L'ultima faccia della medaglia.

di Sheelen_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRELUDE - ***
Capitolo 2: *** FIRST CHAPTER - il principio. ***
Capitolo 3: *** SECOND CHAPTER - la verità. ***
Capitolo 4: *** THIRD CHAPTER - l'amore. ***
Capitolo 5: *** FOURTH CHAPTER - segreti. ***
Capitolo 6: *** FIFTH CHAPTER - Helena. ***
Capitolo 7: *** SIXTH CHAPTER - ombraVSluce. ***
Capitolo 8: *** SEVENTH CHAPTER - libera. ***



Capitolo 1
*** PRELUDE - ***


~ PRELUDE --
« Ma nel cuore
nessuna croce manca.

E' il mio cuore
il paese più straziato. »
Ungaretti - San Martino Del Carso

 

Il suo sguardo era duro, impenetrabile come mai forse neanche una roccia potrà esserlo. Eppure i suoi pensieri vagavano lungo un versante ripido si, ma di tutt'altro genere; erano pensieri fatti di carta vetrata e tante vane illusioni. Un cuore in petto rimaneva, che fosse cenere questo non era importante perchè al di sotto di quello strato morto qualcosa ancora continuava a vivere.
Osservò i suoi occhi mielati, confusi, consapevole che almeno lui avrebbe potuto sentirla.
« Non ho altra scelta, mi dispiace. Capirai presto. » Quelle parole nella sua mente sembravano accordi dissonanti di un pianoforte nuovo, melodioso e perfettamente accordato. Eppure anche le mani più abili a volte si lasciano scappare vie le note, come se improvvisamente i tasti scivolassero via dalle dite e tutto il mondo cadesse dietro quell'errore.



Spazio  _VioletDAY
Questa è una storia ideata nella mia mente durante la visione dei tanti spot di Eclipse, a breve in uscita. Nella mia mente si è delineata la visione di un nuovo personaggio all'interno delle vicende che vanno appunto da Eclipse  a Breaking Dawn e data l'ispirazione rinata che sembra accendersi nonostante gli esami imminenti, voglio sfruttare queste idee per tirar fuori una bella storia, sperando di riuscir a portarla a termine. Scusate se in certi passi non sarò completamente aderente alla traccia del libro ma si sa che con l'introduzione di un nuovo personaggio cambiano anche le dinamiche della vicenda.
--Buona Lettura--

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Capitolo 2
*** FIRST CHAPTER - il principio. ***



~ FIRST CHAPTER -- Si deve scegliere sempre da che parte iniziare.



Era davvero una bella ragazza. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo fin troppo genuino, ma rimaneva pur sempre un bel tipo. Charlie si era curato di presentarla a Bella perchè era la nipote di un suo caro amico. Dawson Colgeman il vecchio calzolaio di via Burnist. In realtà la sua attività era tutto purché portatrice d'incasso. Era ormai una sorta di ritrovo all'ora di pranzo o nel tardo pomeriggio tra vecchi amici d'infanzia per scambiare quattro parole su argomenti che interessavano famiglie, lavoro o sport, se però come sport s'intendeva solo ed esclusivamente partite di Baseball. C'era da divertirsi realmente nel prendere in giro la squadra preferita di Colgeman, gli Houston Astros che aspiravano appunto a vincere il campionato World Series senza però riuscirvi, come nel 2005. Eppure il vecchio Dawson continuava sempre a tener alto il suo spirito di squadra.
Non amava mai parlare della sua famiglia da quando aveva perso la moglie. I suoi due figli erano sparsi nel mondo, chi in Europa chi nel Nord America e mandavano ogni tanto qualche cartolina al vecchio per fargli capire che non si erano del tutto dimenticati di lui. Pertanto suscitò non tante sorprese l'arrivo di questa Nina Colgeman, dato che in realtà si sapeva poco e niente sul suo personale, semmai poteva destare stupore la sola visita di un parente al vecchio abbandonato.
Charlie Swan aveva sempre avuto un cuore gentile al di là del suo atteggiamento indifferente e aveva deciso di far ambientare la ragazza facendole conoscere la figlia Bella, dato che erano coetanee. In realtà l'intento era anche un altro, magari con l'avvento di una nuova conoscenza Edward Cullen, il suo fidanzato, avrebbe evitato di ronzarle troppo tempo intorno. Non che odiasse il ragazzo ma dato i numerosi incidenti della figlia e i guai in cui si metteva grazie a lui, era normale che un pò d'astio cominciasse a sentirlo, niente che Bella non riuscisse a placare con qualche occhiatina o qualche parole di merito.
Quando aprì la porta però i suoi tentativi furono scemati dalla vista del volto cordiale di Edward che insieme a Bella erano venuti ad accogliere Nina.
« Ah bene, ci sei anche tu. » Cercò in ogni modo di nascondere quella puntina di fastidio nel nodo, facendo avanzare la ragazza che le stava dietro, aspettando immobile un piccolo gesto per poter entrare.
« Suvvia Nina, entra pure. Ecco qui mia figlia Bella e.. Edward Cullen, un amico. » Stranamente pronunciò l’ultima parola con un tono più basso come per non essere sentito. Il risultato che ottenne fu un’occhiata gelida di Bella e un sorriso amaro di Edward che fu il primo a farsi avanti. Inclinò leggermente il capo facendo i soliti doveri come anche in seguito fece Bella, facendo accomodare Nina.
Aveva dei lunghissimi capelli neri che le fluttuavano lungo la scheda ogni qualvolta camminasse come se danzassero nell’aria insieme ai suoi movimenti. Il suo viso somigliava a quello di una bambina talmente la pelle risultava morbida tuttavia i lineamenti accentuati delle labbra e lo sguardo profondo cerchiato da due occhi scuri le davano tutti i connotati per poter essere una ragazza di diciotto anni con tanto di fisico portato a punto.
Fu una serata semplice ma dove Nina sembrò trovarsi a suo agio in mezzo a quella piccola famigliola. Nina si mostrò fin da subito una ragazza abbastanza loquace, nonostante quel velo di timidezza iniziale che si portava dietro era davvero un peperino. Si sentiva chiaramente che non era americana, il suo accento la tradiva. Confessò che in realtà lei si era stabilita in Italia da tempo ma non aveva perso i contatti con la lingua americana.
La serata passò tra una parola e l’altra. Non appena Isabella menzionò vagamente La Push gli occhi tenebrosi di quel viso ribelle s’illuminarono. Lei aveva tanto sentito parlare di quella piccola riserva da suo padre, aveva letto così tanti libri su i Quileute che aveva imparato circa mille vocaboli nella loro lingua. Lo sguardo di Edward fu meno sorpreso ma Nina non se ne accorse perché era troppo presa dal chiedere informazione a Bella sul posto e sulla possibilità di visitarla.
« Ho degli amici laggiù, parecchi. Se vuoi..» Bella non completo la frase perché alzo lo sguardo per incrociare quello di Edward alla ricerca di una sorta di consenso che tardava ad arrivare. Nina non capì il perché di quell’attesa o del gesto ma intervenne immediatamente Charlie a distoglierla da quella piccola scena.
« Certo. Se vuoi Bella sarà lieta di accompagnarti laggiù. Lì vive la famiglia Black che tuo nonno conosce molto bene.» Aggiunse fiero capo Swan come se avesse appena vinto una sfida di cui neanche si erano varate le condizioni. Il volto di Edward sembrò assumere un’espressione d’arresa e Bella annuì anche se mostrava una forma di disaggio. Nonostante ciò Bella fu disposta ad organizzare un’uscita per il Mercoledì della settimana successiva. Nina sembrava realmente lieta di visitare quella piccola contea, chissà perché poi. Bella non era dello stesso avviso perché sapeva cosa avrebbe comportato dagli occhi di Edward ma doveva accontentare il padre, la nuova arrivata e poi era un motivo in più per vedere Jacob.



« Sicura che non creo disturbo? Edward non mi sembrava molto lieto di questa piccola escursione. » Si sentiva un pò a disaggio a l'idea che Bella avesse litigato con il suo ragazzo per quella piccola visita a La Push ma la Swan le aveva fatto capire che era una cosa da niente quindi presa dall'aria fresca che veniva fuori dal Pick-Up rosso, sia dall'odore di resina che le stava invadendo i polmoni lasciò che i senti di colpa le scivolassero via di dosso come l'acqua che infrangeva i grandi scogli della riserva, tirandosi dietro tutto quello che incontrava.
« Come sono questi tuoi amici? » Chiese non riuscendo a tener nascosto il suo lato estremamente curioso. Bella fece un piccolo sorriso rallentando con l'avvento di una pericolosa curva ad U.
« Beh.. direi proprio un bel gruppetto. Di certo ti sembreranno soggetti ad un disfunzionamento ormonale ma per il resto giudicherai da sola. » Nel suo volto apparve una sorta di nostalgia legata a chissà quali pensieri stesse facendo. Nina si limitò a recuperare il suo silenzio in attesa di raggiunge la spiaggia, là, dove l'avrebbero raggiunta anche il cosiddetto Clan Di La Push.
Non appena raggiunsero il parcheggio che contrassegnava il limiti tra l'asfalto stradale e la spiaggia, Nina scese dall'auto lasciando il rombo soffocato del pick -up di Bella che diede loro il suo ultimo saluto prima di spegnersi. Bella grattò con le dita la nuca, quasi imbarazzata per giustificarsi ma Nina rispose con un sorriso divertito.
Scendendo lungo una piccola stradella fatta da ciottoli e qualche filo d'erba, le ragazze raggiunsero la spiaggia. La sabbia fresca cominciò ad attaccarsi alle loro scarpe che Nina tolse immediatamente, gettandole lì, in un punto impreciso che forse avrebbe anche dimenticato. Cominciò ad osservare ogni particolare del posto, dai piccoli scogli bassi su cui il mare s'infrangeva formando piccole tempesta d'acqua in aria, dalla piccola vegetazione che partiva proprio da essa e che via via si faceva sempre più fitta originando una macabra foresta che lei considerava meravigliosa, fino alle sagome che vide avvicinarsi e che la fecero rimanere un attimino di sasso. Lanciò un'occhiata fugace a Bella che sembrava tuttavia tranquilla, probabilmente erano volti conoscenti per lei, probabilmente erano loro.
« Ehi Bells » Quello che spiccava fra tutti poiché un po’ più avanti del gruppo chiamò Bella e mostrò un sorriso così radioso che in compenso il sole poteva anche nascondersi e smettere di illuminare la terra. L’accolse venendole incontro e la inchiodò in un abbraccio che la fece sobbalzare. Quell’impeto costò un’espressione un po’ contrariata di Bella che sembrava combattuta tra la volontà di lasciarsi andare e quella invece di tenere duro.
« Ehm.. Jake.. » Con una scusa piuttosto banale le ricordò che doveva respirare e Jacob si allontano per niente dispiaciuto di ciò. Anche gli altri ragazzi si avvicinarono e Nina potè distinguere altre tre figure che di diverso avevano ben poco. Avevano tutti quanti una muscolatura così possente da invidiare anche i migliori atleti di body building a livello professionistico e la cosa più spaventosa era che tutto potevano sembrare ma non diciassettenni. Adesso capiva a cosa alludeva Bella.
« Tu devi essere Nina, giusto? » Si ripristinò dallo stato comatoso solo nell’attimo in cui sentì il suo nome. Era Jacob quello che la stava chiamando, il figlio di Billy Black. Se lo ripeteva in mente per non scordarselo come se avesse problemi di memoria e non ne aveva mai avuti.
« Esatto, tu sei quindi Jacob Black.» Rispose Nina allungando un braccio mentre Jake passava alle presentazioni che tanto lei odiava ma che erano d’obbligo.
« Questo testone qui è Quil, il bambolone accanto Embry e..» Prima che potesse presentare la terza persona Jacob ricevette uno spintone che quasi non gli fece raccogliere la sabbia con la bocca se non avesse mantenuto perfettamente l’equilibrio.
« Risparmiati le tue battute per il sottoscritto, mi presento da solo. » Quello che comunque risultava essere il più grosso si fece avanti e non appena puntò i suoi occhi furenti su quelli di Nina, pronto a parlare, sembrò che le parole gli morissero in gola. Paul fece un piccolo passò indietro e si bloccò come se gli avessero gettato addosso una colata di cemento. Nina rimase altrettanto perplessa percependo una strana sensazione proprio nel suo stomaco e lì, al centro del petto come se qualcosa fosse appena entrata a ferirla per poi uscir fuori immediatamente.
« Ti sei scordato il tuo nome? Fidati che faceva meglio Jake a dirlo per te. » Asserì Quil dando una gomitata ad Embry che inveì ancora contro l’amico che non sembrava dar segni di ripresa.
« Perdonalo, non è mai stato bravo neanche a ricordare l’alfabeto.» Aggiunse l’altro e scoppiarono a ridere tutti quanti mentre Paul cominciava a gonfiar le narici come se fosse una rana che stesse per scoppiare, si, quella della favola.
« Zitti tutti e due! Giuro che prima o poi vi spezzo quelle due ossette che avete apposto di uno scheletro. Io me ne vado, ho già perso troppo tempo qui.» Nina non fece tempo neanche a respirare che Paul aveva già preso la strada del ritorno lasciando tutti quanti perplessi, meno Jacob però, il suo volto sembrava aver captato qualcosa ma cercò di giustificare comunque il comportamento dell’amico a causa del suo temperamento facilmente iracondo. Nina si mostrò comprensiva e cominciò a tempestare di domande i ragazzi sulle loro origini, sulla storia della loro tribù e tant’altro e Jacob gli suggerì di far visita a suo padre.
« Lui si che potrebbe esaudire ogni tua curiosità. ».
Si divertirono molto, normalmente, nonostante i tempi che corressero fossero di tutt’altro avviso ma Nina cosa poteva sapere di quella rivalità che vigeva tra i Quileute e i Cullen, lei che neanche li conosceva? Lei era una semplice umana, era così come la si vedeva, no? Eppure le cose più ovvie ingannano, non è vero?
« Sono davvero lieta di avervi conosciuto e non vedo loro di conoscere anche Sam. ». Disse Nina mentre insieme agli altri raggiungeva il pick-up per tornare a casa.
« Figurati, puoi venire quando vuoi. ». Aggiunse Embry con un sorriso sornione a cui Quil rispose con un piccolo pugno dietro la schiena come a farlo riprendere.
« Magari è sempre meglio avvisare, sai… ultimamente siamo tutti molto impegnati. Non vorrei che facessi tutta questa strada inutilmente». Si giustificò Jake e Bella sembrò capire a cosa alludesse mentre le orecchie di Nina rimaneva ingenue.
« Senz’altro, salutatemi il vostro amico Paul.» Concluse prima di saltar sull’alto insieme alla Swan per poi allontanarsi dalla piccola Riserva.





