Guida o comandante di alida (/viewuser.php?uid=62551)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno ***
Capitolo 2: *** Questionario ***
Capitolo 3: *** Assente ***
Capitolo 4: *** Poeti, organizzatori e attività extra-scolastiche ***
Capitolo 5: *** Sfuriata ***
Capitolo 6: *** Dimostrazione esemplare! ***
Capitolo 7: *** Aurea ***
Capitolo 8: *** Incantesimo di Illusione ***
Capitolo 9: *** Apparizioni ***
Capitolo 10: *** Risposte ***
Capitolo 11: *** Serata proficua ***
Capitolo 12: *** Verità nascoste ***
Capitolo 13: *** Vergogna ***
Capitolo 14: *** Conseguenze ***
Capitolo 15: *** Papà e gemelli ***
Capitolo 16: *** Confusione ***
Capitolo 17: *** Comprensione ***
Capitolo 18: *** Passeggiate ***
Capitolo 19: *** Amara lucidità ***
Capitolo 20: *** Ombre e test Pre-natalizio ***
Capitolo 21: *** Casa ***
Capitolo 22: *** Visite ***
Capitolo 23: *** Vigilia di Natale ***
Capitolo 24: *** AVVISO ***
Capitolo 25: *** Sectusempra ***
Capitolo 26: *** Via dal mondo magico ***
Capitolo 27: *** Triplice inizio ***
Capitolo 28: *** Confrontarsi con la realtà ***
Capitolo 29: *** Lasny, Snilla e Cindy ***
Capitolo 30: *** AVVISO ***
Capitolo 31: *** Ricordi e tentativi ***
Capitolo 32: *** Vita senza poteri ***
Capitolo 33: *** Riflessioni ***
Capitolo 34: *** L'unica verità importante ***
Capitolo 35: *** Ciò che è giusto ***
Capitolo 36: *** Amici ***
Capitolo 37: *** Tirare le somme ***
Capitolo 1 *** Primo giorno ***
Dedicato
a Elfosnape, simpatico
recensore di tante mie ff, che come me si ostina a volere che Harry e
Severus
si vogliano bene.
Naturalmente
i personaggi
saranno o del tutto o tendenzialmente OOC! Che volete, sono fatta
così!
Buona
lettura.
Harry Potter era un
bambino conosciuto nel mondo magico.
Undici anni prima Colui-che-non-doveva-essere –nominato aveva
ucciso i suoi
genitori e probabilmente sarebbe morto lui
stesso se Albus
Silente non fosse riuscito a fermare
il mago oscuro con l’Avada Kedrava.
Quella
notte,
infatti, Silente era andato dai Potter per rendere a James il Mantello
dell’invisibilità ed entrando aveva trovato il
corpo senza vita del giovane
mago. Era poi salito al piano superiore richiamato dalle grida di Lily
e in
extremis era riuscito a salvare il piccolo Harry, il cui nome,
perciò, era
rimasto collegato a quello di uno dei più grandi maghi della
storia, nonché
preside di Hogwarts.
Nonostante questo Harry
non conosceva il vecchio preside,
non lo aveva mai frequentato e se non fosse stato per alcune foto sulla Gazzetta del Profeta,
probabilmente
incontrandolo per strada non lo avrebbe neanche riconosciuto.
Harry era cresciuto con
suo padrino, Sirius Black, che
incolpava Silente per la morte di James e Lily. Sirius affermava che se
James
avesse avuto con sé il Mantello, probabilmente sarebbe
riuscito a salvarsi o
almeno sarebbe riuscito a salvare Lily, e accusava il vecchio mago di
aver
preferito salvare l’anima di Severus Piton piuttosto che la
vita dei suoi
amici.
Per questi motivi Harry,
quando Minerva McGranitt lo chiamò
per lo smistamento, si sentì gli occhi di tutti puntati
addosso, gli altri studenti
pensavano che sicuramente sarebbe stato un Grifondoro considerato il
rapporto
speciale che in ogni caso aveva con
Silente, e inoltre Harry era stato cresciuto da un Black,
l’unico Black che era
stato smistato a suo tempo tra i Grifondoro.
Ma il destino di Harry non
era legato né a Silente né a
Sirius Black, e perciò quando il Cappello parlante
urlò a pieni polmoni:
“Serpeverde, eccezionale Serpeverde!”, la sala
grande fu invasa da un
fastidioso borbottio generale. Harry si alzò e si diresse
verso la tavolata
verde-oro. Nessuno
gli sorrise e lui si
sentì triste come quando si chiudeva in camera sua e metteva
la testa sotto il
cuscino per non sentire Sirius ripetergli per la centesima volta che
lui non
era degno di portare il nome “Potter”
perché a parte i capelli disordinati non
somigliava per niente a suo padre.
Era inadeguato, e
probabilmente lo sarebbe stato anche ad
Hogwarts. Si sedette e osservando i professori nella lunga tavolata fu
raggiunto per primo dall’ampio sorriso di Silente e poi dallo
sguardo
imperscrutabile di
un giovane professore
che avrebbe imparato presto essere il suo Capocasa e professore di
Pozioni,
Severus Piton.
Terminato lo smistamento
ebbe inizio il banchetto. I piatti
vennero riempiti e gli studenti cominciarono a mangiare. Di fronte a
Harry
stava seduto Draco Malfoy, un ragazzino biondo con dei bellissimi occhi
azzurri
e il viso pallido, ogni tanto gli sguardi dei due si incrociavano ma
nessuno
aveva il coraggio di iniziare una conversazione.
L’unica persona
della tavolata che rivolgeva la parola agli
studenti del primo anno era il Prefetto Duncan Gray, che
dall’inizio della cena
sino alla fine non smise mai di parlare: “Il fondatore della
nostra casa si
chiamava Salazar Serpeverde. Generalmente gli studenti Serpeverde sono
purosangue cioè entrambi
i loro genitori
sono maghi ma questa non è una regola rigida, per esempio il
nostro Capocasa il
professor Severus Piton, che vedete seduto alla sinistra di Silente,
non è un
purosangue. Ciò che ci distingue dalle altre case, oltre i
nostri colori che
sono il verde e l’argento, è la brama di potere e
il desiderio di primeggiare.
Questi elementi che all’apparenza potrebbero sembrare
negativi, non lo sono
affatto perché come dice sempre Piton –il potere
non male se lo si sa gestire
bene e lo si usa a servizio del bene. Il male è nelle
persone e nel modo in cui
esse utilizzano gli strumenti che hanno a disposizione per imporre il
potere, e
in ogni caso se per esercitare il potere ci si deve imporre con la
forza allora
in realtà non si ha nessun potere!”.
Harry, Draco e i compagni
del primo anno ascoltavano con
attenzione ma non erano sicuri di riuscire a ricordare tutto
ciò che Duncan
aveva detto loro, e del resto il Prefetto parlò a ruota
libera senza mai
fermarsi e fu questo il motivo che scatenò
l’ilarità dei ragazzini quando, dopo
aver bevuto un bicchiere di succo di zucca, Duncan prese il fiato e
aggiunse:
“E ricordatevi che Piton detesta chi parla troppo
perché un buon Serpeverde sa
tenere la bocca chiusa!”.
Anche Harry rise e in quel
momento Draco gli rivolse la
parola: “Allora chissà come ha fatto a diventare
Prefetto!”.
“E
chissà come ha fatto a diventare Serpeverde”
esclamò
Harry di rimando.
“Tu come hai
fatto?” domandò Draco cogliendo
l’occasione.
Harry rimase con la
forchetta a mezz’aria cercando di
prendere temo per inventarsi qualcosa e pensando che non sarebbe stato
male se
prima di parlare avesse riflettuto un po’, giusto il tanto
per non trovarsi
inguaiato.
“Voglio
dire” continuò Draco “Sei Harry Potter,
era scontato
che tu finissi tra i Grifondoro!”.
“Perché
mai?” domandò Harry “Io non ho mai fatto
niente di
coraggioso! Se non sono morto è stato solo per
caso!”.
Draco fece spallucce e
borbottò, con la bocca piena di carne
di pollo: “Mmm, in effetti hai ragione!
Però…”.
“Ehi!”
gli interruppe Duncan “Sarebbe il caso che mi ascoltaste,
non parlo per sentire la mia voce, io conosco già le
informazioni che vi sto
dando. E se per caso Piton dovesse farvi qualche domanda e voi non
doveste
conoscere la risposta nessuno vi coprirà le spalle,
perciò zitti e ascoltate!”.
Harry e Draco si
scambiarono un’occhiata d’accordo sul fatto
che il loro Prefetto non dovesse essere del tutto normale se pretendeva
la
massima attenzione in ogni momento. Al termine della cena Duncan li
accompagnò
nei sotterranei dove gli studenti trovarono i loro bauli, le divise e i
loro
animali già sistemati nelle camere.
Le camere dei Serpeverde
erano strutturate per ospitare tre
studenti e poiché quell’anno c’erano
tredici studenti, uno avrebbe dovuto
dormire da solo. Harry si propose per primo e nessuno
protestò perché nessuno
voleva dormire da solo. Molti pensano erroneamente che solitudine
significhi
non avere nessuno nel cuore ma in realtà significa
semplicemente non avere
nessuno fisicamente vicino, e a conti fatti questo non sempre
è negativo.
Tuttavia per dei ragazzini
di undici anni che sarebbero
stati lontani da casa diversi mesi, molti dei quali per la prima volta,
l’idea
di trascorrere le notti senza nessuno con cui parlare non era il
massimo, e
così tutti furono ben lieti di accogliere la proposta
“coraggiosa” di
Harry.
Alle nove tutti erano
nelle loro stanze, la luce andava
spenta entro le dieci di sera. Draco si sistemò con Tiger e
Goyle. Harry
sistemò la sua biancheria nei cassetti, pantaloni e camicie
appesi nelle
grucce, cappotto e giubbotto di lato, pigiama non ne aveva, Sirius
diceva che
un po’ di fresco la notte rinvigoriva il corpo e lui era
già abbastanza
smidollato.
Una
volta alla
settimana doveva dormire sul pavimento con la finestra aperta, era
un’altra
idea bizzarra del suo padrino che invece Remus Lupin, un caro amico dei
suoi
genitori che lui chiamava zio, non approvava
e più volte aveva litigato con Sirius circa il
suo metodo di educazione,
allora per un paio di giorni Sirius cambiava atteggiamento ma dopo
tutto
tornava come sempre.
Harry sospirò,
il suo draghetto Julius sbuffò un po’ di fumo.
Julius era un drago appartenente alla razza Miniaturis miniato, non
sarebbe mai
cresciuto più di dieci centimetri e non sarebbe mai riuscito
a sputare fuoco
vero e proprio ma solo un po’ di fumo. Harry lo tolse dalla
gabbietta e se lo
mise vicino, Julius si sistemò fra la spalla e il mento del
suo padroncino e in
breve si addormentò.
Harry
lo osservò e, mentre
prendeva sonno, pensò: “Julius, cosa ci faccio tra
i Serpeverde?”.
Sembrò passare
solo un attimo e già si sentì la sveglia
suonare. Harry si alzò di scatto, doccia, vestiti, Julius in
gabbia, colazione,
lezione, prima ora: Erbologia.
La
professoressa Sprite sprizzava allegria da tutti i pori, gli alunni
dicevano
che forse si fumava qualcuna delle erbe che coltivava. Sicuramente non
era vero
però ormai era diventata quasi una leggenda metropolitana,
una di quelle cose
che tutti sanno essere una bugia ma che continua a diffondersi o
perché fa
ridere o perché fa paura. Nel caso della professoressa
Sprite la notizia faceva
ridere e siccome la professoressa era dell’idea che non si
bisognasse preoccuparsi
quando si fa ridere la gente ma
solo quando la si fa piangere allora non aveva mai smentito la faccenda.
Semplicemente continuava a
essere se stessa contro tutto e
tutti: “Ricordatevi bene che Erbologia è una
materia importante perché vi sarà
utile anche quando dovrete produrre una pozione e si sa che avere una
marcia in
più in Pozioni non guasta mai!”.
Harry era seduto tra Draco
e una certa Hermione Granger, di
fronte a lui c’erano Tiger e Ronald Weasley. Serpeverdi e
Grifondori si
alternavano in tutta la tavolata. Era stata un’idea di quelle
che Silente definiva
geniale e gli
studenti macabra.
Serviva per favorire
la comunicazione tra le diverse case. I primi anni dopo la morte di
Voldemort
furono tesi ad Hogwarts e gli studenti Serpeverde vennero ghettizzati,
trattati
dagli altri come fino a quel momento i Serpeverde avevano trattato
loro. Era la
legge del contrappasso, ma il fatto che fosse
una legge non significava che desse giustizia, non aveva
senso salvare
alcuni e perdere altri, era necessario salvare tutti di modo che non si
formasse un nuovo Voldemort o qualcosa di simile.
Così da alcuni
anni gli studenti si alternavano,
eccetto che nelle ore di Trasfigurazione e
Pozione perché più volte la McGranitt, Piton e
fin’anche Madama Chips si erano
lamentati degli effetti collaterali di incantesimi di trasfigurazione e
delle
pozioni che gli studenti si lanciavano addosso a loro dire
“senza volerlo” o
“solo per caso”, e “mi scusi
tanto”, “non succederà
più”.
La lezione di Erbologia
durò due ore, a questa seguì un’ora
di Trasfigurazione. “Buongiorno ragazzi”
salutò la McGranitt “come saprete io
sono la vostra professoressa di Trasfigurazione, e sono anche la
Capocasa di
Grifondoro”. I grifondoro si sorrisero a vicenda, tuttavia la
professoressa,
seppur sorridendo, continuò “Ciò non
significa che farò favoritismi, anzi mi
aspetto molto dagli studenti della mia casa, considerato che
è da quattro anni
che non vinciamo né la Coppa delle case, né il
campionato di Quidditch! In ogni
caso sebbene vincere sia importante sappiate che non è
tutto. Sarebbe molto
meglio se vincessimo con i punti assegnati per merito,
perciò vediamo un po’ se
qualcuno a dato un’occhiata, durante l’estate, al
libro in uso quest’anno!”.
In un’ora di
domande l’unica persona che si mise in luce per
la sua preparazione fu Hermione Granger. “Come fai a sapere
tutte queste cose?”
le domandò Harry che sedeva, assieme a Draco, nel banco dietro a quello
della ragazza.
“Semplice”
rispose lei “Ho studiato tutta l’estate per
prepararmi per questa nuova avventura!”.
“E tu la chiami
avventura?” disse Ron che divideva il banco
con Hermione “Se non avrò bei voti la mia
avventura diventerà un incubo!”.
“Paura di
papà?” disse con tono sprezzante Draco.
Ron aggrottò le
sopracciglia, gli sarebbe piaciuto lanciare
qualche incantesimo al Serpeverde ma non sapeva usare ancora molto bene
la
bacchetta, perciò incassò e rilanciò:
“A casa mia bisogna temere mia madre! E
tu, hai paura del tuo papino?”.
Draco si
irrigidì: “No, non ho paura. So già che
non lo
deluderò!”. L’aria si era fatta pesante
e fortunatamente l’ora finì, così la
McGranitt salutò e diede il permesso agli studenti di
lasciare l’aula per
dirigersi nell’aula di Pozioni, che si trovava affianco allo
studio di Piton.
L’aula di
pozioni era una stanza un po’ tetra, le
tende scure alle finestre e le tele appese
erano impregnate di diversi odori. Quando Piton entrò si
guardò attorno e non
potè far altro che pensare –Anche
quest’anno Grifondoro e Serpeverde assieme!
Possibile che non ci siano altre combinazioni?-.
Poi il professore
incrociò le braccia al petto e con un filo
di voce disse: “Non è mia abitudine alzare la voce
quindi se volete sentire ciò
che ho da dire è bene che impariate a stare in silenzio! Chi
vuole chiacchierare
faccia pure, non ho nessun problema a utilizzare incantesimi per farvi
zittire
a modo mio!”.
Draco sorrise, Severus era
suo padrino e si frequentavano
spesso, sapeva bene che Piton non era un uomo cattivo ma che non gli
piaceva ripetersi
oltre il necessario,
e non gli piaceva
che i suoi “consigli” non venissero considerati
degni di attenzione.
“La mia materia,
sebbene troverete molte persone che dicano
il contrario, è molto semplice: ci sono delle istruzioni da
seguire, seguitele con
precisione e riuscirete a produrre le pozioni! Chi non ci riesce non si
lagni
con me! Non sono io che le inventate!”.
“Io vi posso
promettere che farò del mio meglio per far di
voi dei grandi pozionisti, di modo che non solo riusciate a
padroneggiare quest’arte
ma riusciate anche a saper distinguere chi dice di saper produrre una
buona
pozione e chi invece la sa produrre davvero! Forse a voi studenti vi
sembrerà
sciocco, ma capirete anche voi che c’è molta
differenza tra il saper produrre
una pozione che, per esempio, vi
può
salvare la vita e non saperlo fare”.
Gli studenti, muti,
ascoltavano. Piton li squadrò uno per
uno, senza indugiare apertamente su nessuno. Dopo di ché
iniziò la lezione, il
primo giorno ci furono solo nozioni teoriche. Alcuni seguivano dal
libro, altri
prendevano appunti, Harry a mani incrociate sul tavolo ascoltava e
basta. Piton
insospettito e infastidito da questo atteggiamento decise di mettere
alla prova
il ragazzino.
“Ogni giorno
farò due domande,una a un Grifondoro e una a un
Serpeverde, per ogni risposta corretta verranno assegnati 5 punti, per
ogni
risposta sbagliata ne verranno tolti 10!”.
Era un gioco rischioso,
Harry era un Serpeverde e se avesse
sbagliato avrebbe danneggiato la sua stessa casa di appartenenza ma se
avesse
sbagliato avrebbe comunque potuto punirlo a modo suo! “Prima
domanda per Ronald
Weasley!”. Ron ebbe un sussulto mentre l’intera
classe tirava un sospiro di
sollievo. “Qual è il primo principio
dell’arte nozionistica?”.
Ron fece un mezzo sorriso,
la risposta era nella prima
pagina del libro che lui teneva aperta davanti a sé:
“Nessuna erba si può creare
da altre erbe, l’estinzione di un erba porta
all’estinzione della magia pozionistica!”.
“Cinque punti a
Grifondoro!”. –Questa è una bella
notizia
per mamma- pensò Ron.
“Seconda
domanda per
Harry Potter!”. Harry rimase impassibile mentre Draco, che si
era accorto che
il libro e la pergamena di Harry non erano neanche aperti chiuse gli
occhi in
un attimo di panico!
“Qual
è la procedura per creare la pozione
Sonnosenzasogni?”.
La classe
borbottò, Piton non aveva parlato di questa
pozione e tutti avevano pensato che le domande fossero riferite a
ciò che
veniva detto a lezione. Harry però non si lasciò
ingannare e rispose: “Per
produrre la pozione Sonnosenzasogni bisogna conoscere le istruzioni,
eseguirle con
la precisione e la pozione verrà bene!”.
Piton sorrise tra
sé e sé, questo ragazzo aveva delle
qualità. “Cinque punti a Serpeverde!”
disse Severus “E adesso potete andare a
pranzo. Mi raccomando i Serpeverde si ricordino che stasera alle 4
abbiamo un
incontro nella Sala comune!”.
Harry
e Draco si guardarono in
faccia, dovevano ricordarsi che cosa?
Forse
la sera prima si erano persi qualche cosa del lungo discorso di Duncan
Gray!
CIAO CARISSIMI, SPERO CHE
QUESTA STORIA POSSA ESSERE DI
VOSTRO GRADIMENTO. ESSENDO IL PRIMO CAPITOLO NON E’ SUCCESSO
NIENTE DEGNO DI
NOTA, COMUNQUE VI INFORMO CHE NON DOVREBBE ESSERE UNA STORIA
D’AZIONE, DEL
RESTO VOLDEMORT E’ GIA’ MORTO, MA
PRENDERO’ IN CONSIDERAZIONE IL RAPPORTO TRA
SEVERUS-HARRY- SIRIUS, CON DRACO, HERMIONE E RON COME
PERSONAGGI SECONDARI E SE RIESCO INSERIRO’
SILENTE E LUPIN.
FATEMI SAPERE COSA NE
PENSATE! LO DICO PERCHE’ PER ME E’
MOLTO IMPORTANTE, ALLE VOLTE LE CONSIDERAZIONI DEI LETTORI PORTANO CHI
SCRIVE A
RIFLETTERE MAGGIORMENTE SU COME SI EVOLVE LA STORIA E PERCIO’
DIVENTA PIU’
FACILE SCRIVERE.
GLI AGGIORNAMENTI NON
SARANNO QUOTIDIANI, CREDO DUE ALLA
SETTIMANA. NON POSSO FARE DI PiU’ PERCHE’ HO IN
MENTE ALTRE IDEE SIA DI FF, SIA
DI RACCONTI ORIGINALI CHE STO CERCANDO DI SVILLUPARE.
VI RINGRAZIO PER LA VOSTRA
ATTENZIONE! A PRESTO, ALIDA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Questionario ***
Capitolo 2
Jiulius aveva trascorso
tutta la mattina perlustrando la
stanza di Harry, ogni piccolo angolo era stato controllato, non
c’era cassetto
che non fosse stato aperto o letto che non fosse disfatto. Le coperte
erano sul
pavimento e gli abiti di Harry sbucavano dalle ante. Quando Harry
entrò in
camera con Draco rimase sconvolto.
“Non
è possibile!”.
“Oh, Merlino!
Che cosa può essere successo? Sembra sia
passato un tornado!” disse Draco.
Harry poggiò il
suo zaino e, con voce più severa che poté,
urlò: “Jiulius! Esci subito allo
scoperto!”.
“Chi
è Jiulius?” chiese Draco.
“Il mio
draghetto!” rispose Harry.
“Forte!”
continuò Draco. “Ehi, Harry! Deve essere sotto il
letto, vedo del fumo!”.
Harry si chinò
e vide gli occhi di Jiulius illuminarsi di
gioia. Subito il draghetto avanzò, per niente spaventato,
verso il suo
padroncino che, tenendolo per mano, lo sgridò:
“Guarda cosa hai combinato, eravamo
d’accordo che se ti avessi portato con me ti saresti
comportato bene! Adesso
dovrò rimettere tutto in ordine!”.
“Possibilmente
prima delle 4, abbiamo la riunione!” gli
ricordò Draco.
“Hai ragione!
Ehi Draco, perché non mi aiuti! Almeno a
sistemare i letti!”.
Draco sembrava impaziente
ma poi cedette: “Okey, ma facciamo
in fretta perché devo scrivere una lettera alla mia
famiglia. Sai, per
informarli che sono tra i Serpeverde! Mio padre ne sarà
orgoglioso!”.
“Allora se hai
da fare vai pure, me la sbrigherò da solo!”
disse Harry mentre sollevava le coperte.
“Non
preoccuparti, farò in tempo! Tu non scrivi a
casa?”
chiese Draco.
“Scriverò
a fine settimana!” rispose sbrigativo Harry.
Draco non
commentò, sapeva che non era del tutto normale,
del resto tutti volevano scrivere a casa, e già quella
mattina verso le 7:30
c’era chi era salito in Guferia per spedire i messaggi a
casa, ma Harry era di
altro avviso e Draco per il momento non poteva spingersi oltre nel fare
domande.
Sistemati
i letti Draco lasciò
Harry da solo con Jiulius. “Adesso devi stare un
po’ in gabbia! Ehi, ma io ti
avevo lasciato in gabbia”. Il draghetto in un attimo
scomparve dalla vista del
suo padroncino, la gabbia era sulla scrivania con le sbarre allargate.
“Non
sputerai fuoco ma stai diventando proprio forte!”.
Severus si
presentò puntuale al suo incontro con i ragazzi,
per lui era un appuntamento imperdibile perché gli
permetteva di stringere un
rapporto umano con i suoi studenti. L’obiettivo era quello di
mostrare
apprezzamento nei confronti dei piccoli Serpeverde per farli sentire
amati e
benvoluti. Sempre più spesso, dalla morte del signore
Oscuro, capitava che
qualche studente fosse spinto dai genitori a dare il meglio di
sé, ben oltre le
proprie capacità reali e non raggiungendo il successo
desiderato dai parenti,
non riuscisse a fare bene neanche ciò che avrebbe potuto se
fosse stato
lasciato in pace.
Ciò era
controproducente sia dal punto di vista umano, sia
didattico perciò il professore aveva realizzato un test da sottoporre agli studenti
che avrebbe dovuto
fornirgli diverse indicazioni. Quando il professore raggiunse la sala
comune
alle 16:00, tutti erano presenti.
“Buonasera
ragazze e ragazzi” cominciò Piton
“questo è il
primo di una serie di incontri che terremo ogni 15 giorni. Durante
questi
incontri parleremo un po’ di tutto e lo faremo in modo
informale, perciò dalle
16:00 alle 18:00, per due volte al mese potrete chiamarmi
Severus!”. Gli
studenti risero imbarazzati.
“Sì,
lo so, vi può sembrare strano
ma credetemi ci aiuterà ad avere un buon
rapporto. Io sono il vostro Capocasa e potete far riferimento a me per
ogni
evenienza, di qualsiasi cosa abbiate bisogno, io ci sarò.
Eccetto che per
aiutarvi nei compiti delle altre materie”. Ancora gli
studenti sorrisero.
“Bene, cosa vi
sembra del castello? Vi piace?”.
Una bambina si fece
coraggio e disse: “A me, sembra il
castello di una fiaba!”.
“A me
è piaciuto il cielo stellato della Sala Grande”
disse
un altro bambino, “Sì, anche a me!”
confermò un terzo bambino.
“A
me…” iniziò una bambina dai capelli
neri e ricci “A me…”,
gli studenti risero della sua titubanza ma Severus la
incoraggiò a continuare:
“Dai, lasciali perdere. Io ti ascolto, a te..”.
“A me fa paura
il signor Gazza!” disse tutto d’un fiato la
bambina mentre gli altri smettevano di ridere.
Severus non
potè trattenersi e rivolgendosi alla classe
disse: “Adesso non ride più nessuno,
vero?”. Fu il turno di Rosy, così si
chiamava la bambina, di ridere mentre Severus diceva: “Non
c’è niente da aver
paura, è vero che il signor Gazza si presenta in modo
trasandato ma è una
persona di cui ci si può fidare. Ricordatevi sempre che
tutto il personale di
Hogwarts è scelto dal preside, e lui sceglie con molta
attenzione chi avere
vicino ai suoi studenti e chi no!”.
Harry sollevò
la mano per fare una domanda, e Severus fece
cenno di proseguire. “Il preside Silente non insegna nessuna
materia?” domandò
Harry.
Severus pensò
che quella dovesse essere una domanda molto
interessante perché tutti i piccoli Serpeverde si erano
fatti seri e attenti.
“No, il preside ha molto lavoro da sbrigare proprio per la
carica che occupa e
non ha tempo per l’insegnamento, però se qualcuno
volesse parlargli, lui è
sempre disponibile nel suo ufficio”.
Harry volse lo sguardo al
pavimento, non aveva ancora idea
di come avvicinarsi al preside, però desiderava conoscerlo,
del resto gli aveva
salvato la vita! Draco, che aveva confidenza con Severus, fece una
domanda
ardita: “Chi controlla che nessuno entri nella Foresta
proibita?”.
Severus serissimo, ma
ridendo dentro sé, guardò il
figlioccio e rispose: “Non ci sono guardie! Ma ci sono altri
sistemi di
controllo di cui non posso parlarvi. Ricordatevi però che la
magia non è solo
ciò che si vede ma anche ciò che non si vede!
Comunque il divieto è stato posto
a tutela della vostra salute perciò vi suggerirei di non
sfidare la sorte,
almeno quest’anno considerato che non conoscete ancora nessun
incantesimo di
difesa!”.
Draco fece mezzo sorriso,
non aveva intenzione di entrare
nella Foresta ma voleva vedere fin dove poteva spingersi con padrino in
questi
incontri. La classe era tranquilla e perciò Severus
portò fuori dalla sua borsa
il questionario. Ne diede uno ciascuno e disse: “Questo
piccolo questionario mi
aiuterà a conoscervi meglio, se poteste compilarlo adesso ve
ne sarei molto grato.
Rispondete come meglio credete”.
I Serpeverde compilarono
il questionario e lo consegnarono
al loro Capocasa, il quale li salutò e si ritirò
nel suo ufficio a leggere le
risposte. Gli anni passati il numero degli studenti del primo anno era
stato
basso, solo una volta si era superata la decina, quest’anno
invece il Cappello
parlante era stato più generoso. Severus non sapeva cosa
aspettarsi da Harry
Potter, il Cappello lo aveva definito un “eccezionale
Serpeverde” ma il professore
non era molto convinto, del resto aveva conosciuto bene James e le
premesse da
cui Harry partiva non erano le migliori per essere un Serpeverde.
Tuttavia, il professore si concentrò sui
questionari e decise di
lasciare quello di Harry per ultimo. Alcuni studenti avevano dato
risposte
chilometriche. “Sei figlio unico?”, Dorian Becket
aveva risposto: “Sì, ma ho
anche due cani e un gatto che considero quasi dei fratelli. Due
tartarughe
d’acqua e tre canarini che sono come dei cugini!”.
–Chissà come sono i cugini-
pensò Severus.
“I tuoi genitori
lavorano?”.
“Mio padre lavora al Ministero, mia madre
è casalinga!”. –Tuo padre
lavora al Ministero? Vediamo un po’ chi sei- pensò
Piton e nel leggere il nome
Draco Malfoy gli venne da sorridere al pensiero di cosa avrebbe detto
Narcissa
nel sentirsi definire “casalinga” dal figlio.
“Come trascorri
le tue giornate quando sei a casa?”, Rosy,
la bambina che temeva Gazza, aveva scritto: “Gioco con mio
fratellino che ha 7
anni, disegno e leggo dei libri con mamma
e quando papà torna da lavoro ci raccontiamo
come abbiamo trascorso la
giornata!”. –Buon per te, piccola!-
sospirò Severus sinceramente felice per la
bambina.
“Hai dei compiti
da svolgere a casa tua?”. Tiger doveva
impegnarsi a non mangiare troppo, Goyle a non sporcarsi i pantaloni di
sugo.
–Poveretti, siete messi male voi due- si disse Severus.
Alcuni genitori si
ostinavano a non responsabilizzare i figli e così si
trovavano poi con dei
figli diciassettenni fermamente convinti che tutto gli fosse dovuto,
certi che
se avessero dovuto imparare qualcosa i genitori glielo avrebbero
già insegnato.
Alcuni chiamavano questo atteggiamento dei genitori
“Amore” ma Severus era
convinto che per amore si dovesse intendere l’insegnare ai
propri figli a
diventare autonomi e credere in se stessi.
“C’è
qualcosa che ti piacerebbe saper fare?”. Isabelle Scott
voleva imparare gli incantesimi per riordinare la sua camera in due
minuti, Joel
Wyat voleva imparare a far tutto perché era convinta di non
saper fare niente ,
Nicole Todd era indecisa se era più importante per lei
battere il fratello a
scacchi o cucinare la torta di mele come la nonna.
“Qual
è la cosa che sai fare meglio?”. Dirk Sharp
coltivava
erbe orientali in una piccola serra, Paul Ryan intagliava il legno ma
suo zio
era più bravo, faceva origami ma la sorella ne sapeva fare
di più, Mary Harper
suonava il violoncello, e Mark Lewis curava le ferite di gufi e civette
ma
alcune erano comunque morte forse per colpa sua.
Erano già le
20:30 quando Severus prese fra le mani il test
di Harry. Le risposte lo sconcertarono parecchio.
“Sei figlio
unico?” . “Si, signore”.
“I tuoi genitori
lavorano?”. Risposta lasciata in bianco.
“Come trascorri
le tue giornate quando sei a casa?”. “La
prego di leggere la risposta alla domanda successiva”.
“Hai delle
attività da svolgere a casa tua?”. “Si,
signore”.
“C’è
qualcosa che ti piacerebbe saper fare?”. “Si,
signore”.
“Qual
è la cosa che sai fare meglio?”.
“Obbedire, signore”.
Severus trattenne il fiato
per tutta la lettura del test e
poi espirò l’aria che aveva trattenuto nei
polmoni. Questo test, sia che fosse
veritiero sia che fosse
falsato, era
preoccupante. Nel primo caso si poteva
notare un inquadramento rigido a regole quasi marziali che non
lasciavano
alcuna libertà di espressione, nel secondo era un chiaro
grido d’allarme, un
urlo che Harry lanciava silenzioso nella speranza che qualcuno
riuscisse a
sentirlo.
Severus prese il test e
senza pensarci su si precipitò dal
preside. Dal momento in cui Harry entrò a scuola, Silente
immaginò che non
sarebbe stato un caso facile, quando poi il bambino venne smistato tra
i
Serpeverde ne ebbe la conferma. Non rimase perciò stupito
quando Piton poggiò
sulla sua scrivania il questionario di Harry, dicendogli:
“Abbiamo un grosso
problema!”.
Silente lesse velocemente
il breve contenuto del foglio e
non potè far altro che essere d’accordo.
“Severus, Harry è cresciuto con Sirius
Black!”.
“E questo cosa
significa? Da ciò che io mi ricordo Black era
uno scavezzacollo, non un dittatore! Era un ragazzino insubordinato che
non
amava le regole e…”.
“E si
è trovato a crescere il figlio di James e Lily nella
speranza di continuare a vivere con lui i magnifici momenti che aveva
vissuto
con i suoi amici, e invece si è ritrovato in casa un
Serpeverde! Certo, lui non
poteva saperlo ma se Harry è nella tua casa significa che
durante tutti i suoi
11 anni ha avuto una personalità da Serpeverde!”
disse Silente.
Severus fece una smorfia
di disgusto: “Mi stai dicendo che
Black ha deciso di punire un bambino perché era diverso da
ciò che lui si
aspettava! Albus, non ho una buona opinione di quell’uomo ma
questo mi sembra
troppo!”.
Silente agitò
la testa per negare: “No, non sto dicendo che
lo faccia intenzionalmente e con cattiveria! Però, vedi
Severus, quando un
genitore, o un tutore, si accorge che i figli non sono come li avrebbe
voluti,
alle volte si comportano in modo poco comprensibile, irrazionale,
sbagliato,
perché non riescono a interagire con chi si trovano di
fronte!”.
“Albus, ho letto
i questionari di tanti ragazzini in tutti
questi anni, alcuni credono di non essere all’altezza dei
loro genitori, altri
pensano di non saper fare niente, altri non hanno assolutamente idea di
che
cosa sono capaci perché nessuno li ha mai messi alla prova,
ma questo test
indica che Harry non si mette neanche il problema di capire se stesso.
Lui è
semplicemente inquadrato ad obbedire, come un automa!”.
“Severus, non
metto in dubbio la validità del tuo test, però
ti invito ad andare oltre. Se Harry pensa che questo test, in qualche
modo,
possa giungere a Black, può darsi che non abbia scritto cosa
pensava ma
soltanto ciò che Black, secondo lui, avrebbe
voluto!”.
“Cioè
Harry è convinto che Black abbia un controllo totale
della sua vita” disse Severus e sospirando riprese il test
dalla scrivania del
preside, a cui disse, uscendo: “Oggi Harry mi ha chiesto se
avresti insegnato
qualche materia. Secondo me sta cercando un modo, passivo, per
conoscerti!”.
Silente osservò
la porta che si chiudeva dietro le spalle
del suo giovane amico, Harry voleva conoscerlo meglio.
Chissà se si ricordava
del giorno in cui cadendo sul tappeto, lui l’aveva sollevato
a mezz’aria con la
magia e lo aveva fatto galleggiare in aria!
Sirius Black gli aveva negato questa dolce sensazione, e
aveva negato a
Harry la possibilità di sentirsi amato da tante persone.
Mentre
il vecchio preside a
occhi chiusi ripensava agli ultimi 10 anni della sua vita, e Severus si
accingeva a preparare l’ennesima pozione, Jiulius sotto il
mento di Harry si
leccò le ali per asciugare una lacrima del suo padroncino
che, senza permesso,
era caduta lentissima.
CAP 2 PRONTO PER VOI.
Ringrazio tutti coloro che
stanno leggendo, recensendo e
inserendo la ff tra seguite e preferite. Spero che il capitolo vi
piaccia. A
presto, Alida
Karmysev: ciao cara, prima
di tutto grazie per i
complimenti! Aiuto, ogni volta che ne ricevo mi sembra di non
meritarmeli.
Passando alla storia, Silente comunicherà soprattutto con
Severus, mentre con
Harry ci sarà un rapporto di fiducia e amore inespresso a
parole. Per quanto
riguarda Lupin non so bene da che parte si schiererà,
staremo a vedere. Spero
che il capitolo non ti deluda e credo che nel corso della storia ci
saranno
altri questionari… vedremo…
Marty4ever: ringrazio
anche te per i complimenti! Thank you!
Per quanto riguarda la distrazione dei colori della casa di Serpeverde,
davvero
sono molto dispiaciuta, tanto più che li ho sbagliati anche
in altre storie,
scusa ma sono proprio convinta che i Serpeverde siano oro-verde invece
no!
Argento-verde- argento-verde!! Correggerò subito. Tante
grazie. Ecco a te, un
Sev dolcissimo, ma ricorda: solo ogni due settimane lo puoi chiamare
Severus!
Baci
Aloysia Piton: ti ricordi
di me? MA CERTO CHE MI RICORDO DI
TE! NON TI HO MAI DIMENTICATO! E sono molto contenta di ritrovarti qua!
Sì,
Sirius non sarà un angelo, e Harry dovrà crescere
parecchio ma avrà al suo
fianco chi saprà guidarlo bene! A presto, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Assente ***
CAP 3
Tutti i docenti, nessuno
escluso, avevano notato la
straordinaria capacità mnemonica di Harry. Qualsiasi cosa
sentisse o leggesse,
il Serpeverde riusciva a ricordarlo anche a distanza di giorni. Non
c’era
domanda di cui non conoscesse la risposta e inoltre era sempre avanti
di un
capitolo rispetto al programma svolto dal docente. Assieme a Hermione
erano gli
studenti più bravi di Hogwarts.
Tuttavia Hermione
possedeva una qualità che ad Harry mancava:
la fermezza delle mani! A dire il vero, a osservarlo bene, si sarebbe
potuto
pensare che Harry avesse dei problemi ai “tendini”
in quanto spesso le sue
braccia o le sue gambe avevano degli strani scatti;
all’improvviso senza nessun
preavviso la mano che teneva la penna d’oca scattava,
sporcando l’intera
pergamena, oppure la gamba si piegava e Harry inciampava o cadeva
provocando le
risate di tutti.
Harry non si lamentava, si
alzava e con mezzo sorriso sulle
labbra, come se la caduta fosse premeditata, andava avanti. Severus si
era
accorto di questo problema durante le sue lezioni. Un giorno il
professore
diede delle radici
di Eucalipto da
tagliare finemente e come al solito si mise a passeggiare tra i banchi
per
osservare meglio il lavoro degli studenti, alcuni erano proprio scarsi e tagliavano le radici non a
strisce ma a
cubetti, altri erano poco attenti e passavano metà del tempo
a disposizione a
rileggere le istruzioni scritte alla lavagna, Hermione e Ron parlavano
a bassa
voce.
“5 punti in meno
a Grifondoro! Non si parla mentre si
lavora!” disse il professore.
Hermione lanciò
una brutta occhiata a Ron che le disse:
“Scusa, ma questa radice…”.
“Altri 5 punti
in meno a Grifondoro!” ripetè Severus.
“Mi stava solo
chiedendo scusa per…” tentò di spiegare
Hermione ma Severus era inflessibile: “Altri 5 punti tolti, e
con questi siamo
a meno 15. Quale delle parole –Non si parla mentre si lavora-
non avete capito
bene?”.
I due Grifondoro
ammutolirono all’istante, mentre Draco
sogghignava e Harry scuoteva la testa nei confronti di Ron ed Hermione.
Se
l’erano meritato! L’ordine era chiaro, lavorare e
non parlare. Non era poi
tanto difficile da seguire. Quando Sirius gli affidava dei compiti a
casa, come
leggere la Storia del Quidditch, oppure sfogliare l’album di
famiglia o ancora
allenarsi a prendere un boccino d’oro, doveva sempre stare
zitto. Non poteva
parlare perché a suo tempo si era lamentato dicendo che il
Quidditch era un
gioco stupido e non serviva a niente trascorrere il proprio tempo
rincorrendo
un boccino, e in riguardo alle foto dei suoi familiari non riusciva a
mostrare
affetto, certo gli dispiaceva che i suoi genitori fossero morti e
fantasticava
sulla vita che avrebbe potuto avere con loro ma non riusciva a sentire
niente
di più perché del resto non li aveva mai
conosciuti, non aveva ricordi propri ma
solo storie raccontate da amici.
Questo sentimento che non
riusciva a provare lo faceva
sentire un verme. Lui, Harry Potter, non amava i suoi genitori che
erano morti
per lui e perciò era un ragazzino cattivo che meritava di
essere trattato come
Sirius Black lo trattava, con freddo distacco o feroce rabbia. Tutte le
frasi
cattive che il padrino gli diceva erano vere e lui se le meritava, come
Ron e
Hermione si meritavano che Piton gli togliesse i punti.
Questi pensieri lo fecero
innervosire, i suoi muscoli si
irrigidirono, sentì i nervi tirare, la mano che teneva il
coltellino si chiuse
con forza nel manico lasciando in risalto le vene. Severus si
avvicinò a Harry
e chiese: “Tutto a posto?”.
Harry si
spaventò e il braccio ebbe uno scatto, la radice
cadde sparpagliandosi
sul pavimento,
alzò lo sguardo e vide il professore che lo guardava
stupito, allora
indietreggiò ma barcollò e sbatté al
tavolo di Dirk , la classe rise e Harry
rise a sua volta abbassando gli occhi per non incontrare quelli di
Piton che
con un colpo di bacchetta magica risistemò tutto e fece
proseguire.
Da quel giorno Severus
tenne sott’occhio Harry non solo
durante le sue ore di lezione ma anche quando lo incontrava nei
corridoi, in
biblioteca, nella Sala grande e via dicendo.
Harry era sempre molto controllato, a differenza di suo
padre non amava
infrangere le regole e a lezione era sempre puntuale. Tutte le sue
mancanze,
perciò, saltavano agli occhi.
Quel giorno, durante una
lezione di Pozioni del quinto anno,
Minerva bussò alla porta e chiese a Piton di parlargli.
Severus uscì dall’aula
contrariato, sicuramente la Capocasa dei Grifondoro avrebbe potuto
aspettare
per parlargli, e a lui non piaceva essere interrotto durante le
lezioni.
“Professoressa
McGranitt, cosa è successo di così importante
da farla sentire in obbligo di interrompere la mia lezione?”
chiese acidamente
Piton.
Minerva ebbe un sobbalzo.
“Severus, non sono una dei tuoi
studenti e perciò ti consiglio di cambiare
atteggiamento”, il giovane
professore sostenne lo sguardo. “Si da il caso che uno dei
tuoi studenti non si
è presentato a lezione oggi, e come d’accordo sono
venuta subito a dirtelo, mi
dispiace che tu non abbia gradito ma posso ricordarti che siccome
è una regola
nuova potremmo stabilire anche di abolirla qualora ci fosse qualche
insegnante
che non la trovi utile!”.
“No, va
bene” disse Severus. Minerva aggrottò le
sopracciglia e lo guardò come se fosse in attesa di
qualcosa. Severus mugugnò e
poi aggiunse: “Scusa, Minerva”. La donna
sembrò molto più soddisfatta e disse:
“Si tratta di Harry Potter! E’ un tuo studente,
perciò rintraccialo e mandamelo
subito in aula”. Prima di congedarsi, sfidò ancora
lo sguardo di Piton e gli
disse: “Buona giornata, Severus!”.
Severus fece un cenno di
assenso con la testa. Rientrò in
aula e diede le istruzioni per la fabbricazione di una nuova pozione,
poi uscì
alla ricerca di Harry. Il primo tentativo andò a segno,
Harry era in camera
sua. Non aveva mai voluto nascondersi, era contro le regole impostegli
da
Sirius e perciò non lo aveva fatto.
Severus lo
trovò ancora in pigiama con gli occhi rossi e
gonfi, evidentemente Harry aveva pianto tutta la notte e poi, stanco,
non aveva
sentito la sveglia suonare. Da canto suo Harry si sentì
tremendamente
imbarazzato: era chiaro che aveva pianto, che non aveva sentito la
sveglia, che
non era stato puntuale a lezione e per ultimo era chiaro che Severus
Piton
voleva da lui una spiegazione. Non una scusa o un qualcosa di vago ma una spiegazione
convincente, possibilmente la
verità.
“Signor Potter,
sa che ore sono?” domandò Piton.
Harry guardò la
sveglia e quasi sottovoce rispose “Le
9:00, signore”.
“Sa a che ore
iniziano le lezioni ad Hogwarts?”.
“Alle 8:30,
signore”.
“Sa che la
professoressa McGranitt ha interrotto una mia
lezione per chiedermi di venire a cercarla?” disse con tono
brusco Severus.
“Mi dispiace,
signore!” affermò Harry con il viso volto
verso il basso.
“Lo spero
bene!” disse Severus. “Adesso si sieda e mi dica
per quale motivo non è andato a lezione stamattina, e sia
ben chiaro che voglio
sentire la verità!”.
Harry si sedette e
giocherellando con i pollici cercò di
formulare un pensiero. La verità era qualcosa di pericoloso,
che faceva
soffrire, qualcosa che annebbiava i pensieri e appesantiva il cuore
mentre la
menzogna era leggera, un po’ di fumo destinato a mescolarsi
con l’aria pura e
scomparire nel tempo. La verità era poche parole incisive
che colpivano l’anima
e ti lasciavano rannicchiato in te stesso per difenderti dal freddo,
mentre la
menzogna era una serie infinita di pensieri irreali che si univano a
formare un
lungo treno di tenere fantasie e dove tutto era possibile. La
verità era muta e
incorporea mentre la menzogna parlava, camminava, e indossava abiti,
pigiami,
mantelle e divise scolastiche. Tanti giorni Harry si sentiva come se
lui stesso
fosse una grande menzogna.
Piton aspettava in
silenzio. Harry non aveva scelta, doveva
parlare, ma la voce restò intrappolata nella gola,
perciò si alzò e dal suo
comodino prese un biglietto che porse al professore. Piton prese il
bigliettino
e lesse: “Un Serpeverde! Sei una continua delusione, i tuoi
genitori si
vergognerebbero di te!” firmato Sirius Black.
Severus ripiegò
il biglietto, Harry cercava di trattenere le
lacrime e osservava Jiulius che si affacciava da sotto le lenzuola,
anche Piton
lo vide e avvicinandosi al letto prese il draghetto tra le sue mani,
Jiulus si
mise sulla spalla del professore e sbuffò proprio in faccia
al pozionista
facendolo tossire. Harry sorrise un
po’, Jiulius era proprio un buon amico.
“E’ il
suo modo per dirle che è il benvenuto!” disse
Harry.
Severus si
guardò attorno, c’erano tre letti ma solo uno era
occupato. “Non viene nessuno a farti un po’ di
compagnia?”.
“Sì,
viene Paul, Draco e anche Joel. Studiamo insieme, Joel
porta la sua rana per farla giocare con Jiulus, invece Paul sta
intagliando del
legno vuole riprodurre i nostri animali mentre giocano!”.
“Quest’anno
ci sono diversi talenti tra i Serpeverde. Molto
bene!” affermò il professore che poi
ritornò sulla questione più importante.
“Sai,
quando io ero ragazzino il mondo era molto diverso, ma io ero
fortunato!”.
Harry ascoltava, Sirius
gli aveva parlato più volte di
Severus Piton e di quanto suo padre lo odiasse, di tutti gli scherzi,
così li
chiamava il padrino, che aveva fatto al Serpeverde, e gli sembrava
difficile
credere che Piton si sentisse fortunato.
“Sai
perché?” domandò Piton e senza
attendere si diede la
risposta “Perché avevo una grande amica, ma non
era Serpeverde, era una
Grifondoro. E lei mi voleva bene anche se eravamo in Case diverse,
perché sapeva
che dentro ognuno di noi c’è del bene, e che le
divisioni che la società ci
impone sono inutili e più che aiutare, danneggiano. Tu sei
Serpeverde, allora
devi esseri così, sei Tassorosso e devi essere
cosà! Sono cose senza senso. Noi
vi dividiamo in Case perché è più
semplice gestire gruppi di 13 ragazzini
piuttosto che di 50! Per nessun altro motivo. Questa mia amica lo aveva
capito
benissimo, e lei ti avrebbe voluto bene di sicuro. E Harry, credimi,
non è cosa
da poco perché questa mia amica era tua madre!”
disse agitando in aria il
bigliettino di Harry.
Poi prese la bacchetta e
puntandola al biglietto, lasciato
cadere per terra, disse: “Flagramus!”. Il biglietto
prese fuoco facendo
sobbalzare Jiulus che si lanciò nuovamente sotto le coperte.
Harry si
schiarì la gola e guardando il professore
domandò: “Se
eravate amici perché l’ha tradita?”.
Tradimento!
Gelo, acqua fredda nella
schiena che scorre lentamente
mentre il fuoco divampa nel viso che resta impassibile. Denti che si
stringono
fino a far male e occhi che non sono più in grado di mettere
a fuoco la realtà.
Poi un profondo respiro che da ossigeno a un anima stanca.
“Non
l’ho mai tradita, Harry. Credimi. Ho fatto scelte
sbagliate, ma non l’ho mai tradita!”.
Questa volta
spettò ad Harry perdersi in una parola:
Tradimento!
Possibile che Sirius gli
avesse raccontato bugie? Che tutto
quello che gli avesse detto non corrispondesse al vero? No, non era
possibile.
Sirius gli diceva la verità, era scontroso, certo ma solo
perché lui non era
all’altezza delle aspettative. Lo puniva e lo sgridava ma
solo perché lui non
capiva appieno il senso degli avvenimenti e delle parole. Nonostante
questo
però Sirius si era sempre preso cura di lui, lo aveva
protetto, gli aveva dato
una casa, un educazione, gli aveva fatto capire quale era la sua
posizione nel
mondo e anche se per ora il suo ruolo era quello di chi doveva obbedire
senza controbattere
a lui andava bene perché era convinto che questo fosse
affetto, e chi ci ama
non ci tradisce mai.
Eppure anche Severus si
stava prendendo cura di lui, e gli
stava insegnando cose nuove, non solo pozioni. Anche entrare nella sua
stanza e
confortarlo era un gesto che aveva un valore, era affetto e
perciò forse
neanche Severus stava mentendo. Ma se ci sono due verità
opposte, qual è la
menzogna? Oppure è possibile che ci siano verità
opposte e che nessuna sia
falsa. E davvero un
ragionamento così
razionale si poteva applicare
ai
sentimenti umani?
Severus non era alla
ricerca di conferme o smentite, e
soprattutto non voleva averle da un bambino che sebbene dotato era pur
sempre
fragile e pur sempre un bambino, perciò si
avvicinò a Harry e gli disse: “Io
sono sicuro che Black si sia sbagliato, forse è rimasto un
po’ deluso per il
fatto che tu non sia diventato un Grifondoro ma sono sicuro che Lily ti
avrebbe
voluto bene in qualsiasi Casa fossi stato smistato!”.
“Grazie,
professo Piton!” rispose Harry.
“Adesso vestiti
e corri subito a lezione dalla McGranitt!
Anzi, no! Vestiti e cammina a testa alta fino all’aula, senza
correre. La corsa
non si addice a un Serpeverde!”.
Harry sorrise, e il
professore uscì dalla sua camera. Una
volta chiusa la porta sospirò, lui aveva fatto il possibile
per salvare Lily, e
anche se non
c’era riuscito, aveva
sempre sperato di non doversi mai confrontare con quegli occhi verdi
che lo
accusavano di tradimento.
-Non tutto va come
dovrebbe, Severus! Ma dovevi aspettartelo!- disse fra sé e
sé il
professore mentre a testa alta camminava verso la sua aula dove,
sperava, gli
studenti del quinto anno fossero riusciti a preparare una buona
pozione.
Risposte a recensioni
Aloysia Piton: Harry e Sev costruiranno, un pò alla volta,
un
bel rapporto di amicizia e chissà che questo non serva di
riflesso a migliorare anche la situazione fra Sirius e Harry! Per
quanto riguarda il test, è stato un modo per far dire ad
Harry
qualcosa che altrimenti non avrebbe mai detto, e penso che ci saranno
altri test nel corso di questa storia.
Marty4ever: grazie, grazie! Harry è un serpeverde, e devo
trovare un modo per farlo risaltare, è un pò
difficile
perchè da come la Rowling ce li ha presentati sembra che i
Serpeverde abbiano solo difetti, a parte Sev che ha tanti pregi. Dici
che in questa storia è dolcissimo? S', lo è
almeno
durante gli incontri dimensili, ma nelle mie ff è sempre
buono e
dolce.... anche quando gli ho dato dei figli o un fratellino era
sempre dolce!
lily 483: questa storia è decisamente diversa da Vivere,
Harry
certamente non ha avuto un'infanzia facile neanche qua, però
ha
molto più carattere e sa di valere come essere umano e come
studente. Severus si avvicina subito a Harry e agli altri studenti, lo
può fare perchè Voldemort non c'è
più e
perciò può liberamente essere se stesso, inoltre
non ha
debiti morali con Silente perchè .... questo lo scoprirai
presto, comunque ricordati anche tu che "magia non è solo
ciò che si vede ma anche ciò che non si vede".
Elfosnape: le storie hanno un inizio triste per dare l'impressione che
il finale sia più bello di ciò che altrimenti
sarebbe!
Comunque potrei anche scrivere storie che iniziano felicemente e
finiscono in modo angosciante, anzi sai che ti dico, lo farò
senza avvisare nessuno, vedremo come andrà. Per
ciò che
riguarda Harry, non preoccuparti, farò qualcosa, comunque ha
già Jiulius per fargli compagnia, parla con Draco, Ron,
Hermione
.... insomma non è solo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Poeti, organizzatori e attività extra-scolastiche ***
CAP 4
Il primo mese
passò in un baleno, gli alunni un po’ alla
volta si abituarono alla
routine della
scuola: lezioni,
esercitazioni, compiti
e
riunioni straordinarie
si
alternavano settimana dopo settimana. Nessun alunno del primo anno era
stato
scelto per giocare a Quidditch e così il tempo a
disposizione dei più giovani
veniva riempito da attività extra-scolastiche spontanee che vedevano riuniti ragazzi e
ragazze di Case
differenti.
Dorian, Dirk e Mark dei
Serpeverde si erano uniti a Neville
dei Grifondoro e a due ragazze Tassorosso per creare una piccola serra
in cui
coltivare erbe salutifere con le quali curare i gufi e le civette che
tornavano
malandati dai viaggi postali.
Ron dei Grifondoro, Nicole
dei Serpeverde e quattro studenti
di Corvonero approfondivano lo studio degli scacchi perché
erano venuti a
conoscenza di un torneo tra
diverse
Scuole di Magia che si teneva ogni quattro anni e a loro tempo avrebbero voluto
rappresentare Hogwarts.
Harry, Draco, e Joel
dei Serpeverde assieme a Hermione dei Grifondoro, Rupert dei Corvonero
e Francy
dei Tassorosso avevano formato un gruppo che si occupava di
“organizzazione”,
in pratica organizzavano il tempo e gli spazi dei gruppi di
Attività
extra-scolastiche. Erano loro che decidevano quando il Gruppo di
Musicisti
poteva usare la stanza dismessa nel corridoio che portava
all’ingresso della
Sala Grande, quando i Giovani pozionisti, i Medimago e gli Erboristi
potevano
lavorare nell’atrio e quando potevano andare sotto i portici
della scuola.
Tutti i gruppi dovevano
rispettare i luoghi e gli orari che
venivano loro assegnati, solo così non ci sarebbero stati
problemi. Chi aveva
necessità di trattenersi un’ora in più
nello spazio prefissato, doveva fare
richiesta con due giorni di anticipo, per dare modo al gruppo degli
Organizzatori di ridefinire la tabella.
