We are not all Saints

di Yujikki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~Capriccio ***
Capitolo 2: *** ~Theorem of three moments ***
Capitolo 3: *** ~Colpe ***



Capitolo 1
*** ~Capriccio ***


Note: Raccolta dedicata a quella DonnaH Spucciosa di nome Ayay, che mi ascolta nei miei deliri, mi rifornisce di Porn e Buoni Libri e mi dà corda quando inizio a parlare dei miei, anzi, dei nostri bambini. Ti voglio bene, Ayay.
Ps: E ricorda che anche Shiani, Castore e Polluce, Kaiada, Herakles, Shiva, Wei, Aléxandros, Deneb, Ivan e Ebe ti adorano dal profondo del loro cuoricino d’inchiostro. (Mi ricordano dalla regia che soprattutto Castore e Polluce ti adorano)



Titolo:Capriccio
Rating: Giallo
Personaggi: Aphrodite dei Pesci, Minos del Grifone
Avvertimenti: Shonen Ai, uso improprio de “Lost Canvas” che ho letto per un terzo.

Quando Minos l’aveva visto per la prima volta -quando si era inchinato giurando eterna fedeltà al suo signore Hades e ripudiando Athena- aveva avuto uno strano senso di déjà vu.
Come se quella persona l’avesse già vista.
Dal suo posto appartato, vicino ad alcune colonne, aveva portato la mano destra al mento e aveva inclinato leggermente la testa, come per osservarlo meglio.
Era sicuro che quella persona appartenesse a un suo ricordo. Un ricordo eccitante per di più.
Ripercorse la memoria di più di duemila anni di vita mentre Aiacos lo guardava incuriosito alla sua destra e Rhadamantys fissava torvo e diffidente i sei uomini davanti al trono ringhiando, quasi, contro Pandora.
“Trovato” pensò Minos con un ghigno sinistro che gli si apriva in volto.
E si chiedeva, ora, come avesse potuto, anche solo per un attimo, dimenticarsi di quella battaglia e soprattutto di Lui che, in fondo, assomigliava tanto, troppo, ad Aphrodite stesso.
Esattamente duecentocinquanta anni prima aveva avuto un confronto con Albafica di Pisces. Un meraviglioso confronto.
Peccato tutto si fosse concluso fin troppo presto. Di sicuro avrebbe potuto divertirsi di più.
Si leccò le labbra: divertito da quella situazione. Non capita troppo spesso di avere una seconda possibilità.
Scivolò silenziosamente fuori dalla sala e aspettò che i redivivi saint muovessero verso il Santuario.

Appena i sei uomini furono usciti dal palazzo richiamò l’attenzione del biondo cavaliere, e gli fece segno di venire verso di lui; il ragazzo lo guardò con sufficienza, e più si avvicinava, più un sorriso sardonico si apriva sul volto del Giudice, al quale, Aphrodite, controbatteva con un sorriso sornione: inquietante sotto ogni punto di vista.
-Avete bisogno di qualcosa, nobile Minos?- disse fintamente docile, calcando il “nobile” con uno sprezzante tono ironico.
-No- rispose lui, senza abbandonare quel sorriso, cosa che fece indispettire alquanto Aphrodite.
-E allora per cosa esattamente mi ha chiamato?-
-Possiamo dire…- e qui fece una pausa, Minos, come se stesse scegliendo le giuste parole -… che desidero soddisfare un vecchio capriccio.-
Il Giudice Infernale prese una ciocca di capelli del saint e la sfregò fra i polpastrelli della mano, poi si avventò con ferocia, quasi come volesse attaccare una preda, sulle labbra del giovane, che non si stupì più di tanto, sorrise divertito, quasi.
-Cos’ era questo?- gli chiese Minos, dopo il bacio, alquanto sorpreso. Tutto si sarebbe aspettato dal Saint, ma mai che rispondesse al suo famelico attacco.
-Ultimo desiderio per un condannato a morte.- gli disse Aphrodite con un sorriso di scherno sul volto.
-La cosa potrebbe essere reciproca.- ghignò lo specter.
-Vedremo- e Aphrodite gli scivolò via dalla mani dirigendosi dove i suoi compagni erano da poco spariti.
-Vedremo- gli rispose Minos leccandosi le labbra.
Dell’antico Cavaliere aveva proprio solo l’aspetto esteriore.








