Slices of Life

di Emily Doe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuccioli a casa Potter ***
Capitolo 2: *** Missive Impossible ***
Capitolo 3: *** Life goes on ***



Capitolo 1
*** Cuccioli a casa Potter ***


Disclaimer: Tutto di zia Jo. Di sicuro ha anche ideato varianti magiche del nostro Lego, me lo sento. Forse anche Barbabietonzolo *scaricabarile*.

Nota sulla raccolta: Era nata come una breve storiella, decisamente sciocca, su un prompt fornitomi da un'amica, ormai mesi e mesi e mesi fa. Non so come, poi, a questa breve storiella, sempre decisamente sciocca (io ci avevo sperato che potesse diventare più intelligente da sé, mentre non guardavo, ma a quanto pare mi sono illusa – una tristA vicenda, lo so), se ne sono aggiunte altre, sempre decisamente ed irrimediabilmente sciocche (inutile dire che neppure loro, per farmi una bella sorpresa, hanno deciso di rendersi autonomamente più intelligenti nei mesi che hanno fermentato nel mio hard disk. Storie crudeli.). La verità è che è nata una sorta di raccolta – di storie ingrate, che non si migliorano da sé e, indovinate?, decisamente sciocche – che non ha una vera trama di base, se non quella di essere un insieme di spezzoni di vita *se volete, posso ripetervi qualche altro “di”, eh: basta chiedere. C'è lo sconto sul formato famiglia :p*, di flash, di slices of life (da cui appunto prende il nome) della famiglia Potter di nuova generazione. Nessuna motivazione particolare, escluso il fatto che per me è stato rilassante scrivere queste due scemenze ^^: è nata così da sé, e non escludo che l'attenzione possa virare anche su altre famiglie/personaggi, o prendere un'ottica un pochino differente, andando avanti con i capitoli – la verità è che, in quanto raccolta, non ho idea di quanto durerà, come non avevo idea della sua esistenza finché la verità non mi si è palesata davanti agli occhi in un tetro pomeriggio invernale (leggasi: di studiare non ci va proprio). Non credo seguirà un ordine cronologico.
Che dire? Null'altro. Vi lascio alla lettura del primo 'capitolo' – che sia sciocco, e lo sia anche decisamente, non devo ripetervelo, vero? ;).
Ah, il prompt di Dani era stato “Cucciolo (lascio a te scegliere quale)” - che ho interpretato a modo mio ed al quale ho aggiunto lo stupido particolare dei cuccioli architetti ed un'altra piccola stupidaggine nel capitolo successivo, per motivi che lei potrà capire ^^. Insomma, in un momento di blah ho prodotto la seguente stupidaggine. È stupida tanto, vi ho avvisati come ho potuto :p.
Oh, sì, il “riassunto” *:very unsure:* della raccolta probabilmente cambierà, se la raccolta sopravvivrà ai miei sicuramente futuri ripensamenti: l'ho solo buttato lì nell'istante di follia che mi ha convinta a pubblicare la prima scemenza :)
Un bacio e grazie per aver perso tempo con questa mia sconclusionata nota,
Emy






