perché non mi credi? Perché non vedi che sono cambiato, per te? Perché non vuoi accettare che ora è tutto diverso, diverso da prima, diverso da un mese fa e diverso da sempre! Perché Bella!>>. Stringo le mani a pugni e senza che me ne accorga sento le parole uscire di botto dalle mie labbra.
<<Perché ho paura! Ho una fottuta paura di tutto! Ho paura che questo sia solo un momento di pace prima della tempesta! Ho paura che tu ti penta di stare con me! Ho paura di sbagliare, fare dei casini, perché so che ne farò e ho troppo paura di tutta questa tranquillità e pace! È insopportabile!>>. Il respiro è accelerato e sento quella forza e determinazione, la stessa che mi ha fatto scoppiare pochi secondi fa, svanire. La razionalità sta tornando lentamente e la consapevolezza di aver appena fatto una cazzata sta prendendo forma sotto i miei occhi. Lo guardo e aspetto, aspetto qualsiasi reazione, temendo il nulla da parte sua.
<<Anche io ho paura, non immagini nemmeno quanta, ma almeno non faccio finta di credere alle tue parole per poi al primo ostacolo ritirarmi e scappare a gambe levate con la stupida scusa che ora le cose sono diverse. Non ci posso fare niente se non mi credi, ti ho ripetuto più volte che non ti sto prendendo in giro, ma sembra quasi che tu non voglia nemmeno provare a stare bene. E la cosa che mi fa più male è che ora capisco quella scenetta a colazione oggi, potevi benissimo dirmi di no. Avrebbe fatto meno male>>. Si volta, nascondendomi i suoi occhi e poi prende la giacca appoggiata alla sedia di fianco a lui.
<<Dove vai?>>. Chiedo fermandolo. Lui mi guarda freddo e deluso per poi spostare lo sguardo dietro di me e sussurra calmo.
<<A fare un giro. Ora come ora la situazione non si risolverebbe mai e tu hai bisogno di pensare bene alla mie parole prima di fare qualcosa che nemmeno tu vorresti>>. Lo guardo e sento gli angoli degli occhi pizzicare. Mi volto dall'altra parte coprendo il mio viso con i capelli per non mostrargli il mio dolore.
<<A dopo>>. Ed esce, senza darmi nemmeno la possibilità di guardarlo un'ultima volta. Fisso per non so quanto tempo la porta chiusa con la speranza che lui torni indietro e spunti da quella porta per immergermi tra le sue braccia. Lo vorrei tanto, ma so anche che non sarebbe lo stesso, non cambierebbe niente.

Un colpo e il sacco sussulta. Un altro colpo e il poveretto si piega in due dal dolore. Un terzo e la mia forza non ha limite. La mia rabbia, la mia frustrazione, il mio dolore. Tutti racchiusi in pugni scagliati con forza contro il sacco da boxe.
Come una volta.
No, non deve essere come una volta. Non può perché ora è diverso. Se sia un bene o un male sta solo a me deciderlo e sinceramente non sono sicura di nessuna delle due possibilità.
È sbagliato rimanere aggrappati al passato ed io non riesco proprio a sradicare le mie radici da quei maledetti ricordi. Prima, come ora, dovevo fare i conti con la morte dei miei e con tutto il casino dell'orfanotrofio, ora invece non riesco a lasciare che la pace prende il controllo totale su di me. Ho paura, sono prevenuta per il futuro e non posso farci niente. Sono io e, anche se volessi, non posso distruggere o mettere da parti le uniche certezze che ho sempre avuto e a cui non posso rinunciare. È difficile fidarmi completamente di Edward, sarebbe come mettere nelle sue mani la mia intera esistenza, tanto che basterebbe perdere l'equilibrio per farmi cadere a terra.
Ed io non voglio cadere, non un'altra volta.
Ma come faccio allora? Abbiamo già visto entrambi che sia la distanza che la vicinanza ci fanno male. Ormai siamo fottuti e anche se cercassimo di dimenticare tutto, ricapiterebbe sempre quell'occasione che ci butterebbe merda addosso. Siamo semplicemente fottuti.
Eppure... Eppure non sono disposta a rinunciare a lui, non ci riuscirei. Io ho bisogno di lui e anche se tutto questo mi crea un'angoscia terribile devo farcela. Le sue parole, i suoi gesti, lui pensa che io non li veda, ma non è così. Forse faccio finta di non vederli, ma questo perché lui non sa della paura che si innesca ogni volta, del terrore che mi annebbia la testa e del dolore per qualcosa che ancora non è successo che mi dilania il cuore continuamente.
Ho sbagliato, volevo solo una scusa per mettere fino a tutto questo. Il perché? Beh, volevo distruggere con le mie mani quello che abbiamo prima che il tempo, gli avvenimenti o lui stesso avrebbero potuto fare.
Patetico.
Ma ora capisco le sue parole, o meglio mi sforzo di capirle. Devo solo sfogare, sfogare tutto per un po', poi sarò pronta. Pronta per affrontare la realtà.