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Capitolo 2
*** ~Theorem of three moments ***


Nota iniziale: Chiedo umilmente perdona fin da ora. Mi cospargo il capo di cenere. Non era mia intenzione, lo giuro, non era mia intenzione scrivere questo. Mi scuso anche con Ayay per il ritardo. Perdono. Ormai posso pubblicarla per il tuo prossimo compleanno.
 




Titolo: Preda
Rating:Giallo
Genere: Non ha un genere definito, mi butterò quindi sul: Generale
Avvertimenti:Shonen-ai/Yaoi, One-Shot, Post-Hades
Note aggiuntive di Quellachehascrittoquestiscempi:L’unica semi-decente che ho scritto, è quella che mi piace di più personalmente: molto semplice, lineare. Definiamola pure inutile e fine a se stessa. Almeno si è salvata dalla demenzialità dilagante delle altre due.
 

Preda ~
 
Il modo in cui Rhadamantyhs di Wyvern  accavallava le gambe era qualcosa di assolutamente erotico. Era qualcosa che solo un English gentleman come lui poteva far diventare così dannatamente arrapante.
Era talmente intrigante che spesso, Kanon, si chiedeva come riuscisse a trattenersi dal saltargli semplicemente addosso.
Le faceva strusciare tra di loro producendo un rumore ovattato e, intanto, lo guardava con quegli occhi da rapace, come se sapesse quello che il saint di Gemini pensava.
Rhadamantys sorrideva, ghignava, e giocherellava con il bicchiere di scotch in mano, muovendolo circolarmente, concedendosi un assaggio di liquore ogni tanto, senza mai staccare gli occhi da Kanon.
E il Saint si sentiva tanto preda di quell’uomo in momenti del genere, e lo guardava sornione, come un gatto che osserva e vuole giocare con un’aquila.
Un gatto masochista e con tendenze suicide visto il suo essere consapevole del pericolo che correva anche solo ad avvicinarsi all’enorme rapace.
-Hai intenzione di fissarmi ancora per molto, Gemini?- Rhadamantys si leccò le labbra, già pregustando il sapore del corpo della sua preda -Cosa stai aspettando? Un invito scritto?-
E Kanon non poté più trattenersi.
 
  
 

Titolo: Ti presento (a)i miei
Rating:Verde
Genere: Comico
Avvertimenti:Shonen-ai (cioè, direi che si capisce.), One-Shot, Post-Hades
Note aggiuntive di Quellachehascrittoquestiscempi:Ecco, e qui si iniziano a vedere le prime note di demenza che mi ha colto mentre scrivevo questi tre piccoli pezzi, se questa è già così, figuratevi l’ultima. Non ne vado fiera, nemmeno della forma, d’altronde non so scrivere, eppure sono testarda e continuo imperterrita a pubblicare. Sì, sono una cretina masochista.LOL.
 
 
Ti presento (a)i miei ~

Kanon non ha mai visto Rhadamantys così nervoso. Nemmeno durante la Guerra Sacra.
E in un’altra situazione sicuramente avrebbe riso e si sarebbe sentito soddisfatto delle difficoltà della Viverna  anche solo a parlare o guardare in faccia qualcuno.
Ma non ora.
Perché sarebbe stato da idioti visto che anche lui era immischiato alquanto in quella faccenda. Anzi, un bel po’.
-Mio signore…- dice Rhadamantys, lasciando cadere quelle parole in alcuni minuti di silenzio  -… Questo è Kanon di Gemini- conclude infine il Generale alzando lo sguardo su Hades, sul suo amato signore.
Silenzio.
Lo guarda torvo dal trono, Pandora al suo fianco, probabilmente non sa cosa rispondere, anzi, forse, fatica ancora a capire che cosa intenda Rhadamantys con quell’affermazione.
La tensione è palpabile nell’aria, la sente, Kanon, che s’insinua lungo la sua schiena.
E ora, mentre l’espressione di Hades ha un minuscolo sussulto (gli occhi si spalancano leggermente e le labbra si contraggono, impercettibilmente, in una linea dura) la tensione si trasforma in qualcosa che si avvicina molto (tanto) alla paura.
-Hai la mia approvazione.- dice dopo pochi(interminabili) minuti di silenzio, Hades, chiudendo gli occhi e portando la coppa di sidro che ha al fianco verso la bocca.
Kanon può notare lo sguardo di puro sollievo di Rhadamantys e quello di puro scetticismo da parte di Pandora.
Il Generale Infernale si rimette in piedi e fa un ultimo inchino –La ringrazio, mio Signore.- dice avviandosi verso l’uscita, afferrando per un polso Kanon e trascinandoselo dietro.
-Un’ultima cosa…-
Risuona calma la voce di Hades nel silenzio tombale della sala: i due si bloccano.
-Kanon di Gemini…- riprende il Dio –Spero che tu comprenda la tua fortuna e che porti sempre rispetto per chi hai al tuo fianco, non vorrei mai che ti succedesse qualcosa di spiacevole.-
Kanon deglutisce. Oh sì, quella era proprio una minaccia in piena regola.
 