Cuccioli a casa Potter





“Bambini, papà ha una sorpresa!”
Harry, con un tono carico di eccitazione e di aspettative, aveva fatto capolino nella stanza dei due fratellini, intenti a giocare agli architetti con le loro bizzarre costruzioni. Lui non si era ancora abituato al fatto che potessero, di propria sponte, decidere di non rivestire più natura di casetta, ma propendere per un più ambizioso castello – alla faccia di una faticata e sudata laurea in architettura, o disseminarsi da sole per tutta casa e nei luoghi più impensati, come sotto il tuo cuscino, o nella tua tazza di caffè – già piena di caffè. Beh, certo, sempre meglio quelle delle Gobbiglie di ultima generazione, bisognose di contatto umano, che avevano la fastidiosa tendenza a rotolarti sotto i piedi proprio quando decidevi di alzarti, o di scendere le scale di fretta, poiché in ritardo, e amavano infilarsi nel letto e sotto i cuscini, non di rado. Inutile dire quanto Ginny protestasse quando si convinceva di averne una nascosta sotto il materasso.
I due bambini sollevarono simultaneamente lo sguardo, distogliendolo dalle loro occupazioni. Due paia di occhietti curiosi gli dedicarono la loro più completa attenzione.
Perché Ginny non aveva voluto saperne, di semplici, innocue, immobili costruzioni Babbane? Stimolare la fantasia, tzé.
“Vi ricordate, per caso, di quella storia che ci avrete ripetuto,” si interruppe giusto un secondo per riflettere sul fatto che in realtà fosse stato James a tartassarli, letteralmente, in quanto il vocabolario di Albus era ancor più ristretto del già ristretto vocabolario del fratello, poi concluse che gli sguardi imploranti e cucciolosi valevano come tartassamento psicologico, ed andò oltre. “almeno un migliaio di volte?”
Albus si infilò il pollice in bocca e lo succhiò assorto.
“Il bastone... la scopa che vola?” chiese James, fiero di essersi corretto in tempo.
“No, non quella storia.”
“Mmm,” fece suo figlio maggiore, accigliandosi per un istante, prima di illuminarsi in viso, gli occhi castani scintillanti d'emozione. “Il bastoncino che fa le magie?”
Harry si grattò perplesso la testa, e si chiese quanti anni sarebbero ancora passati prima che James trafugasse una bacchetta ad un qualche parente e cominciasse a cacciarsi in guai seri – guai magici, e che non riguardassero solamente quelle intraprendenti costruzioni.
“Ehm, no, nemmeno quello. Ricordate? Lo chiedevate ogni giorno, anche prima di andare a dormire, prima della favola di Barbabietonzolo... qualcosa di piccolo, morbido, con cui giocare...”
Albus si tolse il dito sbavato dalla bocca, agitandolo in aria.
“Cucciolo!” squittì, trionfante. Era meraviglioso vedere come uno squittio potesse risultare trionfante, ma Albus di per sé era tutto un programma, con le sue riflessioni sulle cose più assurde ed i suoi innamoramenti per gli oggetti più banali, come un rotolo di carta igienica – una volta ne aveva scaricati via due interi, salutandoli con fare accorato e raccomandando loro di fare i bravi, ovunque andassero - o i luccicanti cucchiaini in cucina, che Ginny aveva dovuto far sparire dalla circolazione, causa continui furti dettati da quel supremo amore.
Harry sorrise, incapace di contenere oltre il proprio entusiasmo – non che vi fosse granché riuscito, fino a quel momento, ma quelli erano solo dettagli.
“Esatto! Ho convinto la mamma a prendere un cucciolo, siete contenti?”
Nessun gridolino di gioia seguì quell'annuncio, nessun saltello e nessuna parola inventata sul momento per esprimere un entusiasmo ed una felicità inesprimibili per il vocabolario di bimbi di tre e due anni. Harry spostò lo sguardo dal visino dell'uno a quello dell'altro: i due sembravano osservarlo come avesse detto un'ovvietà.
“No shorpresha,” balbettò Albus, incespicando su tutte le esse, come sempre.
Il padre, sempre più confuso, sentì il sorriso incrinarsi: credeva che la notizia li avrebbe resi così felici... di sicuro non ci era voluto poco a convincere Ginny.
James, che doveva aver intuito la sua perplessità, si alzò con un breve sospiro ed afferrò il fratello per la manina, trascinandolo in piedi.
“Vieni?” chiese al padre, incitandolo a seguirli.
A piccoli passi, e con più d'una distrazione per Albus, che amava gli angoli arricciati dei tappeti e avrebbe passato ore a guardare il bisnonno Weasley russare contegnosamente nel suo ritratto, arrivarono alla stanza in fondo al corridoio, quella sua e di Ginny.
“Una sorpresa è quando non sai che cosa è,” spiegò James, fermandosi accanto all'armadio, poco distante dalla finestra.
Qualche raggio di sole intiepidiva la luce cupa dell'inverno, scaldando appena, sotto le copertine, le guance rosee della più giovane dei Potter, che sonnecchiava beatamente nella sua culla, stringendosi un orecchio con la manina.
Qualcosa di piccolo, morbido, con cui giocare...
“Cucciolo,” aggiunse Albus convinto, indicando la culla, cercando di fugare ogni dubbio paterno su quel concetto logicissimo.
Harry guardò sua figlia, due settimane appena, respirare piano, poi si volse nuovamente verso i due, che lo osservavano con l'aria di chi deve spiegare proprio tutto ad uno stupido, espressione che si acuì quando loro padre si mise a ridere, scuotendo la testa. I piccoli si guardarono sorpresi, probabilmente cominciando a capire che quel bisticcio con quel signore buio che aveva spaventato per anni tutti quanti, e che il loro papà aveva mandato via, forse in castigo, magari a mangiare per sempre spinaci, doveva aver avuto qualche effetto deleterio sul pover'uomo.
“Questa devo dirla a Ginny,” sussurrò lui tra le risate, affrettandosi in corridoio e chiamando a gran voce la mamma.
James si issò a fatica sul letto dei genitori, aiutando suo fratello nell'ardua arrampicata, e nascondendo sotto il maglioncino, con un sorriso furbetto, poi, quel legnetto che faceva le magie, che il papà aveva dimenticato sul comodino. Dalla cima di quell'altissimo monte appena conquistato, guardarono il cucciolo di casa, ignaro di tutto.
“Papà non ha visto la cuccia del cucciolo, quello con le corust... cosursh...” la zeta poteva essere ancora più infida della esse, povero Albus.
“A papà non dobbiamo dirlo,” rispose il fratello, annuendo con fare solenne. “non gli piacciono le costruzioni.”
I due sospirarono ancora, proprio non capendo cosa avessero di male quei colorati e vivaci – in tutti i sensi – mattoncini. Al cucciolo sarebbe piaciuta una cuccia che cambiava sempre forma, no?
“Quando possiamo giocare col cucciolo?” domandò ancora il più piccolo, senza osare sporgersi troppo, seduto sul bordo del letto, ché una nuova scalata non sapeva se avrebbe potuto affrontarla. “Tagliargli il pelo, e fargli portare le cose in giro, ed arrampicarci, e fargli fare il cavallino, e sgridarlo e dargli i bis... bishcotti, quando è bravo?”
“Tra poco,” rispose serafico James, col sorriso furbetto di poco prima.
Su per le scale si udivano i passi e le risatine dei genitori.
“E fargli mangiare i broccoli, che fanno schifo.” aggiunse, pregustando le future avventure.
Shchifo,” assentì Albus, approvando l'idea.