*****************

POV EDWARD
<<Edward mi stai ascoltando? Edward!>>. I pensieri mi annebbiano la mente, tanto che solo ora, dopo le urla insistenti di Jasper e lo scossone da parte di Emmet riesco a risvegliarmi dall'incubo che mi impedisce di ragionare.
Lei non si fida di me.
<<Edward è da ieri che sei strano, è successo qualcosa?>>. Mi volto di scatto verso Jazz fulminandolo subito con lo sguardo.
<<C-osa c'è?>>. Chiede incerto lui. Come se non lo sapesse!
<<E' inutile che fingi, so benissimo che ieri mentivi riguardo all'impegno di Bella con Alice, ti sei sprecato per niente!>>. Sputo pungente. All'inizio è sorpreso, poi però sospira e si passa una mano tra i capelli biondi.
<<Non ho fatto niente di male>>. Dice tranquillo come se il problema non esistesse.
<<Mi hai mentito Jazz, cazzo mi hai mentito!>>. Dico incazzato e alzando leggermente la voce. Emmet allora appoggia la mano sul mio braccio per tranquillizzarmi, ma serve solo per farmi innervosire ancora di più.
<<E' mia amica e le serviva una mano>>. Continua a giustificarsi non capendo veramente le mie parole.
<<Se per questo tu sei mio fratello e non sei tenuto a ficcare il naso dove non devi! Lei poteva dire semplicemente di no senza che metteste in scena quale stupida scusa!>>. Mi mordo le labbra per trattenere le imprecazione che desidero, più di qualsiasi altra cosa, far uscire e urlare al mondo per liberarmi da questo peso opprimente.
Lei non si fida di me e non è ancora pronta. Ha paura.
Mi giro di scatto verso gli armadietti e tiro con la mano destra, con tutta la forza che possiedo, un pugno che lascia il segno dopo il suo passaggio. I ragazzi non aspettandosi questo mio tipo di reazione rimangono sorpresi e non fanno in tempo a fermarmi.
<<Edward, ma che cazz->>. E alle parole di Em la mia furia non ha fine, senza nemmeno rendermene conto mi torno a girare e sferro un altro pugno contro di lui che per fortuna riesce a parare. Lo stupore sul viso dei ragazzi non può essere descritto, stupore che poi viene sostituito dalla delusione.
<<Edward ci vuoi spiegare cosa cazzo ti sta succedendo?!>>. Ora quello incazzato è Emmet e Jasper invece fa finta di essere tranquillo. Chiudo gli occhi e mi porto le mani tra i capelli appoggiandomi poi con la schiena agli armadietti dietro di me.
<<Io, non lo so... E' che, lei...>>. Cerco di dire sentendo però le parole morirmi in gola. Apro gli occhi e specchiandomi con quelli dei miei fratelli che ora capendo mi guardano compressivi. Ecco proprio quello che mi serviva, la compassione!
<<Edward cerca di capir->>. Blocco con una mano Jasper prima che possa dire qualcosa che faccia riaccendere la fiamma dentro di me e poi parlo al posto suo.
<<Non posso sempre cercare di capirla, cazzo Jazz come faccio?! È lei quella che deve capire me! È lei! Prima non vuole quello, poi lo vuole e adesso mi dice che ha paura e non si fida più di me solo perché la Mallory si è presentata a casa dicendo che l'avevo chiamata io! Non può fare così e poi cazzo, le ho chiesto un appuntamento, uno stupido appuntamento e lei no, non è pronta, come non lo sarà mai!