Tutti i 40 ragazzi del
primo anno facevano parte di un
gruppo extra-scolastico. Era perciò indispensabile che la
tabella fosse
precisa. Queste attività con il tempo crearono non pochi
problemi. Gli studenti
infatti si erano impossessati di spazi scolastici senza autorizzazione,
senza
informare il corpo docente e
non tutti gli
altri studenti vedevano di buon occhio questa amicizia inter-Case.
I problemi maggiori
nacquero quando il gruppo dei Poeti, in
un giorno di pioggia, decise di riunirsi non più alla Torre
di Astronomia come stabilito
ma nella Sala comune dei Corvonero. Gli studenti Corvonero degli altri
anni non
furono contenti di trovare studenti delle altre Case nei loro luoghi
privati e
subito chiesero l’intervento del Preside.
Silente, nel suo studio,
trovò davanti a sé quattro studenti:
Tiger e Goyle dei Serpeverde, Susan
dei Tassorosso e Jeremy dei Corvonero. Nessuno di loro credeva di aver
infranto
delle regole. “Signor Preside” disse Susan
“Lei ha detto che le Sale comuni
sono luoghi dove ci si può rilassare fra amici, ed
è quello che stavamo facendo
noi!”.
“Ha ragione,
signorina. Tuttavia io intendevo fra amici
della stessa Casa!” spiegò Silente.
Jeremy spalancò gli
occhi: “Ma signor Preside, io sono l’unico dei
Corvonero a essere nel gruppo
dei Poeti, non c’è nessun altro. Con loro mi sento
a mio agio!”.
“Capisco”
continuò Silente, anche se non era a conoscenza di
nessun gruppo di Poeti, “Ma credo che se vi sforzate un
po’ riuscirete a
trovare un altro luogo per i vostri incontri, che approvo senza ombra
di
dubbio!”.
“Non
è possibile” affermò Goyle
“Gli Organizzatori non sono
riusciti a trovare nessun altro posto libero! Ci avevano assegnato la
Torre di
Astronomia ma sta piovendo e…”.
“Gli
Organizzatori?” chiese perplesso il Preside.
I ragazzi annuirono,
si scambiarono sguardi di assenso come se stessero
parlando di qualcosa
di ovvio e Silente capì che gli stava sfuggendo qualcosa di
molto importante.
“E chi sarebbero gli Organizzatori?” chiese serio
il preside.
“Sono il gruppo
di studenti che ci dice quando e dove
svolgere le nostre attività” spiegò con
precisione Tiger “Sa, i gruppi sono
tanti e dobbiamo cercare di non disturbarci a vicenda!”.
-Ma di quali gruppi stanno
parlando?- si chiese Silente che
prima di continuare decise di convocare
i quattro Capicasa all’insolita udienza: Piton, la McGranitt, la
Sprite e infine Vitious
per i Corvonero.
“Dunque”
iniziò Silente rivolgendosi ai 4 professori “Come
vedete abbiamo davanti a noi quattro studenti che ci stanno per
raccontare
qualcosa che sta succedendo ad Hogwarts ma di cui io, e penso anche voi, non ero a
conoscenza!”.
“Mi sembra
difficile da credere!” affermò Severus.
“Sembra
difficile da credere anche a me, professor Piton,
eppure è così!” constatò il
preside.
La McGranitt si fece
avanti: “Silente, nessuno di questi
studenti è un Grifondoro!”.
Silente si
voltò di scatto verso gli studenti, non aveva
notato questa particolarità ma Jeremy come per
tranquillizzare l’anziano
preside, scosse la testa e, agitando lievemente le mani davanti a
sé, disse:
“E’ solo una casualità!”.
Silente sorrise e diede la parola ai ragazzi.
“Non
è niente di grave!” iniziò Susan “Siccome avevamo
tanto tempo libero abbiamo
pensato di occuparlo facendo qualcosa che ci piace!”.
“Però
non a tutti piace la stessa cosa, e perciò si sono
formati tanti piccoli gruppi!” aggiunse Jeremy.
I professori e il preside
sembravano confusi, allora Tiger
prese tutto il coraggio che aveva e disse: “Se posso, vorrei
spiegare la
situazione partendo dall’inizio!”.
“Ottima idea,
signor Tiger!” lo freddò Severus.
Tiger degluttì,
si sentì un po’ stupido a essersi messo in
quella situazione da solo, ma ormai doveva andare avanti.
“Dall’inizio
dell’anno abbiamo seguito le diverse lezioni alternando i
posti a sedere,
sapete no? Serpeverde-Grifondoro, Tassorosso-Corvonero….
Insomma ad ogni
lezione avevamo un nuovo vicino di banco. Siccome siamo un
po’ tutti
chiacchieroni…” gli altri tre
ragazzi
risero “allora parlavamo con chi avevamo vicino anche se non
era della nostra
casa e abbiamo scoperto che non solo nelle nostre case ma anche nelle
altre
c’erano persone simpatiche che avevano i nostri interessi.
Così un po’ alla
volta si formarono dei gruppetti, ogni gruppo aveva bisogno di uno
spazio per
incontrarsi e non disturbare gli altri e perciò si
formò un gruppo, detto degli
Organizzatori, che preparò una tabella con indicati i luoghi
di riunione e gli
orari. Loro si occupano di far rispettare gli orari, e se ci sono dei
problemi
intervengono per porre rimedio. Oggi noi dovevamo incontrarci alla
Torre di
astronomia ma stava piovendo e siamo andati nella Sala comune dei
Corvonero…”.
“Che
cosa?” chiese Vitious scandalizzato “Dei Serpeverde
nella
Sala dei Corvonero?”.
“No,
no!” lo interruppe Susan “Io sono
Tassorosso!”.
La Sprite sorrise, questi
ragazzi del primo anno erano
davvero molto originali.
“Quanti gruppi
esistono, e dove vi incontrate?” chiese
incuriosito Silente.
Goyle prese la parola:
“C’è il gruppo dei Poeti, dei
Musicisti, dei Pozionisti e dei Medimago, degli Erboristi, degli
Scacchisti e
gli Organizzatori. Ci incontriamo all’aperto, nella Torre di
astronomia, nella
Guferia, nella stanza dismessa vicino alla Sala Grande, sotto il
porticato, in
biblioteca e nella Stanza delle Nec..!” Goyle si
bloccò portandosi la mano alla
bocca.
“Nella Stanza
delle Necessità” concluse Silente che
aggiunse: “Non è sbagliato usare
quella
stanza ma tutto va preso a piccole dosi!”.
“E chi sarebbero
gli Organizzatori?” domandò Minerva.
Severus non poteva conoscere il nome di tutti gli organizzatori ma era
pronto a
scommettere che uno di questi era Harry Potter. Infatti non fu deluso.
“Harry Potter,
Draco Malfoy, Hermione Granger, Rupert
Donovan, Joel Wyat e Francy Spencer. Ma non dovete prenderverla con
loro, ci
hanno aiutato molto. Non sapevamo proprio come fare!” disse
Susan.
“Ma
perché non ne avete parlato con nessuno?” chiese
con
dolcezza la Sprite, facendo rabbrividire Severus già messo a
dura prova dai
sorrisi languidi di Silente.
“Perché
sapevamo che gli altri studenti non sarebbero stati
d’accordo!” disse a voce bassa Tiger.
-Non avevate tutti i
torti- pensò Silente, che prese fiato e concluse:
“Bene, ora potete andare!
Parleremo anche con questi Organizzatori, perché ci sono
elementi importanti
che non quadrano, comunque continuate pure a scrivere e leggere poesie,
solo
non fatelo nelle Sale comuni, almeno per ora!”.
I quattro ragazzi uscirono
e lasciarono dietro loro cinque
adulti confusi e imbarazzati. Per circa undici anni, Silente e i
professori, avevano
fatto il possibile
perché l’armonia regnasse ad Hogwarts, avevano
cercato di realizzare il sogno
impossibile ovvero far tornare nel castello
quella serenità e complicità che la
scuola aveva conosciuto tanto tempo
prima quando ancora i quattro fondatori erano uniti, e adesso che
ciò si stava
avverando si sentivano imbarazzati perché non riuscivano a
gestire la
situazione, non riuscivano a superare quegli impulsi egoistici che li
rendeva
indisposti verso chi aveva trovato la formula magica della pace e del
vivere
comune.
Vitious aveva esposto
chiaramente il suo punto di vista
scandalizzandosi al pensiero di alunni Serpeverde tra i Corvonero, e
sebbene
Minerva e Severus non si fossero pronunciati anche loro non avrebbero
visto di
buon occhio un’invasione dei loro spazi, la Sprite invece era
entusiasta così
come Silente.
Tuttavia bisognava
affermare davanti a tutti che questi gruppi,
benché innocui e proficui, non potevano dettar legge ma
dovevano sottostare
alle regole di chi sopraintendeva la scuola, cioè il preside
e i docenti. Se
bisognava stabilire quali spazi usare non dovevano farlo i ragazzi ma
gli
adulti che avevano la responsabilità.
Perciò
l’ufficio del preside dopo pochi minuti fu nuovamente
affollato. I Capicasa
osservarono i loro
studenti: Draco e Rupert amavano
comandare, Joel cercava di affermare la sua
personalità, per Harry
organizzare la vita degli altri era una valvola di sfogo, Hermione e
Francy
erano brave ad appianare le divergenze di opinioni. Eccetto queste
ultime due,
le altre erano personalità in bilico tra il desiderio di
agire bene per non
dover più prendere ordini e il piacere di dare ordini senza
preoccuparsi di
dover agire bene.
“Bene”
iniziò Silente “Siamo venuti a conoscenza che voi
siete gli Organizzatori delle attività extra-scolastiche dei
vostri colleghi
del primo anno. Potete spiegarci come mai né io ne alcuno
dei vostri Capocasa era
stato informato? E soprattutto come avete fatto a non farvi
scoprire?”.
I ragazzi restarono in
silenzio, non sembrava avessero
intenzione di dare spiegazioni. Minerva intervenne:
“Signorina Granger, lei è
senza dubbio una ragazza molto intelligente e saggia, la invito a
collaborare.
Nessuno di noi sta cercando di porre fine alle vostre
attività, vorremmo
soltanto conoscere!”.
Hermione ebbe un attimo di
titubanza e poi parlò: “Non
pensavamo ci fosse bisogno di informare qualcuno”. Minerva
alzò gli occhi al
cielo mentre gli altri docenti si mostravano poco convinti:
“Forse ci abbiamo
pensato un po’ però poi abbiamo deciso che non era
così importante, inoltre…”.
“Stai
zitta!” le disse Draco: “Hai già parlato
abbastanza!”.
Severus stava
per intervenire
ma non ne ebbe il tempo: “Non c’è
bisogno di essere maleducati! Nessuno ti dà
il diritto di parlarle in questo modo arrogante!”
strillò Harry.
“Dovresti
decidere da che parte stare!” urlò Rupert. I
ragazzi si stavano scaldando, il gruppo degli Organizzatori era il meno
affiatato e Silente voleva vedere fino a che punto sarebbero arrivati.
“Calmatevi, non
perdete la calma!” disse Francy, “In fondo
che male c’è a parlarne, non facciamo niente di
male!” aggiunse titubante Joel.
“Se ci faremo
comandare, nessuno ci ascolterà più!”
spiegò
Rupert. “Siamo noi che diamo gli ordini!”
sottolineò Draco, ma Harry non era
della stessa opinione: “Noi non diamo ordini, noi diamo
suggerimenti su come
organizzare il tempo libero!”.
“Gli altri ci
ascoltano perché siamo più bravi di loro in
questo!” specificò Joel.
“Ma cosa stai
dicendo?” disse Hermione “Gli altri ci
ascoltano perché noi li rispettiamo!”.
“Pacifista
convinta! Vero, Granger!” lo sbeffeggiò Draco.
“ADESSO,
BASTA!” disse Silente alzando la voce sopra quella
dei ragazzi, “Hermione, Francy, Harry e Joel restate qui,
mentre i signori
Draco e Rupert sono pregati di uscire e di aspettare fuori!”.
“Cosa?”
domandò Harry che non riusciva a capire il perché
di
questo gesto “Stavamo solo parlando!”.
“Te lo avevo
detto!” gli disse Rupert “Ci stanno
dividendo!”.
Silente
si rese conto di aver
fatto la mossa sbagliata, ma non poteva tornare indietro
perché ciò avrebbe
diminuito il suo potere agli occhi dei ragazzi, perciò
ripetè l’ordine e con
buona pace di tutti il giovane Serpeverde e il giovane Corvonero
uscirono dall’ufficio.
----------------
Eccomi
qui, ho già in mente il prossimo capitolo, perciò
dovrei
riuscire a postare Sabato. Questo è un capitolo di
passaggio,
necessario per il seguito. Spero vi piaccia. A presto, Alida
Elfosnape:
Ciao caro, perchè Sirius si comporta così? Questo
inizierai a scoprirlo nel prossimo capitolo, comunque capita che alcune
persone amino i propri figli di un amore "malato" che tenda
più al controllo totalitario della vita dei ragazzi
piuttosto che alla loro libertà, perchè in un
modo perverso "se ti controllo ti proteggo, se ti lascio libero non
potrò proteggerti sempre". Oppure ancora ci sono genitori
che si accorgono che i loro figli sono talmente diversi da come se li
aspettavano che non riescono a creare un rapporto di fiducia,
perciò impongono loro delle regole rigide per averli sotto
controllo e renderli più simili a ciò che
vorrebbero. Draco, Harry, Hermione e Ron saranno amici? Non amici per
la pelle ma ci sarà un bel rapporto. Almeno per ora la
storia sembra voglia andare in questa direzione, poi non so cosa
decideranno di fare i personaggi. A presto, Alida
lily483:
Severus ha molte qualità. In questo capitolo non
c'è stato spazio per lui ma siamo solo all'inizio, il meglio
deve ancora venire.
Karmysev:
A Harry sono state nascoste molte cose, prima di tutto il rapporto tra
Lily e Sev, ma anche il rapporto -in concreto- tra i Malandrini e Sev,
nonchè il patto tra Sev e Silente. Dirai cosa centra il
patto tra Sev e Silente quando nella tua storia Voldemort è
morto e perciò il patto non c'è stato! Ti posso
rispondere che un patto tra questi due personaggi esiste anche nella
mia storia e prima o poi verrà svelato.
Aloysia
Piton: Sì, il buon rapporto tra Severus e Harry
sarà fonte di delusione per Sirius, nel prossimo capitolo
però comincerò a mettere carne sul fuoco e ci
sarà posto anche per Sirius. Posso solo invitarti
a riflettere sul fatto che chi non riesce ad amare un bambino
probabilmente è più deluso del mondo
che lo circonda e di se stesso che del bambino che dovrebbe
amare. Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Sfuriata ***
CAP 5
Severus era rimasto deluso
dal comportamento dei suoi
ragazzi, nessuno di loro negli incontri bisettimali aveva accennato al
lavoro
dei gruppi. Certamente il professore aveva notato come i Serpeverde si
fossero ambientati
bene a scuola, e a
differenza degli altri anni non c’erano
stati scontri tra le diverse Case neanche a lezione ma pensava che
dipendesse
dal fatto che era trascorso ancora poco tempo.
Silente invece era
preoccupato. Era difficile riuscire a utilizzare
gli spazi di Hogwarts senza che nessun adulto se ne accorgesse, inoltre
c’erano
dei limiti reali che i ragazzi avevano dovuto superare per accedere
alla stanza
dismessa vicino alla Sala Grande, senza contare che i Musicisti non
dovevano
essere tanto silenziosi, gli Erboristi dovevano pur avere un luogo dove
coltivare le erbe e i
Pozionisti un
piccolo laboratorio. Ma dove?
Minerva e la Sprite non
sapevano cosa pensare, anche loro
non si erano accorte di niente. Da canto loro i ragazzi sembravano
essere
caduti dalle nuvole, Hermione aveva sottolineato che mai e poi mai
avrebbe
fatto qualcosa contro il suo rendimento scolastico, Joel era spaventata
e non
riusciva a esprimere chiaramente la sua opinione, Francy voleva trovare
un
compromesso, Harry invece continuava ad affermare di essere nel giusto.
Silente aveva ascoltato i
quattro ragazzi, erano tranquilli,
però voleva delle spiegazioni: “Ragazzi, vorrei
alcune risposte, chiare!”.
“Per
esempio?” domandò insospettito Harry.
“Come avete
fatto a rendere insonorizzata la stanza per i
Musicisti?” chiese il preside.
Hermione, fieramente,
rispose: “Con l’ incantesimo Muflato!”.
“Signorina
Granger, questo non è un incantesimo del primo
anno, o meglio del primo mese!” le fece notare la McGranitt.
“Lo so, ho dato
un’occhiata agli incantesimi dei prossimi
anni perché bisognava trovare una soluzione!”
cercò di scusarsi lei.
“E gli erboristi
dove coltivano le erbe?” domandò ancora
Silente.
Joel, a mezza strada tra
l’orgoglio e i timori, rispose: “Questa
è stata una mia idea! Ho pensato: non è possibile
creare una serra perché saremmo
stati scoperti, perciò abbiamo piantato qua e là
dei semi all’aperto e anche
delle piantine che fioriranno tra breve, credo”.
“E i pozionisti
dove hanno il laboratorio?” chiese ancora
Silente:
A questo punto nessuno
rispose. Harry si irrigidì, le vene
del collo si gonfiarono non poco e Severus gli si avvicinò:
“Harry, se conosci
la risposta sei pregato di dirla!”.
I docenti e Silente non
poterono fare a meno di notare che
il rigido e severissimo professore di Pozioni aveva appena dato del
“tu” ad un
suo alunno di fronte a molte persone, e ne furono meravigliati. Ancora
di più
lo furono quando Harry Potter, figlio di James Potter acerrimo nemico
di Piton,
a bassa voce con gli occhi rivolti verso il basso rispose:
“Nella Stamberga
strillante!”.
Silente
spalancò gli occhi, quel pazzo di Sirius Black aveva
parlato a suo figlioccio della Stamberga! Severus, che collegava quel
luogo ad
una delle sue esperienze giovanili più brutte, rimase
pietrificato ma si
riprese quando vide le spalle di Harry tremare. Forse il bambino si
aspettava
qualche punizione, qualche improvvisa sgridata davanti a tutti. Severus
allungò
una mano sulla testa di Harry e gli scompigliò i capelli:
“Va bene, è tutto a
posto!”.
Vitious sembrava esausto,
prese fiato e disse: “Albus, credo
che per oggi possa bastare!”.
“Sì,
lo penso anch’io. Severus
ti prego di parlare con Draco Malfoy, e Vitious tu parla con Rupert
Donovan.
Voi quattro” continuò Silente rivolgendosi ai
ragazzi: “potete andare!”.
Sirius era sdraiato sul
divano nel soggiorno di Grimmauld
Place, ma non stava dormendo, pensava e ripensava ad Harry, a quel
ragazzino
così difficile da capire, così diverso da James
nel carattere anche se uguale
nell’aspetto. Il giorno in cui aveva ricevuto il messaggio da
Hogwarts con il
quale veniva informato che Harry era un astuto Serpverde, si era
arrabbiato
come una bestia, era entrato nella camera del figlioccio e aveva
buttato
all’aria tutto.
Un Serpeverde, come poteva
essere successo? Lui aveva
cercato di indirizzarlo verso il coraggio e la lealtà, lo
aveva spronato a
prendersi cura degli altri iscrivendolo a otto anni ai corsi
dell’associazione
“Noi e gli altri” dove i bambini più
grandi si prendevano cura di quelli più
piccoli sotto la supervisione degli adulti, per lo più erano
corsi estivi e ad
Harry piacevano.
Nonostante questo Harry
preferiva starsene da solo nella sua
camera, oppure da solo nella grande biblioteca della casa. Certamente
Grimmauld
Place era un posto triste per crescere, Sirius lo sapeva, anche lui
l’aveva
sempre considerata una prigione e spesso si domandava se Harry non
volesse
frequentare i corsi estivi solo per fuggire da quelle mura.
Ora, sdraiato su quel
divano, tutto sembrava più difficile,
anche muovere i muscoli e alzarsi. Che senso aveva avuto bruciare i
quadri dei
suoi antenati appesi alle pareti, buttar via tutti i cimeli di
famiglia,
dell’antica Casata dei Black, eterni Serpeverdi, e arredare
tutto di rosso e
oro? Che senso avevano i libri di Quiddicht che Harry non aveva mai
apprezzato,
i morbidi cuscini con i quali Harry non aveva mai provato a fare una
lotta. Che
senso aveva la nuova scopa volante che Sirius aveva comprato e
incartato per
Natale? Nessuno! Niente aveva senso, lui aveva cercato di andare
incontro ad
Harry in mille modi ma le loro strade non si erano mai incontrate.
Così come
non era riuscito ad avere un buon rapporto con i suoi genitori e suo
fratello,
allo stesso modo non riusciva a dialogare con Harry.
Nel tavolino vicino al
divano il bicchiere di whisky era
poggiato sopra il biglietto che Harry gli aveva spedito. Sirius beveva,
ma il
biglietto non scompariva e mai sarebbe scomparso. Sirius chiuse gli
occhi e
aspettò di sentire il buio scendere sulla sua mente e
coprire i pensieri che lo
tormentavano ma il campanello suonò e così,
lentamente si alzò e andò ad aprire
alla porta.
“Remus”
disse con freddo distacco mentre datogli le spalle
si diresse verso il salotto “Che piacere vederti!”.
Il licantropo era abituato
a questo genere di saluto e
perciò non ci fece caso, anzì, entrò,
mise il suo cappotto sull’appendiabiti,
seguì l’amico in salotto e notando il
disordine della stanza, nonché la forma affossata del divano
che doveva aver
sopportato per diverse ore il peso di Sirius,
disse: “Vedo che non era solo Harry a creare
disordine, eh?”.
Sirius lo
guardò di traverso, Remus sollevò le braccia al
cielo e con calma continuò: “Se non hai voglia di
riordinare, usa almeno la
magia, è un attimo con la bacchetta!”.
“Che cosa vuoi,
Remus? Sei venuto per farmi la predica? Non
ti piace questa casa? Non è mai piaciuta neanche a
me!”.
“Allora
perché non la vendi?”.
“Mi stai dicendo
che la vorresti comprare?” chiese spiritoso
Sirius.
Remus sorrise:
“Anche volendo, non potrei permettermela
mai!”.
Sirius ricambiò
il sorriso: “Ti farei un prezzo
vantaggioso!”.
“Davvero?”
continuò Remus. Sirius ebbe una smorfia di
tristezza che non passò inosservata all’amico.
“Nessuno ti costringe a vivere
ancora in questa casa! Ci sei rimasto con la scusa che non avevi tempo
per
trasferirti in un altro posto con Harry piccolino. Adesso Harry
è cresciuto e
si trova ad Hogwarts. Potresti approfittarne e trasferirti in un altro
posto
prima delle sue vacanze di Natale! Anche a lui questa casa non
è mai piaciuta,
avrebbe bisogno di una casa con giardino o almeno con
cortile!”.
“Dici?”
chiese Sirius riprendendo in mano il bicchiere di
whisky, facendo
cadere inavvertitamente
il bigliettino, che stava sotto, sul pavimento. Remus, che gli era
vicino, si
chinò per raccoglierlo e lo lesse, allora alzò lo
sguardo verso Sirius che gli
disse: “Io invece penso che si troverà bene,
adesso! Questa è stata sempre una
casa per Serpeverdi, no?” e con rabbia lanciò il
pesante bicchiere contro il
muro. Il whisky scivolò goccia a goccia sul muro, disegnando
lunghe lacrime
giallastre sulla parete bianca.
“Non
c’è alcun bisogno di reagire
così!” affermò duramente
Remus.
“Cosa? Ma ti
rendi conto che il figlio di James Potter è un
Serpeverde!”.
“E con
ciò?”.
Sirius scosse la testa:
“Non credo alle mie orecchie! Non ti
sembra strano? Neanche un po’?”.
Remus non rispose, Sirius
gli si avvicinò e gli strappò il
biglietto dalle mani: “Ma io glielo ho detto, sai? Gli ho
scritto un messaggio
di risposta e sono sicuro che si sarà pentito di non esser
diventato un Grifondoro”.
“Che cosa hai
fatto? Non te la sarai presa con lui per la
Casa in cui il Cappello Parlante l’ha smistato? Sirius, lo
sai anche tu che non
è una scelta di Harry!”.
“Mi ha deluso,
ancora una volta mi ha deluso!”.
“L’unica
persona deludente sei tu, Sirius!” urlò con rabbia
Remus.
Sirius si
bloccò, non era semplice riuscire a far adirare
Remus che era sempre molto controllato, ma sembrava che Remus non fosse
ancora
soddisfatto: “Sei patetico, ma ti sei visto? Non riesci
neanche a capire che
Harry è molto diverso da te, che lui non è James!
Non riuscirai mai ad essergli
amico se non lo accetterai per quello che è ma ti ostinerai
a trasformarlo in
qualcosa che non sarà mai!”.
“James…”
tentò di difendersi Sirius.
“Saresti una
delusione anche per lui!”.
“Non puoi dire
questo! Non puoi! Non puoi dirlo!” urlò a sua
volta Sirius che sembrava uscito di senno.
“Lo posso dire
eccome! Lui ti ha affidato suo figlio e tu
invece di amarlo lo tormenti e lo fai sempre sentire inadeguato. Non
era questo
che James si aspettava da te!”.
“James non
avrebbe gradito la sua amicizia con i Serpeverde!”.
“Allora ti
ricordo che il migliore amico della fantastica
madre di Harry era un Serpeverde!” gli rammentò
Remus.
“E lui
l’ha tradita!” continuò Remus.
“All’inizio
forse, ma poi lo sai anche tu che ha fatto tutto
il possibile per salvare lei e anche James! Non puoi negare la
verità, Sirius!”.
“Severus era un
ragazzo malvagio, non era capace di amare
nessuno se non se stesso …”.
“Lui era
così allora, ma oggi se tu che non riesci ad amare
nessuno! Neanche il figlio del tuo migliore amico!”
sbottò Remus.
“Vattene
subito via,
vai via da casa mia! Subito!” gli urlò contro
Sirius puntandogli il dito
minaccioso.
Remus non si era pentito
di nessuna frase detta, andò verso
l’ingresso, si infilò il cappotto e
uscì sbattendo la porta. Nella vecchia casa
dei Black rimase Sirius, solo, stanco, adirato, confuso, con davanti
agli occhi
una realtà che faceva male più di qualsiasi
biglietto ricevuto.
-------------------
Ciao carissimi, vi avevo promesso l'aggiornamento odierno e
così eccomi qui.
Spero vi piaccia, inizialmente dovevo inserire anche un'altra particina
ma prima voglio leggere le vostre considerazioni, perchè la
prossima scena potrebbe essere inaspettata e scuotere qualcuno.
Comunque, buona lettura e per domani: buona domenica.
Aloysia Piton: nei gruppi in sè non c'è niente di
sbagliato, ma è preoccupante che siano riusciti a occupare
spazi che dovrebbero essere sotto controllo degli adulti. Inoltre le
organizzazioni "segrete" spesso hanno delle finalità
secondarie poco pregevoli, e come hai potuto vedere Draco e Rupert non
hanno grandi idee di ugualianza, la scena che non ho inserito
ti avrebbe mostrato qualcosa di poco rassicurante. Dovrai aspettare,
scusami ma le tue osservazioni sono sempre un passo avanti .... a
presto, Alida
GinnyPotter93: ciao cara, Sirius tratta male Harry, è vero!
Perchè? Ci sono persone che davanti alla morte di un amico o
di qualcuno a cui hanno voluto molto bene reagiscono con
aggressività, il tempo guarisce tante cose,
ma nel caso di Sirius il tempo ha peggiorato il suo malessere
perchè Harry è troppo diverso rispetto a
ciò che lui si aspettava. Per quanto riguarda il Paring, non
ci sarà! Penso che non scriverò mai storie con
paring uomo-uomo o donna-donna, non perchè non li approvi ma
perchè ho un'idea chiara del perchè i Paring
spopolino nelle fanfiction, e non voglio appoggiarla. Ci sentiamo, Alida
Elfosnape: credo che i miei genitori e i tuoi potrebbero prendersi a
braccetto, ma non preoccuparti c'è sempre il modo per
imporsi con delicatezza e astuzia, dovrai essere metà
Serperde e metà Tassorosso, dosare bene e poi vedrai che ti
troverai libero e con giudizio. La storia finirà bene, non
preoccuparti! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo! A presto,
Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Dimostrazione esemplare! ***
CAP 6
Per Harry e Draco la
giornata non era ancora finita. Draco
era molto scocciato per l’accondiscendenza che il suo
compagno aveva mostrato
nei confronti di Silente. Lucius non gli aveva insegnato a rispettare
il
vecchio preside, anzi più volte lo aveva deriso in presenza
del figlio,
facendogli credere che l’opinione e gli ordini di Silente non
avessero
importanza e potessero essere elusi.
Per Harry era diverso:
Silente gli aveva salvato la vita e
inoltre era la massima autorità ad Hogwarts e
l’autorità non si discuteva, il
preside aveva fatto delle domande e lui aveva dato le risposte, tutto
qua.
Quando i due entrarono nella Sala comune dei Serpeverde ci trovarono
tutti i loro
compagni. In un primo momento cedettero
che la notizia si fosse già diffusa ma poi vedendo entrare
Piton si
ricordarono: quel pomeriggio c’era il terzo incontro con
“Severus”.
“Ragazzi,
buonasera” salutò il professore: “Vi
chiedo scusa
per il ritardo, sono già le 17:00 ma credo di essere
giustificato in quanto ero
con il preside e alcuni ragazzi del primo anno tra cui i qui presenti
Harry e
Draco”.
Alcuni studenti
bisbigliarono, altri ammutolirono, altri
ancora sembrava cercassero una via di fuga, ma una cosa li accomunava:
tutti
guardarono incuriositi Harry e Draco.
“Io, il preside
e gli altri tre Capicasa, siamo venuti a
conoscenza delle vostre attività extra-scolastiche e le
troviamo molto
interessanti”.
Il bisbiglio aumento e
comparvero alcuni sorrisi.
“Tuttavia siamo
rimasti un po’ sconcertati dalla segretezza
con la quale avete pianificato e gestito il tutto. Capiamo che non
avreste
avuto l’appoggio di tutti, però vorrei farvi
riflettere su un punto importante,
solo perché un progetto o un’idea non trova il
consenso di tutti non vuol dire
che sia sbagliato. Bisogna sempre portare avanti ciò in cui
si crede ma bisogna
farlo a testa alta e di fronte a tutti, non nascondendosi. Non
c’è alcuna
vergogna a pensarla diversamente, l’importante è
che la realizzazione delle
nostre idee non faccia del male, o manchi di rispetto, a
nessuno!”.
-Interessante-
pensò Harry –Forse dovrei invitare mio
padrino a questi incontri- ma sapeva già che sarebbe stato
inutile, eppure volle
tentare e schiarendosi la gola domandò: “Severus,
non potremmo far venire anche
i nostri genitori o parenti a queste riunioni?”.
“Cosa
è? La stupidaggine delle 17:13?” chiese Draco
guardando l’orologio.
“Per me
è una buona idea!” disse Dirk. Gli animi si
accesero
e iniziò subito uno scontro verbale tra chi era a favore e
chi no, ma Severus
intervenendo riprese l’attenzione su di sé e
spiegò: “Mi dispiace, non è
possibile! Almeno non in questi termini! Comunque cercherò
di venire incontro a
questa richiesta e anche a chi non sembra essere
d’accordo!”.
“Bene, oggi
è stata una giornata pesante, perciò direi di
chiudere qui la riunione ma non la salteremmo, la recupereremo domani o
dopodomani, siete d’accordo?”.
I ragazzi acconsentirono e
Severus li lasciò ai loro
pensieri. Alcuni restarono nella Sala comune, altri, di pessimo umore
si
ritirarono nelle loro stanze. Isabelle e Mark, che facevano parte del
gruppo
dei pozionisti, chiesero a Harry se potevano preparare una pozione
nella sua
stanza, utilizzando uno dei letti liberi come piano
d’appoggio poiché la
pozione che dovevano creare era un po’ instabile e non
volevano che, lavorando
nelle loro camere, qualcuno le urtasse inavvertitamente.
Harry diede la
disponibilità e rimase con Dirk nella Sala
comune. Jiulius fu felice di avere ospiti, quando nella stanza
c’era qualche
estraneo si sentiva in dovere di mostrarsi affettuoso e obbediente,
così
trascorse il tempo saltellando dalla spalla di Isabelle a quella di
Mark, senza
mai essere di intralcio.
I due giovani pozionisti
avevano sistemato un’asse di legno
sul letto sulla quale c’erano tre
piccoli calderoni: nel primo si mettevano le erbe in
ammollo, nel
secondo le si portavano ad ebollizione e nel terzo si mescolavano le
varie
erbe, per ultimo bisognava aggiungere un pizzico di polvere di dente di
leone. La
pozione che veniva prodotta era una specie di carburante che serviva
per
attivare gli orologi incendiari negli spettacoli pirotecnici.
Mark non era molto
fiducioso della riuscita della pozione
che alla fine del
processo, prima di
aver gettato la polvere finale, avrebbe dovuto avere un aspetto denso e
un colore
viola chiaro, ma negli esperimenti precedenti era sempre rimasta molto
liquida
e di colore celeste.
Isabelle cercava di non
scoraggiarsi per lei produrre
pozioni era una grande avventura e Harry gli dava sempre molti consigli
sia sul
taglio delle erbe sia sui tempi necessari per far ammorbidire le erbe e
le
radici senza farle perdere troppa consistenza.
Quando tutti gli
ingredienti furono mescolati i due ragazzi
restarono sbigottiti: la pozione era riuscita. Fu un attimo ed entrambi
si
accorsero di non aver portato la polvere di dente di leone che fungeva
da
micia. I due ragazzi avvisarono
Jiulius
di non muoversi dalla scrivania e corsero nelle loro camere a prendere
l’ultimo
ingrediente per portare a termine quella che per loro era una grande
impresa.
Nel frattempo,
però, Draco e Joel avevano avuto modo di chiacchierare.
Seduti in disparte nella Sala comune Draco aveva fatto notare alla
ragazza come
Harry, Severus e Silente andassero particolarmente d’accordo.
Ciò non era
normale, anche se Silente aveva salvato la vita a Harry questo non
giustificava
la devozione che il ragazzino aveva nei confronti del preside. Inoltre
Severus
non riprendeva mai Harry quando faceva degli errori a lezione, forse
perché ne
faceva pochi, ma per i due ragazzi ci doveva essere
qualcos’altro sotto.
Forse Harry teneva in
pugno il professore e il preside con
un ricatto. Sirius Black era suo padrino e forse gli aveva raccontato
qualcosa
di compromettente sulla loro vita passata. Joel era confusa, incerta,
non era
sua abitudine schierarsi ma come molto spesso accade quando si
è giovani e
insicuri, è più facile farsi trascinare che
restarsene fuori da qualsiasi
gruppo e rimanere soli.
Perciò Joel
appoggiò le bizzarre idee di Draco che forte
dell’appoggio ricevuto propose un’azione
dimostrativa: “Solo perché ha in pugno
Piton e Silente non dobbiamo fargli credere che può
raggirare anche noi! Deve
capire che ci sono delle regole a cui lui deve sottostare come tutti
gli altri!”.
“Di quali regole
parli, Draco?” domandò Joel.
Draco sembrava
infastidito, anche lui in realtà non sapeva
di quale regole stesse parlando, ma sicuramente dovevano esistere delle
regole
che stabilissero che … che Harry non avrebbe dovuto cedere
così facilmente alle
domande di Silente, che non avrebbe dovuto proporre di portare ad
Hogwarts i
genitori, che non poteva prendere decisioni senza aver interpellato un
Malfoy, perché
come diceva suo padre, se le tue origini non vengono rispettate allora
devi
importi, e su un Mezzosangue prevale sempre un Purosangue.
Draco non aveva mai
manifestato questa sua opinione
e forse non credeva neanche
lui
che fossero vere ma il padre glielo aveva ripetuto così
tante volte che alla
fine si era insinuata in lui la convinzione che una parte di
realtà ci dovesse
essere.
“Di regole base
che nessuno può infrangere!” affermò
Draco
non spiegando niente. “Vieni, presto. Dobbiamo dare una
lezione ad Harry!”.
“Come una
lezione? Io non voglio fargli del male!” protestò
la ragazza.
“Neanche
io!” esclamò Draco “Voglio solo
spaventarlo!”. E detto
questo andò in camera sua e prese un fanta-petardo. “Dai, andiamo! Lo
accendiamo e glielo buttiamo
dentro la stanza, quando stanotte andrà in camera se la ritroverà
piena di fumo!”.
“Sei sicuro che
non sia pericoloso? E se prendesse fuoco?”
chiese Joel.
Draco fece spallucce e
rispose: “Esagerata,
non è mica una bomba!”.
Il caso volle che
Draco e Joel raggiungessero la stanza di Harry pochi
secondi dopo l’uscita
di Mark e Isabelle alla ricerca della polvere di dente di leone.
Isabelle aprì
la porta e rapidamente Draco gettò il fanta-petardo senza
guardare dove fosse
caduto, richiusa la porta si spaventarono non poco quando uno scoppio,
proveniente proprio dalla camera di Harry, riecheggiò in
tutti i sotterranei dei
Serpeverde.
Il petardo era caduto
proprio dentro il calderone, contenente
il carburante per i giochi pirotecnici, facendo esplodere la pozione
che prese
fuoco e incendiò per primo il letto e poi
il resto della stanza. Gli studenti corsero subito verso
il luogo da cui
sembrava provenire il rumore e furono aiutati a localizzare la stanza
dal fumo
che ne usciva da sotto la porta.
Come Harry vide che si
trattava della sua stanza ebbe un
sussulto al cuore!
Jiulius!
Senza pensarci due volte
Harry entrò nella camera, il fumo
bruciava gli occhi facendoli lacrimare e chiamò:
“Jiulius! Jiulius!”.
Il piccolo draghetto
giaceva sulla scrivania dove Mark e
Isabelle gli avevano ordinato di stare, Harry lo vide subito. Fattosi
coraggio
superò il primo letto, quello vicino alla porta, in fiamme.
Il caldo era
fortissimo e per ripararsi il volto Harry sollevò il braccio
per istinto, poi
superò anche il secondo letto che era dalla parte opposta
della camera e infine
raggiunse la scrivania e prese in mano Jiulius.
Harry si voltò
verso la porta, il fumo gli bruciava i
polmoni e la gola. Cominciò a tossire e fece qualche passo
avanti ma il
baldacchino del secondo letto crollò proprio davanti a lui
bloccandogli il
passaggio. In quel momento gli parve che tutto perdesse consistenza, le
gambe
cedettero e credete di vedere delle figure innanzi a sé,
figure lunghe che
portarono la pioggia e poi fu il buio!
_________________________-
CIAO A TUTTI.
PRIMA DI TUTTO RINGRAZIO
TUTTI COLORO CHE STANNO LEGGENDO LA
STORIA, CHE RECENSISCONO, INSERISCONO LA STORIA TRA I PREFERITI E I
SEGUITI.
GRAZIE, GRAZIE!
E ADESSO, VENIAMO A NOI!
QUESTA è LA SCENA MANCANTE DEL
CAPITOLO PRECEDENTE! HO VOLUTO POSTARLA ANCHE SE IL CAPITOLO NON
è VENUTO MOLTO
LUNGO, perché LA TROVO INTERESSANTE E COINVOLGENTE!
FRA POCHI GIORNI CI
SARA’ IL SEGUITO. LO SO CHE ALCUNI DI
VOI PENSERANNO CHE ADESSO DRACO ED HARRY DIFFICILMENTE DIVENTERANNO
AMICI MA VI
POSSO SOLO DIRE: ABBIATE FEDE!
A PRESTO, ALIDA
Elfosnape: ciao! Sono
felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto, e spero che anche
questo non ti deluda. Draco e Harry troveranno il modo per andare
d'accordo ma non tutto viene messo su un piatto d'argento...
Aloysia Piton: il
personaggio di Remus è molto controverso alcune volte non
agisce perchè è saggio, altre volte non agisce
perchè è un pò codardo,
paradossalmente proprio lui che è un Licantropo è
lo specchio più fedele dell'animo umano, per questo mi piace
e allo stesso tempo mi lascia perplessa, questa volta l'ho fatto
schierare, vedremo come andrà! Per quanto riguarda i ragazzi
di 11 -13 anni credo che sia l'età più pericolosa
dove si decide da che parte stare, se stare tra chi agisce o non agisce
per scelta, o tra chi si fa trascinare perchè non ha il
coraggio di agire. Ti basti pensare che secondo recenti studi
è questa l'età in cui i ragazzini cominciano a
bere, fumare spinelli ecc... , una triste realtà che
andrebbe affrontata con più coraggio da parte degli adulti
ma siccome EFP non è il posto adatto nel quale parlarne, mi
fermo qui. fammi sapere cosa te ne sembra di questa scena! Baci, Alida
Marty4ever: ciao cara, il
rapporto Severus-Harry poggia su buone basi perchè Harry
è Serpeverde ed è il figlio di Lily, e mi
dispiace darti questa notizia ma Harry è anche figlio di
James! Sev e Lily non hanno mai consumato il dolce frutto dell'amore!
Sorry!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Aurea ***
CAP 7
Silente e Severus
arrivarono quasi nello stesso momento,
Severus lo precedette di poco, e con l’incantesimo Aguamenti
spensero le fiamme
che stavano avvolgendo la stanza, prima di vedere Harry che, senza
più ossigeno
nei polmoni, cadeva a terra.
Silente gli si
inginocchiò accanto per cercargli il battito
del cuore nel polso. “Bisogna portarlo subito da Madama
Chips! Presto
Severus!”. Il giovane insegnante prese il ragazzino tra le
sue braccia, quando
Silente si accorse che stava uscendo del fumo dalla manica del maglione
di
Harry.
“Aspetta
Severus! C’è del fumo!”.
“C’è
fumo ovunque, Albus!” risposte innervosito Severus
guardandosi attorno per mostrare a Silente l’evidenza delle
sue parole.
“Intendo dire
che esce fumo dal braccio di Harry!” spiegò il
preside.
Severus non seppe
spiegarsi il perché ma in quel momento gli
venne in mente solo una cosa: il giorno in cui era stato marchiato,
l’odore
della carne bruciata e il fumo che dal suo braccio saliva
nell’aria e gli
annebbiava la vista. Naturalmente
Severus sapeva bene che Harry
non era
stato marchiato da nessuno perché il Signore oscuro era
stato ucciso, lo sapeva
bene eppure non poté farne a meno, senza pensarci su, sdraiò
nuovamente Harry sul
pavimento e gli sollevò la manica per
mettere a nudo il braccio sinistro.
Severus provò
una dolce sensazione di sollievo, non c’era
niente, solo Jiulius, la cui testolina sbuffante posava stanca
sull’avambraccio
del suo padroncino.
“E’
solo Jiulius, Albus! Il piccolo drago di Harry!”.
“Severus!”
gli rispose il preside dolcemente posandogli una
mano sulla spalla “Lo sapevi anche tu che in quel braccio non
poteva esserci
niente”.
“Sì,
hai ragione, lo sapevo!” rispose provato Severus
riprendendosi nuovamente Harry tra le braccia “Albus,
portiamo anche Jiulius da
Madama Chips così quando Harry si sveglierà lo
troverà al suo fianco!”.
“Buona
idea” affermò Silente.
In quel momento Harry
iniziò a tremare, il suo corpo fu
scosso da violenti spasmi, e cominciò a diventare sempre
più freddo. Non era la
prima volta che Severus vedeva succedere una cosa simile, gli era
capitato
spesso di notarla quando, da Mangiamorte, aveva assistito alla morte di
ragazzi
e ragazze giovani.
Una nube bianca si
sollevò dal corpo di Harry, Silente e
Severus si guardarono spaventati: Harry si stava arrendendo. Severus
prese la
sua bacchetta e da
essa fuoriuscì un
filo di stelle che avanzò lentamente verso l’aurea
e
la condusse dolcemente
nel corpo
di Harry che smise di tremare e riprese calore.
Non era una magia
qualunque e neanche Severus sarebbe
riuscito a portarla a termine con
tanta facilità se fra lui ed Harry non ci fosse stato un
legame speciale, il
viso di Silente si riempì di meraviglia e stupore, avrebbe
voluto fermare il
giovane professore e chiedergli spiegazioni ma Severus fu
più veloce, riprese
Harry e uscì dalla stanza
mentre Silente
, stanco, cominciò a guardarsi attorno: sopra un letto
c’erano pezzi di vetro e
tre piccoli calderoni, sotto la sedia invece c’era un pezzo
di cartoncino
rigido colorato dalla forma cilindrica molto simile a quello usato per
i
petardi o le cartucce magiche.
Uscendo dalla stanza
incontro gli sguardi spaventati e
incuriositi degli altri Serpeverde sia nel dormitorio sia nella Sala
comune. Il
preside sapeva che i responsabili dell’accaduto erano
lì, nella mischia, perciò
dopo averli fatti radunare tutti disse loro: “Oggi uno di voi
ha rischiato la
vita, probabilmente a causa di
uno scherzo. Harry è benvoluto da tutti, il fatto che questo
incidente sia
accaduto dopo la scoperta dei Gruppi di studio potrebbe far pensare che
le due
cose siano collegate. Io non voglio crederci, voglio pensare che
nessuno di voi
abbia cercato intenzionalmente di fare del male ad un compagno.
Naturalmente ci sono molti modi per
scoprire come si sono svolti i fatti, tuttavia preferirei che chi sa
qualcosa
si facesse avanti! Non abbiate timore di scoprirvi migliori di
ciò che pensate
di essere!”.
Finito il discorso
uscì dai sotterranei e si diresse in
infermeria dove sperava di trovare Harry già sveglio. Invece
quando arrivò si
trovò davanti una scena inaspettata. Madama Chips, mani ai
fianchi,
fronteggiava Severus Piton, braccia incrociate al petto.
“Severus,
è inutile che insisti. Questa è
un’infermeria non
uno studio veterinario!”.
“Jiulius non
creerà nessun problema!”.
“Oh! Ma come sei
tenero,
hai già dato un nome a quella
bestiolina!”.
-Severus
Piton
tenero! Era stato scoperto!- pensò Silente.
“Il nome glielo
ha dato Harry e non è una bestia è un Drago
Miniaturis miniato. Una creatura magica!”.
“Benissimo,
allora il tuo Jiulius Drago Miniaturis miniato
si troverà bene con il professore di Cura delle creature
magiche!”.
“Ma il drago non
sta male!” disse Severus.
“E questo ci
riporta alla domanda iniziale: se non sta
neanche male cosa ci fa in un’infermeria?”.
“Madama Chips,
lei non si rende conto…” iniziò a
spiegare ma
la donna si irrigidì ancora di più e lo
guardò come in preda a istinti omicidi.
“Va bene, lei si
rende conto!” riprese Severus: “Ma
probabilmente Harry si è lanciato tra le fiamme proprio per
salvare il suo
drago e perciò se si svegliasse e non lo trovasse vicino a
sé potrebbe
agitarsi, star male, forse anche svenire al pensiero di averlo perso
per
sempre!”.
La mano destra
dell’infermiera si spostò dal fianco sul
quale poggiava e con l’indice puntato in avanti si tese verso
il professore:
“Tu, Severus, sarai responsabile di questa creatura e di
tutto ciò che
combinerà qua dentro! Intesi?”.
-Non
c’è modo di ottenere di più,
è già qualcosa!- pensò
Severus.
“Ho detto, siamo
intesi?” ripetè Madama Chips che non aveva
ricevuto risposta immediata.
“Sì,
sì, intesi!” concluse Severus osservando Jiulius
che
dormiva accanto a Harry.
Quando Silente fu sicuro
che le acque si fossero calmate,
entrò in infermeria e si avvicinò alla sedia,
accanto al letto del giovane
Serpeverde, dove sedeva Severus. “Dobbiamo avvisare subito
Sirius Black. Deve
sapere dell’incidente, magari vorrà venire a
trovare suo figlioccio!”.
“Chissà!”
rispose laconico Severus.
Silente chiese
spiegazioni. “Chissà cosa?”.
“Chissà
se Black verrà e chissà come reagirà
Harry” rifletté
il professore che poi domandò: “Cosa hai
intenzione di dire a Black?”.
“Gli
dirò la verità, quello che è
successo!” affermò il
preside.
“Quando sei
entrato nella stanza hai chiuso la porta!” gli
fece notare Severus.
“Certo per non
disperdere il fumo in tutto il dormitorio e
non far riempire la stanza di studenti
curiosi!”spiegò Silente.
“Allora nessuno
sa cosa è successo veramente! Se mi sei
amico, Albus, prenditi il merito tu!” gli disse quasi
implorandolo Severus.
“No, Severus, mi
dispiace ma non lo farò! Non posso, non
un’altra volta!”.
“Albus, non
capisci! Non posso gestire una situazione
simile…”.
“Cioè
non puoi prenderti il merito di aver salvato uno dei
tuoi studenti?” domandò incredulo Silente.
“Non si tratta
di un alunno qualsiasi, ma di Harry Potter! I
suoi genitori sono morti a causa mia!”.
“Severus, dopo
tanti anni, ancora questi pensieri!”.
“Albus, se io
non avessi raccontato a Voldemort della
profezia, e se poi fossi riuscito ad arrivare prima a casa di
Lily…”.
“Basta, Severus.
Basta! Smettila di tormentarti!”.
“Albus, non puoi
farmi questo, prenditi tu il merito di
averlo salvato, non legarmi oltremodo a lui!”.
“Voi due siete
già legati! Lo sai bene, e da ciò che ho
visto nella camera di Harry lo sai molto meglio di me!”
replicò il preside
sottolineando con la voce il “molto” e poi
continuò : “Per avere un legame così
forte devi aver fatto molto di più che salvargli la vita! Io
ti ho appoggiato
l’altra volta, ho rispettato la tua richiesta e ti ho
dimostrato la mia
amicizia. Adesso spetta a te, se davvero mi sei amico non chiedermi
anche
questa volta di prendermi il merito per qualcosa che non ho fatto
!”.
“Albus,
così mi condanni!”.
“No, Severus.
Non è una condanna! Lasciare che ti
rinchiudessi in te stesso, che nessuno sapesse chi eri veramente, che
non
potessi godere del bene che avevi deciso di abbracciare, questa
è stata una
condanna e anche se sono stato zitto sotto tua richiesta, in ogni caso
mi
sembra di essere colpevole e di averti portato via il rispetto e
l’affetto che
gli altri ti avrebbero dimostrato e che invece
sono stati riversati, immeritatamente, su di
me!”.
“Adesso devo
andare, spedirò un gufo a Black. Tu rimani pure
vicino ad Harry, se ci saranno novità,
mi troverai nel mio ufficio!”. Silente uscì
dall’infermeria lasciando Severus
silenzioso sulla sedia accanto a Harry, nella sua mente i ricordi,
ancora
lucidi, scorrevano con lenta precisione.
Da
quando aveva informato Voldemort della profezia, Severus non era
più stata la
stessa persona, Silente gli aveva detto di non preoccuparsi
perché, eccetto
lui, solo un’altra persona conosceva il luogo in cui i Potter
si rifugiavano e
poiché si trattava di una persona fidata, Lily, James e il
piccolo Harry non
correvano nessun pericolo.
Severus
aveva sospettato che questa persona fosse uno dei tre inseparabili
amici di
James, uno tra Sirius Black, Remus Lupin o Peter Minus, ma Black
restava, a suo
parere, il più accreditato.
Quella
mattina il Signore Oscuro aveva radunato tutti i suoi Mangiamorte in un
luogo
segreto e aveva detto loro che presto il suo potere si sarebbe esteso
non solo
su tutta l’Inghilterra ma sulla Gran Bretagna intera e che
era solo questione di
tempo prima che il Marchio Nero si mostrasse sul vecchio continente.
Al
termine della riunione, Severus
era
stato chiamato in disparte da Voldemort e gli aveva ordinato di
produrre
la pozione ANIMUSEMPRA con la quale
entrare si poteva
entrare in possesso dell’anima di un morente.
Era
una pozione difficile ma lui ci sarebbe riuscito, del resto era
comunque il
migliore pozionista in circolazione. Dopo poche ore la pozione fu
pronta e fu
allora, andando a consegnare la pozione al suo padrone, che vide in un
angolo
della grande casa Peter Minus che, cercando di farsi sempre
più piccolo contro
un angolo, implorava un altro Mangiamorte di fargli parlare con
l’Oscuro
Signore.
Severus
si fece avanti: “Il Signore Oscuro non riceve su richiesta ma
forse gli piacerà
sapere che c’è un amico dei Mezzosangue che vuole
incontrarlo!”.
“Io
non sono un amico dei Mezzosangue! Io sono uno di voi! E ho notizie
importanti
da dargli!” disse a mezza voce Peter mostrando il Marchio
Nero sul suo braccio.
Severus
era incredulo, come poteva essere? Un Mezzosangue, amico di James
Potter! No,
qualcosa non quadrava. Evidentemente Potter non ne era a conoscenza. Il
Marchio
di Severus cominciò a bruciare, il padrone lo chiamava,
così andò al suo
cospetto e dopo avergli consegnato la pozione richiesta andò
via, non prima di
vedere coi propri occhi Peter
Minus che entrava nell’ufficio del Signore Oscuro.
Severus
doveva parlare con Silente e cercò in tutti i modi di
rintracciarlo ma gli fu
impossibile, sembrava che il preside di Hogwarts fosse
scomparso. Allora decise di andare a
bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa. E lì fece un altro
incredibile incontro.
Sirius
Black, ubriaco,
sedeva al bancone del
bar. Severus gli si sedette accanto e ordinò da bere.
“Brutta giornata,
Black?”.
Sirius,
riconobbe Piton immediatamente ma non era in condizione di attaccare
briga, e
potè solo dire: “Sn-sn-Snivellus, che possa essere
maledetto!”.
“Prima
tu di me!” rispose Severus.
“Che
cosa vuoi, ti mancano i giorni passati a Hogwarts? Hi,hi, hi! Vuoi che
mi
diverta un po’ con te?” domandò con la
bocca impastata il Grifondoro.
“No,
vorrei brindare!”.
“Brindare
per cosa!” disse preoccupato Sirius.
“Per
quello che ti rende felice!” rispose con furbizia il
Serpeverde.
“Bene!”
urlò Sirius, e alzandosi dallo sgabello, prese in mano il
bicchiere pieno di
Whisky incendiario e lo alzò in aria “Allora
brindiamo perché da oggi sono un
uomo libero da qualsiasi responsabilità! Da oggi sono
più leggero, molto più
leggero!”.
Severus,
che era sempre stata una persona intelligente, capì
immediatamente, Sirius
Black era stato il Custode segreto dei Potter ma adesso non lo era
più, e
siccome era quasi luna piena il nuovo custode non poteva esserlo
neanche Remus Lupin
poiché non avrebbe avuto modo di
proteggere Lily e James, il nuovo Custode segreto doveva essere Peter
Minus, che
però era anche un servo di Voldemort.
“Stupido,
codardo, vigliacco! Ricordati queste mie parole, Black, se oggi dovesse
succedere qualcosa a Lily Evans, la colpa sarà
tua!” gli disse a denti stretti
mentre lo strattonava facendolo sbattere al pavimento.
Sirius
non capì immediatamente il senso delle parole di Severus, ma
rimase a terra,
senza muoversi, senza reagire, aspettando quasi che qualcuno lo
uccidesse, perché
avrebbe pagato chissà cosa per non provare più
quella sensazione di nausea e
dolore che l’alcol, ovviamente, non era riuscita a cancellare
e che adesso, dopo
quelle parole, tornava con più
forza di prima.
Severus
che per natura era sempre stato poco caritatevole nei confronti di
Black, lo
sollevò di peso e lo trascinò nel retro del
locale.