 
 
 
Titolo: Tartan or Tweed?
Rating:Giallo
Genere: Comico/Demenziale
Avvertimenti:Yaoi, One-Shot, Post-Hades, Doppi sensi di dubbio senso e gusto.
Note aggiuntive di Quellachehascrittoquestiscempi:E qui tutta la mia demenza è dilagata totalmente..”. Quindi prendetela poco sul serio. Ma veramente poco sul serio. Leggetela come leggete le barzellette sulla Comix. Così. Oppure non leggetela e basta che è meglio per tutti. Lo dico per la vostra salute mentale.
Ps: Il titolo deriva dal nome di due tessuti inglesi/scozzesi, chi avrà coraggio di leggere capirà il senso del tutto. (no, sto scherzando, questa cosa non ha per nulla senso)
PPs:Lo so che Radamanthys è inglese, ma, insomma, avrà avuto nella sua illustre genealogia da Nobil Sangue dei parenti scozzesi, no?  


Tartan or Tweed? ~
 
-E’… E’…-
Kanon non riesce a trovare le parole per quello che ha davanti. Ci prova, ma è troppo (troppo!) quello che ha di fronte e, soprattutto, troppa è la sorpresa.
-Ma, insomma, tu, non eri Inglese? Perché… Sì, perché ti fai questo?-
Rhadamantys lo gela con un occhiata –Gemini, non ti ho chiesto di ricordarmi le mie origini. Ti ho chiesto solo di darmi un tuo parere.-
-Ah. Sì, insomma... Non è meglio se chiedi a Minos?-
-Gemini…- ringhia spazientito il Giudice Infernale.
-Ok, ok.-
Ora che non c’è più la sorpresa iniziale, Kanon si accorge di quanto sia esilarante Rhadamantys conciato così, come ha potuto prima trattenersi?
–E’ orribile quella cosa.- dice cercando, invano, di soffocare le risate –Capisco una tunica, ma… ma… un gonnellino è troppo anche per me!-
Rhadamantys stringe i pugni –Questa non è un gonnellino, è un Kilt.-
-Béh, è ridicolo lo stesso!- dice fra una risata e l’altra Kanon.
Rhadamantys ringhia ancora più forte –Tu. Tu, te ne pentirai amaramente.-
-E cosa vuoi farmi, mio caro? Sto tremando dalla paura.- sorride sornione Kanon –Per caso mi obbligherai a mettere un orrido gonnellino rosso in tinta col tuo?-
-Dannato…-
-Chissà quanto riderebbero i tuoi sottoposti se ti vedessero in queste… nuove vesti.-
-Non oseresti.-
-Evidentemente non mi conosci bene.- dice continuando a sorridere in modo molto eloquente in direzione del Giudice Infernale, poi sposta lo sguardo sulla sinistra, verso il grande tavolo d’ebano, prendendo di mira la macchina fotografica lasciata pochi minuti prima da Minos (appena tornato da una mattinata di “Birdwatching” con Aiacos).
I muscoli sono tesi, i respiri pesanti, Rhadamantys e Kanon si sfidano come due fiere, l’esito di questa battaglia deciderà il destino dei due uomini.
Scatta, Gemini, seguito prontamente dalla Viverna.
 
-Ammetto che il Kilt ha qualche comodità.- dice Kanon alzandosi dal divano e raccogliendo i propri vestiti sparsi in tutta la stanza –Ma sei comunque orribile conciato così.-
-Gemini, hai per caso voglia di un secondo round?-
-Insomma, quando mi ricapiterà più di andare a letto con un Giudice Infernale in gonna?-
-Ti ho detto che non è una gonna, è un…-
-Sì, sì, come vuoi, ora, perché non mi insegni anche come si suona la cornamusa?-
Rhadamantys non può far altro che ghignare.
 