Fine

















Nota della Pazza e Ulteriori credits non richiesti (ve lo assicuro): Che vi avevo detto? XD Anyway. L'episodio dei rotoli di carta igienica è avvenuto davvero – non con Albus, s'intende -, posso testimoniare. Ho dovuto inserirlo perché, pensandoci, mi dava una buffa sensazione mista di divertimento e tenerezza :). La Gobbiglia sotto il materasso, di cui Ginny si lamenta, è un richiamo stupido ad una fiaba conosciuta – ed una piccola soddisfazione mia, che mi diverto con poco (e non amo granché Ginny XD).
Ringrazio Dani per essersi sorbita questa e troppe altre scemenza/e, e non le assicuro che non passerò a cancellarla dalla faccia del creato quando questo istante di follia autodistruttiva sarà passato ;p
Per i pomodori, la strada la conoscete :)
Emy

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Capitolo 2
*** Missive Impossible ***


Disclaimer: Tutto di zia Jo, as always. Io mi limito a scribacchiarci su qualche scemenza.

Note: Nata da prompt di Dani, Lettera, collegata alla ex-flashfic (in revisione ha superato di poco le 1000 parole XD) “Cuccioli a casa Potter”, sempre basata su un prompt di Dani (che mi ha chiesto non una, ma due volte che fine avesse fatto il batuffolo – non volendomi ascoltare, quando le dicevo che nell'altra fic ancora non c'era XD, and so... ^^). Tutta per te, Dani :megahug:.
Una cosina così, scritta perché, così come per la prima, mi rilassava l'idea.
Insomma, è una raccolta di storie molto semplici: io vi ho avvisati ^^. Probabile che continuerò a farlo XD.





Missive Impossible





James si umettò le labbra, concentrato, e strinse con più fermezza la piuma d'oca che teneva in mano. Fissò ancora lungamente la pergamena, percependo chiaramente suo fratello fremere accanto a sé, finché non sollevò lo sguardo, un poco titubante.
Suo padre lo osservava serio in viso, e con quella stessa profonda serietà annuì, la mascella inconsapevolmente contratta. Allora James piegò con cura quella pergamena costellata di macchie d'inchiostro, scese con un saltello dalla sedia, e, all'unisono con Albus e lo stesso papà, neppure si fossero messi d'accordo, rivolsero i loro sguardi sul capro espiatorio. Sapevano che, dopo, avrebbero dovuto mettere a tacere la coscienza. E che non sarebbe stata né la prima, né l'ultima volta.

Quando Ginny udì quel lieve rumore, si rese improvvisamente conto di quanto silenziosa la casa fosse di colpo diventata: oltre a quello stesso lieve rumore, non si udiva nulla. Inclinò la testa da un lato, scostando le tendine della finestra davanti al lavello, per accertarsi che non fossero in giardino. Non lo erano.
Arricciando il naso, insospettita, prese la bacchetta che teneva sempre con sé – abitare con dei Potter, specie con i suoi figli, era una continua fonte di guai: meglio tenersi pronti per ogni evenienza – e si voltò in attesa dell'arrivo di ciò che stava producendo quello strano, lieve rumore. Perché era un rumore irregolare, a volte quasi impercepibile, ma nettamente in avvicinamento. Nulla, poi, poteva essere impercepibile all'orecchio di Ginevra Molly Weasley, abituata a drizzare le antenne per il minimo fruscio, che di solito si traduceva in qualche brutta escoriazione o livido bluastro, ed una ramanzina per uno dei suoi due figli. O per suo marito. Sospirò.

Il rumore sembrava essersi momentaneamente affievolito, quasi come la cosa in avvicinamento avesse avuto un momento di esitazione o di incertezza, poi aveva ripreso con uno slancio notevole – spat, spat, spat -, come attirato da chissà cosa. Ginny si rese conto che, a furia di badare a quei due, ehr, tre disastri ambulanti, si era abituata quasi a vederli come degli animaletti irrazionali, che facevano quel che facevano senza sapere perché lo stessero facendo. Un po' come suo fratello, ecco. Quindi pensava, con notevole margine di sicurezza, che ad attirare quel rumore, o la cosa che lo produceva, dovevano essere stati i biscotti appena sfornati. Sì, probabilmente era tutto merito dei biscotti, sorrise tra sé. Ci aveva messo anche le gocce di cioccolato, come li preferiva il più grande dei tre bambini, questa volta.
“Okay, potete venir fuori, ora?” disse alla fine, reprimendo il sorrisetto. “Vi ho sentiti: i biscotti non riuscirete ad averli, non prima che si siano raffreddati.”
Ma quando da dietro lo stipite della porta fece capolino una testolina rossa, e quegli occhi nocciola, e quel sorriso quasi tutto gengive, Ginny aggrottò le sopracciglia.

