Stargate stories

di kae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Commento complessivo ***
Capitolo 2: *** Addio ***
Capitolo 3: *** Sola nel buio, con te nella luce ***
Capitolo 4: *** Perché è così difficile amarti? ***
Capitolo 5: *** Pensieri di morte, pensieri di vita ***
Capitolo 6: *** Ad un passo da loro ***



Capitolo 1
*** Commento complessivo ***


Commento a “Stargate stories”

Commento a “Stargate stories

Starà stata mezzanotte quando nel mio cervello (che non aveva intenzione di farmi dormire) è scattata l’idea di inscenare un matrimonio tra Sam o Jack e un fidanzato/una fidanzata del tutto inventato/a.

Volevo che uno dei nostri eroi abbandonasse il futuro consorte all’altare per raggiungere l’altro/a e dichiarargli/le il suo eterno amore.

Avevo anche pensato un bel discorso da far dire ad O’Neill, ma a circa ventiquattr’ore di distanza (in questo momento sono le 23.08 del 6 novembre 2007. tutti in casa stanno dormendo, tutti tranne me…) non lo ricordo più.

Questa mattina, invece, ho avuto la brillante idea. Perché non creare una raccolta di fanfiction brevi sull’universo di “Stargate”?

Così invece di guardare Matt Damon su Italia1 mi sono messa a scrivere la prima fanfiction di questo mio nuovo progetto.

Beh, che altro dirvi?

Buona lettura!

p.s.: Claudia, ho pensato al matrimonio per via degli allegati che mi hai mandato. Come sempre mi dai tu l’idea. Grazie di cuore.

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Capitolo 2
*** Addio ***


Addio

Addio

Aprii la porta e sbirciai nella stanza.

Oltre a lei nessuno.

Entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Stava guardando il suo riflesso nello specchio. Non si era accorta di me, ma io riuscivo a scorgere la sua immagine. Indossava un candido abito da sposa. E delle scarpe col tacco. Bianche. I capelli corti erano spettinati, come sempre, e lei cercava di sistemarli. Senza successo.

Era bellissima.

Sorrisi tristemente. Peccato non fosse vestita così per me.

« Wow! » esclamai.

Lei si voltò, sorpresa.

« Signore! Mi ha spaventata… »

Avanzai e la raggiunsi, fermandomi a qualche passo da lei.

« Stai benissimo. Forza! Un bel giro su te stessa. »

Lei sorrise imbarazzata ma fece ciò che le avevo chiesto.

« Perfetta! » le dissi sorridendo.

« Non proprio. Ho recuperato qualcosa di vecchio… »

Mi mostrò gli orecchini che indossava.

« …erano di mia madre… »

Si diresse al tavolino che stava accanto allo specchio. Prese un fermaglio e tornando a specchiarsi se lo infilò tra i capelli.

« …e qualcosa di prestato. »

Tornò a guardarmi.

« Ma non ho niente di nuovo e di blu. »

Sorrisi alla sua faccia scontenta.

« Per il blu, hai i tuoi occhi. »

Distolse lo sguardo, imbarazzata.

« E per il nuovo, vediamo… »

Cominciai a frugarmi nelle tasche dell’alta uniforme. Ne estrassi un pacchetto e glielo porsi. Lei lo scartò e aprì la scatolina che conteneva. Alzò lo sguardo su di me senza parole.

« Signore! Non avrebbe… »

« Oh, sì invece! Ti prego, Sam, accettala. È l’ultimo regalo che posso farti senza che lui cerchi di uccidermi. »

Rise. Di una dolce e allegra risata.

« Mi aiuterebbe…? »

Mi avvicinai ed estrassi dalla scatolina una collana d’oro. Il pendente era il simbolo che identificava la Terra nel sistema degli Stargate. Era stato questo a farci incontrare e volevo che lei lo ricordasse.

Mi diede le spalle e io le allacciai al collo la catenina.

« Come mi sta? » chiese tornando a guardarmi.

Sorrisi. E lei fece altrettanto.

Restammo in silenzio. Infine…

« Beh, ora vado… » dissi.

Sam annuì.

Mi diressi alla porta e uscii.

Mi voltai e posai per l’ultima volta nella vita lo sguardo su di lei.

Poi chiusi la porta.




Commento dell’autrice

In origine doveva essere una storia a lieto fine.

Sam prima di entrare in chiesa si rendeva conto di amare Jack e annullava il suo matrimonio per raggiungere l’amato colonnello. Doveva essere lei l’io narrante.

Poi l’io è diventato Jack.

Adoro scrivere fingendomi lui. È più facile che con Sam.

Ma non potevo attraverso Jack raccontare il cambiamento di Sam. Così ho pensato di far intervenire Jacob Carter. Lui doveva far capire alla figlia che stava sbagliando, che amava Jack.

Fine simile alla prima.

Infine ho realizzato che il lieto fine non avrebbe commosso quanto l’abbandono volontario di Jack. Lui la ama (e Sam ama lui) ma sa che non potrebbero stare insieme. Che lui non potrebbe renderla felice.