Spazio  _VioletDAY
Diciamo che questo è un pò il capitolo d'introduzione quindi è un pò smorto per questo, i successivi saranno molto più interessanti. Povero Paul, sempre soggetto alle burle altrui ma mi sa che questo prima o poi fa una stragge, se non avete capito il suo comportamento sarà chiaro dopo sicuramente.
Prima recensione di 
vannagio. Si, ho scelto proprio questo stile un pò misterioso per cogliere l'attenzione, mi fa piacere che ti piaccia*-* e si, Paul è un mito, io l'adoro!!!!! Ho già in mente tanti spezzoni su di lui, si capirà come sarà molto influente nella mia fiction.

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Capitolo 3
*** SECOND CHAPTER - la verità. ***



~ SECOND CHAPTER -- Il cielo non rimane sempre limpido, senza nuvole.

In quasi una settimana e mezza era stata si e no centocinquanta ora ad osservare i granelli di cui la Push era fatta, ad ascoltare tutte le storie che Billy gli raccontava, prendendo anche appunti, e volendo conoscere ogni piccolo esponente di quella piccola riserva. Aveva fatto la conoscenza di Sam, era andata a trovare Emily il cui padre conosceva molto bene il caro nonno Colgeman, Jared, Kim, e la famiglia Clearwater di cui era stata anche ospite. Il vecchio Dawson infatti aveva vissuto a La Push parte della sua vita finchè, morta la moglie, non aveva deciso di trasferirsi a Forks per un capriccio personale, ma Nina era sicura che quel posto, quella piccola riserva bagnata dal mare, suscitasse tanti ricordi che forse voleva allontanare. Dall’altro canto non si capiva da dove veniva fuori tutta questa grande curiosità per Nina, per quel posto così discreto, eppure per lei era più interessante che visitare le grandi città dell’America come Los Angeles, Washington o Miami. No, lei preferiva starsene in quella piccola baita dei Black ad ossessionare Billy con le sue incessanti domande sulle leggende dei Quileute, spronandolo anche di fare interi discorsi nel loro linguaggio. Nina mostrò una certa propensione per l’apprendimento veloce, occupando le giornate vuote di Billy che appunto parlava con lei con immenso piacere. Nina raccontava di aver lasciato la scuola per disguidi personali e che purtroppo si era giocato l’ultimo anno ma aveva intenzione di recuperarlo appena sarebbe ritornata in Italia.
Ritornava a La Push da sola, senza dover continuamente disturbare Bella, usufruendo di altri mezzi pubblici ma si era decisa, doveva rimediare un proprio mezzo perché non l’era mai piaciuto camminare a piedi o dover sottostare agli altri. Era un po’ uno spirito libero e voleva dipendere solo da sé stessa.
« Magari Embry può prestarti una delle sue moto. » Suggerì un giorno Jared, durante una delle tante visite di Nina a La Push, mentre si trovavano a casa di Emily che si stava curando del piccolo giardino attorno alla sua dolce abitazione.
« NO! NON CI PENSARE NEMMENO! NON AFFIDO LE MIE MOTO A MANI FEMMINILI » Sussultò Embry in un brivido di disgusto come se Jared avesse appena proferito qualche parola blasfemia. Sia Nina che Kim, che stava tranquillamente lieta tra le braccia di Jared, si sentirono offese nell’orgoglio, orgoglio puramente femminile e Nina scattò acida dalla sedia minacciando Embry con il vaso che aveva appena preso tra le mani.
« Senti un po’, bimbo bello, potrei batterti in qualsiasi momento. Avevo una ducati in Italia, beh..avevo…. ma non è stata colpa mia, me l’hanno fregata, ma questo è un altro discorso. Dicevo.. data la tua ostilità adesso mi porti a casa tua, immediatamente e mi dai, neanche mi presti, la tua splendida Kawasaki e mentre io me ne vado in giro dove voglio tu te ne starai qui, a piangere come il bambino che sei. » Embry non ebbe neanche il tempo di rendersi conto che quella non era un’assurdità ma Nina faceva sul serio, che quella si era già alzata sfilandogli le chiavi dalle mani ed era piombata sulla moto come un serpente che si lancia veloce sulla presa per lasciare il segno dei suoi morsi.
« ODDIO! Questa è pazza, FERMATELA!» Si sentirono le risate dei presenti mentre Emily faceva finta di restarne fuori anche se si poteva cogliere sulla parte del bel volto un sorriso divertito.
« cos’è questa agitazione? Urli come una femminella, le tue voci si sentivano dal retro di casa Hatari. » Spuntò una sagoma grossa che riempi lo spazio tra Nina e la moto prima che la ragazza potesse accorgersene, infatti si trovò sbalzata indietro per evitare di schiantarsi contro il petto di Paul.
« Oooooh, DIO ESISTE! » Embry scattò veloce dal suo posto, anche troppo velocemente, senza che Nina se ne avvedesse e s’impossessò delle chiavi che penzoloni scendevano dalla sua mano sinistra. C’era da dire che in poco tempo la nipote di Colgeman si era ben ambientata, sembrava esser nata direttamente in quel posto, se lo sentiva dentro, e tutti l’avevano ben accolta. In fondo era una persona estremamente cordiale, rispettosa e divertente. Era piacevole ascoltarla e poneva quelle domande con una certa enfasi infantile che era difficile non darle una risposta.
Certo aveva notato alcuni atteggiamenti un po’ strani dei ragazzi, delle scomparse improvvise, discorsi fatti a metà e il fatto che a volte si mantenessero vaghi sui posti dov’erano stati ma Nina non faceva alcuna domanda su ciò perché non voleva rischiare d’esser invadente, era pur sempre una nuova arrivata anche se nipote di un uomo abbastanza conosciuto e rispettato dalle famiglie di La Push.
« Che ci fai tu qui? » In realtà quella domanda non aveva gran senso pronunciata da chi era un' intrusa ma in presenza di Paul Nina provava strane sensazioni a cui non riusciva a dare un freno, e ne aveva paura. Cosa che sembrava ricambiata perché Paul diventava ostile e improvvisamente freddo, come se la sua presenza lo infastidisse.
La sua espressione sembrò combattuta. Sospirò cercando forse di raccogliere tutta la rabbia che aveva in corpo, di cui si nutriva forse a colazione per lanciarle uno sguardo assassino.
« Sei tu che sei sempre qui, io ci abito! » Era strano il suo modo di porsi, talmente strano che sembrava quasi soffrirne per quell’atteggiamento sgradevole che poneva nei confronti di una Nina confusa. Non aveva mai visto nessuno odiarla così tanto senza un vero e proprio motivo. Eppure da quei grossi occhi scuri e cupi non riusciva altro che a leggere questo. Si dimenticò della moto, si sentì soltanto un peso in quel posto e prima che i presenti potessero aggiungere qualcosa lei aveva già imboccato la strada per il ritorno. Sentì in lontananza soltanto la voce alta di Jared che inveiva contro Paul.

Seattle. Continuavano a venire fuori strani omicidi in quella città. Mentre aspettava che le portassero del caffè per Dawson lesse tutto un articolo dedicato alle sparizioni avvenuta nella cittadina. Ne aveva parlato anche con Charlie Swan e ne sapeva meno di lei, tuttavia Edward continuava ad insistere su un punto più che ovvio, a nessuno doveva venire in mente di andar a fare una folle gita di shopping laggiù, nessuno che non avesse il buon senso di tirarsi fuori dai pericoli e non cercarli.
Era qualche giorno che non visitava più la Push, finchè Bella non la chiamò per mano di Billy. Le disse che aveva urgenza di parlarle perché aveva trovato qualcosa a buon prezzo che facesse per lei, una piccola auto di seconda mano che le sarebbe servita per quei giorni di visita. Con quella scusa poi aveva suggerito di portare anche il vecchio Dawson per mangiare a casa di Sue Clearwater che li aveva invitati tutti quanti. Solo che Nina non aveva inteso alla lettera quell’espressione come doveva.
Leah era una delle poche persone con cui non era riuscita ad istaurare un buon rapporto e sinceramente neanche voleva provarci, tuttavia non le pesava il fatto di passare una serata in sua compagnia, specie quando giungendo dinanzi a casa di Sue vide tutto il resto della ciurmaglia. A fare gli onori di casa fu Seth che sotto agli occhi increduli di Nina era cresciuto di almeno sette centimetri, in pochi giorni.
« Ma sei tu che cresci o io che mi abbasso? » Bofonchiò impacciata mentre Seth se la rideva spingendola verso la porta d’entrata.
« Perché, quando lo sei stata alta? » Aggiunse Jacob che venne ad accoglierla per condurla nella stanza dove si trovavano tutti gli altri. Dal soggiorno, grazie ad un piccolo corridoio, si passava direttamente ad un largo atrio che si apriva all’aperto dove l’aria tiepida rendeva piacevole quell’ambiente. Subito all’occhio risaltò la figura di Billy che spingendosi sulla sedie era venuto ad accogliere me e anche il vecchio Dawson. C’erano tutti. La cosa che notò di più erano i volti un po’ fiacchi e stanchi dei ragazzi come se avessero perso parecchie ore di sonno. Ma prese com’era dai vari saluti e le frecciatine di Embry su Quil che con la piccola Claire sembrava come un paparino alle prime armi, si era distratta da quel piccolo particolare. Notò l’atteggiamento davvero molto premuroso di Ateara nei confronti della nipote di Emily che se ne stava seduta affiancata da Sam a pochi centimetri. Sembrava davvero avere occhi solo per lei ed era molto bello ma… strano.
C’erano davvero tutti quanti, non mancava nessuno, persino Paul. A menzionare quel nome sentì qualcosa contorcersi nello stomaco tanto da stritolarlo. L’aria era diventata così pesante che non volle nemmeno provare a respirare. Si chiuse la bocca come se questo potesse impedire l’afflusso di tensione che si sentiva nettamente tra i due. Eppure stavolta si era decisa ad andare fino in fondo, voleva sapere perché quel ragazzo si comportava così con lei che non le aveva assolutamente fatto nulla. Sarebbe soltanto bastato prenderlo in disparte e metterlo alle strette.
Billy le diede indicazioni su dove e come poter avere quella famosa macchina noleggio, le sarebbe bastato soltanto andare a Port Angeles, vicino alla vecchia Biblioteca per trovare un suo vecchio amico che, con la sua buona parola, le avrebbe fatto fare un affarone. Nina lieta della notizia mangiò ancora con più gusto i splendidi piatti fatti dalle mani di Sue con l’aiuto di Emily, come sempre.
Ovviamente ci fu un ingozzarsi vario. Embry, Paul, Jacob e Seth sembravano non toccar cibo da secoli mentre Jared si conteneva agli occhi di Kim come Quil, troppo preso dal soddisfare ogni piccolo desiderio di Claire. Sam era il più tranquillo di tutti mentre Leah sembrava proprio d’averlo perso l’appetito. Non era affatto lieta di quella cena, della presenza di certa gente, di nessuno. Nina si domandava se quel volto avesse mai conosciuto un’espressione dolce, un sorriso. Osservava i suoi lineamenti rigidi e si chiedeva se era sempre stata così.
« Beh, è una storia un po’ complicata, quando avremo tempo ti dirò. » Disse Jacob mantenendosi sul vago quando cercai di addentrarmi su quel discorso. Embry che aveva seguito preferì non dir nulla come se dovesse mantener qualche sorta di segreto.
Un piccolo rumore attirò l’attenzione di Nina, insignificante forse ma che le fece balzare il cuore. Era appena uscito fuori anche Paul che lentamente stava raggiungendo il gruppetto. Notò qualcosa dietro le sue possenti spalle e non appena la luce fioca della luna illuminò Paul si rese conto che in realtà era Jared che con fare molto 'morbido' stava spingendo l’interessato verso di noi.
« Non puoi tirarti indietro, ti fa male. Sei un capoccione. » Disse severo Jared prima di abbandonarlo a qualche centimetro dalla Colgeman, l’unica che sembrava confusa e agitata per la situazione. Jacob ed Embry si alzarono senza proferire una parola, ma Nina potè notare lo sguardo ammonitore che il primo rivolse ad un Paul visibilmente nervoso.
Nel momento in cui non vide più nessuno intorno a sé, Nina si sentì come coperta da un velo invisibile che la imprigionava lì, in quella situazione che non le piaceva ma a cui doveva sottostare. All’improvviso preferiva la sua indifferenza, il suo odio, ma non la sua presenza che…
« Sei venuto a dedicarmi un’altra delle tue parole cortesi? » Suggerì con estremo sarcasmo come se la cosa le facesse un enorme piacere. Dall’altro Paul non rispose, ne tanto meno la sua mascella si gonfiò segno di un' imminente crisi di nervi. Si limitò a scivolare al fianco di Nina stando attento a non starle troppo vicino, a non sfiorarla nemmeno.
« Non proprio, ma se vuoi ti accontento immediatamente. » Rispose senza ottenere ne un sorriso ne un sussulto da parte di Nina, che se ne stava silenziosa come ad ottenere un verdetto.
« Non è una cosa facile da spiegare ma non riesco a farne a meno… C’ho provato, ho provato a tirarmi indietro ma è più forte di quanto potessi immaginare… è impossibile esserti ostile.... come se ferissi anche me stesso. » Nella mente di Nina si susseguirono solo una serie di parole incoerenti fra di loro che facevano a pugni con la logica che cercava di dargli un ordine, un senso. Cosa stava dicendo Paul? O meglio cosa provava a farle capire? Non l’aveva mai visto così confuso, così martoriato da un qualcosa che nemmeno lui sapeva definire.
Dalla prima volta che l’aveva visto Nina aveva subito percepito qualcosa di diverso. Come se il tempo si fosse momentaneamente bloccato, come se il sole si fosse appena allineato alla terra insieme gli altri pianeti, un qualcosa che per quanto strano fosse l’aveva terrorizzata, ma anche incantata. Tuttavia l’atteggiamento scontroso di lui aveva fatto precipitare tutte quelle sensazioni facendolo sopraffare dall’ansia, dalla confusione. E adesso le cose non miglioravano, affatto.
« Senti non dev- » Stava provando a dir qualcosa quando le sue parole si spensero nell’aria. In realtà era stato qualcos’altro ad impedirle di parlare. Qualcosa di caldo, accogliente, piacevole. Improvvisamente le labbra di Paul si erano fatte posto sulla bocca di Nina che non le aveva rifiutata, no, anzi, contro ogni senso cominciavano ad adattarsi alle sue come se non aspettassero altro. E
baciare Paul sembrò la cosa più naturale e ovvia del mondo che si dimenticò di tutto il resto.