-La
mia ora è arrivata!- pensò Sirius. Invece Severus
non pronunciò nessun
incantesimo mortale, ma puntando la bacchetta disse semplicemente:
“Legillimens!”.
Non
ci fu bisogno di cercare a lungo nella mente di Sirius, il ricordo che
serviva
a Severus era proprio lì davanti, come una maglietta
cambiata in fretta prima
di uscire che venga riposta
frettolosamente
nel cassetto lasciato mezzo aperto: l’incontro con Peter
Minus e il luogo
segreto in cui vivevano i Potter.
Subito
Severus corse via, inviò il suo Patronus a Silente per
dirgli di raggiungerlo
dai Potter e poi si smaterializzò a -----------.
Sirius
ubriaco e piangente si struggeva dei suoi errori nel vicolo.
Severus
arrivò a casa dei Potter, subito, appena entrato vide il
corpo di James sul
pavimento. Era arrivato tardi per lui, ma forse poteva salvare ancora
Lily e
Harry. Sentì la sua ex-amica urlare al piano superiore e
corse su per le scale
più in fretta che potè, e finalmente
arrivò nella camera di Harry.
Peter
Minus puntava la bacchetta contro Lily e Voldemort contro Harry, fu un attimo! Fu Lily ad
accorgersi per prima
dell’ingresso di Severus e così fece in tempo a
dire: “Salva il mio bambino!”.
Voldemort
si voltò verso la porta per vedere a chi fosse
rivoltò quel grido di aiuto, ma
forse non fece neanche in tempo a capacitarsi di chi fosse il mago che
vestito
di nero lo uccideva con l’Avada Kedrava.
Contemporaneamente
Minus colpì Lily
che cadde a terra
morta. Severus e Peter si
fermarono per qualche secondo, dal corpo di Lily stava uscendo la sua
aurea che,
dopo aver avvolto in un abbraccio il suo bambino terrorizzato,
andò a sfiorare
Severus e a trapassargli il corpo.
Finita
la meraviglia, Peter puntò velocemente la bacchetta contro
Severus ma fu ucciso
dall’Avada Kedrava di Silente,
finalmente giunto.
“Cosa
è successo?” domandò Silente.
“L’ho
ucciso!” rispose Severus indicando Voldemort
“l’ho ucciso per salvare Harry!”.
Silente
guardò stupefatto il corpo di Tom Riddle sul pavimento.
Voldemort era morto, e
la profezia riguardante Harry non si era avverata, non era normale!
Doveva
essere successo qualcos’altro!
“Severus
cosa è successo di preciso?” domandò
Silente: “E’ bene che io lo sappia, il
mondo magico vorrà sapere!”.
“Devi
dire loro che sei stato tu! Devi dirgli che sei stato tu a uccidere
l’Oscuro
Signore!”.
“Perché?”
.
“Silente,
non capisci! Io sono un Mangiamorte, non mi crederanno mai! Un
Mangiamorte non
può pentirsi, non può scoprire di avere un cuore,
non può accorgersi di aver
sbagliato! E in ogni caso, un Mangiamorte non avrebbe mai ucciso il suo
Signore
e Padrone!”.
“Severus,
mi chiedi molto! Troppo! Tu hai ucciso Voldemort e salvato Harry
Potter!”.
“No,
ti prego. Prenditi tu il merito di tutto! Per favore, se mi sei amico,
se
davvero mi sei amico prenditi il merito tu!”.
Silente
si guardò attorno, si sarebbe pentito della sua decisione,
ma aveva già deluso
Severus non riuscendo a salvare Lily Evans, non poteva deluderlo
ancora!
“Va
bene, Severus. Va bene!”.
“Grazie,
Albus!”.
Silente
sapeva già da allora di non meritarsi quel ringraziamento ma
non poté
rifiutarlo, perché si rendeva conto che Severus non
conosceva altro modo per
esprimere il suo affetto se non quello di obbedire o ringraziare , e
rifiutare
il suo ringraziamento sarebbe stato come dire che lui, Albus Silente,
non lo
apprezzava come persona.
Era
contorto, ma era Severus Piton, e c’era bisogno di tempo
perché tra i due ci si
potesse capire con più facilità. Harry piangeva
nella culla, Severus si
avvicinò e gli accarezzò i capelli disordinati,
il bambino sorrise e Severus
poté vedere una luce intensa attorno alla sua mano e alla
testa di Harry.
La stessa
luce che ora, mentre era seduto sulla sedia in infermeria, si diffuse
attorno
alla sua mano che Harry, risvegliatosi, stringeva in cerca di conforto.
“Ben
svegliato, piccolo Serpeverde!” disse Severus con tono
delicato.
“Severus”
sussurrò Harry “Ho tanto sonno!”.
“Riposa,
io
starò qui!” affermò il professore
mentre con la mano libera sistemava le
coperte attorno al collo di Harry.
---------------------------
CIAO A TUTTI.
SONO IN RITARDO, E' VERO! AVEVO PROMESSO DUE AGGIORNAMENTI A SETTIMANA
E INVECE NE HO FATTO SOLO UNO LA SCORSA. SCUSATE, HO DOVUTO
INTERPRETARE LA PARTE DI MADAMA CHIPS, FRA CASA MIA E QUELLE DELLE MIE
SORELLE ... SAPETE E' PERIODO DI INFLUENZA!
COMUNQUE, ORA STANNO MEGLIO E HO PASSATO IL POMERIGGIO A SCRIVERE GRAN
PARTE DI QUESTO CAPITOLO, SPERO VI SODDISFI! HO GIA' IN MENTE ANCHE IL
SEGUITO, PERCIO', INFLUENZA PERMETTENDO, SE NON DOMANI, DOPODOMANI
AVRETE ALTRO DA LEGGERE.
MI RACCOMANDO, RECENSITE!
LE VOSTRE OPINIONI MI RINCUORANO, MI INTERESSANO E MI SPRONANO A FARE
SEMPRE MEGLIO!
BACI, ALIDA
Elfosnape: credo che anche questo capitolo sia una bomba, anche senza
esplosioni! C'è un bel flash-back, che rivoluziona le basi
della Rowling, che spiega come mai ci sia un bel rapporto tra Harry e
Piton, mentre Silente rimane più defilato. Comunque nel
prossimo capitolo vedremo sia Sirius sia Draco e
.... naturalmente aspetterò la tua recensione.... Baci, Alida
Aloysia Piton: Piton ha sentito lo scoppio, sia quello fisico, sia
quello emotivo ... purtroppo non vuole confrontarsi con la
realtà e cioè con il fatto che lui non
è terribile come la gente è solita pensare ....
questa volta però Silente non farà il suo gioco e
questo, anche se lui non ne è convinto, sarà
tutto a suo vantaggio.
Marty4ever: Draco lo potrai vedere nel prossimo capitolo, non
sarà così terribile come nel capitolo precedente,
ma ogni cosa a suo tempo. Per quanto riguarda la tua storia,
sarò lieta di leggerla e recensirla, però mia
cara ... (sgridata in arrivo) io sto aspettando anche il seguito
dell'altra tua ff (Il padre) e non vorrei iniziare a leggere qualcosa
che non arriverà alla fine ... perciò mi
raccomando porta avanti tutte e due le storie. Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Incantesimo di Illusione ***
CAP
8
Silente
aveva ritenuto fosse meglio mandare qualcuno di fidato ad avvisare
Sirius, non
voleva in alcun modo che il biglietto venisse perso e
d’altronde non voleva
neanche assentarsi dalla
scuola e andare
personalmente perché sapeva di non essere gradito a casa
Black, e perché se
Harry si fosse svegliato, forse, avrebbe avuto bisogno di lui.
No!
Silente lo sapeva bene, c’erano Poppy e Severus, e Harry non
avrebbe domandato
di lui. Era in buone mani, però non se la sentiva di
andarsene. Lui non aveva
salvato Harry, eppure si era compiuta quella strana magia per la quale
era
stato Harry a salvare Silente, dandogli un amico fidato, un allievo a
cui
lasciare in eredità tutto il suo sapere, un figlio da amare,
a cui dire tanti
sì, e alcuni fermi no!
In
breve, Severus!
Per
questo motivo Silente non aveva mai insistito con decisione nel
frequentare
Harry, perché pensava fosse giusto che anche Sirius avesse
qualcuno da amare,
un motivo per andare avanti ogni giorno, anche se i suoi migliori amici
erano
morti.
Insistere
nel voler far parte della vita del piccolo avrebbe significato negare a
Sirius
il suo ruolo di padre e di guida per il figlio di James. Tuttavia dopo
aver
letto il test di Harry, Silente aveva capito di aver fatto un errore:
Sirius
non era riuscito a superare il dolore e di conseguenza non aveva
sviluppato un
“sano” senso d’amore.
Lasciare
che solamente Sirius educasse Harry era giusto, lasciare che solo
Sirius gli
mostrasse amore era stato sbagliato. Adesso, dopo anni, Silente avrebbe
rivisto
Sirius e per lui era più comodo che quest’incontro
si svolgesse ad Hogwarts
piuttosto che a Grimmauld Place, perciò aveva mandato il
biglietto con Fanny,
sicuro che in questo modo l’ex-Grifondoro non avrebbe avuto dubbi sul mittente.
Infatti
quando Fanny picchiettò allegramente alla finestra di
Sirius, questo la
riconobbe subito e si domandò cosa avesse potuto spingere il
vecchio preside a
mandargli una lettera. Forse Harry si era lamentato con il suo
“salvatore” del
modo in cui lui lo aveva trattato in
tutti questi anni, e
in questo caso il
suo adorato figlioccio si sarebbe preso una bella punizione per
ricordarsi che
non si andava in giro a raccontare gli affari di famiglia.
Spinto
dalla curiosità, aprì la finestra, Fanny deposito
la lettera fra le mani di
Sirius e ripartì immediatamente. Sirius girò e
rigirò più volte la lettera tra
le sue mani, era curioso ma dopo la sfuriata di Remus non voleva
assorbirsi
anche le prediche di Silente.
-Comunque-
pensò il mago –Non è detto che sia un
rimprovero. E poi di cosa mi dovrebbe
rimproverare! Ho forse delle colpe? Forse, ma neanche lui è
perfetto!-.
Come
può pesare il senso di colpa quando rimane inespresso! E
quante poche sono le
persone che trovano sollievo nell’ammettere di aver
sbagliato! Non già perché
non serva ma perché in cuor loro non hanno intenzione di
rimediare ai loro
errori!
Così
Sirius ritenendo scusate le proprie imperfezioni dalle imperfezioni
altrui si
sentì sollevato e, con il poco coraggio che serviva,
aprì la lettera.
Il
messaggio era semplice: “All’attenzione del Signor
Black Sirius, ci dispiace
informarla che in seguito ad un serio incidente suo figlio Harry Potter
si
trova ricoverato nell’infermeria della scuola. La situazione
è tale da richiedere
la sua presenza. Distinti saluti, il preside, Albus Silente!”.
“Uff!”
sbottò Sirius “E da quando in qua si mandano le
lettere a casa per informare i
parenti che i pargoli sono in infermeria! Io e James eravamo sempre in
infermeria e non è mai successo che i nostri genitori
venissero avvisati. Ci
mancava solo questa scocciatura!”.
Sirius
appallottolò la lettera di Silente, si sdraiò nel
divano e messosi un cuscino
sulla faccia, si addormentò. Fece sogni strani. Lui e James
che lanciavano
maledizioni a Severus, Harry che li osservava e rideva, rideva sempre
più forte
e poi guardando in faccia Sirius cominciava a sogghignare e lui diventava sempre
più piccolo fino ad essere un
puntino mentre James osservava Harry e restava immobile, interrogandosi
sul da farsi.
Poi
il sogno cambiò. Harry
era in
infermeria, Sirus si avvicinava e Harry si trasformava sotto le coperte
in un serpente ma una volta che Sirius si
allontanava
riprendeva la sua forma umana.
Ancora
un’altra scena. Sirius incontrava Piton e gli domandava di
Harry ma Piton
sembrava non conoscere il nome del ragazzo, comparvero Silente, Remus,
James e
Lily, nessuno sapeva chi fosse questo Harry. Gli domandavano di
mostrare loro
una foto del ragazzo, allora Sirius cercava nel
portafoglio, ma non aveva nessuna foto, e
tutti lo guardavano con disprezzo mentre le loro facce si allungavano e
gli
urlavano contro.
Sirius
si svegliò agitato, tutto sudato e
ansimante. Doveva andare ad Hogwarts e informarsi sulla salute di Harry, altrimenti
questi incubi non lo avrebbero
abbandonato. Non che gli importasse ma era suo dovere, e del resto
essere padre
non significava avere dei doveri?
La
mattina arrivò. Severus era rimasto accanto a Harry che
aveva dormito tutta la
notte senza mai svegliarsi. Non era un buon segno. Sarebbe stato
normale se si
fosse svegliato, almeno per lamentarsi, ma questo non era avvenuto e
Poppy
aveva deciso di dargli una pozione per aiutarlo a riprendersi,
tuttavia, dopo
quattro ore, Harry non si era ancora svegliato.
“Poppy,
cosa può essere successo? Perché non si
sveglia?” domandò Severus.
L’infermiera
non era sicura della risposta ma doveva pur dire qualcosa per
tranquillizzare
il professore che era rimasto sveglio quasi tutta la notte.
“Non so cosa dirti,
Severus. Si sarebbe già dovuto svegliare! Forse sarebbe
meglio analizzare le
sostanze trovate nei calderoni che c’erano in camera sua! Ci
potrebbe essere
d’aiuto!”.
Immediatamente
Severus si sollevò dalla sedia: “Ottima idea, vado
subito in camera di Harry a
prendere un campione e poi nel mio laboratorio per le analisi.
Perché non ci ho
pensato prima? Dannazione! Se hai bisogno di me, se Harry si dovesse
svegliare,
se Silente mi cercasse …”.
“Sì,
Severus. Verremo subito a chiamarti!” concluse Poppy.
“Grazie!”
rispose Severus e dopo aver sistemato i capelli di Harry,
uscì dall’infermeria.
I
sotterranei era vuoti, alle sei e mezzo del mattino, le piccole Serpi
erano
ancora a letto. Per loro la sveglia suonava alle sette e raramente
c’era
qualcuno che si alzava in anticipo, a meno che non ci fossero i compiti
in
classe, in quel caso la Sala comune arrivava ad ospitare anche una
decina di
studenti frenetici che ripetevano a bassa voce Pozioni, formule e
quant’altro.
Nella
stanza di Harry erano state lasciate le finestre aperte per aerare, ma
si
poteva ancora sentire l’odore del fumo. L’olfatto
esperto di Severus annusò
l’aria, c’era odore di erbe ma anche di
qualcos’altro. Se Harry aveva cercato
di preparare una pozione, sicuramente non l’aveva completata
nessuna delle
pozioni da lui conosciute aveva un odore simile.
Comunque
Severus non si diede per vinto, raccolse uno dei calderoni e
uscì dalla stanza.
Si diresse nel suo laboratorio che stava accanto ai suoi appartamenti
privati,
e lì trovò ciò che non si sarebbe mai
aspettato: Mark e Isabelle stavano
bussando alla sua porta.
“Ragazzi,
posso fare qualcosa per voi?” domandò Severus.
Isabelle
aveva gli occhi rossi, e Mark non sembrava aver dormito molto. Entrambi
erano
agitati. “Professore, siamo stati noi! E’ colpa
nostra, ci dispiace!” disse Mark
trattenendo le lacrime.
“Harry
è nostro amico non gli avremmo mai fatto del male, ci deve
credere, è la
verità!” continuò Isabelle.
Severus
restò calmo, aprì la porta del suo laboratorio e
fece accomodare gli studenti
dentro, li fece sedere e poi domandò loro di raccontargli
tutto per filo e per
segno.
“Noi
facciamo parte del gruppo dei Pozionisti! Siccome ci avevate scoperto,
abbiamo
pensato che non fosse il caso di andare ad esercitarci alla Stamberga
Strillante!” cominciò Isabelle.
“Andavate
sempre lì?” chiese incuriosito il professore.
“Sì,
è un posto tranquillo e nessuno ci disturba!”
spiegò Mark che continuò: “Harry
ci aveva dato il permesso di produrre una pozione in camera sua,
perché la
stanza è grande e potevamo usare un letto come piano
d’appoggio senza dover
spostare la pozione!”.
“Cosa
stavate preparando?”.
“La
pozione Accendi-orologi” disse a bassa voce Mark.
“Però
non doveva scoppiare! Non avevamo neanche messo la polvere di dente di
leone!”
aggiunse esagitata Isabelle.
“Come
ha fatto a scoppiare senza il dente di leone?” chiese loro
Piton.
“Non
lo sappiamo, noi siamo usciti dalla stanza e siamo andati a prendere la
polvere
ma prima del nostro rientro è esploso tutto!”
rispose piangendo Isabelle.
Piton
osservò il calderone che aveva portato dalla camera di
Harry, le incrostazioni
ai lati erano plausibili con la pozione che i due ragazzi avevano
affermato di
voler preparare. Questo però non risolveva i problemi:
perché la sostanza era
esplosa, e perché Harry non si svegliava?
“Ci
dispiace tanto! Il signor preside ha detto che chi sapeva doveva
parlare. Ci
dispiace di non essere venuti ieri” affermò Mark.
“Avete
fatto bene a venire, restano ancora molti interrogativi ma comunque
ciò che
avete riferito sicuramente ci aiuterà a capire. In ogni
caso, state tranquilli,
conosco bene le qualità e le funzioni delle erbe che avete
usato e posso
assicurarvi che la vostra pozione, senza la polvere di dente di leone,
non è
esplosiva. Non può far del male a nessuno, al massimo crea
un’illusione!”.
Un’illusione!
Possibile che Harry fosse vittima di un’illusione? Severus
congedò i suoi
studenti, e in un attimo si trovò da Silente.
“Albus,
ti devo parlare!”.
“E’
urgente?” chiese il preside.
“Si
tratta di Harry!”.
“Sì,
anch’io mi sto occupando di lui!”.
Severus
lo osservò, Silente era semplicemente seduto nella sua
poltrona. “In che modo?
Se posso chiedere!” disse Severus.
“Sai
cosa è questo?” gli domandò Silene
porgendogli un pezzo di cartoncino.
Severus
restò in silenzio e fece spallucce.
“E’
parte di un Fanta-petardo, e l’ho trovato nella camera di
Harry!”.
“Adesso
è tutto chiaro!” esclamò Severus.
Silente
lo guardò dalle sue lenti spesse.
“Davvero?”.
“Sì,
certo. Stamattina ho incontrato due studenti che mi hanno raccontato
come ieri
fossero nella stanza di Harry per produrre la pozione Accendi-orologi.
Sono
usciti dalla camera perché si erano dimenticati la polvere
di dente di leone
e…”.
“…
e qualcuno deve aver lanciato dentro la camera, il Fanta-petardo che
contiene
per l’appunto polvere di dente di leone!”
continuò Silente.
“Ha
funzione di miccia, perciò è saltato tutto in
aria e Harry è rientrato per
salvare il suo drago!” concluse il professore.
“Sì,
Harry è abbastanza coraggioso da sfidare il fuoco per
salvare un amico!” disse
Silente osservando lo stendardo dei Grifondoro che aveva sempre sulla
sua
scrivania.
“Ci
sono persone che hanno sfidato ben più del fuoco per salvare
i propri cari,
senza essere Grifondoro!” affermò, ferito, Severus
riferendosi a se stesso.
“Non
volevo offenderti, Severus! Non lo farei mai, però mi chiedo
perché Harry sia
stato smistato tra i Serpeverde. Ha senz’altro voglia di
primeggiare, e ne
possiede le doti, è astuto e cauto, allora perché
non ha usato queste qualità
per spegnere il fuoco della sua camera? Avrebbe saputo farlo, sono
sicuro che
conosca molti più incantesimi di quelli che ha imparato in
un mese e mezzo di
scuola! Perché ha rifiutato la sua natura e si è
messo in un tale pericolo?”.
“Non
ne ho idea, però adesso ci dobbiamo preoccupare di
altro!” affermò Severus.
“Di
cosa?”.
“Harry
non si sveglia e forse è vittima di una pozione di
Illusione!”.
“E’
una pozione molto difficile da preparare, Severus! Chi aveva le
capacità di
produrla?” domandò perplesso Silente.
Severus
prese fiato. “Due Serpi che facevano parte del gruppo dei
Pozionisti. La
pozione di Illusione è la pozione base per fabbricare
l’Accendi-orologi!”.
“Sono
veramente impressionato! Dobbiamo fare
attenzione a questi gruppi di studio, Severus. Prima però
occupiamoci di Harry”
disse indicando una foglia che si librava in aria “Sirius
Black si trova in
infermeria!”.
Sirius
era in piedi, accanto al letto di Harry.
Harry
si mise a sedere nel letto e sorridendo disse: “Hai visto?
Sono stato
coraggioso! Sono entrato nella stanza in fiamme e ho salvato Jiulius!
Sarei
stato un bravo Grifondoro, vero?”. Ma Sirius non rispose.
Sirius
era vestito alla bene meglio e i suoi abiti emanavano un
odore misto tra il
liquore e l’indefinito. Poppy lo squadrò dalla
testa ai piedi chiedendosi che
fine avesse fatto quell’adolescente sempre in ordine e
profumato con il sorriso
beffardo sulle labbra.
L’uomo
che si trovava di fronte, probabilmente non si ricordava neanche di
essere
stato un’adolescente euforico e incontenibile. Era un uomo
trasandato, dalla
barba sfatta e, orrore tra gli orrori, con le unghie sporche!
Anche
Silente e Severus faticarono a riconoscerlo. Severus non
poté fare a meno di
evidenziare lo stato in cui si trovava Black. “Capiamo che
fossi preoccupato
per Harry ma non c’era bisogno di venire qui senza esserti
sistemato!”.
“In
effetti sei molto trasandato!” affermò Harry.
“Severus,
per favore!” lo bloccò Silente.
Sirius
allargò le braccia al cielo: “Si può
sapere cosa è successo! Da quando in qua i
genitori vengono chiamati se il proprio figlio finisce in infermeria?
Non c’è
Poppy per loro? O forse non è più
all’altezza della situazione?!”.
Harry
si rattristì nel sentire queste parole. “Mi
dispiace, non volevo disturbarti!”
disse tornando a risistemarsi sotto le coperte.
Poppy
non si trattenne: “Ma come ti permetti! Io so fare benissimo
il mio lavoro,
forse sei tu che non hai capito bene cosa significhi prendersi cura di
un
ragazzo?”.
“Ah,
davvero? E vorresti insegnarmelo tu? Vecchia zitella!”
rispose l’altro.
Poppy
non si fece spaventare: “Io son zitella perché ho
voluto così, tu sei solo perché
nessuna vuole un uomo puzzolente e sporco al proprio fianco!”.
“Io
non sono…”. Sirius si guardò e si
dovette zittire. “Bhè, non mi ero accorto di
essere in questo stato. E comunque quando Harry e a casa sono
più in ordine.
Lui non mi ha mai visto così!”.
“E’
quello che ho detto prima!” ritentò Harry ma
nessuno gli diede importanza.
“E
sarebbe il caso che non ti vedesse mai in queste condizioni!”
puntualizzò
Severus.
“Ma
non l’ho mai visto così, professore, mi
ascolti!”.
“Comunque
se ti abbiamo disturbato è perché ieri Harry ha
subito un grave incidente ed è
rimasto vittima di un incantesimo di Illusione!”
spiegò Silente lasciando Poppy
a bocca aperta.
Harry
restò ad ascoltare. Era rimasto vittima di un incantesimo di
Illusione!
“Oh,
Merlino!” esclamò l’infermiera
“Cosa possiamo fare?”.
“Bisogna
riuscire a comunicare con Harry e a fargli capire che sta vivendo
un’illusione!”
rispose Severus.
“Fermi,
fermi tutti!” sbottò Sirius “Cosa
è quest’incantesimo di Illusione?”.
“Meno
male che qualcuno lo ha chiesto!” sospirò Harry.
Severus
era spazientito, possibile che Sirius fosse così ignorante!
Silente prese la
parola: “Chi cade sotto l’incantesimo di Illusione
vive nella mente ma non con
il corpo. Il suo
corpo e la sua mente
sono disgiunti, perciò chi gli sta attorno vede solo un
corpo immobile mentre
la sua anima si muove nel mondo reale alla ricerca di un contatto con
gli
altri!”.
“Allora
vuol dire che non mi sentite! Cosa vuol dire che sono immobile. No! Mi
sono
mosso! Mi sono seduto, poi mi sono risdraiato! Non mi vedete? Sto
agitando le
braccia! Non mi vedete?”. Nessuno diede
l’impressione di accorgersi di lui.
“Che
stupidaggine!” disse con noncuranza Sirius.
“Non
è una stupidaggine!”.
“Evidentemente
non ti rendi conto della gravità della
situazione!” sibilò Severus.
Sirius
si mise le mani ai fianchi. “Io mi rendo conto che sono quasi
le otto e alle
nove ho un appuntamento importante!”.
“Sì,
certo ai Tre manici di scopa, scommetto!” disse sarcastico
Severus ricordandosi
del suo ultimo incontro con Sirius “E’
lì che vai quando ti senti libero e
senza responsabilità, vero?”.
“I
tre manici di scopa? Ma cosa…”.
Sirius
reagì velocemente e sferrò un pugno in faccia a
Severus che cadde a terra ma
subito si rialzò e puntandogli la bacchetta contro lo
pietrificò. Sirius poteva
sentire ciò che succedeva attorno, ma pietrificato non
poteva muoversi. Sentiva
chiaramente la voce di Severus: “Ti piace stare
così? E’ più o meno così che
si
sente Harry! Tu hai delle responsabilità nei suoi confronti
e te le devi
assumere! Dobbiamo trovare un modo per comunicare con lui e
interrompere l’effetto
della pozione che ha inalato! E tu ci aiuterai a farlo! Altrimenti puoi
anche
andartene!”.
-Non
era possibile! Quel verme untuoso di Piton lo aveva pietrificato e gli
stava
dando degli ordini! No, lui non avrebbe mai obbedito! I ruoli erano
chiari: lui
dava gli ordini e Harry obbediva. Nella sua vita non c’era
posto per altre
persone ne per altri ruoli. Anche Remus sapeva bene come la pensava a
riguardo,
e si era sempre adeguato. Eccetto l’ultima volta, quando se
ne era andato ma
sicuramente prima o poi sarebbe tornato. Tornava sempre. Remus non
poteva fare
a meno della sua amicizia! E adesso, Severus gli dava degli ordini!-.
“Severus,
calmati per favore!” disse Silente dolcemente “Sono
sicuro che Sirius non ha intenzione
di scaricare sugli altri le sue responsabilità, ha cresciuto
Harry e gli vuole
bene. Altrimenti perché sarebbe qui?”.
“Mi
vuole bene! Sì, mi vuole bene!” pensò
Harry mentre aveva l’impressione che una
lacrima, in realtà inesistente, gli scendesse lungo il viso.
-Ma
senti un po’ quel vecchio svitato con che tono delicato parla
al suo protetto!
Avrebbe dovuto salvare Lily e James e invece era riuscito a salvare
solo Harry!
Che di James e Lily non aveva niente!-.
“Liberalo,
su!” disse il preside rivolgendosi al professore di pozioni.
“Sì,
lo liberi per favore. Mi vuole bene!”.
Severus
liberò Sirius che subito sbraitò contro Silente.
“Ma come sei buono! Sirius ha
cresciuto Harry e gli vuole bene. Altrimenti perché sarebbe
qui!” ripetè Sirius
sbeffeggiando Silente.
“No,
Sirius! Perché ti comporti così?”.
“Certo
che l’ho cresciuto, me
lo hai appioppato
come se niente fosse! E poi te ne sei andato!”.
“No,
basta. Basta!”
“Io
pensavo che non mi volessi intorno!” cercò di
giustificarsi Silente, ma Sirius
era una furia: “Non ti volevo intorno, è vero! Non
ti volevo perché invece di
salvare Lily e James hai salvato Harry che di Lily e James non ha
niente! Mi
sono ritrovato con un perfetto sconosciuto!”.
“No,
non è vero! Sirius, farò tutto quello che vorrai!
Ti obbedirò! Promesso,
promesso!”.
“Era
solo un bambino!” lo interruppe Severus “Dovevi
solo amarlo!”.
“Certo,
solo amarlo! E tu saresti riuscito ad amarlo, giusto?”
continuò Sirius.
“Io
avrei amato il bambino di Lily sopra ogni altra cosa al
mondo!” rispose
Severus.
“Severus!”
Sirius,
con il disprezzo dipinto sul volto, indicò Harry disteso nel
letto e disse : “Lui
di Lily non ha niente!”
“Lui
ha qualcosa sia di Lily sia di Potter, ma tu non lo scoprirai mai fin
quando
non sarai disposto a crederci!”.
Sirius
osservò di nuovo Harry. No! Lui conosceva il bambino, lo
aveva cresciuto per
undici anni e non somigliava ai suoi genitori. Aveva cercato
disperatamente di
trovare qualcosa in comune ma non si poteva trovare ciò che
non c’era.
Sbuffò,
si passò le mani sul viso come per svegliarsi da un sonno
pesante e disse: “Ti
sbagli. Io ho cercato di crederci per undici anni ma è come
se il giorno in cui
Silente ha salvato Harry, è come se quel giorno ci sia stata
una
trasformazione! Io conoscevo Harry e ti posso dire che già
dal giorno dopo,
Harry non era più lo stesso bambino!”.
“Cosa
stai dicendo? Come è possibile!”.
Severus
rimase scioccato da quella frase. Era possibile che l’aurea
di Lily,
abbracciando lui e Harry avesse compiuto una qualche trasformazione? E
questo,
unito all’incantesimo di illusione avrebbe potuto rendere
più difficile la
strada che l’anima di Harry doveva percorrere per raggiungere
nuovamente il suo
corpo?
Era
tempo che Severus raccontasse ad Albus tutta la verità su
quella notte di dieci
anni prima! Sirius non ricevendo nessuna risposta, si voltò
verso Silente e gli
disse: “Io devo andare. Quando Harry si sarà
svegliato, avvisatemi!”.
“Te
ne vai? Di già?”.
“Sirius,
tu sei la sua guida!” tentò Silente.
Sirius
rise amaramente ripensando agli ultimi dieci anni e uscendo rispose al
preside:
“No, io sono solo il suo comandante! Per dieci anni non sono
mai stato niente
di più!”.
“E
io
ti obbedirò, ti obbedirò! Sirius, mi
senti?”.
Poi
voltandosi, quasi singhiozzando, aggiunse: “Non potete
giudicarmi! Io ho
tentato! Ho tentato davvero!”.
“Sirius,
Sirius!”.
Severus
non obiettò e cominciò a pensare che,
forse, davvero, Black aveva tentato.
Grimmauld
Place si mostrava sempre imponente dall’esterno. Sirius
alzò gli occhi e piegò
il collo all’indietro per vedere il comignolo da cui stava
uscendo del fumo. Entrò
in casa e trovò Remus in soggiorno. Era tornato
perché aveva bisogno della sua
amicizia!
No!
Remus era tornato perché sapeva che lui, Sirius Black, aveva
bisogno dell’amicizia
di qualcuno! Aveva bisogno di non sentirsi solo. E Remus tornava sempre
perché sperava
che un giorno Sirius si sarebbe accorto che James, Lily e Peter erano
morti, ma
che lui era ancora vivo.
Amicizia
era darsi. E Remus si era sempre offerto. Gli offriva la sua gioia, la
sua
pazienza, il suo dolore, la sua incomprensione, la sua fiducia, il suo
consenso
e le sue critiche. Lui, invece, aveva smesso di essere amico del
licantropo,
aveva smesso di offrirgli i suoi pensieri, gli scaricava solo la sua
rabbia e
la sua frustrazione.
Era
tempo di cambiare. Era tempo di mostrarsi non solo arrabbiato ma anche
triste,
sconsolato e perdente! Remus intuì che nella testa di Sirius
stava macinando
qualcosa di importante e non si stupì quando Sirius
crollò di fronte a lui
piangendo.
Remus
si avvicinò e messogli le mani sotto il mento gli
sollevò il viso. Sirius tra
le lacrime potè solo dire: “Cosa ho
fatto!”.
CIAO
A TUTTI.
Sì,
LO SO, NON è ESATTAMENTE QUELLO CHE AVEVO PROMESSO. INFATTI
MANCA DRACO, MA HO PENSATO CHE CI FOSSE ABBASTANZA MATERIALE PER NON
FAR SNTIRE TROPPO LA SUA MANCANZA. COMUNQUE NEL PROSSIMO
DARò AMPIO SPAZIO A DRACO, IN UN MODO CHE NEANCHE RIUSCITE A
IMMAGINARE. SCOMETTIAMO?
ALLORA,
PICCOLO QUIZ. DOMANDA: COSA SUCCEDERà NEL PROSSIMO CAPITOLO?
CHE RUOLO AVRà DRACO? MA SOPRATTUTTO, VOI CHE RUOLO VORRESTE
CHE AVESSE?
BACI,
BACI, ALIDA
Aloysia
Piton: amicizia tra Severus e Sirius? Mi sembra difficile, ma possiamo
contrattare sul rispetto!
Elfosnape:
Sirius si è reso conto dei suoi errori, anche se alla fine
del capitolo. Comunque è pur sempre un buon punto d'inizio
considerando che la storia non è proprio agli sgoccioli.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Apparizioni ***
CAP
9
Severus
e Silente osservavano Harry sdraiato in infermeria, sapevano che
l’anima del bambino
era separata dal suo corpo e di conseguenza si domandavano se in quel
momento
Harry fosse presente e se sentisse i loro discorsi, e se avesse sentito
le
aspre parole di Sirius. Speravano di no, ma non potevano esserne sicuri.
“Albus,
io e te dobbiamo parlare di ciò che successe la notte in cui
James e Lily
morirono. Ci sono cose che non ti ho detto!”.
“Cose
che possono aiutarci in questo frangente?”.
“Credo
di sì!” rispose Severus. “Inoltre
c’è una cosa che non riesco a spiegarmi. Se
Harry è sotto l’incantesimo di Illusione
perché ieri notte si è svegliato e ha
detto il mio nome?”.
Silente
si mostrò impensierito. “In effetti è
alquanto strano. Però devi considerare il
fatto che lui ha inalato i fumi della pozione, che di per sé
producono già
degli effetti, ma
nessuno gli ha
pronunciato contro l’incantesimo verbale!
Questo potrebbe averne ridotto il potere”.
“Sei
sicuro?” chiese per avere conferma il pozionista.
“Assolutamente
no! Ma potrebbe essere una spiegazione!” rispose con
sincerità il preside.
Severus
non riusciva a capacitarsi degli ultimi avvenimenti, dopo la morte di
Voldemort
aveva creduto di poter gestire qualsiasi situazione, si era ripromesso
che
niente sarebbe sfuggito al suo controllo, e invece, ancora una volta la
vita si
prendeva gioco di lui. Era come se negli ultimi anni lui stesso fosse
stato
vittima di un’illusione: l’illusione di controllare
lo svolgersi degli eventi
della vita!
“Severus,
andiamo. Dobbiamo radunare i ragazzi del primo anno e parlare con loro.
Non
voglio che si diffondano false notizie nella scuola!”.
“Come?
Vuoi lasciare Harry da solo? E se cercasse di comunicare con
noi?”.
Silente
sospirò: “Non è da solo!
C’è Poppy! E poi non sappiamo neanche se il suo
spirito sia qui!”.
Severus
rifletté un po’. Silente aveva ragione, non
potevano avere certezze.
Infatti
lo spirito di Harry non era nel suo corpo. Mancava da quando Sirius se
ne era
andato. Correndo, strillando e agitandosi aveva seguito Sirius fino ai
cancelli
delle terre di Hogwarts, ma il suo padrino non si era accorto di lui.
Harry
si sentiva perso: cosa avrebbe potuto fare ora che non aveva
più ordini da
eseguire, ora che nessuno poteva dirgli cosa era giusto fare e cosa era
sbagliato! Sirius aveva detto la verità: lui era stato un
comandante per Harry
e, come un soldato che si risveglia ferito nel campo di battaglia senza
sapere
più dove si trova il suo campo-base, adesso Harry si trovava
disorientato e
vagando senza mappa non si accorgeva che la sua casa era più
vicina di quanto
pensasse.
Rientrando
dentro il castello decise di scendere nei sotterranei, arrivato davanti
al
quadro che solitamente gli chiedeva la parola d’ordine si
rese conto di non
poter comunicare, non si accorse di lui neanche il Barone sanguinario
che gli
passò davanti con indifferenza.
Con
audacia, Harry decise di trapassare il muro, se non aveva
più il corpo allora
ci sarebbe dovuto riuscire! La sua audacia non fu delusa.
–Bello da sapersi!-
pensò Harry che subito fu attratto dal bisbiglio di due
persone sedute nella
Sala comune accanto al camino.
“Dobbiamo
andare da Silente!”.
“Ma
sei matta, Joel! Ci espellerà!”.
“Draco,
non abbiamo altra scelta! Isabelle mi ha raccontato che stamattina
presto lei e
Mark hanno parlato con Piton!-.
“Maledizione,
non ci voleva!”.
“Prima
o poi si scoprirà la verità! Sapranno che siamo
stati noi a lanciare il
Fanta-petardo nella stanza!”.
“Siete
stati voi?” esclamò Harry stupito.
“Chi
è stato? Chi ha parlato?” disse Draco alzandosi
bruscamente dalla poltrona.
“Draco!
Mi senti? Mi senti?” domandò entusiasta Harry.
“Draco,
cosa stai dicendo?” chiese Joel guardandosi attorno e non
vedendo nessuno.
“Non
agitarti! Sono io, sono Harry!”.
“Tu
non lo senti? Joel, non senti la voce?”.
“No,
Draco! Io non sento niente!”.
Draco
si guardò attorno cercando il punto d’origine
della voce, ormai era sempre più
spaventato.
“Non
essere spaventato, Draco. Sono io, Harry! Non devi avere
paura!”.
“Oh,
Merlino! Cosa mi sta succedendo?” disse con voce tremante
Draco.
“Non
ti sta succedendo niente! Sono solo io, non riesco a rientrare nel mio
corpo!”.
Draco
impallidì, stava iniziando a sentire voci che non
esistevano, non era normale,
non era per niente normale!
“Te
lo dico io cosa sta succedendo! Sono i sensi di colpa! Dobbiamo parlare
con
Silente!” lo incalzò Joel.
“Va
bene, andiamo!” Andiamo subito, purché questa voce
la smetta di parlare!”.
“No,
non andartene! Draco! Perché? Perché te ne vai?
Perché devo sempre restare da
solo?” urlò Harry.
Draco
però era già uscito di corsa dalla Sala comune
assieme a Joel quando Harry
pronunciò l’ultima frase e non fu sicuro di aver
sentito bene, però un gran
gelo lo avvolse all’improvviso e non poté fare a
meno di pensare di aver
provato la stessa
sensazione quando da
piccolo era rimasto chiuso dentro un armadio magico e aveva creduto che
nessuno
lo avrebbe mai trovato.
L’ufficio
di Silente sembrò essere molto distante ai due ragazzi che
corsero più veloce
che potevano. Quando Silente li ricevette era presente anche Piton.
“Spero non
vi dispiaccia se il vostro Capocasa resta
ad ascoltare la nostra conversazione”.
“No,
anzi è meglio così. Tanto avremmo già
dovuto dirglielo ieri sera!” affermò
Joel, mentre Draco riprendeva fiato.
“Allora
sentiamo…” disse Silente invitandoli a parlare.
Draco
si schiarì la voce e velocemente disse: “Siamo
stati noi a buttare il
Fanta-petardo nella stanza di Harry!”.
Piton
rivolse loro uno sguardo di incomprensione. “E a che cosa
è dovuto questo
gesto?”.
“Eravamo
adirati con Harry perché aveva svelato l’esistenza
dei gruppi di studio, e poi
perché aveva proposto di far intervenire i parenti alle
riunioni!” spiegò Joel.
Silente
prese la parola: “Non è stato Harry a svelare
l’esistenza dei gruppi di studio.
L’abbiamo scoperto in seguito alle proteste di un gruppo di
studenti
Corvonero”.
“Inoltre”
aggiunse Severus “Vi avevo assicurato che nessun parente
avrebbe parte alle
nostre riunioni!”.
“Eravamo
adirati! Però i Fanta-petardi fanno solo fumo, non sono
esplosivi! Non capisco
perché abbiano preso fuoco!” disse Draco.
“Questi
non sono fatti che la riguardano signor Malfoy!” lo riprese
Severus “In ogni
caso lanciare prodotti altamente infiammabili dentro una stanza chiusa
non è il
modo per risolvere i problemi, e non è neanche scusabile. Vi
rendete conto
della gravità della vostra azione?”.
Nessuno
parlò, nell’ufficio c’era un silenzio
innaturale, e anche gli ex-presidi nei
quadri erano tutti svegli e attenti per non perdersi neanche una
briciola dello
scambio di battute.
“Harry
come sta? E’ molto adirato con noi?”
domandò Joel.
“Di
questo ne parleremo fra un po’ con tutti gli altri studenti
del primo anno!”
rispose Silente “Vi basti sapere che, al momento attuale, non
è nelle
condizioni per partecipare alle lezioni!”.
Joel
gettò un’occhiata a Draco, convinta che il suo
compagno avrebbe raccontato a
Piton e Silente delle voci che diceva di aver sentito, ma il Serpeverde
non
disse nulla .
“Potete
andare!” disse Silente.
Joel
fece un passo avanti verso la scrivania, e domandò.
“Ha intenzione di
espellerci?”.
Silente
non aveva mai avuto quest’idea. Il peso dei loro errori
sarebbe stato
sufficiente a spingere questi due ragazzi a riflettere sul loro
comportamento e
a convincerli ad avere un atteggiamento diverso nel futuro.
“No,
per questa volta potete andare!”.
“Grazie,
signor Preside!” risposero in coro i due e di seguito
lasciarono gli adulti
soli nella stanza.
Una
volta usciti, Joel si voltò contro Draco. “Si
può sapere cosa ti prende? Perché
non hai raccontato loro delle voci che senti? Sai bene che solo loro
possono
aiutarci!”.
“Non
glielo ho raccontato perché non sono sicuro di averle
sentite neanche io!”.
“Draco,
sai bene che le hai sentite!”.
“Forse
le ho sentite perché ero agitato! L’ansia
può fare brutti scherzi, lo sai anche
tu!”.
Joel
non era per niente convinta. “L’ansia dici? Forse
la dovresti chiamare paura!”.
“Come
osi? Io non ho paura di niente!” rispose sprezzante Draco
“Voglio solo
aspettare qualche giorno per vedere se continuo a sentire quella voce
oppure se
sparisce!”.
“Sì,
certo. Se lo dici tu!”disse Joel freddamente e lasciando solo
Draco, aumentò la
velocità dei suoi passi. Non sapeva bene cosa fare ma sapeva
che non voleva più
stare a sentire Draco e le sue idee che l’aveva messa nei
guai. Certo Draco non
l’aveva costretta a lanciare il petardo, anzi lo aveva
materialmente lanciato
lui, però non si sentiva a suo agio con il compagno. Draco
aveva sempre la
pretesa che i suoi consigli venissero seguiti, che le sue idee fossero
accettate e nessuno poteva obiettare e far presente i difetti dei suoi
piani.
Mentre lei, facendo parte
del gruppo degli
organizzatori, aveva avuto finalmente la sensazione di riuscire a fare
qualcosa, la sensazione che essere parte di una squadra significasse
spiegare,
ascoltare, proporre e assieme arrivare ad una soluzione dei problemi,
anche con
il suo aiuto. Draco invece voleva imporsi
anche all’interno del gruppo,
e
molte volte aveva avuto degli scontri con Hermione Granger e con lo
stesso
Harry perché non voleva cedere a dei compromessi.
Era
ora che Draco capisse che non poteva fare
tutto da solo, che lui non comandava nessuno! Joel ebbe un fremito, non
avrebbe
mai creduto che solo dopo un mese e mezzo di scuola sarebbe riuscita ad
avere
pensieri così decisi! Era bello sentire di star crescendo,
anche se la sera
prima si era lasciata trascinare in un’azione sbagliata,
comunque stava cambiando
nella sua testa e questo era il primo passo per qualcosa di
più grande.
Alle
8:30 iniziarono le lezioni. I ragazzi del primo anno vennero radunati
nella
Sala Grande, con i loro Capocasa e il Preside. Le notizie su Harry si
erano diffuse
velocemente e come Silente aveva previsto, molte erano sbagliate.
Perciò
il preside prese la parola e disse: “Buongiorno ragazzi. In
seguito ai fatti
avvenuti i giorni scorsi, io e i vostri Capocasa abbiamo deciso di dare
delle
spiegazioni pubbliche, anche perché si stanno diffondendo
notizie poco
veritiere”.
I
ragazzi erano super attenti, nessuno si voleva perdere neanche una
parola del
discorso.
“Per
prima cosa non è assolutamente vero che Harry Potter sia in
coma, che abbia
perso la memoria e quant’altro avete sentito in queste poche
ore. Il vostro
compagno è rimasto vittima di un incantesimo di Illusione,
al quale stiamo
tutti lavorando! Posso affermare con certezza che nessuno è
mai morto in
seguito a questo incantesimo e che nessuno è rimasto in
questo stato
particolare per più di un paio di giorni! Si tratta
esclusivamente di avere
pazienza!”.
Minerva
prese la parola: “Per quanto riguarda i gruppi di studio,
invece, siamo lieti
di potervi dire che al terzo piano, nell’ala est sono state
messe a vostra disposizione
tre grandi aule. Siamo sicuri che il gruppo degli Organizzatori
sarà capace di
sistemare lo spazio per voi. Nonostante tutto, però, non
possiamo lasciarvi
senza un tutor. Dobbiamo pur sempre essere consapevoli delle
attività che si
svolgono all’interno del territorio di Hogwarts e del
castello”.
“Di
conseguenza” continuò Severus “I gruppi
dei Pozionisti, degli Erboristi e dei
Medimago avranno l’assistenza di un tutor durante le loro
riunioni”.
Un
mormorio di insoddisfazione si diffuse nella Sala Grande e Piton
riprese: “Ciò
non significa che interverremo nelle vostre attività, faremo
solo attività di
controllo, è nel vostro interesse, e considerato il grave
incidente occorso al
signor Potter, credo che le motivazioni siano abbastanza
comprensibili!”.
-Ancora
una volta Harry Potter! Pensare che mi era così simpatico!-
pensò Draco.
“C’è
qualcuno che a domande da fare?” domandò Silente.
Hermione
sollevò la mano: “E’ possibile andare in
infermeria a visitare Harry?”.
“Sì,
Madama Chips ha dato il suo permesso! Dopo le vostre lezioni potrete
andare a
trovare il vostro amico! Adesso, andate pure” rispose il
preside.
Gli
studenti uscirono pian piano dalla Sala, Draco si avvicinò a
Rupert e gli
disse: “Anche in questo stato Harry continua a creare
fastidi!”.
Rupert
non riuscì a interpretare bene le parole di Draco, non
sapeva se fosse un
commento sarcastico o di soddisfazione, e questo lo metteva in
imbarazzo. Non
gli piaceva non sapere con chi aver a che fare, e del resto anche se
c’erano
stati problemi Harry rimaneva un Serpeverde. Però il
prefetto Duncan glielo
aveva detto il primo giorno –nessuno avrebbe coperto le
spalle a nessuno-
perciò non era il caso di sbilanciarsi con Draco.
“Non
so, Draco” rispose brevemente e poi gli
girò la faccia e se ne andò.
Draco
era diretto all’aula di Erbologia assieme agli altri
Serpeverde e Grifondoro
quando all’improvviso cominciò a
correre
con un pazzo nei corridoi tenendosi le orecchie con le mani e
stringendo gli
occhi e … finendo contro Piton.
“Signor
Malfoy, si può sapere perché sta correndo ad
occhi chiusi?” domandò irritato
Severus.
“Aiuto!
Per favore, ho bisogno d’aiuto!”.
Severus
lo aiutò a sollevarsi. “Cosa
c’è che non va?”.
“Lo
sento!” disse piagnucolando Draco “Lo sento nella
mia testa!”.
“Chi?”
chiese Severus “Chi senti?”.
“Harry!
Sento la voce di Harry!” spiegò a capo chino Draco.
“Harry?
Senti la vo…..” Severus si fermò.
Davanti
a sé, come un fantasma l’anima di Harry aleggiava
nell’aria.
“Harry!”
esclamò il professore.
“Sì,
professore sento la sua voce!” continuò Draco che
sollevando gli occhi vide lo
sguardo incredulo di Piton che fissava un punto vuoto davanti a
sé.
“Cosa
succede professore?” domandò il Serpeverde
guardandosi attorno e non vedendo
niente.
“Sei
sicuro che sia la voce di Harry?”.
L’anima
di Harry si mise a parlare, Draco raggelò nuovamente, mentre
Severus poteva
vedere solo le labbra muoversi.
“Ne
sono sicuro ma non voglio più sentirla!”
urlò Draco.
Aspetta,
ascoltami! Devo parlarti, ho bisogno d’aiuto!
“Vattene,
vattene!” continuò a gridare Draco, mentre Severus
poteva vedere le lacrime scendere nel
viso spettrale dell’anima di Harry.
-------------
CIAO CARISSIMI.
RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE STANNO
LEGGENDO E RECENSENDO.
RINGRAZIO ANCHE I FANTASTICI 14 CHE
HANNO INSERITO LA STORIA TRA I PREFERITI E LE 6 PERSONE CHE
L'HANNO INSERITA TRA LE SEGUITE!
SIETE GRANDI!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA.
DRACO NON SEMBRA MOLTO COLLABORATIVO MA ... ABBIATE PAZIENZA E LE COSE
SI SISTEMERANNO.
BACI, ALIDA
Aloysia Piton: Severus non avrebbe
mai potuto colpire con un pugno Sirius, perchè la violenza
fisica è il nascondiglio dei vigliacchi, e perciò
non gli si addice. Inoltre non credo assolutamente che tu non avessi
alcuna idea in riguardo a Draco, dai un'idea piccola l'avevi! Comunque
spero che il capitolo ti abbia appassionato ... fammi sapere.
Karmysev: Harry è
affezionato a Sirius perchè lui lo ha cresciuto. E' come un
padre. Certo un padre dispotico però e l'unica figura di
riferimento della sua vita e perciò non vorrebbe perderla.
Credo che il suo atteggiamento sia abbastanza comprensibile, inoltre in
tutta la sua vita Harry ha sempre agito per soddisfare le aspettative
di Sirius, e spera di non deluderlo mai, sentire Sirius affermare che
praticamente lui è sempre stato solo un peso, un obbligo lo
ha distrutto! Adesso bisognerà mettere qualche mattoncino
per riparare il disastro compiuto! Speriamo bene. A presto, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Risposte ***
CAP
10
Severus,
in piedi nel mezzo del corridoio, guardava emozionato l’anima
di Harry. Era
trasparente, eppure ne poteva osservare i contorni, anche se solo i tratti del viso erano
ben delineati. Le
lacrime scendevano sulle guance per poi scomparire tra il collo e la
camicia.
Gli
occhi di Harry erano lucenti, e verdi, di un verde intenso, smeraldo,
verde dei
Serpeverde, verde di Lily, verde di Harry che non era solo Serpeverde e
non era
solo figlio di Lily, era un individuo indipendente, con pensieri propri
e una
vita propria. Dunque semplicemente verde di Harry.
E
quegli occhi mandavano un messaggio che Severus non era ancora in grado
di
decifrare. Perché Harry aveva deciso di manifestarsi proprio
a lui? Perché
farsi vedere ma non farsi sentire? Tutto ciò aveva un
significato particolare
oppure si era verificato solo per caso?
-Harry!
Cosa stai cercando di dirmi?- pensò Severus.
L’anima
di Harry si avvicinò a Severus come per scrutarlo, come se
solo standogli
vicino potesse venire a conoscenza di quello che il professore
racchiudeva
dentro sé, come se in quel
modo anche
l’anima di Severus si liberasse.
Di
nuovo una luce si diffuse attorno a Harry e Severus. Harry che non si
era mai
accorto di questo strano fenomeno osservò stupefatto le
particelle luminose
solletticargli il viso e le gambe. Poi scrutò gli occhi del
suo professore,
Severus non era stupito nel vedere la loro aurea manifestarsi
contemporaneamente, forse perché le aveva già
viste in precedenza, forse perché
era più impreparato nel trovarsi davanti l’anima
di un suo studente.
Doveva
conoscere, doveva sapere. Ma come poteva fare, lui aveva cominciato ad
agire in
maniera autonoma e indipendente da quando era arrivato ad Hogwarts,
prima di
allora aveva rispettato le regole e seguito le istruzioni di Sirius,
niente di
più.
Non
c’era modo di parlare con Severus se non
quello di farlo attraverso Draco. Il suo compagno diventava quindi la
sua
priorità. Molto lentamente, l’anima di Harry
sfuocò alla vista di Severus che,
ora più che mai, era deciso a parlare con Silente di quella
fatidica notte.
La
mattinata trascorse velocemente per tutti gli studenti del primo anno.
Poco
importava se le lezioni fossero interessanti o noiose, le loro menti
erano
lontane. Alcuni pensavano ad Harry, altri ai gruppi di studio,
c’era poi chi
non conosceva bene l’incantesimo di Illusione e costruiva
castelli in aria nel
tentativo di capirci qualcosa.
Una
di queste persone era Hermione Granger. Hermione aveva letto qualcosa
sull’incantesimo in questione ma si ricordava davvero poco.
Era molto
pericoloso perché anche se durava solo pochi giorni poteva
creare confusione
nella mente del soggetto colpito.
Harry
si sarebbe trovato a vivere un’esperienza fuori dal comune,
avrebbe avuto la
sensazione di essere eterno e di non sentire dolore, e il rientro nella
realtà
lo avrebbe potuto indebolire emotivamente oltre che fisicamente.
Inoltre
l’incantesimo di Illusione era assolutamente vietato dal
Ministero della Magia,
poteva essere usato solo per scopi terapeutici in casi molto gravi,
qualora il
paziente si trovasse a dover subire un dolore intenso e persistente che
non gli
permettesse più di vivere una vita normale.
Hermione
non vedeva l’ora che le lezioni finissero per andare con Ron
a far visita ad
Harry, gli
insegnanti avevano suggerito
loro di andare a gruppi di due, massimo tre, per non disturbare Madama
Chips e
perché non sapevano cosa sarebbe successo al risveglio di
Harry.
Così
terminate le lezioni, Hermione e Ron fecero visita al loro amico.
“Sembra
che dorma” disse con un filo di voce Ron.
Hermione,
continuando a fissare il corpo disteso di Harry, rispose: “Lo
stato in cui si
trova è diverso dal sonno Ron! Non ricordo bene tutto
ciò che ho letto ma credo
ci possa sentire!”.
Ron
si avvicinò ancora di più al letto, come se la
vicinanza fisica potesse anche
trasmettere affetto. Hermione rimase colpita dal modo in cui Ron stava
reagendo
alla situazione, lo aveva sempre visto come un ragazzino superficiale e
invece
stava dimostrando, a modo suo, grande sensibilità.
“Hermione”
disse Ron “Dobbiamo trovare un modo per comunicare con
lui!”.
“Cosa
intendi per –comunicare-?”.
“Comunicare,
Hermione! Lui ci può sentire, bhé
anch’io voglio sentirlo! Voglio comunicare
con lui!”.
“Non
è poi una sensazione tanto bella!” disse una voce
dietro i due Grifondoro.
Ron
ed Hermione si voltarono, all’ingresso
dell’infermeria c’era Draco Malfoy.
“Come
fai a dirlo?” gli domandò Hermione.
Ron
fece qualche passo avanti, e con la voce tremante, rispose:
“Perché io lo sento!”.
Gli
altri due spalancarono gli occhi, non credevano alle loro orecchie.