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Capitolo 3
*** Sola nel buio, con te nella luce ***


Commento a “…”

Sola nel buio, con te nella luce

Aprii piano gli occhi e cercai di tirarmi su a sedere. Non ci riuscii. Mi faceva male ogni singola parte del corpo. Sospirai. Entrò un’infermiera, ma non ci badai molto. Tenni lo sguardo fisso sul soffitto. La sentii chiedermi se volevo mettermi seduta. Risposi con un cenno affermativo del capo. Mi aiutò ad alzarmi un poco e mi sistemò i cuscini. Poi uscì. Mi guardai intorno. Le pareti della stanza erano bianche e spoglie. Dalla finestra si poteva scorgere il cielo plumbeo. Sorrisi. Ero sola, come sempre. A farmi compagnia solo il bip dei macchinari. Mio padre era tra i Tok’ra, mio fratello in vacanza, Daniel e Teal’c in missione con l’SG-3 e O’Neill su una nave degli Asgard con Thor. Nessuno di loro probabilmente sapeva che ero stata investita da un’auto. Il generale Hammond era venuto a trovarmi. Con lui c’era Cassandra. Avevano portato la scacchiera. “È sabato” mi avevano detto. Ero stata felice di vederli.

Sentii dei rumori in corridoio ma non cercai di capire cosa stesse accadendo. Mi limitai a spostare lo sguardo dalla parete di fronte a me alla finestra. Non potei, però, fare a meno di notare che il rumore si faceva sempre più forte. Della gente stava litigando.

“È normale litigare in ospedale? “ mi chiesi.

Poi si fece ancora più vicino. Erano fuori dalla mia camera. Sentii brandelli della conversazione.

« Non può entrare. Non è orario di visite. »

« Non mi interessa! »

Impossibile non riconoscere quella voce. Mi voltai verso la porta nello stesso istante in cui si aprì.

« Che sta facendo?! » sentii dire l’infermiera.

« Lo lasci entrare. »

Nello specchio della porta apparve un medico.

« Ma…dottore! »

Lui mosse la mano per zittire la donna.

« Vada pure. Ma cerchi di non affaticarla. »

« Grazie, dottore. »

I due si allontanarono sparendo dalla mia visuale. La terza persona entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Aveva i capelli spettinati e indossava gli stessi abiti con cui l’avevo visto sparire ad opera di Thor. Gli occhi cominciarono a bruciarmi. Lui prese una sedia e si accomodò accanto al mio letto.

« Sono venuto appena ho saputo. Come stai? » chiese.

Mi ci volle un po’ per ritrovare la voce e rispondergli.

« Insomma » mormorai.

Lui sorrise.

« Com’è andata la missione, signore? »

« Avrai tutto il tempo di leggere il rapporto. Potrai anche impararlo a memoria! Avrai molto tempo libero fino a quando non ti rimetterai del tutto. »

Allungò una mano per stringere la mia. Sussultai. Lui la lasciò immediatamente.

« Ti ho fatto male? »

« No » dissi con un filo di voce.

La prese di nuovo, con delicatezza.

« Ma come è possibile? »

Lo guardai interrogativa. Lui sorrise.

« Affrontiamo tutti i giorni missioni pericolosissime per salvare la terra dalla minaccia dei Goa’uld, quando i veri pericoli sono dietro l’angolo. »

Sorrisi.

« Daniel e Teal’c? »

« Non sono ancora tornati. A quanto pare hanno trovato un tempio sotterraneo o roba del genere… »

Restammo in silenzio.

« Non si è nemmeno cambiato… » mormorai.

« Quando sono tornato ho chiesto a Hammond dove ti trovavi. Ti avevo portato un souvenir e volevo dartelo…mi ha detto che eri in ospedale perché ti avevano investito. Sono venuto di corsa qui. »

Abbassai lo sguardo mentre mi asciugavo gli occhi.

« In realtà il souvenir te lo manda Thor. »

Sorrisi al suo tentativo di farmi tornare il buonumore.

« Anche se forse sarebbero stati più adeguati dei fiori date le circostanze. »

Sentii la sua stretta farsi più forte.

« Devo andare. Il generale mi aspetta per il rapporto…mi ha dato un paio d’ore per venire qui, ma ora devo tornare. »

« Grazie per essere venuto, colonnello. »

Sorrise e si alzò.

« Rimettiti presto » disse.

Poi si avvicinò, si chinò su di me e mi baciò la fronte.

« Ti aspettiamo. »

Senza lasciare la mia mano si voltò e si diresse verso la porta. A poco a poco la presa si allentò. Avrei voluto che non se ne dovesse andare. Avrei voluto trattenerlo, scoppiare a piangere, sentirlo stringermi a sé per consolarmi. Ma ci separammo. Quando giunse alla porta, si voltò e mi sorrise. Poi l’aprì, uscì nel corridoio e se la chiuse alle spalle.




Commento dell’autrice

Ecco il nuovo capitolo di “Stargate stories” che stavate aspettando. Ce n’è voluto di tempo, vero? In realtà non lo aspettava nessuno…

Beh, “…” nasce da un sogno di tanto tempo fa che non ricordavo di aver fatto. Questa notte, o meglio, questa mattina ha però fatto di nuovo capoilino durante il sonno. Era breve, un misto di flash leggermente sfocati e sensazioni di confusione, immensa preoccupazione e profondo amore. Ricordo una porta, delle persone ferme davanti ad essa e Jack che arriva di corsa. Si ferma a parlare con quelle persone, poi entra nella stanza che è enorme, senza finestre e illuminata a giorno da una di quelle lampadine che diffondono quella luce bianca che tende al giallo scuro. Su un letto c’è Sam, distesa, con la flebo e attaccata a tutte quelle macchine che si vedono nei telefilm e di cui non so i nomi. Jack si siede accanto a lei e la scena sfuma…per colpa di mia madre che mi viene a svegliare per sapere dov’è un pennello.