Sua figlia Lily, sei mesi appena compiuti, si trascinava sorridente e raggiante verso di lei facendo forza sulle manine – spat, spat, spat -, strusciando le gambe e la deliziosa tutina giallo pulcino sul pavimento – non si affaticava a gattonare propriamente: Harry sosteneva che stesse ancora imparando, ma Ginny pensava che volesse semplicemente risparmiare le energie. La somiglianza con suo fratello, in questo, l'aveva profondamente turbata, ed Harry aveva dovuto sorbirsi tre notti di elucubrazioni, per poi prendersela con Ron, che effettivamente c'entrava poco e niente, ma ci era abituato.
La giovane mamma inarcò un sopracciglio, quando la piccola si fermò, sollevando gli occhi su di lei e donandole un secondo sorriso con più buchi che dentini. Gorgogliò allegra.
“Ehilà,” rispose sua madre al gorgoglio. “E tu come sei arrivata fin qui?”
Solo allora notò il foglio di pergamena che era stato assicurato addosso a Lily, legandoglielo letteralmente sulla schiena mediante l'ausilio di un suo foulard bianco che, ne era certa, avrebbe trovato pieno di macchie e forse anche con qualche strappo.
Si chinò e lo sfilò da quella imbragatura approssimativa, prima di sollevare la bambina, sistemandosela seduta su di un avambraccio. Non senza curiosità, aprì il foglio e, non senza difficoltà, scorse le poche righe, costellate di strafalcioni e macchie di inchiostro – opera di James, ne era certa. Albus non sapeva ancora scrivere, e neppure Harry avrebbe potuto rovesciare così tante volte il calamaio o lasciar cadere gocce di troppo con quella frequenza.

Carrisima mamma,
il cuciolo di casa ti vuoli dire una cosa. Questo è un mesagio del cuciolo di casa. Di lui e di nesun altro.
Mi sono stufo di farmi talliare i cappeli, e di mangiare – wow, per scrivere bene 'mangiare' James ci si doveva esser messo d'impegno – i spinacci e i brocolo e tutte quelle
– qui uno 'scifezze' era stato cancellato, opera di Harry, e sostituito con un 'tante buone cose che fano bene' – tante buone cose che fano bene, e poi vollio qualcuno con cui talliare i cappeli ance io, per qui, dici di sì al nuovo cuciolo?
Penza che mi sentiva tanto sola!
Ti vollio bene e pure loro e pure il nuovo cuciolo, se ielo chiedi.
Il cuciolo. Quelo di prima.