“Come hai
fatto? Vogliamo sentirlo anche noi!” disse subito Ron.
“Io
non ho fatto niente! So soltanto che sento la voce di Harry che mi
chiede
aiuto!”.
“Cosa
ti chiede di preciso?” domandò interessata
Hermione.
“Questo
non lo so perché …” Draco
ammutolì, si vergognava a raccontare che aveva temuto
una voce, che era stato lui a lanciare il Fanta-petardo nella camera di
Harry,
e per ultimo si vergognava delle motivazioni che lo avevano spinto ad
agire in
quel modo.
“Forse
Harry non è stato chiaro quando ha comunicato con
te?” provò Hermione.
Draco
si strinse le braccia attorno al petto, in segno difensivo.
“Draco,
siamo dei Grifondoro ma non siamo eroi neanche noi! Puoi dirci
tutto…” affermò
Ron meravigliandosi delle sue stesse parole.
A
sentire ciò Draco prese fiato e disse: “Non lo so
perché ho cercato di mandare
via quella voce! Temevo mi accusasse! Pensavo fosse adirato! Pensavo
volesse
perseguitarmi”.
Hermione
era perplessa: “Per quale ragione ti avrebbe dovuto
accusare!”.
“Già,
perché lo avrei dovuto fare?” domandò
l’anima di Harry.
Draco
ebbe un fremito. “E’ qui! L’anima di
Harry è qui! Ci può sentire!”.
Hermione
e Ron si guardarono attorno pensando di poter vedere l’anima
nella sua
fisicità, ma si resero subito conto del loro errore: non si
vedeva niente, e
loro non potevano neanche sentire la voce di Harry.
“Perché
avrei dovuto essere adirato?”.
“Okey!”
disse Draco prendendo fiato “Prima di dire qualsiasi cosa,
fatemi finire!”.
Nessuno
parlò.
“Mio
padre era contrario alla formazione dei gruppi di studio
così come l’avevamo
organizzato noi! Non voleva che diventassi amico dei Grifondoro o dei
Tassorosso. Ma io non volevo rinunciarci. Allora gli
dissi che mi ero tirato indietro e che non
avrei più parlato con nessuno di loro. Poi durante
l’incontro con Piton, Harry
propose di far venire i genitori alle nostre riunioni, e
così mio padre si
sarebbe reso conto della mia menzogna! Inoltre il Preside aveva
scoperto l’esistenza
dei gruppi e Harry aveva spiattellato subito la verità,
senza neanche far
resistenza! Mi sentivo tradito da Harry, e avevo paura …
paura della reazione ….”.
“di
tuo padre!” concluse Harry.
“Sì,
della reazione di mio padre!” concluse tra le lacrime Draco.
Hermione
e Ron erano bloccati.
“Perciò
quando ho cominciato a sentire la voce di Harry, ho pensato che volesse
vendicarsi
del mio comportamento, ho pensato che volesse tormentarmi e ho deciso
di
mandarlo via, di non ascoltarlo!”.
“E
cosa ti ha fatto cambiare idea?” gli domandò Ron.
Draco
divenne rosso in viso, ancora una volta si vergognava dei suoi
sentimenti.
Fosse rabbia o amicizia, non riusciva mai a trovarsi a suo agio quando
si
trattava di mettere a nudo le sue emozioni.
“Dopo
le lezioni sono sceso nei sotterranei per andare nella mia camera che
sta due
porte dopo quella di Harry. E mentre andavo ho visto Jiulius che
aspettava
Harry davanti alla porta della sua camera!” alcune lacrime
cominciarono a
scendere sul viso di Draco.
“Ho
pensato che non fosse giusto! Che io ero il responsabile e che forse
potevo
fare qualcosa! Ma io non so come trovare l’anima di Harry, e
lui che mi parla!
Così sono venuto all’infermeria!”.
“Io
non ti accuso di niente! So bene cosa vuol dire dover dimostrare in
ogni
momento di meritarsi l’affetto di chi si ha intorno!”.
“Grazie,
Harry!” disse Draco asciugandosi le lacrime.
“Harry
ti ha perdonato, vero?” chiese Hermione.
“Sì”
rispose Draco, che aggiunse: “Scusami per come ti ho trattato
davanti al
preside!”.
Hermione
ci pensò su, avrebbe voluto dirgli –Mai! Devi
pensare prima di parlare!- ma
capiva bene che per Draco Malfoy chiedere scusa dovesse essere molto
difficile
e perciò, diplomaticamente, accettò le scuse.
“Bene!
Adesso dobbiamo cercare un modo per far riunire l’anima di
Harry al suo corpo!”
affermò Ron.
“Ottima
idea! E’ proprio quello che volevo!”
“Bravo!
Harry ha detto che è proprio quello che vuole!”
riportò Draco.
“C’è
solo un posto dove possiamo trovare qualcosa!” disse sicura
Hermione.
Draco
non sembrò capire, mentre Ron , che conosceva bene la sua
compagna, sollevò lo
sguardo al cielo e con un sospiro concluse:
“Biblioteca!”.
Per
la prima volta da quando Harry era sotto
l’incantesimo di Illusione, Draco potè udire la
risata del suo compagno
Serpeverde.
Severus
aveva raccontato tutta la verità a Silente circa la notte in
cui salvò Harry.
Entrambi furono d’accordo nel pensare che l’anima
di Lily avesse legato Harry e
Severus.
“Anzi”
affermò Silente “E’ come se Lily avesse
cercato di affidarti il suo bambino! E
perciò si è creato un rapporto speciale tra
voi!”.
“Eppure
c’era Sirius! Lui era il padrino! Perché Lily
avrebbe dovuto lasciarlo a me!”.
“Questa
è una cosa che dovremo scoprire! Ma prima di tutto dobbiamo
pensare a come far
rientrare Harry nel suo corpo! Bisogna scoprire se voi siete stati i
primi a
essere soggetti a questo genere di magia, oppure se ci siano
precedenti!”.
“Albus,
io ho cercato informazioni ovunque durante questi anni, ma non ho mai
trovato
niente!”.
“Non
mi è difficile da credere. Tuttavia, come ti ho detto tante
volte, al mondo non
ci sono solo posti ma anche persone e non solo. Probabilmente non ha
mai pensato
di parlare con i fantasmi dei Gemelli senza nome!”.
“Non
ci ho pensato perché non so neanche chi siano”
spiegò frettolosamente Piton.
“Severus,
figlio mio, orami conosci quasi tutto quello che io conosco, ma
c’è ancora
qualcosa che ti sfugge. Io posso insegnarti magie che non troverai nei
libri,
posso svelarti misteri che per gli altri resteranno irrisolti ma solo
la
curiosità e la passione per il mondo e le persone ti
porteranno lontano!”.
“E
io ti posso insegnare pozioni che neanche
immagini…” rispose acido Severus.
“Esattamente!”
replicò euforico Silente “Perché le
pozioni ti hanno incuriosito da subito! All’inizio
è stata una passione verso le pozioni che conoscevi, poi
verso quelle che
ancora non esistevano al mondo. Se dopo aver posto le domande al mondo conosciuto, non hai
trovato la risposta né
nelle tue conoscenze, né in quelle degli altri, allora
è il momento di cercare
nel mondo sconosciuto!”.
“Ma
come faccio, se è un mondo sconosciuto” chiese
Severus.
“Cerca,
Severus, non smettere mai di cercare, anche quando sarai sicuro che non
c’è più
niente da cercare!” rispose con dolcezza Silente.
Severus
riflettè sulle parole del suo anziano amico. Forse aveva
ragione, cercare era l’unico
modo per trovare, non bastava domandare perché
può darsi che avrebbe incontrato
persone non disposte a rispondere, doveva cercare e farlo con
curiosità e passione
perciò disse: “Va bene! Allora
incontrerò i fantasmi di questi Gemelli senza
nome. Dove li trovo?”.
“La
mia risposta te l’ho già data!”
affermò Silente con il sorriso sulle labbra.
Severus
sogghignò. “Come vuoi tu! Allora
cercherò!”.
------------------
CIAO
RAGAZZE E RAGAZZI,
SCUSATE
PER IL RITARDO! HO GIA' IN MENTE COSA SCRIVERE NEL PROSSIMO CAPITOLO,
PERCIO' DOVRETE ASPETTARE DI MENO PER IL PROSSIMO AGGIORNAMENTO. NEL
FRATTEMPO SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA. HO CERCATO DI SPIEGARE
PERCHE' DRACO FOSSE INDISPOSTO NEI CONFRONTI DI HARRY, E INSERITO
HERMIONE E RON, SILENTE E' UN PO' DEFILATO E SEVERUS ... CERCHERA'.
FORSE
NEL PROSSIMO CAPITOLO RIESCO A INSERIRE SIRIUS E IN MINOR MISURA REMUS
MA NON PROMETTO. DIPENDE DA QUANTO DIVENTA LUNGO IL CAPITOLO STESSO.
MI
RACCOMANDO, RECENSITE IN TANTI....
A
PRESTO, ALIDA
Aloysia
Piton: quando si parla di violenza si dice spesso -Può
essere difficile trattenersi- però difficile o no, bisogna
imparare a trattenersi. Inoltre nel mondo magico non si arriva mai alle
mani, ci sono tanti incantesimi come la pietrificazione per esempio!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto, Severus scoprirà
qualcosa di molto importante, e i ragazzi più o meno
scopriranno la stessa cosa. E poi naturalmente ci sarà
l'imprevisto! A presto, Alida
Marty4ever:
come fa Severus a vedere lo spirito di Harry? Permettimi di non
rispondere a questa tua domanda, non voglio essere scortese ma il
prossimo capitolo sarà incentrato sulla risposta alla tua
domanda, perciò ti chiedo di pazientare e sentiti orgogliosa
perchè è una domanda intelligente che
è sfuggita a molti!
Elfosnape:
il momento Clou non è ancora arrivato, Draco e Harry si sono
chiariti ... ma sarà davvero così? Cosa implica
l'incantesimo di Illusione? E una volta che anima e corpo di Harry si
riuniranno cosa accadrà? Scrivere le risposte alle
recensioni mi ispira parecchio....
Karmysev:
Harry sta per rientrare nel proprio corpo ma comunque la sua
è stata una bella esperienza... dovrà vivere
ancora momenti emozionanti prima della fine della storia, che comunque
terminerà prima di Natale... o prima di
Capodanno....
BACI
A TUTTI, ALIDA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Serata proficua ***
CAP
11
Severus
rientrò nei suoi appartamenti con un peso sul cuore: ancora
una volta aveva
negato a Silente la verità totale, e cioè si era
“dimenticato” di dirgli che
lui poteva vedere l’anima di Harry. Non lo aveva fatto di
proposito,
semplicemente era un’informazione passata in secondo piano.
Quando
la situazione si complicava, Silente ne veniva fuori con qualcosa di
spettacolare, con l’effetto a sorpresa che lasciava Severus
interdetto e
deconcentrato. Solitamente Severus aveva sempre le idee chiare e non si
lasciava cogliere in fallo, ma con Silente le cose andavano
diversamente, tutto
si muoveva in maniera insolita e lui … lui lasciava correre
perché il preside
era suo amico, la sua fiducia nei confronti di Silente era totale e
sicuramente
quest’ultimo non avrebbe mai agito a suo discapito.
Silente
era un punto di riferimento per il pozionista che non poteva non notare
quanto
il preside fosse sempre un passo avanti agli altri. E comunque
l’anima di Harry
gli era comparsa innanzi solo una volta, e forse gli stava dando troppa
importanza.
Severus
si accostò alla sua libreria e prese i più
importanti testi di storia degli
avvenimenti magici e anime magiche. C’era un po’ di
tutto: effetti indesiderati
di incantesimi pronunciati male, pronunciati al contrario, pronunciati
bene ma
non riusciti –Come era possibile che un incantesimo non
riuscito avesse effetti
indesiderati!- pensò Severus, subito mise un segnalibro per
ritrovare la pagina
in seguito, quando avrebbe avuto più tempo da dedicargli.
Passò
al secondo libro “Quanti modi esistono per diventare
fantasmi?”. Domanda
interessante con risposte fantasiose anche per il mondo magico!
Il
tempo passava e la lettura si faceva ogni minuto più attenta
e impegnativa,
doveva controllare con attenzione di modo che non gli sfuggisse niente.
Alla
fine del secondo libro qualcuno bussò alla sua porta!
Severus era indeciso se
aprire oppure no! Se si fosse trattato di Harry,
Silente avrebbe usato la polvere magica
e senza tanti complimenti se lo sarebbe
ritrovato nel suo camino. Doveva trattarsi di qualche studente, ma
adesso non
voleva essere distratto e perciò non aprì.
Terzo
libro “Come riconoscere un fantasma”, il libro era
piuttosto grosso e gli
occupò gran parte della sera, compresa la cena. Quarto libro
“Fantasmi
conosciuti e certificati”.
“Eccoci
a noi!” disse Severus e con l’indice della mano
destra cominciò a scorrere
l’elenco dei nomi fino alla G. “Vediamo un
po’ dove siete miei cari Gemelli
senza nome, vediamo, vediamo Gamba del notaio, Gatto della nonna, Geldy
Frank …
Geldy Frank! Oh Merlino! Il fantasma del venditore di cioccorane che
c’era
quando ero ragazzo! Però, che impressione. Andiamo
avanti. Gold Michael … Go… e no! Non è
possibile! Gemelli deve per forza stare tra Geldy e Gold…
!”.
Severus
ricontrollò la lista ma non trovò
“Gemelli senza nome”.
“Forse
la loro presenza non è certificata” si disse.
“Perfetto! Adesso come faccio?”.
Il professore pensò e ripensò, gli vennero in
mente diverse idee ma nessuna che
potesse essere realizzabile in poche ore, e lui doveva agire in fretta.
La
stanchezza cominciò a farsi sentire pesantemente, gli occhi
si chiudevano, la
testa ciondolava avanti e indietro, il respiro si faceva pesante, in
breve il
professore si addormentò sui suoi libri.
Il
suo non fu un sonno agitato, era stanco eppure nel sogno si
sentì completamente
rilassato. Vide se stesso camminare in un prato e in lontananza
notò due
bambini, allora Severus, nel sogno, si avvicinò ai bambini e
con sua sorpresa
constatò che erano due gemelli, non solo, erano esattamente
come lui era stato
da bambino.
I
bambini lo guardarono e gli sorrisero. Sembravano felici.
Severus piegandosi
sulle ginocchia chiese loro: “Come
vi chiamate?”.
I
due bambini in coro gli risposero: “Severus”.
“Vi
chiamate tutti e due così?” domandò il
professore.
“Sì,
ma noi non siamo due” dissero all’unisono i bambini
“Siamo uno, siamo ciò che
puoi
vedere e ciò che non vuoi
vedere!”.
Severus replicò
“Come è possibile?
Io vi vedo tutti e due”.
I
bambini risero. “Tu ci vedi perché hai deciso di
vedere”.
“E
chi non vuole vedervi, cosa vede quando vi guarda?”
domandò incuriosito
Severus.
“Solo
ciò che può vedere, solo ciò che
può vedere, solo ciò che può vedere,
solo ciò
……”.
“Aspettate,
aspettate un po’!”.
I
bambini smisero di ripetere la loro cantilena, e Severus chiese.
“Come fate a essere
nel mio sogno? Voglio dire … i fantasmi non entrano nei
sogni degli altri”.
“Noi
non siamo fantasmi” dissero i bimbi ridendo.
“Come?
Non siete i fantasmi dei Gemelli senza nome?”.
La
risata dei bambini si fece sempre più forte: “Noi
abbiamo un nome! Ci chiamiamo
Severus”.
“Ma
perché mi siete comparsi allora? Io cercavo i fantasmi dei
Gemelli senza
nome!”.
“Perché?”
domandarono i bambini incuriositi.
“Per
sapere come far ritornare l’anima di un bambino dentro il suo
corpo”.
“Se
sei intelligente ti basterà ciò che noi ti
abbiamo detto” affermò uno dei
piccoli Severus.
E
l’altro aggiunse con un ghigno sul viso:
“Altrimenti continua a cercare ...”.
“Serpi!”
strillò Severus nel sogno e
contemporaneamente il professore si svegliò di soprassalto.
Si stropicciò gli
occhi e alzò il viso dal tavolo sul quale era appoggiato,
l’anima di Harry lo
fissava nel buio.
Contemporaneamente
quello stesso pomeriggio e quella sera…
“Allora,
ecco qui i libri che ci potrebbero interessare” disse
Hermione facendo volare
i libri in aria e lasciando che si posassero sul tavolo della
biblioteca.
Draco
lesse uno dei titoli: “Anime che si separano dal
corpo”.
“Incantesimi
inaspettati” lesse Ron.
“E
per me … Riunire con la forza anima e corpo” disse
allegramente Hermione.
“Ehi,
questo mi sembra un po’ esagerato!” disse Harry.
“Non
preoccuparti Harry” lo tranquillizzò Draco
“Credo che questo sia un libro di
interesse puramente teorico”.
“No,
no! Bisogna non tralasciare niente!” continuò
Hermione sicura del fatto suo
sentendo le parole di Draco.
“Tuttavia,
sarà la nostra ultima opzione” disse Ron cercando
di alleggerire i toni.
“Va
bene”.
Draco
voleva che anche gli altri due conoscessero i pensieri di Harry e
riferì “Sapete,
Harry mi sembra un po’ perplesso”.
“Harry”
disse Hermione a voce alta proprio come se potesse vederlo in piedi
davanti a
sé “Fidati di noi! Stiamo facendo tutto il
possibile per aiutarti”.
“Lo
so, e ho fiducia in voi. Solo che mi sento inutile. Non so cosa
fare”.
“Se
ti stai annoiando tanto,
ti consiglierei
di concentrarti su te stesso e pensare a cosa farai quando ti
riapproprierai
del tuo corpo”.
“Ottimo
consiglio!” disse Ron “E adesso, tutti a
lavoro!”.
Ciascuno
prese un libro e, in silenzio, cominciarono a leggere. Hermione
prendeva
appunti con cura, Draco inseriva segnalibri e Ron commentava a voce
alta per
essere zittito dai due amici immersi nelle loro letture.
Il
tempo volò. Harry osservava i tre ragazzi impegnati al
massimo e si domandava
cosa trovassero in lui i suoi amici. Certamente non era il tipo di
persona che
si demoralizzava facilmente, non era un genio, anche se aveva una buona
memoria, aveva scelto di stare in una camera da solo, eppure la sua era
la
stanza più frequentata dei sotterranei.
Harry
era ancora molto giovane però ebbe l’impressione
che più le persone rimangono
se stesse, senza montarsi la testa, più è facile
avere amici su cui poter
contare. Draco era suo amico e il Fanta-petardo non aveva dato fuoco a
questo
bel sentimento.
Erano
già le 7:30, dopo mezz’ora la biblioteca sarebbe
stata chiusa. Ron si
stiracchiò le braccia. “Io ho finito”
disse, richiamando l’attenzione degli
altri due. “In tutto questo libro è riportata solo
un’informazione che a me
sembri utile”.
Hermione
si mise la mano sotto il mento e con molta serietà rispose.
“Ti ascoltiamo”.
“Gli
incantesimi inaspettati hanno il potere di perpetuarsi nel tempo!
Ciò significa
che l’incantesimo di Illusione potrebbe durare in
eterno!”.
“Sei
sicuro?” chiese Draco.
Ron
fece una piccola smorfia di sofferenza con le labbra e rispose:
“Purtroppo sì”.
“Il
fatto che possano perdurare non significa che questa
eventualità mi riguardi!”
affermò spaventato Harry.
“Harry
è molto preoccupato, dice che forse questo non è
il suo caso” riportò Draco.
Ron
sfogliò il libro fino a raggiungere la pagina desiderata.
“L’autore afferma che
chi si trova sotto un incantesimo inaspettato ha in sé
l’energia di portare a
termine l’incantesimo, si tratta di
volontà”.
Harry
non disse nulla ma era piuttosto contrariato, lui voleva riprendersi il
suo
corpo anche se nello stato in cui si trovava cominciava a sentirsi
molto bene,
non aveva preoccupazioni, non avere obblighi e doveri, poteva comunque
vedere
le persone che amava, e se gli altri non potevano vederlo o comunicare
con lui
non era poi così importante! Nonostante questo lui voleva
indietro il suo
corpo, perché più le ore passavano più
si rendeva conto di essere padrone dei
propri pensieri, forse non ancora del proprio destino, ma dei propri
pensieri
sì e questo era un buon punto di partenza.
Draco,
non sentendo Harry parlare, spiegò:
“Anch’io ho trovato qualcosa che potrebbe
dare sostegno alla tua informazione. Nel terzo capitolo si dice che la
divisione tra anima e corpo avviene solo se il soggetto interessato non
accetta
se stesso così com’è, e se non riesce a
prospettare un modo per cambiare la sua
situazione”.
Harry
si sentì in imbarazzo, sembrava che gli autori dei libri lo
conoscessero.
“Bhè,
cosa c’è di strano! Tutti vorremo cambiare ed
essere un po’ diversi! No?”.
Draco
riportò ciò che Harry gli aveva detto.
“Hai
ragione” disse quasi a bassa voce Hermione “Tutti
vorremo essere diversi, ma è
solo questione di tempo! Prima o poi cresceremo anche noi e potremo
realizzare
tutti i nostri progetti. Allora saremo contenti di ciò che
siamo”.
“Forse
il problema è questo, Harry” affermò
incerto Ron “Se tu riuscissi ad
affrontarti e a metterti in pace con te stesso, allora forse
riusciresti a
riprenderti il tuo corpo”.
La
sveglia magica della biblioteca suonò, erano le 20:00 e
tutti gli studenti
doveva uscire per andare a cena. Ron ed Hermione si diressero verso la
Sala
Grande, Draco scese nei sotterranei, doveva parlare con Severus. Harry
e
Severus forse avevano scambiato qualche parola e può darsi
che Harry gli avesse
fatto delle confidenze.
Severus
non era l’ultimo arrivato e sicuramente non aveva bisogno
delle informazioni
che lui gli avrebbe dato, ma Draco decise di tentare, male che andasse
si
sarebbe preso una sgridata del padrino.
Tuttavia
quando Draco bussò alla porta del suo professore, nessuno
aprì. Era strano!
Severus riceveva gli studenti a tutte le ore. Evidentemente aveva
qualcosa di
importante da fare oppure non c’era. Draco voltò
le spalle e andò a cena.
L’anima
di Harry intanto entrò nella stanza di Piton dove il
professore dormiva sopra i
libri poggiati sulla scrivania. Harry lesse i titoli, anche qui si
lavorava per
lui. Osservò il professore, lui era un adulto e
probabilmente gli piaceva
essere se stesso.
-Il
professore Piton ama essere il professor Piton! Si vede da come dorme,
è così
sereno- pensò Harry –Un giorno anch’io
non avrò problemi a chiudere gli occhi
e sognare-.
Proprio
in quel momento Severus si svegliò di soprassalto, Harry lo
fissò. –Possibile che
anche Severus avesse degli incubi che lo tormentavano? Che non fosse
libero da
incubi? Che non fosse pienamente soddisfatto di sé?
I
due restarono a fissarsi per
un bel po’,
poi Severus si avvicinò all’anima di Harry e
disse: “Harry c’è solo un modo per
rientrare nel tuo corpo”.
Il
viso di Harry si fece speranzoso.
“Devi
accettarti per quello che sei, e devi affrontare la parte di te che
vuoi tenere
nascosta agli altri”.
La
tristezza scese su quei grandi occhi verdi.
“Non
essere triste, Harry. Puoi farcela! Io ti
aiuterò!”.
La
bocca di Harry si muoveva velocemente, dicendo parole che il professore
non
poteva sentire. Il
bambino era agitato,
e si muoveva sempre di più.
“Harry,
ascoltami bene, adesso io farò il primo passo e poi
spetterà a te. Io sono
stato per molto tempo amico di tua madre, poi le nostre strade si sono
divise
ma quando mi sono accorto che lei, che voi eravate in pericolo, ho
cercato di
aiutarvi. La notte in cui i tuoi genitori sono morti, io ero nella tua
casa,
sono stato io a salvarti e uccidere il Signore oscuro”.
L’anima
di Harry non si scompose.
“Silente
si è preso il merito perché io gliel’ho
chiesto! Non volevo che ti sentissi in
debito con me, pensavo di non meritarmi il tuo affetto”.
“Mia
madre … …. … … …
… abbraccio … …
…”.
Questa
volta fu Severus a trasalire. “Harry, io cominciò
a sentirti! Come è possibile?”.
Harry
si portò le dita agli occhi e poi le portò verso
gli occhi Harry e fece un
sorriso rassicurante, poi si portò le dita alle orecchie e
poi verso quelle di
Severus e il suo sguardo si fece interrogativo, come a dirgli
–Se mi vedi, perché
non puoi sentirmi?”.
Severus
sorrise tra sé e sé : “Possiamo vedere
solo ciò che vogliamo vedere e sentire
solo ciò che vogliamo sentire, sia che si tratti di noi
stessi sia che si
tratti degli altri!”.
“Mia
madre mi aveva già raccontato tutta la verità,
tramite quell’abbraccio che ci
unì! Mi dispiace, ma solo adesso che sono solo anima me ne
rendo conto. Quando
avevo un corpo molte cose mi sfuggivano”.
“Harry
se vuoi impossessarti nuovamente del tuo corpo, devi raccontarmi quella
parte
di te che tieni nascosta a tutti”.
“Anche
Ron, Draco ed Hermione mi hanno dato praticamente lo stesso
consiglio”.
“Significa
che sono buoni amici e che sono anche più preparati di
quanto ci si
aspetti da dei ragazzi del primo anno”
constatò Severus.
Harry,
con una calma irreale, cominciò a parlare: “Ho
sempre pensato che sarei dovuto
morire con i miei genitori perché è evidente come
io sia solo un peso per
Sirius Black. Mi sono sempre sentito inadeguato, insomma io obbedisco
sempre a
tutti gli ordini che ricevo, sia a casa sia a scuola, eppure alcuni mi
pesano
parecchio”.
Severus
ascoltava in silenzio, il sonno però si faceva sentire
sempre di più e la vista
gli si annebbiava.
“Quando
ero a casa e S….. mi
sgridava e mi puniva
pensavo che se …………
più bravo, più uguale a mio padre, forse le cose
sareb….
cambiate, ma non riusc..o mai a trasformarmi in qualcosa che a mio
padr….
piacesse”.
Severus
si stropicciò gli occhi, non era possibile che si stesse
addormentando! Quante
notti insonni aveva fatto studiando per un esame, preparando pozioni,
confrontandosi con i suoi limiti! Gli occhi lo stavano ingannando e
anche le
orecchie.
“Quando
……….. qui e sono
……….. tra i Serpeverde
……………….
un’altra delusione per Sirius,
ma non potevo farci niente. Poi ………. i
miei compagni ………. te, e poi
……….i
gruppi e ho capito che
…………………”.
Severus
si guardò attorno, l’anima di Harry non
c’era più, non riusciva a vederla e non
riusciva a sentirla. Eppure lui non l’aveva mai rifiutato! Un
attimo prima
Harry parlava davanti a lui e subito dopo!
“Oh,
Merlino!”
sussurrò Severus alzandosi e
volando verso l’infermeria.
Entrò
di fretta senza bussare, sebbene fosse tardi e sapesse quanto Madama
Chips ci
tenesse a non disturbare i pazienti dopo le dieci di sera, e vide Harry
con gli
occhi aperti che si guardava attorno e sorrideva a Jiulius.
“Harry!”
lo chiamò dolcemente Severus.
“Professore!”
rispose Harry stanco ma felice “Mi ha salvato
un’altra volta! La mamma mi aveva
detto che avrei potuto fidarmi di te in qualsiasi occasione”.
Severus
non aveva parole per esprimere tutta la gioia e la tristezza che
combattevano
nel suo cuore e nella sua anima.
“Dobbiamo
parlare, Sev, ho tante cose da riferirti” disse Harry.
Il
professore rimase pietrificato da quella
parola. Sì, perché lui non aveva sentito
nient’altro se non una parola: Sev!
CIAO CARISSIMI,
SCUSATE IL
RITARDO MA SONO VITTIMA DI UNO SPLENDIDO NIPOTINO CHE SI IMPOSSESSA DEL
PC PER GUARDARE CAMION, TRATTORI, RUSPE E QUANT'ALTRO SU YOUTUBE! HO
MEGLIO, VISTO CHE HA SOLO DUE ANNI, NON E' CHE SE NE IMPOSSESSI MA MI
PRENDE PER SFINIMENTO!
DETTO QUESTO, HO
FATTO RISVEGLIARE IL BEL ADDORMENTATO!
MI SPIACE, MA
NON C'ERA POSTO PER SIRIUS, E QUANDO LEGGERETE CIO' CHE FARA'
SICURAMENTE MI CHIEDERETE PERCHE' NON L'HO LASCIATO IN DISPARTE!
FATEMI SAPERE
COSA VE NE SEMBRA DEL CAPITOLO.
BACI E ABBRACCI,
ALIDA
Marty4ever:
spero di aver aggiornato in tempi apprezzabili. La risposta
è questa, per tenere uniti anima e corpo bisogna affrontare
se stessi e accettarsi per quello che si è! Fammi sapere se
avevi azzeccato... un abbraccio, Alida
Elfosnape: Scusa
ma Sirius non sono riuscita a inserirlo, nel prossimo, sicuro al 100%
ci sarà, ma non so se sarai contento del suo
comportamento... alla prossima, Alida
GilGalahad:
grazie per i complimenti! Severus e Harry che andranno a vivere assieme
non era nei miei piani ma forse sarà inevitabile ... a
presto, Alida
Aloysia Piton:
la storia dei Gemelli senza nome è molto bella è
triste. Io avevo intenzione di inserirla in questo capitolo ma poi
Severus si è messo a sognare se stesso e così i
Gemelli aspetteranno, comunque il loro ingresso non sarà
forzato. Ho tutto in mente, non sono sicura se riuscirò a
inserirla nel prossimo capitolo o meno, ma credo che sarà
fra due o tre, anche se qualche riferimento ci sarà sempre.
Per quanto riguarda la tua nota sui punti esclamativi, mi è
sembrata esagerata, mi sono fatta una risata e ho riletto il capitolo
che ho postato oggi, dunque SCUSA TANTO! Hai completamente ragione:
faccio un uso smisurato dei punti esclamativi, prima di postare ne ho
cancellato una ventina. Non mi rendevo conto di usarne così
tanti. Probabilmente li uso perchè mi sembra di non riuscire
a trasmettere stupore, meraviglia, e alle volte li uso per sottolineare
l'importanza di quello che scrivo. Dovrò darmi una calmata.
GRAZIE, di avermelo fatto notare, cercherò di correre ai
ripari. Ti abbraccio forte, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Verità nascoste ***
CAP
12
Remus
rimase a casa di Sirius un paio di giorni per aiutarlo e dargli un
po’ di
conforto. Sirius si era reso conto di quanto il suo comportamento fosse
stato
stupido e infantile e immaginava che Silente e Severus avrebbero fatto
il
possibile per togliergli la custodia di Harry.
Era
abitudine di Sirus rifugiarsi nell’alcol quando si trovava ad
affrontare un
problema che non poteva risolvere con la forza o la prepotenza, bere,
però, gli
confondeva ancora di più i pensieri rendendolo incapace di
formulare possibili
soluzioni.
Poi,
a forza di bere, i problemi venivano dimenticati, ma una volta sobrio
la
situazione peggiorava ancora di più perché si
accorgeva di aver dimenticato
anche se stesso, la sua vera natura, le persone che gli stavano attorno
e i
suoi principi.
E
questa realtà faceva male, un male che attanagliava lo
stomaco e glielo
scombussolava, che raggelava il corpo rendendolo facile preda di
rotture e
spaccamenti, un male che solo il calore poteva guarire, il calore del
sole, di
un abbraccio e … di un altro bicchiere di whisky.
Remus
vedeva il suo amico rovinarsi giorno dopo giorno, aveva cercato di
convincerlo
che se Severus e Silente non avevano mai messo in discussione la
custodia di
Harry, certamente non lo avrebbero fatto ora che potevano stargli
vicino nove
mesi su dodici.
Sirius
però sembrava certo delle sue parole, glielo avrebbero
portato via. E questo
pensiero lo tormentava. I
discorsi di
Remus non sembravano tranquillizzarlo.
“Sirius,
anche se volessero portartelo via, dovrebbero avere il consenso di
Harry e lui
non ti lascerà mai”.
“Come
fai a esserne sicuro? Quel giorno ad Hogwarts io ho detto cose
terribili!”.
“Non
voglio demoralizzarti ancora di più, Sirius, ma sono undici anni che gli dici
cose terribili e
nonostante tutto lui ti ha sempre perdonato”.
“Adesso
è diverso. Ha conosciuto Silente e Severus, e va
d’accordo con entrambi”.
“Questo
è molto bello, e non gioca a tuo svantaggio”.
“Non
gioca a mio svantaggio? Perché tu non sai
…”. Sirius si bloccò, chiuse gli
occhi per trattenere le lacrime e … l’angoscia.
Remus,
in quel momento, ebbe la sensazione che Sirius gli stesse nascondendo
qualcosa
di veramente importante. “Io non so che cosa?”.
Sirius
si agitò e si verso da bere, le mani gli tremavano
nervosamente.
“Sirius!
Mi stai nascondendo qualcosa? C’è qualcosa che io
dovrei sapere e che non mi
stai dicendo?”.
“No,
dai! Cosa ti salta in mente. Non volevo dire così”
disse con un sorriso
beffardo che mal celava la sua ansia.
“Io
sono tuo amico. Devi fidarti di me ed essere sincero. Cosa mi stai
nascondendo?”.
“Niente,
Lunastorta. Dai, vuoi bere con me? Mi vuoi fare compagnia?”.
-Lunastorta-
pensò Remus –Se mi chiama così non
è un buon segno-.
“No,
grazie. Non bevo e non dovresti bere neanche tu. Non ti fa bene e ti
riduce
come uno straccio”.
“Non
esagerare adesso, Remus. So reggere un bicchiere di whisky!”
rispose Sirius
sentendosi provocato.
“E’
da due giorni che non fai altro che bere …”.
“E
con ciò …” disse con tono arrogante
l’altro.
“Bevi,
bevi pure. Io devo uscire a fare una commissione. Tornerò
per cena”.
“Sì,
vai pure. Mi ritroverai sul divano”.
Remus
prese il suo vecchio cappotto e uscendo lanciò
un’occhiata sul suo amico.
Quanto sembrava invecchiato! La sofferenza piegava, l’alcol
avviliva ma un
segreto tenuto nascosto poteva anche spezzare una persona se questa
pensava di
venire smascherata.
Doveva
prendere in mano la situazione o con
le buone oppure ….
Madama
Chips aveva somministrato ad Harry una pozione di Sonnosenzasogni e una
Rinvigorente, per curare anima e corpo. L’incantesimo di
Illusione lasciava
molto deboli non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente, le
persone
entravano in contatto con una parte di loro che spesso non si prende in
considerazione o con la quale poche persone riescono a comunicare
durante i
sogni.
Era
un’esperienza coinvolgente ma stancante e
l’infermiera di Hogwarts voleva che i
suoi pazienti guarissero per bene, così non lasciava niente
al caso.
Tuttavia,
al suo risveglio Harry trovò vicino sia Silente sia Severus,
entrambi erano
curiosi di conoscere le sensazioni e le esperienze che
l’anima di una persona
poteva sperimentare quando veniva separata dal proprio corpo.
Già
Harry aveva riferito di aver percepito la realtà
diversamente e di esser venuto
a conoscenza di fatti a lui ignoti, come se la fisicità lo
avesse distratto dal
prendere coscienza di parte se
stesso.
Ovviamente avere un corpo significa sempre dare ampia considerazione
alla
realtà materiale, ma è molto raro che questo sia
sufficiente allo sviluppo
psichico degli esseri umani, a prescindere dalla loro componente magica.
Anche
i babbani, infatti, che pur vivono una vita senza magia, nonostante
abbiano
superato i loro limiti con scienza e medicina, non possono far a meno
di porsi
domande circa l’esistenza o meno dell’anima, circa
il senso della loro vita e
finanche della vita delle altre specie animali.
E
si incontrano sempre tante persone, babbane o magiche che siano, che si
ostinano a non voler vedere le risposte anche più evidenti
solo perché non
hanno il coraggio di accettarle pienamente, o perché non
possono dimostrare a
tutti di aver ragione.
E
così nella vita … quando una persona si domanda
“Perché le stelle stanno in
cielo? Gli esseri umani hanno un’anima? Chi ha creato tutto
l’universo?” e poi
l’esperienza della vita gli offre una risposta, quella
persona resterà sempre
con il dubbio se esser arrivata alla giusta conclusione o no, come se
si fosse
risposta da sola, e non accettasse ciò che la vita gli
svela, proprio perché la
vita in sé non offre risultati materiali ma solo astratti.
E
chi si rifiuta di ascoltare i discorsi dell’anima vive una
vita senza risposta,
immerso com’è in un corpo che vede ciò
che vuol
vedere ma si rifiuta di vedere ciò che potrebbe.
Ora,
Harry, aveva vissuto l’esperienza di vedere oltre i suoi
limiti fisici. La sua
realtà era cambiata, e poiché la sua vita era in
stretta relazione con quella
di altri, era cambiato anche il suo modo di vedere gli altri e forse
era venuto
a conoscenza anche di fatti che riguardavano altri.
“Bentornato,
Harry. Ci hai fatto spaventare, sai?” disse scherzosamente il
preside.
Harry
prese fiato e rispose: “Mi dispiace, non volevo creare
problemi!”.
“Non
preoccuparti, non è colpa tua” affermò
Severus.
Silente
si sedette ai piedi del letto e, accarezzando la gamba di Harry coperta
da un
soffice piumone, chiese: “Harry cosa ti ricordi
dell’esperienza che hai
vissuto?”.
Harry
chiuse gli occhi come se volesse tornare indietro nel tempo e
ripercorrere
tutto dal principio. “Ricordo che ero entrato in camera per
salvare Jiulius e
poi mi sono ritrovato in infermeria. Mi sono svegliato e ci siamo
scambiati due
frasi” disse diretto a Severus “Il giorno dopo,
però, quando è arrivato Sirius
Black, non riuscivo più a comunicare con nessuno. Voi
parlavate, io vi sentivo
ma voi non mi sentivate”.
Harry
si fermò, era difficile rivivere quei momenti in cui il suo
tutore aveva
confessato di averlo considerato come un peso per
tutta la sua vita. Silente guardò in faccia
Severus, il professore stava cercando le parole giuste, ovvero
equilibrate e
diplomatiche, per dire al ragazzino che suo padrino era uno stupido che
non
meritava neanche la sua considerazione, ma evidentemente a Severus non
venne in
mente niente di delicato perché continuò a stare
zitto.
Allora
Silente ruppe il silenzio: “Non è facile crescere
un bambino da soli. Si
possono compiere molti sbagli, Harry. Questo però non
significa che non si
provi amore”.
Harry
aprì gli occhi e sorrise debolmente “Sono molto
stanco”.
“Non
vuoi continuare a parlare ancora un po’?”
tentò di invogliarlo Severus.
“Come
hai fatto a non sentirmi e a non vedermi se la notte prima mi avevi
visto?” gli
domandò Harry.
“Credo
che sia dipeso dal fatto che io ti credevo svenuto! Era normale che ti
risvegliassi, perciò ti ho visto e sentito! Poi abbiamo
scoperto che eri sotto
l’incantesimo di Illusione e io ho pensato di non poter
più comunicare con te,
e convincendomi di questo mi sono precluso la possibilità di
vederti e
sentirti!”.
“Capisco.
Però Hermione e Ron volevano comunicare con me ma non
riuscivano a vedermi né
sentirmi” notò Harry.
“Volevano
farlo ma credevano fosse necessario qualcosa di particolare, come un
incantesimo. Non hanno mai creduto che bastasse volerti
vedere
per poterti vedere” rispose Severus.
Harry
lo guardò con aria da saputello: “Eppure a me
continuavano a dire –Se vuoi
rientrare nel tuo corpo devi volerlo tu! E’ una questione di
volontà! E loro
invece …”.
“Accade
sempre così” disse Silente “La gente
offre tanti consigli ma non si dà mai la
pena di metterne in pratica uno”.
Madama
Chips, che gironzolava attorno ai tre maghi da un po’, fece
subito notare:
“Come chi vieta agli altri di visitare i pazienti appena
svegliati e poi non li
lascia neanche il tempo di aprire gli occhi per fare domande”.
Severus
fece una smorfia di disapprovazione
mentre Silente ed Harry sorrisero. “Forse è meglio
che ti lasciamo riposare per
ora. Torneremo dopo le lezioni” disse il preside e Madama
Chips con un sorriso
di circostanza sulle labbra fece segno a Severus di seguire Silente.
Remus John Lupin non era
un uomo malvagio,
anzi durante tutta la sua vita aveva sempre cercato di comportarsi nel
miglior
modo possibile. Andava incontro alle persone che gli stavano vicino,
non le
giudicava, e cercava di soprassedere ai soprusi di cui restava vittima,
di
superarli a modo suo.
Questa
pazienza, però, non gli impediva di avere dei momenti da
“Malandrino”, di
stufarsi della sua posizione e operare in modo poco onesto e consono al
suo
carattere pur di raggiungere il suo obiettivo, soprattutto se si
trattava di
Sirius Black.
A
Sirius teneva in particolar modo perché lo aveva sempre
trattato normalmente,
cioè non lo aveva allontanato da sé quando aveva
scoperto la sua licantropia e
gli aveva offerto, veramente con tutto il suo cuore e con
sincerità, la sua
amicizia incondizionata.
Per
questo motivo, Remus si sentì in colpa quando
tornò a casa di Sirius con
l’intenzione di farlo
ubriacare ed
estorcergli delle informazioni. Era un’azione subdola e
disonesta però, se Sirius
gli aveva mentito allora neanche lui si era comportato correttamente.
Tuttavia
al suo rientro Remus non trovò nessuno! Sirius era uscito e
gli aveva lasciato
un biglietto sul tavolo: “Sono ai Tre manici di scopa! Non so
se rientrerò per
la notte!”.
“Non
poteva andarmi meglio!” disse Remus e con un po’ di
polvere magica, dal camino
di Sirius si trovò nel camino del locale. Con noncuranza si
tolse un po’ di
cenere dal cappotto e dai capelli brizzolati, poi si guardò
attorno ma non vide
l’amico.
Chiese
di lui al bancone e gli dissero di provare nel retro. “Nel
retro?” ripetè
incerto Remus.
“Sì,
nel retro! Di solito è lì che finiscono tutti
dopo due bottiglie di Whisky
incendiario!” gli venne risposto.
Remus
non chiese spiegazioni; c’era solo un motivo per cui i
clienti di un bar
dovessero finire al bagno o nel retro. Infatti quando si
trovò all’aperto vide
Sirius in un angolo che vomitava!
“Oh,
Merlino! Questo non ci voleva!” disse Remus che
però penso anche –Almeno è
già
ubriaco!-.
Senza
pensarci due volte, Remus si avvicinò a Sirius e mettendogli
la mano sulla
fronte lo sostenne fino a che l’amico non si
svuotò del tutto lo stomaco, che
peraltro non aveva granché. Dopodiché lo sostenne
con il braccia fin dentro il
locale, e i due presero un tavolino.
Sirius,
come sempre, fece lo sbruffone. “Grazie, Remus, ma non ho
intenzione di bere
altro per oggi!”.
“Non
c’è problema” ribatté
l’altro serio “Non sono venuto qui per bere con te
ma solo
per parlare”.
“Parlare
di cosa?”.
“Non
lo so, vorrei me lo dicessi tu”.
“Remus,
come sei difficile! Non potresti essere più chiaro, sai non
sono molto lucido
in questo momento e non riesco a seguire i tuoi discordi
criptici”.
“Come
vuoi! Voglio sapere perché pensi che Silente e Severus ti
vogliano portar via
Harry. Voglio la verità, quella che mi stai nascondendo da
… da sempre”.
Sirius
chiuse gli occhi e strinse le mani. Poi si guardò attorno
nervosamente. “E’
successo qui. Tutto ha avuto inizio qui”.
Remus,
pazientemente ascoltò.
“Iniziò
per gioco, un bicchiere per festeggiare, uno per dimenticare, uno per
non
sentire il dolore, uno per accompagnare un amico, uno per farmi
sfrontato con
le ragazze, e poi i bicchierini di liquore sono diventati due, poi tre
e poi
una bottiglia”.
“Sirius,
la morte di James e Lily è stata dura anche per me
però ci sono altri modi per
affrontare le difficoltà, non credi?”.
“Sì,
ci sono. Io però non ho iniziato a bere dopo la loro
morte”.
“E
quando?”.
“Ho
iniziato a bere, all’incirca un anno prima della loro
scomparsa” rispose
Sirius.
“E
perché non ce ne hai parlato? Ti saremmo stati
vicino!”.
“Remus,
stavamo combattendo la guerra contro Voldemort! C’erano cose
più importanti di
un alcolizzato!”.
Remus
non era d’accordo, niente era più importante di un
amico. E la guerra contro
Voldemort significava proprio questo, che non c’era niente
più importante
dell’amicizia e che il bene avrebbe vinto sempre.
“James
cercò di starmi vicino. Quando capì che stavo
sviluppando la dipendenza
all’alcol mi stette vicino e nascose questo mio problema a
diverse persone,
anche a te, ma solo perché lo supplicai di farlo”.
“James
sapeva e non mi disse niente?” domandò incredulo
il licantropo.
“Non
prendertela a male, te ne prego. Lui avrebbe voluto parlartene, e
sicuramente
lo avrebbe fatto, ma la morte gli impedì di farlo”
affermò con afflizione
Sirius.
“Perciò
tu pensi che Silente e Piton potrebbero far leva su questo problema per
toglierti Harry?”.
Sirius
si fece sempre più cupo. “No, non credo questo.
Severus sapeva che io avevo
problemi con l’alcol e se lo sapeva lui lo sapeva anche
Silente …”
“E
allora? Di cosa hai paura?”.
“Vedi
Remus, Lily non era molto comprensiva con me come lo era James. Forse
aveva
ragione, non lo saprei dire, o forse lo so ma non voglio ammetterlo.
Sta di
fatto che il giorno prima della loro morte, io andai a trovarli, ero
completamente ubriaco. Presi in braccio Harry e lui mi cadde,
fortunatamente
non si fece niente ma Lily si spaventò parecchio e mi disse
che se avessi continuato
a bere non mi avrebbe più permesso di prendere Harry e pur
essendo io suo
padrino, avrebbe nominato un tutore legale”.
“E
James cosa disse?”.
“James
appoggiò Lily” disse brevemente Sirius.
Remus
era titubante “Vuoi dire che lui non ti difese?”.
Sirius
si massaggiò la barba, ormai di tre giorni.
“All’inizio sì, ma poi io dissi
loro che ero felice di sbarazzarmi di Harry e che avrei ceduto a Peter
il ruolo
di Custode segreto perché non mi interessava più
niente di loro. A quel punto,
James forse si sentì tradito, non so, ma decise di sostenere
Lily”.
“Non
lo biasimo” disse semplicemente Remus.
“Neanche
io. Nessuno dei due” fu d’accordo Sirius che dopo
aver riempito i polmoni
d’ossigeno, continuò: “Il giorno dopo
morirono, e io mi ritrovai con Harry.
Avrei dovuto essere onesto e rifiutare la custodia del bambino, ma mi
ero
pentito e decisi di darmi una seconda possibilità. Tuttavia
il volere espresso
dai genitori ha più potere del volere del padrino, e se
Silene e Severus
venissero a conoscenza di questo scontro …”.
“Come
potrebbero farlo? E’ impossibile!” disse con calma
Remus.
“Non
c’è niente di impossibile nel mondo
magico, Lunastorta. Lo sai anche tu”concluse Sirius guardando
l’amico negli
occhi.
Nel
pomeriggio Severus dovette fare la fila per parlare con Harry.
Hermione, Ron e
Draco si trattennero
parecchio parlando
del più e del meno, non si addentrarono in domande
impegnative che avrebbero
affaticato il loro amico, dimostrando una maturità superiore
rispetto a quella
degli adulti.
“Harry”
disse Draco “Quando starai meglio sarei felice di parlarti a
quattrocchi, se
non ti dispiace. Ci sono cose che vorrei spiegarti”.
“Non
c’è problema, anch’io ho qualcosa da
dirti e ti prego, non sentirti in colpa.
Se non avessi avuto questo piccolo incidente sarei rimasto
all’oscuro di fatti
per me importanti”rispose Harry.
Dopo
Draco e i due Grifondoro se ne andarono lasciando spazio libero al loro
professore di pozioni. “Ti sarai stufato di sentirti chiedere
come stai, vero?”
esordì Severus.
“Non
può sapere quanto” sbuffò Harry.
“Allora
non te lo chiederò. E comunque, scusa il mio egoismo ma in
questo momento,
avendoti già visto stamattina e sapendoti fra le cure di
Madama Chips, sono più
interessato ad altri aspetti della tua persona”.
“Ad
esempio?” chiese Harry quasi sicuro di conoscere la risposta.
Severus
lo guardò speranzoso, voleva davvero credere che Lily avesse
parlato con Harry
e gli avesse lasciato un messaggio. “Ad esempio, la tua
anima”.
“Già”
disse semplicemente Harry.
“Sempre
che tu me ne voglia parlare” aggiunse il professore
“Sai, quando ti sei ripreso
mi hai chiamato Sev, e solo una persona al mondo mi chiamava
così”.
“Mia
madre” specificò Harry, che tuttavia non sembrava
intenzionato ad andare
avanti.
Severus,
però, non riusciva a trattenersi, lui voleva sapere, doveva
sapere! “Sarebbe
molto egoistico chiederti di fare uno sforzo ulteriore?”.
“No,
e solo che non so da dove cominciare”.
“Bhè,
potresti dirmi se hai visto tua madre o l’hai solo
sentita” provò il professore.
“Non
l’ho vista e non l’ho neanche sentita, almeno non
nel modo in cui si intende
normalmente” spiegò Harry “Nel momento
in cui mi sono reso conto di essere
separato dal mio corpo tutto è diventato più
piacevole! Sì, io cercavo di
comunicare ma non ci riuscivo e quando ci sono riuscito, prima con
Draco e poi
con lei non è andato subito tutto bene, però
avevo quella che di solito si dice
-una sensazione piacevole-.
Ero
sereno in fin dei conti, mi sentivo leggero e non avevo dolori. Mi sono
reso
conto che il mio corpo era sempre stato un limite e che in quello stato
riuscivo a capire con facilità tutto ciò che,
anche adesso, mi sembra sfuocato
e difficile da esprimere. Riuscivo a vedere dentro di me,
perché ripensandoci,
in quel momento ero solo ciò che c’è
dentro di me!
E
lì, ho sentito mio padre, mia madre, Sirius Black, il
preside Silente e anche
lei e poi tante altre persone che non ricordo di aver mai visto prima.
Alcune
cose che ho sentito, ora mi spaventano, ma allora le percepivo con
distanza
perché non potevano ferirmi, eppure erano
chiarissime”.
Severus
ebbe un fremito, Harry aveva sentito cose che lo avevano spaventato,
probabilmente erano cose che lo riguardavano, che riguardavano il suo
passato
da Mangiamorte e le sue terribili azioni. Ebbe un attimo di
smarrimento, ma il
suo viso non lasciò trasparire niente.
Harry
sorrise e pensò che sarebbe stato curioso nel sapere cosa
stesse pensando il
suo professore in quel momento.
“Ciò
che mi ha spaventato di più, è stata una lite tra
i miei genitori e Sirius
Black” disse con il fiato corto “Loro volevano
assegnarmi un altro tutore
legale!”.
Severus
fu convinto di aver sentito male, ma non era così.
“La
mamma diceva che Sirius era sempre ubriaco e che aveva paura per me e
papà le
diede ragione. Poi la presenza di Sirius sfuocò e
papà chiese
a mamma chi poteva
prendersi cura di me e mamma disse
–Se solo Sev fosse dalla nostra parte … -
Papà
non rispose subito però ho avvertito l’impressione
che anche lui fosse
d’accordo”.
Severus
rimase sconcertato, i Potter avevano pensato di affidargli Harry. Come
era
stato possibile, e perché Sirius non aveva raccontato tutto
a chi di dovere.
Non era giusto. Harry era stanco, i ricordi di
quell’esperienza lo stavano
mettendo a dura prova.
“Harry,
per oggi credo vada bene così …”
“No,
aspetti professore, mi faccia finire. Ho solo un altro ricordo
importante da
raccontarle”.
Severus,
che si era alzato dalla sedia, si risedette facendogli cenno di
continuare.
“E’
un ricordo molto chiaro. Io ero piccolo e piangevo, c’era
qualche persona
cattiva e mamma e papà strillavano, poi ho sentito la sua
presenza professore e
quella di Silente, ho visto delle luci e ho sentito mamma e
papà dentro di me
che assieme ripetevano il suo nome, ma non dicevano Sev, dicevano il
nome per
intero Severus Piton e io ho avvertito un gran calore e mi sono sentito
protetto!”.
“Ciò
significa che io …” iniziò a dire
Severus, ma non riuscì a terminare la frase
perché
gli si formò un nodo in gola che glielo impedì.
Per
lui continuò Harry: “Che lei avrebbe
dovuto crescermi e non Sirius Black!”.
CIAO
A TUTTI, BUON NATALE!
SPERO
CHE ANCHE VOI, COME ME, ABBIATE POTUTO VIVERE UN CALDO NATALE! NON DICO
ESTIVO MA SI POTEVA USCIRE DI CASA ANCHE IN MAGLIONE, E IN PIU' NON HA
NEANCHE PIOVUTO COME ERA PREVISTO! WOW!
COMUNQUE,
NONOSTANTE QUESTO IO SONO RIMASTA IN CASA A SMALTIRE IL CENONE DI IERI
E HO FINITO IL CAPITOLO, SPERO VI PIACCIA.
AUGURO
A TUTTI VOI CHE I VOSTRI DESIDERI SI REALIZZINO, CHE LA SERENITA' VI
SIA DI COMPAGNA E CHE VI SENTIATE AMATI OGNI GIORNO!
SE QUALCHE GIORNO VI DOVESTE SENTIRE SOLI E DOVESTE PENSARE CHE NESSUNO
VI AMA, PENSATE A ME, A QUESTA PAZZA RAGAZZA CHE HA IMPARATO SULLA SUA
PELLE QUELLO CHE DISSE UN PERSAGGIO CELEBRE (NON MI RICORDO CHI ERA,
ORAMAI MI CONOSCETE ... NON POTETE PRETENDERE DI PIU') "CHI HA FANTASIA
NON E' MAI SOLO" E PENSATE A ME SAPPIATE CHE IO VI HO NEL CUORE.
BUON
NATALE!
Marty4ever:
cosa dici di questo finale, sono riuscita a mantenere vivo l'interesse
dei lettori? Spero di sì, il prossimo capitolo dovrebbe
essere più corto è avverrà qualcosa di
imprevedibile ... di insolito direi ...
KarmySev:
avevo capito bene quando mi è sembrato che tu avessi l'idea
che Harry fosse posseduto da Lily? No, non è
posseduto. Devo dire che è un'ipotesi molto inquietante. No,
Harry ha trovato in sè i ricordi che sua madre, e anche
James, gli ha lasciato morendo. Niente di più. Per quanto
riguarda gli abbracci, penso che scaleranno, non sono un tipo molto
sdolcinato e ci sono ancora cose da sistemare .... Harry e Sev andranno
a vivere assieme? Certamente non nel prossimo capitolo per i motivi che
scoprirai anche tu fra un paio di giorni, ma la speranza è
l'ultima a morire...
Aloysia
Piton: Ciao cara, la storia dei gemelli non ha trovato spazio, avrei
dovuto allungare troppo e così l'ho messa da parte ma nel
prossimo ci saranno novità .... Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Vergogna ***
CAP
13
Silente
fu sorpreso da ciò che Severus gli riferì e in un
certo senso molto preoccupato:
violare la legge magica, e prendere in custodia un bambino contro la
volontà
dei genitori, portava a delle serie conseguenze, soprattutto se il
bambino in
questione non era stato trattato bene.