Imprinting. Era senz’altro la roba più strana in cui Nina fosse mai inceppata ma non le dava dispiacere anzi, colmava in parte la sua sete di conoscenza. Il fatto che avesse provato quelle sensazioni illogiche alla vista di Paul era più che normale, erano fatti per stare insieme, per condividere il mondo dallo stesso punto di vista, era il famoso colpo di fulmine che però legava due vite in eterno. Come era stato per Sam e Emily, Jared e Kim, e come sarebbe stato per Quil e Claire. Adesso tutto le sembrava così semplice da capire. Tutte quelle stranezze, tutte quelle cose a cui non riusciva a dar un senso adesso erano state mostrate chiaramente come se ad un lungo puzzle si fossero aggiunti diversi tasselli. Anche Paul aveva avuto il suo imprinting dunque, ma duro com’era con se stesso si era rifiutato di accettarlo finchè il dolore del rifiuto l’aveva spinto a metter da parte il suo orgoglio e a lasciarsi andare. Di conseguenza Nina era venuta a conoscenza di tutti i segreti che i Quileute tenevano nascosti. Certo, sapere che quelle leggende in realtà erano vere cambiava il modo di leggere ogni altro mito ma lentamente aveva cominciato ad accettare quella realtà fatta di Lupi e di vampiri. Per una mente umana non doveva essere affatto semplice ma per amore si faceva questo ed altro.
« Cioè…non invecchiate mai? » Chiese, e questa era circa la centesima domande a cui Paul doveva dare una risposta se non voleva beccarsi una scappellata violenta con qualche oggetto contundente dato che Nina aveva ormai capito come fosse intoccabile il suo corpo.
Paul sbuffò esausto, spostandosi dalla parte opposta del letto tirandosi tutta la coperta e quasi Nina non scivolò a terra.
« No, almeno finchè non decidiamo di farlo….ora..fam..fammi riposare un.. » La sua voce suonava stanca e Nina capì che era meglio lasciarlo riposare. Con quella storia della sorveglianza nei boschi, dell’avvento dei neonati, Paul e gli altri erano spesso in giro e perdevano molto riposo. Finalmente era anche venuta a conoscenza del motivo per cui a Seattle erano avvenuti così tanti morti. Adesso che conosceva bene il quadro della situazione si sentiva come se il mondo normale non esistesse più, come se avesse vissuto in una bolla di vetro ignara di ciò che stava realmente al di fuori.
Coprì bene l’intero corpo di Paul e spostò sotto le coperte anche la mano che ciondolava fuori dal letto. Abitava da solo da tempo ormai, in una piccola casa poco distante dai Black. Nina l’andava a trovare spesso, ogni qual volta lui rientrava a casa perché aveva l’esigenza di rivederlo, di stare con lui e sincerarsi che andasse tutto bene.
S’infilò frettolosamente le scarpe, tirò fuori dalla borsa delle chiavi e il cellulare con cui digitò un numero, quello di Isabella Swan.
« Pronto Bella?..Scusa il disturbo ma ho un urgente bisogno di parlarti. » Era già salita sulla sua auto, una vecchia toyota passata a buon prezzo, con una sola intenzione, raggiungere Bella. Voleva sapere nei minimi dettagli cosa stesse accadendo. Lei aveva diritto di sapere ma dato che Paul rimaneva sempre vago, forse per non spaventarla, aveva intenzione di chiederlo a Bella, lei non le avrebbe mentito perchè conosceva bene la sua condizione, fin troppo bene.



Spazio  _VioletDAY
Ho sempre pensato che Paul non si sarebbe arreso facilmente al suo imprinting ma orgoglioso com'è di se stesso non avrebbe accettato facilmente di sottomettersi ad esso, finchè non avrebbe capito che sarebbe stato tutto inutile. In Amore lo vedo molto giocherellone infatti ho altri diverse ideuzze in piano. In realtà velocizzo un pò i tempi perchè voglio arrivare al vero fulcro della storia che non vi posso svelare.U.U
RECENSIONE DI 
daniciao:  Grazie mille, eh si, è importante questo imprinting per diverse ragione che svelerò in seguito, non anticipo nulla eh xD. Grazie, cercherò di aggiornare più che posso anche perchè non voglio che l'ispirazione vada via.
RECENSIONE DI  vannagio: per questo capitolo ho deciso di seguire il tuo posto senza evidenziare i discorsi diretti. spero che ti sia chiaro il comportamento di Paul per l'impriting.

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Capitolo 4
*** THIRD CHAPTER - l'amore. ***


~ THIRD CHAPTER -- L'amore stringe tutto a sè ma non rilascia niente.

« Non mi sembra che tu abbia questa gran paura dei vampiri, ed è strano. » Asserì Bella mentre il Pick- Up prendeva una sentiero che, a suo avviso, conduceva a casa dei Cullen. Isabella non riusciva a tener nascosto ciò che stava accadendo a Nina, specie se in quella faccenda rientrava anche Paul, pertanto aveva deciso che era meglio parlarne di presenza con la famiglia di Edward dove appunto doveva andare per chiarire un po’ di cose riguardo alle sparizioni di Seattle.
« Forse perché ho sentito talmente tante assurdità in questi giorni che ormai l’idea di morire non mi impaurisce più di tanto, magari trovate una formula magica per farmi resuscitare. » Ci fu una leggera risata nell’aria, una risata colma di tensione.
Nina potè ammirare il grazioso edificio che tra il verde della foresta di estendeva per un po’ di metri quadri. Era piena di finestre lucenti al contrario di come l’aveva immaginata, una casa normale appunto, e anche abbastanza costosa.
Scese dall’auto silenziosa, quasi curandosi di non far alcun rumore neanche con il suo respiro, ma prima che potesse mettere un piede sull’erbetta davanti casa Cullen, qualcosa si fece spazio occupando la sua visione.
« E fu così che la famiglia si allargò. Oddio, puzzi proprio bimbetta. » Non seppe se prenderlo come un complimento, dato che non sognava minimamente di essere appetitosa o di offendersi.
« Emmett non essere scortese » Puntualizzò una voce amica, quella di Edward che si trovava già dinnanzi a Bella, per aiutarla a scendere dall’auto con galanteria.
Nina non parlò, si limitò a rimanere guardinga e ad osservare ogni piccolo centimetro di quello che la circondava con avidità. Entrò in casa solo quando Esme venne ad accoglierla insieme a Carlisle.
Scoprì con sua grande sorpresa quanto gentile e ‘normale’ apparisse quella famiglia, al di là del loro aspetto meraviglioso e per il fatto di essere vampiri, di quelli che succhiano sangue da esseri viventi per poter vivere. Non erano così inumani come pensava, tutt’altro. Paul aveva esagerato le descrizioni ma era normale, era il nemico e lui era Paul appunto.
Persino Jasper riusciva a stare in presenza di un’altra umana, in effetti non sentiva neanche tanto forte la scia di Nina come se si affievolisse sotto sforzo.
« Sarà la vicinanza con i cani » Aveva suggerito Emmett beccandosi uno sguardo truce di Nina e un rimprovero da parte di Carlisle che dopo averci fatto accomodare nel salotto cominciò ad esporre i piani.
« Allora veniamo al nocciolo della questione. Siamo qui per discutere dei neonati. »
« Non è che lei potrebbe farci da spia? » Aggiunse Rosalie con la stessa espressione che Emmett aveva mostrato a Nina con una certa ostilità.
« No, grazie. Anche se Edward l’avrebbe già capito. » Disse Nina con una certa noia, inviperita leggermente da quel comportamento. Alla sua domanda Bella ed Edward si accigliarono come sorprese.
« Tu come sai del mio potere? Non te ne ho mai parlato? » Il vampiro assunse un’espressione pensierosa ma Nina riuscì a giustificarsi facilmente.
« Paul non mi tiene proprio all’oscuro di tutto. »
« Giusto, beh. Cominciamo. »
La famiglia Cullen cominciò a dichiarare quali dovevano essere le regole d’organizzazione per cercare di mettere fine alla questione. Dovevo affinare ancora di più le tecniche di combattimento e cercare di creare due fronti insieme al branco dato che Alice aveva previsto che con il gioco delle scie di Bella il gruppo dei neonati si sarebbe diviso. Nina ascoltò e ogni qual volta non capiva la Swan le faceva quasi da traduttore. Fu sorpresa dal modo sofferente quasi con coi Carlisle parlava di dover eliminare quei vampiri, si vedeva chiaramente dal suo volto che nonostante la minaccia che rappresentavano, anche se ancora non avevano capito il reale motivo per cui volessero Bella, non era piacevole per lui eliminare membri della sua specie. Era un vampiro ma con tutti i lati di un essere umano, se possibile ancora migliore. Rimase affascinata da quella famiglia che contrariamente a come si aspettava, alle classiche descrizioni dei vampiri, risultava essere l’esatto opposto.
« Quando dovrebbero raggiungerci? » Chiese Nina in preda all’agitazione visibile nel volto.
« Alice ha previsto circa quattro giorni, ma potrebbe cambiare. » Aggiunse Jasper che tra i cinque sembrava quello più pratico alle strategie d’assalto. Nina non fu per niente rincuorata.

« Ti senti meglio? » Chiese Bella mentre insieme a Nina ripercorrevano la strada verso casa Swan per riprendere l’auto di Nina.
« No, ma almeno adesso so. » Rispose sincera e potò notare lo stesso sconforto nel volto di Bella. Anche lei era contrario a tutta quella faccenda ma non poteva far niente per fermare il tutto.
« Certo che non capisco, perché vogliono te proprio? » Nina sembrava ancora colma di dubbi ma questo principalmente era quello che l’assillava.
Bella fermò l’auto a pochi metri dalla toyota di Nina. Osservò la notte scure che avvolgeva il suo silenzio e poi schiuse le labbra, parlando con una certa tensione.
« In realtà penso di saperlo. E’ Victoria. E’ lei che sta organizzando tutto. Vuole me. » La Swan sollevò il braccio da dove cadeva un braccialetto con un piccolo diamante a forma di cuore e un piccolo lupo ma non era tanto questo che attirò l’attenzione di Nina ma la cicatrice a forma di mezza luna.
« Tempo fa Edward uccise James, un segugio che voleva me e in parte c’era riuscito se solo non fosse arrivato in tempo. » Bella passò le dita sulla ferita mentre Nina poteva vederle le labbra tremare quasi.
« Victoria era innamorata di lui, e adesso vuole pareggiare i conti. Vuole eliminare la cosa più importante per Edward. Io. »
In pochi istanti tutto si fece chiaro nella mente di Nina. Provò ad immaginare la sofferenza che lei doveva provare insieme a tutto quello che sarebbe accaduto. Uno scontro che avrebbe costato delle vite per una stupida vendetta, vendetta per cosa poi? Per amore.
L’amore c’era sempre in ogni fronte. L’amore era anche nell’odio delle persone e nella gioia della vita. L’amore era nelle guerre per portare gli uomini alla ragione, era anche negli occhi di chi aveva perso ogni speranza per trovare la pace. L’amore condizionava tutto quanto.