 
 

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Capitolo 3
*** ~Colpe ***


Titolo: Colpe
Rating:Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti: Shonen-ai, Flashfic, Post-Hades
Personaggi: Deathmask di Cancer, Rune di Balrog
Note aggiuntive di Quellachehascrittoquestiscempi: Sì. Non ha senso come cosa. Come situazione, come coppia. Non ha fottutamente senso. L'ho finita di scrivere ora: a mezzanotte e dieci minuti. Ho provato a rileggere, ma non escludo che qualche errore mi sia scappato. Non solo grammaticale, ma proprio anche logico. Per favore ditemelo. E, soprattutto, sputatemi addosso per l'enorme cagata che ho pubblicato.



Rune era sempre stato ligio al suo lavoro e al suo ruolo.
Per questo Minos si fidava completamente di lui e lo lasciava sempre più spesso a fare le sue veci al Tribunale.
Già, sempre più spesso.
Infatti, da quando la pace con Athena era stata stipulata, notava sempre più spesso che il Signor Minos era sempre (o quasi) assente dal lavoro e Rune si trovava con sempre meno preavviso a svolgere quel compito essenziale. Certo, il suo Superiore era portavoce di Hades sulla terra e, in particolare, al Santuario di Athena, aveva molti impegni, per questo stava in Tribunale sempre meno.
Eh no, non voleva ascoltare le insinuazioni degli altri Specter (tipo Zellos e Raimi) che parlavano di una possibile storia fra Minos e un Saint, eh no, non voleva nemmeno indagare oltre, lui si faceva bastare, e credeva, soprattutto, alle parole del suo Superiore, e non intendeva di certo andare a scavare nella sua vita privata.
Ma una cosa per cui seriamente aveva da ridire col Signor Minos era lui.
D’accordo, Athena e il Sommo Hades ora erano alleati, ma… perché? Perché doveva avere un idiota che in teoria avrebbe dovuto aiutarlo, ma che, in pratica, non faceva altro che infastidirlo sul lavoro e accendere stupide discussioni che portavano, inesorabilmente, ad egualmente stupidi litigi?
Per imparare a conoscere i nostri nuovi alleati.” gli aveva detto Minos, con quel suo solito sorriso inquietante quando gliel’aveva chiesto.
“Questo metodo è un totale, gigantesco, monumentale fallimento!”gli avrebbe detto Rune se non fosse stato un rispettoso sottoposto.
Ma, ora come ora, poteva solo stringere i denti e cercare di non uccidere quell’essere così fastidioso.
 