Bisognava
capire perché Sirius aveva agito in quel modo, e fino a che
punto erano
arrivati i suoi soprusi su Harry. Fino a quel momento Harry aveva
manifestato
un rispetto assoluto delle regole che però poteva essere
inteso anche come
sottomissione a una persona ritenuta superiore.
Tuttavia
questo non gli aveva impedito di partecipare in modo clandestino ai
gruppi di
studio e di proporre interessanti variazioni ad attività
già programmate.
Poteva apparire come un controsenso, ma nella mente di Harry tutto
aveva una
ragione d’essere, perciò rispettava le regole come
gli era stato insegnato e le
infrangeva per
soddisfare il suo tutore
che lo avrebbe voluto ora obbediente, ora più
simile a James Potter.
Le
azioni di Harry sembravano essere mosse dal desiderio di compiacere
Black, ma
come si poteva soddisfare i desideri di un uomo dedito
all’alcol, che un giorno
affermava una cosa e il giorno dopo l’opposto?
Non
si poteva, e perciò le risposte sillabiche che Harry aveva
dato al test di
ingresso erano un disperato tentativo di trovare il giusto equilibrio
che gli avrebbe
consentito di non perdere l’affetto di Sirius.
Tuttavia
una volta venuto a conoscenza del desiderio dei suoi genitori di
lasciarlo a
Severus, Harry non si pronunciò apertamente su quale fosse
il suo reale
desiderio, cioè se lui avrebbe voluto vivere con il suo
tutore o con il suo
professore.
I
giorni passarono e Harry lasciò l’infermeria. Il
suo rientro nei sotterranei fu
accolto con una piccola festa, molto sobria, in stile Serpeverde.
L’unico a
essere esagitato fu Jiulius che oramai era diventata la mascotte della
casa.
“Non
sarà un serpente” dicevano tutti
“però è verde con la punta delle squame
argentate, perciò fa al caso nostro!”.
Severus
non si pronunciò mai su questo argomento e lasciò
intendere che avrebbe
soprasseduto. Spesso
Harry e il professore
si trovavano a parlare di pozioni, in quanto Harry aveva ereditato il
talento
di sua madre in questa materia e poi la discussione finiva sempre con
qualche
ricordo di Lily che Severus regalava al suo studente.
Harry
era felice in quanto Sirius non parlava mai di lei, ma raccontava solo
di
James, e questo gli aveva fatto credere che Lily non fosse una bella
persona,
che non fosse qualcuno di cui fosse piacevole parlare anche se lo zio
Remus
accennava a lei sempre in modo positivo.
Silente
e Severus discussero più volte su quale comportamento fosse
meglio tenere nei
confronti di Sirius, e arrivarono ad una sola conclusione, prima di
agire
bisognava ascoltare Harry e rispettare la sua scelta.
Per
questo, però, occorreva tempo. Harry aveva affrontato se
stesso e ne era uscito
vincente, affrontare Sirius Black in persona non era così
semplice, prima era
necessario che Harry acquisisse più consapevolezza dei suoi
diritti e maggior
intraprendenza, che decise di agire per se stesso e non per far felici
le altre
persone.
Un
primo passò avvenne una mattina quando, dopo circa un mese
dal suo risveglio, Harry
decise di spedire una
lettera a Sirius; così prese
una pergamena, la penna d’oca,
l’inchiostro e scrisse: “Caro Sirius, sono felice
di informarti che mi sono
ripreso bene dall’incidente accorsomi. Durante quel periodo
sono venuto a
conoscenza di fatti molto importanti che ci riguardano entrambi. In
particolare
ho appreso il desiderio dei miei genitori di affidarmi a Severus Piton.
Vorrei
incontrarti per discuterne con te. Vorrei capire cosa ti ha spinto a
tenermi
con te. Se non possiamo incontrarci, ti prego, almeno rispondimi.
Saluti, Harry
Potter”.
Harry
rilesse la lettera, aveva dovuto tralasciare alcune considerazioni come
il
fatto che Sirius non gli aveva mai detto di sentirlo come un figlio, ne
gli
aveva mai chiesto di essere chiamato
“Papà” e questo lo faceva sentire
rifiutato.
Ci
sarebbero state tante cose da aggiungere, ma poi la lettera sarebbe
diventata
troppo lunga e Harry sapeva che Sirius non amava leggere e che la sua
capacità
di concentrazione poteva essere molto limitata a seconda di quanto
avesse
bevuto o meno.
Così,
alla fine, decise di inviare la lettera senza aggiungere niente. Sirius
ricevette la lettera una mattina verso le 11:00. Aprì la
busta e lesse tutto.
Questo aggiunto alla sua idea paranoica che Severus e Silente gli
volessero
portar via Harry provocò una reazione imprevista!
Senza
pensarci su due volte, Sirius andò a Hogwarts. Gli elfi,
all’ingresso del
castello, cercarono il nome di Black tra quelle a cui era permesso
l’accesso,
ovvero il personale e i genitori o tutori degli studenti.
Come
spesso accadeva Sirius non era sobrio e gli elfi pensarono che fosse un
pazzo
ma il suo nome era
presente nella lista,
così lo accompagnarono fino al margine della Foresta
proibita, dove Hagrid
prese in custodia l’ospite e lo condusse fino al Gargoyle.
Hagrid,
con il suo vocione, disse: “Arancia candita” ma il
Gargoyle non si mosse.
“Cosa
scuscede?” farfugliò Sirius con la lingua
impastata.
“Evidentemente
il preside non è nel suo ufficio, se vuoi puoi aspettarlo da
me” propose Hagrid
imbarazzato per la condizione trasandata in cui si trovava Black.
“Noo!
Non voglio aspettare. Ma do-do-dove pot-rà esseeere quel
vecchio?”.
Hagrid
si inquietò. Nessuno aveva il diritto di definire Albus
Silente vecchio!
Silente era il miglior preside che Hogwarts avesse mai avuto e si
meritava più
rispetto. “Visto che è mezzogiorno e mezzo
può darsi sia
nella Sala Grande a pranzare con i
professori e gli studenti!”.
“Bene!
Allora an-an-andrò lì!”
continuò Sirius.
“Non
credo che lei sia nella condizione per presentarsi davanti a tutti
…”. Hagrid
non fece in tempo a finire che venne colpito al petto da un Pietrifucus.
“Mai,
m-mai mettersi con-on-ontro Sssirius Bl-Black!”
urlò Sirius ormai fuori
controllo.
Il
castello sembrava essersi svuotato, Sirius non incontrò
nessuno fino a quando
non entrò nella Sala Grande gridando: “Dove
sei?”.
I
professori e Silente, i cui tavoli occupavano una posizione
più elevata
rispetto alle bancate, videro subito l’uomo entrare. Gli
studenti inizialmente
udirono una voce ma ci volle un po’ prima che vedessero
Sirius.
Alcuni
di loro non sapevano assolutamente chi fosse quell’uomo
ubriaco che continuava
a ripetere: “Dove sei, bastardello? Sono venuto ….
Venuto per portarti v-v-via
… !”.
Severus
si alzò di scatto e si diresse verso Sirius.
Harry,
dopo un momento di smarrimento, riconobbe suo padrino e fu investito da
un
profondo senso di vergogna. Sirius Black era venuto nella sua scuola
ubriaco!
Come aveva potuto fargli questo?
“Harry
Potter! Dove sei? Male-detto! N-n-non ti lascerò qui. Dove
sei?”.
“Oh,
Merlino!” bisbigliò Harry diventando rosso dalla
vergogna. Adesso tutti
sapevano che quello era suo padrino, tutti! Tutti sapevano che non
valeva
niente, perché chiunque poteva venire ad Hogwarts e
umiliarlo e lui non poteva
difendersi. Cosa, che cosa avrebbe potuto fare?
“Schifoso
Serpeverde! Sei la vergogna dei tuoi genitori!” continuava a
gridare Sirius.
Draco
si alzò e avvicinandosi a Harry gli disse :
“Vieni, andiamo via da qui!”
mentre nello stesso momento Severus raggiunse
Sirius e disarmandolo lo trascinò via.
“Quando
tornerai a casa ti darò la lezione che ti meriti!”
urlò ancora Sirius.
Con
la coda dell’occhio, Severus
poté vedere
Harry, che come un automa, si faceva portar
via dall’amico mentre la maggior parte
degli studenti iniziava a bisbigliare e alcuni a sghignazzare
divertiti.
Nessun
Serpeverde però si mise a ridere, né tanto meno a
bisbigliare. Così come nessun
studente del primo anno. Con molto contegno, gli studenti della
tavolata
verde-argento si alzarono e uscirono dalla Sala. Ciascuno di loro si
sentiva
ferito, perché molti di loro si sarebbero potuti trovare
nella situazione di
Harry.
Diversi
di loro erano figli di ex-Mangiamorte e avevano ricevuto una educazione
dura e
talvolta primitiva. Dopo la morte di Voldemort, molti Mangiamorte erano
stati
arrestati, altri se l’erano cavata ma erano caduti nella
trappola dell’alcol,
altri ancora si erano tolti la vita, altri scaricavano la loro rabbia
sui
figli.
La
vita!
Tutto
può cambiare in un attimo e chi ieri godeva nel vedere
soffrire gli altri, oggi
doveva fare ammenda e soffrire. Tuttavia questi ragazzi non erano stati
Mangiamorte, anzi, tutti loro erano entrati nella scuola dopo la morte
di Tom
Riddle e nessuno di loro aveva delle colpe.
Si
trovavano perciò a pagare le colpe dei loro padri, vittime
prima
dell’ignoranza, poi della sconfitta
e
poi della malvagità con cui alcuni adolescenti tormentano i loro coetanei.
Essere Serpeverde
significava anche questo, ma
quell’anno ad Hogwarts erano entrati tanti studenti dal cuore
nobile, e così
tutti i ragazzi del primo anno si sentirono indignati dal comportamento
dei
loro compagni di casa.
Silente
riportò il silenzio nella Sala con un cenno della mano.
“Oggi abbiamo assistito
ad una scena davvero deprecabile, confido che nessuno di voi faccia
leva su
quanto accaduto per infierire sul vostro compagno Harry
Potter”.
Le
risatine di sottofondo continuarono, Hermione di scatto si
levò in piedi e
rivolgendosi ai Grifondoro che ridevano disse: “E’
forse questo il coraggio
della nostra casata? Ridere dei mali altrui!
Dov’èra il vostro coraggio prima,
quando un ragazzino indifeso aveva bisogno di voi?”.
“E
dov’è la nostra intelligenza?”
continuò Rupert dei
Corvonero verso i suoi compagni “Se non
riusciamo neanche a capire quando qualcuno ha bisogno di sostegno e non
di
derisione?”.
“E
il nostro altruismo? Che fine ha fatto l’essenza della nostra
Casa?” domandò
Francy zittendo anche il prefetto dei Tassorosso.
Nessuno
studente rispose, e neanche i professori seppero rispondere subito.
“Penso”
affermò Silente “Che ciascuno di noi abbia
qualcosa su cui riflettere. Finite
di pranzare e poi rientrate nei vostri dormitori. Le lezioni serali
sono
sospese per oggi. Alle sette vi voglio tutti qui per la cena”.
Silente
osservò gli studenti del primo anno che per chiacchierare si
erano alzati dalle
rispettive tavolate e a gruppetti si scambiavano messaggi.
–Quello- pensava –Ero
il vero spirito con cui i quattro fondatori avevano fondato Hogwarts-.
Si
trattava ora di coinvolgere anche i Serpeverde. Lui non sarebbe
intervenuto in
questo, confidava in questi bambini che si dimostravano giorno dopo
giorno
sempre più formidabili.
------------------------
CIAO
A TUTTI.
CAPITOLO
BREVE MA SCONVOLGENTE E COINVOLGENTE.
FA
RIFLETTERE!
MI
ASPETTO MOLTE RECENSIONI. ALMENO QUATTRO! ANCHE DI PIù SE
VOLETE, NON FATE I TIMIDI.
A
PRESTO, BACI E ABBRACCI, ALIDA
Marty4ever:
questo è quasi il momento clou, sei ancora con il fiato
sospeso vero? Nel prossimo Sirius dovrà affrontare una prova
difficile, qualcosa di inaspettato ... spero di riuscire a mantenere la
tensione ad un livello accettabile. Ti abbraccio tanto, ma tanto, ma
tanto. Alida
Chocco:
Severus può essere caritatevole, ma non si può
aiutare chi non vuol essere aiutato! Sirius non solo ha portato via
Harry dal suo destino, ma non riesce neanche a vivere una sua vita, ci
sarà un finale che è una via mezzo
perchè pur sapendo che dietro un alcolizzato c'è
un uomo che vorrebbe uscire dalla sua situazione ma non ci riesce e
anche vero che non me la sento di lasciare un ragazzino di 11 anni in
una situazione così drammatica. Grazie dei
complimenti, immeritati, che mi hai fatto. Ti abbraccio, Alida
GRAZIE
A TUTTI QUELLI CHE INSERISCONO LA FF TRA I PREFERITI E TRA I SEGUITI,
SE MI LASCIATE UNA RECENSIONE VI RINGRAZIO IL DOPPIO! ALTRIMENTI, VI
VOGLIO BENE UGUALMENTE. BACI, ALIDA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Conseguenze ***
CAP
14
Le
urla di Sirius rimbombavano nella testa di Harry come un eco eterno che
rimbalza da un orecchio all’altro senza lasciare modo ad
altri suoni di
entrare. “Ti porterò via”,
“Sei la vergogna dei tuoi genitori!”, “A
casa ti
darò ciò che ti meriti!”.
Harry
ebbe l’impressione che gli oggetti attorno a sé
stessero girando e si tenne con
forza ai braccioli della poltrona in cui era seduto. Nella Sala comune
dei
Serpeverde si sentivano solo i suoi singhiozzi e il suo pianto
desolato. Tutti
i Serpeverde erano riuniti lì, ma nessuno parlava.
Osservavano il loro compagno
sfogarsi e aspettavano il momento in cui sarebbe stato pronto a parlare
o,
almeno, ad ascoltare.
Harry
cercava di mettere a fuoco le facce dei suoi amici ma vedeva solo
sagome
sfuocate, eppure presenti. Sapeva che anche se avesse pianto tutto il
pomeriggio quelle sagome sarebbero rimaste lì, immobili, per
lui e questo
pensiero lo fece rilassare, gli permise di pensare che non era solo e
che
nessuno lo avrebbe giudicato.
Il
respiro si fece regolare e i singhiozzi diminuirono. Draco mise una
mano sulla
spalla di Harry e disse: “Capiamo come ti senti, nessuno di
noi ha genitori
perfetti!”.
Un
ragazzo del quarto anno si schiarì la voce e facendo un
passo avanti, anche se
con molto disagio, disse: “A me è successa la
stessa cosa, ma non qui ad
Hogwarts. Mio padre è venuto a prendermi durante un
allenamento di Quidditch
questa estate. Era ubriaco e mi disse cose terribili. Sono rimasto
chiuso in
casa durante tutto il resto delle vacanze perché avevo
vergogna, e avevo paura di
incontrare per strada i miei compagni di squadra”.
“E
io, dove mi posso nascondere?” domandò,
ancora scosso, Harry.
“Tu
non ti devi nascondere” affermò il prefetto
Duncan, “Ci penseremo noi a te, e
se qualcuno ti darà fastidio dovrà vedersela con
me!”.
“Ma
tu non dicevi che ognuno deve difendersi da solo?” chiese
Joel.
“Sì,
è vero e lo penso ancora. Ma questo è un caso
particolare. Gli studenti delle
altre case ridevano di Harry perché lui è un
Serpeverde. Tutti si aspettavano
che fosse un Grifondoro coraggioso, e quando hanno visto che Harry non
è
riuscito a difendersi, allora hanno riso di lui!”.
“Hai
ragione, Duncan” continuò una ragazza
“Ho visto i gemelli Weasley ridere e dire
che in fin dei conti Harry si meritava di fare una figuraccia del
genere, e che
se fosse stato un Grifondoro ciò non sarebbe mai
accaduto”.
Harry
singhiozzò e tra le lacrime ripetè:
“Ridevano tutti!”.
“No”
lo rassicurò Mark “Quelli del primo
anno, no!”. Tutti confermarono quanto detto da Mark, nessuno
studente del primo
anno aveva riso di Harry.
Silente
raggiunse Piton e Sirius nella capanna di Hagrid. Sirius aveva il
labbra
spaccato e un sopracciglio in sangue.
“Severus,
cosa è successo?” domandò il preside
indicando il viso di Black.
“Purtroppo
niente di cui io sia la causa” fu la risposta di Severus
“Ha fatto tutto da
solo. E’ inciampato nei gradini rocciosi”.
“Confermo!”
disse Hagrid.
“Ma
davvero?” domandò il pozionista.
“Sì,
certo. Ho visto io che Black cadeva nei gradini”
replicò sicuro il Mezzogigante
che non aveva percepito il tono sarcastico del professore.
“Grazie,
Hagrid” rispose Silente.
Sirius
non si era ancora ripreso dalla sbornia e Severus decise che era tempo
che
l’uomo tornasse in sé, così, bacchetta
alla mano fece l’unica cosa che in
questi casi si può fare: “Aguamenti!”.
Sirius
si contorse per l’arrivo improvviso dell’acqua
fredda sul suo corpo. “Non so se
basti” aggiunse Severus notando che Sirius era ancora un
po’ assente.
Allora
si fece avanti Hagrid che con un bel secchio d’acqua,
stavolta gelida, completò
l’opera.
“Vedo
che non ci andate leggeri” esclamò Silente mezzo
divertito.
“Certo,
dice così perché sono stato io ad essere
pietrificato all’interno della scuola!
Se la professoressa Cooman non fosse passata lì per caso,
sicuramente sarei
ancora davanti al suo ufficio rigido come il marmo!”.
“In
tal caso…” disse Silente lasciando in sospeso la
frase.
Sirius
nel frattempo prese degli ampi bocconi d’aria e un
po’ alla volta tornò lucido.
Gli sguardi poco amichevoli dei tre maghi gli dicevano che era nei
guai. Sapeva
bene cosa aveva fatto e in parte sapeva che non era giusto, ma del
resto lui
era il tutore di Harry ed era suo diritto agire come meglio credeva per
educare
il ragazzo.
“E’
inutile che resti a pensare tanto, qualsiasi giustificazione troverai
per il
tuo comportamento non andrà bene” disse Severus
con un sibilo che fece
rabbrividire il povero Thor fino ad allora restato in disparte.
“Come
ti permetti? Io sono il tutore di Harry e io, e solo io posso sapere
cosa va
bene per lui e cosa no!”.
“E
pensi forse che metterlo a disagio davanti all’intera scuola
possa giovargli in
qualche modo?” domandò pacatamente Silente.
“Tu
lo hai umiliato davanti a tutti!” esclamò Severus.
“Non
è il primo studente a subire umiliazioni” disse
sorridendo malignamene Sirius guardando
Severus.
“Sei
rimasto il ragazzino vile di un tempo, Black. Solo che prima te la
prendevi con
i tuoi coetanei e ora invece con un bambino!” rispose
l’interessato.
“Oh,
ma come sei diventato sensibile, Mocciosus”.
Sirius
si alzò dalla sedia e avvicinando il suo viso a quello di
Silente disse: “Se tu
avessi salvato James e Lily non saremo in questa situazione. Invece no!
Hai
salvato quella piccola serpe!”.
Silente
sostenne lo sguardo e con un lampo di rabbia negli occhi rispose:
“Io ho
salvato chi sono riuscito a salvare”.
“Tuttavia,
sono stato io a salvare Harry” disse Severus.
“Cosa
stai dicendo?” domandò stupito Sirius.
Hagrid
era confuso quanto Sirius e anche lui domandò:
“Non è possibile. E’ stato
Silente a salvare il piccolino”.
“No,
Hagrid. Non sono stato io” confessò il preside
“Fu Severus, io mi presi il
merito perché lui me lo chiese”.
“Bene,
allora lo dico a te” continuò Sirius verso Severus
“Se tu avessi salvato …” ma
il pozionista intervenne subito “Lily mi chiese di salvare
Harry, e io lo feci.
Mi dispiace non aver potuto salvare anche lei, ma fu lei a sacrificarsi
per suo
figlio”.
Sirius
non sapeva cosa rispondere. Lily aveva scelto di morire per salvare il
suo
bambino. Severus non gli diede il tempo di pensare e subito
continuò: “Invece a
te cosa chiese?”.
“Cosa
vuol dire? Io non vidi Lily e neanche James il giorno in cui
morirono” affermò
Sirius.
“Lo
so, eri ubriaco ai Tre manici di scopa, mi ricordo” disse
Severus “Allora dimmi
cosa ti dissero il giorno prima”.
“Non
credo ti riguardi”.
“Io
credo di sì. Cosa ti dissero? Ti dissero che erano contenti
che tu fossi il
padrino di Harry? Ti dissero che erano sereni di sapere
che se a loro fosse successo qualcosa,
tu ti saresti preso cura di Harry?”.
“Io
mi sono preso cura di Harry! Ho fatto tutto ciò che ho
potuto!”.
“Gli
hai sempre dato degli ordini come se fosse un soldatino”
disse con disprezzo
Severus “L’hai sempre trattato come qualcuno di
inferiore”.
“Un
soldatino! Ma sentitelo. Tutti, tutti i genitori danno degli ordini ai
figli e
i figli rispettano quegli ordini!” urlò Sirius
sentendosi sotto pressione.
“No,
i genitori non danno ordini, danno regole da rispettare, ma sono regole
rispettose della persona che devono educare. Un genitore deve essere
una guida”.
“E
io l’ho guidato. Gli ho dato tutte le istruzioni
perché arrivasse fino …”
“Fino
a dove volevi tu” concluse Severus “Ma una guida
non deve imporre un percorso,
deve darci gli strumenti per condurci dove vogliamo arrivare
noi”.
“Cosa
vorresti dire con questo?” chiese innervosito Sirius
“Se un genitore si accorge
che il figlio prende una strada sbagliata deve intervenire. Tu non sai
come
fosse impertinente e sfrontato Harry da piccolo”.
“Stai
parlando di un bambino che oggi ha undici anni. Quando mai è
stato impertinente e sfrontato ?
Quando ne aveva cinque?” domandò furioso Severus.
“Io
conosco Harry e so qual è il modo migliore per educarlo, io
so qual è il meglio
per Harry!” rispose urlando Sirius.
“No,
Black. Ti sbagli. Solo un genitore sa cosa è meglio per i
propri figli. Lily e
James lo sapevano e non pensavano che tu fossi il meglio!” lo
freddò Severus.
Sirius
capì che Severus conosceva la volontà di Lily e
James e rimase imbambolato, con
la bocca aperta. “Cosa … come puoi dire
… tu non ne sai niente …”
tentò Sirius,
ma Severus non lo stava più ascoltando, era già
vicino alla porta quando
voltandosi verso Silente disse: “Torno al castello, i miei
ragazzi hanno
bisogno di me”.
“Sì,
Severus. Fai pure” lo assecondò Silente.
Una
volta che il professore fu uscito, Sirius cadde sulle ginocchia e
ciondolò
avanti e indietro, come una bottiglia vuota che rotola sul pavimento. Thor si
stiracchiò e
avvicinandosi a ciò che rimaneva di Sirius Black, gli
leccò il viso.
Silente
non disse una parola e Hagrid si
offrì di accompagnare Sirius fin fuori il territorio di
Hogwarts.
L’aria
era fresca, Novembre non risparmiava mai. Il cielo, seppure nuvoloso,
pareva
più chiaro e il cuore di Severus batteva
all’impazzata. –Se solo Harry me lo
chiedesse- pensava il professore –Se solo mi chiedesse di
prendermi cura di
lui-.
Poi
il cielo scomparve e venne sostituito dal soffitto del magico castello,
Severus
non seppe come ma giunse nella Sala comune dei Serpeverde, dove Harry
sorseggiava, con apparente serenità, un bicchiere di succo
di zucca. Severus capì che le sue Serpi erano state vicino
ad Harry per tutto il tempo e con molto orgoglio disse. "Ragazzi, sono
molto fiero di voi. Non avete abbandonato Harry e questo vi fa onore".
Gli
studenti non erano abituati a tanti complimenti e si sentirono
imbarazzati. Tuttavia Severus sapeva che lo avevano visto
portar via il padrino di Harry, e i loro occhi ponevano mute
domande. Domande che esigevano una risposta.
Severus
si avvicinò a Harry e chiese: “Preferisci che ti
parli in privato?”.
Harry
si guardò attorno, le sagome erano diventate facce ben
definite, e ciascuna di
loro gli aveva permesso di riprendersi. “No, può
parlare anche qui”.
“Sirius
Black è stato accompagnato fuori del territorio di
Hogwarts”.
“Tornerà
per portarmi via con sé?” domandò Harry.
Severus
a bassa voce rispose: “No, se tu vorrai”.
Harry
capì immediatamente e voltandosi verso gli altri Serpeverde
disse: “Quando i
miei genitori morirono Sirius Black mi prese con sé con
l’inganno. Non doveva
crescermi lui, i miei genitori volevano che stessi con qualcun
altro”.
Subito
Isabelle propose: “Allora devi subito cercare questa persona
e andare a vivere
con lei”.
“Tuo
padrino dovrebbe finire ad Azkaban, ha violato la legge!”
affermò Tiger.
Harry
si rattristì: “No, questo no”.
Severus
gli fece un cenno per rassicurarlo: “Si può
evitare, ma tutto deve essere fatto
per bene”.
“Sai
dove trovare la persona che ti avrebbe dovuto crescere?”
chiese Draco.
Harry
guardò Severus come a chiedergli se poteva svelare a tutti
il loro rapporto e
ancora una volta il professore acconsentì.
“Si,
si tratta del professor Piton” affermò Harry.
“Oh,
bene!” fece un ragazzino del secondo anno suscitando
l’ilarità di tutti “Almeno
sappiamo che è uno apposto!”.
Harry
sorrise, era magnifico, Severus Piton si sarebbe preso cura di lui!
Sirius
Black era solo un brutto ricordo. Harry era sinceramente convinto che
non
avrebbe più rivisto Black, non sapeva ancora quanto fosse
doloroso perdere
qualcuno che si è amato anche se non ci si è mai
sentiti ricambiati.
Adesso
però, era il momento della pace e
lasciò che questa sensazione lo invadesse in pieno. Severus
non potè fare a
meno di sorridere accarezzò i capelli del suo protetto, non
fece altro e non
disse niente. Eppure Harry sentì che quello era amore.
L’orologio
suonò le 19:00 quando tutti gli studenti entrarono nella
Sala grande per la
cena … fuori, invece, ai confini della scuola non si
sentirono i rintocchi ma
solo il mugolio delle catene che magicamente si attorcigliavano attorno
al
cancello.
Sirius
trascinò il suo corpo lungo la foresta. Non aveva voglia di
usare la magia.
Voleva respirare l’aria della sera e camminare in mezzo agli
alberi, voleva
scorgere le stelle tra i rami e le foglie disteso sulla terra mentre
l’umidità
bagnava i suoi vestiti e il freddo lo avvolgeva.
Si
trattava solo di trovare un posto in cui fermarsi. A circa dieci metri
vide un
grande albero, le cui radici cominciavano ad essere ricoperte di foglie
secche.
Decise che quel posto sarebbe andato bene.
Anche
lui si sentiva come una foglia secca. Una foglia che undici anni prima
si era
staccata dal suo ramo e per undici anni aveva galleggiato
nell’aria, e ora
finalmente aveva toccato il suolo. Adesso
doveva solo lasciarsi marcire assieme alle altre foglie e aspettare che
il tempo
disperdesse le sue tracce.
Si
sdraiò piano, per il timore di ferire le altre foglie, come
se un tempo quelle
foglie fossero state persone. Poi i suoi occhi si persero nel cielo, un
cielo
senza stelle. Anche la natura si prendeva gioco di lui.
“Non
vale” urlò “Le stelle sono di
tutti!”.
“Di
tutti … di tutti” bisbigliò una voce.
Sirius
si voltò di scatto. Non c’era nessuno.
“Maledizione al whisky” si
disse.
“Al
whisky … al whisky … al whisky”
ripetè la voce.
“Chi
c’è? Chi c’è! Mocciosus sei
tu?” domandò cominciando a provare un
po’ di paura.
La
voce tornò: “Sei tu … sei tu
… sei tu…”.
Sirius
ebbe l’impressione che la voce fosse lievemente diversa.
“Silente, dai, non
posso credere che vi siate abbassati a fare questi scherzi
idioti”.
“Idioti
… idioti” canticchiò la voce
allegramente.
“Basta,
basta! Perché mi state facendo questo?”
urlò ancora confuso e spaventato
Sirius.
Uno
spettro sghignazzante comparve all’improvviso davanti a
Sirius facendolo indietreggiare.
“Aaahhh!”
urlò alzandosi di scatto ma qualcosa lo tenne per la
caviglia, allora abbassò
lo sguardo verso il basso: il piede si era incastrato tra piccoli pezzi
di
rami, si chinò per cercare di liberarsi ma spostando le
foglie vide il viso di
un fantasma che con voce rauca gli disse: “Vogliamo solo
divertirci un po’ con
te!”.
“No!”
urlò Sirius che prese a correre con tutta la forza che aveva.
---------------------
CIAO A TUTTI, AGGIRONAMENTO VELOCE, COSA NE DITE? RIUSCIRO' A PORTARE A
TERMINE LA FF PRIMA DELLA FINE DELL'ANNO? NON LO SO, MA TENTERO'.
PERCIO' CERCATEMI OGNI GIORNO E ... LASCIATE QUALCHE RECENSIONE. BACI,
ALIDA
GinnyPotter93: sono felice che la storia ti piaccia, sai ero un
pò preoccupata perchè non mi è mai
capitato di
scrivere una storia lunga senza Voldemort, e pensavo che non sarei
riuscita a renderla interessante. Mi sembra così strano!
Comunque spero che anche il nuovo capitolo sia di tuo gradimento. A
presto, un abbraccio, Alida
chocco: mi inchino davanti ai complimenti e ti ringrazio nuovamente. Io
ho sempre creduto che per quanto la divisione degli studenti
in
quattro case fosse pratica, in realtà abbia contribuito a
separare ancora di più gli studenti. Sarebbe stato meglio se
i
gruppi fossero stati eterogeneii, cioè una divisione in 4
case
ma più collaborazione. Fammi sapere cosa ne pensi di questo
capitolo, baci, Alida
Marty4ever: spero che ti sia preparata la bombola d'ossigeno
perchè questo capitolo, dal mio punto di vista, doveva
lasciarti
con il fiato sospeso. Sirius è impallidito! Ben gli sta!
(Autorecensione, sorry). Per la tua storia non preoccuparti,
aspetterò. Mi chiedi se scriverò Vivere 3, non lo
so
ancora. Mi è stato chiesto di scrivere il continuo di
Convivenza
Forzata, ci sto pensando ... prima però devo terminare
questa.
Al massimo scrivero poesie e one-shot o drabble mentre ho in corso
questa storia lunga. Baci e abbracci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Papà e gemelli ***
CAP
15
Sirus
corse più veloce che poté dalla paura, senza
pensare che uno spettro non
avrebbe avuto problemi a raggiungerlo, ovunque lui arrivasse. Il fiato
si fece
corto e lui si dovette fermare per respirare. Si poggiò
spalle ad un albero e
chiudendo gli occhi inspirò profondamente.
“Non
avere paura” disse una voce triste.
Sirius
aprì gli occhi e non vide nessuno, solo alberi.
“Dove
sei? Fatti vedere!”.
“Non
voglio” rispose la voce.
“Eppure
prima non hai avuto problemi a piazzarti davanti a me”.
La
voce si offese: “Non è vero. Io ero sotto le
foglie, sei tu che mi hai
scoperto”.
Sirius
credette di stare impazzendo, non solo sentiva voci ma queste gli
rispondevano.
“Sto
parlando di prima, di quando mi son ritrovato la tua faccia di fronte
alla
mia”specificò Sirius.
“Quello
non ero io, era mio fratello!” spiegò la voce.
“Tuo
che… ?”.
“Mio
fratello” ripetè la voce chiaramente.
“E
dove sarebbe tuo fratello?” chiese perplesso Sirius pensando
che la voce si
stesse prendendo gioco di lui.
“Eccomi
qua!” rispose quello mostrandosi nella sua forma
pseudo-fisica.
Davanti
a Sirius comparve un ragazzino di circa 10 anni, dai capelli castano
scuro e
gli occhi marron. Non era robusto ma neanche gracile, un ragazzino come
tanti
in fin dei conti. Sirius aveva già visto dei fantasmi, non
tanti, a dire il
vero aveva visto solo quelli che vivevano ad Hogwarts e quello davanti
a sé
sembrava proprio un fantasma.
“Chi
sei? E perché tuo fratello non si fa vedere?”
domandò Sirius.
“Io
sono … io, e mio fratello non si fa vedere perché
…”
“Zitto!
Non dirglielo!” lo interruppe il fratello.
“Fermi.
Che cosa significa io sono io?” disse Sirius.
“Bhè”
disse la voce “noi non ci ricordiamo i nostri nomi”.
“Ma
sapete di essere fratelli” continuò Sirius.
“Esattamente”
affermò il ragazzino.
“Ma
chi volete prendere in giro? Perché dovrei credere che un
fantasma abbia per
fratello una voce? Non riesco neanche a credere a quello che sto
dicendo. Ma
cosa significa?” disse Sirius.
“Ci
devi credere” disse la voce lagnandosi
“E’ la verità”.
“Allora
fatti vedere” continuò Sirius “Se ti
mostrerai, forse potrò credere che sei il
fratello di questo fantasma che ho davanti a me”.
“Prometti
che non riderai di me” disse la voce.
“Promesso”.
Ed
ecco che affianco allo “spettro” del ragazzino si
materializzò un altro
“spettro” identico. Due ragazzini identici, molto
più che fratelli: gemelli.
Sirius
rimase sbalordito. “Siete due fantasmi gemelli?”.
“No,
basta con questa storia. Tutti pensano che siamo fantasmi
…”
“Sì,
parlano di noi come dei “Fantasmi dei gemelli senza
nome!” disse il primo
ragazzino.
“Che
idiozia!” proseguì l’altro
“Noi non siamo fantasmi, siamo quello che
c’è dentro
le persone. Forse siamo anime”.
Sirius
osservò con attenzione il nuovo spettro, o meglio
l’immagine, l’anima del secondo
ragazzino, sembrava essere un po’ più magro del
fratello e più impacciato,
giocherellava con le mani e dondolava da un piede all’altro.
“E
così siete anime. E perché non ve ne tornate nel
vostro corpo?” chiese
provocatoriamente.
Il
secondo ragazzino cominciò a piangere, mentre il primo,
guardando tristemente
Sirius, rispose: “Non sappiamo più dove sono i
nostri corpi”.
“Io
voglio tornare a casa!” piagnucolò il primo.
“Lo
so, vedrai che prima o poi troveremo il modo” lo
rassicurò il fratello.
Quelle
parole portarono Sirius lontano nel tempo.
Due
bambini erano
appostati dietro un muro di confine, al di là di quello una
bambina giocava con
il suo gattino. “Dai, Sirius. Adesso l’hai vista,
andiamo via, è quasi ora di
pranzo”.
“Possibile
che tu riesca a pensare solo a mangiare” sbuffò
Sirius.
“Non
è per quello. Lo sai che se rientriamo in ritardo
papà
ci sgrida”.
“E
allora?”.
“Sirius,
dai! Voglio tornare a casa!”.
“Va
bene, Regulus, torniamo a
casa”.
Quando
i Serpeverde entrarono nella Sala Grande per la cena, vennero accolti
inizialmente da un silenzio imbarazzante e poi dall’applauso
dei ragazzini del
primo anno. Tutti sapevano che quell’applauso era
principalmente per Harry ma
nessun altro Serpeverde si sentì messo in disparte. Era
giusto così.
Severus
si diresse nella tavolata dei professori e osservò le sue
piccole serpi
prendere posto. Harry era teso ma teneva la testa alta. Silente si
alzò, prese
un coltellino e batté leggermente sul bordo di un bicchiere
per attirare l’attenzione.
Non
aveva avuto modo di parlare con Severus dopo che questo era rientrato
nei
sotterranei, perciò non sapeva se far chiaro riferimento ai
fatti successi
durante il pranzo. Naturalmente non si lasciò perdere
d’animo.
Il
suo discorso fu breve e colpì dove era giusto colpire.
“In
seguito ai fatti accaduti, ho deciso di attribuire dei punti alle
quattro case.
Di preciso, tolgo cinque punti per ogni studente che ha tradito i
principi su
cui la propria casa si fonda. E attribuisco
dieci punti per ogni studente che
invece è rimasto a loro fedele”.
I
ragazzi cominciarono a bisbigliare, questo portava la casa dei
Serpeverde
decisamente avanti rispetto a tutte le altre, che comunque erano state salvate dal comportamento dei
ragazzi del primo anno.
“Silenzio”
riprese il preside “Ricordatevi sempre che questa scuola non
fu fondata da una
sola persona, né da due e neanche da tre. Hogwarts fu
fondata da due maghi e da
due streghe, e la sua forza risiede nell’esistenza di quattro
gruppi.
Nessuno
di voi dimentichi
mai gli sforzi e i
sacrifici che
undici anni fa tanti
maghi, tra i quali anche i Serpeverde,
fecero per rendere migliore il mondo magico e la stessa scuola che oggi
frequentate.
Nessuno
di voi dimentichi di guarire per primo il
male che si porta dentro e solo dopo quello
che vede attorno a sé, perché vi posso assicurare
che in questo modo il male
che c’è nel mondo e che vi troverete ad affrontare
sarà molto più debole di
quanto possiate credere.
Adesso
posso solo dire, buona cena!”.
La
cena andò avanti senza problemi, tutti mangiarono e poi si
ritirarono nei loro
dormitori. Severus chiamò Harry nei suoi alloggi, voleva
parlargli di come
aveva intenzione di gestire il loro nuovo rapporto, era euforico anche
se
esteriormente non si sarebbe detto.
La
sua gioia fu stroncata dall’atteggiamento di Harry il quale
si presentò freddo
e distaccato.
“Grazie
di essere venuto, Harry” iniziò Severus.
“Grazie
di avermi invitato a venire, Signore” rispose Harry.
Severus
rimase di stucco, quello non era certo il ragazzino del pomeriggio e
neanche
quello che si era ripreso dall’incantesimo di Illusione.
“Ti
ho chiamato per parlarti di noi. Insomma del nuovo rapporto che stiamo
per
iniziare. Per me non è facile, sai io non ho mai diviso i
miei spazi, le mie
cose con nessuno”.
“Capisco,
Signore” rispose Harry.
Era
difficile e Harry stava complicando ancora di più la
situazione. A Severus
venne un grosso dubbio. “Harry, sei felice che io sia
diventato il tuo nuovo
tutore?”.
“Sì,
Signore”.
Non
andava bene, aveva fatto la domanda sbagliata, così
provò con qualcosa di più
personale.
“Tu
come hai intenzione di gestire il tutto?”.
Harry
trasalì. Una domanda aperta. Perché Severus si
comportava così? Ora era il suo
tutore, doveva dargli degli ordini e lui doveva obbedire. Come era
stato con
Sirius. No? Severus voleva qualcosa di diverso, ma cosa.
“Io
pensavo che avrebbe lei le decisioni, Signore”.
In
un attimo tutto divenne chiaro nella mente di Severus: Harry stava
cercando di
instaurare con lui lo stesso rapporto che aveva con Sirius
perché era l’unico
tipo di rapporto che conoscesse.
“Harry”
disse Severus guardandolo negli
occhi “Io
ho conosciuto tuo padre e so che ti voleva bene, molto bene. Tanto bene
che
acconsentì ad affidarti a me, nonostante non fossimo amici,
e lo fece perché sapeva
che io mi sarei preso cura di te, che avrei saputo amarti”.
Le
labbra di Harry tremarono, non voleva piangere, era stanco e aveva
già pianto
molto quel pomeriggio ma sembrava che Severus fosse pronto a dirgli
qualcosa
che lui aveva sempre desiderato e che invece Sirius non gli aveva mai
proposto
e questo lo agitava.
“Quando
io dico che sono diventato il tuo tutore non intendo che sono la
persona che da
ora in poi di darà ordini, che ti imporrà il suo
volere, non sono la persona
che devi chiamare Signore. Qui sulla terra nessuno è Signore
di nessuno.
Io
sono la persona che ti vorrà bene e ti aiuterà a
crescere, che ti starà vicino
quando ti sentirai male, come avrebbe fatto tuo padre. Forse James
Potter
sarebbe stato più bravo di me, ma io cercherò di
fare del mio meglio e se tu
vorrai, quando vorrai potrai chiamarmi Papà, fino ad allora
per favore chiamami
Severus o se ti va Sev come faceva tua madre”.
Il
viso di Harry era segnato dalle lacrime che scendevano copiose, aveva
sentito
bene? Papà, Severus, Sev? Lacrime! Come erano diverse queste
da quelle del
pomeriggio, come lo facevano sentire amato.
Senza
pensarci, Harry allargò le braccia e
correndo raggiunse Severus che lo strinse a sé. Adesso il
bambino di Lily … e
di Potter era al sicuro.
Sirius
tornò in sé e osservando i due gemelli, erano
uniti nel cuore e nel destino. Le
due anime però non erano serene, non del tutto e questo era
insolito, così
Sirius domandò ai due di
raccontargli la
loro storia.
Il
primo ragazzino, che sembrava essere il più audace,
indietreggiò di riflesso. “Perché
vuoi conoscerla?”.
“Per
ora è solo curiosità” rispose Sirius.
“Bene,
visto che sei stato sincero te ne parleremo”
affermò il secondo che cominciò: “Io
e mio fratello vivevamo in una casa qui vicino, era una bella casa,
né grande né
piccola, però c’era un bel cortile nel quale noi
giocavamo sempre. Il nostro
gioco preferito era –nascondino-. Uno di noi si nascondeva e
l’altro cercava.
Non vedevamo l’ora di compiere undici anni per frequentare
Hogwarts”.
Il
primo prese la parola: “Tutto andava bene fino a quando
nostra madre non morì”.
“Cosa
successe poi?” domandò Sirius.
“Nostro
padre cominciò a bere” raccontò il
secondo “E anche a …”
“…
a picchiarci!” terminò il primo “Diceva
che era colpa nostra se la mamma era
morta, che saremo dovuti morire noi”.
Sirius
ripensò alle parole dette a Silente, anche lui avrebbe
preferito che fosse
morto Harry al posto di Lily e James, e questo Harry lo sapeva. Forse
che anche
Harry si sentiva come questi due ragazzini?
“Perché
diceva così?” chiese Sirius.
“Perché
una sera mentre noi giocavamo a nascondino cominciò a
piovere. Il cortile era
molto grande e la mamma non sapeva dove fossimo, così
uscì per cercarci, noi
avevamo trovato riparo e non pensavamo che lei sarebbe uscita di casa
per
venire a prenderci. Non lo sapevamo” disse il secondo ragazzo
che poi lasciò
terminare al fratello “Un fulmine la colpì e lei
cadde a terra. Non si mosse
più!”.
“Ragazzi
non è stata colpa vostra. Non siete voi i
responsabili”.
“Nostro
padre aveva ragione, saremo dovuti morire noi”.
“Da
quel giorno tutto andò male. I mesi passavano e nostro padre
diventava sempre
più cattivo. Una mattina di luglio ricevemmo le lettere per
entrare ad
Hogwarts. Eravamo felici, molto felici. Quando lui ci vide ridere si
imbestialì. Disse che noi ridevamo mentre nostra madre era
morta, che non avevamo
diritto di essere felici. Lo vedemmo prendere un bastone, voleva
picchiarci ma
noi volevamo fuggire, andare lontano e poi …
d’improvviso ci sentimmo leggeri”.
“Ci
vedemmo sdraiati per terra mentre nostro padre era inginocchiato con le
mani
fra i capelli. Decidemmo di fuggire, non capivamo bene cosa stesse
succedendo,
riuscivamo a trapassare i muri, a volare, e non sentivamo niente.
Nessun dolore”.
“Le
vostre anime sono uscite dal vostro corpo?”.
“Sì,
deve essere andata così. Dopo un paio di giorni decidemmo di
tornare a casa, ma
non ci fu possibile”.
“Perché?”
chiese Sirius totalmente coinvolto.
“Perché
non siamo più riusciti a trovarla, non sappiamo
più dove sia, e non sappiamo
più dove siano i nostri corpi”.
“Ma
io voglio tornare a casa!” ripetè tra le lacrime
il secondo ragazzino.
Quelle
parole, quelle parole erano strazianti
per Sirius. Anche Regulus voleva tornare a casa, e invece un girono
uscì e non
fece più ritorno. Lui non poteva fare niente per il suo
fratellino ma forse per
questi due c’era ancora una possibilità.
CIAO
RAGAZZI/E,
RINGRAZIO
TANTO CHI STA LEGGENDO E CHI LASCIA UNA RECENSIONE.
RINGRAZIO
ANCHE TUTTI GLI ALTRI, OVVERO LE 18 PERSONE CHE HANNO INSERITO LA
STORIA TRA I
PREFERITI E LE 13 PERSONE CHE L’HANNO INSERITA TRA I SEGUITI.
ECCO
A VOI LA STORIA DEI GEMELLI SENZA NOME, IN ORIGINE AVREBBE DOVUTO
INCONTRARLI
HARRY, MA ERA UNA STORIA DIVERSA IN CUI SIRIUS PORTAVA VIA HARRY CHE
POI
SCAPPAVA E INCONTRAVA I GEMELLI.
INVECE
LE COSE SONO ANDATE DIVERSAMENTE.
FATEMI
SAPERE COSA PENSATE DI QUESTO CAPITOLO. SPERO DI RIUSCIRE A POSTARE
ANCHE
DOMANI.
BACI,
ALIDA
GinnyPotter93:
la situazione fra Harry e Sev migliora di capitolo in capitolo, spero
che anche la storia dei gemelli sia di tuo interesse. Fammi sapere, A
presto, Alida
Marty4ever:
questo capitolo è meno emozionante ma comunque credo che
abbia dei bei momenti. La tensione sta calando, adesso Sirius
dovrà darsi da fare ... Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Confusione ***
CAP
16
Ci
vollero diverse settimane perché Sirius controllasse tutto
il territorio
esterno ad Hogwarts, i due gemelli erano convinti che la loro casa si
trovasse
lì. “Quando andavamo a letto vedevamo la cima di
una torre. E certi pomeriggi
potevamo anche sentire le urla dei tifosi durante le partite di
Quidditch”.
“Possibile
che foste così vicino?” chiese Sirius perplesso
“Io sono stato ad Hogwarts e in
seguito, per vari motivi, ho perlustrato tutta la zona attorno ma non
ho mai
visto nessuna casa”.
“Eppure
c’era, siamo sicuri” dissero i fratellini.
“Aspettate
un po’, di che anno stiamo parlando?”.
I
due fratelli si guardarono in faccia, non si ricordavano assolutamente
niente.
“L’unica cosa che ci
ricordiamo è
il nome della nostra mamma:
Julie Murry”.
“Julie
Murry, questo è un buon punto di partenza. Vediamo un
po’ di scoprire dove
riposa e poi cercheremo vostro padre e la vostra casa”.
“Nostro
padre?” chiese uno dei gemelli.
“Sì,
perché? Non volete ritrovarlo?” domandò
Sirius.
I
due ragazzini non risposero, era passato molto tempo dai loro brutti
ricordi,
ed era molto tempo che non provavano più dolore ma sapevano
di averne provato e
non volevano ricadere in quel baratro.
“Forse
è meglio iniziare da nostra madre” affermarono in
comune accordo.
Sirius
non insistette, avevano bisogno di tempo come forse, Harry aveva
bisogno di
tempo per riavvicinarsi a lui. In quelle settimane non aveva ricevuto
nessun
messaggio da Hogwarts se non da parte di Silente che lo rassicurava
circa il
buon andamento scolastico di Harry.
E
del resto Sirius non aveva mai chiesto informazioni, non pensava fosse
lui a
doversi muovere, era Harry, dal suo punto di vista a dover tornare
così come
erano i gemelli a dover cercare il padre.
Non
aveva capito che l’amore non consiste nel ricevere ma nel
dare. E
che si sente di aver ricevuto solo dopo che si è dato.
Però qualcosa in lui
stava cambiando, aveva una voglia matta di agire, di muoversi e
risolvere il
problema di questi bambini, illuso com’era che risolvendo
quello anche il
rapporto tra lui e Harry sarebbe migliorato.
Da
quando Sirius aveva deciso di dare una mano ai gemelli, aveva anche
smesso di
bere eppure nella sua mente i fatti sembravano mescolarsi: la casa che
non si
trovava diventava Grimmauld Place, i gemelli diventavano lui e Regulus,
il
padre violento e il ragazzino erano lui e Harry, la madre morta
prendeva il
volto di Lily.
Era
come se qualcuno avesse preso i suoi ricordi e li stesse scuotendo,
riusciva a
vedere il volto di tutte le persone che avevano fatto parte del suo
passato,
tranne di James. Eppure era convinto che smettere di bere
l’avrebbe aiutato a
schiarirsi le idee e invece si scontrava con una realtà
diversa.
L’alcol
non era stata la soluzione ai sui problemi perché quelli
vecchi c’erano ancora
e ad essi se ne erano aggiunti di nuovi. E siccome il suo cervello non
era più
abituato a ragionare ora faceva fatica.
I
gemelli non percepivano il disagio di Sirius, vuoi perché
non conoscevano la
sua storia personale, vuoi perché vivevano in un mondo
spirituale dove la
sofferenza era attutita.
Una
mattina Sirius riuscì a scoprire dove era stata sepolta
Julie Murry e con i
gemelli andò a portarle dei fiori. La tomba era abbandonata,
le erbacce
crescevano attorno alla lapide e in parte ne coprivano la visuale.
Sirius si
inginocchiò e le strappò via, con un
po’ di acqua pulì il vetro, che riparava
la foto di una donna sorridente e, riempito un vasetto
d’acqua, mise i fiori.
I
gemelli osservarono la tomba e la riconobbero, dopo la morte della loro
madre
erano venuti tante volte a salutarla, a parlarle e a portarle dei
fiori. Nel
cimitero c’era silenzio come sempre, come accade in ogni
luogo dove la storia è
stata scritta e nessuno può tornare indietro a cambiarla.
Era
tenuto abbastanza bene, eccetto che per quella zona in cui si
trovavano loro. Era la parte vecchia e le persone sepolte dovevano
aver vissuto molto tempo addietro. Sirius lesse la data di nascita e
morte di
Julie. 1928-1959. Aveva solo 31 anni.
I
ragazzi erano silenziosi. Se quando la madre era morta loro avevano
avuto circa
otto o nove anni, significava che Sirius avrebbe dovuto cercare i corpi
di due
uomini di sessant’anni.
I corpi di due
uomini non potevano sparire.
Uno
dei gemelli cominciò a piangere mentre l’altro lo
consolava: “Andiamo, dai!”.
“Ma
io voglio tornare a casa”.
“Troveremo
un modo, vedrai” continuava a ripetergli il fratello.
“Ragazzi”
li interruppe Sirius “Sto facendo il possibile per voi.
Riuscirò a trovare la
casa, non preoccupatevi. L’impiegato che mi ha indicato
questo cimitero mi ha
assicurato che avrebbe fatto delle ricerche su vostra madre per
conoscere i
vostri nomi e quello di vostro padre”.
“Noi
volevamo tornare indietro ma la casa non c’era
più” disse uno dei gemelli.
“Le
case non spariscono!” affermò Sirius.
“Forse
gli hanno fatto un incantesimo”.
“No,
ragazzi. Vostra
madre è venuta a mancare
nel 1959, da allora la zona attorno ad Hogwarts è stata
molto frequentata e vi
posso assicurare che se ci fosse stata una casa nascosta, sarebbe
già stata
trovata. Siete sicuri di non ricordare più nulla.
Sforzatevi. Ripensate a quel
giorno. Vostro padre era adirato perché voi avevate ricevuto
la lettera di
Hogwarts, la vostra anima è uscita dal vostro corpo ed
è scappata lontano.
Quando siete tornati indietro cosa avete visto, cosa avete sentito,
c’è
qualcosa in particolare che vi è rimasto
impresso?”.
“C’era
un’aria pesante, non si riusciva a respirare”.
“C’era
la nebbia, mi ricordo perché non si vedeva niente”.
“E’
vero, non si vedeva niente”.
“E
potevate sentire qualcosa?” chiese Sirius.
I
gemelli si agitarono e cominciarono a camminare speditamente, i ricordi
si stavano facendo più vivi. “Ragazzi, dove
andate? Aspettate. Se vi ricordate qualcosa, me lo dovete
dire!”.
“Io
voglio tornare a casa”.
“Ti
ho detto che troverò un modo”.
“Non
è vero, lo sai anche tu che non possiamo tornare a
casa”.
“Perché?
Ragazzi, fermatevi!” urlò Sirius.
I
gemelli si fermarono. “Perché non potete tornare a
casa?” domandò il mago.
“Perché
la nostra casa non c’è più”
rispose uno dei ragazzi “Papà la
bruciò!”.
“Cosa?”
chiese esterrefatto Sirius.
“C’era
tanta nebbia e non riuscivamo a respirare bene. Non potevamo sentire
l’odore e
ci sembrava davvero nebbia, ma avvicinandoci a casa vedemmo le fiamme.
Non era
nebbia, era fumo. Nostro padre aveva dato fuoco alla casa”.
“E
lui che fine fece?” .
I
ragazzi abbassarono gli occhi a terra e poi indicarono
un’altra lapide. David
Harx 1923-1961.
“Vostro
padre morì nell’incendio” concluse
Sirius “E voi?”.
“C’era
tanto fumo e tanto fuoco. Aspettammo che l’incendio si
spegnesse e poi entrammo
in ciò che era rimasto della casa. I nostri corpi, come
quello di nostro padre,
non c’erano più. C’erano solo ossa. Solo
ossa! Tante ossa ammucchiate”
conclusero piangendo i bambini.
“E
adesso non possiamo più tornare a casa.
Non potremo tornarci mai più! In nessuna casa!”
urlarono i gemelli che,
correndo, lasciarono Sirius da solo nel cimitero. Accanto alla lapide
di David
Harx, ce n’erano altre due Simon Harx e John Harx 1951-1961.
Il
signor Harx aveva visto i suoi figli per
terra e non riuscendo a rianimarli, pensando di averli uccise decise di
togliersi la vita e dopo aver dato fuoco alla casa si sdraiò
vicino ai bambini che proprio nel momento del bisogno non era
riuscito ad amare, e aspettò che la morte lo portasse via.
Non sapeva, però, che i suoi bambini non erano affatto morti.
Sirius,
ancora una volta, si inginocchiò e
ripulì le tre lapidi dalle erbacce, si ripromise di portare
dei fiori per quei
bambini che per sfuggire al male si erano condannati a vivere
nell’eterna
ricerca di una felicità chiamata casa, e per quel
papà che troppo tardi si
accorse di avere ancora qualcuno da amare.
Con
calma, in uno stato quasi ipnotico,
Sirius rientrò a Grimmauld Place. I pensieri si confondevano
nella sua testa.
Grimmauld Place era lì, non era bruciata, eppure sentiva uno
strano odore di
cenere.
Harry
non c’era, forse era uscito a fare qualche commissione ma
stranamente non aveva
lasciato nessun biglietto, non era da lui. Harry conosceva le regole e
non le
avrebbe mai infrante, sapeva di dover obbedire.
La
sua camera era aperta, mentre quella di
Regulus era chiusa a chiave. “Maledizione!”
urlò. Perché suo fratellino doveva
sempre entrare di nascosto in camera sua e mettergliela a soqquadro.
Lui e
Regulus erano fratelli, forse fratelli gemelli, non ricordava bene.