Penso che tutto mi sia lentamente scivolato dalle mani. Cosa mi succede? Non mi riconosco più. Non credo di farcela, non posso.
Non è vero, ciò che distrugge non fortifica, distrugge e basta. E poi non ci voleva, l’amore non era parte dei miei piani. Potrete mai perdonarmi? Per favore, datemi la forza per..
« Dove sei stata ieri? » Scivolò al suo fianco cingendole i fianchi con le braccia. Posò leggerò le sue labbra sul collo di Nina prima di storcere leggermente il muso.
« No, da quelli no! » Ringhiò allontanandosi repentino da Nina che aveva appena nascosto nella sua borsa un piccolo quadernetto.
Il mare non era mai stato così quieto, mai. Eppure nell’aria si sentiva l’arrivo di una tempesta.
« Ho accompagnato Bella da Edward, è vero. » Cercò di giustificarsi ma Paul continuava ad assumere quell’espressione offesa che tanto detestava.
« Si e poi? Ti hanno anche offerto del the? Sempre che abbiano robe del genere » Suggerì in un tono prettamente acido e infastidito. Nina fece un lungo sospirò cercando di affrontare la questione con la maggior calma possibile. Paul era una testa calda e non ci voleva nulla per farlo arrabbiare sul serio.
« Ok, volevo saperne di più. Tu non vuoi dirmi niente e io ho bisogno di sapere. Non mi hai detto che ci sarebbe stato presto uno scontro. Mi hai detto che si trattava solo di una difesa. E’ stato Sam? Ti ha ordinato lui di non dirmelo? Funziona così? » Certo che non lo stava aiutando affatto. Se prima il suo tono era pacato adesso cominciava via via a farsi sempre più esasperato. Paul cercò di rilassarsi. Respirava lentamente con gli occhi chiusi per respingere la tensione che si stava creando tra i due. Ci furono diversi minuti di silenzio a cui Nina non interpose alcuna parola, aspettando che le acqua fossero tornate più calme possibile.
« No, su questo Sam non può ordinarci nulla. E’ stata una mia volontà. » Il suo tono tornò pacato anche troppo per i suoi canoni ma Paul con lei diventava un’altra persona.
« Perché? »
« Perché guarda come fai!!! Ti esasperi tutta e non lo sopporto. Non c’è niente da preoccuparsi. Sono solo dei vampiri, siamo nati per ucciderli, non devi temere nulla. Siamo più forti e finirà tutto in fretta. Per favore vuoi credermi? Saranno loro a rimetterci, di certo non io. » Concluse Paul con un tono che non ammetteva replica.
Nina odiava l’atteggiamento di Paul che in ogni caso sapeva manipolarla fino a far sentire lei in colpa e non più la vittima designata all’inizio. Si sentiva stupida per essersi fatta mille flash mentali e per non aver fiducia in Paul, nel branco e nel resto.
Si fece posto con prepotenza tra le sue braccia, poggiando il volto sul suo petto nudo. Paul non oppose resistenza e la strinse a sé con dolcezza.
« Ti odio! »
« Anche io, ma non facciamone un dramma ok? » Rise, e Nina trovò che quella fosse la risata più bella che avesse mai sentito. Sentì come se la sabbia sotto i suoi piedi improvvisamente fosse sparita e lei volteggiasse nell’aria.
E non era giusto.
Non era possibile.

Rimasero lì tutto il giorno, insieme. Come se il resto del mondo fosse sparito e tutte le preoccupazione, le ansie e i timori fossero cessate. Fu la giornata più bella della loro vita.
« Ti chiedi mai che senso ha la nostra esistenza?» Chiese Nina mentre giocava con qualche ciocca dei suoi capelli increspati per l’aria di mare.
Paul che si stava divorando tutto quello che era rimasto nella cesta da Pic Nic che aveva preso Nina grazie ad Emily, anche le briciole, sembrò esser stato riportato bruscamente alla realtà. Si limitò a scuotere la testa mentre Nina sospirava sorridendo.
« Forse arriverà quel giorno in cui io e tu scopriremo soltanto di essere degli insignificanti esseri al centro di questa grande illusione chiamata vita. E allora forse tutte queste lotte sembreranno davvero vane. Vampiri e Licantropi non dovrebbero nemmeno esistere, eppure ci sei tu, e c'è tutto il resto. » Si alzò schiodando gli occhi lungo l'orizzonte che le si affacciava, sentendo qualcosa dentro che si muoveva come mai. Dall'altro canto Paul sembrava confuso da tanta filosofia, tuttavia gettò una risata nell'aria avara ridondandola con uno dei suoi modesti pensieri.
« Sarà, ma una cosa è assodata: illusione o no, io da licantropo sarò sempre più fico di un branco di sanguisughe. »



Spazio _VioletDAY
Diciamo che in questo capitolo cominciò a lasciare dei segnali. Io li adoro sti due<3. spero che vi piaccia il corso della storia. aggiorno presto perchè ho tanto da scrivere e non voglio far finire l'ispirazione. RECENSITE così che possa capire se piace o meno, o se almeno avete anche consigli da dare che accetto volentiri.

RINGRAZIO ancora daniciao almeno hai la possibilità di leggere un'altra scena dei due *__*

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Capitolo 5
*** FOURTH CHAPTER - segreti. ***


~ FOURTH CHAPTER -- La verità scava, graffia muri e risale in superfice.


Osservava le carte con un’espressione fin troppo divertente. Nina dovette mordersi le labbra per non scoppiare a ridere. Paul sembrava esser sul colmo di una crisi di nervi, come se non riuscisse a fare due più due ma nello stesso tempo voleva mostrarsi un calcolatore nato pertanto il quadro che ne veniva fuori era davvero esilarante.
Jared al suo fianco contava le carte rimaste sul tavolo dimenticandosi che era il turno delle ragazze.
« SCOPA! » Fece per allungare le mani ma Nina lo fece pentire del gesto avventato, schiacciando le lunghe dita con un posacenere. Si sentì soltanto un leggero scricchiolo e un piccolo ruggito.
« NON TOCCA A TE! Rispetta i turni. Tocca a noi. » Disse Nina che quando si trattava di giocare a carte diventava estremamente competitiva. Dall’altro canto Kim sembrò volersi scusare con un’espressione neutrale mentre Nina tirava fuori un bel dieci pulendosi il tavolo.
« SCOPA NOI! E con questo vi abbiamo stracciato per l’ennesima volta. »
L’entusiasmo di Nina che stava quasi danzando sulla sedia come se questa fosse in grado di reggerla fu leggermente appiattito con l’irruenza di Paul che gettò le carte in aria in un moto di irritazione, seguito da Jared che imprecava in tutte le lingue del mondo.
« E’ un gioco stupido, inutile e voi barate, le donne barano sempre! Ti metti con quei occhietti e mi fai confondere. E’ tutta colpa tua. » Asserì Paul cercando di essere cortese nonostante i toni alti perché il livello delle sue offese poteva essere davvero letale. Jared dal suo canto sembrò annuire con un movimento secco della testa mentre Sam cercava di calmare i perdenti.
« Se ci provi, giuro che mi compri tutta la cucina. Come regalo di matrimonio magari. » Asserì il capobranco vedendo come Paul stava sbriciolando lo spigolo del tavolo con la sola presa della mano.
« Fai così solo perché hai perso. E’ un gioco molto carino invece, adoro le carte siciliane e non puoi offenderle, sarebbe come offendere la mia cara Italia e guarda che ti finisce male. »
Nina non sembrava propriamente d’accordo all’idea di raffreddare i bollenti spiriti ma si zittì nel momento in cui a circondarli fu un silenzio quasi mortorio, seguito da un ululato.
Di ronda c’era Jacob insieme a Seth e Leah.
Bastò un semplice sguardo di Sam rivolto agli altrui due lupi prima di vederli correre via, al di là degli alberi. Kim prese le carte e le sistemò contandole ad una ad una come se niente fosse accaduto mentre Emily rivolse il solito sorriso di desolazione a Nina, che ricambiò.

I tempi ormai si erano accorciati. Mancava solo uno, due giorni all’attacco secondo le previsioni di Alice. Bella era andata da lei, da Nina, per parlare un po’ prima di andare via con Edward per dar vita al piano per contrastare i neonati: lasciare la scia.
Le aveva mostrato tutto il suo dispiacere perché si sentiva in colpa, tremendamente in colpa, per tutta quella situazione, si sentiva addosso il peso di ogni singola vita ed era lei, lei sola a soffrirne in mezzo a un gruppo di licantropi e vampiri sovraeccitati all’idea di combattere. Per quanto potè Nina cercò di consolarla escludendo dalla sua mente il pensiero che Paul fosse esattamente in mezzo alla diatriba.
« Nella vita non ci sono scelte libere, Bella. Le cose avvengono e basta. Non ci è concesso di decidere senza che le nostre scelte non influenzino il nostro percorso di vita, forse possiamo illuderci dell’esatto contrario ma non c’è niente di sbagliato e di giusto nelle nostre azioni, siamo soltanto noi a chiudere il tutto in stupide categorie. »
Sembrò recuperare un piccolo sorriso prima che Edward venisse a prenderla per trascinarla dolcemente verso le montagne, dopo averle sussurrato un flebile « E’ ora. »

Sentiva il cuore racchiuso in una gabbia colma di spine. Il dolore era lancinante. Mentre correva verso casa di Paul sentiva che la terra sotto i suoi piedi si stava lentamente sgretolando lasciando posto all’abisso; camminava nel vuoto in perfetto equilibrio.
« Paul?!?! PAUL?!?!!? » I suoi richiami diventarono sempre più intensi man mano che recuperava fiato. Sperava che fosse lì, al riposo, ma la sua ferita al cuore continuava a diventare insopportabile come se le pareti della gabbia si stessero stringendo ad ogni passo verso lui. E le spine pungevano, penetravano.
Sentiva una leggera melodia che s’intensificava man mano che si avvicinava all’atrio.
--So don't go away , say what you say. Say that you'll stay forever and a day in the time of my life, 'cause I need more time just to make things right --
La porta era aperta, le bastò semplicemente spingere la maniglia verso il basso per aprirla.
Quel congegno legato al suo cuore scattò veloce, e fu investito da una scossa violenta di dolore.
Il profumo di rose inondava l’intera stanza. Le bastò abbassare leggermente lo sguardo per vedere che di queste vi erano tanti petali rossi cosparsi sul parquet del corridoio. Formavano chiaramente un percorso. Paul non sembrava esser lì, no, questo non poteva esser assolutamente opera sua, no!
Seguì la scia segnata dai petali e ne ispirò l’intenso profumo.
E sentiva il cuore sanguinare mentre persino le pareti cominciavano a smantellarsi.
La porta della camera da letto era chiusa, eppure il tragitto dei fiori conduceva lì. Le dita tremanti si posarono ancora una volta sulla maniglia.
--I can't find the words to say bbout the things caught in my mind and i wanna be there when you're ...Coming down , And I wanna be there when you hit the ground--
Indescrivibile. Le veniva persino difficile respirare. Si sforzò di farne uno profondo per avere la forza di spingere quella porta e di vedere quello che c’era oltre.
« Paul!?» Furono le sue ultime paroline magiche con cui sperava di trovare una qualche forma di salvezza, uno spiraglio, un qualcosa che potesse mettere fine a tutto. Ma come poteva, come poteva proprio cercarlo nella persona che aveva sconvolto i piani, i suoi?
« Per favore, si clemente, non sono molto bravo con questo genere di cose. » La voce di Paul arrivò proprio alle sue spalle prima che delle possenti braccia l’avvolgessero in un abbraccio così caloroso che per qualche istante la portò in una realtà perfetta, idilliaca, utopica.
Nina era senza parola. Il suo volto sembrava sconvolto come se avesse appena attraversato una tempesta rimanendone viva e incolume fisicamente, ma dentro governava il delirio.
« Paul… » Riuscì nuovamente a formulare il suo nome con un tono smarrito, confuso.
« ehi piccola, dai, va bene che ti piace il mio nome, in realtà ti piace tutto di me, come potrebbe essere altrimenti, ma così mi spaventi, il tuo vocabolario si è prosciugato? » Quel suo tono stravagante in realtà ostentava una certa preoccupazione perché non l’aveva mai vista così agitata. Eppure era inutile che aspettasse sue parole, i gesti riuscivano a comunicare tanto altro.
La voltò verso di sé con un movimento deciso ma delicato, e osservò quel volto spaesato che cercava di trovare un modo per riprendersi. Paul chinò la testa poggiando la fronte calda contro la sua, sorrise, di quei sorrisi bestiali che lo rendevano davvero meraviglioso e la baciò con una dolcezza, con un’attenzione così intensa che avrebbe stupito chiunque, forse lo stesso Paul che di certe cose non pensava neanche di averne l’idea primordiale. Ma l’amore faceva questo e altro. Creava gioia nella situazioni più tristi e regalava pace anche in mezzo alla guerra. E in Paul rivoluzionava tutto quanto.
Era Nina invece ad essere strana. Sembrava più distante, fredda, e quel bacio così premuroso la fece sentire fragile, inconsistente. E non era così, lei era forte, lei era una dura, lei era..
Nonostante il suo delirio interiore non riuscì a tirarsi indietro perché sapeva che quella volontà irrazionale e istintiva che regola l’anima lo voleva, lei stessa sapeva di voler con tutto il cuore Paul, si, con quel cuore che stava soffrendo le pene dell’inferno..e perché poi, perché?
Lui era lì, Nina non poteva desiderare altro. Anche lui la voleva, lo sentiva dal mondo con cui la stava accarezzando, con cui la liberava dai vestiti, dal modo in cui l’aveva agiata sul letto e come quelle labbra fremevano sotto la sua pelle.
E allora che cosa la tratteneva, cosa le stava soffocando l’anima e il cuore?
« Non posso. » Le sue labbra non riuscirono a trattenere quelle parole. Penetrarono nell’aria come lama di rasoio e colpirono persino Paul che si fermò con gli occhi puntati su Nina.
« Non.. non voglio. » Continuò sotto lo sguardo glaciale di Paul che sembrava perdere lentamente ogni desiderio come se dell’acqua ghiacciata stesse spegnendo la fiamma che gli ardeva dentro.
« Non adesso. » Fu più decisa, sembrava volergli dare una giusta spiegazione.
« Voglio che tu abbia un buon motivo per tornare a casa, sano e salvo. » Nel suo volto affiorò un sorriso che cercava di sembrare il più spontaneo possibile.
Nonostante l’orgoglio maschile Paul sembrò esser comprensivo, aveva intuito che la preoccupazione di Nina stava nell’esito di quella piccola battaglia che lui reputava ‘roba da niente’. Si chinò nuovamente lasciando un innocente bacio nell’incavo del collo, prima di buttarsi al suo fianco e avvinghiarla a sé nuovamente. Se solo avesse capito realmente..
-- All we seem to know is how to show the feelings that are wrong. --
« Va bene, » Mugugnò fingendosi offeso. « Però adesso a te tocca pulire e.. mi sei debitrice! PROFONDAMENTE debitrice, non è da tutti i giorni vedermi così romantico.. anzi.. a proposito, non dire niente a nessuno, capito? Ne vale della mia reputazione. » Faceva il duro con i suoi discorsi maschilisti a cui Nina rispose con una gomitata nel costato che gli fece solo solletico. Lui rideva mentre lei si offendeva. Sembrava così naturale, così bello, così reale.
Quando l’indomani Paul si svegliò trovò al suo fianco un semplice bigliettino dove Nina diceva che si sarebbero visti presti, e gli augurava buona fortuna. Paul si sentiva gassato al suo solito, sapeva che non aveva bisogno di niente, solo dei suoi muscoli e della sua bravura. Sentì presto il richiamo di Sam e corse via con il pensiero di farla finita in fretta, perché al ritorno avrebbe avuto il suo ambito premio.
Ma Nina non era andata a casa, no. Doveva svolgere il suo compito, lei era lì per un determinato motivo. Non doveva fallire, aveva già ciò che le serviva senza dover aggiungere altre complicanze. Non poteva perder tempo, più restava lì, più sapeva che sarebbe stato difficile. Difficile cosa? Beh, difficile ritornare alla sua vera natura.