>>. Sospiro per cercare di calmarmi, ma ormai la bomba è stata innescata e non c'è nessuno che possa fermarmi. <<Ho aspettato, mi sto trattenendo, ogni volta che la vedo vorrei saltarle addosso, ma non posso. Per lei non posso. E mi va bene, insomma le ho “quasi” dichiarato i miei sentimenti per lei e cazzo, le ho detto che voglio lei e soltanto lei, ma no, non va bene nemmeno questo! Lei vuole fare sesso alla prima occasione e solo perché le ho soltanto chiesto di aspettare sia per lei che per me, mi tira fuori la scusa che secondo lei sto mentendo perché prima ero diverso, perché prima lo facevo con chiunque mi passasse sotto gli occhi o in qualsiasi momento! E so che è vero, ma sono cambiato e lei questo non lo vuole vedere, si rifiuta. Intanto però io patisco le pene dell'inferno! Cazzo Jazz, ora chi è quello che deve capire l'altro?!>>. Sbotto alla fine senza fiato e guardando mio fratello negli occhi per potere capire il suo pensiero. Emmet è senza parole, mi guarda come se davanti a lui avesse un alieno e rimane lì impalato con la bocca aperta, tanto che credo che fra poco possa entrarci una mosca.
<<Allora?>>. Dico spazientito e agitato per via dello sguardo incolore di Jazz. Questa attesa mi sta uccidendo!
<<Jasp->>. Dico ormai al limite. <<Tu!>>. E un sorriso sadico trasforma il suo viso apatico in uno soddisfatto e contento.
<<Cosa?!>>. Ma allora non ha ascoltato niente di quello che ho detto!
<<Jazz, ma->>. <<Tu devi capire lei, e solo tu. Magari anche lei dovrebbe sforzarsi un po' di più, ma prova a metterti nei suoi panni. Ha vissuto una vita difficile, una vita non tanto lontana, poi nel giro di qualche mese è cambiato tutto. È entrata nella nostra famiglia, ha iniziato una nuova vita ed ha conosciuto noi, ma sopratutto te, ha conosciuto te. All'inizio credo ti odiasse, infondo sei il primo, dopo tutto quello che ha passato, ad essere riuscito a valicare il muro che aveva costruito intorno a sé, neppure suo fratello ci era riuscito e questo l'ha spaventata. Poi con il tempo ha capito che non poteva contrastare l'affetto che provava per te e si arresa, ti ha lasciato entrare nel suo cuore un po' alla volta ed ha imparato a conoscerti per quello che sei Edward, ma, come te non puoi dimenticare il suo passato, lei non può fingere sul tuo. Nemmeno tu rinneghi che eri un Don Giovanni solo un mese fa e di certo questo l'ha messa alle strette>>. <<Ma->>. Cerco di dire, ma lui prontamente mi blocca. <<Niente ma, Bella ha bisogno di certezze e di certo il fatto di aver trovato quell'oca della Mallory alla porta che chiedeva di te ha rafforzato solo i suoi timori. Lei non ha bisogno di parole buttate lì al vento, per quanto vere possano essere, lei ha bisogno di fatti, reali e tangibili che la possano rassicurare su di voi. Per il fatto dell'appuntamento mi dispiace averti recato dolore, ma lei probabilmente non è pronta per una cosa così formale e ho solo trovato opportuno darle una mano piuttosto che lasciarla in balia delle sue paure. Hai scelto di intraprendere questa avventura con lei, allora portala fino in fondo e non buttare tutto al vento al suo primo no! Se provi quei “quasi” -e calca bene sulla parola “quasi” con un sorriso furbo in volto- sentimenti per lei, dimostraglielo, faglielo capire sempre e comunque e lasciale sempre il tempo per pensare. Tornerà sempre da te se anche lei prova quello che provi tu, deve solo capirlo>>. Con una pacca sulla spalla conclude il suo discorso e poi con un sorriso rassicurante prende per la maglietta Em, che è ancora sotto shock, e lo trascina via prima che girandomi dall'altra parte io nota colei che non mi lascia il tempo di respirare venire verso di me.
Sospiro.
Io posso farcela!