Oh, no. Oh, no, no, no. Non poteva essere. Pensava di averla scampata quando James ed Albus avevano eletto la sorellina a “cucciolo di casa”, ed anche se per questo aveva dovuto spesso salvarla da tagli di capelli troppo drastici, ed evitare che venisse usata come ripiano su cui salire per raggiungere la biscottiera grande in cucina, era stato fino ad allora non facile, ma comunque fattibile giostrarsi la cosa.
Ed invece... oh, no. No, no, no.
Non sarebbe certo stato così fattibile giostrarsi tre bambini – e tra i tre era compreso anche il marito, visto che Lily, per ancora sei mesi, sarebbe stata catalogata come neonata, e in quanto tale relativamente – relativamente – innocua, più un qualcosa di peloso, rumoroso, da accudire in tutto e per tutto – peggio di suo marito, che era anche peggio di Lily – e da tenere sott'occhio. Solo a pensare a come quel gruppo devastante avrebbe ridotto la casa si sentiva venir meno.
Lily gorgogliò ancora, sporgendosi verso la teglia dei biscotti caldi – in fondo era una Potter, no? Ai biscotti con le gocce al cioccolato nessun Potter sapeva resistere. - e dalla porta fecero capolino, in successione, i musi dei tre geni che avevano ordito quell'astuto piano.
Nel vedere le loro espressioni, Ginny non resistette, non seppe mantenere l'aria perplessa e vagamente arrabbiata – che parolone – e scoppiò a ridere.
Albus squittì emozionato, e James uscì del tutto allo scoperto, saltellando.
“Quindi dici di sì, mamma? Dici di sì, vero?”
I due bambini le saltellarono attorno, lanciando gridolini emozionati, talmente felici da dimenticarsi di allungare le manine alla ricerca di qualche biscotto su quel ripiano ancora troppo alto per loro.
“Posso uscire anche io?” domandò Harry, con gli occhiali sul naso storti alle ventitré.
“Non lo so, ci devo pensare.”
“Okay. Metti via la bacchetta.”
“Devo pensare anche su questo.”
Lui deglutì.
“Va bene, ricordati solo che non puoi rendere orfani i tuoi bambini del padre in così giovane età, e...”
“Esci fuori, Harry James Potter.” rise Ginny, con Lily sulla spalla che si contorceva alla vista dei biscotti ed i fratellini che la tiravano contenti per una mano, emettendo suoni impossibili da emettere – purtroppo non da percepire – per gli esseri umani.
Con la testa bassa e quell'espressione da ragazzino sul viso, Harry entrò in cucina, tenendo in braccio un peloso, piccolo, morbido – e con cui giocare!, avrebbero aggiunto i bambini –, tenero cucciolo di pastore tedesco. Lo sapeva perché suo padre aveva voluto documentarsi sugli animali da compagnia dei Babbani, e siccome aveva deciso di redimersi dalla propria ignoranza nel campo quando tutti i suoi fratelli erano stati abbastanza grandi da andare a Hogwarts, tutti tranne lei, Ginny aveva dovuto aiutarlo nelle ricerche e con le catalogazioni. Una vera gioia.
“Allora?” domandò Harry, stringendo a sé il cucciolo che cominciò a scodinzolare ed uggiolare alla vista dell'agitazione generale in cucina.
“Allora, Harry, quel cane diventerà grosso quanto tre o quattro volte i tuoi figli ora,” concluse Ginny, senza neppure fingere di ponderare la questione. “ma vuol dire che fuori, specie la sera, lo porterai tu.”
Il viso di Harry si illuminò di un sorriso estasiato, in una falcata le fu di fronte e, schiacciandole per un istante il cucciolo e Lily contro petto, la baciò sulle labbra. Per fortuna i bambini erano troppo presi dalle loro folli danze di folle felicità, per gridare un Bleaaah! sconvolto come al solito.
“Il cucciolo nuovo rimane con noi! Sentito, bambini?”
Un nuovo coro di gridolini e risate invase la cucina, e Lily smise momentaneamente di contorcersi alla ricerca dell'agognato biscotto per biascicare qualcosa e guardare sua madre interrogativamente.
“Non guardare me, tesoro,” le rispose Ginny, strofinandole il naso contro una guancia paffuta. “A volte mi chiedo io stessa perché l'ho sposato. E temo che, comunque, tu rimarrai sempre il primo cucciolo. Con un po' più di capelli, almeno.”
Allungò una mano verso la teglia e le diede un minuscolo pezzo di biscotto, che lei si mise a succhiare tanto contenta quanto suo padre, mentre si divertiva a fare il solletico prima al cucciolo, e poi ai suoi figli, che si azzuffavano giocosamente – sì, tutti e tre – sul pavimento fino a poco prima immacolato, ora pieno di impronte. Neppure si erano puliti le scarpe, prima di entrare... santa pazienza.
“Sei quasi più contento tu dei bambini.” gli fece notare, quando intercettò il suo sguardo.
Lui sorrise, quel sorriso genuino e da ragazzino che ancora conservava, e che Ginny amava come il primo giorno in cui l'aveva visto.
“Lo so,” ammise.
Sua moglie tese il braccio libero verso di lui, dandogli un paio di biscotti.
“Dobbiamo rivedere la tua ortografia,”
“Tutto quello che vuoi.” assicurò lui.
Ginny rise apertamente, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia, che si meritò un vivace Bleah! da due dei suoi tre figli, anche se presi dai loro giochi col nuovo cucciolo e dal loro rinnovato, forte desiderio di biscotti con le gocce al cioccolato. Solo una 'a', però, visto che era sulla guancia.
“Ma te la farò pagare comunque.”
“L'ho detto: tutto quello che vuoi.”
Non in quel senso.”
“Oh.”








Fine







Note dell'Autora e Ringraziamenti ^^: Sì, effettivamente avevo detto che svariate storielle erano già pronte... purtroppo però il Male (l'università... per essere precisi, la Sessione Estiva: dico io, ma chi è il genio che ha piazzato una sessione in piena estate? Me lo chiedo ogni volta. Prima o poi lo scoprirò. E non lo troverò certo per congratularmi dell'idea -.- per intenderci.) mi ha assorbita nel suo buco nero di disperazione, caldo e tomazzi da minimo 700 pagine l'uno, e tra una cosa e l'altra... beh, eccoci qua ^^.
Oh, beh, che dire? Grazie per essere arrivati fin qui e... beh, sì, è proprio una sciocchezza ^^. E sì, lo so, il titolo è la cosa più idiota di tutte (no, lo è la letterina, ma quando sono andata per falciarla via dal testo della storia con tanto di ghigno satanico, mi ha fatto troppa pena il piccolo James: non potevo ignorare così i suoi sforzi :p) :lol:!