Perché Sam fosse in ospedale non ne ho idea. Ma per “…” ho dovuto trovare un motivo. Anche l’ambiente è un po’ cambiato. La stanza non è più calda e accogliente, ma fredda e solitaria. Nel sogno la scena si svolgeva la sera tardi. Nella fanfiction è uno di quei pomeriggi freddi, quelli in cui ci si vorrebbe rintanare in casa, avvolti nelle coperte a bere cioccolata calda davanti alla TV o a guardare fuori dalla finestra i nuvolosi neri e a rabbrividire al sibilo del vento. Pure il punto di vista è diverso: nel sogno io stavo seguendo Jack.

Bene! Vi lascio alla fanfiction. Buona lettura,

Chiara.

2 febbraio – 25 marzo 2008

p.s.: piccolo scambio di opinioni. Secondo voi perché Sam si mette quasi a piangere?

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Capitolo 4
*** Perché è così difficile amarti? ***


Commento dell’autrice

Perché è così difficile amarti?

Alzai lo sguardo su di lui. Dopo tutto quel tempo, dopo otto anni di servizio come suo ufficiale in seconda, aveva ancora delle riserve sulle mie capacità? Non ero stata dichiarata idonea al comando?

« L’SG-3, signore? » chiesi.

« Sì. »

« Jack, » disse Daniel. « è solo una ricognizione. »

« Era una base nemica. Che male vi fa avere con voi l’SG-3? »

« Ma, signore… »

« Niente “ma”, Carter. Ti ricordi cosa è successo l’ultima volta? »

Sì, me lo ricordavo. Eravamo scomparsi e avevano pensato che Baal ci avesse catturato.

Si alzò considerando chiusa la questione e si diresse verso il suo ufficio. Guardai Daniel. Lui scosse la testa e se ne andò, seguito da Teal’c.

Mi abbandonai contro lo schienale della poltroncina. O’Neill aveva davvero così poca fiducia in me? Sospirai. Ero felice della promozione e del fatto che ora l’SG-1 mi fosse stata affidata. Ma vista la sua scarsa fede in me, avrei preferito rimanere “maggiore” e che O’Neill fosse ancora “colonnello”. Ora che era stato promosso ed era costretto a rimanere alla base era diventato insofferente. Non poteva più andarsene in giro per lo spazio a esplorare mondi lontani e sconosciuti. Ora la sua missione esplorativa giornaliera erano gli incartamenti e la lotta più grande far sopravvivere l’SGC a tutte le catastrofi provocate dalle squadre. Soprattutto da noi.

« È interessante? »

Sussultai. Quando mi accorsi che era lui il mio interlocutore mi rilassai.

« Come, signore? »

« Il soffitto. È interessante? »

Non risposi. Mi ero ricordata che ero ancora seccata con lui. Mi alzai e raccolsi la cartellina che avevo davanti a me sul tavolo.

« Meglio che vada a prepararmi » mormorai senza guardarlo.

Mi avviai alla porta.

« Carter. »

Respirai a fondo. E ora cosa voleva?

« Sei arrabbiata? »

« Dovrei esserlo? »

Lui rimase interdetto alle mie parole. Mi pentii subito di avergli risposto così sgarbatamente.

« Scusi, signore. È che… »

Mi interruppi. Non potevo parlargli in quel modo.

« Che? »

Mi sorpresi di quanto difficile mi risultasse guardarlo negli occhi.

« Si fida di me? » chiesi in un sussurro.

Mi guardò stupito.

« Fidarmi…? Carter, certo che mi fido di te! »

« E allora perché ci ha affiancato l’SG-3 per una semplice ricognizione? »

« Ah, ecco dove volevi arrivare. »

Sentii nuovamente montare la rabbia.

« Dove volevo arrivare?! » esclamai. « Sì, è qui che volevo arrivare! Se non si fida di me, se non mi ritiene in grado di comandare una squadra, perché diavolo mi ha affidato l’SG-1?! Perché mi ha promossa?! »

Sentivo i battiti del mio cuore contro le tempie. Andavano veloci.

« È di questo che si tratta? » mi chiese. « Pensi che non ti ritenga capace di guidare l’SG-1? Che mi sia pentito di averti promosso? »

Non ci fu bisogno di rispondergli. La risposta era riflessa nei miei occhi.

Mi spinse nel suo ufficio e chiuse la porta.

« Sam, » disse. « io mi fido ciecamente di te. Come mi fido ciecamente di Daniel e Teal’c. Ma se per dimostrartelo devo mettere in pericolo la squadra…beh, scordatelo! »

« È una ricognizione. Dove sta il pericolo?! »

Non mi rispose.

« Non c’è » dissi.

Mi diressi alla porta.

« È che mi preoccupo per voi. »

« E per le altre squadre, non si preoccupa? »

« Certo che sì! Ma con voi è diverso. Ho paura che vi accada qualcosa. »

Non gli badai. Abbassai la maniglia.

« Che ti accada qualcosa. »

Mi voltai stupita per quello che avevo sentito.

« Non guardarmi a quel modo, Sam. Sai benissimo cosa provo per te. »

Eccome se lo sapevo. O meglio ne avevo una vaga idea. Ma volevo una conferma.

« Mi illumini. »

Capii dal suo sguardo che sapeva benissimo che lo stavo mettendo alla prova.

« Sam » mormorò come supplicandomi.

Non risposi e uscii. Era questo il problema fra noi. Nessuno dei due voleva ammettere cosa sentiva per l’altro. Avevo creduto di poter fuggire a questa situazione con Pete. Avevo accettato di sposarlo. Lo amavo. Ma non quanto amavo Jack. Era come se qualcosa più grande di me, ogni volta che mi lasciavo andare con qualcun altro, mi mettesse davanti all’evidenza: non avrei mai amato qualcuno più di Jack.