Spazio_VioletDAY

Ragazzi scusate davvero per il ritardo ma gli esami di maturità prendono un sacco di tempo per lo studio, ripasso se voglio far qualcosa di decente u.u, Ma oggi mi son ritagliata un pò di tempo per questo capitolo che mi sta a cuore ç_ç, perchè anticipa quello che rivoluzionerà un pò tutto. Non vi preoccupate che tutti i dubbi verranno svelati, promesso, altrimenti vi do il permesso di uccidermi.
RINGRAZIO fayeforyou : si, In fretta, prima..ora.. xD. Purtroppo commetto un sacco di errori di battitura e di distrazione, che non noto quando do una lettura veloce, stavolta ho cercato di prestare attenzione anche alle frasi pesanti ma purtroppo fanno parte del mio modo di scriverEç_ç anche nei temi ho questi problemi xD Spero che per la prima prova non mi mangino viva.
RINGRAZIO vannagio: Guarda che li hai individuati tutti i segnali, son proprio questi xD. Presto si svelerà tutto ç_ç
RINGRAZIO __woah scorps: Weeee puzzola *o* sono onorataaaa. No, Paul no, sceglietene un altro, ti posso solo dare un copione ma non ti assicuro che sia lo stesso xD Vedrò di accontentarti.
RINGRAZIO daniciao: SIIIII!*-* e scusami ma..prometto che finiti gli esami non avrete tempo di leggerli talmente sarò veloce *o*

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Capitolo 6
*** FIFTH CHAPTER - Helena. ***


~ FIFTH CHAPTER --
Verso la fine della vita avviene come
verso la fine di un ballo mascherato,
quando tutti si tolgono la maschera.
Allora si vede chi erano
veramente coloro coi quali
si è venuti in contatto durante la vita.

- Schopenhauer
SONG:Two Steps From Hell  -Fateful Night

Aveva avuto inizio, la battaglia.
I poveri cittadini di Forks non avrebbero mai potuto sospettare cosa stava avvenendo al di là di quella foresta sperduta che ricopriva tutta la costa. Se solo avessero alzato lo sguardo un po’ più in alto.. no, non avrebbero comunque visto. Non erano disposti a rovinare millenni di silenzio e segreti, non l’avrebbero mai permesso, i Volturi.
Da un paio di giorni si erano appostati lì, come ombre della notte, ad osservare come il piccolo esercito di Neonati continuava a crescere, a diminuire, a crescere e a diminuire. Non gli era sfuggita la causa di quell’insurrezione: l’umana tanto cara ai Cullen riusciva a smuovere fin troppo rumore, per Jane era solo questione di tempo, ma anche lei avrebbe fatto la fine che meritava. Si chiedeva perché Aro attribuisse così tanta fiducia a quella famiglia così strana, ma sapeva che sotto doveva esserci già un piano prestabilito.
L’idea che qualcuno sfuggisse al suo potere la faceva imbestialire e l’avevano capito tutti nonostante il suo viso rimanesse candido come quello di una perfetta bambola di porcellana.
« Quanto tempo deve ancora perdere? » Felix sembrava impaziente. L’idea di stare lì, fermo, senza dover far esattamente nulla, lo mandava in bestia ma non poteva disubbidire, gli ordini erano ordini.
« Arriverà a momenti, non temere. » Replicò Jane mascherando la solita pazienza che suscitava maggior ansia nei presenti, come se dal canto suo, qualsiasi situazione fosse, la vittoria era nelle sue mani.
« E’ iniziata la battaglia, già. » Mormorò Jane con quel tono vellutato e infantile, ad un interlocutore invisibile. In realtà non parlava al vuoto ma ad una giovane figura che si era appena mostrata alla loro clemenza.
« Vampiri e Licantropi contro altri vampiri. Sono divisi in due, Edward e l’umana sono diroccati molto più in alto, ma la vampira rossa è andata a fargli visita. Era tutto un diversivo.. ». Dal volto coperto da un cappuccio di seta soffice, dello stesso colore del cielo plumbeo, scivolò quella voce sottile, quasi meccanica e fredda.
« Bentornata Helena. » Demetri era rimasto al suo posto insieme ad Alec ma non aveva potuto far a meno di salutare la fiamma che tanto lo allettava, quasi si era dimenticato che dietro di loro una battaglia stava spargendo cristalli di polvere ovunque. Ma cosa doveva importare loro, che erano lì per tutt’altro motivo?
La presunta Helena fece scivolare il cappuccio scoprendo così la sua chioma nera come l’oscurità che avvolgeva quei volti, e un viso… quel viso, il viso di chi sotto mentite spoglie, aveva portato a termine il suo piano.
« Com’è stato il tuo soggiorno? Spero non così spiacevole. » Sentenziò Jane con un tono mellifluo che falsamente sembrava porgere un certo interesse ma in realtà il suo era un sorriso amaro che Helena non riusciva a sopportare. Nonostante ciò si mostrò composta senza destar alcun fastidio.
« Ho avuto tutte le informazioni che servivano a Caius, ed anche di più. » Esordì senza troppo entusiasmo, come se fosse stato fin troppo semplice.
« Spero che tu abbia agito con discrezione. I Volturi fanno un lavoro pulito. » Asserì con tedio Alec che al fianco di sua sorella mostrava poco interesse per quella visita, e non aspettava altro che la fine di tutto, una fine veloce, ma dolorosa.
« Metti in dubbio le mie qualità? Vuoi mettermi alla prova? »Ruggì la ragazza assumendo un’espressione di sfida che Demetri cercò di far placare inserendosi nel discorso ma fu Jane ad intromettersi, facendo indietreggiare il segugio. Si ricompose e inclinando la testa leggermente verso sinistra mostrò un’espressione finalmente divertita.
« No, preferisco farlo io. » Quella piccola voce sembrò tagliare l’aria fredda come marmo e in pochi attimi l’aria si riempì di urli stremanti.

La foresta sembrava esser stata violata da un apparente inferno che ormai aveva dissolto le sue tenebre lasciando posto ad una singolare armonia, come se non fosse esattamente accaduto nulla di devastante su quella terra.
« Victoria?» Alice pronunciò quel nome con ansia quasi non si fidasse del verdetto che già aveva visto nelle sue visioni.
« E’ finita. » Rispose Edward che stringeva tra le sue braccia Bella come se avesse il timore che da un momento all’altro potesse scapparle via. Non capiva come potesse rivolgergli quello sguardo ancora così fiducioso dopo aver visto qual’era la sua natura. Quella ragazza lo stravolgeva in tutti i sensi.
« Non ancora, stanno arrivando. » Aggiunse Carlisle che aveva richiamato gli altri componenti della famiglia per disporsi in riga, in attesa.
« I volturi. » Sussurrò Alice riaprendo gli occhi.
Come un perfetto passo di danza i cavalieri dell’ordine apparvero fra gli alberi della foresta come una perfetta sequenza di un film horror. Le cinque figure sembravano sincronizzate in un moto di perfetto equilibrio e si facevano spazio tra la nebbia che li rendeva perfette figure stilizzate in lontananza. Si avvicinarono quanto bastava per mostrare la natura dei loro volti prima di ricevere un felice benvenuto da Edward, con il suo solito tono cortese.
L’attenzione di Jane fu catturata dalla piccola ragazza raggomitolata vicino al grande falò, che rantolava a causa della sete che la stava soffocando.
Fingendo di non essere assolutamente al corrente di nulla volle sapere le dinamiche della vicenda, da chi la giovane vampira era stata creata, quanti erano, perché erano lì e che lei avrebbe fatto esattamente la stessa fine di tutti gli altri perché chi infrange le regole merita il castigo (1). I Cullen cercarono di restare impassibili ma la tensione che aleggiava tra le file opposte non era facile da occultare. Non appena la giovane Bree menzionò la visione di enorme bestie che avevano lottato insieme ai vampiri dagli occhi mielati, Jane sembrò cogliere la palla al balzo. Un sorriso malefico le si stagliò sul volto mentre rivolgeva lo sguardo dritto verso i vampiri.
« Figli della Luna, ne sei sicura? Sai che mentire non ti giova affatto. Quindi avete stretto un’ alleanza contro quegli esseri, e ditemi un po’, dove sono adesso?»
I Cullen furono senz’altro colti di sorpresa. Fu Edward a parlare mentre il volto di Bella si oscurava in preda alla disperazione ma prima che potesse aggiungere qualcosa gli bastò leggere i pensieri di Jane che volutamente le aveva fatto intuire qualcosa di fondamentale.
« Una spia? » Sibilò Edward confuso mentre Jane faceva segno ad una delle figure dietro di lei di avanzare. Quella che Carlisle non era riuscita ad identificare.
La sagoma femminile in pochi minuti le fu al fianco. Era molto più alto di Jane, non era sicuramente giovane quanto lei.
« Esatto. Qualcuno ha fatto sapere a Caius della loro esistenza, di una nuova generazione, e come ben saprete non ama far questi generi d’incontri, quindi voleva documentarsi un po’ prima di agire. » Spiegò Jane.
« Così grazie al suo potere, ha lasciato che fosse lei ha fare il lavoro. » Indicò la fanciulla al suo fianco che svelò il suo volto, conseguenza dello stupore e del disgusto dei presenti.
« N-Nina?!!? » Il volto di Bella fu assalito dal panico mentre osservava i tratti di quel volto meraviglioso, adornato da dolci boccoli corvini che le scendevano lungo la veste come morbida seta. Era Nina, si, ma era diversa. La sua era una bellezza innaturale, la sue pelle era bianca come la neve che aveva visto sulla montagna, una caratteristica che ben sapeva riconoscere. Il suo volto non era quello caldo e lucente delineato da un perfetto sorriso vivo, sembrava… morto. Nina era un vampiro??
« No, non sono Nina. Mi chiamo Helena. » La voce però tradiva quella realtà distorta, il tono era quello di sempre che lei ricordava ma era freddo, lontano, inumano.
« E lo sono sempre stata, soltanto che voi vedevate quello che io volevo mostrarvi. » Esordì mentre un lieve sorriso glorioso si faceva posto in quell’espressione amara.
« Incredibile, vero? Ha un bel potere. E’ in grado di creare illusioni così vere e tangibili per un tempo illimitato, senza alcun contatto. E' lei a scegliere quando far cadere il velo. Riesce a mostrare tutto quello che vuole anche che la terra sta cadendo a pezzi.» Jane sembrava soddisfatta di una tale capacità tale da invidiarla ma non tradì il suo tono che più che altro mirava a confondere i Cullen.
« Non è possibile, non capisco.. era umana, anche Jake, Embry, mio padre, tutti voi sentivate che era un’umana e.. Paul..L’imprinting..non.. » Bella sembrava in preda ad una crisi, la sorpresa l’aveva sconvolta più di tutti, le domande erano troppe, legittime e volle rispondere proprio Nina-Helena a tal proposito.
« Illusioni, pure illusioni. Vedila così, come se restassi nella stessa dimensione ma scelgo io cosa farvi vedere e in quale forma. Semplicemente ho finto di essere la nipote di quel vecchio che non ha neanche mai visto effettivamente. Ho indagato bene, i suoi figli hanno davvero una poca considerazione di lui, in fondo è un uomo solo ed è stato facile mettere in atto la mia recita. Ho proiettato quella che era la mia immagine da umana con tutte le sue caratteristiche, ecco perché non ho destato sospetti. » Cercò di dar spiegazioni dirette ma saltò il particolare dell’imprinting che ancora doveva ben capire e poi non era neanche il momento adatto.
« Semplice, da umana Paul avrebbe avuto l’imprinting con te. » Rispose Edward che si era intrufolata tra i pensieri di Helena. Gli lanciò uno sguardo inviperito, non sopportava l’idea che avesse libero accesso con la sua mente.
« Come hai potuto? Noi… non puoi fare una cosa del genere. Ti hanno accolto con tanto amore, come puoi essere così crudele… Nina… Helena..chiunque tu sia.. » Bella era sconvolta, una pena l’era stata tolta dal cuore ma un’altra se n’era appena aggiunta.
« Il mio cuore è duro come il marmo, pensi che mi sia stato difficile? » Helena scoppiò in una risata meschina e guardò quell’umana quasi con disprezzo.
Carlisle tentò in tutti i modi di farli ragionare, che il clan dei Quileute non aveva fatto del male a nessuno e dovevano esser lasciati in pace. Jane ricordò che se neanche loro rispettavano i patti, riferendosi a Bella, non vedeva perché loro dovevano far altrimenti.
« E poi sono ordini di Aro, non i nostri. Potrete patteggiare con loro quando verrà a farvi visita per Bella. » Concluse e richiamò Felix per occuparsi di Bree.
Prima un ruggito profondo e robante, poi un lamento stridulo che si spezzò in fretta, poi l’unico rumore furono strappi e lacerazioni nauseanti.(2)
Jane richiamò tutti pronti per andarsene ma Helena sembrò trattener l’attenzione di Edward. Il suo sguardo era duro, impenetrabile come mai forse neanche una roccia avrebbe potuto esserlo. Eppure i suoi pensieri vagavano lungo un versante ripido si, ma di tutt'altro genere; erano pensieri fatti di carta vetrata e tante vane illusioni. Un cuore in petto rimaneva, che fosse cenere questo non era importante perchè al di sotto di quello strato morto qualcosa ancora continuava a vivere.
Osservò gli occhi mielati del vampiro, confusi, consapevole che almeno lui avrebbe potuto sentirla.
« Non ho altra scelta, mi dispiace. Capirai presto. » Quelle parole nella sua mente sembravano accordi dissonanti di un pianoforte nuovo, melodioso e perfettamente accordato. Eppure anche le mani più abili a volte si lasciano scappare vie le note, come se improvvisamente i tasti scivolassero via dalle dite e tutto il mondo cadesse dietro quell'errore.
« Disprezzami con Paul più che puoi. Voglio che mi odi, deve odiarmi! »
L’espressione di Edward non tradì alcuna emozione ma lei sapeva che aveva sentito tutto.
Il suo volto si posò su quello di Bella che non riusciva neanche a rivolgerle uno sguardo. Niente sensi di colpa, niente sofferenze. Come il vento gelido che era appena entrato in quella piccola valle lei andò via, seguendo le scie dei manti neri.