POV BELLA
Ci ho riflettuto tutta la notte e cazzo, devo risolvere sto casino! Sono stata un idiota, mi sarei presa a calci nel culo solo per aver pensato quelle cose! Come ho potuto credere che Edward avesse sul serio chiamato di sua spontanea volontà quell'oca senza cervello non riesco ancora spiegarmelo!
Beh forse, e dico forse, aver avuto la conferma della tua stupidità dopo essere state dichiarate vere le parole di Edward facendo sputare la verità a suon di pugni, dalle labbra della Mallory laccate dal quel orribile lucidalabbra rosa e quindi dando la prova che si è inventata tutto solo per cercare di avere un approccio con Cullen è servito a metterti il cuore in pace, no?
Non basta il fatto che io non mi sia fidata di Edward, ora ci si mette pure la coscienza che mi ricorda quello che ho fatto! Merdaccia che merda!
Lo dico pure io!
<<Allora che si fa?>>. Mi chiede riportando l'attenzione su di sé e negandomi la possibilità di mandare a quel paese la mia coscienza del cazzo.
<<Ora vado a parlare con lui, poi al segnale sai quello che devi fare!>>. Un sorriso sadico colora il suo viso ed io scuoto la testa esasperata della sua felicità meschina.
Come la tua del resto!
Come dicevo prima: vaffanculo!
<<Ok, ma sbrigati! Non vedo l'ora di entrare in azione!>>. Ecco, proprio un bimbo!
Senza rispondergli mi avvio decisa, con il cuore in gola per il corridoio e quando noto il mio obbiettivo scompare tutto e mi sento persa. I ragazzi se ne vanno via, Em con una faccia alquanto strana e trainato via da Jasper, lasciandolo completamente solo. Lui si gira verso di me e mi guarda, proprio come faccio io, immergendo i miei occhi nel suo mare verde. Mando giù il groppo in gola che non mi permette di respirare e poi a passo deciso vado verso di lui.
Io posso farcela!
<<Swan, ti cercavo!>>. Mi giro di scatto verso la voce alquanto fastidiosa e reprimo un sorriso di disgusto al ritrovare i miei timori confermati dalla figura di fronte a me.
<<DAnali non credo proprio che tu abbia bisogno di me, quindi ci vediamo!>>. Faccio per andarmene quando una sua mano si ancora al mio braccio stringendolo.
<<Lasciami immediatamente!>>. Dico con rabbia. Già non è per niente piacevole incontrarla raramente, ma ora devo per forza starla a sentire proprio quando avrei altro da fare di molto più importante?!
<<Credo che quello che ho da dirti sia molto più urgente di qualsiasi altra cosa noiosa e antisociale tu abbia!>>. Risponde sempre con quel suo sorrido statico.
<<Che cosa vuoi?>>. Dico io allora capendo che non posso più rimandare al nostro incontro e che quindi il piano dovrà cambiare. Mi giro un attimo per vedere se il mio compagno di marachelle è ancora in giro pronto per intervenire e sorrido vedendolo proprio dietro di me nascosto da una pianta. Un posto migliore per nascondersi no?
<<Volevo semplicemente ricordarti di quello che ti ho detto qualche giorno fa. Sai, voglio essere sicura che tu sia consapevole del pericolo in cui vai in contro nel caso tu decidessi di non prestarmi ascolto>>. Sorride maligna, ma io come una stupida non riesco a resistere e ricambio il sorriso. Allora lei mi guarda dubbiosa e molla la presa sul mio braccio dopo un mio strattone.
<<Oh DAnali, allora devo ringraziarti! Me n'ero già dimenticata, ma per fortuna che ci sei tu, no? Comunque mi dispiace distruggere le tue aspettative, ma sinceramente non sono disposta ad accettare la tua condizione. Tu hai un video di me di quando ero all'orfanotrofio e a me.. Non interessa! Ho fatto troppo errori con Edward e questo sarebbe solo la goccia che fa traboccare il vaso, non sono disposta a perderlo ancora, non ora almeno. Mi dispiace, ma qualsiasi tu cosa abbia di me non mi importa. Falla vedere a chiunque tu voglia, io so che non sarà di certo quello a impedirmi di provarci. Quindi, fattene una ragione e sopratutto fatti una vita!>>. Faccio per fingere di andarmene, quando come aspettavo lei mi ferma di nuovo.