Mi si strinse il cuore sapendo che erano stati gli ultimi otto anni, che era stato il lavoro che tanto amavo a portarmi a questa situazione. Perché era così difficile amarlo?


« Sto bene. »

Ero in infermeria. Mentre tornavamo allo Stargate del pianeta dopo la ricognizione dei Jaffa ci avevano teso un’imboscata e nel conflitto a fuoco ero rimasta ferita ad un braccio, a prova del fatto che O’Neill aveva ragione. E questo mi bruciava più della ferita.

« Ne ho viste di peggio » dissi a Daniel.

Ma lui continuava a guardarmi preoccupato.

« Sto bene » scandii.

Lui sospirò.

« Ok. Per qualsiasi cosa… »

« …so dove trovarti. »

Sorrisi. Lui se ne andò risentito dal fatto che l’avessi cacciato.

« Bene, colonnello. Le analisi sono buone » disse il dottore uscendo dal suo ufficio; quello stesso ufficio che fino a qualche tempo prima apparteneva a Janet.

« Posso andare, allora? »

« Sì, certo. Non vedo perché debba rimanere qui. Però anche se la ferita non è grave non si affatichi. »

Annuii. Mi aiutò ad infilarmi la giacca e tornò alle sue faccende. Stavo uscendo quando O’Neill comparve in fondo al corridoio. Vedendomi sulla porta lo percorse velocemente.

« Generale » mormorai mentre per la terza volta nella giornata il senso di irritazione si faceva sentire.

Quando eravamo tornati non ci aspettava nella sala d’imbarco, come faceva sempre anche nelle situazioni di pericolo. L’avevo visto attraverso il vetro guardarci inespressivo, dire qualcosa a Walter e andarsene. Cosa voleva ora da me?

« Stai bene? » chiese.

Certo che stavo bene! Cosa si aspettava, di trovarmi moribonda per un graffietto al braccio?! In fin dei conti, mi avevano preso di striscio.

« Sì » mormorai distogliendo lo sguardo.

Lo sentii sospirare.

« Bene. »

Rimanemmo in silenzio. Mi sentivo un’idiota a stare zitta e ferma davanti alla porta dell’infermeria.

« A quando il rapporto, signore? »

« Oh…fra un paio d’ore. »

Mi stupii.

« Come mai? »

« Beh…eri ferita e… »

La rabbia mi fece quasi esplodere.

« È solo un graffio » dissi a denti stretti.

« Lo so, ma…le analisi…non sapevo quanto tempo… »

Lo superai e mi diressi verso l’ascensore.

« Carter » chiamò.

Feci scorrere il tesserino nel lettore e le porte si aprirono. Lo passai nuovamente all’interno e schiacciai a caso un bottone. Non mi interessava dove sarei finita. Volevo stare sola, lontana da tutti. Lontana da lui.

Mentre le porte si chiudevano sentii qualcuno avvicinarsi velocemente. Poi la sua mano le bloccò. Si aprirono di nuovo e lui entrò. Rimase a fissarmi mentre l’ascensore muoveva i primi metri. Poi si sporse e schiacciò il pulsante d’arresto. Le luci si spensero e la cabina venne illuminata dal fioco bagliore di quelle d’emergenza.

« Mi vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? » sbottò arrabbiato.

Distolsi lo sguardo.

« Carter, a parte il fatto che è buona educazione rispondere ad una domanda, sono un tuo superiore. »

« Appunto » dissi in silenzio.

Lui mi guardò stupito.

« Non capisco. »

Non risposi. Mi stavo comportando come una bambina. Perchè?!

« Sam? »

Mi vennero i brividi. Dio, lo amavo quando mi chiamava così. Avevo un nodo alla gola.

Scivolai contro la parete e mi sedetti a terra nascondendo il volto contro le braccia appoggiate alle ginocchia. Mi venne vicino e prese posto accanto a me.

« È per Pete? » chiese.

Scossi la testa.

« Allora cosa? »

La sua voce si era fatta dolce.

« È per noi » mormorai.

Lo sentii irrigidirsi al mio fianco.

« Senti, Sam… » cominciò. « Entrambi amiamo il nostro lavoro ed entrambi non vogliamo rinunciarvi… »

« Credi che non lo sappia? »

Lui sospirò.

« Non ti amerei se non fossi così. »

La mia voce, così bassa, era appena udibile. Erano passati quasi quattro anni da quando mi ero resa conto di amarlo. E anche se altre storie erano cominciate e finite, lui era sempre stato al primo posto. Era lui a possedere la maggior parte del mio cuore. Mi ritrovai a chiedermi se sarebbe sempre stato così. Avevo paura a desiderare entrambe le risposte.

« Sam. »

Sentii la sua mano sulla schiena. Non mi mossi.

« Sam » mi chiamò di nuovo.

Con l’altra mano strinse la mia. Intrecciai le dita alle sue. Alzai lentamente la testa mentre le lacrime cominciavano a rigarmi il viso. I nostri sguardi si incontrarono.

« Ti amo » sussurrai.

La sua mano sinistra si spostò dalla schiena al collo. Si avvicinò piano. Quando le sue labbra furono a un centimetro dalle mie si fermò.

« Ti amo anch’io, Sam. »

Annullai la distanza che ci separava. Lo baciai ripensando a tutti quegli anni che avevo passato accanto a lui, eppure lontana. Lo baciai ripensando ai momenti più belli passati insieme. Alle missioni più pericolose. A tutte le volte che mi aveva consolato. A tutte le volte che avevo percepito quanto mi amasse.

Improvvisamente l’ascensore si rimise in funzione. Ci separammo all’istante. Lui si alzò e mi aiutò a fare altrettanto. Finii tra le sue braccia. Mi baciò dolcemente.