Se
la casa era bruciata, e con essa anche il
papà con i bambini, allora perché lui era vivo e
la casa era intatta. C’era
ancora quella puzza di fumo. –Forse è il mio
cervello- pensò Sirius.
E
poi dov’era Regulus? Regulus era sempre in
casa, e il papà era cattivo. Anche lui era stato cattivo con
Harry. Allora se
il papà era in casa quando questa bruciò e
c’erano anche i bambini, allora lui
e Regulus non c’erano più. Lui aveva bruciato
Regulus! E perché Harry non
rientrava.
Il
campanello squillò. Chi poteva essere?
Remus
si rese subito conto che qualcosa non
andava, Sirius era agitato ma non era ubriaco, farneticava strane cose
ma era
sobrio eppure non sembrava consapevole di se stesso.
“Remus,
dove sono Regulus e Harry! Lo sanno
che non devono fare tardi, altrimenti li devo punire e poi
papà ci picchia!”.
“Sirius,
cosa stai dicendo? Non sappiamo dove
sia Regulus, e Harry invece è ad Hogwarts” rispose
Remus cercando di capirci
qualcosa, ma Sirius andava per conto suo.
“Io
non ho mai picchiato Harry. Forse gli ho
dato qualche ceffone e qualche sculacciata quando era piccolo ma non ho
mai
usato il bastone!” disse freneticamente.
“Lo
so, Sirius. Nessuno ti ha accusato di
questo”.
“I
gemelli dicono che io li volevo picchiare
con il bastone!” urlò Sirius.
“Quali
gemelli? Di chi stai parlando?”.
“I
gemelli, John e Simon. I gemelli senza
nome”rispose confusamente Sirius.
Remus
guardò il suo amico. Non era possibile.
Stava perdendo anche lui. Il tradimento di Peter, la morte di James e
Lily e
ora Sirius e la sua pazzia!
CAPITOLO
CORTO, MA INTENSO.
Non
sono sicura di poter aggiornare domani, magari scriverò
qualcosa di corto. Aspetto
le vostre recensioni, baci, Alida
GinnyPotter93: la storia dei gemelli
senza nome,
che ora un nome lo hanno, non è conclusa .... ci saranno
ancora
degli avvenimenti importanti che li legheranno a Sirius. SEve Harry non
sono presenti in questo capitolo, ma torneranno presto. Ti mando un
grosso abbraccio, Alida
Karmysev: la storia avrà
un lieto fino ma
diverso da come lo hai immaginato tu. I gemelli non sono in carne ed
ossa, sono solo anima e perciò Sirius anche volendo non
poteva
prendersene cura, e poi nelle condizioni di dipendenza dall'alcol c'era
bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. Sev e Harry non sono
riuscita a inserirli perchè il capitolo è corto,
ma
torneranno presto. Credo che arrivare ad una conclusione non forzata ci
sia bisogno ancora di qualche capitolo, se riesco a scrivere tanto
forse in un paio di giorni dovrebbe finire ma non prometto niente. Baci
e abbracci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Comprensione ***
CAP
18
La
signora Grassa ripeteva la stessa tiritera da circa un quarto
d’ora: “Se non
conoscete la parola d’ordine non posso farvi passare.
Conoscete il regolamento”
e Harry continuava a ripeterle: “La conoscevamo ma abbiamo
perso il biglietto e
non ci ricordiamo più quale sia”.
“Allora
non potete entrare” continuava lei.
La
signora Grassa, che come sempre indossava un abito dall’ampia
scollatura, si
sporse in avanti per vedere meglio in faccia i due ragazzi e senza
volerlo
esibì buona parte del suo abbondante seno.
“Non
siamo interessati” le fece notare Draco suscitando le risa di
Harry.
“Mai
conosciuti due
Grifondoro così
impertinenti” rispose quella ricomponendosi.
Draco
scattò subito: “Non siamo Grifondoro, siamo dei
Serpeverde!”.
Fu
come aver sentito delle parole infernali, la signora Grassa
riempì i suoi
polmoni d’ossigeno e poi urlò con tutto il fiato:
“Ah! Siamo assaliti dal
nemico! Aiuto, aiuto! Chiamate il prefetto, chiamate la professoressa
McGranitt, chiamate il preside! Aiuto!”.
I
quadri vicini cominciarono a gridare, più per
solidarietà che per esigenza, e
in breve un echeggiare di grida si diffuse nel castello, attirando
l’attenzione
di molti. Gazza e Mrs Purr giunsero per primi e, vedendo i due ragazzi
“terrorizzare” la signora Grassa, disse:
“Siamo nei guai. Siete in uno dei
pochi posti in cui non vi dovreste mai trovare, lo sapete,
vero?”.
“Ehi,
non stiamo facendo niente. E questa grassoccia che ha iniziato a
urlare” disse
con poco garbo Harry.
“Signor
Potter” lo riprese la McGranitt “10 punti in meno a
Serpeverde per la scarsa
educazione mostrata nei confronti della Signora Grassa, che le faccio
presente
è qui ad Hogwarts da molto più tempo di
lei”.
“Grazie,
lei è molto gentile” rispose affranta al Signora
Grassa.
Harry
dovette ingoiare amaro, la McGranitt aveva ragione non avrebbe dovuto
essere
sgarbato, tuttavia da quando Silente aveva assegnato i punti alle case,
la
Capocasa dei Grifondoro coglieva ogni occasione per toglierne a
Serpeverde e
poter pareggiare i conti, la Coppa delle Case era troppo importante.
Draco,
con molta più diplomazia, si rivolse alla professoressa:
“Ci dispiace molto, ma
è vero che non stiamo facendo niente di male. Abbiamo
appuntamento con Hermione
Granger nell’anti-sala-comune che il preside ha preparato per
i ragazzi del
primo anno, solo che non ci ricordiamo la parola
d’ordine”.
“Allora
sareste dovuti andare dal professor Piton e chiederla a lui”.
“Non
ci abbiamo pensato” rispose sinceramente Harry.
“La
prossima volta pensateci!” disse la McGranitt. In quel
momento arrivarono
Silente e Piton. “Professoressa McGranitt, ha qualche
problema con i miei
ragazzi?” domandò Severus.
“Io
non ho nessun problema, sono i suoi ragazzi ad averne, in particolare
hanno
poca memoria” spiegò la donna.
“Non
ci ricordiamo la parola d’ordine per entrare”
confessò un po’ dispiaciuto
Harry, quasi che la sua dimenticanza lo facesse sminuire agli occhi di
Severus.
“Ospitaleone”
disse il pozionista.
“Bene,
professore. Lei è il benvenuto” affermò
subito la Signora Grassa aprendo il
passaggio.
Severus
non riusciva a capire se si trattasse di uno scherzo o se davvero la
Signora
Grassa pensava che lui volesse entrare e con un misto di disgusto e
impazienza
rispose: “La ringrazio ma non sono io a dover
entrare”.
Le
due serpi sghignazzarono ed entrarono dopo aver ringraziato il loro
Capocasa
che fu subito bloccato da Silente. “Ragazzo mio, appena puoi
ti prego di
raggiungermi nel mio ufficio, c’è una persona che
vorrebbe parlarci”.
“Certo
Albus” rispose il professore “Giusto
il tempo di sbrigare una piccola incombenza e sono da te”.
Detto ciò salì alla
Guferia e
spedì una lettera che sperava
avrebbe dato i suoi frutti.
“Nel
cielo in alto passa un bel treno,
la
luna suona il suo mandolino,
ad
ogni orsetto e ad ogni bambino
le
stelle intonano un canto sereno.
Tutti
i bimbi che dormiranno
al
risveglio un regalo avranno,
il
sorriso di mamma e papà
sarà
la loro
felicità”.
“Harry,
dormi dai. Piccolo, io mi sto per addormentare e
tu hai ancora gli occhi aperti? Come sono
verdi, come sono puri”.
Sirius
canticchiò la nenia fino al mattino e siccome quella notte
Harry non aveva
dormito molto, continuò anche dopo. Questo, ovviamente,
avveniva nella
testa di Sirius che riviveva tutti
i suoi giorni passati, quando con
consapevolezza quando con passività e confusione.
Si
chiedeva per esempio come mai gli infermieri del San Mungo portassero da mangiare
solo per lui e per il
suo Harry niente, forse gli avevano dato da mangiare quando lui si era
addormentato?
Non
era chiaro, l’importante era che potesse alzarsi dal letto e
che non venisse
legato perché altrimenti non avrebbe potuto prendere in
braccio il piccolo
Harry in caso si fosse messo a piangere.
E
Harry era la sua priorità.
“Nel
cielo in alto passa un bel treno
la
luna suona il suo mandolino ….”.
Severus
venne ricevuto subito da Silente che lo stava aspettando nel suo
ufficio con
Remus Lupin. Erano passati alcuni anni dall’ultima volta che
i tre maghi erano
stati assieme nella stessa stanza, e sebbene non ci fossero mai stati
problemi
di alcun genere tra Silente e Remus, lo stesso non si poteva dire degli
altri
due.
Severus
era un uomo adulto e sebbene avesse imparato a non lasciarsi
trasportare dalle
emozioni, ciò non significava che non ne avesse. Le sue
labbra serrate, i nervi
del viso tesi dichiaravano un rancore mai scomparso. Aveva davanti a
sé una
delle quattro persone che lo avevano
tormentato per sette anni, ma quei sette anni sembravano essere
trascorsi da
almeno cento anni.
Quante
cose erano successe negli ultimi tredici anni. Sconforto e dolore,
certo, il
peso degli errori non aveva mai abbandonato Severus, ma c’era
stata anche la
rinascita, l’affetto di poche ma importanti persone, i suoi
studenti che anche
se non lo avrebbe mai ammesso rendevano le sue giornate interessanti,
suo
figlioccio e poi Harry.
Tante
di quelle cose da sfuocare anche il rancore più aspro, e
forse se Remus si
fosse fatta presente gli anni precedenti Severus sarebbe anche riuscito
a
parlargli con calma e tranquillità, ma con il senno di poi
il rancore e la
rabbia tornarono a farsi più forti.
“Lupin”
salutò Severus “Non posso dire che sia un piacere
rivederti, ma siccome il buon
costume lo impone … è un piacere
rivederti”.
Remus
sorrise con affabilità. “E’ un piacere
anche per me, Severus”.
“Severus,
per favore, vorrei che ascoltassi ciò che Remus è
venuto a dirci, credo che sia
molto importante” disse Silente indicando al pozionista una
sedia vuota.
Severus
si sedette e anche Remus. Silente fece cenno al licantropo di parlare e
questo
cominciò: “L’altro giorno sono andato a
far visita a Sirius e l’ho trovato
molto confuso”.
“Intendi
ubriaco?” chiese Severus.
“No,
intendo dire che faceva domande strane, mi chiedeva di Harry e di
Regulus,
sembrava stesse aspettando l’arrivo del padre. Io ho cercato
di farlo
rilassare, ma non sono riuscito a farlo riposare. Sembrava che la sua
mente non
riuscisse a fermarsi, i suoi discorsi erano sconnessi. Parlava di due gemelli, che si
chiamano John e Simon
però ha detto che sono gemelli senza nome e non è
riuscito a darmi nessuna
spiegazione”.
“Oserei
dire, patetico” fece notare Severus.
“Oppure
drammatico” aggiunse Silente “E’ come se
la mancanza di Harry gli avesse fatto
perdere la ragione”.
“Io
credo che Harry potrebbe …” iniziò a
spiegare Remus.
“Harry
non è tenuto a fare niente” lo fermò
Severus.
“Se
solo Sirius potesse vederlo anche una sola volta. Non ti rendi conto, nella sua mente Harry ha
poco più di un anno”.
“Se
Sirius si fosse comportato a modo, e tu non avessi fatto finta di non
vedere
come Harry veniva trattato forse adesso non saremmo in questa
situazione”
affermò Severus.
Remus
rimase sconcertato da ciò che aveva sentito e non si
trattenne dal ribattere.
“Cosa vuoi saperne tu di quello che io ho fatto per Harry e
di quello che non
ho fatto? Io mi son preso cura di lui quando Sirius era ubriaco, io gli
sono
stato vicino quando era ammalato e veniva lasciato solo tutta la notte.
Ho
cercato di convincere Sirius che la sua severità e il suo
comportamento
autoritario non avrebbero portato a niente, che si stava comportando
con Harry
come i suoi genitori si erano comportati con lui. Ho cercato di fargli
smettere
di bere, ma dopo pochi giorni riprendeva sempre…”.
“Bravo”
disse Severus battendo le mani “Hai fatto tutto
ciò che potevi per sentirti
pulito ma non hai fatto tutto ciò che era necessario
perché Harry stesse bene”.
“E
cosa avrei dovuto fare? Sapevo che Sirius era il suo tutore!”
si giustificò
Remus.
“Saresti
dovuto venire da noi, saresti dovuto andare al Ministero e denunciare i
maltrattamenti!” continuò Severus.
“Aspetta,
Sirius non è mai stato violento con Harry. Lo puniva,
è vero e gli avrà dato
anche delle sculacciate quando era piccolo, forse uno schiaffo, ma
niente di
più!”.
“E
lasciarlo chiuso nella sua stanza per due giorni interi? Fargli
scrivere
centinaia di volte frasi come –Mio padre si vergognerebbe di
me-, obbligarlo a
leggere e rileggere libri che non gli piacevano solo per sottolineare
quanto
fosse diverso da James non ti sembrano maltrattamenti.
Remus,
non gli mai parlato neanche della madre! Come se lei non
gli avesse mai
voluto bene. Lily è morta per salvarlo!”.
“Io
gli ho sempre parlato di Lily, sempre. E gli ho mostrato le foto di
quando
eravamo ragazzi e …”.
“Hai
fatto tutto ciò che era in tuo potere per farlo stare
meglio, Remus” lo consolò
Silente.
“Albus,
ma cosa stai dicendo?” lo riprese Severus.
“Anche
noi sapevamo che Harry era con Sirius, forse se avessimo insistito con
il
Ministero, avrebbero anche potuto obbligare Sirius a farci vedere il
bambino,
ma non lo abbiamo fatto”.
“Perché
pensavamo che Sirius lo avrebbe trattato con rispetto e amore, noi non
potevamo
sapere ciò che stava succedendo ma
lui
sì” replicò l’altro.
“E
se fossi andato da Caramell pensi che avrebbe creduto a me che sono un
Lupo
Mannaro oppure ad un discendente della nobile casata dei
Black?” domandò Remus
amareggiato dalle sue stesse parole.
Severus
non rispose niente. Lupin aveva ragione, nessuno avrebbe dato peso alle
sue
parole, perché la sua condizione di licantropo gli toglieva
una qualità
essenziale: l’affidabilità. Il Ministero non
avrebbe mai mosso neanche un dito
a favore di chi, palesemente, veniva considerato inferiore.
Il
mondo magico era sempre lo stesso, aveva lottato perché il
male non trionfasse,
perché i figli dei babbani fossero al sicuro,
perché non si venisse giudicati
dalla propria origine e poi aveva vissuto un breve momento di pace.
Ma
la vita chiama la morte e la morte insegue la vita, liberati i
mezzosangue si
stringevano le catene con più forza attorno al collo di
altri, in questo caso
dei Lupi mannari. E appena il sangue avesse
cominciato a scorrere e le belve si fossero abbeverate del
sangue degli
innocenti, sarebbe cominciata la mattanza.
E
ancora una volta sarebbero caduti tutti senza distinzione, mannari
cattivi e
buoni, maghi e streghe buoni e cattivi, ancora una volta la ruota
avrebbe
cominciato a girare.
Il
mondo va così e nel mezzo ci sono bambini che avrebbero
bisogno solo di una
carezza, ma sono storie poco importanti e fanno poco punteggio nel
gioco
sanguinolento della vita, perciò lì si lascia da
soli, a meno che non diventino
sangue anche loro e a quel punto, immediatamente conquistano la prima
pagina
sulla “Gazzetta del profeta” che di profetico non
ha niente ma siccome è
squallido e puzza di marcio vende molto.
Furono
tre parole ma non furono poca cosa.
“Hai
ragione. Capisco” concluse Severus diventando improvvisamente
stanco e triste
“Ma non voglio che Harry venga coinvolto. Ha bisogno di tempo
per imparare che
merita amore incondizionato. Se gli imponiamo di vedere Sirius,
penserà che sia
il prezzo per l’affetto che gli stiamo dando”.
“E
questi gemelli senza nome? Voi avete idea di chi siano?”
chiese Remus.
“Esiste
una leggenda sul fantasma dei gemelli senza nome” disse
Silente.
“Non
è vero, non esistono questi fantasmi. Io li ho cercati
nell’elenco dei fantasmi
documentati ma non ci sono” disse Severus.
“Pensavo
fossero loro ad averti aiutato con Harry?” replicò
Silente.
“No,
non li ho mai incontrati”.
“E
se non ci sono neanche negli elenchi che possiede Hogwarts, credo
davvero che
non esistano” affermò Remus.
“Eppure
c’è chi li ha visti” fece Silente
guardando i due maghi dalle sue lenti a
mezzaluna.
Severus
non si scompose: “Potrebbero aver visto la loro anima, come
io ho visto quella
di Harry”.
“Cosa
si deve fare per vedere l’anima delle persone?”
domandò Remus.
“Bisogna
accettare se stessi, confrontarsi con i propri errori e voler vedere,
oppure
bisogna che le anime decidano di svelarsi, ma questo è
difficile perché deve
essere un desiderio spontaneo e non premeditato”
spiegò il pozionista.
“Allora,
chi di voi è disposto a confrontarsi con se
stesso?” chiese Silente.
“Tu,
ti tiri indietro?” chiese Remus al preside.
“Temo,
miei cari amici, di non ricordare più tutti i miei sbagli. E
probabilmente di
non conoscerli neanche tutti”.
Lo
sguardo di Severus si fece lievemente dolce, il vecchio maestro portava
un carico
pesante, ma la soddisfazione di venirgli incontro davanti a Remus Lupin
non
gliela avrebbe mai data, così, ghigno in viso non
potè che dire: “Concordo”.
Lupin,
che aveva capito tutto, sorrise. Subito pensò che forse lui
avrebbe potuto
vedere le anime dei gemelli, ma davvero
sarebbe riuscito a ricordare tutti i suoi sbagli? Come
avrebbe fatto se
non ricordava neanche ciò che succedeva durante le sue
trasformazioni? Se non
avesse accettato, Severus gli avrebbe senz’altro fatto notare
quanto fosse
disposto a fare poco per il suo amico.
Ma
non tutto era perduto. Dopo aver pensato un po’,
guardò Severus e gli disse:
“Per me non c’è problema,
farò il possibile per contattare queste anime,
però
in tal caso tu dovrai andare da Sirius”.
“Perché?
Al San Mungo non ci sono gli infermieri?”.
“Solo
il giorno, il turno di notte lo deve fare un familiare o un
amico”.
“Allora
lascia che sia io a contattare queste anime” disse risoluto
Severus “Così
potrai far da baby-sitter a Black!”.
A
quel punto non c’era più niente da dire,
bisognava semplicemente aspettare che Severus incontrasse John e Simon.
Il
gufo grigio con la punta delle penne marrone planò su Villa
Malfoy e lasciò una
lettera a Dobby che subito la porto al suo padrone.
“Signore,
è arrivata una lettera per lei” disse Dobby
mostrando la missiva poggiata su un
piccolo piattino d’argento.
“Non
ti avevo detto che non volevo essere disturbato?”.
Dobby
si agitò e con voce tremula rispose:
“Sì, ha ragione. Ma questa lettera porta
il sigillo di Hogwarts”.
Lucius,
non sollevò neanche la testa dalle carte che stava leggendo.
“Le lettere di
Draco le devi portare a Narcissa”.
Gli
occhi grandi di Dobby restarono rivolti al pavimento: “Non
credo sia una
lettera del signorino, non è la sua scrittura”.
Lucius
sospirando diede un’occhiata alla grafia, la riconosceva, era
di Severus Piton.
Non era poi tanto insolito che l’amico scrivesse ma che
usasse il sigillo di
Hogwarts era decisamente fuori dell’ordinario.
Prendendo
la lettera, licenziò l’elfo che a passi svelti
uscì dallo studio. Con una
strana frenesia Lucius aprì la busta, era dai tempi di
Voldemort che non si
sentiva così agitato, se Severus aveva scritto doveva
esserci una ragione
importante.
La
lettera era scritta in bella grafia, elegante e modesta, senza sfarzo,
così come
voleva lo stile Serpeverde. La mano in alcuni punti doveva aver
tentennato
perché si erano formati delle piccole sfumature che non
avevano altra ragione
d’essere, ma che sarebbero passate inosservate ad un occhio
inesperto.
Severus
tentennava? Sì, decisamente doveva esser successo qualcosa
di notevole.
“Caro
Lucius,
ti
scrivo questa lettera non senza emozione. Il mio animo è
agitato e il mio cuore
freme nel portarti a conoscenza di un avvenimento che giorno dopo
giorno sta
trasformando la mia vita rendendomi felici e orgoglioso.
A
te solo e a nessun altro potrei raccontare con sincerità e
senza maschera
quello che sto per dirti, perché solo tu hai sempre saputo
come si sono svolti
i fatti che hanno segnato nel male e nel bene la mia vita.
Tu
capisti subito quanto fosse importante per me quella ragazza dagli
splendidi
occhi verdi che fu smistata tra i Grifondoro, e anche se non
condividevi le
attenzioni che io le dedicavo non mi dicesti mai di fare un passo
indietro.
Tu
capisti subito che io, e non Albus Silente, avevo ucciso il Signore
oscuro,
perché solo io avrei potuto averne l’occasione,
l’audacia e la spietatezza per
farlo. E benché, quelli che chiamavi I sogni di gloria dei
Purosangue si
fossero spenti con la morte del Signore oscuro, non te la prendesti mai
con me.
Forse
perché dopo la nascita di Draco i tuoi sogni erano diventati
altri, forse
perché non volevi affrontarmi, non conosco il motivo della
tua scelta ma
comunque non mi abbandonasti mai, accettandomi sempre per quello che
ero.
Ecco
perché solo a te potevo scrivere questa lettera.
Sarai
sicuramente venuto a conoscenza del fatto che Harry Potter è
stato smistato tra
i Serpeverde. Nessuno avrebbe mai potuto prevederlo, anzi eravamo tutti
convinti che sarebbe diventato un Grifondoro.
E’
un ragazzo socievole, rispettoso ma che purtroppo non ha vissuto
un’infanzia
idilliaca. Tante volte, e tu lo sai, ho pensato che tu fossi troppo
rigido con
Draco ma non ti ho mai detto niente, perché era tuo figlio e
io dovevo
mantenere una rispettosa distanza, inoltre non sapevo assolutamente
cosa
significasse prendersi cura di un altro essere umano.
Ecco,
in seguito a circostanze spiacevoli ma fortuite sono venuto a
conoscenza del
fatto che io, e non Sirius Black, ero stato nominato tutore legale di
Harry
Potter.
Ti
rendi conto Lucius? Io sono il tutore del figlio di Lily Evans, della
mia Lily
dagli occhi verdi. Se tu vedessi Harry diresti che è
identico a James Potter ma
ha gli stessi occhi della madre e
il suo
stesso talento per
le pozioni!
Devo
essere sincero: questo ragazzino mi riempie il cuore di gioia. So bene
che tu
non lo hai molto in simpatia, tanto da aver sconsigliato a Draco di
frequentarlo, tuttavia in nome della nostra amicizia ti chiedo il
favore di
conoscerlo e rivedere gli “ordini” che hai dato a
Draco.
Adesso
che sono padre anch’io mi rendo conto che i
nostri figli farebbero di tutto per accontentarci, per
renderci
orgogliosi di loro. Anche noi dovremmo fare il possibile
perchè loro siano
orgogliosi di noi.
Io
sarei ben lieto di invitarvi a casa mia, fra poche settimane, per
festeggiare
con noi il Natale, di modo che tu possa conoscere quello che per me
è diventato
“mio figlio”.
Sono sicuro che
trascorreremo una bella
serata. Io non ho denari da offrirti, Lucius. Non ne ho mai avuti, ma
ho molta
fiducia e affetto per te, per
Draco e Narcissa, presentarti mio figlio è una dimostrazione
di questo affetto e
di questa fiducia.
Spero
che tu accetterai questa dimostrazione d’affetto.
Aspetto
tue notizie,
Severus
Piton”.
Lucius
lesse la lettera diverse volte, il bambino che aveva infranto i suoi
sogni di
gloria era diventato figlio del suo migliore amico. Voldemort non
c’era più e
se ci fosse stato forse i suoi sogni di potere si sarebbero potuti
realizzare.
Certo,
sarebbe sempre rimasto un servo, a disposizione del suo padrone e forse
l’Oscuro
signore avrebbe anche preteso che Draco diventasse Mangiamorte.
Si
sollevò la manica della camicia per vedere il Marchio nero e
poggiando il
braccio sul tavolino e osservò la
cicatrice. Gli oggetti poggiati sul tavolino era sfuocati ai suoi occhi
mentre
ben definito c’era il Marchio.
Poi
gli occhi andarono per conto loro, il Marchio sfuocò e gli
oggetti furono
portati in primo piano. Una foto di Draco sorridente con Narcissa lo
salutava.
Senza
prestare troppa attenzione a ciò che faceva, tirò
giù la manica della camicia.
Il sipario era calato, l’Oscuro era morto e lui aveva potuto
crescere serenamente
Draco. E per la prima volta dopo tanto tempo si accorse che senza la
paura di
morire, di essere catturato, senza il timore di trovare la sua famiglia
sterminata, la vita era più bella.
Era
giusto che dopo tanto tempo essa sorridesse anche a Severus Piton, che
non era
un Purosangue e mai lo sarebbe stato, ma che era sempre stato presente
non per
obbligo ma per amicizia.
Quel
Natale sarebbe stato davvero memorabile.
BUON
ANNO NUOVO A TUTTI. CHE SIA UN ANNO DI PACE E FELICITA', CHE POSSIATE
VEDERE REALIZZATI I VOSTRI SOGNI E SOGNARNE DI ALTRI ANCORA
PIù GRANDI.
ECCO
A VOI IL NUOVO CAPITOLO.
REMUS,
SEVERUS E ALBUS, NIENTE DI PIU' DIFFICILE DA METTERE ASSIEME. C'E'
SPAZIO ANCHE PER LUCIUS, PER ME ANCORA IC, MA LA NOTTE DI
CENA NON SO COSA DIRA'.
FATEMI
SAPERE COSA NE PENSATE, C'E' MOLTO MATERIALE IN QUESTO CAPITOLO.
A
PRESTO, ALIDA
GinnyPotter93:
ho parlato poco del rapporto tra Remus e Harry però avevo
scritto che Remus aveva sempre cercato di far cambiare atteggiamento a
Sirius, di farlo diventare meno dispotico. Per ora Remus si
è confrontato con Severus e Albus, credo che gli
farò fare una chiacchierata anche con Harry, forse nel
prossimo capitolo. Forse. Ti mando un grosso abbraccio, Alida
Karmysev:
spero che la lunghezza del capitolo non ti deluda, ma ho avuto poco
tempo per scrivere. Comunque i gemelli sono morti, ma non se ne erano
resi conto, non volevano ammettere a se stessi di non esserci
più. La loro storia non è finita, ci
sarà una conclusione serena per tutti. Non mi va di lasciare
lacrime impossibili da asciugare. Ti abbraccio forte, Alida
chocco:
i gemelli e Sirius troveranno un modo per dimostrarsi amicizia, ma
essere amici significa anche lasciare che gli amici vadano lontano da
noi.... Baci, Alida
Aloysia
Piton: ciao cara, James non aveva molte alternative: Sirius era perso
nell'alcol, Remus era un licantropo che una settimana al mese non
avrebbe potuto prendersi cura del bambino, Lily inoltre aveva sempre
nella mente Severus. Nel momento in cui Sev uccide Voldemort Lily e
James capiscono da che parte stia in realtà e
così gli affidano Harry. Per quanto riguarda Sirius la sua
reazione ti ha colpito perchè era irrazionale, ma vedi la
lettera di Harry poneva diversi problemi e chi ha il vizio di bere
annega i problemi nell'alcol, così Sirius è
arrivato ad Hogwarts ubriaco e lì, proprio perchè
ubriaco, ha fatto l'unica cosa che sapeva fare: prendersela con Harry e
minacciarlo. La storia dei gemelli è triste, e non si
può disfare ciò che già stato fatto,
ma cercherò di dargli un pò di pace per il
futuro. Ti mando un grosso abbraccio, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Passeggiate ***
CAP
19
Severus
era chiuso nei suoi alloggi facendo mente locale sulle informazioni che
possedeva in materia di fantasmi, doveva assolutamente trovare un modo
per
comunicare con loro perché non aveva alcuna intenzione di
mostrarsi perdente
davanti a Lupin, né tantomeno di fare da infermiere a Black.
Tuttavia
la sua istruzione non era sufficiente per risolvere il problema. Sapeva
che
bastava aver la volontà di vedere per poter realmente
comunicare coi gemelli,
ma dove avrebbe dovuto cercarli? E Black dove li aveva conosciuti?
Una
volta, quando ancora era un ragazzino al primo anno di scuola e
già cominciava
a far acquisire punti alla Casa dei Serpeverde, l’allora
prefetto Lucius Malfoy
gli disse. “Sei bravo, ma passi troppo tempo sui libri.
Sembri più un
Corvonero! Nei libri è riportata la vita, parte della quale
puoi impararla da
te, vivendo. E poi ti farebbe bene uscire di più, sei troppo
pallido!”.
Severus
aveva ascoltato e un po’ se l’era presa per quella
battutina finale, anche
Malfoy era sempre bianco come un lenzuolo. Però era sempre
un prefetto e così
gli aveva dato retta e aveva iniziato a esplorare l’esterno
del castello
diventando più consapevole della realtà che aveva
intorno. Forse questo non era
esattamente ciò che Lucius intendeva ma con il tempo aveva
dato i suoi frutti.
-Chissà
che il tuo consiglio non mi possa tornare utile anche oggi-
pensò Severus che,
indossando il lungo mantello nero,
lasciò i libri aperti e uscì. L’aria
era fresca ma fortunatamente non c’era un
filo di vento.
Mentre
passeggiava incontrò la squadra di uidditchQuidditch
dei Tassorosso di rientro dal loro allenamento infrasettimanale, anche
quell’anno i Tassi si stavano dimostrando molto forti e la
partita successiva
l’avrebbero giocata contro i Serpeverde.
Gli
sarebbe piaciuto andarci con affianco Harry ma sapeva che la tribuna
dei
professori era interdetta agli studenti e per quanto volesse bene a suo
figlio
non aveva alcuna intenzione di mischiarsi tra gruppi di ragazzini
esagitati.
Quando si fosse presentata l’occasione lo avrebbe portato a
vedere i campionati
del mondo.
Severus
cominciava già a programmare il futuro, a sognare a occhi
aperti quando venne
raggiunto dalla voce di un bambino.
“Papà!”.
-Che
voce infantile- pensò –Come è possibile
che ad Hogwarts ci sia un bambino così
piccolo-.
Ancora
la voce ripetè: “Papà!”.
Piton
si guardò attorno per capire da dove arrivasse la voce che,
con tono
decisamente più basso, chiamò:
“Sev”.
Severus
si sentì tirare il mantello e chinandosi lievemente lo
sguardo vide Harry che
teneva il capo rivolto verso l’alto nella speranza di
riuscire ad attirare
l’attenzione del suo nuovo papà.
“Harry,
sei tu. Scusa ma ero distratto non riuscivo a capire da dove arrivasse
la
voce”.
“Credevo
non mi rispondessi perché ti stavo chiamando
…”.
Subito
Severus lo bloccò. “No, no. Io sono sempre felice
quando mi chiami papà, ero
semplicemente soprappensiero”.
Il
sorriso tornò sulle labbra di Harry che,
timidamente, allungò la sua mano fino a quella
di Severus. Il tocco
caldo della mano di Harry fece tremare l’anima del mago.
C’era ancora qualcuno
che credeva nella sua capacità di dare amore e protezione.
Lo sapeva, certo,
Harry aveva fiducia in lui ma averne la conferma attraverso piccoli
gesti lo coglieva
sempre alla sprovvista.
Con
delicatezza Severus strinse nella sua la mano di Harry e assieme
camminarono e
chiacchierarono. “Come
mai non sei nei
sotterranei?” domandò il bambino.
Severus
si accigliò. “Non sarei io a dover fare questa
domanda?”.
“Scusa,
era solo curiosità!”.
“I
curiosi non mi piacciono molto, ma per te farò un
eccezione” rispose rilassando
il viso.
Harry,
sempre molto attento alle sfumature del viso delle persone,
capì che il padre
stava scherzando e si rilassò a sua volta.
“Sono
qui, all’aperto per cercare due fantasmi”
spiegò brevemente.
Gli
occhi verdi di Harry si spalancarono. “Due fantasmi? Qui ad
Hogwarts?”.
“Certo,
perché ti sorprendi? Anche il Barone Sanguinario
è un fantasma”.
“Sì,
ma lui sta dentro la scuola, non fuori. E se ci facessero del
male?”.
“Innanzitutto
non potrebbero farci del male perché tu non verrai con me a
cercarli e io so
difendermi bene. Secondo, i fantasmi non possono farci del male. Se
devi avere
paura di qualcuno che sia qualcuno che puoi toccare con le tue mani,
Harry.
Nient’altro”.
“Metti
il caso che uno si spaventi nel vedere un fantasma e muoia di
crepacuore!”
replicò Harry.
“In
questo caso sarebbe colpa sua e non del fantasma. Non si è
mai sentito di
qualcuno ucciso da un fantasma. Si può restare uccisi
dall’ignoranza, certo, ma
ognuno è responsabile di ciò in cui decide di
credere. Se tu credi che un
fantasma ti possa uccidere, ti ucciderà. Se non ci credi,
non lo farà. E sai
perché?”.
“No,
perché?”.
“Perché
non dipende dal fantasma ma da te! La mente è uno strumento
potente,
controllala e controllerai la tua vita, lascia che gli altri la
condizionino e
perderai il potere di decidere per te”.
Harry
si sentiva in parte rassicurato e in parte no, sapeva di essere alla
mercé di
superstizioni e di non avere pieno autocontrollo. Avrebbe imparato ma
per ora
quei fantasmi incutevano timore.
“E
questi fantasmi sono molto grandi?”.
Severus
sollevò il sopracciglio, le parole appena dette non dovevano
aver fatto
completamente centro. “Non credo, sono i fantasmi di due
bambini, perciò
suppongo che abbiano le dimensioni di due bambini”.
“Qui
attorno non ce ne sono” rispose sbrigativo Harry.
“E
tu come fai a dirlo?” chiese incuriosito Severus.
“Perché
quando ero solo un’anima ho girovagato un po’
dappertutto e non ne ho trovato”.
“E
fin dove ti sei spinto?”.
“Fino
al cancello che delimita i territori di Hogwarts. Ho seguito Sirius
fino a lì
…” disse Harry lasciando in sospeso la frase.
“Lo
hai seguito?”.
Harry
abbassò gli occhi. Sì, aveva seguito Sirius ma
lui non si era fermato, non era
riuscito a vederlo perché il suo sogno era sempre stato
quello di essere solo
senza intralci, e lui, Harry, era sempre stato un intralcio, niente di
più.
“Questa
notizia mi è di grande aiuto” affermò
Severus.
Harry
pensò si trattasse di una frase di consolazione ma Severus
si inginocchiò
davanti a lui e portandosi la mano di Harry vicino al viso e
accarezzandolo con
quella libera, confermò: “Adesso so di dover
cercare oltre il cancello, mi hai
risparmiato molta fatica e tanto tempo”.
-Fantastico-
pensò Harry che con un balzo
abbracciò il suo papà.
La
chiacchierata con Harry diede i suoi frutti quella sera stessa. Dopo
aver
cenato Severus uscì nuovamente ma questa volta si diresse
immediatamente
all’esterno di Hogwarts. Le foreste erano tutte uguali:
alberi, cespugli,
fischi di vento, e frusci di foglie.
Non
c’era da stupirsi che i fantasmi scegliessero questi ambienti
come dimora. In
essi ci si poteva nascondere, si poteva passare inosservati. Chi
avrebbe
pensato che dietro un tronco spezzato potesse trovarsi
un’anima senza pace? E
che non fosse la civetta a tubare nella notte ma il singhiozzo di chi
piangeva
in eterno?
Severus
aveva sempre creduto che la notte gli fosse amica e che la natura fosse
una
silenziosa spettatrice di eventi che l’annoiavano e, solo in
minima parte, la
riguardavano direttamente. Maghi e streghe cercavano di dominarla e lei
li
lasciava fare, conscia del fatto che gli esseri umani passano come
tante
creature antiche che oggi non esistono più, e lei invece
resiste e sempre si
rigenera.
E
così si possono costruire castelli e città
credendo di aver vinto ma l’erba
continua a crescere tra le fessure del cemento e i lastroni di pietra.
Non c’è
niente di più paziente e scontroso della natura. Lei sa
quanto caldo possa
essere il piatto della vendetta servito freddo.
La
notte invece, benché scura e talvolta dal respiro
agghiacciante, ti offre
sempre il conforto di una stella o di una musica che non ascoltavi da
tempo e
che tamburella dentro te senza sosta.
E,
come diceva sempre Albus, se vuoi conoscere le persone stringi loro le
mani
alla luce del sole, se vuoi conoscere le anime ascoltale nel buio della
notte.
E
Severus aveva molto in comune con la notte. Come lei ospitava
realtà
impensabili, come lei restava in ascolto per non perdere neanche il
più piccolo
sentore di vita. La notte era una creatura affamata di vita.
Anche
i fantasmi aveva fame di sensazioni e di azioni e anche per questo si
mostravano maggiormente durante
la notte
che nelle altre ore del giorno. Dopo aver camminato parecchio Severus
si
ritrovò in un punto dove gli alberi erano di meno e la
vegetazione era composta
più che altro da cespugli.
-Insolito-
pensò il professore. Si guardò attorno e trovando
il tronco spezzato di una
quercia si sedette sopra. I suoi occhi riconobbero in lontananza la
cima della
Torre di Astronomia. Hogwarts giungeva fin lì!
“Dove
siete Simon e John?” farfugliò a bassa voce
Severus.
“Siamo
qui” risposero con tranquillità i due gemelli.
Severus
non si scompose. Perché avrebbe dovuto? Era uscito per
cercare i gemelli e li
aveva trovati. “Dunque siete voi i Fantasmi dei gemelli senza
nome?”.
“Sissignore.
Adesso lo sappiamo anche noi” rispose John.
Severus
era scettico. “Perché? Non sapevate di essere dei
fantasmi? Che cosa pensavate
di essere?”.
Simon
gli si parò davanti: “Pensavamo di essere anime,
non fantasmi?”.
“Cioè
non sapevate di essere morti?”.
“La
delicatezza non è sua qualità migliore, vero
signore?”.
“Non
sono qui per farmi dei nuovi amici ma per cercare di risolvere i guai
che voi
avete creato”.
John
e Simon si guardarono confusi. “Noi non abbiamo combinato
nessun guaio!”.
Severus
si aggiustò le maniche della camicia e disse:
“Conoscete un certo Sirius Black?”.
“Certo
che lo conosciamo! E’ un nostro amico. Lo conosciamo da circa
un mese e mezzo”
rispose John.
“Si
da il caso che il signor Black, dopo aver conosciuto voi sia uscito di
senno”
affermò il professore.
“No,
non è possibile! Sirius era in sé
l’ultima volta che lo abbiamo visto”
spiegarono i due.
“E
quando sarebbe l’ultima volta che lo avete visto?”.
“Un
paio di giorni fa. E’ grazie a lui se adesso ci ricordiamo
ciò che ci successe
da vivi”.
“Volete
raccontarlo a me?” propose il professore.
“Perché
dovremmo?” domandò con circospezione Simon.
“Perché
questo potrebbe aiutarmi a far star meglio il vostro amico
Sirius”.
“In
questo caso … va bene” rispose John e con calma
raccontò a Severus di sua
madre, di suo padre, della loro casa, di Sirius e del cimitero.
Per
Severus fu facile capire cosa fosse successo nella mente di Sirius, i
fatti si
erano sovrapposti e confusi con i suoi ricordi e la sua vita. Scoprire
che i
gemelli erano morti significava toglier loro anche l’ultima
speranza di
ritornare alla loro vita, e siccome Sirus aveva identificato Harry e
Regulus, e
forse anche se stesso, nei due gemelli ciò significava che
non c’erano più
speranze neanche per loro.
Regulus
non sarebbe più tornato, e Harry era perso per sempre.
Harry
però non era morto e vederlo avrebbe potuto aiutare Sirius,
Remus aveva
ragione. Però poteva esserci anche un altro modo per venire
incontro a Black:
forse parlare ancora con i gemelli poteva essere utile.
“Voi
sareste disposti a parlare ancora con Sirius?”
domandò il professore.
“Se
questo può aiutarlo, sì” risposero con
fermezza i gemelli.
“Allora
cercherò di organizzare l’incontro. Per ora vi
ringrazio …” disse Severus.
“Non
deve, Sirius ci aiutato. Non lo abbiamo capito subito, e quando ci
siamo
ricordati di essere morti ce la siamo presa con lui, come se fosse il
responsabile di ciò che avvenne. Ma lui non ne ha alcuna
colpa e adesso anche
se sappiamo di essere dei fantasmi ci sentiamo meglio, conoscere la
verità ci
ha reso più sereni”.
“Se
voi poteste scegliere, rimarreste qui o vi ricongiungereste al vostro
corpo?”
domandò Severus.
“Ci
sta chiedendo se vorremmo andare in cielo?”.
“Esattamente”.
John
sospirò e chiudendo gli occhi ripetè ancora una
volta: “Io voglio tornare a
casa. Da mamma e … e anche da papà …
se ci vuole”.
Simon
lo abbracciò. Severus li guardava, faceva un po’
impressione vedere due
fantasmi abbracciati, i loro corpi si mescolavano e sembrava che le
mani
trapassassero i corpi. Bambini senza corpo e senza mani, bambini che
dopo tanti
anni erano ancora bambini.
-Chissà
se dentro me c’è ancora il bambino
che fui?- pensò Severus ma non si diede una risposta,
fuggì lontano con la
mente, lontano da quella domanda, lontano dove
si sentiva al sicuro e neanche a farlo
apposta si ritrovò a dondolarsi su un’altalena in
un parco dove un’altra
bambina gli spingeva le spalle per arrivare fino al cielo.
CIAO
CARI,
GIORNATE
IMPEGNATIVE, SCUSATE.
IL
PROSSIMO AGGIORNAMENTO DOVREBBE ESSERE A FINE SETTIMANA. BACI, E BUONA
BEFANA A
TUTTI.
GinnyPotter93:
ciao cara, spero che il capitolo ti piaccia, Lucius
comparirà più avanti per il pranzo di Natale, e
vedremo cosa combinerà. Adesso era importante che Sev
incontrasse i gemelli. Non ho avuto molto tempo per scrivere ma
prometto che nel prossimo la storia farà un bel balzo in
avanti, del resto è ora di tirare i fili per arrivare alla
conclusione. Un abbraccio, Alida
Aloysia
Piton: Lucius ha sempre avuto un bel rapporto con Sev, io non ho mai
creduto che fosse solo un'amicizia d'interesse, altrimenti non sarebbe
durata così a lungo e non sarebbe proseguita anche dopo la
morte di Voldemort. E' vero che Severus era un abile doppiogiochista ma
credo che fosse affezionato all'amico e che Lucius gli volesse bene.
Sirius è al San Mungo perchè Remus non
è in grado di tenerlo controllarlo minuto per minuto e non
vuole neanche correre il rischio che gli succeda qualcosa di male,
intendo fisicamente, le persone che hanno problemi mentali, possono
anche essere un pericolo per se stesse. Il confronto tra Sirius e i
Gemelli ci sarà nel prossimo capitolo. Lo devo scrivere con
calma perchè ho diverse idee in testa. Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Amara lucidità ***
CAP
20
Erano
le otto del mattino e Silente non era ancora sceso nella Sala Grande
per fare
colazione. Era piuttosto insolito, lui amava mangiare in compagnia e da
che
Severus poteva ricordare non aveva mai saltato un pasto con i suoi
studenti.
Doveva essere accaduto un imprevisto. Solo questo poteva giustificare
la sua
assenza.
Anche
gli studenti se ne accorsero, primi fra tutti i Grifondoro ma nessuno
pensò
neanche per un momento che ciò potesse essere collegato con
qualcosa di
preoccupante. Era semplicemente assente. Forse, una volta tanto, aveva
dormito
più del solito.
Severus
aveva premura di incontrare Silente perché doveva parlargli
dei gemelli e
assieme a lui voleva organizzare l’incontro con Sirius. Poi
sarebbe spettato al
preside contattare Lupin. Il suo
lavoro era finito.
Poco
prima dell’inizio delle lezioni Silente rientrò,
Severus lo raggiunse prima che
il vecchio preside potesse rinchiudersi nel suo ufficio.
“Albus, ti devo
parlare”.
“Dimmi,
Severus”.
“Sono
riuscito a contattare i Gemelli senza nome, sono due bambini di circa
dieci
anni. Mi hanno
detto che sono disposti
ad aiutarci. Però sarebbe molto più semplice se
Sirius venisse nella foresta,
non ne sono certo ma credo
che i gemelli
non si vogliano spostare da lì perché
è il luogo più vicino a quella che un
tempo era la loro casa”.
“Lo
penso anch’io.” rispose Silente. “Bene,
allora stasera andremo al San Mungo e
lo preleveremo per una notte”.
“Ma
i Medimago potrebbero creare problemi, non credi?”.
“No,
ieri notte ho accennato loro qualcosa e mi sono sembrati
accondiscendenti”.
“Ieri
notte?” ripetè incuriosito Severus.
Silente
lo guardò appena in faccia e poi con disinvoltura
spiegò: “Sì, ieri notte. Come
ti sarai accorto stanotte inizia la luna piena e ieri il nostro caro
amico
Remus non era in piena forma …”.
“Che
cosa? Mi stai dicendo che io e te dovremo occuparci di Sirius? Eravamo
d’accordo che io avrei contattato i gemelli e lui si sarebbe
occupato di
Black!” disse innervosito il professore.
“E
infatti le cose sono andate in questo modo ma quando ti sei messo
d’accordo con
lui sapevi che era un licantropo e che per una settimana al mese
avremmo dovuto
adattarci a qualcosa di diverso”.
“E
doveva essere proprio questa settimana?”.
“La
luna non è interessata ai nostri problemi,
Severus!”.
“E
io non sono interessato a quelli di Black. Se adesso non può
occuparsene Remus,
vorrà dire che aspetteremo che la luna piena
passi”.
“No,
Severus. Non possiamo lasciare Sirius in quelle condizioni, ogni giorno
che
passa lui è sempre più confuso. Dobbiamo
intervenire prima che la sua mente sia
rovinata per sempre!”.
“Non
erano questi gli accordi” ripetè Severus.
“Allora
ti chiedo di venirmi incontro come favore personale” disse
Silente.
Severus
ci pensò sopra. “Ti chiederò qualcosa
in cambio, Albus”.
“Qualsiasi
cosa, l’avrai”.
“Va
bene, allora l’accordo è fatto” rispose
Severus stringendogli la mano. Sapeva già cosa chiedere al
suo amico, un grosso
favore, non per lui ma per qualcuno che stava aspettando da molto tempo.
Il
chiasso che proveniva dalla classe di Pozioni era insolito, gli
studenti erano
sempre rumorosi, specialmente quelli del primo anno poi con il tempo
diventavano più disciplinati e al settimo anno raggiungevano
un accettabile
brusio.
Piton
entrando nella sua aula sbatté la porta, giusto per
manifestare il suo
disaccordo. “Qualsiasi sia il motivo per cui potevo sentire
il vostro esagerato
chiacchierio e l’inaccettabile rumore che le vostre
diaboliche corde vocali
emettevano, è bene che esso cessi all’istante.
Aprite il libro a pag 89,
leggete per conto vostro, e dopo rispondete per iscritto alle tre
domande che
compariranno sulla vostra pergamena”.
Hermione
sollevò la mano per porre una domanda. Infastidito Severus
disse: “Signorina
Granger, vuole dilettarci con la sua domanda?”.
“Questo
è un compito in classe?”.
“Questi
sono i miei ordini” rispose il professore.
Hermione
pensò che il professore dovesse avere più brutto
umore del solito e chinato il
viso iniziò a leggere.
Severus
cominciò a correggere i compiti del terzo anno, ma il suo
lavoro era
disturbato. La classe era in silenzio ma il sofisticato udito di
Severus poteva
sentire bisbigliare nell’ultimo banco. Avrebbe tolto punti a
qualcuno.
Sollevando la testa vide che i ragazzi in questione erano Harry e Draco.
“Signor
Potter e signor Malfoy, silenzio!”.
Draco
e Harry smisero di parlare, ma evidentemente avevano qualcosa di
interessante
da dirsi perché continuarono a lanciarsi occhiate nella
mezz’ora successiva e a
passarsi bigliettini. Quando tutti ebbero finito di leggere, Severus
distribuì
le pergamene incantate.
Neville
lesse le domande e istintivamente bisbigliò: “Ma
queste domande non riguardano
l’argomento letto!”.
“Ovvio,
signor Paciock! Che senso avrebbe un compito in classe se prima di
porvi le
domande vi facessi leggere le risposte!” affermò
sarcasticamente.
I
Serpeverde sghignazzarono, e Severus non potè fare a meno di
notare che Draco e
Harry avevano colto l’occasione per scambiarsi ancora delle
battute. Chissà di
cosa parlavano i due ragazzi.
Durante
il compito in classe Harry compì
un’ingenuità e passò il bigliettino a
Draco.
Severus se ne accorse e avvicinandosi al loro banco disse:
“Spero per voi, per
entrambi” specificò in direzione di Draco
“Che in questo biglietto non ci siano
le risposte del compito”.
Severus
detestava i ragazzi che copiavano durante i compiti in classe e gli
esami. Non
poteva credere che fossero proprio due Serpeverde a copiare, che
fossero
proprio suo figlioccio e suo figlio. Con una mossa velocissima prese il
biglietto dalle mani di Draco che, assieme ad Harry, abbassò
lo sguardo.
-Mio
padre ha detto che a Natale saremo da voi-
-Cioè
venite ad Hogwarts?-
-No,
a Spinner’s End-
-Dove?-
-A
casa di tuo padre-
-Non
ne sapevo niente, papà non me ne ha parlato ancora-
-Senti,
ma perché se lui è diventato tuo padre, tu ti
chiami ancora Potter e non Piton-
-Non
lo so. Forse lui non vuole. Forse non si può.
Perché pensi che si sia pentito
di avermi con sé?-
-
Accidenti a te, Severus Piton, non potevi far finta di non vedere il
biglietto?- pensò il professore. Il biglietto gli rivelava
che Lucius aveva
l’intenzione di accettare l’invito, e che il
cognome di Harry era un problema a
cui non aveva pensato.
Severus
rese il biglietto a Harry e rivolgendosi anche a Draco disse:
“Riprendete a
lavorare, avete ancora quindici minuti”. Harry prese il
biglietto nel quale
Severus aveva letto le sue ansie, e questo non faceva che accrescerle.
Adesso
Severus sapeva che lui era un debole, e che rimaneva sempre una persona
insicura. E forse Severus avrebbe pensato che lui non provava fiducia
nei suoi
confronti, ma non era così, semplicemente Harry non riusciva
a capire cosa
stesse facendo per meritarsi l’affetto di Severus.
Perché
Severus aveva deciso di amarlo?
Quanto
sarebbe durato tutto ciò?
E
quando Severus si fosse stancato, che fine avrebbe fatto lui?
E
lui cosa poteva fare perché Severus non si stancasse mai di
averlo con sé? E
ancora più importante, anche sapendo cosa fare, lui sarebbe
stato all’altezza
di ciò che Severus desiderava?
Queste
domande lo perseguitavano già da diversi giorni e presero
maggiore consistenza
quando Seamus bisbigliò
a Ron: “Se Harry
non fosse suo figlio adottivo non gli avrebbe reso il biglietto e gli
avrebbe
tolto almeno venti punti!”.
Evidentemente
però la voce di Seamus non era molto delicata
perché tutti nell’aula la
sentirono. Harry si alzò dalla sedia e
correndo si diresse verso la porta per scappare via, ma suo padre lo
bloccò.
Non servirono incantesimi, né urla, bastò
soltanto che Severus lo riprendesse
con voce ferma: “Signor Harry Potter … Piton,
è pregato di tornare al suo
posto. Non mi pare che abbia dato il permesso a nessuno di lasciare
l’aula”.
Harry
Potter …Piton! Per un attimo si convinse di aver sbagliato
ma voltandosi e
notando lo sguardo sereno del padre, tornò al suo posto.
Severus lo aveva
chiamato Harry Potter Piton davanti a tutta la classe.
Severus
si rivolse a Seamus e disse: “Non è coraggioso
parlare male degli altri
sottovoce, e non è educato rivolgere queste parole ad un
professore. Non è
neanche leale voler penalizzare qualcuno che ti aiuta ogni sera a fare
i
compiti di pozioni. E’ sicuro di essere stato smistato tra i
Grifondoro? E secondo
lei quanti punti dovrei toglierle, Signor Seamus?”.
Seamus
riflettè: “Forse cinque?”.
“Solo?”
chiese Piton.
“Forse
quindici” disse più onestamente il Grifondoro.
“Forse
venti” lo corresse Piton “Allora facciamo
così, ne avrei dovuto togliere venti anche
al Signor Potter-Piton, non ne toglierò a
nessuno e così siamo pari. Ora la lezione è
finita, lasciate le pergamene sui banchi e andate via”.
L’aula
si svuotò in breve e Severus rimase a fissare ancora un
po’ il banco vuoto di
Harry , con mezzo sorriso sulle labbra.
Tornato
nei suoi alloggi trovò il bambino ad
aspettarlo in piedi accanto al caminetto. Severus fece per parlare ma
Harry
allungò le braccia come a creare una distanza fisica ed
emotiva e con voce
provata disse: “Papà, ti prego, fammi parlare
perché altrimenti non so se
riuscirò ad arrivare alla fine del discorso”.
Severus
si sedette sul divano e ascoltò.
“Mi
dispiace che tu abbia letto il biglietto che avevo scritto a Draco. Io
ti
voglio bene e mi fido di te, non ho alcun dubbio che tu mi voglia bene
…” la
voce di Harry cominciò a tremare “Adesso penserai
che io sono debole, che non
mi fidi di te ma non è così
…” la voce si ruppe e alcune lacrime cominciarono
a
scendere sul piccolo volto.
“E
solo che … che non capisco cosa … cosa devo fare
per … per non perderti”.
Era
troppo. Severus non poteva resistere oltre, doveva dare conforto a
Harry, e si
alzò per andargli incontro ma Harry allungò le
braccia e indietreggiò di
qualche passo.
“Non
voglio perderti, non voglio fare niente di sbagliato … e tu
non sei costretto a
chiamarmi Harry- Harry-Po-Potter- Piton, non mi devi …
dimostrare … niente. Io
ti voglio bene ma ho bisogno di aiuto. Ti prego, dimmi cosa devo fare
per
meritarmi il tuo affetto. Cosa devo fare per non perderti?”.
Le
lacrime di Harry cominciarono a scorrere
senza sosta, e il bambino non poté più tenere
distante Severus che lo tenne
stretto a sé e si rimproverò per non essersi reso
conto subito fino a che punto
Harry avesse bisogno di lui.
Nel
frattempo Simon e John avevano iniziato a discutere sul loro futuro.
Era
consapevoli della necessità di cambiare, di non restare
fantasmi per sempre e
per molto tempo, quando ancora credevano di essere semplicemente delle
anime
fuori dal loro corpo, avevano desiderato di tornare alla vita,
intendendo però
la vita reale.