<<Non sai con chi ti stai mettendo contro!>>. Rido. <<Oh, sì invece! Sei tu quella che non ha ancora capito chi è Isabella Swan e credo che ora sia il momento ideale per farlo!>>. Porto la mano dietro la schiena e faccio con le dita il segno delle corna dando il segnale. Come nel piano il mio compare spunta fuori dal suo nascondiglio, ovvero la pianta nel corridoio, e corre verso di noi. Io mi sposto di lato per dare una visuale perfetta di Tanya e, dopo aver scosso bene la bottiglia di coca cola, lui stappa il tappo facendo partire il getto di cola che colpisce immediatamente il viso dell'oca bagnandola completamente. La povera scema rimana immobile agitandosi come una gallina e strillando come se quello potesse bloccare il getto. Intanto io me la rido come non ho mai fatto e poco dopo anche tutto il resto della scolaresca assiste alla scena con il sorriso in volto. Per nostra sfortuna la bottiglia di coca finisce troppo presto e l'oca viene liberata dal suo getto.
<<Swan, questa me la paghi!>>. Starnazza come una scema Tanya e sotto le risa di tutti se ne va verso le sue “amichette” bagnata e appiccicosa come un pulcino caduto nel caffè.
<<E' stato troppo forte!>>. Esclama il mio compare sollevando la bottiglia in aria, simulando la vittoria. Subito nell'aria si espandono gli applausi e i fischi di tutti e lui come uno scemo si inchina gonfiando il suo ego a dismisura.
<<Bene, ora sai come usare la coca cola nel miglior modo possibile!>>. Lui si gira verso di me e prendendo la mia mano tra le sue mi fa il bacia mano.
<<Paul smettila di fare lo scemo!>>. Sorrido entusiasta e poi gli tiro una pacca sulla spalla.
<<Ripeto: è stato troppo forte! MITICUU!!!>>. Urla infine in stile Homer Simpson. Rido insieme a lui, finché non diventa improvvisamente serio.
<<Cosa c'è?>>. Chiedo preoccupata.
<<Cosa ci fai ancora qui? Non dovevi parlare con Cullinuccio?>>. Lo guardo sbalordita e poi sospettosa.
<<Paul->>. Cerco di dire. <<Niente Paul, vai da lui e poi scopalo davanti a tutti!>>. Ok, dovevo immaginarmi un'uscita del genere. Faccio per andarmene, ma lui ancora troppo euforico per quello che è appena successo mi tira una pacca sul culo con la bottiglia vuota facendomi saltare letteralmente in aria. Io rido nervosa e poi rossa come un peperone vado verso Edward. Una volta davanti a lui non ho il coraggio di guardarlo in faccia e mi mordo il labbro con i denti nervosa.
<<Bella->>. Ma non lo lascio finire di parlare. <<Hai visto tutto?>>. Alzo il volto scontrandomi contro il suo sorriso sghembo che mi fa mancare un battito. Lui annuisce.
<<Hai sentito tutto?>>. Continuo a chiedere e lui annuisce ancora.
<<Quindi->>. <<Abbiamo sbagliato entrambi>>. Salta su lasciandomi senza parole. Io lo guardo attentamente per scorgere qualche segno di titubanza nei suoi occhi, ma noto solo un'infinita felicità e gioia. Sorrido e alzandomi sulle punte dei piedi mi avvicino a lui.
<<Io mi fido di te>>. Sussurro al suo orecchio con voce roca ed emozionata. Subito le sue mani si vanno ad ancorare ai miei fianchi stringendomi di più a lui e poi mi allontano quel che basta per leggere i suoi occhi.
<<Anche io>>. Mi mordo il labbro nervosa e faccio per appoggiare la testa al suo petto quando un idea malefica mi balena nella testa. Mi giro verso lo schiamazzo ancora presente in corridoio e posso vedere come la povera oca mi stia trucidando con lo sguardo.
Se fai qualcosa, va sempre fatta bene.
Torno con lo sguardo su Edward e prendo un respiro profondo. Chiudo gli occhi e prima che lui possa capire qualcosa incollo le mie labbra alle sue lasciandolo senza parole. Basta poco che anche lui si lasci trasportare dal bacio incurante dei fischi e dei mormori che si espandono nell'aria.
Di certo non siamo passati inosservati!
Lentamente mette fine al casto bacio e appoggia la fronte alla mia rimanendo così, con il respiro unito all'altro.
<<Questo cosa voleva dire?>>. Chiede lui apparentemente calmo, ma tremendamente felice. Come me del resto.
<<E' la prova che voglio stare bene, con te>>. Sorrido e lui non può fare altrimenti.