Quando le porte si aprirono eravamo in piedi l’uno accanto all’altra, come se niente fosse successo.

« Generale, colonnello, tutto bene? » chiese Siler preoccupato.

« Sì. Ma dà un’occhiata agli ascensori, ok? Non vorrei che la gente ci rimanesse bloccata di nuovo. »

« Sì, signore. Lo…lo faccio subito. »

Jack si allontanò per il corridoio. Lo seguii. Quando raggiunsi l’angolo oltre il quale era sparito mi attirò a sé.

« Sei perfido. »

« Come, scusa? »

« Hai capito benissimo. »

Posai le labbra sulle sue. Sentii le sue dita scivolarmi sotto la giacca e la maglietta e accarezzarmi la schiena. La pelle divenne bollente. Mi resi conto che non mi importava più di soffrire. Ora avevo Jack anche nella mia vita sentimentale. Beh, ormai era diventata la “nostra”.

Lo guardai negli occhi quando il bacio finì.

« Ti amo. »

« Lo so, Sam. Lo so da sempre » disse. « Sapevo che saresti stata solo tu. »

Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere prima. Mi resi conto che ci credeva davvero. E mi stupii nel constatare che anche io ero della sua stessa opinione.

Solo allora compresi che tutto l’amore che provavo in quel momento era nato quando avevo varcato per la prima volta la soglia della sala riunioni. Quando per la prima volta avevo incontrato i suoi occhi.

Appoggiai la testa contro la sua spalla.

« Andiamo? » mi chiese.

Annuii e mi separai da lui per avviarmi.

« Sam? »

Mi voltai. La sua mano scivolò sul mio viso. Mi baciò. Poi intrecciò le dita alle mie e percorremmo il corridoio. Giunti alla fine ci fermammo. Un altro passo e saremmo tornati nel mondo dove non c’era permesso amarci. La sua stretta si fece più salda. Da quel momento in poi l’avremmo affrontato insieme.






Commento dell’autrice

Ecco il nuovo capitolo. Allora, che ve ne pare?

Ho così tante cose da dire che non so da dove cominciare! Vediamo un po’…

Diciamo che nasce da tutta una serie di riflessioni fatte e di sensazioni provate il pomeriggio e la sera del 26 maggio 2008. Avevo visto alcuni episodi della settima serie (“Diritto di nascita” e le due parti di “Evoluzione”) che mi hanno fatto ricordare quanto complesso e fantastico sia il rapporto tra Sam e Jack. È incredibile quanta fiducia ci sia tra loro, quanto rispetto. E quanto amore.

Mala, una delle Jaffa guerriere introdotte in “Birthright”, dice a Sam che anche lei vorrebbe avere un rapporto come quello del maggiore con O’Neill. E la nostra cara Carter cosa va a pensare? Che l’altra stia parlando d’amore. Ma l’esperienza non le ha insegnato niente? Non ha ancora capito che i Jaffa nella scala dei valori non hanno assegnato all’amore il primo scalino? Allora, ditemi, a cosa cavolo serve Teal’c nelle questioni come questa?

A parte gli scherzi, due puntate dopo Sam si ritrova a veder partire Jack per una missione pericolosa – recuperare Daniel che si è fatto rapire insieme al dottor Lee (allora è rimasto ancora un po’ l’imbranato, ingenuo e sprovveduto Daniel delle prime serie!). E Jack si ritrova nella stessa situazione: dover andarsene a recuperare Daniel lasciando Sam sola al comando di ciò che resta dell’SG-1 – alias Teal’c – più Bra’tac e Jacob, pronta a partire per una missione strapericolosa. Perché introdursi in una base di Anubis con lui lì non è come fare un picnic la domenica…

Comunque, la preoccupazione per il ritrovarsi divisi, e – forse – anche il dolore, rendono come sempre i momenti tra i due davvero unici. Quando Sam torna, Jack le fa i complimenti per il comando. Lei dice che se la sono cavata, che sono sopravvissuti, e lui le risponde che è appunto questo quello di cui stava parlando. In effetti, oltre a portare a termine le missioni, un comandante deve anche riportare a casa i suoi uomini.

Lasciando perdere queste mie assurde constatazioni, passiamo alla mia scelta temporale: l’ottava serie. Perché? Perché Jack si ritrova a capo dell’SGC e a passare il testimone del comando dell’SG-1 a Sam. Ossia O’Neill non ha più sottocontrollo ciò che succede sul campo. Quindi si preoccupa molto di più.

Vi ricordate “Zero hour”? Sam, Daniel e Teal’c che rimangono intrappolati in una base abbandonata di Anubis, Baal che finge di averli catturati, l’SG-3 che conferma la sparizione. E Jack alle prese con la pianta aliena del dottor Lee, le trattative tra due rappresentanti di un altro mondo, i preparativi per la cerimonia e l’arrivo del Presidente e tutti gli incontri con Baal ologramma e Camulus. Insomma, ci credo che per un episodio intero non ha fatto altro che scrivere la lettera di dimissioni!

Insomma, volevo che la tensione li facesse impazzire, volevo che fossero amareggiati, volevo che litigassero. In fin dei conti non lo fanno mai.

Passando nuovamente ad altro. Rileggendo le recensioni mi sono accorta che quando ho postato il primo capitolo mi si richiedeva di “aggiornare presto una storia dove loro finiscono insieme”. Credo che sarai soddisfatta, Claudia.