Ecco i passi pesanti che risuonano nel corridoio.
Rune sospira rassegnato e continua trascrivere i nomi facendo finta di nulla.
Il portone viene spalancato con forza: “Ohi, Rune, sono qua.” urla, ovviamente, come se sapesse fare altro, d’altronde.
Eppure è da sei mesi che viene regolarmente lì, lo sa che l’unica cosa che lo Specter pretende è il silenzio, ma, naturalmente, le cose gli entrano in testa tanto velocemente quanto ne escono.
“Speravo di non vederti oggi, Saint” dice Rune con voce neutra, stringendo la mano intorno alla piuma con cui sta scrivendo: si trattiene dal tirare fuori la frusta.
Deathmask sale le scale e butta via il mozzicone di sigaretta che ha fra i denti, arriva in cima e, in malo modo, si siede sul braccio destro del trono “Sempre di buon umore, eh?” dice, accendendosi una nuova sigaretta “come se a me piacesse vedere la tua brutta faccia da Specter praticamente tutti i giorni! Che credi?!” e fa due tirate veloci alla cicca per accenderla del tutto, poi, espira.
Qualche minuto di silenzio: “Un sogno, un sogno!” pensa Rune mentre continua a trascrivere sul grande tomo, ma, ecco, che compare un’anima proprio al centro dell’enorme salone. Pronta per essere giudicata.
“Dimmi il tuo nome.”
Ecco, la fatidica domanda: come da rito.
Potrebbe sembrare innocua a primo avviso, ma, Deathmask, lo sa bene quanto sia importante per il condannato. E’ la frase che preannuncia l’orrore, e Rune, con quel suo tono freddo e distaccato, la rende qualcosa di assolutamente terrificante nella sua semplicità.
“D-david Smith” balbetta l’anima cercando di farsi ancora più piccola “D-dove sono? F-fino a un attimo fa e-ero…” continua poi sorridendo nervosamente.
“Sei morto. E sei in questo Tribunale per essere giudicato in base alle tue colpe.” dice sempre più glaciale ed efficiente Rune, spalancando l’enorme registro dei morti e cercando il nome appena pronunciato dall’anima.
“M-ma è impossibile” continua ridendo sempre più nervosamente e sudando freddo “M-mi state prendendo in g-giro, vero?”
“Benvenuto all’Inferno, David! E ricorda una piccola cosa di questo posto: di rado si scherza quaggiù.” dice Deathmask ghignando divertito.
Rune sospira socchiudendo gli occhi: “David Smith” ed ecco che lo Specter srotola la frusta del Balrog e si alza in piedi “Sei accusato di omicidio e tradimento, come ti dichiari?”
L’anima spalanca gli occhi e la bocca in un moto di puro terrore “Smettetela di scherzare con me! Smettetela immediatamente!” grida in preda al panico, la voce stridula risuona per tutto il Tribunale. E una delle cose che odia di più Rune di Balrog sono proprio le persone che gridano.
La frusta scatta verso il condannato, si avvolge intorno a lui come un serpente con la preda  “Sono innocente! Non ho fatto nulla, non ho fatto nulla, io!” continua a gridare l’anima, ma appena tutti i peccati che ha commesso nella vita, dal più insignificante al più spregevole, gli passano davanti come un film mostruoso, ecco che cessa di urlare, inizia solo a piangere. “Io non volevo! Mi sono pentito! Ho capito i miei sbagli! Ora riportatemi a casa! Voglio un’altra possibilità! Sono pentito… Abbiate pietà…” dice, fissando i due uomini che incombono sopra di lui.
“Pietà? Qui nell’Inferno, la Pietà, non esiste per nessuno. David Smith, il mio verdetto è: colpevole. Finirai nel Cocito, e nella Giudecca sconterai la tua pena.”
“Sono pentito! Sono pentito!”
Le urla disperate si affievoliscono velocemente e, finalmente, regna nuovamente il silenzio.
La frusta torna verso il suo proprietario.
“Tsk. Patetico.” dice schifato Deathmask.
“E’ questo che rende volgari e inutili gli esseri umani. Pensano che una redenzione all’ultimo possa salvare la loro sorte. Che sciocchezze.” dice Rune tornando a sedere.
“Già solo l’idea della redenzione è stupida. E ancora di più lo è il fatto di ripudiare le proprie azioni e dimenticare le proprie colpe.”
Rune lo guarda (quasi) incuriosito “Ma tu non sei redento? E non hai fatto ammenda delle tue azioni e delle tue colpe?”
Deathmask ricambia lo sguardo stranito, la sigaretta mezza fumata in mano.
“Non mi sono redento: ho solo capito di essermi messo dalla parte sbagliata, cioè da quella di un megalomane schizofrenico con manie di dominio sul mondo, e, soprattutto, non cercherò mai di pentirmi delle mie colpe e di ripudiare le azioni che ho compiuto.”
“E perché mai?”
“Perché ne vado estremamente orgoglioso, mi pare ovvio.” ghigna Deathmask buttando a terra la sigaretta consumata.
Rune stringe gli occhi e lo fissa: “Non approvo nulla della tua persona”.
“Sarò felice di mostrarteli tutti, i miei peccati, quando mi giudicherai.” ghigna, nuovamente, per poi chinarsi e baciare, ferocemente, quelle labbra candide.
E quel contatto (come al solito) inaspettato si rompe dopo poco, Deathmask inizia scendere l’imponente scalinata “E ti avverto che sono tanti i miei, altro che queste anime da quattro soldi.” continua, urlando, uscendo dal Tribunale e chiudendosi le monumentali porte dietro di sé.
Rune stringe gli occhi.
Quanto detesta quel Saint.
E, poi, riapre l’enorme tomo alla sua sinistra, ricominciando a scrivere.                                                                                                                                                             

 

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