Non
avevano mai pensato di dover morire, forse perché i bambini
non ci pensano mai,
forse perché non riuscivano a pensare che dopo la morte ci
potesse essere un
qualcosa chiamato vita, o forse ci avevano pensato ma non riuscivano a
immaginare come sarebbe stata questa vita.
Fatto
sta che Severus aveva posto grandi interrogativi.
“John,
tu pensi che papà sarebbe felice di rivederci?”.
“Non
lo so, l’ultima volta che lo abbiamo visto era molto
adirato”.
“Però
quando ha creduto che fossimo morti è stato colto dalla
disperazione e si è …
ucciso”.
“Già,
pensi che sia colpa nostra se papà è
morto?”.
“Forse”.
“E
pensi che sia colpa nostra se la mamma è morta?”.
“Non
lo so, sono confuso. Papà diceva di sì”.
“E’
vero, però papà diceva anche bugie”.
“E
ci picchiava …”.
“Simon,
secondo te mamma e papà stanno insieme in cielo? Voglio dire
sono nello stesso
posto?”.
“Mamma
era buona perciò deve trovarsi in un bel posto,
papà è cambiato solo alla fine.
E poi si è pentito. Non so dove sia, però mi
dispiacerebbe saperlo da solo”.
“Anche
a me. E’ vero che un po’ ho paura a rivederlo ma mi
piacerebbe abbracciarlo di
nuovo”.
“John,
secondo te come ci dobbiamo comportare con Sirius?”.
“Secondo
me dobbiamo fare come abbiamo sempre fatto. Severus dice che
è colpa nostra se
è uscito di senno, ha detto che deve sistemare i guai che
abbiamo combinato”.
“”Dai,
lo sai anche tu che i grandi cercano
sempre di scaricare le colpe ai piccoli. Vedrai che tutto si
sistemerà”.
Severus
aveva ancora Harry, addormentato, tra le braccia sul divano quando
Silente
bussò alla sua porta. “Chi
è a
quest’ora?” domandò Severus che non era
per niente intenzionato ad alzarsi.
“Albus
Percival Brian Silente” rispose spiritosamente il preside.
“Avanti”
disse mezzo seccato il pozionista.
Quando
Silente entrò vide la scenetta familiare e fece un ampio
sorriso.
“Togliti
quel sorrisetto dalle labbra, Albus. E dimmi pure cosa ti
serve”.
“Non
mi serve niente, mio caro ragazzo. Io vengo da te anche solo per
chiacchierare”.
“Sì,
ma non con quello sguardo?”.
“Perché?
Ho per caso uno sguardo particolare?”.
“Albus,
niente giri di parole. Dimmi- cosa- vuoi” lo
freddò Severus.
“Volevo
ricordarti che stasera alle otto dobbiamo trovarci al San
Mungo”.
“Non
posso” rispose il professore.
“Severus,
eravamo d’accordo che mi avresti aiutato”.
“E
lo farò. Una volta che Black sarà ad Hogwarts io
vi aiuterò. Albus, non hai
bisogno del mio aiuto per portarlo qui. Mentre c’è
qualcuno che ha bisogno di
me” spiegò rivolgendo lo sguardo a Harry che
dormiva placido tra le sue
braccia.
“Come
vuoi, Severus. Allora ci vediamo verso le nove all’esterno di
Hogwarts”.
“Ci
sarò” rispose brevemente Piton.
Harry
si mosse nel sonno, scoprendosi ma
Severus lo ricoprì immediatamente di modo che il freddo non
lo disturbasse troppo.
La
notte era illuminata da una splendida luna e da tante stelle che
spiavano la
foresta dalla loro posizione privilegiata. Là in mezzo, tra
il verde, c’erano
anche Silente e Sirius. Quest’ultimo dava segni di
irrequietezza, era un
continuo guardarsi attorno, voltare il capo di scatto e ansimare come
fosse un
animale predato, la sua ansia era collegata certamente alla confusione
mentale
ma anche al luogo in cui si trovava.
Era
come se quel luogo gli ricordasse qualcosa. “Sirius,
c’è qualcosa che non va?”chiese
Silente nel tentativo di conoscere i pensieri dell’altro.
“Harry
è da solo a casa, papà mi sgriderà,
non vuole che rientri tardi”.
“No,
Sirius. Puoi stare tranquillo, Harry è con un amico e tuo
padre mi ha dato il
permesso di prenderti con me stanotte”.
Sirius
si fermò, Silente gli era simpatico, era l’unica
persona che non lo
contraddiceva e che gli dava risposte sensate. Finalmente
c’era qualcuno che
gli credeva.
“Cosa
ci facciamo qui nella foresta?” domandò Sirius.
“Stiamo
aspettando degli amici” spiegò il preside.
Sirius
annuì, e continuò a guardarsi attorno. Si
ricordava qualcosa, forse lui e
Regulus andavano a giocare proprio in quella foresta da piccoli.
Chissà.
Passarono
pochi minuti e Severus arrivò, al suo fianco
c’erano i fantasmi di John e
Simon. Sirius restò immobile mentre i fantasmi avanzavano.
“Ciao, Sirius” disse
Simon.
“Regulus?”
domandò Sirius.
“No,
non sono Regulus. Sono Simon, ma forse ti ricordi di me come uno dei
Fantasmi
dei gemelli senza nome” lo aiutò il bambino.
“No,
no, no … aspetta, forse sei Harry?”
continuò Sirius facendo resistenza alla sua
stessa mente che voleva fargli accettare la verità.
Silente
intervenne. “Come potrebbe essere Harry? Se parli di Harry
come di un bambino
piccolo!”.
“Non
lo so, forse è cresciuto” provò Sirius.
“Nessuno
cresce così in fretta, Black” gli fece notare
Severus.
“Vattene
via, Mocciosus!” gridò Sirius.
“Vedo
che di me ti ricordi ancora”.
“Dov’è
Regulus? Tu lo devi sapere, anche tu eri un Serpeverde”
replicò Sirius.
“Allora,
adesso ti ricordi che io non mi chiamo Regulus?”
domandò con calma Simon.
“Smettetela,
smettetela tutti. Mi state confondendo”.
“Sirius,
ascoltaci” disse John “Io e mio fratello ti abbiamo
incontrato circa due mesi
fa, proprio in questa foresta. Ti ricordi? Decidesti di aiutarci a
trovare la
nostra casa”.
-Una
casa.
Una casa nel mezzo della foresta …-
“Ci
siamo visti spesso e abbiamo parlato di tante cose. Non sapevamo di
essere
fantasmi, credevamo di essere delle anime che non riuscivano a trovare
il loro
corpo”
-Fantasmi
che
non erano fantasmi. Solo anime senza corpo, anime che poi divennero
fantasmi …-
“Poi
hai scoperto dove era sepolta nostra madre, e lì abbiamo
trovato anche nostro
padre e noi stessi. Ci siamo ricordati tutto, il cortile, mamma che
moriva,
papà che ci picchiava, e la casa …
bruciata”
“Mamma,
papà, bambini, casa.
Mamma, papà, Regulus ed io,
Grimmauld Place.
Lily, James, Harry, Godric's Hallow.
Io, Harry, Grimmauld Place.
Severus, Harry, Hogwarts”.
“Noi
siamo morti, Sirius. E grazie a te lo sappiamo. Sappiamo che non
dobbiamo più
cercare la casa in mezzo alla foresta. E forse adesso potremo trovare
una casa
nuova. Potremo ritrovare mamma e papà sappiamo dove
sono”.
“Morte!
Harry
è
morto? No.
Regulus è morto?
Non lo so.
Mamma
e
papà? Si, loro sì.
Chi
sono
questi due bambini?
E
io, dove
sono?
Dove
mi
trovo?”.
“Il
nostro papà era buono, poi si è trasformato ma
forse non tutto è perduto”.
“Papà.
Io.
Io.
Harry.
Io
… non
tutto è perduto”.
“Sirius?
Ti ricordi di noi?” domandò Simon.
Sirius
fissava la terra sotto i suoi piedi, e li vedeva muovere, li vedeva
camminare
su strade conosciute, sui pavimenti di casa, sui lastroni di Hogwarts,
e dopo
tanti passi arrivare fino a sé. Dopo tanto camminare per vie
nuove, si torna
sempre in un luogo chiamato casa, che non sta in nessun edificio, in
nessun
paese o città ma risiede dentro noi.
Così
se non si ha l’idea di casa dentro sé, una casa
non la si potrà avere mai.
Sirius
sollevò la testa, le lacrime facevano
fatica ad attraversare la barba che, incolta, gli copriva buona parte del viso.
“Sì, mi ricordo di voi! E
purtroppo mi ricordo anche di me!”.
CIAO
RAGAZZI, STATE LEGGENDO?
BENE,
IO SONO GIA’ AL LAVORO SUL PROSSIMO CAPITOLO. MI RACCOMANDO
NON TENETEMI SULLE
SPINE E RECENSITE NUMEROSI!
VI
ASPETTO. BACI, ALIDA
GinnyPotter93: Esatto, l'ultima parte
riguardava Lily e Sev. Considerato che in questo capitolo Severus non
manca mai, credo proprio che tu sia soddisfatta. Fammi sapere qualcosa.
Baci, Alida
Karmysev: Sì, Severus
è molto dolce e delicato ma non lo descrivo mai troppo
smielato, anche perchè le persone troppo smielate mi sono un
pò indigeste. Scherzo! Comunque penso che quando uno
è eccessivamente dolce forse nasconde qualcosa. Alla fine
del capitolo scorso c'è una piccola parte in cui ritorna
Lily, perchè il rapporto tra lei e Sev è l'unica
cosa bella nella vita del professore, e anche se quando l'ha conosciuta
e frequentata aveva tra i 9 e i 19 anni, quello è l'unico
periodo in cui forse si è sentito felice come un bambino.
Spero che questo capitolo ti si piaciuto. Se hai tempo, fammi sapere
cosa ne pensi. A presto, un abbraccio, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Ombre e test Pre-natalizio ***
CAP
21
-E’
andata meglio del previsto- pensò Severus rientrando nei
sotterranei. –Almeno
mi sono sbrigato, credevo davvero di dovermi trattenere tutta la notte
al
freddo-. Il suo mantello era bello pesante ma non riparava
né le mani né la
testa e per un pozionista mani e testa erano essenziali.
Entrando
nel suo appartamento vide Harry addormentato sul divano. Severus era
felice di
trovarlo nelle sue stanze, certo l’ideale era che dormisse in
camera sua con
gli altri Serpeverde, ma del resto avere un genitore nel corpo
insegnante
doveva pur dare qualche privilegio.
Con
molta delicatezza prese Harry tra le sue braccia e lo portò
nel suo letto,
ridimensionò uno dei suoi pigiami e lo cambiò.
Poi fu il suo turno e infine si
infilò anch’egli al calduccio sotto il copriletto
di piume d’oca.
“Buonanotte”
disse una vocina.
Severus
fu colto un po’ alla sprovvista: “E’ da
molto che sei sveglio?”.
“Da
quando mi hai messo a letto”.
“E
perché non hai detto niente?”.
Harry
non rispose.
“Pensavi
che ti avrei mandato nella tua camera?”.
Il
bambino si strinse a riccio. “Ho sbagliato, vero?”.
Severus
con una mano gli massaggiò la schiena e lasciò
che Harry si rilassasse. La
domanda non era facile, benchè lo sembrasse. Se gli avesse
detto di sì,
significava che Harry non era in grado di comprendere ciò
che lui voleva e
questo lo avrebbe gettato nello sconforto. Se gli avesse detto di no,
significava che non lo voleva nelle sue stanze, e anche questa non era
la
verità.
“Non
ho mai dormito nel lettone con Sirius” riprese Harry
“Neanche quando stavo male”.
“E
ti sarebbe piaciuto?”.
“Non
lo so, lui era contento quando obbedivo. A me piaceva vederlo contento,
però
non mi ha mai detto di dormire con lui e perciò non
l’ho mai fatto”.
“Harry,
non è sbagliato desiderare di dormire nel letto con i propri
genitori. Qualche
volta”.
Harry,
che dava le spalle al padre, girò la testa verso lui. Era
felice e gli sembrò
di vedere un po’ di felicità anche nel profondo
degli occhi neri che aveva di
fronte.
“Sono
contento che mamma e papà mi abbiano lasciato a
te”.
“Anch’io”
rispose Severus cominciando ad accarezzare i capelli del suo bambino.
Harry era
sereno e i suoi occhietti cominciarono a socchiudersi, in breve fu nel
mondo
dei sogni, ma la sua tranquillità durò poco
perché un urlo di Severus lo
svegliò.
“Cosa
c’è papà? Papà!”
urlò spaventato Harry.
Severus
si dibatteva nel letto come se cercasse di liberarsi da un mostro.
“Alzati
Harry! Scendi subito dal letto, c’è qualcosa fra
le lenzuola!”.
Harry
con un balzo scese e andò a ripararsi dietro una poltrona.
“Papà!
Papà!”.
“C’era
qualcosa che mi stringeva la caviglia e poi ho sentito che mi camminava
sulle
gambe” spiegò il professore agitando le coperte.
Harry
si mosse giusto il tanto per vedere ….
“Ah
–ah –ah!”.
Severus
smise di agitare coperte
e lenzuola, e
capì cosa faceva ridere Harry: Jiulius, con passo elegante e
aria divertita,
usciva dal letto per andare sulla spalla del suo padroncino.
“Ah
–ah- ah!” continuò Harry rotolandosi sul
pavimento.
Severus
si avvicinò ai due monelli con fare
minaccioso e guardandoli dall’alto in basso,
sussurrò con un filo di voce: “Se
andate a raccontarlo in giro, sarà l’ultima cosa
che farete nella vostra vita”.
La
luce che trapassava le
tapparelle era
sufficiente perché la realtà degli oggetti si
trasformasse in ombre sui muri capaci
di scrivere un racconto da leggere prima dell’arrivo di chi,
dando spazio al
sole, ponesse fine a una storia
ancora
incompleta.
“Le
ombre sono una bella invenzione della natura, sanno mostrarci come
è il mondo
quando tutto è buio e c’è solo una
piccola speranza a dare luce” disse la voce
di Simon alle spalle di Sirius.
L’uomo
non si scompose, avrebbe dovuto essere agitato perché
credeva di essere da solo
in casa, invece orami sembrava incapace di stupirsi.
“Ci
sono ombre anche dopo pranzo, quando il sole è alto nel
cielo”.
John
rise. “Certo, perché il sole è bravo a
fare “tana” alle ombre che vogliono
nascondersi”.
Sirius
si stiracchiò: “E in tutto questo io che ruolo
avrei?”.
“Tu
sei come noi: un’ombra che vive con una piccola speranza,
quando questa
diventerà enorme, tornerai ad essere Sirius Black e noi
… bhè devi ritenerti
fortunato. Tu puoi ancora decidere chi essere”.
“Non
è così, ragazzi. Voi non mi conoscete”.
“Giusto!”
esclamò John “Perché non ci parli di
te?”.
“Non
me la sento”.
“Risposta
sbagliata” lo controbatté Simon.
“Io
sono molto diverso da come voi vi immaginate”.
La
luce continuava a entrare poco alla volta e lo stemma dei Black,
all’interno
della cristalliera, veniva
riprodotto solo
nei suoi contorni: uno scudo di medie dimensioni a difesa della
purezza, del
sangue, della storia e forse anche di Sirius.
Simon
sbuffò dalla noia mentre John insistette: “Non ci
devi raccontare tutta la tua
vita, solo poche cose. Prima di tutto perché sei
così reticente a parlare di te
stesso?”.
“Perché
ho avuto uno stile di vita di cui non vado fiero”.
“Stai
scherzando? Tu sei una persona buona che ci ha aiutato tantissimo.
Senza di te
non …”.
“Voi
non siete gli unici bambini con i quali ho avuto a che fare”
disse Sirius con
un sussuro “Io mi sono occupato per 11 anni di un bambino di
nome Harry, era il
figlio del mio migliore amico”.
“Davvero?
In questa casa?” replicò il fantasma di John
svolazzando da ogni parte.
Simon
invece era più attento a ciò che vedeva attorno a
sé, a ciò che si aspettava ci
fosse e invece non c’era. “Se c’era un
bambino qui, come mai non ci sono
giocattoli?”.
“Io
non sono stato molto dolce con Harry”.
“Cosa
intendi dire, lo picchiavi?” domandò Simon
indietreggiando.
“No,
solo qualche ceffone, ma non di abitudine. Lo punivo per qualsiasi cosa
facesse
che io non approvavo. Lo obbligavo ad essere qualcuno che non era.
Vedete,
quando suo padre e morto io mi sono sentito molto solo e speravo che
lui,
crescendo, potesse assomigliargli. Invece Harry è sempre
stato molto diverso da
James, era più simile a sua madre ma io non
gliel’ho mai detto. Adesso che ci
penso, non gli parlavo mai di lei”.
“E
lui come reagiva?”.
“Harry?
Faceva tutto il possibile per rendermi orgoglioso di lui, ma per me non
era
abbastanza. E così appena ha avuto la possibilità
di andarsene, se ne è
andato”.
“Anch’io
lo avrei fatto. Me ne sarei andato e ti avrei lasciato qui da solo per
sempre!”
.
“Simon!”
lo sgridò John.
“Cosa
c’è? Tu pensa a quel bambino che fa di tutto per
avere un po’ d’amore e invece
…”.
“…
e invece lo rinchiudevo in camera sua, gli facevo scrivere frasi
denigranti, e
lo obbligavo a leggere libri di cui non gli interessava niente e non
gli ho mai
letto neanche una fiaba” concluse Sirius.
La
verità era davanti ai suoi occhi, ora non poteva
più sfuggirle. Le ombre sui
muri raccontavano la vita della famiglia Black, da stemmi a stendardi,
da
bacchette magiche a fotografie in bianco e nero, ma niente veniva detto
su
Harry Potter.
I
gemelli non erano propensi a venire incontro a Sirius, ma il fatto che
avesse fatto
il possibile per aiutarli, li condizionava un po’. Il loro
disagio era palese.
“Adesso, volete sentire altro della mia vita?”.
John
che prima era stato tanto curioso stette zitto, mentre Simon non si
lasciò
scappare l’occasione: “E adesso che intenzione hai?
Vuoi fare qualcosa per
riprendere con te Harry?”.
“Ci
ho pensato. Legalmente non ho nessuna possibilità, anzi se
fossi denunciato
potrebbero anche arrestarmi, perché ho consapevolmente
violato la legge magica.
Però, mi piacerebbe rivederlo. Dirgli che lui non ha mai
sbagliato niente e io
invece tutto, ma non so se questo sarà possibile?”.
“E
perché?”.
“Perché
la persona che ora si prende cura di lui è molto attenta
alle esigenze di Harry
e di sicuro, rivedermi potrebbe metterlo in crisi”.
“Sirius,
ogni cosa a suo tempo. Adesso inizia a mettere in ordine la tua vita,
almeno
ciò che puoi. Se hai conti in sospeso con qualcuno, insomma
affronta il tuo
passato e poi quando meno te lo aspetti arriverà anche la
possibilità di
riappacificarti con Harry”.
“Siete
molto ottimisti” disse Sirius perso dentro un’ombra.
John
si fece avanti, e coraggiosamente propose: “Per primo, devi
sollevare la
tapparella e lasciare che la luce riempia la stanza. La luce
è bella!”.
“Mi
stai dando ordini?” domandò stizzito Sirius.
“No,
è solo un consiglio. Ti sembro uno che possa dare
ordini?”.
“Io
sono certo di no!” rispose Simon ridendo.
Con
molta fatica Sirius si alzò e sollevando gli avvolgibili,
aprì la finestra. Si
coprì gli occhi con la mano per proteggersi dalla luce e a
modo suo, dal freddo
che entrava dall’esterno, poi abbassò la mano e
maldestramente colpì un
portafoto sul tavolo facendolo scivolare a terra.
Si
chinò per raccoglierlo, la foto era rivolta verso il
pavimento e lui non poteva
vederla ma sapeva bene chi fosse stato immortalato in quel quadretto.
Sospirò e
voltandolo verso sé vide Regulus che con un ghigno nel viso
indossava la sua
bella divisa Serpeverde.
“Va
bene, fratellino. Abbiamo un conto
aperto, comincerò da te!”.
“Allora
ragazzi, quante riunioni ci sono state finora? Tante, vero?”.
“Ormai
abbiamo perso il conto, Severus”.
“Già,
hai ragione Mark. E meno male che non ce lo ricordiamo
perché quando si passa
il tempo a catalogare e conteggiare tutti i momenti vissuti alla fine
si perde
l’essenza del momento vissuto”.
“Oh
Severus, questa era proprio una perla di saggezza” lo prese
in giro Draco.
Gli
studenti ridevano, Severus era contento. Capitava spesso che in questi
incontri
i Serpeverde si lasciassero andare e gli facessero il verso ma lui
aveva
imparato proprio dai ragazzi che ridere era un bel modo per superare le
paure e
perciò li lasciava fare forte del fatto che comunque non gli
avrebbero mai
mancato di rispetto.
“Oggi
è l’ultimo incontro prima delle vacanze di Natale.
Vorrei sottoporvi un test,
come quello che abbiamo fatto all’inizio dell’anno.
Mi raccomando siate
sinceri. Quando tornerete dalle vacanze ne faremo un altro ancora e poi
se
tutto andrà per
il meglio vorrei
organizzare qualcosa di spettacolare per la fine dell’anno.
Cosa ne dite?”.
“Mi
sembra una buona idea” affermò Dorian con fare
saccente scatenando la risata
dei compagni.
“Benissimo.
Ora, sapete come funziona. Scrivete tutto ciò che vi passa
per la mente, non ci
sono limiti di righe da scrivere ma sappiate che io ceno alle 20:00 e
perciò
avrò solo due ore per leggere le risposte di
tutti”.
Ancora
risate nella sala comune.
“Chi
mi aiuta a distribuire i test?”.
Joel
cominciò a tossicchiare: “Severus, credo che ci
sia un volontario”.
Jiulius
in tutta sua bellezza Serpeverde sputava fumo in direzione degli
studenti.
“Harry, cosa fa il tuo draghetto?”
domandò Severus.
“Sta
attirando l’attenzione degli studenti, credo che voglia
distribuirli lui i
fogli”.
Immediatamente
Jiulius si trovò sulla spalla di Severus che, senza farsi
accorgere da
nessuno, gli
sussurrò alle orecchie:
“Ringrazia che non sputi fuoco altrimenti non ti lascerei
distribuire neanche
la carta igenica”.
Per
sua risposta Jiulius gli strappò dalle
mani i fogli e mandandogli delle bolle di fumo in direzione degli occhi
sgattaiolò via.
Il
giorno seguente ci sarebbe stato l’incontro di Quidditch tra
i Tassorosso e i
Corvonero e, maledizione, tutti i Capocasa dovevano essere presenti.
Era una
questione di diplomazia, come diceva sempre Silente, ma Severus si era
reso
conto che fare da padre ne richiedeva già abbastanza e
avrebbe voluto
trascorrere il pomeriggio diversamente, magari leggendo i test dei suoi
ragazzi
e invece quel compito doveva svolgerlo la sera stessa, come aveva detto
alle
piccole Serpi.
Prese
i fogli fra le mani, per primo notò che gli studenti avevano
superato
l’imbarazzo iniziale in quanto le risposte erano molto
più approfondite di
quelle di inizio anno.
“Qual
è il ricordo più bello di questi primi quattro
mesi di scuola?”.
Rosy,
la piccola Rosy, cresceva: “Ho scoperto che Gazza
è davvero simpatico, la
settimana scorsa mi ha fatto accarezzare Miss Purr”.
Mark
era felice perché: “Ho avuto modo di curare cinque
civette e nessuna e mai
morta!”.
“Hai
trovato una persona che, più delle altre, ti faccia sentire
bene?”.
Joel
l’aveva trovata ma rimaneva sul vago.
“Sì, è un ragazzo
dei Corvonero, ma non è né di prima,
né del
sesto anno e non è il prefetto”.
Severus
sorrise e con un po’ di maschilismo pensò
–Ormoni femminili- ma poi non seppe
cosa pensare quando lesse la risposta di Dorian: “In effetti
ci sono tre
ragazze, una Tassorosso e due Grifondoro ma non mi sento di dire oltre
per
iscritto. (Se vuole conoscere i nomi ne possiamo parlare in
privato)”.
“Quali
sono le tue aspettative per le vacanze di Natale?”
Draco
scriveva: “Credo che avrò un ottimo Natale e forse
riceverò un regalo
inaspettato”. –Sì, spero
anch’io che Lucius ti faccia il più bel regalo del
mondo- pensò Severus.
Tiger
era incerto: “Di solito parto con i miei genitori in qualche
capitale europea,
ma forse quest’anno resteremo a casa”.
“Che
regalo vorresti trovare sotto l’albero?”.
Dirk
fu molto preciso: “Le sgorbie parlanti per intagliare il
legno e un bel pezzo
di legno di ciliegio”.
-Se
non fosse troppo lontano dalla mia personalità te lo
regalerei io il legno,
perché sei davvero bravo- disse fra sé e
sé Severus.
Goyle
e Isabelle avevano lo stesso desiderio: “Vorrei che i miei
genitori mi
ascoltassero un po’ di più, pensano sempre che non
capisca niente e invece
vorrei raccontare loro tutto ciò che sto facendo ad
Hogwarts”.
“Qual
è l’aspetto di Hogwarts che ti piace di meno e
quale quello che ti piace di
più?”.
Joel
spiegò con molta precisione: “Mi piace molto il
rapporto che si è instaurato
con i compagni del primo anno di tutte le case, alle volte non sembra
neanche
che facciamo parte di gruppi diversi. Mi è capitato diverse
volte di fare i
compiti con Hermione Granger e quando finiamo ci sembra strano doverci
separare
per raggiungere i diversi dormitori. Quello che mi piace di meno
è l’aria che
tira nelle classi del quinto, sesto e settimo anno.
C’è una rivalità esasperata”.
I
test erano stati tutti letti, eccetto che quello di Harry che, come era
successo la prima volta, Severus aveva messo in disparte. Con ansia
prese il
foglio e lesse.
“Qual
è il ricordo più bello di questi primi quattro
mesi di scuola?”.
“Ho
conosciuto tante persone che mi vogliono bene”.
“Hai
trovato una persona, più delle altre, che ti faccia sentire
bene?”.
“Sì,
l’ho trovata”.
“Quali
sono le tue aspettative per le vacanze di Natale?”.
“Credo
che saranno le migliori di tutta la mia vita”.
“Che
regalo vorresti trovare sotto l’albero?”.
“Non
lo so. Io non ho mai avuto regali, penso che mi piacerebbe -non ridere
papà- una piccola serra per coltivare
erbe oppure un libro un po’ più approfondito di
pozioni”.
“Qual
è l’aspetto di Hogwarts che ti piace di meno e
quale quello che ti piace di
più?”.
“Mi
piacciono i quadri che parlano con gli studenti ma non piacciono le
scale che
si muovono”.
Severus
rilesse il test di Harry più volte. Tutto si sarebbe
aspettato tranne questo.
In nessuna delle sue risposte faceva riferimento
all’incantesimo di Illusione,
a Sirius, all’essere diventato suo figlio.
Eppure senz’altro
Harry aveva fatto diversi
passi avanti rispetto all’inizio dell’anno. Non
c’erano frasi monosillabiche,
esprimeva i suoi pensieri e le sue preferenze tuttavia era come se
ciò che gli
era successo non fosse degno di nota.
Ancora
una volta bisognava ammettere che Harry sapeva muoversi con destrezza,
rispondere a tutte le domande in maniera impeccabile senza
però mostrare niente
di se stesso. Rimaneva quella richiesta indiretta: una piccola serra e
un nuovo
libro di pozioni.
Possibile
che Harry fosse così avanti in materia pozionistica, e
perché non glielo aveva
mai detto? –Ancora domande- pensò Severus
rimettendo i compiti apposto. Per
quella sera sarebbe rimasto tutto com’era, il giorno dopo era
l’ultimo prima
delle vacanze e poi avrebbe avuto un sacco di tempo per parlare con suo
figlio.
--------------
CIAO CARISSIMI,
CAPITOLO LEGGERO, E RELATIVAMENTE
BREVE.
COSA NE DITE, STA VENENDO BENE, VERO?
IN REALTA' NON SO ANCORA QUANTI CAPITOLI MANCHINO ALLA FINE, NON CREDO
TROPPI, FORSE TRE O QUATTRO. INSOMMA VORREI CONCLUDERE PERCHE' HO
UN'ALTRA IDEA PER LA TESTA, MA PIU' SCRIVO PIU' AUMENTANO I FATTI DA
RACCONTARE. COMUNQUE SPERO CHE CONTINUERETE A SEGUIRMI E CHE LA STORIA
CONTINUI AD APPASSIONARVI.
CI SENTIAMO SABATO,
BACI, ALIDA
Karmysev:
non preoccuparti Sirius non farà niente per riprendersi
Harry, la sua posizione è troppo compromessa, ma
ciò non vuol dire che il loro rapporto con il tempo non si
possa aggiustare. Harry è insicuro, ma per ragioni di
copione, fa passi da leone. Nella realtà è molto
difficile che si superino certe abitudini in poco tempo, anche se i
bambini hanno grandi capacità di recupero. Spero che il
capitolo ti sia piaciuto. Un bacio, Alida
GinnyPotter93:
ciao cara, ecco a te il nuovo test! Hai fatto bene a ricordarmelo. Sai
quando si scrivono storie lunghe alle volte si corre sempre il rischio
di perdere qualche pezzo e lasciare questioni in sospeso, io di solito
mi faccio una scaletta di ciò che logicamente i lettori si
aspettano di trovare nei capitoli successivi, ma per questa storia non
l'avevo fatta. Grazie a te, ho segnato i punti più
importanti: sono circa una decina e vanno risolti tutti. Il prossimo
test ci sarà dopo le vacanze di Natale e poi credo uno a
fine anno ... Baci, Alida
Chocco:
ciao, questo capitolo è un pò leggerino, ma forse
torverai interessante la parte sulle "ombre". Forse non è un
capitolo all'altezza degli altri ma sono molto impegnata e non ho
potuto fare di più. Spero di non averti delusa. Baci, Alida
Matteo
the best: ciao matteo, ho visto che hai lasciato una recensione al
primo capitolo della storia, ti ringrazio molto. Quando l'ho letta, ti
avevo appena spedito l'e-mail, e mi ha fatto l'effetto di sentirmi
piccola piccola, immeritevole delle tue lodi. Insomma in genere non
credo di meritarmi troppe lodi nè di essere presa come punto
di riferimento, o guida ... aiuto!! Comunque ti ringrazio ancora della
recensione e spero di sentirti ancora. Baci, Alida
RINGRAZIO
TUTTI I 23 LETTORI CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA I PREFERITI E I 17
SEGUITI.
SIETE
GRANDI!
IL
MIO SOGNO? TROVARE 40 RECENSIONI .....
Sì,
LO SO: SOGNO IN GRANDE ....
MA
SE NON SONO GRANDI CHE SOGNI SONO?
CIAO
A TUTTI, ALIDA
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Casa ***
CAP
22
“Ma
dai! Non puoi dire che non facesse ridere. Il cercatore dei Corvonero
non ha
sbattuto la faccia contro il boccino, gli è proprio entrato
dentro l’occhio!”.
“Harry,
il signor Mallard poteva farsi male seriamente. Non puoi pretendere che
io ne
sia felice. Diciamo che è stato un po’
imbranato”.
Harry
spalancò gli occhi. “Imbranato, dici. Non ha avuto
neanche la prontezza di
toglierselo. Glielo ha levato Richiard dei Tassorosso, e tenendo in
mano il
boccino ha dato la vittoria alla sua Casa. Dovevi sentire tutto
ciò che hanno
di lui …”.
Severus
fece comparire una valigia e continuò a parlare:
“I soliti pettegoli. Non è
bello parlare alle spalle degli altri”.
“Bhè,
non possiamo parlare sempre di te” rispose malizioso Harry.
“Come,
scusa?” domandò Severus fermandosi con le camicie
in mano.
Harry,
però, cambiò argomento.
“Perché stai preparando le valigie?”.
“Dobbiamo
andare a Spinner’s End. Non ricordi?”.
“Sì,
certo ma credevo domani”.
“Perché?
Oggi hai altri impegni?”.
“No,
papà” rispose Harry saltellando con eccitazione.
“Forse
sarebbe il caso che anche tu andassi a preparare la tua”
disse Severus
prendendo altra biancheria dall’armadio
“
O vuoi restare ad Hogwarts?”.
“Scherzi!”
strillò Harry felice. “Vado immediatamente.
Peccato che non mi possa
smaterializzare. Farei molto più in fretta a raggiungere la
mia stanza”.
Smaterializzare?
Severus
si voltò per chiedere spiegazioni ma Harry
era già andato. Di sicuro lui e Harry dovevano parlare.
“E’
Natale, è Natale!
È la festa dei bambini!
È
un emporio generale
Di
trastulli e zuccherini!”.
Anche
i babbani come i maghi festeggiavano il Natale, l’elfo che
canticchiava su una
panchina della piazza però non aveva niente in comune con
quelli della
Gringott. –I babbani devono
avere molta
fantasia per immaginarseli così- pensò Sirius.
Guardò
la gente che camminava e qualcuno ricambiò lo sguardo, la
maggior parte invece
andava avanti senza nemmeno osservare chi gli passava accanto. Non
c’era niente
di male, anche lui spesso faceva così.
Un
passo dopo l’altro dritto per la sua strada, assente agli
altri e per questo al
mondo. Rientrò in casa e con titubanza si
avvicinò al mobile in legno scuro che
occupava tutta la parete. Sembrava immenso e forse lo era. Le ante
erano
pesanti ma a Sirius interessavano di più i cassetti.
Non
ricordava in quale dei tre cassetti fosse ciò che gli
serviva. Forse nel primo
dall’alto o nel secondo, di sicuro non nel terzo
perché era in basso e Harry ci
sarebbe potuto arrivare facilmente all’età di due,
tre anni. Perciò le aveva
messe nel cassetto più alto.
Allungo
la mano e aprì lentamente il cassetto, le chiavi erano in
bella vista: aprivano
la camera dei suoi genitori e quella di Regulus. Le prese e con le dita
accarezzò lo stemma di famiglia che avevano incise sopra.
Una
bellissima B.
B di Black.
Black
per sempre.
Sirius
inspirò tutta l’aria che potè e si
avviò verso le scale che conducevano al
piano superiore e dunque alle stanze. Da piccolo lui giocava sempre con
Regulus, e quando i genitori non gli davano il permesso di andare da
qualche
amico, stavano nelle loro camere.
Entrambe
erano abbastanza spaziose ma Regulus preferiva quella di Sirius
perché la sua
finestra dava sulla piazza dove i babbani passavano avanti e indietro
tutto il
tempo. Sirius invece amava la camera del fratello proprio
perché non c’erano
finestre dalle quali vedere l’infinita libertà
altrui.
Quando
poi entrambi cominciarono a frequentare Hogwarts si ritrovarono in Case
diverse
e Regulus non gli permise più di entrare nella sua camera.
Da allora, dal primo
giorno in cui il fratellino divenne un Serpeverde, Sirius non fu
più in ben
accetto in quella che lui per rabbia e frustrazione chiamava
–La camera della
Serpe-.
Sulla
porta della camera di Regulus erano inchiodate le sue iniziali in
argento
R.A.B.
Sirius,
sentendosi quasi un ladro, girò la chiave nella serratura e
aprì. Tutto era in
ordine. Probabilmente sua madre aveva risistemato tutto nella speranza
che un
giorno il suo bambino sarebbe tornato.
I
colori predominanti, naturalmente, erano il verde e
l’argento. Le tende erano
tirate, quasi a voler impedire alla luce di entrare. I libri erano
sistemati in
ordine alfabetico. Sul comodino c’era una foto di famiglia.
Non
era una foto normale. C’erano Regulus, la loro madre, il loro
padre e anche
lui. In quella foto Regulus doveva avere circa otto anni e mostrava
fiero un libro
di fiabe che Sirius gli aveva regalato per il compleanno.
Sirius
prese in mano il quadretto, e si vergognò perché
lui non aveva mai tenuto
nessuna foto di Regulus. Aveva sempre cercato di dimenticarlo, forse
per non
soffrire, forse perché non riusciva a capirlo, eppure era
così.
Chiuse
gli occhi e pensò e non potè fare a meno di
odiarsi perché dai suoi occhi non
scese neanche una lacrima. C’era ancora troppo risentimento.
Eppure se voleva
andare avanti doveva chiudere con il passato. Perciò si
sforzò, prese fiato e
con voce tremolante disse a voce alta: “Mi dispiace di non
essere riuscito a
dialogare con te, di non averti capito, di non averti amato come avrei
voluto”.
La
voce gli si spezzò, e ingoiò per far scendere
giù nel profondo il
suo malessere ma non bastò. Ingoiò ancora,
ma fu inutile. Così Sirius si ritrovò a piangere
sul quadretto. Era difficile,
molto difficile.
Non
ce l’avrebbe mai fatta da solo, aveva bisogno di un piccolo
aiuto. Solo un po’,
per l’ultima volta. Corse velocemente al piano terra e si
diresse verso
l’angolo bar, aprì lo sportello e vide le
bottiglie piene, un sorso e il dolore
sarebbe passato.
Cosa
mai sarebbe potuto succedere? Erano due mesi che non beveva, un goccio
non gli
avrebbe causato nessun problema. Si riempì il bicchiere e
posandoselo sulle
labbra sollevò lo sguardo dritto verso lo specchio che aveva
di fronte.
Si
vide con il bicchiere in mano ed ebbe paura di ciò che
poteva diventare. Andò
in cucina e svuotò il whisky nel lavandino. Lui –
poteva – essere – migliore.
Tornò in soggiorno e richiuse lo sportello
dell’angolo bar. Risalì le scale e
trovò Simon con John in camera di Regulus.
“Sei
riuscito a parlare con lui?” chiese John indicando Regulus.
Sirius
era dubbioso: “Non so se il mio pensiero gli sia giunto, ma
ho detto tutto ciò
che volevo dirgli”.
“Hai
di nuovo bevuto?”.
“No,
Simon. Non ho bevuto”.
“Allora
non hai più bisogno di noi” rispose il bambino.
“Come
sarebbe a dire?” domandò confuso Sirius.
“Significa
che hai in te la forza di andare avanti anche senza di noi”.
Sirius
cercò di ribattere ma venne bloccato. “Anche noi,
adesso, grazie a te, abbiamo
la forza di andare oltre”.
“Mi
state dicendo che state andando via e non tornerete
più?”.
“Proprio
così, ma siamo contenti”.
“Dunque
mi lasciate in questo modo?”.
“Vorresti
che ti inseguissimo in un bosco e ti comparissimo da sotto le
foglie?” domandò
John alludendo al loro primo incontro.
“Vi
sto perdendo” disse laconico Sirius.
“Non
ci perderai mai, quando ci vorrai vedere cercaci dentro il tuo
cuore” disse
Simon.
“Dove
andrete, adesso?”.
John
guardò Simon e i due bambini si sorrisero a vicenda. Poi
guardarono Sirius e
scomparendo pian piano ai suoi occhi risposero: “A
casa”.
Fu
un attimo e i Fantasmi dei gemelli senza nome sparirono. A Grimmauld
Place
rimase solo Sirius mentre i bambini si materializzarono a
Spinner’s End.
La
casa era ancora vuota ma Severus aveva detto loro di aspettarlo che non
avrebbe
tardato, così i due diedero un’occhiata attorno.
Anche in quella casa non c’era
niente che indicasse la presenza di un bambino, però i
gemelli sapevano che
Severus era sempre molto impegnato e che voleva sistemare la casa con
il suo
nuovo bambino.
Conoscendo
Sirius, Severus e avendo sentito parlare di Harry non ci volle molto
perché
capissero che l’Harry di Severus era lo stesso Harry di cui
parlava Sirius.
Tuttavia avevano preferito non pronunciarsi con il pozionista,
perché sarebbe
piaciuto anche a loro essere portati via quando il padre beveva.
Erano
appena usciti dalla piccola cucina quando sentirono la voce di un
bambino nel
soggiorno. “Papà, la metropolvere è
proprio terribile. Non saremo potuti venire
volando?”.
“Sai
da quanto tempo non uso più la scopa?”
domandò Severus.
Harry
non lo sapeva ma di sicuro doveva trattarsi di molto tempo prima.
“Cinque
anni?”.
Severus
sollevò il sopracciglio.
“Dieci
anni?” ritentò.
“Diciamo
che è passato talmente tanto tempo che non me lo ricordo
più neanche io”
rispose sinceramente.
“Io
ho volato una sola volta quando c’era ancora la
mamma” affermò John.
“Uffa!
Io mai!” si lagnò Simon.
Harry
vide i due fantasmi nella porta che divideva il soggiorno dal corridoio
e
stringendo i pugni e aprendo al massimo la bocca emise un sonoro urlo.
“Aaaaah!”.
Severus
lo tranquillizzò subito. “Harry, dai non
c’è bisogno di agitarti. Loro sono Simon
e John. Sono due fantasmi”.
I
gemelli sorrisero mentre Harry cercava di riprendere il controllo di
sé.
“Devono restare qui?” domandò impaurito.
“Non
è gentile da parte tua chiederlo. Comunque, no! Sono di
passaggio, li devo
accompagnare in un posto” spiegò Severus.
“Adesso fai loro un po’ di compagnia,
faccio un giro di controllo in casa e poi ci dobbiamo
sistemare”.
“Va
bene” rispose Harry.
Severus
andò a controllare che tutto fosse in ordine, una volta gli
era capitato di
lasciare una finestra mezzo aperta e di trovare dentro casa blatte,
ragni e
scarafaggi e non voleva che Harry avesse spiacevoli incontri con questi
animaletti molto raccapriccianti.
Intanto nel soggiorno Harry
osservava i
gemelli che gli sorridevano e facevano il possibile per coinvolgerlo in
una
qualsiasi discussione. “Come mai voi conoscete il mio
papà?”.
“Abbiamo
un amico in comune” rispose vago John.
“Dove
vi deve portare?” domandò incuriosito Harry.
Simon,
che vedeva il suo sogno avvicinarsi sempre di più, rispose:
“A casa”.
“E’
gentile da parte sua” notò Harry.
“Tu
vivi qui da molto?” chiese John facendo finta di non
conoscere la verita.
“No,
è la prima volta che vengo”.
“Anche
per noi è la prima volta che veniamo qui”.
“Se
siete fantasmi come farete a tornare a casa vostra? E i vostri genitori
lo
sanno che siete fantasmi?” domandò Harry sempre
più curioso.
“I
nostri genitori sono morti” rispose John.
“Anche
i miei. Sicuramente vi volevano molto bene” rispose affranto
Harry.
“La
mamma sì, papà non siamo tanto sicuri ma speriamo
che sia cambiato”.
“Simon,
devi avere fiducia!” lo incitò John.
“Perché
pensate che vostro padre non vi volesse bene?”.
Simon
non si trattenne. “Perché ci picchiava e
beveva”.
Harry non capiva,
perché Severus voleva
riportare questi bambini a casa loro se il loro papà li
trattava male? Anche
Sirius beveva e gli aveva mollato qualche ceffone … certo
lui non sarebbe mai
tornato a Grimmauld Place ma perché Severus non proteggeva
anche questi altri
due bambini? Stava per fare una domanda quando Severus entrò
in soggiorno.
“Ok,
non ci sono ospiti sgraditi. Possiamo sistemarci” disse
rivolgendosi a Harry.
“Se
prima devi accompagnare John e Simon a casa loro, io posso aspettare.
Inoltre
sono stanco” replicò Harry.
“Stanco?”
domandò Severus avvicinandosi ad Harry e toccandogli la
fronte “Ti senti
male?”.
“No,
no! E’ solo … non lo so forse è stata
la metropolvere”.
“Non
ho mai sentito che potesse causare stanchezza o malessere”
rispose palesemente
incredulo Severus “Comunque se per te non
c’è problema allora sistemo prima i
gemelli”.
“Certo,
vai pure”.
John
e Simon salutarono educatamente e Harry
ricambiò, gli sembrava una situazione surreale: due
fantasmini che tornavano a
casa accompagnati da suo padre. Doveva parlare con Severus, voleva
chiarirsi le
idee, per non permettere a delle ombre oscure di insinuarsi nel suo
rapporto
con il suo nuovo papà.
Sembrava
un gioco di luci, un pezzo di mare che ondeggiava a
mezz’aria, un
lenzuolo steso ad asciugare agitato dal
vento. I gemelli lo guardavano estasiati, e subito pensarono di farne
parte. Provavano
un forte senso di appartenenza a quel magico oggetto, se oggetto si
poteva
chiamare.
Silente
parlava con Severus a voce bassa. I ragazzi dovevano decidere
se attraversare o meno il velo. Era una
scelta difficile. Nessuno era a conoscenza di cosa ci fosse dietro,
forse una
nuova vita, forse niente, ma i ragazzi sapevano che cosa avrebbero
perso.
Non
una vita vera, certo, però i boschi, i suoni della natura, l’unico mondo
che conoscevano sarebbe
scomparso per sempre una volta attraversato il velo.
Simon
si voltò e chiese a Severus: “Perché lo
stai facendo?”.
“Perché
tutti i bambini dovrebbero trovare la pace”.
John
non disse niente, prese la mano al fratello ed entrambi, dopo aver
concesso l’ultimo
sorriso ai due maghi, fecero un salto nel velo. Le loro anime
trapassarono,
Silente posò una mano sulla spalla di Severus che disse:
“Un po’ di pace. E’ il
più bel regalo che mi potessi fare, Albus”.
“Ero
in debito di un favore, ti dissi di chiedermi qualsiasi cosa e sono
felice di
averti accontentato, Severus”.
Al
suo rientro a Spinner’s End, Severus trovò Harry
seduto in poltrona che con
aria pensierosa guardava fuori dalla finestra la desolazione del
quartiere.
“Non
è un bel posto, ma noi non facciamo parte di quel mondo.
Qualsiasi cosa ti
serva possiamo andare a Diagon Alley, a Hogsmeade, insomma ci sono
tanti posti”
lo rassicurò Severus.
“Perché
gli hai riportati a casa loro se il padre li picchiava e
beveva?” domandò Harry
continuando a guardare fuori dalla finestra.
Severus
non pensava che i tre ragazzi avessero chiacchierato delle loro vite,
insomma
li aveva lasciati soli giusto pochi minuti. “Loro non erano
bambini in carne ed
ossa, Harry. Erano fantasmi. Hanno vagato quasi 50 anni prima di
ricordarsi i
loro nomi”.
Harry
si voltò verso il padre.
“Già,
non sapevano chi fossero. Non sapevano dove fosse la loro casa, chi
fossero i
loro genitori. Adesso lo sanno. Non possono tornare indietro
e cambiare la loro vita, Harry ma forse
possono trovare un po’ di pace andando avanti. Io volevo solo
che trovassero
questa pace”.
“Tu
pensi che io possa trovare la pace tornando a vivere con
Sirius?”.
“Io
penso che tu debba andare avanti, senza dimenticarti i momenti belli
che avete
trascorso insieme”.
“A
cosa serve ricordarli? Sono così pochi!”.
“Sono
pochi, ma sono importanti perché un giorno, quando entrambi
sarete più forti vi
permetterà di trovare un po’ di pace”.
Harry
era silenzioso.
“Nel
frattempo, però, devi stare con me, piccola serpe”.
Un
piccolo sorriso nacque sulle labbra di Harry.
“Adesso
vorrei che parlassimo di una cosa importante”
iniziò Severus “Come fai a
conoscere così tanti incantesimi, tante pozioni, la
Smaterializzazione? Insomma
non è da tutti”.
“Io
non lo so. Voglio dire, una parte l’ho imparata a Grimmauld
Place. Trascorrevo
molto tempo in camera mia e così leggevo. Spesso Sirius mi
obbligava a leggere
i libri che piacevano a lui, come Storia del Quidditch, Schemi del
Quidditch,
la Vita dei migliori cercatori inglesi e via dicendo, ma un giorno
trovai uno
scatolone di libri di mia madre ed era pieno di libri di scuola, di
pozioni, di
magia e li lessi tutti. Un paio di volte. Poi provai a preparare
pozioni di
nascosto e mi vennero bene, allora passai agl’incantesimi dai
più semplici ai
più difficili …”
“Mi
stai dicendo che sei un autodidatta?”.
“No,
non proprio. Vedi papà, alle volte mi sento pieno di magia e
tutto diventa
facile, e mi rendo conto di conoscere anche magie di cui non avevo mai
sentito parlare.
Ho paura, sai?”.
“Harry
perché non ne hai mai parlato con nessuno? A scuola puoi
fidarti di tutti.
Potevi dirlo anche a Silente” suggerì Severus.
“No,
papà. Solo tu mi puoi capire”.
“Io?
Come potrei? Io ho sempre dovuto impegnarmi molto per imparare
…”
Harry
continuò per lui “… per imparare le
magie, ma per gestire i tuoi sentimenti
dopo la morte di mia madre come hai fatto?”.
Severus
cercò di ricomporre i pezzi. Lui non era mai stato bravo con
le emozioni, aveva
sempre cercato di intrappolarle e negarne l’esistenza. Eppure
dopo la morte di
Lily era riuscito ad aprirsi con Silente, a parlare, a dialogare con i
suoi
studenti, ad avere una vita quasi normale.
Aveva
nascosto al mondo intero di aver salvato Harry, certo, però
aveva acquisito la
capacità di manifestare amore. Ma Harry come poteva essere
collegato a questo.
-Oh,
Lily!- pensò Severus.
“Quando
tua madre è morta ci ha unito non solo legalmente ma anche
umanamente” concluse
Severus.
“Lo
credo anch’io” affermò Harry
“Io so fare tante magie perché è nella
tua natura
saperlo fare, e tu riesci ad esternare i tuoi sentimenti
perché è nella mia
natura. Papà, la mamma ci ha fatto proprio un bel
regalo!”.
Severus
guardava Harry: era la fotocopia di
James Potter eccetto per gli occhi, eppure in quello che ora era il suo
bambino
c’era anche qualcosa di sé.
CIAO
RAGAZZE E RAGAZZI,
CAPITOLO
BREVE E ANCHE IN RITARDO, VI CHIEDO SCUSA MA NON RIUSCIVO AD ANDARE
AVANTI, MI
VENIVANO IN MENTE ALTRE STORIE (vedi poesie e one-shot) OGGI
PERO’ AVEVO LA
MENTE SGOMBRA, PERCIO’ ECCOMI QUA,.
SPERO
CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA.
BACI,
ALIDA
GinnyPotter93:
la scena di Jiulius nel letto ha fatto ridere anche me quando la
scrivevo, spero che mi venga qualcosa in mente per non farlo annoiare
troppo a Spinner's End, Comunque sì, ci sarà la
cena di Natale e poi si vedrà ... per ora ho chiuso la
storia dei Gemelli, Sirius si sta sistemando e ho dato un senso
all'aurea di Lily che avvolse Harry e Sev. Ci sono ancora questioni
aperte perciò non mi resta che rituffarmi nella
scrittura. Baci,. Alida
Aloysia
Piton: non preoccuparti se non puoi recensire subito tutti i capitoli,
prima lo studio. La storia sta andando avanti, Sirius si è
moralmente riappacificato con Regulus che era una delle parti
più dolorose del suo passato, poi resta Lupin e Harry ...
ogni cosa a suo tempo. In bocca al lupo per i tuoi esami, baci, Alida
Matteo
_ the_ best: ciao matteo, sicuramente continuerò la storia
anche perchè io non ne lascio mai incomplete, a meno che non
sia una raccolta di poesie che posso sempre ampliare. Ecco il nuovo
capitolo, spero ti piaccia anche se non è lungo. Baci, Alida
chocco:
ho rivalutato da poco il personaggio di Regulus e mi sta venendo in
mente una possibile ff che lo riguarda, naturalmente assieme a Severus
Piton. Comunque tornando a noi, siccome Regulus non è
tornato e presumibilmente è morto nella grotta dopo aver
rubato il medaglione, ho dovuto trovare una soluzione astratta che
spero non ti deluda. Baci, a presto, Alida
PiccolaVero:
ciao carissima ... hai letto tutti i capitoli assieme, ti faccio i miei
complimenti e ti ringrazio. Spero che il capitolo ti piaccia, aspetto
tue notizie, baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Visite ***
CAP
23
Il
pomeriggio trascorse con tranquillità, Severus si
sistemò in quella che fu la
camera dei suoi genitori e Harry invece in quella da ragazzo del padre
che era
stata ampiamente modificata. Non c’era angolo che al passaggio di Harry
non subisse
modifiche non tanto perché il bambino si imponesse quanto
perché Severus
tendeva a realizzare ogni piccolo desiderio di Harry e naturalmente
quest’ultimo ne approfittava.
Harry
era euforico, aveva sempre avuto una stanza tutta per sé ma
era la prima volta
che poteva decidere
come sistemare i
mobili, con che colori decorarla e tante
altre piccole cose che Sirius non gli aveva mai permesso di scegliere.
Severus
lo vide soprappensiero però decise di non chiedere niente
perché voleva che
fosse Harry ad aprirsi con lui. Non aveva esperienza come padre ma si ricordava che da bambino
gli dava molto
fastidio quando i suoi genitori lo assillavano con le loro domande, in quanto
dal suo punto di vista servivano solamente per tenerlo
sotto controllo.
Adesso
che era padre capiva. I suoi genitori volevano davvero tenerlo sotto
controllo,
come lui voleva fare con Harry ma non per cattiveria o per mancanza di
fiducia
semplicemente perché volevano proteggerlo. Si trattava
dunque di cercare un
equilibrio.
Harry,
però, continuava a stare seduto a pensare chissà
cosa e Severus cominciava ad
agitarsi. “Un galeone per i tuoi pensieri” disse
rivolgendosi al bambino.
“Non
sei costretto ad essere gentile con me. Insomma anche se adesso sono
tuo figlio
non sei obbligato a dimostrarmi affetto in continuazione”.
Il
cervello di Severus cercò un
collegamento tra questo bambino e quello che doveva sempre guadagnarsi
il suo
affetto. Insomma una notte piangeva perché aveva paura che
lo volesse mandare
via, e dopo pochi giorni gli diceva che non c’era bisogno di
rassicurarlo.
“Non
ti sto dimostrando affetto, sono solo curioso di sapere cosa ti passa
per il
cervello. Forse non te ne sei accorto ma ormai è quasi
un’ora che sei seduto su
quella sedia, immerso nei tuoi pensieri”.
Harry
non si scompose. “Sirius non voleva che facessi troppo bacano
la notte”.
“Non
è ancora notte. Sono appena le sei” gli fece
notare Severus.
“Intendo
dire quando faceva buio” specificò Harry.
“E
come passavi il tempo, allora?”.
“Fantasticavo!
Pensavo a mamma e papà, a zio Remus, alla magia e alle
pozioni che avrei potuto
produrre con la mia scorta di erbe”.
“Avevi
una scorta di erbe?” domandò incredulo Severus.
“Sì,
però era piccola. A Sirius le pozioni non
piacciono”.
“Oh,
lo so bene!”.
“Già.
Siete dello stesso anno. Raccontami ancora di te e della mamma.
Perché Sirius
diceva che tu l’avevi tradita?”.
Severus
ammutolì, quello non era certo l’argomento
più adatto alle vacanze natalizie. Tuttavia
Harry si stava aprendo e lui non poteva sbattergli la porta in faccia.
“Vedi,
Harry, io ero uno dei seguaci di Voldemort”.
Harry
sbiancò. “Cosa?”.
“Hai
capito bene. Io non sono stato sempre una buona persona”.
“Ma
perché?”.
“Potrei
dirti che mio padre era un babbano e odiava la magia e così
io ho iniziato a
odiare i babbani, potrei dirti che a scuola non avevo amici e avevo
bisogno di
sentirmi importante, apprezzato quantomeno. E’ tutto vero, ma
probabilmente
diventai Mangiamorte perché non pensavo di meritare amore e
così volevo negarlo
anche agli altri”.
“Allora
perché mia madre volle lasciarmi con te?”.