Ah, già! Altro piccolo appunto. La domanda cui si riferisce Sam nelle ultime battute della fanfiction è quella sul per quanto tempo il suo cuore sarà ancora di Jack. In realtà ho lasciato quel passaggio volutamente poco chiaro, perché così può anche riferirsi a “perché è così difficile amarti?”.

Spero di non avervi annoiato con questo commento.

Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi hanno letto finora. Vi sono debitrice per il vostro sostegno. Nutre l’anima dello scrittore.

Grazie a tutti,

Chiara.

26 maggio – 27 luglio 2008


PS: stavo nuovamente revisionando la storia. Mi vengono le lacrime agli occhi al solo pensare a quanto si amino. Deve essere meraviglioso amare ed essere amati a quel modo.

Mi sono resa conto che li invidio da morire. Chissà dove diavolo sarà il mio Jack…anche se in realtà lo preferirei anche con abbondante Daniel, un po’ di Jonas e un pizzico di Martouf. Chiedo troppo?

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Capitolo 5
*** Pensieri di morte, pensieri di vita ***


Eccolo

A Jolinar,

che mi ha battuto sul tempo dedicandomi un terzo della sua “Stargate SG1: Infinite combinazioni” e che è così gentile da sopportarmi. Sono felice di averti conosciuta.



Pensieri di vita, pensieri di morte

Eccolo.

Sapevo che infine sarebbe arrivato.

Colui che avrebbe preso la mia vita.

Devo riconoscere che ha davvero fatto un ottimo lavoro, per quanto non dovrei certo ammirarlo.

Ha appena ucciso le due guardie.

Si avvicina alle sbarre e senza il minimo sforzo fa saltare la serratura e apre la porta. Avanza nella mia cella enunciando la mia condanna.

« Kree shak Jolinar. Per decreto dei Goa’uld dei Signori del Sistema morirai con disonore grazie al potere conferitomi dall’Harakesh. »

« Ora ascolta tu. I Signori del Sistema hanno i giorni contati. Digli che sono morta con speranza che il mio sacrificio alimenti il fuoco che arde in tutti i Tok’ra. »

Dalla sua mano parte un fascio di luce. Il suo sguardo non tradisce alcuna emozione, alcun tentennamento mentre davanti ai suoi occhi la mia vita si va spegnendo.

Non pensavo facesse così male.

Mi sono accasciata al suolo. Lui è chino su di me.

Dei rumori.

« È morta. Andiamo. »

Corre via.

Stupido.

Io non sono ancora morta.

Ma in ogni caso lo sarò presto.

Non ho più alcun motivo per lottare.

Delle mani mi sfiorano il viso, mentre da lontano mi raggiunge la voce di O’Neill.

Sta chiamando il mio ospite.

Sam…

No!

Se mi arrendessi ora, se smettessi di lottare, lei morirebbe.

Non è giusto. Lei non ha alcuna colpa. Si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non ho alcun diritto di portarla con me. Lei ha tutta la vita da vivere.

Intorno a noi tutti si danno da fare per salvarla. Ma non ci possono riuscire. Solo io posso.

Avevo promesso a O’Neill di fare il possibile per non farla morire quando avessi lasciato il suo corpo per un altro.

Mi viene da ridere.

Non ho speranze di sopravvivere. Ciò che mi ha fatto l’Ashrak mi sta uccidendo.

Morirò lontana da casa, lontana dai miei compagni.

Lontana da loro.

Martouf, Lantash, perdonatemi.

Non sono riuscita a proteggere Rosha.

Non sono riuscita a tornare da voi.

Chissà quanto dolore vi causerà tutto questo.

Chissà se mi odierete per questo.

Per essere stata solo un peso.

Ma noi vi amavamo. Noi vi amiamo…vi ameremo sempre.

Anche Sam ha delle persone che ama.

Suo padre. Suo fratello. I suoi amici.

E poi…poi c’è lui.

Jack O’Neill.

Non sono riuscita a capire bene cosa provi per lui.

So che lo rispetta.

Che lo stima.

E credo che ben presto si innamorerà di lui.

Ho paura.

Cosa mi attende dopo la morte?

Sarò punita per quello che ho fatto?

Salvare Samantha basterà a redimermi per tutto il dolore e le sofferenze che ho causato?

Sento che le forze mi stanno definitivamente abbandonando.

Ho fatto tutto il possibile per salvarti.

Ora tocca a te, Sam.

Vivi anche per me e usa a tuo vantaggio ciò che ti ho lasciato.

Ho solo un favore da chiederti.

Quando troverai i Tok’ra, dì loro cosa mi è successo.

Soffriranno, lo so, per la nostra perdita.

Ma sta loro vicino.

E perdonali se all’inizio vedranno in te solo un’eco di me e Rosha.

Forza, Sam. Ancora un ultimo sforzo.



Commento dell’autrice

Ed ecco che si ritorna ai finali tristi e amari. Contenti, vero?

Questa volta non vi tedierò con un commento lungo e oltremodo inadeguato ad una fanfiction come questa. Dirò, o meglio scriverò, solo un paio di cose.

Avevo già pensato di scrivere una fanfiction del genere, ma l’idea mi era venuta guardando Martouf morire. Non c’è niente di eroico nella sua morte. Solo dolore e sofferenza, tristezza e dispiacere. Jolinar, invece, nel morire salva Sam. Mentre Lantash e il tenente Elliott si consegnano ai Jaffa per salvare l’SG-1 e Jacob.

Conoscere i retroscena delle vite di Rosha-Jolinar e Martouf-Lantash rende le loro morti molto più tristi. Per questo ho voluto penetrare i pensieri della Tok’ra nei suoi ultimi istanti di vista.

Spero di essere riuscita a renderle giustizia.