Spazio_VioletDAY

Per il capitolo mi è venuto l'ispirazione stanotte. Fatemi l'in bocca al lupo per la prima prova di domani U.U. Comunque, le frasi in corsivo e con i numeri (1) e (2) sono ovvi riferimenti presi direttamente dal Libro ECLIPSE della zia Meyer, non miei. In questo capitolo quindi ho svelato qual'era il segreto di Nina-HELENA. Lo so, vi ho scioccati tutti. Ci tenevo a precisare il suo potere. Nel libro la Meyer dice che Bella è immune ai poteri psichici come quelli di Jane ma Jasper riesce comunque a farla star bene quando vuole e il suo è una sottospecie di potere psichico u.u, quindi abbiate la buona volontà di mandarmi a buono anche quello di Helena.
Il suo potere consiste nel mostrare agli altri una realtà magari vera ma che può regolare a proprio piacimento. E' un potere particolare. Può lasciare il paesaggio inalterato ma mutare il colore delle acque, far soppraggiungere tempeste e robe del genere, come ha fatto fingendosi ancora allo stato umano quando in realtà lei è una vampira ha tutti gli effetti. Può agire su chiunque voglia per un arco di tempo indeterminato, non finisce da un momento all'altro ma solo quando lei vuole smettere.
Non le crea alcun fastidio comunque per altri chiarimenti potete scriverli commentando che nei capitoli prossimi ci sarà modo di spiegare meglio chi sia Helena, perchè abbia agito così perchè non dovete odiarla ç_ç, ha dovuto farlo, e altro. Penso che farò anche un capitolo dal punto di vista di Paul, dobbiamo sapere la sua reazione. ç_ç. Grazie mille ancora per i commenti fayeforyou, daniciao, vannagio.

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Capitolo 7
*** SIXTH CHAPTER - ombraVSluce. ***


~ SIXTH CHAPTER --
Il mio dolore è amaro, la mia tristezza profonda,
E vi sono sepolto come un uomo nella tomba.

-Gustave Flaubert-
SONG: Plumb - Cut

Ed era calato il buio, ancora una volta. Helena.

Era di nuovo lì. Quella era la terra dove era nata, dove aveva vissuto per cento anni incondizionatamente. Si ricordava di quanto adorasse quel clima mite, le splendide delizie che quella magnifica terra poteva donarle, le gioie che il suo piccolo paesino sapeva regalarle. Riusciva ancora a rimembrare quando correva fra le rose della madre, sentendosi come Alice nel paese delle meraviglie, parlando con figure inesistenti ma era felice. Era ciò che contava.
Non riusciva a dimenticare il suo lato umano, purtroppo era quella la sua condanna, non riusciva a far un taglio netto col passato, quello che l’aveva incatenata agli ordini dei Volturi che leI detestava con tutta se stessa.
« Spero che stiano bene, tutti quanti. » Non era un tono speranzoso quello ma una vera e propria minaccia. Jane la ignorò mentre Demetri cercava di calmare le acque ma ad Helena poco importava, non si fidava di lui come di nessuno là dentro.
« Hai fatto bene il tuo lavoro, i Volturi mantengono le loro promesse. » Esultò pochi secondi prima di arrivare nel grande salone fiocamente illuminato da qualche candela, dove presiedevano i tre vampiri dell’ordine più temuti della loro razza.
« Sono lieto del vostro ritorno, e di rivederti mia cara Helena. » Come sempre Aro accoglieva i suoi ospiti con un certo garbo mentre allungava il passo con frenesia. Dall’alto della sala Caius sembrava nervoso, in attesa di qualche notizia che probabilmente avrebbe turbato la sua quiete interiore o magari rasserenata.
« Ho esattamente ciò che vi serve.» E loro avevano ciò che voleva lei.
« Ne sono sicura, ma prima voglio sapere un po’ com’è stato questo viaggio. Jane… » Richiamò la piccola testolina bionda a cui Helena rivolse uno sguardo così tetro da rendere quel suo bellissimo volto un’oscura ombra malefica e terrificante.
Jane porse la sua mano e Aro l’avvolse con la sua delicatamente.
Venne a conoscenza di tutto quello che c’era da sapere riguardo allo scontro dei Cullen con i neonati, di Victoria, della piccola Bree e del fatto che Bella fosse ancora umana.
« Oh beh, sapevo che si sarebbero preso del tempo ma non temere, Bella diventerà una vampira, una splendida vampira e i Volturi diventeranno ancora più potenti. Faremo proprio dei bei acquisti. » Sorrideva come un abile calcolatore dispotico mentre i suoi pensieri vagavano su pericolosi sentieri di cui era meglio rimanerne all’oscuro.
« Ora veniamo a te cara. » Disse Aro rivolgendosi ad Helena quasi con boriosità, l’idea di quei lupi mannari da eliminare non lo allettava quanto quello di annettere al suo potere nuovi formidabili vampiri. Era solo un piccolo sfizio che il fratello voleva togliersi, tutto qui.
Helena tentennò un attimo prima di avvicinarsi. Fu invasa da un tremendo senso di colpa che non riuscì a tener a freno. Pensò all’innocenza di Sam, alla sua Emily con cui presto avrebbe condiviso una famiglia. Ripensò al dolore di Bella nel veder morire Jacob, ripensò al piccolo Seth, ad Embry, Quil.. ripensò a tutti, e a Paul.
Non era la morte la cosa peggiore che potesse colpire l’uomo, non era neanche la sofferenza ma era l’amore. Era una bestia tremenda che condizionava ogni gesto, ogni pensiero, ogni sentimento. Avvolgeva tutto intorno a sé, aveva una presa così infallibile che pochi riuscivano a tirarsi indietro da lei. Era potente, era la cosa più sublime che avesse mai visto.
E ora le si poneva di fronte come una scelta. L’aveva detto, doveva semplicemente esser spietata, letale, una fottuta bestia sanguinaria senza regole, senza sentimenti, e invece no. Il suo lato umano continuava a persistere e a battersi per venire fuori. Nonostante quel suo corpo freddo e morto, la sua anima palpitava, si struggeva per l’amore verso la vita pura.
I Volturi avevano imprigionato i figli di sua sorella, l’ultima famiglia che l’era rimasta, e adesso erano lì, nelle secrete del castello, impauriti non riuscendo a capire cosa li avesse trattenuti lì. Helena avrebbe dovuto tagliare i ponti con la sua ‘vita’ ma non c’era riuscita, ed Aro aveva immediatamente appreso quale fosse il suo punto debole. Gliel’aveva ritorto contro con la minaccia e adesso era lì, a pagarne il prezzo.
Chi avrebbe dovuto scegliere? L’amore verso la sua famiglia e la morte dei Quileute, o Paul.. lui era la causa primaria di tutto. Doveva convincersi di non aver mai provato nulla, si odiava per essersi trattenuta così tanto in mezzo a quella grande famiglia. Ma in entrambi i casi si trattava di vita innocenti.
Doveva scegliere e non era pronta.
« Suvvia Helena, non vorrei farli aspettare ancora. » Sapeva bene a cosa, o meglio, a chi Aro alludesse. Si fece avanti non mostrando alcun segno di indecisione e porse la sua mano con disinvoltura. Il suo potere era forte, molto più di quanto si potesse pensare, e questa era l’unica cosa che poteva giocare a suo vantaggio.
Nel momento in cui Aro si addentrò nei suoi pensieri cercò di proiettare nella sua mente una serie di immagini che potessero occultare parte di ciò che aveva appresso.
Ne diminuì il numero, eliminò il fatto che potevano trasformarsi quanto lo volevano, senza il bisogno della Luna piena, cercò di tener fuori figure innocenti come Kim, Billy ed Emily ma non riuscì purtroppo a regolare il discorso dell’Imprinting che affascinò molto una mente perversa come quella di Aro.
« Interessante. Pensavo fossero creature primitive e invece sono più umani di quanto pensassi. Non saranno un problema Caius, potremmo liberarcene in fretta. Mi dispiace solo che dovremmo in qualche modo intaccare il loro legame con i Cullen ma pazienza, Carlisle capirà. »
Caius sembrava sollevato alle parole del fratello che si soffermò ancora una volta su Helena, osservando il suo sguardo. Nonostante si sforzasse di tenere un’espressione incolore dentro stava scoppiando, ma non poteva mostrarglielo, non poteva esser debole anche dinanzi a lui, il nemico.
« Quindi per riprodursi hanno questa sorta di colpo di fulmine? Che creature particolari! Magari potrei tenerne qualcuna qua dentro e studiarla. »
« Aro quelle creature non si fanno addomesticare, bisogna eliminarle tutte quante. » Ribadì sgomento alle parole del fratello che vedeva interesse per ogni creatura particolare.
« Può darsi, beh, potete ritirarvi. Demetri puoi accompagnare Helena. »
Aro rivolse le spalle ai presenti che rivolsero solo un inutile inchino prima di dileguarsi. Helena seguì Demetri lungo i corridoi che portavano ai sotterranei, popolato da un fetido odore e dalla presenza ossessiva della morte come ogni cosa là dentro.
« Quindi ti sei trovata bene in mezzo a quel covo di cani? » Chiese Demetri in tono pungente come se fosse esattamente impossibile vivere in una condizione agiata in mezzo ai Licantropi, che Aro credeva fossero figli della Luna grazie alle omissioni fatta da Helena.
« Il fetore non era tanto diverso da quello che c’è qui. » Contraccambiò con sarcasmo ma prima che potesse dir altro si ritrovò con le spalle al muro. Si sentì un piccolo rumore come se del metallo fosse stato sbattuto contro la parente, poi il silenzio.
« Non dovresti essere cosi restia a star qui, so quanto ti affascina il potere, la supremazia. »
« Il potere già, ma tu no. » Lo spinse via con una violenza che causò un altro rumore assordante che rimbombò nel corridoio vuoto. Si sentì una risata diabolica, Demetri adorava quel genere di giochi, e adorava lei.
« Helena.. » La chiamò con tuono suadente mentre lei camminava imperterrita non prestandogli ascolto.
« Helena potresti essere la migliore se solo lo volessi, ovviamente con me al tuo fianco. » Ribeccò spingendosi più avanti per bloccarle il cammino.
« Lo so che mi resisti solo per puro orgoglio femminile ma questo non ti porterà da nessuna parte. Tanto alla fine lo sai chi vince. » Nonostante lui le si stesse avvicinando Helena non si movette di un singolo passo. Restò ferma al centro di quel nulla mentre pensava che prima o poi quel segugio sarebbe morto tra le sue stesse mani, ma per il momento no, le serviva e lei doveva giocare tutte le sue carte in tavola per essere finalmente libera.
« Può anche darsi ma non è ancora arrivato il momento della resa. » Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso divertito mentre sfuggiva dagli occhi del vampiro che già bramavano di farla sua.
Come segugio Demetri era senz’altro il migliore. Helena non aveva mai visto nessuno raggiungere e scovare in così poco tempo parecchi vampiri. Era un potere formidabile ma doveva in qualche modo sovrastarlo e l’unico modo che aveva era quello di sedurlo fino ad imporgli quello che voleva lei.
Anche se avessero liberato la sua famiglia nulla negava che avrebbero potuto ritrovarla e piegarla nuovamente e lei questo non lo voleva. Bisognava metter fuori gioco Demetri e non era facile.
« Trovata. » Sussurrò alle sue spalle il vampiro dopo averla scovata neanche in un mezzo secondo.
« Sei tremendo. » Asserì mostrandosi sconfitta.
« Lo so. » Passò le gelide dita fra quei lungi capelli che si perdevano nell’oscurità, cogliendone pura seta. Poi scivolarono lungo la scapola scoprendo la spalla dalla vesta per posarvi quelle labbra marmoree. Helena percepì la netta differenza di quando era Paul ad avvolgerla con i suoi baci, sentiva quel calore che la faceva finalmente sentire umana come desiderava ma ormai quello era un ricordo lontano, lei era un vampiro, lei l’aveva tradito e lui era nato per ucciderla. Non potevano amarsi, la loro natura li avrebbe comunque uccisi. Forse sarebbe stata davvero bene con Demetri se solo i tempi e i posti non fossero stati questi. Ma quella che muoveva il vampiro era pura passione, non era amore, non poteva esserci in chi aveva avuto l’anima avvolta dal male.
La fece voltare e ricoprì la distanza con le sue labbra. Si ritrovò ancora una volta con le spalle aderenti a quel muro di pietra, mentre Demetri s’insediava fra le sue gambe per far combaciare perfettamente il suo corpo con quello della vampira.
« Mi devi promettere una cosa. » Sussurrò all’altezza delle sue orecchie con voce vellutata e allettante.
« Una volta liberi tu non cercherai più la mia famiglia. Resterò con te, per sempre. » E quello suonava come un giuramento di morte eterno, escludendo il fatto che lei era già morta una volta.
« Tutto quello che vuoi. » Concluse Demetri avvolgendola con l’ombra della sua passione.