“Perché
quando arrivai a casa vostra decisi di mettermi contro
l’Oscuro Signore in
persona per salvarti. E lei capì che in me c’era
qualcosa di buono, che
finalmente avevo deciso di schierarmi dalla parte giusta”.
“Capisco”
rispose laconico Harry.
“Che
cosa?” chiese di rimando Severus.
“Forse
non c’è nessuna persona al mondo che sia
completamente buona o cattiva per
tutta la vita. Forse ci sono periodi in cui si è buoni e
periodi in cui si è
cattivi”.
Naturalmente
questo era un disperato tentativo da parte di Harry di non
criminalizzare suo
padre, un modo per farlo uscire pulito da una sporca faccenda, ma
Severus non
era abituato a perdonarsi.
“No,
Harry. Ci sono persone che vivono una vita intera facendo solo del
male, e
altri che se non fanno propriamente del bene comunque non fanno mai del
male. E
poi ci sono persone che compiono errori, io sono uno di quelli. Non si
è mai
condannati a essere cattivi per sempre. Siamo noi che scegliamo quando
essere
cattivi e quando cambiare”.
“Allora
tu eri cattivo per tua scelta?”chiese titubante Harry.
Severus
inspirò profondamente. “La maggior parte delle
volte non si tratta di essere
buoni o cattivi, ma di essere forti o deboli. Se per sentirti una
persona
migliore hai bisogno che gli altri si sentano una nullità,
se hai bisogno di
annullarli, allora sei debole”.
Harry
si alzò dalla sedia e si avvicinò al padre, gli
mise le mani sulle guance e
guardandolo negli occhi fece in modo che le loro fronti si toccassero.
“Tu non
sei più debole”.
“E
non lo sei neanche tu, figlio mio”.
Il
momento era commovente, entrambi cercavano di contenere le proprie
emozioni ma
nessuno dei due aveva il coraggio di allontanarsi dall’altro.
Fu Jiulius con
uno sbuffo degno del più grande treno a vapore che fece
dividere le due fronti.
“Jiulius?”
disse Severus. “Non mi ero accorto che lo avevi portato. Dove
era nascosto?”.
Harry
strinse le labbra, come a volere tenere nascosto un misfatto.
“Harry
…” .
“Era
il cappello”.
“Scusa,
credo di non aver capito bene?”.
“Era
il cappello. L’avevo trasfigurato”.
“Harry
non puoi usare la Trasfigurazione su un essere vivente!” lo
rimproverò il
padre.
“Mi
dispiace, non lo farò più!”.
“Inoltre
la trasfigurazione è un’arte molto difficile, oh
Merlino. Va bene, dai.
Prepariamo la cena e mettiamo qualcosa sotto i denti”.
“Ciuff,
ciuff” canticchiò Harry sorridendo ai
nuovi sbuffati di Jiulius mentre Severus guardava il draghetto e
continuava a
ripetere: “Pazienza, Severus, pazienza”.
DIN-DON
DIN-DON!
Sirius
a passi veloci arrivò al portoncino e aprì. Sulla
porta, tutto sorridente,
c’era Remus con un pacchetto regalo. “Auguri di
Buon Natale!”.
Sirius
non rispose e come sempre l’amico lo ignorò,
entrò senza essere invitato e
continuò. “Vedo che anche oggi sei di buon umore,
meglio così. Allora cosa stai
organizzando per questo Natale?”.
“Lo
sai che il tuo sarcasmo mi
fai venire
voglia di lanciarti maledizioni?”.
Remus
non cambiò atteggiamento. “Suvvia, non
è sarcasmo, sto cercando di farti
pensare a qualcosa di positivo. Qual è l’ultima
cosa bella che ti ricordi?”.
“Mi
pare che l’ultima volta che sei entrato in questa casa ti
abbia mandato via”.
“Sbagliato,
forse era la penultima. Ritenta, sarai più
fortunato”.
“Remus,
cosa vuoi? Perché sei venuto? Vuoi assicurarti di non aver
lasciato un pazzo in
libertà?”.
Remus
divenne serio. “Questo è un colpo basso. Lo sai
anche tu che nessuno sarebbe
venuto a cercarti e se non fossi riuscito a riprenderti in breve il tuo
cervello avrebbe potuto subire dei seri danni”.
“Chi
ti dice che io non volessi proprio quello? Che non volessi dimenticare
per
sempre il mio passato. Chi ti ha dato il diritto di scegliere per
me?” domandò
Sirius.
“Questo!”
rispose Remus togliendosi dalla tasca un biglietto.
Era
un vecchio biglietto, simile a quelli che un tempo si usavano per
salire sul
Metronotte, e sopra portava la dicitura “Via della
felicità”. “Ti ricordi
quando me lo regalasti?” domandò Remus.
“No.
Non ricordo” mentì Sirius voltandogli la faccia.
“Allora
te lo dirò io. Me lo regalasti quando avevo quattordici
anni. Non è un biglietto
normale, è una passaporta. Con questa potrai arrivare ad un
centro d’ascolto,
dove qualcuno ti farà bere una pozione Polisucco e tu ti
trasformerai nel
Direttore del centro.
Dopo
entrerai in una stanza dove ci saranno altre persone che hanno quasi
tutte la
fisionomia del Direttore e potrai parlare di te stesso, dei tuoi
problemi,
delle tue ansie senza che nessuno sappia chi sei.
Quando
poi ti sentirai sicuro, allora potrai decidere di presentarti con il
tuo viso,
con la tua faccia, con la tua vita in bella mostra. Nessuno ti
metterà fretta,
avrai tutto il tempo che vorrai”.
“Non
ho bisogno di andare in un centro d’ascolto. Posso cavarmela
anche da solo”
rispose Sirius.
“Lo
so che puoi farcela anche da solo. Vorrei che scoprissi che farcela
assieme a
qualcun altro riempie di più la vita. A me l’ha
riempita e questo mi ha dato il
diritto di scegliere per te”.
Così
dicendo, posò il biglietto sul divano affianco al pacchetto.
“Posso fare
qualcosa per te?” chiese ancora Remus.
Sirius
andò al piano superiore, poi scese con due grandi valigie.
“Io non posso,
insomma non credo di essere gradito a Hogwarts. Questa è
tutta la roba di
Harry. Vorrei che l’avesse”.
“E’
un’ottima scelta”.
“Sarà,
ma per essere un’ottima scelta fa molto male”
rispose Sirius.
“Buon
Natale, amico mio”.
“Buon
Natale a te, Remus. Mi raccomando, se non hai impegni per domani, la
mia porta
è sempre aperta”.
“Non
mancherò” disse brevemente Remus prendendo le
valigie e uscendo da quella che
per dieci anni aveva sempre sentito come l’unica casa che
avesse.
L’aria
all’esterno era fredda, il suo cappotto era troppo fine
perché il gelo non
raggiungesse la sua pelle facendola accapponare. Si strofinò
le mani sulle
braccia e fece allegre nuvolette ghiacciate. Pian piano si
avviò verso
Spinner’s End, sapeva già che Harry e Severus
avrebbero trascorso il Natale lì,
andare a Hogwarts era solo uno spreco di tempo.
Quando
arrivò si guardò attorno, il paesaggio non era il
massimo, Severus non era
stato fortunato a crescere in quel quartiere, ma nessuno può
scegliere dove
nascere, bisogna accontentarsi di quello che si ha e andare avanti.
Allungò
la mano e suonò il campanello. Severus guardò
nello spioncino e vedendo chi era
il suo ospite sospirò. –Ci mancava la ciliegina
sulla torta!- pensò. In realtà
si pentì subito di averlo pensato, del resto Remus aveva
sempre voluto bene ad
Harry, però ciò non significava che dovesse
provare gioia nel vederlo.
“Harry!
Vieni, è per te” gridò a voce alta
aprendo la porta.
“Buon
Natale, Severus” salutò Remus.
“Sì,
buon Natale” rispose con poca convinzione l’altro.
“Zio Remus!”
gridò Harry.
“Ciao, Harry. Come
va?”.
“Bene,
grazie. Che bello rivederti. Ho pensato molto a te in questi
giorni”.
“Davvero?”
chiese Severus infastidito per non averlo capito da solo.
Harry
abbassò lo sguardo a terra, forse aveva dato la risposta
sbagliata.
“Non
sempre. Qualche volta” specificò.
Era
inevitabile che Harry pensasse a Remus, del resto aveva passato i suoi
natali o
con Sirius o con Remus. Perché non ci aveva pensato prima,
forse Harry aveva
bisogno di qualcuno che gli facesse presente che il suo passato non era
tutto
da buttare via.
“L’importante
è che non te ne innamori” disse Severus
scherzosamente.
“Papà,
ma è maschio!” rispose scandalizzato Harry facendo
ridere Remus.
Severus
notò le due grandi valigie che Remus aveva con
sé. Su di esse c’erano incise
delle iniziali H.J.P. che presumibilmente stavano per Harry James
Potter.
Severus sollevò lo sguardo fino a incrociare gli occhi di
Remus. “Volete che vi
lasci soli?”.
Harry
non fece in tempo a rispondere che Remus lo precedette.
“Grazie, te ne sarei
grato”.
“Prego”
rispose il pozionista spostandosi in cucina con Jiulius alle calcagna.
Remus
sorrise ad Harry. “Allora, come va con Severus? Ti trovi
bene?”.
“Sì,
mi trovo bene. Non posso dire di sentirmi completamente a mio agio ma
non è
colpa sua, sono io che ho sempre paura di sbagliare, perché
lui non è come
Sirius e io non so bene come mi devo comportare, però sta
andando tutto bene”.
“Sono
felice di sentirtelo dire. Ho sempre pensato che Severus, in cuor suo,
sapesse
amare e venire incontro agli altri e l’ultima volta che
l’ho incontrato ne ho
avuto conferma. Lui tiene molto a te, e sta cercando di fare tutto il
possibile
perché tu stia bene”.
Harry
annuì con la testa e poi i suoi occhi si poggiarono sulle
valigie. “E quelle?”.
“Sono
le tue valigie. Ti ricordi, te le ho regalate quando hai compiuto sette
anni e
assieme a Sirius siamo andati in Francia per un paio di
giorni”.
“Sì,
le riconosco, ma come mai sono qui?”.
“Me
le ha date Sirius, e mi ha chiesto il favore di fartele avere. Dentro
ci sono
tutte le tue cose che avevi lasciato a Grimmauld Place”.
“Se
ne è liberato in fretta” disse malinconico Harry.
“No,
non prenderla in questo modo. Sirius non ha voluto privarti di
ciò che ti appartiene,
pensava di fare un bel gesto. E in realtà è
quello che è. Lui ha capito di aver
sbagliato in tante situazioni, e sta cercando di rimediare. Sa
già che tu non
tornerai mai con lui, e perciò non ha nessun senso lasciare
i tuoi oggetti, i
tuoi giochi a casa sua”.
“Ha
sempre detto che ero un peso per lui, sarebbe stato meglio se non ci
fossi mai
stato!”.
“E
adesso che non ci sei, si sta rendendo conto che non eri un peso e che
gli
riempivi la vita di gioia e soddisfazioni”.
Harry
era incredulo. “Te lo ha detto lui?”.
“No,
non me lo ha detto ma so per certo che è
così”.
“Non
ti credo”.
“Non
credermi, ma non convincerti che lui si senta meglio senza di te
perché non è
vero e un giorno te lo dirà lui stesso”.
“Vuoi
farmi sentire in colpa per averlo lasciato?”.
“Assolutamente
no. Non devi mai sentirti in colpa per aver scelto di stare Severus
piuttosto
che con Sirius. La verità e che Sirius non avrebbe potuto
tenerti nelle
condizioni in cui era perché è lui per primo ad
avere bisogno di qualcuno che
lo aiuti. Di qualcuno che gli indichi la strada giusta da compiere per
poter
camminare da solo in seguito”.
“Dovrebbe
darsi delle regole e rispettarle come faceva con me”
affermò Harry.
“No,
Harry. Tu e Sirius non avete bisogno di chi vi comandi, avete bisogno
di chi vi
guidi”.
Sirius
e Severus.
Regole
e proponimenti.
Punizioni
e riflessioni.
Comandante
e guida.
“Severus
è una brava guida” disse deciso Harry.
“Sono
d’accordo” concluse Remus. “Adesso
veniamo a noi. Ti ho portato un piccolo
regalo che sono sicuro apprezzerai”.
“Grazie,
zio Remus! Cosa è? Lo posso aprire? Devo aspettare a domani
notte?”.
“Calma,
calma. Lo puoi aprire adesso, voglio vedere la tua faccia quando
scarterai il
pacchetto” disse Remus porgendoglielo.
Harry
lo prese e frettolosamente scartò l’involucro. I
suoi occhietti verdi correvano
velocemente dal regalo al viso
di Remsu.
“Fantastico! Il gioco di
società “Erbe magiche in Europa”!
Grazie, zio, grazie. Con questo potrò sfidare
papà a Natale”.
“Sì,
penso che vi divertirete assieme” disse divertito il
licantropo all’idea di
Severus che odorava le carte per riconoscere di che erba si trattasse.
Intanto
in cucina Severus diventava sempre più impaziente, Jiulius
gli era saltato
sulla spalla e si teneva aggrappato ad un orecchio del professore con
le sue
mini-dita.
“Vorrei
proprio sapere perché ho deciso di venire in cucina,
Jiulius. Non potevo andare
in camera mia o nel mio studio? No, in cucina. E secondo te adesso cosa
dovrei
fare? Cucinare?”.
Jiulius
ascoltava seriamente.
“E
poi che cosa avranno da dirsi quei due tutto questo tempo? Spero solo
che Lupin
non gli parli di Black e non lo faccia rattristare, altrimenti
dovrà vedersela con
me! Insomma è il primo Natale che passiamo insieme, vorrei
che tutto andasse
bene. Tu che ne dici, Jiulius?”.
“Sbuf!
Sbuf!” rispose il draghetto.
“Lo
sapevo che eri d’accordo con me” replicò
Severus soddisfatto “Se non lo dici a
nessuno, forse domani sera avrai anche tu un regalino sotto
l’albero!”.
Jiulius
si guardò attorno alla ricerca di un albero, non doveva
essere per forza un
abete, andava bene anche un cipresso smilzo ma nella cucina
l’unica forma di
vegetazione che c’era era un piccolo bonsai.
Jiulius
saltò giù dalla spalla di Severus e
andò a cercare sotto il bonsai, nella sua
piccola testa da draghetto probabilmente pensava –Un regalo
per un piccolo
drago si troverà sotto un piccolo albero-, ma non
trovò niente e guardò
perplesso Severus che subito si rese conto di non aver preparato nessun
albero
di natale.
“Oh,
Merlino. L’abete!” poi si voltò verso
Jiulius e gli disse: “E comunque ho detto
FORSE. Non darti
troppe arie”.
Jiulius
era al settimo cielo e con un battito
di ali tornò sulla spalla del professore, tenendosi
tenacemente al suo
orecchio.
------------------------
CIAO
RAGAZZI,
ECCO A VOI UN
ALTRO CAPITOLO. SIRIUS CONTINUA AD AFFRONTARE IL SUO PASSATO, ANCHE SE
IN QUESTO CASO E' STATO REMUS A METTERGLIELO DI FRONTE, MA DEL RESTO
GLI AMICI SERVONO A QUESTO. INOLTRE HO INSERITO ANCHE UN PICCOLO
DIALOGO TRA HARRY E REMUS, CHE NON GUASTA MAI.
SPERO CHE SIA DI
VOSTRO GRADIMENTO.
CI SENTIAMO,
ALIDA
RINGRAZIO MOLTO CHIUNQUE RECENSISCA, SIA QUESTA FF, CHE LE ALTRE
ONE-SHOT E RACCOLTE CHE STO PUBBLICANDO (SEMPRE RIGUARDANTI H.POTTER).
MI DATE MOLTE SODDISFAZIONI.
GinnyPotter93: sarebbe bello che tutti i bambini vivessero la pace
prima in questa vita, poi come dire "oltre il velo". Mi è
sembrato doveroso. Sirius e Remus sono due grandi amici e nonostante
tutto fra amici si va avanti senza scuse o perdoni, dovrebbe essere
sottointeso tutto. Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Un grosso
bacio, Alida
Piccola Vero: ti aspetti una sfuriata di Severus contro Harry,
perchè? Severus è un uomo adulto, consapevole
delle difficoltà che avrebbe incontrato nel prendersi cura
di un bambino, tanto più se quest'ultimo ha avuto
unì'infanzia non proprio idilliaca. Una sua sfuriata mi
sembrerebbe troppo infantile e irresponsabile. Harry ha bisogno di un
appoggio emotivo, ciò non significa che non avrà
delle regole da rispettare ma deve imparare a dialogare ed esprimere i
suoi pensieri, un padre che non sa controllare il proprio carattere non
è quello che fa per lui. Comunque non sei l'unica a pensare
che padre e figlio si debbano necessariamente scontrare, mi capita
spesso di leggere ff dove gli autori dopo aver sviluppato una scena
conflittuale dicano "prima o poi doveva succedere". Forse avete
ragione, ma il conflitto ci può essere solo se entrambi
hanno la forza per battagliare , io non credo che Harry ce l'abbia. La
tua recensione mi ha proprio scatenato! Mi piace! Continua
così. Baci, Alida
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Vigilia di Natale ***
CAP
24
La
vecchia casa di Tobias Piton era stata resa più accogliente
ma nonostante tutto
aveva comunque un’aria tetra. Forse dipendeva dalle finestre
troppo
piccole, dagli
spifferi d’aria che
facevano ondeggiare le tende scure o dalla lugubre voce
dell’acqua
che scorreva lungo le tubature.
Harry
era sdraiato nel suo letto ma non riusciva a dormire. La notte era la
parte più
difficile della giornata, perché se da un lato una volta
addormentato era raro
che facesse incubi, d’altro canto ci impiegava ore a prendere
sonno e una volta
svegliato, anche se erano le due del mattino, non c’era verso
di riposare
ancora.
E
soprattutto era difficile riaddormentarsi quando era stato il
portellone
di una finestra che
sbatteva a svegliarlo.
Ogni sussurro del vento lo
faceva
sbattere prima
contro il muro esterno, poi contro
lo scheletro in legno della finestra. Il rumore era forte e
avrebbe
svegliato chiunque.
Almeno
così pensava Harry, ma doveva sbagliarsi visto che Severus
non si era ancora
svegliato e la finestra sbatteva da
almeno un’ora. Forse suo padre aveva il sonno pesante, e non
sarebbe bastato
neanche un colpo di cannone a svegliarlo … anche
se pochi giorni prima era stato
sufficiente Jiulius.
No,
se Severus non si svegliava doveva esserci un motivo. Forse sarebbe
stato
meglio andare a vedere se stava bene, se stava riposando, ma
per fare
questo bisognava accendere la luce e l’interruttore era
vicino alla porta.
Severus la sera prima gli
aveva chiesto se gli
potesse servire un abat-jour, ma lui gli aveva risposto di no
perché da Sirius
era abituato a usare l’incantesimo Lumus per illuminare la
stanza. Però il
padre gli aveva detto che era illegale, perché i minori di
diciassette anni non
potevano usare la magia fuori dai confini di Hogwarts.
Gli
aveva fatto presente che era stata una fortuna che le carte del
Ministero non
fossero aggiornate e che risultasse che a Grimmauld Place ci fossero
due maghi,
ovvero Sirius e Regulus Black, altrimenti sarebbero stati guai.
Perciò
non poteva usare la magia per illuminare la stanza e ogni volta che
voleva
scendere dal letto e metteva un piede fuori dalle coperte il portellone
della
finestra sbatteva nuovamente e Harry si nascondeva nuovamente sotto le
coperte.
Il
pensiero di Severus, però, non lo abbandonava.
Perché non si alzava e andava a
chiudere il portellone? La stanza era buia ma il portellone aprendosi
la illuminava per pochi secondi e
poi frettolosamente
ritornava il buio creando un effetto tuono-lampo.
Harry
era davvero spaventato, e cominciarono a venirgli in mente brutti
pensieri.
Sirius
come al solito non era sobrio e Harry era a
letto malato. La testa girava e i rumori sembrava
venissero da molto
lontano. Di lì a poco sarebbe arrivato lo zio Remus a fargli
compagnia.
Il
campanello squillò diverse volte, Harry era troppo debole
per andare ad aprire.
Vide
Remus entrare nella sua cameretta e dirigersi verso di lui mentre,
accanto alla
porta, Sirius sbottava:
“E’
mai possibile che non sentissi bussare?
Per
caso sei morto?”.
No,
Severus non poteva essere morto. Se ne sarebbe accorto. Ma che
stupidaggine,
certo che non se ne sarebbe accorto, come avrebbe potuto fare? Oh,
Merlino. Non
poteva essere successo per davvero.
Forse
era solo uscito di casa. Alle tre del mattino? No, non era uscito, a
meno che
non fosse andato via lasciandolo lì da solo, in quella casa
vecchia, rumorosa e
terrificante. Oh, Merlino. Doveva essere successo qualcosa.
Ormai
era palese: il portellone continuava a battere e i finti lampi
oltrepassavano anche
le grosse coperte,
illuminando i piedi scalzi di Harry. Alcune lacrime cominciarono a
scendere
sulle guance di Harry. Severus doveva essere morto, oppure se ne era
andato via
per sempre!
Harry
strinse a sé il cuscino e cominciò a piangere
sempre più forte.
Jiulius
poteva sentire le lacrime del suo padroncino bagnare le lenzuola. Anche
lui era
alquanto spaventato e si strinse al pigiama del maghetto che
cominciò ad
accarezzarlo.
“Jiulius,
dobbiamo andare da papà. Forse gli è successo
qualcosa”.
Il
draghetto si aggrappò ancora con maggior tenacia alla maglia
di Harry, il quale
raccogliendo tutto il coraggio che possedeva, con uno scatto si
liberò dalle
coperte, si mise a correre fino alla porta con un occhio chiuso per
evitare di
vedere la luce esterna che andava e veniva, e uno aperto per non
sbattere da
nessuna parte.
Arrivato
alla porta scese la maniglia e corse fino alla stanza di Severus per
ritrovarsi
davanti al letto in cui il padre dormiva tranquillo.
Harry
tirò su con il naso, Severus era lì, non era
andato via e non era morto.
Dormiva tranquillamente, il petto si alzava e si abbassava
ritmicamente. La gioia
di sapere che ancora una volta aveva sbagliato, lo fece cadere in
ginocchio e piangere ancora di più.
Quello
che non poté il portellone, lo fece il singhiozzare di
Harry. Severus si
svegliò e trovò suo figlio che piangeva ai piedi
del suo letto. Immediatamente si alzò e illuminando la
stanza andò verso il bambino.
“Harry
cosa c’è? Perché sei qui e
perché piangi? Cosa è successo?” gli
chiese sollevandolo
dal pavimento e prendendolo sulle sue gambe.
Harry
conosceva la verità ma si vergognava di dirla. Severus
però non rinunciò.
“Harry, ti senti male?”.
“No”.
“Hai
fatto un brutto sogno?”.
“No”.
BOOM!
“Cosa
è stato?” disse Severus a voce alta, rivolgendosi
più a se stesso che ad Harry.
“Il
portellone! Il portellone della finestra!” rispose il bambino.
Severus
capì subito, quel rumore aveva spaventato anche a lui per
parecchi anni.
“Hai
avuto paura?”.
“Sbatteva
forte, tu non venivi? Ho pensato che forse … che eri morto o
te ne eri andato e
per questo non venivi. Volevo venire a vedere come stavi, ma avevo
paura di
scendere dal letto. Poi sono venuto e ti ho trovato che dormivi e mi
sono
sentito così felice …”.
Severus
dondolava Harry tra le sue braccia, mormorandogli
all’orecchio quanto fosse
fiero di lui perché riusciva a parlargli dei suoi sentimenti
e a raccontargli
le sue paure. E questo significava che lui era un bambino coraggioso,
che aveva
fiducia nel suo papà e che lo amava molto.
Harry
si rilassò e gli sembrò strano come un minuto
prima fosse spaventato e adesso
invece si sentisse sereno, tranquillo come non mai.
“Ci
vuoi davvero tanto bene!” affermò Harry
socchiudendo gli occhi.
“Ci
vuoi …?” domandò Severus perplesso.
Harry
riaprì gli occhi quel tanto giusto per guardare Severus e
indicando il suo
drago, specificò: “A me e a Jiulius”.
Severus
abbassò lo sguardo: dondolando Harry
aveva dondolato anche Jiulius che ora dormiva e sbuffava ogni volta che
lui
smetteva di cullarli.
Mattina,
dolce mattina. Dobby entrò nella stanza di Draco portandogli
la colazione.
Poggiò il vassoio sul comodino, tirò le tende
senza assecondare le lamentele del
ragazzino che avrebbe voluto dormire di più.
“Mi
dispiace padroncino Draco, ma la sua signora Madre mi ha detto di
venire a
svegliarla”.
“Uffà,
che noiosa”.
“Padroncino
Draco, non spetta a me farglielo presente, ma non dovrebbe parlare
così di sua
madre”.
Draco
si sollevò dal letto strofinandosi gli occhi.
“Infatti non spetta a te, e
comunque tu che ne sai? E’ il 24 Dicembre e io mi sto alzando
presto per cosa?
Per fare compagnia ai quadri del soggiorno? Lo sai anche tu passo tutto
il
tempo da solo”.
“Forse
quest’anno sarà diverso”.
“Dobby,
se sai qualcosa me lo devi dire. C’è qualcosa in
programma?”.
Dobby
sorrise timidamente e allargò gli occhi. “Io ho
sentito qualcosa ma non posso
dirglielo”.
“Dobby,
sei il nostro servo. Sei obbligato a rispondere alle domande dei tuoi
padroni.
Di tutti quelli che vivono in questa casa e si chiamano
Malfoy”.
“E’
vero padroncino Draco, ma il suo signor Padre mi ha chiesto di non
riferirgli
niente, altrimenti mi avrebbe punito”.
-Sì,
è nel sul stile- pensò il bambino.
“Però
se lei lo vuole sapere io naturalmente le dirò
ciò che ho sentito”.
“E
la punizione?” domandò Draco.
“Pazienza”
rispose l’elfo domestico.
Draco
fu tentato, voleva conoscere in anticipo i programmi che i suoi
genitori
avevano per la mattinata ma poi pensò a Harry. Lui si era
lanciato tra le
fiamme per il suo piccolo Jiulius, forse anche lui avrebbe dovuto
amare, o
quantomeno rispettare maggiormente, Dobby che era pronto a beccarsi una
punizione per fare contento il suo padroncino.
Draco,
osservò ancora Dobby, stava aspettando con le orecchie
tirate indietro. “No,
Dobby. Grazie, ma non ce n’è bisogno, del resto
anche per te è la vigilia di
Natale”.
Le
orecchie di Dobby si sollevarono e il sorriso più grande del
mondo si stampò
sulla sua faccia, una lacrima gli scese sulle guance e preso
dall’emozione si
soffiò il naso sui brandelli del vestito che indossava.
Stava
giusto guardandosi attorno per cercare un mobile abbastanza duro per
potersi
sbattere la testa quando Draco lo fermò. “Dobby,
ti ordino di non farti del
male. Altrimenti tanto valeva che ti prendessi la punizione di mio
padre”.
Dobby
non credeva alle sue orecchie: qualcosa
di meraviglioso stavo facendo cambiare il padroncino Draco Malfoy.
Quando
Severus si svegliò si accorse di essere da solo nel letto, o
meglio che non
c’era nessun altro essere umano accanto a sé
mentre c’era un piccolo essere
vivente con il quale la sua testa doveva dividere il cuscino.
Jiulius
era sveglio e aveva fatto di una folta ciocca di capelli del professore
il suo
personale cuscino. Severus gradì poco e lo
fulminò in un secondo: “Spostati o
non riceverai neanche un regalo!”.
Il
piccolo drago si spostò velocissimamente. “Sei un
opportunista!” esclamò
Severus alzandosi e infilandosi le ciabatte. Uscì dalla sua
stanza con Jiulius
alle calcagna e si affacciò silenziosamente alla camera di
Harry ma non lo
trovò. Si stava domandando
dove poteva
essere il bambino quando sentì dei rumori in cucina.
Il
profumo del caffè si stava diffondendo in tutta la casa e
quando finalmente
Severus raggiunse la cucina trovò Harry che preparava la
colazione. “Buongiorno
Harry!”.
“Giorno
paaapà” salutò il bambino sbadigliando.
“Come
mai in piedi così presto?”.
“Per
prepararti la colazione” rispose Harry.
“Harry,
non devi prepararmi da mangiare. Sono io che devo preparare per
te”.
Harry
posò la tazzina che aveva in mano sul vassoio. Stava
avvenendo tutto in fretta,
forse nel modo sbagliato. Non voleva sembrare pedante, né
uno stupido, e
neanche irrispettoso. Però aveva davvero bisogno di sapere
cosa si aspettasse
da lui Severus.
Cosa doveva fare per andare
bene? Cosa non
doveva fare? Come doveva trascorrere le sue giornate? Non andava bene
preparare
da mangiare o non doveva preparare il caffè? Severus avrebbe
cucinato per lui?
Avrebbe potuto scegliere cosa mangiare o doveva semplicemente
accontentarsi e
ringraziare di ciò che gli avrebbe presentato?
“Io
… pensavo che fosse uno dei miei compiti preparare la
colazione” affermò.
Severus
indagò più a fondo: “Lo pensavi
davvero?”.
“Non
sono sicuro, però da Sirius lo facevo”.
“Bene,
allora assaggerò questo caffè, però
dopo colazione dobbiamo parlare dei compiti
di Harry James Potter Piton!”.
Harry
sorrise sentendosi chiamare in quel
modo. “Allora? Due cucchiaini di zucchero o tre?”.
Draco
stava scegliendo i vestiti da mettersi quella sera, voleva essere
elegante ma
non troppo perché non sapeva quale fosse la
disponibilità economica di Harry,
sebbene fosse certo che Severus non avrebbe mai lesinato nel vestirlo
bene.
Perciò
prese la camicia in raso bianco con i bottoni neri, e il corpetto nero,
liscio,
senza ricami argentanti. I pantaloni neri e le scarpe lucide, anche
quelle nere
come le calze di cotone. Qualcuno bussò alla porta.
“Avanti”.
La
signora Malfoy entrò. “Draco, sei già
in piedi”.
“Certo,
mi hai fatto svegliare da Dobby”.
“Hai
ragione, ti ha detto qualcosa?”.
“No,
mi ha detto solo di alzarmi”.
“Bene,
perché voleva dirtelo di persona”.
“Cosa
volevi dirmi di persona?”.
“Quest’anno
io e tuo padre vorremmo che venissi con noi per le compere di
Natale”.
Draco
non sembrò interessato. “Succede ogni anno, mamma.
Tutti i natali andiamo a
comprare i regali assieme”.
Narcissa
sembrava emozionata, prese le mani di Draco e le strinse nelle sue. Gli
occhi
brillavano e la voce tremò un po’:
“Intendo dire che andremmo assieme a Diagon
Alley, ma poi io proseguirò da sola per alcune compere
personali, mentre tu e
tuo padre girerete per i negozi e assieme deciderete cosa
comprare”.
Draco
si liberò dalla stretta della madre, adesso anche lui era
emozionato. “Io e
papà? Da soli? Senza nessuna lista? Cioè io
davvero aiuterò papà a decidere,
lui mi ascolterà, io …”.
“Non
andare troppo veloce, figlio mio. Andrai con lui e proporrai anche tu
quali
regali comprare, ma non restare troppo deluso se per
quest’anno non ti
ascolterà!”.
“Mamma,
non fa niente. Sono felice anche così! Io e papà
assieme, insomma una cosa da
uomini!”.
Narcissa
sorrise pensando che forse andare a
fare shopping non era considerata proprio una cosa da uomini
normalmente, ma
non volle deludere il figlio. “Sì, una cosa da
uomini”.
Severus
non aveva mai avuto un elfo domestico, e perciò pulire la
casa e cucinare erano
sempre state delle mansioni che lui stesso aveva svolto. Tuttavia
quell’anno
Silente gli aveva mandato degli elfi dalla cucina di Hogwarts per non
far
sfigurare Severus agli occhi di Lucius, ma Severus li aveva gentilmente
rispediti al mittente.
Non
voleva assolutamente che Harry pensasse che per valere qualcosa
avessero
bisogno dell’aiuto di Silente. –E da quando in qua
ti preoccupi di ciò che gli
altri pensano di te?-
si chiese Severus.
“A
cosa pensi?” domandò Harry leggendogli quasi il
pensiero.
Severus
si voltò lentamente. “Sai cosa è
l’occlumanzia?” chiese scherzando.
“E’
quando una persona vede i ricordi che un altro ha nella sua testa.
Però è una
cosa che fa male” rispose Harry.
Severus
rimasero colpito, non propriamente spaventato
ma molto preoccupato. “Come fai a
saperlo?”.
Harry
chinò il capo e cambiò argomento:
“Glielo compriamo un regalo a Draco?”.
“No,
Harry” lo interruppe Severus “Voglio sapere come
fai a sapere cosa è
l’occlumanzia e come fai a sapere che può far
male”.
“Mi
dispiace”.
“Non
c’è niente di cui ti debba dispiacere, figlio mio.
Voglio solo sapere, per
capire, per capirti!” affermò con stanchezza
Severus.
“Certe
volte Sirius non credeva a quello che dicevo e allora guardava dentro
la mia
testa per vedere se era la verità. Ma lo ha fatto solo due
volte. Non era in
sé, non è colpa sua. Io avrei dovuto essere
più convincente …”.
“No,
Harry. Non cercare di giustificarlo, ti prego. Nessuno ha il diritto di
usare
l’occlumanzia su un altro essere vivente, per nessun
motivo”.
“Papà
non preoccuparti, non fa così male” disse Harry
per rassicurarlo.
“E
invece fa male, lo so perché l’Oscuro signore,
quando ancora ero un suo servo,
usava l’occlumanzia sui suoi servi, e qualche volta
l’ha usata anche su di me.
Mi ricordo benissimo quanto fosse dolorosa …”.
“Però
il dolore passava dopo un po’, lasciava solo stanchi
…” continuò Harry.
“Già!”.
“Papà”
continuò Harry “Glielo compriamo un regalo a
Draco?”.
Severus sentì il
desiderio di Harry di levarsi
da quella situazione, la voglia di vivere un Natale senza pensieri
troppo
pesanti, e decise di non continuare ad affrontare il problema, almeno
per ora.
“Certo, potremmo comprargli una riproduzione magica del campo
di Quidditch con
due squadre. Cosa ne dici?”.
“Mi
sembra una buona idea, ma allora perché non una scopa
volante?” propose Harry.
“Sì,
certo. Anche una scopa volante potrebbe andare bene” concluse
Severus.
Detto
ciò, si cambiarono e andarono a fare
compere.
Diagon
Alley era un viavai di maghi e streghe carichi di pacchi che andavano e
venivano, con bambini che saltellavano da una parte all’altra
e correvano da
una vetrina all’altra indicando ai genitori
l’oggetto del loro desiderio che
quell’anno per tutti i bimbi, indistintamente maschi o
femmine che fossero, era
“La gomma trasformante” ovvero un pezzo di gomma che si trasformava in
qualsiasi cosa si volesse
con un piccolo incantesimo.
“Papà,
quanti regali dobbiamo comprare?” domandò Draco
incuriosito.
Lucius
non guardò neanche in faccia il figlio e rispose:
“Tre. Uno per tua madre, uno
per tuo padrino e uno per suo figlio Harry”.
Draco
non credeva alle sue orecchie. Insomma una cosa era partecipare alla
decisione
su cosa comprare a Harry, era un bambino come lui del resto. Ma cosa
poteva
saperne dei gusti di Severus, e cosa avrebbe potuto suggerire per sua
madre?
Lucius
notò la malcelata euforia del figlio, era la stessa che lui
aveva provato
quando tanti anni prima suo padre gli aveva detto: “Figliolo,
quest’anno deciderai tu cosa regalare a tua madre per Natale.
Mi aspetto che
sia una scelta all’altezza della situazione”.
E
lui, un piccolo bambino di undici anni, aveva allargato il petto e a
fronte
alta aveva risposto: “Padre, ho sempre pensato che una spilla
d’oro
rappresentante un papavero e
una spiga
di grano fosse un bel regalo”.
Il padre lo aveva guardato e
dandogli una
pacca sulla spalla aveva affermato il suo consenso. Era stato il
bambino più
felice sulla faccia della terra. Suo padre non gli aveva mai detto di
volergli
bene, mai una carezza, niente.
Quella
spiga e quel papavero gli facevano venire in mente il calore di un
abbraccio,
che tante volte aveva desiderato ma non aveva mai ricevuto. Suo padre
era
sempre troppo distante, incomprensibile,
eppure dopo alcuni mesi si rese conto di quanto suo padre
lo amasse.
Accadde che mentre i genitori si
preparavano per uscire,
Lucius sentì
la madre che si lamentava
di dover mettere
sempre quella
spilla e il padre le rispondeva: “Non
sarà la spilla più bella del mondo, ma hai visto
Lucius com’è radioso ogni
volta che ti vede indossarla. E’ un bravo ragazzo, fallo
contento”.
In
quel momento suo padre era diventato tanto vicino da poterne sentire il
calore
del corpo, quasi come in un abbraccio.
“Allora,
Draco, hai pensato a cosa potremmo comprare?”.
“Per
Harry andrebbero bene delle ampolle e delle erbe”
affermò il bambino.
Lucius
non sembrava convinto. “Sei sicuro? Non preferirebbe una
scopa volante?”.
“No,
padre. A Harry non piace volare e non gli piace il Quidditch. Gli piace
creare
pozioni”.
“Sei
molto informato sui gusti di Harry Potter!” disse acidamente
Lucius pentendosi
subito del tono di voce usato.
Draco
era imbarazzato, con una frase aveva rovinato la splendida atmosfera.
“Ma
credo che essendo Harry un Serpeverde abbiate avuto diverse occasioni
per
parlare” continuò Lucius cercando di riparare il
danno compiuto.
“Sì,
io e Harry parliamo molto. Lui è molto intelligente, riesce
a capire le persone
e le fa stare a suo agio”.
“I
Malfoy si sentono sempre a loro agio, a meno che non si trovino in
compagnia di
persone decisamente inferiori” puntualizzò Lucius.
Draco
era in silenzio, non rispondeva niente. Cosa avrebbe dovuto dire? Che
lui non
si sentiva quasi mai a suo agio? Che era un Serpeverde e la maggior
parte delle
persone a scuola lo evitava per questo? Che si era trovato bene solo
con gli
altri Serpeverde e con gli studenti del primo anno? Che il mondo stava
cambiando e essere un Malfoy non bastava?
L’amore
che provava per suo padre gli impediva di renderlo partecipe dei suoi
pensieri.
Una sensazione di freddo intenso si diffuse nel suo corpo, avrebbe
voluto
spazzarlo via. Voleva sentirsi caldo, voleva correre nei campi, e
perché no?
Voleva raccogliere un bel mazzo di fiori. Voleva dare amore e calore.
“Penso
che per la mamma andrebbe bene un quadro” affermò
sicuro.
“Un
quadro? Che genere di quadro?” domandò incuriosito
Lucius.
Draco
fu molto preciso. “Un paesaggio di campagna, dove il sole
riscalda il grano che
il vento fa lievemente ondeggiare, e tra le spighe ci dovrebbero essere
anche
dei papaveri rossi”.
A
Lucius si strinse il cuore, suo figlio lo sentiva distante, fingeva perché come
tutti i bambini si sentiva in
colpa nel dubitare che il padre non lo amasse, ma era evidente che
fosse così.
Er capitato anche a lui e ora succedeva a suo figlio.
Non
voleva che la storia si ripetesse, non voleva che Draco capisse troppo
tardi
quanto bene gli volesse, perché poi, come successe a lui,
gli sarebbe rimasta
solo l’amarezza di non averlo capito prima.
Draco
lo distolse dai suoi pensieri. “Papà, guarda! Ci
sono Harry e zio Sev”.
Lucius
vide Severus e stentò a riconoscerlo. Severus Piton era a
Diagon Alley, il 24
dicembre, con il sorriso stampato sulle labbra,
con una busta di regali nella mano sinistra e in quella
destra, tenuta
come fosse un delicato tesoro, la mano di Harry Potter.
Un
vecchietto, che ogni anno vendeva caldarroste accanto al negozio di
Olivander,
si bruciò le dita osservando l’ex-mangiamorte
tenere per mano Harry Potter. “Mai
vista una cosa del genere prima d’ora. Il mondo sta andando
al contrario” disse
con disgusto.
Anche
Draco notò che Harry era tenuto per mano e Lucius vide un
pizzico di gelosia
negli occhi del figlio. Lucius si guardò le mani: erano
vuote, niente regali,
niente mani da stringere. Allora con molta lentezza, quasi per non fare
spaventare Draco, posò le sue mani sulle spalle del figlio e
chinandosi gli
disse all’orecchio: “Che ne diresti se ci
avvicinassimo per salutarli”.
Draco
sentì il calore delle mani del padre sul suo corpo, e si
vide ondeggiare in
mezzo al grano.
I
due si avvicinarono a Harry e Severus che non si erano accorti della
presenza
dei Malfoy nella strada affollata. “Ciao, Harry”
salutò Draco.
“Ciao,
Draco” rispose l’altro allungandogli la mano e
passandogli il braccio sulle
spalle.
Draco
ricambiò e mise il suo braccio sulla spalla di Harry,
sperando che il padre non
se la prendesse. Lucius,
in effetti,
rimase un po’ congelato non sapendo cosa dire. Fu Severus a
sbloccare la
situazione.
“Lucius,
ti presento mio figlio, Harry. Harry, questo è Lucius
Malfoy, il padre di Draco
e uno dei miei migliori amici”.
Harry
allungò la mano. “Piacere di conoscerla, signor
Malfoy”.
“Piacere
mio, Harry” rispose Lucius ricambiando con una forte stretta
di mano. “Allora
come ti trovi con Severus?”.
“Bene,
signore, grazie” rispose Harry ritraendo la mano.
“State
facendo acquisti, vedo” continuò Lucius indicando
la busta che Severus teneva
stretta.
“Sì,
signor Malfoy” rispose Harry guardando Lucius dritto negli
occhi.
“Bene,
allora vi lasciamo così potrete continuare. Severus, ci
vediamo alle sette”.
“Alle
sette, Lucius”.
“Ciao,
Draco”.
“Ciao,
Harry”.
I
quattro si divisero subito andando in direzioni opposte. Lucius
indicò un
negozio di quadri antichi a Draco. “Lì troveremo
il quadro per tua madre. Hai
avuto davvero un’idea all’altezza della situazione.
A tua madre piacerà”.
Draco
si sentì orgoglioso, non aveva deluso suo padre, per lui era
molto importante e
quando Lucius, facendosi coraggio gli prese la mano come aveva visto
fare da
Severus con Harry, lui lo fermò.
“No,
papà. Non ce n’è bisogno”
disse Draco svincolandosi.
Lucius
era imbarazzato. “Mi era sembrato di capire che avresti
voluto che lo facessi”.
“E’
vero. Ma la mia situazione è diversa. Harry ha vissuto con
Sirius Black che
spesso era ubriaco, non ha mai avuto qualcuno che si prendesse cura di
lui,
come tu e la mamma avete fatto con me. Zio Sev sta cercando di fargli
vivere
una vita normale, sta cercando di fargli capire che gli vuole bene e
che lui
non deve dimostrargli niente”.
“Bene”
affermò
Lucius riprendendo la mano al
figlio “Perché è la stessa cosa che io
sto cercando di far capire a te”.
Draco
era confuso, il padre si stava trasformando dall’oggi al
domani, senza “preavviso”.
“Perché
ti stai comportando così? Sei diverso dal solito”.
“E’
successa una cosa che mi ha fatto riflettere”
confessò Lucius. Draco gli stava
dando tutta la sua attenzione e lui continuò.
“Severus ha avuto la possibilità
di essere felice e l’ha colta, adesso anche se tutto il mondo
magico si gira al
suo passaggio e si domanda se per caso è impazzito,
perché mai nessuno l’ha
visto sorridere, comprare regali, tenere per mano un bambino, lui
continua a
farlo. Ha deciso di essere felice e sta portando avanti il suo progetto
nonostante tutto e tutti.
Io
ho avuto la possibilità di essere felice undici anni fa,
quando sei nato tu, e
invece di cogliere l’occasione ho aspettato undici anni per
tenerti per mano in
pubblico, perché pensavo che le apparenze fossero
più importanti. E invece
stamattina ho visto nei tuoi occhi il bambino che io fui, e figlio mio
… non
voglio che tu diventi l’uomo che io sono stato per tanto
tempo”.
“Padre,
io ti ho sempre amato così com’eri”.
“E
per questo ti ringrazio. Sto solo cercando di fare del mio meglio,
perché anche
io … anche io ti voglio bene”.
Draco
allargò le braccia ma non ebbe il coraggio di lanciarsi fra
quelle del padre
che allora lo sollevò da terra e lo abbracciò.
“Ahi!”
si sentì urlare. Il povero venditore
di castagne continuando a ripetere “Mai vista una cosa del
genere!” si leccò le
dita bruciate e continuò a far saltare le castagne nella
padella.
Alla
fine l’albero di Natale era stato addobbato e posizionato in
un angolo del
soggiorno, accanto alla finestra, lasciando lo spazio per il tavolo, le
sedie e
qualche metro quadrato per far giocare i ragazzi sul pavimento.
“Non
so se il signor Malfoy permetterà a Draco di giocare sul
pavimento, papà. Mi
sembra molto rigido. Mi ricorda un po’ Sirius”.
“Non
avrai mica paura di lui?”.
“Io?
No, certo. Bhè forse un po’, ma solo un
po’” precisò Harry.
“Harry,
non devi avere paura di Lucius. All’apparenza può
sembrare spocchioso, rigido,
altezzoso …”
“…
mi vuoi forse dire che non lo è?”.
“Certo
che lo è, ma è anche tante altre cose
buone”.
Harry
si mise a ridere del buonismo del padre: “E’ anche
tante cose buone come ad
esempio un panettone!”.
“Harry!
Non essere irriverente”.
“Non
puoi sgridarmi a Natale”.
“Non
puoi approfittare della mia pazienza”.
“Non
puoi pretendere che ti dica quello che non penso solo per farti
felice”.
“Non
puoi pretendere che ti faccia dire tutto quello che pensi senza
insegnarti qual
è il modo corretto di dirle”.
“Allora
cosa avrei dovuto dire, sentiamo” disse Harry con le mani ai
fianchi.
“Prima
di tutto togliti le mani dei fianchi o ti ritroverai senza
mani” cominciò
Severus.
Harry
abbassò le mani.
“Poi
non puoi giudicare una persona dopo averla vista appena due
minuti”.
Harry
abbassò lo sguardo.
“Inoltre
non puoi dirmi ciò che posso o non posso fare. Sono tuo
padre e che ti piaccia
o no ci sono cose che non puoi fare e che non puoi dire. Non puoi
deridere una
persona solo perché non ti piace. Soprattutto quando questa
persona è il padre
di un tuo amico ed è uno dei miei migliori amici. Mi sono
spiegato?”.
“Sì,
papà. Ho capito” disse rassegnato Harry.
“Non
sono adirato con te, Harry. E ti voglio bene, ma dobbiamo parlare. Oggi
non è
possibile perché fra pochi minuti arrivano gli invitati, ma
domani dobbiamo
assolutamente parlare”.
Harry
sollevò lo sguardo: era vero, suo padre non era adirato. Il
suo cuore si sentì
più leggero.
Passarono
pochi minuti e gli invitati arrivarono. Narcissa, Lucius e Draco erano
vestiti
elegantemente ma non in modo sfarzoso, anche Harry e Severus erano ben
vestiti.
E anche Jiulius in completo natalizio verde-rosso.
Le
pietanze che Severus aveva preparato erano squisite, e anche Harry
aveva dato
il suo contributo. “Io non ho mai cucinato niente in tutta la
mia vita. E’
difficile?” domandò Draco.
“No,
se vuoi uno di questi giorni possiamo preparare una torta?”
propose Harry.
“Mi
dispiace Harry” lo interruppe Narcissa “Ma nessun
Malfoy ha mai cucinato e
vorrei che mio figlio mantenesse la tradizione”.
Draco
non si oppose e Harry non insistette per non mettere in crisi
l’amico. “Avete
intenzione di partire da qualche parte per le vacanze?”
domandò Lucius
rivolgendosi a Sirius.
“A
dire il vero, no. Io ed Harry dobbiamo imparare a vivere assieme,
dobbiamo
conoscerci un po’ di più e perciò
abbiamo deciso di restare qui a Spinner’s End”.
“Da
soli? Potrei venire qualche pomeriggio?” chiese Draco a
Severus.
Il
pozionista guardò Lucius. “Se i tuoi genitori ti
lasceranno venire, per noi
sarà un piacere averti qui”.
“E
per noi sarà un piacere avere Harry qualche pomeriggio o
qualche notte” replicò
Lucius lasciando Draco, e Narcissa, a bocca aperta.
Severus
guardò Harry che rispose: “Ne sarei lieto,
signore”.
“Bene,
allora è fatta” concluse felicemente Draco.
“Bene,
dunque Harry parlaci un po’ di te” propose Narcissa.
Il
silenzio calò sulla tavolata, Draco e Severus conoscevano il
passato di Harry,
Lucius aveva intuito qualcosa ma Narcissa, che non ne sapeva proprio
niente era
decisa ad avere informazioni sul ragazzino prima di farlo entrare a
casa sua.
Harry
prese fiato e riassunse brevemente. “Dopo la morte dei miei
genitori sono
cresciuto con Sirius Black e poi adesso sto con Severus che
è il mio nuovo
padre”.
Narcissa,
andò più a fondo. “E non ti manca
Black? Sai, è mio cugino e vorrei sapere come
mai il bambino che stava crescendo ha preferito andare a vivere con il
suo
professore di pozioni …”.
“Io
non sono solo il suo professore di pozioni” la interruppe
Severus “ E Harry non
ha avuto scelta in quanto abbiamo scoperto che Lily Potter
designò me e non il
tuo caro cugino come tutore legale di Harry”.
“Oh,
Merlino! Tutore legale, designazioni, pozioni … sono tutte
cose che non mi
fanno digerire molto” affermò Lucius cercando una
via d’uscita “Cosa
ne dite di parlare d’altro? Per esempio
di … regali?”.
“Ottima
idea, padre” rispose entusiasta Draco.
Severus
passò una mano sulla spalla di Harry.
“Perché non vai a prendere il regalo per
Draco?”.
“Giusto,
iniziamo dai più piccoli” continuò
Lucius “Anche tu, Draco. Perché non porti il
regalo per Harry?”.
Le
due piccole serpi si alzarono dal tavolo e andarono a prendere i due
pacchetti.
Severus non perse tempo. “Narcissa, mi dispiace che la cena
non sia di tuo
gradimento”.
“Non
è la cena, Severus. E’ quel bambino. Ogni volta
che alzo gli occhi, vedo la tua
sconfitta e questo mi delude”.
“La
mia sconfitta?” domandò Severus.
“Quando
eravamo ragazzi dicevi sempre che non avresti mai ceduto a un Potter,
che non
ti saresti mai piegato. E adesso invece ti sei fatto carico di un peso,
per quale
ragione, Severus? Perché lo hai fatto?”.
“Lucius!”
esclamò Severus “Non glielo hai mai
detto?”.
“No!
Non spettava a me e poi non lo avrebbe mai creduto possibile”.
“Cosa
mi dovevi dire, Severus?”.
Il
professore sospirò, Lucius aveva ragione: nessuno avrebbe
mai creduto che il
braccio destro del Signore Oscuro potesse amare una Mezzosangue.
“Io amavo Lily
Evans, l’amavo di amore vero. Non provavo solo desiderio, non
volevo usarla e
gettarla via, Narcissa. Io l’amavo e l’ho sempre
amata anche dopo la sua morte,
e ancora oggi la amo. E per me Harry non è solo il figlio di
James Potter, ma è
soprattutto il figlio dell’unica donna che abbia mai amato e
mi rende felice
sentirmi chiamare da lui, papà”.
“L’amavi
davvero?” chiese incredula Narcissa.
“Come
non ho mai amato nessuno” rispose lui.
Narcissa
non rispose niente, la parola amore non aveva bisogno di altro.
Harry
e Draco tornarono con i due pacchi. Draco ebbe in regalo
l’ultimo modello di
Scopa Volante e Harry trovò 5 bustine di erbe e 5 ampolle
nuove di zecca.
Entrambi furono felici e soddisfatti.
“Grazie
signor Malfoy, signora Maloy grazie mille, mi piacciono davvero
tanto” disse
Harry.
“Grazie
zio Severus” continuò Draco “Era proprio
quello che desideravo”.
“E’stato
Harry a consigliarmi” spiegò Severus rivolgendosi
a Lucius che replico “E a me ha
consigliato Draco”.
I
due ragazzini se la ridevano sotto i baffi,
evidentemente avevano pianificato il tutto. Narcissa sorrise e alzando
il
bicchiere di spumante brindò: “Alle nostre due
serpi!”.
La
cena si concluse a meraviglia e tutto filò liscio. Gli
ospiti a mezzanotte e
mezza se ne andarono e Severus riordinò con un colpo di
bacchetta. Harry si
mise il pigiama ed entrò nel letto del padre che non
protestò.
Severus
e Harry chiacchierarono per un po’, poi il pozionista si
alzò dal letto e
aprendo un cassetto prese due piccoli pacchetti. Harry lo guardava con
attenzione. Severus gliene porse uno e disse: “Questo
è per te. Io non ho avuto
un bel rapporto con mio padre, ne tanto meno con i miei parenti
materni, perciò
direi che la tradizione deve iniziare con noi. Buon Natale,
Harry”.
Il
bambino aprì il pacchetto. C’era un anello
d’oro elfico che si allargava e
restringeva a seconda della larghezza del dito, sulla parte superiore
era
incastonato uno smeraldo verde su cui c’era incisa una P.
“Questa
P sta per Piton e per Parità. Tutti i figli devono essere
trattati allo stesso
modo, si devono sentire amati dai propri genitori. Perciò se
quando sarai
grande avrai due o tre figli, basterà che pronuncerai
l’incantesimo inciso sull’anello
e questo si duplicherà tutte le volte che sarà
necessario. Io lo do a te, Harry”.
Harry
era emozionato, aveva un anello con il quale poteva dimostrare di
essere un
Piton. Fantastico. I suoi occhi caddero sul secondo pacchetto.
“E
no, questo non è per te” affermò
Severus. “E’ per Jiulius”.
Il
draghetto si ritrovò in un attimo sulla
mano di Severus e velocemente
scartò il
suo regalo. Jiulius non credette ai suoi occhi, una piccola corona da
re
giaceva nella scatola. Severus la prese e la mise in testa a Jiulius e
recitando la formula: “Con questa corona ti nomino Imperatore
assoluto di tutti
i Draghi Miniaturis Miniato” fece sbuffare in maniera
eccezionale il giovane
Imperatore.
CIAO
A TUTTI,
COME
STATE? SPERO BENE, SCUSATE IL RITARDO NELL’AGGIORNAMENTO. NON
HO SCUSE QUESTA
VOLTA, PERO’ è VENUTO UN BEL CAPITOLO.
FATEMI
SAPERE COSA NE PENSATE,
BACI,
ALIDA
Piccola
Vero: Ecco a te la vigilia di Natale, spero che sia andata bene. Per il
cappello di babbo natale, non demordere. Del resto il giorno 25
Dicembre non è ancora stato scritto.
GinnyPotter93:
non preoccuparti per la lunghezza della recensione, anche poche righe
vanno bene, anzi grazie di aver trovato il tempo di recensire tra un
esame e l'altro.
Aloysia
Piton: il rapporto Harry Sirius si evolverà con il tempo,
alla fine della mia storia si vedrà il primo importantissimo
passo ma non andrò oltre ...
VI
ABBRACCIO TUTTI. ALIDA
|
|