Altra piccola cosa. Le battute che dicono l’Ashrak e Jolinar sono prese dall’episodio in cui muore la Tok’ra, ossia “In the line of duty – Il sicario”. Come i più attenti di voi – o per meglio dire, come quelli che sanno a memoria l’episodio – hanno notato, la battuta di Jolinar è stata modificata. Nel doppiaggio italiano lei dice “sono morto con speranza”, ma visto che noi sappiamo che è una lei (per dirla come Martouf) e che in tutto il testo mi riferisco a lei come ad una donna, ho preferito farle dire “sono morta con speranza”.

Con questo vi lascio. Alla prossima,

Chiara.

28 agosto – 4 settembre 2008

P.S.: questo è il primo anniversario dalla pubblicazione delle mie prime fanfiction. Devo dire che sono orgogliosa del lavoro che ho svolto e sono ancora più felice di avervi fatto sognare con le mie storie. Grazie a tutti coloro che mi hanno commentato e anche a tutti quelli che non l’hanno fatto.

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Capitolo 6
*** Ad un passo da loro ***


Ad un passo da loro

Ad un passo da loro

 

Jonas fissava lo Stargate senza vederlo. Era a casa. Era finalmente tornato a casa. E allora per quale assurdo e stupido motivo non riusciva a sentirsi felice? Perché nel vedere l'iride chiudersi davanti ai suoi occhi gli si era stretto il cuore? E perché aveva provato una fitta d'invidia nei confronti del dottor Jackson?

Scosse la testa per cancellare quel pensiero dalla mente. Era felice per lui. Sì, felice che fosse vivo e tornato sulla Terra dai suoi amici. Felice di aver finalmente pagato il debito di vita che aveva con lui. Era felice, eppure si sentiva come messo da parte. Certo, lui stesso aveva scelto di rimanere sul suo pianeta natale invece di restare sulla Terra. L'aveva fatto per senso del dovere. Perché sapeva che era la cosa giusta da fare, che il suo popolo aveva bisogno di lui, delle sue conoscenze e delle sue esperienze, di tutto ciò che aveva imparato mentre era stato lontano.

Sì, però, cosa voleva veramente? Rimanere – tornare – sul suo pianeta o seguire quelli che ormai considerava dei compagni e degli amici?

Si sistemò meglio la sacca sulla spalla e seguì l'ambasciatore del suo paese per i corridoi di quella che si era divertito a ribattezzare KSGC, lo Stargate Complex di Kelowna. Certo, come nome non era un granché, ma era il primo che gli fosse venuto in mente. Di sicuro se ne sarebbe trovato uno migliore.

Tutto era rimasto lo stesso eppure in un anno erano cambiate moltissime cose. Prima di tutto, lui era cambiato. E a cambiarlo era stato Daniel: la sua eterna ricerca della verità, la sua bontà d'animo, il suo senso di giustizia, il suo sapersi sacrificare per gli altri. Le stesse qualità che aveva trovato negli altri membri del SG-1, e che, ne era certo, quei quattro avevano risvegliato anche in lui. Aveva imparato così tanto da loro che si stupiva di aver trascorso solo un anno al loro fianco sulla Terra e sui mondi che avevano visitato.

Sapeva che loro non l'avevano mai propriamente accettato come compagno, soprattutto il colonnello O'Neill. Però era stato lui a volerlo nel SG-1. E Sam e Teal'c avevano iniziato ad apprezzarlo. Soprattutto Sam. Era diventata una buona amica, anche se all'inizio i rapporti tra loro erano stati un po' imbarazzati. Lei lo vedeva come se fosse lì per sostituire Daniel. Ma non era così. Non era Daniel, lo sapeva benissimo, e non voleva essere il suo sostituto. Voleva solo ricambiare il sacrificio che lui aveva fatto per un paese e un popolo a cui non apparteneva. Voleva aiutare la Terra e i suoi abitanti. Salvarli a discapito della sua vita se fosse stato necessario. Anche se, in realtà, non aveva così tanta fretta di morire. C'erano un sacco di cose che avrebbe voluto fare. Ma nonostante questo non aveva esitato a mettere a repentaglio la propria vita. E non solo per Daniel.

Sorrise ripensando a quanto aveva passato con i suoi compagni. Ancora lo imbarazzava chiamarli così. Si sentiva come il terzo incomodo, tra loro e Daniel. Era anche per questo che se n'era andato. Non aveva senso rimanere se non poteva restare nel SG-1. Quell'onore spettava a Daniel. Gli aveva soltanto tenuto in caldo il posto. E servire in un'altra squadra non aveva senso. Non sarebbe stata la stessa cosa.

Il sorriso divenne amaro e rivolse gli occhi al suolo. Aveva fatto la scelta giusta. Doveva aver fatto la scelta giusta. Respirò a fondo e sollevò nuovamente lo sguardo. Non serviva a niente rimpiangere la sua decisione. A Kelowna avevano bisogno di lui. E poi vivere su due diversi pianeti non significava certo che non li avrebbe più incontrati. Senza contare che attivando lo Stargate poteva visitare la Terra ogni volta che voleva. Era come se fossero in due diverse stanze della stessa casa. Finché sarebbe esistito lo Stargate, la Terra sarebbe stata ad un passo da lui. Loro, tutti loro, sarebbero stati ad un passo da lui. L'universo era di fronte a lui e aveva la possibilità di cambiare le cose. A cominciare dal suo pianeta. Doveva – voleva – dimostrare che non era stato un errore salvarli, che il sacrificio che Daniel aveva compiuto un anno prima non era stato vano. Voleva essere fiero di se stesso e lo sarebbe stato. E lo sarebbero stati anche loro.