Un ringraziamento particolare va alle gentilissime – e fin troppo buone - anime che, dopo aver soppresso l'orrore di fronte a cotal... ehm... trovate una parola voi, please XD, hanno avuto lo stomaco e la gentilezza di lasciarmi un pensiero ^^. Grazie a:

Eles Weasley, sono davvero contenta che l'abbia trovata affettuosa :). Era il motivo principale per cui l'ho scritta ^^. Thanks!
jadina94, verrebbe quasi da pregare di restare “troppo piccoli”, nel caso di Lily, eh? XD E non solo per i broccoli... Povero amore, con quei due disastri di fratelli *_*. E quel padre *_*. Sulla scioccaggine (?) dei prossimi capitoli neppure mi esprimo: credo che questo, ad esempio, parli chiaro ^^'
merryluna, sai che la minuscola mi inquieta? XD E sai che, rileggendo la flash, per la pronuncia di Albus, a posteriori mi eri venuta in mente tu? XD Ma Albus è così puccino: cosa posso avere contro la esse pronunciata male? ;p Contenta che abbia apprezzato il riferimento a quella fiaba: è così idiota che ancora, se ci penso, rido da sola XDDD (ben le sta, a Ginny! :terribile: XD) Grazie ancora :)
Hey There Delilah, Harry è uno dei miei passatempi preferiti: sicuramente lo rendo più tonto di quanto non sia, ma la cosa mi garba XD. Mi fa piacere sapere che l'ambientazione ti sia piaciuta, e spero che, nel caso ti trovassi a leggere anche i capitoli successivi, non ti deluda. Ho trovato rilassante scrivere di Harry, Ginny ed i tre pestiferi pargoli ^^.
nefertari83, non sai che piacere sapere che quel che ti ha trasmesso è stato proprio quel fa tanto famiglia ^^. La raccolta era nata proprio per questo :) *poi chissà come si snoderà, andando avanti... se andrà avanti, poi :unsure:*. Ne approfitto (mi sento sempre una scema a contattare in pvt chi recensisce ^^') per ringraziarti tanto anche degli altri tuoi commenti che, nei mesi scorsi, hai lasciato ad alcune mie storielle: troppo buona, non meritano tanto :). Un bacio! Emy
pai80, sai che mi sa che Harry lo sto un po' bistrattando, ultimamente? Sarà un'impressione mia, ma... Dici che in Costituzione c'è un articolo che vieta espressamente la cancellazione di storie che hanno ricevuto recensioni? *mumble* E zitta, va', che mi sa che a breve ti toccano almeno un paio – una è quasi sicura –, di nuove scemenzuole di Insaccati di Vita *ride stupidamente al ricordo di quando Dani non capiva cosa c'entrasse slices, ché aveva letto... che avevi letto? XDDD*.

Dovrei aver detto tutto *logorroica*. Divertitevi e/o rilassatevi il più possibile in questa fine estate :)
Emy

PS: Siccome qualcuno me l'ha chiesto, sì, ci saranno altri capitoli ^^. Non necessariamente in ordine cronologico :). Questa è una raccolta di brevi fanfiction: ogni capitolo è una storia a sé, ma si ricollega alle altre, anche solo essendo un diverso episodio della vita di alcuni personaggi... insomma, il tema è quello ^_^. Scusate la poca chiarezza, ma girare in macchina a quest'ora con questo caldo non aiuta XD.

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Capitolo 3
*** Life goes on ***


Disclaimer: Se ripeto ogni volta che nulla, in Harry Potter, mi appartiene, credete che stavolta ci sia qualcosa di diverso? :p
Nota: Breve fanfiction stupidotta, nata pensando ad un certo momento di una fanfiction (… una long-fiction, il che fa ancora più paura) che probabilmente non finirò mai, figuriamoci postarla! Ordunque (?), essendo il primo giorno di scuola per Albus, Lily dovrebbe avere nove anni (Albus undici e James dodici). Come genere è abbastanza differente dalle precedenti: non ho pensato di dare un genere unico alla raccolta, semplicemente prendo quel che viene :). Comunque sia, buona lettura.