Ed era ritornato il sole, ancora una volta. Paul.
SONG: Placebo - Running Up That Hill

Era scomparso tutto del suo odore, non c’era più niente di lei in quel posto come se qualcosa avesse risucchiato via ogni cosa di lei e persino la sua esistenza. E questo lo spaventava da morire, non riusciva a capirci un cazzo di quello che stava accadendo. Un attimo prima era eccitatissimo per aver fatto a pezzi succhiasangue a volontà e l’attimo dopo tutto si era nuovamente oscurato.
Jacob per fortuna non aveva nulla di grave, con l’ossatura che si trovava e le prodezze da lupo sarebbe guarito in men che non si dica ma egoisticamente non gli importava, cercava lei, Nina ma non riusciva più a trovarla.
Fu quel giorno, quando Sam richiamò l’intero branco ancora una volta che le cose si schiarirono.
C’era luce, filtrava ovunque nella foresta. Correvano rapidi, lui più che mai per capire cosa di estremamente importante doveva comunicare il capobranco.
Era nervoso, come al solito ma non c’era da stupirsi cazzo, era Paul, ed era da lui.
Non era decisamente tipico invece il preoccuparsi, il lagnarsi come un pezzente ed essere confuso, terribilmente confuso. Sentiva che qualcosa si era spezzato e che ne sarebbe rimasto fregato.
« Ti ha rammollito totalmente » Sentì quella voce fastidiosa penetrare nella sua mente e ringhiò ferocemente, non si poteva ferire il suo orgoglio, specie se era Leah a farlo.
« Magari! Sempre meglio che rimanere una zitella acida. » Colpiva affondo lui, e faceva male, ma quando si toccava qualcosa che gli stava a cuore puntava i suoi aghi come un porcospino.
« Smettetela, è importante! » Sam li richiamò e Paul cercò di controllarsi perché se c’era una cosa che odiava fare era quella di disubbidirgli perchè nutriva nei suoi confronti un enorme rispetto come mai per nessun uomo aveva mai avuto.
I lupi si disposero a cerchio, mancava solo Jacob ma lui aveva ancora qualche giorno di riposo.
« Il dottor Cullen mi ha appena comunicato una spiacevole notizia. Siamo stati spiati. » Sam raccontò di ciò che il vampiro gli aveva comunicato, riguardo all’ordine dei Volturi che aveva intenzione di sterminare i lupi mannari come da codice per la sicurezza della loro civiltà. Avevano mandato una spia fra di loro per documentarsi meglio e purtroppo questa era riuscita ad eseguire il suo compito alla perfezione. Dovevano prepararsi per un attacco ormai imminente.
« Spie? Ma di che diamine si sta parlando? Sono loro, i Cullen. »
Inveì Paul ma Seth era di tutt’altro avviso.
« Si, e per galanteria ci hanno avvisato. »
« Appunto. Ha ragione Seth, i Cullen non c’entrano nulla. E’ stata Nina. »
Dopo le parole di Sam cadde nella radura un improvviso silenzio violento, di qualche secondo. Poi tutto fu avvolto dall’orrore, dallo stupore e dall’incredulità.
« Che diamine stai insinuando? E’ impossibile. Nina è.. »
« una vampira. Una potente vampira. » Sam concluse l’espressione di Paul, serrando così i dubbi dei presenti.
« Avete già visto le tante abilità che i Freddi hanno, beh in realtà Nina è un potente vampiro di nome Helena che è stata mandata dai Volturi per ottenere informazioni sul nostro conto. Non ho ben capito le caratteristiche del suo potere ma a quanto pare sa creare grandi effetti e giochi di illusioni. Si è mostrata come un’umana quando in realtà non lo era, si è finta tale dandoci un’illusione di ciò che voleva. E siamo stati fregati. » Il tono di Sam era amaro, si sentivo anche lui tradito come tutto il resto ma Paul…. Ciò che gli stava frullando per la testa non era facilmente interpretabile. L’unica cosa che i lupi poterono sentire fu quel moto improvviso d’ira che li stava devastando come se una forza incontrollabile e furiosa volesse schiacciarli violentemente.
Sembrò impazzito. Quando collegò tutti i tasselli di un puzzle a cui mancavano pezzi, la sua mente si scollegò dal resto del corpo e si lasciò trasportare dalla follia.
Cominciò a ringhiare nervosamente e con un ululato terrificante squarciò la foresta. Embry e Sam provarono a fermarlo ma questo li assalì mordendo una gamba del lupo col manto marrone e spinse con violenza quello nero, riuscendo a scappare senza esser inseguito dopo il richiamo di Sam. Corse, corse perdendo la cognizione del tempo. Percorso l’intera penisola più e più volte volendo ammazzare il tempo e i suoi pensieri.
Non era possibile, non poteva essere vero niente di quello che aveva sentito.
La sua Nina c’era, esisteva, e l’aveva amato.
Non c’era stato alcun vampiro, niente di quel genere avrebbe potuto solo osare sfiorarlo. Si sentiva tradito, ferito nell’orgoglio e nell’anima. Avrebbe volentieri sterminato ogni vampiro che trovava solo per convincersi che era impossibile, che non poteva esser stato preso in giro così. Sapeva riconoscere il nemico, sapeva come ucciderlo, non poteva amarlo.
Con l’odio, il dolore e la rabbia che covava dentro avrebbe distrutto qualsiasi cosa, e forse anche se stesso. Paul era rimasta violentemente colpito da quella verità. Come se una pioggia di vetro l’avesse appena colpito ma non poteva morire, non poteva farlo, lui avrebbe continuato a vivere solo per convincersi che non c’era stato niente, che non aveva mai amato e che lui era un licantropo, un cane rognoso si, ma disposto a massacrare ogni singolo succhiasangue che gli si fosse mostrato dinnanzi.
La sua clemenza era ormai morta come la sua anima. Adesso voleva solo vendetta.
Eppure Il sole continuava a brillare alto nel cielo mentre il suo cuore moriva nella necessità di reprimere ogni ricordo.



Spazio_VioletDAY
Oggi ho poca da dire tranne per il fatto che finalmente mi son liberate delle prove scritte per la maturità. Il compito di matematica e la terza prova son andati meglio del tema, chi l'avrebbe mai detto? Ci è toccato quella d'italiano come un'incarnazione della perfidia pura. Ho fatto il tema sulla musica, ho cercato di esser originale e chiara ma bisogna ancora capire i suoi metodi di valutazione. ç_ç
Grazie ancora a
vannagio daniciao fayeforyou per l'in Bocca al lupo *-* e per i commenti. Non posso anticiparvi nulla sulla relazione di Paul e Nina/Helena, dovete avere pazienza e seguire la fiction U.U. Comuqnue si. BD Quella col potere simile non poteva far nulla ma per la mia scrittura HELENA PUO' XDDDD. mi avvalgo sempre del diritto che Jasper può influenzare la sua psiche e gli altri no e non è giusto ç_ç.
Mi è dispiaciuto tanto per Paul. Nella mia mente ho già un bel finale, un pò drammatico ma comunque bello. spero di aggiornare presto anche perchè adesso mi devo preparare per l'orale e ho finitoooooo!

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Capitolo 8
*** SEVENTH CHAPTER - libera. ***


~ SEVENTH CHAPTER --
Se la vita è un bene, perchè ci viene tolta?
E se è un male, perchè ci viene data?

-Schopenhauer-
SONG: Alexandre Desplat - The Volturi


Provò a concentrarsi approfittando di quella quieta che aleggiava nel luogo. Aveva avuto il permesso e lei non se l’era fatto ripetere.
Ascoltò ogni singolo frammento di rumore, dalle pesanti falcate che lasciavano i carri su per la strada, dai rombi dei motori in lontananza, lo scorrere incessante dell’acque nella fontana in un ciclo continuo, lo scricchiolio di una porta arrugginita, il cantilenare dell’acqua nelle tubature del castello, la presenza ossessiva della morte ovunque là dentro.
Ma non era questo ciò che le interessava. La sua attenzione si posò sul rumore di tre cuori pulsanti. Battevano all’impazzata, come in preda ad una corsa sfrenata ed erano avvolti dal buio che quella cella oscura teneva imprigionato. Li aveva trovati.
Si avvicinò velocemente ma provvedendo ad essere cauta, non voleva spaventarli più di quanto lo fossero.
« C’è qualcuno? Chi… chi siete? » Una voce, la voce del padre, risuonò nella cella buia. Solo in quel momento delle piccole fiammelle s’accesero. Adornavano i punti alti della stanza a cerchio per permettere una maggior visuale sebbene fosse troppo lieve per la sensibilità umana.
« Shh, non abbiate timore. » La sua voce incantevole avrebbe potuto rassicurarli se solo quell’uomo non fosse stato abituato a quel tipo di trappola, ma non in quel caso. Helena voleva seriamente liberarli, dovevano andare via.
« Papà. Papà.. ho paura. » Una voce minuta, soffocata dalla paura, si fece spazio mentre una sagoma più piccola rispetto a quella dell’uomo si mosse, ancorando il bambino tra le sue braccia.
« Tranquillo, io e mamma siamo qui con te. » Cercò di rassicurare il bambino, porgendo una mano nel vuoto ma sicuro di poter carezzare il viso della sua creatura.
Avvertirono un rumore metallico nell’aria, rapido, e l’apertura della cella fu spostata senza alcun ostacolo nonostante la sua massiccia composizione di marmo e metallo.
Una sagoma incappucciata vi entrò facendo indietreggiare la madre con il grembo il piccolo, mentre il padre sembrava in guardia ma la sua pelle era tesa in preda al panico.
« Non voglio farvi del male, sono qui per liberarvi. Dovete promettermi una cosa però, dovete scappare via, non voglio che torniate mai più in Italia. Cambiate nome, indirizzo, tutto quanto. Dovete dimenticare il vostro passato, qualsiasi cosa vi tenga legati a questa terra e con tutto quello che è successo. » Accanto ad Helena un'altra figura si mosse, più piccola, sembrava ricurva su se stessa mentre avanzava sotto l’invito della vampira.
« Zaras voglio che non ricordino niente, che vivano felici ovunque ma lontano da qui e soprattutto nessuno deve saperlo. Devi cancellare ogni ricordo dalla loro mente e anche dalla mia. »
« Non capisco, ma cosa volete da noi? Cosa? Lasciateci andare e basta, vi prego. » L’umano implorò ormai spossato ma ancora necessitava di una speranza.
Zaras avanzò oltrepassando Helena. Si pose vicino alla famiglia che rimase immobile, incatenati dalla loro paura.
Scoprì per puro caso il suo viso e riconobbe una somiglianza incredibile con qualcuno che conosceva con.. con.. sua madre. « Tu… tu… sei.. » borbottò nell’aria prima che un sonno improvviso calasse su di loro, era l’artificio di Zaras.