 

 

 

Commento dell'autrice

Dio, questa storia è rimasta incompiuta per mesi. È strano averla finita. Ricordo che cominciai a scriverla quando ormai mancavo dalle scene di “Stargate” da tantissimo tempo. Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su Jonas. Amo quel personaggio, anche se in molti non lo apprezzano. Tutti lo vedono come il sostituto di Daniel, e forse dal punto di vista prettamente narrativo lui lo è, ma nel contesto della storia Jonas è Jonas. Che abbia le qualità di Daniel è un altro discorso. Jonas non è Daniel. E non mi stancherò mai di ripeterlo.

Comunque, ho sempre notato che il rapporto tra lui e gli altri del SG-1 non è mai stato come quello tra loro e Daniel. Certo, non si poteva certo dire “ok, Daniel è morto, ora lo sostituisce Jonas e tutti gli vogliono bene come se fosse loro fratello e lo conoscessero da una vita”. Però nel doppio episodio in cui Daniel torna tra i mortali, il suo ritorno sembra proprio mettere da parte Jonas. Come se la luce di cui Daniel risplende lo mettesse in ombra. Mi sono quasi sentita a disagio, perché anche io sono stata felice del ritorno di Daniel. È un personaggio che amo, ma verso Jonas ho sempre provato un senso di tenerezza e orgoglio che per Daniel e gli altri ho sentito, ma non nello stesso modo. Jonas - e personaggi come Martouf o il tenente Elliot – essendo solo una comparsa nella storia delle grandi gesta del SG-1, mi ha sempre attratta di più degli stessi protagonisti.

Spero che la storia vi sia piaciuta e che il mio ritorno sia stato gradito.

A presto, spero.

Chiara.

16 settembre 2009 – 20 giugno 2010

 

 

I ringraziamenti

Per “Stargate stories” e per le mie fanfiction precedenti a “Come vennero decise le sorti di Alagaësia o Eragon e Murtagh al bar…” non ho mai ringraziato e risposto alle recensioni. Ora so che è cosa gradita, per cui ora risponderò alle recensioni alla one-shot precedente a questa, ossia “Pensieri di morte, pensieri di vita”. Se l'avevate recensita correte a rileggere cosa avevate scritto!

 

domaris. Ti ringrazio per i complimenti e mi spiace di averti fatto aspettare tanto per una nuova storia su “Stargate”. Certo con Jolinar, sotto il nome Le Gelatine Blu abbiamo pubblicato una storia, ma scriverla in due è una cosa diversa, vero? Ormai siamo quasi giunti al mio terzo anniversario di scrittrice di EFP. Spero di poter sempre continuare a scrivere e che, se anche vi farò aspettare con i miei aggiornamenti dilatati nel tempo, non smettiate mai di leggere le mie storie. In fin dei conti le pubblico perché ci siete voi, no?

Noi due abbiamo ormai perso da tempo i contatti. Spero non sia dovuto a qualcosa che ho fatto o detto. A presto, spero.

 

Jolinar. La dedica era obbligatoria, no? Ti ringrazio per i complimenti e rispondo alla tua domanda su Sam e Jack: per esigenze di copione. XD Già, gli sceneggiatori sono crudeli!

La tua storia su “Stargate” (“Infinite combinazioni”, ndk) è stata una bella sorpresa. Una sorpresa che non aggiorni da tempo. Ma come posso io lamentarmi se il mio ultimo aggiornamento risale a più di un anno fa e per giunta non a questo fandom, ma a “Merlin”? Sperando che aggiornerai presto la tua storia, ti mando un abbraccio, visto che è da un po' che non lo faccio.

 

Nahid. La mia sorellina preferita! Tutti che odiano i Tok'ra. Devo desumere che quando mi deciderò a completare la mia storia su di una di loro (un nuovo personaggio) non la leggerà nessuno? Povera me!

Martouf...scriverò una storia su di lui, un giorno. E una su Lantash e il tenente. Perché mi piacciono sempre i personaggi che ci lasciano le penne? O che sono dei poveri sfigati, o che rischiano la vita in continuazione? Vorrei proprio leggere una tua nuova fanfiction. Ti ci vedrei a scrivere su “Merlin”.

Bacio!

 

Najara. Poche parole, ma comunque apprezzate. Avevi altro per la testa all'epoca, vero, ragazza? Anche tu manchi da un po' dalle scene di “Stargate”. Sei comunque l'ultima del nostro gruppetto che ha aggiornato. Le tue storie hanno sempre quel qualcosa che non riesco propriamente a identificare, ma che te le fanno amare. Hai forse aggiornato con qualche storia su un altro fandom? A presto!

 

kloe2004. Claudia, Claudia, Claudia. La mia prima fornitrice di fanfiction su “Stargate”. Come stai? Non ci sentiamo mai...un vero peccato. Sono felice di averti evitato i soliti finali tristi su Sam e Jack. Tu li odi. Ma io li adoro! Chissà che con questo mio aggiornamento si aggiorni, come per magia, anche la tua storia.

Un abbraccio!

 

23jo. Accidenti, mi ero dimenticata di postare la risposta alla tua recensione. Comunque eccomi qui a riparare al danno. Sono tornata, come hai potuto vedere, anche se un anno e mezzo dopo la tua recensione. Lo sai che l'hai postata il giorno del mio compleanno? Del ventesimo per l'esattezza...

In ogni caso, ti ringrazio per avermi ricordato che c'è sempre qualcuno a cui devo rendere conto in questo mondo, e sei tu e i miei lettori. A presto, spero.

 

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