Life goes on


Per tutto il viaggio di ritorno si era chiusa nel silenzio più assoluto. Dire mutismo non sarebbe stato esatto, visto che non si era limitata a quello: aveva perfino smesso di singhiozzare e, con una stretta al cuore per Harry, di tirare su con il naso. Due cose che non le avevano quasi lasciato il tempo di respirare da quando avevano messo piede a King's Cross e, in particolar modo, da quando suo fratello era salito sull'Hogwarts Express.
Harry le lanciò un'occhiata furtiva dallo specchietto retrovisore e la vide imbronciata, gli occhi gonfi ed arrossati, con la fronte poggiata contro il finestrino dell'automobile. Si tormentava nervosamente una ciocca di capelli, incurante delle chiacchiere a senso unico di sua madre.
“Lily,” le disse, con voce bassa e calma, quella che sperava fosse confortante. Fino a qualche anno prima era bastata quella voce e qualche rassicurazione a consolare la più piccola dei suoi figli, cosa che non funzionava più da tempo con gli altri due. A quanto pareva, ormai non bastava più neppure per lei. “Sono solo due anni. Vedrai, passeranno in fretta.”
Nessuna risposta. Tenendo ancora gli occhi sullo specchietto, la vide serrare le labbra, come a impedire che ne uscisse una parola che non aveva la forza di gestire e di non far suonare come un singhiozzo. Scosse bruscamente la testa due volte. Il messaggio era chiaro: non le andava di parlare.
Harry si mordicchiò una guancia, incerto.
“Ehi,” le fece poi, svoltando a destra e rallentando per far passare una vecchietta con il suo barboncino. Lily fissava le facciate delle case circostanti, i mattoni color terra bruciata. “Che ne dici se stasera ci prendiamo una bella pizza da Antonio? La portiamo a casa e ce la mangiamo davanti al film su Gilderoy Allock,” il film su Gilderoy Allock era una specie di summa eroica di tutte quelle imprese per le quali Allock era stato a torto considerato uno dei maghi più coraggiosi ed indomiti del passato. Aveva toni così epici che non riusciva a non farli ridere, specie perché zio Ron aveva raccontato spesso ai figli ed ai nipoti, facendoli sedere davanti a sé, o sedendosi lui stesso in terra in quel circolo improvvisato, da bravo bambino qual era sempre rimasto, quale fosse stata la storia del professor Allock, ai tempi della Camera dei Segreti. Lo vedevano almeno una volta l'anno, e si divertivano sempre come la prima. “Ti va?”
Serrò le labbra, battendo rapidamente le palpebre per scacciare un nuovo velo di lacrime, e fece un vago cenno di assenso.
Un tocco gentile sulla gamba, Ginny che lo osservava con un sorriso comprensivo. Non gli disse nulla finché non furono arrivati davanti casa e Lily fu scesa, correndo a rifugiarsi in camera sua. Di sicuro di lì a poco si sarebbero sentite le Sorelle Stravagarie a tutto volume, e sarebbero nuovamente fioccate le proteste da parte dei vicini – Babbani e non. A volte Harry malediva sua moglie per aver passato a Lily tutti i suoi vecchi cd magici, ai loro tempi truccati da Fred e George, quale esperimento per una eventuale vendita ai Tiri Vispi Weasley – una volta incantati a dovere, era impossibile farli tacere prima che avessero cantato a squarciagola ogni singola canzone al massimo volume, che era quello su cui Lily (ed a quanto ricordava, anche Ginny) impostava sempre l'incantesimo –, e più di una sfumatura caratteriale. Tipo la testardaggine.
“Le passerà,”
“Certo che le passerà,” replicò lui, chiudendosi la porta alle spalle ed appendendo il cappotto accanto a quello di sua moglie. “Però non mi piace vederla così.”
Ginny sembrò ponderare per qualche istante qualcosa, poi sorrise ancora, lo sguardo in direzione delle scale, quando le prime note delle Sorelle Stravagarie fecero tremare i quadri alle pareti ed i bicchieri del servizio buono nella credenza.
Harry, sconsolato, si passò una mano tra i capelli, arruffandoli sempre più.
“E dire che l'avevamo preparata alla separazione dai fratelli.”
Dirigendosi in cucina, Ginny si strinse nelle spalle.
“E' normale, Harry,” fece, e Harry la sentì armeggiare con una pentola e l'acqua corrente. “Per lei è stata già dura digerire la separazione da James, ora che anche Albus è a Hogwarts, le sembra di essere rimasta improvvisamente sola. Sono cresciuti assieme, non sono mai stati lontani per così tanto tempo. È come se le mancasse una parte di sé, adesso.”
Affacciandosi in cucina, la osservò cominciare a sminuzzare carote.
“Voi Weasley siete troppo legati tra voi,” brontolò. “Ehi, ma cosa prepari? Non avevamo deciso per la pizza di Antonio?”
“Tua figlia è una Potter, fino a prova contraria,” breve pausa. “E... hai proprio voglia di pizza, stasera? L'abbiamo mangiata anche ieri ed a pranzo.”
“Beh, no, ma sai quanto piaccia a Lily la capricciosa di Antonio. E, decisamente, tua figlia in questo lascia ampio spazio alla sua parte Weasleyesca. Anzi, di donna Weasley. Mi ricorda qualcuno...”
Con un gesto vago della mano, agitando un mestolo d'acciaio, sua moglie tentò di liquidare la questione, fingendo di non aver notato quell'eloquente occhiata.
“Minestrone.” tagliò corto, rispondendo alla domanda di poco prima. “E non credo che Lily mangerà la pizza, stasera.”
“Cosa? Perché no? Non può saltare la cena!”
“No, è che...”
“Non le fa bene. Deve distrarsi in qualche modo.”
“Lily ha...”
“Ora vado su e le parlo un po', che ne dici?”
“Harry, non...”
“No, va bene, niente discorsi. Okay. Non ne vuole parlare, lo so. Allora vado su e le chiedo se intanto vuole scendere che cominciamo a mettere il film, intanto che telefoniamo ad Antonio.”
“... credo che...”
“E le porto una cioccolata calda. No, Gin, non fare storie! So che non vuoi, ma per una volta non le succederà nulla.”
“Sto dicendo che...”
“E un marshmallow. Sì, la vizio. Questa volta mi oppongo! È mia figlia e la vizio, qualcosa in contrario?” Le scoccò un'occhiata stranamente decisa – in genere cominciava a cedere alla prima protesta della moglie. Non che Ginny, in quel momento, stesse protestando. “Bene. Però prima le chiedo se lo vuole bianco o rosa, così ho una scusa per tornare su.”
Ginny, sporgendosi all'indietro e lasciando gocciolare sul pavimento una carota appena lavata e non ancora tagliata lo osservò salire a grandi passi le scale. Scosse la testa, rassegnata, le labbra modellate in un'espressione incerta.
“Non dire che non l'avevo avvertito, papà.” mormorò al nulla.
Trascorse qualche istante, l'acqua scorreva nel lavabo ed il coltello affettava con gesti esperti l'ultima carota. Ginny passò a tagliare due zucchine, gettando uno sguardo distratto all'orologio. E, all'improvviso, un grido dapprima inarticolato si propagò per la casa. Un lungo grido inarticolato. I vicini avrebbero pensato che Voldemort fosse resuscitato, come minimo.
Il grido, infine, si articolò.
“GINNYYYYYYYYY!”
Doveva aver notato che la camera di Lily era vuota, come Ginny aveva immaginato. Tonfi per le scale, tremolio del pavimento – quell'uomo sapeva essere un elefante, quando voleva. Solo per un pelo evitò di ruzzolare per gli ultimi cinque scalini e schiantarsi contro la porta d'ingresso.
“Non c'è!”
“Lo so.”
Un sorriso le affiorò alle labbra, una lieve traccia di malinconia. E qualcosa di profondo, qualcosa che palpita e vive dentro, da sempre.
“Che vuol dire 'Lo so'? Lily è sparita!”
Se i capelli di Harry avessero potuto starsene ancora più dritti, sulla sua testa, o più scarmigliati, l'avrebbero fatto.
“Scappata, Harry. Scappata.”
“Scapp... che?!”
“L'hai detto tu stesso che è una donna Weasley, no?”
Harry, gli occhi fuori dalle orbite, boccheggiò per qualche istante. Realizzò. Serrò la mascella, quindi, afferrati mantello e bacchetta magica, si precipitò fuori ululando qualcosa di incomprensibile.
Lui ed Arthur avrebbero avuto molto di cui parlare, alla prossima riunione di famiglia. Argomento del giorno: adolescenza delle donne Weasley. Meglio prepararsi con un po' di anticipo, visto che i segnali c'erano tutti.
L'assolo di chitarra elettrica delle Sorelle Stravagarie squarciò il breve istante di silenzio che si era venuto a creare, segnando l'inizio di una nuova, rumorosa, interminabile canzone. Avrebbe dovuto spegnerla... forse. Magari tra un attimo, giusto alla fine di... ah, ecco, proprio come la ricordava. Che meraviglia, questo pezzo. Certe cose non cambiano mai.
Ginny dondolava la testa al ritmo della musica, aggredendo l'ultima zucchina rimasta ancora integra. Cantava ad alta voce e dimenava i fianchi, interrompendosi ogni tanto per una piroetta su se stessa e per usare il coltello da cucina come microfono.
Non riusciva a cancellarsi dal volto quel sorriso.