Vestiti Bella
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RISPOSTE alle RECENSIONI:

anny crazy: Beh, cara visto che le cose stanno così all'ora noi andremo molto d'accordo d'ora in avanti! ;) Questa volta i nostri cara Paramore ho dovuto metterli in pausa, in questo capitolo serviva l'urgente bisogno dei Linkin Park, spero che non ti sia dispiaciuta la cosa! Comunque se hai delle canzone dei nostri amati che vorresti suggerirmi per il prossimo capitolo a me fa molto piacere ascoltarti!
Sono d'accordo con te, Tanya è odiosa come sempre del resto. Un po' mi dispiace ripetere questo ruolo di cattiva seduttrice, però meglio di lei non c'era nessuno!
Edward, il nostro Edduccio come hai letto sta mettendo la testa a posto anche se a volte anche lui cede. Purtroppo però le cose vanno fatte in due e Bella ancora non si è decisa a dare una svolta secca a questa strana “relazione”, se così si può definire. Pian piano sta facendo dei passi avanti, ma di certo non può andare sempre così, deve darsi una mossa! CIAO! ;)
GingerBread: Amica mia, credo che ci siamo detti tutto nelle nostre e-mail e non saprei mai come ringraziarti per le tue parole. Spero che il tuo non-atteso Natale sia andato non dico bene, ma normale e che la fine dell'anno ti porti almeno un po' di serenità! Non so cosa ne pensi di questo capitolo, probabilmente non sei soddisfatta del tutto, ma ti posso assicurare che ce l'ho messa tutta e spero che almeno lo sforzo venga apprezzato. Comunque ti invito a leggere lo stesso la parte tra Jason e Bella, è cambiata e la discussione non finisce più come prima. Devo ammettere che fino all'ultimo non ero riuscita a modificarla nemmeno di una virgola, poi al controllo finale, non so come ne perché, ma è diventato quello che è ora. Fammi sapere e ancora Grazie. Ciao!
luce70: Eh già, ragazzi come Edward non si trovano facilmente! Purtroppo per noi la nostra cara ed amata Bellina non capisce che dovrebbe apprezzare di più quello che ha, addirittura ha cercato un modo di distruggere tutto! Ma dimmi te se è normale un comportamento del genere?! Per niente! Comunque non so se il video li unirà di più, per ora sono all'oscuro di tutto, ormai i personaggi hanno preso una piega loro e io non decido più niente ormai! Che casino non credi? Grazie ancora cara, ciao!
nada650: Grazie per le tue parole, ancora! Spero che anche questo capitolo ti abbia entusiasmata come gli altri! Per sapere di più sul video misterioso dovrai aspettare ancora, ma non troppo! ;) Ciao!
oO_Oo: Calma! Ispira ed espira, lentamente ovviamente! Comunque tranquilla, come hai letto Bella sa cavarsela da sola, per ora. Per il video non dovrai aspettare molto prima di sapere cosa contiene, credo che nel prossimo verrà fuori tutto. Purtroppo le cose tra B. e J. sono degenerate in modo disastroso, entrambi sono governati dall'orgoglio e nessuno dei due è più disposto a esporsi tanto. Penso che ormai le cose verranno lasciata al corso del tempo, solitamente è la miglior cura. Ciao!
ellesse: Credo che la vendetta vada assaporata con il tempo e poi in un colpo solo inflitta con delicatezza. Ovviamente quello che ha fatto Bella a Tanya è solo un assaggio delle sue possibilità, ma anche per Tanya è lo stesso. B. ha rifiutato l'accordo con l'oca e quindi significa anche che è guerra aperta tra loro. Quello che succederà a tutto da vedere o meglio leggere! ;) Grazie, ciao!

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, LEGGONO E LEGGERANNO LA STORIA! GRAZIE DI CUORE!
CIAO!!!

Sabe 

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Capitolo 24
*** Il momento ***


 

Il momento...

 

E' il momento, quel momento, quel giorno in cui vi indico la nuova versione di “The past returns forever” e lo stesso che vi mando questo ultimissimo e brevissimo avviso.

E' finita, almeno la prima parte. Adesso quello che mi aspetta è mille volte più difficile, perché devo smontare la mia\nostra storia tanto amata e ricostruirla, senza distruggere tutto e allontanarvi dalla vera idea di questa favola.

Ce la farò? Questo sarete soltanto voi a dirmelo, alla fine possibilmente.

Vi ringrazio di cuore per il vostro sostegno e per il contributo che avete dato nello scorso avviso, per me è molto importante questo.

Bene, ora dopo le ciance si arriva al punto!

Mie carissime compagne di avventura, fans, amiche o solo lettrici, vi presento con onore e con le lacrime agli occhi...

Le parole nel tempo

Spero di non deludervi, un bacio...

Sabe 

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