« Grazie mille Zaras, non ricorderanno nulla vero ? »
Sapeva delle grandi doti del vampiro ma ancora non riusciva ad essere fiduciosa.
« Si e poi ti dovevo un grande favore. Comunque sei sicura? Non vuoi più ricordare niente? »
« No, basta. La loro presenza è come un’ossessione. Devo liberarmi da qualsiasi vincolo umano, e Aro non deve sapere nulla. Sarà difficile sia per lui che per Demetri recuperare le tracce se non c’è più alcun legame che ci lega.»
« Perché, vuoi andartene? »
« No, ma voglio essere libera. » Libera per quanto fosse possibile.
Zaras soffocò un respiro muto e allungò le sue dita verso le tempie della vampira.



« Smettila di sbuffare, sembri una mocciosa. » Heidi non sopportava la presenza di Helena, non la sopportava e basta ed ogni scusa era la migliore per esprimere il suo dispiacere.
« In fondo è quello che sono, gioco a costruire castelli di cenere. Come quello che hai dentro la tua testa. » Demetri che si trovava al fianco della vampira, fece scivolare una mano sul volto, a sorreggere la testa stanco da quei continui battibecchi.
« IMPERTINENTE! Non osare.. » Heidi si era alzata dalla poltrona intenta a pettinar i lunghi filamenti ramati attaccati alla sua testa. In preda alla furia la spazzola si era contorta formando un angolo innaturale mentre Felix si era alzato di conseguenza, sentendo crescere la tensione tra le due.
« Calmatevi. Sulpicia ha bisogno di quiete, non disubbidite. » Ricordò il macigno di pietra.
Heidi decise di liberarli dalla sua presenza uscendo dalla stanza. Helena era rimasta perfettamente immobile sul divano che occupava al fianco di Demetri. Le sue gambe distese mostravano la linea perfetta del suo corpo. La testa era leggermente flessa su un lato mentre poggiava la schiena con forza contro lo schienale su cui i lunghi capelli si erano posati.
« Vado a vedere se Marcus ha bisogno di qualcosa. » Esclamò Felix sempre senza entusiasmo, lasciandoli da soli. Quando la porta si fui chiusa dietro i passi pesanti del vampiro nella stana cadde un silenzio profano interrotto solo dalle parole di Helena.
« Non farmi alcuna predica, te ne prego. » L’idea che Demetri dovesse richiamarla come se fosse un’ alunna capricciosa la infastidiva. Già le pesava stare là dentro, far esattamente quello che la sua mente condannava, in più doveva esserci anche la presenza costante di un calcolatore depravato che controllava ogni suoi piccolo movimento. Questo la faceva impazzire.
« Non ne avrei di bisogno se solo il tuo comportamento fosse adeguato. »
Adeguato a cosa? Lui e quelle stupide forme. I volturi non erano nessuno, ne principi, ne reali, ne niente, solo polvere, cadaveri come lo erano tutti quanti. Non dovevano avere la supremazia di cui godevano, non era giusto. Eppure perché ne era rimasta incatenata?
« Dovresti mostrare più rispetto e considerazione. O vuoi che Chelsea ti rinfreschi la memoria? »
Quel tono malefico, quei ricatti, odiavo tutto quanto e tutti là dentro.
Aveva passato giorni, settimane a reprimere quel dolore graffiante che le aveva lacerato l’anima.
Voleva andare via, non voleva che la sua condanna fosse tanto spietata, non voleva stare lì in mezzo a quel covo di bestie, lei era diversa, l’aveva sempre saputo. Specie da quando era venuta a contatto con i Cullen, con il loro modo di vivere così umano, così clemente.. avrebbe tanto voluto essere come loro, rinnegare la bestie che i Volturi continuavano a tirarle fuori ed essere una creatura semplice, eterna ma non malefica.
« Ricordi ancora la promessa che mi hai fatto? » Il vampiro si era avvicinato, scivolando al fianco di Helena persa tra i suoi pensieri. Il suo volto era una maschera di rancore che non riusciva più a far cadere.
Ripensò a quel giorno quando si era condannata da sola.
« Resterò con te, per sempre. »
Ed era così che aveva avuto fine la sua tanto bramata libertà.
« Si. » Sussurrò socchiudendo le palpebre stanca, una stanchezza che non aveva niente a che vedere con un corpo smorto, affaticato, era più che altro stanca di vivere, vivere in quel modo. Era morta per un motivo ma non avrebbe mai voluto che la sua seconda vita fosse così vincolata, senza riscatto. Lei era sempre stato uno spirito libero e volevo esserlo ancora.
Qualcosa le toccò il volto, qualcosa di non diverso dalla sua pelle, dalla sua temperatura, dal suo essere. Qualcosa che provava a dare amore ma che non sapeva donarlo. O meglio aveva confuso quel sentimento con un’ossessione, un forte desiderio di possesso.
Lei era il suo oggetto, la sua droga, la rosa più bella del suo giardino.
Demetri l’aveva in suo possesso, era sua.
Ma Helena non temeva, non sapeva più farlo.
Aveva venduto l’anima tanto tempo fa, adesso si sentiva più leggere, vuota.
Si spalancò nuovamente la porta da cui qualche minuto prima Felix era uscito.
« Aro vuole vederci tutti quanti, abbiamo visite. » Comunicò Santiago.
Demetri scattò subito in piede e di conseguenza Helena fece altrettanto, doveva esser accaduto qualcosa d’importante per convocarli nel bel mezzo della giornata.
I tre si avviarono verso la sala maggiore dove presiedevano rispettivamente Marcus Aro e Caius.

Jane e Alec insieme ad Heidi e Felix occupavano la parte destra della sala in una fila unica. Aro invece non si trovava nella sua postazione ma di fronte ad una vampira con la chioma platinata, un biondo così candido che ricordava tanto i raggi del sole che abbellivano la pelle dei vampiri.
Dalla sua postazione Helena non riuscì a vedere bene il volto della presente eppure avvertiva una sensazione di pericolo opprimente.
« Irina ci duole sapere della tua perdita ma siamo onorati di vedere come rispettate le regole. La vostra famiglia è così rispettosa. Dimmi un po’, come stanno le tue care sorelle? So che il Clan si è allargato? » Come al solito Aro mostrava un finto interesse premuroso da non confondere con pura curiosità.
La vampira bionda era di poche parole, la sua presenza lì le incuteva un certo timore come tutti, nessuno visitava lietamente quel posto, specie i Volturi che desideravano tutto fuorchè buone notizie. Altrimenti la loro funzione non avrebbe avuto senso.
Tese il palmo della mano che Aro ricoprì con le sue dita.
Vide Irina che si stava recando dai Cullen, aveva un conto in sospeso con i loro amichetti ma aveva deciso di farsi perdonare per il suo comportamento inadeguato e un invito rifiutato. Eppure mentre si addentrava nella foresta fu attratta da una risata. Aveva notato poco distante una grossa creatura cavalcata da una bambina con un viso bellissimo, delicato quasi innaturale. Poco distante aveva visto invece quella che doveva essere la nuova Cullen, Bella. Un vampiro neonato altrettanto bello e straordinariamente pacifico. Eppure la vista di quella creatura le aveva ricordato così tanto dolore che tutti i buoni propositi erano andati a monte.
Aro sembrò perplesso tanto quanto lo sguardo di Irina nel suo ricordo. Quell’espressione riuscì a cogliere di sorpresa i presenti e Caius chiese avidamente cosa avesse visto il fratello.
« Bella ha rispettato l’accordo, è un vampiro ma .. immortale, c’è con loro una bambina immortale. »
Calò un silenzio intimidatorio. I fratelli si guardarono, un guizzo malefico saettò nei loro occhi. Avevano avuto la scusa che stavano aspettando da tanto tempo per eliminare i Cullen e Aro avrebbe potuto annettere nel suo esercito elementi importanti come Edward e Alice.
« Ci sei stata di grande aiuto Irina, te ne siamo grati. Andremo personalmente ad analizzare la questione e verrai anche tu con noi, se non ti dispiace. » Aggiunse Aro prendendo la sua postazione mentre Marcus ordinava a Felix e Demetri di convocare tutti i componenti del clan, persino le moglie. La cosa non andava affatto bene, non c’era niente di normale in quel richiamo generale. Si sarebbe scatenata una violenta battaglia, era sicuro, uno sterminio.
Con un colpo solo i Volturi avrebbero avuto la possibilità di annientare i figli della Luna, I Cullen e ampliare il loro esercito.
« Andate, andate. Presto ci solleveremo. » Sentenziò Marcus ma Helena non si smosse. Nonostante Demetri l’avesse più volte richiamata lei era rimasta imperterrita al suo posto, immobile.
« Perché? Scusate la mia impertinenza signori ma perché tutto questo? »
Cercò di mostrarsi clemente dinnanzi ai tre mentre veniva ripresa da Felix che la stava tirando via, Aro fece segno di lasciarla andare e si avvicinò alla giovane con ammirazione.
« Finalmente ci si presenta una situazione più unica che rara. Lo sai che sono stati banditi i bambini immortali no? Beh i Cullen trovano sempre il modo di trasgredire alle nostre leggi anche stavolta, quindi adesso bisogna prendere dei provvedimenti. »
« Ma non ne siamo sicuri, perché distruggere altri della nostra specie? »
« Helena, Helena, dolce Helena. » Con un solo passo coprì la distanza dalla vampira, le carezzò il volto in un gesto quasi paterno, l’affetto di un collezionista sui propri cimeli.
« Andremo lì prima per onorare Bella e la sua nuova vita, poi per risolvere la questione che tu sai bene e infine vedremo se Irina ci ha detto del giusto, i Volturi non si macchino le mani inutilmente dovresti saperlo ma le regole vanno rispettate. Suvvia.. adesso vai pure. » Le mostrò le spalle ma prima che potesse raggiungere il trono fu nuovamente richiamato dal suo disaccordo.
« Non prendetemi in giro, voi volete soltanto trovare una scusa per distruggerli comunque. Sono una famiglia splendida, piena di valori, di un’anima quello che non avete voi. Siete dei mostri.. io.. Io me ne tiro fuori, non voglio aver niente a che fare con voi e la vostra ‘Legge’. » Il disprezzo che le sue parole emanavano si percepiva anche dal disgusto del tono. I pochi presenti nella sala rabbrividirono per un tale affronto mentre Aro rimaneva sempre con quell’espressione serpeggiante, non sembrava minimente colpito dal suo discorso. Bastò solo un piccolo sguardo verso Jane per cambiare le cose.
« Come volete, Aro. » In una manciata di secondi la testa di Helena fu riempita di dolore che in poco tempo aveva innondato l'intero corpo. Era una sensazione così terribile da non poterla sopportare. Si ritirò in ginocchio con le unghia che lasciavano evidenti segni sul pavimento. Ma c’era quasi abituata per tutte le volte che l’avevano torturata, non ricordava neanche il motivo, che cosa la tenesse ancora legati a loro, ad un mondo che non condivideva. Spinse con il palmo della mano sul suolo, tentò di rialzarsi nonostante il dolore la pungesse ovunque come mille coltelli che affondavano nella sua pelle. Cercò di sforzarsi, di controllare la sua mente, ci riuscì soltanto quando Jane sembrò allentare un po’ la presa e tutto quel dolore che lei aveva subito, non solo dovuto alla gemella ma anche alla sua intera esistenza, ai suoi ricordi, alla sua morte, furono riversati sui presenti grazie al gioco delle sue illusioni così reali e tangibili. La stanza fu ricoperta da una serie di urli spaventosi.
Helena si rimise in piedi ancora dolorante ma tentò di infliggere maggior dolore possibile nella mente dei presenti per punirli di tutti i loro mali, sapeva che presto sarebbe svanito tutto, che le guardie l’avrebbero presa ma lei non si sarebbe fatta trovare lì, doveva andarsene, doveva avvisare i Cullen, era giunta l’ora di prendere una posizione, quella giusta e veramente sentita.
Attraversò in fretta i corridoi raggiungere la seconda uscita, lì, fin sopra le alte mura dell’antico castello. Riuscì a raggiungere la parte alta della rocca ma prima di calarsi giù sentì qualcuno alla sua spalla, lì, fermo ad osservarla. Demetri.
Si voltò anche lei ad osservarlo, nel suo sguardo non vi era alcun rimorso.
« Sai che tornerai comunque, e che sei spacciata. »
« No. Non credo, non c’è niente che mi leghi a te ne a loro. »
« Ti troverò ovunque tu andrai. » Aggiunse come minaccia ma Helena scoppiò in una fragorosa risata.
« Il problema è capire se riuscirai mai veramente a prendermi. » Salì sopra il ripiano alto del tetto e si lasciò cadere nel vuoto come un angelo che vola verso la propria libertà, lontano da quella prigione che l’aveva fatta morire ancora una volta.




Spazio_VioletDAY
Niente da dire su questo capitolo, non vedo l'ora che Helena abbia un chiarimento con Paul e con gli altri e che spacchi il culo a tutti u.u, ci sta. Giorno 8 avrò l'orale e finirò sti esami del cavolo. bastaaaaaaaaaa. thanks vannagio no, non sono vampiri ma umani, non è una vampira così vecchia Helena in fondo, forse delignerò qualche particolare della sua storia un giorno.. forse. xDD. Comunque non so ancora se Helena e Paul torneranno insieme, è una sorpresa. *-*

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