Fine











Spazio AutorA: Eccoci qua! Di nuovo tutti al lavoro, all'università o a scuola... o quasi, ahimè ç_ç. Spero abbiate passato delle bellissime vacanze, e, colleghi universitari, facciamoci forza a vicenda: ce la possiamo fare! L'importante è crederci. In teoria XD.
Un grazie per le loro dolcissime parole a:

HeyThereDelilah: Ciao cara :). Dovrebbero esserci altri episodi con i cuccioli Potter così... cucciolosi :)... almeno io lo spero: mi piace troppo scrivere le due scemenze sulle tre pesti, e sono indecisa... devo ancora capire se mi fa più pena Ginny, alle prese con i tre cuccioli+1 (Harry fa per due, mi sa XD), o la povera Lily, con due fratelli come quelli e quel padre XD. Chissà che Harry non abbia fatto qualcosa per migliorare la 'propria' ortografia, nel frattempo XD. Un bacio, a presto! ^^
LauraStark: Sì, ci saranno altri capitoli, non necessariamente in ordine cronologico (tocca vedere come viene l'ispirazione per le prossime scemenze ^^). Probabilmente ci saranno anche flash in cui i tre sono più grandicelli: ora come ora, dovrei averne un paio... si vedrà ;) grazie mille per le belle parole *_* Harry-papà bambino è la parte che preferisco XD
nefertari83: Ehilà ^^! Nel lontano, lontanissimo giorno in cui avrò dei figli, spero che combinino un po' meno disastri... ma la vedo improbabile XD. Harry lo rendo più svagato del solito e Ginny probabilmente più paziente (si sa che la maternità insegna *_*), ma mi diverto troppo a tratteggiarli così e sono felice ti piacciano ^^! Cercherò di sopravvivere alla sessione autunnale *argh!*. Nel caso non mi vedessi ricomparire di qui a dicembre, stai tranquilla: credo ci vorrà parecchio, per riprendersi... specie in vista della sessione invernale! *incubo*. Grazie ancora, un bacione!

Ovvia, avrebbero detto in passato, ci siamo :). Spero non sia stata troppo scema XD, nel frattempo organizzo (?) le idee (?????? Vista la sottoscritta, questa è un'utopia bella e buona!) per la probabile comparsa di altri personaggi :).
Grazie per essere arrivati fin qui ;)
Emy

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